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l^arfaart College librarg
FROM THE
J. HUNTINGTON WOLCOTT FUND
Established in 1891 by Rogbr Wolcott (H. U. 1870), i;
memory of bis father, for " the purchase of books of
permanent value, the preference to be given to
Works of History, Politicai Economy, and
Sodology,'' and increased in 1901 by
a bequest in bis will.
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j^p^j^^r" .,
^/•W«^ * V. \^,,.
RIVISTA STORICA ITALIANA
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■ :*^jr- *-^'- » 4 '
RIVISTA STORICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA COLLABORAZIONE DI MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
Volume XX (Il della S'' Serie)
DIREZIONE
Torino, Via Brofferio, 3
1903
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?X-taJia33 . S
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Alno XX, 3* S. GììABì^iitnBr^i^^ Voi. Il, fase. 1
RIVISTA STORICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
DM.
Prof. COSTANZO RINA UDO
CON Ì.A OOI.LABORAZIONK DI .MOLTI Cl'I.TORI DI STORIA PATRIA
DIEEZIONE
Torino, Via Brofferio, 3
1903
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JNDIOK UKLLK MATBRIE
I. aacensioai • note bibUogvaflch*.
). Storia generale.
Seignobos^ La méthode histor. appi, aux scieuces soc. (Trivero) Pag. 1
Hartmann^ Corporis chai-tarum Italiae specimen (Cipolla) . » 4
Reclus e Brunialii^ L'Italia nella nattu*a, nella storia, ©oc. (C. R.) 7
Caranti, La Certosa di Pesio (Rinando) ^ H
Cketalier, Etude crìtique sur lo St\ Suairo (BoUea) . . Il
Lotk, Le portrait de Jésus-Christ d'après le St. Suaire (id.) . * Il
Sanna-Solaro, La S.* Sindone che si venera a Torino (id.) 11
Oieoalier, Le Saint Siiaire de Turin (id.) . .11
Vignoiiy Ijò liuceul de Jésus-Christ (id.) ; 11
Chevalier^ Le St. Suaire de Torin (id.) . .. . . . » Il
Cìiapm, Le St. Suaire photographié à Tonvers (id.) . . x 11
2. Età preromana e romana.
Rinando, Atlante storico. 1: 11 mondo antico (L. R.) . > 18
Gentile e Ri^cij Trattato d'archcol. e storia dell'arte ital. ecc. (C. R.) ^ 19
Kopp^ Antichità privato dei Romani (id.) . .10
Hubert, Antichità pubbliche romane (id.) . . ^ 10
RevilloHt^ Rapports hist. des Quìrites et des Égiptiens (De Sanctis) - 22
Barbagallo, Costi tuzion. del senatus consultuiìi ultimum (id ) 23
Ferlef^ .\baisseinent de La natalité à Rome (id.) . . .24
Mantechi y Introd. archcol. et hist. à «Quo Vadis» (Mariani) . 25
Allain, riine le jeune et ses héritiers (Bonino) . . >-. 2(>
3. Alto medio evo (sec. V-XI?.
Lowrie, Christian art and archjBology (Rinando ) . . » 30
Vefituri^ Storia dell'arte italiana. Voi. I (id.) . . - 30
Ohr, l)er Karolingische Gotteestaat (Cipolla) . . .33
Salrioli, Le decime di Sicilia, e spec. di Girgenti (Guardione) y> 34
4. Basso medio evo (sec. Xl-XV).
Man front, Storia della marina italiana (Neri) . . . . > 3<>
ScaraiiìHla^ Alcune antiche carte di Campobasso (Franciosi) . 42
Atti Aslolfi^ Una pergamena del 1280 (Labruzzi) . . . -^ 43
Eubel^ HuUarinm frauciscanum. T. V e VI (Cipolla) . * 40
Romano, Niccolò Spinelli da Giovinazzo (Gabotto) .
Orsi, Signorie e principati (Rinaudo) ....
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/
I.
RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE
]. STORIA GENERALE.
CH. SEK/NOBOS, La Mèthode hLsforique a2)i)liqicèe aux sctenrcs
mciales, Paris, Alcan, 11X)1.
1. — La divisione del libro è qualo una mento essonzial niente
lucida (» chiara come quella dcirA. poteva concepirò. Procedo
anzitutto una Introduzione che tratta in preneralo del metodo
storico in relaziono colle scienze sociali. Questa inlroduzionc» é
lo<ricamente ripartita in tre paragrafi; di cui il primo tocca del
metodo storico, il s(M*ond() cerca di determinare che cosa si ha
da intendere per le parole scienze sociali, e il terzo mostra
la necessità del metodo storico nelle scienze medesime. Poi
seguono regolarmente le due grandi parti in cui si divide il
lavoro: I. Il metodo storico api>licato ai documenti delle scienze
sociali; parte ricca di ben 10 capitoli che svolgono succ(\«<siva-
mente la teoria del documento, le precauzioni critiche, la cri-
tica di provenienza, la critica di sincerità e d'esattezza ecc.»
ecc.... con una chiarezza veramente degna di nota ed una fe-
lice scelta di esempi, che Vende piana e i)iacevole la maleria in
sé ardua ed arida, come arduo ed arido si presenta ogni tenta-
tivo di insegnare in pura teoria ciò che sai-ebb.e tanto i)iii spiccio
insegnare in pratica, praticando con tutte le cautelo che si vo-
gliono insegnare Parte di cui si tratta. II. Il metodo storico
e la storia sociale: che ccmiprende altri undici ca[jit()li.
Il nuovo lavoro del Seignobos none punto una ripetizione»
delP« introduzione agli studi storici» composto nel iSliT in col-
laborazione col Langlois; nò ha cIk^ ì'ìwo ad es. col Manuale^
del metodo storico del Hernheim {\K di cui io stesso ebbi ad
(1) Traduziono e adattamoiito del Ciivcllucci, Pisa. Simmmiì. ISHT. Cfr.
Uir. Stor, iua. N. S. IJi, fase. -J."
Rivista storica itaìiana, 3» s., n, 1. l
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Z EECKNSIONI K NOTK BIBLIOGRAFICHK — C. TRlVERn
occuparmi a suo tempo in questa medesima Rivista. Ma è un-
vero libro originale, vuol essere studiato atlenlamonto, e non
si può l'acilménte riassumere.
Non potendo sottoporre ad una minuta analisi tutti i ca-
pitoli del libro, chiederemo il permesso air egregio A. di esa-
minare solo qualche punto che, per la speciale competenza dello
scrivente, dato che ne abbia una, e per Tindole generale della
Uivista, possa essere trattato con maggior flutto.
K per OS. vorrei discutere la sua opinione intorno alla storia,
per quanto oramai questa questione possa essere venuta a noia
ai lettori della Rivista. I/A. scrive fin dalla prima pagina : «Il
!iictodo storico è il metodo impiegato per costituire la storia;
esso serve a determinare scientificamente i fatti storici, ecc..
Sembra dunque a prima vista, finche si resta nella logica for-
male, che esista una scienza speciale, la storia, che questa
scienza studii una certa categoria di latti, i fatti storici, ecc..
come vi ha una scienza dei fatti chimici o fisici, ecc..» Ma
Tautore in seguito nega che vi sia una simile scienza, che vi
siano dei fatti storici, i quali, osserva, non sono tali che per
posizione, < Non vi ha carattere storico di sorta inerente ai fatti,
non vi è di storico che il modo di conoscerli. La storia non è
una scienza, essa non è che un procedimento di conoscenza ».
«Parrebbe», dice ancora poco prima, «che i fatti storici pos-
sano definirsi «i fatti passati » per opposizione ai fatti attuali»,
ecc. Ma precisamente questa opposizione è impossibile mante-
nere in pratica.... non è che una differenza di posizione in rap-
porto ad un osservatore dato. La Rivoluzione del 1830 è un
fatto passato per noi, presente per quelli che Than fatta. Una
seduta di ieri alla Camera è già un fatto passato».
E sta bene. Ma io non so se non si potrebbe sostenere la.
tesi che la logica formale deve andar d'accordo colla logica reale;
e che se vi è un modo o procedimento qualsiasi di considerare
i fatti, che possa chiamarsi « metodo storico » vuol dire che,
non fosse che per questo, esistono « fatti storici », cioè quelli
studiati e scelti dalla storia, e questa stessa determinazione
finisce per avere mi valore perfettamente oggettivo. Ha ragione
TA. di respingere la definizione puramente empirica che iden-
tifica reggette della storia puramente e semplicemente al «pas-
sato » ; ma, secondo me, ha torto di non vedere come sotto
la grossolanità empirica di questa definizione si celi una
verità scientifica. Infatti che cosa si può dire che ò passato se
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STOlllA ORNBRALE — CIL SEI6M0B0S lì
non ciò che è avvenuto in un determinato punto del tempo e
dello spazio, per modo che la sua posizione rispetto ad altri
latti del medesimo genero può venire fissata eoa precisione?
Ora tale è per l'appunto (1) il carattere proprio dei fatti sto-
rici, in contrapposizione con quello dei fatti di natura scienti-
fica propriamente detti. Questi si possono staccare, per dir
cosi, dalle circostanze determinate di tempo e di spazio, in cui
sono avvenuti, senza tuttavia trascurare le condizioni varie in
cui si svolsero e che possono averne detcrminata o modificata
la natura, e si possono perciò ^ osservare direttamente » come
ben nota il nostro A., perchè si possono appunto considerare
sempre come «presenti» a qualsiasi spirito scientifico ami di
studiarli, e non sono, per loro natura, come è invece dei fatti
storici, indissolulamente legali all'epoca, al tempo in cui sono
avvenuti, per modo che è impossibile riprodurli nella fantasia
o nel laboratorio, ma voglicmo essere studiati sui documenti
del tempo, nelle loro infinite relazioni di dipendenza e di
concomitanza con altri latti storici, nella loro unica com-
parizione. Cosi, per isi)iegarini con un esempio, se io studio
scientificamente il fenomeno vulcanico delle eruzioni, mi varrò
delle ossenazioni fatte dai dotti della materia, e delle mie
l)roprie, ma per me il fenomeno è presente, è un fenomeno che
posso collocare ideahnente in qualsiasi luogo o paese, tempo
ed epoca. Ma se voglio studiare Teruzione del Vesuvio che
seppellì Krcolano e Pompei, devo per forza studiarla sui docu-
menti storici, giacché non posso fare astrazione dal tempo
in cui avvenne, dovendo studiare quella, la storica eruzione del
Vesuvio, e non un'altra presente o futura. Cosi altro è studiare
dal punto di vista teorètico la dottrina del fanatismo o altra
qualsiasi, altro studiarla storicamente.
Certo non è questo di essere storici un carattere che certi
fatti abbiano in modo esclusivo per modo che non possano essere
altro che storici. Ma neppure i fatti chimici o fisici sono esclu-
sivamente chimici o fisici. Il fatto fisico di un'aurora boreale
]mò essere da noi considerato come un fatto estetico ad esempio.
Ma non perciò è vero che l'Estetica n(m sia una scienza, che
non abbia una materia, e che debba solo essere un metodo. Cosi
tutti i fatti storici saranno anche classificabili nelle varie ca-
t(»gorie di fatti individuali o sociali, umani o naturali, (come
(1) Cfr. la mia Classifkax. di scicnxe. Milano, Iloepli, ISO':).
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/l BKCBNSJOMI E NOTK BiBLlOOBÀFlCHS — C. TRIYKBO
quello deiroruzione), morali, o politici, religiosi, scieiilifici, ar-
tistici, ecc.. ma non cessano perciò di essere storici, di for-
nire cioè la materia della storia generale. Il che per l'appunto
TA. nostro soml)ra riconoscere quando parla a pag. 101 della
istoria generale, il cui diritto all'esistenza difende e propugna:
«L'histoire generale, e'est en ròMìè r^istob'e commune.\oi\ix
pourquoi, lors ménie que tputes les branehes spéoiales seraient
constituées, il reslerait toujours un rèsidu indispensable à la
connaissance du passe: ce serait Thisloire generale....» «Son
caractère c'est d'elre une descriplion de la rèalilè concrète (ec-
colo Toggelto della storia, ecco la materia sua, il fatto storico)
de raconter les actesou les avenlures de l'ensemble deshonnnes
qui (mt forme la socielè eie »
Da ultimo, terminerò con dire che concordo pienamente
-con Tautore in quasi lutto il resto, specialmente in quanto
molto acutamente scrive del materialismo economico nel capi-
tolo XVIII (pag. '2o\)), e in ciò che della possibilità d'una
scienza sociale dice nella bella conclusione: « laconstruc-
tion d'une science sociale complète comporte une ètude de re-
volution des phènomènes sociaux, c'esl-à-dlre une liisloire so-
ciale,., elle-mème ne peut pas ètre isolèe des autreshisloires;
-elle ne peut étre qu'un iragmeiit de l'hisloire totale des so-
<"iétés, une branche s[)ècial(^ comme l'hisloire du droil ou du
<.!ostume. Elle est mème plus ètroìtement lièe à l'ensemble de
l'hisloire que ne le soni les histoires des littèralures ou des
sciences. L'hisloire sociale est science (luxiliaire pour les
autres histoiroi?, dans la mesure où les faits sociaux sont cause
<les autres faits, — mesure beaucoup moins large que ne l'ont
cru les s|)ècialisles èconomistes. Les (ails sociaux sont surlout
les conditions nècessaires (nègatives) des autres faits: là où ils
ne se produisent pas, les autres ne peuvent se i)r()(luire: mais
ils ne sont qu'un supporl, non uno substructure » Parole,
per me, d'una esattezza rigorosa.
Camillo Tiuvkro.
li. M. HARTMANN, Coì'poìHS chartdrmn Italiue specliiìen.
Roma, Loescher, 1002.
2. -- L'A. anzitutto mette in visla la nec<^ssità di compi-
lare un Corpus chat'tarnììi Jtalide, dojx) che lo studio (Un di-
j)lomi è ormai molto progredito. L'interesse sempre crescente
che gli stoi'ici rivolgono allo studio delle masse popolari accresce
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STORIA GENERALE — L. M. HARTMANN £►
di giorno in giorno il valore da attribuirsi ai documenti di ca-
rattere privalo. Ciascuno di questi, considerato da solo, non
dice gran che; ma essi tutti, raccolti in un C077M.9, ritraggono
nel modo migliore la vita intima delle popolazioni; essi ci fanno
conoscere le loro preoccupazioni religiose e politiche, ci svelano
le loro (condizioni sociali; essi giovano a ricostruire le genea-
logie delle famiglie.
Grave errore sarebbe il creden* che un tempo l'interesso
dello storico si limitasse ai diplomi, trascurando le carte. È
vero peraltro, che, ormai essendo di molto progredito lo studici
degli atti diplomatici, s'impone quello delle carte private.
Chiunque abbia pratica di questi studi conosce come il
principale ostacolo alla pubblicazione integrale delle carte sta
ludla loro stessa abbondanza. Pur troppo i rivolgimenti politici
e la trascuranza di chi non ha intelligenza di queste cose fn^ero
andare a male una quantità grande di documenti medioevali,
e noi stessi assisliamo continuamente a quest'op(n'a di distru-
zìcme; ciò nonostante la ricchezza dei nostri archivi pubblici e
jjrivali è ancora assai grande.
Dissi che lo studio delle carie diplomatiche è assai avan-
zalo; ma non dissi ch'esso è compiuto. Se nelle carte diploma-
tiche vogliamo includere vie bolle dei papi, il materiale ancora
da usufruirsi è enorme. Si hanno a stampa i regesti sino alla
morte di Clemente V. Per i papi avignonesi, V Ècole fraui-aise
eie Rome limitasi agli atti i-irteltenti la storia di Francia,
giacche essa si arretrò davanti all'immenso materiale conser-
vato dagli archivi Vaticani. Siccome poi i Regesti Vaticani non
conservano cojne di tutte le bolle, che molte tra queste si trovano
disperse qua e la, senza che la Santa Sede ne abbia constar vata
notizia, cosi si può comprendere quanto ancora rimanga da fare
su questo campo sconfinato.
Eppure lo studio delle carte pi'ivaie è ancora più addietro
d'assai che non quello delle carte pubbliche. Urge adunque far
qualche cosa, affinchè la scienza storica abbia a i)rogredire anche
p<M' questo riguardo.
Il prof. Hartmann, considerando tutto questo, vi(»ne avanti
con un grandioso progetto, secondo il quale le diverse Società
sloriche sparse per ogni regione d'Italia dovrebbero collegarsi
insieme, e lavorare, sotto la direzione delTlstituto Storico Ita-
liano, alla compilazione del Co)*piiS char((nmm lialiae.
Lo Hartmann va tanto innanzi sir questa via, da divis- n;
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€ RKCKNS.ONl U NOTK BIBLTOGUAFICHK — C. CIPOLLA
non solo quale dovrebbe^ ossero il iiiotodo da seguirsi nolTedi-
ziono, ma ancora da proporre conio si dovrebbero distribuire i
volumi e di qual maniera fissarne Tassociazione e la vendita.
Hartmann divide in tre periodi le carte medioevali italiane.
Il più antico va sino alla caduta dei Longobardi (774) o alla
coronazione di Garlomagno (800). Per questo periodo le cario
si dovrebbero pubblicare integralmeiile, in un solo volume, di-
sposte cronologicamente e senza riguardo a regione. Si tratter-
rebbe adunque di rifare l'opera del Troya.
La quesHone muta rispetto al secondo periodo, che giunge al
1200, o alla fine degli Svevi. Qui il dolL Hartmann è d'avviso che
l'ostacolo maggiore consista nella inutilità di riprodurre infinile
volte le medesime formule. Vorrebbe adunque che, regione per
regione, si costituissero dei formulari, oche quindi l'edizione dei
documenti consistesse soltanto nello schema delle formule usate
in ciascuno di essi, coll'aggiunta di quel poco che ogni documento
contiene di proprio e particolare. Siccome ogni regione ha formulo
speciali, e una particolare maniera di costruire le carte, cosi la
distribuzione regionale dei documenti faciliterebbe d'assai l'esecu-
zione del lavoro, lì concetto del dott. Hartmann risponde eviden-
temente ad un princii)io scientifico rigoroso. Ma il saggio, ch'egli
diede, riproducendo 8 documenti ravennati del sec. IX, dimostra
pur troppo che il bandolo della matassa non è stato ancora trovato.
I documenti pubblicati con questo sistenux sono addirittura inin-
telligibili. Per comi)renderli è necessario da parte del lettore
un lavoro oltremodo penoso di ricostruzione, senza che poi si
abbia, nella ol tenui a brevità, un tale guadagno che compensi
sia la falica, sia hi scarsa perspicuità dell'edizione. Questo
saggio dà Ja prova evidente della deficienza del sistema di
Harlmann, almeno nel modo in cui esso viene ora presentalo.
Il terzo i)eriodo abbraccia le carte ])osteriori al secondo.
Per esso, Hartmann si limita a suggerire il sistema dei regesti,
lasciando che quelli i quali hanno si)eciale interesse per questo
o per quell'argomento, facciano poi speciali studi. Un consiglio
siffatto è tanto vago e indeterminato, che non agevola di ceilo
la soluzione dell'arduo problema.
Lo scritto del ])rof. Hartmann non sarà 1' ullima parola
detta sopra un quesito si complicato. Ksso tuttavia dimostra
come ormai siamo giunli, colle riccMche paleograliche e diplo-
matiche, a tal puiìlo, che anche tale problema i)uò venir jw-o-
posto e discusso, non senza s|)eranza di i)()ler giungere quando-
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STOUIA OKNKUALB — S. RKCLUS B i, BRUNIALTl /
tjhessia ad una soluzione soddisfacente. Il prof. Hartmann gode
merilamonte molta autorità in questi studi, ed è di buon augurio
•che lo studio di si diffìcile' problema ci venga innanzi sotto la
prolezione del suo nome.
Carlo Cipolla.
K. IIEGLUS e A. BRUNIALTI, U Italia nella natura, nella storia,
negli abitanti, nellUu'te e nella vita presente. Milano, So-
cietà editrice libraria, 1902.
3. — La Società editrice libraria di Milano ha in breve
tempo intrapreso la pubblicazione di parecchie opere, fornite
di numerose illustrazioni, che palesano l'arditezza e Tintolligenza
-deiristituto. Basti ricordare // secolo XIX, di Hans Kraemer,
Iax storia icnicersale della letteratura ìM Karpeles, la Biblio-
teca (li stoì'ia ecoìioniica diretta dal prof. Pareto, e Vltalia
curata dal Reclus e dal Rrunialti.
Di quest'ultima opera è ora terminato il primo volume»,
ond'è possibile tracciarne il piano e rilevarne i caratteri, seb-
bene il nome dei due autori, notissimo a tutti gli sludiosi, già
fosse una guarentigia della buona riuscita deirimpresa. E.
Reclus nella sua geografia universale già aveva trattato con
particolare simpatia l'Italia, estendendosi nella descrizione assai
più che non facciano di consueto {cW scrittori stranieri; Attilio
Rrunialti, valente alpinista, visitatore allento e minuto di tutte
le terre italiane, intelligente d'arti e di letlere, coltissimo in
tutte le branche delle scienze sociali, ha ])oluto colmare molle
lacune lasciate dair illustre sci'iltore francese, costituendo una
opera affai lo nuova. La Casa Editrice poi ha compiuto l'im-
presa con numerose illustrazioni di paesi, monumenti e co-
,s|umi, e con frequenti carte geograficlie generali e locali,
alte a far conoscere i Iratli più noU^voli delle monlagne e dei
litorali, delle città e campagne, dei laghi e dei fiumi.
H volume (di pagine 704 in-8" gr.) comincia con una sin-
tesi elllcace e \\\\ inno alle bellezze incomparabili delTltalia, il
ric^)rdo d(»lle sue glorie e sventure, della servitù e dellc^ riven-
<iicazioni nazionali e della sua grandezza artistica, un cenno
sulla conoscenza dell' Italia e la sua cartografìa, la i)osizione
e i confini, il prospetto dell'Italia continentale ed insular(\
dei suoi popoli e dialetti i)arlali, e dell'emigrazione. 11 capi-
tolo 2' é dedicato alle Alpi occidentali e all'alta valle del Po:
il lei'zo alle alpi, ai laghi e alla pianura lomhai'da, comi)resi il
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8 BBCKNSIONI E NOTE BIBLICGRAFICHK — C. K.
Canton Ticino o il Trentino occidontalo ; il quarlo alla regione
veneta col Trentino oricMitalo o la VoiKvJa (iiulia; il quinto
alla riviera di Genova; il sesto airEmilia e alla Romagna; il
sottimo alla Toscana e segna tanicM ito alla valle delTArno. Il
metodo e Tordine sono costanti in tutti i capitoli : descrizione
delle Alpi e delTApennino nei varii rami, onde* si compongono,
coi valichi e altezze principali, ghiacciai e valanjz:he, vedette,
foreste, caverne, (» laghi montani; percorso dei fiumi coi loro
affluenti, estuari, lagune, canali naturali e artificiali; condizioni
del elima, maremme, bonifiche, malaria, malattie dominanti,
ij^iene; geologia, miniere, fontane ardenti e vulcani di fango,
bagni ed acque minerali, flora e fauna alpina e apenninica, della
gran valle padana e delle minori pianure della alla e media Italia;
etnologia di ciascuna regione e formazione della presente popoia-
zi(me colle lingue e dialetti parlati; cultura del suolo, prodotti agri-
eoli, condizioni della proprietà, ecimomia e contratti agrari; in-
dustrie manifatturiere; vie di comunicazione, porti, movimento
della navigazione, commerci; correnti delTemigrazione; descri-
zione* particolareggiata storica, artistica ed economica di tutte le
città e villaggi per qualche riguardo notevoli in ciascuna delle
r(*gioni esaminate.
Questo lavoro amplissimo, severo ed ameno ad un tempo,
riceve luce da tre carte, [geologica d'Italia, delta del Po, al-
timetrica e batimetrica <ritalia] colorate e staccate dal testo; da
99 cartine in nero illustrativo di monti, passi alpini, laghi, valli,
porti, città e dintorni, ecc; e da 93 figure su tavole speciali ri-
prodotte da eccellenti fotografie, in gran parto dello stabilimento
Alinari di Firenze. 1/autorità incontestata degli autori, Tam-
piezza, la disposizione e la forma defila materia e la ricca il-
lustrazione artistica renderanno senza dubbio popolare L'Italia^
pubblicata dalla Società editrice italiana.
G. R.
HIA(tIO garanti. La Certosa di Pesio. Storia illustrata e
documentata, 2 voi. Torino, Gamilla e B(M'lol(*ro, 1900.
4. — Biagio Garanti, nato a Sozze in provincia di Ales-
sandria nel 1837, fu uomo politico, amministratore e letterato:
segretario della Società nazionale presieduta dal marchese (ìiorgio
Pallavicino, e suo segretario particolare nella prodìtiatura di
Napoli, addetto al gabinetto d(M ministri Rattazzi e Gavour,
capodivisione al ministero di agricoltura nel 1802, deputalo al
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STORIA GENKRALK — B. UAllASTl 1>
parlamonto, prosidonto iMU" ainministrazioni diM canali Cavour,
autore di parecchio opcM'o politiche, sociolop:ieho, k»tt(n*arie e .sto-
riche. Affetto e cure speciali av(»va jmsto alki Certosa diPesio,
trasfonnata ora in uno si)lendido stahiliniento estivo, dise-
tjrnando di illustrarne la storia, le bellezze naturali e i prin-
cipali nionunienti. A tal lìm», valendosi della cooperazione del
compianto Pietro Vayra e del vah^nte storico cuneese Lorenzo
Bertano, e frugando personalmente nelle biblioteche e negli ai*-
chivi nazionali e forestieri, il Garanti era riuscito a raccogliere
buona messe di cronache e documenti (» a redigere un racconto
organico, che volle illustrato da carte, piantee tavole eleganti,
quando morte prematura il colse il 27 marzo del 1891.
La gentildonna, ch'eriigli stata devota compagna nei giorni
li(»ti e Ira le amarezze degli ultimi anni , Luigia Suaut-
Avena, volle con intelligente cura e delicatezza d'animo con-
durre» a compimento Topera cosi gradita al suo caro consorte,
(riovandosi dei consigli del prof, senatore (Huseppe Carle, na-
tivo di Chiusa Pesio, e dal prof. I). G. B. Bottero, e dell'opera
ilo] comm. Vayra, finche viss(s poi dei prof(»ssori Carlo Cipolla
e Ferdinando Oabotto, riusci a compiiM-e l'opc^ra secondo gli
intenti e gli scopi, che il compianto Caranti si era proposto,
avendo egli stesso già iniziato la stampa della Memoria sto-
rica e curato quasi per intero quella dei documenti e delle
cronache. Gli editori Camilla (» Bertolero seppero colla ele-
ganza dei tipi e colla finezza delh» numerose tavole dar carattere
artistico al lavoro erudito. Onde ben può la pia gentildonna
consolarsi nel pensiero d'avere eretto con questa pubblica-
zione un nuovo monumento all'amato suo consorte, che avrà
lunga durata nella memoria degli studiosi.
La Certosa di Pesio è slata fondata nel 1173, seconda per
tempo fra le nove del Piemonte, essendo stata preceduta d'un
anno solo da quella di Casotto (1172), per donazione dei Gon-
signori di Morozzo. La prima (*hiesa d(M Certosini fu l'attuale
sotterraneo, arrestandosi al rialzo del Sanala sanctorum fino
al principio del sec. XIV, quando la signora Audisia Mazzavacca
l'accrebbe (ìoX Sanata saìictoratti, costruendovi poi a fianco la
sagrestia (» alcune cappelli^ Cosi ingrandita ed abbelliti! durò
sin verso la {\\\q del sec. XVI, quando si sopraelevarono sul-
l'antica volta abbassata i muri antichi di tanto quanto fu me-
stieri per J()rmare la chiesa attuale, arricchita nella prima metà
del s(»colo successivo di stupendi dijànti e (h)ralure. La Cer-
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10 KBCeNSIONI B MOTE BIBLIOORAFICHB — C. BINAUDO
tosa, noi sei secoli in cui durò l'istituto monastico, ebbe a pro-
vare un'ostilità non interrotta da part(^ degli abitanti e della
Comunità della (Chiusa, trascendenti talora a violenze e devasta-
zioni, fino alia soppressione ordinata dalia Commissione esecu-
tiva statuila dal governo francese nel 1801.
Il C, che già aveva in precedente lavóro raccolto non scarse
notizie sulla Certosa, divenuta proprietìi della famiglia Avena, in
quest'opera esamina e discute le cronache e i documenti per trarne
le informazioni più autentiche, e incornicia la narrazione, che per
sua natura sarebbe scarsa e faticosa, con la descrizione dell'amena
valle del Pesio, con le sue vicende storiche collegate con
quelle della Certosa, con la rai)presentazione artistica degli edi-
lìzi e dei dipinti superstiti, e col i-acconto di episodi roman-
zeschi, come la lotta nella 2^ metà del secolo XV di (ìiorgino
del Pozzo contro i frati, per singolarità di casi e di audacia
veramente eccezionale. Un' ampia e ben disegnata carta della
valle del Pesio, 10 tavole, la pianta della Certosa rilevata per
ordine del governo francese, e una veduta generale della Cei*-
tosa disegnata nel 1072 coronano l'opera condegne illustrazioni.
La parte più notevole di questa pubblicazione per gli eru-
diti riguarda i documenti e le cronache. I documenti edili n(^l
primo volume, consistenti in atti di donazione, vendita, rinunzia,
cessione, transazione, divisione, e pernmta, in sentenze, scomu-
niche, bolle pontificie ecc., sono 120, dal 1178 al 21 genn. del 1(>49,
con dieci facsimili di documenti di vai-ie epoche. I.(» cronache,
ohe occupano tutto il volume secondo (di pag. 494 iii-4) sono
quattro : Chi ònica Sfephani de Cricoìo, priorìs Cavlusie, cmn.
MCCCCXXX V: AdclUiones incerti scviploris iìi clironicaSicitiumi
<le Crirofo ab ami, MCCCCLXVll ad ami. MCCCCLXXXIl:
Additiones recentiores iìiceì^ti scviptovis in chronica Stephaììi
de Criwlo ab ann. MCCCCLXXXII ad ann, MDCL: C/iro-
nica D. DenedicU a Costaforti, ann. MDCLXXVIL cui in-
^cribifur (ifuliis « Annaìiani Tlieoreìna cifm Pì'ioì'itm siem-
mate domus Vallis Pisii» cjtni addit/ojùbus ftsv/ae ad ami,
MDCCLXXXXIX. N(m s()ii()])r()[)riamente cromiche ma miscel-
lanee; Tullima so[)rattullo, che alle notizii^ sui priori qua e là
intarsia notizie di varia natura. Se il Caranli avesse [)()lulo cu-
rare tutta redizione, forse avrebbe premes>;a quaiclu» considei'a-
zione critica alla nuda raccolta dei docnnuMitì e delle cronache.
il. HlNATOO. ■
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BTiUtU QENKRiLB — U. CHEVALIKR 11
ULYSSE CHEVALIKR, Étvule critique sur Vorighie du SL Sutiìre
de Lirey-Cìiambèry-Tarin. (Paris, A. Picard, 1900).
ARTHUR LOTH, Le portraii de .V.-5. Jèsus-Christ d'après fé
Saint Suairede Turin, avec reproduciionsphofographìqiies.
(Paris, H. Oudin, 1900).
GIAMMARIA SANNA SOLARO DELLA C. DI G., La 5. Sin-
doncy che si veliera a Torino^ illustrata e difesa. (Torino,
V. Bona, 1901).
ULYSSE CHEVALIER, Le Saint Suaire de Lirey-C/tambèrih
Turin et les dèfenseui^s de so)i authenticitè. (Paris, A. Pi-
card, 1902).
PAUL VIGNON, U linceul de Jesus Chvist. (Paris, 1902).
ULYSSE CHEVALIER, Le Saint Suaire de Turin. (Edilioiis
de rArt et VAxitel. Paris, 1902).
HIPPOLYTE CHOPIN, Le Saint Suaire de Turin photograpìdì*
à Venver.^. (Paris, A. Picard, 1902).
5-11. — Alloraquando nel 1898 si faceva la solenne osten-
sione della Sindone di Torino, e Secondo Pia, dietro autoriz-
zazione di S. M. il Re d'Italia, la fologratiiva, ottenendo diret-
tameiìt^ una jxKsitiva, si eouìinriò ben tosto a parlare di mira-
colo. Le persone serie cercarono invece una spiegazione naturale
del fenomeno, ed altre si accinsero alla ricerca storica per
vedere se realmente il Sudario si riattaccasse al Calvario con
lina serie ininterrotla dì documenti. Tra questi ultimi vi fu Ulisst^
Chevalier, che pubblicava un fascicolo di \M pagine, nelle quali
si richiedeva: Le Saint Suaire de Turin est-il r originai ou
une copie^ M^n*. E. Colomiatti sottoponeva questo studio ad
una disseca/.ione canonico-leolojzica nella Recite des scienn's
ecclesi(tstJqi(f*s di Lilla (nov.-dic. 1890); ed V. (Chevalier ribnl-
teva facilmente, nella stessa rivista, i cavilli sollevati. Artui'o
Loth credelte allora di i>oter con un esame della fotografa del
Pia sfuggire ai fatti storici mossi in luce: ed il Chevalier
riprese la penna per fare, sopra la scorta dei documenti origi-
nali ed autentici rintracciali nella bi])li(>leca nazionale di Parigi,
negli archivi «lei Vaticano e dii)artimenlale dell'Aube e nel C/ov-
nicoìt Corneìii /(tntfliel, un benedettino contiMnjjoraneo alTap-
parizione prima della Sindone, la storia della reliquia.
Per procedere ordinatamente, (\txli da prima k^vi' ricerche
fin nei più antichi testi relativi a Sudarìi, che abbiano un at-
tacco con la Palestina a Costantinopoli, e trovò quasi una
quarantina di Sindoni. Di fronte ad un numero cosi grande di
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Ì2 RKCKNSIONI B NOTK BIBLIOGRAFICHE — L. C. BOLLICA
reliquH» lullo vantato autentiche, il (^hevalior si decise a stu-
(liaro lo origini e la prima appai'izioiio della Sindone Torinese,
che l'isalo al lir>3, mentre le afierniazioni dei suoi avversari,
che la fanno derivare dal Calvai'io, sono ipotetiche o prive
coinpiotamonte di documenti.
Il 20 giugno 11^53 Goffredo I di Charny, signore di Savuisy
e di Liroy, fonda in quest'ultima località una collegiale por sei
canonici. Il papa Innocenzo VI approva la nuova chiesa il 30
gennaio 1354; con tre altre bollo, date nel mese successivo,
egli la costituisce e Tarricca di diritti e di privilegi. L'anno
stosso della sua morte (1356), il 23 maggio, Goffredo I aggiunge
duo clausole alia sua fondazione; il 28 il vescovo di Troyes,
Enrico di Poitiers, la conferma con elogi. Infine il 5 giugno
1357 ad Avignone dodici vescovi le accordano una bolla d'in-
(fulgenza. In questi otto documenti primi non sì accenna punto
alla preziosa reliquia, che avrebbe dovuto valere certamente
molto per dare grande fama alla giovane collegiale : ossa adunque
non fu eretta per custodire la Sindone. Un bel giorno (foffredo I
dona qìuinulam fìgurcun seve repraesentnfioneni Sadnrii Do-
mini nostri Jesu C/iristi. Donde viene? Gli eredi di Goffredo I
hanno a questo proposito due versioni: Goffredo lì dice che
suo padre rha ricevuta in dono; Margherita, figlia di Goffredo II,
asserisce che suo nonno Tha conquistata. Queste contraddizioni
dei primi due eredi rivelano che essi o volevano celare la fab-
bricazione recente del Sudario, o erano ben lungi dal saperne
con certezza Torigine. I/ostensione della Sindone attira subito
da tutte le parti le folle; ed il vescovo di Troyes, nella cui
diocesi ora Liroy, od a cui non si era richiesta autorizzazione,
tenne un consiglio di teologi, i quali gli fanno notare che gli
evangelisti non avrebbero scordato di parlare deirimpronta del
Salvatore, se questa fosse veramente esistita, e che del resto
un fatto di tanta importanza non sarebbe rimasto sino allora
ignorato: tutto questo movimento doveva essere attribuito al-
ringordigia del decano, e finiscono per ritrovarvi una fraudem
et qaomodo panmcs ille avtiflcialiter depictus fueraty et prò-
hatam fuit etiam per artifìcem qui illuni depi^ixerat. Allora
il vescovo la fa restituire al ' donatore, che la ritiene per 34
anni, ignota a tutti. Nel 1389 Goffredo II ottiene da Pietro di
Thury, inviato come legato a Carlo VI, l'autorizzazione di ri-
l)oiTe la Sindone in chiesa decenti loco. Il nuovo vescovo di
Troyes, Pietro d'Arcis, si scandalizza presto per il fasto creato
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STORIA GENBRALK — A. LOTH It*»
al Ionio alla reliquia e viola ai curali della sua diocesi ed ai
predicatori di farne parola e, sotto pena di scomunica, ordina
ai canonici di toglierla via dalla chiesa. Il decano si appella a
Clemente VII, che con una serie di bolle ordina al vescovo di
tacere ed al decano di esporla, ma, dtini major ìbidem conve-
nerit poimli miiltitado, publice pointlo praedicet et dicat alta
et intelUgWill voce, omni f rande cessaìite, quod figura seu
7'epì(asentatfO praedicta non est rerum Sudar iiwi Domini
nostri Jesu C/tristi, sed quaedam 2^^(^tura seu tabula facta
in figuram seu repraesentationem Sudarli.
Se adunque i canonici di Lirey reclamavano solo la libertà
di esporre il Sudario e non sostennero giammai che fosse
roriginalo, se i vescovi di Troyes, per paura che il popolo
fosse affascinalo da idolatria por questa reliquia, si 0[)posoro
sempre all'ostonsione, e ciò proprio nei suoi primi inizi, è
prova certa che la Sindone di Torino non è autentica.
Non potendo negare Tautenticità di questi documenti e di
bolle poulilicali, le cui minute persino furono trovate nel Vali-
cano, gli avversai-i con Mgr. T. Colomiatli sostonuoro che non
avevano valore perchè di uii antipapa. Ma siccome Clonieìite VII
«ra l'itemito per il vero papa e dal vescovo di Troyes e dai
canonici di Liroy, e siccome gli atli del papa di Avignone
come quelli d(^l papa di Roma sono conservati ugualmente in
Vaticano, essendosi ratificati tutti gli atti dei diversi papi, cosi
questo ap[)iglio cade di i)or sé stesso.
Dopo questi avvenimenti, i pellegrini scordano la via di
Lirey e la Sindone torna nell'oblio por 28 anni. Nel 1418, es-
sendo la Francia desolata da gu(MTe civili, i canonici atlìdano
la custodia della reliquia a Umberto conto do la Roche, genero
di (loffrodo II, il quale, interessato a ritenerla autentica, di-
chiai'a ai canonici interessati di ricevere ung drap oic quei
est la ligure ou r epr esentai ioìi du Sualre (!).
Morto Umberto de la Roche, la vedova sua, Margherita di
Charny, 1*8 maggio 1443 è chiamata al Parlamento di DòIe dai
canonici, perchè non vuole restituire la Sindone. Ccm cavilli
femminili e promettendo vai'ii indenizzi pecuniari. Margherita
si sottrae questa od altre volle all'obbligo della restituzione, e
non paga mai la i)altuita ricompensa, si olio nel 1457 i cano-
nici la fanno scomunicare con tutte lo formalilà solenni di
questo atto. Maigherita dopo essere siala m^irilainaut — dove
il venerando (Giovanni di Heinsberg, vescovo di Liegi da -40
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j/j UKCBH810NI B NOTI BlBLlOGBiFlCHB — L. C. BOLLBA
anni, le vieta di esporre il Sudario, su cui mi?*o artifìcio de-
pietà è la figura di Cristo, — va alla corte del duca Luigi I
di Savoia e di Anna di Lusignano, ai quali dona in Ghanibéry
il Sudario, a detta del menzognero Pingone con atto 22 marzo
J452. Nessuno però vide o discorse mai di questo documento,
airinfuori del Fingono I...
Margherita muore il 7 ottobre 1458 ed i canonici di Lirey
si rivolgono al nuovo padrone del Sudario, il quale li acqueta
promettendo il 6 febbraio 1404 una rendita annua di 50 fi-anchi
d'oro, come indennizzo del Sanctissiminn Sudar inmy etfìgiem
Salvatoris et Redemptoris nostri J,-C.' repraesentans ; ma iì
14 maggio 1473, morti già Luigi I di Savoia e Amedeo IX, i
canonici domandano ancora a Filiberto il Cacciatore i denari
promessi, che non vennero mai (!).
Senza tessere la storia della Sindone sino ai nostri giorni,
TA. si limita a fissare il momento in cui incomincia ad essere
ritenuta autentica nei documenti ufficiali. Costruita una cappella
sontuosa nel 1460 nella fortezza di Chambéry, ivi fu posta la
reliquia « in una cassa coperta velluto cramesino, munita cutni
clacis argenteis denuratis ». Divenuta a poco a i)Ooo il labaro
dei Savoia, portata in guerra come difesa, e sempre in ogni
viaggio, arricchita di privilegi con bolle pontificie, la Sindone
venne man mano acquistandosi in tal modo riverenza, si che
giustamente si può dire che il suo culto fu imposto dalla casa
di Savoia. Nel 1578, allora quando Carlo Borromeo si mosse a
piedi da Milano per recarsi ad ammirare il Sudario, Emanuele
Filiberto, per diminuire il viaggio pieno di disagi all'augusto
prelato, fece portare a Torino la reliquia, promettendo al clero
di Chambéry di restituirla subito dopo; ma da quel di in poi
Torino non si lasciò più spogliare del prezioso acquisto.
E per rispondere anche all'opera del Loth: Le portrait
de N, 8, /. C d*après le Saint Suaire de Tur in avec repro-
ductions photographiques, il Chevalier si rivolge ad un suo fidato
amico, Ippolito Chopin, il quale, approvato da uno dei più
grandi fisici vivente Gabriele Lippmaun, membro dell'Istituto di
Francia, afferma che volontariamente od involontariamente per
il valore fotogenico degli oggetti fotografati, o per il i-ovescia-
inento dei valori fotogenici di una pittura, o per le prepara-
zioni pancromatiche è possibile avere una negativa dove si
dovrebbe avere una positiva ed anche viceversa. Quindi la tosi
del Loth viene cosi scossa nelle sue basi.
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STORIA 6ENKKALE — U. CHBVÀLISR B CHOPIN 15
Per tagliare la testa al toro il Ghevalier esamina pure dal
punto di vista archeologico il Cristo del Sudario e vede che
non ha il tipo orientale, ne il garbo del 1* secolo, ne le pro-
porzioni corrispondenti all' «equazione del bello» tracciate dal
genio Michelangiolesco, ma tutti i caratteri del « bel Dio » della
cattedrale d'Amiens del secolo XIV, epoca appunto in cui com-
parve por la prima volta il Sudario!...
Il Ghevalier propone infine un esame chimico di una por-
zione minima della Sindone per determinare se è sangue o
colore ciò che si vede, affinchè non si cada in errori grosso-
lani come quando, nel 1898, si ritenne dei primi secoli del Cri-
stianesimo una medaglia riproducente la Sindone, scoperta in
Roma, e poi dai numismatici riconosciuta di Giovanni Antonio
Rossi e deiretà di Pio V.
A simili argomenti storici e scientifici, che battevano in
breccia la credenza deirauteuticilà della Sindone, varia fu la
risposta a seconda dei paesi, come appare dal « Le Si. Siuiire
de Lirey-Chambèrìj' Turln et les defenseuvs de san authenticitè »
dallo stesso Ghovalier pubblicato in principio del 1902.
Il collegio dei Bollandisti, il miglior tribunale agiografico
o lipsanografico, riconfermò entusiasta la sua approvazione
per lo studio del buono storico Savoiardo. I Benedettini di Ma-
redsous mescolarono ad una adesione senza riserve delle rifles-
sioni analoghe a quelle dei Bollandisti. Leoi)oldo Delisle, con-
siderato in Europa corno il Nestore dell'erudizione e la cui
critica acuta non fu mai sorpresa in fallo, presentò V Elude
critique del Ghevalier dXVAcadèmle des inscvlptions et ùelles-
lettres^ che lo ricompensò con un premio di 1000 franchi, e
tornò un anno dopo a parlarne con parole di lode sconfinala
e neir Accademia e sul Jourìial des Savants.
Il cardinale Parocchi, il Gesuita Hartmann Grisar, Mgr. I)u-
chesne, E. Allain, G. Paris, P. Sabatier, Mgr. C. Bollet, l'abate
Hondinhon, prof, di diritto canonico all'Istituto cattolico di Pa-
rigi, A. Bruel, capo delle sezioni degli archivi nazionali di
Parigi, P. Fournier, prof, di diritto all'università di Grenoble,
A. Molinier, prof. aWEcole des chartes, i Padri Gesuiti dello
Stimnien aus Maria Laacli, un'infinità di altri uomini di let-
tere e di scienze laiche e religiose ed un numero immenso di
rivisto e di giornali di tutti i partiti, e in prevalenza n^ligiosi,
in Francia e in Germania, plaudirono allo studio di Ulisse^
Ghevalier e al suo amore forte per la verità.
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ìi'ì KKCkNSIONl K NOTX BlBLIOGKAFiCIIK — L. C. BOLLKA
In Italia in voce si fece la congiura dol silenzio, e sola noi
doserU) sorse una voce, che per l'onoratezza dogli studi nostri
avrebbe dovuto tacere. Il i)adre (riamniaria Sanna Solaro della
Compagnia di (iesìi si erosse a paladino deirautonticità della
Sindone con « La S,* SUndone che .si veneì'a in Torino iUìistrata
e difesa*. Ma la poca perizia in materia di scienza storica dol
Sanna Solaro si rivela dagli orrori grossolani di citazione, che
il Ghevalier raccoglie nel suo opuscolo-critica delia pubblica-
zione dol Padre Gesuita. No ricorderò alcuni: Dunod de Ghar-
nage è detto ora Dunod, ora l)u-Chesne; Pierre d'Outreman
diventa P. d'Autremont; Jacq. I)u Hroul, J. l)u Boul; Alph.
Gouret, A. Curot; Wetzer, Vetzer; ì\ Patrologiae cursus coin-
piehis del Migne, Collezione dei padri latini; Vllistoire genea-
logique de la maison de Fraìice dol P. Ansclme, Vllistoire
ecclesiasiìqiie ; lo Reciceil des historieìis des Croisades, la
RecueiL,., Croisés; Bacoleon, ora Baucoleon, ora Bancoleon;
Boda è citato secondo l'edizione del 1()12; la Chronique d^A-
lexandì'ie secondo Baroiìius; Natalis de Vailly è trasformato
in N. do Vally; ... Coìnpfes de Vceuvre de Veglise de Troyes,
in Comtes,.,. etc. Lo opere di consultazione dalTA. ricordate
sono scelte con nessun criterio: no sono tralasciate di quelle
importantissime, indispensabili, mentre sono ricordate opere di
nessun valore critico. Inoltre il Sanna Solaro afferma, sempli-
(^emonte con la jìropria autorità, di nessun valore i documenti
che contraddicono la sua tesi, quando pure non li tralascia
addirittura: injesse una cervellotica narrazione a base di se,
di ma' Q (li dunque per inatlaccare il Sudario di Torino al
Calvario, senza citare un documento anteriore al l;^53, poiché
non ne esiste alcuno.
Il Ghevalier in questo suo opuscolo i\\ critica demolisce
completamente tutte le ipotesi ed i cavilli del padre (gesuita e
mosti'a come questi ncm sappia neppure tradurre dal francese
antico, né dal francese moderno, ne dal latino, e tanto meno
leggere i manoscritti d(»l secolo XV; e tutto ciò con esempi
chiari ed irrefragabili, rilevando sbagli madornali di interpre-
tazioni, leggerezza nel condannare bolle pontificie e documenti
riconosciuti indubitatamente veri.
Pareva omai risoluta la questione storica, quando sorso
Paolo Vignon, vantando di dimostrare l'autenticità del Sudario
torinese con la prova s])erimentalo. Ma la sua tesi scientifica,
che qui non è il caso di riportar^*, non fu evidente, tanto che
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STORIA OENBBÀLB -- H. CUOPIM 17
VAcadènifc des sciences dì Parigi non concesso che si inscrives-
sero nei suoi resoconti se non le note del Vignon relativo alle
sue ricerche fisico-chimiche.
Ed infatti, mentre U. Chevalier riassume nel Le Saint
Saaiì'e de Turiti la storia documentata della reliquia, Ippolito
Chopin, pubblica Le Saint SxuUre de Turin pìiotographiè n
Veìivers; in cui prova che la fotografia di Secondo Pia non è
quella dell'imagine del Sudario, che era esposta alla venera-
45Ìone delle folle prima del 1534, ma quella esistente sul rovescio
del Sudano, essendo il colore passato attraverso Timagine di
Tin carallere tutto particolare, incomprensibile come fattura,
ma cortamente incompleta ed inesatta, che non può dare alcuna
idea precisa di quella esistente dal vero lato.
Il Chopin dimostra ciò osservando che il Sudario di Be-
«anc;on, che il Vignon i)rova essere slato copiato prima del
1534 su quello di Lirey-Ghambéry-Torino, riproduce la mano
sinistra di Cristo posata sulla destra: il che concorda con una
descrizione del Sudario Torinese, ricimosciuta autentica dal
Vignon, fatta dalle Clarisse di Chambéry incaricato di riparare
il Sudario nel 1534, dopo un incendio che quasi lo incendiava,
le quali scrissero: «I)u còlè de la main gaucho, la quelle est
très bien marquée et croisée sur la droite dont elle c^ouvro la
blessure...» Perciò la fotografìa del Pia (la controprova che
da il corpo di Cristo in nero su un fondo più chiaro e che è
il facsimile esalto, e non il primo clichè ^ che è la negativa
•del Sudario) rappresenta diametralmente l'opposto di ciò che
■era prima del 1534.
Il Chopin trova la spiegazione di questo fatto sempre nella
descrizione delle Clarisse, citate dal Vignon, le quali, a lavor-o
fatto, notarono « que les imagines se voyaient par dessous
presque aussi bien que par dessus». Ma dopo il 1534 la fodera
•di tela d'Olanda, applicata per rinforzo dalle Clarisse, impodi
•che si esaminasse il drappo in trasparenza o dal lato vero del
-dipinto, poiché fu collocata da questa parte, forse perchè lo
'Clarisse, che descrissero tanto bene il disegno, non furono
quelle che accomodarono la reliquia, e queste, sia perchè «les
imagines se voyaient par dessous presque aussi bien que par
dessus», sia perchè l'altro lato era un poco danneggialo dnl-
rincendio, ritennero più conveniente capovolgere la reliquia.
E. Chopin conclude quindi: V che la fotografia di Secondo
Pia rappresenta il rovescio dell'imagine del Sudario; a ciò è
Rivista storica italiana, 3» s., n, 1. -2
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ì^ UKCBNSIONI K NOTE DIBLIOGRAFICHR — L. C. BOLLEA
dovuta la sfumahira-rlìo romh» inconiiìrcnsibile il processo usato
(lai pittoiv e che costituisco pc»r Tappuuto il suo valore arti-
stico (?): -' <"lu^ sul lato buono, il qualo non si vede, la mano
sinistra è posala sulla destra, come videro le Clarisse dì Cham-
béry; '^^ Che la ferita al costato è a sinistra, come la rappre-
senta il Sudario di Besancon e come la vide il Vignon stesso,
sebbene asserisca il contrario, poiché a pag. 96 del suo libro
scrisse : <' dans la règions qui correspond au coté droit du corps,
nous apercevons une tAche Ifenticulaire». (La ferita non corri-
sponde al costato destro del corpo, poiché la fotografìa (primo
diche) del Pia, avendo rovescUito il rovescio della tela, porta
la ferita al posto che occupa veramente sul lato buono):
4<* Che forse* fotografandosi Tallro lato si vedrà meglio i contorni
del corpo, i quali testificheranno la fattura e l'epoca, e qualche
vestigia di coloi-e ralTermerà ciò che Corrado Zantfliet disse,
che cioè le membra erano riprodotte, come se fossero recenti
e che le ferite e le cicatrici dei piedi, delle mani e del (^ostato
apparivano rosse e sanguinose.
Ippolito Chopin crede quindi di avere il diritto di dichia-
rare che ogni discussione basata sulla fotografìa del Pia è ne-
cessariamente inutile e vana, perchè il documento fu falsato,
e che quindi la verità storica dal Chevalier messa in luce
trionfa ancora sempre, fino a quando un esame del lato buono
del Sudario non ci i)ersuaderà del contrario.
Intanto TTlisse Chevalier scriveva in fine alTultima sua
pubblicazione: «Tue vèrilè historique ètablie conformémcnt
aux règles de la crilique ne saurait èlre contredite par un
fait d'ordre scientifìque: celui-ci aura ètè mal observè». lì
Sudario fu studiato sul lato arrovesciato: attende d'esserlo sul
fianco vero, adunque fu mai obso'vè: ma sarà concesso un
esame di siffatta specie^ L. C. Hollka.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
Atlante fiforico per ie scuole secondarie { A tlas ìàstorique pour
les ècoles secondaires) 1^^ partie, «Le Monde Antique»
ì\) cartes avec un rèperloire alphabétiquede tous les noms,
par le professeur Costanzo Rinaudo, dessin de Domenico
Locchi. Turin, lihrairie Paravia, liì02, gr. in-8 (1).
(I) Parerchit' Riviste e (Jiornali hanno «-on lod«» ])arlata di «jiiosta prima
jiartc (ivWAtlaule sforìro i\o[ iUn'tton' d(«lhi Kivistjt, prof. C Rinaudo^
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STA PRKROlfANA B ROMANA — I. GBNTILB B S. RICCI 10
12. — Alias mamiel d'un format comniode, soigneusemont
j^ravè, avoc Ics eaux en hleu, le figure du torrain en fìnes
hachures de teinte pale, par conséquent très clair et très lisible;
catte publication fait le plus grand honneur à Tauleur, à Té-
diteur et à leurs collaboratcurs. De courtes notices sur chaque
rarte forment par leur ensemble un résumé historique lort inté-
rossant de Thistoire des tcmp anciens.
L'auteur oxplique avec boaucoup de modestie, dans sa
prèfaco, qu'il n'a pas eu la prélention de fairo oeuvre nouvelle^
qu'il sVst inspirò des publications analogues failes en Allemagne,
en Angletorre et en Franco, et quo son but a été seulemont de
l>réparer pour ronseignement secondaire des écoles italionnes
un instrument de Iravail qui leur faisait jusqu'a prèsent défaut.
11 y a réussi en apportant le i)lus grand soin à la sèloction des
noms, ot on évitant la confusion des délails.
L'atlas complet comprendra environ 60 cartes réparties en
trois fascicules, rorrospondant à TAntiquité, au Mo^en àge et
aux Tomps modornes. Le premier fascicule actuollement publié
fait bion augurer de (m^ux qui suivront. Professeurs et élèves en
lireront grand profit et nous ne doutons pas qu'il ne soit éga-
lement apprécié, en dehors de ritalie.
!.. R.
I. OKXTILE e S. RICCI, Trattato generale di archeoìogia e
storia cfeirarte italica, etrusca e ì^omana. Testo con 90
tavole illustrative e Atlante complementare di 70 tavolo.
:ì* edizione. Milano, Ulrico Hoepli, 1002.
\V. KOPP, Antichità private dei Romani, Traduzione di N.
Moreschi, con 7 incisioni. :i* ed. Milano, U. Hoepli, 1002.
F. G. HUBERT, A7ìtichifà pubbliche 7'omane. Traduzione di A.
Wittgens. Con 18 figure ed una pianta. Milano, Ulrico
Hoepli, 1902.
13. — Sono tre pubblicazioni, specialmente destinate alla
gioventù studiosa, che concorrono alla divulgazione scientifica
ed artistica, con intento educativo, intellettuah^ e moivnle.
Siccome l'A. non accothi specialo n^ronsiono di quosto suo lavoro sulla
Ki vista por rafjioni di dclicatozza «-he l'acilinontc ni <;oinpreii(loiio, l'Ammi-
nistraziono ritiono opportuno trascrivore almeno l'aooiMino fattone da un'au-
torovole Rivista straniera, ossia la Urnir de (ji'Hjrapkie, mA fasfioolo di
g«*nnaio del lOO.S.
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20 EtCENSlOKl E MOTE BIBLIOOBAFICHK — C. B.
Il nostro compianto amico, prof. Iprinio Gentile, secondando
' rinvilo intelligente di U. Hoepli, aveva scritto con competenza
scientifica e grazia letteraria un Manuale di storia dell'arte ro-
mana, illustrando il testo con un Atlante, che n'era il com-
mentario vivo e parlante. Il prof. Serafino Ricci, assumendo
rincarico di vegliare la 3* edizione del Trattato, si propose
di rispettare il crit<?rio generale di disposizione del lavoro dei
■Gentile, e ad un tempo di integrare l'opera, colmando parecchie
lacune del testo primitivo, in gran parte rivelato dagli scavi
-e ricerche posteriori alla 2* edizione. A tal fine molte note ap-
pose a pie' di pagina, scrisse parecchie appendici, e a schia-
rimento del testo e a complemento dell'Atlante aggiunse 96 ta-
vole; rifece poi, notevolmente ampliandolo, il periodo preromano.
Veramente non s'è rifatto l'Atlante, ripubblicandolo quale
apparve nell'anno 1892; ma il Ricci l'ha messo in corre-
lazione col testo della 2^ e della 3 edizione mediante un indice
generale delle sue tavole illustrative, con citazione in due co-
lonne delle pagine di testo corrispondenti alle tavole di entrambe
le edizioni: separatamente ci ha pure dato l'Indice delle 9(5
tavole nuove con l'indicazione per ciascuna della pagina che
la contiene.
Trattandosi di pubblicazione già nota, non è necessario
penetrare nei particolari della materia e del metodo, ma non
pare inopportuno ricordarne il contenuto. — - Il testo è diviso in
tre periodi: arte italica, arte estrusca, arte romana; ciascuna
parte è preceduta da una ricca e scelta bibliografìa, opportu-
namente distribuita per gruppi omogenei; a tutte è premesso
\uì indice dei periodici principali di archeologia italiani e fore-
stieri. — L'arte italica è studiata nelle terramare, a Felsina, a
Villanova, nelle necropoli del Lazio ed euganee-atestine, nello
Agro chiusino e a Gorueto Tarquinia, alla Certosa e a Marza-
botto: otto appendici discutono o chiariscono alcune particolari
questioni. — Degli Etruschi sono distintamente descritte Tarchi-
lettura, la plastica, la pittura, con tre appendici. — Anche
l'arte romana è riguardata sotto il triplice aspetto architetto-
nico, [ilaslico e pittorico, ma è studiata in tre grandi periodi
distinti: i** dalle origini di Roma alla presa di Corinto (754-
14(5 a. C.): 2' dalla presa di Corinto, da cui cominccia la
massima (^Ilicacia dell'influenza greca, alla fine del 2" secolo
dell'era crisliana (l'i(5 a. C.-102 d. C.) : T dal principio del
»r secolo alla caduta deiriiiii>er() romano d'occidente, periodo
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RTX preromana B romana — W. KOPP 21
in (mi decade rarto ^reco-romana, e sorge sulle sue rovine Tarte
cristiana (102-470 d. C). Il lavoro ha termine con un appendice
riassuntiva degli scavi e delle scoperte recenti noi Foro romano-
***
14. — DelU* Antichità private dei Romani di W. Kopp, tra-
dotte or sono 2:^ anni dal prof. N. Moreschi, pubblica pure THoepli
la 3' edizione, che migliora le precedenti per ordine, aggiunte,
emendamenti e rifusioni. Ormai tutti sanno, che non è possibile
conoscere il vero carattere di un popolo, senza penetrarne la
vita privata quotidiana; è perciò un vero e necessario comple-
mento della storia politica questo studio, che ci apprende la
costituzione della famiglia romana e le relazioni fra i suoi
membri; ci insegna quale era la casa e il vitto, quali le vesti
e gli oggetti di uso domestico, quali le occupazioni consuete^
quali lo cure date airagricoltura, all'industria e al commercio,
quali j mezzi di comunicazione, quale la coltura artislica e let-
teraria, quali i divertimenti e i giuochi pubblici preferiti, quali
le foste, i sepolcri, i riti funebri. E* un compendio scrolastico
molto succoso e tratto dalle migliori fcmti.
15. — Molto oppcu'tunamento Tedilore Hqepli aggiunse al vo-
lume precedente l'altra opera del Kopp sulle Antichità pubblicale
romane, aflidandone la traduzione al dott. Adolfo Wittgens del
Ginnasio Parini di Milano : non del testo originale troppo ampio,
ma del rifacimento compendioso curato dal prof. 1. G. Hubert.
Promesso un breve cenno storico degli ingrandimenti della
città di Roma e il prospetto topografico-statistico della città, l'A.
considera le antichità pubbliche sotto due aspetti: le relazioni
interne e le relazioni esterne dello Stato. Esamina la vita in-
teriore, studiando gli elementi del consorzio politico, ossia la
condizione dell'individuo rispetto alla libertas, alla civitas, e
alla famiglia, e la posizione dei corpi politici rispetto allo Stato,
descrivendo gli organi del potere esecutivo e del potere legi-
slativo nei vari periodi della romana istoria (regio, republicano
ed imperiale), e ricercando le prescrizioni e le consuetudini
che reggevano Tamministrazione del culto, della giustizia civile
e penale, e delle finanze. Esamina la vila esteriore, riassu-
mendo i principii del diritto delle genti concernenti lo relazioni
pacifiche, e intrattenendosi suirordinanionto dell'esorcito noi
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22 BKCKNSlONl K NOTK BIBLlOGRAFICHiS — C. K.
rari periodi storici, sul luelodo di condurre la guerra o sulle
sue conseguenze per i Romani e per i vinti. Con questa clas-
sificazione organica e con un'esposizione concisa e propria,
riesce TA. nel diflìcile inlento di fornire in un breve volume
un'idea sufficiente delle antichità pubbliche romane.
C. R.
EUGÈNE REVILLOUT, Les rapporta historiques et lègaiLV de,s
Qairites et des Ègyptiens. — Paris, Maisonneuve, 1902.
16. —La scienza impiega qualche volta molto tempo a scoprire
la verità. Ma viene sempre il momento che la verità si la strada.
Cosi per ciò che riguarda le dodici tavole. I critici discutevano
se e quanto nelle leggi delle dodici tavole vi fosse d'origine
greca. Alcuni poi credevano persino che le dodici tavole rappre-
sentassero un accozzamento d'elementi indigeni ed ellenici spet-
tanti a vari periodi. Quale cecità! La slela latina del sec. VII (non
un anno di meno) scoperta nel Foro romano deve aprirci gli
occhi. Essa è un documento tra i più convincenti dei rapporti
tra i Quiriti e, facciano attenzione i lettori, gli Egiziani (pag. 1).
Dopo questo documento, tanto più convincente in quanto non
«e ne capisce nulla, solo un ipercritico potrebbe mettere in
dubbio l'origine egiziana delle dodici tavole. Esse sono in buona
parte — il codice di Amasi tradotto in latino. Come mai i de-
cemviri hanno pensalo a copiare il codice di Amasi? Lo ve-
drebbe anche un cieco. 1 Quiriti, uomini della lancia, erano un
popolo di briganti: Amasi era un capo di briganti. Quindi le
sue leggi, più che per gli Egiziani, parevano fatte apposta p(»I
popolo brigantesco dei Quiriti (p. 48, 131). Pare, è vero,
che vi sia nelle leggi romane anche qualche elemento greco:
e difatti i decemviri hanno utilizzato le leggi di Solone. Ma
Solone — notate bene — aveva copiato anche lui in buona
parte il codice di Boccori (p. 117). Boccori del resto era po-
polare in Italia (p. 6). Potrebbe darsene prova più lampante del
vaso col nome di Boq-en-ranf scoperto a Tarquini? E di fatti
se un viaggiatore porta in Italia un vaso cinese col nomo
d'un imperatore della Cina in caratteri che nessuno sa leggere,
non è questa una prova palpabile della popolarità di quel figlio
del cielo nel bel paese?
Documenti della somiglianza tra le leggi romane e le leggi
egiziane se ne hanno infiniti. Uno p. es. (p. 27 segg.) è il do-
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ETÀ PKKBOUANA E ROMANA — C. BABBAGALLO 2:i
-cumeiito che riferisce Tadozioiie doUa figlia di Psanimeliku»
Nit(KTÌ, fatta dalla sorella di Tahraka, Shapenap. Dopo ciò nes-
suno potrà negare che l'adozione romana è calcala sulla egi-
ziana- Non importa che si tratti di un'adozione tra doxme,
mentro fin qui si riteneva che a Roma Tadozione si facesse Ira
uomini; non importa che abbia avuto luogo davanti ad un'as-
semblea che non pare avesse nulla a che fare con l'assemblea
curiata. Quisquilie buone per gr ipercritici ! Ma c'è di più. In
Egitto vi sono alienazioni di mobili e d'immobili e perfino (\ì
uomini (p. 91 segg.) Ciò mostra all'evidenza che è d'origine
egiziana la manclpatlo (p. 149). E' vero che i critici con la loro
abituale sottigliezza potrebbero dire che compra e vendila si
trova press'a poco dappertutto, ma che se si vuol dimostrare l'o-
rigine egizia della Tnancipalio bisognerebbe dimostrare che ha
riscontro in Egitto la caratteristica speciale della compra-ven-
dita romana, la simulata vendillo pet* aes et ìibram e cancel-
lare il fatto che in Egitto nella compra-vendita fa testo la dichia-
razione del venditore, menti'e a Roma fa testo la dichiarazione
non contraddetta del compratore {meam esse aio), differenza
giuridicamente profondissima. Piutlosto che confutare queste
miserabili sottigliezze, è meglio notare che anche la caratteristica
actio sacraììienti ha in Egitto perfetto riscontro. Infatti Vactìo
sacramenti (pag. 10 (^ seg.) importa un deposito lixtto dai due
litiganti. Orbene in Egitto abbiamo esempio del deposito fatto
da uno che denuncia un delitto. Come si vede, solo un ipercritico
non s'accorgerebbe che è la stessa cosa; e poco imj)orta quel
<5h'egli direbbe che si tratta in Egitto di causa criminale in-
vece che di caiisa civile; che il deposito è fatto da una parte
sola e non da tutte e due, che non vi è nulla di somigliante
alla singolare lotta festacaria che accompagna in Roma Vactìo
sacramenti. Ma a che darci pensiero della critica do[)0 la
sua bancarotta ? Quale era il critico che credeva alla esistenza
reale di Romolo? Eppure come si potrebbe ora dubitare della
esistenza reale del fondatore di Roma, dal momento che si è
scoperta la sua tomba nel Foro (p. 7)^
<T. De Sanctis.
CORRADO BARBAaA.LLO, Della costituzionalità del <^ senafits
consiiltum iiltimum ». Estratto dai Rendiconti deirist.
Lombardo, serie li, voi. XXXIV, 1901.
17. — È una bi'eve nota in risposta ad altra dello stesso argo-
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24 RKCKNSIONI e NOTB BIBLIOOBAFICUB -^ 0. DB SAUCTIB
mento del prof. A. De Marchi. Mi sembra che i due disputautf
siano più d'accordo di quel r*ie non credano. 11 senutus con-
Sìiltum xUtimum urta contro varie disposizioni di legge e contro-
alcuni assiomi costituzionali romani. Ciò sostiene il Dott. Bar-
bagallo, ed è diflìcile a negarsi. E* però anche difflcile negare
che base del diritto pubblico è sempre e dovunque il principio
salus publica suprema lex esto; e che questo principio lega-
lizza quegli atti incostituzionali che son richiesti dalla snlus
publica. La questione sarà di determinare se, nei vari casi in
cui si è ricorso al se^natan consultam xiltimum, la incostitu-
zionalità dell'atto era sanata o no dalle esigenze della salus-
jmblica. Su questo punto i pareri saranno forse divisi come-
erano nelTantichità; ad ogni modo la via di trovare un accordo
non è quella di portare nella discussione le preoccupazioni po-
litiche del giorno, come mi sembra faccia talora il Barbagallo.
G. De Sanotis.
JULES FEULET, Uabais-senient de la iiatalUè à Rome et la
dé])opulatìon cles campagnes. Les rèfbrmes d'Aagu.ste^
Paris, Gh. Leroy, 1902.
18. — Questo libretto non è l'opera di un erudito di professione
e non contiene cose originali sulla popolazione romana e sullo^
riforme d'Augusto. Qua e là il critico severo potrebbe trovarvi
non poco a ridire. Se p. e. vien presa sul serio a p. 02 la le-
gislazione sacra di Numa, se si parla di popolazione senza tener
conto del libro capitale sulla popolazione del mondo antico»
quello del Beloch, se a p. 11 Cartagine jjer una singolare
svista è chiamata città focese, se a p. 19 si fa un calcolo molto
inesatto della estensione dell'ade/; publicus nel 140 av. C, più
d'un critico potrebbe sentirsi tentato a non tener conto alcuno
del libro. In realtà il libretto non è privo di utilità. Le osserva-
zioni sulla diminuzione della popolazione e sui fenomeni che
la accompagnarono sono in buona parte giuste, per quanto uno
scienziato le avrebbe forse formulate diversamente. E vi tro-
vano un'eco eloquente le preoccupazioni che all'alba del sec. XX
la diminuzione delle nascite suscita in Francia nei buoni pa-
trioti. Possano i Francesi al male che afflìgge la loro patria
trovare rimedi migliori di quelli escogitati per Roma da Augusto.
(t. De Sanctis.
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KTÀ PBBBOMANA E ROMANA — 0. HARUCCHI 25-
O. MARUGCHI, Une page (VìUstolre, Inlroducilon /ùsioriqiie
et arc/ièologique à Quo vadis de Henryk Simihieioicz.
Paris, P. Lethielleux," 1902.
10. — Il eh. prof, di archeologia cristiana O. Marucchi in
questo volaraetlo non ha intoso tare una trattazione storico-ar-
cheologica deirargomento svolto dal grande romanziere po-
lacco. Questo fine potrebbe ben proporsi chi, come lui, è in
grado di vagliare la materia scientifica contenuta nel fortunato
volume, e sarebbe forse un argomento degno dell'opera, nella
quale sono stati cosi bene amalgamati i frutti dell'erudizione e
della fantasia. Ma il libro del Sienkiewicz ha avuto maggiore
fortuna di popolarità che quale lavoro serio di ricostruzione ar-
cheologica, alla quale méta forse non tendeva l'autore. Il Ma-
rucchi perciò si è proposto uno scopo più modesto, ma più ri-
spondente ad un bisogno d'indole generale: la maggior parto
dei lettori del Quo vadis non può avere una preparazione scien-
tifica tale da poterne comprendere tutti i pregi come opera che
dipinge un periodo storico, né esistono libri facili e alla portata
di tutti, che possano predisporre il lettore a gustare le vivaci
descrizioni e le scene drammatiche del romanzo, ne capire quanto
dall'autore, con fine intendimento artistico, é lasciato nell'ombra^,
il fondo più remoto del quadro. Un mezzo assai ovvio sarebbe
stato quello di un'edizione critica con note esplicative. Ma ciò
avrebbe reso molto posante una lettura già di per sé assai densa
d'idee e sempre incalzante nell'interesse che desta; perciò il
Marucchi ha prescelto il sistema di pubblicare a parte un com-
plesso di notizie, relative all'ambiente storico ed agli attori del
grande dramma. Oltre a dare le cognizioni indispensabili per la
intelligenza del libro, vi ha posto in rilievo quale sia la parte
veramente storica del romanzo. Alla prima categoria appar-
tiene in special modo la topografia di Roma ai tempi di Nerone
e le notizie intorno ai cristiani, nella seconda parte trova prin-
cipale svolgimento una questione che dal Marucchi è stata ampia
mente trattata in polemica col prof. Pascal, della quale anche la
nostra Rivista ha avuto occasione di interessarsi, voglio dire
la questione dell'incendio di Roma, dal Sienkiewicz attribuito
alla volontà più o meno esplicita di Nerone, dal Pascal rite-
nuto causato da' fanatici cristiani, e dai più, fra cui mi ascrivo
anch'io, piuttosto credulo opera del caso. Le notizie sono brevi,
elementari, come si conviene ad un libriccino destinalo più \)or
la parte meno colta de' lettori che per la majrgioranza, cui moltculi
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2G KKCKNSIOKI K MOTK BlBLlOaBAFICIIK — L. MABUNl
<>sse non dovrebbero far di bisogno. Ma si coinprende come il Quo
vadlSy poi suo intendimento propagandista, sia penetrato, magari
nella edizione ad usum Delphini, anche là dove i. libri di storia
e di letteratura romana non sogliono pc^netrare.
Secondo il mio avviso si sarebbe potuto desiderare minor
<;oncisione nella parte biografica: i personaggi del romanzo,
oltre quelli che appartengono alla storia della Chiesa, hanno
una (ìsionomia cosi spiccala ed un'importanza slorica maggiore
di quella che il M. sembra aver loro assegnato, e la sublime
creazione di Petronio, l'efìicace sebben meno verosimile pittura
del carattere di Vinicio e la scialba figura di Ligia potevano
suggerire a un dotto come lui qualche pagina di i>iù che non
.sarebbe stala inetticace a ricostruire meglio la scena del romanzo.
Lrcio iMarianf.
KU(tÈNE ALLAIN, Pluw le jetiaii et scs Itòrltiers, tome pre-
mier. Paris, Albert Fontemoing, 11K)1.
20. — I/Allain, sostiluilo procuratore generale a Hèsancon,
che lo cure dèi foro non distolgono punto dagli studi di eru-
dizione, dopo alcune monografie intorno agli studi e all'elo-
quenza di Plinio il giovane, raccolse in un'opera di vasta mole
tutto il materiale pazientemente ricercato. Qui non abbiamo per
ora che il primo volume di ben 607 pag. in 8. L'opera è de-
dicata a M. Casimir-Perier, ex-presidente della repubblica fran-
cese, ed è adorna di circa cento incisioni e di 15 carte.
Dopo una breve introduzione, in cui l'autore espone il me-
todo, il disegno, lo scopo dell'opera e dopo una minuta bibliografìa
delle opere e degli studi fatti intorno a Plinio il giovane, esposto
per anni il curriculum vitae del suo autore, l'AUain prende
nella prima parte a studiare l'i^omo. E Tuomo egli in questo vo-
lume studia: I. nella vita privata; IL nella vita pubblica; IIL
nella carriera oratoria. Questo terzo punto non è esaurito
nel 1° volume, ma sarà pienamente svolto e trattato nel secondo,
destinato a studiare l'oratore e lo scrittore. Un terzo volume
sarà dedicato allo studio di quelli che fra scrittori, oratori, uo-
mini di Stato furono in relazione con Plinio. L'ultima parte è
rivolta a studiare l'influenza che Plinio esercitò sull'eloquenza
e l'epistolografìa sino agli ultimi tempi.
Studiando Plinio, l'Allain ci porta a Como, dove Plinio or-
fdiìo passa la fanciullezza, prima sotto la tutela di Virginio Rufa,
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ETÀ PRBKOIIANA K ROMANA — £. ALLAIN ^ii
uno degli uomini rari allora per nobiltà ed iadipendenza di ca-
rattere e per austerità di vita; quindi ^sotto quella dello zio
materno di poi suo padre adottivo. Gaio Plinio il naturalista.
Esaminando l'educazione i)uerile del giovinetto Plinio l'Allain
si estende in una digressione paziente sul valore delFeduca-
zione materna e sui metodi di educazione si pubblica che pri-
vata allora seguiti. Noto qui una volta per sempre che questo
delle digressioni è un 'sistema dominante nel libro, e tali di-
gressioni, sieno pur dotte e frutto di pazienti indagini, troppo
spesso ci portano lungi dall'argomenlo e ci fanno perdere di vista
Tautore preso a studiare. Si tratta è vero di delineare Tam-
bionte, ma questo studio, a mio parere, non dovrebbe essere
spezzato in tante parti: poteva bènissimo formare un capo a se,
ma, delineato e tratteggiato questo ambiente, doveva presen-
tarci in mezzo ad esso il protagonista del libro.
A quindici anni Plinio prende la toga virile e si reca a Roma
per attendere agli studi della retorica e frequenta la scuola di
Quintiliano. E qui una digressione non breve sugli studi ret<>-
rici e sulle condizioni della coltura di Roma ifi quel periodo.
Nell'agosto dell'anno 79, compiuti i suoi studi, raggiunge a Mi-
seno lo zio entrando secondo il cerimoniale d'uso e viaivU
cmspicis nell'adolescenza. E qui l'Allain si estende a studiare la
famiglia di Plinio e la condizione sociale di questa, a discutere sui
matrimoni e sui figli e sull'ambiente che Plinio si crea nella ve-
dovanza non consolata da figli, e conchiude col dire che Plinio è
il personaggio più ragguardevole della sua famiglia, ma che nel
complesso sociale il suo grado non è superiore a quello di un
grasso borghese del secolo XVIII nobilitato o per lettere patenti
o per uffici, o di un barone di Napoleone I.
Segue lo studio sulla fortuna e liberalità di Plinio; una
enumerazi<me arida e (redda de' suoi poteri e delle sue so-
stanze, esaminando e discutendo sul valore dei poderi in quel-
l'età, sulla divisione dell'Italia in undici regioni, e via via re-
digendo il censo dell'entrata in relazione al censo equestre e
al censo senatoriale. Ragiona quindi sull'amministrazione dei
fondi in generale e sulle teorie di Plinio a questo riguardo, per
estendersi poi a discutere sul testo riguardante le condizioni
dei coltivatori, e sulle vendemmie di Plinio, presentandoci Plinio,
quale risulta dalle sue lettere, come un solerte vignaiuolo.
^Parlando della liberalità di Plinio sulla scorta del Friedlàn-
<1er, esamina quale fosse il lusso di Roma in quel tempo in
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28 RKCKN810NI B NOTK BIBL106BAFICHB — O. B. BOVINO
relazione alla severità antica, e conchiude con un bilancio
ordinato delle beneficenze di lui o verso la patria e verso la
famìglia e verso gli amici.
Proseguendo in questa ricerca rAllain dedica un capiloloai
contubernute.s o agli amici di Plinio, raggruppandoli in due serie,
transpadana Tuna, veneta l'altra. E qui ci sfilano dinanzi gli
uomini più ragguardevoli del tempo: Pompeo Saturnino suo con-
fidente e consigliere riguardo alla pubblicazione^ei suoi scritti,
e poi Galvisio Rufo, e Sempronio Rufo, e Sestio Erucio Cloro,
e quindi uniti nella carriera degli onori sotto Domiziano, Plinio
e Galestrio Tirone.
Allo studio sulla vita privata segue quello sulla vita jmb-
blica, esaminando e discutendo le iscrizioni di Como e di Milano.
E qui TAllain apre una digressione non certo breve sugli im-
peratori Romani da Nerone a Traiano, sulla storia naturale di
Plinio il vecchio, su Pattante favorito di Nerone, e, giunjo a
Domiziano, studia quale parte ebbe Plinio nei pro<';essi in questo
tempo famosi, quello della Vestale Cornelia e di Liciniano. Percor-
rendo poi la carriera di Plinio ce lo presenta {lumen dici Titi
Augusti e lo accompagna con una digressione sui flamiiia, come
con una digressione sul decemvirato, sul tribunale militare e sul-
Tordinaniento degli eserciti romani Io accompagna a mano a
mano che sale i vari gradi e giunge in Siria. E qui Plinio alterna
le occupazioni militari con lo studio della filosofia, ed era per
questo necessaria una nuova digressione sulla filosofia, sulle ori-
gini del cristianesimo e sulla corrispondenza fra Plinio e Traiano.
Plinio ottiene il grado del sevirato, poi la questura, indi entra
in senato; e qui nuova digressione sul senato, suirammissione in
senato sotto Domiziano e sull'ordinamento di questo sotto i vari
imperatori. La carriera di Plinio gli porge pure occasione a
dissertare sul tribunato della plebe, sulla tesoreria militare da
Augusto in poi, sulla tesoreria dello Stato sotto la repubblica,
sul fiscus, sul consolato, sul ias trium filioìnmi, sul consiglia
imperiale. Non basta ancora. Plinio è nominato curator alvei
Tiberis et riparum et cloacariim urbis e deve seguire una
digressione sull'amministrazione dei lavori pubblici; ottiene
l'augurato ed ecco una digressione sull'ordinamento e sui gradi
del sacerdozio Romano; va al governo della Bitinia e segue uno
studio sulla ripartizione e sulla classificazione delle provincie,
«ulle attribuzioni dei governatori e dei capi gabinetto, sulla Bi«.
tinia, sui confini e sulle principali città. Tornando finalmente
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ETÀ PBKBOMANA B BOMANA — B. ALLAlN 2{)
-a Plinio esamina le riforme ed i miglioramenti che egli in-
trodusse neiramministrazione della provincia, e studia a mano
a mano la corrispondenza frequente con Traiano, per addentrarsi
nella questione sui primi Cristiani e suU'Apologeticon di Ter-
tulliano. E Tesarne non si arresta alla corrispondenza, ma si
aggira anche intorno ai rendiconti airimporatore riguardo ad
affari che non richiedevano risposta, ma che Traiano tuttavia
trova troppo frequenti e anche inutili. Dal complesso però ap-
pare che ramministrazionc di Plinio fu d'uomo onesto e di ca-
Tattere, e che onora o lui o Timperatore che in lui ripose cosi
larga fiducia.
Ed eccoci di nuovo in una questione di critica; la corri-
spondenza fra Plinio e Traiano ed i rendiconti sono essi auten-
tici? La questione è complessa e varia secondo che in un senso
f) neiraltro si esamina in relazione all' Apologetico di Tertulliano ;
ina TAllain conchiude in favore deirautenticità.
Esaurito questo argomento, TA. si volge a ricercare quali
siano stati i prololtori, quali gli emuli, quali i protetti di Plinio,
e qui ci vediamo innanzi una schiera numerosa d'uomini di
t'ama intemerata, o anche fra gli emuli non appare nessuna per-
j*ona d'animo volgare.
In sul finire TAllain comincia a studiare la vita oratoria
di Plinio, ma questa parte è preceduta da una digressione sulla
retorica, sul carattere serio del popolo greco e romano, sul ro-
tore Seneca, su Quintiliano, sui temi proposti a svolgere nello
scuole di retorica, e si arriva ai primordi di Plinio e ai suoi
studi preparatori per avviarsi alla carriera oratoria.
L'esame di questo volume non ha potuto procedere molto
organico, anche perchè il libro manca di unità. Il materiale
raccolto è molto, troppo forse, e dalle note specialmente
appare corno l'AUain abbia letto e studiato quanti scrittori
in un modo o nell'altro parlarono di Plinio o dell'età sua.
Ma se il raccogliere materiali è indizio di coscienziosa e pa-
ziente ricerca, il disiK)rlo con ordine e tratteggiare con sobria
precisione un determinato ambiente e in questo farci rivivere
il personaggio preso a studiare rivela l'abilità del critico. Ora
in questo volume né l'ambiente è delineato con storica esat-
tezza, né la figura di Plinio ci appare con contorni notti e pre-
cisi, come l'ampiezza dell'opera prometteva.
(t. li. Bonino.
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30 RECENSIONI E NOTE BIBLIOQRAPJCHB — C. RINAUDO
3. ALTO MEDIO EVO (SEC. V-XI).
WALTER LOWRIE, Christian art and ardKVOlogy, — New
York, The Macmillan Company, J1X)1.
A. VENTURI, Storta dell* arte italiana. I. Dai primordi del-
Varte cristiana al tempo di Giustiniano. Milano, Ulrico
Hoepli, 1901.
QuantiuKiiie qucsli due volumi abbiano un campo ili ricerche
e (li studi in ^ran parte comum», risalendo alla primitiva arie
cristiana, por seguirne le vicende nello niolt(»plici sue manife-
vlazioni sino ai primi secoli del Medio Evo, si propongono però
intento molto diverso, e secondo la diversità dogli scopi
vogliono essere apprezzati. Il Lowrie ha il proposito di fornire
una guida alla visita dei monumenti della chiosa primitiva;
il Venturi p(?r la natura d(»l periodo storico, che qui imprende
a studiare, tratta molli argomenti identici, ma il suo campo è
più vasto e il suo metodo informato a critica più severa, perchè
(^gli mira ad una Storia dell'arte italiana, di cui qui nai-ra la
fase, decorrente da Costantino a Giustiniano.
• «
21. — Il Lowrie ha visitato i monumenti di cui discorre, e potè
vedere molti degli oggetti che formano l'argomento d(d suo ricco
manuale, ad un tempo consultò una larga soriculi opere storiche,
archeologiche e artistiche, di cui ci fornisco in appendice^ una co-
piosa sistematica enumerazione: antichi testi illustrativi dei monu-
menti cristiani, storie d(»gli sludi dell'arto cristiana, opere di
(iio. Battista De Rossi, enciclopedie e riviste di archeologia
cristiana, miscellanee, scritti didattici, opere sulle catacombe,
sidrarchiteltura, sulla pittura, sulla scoltura, sui mosaici, sulla
miniatura, sulle arti minori e sul vestiario.
Fornito di questo ampio e dotto apparato, l'i^Lcregio A. i)ro-
metto alcune considerazioni d'ordine generale sul carattere
dell'arte cristiana primitiva, sui limiti di questo periodo, sulla
classificazione e distribuzione dei monumenti, sullo fonti e
sulla letteratura archeologica cristiana; indi divide in cinque
parti il suo studio: cimiteri cristiani, architettura, pictorial
art, arti minori, vestiario civile ed ecclesiastico. Lo catacombe
sono descritto noi loro piani, nelle denominazioni, noi modi di
tumulazione, nelle costruzioni, nel culto che vi si praticava,
nelle agapi, noi rapporti colla leggo, nelle iscrizioni e anche
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ALTO MKDIO BVO — A. VBNTDRl yìì
nella storia dopo il quarto secolo. Nel capitolo deirarchi lettura
la basilica forma arj4:omcnto essenziale dello studio, con qualche
accenno alle chiese di tipo bizantino; segue la descrizione mi-
nuta di tutto quanto ne costituisce il mobilio ; e non mancano
notizie sulla posizione delle chiese e sui luoghi circostanti.
Sotto il titolo di j!?ictor/ai ar^r A. comprende le pitture cristiane
primitive, la scoltura nelle sue varie esplicazioni, i mosaici e
le miniature. Ascrive alle arti minori i vasi eucaurislici, le
lampade, i turiboli, i vetri, i tessuti, gli arazzi, le medaglie,
ed altri oggetti minori. Gli oggetti di vestiario, come la tunica,
la dalmatica, la pianeta, la clamide, la toga, il pallio, la stola,
il manipolo, occupano Tultimo capitolo.
Numerose illustrazioni, tratte direttamente da fotografie e
da pregevoli collezioni artistiche, in tutto 182, non servono solo
di ornamento, ma contribuiscono airintelligenza del testo.
'22. — Il prof. Adolfo Venturi, uno dei più intelligenti ed operosi
critici d'arte deiritalia moderna, e de' più valenti sostenitori
del criterio storico per determinare il vero autore delle opere
d'arte e anche per meglio apprezzarle, ha con Topera cosi
nobilmente iniziala i-isolulo un grave problema : formare una
storia delFarte poggiata sopra una savia e serena erudizione
critica, ed esposta in modo cosi geniale da attrarre il. lettore
anche meno competente allo studio deirarle. Se con questo
intendimento e con questo metodo si scrivessero tutti i libri d'arte,
facile sarebbe diffondere l'educazione artistica in tutte le classi
sociali, senza venir meno alle esigenze della scienza. Senza dubbio
però alla riuscita felicissima deirimi)resa contribuiscono larga-
mente le AQ2 incisioni in fototipografìa, chiare, nitide,, eh^ganti,
trascelte dalFA. con fino sentimento d'artista e applicate con
dotto criterio al tosto. L'editore U. Hoépli da gran signore volle
aggiungere tipi veramente squisiti, e carta, che dà risalto alle
splendide incisioni.
Del carattere scientifico del lavoro è già indizio l'estesa e
accurata bibliografia sopra ogni argomento trattato, tanto che
per se sola già cosliluisce per gli studiosi un pregio singolare.
Vedasi a p. 4 la bibliografia sulla pittura delle catacombe, a
]). 34 sulle divinità criofore (^ il buon Pastore, a p. 40 sul-
l'arco di Costantino, a p. 84 su Prudenzio o le sue opere, a
p. 88 sul Phisiologus <» sui bestiari, a p. 9'i sugli evaiigc^U u
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^S2 KKCRNSIOSI B MOTE BIBLfOGKAPlCHK — C. BIMAUDO
apcK-rifi, a i>. 100 sulle rofoiido, a p. 121 sulle basiliche, a
p. 191 su Filostrato, a p. 192 sullo pitture del palazzo di Pam-
diiachio, a p. 201 su Paolino da Nola, a p. 229 sui mosaici di
Roma, a p. 279 sui mosaici di Ravenna, a p. 304 sulla minia-
tura dei bassi tempi, a p. 3<Mi sul codice purpureo di Rossano,
^ p. 31^r7 sulle stoffe medioevali, a p. 404 sui vetri dorati, a
p. 420 sui sarcofagi cristiani in generale, a p. 441 sui sarcofagi
ravennati in particolare, a p. 444 sulle colonne del ciborio di
San Marco, a \). 45(3 sulla teca eburnea di Brescia, a p. 40()
sulla pretesa cattedra di Massimiano, a p. 476 sulla porta di
Santa Sabina, a p. 484 sui dittici di consoli e funzionari, a p. 497
sui dittici profani in generale, a p. 504 sui dìttici sacri, a
p. 512 sulle cassettine civili di avorio e sulla cattedra di San
Pietro, a p. 532 sulle pissidi, teche e torri eburnee e sulle ta-
volette rappresentanti la Passione nel British Museum, a p. 539
suir industria ceramica, a p. 543 sulla numismatica dei bassi
tempi, a p. 546 sui clipei, a p. 555 sulla croce e sull'arte del-
rintaglio in gemme.
Nel primo capitolo, che può considerarsi come un'introdu-
zione al volume, analizza coi documenti dell'archeologia primi-
tiva cristiana il rinnovamento delle arti determinato dalla nuova
religione, penetrando nelle catacombe, e con soave linguaggio
richiamando il dolce simbolismo primitivo e soprattutto l'imma-
gine del Buon Pastore: indi ci presenta le fonti dell'ispirazione
artistica in tanta parte del medio evo. A tal fine descrive la
enciclopedia di Marciano Gapella De nuptiis ìihllologuc et
Mercwvi e la Psyconiachia di Prudenzio, a cui l'arte attinse
la rappresentazione simbolica delle scienze, delle arti e dello
virtù ; il Pìiyslologufi di Taziano nelle sue varie compilazioni e
i numerosi bestiari moralizzati, che ispirarono gli artisti nella
decorazione delle cattedrali, e nel rappresentare innanzi alle
porte romaniche, negli stipiti, nei capitelli, su per le arcate, lungo
i fregi, soggetti fantasmagorici con animali di strana energia,
spaventosi, spiranti fuoco infernale, drizzanti le ali spinose; le
leggende pagane, rimaste nella tradizione, specialmente circa
le Sibille, di stirpe profetica: e gli originali racconti dei van-
geli apocrifi. Fu consigliala questa prefazione letteraria da un
profondo pensiero; perchè prima che le arti rappresentative
•diano figure alle immagini della fantasia dei poeti, bisogna che
esse si riflettano attraverso le anime e si fissino colla tradizione
orale e letteraria nella coscienza popolare.
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ALTO MEDIO BVO — W. OHR Xì
Nei tre cai>it()li successivi V esimio A. tratta con ordine
parallelo deirarchitettura cristiana, della pittura e della scul-
tura da Costantino a Giustiniano, confortando le suo afferma-
zioni continuamente con i migliori esempi dei monumenti su-
perstiti, 0, laddove manca od è scarso il documento, con la
autorità dei tosti contemporanei. Due forme architettoniche si
prestarono alle nuove esigenze: la centrale per i riti battesi-
mali e le onoranze funebri, e la basilicale per lo riunioni dei
fedeli nella casa del Signore; onde i battisteri, i mausolei, le
chiese rotonde, le basiliche cristiane e le antiche aule mutate
in chiese formano il soggetto essenziale dello studio sull'archi-
tettura, mettendo in accurato rilievo le trasformazioni succes-
sive delle forme architettoniche. Della pittura, poco esercitata
dai Romain*, TA. indaga anzitutto le mutazioni subite nei bassi
tempi dell'impero; indi largamente e genialmente s'intrattiene
sulla pittura decorativa, sulle invenzioni letterarie e rappresen-
tazioni pittoriche, sui musaici di Roma, di Napoli, di Milano e
di Ravenna, sui codici e rotoli miniati, sulle stoffe istoriate e
sui vetri dorati. Premesse alcune considerazioni sullo sconvol-
gimento artistico nella scultura del decadente impero, il Ven-
turi fa tesoro in questo capitolo di un copioso ed eletto matc^
riale da lui raccolto e nelle sue ispezioni artistiche e nei libri,
per rappresentarci la più grande varietà di oggetti: busti, statue,
rilievi, sarcofagi cristiani di Roma, Ravenna e altri luoghi, le
colonne anteriori del ciborio di San Marco in Venezia, intagli
in avorio, in osso e in legno, la teca eburnea di Brescia, la
cattedra ravennate detta di Massimiano, la porta di Santa Sa-
bina in Roma, dittici consolari, profani, sacri, cassettine civili
bizantine e frammenti di altre, pissidi, teche e torri eburnee
cristiane, lavori d'argilla, metalli battuti, filati, incisi, incro-
stati, monete, clipei, ciste, croci, gemme, ecc.
Auguriamo, che presto siano publicati gli altri volumi, che,
continuati sulle orme del primo, daranno all' Italia una storia
dell'arie veramente degna del soggetto e specchio dei progressi
della critica storica applicatii all'arte.
G. RlNALlK).
W. OHR, Dar Knrolingische Gottesstaat in T/taorie unti Praj-is:
Dìss. Lipsia, Koernet, 19()2.
23. — É questo un nuovo tentativo fatto per comprendei'e
quale fosse, nel pensiero dei contemporanei, la posizione giu-
Rivìsta statica italiana, 3a s., n, 1. :*
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V>\ KECENSIOMI B NOT« BIBLIOOUAFK UK — C. CIPOLLA
ridica, politica e religiosa di Carlo Magno, prima (M Natale dei-
ranno 800, di fronte al Papato. L'A. crede» che Carlo Magno si
riguardasse quale ^vector, princeps eccleskiei^j e non soltanto
della Chiesa Franca, ma di tutta la Chiesa. Egli infatti si occupò
di questioni teologiche dibattute al di fuori del suo dominio. In
lui adunque cessava ogni differenza fra l'ordine ecclesiastico e
l'ordine civile. L'uno e T altro si unificavano in lui, e da lui
dipendevano. Questa teoria era desunta specialmente dall'Antico
Testamento: sicché Carlo Magno è chiamato Davide, Molchise-
docco, etc. Tale teoria, a filo di logica, escludeva Tautorità del
Papa, eppure anche Tautorità del Papa per tutta la Chiesa è
riconosciuta dai Franchi stessi, in modo assolutamente esplicito.
(]hiedesi dunque TA. come n>ai potesse ciò accadere. Debole
assai è la spiegazione ch'egli dà di tale contraddizione. Per lui
la contraddizione, cosi in teoria, siccome in pratica, rimase
latente, perchè agli uomini del sec. Vili era siffattament;e incon-
cepibile una lotta fi'a Chiesa e Stato, che non la vedevano, anche
quando c'era, e c'era in modo patente.
La questione comprende punti molto scabrosi ed assai di-
simtati. Ma FA. la rende anche più difficile di quanto sia, poiché
il concetto politico-ecclesiastico di Carlo Magno è evidentemente
esageralo, né i passi che FA. cita, bastano, a gran tratto, per
consolidare le sue deduzioni. Oltre a ciò FA. dimentica affatto
di comparare questo atteggiamento del re Franco, colla tradi-
zione degli imperatori romani dell'età cristiana, e con quanto
avveniva nell'impero bizantino.
Più importante che non l'opuscolo in sé panni Fappendico
sui mìssL Contrariamente all'opinione corrente, secondo la quale
soltanto dopo il Natale del T anno 800 furono nominali missi
alcuni ecclesiastici di elevala dignità, egli trova dato l'officio
predetto ad Ottone, vescovo di Salisburgo (791), nonché a.Teo-
dolfo, vescovo di Orléans, e a Leidrado di Lione (707 j*), che
veramente contavano fra gli ecclesiastici di maggiore autorità
e dignità.
Carlo Cipolla.
GIUSEPPE SALVIOLI, Le Decime di Sicilia e specialmente
quelle di Girgenti. Ricerche storico-giuridiche, Palernao,
Alberto Reber, 1901.
24. — La questione, con molta dottrina trattata dal pro-
fessore (tiuseppe Salvioli, ha molto tenuto in agitazione gli stu-
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ALTO UKDIO ItVO — G. SALViOLl 35
diosi e i capi-parte della politica, che in questi ultimi tempi, si
fecero promotori di assemblee popolari per la enunciazione di
un voto solenne. Il prof. Salvioli con le autorità storiche la
rileva nella sua interezza, suffragandola su quelle pergamene e
diplomi, che, ritenuti sempre veraci, furon creduti una colonna
granitica. Ma essi oramai cedono ad un esame minuto e rigo-
roso, e la falsità dei medesimi è desunta con profondo razio-
cinio. Le argomentazioni mirano a far conoscere quale sia stata
l'indole delle decime, se domenicale o parrocchiale;, e a un tale
esame procede anche ponendo in disparte il diploma girgentino
del 1093, assai discutibile. Dimostra il Salvioli come non mai
le decime girgentine furono domenicali, mancando ogni carat-
tere su cui si fondavano le teoriche domenicali; ne poternelo
investigare risalendo a' Normanni, i quali non si curarono di
introdurre quel che non aveva avuto esistenza, cioè oneri spe-
ciali fondiari. Dal che si viene a dedurre come esse decime non
fossero che parrocchiali, avendo assunto allora i Vescovi anche
le funzioni di parrochi. E con tale affermazione il prof. Salvioli
illustrava e ribadiva il concetto acuto del (Gregorio, che, nelle
Consicleì^azìoni sul Diritto Pubblico Siciliano, aveva scritto:
« Per antichissima osservanza contemporanea allo stabilimento
del governo normanno in Sicilia furono somministrate alle chiese
cattedrali le decime dei fondi e delle rendite regie. Queste de-
cime non furono che puramente ecclesiastiche >>.
Se nel lavoro del Salvioli si scorge quella dottrina, ch'egli
possiede si varia, singolare cosa ò il capitolo VI, in cui son
trattati gli argonieìiti per la clominicalità; e dove, chiare
dimostrazioni oppugnano le contrarie, sostenendo come la
diocesi di Girgenti, pari alle altre di Sicilia, è di ìxgio jialro--
nato perchè fondata e dotata dal re, e non ])er la conces-
.sione delle decime che da Ruggiero nemmeno furono date come
dotazione beneficiaria. Egli scrive : « Quando avvenne la con-
quista, la Sicilia non aveva parrocchie, e i. Normanni vo-
lendo ripristinare il culto cattolico con tutta la sua efficacia, si
accinsero a creare gli organi principali, riservando all'avvenire
la creazione degli organi minori. Quindi anzitutto divisero il
teiTÌtorìo siciliano in diocesi, le quali di fatti chiamarono jìar-
rocchie, ed i parroci che in seguito furono delegati dai vescovi
alla cura delle anime, dissero cappellani: dunque al vescovo
appunto spettavano le decime sacramentali, come quegli che
aveva cura d'anime e che veramente tunzionava da parroco».
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3() BBCENSIONI B NOTE BIBLIOOBAFJCHB — F. OUARDIONB
Se potessimo ancora dilungarci, adducendo le stesse parole
del dotto scrittore, mostreremmo come il tema possa dirsi esau-
rito, si che ora messa lucidamente in rilievo la dottrina e le
speciali parti controverse, i magistrati potranno, con altezza di
vedute, enunciare i loro responsi. F. (Uardione.
4. BASSO MEDIO EVO (SEC. XI-XV).
CAMILLO MANFRONI, St07^ia della marina italiana dalle
invasioni barbariche al trattato di Ninfeo (anni di C.
400-1261). Livorno, Giusti, 1809.
Storia della marina itaìiaìia dal trattato di Ninfeo alla
caduta di Costantinopoli (1261-1453), Parte L Dal trat-
tato di Ninfeo alle nuove Crociate. Livorno, Giusti, 1902.
25. — Importante contributo alla storia d'Italia reca questa
opera, condotta soi)ra un largo e boa immaginato disegno, colo-
rito con efficacia, mercè una seria, ponderata, e vastissima
preparazione ; le cui solide fondamenta son cementate dal rigore
di metodo storico, e dalla critica avveduta e prudente, anche
quando i fatti non ricevono rincalzo da prove dirette e sono
esposti per via d'ipotesi, le quali alcuna volta possono sembrare
ardite, ma non si presentano perciò meno logicamente dedotte
da acuto raziocinio. L'argomento assai complesso presentava
non lievi difilcoltà cosi nella intrinseca materia, come nel modo
di svolgerla e disciplinarla, poiché TA. si proponeva di trattare
della marina italiana, non solo per quanto concerne gli avveni-
menti puramente» militari, ma rifacendosi ad esporre per qual
fruisa si determinarono e si svolsero tutte le energie marina-
resche, il fine a cui vennero indirizzate, la potenza che no
derivò ai popoli italiani, gli effetti onde nell'ordine economico
e politico si vantaggiarono nel variare delle condizioni, lungo
il coi'so dei secoli, le terre d'Italia.
A si poderoso lavoi'o e con intenti cosi larghi nessuno si
«ra accinto fino a qui, e perciò questo del M. assume una
doppia inii)ortanza rispetto alla storia civile, politica e militare,
come quello che ci mette dinanzi in un quadi'o genialmente
rilevate le fasi varie e molteplici degli avvenimenti marinareschi,
coordinati opportunamente allo vicende generali donde essi
jMUOvono sovente, e ne" quali si compenetrano e si appuntano.
Di qui la originalità dell'opera che nulla trascura di quanto
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BASSO MRDIO EVO — C. HANFBONl 37
può giovare ad illustrazione del soggetto, si dal lato puramente
storico, come dal lato della tecnica per quel che concerne i
fattori e gli strumenti della navigazione.
La prima parte comprende un lungo periodo, perchè inco-
minciando dalle invasioni barbariche si chiude con il trattato
di Ninfeo, come qnello che segna un nuovo punto di partenza
alle condizioni della marineria italiana rispetto al suo svolgi-
mento politico ed economico, mentre i fatti che ad esso con-
dussero determinano un radicai mutamento negli istituti, negli
ordinamenti, nella potenzialità delle nostre città, le quali tennero
il dominio del mare, donde le lotte inevitabili fra quelle che
meglio e più spiccatamente rappresentarono le forze vive del-
l'arte nautica, a fine di raggiungere Talta podestà del com-
mercio marittimo e dei possedimenti coloniali. Sono ben nove
secoli di storia con diligenza illustrati mercè l'indagine ac-
curata d'ogni maniera di fonti, donde emerge la compiutezza
doir opera nel succedersi degli eventi.
Se è vero che il periodo dell'alto medioevo porge all'autore
ti-oppo spesso argomento di incertezze e di scarse notizie, bi-
sogna tuttavia convenire, che egli ha saputo e potuto ricostrurre
con molto acume quel tanto di più sicuro e probabile gli fu
dato rilevare in mezzo a si grande oscurità. Nelle imprese
marittime dei barbari conquistatori d'Italia, nelle lunghe e
diuturne lotte con l'impero d'oriente è ben giusto il riconoscere
l'opera e la mano degli italiani, sebbene fosse ormai mancato,
(> rimanesse attutito il sentimento nazionale per cui un popolo
acquista nome e dignità personale. Oli abitatori delle nostre
marine erano pur sempre figli e nipoti di coloro che avevano
solcato le acque con tanta fortuna, e, pur' caduti in basso e in
potere d'altrui, non poteano dimenticare ne gli esempi ne gli
insegnamenti degli avi ; quindi allorquando ai barbari occorse ap-
prestare armate o costrur navi, certo si giovarono de' marinai
italiani; senza dire che ad essi, per natura e per tradizione
rimase, più o men viva e feconda, l'opera dei commerci. Ma
quando a poco a poco incomincia a ftìrsi strada la coscienza
del proprio valore, allora le principali città marinare si ride-
stano e vanno riconquistando con varia ma sicura fortuna quel
primato che le avvia a più alti destini. Le cause di si fatto
risveglio vengono dal M. chiaramente ricercate ed esposte ;
e di qui con più copiosa materia entra a trattare del suo argo-
mento, seguendo quanto è possibile l'ordine cronologico.
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38 KECRMSIONI E NOTK BIBLIO&BAFICHB — A. NKKI
Di questa guisa ci passano dinanzi, con efficace rilievo, lo
varie vicende che nello svolgersi dei secoli alla marina italiana
si attengono, poste sempre in relazione con quelle degli alti-i
popoli, donde attingono ragione di causa e di effetto. Gampeg-
i^iano in questo gran quadro singolarmente Amalfi da prima;
Venezia, Genova e Pisa da poi. Nel divisare le varie fasi di
codeste potenze marittime, non solo TA. sagace reca il contri-
buto di nuova luce con Tesame coscienzioso ed imparziale
delle fonti; ma se non si perita di relegare fra le leggende le
esagerazioni di cronisti partigiani, o le fantasiose invenzioni di
poeti, sa trarre da alcune di esse quel tanto di fondamento
storico che riesce giovevole alla più esatta conoscenza di non
ben chiariti particolari, o delFambiente in mezzo al quale alcuni
fatti, ne di poco momento, si determinarono.
Nei sedici capitoli onde, con buon criterio della economia
l^enerale, si trova disciplinata Tanìpia materia, noi troviamo
mantenuto in modo costante il metodo crìtico adottato dall' A.,
di guisa che ciascheduno narra e discute quel tanto di conte-
nenza stabilito da lui nell'ordine complessivo delTopera, e vi
adopera sempre uguale ed uniforme intendimento, il che dimostra
come ei possieda e domini in ogni parte il suo argomento senza
incertezze od omissioni. Se parecchi dei fatti che si riferiscono
alla storia generale ricompaiono di necessità in queste pagine,
essi assumono quegli atteggiamenti e quella fisonomia, onde
nuovamente s'illustrano, in virtù delle nuove indagini e del
materiale recente, studialo acutamente dall'autore, il quale ne
fa discendere conseguenze e conclusioni ferme e persuasive.
Ma Topera si arricchisce di parti assolutamente notevoli per
originalità di trattazione. Tutto quanto, per via d'esempio, si
riferisce alla marina dei Normanni, al suo costituirsi, allo svol-
gersi, e al declinare riceve qui per la prima volta quel vivis-
simo lume che fino ad ora si desiderava, e invano era altrove
ricercato. Eppure essa è tanta parte delle vicende marinaresche
d'Italia, ed ha cosi intime relazioni con i fatti di que' tempi
fortunosi! Ora noi possiamo, in grazia dell'opera acuta del M.,
entrar ben addentro allo cagioni, dalle quali mossero ed ebbero
sviluppo alcuni importanti avvenimenti rimasti o non ben chiari o
del tutto ignorati. Del pari ci è dato veder posto in miglior luce
e con più esatti criteri giudicato il grande contrasto fra le
repubbliche nostre, il supremo movente delle loro alleanze, v
il romper guerra feroce Tun l'altra fino allo sterminio. Né meii
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BASSO lllfDIO EVO — C. MANFAONl 30
evidenti e manifesti appariscono crii effetti di qneì gran fatto
religioso e politico ch'ebbe nome dalle crociate; singolarmente
ne emergono quali e quante influenze abbiano esse esercitato
suiratteggiarsi e sullo svolgersi della marina italiana; quanta
parte sia da attribuirsi a questa nel succedersi e nel rinnovarsi
di quelli avvenimenti ; con quali accorgimenti le città marinare
li secondassero; qual prò infine ne abbiano ritratto. Cosi ci è
aperto il campo a considerare di qual guisa s'iniziarono e si
costituirono lo colonie in oriente, per quali vie si afforzarono
e si mantennero, come mossero e determinarono le diuturne
rivalità, che imperversando contristarono le repubbliche nostre
marittime, mentre Tuna cospirava airabbassamento deiraltra
neirintonto di godere intera e indisputata la supremazia eco-
nomico-politica per mezzo del libero dominio del maro. E di vero
siamo scorti dalKA. con mano sicura nella congerie de* fatti
concomitanti a considerare i principii onde provenne e a poco a
poco si affermò, in virtù della forza materiale e degli accorgimenti
politici, la preponderanza di Venezia, mentre (ìenova intesa a
sbarazzarsi della molesta rivale toscana, s'apparecchia a tener
essa a sua volta regemonia marinaresca. Ed ecco che la stella
della prima impallidisce, e già percorre quella parabola discen-
dente che la condurrà a vedersi, suo malgrado per forza d'eventi,
strappato l'impero. Questo punto importante che separa nella
storia due ben distinti periodi è il trattato di Ninfeo, con il
quale il M. chiude la narrazione del primo volume. Egli saga-
cemente scruta le condizioni interne ed esterne che condussero
a quell'accordo, e su di esso si ferma a considerare i nuovi
atleggiamenti assunti, in virtù sua, dagli Stali e dalle Repub-
bliche, che ad esso concorsero. I quali atteggiamenti se da un
Iato si rivelano conseguenza naturale di cause più o men remote,
diverranno essi stessi effettori di notevolissimi avvenimenti,
argomento delle i)arti successivo della presente istoria.
Ecco infatti la seconda parte dell'opera, uscita nel corrente
anno, che si apre con il racconto della lotta fra Genova e Ve-
nezia ormai dichiarate manifestamente rivali. Lievi ed occasio-
nali in apparenza le cause del dissidio, ma in effetto profonde
e derivanti dalle condizioni interne ed esterne delle due repub-
bliche. La lotta si accende subitanea, grave, ed accanita, e se
i risultati militari non si chiariscono immediatamente favorevoli
in tutto alla prima, essa però sa destreggiarsi in guisa da ot-
tenere que' vantaggi che le saranno scala ad innalzarsi in breve
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40 RBCENSIONI S NOTK BIBLIOQRAFICHK — A. NERI
a tal virtù di potenza da costituire il suo predominio, contra-
sistato si, ma indiscusso e ben fermo sullo cose del mare. L'acu-
iezza dello storico ha subilo luogo di mostrarsi nel ricostrurre
con dati certi, e illazioni plausibili, la guerra scoppiata poco
dopo il trattalo di Ninfeo. E questa medesima sicurezza nel
saper trarre opportuno partito dalle fonti, prive di parti-
«'olari per lo più, spesso in contraddizione fra loro, poste
in relazione con documenti diretti o laterali si riscontra nel
processo e nello svolgimento del racconto, là dove in piena
luce apparisce, quanto è consentita dalle scarse notizie, la ma-
rina angioina ne' suoi inizi e la parte notevolissima e di capi-
tale importanza ch'essa ebbe poi ne' successivi avvenimenti,
ni qui muovono e si chiariscono i due periodi, capitali per la
nostra storia, della guerra del Vespro, la quale porge ragione
delle concomitanze onde si innesta i» si fonde coi l'atti generali^
i*he in ispecie con Tumiliazione di Pisa determinano la supremazia
(Ji Genova e quindi Tinevitabile cozzo di Gurzola; epilogo del
fiatale decadimento di Venezia, dal quale indugerà molti anni
ancora a rilevarsi, mentre per la rivale, giunta ormai al più
dto fastigio della potenza, incomincia la parabola discendente,
i cui effetti, lenti ma sicuri, i casi successivi vengono man
mano illustrando. E la lotta frattanto prosegue in diverse forme,
si giova di tutte le industrie, assume vari atteggiamenti; ma
tt diuturno dissidio e la tabe intestina nell'odio e nel rancore di
parte manifestano la condizione dannosa di quelle repubbliche,
le quali avrebbero potuto cementare una forte compagine da
impedire l'avvento e la preponderanza straniera.
L'A. che si era proposto di condurre il racconto di questa
secondo volume fino alla caduta di Costantinopoli (1453), si è
deliberato, secondo noi con ottimo consiglio, a dar fuori la
prima parte di si fatto periodo storico; quella cioè che con le
pratiche iniziate per le nuove crociate ed altri fatti di capitalo
momento riferentisi alla politica di Venezia e di Genova,
si'gna un giusto fine a se stessa, e prelude a grandi mutamenti
eil a nuove contingenze. E' men d'un secolo di storia; ma
denso di fatti di singolare importanza, alla conoscenza de' quali,
IH'V ciò che riguarda peculiarmente le azioni marinai'esche, non
?^opperivano le opere d'indole generale; e quelle particolari o
non presentavano che una faccia, un aspetto de' singoli avve-
nimenti, 0 miravano ad un fine alquanto diverso da quello
propostosi dal M. Onde a lui, per colorire il disegno dell'opera
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• .^!J.\*--.h":
BASSO MEDIO KYO — C. MANFBONl 41
fondamentale a cui s'era accinto, convenne rilìirsi da capo, e
con accurate indagini, illuminali raffronti, sapienti controlli,
rilevare il pieno, il massiccio, secondo l'espressione muratoriana,
dei latti, esponendoli in quella nuova luce che le prove e la
felice intuizione gli sù^erivano. Cosi se, con pietodo costante,
è riuscito nel primo volume a snebbiare, per quanto gli fu pos-
sibile, certi punti restati per lungo tempo controvei-si od oscuri,,
ora ha ricostrutto un periodo de' più momentosi nella storia
delle repubbliche marinare italiane, raccogliendo nuova messe
anche in que' campi che già parevano da altri mietuti.
Le cinque appendici, con le quali si chiude il primo volume ,^
compiono nella parte scientifica tutto quanto ha tratto alla
vita navale, alla tecnica, alla legislazione, all'organismo am-
ministrativo delle colonie, e via dicendo. Ma codesta vita navale,
se permane col succedersi dei secoli nelle sue linee generali,
si modifica e si trasforma nelle applicazioni e nei metodi par-
ticolari a seconda delle imprescindibili evoluzioni prodotte da
nuovi trovati, da scoperte geografiche, da mutamenti sociali ;
e perciò vedremo chiudersi anche il volume secondo con una
serie di appendici di non lieve importanza.
Giusto titolo di compiacimento ha il M. per aver con
nuovi studi e più acuto criterio dilucidato tanta parte della
nostra storia, la quale sarebbe monca ed incompiuta se non
abbracciasse, come in questa opera, si largo campo nello svol-
gimento de' fatti italiani in relazione con quelli esterni, e con
la ragion politica predominante ne' vari periodi, e Jielle diverse
imprese. E' lavoro nuovo, alla cui composizione non poteva
esser atta se non una mente dotata di un esatto criterio sto-
rico e di una indefessa operosità. Da ciò la piena competenza
della materia, acquistata mercè lo studio di tutto quanto, più o
men direttamente, al soggetto poteva riferirsi.
Buono il disegno fondamentale, buona la divisione e l'eco-
nomia delle parti, e buona altresì in generale la forma per
semplicità e chiarezza; che se un minuto esame potrebbe forse
dar argomento a qualche rilievo, a qualche osservazione, per
ciò che concerne fatti particolari, oppur(» ipotesi ed opinioni
d(*irA., e so altri documenti poli-anno consigliare od aggiunte
(> modificazioni, le linee generali rimarranno inlatt(% e ninno
potrà dispensai'si dal ricorrere all'opera del M., che» è una delle
meglio pensate ed eseguile in questi ultimi anni in Italia.
AcHiLLK Nkiu.
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42 RECENSIONI K NOTB BIBLIOORAFICHK — P. FRANCIOSI
CtINO SGARA.MELLA, Alcmie antiche carte di Campobasso.
Campobasso, tip. dol «Corriere del Molise», 1901.
20. — Fra i doeumenli rintracciali negli archivi e negli
uffici della città di Campobasso, che potrebbero benissimo ser-
vire col sussidio dei cronisti dell'epoca a tessere qualche mcn
nografìa storica, ve n'è uno del 1440 rilerentesi all' esenzione
di alcune tasse concessa da Alfonso di Aragona M" Università
dei Campobassesi, un altro di Ferdinando I che accorda privi-
legi a quei cittadini, ed infine un terzo del 140(5 di Carlo Vili
a favore dei vari paesi del Molise, sotto aspetto di diploma, og^i
esistente solo in copia presso vario famiglie private. Nel-
Tarchivio della chiesa di S. Leonardo si trovano pure carte
antiche concernenti per lo più donazioni, contralti, bolle pon-
tifìcie e brevi vescovili. Altri documcMili del genere furono
rinvenuti nelKarchivio iu»lla chic^sa della Libera, nell'archivio
vecchio della Prefettura, in quello provinciale di Stato ed in
quello notarile.
Lo Scaramella inibblico sei di codesti documenti, (» pre-
cisamente: una convenzione fra Roberto di Molise, signore
di Campobasso e gli abitanti di questa terra suoi sudditi (i:i
novembre 1277), da cui risulta chiaramente che fino allora i
rapporti tra feudatari e vassalli non erano stati regolati \^0Y
iscritto, bensì da una specie di diritto consuetudinario basato
sulle costituzioni generali del Regno. Gli abusi e le angherie
di Roberto spiegano la ragione dei lamenti dei Campobassesi,
per cui si ricorre molte volte alla Curia Napolitana , onde
vien fuori un lodo che può servire di legge per ravvenire,
frenando i soprusi e le cupidigie del signore e importando
riiunicia a certi pretesi diritti. Dopo ciò lo Scarameila pub-
blica tre [)ergamene appartenenti al secolo XII riguardanti
contratti e donativi che c^bbero luogo tra cittadini privati e
l'antica locale chiesa di S. Giorgio, dai quali risultano parti-
colarità certo degne di nota : come cioè Campobasso por-
tasse il titolo di Civitas fin dal 1100; come Campobasso antica-
mcMite non potesse chiamarsi Campus de prata, perchè questa
denominazione nel 1175 era già applicata ad una frazione del terri-
torio campobassano; come Campobasso passasse sotto il do-
minio dei Signori di Molise per ragioni dotali e feudali ; come
fossero ancora in uso in detta terra monete romane; e come
Analmente il diritto allora in vigore nella mentovata città fosse
il longobardo. Indi l'Autore raccolse e pubblicò cinque registri
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BASSO MSDIO EVO — L. ATTI ASTOLFI ^'A
tolti da alcuno pergamene del secolo XIV spettanti alla Chiesa
di S. Giorgio, registri pieni di preziose notizie, in ispecie per
ciò che riguarda pubbliche scuole ivi esistenti ab antico. Di
maggior pregio si deve tener la copia (giacché Toriginale, visto
«d esaminato dal De Atellis, bibliografo del secolo XVIII, non è più
reperibile) dell'alto di donazione di Baranello Busso e Monte
Yairano o Bairano coi crediti inerenti fatta da Carlo Vili ai
Campobassani nel 1496, in compenso della parte che presero
fletti cittadini per i Francesi nella conquista del reame di Napoli
a danno della dinastia aragonese.
P. Franciosi.
LUISA ATTI ASTOLFI, Una pergamena del i280 contenente
un codiclUo (li testdmento di Raniero da CaWoli. Roma,
Forzani e C, 1901.
27. — Una pergamena, posseduta attualmente dairArohivio
ili Stato in Roma, e contenente un codicillo testamentario fatto
ila quel Ranieri che meritò di essere chiamato da Dante onore
della casa da Calboli, sarebbe forse lungamente rimasta presso
che ignorata da tutti, se il dott. Romolo Brigiuti, insegnante
nella scuola di paelografìa annessa al detto Archivio, non avesse
richiamato su di essa Tattenzione della sua alunna, signora
Luisa Atti Astolfi, la quale, per dare un saggio de' suoi studi,
la ha pubblicata in fototipia, facendola precedere da accurate
notizie storiche e da diligenti annotazioni paleografiche e diplo-
matiche. Questo codicillo fu scritto dal notaro Simone di Valle
Petrosola nella rocca di S. Casciano il giorno 2:i aprile 1280;
e da esso si rivela che il cavaliere de' Galboli aveva poco prima,
cioè il 29 marzo dello stesso anno, fatto il suo testamento, col
ifuale lasciò erede di lotam frnam Sìiam de calbulo la moglii»
Iinilia in vita sua, e coll'obbligo di erogare per dieci anni,
ilecorrenli dalla sua morte, i frutti del suo fondo di Calboli a
X>ro' deiranima di lui. CoH'atto di cui discorriamo Ranieri con-
ferma Tantecedente, iiggiungendo che se la moglie morirà prima
che sieno compiuti i dieci anni, ella dovrà istituire persona la
quale, secondo il consiglio del guardiano dei frati minori di
Gastrocaro, disponga di quei frutti a benefìcio dell'anima di
esso Raiiiero fino al compimento del decennio.
Fra i testimoni alFatto, oltre al guardiano frotuni 'inino)*uin
de for litio, v'ha pure Guidone de arecio eiusdein ordinis, e
l 'A. notato quanto poco si sa della vita di Guidone, poeta e
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44 RKCRN810N1 E NOTS BIBLIOORAFICHK — F. LiBBUZZI
frate gaudente, aggiungo «che un'imparziale critica del lesto
« trovasi, scucendo ine, nel caso di non ammettere, ma neppure
«esludere assolutamente la presunzione che il frate poeta e il
4; frate testimonio del documento possano essere una sola por-
«sona». Veramente io credo che i motivi per escludere la
presunta identità sieno maggiori di numero e di peso che quei
por ammetterla, i quali pare si riducano alla sola eguaglianza dei
nome 'e della patria. Ma ciò menerebbe a troppo lungo discorso 1
come anche il voler dimostrare che non giustamente, secondo
me, l'A. accagiona (p. 9, nota) il frate, che noi secolo XVI
scrisse il sunto dell'atto a tergo della pergamena, di avere per
ignoranza letto Tabbreviaziono umi pam per unam peciant
invece di imam personam; giacché parmi più verosimile che
rautore del sunto non adoperasse la parola peciam per spiegare
r abbreviazione jìam, bensì sostituisse il nome generico di
peciam a quello speciale del tonimento di calbulo da lui non
capito. Cosi pure non credo che, facendo qualche calcolo
cronologico , non si possa giungere ad accertare se quel
Paoluccio de' Calboli, di cui si ha il testamento fatto nel 1348,
fosso figlio del nostro Ranieri o di un altro Ranieri pronepote
di questo (p. 10, n. 3).
Ma questi piccoli nei in un lavoro condotto con grande di-
ligenza non possono punto diminuire le lodi che all'A. si deb-
bono, e che meritamente le sono state date da persone assai
competenti. Dobbiamo peraltro rilevare con rincrescimento che
fra coloro che si sono dimostrati soddisfatti dello studio della
signora A. non può annoverarsi l'anonimo autore della notizia
ohe su di esso si legge neW Archimo della Società roìnana di
storia patria (voi. XXIV, fase. IIl-VI, p. 537-38). Egli, dato il
sunto dell'atto in cui dice che Iniilia deve «scegliersi un erede
« che fino al compimento dei dieci anni faccia (1) in suffragio
« dell'anima di lui (Raniero) tofam frnam, suam » e dopo ri-
conosciuto che la pergamena è interessante anche perchè fra i
tosti vi è un fra Guittone {sic) d'xArezzo, continua osservando
che il documento « serve però solo di pretesto per una disser-
« tazione storica e paleografica ». Se mal non mi avviso, queste
parole farebbero credere che quel documento poteva servire
a qualche cosa di meglio e di più completo dell'illustrazione
fattane dall'A. Ma che cosa poteva mai farsi di più ampio e
(1) Il testo dice debeat dare.
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BASSO MEDIO BYO — L. ATTI ASTOLFI 45
adatto circa un documento ancora quasi a tutti sconosciuto,
che esaminarlo appunto nel riguardo storico e paleografico?
Ne ci pare opportuna Tosservazione che il critico muove circ^
lo annotazioni paleografiche e diplomatiche «che sembrano
« piuttosto un' accurata e minuta lezione diretta a principianti
« (si indica persino che il p è usato a segnare pe7^/) che una
# notizia comunicata agli studiosi ». Sostituendo alla parola le-
zione, che evidentemente esprime cosa affatto lontana dairin-
tenzione deli' A., quella i)iù propria di esposizione, il biasimo
diventa una lode, giacché un'accurata e minuta esposizione
paleografica trova opportuno luogo pur nei lavori diretti agli
studiosi. Quanto poi all'abbreviazione p, sarebbe stato bene
non tralasciare di avvertire che essa non viene indicata a parte,
ma trovasi inclusa in uno spoglio di tutte le varie abbreviazioni
usate neiratto; e però se FA., indicando il valore di ognuna
'di queste, indicò pure che p vuol dire per, ciò punto non fece
per impartire nessuna lezione a nessuno, bensì perchè, notando
tutti i segni di abbreviazione del documento, non poteva omet-
tere d'indicare anche quello, sebbene assai noto e comune. K
poi cosa che noji può non destare qualche meraviglia il vederci
<*he il recensore, il quale ha trovato eccessiva la spiegazione
dell'abbreviazione p, critica l'A. perchè non ha avvertito che
la data del documento, in cui è seguita la consuetudo bo-
noniensis, è errata nella sostanza , essendo indicati un 2:^
intrante apv. e un 29 intr. marcio. Non sembra che l'avverti-
mento sarebbe stato proprio necessario, giacché tutti sanno che
il 23 e il 29 vengono dopo il 15. Il Du Gange pure, dopo avere
•esposto il metodo della consuetudo bononiensis e citato il Ro-
landino, alla variante mensis introitiis parla di un documento
del 1340 che reca: «die vicesima quinta introitus mens. aprilis
intitulata septimo kal mai», senza punto fermarsi a far rilevare
Terrore evidente (1); e si noti che il Du Gange scriveva per
insegnare, cosa che, come abbiamo già avvertito, non pare sia
mai stata nelle intenzioni dell'autrice.
F, Labruzzi.
(1) Dir Canue, Glossar iuin etc. Niort, 1884-lSiS7; ad rocem.
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/l() RECENSIONI E NOTE BlBLtOORAFlCHK — C. CIPOLLA
G. EUBEL, Bullavium Franciscanum site Roììiaìiorum pon-
tificum ConstltutioneSj Einstolae, Diplomata tvibus Ordì--
nibus Mìnoì^nif Clarissarum, Poenitentiura a Seraphìco
Patriarca S. Francisco institutis ab eorum Oì^iginibius ad
nostra usque tempora concessa, T. V, « Bonedicti XI, Gle-
mentis V, Joannis XXII inonuraonta>; Rornao, typis Vati-
canis, 1898, pp. xlii-OW. T. VI, Beaedicti XII, Glemeutis VI,
Innocentii VI, Urbani V, (Fregorii XI dorumcnta »; 1902,
pp. Liv-087; in fol. massimo.
28. — A complemento degli Annales dei Minori, dovuti al
Waddingo, il padre (Uovanni (Hacinto Sbaralea pubblicò negli
anni 1759 e 1761 due volumi di bolle pontifìcie, eoi quali dava
inizio al Bollano Francescano, cioè alla raccolta delle bolle ac-
cordato dai papi ai tre Ordini Francescani, quello dei Minori,
quello delle Glarìsse, e il Terz'Ordine. Nel 1765, cioè dopo la
sua morte, che segui Tanno 17(>3, usci il terzo volume, da lui
già apparecchiato. Un quarto i suoi confratelli ne pubblicarono
nel 1708. Di li in poi la grande opera non ebbe altro seguito.
Finalmente, ai giorni nostri il p. Bonaventura Soldatic, che fu
trenerale dei Gonventuali dal 1879 al 1891, pensò di continuare
le gloriose tradizioni dei suoi antichi confratelli, riprendendo
l'indizione del Bollarlo, non senza trar partito dei materiali
messi insieme già dallo Sbaralea e dai suoi continuatori. Al
Soldatic successe, quale ministro generale, il p. Lorenzo Ga-
rateili, che, rotto ogni indugio, diede valido impulso all'impresa.
Por Tesecuzione dei suoi disegni egli si giovò delFopera dotta
e diligentissima del p. Gorrado Eubel, pure de' Gonventuali. Il
p. Eubel non ha bisogno di presentazioni. Oltre a numerose
pubblicazioni di minor mole, egli stampò due volumi col titolo
Jlierarchia catliolica, che costituiscono un prezioso supplemento
al Gams. Ai di nostri dopo la bene auspicata apertura delTAr-
chivio Vaticano, per merito di Leone XIII, gli studi sulle bollo
papali ebbero un meraviglioso incremento. Tuttavia gli studi,
che negli ultimi anni si fecero in Italia e fuori (ritalia per tale
riguardo, riguardano in modo speciale le età più antiche, tino
alla morte di Bonifacio Vili, seguita appena a men due anni di
distanza da quella di Benedetto XI. Per contro il periodo della
«cattività di Babilonia» è ancora ben lontano dall'essere suf-
ficientemente studiato. Per questo periodo, che i)ure fu di ca-
pitale importanza per l'Europa (se facciamo eccezione per gli
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BASSO MEDIO BVO — C. BUBBL 47
splendidi Regesti di Clemente V, editi dai Benedettini (l)) non
possediamo a stampa nessuna collezione veramente importante.
E pensare Timmensità del materiale. L'Eubel afferma che sol-
tanto di Giovanni XXII (il cui pontificato va dal 1316 al 1334)
l'Archivio Vaticano conserva 55 Registri con circa 00.000 bolle.
Di fronte a tanta ricchezza, indietreggiò VÉcole fymì^aise de
Roìne, Essa, dopo aver dato in l'orma completa i regesti dei
papi del sec. XIII, sostò, e, lasciando l'opera vastissima, si
limitò a pubblicare per tenore o per regesto solamente quelle
bolle, le quali, per il loro contenuto, hanno attinenza colla
storia di Francia (2). Senza dubbio molte pubblicazioni parziali
si fecero, ma le grandi raccolte mancano per questo periodo.
Ora finalmente per opera dell'Eubel abbiamo una pubbli-
cazione di gran mole, e che illustra uno dei più complicati e
dei più attraenti aspetti, che la vita religiosa esplicò nel sec. XIV,
la storia dello sviluppo degli ordini francescani. Il materiale
dall'Eubel edito nei due volumi da lui finora pubblicati , si
estende dalla elezione di Benedetto XI (1303) alla morte di
Gregorio XI (1377), e comprende l'enorme massa di circa 2600^
bolle, senza contare quelle stampate per tenore, o almeno
riassunte nelle note, che illustrano le prime, ancorché espli-
citamente non parlino dei Francescani.
I regesti vaticani di Benedetto XI erano già stati pub-
blicati dal Grandjean. Quelli del primo papa Avignonese, cioè
di Clemente V, sono quasi per intero a stampa per opera, come
si disse, dei Benedettini. Di li in poi TEubel non era stato pre-
ceduto se non che dal Waddingo, senza contare alcune pubbli-
cazioni monografiche, fra cui un posto ben distinto spetta agli
studi assai conosciuti del Denifle e dell'Ebrle sui Fraticelli.
Le lotte alle quali i Minoriti presero parte nel sec. XIV
hanno veramente un alto interesse storico. La loro attività
anzitutto si svolse, nel seno della Chiesa, col perfezionamento
della loro organizzazione interna e colle loro relazioni, meno
ostili che per Taddietro, ma non peraltro totalmente amichevoli.
fi) I/Eubel accolse uol suo Uìillariuìit anche quei dociimonti che i
Benedettini avevano integralmente stampato nello Ilegesta di Clemente V.
E fece bene. Per il risparmio di podio pappino non si doveva rendere in-
completa la nuova pubblicazione, o assoggettarne 1' uso alla condizione di
avere un'altra opera a propria disposiziono.
(2) Jean Coulo.v principiò infatti nell'ottobre 1900 la st4impa della sua
raccolta Ijettres des Papes d'Af^igHon se rnpportant à la Fremer, iettres.
fteerètes et ruriales du pape Jean XX! [^ Paris.
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48 KKCENSIONI B NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. CIPOLLA
-col clero serolaro. Benedetto XI volle che l'ordino fosse indi-
pendente dai vescovi (I, n. :W, bolla del 1303), ma non per
<Iuesto riusci a sopire le questioni ch'essi avevano col clero
secolare, sia in Francia, sia in Italia (nn. 38-9; i304). Gio-
vanni XXII difese il Terz'Ordine contro le ingiuste opposizioni
■di alcuni prelati (n. 354, del 1319).
L'Ordine si diffuso di più in più, sorretto dall'entusiasmo
popolare, giungendo ad abbracciare non solo tutta l'Europa,
non solo il Levante cristiano, ma anche i paesi barbarici del-
l'Oriente per mezzo delle numerose missioni.
Nell'Inghilterra, neirirlanda, nella Scozia, nell'Europa set-
tentrionale, in Cipro, in Gilicia, in Armenia, in Gastiglia, in Dal-
mazia, in Germania, in Francia, in Boemia, in ogni terra
cristiana troviamo i Minoriti. Quando, noi 1348, venne fondata la
nuova sede vescovile di Malrek sul Mar Nero, vi si prepose un
Minorità (II, n. 490). Le missioni sono numerosissimo, e tro-
viamo i Minoriti predicare l'Evangelo fra Tartari, in Persia,
in India, nella Servia, in Valacchia, in Bosnia, nell'Ungheria;
presso i Bulgari e presso i Ruteni, come nelle terre dei Sara-
ceni. Nel 1370 si stabilirono definitivamente le missioni france-
scane in Russia ed in Lituania (II, n. 1098).
Gregorio XI, nel 1371, raccomandò ai vescovi di Gnesen e
di Cracovia i Minorili che si recavano in Russia (II, n. 1154).
Jn Soria e in Egitto si trovano Minorili (II, n. 1411).
Le eresie che turbarono l'Ordine, e che si allacciano colle
dibattute questioni sulla i)ovortà di Cristo o colla setta degli Apo-
stolici, ebbero eco profonda nel campo i)olitico. Infatti Lodovico
il Bavaro e l'antipapa Nicolò V trovansi in legame strettissimo
con frate Michele da Cesena, coi suoi seguaci, colle sette dei
Beghini, dei Fraticelli e degli Spirituali. 11 i)apato si trovò in
terribili distrette, poiché nella guerra mossagli dairimperatore
tedesco, egli vedeva impegnata contro di sé una parte notevo-
lissima di queirOrdine religioso, che, nel secolo precedente,
aveva recato tanti e si validi sussidi alla Chiesa. Finalmente
anche questo turbine procelloso passò. A poco a poco ritornò
dovunque la pace, e i Minori ribelli si assoggettarono al papato,
e ne riceveltoro l'assoluzione. Lo zelo religioso rifiorì per essi
ancora una volta. Anzi non si presentò troppo di raro il caso che
i Minoriti prestassero Topera loro personale anche nel campo
politico, con inlenti ben difierenti da quelli, che abbiamo riscon-
trati ai tempi del Bavaro.
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BASSO MKDlO RVO — C. KUBfiL 49
Questo è a grandi tratti il quadro che si svolge dinanzi al
pensiero di chi percorre i due volumi messi insieme dal p. Eubel.
Senza dubbio nelle sue lince generali questa storia è conosciuta,
ma i molti particolari, coi quali essa ci si presenta qui, non sono
sempre noti. Anche il Wadding, il quale ebbe dei documenti
i^ntifìci una larghissima cognizione, non potè usufruire delle
serie che a' suoi tempi, cioè nel sec. XVII, si trovavano in
Avignone. Per questa parte adunque Topera del P. Eubel è
totalmente nuova.
Colle sole bolle pontificie non si può restituire, nella sua
integrità, la storia della parte avuta dai Minoriti nella lotta del
Bavaro; né esse bastano a ritrari'e i profili di Michele da Ce-
sena e dei suoi seguaci. Tuttavia esse sono sufficienti a dimostrare
la gravità del movimento, la sua estensione, la sua forza. Fin da
quando Giovanni XXII privò fra Michele della dignità di Mi-
nistro Generale dei Minori (I, n. 714; anno 1328), troviamo
Ingaggiata d'ogni parte la lotta fra il Papato e i Minoriti ribelli.
I documenti sono abbondantissimi. L'Italia centrale è la regione^
per la quale i documenti maggiormente spesseggiano. Mentre
il P. Eubel pubblicava il primo dei suoi due volumi, Luigi
Fumi stampava nel Boll, stor. Umbro, voi. IIL IV, V, la sua
dissertazione Eretici e ribelli nell'Umbria, preziosa veramente,
per l'abbondanza e la gravità dei documenti nuovi, ch'egli vi
inserisce e che gettano luce larghissima su quel movimento,
politico a un tempo e religioso, che scosse vivamente, fino
nelle sue ultime profondità, l'anima delle popolazioni. Il Fumi
non restrinse le sue ricerche alle bolle, ma ricorse pure ad ogni
altra specie di documenti, donde il suo tema potesse trarre in-
cremento (1).
■ Talvolta anche il P. Eubel abbonda in note, erudite ed ulili,
in cui si dichiarano meglio alcuni punti dei documenti, e se ne
illustra il contenuto con notizie laterali. La estesa confutazione
(1329) degli errori di fra Michele da Capua, pubblicata integral-
mente sotto il n. 820 del voi. I, viene appunto completata, nel
suo aspetto storico, da una lunghissima nota.
Nell'annata 1901 della «Romische Quartalschrifl» il P. Eubel
aveva già pubblicato alcuni curiosi documenti sopra Sofia di
(1) Non trovo nel Bullarium del P. Eubol la lotterà (1327), agosto
26, di Giovanni XXII ad Ugolino, aì)bate di tS. Pietro e a Matteo Ungaro
lettore 0. M., che il Fumi stampò nel citato BnlL V, 249.
Rivista storica italiana, *M S., n, 1. l
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50 RSCRNSIONI K NOTK BIBLIOGRAFICHH — C. CIPOLLA
Filippo, vedova fiorentina, che fondò un ospedale a Gerusa-
lemme; ora la storia della custodia franroscana di Gerusalemme
viene qui meglio dichiarata.
Nel 1:U2 re Roberto d'Angiò e la regina Sancia (la quale
dimostrò il più vivo affetto per le cose francescane, finche, ri-
masta vedova, prese essa stessa il velo ) notificarono a Clemente
VI, che dal Sultano aveano a gran prezzo ottenuto che alcuni frati
Minori si stabilissero al Santo Sepolcro ; per il che il papa prese
le necessarie disposizioni in argomento (II, n. 159). Di qui in poi
la storia dei francescani in Palestina è più volte ricordata noi
« Bullarium )► (li, n. 809 a., n/00(), n. 1406).
Incidentalmente si incontrano in questi volumi anche alcune
notizie di carattere preponderantemente politico. Una bolla di
Giovanni XXII, del 1318 (I, n. 319) parla della mediazione
tia Francia e Fiandra. Al commercio delle armi vietate col-
r Egitto si riferisce un'altra bolla, del 1321, del medesimo
papa (I, n. 434). Paolino da Venezia, minorità, venne mandata
l'anno seguente a Venezia, per indurre quella repubblica ad
astenersi dall'offendere Rimini. Nel 1372 Gregorio XI (II, n. 1195)
ordinò a fra Tommaso, Generale dei Minoriti, di mandare un
messo nell'Italia superiore, per mettere fine alle discordie ver-
tenti fra il marchese di Monferrato e il vescovo di Vercelli. Il
vescovo di Siena, Tanno medesimo, fu inviato a Genova per
accordare quella città coi Milanesi (II, n. 1206-7). Nel 1373
Tommaso, patriarca di Grado, ricevette l'incarico di interporsi
fra r« Ungheria, TAustria, Venezia e i Carraresi (II, n. 1272,
1306). Nel 1377 i Bolognesi vennero assolti e rimessi in grazia
della Chiesa (II, n. 1491). Naturalmente non tutte queste notizie
compaiono ora per la prima volta. Ma qui le abbiamo tutte
insieme raccolte e ordinate.
Grande fu adunque, nel sec. XIV, l'azione esercitata sulla
Chiesa e sulla società civile dagli Ordini Francescani. A bene
apprezzarla giova ancora notare che assai numerosi furono i
Minoriti, che dalla Santa Sede vennero elevati all'episcopato.
Specialmente nella seconda metà di quel secolo compaiono in
abbondanza i Minoriti, distinti col titolo di maestri di teo-
logia. Il che dimostra che anche presso di essi si diffondeva
l'amore agli studi elevati.
Ciascuno dei due volami chiudesi con alcune appendici. In
fine al r volume troviamo riprodotto il ProvinciaL Orci, Fra-
trfWì Minontni vetastisslmus, che l'Eubel aveva già pubbli-
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BASSO MEDIO KVO — C. tlUiKL 51
calo nel i802. ft un prezioso documonto, per la conoscenza
(Iella diffusione deirOrdine nella prima lìietà del sec. XIV. Lo
abbondanti annotazioni, con cui TEubel lo accompagna, e le
identificazioni topografiche, ne rendono Tuso più agevolo, la
calce al 1® volume, vengono stampati, togliendoli da Miscel-
lanee dell'Archivio Vaticano, due processi per eresia. Il primo,
assai esteso, con lunghe audizioni di testi, è del 1831, ed è
diretto contro Andrea de Galliano, accusato di aver favorita
fra Michele da Cesena. L'inquisito si difende bene, sicché la
sentenza finale è di assoluzione. Noi secondo caso, Marino Man-
chioni e i suoi soci, del Torz'Ordine, vengono processati. Il
processo è del 1355 e termina colla condanna dei rei a perpetua
prigionia. Insieme cogli accusati, vengono dichiarati colpiti da
scx)munica i Valdesi, i Patarini, ecc. A questi processi, finora
inediti, seguono le Costituzioni Generali dell'Ordine dei Minori
I^romulgate nel 1359 nel Capitolo di Assisi.
Il P. Eubel non cita una fonte che forse avrebbe potuta
completare in qualche modo le bolle. Alludo alle Supidìche, le
quali esistono nell'Archivio Vaticano, a principiare dal pontifi-
cato di Clemente VI. Ben si sa che per l'ordinario i documenti
raccolti in questa serie destano non grande interesse. Tuttavia vi
si possono trovare notizie buone, tuttoché di carattere personale
e locale.
La fonte principalissima alla quale il P. Eubel fece ricorsa
consiste nei Registri Vaticani. Qualche volta trasse vantaggia
anche da altri archivi. Un documento assai notevole, ancorché
non sconosciuto, del 1307, riguardante i processi contro i Tem-
plari (I, n. 70) è desunto dall'originale esìstente in Assisi.
Tuttavia le ricerche fuori deir Archivio Vaticano non furono
molto estese. Se ne comprende facilmente il motivo. Dinanzi
all'immensa ricchezza offerta dall'Archivio Vaticano le scarse
notizie, che si potevano qui e colà racimolare, non avevano
grande importanza, o almeno non controbilanciavano di certo
l'immane lavoro della ricerca. La ricerca ei*a del resto già ab-
bastanza ardua per l'An^hivio Vaticano, come i)Ossiamo cre-
dere, pensando che le bolle di un solo p<mtefice, (ìiovanni XXII,
raggiungono nei Regesti la somma immane di 00,000 incirca!
Queste ragioni sono evidentemente gravissime. Peraltro biso-
gnava che qui avvertisse il fatto.
Ciascun volume si inizia coll'iiiventarìo dei documenti,
<-olla .serie degli incipit, coH'indice analitico delle materie. Essa
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52 RBCISNSIONI E MOTB BIBLIOGRAFICHE — C. CIPOLLA
poi si chiude colla serie dei Minoriti elevali a prelature, fuori
deirórdine, coirindico dei nomi dei frati, e con un indice topo-
grafico. Non vorrei affermare che, fatta astrazione della indi-
<*ata serie dei Minori elevati a prelature, j^^li indici siano fatti
nel modo che meglio giova alle ricerche. Si comprende che il
ì\ Eubel aveva le mani legate, ancorché non mi sembri che
il sistema da lui seguito corrisponda proprio a quello dei suoi
predecessori. Ma d'altra parte, non è men vero che un indice
predisposto secoli addietro, con uno scopo sostanzialmente mo-
nastico, mal può bastare agli usi più generali ai quali ora il
P. Eubel rivolge i suoi due ponderosi volumi. È sopratutto nel
rindice topografico che questo difetto, a mio parere, si rico-
nosce. Ben si potrebbe dunque desiderare una maggiore abbon-
danza di riferimenti. Xel tempo stesso vuoisi ancora avvertire
che le divisioni e le suddivisioni, tra cui questi indici sono spez-
zati e frastagliati, incagliano le ricerche. Vorrei augurarmi
adunque che ai prossimi volumi venissero aggiunti indici che
fossero veramente locupletissìmiy come un tempo si usava dire,
e di più maneggevole uso.
Ma questo conta assai poco. Ben è invece a rallegrarsi
coirOrdine dei Minoi'i e col P. Eubel, che ci abbiano dato un
<'Osi prezioso contributo per la storia della Chiesa, della società
civile, degli studi, durante quel periodo fortunosissimo, che è
i'ontrassegiiato dalla dimora dei papi in Avignone, dai tumulti,
e dalle eresie sconvolgenti furiosamente l'Italia.
Carlo Cipolla.
(ìIACINTO ROMANO, Niccolò S/)fnefiì da Glniùmizzo, dfplo-
'ìnatlco del secolo XIV. Napoli, Pierro e Veraldi, liX)*J, in-8,
pp. xii-(346, con tavole.
21). — A render conto degnamente di questo libro bisogne-
rebbe molto i)iù spazio di quanto possa venirmene concesso dalle
abitudini della Rivista: non mi propongo perciò di scriverne
una recensione, ma solo di darne un cenno sommario per se-
gnalarne» r importanza grandissima, i molli pregi e V orditura
genei-ale, aflinchè ogni studioso non soltanto s' invogli di leg-
gerne, ma si persuada ch'esso è ornai indispensabile a chiunque
intenda tenersi al corrente degli studi storici italiani. Esso è
veramente un «contributo alla storia ì)olitica e diplomatica della
seconda metà del Trecento», ed un contributo di primo ordine.
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BASSO MEDIO BTO — G. BOIIAKO 53
tale da poter servire molte volte a dirittura di guida nel labi-
rinto delle intricatissime vicende di quel tempo.
La figura dello Spinelli, rimasta per tanto tempo immeri-
tamente nell'ombra, cominciò a disegnarsi meglio, più cbe per
im magro scritto di G. De Ninno, che considerò principalmente
il giureconsulto giovinazzese, per gli studi del Jarry, del Valois,
«lei Romano stesso e — mi si conceda il piccolo vanto — anche
un pochino dello scrivente; ma tutte quelle erano notizie fram-
mentarie, slej^ate : lasciavano intravedere T importanza del-
l'uomo nell'età sua, ma erano ben lontane dal tracciarne tutta
la molteplice e varia attività. Solo per le ricerche, ampie ed
accurate, del Romano, anche s'egli od altri possa ancora aggiun-
gere qualche particolare nuovo, la personalità dello Spinelli balza
lìiori intera nella sua varietà dalle pagine di un poderoso la-
voro, che ha questo pregio ora pur ti'oppo abbastanza raro, di
unire alla mole del materiale raccolto la sapiente elaborazione
e la felice esposizione di esso.
Nato forse nel 1325, morto probabilmente nel 1396, certo
avanti il 1309, Nicolò Spinelli, di antica ed illustre famiglia di
(fiovinazzo in Puglia, riempi tutta V Italia e, fuori, anche la
Provenza, della sua azione per circa tre quarti di secolo, in-
uno dei periodi essenziali della storia nostra. Quesl' attività
cosi gi'ande e cosi sparsa su vasto territorio, mentre porge da
un lato facilità di trovar notizie in molte parti, rende dall'altra
più faticose le ricerche e lascia sempre adito a trovar qualche
novità. Il Romano, però, guidato da logica critica mirabile, ha
potuto metter le mani, oltreché su un'antica obliata, ma note-
volissima biografia, dovuta alla penna del secentista Matteo
Vaira, su alcuni fondi che, a preferenza di ogni altro, dove-
vano essere, ed apparvero veramente alla prova, ricchissimi di
materiali sullo Spinelli, a Padova, a Bologna, nell'Archivio Va-
licano, in quello di Marsiglia, per non accennare che i princi-
pali. Egli ha potuto cosi non soltanto ricostrurre la vita di
Niccolò, ma anche studiarne gli antenati, i collaterali e i di-
scendenti, senza esagerazione ed agglomerazioni di minutezze
inutili, ma dicendo di ogni generazione quel tanto che giova a
compiere 11 quadro propostosi.
Cosi un primo capitolo del libro del R. ci conduce, dalle
origini della famiglia dello Spinelli fino al i)assaggio di lui allo
Studio padovano (1350); indi un secondo lo considei'a come pro-
fessore di diritto civile in quell'Università, poi in quella di Bo-
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r>ì AECKNSIONl K N0T8 BIBLIOGKAPlCHlfi — F. OA BOTTO
legna, e mostra la trasformazione dol giureconsulto in diplo-
matico nel decennio I:i50-13(50. Cominciò Giovanni d'Oleggio a
mandarlo ambasciatore all'Albornoz; poi lo sue missioni si
moltiplicano, mentri» egli entra al servizio della regina (Uovanna
(li Napoli e più tardi passa a quello della Chiesa. Quattro viaggi
ad Avignone compiè Nicolò fra il 1360 ed il 1303; nel qual
tempo fu in istrettissima relazione coirAlbornoz, il quale mostrò
ripetute volte di apprezzarne degnamente i talenti e seppe va-
lersi a tempo dell'opera sua (Cap. III).
Questi rapporti fra il cardinale riorganizzatore dello Stalo
della Chiesa ed il giureconsulto diplomatico si protrassero oltre,
per tutto il periodo del soggiorno del primo in Italia. L' autorità
dello Spinelli andava intanto sempre crescendo, talché nel 13<>7
fu promosso Gran Cancelliere del Regno napolitano (Cap. IV).
L'azione di lui in questo rilevantissimo ufficio è oggetto di lunga
od accurata trattazione da parte del R., che lo accompagna in
osso e nell'altra carica di siniscalco di Provenza in un capi-
tolo (V) denso di fatti.
Nel 1373 ha luògo una nuova riscossa angioina in Piemonte,
capitanata dallo Spinelli con ampi mandati del Pontefice Gr(*-
gorio XI: qui il R., narrando le imprese non più soltanto di-
plomatiche, ma anche militari, di Nicolò, durante la guerra
della Lega contio i Visconti e l'altra contro Firenze, fra il 1373
ed il 1370 (Caj). VI), ha occasione di correggere parecchie cos(^
di storici recenti, ed io stesso sono lieto di riccmosccre che Tan-
data dello Spinelli a (^uneo. secondochè narra il cronista antico
del luogo, si deve ammettere come vera, anche se forse alquanto
colorita da una tradizione omai leggendaria. Osserverò soltanto
che questa ed altre notizie trovano soltanto la loro ragione ora
che questo bel libro del R. gli ha dato modo di collocarle nel-
l'insieme degli avvenimenti di quel momenjlo di storia.
Tutta questa parte della vita dello Spinelli ch'era la men
conosciuta, e in molti tratti ignota affatto, prima della publica-
zione del lavoro del R., è molto interessante ; tuttavia Pimpor-
tanza dell'azione di Nicolò negli anni successivi della sua vita,
e l'interesse ch'egli desta nel lettore moderno, è ancora mag-
giore. Anche qui, d'altronde, il R. ha portato largo contribuii)
di novità degne di rilievo; sia nel capitolo (VII) in cui espone
vari altri uffici ed incarichi avuti dallo Spinelli dall'arrivo di Gre-
gorio XI in Roma al Congresso di Sarzana, ed esamina poi la
parte avuta da lui nello Scisma (1377-1378); sia nel successive >
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J
BASSO UKDIO EVO — P ORSI 0.>
(Gap. vili), che discorre dell'opera di Nicolò in quel periodo
fortunoso del regno napolitano ohe si estende dairiuizio dello
Scisma alla catastrofe della regina Giovanna (1378-1384).
I due ultimi capitoli del libro dol R. riguardano le relazioni
dello Spinelli coi Visconti, o, più esattamente, la sua aziono
al servizio di Giovan Galeazzo: è il campo franco, per cosi
dirlo, degli studi del R., ed egli, naturalmente, vi spazia a
tutt'agio e da maestro d'armi eccellente. Impossibile qui, come
prima, scendere ad analisi più particolare, perchè lo spazio mi
manca: ma il giudizio che ho portato di tutto il lavoro è, più
che mai, applicabile a quest'ultima parte di esso. Notevole la di-
chiarazione che il R. fa del pensiero informatore del suo libro: egli
scelse la figura dello Spinelli come oggetto di si amoroso studio,
perchè ne considerò l'importanza sotto un punto di vista degno di
attenzione e di encomio. Lo Spineili ebbe a sua volta, come pen-
siero dominante della propria vita, all'infuori dell'opera diplo-
matica giornaliera, un altissimo concetto: la secolarizzazicme
degli Stati della Chiesa. Questo concetto gli guadagnò la sim-
patia del R., e, come al biografato, cosi non potrà a meno di
attrarre al biografo la simpatia ed il plauso di chiunque si senta
italiano- Oh, è pur tempo che la storia, severissima e criticis-
sima nel metodo, miri però a fini più elevati che la mera e
vuota erudizione, e che brilli fulgida in essa la coscienza civile!
\Jn* appendice contenente alcune notizie sugli scritti e sui di-
scendenti dello Spinelli, un centinaio di documenti ed alcune cor-
rezioni ed aggiunte completano il volume. In una recensione
minuta qualcosa si potrebbe aggiungere, qualche altra discu-
tere: qui, dove sfugge ogni particolare, sarebbe appunto quel-
l'affettazione di dottrina che dottrina non è, ma spesso cela un
malsano desiderio di trovar biasimo là dove la verità comanda
lode. Ed io, schietto sempre, sento il dovere che l'impressione
di chi legga questo bnne cenno, sia che il mio animo vuol dar
lode senza sofìstiche riserve.
Ferdinando Gahotto.
ORSI PIETRO, Signorie e Pìnncipati (ISOO-LjSO). Milano,
Francesco Vallardi, 1902.
30. — Per la seconda edizione della Storia politica d^ Italia,
scritta da una società di professori, edita dalla Casa editrice
dott. Francesco Vallardi, fu affidato l'arduo compito di narrare
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50 BICSNSIONI B MOTI BIBLIOGRAFICHE — C. RINAUDO
1(^ vicende delle Signorie e dei Principati al prof. Pietro Orsi,
che già aveva fornito un breve riassunto dello stesso periodo
SLÌVHistoire gènèì^ile di Lavisso e Rambaud.
Dissi arduo compito, non per le questioni storiche ancora
discutibili 0 per deficienza di materiali, ornai copiosissimi, ma
per la difficoltà di dare forma organica alla narrazione di av-
venimenti cosi complessi, ora collegati fra di loro e ora indi-
pendenti e svoltisi in tanta varietà di Slati. Ove prendere il
filo conduttore attraverso la massa complicata di eventi, Viibi
consistali, che valga di base a tutto Tedifizio? Ne l'impero»
uè il papato, in piena decadenza politica, possono più valere di
nucleo, attorno a cui rannodare le sparse vicende d'Italia; né
è sorto uno Stalo tanto forte, che in certo modo accentri la
vita della nazione; e neppure un principio dominante, tranne
il generico della Signoria, è cosi egualmente diffuso nelle vario
parti della penisola, da porgere un'unità ideale al racconto.
Perciò il prof. Orsi, rinunziando all'unità organica del filo
conduttore, ha ripartito l'ampio lavoro in dodici libri, intito
landoli da un concetto o da un ordine di avvenimenti, che a
lui parve predominante. Cosi denomina Ttamonto dei vecchi
ideali gyslfo e ghibellino il periodo che 'corre dal 1300 al 1339,
in cui assistiamo ai vani tentativi di Enrico V'II di Lussem-
burgo e di Ludovico di Baviera per rialzare la dignità imperialo
in Italia, alla traslazione della sede pontificia in Avignone, e
alle prime leghe di equilibrio contro Giovanni di Boemia e gli
Scaligeri. Democrazia e dispotisìuo intitola il periodo, che si
estende dal 1330 al 1355; ricordando dall'una parte i moti po-
polari di Genova, che portarono al dogato Simone Boccanegra»
di Firenze, che condussero alla cacciata del duca d'Atene e dei
Grandi dal governo della repubblica, di Roma, che esaltarono
Cola di Rienzi al tribunato; e dall'altra parte richiamando il
consolidamento della Signoria viscontea a Milano, dell' aristo-
crazia a Venezia, del monarcato a Napoli con Roberto d'AngitV
e Giovanna I. II libro III è detto Formazione di grandi Stati
(1355-1377); perchè narra la restaurazione dello Stato pontificio
per opera dei cardinali legati, i concentramenti signorili del-
l'alta Italia, si in Piemonte come in Lombardia, il costituirsi
delle compagnie di ventura, presto divenute veri stati militari
nomadi. Il IV libro prende nome dallo Scisma d* occidente,
ma non l'abbraccia per intero, estendendosi solo fino al 1399,
mentre per necessità di cose abbraccia un complesso di fatti.
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BASSO UBDIO BVO — P. ORSI 57
indipendenti dallo scisma, come il tumulto dei Ciompi, la guerra
di Ghioggia, la lotta fra Durazziani e Angioini nel Napoletano,
gli esordi della potenza di Gian Galeazzo Visconti, le discordie
genovesi e la sopravvenuta signoria francese. Il sogno d'un
regno d'Italia.V^, credette potersi intitolare il breve periodo^
corso dal 1395 al 1414; perchè, tra le agitazioni politico-reli-
giose dello scisma e gli intrichi complessi di svariati avveni-
menti, gli parve eccellere l'azione di Gian Galeazzo Visconti e
di Ladislao Durazzo, miranti, Tuno dal nord, Taltro dal sud,,
alla conquista d' Italia. Tra la morte di Ladislao (1414) e la
cacciata degli Albizzi da Firenze (1434) TA. colloca l'età d'ora
dei condottieri ; invero tanto nella lotta per il regno di Napoli
tra Giovanna II, gli Angiò di Francia e Alfonso di Aragona,
quanto nella lotta per la supremazia nel bacino del Po tra
Venezia e Filippo Maria Visconti la fortuna delle armi s' ap-
poggia ai condottieri, dei quali tipici Muzio attendolo Sforza,
Braccio da Montone, il conte di Carmagnola, omai desiosi di
salire colle armi al principato. Il breve tratto, che va dal 1434
al 1447, è detto Per V equilibrio imlitioo, forse senza motivo
abbastanza plausibile; perchè infatti salienti sono pur sempre
la continuazione delle lotte fra Angiò ed Aragona nel Regno,
fra Venezia e Milano in Lombardia, con l'ausilio essenziale dei
condottieri, tra cui omai rifulge Francesco Sforza ; mentre nei
concini di Basilea e di Firenze continua a dibattersi lo scisma,
non potuto spegnere nelle assise di Lucca e di Costanza. L'A.
fa una sosta col libro Vili, rappresentando L' Italia verso la
metà del secolo XV, ossia la repubblica Ambrosiana e Tinizio
della signoria Sforzesca in Milano, i principati di Savoia, Sa-
luzzo, Monferrato, Mantova e Ferrara, la repubbliche di Ge-
nova e Venezia, la signoria dei Medici in Toscana, il papato
umanista e nepotista, la dominazione aragonese in Napoli, Si-
cilia e Sardegna. L' A. riguarda il periodo trascorso dalla pace
di Lodi (1454) alla morte di Lorenzo il Magnifico (1492) come
tempo di Pace e stabilità (lib. IX): non si può contestare, che
rispetto all'età precedente la guerra sia meno frequente e gli
Stati prendano maggiore consistenza; ma il tìtolo è forse troppo
promettente, quando si ricordino lo lotte di Venezia col Turco
e la guerra di Ferrara, i tentativi dei fuorusciti fiorentini e la
congiura dei Pazzi contro i Medici, la tirannide e ruccisione
di Galeazzo Maria Sforza, le aspre lotte dei Papi contro i signo-
rotti e i frequenti assassinii, la congiura dei baroni napoletani.
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'fS RECENSIONI B NOTE BIBLIOOBAFICUK — C. RINAUDO
Il libro X è intitolato L'intervento straniero; ma in verità ne
narra solo la prima fase, rappresentala dalla calat<^ di Carlo Vili
e dalle spedizioni di hm^ì XII in Lombardia e nel Regno
(1492-1504), alleato prima, nemico poi di Ferdinando il Cattolico;
lion sono dimenticate le vicende della repubblica fiorentina col
Savonarola e del tristo casato dei Borgia. La lotta contro
Venezia, dalla formazione della lega di Cambrai al trattato di
Noyon (1508-1516), occupa tutto il libro XI e gli dà nome; mentre
il libro XII racconta la Lotta di predominio tra Fì^aixcia e
Spagna, impersonata in Francesco I e Carlo V, dal 1516 al con-
fjresso di Bologna e all'assedio di Firenze (1530).
Lo schema del racconto suesposto rivela la dillicoltà di tro-
vare ai vari periodi storici un titolo adeguato; il prof. Orsi, so non
l*otè sempre trovare formolo sintetiche, che significassero tanta
varietà di fatti, dimostrò però una certa genialità nel rintracciarle,
come tentò ogni mozzo per col legare nel miglior modo possi-
liile gli avvenimenti. Chiunque conosca la densità e la comples-
.sità storica deir Italia noi secoli XIV e XV saprà apprezzare
rimproba fatica sopportata o rinlelligento cura usata per sgom-
brare le vie, sfrondare gli accessori, e mettere in vista i fatti
e le persone, che sintetizzano la vita politica di quell'età, in cui
si stava preparando l'Italia moderna.
Sebbene il lavoro dell'Orsi sia ospositivo e non critico, tut-
tavia TA. non trascurò di illustrare ciascun capitolo con anno-
tazioni varie, dirette o alla citazione delle fonti e dei libri, che
gli furono principalmente di scorta nel cammino, o alla ripro-
duzione di alcuni passi caratteristici di documenti usati, o al-
rillustrazionc di episodi appena accennati nel testo. Cosi pure,
quantunque l'A. non pretenda propriamente ad opera d'arte, poso
cura alla lingua e allo stilo, convinto, che da essi specialmente
scaturisce la chiarezza, che è non solo ornamento ma condi-
ziono essenziale della storia. C. Rinaldo.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
CARLO CAPASSO, La j)0litica di papa Paolo III e Vltalia,
Voi. I. Bologna, Zanichelli, 1902.
31. — Lavoro diligente o lodato da persone competenti è
lo studio del giovine prof. Capasso, che si potrà anche meglio
apprezzare ad opera compiuta.
Esaminati nell'introduzione i giudizi, in complesso punto
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TBMPl MODCBNI — C. CAPA880 50
favorevoli a Paolo III cinossi da sci-ittori conteniporaiioi o
successivi, indicate le fonti edite ed inedite a cui si possono
attingere le informazioni, riassunti i caralteii del cardinale
Alessandro Farnese, TA. passa a discorrere del pontificato di
Paolo III. Si potrebbe desiderare uno studio più largo sulla vita
anteriore airelezione, ma non si può fare un appunto all'A. di
non averne trattato in extenso, perchè tale non era il suo scopo.
Dei tre periodi, in cui TA. divisela vita di Paolo III, ossia
dall'elezione alla tregua di Nizza (1534-1538), dalla tregua al
trattato di Grépy (1538-1544), e da questo alla morte del papa
{ 1544-1549 ì, solo il primo è ai'gomento del presente volume.
I primi atti del pontefice, sebbene volesse apparire neutrale
tra Francia o Spagna, persuasero Carlo V della sua francofilia;
ma presto dovette accorgersi Francesco I, che non si poteva
lare a fidanza sopra un appoggio incondizionato di Paolo III.
Anzi di fronte al pericolo turco e all'alleanza fianco-osmana
si vide il papa inclinare in concessioni a Carlo V e patrocinare
la lega cristiana ; onde fu in Francia creduto imperiale. Solo
dopo molti maneggi il F'arnese riusci a rompere la rete in(^-
strica||jle di raggili e di interessi, che si opponevano alla pace,
e a indurre i due rivali al congresso di Nizza, che, se non
ebbe i risultati, che se ne riprometteva, attestò la costanza
del vecchio pontefice nel raggiungimento del suo scopo. L*A.
seppe tener visibile il filo conduttore dell'opera sua attraverso
i'venti complessi e complicatissimi, come la questione di Came-
rino o dei Della Rovere, le vicende della spedizione di Tunisi,
le trattative che seguirono la morte di Francesco II Sforza per
Toccupazione del ducato di Milano, le faccende del nepotesimo
e le turbolenze di Pier Luigi, la guei-ra di Provenza, le ripe-
tute legazioni per la pace, le minacele di Solimano alle corti
italiche, le pratiche per la lega ci'istiana, il convegno di Leu-
cale, il congresso di Nizza e la tregua ivi pattuita.
Lo sci'itto del C. non è riuscito a chiarire tutti i dubbi
sulla politica, spesso tenebrosa ed ambigua, di Paolo III, fors'anco
perchè non furono adoperati tutti i mezzi archivistici d'Italia (»
fuori, specie del Vaticano, di Parigi e di Simancas; ma rap-
presenta un passo notevole nelP illustrazione storica di quel
pontificato ne' suoi rapporti colla condizione politica dell'Italia.
Non è ancora possibil(\ dopo la lettura del 1** volume, afler-
mare se sia stata provata la tesi dell'A., cioè che la politica
di Paolo III debbasi spiegare come uno sforzo più o meno con-
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(K) RBCBK810NI I VOTE BlBLI00B4riCUl — T. C.
tiiìuo di mantoneiv per lo mcMio iualtorata l'osistoiito libertà
d'Italia; ma iioii si può negare, che il congresso di Nizza otte-
nuto dalla sua operosità politica fosse uu atto rispondente a
tale programma, perchè costi'ingeva i due belligeranti ad un
accordo sotto la sua sorveglianza.
C. R.
CARLO BERTANI, Pietro Aretino e le sae opere secondo'
nuove indagini, Roma, Loescher, 1901 (In-8, pp. xvi-405).
32. — Una monografìa compiuta sul Flagello dei Principiy
che tanto ritrae nella figura e nelle opere sue dell'età ond'è
tìglio e tanta parte ebbe negli avvenimenti anche politici con-
temporanei, non può non interessare tutti gli studiosi, compresi
quelli di storia civile. L'A. è un giovane animoso, che ha
voluto, esordendo, provarsi in un'impresa assai ardua, tale
da richiedere maggiore calma e ponderazione e maturazione.
Tuttavia, anche cosi com'è, questo grosso volume , denso di
fatti, grave di note, bisognoso di lima, attesta nel giovane
scrittore una operosità non comune e una larghezza d'infor-
mazioni degna di lode e potrà servire o a lui medesimo o
ad altri per un'opera veramente definitiva. Non potendo qui
addentrarmi in un esame minuto, pel quale sarebbe necessario
discutere a lungo, rettificare ed aggiungere, mi restringerò
a notare che il B., sebbene si dica «animato da una scru-
« polosa devozione alla verità storica e non da int-endimenti apo-
« logetici o paradossali > , si lascia andare ad ogni pie so-
spinto oltre i limiti del ragionevole nel difendere e nel giustifi-
care e nel giudicare favorevolmente e a tutti i costi gli atti e le
parole del suo «eroe», proiettando invece una luce sinistra
sopra i suoi avversari. Anche >rincresce che l'A., spinto dalla
fretta, abbia sacrificato la seconda parte del suo lavoro asse-
gnata allo studio degli scritti aretineschi, ond'è evidente la
sproporzione fra questa parte e la prima, contenente la F«to del-
l'Aretino. Mi preme ciononostante rilevare, a scanso di mal-
intesi, che anche con tutti questi ed altri difetti non lievi, fra
il presente volume e quello del Gauthiez c'è un abisso di mezzo.
V. G.
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TEMPI MODBRNl — K. PULRJO 01
ETTORE PULEJO, Un umanista Siciliano della prima metà
del sec. XVI (Claicdio Mario Aretio), Acireale, tip. del-
TEtna, 1901 (In-8, pp. 02).
33. — Non sappiamo perchè, mentre nel corso del suo studio
l'A. adotta la forma italiana ArezzOy nel frontispizio adoperi
Taltra, crudamente e inutilmente latinizzata anche nella grafia,
a quella stessa guisa che scrive sempre Navagerio. A parte un
cosi minuscolo particolare, va lodato il P. por avere ripreso
questo soggetto, dandoci una completa illustrazione della vita
e delle opere dell'umanista e patrizio siracusano, delle cui Ob-
servantii aveva trattato sino dal 1898. L'Arezzo, votato alla
causa spagnuola, onorato del titolo di «cronista imperiale»,
viaggiò per buona parto d'Europa, parecchi anni fu alla corte
di Carlo V, che accompagnò in Italia al Congresso di Bologna
del 1530, e poscia in Germania. Ritiratosi a Messina, che al-
lora era forse il centro magj^àore della coltura Siciliana, vi
compose lo più notevoli fra lo sue opero, o sembra morisse poco
dopo il 1575. Datosi con grande forza agli studi classici, ai la-
lini soltanto, dacché era un umanista a mozzo, ignaro del greco,
dopo avere scritto prose o versi nella lingua del Lazio, accor-
tosi, un po' tardi, a dir vero, del destino ineluttabile del vol-
gare, si volse a studiare la nuova lingua e la letteratura d'Italia
vecchie oramai di più che ti*e secoli, e osò proporre con lo Obser-
vanta un suo temerario disogno di grammatica siciliana, tanto
storicamente curioso, quanto vano e inadeguato. Di questa scrit-
tura dell'Arezzo, come delle altre latine (carmi, Le sita Hispa-
niae, dialoghi ecc.) il P. ci offre un' accurata disamina e un
giudizio oquanimo, che giungo opportuno a sfrondare le esagera-
zioni di certi apologisti antichi e moderni. Per le Canzoni, che
di siciliano hanno poco più della forma metrica, egli accetta la
severa sentenza di Vittorio Rossi. Ciò che scrivo del De situili-
spaniae e delle relazioni del suo autore con la penisola iberica
e con la consimile letteratura corografica, va aggiunto ai pre-
gevoli Apuntes sobre viajes y viajcros por Espana y Portugal
del nostro Farinelli, la cui conoscenza gli avrebbe giovato.
V. G.
GUSTAVO CAPONL Vincenzo da Filicaia e le sue opere. —
Prato, tip. Giacchetti, 1901. (In-8, pp. 430).
34. — E' una vera e propria monografia questa con la quale
un giovane studioso fa le sue prime armi e, in complesso, vft-
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r
ItS RECENSIONI B KOTB BIBLIOGRAFICHE — Y. C.
tiiriosamente. In una larga e, forse, troppo verbosa Prefazione si
jiassano in esame gli studi d'indole biografica e letteraria che
lurono pubblicati sul Filicaia. Dei cinque capitoli, ond'è formato
il libro, il primo ne illustra la vita giovanile, con minor no-
vità di notizie che non fosse lecito aspettarsi; il secondo tratta
delle liriche storico-politiche in attinenza con gli avvenimenti
che le ispirarono; il terzo discorre le relazioni, personali e
f>i>etiche, che il Filicaia ebbe con Cristina di Svezia; nonchèle
^ue elegie, i suoi oflici sostenuti in Volterra, in Pisa, e in
Firenze, e la sua attività quale accademico della Crusca, del-
r Accademia Fiorentina, degli Apatisti, dell'Arcadia, nonché al-
(une poesie varie. La rimanente produzione letteraria (liriche
itjorali e religiose, egloghe, carmi latini, lettere famigliari ) del
nostro poeta offre materia al cap. IV, che si chiude con una
bibliografìa dei codici e delle stampe delle rime. Da ultimo
(rap. V) si considera il valore estetico del Filicaia poeta, ed in
un'abbondante Appendice si pubblicano saggi svariati di rime,
*I[ lettere, e di lavori inediti e un curioso RagiOìtaineniOi reci-
tato nel 1705 alla Crusca, dove l'illustre senatore monta sui
trampoli d'una retorica accademica fatta di secentismi, di va-
juloquio e, non parrebbe vero, perfino di reminiscenze dantesche.
Verso il Filicaia, cosi diversamente giudicato, l'A. si sforza
(Tessere imparziale, fondando il proprio giudizio sopra un esame
quanto più largo e coscienzioso gli è possibile della sua pro-
duzione poetica, considerata in se stessa e nelle sue attinenze con
quella anteriore e contemporanea. Lo difende bene dall'accusa
lii plagio che con la sua critica avventata e strampalata gli
uveva mosso il Guardione e tempera i giudizi che sulle liriche
|iolitiche morali aveva espresso il Castellani. Rileva le deri-
vazioni bibliche delle canzoni d'argomento politico-morale-reli-
gioso; contro l'asserzione del Salvini, dimostra che il Filicaia,
lungi dall'essere un imitatore di Pindaro, non ha nulla a che fare
con la tradizione classica greco-latina, anzi è «di fatto e di
intenzione anticlassico », mosso a ciò non da propositi estetici,
ma dal sentimento religioso. Le derivazioni dantesche trova
relativamente scarse in lui; assai più numerose, quelle petrar-
rhesche, senza che per questo il Filicaia possa dirsi un petrar-
chista nel vero senso della i)arola ; numerosissime poi le tracce
ilei Tasso, le quali l'A. viene, come sempre, additando con gran
fliligenza. Da questa disamina giunge alla conclusione che il
suo poeta è quasi solo un mosaicista. Ma in questo mosaico
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TKHPl UODBRm — AMT ▲. BKRNARDY (33^
avendo notato in ^ran copia i pezzi tolti dal Marini e dai suoi
secaci, egli finisce col dare al nobii senatore fiorentino un batte-
simo inaspettato di marinista, anzi di seguace della « maniera più
secentistica dei Seicento > (p. 393). Nel che si accosta al Belloni,
il cui volume vide la luce quando il suo lavoro era compiuto
(p. 303 n.); gli si accosta, ma lo oltrepassa, anzi va, secondo
me, troppo oltre. Vero è che dai numerosissimi riscontri, con
tanta pazienza raccolti dal G. e che facilmente si potrebbero
accrescere, si desume la prova più sicura che questo cultore
dello Muse... e deirarte musiva era privo quasi affatto di in-
dividualità artistica, di originalità schietta e profonda, era an-
zitutto superficiale spirito e superficiale poeta. Appunto per
questo era costretto a vivere d'accatto e di prestiti. Niuna me-
raviglia quindi ch*egli prendesse a pieno mani dalla Bibbia e
dal Petrarca, dal Tasso come dal Marini e dal Preti, usando
ed abusando, con una monotonia stacchevole, di formule stereo-
tipate; onde non lo direi marinista più che petrarchista, sebbene
la sua debolezza e la sua superficialità lo portassero natural-
mente a risentire di più gli influssi ancor forti del marinismo.
Concludendo: il G. che aveva respinti come «falsi» i giu-
dizi del Baretti, del De Sanctis e del Settembrini, è venuto a
pronunciare una sentenza che si allontana da quelli assai meno
di quanto egli forse non creda.
V. G.
AMY A. BERNARD Y, Venezia e il Turco. Firenze, Givelli, 1902.
35. — Intorno a questo lavoro ha già pronunziato il suo-
giudizio il Villari, il quale, pur lodandolo nel suo complesso,
ha notato non essere esente da difetti di sostanza e di forma.
In esso Tautrice ci rifa per sommi capi la storia della guerra
di Venezia contro i Turchi dall'anno 1043 alla pace di Garlowitz
del 1699, servendosi di ricerche fatte direttamente e accurata-
mente neir Archivio di Stato di Venezia. Le condizioni in cui
allora si trovava la Repubblica; le difilcoltà che lo venivano
dalle gelosie dogli altri Stati e specialmente dalla Francia, alla
cui prepotenza in Italia ossa ora ormai l'unico ostacolo; i difetti
antichi e recenti negli uomini, negli ordini, nei disegni; le de-
bolezze, lo viltà e gli errori militari e politici che si rivelarono
in questa lunga guerra, pur in mezzo ad atti eroici o a lampi
di sapienza politica; il sagrificio di Venezia agli egoistici inte-
ressi deirAustria: tutto in questo lavoro è messo in evidenza,.
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'•^r
f54 BKCICNSIONI iC NOTI BIBUOGRAFICHR — O. SANGIOROIO
:?;empre riguardo allo cause e alle consojjruenze, e tufto sufll-
i^entemente docuniontato, quantunque» in generalo, i documenti
siano tutti o quasi tutti attinti da fonto veneziana, e quantunque
in certi giudizi il criterio dei tempi coda un poco il posto a
una soverchia modernità o attualità di veduta. Certo, i fatti
«sposti erano noti, ma non altrettanto noti erano molti episodi,
molti parlicolari, molti rapporti tra l'uno e l'altro; cosi che la
cognizione di essi fatti riesce più piena, più precisa, più ragio-
nata. E in ciò Tegrogia autrico mostra una larga conoscenza
non solo doUa storia veneziana, ma, come già osservò il Villari,
di quella doU'intora Europa, conoscenza di cui essa si giova
con molto acume critico, riuscendo a dare nella storia generale
il giusto posto alla sua storta particolare.
A. Battistella.
E. BOTTINI-MASSA, La Sardegna fiotto il dominio spagnolo.
Sa^jjcio stori(?o. Torino, Clausen, 11X)2.
36. — Il barone Pallavicini, fattone Viceré, vi giunse dalla
Sicilia il 10 luglio del 1720 con sotte battaglioni e coi dragoni
di Piemonte, ricovette l'omaggio dei tro Stamenti, o giurò in
nome di re Vittorio Amedeo II l'osservanza dello Statuto «au-
gurio di più sereno di». Ma intanto la povera Sardegna aveva
patiti i suoi trecentonovantasei anni di servitù!....
E' di questo melanconico e lungo periodo di vita oppressa
e vile che l'egregio professor Bottini si occupa noi presente
Saggio. «Saggio nel senso proprio della parola: quale mi è
dato ( seri veci esso da Fano ) offrire dai documenti che, durante
Tanno del mio insegnamento nel Liceo di Cagliari, potei con-
sultare nella Biblioteca universitaria, nell'Archivio di Slato e
noirAr(*hivio comunale di quella città. Altri, è il juio fervido
voto, prenda a trattare più vastamente e più degnamente l'im-
portante soggetto. E' prezzo dell'opera, ed è quasi un obbligo
verso quella cara terra italiana che tanto ha sofferto e che pure
tanto ha meritato della nostra unità nazionale, di cui fu, si può
dire, la culla ». La culla, proprio non oserei ripeterlo, ma è
corto che la Sardegna è stata la patria onoranda di molti alti
intelletti. Simmaco, Bruno da Thoro, gli Auria, i d'Arborea,
Alag(m, Angioy, Azuni, Tela, Manno, Spano, Martini, Villama-
rina, Aniat, Siottopinlor, Pais, altri informino.
Lo Studio, pregevole appunto porche lavorato sui documenti,
va diviso in tre parti, che si conseguono, e che discorrono
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TKMPl HODBBNl — K. BOTTINI-MASSA 65
colla giusta misura doirocoupaziono aragonese ( 19 giugno l:i24 )
e della lotta per Tindipendenza dell'isola, nella metà del secolo
XVI e nel principio del XVII secondo le relazioni dei contem-
poranei Arquer e Garrillo, e della Sardegna direttamente sotto
il (foverno Spagnuolo dal 1478 al 1713. I pochi anni che cor-
s(M'o da quello del Trattato di Utrecht al- succitato 1720, risola
dipese dall'Austria, non gran che migliore della monarchia di
Filippo Borbone.
Duro e desolato fu invero dal Mille al ventiquattresimo del
1300 il prolisso periodo delle tirannidi indigene dei Giudici,
delle gare feroci di Genova e Pisa entrambi cupide del dominio
dell'isola e del danaro delle città, esse pure rivali fra loro e
nemiche, e delle pretese ostinate e astiose di primazia anche
nelle cose cicili esercitate dal Papato prei)otente in contrasto o
d'accordo coU'Impero a sua volta provocante e rapace. La
forza prevalse sempre in quelle età torbide su ogni diritto di
popolo e di privati. Pochi i liberi, meno ancora gli affrancati,
i più degli abitanti (circa centocinquantamila) erano come servi
della gleba; e su questi e sugli affrancati gravava tutta l'im-
posta. 1 servi venivano anzi spesse volte trattati come le bestie:
e lo si legge nel Tola là ove è detto, per esemi)io, che il giu-
dice Torbeno di Lazon comperato da tal Dorrubu un cavallo di
pelo rossiccio gli cedette in cambio alcuni servi e varie terre I
Lauti i censi che si tributavano, nolenti o spontanei, alla Chiesa
sempre, e spesso agli Imperatori. Barbarossa, in S. Siro pavese,
coronò di sua mano Barisene qual re di Sardegna per il dirozzo
di quattromila marchi d'argento, fra gli applausi dei guelfi di
Genova e le fiere lagnanze dei legati pisani, che gli rinfaccia-
vano la mal premiata loro fedeltà ghibellina ; ed il medesimo
Barisone si vincolava da li a pojo ^^vmiv'xhwio dì oniiitudine
a Genova aiutatrice. Gomita 2* giudice d'Arborea, e Gonnario 2^
regalarono ai (Capitoli di S. Lorenzo ligure e di S. Maria in
Pisa, chiese, vaste estensioni di coltivo e abitati, vene argenti-
fere, miniere e armenti, pur d'esserne favoriti e protetti. Michel
Zanche, che baratlier fu non picciol, ma sovrano, offese il buon
nome di Enzo re di Torres e di (rallura, spadroneggiandovi
tanto e si da ribaldo che a dir di Sardigna là neirinfei-Jio le
male lingue degli altri rei « non si sentono slanche ». Il 1258,
Cepolla, giudice di Cagliari, istituì per sua erede assoluta la
Lionessa del mare. Trentotto anni dopo, il timore di perdere
l'ultima sua autorità sulla Sardegna (e i suoi antagonisti erano
JRivista sforna italiana, 8a s., n, 1. .">
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06 RKCI£NS:ONI U NOTR CIBLIOGRAFICUK — 0. SANOIORGIO
precisamento i trioufcitori della Mcloria!) fu in Bonifacio Vili
di tanta possanza che ne cedelte senz'altro rinvestitura a
Giacomo li di Saragozza!...
Da codesto giorno tristissimo, derivarono gli altri jruai che
Sardegna pati, i^li egoismi traditori di Ugone III, le guerre in-
testine, la signoria sanguinosa degli Aragonesi. Invano tenta-
rono resistere allo straniero i montanari delle Barbagie, Ga-
spare Auria e i forti che militavan con lui, e quei d'Iglesias e
d'Alghero. Eleonora la grande, tenne invano ben alta in Ori-
stano la sua fronte d'Italiana, e davvero ci è scarso il conforto
del rileggere anche qui nel Bottini ch'essa morta si raccolsero
intorno al suo feretro illustre le centoventi bandiere da lei
conquistate agli Spagnuoli. Sanluri resistette inutilmente. Il 1477
la peste uccise 16 mila di Sassari, \^ primogenita. Invano Leo-
nardo d'Alagon venne sui campi di Macomer airultima sfida
con Nicola Garros viceré, il 19 maggio 1478, qitredò de todo
punto Sardena, e le forze e le speranze dell'isola rimasero
alla discrezione insaziabile deìVavara pot^ertà di Catalogna,
La terza parte ha il suo commento nella seconda, che
infatti la precorre e la compie. Ben fece, ad ogni modo, il Bot-
tini a ripreseutare i giudizi! che dell'isola e de' suoi tormen-
latori espressero, nella metà del sec. XVI, Sigismondo Arquer,
e il 1611, Martino Carrillo. Cagliaritano e protestante il primo,
aragonese e canonico l'altro, entrambi concordano nel descri-
vere i costumi e i difetti degli indigeni, e più gli errori e lo
colpe dei Viceré e dei loro, ed entrambi (^onchiudono chiedendo
ghistizia e riforme. Il secondo, anzi, afferma che ha istruiti,
durante i sedici mesi della sua visita in nome di Filippo III, più
di sessanta processi, alcuni dei quali eccedenti le niille pagine ;
e «chi sa quante di quelle carte, dopo la sua partenza, resta-
rono senza effetto, e quante disperse per gli archivi sardi e
spagnoli, attendono ancora una sentenza!». Il primo accusa
anche d'ignoranza i sacerdoti ^n tanto che é raro trovare fra
essi chi intenda la lingua latina» e solo ad essi erano afTidati
gli studii, « filtri ammirandi a far gl'ingegni ottusi ». E il Carrillo.
e TArquer deplorano il peccato ereditario e forse indelebile dei
Sardi di non voler far essi il proprio commercio, e lo stato
miserevole dei campi cui difettando il capitale nulla giovavano
la potenza del clima e la feracità naturale. Oggi ancora, se non
vi mancano, certo vi scarseggiano « quelle classi studiose, che
intrecciandosi al commercio, alla possidenza, all' industria^
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\^^^yf^yr:
TKMPl MODKBUI — E. BOTTINI-MASSA 67
all'agricoltura, fanno la parte più vitale dello nostre so-
cietà (1)>.
Importante è pertanto la parto terza, che risponde molto
airobbietto del lavoro, di cui ripete il titolo. E' dessa perciò-
non altro che la esposizione semplice e particolareggiata del
malvagio e incosciente governo dei Viceré, piuttosto personaggi
da pompa, che uomini di Stato, e requisitoria più terribile non
si poteva senza dubbio dettare contro quei rilassati e rapaci
non d'altro incaricati che di ostentar rigidezza, ogni cosa invece
concedendo ai faccendieri ed ai facinorosi. Istnimenti irrespon-
sabili di una politica tisica insieme e dionisiaca, e servi turpe-
mente devoti al Gran Cancelero, i Viceré (eccettuatone qualche
tempo il Yenno) non si occuparono che dello spremere inesora-
bili e raffinati danaro e sempre oro, con queirarte del chiedere
obbligando, nella quale gii Spagnoli furono maestri, estorcendo
ai Bracci donativi ogni volta maggiori. L'ufficio di «Thesorer
administrador gendral » divenne presto Tanibito e il comperato
dai disinteressatissimi che s'affannavano, poveretti, là in Madrid
e qui in Cagliari por el sermcio de su 'Mayestad!
Non è che il popolo sardo non alzasse a tratti unanime la
sua voce a domandare equità e a protestare contro gli abusi e
le violenze, ma le querele, ahimè, non avevano ascolto mai, o
se ottenevano qualche volta un simulacro di risposta questa
era un rimbrotto sprezzante e peggio un rincrudimento di
angherie e dispotismi. Al Governo ed ai suoi satelliti te-
nevan bordone i nobili, appastati allo scoglio come i polipi.
I militari, immuni essi pure da ogni sorte d'imposte, salvo
s'intende la contribuzione al famoso donativo regio, traltavan
risola alla guisa bruta degli Angioini in Sicilia. Dei cleri,
il vero e il coniugato (che denominavansi clerici coniugati co-
loro che avendo portato in gioventù l'abito sacro, pur passati
ad altra condizione e divenuti anche padri di famiglia, rima-
nevan tuttavia sciolti da ogni peso sociale e continuavano a
godere delle immunità ecclesiastiche), dei cleri, dico, il coniu-
gato e il vero, é superfluo aggiungere che venivan trattati come
(1) Così sessanta o più anni sono, Cattaneo noi mirabile Discorso
intorno la Sardegna antica e niod<M*na « <;he non domanda fosserva acuto
il venerando Graziadio Ascoli nella sua magnifica lotterà al Pulló su Carlo
Cfittaneo negli studi starici, Koma, Forzani, 10(X)), oj?gi ancora, quasi
iìU'.nxì ritocc;o» — ; e l'A. sembra non Tablìia nenmian«^o «onsultato!
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<jH KKCKNSIONI E MOTfS B16U00KAFICHB — 0. 8ANG10R610
l)ersonc superiori alle leggi, non solo non pativano le gabdie
comuni ma potevano esportare i prodotti delle terre loro senza
pagare alcuna tassa, se gli ufficiali pubblici si permettevano
qualche lieve arbitrio a loro danno il Viceré e i magistrati si
affrettavano a farne le scuse e a risarcirn«li, tenevano la facoltà
di esigere prestazioni d'opera, decime, ed adem])rivi, ed al do-
nativo essi partecipavano en tant poqua quanUtat ( ebbero a
confessarlo j>ersino il marchese d'Aytona e il duca d'Avellano,
entrambri viceré) che si calcola contribuissero ciascuno appena
per il sesto di quanto gravava su ogni altro suddito non ascritto
alla casta sacerdotale. 11 Braccio reale cioè i paesi e le cillà
direttamente dipendenti dalla Corona, faceva a sua posta, cosi
•come i tre arcivescovi e i quattordici vescovi, il diritto e il
dovere; — o dovere precipuo era l'esclusione dei nazionali
dalle cariche influenti, e la surroga della lingua catalana alla
dolce favella di cui i Sardi vantavano già i documenti più an-
tichi. I/inquisizione crebbe nel secolo XVII a Stato nello Stato,
« riusci si iniqua non solo contj'o i Riformati e gli Ebrei e i
Maomettani ma anche 'contro i Cattolici meno superstiziosi, che
rudienza dovette per un avanzo di decoro deplorarne gli innu-
meri eccessi e le crudeltà. Eccellente nelTarte del dominare
dividendo, il Governo di Spagna non volle e non seppe imporre
<illra nnità che quella del calendario di Luigi (riglio !
Eppure, nel loro astratto, le leggi che presiedevano alla
vita politica ed amministrativa della Sardegna erano buone. La
(^arta de Logu, la cui prima redazione si fa risalire al temilo
della gloriosa J^^leonora, comminava i-aramente la pena capi-
tale ed anche questa solo a delitto riconstatato. Non vi era
riconosciuto l'odioso privilegio della primogenitura, ed i beni
erano in comunione tra i coniugi che non avessero stipulazioni
dotali. Non si potevano diseredare figli o nipoti senza una cau.sa
legalmente {)r()vata. Anche le Pranmiatiche Reali, e le Gride
dei Viceré, erano in teoria le attestazioni di una cura sentita-
mente paterna della felicità e degli interessi degli amatissimi
figliuoli. Gli Atti del Parlamento isolano, rigurgitano ancor es^si
di provvedimenli tutti benevoli e salutari, specie i)er i derelitti
e i [)erseguitati... « Ma che potevan le leggi, quando nessuno
vi poneva mano, e i mali (esempi venivan dall'alto, e uello
stesso clero, allora onnipotente, erano costumi lutt'altro che
<vsem[)larii'»... Meritava dunque quel governo scellerato di tìniro
ilei modo che fini, senza un compianto; e giusto scrive il Ca-
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TBMFL MODCBNI — B. BK&TANà 6D
rutti che runico benefìcio recato airitalia dal trattato del 1720,
fu appunto d'averle restituita una regione ormai per governo,
coslume e lìngua dimntata spagnuola.
I)R. Gaetano Sangiorgio.
K. BERTANA, Vittorio Al/ie)'i studialo biella vita, nel pen-
siero e 7iell*arte. — Torino, E. Loescher, 1902.
:n. — Prima d'affrontar la lettura di questo libro forte ho vo-
luto rileggere la Vita e i GiorìUili di Vittorio Alfieri, quelle fra
le sue tragedie ove meglio egli rappresenta se stesso e non so
quante più prose di lui. Nessun viatico mi è parso migliore
che questo a giudicare rettamente d'un libro, ove un critico
audace, possente della sua dottrina e della perspicacia sua, più
possente ancora per un amore intenso alla verità, par quasi si
diletti a denudare dinanzi a noi un eroe, che noi e per la
«uggestione che ci viene dalle opere di hii e per quello (^he di
lui i padri nostri avevano creduto, non vedevamo più se non
attravej-so i nimbi di gloria che lo volavano agli occhi nostri.
E cercavo anch'io se potevo scoprire quelVe^^oe cosi co-
nregi i fu nella realtà della vita, prima che l'ammirazione dei
posteri lo rivestisse di quel manto, senza il quale oramai non
lo sappiamo più pensare. Un allro dio dunque che cade?
un'altra religione che muore ^
» Che a foggiare l'Alfieri in quello special modo abbia ope-
rato potentemente l'eredità familiare, sostennero da ultimo gli
scolari del Lombroso, e forse è vero. Ma vero è anche che
noi di cotesti ascendenti dell'Alfieri ben poco sappiamo di
positivo, e senza dati positivi, di castelli in aria se ne possono
far quanti si vuole; storia non si fa. E azione suiruomo do-
vettero esercitare anche la razza e il paese di dove venne;
ma dall'affermare ciò a voler nell'Alfieri il più sicuro e il più
genuino rappresentante di quella o di questo, ci corre parec-
chio. Chi cerchi piuttosto nella Vitti Ai lui e le notizie di questa
integri con l'altre, che più o meno larghe, secondo le circo-
stanze, potrà da altre parti derivare, vede facihnente che fin
dai primi anni egli portò in se le stigmate, a dir cosi, di quello
che sarebbe più tardi divenuto: malinconica nell'uggia della
vita monotona e solitaria la fanciullezza; egli bambino caparbio,
invidioso spesso, orgoglioso. Lo vede anche meglio nella vita
di collegio, dove certo i piimi studi furono pedanteschi
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70 KKCEMSIONI K NOTE BIBLIOGRAFICHE — U. COSMO
e inni fatti, ma di dove anche usci più colto di quello che
non abbia voluto lasciarci credere. «Con altra educazione e
in altro ambiente, dove più diifusa e più tenuta in pregio
l'osse stata la cultui-a letteraria, egli si sarebbe volto fin da
principio agli studi, e avrebbe chiesto ad essi la soddisfazione
delle ambizioni giovanili, che non poterono subito levarsi tanto
alto*. Poiché negli studi non le trovò, costrinse le native ten-
denze e « corse a gran carriera lo stradone dei vizi » ; non mai
cosi peraltro da soffocare in tutto quelle tendenze, da dimen-
ticare interamente quegli studi.
Ah ! que' primi viaggi giovanili deirAlfieri ! Il Bertana non
lo segue di tappa in tappa, ch'egli non s'è proposto di raccon-
tarne tutta la vita; ma senza abbandonarlo mai d'occhio, si
sofferma naturalmente in que' punti, dove, come a Venezia,
una lettera inedita o poco studiata possa illustrare qualche fatto
nuovo; dove, come a Napoli, alcuni versi argutamente messi
a riscontro con la Vita possano far rilevare una contraddizione:
in tutti que' punti, i quali o con la parola stessa della Vita o
con quella degli ambasciatori piemontesi provino evidente, che
quando egli si mise finalmente per la carriera delle lettere,
« l'avviamento ad essa non era stato del tutto inconscio, ed egli
l'abbracciò con preparazione certo incompiuta, ma non cosi
digiuno di studi e sprovveduto di cognizioni e di idee e ver-
gine d'impressioni e di gusto, come gli piacque far credere ».
Queste ultime pai-ole minacciano di diventare un ritornello;,
non è però che io annniri la figura rettorica della ripetizione:
è che esse rendono a maraviglia lo stato d'animo dell'Alfieri
scrivente la sua biografia: non mentire no, ma la verità adat-
tare in tal modo che cooperi a rappresentare efficacemente quel
tipo, quale egli volle e si figurò veramente di essere.
Non menti nemmeno, anzi tanto meno, nella storia degli amori ,
veraci: più rispondente a verità forse nel racconto del primo che
del secondo «intoppo amoroso», e in questo, clii lo studi alla
luce di tutti i documenti, meno simpatico di quello che egli non
abbia tentato di apparire. Incappò in una « terza rete », ma ne
usci probabilmente con meno forti lotte e meno disperato dolore
che la « Vita » non racconti ; si purificò finalmente nel « degno
amore», che doveva essere il centro spirituale della sua vita
di poeta e di uomo, e certo egli efficacemente rappresentò in
prosa e in versi, ma certo anche nella rappresentazione ido-
leggiò cosi ch(* rideal tipo dell'uomo ne usci avvantaggiato. In
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TKBIPl MODKBKl — E. BKRTANA 71
quanto alla storia.... questa la lesse ora sui docuinouti veridici
il Bertana. Ahimè! tristi amori d'adulterio lutti questi dell'Al-
fieri, per tempra, per influssi letterari, per l'età in che visse in-
capace di legittime nozze, pur qualche volta, sia pure di passata,
vagheggiate.
Non alzo la voce con il Monti e rimpiango che il no-
vello Egisto abbia profanato i letti d'Anglia; prima di lui
altri gli avevano insozzati, e, quando vivrà con lui, la bella
Luisa, poiché non potrà spartire il regno che non possedeva
che nel titolo, spartirà con altri che non sia lui il letto; lo
spartirà lui morto. Che colpa airAlfieri, se pur vantandosi nella
lapide a lei preparata, di averla «ultra res omnes diiecta» — ^
«et quasi mortale mimen — constanter habita — et observata »,
s'invischiò, mentre ella ammirava Ibi-se i polpacci di qualche
suo corteggiatore, s'invischiò in qualche altro -amorazzo^ Io
non racconto, accenno, che questo è luogo appena da ciò;
ve^a il lettore nel Bertana i quattro capitoli ove tutta cotesta
miseria d'uomini e di cose è posta in nuova luce; e poiché di
miseria ho parlato, vegga anche — leggendo il capitolo sulla
«Donazione» che de' proprii beni l'Altieri fece alla sorella, —
se proprio non sia questa la parola, che sale spontanea a carat-
terizzare una situazione.
Ma grettezze e adulteri non rattristano tanto l'anima quanto
l'amareggiano le incertezze, gli scoramenti, e, diciamo pure,
le viltà politiche dell'Alfieri.
La fuga di lui e dell'amica sua da Firenze il 25 marzo
1790 all'entrar de' Francesi rammenta al Bertana Don Abbondio
e Perpetua all'avvicinarsi dei lanzichenecchi. Troppo spietato
forse; ma certo anche l'Alfieri non era nato con im cuor di
leone, e meglio che di Socrate il Leopardi avrebbe potuto scri-
vere di lui che quantunque credesse abbondare «di quel coraggir>
che nasce dalla ragione, non par che fosse fornito bastantemente
di quello che viene dalla natura». Nemico ostinato della tiran-
nide, vate della libertà, passò, scrive il Bertana, la sua vita
tremando: certo poche volte si comprende meglio che studiando
la vita e l'opera di lui, come tra l'espressione della vita e la
vita di chi l'esprime non è punta necessaria identità. E se noi
ci addoloriamo del non trovarla nell'Alfieri, è solo perchè leg-
gendo la sua vita ci eravamo abituati a prendere per realtà
quella che non era che una semplice espressione letteraria.
Questa incertezza, questa contraddizione non è della vita
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72 RKCRN8I0N1 C MOTE BIBLIOGRAFICHE — U. C08H0
solo ma anche del pensiei'o e deirarte aUìeriana: e bene il
Bertana dopo avere niagisiralmenle mostralo quali furono i
«Momenti e i Fattori della conversione politica di lui», può
in un secondo eai)itolo provare che le idee politiche svolte nelle
Pi'ose e nelle Poesie minori non formano propiio, come parve
al Mestica, una dottrina organica, ma involgono più che l'ombra
di qualche contraddizione. Per formar quest'organismo mancarono
a lui gli studi profondi e insieme anche le disposizioni mentali ; stra-
tificazioni diverse di pensiero si sovrapposero Tuna all'altra,
conclusioni diverso cozzarono, non si fusero mai insieme. Né
solo in politica ma anche in religione, dove però contraddizioni
e incertezze sono senza confronto meno notevoli, e la religione
infine è sempre per lui più che un'idealità sentimentale una
funzione politica e da questo punto di vista viene sempre giudi-
<'ata. In una sola cosa l'Alfieri fu sentire conseguente a se.
stesso: nel cullo alla patria, anche se egli non sia stalo il
piimo a scoprirla. Ma nessuno l'avena cantata o cantava con
quella « irresistihil fiamma» onde egli la cantò; nessuno per lei,
meglio ancora che compor prose» e versi,... cieò un tipo d'uomo
sul quale i suoi concittadini si avessero a modellare, dal quale
dovessero derivarti la forza alla redenzione di lei. Aver creato
questo tipo, se anche non si ebbe penne da raggiungern(» l'al-
tezza e non virtù di concretarlo in se, mentre pur lo si voleva
concretare; e l'averne gli Italiani sentita reflica(*ia, potente
elTicacia, alla redenzione del proprio paese, è tal merito che
basta a render immortale un uomo, a far che la patria gli
debba essere grata dell'opera sua.
Studiato cosi l'uomo e il pensatore è facile al Bertana in-
tendere, e intendere meglio che tanti altri non abbiano fatto,
il poeta. Egli non s'attarda a lungo su questa parte, si lo caccia
il lungo tema e il limite assegnatogli dalPeditore, e le cose
che dice ci fanno spesso nascere il desiderio di quelle che
avrebbe potuto dire; ma se non tutta l'ai'te dell'Alfieri è stu-
diata, la genesi di lei è senza dubbio sicuramente» fermata,
(ìenesi che ad altri è piaciuto scoprire in lui stesso; e certo
siMiza quel suo particolare temperamento d'artista nulla di
fecondo avrebbe potuto fare; ma gli avviamenti all'arte sua li
ebbe dal teatro a lui antecedente o contemporaneo, specie fran-
cese; da questo dedusse modi e forme, da questo i canoni
onde j'egolò il proprio. Più che tutto, naturalmente, potè sopra
di lui il Voltaire. Ma le mie sono affermazioni e quelle d(d
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TBHPl MODBBMl — E. BBRTANÀ 73
Berlaiia soltilissìmc analisi, sia (*he egli studi la « Vocazione e
l'educazione del poeta tragico», sia che appunto ne mettxi in
luco i rapporti con il « Voltaire » stesso, sia che ne corchi
anche più riposti «Antecedenti»^, o studi come gli stati «sog-
gettivi » di lui 4c si riflettono » nelle proprie tragodio. Vero é
anche che in tal materia ogni riassunto é impossibile, o la virtù
persuasiva sta tutta nella virtù analizzatrice. Quando il critico
ha dunque affermato ch(» é rimasto persuaso, ha insiomo fatto
rologio di queiranalisi. Che se da questa analisi risulti «come
la realtà che le tragedie alfloriane ritraggono é il più delle
volte affatto soggettiva: che esse sotto specie drammatiche in-
volgono un contenuto lirico », ne viene anche la logica conse-
j;uonza dì studiare quelle forme di poesia ove questo contenuto
Irovò la sua naturale espressione, gli é a dire le liriche
stesse. Alba d'un giorno nuovo, lo chiama con felice metafora
il Bortana; e della loro luce egli illumina Tultimo capitolo del-
l'opera sua.
Non a caso ho scritta questa metafora : che e qui e per tutti
i capitoli antecedenti e nell'epilogo il Bertana ha pagine come
(la anni non é frequente di leggere tra noi, e nelle quali infi-
nite finissime osservazioni di psicologia e d'estetica provano
quale intenditore d'arte sia chi lo ha scritte. Vorrei poter ripor-
tare qui la pagina (533-34) ove egli assomma il suo giudizio
sullo scrittore: e non per la valutazione» dell'opera di questo
soltanto, che mi pare rigorosamente esatta, ma si anche per la
forma oiìde questa valutazione è espressa.
L'efficacia estetica d'un libro risulta anche dall'armonia
delle sue parti; per amor di questa pertanto non rimpiango,
com(^ troppi ho visto fare , che il Bertana non abbia scritto
quello che forse per un momento pensò dovesse essere l'ul-
timo capitolo del suo libro: «la fortuna dell'Alfieri». Certo
piacerebbe anche a me sapere, e saperlo da chi ha studiato a
fondo l'argomento, come l'Alfieri parlò alla fantasia del Parinì,
del Foscolo, del Byron, del Leopardi, del Carducci; quali fra le
^'onerose anime di giovani che santamente operarono per la
patria, trassero da lui fiamme all'ai-doi-e che li spinse ad affron-
tare sereni, dolori, sacrifici e morti. Tutte cose bellissime e san-
tissime, non é dubbio, ma che proprio non era questo il luogo
(li raccontare. Ufficio del Bortana era di dirci quale fu Vittorio^
Alfieri nella vita e nell'opera sua : quale ap[)arve ai post(M*i
è tutt'altra ricerca.
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i4 KKCKNSLOMl B KOTB BIBLIOORAFICHK — U. COSMO
Non questa è la mancanza che vieta a questo grande o
forte e bello volume, di salire fino alle altezze del capolavoro.
Olielo vieta il mancare di quella serena simpatia per il sop:-
gelU) che si tratta, la quale tutto l'investe e nella quale il
lettore si posa appagato. Il Bert^na ha fatto, non c'è dubbio,
rigida opera di storico: le debolezze che egli ha scoperto
neirAlfieri furono, certo, di lui;. quelle incertezze, quelle con-
traddizioni aduggiarono, purtroppo, l'anima sua; quell'atteggia-
lUGuU) nel quale si volle mostrare ai posteri fu « un gesto » non
altro che un magnifico gesto di attoi-e: ma il Bertana anche
di farci notare quelle debolezze, rilevare quelle contraddizioni,
di additarci quel gesto si com[)iace troppo.
Egli è un sacerdote delh\ verità, un sacerdote della mora-
lità, non c'è dubbio: ma insieme con il sacerdote di cosi auguste
dee a noi piacerebb<^ trovale l'uomo che perdona all'uomo i suoi
molti peccati per il molto bene che ha fatto, per il molto che ha
amato. Cosi il libro del Bertana rimane un libro di scienza, non ar-
l'iva ad essere in ogni sua parte opera d'arte. Molti sorrideranno, lo
so, della mia aft'ermazione; ma la critica non esauri.sce tutta se
stessa nell'accertamento scicMitifico; e quando un uomo da un ar-
gomento che molti forse credevano esaurito trae tanta luce di no-
vità e tutto l'illumina, quando profonde tesori di arguzia e di acuzia
analizzando versi e prose che pur tanti altri avevano studiah»,
quando dai procedimenti suoi induce sintesi che anche ai più
scettici paiono avere acquistata fissità di scienza; allora questo
uomo, che sprezza ogni ricerca di effetto e intanto mirabil-
mente l'ottiene, ha diritto d'essere giudicato a un'altra stregua
che non sia la comune. K il rimpianto che sarebbe sciocco
quando si tratta dell'erudito, il cui officio finisce con l'accer-
tamento della verità, diventa legittimo là dove insieme con
l'erudito e sopra di lui trovi il critico, che ricrea dentro al suo
cervello la vita e l'opera del poeta che ha preso a studiare.
Umberto Cosmo.
6. PERIODO DELLA. RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
OIUSEPPE GOLUCGI, La repubblica cfi Genova e la rivolu-
zione francese. CoriHspondenze inedite degli ambasciatori
genovesi a Parigi e presso il congresso di Rastadt. Roma,
tip. delle Mantellate, 1902.
38. — Giuseppe Golucci, nato a Palermo il 28 agosto 1827,
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PKBIODO DELLA RIYOLUZlOVB FRANCESE — G. COLUCCl 75
:addetto appena ventenne alle pubbliche ainininislrazioni del
regno delle Due Sicilie, questore e prefetto di parecchie Pro-
vincie nel regno d'Italia, fu anche coltissimo uomo, e in par-
ticolar modo amante degli studi storici: l'Accademia Pontauiana
di Napoli e le Società storiche di Genova e Palermo l'ebbero
a loro membro. Nell'ultimo periodo della sua vita attese ad
illustrare la storia degli ultimi anni della i-epubblica genovese,
e a tal fine raccolse una grande copia di documenti, che la
morte sopravvenuta il 12 dicembre 1900 gli impedi di pubblicai'e.
Raffaello Ricci, che fu in intima consuetudine col com-
])ianto Coluccl, anche per soddisfare al desiderio della Società
ligure di storia patria, pubblica ora in quattro volumi i docu-
menti, raccolti dai Colucci, e ch'egli morendo lasciava già
."Stampati sino alla metà del quarto. Il contenuto è chiaramente
descritto dal Ricci nella sua prefazicme.
«Questi volumi contengono tutto il carteggio degli amba-
sciatori genovesi a Parigi, tolto dall'archivio ligure di Stato, a
cominciare dal 1794. Appena l'infelice Luigi XVI fu condotto
al patibolo, la Seienissima Signoria di (Genova dichiarava al
suo ministro plenipotenziai'io presso il Re, il magnifico Cristo-
foro Spinola, che la sua legazione era cessala. Gli sostituiva
Bartolomeo Boccardi, che giunse a Parigi il 26 febbraio 179'i,
e che per l'intelligenza e lo zelo col quale coltivò l'amicizia
fra le due Repubbliche, venne elevato nel maggio del 1796 al
grado di ministro. I rapporti di lui occupano i primi due volumi,
e parte del terzo e del quarto. Dal 10 luglio 1790 al 10 luglio
1797 anche. Vincenzo Spinola sciisse da Parigi, in qualità di
incaricato straordinario, rapporti, che sono contenuti nel terzo
volume; dove pure sono pubblicate le lettei'e, che dal P dicembre
1797 al 9 aprile 1798 inviò da Parigi a (teneva il cittadino
Giuseppe Bertuccioni, deputato del Governo provvisorio della
Repubblica Ligure; nonché quelle, che dal 24 marzo 1798 al
10 giugno 1799 scrisse da Parigi il cittadino Lupi, inviato stra-
ordinario e ministro plenipotenziario del Direttorio esecutivo
della Repubblica Ligure. Queste ultime occupano anche circa
la metà del volume quarto, il quale contiene nelle rimanenti
pagine un nuovo carteg<rio dii)lomatico del Boccardi, dal Li
giugno al 6 dicembre 1799. Il Boccardi, andato al congresso
di Rastadt per sostenefrvi gl'interessi di G(»nova, fu testimone
dell'inaudita violazione del'diritto delle genti, commessa sotto
i suoi occhi dagli ussari austriaci nella notte del 28 aprile 1709,
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7() BBCBK8I0!fI B KOTB BIBLIOGBAriCHB — C. B.
quando vitrliaccanicMite assalirono o Iriicidarouo duo doi plenl-
IMilenziari fraucesi, cho, sciolto il ronirresso, erausi f)artiti da
Hasladt i)ei' tornare in patria. Narra il Boccardi noi suoi rap-
porti, con arando ofìlcacia, quella s<*ena di terroro».
Osservatori sajxaci, dovendo soddisfare un }i:ov(M-no, che
voleva essere iulbruiato di tutto, i rappresentanti liguri non si
occupano solo dei rapporti tra la Ropubblica loro o la trancose,
nia investigano tutta la vita di quol (Governo tumultuoso, e di
coloro che lo rappresentano, spini^^ondosi fino ai particolari più
minuti. Quindi è che lo loro lettere non sono ai-ido note diplo-
matiche, misurate e solenui, ma rappresentano uoirinsiemo un
diaiio della vit^ politica di Pai'i^i, dalla morte di I^ui^i XVI al
i\ dicembre 1791); un diario obiettivo e sicuro, e in alcune parti
anche ari^uto. Questa pubblicazione fu arricchita dal Golucci di
pregevoli note bio<i:rafìcho per alcuni dei personaj?p:i principali,
ricordati mn rapporti.
Da queste soumiarie indicazioni è facile rilevare di quanta
utilità possano tornare alla storia qu<'sli docuuK^nti: elementi
di riscontro aji:li avvenimenti traucesi narrati da altri osserva-
tori, giudizi sulle pei'sone e sulle cose della rivoluziono, spe-
i-anzo e illusioni del governo genovese, maneggi .per conservare
rindipend(»nza e condotta infida d(d Direttorio, svolgimenti) di
numerose questioni secondarie non abbastanza chiarite da altrc^
fonti storiche. Il pregio dei documenti apparirà meglio, non ap-
pena saprà valersene qualche intelligente studioso della storia
genovese. C. R.
J. DU TEIL, Rome, Naples et le Lirecioire; armistices et
traitès {1796-1797), Paris, Plon Nourrit, 1002.
:59. — In questo studio, che è uno dei migliori di storia
tliplomatica del peì'iod(> rivoluzionario, usciti recentemente, il
Du Teil, non nuovo a simili ricerche, prende a trattare un
argomento molto interessante e sul quale può presentare docu-
menti nuovi e nuove considerazioni. Nella introduzione esamina
brevemente le relazioni tra la Francia e la Santa Sede e la
Francia e le Due Sicilie dopo l'inizio della rivoluzione: l'assas-
sinio di Ugo Bassville da un lato, il rinvio deirambasciatore
Mackau dall'altro inasprirono uno stato di cose, che, data la
i-iluttanza dei due govei-ni italiani a riconoscere la nuova repu-
blica francese, doveva infallantemente condurre a lotte ai)erte.
Iniziatasi la cam[>agna del 170(3, il Direttorio ed il generale
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PKBIODO DKLLA RIVOLUZIONE FRAVCRSC — J. DU TKIL é i
Bonaparte manifestarono riguardo all*aziono politica o diplo-
matica intendimenti affatto contrari: Bonaparte che scriveva
«ci vuole unità di pensiero, militare, diplomatico e finan-
ziario», ossìa mirava a raccogliere tutti i poteri nello sue
mani, scartando i commissari del Direttorio, Saliceti o Garau.
riasci ad imporsi o la tonda del comandante in capo dell'e-
sorcito d'Italia divenne, in corto qual modo, il vero ufficio
degli affari esteri del Direttorio. Tanto che Buonaparte dirà
più tardi ( nota manoscritta apposta a S. Elena sulla p. 23 del
1" volume della Correspondancey ediz. Panckoucke) di esser
stato vincitore <en dépit et au mèpris des instructions du gou-
vernement». Prezioso collaboratore di Buonaparte nell'azione
che fin dalla primavera del 1796 si preparò ad esercitare verso
<rli Stati deiritalia centralo e meridionale fu Gacault, figura
finora poco studiata e che il D. T. mette in piena luce. Segro-
lario crambasciala poi incaricato d'affari a Napoli prima e
durante gli inizi della Rivoluzione, era stato nominato agente
della republica a Roma nel 1793, ma risiedette quasi sempre
a Firenze, poi fu mandato a Genova a sostituire temporanea-
mente Villars in attesa di Faipoult. Incaricalo di seguire le
operazioni militari all'aprirsi della campagna del 171K3 e spe-
cialmente di trattare coi patrioti piemontesi, fu raccomandato
da Giusepi)e Bonaparle aironni[)Otente fratello come uomo
attivo, zelante e profondo c(moscitore dolTltalia. Ed infatti il suo
cartoo^io col Gomitato di Salute Pubblica e col Direttorio con-
tiene ottimi apprezzamenti, eri in particolar modo una lettera
del 9 maggio 179i) prevede tutte lo fasi della campagna. Cosicché
non è a stupire che il generale Bonaparte si sia valso molto
utilmente di lui.
(ìli armistizi imposti da Bonaparte a Roma ed a Na]K)li,
sli[)ulati a Brescia (5 giugno), od a Bologna (23 giugno), colle
convenzioni sussidiarie di Pistoia (21) giugno) e Firenze (1* luglio)
formano la materia della prima parto del libro del I). T. Spiccane»
in queste pagine, oltre allo figure di Bonaparle e di Cacault.
quelle dell'Azara, ambasciatore spagnuolo, agonie ufficioso del
Papa, e del principe di Belmonto, ambasciatore napoletano, sul
quale il dotto marchese Maresca ha fornito al I). T. indicazioni
preziose, e col suo bel libro La pace dei 1796 ira (e Dite Sì-
cilie e la Francia (Napoli, 1887) e con altre informazioni po-
steriori.
L'articolo 2" deirarmislizio di Bologna r(»cava che il Papa
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/S BKCENSIONI B NOTE BIBLIOORAFICHB — 0. ROBKBTl
niandei-ebbe al più presto possibile un pleaipòtenziario a Pa-
rigi per ottenere la paco definitiva dal Direttorio. Fu nominato
a tal uopo un abate Pieracchi, già uditore del nunzio Doria e
rettore della chiesa di Garpentras. I negoziati non approdarono
per rintransigonza di una parto, anzi della maggioranza del
Direttorio (RewboU, La Revellière e Barras), di cui si lece il
portavoce Delacroix, ministro dogli affari esteri, mentre la
j minoranza rappresentata da Garnot e Lotourneur sarebbe stata
propensa a trattare, mettendo lo basi di una specie di concordato.
Ebbero miglior esito lo trattative aperte poco dopo dal
principe di Belmonte, cho ebbe però, con una logica assai
curiosa, a sentir enumerare dal Direttorio, tra le cause che
tlovovano consigliare il governo napoletano a ricercare Ta-
tiiicizia della Francia, questa : che i Borboni di Napoli non
potevano dimenticare di essere debitori del trono al sangue od
ai tesori dei Francesi. Ed in conseguenza esorbitanti furono
Je pretese del Direttorio, che poi venne man mano riducen-
rlole, cosicché si addivenne alla firma del trattato il 10 ottobre.
Ma il vero Denn ex machina fu Bonaparte, che riuscendo a far
prevalere gli elementi moderati sugli intransigenti, ottenne, non
f^olo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Francia
i-' Napoli, ma che si lasciasse a lui facoltà di trattare con Roma.
La forza parte del libro del D. T. mostra il trionfo della
frazione ^c intransigente» del Direttorio, onde Bonaparte, privo
tloirappoggio di Garnot, rinunzia al progotto di concordato e
[lersegue una politica ostilo alla Santa Sode, che avrà per con-
seguenza il trattato di Tolentino e la creazi(me delle republiche
sorelle, la romana e la partenopea.
Bene informato delle recenti pubblicazioni italiane del Ma-
resca, del Casini, del Rinieri, esploratore fortunato di depositi
di documenti finora poco consultati, come gli Archivi degli
Affari Esteri di Parigi, il D. T. ha scritto, lo ripotiamo, un
libro di molto valore, uno studio di storia diplomatica, forse
(fualche volta fin troppo minuto, ma importante quanto pochi
altri, usciti in questi ultimi anni.
OlLSEPPE ROHKRTI.
RAFFAELE SARRA. La risoluzione reimblicana del 1199 in
Basilicata, frammenti di cronache inedite. Matera, F. An-
gelelli, 1901.
40. — Soffocata) più che dallo armi regie dalla reazione popò-
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PERIODO DELLA RIVOLUZIONI FKAMCBSK — A. ROSSOLA 7^
lare, fu il movimento del 1799 nelle prò vincie napoletane, secondo
Tacuta opinione db\ Geci, che neiremetterla invitava gli studiosi
locali a compiere le ricerche diligenti per ritrarre le condizioni
morali ed economiche delle varie città in quei difficili momenti.
A questo invito ha risposto, tra gli altri, il Sarra, che da ar-
chivi pubblici e privati traendo un complesso di notizie, neces-
sariamente un po' frammentarie, ma utili per chi si accingerà
a valersi della preparazione monografica per scrivere la storia
complessiva dei fatti del 1799, ha contribuito validamente allo
scopo. In appendice sono pubblicati frammenti di cronache ine-
dite e brani di atti notarili, che si riferiscono specialmente a
Matcra, allora capoluogo della Basilicata.
Giuseppe Roberti.
AMILCARE ROSSOLA, La battaglia di Marengo secondo i do-
cumenti pubblicati dal prof. E. Hiiffer, Alessandria, stab.
tip. librario G. M. Piccone, 1902.
41. — Il prof. Ermanno Hiiffer dell'uni versità di Bonn s'è
occupato con molta diligenza ed acume del periodo 1799-1800.
Del secondo volume delle sue Quellen zur Geschichte cles Zeit-
alter s der franzósischen Revolution è riportato il famoso
rai)porto che, tre giorni dopo Marengo, il Melas mandava a
Vienna al conte Tige, vice presidente del consiglio di guerra.
Essendo esso noto in Italia in traduzioni erronee, il Rossola
ritenne opportuno darne, secondo il testo fornito dairHiìtfer,
una traduzione più esatta, e vi aggiunse, traendoli pure dal-
rHiiffer, altri documenti importanti per lo studio della battaglia
di Marengo, p. e. la disposizione e il piano di attacco del Melas,
una lettera (29 giugno 1800), forse del Radetzky, ad un amico
sulle vicende della battaglia, appunti militari sulla battaglia
stessa per opera del Neipperg allora Maggiore. Altri brevi do-
cumenti completano T interessante pubblicazione che ha il merito
di mettere in grado gli studiosi, cui non fossero accessibili i
volumi deirHiiffer, di conoscere alcune fra le principali fonti
austriache per la storia della battaglia di Marengo.
(t. Roberti.
NICOLA GABIÀNI, // passaggio per Asti di Pio VII e di Na-
poleone I descritto da Stefano Incisa. Alessandria, stab.
Piccone, 1902.
42. — Poco, anzi quasi nulla posseggono gli Archivi comunali
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8() RBCRNSlONi K NOTB BIBLIOORAFICHK — 0. BOBBBTI
di Asti sui vai-i passaggi di Pio VII e di Nai>oleoiie I per quella
città; forluiiataineiile ce ne ha lascialo diligente e compiuta
memoria Tabate Stefano Giuseppe Incisa della Rocchetta, in quel-
rottimo Giornale dal 1770 al 181ì^ che si conserva manoscritto
nella Biblioteca del Seminario. Da questa fonte veramente pre-
ziosa trae il Gabìani lo notizie che lo interessano, corredandole
di note e suffra^^andole di qualche documento. Le notizie fornito
dall'Incisa sono assai minute, come so<^liono essere quelle rac-
colte dai cronisti locali; ma di tempi, in cui la stampa periodica
o non esisteva affatto od era necessariamente cortigiana, pia<e
sentire più libera voce. (tiuseppe Roherti.
7. PEItlODO DEL RlSOIlGhMENTO ITALIANO (1815-1900).
Hecenll pubblicazioni di F. Orlando, E. Masi, G. Vicini, S. Di
Giacomo, I. G. Isola, D. Spadoni, Fr. S. Kraus, S. Lippi,
N. Filangieri-Fieschi-Ravaschieri, e. Gazzaniga (T. II,
Kraemer, // secolo XIX), G. B. Francesi a, E. Ferrerò,
(t. Graziano, G. Corsi, A. Romizi, P. Ghio.
43. — E' nota la pubblicazione intrapresa dal sig. Filippo
Orlando di carteggi italiani, inediti e rari, antichi e moderni,
pc^r concorrere a completare parecchi epistolari e per salvare
da probabile perdita molte lettere sparse. 11 4** volume della 1'
serie (1), teste dato in luce, ccmtiene una lettera di G. Acerbi,
S. Betti, R. Gastelvecchio, G. Giusti, Leoni, Gostanza Perticari.
A. Ranieri, N. Tommaseo, (t. P. Vieusseux, Gherardi del
Testa, due di L. Gerretti, quattro di V. (Gioberti, nove di Ugo
Foscolo, dieci di G. B. Niccolini, dodici di E. Montazio, ven-
tuna di Pietro Giordani. Sebbene non offrano novità, è bene
averle raccolte neirinleresse generale della coltura.
44. — La signorina Eugenia Masi, per devozione lodevole
alla famiglia materna, raccolse e ordinò molte notizie intorno a
Giacomo Costantino Beltrami, ardito esploratore, omai imme-
ritamente obliato (2). Nato a Bergamo nel 1779 attese agli studi
giuridici e fu magistrato nel regno italico; stabilitosi a Filot-
trano (provincia d'Ancona) nel 1815, dovette esularne defini-
(1) FiLiri'O Oklan'do, Cartegifi italiani inediti o rari, antichi e mo-
derni^ raccolti ed annotati. 1'* serie, IV. Firenze, Dittji oclit. U. Foscolo. 1902.
(*2) Eu(rK.\[A Masi, Qiacomo Costantino feltrami e le sue esploraxioni
in America. Firenze, G. Harb*H"a, 1902.
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PlERIODO DKL UISORaiMIfNTO ITALIANO — 0. YICJNl 81
tivamento nel 1821 ; recatosi iir Toscana, poi in Francia e
Inghilterra, passò a New-York nel gennaio del 1823. Indi hanno
I)rincipio le sue ardite esplorazioni lungo il corso del Missis-
sippi sino alla sorgente del fiume, attraverso il Messico dal
mare delle Anlille alle vette delle Cordigliere, e nell'isola di
Haiti. Nel 1829 tornava in Europa; dopo quasi cinque anni di
dimoj'a a Parigi e tre presso Heidelberg, nel 1837 rivide l'Italia,
ove mori nel 1855. L'A., riassunta la biografìa del Beltrami,
analizza le suo opere sulle peregrinazioni e scoperte, le que-
stioni geografiche relative ai viaggi del B. nei bacini del Red
Lake Rivei' e del Mississippi, la sua fortuna come scopritore
delle sorgenti del Mississippi e del Rio Panuco.
/i5. — Gioacchino Vicini mccolse in un volumetto un complesso
di notizie e documenti, che contribuiscono alla storia delle som-
mosse contro il Governo papale nelle quattro legazioni, special-
mente nei primi anni del pontificato di Gregorio XVI (1). De-
scrive la condizione politica delle legazioni dopo la rivoluzione
del i831, la riforma dei Consigli comunali ordinata dal car-
dinale Albani nel 1832 e la resistenza di Porli, punita con un
barbaro processo e con una feroce sentenza: richiama le gesta
del cardinale Rivarola e il famoso libello del principe di Canosa
contro i liberali forlivesi; fornisce notizie biografiche intorno
a undici membri della famiglia Regnoli e a parecchie altre
vittime del governo pontifìcio; dà in luce documenti di vario
genere, non del tutto inediti, concernenti i moti di Bologna
e delle Romagne negli anni fortunosi 1831 e 1832.
40. — La penna briosa di Salvatore di Giacomo narra, prima
che scompaia la generazione dei contemporanei e Toblio avvolga
persone e cose, una miriade di notizie, aneddoti e curiosità
napoletane, segnatamente sul famoso 15 maggio del 1848 (2).
La strada di Toledo, i caffè, le mode, Ferdinando II e le due
regine coi confessori del re, la polizia e i gendarmi, la costi-
tuzione co' suoi effetti immediati, i giornali improvvisati for-
niscono molto materiale descrittivo: ma il perno della pubblica-
zione sia nel ricordo dei particolari rifiettenli l'azione delle
barricate del 15 maggio e le sanguinose conseguenze di quella
(i) GiOACciriNO ViciM, Lo stato politico delie quattro legazioni p la
ifOìnmossa di Farli nel 1832 con memorie biografiche d' una famìglia
patriottica e nuovi documenti. Bologna, Nicola Zaniolielli, 1902.
(2) 8. Di (tiacomo, // Quarantotto. Nolixic^ aneddoti, curiosità in-
torno al 15 maggio 1848 a Napoli. Napoli, tip. Bid^ri, I90B.
Rivista storica italiana, a» s., ii, i. r;
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82 KKCENSIONl R NOTK BIDUOQKAFlCUI£ — C. KINAUDO
dolorosa gioi*nala. Il l'acconto assillilo forina rapprosoniativa
dallo cinquanta illustrazioni, opporlunameiito scolto.
47. — Il Bibliot(*carìo della Givico-Hcriana di Genova,
J. G. Isola, raccolse in un fascicoletto (1) i ricordi dei fatti
occorsi in Genova negli anni 1847-48-49, allora da lui rej^istrati.
Veramonle dopo tanto pubblicazioni il diario, molto incompleto,
non offro novità ; ma non è mai inutile la testimonianza del-
Tadolescento, che da semplice e imparziale cronista notava i
latti senza apprezzamenti.
48. — 11 sig. Domonico Spadoni ha spigolato nelle vicende
doirUniversilà di Macerata (2) la parte da essa presa ai moti
nazionali o liberali dal 1831 al 1849. E' appena un cenno, ma
invita ad uno studio più largo e completo del concorso delle
Università italiane, contro della coltura, al risorgimento della
nazione dal 1815 al 1870.
49. — Raramente ci è accaduto di leggere un libro scritto
da uno straniero, sacerdote, sul nostro Risorgimento, che di-
mostri vera conoscènza dei fatti, dello persone e delle istitu-
zioni ed equanimità nei giudizi; il proconcetto politico-religioso
pur troppo ispira tutta la letteratura ecclesiastica e non piccola
parte della laica forestiera a danno del vero. Perciò si logge
con viva soddisfazìoho, sebbene contenga nulla di nuovo o siano
discutibili taluni apprezzamenti, lo studio del compianto Fran-
cesco Saverio Kraus intorno al conto di Cavour (3), di cui ha
dato una buona traduzione italiana Diego Valbusa, con una
fototipia e 05 incisioni. Il lavoro si compone di due parti es-
senziali: 1* il prospetto dello condizioni politiche dell'Italia dal
1815 al 1848, tratteggiato con sintesi felice, che non dimentica
alcuno degli elomenti essenziali concorrenti al risorgimento
nazionale; 2* la biografia di Camillo Cavour, mostrando come
egli si venne formando, quali furono i suoi ideali, e come il
destino lo abbia messo in condizione di incarnarli e farli trion-
fare. Forse è troppo pessimista nel riguardare l'avvenire d'Italia;
ma le ammonizioni sincere sono sempre proficue ai popoli.
50. — Il valente archivista di Cagliari, Silvio Lippi, ha
(1) T. (i. Isola, Diario dei fatti occorsi in Qcnova negli anni 1S47-
4S'49. Genova, fiat. Carlini, 1902.
(2) DoMKNico SPADOxr, L' Unirersità di Macerata nel risorgimento
ilaliano, Fano, A. Montanari, 1902.
(3) Fk. S. KuAis, // risorgimento d'Italia nel secolo decimonono:
Cavour, Ma^onza, Fr. Kirchheim, 1902.
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PCKIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — T. KAVASCHIKRI 83
toste dato in luce 143 lettere del barone (riusepixì Manno a
Pietro Martini, scritte tra il 1835 e il 1860 (1). Due nomi cari
alla Sardegna e all'Italia : il Mauno, magistrato di grande va-
lore, primo presidente della corte di cassazione di Torino, più
volte presidente del Senato del regno, elegante letterato e sto-
rico dell'isola natia; il Martini, bibliotecario deirUniversità
cagliaritana, scrittore accurato, noto specialmente per i lavori
critici sulle pergamene di Arborea e per le illustr?izioni storiche
(M\'d Sardegna. Queste lettere, quantunque scritte per soddisfare
al sentimento della mutua amicizia, contengono interessanti
informazioni suirorigine e sulPesecuzione dei lavori letterari
del Manno e del Martini, non meno che sulla loro vita pub-
blica, mentre sono esempio di temperanza di giudizi e di gen-
tilezza di forma.
51. — Con devozione e affetto figliale la contessa Teresa
Filangieri Fieschi Ravaschieri imprese a narrare la vita del
padre, il generale Carlo Filangieri, principe di Satriano e duca
(li Taormina (2), valendosi dei ricchi documenti serbati nell'Ar-
chivio del Museo civico Gaetano Filangieri, specie dei Ricordi
militari lasciati dal padre suo.
Nato a Napoli il 1784 dal grande autore della Scienza della legl-
dilazione, seguì giovinetto la fortuna di Francia. Uscito ufficiale dal
Pritaneo di Parigi partecipò ai movimenti militari sulle coste della
Manica del 1804, alla grande campagna contro la terza coalizione
del 1805 sotto gli ordini del generale Davoust sino alla battaglia di
Austerlitz, alla spedizione francese nel Napoletano del 1806 che
causò la seconda cacciata dei Borboni, alla guerra di Spagna del
1S08, alla campagna di Russia col corpo di spedizione napoletano,
e alle campagne d'Italia del 1814-15 con Gioacchino Murat. Alla
restaurazione borbonica fu nominato membro del Consiglio di
guerra, presto soppresso per trionfo dei reazionari. Non ostante
la sua condotta militarmente riservata e corretta nei moti del
1820-21, dopo l'occupazione austriaca, il Filangieri venne desti-
tuito da ogni grado e onorificenza. Richiamato a corte e rein-
tegrato nel grado da Ferdinando II nel 1830 ne segui la fortuna,
adempiendo nel 1848-49 all'odioso incarico di sottomettere la
Sicilia al Borbone e di riordinarla in nome suo; ond'ebbe ac-
(l) Silvio Ltppi, Lrftere inedite del barone Giuseppe Manno a Pietro
Martini {1SSÓ'1S66). Cagliari, tip. doU'lJnionc sarda, 190'2.
C2) Terk-^a Filangieri Fiksciu HwASf-iiiEnT. // generale Carlo Filan-
ifirri principe di Satriano e duca di Taormina. Milano, frat. Trcves. 1902.
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84 RKCBNSIONl E NOTB BlBLlOORAFlCaS — C. RINAUDO
caso d'ogni parte e poca riconoscenza dal Re, che lo collocava
a riposo nel i8o5. Uichiamato da Francesco II, anzi da lui
nominalo pi'esidente del Consiglio dei ministri e ministro della
p:ucrra noi 1850, tentò invano di salvare la monarchia. La parte
ch'egli ebbe nel governo dell'ultimo re di Napoli o la grave
4Aà gli tolsero la possibilità di prendere parte al nuovo italo
regno, sebbene seguisse con antico affetto di soldato la ricosti-
I azione deiresercito; e mori nella tranquillila della lamiglia il
iì ottobre del ÌSm.
Il generale Carlo Filangieri ebbe pregevoli doti personali,
ma le Ibrlunoso vicende politiche non gli a^ncessero di lasciare
Iraccie durevoli della sua attività: non poteva per onestà di
<'araltere rimanere un cieco servitore borbonico, e fu reietto dai
Horbonici ; non credeva per devozione dinastica seguire ardita-
jiiente il molo nazionale, e non piacque al rinnovato regno d'Italia.
52. — Abbiamo annunziato nella Rivista storica II Secolo XIX
del Kraemer, e discorso a suo tempo del volume I; ora ch'èpur
Unita la pubblicazione del 2' volume (di pag. 850in-8gr.), sarà
bene rilevarne il contenuto e il caratloi-e.
Il periodo storico proso in esame si estende dal 1840 al
J871. Lavoro del Kraemer (1), tradotto in italiano da A. Vedani,
è la storia degli Stati e dei popoli in quel fortunoso e maraT
viglioso trentennio: mentre ogni altro studio fu allìdato a com-
jietenze speciali. F. Reulaux (trad. A. Vedani) tratta brevemente
(Ielle prime esposizioni dalla parigina del 171)5 alla berlinese
del 1844; H. Miìller (trad. P. Polli) espone le vicende della
iotogralìa da' suoi inizi al 1874: A. Neuberger ( Irad. id.) studia
i progressi e le applicazioni della chimica e della tisica ; F. Spechi
( Irad. M. Rossi) la slenop:ratìa ; F. \\'alter (trad. C. Clerici)
la nuisica; H, Klaatsch (trad. L. Bulalini) Carlo Darwin e la
moderna dottrina della discendenza: R. Steiner (trad. G. Muoni)
la letteratura; I). Duncker (trad. L. Dei Fogolari) le donne;
K. Weule (trad. L. Ricci) i viaggi di esplorazione; H. Lux
(trad. id.) l'industria e il traflico; II. Schmidt (trad. L. Dei
Fogolari) gli scavi; G. Galland (trad. id.) la pittura e la scul-
tura; M. Ravoth (trad. id.) l'architettura; J. Goldschmidl (trad.
A. Vedani) la legislazione; F. Hennicke (trad. C. Bianchi) le
[ìoste e i telegrafi.
(1) // scroio XIX descritto ed illustrato. Storia delle riccìi^-e- politiche
*' della, coltura^ compilata da Hans Kiìakmkk (.kI concorso di ominonti cul-
iillurntori. Voi. II. Milano, Socit^tii editrice italiana, Ii>00-I002.
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PKRIODO DKK. B1S0R61MBNT0 ITALIANO — H. KBAKMBR 85
Da questa sommaria indicazione si rileva l'ampiezza del
programma, ma anche la deficienza. Se era intendimento di
presentare tutti gli aspetti della civiltà, conveniva estendere
lo sguardo a molte altre scienze e attività sociali o del tutto
dimenticale o solo parzialmente studiate ; ad es. le scienze na-
turali (non bastando il lavoro sul Darwin e sul darwinismo),
la geografìa nelle sue molteplici esplicazioni (costituendone un
solo aspetto i viaggi di esplorazione), le matematiche, l'ana-
tomia, la fisiologia, le scienze medico-chirurgiche, la filosofia,
la pedagogia, la sociologia, la linguistica, l'agricoltura, la guerra
e marina, le vie di comunicazione, le religioni, ecc. La man-
canza di tante parti dello scibile e dell'azione umana lascia
credere, che le varie monografie non siano state coordinate ad
un principio direttivo unico, mirante ad illustrare tutta la civiltà
del secolo XIX.
Nel racconto del Kraemer, destinato a presentarci il movi-
inento politico degli Stati e dei popoli nel trentennio decorso
dal 1840 al 1870, l'Italia è quasi del tutto dimenticata; ne ha
miglior posto nelle manifestazioni della cultura, tranne nelle
lettere, arti e donne e nei numerosi ritratti di personaggi celebri.
Perù il dilotto del Kraemer è largamente compensato dalla spe-
ciale narrazione delle vicende d'Italia, aflidata al doti. E. Gaz-
zaniga, che occupa ben dieci fascicoli, da pag. 049 a pag. 850,
circa un quarto dell'intiero volume. Dobbiamo rallegrarci cogli
Editori di avere assegnato un posto cosi notevole al risorgi-
mento italiano, che attraverso le prove immature del 1848-49, la
guerra fortunata del 1859, i moti e le annessioni italiche del 1859-
1861, la guerra del 1866 e l'occupazione di Roma del 1870 compiva
la sua unificazione sotto la liberale monarchia di Casa Savoia.
Il valore caratteristico di questa pubblicazione sta nel nu-
mero veramente straordinario delle illustrazioni: ritratti di tutti
i personaggi per qualsiasi motivo famosi nella politica, nelle
lettere, arti, scienze, industrie, commerci, facsimili di autografi
e documenti svariatissimi in tutte le lingue, prospetti di fatti
d'arme, d'assemblee, di sommosse, di feste, di funerali, ecc.,
fotografie di quadri celebri, di pubblici edifizi, chiese, monu-
menti, vedute di città, fortezze, porti, ecc., strumenti scientifici,
mode parigine e italiane, curiosità d'ogni genere. Innumerevoli
sono le illustrazioni nel testo; si contano 10r> tavole staccate,
oltre cinque fascicoli dell'Atlante contenenti altre 24 tavole più
ampie che non avrebbero potuto unirsi al volume.
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8() KBCKNSIONI £ NOTB BIBLIOGKAFICUB — C. RINAUDO
53. — Uno dei primi allievi di D. Bosco, che ancora oggi
l'orina parte del vecchio manipolo, che regge la Congregazione Sa-
lesiana, il prof. D. G. B. Francesia, raccolse piamente tutte le no-
tizie, che concernono la giovinezza di D. Bosco, ravviamento al
^sacerdozio, le vicende del l'oratorio di S. Francesco di Sales, le
relazioni di D. Bosco con le autorità politiche ed ecclesiastiche,
la fondazione dell'ordine salesiano, la creazione de' collegi o
degli ospizi, ristituzione delle missioni d'America, con cui si
chiuso Tattività maravigliosa di D. Bosco (1). La narrazione,
scritta da un testimonio devoto ed 'entusiasta, ricca di episodi
umili, di avvenimenti semplici e modesti, e di morali riflessioni,
è bensì avvivata dai sentimenti personali dell'A. e da un'aureola
di misticismo, ma procede calma e serena, nella convinzione
Che se il mondo sapesse il cuor ch'Egli ebbe,
Assai Io loda, e più lo loderebbe.
54. — Il prof. Ermanno Ferrerò, per incarico dell'Acca-
demia delle scienze di Torino, presentò una breve notizia bio-
grafica di Domenico Ferrerò, operosissimo ricercatore dei nostri
archivii e cultore delle lettere, morto nel 1890 (2). La vita riti-
rata del Ferrerò, estranea a tutti i pubblici uffici, potè essere
narrata in poche pagine; ma il prof. Ferrerò aggiunse (ed è
parte principale) la bibliografia del F. in nn. 141, con alcune
note opportune sugli scritti più importanti.
55. — Giuseppe Graziano, addetto alla biblioteca nazionale
di Torino, ha dedicalo un elegante volume alla memoria del
Re Umberto I (3). Non prelese di offrirci la storia del suo regno
e neppure una nuova completa biografia, ma una collezione di
dati storici, statistici e bibliografici. Il volume si compone di
nove parti: 1. introduzione storico-bibliografica, 2. cronologia,
3. stato di servizio militare, 4. elenco dei ministeri, 5. carità e
mecenatismo, 6. scritti e parole, 7. medagliere, 8. onoranze fu-
nebri ed epigrafi, 9. bibliografia. Veramente non mi parve che
nei nn. 1, 2, 3 e 5 abbia aggiunto qualche cosa d'importante a
quanto io aveva pubblicato nella Cronologìa italiana dal 18(H)
(1) G. B. Francesia, Vita breve e popolare di D. Qiovanni Bosco.
Torino, tip. salesiana, 1902.
(2) Ermanno Fkrreho, Domenico Ferrerò . Notixia biografica e biblio-
grafica. Torino, Carlo Clausen, 1902.
(3) Giuseppe Graziano, Utnberto I di Savoia. Bio-bibliografia. Torino,
0. Sacerdote, 1902.
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PKKIODO DEL RISOBGIMKNTO ITALIANO — G. CORSI 87
al 1896, nella Vltcì di Re Umberlo scritta nel 1809, e noi Nu-
mero unico, edito dall' Unione liberale monarchica di Torino, in
cui aveva esposto per ordine cronologico le beneficenze del Re
Umberto. Cosi pure non hanno grande utilità l'elenco dei Mini-
steri, la citazione incompleta di scritti e parole, e Tenumeraziono
delle onoranze funebri. Offrono invece maggior interesse allo
studioso il medagliere e la bibliografia.
56. — Non si poteva in forma più eletta e con maggiore
delicatezza di sentimenti e gentilezza di pensieri commemorare
il barone Giovanni Ricasoli Firidolfi (1). Giuseppe Corsi, che
visse accanto a lui per molti anni e ne potè apprezzare le virtù
profonde ed attive, richiama bensi le memorie dell'antica e no-
bile casata dei Ricasoli, dei larghi possessi e delle castella, ma
con affetto devoto e simpatia vivamente sentita mette di pre-
ferenza in rilievo le virtù private di Giovanni Ricasoli FiridoUi,
nipote per madre del fiero barone Bellino e morto poco più che
quarantenne nel 1902. Di lui ricorda la severa educazione, le
dolci inlimità della famiglia che egli adorava, l'operosità attiva
nella vasta azienda agricola ove fu padre ed amico dei suoi
contadini, le cure prodigale ai piccoli Comuni della Toscana,
specie a Gaiole, ch'egli amministrò con zelo intelligente, Tin-
tegrità dei costumi, la larghezza delle vedute democratiche del
severo gentiluomo, l'animo sensibile e forte ad un tempo tra
le atroci sofferenze della malattia, che giovine lo rapi alla fa-
miglia. Una prefazione del senatore Gaspare Finali degnamente
serve d'introduzione ai pietosi Ricordi.
57. — Il prof. Romizi intraprese un lavoro lungo e paziente
con la storia del ministero della pubblica istruzione in Italia (2),
quando si consideri che gli atti emanati da questo ministero
dal 1848 al 1859 non furono meno di 322, e si calcolano 310 leggi
e 177 decreti dal 1859 al 1883. Il lavoro è inoltre molto com-
plesso, dovendosi tener d'occhio per non divenire oscuri, l'am-
biente politico, la personalità dei ministri, le riforme nei vari
rami deirislruzione, il movimento generale della coltura.
Il Romizi non ha trascurato alcuno di questi elementi,
ma per semplicità cronologica ha seguito l'azione dei singoli
ministri, ripartendo la narrazione nei due fascicoli già pubbli-
ci) Gii'SErpK Cowsi, // barone Gloranni Ricasoli Firidolfi. Firenze,
O. Bàrbera, 1902.
(2) Augusto Romiki. Storia del ministero della jìubblica istruxionc.
Parte l--* e 2^ Milano, Albrighi, Segati e C, 1902.
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8B RKCBNSIONl B NOTfi BIBLIOGRAFICHE — C. RIMAUDO
iiiti in quattro periodi: 1. Il reguo di Carlo Alberto, 2. Il regno
rli Vittorio Emanuele dal 18'j9 al i859, 3. Il periodo di transi-
zione dal 1859 alla proclamazione del regno d'Italia, 4. Il regno
d'Italia dal! 861 alla convenziono del 15 settembre 1804. Perciò
ri descrive Topera di Cosare Alfieri di Sostegno, Carlo Bon-
fompagni, Urbano Rattazzi, Vincenzo Gioberti, Felice Merlo,
Carlo Cadorna (r periodo); Cristoforo Mameli, Pietro Gioia, L.
C. Farini, ancora Carlo Boncompagni, Luigi Cibrario, Giovanni
Lanza, nuovamente Carlo Cadorna (2* periodo), Gabrio Casati,
Terenzio Mamiani (T periodo); Francesco De Sanctis, P. S.
Mancini, Carlo Matteucci, Michele Amari (V periodo). L'accu-
rato e minuto lavoro dimostra, che, non ostante il frequente
rimescolio delle cose delTistruziono, prodotto dal numero stra-
I ordinario di decreti e circolari, dal continuo cambiare di pro-
Ltrammi e di metodi, dalla fantasmagoria nmtevole delle persone
|ir(»poste alla direzione dell'istruzione, un grande e solido pro-
;rresso è avvenuto dal 1848 in poi, si nelle istituzioni governa-
live, nel numero delle scuole e degli allievi, come nella coltura
Lienerale del paese dagli infimi gradi dell'alfabeto sino ai più
t'Ievati della scienza in tutte le sue manifestazioni.
58. — Dobbiamo essere grati a tutti gli scrittori, che al-
l'estero s'adoprano per volgarizzare la conoscenza esatta del-
ritalia moderna. Di tale natura sono le Note sull'Italia contem-
poranea di Paolo Ghio (1), professore al Collegio libero di scienze
sociali di Parigi. Non è il solito quadro accademico di artisti,
l>oeti, lazzaroni e briganti, ma una seria descrizione delle nostre,
condizioni economiche, dell'agricoltura in ciascuna delle sue
regioni, del movimento sociale e dell'evoluzione politica e par-
lamentare. Lo studio, non profondo ma popolare, è attinto a
parecchie delle migliori nostre pubblicazioni recenti. Se può
ammettersi Tintroduzione, mirante a spiegare la complessità
iloiranima italiana con ragioni etniche, forse si poteva rinun-
ciare al capitolo sul brigantaggio, che potrebbe far credere una
istituzione vigorosa i pochi elementi' sporadici, che ancora tur-
bano ogni tanto la tranquillità di qualche ri^gione.
C. Rinaldo.
(1) Paul Gino, Notes sur V Italie contemporainc. Paris, A. Colin, 1902.
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II.
SPOGLIO DKI PERIODICI
Slenoo alfabetioo oon relativa sigla.
1 . Afnerìean journal ofarch. (New-York) 4, 1901 e VI, 1-3, 1902 . Aja .
2. Archivio storico Messinese (Messina) II, 3-4, 1902 . . . AsM.
3. Archivio stor, per le prov. Napoletane (Napoli) XXVII, 2-3, 1902 AsN.
4. Archivio stor. Siciliano (Palermo) XXVI, 3-4; XXVII, 1-2, 1902 AsS.
5. Atti della R. Aecad, dei Lincei, Reìulie. (Roma) XI, 3-6, 1902 AaLr.
6. AttiR. Ace. Lincei, Scavi (Roma) 1900, giugno-die, 1901, 1902, 1-5 AaL^.
7. Atti della Soe, Ligure di storia patria (Genova) XXXIIT, 1901 AssL»
8. Bibl. de l'école dea chartes (Paris) LXII, 5-6, 1901 e LXUI, 1-4, 1902 Bec.
9. Boletin de la real Academia de la hist. (Madrid) XL e XIJ, 1902 Bah.
10. Boll, della Soc, di storia patria Antin. negli Abruxxi (Teramo)
S. 2, XIV, 1 e 2, 1902 BssA.
11. Bollett, della Società stor. Pavese (Pavia) I, 4, 1901; II, 1-2, 1902 BssP.
12. Bnllettino senese di storia patria (Siena) IX, 1-2, 1902 . BsS.
V^.Bullettino storico Pistoiese {V\9,io\^)ì\\\^d02 . . . . BaP/.
14. English (The) historical Review (Ix)ndou) 1902 .... HrE.
15. Histor. Zeitschrift (Miinchen) LI, 2-3, IJI, 1, 2, 3, LUI, 1-2 . Hz.
J6. Mélanges d'archeologie et d'histoire (Paris) XXII, 1-3, 1902 . Mah.
17. Memorie dell' Aecadew ia di Tarino (Torino) S. 2, LI, 1902 . MaT.
18. Miscellanea di storia Veneta (Venezia) S. 2, Vili, 1902 . . MV.
19. Miscellanea storica della Valdelsa (Castelfiorentino) X, 1-2, 1902 MsV.
20. Mittheil. d. Inst, f. òsterr. Gcschiehtsforsch. (Wien)XXin, 1902 MgiO.
2\, Neiies Archiv (I^eipzig) 1902 Nar.
22. Nuova Antologia (Roma) XXX VII, lùglio-ottobre, 1902 . . Na«.
23. Nuoro Archivio Veneto (Venezia) N. S., Ili, 5-6, 1902 . NaV.
24. Nuovo Bnllettino di archeologìa cristiana (Roma) VII, 1901 . XIh&c.
25. Pubbliraz, del r. Istituto di Studi superiori in Firenze, sex ione
Filosofia e Filologia (Firenze) li)02 PissF.
2^. (Juarterlg Review iìjoììdon) 1902 Qr.
27. Reipue des d^u.t Monde^ (Paris) 5 P., VI, 1001, die; VU-Xl, 1902Rdiii.
28. Recite de^ queMions historique^ (Paris) XXXVII, 1S>02 . Rqh.
29. Reme de synthèse histor ique (Paris» IV, 1-3, 1902 . . .lì»ìi,
30. Rrruo dliìstoire de Lyon (Lyon) I, 5-6, 1902 . . . RhL.
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90 SPÒGLIO DEI PERIODICI
31. Reme (Vhìstoire ecclèsia stique (Louvain) III, 1-3, 1902 . . Rhe.
^2,K€riie historiqne (Parisj IJCXVn, 1901; LXXVIII, LXXIX,
LXXX, 1002 Rh.
33. Jiipìsta di storia antica (Padova) VI, 3-4, 1902 . . . Rsa.
34. Ripìsta di storia e arte della prov. di Alessandria (Alessandria)
S. II, XI, 5-7, 1902 . .RsA.
35. Rivista d^ Italia (Roma) V, gennaio-ottobre, 1902 . . . RI.
36. Séances et traraux de rAcad^mie des sciences mor. et poi. (Paris)
N. S., LVI, IQOl; liXVII, LXVm, 1902 . ;, . . Stas.
37. Sitximgsbei'. d. bayer. Akad. d, Wiss. (Miinchen) 1902 . . SbaBa
38. Studi e doc. dist. e diritto (Roma) XXII, 3-4, 1901; XXIII, 1-2 Sdsd.
S9. Studi senesi (Siena) XVIII, liK)l e XIX. 1-3, 1902 .SS.
40. 6Y«rf« s/or?c/ (Livorno) X, 1901 . . . . . .Ss*.
1. STORIA GRNERALK.
1. Rsh. — IV, 3, 1902. — BertHiix E., Lliistoirc de l'art et les
<]euvres d'ari.
2. Rah. — IV, 3, 1902. -- Xéiìopol A. D., Les sciences naturelles
et Vhistoire, à jyropos d'un ourrage réeent [Dio Grenzen der naturwis-
senschaftlicheu Begriffsbildung, eine.logische Eiuleitung in die historischen
Wissenschaften, von Dr. H. Kickert].
3. Rah. — IV, 3, 1902. — Berr H , Les rapports de Vhistoire et
des sciences sociales d'après M. Seignobos.
4. Rsh. — IV, 2, 1902. — Bongle C, Xote sur la dijfèrenciation
et le progrès.
5. Rah. — IV, 2, 1902. — Tannery P., Mécanique [La storia della
meccanica è ancora alla critica delle fonti].
6. Hs. — X. S., LII, 1, 1901. — Brede F, Etnographie und Dia-
lektwissenschaft [Partendo dalla premessa che popolo e lingua, tribìi e
dialetto sono correlativi, tratta spocialmente Pargomento sotto il punto di
vista germanico e conclude che la storia della lingua è, fino ad un certo
punto, la storia stessa del popolo].
7. Attili. — II, 3-4, 1902. — Rizzo G., Elenco parziale di documenti
esistenti neWarchivio comunale di Taormina [Dal 1358 al 1803],
8. AsS. — XXVI, 3-4, 1902. — Savagnone F. G., U pergamene
inedite dell archivio comunale di Palermo [Completa cosi la pubblicazione
del De Vio : Privilegia felicis urbis Panormi (1706): dei 10 docc. pub-
blicati,. 9 appartengono ai secc. XIV e XV, Pultimo è una bolla dì Cle-
mente X del 1670].
9. BsP. — II, 1-2, 1902. — Salvioni L., Dell'antico dialetto pavese
[Alla parte fonetica e morfologica segue un lessico delle voci antiche ; e in
appendice s'aggiungono alcuni testi].
10. MV. — S. 2, Vili, 1902. - Rumor S., Bibliografia statutaria
vicentina [Comprendo (coll'appendice) 904 pubblicazioni in ordine alfabe-
tico, dal sec. XV al XX].
11. BsS. — 1902. — Donati F., Piccolomiiii P., Relazione e in-
dici (dt^l Bullettino senese di storia patria) 1S05-1901.
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STORIA: OKSTERALE 01
12. HaT. — S. 2. LI. 1902. — Cipolla C, Toponomastica dell' ul-
timo residuo della colonia alto-tedesca nel Vero-nese [Sopra i ciati raccolti
nell'occasione dell* esecuzione del nuovo catasto da 1). Domenico Bosco,
parroco della Giazza, dov'è l'ultimo residuo della popolazione tedesca dei
tredici comuni Veronesi].
13. MaV. — N. S., Ili, 5, 1902. — Barichella V., Antichità d'Ar-
xignano [Alcuni scavi posero in luce avanzi della fondazione della chiesa
del sec. X e una tomba del sec. XV].
U. mmn. — XXXVII, 734, 1902, 16 luglio. — Chimirri B., Pro Ca-
lahria [Ricorda anche le pagine onorevoli della storia di quel nobile paese].
15. MaV. — X, 2, 1902. — Gherardi A., Spigolature Sangemigna-
nesi [Dieci lettere tratte dall'archivio di Firenze, di vario argomento, no-
tevoli: una di Taddeo, conto di Monteorgiali, capitano della Taglia Guelfa
Toscana (129S); altre sopra una vertenza tra il comune di S. Gemignano
e gli operai fiorentini di S.* Maria del Fiore, sopra un imprestito ad uno
dei Medici, sopra un giubileo di colpa e pena concesso da Sisto IV ai vi-
sitatori dell'Annunziata di Firenze; infine Tatto di omaggio al Comune di
Fabrizio Maramaldo nel ì'ùìO].
16. RI. — V, 10, 1902. — Maiifrin P., Le origini di Venezia e la
rieostruxione del campanile di San Marco [Venezia la quinta capitalo
delle popolazioni dell' estuario dopo Aquileia, Grado, Eraclea, Metamalico,
tenne ai danni delle città circostanti competitrici politica egoistica o non
si fé' scrupolo di conculcarne i secolari diritti, fino a procurare il. proprio
isolamento colla sommersione dello terre emerse circostanti, ciò ohe fu
perpetrato dopo la guerra di (.'hioggia col pretesto di evitare il rinnovarsi
del pericolo corso, qualora i Genovesi avessero avuto navi piatto. Meglio
della riedificazione del campanile, che fu simbolo dell'egoismo assoluto della
dominante, sarebbe df provvedere a risolvere gravi problemi idi-aulici che
incombono alla laguna].
17. AsS. — XXVI, 3-4, e XXVII, 1-2, 1902. — Pardi G., Un Co-
mune di Sicilia e le sue relazioni con i dominatori dell' isola sino al
secolo XVIII [Continuazione della cronistoria di Caltagirone sotto Ludo-
vico I (1342-55), Federico III (1355-77), Maria (1377-92), Maria e Martino
(1392-1407), Martino il Vecchio, Ferdinando di Castiglia, Alfonso I, Gio-
vanni II, Ferdinando II; indi sotto il dominio spagnolo di Carlo II (V),
Filippo I (II), Filippo II (III), Filippo III (IV), Carlo III (II). Seguono
35 docc. tra il 1256 e il 1693].
18. Sdsd. - XXII, 3-4, 1901 e XXIII, 1-2, 1902. — Pometti F..
Carte delle Abbazie -di Santa Maria di Coraxxo e di San Giuliano di
Rocca Fallucca in Calabria (contributo alla storia degli ordini religiosi),
lljà prima abbazia che appartenne prima ai benedettini e poi ai cistcrciensi
V famosa pel soggiorno che vi fece Gioachino da Fiore ; la seconda forse
fu di origino basiiiana, ma dal 1117 seguì la regola benedettina ; entrambe
obbero notevole importanza nel sec. XII e XIII. T/A. pubblica e illustra
XXXII docc. tratti da due codici indipendenti della Biblioteca Vaticana e
dell'Ai-ch. Vaticano, riguardanti: donazioni, concessione di protezione apo-
stolica, arbitrati, conferme etc. tra l'a. 1100 e l'a. 1.549].
19: RI. — V, 6, 1902. — Paladini C, Santi e pirati a Montecrisfo
[Incomincia colle leggendarie avventure di S. Mamiliano, arcivescovo di
Palermo nel sec. V, prigione dei Vandali a Cartagine, indi profugo a Ca-
gliari e da questa città, sfuggendo alla venerazione della popolazione, al-
l'Elba e a Montegiove, da lui battezzata Montecristo, dove compi prodigi
contro i mostri, fondò una chiesa e un convento e dove ancor oggi è pieno
ogni luogo delle sue memorie : ricorda David Lazzaretti che nel 1870 abitò
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92 SPOGLIO DKl PfiBIODICI
la irrotta di M. C. ed ivi si.tìsso molti versi in cui apj)arisoe por la prima
volta il suo radicalismo religioso o iwlitico ; accenna a^li avanzi delle for-
riRcazioni di Kmanuole Aj)piani, costrutte tra il 1450 e il 14<30, quando
preteso annettere l'isola liberatisi dalla Repubblica pisana al nuovo Stato
(li Tiombino. Infine raccoglie dalla bocca del popolo alcune tradizioni * sul
pirata di M. C. » sul « frato di M. C. »].
2(). RsA. — S. 2^, XI, 7, 11X)2. — Gabiani X., iJeWantica insegna
fi ci comune d'Asti.
21. BsS. — Vili, 3, 1901 e IX, 1, 1902. — Bandi-Verdiani A., /
fastelli della Val d'Orda e la Repuhlica di Siena [Premessi (^enni sulla
probabile origino etrusca dei castelli di Val d'Orcia, ne segue le vioende
iioirepoca longobarda, comunale, delle signorie {continua)].
22. MaV. — N. S., Ili, 6, 1902. — Marinelli L., I casteUi di Verona
[Studia prima le mura della città nelle 4 epoche diverse: scaligera, anti-
^anmicheliana, sanmichelliana e moderna-austriaca, ]>oi la costruzione e
vicende del Castel Vecchio, del Castel San Pietro e del castello 8. FeliceJ.
23. MaV. — X, 2, 1902. — Cloni M., // palaxxo vicariale di Cer-
faldo [Appartenne in origine, già prima del mille, ai Conti Alberti di Prato
0 di Mangona; TA. ne riferisco le vicende, i restauri fino al sec. XVIII,
riporta un inventario del 1541].
24. BsP. — 1, 4, 1901. — Pavesi P., Il Broletto [Conferenza sull'o-
dificio che conta mille e più anni].
2."). Mar. — XXVII, 3, 1902. — WerminghofT A., Rcise nach Itaiieu
ini Jahre 1901.
20. Miir. — XXVII, 3, 1902. — Schwalm J., Ueisc nach Oberitalien
und Burgund im llerhst 1901. Mit Beilagen.
27. Stas. — N. S., LVI, 1901, novembre. — Rodocanachi E., Les
ìnsfitutions cominunales de Ironie nous la Papauté [Dal sec XII al XVIIj.
•2S. BftftJI. — S. 2, XIV, 2, 1902. — Pansa G., Un'ignota edixionp
quattrocentista degli statuti suntuarii di Aquila e brevi a^ggiunte al
saggio critico sulle stamperie Abruxxesi [Segue V elenco delle edizioni
Facij dal finir del soc. XVI al XVIII].
29. RsA. — S. 2, XI, 6, 1902. - Negri F., // santuario di Crea
in Monferrato [Ije origini loggendai'io risalgono al sec. IV e a S. Eusebio.
[/A. descrive la chiesa nelle sue opere d' arto e il santuario, nonché lo
JCXI cappelle © i romitori ; seguono conni dei tre principali artisti: il Moii-
calvo, Giovanni Tabacchetti e Nicola Tabacchetti ; termina con cenni bibliogr. J.
30. Rah. — IV, 1, 1902. — Dnmoulin M., La race francnise; qtte-
■itionnaire ethnographique [Interessa V Italia per lo relazioni etnografiche
della regione francese coi Liguii, I^^tini, Italiani].
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A. Topografia, epigrafia, scavi, eoo.
31. AaS. - N. S., XXVII, 1-2, 1902. - De Gregorio G., Scoperta
di unu iscrizione fenicia [Contiene la dedicazione a Tanit e Ba al Hamon
♦xl ò incompleta].
32. Raa. — VI. 3-4, 1902. — Trapea G., Carte teotopiche della Si-
t^ilia antica [Sono cinque carte: 1. Culti preellenici, 2. Culti dei secoli VIII
0 VII. 3. Culti dei .secoli VII e VI. 4. Culti del secolo V. ò. Culti dei
secoli IV e III, oollo fonti letterarie epigrafiche, numismatiche].
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KTA PRBBOMAMA E ROMANA 93
3H. Rmh. — S. 2, XI, 6, 1902. — Chiaborelti O., Scavi in Acqui
[rn cimitero pagano con oggetti vari nelle tombe, 8 monete descritto dall' A.].
34. Bah. — XL, 3 e 6, 1902. — Valrerde Perales F., Antigiiedades
romanas y risigóticas de Baena [Una epigrafe romana, un crismon visi-
^'otico e una statua di sacerdotessa].
35. B«h. — XL. 6, 1902. t- Monsalnd, Nnevas inscripcione.H ro-
inaila» de Extremadura.
36. Bah. — XL, 4, 1902. — hiscripcione^ romanas incditas de Gddi^.
y Lebrija.
37. Bah. - XL, 3, 1902. — Moraleda y Estebaii J., Mercurio de
brande descubierto en la puebla de Montalban [Di epoca romana : ripro-
dotto in due tavole].
38. Bah. — XL, 2, 1902. — Pita F., Inscripeiones romanas de la
puebla de Montalban^ EsealoniUa y Méntrida [Quattro iscrizioni].
39. Bah. — XLI, 5, 1902. '^¥.F.. Monfaiichex, nvcva inseri pcion
romana,
40. Hall. — II, 3-4, 1902. — Troiiea G., Numismatica Mcssano-
Mameriina [Riproduco e illustra 150 tipi delle moneto di Messina dal 493
a. C fino alia tarda età mamertina, 210, a. C, dividendo la trattazione ii?*
tre grandi periodi, zancleo, messaneso, mamertino].
41. Mah. — XXIL 1, 1902. — Merlin A., Lcs fouilhs de Dougga
cu 1901 [Con notevoli risultati por Li tojiOgrafia della Thugga romana].
42. Mah. — XXII, 2-3, 1902'. — (isell S., Chronique archvologiqne
nfricaine. Srpf tèrne rapport [1. Ai'ohéologie indigèno, 2. Archeologie pu-
niqu<;, 3. Archeologie romaine, 4. Mu.séos].
43. AaLr. — S. 5, XI, 5-G, 1902. — Pì^orini L., Prime scoperte ed
osserraxioni relatire all'età della pietra dell'Italia [Kassegna bibliogra-
fica dello opero dalla « motallotheca di Miohelo Mercati, 1541-1593 » a quella
di Forel F. nel 1S.j9, in (uii si parla doU'otÀ della pietra in Itulia].
44. AaLr. — S. 5, XL 3-4, 1902. — Pinza G., Di un sepolcro a cupola
nel pendio del Campidoglio perso il foro romano [Prende ad esame il
monumento a cupola nascosto al di sotto del carcere Mamertino : esclusa
l'opinione che la costruzione avesse destinazione idraulica, appoggia la se-
conda opinione della destinazione sepolcrale, una tomba a cupola dei Ko
di Koma, una costruzione ciclopica].
45. Aal^. — 1900. giugno-dicembre. — Notixie di scari di antichità
comunicate per ordine del ministro della pubblica istruzione [Compr(»H-
dono le nuove scoperte in Boma e nel suburbio, in ciascuna dello undici
regioni august^e, e nolle isole. In questi fascicoli manca solo la regione XI,
Transpadana; delle isole è contemplata solo la Sicilia ; si aggiungono akuno
notizie relative alle Alpes Cottilo].
40. AiiL^. — 1901. gonnaio-dicombre. — Notixie di scari di antichità
comunicate per ordine del Ministero della pubblica istruzione [Riguardano
Koma e il suburbio, tutt(» le regioni, eccetto TVIII Cisjjadana, le isole di
Sicilia e Sardinia e le Alpes Cottivo].
47. AaL^. — 1902, 1-5. — Notixie di scavi di antichità comunicate
per ordine del ministero della pubblica isfru:xione [Riguardano puro Roma
e il suburbio, tutte le regioni, ocoetto la IX Liguria, e le isole di Sicilia
e Sardinia].
48. RI. — V, 7, 1902. — Avena A., Note d'archeologia e d'arte [liO
ultime scoperte al foro romano. I monumenti delle Marche e dell'Umbria].
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D'i SPOGLIO DKI PERIODICI
49. Umn. — XXXVII, 736, 1902, 10 agosto. — Boni G., Quadrantal
[Studia l'unità di volume e di i>oso presso i romani, desunta dalla misura
lineare fondata sulla fraziono del passo umano, quale risulta sopratutto dai
4ocumenti archeologici].
50. RI. — V, 9, 1902. - Cosenza G., La pretesa scoperta dello sche-
letro di Plinio il naturalista [Confuta la tosi che gli sitavi. eseguiti nel
1899 sulla riva del fiume Sarno abbiano, tra i 73 scheletri rinvenuti, ri-
volato anche quello di Plinio, morto a Stabia noli' occasione dell* oruziono
L-he distrusse Pompei, dimostrando ad uno ad uno infondati gli argomenti
ìiddotti 0 sopratutto contraddiconti alla testimonianza del nipote dell' am-
Siìiraglio, morto bensì in quei luoghi ma poi rinvenuto e probabilmente
sc'polto].
51. NbaC. — VII, 1-2, 1901. — Delattre P., Sroper te archeologiche
ni Tunisia [So|)olcro del Conte Sebastiano, genero di Honifaoio, il geuo-
ijile che governò l'Africa sotto Onorio e vi chiamò i Vandali].
52. B«h. — XL, (), 1902. — Dessan H., Le preteur L. Conieliu.^
Pasio [Studia una iscrizione antica trovata in Sj)agna ixt la quale si riat-
tiiccano a quel paese uno o due membri delParistocrazia romana del 1* se-
colo d. C. I/articolo è riprodotto dal « Bulletin Hispaniquo>].
53. Aja. — VI, 3, 1902. — Gilraore Williams M., Situdies in the
ìires of roman emprc^ses. I. Julia Domna Empress [Dopo il primo
secx)lo dell'Impero due imperatrici, (iiulia Domna e sua nipote Giulia Mammea,
sorpassarono tutte le altre negli onori ricevuti. L' A. (esamina le monete, le
iscrizioni votive e dedicatorie numerosissime in tutto lo parti delPImpero,
le quali ricordano la prima come moglie di Settimio Severo conquistatore,
rome fondatrice di una nuova dinastia, come « mater castrorum * i>or la
*iaa presenza nello belliche spedizioni, madre del senato e della patria, pro-
p'nitrico d'imperatori, etc. Kiccveva grandi onori nel secondo giorno dei
liidi secolari, era tenuta (juasi in conto di chiaroveggente. Le controversie
rntime col marito, per l'invidia del ministro Plauziano, e poi le discordi^
t\o'\ figli Caracalla e (Jota sono indirettamente ricordate negli accenni fre-
ijuenti alla Concordia. Imperante Caracalla, essa è considerata nelle isori-
ìakìHÌ come dividente col figlio gli onori imperiali, ebbe acclamazioni, di-
stribuisca monete col i)roprio nome. Morta fu deificati].
B. Boatti, istituzioni, oristianesimo primitivo.
54. Sdsd. — XXIII, 1-2, 1902. - Gatti G., Il diritto romano eh
papirologia [A proposito dello studio bibliografico del De Ruggiero].
55. Mah. — XXII, 1, 1902. — Dul>ois A., Cultrs rt Dieux à Potn-
\(jIcs [La « jmsilla Roma» di Cicerone, colonia di Cuma, conquistata dai
Komani e divenuta dopo lo guerre puniche il grande emporio d'Italia, fu
la città dove si trovarono mescolati il maggior numero di culti di ogni
parte del mondo antico, le divinità varie finirono per confondersi in largo
sincretismo. VA. esamina prima la fortuna dei culti greci portati da Cuma,
indi quelli della conquista romana e l'introduzione dei (uilti orientali, la
i|uale si lega alla storia commerciale della città, tanto che la storia reli-
giosa di Pozzuoli gettai luce sulla storia del suo commercio e viceversa].
50. AaLr. — S. 5, 5-6, XT, 1902. — Brugi, Xuori studi sugli agrimen-
sori romani [Aggiunte alle dottrine giuridiche degli agrimensori romani:
un termine graccano deir«ager campanus»; fiumi ])ubblici compresi nella
limitazione].
57. Ri. — V, 7, 1902. — Pitacco G., La Sulpicia Tihnlliana fSul-
r autenticità di alcuni carmi disila poetessa conservati insieme all'opera
tibulliana].
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^^y^r
KTÀ PRKBOMàKà E ROUANA 05
58. Rdm. — 5 P., XI, 3, 1902. — Boissier G., Lps éeoles de dccla-
mation à Rome [La dcchimazione acquistò importanza a Roma verso la lino
della Repubblica e al principio del governo d^Augusto, e la conservò fino
agli ultimi giorni deirimpero; le scuole di declamazione ebbero la mas-
sima importanza sulle lettore romane].
59. Rh. — LXXIX, 2, 1902. — Bouché-Leclercq A., La question
(VOrient au temps de Cicéron [Il progetto deirannessione doli-Egitto era
la tesi del partito democratico in Roma; già il censore Licinio Crasso nel
^j5 a. C. Tavova palesemente dichiarato e copertamente nel 64 fa tentato
per mezzo di una legge agraria presentata ad istigfizione del Cosare ; il par-
tito degli Ottimati, cui apparteneva Cicerone, in voce voleva bensì che Roma
(Mjnserva.sso i suoi diritti fondati sul testamento di Alessandro II, ma ri-
spettasse la sovranità del Re Tolomeo il a guisa di governatore romano ;
costui pagando con molta abilità circa 3t) milioni all'ingordigia di Cesare
Cra.sso e Pompeo ottenne il riconoscimento di Re ma vide spogliato nel-
l'anno 59, per un voto del senato, suo fratello sovrano di Cipro e liqui-
datore delle ricchezze prodigiose fu Catone. Contro le mene degli irrequieti
Alessandrini il debole Tolomeo, quasi fuggitivo in Italia, fu sostituito colla
(elevazione al trono della figlia di lui, Berenice. L'A. descris'o poi gl'intrighi
di Tolomeo in Italia e a Roma, la lotta dei partiti e Tavventurosa restau-
razione por opera di A. Gabinìo, proconsolo di Siria, il quale coll'appoggio
deir onnipotente Pompeo trasgredì lo leggi e fu tuttavia assolto nel pro-
cesso. L'infelice Re mori nel 51 a. C, confidando al popolo romano Tese-
dizione delle sue disposizioni testamentarie: per esso fu introdotta sulla
scena della storia Cleopatra Filopator, sposa a 17 anni di suo fratello To-
lomeo XIV, fanciullo di 10].
()0. Rdm. — 5 P., VI, 1901, 1 dicembre. — BoÌ!»sier G., Le jiigement
(ir Tacite sur les Césars [L'A. si domanda se il giudizio di Tacito sui Ce-
sari sia giusto 0 se abbiano ragione coloro che lo rifiutano e risalendo
all'opinione dei contemporanei dimostra: 1° il gran favore con cui 1 opera
tacitiana fu accolta ; 2^ la concordanza di Tacito cogli scrittori precedenti e
anche seguenti, mentre so la tradizione riguardante i Cesari non avesse
avuto fondamento, qualcuno sarebbe sorto a correggerla; 3° che alla de-
scrizione nera di T. può bon aver contribuito il suo pessimismo, ma Plinio
il giovane, che gli sta agli antipodi, concorda con lui sull' opinione verso
gl'imjìeratori; 4'» che T. può bene aver risentito Pinfluenza della nascita,
delPeducaziono, dei pregiudizi del suo tempo, ma non può darsi che Pam-
biente da solo abbia ispirato a T. T invenzione dei fatti attribuiti a' Cesari,
p(Tchò non era una società, quella in cui viveva, di avversari assoluti al
robinie imperialo, idolatri delPantico regimo e sforzantisi a ristabilirlo a
qualunquo costo].
01. Rdm. — 5 P., Vili, 2, 1902. — Boissier G., Tacite: IV. Les
opinione polii iques dfi TVici/y?. [Esamina la questione se Tacito abbia ac-
rfiustato le Idee repubblicano da coloro che lo circondavano o sopratutto se
fosse egli stesso repubblicano].
02. SbaBa. — 1, 1901. — WQlflìn E., Zar Composition der Historien
des Tacitus [Studia i- rapporti di Tacito con Plutarco : le concordanze delle
vite di Galba specialmente e anche di Ottone in Plut. coi libri I e 11 di
T. si spiegano ])iuttosto come imitazione di P. da T. che non viceversa o
come imitazione di entrambi da Cluvio Rufo. A dimostrazione dell'indipen-
df'nza di Tacito sta il fatto della disposizione dell'opera sua per anni e la
divisione in due parti la famiglia Giulia o la Simiglia Flavia].
03. Man. — XXXVII, 734, 1902, IO luglio 1902. — Oallegari E., Il
italotto di un* imperatrice romana [(liulia Domna, sposata nell'anno 187 a
Settimio Severo, divise la fortuna dogli onori impei-iali (hjI marito, ma per
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W WOOLIO DKl PKUIODICI
Tastio dell' iiTOoonoiliahile ministro Plauziano fu sompro tenuta estranea
alla cosa pubblica. Volle e seppe essere regina scogliendo il wanpo dello let-
tere^ formò una corte intolletiuale irradiata dalla gentilezza della sorella
Giulia Mesa e dello nipoti Giulia Soemia e Giulia Mammea, intx^rvenivano
i giovani figli di G. Domna, Caracalla e G<*ta, di così opposta indole, qualche
volta lo sfe(»sso Imperatore; intervenivano i più eletti ingegni del tempo {'
sovra tutti primeggiava grato e favorito al P Imperatrice Filostrato : ora il
tempo in cui, spento il periodo aureo dell'arte classica, vigoreggiava già
la critica dell'arte e Perudizione artistica e i temi prediletti di G. Domna e
di Filostrato erano appunto Parte oppure la religione. L^Imperatrice aveva
I)rovocato da Settimio Severo Peditt^ del 202 contro i Cristiani, ma per so-
stituire alcunché alle coscienze credenti, staceatiì ormai djil politeismo romano
orientiilo. 0(;correva un edificio nuovo, s'immaginò un Cristo pagano e il van-
gelo del paganesimo riformato si volle edificare nella vita dVipoUonio scritto
da Filostrato, ove sonz'acoorgersene gli avversari di Gesù di Nazareth no
accoglievano le massime. SiM)gliata del potere dopo il breve impero di Ca-
racalla, meditò dapprima il suicidio, poi con folle impeto di riacceso orgoglio
volle da Antiochia, dove fu da Macrino confinata, riacquistare ancora il
jjorduto. La morte di lei sogna il principio di un'era dolorosa per la col-
tura romana].
64. RI. — V, 1, 1902. — Pascal C, Il rinnovamento umano negli
seriUori di Roma antica [In Roma nei primi secoli dell' Impero preval-
sero due tendenze filosofiche, lo Stx)icismo e PEpicurt»ismo, col lungo coe-
sistere, colla concessione tutta propiia della tolleranza ecclettica romana,
finirono per avere punti di contatto e cospirarono a modificare profonda-
mento la coscienza umana: fu un moto di pensiero che non s'arrestò din-
nanzi a grandi problemi come quello dell' uguaglianza e libertà umana o
della felicità; così la filosofia dalle concezioni delle discipline morali pas-
sava a ricosti'uzioni astratte di novelli ordini sociali e mentre le classi
dirigenti congiuravano a distruggere col silenzio gli elementi sovvertitori
il governo era vigile a rei)rimere qualunque concreta proposta ; ma Roma
sacra alla guerra non soddisfawn-a alla felicità agognata ; a (juesto pensiero
ostile si aggiungeva la mistica corrente che, prestando fede agli oracoli,
credeva in grandi mutazioni sopravvenienti e in mezzo a quella società
aspirante al regno della giustizia, cosciente della propria rovina e sconfor-
tata, cresceva nell'ombra una comunità cui era destinato Pavvenire].
65. Sdsd. — XXII, 3-4, 1901, e XXIII, 1-2, 1902. — Solazzi S..
Ija revoca degli atli fraudolenti [Indagini di indole storica ed esegetica in
cui P A. studia sopratutto « Pactio Pauliana » , quindi Patto del Fraudator,
il * consilium fraudis », la « scientia fraudis » , P«^ eventus damni » . l'attor»^
nel giudizio revocatone, il convenuto, l'oggetto e gli effetti delPazione re-
vooatoria, la prescrizione dell'aziono (continua)].
66. Sd«d. — XXII, 3-4, 1901. — Cozza-Lnzi G., Castorio ti gio-
vane giurisperito del secolo IV [Secondo P epit^iffio metrico <iel marmo
sepolcrale dedicatogli dai compagni di studio].
67. Rsa. — VI, 3-4, 1902. — Maroni C, Uno sguardo ai fasti d^i
prefetti al pretorio (Appunti sulla serie da Traiano a Diocleziano) [L'o-
pera di Traiano più che quella guerresca è quella che si ispira a larghi
ideali politici, ai ])refetti è riconosciutii un' autorità più larga e la serie
loro anche sotto Adriano, Antonino, Marc'Aurelio è bella di nomi gloriosi :
con Commodo si rompe Pincanto. i prefetti ridivengono ministri e la loro
successione ha ragioni idcmtiche che quella degli Imperatori, in alcuni
momenti assunsero ancora Patteggiamento di un Sciano, trovandosi a capo
non solo delle milizie ma di tutti gli affari dello Stxito ; esempio : Plauziano
unico pr. pr. di Settimio Severo etc; Alessandro Severo conferì loro il
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ETÀ PRBKOMANA K ROMANA 1)7
Vrado soìiatorio e detorminò bene la loro giurisdizione : ad ogni modo i
prefetti nelle loro funzioni politiche e ^giudiziarie dis'entano soltanto i rap-
presentanti deirhnperaton» divenuto definitivamente arbitro assoluto di tutti
i poteri].
08. Sdsd. — XXIII, 1-2, 1902. — Cantarelli L.. La diocesi itali-
ciana da Diocleziano alla fine deW Impero oceideìitale. Parto seconda:
I ricari e il ricariat-o di Roma [I. La serie dei vicari Urbis Romae; pre-
messe notizie sui titoli, le oompotcnze, il personale subalterno del vicarius
l'rl)is, l'A. dà notizia di 81 vicari, più 8 vicarii incerti dMt^lia o di Roma.
II. Il vicariato di Roma: Le regioni suburbicarie ohe formavano il vi<'a-
riato di R. intorno al 297 erano 8. Tuscia, Campania et Samnium, Lucania
et Bruttii, Apulia et Calabria, Flaminia et Pioenum, Sicilia, Sardinia, Cor-
sica: per la storia di ciascuna di esse l'A. indica lo fonti, i contini, le vi-
cende, l'elenco dei governatori (continua)].
fì9. NliaC. — VII. 1-2, 1901. — Lugari G. B, // nacello ^Domine
quo radis» stilla ria Ajypia.
70. NbaC. — VII. 1-2, 1901. — Marncclil ()., Di un antico batti-
stero recentemente scoperto nel e imiterò apostolico di Priscilla e della
sua iìnportawxa storica, « Studio relaliro ad una insigne memoria del-
l'Apostolo S. Pietro in Poma con lettera di Mons. L. Duchesne fSi tratta
precisare il luogo tra la Via Salaria e la Via Nomentana cui si riferiscono
le tradizioni relative al ministero apostolico di S. Pietro in Roma: TA.
anziché al cimitero Ostriano, come fin qui, ha ragione di attribuirlo in pai*te
al cimitero di Priscilla : la cisterna e le costruzioni di])endenti scoj)orte in
questo cimitero non sono (;he un gran battistero sotterraneo cui si potreb-
beifì rapportare due iscrizioni del IV' secolo nella silloge di Verdun che
ricordano un luogo venerato per la memoria delPapostolo Pietro; a questo
'«•imiterò si riferirebbe pure il pittacium di Monza colP espressione : w ubi
prius sedit Sanctus Petrus «: da ulteriori .scavi si attende nuova luce. 11
Duchesne csT^'ime alcuno riserve].
71. llbaC. — VII, :], 1901. — Marucchì O., Di un pregevole monu-
wr^ito di antica scultura cristiana., rincenuto negli scapi del Foro romano.
72. miaC. — VII, .H. 1901. — Marncchi O., Di una antichissima
testimonianza del martirio di S. Pietro in Poma [Mostra Pimportanza
di un battistero ritrovato nel (timitoro di Pris<Mlla. Scavi nella Basilica di
"S. .\gnese sulla via Nomentana. liavori nelle catacombe romane. Indagini
in Chiesa dei SS. Giov. v Paolo al Celio].
73. llbaC. — VII, 4. UMH, — Marncchi (>., Scari nelle catacomhr
romane: scari nella Basilica di Sant'Agnese .sulla ria Nomentana. —
Iscrixione consolare r in renata fra i muri della Basilica di S. Valen-
4inr) sulla ria Flaminia.
74. llbaC. — VII, 4, 1901. — Villani 0., Iserixioni consolari riu-
renufe a S. Paolo fuori le mura.
75. llbaC. — VII, 4, 1901. — Marncchi ()., Ulteriori os,^erra\ioni
sulla memoria della sede primitira di San Pietro [Collega la memoria
della prima jjredioazione di S. Pietro col (umitero di Priscilla, centro cri-
stiano del P secolo].
76. llbaC. — VII, 4, 1901. — Marncchi O., Pi un gruppo di un-
ii che iserixioni cristiane spettanti al cimitero di Do ìu iti Ita e reeeulc-
■mente acquistale dalla Commissione d'archeologia sacra.
77. llbaC. — VII, 4, 1901. — AVilpert G.. Frammento d'una lapide
-cimiteriale col busto di S. Paolo.
Rivista storica italiana, 3a s., li, 1. 7
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1)8 SPOGLIO DBI PERIODICI
TS. nbaC. — VII, -L 1001. — Sojiiisidsr (1., / ìuònnmrnti e Ir me-
ttion'c cì'istinnr <// l'rllcfn'.
79. nbaC. — Vl[, 1-2, 1901. — Pinzai., Xotìxir niil cemetn-o cri-
stiano (lì Bonaria presso Oif/liari e sfi Hi un ipogeo cristiano presso
Bonorra.
80. NbaC. — VII, :^, 1901. — Savio F., // culto di San Vittore a
Ravenna.
SI. NbaC. — VII. 1-2 0 4, 11M)2. — ('rostarosa P., Incetifario dei
sigilli impressi sulle tegole del ietto di N.* Croce in Gerusalemme in Roma.
82. NbaC. - ^^\\. 1-2, 1901. — Orostarosa P., Xotixie degli scari
eseguiti nelle catacombe romane nel perioda 1900-1901.
83. NbaC. — VLl, 1-2, 1901. — Marucchi ()., Osserraxioni sugli scari
<h'llc catacombe roìurine. Scari fucila Chiesa di ^ Sancta Maria Antiqua^
nel Foro romano. Scoperta nella Basilica dei SS. (iioranni e Paolo
sul Celio.
84. NbaC. — VII, 1-2, 1901. — Hoiiaveiiia (r.. Figura orante con
epitaffio della fanciulla Vencriosa nel cimitero di S. Ermete.
85. Rhe. — III, 1, 2; :»., 1902. — Callevvaert C, Les premiers chnl-
tiens furent'ils persécutés par édits généraur ou par mesures de policcY
H. L'origine de la législation persécutrice. Confirmatioìi d/'^ données de
Tertu'lien par i examen de^ autres sources [Esamina la lettera di Plinio
a Traiano o la risposta di eostiii, da cui risulta clie la persecuzione dei
cristiani era una forma di vero e proprio processo, fondata su leggi ante-
riori, sulle quali Plinio domandava istruzioni, perchè non si trattava di reato
ordinario, ma di una giurisdizione * extra ordinom», ciò che esclude asso-
lutamente la persecuzione come applicazione di misura di i)olizia. che sa-
lehbe stata alla portata del funzionario: aggiungi cho nella idea di Plinio,
la professione del nome cristiano da solo costituiva il reato, non o<?correudo
i « tlagitia nomini cohaerentia ». I/A. cerca poi di s(5oprire da quale im-
l»eratcro fu emanato l'editto di ])ersecuziono e ritiene decisiva 1* opinione
«li Tertulliano, il quale lo fa risalire a Nerone; esamina il valore di tale
t<^stimonianza di fronte alle ijreoccupazioni apologetiche che po.ssono averla
isi)irata. concludendo per la ]>erfetta conoscenza di Tertulliano in materia
giuridica: reca alla opinione di T. il suffragio di Tacito e Svetonio e fa la
ipotesi che la persecuzione neroniana abbia avuto' due fasi : la 1* violenta^
»M-cezionale. ma locale e di corta durata; la 2* rigidamente legale, ma uni-
versale e permanente: questui avrebbe seguito a «luella con un intervallo
probabilmente non lungo. Esamina poi !'« institutum Neronianum » secondo
I;i testimonianza di Sulpizio Severo, la quale si riattacca probabilmonto
come (juella di Tertulliano e Svetonio al testo dell'editto emanato poco do|)o
l'incendio e prima della morte degli apostoli; da ultimo discute se la jUm'-
secuzione di N(MOne siasi estosa fuori di Koma e secondo la batterà di San
Pietro agli Efesii conclude affermativamente].
SG. Rhe. — IH, 2, 1902, — Voisin G., L'origine du Sgmbole <it\^
Apòtres [Confutando le ipotesi Vlcd Vacandard e del Chamard ( in « Kevuo
lIistori<[ue w 1899 e 1901) V\. cen-a dimostrare che non nell'Asia Minor»*,
]M*ima della sei)arazione degli apostoli, ma a Koma, vide la luce il simbolo,
e non accetta Panno 120 come termine a quo, ma sarel)be stato composto
mentre ancora vivevano Pieti-o e Paolo, onde avrebbe avuto questi due apo-
stoli per autori).
87. Rqh. — XXXVIT. 143, 1902. — Emioni V.. La crise montant\<tc
\\/.\. ricerca i ]ìrecedenti storici dell'eresia predicata nella M<^sia l'iroa
l'anno 170 e le dottrine: la (U-edenza nella fine del mondo, le teoria mo-
rali, la rivelazione» (^ la sua evoluzione, la scala della ])erfezione nel (li vitata
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ETÀ PKBROMANA E ROMANA 0<J
di secondo nozze, nel rigore dei digiuni, nella severità verso i peccatori,
nella condotta di fronte ali© persecuzioni e nell'austerità dei costumi; la
ilivisione degli uomini in Mjirituali, psichici e materiali; la rinnovaziono
del battesimo. Seguono cenni sullo caratteristiche teologiche del Montanismo
sulle divisioni della setta e i suoi as'N'ersariJ.
88. Rqh. — XXXVII, 143, 1902. — Allard P., Les gestes des Mariyrs
romains [Confuta le conclusioni del I)ufour([ (cfr. lisi,, 1902, N. 095 )].
89. Rqh. — XXXVII, 142, 1902. — Resse I. M., Le.^ premiers mona-
sth'ps de la Gaule meridionale [S. Martino, vescovo di I.igugó e vescovo
di Tours, fu un iniziatore e propagatore della vita religiosa (;he San Bene-
<letto in seguito organizzò, e parallela poi all'azione del patriarca di Monte-
Cassino fu nel sud-est della (Pallia l'azione di due as('(»ti che avevano pe-
regrinato l'Oriente: di S. Onorato a Lerin e di Cassiano a Marsiglia sul
printfipio del sec. V. Cassiano divenne il i>rincipalo intermediario fra l'o-
rionte e l'occidente. S. Cesario, monaco di Lerin, d(^ttò anch'egli le regole
su«» famose. Nei cap. IIl-VUI l'A. discorre del tener di vita, degli usi e
tlello spirito particolari ai monaci (ìalloroniani della valle del Kodano in
«luell'epoca; buona ])art(» di quelle pratiche s'ispiravano agli usi orientali
«''l africani; di fronte ad essi la regola benedettina mostrava la superiorità
della sua organizzazione].
90. Rqh. — XXXVII, 142. 1902. — Allard P., La relìgion de
l'Empereur Julim fi/ A. studia la ])arto intima della storia (ìell' apo-
stata, i suoi sentimonti peisonali sulla religione, le ])ratieho del culto so-
stituite a «luelle del Cristianesimo apostasiato, le quali erano im])rontate ad
un ardore quasi di neofita ; straonlinaiio eia soin*atutto il numero delle
vittime pcM sacrifici, grandissima la forza della sua superstizione. 11 2" ca-
])itolo tratta della t(»oria di G. l'A. sulle divinità, sull'esistenza, sulle fun-
zioni e la teoria cosmologica conforme alla platonica; nel .S<* la teologia del
solo; nel 4'' l'interpretazione doi misteri ; infine nel 5» le teorie morali].
91. Mah. — XXII, 1, 1902. -i^ Diichesne L., Vaticana, Xofcs sur
la topographìp- de Romp au wmfrn-ùxjp. [Vnticauum o Jani(uilum sembrano
nomi di lo<'.alitii etruscho; nell'epoca dell'impero le alture trasteverine erano
orrupate da edifìci imperiali, (uii si riattaccano i primi ricordi del Vaticano
cristiano: là Caligola costrusse il suo circo famoso, là le scene dcd 04 e
presso qu^d luogo la tradizione, dalla fine del 2'^ secolo, mostrava il trofeo,
«•io<*' la tomba dell' apostolo Pietro : e in quel luogo gli architetti del
tempo di Costantino, indotti dalla ne<*essità della tradizione precisa, eres-
sero api)unto la basilica di S. Pietro sacrificando il (drco di Nerone, quan-
tunque però la indi<'.ata tomba di S. Piotro non serbasse senza interruzione
b» spoglie del principe dc^gli aj>ostoli, venerate un c^'rto tempo nelle cata-
<"ombo sulla via Appia. Oli autori però non .sono d'accordo sulla designa-
zione di tali luoghi santi: il I). esaminando i testi avverte ohe la Basilica
fu sempre presentata come monumento della sepoltura di S. Pietro, non
oome quello del suo sup]dizio. Identifica le rovine di costruzioni attorno
alla mole Adriana colle deiìominazioni di Dalmachia e (iaianinn,, identi-
fica nomi di luoghi in Trastevere, conìe Mica aurea^ Mons aurens].
02. Sdsd. — XXIII, 1-2, 1902. — Mercati G., Ai;/;/<^;?.vm. I. Il piti
antif'o vescovo di Parma f ' ontrariamentt^ alla lista del Kusca e dcdl'AfTò,
il riscontro di un passo dell'ariano Palladio con due ])assi della Sinodo
romana dell'anno 878 e di un' epistola degli imperatori (oraziano e Valen-
ti/iiano assicurano Pesistenza dol vescovo di Panna nell'ultimo terzo almeno
d»4 sec. IV; era stato vescovo dal 374 almeno e continuava negli anni 374-79
a jiov.rjrnjire illegittimamente un certo l'rbano, deposto in ooncilio da Papa
I Parnaso por arianesimo o i)pr ])arteoipazione allo scisma Prsiniano].
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1(K) SPOGLIO DKI PERIODICI
3. ALTO MEDIO EVO (SEC. V-XI).
i)r^. Rqh. — XKXVII, 143, 1902. — Daux C, La profccfion apo-
stoliquc an inoyvn (ìye (i patrimoni primitivi comuni annessi, a ciascuna
<5liiesa pel soccorso della comunità e pei bisogni della Chiesa, s\nccrebb€ro
.sempre più dopo l'editto di Milano tanto da creare quel lusso che attirò le
critiche degli stessi cristiani : durante il periodo barbarico, l'uso dei deboli
di racconiandai*si alla protezione dei ])otenti anche con sacrifìcio della liberu
loro proprietà portò ])er analogia Tuso di cercare il patronato dei santi e
specialmente quello del capo degli apostoli ; nel dissolversi delle monai"chi«'
barbariche per l'acMnest^ei-si dei privilegi signorili i^u.so si generalizzò sempn*
I)iù, e il munderburdi'tnn reale passò specialmente pei conventi direttameuti'
al Papa; un tipo della trasformazione ed estensione di tale istituzione sa-
rebbe il convento di Cluny. Talora le monarchie, e specialmente la germa-
iii(;a, cer(5arono di porre un argine, ma senza mutiire, nean(;he nell'epoca
della lotta delle investiture, sostanzialmente l'istituzione ; il l*apa difendeva
i suoi commendati colle anni spirituali, questi corrispondevano un censo:
fin dalla fine del V secolo il Papa S. (ìelasio aveva fatto redigere un po-
liptico colla registrazione delle reudite delle terre appartenenti alla chiesa :
tali registrazioni furono rinnovate i>oi fino alla forma definitiva del « liber
censuum » nel 1192: l'A. riassume l'elenco delle chiese censitone dellr
varie regioni d*Europa]. ^
94. Rh. — LXXVlJl'e LXXLX, 1902. janvier-juin. — Duinoulin M.,
Le goupernement de Théodon'r et la do m inai ioti des Ostrogoths en Italie,
iVaprès les cnurres d'Euuodins Premesse considerazioni sulP imiwrtanzji
capitale delle opere di E. come testimonio oculare dei fatti, i*ome letterato
insigne e per la posizione eminente politica ed ecclesiastica, dà brevi
cenni biografici, la datti delle princi])ali opere, ])aragonandone il valore con
altre fonti per la storia degli Ostrogoti in Italia. Tratta quindi le priiiri-
]»ali questioni riguardanti: 1" la con<iuista d'Italia da j)arte di Teódoricu:
2° la natura del suo potere in cui si contemperava l'autorità di funzionario
Imperiale e di re. (juantunque questo titolo non sia mai stato riconosciuto
da Bisanzio: 8« la forma del governo alla romana; 4** la (jondizione della
sua corte e dei suoi funzionari ; 5" V opera sua come restauratore dellr
ileperite popolazioni, dei monumenti, delle lettere et(\: if i suoi rapporti
colla chiesa di cui rispettò la libera elezione di due papi, Gelasio li e Ana-
t^tasio II, e dove intervenne solo come giudi<'e legalmente liconosciuto »•
invocato dalle parti come erede dei Cesari, (juando infierirono le turboleuz»'
per lo scisma tra Lorenzo e Simmaco nel 49S. Ennodio morì prima di T.
-e non potè riferire del periodo brutto del suo regno illuminatoj.
95. SS. — XIX, :j, 1902. — Gtiietti L., La legauone di Rtistiro n
Jiisaìr:io e le < Variae ^ di Cassi odoro X, 19-2-4; XL 13 [Contro l'opi-
nione del Kohl sostiene che le epistole 22, 28. 24, debitamente esaminate
e paragonate all' altro gnipi»o 19, 20. 21 ( consegnate all' aml)asciatore
bizantino Pietro, che si recava a Costantinopoli, dopo l'eflerata uccisione
di Amalasunta e la conseguente dichiarazione di guerra di (ìiustiniano vox
trattare, a nonn» del codardo Ke Amalo, la cessione della Sicilia e occor-
rendo di tutto il regno), non si riferiscono alla missione di Papa Agabito
a Costantinopoli, ma a (luella del sacerdote romano Kustico, amico di Teo-
dato, mandato da costui e da (Judeliva moglie sua pure a Costantinoj>oli
insieme a Pietro per esprimere a (quella corte voti di pacùfic^izione].
90. NaV. — X. S., III. 0, 1902. — Galli R., Venexia e Roma i»
tfiìft. Croììfica del seeolo 17 fO^'P^ ""•* larga prefazione sulle condizioai
<leirrtalia N'(»rd-Est nel sec. VI. (!ond(»tta spe<Malmcnte sulla critica di Pn»-
cnpio e di altre fonti coeve, l'A. esamina ancora il Cro^tieon Veiieluìiu
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àLTO HEDIO ICVO 101
volgarmente dotto VAltinate, trascurato dagli eruditi conio im ammassa
informe di cose sconclusionato, da cui uscisse un racconto incomprensibile:
già in altra memoria PA. stesso aveva dimostrato essere desso un^ amai-
gjima di frammenti antichissimi e preziosi, malamente cuciti insieme dal-
l'ingenuo raccoglitoi*e e tali che separati offrono per la storia di Venezia
0 di Roma pagine ignorate di diversi secoli dal VI al IX. Nel nuovo studio
esamina i frammenti che confermano V esistenza dei Franchi nel Veneto
r attestata da Frocopio) e quelli che riferiscono il j)atto concluso tra Nar-
sote e i Veneti marittimi per sfuggire l'ostacolo d'essi Franchi e giungere
lungo il littorale a Ravenna. Vi hanno concordanze meravigliose coi fatti
ohe emanano dalla critica: i frammenti sono preziosi anche per la luco
che gettano sulle istituzioni come quella del Dux, dei « boni homines » di
origine italiana e romana, non germanica come vuole il Davidson, etc.].
97. MV. — S, 2, VlJl, 1902. — Cipolla C, Note biblioyra fiche circa
l'odierna eondixione de-gii studi oritioi sul tcMo delle opere dì Paolo
Diacono,
aS. HgiÒ. — XXIII, 1, 1902. — Jung J., Die Provine der * Alpes
Appenninae * [Identifica i luoghi menzionati da Paolo Diacono nella descri-
zione della «Nona provincia» dMtalia, la quale secondo il suo catalogo
- in Apenninis Alpibus computatur.... in qua sunt civitates Ferroniamis et
Afontebellium, Bobium et Urbinum necnon opi)idum quod Verona appellatur »].
99. B«P. — II, 1-2, 1902. — Romano G., Le due nuore epigrafi in
S. Salratore [A proposito dell' epigrafe riguardante Paolo Diacono, TA.
solleva dubbi sull'afl'ormaziono della nascita in Ciridale^ dello studio in
Pavia in scuole* aperte dal Re Rachi, della monacazione a Montecassino,
cofiuto il dominio longobardo nel 774, della morte il IS aprile 7!J9.
Intorno alPepigi'afo di Sant'Adelaide, moglie di Lotario e di Ottone I. che
si riferisco ad altra epigrafe del soc. XVI per la sepoltura della Santa in
S. Salvatore, dichiara siffatta tradizione una mistificazione dei Benedettini di
S. SalvatoreJ.
100. BsP. — L 4, 1901. — Dell'Acqua C, / sepolcri dei Re Longo-
bardi in Paria [iMorirono fuori di Pavia Alboino, Rachi e Desiderio. L'A.
ricerca negli scrittori il fondamento della tradizione delle sepolture di Olefi,
Autari (dei Duchi di Pavia durante l'interregno), di Agilulfo ed Adaloaldo.
( Continua J].
101. MgiO. — XXUI, 1, 1902. — Steinacker H., Ceber das alteste
papsiliehe Regislrruesten [U amministrazione pontificia romana e le altro
chiese più importanti imitarono la tenuta dei registri e i libri delle copie
dalle eancellerio degli uffici provinciali secolari, tenute secondo il modello
deiramininistrazione centrale, per modo che le osservazioni si possono*
estenderò alle altre e si può attribuii-e particolare valore ai caratteri cho
si trovano uguali in diversi luoghi. L'A. studia i gruppi Avellani seguenti :
- Die Simplicius Briefe, die Ormisda Correspoudenz, Avellana 1-50, dio
<iuesnelliana] » .
102. Ss. — X. 4, 1901. — Volpe G., Pisa e i Longobardi [Quando
»* conio i Ju. siano entrati in P. con precisione non sappiamo, è inc(»rto se vi risie-
desse un Duca, o se la città dipendesse dal Duca di Lucca. Per risolvere la
questiono dei rapporti tra Longobardi ed Italiani (!onviene tener conto delle
«lifTerenze locali quasi diverso per ciascuna città ; Pisa si trovava accomu-
nata agli invasori nolPodio contro i Bizantini ed era preziosa pei traffici
Tnarinareschi ; mancano le professioni di legge che ci permettano un com-
puto approssimativo della proporzione dei Long, e degli indigeni ; i nomi
ancora dopo il 1000 erano in prevalenza germanici nella città e latini
nella campagna, onde perde piede la teoria che la lotta dei comuni contr'^t
il f«»iitlal esimo sia un fenomeno etnico, la gara tra gli elementi sopravissi/. i
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102 SPOGLIO DKl P£R10D1CI
<U)Ua ciirin romana della eiritas contro la campagna, mentre è lotta eco-
nomica. Le relazioni di Tisa con Lucca erano allora frequenti e buonf. Pisa
non diodo Gasindi alla Cortei ma un illustre lettorato. Pietro Maestro, di-
mentico più tardi del Re che prima Paveva onorato. A Pisa e a Lucca non
<lovettero i mutamenti del 773 e 774 avvenire con tutta tranquillità, ma i
fatti precisi ci sfuggono |.
lOH. Ss. — X, 3, l'.)Ol. — Crivellucci A., Deli^ origini dello stato
pontificio [Dissente da alcune conclusioni del volume delPabbate Duchesne:
osserva la condizione diversa di Roma da quella di altre città che riusci-
rono a rendersi indipendenti durante la situazione creata in Italia dall'ico-
noclasmo, a Roma si trovavano di fronte il Duca e il Papa, l'aristocrazia
ecclesiastica e quella militare. l^'A. studia la ribellione delPesarca Kleuteriu
(015-618) che aspirava alla corona imperiale; Pinsurrezione più notii del-
Pesarca Olimpio (649). Durante bi guerra di Liutprando contro gl'icono-
clasti anche Roma elesse un proprio Duca, quando ^1 Re Longobardo invas*'
il ducato romano il Papa s'avvicinò all'esarca Eutichio per combattere con-
cordi un (lomune nemico, P usurjìatore Petaso. Contro 41 pericolo che du-
rante la difesa contro i IvOngob. un patrizio divent'isso troppo potent4? in
Roma, il Paj)a pensò di ri(M)rrere a Carlo Martello ed all'alleanza dei Franiìhi].
104. S». — X, 2, 1901. — Crivellneci A., Stefano pafrixio e dura
di Noma (727-754) fRitiene che non fosso ufficiale greco ma ufficiale ro-
mano, creato duca e ])atrizio dai romani al tempo dell'insurrezione rontro
gli iconoclasti, e messo da parte quando il titolo di patrizio fu dal pon-
tefice conferito a Pipino].
105. Sa. — X, 3. 1901. — Crivellucci A.. Xofe ad Liti, Pont. erri.
Boni. r. Z(tch. e. ìi, I, 16 et Cod. Cor. epp. 1 et 3 \\a\ data del passo
relativo alla rientratii del duca Trusi mondo a Spoleto].
106. Hx. — N. S., LUI. 2, 1902. — Wenniiighofl" A., Die Fiir sten-
epigei der Karolingerxcit.
107. MoiÒ. — XXIU, 1, 1902. — Slckel W., Alòerich II und der
Kirchenstaat [Premette* una larga descrizione delle (condizioni dello stato
della Chiesa, (quando P impero dei Carolingi tramontò. Esso mancava di
un'organizzazione forte por la natura st(»ssa di un governo nò eretlitario.
né elettivo, dipendente da persone di edu<iazioiie ecclesiastica e costretti
alle cure spirituali; i [)api non avevano saputo unificare le città successi-
mente annesse ed il più grave dualismo non meno politico che religioso
intercedeva tra Roma e Ravenna; le milizie cittadine non erano ordinate
<M)sì da costituire un forte appoggio allo Stato, insomma tutti i difetti del
governo bizantino s'erano aggravati sotto il debole governo dei Papi, il
^luale si trovava in condizioni diffìcili di fronte alla potenza fonnidabile di
alcune famiglie, che usuqìavano come titoli gentilizi i titoli delle carich««
e formavano consorterie, le quali assorbivano nell'orbita dei loro interessi
tutta» l'amministrazione. Traccia PA, la storia di quella potentissiuia di
Teofilatto, la cui stir])e compare con lui primieramente nella storia, com«*
una famiglia di cavalieri. Panno 901, in occasione di una assemblea di
ufficiali tenuta dall'Imperatore Ludovico, e specialmente ti-atteggia la vita
di Alberico IIJ.
108. Hmiu — XXXVII, 733, 1902. 1 luglio. — Giovaniioni G., I^r-
eenti studi sulle origini dell'architettura lombarda [A pi'oposito special-
mente delle conclusioni del Ris^oira (nel voi. «Le origini dell' arch, lom-
barda e delle sue principali derivazioni nei paesi d'oltr'alpe »), che non
Parte carolingia o la bizantina abbia influito sulle costruzioni lombarde che
incominciano ad apparire nell'alta Italia alla fine del sec. X e al principio
dell'XI, ma la libera evoluzione dai)prima rozza, poi cosciente di elementi
nrchitettonici italiani].
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BASSO MKDIO KVO l(Ki
100. AmL. — XXXIIL 1001.'— Podestà F., // Colle di S. Andrea
in Genova e le regioni circostanti [Studio topografico sui più cosi)icui
monumenti v sullo principali arterie» di (ìonova juediovale, corredato da do-
cumenti d'archivio, con immoroso tavolo illustrative].
110. BsP. — 1, 4, 1001. — Qniiitavalle F., Jav nomili ossa e V in-
eeudio di Paria nell'anno 1004 ] Esamina i passi di Arnolfb, Ademaro,
Tgono Flaviniaiio, che sembrano prest^irsi airo(iuivoco della negazione del-
l'incendio di Pavia, quindi quelli di Bonizouo; poi esamina le varie opinioni
de^Ii antichi e dei moderni sullo cause della sommossa: più (;he sentimento
nazionale, la ribellione è un episodio della reaziono regia feudale contro
Turiione del regno itali(i0 alla Oormania e la politi<;a vescovile dogli impera-
tori sassoni. Pavia divenne i>oi vali«lo sostegno deirimj>ero solo quando questo
si schierò, con Corrado II, osi pose di fronte alla rivoluzione vescovile: la
sommossa scoppiò impensata, ma Arduino non ebbe parte nemmeno ad
una congiura che (juella preparasse: Enrico II non ordinò Peccndio, ma
non valse a frenailo: tra le conseguenze immediate fu il pronto riconosci-
mento del govecno di Enrico da parte delle città incerte],
111. Ss. — X, 2, 1001. — Rinaldi E., I/istifnxio?w della pia casa
di miseri cardia in Pisa [Discorda dalPopinione del Tronci e del Morrona
che ne pongono la fondazione alPanno IO'ìH, la pergamena su cui si fondu
tale tradizione è evidentemente falsa, e non si può con certezza sostituire
un'altra data: l'epigrafe del sec. XVI è del pari riproduzione della testi-
monianza'infondata. I/autrice fa seguire al testo (1(4 doc. apocrifo gli or-
dinamenti dell'opera del I.SO.") e altri docc.J.
112. Sdué, — XXtll, 1-2, 1902. —.Mercati G., La Icffrra di sotto-
missione d'un arciprete di Parma a Pasquale II — - 1/ autore dellr
a eoller-fanea ex opuscnlis Petri Damiani» [l)al cod. vat. lat. 4030 d(»l
^tM.•. XI trae e pubblica la lettera di un prete. Ho ( Homodei od Omobono),
che si sottomette al Papa P. per gli uffici di un vescovo di < nibbio che si
potrebbe identificare con Jo. (8. (ìiovanni da Jx)di. biogi-afo di S. Pier
Damiani ), compilatore delle collectanea].
4. BASSO MEDIO EVO (SEC. XI-XV).
113. Bah. — XL, 1, 1902. — Fita P., Patrologia Latina [Il docu-
uìeuto N. 11 in appendice é una bolla di Papa Pasquale II (23 maggio
11 10) al Conte Raimondo Berengario ITI, felicitai ndosi per l'impresa (ielle
Babari ; riprodotta in facsimile].
114. RI. — V, 8, 1002. — Artidi R., La torre e il palaxxo dei Conti
Anguillara in Roma [La torre deve la sua origine alla rivoluzione del
114.-*; gli Anguillara erajio parenti degli Orsini : PA, ne segue le vicende in-
trecciantisi colle loro possessioni e col loro ])alazzo inKoma nei s(v. XIV-XVl.
e dico quindi la storia dei ristauri di questo v- del suo stato attuale].
Ilo. Bs«A. — S. 2, XIV, 2, 1002. — Da Ciipis C, liegesto degli
Orsini specialmente per quanto si riferisce al loro domi ìlio feudale negli
Abruxxi e dei Conti Anguillara [Secondo documenti conservati nelP ar-
i-hivio della famiglia Oi*sini e nelPanjhivio segreto Vaticano coirindi(re dei
luoghi, delle persone e delle coso notabili. Precede un saggio sulP origine
della famiglili Oreini e suoi rapporti con la storia del Medio Eso].
ID). Bah. — XLI, 4, 1002. — Fita F.. Sehastian obispo de Area-
rica y de Orense. Sa cranica y la del Hey Alfonso III [Riproduce tra
gli altri docc. una bolla del UGO, 11 dicembre, di Alessandro ITI],
117. Bah. — XLI, 1-.3, 1002. — Fita F., Concilio inedito de San
Geloni en 11 OS, Bnlas inéditas de Al ej andrò III y Iknedicto Vili.
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lO'i SPOGLIO DRl PERIODICI
118. R«A. — S. 2, XI, 6, 11)02. - Rossola A., Lwa rourenx ione-
fra la città di Genora e i\ Marehrse di Mafiosa (Carrara) [Dv\ iiovembi-e
1178, il doc. ò dato intogralmento da una copia autentica del 1(517].
1 19. «alò. — XXllL 4, 1902. — Thatcher O. J., Vebfr die Bedeuinug
dvjt ìVories Torneamenium [Qiumdo primi ora monte apparve nelXJI «secolo
significava oombattimento di nemici, ostilità, zuffa ; col tempo j)eiflottc il
primitivo significato, e nel XIII socjolo generalmente, senipi*e noi XIV, si-
gnificava un gioco d'armi] .
120. HsV. — X. S., III. 5, 1902. — Rolierti M., Xuore rieerrhc.
sopra V antica cosi itux ione del comune di Padora [La magistratura (con-
solare dura fino al 1174, in cui i consoli furono sostituiti dal Pod(M5tÀ ; do])0
il 1180 il comune appare gi>\ come un organismo compioto, con diritti
soi)ra altri comtmi, con magistratura giudiziaria osocutiva. trasfonnazion»v
della consolare cessata: VA, esamina le attribuzioni e lo forme delle vario
mjigistraturo ai»punto sullo .scorcio del soc. XII].
121. B»c. — LXIII, 8-4, 1902. — Poupai-diii R., Dix-hnit Icftrrs
invdites d'Arìionid de Lisicnx fl>i osso otto scmo diretto a Papa Al(»s-
sandro III, riguardanti vescovi inglesi o francesi].
122. Mar. — XXVIl, 8, 1902. — Kehr K. X., Zar Frieden.^urì:unde
Friedrichs i ronVenedig [Studia i caratteri diplomatici singolari del trattato].
128. Rqh. — XXXVll, 144, 1902. — De Vais.siére P., Nai/i^ .4f//o/MC
<//' Padoiie et l'ari Italien [X proposito della pubblicazione di C Mandach].
124. RI. — V, 10, 1902. — Della Giovanna L, Rifit)ritnre roma it-
tiche e questioni francescane- |Oiiisidora gli studi recenti e lo relazioni tra
la religione francescana e gli ideali moderni].
125. B«S. — Vili, 3, 1901. — Madèra A. F., La patria e la vita
di Cecco Angioli eri.
126. BsS. — IX, 1, 1902. — (Casanova E., Conteggio del sec. XIIl
in rolgare francese [Il documento riguarda due lombardi, due banchieri
italiani stabiliti in Francia, Kenaut Barbo e Riche Dieutogart],
127. Sb»Ba. — 2, 1901. — Gnanert H., Maisier Johan ron Toledo
[ìjn biografia del cardinale inglese ha rapporto colla storia del papato o del
cesarismo nel XIII sec, nonché col movimento intellettuale della fino del
medioevo].
128. Bar. — XXVII, 2. 1902. — Kehi- K. A., Erganxungen \n
Falco Don Benerent [L*A. mercè recenti sco})erte ricostruisce quasi in-
teramente il testo originale della cronaca di Falcone, 1102-1140, impoilan-
tissima per la storia religiosa deiritalia meridionale e nota fin qui solo
in manoscritti incompleti. Seguo il tosto di un documento inedito di Fe-
derico II].
129. Bar. — XXVII, 2. 1902. — Krahbo li., Otto's IV, erste Verspre-
chungen an Innocenx HI.
130. Maio. — XXIII, 8, 1902. — Hanaiier G., Dos Ber uf spodestai
im dreixehnten Jahrhundert [Studia dapprima Fintroduziono del iiodestà.
sul finire del XII sec^olo, nella maggior parto delle città del regno d'Italia,
indi le caratteristiche generali, la forma delle richieste e doll'offertn dello
persone; seguono gli elenchi dei podestii di (ìonova dal 1191 al 1257, «li
Parma dal 1175 al 1274, di Mantova dal 1184 al 1284. \ax 8* parte tratta
«lolla professione in so, della retribuzione, delP elezione, del giuramento,
delle cdmpetenzo della carica, delle regole di pn»cauzione cittadine, il pul>-
hlico, Sindacato, le istruzioni etc. \a\ 4» parto tratta del significato politiro
delTufficio di podestà riguardo alla sua durata, riguardo allo relazioni trn
la patria di origino del podestà e la città in cui esercitiiva la magistnituni
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BASSO MKDIO STO 1()5-
vU\ La ó* parte tratta delk' famiglio italiane (ilio più si illustrarono nel-
l'esercizio della i)odesteria (i Mandelli da Milano, i Dovara da (Vomona, i
ron-oggio e i Rossi da Parma, i Riingoni da Modena, pli Este, i Torre, i
Pustorla da Milano, i Sommi da Cremona, i Oarbouesi o p:li Andalò da
Bologna, gli Amati da Cremona, gli Andito da Piacenza, i Burgo da Cre-
mona, i Chazanimichi da Bologna, i Cornazzano da Parma, i Confalonieri
da Brescia, i Cavalcabò da Cremona, gli Enzola da Parma, i Fogliani da
Ke.ggio, gli Inooardi da Milano, i Lupi da Soragna, i Marcellini e i Piro-
vano da Milano, i Roberti da Reggio, i Rivoli da Bergamo, i Rusca da
Como, i Sexo da Reggio, gli Strafa da Pavia, i Visconti da Piacenza].
131. BsPi. — IV, 1, 1902. — Beani G., Il Cardinal So ffrr do [(Con-
fuso con altro dello stesso nome, suo nipote, rhe fu dopo il 1208 vescovo
di Pistoia): di nobile famiglia indubbiamente pistx)iese; canonico della cat-
tedrale di Pistoia prima di essere da Celestino III elotto prete cardinale di
S.'' Prassede; scelto con Pietro di Capo da Innocenzo III a promuovere la
c?rociata, si recò a Messina, indi a Venezia; si dove a lui il concorso otte-
nuto non solo del Doge e dei Veneziani, ma del Marchese di Monferrato,
del vescovo di Cremona, dell'abbate di Lucedio e di molti nobili lombardi..
Kletto nel frattempo dal Capitolo ravennate arcivescovo di quella sede, il
Papa si rifiutò di convalidare reiezione; partito per POriente, fu eletto pa-
triarca di (ìera-salemme. ma egli rifiutò l'alta carica per ragione di delica-
tezza, perchè aveva prima rifiutato di convalidare come legato pontiticio
un'elezione indegna fatta da quella chiesa. Malgrado i suoi sforzi la cro-
ciata non andò secondo i desideri ; il ritorno dei due legati a Roma nel
1205 rincrebbe assai al Papa].
182. B««A. — S. 2, XIV. 1, 1902. — Rivera G., La Chiesa di
S.^ Maria del Ponte nel Comune di Tione [IjH prima memoria sicura ri-
monta al 1209; attorno alla chiesa andò sorgendo il villaggio. Segue alla
parte storica Pillustrazione artistica]. ,
133. BssA. — S. 2, XIV, 1, 1902. — Rivera L., L'abadia di Col-
li mento e un<h bolla d Innofenxo 111 [Il Conte Beraido nel 1130 impetrò
una bolla a convalidare la conferma della donazione di un suo ascendente,
Aderisio, alP abbadia nel 1U77. \a bolla di Innocenzo ILI del 1215 a ri-
chiesta dolio stesso abbate vvi\ inedita ed «^ data nel testo originale].
134. MoiÒ. — XXUl, 4, 1902. — Hampe K., Aiis vnlorenen Re^is-
ferhanden der Pcipste Innoxeux III und fnnoxenx IV, 1. AftJt dcn letxten
Jahrrn Inìwxe-ìix- /// [Dei 19 n^gistri del Papa Innocenzo IH mancano
«•impiota m(?nte i volumi 4 e 17-19, perduti non prima del Pontificato di
Urbano V e di cui però si ha qualche notizia per mezzo di rubriche rin-
venute ]Joi. I/A. pubblica ora 14 lettere, corrispondenti alle rubriche sud-
dette dei volumi 18 e 19 (anni 1214 e 1215) rinvenute in un codice della
Nazionale di Parigi, contenente tra h^ altre parti lettere di una raccolta
disordinata di Tommaso da Capua, da cui immediatamente si oltrepassa a
documenti di registri di Innocenzo IV e da questi j)ure senza distinzione
a lett<'re di Innocenzo III, e quindi a do<^c. dell'anno Vili dei registri di
Onorio lllj.
135. NaV. — X. S., Ili, 5, 1002. — Bi^caro G., // Comiinp. di Tre-
riao e i suoi pili antichi sfatati fino al 12 IS [Continuazion<», (^fr. /i*.*/.,
J902, n. 44K: All'esame degli statuti del 1207 PA. fa seguire menzione
delle addizioni, sbituti e postille del periodo tra il 1207 e il ì^ semestre
1218; indi traccia la storia dei mezzi e delle difficoltà attraverso le quali
fhi modeste origini ])orvonne il comune attrav(»rso il govca-no dei conti, del
vescovo, dei Romano a gran potenza nel s<'c. XIII ( continua )].
130. il9ld. — XXIII, 3, 1902. — Willielm F., Mcinhard II ron
Tirai tnid Heinrich II ron Tricnt \{a\ presa di possesso del gov(M'no t^MU-
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106 SPOGLIO DKl PERIODICI
poralo dolla c^ontcì di Trento, c^oii cui nel Ì'2^]V) Ft'dtM'ico 11 voUo assicu-
rarsi por mozzo del passagj^io di Verona la nuova via aperta attraverso If
Chiuso Bernesi, recò per consej^uenza lunghe lotte tra i vescovi di Trento,
cui spettava procedentemente la contea, e i conti delTirolo ch'ebbero maggior
4X^ìo di estendere la loro potenza ai danni deUa potestà vescovile. Parti(^o-
larmente accentuata fu la lotta tra il vescovo Egheno ed Ezcdiuo da Ro-
mano prima, pji colla (jontessa del Tirolo e col figlio suo Meynardo II; e
la lotta tra il successore di Egheno. Enrico II. o lo stesso Meynardo. Li
brutta copia di un doc. redatto tra il 28 luglio ed il 18 ottobre 1280 (dato
in appendice e già precedentemente pubblicato con errori dall'Hormayr). il
quale appartiene alla serie dei duce, presentati al H(^ Kodolfo dal vescovo
])er provare i proprii diritti, è ])reziosa scortxi a studiare lo vicende della
lotta suddetta in esso riassunta].
1.47. MgiÒ. — XXIII, 4, li)02. — Caro G., Fin Reivhsad mirai drs
13 Jahrhnnderts [Il sacro romano impero della nazione germanica non
ebbe potenza marittima e quindi gli ammiragli della flotta degli Staufeu
rappresentavano una carica degli stati ereditari, quelli di Fed. Il prende-
vano nomo dal rogno di Sioilia. p'MÒ uno di essi Ansaldus do Mari noi
1242 «-ambiò il titolo di ammiraglio di Sicilia in ([nello di ammiraglio del-
l'Impero e fu quella una carica nuova istituita, occasionata dalla circn-
shinza della impresa contro (ìenova. nella «[uah» operavano di concerto colla
flotta siciliana, ^jnella di Pisa od alcuno t-ittà della riviera di Ponente da-
tesi all'Impero ])er sottrarsi alla proponderante vicina, nonché funzionari
impenali della riviera di Levante: i)(»r coordinare quelle forze era neces-
sario un plenipotenziario imi>erialo].
188. Bah. — XL. 4, 1902. — Fit» F.. I). Pnlrn de Albaiaf. arxo-
hispo de Tarragona y I). Ferrer PaUarés nbispo de Valeneia. Qìtestioìies
eronoiógicas [Discute la data di due bolle di Gregorio IX e dà il testn
<ìella 2*].
189. Bah. — XL, 5, 1902. — Fita F., Coìicilios Tarraconeunes en
1248, 1240 y 1250 [Con un docum. ritlettente Pai)a Innocenzo IV].
140. MgiÒ. — XXIII, 8, 1902. — Goll I., Zìi Briinos von Olmiltx
Bericht an Papst Lìregor X (127S).
141. MgiÒ. — XXIII, 3, 1902. — Jordan E., Zar Ghronologie der
Briefe der Berardus-Sammlung [Alle obbiezioni delP Otto, a proposito
dell'edizione data dalPA. nei registri di Clemente IV, questi replica riguardo
alla proposta cronologia delle singole lettere defila raccolta, accettando ahume
delle conclusioni delPOtto. altre rifiutando, e conchiudo confermando a
giustificazione del suo primo jjrocedero. che ove è possibile un mezzo per
la chussifìcazione cronologica dei docc, questo deve unicamente cercarsi nel
loro contenuto, non nella loro succ;essioue nel ms.].
142. A«S. — XXVI, 8-4. 1902. — Romano S., Un riaggio dei Conte
di Fiandra, Guido di Dampierre, in Sicilia nel 1270 [Dai conti delle
spese da lui fatte, esistenti negli archivi belgi e i)ubblicati dal Gaillard
trae notizie importanti sulle vicende dell' illustre crociato seguace di Luigi IX.
il quale, di ritorno da Tunisi nel novembre 1270. visitò Trapani ( dove il
nuovo Re Filippo ])erdette la sorella Isabella, Regina di Navarra, ed il
cognato Teobaldo, di lei marito). Caltavoturo, Polizzi, Nicosia, Troina.
Messina, Catania, per passar poi in Calabria, a Nai)oli e a Roma; le no-
tizie (;hc si desumono da quei conti interessano anche i luoghi visitati].
148. HaV. — N. S., Ili, 6, 1902. — Luzzato G.. La popolaxlone
del territorio padorano nel 1281 [Dagli statuti di quelPanno che deter-
minano le norme per la costruzione di opere idrauliche, ripartendone le
spese fra le ville interessate, risulta che la popolazione del territorio era
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BASSO Mb'DlO KVO 107
tli 63.800 anime e p<»r calcoli indiretti VX, g:iun<r() a stabilirò che la po-
polazione dolla città dominante fosse dai 27 ai HO mila abilantij.
144. MgiÒ. - XXIIl, 1, 1902. — Schnlte A., Ein Brief (hr Stadt
Bologna cui Kònig Rudolf vom Jahre 12^9 [Per la storia del commercio].
145. BsP. — II, 1-2, 1902. — Damiani A., La gitiritidixione dei
Consoli del Collegio dei Mercanti in Paria [Studia j?li statuti della Mer-
canzia di Pavia, ossia delP assooiazionw *:;enerale delle varie corporazioni
della città: i più antichi stjituti del 1295, qiumdo la mercanzia probabil-
mente! preesistente si costituì in personalità giuridica, furono successiva-
mente riformati fino verso la fine del secolo XVlll quando le università
ai-tigiane pavesi furono abolite. P(?rduta quasi del tutto l'antica l'unzione
politica comunale, nel seu. XIV', la mercanzia rappresenta Porganizzazione
economica del ceto commerciale (;he mira alla si(uirezza e floridezza del
Traffico d'esportazione e d'iini)ortazione, a frenar le rai>presaglie, limitare i
dazi e i pedaggi, mantenere sicure e in buon stato le vie di comunicazione
anche fuori di Lombardia, sorvegliare i contratti, le contraffazioni etc. La
mercanzia non distrugge la personalità dei singoli paratici. T/A. tratta nella
parte II specialmente dei consoli, carica anil)ita, del modo di elezione e
delle condizioni di eleggibilità: i consoli giuravano di reggere e bona fide
sine frande * . non ])otevano rinunciane alla carica pena grave multa, du-
ravano in carica ]n-ima mezzo anno, i)0i un anno. ]ioi due, avevano diritto
a risjietto e a retril)uzione. avevano funzioni politiche, insieme alle esecu-
tivo-amministrative e giudiziarie (continua}].
146. IIIIsV. — X, 2, 1902. — Cioui M., Vn fallimento rovimereiale
a Caatrlfiorentino nulla fine del sec. Xlll |Un documento in appendice] .
147. BssA. — S. 2, XIV, 1, 1902. — Pausa G., />« relaxioni cnm-
mereiali di Sulmona con altre città d' Italia durante il aecolo XIV [I
porti adriatici di Pescara, Vasto, Ortona e Francavilla erano già nel XII
e XIII campo di operazioni commerciali importanti, specialmente coi Ve-
neziani. I commerci che diedero a Sulmona splendore noi sec. XIII e XIV
decaddero alquanto per opera degli Angioini ; tuttavia varie società sulmo-
nesi sorsero nei primi del sec. XIV, le quali percorrevano Pltalia, special-
mente Napoli e i principali centri delle Puglie: la più ricca e importante
di tali società era costituita dalla famiglia dei Baldoino, forse originaria
francese. L'A. aggiunge notizie sui banchieri, sullo scambio e conmiercio di
vari generi, sul carattere giuridico di alcune forme; di contratti, sul com-
mercio della cartii in Sulmona dalla fine del XIII sec. Segue in appendice
il regesto di 82 documenti tra il 1811 e il 148;)].
148. MsV. — X, 2, 1902. — Gabotto F., Un principe sabaudo in
Valdelsa nel ISOl [ÌFilip])o di Savoia, primogenito di Tomaso III, vi fu di
passaggio nel suo viaggio a Koma per torre in isposa Isa])ella di Villehar-
douin : il 0 riproduce dal cont^ del Ciiierico (ìuicciardo, mastro di casa,
le spese (-he riguardano la breve sosta a Poggibonsi e a Seitana Vecchia].
149. «V. — S. 2, VIII, 1902. — Vlanello E., Il connine di Chioggia
ed i suoi Statuti politici [Attingendo a fonti inedite, e specialmente agli
statuti politici, dopo alcuni cenni sull'origine del Comune e sul suo svol-
gimento fino alla costituzione del podi'stà (al principio del sec. XIV) eletto
dal Maggior Consiglio Veneziano, descrive la vita deiramininistraziono lo-
<*ale autonoma, esaminando le funzioni, le competenze, dei vari corpi e dei
vari ufficiali, gli ordinamenti delle arti, le tasse, i provvedimenti di pub-
blica utilità etc.].
liX). H«. — X. S., LUI, 2, 4902. — Below G., Zur Geschichte der
Hondelsbexiehungen xwischen SlidtcestdeutscMand und It alien [A j)ropo-
sito dell'opera di Aloys Schulte sulla storia del commercio medievale della
liermania occidentale, esclusa Venezia, l'A. move asi)re censure per le a f-
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il)S SPOGLIO DRI PERIODICI
hMMìuizioni jroiiorali e le conclusioni di lui. spocialincnto iiuolle rij^iiardaiiti
In Svizzera corno paesi» di passajj^io del commercio internazionale, la poli-
tica e(5onomica do^di absburj^liesi in quella regioni» per la gran via del
tiottiirdo, la condizione «Ielle città imperiali, il rapporto tra il coni miccio e
I industria dei singoli luoghi etc.].
i:)l. Man. — XXXVJI, 733-784. 1902, 1 e IO luglio. — Ton-aca F.,
ff vanto V deW Inferno [Tratta ancho la questiono storica relativa all'a-
neddoto di Francesca, nonchò alh» relazioni di Dante con Paolo Malatesti» e
hi famiglia di lui. 11 racconto del Hoccacio non è che Tultima novella dello
scrittore certaldese e non n^^)i^ alla critica].
152. Man. — XXXVII, 741. 11)02. — Poreiia F., Flnrio (iioja, in-
tintore Mia bussola moderna [Premesse notizie sulPuso dolPago calami-
hito fatto dai Chinesi e in Europa durante il medio evo, dimostra che la
soluzione degli inconvenienti che lo strumento nautico presentava, le mo-
dificazioni essenziali che no formarono un istrumento nuovo, moderno,
diverso dal primitivo, furono opera d'un amalfitano al principio del sec. XJV,
li quale perciò meritai il titolo di inventore definitivo della bussola; infine
che se pure si possa (devare qualche <lubbio sul nome di lui è sempre il
p(ù convenevole denominarlo Flavio (ìioia].
103. RI. - V, 2, 1902. — Savj Lopez P., Arìgnonr [liassegna di
monumenti artistici e ricordi dell'età papale].
ir)4. Hnn. — XXXVIl, 73(), 1902, 10 agosto. — Miiiitz K., La ra^a
del I*rtrarca a Valchìusa [Dall'esame dei ó sistemi a volta a volta o
snnultuneamente creati e specialmente della tesi sostenuti! recentemente
«tal marchese di Mom^lar, conclude per l'identifieazione con la casa ( mo-
flt^rna) che si trova sulla riva destra didla Sorga a pie della roccia all'u-
scita del tunnel].
1')'). RI. — Y. 1, 11K)2. — Sicardi E., Alla rirrrca della «^Amorosa
ii'figia » del Petrarca [(Questioni di geografia petran-hesca con appunti ai
risultati del romanista svedese AVulft'].
15(5. RI. — V, 7, 1902. — Farinelli A., La malinconia del Petrarca
[Origina dalla sua debolezza e dalla sua sen.sibilità; non assurge al vero
rrjncepimento del dolore universale, dtd dolore cosmico dei pessimisti].
157. Ss — X, 1, 1901. — Filippini F., Quattro documenti inediti
relativi a Cola di Rienxo [I documenti dati integralmente segnano le vario
disposizioni delP animo di Clemente VI verso Cola: il !« (12 sett. 1347)
dimostra come nonostante la relazione del vicario Kaimondo, vescovo d'Or-
vieto, sul contegno del tribuno, il 1° agosto non si decidesse ancora a
r»mperla con «-hi era stato fino allora devoto alla Chiesa; il 2^ (15 sett.)
indica il turbamento della curia avignonese e mezzi pacifici tentati ancora
(lai Papa per mezzo del legato nel i-egno di Nai)oli il cardinale Bertrando
de DeiLX ; il 3° (12 ottobre) rivela la speranza e il desiderio del Pontofico
por un accordo con Cola e i baroni romani; il 4° (^3 dicembre) la guerra
dichiarata].
158. Ss. — X, 3, 1901. — Filippini F., Cola di Rienxo e la curia
Jrignonese [Dall'esame dello lettere e dei documenti risulta che Cola te-
neva un doppio ordine di espressioni, uno verso il Papa che non voleva
iFiimicnrsi troppo, l'altro verso i romani e le città italiane, cui instilLiva
trincetti di sovranità po|)olare, di libertà politica; il Papa male informato,
(iuuroso. fiacco, in m(»zzo alla confusione della curia avignonese, teneva
t'ondotta conciliante con C. anche per la complicazione della questiono na-
I Muleta na ungherese»] .
159. BuPi, — IV, 2. 1902. — Sterzi 31., Sulla dimora di Messer
Vino in Perugia [Confuta la conclusione del Casini che il sommo giuro-
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BASSO MKDIO ILVO 109
pon.siilto jùstoiese non abbia, corno si teneva i)or indubitato, lotto nello
.studio di Perugia durante Tanno 1332, reduco da Naiioli, dove non era
stato troppo soddisfatto della carica di lettore].
100. B^Pi. — IV, 3, 1902. - Zdekaner L., Dcllr Rieordanxe fa-
migliari dei Laxxari e dei Cancellieri (1322-1378) [Con frammenti in
volgare pistoiése intercalati al tosto e tre documenti in appendice].
161. BmPi. — IV, 1, 1902. — Zdekaner L., Opere d'arte senese nella
thiesa di S. Giovanni fuor eivitas di Pistoia (1323-1349) [I rapporti
fra Siena e Pistoia furono intimi fin dal dugento: TA. segue per la chiesa
suaccennata i documenti specialmente pistoiesi e pubblica in appendice il
conto dell'entrata e dell'uscita della chiesa stessa nell'anno 1349].
102. MaT. — S. 2, LI. 1002. — Cipolla C. Un amico di Cangrande I
delia Scala e la sna famiglia [Pietro de Sacco, giudico, fu al servizio di
(-angrando e Mastino II; dopo aver accennato del padre Crescimbene, della
famiglia (luidotti e dei due fratelli, Guglielmo notaio morto prima del
1328, e Isnardino notaio morto già nel 1.304, dice particolarmente di lui
già ricordato in doc. del 1286: giurista e diplomatico fedele al suo signore
tanto da ricavarne danni personali, in compenso dei quali ebbe esenzioni
e privilegi, fu impiegato a negoziare con Bologna, poi (^ol raj)pres(MitaTito
(li Ludovico il Bavaro, fu ambasciatore di C. (ì. a Venezia; sotto Ma-
stino li fece ])arte di una commissione j>or esaminare se la risiujssione dello
tasse si facesse regolarmente nel vasto territorio scaligero ; forse fu nella
commissiono dei giuristi che atteso a rifondere gli statuti dei mercanti (1319),
poi quelli del Comune (1328). Dalla rrcca copia di documenti conservati
dalla famiglia Sacco, di cui PA. intercala al testo i ])iù interessanti, si ri-
velano i vasti possessi di essa al tem])0 di Pietro, che è iscritto anche
nella società dei creditori del comune di Verona del 1337 e del 1339: egli
fece due testamenti nel 1330 e nel 1339; particolarmente interessante è
Tin ventarlo dei suoi beni accuratamente illustrato. L'A. parla del figlio e
del nipote di Pietro, delle famiglie dei fratelli di lui. aggiungendo uno
schizzo genealogico fino al 1424. Alcuni dei documenti inserti e molte no-
tizie della menìoria osorbit^ino dall' argomento e dall'archi vio della nobile
famiglia per assurgere all'importanza di mat(»riali per la storia generale ve-
ronese del sec. XlV].
163. MsV. — X, 1, 1902. — Dilli F., La Beata Giulia da Certaldo
e i della Rena di Colle [Dà notizie della famiglia della Kena, dalle quali
verrebbe ad escludere che vi appartenga la B. (>., come asserisco il Biadi,
ed esclude pur anche la tardiva tradizione che dessa B. O. (nata nel 1319,
i' 1367) fosse di Colle anziché di Certiildo, come conservossi nel nomo
della siinta monaca agostiniana].
164. B««A. — S. 2, XIV, 2, 1902. — Celidonio G., Delle antiche
decime Valrensi. Pai-tol: Notizie e documenti: quadro storico generate
delie decime [Tratta della decima Ecclesiastica, della Papale^ della Kegia
concessa dai Papi ai Principi, dol « subsidium charitativum » etc. (continua )].
165. Mah. — XXII, 2-3, 1902. — Samaran Oh., La iurisprudemc
politi ficaie eii malière de droit dedépouille (ius spoti i) da^ìs la secoifde
moitié dìi XlV siede [Il diritto in virtù del quale il pa]»a poteva, inv(»-
cando i bisogni della (/hiesa, metter la mano sui boni d' un anjivoscovu.
d'un vescovo, d'un abbate o d'un ecclesiastico qualsiasi che non ne avesse
dispo.sto por testamento, o ne avesse disposto altrimenti che a scoi)0 pio,
0 che morisse alla sede della curia o fuori della sua residenza, non era
ancora definitivamente fissato sotto Clemente V. ma cominciò a generaliz-
zarsi sotto Giovanni XXTI e (costituì nel sec. XlV una delle fonti di reu-
dita più considerabili del tesoro jmntificio. Innocenzo VI diede istruzioni
preciso per evitare la manomissione^ degli ornamenti ed oggetti del culto.
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110 SPOGLIO DEI PERIODICI
degli Jinimali iiocossnri ai lavori doi campi, doi legati ])or fabbriche di chioso
ti por scopi pii ; Urbano V mise in pratica (juollc regole nei vari paesi della
cristianità. In appendice 8 documenti].
Hj(ì. Rh. — I.XX1X, 2, 1902. — (dolomia de Cesari Rocca, La réunion
tle la Corse à dènes [A proposito della polemica coirAssereto che opina
essere la unione di Corsica con Genova avvenuti sotto il I)og(5 Simone
lloccanegra (1800), il quale m» aveva preso Tìniziati va già durante il primo
dogato per la spedizione di dottofredo Zoagli].
167. BssA. — S. 2, XIV, 1 e 2. 1902. — Ri vera G.. Catalogo delle
Si- riti are appartenenti alla Con fraternità di. N'.* Maria della Pietà nel-
I Aquila [Continuazione del regesto dal N. 140 (1871. riaprile) al N. 17<)
\ 1888, 2 settembre)].
U]8. BsP. — I, 4, 1901. — Coinaiiì F., Giastixia amminititratira
Slitto Gian Galea x\o Visconti fll diritto di ])etizione e di reclamo ai go-
\»'rni signorili esistette fin dal tempo di 0. Galeazzo Visconti, il quale nel
1888, con atto personale, istituiva un servizio di stato a quello scopo: altro
traccie abbiamo di ra])presentanze di cittadini intervenienti nella tiattii-
xione di affari di stato amministrativi].
169. Rsh. — IV, 1, 1902. — Petit-Dntaillis Cli., Hisfoire politinae
de la Frante au X/F et au XV sièclò [Nella rivista storiogralica PA.
non trascura opere che riguanlano le relazioni della Francia con altri stati e
quindi coir Italia, specialmente Venezia, Genova, Xapoli, il Papato etc.].
170. Bsc. — LXIIl, 3-4, 190/ - V'alois y.^Jaeiptes de Notipion et
ìi' réligienx de Saint-Denis [Pubblica da un codi<u> del XV sec. i fram-
menti della relazioiu) della grande ambasciata inviata dal re e dal clero di
Francia in Italia nell'estate 1407 per togliere gli ostacoli alPavvi<^inamento
V abdicazione dei due Papi : identifica il cronista anonimo di S. l)ionigi
von uno dei membri dell'ambasciata].
171. MgiÒ. - XXID, 4. 1902. — Krofta K., Zur Geschiehte der
hasitischen Beneqanq, Drei Bnllen Papsi Johans XXIIl ans dem
Jahre 1414.
172. AsS. - N. 'S., XXVll, 1-2, 1902. — Starrabba R., Xotixie
r,mcernenti Antonio Panorniifa Pubblica il ])rivilegio (;on cui Alfonso
• l'Aragona conferiva al Beccadelli la carica di Gaito (alcade) della dogana
r|i Palermo (1484) t? alcune note sul pagamento del di lui onorario; Re
\lfonso gli fece pure donativo vitalizio del castello di Zisa, il cui ])Ossesso
II poi confermato al figlio Antonio da Bologna che lo vtMidette nel 1489].
178. Rqh. — XXXVn, 148, 1902. — Sepot 31 , Le journal d'Antonio
Morosini et sU contribution à r/tistoire de Jeanne d'Are |A proposito
'Ii'lla pubblicazione di G. Lefévre-Pont^ilis e L. Dorez].
174. Bah. — XU, 4. 1902. — Ramirez de Arellaiio R., Estn4ios
tfiogrd/icos: Pero Tafur [Verso la metà del sec. X\" viaggiò anche in Italia].
ftonxalo de Agora [Fu al servizio del Duca (Galeazzo Sforza all'uni vei-sità
ili Pavia per molti anni fino al 1492].
17."). BsS. - Vlir, 8, 1901. - Rossi P., Pio II a Pienxa; contri-
hato alla storia suirarte senese nel quattrocento [Conferenza].
176. BsP/. — IV, 8. 1902. — Beriiardy A. A., Il cardinal Teaneiise
e la Jiepuhhlica di S, Marino. Documenti per la storia della guerra di
i'io II contro Sigismondo Malatcsta [Il cardinale trasse la Repubblica
buona amica degli Urbinati contro i Malatcsta e n'ebbe essa ampliamento
di territorio. 1 sei docc. dati in appendice sono scelti tra i nunierosi con-
siìrvati a tal riguardo nell'archivio di San Marino].
177. BftP/. — IV, 2, 1902. — Zacca^iiìni G.. Il cardinale di Teano
nelle Marche secondo i lAografi ili Federico di l'rbino \W card. Xic<^olò
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"^li^?»-;
BASSO KEDIO EVO liÌ
Fortegiiorri , legato di Pio II, a fianco di Federico d'I^rbiiio contro Sigi-
smondo Malatest^ signore di Rimini, fu energico od avveduto; ma i bio-
grafi del Duca d-Urbino, i quali come dimostra TA. mettono cai)o tutti a
Pier Antonio Paltroni cortigiano e contemporaneo non troppo imparziale,
giudicano malevolmente l'opera del cardinale specialmente in quel che con-
cerne la resa del castello di Montefiore, la lunghezza delPassedio di Fano
0 infine la resa di questa rocca; VA. esamina il i)rocesso di formazione di
quei giudizi],
178. BsP. — II, 1-2, 1902. — Mariani M., Per la storia delta zecca
parese \Ia impoi-tante zecca pavese durò quasi un millennio, <la Totila a
Francesco 1 Sforza: TA. re(;a alcuni do<.'(!. dal 1444 al 1457, i quali danno
«[ualche luce suir edificio adibito ad uso zecca in Pavia, sui suoi arredi
(notevole ò l'inventario del 1452) in fine sulla cessazione di batter monete
nel 1452, quantunque (jontinuasse ad esistere la zecca e la corporazione dei
zecchieri].
179. A«ll. — XXVn, 2, 8, 1902. — Cerone F., La polìtica orientale dC
Alfonso di Aragona [Continuazione cfr. RsL, 1902, N. 748, Le alleanze
africane erano completate dallo relazioni con Tunisi : sull'impero degli Haf-
sidi ])otentissimo esercitava una pacifica egemonia, quasi protettorato, rica-
vandone inestimabili vantaggi commerciali; era così ad Alfonso garan-
tita la sicurezza delle suo coste da ogni aggressione barbaresca quando
se ne fossero allontanati i soldati e la flotta ])er mettere in atto l'impresa
cui aveva consacrato la prudenza e il 'seimo dei suoi anni maturi. Le re-
lazioni, i negoziati, le alleanze coli' Oriente anteriori alla catastrofe inco-
minciano colla rivendi(ìazione della sovranità sui ducati di Atene e Neopatria
lìA 1444; la sconfitta di Warna e Ti ntrecciarsi degli aftari d'Italia, mentre
la dinastia aragonese non era poranco consolidatii a Naj)oli, le sospesero
sino al 1447; intanto A., in omaggio alle as])irazioni sue, mutava a po^ìo
a i)0<'o in senso amichevole i rapporti coll'Ordine di Malta; eoi despota dei
Komani e della Morea, potentissimo nella penisola balcanica, ambizioso,
intrigante senza srjrupoli, ehe ambiva la sua amicizia, strinse A. nel 1451
luralleanza, la quale più (fhe la guerra contro i Turchi considerava premio
della vittoria il territorio dell'Impero dal despota agognato ai danni del
fratello Costantino XII. Più sincera nello stesso anno stringeva A. alh^anza
con Ciiorgio Castrioto, il baluardo invincibile della nazione albanese. Vane
si succedevano a Napoli le ambascierie bizantine e quella del Duca di Bor-
gogna, ch(^ con reboanti parole più che <50i fatti solle(nt.ava la crociata :
A. era informati.ssimo dai suoi partigiani nella penisola balcanica, i iili
della diplomazia europea s'intrecciavano a quei giorni intricatissimi, miste-
riosi, sleali, aggiungeva confusione la questione della riunione della chiesa
greca alla latina e i partiti a quel riguardo (;ontraddic<»nti. Incominciato
l'assedio della seconda Roma, A., che aveva ben altrimenti che vigorosa
flotta, inviò tuttavia <iuattro galere al soccorso e due noleggiò da Venezia
per inviar soccorso di giani, nìa piuttosto a guisa di mercante die di alleato,
ma non giunsero in temi)o. La caduta dell'Impero mutava radicalmente la
questione orientale ed A. si accinse con circos])czione e con fede ad una
l)oliti«'a nuova (continua)],
ISO. Bali. — XL, 2, 1902.— Dan vita M., Tres docinncutoa inklifos
referentes al inafri man io de los Ret/es Cafoliros^ 14fJS, 1469 y I47ff [Il
,3® documento s'intitola : <- Carta Keal (io I). Enri(|ue IV à los .Tuiados do
Valencia ]ìara quo obliguen a D. Fernando, r(>y de Siciliji, y sì su padre
Don Juan li. rey de Aragón, a salir de los LV'inos de Casti Ila, y conte-
stac'ión quo dieron dichos Jurados, 29 noviembre de 1470].
IBI. B*P. — II, 1-2, 1902. - Majocchi R., // introdnxiono della
«lampa a Paria [Sono infondate le notizi«> clu^ fanno risaline la stampa in
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112 SPOGLIO DKI PKBIODICI
l*avia anforiorniPiito al 1472, anno in cui fu stipulato il 1® contratto |X'r
la pubblicazione della <^ Practica » del Ferrari ( il primo de^li studiosi pa-
vesi che abliia usato della stampa) con Filippo di J/ivagna, tipografo milji-
neso : è naturale (-ho non si sarebl)e il Ferrari rivolto a Milano, se fosse
esistita una stamperia nella propria città; ma nello stesso anno 1472 si
<'0stitui in Pavia una locale offir-in'i tipografica. Parecchi documenti sono
intercalitti testualmente dalPA. nel suo studio].
182. B«P/. - IV, 4, 1902. — Zdekaiier L., Un inventario delUi
libreria capitolare di Pistoia del .ver. ^Yf [Premette cenni sulla origiiu^
e fortuna della biblioteca ; Pinventirio dà anche notizie sulla provenienza
di vari codici e sull'ordinamento della libreria].
ÌSH. MV. — S. 2, Vili, 1902. -- Liidwiis^ (;.. Contratti fra lo stam-
pael-or Ztian di Colonia ed i sif.oi soei r. inventario di una parte del
toro niagnxT,.ino [La coincidenza di nuovi documenti in relazione ad unu
già noto permette di ricavare ]>reciso notizie sulla famiglia di Zuan di
Spira, il celebre tipografo tedesco che introdusse primo l'arte della stampa
in Venezia, socio di Zuan de Colonia, il quale, morto il ]»rimo (1470). co-
stituì società colla vedova di lui, Pauh\ ( figlia forse del i'ittore Antonello
da Messina e sposa in seconde nozze a Rinaldo di Nymvvozen ), e con altri,
fra cui Nicolò Jenson e Pien» Ugelnevmer; di tutti i pei*souaggi identificati
con cura, dà |)articolaroggiate notizie: particolarmente importante bibUo-
graftcamente è l'inventario del 1501, di 100 balle di libri che si trovavano
nella bottega. I docc. in appendu'o sono in nuìnero di cinque].
184. Sm. — X, 1, 1901. — Comuni F. E., Spigolature fiorentine in
Reggio e Modena [Completano i documenti dati in estratto dal Cappelli
<• Lettere di Lorenzo De Medici » e gettano luce sulla guerra tra Sisto IV e
i Fiorentini dopo la congiura dei Pazzi].
18."). Pi««F. — 1902. — Dalla Torre A., Storia dsW accademia
Platonica di Firenx^ [Il ])oderoso volume oltre Pintroduziono che tratta
dell'origine, formazione e critica della tradizionale A. P., delle fonti per
la storia e sopratutto dell'epistolario ficiniano, è diviso in quattro capi-
toli o parti : 1° Il primato accademico dell 'Italia e i primi convegni in
Firenze: 2** L"* Achademia Fiorentina »: 3'' Introduzione del Platonismo in
Firenze, Cosimo De' Medici e Mai-silio Ficino ; 4** L'accademia Platanica:
Marsilio Ficino e Piero di Cosimo: attività platonica di Marsilio Ficino
sotto liOrenzo di Piero e sue caratteristiche ; riproduzioni conscie ed inconscie
delle forme e circostanze esteriori dell'antica accadc^mia Flatonica; gli ac-
cademici ficiniani e loro vita accjademica].
186. MttV. — X, 1. 1902. — Miiaìcchi A., Alcune lettere inedite rela-
tire alla difesa di Colle contro gli Aragonesi nel 1479 Sono 4 lettere
fra cui una latina del dotto I/)renzo Lii)pi da Colle a liOrenzo il Magni-
fico, in cui si danno particolareggiati ragguagli della bella difesa di due mesi
durata dai Colligiani contro Alfonso di Calabria, già vincitore dei fiorentini
a Poggio Imperiale (7 settembre): si rendono dovuti enc^omii al conestabile
Veneziano Carlino che si distinse a quella difesa da cui trassero i fioren-
tini grande vantaggio],
187. RI. — V, 3, 1902. — De Berzeviczy A., Beatrice d'Aragona
[Figlia di Ferrante di Napoli, a 28 anni, nel 1474, sposa a Mattia Corvino,
il più glorioso dei Ke d'Ungheria, che aveva allora 36 anni, ne divenne
l'oggetto delle cnire più affettuose per l'affinità del carattere, dei gusti este-
tici, insomma dell'anima; essa fu donna illuminata e colta, collaborò o<l
infiuì, com'era uso del tempo, assai alle azioni di governo del marito ; i>er
lei Giovanni d'Aragona ultimo figlio di Ferrante, cardinale a 14anìii,ebbe
a Hi anni l'arci vescovato di Strigonia in cui s'illustrò e elio passò poi per
l'immatura morte di costui, mA 1487, al nijiote d'essa B., Ippolito d''Este.
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TKUPl MODKRNl 113
ili 9 anni appr.n. Grandissim.i fu \ìm- opera di B. riiitluonza della civiltà
italiana della rinasuenza sulla ruzza Ungheria ; con lo splendore di Buda
rinnovata gareggiava la reale dimora di Visegrado, il lusso italiano si univa
airinclinazione ed al fasto proprio degli Ungheresi e questo si esplicava
negli usi (capelli lunghi, barba rasata), nei divertimenti (tiri di cavalli
sfarzosi, balli, mascherate etc): tale influenza italiana non mancava di
]>rodurre reazione dello spirito nazionale ungherese foi-tissimo nello stesso
He. si ha notizia di torbidi a Pest nel 140(3, diretti appunto contro gli stra-
nieri e specialmente grjtaliani. Vi fu qualche nube tra Beatrice e Mattia,
quando svanì la speranza di aver figli. B. si oppose a Giovanni Corvino
Conte di llunyad, figlio naturale del marito; e la loro riconciliazione, (juando
nel 1400 sopravvenne improvvisa la morte del gran re d'Ungheria, fu mo-
mentanea. B. sposò L'idislao. che la dieta unglierese preferì al figlio ille-
gittimo di Corvino, ma tale unione non riconosciuta e poi sciolta nel 15()0
fu infeli(^e. dis]>erata. B. si ritirò a Napoli , dove assistette alla catastrofe
di sua casa; morì ad Ischia nel 1508].
18S. Bm9. — IX, li, 1002. — Conimcmorarione di Francesco di Giorgio
Martini, architetto^ pittore e scultore, senese, ricorrendo il quarto cente-
nario dalla sua morte: Donati F., Fr. di G. M. in Siena. — Rocchi E.,
Fr. di O. Af. nelle tradix^ioni delV ingegneria ìnilitare italiana, — Rosi«i
P. e Franchi A., Le pitture di Fr. di G. M. — Bargagli-Petrucci F.,
^V. di (r. J/., operaio dei bottini di Siena,
ISO. BsP. — I, 4, 1001. — Sanr Ambrogio I).. SuU'ordinaxione dei
confratelli della Concexione di S. Francesco di Milano e sull'originale
leonardesco della « Vergine delle Rocce •■* [Togliendo ad esame Tistanza di
G. A. De Predis e di lx»onardo a Lud. il Moro ])er la stima di lavori fatti
pei confratelli della Concezione, e le vicende del dipinto leonardesco, esclude
ch'esso sia la pala con ugual soggetto (esistente al J/)uvre e la constata-
zione del dipinto di Affori togliendo «lueir asserto offre T originario delio
riproduzioni di Parigi e Londra].
100. AsS. - N. S., XXVII, 1-2, 1002. — Mauceri E., l'n ignoto
pittore siciliano del sec. XV (Pubblica un doc. del 1400 riguardante Berto
da Messana e un contratto da lui fatto di dipingere una capinola nel duomo
<li Monto S. Giuliano: vi è nominato anche il pittore Nicolò de Cathana].
101. RI. — V. 1, 1002. — Franceschi-Marini, P/V;o (/c//a Fr«jjrr.sYv/
e la sua opera [A proposito dolPopera di G. Waters nella collezione Bell ;
con illustrazioni),
102. RsA. — S. 2, XI, 7, 1002. — Astegiano L., Vna tarola del
pittore Rufino d' Alessandria del sec, XV.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
108. Mah. — XXII, 2-.'J, 1002. — Constant C, I)en.r manuscrifs de
Burchard. Fragments du Diaire (14irj-140(ì}. Le Céréinonial [Ksaminand»»
'<'>tcrnamente ed internamento un manoscn-itto vaticano, di v.m fa la storia,
nun usufruito dal Thuasno nella sua edizione del diario conclude per la
sua originalità ; ne rivela le parli tralasciate dalle eopie e ne dà in appcii-
di<'e il frammento riguardante gli anni 1403-04. Così pure descrive l'A. il
codice vaticano 50H»-Ì, «ronteneute l'originale del libro del cerimoniale dello
stesso Burchard cho l'Eccard nel XV ìli secolo e dopo di lui il Fabricius,
rilagen e il Thuasne davano i)er smarrito].
104. Bah. — XIJ, (), 1002. — Duro V, F., Xurros autògrafo^ de
CristóòaJ Colon y rclacionc^ de Vltramar. Los publica la Duquvsa de
Benciek ij de Alba condesa de Si meta.
Jiicista storica italiana, 3» S., il, 1. 8
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114 SPOGLIO DKI PERIODICI
19.-). RftA. — S. 2, XI. 6, 1902. — L. B. o Ambrosoli S., T^ xerra
di Valetrra [Relaziono e c(»nni pei seco. XV e XVIJ.
190. RI. — V, 4, 1902, — Galatti G., Don Carlos e l'atavismo mor-
boso in una stirpe regia [SiiU.i scorta dolio relazioni dogli ambasciatori
veneti raccoglie ])rovo dei hnionìoni di patologia montale dei discondonti di
L'arlo il Temerario e poi del ramo spagnolo della casa d'Austria fmo a
Carlo U].
197. B«Pi. — IV, 2, 1902. — Santoli Q., Vnn notixia di Scipione
Forteguerrij studente a Padova [Pubblica un documento del 1498, il «pialo
attesta cho già allora il Carteromaco godeva fama di valente].
198. RI. — V, 1, 1902. — Falchi A., Leonardo musicista [Cantava
divinamente; alla corte del Moro se non venne chiamato solo in ([ualità «U
suonatore, superò però i musici di professione; fu profondo conoscitore ili
leggi acustiche e compi strumenti musicali nuovi ed ingegnosi; studiò l'ar-
monia e il contrappunto non solo superficialmente, (jome vuole il Vasari ; fu
preannunziatore delle teorie estetiche di Cristoforo Gluk ; le leggi armoniche
affermava anche per la pittuia nel suo trattato, e forse si potrebbe vedono
la musica noi quadri di L., come «ihmno la trovò in quelli di Kembrandt].
199. RI. — V, 5, 1902. — Marinelli L., Fra Giocondo Veronese del
secolo XVIj letterato e antiquario [Discepolo del Guarino, studiosi.ssimo
del greco, membro deirAccadomia istituita da Aldo Manuzio a Venezia;
jireparò edizioni di classici importantissime, fra cui primeggia quella di
Vitruvio; raccolse oltre 2000 iscrizioni].
200. bs9. — IX, 1, 1902. — Rossi P., // Pinturieehio a Siena
il50^'15J3).
201. RhL. — T. .5, 6, 1902. — Baiix E,,. Louise dr. Saroie et Claude
de France à Lyon, Ftude sur la jyremière régenre {lòlò-lòltì) [Xon ven-
nero a J.iono in luglio assieme a Francesco 1 che ])artiva per la spedizione
del Milanese, ma solo in novembre. L'A. raccoglie dal giornale di Luisa di
Savoia, tra Taltro, notizie riguardanti il modo (^on cui fu accolto Tannuncio
della battaglia di Marignano. Altri particolari riforentisi alPimprosii d'Italia
e poi sul viaggio continuato dopo Lione lungo lo rive della Duraucc fino
al 18 gennaio, in cui lo due donne s'incontrarono col He].
202. Mah. — XXU, 2-8, 1902.— Madelin L., U journal d'un ha-
biiant fran^ais de Home au XVI siede: 1509-1540 (Etud^s sur le ma-
nuserit XL11I-9S de la Bibliothèque Barberini) [Si tratta d'un anonimo,
chierico senza dubbio e più specialmente attaccato al mondo dei cardinali
che a quello del l)apa; ricco di notizie minute preziose riguardanti gli av-
venimenti climatici, la vita grande e piccola di Koma dai -fasti priiiciposrhi
ai prezzi delle derrate, i conclavi, la politica papale, la politica italiana;
TA. le enumera tutte sobriamente].
203. Rb. — IJi^XVlI, 2, 1901 e IJCXVDI, 1902. —De Naveiine F.»
Pier Luigi Farnese [I/A. narra diffusamente la vita del Principe dalla nascita
alla congiura cho lo spense nel 1545, ordita dai nobili di Piacenza, contro
cui aveva emanato ordinanze severe, d'accordo col governatore di Milano,
1). Ferrante Gonzaga, il quale, mosso da Carlo V a parto dei segreti di-
sogni, ne rinfocolava abilmente il malanimo cagionato nel F Imperatore dalla
politica di Papa Paolo III],
204. MV. — S. 2, Vili, 1902. — Dalla Santa G., Un trattai ista <de
Syllabis* dimenticato [« Georgius lunensis», monaco benedettino, che una
lettera del 1513, data in appendice, rivola autore di due libri intorno allo
sillabe].
205. BmPi. — IV, 1, 1902. — (filiti A., J)i tre pitture del paìnxxo.
comunale di Pistoia [Secondo tre documenti del 1511, 1519 e I.5l?:->].
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TKMPl UODKBNt 115
206. nV. ~ S. 2, Vm, 1902. — Bonardi A., / padovani rihclU alla
liepubbliea di Venexia {liWO-lóSO), Studio storico con appendice di
documenti inediti [Mentro i popolani di Padova corabattevano gloriosamente
a fianco dei soldati di Vonozia contro rimporatoro Massimiliano, molti cit-
tiìdini della classe più elevnt^i, come gentilnomini, lettori dello Studio, membri
KÌvì clero forse istigati dal Papa, sia per timore di saccheggi, d'incendi e di
stragi, 0 sia por risveglio deirantico spirito di autonomia, parteciparono a
quel movimento ostilo che si manifestò nelle città della terraferma veneta
dopo la battaglia di Agnadello, alPavvicinarsi degli alloati, onde la Kopub-
blica, com*ebbe poi ripristinato il suo governo nella città, non mancò di
trattarli severamente come ribelli. I/A. conduce il suo studio su copiose
fonti narrative edite ed inedite, nonc!iò documenti ufficiali di <nii dà ricco
saggio nello Xlll appendicM. Imprende la narrazione descrivendo le condi-
zioni di Padova prima della lega di Cambray e specialmente le varie que-
stioni che si agitarono tra la città suddita e hi dominante, lo s[)irito della
città dopo i disastri delle armi venete ; dedica un capitolo a Leonardo Tris-
sino che trattò la rosa della città a Massimiliano ed ebbe la massima parto
nel governo di essa durante il dominio imperiale durato 42 giorni. Il 17 luglio
1509 i Veneziani riacquistarono Padova dopo brevissima resistenza; i ribelli
gentiluomini furono in parte spediti a Venezia e sostenuti in prigione, altri
furono confinati, altri riuscirono ad evadere e rimasero fuorusciti. I prin-
cipali colpevoli, Gian Francesco da Ponte, Alberto Tra|)olin, Bertucci Ba-
garotto. Giacomo da l.ion, Ludovico Conte e Nicolò Sanguinazzo furono
giu.stiziati ; Gian Francesco Mu.ssato scam]K) per miracolo alle forche ; i loro-
l>eni furono confi.scati. Numerosi altri j)rocessi di minore importanza s'eb-
bero cx)ntro i Padovani e misure contro i sospetti, come l'obbligo della re-
sidenza in Venezia, e i fuoruscati, la cui causa fu sempre protetta verso
Venezia dall'Ini peratore] .
207. Nan. — XXXVII, 735, 1902. 1 agosto. — Palmarini J. M., Amor
snrro e amor profano o « In fonte d'Ardcnna » [Con(?hide che l'allegoria
del celebre quadro dipinto dal Tiziano ( nel piimo periodo in cui lavorò per
gli Esttmsi circa il 1518-20) dovette essere suggerito dalP A riosto al Duca;
le due figure di donne sono la stessa donna, e qu(ista è Laura Dianti, fa-
vorita di Alfonso che divenne poi sua moglie; la tela passò al cardinal
Borghese nel periodo in cui legato a Ferrara faceva incetta di. opere d'arte].
208. Ss. — X, H, 1901. — Filippini F., rnn narrazione contempo'
rnftea della battaglia di Paria [Di Jacobo de Nei la, spagnolo, che nel 1525^
reggeva il collegio di .studi fondato in Bologna dal (cardinale Al ber noz; con
alcuni particolari notevoli, come l'opinione j>revalente che Framjcsco I si
sarebbe impadronito senza fatica anche del Regno di Napoli, la disp(»razione
degli spagnoli assediati in P. per mancanza di munizioni, il numero delle
forze nenìiche sproporzionato, 1' arresto di Fran<vsco I fatto da un certo
.lacobo di Avila, soldato di cavalleria : la relazione in latino è data te-
stualmente].
209. RI. — V, 8, 1902. — De Guliernati» A., Lettere amorose di
donne a Giovanni dalle Bande Xere [ìjì virtuosa moglie Maria Salviati
scriveva lettere affettuose quanto dignitose all'eroe medicelo che le si mo-
strava indegno marito, in preda a vizi innominabili, comj)agno il corrotti.s-
simo Aretino; essa aveva cura della sost^inza che quegli andava scialacquando,
gli ricordava il tenero figlio Cosimo. Ma oltre che da lei ben altre Ietterò
femminili riceveva il condottiero da cortigiane ])erdutamente innamorate o
orgogliose di portare nel seno i frutti di si alto sangue, onde domandavano
mercè jier la colpa ai traditi congiunti : fra esse ec<^ellono Fiora da Padua,
una Antonia da Ferrara e una fiorentina Angelica V.. una Cleobula di Ce-
s«'na e una nobildonna di Koggio. moglie di un conte (ìasj>arc, la Madonna
Paola, al <mi nmoìv fu immischiato rAretinol.
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11(> SPOOLIO DII PBEIODICI
210. Bah. — XL, 1, 2, 4, 5, (ì e XLI, 1-3, 11)02. — Robert U., Phi-
iìhcrt de CfuUon, prinre d' Grange {1502'lòHO) : iedres et docum^nt»
[Continuazione: Dal N. llMi, il sopteuibit» 1529, al N 306, 25 gennaio
1534, compresi anehe documenti riguardanti la morto e le onoranze. Segui'
un supplt:mento di 11 documenti].
211. B«Pi. — IV, 2, 1902. — Chiti Am 11 Maramaldo nel territorio
pistoiese [Pubblica 4 dooc. degli ultimi di luglio e 1 agosto 1530, (quando
meditando il Ferruccio di giungere a Pistoia por appoggiarsi là alla part<'
cancelliera, fu proc(»duto dal Maramaldo che stette in agguato a spiar V
mosse delPav versa rio (inai doveva sconfiggere il 3 di agosto].
212. B«P. — li, 1-2, 1902. — Qnintavalle F., L'iiigre^so del Dura
Alessafulro de' Medici riella lega di Bologna secondo i documenti d^l-
l'archirio notarile di Paria[\[Ì'd lega degli st^ti italiani imposta da Carlo V
al Papa Clemente VII nel 2° congresso di Bologna, il 27 febbraio 1533.
insieme all'altrG trattato di 4 giorni avanti, riguardante la convocazione
del concilio, la difesa contro i Turchi, il divorzio di Enrico Vili d'Inghil-
terra, rimanevano estraneo Venezia, Savoia e Firenze, quest'ultima prete-
stando solo le <5onvenionze commerciali con Francia. Nel 1534, quando il
nuovo Papa Paolo III mostrava preoccuparsi sopra tutto e solo di ijoliticii
nej)otistica e rifiutò di entrare al posto del predecessore nella lega, essii
corse gravo pericolo, ma Carlo V timto brigò e f(»ce che nel gennaio del 1535
poteva trionfalmente far annunciare al rivale Franc/csco I il rinnovamento
della medesima : contribuì a (questo risultato il Duca Alessandro De* Medici,
il quale sentendosi insidiato nel non ben saldo dominio dalle aspirazioni
nepotistiche di Paolo III, dall'avversiono di Franc^esco I, sobillato da Ca-
terina D(^' Medici a lui ostile come bastiirdo. per voto espresso dal Con-
siglio dei 48, il 12 dicembre 1534 mandava Giacomo De' Medici a D. Antonio
Do liCyva, ca])itano generale della lega in Pavia i)er trattare l'ingresso nella
medesima di esso Duca e della repubblica fiorentina; l'atto fu stipulato il
29 gennaio 1535. Nel 1536 avveniva il matrimonio tra Alessandro de M. «•
Margherita d'Austria. In appendice 2 documenti].
213. Rqh. — XXXVII, 142, 1902, 1 aprile. - Hyrvoix A., Francois I
et la première guerre de religion en Suisse (1529-1531)^ d'après la cor-
respondance diplomatique [L'A. trattii naturalmente* anche delle relazioni
tra gli Svizzeri e l'Italia, col Papa specialmente (cap. Ili e IV) col Duca
<li Milano e col Duca di Savoia, sia per la questione dell'appoggio ni cjin-
toni cattolici e del ritorno all'unità della chiesa osteggiato e temuto da
Francesco!, sia ]>er la questione politica dell'alleanza dei cantoni con
l'arlo V e Francesco Sforza, e ]»er gl'interessi a Ginevra del Duca Carlo III (V)
il quale ])er la forza degli avvenimenti aveva causa (jomune con quella
della Chiesa].
2U. MgiÒ. - .XXI 11, 1, 1902. — Brosch M., /ai den Confi icten
Karls V mit Paul 111 [Trovandosi a fronte la costante mira deirimpera-
tore di assoggettar la (iermania e Pltalia come la Spagna e grintoressi
temporali del papato, dovevano naturalmente e ripetutamente insorgere più
o meno scrii contlitti, poiché Punica cosa che avrebbe f)Otuto spingere i
Papi e rimperatore compenetrato di vivo zelo cattolico ad un'azione con-
coixle, rintei-esse della {*h\ì\ era da altri interessi sempre indebolitii e talor
neutralizzata. Il Papa Paolo 111 nella prima metà del suo pontificato aveva
con gnin destrezza diplomatica evitato d'inimicarsi colPImperatore e col Re
Francesco I; Carlo V lo confermava nei suoi propositi, compiacendo lo aspi-
razioni della casa Farnese: Pier Luigi teneva da IP Imperatore Novam e
Ottavio aveva .sposato la figlia naturale deirim|)eratore, ma essi ritenevano
tnli concessioni solo come pegno di più alta fortuna e quando parve loro
Imigji l'attr'sji (1541), intrapresero un atteggiiimento aiitimperialo che t|-ovò
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TKUTi MODERNI 117
un'eco nolhi corte papale. L\\. esamina lo note vicende dei contrasti tra
Paolo III e Carlo V, dal convegno di Bussoto nell'anno 1542 alla tragedia
di Piacenza e infine alla 'morte dello stesso Pontefice].
215. B«o. — IJCllI, 1-2, 1902. — Omont H., Dietionnaire d'abré'
riaiions latines publié à Brescia eri 1044 [Con facsimili].
216. Sdsd. - XXII, 3-4, 1901. — Tacchi- Venturi P., .^ «ore Ze«ere
inedite di Vittoria Colonna [Le 4 lettere pubblicate dalPA. sono diretto
ad Alfonso do Lagni e datate tra il 16 luglio 1542 e il 5 agosto 1543 dal
convento di S.*^ Catterìna di Viterbo, dove si era ritirata per un senso di
nobile delicatezza verso il Pontefice, noi tempo in cui duravano le contro-
versie di costui col fratello di lei Ascanio Colonna ; apparo che l'amicizia della
Marchesa col signor di Bassano risalisse anteriore agli anni sovra ccennati^
benché non risultasse dai docc. noti sin qua].
217. MsV. — X, 2, 1902. — Tosi CO., Capitoli sopra Varie della
mrta a Colle [Pubblica «i capitoli reformationi » delPanno 15'48, ed al-
cuni docc. dello stesso anno, riferentisi ai medesimi, con brevissimi cenni
sullo persone che li compilarono].
218. Bs8. - IX, 1, 1902. — Petrocchi L., Massa Marittima. Car-
teggio dall'anno 1552 al 1555 [Sono 58 lettere riguardanti lo amichevoli
relazioni di Massa con la Repubbli(;a di Siena negli estremi aneliti della
libertà per entrambe].
219. RuA. - S. 2, X, 7, 1902. — Ina lettera di Giulio Caro [Del
l.').'36 agli anziani della città d'Alessandria per ringraziarli d'aver caldeg-
giata la sua nomina a senatore].
220. Bah. — XL, 3, 1902. — De Uhagoii F. R., Desafio mtre Ro-
drigo de Benavide y Rieardo de Merode [Pubblica una relazione mano-
s(;ritta della Biblioteca Nazionale di Madrid sopra una sfida clamorosa corsa
noi 1.550, per gli amori di Madama di Grammon, fra i duo nobili cavalieri
del seguito di Filippo II nel suo viaggio reale in Fiandra, sfida cbe si ri-
solse in modo punto tragico nello stecconato del campo chiuso di Gazzoldo
presso Mantova, ultimo rifugio della spirante cavalleria, (uttà delle giostre
e dei tornei, dei festini più brillanti. Segue un indice analitico alfabetico
in cui figurano molti nomi principeschi italiani].
221. Bah. — XIJ., 1-3, 1902. — De Uhagoii Fr. R., Fedro Merino
ni San Quinti n [Tra i documenti che seguono in appendice, due del 1558
datati da Bruxelles sono di Emanuele Filiberto Duca di Savoia, in qualità
di luogotenente, governatore e capitano generalo di S. M. Cattolica].
222. MsT. — S. 2, IJ, 1902. — Neri F., Federico Asinari conte di
Camerano^ poeta del sec. XVI [Precede all'esame delle opere poetiche la
biografìa del gentiluomo piemontese che resistette audace ad Emanuel Fili-
berto per questioni feudali e servì poi tuttavia il suo signore in uffici im-
j»ortanti, colle armi, nella riforma delle milizie, come diplomatico mandato
al Duca Ottavio Farnese nel 1561, airimperatoro Massimiliano II nel 1564
.' nel 156C fu al servizio di costui contro il Turco), a Cosimo I di recente
<Jran Duca nel 1570; trattò noi 1575 colP Imperatore pel matrimonio di
Emanuele Filiberto con Isabella vedova di Carlo IX di Francia o morì in
quell'anno stesso].
223. NaV. - N. S., Ili, 5, 1902. — Segre A., Alcuni documenti
nulle relaxioni ira Savoia e Venezia nel secolo XVI [Cfr. recuMisione in
RsL, 1902, 3"].
224. Mah. - XXU, 1, 1902. — Samaran Ch., Letire.s inedifps da
Cardinal d* Armagnac conservéeJì à la Bihliothf\/ue Barberini à Home
[Sette lettere scritte in italiano e dirette al cird. Caraffa tra il IS giugno 1550
e il 29 settembre 1557, all'epoca in cui i[uosti s'ora fatto mandare dallo
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ilB SPOGLIO DICI PBKIODICI
%m Paolo IV^ legato in Francia; osse riempiono lacune nella biografia del
<",; una del 1560 a Papa Pio \\ sulle misure prese contro gli Ugonotti:
ho ve diretto al card. Panfili (tra il 1578 e il 15H5) suo segretario e agente
il Roma durante il soggiorno dell'Arraagnac ad Avignone],
225. AsS. — XXVI, 3-4, 1902. — Miral>ella F. M., Al Camo per
Jhamo in un doeumento alcame^se del 1564 [Con facsimile: l'A. rorai>e
Uììu lancia in favore di Ciullo poeta],
226. NaV. — N. S., Ili, 5, 1902. — Beloch G., La popolazione di
Vciiexia nei secoli XVI ^ XVII [Esamina i risultati delle descrizioni della
popolazione negli anni 1509, 1540, 1552, 1563, 1581, 158G, 1503, 1606-7.
1624, 1632-8, 1642, 1655. 1670, 1696 e fa seguire un esame critico delle
*iifre, studia la popolazione in rapporto alla condizione sociale, al sesso e
jilPetà, secondo la circoscrizione topografica. Dal riassunto generalo risulta
thti la popolazione di Venezia rimase in aumento costante dal principio del
soe. XVI (120.000) al 1563 (183.000 ab.) e probabilmente fino alla peste
del 1575-77, per poi diminuire fino alla pesto del 1630 (108.000) e risalire
di nuovo a 139.000 abitanti, cifra che rimase stazionaria fino alla caduta
€li?lla Repubblica, Segue una nota sulla popolazione di V. prima del 1500].
227. AsM. — IL 3-4. 1902. — La Corte-CJailIer G., Andreit. Calamech,
i^f'Hltore ed architetto del sec. XVI. Memorie e documenti [Continuazione,
tfr. Rsl ^ 1902, n. 501: I>a statua di Don Giovanni d'Austria; il campo
dille vettovaglie; il ])alazzo arcivescovile; i lavori di S.* Maria la Porta;
f'nsa e tempio di S, Nicolò; cliiesa di Santa Barbara; arco trionfale pel
viceré Colonna; statua di Zanclo; S. Andrea del Duomo; palazzo e cappella
dol principe Koccafiorita ; palazzo senatorio: chiesa di S. Giuliano; restauri
in San Giovanni dei fiorentini e San Maiai del Piliero; alloggi militari a
Terranuova; chiesa di S. Biagio; sculture varie in S. Domenico, S. Nicolò,
!S.* Maria del Gesù, a Castroroale, il jiergamo del Duomo].
228. BsS. — LX:, 2, 1902. — Lugano P., Il Sodoma e i stioi af-
/rrschi a iS".* Anna in Camprcna presso Pirnxu [Con documenti sulle
reazioni del pittore vercellese coi monaci di Monte Uliveto],
229. Or. — 392, 1902, ottobre. — Giordano Benno in Englaiid [Sulla
Ki-ortii delle opere di Bruno e sjiecialmente degli studi del e Beyersdorff : G.
IL und Shakespeare», «The Poems and Mas<[ue of Thomas Carew », e del
voi * The Italian Kenaissance in England»].
230. Ha??. — XXXVU, 737, 1902, 1 settembre. — Tocco F„ Di un
^ìhovo documento su Giorduno Bruno [Dalle note che il Bibliotecario di
buint-Victor. Guglielmo Cotin, scriveva giornalmente per registrare tutte
li' notizie fornitegli dagli uomini illustri che solevano capitare alla sua
bililioteca; esse furono pubblicate dall' A uvray e ci rivolano notizie impor-
tuniti non solo sul soggionio del fJ. a Parigi tni il 16 dicembre 1585 e il
j:i tigno deiranno seguente, ma sugli studi di lui, su opere che si ignora-
xano, sulle sue opinioni in materia di religione, sulla sua vita precedente
i' gopratutto sulla pubblica argomentazione contro parecchi ei'rori d'Arist4>-
tole, sostenuta il 28 e 29 maggio nel collegio di Cambra j' confutata dal Callier].
231. nmn, XXXVII, 734, 1902, 16 luglio. — Roberti G„ Nel cente-
nario di due istituti di educaxione [11 Collegio dei nobili di Parma, fon-
dato nel 1601 da Ranuccio I d'Este ed illustrato da (jaetano Capasso; o
1 Istituto nazionale dei sordomuti di Genova fondato dal P. G, B. Assarotti
JicI 1801 ed illustrato da Silvio Monaci],
232. BsP/. — IV, 3, 1902. — Beaiiì G., Pompeo Rospigliosi [Lo zio
del Pontefice Clemente IX nacque nel 1582, fu capitano di galea dei ca-
vidieri di Malta, fatto prigione dei l>arbari di Barberia nel 1(306, scrisse al
inire una lettera, pubblicata dall' A. facendo premure per essere liberato,
i E-nato in patria vi compì opere meritorie; f ^ Malta nel 1662].
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TEMPI MODRUNI 119
2ò».S. B«S. — VILI, 3. 1901. — Patetta F.. DaU Libro dei Segreti *
ili Cipriano Casolani [Per la storia della medicina nei sec. XVI-XVII].
234. Stas. — N. S., LVEF, 9-10, 1902. — De Crue F., Les derniers
desseiiis de Henri IV d'après iffts dépèehes inédifes du député de Genève
à la eour de Franee [Tratta dell' atteggiamento della Svizzera di fronte
all'alloanza franco-savoiarda ed ai progetti d'Enrico IV nel 1610].
235. Hx. — N. S., IJ, 2, 1901. — Mitsukuri G., Ein Beitrag %ur
Gesehiehte der j apani see Christen in 17 Jahrhundeit [Interessala storia
dolio missioni: leggesi in appendice con altri docc. una istanza dei cristiani
giapponesi a Papa Paolo V, del 1" ottobre 1618, e la risposta di Paolo V
ai precedenti, del 27 dicembre 1616J.
236. Rdm. — 5e P., VII, 1902. 1 gennaio. 1 febbraio. — HanotanxG.,
La crise enropéenne de 162 L — I. Le problhne protestant en Europe:
Les affaires de la Valtelline. II. Luyne» et le parti protestant en Franee
[Quattro interessi contrari s' incontravano circa la Valtellina: \a\ casa di
Austria sjjagnola voleva congiungere i suoi possessi del Nord con quelli
d'Italia ; il i)rotestantesimo per mezzo dei Prigioni, signori della Valle, ten-
tava ai^rirsi questa via ])er acquistare l'Italia alla sua parte, mentre il
ciittolicismo tentava appunto da quella parte di sbarrargli la strada; la
Rep. di Venezia, circondata d'ogni parto dalla casa d'Austria» rappresen-
tava in Italia l'opposizione alla Spagna e al Papato quantunque cattolicja,
e aspirava per quel che rigiuirda la Valtellina non solo a salvaguardarsi dal
grande pericolo del rafforzamento spagnolo, ma di assicurarsi i)or mezzo di
essa le comunicazioni coll'Europa settentrionale ; la Francia iiretendeva sai-
varo lo Mata quo e l'indipendenza delle popolazioni locali. Scoppiata nel
1620 la gran questione od occupata la Valtellina dalla S])agna, mentre i
(irigioni invocavano le antiche alleanze, Venezia e Savoia apprestavano le
armi, la Francia sul punto della vittoria di Luigi XllI sopra Maria De Me-
dici a Ponts de Ce si trovò nel gran bivio di muovere guerra ai protestanti
del sud, dandola vinta alla Spagna, o di minacciare invece la Valtellina,
dove la Spagna non apparecchiata alla guerra, cederebbe ed allora toglie-
n'bbesi lo scettro d'Europa alla casa di Spagna, ma i)or darlo all'Inghil-
terra. Luynes ancora una volta era arbitro dei destini d'Europa, ma senza
aver coscienza della gravità della decisione che a lui S])ett^va : il partito
della guerra contro i protestanti minaccia di strappargli il favore del re,
ed il favorito, «ibilmente circondato dal Nunzio e dalla diplomazia spagnola,
cade nelle reti di questa. S' aggiungeva 1* imi)rontitudine dei protestanti
francesi e dell'assemblea della Rochelle a provocare il Ke ad una nuova
guerra civile, mentre invano l'ambasciatore veneziano rappresentava il pe-
ncolo di Valtellina; il trattato di Madrid (25 aprile 1621) stabilisce bensì
che la Spagna abbandonerebbe la Valtellina, ma Con clausole che ne ren-
devano l'esecuzione illusoria: il 1*^ maggio il I\o iniziava la guerra contru
i protestanti del sud].
237. Rdm. — 5e P., VII e Vili, 1902, 15 febbraio e l marzo. — Ha-
notaux G., La genhe dvs idéen politiqne de Riehelien. liichelicn cardinal
et premier ministre [Interessa la storia d'Italia per quanto concerne la pro-
messa di Luynes aKichelieu di fargli ottenere il cappello (cardinalizio, mentre
segretamente a Roma lo tradiva].
238. Rdm. — 5 P., Vili, 1, 1902. — Hanotaux G., Riehelieu ear-
difuil' et premier ministre [Continua tra gli altri ^epi^odio della diplo-
mazia francese a Roma per Pelevaziono del R. alla por])ora, ciò che avvenne
il 5 settembre 1022; a(;cenni alla questioiu* di Valtellina].
2.39. HrE. — 1902, gennaio. — Hodgkiii, Riehelien and bis Poliey:
a Contemporary dialogne [Relazione di un dialogo di provenienza ignota,
tradotto dall'italiano, tra un francese, uno sjjagnolo e un veneziano sopra i
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120 SPOGLIO DKl PSKIODICI
fatti di Francia, la partenza della regina madre e del fratello del re ; il
veneziano vi apparo partigiano del cardinale e dà spiegazione di tutti gli
atti politici di lui].
240. B«P. — 11, 1 2, 1902. — Peroni B., L'assedio di Pavia nel 165Ò
[Conti nuaz. cfr. RsL, 1902, N. 235. Il 24-25 luglio i Francesi si disposero in
duo campi, comandati rispettivamente dal Principe Tommaso di Savoici e dal
Duca di Modena, in guisa da cingere d*ogni parte la città difesa dal conto
Trotti. UX. descrive particolareggiatamente le operazioni militari, i sospetti
di tradimento nel castello, i tentativi falliti del Caracena per soccorrere gli
assediati, gli inetti provvedimenti di Madrid, dov' era stato inviato Seba-
stiano Uccdo etc, finché il 14 settembre trovandosi gli assediati in non
buono condizioni si ritirarono. Seguono cenni sulla vita cittadina durante
l'assedio, sulle cause che foofu*o fallir l'impresa ai nemici, sui ricordi e sulle
carte delle fortificazioni del tempo].
241. MigO. — XXIII, 2, 1902. — Mitis v. C, Eine Fdlscìmng Cee-
carellis inid ihrr. Nacliwìrkung [Riporta un autografo del Mabillon firmato
pure dall'abate M. Germain del 16S(> diretto, pare, al cardinal Capisucchi
oon cui si dimostra V evidente falsificazione di un privilegio di Ottone l
del 17 agosto 9C2, a favore del conto Tdalrico Carpegna, e di un altro di-
]»loma di Ottone IV con cui nel 1211 conferma ed autentica le concessioni
<lei precedenti Imperatori a favore dei Carpegna. Sulla scorta dell'opera dol
lìiegl si può stabilire che autore dei duo documenti è Alfonso Ceccarolli,
il famoso fabbricatore di atti riguardanti la nobiltà romana, il quale fu
processato e giustiziato nel 1583. In baso a quei documenti, che attestavano
un feudo imperiale, e ad altri titoli, un secolo dopo, nel 1685, il conte
ririco Carpegna domandava ali* imi)oratoro licopoldo il grado di Principe
delPlmpero; per quei feudi si lottò grandemente tra l'Impero e la (^iriu
lomana nel sec. XVI II e ancora nel soc. XIX ; Francesco I li aveva fatto
(K^cuparo nel 1754 per deliberazione del Consiglio aulico].
242. Rdm. — 5 P., X, 8, 1902. — Bellaigne C, Les ppoques rfc h
masique: la cantate et l'oratorio [L'A. fa larga parte alla musica italiana
del seicento].
243. NaV. — N. S., Ili, 6, 1902. - MaiifroniC, / Francesi a Canata
[11 Bigge sulla scorta della relazione del comandante generale della spedi-
zione, generalo Rospigliosi, nipote del Papa Clemente IX, e di alcuni altri
docc. rinnovò Paccusa di tradimento verso il comandante francese De Noaillos
per Pabbandono repentino di Candia il 20 agosto 1669: PA. ricorda una
testimonianza ira])ortanto del Verazzano, il quale riferisce nel 1645 al gran
Duca di Toscana come i comandanti di Malta, S|>agna etc. rifiutavano di
venire a qualunque seria impresa per timore che i Veneziani secondo i
tristi esempi passati cercassero piuttosto di metter gli altri nella peste che
esporre se stessi. La calunniosa fama durava dal secolo XVI, quando la
Spagna voleva gettar su altri la responsabilità della sua condotta in mare,
e qualche fondamento a tal fama si potrebbe trovare, risalendo al sec. X^^
in cui alcuni marinai veneziani acquistarono tali iTUicchie che il sangue di
tanti valorosi, dal Barbarigo al Marcello, non riuscì a lavare neanche nel
secolo XVII].
244. AsM. — li, 3-4, 1902. — La Corte-Cailler G., OV intagliatori
(ìeir organo di S. Francesco [Sec. XVll]. — Per Luca Villamaei [lU^e-
lebre plasticatore lasciava la patria nel 1678 compromesso dalla rivoluzione
contro Spagna]. — Un plasticatore ignorato [Probabilmente fratello di Luca
Villamaei], — Una riproditxionc della Cittadella in argento [Donata dal
viceré nel 1^385 per le fc^ste della S.** Lettera]. — Un ricordo a Barelli e
Malpighi [Xell'Ateneo messinese illustrafo dai due docenti del sec. XVII].
— Il Palaxxo e la Galleria Brnnaecini [Ne ricorda le vicende special-
mente nel sec. XVII, e pubblica un inventario dei quadri del 1822].
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TEMPI MODBRNl 12f
245. RsA. — S. II, XI, 7, 1902. — Giorcellì G., La tragedia di
Bergamasco tielV Aeqiiese, parte 3* [Continuazione ofr. Rsl., 1002, N. 288
<• 700: Ix? vicende del processo, lo rivolto ai birri, la sj)avaldoria dei col-
pevoli {fontinua)].
24t). RsA. - S. 2, XI, 7, 1902. — L. B., La nobiltà d^ila famiglia
Baeiocchi [Vennero dalla Corsica ii> Alessandria probabilmente alla fine
del sec. XVII e vi dimorarono nolXVIll. Un documento del 17(52 comprova
h nobiltà].
247. A«lll. — II, 8-4, 1902. — Arenaprimo G., Iscrix^ioni esistenti
fiplla Cittadina (di Messina) [Del secolo XVII e X Vili]. - Francesca
Musso « Vavvelenatriee o [Particolari della condanna a morte od esecuzione
del 1G71].
248. Rdm. — 5 P., X, 3, 1902. — Branetière F., Uerreur du
XV] II siede fl^a credenza che la questione morale ò una questione sociale :
esiimina si>ocialmente le teorie dei filosofisti francesi].
249. Hs. — N. S., LI, 3, 1901. — Frìedensbiirg W., Die romische
Knrie und die Amiahme der preussischen K'ónigswUrde dureh KurfUrst
Friedrich III ton BrandeMirg (1701) [Tre gesuiti e un prelato vagheg-
giavano il progetto di favorire V aspirazione delP Elettore di Brandeburgo
alLi corona regia, ottenendo in cambio il ritorno di lui al oattolicismo, e
qualche incoraggiamento in tal senso aveva anche dato la curia pontificia ;
ma PA. nega, contrariamente all'opinione del I^ehmann, che ci fosse da
parte di questa un'azione spontanea preventiva : Innocenzo XII finché visse
.si limitò a lasciar fare ; eletto Clemente XI, questi raccomandò la massima
atteoziono sulle negoziazioni dolPElettore a Vienna, e Patteggiamento ostile
assunto poi si spiega colla pressione della Francia sul Pontefice, prete-
stando gl^interessi della religione e lo scandalo ; s'aggiunse la protesta del
gi-an Maestro delPordine Teutonico. Seguono in appendice docn;. vaticani].
250. RsA. — S. 2, XI, 0, 1902. — Civalierì Inviziati A., Crono-
logia dei governatori di Alessandria nel 1700 dal manoscritto di Carlo
(i nasco.
251. AsN. — XXVII, 2, 3, 1902. — Schìpa M., Jl Regno di Xapoli
rd tempo di Carlo di Borbone [L'amore dei Napoletani per l'ultimo degli
Absburgo ora deluso miseramente dal fiscalismo dogli amministratori fore-
stieri, specialmente spagnoli, dalla paralisi del commercio, da ogni sorta
d'immondizie morali, peggiori di quelle del governo diretto di Spagna:
scaddero notevolmente il potere del viceré e quella parvenza di autonomia
che il regno aveva conservato, senza che la diminuzione dell'indipendenza
importa.sse diminiwsione di spese amministrative ; anche il Consiglio colla-
terale, sorto per (controllare Peperà del viceré, era scaduto nella pubblica
opinione. 11 governo di Vienna diede tuttavia qualche cura alla difesa di
ttTra e di mare, diede pure alcuni buoni provvedimenti e disegni econo-
mici, quali il trattato coi Turchi nella pace di Passai*owitz per avvivare
relazioni commerciali col regno, la fondazione del banco di San Carlo e
della giunta del buon governo. la proposta di un nuovo catasto; diede con-
senso alPainpliamento di Xa])oli e al miglioramento edilizio ; si fecero allora
i primi tentativi di codificazione in mezzo alla molteplicità delle leggi, onde gli
organismi giudiziari erano complicati. Xel libro 11 PA. riassumo la storia
delle vi'XMide di Don Carlo jìrima del 1788, indi studia le dis])Osizioni della
Spagna nolPimpresa con cui riconquistò il regno di Xaj)oli e Sicnlia (1788-84),
la storia esteriore nel prin(5Ìj)io del regno di Don Carlo, i rap])orti di (costui
<'0lla Francia, colla irnsa di >Snvoia, cogli shiti di Modena, Lucca, Venezia,
<ienova cto., sino alla pace di Vienna (continua)].
'17)2. RI. — V, 4. 1902. — Bro3:iìoli;2;o G.. // Goldoni e la guerra
[Come molti s[)iriti illuminati del suo tempo, S(*nza |)erò avere un sistema
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122 SPOGLIO DKl PKKIODICI
più 0 mono filosofuo destinato a rinnovare» lo sorti doirumanità, si mostni
di spiriti antimilitnri, ohe VX, analizza in alcuni passi dolio Momorie <*
sopratutto in alcune conimodio fra cui: a) Tamanto militerò, 6) la j^uerni,
<") rimpostoroj.
C. PERIODO DELLA lUVOLUZIONE FKANCEc>E (17891815).
253. RI. — V. 7, 1902. — Michieli A., Un arrentnriere [Tratta del-
romiliano Giovanni Groppi, nato a Bologna noi 1751 o morto dopo il 1827].
254. Rqh. — XXXVII. 141, 1902, 1 gonnaio. —Pierre V., Le clcrgv
fran^aìs dans Ics états ponti fìeauz (1789-1803 ) 'Paroifolii vosi^ovi osali
di fronte allo ])roi)otonzo rivoluzionario furono accolti a Koma, dove alcuni
•orano an(^he stati invitati dal Ponto(i(M' : numerosissimi vi convonnoro i proti
tanto che rimmigraziono negli stati jmntifici del clero franc(»so fu soltanto)
superata dalla immigrazione in Inghilterra-, quell'ospitalità potò durare mu-h'
durante i torbidi più gravi. Tocinipaziono degli stati pontiti(;i e l'esilio del
Papa. I ves(>'Ovi e il cloro ottenevano sujjli stati di Savoia un passaporto
di passaggio; Venezia, Milano, Parma e Tosi^ana ])er ordine -di (?asa d'Austria
erano cliiuso agli esiliiiti ; il Papa invoco per mozzo dei nunzi j»rovvedeva
a proteggerli por via e ]ioi ad ac(;ogliorli con generosità; nt^l 1793 vA^nv
anche di regolare, con 23 articoli liberali e severi ad un tempo, la forma
eccezionale di carità, distribuendo gli ospiti e determinando i doveri dei bene-
ficati e dei benefattori : si ])reoccupava poi specialmente di cancellare le ultime
vestigio di giansenismo nei rifugiati. .Anche il cloro francese rifugiato ia
altre parti, dato fondo alle riservo, ricorreva per soccorsi a Roma, che non
si mostrava sorda e interponeva uffici vigorosi presso principi, sovrani, ve-
scovi abbati, inviava elemosino e sussidi].
255. NaV. — N. S., Ili, 5. 1902. — Michieli A., Le abitaxiani dei
Foscolo in Venexia e la data del loro arrivo [La madre del F. lasciò
Zante prima del figlio, questi la raggiunse a Venezia ac(tompagnatovi da
N. U. Paruta nel 1792; là fjimiglia abitò in Campo delle Gatto, nel 1799
in Corte Friziera e successivamente in Callo dei Furlani (2399) e Callo
Larga (4188)].
25(). RI. — V, 2, 1902. — Michieli A., // cittadino Vinconxo Monti
a Venexia [Fatto il gran [lasso per cui di abate e cortigiano divenne
giacobino, sconfessando la Basvilliana, passò nel 1797 da Roma a Bologna,
'<love conobbe il Foscolo; nel Inglio 1797 è a Venezia allo scopo di frater-
nizzare come rappresentante delle Romagne con quei democratici. Il cx)mi-
tato d'istruzione di cui il Foscolo faceva parto nominò per acclamazione il
cittadino Monti suo socio e questi pronunciò un discorso secondo le ide*»
prodominanti, il quale vieu riprodotto dalPA. insieme ad aUjune spigolature
dalla r«nccolt<a d(*i verbali della Società suddetta].
257. Sta«. — N. S., LVI, 1901. — De Haye A., Litroducfion à
l'hintoire du general De^aix [La carrii»ra di I). come generale : a Marenjro
come militare, ad .Alessandria come marinaio, negoziatore presso El-Arish.
D. serviva di legame tra due eserciti rivali : quello del Reno e quello d'Italia].
25S. AsN. — XXVII, 2, 1902. - Croce. B.. Relazioni dei patrioti
napoletani col Direttorio e col Consolato^ e Videa deWunità italiana
{ITiiU'lSOl) [Continuazione, cfr. lisL, 1902, X. SOS: Di fronte agli ec-
cessi roazioiniri. dopo la caduta della r(q3ubblica Partenoj)ea, il Paribelli e
il Ciaia recatisi a Parigi non rimascM'o inerti; si diressero con proteste al
Champion net, al Bonaparte stesso; e pare che gli uffici del nuovo governo
del Consolato intimidissero la (50rto na])oletana. ondo nel gennaio 1800 f^i
ebbero sospensioni di esecuzioni. A vendetta dei patrioti napoletani il Pa-
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PKBlODO DBLLA KIYOLIZIONK FAANCESE i'JA
ribelli scrisse un severo atto di accusa contro il ^oiKU'ale Mejau elio aveva
tradito Cjìstel S. Elmo, per negligenza e premeditazione. I^ stessa penna,
su richiesta di Bonaparte che doiK) la battaglia di Marengo meditava la
riconquista del regno di Nai>oli, scriveva un lungo memoriale sulle condi-
zioni sociali oconomichc politiche di quello Stato, nel quale ancora fa
«aijolino l'idea delPunità italiana, unico mezzo per resistere all'ingordigia
{uistriaca e alla politica inglese nel Mediterraneo. La pace di Firenze con-
chisa da Murai includeva bensì un articolo di garanzia sui patrioti, ma fu
ritenuto insufficiente. Il Paribelli fu nel 1802 inviato come agente diplo-
matico a Berna, ebbe gradi militari nel regno d'Itiilia, e ])ensionato come
colonnello da Francesco I morì nel 1847 a Milano. 11 Ciaia ritornò a Napoli
noi 1800 e vi morì nel 1849. Seguono due appendici : a) Nuovi particolari
sulla rivoluzione di Napoli, b) Intorno allo storico ed economista siciliano
Saverio Scrofani].
259. A»ll. - XXVII, 'J-3, 1902. — Diario Napoletano dal 1799 al 18:^')
[Continuazione dal maggio al novenibn^ 18U8J.
260. AsS. -7 N. S., XXVII, 1-2 1902. — Romano S., / Siciliani nel
hlntco e nella impresa Hi Malta dell'anno 1800 [In appoggio alla dimo-
strazione deiritalianità dell'isola di Malta, dopo aver ricordato ch'essa ebb<>
vomune sempre crolla Trinacria il governo dal tempo dei Romani a Carlo V,
mostra la continuazione d<»lC alta sovranità conservata dai Ke di Sicilia
jiiiche sui cavalieri gerosolimitani e come dopo il tradimento deirHom]>esch
a Napoleone nel 1798 tutti gli sforzi dei Maltesi, degli Inglesi col Nelson.
(It'lle altre potenze d"Euro])a e anche desi Si(;iliani guidati ,dal Fardella fu-
rono in nome del Ke di Sicilia. e all'o scopo di restituirla airC)rdine. (^ome
111 espressamente pattuito nella pace di Amiens, onde il dominio successivo
flciringhilterra non ha nemmeno il diritto della con(iuista. mii solo <]uello
(li mi'usurpazione. N. 12 docc. in appendice].
261. RsA. — XI, 7. 1902. — Bossola A., La battaglia di Marengo
Ferondo i documenti pubblicati dal prof. E. Hiiffer [Traduzione di alcuni
doco. austriaci che rivelano le cau.se della sconfitta].
2G2. HBn, — XXXVII, 735, 1902, 1 agosto. — Masi E., Antenati di
Vittorio Alfieri [Dal volume «e Asti e gli Alfieri nei ricordi della villa di
i^. Martino ': risalo nei ricordi al sec. XIII e alla parte avuta nelle lotte
astesi contro gli Angioini].
263. RI. — V. 5, 1902. — Bei-tana E., Vittorio Alfieri ed il suo
< degno amore :> dall'Sl all' Sì) [Dall'ormai famoso volume],
264. RI. — V, 9. 1902. — Della Valle Ct.. // pensiero politico di
l'i f torio Alfieri [Nota eome sia infondata la leggenda, accettata anche dal
<'iohei*ti, che vede in Vitt. Alf. un forte pcwisatore politico araldo di libertà,
il quale avrebbe gettato i semi delP Italia nuova, riconoscendo che questa
doveva risiedere es.senzialmente nel ceto medio. Non solo V\. non fu mai
un i)ensfitore politico, e lo confessa egli st(^sso. e lo i)rovano i suoi scritti
ni tal materia contradditori, ma fu essenzialnuMite dominato dall'istinto ari-
stocratico e a questo istinto si connettono sia l'ammirazione |)el governo in-
glese e per la repubblica veneta, sia gli scritti contro la tirannide, forma di
governo che flagella solo in (juanto non lasciava potere ai nobili ; nell'alle-
goria di}\V Antidoto è il suo testamento |)olititto].
265. NaV. — N. 8.. III. 5 e 6, 1902. — Péliss*ier L. G., Canora, la
comtesse d'Albany et le tombeau d'Alfieri [Sulla scorta di ben 27 lettere
di A. Canova e del fratello suo, l'abbate (ìiovanni Canova, alla contessa
d'.41bany e di costei e del Fabro, scambiate tra il 28 febbraio 1804 e il
2.'^ dicembre 1808, tratte dalla Biblioteca di ^Iontp(dlier e da quella di
Bassuno, intercalate testualmente, l'A. fa la storia del monumento di
Santa Croce],
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124 SPOGLIO DEI PEBIODiCl
2m. Rh. — LXXVm, 1, 1902. — Marmottaii P., Lncien Bona-
parte et Napolron ^im 1807 [I/A. ri|>orta Ietterò del vescovo d'Acqui,
di Klis/i B., di Girolamo, i ^uali si sforzavano in ogni modo \ìov indurre
Luciano ad ac(K>ttaro Io condizioni jroneroso deirimporatoro].
2f)7. Rh. — LXXIX. 2, 1002. — Marmottaii P., Lncien Bonaparie
à Florence [Lji sua dimora a Frascati, donde teneva ottime relazioni col
Consalvi e con Pio \'IL dava ombra a Napoleone, che gli designò per re-
sidenza Firenze, non alieno dal prog»>tto, in caso di ravvedimento, di desti-
nargli il regno di Ktruria, come «-orse voce a «juci giorni. Giunse a Finmzo
il 17 aprile 180S: il me<;en{ite, amante di archeologia e belle arti, suscitò
entusiasmi per le sut» maniere ; ebbe segreta visitji della sorella Elisa oh«^
l'amava teneramente; il 20 maggio s'incontrò a Bologna col fratello Giu-
seppe, che oss(»ndo destinato a partire per la Spagna, si jìretende avesse
missione di i)roi)orgli la suc^cessione nai)oletana; lasciò Firenze nel no-
vembre 1808 ))er recjirsi ad abitare la sua terra di Canino, acquistata dal
Papa, con cui (continuò ottimi rapporti.
268. RI. — V. 1. 2, 1902. - Lnmbraao A., Napoleone I in Sani' Elena
[Tiene specialmente conto dello memorie del chirurgo Stokoe, pubblic4ite
dal FrémeauxJ.
260, Ss. — X, 1, 1901. — Nicastro S., 7 Commentari della rito-
Iasione francese di Laxxaro Papi [Intrapresi non prima del 1816 con
nobile intento civile, coll'incoraggiamento del Giordani. Ji'A. studia le con-
dizioni deirambiente e la prei)a razione dello scrittore, il metodo, le fonti a
stampa pili svariate e quelle orali dei. testimoni dei fatti, le difficoltà ])er
la stam])a, lo oppressioni della (5ensura ( con esempi coi)iosi di periodi e
giudizi radiati dalle bozze), Taccoglienza favorevole, ec^cozion fatta per le
critiche di Defendente Sacchi (1880), gli onori che al Papi derivarono,
(^ompnvso il premio quinquennale dell'Accademia della Crusca. Paragona il
l'api col Thiei*s, rhe iniziò dopo di lui la sua opera, ma la pubblicò prima
(nel 1827), col Mignet, col Michc^let. infino col Taine; apprezza i giudizi
del Pellet che del Vtì\n si occupò pai-ticolarmonte].
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO rfALIANO (1815-1900).
270. RI. — V, 10, 1902. — Ruffinì F., La lotta contro le congre^axioni
in Francia [Fa anche una sobria rassegna storica della politica ecclesia-
stica in Francia dal 1790 al 1901, essa s'intrwx-ia alla storia del papato
ed in alcuni punti anche alla storia della politica italiana].
271. Rqh. — XXXVII, MI. 1902, 1 gennaio. — Feret M., Le eon-
cordai de 1S17 : Suite de l'ambassade du Comte de Blacas : ambassade
du Comte Portalis [Continuaz. cfr. /?.•?/„ 1902, N. 289 : Le gravi questioni che
avevano mandato a vuoto le trattative del concordato nel 1816 non avevano
fatto molto più esperto nel 1817 il governo francx^se, il quale non aveva saputo
in'evedere le difficoltà contro cui andò ad urtiire, onde si vedeva nella necessità
di riprendere le trattative diplomatiche nell'aprile; il nuovo agente Portalis
giunse a Roma nel giugno. Nuove insistenze, nuove resistenze, infine fu
adottato il temperamento provvisorio di ritornare al concordato del 1801
])er cui gli arti(!oli proposti pel nuovo concordato furono lettera morta. 11
Barone Pasquier prima e poi il Visconte di Montmorency, furono nel 1821
e 1822 inviati a Roma per la (circoscrizione definitiva delle diocesi'.
272. RI. — V. 1. 1902. — Torta C, Intorno a una fuga di Cnrlo
Alberto ( marxo 1H21 ) [A Cimena, presso Chivasso, è tradizione che Carlo
Alberto n«illa sua fuga si trattenesse a ris(4iio di esser sorpreso dalle milizie
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PKIvIODO DEL RISOBOIMBNTO ITALIANO
125
lostituzionali che lo iiiso;;uivano (» cloinandasso essere ricevuto dal Conte
di Rovel che colà st'iva nel proprio castello e implorasse grazia e appoggio
presso Carlo Felice*].
278. RI. — V, 5, 1902. — Mazzatinti G., Per Piero Maroneelli
fKeea contributo alla nota polemica riproducendo come documento degno di
(lualehe considerazione alcuni paragrafi delle memorie inedite di M. in cui
si afferma che il tradimento della famosa lettera, scritta al fratello, fu del
Pirotti stesso, il sarto cui la consegnò perchè la recapitasse a Bologna;
costui come spia la consegnò spontaneamente alla polizia, inoltre ebbe parto
materiale a far incappare M. nei birri anziché avvertirlo di fuggire e tacque
])0i il tutto al fratello stesso di M. i)er dar tempo alla ])olizia di Milano di
farlo arrestare a Bologna. M. dà ragguagli sul modo con cui furono inquisiti
egli e i suoi compagni di processo, non in baso ai fatti concreti, ma alle
cosi dette « intenzioni » quali pretendevano grinquisitori di aver per con-
fesse dalle risposto dei miseri a domande suggestive con doppio taglio e
sopratutto con forma i|M)tetica].
274. RI. — V, 2. 19()2. — Del Cerro E., Un primo ministro cospi-
ratore: con documenti inediti [Rifacendosi alle molteplici trame legato
dopo il 1814 dallWiLstria nella sua larga coscienza legittimista dal K« di
Na|X)li e da altri ai danni del restaurato dominio temporale, l'A. trova tra
sifTiitti cospiratori ai danni del Papa anche il mite granduca di Toscana
col suo primo ministro il Fossombroni, il quale si giovava [i)er jn-eparar
terreno ad un suo abbozzo di rimaneggiamento d'Italia a vantaggio del-
l'Austria e coll'annessione della Romagna alla Toscana] di un tal Giuseppe
Valtancoli già massone e ])remiato anzi per una memoria « Dell'utilità e
dei vantaggi della Massoneria » , poi spia confidente : i documenti della cospi-
razione si trovano in due deposizioni del J^derchi e doU'Orselli nei processi
politici di Romagna del 1821-22, nonché in due lettere del cardinal Spina,
iVgato di Bologna, e del cardinal Sanseverino, legato a Forlì, pubblicate dall'A.].
275. Man. — XXXVll, 735, 1902, 1 agosto. — Bertini Attilii C,
Ihie grandi amori di Bellini [Maddalena Fumaroli, che aveva com|>osto
tante ])oesie musicate soavemente dal poco più che ventenne alunno del
Conservatorio di S. Sebastiano a Napoli, negatagli dapprima ripetutamente
iu sj)osa e poi rifiutata quando glie la si voleva concedere, rimase sempre
viva nel cuore delPardente siciliano, anche quando in preda ad un altro
grande e adultero amore con la Giuditta Turina sollevò a Milano cosi grave»
sbandalo da invogliarlo ad accettare l'occasione di migrare a Parigi e a
Londra. In qtu'ste città ebbe altre avventure, ma, quando nel giugno 1835
a|>i)rese l'immatura morte della Maddalena, ebbe il triste presentimento di
doverla seguir nel sepolcro: alle 5 pomeridiane del 23 settembre di qu(4-
raiiiio stesso chiudeva infatti gli occhi alla luce terrena].
270. nmn, — XXXVII, 740, 1902. — Del Lungo I., Tommaseo e Cap-
poni: da lettere inedite d* ottobre-novembre 1833, con due ritratti [Sono
dit-iannove lettere che rivelano l'alta amicizia dei due uomini e specialmente
l'affetto del T. per Firenze dond'era^ espulso e per l'Italia : egli aveva otte-
nuto la tessera o foglio di soggiorno temporaneo in Toscana, dove i dui?
amici continuarono ca-rteggio, conversazioni e passeggiate fuor di porta per
IXK^o più di due mesi: il (3 febbraio 1834 il T. partiva esule ])er la Francia].
277. mmn. — XXXII, 741, 1902. — Del Lungo I., Jl Tommaseo e
Firenxe [Comóiemorazione tenuta in Settignano].
278. RsA. — S. 2, XI, 7, 1902. — L. B., Una lettera inedita di
Cesare Saliixxo [Del 24 marzo 1836 a Vincenzo Laiicetti accompagnando libri].
279. BsPi. — IV, 4, 1902. — Chiappelli L., Uiìa lettera inedita di
^ruerraxri a N, Puccini [Datata dal forte del Falconi» a Portoferraio 5
febbraio 1848: latria di sé e degli avvenimenti jM'r cui fu arrestato. A
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12«> SPOGLIO DBl rERlODlCt
Ijroposito della Commissione istituita dal Governo por la stampa e |)er la
consulta, già da lui projKìstiì, osserva (jh'ò tardi : « Perchò 1<> sombra cho
X strotto dagli eventi conceda meno di quello che gli eventi portano. 2° Sembra
< (;he non abbia merito di spontaneità. 3»* Si lascia dominare invece di domi-
<■' nare i tempi. 4'* F^a imitazione na})olitana riuscirà contagiosa. 5** Per govor-
^ nave fortemente bisogna andare avanti non dietro il carro. E il Governo
«mi ha messo in prigione ac^msandomi di complotto por rovesciarlo»].
280. RI. — V, l, 1902. — Riccio V., Un segretario di Ferdinando li
Borbone [Don Giuseppe Caprioli, nato a Caserta nel 1794 e dedito allo stato
ecclesiastico, già segretario di Ferdinando I o del figlio, crebbe d'importanza
nell'intimità di Ferdinando II che nella sua tendenza all'accentramento lo
rendeva intermediario dei suoi voleri cogli stessi ministri e quindi poten-
tissimo; avversava l'Austria ed osò far ix»rvoniro note dignitose o tiere a
Vienna; cadde in disgrazia per la parte avuta nella questiono degli zolfi
(Oiringhilterra e fu sostituito da un antico comi>etitore Leopoldo Corsi;
non valsero alte influenze ])or mitigare le decisioni di Ferdinando il quale
immemoni dei servigi e dell'antico affetto resistè anche a Pio DC, che do[>o
il 1848 voleva avere il (\iprioli a Roma a riordinare le finanze con promossa
«Iella i)orpora in caso di successo].
281. RI. — V, 1, 1902. — Momigliano F., Antonio Vontanesi [A
proposito del voi. di M. Calderini, ricorda l'artisi'i soldato che accoi*se a
Afilano nel '48 e si arruolò nel 'r)9 a Torino].
282. BsPù — IV, 4, 1902. — Zaccagiiiiii G., Tre lettere ìneMte di
illustri a Enrico Bindi [ìa\ 1» della poetessa Catterina Franceschi Fer-
rucci (1857), la 2* di Niccolò Tommaseo (1840), la 3» di Raffaello Lam-
bruschini (1850).
283. RI. — V, 4, 1902. — Mazzini G., Lettere inedite [Undici lettene
scritte a varii tra il 1854 e il 1858 donato dalla signora Rosa Morici vedova
Dragone, la ([uale conservò religiosamento tutti i documenti del Comitato
rivoluzionario napoletano di cui fu tanta parto in quegli anni].
284. RI. — V, 1, 1902. — Zanichelli D., L'epistolario di Giuseppe
Maxx^ini [I» Z. fa precedere all'analisi del 1<* voi. delPepistolario un cenno
suir essenza e sulla fortuna delle teorie di (x. Mazzini].
285. BmPi, — IV, 1, 1902. — Volpi G., U earte di Pietro Gontrnen
[L'abate Contru<tci, morto nel 1859 a Firenze dove si trovava qoalo deputìto
di Pistoia, lasciò numerosi manos(!ritti : raccolte di epigrafi, necrologio,
discorsi accademici (su argomenti storici); scritti scx)lastici e politici; una
rronac^i itiìliana dal febbraio 1855 all'agosto 18.59; memorie autobiografiche ;
K'ttere d'uomini illiLstri. Si trovano nella biblioteca del Liceo di Pistoia
<'he l'ebbe maestro].
286. N«. — LIU, 1, 1902. — Bloch H., Paul Seheffer-Boiekorst
[L'illustro ricercatore e critico di documenti, maestiT) impai-eggiabile di
metodo, il quale dedicò tanta parto allo studio della storia italiana sixMjial-
mente per il periodo svevo, che fece in Italia lunghi soggiorni e a Monti^
cassino era chiamato (3on caratteristica famigliarità fra Paolo, era nato il
25 maggio 1843, morì il 17 gennaio 1902: Ì\\. ne esamina il canitten\
le idee, i meriti s<5Ìentitlci].
287. «laT. — S. 2, LI, 1902. — Ferrerò E., Ariod^nie Fabretti:
Notizie sulla vita e sugli scritti [Cfr. /?s/, 1902, pag. 79. Ai documeutì
riferiti testualmente in nota s'aggiunge in api)endicA) un'*ac<Hiratn biblio-
grafia del F.].
288. BsS. —IX, 1, 1902. — Casanova E., Necrologia di Celare Pax)li.
289. AsM. — II, 3-4, 1902. — Sacca V., Saro Cucinolta poeta,
290. mmn. — XXX VII, 730, 1902, 16 agosto. — Boutat E., Giotanni
E/nanuel [Cenni biografici delPartista drammatii-o rapito dalla morto.
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PERIODO DKL B1S0E61MBNT0 ITALIANO
127
201. Man. — XXXVII, 733, 1902, ì luglio. — Deabate G., La patria
di Galileo Ferraris [Cenni suH'amoro deirillustrc scienziato al luogo natii>
e sullo glorio della famiglia di lui, specialraeute su Adamo F. caduto a Bigione].
292. nmn. — XXXVII, 737, 1902, 1 settembre. - Guardioiie F., IC
(renerale Enrico Coseni [Ricoi-da i titoli di gloria dai giorni in cui tenente,
appena uscito dal collegio della Nunziatella, marciò sul Po e poi seguì Guglielmo
Pepo a Venezia ; si copri di onore tra i difensori di Malghera ; visse poi esule in
«ienova e nel '59 ebbe sotto Garibaldi comando di volontari; organizzò la
3* spedizione di volontari nel 1860 e prima di sbarcare in Sicilia il 9
luglio dirigeva ai suoi compagni d'armi delPesercito delle due Sicilie un
vibrato proclama in cui invitava specialmente Pianai, Desauget, Negri,
Novi, Ussani, Guillemont a insorgere; non prese parte attiva alla guerra
del 18(56 ma invece alla presa di Koma; c^prì alti incarichi e morì nel 1894],
293. Han. — XXXVII, 742, 1902, 16 novembre. — Scherillo M., Gae-
tano Negri [Necrologia].
294. Han. — XXXVII, 739, 1902, 1 ottobre. - Fea P., Giuseppe Go-
voiie [A proposito della pubblicazione del figlio].
295. Han. — XXXVII, 734, 1902, 16 luglio — Miaglia M., Giacinto
Oallina [Caratteri dell'opera sua, rapporti coU'opera goldoniana e con quella
di Riccardo Selvatico].
296. AsS. — XXVII, 1-2, 1902. — Di Martino M., Adolf Ilolm [T^
storico della Sicilia antica era nato a Lubecca nel 1830: alla biografia e
airesiime delle opere segue IVlenco di scritti 21 e 37 recensioni riguardanti
la Sicilia].
297. RI. — V, 5, 1902. — Zammaratio L., Nord e Sud aranti e
dopo l'unità naxionale [Antonio Scialoia nel 1857 ])ubblicava un opuscolo
che meno gran chiasso « i bilanci del regno di Napoli e degli Stati Sardi
con noto e confronti » cui risjwse il Magliani difendendo le finanze napo-
letane. 11 Nitti nel noto volume Nord e Sud trattando la coudizione eco-
nomica del Regno delle due Sicilie nel 1860 dichiara che le imposte eranvi
inferiori a quelle degli altri Stati, il debito pubblico tenuissimo, gP impiegati
la metà che negli altri stati, i beni demaniali ed ecclesiastici superavano i
beni della stessa natura negli altri stati, la moneta metallica circolante era
2 volte superioi*e a quella dogli altri stati insieme, insomma eranvi le con-
dizioni per la rigenerazione economica. LW. confuta le conclusioni del
Nitti, tra le altre anche quella che il Piemonte fosse tra il '48 e il '59
condannato necessariamente al fallimento, per l'abuso delle spese e la povertà
delle risoi-se, ed esalta anzi la brillante politica finanziaria del Cavour].
208. AfrS. — XXVI, 3-4, 1902. — Pacano G., Im Sicilia elemento
di ciciltà italiana 1. C^uarant'anni di civiltà italiana: l'A. considera il
l)rogresso economico, intellettuale (con pai*ticolare cenno al contributo storico),
morale, negli ordini amministrativi, negl'indirizzi di governo etc. doi)0
il 1861].
299. RI. — V, 8, 1902. — Paliiml)o-Cardella G., Crispi e « i tempi
nuoci* [Esamina l'oi>ora legislativa di F. C. dai giorni della dittatura
incominciata col decreto di Salenii (14 maggio 1860) meravigliosa per aver
attuato pa(ùficamente una grande rivoluzione, fino alPopei'a sua come capo
di due ministeri, dimostrando colla citazione dei suoi discorsi, col ricordo
della di lui cultura com'egli fosse ben altrimenti che ignaro della «[uestione
sociale e delle aspirazioni d(4 temj)i nuovi anche quando con mano di ferro
doveva ricondurne Tordi ne in quella sua terra dov'era sbarcato araldo di
libertà].
300. RI. — V, 9, 1902. — Palamenghi-Crispi T., Antonio Mordinì
secondo un suo carteggio inedito [11 ])atriota toscano cui inceppò soltanto
la modestia, capitano alla difesa di N'cnezia ne fu sfrattato non senza i)roteste
c^n Giuseppe Rovere perchè aveva sostenuto l'idea lanciata da l*iotro Maestri
di costituii"c un governo Lombardo Veneto e <?onvo(-are un'assemblea, mentre
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128 SPOGLIO DBl PIBIODICI
il f^oviTiU) provvisorio non voleva orcuparsi chi» dolla difesa militare. Tx)
lettere pubblicato e scvritte tra il 1833 e il 1850 rivelano gli spiriti reimb-
blicani del M.: si convc^-ti quando si trattava della spedizione di Sicilia al
nomo d'Italia e Vittorio Emanuele» ; dopo essere stato prodittatore noli' ìsola —
e l'ultimo documento è appunto diretto in tale qualità ai segretari di Stato
— non ricevette neppure quel collai-o dell'Annunziata che per lui avovi*
cliiesto Garibaldi nel 18()0].
301. Rd9//. — V. 5. IX, 3, 1002. — Ollivier E., L'entrerue de BÌ€trri^\
[Si rimprovera a Napoleone HI di non aver assistito la Danimarca alPapr^^^»*^
della (luestione dei Ducati ma egli non poteva tenere sulPElba una poU^jJ'
diversa da quella tenuta sul Po. Do|>o la vittoria Bismark incerto jjìm
disposizioni dell' lmperatoi*e nel caso di complicazioni austro-prussiano, /^^^
venne a quella convenzione di Oastein, 14 agosto 1805, di cui Napoleone ///
indignatissimo, perchè (aed(»va ohe la Prussia avesse garantito all'Austria il
possesso della Venezia : solo dopo chiarito l'e^iuivoco fu possibile il convegno
di Biarritz, il quale ben diverso da «juello di Plombières non concluso a
nulla : una c^sa sola potè i>enetrare il Bismark, Napoleone voleva Venezia
l)er l'Italia ; però in fondo alla politica misteriosa dell'Imperatore ora l'incer-
tezza la quale (caratterizza il s{»condo periodo del suo governo, dal 1865, proprio
al momento in cui la morte lapiva il De Morny].
302. RI. — V, 3, 1902. - Moceiiiii S., La campagna italo-et topica
15 dicembre 1894-1 mano 1S96 L' Italia aveva vinto con fortuna Der-
visci ed Abissini e il (ìovorno continuava a valei*si della situazione creata
oltre il Mareb dal contegno sospetto di Menelik verso Ras Mangascià i)er
cattivare alla sua chiusa i capi tigrini ; e, il 13-15 gennaio 1805 si fX)m-
battè a Coatit e Ras Mangascià in ritirata raggiunto a Senafè ebbe scon-
fìtta completa. A Roma il bilancio eritreo fu da 0 milioni aumentato quel-
l'anno fino a 13. In ottobre ad Adigrat, attao(^ato dai battaglioni Toselli (*
Amelio, Mangascià potè una seconda volta ritirai*si al sud sfuggendo all'inse-
guimento: il Toselli mandato il 24 novembi*e ad esplorare le intenzioni del
nemico, ricevette ])are mutilato Perdine del Generale Arimondi di ritirarsi
ad Amba Alagi od anche più indietro, onde credendo di ubbidire ad un
ordine affrontò temerariamente forze preponderanti e cadde da eroe contro
Ras Makonnen e 2.ó mila uomini ( 7 dicembre). 11 Ministero frattanto inviava
rinforzi chiesti ma non cessava di raccomandare al Governatore oculatezza
e prudenza, avvertendolo della necessità di non impegnarsi a fondo dopo
l 'onorata capit-olazione del maggioro (lalliano a Makallè ; il 0 Febbraio in-
vano gl'Italiani avanzarono verso Adua sperando d'esser attaccati ; in un
telegramma del 20 febbraio il governatore non lasciava trapelare al Mini-
stero la gravissima dec^isione presa coi 4 generali di brigata la notte pre-
cedente, di attaccare il nemico, in vista del vettogliamento assicurato solo
fino al 3 marzo, e che una ritirata, consigliata dalle ragioni logistiche sa-
rebbe stato dannosa al morale delle truppe; decisione stiani, poiché si Sii-
peva che il nemico stesso difettjindo di viveri avrebbe dovuto venire a de-
cisioni e il comandante aveva sempre telegrafato essei*e le posizioni degli
Scioani fortissime e che il successo degli italiani sarebbe stato certo solo
so fossero stati attaccati, dubbio invece so assalissero; per una fatale tra-
sgressione del battaglione d'avanguardia della brigata Albertone, i-otto il
contatto dei vari corpi, si ebbe il \^ marzo quella disfatta per cui più di 9000
combattenti bianchi solo 2000 se ne raccolsero ; il temporeggiare avrebbe as-
sicurato il trionfo finale. Invano contro Crispi e i compagni suoi dirigenti
gridò la pubblica opinione, altri docc. diranno (;he non furono resiwnsabili
d'aver incoraggiate espansioni e ([uando poi si svolgeva fatale l'azione fe-
cero il loro dovere].
303 — m»ff. — XXXVl, 733, 1001, 1 luglio. - Orerò B. Ancora
una parola sulla battaglia d'Adua [Confuta severamente lo conclusioni n[)0-
logeti(^he del noto volume del Bourelly sul vinto di Abba (rarima].
Carlo Contessa.
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7%*lip!prl^^''
III.
JBKl KHCHNTl DI STORIA ITALIANA^^^
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d^cirnottavo narrate da contemporanei^ raccolte e annotate da A. So-
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n» I libri sesnati con asterisco Ci furono mandati alla Rivista, «^ saranno
arfronriento di $i)eciale recensione o nota l)lbliogrratìca.
Rivista storica italiana, 3* s., Il, 1. u
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1:^>0 LIBHl RKCENTl DI STORIA ITALIANA
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135
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anno 1H22 : (hscrixione e cenni, In-8, i). 31. Camerino, Savini, 190::^,
120. La Mantia V., Testo antico delle consuetudini di Messina adottato
in Trapani^ 1331. In-8, p. xxviii-03. Palermo, stab. tip. Gianni-
trapani, 190::^.
1*21. * Cipolla C. e Pelleg^ni F , Poesie minori riguardanti gli Scali-
geri. (Bull, (loirist. stor. ital., N. -^M). In-8, p.'t^OG. Roma, Forza ni
e C, ìim.
l'^'i. * La Soi'sa S., Fai compagnia d'Or San ^fichelcy or r ero una pagina
della beneficcnxa in Toscana nei sec, XIV. ln-8, p. iili). Trani,
Vecchi. 190-^.
123. * Palmieri A., Gli antichi Vicariati dell' Apennino bolognese. (Estr.
dagli Atti e Moni, della Deput. di Romagna, 3' S., voi. XX) In-8,
p. 89. Bologna, Ditta Nicola Zanichelli. 1903.
124. * Starrakba R., Consuetudini e pripilegi della città, di Messina
sulla fede di un codice del KV se-colo. In-4, p. xxxvi-302. Palermo,
scuola tip. del Boccone del povero, 1902.
125. * Mazzi A., Sulla biografia di G. Michele Alberto Carrara: ap-
punti cronologici, In-lÒ, pagg. xix-224. Bergamo, Mariani, 1901.
126. * Siciliano Villaiiueva L., Lo Statuto di Jolanda duchessa reggente
di Savoia il 3 luglio 147') e l'aliennxione de' feudi nei dominii
Sabaudi, (Estr. dalPArchivio araldicto italiano, T). Iii-S, p. 24. Palermo,
tip. Sciarrino, 1902.
127. * Vaccaroiie L., / principi di Saroia aftrarer.so ir Alpi nel Medio
FJro. ln-8. p. 91. Torino, Club al])ino italiano, 1903.
P28. A§;nelli G., // palaxio di Lodorico il Moro in Ferrara: note. In-S.
pagg. 122, Ferrara, tip. sociale, 1902.
* Scaramella G., Un privilegio aragonese a favore di Campobasso.
In-8, p. i.x-10. Maddaloni, ti]», edit. La (ìalazia, 1902.
Hiibbard E., Botticelli. In-12. Ix)ndon, Roycrofters, 1902.
li^l. Snpiiìo J. B., Fra Angelico. Ljndon. Lemcko and Bueehner, 1902.
132. Langton Douglas, Fra Angelico. Xew edit. revised. 111. London,
George Bell a. Sons, 1902.
133. Conway M., Early tuscan art froni the f/relth to the fifteenth
Centurif's. T/3ndon. Hurst a. Blackett, 1902.
1 34. (vUthinanii J. , Die Landschaftsmalerei dcr tos^ianischen u. umbrischen
Kuìist ron Giotto bis Hafael. Li-8, p. vni-4.')(3 mit Abhildgii. u. 1.')
Taf. I/M|»zig, K. W. Hierscmann, 1902.
129.
130.
5. TEMPI MODERNI (1492-1780).
l'ìv). * Corridore F.. Storia documentata della popolo x io/te di Sai degna
{1479-1901). In-8, p. 328. Torino. Clausen, 190:.^
13<i. De Martino A., In quale anno Amerigo Ve.spucci rompi il suo
primo riaggio in America, In-8, p. 73. Avellino, E. Pergola, 1902.
137. Berwick A., ^Siruela^., Nnevos autngrafos de Crisfóìtal Colon g
relaciones de Ultramar. ]>. 294. Madrid, 11H)2.
13S. Epifania A., Cirio Vili di Valois a Xapoli. ln-8, j». HJl. Napoli,
F. Giannini e figli, 1902.
139. Viani E., 1/arrelenamento di Francesco Maria Ideila Uorere duca
d'Urbino. In-8, p. 71. Mantova. Mondovì, 19(J2.
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\'M) LIBRI RBCKNTl DI STORIA ITALIANA
I IO. Gandini L. A., Episodio storico inedito intorno Lucrexin Borgia
nell'i in minenxn delle sne. no\xe con Alfonso d'Este, hi-8, p. 6(J.
Bologna, Zanicholli, 1002.
HI. Ricci C, Pintorierhio. His JÀfe, Work a. Time. Transt by FI.
Simmonds. li)-4. London, Heinemann, 190:^.
1 12. Cerino Canova C, Giovanni delle Bande Xere. In-8, pagg. 55.
Napoli, M. D'Auria, 1902.
I 18. Heyck E., Flo^renx nnd die Merlice^^r. In-8, p. 18(3. I^eipzig, V\»lhagen
und Klasing, 1902.
I U. SmeatonA\. The Medici and the Ifalian Renaissance. In-S, p. x-28<).
New York, Charles Scribnor's Sons, 1901.
1 15. Armstrong E., The Einpcror Charles V. In-8, p. 874-424. I^ondou,
Macnnillan, 1902.
f i<). Rezzesi P., Antonio (Cammelli detto il Pistoia: studio. In-KJ, p. 27.
Sondrio, stai), tip. (Quadrio, 1902.
H7. * Turri V., Machiarelli. Tn-10, p. 222. Fironze, 0. Barbara, 1902.
US. * Del Piero A., Della cita e degli studi di (rio. Batt. Ramusio
(Estr. dal N. Ardi. Veneto, N. S. IV, 1). In-S, p. 112. Venezia,
Visentin!, 1902.
! 49. Cartwriglìt Julia, Isabella d'Ecfe marchioness of Mantua 14 74-1539.
IH. 2 vols. I^ndon, Murray, 1902.
I "»0. * Pedrotti G., Alfonso d^i Pa^xi accademico e poeta. InS, p. 98.
IVscia. E. Ci]»riani, 1902.
l"»l. Hnbbard E., Leonardo, In-I2, I^ndon, Koycroftors, 1902.
1.12. Baratta M., Leonardo da Vinci rd i problemi della terra. In-8,
fig., pagg. xiv-318. Torino. Boooa, 1908.
l't.-j. * Clausse G., Les San Gallo architectes, peintres, .^culpteurs, me-
dailleurs ATt- rt XVP .sircles. Tome 8e, in-8 gr., p. 417. Paris,
Leroux, 1902.
i:ì4. Scott, Raphael, In-12, p. 9(>. London, Bell, 1902.
135. Groiìau G., Aus Raphaels Jlorentiner Tafjen. In-4, p. 57 mit 18
Taf. Berlin, B. Cassirer, 1902.
150. * Thode H., Michelangelo und das Ende d/'r Remiissanee. I B.
.ln-8, p. xv-488. Berlin, (ì. (irote, 1902.
157. Pascale V., Michelangelo Buonarroti poeta. In-8, ]>. x-184. Napoli,
tip. Novecento, 1902.
158. Zimmeter K., Michael Angelo u. Franx Sebald Vnterberger.
Innsbruck, AVagner, 1902.
159. * Bargilli G., Intorno alTasaedio di Sima: L');j4'Ìj5. In-S, p. 19.
Roma, Voghera, 190.8
liiO. Banister F.. Andrea Palladio: hi.s Life and B'or/.-. I/indon, 'ìoor4?o
Bell and Sons, 1902.
ini. Leader Scott, Correggio. London, G. Bell a. Sons, 1902.
l"32. * Lazzarini V., Pn architetto padorano del rinascimento. In-8.
p. 10. (Estr. dal Boll, dtd Museo di Padova. V, 1-2). Padova. So*-.
rooper. tip. 1902.
I*t8. * Einstein L., The itnlian rcnai.^sance in England. In-8, p. 420.
New York, The Maomilliau Co., 1902.
1C4. * Brugi B.. Gli .scolari dello .studio di Padora nel cinquecento
(Discorso) In-S. p. 59. Pa lova, (ilo. Batt. Kandi, 1908.
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PERIODO DELLA RIVOLUZIONK FIlAUCESK
137
165. Carcereri L., Storia esterna flet concìlio di Boloynn: episodio della
storia del concilio di Trento. lu-S, p. 06. Montevarchi, Varchi, 1902.
lOG. Kiiì^ton Oliphaiìt T. L.. Rome and Ueforme, 2 vols., in-8. I/Oiidon^
Macmillan and Co., 1902.
167. Pilli N., Alcnnt^ lettere di Niccolò Pilli giureconsulto e letterata
pistoiese a Cosimo l granduca di Toscana, ln-8, p. 4;i. Pistoia,
Fiori, 190-^.
168. PeyreR., Une princesse de la Renaissance: Marguerite de France^
duchesse de tìerry^ duchesse de Saroie. I11-8, p. 112. Paris, libr.
Paul, 1902.
169. * Aleardi V. E., La stampa degli statuti di Camerino e il tipo-
grafo Antonio Gioioso, ln-8, pagg. 4<). Camerino, Sa vini, 1902.
170. Badiaiii A., Brevi notizie intorno aite relazioni politiche della
Toscana colla città di Marsiglia al tempo di I erdinamh) I de' Me-
dici, In-8, p. 72. Prato, Nutini. 1902.
171. Ricci Riccardi A , Galileo Galilei e fra Tommaso Cacrini, In-8,
p. xv-280. Firenze, succ. Le Monnicr, 1902.
172. Kandini G. . Un episodio mediceo della guerra dei treni' anni IGIS'1021.
In-16, pagg. 197. Firenze, Secber, 1901.
173. De Simone T., // tumulto di Napoli del 1G47. In-8, p. 20. Avellino,
E. Pergola, 1902.
174. * Busetto N., Carlo d^' Dottori^ letterato padovano del sec. decimo-
settimo. In- 8, p. vin-397. Cittii di Castello, Lapi, 1902.
17."5. Berlingozzi R , Raffaello Magiotti e la sua opera scientifica net
see. XVI [. In.8, p. 39. Montevarchi, Varchi, 1902.
176. Malpighi M., Memorie di me M. Malpighi ai miei posteri ^ fatte
in villa l'anno 1689. In-16. Bologna, X. "Zanichelli, 1902.
177. Muratori L. A., Epistolario edito e. curato da M. Càmpori. II.
(1699-1705). 111. (1706-1710). In-8, p. xv.471, x vi 432. Modena, So-
cietà tip. modenese, 1902.
178. * Rodocanachi E., Les infortunes d'une petite- fUle d' Henri IV^
Marguerite d'Orléans granduchesse de Toscane \l643'1721). ln-8,
p. VTi-506. Paris, E. FÌammarioii, 1902.
179. Aulico M. A., La cultura letteraria in Palermo nella prima metà
del see. XVIH. ln-8, pagg. 3'). Palermo, tip. del Giornale di Sicilia, 1902.
180. * Carducci G., Opere. Voi. XIII, Studi su Giuseppe Par ini. Il
Parini minore. In-16, p. 411. Bologna, N. Zanichelli, 1903.
181. Dengel J., Ein Bericht des Nuntius Josef Garampi iibers B'óhme
imj. 1776. Wien, F. Kivnac, 1902.
1S2. D^ Ancona A., Friedrich der fWosse u. die Italicner. Uebers. vou
A. SciiNELL. Rostock, Stiller, 1902.
183. IMplomi inediti di Carlo Emanuele IH di Savoia sulla colonia
greca di Montresto in Sardegna, pubhlirati da A. Mocci. In-lO,
\K 61. Sass'ari, Dessi, 1902.
0. PERIODO DELLA RIVOLUZIONK FRANCESE (1789-1815).
1S4. Vandal A.. L'aoènement du Bonaparte, T. ler. Jn-S, p. ix-604.
Paris, Plon Xourrit et C, 1902.
IHó. Montecatini G. B., De rebus in Incensi regione a Bonaparte ge^tis
anno MDCCXCVI: relazione inedita a Girolamo LttccheJiini da
S. Marchetti. In-8. ]). 19. Cagliari, tip. commerciale, 1902.
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138 LIBRI BBCKNTJ DI STOBIA ITALIANA
180. * Sorel A.. L' Europe et la revolution franca ise, 5o partie. Bomh
parte et le Directoire. (1795-99), In-8, p. 50(). Paris, libr. Fio», IDO.'!.
187. Gi^lioli, Naple.s in 1799. A hisiory of the rerolution of 1799 and
the rise and fall ofthe ParthenopsanrepabUe. III. D>ndon, Murray, lOCl'J.
188. * Rossola A., J^a battaglia di Marengo ae^ondo ì documenti pub-
blicati dal prof, E. Uiiffer. In-8, p. 50. Alessandria, Tr. M. Piccone, 190i.
18iK Marmottan P., Lucien Bonaparte et Napoléon en 1S07 : Lucirn
Bonaparte à Florence en ISOS. In-8, p. 17. Paris, libr. Béranger, liXr^.
190. Couderc de Saint-Chamant H., Napoléon: ses dernitre^ armée^.
In-8, p. 581. Paris, libr. Flcmmarion, 1902.
191. Freinaiix P., ìVith Napoléon al St. Helena. ln-8, p. :226. I^ndon.
I^tno, 190-i.
19i?. Dayot A., Napoléon raconté par l imago daprès les ftcnlpteurs,
Ics qrarenrs et les peiiitres. In-4, p. iv-^Of) avoc grav. Paris, Ilaehettt'
et 0.. 190::?.
19:}. * Lacroix D., Uistoire dp Napoléon. In-18. p. viii-(i99. ili. Paris,
libr. Garnier fròres, I90*i.
194. Rose, J. HoUand, Life of Napoléon I. 2 voi., in-8, Macmillan. 19(t\
195. * Watson, T. E., Napoléon: a .sketch of his life^ oharacter, striiggks
and achievements. In-8, London, Macmillan, 190::^.
196. * Camon, La guerre napoleoni e mie. 2 voi. in-8 avec pian., ]>. ix-27r>.
203. Paris, libr. Ghapelot et (\, 190:^.
197. Wartenbnrg, Napoléon as a general. 'Z vols., in-8, p. 4SG. liondon,
Paul, Triibner and C, 190'^.
198. Josselyii. The true Napoléon. ln-8, London, Kussol, I9()'i.
199. * Cappelletti L., La leggenda Napoleonica. In- 16, pagg. xiv-40'>.
Torino, Bocca, 1903.
200. Keniiari, Foli: tales of Napoléon. ln-8, London, Outlook C. 1902.
7. PERIODO DEL RISOIIGIMENTO ITALIANO (1815-1902).
201. * Kraemer H., 7/ secolo XIN descritto e illustrato. Fase. sr)-HS.
Voi. III. p. 1-96, ili. ln-8 gr. Milano. ISoc. editr. libraria, 190JÌ.
202. Berthelet (!., Conclavi, pontefici e cardinali nel sec. X/X. ln-8.
p. 132. Torino, Roux e Viarengo, 1903.
203. * Comandini A., L'Italia nei cento anni del secolo X/X giorno
per giorno illustrata. Disp. 32-3.'). In-16, p. 433-080. Milano, Antonio
Vallàrdi, 1902.
204. Fenaroli G.. // primo secolo dell'ateneo di Prescia, 1802'1902-
In-8, fig., p. 482-XLViii e 5 tav. Broscia, Apollonio, 1902..
20.'). * 3Iasi E., Asti e gli Alfieri nei ricordi della Villa' di S. Martino.
ln-8 gr., p. xxv-Goi. Firenze-, Barbèra, 1903.
N. B. Per difetto di spazio si rinvia ad altro fascicolo il compimento di
questo elenco.
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IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Coiigresj*o internazionale di scienze storiche. — E>>so avrà luogo
in KmìVA (bil '2 al 9 aprile inclusivi: 1' inaugurazione solenne si farà in
(.'ampidoglio. le adunanze ordinarie si terranno nel Colle^rio romano.
Otto sono le sezioni del (Congresso: I. Storia anti(!a; Epigrafia; Filologia
classica e comparata. — II. Storia modioevale e moderna ; Metodica e scienze
ausiliari. — III. Sturin delle letterature. — IV. Archeologia e numismatica ;
Storia delle arti. — V. Storia del diritto. — VI. Storia della geografìa;
(ìeografìa storica. — VII. Storia della filosofìa; Storia delle religioni. —
Vili. Storia delle scienze matematiclie, fisiche, naturali e mediche.
Ecco il testo del Hegulamento del l'ongresso:
Art. 1. Il Congresso internazionale di scienze storiche sarà tenuto in
Koma fra i cultori di esse scienze nella prima metà dell'aprile dell'anno 1903.
Ai*t. 2. Per essere iscritti membri del Congresso i (^ultori delh» scienze
storiche devono inviare l'adesione alla segreteria del Comitato unitamente?
alla quota d'iscrizione.
Art. 8. (ili aderenti al Congresso indicheranno la sezione o le sezioni
nelle quali intendono iscriversi.
Essi possono intervenire in qualunque delle sezioni del Congresso: ma
non hanno diritto di voto che in quelle nelle quali si sono regohuniente
iscritti, e nelle riunioni generali.
Art. 4. 1 membri dcd Congresso, pagata la quota d'iscrizione, ri<'eve-
raimo la tessera di liconoscimento, il i)rogramma del Congresso, i docu-
menti per le facilitiizioni di viaggi, ecc.
Essi hanno diritto di presentare proposte di tomi e comunicazioni (da
sottoporsi all'approvazione della Presidenza), di prendere parte alle discus-
sioni e di ricevere i resoconti delle sedute d(d Congresso che verranno
])ubhlicati.
Art. 5. r^ proposte de' temi e delle comunicazioni devono essere pre-
sentate almeno entro il 15 febbraio 1908.
Per lo svolgimento dtdle comunicazioni è stabilito il limite di venti
minuti; e i membri del Congresso che prenderanno parte alla discussione
sovra le varie questioni non potranno jiarlare che una volta sull'argumento
stesso, e non per più di dieci minuti.
Le coiftuninaxìoiìi non sono sottoposte» a di.scussione, la quale è riser-
vata soltanto per i temi.
Art. 0. In ogni adunanza si dovranno trattare unicamente gli argo-
menti compresi nell'ordine del giorno, escludendo assolutamente <|ualsivoglia
digressione (l'indole pei-sonale o j)oliti(^a.
Art. 7. l>e onoranze del Congresso sono generali e speciali.
Nelle generali si trattano h; (jnestinni attinenti a tutte le sezioni.
Art. S. Per essere ammesso alle sedute occorre presentare la tessera.
Art. 9. Nella prima adunanza si eleggeranno da tutti i congressisti
presenti un presidente, quattro vicepresidenti, due segretari e quattro vice-
segretari del Congresso.
Ogni sezione nominerà nel proi>rio seno un [)residentc, tre vicepit^si-
denti e tre segretari.
Qualora la sezione debba dividersi in gruppi, ciascuno di questi sarà
diretto da un proprio vicepresidente e ila due segretari.
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i'iO NOTIZIE E COMUNICAZIONI
\r\. 10. La lingua ufriciale del L'on^resso ò l'italiana; nin, voi «on-
stHi^j iluìla presidenza, i congressisti potranno usare di altro lingue.
Art, li. Di tutto lo comunicazioni, a cura degli autori o proponenti,
sjuù iinnunliatamonto p'rosontato alla segreteria delle sezioni un sunto.
Alt. 12. Di ogni adunanza del Congresso, a (nira dei S(»gretari, sarà
tf'inito n'golare e ampio processo verbale.
ÌAì presidenza provvedere a pubblicare tutti i verbali e i reso<x)nti
suiniTiurt delle comuni(uizioni e delle sedute del Congresso.
(*om;orsì a premi per opere storiche. — L'Accademia della Crusca,
ijunlc 'uiiministratrice dolPEnte morale Luigi Maria Kezzi, ha aperto uu
f:i)iir'utsii per tutti gli Italiani a un'opera in prosa, o letteraria, o storica,
it i\li^rt\irii. con rassegno di lire 50()0 per quella premiata, e un eventuale
ricijiKp<''»sa fra le lire 1000 e le 20(X) per altre che ne risultassero meri-
Ti'volr n termine alla presentazione spirerà col 31 dicembre liK)4.
Fra i nuovi concorsi banditi dall'Istituto lombardo, notiamo : Fonda-
itjoiri" Ciiini, premio di lire l.')00 al miglior libro di lettura per il popoh
ifnliftìii^ di genere storico, pubblicato dal 1 gennaio 1805 al 31 dicembre
\\)\\l\ - Fondazione Tommasoni, ])remio di lire 601)0 ])er la migliore Storia
ttt'iìn ifln e delle opere di Leonardo da Vinci^ scadenza il 31 dicembi-e 1905.
l/A^'cademia di scienze, lettere ed arti di V'^erona ha prorogato al 31
♦li<'i'iiil>rH 11103 il t(Uiuine del concorso bandito j)or una Gnidn storico-
ttHÌs*tit'ii della città e propineia di Verona.
Il R. Istituto Veneto conferì il premio di lire 3000 al prof. Antonio
Mi.'dm \ìvr uno Studio critico della poesia storico-politica della repubblica
di ì"^* m:\ia.
I/A<^cademia dei Lincei conferì il premio reale di lire 10,000 per l'ar-
( hroluKia a (Uierardo Gherardini, prof. dell'Università di Padova, per una
lrifi»:n Simo di ricerche sull'archi^ologia veneta.
1/ Airademia dello scienze di Torino ha bandito il (concorso al premio Bressa
di titv 1*tK)n a quello scienziato, che durante il quadriennio 1901-19'»4 avrà
ì'nttt} III più insigne ed utile scoperta, o prodotta Topora più celebre in
fatto di scienze tisiche e matematiche, non escliLse la storia,, \ìì geografia
1' Li statistica.
Xtd 1903 l'Accademia delle scienze di Torino conferirà un premio di
fiììviii/j^me Gautieri di L. 250i> all'opera di iìlosofìa, 'ìn{)\\xiia la storia deMa
jtt^ixufm, che sarà giudicato migliore fra quelle pubbli<jate negli anni 19 H-02.
Arcliivii e Biblioteche. — Anche l'Archivio di Sassari è stato rior-
dinijt ^ dui suo archivista, Enrico (^osta, che in un elegante volume (l)
reTMlM conto dell'opera sua. Disgraziatamente quell'Archivio non è «ohe
Mri tiiucehio di ruderi appartenenti a diversi edilizi atterrati dai barbari
fi dju Saraceni; un'accozzaglia di ferravecchi riuniti nel bugigattolo di un
rigEjttM ri'i una raccolta di brandelli di staffe diverse, (^on cui è ben difficile
f'^»nfi'/,iivi]?ire un abito completo». Pure il C. riuscì a rimettere ordino in
(|ue<li* ìfliquie e a salvarle da comi)let4i ruina; egli stesso ci desc^rive !♦>
vicend*^ dairan.-hivio sassarese attraverso i secoli con parole di dolore e di
sihi'^fiy, Ix^ggendo la parte terza, possiamo formarci uif idea ^delP archivio
atllull^^ ch'egli divise in due parti: l'Archivio antico (tino al 1848) e
rVnhivio moderno (dal 1849 ai dì nostri), descrivendo minutamente il
rnMr^'iiHto delle pergamene e la classificazione dei documenti. In appendice
illustiii In stemma della città di Sassari e ci dà gli elenchi cronologici, con
nut*' o schiarimenti, di autorità e funzionari dai tempi antichi ai giorni nostri.
fi |Mof. Amedeo Pellegrini, ì)pr incarico e a spese della Commissiono
ainiitiiiistrativa del patrimonio degli studi a Cento, raccolse in un opu-
f^f'obj V2\ brevi cenni storici della Bibliotecja comunale di Cento, aperta al
.li KMiho Costa, Archivio del CoiHUiie di Sassari. Sassari, Gius. Dessi, \i^>i^
m AM>:i)Ko PELLKdHiM, CciitU storU'ì sulla biblioteca comunale di t'enlo. Bi-
hHùijfTtHit delle opere rare. Lucca, Alberto Marchi. VM)\.
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MOTlZiK £ COMUNICAZIONI
ÌM
jHibblioo nel 182*i, v civsciuta fino a possederò 11 mila volumi. Possied*»
un bel nmnei-o di edizioni aldine e giuntino dei sor. XVI e XVII, alcuni
manoscritti e parecchie opere rare, di cui il prof. P. dà una succinta re-
lazione bibliograiìca in questo opuscolo.
Ricordi necrologici. — Gli ultimi mesi del 1001 e il 100:^ furono
fatali ai cultori degli studi storici; a centinaia sono caduti in tutte le plaghe
(l'Kuropa e d'.\merica; molti di (^ssi avevano atteso e attendevano ad illu-
strare la storia d'Italia in alcuno dei suoi jjoriodi o dolio manifestazioni
(Iella sua civiltà. Ricorderemo almeno i nomi di questi, i cui lavori saranno
stati più volte ricordati dalla Rivista i<torica nel suo ventennio di vitii.
Il f) dicembre 1901 moriva a Erlangen Karl von. Hf.<ìel, primogenito
del gran filosofo; era nato in Norimberga il 7 luglio 1818. Fu uno dei
eolia boratori dei Moìinutputa (ìcrnianifc^ Itisforica, e fece parte della dire-
zione centrale fino da" suoi inizi. E noto agli Italiani per la sua classica
opera Gcsckichte der StadtcrperfaAsung roii Italicn del 1847. "a cui ten-
nero dietro Die Ordnunycn der O erediti f/keit in der florentisnheri Repii-
hlik Die Chronik der Dino Compagni, Uebcr den /listar isc/irii IVert/i
dir nlteren Dante-Coni menta re (Cfr. nei Seilayc xnr allyi^m. Zeitnny,
11 die. 1901. la commemorazione di K. Fester).
Il 80 dicembre 1901 moriva a San Kemo Fkaxz Xwkr Kkais. nato a
Trèves noi 1840. Sacerdote appartenne al grui)po (cattolico liberale, e rilevò
il suo spirito conciliativo nell'insegnamcMito di archeologia cristiana all'u-
niversità di Strasburgo e di storia ecclesiastica all' Università di Frìbiu-go
i. Br.. come uei suoi numerosi scritti, di cui jiarecchi interessano IMtalia :
Vita di Pellegrino Rotisi: Roma sotterranea; Lettere di Benedetto XIV
ni f^anonieo p'raneeseo Peggi a Rologna: Il risorgimento italiano e Caronr.
(('Ir. in Histor. Jahrh., XXlll B.. 1 H.. la commem. di H. Grauei*t).
Il 13 gennaio 190:^ moriva improvvisamente in Napoli il prof. Pa^^qit.\i,k
Il liiELLO. Prese parte come garibaldino alle guerre (rindii)endenza, collaborò
.» parecchi giornali, insegnò i)er molti anni storia nel liceo Vittorio Kma-
niiele di Nai)oli. Rimangono di lui parecchi scritti di indole? storico-politica:
// fatto di Vigliena. (jorerno e gorernati in Italia^ Ricordi e moniti.
Il 17 gennaio moriva a Herlino Pali, vox Sohkffkti-Boiciiorst. Fu uno
di'i più colti scrittori nella storia medioevale, collaborò ai Regesti di Boemer
e alla collezione dei Monum. Germ. Itisi . Riguardano la storia d'Italia
jiarcY-chi suoi studi, come Xenordnnng der Papsticahl durek Nicolaii^ I.
A/fs Dante' s Verbannung e segnatanuMitc* i lavori sulla Cronica, di Dino
Compagni, di cui dapprima negò affatto Pautenticità, che dopo i lavori di
I. Del I.ungo accettò con alcune^ riserve. (Cfr. in Histor, Jakrb,, XXIll
r>., 1 fi., la commem. di A. Meister).
11 '^iì febbraio moriva a Ginevra Pìiakles Moril, antico ]»rofossorc alla
Scuola dogli alti studi a Parigi, uno dei collaboratori della \^ie r/^ Cesar
<li Xa])oleone III. uno dei fondatori e direttori della Reme critique. autore
di parecchie opere relative alla storia romana, e segnat^imente d'uno studio
su (ìcnere et la colonie de Vienne soiis le^ homains e d'una Memoria
fittila contabilità delle legioni romane secondo ?tn papiro d* Egitto.
Di appena 27 anni moriva a Napoli il 9 aprile Stanislao Fraschktti.
pulito in bella fama fra gli storici e i critici d'arte per Poj)era sua sul
Ihrtiini, per le monografie artistiche su / sarcofagi angioini di Santa
C/tiara e sn la scultura del qnattroccnto a Roma.
Il 19 luglio si spegneva dopo lunga, straziantissima malattia, che da
pjtreechi anni lo aveva rapito agli studi ed alla (^ntteilra universitaria, il
nostro amico e coUaborMtore Luioi .Ai.HKino FKwif.M. N;ito dal prof. Kugeni<».
dotti.ssimo ellenista, il (5 dicembre 1S.')S, conseguì la laurea in lettere nel-
rPriiversità di Padova nel 1880. e doi>o un anno di perfezionamento jjresso
l'Istituto Superiore di Firenze, fu nominato |)rofe.ssore di storia nei Regi
Lire:, e con molta lode insegnò d:ip])rima a Lucerà, poi a Cremona, indi a
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f 'rJ NOTIZIE K COMUNICAZIONI
l'iiiiovtL «]<)V(^ ÌM'n presto conseguì la libbra docenza (iap]>rima nella ston.i
(i« I seo. XVI (18H4) 0 ])0i nella storta moderiìa {ÌH^Ji)). Xel 1898, ottenuta
iiMifc buona elejijfifibilità nel concorso alla cattedra di storia moderna, jmt
I THiviTsità di Hologna, fu nominato professore straordinario neirUniversitii
ili Mt'risina, dalla quale fu trasferito a quella di Padova nel 1895, dopo la
m«irti* del suo maestro ed amico Giuseppe De Leva. Ma quando già stava
IM r ra<;cogliere il frutto delle dotte ed assidue fatiche colla meritata promo-
^i«MH* ^\V ordinariato^ fu colto da terribile morbo, die, turbategli le facoltà
► tclla mente, gli impedì di raggiungere la meta agognata. Due volte parvii
riaversi e riprese rinterrotto insegnamento, ma le speranze della famiglia.
4n l'olleghi e degli amici riuscirono vane: abbandonati gli studi prediletti,
\OLn tu, lincb) bi moVte venne a liberarlo da una vita della quale egli \m
lenii «ra conscio. Del suo vivido ingegno, della 'sua dottrina, del suo assiduo
lavoro restano, preziosa testimonianza, moltissime jmbblicazioni, comparse
n. li Archivio Storico Italiano, negli atti del K. Istituto Veneto, nel (lior-
nali' Storico della letteratura italiana, nella nostra Rivista, nell'Arcbivio
stcfieo Lombardo, of^gli Atti deirAcrademia di Padova, nel Hollettino (i«'l-
r Istituto storico italiano o stamimte a parte. — Kicorderemo le piin-
i\\y:\\\ in ordine cronologico: Filippo Stroxxi, prigioniero degli Spa-
Uiufoli (18S0), Cosimo de^ Medici duca di Firenxe (1K.S2), Pier Paolo
ì'tttferio a Padova (1883), Il processo di Pier Paolo Verger io (1884-Sr)).
ìjttere inedite di cortigiane del secolo XVI (1884), La giocincxxn
ih' Lorenxino de' Medici ( 1884 ), Lettere inedite di Donato Giannotti
i\x^'}). La storiografia italiana e la Società del Rinasci mento (1887).
Lo biblioteca di i<anta Giustina a Padova (1887), La Cronaca di
Ci tara ani da Cer menate (1889), Benxo d'Alessandria e i cronisti mi-
ìffitfHi del sec. XIV (1889), CU Annales Mediolanenses e i cronisti
itHif bardi (1890), ì^e Cronache di Galrano Fiamma (1890), Enrico VII
r frt Ih'ptibblira Veneta (1891), Lare nx ino dei Medici eia Società cori i-
itiiuiu del Cinquecento (1891), // De Sita nrbis mcdiolanensis e la chiesa
Ambrosiana nel secolo X (.1898), // matrimonio di Ennodio (ìSdH). In
fnn/i mento di poema storico di Pace del Friuli (189.8), Le Vitae Pon-
hfìf'ìtm Mediolanensiuni (1894), Agnello Lavennate e il pontificale ain-
ì>rosiano (1895), inoltre molti scritti polemici, recensioni critiche, confe-
renze, prelezioni, etc. Alcuni dei suoi scritti, anteriori al 1892, sono raccolti
HI \\\\ bel voliune, edito dal Drucker di Padova nel 1892, sotto il titolo .S^»'^"
stnrù*i (C. Manfroiii).
IVr morte subitanea e tragica moriva a Varazze il 31 luglio GaktaN'»
Nn.ifi, d'anni ()4. (iià sindaco di Milnno. senatore del regno, amministr:i-
y.iìv*' Operoso ed oratore eloquente, fu ancbe pensatore profondo e scrittoi»'-
1 riicncc. Di coltura larghissima attese però di jìreferenza agli studi di fil"-
vutia religiosa critica, scegliendo ancbe nel campo storico ad argomento ui-
Tinm delle sue meditazioni in Ginliano l'Apostata uji tema complesso «li
fieliiiea, filosofìa, letteratura e religione. ((?fr. in Archivio storico lombardo,
S, 111, 36, la commem. del Xovati).
A Domodossola moriva lo stesso mese il dott. (Giacomo Pollini, patriolta
ili l 1H48 e del 18G6. autore della Storia di Malesro. Viaggiò in Oriento,
raerogliendo preziose collezioni etnografiche. lasciò 750. (XKHire m benefìccnz:i.
Jl 22 ottobre, di 83 anni, moriva a Firenze lo storico, archeologo e
l";iti lotta AcinLLE (jennaiiellt, professore di archeologia in (luell'istituto su-
fii norc. La sua prima pubblicaziont^ notevole Sitila moneta privìitira
fi Ihttia risale al 1843; seguirono numerosi scritti di vario genere, tra cui
N untano ancora ricordo nel genero storico: Mnseiim Gregari annm ex mo-
iuuitentis Ftrnscis, Lia rio d^l Barca rdo, / lutti dello Stato Powano,
// Ooterno pontifìcio e lo Stato Pomafio, La politica della Santa Sede
*' ifii atti dei Buonaparte, Le srcntitre italiane durante il pontificato di
Pf't /A', Epistolario politico toseano^ ecc.
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NOTIZIE K COMUNICAZIONI 143
Il 30 ottobre moriva a Paingi Et'(ìknio Mììntz (n. noi 1S48), storica
insigne deirarto e del rinascimento itiìliano, intorno a cui s^-risse nume-
njKe monografie. Tra queste ricordiamo : Les arts à la cour iles Papes
pendant le XV sièrlc: Lrs précurseurs de la Renaissance; liaphael^ sa
rie^ san trurre et son tijnps; La renaissance en Italie et en hrance à
l'rpoque de Charles Vili: Les tapisseries du I^aphaiH au Vatican ; Leo-
nord da Vinci ^ l'artiste, le penseur, le satani; Florence et la Toscane;
Pétrarqtte, ses étiules d'art, san influcnce sur les artistes, ses 2fortraits
et ceux de Laure; histoire de l'art pendant la renaissance.
Tra i molti, che negli anni 1850 e ISfiO abbandonarono gli studi foli-
ci'monto intrapresi por andare alla guerra e rimasero poi nella milizia, fu
anche C-kcilio Fabrts, rocentomentc rapito all' alletto e air estimazione di
coloro che ne conobbero la ])erKona o le opero, amico nostro e valente
collaboratore. Fu bellVsempio della singolare versatilità dello spirito e
•lei genio italico; mite neir animo, ma prode nella guerra; molto cólto
e consapevole del proprio valore, ma gi-andemento modesto: agile a pas-
sare dalla severità dello studio .storico alla genialità delPesperimento arti-
stico: assiduo cercatore del vero, ma rifuggente dalla rigidità vana delle
formule. I^ascia molte e varie scq-itture , la maggior parte sparse in
rivisto od opuscoli. I.a lìivista Storica devo principalmente ricordare
h opero di maggior mole ed im])0rtanza : cioè il manuale di Attoria gene-
rale., il manuale di Geografia storica, la prima parte della Storia della
Brigata Aosta, la narrazione, non ancora finita di stam])ar(\ degli Avve-
nimenti Vi il ilari del 1S4H-4Ì) in Italia. Nacque a Firenze di famiglia
friulana Tanno 1840; militò 42 anni, sempre nella fanteria, da soldato a
colonnello; morì a Roma il '^0 di novembre del 1902.
Nato a Stoccarda V 8 ottobre dtd USUì, Ermanno Scukrfu è morto a
Koraa la notte dal 15 al 16 del j)assato gennaio. Figlio di banchiere,
e;:li si dedicò fin dai primi anni della sua vit^i intellettuale agli studi eco-
numici e storici, ed anrora ventinovenne pubblicò un lodato studio sul
Pedaggio del Sund, che aggiunse luco alla luce e piacque ai maggiori
scienziati della Germania. 11 1850 cominciò la sua grande Storia del Cotn-
viercio, e di '-erto la fama di questa sarebbe stata universale e indiscuti-
bile, s'egli Fa vesso condotta sino ai suoi dì. Pur troncata al tempo della
Rivoluziono Francese, dessa resta ancora, ad ogni modo, la Storia per
ccc^»llenza degli avventi sociali dei traffici; e pur a più di mezzo secolo
dalla sua prima edizione mantiene la freschezza di un'opera di getto e ge-
niale. Ermanno Scherer fu anche uomo di politica, e i)ochi furono a"* suoi
di più amici d'Italia (G. Sangiorgio).
E non è ancora finito Pelenco. Dovrebbero puro essere ricordati Max
15ur)iN(fEK, celebre per i suoi lavori sulla storia universale nelP antichità o
nel medio evo; F. KALTENnRVNXEK, professore di storia ali* università di
Innsbruck, noto per i suoi lavori sui più antichi regesti pontificii; il ge-
n(;rale Egidio Osio, autore d' una storia della famiglia Osio, che portò
nuova luce sulla cronaca di Monza; AV. Martens, conosciuto per i suoi
lavori sulla storia dei papi nel medio evo, e specialmente per uno studio
sulla donazione di Costantino e per un libro su Gregorio VII; W. Ihnk, au-
tore d'una celebre storia di Roma; Zangemkister, professore all' Fniversità di
Heidelberg, illustratore dell'epigrafia e paleografia romana; il principe Giax
«JiAcoMO TravLTLZio, uno dei fondatori della Società storica lombarda ; J. v.
FicKER. prof. alFUniveisità d'Innsbrur-k, autore dei 4 volumi di Forscliungcn
xnr Reicìis und Rechtsgeschichte Italiens; E. Dììmmlkk. Paul de IìA (/lavikkk,
ZiMMERMA.NN, Matjrer, Schilleh cd altri ancora. — Il dolore di tante perdite
«^ solo temperato dal pensiero, che alla loro vita sopravvive V efficacna fe-
conda dello loro opere.
Plnerolo, Tipografia Sociale. — Molino (in skimm:, gerente resjujnsaOiU'.
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ZDiTTA 0-. 3B. DP-A*I2.-A-T7"I-A. E COMP.
TORINO-ROMA-MILANO-FIRENZE-NAPOLT
CARTE MURALI STORICHE D'ITALIA
compilate dal Prof. P. RAVASIO e disegnate da D. LOOCHI
aila scaia fii 1 : 1,000,000, tutte in tre fogli
I. L'Italia ai tempi dei Louirnlìardi sino alla
prima vomita doi Fraiiuiii (dall'anno 508
al 754)
II. L'Italia al tompo del dominio franco o dei re
autonomi (dairanno 774 al 901)
III. 1/ Itali a durante il predoni in io tedesco —
Comuni (dairanno 961 al 1301) — Car-
tina: L'Italia dal 1.-502 al 1 400 — Signorie
e Principati
IV. LUtalia nel 1492 ....
V. L'Italia dal 1492 al ir)j9 — Predominio
spagnuolo — Cartina: L'Italia dal 1748
al 1790 — Predominio austriaco .
VI. L'Italia nel 1798 — Cartina: Llralia nel 1800
Vn. L'Italia dal 1809 al 1815 — Cartina: L'Italia
pei trattati del 1815
Vni. L'Italia durante le guerre per la sua indi-
pendenza e unità — Annessioni del 1859
e 1800 — Cartina: Unificazione dell'ltaliii
dal 1860 al 1870 ....
Queste Cartb: murali storiche rappresentano i più notevoli
mutamenti cui andò soggetta Tltalia nelle vicende politiche.
Nelle rarie epoche della cita politica del ìiostro Paese ogni Carta
ritrae uno di quegli emergeuti movienti storici, in cui l'Italia trovos^i
notevolmente mutata nelle sue dicisioni territoriali. Infine d'ognuna di
esse v'è un indice^ che, mentre richiama i colori della stessa caria, dà
un rapido cenno degli Siati in essa compresi. Quando poi fra Vepocn
di una carta e quella che segue risulta una lacuna, supplisce una Cartina,
rappresentante i mutamenti portati da nuovi trattati o da altre riecndr.
Dimensione Sciolte Montat**
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CoMM. Prof. COSTANZO RINAUDO
ITLIHTE STOBICO
Compilato con larghi criteri didattici, sì da servire oi)portunamento i»'r
•qualsiasi tosto di storia, rappresenta questo Atlante storico un vero pre-
gresso dell'industria cartografica nazioiuile.
È stiita testò pubblicata la Parte prima
IL MONI>0 iVNTICO
in 14 tavole, (^on 19 carte, che per chiarezza e nitidezza di disegno, coui»;
per ricchezza di [>aiti<'.olari, pussono certamente compotere con le migliori
produzioni straniere.
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5. Tempi moderni (1492-1789).
Capasso C.y 1a politica di papa Paolo III 0 Tltalia (C. R.) . Pag, 58
Beriani, Pietro Aretino e le suo opere (Gian) . . . . * 60
Puleioy Un umanista siciliano del sec. XVI (id.) . , » 61
Capponi^ Vincenzo da Filicaia 0 lo sue opere (id.) . . . * 61
Bernardi/, Venezia e il Turco ( Battistella) . . . . > 63
Bottini-Massa, La Sardegna sotto il dom. spagnolo (Sangiorgio) ^ 64
Bcrtana^ Vittorio Alfieri nella vita, nel ])ensicro e nell'arte (Cosmo) * 60
(5. Periodo della rivoluzione francese (1789-1815).
Colueci, La repubblica di Genova e la rivoluz. francese (C. R.) »
Du Teil, Rome, Naple et le Directoire (Roberti) . . . »
Sarra, La rivol. repubblicana iu Basilicata nel 1799 (id.) . . *
Bossola, ÌA battaglia di Marenco (id.) »
Gabiani^ Il passaggio per Asti di Pio VII e Napoleone I (id.) »
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1900).
Orlamlo, Carteggi italiani, l-"^ serie, IV (Rinaudo) .
Masi, C C. Boltrami e le sue esplorazioni in America (id.)
Vicini, Le legazioni e la sommossa di Forlì nel 1832 (id.)
Di Oiacomo, Il quarantotto a Napoli (id.)
Isola^ Diario dei fatti occórsi in Genova nel 1847-48-49 (id.)
Spadoni^ L'Università di Macerata nel risorgimento (id.)
Kraus, Il risorgimento d'Italia e Cavour (id.) .
Lippi, liOttere inedite di Giuseppe Marmo (id.)
Filangieri ^ Il generale Carlo Filangieri (id.) .
Kraemer, Il secolo XIX, voi. 2" (id.). ....
Franóesia^ Vita popolare di J). Giovanni Bosco (id.)
Ferrerò, Domenico Perrero (id.)
Oraxiemo, Umberto I di Savoia (id.) ....
Corsi, Il baione Giovanni Ricasoli Firidolli (id.)
Romixi, Storia del ministero della pubbl. istruzione (id.)
Ghia, Notes sur Tltalie contemporaine (id.) ■ .
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XI. SpoflTlio di 40 Riviflis nazionali e l'orestiere e di Atti e Me-
morie di Deputazioni e Società .storiche, di Accademie 0 di altri
Istituti scientifici e letterari, con riassunto di 303 articoli di
storia italiana (Carlo Contessa) . , . . .
81)
m. SUnco di 905 recenti puliblioaiionl di storia italiana
129
XV. Votisle • Couvnioasioni. — Coii^'rcsso internazionale di
scienze storiche. — Concorsi a premi por opero storiche. —
Archi vii e Biblioteche. — Ricordi iiocroloL'ici , . . .
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AVVISI IMPORTANTI
La Rivista Storica italiana si pubblica in fascicoli trime-
strali di almeno, otto fogli di stampa (pag. ia8). — Il prezzo
annuo di abbonamento è di lire dodici per l'Italia e di franchi
quattordici per i Paesi deirUnione postale. Ciascun fascicolo
separato còsta L. 3,50 all'interno e fr. 4 all'estero. Gli abbo-
namenti si prendono alla Direzione della Rivista storica ita-
liana^ Torino^ via Brofferio^ j, e presso i principali librai
italiani e forestieri.
Essendosi . per errore di stampa pubblicato sulla co-
pertina del fase. 4^ del 1902, che il prezzo d' abbonamento
è di lire iO per T Italia invece di i2, non ostante la circolare
spedita agli abbonati per prevenirli dell* errore, avvenne,
che parecchi spedirono solo lire disci per l'abbonamento
del 1903. Detti signori sono pregati di voler completare il
prezzo dì associazione, inviando altre lire dus.
I librai e gli abbonati diretti, che non avessero ancora
pagato l'importo d'abbonamento pel 1902, sono pregati di
mandarlo al più presto alla direzione della Rivista, unitamente
air abbonamento. del corrente anno 1903. Non ricevendosi
entro aprile il saldo del debito del 1902, si sospenderà la
spedizione della Rivista, salvi i diritti per Tannata decorsa.
Essendo invalsa la consuetudine di rinnovazione tacita
dell'associazione alla Rivista, questo fascicolo viene spedito
a tutti i signori abbonati e librai, che non abbiano esplici-
tamente disdetto r abbonamento. Pertanto se alcuno per
avventura non intendesse mantenere T associazione, favorisca
respingere tosto questo fascicolo alla direzione.
Essendo finita la compHazione dell' Indica gsnsralo dei
18 primi volumi della Rivista, se ne comincierà tosto la
stampa. Si spera di poter distribuire i due volumi di circa
500 pagine ciascuno entro Tanno. Agli abbonati, che entro
aprile dichiareranno di sottoscrivere all'Indice, questo sarà
rilasciato a lire 15; dipoi verrà venduto a lire 25.
La Direzione.
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Afillo XX, 3' S. Aprile-Giugno 1803 Voi. li, fase. 2
EIVISTA STOEICA
ITALIANA <4": :
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
I>AL
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA OOLIJIBORAZIONE DI MOLTI CULTORI DI STORIA I»ATRIA
smÈm^-
^;3^^r<^iEv'a
DIREZIONE
Torino, Via Broffekio, 3
1903
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INDICE DKLLK 31 A T ERIK
I. &«o«iisloiii • not» biblioiprafichc.
1. Storia generale.
larice, Storia del oommercio (Saiigiorgio) .... I^. 145
Cappelletti, Storia d'Italia (0. R.) . . . . . » 149
Garuttiy GabottOf ecc.j Studi Saluzzfrsi. <'artari, eco. (Usseglio) ^ 151
2. Età preromana e romana.
Carta^ Notizie sulla cittii di Atinum l^U(3aua t&fariaiii) . ^ 1*)0
P«^^*, La Liguria munttimanoirepoca romana (De Saiictis) . » 1^1
Wcichard, Le palais de Tibère et autres ódif. rom. do Capri (C. R ) » 102
Secek^ Kaiser Aagustus ((.L Ferrerò) » 103
3. Alto medio evo (sèc. V-XI).
Voigt Diplom. d. lang. Fiirst. v. Benevento, Capua, etc. (Cipolla) * U58
Xeuììieyer, Die Entwic. d. intorn. Rochts bis Bartolus (Brandileone)» 17<)
4. Basso medio evo (sec. XI-XV).
Grasso f S. Ottone Frangipane nella storia e leggenda (G. Guerrieri) » 1 7<>
Xc/eriC. ^., Dio Urkund. d. normannisch-sicil. Kònige (Cipolla) » 178
Sr.hmeider, Der Dux u. das Comune Venetiar. 1141-1229 (Id.) 180
Ckonc^ Haudclsbcz. Kaiser Friedr. II zu Venedig, Pisa, eto. (Id.) » 182
Frati, \aì prigionia del re Enzo a Bologna (Luzzatto) . » 183
Sabatier, Actus S. Francisoi et sociorum eius (Cosmo) , 184
— Floretum S. Francisoi Assis. (Id.) * 184
— I Fioretti di S. Francesco (Id.) . . . . . ^184
— S. Frane-, legenda.» veteris fragmenta (Id.) . . . - 184
LemmenSj Documenta antiqua francescana (Id.) . . 188
MandonnH, Régles et gouvorn. de Tordo de pa^nitentia (Id.) ^ 18t>
D'Andermatt, Saint Franvois d'Assise (hi.) . . . > 189
Egid'f, Relaz. delle croniche viterbesi del sec. XV (Spezi) . » 190
Jd., IvO croniche di Viterbo di fiate Francesco d'Andrea (Id.) ^ 190
Volpi, Ixì feste di Firenze del 1450 (Cian) ... - 192
Agnolettif Alessandro Brac^cesi (Id.) » 192
5. Tempi moderni (1492-1789).
Bonardi, 1 Padovani ribeili alla rep. di Venezia (Battistella) » 198
Pranxelores, Niccolò d'Arco (Id.) ■» 194
Cian^ Un medaglione del rinascimento (A. Rossi) . . » 195
Gopp.iVy Piero Strozzi neirassedio di Siena (Casanova) . 197
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^^Jrr
KPXBNSIOXI K NOTE BIBLIOGKAFICHE^^
r.
1. STORIA GENERALE.
R. J.AKICE, S/ffr/a del Commeì'cio. Milano, Iloopli, 1002.
r>0. — Il Larice si (» modellato sul Gi])l)ins (elio però non
(•ila) e sul Gons, e più sarebbe riuscik^ se avesse avuta cono-
scenza del recente lavoro popolare di Paolo Risson. Rigoroso
e succinto, egli ba ad ogni modo ben i-isposlo ai doveri di
comjiilatore scienziato, e gli è cpiindi tutta dovuta la lode che
d'ordinario si Iribula appunto a coloro che si sono sacrificali
a scrivere i)ei- gli indotti senza i sottintesi ditlìcili e le alte
rcttorichc dei libri d'accademia.
Segue duiupie il nostro Lari(*e il sislema solilo della distri-
buzione per popoli, ma li colloca lutti e ciascuno nelle tre Età,
la Antica, la Medicva, e la M(»derna, che suddivide a sua volta
abile e giusto in Moderna propriamenle detta e in Contempo-
ranea. Lo segue tuttavia sc^nza i precon(*etti e le ostinazioni
della Y(H.'chia scuola, e da sci'itlore che* osserva direltamenle e
con animo di verità i l'ai li e le ragioni e le consegucMize loro.
Oserei anzi iiggi ungere die qui in ([ueslo suo Saggio, egli ha
tentato di dare alla distribuzione della materia un indirizzo più
razionale, quello cioè dei grandi nu)nu'nti della vila dei com-
merci nella universalità delle genli. A lai correzione avevo
io pure già un pochino pensalo l'anno scorso, allora che
mi [»roiK)SÌ (desiderio che i)er necessità divei'se sospesi preslo)
di lar seguilo all'hoepliano Comnìejx'io del Mondo, con un
Sommario di Storia (Commerciale che arieggiasse il politico del
Balbo tanto eb)giato nel 1S88 dal Carducci. Ad un capo sul
Commercio in genere, intendevo seguissero gli altri sull'Anti-
chità orientale e greca e sui Tempi romani. 11 quarto capitolo
doveva quindi discorrere del commercio nel primo medievo,
dal 527 al 10l)(). Nel capo quinto s'aveva a tratiare colle debile
Riri$ta storica it alia uà, :ia S., H. -2. io
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I i() RKCKNSIONI K NOTK UIBMOGKAFICHK — G. SAXGIOUGIO
pi'opor/ìoui (lei secondo niodievo, dal 101)1) al ÌW2. Cu\ se.slo
capo si entrava nello studio dei caraltei'i sociali del Mondo
moderno, cui era naturalo ne iossoro destinati altri sei, divisi
secondo Timporlanza riconosciuta o rclììcacia dogli avventi
morcantili, dal 1402 al ir>88, dal 1588 al Kiol, dalla taso grando
di Croniwell al tompo illustro di (Uigliohno III, dai primi anni
del seo. XVIII al 170:3, dal 170:3 al 1780, e dal 1780 al 1815.
II 1:3* doveva esaminare la vita economica dai di molaiiconici
del Trattato di Vienna a quelli consolanti di Riccardo Gobdon
(1800). Nel 14** si aveva a trattar con equa abbondanza dei
commerci internazionali dal 1800 al 1882 Tanno dell'apertura
della Ferrata (tottardìca. Il lo*» era destinato alla ricerca ed
allo studio dello molto opere o dello oi'isi dei Tempi presenti.
Deir Avvenire (i nostri sepolcri son pieni di fati) si sarebbe
b(Miaugurato nel K)** ed ultimo capitolo dol libro.... Beìui cof/i-
tata si ej'Cidtfìit, "non occidunU...
Intanto, il Lavoro larioiano merita lettori e giudici, e sovra-
tutto vale. Per verità le Opere ohe TA. elenca siccome consul-
tate (e qualcuna lìn troppo) sommano appena a diciotto, e
neppure é copiosa la Bibliografìa colla quale si chiude il volume.
.Ma Torudizione, pur limitala, è di buona lega, diretta, od essen-
zialmente^ moderna; essa ne pesa nò distrae; e i giovani che
scori'oranno queste treoentoventuna pagine si troveranno ad
aver apprese senza dubitanze o senza stenti assai cose utilis-
sime a sapersi da chi cammina sollecito su por la mastra via
del lavoro sensibile e dei lucri.
S'intende che la parte Contemporanea pi*epondera, ed è inlatti
la più carezzata ed essa sola occupa un terzo del Manuale. Uno
Sguardo generalo procedo opportuno allo studio dei varii periodi
por i quali ò passata e sta vivendo Tumanità delToggi. A lui
tien dietro un misurato esame dell'economia della Rivoluziono
di Francia, degli oi-rori e più delle parecchie e lodevoli istitu-
zioni di questa (il gran Libro dol Debito pubblico, e la creazione
del sistema metrico decimale « già proposto in Italia da Ce.sare
Beccaria»); del Consolato è forse troppo affermarlo il miglior
quadrennio che la gallica abbia avuto da Enrico IV in poi; il
Blocco fu proprio «una gigantes(?a puerilità»; e ben fa FA. a
r-ipetero col Bocoardo che* i codici furono, se non Funico, il pre-
cipuo merito sociale di Napoleone I. Dei Popoli Kuropei dopo il
i8ir>, si discorre in seguito con acume, sebbene il capo pecchi
di un aiToltauKMito che viola forse i critiM'ii delle misure, nel
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STOKIA GENKKAIiE — K. LARIl K 147
mentre a Iratli si cade nelle ripetizioni. IndubbianuMile il Mi-
nistero del Goniniercio riuscì per il Piemonte, in mano a Ca-
millo Cavour, il «Ministero della vita». Kd egli è anche certo
che ci manca «una v(M*a, ordinata, vitjrorosa le*^islazione sociale»
e che dobbiamo ancora invidiai-e agli amici di (Germania Veda-
aizione nazionaley quell'educazione su cui gli stessi (iiappcmesì
(vedi in Dumolard) essi, i barbari di 40 anni fa, hanno già basato per
intero l 'ammodernamento dì tutta la loro istruzione pubblica e pri-
vata. \\Y k\nQ\ÌQK{lanietroi>oU deAI'(ivv(mire\}vo{eh\{di da Antonio
Genovesi), all'Asia, all'Africa, ed all'Oceania, son destinate una
per una lezioni speciali ; e se le pagine che accennano all'Asia
non sono le migliori, quelle invece che dicono del Continente
Nero soddisfano lo storico, e ne saran lieti per i primi gli am-
miratori di Cecil Rhodes, il forte che «con le armi e con la
diplomazia intraprese a lavorai'e nientemeno che p(^i' la forma-
zione di un grande Stato britannico esiendent(»si dal Capo al-
l'Egitto». Xè i contrasti sgomentarono quell'Immenso del Pan-
brilannismo, e non la forca auguratagli da Mark Twain ; a hn\
morto laggiù nella san Africa il 2(3 marzo ilKJ2, Euroi)a ha
unanime e senza indugi decretata Pimmortalità! Bello è a sua
volta il capitolo sull'Oceania, che del resto sarebbe riuscito
davvero completo se l'A. avesse potuto prolìllare del « Mondo Po-
linesiano », pubblicato non è molto da Mager, ben noto ai geografi
per l'altro libro sul Madagascar, e dell'. «Australia» del Vossion.
Curata è la parte Moderna, di cui soddisfacente» nel senso
ampio è lo Sguardo di proemio. L'A. dimostra in queste poche
pagine d'aver molto apprezzate le condizioni nuove fatte ai
(ioverni ed alle Nazi(mi dai commerci cresciuti all'importanza
ed alla dignità di afiari di Stato, e dall'assurgei'e delle diverse
politiche mercantili all'altezza di scienza dell'economia inter-
nazionale. Meno largo e spassionato è invece nel discorso in-
torno ai Portoghesi eri al loro tanto c(mibattulo Carvalho di
P(mibal. Degli Inglesi (n<m se ne offenda il Larice) si poteva,
e si doveva, scriver meglio. A pag. 194 è a eoi-reggei-e lo strano
asserto che Richelieu si sia preoccupato « assai più della vita
economica che di quella politica» — , ed a Colbert (di cui il
terzo B()napart(» ha edite le Mernorie) sarebbe stata doverosa
la lode riverente che do[)o tutto la Storia non ritarda mai ai
possenti agitatori della civiltà. \)oÀ Tedeschi e dei Russi, è a
«lesiderare in una prossima riedTzione l'amico Larice riferisca
con più sicura prei>arazione.
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1 \X RI?CBNS10NI K KOTK BIBLIOGKAFJCUK — G. 8ANG10RG10
Lodevoli nel loro comiilesso i selle eapiloli (leU'Ktà Media
«l'eia dell'oro i)er il coniìnercio e l'indiislria ilaliana/>. K ben
si può riaderniare cIk* luili, o quasi, (piei niilleei^nt'arini iwvom
la ricchezza e la gloria del Ijachto felice, di questo niatTnilici»
INIedilerraiieo in cui la patria nostra dominò colle idee (^ c(»lle
anni (sj)ecie colle prinn») dai di di Costantino il superbo a'^li
iìllri di Colouìbo il modesto; e se Italia ebbe nel pieno di (luci
tempi epici abbondanza di fiorini e zecchini, cosi come piacque
scrivere al Cernuschi, essa vaniò di conservar l'arie» squisita
e imitata deludi scand)i, la sapienza dell'amminislrazioue e la
tenacia dei cimenli. Nostre furono (e non crediamo di far p()nq»a
<rai'guzia) iiosire furono le mairjiriori leg{jri che i*egolarono i
commerci e le navigazioni, nostre le liere, nostri i primi isti-
tuti del credilo facilitatore, nostre le |)rime prove prolìcue delle
maestranze, nostri i progressi reali dc^U'agricoltura tanto guasta
<lai latifondi, e non dal Papato o dalle (^orli di^jese l'imiiortaiiza
«ecolare delle (Crociate ma intera e solo dalle giovani e gagliarde
democrazie degli avi. Il capo sulle Crociate ò anzi tra i buoni
il primo, ed a lui si acc(q»pia volentieri il seguente che discorre
delle He[)ubbliche nostre e dei Municipii. (^i piace a pag. 120
e seguenti la stima dell'A. per l'Ansa, sulle cui bandiere slava
ricamato il famoso «mio campo è il mondo ^>. K nel capitolo
ullimo del Medio Kvo (il cattivo proto gli ha stampato n^mo
per undecimo) è discorso con garbo e parsimonia degli avve-
nimenti politici, delle invenzioni e delle scopcM'Ic» del s(t. XV.
Le scoperte» oceaniche portarono esse in parlicolai-e a risultati
meravigliosi. «11 camix) aperto all'attività e avidità umana fu
inunensamente esleso: il comuKM^cio marittinu) prese il so[»rav-
vento su quello terresti-e, l'oceanico su (juello mediterraneo,
per cui l'asse dei grandi commerci fu in Kur(q)a spostato e
portalo verso l'Atlantico. Una vivace gara si ac(*ese fra gli
Stati counnerciali per assicurarsi il possesso dei paesi lontani
e il monopolio dei loro prodotti creando il sistema coloniale:
nuove mei'ci furono riversale ad arricchii*e i mercati europei,
e la rivoluzione monetaria avvemda poco d(qK) in Kuropa fu
I)i-()(lona dalla grande (juantità di metalli preziosi mandati dal-
l'America ».
.'Vi lenjpi antichi il Larice dedica il consueto Sguardo di
sinlesi, e tre eapiloli, l'uno per i Poi)oli Orientali, il seconde»
jxM' i (ireci. e l'ultimo pei' gli KIrusclii e i Romani. I (ìi-eci
furono incoidraslabilmenle irli eiedi e i continuatori dei Fonici,
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STORIA GENERALE — L. CAPPELLETTI 140
i mercanti divini dì Luciano, e (nessuno lo neghi) si riovdle
111 loro stupendo ellenismo la nascita del vero coninKM'cio in
grande e la istituzione di quella larira eeononna de^li scambi
che ha Irovato ai di presenti il suo illustratori* geniale nel
Bó'ckh, Sui Ronuìui edi/icalori era ad aspettarsi un discorso
giudizioso e dotto, e TA. ce lo ha inlatti presentato egregio,
([uale cioè que' nostri classici antenati lo niei'itavano. DelTIni-
pero, tuttavia, si sarebbe potuto sentenziare con niinoi-o seve-
rità, bcMichè io pure abbia sempre creduto e ci-eda ancora nel
suo insieme nefasta e dissolvitrice la tirannide di quei Cesari.
E là a pag. ^j9 dove è scritto che «i Romani non conobbero
la separazione del diritto civile dal commeiriak» » il prof. La-
rice» avrebbe mostrato il coraggio della jiersuasione militante
aggiimgendo che quella nessuna separazione rivelava che i
vecchi Latini erano fin d'allora pratici e sicuri come oggi gli
Inglesi, e che omai il cami)o dei traflìci è diveiuilo si vasto e
le relazioni Ira i negozianti di tutte le contrade della terra si
sono si estese e rese incessanti e incalzanti, che a regolare i ra|)-
l)oi'ti giuridici in materia di commercio, al di sopra del diritto
nazumale de' varii Stati, è logico e indispensabile sorgano un
diritto commerciale debile genti ed una legislazione internazio-
nale ed universa. Questo il volo dell'attuale Scuola ecttnienlat
del Jus positivo, che ubbidiente alle ccrUis leges che ispirano
e guidano Tatali le attitudini deiraltività umana, invoca con-
corde, da Levin Goldschmidt a Cesare Vivante e Maffeo Pan-
taleoni, che una brava volta i politici autoritarii si arrendano agli
economisti ed ai sociologi, e il diritto commerciale si ritbnda
nel diritto civile, rimodernato (*gli pure giusta la ragione e lo
spirito corrente. I)r. Gaetano Sangiougio.
LICURGO CAPPELLETTI, Storia d'Italia dalla caduta deirim-
pero romano d'occidente fino ai giorni nostri {476-1900).
Con 48 illustrazioni di P. Gamba, (teneva, A. Donath, i9()2.
00. — Il prof. Cappelletti, sebbene già maturo negli anni,
dimostra tale attività in una serie di svai-iate pubblicazioni
storiche, da meritare* gi-atitudine. Egli non intese nella maggior
parte delle opere sue a scrivere lavori i\[ (erudizione, attinti
agli archivi o alle fonti edite, ma piuttosto a volgarizzare i>er
le scuole 0 per un più largo pubblico il frutto delle migliori
pubblicaziimi moderne. Perciò va api)rezzato secondo questo
intcMidimento e non altrimenti.
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ir)(> KKCttNSlOKl E NOTK CIBLIOGKAFICHE — C. K.
Di lai naliira v ai)i)unl() la nuova Storia (ì'IkUìay ologaii-
liMiu'iilo odila (lai I)nnalh: non osanio di fonli, uè disciKssioni
<-rilicho, ma neppure un compendio scolaslico, bensì una lar^'a
narrazione, che lieii conio, se non di lulli, cerio di molti (Va i
risullali delle receuli iiidajrini, e mira airobhiellivilà dei lalli,
,sfii(> ira et stadio, specialmenle in llalia, ove la passione po-
lilica e reli^nosa fu sempre vivace e l'igojjrliosa. A rendere più
cittraenle la lellura ricorse pure alle illusliazioni, divenule ornai
parte inlei^ranle di tulli i libri moderni che aspirano ad un y^vww
numero di lettori.
L'inteuh» fu ollinu): [>ercliè forse in nessun paese, come in
Italia, si sente il bisogno d'una sloi-ia nazionale, scrilla bensì
secondo i dati della critica, ma senza il peso della erudizione,
non parliiriana, di larjihe vedute, disi)osta con savio criterio,
ripartila in periodi or«,^anici, nMJalla in Torma elegante e piana
ad un hMUpo, ornala n(»n da illusi razioni raccolte comuncpie ma
«lavvero lendenli a chiarire i fatti e i iKMsoiuiggi storici. J/ideale
è diffìcile a raggiungersi; è però lodevole l'averlo avuto dinanzi
agli occhi, tentandr) d'avvicinarlo.
In una notizia co.si sintelica non è possibile scendere ad
alcun particolare, sì per notare le lacune bibliografiche, come
per discutere affermazioni e apprezzamenti: mi fo lecito sollanlo
di esporre alcuni appunti <rordine generale. Anzitutto la ]iar-
tizionc^ dell'opera non panni rispondere a ragioni intrinseche,
che scaturendo dalla natui-a dei falli valgano a raggru[iparli
secondo molivi organici: e quel che parmi della partizione ge-
nerale, può talora rijielersi delle suddivisioni delle parli e stazioni.
In secondo luogo il medio evo, so[M'al tulio dal secolo XI al XV,
ciré periodo cosi cospicuo e fecondo dcdla vita italiana, è forse
tropi>o compendiato: non sendwa all'egregio A. che 204 pagine
sn 82:^ siano poche pei* un millennio di storia cosi complessa
e attraente^ In terzo luogo le isliluzicmi, i costumi, il progresso
economico e civile, la coltura avrebbero merilato una tratta-
zione più larga ed esauriente, specie nel moderno indirizzo
degli studi storici, che omai più non s'appaga de* fatti militari
e politici, ma esige l'analisi di tulli gli altri elementi della vita
sociale. Belle le illustrazioni, tro[»po scai'se però i^er un'opera
di tale natura: più numerose e svariale occorrevano, e c<dlo-
cale al loro posic». non disseminai» fra lesti diversi dalle figure,
come accade in tulio il '^' volume.
C. R.
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STORIA OKNERALK — CAKUTII IT)!
BIBLIOTKCA DELLA SOCIEÌ'À STORICA SUBALPLXA. —
Voi. Xr A'A A7/, XIH e XV. Studi saluz/esi, Cartari, Mi-
s(*ollanoa saliizzeso di I). Caritti, F. Gahotto, G. Roherti,
F. Savio o altri. — Pinorolo, Chiantore-Mascarelli, 1001-li)()2.
01 . — «L'opera della Società storica subalpina, in relaziono eoi
«congressi storici degli antichi Stali Sardi di Terraferma, pro-
esegue a rinnovare con memorie e documenti la storia delle sin-
«gole città e regioni, cosi politica e religiosa, come giuridica e
«sopratutto, civile. Dopo Piiierolo e dopo Ivrea, è ora la volta
«di Saluzzo e del suo antico marchesato». Cosi il Presidenle,
della Società Storica, il prof. Oahotto, nelle poche righe con cui
presenta ai lettori i cincpie volumi, aUa cui [)ul)blicazione diede
motivo la solenne commemorazione tenutasi in Saluzzo nel Sel-
tembre 11X)1, del terzo centenario delTunione del Marchesato
agli stali Sabaudi.
Il primo di essi, che ha riiitestazione: S/adi Saluzzcsi,
si api'C c(m una Memoria (\e\ eh"" Cxkvtvì, dal tih>lo: // Ma)'-
cheMifo (fi Saluz:-o, Caì'lo Eimnifieìe I e il (rallalo di Lione.
Il i)Ost() d'onore, che essa ()ccui»a, le spetta due volle: e pel
nome* del venerando autore e perchè illustra il fallo medesimo
che si commemorò col congresso. Non è che una Memoria
compendiosa, che, toccale di volo le antiche conlese Ira Francia
e Savoia per la sovranità feudale del Marchesato, fatto cenno
della sua incorporazione alla Francia nel lo'iS, dice le costanti
aspirazioni di Carlo Emanuele al possesso del Saiuzzese, la com-
plicata politica e la guerra aperta per cui se no fece padrone
nel 1588, i lunghi negoziati alternantisi con nuove riprese di
ostilità che condussero al trattalo di Lione, i)er cui Saluzzo fu
deflnilivamente assicurato all'Italia. Ma il breve lavoro è scritto
in quella forma chiara elegante» e precisa, e con quella piena co-
noscenza dell'argomento che s(mo da aspellarsi dall'illusln* sto-
rico della diplomazia Sabauda.
(rirsEPPE Barelli consacra una trentina di pagine a com-
mentare una antica lapide in cui è ricordato il pinmo Conte
(Iella regione Saiuzzese, e dimostra con buoni argomenti, che il
Comes Ilirica non fu altrimenti un Conte CfOto, come da taluno
fu creduto, ma un Franco secondo l'opinione già manifestata
dal Durandi, e seguita dalla gran maggioranza. Il Conte vuoU»
identificarsi con quell'Enrico, Duca deir//^///r/ Austria, la cui
morte (700) fu pianta in un carme da S. Paolino d'A<iuileia, e
prendendo le mosse da questi versi l'A., con sottili ragiona-
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15:^ KECKXSIONI B NOTK BIBLIOGRAFICHE — L. USSI«X5LI0
menti, diinoslra che Enrico dovcUo e^ssoi-e Conte <li Albenjra e
(li Aj)!, oppcrciò DiK^a del Litorale che sollo i Caroh'n^i com-
proiukn a appunlo i due Comitali e si i^slendeva anche ad Aurialo
(Cara<j:h'(>) dove fu ti'ovata la lapide che porla inciso il nome del
Coìne\' Illrica. Forse non mancherebbero argomenti pei- soslo-
nere che il Duca Knrico abbia potuto essoi'e, in tempi diversi,
conte di Api, — o di Asti — e di Alben«^-a, senza essere perciò
Duca del lÀttorale e signore quindi delle terre Salu/.zesi : che
l'esistenza accertata di un Knrico Duca non impcnlisce quello di
un omonimo, modesto (]onle di Auriale.... ma ciò nulla toglie ;d-
rimpoi'tanza della iìietuorUu il <'ui pregio maggiore sta nello
studio che vi si fa delle circoscrizioni politico-amministrative
deiritalia occid(Milale nei primi secoli <lel medio evo, per ve-
nii*{» a conchiudere che Io teire saluzzesi non api)ailennero mai
stabilmente ai Longobardi ma fecero parte del regno Franco,
onde la conseguenza che md rioidiuamento fatto da Carlomagiio
osse entrassero a costituire, insieme colTopposto versante delle
Alpi e C(dla riviera Ligure il Ducalo Litns niaiis', a differenza
d'Asli che iere parici dell'Italia Seasiria,
Interessante e fi'ullo di [jazieuli ricerche è lo studio di C
Datricco su Tai Fiunifjlle signorili di S< ibi zzo lino al secolo XI U
Tulle ([uesle famiglie, fatte forse pochissime eccezioni, si deb-
bono ricondurre a due soli stipili. Sono Anscarici, discendono
cioè dal nolo Amedeo (ìì Moscv.zo, figlio di Anscario II, i fra-
telli: Uberto de SalacUs (11:^5) da cui gli Ainaldi, che ebbero
pur signoria in Scarnaligi e Lagnasco, i Merlo, i Del Bosco.
— Ainaldo de Sdlnciis^ dal quale i Hricherasio, i Cumiana, i
<U Pinerolo, i Monale, Fenile, Hibiana, tulli aventi diritto nel
consorzio di Saluzzo — (Tuglielmo, progenitore del ramo di
Villar S. Nicolò, i cui mend^ri portarono pure talvolta il nome
di de S'iUicus, ed originarono le famiglie dei Morella, della
Uossa e Habia. Sono invece llobaldini (poiché con (piesto nomo
sembra convenuto di chiamar tulli i disc(Midenli di queirAlinoo,
cliente degli Arduinici, sceso con loro in Piemonte) i Moule-
male, i Vignolo-Valgrano, i Verzuolo, Venasca, Hrusas(M), lUisca
che tulli ebbero diritti signorili in Saluzzo, sebbene raramenle
ne pigliassero il titolo, e dai ({uali derivarono numerose famiglie
nobili ({uali i Hernezzo, Fia, Mollino, Brusaporcello, Valenza,
Ilibola, Cuala ecc.
A stabilire tulle queste, complicatissime genealogie, e quelli
di molli rami collaterali, assai si vale l'A. dei numerosi docii-
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STORIA GENERALK — PATRUCCO E TIVANO 15:i
iiHMiti che appunto in questi {giorni videro la luce, nia spesso
ancora è costretto a ricorrere ad induzioni e supposizioni, (juasi
sonipre abbastanza ra,i^ioiievoli e fondato, ma che, troppo so-
venti ripetendosi, non possono a meno di lasciar cpialche in-
certezza nelTanimo del lettore che, con non poca fatica, vada
seiifU(MK!o l'intricato rajrionamento. Io so bene che in cpiesle cose
è assurdo pretendere la certezza assoluta e la evidenza mate-
matica, e che a stabilire le relazioni di discendenza e di pa-
rentela sono ottimi indizi il ripetersi de.irli stessi nomi, Tinter-
vento negli stessi alti, la comuni(me dei possessi ecc. ; ma non
sempre il verificarsi d'ima di queste circostanze offre base àl)-
bastanza sicura per edificarvi sopra tutto un sistema. Qui non
è luojifo ad un'analisi n\inuta, cui il lavoro per la sua stessa
natura sembra sottrarsi, ma non pan^ alKeiJ^regio A. che, ad
esempio, troppe eccezioni subisca Tuso di ripetere n(\ìj:li ultra-
iTcniti i nomi dell'avo materno e degli zii per potervisi sover-
chiamente fidare, e non teme di essere» troppo corrivo quando
annette ai Robaldini, salici, un Rodolfo di legge longobarda^
tlhe pot(*sse ognuno scegli<Mv la propria legge non voglio con-
trastare, ma non è slrano che nel sec. XI un salico rinunciasse
alla propria legge professata dalle grandi famiglie del Piem(ml(\
[>er seguir quella che andava in disuso i
N(4radoperarsi ch(» faTA. per trovar i)osto nella genealogia
d'una delle grandi schiatte^ sunnnenzionate ad ognuno ch'egli
incontrò av(T avuto qualclu» signoria nell'agro Saluzzese durante
i secoli XI-XIII, pare a me ravvisare talvolta un qualche sforzo,
l'obbedienza, direi, al preconcetto che nessun'altra origine possa
in quei tempi attribuirsi ad una famiglia nobile, mentre biso-
gneiebbe aver presente ch(» sempre, anche ]iel periodo più
splendido delle Mardf(\ esistettero altri signoi-i — vassi, bene-
ficiari, gastaldi, seccmdi mitili — i cui discendenti possono
trovarsi poi ad avere comunione di [)ossessi e <Ii giurisdizione
coi discendenti dei Marchesi senza essere, per ciò, d'mi mede-
simo sangue.
Per <fuanto il desiderio mi nuiova di non esser severo a due
giovani, Silvio e Kuancksi<) Pivaxo, che tentano i primi passi
noi difficile canìi);> degli studi storici, non so laVcre che non
riesc» n'i troppo chiaro n'^ trojìpo convincente il primo, quando
in IJ^nfi eiii'uicìixizlotir. Or .srrcf tlclUi (jlehd es[)')ne, in forma
forse troppo dogmatica, il suo avviso intorno alle condizioni
sociali •riuridi<rhe d(ù servi. (]he esse non fossero cosi <Iisaslrose
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x^^r-^
ÌZì\ RECKNSIONI K NOTK fclBLIOGRAFlCHE — L. USSEGLIO
<i li'isli quali si coiiipiacova or non è mollo descriverla una scuola
slorica che sembrava essersi assunto di travolgere nell'odio uo-
Miini, cose e isliluzitmi del passato, concedo: ma neppure è
(iVR da esagcM'are nel senso o[)p()sl(), e a me sembra esagerili
r. quando mostra di ritenere pressoché pari le condizioni del
vassallo villano e del servo, e non vede o respinge questa ca-
pitale difterenza che il primo deve determinali servizi, libera-
mente consentiti, in corrispettivo della concessione lattagli di
un Tondo, e può, rinunziandovi, liberarsi da ogni obbligo, l'altro
ì' vincolalo alla terra per modo da far parte della pro[)riotà.
Or può volontariamente sciogliersi e separarsi dal fondo, e so
(abbandona il signore ha il diritto di ricondurvelo, il famoso
4Ìroff de sulte. Nell'atto che il P. commenta, più che Tanipol-
pollosa frase che rende gli emancipati cives romanos, merita
desser considerato quello che dando loro lacollà di andare ad
aiutare dove vorranno, spezza il vincolo che li tiene legati al
suolo. Il secondo, Francesco, in una memoria sulla Vita f/luri-
dfca e civile i7i Salazzo sotto i Marcliesi sino al 1400, affa-
slolla, senza altro ordine che il cronologico, molte svariate
notizie, poche delle quali riescoiu) veramente nuove ed impor-
lanli. E dei commenti coi quali le accompagna e le illustra, se
alt'uni sono sagaci e oi)portuni, altri sembreranno ai colti let-
lni-i di questi sttfdi per lo meno ingenui e supertlui. Comunque
i due egregi giovani mostrano volontà e attitudine a fare e a
i\\v bene, e per un primo lavoro avrebbe ugualmente torto il
i'ritico a richiedere la perfezione, e l'Autore a pretendere la
lode incondizionata.
fina lapide antica nel santuario di Crissolo è il titolo di una
erudita menu)ria di F. Savio, nella quale è dimostrato che la la-
jiide di cui alcuni frammenti stanno ora murati nell'interno della
cliiesa dedicata a S. Chiaffredo, non è, come generalmente si
ni iene, la pietra che ricoperse il sepolcro di quel santo, ma
appartiene alla (ine del secolo XV, o fu in origine collocata ai
disopra della porla del santuario per ricordare la ricostruzione
di questo fatta dal marchese Ludovico II; passò, dopo meno
d'un s(»colo, a formare la soglia della porta stessa, e in quel-
r umile ufficio i-imase (ìnchè guasta e spezzata, forse nel sac-
cheggio che i Valdesi fecero nel 1055 del santuario, ne furono
lini raccolti i frantumi. L'argomento non è. se si voglia, di ca-
pilah^ importanza, ma è svolto con quell'erudizione larga e si-
cura che è abituale nei lavori del Savio. Tulio il raGrionamerdo
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STORIA GBKEKALK — ROGOEUO E COLOMBO 155
l»osa lullavìa su (runa base che altri potrebbe contestare,
l'aulonlicità della ti'aclizione [popolare che la «li S. Chiaffredo un
martini Tebeo. Se ciò non l'osse, od havvi infatti chi lo ue^a, è
evidente che una lapide in cui è detto avere il santo solferlo
il martirio sotto irli impei-atori Diocleziano e Massimiano non
potrebbe ch<» ascriversi ad un'ei)Oca abbaslanza recedile, nella
quale» già s'era formata l'erronea tradizione. Onde verrebbe
hcnsi afforzata l'ipotesi del S., ma p(»r uno di (piei motivi che
troncano la via ad ogni disfpiisizionis e tornerebbe ozioso ri-
cercare se foss(» muta o parlante una lapidi» che copriva una
tomba mai esistila.
Orazio Ko(T<fERo tratta iMhx :f'cca dei MfnT/ieJ^iffi Sa/ ftzzo,
die fu istituita a Carmagnola da Ludovico II, il (pude vi si ri-
teneva autorizzalo da un antico diploma imperiale, la cui fal-
sila non può <'sser dubbia, e dalla conferma delle regalie avuta
(lairhnperatore Fe(hM-ico 111; che prima di lui altri marcinosi
abbiano conialo moneti» fu dello da parecchi ma senza atten-
dibili [>rov(». Furono (piatirò pertanto i marchesi che batterono
monete: Ludovico e i suoi tri» tìgli Michele Ardcmio, Francesco
e (rabrieie, (» delle monete da ciascuno di essi coniale l'A. ci
dà la descrizione ripioducendole anche in a[)posite tavole, e ag-
giunge informazioni intorno ai vai-i zecchieri, ai patti che li lega-
vano al principe, al metodo seguito per la coniazione, al rapporto
di valore fra le monete di Saluzzo e quelle dei vicini paesi. Lo
sludio i-ivela nel R. buona cimoscenza della numismatica non
ni(»no che pazi(»nza di accurate l'icei'che nei documenti delPepoca.
Ben dice (V. Colombo chi» G. Andrea Srihizzo di Casfeilar
merita un cenno speciale» negli studi Saluzzesi allestiti pel terzo
cent<»nari<) del trattato di Lione» e questo gli è consacralo nella
monografìa che da lui s'intitola. Se i post(»ri hanno (»ssenzial-
mente ad es8(»r grati al Caslellai* per le pi(»ziose notizie tra-
mandati^ col suo Meìììoridle, scrii lo talora con una semplicità
che pare rozz(»zza, ma da cui trasj)are la sinc(»i*ità d(»l suo
animo, i contemporanei ebl)(»r(> ad ammirari» in lui il guerriero
valoroso, il consigliere sagace ed alfezionato al suo pac'se e al suo
principe. L'A., sulla scorta dello slesso Memoì^ialei} didocumenli
pazientemente rintracciati, descrive le azioni di lui, dai giorno, in
cui poco più che ventenne contrastava all'invasione Savoina nel
Saluzzese, (1480-87) a quello in cui assisteva al letto di morte
il .Marchese Ludovico II, l'ilraendosi poi gradatamente a vita
privata, mal contento del governo della reggente Margherita, te-
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ir»^»
KKCENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — L. US^BOLIO
stiiutiiiin, (» viUima talvolta, dei guai clic si abhattovanosul mar-
liii'siiid, iluranto lo coiitiimc giioiTo, e proiiosticamloiu^ la dcfi-
iiilìvn iniiiia pi'i- riiilausla politica IVaiiccsc scarnita dalla ro^^genl»'
(* dai ^\\m li^li. Alcum» notizie sulle due mogli e la nuirieiosa
proli' dol protag»uiista couiphMaiio rìiitorcssaiite studio.
\ quelle stesse calauiilose vieiMide di cui il Castcdlar I*u in
[uirte ^loricoe l(vsliinouioei richiaiìia A. Tai.i.onk con f/ff uìtliiv
Mftnhr-si di SdÌHZZO, che è la inenioi'ia con cui si chiude il
\i>lu(ue. i»i (\ssa ebbi già a lai* c(Mino su questa Rivista.
Farinr» seguito i voli. XI (» XII che contengono il Cartario
df'll"Altl»a?:ia di Statfarda, pubblicato da Gahotto, Roberti e
Chiai TiiNR. L'antica abbazia possedeva un nuinei'o ingente «li
dormnrdti, aiutati ora in partc^ dispersi; ma non mai nei tempi
aiiliclii questi sono stati ordinati e traseiitti in volumi, in modo
flacnshhure ciò che suolsi chiauiare cartario. Raccogliei'e quanto
più pnierono di questi» antiche cart(\ nu^diaiìte pazienti ricei-
clie in lutti i pid)hlici ai'chivi di Torino <^ in quelli ancora di
parccrliie nobili lamiglie del Saluzz(*s(»: oi-dinarli cronologica-
inenle» -larne la ungliort» Uv.ione, conlrontando, quando gli ori-
ghifìli oiancavano, \o diver-sc» copie, riportando in nota le va-
ri nuli ili qualche importanza, Cu lavoro lungo e certo nim tacile
(Iri hi' dotti (Mlitori. Simo ben ()'i() documenti, che vanno dal
ìiTJ al VM:^y non esscMido pai'so opportuno continuare le rac-
rolltì pi*i !(Mnpi meno remoti. La bi*eve pretazioiu» del (ìahotto,
«dtre ;drindicar(^ le div(M-se collezioni che si esploi-arono e il
Mh-todo fll [)u])blieazione s(*guito, mette ancora in luce l'iuipor-
lanzii del cartai-io, non s«do perchè otTre preziosi eUMuonli per
r'irnsli'Ui*iv la genealogia di quasi tutte» le lamiglie signorili del
>^i\U\/:Avst\ uia pcMchè molte indicazioni vi si trovano che sei-
VMUd a clùarire le condizioni ecouonnclu» di quei tcMnpi lontani.
Tua brine appendice di <>. Colombo conti(Mie 17 documenti di
Seariiadiri, già appai-tenenti in massima parte al monastero
tieiiediltino delle monache di S. lM(»tro in Torino, e<l ora dopo
t'othiM-^se ricerche» riportati a salvamento nelTArchivio di Stato o
nella liibL di S. M. Vanno dal 1)87 al J.S05, non tutti complc-
tairierjte ìu(m1ìIì, ma tutti importanti, ed è a prender atto con
soddi^lnicioue della [promessa cIk» la r(Mlitoi*(^ di volerli presto
illusi rare con un api)osito studio. L'indice dei luoghi e delle
per^nfie, accurato (» copioso, è dovuto ad A. Lkonk.
Vn altro cartario, qurdlo dell'Abbazia di Ril*r(»ddo, l'orma
[>ui'c il coiitiMiuto del Voi. XIII, (mì è pubblicato da S. PiV.aNo
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STORIA GKNEHALK — G A BOTTO 157
die s(»[»[)e lr()vai-(? iioirArch. Voscovile di Saliiz/o liitla la rac-
colta, e^io}i'ia niente ordinala, dei documenti ^ia appartcMienti
a KilVeddo. INon però tutti, ventrono da lui pubblicali, ma quelli
solo aiiterioi'i al 130(), limile prefissosi, non senza ra^none, dalla
^(H'. Stor. Subalp. per la pubblicazione dei (tartari, e sebbene
il più antico documento non risalga che al l'il2, sono tuttavia
\nm "W) le cai-le che Tedilore ci presenta.
Sotto la designazioiK^ di «Miscellanea Saluzzese» viene infine
il voi. XV che si apre con un interessantissimo studio del (Va-
noTTo sulla a«i:ricollnra nella rep:ione Saluzzese dal secolo XL
al XV. In questo lavoro il G. ha non solo raccolto, con il suo.
consueto diligrente esame dì numerosi documenti, un materiale
ricchissimo, ma sepi»^ ordinarlo cosi che ne \'wn fuori, trat-
tato e svolto in modo simi)alico (^ chiaro, un ar«i:omenlo im-
portantissimo all'esatta percezione delle condizioni economiche
e sociali (lelfetà di mezzo. Lo t(M-re del Piemonte, verso il 1000
spoiK)lal(^ ed incolte, co[»erle di estesissime selve nelle quali
hanno tana animali selvatici e feroci, si vaiuio a poco a poco
riducendo a coltura, in buona parte mercè Timpulso e l'esempio
dei reli.u'iosi cisterc<Misi, che, sitrnori di vastissimi teri*itori, ne
concedono ap[)ezzanienti a privali, mediante contralti nei par-
ticolari diversi, ma tutti inducenti l'obblif^'o di dissodarli e col-
tivarli. K cosi i canqM ricchi di biade e di leirumi, a:U ubert(»si
prati, le vij^nie e irli alleni dai iri*app(di festosi van prendendo
il luo;^^o delle paurose foreste.
Dall'esame dep:li Statuti, specialmente, il (\. ci inse^'ua
(piali ff>ssero i più importanti j)rodotli d(»l suolo, con quali si-
stemi si coltivassero, (piali iirescrizioni a tutela della proiirietà
s'introducessero, quali consuetudini, quali le.irii:i frovernassei-o
ciò che deiragricoltura è alimento e vila, l'irrij^'azione. E poi
ci dice del bestiame j^rasso e minuto che in gi-an co[)ia si al-
levava nel Saluzzes(\ del commercio che se ne faceva, dei mercati,
delle fiere in cui latticini (^ volatili, cei-eali e leirumi, ortaj^-lie
e fruita, vini ed uva erano esposti in vendita.
Addensati nei villag<ri e nei borirhi cinti da mura, [H'v la
ninna sicurezza ch(^ offi-ivano le abitazioni isolale nei campi,
vìvevano ^rli agricolloi'i, sulle cui condizioni economiche e so-
ciali fa il (t. opportuni ratrionamenti, pur non riuscendo, e lo
ammette, a chiarire completamente le (lueslioni cosi complesse
e dibattute intorno alla vera essenza della servitù, dell'aldio-
nato. del feudo lustico ne ci riuscirà forse nessuno mai,
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\T)H RKCENSIONI li NOTK BIBMOGHAFICHK — U. US.SKGl.lO
perchì^ il teiionicno comune a mozza Kiiropa, nelle sue lineo
jiiincipali, ammette una rosi inlinita varietà di particolari, da
regione a rcirione, da paese a paese, da secolo a secolo, è ii»
una cosi costante evoluzione che sembra impossihile, dalTosser-
VMZion(» di alcuni fatti pai'ticolari, assurgere a conclusioni sin-
I etiche. Certo è \)oì'Ò che uo\ Saluzzc^se fin dai tempi remotis-
simi i diversi patti ai^ricoli lilxn-amente acconseutiti dalle due
prirti, e le carte che nettamente d(»terminano cpiali servizi e
'[uali prestazioni il dominfJA' sia in diritto di pretendere
nuche dai sor\\ e dai coloni, ven*j:ono a lare men triste che
noli si creda la condizione dei rustici, e questi patti, censi,
livelli, mezzadria, locazicme d'opeia pei lavoratori avventizi,
^ono ingenerale larj^^hi abbastanza ed equanimi, come saggiee
opportune le disposizioni degli Statuti a tutelare la proprietà
ftmdiaria. Tale la C(jnclusione che si trae leggendo il dotto la-
voro che pare a me fra i migliori del (ì.
A completai-e il volume vengono poi : C Fedelk Savio che
](id)blica 'iti documenti costituenti il Cartario del Monastero di
S. Eusebio di Saluzzo, e nella prefazione, letta in una scaduta
del Congresso, porge alcune notizie intorno a quel priorato che
fu, attraverso a varie vicende, dipendente dall'Abazia di Cavour,
lìijche non passò nel l'i83 a far parte della prebenda costituita
per la nuova collegiata di Saluzzo. Tutti i documenti, uno ec-
cettuato, appartengono all'Arch. Capitolare di Saluzzo.
Carlo E. Patrucco stamjja le i)ìà antiche carte deltWb-
fmZ'ia di Caramagna, che incominciando coli'atto di fondazione*,
'irS maggio 1028, vanno, in numero di 04, (ino al 12t)5. Di essa
buona parl(» si conserva nell'Archivio di Stato Torinese nel
I' mazzo dell'Abazia di (]ai"amagna ; altre parecchie sono an-
date smarrite e più non se ne ha traccia che in certi antichi
inventari dell' Economato, dai quali il P. riproduce il breve
n gesto p(U' alcune di esse. (* cosi pure ad un s<Mnplice regesto
-^i limila per quelle già edite in altri cartari della Soc. Subal-
pina (Casanova, Rifreddo, Slalfarda, (Cavour). Ne furono liuora
inediti i più importanti tra quc^sti documenti, ed anzi se ne
trovano nei M. IL P., nelle opere delPUghelli, del Muletti ecc.
ma trovarli qui tutti raccolti e pubblicati con bucm metod(» cri-
lieo può giovare allo studioso.
In alcune notizie sulla cìiìesa di S, Ma)ùa di Ueceto, do-
vute alla peiuia di E. Diramdo, troviamo riassunta una lunga
*' intricata procedura svoltasi nel 1207 nelle (]urie di Torino e
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STORIA GKNKRALK — DURANDO B ClIIATTONK 151)
Milano tra il Monastero di Rivalla e quello di P'riiltiiaria che
intorno ai ris[K»ltivi diritti su quella chiesa rinnovano lo con-
tese elio già in principio dello stosso secolo XIII, e cioè ap-
pena eretto il Santuario, ei*ano scoppiate tra loro. I/osito della
prima lite erastato favorevole a Rivalla, che per tutto il secolo
aveva mantonuto il possesso di Becoto; gli atti trovali dal I). non
dicono quale fosso lo scioglimonto della seconda, dovuta a nuova
violenta usurpazione per parte di Frultuaria. E' riprodotto in ap-
pendice un lungo esame di testi, tatto nel 1211, che dà qualche no-
tizia intorno ai signori di Vorzuolo e alla fondazione della chiosa, e
«rii si accompagnano due carte di donazioni di terre alla chiosa por
jiarti» doi Verzuolo e di Manfredo III di Saluzzo.
I). Ghiattonk <-i narra hi costruzione della Cattedrale
di S(Uuzzo, Questa fu voluta dal Marchese Ludovico li, cui
l'A. non risparmia le lodi di principe illuminato, protettore
munifico di dotti e <rartisti, degno figlio delTotà del pi-imo rina-
scimento... ma, non dispiaccia al (]., degno figlio pure d'una
epoca che vide innalzati a sistema di governo il tradimento,
l'inganno e l'assassinio politico, (^onnuiquo la Cattedrale è certo
monumento insigne di squisito sentimento d'arte, di pietà e di
munificenza iXaì Saluzzesi, e anche di accoi'gimonto politico,
poiché la costruzione della Cattedrale era connessa all'erezione
della Collegiata prima, alla fondazione della Diocesi poi, e cosi
airomancipazione dalla dipendenza occlosiaslica di Torino.
La Cattedrale sorse nel luogo islesso in cui, certo fin dal
sec. XII, si erigeva la jnece di S.* Maria, e dell'antico edifizio,
che minacciava rovina, una parte — e l'A. cerca qual fosso —
venne conservata nella nuova costruzione. Questa si iniziò nel
IV.U, od era voluta (» decisa fin dal iW.\ quando, non senza
jrravi contrasti, il marchese ottenne che la piexe fosse eretta
in Collegiata, <» si dava opera a raccogliere oblazioni e contri-
buti per l'opera monumentale che si vagheggiava. Fu condotta
a termine — so pur mancavano ancora gli ultimi tocchi — in
un decennio, poiché già vi si celebravano i divini ufilzi nel
ÌkÀ)\, e se lutto il marclu^sato vi concorse, singolarmente bone-
raorìto fu l'Arciprete Antonio Vacca, che i colloghi delegavano a
sovrintondore alla costruzione. È a dolersi che ncm ci siano c<mser-
vatiimnni degli artisti cui l'opc^ra insigne è dovuta. Pazic^nti ricer-
che, si)ecialmenl(» mdrArch. capitolare, hanno i)ormossoal ('. di
rintracciare curiosi docunK'utì, dei quali pubblica una pai-te, e (M
d(^sumerno inhn'ossanli notizie. L. Tsskolio.
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|t»'» KKCKNSIONI K NOTE HlBLlOGUAFlCHK — h. MARIANI
2. KTÀ PRKROMANW K KOMAXA.
"' U. CrUTO, Solizle storiche s-ftlUi dish'ndd citlà ili AIIuìUiì
Lvcdììd, dal temi)i iurcrfì sì ito (ti sec. XIX. Sala Coiisi-
liiia, Tii). De Marco, VMn.
Ili. — Ho avuto [)\iì volle occasioiu» di notai'e di (iiianlo van-
l,tuL:'i»> sia l'opera di alniiii sludiosi locali, che avendo agio di
tJirroj^Hiere eoiuodaiiKMile sul posto, in molti anni di studio pa-
/i(Mile. le noli/ie ed i nionunienli del proprio paese, danno alla
IÌMi< alla luce il iVullo dello loi-o riceirlie, doslinalo ad essere
elalinralo poi in opere più conqjrensive di chi ha più mezzi
i' rninj)elenza. Il ^rnaio di (piesh» i)ul)l)licazioni sia però, oltre
rjif nel }i:rado di culi lira non sempre elevato (hdlo scrittore, nel
piMiln di visla lrop[)() unilaterale dal (inale questi suol metlersi.
l'iM l(i più (piesli slndiosi credono di somma importanza ^^ene-
vnU* alcuni falli di modesto e ristretto interesse, non compren-
rli'fio l'inni ilità di ripuhlicare, talvolta mahs cose irià edite, ed
wiììHv nelle considerazioni che sogliono agginngei'e ai monu-
HxMili si credono in dovere di incominciare db oca e spesso
il in criteri slorici (m1 airheoloj^'ici antiquati. Tali ditetti abbon-
da mi nella monogralìa del Curio, il quale, p. e. incomincia il
snn lavoro ron un riassunto sulla origine de' popoli, i Pelasgi
Oli i Tin-eni, gli Klleni ed i laicani, alla cui storia i monmnenli
di \ lilla non porgono, (inora almeno, alcun contributo; inco-
iiunrìa la parie terza, ossia Tepigralìca, con alcune^ idee (joìe-
rff/r, in cui è confusa la lingua osco-opica coll'el rusco e si dico
r\ìr \v lingue anierjori alla latina furono solamente parlale e
ni;H scritte: e gran parte del volumello ()ccu[)a un'a[)pen<lic(*
cnMlenonle la corris^jondenza dell'autore con alcuni dotti ilaliaiii
V --Ji^anieri, dalla quale talvolta emerge anche che questi dotti
IH MI prendevano per moneta buona le teorie del Curio, oppure
liiiinisiravano poca pazienza per le inlerrogazioni di lui, conio
p, i\ le due cartoline del Alommsen!
Nel resto del lavoro sono descritte le rovine di Alena e
nrn|hiale le iscrizioni latine del territorio, con un commenlo
liiK lilla troppo (elementare, tal'alli'a fantaslico, come p. e. quando
([«ai:. n:i) vuol spiegare che Cds/d, e[)ilet() d'una donna, signi-
Jh'hi (Ih* era nello sialo vedovile, o che il prenome Maì'cu.s ì\q-
itnlì la nascita dell'individuo ned mese di marzo, il cognome
StìiìiifO (t>ag. (»()) la vcH'chiaia, e cosi via dicendo.
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ETÀ PREROMANA E KOUANA — O. POGGI 101
Xel libro del Guiio iiiollro non si liene nessun conto di
sludi e ricerche recenti sopra Atena, quali ad esempio gli scavi
fattivi dal Patroni (cfr. Notizie degli Scaviy 1807, pa^;. 112, seg.
e 1901 pag. 4i>8 segg).
Lrcio Mauiaxk
G. l*0(i(U, Le due Riviere ossia la TAguria mnìittinui nell'e-
poca romana, (ìenova, Pagano, 1901.
(>;ì. — « Ifasta è costantemente la traduzione latina di Asia
0 A^'ti, nome che i Liguri davano ai loro centri.... Questo ter-
mino era in uso a quanto paro ira tutti i popoli mediterranei,
perchè anche gli Ateniesi chiamavano Asta la loro città....
L'antenna intorno alla (piale si radunavano a parlamento, a fiera,
a lesta si chiamava sta dai Liguri e dai (ireci; il luogo dove
si radunavano era per lo più à sta cioè airantenna ^p. 20 seg.) *.
— «Che cosa significa Scibazii^ Io vedo in quel ha che si al-
terna con un va la l'orma comunissima del ca, vai, vaai che
significa la strada... Quanto al sa.,., ritengo che signilichi sulla,
vsul. Noi Liguri diciamo tuttora sa strada [)er dire sulla strada..,
Savati o Savadi sarebbero quelli salta ,9/?Y/^/a fpag. 01^ n. 1)».
— « A]}Oani è parola com[)Osla di due preposizioni apo-an e
significa lontano in sa (p. 118)».
Queste e simili esilaranti etimoh)gie ri(Mni)iono una buona
parte dello scritto del Poggi. Esse fanno degno riscontro a quelle
ben note d'un maestro di scuola siciliano che s[)iega il nome
dei Lucani dal cane (lu-cani) e quello di Larissa dalla rissa, e
alle altre non meno note d'uno scrittore che vede il ncune
degli Ktei da per lutto. (]on gli svarioni linguistici hanno
una larga parte nel libro del Poggi le inesattezze sloriche.
Vedasi la precisione con cui parla della storia della sua patria
fp. Ilo): «Pisa e Luni furono (dai Romani) ordinate a colonie
i' favorite, protette a danno d(ù Liguri. L'idea di una riscossa
covava nell'animo dei Liguri, ed ogni occasione era buona per
ìnetterli in guerra. Questa cominciò m^ll'auno 2:V,) avanti Te. v.
1 Romani avevano cominciato a cingere in un cerchio di lerro
l'Apennino piantandovi le loro c()Ioni(^ militari. Piacenza, Cremona
nel territorio dei Galli funmo le prime... I Liguri che ved(»vano
estendersi ogni giorno a lor danno Luni e Pisa, le città etrusche
passate ai Romani, capirono dove si andava a finire e si ar-
marono». Per apprezzare come si deve l'c^satlezza storica di
Rirista storica itattana, *» S.. U, 2. 11
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ìiì*2 RKCKNSIONI E NOTK BIBLICO KAFICHK — G. DK SANtTla
*|u<'il() racconlo basto ricordare clic Pir*a non fu mai colonia
roiiuìna, si bene cidà ledtTala; Luna non fu niai, per quanto
?i:i[ijiianì(), città etnisca, tu una colonia dedotta in Icrrilorio tolto
ili Liiruri nel 177. Finalmente (Cremona (» Piacenza son colonie
rlì diritto latino dedotte nel 2[><, Tutte queste colonie son dunque
posteriori alla l'iscossa che avrebbero causato. A p. 100 della
Itfcalità li<i:ure di Ampclos si dice « che per essere ricordata da
Kscliilo rimonterebbe al VII e Vili sec. avanti TE. V. », nella
quale frase sono due erroi'i: il primo che Ampelos è ricordata
non da Eschilo, ma da Ecateo, il secondo che una menzione
in Hcateo od in E^chilo non ci permette di risalire più in là
di'lla età di questi sci-iltori, della seconda metà del VI o della
prima del V s(v. Xoiì è naturalmente il caso di stendere una
iishi delle inesattezze» in cui cade TA. Mi contenterò di dire
ctie sono, anche prescindendo da^li sbandi che possono essere
allrìbuiti allo stampatore, moltissime.
Tuttavia il libro dcd Poir^^i ha anche un certo valore. Vi
Hotio suirandamento delle vie i-omane e sulle loro stazioni al-
cune osservazioni l'ondate sulla conoscenza esatta dei luoghi e
sul colpo d'occhio esercitato dalTalpinista, le quali meritano
aHeiizione seria. Peccato però che questi liori rischino di pas-
sare inosservati agii uomini di scienza, soffocati come sono
dalle male erbe de.iiii errori storici e fìloloj^ici.
<ÌAKTANO De SaNCTIS.
WKICIIAUI) C, Le palais (ìe Tlbère el aiitves èiUlìces ronìaim
(le C(ii)ì'i/Vì"c\{\,\YM' ^ . A. Simon. Paiis,8chleich<M' frères, 1901.
()'!. — Elefante anche Tedizione francese, sebbc^nenon tanto
lussuosa ([uanto la terlesca: il pi-ezzo n'è chiaro indice, 7 li lire
la tedesca e \ la francese.
Le ricerche jiersonali dell'Autore furono sussidiate dai pre-
ri^ilenti lavori di Roberto Hadrawa (17<)/i), U. M. Secondo (1808),
iNim. Romanelli (LSK)), r^. Feola (1830), R. Mangoni (18:^4),
h\ Alvino e R. Quai-anta (1835), V. (ire^oi'ovius (1885), J. R. Mac
Kowen eri A. Canale (1887), J. Reloch (1800), C. W. Allers (1802),
A. Walters (1803), R. Schoner.
Questo libro è consacrato essenzialmente alla descrizione
«lef palazzo impei-iale, che Tiberio si era fatto costruire alPest
dell'isola sulle allure scosciasi», detto Villa Joris:, il più vasto
dei dodici palazzi, che secondo Tacito erano posseduti da Ti-
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'.' ^fy^ '
KTÀ PREROMANA E ROMANA — OTTO SEECK 1(K^
hovìo iioirisola di Capri. Le ruino sono ancora ben conservalo:
il \V. lo ha studiate ccm anioro d'archeologo o d'architetto, e,
valendosi delle scarse indicazioni storiche che lo riguardano e
dolio maggiori inforniazioni circa Tarchitettura romana, ha ten-
tato una ricostituzione dell'antico palazzo, riuscendo ad un'-tcimage
(lunt le rapport avec le vòritablo palais d'autrotbis est a pou
pròs celui d'un roman historique à l'histoiro réelle».
Ma, confera naturale, dalla poesia incantevole* del luogo^
dal delizioso paesaggio e dallo fantastiche tradizioni l'A. tu
spinto ad estendere h» sue considerazioni. Come trattenersi dal-
l'evocare le impressioni dell'isola incantala, ispiratrice doH'arte
e suaditrico della mollezza! Como trascurare i residui ellenici^
romani, bizantini, specialmente augustei, tanto sulla marina,
quanlo sulle allure inl(Tne dell'isola? Ond'è che l'illustrazione
comprondo elfetlivamento quattro parti: 1*. impressioni; 2^. co-
struzioni antiche in riva del mare; *3*. costruzioni romane a
mezza alte/za dell'isola ; 'i". il palazzo di Tiberio.
Oltre ai fregi e agli ornamonli accessori, ;^3 figure illustrano
quesla pubblicazione, parecchio dello quali occupano una o due
intere facciate, tali sono: il piano di Capri neirantichilà, la statua
di Tiberio giovane, il porto attualo di Capri, parte della costa
meridionale nell'antichità, la prima roccia dei Faraglioni e il pa-
lazzo d'Augusto alla Punta Tragara, parte della costa meridionale
dell'isola, la veduta approssimativa del palazzo d'Augusto sul
terreno occupato dalla Certosa, il palazzo d'Augusto alla Punta
Tnigara e altri edifìzi romani a mozza altezza dell'isola, parte
della costa orientale col palazzo di Tiberio e il faro, la Villa Jovis
vofluta dall'est, dal sud, dall'ovest o dal snd-ovost, e il busto di
Tiberio iu età matura.
C. lì.
OTTO SEKCK, Kaiser An/justus, Biolofeld \md Leipzig, Verlag
von Velhagon Si. Klasing, 1ÌK)2.
05. — Più che la storia dell'i mperatoi-e Augusto, questo
libro naira la storia di Ottaviano. Dei nove capitoli che lo
compongono, i primi setto contengono la narrazione degli
eventi seguiti alla, morto di Cosare, dal 44 a. C. alla battaglia
di Azio; e gli ultimi duo un esame sonunario delle riformo
politiche 0 s(K*iali di Augusto. E* quindi una storia d(dlo guerre
civili seguile alla morto di Cosain»: ciò che ne acci'esce l'ini-
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|l>'i RKCIENSIONI K NoTb BIBLIOORAFICHK — G. FKRKERO
|M*rtanza, peivliò quel j»en(>(U), cosi liascuralo da«rU vSlorici»
V somniaineiilc iniporlaiiJe, ritrovandosi in osso la ra'rione
iU*llecose ma^^triori compililo da Augusto più lardi.
11 libro incomincia con La morie (fi Cesin^e, un capitolo
m»! quale si liassumc la opera e si disegna la figura di Gesaiv,
M' no racconci- la m(»rle o quol elio successe dalla mattina del
ITi marzo sino alla seduta del SiMiato del 17. Cosare è descritto
secondo la maniera del Mommsen, come il grande uomo che
;nova divinato il fatai diss(»lvorsi de' partiti e la ne<'essilà di
ibridare sulle loro rovino uu governo j>ei'sonalo: la congiura è
r| (lindi l'oliera di un idealismo infanlilo, e i congiurati genie
eia poc<», tranne Cassio, di cui il S. riconosco rintelligonza.
<ilì eventi seguiti alla morie di Cesare, nello lempivstose gior-
iKile del IT), K) e 17 marzo sono narrati succinlamente; onde
liirso sai-ebbo a desidcM'aro una nuiggior cura di dislribuirli
iM Ile 'i8 01-0 che corsero tra la morto del dittatore e la seduta
del Senato. Cosi parrc^bln», ad esempio, che secondo il S. i di-
s(*orsi di Dolabelia e di Cinna sul Foro fossero stati pronunciali
il giorno IT) marzo: ciò che mi sombra molto dubbio. Non si
vorio chiaro inoltro clu^ cosa avvenne il 10. 11 S. riconosco che
('tcerono aveva ragioni^ di pr(q>oi-re, la sera <l(»l lo, ai congiu-
rali asseiragliati sul Canqiidoglio il colpo di Stato; attribuisce
(^«i't) il rifiuto dei congiurati a scrupoli costituzionali. Proba-
l>il monte la cagione devo corcarsi in un sentimento meno ral-
liiiato e più possente»: la paura.
11 so<'(mdo capitolo € Antonio repubblicano» studia la sin-
golare politica di Antonio noi primo mese dopo la morte di
f:t'sare. E' noto che tutti gli storici hanno considerali i nuiue-
insi atti favorevoli ai conservatori e ai congiurati compiuti da
\ii(onio nei primi gioi-ni o tanto celebrati da Cicerone — la
abolizione della dittatura, l'uccisione d'Amazìo, i riguardi al
Sfilalo, la pace con Sosto Pompeo, etc. eie. — come tìnto per
iii^:annare o addoi-mentarc i conservatori. US. combatte questa
froi'ia e, a mio ciedoie, con piena ragione, dimostrando assai
iM'ue che Antonio ora sincoro nella sua politica repubblicana
di'i [)rimi t(Mìipi, a cui si oi-a buttato perchè spaventato dalla
morie di Cosare e dalla nuova potenza clu» il partito cons(T-
\ alloro pai*eva avere acquistato; afferma anzi — e in questo
io; pare erri — che Antonio si mostrò mollo d(»bole, pei-chè.
^r cubito dopo morto Cosare avesse raccolta una piccola milizia
I» nceisi i coiìgim-ati, sai*eblK' slato senz'altro padi'ono dell'im-
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^■xT"^' -:''f^'
ETÀ PKKKOIIANA K ROMANA — 0. SkECK 105
pero |)er sempre. Alla quale opinione si potrebbe obiettare du-
bitando che la sijirnoria di un impero cosi grande» come il lo-
mano potesse» conquistarsi cosi facilmente. Seguendo poi questa
sua idea il S. nella questione del discoi^so pronunciato da An-
tonio ai tunerali di Cesare giustamente si attiene al testo di
Svetonio, il quale dice che il Console pronunciò solo poche
parole, o quindi respinge come favole e invcMizioni posteriori
dei conservatori i racconti sul discorso incendiario che Antonio
avrebbe pronunciato, incitando la folla.
La l'olla commise in quel giorno dei disordini spemtanea-
inente che Antonio cercò di reprimere. Perchè dunque, dopo aver
cominciato come repubblicano, mutò poi di nuovo politica e si
ripose a capo dei popolari^ Secondo il S. pei- bisogno di d(^-
naro. Il bisogno lo induce a prender denari nell'erario e ad
abusare delle carte di Cesare, convalidate dal Senato, falsitì-
can«lo decreti del morto: questi abusi, che gli alienano i con-
servatori per un momento favorevoli, lo spingono a passare
dalKaltro campo, ad atteggiarsi a vendicatore di Cesai'e, a
iniziare quella politica di intrighi e violenze che» finisce con
l'asscHlio di Modena e che gli antichi scrittori ci rac(*ontano
c(jsi confusamente.
Xon dir(»i che il libi'o de»! S. contribuisca a iischiai*are in ogni
sua parte questa oscura confusione. Egli non si è soffermalo a
discutere la spinosissima questione dei governi provinciali già
deliberati da Cesare; e ammett<» senz'altro che Cesare aveva
assegnata la Macedonia a Bruto e la Siria a (Cassio, che il Senato
invece diede la prima ad Antonio e la seconda a Dolabella. A
me pare invece questa affermazione molto dubbia. Cosi no»
risultano chiari ne la data, né il contenuto, ne le ragioni della
lex de provéncìls consukiribuSy della le,r de pevmuiatione.
provinciarum; appena accennata è la lex jitvkUciar a q^w^^Wh.
de niaiestate et vi; non si parla invece della lej^ agraria fli
Lucio Antonio. Se però è dovere di osservai* questo, non no
muoverà troppo acerbo rimprovero chi sappia che spaventevole
imbroglio è la legislazicme di Antonio nel 44, e come male la
raccontano gli antichi scrittori. Acuta invece e originale è Tos-
servazione che Antonio in questi suoi man(\irgi imitò per quanto
lK>tè il consolato di Cesare nel '59 a. C; e abile, nel racconto
delle lotte tra Ant<mio e Ottaviano, l'uso di un passo di Floro,
a cui poca attenzione era stata data dagli storici: che cioè
Antonio voleva indurre Ottaviano a rinunciare alla «Medita i\\
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Ilio RECENSIONI K NOTE BIBLIOGRAFICHE — O. FKKKKRO
<lt'j<ar<% perdio, ossondo sialo mosso tra i secondi erodi, no
(ivit'bh* preso il poslo.
Xol terzo capitolo, « La guerra di Modena», il S. lacconta
i-it]\ brevità ma chiaramente l»1ì evonli sino alla disfatta di Aii-
Itjiiirj sntlo Modena: riconoscendo che la condotta di Giccrono
in qiK'sla crisi non tu nò stolta nèpa//.a come vuole il Drumaiin.
[Ila coraggiosa e vigorosa, sebbene sfortunata. N(»l quarto capitolo
«La vendetta di Osare* si narra la congiunzione di AiiIoiiìd
e Lo[Mdo, la i-iconciliaziono di Antonio e di Ottaviano, la vil-
toiia del parlilo popolare, il triumviralo, le proscrizioni, la gnerrn
di Filiitpi: lulto assai rapidamenle, li-oppo i'apidament<» lbi*s('.
impecia lineante la gueira di Filippi, o in modo quindi da non
puìvv cDutenei-o vedute^ nuove. La parte migliore ne è un lini^'o
rihai lo di Ottaviano, in cui si mette genialmente in luce il
ctmtrasto c(»si pi-ofondo con Antonio e la si rana cimiplessità
(U questo spii'ilo che fu, a uìio cr(Mlei-e, una delle fignre più
siiigfdari della storia universale: meno luminosa, ma per lo
storico più interessante, perchè meno semplice, che quella di
<:e:?are. Noterei solo che le qualità morali sono descritlo conio
Irnppo lisse e immobili, mentre il caratlere di Auguslo silra-
filoriii/i continuamente e quindi devo essere studialo negli evonli:
€ che lo qualità intellettuali mi i)aiono per oei'to rispetto esa-
goiiilo 0 i»or certo rispetto diminuil(\ Io non attribuirei «la
fraiiquilla sicm-ezza nel trovar la i)ropria via» «la chiai-a iii-
luizinne delle condizioni reali» a (juc^slo esitante, caido, quasi
Uiuidfv uomo di Stato che tanh» volle ha mutato e riniutalo
pnlilica dalle pi-ime violenze demagogiche alle leggi della vec-
chiaia: e nel tempo stesso non mi so adattare a riconoscerò
rhe iti confronto di Cesare fosse un uomo quasi mediocre o
^viwì genialità. Como amminislralore, come diplomatico, come
luaTieggiatoio di uomini, come ideatore e sperimenlaloro di
L'ggL Augusto mostrò una tal versatilità, una tale ricchezza
di ido<\ una tal tenacia e polenza di lavoro, che merita, non
osi aule i suoi errori, di esser consichu^alo come un uomo di
genica, non meno di Cesare».
« La guerra di Perugia » coni iene la storia delle turbolenze
del 'il, delle lolle tra Lucio Antonio, Fulvia, Ollaviano. A
queste turbolenze il S. atirìbuisce la dovuta impoi'tanza: ma
iieinmeiio nel suo libro sono riuscito a capire le (qjorazioni
mililarì di Agrippa, Salvidieno e Ollaviano da una parte, di
Lucio Antonio dall'allra sul (inire del *'iL I i-accimli di I)ione
P
T
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l£TA PREROMANA Jfi ROMANA — 0. SKECK 1()7
Ca.s^5io e di Appiano sono cosi confusi e nnilili, che da essi lìon
si può ca[>ir nulla di quello che i duo parlili volevano fai-e: e
io né sono riuscito a inniiaginare una ipotesi che spieghi quella
campagna, ne l'ha trovala in alcun storico, nemmeno nel Soeck.
Socondo il S. se Antonio fosse venuto in Italia alla fine del '41
0 avesse preso parte alla guerra, avrebbe potulo facilmente
annullare Ottaviano. Perché non lo foce^ Perché, secondo il
S. fu trattenuto ad Alessandria dai vezzi di Cleopatra e dal
desiderio dei divertimenti: ragione adeguata per chi, comò il
S. ha poca considerazione deirintolligenza di Antonio e lo giu-
dica come un soldato di ventura, sensuale (» violento, più foi*-
tiinato che abile: inadeguata invece per chi lo giudica un uomo,
non ostante i suoi diletti, di potente intelletto e guidato non
dalle sole passioni.
«La caduta di Sesto Pom|)eo» è il miglior capitolo. Il S.
osserva giustamente che, dopo il trattato di Brindisi, la opinione
pubblica dell'Italia, già da tempo avversa ai triumviri, si fec(»
risolutamente favorevole a Sesto Pompeo: che la memoria del
vinto di Parsalo ridiventò popolarissima, anche in una parte
considerevole dei Cesariani: che la ostinata gueira fatta contro
Sesto da Ottaviano fu mal giudicata dal pid)blico e che se Sesto
avesse avuta più energia avrebbe potuto creare grandi imba-
razzi ai Iriunviri. Kgli giudica inolti-e, e a parer mio con ra-
gione, che questa po[)olarità ebbe una grande iujportanza e agì
l)0tenlemente su Ottaviano, inducendolo a mitigare il suo governo
dispotico, a diminuir le iujpostt», a soddisfare con molteplici
concessioni la pubblica opinione. Non ne ebbe alcuna su An-
tonio che occui)ato nelle guerre ccmtro i Parti, si lasciò adescar
di nuovo da Cleopatra, e la sposò nelPinvei-no del 37ii^G, dan-
dole una parte delle provincie orientali dell' impero. Da quel
tempo, avendo sposato Cleopatra senza ripudiare Ottavia, An-
tonio secondo il S. ostentò in faccia al mondo una poligamia
orientale, che doveva scandalizzare gli Italiani e che sarebbe
un'altra prova della sua violenta stupidità.
Sesto è vinto, le spedizioni di Antonio contro i Parti falli-
scono, Cleopatra acquista sempre maggior signoria sullo spirito
(\i lui, lo induce a smembrare l'impero orientale di Roma per
accrescere i dominii dell'Egitto e dotare i suoi tìgli. La grande»
crisi avvicina. Accettando le conclusioni del Knmiayer, il S.
pone la fine del secondo triumvirato al 1" gennaio del '32
considera come un colpo di Stato l'interveiìto di Ottaviano
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108 EUCKNSIONI B NOTE BIBLIOGRAFICHK — O. PKBBKBO
nelle discussioni del Senato al principio del '32; racconta il
mutamento dell'opinione pubblica che avviene in Italia a mano
a mano che Antonio affetta nella guerra, più apertamente,
m<Kli e proposi li ambiziosi di monarca asiatico. La guerra asiatica
non Tu secondo il S. una lotta tra la rejnibblica e la monarchia;
ma tra il partito della monarchia ai)erta e palese, senza dissi-
mulazioni, interamente asiatica, rappresentalo da Antonio, il
quale» voleva anticipare di tre secoli la monarchia di Diocle-
ziano e Costantino; e il partito della monarchia dissimulato a
l'orme costituzionali e repubblicane, rappresentato da Ottaviano.
Tanta lotta — ci domanderà il lettore — ■ per una semplice
finzione^ }^on aveva (»ssa un contcMiuto piii solido? 11 S. non
pare essersi posto questo problema. Gli ultimi due capitoli os\mì\\-
gono le conseguenze della vittoria di Azio: un riassunto cioè
dell'opera politica e sociale di Augusto. Il S. riconosce che il
nome e l'idea di jyrmcéJ/M' è schiettamente latina e repubblicana,
ma nel giudicare rinli(»ra riforma politica augustea ritorna alla
teoria tradizionale, secondo la quale il governo di Auguslo tu
una monarchia nascosta in finzioni repubblicane.
Il libro non ha citazitmi di fonti, ne note e appendici cri-
tiche: riferisce le cimclusioni dell'autore nelle questioni contro-
verse cosi numerose, senza darne le ragioni. Ciò ne schema un
poco l'interesse per chi studia la storia di questo tempo. E' poi
arricchito di copiosissime illustrazioni, benissimo scelte e finis-
simamente stampate, che ne accrescono invece il [»regio jm'i*
l'amatore e sono di grandi» utile anche allo storico.
OroLiEi.MO Ferrerò.
3. ALTO MEDIO EVO (SEC. V-XI).
CARLO VOKIT, Beìtraffe zur Diplomalih (ter langobardischen
Far sten con Betiecent, Ca/uia nari SiHemo (Sell 77-1),
liiaagaral Dlsseri. Oottingen, Kastnei-, 1002, pp. 73, in-'i,
con 7 tavole.
W. — Era necessario clu» la canc(»llei'ia d(»i principati lon-
gobardi venisse una volta studiata. L'A. vi si applicò, col con-
siglio e colTaiulo di Daolo Kehr, e per prepararsi i materiali
viaggiò ritalia, facendo ricerche specialmente a Roma, a Mon-
tecassino, ad Isernia, a Henevenlo, alla SS. Ti'inità della ('ava.
Trovò molti originali, e si fece padrone del materiale stampalo.
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J
ALTO MKDIO RVO — C. VOIGT 109
Il frutto più sicuro e migliore di quosU studi fu l'elonco dei
diplomi dei principi di Beiu* vento, di Salerno, di Capua, nonché
la scelta di tipi di caratteri, ch'egli ci dà nelle tavole in fine
alla dissertazione. Questi tipi sono disei^nati a mano, e presen-
tano quindi i consuelì vantaggi e svantaggi di questo sistema
di riproduzione.
Farmi ch'egli abhia lagione quando divide, cosi sotto il
rispello storico, come sotto il riguardo diplomatico, il suo vasto
inat^M'iale in due parti, che si separano all'anno ^,)00. 11 ducalo
di Benevento, dopo la morte del duca Sicardo (840) si spezzò,
poiché se ne distaccò Salerno ; subito dopo, da Salerno si rese
indipendente Capua. Nel 900 Atenolfo I di Capua uni nuova-
mente Benevento al suo principato. Dopo la morte di Landolfo l\\
si ebbero ancoi-a due linee, Tuna delle quali dominò in Bene-
vento e l'altra in Capua. La storia di quei territori mutò e si
arrovigliò variamente nei tempi seguenti. Fra il 1038 e il 1047
Guaimaro IV di Salerno fu anche principe di Capua. Finalmente
nel sec. XI il dominio longobardo ebbe termine in Italia; Capua
si assoggettò ai Normanni nel 10(32, e Salerno fece altrettanto
nel 1077. La linea dei duchi di Benevento si estinse perciò in
quest'ultimo anno.
L'A. cerca di mettere in netto l'organizzazione della
cancelleria, e di chiarire i caratteri estiM'ni ed interni d(ù do-
cumenti, illustrandone anche i sigilli. Non sempre riesce a
risultati completi, o almeno non mi pare che sempre risulti
chiara la sua esposizione. Qualche cosa di più si potrebbe desi-
derare rispetto ad un bellisjsimo problema ch'egli si pone, inve-
stigando quale sia stato Tinflusso imperiale germanico, e quale
l'influsso imperiale bizantino nella diplomatica beneventana.
Quest'ultimo è caratterizzato dall'uso dell'inchiostro rosso; e
il primo, dall'impiego delle lettere allungate (p. 20). Forse
non si può dire di più: ma a tutta prima sembra che ogni
«iesiderio non sia con ciò pienamente soddisfatto. Ad ogni modo,
il mat(M'iale raccolto, e la stessa maniera con cui è presentato
al lettore, sono pregi notevoli della presente dissertazione.
Istruttiva è anche l'appendice (p. 493), in cui si studiano
lo falsificazioni che si incontrano nei documenti inserti nella
parte VI del Cluvniciiìn BenerenUinuììi rnonasieriì Sancfae
SophUv, nell'edizione dell'Ughelli (t. Vili della prima edizione,
X della seconda, curata dal Coleti). (ìià qualcosa si conosceva
in i>roposito, ma ora l'A. c'insegna che, come parecchi docu-
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ITO RECENSIONI K NOTB BIBLIOGBAFICHK — C. ClPOLLil
melili sono inlorpolatì, cosi se no hanno 37 assolulaniento falsi.
Tanto risulta dal conlronlo fra redizioiie o il codice Vati(*ano
49:V.), conf^^iunto ad un osarne approfondito dai documenti dolì-
cionli in quest'ultimo.
L'A. dA conto anche del nis. Valicano 895(), dol tempo di
Pio VI, nel quale già si trattava di questa differenza.
A spiegare lo strano fatto, altri aveva supposto che TUghelli
si fosse triovato del nis. ora esistente nella bihlioteca del R. Liceo
di Benevento, in cui pure si contengono questo malaugurate
aggiunto. Tale ms. è del seo. XVIT. Questa ipotosi fu fatta dal
♦Sickel, nel libro che l'A. cita cosi: M, G. Urli ti, deutschm
Kortige ti. Kaiser (I, p. (UO). Voleva accennare ai Di}f!om.
ref/ian et imi), Germanìae, Ma. il Voi gt nega tutto ciò, perchè
sul ms. beneventano trovò notalo: prhnum fu lucern edllum
dairUghelli. A lui pare adunque che il ms. beneventano sia
posteriore all'edizione doH'Ugholli e da- questa dipejida. Ma
l)errhè rargomeiilazioiie corra, bisogna spiegare di qual mano
è tale annotazione; senza di ciò, la prova manca.
L'A. ricorre ad un'altra ipolesi, l'esistenza al tempo del-
rUghelli di altro ms. che egli prese por originalo, dacché in
capo alla sua (^dizione scrisse: origimtle habetitr inhibliothecd
Vaticana. L'ipotesi, com'è destituita d'ogni base effettiva, cosi
è i)or se stossa poco probabile. l*armi meglio accettabile quella
che propose il Colei i (presso Ugholli, woiV Indiculus Anecdoto-
rum) quando disse essere il testo foede corruptiun ex descrij/-
toris iììsdtia. Più che di iguoranza, si tratterà naturalmente
di mala fedo, da parte di qualcuno, che avrà avuto interesse ad
ingannare rUgholli,.il quale, sotto il pondo di si gravi lavori,
doVello tante volle ailìdarsi alla mano altrui. Ben si sacome.
portale motivo, lo edizioni procurate dall'UghoUi non sempre
siano riuscite i)orfetto.
Quest'opuscolo potrà avere i suoi difetti. Ma, uscito, dalla
scuola di Paolo Kohr, esso lascia trasparire lo spirito informa-
tore di un valoroso Maestro. Carlo Cipolla.
KARL NEUMEYER, Die (femeinrechtliche Kntirickelang f/t».v
in terna iionalen Privat-ìmd Strafrecìits lìisBartolus. Ersles
Stiick: Die Geltung der Starmnesìechte in Italleii. Miìnchen
1001. J. Schwoitzer Vorlag (Arthur Sollior). Pag. vi 1-313.
(»7. — Tutti coloro che s'erano liu qui occupati dei prin-
cipi formulati dalla dottrina italiana, nella seconda metà del
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-^WiflAjfit
ALTO MEDIO KYO — K. NKUMEYKU l7l
medioevo, circa la coìlish stdtntornm, o sia dei priiicipii re-
golanti i rapi)orli iiitornaziniiali privali e penali, non aveano
d'ordinario trascuralo di notai*e, che essi avevano avulo un
precedente in (pieirli altri pi'incìpiì, che nella prima metà dol
medioevo erano stali escogitali per l'applicazione dei diiilti
personali vigenti nella monarchia franca. Però, se taluni si erano
spinti fino ad affermare che qu(^sle norme avean cosliluito il
dirilto internazionale i)rivato e penale dell'epoca (ranca, nes-
suno s'cM-a messo di proix)sito a ricercare, se e (piale rap[)orlo
fosse di fatto esistilo fra hi coì/fsio , sfa fa fortfm e il sìsliuna dei
diritli personali. Kd e appunto la ricerca delle relazioni inler-
cedenli fra i duo sistemi rarg(unento degli studii del N., il
quale si propone di dimoslrare, che la maggior parie delle dot-
trine enunciale su questo soggetto negli scrini di Mariolo e in
quelli degli altri giurisli bolognesi non furono già da essi ri-
trovale, ma vennero al Unte nelle opere d(ù Lombardisti, i quali
le avevano escogitate iK'r Tapplicazione dei dirilli perscmali. I
Romanisti bolognesi furono specialmente in questo campo di-
scepoli dei Lombardisti di Pavia; e la glossa di Carlo di Tocco,
che già parve in queste materie poco esplorala al (Papasso (nella
introduz. al mio Ltvitto rom. ìieììe leggi norm(mne,\^.w\\),
ha offerto alPA. abbondanti materiali ikt le sue ricerche. Le quali,
condotte* come sono con larghissima e sicura conoscenza delle
tonti e ispirate da lodevoli criterii storici e giuridici, hi sono
sul)ito guadagnata un'importanza davvei-o fondamentale non solo
pei* Pai-gomento, al quale immediatamente si riferiscono, ma
anche, — non esito a dirlo, — per ogni trattazione di storia
giuridica medievale in Italia.
Per quel ch(» riguarda l'argonu^nlo diretto del suo studio,
l'A. si i)ropone di esaminare la questione da due lati: di ri-
ciMcare cioè anzitiUlo, se e quale connessione sia esistita fra
il sistema dei diritti personali e quello della coUislo statutoruni,
e indi di mettere a confronto i principii escogitati per risolvere
i conflitti cosi dal inimo come dal sec(mdo sistema. Fattala di-
mostrazione che i due sistemi furono in molti [)unti connessi
tra loro, ne dovrà necessariameide derivare la connessione e
la somiglianza delle regole fondamentali del secondo con quelle
del primo. La parte però dell'opera sopra enunciata contiene
soltanto la prima ricerca relativa ai rai)porti interceduti fra i
due sistiMui: e tale ricerca vi è fatta separatamente per l'Italia
settentrionale e centrale e per l'Italia meridionale, che, com'è
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172 RECENSIONI E NOTI BIBLIOOKAFU'HK — F. BKANDILEONB
ben nolo, ebbo una storia tutta sua speciale diversa da quella
(l(»l resto della penisola. E siccome per le ij:iuste oss(»rvazioni
l'alte dall'A., il sistema dei diritti personali non fu già, come
da molti si ritiene, il solo ed esclusivo regolamento della vila
f^iuridica italiana nel primo medioevo, [)Oichè esso molto sik^sso
s'inlrec<'iò nello sU^sso tempo e negli stessi luoghi col principio
della territorialità del diritto; cosi all'esame del vigore dei di-
ritti personali nelle due parti <ritalia l'A. ha premesso quello
sul vigore del diritto territoriale; il quale ebbe nell'alto me-
dioevo quella stessa sfora di etllcacia, che poi fu propria
degli statuti delle citlà italiane, sui quali vennero costruite le
dottrine della colllsio statuiorum. E, come conclusione di
([uesta duplice ricerca, egli mette in rilievo, separatamente per
l'Italia settentrionale e media e {xu' il Mezzogiorno, i rapporti
e le connessioni fra il sistema dei diritti personali e quello della
cofUsio sfafu forum (pagg. 109-177 e pagg. :W3-8i;i)-
Ora, su queste conclusioni, che costituiscono il risultalo
utile relativo airai'gomento preso a trattare dal N., sarà op-
portuno di dill'erire ogni giudizio a quando, pubblicatasi la con-
tinuazione delTopera, potremo essere in grado di comprendere
tutta la portata di simili risultali, i quali dovranno avere il
loro necessario complemento nella dimost inazione della paren-
tela o illiazi(me esistente fra le soluzioni romanistiche e longo-
bardistiche dei conliitti. Il modo ampio p(»rò con cui, in questa
parte dell'opei^a, è stata trattala la questione della personalità
e della territorialità del diritto, attribuisce, come abbiamo già
detto, ad essa un'importanza tutta sua propria, che si riferisce
ad un lungo e fondamentale periodo della storia giuridica ita-
liana. Sicché, sotto questo punto di vista, i risultati ottenuli
dall'A. nelle sue pazienti e dotte ricerche poss<mo fin da ora
essere oggetto di discussione.
E se, per quanto anzi tutto si riferisce airitalia sett^Mi-
trionale e (^entrale, l'esposizione del N. si differenzia da quelle
che se n'eran fatte sinora, e su di ess(» si avvantaggia e \)er
la pnH'isione, con cui i diversi fattori della vita giuridica ita-
liana sono tenuti distinti fra loro e singolarmente studiali, e
j)er la grande ricch(^zza di materiali editi ed inediti messi a pro-
fìtto; non parmi che essa, nei suoi particolari non solo, ma
anche in qualche punto di capitale importanza, possa andar
esente da parecchie e gravi obbiezioni. Ed eccone qualcheduna
dell'una e dell'altra specie.
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ALTO MBDlO KVO — K. NEUMKYKK 17:1
In varii luoghi ([>. 27 sg., 54, 107 sg.. 17:$ e 17'i, nota :M
l'anloro ricorda un lodo genovese dol 11:^0, nel quale si [)ai*la
di donne marifate a (Genova «socumduni usum et consuolu-
diaeni huius terre, i, e. ad antifacluni et tortiani», che sono
<ontrapposte a quelle maritate 4csocunKhun legem »: e costante-
mente egli intende sotto la parola lex il diritto longobardo,
e sotto le altre di usus et con,suetiufo terre il diritto romano,
e parla perlìno di quarki (— niorgengabe) usata a Genova dai
Longobardi (p. 107 sg.) Ora né l'Autore riferisce esem[ii geno-
vesi della quarta, ne io ne conosco; mentre d'altra parte,
come ho altrove dimostrato (Arch. giur. lxvii, 230 e 2(50 sg),
vi sono buone ragioni i)er ritenere, che riisiis et consitetudo
terre, riferendosi alPunione della tertia QoWanti factum, ac-
cenni alPaggiunla consuetudinaria fatta alTistiluto romano, e
la lex, riferendosi al solo aììtf factum, non indichi altro che il
diritto romano. Kd oltre di ciò si deve anche tener conto di
ciò che si legge nelle Consuetudini genov(^si: « Femina longo-
banla vendebat et donahat res suas cui volebat sine inlerroga-
tione> etc.
H l'aver rift^rito al diritto longobardo non pochi luoghi di
documenti, che [larlano semplicemente di /r,/', non solo ha avuto
come conseguenza l'errata intei'pretazione dei documenti stessi,
ma ha fatto anche, che, nel valutare l'importanza del diritto ro-
mano cernie diritto personale durante Tallo medioevo, Ta. abbia
assegnato ad esso una parte, che \um seujbi'a ris[iondente alla
realtà (p. 135 segg.) K i)oichè, come l'autore stesso riconosce, il
maggiore interesse, per la storia dei diritti personali in Italia,
i<ì concentra nel contrasto fra il diritto romano ed il longobardo:
cosi è evidente a quali conseguenze debba aver menato il non
riccmoscere, quanta parte della vita giuridica dell'antica popo-
lazione italiana continuò ad essere regolata col diritto romano
nella prima metà del medioevo. K vero, che anche il compianto
(ìiulio Ficker credette di aver dimostrato che, nell'Italia lon-
gobarda, il vivere a legge romana fino al sec. XI avesse avuto
una importanza molto ristretta e si fosse soltanto l'iferilo a
poche singolarità, i>oichè, in quanto a tutto il resto, imperava
da solo il diritto. longobardo; ma in sitTatlo argouK^nlo sembra
che non potremo p(M*metlerci nessuna atlermazione di carattei-e
generale, se in'ima non avremo i*ifcìllo la sloria dei singoli isti-
tuti giuridici, e in ispecie di quelli di diritto privato, C(m me-
todi diversi da quelli (inora seguiti, i (piali assai spesso, lascian-
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idb^^
17 i RECENSIONI £ NOTE BlBLiOGHAFlCHK — F. BKANUlLKONlC
dosi sedurre dalle apparenze, hanno vislo Tunilà lerriloriale
lonii'obaìda anche là, dove pur ei-ano evidenti le tracce di un
(iuah'snio personale lonirobardo e romano.
Ed anche il quadro l'alio dalTA. delle vicende sulnle nell'l-
. talia meridionale dai due principi! della teri-itoi-ialilà e della
personalità del dirilto si dislingue, come (piello relativo all'I-
talia settentrionale e media, da quanto era slato scritto finora»
e per la completezza della trattazione, e per il modo precisa
di concepire eri esporre \o origini e rellicacia successiva def
due principia La distinzione di terre longobarde e terre ro-
mane, la grande prevalenza esercitata nel Mezzogiorno dal di-
ritto longobardo lino al secolo X, e la scarsa conoscenza che
allora vi si ebbe delle tonti giustinianee, sono fatti, che le ri-
cerche del N. hanno di^linitivamente messo fuori di ogni con-
testazione e, per parte mia, credo debbano d'ora innanzi esscMe
ritenuti come risultati acquisiti. Un pi-imo [)unto però, nel qu<ile
io non consento ccm lui, riguarda la scarsa importanza che egli
attribuisce alle tonti bizantine specialmente nei Ducati della
costa occidentale, in bas(» alla considerazione che, se la lingua
di Napoli e di Amalfi era la latina, dovraimo anche essere stalo
latine le fonti giuridiche colà adojìerate. Perciò i ricordi della
lex romcnui nei documenti di quei paesi non possono che ri-
ferirsi alle compilazioni giustinianee. Ma, sc^ è vero che la lingua
comune nei Ducati era la latina, è vero anche, che non pochi
indizii e tracce dell'uso del greco ci sono rimasti specialmente
per Napoli. E poi, o perchè non avrebbero potuto esservi tra-
duzioni latine dei manuali bizantini, chi» sarebbero cosi diven-
tati accc^ssibili ad un maggior numero di persone^ Non sappiamo
forse che alla cosi detta Lecito Icoam del ('od. Vallicelliano, sco-
perta dal Gonrat, fu preposta come titolo la traduzione latina-
dell'intestazione delPEcloga isaurica, come per primo osservò
lo Scialoja^ (Cfr. Bullet. deirist. di dir. nmi. I, 258; e vedi
anch(^ Patella, ibid. Ili, :^0'« sg. e XII, p. XLI sgg.) Ed è possibile
amnu^tere che chi pel primo aveva fatto quella lraduzi(me si
fosse limitato a tradurre la sola intestazione^ CA\\ sa mai quali
altre sorprese^ ci preparano le i-icerche in un simile campo.'
Ma, olti'e di ciò, non mi pare nennneno che possa accet-
tarsi il troppo rigido valore territoriale attribuito dairA. cosi
al diritto hmgobardo come al diritto romano nei loro rispettivi
territorii tino al secolo X inoltrato. Egli stesso riconosce che
parecchi istituti longobardi, come ad es. la quarta, erano già
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ALTO MEDIO EVO — K. NKUMBYKR 175
in ({ueiropoca penetrati nello lene bizantino. Ma donde mai si
[luò desumere, che vi avessei'o g-ià valore territoriale, o, per
lo mono, che vi avessoi'o subito avuto un simile valore fin da
quando erano stali colà incominciati ad usare la prima volta?
Ciò sarebbe potuto soltanto avvenire, se quei tali istituti lon-
jrobardi fossero stali introdotti nello contrade bizantino, da un
momento all'altro, in forza di un atto legislativo, che li avesse
resi obbligatorii poi* tutti gli abitanti del paes(^ Ma siccome ad
uu tal modo d'introduzicme non c'è neanche da pensare, ne ad
(\L:ni modo ne rimangono tracce, cosi resta come unica suppo-
sizione vorosimilo il pensare che l'uso, por os., della quarta
a Napoli sia stato da prima ristretto ad abitanti delle vicino
torre longobarde recatisi colà ad abitare, e poi a mano a mano
siasi esteso a tulli gl'indigeni. E, viceversa, quando, p. es. ve-
diamo rislilulo romano della dolo praticato indistintamente da
lui te lo persone delle torre longobarde, o come si può negare
che, in un primo periodo dopo l'occupazione longobarda, quol-
l'istiluto abbia avuto colà un'esistenza personale? Nò io credo che,
anche in un'epoca posteriore, tutti i [)i'incipii giuridici longobardi
siano slati per modo accetlali dagli antichi abitatori romani
(ielle terre longobarde, da togliei'o a costoro qualsiasi possibi-
iilà di conservare nei rapporti fra loro taluni prinoipii e pra-
tiche di diritto romano. 11 [jrincipio della personalità del diritto
In il portato di lutto l'insieme delle condizioni sociali e politiche
(lol primo medioevo, e penetrò inavvertitamente da per tutto.
Quando noi 03S, negli accoi-di cimclusi fra Benevento e Napoli,
si promise di giudicare lo controversie fra le parli dei du(»
paesi secuìidam legeni lìoìtianoram aut J.atìgobardorum; e
quando, dal IKX) in poi, noi documenti salernitani relativi a por-
i'une della vicina Amalfi si introdusse la dichiarazione iiwta
legem et consiietudìnein nostvam liouiaìiovuni; non si fece,
come ritiene l'A,. per le prime volte nel Mezzogiorno l'appli-
cazione del sistema della pei-sonalità, ma bensì si riconobbe una
condizione di coso anteriore. Del resto, pei'chè mai nel Ducalo
beneventano il cap. 1)1 di Liulp. avrebbe dovuto iìw dal prin-
cipio restaro senza applicazione? E, in fine, io credo che noi
Mezzogiorno, prima dell'intluenza esercitatavi dai Limgobardisti
settentrionali, bisogna distinguerbono fra gli stranieri, (jyar(jaììgiy
e quelli fra gli antichi abitatori del luogo che non appartene-
vano alla schiatta dominante ; la quale distinzione dove oss(M*e
esistila anche nell'Italia setlentricmale <^ conti-ale prima della
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tììì RECKNSIONI n NOTK BÌBLIOGRAFICHB — F. BRANPILKONK
i*rìur|ui?la Irancn. K so qiiosla ìecv si cho ^Vi apparleneiiti ai
varii popoli deiriiniKTo non polossero più, entro ì conlini di
qiM*slo, essere riiruardati come stranieri, ciò non jìotè avveniiv
nel Mezzo<^iorno se non assai piìi tiìrdi (» in modo indiretto.
Delie tonti i Romani delle terre ionprobarde non avranno avula
alrnna notizia, o Tavranno avnta sbagliala: ogni in^sso fra ta-
liint* pratiche della loro vita ^'in ridica e i principii che le ave-
vaiin ispirate avrà anche pointo scomparire: ma da ciò ad am-
mollen^ che essi fossero anche in tutto e per tutto diventali
LnjiLrohardi, e persino nelle terre di Pujjrlia {vù\ p. ISl se<:.)
che, do[)o una non lunga signoria longobarda, ritornarono sotto
if dominio bizantino, l'osse del tutto sparita la prati(*a di qual-
^itm istituzione romana, ci corre molto: e non pare in o<rni
modi» che TA. sia riuscilo a dimostrarlo.
F. Hrandii.konk.
4. 15ASS0 MEDIO EVO (SEC. XI-XV).
^i.VHKlKLK (UiASSO. .S. Offoue Fraìtoipane nefla storia e
nella legfjenfld. Ariano, Stab. tip. Appulo-lrpino, 11K)1.
lis. — Sotto la torma elegante e sj)igliata di una ciml'erenza.
Il chiaro A. che con molto alletto per il natio luogo va illu-
fslr^inrto mano mano la storia della patria sua, tii alcune ri-
cert'lie intorno a S. Ottone Frangipane, vissuto nel secolo do-
rininsecondo, e discendente da una famiglia di Roma molto
nnli<*a ma violenta e prepotente, come comportava l'indole dei
lenjpi: tanto da ridurre a propria fortezza il Colosseo, e a do-
ininHre lino all'arco di Tito e alla tori-e (]artularia sul colle
l'alai ino.
Dichiarata evidentemenle falsa una volula autobiogralia del
Santo trovala in ima chiesetta rustica di Ariano, modellala
in loinpi di molto posteriori su alcune cronache locali coll'a*;-
gìiiiila di troppe falsità: dopo di aver discusso in poche righe
il giusto valore sloiic» di alli-e biogralie modei*ne e antiche
cnnii -menti S. Ott(me, conchiude che, per ora almeno, restano
seiiijire, come i»iìi auloi'evoli, le conclusioni dei Padri Hollaii-
disli e ruilizio che ne celebra la Chiesa.
Tutti [>erò concorda no nel dire che il Santo, fattopi'igicmieroin
lina ilelle tante guerriglie con)battute Ira le nobili famiglie ro-
iiKUH' e la cittadinanza di Tusculo, liberato per opera mira-
(■oloMi di S. Leonardo, andò (»suie da Roma, e lini eremita in
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BASSO MEDIO EVO — O. GRASSO 177
Ariano. Qui discute a lungo intorno agli anni (Idia nascila e della
morte del suo Santo; dice di molti Ottoni die sarebbero vissuti nelle
duo metà del secolo decimosecondo, ed identificando il suo con
quell'Ottone assai miracoloso ricordato nella ci'onaca di S. (ìer-
iiiano, ricostruisce convenientemente i Tatti, conchiudendo che
Ottone Frangipane, usurpatore dei beni del monastero di San
(Gregorio intorno al 1130, combattè nella Marsica, |)i-esso Ta-
gliacozzo; e rimasto prigioniero nelle guerre Tusculane poste-
riori al 1145, dopo varie vicende mori eremita in Ariano o
fu venerato come Santo.
Ariano, quando vi dimorò Ottone Frangipane, era forse la
più forte delle città del mezzogiorno dell'Italia sotto il dominio
dei Normanni, i quali tra i sentimenti bellicosi e i desìderii di
conquista, ebbero sempre vivo e profondo il rispetto e l'incre-
mento della religione: Ottone, stanco delle lotte e scampato da
lina dura prigionia, vi trovò sicuro asilo, e vi esercitò una benefica
missione. Santificato dopo la morte i)er unanime consenso dei
cittadini da lui beneficati, divenne il i^rotettore di Ariano, so-
stituendosi a S. Liberatore, che era considerato il primo Santo
della Chiesa arianese: e il cullo crebbe senq>re, specialmente
dopo il trafugamento delle ossa a Benevento, i)er avere le quali
ijìsisletlero mollo gli Arianesì fino alla seconda metà del secolo
<lecimo quinto, e i>er esse lo stesso re Alfonso d'Aragona scrisse
la nota lettera al cardinale Antonino di S. Crysogono il 12 maggio
ì\d'2, Nepi»uro S. Elziario conte di Ariano, morto nel 1323, che
arricchì la chiesa arianese (li un altro santo durante il dominio
degli Angioini, valse ad esercitare una valevole concorrenza alla
popolarità di S. Ottone, il quale ricordò sempre nella storia del
.suo popolo il fiorente periodo dei Normanni e i tempi nei quali
{^li Arianesi coi loro conti dominarono su tulio il terrilorio be-
neventano.
K qu'esla preferenza voluta dal popolo per il suo Santo
prediletto fece si che in Ariano ogni avvenimento storico im-
portante fosse congiunto necessariamente al nome veneralo di
S. Ottone Frangi[»ane, intorno al quale si crearono cui'iosissime
leggende.
Tutte queste, di cui ah'une sono assai graziose e non ri-
prodotte per altri santi, sono passate in rassegna dall'A., il
quale con molta erudizione e con acume critico assai fine cerca
di trovare in ciascuna leggenda il giusto fondamento della ve-
rità che l'ha ispirata. (tiovanxi (ìrKRRiKUi.
Rivista storica itaìiaiia, :<a s., n, -2. 12
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178
RECESSIONI E NOTK BIBLICORAFICHE — C. CIPOLLA
KAKL ANDUKAS KKIIR, Die Urhunden ciev Nonnannisch-
SkùlLschen Konige, eine dlplomatisclie Untersuchang. Iiins-
hruck, Wagner, lVK)*i, pp. xiv-512, con una carta geografira.
TiU, — Lungamente attesa, vede ora la luco la importante
inonngratìa che C. A. Kehr dedica ad un argomento, il quale
interesisa assai più la storia nostra, che non la storia tedesca.
CMitie IW. stosso l'icorda nella profazlono, n(»gli ultimi anni si
avevano avuti alcuni lavori intorno a questo argomento. Ma
un libi^o che si estendesse a tutto il materiale edito e inedito
iirm sì aveva peranco.
I/A. nel primo capit(do ci dà notizia dei libri a stampa, e
snpi Rilutto degli archivi e delle biblioteche, dove egli trovò il
mah riale interessante per il suo scopo. ÌSaturalniente il più ed
il iiìOL^Iio conservasi nella Sicilia <^ nolTItalia meridionale. Ma
iiMii ò scarso neanche ([uello di Roma e di Venezia.
W periodo al quale si estendono le ricerche del Kehr va
dal Il:t8 al 1108, cioè da Ruggero II sino alla morte di Co-
^hlIì/.n, moglie di Enrici» VI.
Non posso naturalmente seguire il Kehr nelle sue miuu-
/jr»^e indagini. M'appago di dire ch'esse manifestamente sono
il rìullo di studi coscienziosi.
Principia dal ricostruire la cancelleria, dando i nomi dei
camellieri, degli odiciali subalterni, dei notai. Mi piacque il
vrdoj'e com'egii ci offra anche uno schizzo biografico dei prin-
ripali fra questi personaggi, considerati in quanto la loro atti-
vità politica o militare sia in rappoi-to colTincarico tenuto nella
eaim lleria. I re normanni i)ossedevano un archivio, ma non
li;nv che de' loro diplonii tenessero j-ogistri.
ì\ KeliJ" giunse a conoscere 40(1 diplomi, de' quali 112 sono
ciit^niienle in originale; di W l'originalità è dubbiosa (p. 43).
K i]u jieccato ch'egli non abbia dato il catalogo, sia pure in
foniiJi sommaria, di questi diplomi. Non è gran tempo che in
qucsla stessa Rivista ho parlato dello studio del dot t. li. S(iiia-
parelli sulla diplomatica di Herengario I. Allora notai che ess(v
si chÌLideii'a col catalogo dei 15f) diplomi che di quel monarca
ci s(Ki() pervenuti. Sia pure a costo d'ingrossare d'alquanto la
nu\\o dell'opera, sarebbe stato buona cosa che un somigliante
inveii lario si fosso accompagnato immediatamente all'opera di
cui parliamo. L'utilità di ([uesla ne sarebbe riuscita di molto
magij:iore; e i riscontri sarebbero stati d'assai facilitati. È a
sperare che sillatlo calaloiro non si faccia molto aspettai-e. Nos-
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BASSO MEDIO B\0 — K. A. EEHR 170
Simo meglio del Kohr può eseguire tale lavoro, che (l(»ve riu-
scire di grande giovamento por la nostra storia. Il lavoro del
liehrinjx (1887), specialmente dopo le indagini dol Kehi-, puc>
considerarsi conio invecchiato.
Passa quindi il Kehr all'esame dei caratteri dei diplomi,
discorrendo anzitutto dei loro caratteri estrinsooi. Parla della ma-
teria, delle dimensioni, della scrittura. Palese è Tinflusso della
cancelleria papale, tanto che i re normanni accettarono perfino
la «Rota». Ben rara è la sottoscrizione autografa del nnmarca.
Ciò si verifica soltanto per Ruggero II. Il Bresslau credeva che
la cosa stesso molto diversamente, ma s'ingannava. Nuove cose
il Kohr raccolse anche sui sigilli, ancorché sulla sfragistici
normanna si possedesse sino dal 1882 un buon lavoro di EngeL
Venendo poi a dire delle caratteristiche interne, egli discorre
dolio vario specie dei documenti che uscivano dalla cancelleria
Normanna, o che in qualche modo possono figurare qualiatti ve^i.
La lettera, la costituzione, la platea (rotolo coi nomi dei pos-
sessi di ima chiesa), non sono importanti per la diplomatica,
in quella stessa misura come lo sono per la storia. Presso a
poco ciò puossi ripeteiH^ anche per i patti e per i privilegi.
Alla diplomatica appartengono invece interamente i diplomi ed
i mandati. Di questi atti discorre diffusamente, dimostrando
come erano composti. Rari sono in arabo; maggiore è il numero
di quelli in greco; la maggior parte è in latino. Esi>one il Kohr
i risultati ai quali giunse sul formulario delle singole parli di
tali documenti. Alla storia interessa sopratutlo quello ch'egli ci
dice intorno loroalla datazi(mo.
Naturalmente il Kehr non può venire a minuto conclusioni
sopra ciascuno dei diplomi normanni a noi perv(»nuti. Egli è
costretto a studiare il materiale da un punto di vista più g(»-
norale. E quindi rimane pur sempre qualche desiderio inappagato.
L'ultima parte del volume tratta delle falsificazioni. Nume-
rosi assai sono i documenti falsi, che dal Kehr vengono rag-
gruppati, quasi sempre, a seconda della istituzione o della
famiglia in cui favore vennero compilati. Egli ritorna quindi a
discorrere del gruppo di diplomi per S.* Maiia di Giosafat, di
cui egli aveva discorso altra volta. La sua prima i)ubblicaziono
ora stata ricordata c<m lode in questa Rin'sfa (XVIII, H79). Le
pagine che ora egli dedica allo slesso ai'g(»mento sono sfron-
diate da molte particolarità scii^ntifìcho, che soltanto riuscivano
opportune in un lavoi-o di carattere monografico. Si l(*gg<Mio
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ÌK() BKCKNSIOSI K HOTE BIULIOORAFICHE — C. CIPOLLA
4| nitidi con inajj:<ri<>ro ]a<'ililà. Il Kehi* Irova cho qiieslo ^^rupiK)
di Telisi (liplfnni l* rnjH'ia di im luoiuicc» iiiessiiiose, del cadere
iìrì s<H\ X[IK il qunlr ralsidcò anche altri documenli, compreso
alcuni' Indie ]>;i|iali.
Si lianiju anche vari diplomi fali^i, in favore di alcuno fa-
iiiiglie, coni]H'csii qnolla dei Loflredo. II Kelir (Ksserva che il
d(*sider'io di l'avorirr hi le lamiglia non rimase esfi-aneo neanclie
allri ralsilicaziniie dei bhirmdl di Matteo Spinelli.
IiJiI>orlanle assai e Tappendice, nella quale da originali o
da e<»pie si pithlilirajio molli diplomi inediti. Sono oo atti, ma
siccome ìli alcuni si Irovano inscurii allri documenti, cosi il
nuinern loinlo iW tpiesli è di 02. Vanno dal 1(X»7 al 1240. Inlatli
\\ Kelir accolse nella sua raccolta anche cinque diplomi di Fe-
lli rico 11 (lllii^-l^'Hi). perchè si rilerisccmo a diplomi normanni.
H Kihr \ i>ilò la Sicilia nella pi-imavera del 1808, insieme
col ricordalo dnlL S^liiaparelli, che gli agevolò le indagini, e
da cui ehlie anche la trascrizione di qualcuno fra i documenti
da Ini pubblicati.
L'opera è dedicala alla memoria del compiaido prof. Paolo
Schelier-noiclKtrsl. la cui morte immatura lasciò tronca la tante
4lesiderala riliisioiie \\\À regesli dello Slumpf. Questo ricordo
geni ile serba fi» ali "il lustre maestro fa onore al giovane autore.
Il doli. Keìir autore di questa monografìa è fratello niinore
del prof. Paolo Kèhr, i cui studi sulle antiche bolle papali sono
<u'iuai couiutieinente conosciuti e ammii-ati (f. Ratti in Ardì.
Sfffr. fohiff. XXIX, 2. 401 ^gi^.). (Iaklo Cipolla.
IL SCllMKlIiKU, ìh't' ììK.r itnd das Comune Venetiaì'um von
llìi'fl^iHL HerliiL Kbering, p[). IJ5.
7t». —- J/AuIrTc [ii'onde le mosse da una conclusione del
Jx'uel, setondn il fjuale si può fissare verso il 1141 l'esistenza
ilei Sftpieìffe\\ Savi, che insieme costituivano il Consiglio del
doge. Crede VX, che questa conclusione sia da coordinarsi alla
inanileslaziojie del Cutiame, Nei documenti di politica esterna,
non meno che in ([uidli i quali si riferiscono invece alla ainmini-
stra^Jnne interna dello Stato, troviamo di qui in poi menzionalo,
<iuale ente priutipale, il Connine Venefiaìtwi. Esso si sosti-
iiiisce airantico l>ogado. Il Doge, che, secondo il sistema bizan-
linn, goileva di lai'ga anlorità, dovette a poco a poco privarsene,
lasciando lilieni il caiapo al progresso della nuova a.ssiK'iazionc,
al Cunuiiie.
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BASSO MKDIO ETO — B. SCHUElDKB ÌSl
I/A. svolge questo suo pcMisiero applicandolo alla partizione
doirautoi'ità Ira il Dop:e e il Comune (1141-1192), airamniini-
strazione intorna dello Stalo, all' uso del potere esecutivo,
alle cose jriudiziarie, al commercio, alla elezione dei magistrati,
alla politica esterna. Nel 1192 il doge non è più da rassomi-
gliarsi airantico magistrato di questo nome. Poggio per esso
le cose andarono negli anni seguenti, sicché basta confrontare
la promissione dogale di Enrico Dandolo (1192) con quella di
Jacopo Tiepolo, per comprendere come il doge aveva perduto
per gran parte i suoi antichi diritti, cosi come era stato eso-
nerato anche dairadompimonto dei suoi originari ottici.
Questa è in riassunto la dissertazicme di Schmoidor. Per aflfcn-
niarecli'essa raggiunse il suo scopo, bisognerebbe essere intera-
monle d'accordo con lui rispetto alTautorità primitiva del doge.
È questo un punto assai oscuro nella storia di Venezia, poiché
in l'ondo osso comprende in se la soluzione di tutti 1 principali
quesiti riguardanti la sua stoi'ia costituzionale. La stessa ori-
gine delParistocrazia si connette a tale argomento. Si può
anmioltere che il giudizio dolio Schm. sia seducente, ma forse
era opportuno dai'gli un qualche sviluppo. E egualmente si può
desiderare di veder meglio lumeggiato il concotto doll'unità
originaria del Dogado.
(iuardata l'autorità del doge sotto questo punto di vista e
considerando poi i ragicmamenti dello Schmeider , viene il
dubbio che la sua tosi si riduca a poco più che ad una questione
di parole, poiché in fine sombra trattarsi soltanto di vedere
l'impiego del vocabolo Comune, Questo tuttavia esattamente
non è vero, poiché la parola Coìniuie non é una di quelle che
nella storia sia stata adoperata per capriccio. Essa ha un
significato imj)ortante. Oltre a ciò, se badiamo allo Schmeider,
la costituzione del Comune accenna ad una disgiunzione di Ve-
nezia città dall'antico territorio, ossia dal dogado. Si dirà forse
che anche questa conclusione non contiene gran che di nuovo,
poiché in fondo anche per essa valgono le considerazioni fatte
sull'origine del Comune di Venezia. Ad ogni modo ognuno vorrà
ammettere essere stata circostanza assai bu(ma che ci sia stato
chi distinguesse nettamente l'aiìtico Dogado dal nuovo Comune.
Tale distinzione può essere pi-olicua di utili applicazioni.
Carlo Cipolla.
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iS-2
RKCENSIONl H NOTR BIBLIOORAFICHB — C. CIPOLLA
11. I :[10NK, Dfc Umìfìelsbezietniuffen Kaiser Friedìicìts: II zn dm
Si'estddten Venedlg, Pisa, Geìiova, Berlin, KlK>rinir, i>i>. l'Vi.
TI. — Federico II si valse dei vanla^^^i che il re^nio di
^Sicilia offriva alle cillà marinare, Pisa, (Genova, Venezia, per
frular di adescarsele. K<rli ebbe adunque una politica niarillinia,
r ;id essa rivolse lulta la sua attenzione fino dalla sua calala
in Italia nel 1220. Siccome Marsiglia entrava nel raggio della
sua influenza commerciale italiana, cosi la politica imperiale
*si rivolse più volle anche a quel porto. I Pisani accolsero vo-
lentieri le offerte di Federico II. che trcjvò invece, giusta il con-
sueto, avversi i (Genovesi. Né i Veneziani furono a lui troppo
lavt^revoli. Essi tuMavia seppero mantenei-si neutrali, in vario
importanti occasioni, aspettando che dagli altrui contrasti si
olii isse loro il mezzo per guadagnare. Nel Ì'2'.H (ienova entrò
addirittura nella seconda Lega Lombarda. fiO Svevo, per coll-
ii ol^jlanciare il grave danno, che perlai l'atto soffriva Tini pero,
lecr ogni sforzo al fine di guadagnare i Veneziani. Anzi si uni
¥ii\\ stesso a Venezia, e a quella città concesse (12:^2) larghi
laiv ilegì commerciali i)ur nel l'egno di Sicilia. Ma nonostante
qursle ed alti'e consimili larghezze, non raggiunse lo scopo.
Venezia segui la sua strada, e lini anzi per allearsi con (ienova
e rnl l>apa. K' notevole che nel 12:V2 Federico II, sottoiiiiso
allo scoi)o di farsi amica Venezia il suo antico proposilo di
l'ialzare le sorti del regno di Sicilia, guadagnando sulle conlri-
liiizinni alle (inali venivano sotto[)osti i mercanti. La viihu'iadi
<loitenuova (12:n), dove lo Svevo fece prigioniero il tiglio del
doge di Venezia, ch'era podestà di Milano, non bastò a rialzare
lo sorti deirimperatore, nella misura che questo avrebbe desi-
deralo. Non molto dopo (12:U)) al Papa riusci fatto di alleare
(i^Miova e Venezia. Federico ricorse allora al mezzo di accre-
scere la flotla impei'iale, ma non li'ovò valido e sincero appoggio,
se non che nei IMsani. Nel 12'j1 questi assalirono e vinsero la
fU^la genovese, che trasjjortava i prelati, recantisi al concilio
iiidelio da Gregorio IX. Anche nel I2'i'i, allorché formò il pro-
gol lo di assalire Genova, l'imperatore venne aiutato dai Pi-
sani, ma da essi soltanto. Venezia ispirò la pi'opria polilica al
concetto della neutralilà.Al papa venne fatto di decidere i Geno-
vesi ad aiutare i Lombardi contro l'imperatoi'e. Tuttavia le
sr^rlidi quesfullimo accennarono a rial/arsi, siccome risulta dàlia
considerazione dei falli, che immediatamente precedettero la sua
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BASSO MEDIO EVO — L. FRATI ÌH:\
morte. Quesl'ullimo apprezzameli lo avrebbe bisogno di mag-
giori prove, che non siano quelle messe innanzi dall' A,
NeirAppendice (p. 132) TA. sostiene contro Wiiikolmann,
che Federico li nel privilegio rilasciato ai Veneziani nell'anno
i220, non incluse il regno di Sicilia. Infatti la frase l'egnum
nosii'umj non si riferisce al regno siculo, ma all'impero. Questo
risultato interessa assai all'A., poiché corrispondo alla sua teoria
sulla politica di Federico II rispetto, quinci al regno di Sicilia,
quindi alle città marinare. Forse qui sta la parte più intoi-es-
santo e più nuova della dissertazione del dottor elione, che
scrive con erudizione e iu forma precisa, ancorché non semi)re
l'esposizione storica riesca perspicua ed interessante. La dis-
sertazi(me merita lode, come utile contributo alia conoscenza
di un periodo si grave i>er la storia italiana. Vincoli d'argo-
mento traggono TA. a parlare dell'Oriento e della Palestina;
anche qui ben si vedo come Federico II sapesse prevalersi di
qualsiasi opportunità per dai'e addosso ai suoi nemici.
Carlo Cipolla.
LODOVICO FR.\TI, La prlgioriUi del Re Enzo a Bolopmi, con
ai)pendice di documenti. IJologna, Zanichelli, ll)C)2, 1 voi.
in-8, di pp. ir>L
72. — Iniziata quattr'anni or sono dal Rodolico col suo
saggio sul governo di Taddeo Pepoli, la Biblioteca S(0)'ica Bo-
lognese, in cui lo Zanichelli, con esempio raro fra gli editoi-i
italiani, ha aperto coraggiosamente il campo agli studiosi della
storia locale, è già ricca di una buona serie di monografìe,
dovute tutte all' opera diligente di giovani, come il Vitali e
il Sorbelli, usciti dairottima scuola del prof. Fallotti. In ossa
il Frati, che vi avea già pubblicali i suoi studi sulla Vif(f
))vivata di Bologna dal sec, XIII al A' 17/, ristampa ora, am-
pliato, rifuso e corredato di molli documenti, un suo lavoro
comparso già tre anni or sono, sotto la forma modesta di un
breve articolo, nell'Archivio Storico Italiano (1).
Esposti in poche pagine di proemio i fatti che i)recodellero
la prigionia, riassunte con molta diligenza e con una certa vi-
vacità di forma le principali leggende difYuso dai cronisti contem-
I)oranoio postei'iori al fatto, il Frati riferisce poi le poche notizie
(1) S<TÌo IV. Voi. 2;L ISOO. pp. 'J40-2:)ÌL
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t8'i
RKCBNSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — O. LUZZATTO
>jl(>ricameiile provate sulla vita del Re sviavo in Bolo^ma e sulle
roiulizioni l'allogli dal governo roiiiunale, e chiude il suo studio
con la descrizione delle principali feslc l)olnirnesi in cui rimase
mi ricoi'do d(dla prigionia famosa.
Ueiì poco di nuovo ci ai)prendc in tutto ciò il libro del Frali,
rhè gli stessi l'alti erano slati in gran parte narrati dal Sa-
\ ioli nei suoi Annali e dal Blasius nel suo Koìììq Etizo. Nu(>va
h soltanto qualche notizia sui costumi (» la pn^cisa localizza-
Kione del carcere dell'inlclice figlio di Federico II, che il Frali,
iiccetlando le conclusioni del Falletti, stabilisce essere una delle
?;ale sui»eriori del palazzo del Podestà, dove ora si trova l'Ar-
chivio Notarile».
Non sapi)iamo perciò comprendere lo scopo della nuova
edizione, alla quale non a.Lrgiun<i:e cerio un grande interesse la
ricca appendice di documenti, che occupa più dei due terzi del-
rìntero volume; in esse inlalli, oltre alla cnmaca del (rarzoni
De Belìo Matinensi, che il Frali slesso dichiara di nessun va-
lore storico, oltn» alle lestimonianze di cronisti c(mtem}Joranei,
liith* a stami)a, calle poesie di re Knzo, pure stampale, troviamo
10 documeiìti, di cui ([uattro sollanto in(Mlili o i)ubblicati incoin-
l»letamenle, mentre tutti t^Hi altri sono già stati stampati (Minn
una volta sollanto.
(ilNO J.rZZATTO.
\\ SABATIFR, Actas S. Fi'dnciscl et melomm elas, Paris,
Fischbacher, 19()2, in-8, \). lxiii-201).
— — Floreluijì S, Franciscl Ass. Liberawcits qui ìfalicc dici-
tur ^ I FlOì'eUldi S. Francesco y>. Paris, P'ischbacher, 11)02.
/ Flovetll di S. Francesco, secondo Vediz. di A, Cesari,
riscontrati in moderne slampe per cura di R. Fornaciari.
Firenze, Barbera, 11K)2, p. xx-'i8:H.
— — *S'. Francisci Legendae veteris frar/ menta {juaedaaf.
Paris, Fischbacher, 1902. (Fascicolo III degli Opuscu/es'
de ontique Itistorique).
LKONARDUS LKM.MKNS, Documenta antiqua franciscana.
Ad Claras Aquas, ex typ. (]oll. S. Bonavenlurae, P.X)l-02.
Tre opuscoli di pag. i(X>-10<)-73.
J*. MANI)0XNI^:T, Les rè(jles et le (jouvernernent de VOrdo
de P(vnitentia au Xf li siede. (Prem. partie Ì'2Ì'2-[ZV'\Y
(Fase. IV degli (JjncscuJes de critique liistoì'ique).
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BASSO MKDIO EVO — P. 8ABAT1ER 185
P. BERNARD D'ANDKRMATT, Saint Francois d'Assise. Paiis,
(Euvre de S. Francois dWssiso, 19(li, v. :?, di pa^. viii-
78-70. — Nuove fonti alla vila di Irate Francesco t Nuove
non certo, ehè nessuna è ignota agli studiosi; ma coniodit^i nuove
(li allingere ad esse, schiarimenti nuovi di acque, se mi si
consente la melafora, prima intorbale. E segnano Tunica via
per la quale si può sperare che gli studi francescani mettano
a buon (ine: pubblicare quanti più testi è possibile. Sono gli
Adm il testo latino de' Fioretti^ Quante dubbiezze ancora:
ina certo anche peròhè ciascuno si possa formare un'opinione
sua o vagliare l'altrui, nulla di meglio che mettergli avanti
questo testo. Il Sabatier non si arrischia d'affermarlo testo
critico: che egli riproduce la lezione di due codici soltanto,
siano pure de' migliori ; ma io non so chi altri, almeno j^er
parecchio tempo, s'arrischiera di darla cotesta edizione ci*i-
lica. Sono compilazioni che ugni trascrittore non ha scrupolo
di trattare a suo modo, ciascmio toglie o aggiunge o inserisce
secondo che meglio risponda o a' suoi intenti pii o a' suoi
scopi partigiani.
Si vedano i Fioretti. Nel fondo sono la volgarizzazione
degli Actus, ma con libertà grande, sia che l'ignoto volgariz-
zatore toscano, che certo fu toscano, avesse davanti un testo
degli Actus che non è in tutto il presente, sia che derivasse
(la altre fonti. Cosi 0 capitoli de' Fioretti (37, 38, 'd, 44, 40,
48), non hanno corrispondente negli Actus; come 22 di questi
(non tenendo conto de' capitoli passati nelle considerazioni sulle
stimmate) non hanno riscontro in quelli. Viceversa de' Fioretti
il cap. 48 è derivato dalVUistoria septem tribulationum de!
t'iareno e i cap. 41, 44, 46, e in parte il 38, si possono trovare
nella Chronica XXIV generalium. (Gfr. Van Ortroy in A7iat.
Bollami, XXI, 444). Bene dunque ha fatto il Sabatier stam-
pando a parte, senza ai)parato critico, i 53 cap. di quello che
si potrebbe diro il Floretum; se ne sazieranno le anime che
nella ricerca storica non dimenticano la poesia, la quale è poi
ciò che ci fa care questi» ricerche. Ma il volgarizzatore italiane^
traducendo ha in parte rinnovato: si confronti il meraviglioso
capitolo Vili « Come andando \)Qv cammino Santo Francesco e
Frate Leone, gli spose quelle cose che sono perfetta letizia »
con il 7 degli Actus e si vedrà di quanto la parola volgare
avanzi qu(»lla per gramìnatica. Questa pai'ola volgare è invece
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18('» RKCBySIONI B NOTE BIBLIOGRAFICHE — U. COSMO
l>assata tulla nel Sabatier, che per il Florctum ha (Iellata una
prefazione come solo jsa scrivere lui: polrete non accordarvi
in lutto quello che dice, dissentirete a volle dai criteri suoi.
ma è pur necessario confessare che tutta l'anima umbra dei se-
coli XIII e XIV è dai Floreiti passala in lui. Lo sa meglio d'o-
gni altro quel valentuomo di Uaflaello Fornaciari, chedaquesla
prefazione ha derivato lum poche notizie ad una sua garbala
introduzioncella ad una nuova stampa de' FioreUi per il Bar-
bera. Slampa senza pretese ci'iliche di sorta; ma agli studiosi
per il suo formato e la sua correttezza, a, tutti i lettori ikt la
nitidezza comoda di mollo.
Ma quando furono scritti ^\\Acla^^ Dal 1322 al l:i28cidico
il Sabatier; e nel (enninics a (/^eo paiono questa volta d'accordo
i cj-itici francescani, che questa vogliono sia la data della morie
di (iiovanni d'Alvernia, del quale, come è nolo, si discorre
negli ultimi capitoli.
Non s'accordano invece — e quando mai i critici si possono
in tutto accordare i' — nel tenninas ad quem, che non tulli,
osservano, i capitoli degli Actus sono conglobati nella [jegendn
AnUijiia. Non è del resto diff'erejiza gi'ande, che mollo più su
del i328 non pare ci sia forza di critico che si possa spingere.
Né è questa per gli Actas la questione più importante: la
questione grave è quanto d'importanza slorica essi serbino an-
cora. Frale Ug(dino da Monte Giorgio o di Buonforle — varia
il nome non la persona — ne è, se non in tutto, almeno in
gran parie l'autore. Ma come anche, chi legga con animi»
spassionalo da ogni preconcetto di scuola, come non sentire
che il frate il quale scrive le pagine della Perfetta letìzia \m\
è più lo stesso uomo che racconta le estasi di Giovanni d'Al-
vernia^ Francamente io credo qui il Sabalier abbia ragione dei
suoi avversai'i: il ditfìcile ora è determinare quante di questo
pagine degli Actas risalgano, e le abbia pure fra Ugolino tra-
scritte, risalgano a frat(» Leone, come pensa il Sabatier.
Si può bene tentar di distruggei'e tulla Fopera sua: « Pe-
coiella di Dio», come il Santo lo chiamava, ci compare lo slesso
dinanzi da ogni pagina dei documenti irancescani. Certo neirli
Actns e nei Fioretti alcune cose hanno già pi*eso un colore
legg(Midario : nessuno lo nega e il Sabalier meno che tutti: ma
cello anche che molte volle il San Francesco che ci balza vivo
da essi è mollo più umano di quello che ci descrivono le Le-
gende otiiciali. Dunque più vei'o.
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''^^"
BASSO ÌISDIO KVO — S. FBANC. LE6BNDi£ 187
La virlù del critico sta qui nolla discrozioiio: può dire grandi
verità se abbia ìa virtù di formarsi a tempo, può sdi-ucciolare
ili esatrerazioiii grandissime se voglia dalla sua teoria tiran»
tutte lo conseguenze, spesso più apparenti, che reali.
Ho nominato la Lefjenda Antiqua: tutti, spero, rammente-
ranno che sotto questo titolo il ms. Vaticano '1354 racchiude
una lunga compilazione, dove sono aggruppati gli elementi jùù
<lisparali; il che non pare corrisponder bene alla prelazione,
ove il disegno dt^lKopera è dal compilatore nettamente sognato.
Questo disegno sombra invece al Sabatier si possa rinvenire
nel ms. di Liegnilz : di qui lo studio accurato che egli ne
ha fatto.
Fra le altre fonti, che il compilatore cita air()i)era sua, e
una Leffenda Velus\ la quale egli dice aver adoprato anche
irà Bonaventura per la sua legenda nord. Ora che è questa
IjPf/emfd Vefus^ La ^^ Celtini dirà qualcuno: ma poiché il com-
l>:latoro riporta quei luoghi che Bonaventura non utilizzò, e
questi d'altra parte nella 2 Celani non si trovano, ne viene,
dice il Sabatior, che lum questa sia la Legenda Vetus. K se
non questa, non resta allora che sia se non la Legenda :j So-
dorum. Ma quali sono questi luoghi? il Sabati<T con industre
accorgimento ha creduto di poterli trovare, e poiché gli ha
trovati acconciamente gli stampa. S'accorse egli stesso però
d'una difficoltà, ma con la sua solita abilità la risolse anche
da se solo. Se la Leggenda di S. Francesco d'Assisi scritta
dalli suoi Compagni, pubblicata prima dal Melchiorri e poi dal
Civezza e dal Domenichelli, è Topera nella sua integrità, come
va che cotesti frammenti nella Legenda non compaiono? Al
Sabatier la risposta è facile. Quando i Tre Soci raccolsero l'opera
propria, i primi capitoli, che raccontavano i principi della vita
francescana, non offescTO alcuno e furono lasciati tali quali;
por gli pltri, che esponendo i fatti dal 1219 in poi, suscitarono
as[)r(» contese, i pareri furono vari. Alcuni risolutamente gli
sop[jressero: altri, più moderati, s'accontentarono d'una rive-'
ditura di bucce. Quest'edizione riveduta è quella del Melchiorri
<• del Civezza — i capitoli pubblicati dal Sabatier sono fram-
menti invece del testo nella sua intogrifà. Scoprire o ricostituir
questa, sarà l'aspro officio dolio storico. Ma intanto a distrug-
gere lo congetture del Sabatici- sorgo terribile il Van Ortroy,
il <f«trie-f*eiìz'aHro aflR&itTia C(nne i *S'. Francisci Legendae i^f^eris
fragaìenta quaedam sono estratti parola per parola da una
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18g
IthlCENSlONI E NOTE BIBLIOORAFICHR — U. COSMO
Kxpo.sfZfOue fleìin H^'tjnki composta da Angelo Claroiio e elio
\l\iU'Q. iiis, mOla l*ihliul(*ca di S. Isidoro. La composiziouo della
re^^ola t* corln ]Mi>lej'iorp al 1318; che in sulla fino il Clarino
si scn^flia cinilfd i junianatori delle ossa di P. G. Olivi, i quali
roii iValosca l'crucia li^ disseppellirono per dai'h» al foco che lo
stniLr^^<*ss4^ (VA'v. AìttiL Boll. XXI, 442). E il latto, bene l'ha
nioslraln TKlirle, avvenne sicnranienle o sulla fine del lolT
i> sul principio del '18.
Pri'vciiiamo la risposta did Sabalier al formidabile avvor-
sarin ; clu» i frauuiienii si trovino nel Clareno non vuol dire
siano s<riMi da lui: possono bene, come era uso del Clareno,
essere siali incnipi^iaii lali quali nell'opera sua.
Xni, fj"aMcani(^nle, dc^sidereremmo una cosa: aver presto
davanti anche In Bvtjfda del Clareno. Sino a quando tutti questi
docmiienli nuji verranno pubblicati, e in edizioni facihnenlo
accessibili, rosicchi' lo studioso li possa tutti confrontare, e di
tulli gli sia concesso dt tener conto, egH rimarrà sempre peri-
toso. Il duhhit^ ù l'ufìifa posizione che egli possa onestameiilo
prendere, quandtj lo sh*sso fatto da una parte affermato, dal-
Taltra viene ne^^ah» c<iti pari risolutezza.
77. — 11 W Lenniiens, isloriografo dcdTordine e conlinua-
lioe del \Vaddin^^ pnhblica da un codice di S. Isidoro una Vita
lituiif At'f/ifti As\isi(if/s (^ome opera autentica di frate Leone;
lua :d Sabalier i[n<AU' paiono pagine pdfes et insìffni/lantes
nn rèsaìiu* ii tu tptdfìieme oa clmimèìète tltluition. Nemmeno
al \*an ui-lroy esse lìniscono pei* piacere, ma il Lemmensnon
si confonile per cosi |>oc<) e in un suo terzo opuscolo abilmente
scalca tutte le ragifini dall'avversario messegli innanzi. Al-
lora f allora biso;rna studiare spassionatamente la questione
da capti. Pero quandii, ad esempio, il Lemmens pubblica Sane-
ìix.yim/ Pafrir^ nostri Franciscl Intenfio JìegiiUiCy altribuon-
ilula, secondo il suo codice, a frate Leone, e il Van Ortroy
uKisIra di non acctrglìtTne Tautenticità, perchè S. Frcmi'Ois y
(tjfpfiraif soius tiu Jo^f/* trop odìeux oh trop ridlcule, allora
non si la più (!ella i*ritira storica, per quanto le si .voglia dare
una baso dì codici e dì manoscritti. Si capisce: questo scritto
prova tuniinosann^ntf che, anche se in qualche parte egli sbapfli,
la Ciincezionc che di ^?, Francesco e della sua storia s'è fallo
il Sabalier, risponde [iKjprio a verità.
Xoji si <'apiscc ìnvete perchè il P. Lemmens non creda
iicirautcnticilà rlclla Legemia 3 Sotùoruìiì, {\\M\m\oV Kctractìoue'i
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"TTOF^'Tf^-^
BASSO MEDIO EVO — P. MANDONNET 181)
</l' legenda antlqtfd clie ('<ì:1ì viene pubblicando rincalzaiK», anzi
clic abbattere, la tesi del Sal)aliei'.
Egli vuole che legenda 3 .SoclO)'um e Speculam perfec-
lionls siano compilazioni del .sec. XIV ; ma poiché di questo
ultimo ha trovato una redazione più semi)lice, questa, che e^^li
c\\mì\2i Eedactio pìior, gli pare sia scritto del dugento, calcato
come la 2 Ce/inti sugli Soipld Piurhiìu Socio^nim, di che la
ftunosa lettera, che Leone Rullino ed Angelo mandarono nel
1240 a Crescenzio g(Mierale dell'ordine, ci attesta per lo meno
l'esisteìiza. Vero e che di questa lettera oggi si dubita: i ma-
noscritti, ahimè!, hanno oramai un valore relativo. K se voi,
prima ancora di affrontarne la lettura, siete persuasi che quanto
il ms. afferma non ha valore, state sicuri che troverete sem-
pre le argomentazioni p(M' provarlo.
È l'obbieltività della storia!
78. — A questa porta veramente \m contributo prezioso,
con quella solidità di ai-gomeutazione (^ di documentazione che
gli è [)ropria, il l*. Maudonnel in un suo studio su A^.v Rer/ìe\'
et le Goiicernemenl de ì'Oìdo de Paenilenlia au XIII fiìècìe.
Quale sia stata l'origine di questo ordine, quale il yierito
del Mandonnel nel determinarla meglio, ho già avuto occa-
sione di accennare parlando del Meiuoì'kde scoi>erto dal Sa-
balior nel convento di (Capisi rano. Poiché dun((ue il Man-
(lonnet ha pubblicato solo la prima parte del suo lavoro, e tutto
la credere» che la seconda non abbia a tardare, mi si consenta
di attender questa [)er riassumere i risultali delle sue ricerche.
11 V, Mandonnet è spirito largo e molto è lecito s[)erare
da lui. Kg*lì è credent(\ ma pn^giudizio di parte non annebbia
la visione che ha de' l'alti: la ricerca della verità è cosi grande
cosa chi» ad essa tutto si vuol sacrificare, anche se davanti ad
essa debbano a volte cadere le opinioni che si sono sostenute
con maggior ardore. Nel culto alla verità, tutti, qualunque sia
la religione nella quale crediamo, qualunque la bandieia per
la quale combattiamo, tutti riuniti.
70. — Per il padre Horuardo d'Andermatt, che è i)ure tedesco
e dovrebbe essere nutrito della coltura che è in'opria della patria
sua, per cotesto frate inghebbiato di teologia, sgraziatamente
non è cosi. Ogni pubblicazione che non abbia il visto della
superiore autorità ecclesiastica, ogni scritlo che cerchi in qualche
parte di spogliare il suo santo di quel lume soprannaturale onde
lo si è voluto come togliere agli occhi nostri, non ha valore
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ìii\ UECKXSIONI E X0TI5 BIBLIOGRAFICHE — U. COSMO
jMT lui, iKnio (li ch(^ io polroi bene ili.spensanni dal ^nudicaro
L'ijjitM'a sua: ii[K.'ra di piota non di scienza.
Asst'M^i-a TAndornialt elio nella sua giovinezza egli lejj^fTCva
e i ilegjjreva la vila di San Kraneosco, si compeneti-ava di essa.
Sarà liene, rhè io ad un uomo cui i compagni suoi hanno alzalo
a cosi alto ui!jcio — egli è minislro generale dei cappuccini —
miti iiso negare il sentimenlo vivo della religione francescana:
ma (|Ui^sto in arte è mono che nulla, quando egli al suo seni i-
mcjihi nnu ha sapulo darò espj-essione. Meglio tornare agli
Acitiii, al COìmnerHayri, allo Speculnm, ai Tre Soci, dove
almeno iioiriiii^efuio candore di una forma bambina palpita gran
parie ili i[iie!la elio fu veramenle la grande e buona anima
IVancoscaiui.
Vrro e elio allo Speculu/ti rAndormalt non tornerebbe!
l/ha tH«bÌjliraio un protestante e perciò solo a lui puzza d'ere-
tiru. JVMrhi* ìli verità io non so per quale altra i-agi(me egli
non voglia *rm^r conto dello Specnluni se nou sia questa. Ohi
ìwm doduce <*gli dal ^Vadding lunghe pagine, che Tannalista ha
a sua volla Iralte o dallo Speculnm o dagli ^c^<.9 e dagli altri
libi'i che rAiidi^rmalt rifiutai' Ma della dillidenza sua egli ha
h'inalo in se slt^sso la punizione: cpiel tanto di più scialbo che
il racconio ha assunto neiraiinalista è passato nella narrazione
lieirAmlenuatl o le ha irrigidito ogni vita.
La quale (ieiredizion(» tedesca e nella versione italiana, chi
\v cercìn. si imu almeno trovare nelle belle fotografie da (biotto
o da alili pitlnii ch(» adornano il testo: alla traduzione francosr^
mnnra ancho questo. Umberto Cosmo.
IMinu» ^ i'iiilhl, Relazìoìil delle croniche viterbesidel secolo X\\
frtf iìf /tiro e con le fonli. In-8, pag. '2'i.
— —, Le Croniche di Viterbo .scritte da Frate Francesco
ì>\Am(refìA\im\di, W, Società Romana di storia patria, 11)01,
in-K, ili )(a-\ \Ò2.
su-Nl. — hi già, nel IIKX), TEgidi aveva pubblicalo uno
studio iiitnriio alia leggenda accolta nelle cronache viterbesi
suirorigine nientemeno che vitoi'boso della famiglia imperiale
bizaulìna dei Taleologi, accennando alle varie questioni di
oronologia di queste cronache; ora con le presenti due publi-
ea/ioni ripi'cndt* la questione, determinandone i giusti lati e
venendo a pralioa e sicura conclusione.
Trai tasi di questo. Un bmm orefice viterbese, di nome
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^f-^; -Ti-
BASSO MEDIO EVO — P. EGIDI 11)1
LanzìUolto, noiraiino 12i'i, subito dopo che la sua città natalo
aveva soffeiio assedio e servitù di Federico II, cominciò ascri-
vere memorie di le^^t!:endo o di storie intorno a Viterbo, rila-
lendosi alle favolose e nHtolo<>:iche origini della sua patria o
proseguendo sino alTaiino 125i. Nel secol<ì XV vennero poi tre
cronisti, che da quelle meniorio trassero materia di nuovi
scritti di storia viterbese e continuarono ognuno fino ai tempi
di loro età, confessando aver ognuno attinto alla fonte genuina
del Lanzillolto: questi tre furono: frale Francesco d* Andrea da
Viterbo, Nicola della Tuccia e Giovanni di lazzo. Nel primo
studio TEgidi dimostra invece che le cose passarono cosi : nes-
suno dei tre ebbe sott'occhio, scrivendo, Toriginale del Lanzil-
lotto: solo Francesco d'Andrea ne possedette un rifacimento
della seconcU metà del secolo XIV credendolo genuino, lo com-
IM^ndiò traducendolo dal latino e aggiungendovi i falli delia
seconda metà del secolo XIII e di quasi tutto il XIV cioè dal
l'i.Y) sino al 1:^94; il tutto ccmcordando con gli scritti di Giro-
iniììo medico, di Cola di Cocelluzzo speziale e di altri citta-
dini viterbesi. Di quanto poi avvenne dal 1394 sino al .1455 (e
i>iù esattamente.... in fine ad questo dì X de luglio 1455) il
buon frate ebbe a fonte la viva voce di un vecchio, certo
Paolo di Perella. Nicola della Tuccia e (Giovanni di luzzo ebbero
nelle mani il lavoro di Frate Francesco, se l'appropriarono,
dicendosene autori, estendendo le lìotizieche il frate aveva tolto
dal Lanzillotto, e sperando non esser mai scoperti della loro ru-
iHM'ia. Se non che una copia dello scritto è giunta fino a notsuf-
iiciente per ismascherare tanta impudente pirateria letterai'ia,.
non rai*a del resto nei cronisti di tutti i tempi.
Di qui dunque Timporlanza di avere, in questa ci'onaca di
Viterbo scritta da Frate Francesco d'Andrea, un'edizione curala,
precisa, fedele. Ed è appunto questo il secondo lavoro che
jn-esenta TEgidi. Egli fu preceduto già da altri parzialmente o
inle«rralmenle, V Orioli, V Ililber e il Cristofori;ì\m, nella prima
parte della prefazione alle cronache, TEgidi dimostra la insuf-
/icienza degli studi pi-ecedenti. In una seconda partt* dimostra
la necessità di aver sott'occhi anche le altre cronache mentre
si legge qu(dla del Frate Francesco. In una terza dice il |)oco
che si sa di questo frate; in una quarta descrive il codice esa-
nùnato e che si dà ora stampato; e in una quinta le norme
se^^'uile nella stampa del testo e che sono qmdle d(»terminate
dairislifuto storico italiano.
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102 RECKNSIONI R NOTK BIBLIOGRAFICHK V. CI.
Sc^^niono poi quosto Cnmichc de VìIcvìk) che l'K^idi, cmi
pazieiìle studio di preparazione o con giovanile vijjroria di fedo
nel difendere i meriti di un disprezzato e tradito scrittore, illuslrn
e talora commenta. Ma commenti e illusti'azioiii sono sobri.
severi, degni della critica on(\sta e giusta e degni di (luella
scuola da cui l'Egidì deriva. P. Spkzi.
liniLlKLMO VOLPI, L^ fe.^lc lìi Firenze (ìel iìoO. Nofizidfii
nìi pociiietlo (lei sec. XV. Pistoia, libreria Pagnini, ì\^yì,
8*J. — Le feste sono quelle con le quali nel 1450 i Fiorentini,
ospiti del giovinetto (laleazzo Maria Sforza e deisignoridi Rimini,
di Cari)i e di Forli, accolsero e onorarono — dal '27^ cPaprile jk!*
più gioi'ni - papa Pio IT, clie aveva sostato nella loro città ikt
avviarsi al congresso crociato di Mantova.
11 poemetto in terza rima, del quale il V. ci dà una cnm-
piuta idea, con opportuni riassunti e spigolature, si trova in un
cod. Magliabecbiano e viene a lare il paio con quello consi-
mile edito già dal Tartini nei A'. /. SS. Opera d'un ignoto
cliente mediccM) — e appunto per cpiesto dedicato a Piero di C«»-
simo — esso è, letterariamente, ben povera cosa, mentre nella
minuta rappresentazione di giostre con balli e ai'meggerio »'
un assai pregiato documento di costumi di quell'età, come ben
a ragione lo giudica PA. Il quale, grazie alla sicura conoscenza
che possiede di quella [>roduzione letteraria, annota ed illustra
^•on garbo e dottrina il prolisso, ma importante poemetto, da
cui Vittorio Rossi aveva tratto materia d'un belPopuscolo nu-
ziale. Notevole fra gli altri pai'ticolari un Trionfo d'Anuuv
con ricco seguito d'armeggiatori, che al V. suggerisce un ac-
concio riscontro coi famosi affreschi onde pro[>rio in queli'anii'»
Benozzo (ìozzoli ornava la Cappella de' Medici. In quella occa-
sione Lorenzo, allora decenne, fece probabilmente la sua pr ma
conìparsa in una festa pubblica, e le impressioni riportate al-
leila dal [)rincipesco giovinetto non dovettero essere senza efl'clt»'
sui gusti e sui propositi del futuro Magnilico. - V. Ci.
RICE AfJNOLETTI, Alessandro BraccesL Coninbnto alia
storia dell' unumes imo e della poesia volgare. — Fi-
renze, Seeber, 11K)1.
8:^. — Di questo umanista e rimatore, nonché notaio e can-
€ellier Fiorentino, vissuto nella seconda metà del quattrocenl»^
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TKMPI 1I0DKKN[
A. BONARDl
193
(14'<5-1503\ avolo del Firenzuola, figura d'uomo e di scrittore
secondario, indubbiamente, era stato in questi ultimi anni rin-
frescato il ricordo da parecchi studiosi, ma in modo che rima-
neva il desiderio a maggiori e più esatte notizie. Questo de-
siderio soddisfa in gran parte l'autrice con la presento mono-
grafia, degna di nota per la novità delle indagini o la bontà del
metodo, anche se alcuni punti andavano approfonditi di più e
in generale difetlino di compiutezza bibliografica lo citazioni. La
Sig.na Agnolelli ha saputo intrecciare insieme, opportunamente,
la trattazione della vila e delle opere del Braccesi, della cui sva-
riala produzione letteraria essa discorre senza lungaggini, ser-
bando in generale la giusta misura nei giudizi, e dei molti com-
ponimenti inediti dando copiosi saggi nel testo e nelle note, ma
non sempre in una lezione corretta. La parte più nuova nel
patrimonio letterario del notaio fiorentino e la più interessante
per gli studiosi di lettere è formala da una ricca serie di poesie
burlesche e satiriche, con le quali esso viene a schierarsi non
indegnamente fra i migliori burchielleschi, o fra i più vivi pre-
cursori del Herni. Ma un'altra parie di questa monografia ri-
chiama ancor più Tattenzione dei lellori della Jìivisiu, quella
che TA. consacra ad illustrare le auìbascieìie del Braccesi, a
partire da quella di Siena (1491) sino all'ullima presso papa Ales-
sandro VL Solo i documenti che della prima si conservano nel-
l'Archivio fiorentino, parecchie centinaia di lellere, sono tali da
meritare, come rileva giustamente TA. (p. 152), uno studio spe-
ciale, che riuscirebbe un'utile illustrazione dei rapporti politici
tra Firenze e Siena durante quel periodo.
Giovi qui rammentare che, nei suoi ullinii temi)i, il Brac-
cesi, fattosi fervente Savonaroliano, dovei le lasciare, dopo qual-
lordici anni, la carica di cancelliere nella quale gli succ(Hleva
Nicolò Machiavelli, che all'eroico frate si mostrò, com'è nolo,
ostile sino alla crudeltà e all'inoriustizia.
V. C.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
A. BONARDl, 1 Padovani ribelU alla Repubblica di Venezia.
1509-1530. Pagg. xvii - 298. Venezia, Tip. Emiliana, 1902.
84. — Premesso un breve, ma accurato esame delle fonli
veneziane e padovane alle quali attinse, e rilevato il loro di-
verso carattere e la loro maggiore o minore attendibililà e im-
Ritista storica italiana, Jfe» S., ir, 2. i:t
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iiVi
RKCEKSinKI K NOTtt BlBLlOORAFlCHE — A. BATTISTKLLA
jKjrlaii/a, lauloro t^nliii in argomento coiraccoiinare alle con-
fi i/ìdjii ili l'ailova i»riiHiL della lega di Cand)rai. Passa quimli
.^li esporrò iiiimilainciih* le ragioni por lo quali, dopo la scoii-
lilla iìvl \eìie7Ài\nÌ ad Agnadollo, si manilestò in Padova, nella
riasso [liù ('levala disila cittadinanza piuttosto che nelle classi
iu(V>rÌuri. IMI iHoviinen!o ostile alla Repubblica; le causo che in-
dussero i Paiiovaiii :i persisterò nella riboUiono; la parte che in
«[uostn dis|:^razlat<t i^fiisudio rappresentò il psoudo commissario
iii4H*inalOt Loonaj'iio Irissino; le pratiche e lo operazioni militari
ch'oLboro por o(!olto il riacquisto della città compiuto dai Ve-
nozianì il 17 lii^^lio ìT^VX Più che la storia politica degli avve-
ju inoli li, il Hniianli jiarra le vicende varie e minute della
suliova/iono e lo rojiso)j:uenzo ch'ossa ebbe por i Padovani o
che si 1i"asciiiaron<f (iim al trattalo di Bologna del 23 dicorabre
152ÌJ. 1 latti [irincipali della celebre guerra, alla quale quesl'e-
pisodii» si colle^ia, s'iiiti'avedono appena in iscorcio: epporò il
racconto, presu ciisl a se, quasi staccato dai fatti politici geno-
i-ali, perdo un [ìo' di'! suo carattere vero e del suo colorito.
Ad ogni mudi» il lavnn» del Bonardi, condotto con somma dili-
genza, con molto nt'Uhie critico e c(m lai'go e coscienzioso uso
dei docuinenli, olirò die illustrare il suo particolare argomento,
servo a darci un'idea esalta della politica intorna di Venezia
in quegli anni pericolosi, e reca un notevole contributo alla
storia, non niimra iiilìoramente chiarita, della lega diCambrai.
A. Battistella.
A, I*HANZKL()RKS, S/ccolò cVArco, studio biografico con alcune
noie sulla Urica ladina del Trentino nei secoli XV e XVI.
Pagg. 118, Treuli», Società lii). editrice trentina, 1901.
sri. — E' un buon contributo agli studi suirumanesinio
questo studio del Pranzolóres che ci la conoscere con ricchezza
di particolari la vita e lo opere di Niccolò d'Arco e, indirotta-
moide, viene a meli ere in luce le condizioni della cultura nel
rroNlino noi secoli W e XVI o la parte ch'esso ebbe nella
lioi'itura umanistica. I^gli seguo il suo autore dalla nascita alla
morte (l'iTluriiii) vn Inlte lo sue varie vicende o peregrinazioni,
oi discojTe de* suoi sludi, degli amori, della sua tiimiglia, dei
luoghi ove por ragioni diverse ebbe a dimorare, dei suoi nunie-
rijsi amici, ricavandi> le notizie da documeidi, da manoscritti,
da opere auleriori, e specialmente rialle poesie del suo autore,
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TKMPl MODKRNI — V. CIAN llj5
ciregli riporta con multa profusione, offrendoci cosi anche no-
tevoli saggi della sua arte e del suo valore poetico. A tutto ciò
aggiunge un diligente catalogo critico delle opere del d'Arco e
un accurato esame di esse, dal quale, a modo di conclusione, esce
fuori il giudizio essere stato il d'Arco un poeta essenzialmente
trentino ìiel senso che popolò la sua patria di fantasie e dì
ricordi, celebrandone con affetto le naturali bellezze. Forse il
desiderio di chiarir tutto e di confutare opinioni erronee di altri,
in questo bel lavoro del Pranzelóres turba talvolta un i)o' l'or-
dine cronologico e fa apparire eccessivo il corredo d'erudizione»
irenerando in chi legge un senso di stanchezza per quelle con-
tinue interruzioni del testo e per quelle spezzature a cui si è
costretti dalla sovrabbondanza di note e di citazioni un pochino
tarragìnose. Chiude il volume un elenco di documenti relativi
ai conti d'Arco del tempo del poeta.
A. Battistella.
vriTOUIU GIAN, Un medaglioìie del Rinascimento — Cola f
Bruno, niessi^iese, e le sue relazioni con Pietro Bembo h
(1480 e. - 1542); con appendice di documenti inediti, — {1
Firenze, Sansoni, 19(»1, pp. 102. Ih
86. — In questo scritto, che fa parte della Biblioteca O'i- Jg
tica della letteratura italiana, diretta da Francesco Torraca, Ì
il chiaro Autore ha voluto, com'egli stesso dice nella Prefa- %
zione, «narrare, con la scorta di materiali spesso nuovi, un ^
episodio tipico negli annali dell'emigrazione Siciliana nella i)e- j^
iiisola pur durante il fiorire del Rinascimento» e porre in evi- >
denza «un caso singolarissimo di quella sodalitas morale e
letteraria, che fu quasi un'istituzione fiorente* nella nostra
Rinascenza.
Di questa sodalitas il messinese Bruno ci offre, infatti, un
esempio caratteristico ; e l'averla egli esercitata rispetto a Pietro
Honibo, cioè ad una delle figure letterariamente più interessanti ' \
del Cinquecento, accresce importanza a questo studio, nel quale * ,J
è un non piccolo riflesso dell'ambiente familiare e domestico e ^j
per alcun iato anche intellettuale in cui il Bembo visse. iHJ
Cosi l'A., che fin dal 1885 illustrò dottamente un decennio pi
d(41a vita del Bembo, viene ad aggiungeie, in sostanza, un ^
nuovo capitolo agli studi già fatti, in quanto che il Bembo ha '^
questo di particolare: che non è meno, anzi quasi quasi è più ;>!
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UM»
RRCENSlONl IS NOTK BIBLIOQKAFICHB — A. ROSSI
lulorossante a sUidiare in tutto quanto lo circondò, nelle rela-
zioni niolloplici ch'obbo, o, in altri termini, com'espressiono di
un dato ambiento socialo e letterario, che neirojìera sua stret-
ta mente personale e nelle manifestazioni dirette del suo ingegno.
Prendendo le mosse dal soggiorno del Bembo in Messina.
durante il quale il Bembo conobbe, molto probabilmente alla
scuola del Lascaris, il Bruno giovinetto, VA. determina le re-
lazioni di buon'ora stabilitesi fra il letterato veneziano ed il
messinese, il quale ultimo s'attaccò al primo come l'ombra al
corpo e segui il Bembo nelle corti di Ferrara e d'Urbino, non
che a Roma, quando quegli divenne segretario di Leone X; o
al suo protettore, che lo onorò di costante e meritata fiducia
e lo fece largamente provvedere di rendite ecclesiastiche, reso
s(U'vigi importanti, particolarmente nel periodo dal 15:^1 al 15;i9.
Notizie assai dettagliate ci dà anzi il Gian intorno a questo
ultimo periodo, e da esse si scorge come il Bruno nella casa
del Bembo attendesse ad uffici ed incarichi i più vari e dispa-
rali fra loro. Egli, che sorvegliava e quasi sostituiva i fattori,
«curando le seminagioni nelle campagne e il miglior andamento
degli altri lavori campestri», era ad un tempo consultato in-
torno ai lavori letterari ed ai versi che il Bembo componeva,
e attese più volt(^ con grande zelo e cura alla revisiono ed
all'edizione fiegli scritti bembeschi dal 1525, quando furono
primamente stampati^ le Prose della volgar lingua, in poi.
Da alcune lettere del Bembo, che si trovano tuttora inedite
in un codice Chigiano e che sono del 15:58, il Gian trae anzi
argomento a confermare lavorila di quanto Lodovico Beccadolli
ebbe a riferire come cosa dettagli dal Bembo slesso, cioè essere
stato Gola Bruno « la sferza delle composizioni » del suo pro-
tettore. La fiducia del Bembo nel Bruno giunse a tal punto ch'egli,
dopo la sua nomina a cardinale nel 1530 e la sua partenza per
Roma, affidò alla vigilanza di Gola in Padova i figli Torquato
ed Elena. E di quanto il Bruno fece a prò' dell'educazione di
quelli il Gian ci dà minuto ragguaglio. Il fatto che il Bembo
ebbe tanta stima pel Bruno e sopra tutto che non disde-
gnò di consultare il suo protetto ne' suoi lavori letterari
non potrebbe spiegarsi, se il Bruno fosse stato uomo privo di
studi. Ma il Gian nel suo scritto niett^ opportunamente in
hice, oltre airamicizia del Bruno con non pochi letterati del
suo tempo, la cultura del messinese, desumendola da parecchi
dati di latto, quali, per esempio, la parteavuta dal Bruno latini,
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TEMPI MODERNI — A. COPPIKI
107
iieirAccadeinia degli Infiammati, Tavcr egli composto vorsi etc.
Del suo valore letterario il Bruno, tuttavia, lasciò documenti
originali assai scarsi, e a ben poco si riduce l'enumerazione
(\e<^ì\ scritti che di lui ci rimangono l'atta dal Gian.
Sacerdote nel tempio in cui il Bembo era il Nume, il Cola
Bruno meritava di trovare chi raccogliesse in un breve scritto,
senza le lungaggini d'una estesa monografia, che sarebbe stata
sproporzionata all'importanza letteraria e storica del soggetto»
le notizie rimasteci di lui; e questo lavoro di raccolta il Gian
appunto ha compiuto con grande precisione di ricerche, valen-
dosi anche di documenti nuovi, con abile raggruppamento dei
iiUti studiati e, ciò che accresce il pregio dell'opera sua, con
molto garbo di fornui.
Agostino Rossi.
COPRINI ANNITA, Piero Strozzi neWasseAlo di Siena. Fi-
renze, Paravia, 1002. In-10, di pp. 201.
87. — L'assedio di Siena è stato da molti storica narrata
nei suoi più minuti particolari; e parecchi eruditi hanno fatto
arj^omento di studi speciali or questo or quell'episodio di quella
mirabile epopea. Tuttavia, nessuno aveva finora esaminato quel
grande avvenimento in relazione coli 'opera del capitano che vi
aveva rappresentato una gran parte, di Piero Strozzi, l'illustre
figlio dell'infelice Filippo; ne aveva fatto rilevare l'importanza
di lui nella difesa di quella misera città. La signorina Coppini,
non contenta di seguire colla debita prudenza il racconto
degli storici, ha ricercato nei documenti inediti degli Archivi
di Siena e di Firenze la conferma, l'ampliamento o la corre-
zione delle notizie finora accettate su quell'uomo, nel periodo
fortunoso, che corre dalla sua venuta in Siena, nel 1553, alla
caduta della Repubblica, nel 1555. Con lodevolissima diligenza
no ha illustrato tutte le mosse, ne ha spiegato tutti i disegni,
dimostrando che, se un doloroso presentimento avevano alcuni
cittadini che la venuta dello Strozzi in Siena dovesse procurare
la rovina della città, egli non lo giustificò colle sue gesta e se
si verificò pur troppo, devonsene incolpare le circostanze con-
trarie del tutto alla santa causa della libertà senese. Ne narra
pertanto minutamente i provvedimenti in Siena; la spedizione
in Val di Nievole, dalla quale usci, si colla fama di grande stra-
tega, ma colla certezza che gli aiuti promessi non san^bbei'o
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!l>f^
KlfCBXSlONI K NOTK B1BLI00KAF1CHK
E. CA8AN0TÀ
,Mi'ivali: l ' impivsa della Val di Gliiana o la sconfina di
Mairiano ; le prolesto coiitro i suoi doirallori alla Corte di
l'iMncia, i quali susurravauo che non pensava a salvare la
<illàaua si bene a iniiiossessarsi dei castelli del senese. Questa
\oce, che, riferitagli da Enrico II, molto atHisse lo Strozzi,
aveva forse qualche fondauiento, checché dica Tegregia Autrice;
hi quale, secondo noi, si entusiasma troppo del suo prolagt»-
nisla e lo snatura pertanto in qualche parte, quando vuole so-
stenere ch'egli ubbidisse in tulle le sue imprese contro Cosi ino
d( * Modici airidealilà sublimo della libertà della patria e del-
1 "amore della propria famiglia, mentre molti dubbi persistono che
Hirobbero credere semplicemente ch'egli, come tutti i suoi, non
cduibattesse in sostanza se non per ambizione delusa e desiderio
cr»sjante di sostituirsi a quel ramo cadelto di Casa Medici, chela
fnrluna assisteva a loro detrimenlo.
Questa nostra opinione, però, non menoma la lode che Iri-
luttiamo anijua e sincera all'egregia scrittrice: la quale, senza
distrarsi in vapoi-ose considerazioni, procedendo anzi con molta
serietà e chiarezza al proprio assunto, ha dettalo un lavoro
clic riuscirà utile ai cultori della storia senese in particolare.
E. Casanova.
1UA<;10 BUl-dl, o/i scoUiri dello studio di Padova nel dir-
quecento. — Discorso inaupurale letto neiraiila magna
della R. Università di Padova il 0 novembì^e 190*J. —
Padova, Randi, 1VK);{, pagg. 51).
S8. — Dopo un ellicace esordio, in cui TA. dimostra che
la sloria deirUniversità deve avere interesse i>er la famiglia
tiri professori e degli scolari come la conoscenza della loro ge-
nealogia per le case nobili, descrive con rapidi e sicuri (occhi
la città di Padova nel secolo XVI, il suo territorio, la sua ]>o-
polazione divisa in ceti e in fraglie (coi'porazioni). Fino dal
sor, XV la tassa di soldi due al mese \)ev qualsivoglia bocca
del lerrilorio da Ire anni in su, e di lire tre per ogni carro
fi 1 ra*o fu impiegata dalla Repubblica di Venezia per lo stii)endio
tlei {irofessori, e rendeva dalle quarantasette alle settantamiia
lire all'anno. Nel sec. XVI nuissimo fu il numero di mille
scolari; quando diminuiva, i civici rettori ne informavano il
Senato. «Varie le cause della diminuzione. Ora la mancanza di
^ uno di quei professori al primo loco, il cui nome era richiamo
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TEMPI MoDEKNl — B. BKUGl
lOì)
X- di gran numero di scolari, giudici dei maestri anello più di
» adesso; ora la bolla di Pio IV, che costringeva i laureandi a
» un giuramento religioso con molta prolUifà (Targula frase
» è del i»odestà del 1500) cosa abhorita dalla Nation Alemana,
» Auf/lesa, Giacca ed altre. Kra infatti una j'igida confessione
» di papismo, come allora dicevasi. Assai più spopolava lo
» Studio la peste».
L'A. quindi raccoglie molli dati interessanti sulla vita degli
studenti in Padova, sul costo del vitto e dell'alloggio, ecc.
« I libri costavano meno che a l^ologna: comprati con espresso
» patto di rivenderli al momento della partenza, li riacquistava
» il libraio venditore. 11 calcolo del Montaigne, che lo scolai'o
» agiato spendesse sette scudi al mese per la sua pensione e
» sei per il valletto, corrisponde press'a poco a quello dei po-
» desta. I quali (ponendo che, l'un per Taltro, ogni scolaro
» spendesse cento ducati l'anno) /acevano salire a ducati cen-
»tomila il benefìcio grande arrecato dagli studenti alla città e
^ alU Datti delV Illustrissimo Dominio (i)ag. 12)».
S'udivano per le vie della città parlare tutti i dialetti d'Italia
e molte lingue straniere; difatti da tutte le regioni della peni-
sola accorrevano studenti all'Università di Padova, mentre i
veneti per un provvedimento della Repubblica del 1571 non
polevano compire i loro studi che in questa Università. Da
ollr'alpi vi venivano tedeschi, danesi, svedesi, russi, boemi,
polacchi, ungheresi, provenzali, borgognoni, inglesi, scozzesi;
d'oltre mare i greci. Il Brugi descrive i viaggi di questi stu-
denti attraverso l'Europa, parla delle loro corrispondenze epi-
stolari, facilitale da una corporazione di portitor di littere,
che (ìoriva in Padova al principio del Cinquecento.
Quindi l'A. passa a ricercar le cause per le quali tanti
scolari si recavano allo Studio di Padova, dimodoché era diven-
tato il primo d'Italia e quasi d'Europa. Prima di tutto il go-
verno di Venezia faceva una scelta accurata degl'insegnanti,
ch'erano fra i più dotti e famosi. «Né la Repubblica badava a
» spendere quando il merito vi fosse: ai lettori di grido dava
» stipendi, che, ben ponderato tutto, si possono ragguagliare a
^ trentamila lire annue di nostra moneta. Ma il i)rofessore non
» poteva esser pigro: nominato a tempo, e, salvo ben rare
^^ eccezioni, con un concorrente che insegnasse la stessa materia,
» sapeva che gli scolari avrebbero scelto e giudicato (pag. 17).
E poi vi era il vitale nutrimento della libeilà del pensiero:
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GooQÌe^
102
KKCKNSIONI R NOTK HiBUOOBAFlCHe Y. CI.
Sogliono poi quosto CrfmìrJic de Vi/crbo che TK^itli, cuii
pazionle sUuiio di preparazione e con giovanile vigoria di IWIe
nel difendoiv i niorili di un disprezzato o tradito scrittore, illusini
e talora conmionta. Ma coninìenti e illustrazioni sono sobri,
severi, degni della critica onesta e giusta v degni di quella
scuola da cui TEgidi deriva. P. Spkzi.
iirc.MKLMO VOLPI, Le feste di Firenze del lir,0. Xo/iziiuii
uìi lioemetlo del sec. XV. Pistoia, libieria Pagnini, P,H)J.
8'J. — L(* leste sono quelle con le quali nel l'ioO i Fiorentini.
<>si)ili del giovinetto (Galeazzo Maria Sforza e dei signori di Rimini.
di Carpì e di Forlì, accolsero e onorarono — dal L^.") d'aprile \r\'
\)\\\ giorni — papa Pio H, che aveva sostiito nella loro città pei
avviarsi al congresso crociato di Mantova.
11 poeuìetlo in terza rima, del quale il V. ci dà una cniii-
jjiuta idea, con opportuni riassunti e spigolature, si trova in un
<"od. Magliabechiano e viene a lare il paio con quello consi-
iiiile edito già dal Tartini nei R, I. SS. Opera d'un ìltiioIo
<'liente mediceo — e a|»punloper (|ueslo dedicalo a Piero dìo*-
siino — esso è, letterariamente, ben povera cosa, mentre nella
minuta rapprt^sentazione di giostre con balli e arnieggerio •
un assai pregiato documento di costumi di quell'età , come ben
il ragione lo giudica l'A. Il (juale, grazie alla sicura conoscenza
che })ossiede di quella i>roduzione letteraria, annota ed illustra
con garbo v dottrina il prolisso, ma importante poemetto, 'la
cui Vittorio Rossi aveva tratto materia d'un bell'opuscolo nu-
ziale. Notevole Ira gli altri particolari un Trionfo d'AnuMv
con ricco seguito d'armeggiatori, che al V. suggerisce un ac-
<-(>ncio riscontro coi famosi afTreschi onde proprio in quell'ann»
Benozzo (bozzoli ornava la Cappella de' Medici. In quella ocra-
sione Lorenzo, allora decenne, fece probabilmente la sua pr ma
comparsa in una festa i)ubblica , e le impressioni riportate al-
lora dal principesco giovinetto non dovettero essere senza elìcn"
sui gusti e sui propositi del futuro Magnillco. • V. Ci.
RICE A(fNOLE'rri, Alessandro Braccesl. ConiriOfdo (ill^
storia del r umanesimo e della poesia volgare. — 1'
renze, Seeber, VJOÌ.
8:^. — Di questo umanista e rimatore, nonché notaio e can-
cellier Fiorentino, vissuto nella seconda metà del quattrocenl"
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TKMPl MODERNI — A. BONARDl 193
(14l!5-150:T', avolo del Firenzuola, fìjjcura (ruoiiio e di scrillort^
secondario, indubbiamente, era stato in questi ultimi iwnn ria-
Trescato il ricordo da parecchi studiosi, nui in modo che rima-
uova il desiderio a maggiori e più esatte notizie. Uiieslo do*
siderio soddisfa in gran parte l'autrice con la presento mono-
grafìa, degna di nota per la novità delie indagini o la Ixmlà del
metodo, anche se alcuni punti andavano approfondili di piti e
in generale difettino di compiutezza bibliografica le citazioni. La
Sig.na Agnoletti ha saputo intrecciare insieme, opporhniamenle,
la trattazione della vita e delle opere del Braccesi, della cui sva-
riata produzione letteraria essa discorre senza lunga^irgini, ser-
bando in generale la giusta misura nei giudizi, e dei molli c(»m-
poniraenti inedili dando copiosi saggi nel lesto e nelle naie, ma
non sempre in una lezione corretta. La ])arle più rmnva nel
patrimonio letterario del notaio fiorentino e la più iniero.ssanto
per gli studiosi di lettere è formala da una ricca serie di poesie
burlesche e satiriche, con le quali esso viene a schierarsi mm
indegnamente fra i migliori burchielleschi, e fra i pili vivi (ire-
cursori del Herni. Ma un'altra parie di questa monografia ri-
chiama ancor più rattenzione dei lettori della Iìichì(f, i|uolla
che FA. consacra ad illustrare le (inthascioie del Hraccesi, a
partire da quella di Siena (1491) sino all'ultima presse» pupa Ales-
sandro VI. Solo i documenti che della prima si conserva no nel-
TArchivio fiorentino, parecchie centinaia di letlere, sono tali da
meritare, come rileva giustamente l'A. (p. 152), uno studio s[io-
ciale, che riuscirebbe un'ulile illustrazione dei rappnrli politici
tra Firenze e Siena durante quel periodo.
Giovi qui rammentare che, nei suoi ultimi tempi, il Brac-
cesi, fattosi fervente Savonaroliano, dovette lasciare, flo[io (]ii;ij-
tordici anni, la carica di cancelliere nella quale gli .sucrrdcvi*
Nicolò Machiavelli, che all'eroico frate si mostrò, cchnì' nnl<».
ostile sino alla crudeltà e all'inoriustizia.
V. *:.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
A. BONARDl, / Padovani ribelli alla Repubblica di yem*^ift,
15(K)-1530. Pagg. xvii - 29S. Venezia, Tip. KmiliaiKi, \\m.
84. — Premesso un breve, ma accurato esame* delle lonh
veneziane e padovane alle quali attinse, e rilevato il Inni di-
verso carattere e la loro maggiore o minore attendibilità e ìni-
Rivistn storica itaìinna, 'M s., Il, i. K«
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iO'i
RECENSIONE K NOTK RlBUOGRAFlCHK
A. BATT18TKLLA
portanza, raiilore entra in argomento coll'acconnai-e alle con-
dizioni di Padova prima della lega di Cambrai. Passa quimli
ad esporre minutamente le ragioni por lo quali, dopo la scoii-
lilla dei Veneziani ad Agnadollo, si manifestò in Padova, nella
olasse più elevata della cittadinanza piuttosto ohe nelle classi
inferiori, un movimento ostile alla Repubblica; le cause clic in-
dussero i Padovani a persisterò nella riboUiono; la parte che in
questo disgraziato episodio rappresentò il psoudo commissario
imperiale, Leonardo Trissino; le pratiche e le operazioni militari
ch'ebbero por eflTetto il riacquisto della città compiuto dai Ve-
neziani il 17 luglio loOU. Più ohe la storia politica degli avve-
nimenti, il Bonardi narra le vicende varie e minute della
sollevazione e le conseguenze ch'ossa ebbe per i Padovani e
che si trascinarono fino al trattato di Bologna del 23 dicembre
1520. I fatti principali della celebre guerra, alla quale quest'e-
pisodio si collega, s'intravedono appena in iscorcio; epporò il
racconto, preso cosi a se, quasi staccato dai fatti politici gene-
rali, perde un po' del suo carattere vero e del suo colorito.
Ad ogni modo il lavoro del Bonardi, condotto con somma dili-
genza, con molto acume critico e con largo e coscienzioso uso
dei documenti, oltre ohe illustrare il suo particolare argomento,
serve a darci un'idea esatta della politica interna di Venezia
in quegli anni pericolosi, e reca un notevole contributo alla
storia, non ancora inti(Tamente chiarita, della lega di Cambrai.
A. Battistella.
A. PRANZELORES, Niccoìò d'Arco, studio biografico con alcune
note sulla lirica latina del Trentino nei secoli XV e XVI.
Pagg. 118. Trento, Società tip. editrice trentina, 1901.
85. — E' un buon contributo agli studi sull'umanesimo
questo studio del Pranzelóres che ci fa conoscere con ricchezza
di particolari la vita e lo opere di Niccolò d'Arco e, indirotta-
mente, viene a mettere in luce le condizioni della cultura nel
Trentino nei secoli XV e XVI o la parte ch'esso ebbe nella
fioritura umanistica. Egli seguo il suo autore dalla nascita alla
morte {ikl{^ìoM\) in tutte lo sue varie vicende o peregrinazioni,
ai discorre de* suoi studi, degli amori, della sua famiglia, M
luoghi ove per ragioni diverse ebbe a dimorare, dei suoi nume-
rosi amici, ricavando lo notizie da documenti, da manoscritti,
da Oliere anteriori, o specialmente dalle poesie del suo autore.
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TKMPl MODERNI — - V. CIAN H>5
ch'egli riporta con molta profusione, offrendoci cosi ;inrlie no-
tevoli saggi della sua arte e del suo valore poetico. A luMiicio
aggiunge un diligente catalogo critico delle opere del d'Arco e
un accurato esame di esse, dal quale, a modo di conclusione, esce
fuori il giudizio essere stato il d'Arco un poeta esseii/jalinonte
li'entino nel sefiso che popolò la sua patria dì fantasie e dì
ricordi, celebrandone con affetto le naturali bellezze. Vov^e il
desiderio di chiarir tutto e di confutare opinioni erroneo di ali ri,
in questo bel lavoro del Pranzelóres turba talvolta un pn' l'in-
dine cronologico e fa apparire eccessivo il corredo d^eiiidiziuiie,
generando in chi legge un senso di stanchezza per lineile con-
tinue interruzioni del testo e per quelle spezzature a nii si t^
costretti dalla sovrabbondanza di note e di citazioni un ]MH'hino
farraginose. Chiude il volume un elenco di documenli relativi
ai conti d'Arco del tempo del poeta.
A. Battjstkli.a.
vrr'rOKR) GIAN, Un medaglione del Rinasci men(o — Caia
Bruno, lìiessinese, e le sue relazioni con Pieiro lieiìdìO
(1480 e, - 1542); con appendice di documenti hiediii, —
Firenze, Sansoni, 19(»1, pp. 102.
86. — In questo scritto, che fa parte della Biblioteca cri-
tica della letteratura italiana, diretta da Francesco Torraca,
il chiaro Autore ha voluto, com'egli stesso dice nella PniU-
zione, «narrare, con la scorta di materiali spesso nuovi, un
epis(xlio tipico negli annali deiremigrazione Siciliana nella jk*-
nisola pur durante il fiorire del Rinascimento» e \mvì\' in evi-
denza « un caso singolarissimo di quella sodalitas nioi ale e
letteraria, che fu quasi un'istituzione fiorente» nolla nosira
Kinascenza.
Di questi! sodalitas il messinese Bruno ci offrt', infatti, un
esempio caratteristico ; e l'averla egli esercitala risprttn a Pietro
Henibo, cioè ad una delle ligure letterariamente più iniei vssanfi
del Cinquecento, accresce importanza a questo studio, nel (juale
è un non piccolo riflesso dell'ambiente familiare e dom(»slico e
per alcun lato anche intellettuale in cui il Bembo visse.
Cosi l'A., che fin dal 1885 illustrò dottamente \\\\ decennio
della vita del Bembo, viene ad aggiungere, in sostanza, nn
nuovo capitolo agli studi giA fatti, in quanto che il Htnnbo ha
questo di particolare: che non è meno, anzi quasi tjnasì t- più
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VX* RRCENSÌf^Hi IS NOTK BIBLÌOQKAFICHB — A. ROSSI
iiilen'ssiuilo n sliHliare in tutto quanto lo circondò, nelle rela-
zioni inoll<*i>lici clì't'bbo, o, in altri termini, com'espressiono di
un iU\*i iinihienlo sociale e letterario, che noll'opera sua strd-
tinneiile jiersoiuìle e nelle manitestazioni dirette del suo ingegno.
Prc^ndendn le mosse dal soggiorno del Bombo in Messina,
diiraiih* il qnalr il Hembo conobbe, mollo probabilmente alla
scuola del La-^eai i^, il Bruno giovinetto, TA. determina le re-
lazioni di IniiinOra stabilitesi fra il letterato veneziano ed il
messinese, il r|Uii!<* ultimo s'attaccò al i)rimo come l'ombra al
<Mirpo e sej^^yi il Hi^Hibo nelle corti di Ferrara e d'Urbino, non
<'he a Huma, quando quegli divenne segretario di Leone X; o
al san protei tore. c^he lo onorò di costante e meritata fiducM'a
e lo fere lai trinn( iile provvedere di rendile ecclesiastiche, rese
^erv[«ri inìporlanti. particolarmente nel periodo dal 1521 al 151^0.
Nnlizie assai dettagliate ci dà anzi il Gian intorno a questo
uUimo ]»erìodo. e da esse si scorge come il Bruno nella casa
del HendHi allcnilrsse ad utlici ed incarichi i più vari e dispa-
rali lìa li>in. K'^Vì, che sorvegliava e quasi sostituiva i fattori,
*(iiraialn le setjiiiui^àoni nelle campagne e il miglior andamento
degli allri lavori rampestri>*, era ad un tempo consultato in-
{itviui ai lavori leMerari ed ai versi che il Bembo componeva.
e attese più vulh' con grande zelo e cura alla revisione ed
alTedizinne dej-li scritti bembesehi dal 1525, quando furono
jtriiiuum'Mle sfEJiiiftale le Prose della volgar lingua, in poi.
Da jiliimr leltei-e del Bembo, che si trovano tuttora inedite
in un c(Hlier Chi^ijino e che sono del 15:{8, il Gian trae anzi
argiaueiil<t a conlennare la verità di quanto Lodovico Beccadelli
<'bbe a riferire comt^ cosa dettagli dal Bendm stesso, cioè essere
slalr* Gola Brano «la sferza delle composizioni* del suo pro-
tei Iure. La lìduria di l Bembo n(4 Bruno giunse a tal punto ch'egli,
rlupo la sua nomina a cardinale nel 15::Jn e la sua partenza per
Ht>nia. allidn nlla vigilanza di Gola in Padova i figli Torquato
ed i:iena. K di quanto il Bruno fece a prò' deireducazione di
quelli il ràan vi dà minuto ragguaglio. Il fatto che il Bembo
ebbe lanla sliiiin pel Bruno e sopra tutto che non disde-
gnò di ormsuHaie il suo proletto ne' suoi lavori letterari
non [jolrebbe spiegarsi, se il Bruno fosse stato uomo privo di
sludi. Ma il Gian nel suo scritto mette opportunamente in
lur(% olire ali amici^^ia del Bruno con non pochi letterati dei
suo lenapo, hi cultura del messinese, desumendola da parecchi
<ialì rlì liìllo, quali, per esempio, laparteavuta dal Bruno latini,
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TEMPI MODERNI — A. COPPIKI
1U7
iieir Accademia degli Infiammati, l'aver egli composto versi etc.
Del suo valore letterario il Bruno, tuttavia, lasciò documenti
originali assai scarsi, e a ben poco si riduce l'enumerazione
degli scritti che di lui ci rimangono latta dal Gian.
Sacerdote nel tempio iw cui il Bembo era il Nume, il Cola
Bruno meritava di trovare chi raccogliesse in un breve scritto^
senza le lungaggini d'una estesa monografia, che sarebbe stata
sproporzionala all'importanza letteraria e storica del soggetto»
le notizie rimasteci di lui; e questo lavoro di raccolta il Gian
appunto ha compiuto con grande precisione di ricerche, valen-
dosi anche di documenti nuovi, con abile raggruppamento dei
fatti studiati e, ciò che accresce il pregio dell'opera sua, con
molto garbo di forma.
Agostino Rossi.
COPRINI ANNITA, Piero Strozzi neWassefUo di Siena. Fi-
renze, Paravia, 1002. In-10, di pi». 201.
87. — L'assedio di Siena è st^to da molti storici narrato
noi suoi più minuti particolari; e parecchi eruditi hanno fatto
argomento di studi speciali or questo or quell'episodio di quella
mirabile epopea. Tuttavia, nessuno aveva finora esaminato quel
grande avvenimento i\\ relazione coli 'opera del capitano che vi
aveva rappresentato una gran parte, di Piero Strozzi, l'illustre
figlio dell'infelice Filippo; né aveva fatto rilevare l'importanza
di lui nella difesa di quella misera citta. La signorina Coppini,
non contenta di seguire colla debita prudenza il racconto
degli storici, ha ricercato nei documenti inediti degli Archivi
di Siena e di Firenze la conferma, l'ampliamento o la corre-
zione delle notizie finora accettate su quell'uomo, nel periodo
fortunoso, che corre dalla sua venuta in Siena, nel 1553, alla
caduta della Repubblica, nel 1555. Con lodevolissiina diligenza
ne ha illustrato tutte le mosse, ne ha spiegato tutti i disegni,
dimostrando che, se un doloroso presentimento avevano alcuni
cittadini che la venuta dello Strozzi in Siena dovesse procurare
la rovina della città, egli non lo giustificò colle sue gesta e se
si verificò pur troppo, devonsene incolpare le circostanze con-
trarie del tutto alla santa causa della libertà senese. Ne narra
pertanto minutamente i provvedimenti in Siena; la spedizione
in Val di Nievole, dalla quale usci, si colla fama di grande stra-
tega, ma colla certezza che gli aiuti promessi non sarobboi-o
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4
ìm
KrCKSSIONl R KOTE B1BLS0<IRÌF1CHK — E. CA8AN0TÀ
iiiTÌvali; 1 MiijpH'sa ìMUi \\\\ di Chiana o la sconfina di
.MurcitUiu: ìe t>n>tosh' <thiIi'(i i suoi doirallori alla Corte di
Francia, i {[ivAl susurnivaiin rho non pensava a salvare la
cillajiia SI honv a ini|M^ss('ssarsi ilei castelli del senese. Questa
voce, the, rit'eri(;i;ili dn l-lniviriv 11, molto afflisse lo Stro77.i,
aveva forst* (iiKildie luridanrenli*, checché dica Tef^re^ia Autrice;
la fjuale. secondo iiml^ si cnlnsiasiiui troppo del suo protago-
nista e lo siialnra peitaniii iji qualche parte, quando vuole so-
sten(*re <'lfr^^li uUlndisse in lui (e le sue imprese contro Cosimo
de' Medici airidealilà sìditinic della libertà della patria e del-
rani(*re drlla jin^[M'ia lainii^lia. meni re molli dubbi persistono che
farebbero credere senii>IÌL"enn^Hte eh"eij:li, come lutti i suoi, non
ctniibaltesse insoslanza si^ finn f>er ambizione delusa e desiderio
costante di sosliHiirsi a quel t'ainn cadetto di Casa Medici, che la
fni'tuna assisteva a lont dritti mento.
Qni'sta nnsira opiriìoiie, pr^rt'», non menoma la lode che tri-
bntiamo ain[Ha e sijn*era airey^re^na scrittrice; la quale, senza
distrarsi in vapcn-ose eoiisidera/ìoui, procedendo anzi con nìolta
serietà e chiarezza al pro|>rit^ as-^iinlo, ha dettato un lavoro
che riuscirà uìi\<>- ai cultori drtta -^triria senese in particolare.
K. Casanova.
HlA*:in BlU'fJt, aìi .'^rolttii (idio sitai io fU Pcutova nel Cìi>
tliff'ceiffo. — JjìSi'oi\m ììtatf (fi* fitte letto nett^auUi magwi
iteUd R. ritfrrr\y/n ffi Pffffora il 0 7ìOvemb)'e 1902. —
l^idova, Uaiidi. li»o:i, pnj^ru^. òu.
88. — Dopo no enìea<'e esordii), in cui l'A. dinn)stra che
la storia dell Tni versila dr^ve avere interesse per la famiglia
dei prolesstn'i e dej^li scolari come la conoscenza della loro tre-
neatorsria \\vr te case mobili, dt^-^ciive con rapidi e sicuri tocchi
la città di l*;id(jva net seetdo XVI. il suo territorio, la sua po-
polaziorje divisa Iti ceti e in fraglie (corporazioni). Fino dal
«e(\ XV In tassa ili soldi tkie id mese per qualsivoglia b(XTJi
del territorio da tre noni in su, e di lire tre per o^nii carro
ferrato fu impieL,^ata (bilia Uepubblica di Venezia per lo stipendio
dei prufessori, e rendeva tbitte ipiarantasette alle settantamila
lire alTanne. Xel see. XVI massimo fu il immero di mille
scolari: quando diiniimiva. i civici rettori ne informavano il
Senato. «Varie le cans** della diminuzione. Ora la mancanza di
>* uno di quei profcssin*! al prltno loco, il cui nome ei-a richiamo
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TKMPl MODERNI — B. BRUGl llH*
» di gran numero di scolari, giudici dei luaesti-i audio jiìli di
» adesso; oi-a la bolla di Pio IV, che costringeva i laureandi a
» un giuramento religioso con molta proìixità (Tar^mila frase
»è del podestà del ì^jG^) cosa abJiorila dalla Natioìì Alemana,
* Aiìf/les(f, Giacca ed altre. Kra infatti una j'igida cniifessiono
»di paiusmo, come allora dicevasi. Assai più sjìniifilava Ih
» Studio la peste ».
I/A. quindi raccoglie molti dati interessanti sulla vita itogli
studenti in Padova, sul costo del vitto e deiralloggin, ecr,
«I libri costavano meno che a Pologna; comprati con (sjin*sso
» patto di rivenderli al momento della partenza, li riac^piistava
» il libraio venditore. Il calcolo del Mtmtaigne, che Uf scolaro
» agiato spendesse sette scudi al mese per la sua pcnsidjir e
» sei per il valletto, corrisponde press'a [»oco a quello di^ì ]mi'
» desta. I quali (ponendo che, Tun [^ei* Tallro, o^nii scolaro
» spendesse cento ducati Tanno) facevano salire a ducati cen-
» tomila il benefìcio grande arrecato dagli studenti alla lìtlà e
y^alli Data deir Illustrissimo Dominio (pag. 12)».
S'uflivano per le vie della città parlare tutti i dialelli d" Malia
e molte lingue straniere; difatti da tutte le regioni tirila penì-
sola a<*correvano studenti all'Università di Padova, meni re i
veneti per un provvedimento della Repubblica del ir»7t non
potevano compire i loro studi che in questa Università. [*a
oltr'alpi vi venivano tedeschi, danesi, svedesi, russi, bnemi,
polacchi, ungheresi, provenzali, borgognoni, inglesi, scozzesi;
d'oltre mare i greci. Il Brugi descrive i viaggi di qiiesli stu-
denti attraverso l'Europa, parla delle loro corrispondenzr epi-
stolari, fticilitate da una corporazione di portitoì- di li f fere,
che fioriva in Padova al principio del Cinquecento.
Quindi l'A. passa a ricercar le cause per le ([unìl lauti
scolari si recavano allo Studio di Padova, dimodoché ci a diven-
tato il primo d'Italia e quasi d'Europa. Prima di luMo il go-
verno (li Venezia faceva una scelta accurata degrinscLTiiaati,
ch'erano fra i più dotti e famosi. «Né la Repubblica badava a
» spendere quando il merito vi fosse: ai lettori di grido dava
» stipendi, che, ben ponderato tutto, si possono ragguagliare a
* trentamila lire annue di nostra moneta. Ma il professine non
* poteva esser pigro: nominato a tempo, e, salvo ben raie
>^ eccezioni, con un concorrente che insegnasse la stessa malerìa,
» sapeva che gli scolari avrebbero scelto e giudicato ( i>ag. 17).
E poi vi era il vitale nutrimento della libertà del ]>ejisierf>:
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"Mi
RKCENSLONI £ NOTI B1BL10ORAF1CHK — A. BONARDl
♦[iielln lialtn'iiin llbcrias già allora passala in proverbio, per la
(jiiaio eiiui catluli taiili vieti pregiudi/.i, che avevan rilardalo
i |)nj^r{*ssi della scienza. Cosi, conio dimostra TA., poteron
allora liurin' la lilosofia, la medicina e la giurisprudenza. Iiiollre
era gaia la vita di Padova: conviti, j'appresentazioni teatrali,
uiasclierale, *j^ìos(re, tornei non mancavano. Fra gli studenti
stranifH i piti luimerosi erano i Tedeschi, che salirono nel periodo
dal [TiWì al ir,:i(l al numero di i0.53(). Nel i50:{ gli studenti
ledesclu di IfiiL^e oj-ano 200; nel 1587, :?00; nel loOT, 300. Ks-
st^ndd ijKJÌli di essi lulerani erano chiamati a Padova dal sapere
ch<* avrebhoni ixodulo al paro e più dei maesli'i di libertà di
peasieio, sebbene fosse nolo che il podestà e l'inquisitore tenes-
sero dticrbin Lili scolari. Infine taluni accon-evano allo Studio
di pLulova pii' la lama delle ricche biblioteche claustrali e pri-
vale di (pièslii città, e perchè potevano poi facilmente recarsi
a V(*iiezìa e jMiietrar nella Marciana, sospiro d'ogni dotto.
«Tulli juHi scolari erano uniti in due grandi corporazioni (»
» Università cuii proprio rettoi'e, propri magistrali, propria gin-
* iNr^rÌ[zioiie:'tlrì giuristi, o scolari di legge Puna; degli artigli
»t» sriilari di lil<iso!ia, jnedicina, teologia l'altra... La Univer-
»silà dei Lriuristi predominava per antichità, per onori, por
* numero; vi si ascrivevano perciò alcuni pure, ai quali non
» c'ra Jìièta \u studio delle leggi» (pag. 20).
Ni ita l'A. (he prima di queste due grandi corporazioni
distinte \\vv materia di studio, esistevano quelle pei' ciascuna
nazione di stallieri, e per ciascuna città d'italiani, le quali si ri-
dussero» a du(^ maggiori degli stranieri o ultramontani, degl'italiani
o i itrajiuiiitaiii. Nel sec. XVI, se pure si distinguevano gU ul-
Iramonlaiii dai cilramonlaui per trarne a vicenda il rettore, e se
sn{>ravvivevàin> gli originari gruppi nazionali col nome di «n^^-
zioni * non lurmavan più vere e proprie corporazioni.
♦ Di luMe \i' nazioni si poteva dire ciò che di se slessa
» scrìve in Imnii italiano del Cinquecento la tedesca: «Quivi si
■* i»aeilicaui> W discordie et dilferenlie fra membri suoi; quivi
» si celebrano quelli, che vivono degnamente et virtuosamente:
» quivi si ri(ireudouo et tal bora si scacciano quelli che v'ivono
» vit iosa mente et scandalosamente; quivi con pubblico denaro
» si sovvenziono grinfimi, gli passeggieri et altre povere genti:
* quivi si stiminìnistrano libri in ogni scienza a quelli che Jiaw/^^^
»bÌstjgiio: quivi rmalmenle si donano a sepoltura pubblica 't^''^
» quelli, elio sano in essa Natione descritti con pompa e carità'^*
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TEyPI MODERNI — L. 8TAFFKTTI 2<)i
Sono enumerali dal Bru^i i privilegi delle Università degli
scolari, cioè aver propri tribunali, radunarsi a piacimento^
elegj^ere so(*ondo gli statuti i rettori, i consiglieri, i magistrati
tutti non meno che i lu'ofessori, avere una propria cassa. Per
niantoiuM-e il decoro dello Studio, por dare lauti stipendi ai
professori non bastavano i dazi dol comune di Padova, a ciò
destinati, ma Venezia concedeva larghe sovvenzioni. La Repub-
blica aveva trasformato a sue spese l'ospizio od albergo del
Ho in palazzo della Sapienza. I/A. continua mostrando, come
per volere della Repubblica lo Studio, nella seconda metà del
secolo XVI, s'avvia alla moderna figura d'instituto di Stato,
pure rimanendo le antiche forme della corporazione. Per com-
j»le(are il quadro della vita degli scolari nel Cinquecento tratta
tlelle risse e dei tunudti, che avvenivano specialmente in oc-
casione dell'elezioni dei loro rettori e magistrati, risse e tumulti,
che i Padovani erano disposti a tollerare: «...l'asserzione del
» capitano Matteo Dandolo nel 1547 essere « il celeberrimo
)»Sludio il cuore et l'anima » di Padova «che senza esso
> sarebbe un corpo morto», come l'altra, comune ai podestà e
»ai cronisti del tempo, che lo Studio e l'Arte della lana fossero
» i due ornamenti e aiuti della città, specchiavano il pensiero
»dei padovani».
Questo discorso, che ben colorisce la vita feconda, esube-
rante, agitata d'una delle più famose Università del sec. XVI,
si chiude con una serie di note, che dilucidano qualche punta
dell'esposizione e citano le fonti edite ed inedite. Fra le ultnne
hanno specialmente valore i documenti, tratti dall'Archivio an-
tico dell'Università di Padova, le relazioni dei civici rettori
sopra lo Studio, e la cronaca di Padova del Rossi (1500-1600),.
conservate manoscritte nella biblioteca del civico Museo.
Antonio Bonardi.
L. STAFFETTI, Donne e castelli di Lanigluna. 1' Una sposa
principesca del 15<X). Massa, Medici, 1902.
89. — Sono trentotto lettere, che il buon conoscitore della
storia <li J.unigiana e di Gasa (^ybo ha tratte dal R. Archivici
di Massa, lettere fra il 1591 e il KMM) .scritle al Principe di
Massa Alberico Cybo Malaspina dalla sua ligliuola Lucrezia
sposa ad Ercole Sfondrati nipote di papa (tregorio XIV. La
data è, per tutte, da Bella}j:io sul lago di ('omo, anzi sito a ca-
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202 KKCKNSIOMI E NOTE BIBUOOHAFICHR — O. BlOONl
raliere doi due rami del Lario (Bilacus?): «non vedendosi altro
che aria et aqua mi par d'essere in uno deserto » secondo
ch'ella scriveva al padre il 2 febbraio 1592. < Il marlollo poi
che sento di non essere a Massa è inHnilo, si per essermi tanto
allontanata da V. E. che pur speravo <Ii havor a vederla e ser-
virla, come anco por la diiferentia del loco che è incredibile;
ma credo certo che N. S. mi habbia fallo venir qua per smaltir
la stanza di Roma, che tanto più mi par strano uscendo di là».
II favorevole giudizio, che lo S. dà della gentilezza e bontà che
traspira da queste lettere, può essere contermato nel lettore da
quest'altro tratto del 18 settembre 1503: «la mia disgratia vuolo
che le mie lettere l'anno poco buon recapito, che saranno causai
tarmi parere alla mente di V. E. per mal creata e poco amore-
vole, di che supplico TEcc. Vostra a non credere...., dolendomi
assai non poter conforme al infinito desiderio mio servirla, ma
l'assicuro bone elio in quello che mancano le forze, supplisce
l'animo ».
E più altro vorrei citare ti-attandosi come, ben dice lo S.
«di quel secolo in cui... si scrivean bene anche quelle missive
che orano lontanissime da ogni pretensione letteraria».
La prefazione, che abbraccia circa metà deiropuscolo, ci
fa assistere davvicino alle pratiche per il matrimonio e ci offro
anche qualche frammento del Libico di ricordi della famiglia
Cìjbo, che, scritto quasi tutto di pugno di Alberico, serbasi nel
R. Archivio anzidetto e che lo S. si propone di deCr fuori in breve
con illustrazioni e documenti. Per le notizie di casa Sfondrati lo S.
si è valso, nella prefazione stessa, delle schede manoscritte La?*-
6*c^// appartenenti al Museo Civico annesso alla Biblioteca governa-
tiva di Cremona ; e dagli Elogi dell'Interiano ha trascritta curiosa
memoria della morte di fra Gregorio da Milano, ch'era appunto
un figlio di Lucrezia Cybo Sfondrati fattosi cappuccino e morto
poi annegato « vicino alla spiaggia di Massa, mentre andava a
predicare il corso quaresimale nel Duomo della città di Bastia,
capo di tutto il regno di Corsica ».
La garbata ed utile pubblicazione naturalmente ci fa esor-
tare lo S. a presentarci in breve altre donne o altri castelli
della sua dilotta Lunigiana.
(rriDO BlOONJ.
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TKMPl UODKRNl
A. PELLEGRINI
2oa
I*ELLE(iRINI AMEDEO, Relazioni inedite di anibasciatori lac-
chisi alla Corte di Roma (sec. XV-XVll). Roma, tip. Poli-
glotta della S. C. de Propaganda fide, 1901. In-4, di pp. (>0.
90. — L{\ Rivista annunziò in uno degli ultimi fascicoli le Re-
lazioni inedite di anibasciatori lucchesi alle corti di Milano,
Firenze, Modena, Parma, pubblicate dal medesimo editore, e no
rilevò tutta l'importanza e tutto Tinteresse. Oggi, dando notizia
dello Relazioni relative alla Corte di Roma, esprime ancora il suo
compiacimento di veder venire alla luce documenti che dimo-
slrano lutla l'acutezza della mente di coloro che li scrissero, o
che permettono allo storico di meglio conoscere i personaggi
dei quali si occupa e l'ambienle in mezzo al quale essi vivono
e si muovono. Sono 14 relazioni di ambasciate, dall'I 1 luglio
ir>85 al (3 maggio 1087, din^tte ai papi Sisto V, (ìn^gorio XIV
Clemente Vllf, Paolo V, Cregorio XV, Urbano VII! Inno-
cenzo X, Alessandro VII, Clemente IX, Innocenzo XI. Parecchio
sono ambasciale d'obbedienza ; talune si riferiscono a partico-
lari negozi della Repubblica lucchese. Ma le relazioni, cosi delle
une come delle altre, hanno cura di ritrarre minutamente il
carattere del pontefice regnante, di rilevare le sue simpatie e
l»ropensioni, l'afTetto che portava alla sua famiglia e la condi-
zione a questa creata, d'indicare i ministri alle cui mani il
papa aveva affidato il governo dello Stato. Spesso rinvengonsi
ancora notevoli osservazioni sulle conseguenze della politica
pontifìcia nello stato e fuori, sui sentimenti dei prelati e del
popolo; oltre a molte informazioni sul cerimoniale, sulle so-
lennità celebrate, sugli avvem'menti seguiti in quel periodo di
tempo. Tutto ciò costituisce un titolo non comune d'importanza,
per i documenti del prof. Pellegrini ; e con lui gli studiosi deb-
bono rallegrarsene, lodandolo dell'opera utile e buona da lui
compiuta con questa pubblicazione.
E. C.
i)OMENlCO (tUERRIXI, La brigata (ìranatleri di Sardegna:
Memorie sfoì'iche. — Torino, Roux e Viarengo, lti02.
91. — Il contenuto storico di questo libro è efi'ettivamonto
molto superiore a quello enunciato dal titolp, ed il concetto che
lo informa, in relazione allo scopo propostosi dall'autore, tende
assai i)i(i in alto di una semplice raccolta di memorie. Le
guardie iniziano la storia organica dell'esercito che ora è italiano
e nelle loro vicende, attraverso due secoli, si rispecchia la storia
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*jn'i
KEGKNSIONI E KOTE BIBLIOGRAFICHE — E. ROCCHI
inililnre del nostro paese, quale si è svolta in queirunico
Sl;i(n della penisola che, pjBr virtù e senno politico dei suoi
iejjirìt<MÌ, seppe avere milizie nazionali.
Ualle vive fonti della storia, cui l'autore ha largamenle
atliiitu. enuM'go un altissimo concotlo, quello cioè che mollo è
da iiji[iarare dallo studio dei nostri ordinamenti militari e M
iììUì di ^merra combattuti negli scorsi secoli nel nostro paese.
l/nuk)re, con quel profondo sentimento d'italianità che si rivela
in liiLle le pagine del suo libro, e che talora giunge ad innal-
/;m<^ i l'atti memorabili compiuti dai nostri soldati all'altezza
drll ( [jiìpéa, ha por tal modo splendidamente raggiunto l'intento
il filiale non ei-a solamente di illustrare le gesta della Brigata
<iranati<TÌ di Sardegna, ma pur anche di additare una nuova
tii4^ta agli studi militari.
Il libro comprende due grandi parti intitolate: La Vita e
Le 0/ir're. La prima riassume in 1(5 capitoli la stoi'ia organica
(Iella llrigata; la seconda ne sviluppa la storia tattica.
Nel primo capitolo Le origini, si dimostra che il Reir-
gimento Guardie, (il primo reggimento d'ordinanza della fan-
teria piemontese) fu crealo nel 1059, vale a dire un secolo dopo
la riforma militare iniziata da Emanuele Filiberto e nei capi-
lui i sin cessivi vengono rappresentati al vivo i criteri organici
de^^li eserciti dell'epoca. 1/autore delinea c(m mano sicura Te-
volu/ione degli ordinamenti militari durante la 2* metà del
scroti" XVII ed il secolo XVIII, riproducendo le condizioni del
Ue;j:jiÌHiento Guardie alla fìwe del secolo XVII; descrivendo i
^^lanalieri dal mezzo del secolo XVIII, e ricordando le riforme
di ViUtìrio Amedeo III.
Da queste nitide pagine, che riassumono nei più svariali
parlicntari la vita organica delle Guardie si apprende, tra altro,
cuini: le cause dell'evoluzione sopraccennata siano da rintrac-
ciarsi essenzialmente nella esperienza della guerra della suc-
ressifuie di Spagna prima e di quella della successione d'AusUna
dopo: come sulla fine del secolo XVII, ed ancora molto t«ni|)o
d(qMj» l'alto ufficio dell'educazione morale del soldato fosse af-
fidato ai sergenti, mentre agli ufficiali era riservato di inter-
veiiìri' nelle operazioni guerresche più coU'esempio del valore
che colla capacità tecnica; e come infine, in fatto d'idee tat-
lìdie, prevalessero già in quell'epoca presso la fanteria pie-
inoiih se molti di quei concetti che oggi si vanno propugnando
quali iii*vità.
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TRMPi MODERNI — D. OUERKINI 205
Nelle slosse pa^j^ine è [»ost() in evidenza, a titolo di altis-
simo onore ed a giusta rivendicazione di una <j:loria nazionale,
essere stato Vittorio Amedeo III il primo a riconoscere quanto
}iìii diverso da un esercito la materiale riunione di parecchi reg-
trimenti non viventi la stessa vita materiale e morale e ad in-
trodurre, in oniaii:gio a tale criterio, nell'esercito piemontese,
parecchi anni avanti che non lo l'osse nel francese, l'importante
novità organica dei comandi stabili di brigata, di cui Napo-
leone scrisse che aveva iniziato una nuova epoca nelTarle mi-
Jilare. Allo slesso Vittorio Amedeo* III è dallo storico della
Brigata (hiardie rivendicato con nobilissimo intendimento il
tentativo di ampliare l'istruzione degli uCfìciali; il quale tenta-
tivo se falli, per forza dei teuìpi, al detto Sovrano, potè dive-
nire realtà sotto Vittorio Emanuele I. Questi riusci infatti a
sancire che, non più nella nobiltà dei natali, o neiranziauità di
servizio, o nel grado, nja bensì nel maggior sapere risiede la
ragione d'essere del comando e dell'autorità. Imi^'onta carat-
teristica ed incancellabile lasciata dalla rivoluzione negli ordi-
menti militari.
Di notevole interesse storico e militare è il conlenuto della
seconda parte: Le Opeì'e.
Si prelude nei primi capitoli alla storia delle Thiardie col-
rimpresa di Trino (l()r)<S), colle guerre c(mtro i Valdesi (l(3^ì3)
e 1(58(5), colla difesa di Candia (l(M3o-()0) e colla guerra contro
(tenova (1()72). Nel prologo della battaglia di StafTarda (1(>90)
le guardie hanno e degnamente sostengono l'onore di essere
le prime truppe d'ordinanza piemontesi che stanno al fuoco
contro truppe non italiane; e come hanno iniziato la storia or-
ganica dell'esercito, ne iniziano assai bene la storia tattica.
Questa presenta, per parte delle (Hiardie, pagine di incom-
I>arabile valore nel secondo pc^riodo della guerra della succes-
sione di Spagna, alla eroica difesa della Verrua (170/i-1703) a
Chivasso (1705) ed a Torino (17()()), dove la maggior parte del
reggimento diede la vita o il sangue nella memoranda difessa.
Sorvolando sui fatti d(»i primi decenni del secolo XVIII,
l'opera delle (Hiardie torna a risplendere di luce vivissima nella
guerra della successione d'Austria. La rude giornata di Pietra-
lunga e la battaglia della Madonna dell'Olmo segnano due ri-
cordi gloriosi nella storia tattica delle (Uiardie. A queste fu ri-
servalo il posto d'onore nella battaglia dell' Assietta (17'47), nella
spiale i difensori della tenaglia si mostrarono degni dei loro
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'"';.- JPPPJ-"'^:»^'^
*ifM) RBCBN8I0N1 K NOTK BiBLlCOKAPlCHK — K. ROCCHI
antecessori della Wrriia e di Torino od erc^ssoi'o colla loro
(eroica fermezza un nionuiiienlo più durevole del bronzo al
valor italiano.
Dopo U anni di paco vengono le dure provo dolla «guerra
disastrosa». Le Guardie si coprono di j^^loria noi 1703 alPAu-
Ihion; nel ITOi, sullo alpi marittime, a Cima dol Bosco, rinno-
vano le gesta delTAssietta respingendo un nemico quattro volle
maggiore ed uccidendogli un generale; nel 170G al Pentodi
S. Michele sulla Corsaglia scrivono ancora una pagina di epico
valore. Ma la saldezza doi soldati piemontesi non poteva arrestaiv
il moto storico, o quel valoroso reggimento, che aveva super-
iKunente costretto i francesi a volg(u-gli le spallo a Torino, al-
TAssiotta, airAuthion, vonno sciolto per formare il nucleo
tiella mezza brigata leggera piemonleso.
Si ometto di accennare alle belle azioni guerresche che
questa seppe compiere in servizio della Francia nel 179^) ed
alTopera sempre altamente onorevole e talvolta eroica della
Hrigata Granatieri di Sardegna a Pastrengo, a Santa Lucia, a
(ioilo, a Gustx)za, a Milano nel 1848, a Novara nel 1849, in
Gi'imea nel 1855-r)(), alla madonna della Scoperta nel 1859, nel-
l'I talia centrale e meridionale nel 18<5(), a Gustoza nel 186*3.
Tutto questo con rigore di critica, pari alla competenza tec-
nica dell'autore, è largamente esposto nei 51 capitoli della se-
conda parte del libro.
Il quale oltre a presentare, come si disse in principio, l'or-
ditura completa dolla storia militare italiana, porta impressi,
i;i tutto le sue pagine, i caratteri di una erudizione viva ed
originale, che rispecchia Televata e multiforme coltura dolTau-
tore. .\umenlano pregio al libro le dotte illustrazioni intorno a
numerose questioni di tecnologia guerresca ed all'evoluzione
dei mezzi di difesa e di ofTesa. Basti, fra le tante ricordare la
Bota a pag. 'i5, relativa all'origine delle granale e quella a
pag. 93 riguardante l'impiego dei CacaUi di Frisa.
E. Rocchi.
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789 1815).
A[iFONSO SANSONE. Gli avvenimenti del i799 bielle Due
Sicilie, Nuovi documenti. Palermo, Casa ed. ^<Era Nova»,
1901. In-'i picc, pp. oci.xx-505 (in Documenti per ser-
vire alla storia di Sicilia, S. IV, voi. VII).
92. — Il prof. Sansone, consultando i numerosi volumi della
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PKBIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE — A. SANSOKE 207
Real Segreteria esistenti nell'An^hivio di Stato in Palermo, ha
lx)[uìo mettere insieme una ricca raccolta di documenti, relativi
agli avvenimenti del 171)0 nel Regno di Napoli e Sicilia, che
pubblica divisa in cinque serie: 1. Provoedimenti per la difesa
delia Sicilia ed il riacquisto del Regno di Napoli; 2, Registri
(il rappreseìitanze e risoluzioni corrispondenti per gli affari
di Stato, Giustizia ed alta polizia del Ripaì'tiniento di Napoli;
X Risoluzioni prese nella G imita di Gommo ed eseguite per
r/iezzo della Real Segreteria di Stato, Giustizia e Grazia; 4.
Sentenze della Giunta di Stato in Napoli; 5. Registri diversi.
La raccolta è preceduta da un' ampia prefazione, la quale
«non tratta di tutti gli avvenimenti del '00 nelle Due Sicilie,
ma svolge in particolar modo quelli che s'intrecciano coi do-
cumenti pubblicati nel presente volume». Sarebbe quindi ingiusto
rimproverare al S. omissioni e lacune da lui volute; se accusa
^'li si può muovere, è appunto del contrario; poiché, avendo
oj^ii forse concepito da principio un lavoro, che abbracciasse
tutte quelle vicende, si diffonde nei piimi capp. (I-III, V) a
narrare la fuga di Ferdinando IV in Sicilia, la marcia del card.
Ruffo ecc., apprendendoci in verità poco di nuovo, benché egli
abbia procurato «di mettere un po\ d'ordine nella discorde
cronologia» di questi avvenimenti. Il lavoro si leg^e tuttavia
con crescente interesse, dato lo stile rapido, ellìcace e colorito
(lell'A., e conquista pienamente il lettore a cominciare dal
cap. IV, nel quale è esposta la mal nota missione del giudice
SjK'ciale nell'isola di Procida. La materia di qui innanzi è nuova
del lutto e si appoggia su documenti irrefragabili: onde cre-
diamo pregio dell'opera il tentarne un bn^ve riassunto.
Proclamata nel gennaio ' 00 la Repubblica Partenopea, in
Procida e nelle vicine isoletlc si manifestò subito un vivo fer-
mento fra quella popolazione, che piantò gli alberi della libertà
e si dichiarò pel nuovo governo. Ma la Corte di Palermo, che
j)er ragioni strategiche aveva bisogno di sottometter pron-
tamente quelle isole, inviava con pann'chie navi il commodoro
Troubridge, che occupò facilmente» Pi-ocida e abbattè gli alberi
della libertà, mentre la plebe si abbandonava al sacche^io.
Il Troubridge si affrettò a chiedere al Nelson un magisti-ato
onorevole per «giudican» quei miscredenti sopra luogo, onde
dare qualche opportuno esempio... Otto o dieci di essi — con-
tinuava egli — debbono essere appiccati». Ku inviato allora
il dottor Vincenzo Speciale da Hurgio (Sicilia), giudice della
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2()8 KKCBN8I0N1 fi MOTE BIBLIOGRAFICHE — V. LABATE
Corle proloriaua, che, secondo una frase di Maria Carolina,
jxisscwa per nortio severo. coH'incarico di <riudicare palatìm
lìiodo ex abrapto cut modum belli quei repubblicani. Furono
da lui condannati in tal modo alla pena di morte tre preti e
diciotto secolari , « periti — egli scriveva — con terrore del
pubblico inlero e con edificazione di lulti» (cap. IV).
Intanto, mentre il Ruftb affrettava la sua marcia, era co-
minciato in Xapoli uno scomposto lavorio segreto, il qualo
^'itava tutta la città, penetrava nelle provincie e giungeva in
Palermo, «dove s'integrava nella Corte». Questa cospirazione,
che va sotto il nome dei Baccher, mirava ad abbattere la re-
pubblica, a ristorare la monarchia e a sopprimere i nemici di
•essa. Si formarono cr)si varie congreghe sotto il nome di Unioni
realiste, divise^ in molteplici frazioni, che presero ad operare
nei centri \)Vw popolosi di Napoli. Questo latente lavorio, secon-
dato dalla gran massa del popolo, tramutossi presto in una
serie di manifeslazioni, di fatti e di attentati, che provocarono
l'arresto di alcuni dei cospiratori. Ciò però valse ad affrettare
l'opera delle Unioìii, le quali stabilirono d'insorgere il 1' aprilo,
ma dovettero rinviar poi al giorno 8 lo scoppio della rivolta.
Questa,' com'è nolo, non ebbe seguito, perche fu sventata a
tempo. L'A. confuta il « vago ed inesatto» racconto del Colletta
« le versioni date da altri storici, {\ sulla scorta dei nuovi
documenti, stabilisce cosi i fatti: (lerardo Baccher, tenente di
cavalleria, quartier-mastro nel Reggimento Molitenio, frequen-
tava la casa di Luisa San felice De Molino, «C(»lebre — scrive
il diarista Marinc^lli — per le sue galanterie amorose >>, ed
è fama che a lei consegnasse, svelando la congiura, un hi-
glietto di distinzioìie (segnale di riconoscimento tra i congiu-
rali), [jerchè se ne giovasse in caso di rivolta. Frequentava la
stessa casa il patriota Vincenzo Coco, il quale, conosciuti, a
mezzo della Sanfelice, i truci disegni dei realisti, scrisse, i>er
invito di lei, di suo xmgno — cosi in una sentenza della Giunta
di Stato — la denuncia contenente la controì'iwluzioìie ìnac-
chinata dai Bacche)'. Il (ìoverno repubblicano operò pronlamei\te:
il 5 aprile furono arrestati il Baccher e gli altri capi della
congiura,e il 10 vennero fucilati 11 abitanti della Torre, che
avevano promosso ivi un'insurrezione (cap. VI).
Kntrate in Napoli le orde del Ruffo, l'accolta dei realisti
scende apertamente in campo, e, seguendo i suoi istinti di
sangue e di vendetta, si abbandona alla strage ed al saccheggio.
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PKKIODO DKLLA RIVOLUZIONE FRANCESE — A. SANSONE 200
L'A. riassumo brovemonle le vicende ossonziaii di questa lolla
fratricida, noto per le narrazioni dogli storici e dei cronisti,
aggiungendo qua e là nuovi particolari (cap. VII).
Il 10 luglio intanto Ferdinando IV arrivava nella rada di
Napoli, donde a bordo del Faltninante deltava le disposizioni
per il riordinamento del Regno. Ricostituì egli la Giunta di Stato,
già eletta dal Ruffo iìw dal 15 giugno, o nominò ancora una
(tiunta di Governo, sotto la presidenza dello stesso cardinale
(cap. Vili). Quest'ultima Giunta doveva attendere al riordina-
mento completo i\i tutte le ammistrazi(mi dello Stato; lavoro
multit'ornie, dal quale TA. saggiamente scevera i provvedimenti
d'indole politica, riferibili alla sicurezza interna del paese ed
alle decisioni della Giunta di Stato, ch(» era gerarchicamente
superiore all'altra Giunta. La (ìiunta di Governo dunque — a
giudizio del nostro A. — «provvide nei limili delle sue facoltà
all'assetto delle Reali Segreterie, all'ordine delle provincie, ed
ai procossi dei patrioti senza esagerazione e senza accanimento;
inerito non poco cotesto, quando Tumanità nel re[)riinere era
col])evole desidia e la ferocia nel |)unire titolo alle benemerenze
del re» (cap. IX). Ben diverso fu l'operato della Giunta di Stato,
presieduta da Felice Damiani e composta di uomini, come
Vincenzo Speciale, i quali tutti «contavano un tristissimo pas-
sato ». Questa Giunta, che doveva giudicare i prigionieri secondo
il rito criminale siculo, durò in carica dall'agosto ' 99 al
marzo 1800, nel qual tempo « comj)!, sorpassando, per eccesso
di zelo, la norma che contempera la pena alla colpa, quello
scempio giudiziario, che stetto, eccitatore di future riscosse,
come ricordo incancellabile, tra le offese coscienze della bor-
ghesia del Regno». I prigionieri di Stato, in numero di 80(K)
furono per un dispaccio del re divisi in tre classi, la prima
delle quali comprendeva coloro, che avevano occupato le prin-
cipali cariche nella Repubblica, la seconda coloro che avevano
sottoscritto il libro della Sala Pafrioflica, e la terza gl'indi-
vidui sui quali gravavano imputazioni minori. I primi dovevano
con processo sommario, de mandato, essoi-e condannati rigo-
rosamente secondo le leggi, «onde l'esempio fosse più celere
pei commessi delitti», mentre agli altri era destinato l'esilio in-
sieme con la confìsca dei beni. I/A., tenendosi rigorosamente ai
documenti, dà miimti ragguagli dei lavori di questa Giunta,
«sponendo tutto con uno stile assai sobrio, poiché, egli ossena,
«i Borboni commisero nel '99 tali crudezze da essere del tutto
Rirista stoìHca italiana, 3a s., ii, 2. 11
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210 UECKNSIONI K NOTfi BIBLIOORAKICUK — V. LABATE
superfluo ricorrere ad invenzioui romanzesche per accrescerne
la disistima tra i posteri», ed ha quindi parecchie volte occa-
sione di confutare il Colletta, « che attinge quasi sempre il suo
racconto a relazioni orali». — Dello vittime spente in questo
massacro lurono cominciate nello slesso '03 quattro listo, che
ai nostri tempi il D'Ayala, il Fortunato e il Conforti cerciirono
di completare. Con la scorta dei nuovi documenti TA. è ora
in grado di determiiiaro il totale dei condannati dalla Giunta
di Stato negli anni 1790-1800, totale che ascende a 1251, e di
formare un elenco dei condannati a morte dalla Giunta ài Stato
in Napoli con la data della sentenza, la data deiresecuzione,
quella della rappreseìitaìiza della Giunta di Governo e la riso-
luzione reale per gli 80 prigionieri chiusi in Castelnuovo. Se-
condo questo elenco furono giustiziati in Napoli e nelle Isole
Flegree 120 individui. «In questo martirologio figurano im am-
miraglio, sei generali, un vescovo, dodici professori d'univer-
sità, due principi, un duca, un conte, quattro marchesi, tre
colonnelli, sei ufficiali superiori di marina, sedici ecclesiastici,
otto dottori in medicina , diciasette avvocati , giureconsulti,
magistrati, poeti, letterati, quanto cioè di buono, di nobile, di
grande eravi nelle Duo Sicilie, delle quali sono rappresentate
quasi tutte le provincie» (cap. X). Airepurazione deiresercito
regio e alla correzione di esso fu destinata la Giunta dei gene-
rali, la quale sottomise a «scrutinio» gli iilficiali ed i soldati
di terra e di mare, e giudicò «con lodevole indipendenza ed
onesta franchezza quanti di loro erano accusati di defezione o
di giacobinismo» (cap. XI).
Le vicende del '99, rotto ogni freno, avevano gettato le
Provincie neiranarchia. Ad impedire cotesti disordini furono
spediti dei Visitatori Generali , i quali fecero subito conoscere
la condizione veramente dei)lorevoIe del Regno. Servendosi dei
rapporti dei Visitatori, TA. fa un quadro assai vivo di questa
anarchia, e passa quindi a descrivere la triste condizione dei
prigionieri di Stato, che il Governo lasciava privi di tutto e
nudi nel cuore dell'inverno sul freddo terreno. Secondo un
rapporto ufficiale, per citare un. solo esempio, i soldati dete-
nuti nel Castello di S. Erasmo «per materia di Stato» avevan^v
«positivo bisogno di passare all'ospedale por essere pieni di
scabbia»; jna non si poteva «ciò efiottuare, se prima non fos-
sero stali in qualche maniera vestili, essendo all'ignudo»
(cai). XII). Il Governo però, che era sordo ai lamenti dei mi-
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r;^vr
PERIODO D«LLA RIVOLUZIONE FRANCESE — H. WEIL • 21 f
seri prigionieri, largiva d'altra parie vistose ricompense ai
briganti ed agli avvonturiori del Regno, assegnando loro du-
cati 85.000 annui. Al Rufto fu concessa, per se e proprii eredi,
Tannua rendita di 15.000 ducati, in tanti feudi equivalenti a di
lui disposizione, e ricompense rilevanti ebbero tutti del suo
seguito. Il prete Domenico Sacchinelli, a proposta dello stesso
Ruffo, di cui fu aiutante di segreteria, ebbe J'assegno di du-
cati 200 annui ; « assegno ch'egli ripagò poscia con le menzogne
e le adulazioni delle sue Memorie storiche; adulazioni iniziate
da frate Girabalo, che domandò anch'esso un compenso ai suoi
servigi, e proseguite, non sempre, da Domenico Petromasi, il
quale ottenne a sua volta Tufllcio di commissario di guerra
con il grado di tenente colonnello». Fra i ricompensati è anche
Michele Pezza, il famoso Fra Diavolo, che ottenne un assegna
in perpetuo di 2.500 ducati annui. «La' ressa del chiedere era
umiliante. Mendicavano sussidii, grazie e favori uomini di lettere,
uomini di toga, nobili, ecclesiastici, soldati, artisti rinomatis-
simi, ecc., i quali credevano trovare un facile appagamento ai
loro bisogni, alla loro ambizione, od alla loro ingordigia nello
sperpero allegro dei beni confiscati ai rei di Slato». E tutta
questa grande miseria umana il S. documenta inoppugnabilmente
nel suo lavoro (cap. XIII), recando gran contributo di partico-
lari nuovi ed interessanti.
Valentino Labate.
M. H. WEIL, Le Prince Eugène et Marat. Opèìritioìis militai res,
nègociations diploniatiqiies. Tomes troisième, quatrième,
cinquième. Paris, A. Fcmtemoin^, \\ì02, iii-8, pp. ()95;
(>20; 211).
1)3. — Invece dei due volumi annunziati, altri tre consacra
il Weil a por termine alla sua pregevolissima minuziosa opera
sugli ultimi mesi del «bello italo regno». Mentre nel secondo
volume, di cui fu parlalo a suo tempo (Cfr. Riv. Stor. Hai.,
^ 3' S. I, 1, p. 09), la narrazione era stata condotta fino all'H
novembre 1813, cioè fino a quando il Viceré Eugenio, comiìiuto
il movimento retrogrado dalla Drava all'Isonzo e dalTIsonzo
all'Adige, si rafforza a Verona, nel terzo il racconto abbraccia
il periodo dal 9 novembre 1813 al 4 febbraio 1814, ossia i com-
battimenti di Galdiero, di San Michele e di Hoara, l'tMitrata di
Murat nella coalizion(\ il suo trattato d'alleanza coll'Austria ed
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^212 RKCBNSIONI IS NOTR BIBLIOGBA FICHU — G. EOBKETl
il SUO anuisli/.io coU'Inj^hiUeiTa, nel quarto ci si presentano
innanzi le vicende che preccdotlero la battaglia del Mincio, che
Taccompagnarono e le su.sseguirono (ino allo ultime fasi della
campagna, in cui olirò agli Austiiaci, Eugenio ebbe dinanzi i
iS'apoletani del Murat. Il quinto volume, pur esso di mole di-
screta, contiene coi)iosa ai)[>eudice di documenti e note giustilì-
calive che corredano l'opera in aggiunta ai molti altri documenti
consimili, accompagnanti i primi tre volumi.
Come già nella prima parte dell'opera, che Tu fatta da noi ol,'-
^^etto di analisi, alla tratta/Jone esclusivamente militare, seguente
giorno per giorno le operazioni degli eserciti in modo da for-
mare come « il giornale di marcia in partita doppia » della cam-
pagna, s'intreccia, anche in questi ultimi volumi, la trattazione
-delle vicende diplomatiche, studiate su documenti e CJ^rteggi.
non ancora pienamente esplorati, ed illustrati con fine lavoro
di ricostruzione storica e psicologica.
Campeggiano infatti in quest'ultimo atte» del dramma na-
poleonico n Italia sopra tutto due figure. Severa, calma, de-
vota, è quella di Eugenio Beauharnais, che, con forze insufHcionti,
lotta fino all'ultimo, fedele all'Imperatore, alla sua bandiera, ai
suoi compagni d'arme, senza preoccupazioni d'interesse pepvso-
iiale, tanto che, unico della parentela napoleonica, serba, piena
e disinteressata fino alla morte, la stima e l'amicizia dei più
potenti s vrani d'Europa. Torbida invece sotto alla sua vernico
di irriflessiva leggerezza e consumata dalla più irrefrenabile
ambizione appare quella di Gioachino Mlirat, che la tragedia
del Pizzo e, per noi italiani, il sogno dell'indipendenza e
dell'unità un momento accarezzato, circondano di una luce
ideale. Ma chi lo segue nei tortuosi negoziati, in cui rivela
massima incapacità come uomo di Stato, mentre si erode
abilissimo e previdente, a chi lo vede quasi alio stesso mo-
mento affettare devozione a Napoleone e trattare coi suoi
più implacabili nemici, affermandosi, quanto loro, avverso al
sistema napoleonico, a chi trovi sempre in fondo ad ogni suo
atto di quei mesi, Tespressione dell'animosità, della gelosia,
anzi quasi dell'odio, contro Eugenio, odio latente da tanto temiK)
perchè lo sa, anche dopo il divorzio, cosi caro al cuore del-
rimperatore, si offusca il ricordo del Pizzo e del proclama di
Rimini e si delinea turpemente, senza che valga a scusarla,
l'angoscia di quelle ore terribili per un animo debole, la sua
fisionomia morale.
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^.v.^T'v^
PKBIODO DKLLA RIVOLUZIONE FRANCESE — P. LtMMI 213
I/antilcsi tra Eugenio e Miirat — e lo prova il titolo stessi>
dell'opera del Weil — è por lui ragionevolmente la spiegazione
deirandauienlo generale degli avvenimenti d'Italia dagli ultimi
del 1813 alla priuiavora del 1814. « E' da stupire», scrive Murai
a Fouchè in una lettera senza data, di quelle die per cura di
Alberto Lumbroso videro la luce sulla Revue de Paris (15 ot-
tobre 1898) «è da stupire oggi che il vice-rè sia contro di me,
quando egli mi considera e m'ha sempre considerato come un
ostacolo ai suoi disegni in Italia ed in Francia e quando sua
madre mi rimprovera il divorzio i » E frequenti ricorrono negli
atti e nelle parole di lui, le prove di questo antagonismo fatale
che, se nocqne tanto a Napoleone, fece Murat ziuibello delle po-
tenze coalizzate, di lord Bentinck e del Metternich e suoi agenti.
Figura anche questa del Bentinck, che acquista molto ri-
lievo nella bella opera del Weil, ri trovatore fortunato negli ar-
chivi inglesi di lettere e carte notevoli. Da esse la condotta
del Bentinck verso il Murat appare improntala a (pielTalte-
rezza e a quella violenza, che erano il fondo del suo carattere,
sebbene talvolta egli riesca un momento a farsi forza per sfo-
garsi poi nel suo carteggio con Londra contro « an individuai
whom I so entirely despise». Ed altre parecchie, come parti-
colarmente sotto il rispetto militare, THiller e il E^ellegarde, ve-
diamo studiate con amore e presentate sotto luce più vera.
Dare un sunto, anche oltremodo esiguo, di volumi di tanta
e varia mole sarebbe cosa impossibile. Contentiamoci di segna-
larli al lettore come una delle migliori opere, veramente di
polso, che si siano pubblicate ultimamente, e di cui si avvantaggia-
assai, collo studio delle campagne del Primo Impero, la storia
dei fatti politici che prepararono e accompagnarono la sua
caduta. Giuseppe Roberti.
FRANCESCO LEMMI, La Restaurazione Austriaca a Milano
nel 18N. (Con appendice di documenti tratti dagli Archivi
di Vienna, Londra, Milano, ecc.). Bologna, ditta Nicola
Zanichelli, 1902 (pp. 510).
04. — L'A. dichiara, nella prefazione di questo suo nuovo
volume, che non ha preteso già «con questo modesto lavoro
di dir cose affatto nuove o sconosciute», ma che solo ha vo-
luto rappresentarci in una sintesi storica quanto più possibile
esatta ed imparziale — per quanto rapida per Timportanza
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214 KKC'KNSIUNI K NOTE BIBLIOORAFICUR — D. tUÌATTUKlÉ
dell'argomento — <iue^li avveninienli, che scossero pia special-
lucute Milano, dalla dimpagna d'Italia ciaf 18 i3, alla Qiduia
del Regno Italico ed alla Congiura militare.
Premessa tanto simpatica quanto modej<la: della quale eni'-
remmo so non volessimo far quel debito t'onlo, che FA. |iiia
desiderare, e che è necessario al lettore, a f finche si possa ^riu-
dicare da un giusto punto di vista quest'opera giovanilet ma
[ponderosa, e per certi rispetti, convien dirlo subilo, notevole
od anche pregevole. Poiché chi volesse vedere nel lavoro qiu4Ui
che pur oggi non tornerebbe vana: la sola fatica della miiiula,
paziente esplorazione degli Archivi di Statr» (parole un p</
troppo seducenti sul frontispizio dì questo volume) e dei IVmdi
privati, avrebbe forse causa di disillusione, jjér v\ò che piò
particolarmente riflette la prima parte : Il Regno di RììUìl
Per questo riguardo all'A. (che anche non si nascose Fardun
compito di una completa bibliogi'afia sul licere) non ajiparh
ranno troppo dure queste mie parole, quand'egli jieiisi che i
suoi sforzi di sintesi biografica nulla aggiungoou alle memorie
del Principe Eugenio già note — da quelle del Im Casse, a
quelle dello Schneidarwind e dello SporchiI — Rnlecedeiitemenli'
pubblicate; e nulla tolgono, pur nella loro prioriliV, airimpor-
tanza delle cose nuove e alla dovizia dei particolari inedili dì
quella, che si può ornai stimare opera classica del Weil* di cui
FA. purtroppo, non per causa sua, ebbe larda notizia, quandi^
già il suo volume era «sotto i torchi».
Questo in generale pel primo capitolo, che per inerito fieli "A-
è anche il \)\\x breve, come quello che non aveva il mnpitu
di portare gran numero di novità.
Ma la diligenza e lo studio del L. si dirige airinleres^e
innegabile che presentano i fatti, che si svolsero col sorgejo
dei partiti in Milano — subito dopo lo spegnersi delFastro Six-
poleonico — colFinstaurazione della Reggenza, e col deOnilivi^
installarsi degli Austriaci. Ed è qui forse la parie più notevole
del volume nella sufficiente ricchezza di notizie edite ed inedik*.
per quanto non lutti i documenti siano stati sfruttali, e nelb
dovizia dei particolari manchino ancora certi dati, che sareb-
bero tanto necessari alla persuasiva dilucidazione di corti*
incresciose questioni, agitantisi ancor oggi senza dclìnitìvy
risoluzione. La quale poro non è follia sperare, se da fcmdi di
carte private verrà un giorno emanata quella luce che h tan(<>
desiderabile, quando non sia sufficiente quella che cerio potrebbe
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PURIODO DELLA BlTOLUZlONt: t'RANCESS — F. LEMMI 215
raggiare dai particolari innumeri che devono esistere sparsa-
mente nei documenti di quegli Archivi di Stato (specie di Mi-
lano, non ancora abbastanza esplorati) che la tardiva magna-
nimità del Governo ha pur voluto che fossero aperti alla
spassionata indagine degli studiosi.
Sempre in riguardo al punto di vista onde il presente lavoro
deve essere giudicato, basterà dire che il III cap. — La Congiura
Militarle — ripete la sua fortuna dall'importante scoperta (fatta
dall'A. stesso) del Diario del barone von Hiigel; ora aggiun-
gendosi ad esso nuovi documenti, che fanno di quest'ultima
parte — per valore di rapida sintesi, per limpidezza di narra-
zione, per giustezza di critica — la migliore delle tre del volume.
Delle quali la prima, dopo aver brevemente ripetuto noi
§ l'* alcune note considerazioni su Napoleone — forse non ne-
cessarie allo svolgersi veloce del racconto — tratta dei tenten-
namenti del Principe Eugenio, fra la voce- della doverosa grati-
tudine, e il vago desiderio di regno, che l'animava — più che
per se, per la famiglia — alla resistenza contro coloro che
prima ancora avrebbero voluto affrettare la sua abdicazione.
L'A., che non è inesperto nel valersi di quei mezzi che dian
colorito di novità alla narrazione, parla con evidente simpatia
di questo sfortunato Principe, il quale, checché si dica, se fu
valoroso capitano, non era certo capace di regnare in un mo-
mento, in cui — mentre tramontava la fortuna deir Imperatore
— rumoreggiava da una parte Tira e la concupiscenza del-
l'Austria, dall'altra il tradimento di Murat.
P'u egli troppo proclive a prestar fedo alle cabale modenesi^
o fu troppo ostinato in certe ripulse? O fu forse troppo a sé
per il popolo, che puro un giorno l'aveva amato ? L'esame acuto
delle oscillazioni della volontà di Eugenio è merito innegabile
di questo primo capitolo, che procede svelto, spigliato, pur non
tralasciando di scendere in difesa del Viceré, in riguardo air<ic-
cusa di tradimento, per la sua mancata osservanza delle in-
giunzioni di ripassar le Alpi, che TI. gli mandava.
Il L. anche in questo si appoggia al Da Casso; noi, non
insisterennno sul fatto — tanto più dopo l'ullima dissertazione
del Weil — se non avessimo da far notare un documento
narrativo, quasi sincrono, esistente negli Archivi di Stato di
Milano, (1) dal quale apparo che cortamente «N. si lagnò perchè
(1) Gar/e Segrete, Carbonari. — Voi. XXVJ, n. 5:)l, lott. n. 50.
Sarà presto data di piibblitra ragione.
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216 RECENSIONI I MOTK BlBLICGKÀFlCHlt — D. CUlATTONlS
il V[iceré] non lo abbia obbedito... e che lui è persuaso che
senza questo lo cose non sarebbero accadute cosi... » e che più
che il desiderio del governo por se e pei figli, potrebbe foiose
tornare di attenuante airoporato di E. il fatto (*he egli bensì
«a avuto l'ordine di N. di tosto venire e passare le A...» ina
«per il momento la prima (?) parve misura ben sciocca e
disapprovata da tutti » o avendo « incombensato lutti i capi corpi
di anonciare ai soldati tale disposizione unanimomento si ricu-
sarono... meno i granatieri della guardia, cosa che prova sempre
più quanto era poco amato...». Quindi non cei'lo il tradinieiil(>
per parte di E. ; forse un po' d'egoismo, nessuno lo nega, ma
dato non trascurabile: Topposizione dei «capi corpi».
Il secondo capitolo s'apre col ra(!Conto delle fazioni, che
dividevano la cittadinanza milanese anzi il cadere del Be{/no
Italico. Fazioni, che si possono comprendere in tre classi:
«coloro che pur desiderando Tindipondenza del regno, avrel)-
bero voluto darne la corona ad E. ; coloro che volevano un
altro re qualunqucs pm^chè non fosse il principe; e infine quei
pochi che finirono col contentarsi del ritorno sotto la dirotta
signoria austriaca». La prima categoria decimala e invisa per
la condotta obliqua dei ministri, giacobini pagìiotiaìitl, so-
spettati dal popolo perchè non milanesi; la seconda quella degli
Italici 0 Italici puri, che si riunivano tutti nel desiderio di
abbattere il Viceré per costituire un regno libero, indipendente,
sotto un principe di qualsiasi nazione ed anche austriaco. Fra
costoro — che formavano la maggioranza della nobiltà mila-
nese — il L. tentenna nello iscrivere il Conte Federico Gonfa-
lonieri, come quello « che non era troppo caldo per un Principe
austriaco». AIKA. ricordo semplicemente la lettera di L. Porro,
diretta allo stesso Conte e riportata dal Cantù (col solito poco
decoroso sistema) (1), la quale potrebbe dilucidar la questione;
poiché si sa che in fatto di idee politiche il Gonfalonieri non
fu mai recisamente discorde dalPintimo amico suo, col quale
anzi operò di comune accòrdo, come eziandio traspai'e dalla
citata lettera: «quello che ti raccomando si è che si faccia un
qujidro di quanto abbiamo sostenuto fino al giorno 20 aprile
per la cattiva lega di chi ci ha governati, e che quella cattiva
caterva di persone sia deraciné totalmente». Ancora una volta
(1) Sarà pur noto lo strazio che ftMio questo Autoro di certo lettore
esistonti negU Archivi di Stato di Milano. C'fr. L\ Canti', Cone. e Curò,.]). ').
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PUBtODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESB — P. LKMMl 217
l'odio solo verso le cabale poteva aniinaro questi che un giorno
saranno i poveri disillusi, e i poveri martiri d'un' altra più
(lo^nia e più santa rivoluzione i Non è questo apparso alla sa-
jracia del giovane A. lieve argomento di disaminai
Torza ed ultiuia classe i ìnaterialoni: non parliamo di loro.
Essi videro realizzato il loro sogno mercè l'ingenua coopera-
ziimo degli Italici: né si dica, a discolpa di questi e di quelli,
(*he non siano state segrete intose (se non intrighi) con (Mnis-
sari austriaci; i quali se non vennero direttamente a mostolar
l'agitazione in Milano, certo non stettero inerti. Porro ancora
scrive: «...a VcM'ona lui molto inccn-aggiato di cercare per ro
Francesco d'Kste, e mi dissero che il Consiglier Baldaccl
poieoa faro)'i}'e le nostre idee^.
Più su ho ricordatoli 20 aprile: a questa dolorosa data il L.
dedica qualche pagina del suo volume. Prima di lui, oltre agli
altri, il D'Ancona aveva minutamente parlato della famosa ricola-
zioìie degli Ombrelli, cercando con sottigliezze di argomenti di
dimostrare puro d'ogni macchia il Conte Gonfalonieri nell'or-
ribile assassinio del Prina. Ritorna sull'argomento il L., ma senza
dati nuovi; e la sua discussione ci lascia poco convinti, come
d'altronde non convinto si dichiara egli stesso. In favore del
(Gonfalonieri potrebbero essere citati, oltre ai passi recati dal
D'Anconii, alcuni brani di lettere che i suoi amici a lui indiriz-^
zavano (1), e che dimostrano quanto poco essi credessero alla
voluta parte presa dal conte nell'atto nefasto (2i.
Per ciò che si riferisce all'operato della Reggenza dopo
l'assassinio del Prina non si può — parmi — che essere d'ac-
cordo con Alessandro D'Ancona, il quale non si sonte il coraggio
di lodare la Reggenza di avere sollecitamente abbreviato il
procevsso e liberato «i più notorii sicarj » ... «perchè fu un
premiar quasi i veri colpevoli, e sbrigliare la fantasia e la ma-
lignità altrui a carico degli innocenti» (ò). Certo, che tra il dar
(li III Archivio di Stato di Milano ne esistono un buon numero, al cit.
voi. ed in altri. Di esso darò, fra non molto, menzione. Cfr. aneora C\
CantC-. op. cit., pagg. 55, e 158-154.
(2' Per quest^argomento cfr. S. Pkllini. La sommossa di Milano del
W aprile 1814 e la morte del Prina secondo un testimonio oculare, in
Rivista Mensile di lettere, di storia e d'arte, diretta dal Prof Pavanello,
('asalma*rgiore, 1900, Anno I<», IV, I, ])ag. 6; e Celkstino Biamiii, F, Con-
falonieri e i Carbonari (R^icconto', Milano, tip. Scorza, 1868.
(3; Cfr. A. D'Ancona. Dal 1789 al 1814, Xuofu' studi e documenti
di Storia Italiana^ in e -V«oz?a Antologia^ Anno 38", F. 740, 10 Gen-
naio 1903. pag. 222.
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218 BeCKVSlONI B NOTE BIBLIOORAFICHK — D. CHIATTONB
ragione in questo al veneralo Maestro, o ramniettore senza
restrizione la sua tesi defensionale passa gran differenza: ma
noi, che dai soli documenti attendiamo la luce purissima della
verità (che spassionatamente sarà narrata) ci auguriamo che,
come s'è detto al proposito, nuovi materiali vengano presto esu-
mati, si che cessi ogni vana diatriba — su sole congetture ed
ipotesi ardite — dalla quale gli arrabbiati traggon sempre ix*-
casione di gettare ingiurie e calunnie.
Intanto l'Austria ripiglia il suo dominio sul Lombardo-Ve-
neto; i suoi soldati entrano in Milano sporchi, laceri, affamali:
e il buon abate Mantovani triste, triste ne segnala Tarrivo.
Sul Diario di questo Abate, già sfruttato dal De Castro, e su
materiali della Biblioteca di Brera (ove è un'immensa copia di
documenti per rargomento) il L. narra le prime vicende del
nuovo dominio. Farei qui torto all' A. se non dicessi che è buona
dote di questo capitolo la interessante fotografia che egli fa del
General Pino, che qui giustamente appare (e cosi l'aveva in-
cominciato a vedere anche il Rovella) (1) molto diverso da
queir« illustre guerriero» che il Fabi tanto decantava.
Ho detto chela Parte III di questo volume è importante per
vari rispetti. Non appena l'Austria pose stabile piede nella Lom-
bardia, incominciarono le recriminazioni dei disillusi. Il malcon-
tento era latente in quasi tutta la cittadinanza: finché dai naturali
attriti fra Austriaci e Italiani s'intessò segretamente la sfortu-
nata Congiura militare. In questa terza parte l'A. fa una
rapida storia delle diverse sette, di cui è inutile qui parlare
dopo quanto già si è scritto in proposito, e che tutto non potè
vedere il L., sebbene a lui non sia mancata una degna prepa-
razione bibliografica. Oggi I. Rinierici parla a lungo del Tugend-
bund e del Carbonarismo, e già prima di lui il Cipolla aveva
pubblicato un importante documento (2) sull'origine di queste
sette: origine che appare oscura ali 'A.
(1) In una sua conferenza: * Della Lombardia alla caduta del Regm
Italico*. Nota in qual figura buffonesca appaia quest'uomo, adi cui al
mondo non andrà mai estinta la razza, e che per la sua stessa 8fac<-iat;i
vanità appariva come un salvatore della patria » . Cosi pure lo stesso A.
ha presentato questo generale in « Principio di Secolo » (e non « Fine di
secolo» come il L. scri\"^ a pag 171. Ma queste sono sviste scusabili, come
quelle che il D'Ancona cita nel suo articolo a pag 220 1.
(2) Cipolla, Un documento austriaco sui massoni e sui rarbotmri.
in «. Rassegna Nazionale » Firenze, 18Sr>, 1» agosto. CIV per ciò le oi>ere àA
Dk l\ HoDDic, del Saint Edmk, eto otc
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PKRIODO DEL RISORGIMKNTO ITALIANO — A. MORI LMD
Anche di queste è qui superfluo discorrere, tanto più cho
la ditta Gogliati annuncia un nuovo volume del Luzio sul pro-
cesso Pellico-Maroncelli, che comprenderà numerosi e preziosi
documenti, tra cui gli statuti della Carboneria, molti particolari
ignoti sugli emblemi, sul gergo, sulle vendette della famosa
società segreta.
Gli intrighi degli agenti austriaci per discoprire le trame
di questi congiurati sono narrati con cura dal L., e le figure
del Gomelli e del St. Agnan poste nel degno obbrobrio. Ma [)er
quanto questa gente inventasse per far danaro congiure su con-
giure, non taceva, specie nell'esercito, il mormorio della som-
mossa. Di quella sommossa, che avrebbe dovuto finalmente
scoppiare al grido di «Costituzione! Libertà!» se i congiurati
non si fossero lasciati maledettamente gabbare. Sono tratti al
martirio i generali Lochi, Bellotti e gli ulliciali Brunetti e Ga-
sparinetti col povero Rasori. Di qui s'inizia una dolorosa storia
di tormenti e di tormentati , che ha per non ultimo epilogo i
Processi del '21 sui quali lavora con tanta sagacia e pazienza
il chiaro Direttore degli Archivi di Slato di Mantova, e ai
quali si collega direttamente — a minuta sj)iegazi()ne dei fatti
precursori — il volume del giovane prof. Lemmi, cui tribu-
tiamo con tutto il cuore ogni nostro più vivo elogio.
Domenico Chiattone.
7. PERIODO DEL RfSORGLMENTO ITALIANO (1815-1900).
Recenti pubblicazioni di A. Mori, C. Masi, D. Ricciotti-Bratti,
G. A. Martinetti, G. Biadego, G. Negri, A. D'Ancona,
E. PlANELL-LrnOLF, U. GOVONE.
95. — Tra gli omaggi presentati al Congresso internazio-
nale di scienze storiche meritano d'essere ricordati per la storia
scientifica i Cenni storici, raccolti da Attilio Mori per incarico
deiristiluto geografico militare, sui lavori geodetici e geograCici
e Slille principali produzioni cartograCiche eseguite in Italia
dalla wet'ì del sec. XVIII ai giorni nostri (1). L'esposizione
è divisa in tre parti: 1*" dalla misura dell'arco di meridiano
negli Stati della chiesa alla caduta di Napoleone (1750-1815);
(1) Attilio Mori, Cenni storici sui larari geodetici e topografici e
9ì4lle principali produzioni cartografiche eseguite in Italia dal 1760 al
190S. Firenze, Istituto geografico militare, 1903.
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220 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGBAFICHK — C. RINAUDO
2"* dalla raduta di Napoleone airunifìcaziono del re^no (181 5-1 8<)1);
3« dairunificazione del rej^nio ai giorni nostri (180i-llK)3). Nel
1** periodo sono ricordali i lavori del Beccaria, de^li astronomi
di Brera, del Ricci-Zannoni, degli ingegneri geografi francesi
neiritalia sellentrionalc e centrale e del barone De Zach; nel
2° ì lavori deiristilulo geografico militare di Milano, del R. Of-
ficio topografico di Napoli, dello Stato Maggiore piemontese,
del P. Giov. Inghirami e di Alb(M*to La-Marmora; noi a^* l'opera
deirislituto geografico militare italiano e della R. Commissione
geodetica.
iK5. — In occasione delle nozze d'argento Pini-Ginotti com-
I)arvero alcune lettere inedite di G. Ar(iangoli per cura di
G. Masi (i). È noto il professore e scrittore Giuseppe Arcan-
geli per le notizie datoci dal Bindi, dal Tigri, dal Guasti, dal
Chiapi>elli e dal Salvadori. Le cinque lettere ora pubblicate nulla
aggiungono alla conoscenza dell'autore, ma con le note illu-
strative servono a integrarne meglio la biografia. La povera
poesia patriottica [poteva ommeltersi, perchè non ci pare segno
di riverenza il disei)pellire meschinità letterarie, che VX. stesso
avrebbe volentieri obliato.
97. — II dott. Daniele Ricciotti Bratti volle narrare in un
opuscolo i moti di Roma del 18'i8-49, valendosi esclusivamente
della corrispondenza del dott. Gio. Batt. Castellani, rappresen-
tante a Roma della repubblica veneta, col suo Governo (2). Non
si ha il testo preciso del documento, come forse avrebbero pre-
ferito gli studiosi, ma una continuata narrazione degli eventi,
a partire dall'assunzione di Pellegrino Rossi alla presidenza del
Consiglio sino alla caduta della repubblica sotto le armi fran-
cesi. Veramente non ci parve di riscontrare nel carteggio del
Castellani alcuna novità in ordine ai fatti; scarsi sono gli ap-
prezzamenti e quasi senijn^e solo indiretti.
08. — G. A. Martinetti in una breve nota i3) estratta dal-
VAf'ch. sio)\ deW antico marchesato di Saluzzo (anno II, 1-4)
ricorda un dispiacere toccato a Silvio Pellico nel 1852 per Tan-
nunzio dato dalla Croce di Savoia del suo matrimonio con la
(1) C. Masi, Lettere inedite di G. Arcangeli. Empoli, E. Traversaria 1908.
(•^) Damele Ricciotti-Bratti, / nwti romani del 1848-49 dal carteggio
d'un diplomatico del tempo. Vonezia, 0. De Bon, 1903.
(3) <T. A Martinetti, Un'amarexxa toccata a S ih io Pellico. Saliizzo,
Bovo e Baijcolo, 1903.
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PKKIODO DKL BISOROIUENTO ITALIANO — BIADEOO - NEGRI - d'ANCONA 221
marchesa di Barolo. Ei-a un canard, che però molli t^iornali
riprodussero. Il Pellico se ne sdegnò oltre misura, e scrisse una
lettera di smentita, che eccede l'importanza del fatto.
99. — Abbiamo ricevuto il discorso commemorativo su Ce-
sare Betteloni, letto in Verona lo scorso anno dal prof. Giuseppe
Biadego (1). È un affettuoso richiamo dell'opera letteraria del
povero Betteloni, artista afiinato dai mali fisici e dai patimenti
morali, che soverchiando lo trassero a morte volontaria, appena
cinquantenne, il 27 settembre del 1858. 1/ analisi diligente del
I)ensiero poetico e della filosofia del Betteloni è accompagnata
da preziosi documenti e da una diligente bibliografia del poeta.
100. — Felice e gentile pensiero ebbe THoepli nel dare in
hice la 3' edizione dei Segni dei tempi, di Gaetano Negri, a
commemorazione dell'illustre amico ^2). Pochi libri invero riflet-
tono più schiettamente e integralmente l'intelletto e la coscienza
d'un Autore, come questo. 11 Negri aveva la mente aperta a
tutte le forme del bello e del vero, e la varietà degli scritti
raccolti in questo volume n' è la prova sintetica: gli studi o
discorsi su Leonardo da Vinci, Alessandro Manzoni, il Tennyson
e Gladstone richiamano V inclinazione del suo spirito verso le
lettere e le arti; la conversazione sui Souvenirs di Ernesto
Renan, sull'idea religiosa nella Sacrìflée del Rod e in Robert
KLsmere della Humphrey Ward, sulla civiltà mesopotamica e
la leggenda del diluvio universale e sul problema dello spiri-
tismo ci ricordano la sua viva preoccupazione per le alte que-
stioni di filosofia religiosa; la politica appare nei Prodromi
della rivoluzione italiana e nell'esame dello studio di Octave
(iréard su Prevost-Paradol ; come gli argomenti sociali spun-
tano nelle Pì^evisioni del socialismOy nell' indagine sul matri-
monio nella Sonata di Kreutzer del Tolstoi e neir elegante
rassegna della Fatica di Angelo Mosso.
101. — Ottimo seiTizio agli studiosi e all'educazione fecero
i fratelli Treves, raccogliendo in un volume molti scritti di
Alessandro D'Ancona, che dispersi in varie Riviste o in opu-
s^*oli d'occasione diffìcilmente si sarebbero potuti rinvenire (3).
(1) Giuseppe Biadego, Cesare Betteloni. Discorso commemorativo. Ve-
rona, G. Franchini, 1J>02.
(2) Gaetano Xeguk Se^ni dei tempi. Profili e boxxetti letterari, 3** ediz.
Milano, UlricK) Hoopli, 1903.
(.-{) Alessandro D'Ancona. Ricordi M affetti. Milano, fr. Treves, 1903.
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2'22 KECKMSIONI K NOTi£ blBLlOGUAFlCHK — C. RINAUDO
E roblio dì tanto gomme si dovrebbe considerare come una
vera iattura moi'alo; porche da qualsiasi scritto del D'Ancona
irradia sempre luce intellettuale piena d' amore. Sono i7 pre-
ziosi documenti, rannodati in quattro gruppi: 1° in rneìèìoria
di illtcstri italiani, e (*ontiene quattro discorsi su Giuseppe Giusti,
Giacomo Leopardi, Vittorio Emanuele e il generale Cesare De
Laugier; 2° ricordi di maestri, amici e discepoli, e questi
sono Placido Cerri, Tommaso Giorgi, Enrico Frizzi, Silvestro
Centofanti, Giacinto Casella, Mariano D'Ayala, Salvatore De
Benedetti, Rinaldo Ruschi, Eni-ico Mayer; 3' ricordi di storia
contemporanea con due notevoli studi, Tuno suirunità e fede-
razione in Italia, Tallro sulla poesia e musica popolare italiana
nel secolo XIX; 4*" ricordi autobiografici ed affetti domestici,
ossia il suo primo delitto di slampa (studio su Tommaso Cam-
panella) e il mesto richiamo della sua dilettissima figliola Giulia,
appena tredicenne rapita all'amore del desolato padre.
102. — La contessa Eleonora Pianell-Ludolf aveva pubbli-
cato in un numero ristretto di esemplari Lettole del generale
Pianell e Ricordi famigliari; ora ristampa in elegante edizione (i)
il volume facendolo precedere da uno scritto inedito del gene-
rale Pianell sul suo breve ministero in Napoli nel 1860, e se-
guire da alcuni appunti sul viaggio fatto dal generale nel 1868
in Germania col Cosenz, a scopo di studi militari. La narra-
zione delle ultime vicende del regno di Francesco II, scritta a
Parigi nel dicembre del 18()0 sotto Timpressione recente dogli
avvenimenti, è prezioso documento di storia contemporanea, e
offre elementi alla discussione deiraccusa spesso risollevata dai
nemici personali del Pianell, e che gli fu causa di molte ama-
rezze, del suo tardivo patriottismo, avendo come ministro della
guerra di Francesco II combattuto V impresa nazionale di Ga-
ribaldi. I ricordi del viaggio in Germania confermano l'opinione
generale sulla seria coltura militare del Pianell, ond'egli sovra-
stava alla maggior parte dei suoi colleghi nell'universale esti-
mazione. Il simpatico volume del capitano Gian Giacomo Do
Félissent, annunziato nel 4" fase, della Rivista storica del 190*i,
rievocando le sue memorie personali, metteva in rilievo le virtù
dell'uomo e l'azione militare e politica; in questo volume di
lettere indirizzato dal Pianell alla nobile e devota compiigna
della sua vita si rispecchiano dirottamente tutto le qualità eletto
(1)7/ generale Pianell: Memorie (185U-1892). Fironzo, G. Barbèra, 1902,
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PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — U. GOYOME 223
dol SUO ingegno e del suo cuore, montro si rivivo ne' giorni
pili fortunosi del nostro risorgimento. A riempiere la lacuna
tra un periodo e l'altro della corrispondenza, naturalmente so-
spesa quando riunivansi allo stesso focolare marito e moglie, la
Contessa Pianell ci ot!re un grazioso Diario, scritto da Lei con
ricchezza di particolari, fresche/za di impressioni, serenità di
giudizio, che non solo illustrano meglio la vita intemerata del
compianto ed amato marito, ma proiettano nuovi raggi di luce
sugli avvenimenti contemporanei. La Contessa Pianell , con
questo volume ha eretto un monumento degno della sua devo-
zione e dciramore suo fedele al marito, ed ha ad un tempo re-
cato larga messe di notizie alla storia del risorgimento italiano.
G, RlNAUDO.
KW. — Le memorie lasciate scritte dal generale Oiuseppe
Oovone hanno fornito al figlio l'occasione e la materia per com-
porre un libro: il quale non è, come la bella modestia dèi ti-
tolo induce a credere, una pura e semplice pubblicazione di
brani tolti dal Diario del padre, ma è una concettosa scrittura
del figlio bene documentata con frammenti delle memorie pa-
terne (i). Tanto la scrittura quanto la documentazione hanno il
pregio grande di una riguardosa serenità bene corrispondente
alla signorile sobrietà della forma. — Sappiamo tutti che il nomo
e l'opera del generale (t. Govone sono stati la mira di accuse
spesso gravi e violente, dettate da qualche invido risentimento,
0 dal cieco furore che piglia talora chi non può scolpare se e
quindi incolpa altrui. Ma l'A. di questo libro non scende a con-
tese : semplicemente narra, onde appaia al lettore quale uomo
e quale soldato fosse il generale Govone e quanta buona opera
abbia eflicacemente data alla milizia, alle guerre e alla politica
della rinascente Italia. Dal 1848, quando il Govone andò, i)ar-
lanientario, a intimare la resa alla fortezza di P(\schiera il cui
acquisto è il più gaudioso sorriso di quella guerra tempestosa
e dolorosa — fino al 186(), quando il Govone fu Tultimo, sui colli
di Custoza, a contendere la vittoria al nemico con sagac(^ ardi-
mento — la memoria del generale valoroso e capace è in qualche
modo, e sempre con onore, associata ad ogni guerra italiana.
Ma la durevole ragione di fama e di gloria per Giusei)i)e Go-
vone è nella parte ch'egli ebbe negli avvenimenti dell'anno ISfK).
(1) tr«EKTO OovoxE, Il generale (jiusrppp Gorone. FramunMiti di me-
morie. Torino, Casanova, lÒUJ.
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A
T^^ HKCKNSIONI K NOTB BIBLIOORAFICHK — D. G.
La missione a Boriino, prima, o la bolla aziono di comaiulo a
capo della 0* divisione, poi, mostrano il Govono esperio ed
onosto diplomatico, soldato animoso, ^^enerale insigne: lo mo-
strano sovratutto caldo e acoeso di fede in mozzo, purtroppo,
a non pochi pervasi da u:i desolante scetticismo. Gusloza è
nome infausto; ma solo i (l(»boli dimenticano o nascondono le
sventure e gli orrori : i Ibi-ti invoco li ricordano, perchè il
ricordo sia sprone assiduo a meglio operare, li studiano per
trarne ammaestramento, ne lùcorcano senza odio ma senza
pietà lo cause, o dovunque lo trovano le scoprono. Solo cosi è
possibile che non si rinnovino gli errori e con questi le svoii-
lui-o. — Noi abbiamo Custoza che da trontasette anni incombe sulla
nostra vita e ne tormenta e ne infrena assai gagliarde energie.
E' parso e paro a molti che nella sciagurata battaglia si sia
appalesata una ingenita manchevolezza della stirpe : questa in-
vece ha fatte, proprio in quella giornata, magnifiche prove.
Alcuni uomini, (non più di quattro, forse), non capaci e anzi
indegni doiraltissimo ufficio che esercitavano (e meglio è dire:
che avrebbero dovuto esercitare), hanno reso inutile ogni ardi-
mento, ogni costanza, ogni virtù. La colpa, più assai che di
quegli uomini, è però stata di un sistema : e qui sta il pericolo,
perchè quegli uomini ora più non esistono, ma il sistema che
li produsse può esistere ancora, o può rinascere, col medesimo
doloroso risultato. Bene vengano perciò, e vengano presto, i
cercatori inflessibili della verità : e la verità trovata dicano
piena e intera, senza usare pietà alcuna, che sarebbe crudeltà
feroce alla Patria italiana , alla fortuna della gente, all'onore
della stirpe. — Il libro di cui qui parliamo contiene preziosi ele-
menti per la ricostruzione invocata della verità vera; una squi-
sita delicatezza di sentire ha reso TA. molto riguardoso, come
so temesse che altri potesse accusarlo d'aver parlato pel padre,
^ quindi per se : ed è bello ed è naturale negli animi nobili
questo sentire; ma il libro è testimonio e documento: deve
perciò essere parte essenziale e importantissima della futura
indagine e del futuro giudizio sugli avvenimenti del iSCK) iu
Italia, cui fino ad ora ha usurpati per sé la passione, cui è
:già tempo che la storia rivendichi a sé. D. G.
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II.
SPOGLIO Dl{l PIÌKIODICI
Blenoo alfabetico con relativa sigla.
1. Ànnales de la ioeiété d'archeologie de Bruxelles (Bnixellos),
XV, 1901 .... * A»aB.
2. Annali d^ll'imiversità di Perugia (Perugia), N. S., XTI, 1902 AuP.
3. Antologia veneta (Feltie), UT, 190'i AnV.
4. Archivio della i*. società romana di storia patria (Roma)
XXIV, 3-4, 1901, XXV, 1902 AssR,
f). Archivio di psichiatria (Torino), XXI II. 1902 . . . Ap.
<). Archivio storico italiano (Firenze), XX VI II, 4, 1901.
XXIX, XXX, 1902 . . A»L
7. Archivio storico lombardo (Milano), XXIX, 34, 35, 36, 1902 AsL.
8. Archivio storico per la città e i comuni del circondario di
Lodi (Lodi), XXI, 1902 AsL«.
9. Ateneo veneto (Venezia), XX, voi. I e II, 1902 . . AV.
10. Atti dell'accademia peloritana (Messina), XVl, 1901-1902 . AaPf.
11. Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia
patria (Parenzo), XVU, 1901 e XVIU, 1-2, 1902 . . AsasT.
12. Bessarione (II) (Roma), S. 2, HI, 67, 68, 69, IV, 70, 1902-3 B^.
13. Bollettino del museo civico di Padova (Padova), V, 1902 . BmP.
14. Bollettino storico della Svixxera italiana ( Bellinzona ) ,
XXIV, 1902 BsSI.
15. Bulletin de la société d'études des Hautcs Alpcs (Gap), S. 3,
XIX, 1900, XX, 1901 e XXI, 1902 ..... B»HA.
16. Bulletin de la société nationale des antiquaires de France
(Paris), 1901 e 1902 BsaF.
17. Bnllettino dell'istituto storico italiano (Roma), XXIV, 1902 Bìal.
18. Bnllettino di archeologia e storia dalmata (Spalato) XXV, 1902
e supplemento 1902-4 . , BasD.
19. Cieiltà (La) cattolica (Roma), S. 18, \'-MII, 1902 . . Ce.
20. Correspondenxòlatt der We^tdeutschen Zeitschrift fì/r Qesch.
V. Kunst (Trier-Koln), XX, 1901 e XXI, 1-8, 1902 . . Cwdz.
21. Giornale araldico genealogico diplomatico (Bari), N. S.,1X,
8-0, 1.301 . Ga.
Rivista storica itaìiana, 3» S., Il, 2. 15
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"n
22<) SPOGLIO DKl PKttlODICl
22. (j tornale della società asiatica italiana (Roma), XIV, 11)01
e XV, 1902 «saL
23. Journal asiatique (Paris) S. 9, XVII-XX, 1901 e 1902 . Ja.
24. Limrsblat (Tiier), VII, 83, 34, 11K)1, 1902 .... Lb.
2.'). Mflotoires et flocuments de la soriété savoiftienne d'histoire
(Chambóry), XL, 1901 MshS.
20. Xapoli nobilisiiima (Napoli). XI, 1-12, 1902, o XU, 1-2, 1903 Nn.
27. Xourelle (La) rente (Paris) X. S., IX, X, 1901 o 1902 . Nr^.
25. Periodico della società storica per la prorincia e diocesi di
Como (Conio), 1901 o 1902 PssC.
29. Quellen und Forschunyen ton prettss. Institttts in Rom (Koin)
V, 1902-1903 QflP.
30. Rassegna (La) naxionale (Firenze), CXXIV (16 marzo)-
CXXIX, 1902 . . Rn.
31. Recueil des iravaux relatifs à la philologie et à V archeologie
éggptieìine et assyrienne (Paris), XXIIl, 1901 e XXIV, 1902 TphaE.l
32. Renaissance (La) latine (Paris), II, 1, 2, 3, 1903 . . RI.
33. Recista de Aragon (Zaragoza), 111, 1902, e IV, 1, 1903 . RAr.
34. Reme benedici ine (Abbayo de Maredsous), XIX, 2, 3, 4, 1902 ,Rhe.
35. Reme d'histoire diplomatique (Paris), XVI, 3-4, 1902 . Rhd.
30. Studi italiani di filologia classica (Firenze), IX. 1901 eX, 1902 Sfcl.
37. Studi sassaresi (Sassari), II, 1, 1902 .... SSa.
38. Westd^utsche Zeitschrift fur Oeschichte u. Kunst (Trier),
XXI, 1, 2, 3, 1902; ergiinzungshoft XI, 1902 . , . ZgkW.
39. Zeitschrift d^r Savigny Stiftung fiir Rechtsgeschichte,
(Weimar), XXIII, 1902 ZSrg.
40. Zeitschrift fiir romanisehe Philologie ilMìe), XXVI, 1-3, 1902 Zrph.
1. STORIA GENERALE.
304. Atti. — S. 5, XXX, 4, 1902. - Dalla Volta R.. Sulla inter-
pretazione economica della storia [A proposito di alcuno recenti pubbli-
cazioni].
305. RAr. — III, 1902, nov.-dic; IV, 1903, gcnn. — Ribera J., * Qué
es historia? » [A proposito degli articoli della Reme de sinthèse historique],
300. B«HA. — S. 2, XIX, 2-4, 19()0 e XX, 1-3, 1901. — Roche C.,
Coup d'ofil historique sur Ics mathématique^ [Dal VI sec. a. 0. al sec. XIXJ.
307. AuP. — N. S., XII, 2, 3, 4, 1902, — Miceli V„ Psicologia del
diritto [Studia ancbe storicamente gli elementi psichici del diritto, pn^sso
i greci, i romani, nel ijoriodo medievale e della rinascf'nza].
30S. Atti. — S. 5, XXIX, 1. 1902. - Pélissier L. (ì., Pnbblicaxioni
francesi concernenti la storia (T Italia (ISVS-lHyV),
31)9. Atti. - S. .*>. XXVIII, 4, 1901. — Otte\\t\\fk\ ¥,., Pubblicaxiùm
degli anni ISi)!) e. lUOO {in (iermania) salUi storia medioerale italiana.
310. AsL. — S. 3, XXIX, 3(), 1902. — K. 31., Libri di ahbrcriatnre
[A proposiio dello studio d«'irOniont «li ì:\ù Us]., 1903, Sp., N. 21,')).
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STORIA GENKKÀLK 227
'MI. B««D. — XXV, 1-8, 1902. — Bulrc F., Le grmme dell'i, r.
Muafio in ."^palato acquistate l'anno U^Ol [Continuazione: descrizione di
lucerne fìttili, etc],
312. BmP. V, 3-4, 9-12, 1902. — Rizzoli L., / sigilli del muse^
Bottucin [Continuazione cfr. Rsl, 1902, sp. n. 319].
313. BmP. — V, 1-12, 1902. — Acquisti del Museo Bottacin: monetCy
medaglie e sigilli, oggetti varii.
3J4. BaSI. — XXIV, 1-12, 1902. — Torrìani E., Catalogo dei docu-
menti per l'Istoria della prefettura di Metidrisio e Pieve di Éalerna
dall'anno 1500 circa all' a. 1800 tratti dall' archivio Torriani in Men-
drisio [Continuazione dal n. 421, anno 1606 al n. 860, anno 1797. Seguo
la seconda divisione: Borgo di Mendrisio, 76 documenti dal 1521 al 1578].
315. BaAF. — S. 7, I, 1902. — Martin H., Notes pour un * corptis
iconum » du moyen àge [Accenna e riproduce un falso ritratto del Petrarca,
ritenuto autentico dal De Nolhac, e del pari riproduce tra altri femminili
il ritratto di Luisa di Savoia].
316. Gsal. — XV, 1902. — Castelli D., Catalogo dei codici ebraici
Magliabechiani e Riecardiani.
317. PssC — 1902. — Indici del Periodico della Società storica
Comense, volumi I-XIII, 1878-1900.
318. Sfol. — X, 1902. — Landi C, Codices Graeci Bybliotheeae
Vnicersitaiis Patavina^, — Tamìlia D., Index eodicum Graecorum qui
Roma-e in Bybliotheca nationali adservantur. — Vitelli C, De Codice
Roncioniano scholiorum in luvenalem. — Ussani V , Codices Latini
Bybliotheeae Universitatis Messanensis. — De Stefani E. L., / m^s,
della « hìst. anirnalium » di Eliano — Galante L., Index eodicum
elassicoruni latinorum qui Florentiae in bybliotheca Magliabechinna^
adservantur.
319. Zrph. — XX \n, 1, 1902. — Massèra A. F., Su la genesi della
raccolta Bartoliniana [Contributo alla storia dogli antichi canzonieri italiani],
320. Be, — S. 2, III, 68, IV, 70, 1902-3. — Giamii S., Documenta
relationum inter S. Sedem Apostolicam et Assyriorum orientalium seu
Chaldaeorum eccle^iam tumjam edita tu7n majori ex parte nttnc primum
ex Archieo Vaticano prolata noiisque historicis illustrata. Appendix II
Synopsis hisforiae ecclesiasticae Syro-Chaldaco-Malabarensium. C. 1 De
rebus quac acciderunt Syris (in ripa Malabarica) eorumque h istoria
C. II. De rifu et liturgia Ecclrsiae Syro-Chaldaeo-Malabarcnsium usque
ad annum 1099 inclusive [Versione latina del testo siriaiM) Caldeo].
321. Ba«D. — Supplemento, 1902-1904. — Bulle F., Arressiones et
rorrectioncs ad Illyricum sacrum del P. D. Parlati di P. G. Colvti
[Manoscritto inedito proveniente dal cardinale Alessandro BarnabòJ.
322. Bft»F. — S. 7, I, 1902. — Du Teli J., Autour du Saint-Suaire
de Lirey: documents inédits^ remarquc^ juridiqurs et esquissc généalo-
gique [Confuta gli argomenti storici oppugnanti rautenticitu della reliquia
torinese, dimostrando tra Taltro insussist^nto la pretosa confessione scritta
dal pittore del XIV sec.].
323. Ce. — S. 18, VUI, 1255. 1902. — L'indice dei libri proibiti;
lo svolgimento storico [Dai libri bnu^iati da S. Paolo ad Efeso all'oiigine
della Congregazione dell'Indice e successivamente alle varie <»dizioni di
questo fino a quella di leeone XIll].
324. Rlif. — XIX, 3, 4, 1002. — Berlière M.. Ij'.^ chnpUrrs ghìvnnir
di' Vordre de St. Benoit [Continuazione e lino. ('Ir. Ksl, 1902, n. Telo :
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:?:^S SPOGLIO DRl PUBIODICI
J (ra]iitoli d'Inghilterra (1218-1510). di Boemia <• Moravia (l234-lT(;t<), <li
S|»a«rna (1337-1400), di Francia (078-soc. XV); di altri paesi e specialment»»
l'Italia. N. 7 docriimeiiti in appendice).
32."). R«. — CXXVI e CXXVII, \9iY>. \(\ luglio-lfi ottobre. - Vitel-
leschi P., La qucstioue religiosa presso i pofwlì Ulti ni [Ne esamina
largiiinonte i fattori storici dalle origini fino a noij.
326. Rfi. — rXXVf, l(H)2. 1 agosto. — Pascigli N., Le dis infezioni
ììel passato [Conni storici dai più antichi tempi al seo. XVIIIJ.
327. Rft. - rXXVir, 1902, l settembre. - Bruno C, Pescatori
di Napoli [Cenni stori(^i sullo loro condizioni e sulle leggi che li riguar-
<larono dai tempi romani ai nostri].
328. AsL. — S. 3. XXIX. 34, 1902. - Zaiiellì A., / porci di
^. Antonio in Brescia [Per la storia {133r)-l.')r)7) del divieto di tenero,
specialmente i canonici e i frati, grande copia di suini vaganti per la città
€ minaccianti oltre Tigiciie l'incolumitÀ degli abitanti reca TA. in appen-
dice f) documenti].
329. Usasi. — XVllI, 1-2, 1902. — Ive A., Quamàro o Camàro?
(Riamerò o Cantéro'f Postilla etimologica.
330. PssC. — XIV, f)3, 1901. — Rampoldi R., Intorno aWongiw
€ al significato del nome « Ticino > [Esamina le varie ipotesi fra cui ha
maggior ])robabilitn l'origine Slava con significato generico di movimento
<li cose» materiali e attribuito ]>erciò a ])arccchi fiumi].
331. BsSI. — XXIV, 1-0. 1902. — Salvioni C, Noterelle di topo-
lìomnstica mcsolcina [Ricerca di etimologie dei singoli nomi locali della
Mcsolcina].
332. Usasi. - XVII. 3-4, 1901, XVIII, 1-2, 1902. — Scliìavuzzi R.
Cenni storici sulla etnografìa dell'Istria [Xa" popolazioni rurali di imzii
^jeltica romanizzata subirono influenze barbariche dal 109 d. C. : soggetto
nel sec. VI ai (ioti, poi ai Bizantini e nel sec. Vili ai Franchi, patirono
deterioramento continuo fino al sec. XI a cagione di e])idomìe, carestie etc«
onde sottentrarono presto altro razze a colmar le lacune nella dejiopolata
regione, specialmente gli slavo-croati nel sec. XI. Nel sec. XII rialzandosi lo
condizioni della provincia, specialmente pei commerci, questi favorirono lo
8t4inziai*si di forestieri ; non buone furono le coadizioni dei setJC.XIII eXlVegli
Slavi crebbero di numero insieme però ad importazione di elomenti omogenei
alla nazione. Di speciale interesso è lo stanziarsi di Fiorentini e Toscani
in genere nel sec. XIV. Nella seconda metà dol 1300 compariva nuovo
«lamento etnografico importante nelP Istria il rumeno, mentre F elemento
tedesco spariva gradatamente dalle città costiere e l'opposto -avveniva noi
contado. Sul finire del sec. XIV e nel XV esercitarono influenza deleteria
le pestilenze: contribuirono alFabbandono del territorio veneto istriano nel
sec. XV le tasse, i guasti delle guerre mentre si)eciali cin*.ostanzo favo-
rirono nuove immigrazioni straniero. Non migliorarono le condizioni demo-
grafiche nel sec. XVI, che provocarono provvedimenti governativi favorendo
importazioni di stranieri morlacchi, ciprioti, napolitani, malvasioti, candioti.
(Continrta \
333. HasR. - XXV, 1-2, 1902. — Rnchelliiis A.. Iter Italictm
[Continuazione, cfr. Ksl, 1902, N. 218: Iter Neaiwlitanumj.
B34. HasR. — XXV. 1-2, 1902. — Tomassetti G., DeUa eampagm
romana [Continuazione: Vie Iijibi(^ana e Prenestina : esamina nelle memorie
an^beologiche e nelle vicende, il l® tronco della via I^abicana dalla Porta
maggiore alla moderna Torre nuova, tenuta su cui si sofferma alquanto
iHencando do(uimcnti ignorati].
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STORIA OBMERALK ì^'2\}
335. Rfi. CXXVIl, 1002, 10 ottobre. — Vegni A,, // Monte Arentino
[Dalle leggende dolla più remota antichità ai giorni nostri].
330. HsL. — S. X XXIX, 34, 1902. - Salvìonì C, Xomi locali
lombardi [Muggió, Vigevano, studi storici etimologici],
337. Co. — S. 18, V, 1244, 1902. ^Archeologia : Memorie sacre in-
forno alla Porta Ostiense in Roma [Alcune note del Do Rossi : da una
iscrizione di Gregorio VII nella Chiesa di S. Saba trae elomenti i)er discor-
nTO della Chiesa ora distrutta di « S. Salvator de Porta » .
338. Usi. — S. 5, XXIX, 2, 1902. — Bernardy A. A., Frammenti
Sanmarinesi e Feltresehi [Cna violazione del diritto delle genti nel 1308.
Ajrgressioni e ruberie (sec. XV). I documenti d'mf indennità di guerra
(sec. XV). Segnali militari e fuo(^hi d'allegria (se<^ XV). Carte del Ca-
merlengato Saiimarinese (sec. XV). L'atto di morte del conte di Cagliostro
(1795). Un'iscrizione malatestiana a Verucchio (144S). Archivi minori del
Montefeltro (Sogliano al Rubicone, S. Giovanni in (lalilea, S(^orticata, Borghi,
Montefìore, Roncofreddo, Macerata, Feltria, Sassocorvaro, Talamello, Mon-
tcgrimano, Montocerignone, Pietracuta, Montescudo)].
339. H«. — XI, 8, 1902. — La Ville sur Yllon L., // Sebeto [Cenno-
df'gli S(TÌttori antichi e moderni che hanno ricordato il fìimiicello scorrente
presso Napoli].
340. BmP. — V, 7-S, 1902. — Cessi B., Per gli incendi in Padora:
Appunti di vita padovana [Ricorda alcuni dei più terribili incendi nonc^hò
le misure d'ordine ])ubblico per e^tinguere i medesimi e più per evitarli dal
siv. XII alla line del XVIII].
341. Rif. — CXXVl, 1902, 1 luglio. — Pozzoliiii Siciliani C, I bagni
di Casciana nelle colline pisane [Cenni storici dai tempi di Plinio il Vecchio
fhe li. ricordò fino al sec. XIX].
342. Hn. — XI, 1, 1902. — Bernich E., Paesi dimenticati, Cusaìio
Mìdri [Descrive i monumenti e vicende fino al prt^sente].
343. Hn. — XI, 1, 1902. — La Ville sur- Yllon L.. 7/ castello di
Cnsalncc [Edificato forse dal conte Rainulfo normanno tra il 1024 e il 1030,
8ubi vicende e trasformazioni fino al sec. XIX; nella Chiesa annessa è una
madonna bizantina reputatissima e altri cimeliij.
344. Usasi. — XVII, 3-4, 1902. — Devescovi R., 7/ castello di
Rorigno. Saggio del rernacolo rovignese [Oltre i versi che riguardano il
castello, altri riguardano la popolazione del territorio di Rovigo nei tempi
antichi, altri il clima e i prodotti, Pinabissamento delPisola di Cissa nell'800
U. C, il governo di R. dal 400 al 1283, le vicende della Chiesa, infine il
governo di S. Marco lino al 1797; i ciipitani di mare ruvignisi in guerra].
345. Hn. — XI, 5, 9, 1902. ~ Bernich E., L'arie in Paglia. Il
campanile di Soleto [Ia\ costruzione deve attribuirsi a Gian Antonio Or-
sini (sec. XV ). Autore è ritenuto un Francesco Colaci, lec(^(»se. L'A. aggiunge
alcuni cenni sopra altri monumenti di Solete]. — S. Xicola di Bari:
note e rilievi [Sorta sul luogo dove sorgeva all'epoca bizantina la corte
del Catapano, il territorio essendo regio e donato da Ruggiero figlio di
Hoborto Guiscardo ai Baresi, il nuovo tempio venne ])Osto sotto l'immediata
protezione del Principe e fatto imnume dalla giurisdizione ei)iscopale: TA.
ne descrive i monumenti del se(\ XIII e XI\],
346. Rn. — CXXV, 1902, 1 giugno. - Sparici X., Il Pantheon [Cenni
sulle vicende del tempio dalle origini alla sepoltura di Umberto I].
347. UssR. - XXV, 3-4, 1902. — l/'edele P., Tabnlnrinm S. Mariae
Novae ab an. 9S2 ad an, 1200 [Continuazione, r.k. Rsl, 1902, X. 93 :
dal doc. LVII, 1146, 12 aprile al I.XXXIV 1161 20 sett.].
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230 SPOGLIO OKI PKttlODiCl
US. Co. — S. IS, V, 1242, 1002. — Kesinuri di Chiese e di
Mtnumenti [A. CùMiova, il palazzo dol banco di S. Gioiyio o le logge in
piazza Caiicameiito, S. Donato, il Duomo di S. liOrenzo ; a Piaopiiza il
Duomo; a Pavia S. Miihde, S. Pietro in Ciol d'oro, la Cattedrale].
349. Hi». — XII, 2, 1903. - Nitti di Vito, // tesoro di S. Xieoln
di Buri [Ne fa la storia nel P periodo dal sec. XI al 1799 con dociuiienti.
^^Contiì^Ha ].
350. ■». — XI. 7, 8, 11, HK)2. — Spinazzola V.. La Certosa di
*V. Martino. I. Xotixie storiche della Certosa di S, Marti tw^ 1325-190n
{Notevole tra le altre notizie storiche ed artistiche quella che riguarda la
parte presa dai certosini alla Repubblica Partenopea; PA. si sofferma spe-
cialmente sopra Parte ed il 000 nella Certosa. Sejfuono 3 api>endici].
351. Hit. — XI, 4, 1902. — Colombo A., // monastero e la ehiesa
di Santa Maria delia Sapienza [Continuazione, cfr. Rsf . 1902, sp. N. 331».
IV. Ija chiesa : seguonsi le vicende nei secoli XVI e XVII e numerazione
dei monumenti artistici ; V. La scomparsa del monastero nel 1886].
352. Hi». — XI, 5, 1902. — Saqnella P., Il parimenio del Duomo
di Napoli [Il primo di cui rimane traccia è del principio del sec. XIV.
rifatto nel 1443, nel 1600, nel 1744 e nel 1837].
353. Hit. — XI. 6, 1ÌK)2. — Abatino G., / ruderi di un'antica cer-
tosa calabrese [In terra di S. Bruno (Provincia di Catanzaro) rovinata per
terremoto nel 1783: era stata fondata tra il 1093 e il 1119 passò da* Cer-
tosini a' Cistercensi che la oedett<*ro nel 1513 a Iawi X; questi la ridiwi»'
a^ Certosini].
354. Ho. — XI, 4. 1902. — MiolaA., Nelle Chiese di Napoli [CoiaU^
renza in cui si enumerano i principali monumenti, specialmente dal sec. XIV
ni XVUI].
355. Hit. — XI, 3, 6, 7, 8, 1902. — Maresca di Serracaprìola A..
Battenti e decorazione di antiche porte esistenti in Napoli [Contimui-
zione e fine : Seicento, settecento e sec, XIX].
356. G». — N. S., IX, 8-9, 1901. - Carrerì F. C, / Conti di
Vahasonc in Frisili [Dal sec. XIII al XVll].
357. G«. — N. S , IX, 8-9, 1901. — Del Torso E., Dello stemma dei
signori di Villalta [I Villalta nel sec. XIV andando al possesso di Capo-
riacco aggiunsero allo stemma avito quello dei vecchi signori; nel 17(K>
ai Villalta successero i della Torre, i quali usarono talora lo stemma vil-
laltino senza abbandonare il proprio].
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A. Archeologia, topografia, numiamatioa.
358. Sffol. — X, 1902. — Lattea E., L'iscrizione etnisca deUa paletta
di Padova [Conclude P illustrazione glottologica togliendo ogni dubbio che
sia di lingua etrusca e insieme Palfabeto ne sia venetioo benché non puro.
Opina che si tratti di documento del culto prestato dagli Etruschi ad
Apollo Marte Sminteo e documento pure della frequenza e saldezza dello
relazioni fra Veneti ed Etruschi].
359. BsaF. — 1901. — Déchelette J., Note sur un rase du Musée
de Syracuse.
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KTÀ PBRROMANA K ROMANA 231
3G0. RI. — U, 2, 1903. — Gayet A., I/ile de Philae fKioorda i templi
-costruiti da Nectiincbo o dai Tolomei, decorati da Tiberio, Caligola, Claudio,
Adriano].
361. BasD. - XXV, 6, 10, 11, 12, 1902. — Bersa G., U lucerne
futili romane di Nana conservate al Museo archeologico di S. Donato
di Zara.
362. BasD. — XXV, 11, 12, 1902. — Biilic F., Nomi e marche di
fabbrica su tegoli acquistati dall'i, r. Museo in Spalato durante l'anno
1902 [Per rarcheologia romana].
363. Bs»F. — 1901. — Thédenat H., <t Litui* de bronxe antiques
(Trovati in Inghilterra].
364. BsaF. — 1901. — Mowat R., Cachet d'oculiste trouré à Ark^t.
365. BsaF. — 1901. — Hom&n J., Hypocauste romain de Briancou.
366. BmP. — V, 7-8, 1902. — Moschetti A , Cordenons F., Bela-
xioìie degli scavi archeologici eseguiti in occasione della fabbrica del
nuovo palaxxo detto del Gallo^ dal 2 gennaio al 23 luglio 1902 [Mosaico
romano, un oggetto di corno di cervo, un bastone o scettro di bronzo di
civiltà euganea, una stela funeraria, etc.].
367. BmP. — V, 1-2, 9-10, 1902. — Moschetti A., Lapidi romane:
aggiunte e correzioni al Corpus [Continuazione].
368. Ba»F. — 1901. — Lafaye G., Mosa'iques de Villelaure [Ro-
mani, scoperti nel 1900]. — Inscrip. latine de Montbaxin.
369. Lb. — VU, 33, 1901, 1 febbraio. — Ritterling, Niederbieher:
Kchsiell [La continuazione degli scavi tra il praetorium ed il lafus dextrum
pra^4orii, relazione dei ritrovamenti fra cui una fucina da maniscalco, uno
stabilimento di bagni, una cantina, il quartiere del conturione, ed oggetti
varii, monete, gioielli, fìbule, etc.].
370. Lb. — VII, 33, 1901, 1 febbraio. - Scheller M., Faimingen
\(j{ì scavi del 1900 rivelarono monumenti funebri romani coi soliti oggetti].
371. Lb. — VII, 34, 1902. -- lacobi L., Limesstrecke Grane Berg-
Adolfseek [Aarùbergang bei Adolfseok. Kastell Feldberg. KastellCai)ersburg].
— Winkelmanii Fr., PfUnx.
372. Cwtfx. — XX, 1-2, 1901. — Schumacher K., Baden: lidmischer
ricHs und K a listati- Ansiedlung bei Riegei [Ei*a attraversato da una strada
romana novellamente scoperta. — Korl>er, Mainx: R'òmische Orabsfein
|Di lui soldato romano della 16* legione]. — Zang^emeister, Bingen [Sco-
perta in una tomba di monete di Vespasiano dell'anno 71].
373. Cwtfa. — XX, 3-4, 1901. — Gninenwald, Speie^r: Votivstcin
des Merhùr. — Reìnecke, Orabfeld der Spat,-Lat. periode und rom
Begin der rbmischen Kaiserxeit von Zerf [Kreis Siiarburg]. — Riese A.,
Veber die sogen, luppiter Saillen [Influenza orientale].
374. Cwds. — XX, 5-6, 1901. — Heidelberg, Uòmische Funde
[Monumenti funerarii romani, di cui quello d'un tal Vigollius alla moglie,
■con un bassorilievo rappresentante quattro Menadi danzanti], — Korber,
Mainx [Una tomba di bambina; una iscrizione della 10* legione «Gemina
martia victrix »; altra iscrizione di cui restano imche parole ; un terzo avanzo
di iscrizione appartenente ad un altare romano; parecchi oggetti romani].
375. Carda. — XX, 7-8, 1901. — W'orms : Entdeckung eines neuen
Steinxeit Hockergrabfeldes bei Bermersheim . - Korber, Mainx : Miinxfund
[15 monete romane tra gli anni 2 e 144 d. C.]. — B'óm. Inschrift [Voto
di un Edituus Adiutorianus del 200 d. C.]. — Bodewì^, Coblenx : P lor-
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232 bPOOLlO DEI PKKIODICI
rUmisches [Una brocca nella scoperta di una tomba]. ^ Romisches [l'u
cimitero di 30 sepolture con gran numero di offerte funebri, vasi, iibule,
monete]. — Bodewig, Xiederberg-Khrenbreìtstein [Scopoita della strada
romana che c?ollegava Nioderberg e il Keno, di condotte d'acqua e monete
del tempo degli Antonini].
376. Cwdx. — XX, 1), IWl. — Tnmbiilt G., Donaueschingen: Xeu
aitfgefundene r'òmischc Ansiedelungen auf den Gemarkungen Mettenbuch
nnd Burgweiler. — Wagner E.. Pforxheim: Romische Gebàtide bei
Bauschloti [Uno stabilimento di bagni e una costruzione rurale]. — IjehnnerH.,
Bonn : Xeue Ansgrabungen ini LegionAlager [Determinazione deXpretorinm;
altare votivo innalzato a Silvano da Attiana, compagna del signifer flono-
ratus]. — Steiner J., Xanten: Anfdechting einer Leglonsxiegelei [La
fabbrica di mattoni s(X)perta ha i forni ben conservati e 500 mattoni circaj.
377. Cwdz. - XXI, 1-8, 1902. — Pfaffk, Domaszewskì, Heidelberg
[Pietre sepolcrali romane], — Helmke, Friedbcrg [Iscrizioni romane]. —
Domaszewski, Die prineipin et armnmentaria des Lagers Pon Iaììi-
bacsìs, — Korher, Mainx- [Iscrizioni romane]. — Rìe^e A., Einige ro-
mische u. fruhmiitelalterliehe Ortsnamen in Moselgebiei, Waltzing
I. P., Toìigern. — Siebourg M., Xijmegen Sammlung K. M. Kavi.
— Rltterling, Wiesbaden [.\ro coft iscrizioni]. — Balde ^, Birkenfeld
Bomische Ansiedelung . — Ruppersb'rgA., Mainx [Iscrizioni]. — Hettner.
Trier. — Ritterling E., Zur Geschirhte der Hiimischen Ijegions-lager
am y leder rhein. — Schnermans H., Decouvertes d'antiquité^ en Belgique.
378. BsHA. — S. 3, XXI, 1, 1902. — Roman B., Objets antiqtieg
troitpés à la Madeleine (près Ribiera) [Oltre' oggetti in silice rimontanti
a 2000 anni a. C, e oggetti in bronzo di 200 anni a. C, si trovò la traccia
d'una sepoltura delPepoca romana imperiale].
379. B«aF. — 1901. — Cagnat R., Inserì ption latine de Klamissa,
Observation sur une inscription de Constantine.
380. B«aF. — 1901. — Palla de Lessert C. A., 7/wc///}//oii5 /a/*^^
de Rome. Inscription de Duingt. Inscription de Klamissa.
381. B«aF. — 1901. — Espéraiidien E., Inscriptiones latine^ de
Duingt et de Lectoure.
382. B«aF. — 1901. — Héron de Villefosso A., Autel romain
découvert à Tongres. — SiHcs dn Mascè de Saint- Louis de Carthage.
— Inscriptions de Carthage. — Fouilles du P. Delnttre à Carthnge. —
lìiscr. latine de Kannaqah. ~^' Médaillon de bronxe trouré à l'Escale
[Contenente in un verso i busti di Settimio Severo e Giulia Domna e nel-
l'altro il grande altare di Pergamo]. — Tablettes de plomb prorenant de
Tunisie [Tabulae execrationum, di epoca romana, probabilmente non ante-
riori al in sec [. — Inscription de Landau- Da xinvi Ile signalée par le
P. Delattre. — Acquisitions da département d^s antiquité.^ grecque^ ^^
romaines du Musée du Louvre pendant Vannée 1901.
aS3. BsaF. — 1901. — Gauckler P., Re marque^ sur l'Odèon de
Carthage.
384. BaaF. — 1901. — VoinssotL, Inscriptions latines de la Mé^i^
385. BaaF. — S. 7, 1, 1902. — Besnier 31., Monuments figurés
du pays des Péligniens.
380. IlaaB. — XV, 3-4, 1901. - Munck E., Note sur la déconeerte fl^
V cmplacement d'une habitfition belgo-romaine à St, Sgwphorien les Mo^^-
387. Aa»B. —XV, 1, 1901. — OnmmitG., Intaille Romaine tronrèe
à Uccie près Bruxelles [Rappresenta la fortuna].
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KTA PKKROUANA K ROMANA 'J'XÌ
3SS. BmmD. — XXV, 4-'), 9-10, 11, 1902. — Bulic F , Iscrìxìoni
inedite Romane [Della campagna di Spalato, di Saloua e Agor Salouitaiius »
(Klis. Clissa)]. — Borsa G., lUtrovnmcnti di iacrixioni antiahe lungo
le mura perimetrali dell'antica Satana. — Iscrix,ioni inedite in Aheria
[Ponti di Bridir)y Ojeerska e lader (Zara, Zadar). — Perojevic M,
Vinisee. ( Orihocica'Bisknpija) Kod Trogira [Pubblica un'iscrizione sepol-
irale romana] — Tucepi di Makarska. — Xarona ( Vid di Metkovic).
— Epetium ( A'a men di Siobrec). — Salona {Sol in), — Iserixioni
rif'Oìn poste.
880 B««D — XX V^, 11, 1902. — Uitrocamenti riguardanti il pa-
lano di Dioclexiano a Spalato [Cfr. Rsl. 1902, sp. n. 050].
H90. A«a«E. - XVIJ, 3-4, 1902. — Pogatechni^ A , I recenti srari
nella Banilira Eufrasiana [Kiforisce sui risultati dol prof. Millet nella
osplorazione del celebre tempio di Parenzo].
391. B«aF. — 1901. — Laigne L , Projet d't'tudier Iva antiqnitéji
dalmates. — Inscription de Nesatfium.
392. A«a«l. — XVir, 3-4, 1901. — Scliiavuzzi B. e Sticotti P.,
(ili scari di Nesaxio |Kelazione sm^cinta specialmente dejfli 0f?getti rinve-
nuti fra cui notevole un'iscrizione della tarda etii romana che ci assicura
della esistenza della Kepubblica XesazienseJ.
393. Asaal — XVIII, 1-2, 1902. — Sfcicotti P., Relaxione prelimi-
nare sugli scavi di Xesdxio [Sito e nome di Nesazio. Gli scavi del 1900 :
avanzi di edifici, istjrizioni, ogp»tti di scavo, dintorni. Scavi del 1901 :
trinr'ea di blocchi architettoni(;i, necropoli proromana, traccie di una civiltà
micenea, massi cupellizzati. edifìci romani].
394. BaaD. — XXV, 6-8, 1902, — Bulic P., Scavi nella basilica
rpiseopalis urbana a Salona durante Vanno 1901 [Relazione^ riguardante
1*» i prej)arativi degli scavi ; 2® gli scavi nelle adiacenze ad Kst del batti-
stero antico cristiano a Salona (fra l'altro frammenti epigralun del V-VI sec.) ;
3« gli scavi nella basilica episcopalis urbana di Salona. L*A. aggiunge tre
relazioni « traslationis S. Domìni ]>ost eversam Salonam Spalahuii trans-
svecti * ciò che avvenne nelPanno 650]
395. BaaD. — XXV, U, 1902. — Balie P., // sarcofago antico
cristiano rappresentante il passaggio degli Israeliti attraverso il Mar
Rosso liei Museo di Spalato. [Cenni sulle vicende sue dal sec. XIV].
396. BasD — XXV, 6, 10, 1902 — Balie F., Ritroramenti riguar-
danti il cimitero antico criMiano di Manastirine ( Goemetcrium legis
snnctae christianae) durante l'anno 1902. Ritrovamenti antichi a Ca-
itllaMua [Cfr. Rsl. 1902, sp. n. 653].
397. Ra. — CXXIV, 1902, 16 aprile. — Giuria E, U navi romane
del lago di Xemi: Il progetto tecnico.
398. Lb. — VII, 33, 1901, l febbraio. — Loiibard, Wiirtfemberg :
Obergermanischer Limes [Rinvenimento di 25 torri d'osservazione: tra le
stazioni erano castelli intermediari].
390. BaaF. — 1901. — ladart H, Voies romaines des environs de,
Reims.
400. BsaD. — XXV, 6-8, 1902. - Balie F., Ritrovamenti risguar-
danti la topografia urbana dell'antica Salona. Ritrovamenti antichi
risgunrdanti la topografia sub-urbana dell'antica Salona.
401. Aaaal. — XVJI, 3-4, 1901. — Paschi A.. * Limes italicus
orientalis* o i Valli romani delle Giulie [Lo studio dei valli che muni-
vano i passi alpini e accompagnato anche da quello delle antiche strade e
stjizioni romane in quella regione. Segue una carta toj)ografica].
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23'l SPOGLIO DRl PKEIIODICI
402 BsaF. — 1001. — Michon E , Tate de Constant hi du Mum
de Belgrade.
40'-}. Bs»F. — 1901. — Héron de VìUefosse A., Buste en hronxf
trourc à la Capelfa di Pieenardi [Noi 1894. e venduto al Museo d«4
I^iivio, ra])preseiita un personaggio romano degli ultimi tempi della R<>-
pubblioa]. — Moulage de l'inscriptìon archa'ìqne du Forum offert au
Louvre.
404. Cwxd. — XX, 10, 1901. — Hettner, St. Wendel: Romische
A/iinxsehatxfiéud [2721 monete in duo vasi, quasi tutte dell'epoca cjostan-
tiniana : TA. ne dà Tolenco].
40.'). ZokW. — XXI, 1, 1902. — Quilliiig F. Spdtrdmische Genna-
nengrciher bei Frankfurt [Con una tavola].
40(). ZokW. — XXI, 3, 1902. — Riese A., Sigillatenstempel aus Rom.
407. ZokW. — XXI, 3, 1902. — Popp K., Dos Segment-Irnsing-
Weìssenburg des Strassemuges Vindonissa... liojoduruìn der Peutinger-
Tafel [Si tratta di un « lim(»s * più antico, costrutto sotto Domiziano o al
pili tardi sotto Traiano. Il nuovo «limes» più inoltrato fu assicurato sub
da piccolo castella e da una palizzata con torri verso Tanno 120].
408. ZokW. — XXI, 3, 1902. — Cramer F., Aliso sein Name und
seine Lage [Il castello secondo Dione prende nome dall'Elìson affluente
della Lippe: un^etimologia precisa non si può dare; e quanto alla hua
posizione si potrebbe ricercare nel gran campo romano scoperto vicino ad
Haltern dove la Stever si getta nella Lippe].
409. B«aF. — 1901. — Martin H., Remarques sur une inseription
de Constant ine.
410. B«»F. — 1901. — Maurice J., Monna ies de Constantin aree
la legende Constant intana Daphne. — Signes chrétiens sur Ies mottnaies
de Constantin. Médaillons en or du Musée de Vienne [Epoca costantiniana].
— Uègne^ de Maxence et du tyran Alexandre [Npta di numismatica]. —
Monnaies représentant la consécration des empereurs.
411. Bs9F. — S. 7, I, 1902. — Maurice J., Classi fieation ekrono-
logique de^ émissions moìiétaires de V atelier de Trèce^ pendant la perioda
Consta ntinienne ( 305-33 7 ) .
412. A«a«l. — XVIIL 1-2, 1902. — Hchiavuzzi B., Monete romatie
rinrenute negli seavi di S'e^axio 1900-1901 [Descritte in ordine crono-
logico, dall'asse onciale 268-217 a. C. alle monete di Valente 364-378 d. C.].
B. IDirittOy istituzioni, amministrazione.
413. ZSro — XXIII, r. a., 1902. — Ferrini C, Beitrdge xur
Kenntniss de^ sog. r'ómisch-syrisehen Reehtslmche^ [Il codice siriaco deriva
-dal greco e l'A. ne cerca le fonti].
414. ZSro. —XXIII, r. a.,- 1902. — Mitteia L., Romanisfisehe
Papyrusstudien .
415. ZSpo- — XXIII, r. a., 1902. — Wenger L , Der Eid in den
grie^kisehen Papyrusurkunden [Studia le forme e i casi di giuramento;
il giuramento basilico dei Tolomei ereditato dall'impei-o romano, la legisla-
zione del giuramento, la pena dello spergiuro rimessa dai greci alla tììvì-
nità e sotto T impero romano assimilata a quella di un crimine di lesa
maestà se il ginramento ora sul nome di Imperatore.
416. ZSro. — XXm, r. a., 1902. — Gradenwitz O, Resrripte auf
Papyrus [Die festen Punite ; Inhalt des Rescripts].
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l£TA Pftl£KOXANA B ROMANA 2^^)
417. ZSrg. — XXIII, r. a., 1U02. — Hellmann, Zar Terunnoloyic
der r'òmiscìien Rer-hlsqueUrn in der Mire roti der rntcirksamheit dcr
juristischen Thatsachen.
418. ZSi-Q. — XXFII, r. a., H>02. — Gradeiiwitz O., Qlossirte
Panlusreste im Zuge der Digr^tcn.
419. ZSi>0- — XXIII. r. a., 1002. — Erman H., Noeh einmal die
• Actiones in factum* — D. (6, 2) 1 pr. — Sind die XII Tafehi eeht?
420. ZSpq. — XXIII, !•. a., 1902. - Fittine H, ireste einer Ifand-
schrift des Justinianisrhe Codex mit vorace ursisehe Olossen.
421. ZSrQ. — XXIII, r. a., 1902. - Mominseii T., Zur G cachi chte
der Erbpacht.
422. ZSra. - XXIII, r. a., 1002. — Hitzig H. F., Beitriige xnr
Lehre rom Fnrtnìn.
423. ZSrg. - XXVIII, r. a., 1002. — Gradeiiwitz O., Libcrtatem
imponere.
424. ZSrg. - XXIII. r. a., 1002. - Bekker E. J., reher die
Objekte und die Kraft dcr Schuldrcrhàltniittie, Qc^chichtliehc VcberschaUy
ron der Zeit dcr ManHsinjcktion bis in die Gegcnirart.
425. ZSrg. — XXIII, r. a., 1002. — Leiiel C, Das Ncxum.
426. ZSrg. — XXIII, r. a., 1002. — Mommseii T., Nexufn.
427. ZSpo. — XXIII, r. a., 1002. — Bekkr E. J.. Xachtrag Zur
Lehre rom Ncxum.
428. Z9i-g. — XXIIF, r. a., 1002. — Mommsen Tli., Mancipium,
Manceps^ J^ac9, Praedium,
429. Z8rg. — XXIII, r. a, 1002. — Aifolter F., Nemo ipse in suo
pP4^ulio infellegi potcst [A i)ro])osito della forniola giuridica tramandataci
da Africano sopra la lej^islazione romana sugli S(^hiavi].
430. ZSi-g — XXm, r. a., 1902. - KlingmueUer ¥., Strcitfragen
aus der rimischen Zìnsgesetxgebung [A proposito di teorie che combatte].
431. 9Sa. — IL 1, 1902. — Mancaleoni F., Appunti sulla <t ifisti-
tulio ex re» [Esame e critica delle fonti].
432. ZgkW . — XXI, 2, 1902. — Domaszewki, Die Beneficiarerposten
und die r/misehen Strassennefte [Le stazioni incaricate del mantenimento
delle strade erano collocate di solito all'incontro delle strade coi corsi d'acqua,
lie are votive dei «benéficiarii* permettono di riconoscere l'organizzazione
e lo sviluppo delle strade romane].
433. Z8fg. — XXIII, r. a., 1002. — Mommsen Th., Latium maius
[Quando il diritto municipale latino estese il diritto di cittadinanza romana
probabilmente sotto Adriano ai « decuriones pedani » le città fortificato
insieme al « Latium raajus » furono considerate come coionio, le altre come
municipi i]
434. ZSrg. — XXIII, r. a , 1002. — Mitteis L„ Operae officiale^
und operae fabriles [Offìciales non fabriles sono i servigi del liberto al
patrono].
0. Fatti, olvlltà italioa, repubblica, impero
cristianesimo primitivo.
435. Co. — S. 18, V-VIII, 1241, 58. 1002. - Di alcuni criterii incerti
nella Paletnologia^ Archeologia e Storia antica. Il criterio delle influente
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236 SPOGLIO DKI PERIODICI
[Conibattesi la facilità ooii cui i paletnologi, jjli archoolojri o kIì s»;rittori di
stona antica ricorrono a influenze straniere ovvero ad importazioni per esclu-
dere Topera d'arte che forse è locale o non ammettere minorazioni d'una tribù o
d'un popolo straniero il quale abbia portato seco ({uella civiltà che non si riesce
a spiegare. Come esempi si tii-ano in campo alcune questioni come quella
doWAusa cornuta o lunata caratteristica delle terramare dell'Emilia, quella
dei sepolcri a forno o a finestra in relazione colle migrazioni dei siculi e
sicani. Si tratta quindi del bucchero nero e della sua provenienza in rap-
porto colla civiltà Etnisca. S«>gue un capitolo sulPintluenza Jonica, e uu
altro sul criteria cronologico].
436. hmPe. — XVI, 1901-1002. — Visalli V., Tisia nella Brexia
[Città interna doirestrema punta calabrese, non grande ((uantunque rag-
guardevole fortezza cui si riferiscono due testimonianze di Appiano Ales-
sandrino e di Diodoro Siceliota, che l'A. por molti argomenti identifica col
castello vecchio tra Meza e Calauna, borgo medievale il cui nomo deriva
probabilmente da Colonna e di cui dice brevemente le vicende].
437. B«aF. — 1901. - Martha J., IjC dieu étnisqne MantHs[Vm-
stcuza è ben altrimenti che sicura]
438. Co. - S. 18, V, 1239, 1902. — Se i Tirreni- Et ruschi immi-
grassero cV Asia in Italia per V Adriatico orrero per il Tirreno [Traendo
occasione dalla lodata prolusione di Lucio Mariani sui re<^enti studi riguar-
danti rintricata questiono etrusca, espone l'A. gli argomenti del Pottior e
del Pais per interpretare la testimonianza di Erodoto sulla migrazione dei
Tirreni Etruschi come avvenuta sulle coste delPAdriatico, gli argomenti
di coloro che la interprefcmo come avvenuta sulle coste del Tirreno, e
conclude spiegando la controversia coire<iuivoco prodotto dalla confusione
di due migrazioni in Italia di età differenti e da punti di partenza diversi].
439. Sffol. — IX, 1901 — Cessi C , Leggende Sibaritiche [Studia
le fonti donde originarono e la loro attendibilità, e ritiene che le condizioni
particolari del periodo storico nel quale si svolsero le vicende di S., la ra-
pidissima fortuna della città e Pimprovvisa rovina por Pantagonismo e la
lotta con Crotone, occasione ai retori di moralizzare, abbiano occasionato
la fioritura posteriore di tali leggende, la quale convenientemente sfrondata,
si ridurrà la storia di S. alle proporzioni vere e reali di una città grande
ed opulenta in periodo avanzato di civiltà].
440. Sffol. — IX, 1901. — Dal Pane F., Sopra la fonte di un perito
di Arnohio \Ia favola sulPorigino divina di Servio Tullio per cui A. cita
Fiacco (dranis F. ) è invece attinta direttamente a Cornelio Rabeone].
441. AsaB. — XV, 3-4, 1901. — Ooinhaire J., nomination romainc
en Belgique: Vemploi de l'ardoise pour coucrir les toitures.
442. BsaF. — 1901. — Toutaiii J., IjCs druidesscs en Oaule à
l'epoque romaine.
443. TphaEA. — XXIV, 1-2, 1902. — Garofalo F. P., Contributo
alla geografia dell'Egitto romano [A proposito dell'Itinerarium Antonini
paragonato con Strabone, Plinio, Tolomeo, con altri itinerari, colla Xotitia
Diguitat. Orient].
444. Assai. — XVII, 1-2, 1901. — Pìtacco G.. // poeta Ostio e la
guerra istriana [L'A. si rifa alle questioni biografiche d«?l P. che ritiene con-
temporaneo di Ennio e alPopinione controversa di critici italiani e tedeschi
sulla guerra istriana da lui cantata, la quale non sarebbe quella dell'anno
119 0 quella del 129 ma quella del 178-77 come risulta anche dalPesame
dei frammenti].
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RTA PBBROMANA K ROMANA :237
445. AV. — XXV, II, 3, 1902. — Montanari T., Quistioni itin&rarìfi
f filologiche relatìro ad Annibale [Parte I: Circa la marcia dalle paludi
al Trasimeno: !• D'una seconda Faesulae; 2* Conio Annibale seppe attirar
Flaminio negli agguati. (Continua)].
446. AaPc. — XVI, 1901-1902. — Rossi S., Quando Catone il Cen-
sore apprese la lingua greca [Interpreta il noto passo di Cornelio Nepoto
come riferentosi non alla lingua greca, che C. dovette apprendere da giovane,
ma all'essenza della letteratura greca in cui si approfondi solo da vecchio,
dopo d'aver aspramente combattuto contro Tinvasiono deirellenismo in Roma].
447. Sffol. — X, 1902. — Vitelli C, Studi sulle fonti storiche della
Farsaglia.
448. Cwds. -- XX. 11-12, 1901. — Domaszeswki A., Eim InschHft
des Publius Quintili us Varus [Dal paragone con due precedenti riguar-
danti quel personaggio, si deduco la presenza di lui con Augusto a Samo
nel 21 a. C. rivestito della funzione di questore: nel 13 a. C. fu consolo col
genero dell'Imperatore Tiberio Claudio Nerone].
449. ZgkW. — Ergaenzungsheft, XI, 1902. - Dahm O., Die Feìdxuge
des Oermanicus in Deutschland [Occorre determinare esattamente la posi-
zione di Aliso. L'A. si propone una descrizione generale riconoscendo in
Tacito parzialità per (xerraanico a danno dell'Imperatore .
4r)0. ZokW. — XXI, 2, 1902. — Weichert A.. Die le^io XXII Primi-
genia [Origine e nomi della legione : l'origine non cade sotto Cesare o sotto
Augusto, non è rintracciabile sotto Caligola, ma la sua fondazione è durante
l'impero di Claudio. Vari furono i soprannomi della legione e la provenienza
dei soldati. L'A. tratta quindi delle vicende della legione nella Germania
superiore dal 43 al f38 d. C. nelle battaglio del 09 e 70 : nella Germania
inferiore dal 70 air89J.
451. BeaF. — S. 7, I, 1902. — Palln de Lessert C, De quelques
tifres domìées aux empereurs sous le haut-empire [Fa la storia del titolo
«Majestas*; il titolo di «dominus» degradato fino alle classi inferiori non
riappare che al tempo di Domiziano; altri vocaboli furono certo usati nei
rapporti tra sudditi e Imperatore come j)er es. : aetemitas Augusti, cosi
dirinitctSf eminentia, gratitas],
452. Rb. — CXXVII, 1902, 1 ottobre. — Evangelisti A., Petronio
arbitro nella storia, nella critica e nel » Quo ì'adis > .
453. BsaF. — 1901. — Gauckler P., Recti fìeation à une note sur
Sahius Julianus [Il giureconsulto e il « <5urator aediuni sacnirum » dell'anno
150 sono una persona sola].
454. Z8r0. — XXIII, r. a, 1902. — Mommsen T., Salrius Julianus
[Hiproduce (dai « Comptes rendus .\cc. d. Inscrip. » 1899) l'iscrizione
africana che dà ragguagli sul celebre giureconsulto, fissandone il consolato
airanuo 148].
455. AV. — XXV, L 3 e II, 1-3, 1902. — Callegari E., Vita di
Alessandro Severo [Narra come per F energia di Giulia Mesa la famiglia
di Caracalia relegata in Siria riuscisse con una sedizione dei soldati di Emesa,
che Macrino disprezzò, a togliere a costui Fimpero e la vita (a. 218). Il sedi-
cenne Avito, fatto passare come nato da illeciti amori di Caracalia, fu innal-
zato al trono, ma colla sua sfrontata abiezione disgustava ogni ordine di
cittadini, onde Mesa stessa, paventandone la caduta, preparò abilmente
la successione del decenne Alessiano. Adottato dal cugino costui gli divenne
tanto sospetto pel favor dei soldati e la morigeratezza che congiurò di perderlo :
senonohè perdette in realtà se stesso in una sollevazione militare (a. 222).
Alessandro Severo, sotto la direzione della madre e della vecchia Mesa,
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'^^sm^
238 SPOGLIO DKl PttClODlCl
guidato da un consiglio di 10 persone tratte dairordino'senatorio («^ consilium
prinel[)is ») e sopratutto dal fedele Ulpiano fatto prefetto al Pretorio di Koma
attese a purgar la (5orte, a risollevare l'Autorità del Senato, a frenare l'in-
solenza soldates«;a, senza riuscire però a dirimere l'antitesi fra relementa
militare ed il civile per cui non furono mai in Roma tiinte sommosse ed Ul-
piano stesso fu ucciso ai piedi dell'lmperatoro ; del pari fu minacciata la
vita dello storico Dione rivestito del consolato e numerosi furono durante
il regno di A.* S. i pretendenti alla porpora imperiale più o meno scrii e
pericolosi. Particolare studio TA. dedica alle saggio r i fonilo di quel j)eriodo
relative all'amministrazione civile e giudiziaria nonché a quella della finanza].
456. BraF. — S. 7, I, 1902. — Maurice J., Mémoìre sur la rérolte
d'Alexandre en Afrique^ sa proclaniation cornine Auguste en juin SOS
et sa chute au prìnteinps d^ SII [Studia la cronologia di quegli avveni-
menti sul paragone delle emissioni monetarie di Roma, Tai^tigine e Ostia].
457. ZSrg. — XXIU, r a., 1902 — L. M., Weih^. Inschn'fl fiir
einen licctor provi nciae aus de ni ìj Jahrk.
458. Co. — S 18, VII, 1254, 1258. liK)2. — Le biblioteche mWantichlUl
classica e nei primi tempi cristiani.
459. Be. — S. 2, ILI, G7, 1902. — Renigiii U., L'inferno pagano
nell'inferno cristiano [Nell'idea popolare deirinferno cristiano fin dai pri-
missimi tempi entrò l'idea deirinferno pagano, mentre il paradiso cristiano
non poteva confondersi con quello degli Egiziani, degli Elleni e dei latini
non avendo nessuna relazione].
400. Ja. — S 9, XVII, 2, 1901. — Naii F , Fragment inèdite d'une
trofluction syriaque jusqu'ici ineonnue du « Testamentmn D. S. Jem
Cristi * .
4f3l. Rn. — CXXVIIT, 1902, 1 novembre — Anzoletti L., PrePHr-
sore e precursori [A proposito delle conferenze di A. Ohignoni in S. Gio-
vanni a Firenze].
4<J2. Co. — S. 18, VILI, 1259, 1902. — Apostolato di S. Pietro in
Roma [L'A. pone il quesito delle origini della comunità cristiana di Kouia
co:ne distinto da quello della venuta di S. Pietro e dalPesame delle testi-
monianze per Tapostolato di S. Pietro in Roma conclude che non solo esse
ap])aiono veridiche in se, ma in correlazione agli altri fatti storici e danno
luce a chiarire la permanenza delPApostolo in R.].
4()3. Gsal. — XIV, 1901. — De Stefani E. L., Storia del beato apo-
stolo S. Paolo [Traduzione dal Siriaco preceduta da un breve studio sullo
fonti : la prima parte, fino al primo soggiorno di P. in Roma, segue in
sostanza gli atti degli .\postoli ; la seconda, che comprende Pandata in
Spagna, il ritorno in Roma, il martirio, non insieme con S. Pietro ma
alquanto dopo, segue una fonte gnostica].
404. Hhe. — XIX, 2, 1902. — Chapiiiaii J., La cronologie des premières
listes episcopales de Rome. IH [Conti nuaz. cfr. Rsl. 1902, sp. n. 680: Cin'a la
data della morte di S. Policarpo con molti argomenti PA. conclude che si debba
rifiutare Panno 155 e che il martirio sia avvenuto nelPa. 1(30; indi asaniina
Paflermazione delPlIarnack che Aniceto fu il primo « vescovo monarchico »
di Roma e l'altra affermazione che Sisto, Telesforo, Igino e Pio non furono
vescovi successivi ma preti contemporanei ; esamina la questione dell'era
dei Marcioniti, quella ch(» alcuni critici hanno espresso come « isolamento
di S. Pietro '> da S. Paolo, come fondatore della Chiesa, fenomeno che sa-
rebbe incominciato verso Pa. 190; studia il posto che compete a S. Clemente
(90-99) e conclude riassumendo gli argomenti in favore del carattere sto-
rico della lista /A.
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ETÀ PREROMANA K ROMANA '239^
405. B^. — S. 2, in, 07, 1002. — Rocchi P , In Paracleticatn
Ihiparae. Sanctìssimac S. Johanni Damasceno pulgo tributam anìmad-
versiones.
4G6. BsaF. — 1901. — Mcpcaaux P ^. /Relation martyrologique ap- .
pelée « Ada proconsularia Cypn'ani ^ . — Rèeits du Martj/r ds Saint
Cyprien. — Tombeau de Saint Cyprien à Carthage. — Aa bible de
TertuUien. — Insc^ription de V « Area » de Ghcrcliel, — Les noms de
Saint Cyprien. — Tertullien et le costume des femme-s.
407. Co. S. 18, V, 1238 e 1241, 1902. — Stndi d'antica lettera-
tura cristiana e patristica. 1" Le persecnxioni de' primi secoli; 2**
Padri e scrittori Alessandrini \\a 1* parto a proposito degli studi di
0. Pascal, G. Scmeria, P. AUard, Ct. Negri, G. Maes, E. A. Knollor: l'A.
discute da ultimo la questione del busto di <TÌuliauo l'Apostata di Acerenza
che per ironia di cose umane fu trasformato in un S. Pietro].
4G8. Rb6. — XIX, :}, 4, 1902. — Chapman J., Le.s interpolai ions
duns le traile de S. Cyprien sur l'unite de VEglise.
469. Rb6. — XIX, 2, 1902. — Morin CI., Quatorxe nouveaux discours
inédits du Saint Jerome sur les psaumes.
470. Rbe. — XIX, 3, 1902. — Morin G , Autour des Tractatus
Origenis [li* A. tratta: 1" della data dei Tr. affermando che non possono
essere anteriori al V sec. ; 2^ Della probabilità dell'attribuzione del « do
lide » a Gregorio d'Elvira; 3'' Deirorigino dei 7 libri «do Trinitate»; 4°
Dell* « Altercatio » di Evagro e delP « Altercatio * dello pscudo Agostino].
471. Be. — S. 2, III, fxS, 1902. — Diichesue L., Le^ canons de
Sardiqne [Il concilio del 343 per le circostanze politiche da cui fu seguito
non poteva lasciare una traccia molto profonda sulla storia del tempo;
d'altronde non ne derivò una definizione della fedo ma soltanto una nuova
adesione a quella di Nicea. Non si possedono altri atti fuorché le lettere
con cui fu data comunicazione delle decisioni agli interessati : peraltro
esiste una serie di canoni attribuiti a quel concilio, i quali entrarono a fiir
parte del diritto ecclesiastico della Chiesa latina come di quella greca ; il
FricHlrih concluse ch'essi sono apocrilì, fabbricati a Roma verso il 410 o
417 da un africano che ambiva un testo per cui fossero autorizzati gli ap-
pelli a Roma, ed i papi che non volevano fondare il loro diritto a giudicare in
appello soltanto sopra un editto doirimperatoro Graziano del 378, furono
felici di sostituire alla concossiono laica un titolo d"* origine conciliare.
Contro tali affermazioni TA. esamina lo attestazioni estrinseche dei canoni
in questione, lo testimonianze intrinseche, i motivi che li escludono come
derivanti dal rescritto di Graziano].
472. A«t. — S. 3, XXIX, 34, 1902. — Savio F., Una lista di
reseovb italiani presso S. Afaìiasio [L'illustro campione della dottrina
cattolica, scrivendo nel 349 la sua apologia contro gli Ariani, riporta duo
cataloghi di vescovi, nel 1<* i vescovi che personalmente assistettero al con-
cilio di Sardica, nel 2® quelli che senza intervenire aderirono. Quanto
airitalia'i vescovi scritti nel secondo catalogo, furono collocati sotto Tin-
dicazione: « in canali Italiae » eon che probabilmente Atan. intese indicare
le « diocesi d'Italia » come dimostra l'erudito A. identificando i quindici
vescovi come titolari delle sedi certe o presunte seguenti: Antonino di
Modena, Crispino di Padova, Eracliano di Pesaro, FIraclio':', Facondino di
Rimini, Faustino di Bologna, Felice di Belluno, (ìiusep])e?, NumedioV,
Pauliano di Treviso, Probazio di Reggio, Si>eranzioV, Severo di Acqui,
Viatore di Bergamo, Vitalio di Cesena].
473.' Co. — S. 18, Vili, 1259, 1902. ~ L'anno delia morte di S. Sa-
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240 SPOOLIO DKI PKBIOniCl
tiro [Non si può aminolti»re cho morisse noi 375 : TA. osamina le rirco-
stanze della partenza di lui per l'Africa o della siui formata in Sicilia.
(Contìnua)].
474. Rlie. - XIX, 4, 100-^. — (^liapman J., D. ii. M., A propos
de l'autographe de la règie rfc St. Benoit.
475. A9SR. — XXIV, 3-4. KK)1. — Ramando G. S., (^wrrw^o ristc
Cotnmad l'ano [Tra lo opinioni dis;)arato la massima distanza ò tra le con-
clusioni del Ebort e del Dombarr da una parto ohe ascrivevano C. alla
metà del torzo secolo e quella cK'l Brewer che sostiene esser vissuto iu
tempi d'imperatori cristiani ed aver composto le Instrueiones ed il Carmen
Apologeticum tra il 458 e il 4()<>. L'A. sulla scorta delle argomentazioni
del Brewer e dairesame intrinseco ed estrinseco delle opere suddette, dal
paragone colle espressioni di altri srjrittori. giunge a concludere che C. si
debba collocare tra il 824 anno dt^lla morte di Licinio e il 378 anno della
morte di Valente : le Instrueiones (^ il Carmen apologeticum- furono com-
posti sotto Giuliano l'Apostata e si cìinprcndono in tal tempo perfettamente
senza che ci rechino meraviglia la lingim e la versificazione; egli non
rimane più pertanto il ]>rimo poeta cristiano latino ma non scema [jerciò
rinteresse, anzi le instruet ionrs specialmente diventano una fonte storica
contemporanea per lo studio della politica religiosa di Giuliano].
3. ALTO MEDIO EVO (SEC. V-XI).
470. BasD. - XXV. 1*^, 190:^. — Balie F., Ripostiglio deirorualo
muliebre di Urbica e di suo marito trovato a Xarona i Via di J/f/ror/r
[Sec. Vl-VII d. C.].
477. QffiP. — V, 1, 1902. — Pflugk-Harttung J., Ueber Miinxen
und Siegel der alteren Fdpste [Nelle monete dei Papi, da Adriano I a
Pasquale II e dei sigilli usati dalla cancelleria pontificia per legalizzazione
dei documenti, { di cui il più antico appartiene a Giovanni III o Giovanni IV,
e un secondo porta il nome del Papa Deusdedit \ PA. ricorca e studia !•
il monogramma del nomo del Papa, 2* la figura simbolica di Roma 3* l'aziono
reciproca tra monete e sigilli].
478. Co. — S. 18, VI, 1248, 1902. — // monastero primitivo di
S. Gregono Magno al Celio [La fondazione del Monastero ; le probabilità
cho l'antico palazzo appartenesse agli Anicii ; gli oratorii di S. Barbara e
di S. Andrea; le pitture e la biblioteca; varie vicende dol monastero nel
medio evo; le prime notizie della chiesa di S. Gregorio; memorie locali o
leggende relative a S. Gregorio],
479. Co. — S. 18, V, 1238, 1902. — S. Saba sulV Acetitino [Cm-
tinuazione e fine della dotta conferenza del P. Grisar : tratta della perma-
nenza nel VII e VUI sec. dei monaci greci nel monastero di « Cella Nova »
dove subì tormenti Pantipapa Celestino, descrive l'opera aixjhitettonic^,
pittorica e scultoria i cui avanzi sono prezioso documento dell'arte bizan-
tina. Ai monaci greci sottentrarono i monaci latini di S. Benedetto e al
cadere del XII* sec. i cluniacensi. Termina ricordando le opere del rina-
scimento specie al tempo di Pio II. Aggiunge un'appendice sulle antichità
classiche di S. Saba].
480. AooR.^— XXIV, 3-4, 1901. -- Schiaparelli L., A.^ car/e «»/*>*<'
•dell' Archivio Capitolare di S. Pietro in Vaticano [Prende le mosse dallo
« scrinium confessionis beati Petri » i cui primi accenni si trovano se-
gnatamente nel « Liber Ponti ficai is » e nel « Liber Diurnus > : presso la
basilica del Princii)e degli Apostoli nella confessione e sul di lui corjK) si
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ALTO MEDIO RVO 241
deponovano corno omaggio o come in un'arca di sicurezza i documenti di
siMMjiale importanza per la Chiesa in genero, (quantunque l'Archivio della
Confessio non si confonda mai collo « scrinium S. Romanie Ecclesia o La-
teranense». Oltre questa distinzione — il materiale dello « Scrinium Con-
fessionis» andò tutto perduto — si deve notare come anteriormente al
sec. XI i canonici di S. Pietro erano distribuiti noi 4 monasteri di S. Stefano
maggiore, S. Stefano minore, S. Martino, S. Giovanni e Paolo, unificati sotto
licono IX e aire|X>ca di questo pontefice risale forse l'espressione « Archivium
0 scrinium ecclesia^ Beatri Petri, né si ha più ricordo dello « scrinium con-
fessionis». L'attuale archivio possiede un solo documento del sec. IX in
copia del XII soc. ; i documenti originali principiano col soc. X e sono
scarsissimi, un materiale preziosissimo andò perduto per molte cause su
cui mancano testimonianze; mancano del pari notizie ])recise ijntiche sul-
rordinamento e sui lavori eseguiti, si può argomentare che stasi tentato
un ordinamento nel sec. XIV, il più antico inventario pers'enutoci é della
fine del sec. XIV o del principio del XV; numerosi sono invece gl'inven-
tiiri ed indici dal sec. XVI al 1720. L'A. aggiunge notizie sulle località
deirArchivio indi pubblica il più antico inventario suddetto e trenta docu-
menti tni il 770 e il 1098].
481. AmmR. — XXV, 1-2, 1902. — Schiaparelli L., Xote su nn
(lornmento del sec, X presso l'Arehin'o capitolare di San Pietro in Va-
ticano [Pel documento III, di cui nell'articolo precedente, attribuito al-
l'anno 936, eruditi tedeschi proposero la data 1053 o 1054, ma argomenti
estrinseci ed intrinseci confermano che Poriginale perduto apparteneva effet-
tivamente al sec. X e gli elementi che costituiscono contradtiizione sono
dovati 0 ad errore di lettura o a interpolazione].
482. Rbe. — XIX, 4, 1902. - 3Iopin G., La translation de S. Benoit
et la chroniqne de Leno [In appendice; un elenco delle feste celebrate a
Bologna nelPopoca caroli ngica].
4S3. AsL. - S., 3. XXIX, 84, 1902. — La Chiesa di S. Raffaele
in Milano [I^i quale esisteva cei-tamcnte già nel 903],
484. MshS. — XL. 1901. — Létanche J., Étttde historiqne d'une charte
<ln X^ siede \Jjo famose « Commutationes initae inter archiepiscopum Vien-
nensem Theobaldum et Episcopum Bellicensem Odonem » su cui discussero
il Menabrea, il Chorier, il Carutti, il Chevallier. il Manteyer studiando
le origini di Casa Savoia]. ^
485. A«sR. — XXIV, .3-4, 1901. — Kehr P., Nota al diploma pur-
pareo di Re Rnfjf^ero II [Cfr. K-^I, 1902, sp. n. 91. .Vll'elenco dei diplomi
purpurei noti no aggiung»? due : di Corrado II ( 1035) e di Enrico IV ( 1095 J.
480. A«L. — S. 3, XXIX, 30, 1902. — Ratti A., ^wcom del proba-
bile itinerario della fuga di AribertOy arcivescoro di Milano [Cfr. Ksl,
1002, sp., n. 099. Replica al Romano, di cui cfr. BssP, II, 3-4, 1902].
4S7. Asa«l. - XVII. 1-2. 1901. — T., Della giurisdixionc mciro-
politana della sede milanese nella Regione X. < Venetia et lìislria^
[I^irga relazione dello studio del Cipolla nel volume «Ambrosiana» del 1S97J.
488. Un. — XIL 2, 1903. — Abatino G., L'architettura bixantina
in Calabria. La Cattolica di Stilo.
489. B«aF. — 1901. — La Mazelière, Fresques de Santa Maria
Antiqua [Di stile bizantino].
490. Usi. — S. 5, XXIX, 1, 1902. — Testi L . Osserrax ioni critiche
sulla storia dell' arte a jìi'oposito di un'opera recente [Censure al voi. 1
del Venturi].
Rivista storica italiana, :*» S., li, 2. 16
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sri'GLlO DKl TEK IODICI
4. BASSO MEDIO KVO (sec. XI-XV).
491. ZSrq. — XXHI, r. a., l!)02. — Pitting:, Pepo xn Bologna [Onni
mil famoso giurista di Bologna della lino del sec. XI e del principio del Xll].
402. Bc — S. 2, III, OS, 1902. — Asgiaii, Ld Santa Sede eia Xn-
iionc armena. XXIII: Il patriarca Gregorio IV. Degha [Sec. Xll].
498. AsI. — S. f), XXX, 4, 1902. — Braudileone Pr., Note sull'ori-
f^inc di alcune istilnvioni giiiridiclic in Sardegna durante il Medioevo.
494. AsI. — S. 5. XXX, ;J, 1902 — Garufl C. A., // sistema mo-
netario dei Normanni di Sicilia e il rapporto fra l'oro e l'argento [Si
pro]>ono di studiare il sistema metrico di quella monet^izione e indagar«' il
tijio a cui si riferisce] .
49.*3. Ja. — S. 9, XIX, ;J, 1902. — Berchein Max, Xote^ sur k^^
Croisades.
490. Ami. — S V , XXVllI, 1, 1901. — Schiaparelli L., Xote.sidle
antiche bolle pontificie per Santa Maria di Pinerolo [Mostra contraria-
mente nlPoiiinione del (ìahotto l'insussistenza degli argomenti per dubitare
dell'autenticità delle bolle di Gregorio VII. 1074, Urbano ÌL 1095, Callisto 11.
1122, Innocenzo JI, 1139 e 1140].
497. AsI. — S. .■), XXX, •^, 1902. — Barelli G.. Documenti deli.Vr-
i^Jnvio comunale di Treeiglio : Diplomi ^ lettere, ricevute di imperatori^
canèellieri e ricari imperiali ( 10811339 ) [Premessi cenni su alcune
ra(H)olt(» conservate oltreché a Treviglio nelle biblioteche milanesi, dà Tedi-
ìiione di 31 documenti tra il 1081 e il 1389].
498. A«L. — S. 3, XIX, 30, 1902. — Riholdi K, La famiglia di
Pinamonte da Vimercate seeondo nunri documenti [Pubblica' un docu-
mento del 1147].
499. AssR. — XXV, 1-2, 1902. — Toiletti P., Alcuni documenti
del territorio Verolano [Dà il testo di tre documenti del 1157, 1152 (3
agosto) e 1153 (1 novembre].
500. BsHA. — XX, 3 e 4, 1901. — Allemand, Bulle et Statuts du
chapitre de Si. Arnoul de Gap [Pubblica la bolla, ritenuta inedita, di
Papa Alessandro 111 dell'anno 1170].
501. Ho. — XL 12, 19(J2. — Guarini G. B., Rogerius Melfic Cam-
panar um [1/ Autore delle porte di bronzo del mausoleo di Boemondo nor-
manno del sec. Xll, sarel)be non Ruggiero di .\malfì come finora fu creduto^
ma Ruggiero di Melfi].
502. Asasl. — XVIII, 1-2, 1902. — De Praiiceschi (^, // Comune
Polese e la signoria dei Castropola [Introduzione: Pola Medievale, sue
relazioni e lotto con Venezia fino al line del sec. XII; sviluppo e organiz-
zazione interna del suo comune; estensione e dipendenze feudali del suo
tigro. Cap. I: P. infeudata colla Marca d'Istria alla Chiesa di Aquilcia ebbe
statuti promulgati dal patiiarca Vob^hero e confermati dal patr. Bertoldo,
ebbe guerre municipali e lotte contro i corsali, si ribellò al patriarca nel
1230 onde fu posta al bando delPimpero e poi sottomessa colle armi, ma
non cessarono le interne fazioni: quella che teneva poi patriarca con a
ir.ipo i Pola o (Jastropola e quella che drizzava le miro verso Venezia. Con
Venezia si venne >a guerra nel 1242 e P. fu assediata, espugnata, rovinata:
ebbe ])ac<^ onerosa o(ì umiliante nel 1243. Nel sec. XIII ebbero rillos.so in
P, ancbe lotte ecclesiastiche (Continua)].
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BASSO MKDIO EVO '^4*3
503. llshS. — XL, 1001. - Mugiiier F., Lcs sires de Ckambéry: I. IH-
verses famtlles deseignenrs de Chambéry, 11. Donation defierlion de Chain-
béry à VAbbaye du Beton [Regesto di documenti del soc. XII (? XIII con
accenni a relazioni con j)crsonaggi ili Casa Savoia ; il . documento della
donazione è del 1215 e dato intogralmonte].
5()4. A«l. — S. 5, XXIX, i, 1902. — Latte» A., Il Llbor PotherU
d^l Comune di Brescia [Amplissima rassegna della pubblicazione contenuta
nel XIX voi dei « Monum. Hist. Patriae^: l'A. esamina individualmente
i più importanti documenti della compilazione del sec^. XUI e ([uindi
tratta delle notizie che si i>ossono dedurre dallo studio analitico del Ijber
sopra la storia civile e politica del comune di Brescia. Segue un glossario
comprendente le voci che mancia no al glossario del Ducango-Fabro o sono
rare, insieme i^on alcune proi)Oste di correzioni].
505. AsL. — S. 3, XXIX, HO, 1902. — Majocchi R., Vahnxa pcu-
(iuta a Paria nel 1207 [Dal Marchese di Monferrato. Documento del Museo
Civico di St. p. di Pavia].
5O0. Rn. — CXXV, 1902, 1 maggio. — Vitali G., / Domenicani e
l'orìgine delV inquisì x ione [L'aberrazione della coscienza religiosa nell'età
di mezzo è un fatto r^ojnfilesso le cui basi sono poste già dairimi)ero romano
f^uaudo avvolge il clero nel manto della podestà civile. Le eresie non erano
solo un fenomeno religioso ma sociale : i cat^tri colla distruzione della famiglia
<» della proprietà, con massime anarcheggianti in materia di diritto pubblico
minavano la società, onde non si può dire se più il potere civile istigas.so la
t^hiesa o più questa quello alla repressione violenta, la quale era iiella
4-oscienza dei tempi: i primi compagni di S. Domenico non ebbero inten-
zione di usare la forza ma non includevano neppure nel loro programma asso-
luta negazione di quella; per modo che al primo periodo di esercizio efl'ottivo
tleirinquisizione potè sottentrare quello i\v\ regolare funzionamento di essa
)ior opera di (iregorio IX nel 12H;i e di Innocenzo IV nel 1243: Fra Pietro
da Verona da costui nominato è il tijìo dei primi inquisitori domenicani].
507. AvL. — S. 3, XXIX, 34, 1902. — F. N., Che cosa sono i patiti
\ÌJA ])arola*misterio.sa che si riscontra in un poemetto milanese attribuito
a Bonvesin della Kiva e negli statuti dei canonici della cattedrale di Cre-
mona del 124') si ricollega etimologicamente a patinus, calzare].
508. AsL. — S. 3, XXIX, 34, 1902. — Maiocchi R., Milanesi pri-
gionieri di guerra in Pavia nel 1247 [Pubblica 22 atti di garanzia e
sicurtà prestate da cjircerati e da carcerieri ai due ufficiali delle carceri
comunali di Pavia; i carcerati, quasi tutti di Milano, furono catturati in
unu fazione militare seguita nella Ix)m(»llina ai 7 di ottobre 1247 di cui
taciono i cronisti e gli storici, fazioni continuate anche negli anni seguenti
ed aventi per loro causa occasionale probabilmente il possesso di Vigevano.
Agli atti suddetti importanti per la storia del costume s'aggiungono altri
sei documenti riguardanti i prigionieri stessi].
509. Rn. -r- CXXVI, 1002, 1 agosto. — Vitali (1., l cavalieri godenti
e Ouittone d*Arexxo [Dal contatto del monachesimo con Pantica cavalleria
feudale erano nati gli ordini monastico cavallereschi, dal contatto dei frati
colla cavalleria borghese e citt^idina dei (Aimuni si creò un tipo nuovo, il
frate cavaliere, il terziario milite, la milizia detta di Gesù o della Vergine,
la «juale si proponeva di riedificare il concotto della nobiltà personale del
sentimento, poiché le ([ualità della nobiltà del sangue erano scadute. Tali
furono i cavalieri che appellarono se stessi godenti ( nome simbolico ) sorti
dapprima a Parma nell'occasione della Pace di Pasquara (1233) e risorti
a Bologna nel 1200 per oi)era di I/)derengo degli Andalò, celebrati poi in
prosa e in verso da (ùiittoni-^ d'Arezzo].
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!244 SPOGLIO DBl PERIODICI
510. Ha. — X[, 8, lì)02. — Abatino G., // cartello di Manfrcd<mia
[Iniziato da Manfredi o completato da Carlo d'Angiò].
511. B«aF. — 1901. — Durrìeu P., Coneessìotis ferriforiaies faileu
par Charles ler d'Anjon dans le royaume de Xaples.
512. Ha. — XII, 1, 1903. — Filaii^ierì di Candida A-, Delpreteso
busto di Sigilgaiia Hufolo nel Duomo di Rateilo [Fa parte dclPornam(Mi-
tazione dui pulpito costruito socondo l'epigrafe dedicatoria nel 1272].
513. A«L. — S. 3, XXIX, 35, 1902. — Calligaris G., Per una nuota
edizione del « liber de gestis in cieitate Mediolani » di Fra Stefaiìardo
da Vimercate [Il poema fu pubblicato due volte dal Muratori nel 1713
(Anecdota 111) e nel 1726 (Ror. It. Sor. IX); l'A. preparandone la nuova
odizione per la collezione diretta dal Carducci e dal Fiorini, dà notizia di
codici noti oltre l'ambrosiano usufruito dal M. ; il Fiamma riferisce sposso
dei versi di S., e TA. studia in quali opere di (t. F. si può trovar traccila
del jweta, quali codici no citji, quali notizie ci fornisce intorno ai medesimi].
514. A«L. — S. 3, XXIX, 34. 1902. — Butti A., Un dubbio in un
punto di atoria vigevanasca recentemente illustrato [A proposito delli»
studio di A. Colombo di cui cfr. Hsl. 1902, n. 723 sulla nimioizia tra
Milano e Vigevano da una parte e Pavia dall'altra nel 1277].
515. Rn. — CXXVII, 1902, 16 ottobre. — Vitali G., Per una pagim
di storia fiorentina e per una ehiofta dantesca [Saggia fu l'opera dei frati gau-
denti IjOderingo degli Andalò e Catalano prima a Bologna cui provvidero gli
statuti del 1265 e poi a Firenze, dove secondo l'A. lasciarono cattiva memoria sì
presso i (tuelfi che presso i Ghibellini per la loro buona so non avveduta
volontà e la loro imparzialità : contribuì all'equi voce anche la pessima fama
in che presto caddero i corrotti cavalieri godenti, divenuti tipi dei falsi frati
per la loro ipocrisia della quale i due pacieri di Firenze quasi con certezza
ii[)])aiono mondi. Dante più che i due frati personalmente stigmatizza in essi
come in (luido da Montofeltro l'immischiarsi dell'elemento ecclesiastico nelle
<;ose temporali, ciò che mise capo in Firenze allo spadroneggiare dei Neri].
516. hmPe. — XVI, 1901-1902. — Sacca V., Madonna Beatrice [?i}x
la realtà storica].
M7. Rn. — CXXVII, 1902, 1 ottobre. — Morena A , La bencfircnxa
in Dante [Estratto da un commonto inedito delle opere dantesche dal titolu:
«La morale economicain D.].
518. Rial. — XXIV, 1902. — Cipolla C, Pellegrini F., Poesie mir
nori riguardanti gli Scaligeri [Oltre le poesie espressamente dedicate a^li
4S. sono raccolti anche gli accenni più 0 mono casuali che "Js^ incontra no in
altri scritti |)oeti(^i, in tutto sono rento e un documento. Il Pellegrini illustra
in modo speciale la parte h»tteraria, il Cipolla il materiale più rigorosamente
stori<M>.
519. Ha. — XI, 3, 1902. — Volpicella li.. L*i/emiTio;w rffl//a/m,wo/fl
(In risposta ad un opuscolo di Nicolangelo Proto-Pisani che pretendo aven»
IJ. Capasse fin dal 1891 trovato il nome (iioia in documenti angioini].
520. Rn. - XI, 2, 1902 — La Ville sur Yllon L., Tai Chiesa di
*S'. Pietro a Maiella [Del principio del sec. XIV, di stile gotico].
521. AsLo. — XXI, 1902. — Agnelli G„ // libro dei battuti di S. I>e'
fendente di Lodi: saggio di dialetto Lodi giano del sec.» XIT.
.522. A«l. - S. 5, XXX, 4, 1902. — KuduUeo N., Note statistiche
sfi la popolazione fiorentina nel XIV secolo [Da un volume sulla demo-
«■nizia fiorentina : studia raccrescersi meraviglioso della popolazione citta-
di na per le immigrazioni dal contado e le oscillazioni sensibilissime dello
svilurijio demografico per le pestilenze ed altri lenomeni].
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BASSO ÌIKDIO ETO 245
52:-5. A««R. — XXIV, 3-4, 19()1. — Arias G., I banchieri toscani e
la S. Scfie sotto BenetleAto XI [Ia prevalenza nel servizio di tesoreria
pontificia sotto Benedetto XI spetta alla casa fiorentina dei Cerchi, le cui
relazioni colla Chiesti precedono quel pontificato: essi sottentrano alla oom-
pa^rnia fiorentina denjli Spini che, dopo aver goduto monopolio sotto Boni-
facio Vili, furono allontanati definitivamente dalla Curia nel gennaio 1304
per (cagioni economiche ])iù che per causo politiche come vuole lo Schneider],
524. SSa. — II, 1, 11)02. — Zirolia G., Estensione territoriale degli
statuti del comune di «Vo-war/ [Illustra un codice trovato nell* Archivio
comunale di Castclsardo contenente i capitoli degli statuti di S. del 1316
e alcuni altri documenti riferentesi al tema].
525. llshS. — XL, 1901. ^ Pièce de monnaic d' Edouard Comte de
Savoie ( 1323-1329).
52e>. AsI. — S. 5, XXVIII, 4, 1901. — Gerspach E., Un' ^ Ann un-
zione» del Cavallini a Firenxc,
527. Hhe. — XIX, B, 1902. — Berliére U., Pierre Bersuire [Lo
scrittore del sec. XIV passò dall'ordine francescano al benedettino «ome
testimonia una supplica del 1343 a Papa Clemente VI inserita testualmente].
528. AsL. — S. 3, XXIX, 3'), 1902. - Sighiiiolft L., IH chi fu tiglio
Gioranni da Oleggio? [Non doiraroi vescovo (ìiovanni Visconti di Milano
ma di Filij)po Visconti da Oleggio, ucciso nel castello di Oleggio durante
una fazione di guerra tra Guelfi e Ghibellini in Lombardia, al principio
del sec. XI VJ.
529. A«L. — 8. 3, XXIX, 35, 1902. — Fossati F., Le prime notizie
di una scuola pubblica in Vigevano [l*remesso osservazioni sulla dub-
biezza delle affermazioni di A. Colombo circa il funzionamento del Comune
Vigevane.se alla fine del sec. XIV (ofr. lisi, 1902, sp. n. 143) avverte
i')ìi.i anche per quanto riguarda le scuole pubbliche in Vigevano si hanno
notizie fin dall'anno 1377 che ne presuppongono la precedente esistenza.
Con documenti intercalati],
530. AaL. — S. 3, XXIX, 34, 1902. — Comani F. E., Mastino
Visconti [Studia la data controversa della nascitii di questo figlio di Ber-
nabò Visconti e di Regina della Scala ritenendo come probabile Tanno 1377
quantunque sia possibile anche uno degli anni tra il 1371 e 1376].
531. AsL. — S. 3, XXIX, 30, 1902. — Comani F. K., Sui domini
di Regina della Scala e dei suoi figli ìja. natura del potere esercitato
dai membri della famiglia di Bernabò, l'intromissione loro nel governo
viene paragonata all'intromissione della gente di casa dei primi imperatori
TOtnanì neiramministrazione delPimpero. I/A. esamina la distribuzione
delle città fatta nel 1379 da Bernabò in cui R. è menzionata come
n;ggente a Bres(?ia in nome del minorenne Mastino; essa però eserci-
tava fin dal 1373 i ])oteri in Reggio d'Emilia e altre terre del dominio,
dove pare che la sua autoritìi si riducesse air ufficio di rappresen-
tanza del signoro. Oltreciò essa ebbe anche nei contadi torre sue proprie,
ricevute per donazione o acquistate col denaro dottile ; le notizie del Cerio
a ijuesto riguardo sono confuse, ma l'A. usufruisce documenti e studia poi
i fini politici di R. e de' suoi figli nel procacciarsi tali dominii : pare che tali
fini si riducessero a quello di assicurarsi la successione futura di Bernabò ;
forse anche teneva R. gli occhi' al dominio della sua casa dove avrebbe veduto"
volentieri succedere uno de' proprii figli, penMÒ si faceva assegnare preferi-
bilmente le terre di confine].
532. AsL. — 8. 3, XXIX, 34, 1902. — Verj?a E., Una condanna a
morte contro Carlo Visconti figlio di Bernabò [Pronunciata in contumacia
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2~'i(3 SPOGLIO DKl PKKIODICI
ì\'2H giugno ÌHiV.) soft') racciisa di tiMitativo di avvelenare G. (Galeazzo
<'U!ito di Virtù 1' di cuspirazioiio coi nomici di lui ])or abbatt4TU(' il dominio:
(' episodio della lotta inuostanto dei nipoti contro lo zio che pare mostras-^o
verso di essi attitudini concilianti. Oltre il testo del documento un'ajjpeu-
iì'u'G su Carlo Visconti a Parma uel 1879).
588. AnV. — IH, 5, 1002. — Ferracina ih B.. InreMihtre date a
FAtrini dal rescoro Anton io Xatfcrio nell'anno 13S7 [Tre pubblicati'
integralmente].
034. llshS. — XL. 1001. — Musrnier, Dàcia ratìon de fUlélité-Jige
des setgneurs de Gruffif au romte de Gencrois et à sa mère le 0 arril l.^SH.
58n. AsL. — S. 8, XXIX. 84, 1002. — Comaiii F. E., Una riforma
del Daxio delle bollette sotto Gian Galeaxxo TV-vro»// [Con un documento
del 18S8].
r)3(). AsI. — vS. 5, XXIX, 2, 1002. — Cutitri T., Dei manoscritti
d' Angelo degli V baldi in Firenxe e dell* ultimo Consiglio di lui [Elenco
dei mss. di A. U. nelle Biblioteche ]>ubbliche e noirArchivio di Stato di
Fireyze. Al ttvsto dell'ultimo Consiglio sul bando di Bianco Tinelli da Prato
nel 1808, ju'ecedo una disquisizione sulla teoria del bando dei contumaci nei
protx^ssi i)enali nei sec. XIV e XV.
587. AssR. — XXV, 1-2. 1002. — Egidi P., Sotixia sommaria
dell' Archirio comunale di Ferentino [In apj>eudiee una lK)lIa di Bonifazio IX
del 1805J.
538. AsI. — S. 5, XXIX, 2. 1002. — Lupi C, La casa pisana e t
suoi annessi nel Medioero [Continuazione cfr. Ksl, 1002, sp. n. IT)!:
Serrami, serrature ed altri affìssi : gli annessi d(»llo caso e dei ])alazzi
( Continua).
530. AnV. — lir, 4, 1002. — Ferracina G. B., Inrentario delle
vtunixioni delta Bastia di Alpago nel 1378 e delta città di Belluno netl40H.
540. AV. — XXV, II, 1-2, 1002. — Manfroiii C, La battaglia
di Gallipoli e la politica veneto-turca (1S81'142(J) [Aliena dall'alleanza
col moribondo Impero (ireco o col Re d'Ungheria, suo fiero nemitx), indi-
bolita per la perdita della Dalmazia e i)or motivi economici impotente ad
armar galere, Venezia, bencbè comprendesse il pericolo dei Turchi, si re-
stringeva ad una politica difensiva o meglio ancora pacifica che permetteva
l'incremento do^ suoi commerci in levante. Dopo la battaglia di Xicopoli la re-
pubblica venne nel 1800-1400 ad un accordo con Bajazet; partmpò di i»oi
agli intrighi della di])lomazia europea con Timur, ma il vinto di Angora suppli-
chevole trovò tuttavia nel geloso governo di S. Marco facile accomodamento a
l)rezzo di vantaggi commerciali ; ciò non salvò Venezia dalle violenze mussul-
mane nel 1406-8. o di fronte ad esse anche negli anni seguenti furono servili «'
remissive le deliberazioni del Sonato che voleva pace ad ogni costo. Ancho
qimndo intervenne l'assalto dei Turchi a Negropoute, la battaglia navale
che no segui a Gallipoli, vinta da Pietro Loredano nel 1410, fu contro !<■
istruzioni della Dominante, la quale con due anni di politica del)ole ed
incerta fini di perdere tutti i vantaggi e concluse j)ace umiliante coi nemici
assistendo quindi impassibile all'assedio di Costantinopoli del 1422. Seguonu
7 documenti in appendice].
541. ZokW. — XXI, 8, 1002. — Pohl J , Die Handschriften md
die Antorschaft dcr Lnitatio Christi.
542. AnV. —.IH. 8, 1002. — Ferracina G. B., Documento cl*^
mostra con quali patti e conremxioni si now inarano i maestri a Befluno
al principio del sec. XV [Nomina di (ìiovanni da Spilimbergo].
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^■
BAS:SO MEDIO EVO 2ìi
543. AsI. — S. 5, XXIX, L\ 1902. — Da Fabriczy 0., A'/W-oM rf*
Pietro Lrimberti rrArexxo; nuovi appunti sulla rifa e sulle opere del
maestro [Con miiiiorosi docamenti cIk^ gettano luco non solo sulla storia
deirarto toscana ma ao(;he veneta ; seguo un prospetto cronologico della
vita 0 delle opere dell'insigne scultore dall'anno 1870 in cui nacque, al
143.') e in appendice il contratto matrimoniale del 1392].
544. AsL. - S. 3, XXIX, 3C, 1002. - P. N., Un agrimensore ere-
monese del see. XV: Leonardo Mainardi eia sua opera.
545. Sffel. — X, 1902. — Truffi R., Erodoto tradotto du Guarino
Veronese.
540. Zrph. — XXVI, 3, 1902. — Pellegrini A., // Piecinino [Con-
tinuazione e fme: cfr. Rsl, 1902, sp. n. 409].
547. Rbf. — XLX, 2, 1902. — Albert B., Une nonrelle édition des
t Gonsuetudines Sublacenses • [Studia e classifica i mss. conservanti gli
usi monastici (^he regolavano la vita dei monaci benedettini nel Sacro Speco
di Subiaco, riformati \m nel sei^ XV].
54S. BsaF. — 1901. — Valois N., Arte d'aecusation dresse contre
Grégoire XII et BenoH XIII [Nel 1409 in parte inedito].
549. AsL. — S. 3, XXIX, 30, 1902. — Schiff ()., Antonio jh' Mi-
nuti, il biografo eoniemporaneo di Max io Attendolo Sforx-a [K Topt^ra
da cui il Crivelli (K. I. SS. d. Muratori) attinse la sua materia. I/A. dà
notizie dello scrittore e dei codici |.
550. AsL. — S. 3, XXIX, 34 e 35, 1902. - Tarducci F., Gianfran-
e^seo Oonxuga Signore di Mantora (1407-1420). Studi e rieerehe [I/A.
narra le vicende del Gonzaga dodicenne alla morto del padre ( 1407) che
lo lasciò sotto la tutela illuminata del cognato Carlo Malatesta signore di
Rimini e della Repubblica di Venezia -, studia 1' accrescersi dell' influenza
del ministro Conte Carlo Albertini da Prato, il quale pare rendesse servizi
franchi o leali al principe fino al 1411 e poi mutò condotta, mirando a
♦staccare il giovane signore dai suoi tutori, a distoglierlo dagli affari, a
metterlo nell'ombra per elevar se ed abbattere i Malatesta in Lombardia,
approffittando della complicazione delle cose d'Italia ; levò il pensiero fino
al progetto di sostituire il principe stesso, ma vegliava Paola, figlia del
Malatesta di Pesaro, sposa nel 1409 di Oianfrancesco. lutante costui nel
1413 prese servigio al soldo di Papa (Giovanni XXII I in Bologna, e dopo
il convegno odH' Imperator Sigismondo a Lodi, riceveva lo stesso pon-
tefice solennemente in Mantova ai 10 gennaio 1414. I da Prato solle-
citavano rimpresa definitiva dell'Imperatore contro Pandolfo Malatesta,
signore di Brescia e il Gonzaga, incerto di aderirvi, rifiutò jKìrsino di re-
carsi a convegno coll'Imperat-ore ; allora essi cospirarono ])er far violenza
aperta a Gianfrancesoo e dar Mantova a Sigismondo fiduciosi di ottener la
nomina di Carlo a Vicario, ([uando piombò improvvisa sui tre fratelli la mano
del Principe. ITu Paola che scop?rse allo spensierato marito l'abisso aper-
to;^li innanzi dal ministro, il «luale orgoglioso della sua potenza evitò di
provvedere alla propria sicurezza. Seguono le notizie incerte del processo e
della prigionia dei rei. L\\. aggiunge notizie di minore importanza riguar-
danti il signore di Mantova nc^gli anni 1412-1420 e dà 19 documenti in
appendice],
551. AnV. — HI, 5, 1902. — Ferracina G. B., Carteggio inedito
tra le città di Belluno e di Feltre e l' Imperatore Sigismondo [1414-1418)
{lie due città passate sotto l'Imperatore Sigismondo nel 1411 furono cedute
per denaro al Conte di (ìorizia, dal quale riuscirono a liberarsi lìel 1414
ma continuarono a infierire le turbolenze interne specie a Feltre, e i Bel-
lunesi intervennero pacieri].
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248 SPOGLIO DRl PERIODICI
r>r)2. BasD. — XX V, 0, lO, li, 12, \W2, — Docummti riguardaiUi
la fu repubblica di Poljica; guerra citile e discordia nella città di
Spalato [1412-1446].
553. BasD. — XXV, 11, 190^. — Capitoli della comunità di Trae.
[Due dooiimeuti del 141(5-1419].
554. Msh8. — Xli, 1901. — Péronse G., Un incidenf de fronUne
en 1420 à Thoissey [Por depredazioni sul territorio del Duca di ^Savoia
fatte da una spedizione del partito dei Borgognoni «'ontro gli Armagnacchi:
5 documenti].
555. Mn.^— XI, 4, 1902. — Fraschetti S., // monumento di Arrigo
Minutolo [È attribuito insieme al portalo del duomo napoletano all'Ahute
Antonio Bal)Oo(;io da Piperno, fiorito nei primi dccennii de! s<*<?. XV, ma i
documenti sincroni e la critica lo escludono].
55(). AssB. — XXV, 1-2, 1902. — Schiaparelli L., Alnmi docn-
menti dei ^ Magistri aedifì^iorum Urbis :> [secoli Xlll e XI l") [Per il
periodo anterioro al 1425 in cui Mai-tino V ne rinnovò Tufficio, si conosceva
dei ♦ Magistri aedilìciorum > jjoco più c^lie il nome: ebbero uno statuto
anteriore al 1410, anzi costituivano fin dal sec. Xlll una magistratura
solidamente organizzata con norme ben determinate; essi erano «positi et
constituti a senatu et populo Romano et Consilio [Irbis-»: i documenti erano
redatti in nomo di tre magistri, sotto di loro stavano offic!Ìali inferiori conio
submagistri. notai per stendere documenti e sentenze; altri ufficiali enmo
il « index magistrorum » accanto a cui (»omparo il ♦ consiliarius » detto
«adsessor». In conclusione questi magistri, istituzione del sec. XIII ricor-
dano gli antichi edili. L'A. dà Pelenco dei magistri e submagistri noi
secoli XIII e XIV e il testo di 1.3 documenti tra il 1233 e il 1387].
557. AsI. - S. 5, XXX, 4. 1902. — Panzarino I)., Intorno ad un
luogo dei Diurnali del Dura di Montclcone [Sec. XV].
558. Asf. — S. 5, XXVIII, 4, 1901. — Paoli C, e Manigoldo* [Coìh
scorta di due documenti del 1417 e 1425 illustra il significato storico del
vocabolo che non significava soltanto carnefice ma rappresentava la con-
danna a tale ufficio di giustiziere o assistente al medesimo che in commu-
tazione di pena maggioro ricevevano per espiazione i rei di maleficii].
5.59. AsL. — 8. 3, XXIX, 34, 1902. — Un manigoldo norarc^e [.ag-
giunta alla nota di cui sopra: un doc. del 1417].
500. MfthS. — XL, 1901. — Pérouse G., Extrait d'un compie de
dépcnses d'ITumbert de Savoie, comfe de Romont: IS acrile 3 septemìtre
1432 [Durante un viaggio del bastardo di Amedeo VII da Thonon a Gi-
nevra, Annecy, Grufify, Aix, Chambery e nel ritorno por Kumilly, Sallc-
noves e Ginevra].
5C1. QfiP. — V, 1, 1902. — Da Mosto A., Ordinamenti delle solda-
tesche dello Sfato Romano dal 1430 al 1470 [Discorro delle compagnie
di cavalleria e di fanteria, con notizie anche sul servizio di artiglieria o
genio, dei gradi di comando, del reclutamento, ruoli e contabilità, paghe o
prestanze, premii e ricompense, forza numerica e composizione degli eser-
citi, spese per le imprese militari nello Stato romano in quegli anni].
502. AssB. — XXIV, 3-4. 1901. — Egidi P., Le croniche di Viterbo
scritte da Frate Francesco d'Andrea [Continuazione e fine, cfr. Rsl, 1902,
n. 181 : segue la pubblicazione del tosto dal 1243 al 1450].
503. Bs8l. — XXIV, 4-(), 1902. — Lecenfina contro BelliuMnanel
1440 [l'n documento Visconteo delPArohivio di Milano: il Duca ordina a
Giovanni Meriggia leve sul lago Maggiore per estinguere le turbolenze].
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BASSO IIKDIO KTO 240
504. BilSI. — XXIV, 4-G, 1902. — Cìnro in Lerentina nel 1452?
[Un compromesso tra Lumino, Ciistiono e Claro, per diiferenza di confini].
505. ntn. — (JXXVlf, 1902, IO ottobre. — Manassei P.. liarnaba da
Terni e i monti di pietà i Sostiene fondandosi sopratiitto sulla testimonianza
del Waldingo, contro coloro che non vi aggiustano im[)oi*tanza, che Pisti-
tuzioiio dei monti di pietà è opera dei frati minori e da ossi riconosciuta
a B. da T. il quale sotto il pontificato di Pio II predicò a Perugia centra
Tusura. e da (questa regione si esteso poi la benefica istituzione dopo il
1405 a tutti i paesi del mondo. L'A. ricorda altro benemerenze del frate].
500. AsL. — S. 3, XXIX, Ji.'), 1902. — Cappelli A., Un viaggiatore
sconosciuto del aer. XV [(liovanni di Chateaubriand, che nel 1450-02 in-
trapreso un viaggio al Santo Sepolcro, nella sua sosta a Pavia narrò lo
proprie peripezie in un memoriale pel Duca di Milano pubblicato dalPA.].
507. iIshS. — XL, 1901. — Mugnier F., Mission dii sieiir de
Chandée auprès de Louis XI à Acesne^ en juiUet 1460 [Mandatovi da
Amedeo princii>e di Piemonte e sua moglie Jolanda: lista delle s])ese].
5^)8. iIshS. — XL, 1901. — Magnier F., La d^seonflture de Charles
l^ Téniéraire [Pubblica un nuovo ms. della relazione della sconfitta di
Nancy (5 gennaio 1477j sparsa pochi giorni dopo Pa v veni mento ; esso ms.
scoperto a Chambory e incompleto appare anteriore a (luelli noti. I/A.
pn'niotte cenni sullo relazioni della casa di Savoia con quella di Borgogna
e specialmente tra la Duchessa Jolanda e Carlo il Temerario, dalla cui pri-
M:ionia fu quella liberata per mediazione del fratello Luigi XI].
509. Bs8l. — XXIV, 7-S. 1902. — Le condix,ioni di BelLinxona
quaii alla vigilia della battaglia di (iiorniro [È riprodotta una lettera del
17 dicembre 147S del Commissario di Bellinzona Carlo da Cremona ai Duchi
di Milano; la condizione era grave].
570. PssC. — XIV, 54, 1902. — Motta E., La piii antira desnri-
xione poetica a stampa del lago di Como [Di Bettin da Trezzo, pubblicata
nel 14S8 e dedicata al Cardinale Ascanio Sforza].
571. AsL. — S. 3, XXIX, 30, 1902. — Sant'Ambrogio D., La con-
cessione della torre dell' Imperatore nel 14SU a Pietro Panigarola [Col
testo di un documento].
572. A»Y. — III, 6, 1902. — Ferraclna G. B., I xatt ieri di Belluno
ttei primi tempi del dominio veneto e gli statuti della loro Fraglia. 1492
[Diedero alla Repubblica prove di devozione preziosa noi 1510 e 1511. Gli
statuti sono pubblicati integralmente].
573. BmP. — V% 1-2, 1902. — Lazzarini V., Vn architetto pado-
vano del rinascimento [.Annibale da Bassano ch*ebbe parecchi uffici am-
ministrativi e come architetto edificò la gran sala del palazzo del comune
e la loggia: era cultore appassionato di archeologia romana. L'A. dà in
appendice tre documenti del 1403, 1495 e 1490].
574. Mn. — XI, 10, 1902. — Piccirilli P., Monumenti Marsicani :
Ortncchio e alcune opere di artisti Suimonesi del scc. XV [Precedono
cenni storici sul paesello].
575. AV. - XXV, li, 2, 3, 1902. — Ottolenghi R., Influenxe Orien-
tali sul rinascimento [\/A. partendo dal concetto clie il mondo moderno
sia frutto di forze non solo diverse dalle «nistiane ma in opposizione ad
<'sse esalta l'azione della civiltà araba come apportatrice^ agli occidentali
rozzi e obliosi d dia vita terreni della filosofia d(dla scienza ellenica, nonché
dell'amoro alla vita, alla gaiezza, etc. Trattai quindi delle infiuenze della
«•i viltà ebraica non solo misconosciuto ma nemmeno su]>poste].
570. Mn. - XI, 3, 1902. — Don Fastidio, Gaspare Romano, uno-
degli architetti del palavxo d^lla Cancelleria.
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12o{) SPOGLIO DEI PKHIODICI
5. TEMPI MODERN'I (1492-1789).
r)77. AftL. - S. ;5, XXIX, 30, 19()r> — K. M., Dirorxio e vmtrimom
forutti [(.jisi di divorzio per cagiono della mancata spontaneità del iiiatri-
nionio: seooli XV o XVIJ.
r)7S. AV. — XXV, l. -i, lOOi. — (;ai«si B., /.r. /•m////V dei barcaioli
in l'adora durante ia dominazione reneta [Krano duo, la fraglia del
l*urtt»llo 0 quella di S. (ìiovanui, uimicissime tra loro: alla prima spettava
la navigazione da Padova a Vcnt^zia, alla siMjonda quella delle altre acrjue
del ])adovano. L'A. ne esamiiui lo condizioni specialmente nei secoli XV-
XVIII, e dà in api)endice ^\\ statuti di entrambe].
571). A«l. - S. 5, XXVIII, 4, 1901 e XXX, 4. 1902. — Rondoni G.,
/ « ginstixiafi ^ a Firenxe (dai XV al sec. AT/Z/^ [Dai documenti delk
compagnia di Santa Maria della Croce del Tempio, originata nel 1843, de-
linitivamento costituita nel 135(), la quale dedita dapprima a molte (»|KTe
di misoric^ordia si ridusse j)oi sopratutto all'assistenza dei condannati alla
pcMia capitale : ad essa appartennero anche cospi<;ui pei"souaggi come Iii»ivnzo
liippi, Lorenzo il Magniiii^o, etc. etc. I/A. descrivo la procedura, indi collo
l)arole stesse dei registri dello medesime dà un regesto delle esecuzioni e
delle loro cause dal 1423 al 17r>9|.
580. AsL. — S. 3, XXIX, 34, 1902. - Riva G., Vn codice seono-
scinto di pririlegi bergamaschi [72 documenti in regesto tra il 1 120 e il
17-15, con indice alfabetico dei nomij.
5S1. Nn. -- XI, 10, 11. 1902. — Don Ferrante. La quadreria dei
Principi di Areilino [Formatasi nei secoli XVI-XVill ; pubblica un inven-
tario del 1801].
582. Ani. — S. 5, XXX, 4, 1902. — Sardi C, La cerimonia del
Vescorino negli antichi costumi lucchesi [I^a consuetudine popolare, ri(^>
piata da altre città, di un fanciullo vestito il giorno degli Innocenti da
vescovo parodiante le funzioni pontificali, fu introdotta in Lucca molto
tardivamente nel sec. XVI, quando già le disposizioni canoniche precedenti
ne affrettavano l'abolizione] .
583. Ap. — XXIII, 2-3, 1902. — Portigliotti, Un grande m otto mane:
Fra Oirolamo Savonarola [Premossi cenni biografici studia la {laranoia
mistica nelle allucinazioni e conseguente convinzione della missione divina,
indi Tepidemia psichica originata dal S. : l'epidemia mistica in Firenze, la
influenza sulla letteratura, sugli artisti ; Tepidemia di profeti],
584. Rii. — CXXVIII, 1902, 1 novembre. — Ghepardi A., Di una
novissima dottrina intorno al Savonarola [Confutazione delle aixlite in-
clusioni dello psichiatra G. Portigliotti di cui al N. i)roced.].
585. AsI. - S. 5, XXVIU, 4, 1901. — Schnitzer G., Il Burlamacehi
e la sua « Vita del Savonarola » [Contro le argomentazioni del Ranke e
del Villari per dimostrarla apocrifa, sostiene sul cfr. dei codici che Tori-
ginale perduto della vita attribuita al B. era effetti varaen te di Ini, soltanto
se no fecero poi delle redazioni posteriori ampliate o ristretto, che no mu-
tarono in alcuni punti la sostanza, e tra le derivazioni dall'originale è pure
la Vita latina cui il Villari assegnava la priorità sullo pseudo-B. ; così
stando le cose il valore storico dell'opera in questione non è trascurabile].
586. QflP. — V, 2, 1903. — Sauerland H., Zu den Mailaender
Privilegien filr die Dcutschen Kaufleuten [La conferma di Massimiliano
Sforza (1514) delle concessioni del 1469, 1477, 1495 e di Luigi XII nel 1499].
587. Mn. — XH, 2, 1902. — Ricci C. Vn quadro di Jacopo dei
Barbari nella Galleria Nazionale di Napoli [Del 1495].
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J
TKUPI MODKBNl 251
58.^. AsL. — S. a, XXIX, 34, VM)2. — ['n ghinasta mUanese a
Lione [Nel 1494J.
589. AsL. — S. 3, XXIX, HO, 1902. -- Segre A., Ltifhrieo Sforxa,
licito il Moro, e la Repubblica di Vcncxia da II' a ut unno 14U4 alla pri-
iimrera 1495 [L'roinette cenni gonerali sulla gioventù del Moro, sul suo
t irattere, sul giudizio sfavorevole» di storici contemporanei e ])ostf»riori che
corca di attenuare per quanto riguarda specialmente la morte del nipote. Studia
«{uindi la parte effettivamente avuta dallo Sforza nella diiamata di Carlo Vili
•'d afferma f.-he uguale o forse i)i{i grande rosponsabilitii spetta alla Ke-
|)iibblica di Venezia, la quale se non aveva torto di diffidare del suo vicino
ti'uup tuttavia una condotta di neutralità misteriosa. L. che voleva e non
voleva la venuta del Ke di Franila s'acrorst» presto dell'errore, e quando
lo vide foi*tunato in Toscana dove sperava di scoraggiarlo dall'impresa ebbe
«iispetto: quando poi lo vide negli Stati della Chiesa, pigliò partito deciso
luntro di lui, connivente alfine la Repubblica di Venezia; ma sopravvenne
l'arresto del Cardinale Ascanio, di cui Carlo Vili, con abilissima mossa
diplomatica si fece paladino e L. si ac(U)stava di nuovo suo malgrado e
malgrado le istanze della Repubblica al Re, che il 31 dicembre fece ingresso
noUa capitale del mondo cristiano (Continua)].
590. BsSI. — XXIV, 1-3, 1902. — Come erano le condizioni del
^-ommercio di Bellintona di fronte alla ì/eaolcina neijli anni I497'149S
[liC relazioni durante tutto il |>eriodo Sforzesco erano tese, la minacciata
(menzione di dazi a favore della Mesoh^ina, allora soggetta al Trivulzio,
allarmò i reggenti di Hellinzona, fedeli a TiUdovico il Moro, viù scrissero
nel marzo 1497 e nel maggio 1498 le due lettere j)ubblicate testualmente .
591. AsL. — S. 3, XXIX. 34, 1902. — Una lettera di Lndorieo il
Muro dal Tirolo 14i)l) [Afferma la speranza di rientrar presto nel Ducato].
592. AV. — XXV, 1, :>, 1902. — Levi L., Un carme greco medi-
Pi-ale in onore di Venezia [Pubblicato nella raccolta edita da Cruglielmo
Wagner a Lipsia: ò della fine del sec. XV, o dei primi anni del XVI,
anonimo: TA. dà cenni sul contenuto],
593. BsaF. - S. 7, I, 1902. — Couret A. C. X., Le lirre d'heures
du pape Alexandre VI,
594. BsaF. — 1901. — Bapst (4., Les Esclares de Mì'ehelange ISavnx
le vicende attraverso le quìili i duo schiavi destinati alla famosa tomba di
^Jiulio II, donati da M. A. morente a Roberto Strozzi, passarono al Louvre].
— Michon E., IjB liaeckus Richelieu et le« Esclares de Michelange.
595. BsSI. — XXTV, 1-3, 1902. — Ambrosoli S., Cantra (fax ione
òfllinx^nefie di una moneta franco-italiana | Imitii una trillina milanese
«li Luigi XII; in luogo dei tre gigli stanno tre V — Vrania e Vnter
ValdiumJ .
596. AV. — XXV, 1, 3, 1902. - Fermi S., Di un'egloga di Ludorico
Ariosto e della sua allegoria storica [Allude; alla congiura contro Alfonso I
(rKste, scoperta à Ferrara nel 1506, hi quale sar(»bbe stata provocata da una
gara di bellezza fra i due fratelli di Alfonso: Ippolito, cardinale e (ìiulio, ba-
stardo. Il primo trasse sul secondo aspra vendetta della ])referenza che una
donzella, Angela Bjrgia, gli concedeva ; e pjichè il Duca lasciò impunito lo
sfregio, <TÌulio avendo abilmente istigato Don Ferrante, scn-ondogenito di Ercoli»
d'Este. ordì la congiura che lo stosso cardinale Ippolito si^operse; essa costò
la prigionia a Don Ferrante fino alla morto nel 1540 e a Don Giulio fino al
15.59. L'.Ariosto narrò il fatto con colori ultracortigianeschi e sopratutto
favorevoli al cardinale Ippolito cui serviva].
597. Aftl. — S. 5, XXVIII, 4. 1901. — Piccolominì P., l^ia lettera
inedita dello storico Sigismondo Tixio f 13 luglio UìVJ) [Premette l'A.
Ili documento cenni biografici dello storii-o].
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n
2i)2 eroGLio dici periodici
•M. AsI. — S. 5, XXVIII. 4, 1901. — Davidsohii K., Lucrexia
Borgia, iSuora drUa Penitrma [La notizia ò desunta da un codice della
Nazionale di Firenze : l'ingresso di L. J^. nel 3" ordine avvenne nel 1518].
599. MfthS. — XI., 1901. — Péron^e GJ., He^iuHe atlressèe en ló20
par Ics ramni ttniers d^ JjfuisleciUard à leur apigiieur l'Abbé de Saint-
.Uirhel de la Cinse.
600. AsL. — S. 3, XXJX, 3.-), 1902. — F. N., // diluvio universale
profetixxulo per il 1024 [Kiproduc/e tre sonetti < in astronomos insensatos'
trascritti da D. Bordigallo ncdla sua l'ronacii universale].
001. ||»L. - S. 3, XXIX, ;U, 1902. - Fossati F., Per Vi ng rem
di Cristierna Sforxa in Vigevano [[.a figlia del Ke di Danimare^i s])osa
del Duca Francesco II Sforza, entrò solennemente in Vigevano nel 1534.
I/A. studia sui documenti ravvenimento colle spese delle feste, eie,].
002. AssR. — XXIV, 3-4, 1901. — Egidi P., // diario di Giovanni
Ballista Bellnxxi da San Marino 15,^0-1541 [Falsamente attribuito nel
codice della « Vittorio Emanuele » di Koma, a Bonelli da S. Marino. L'È.
premessi pochi conni biografici sull'autore, dà qualche notizia sul contenuto].
003. Bs8l. — XXiy, 4-0, 1902. — Liebenau T., Projekte xnr Anne-
xion des Aostathales [Enumera le (5Ìrcostanze in cui si fecero i vari progetti
di annessione della valle d'Aosta: nel 1530 Francesco 1 incitava a ciò i
(ioverni di Berna e Lucerna; nel 1544 il Signore di Challant meditava
oc(juparla con soldati Svizzeri e contemporaneamente eccitava i Vallesani a
quella conquista Tambasciatore francese Maillard; dopo la morte del Duca
di Savoia, che aveva nominatxD apj)unto il vescovo di Aostii i)er consigliere
del figlio lontano, nel 1554 il comandante di Clus in Val d'Aosta, Battista
dell'Isola g(niovese, assoldato colle sue milizie svizzero dal Duca, meditava
di impadronirsi di Aosta, mentre i Vallesaiìi dopo IV-cupazione francese
d'Ivrea volevano far valere il loro diritto sulla valle d'Aosta loro impegnata
dal morto duca per 60.000 fiorini, e domandavano il riconoscimento della sua
neutralità, disj)osti altrimenti ad assumerne le difese. Dei progetti del
Deirisola o dei Vallesani nel 1555, tratta Tautore ])articolarmente, recando
in appendice un documento riguardante la « confederatio inter opiscopos et
Patriotas Vallis Augustao et Vallisae ^ del 31 maggio 1555; il trattato di
Castel Cambresis seppellì definitivamente i piani dei Vallesani per l'annes-
sione della Valle d'Aosta].
604. AsL. — S. 3, XXIX, 34, 1902. — Predicanti italiani in Val-
tellina e nei Grigioni [l partigiani italiani della riforma religiosa riparati
ili Valtellina e fatti predicatori evangelici, riconobbero e sanzionarono la
«confessio Kaetica ^ originata nel 1555 ; dalla matricola sinodale pubbh<5ata
dal parroco J. R. Truog si estraggono appunto i nomi italiani].
005. AsI. — S. 5, XXX, 3-4, 1902. — Gauthiez P., Nuori doeu-
nienti intorno a Giovanni de' Mediei detto delle Banlc Nere [Dà il testo
di 138 documenti, specialmente lettere, raccolti |)or il noto volume, e già
in parte in quello intercalati].
600. Ap. — XXI'l, 4-5, 1902. — PortigUotti C, La paxxia inorale
in Giovanni delle Bande Nere [L'A. giovandosi sopra tutto dell'opera e
dei documenti del Gauthiez esamina i caratteri del fanciullo che, ribelle
agli studi, invaso dalla voluttà del sangue la esplicava non solo cogli ani-
mali ma CO' suoi simili; dell'adolescente appena, rotto già ad ogni vizio;
dell'uomo d'arme che nel suo coraggio incosciente, nella sua vaniti disprez-
zava la vita propria ed altrui fuori ragione ; dedicava egli la sua affettività
anziché alla virtuosa Maria Salviati all'Aretino, agli animali ; dedito al vino,
all'orgia, alle donne cortigiane, accanto all'insensibilità morale mostrava
insensibilità assoluta al dolore. Oltre i caratteri psichici riconografia dì
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TKUPl MODERNI *^\
lì. B. N. mostra anche le anomalie dei caratk*ri fisici. IVr giudicare gli
atti di lui occorro certo tener conto dello condizioni deirambionto, ad
ogni modo egli non ebbe nò genio, né strategia, nò vedute di grande
politico, non seppe neppure trarre dai servigi suoi T utile che altri condot-
tieri trassero ed anzi più che un condottiero egli fu un capo-banda, tix)vò
nelle armi lo sfogo agli istinti criminosi di volgare delinquente nato, quale fu
realmente, anziché soltanto un delinquente d'occasione (p. l'ambiente) come
suole giudicarlo la storia (jonsiderando non tutta la vìia ma gli atti memo-
rabili soltanto].
607. Rii. — CXXVI, 1902, IO agosto. — Minacci del Rosso P.,
Molante OkinuecL scappatelle viedicee [Ix^ttura in cui descrive la vita
avventurosa della bellissima figlia di Maria Martelli, cognata morganatica
del gran duca Cosimo IJ.
()08. Msh8. — XL, 1001. — Mugnier F., Anfoine Qoréan profe^seur
■fle droit : sa famille : son biographe Etienne Catini [Nato a Beja in
Portogallo nel 1505, dopo aver insegnato a Tolosa, Cahors, Valenza, Gre-
noble, fu chiamato allo studio di Mondo vi indi a Torino, fu Consigliere di
Stato e Senatore ai Senati di Torino e Chambery. 1 suoi discendenti lascia-
rono nomi illustri nella storia piemontese].
609. MshS. — XL, 1901. — Mngnier F., Permission dtt Parlement
de Satoie à la femme de Francois Lombavd de le risiter à la Concier-
gerie de Chambery : mai 1540.
CIO. MshS. — XL, 1901. — Mugnier F., Les faietx et guerres de
l' Empereur Charles-Quint cantre la ligue de Smalkalde: 1040-1047 [Dal-
l'esame critico intorno ed esterno del ms. di Chambery i)ubblieato inte-
gralmente, l'A. conclude ch'esso appartenga a Michel Chiilliet de Monthoux
il quale aveva ottenuto diploma di nobiltà dall'Imperatore e seguitò la
causa di Casa Savoia, congiurando durante l'occupazione francese per cui
fu prigioniero politico a Chambery nel 1549-50. Nel ms. è tra gli altri
iwrsonaggi italiani ricordato Emanuele Filiberto].
Oli. Co. — S. 18, V. 1240, 1902. — // carteggio del li. Pietro Ca-
nisio d. C. d. G. [A proposito della dotta pubblicazione di 0. Braun-
sberger, voi. HI ; il carteggio riflette naturalmente anche la parte della
S. Sede nelle questioni religiose della (iermania).
012. B«8I. — XXIV, 4-6, h)02. — Prorerbi del cinqneeento trascritti
dal Cieerejo.
613. Bs8l. — XXTV, 4-6, 1902. — / Parravieini allo studio di Ba-
itilea e di G inerra [Nella seconda metà del. XVI sec.].
014. BmP. — V, 5-G, 1902. — Estimi antichi del sec. Xll nel
3fnseo Ciricn di Padova.
015. BmP. — V, 5-0, 1902. — Rizzoli L., Due bassorilievi in
bronzo di Gio. dal Calviìw [Le teste di 2 illustri letterati del sec. XVI :
A. Navagero e G. Veneto].
016. Be. — S. 2, 111, 68, 69, 1902-3. — Willibr.irdo vaii Heteren,
Brere discorso sopra l'aiuto spirituale e ridottione di Grecia [L'A. pre-
mette poche notizie del P. Gio. Domenico Trajani o Trojani di Napoli,
gesuita, presunto autore del discorso della seconda metà del sec. XVlj.
617. Cwd«. — XXr, 7-8, 1902. — Heidenheimer H., Ein Italiener
des 10 Jahrhunderts iiber liheinldndisches und Westfdliscties [Sul viaggio
del veneziano vescovo di Zante cardinale Commendone, 1560-1502J.
GIS. Co — S. 18, V, 1242, 1902. — La ^Santa Sede e la regina
Maria Stuarda di Sroxia [Riassunto della Memoria del P. Pollen S. I.
pubblicata dalla Scottish History Society, dove si fa largo uso dei dispaiaci
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^ok SPOGLIO DKI PKBIODlCl
<\v\ r. jr<>suita Nioola Floris detto (ìaudano, mandato in Scozia dal Papa
Pio IV nel 15(>1 e a stento salvatosi dalPira dei calvinisti ; del legato pon-
tilicio in Francia che stava prociu-ando un matrimonio cattolico per la
regina quando questa commise il fatale errore di sposare il cugino Ioni
Darnley; infino del nuovo nunzio Vin<;enzo Laureo, mandatole da Pio \\ il
<[uale si ritirò dopo le scandalose nozze col Hotwel nel 1567].
niO. BasD. — XXV, 4-5, 1902. — Alaeevic G., Credmxiaìi date
(1 all' Imperatore Miissimiliano II ad Antonio Veranxlo veseoro di Agria^
Alberto de Wys^ Cristoforo de Trnff'cnparh per trattare col sultaiìo
Selim II [Presburgo, 213 giugno I.IOT].
020. Bs8l. — XXIV, 4-<), 1902. — Un elogio delV FArcxia e del
lAirio dell'anno lòTÓ [Due carmi latini da una guida geografica].
021. Rfi. — <;XXV- XXIX, 1902, K) maggio, 16 settembre, 16 nov.
— Saltini G. E., Due principesse medicee del sec. XVI [l'ontinuaziono
i'ì'v. Ksl , 1902, n. 774: Donna Isabella Orsini non lasciò s|>egnere mai
l'amore e il gusto ])er lo buone lettere e la poesia, cui eccita vaia auehe
l'amicizia di dotti uomini che talora la cliiamavano arbitra nelle loro con-
troversie. Donna Eleonora più leggera e men colta appare nei suoi divajra-
jiienti lemmina meglio che donna : tra una schiera di gentiluomini vagheggini
l'amante suo prediletto era il cavaliere Bernardino Antinori, più volte im-
mischiato colla giustizia per le sue violente avventure. IJ favorito di Donna
Isabella, Troilo Orsini, stava agente di Francesco De Medici a Parigi quando
avvennero gì' immani assassinii delle due sventurate principesse ed essendosi
egli fatto rivelatore del mistero del dramma (dovuto per Isabella al marito
Paolo Giordano Orsini ) incontrò la disgrazia del fratello di lei, Grandu«'a,
che il fece uccidere con un'archibugiata nel 1577. Quanto a donna lA^onora,
già nel 1575 il cav. Bernardino Antinori era stato di nuovo processato
per omicidio, cagionato da gelosia, e condannata) a tre anni di conlino all'isola
d'Elba, ma dall'esilio continuava ardente la relazione amorosa colla donna
innata e tutte le h^ttere di lui v^nivano prima in mano del Granduca.
Frattanto Pierino Kidolli, successo nel favore di Leonora, incappato nella giu-
stizia come complice della congiura di Orazio di Pandolfo Pucci, rivelò corno
la Principessa avesse favorito la fuga sua e disse della congiura Consapc volo
r Antinori, per lo che costui tradotto a Firenze fu strozzato in carcero ai HO di
giugno 1570. Don Pietro di Toledo ch'era a Pisa, chiamato dal Granduca a Fi-
i-.mze, trasse seco la moglie in un castello del Mugello e la finì colle proprio
mani : allo sdegno dei Toledo per tal fatto prese parte anche il due^i d'Alba
onde Don Francesco De Medici mandò al Ko di Spagna un cavaliere ]»er
giustificare la cosa {Continua)].
022. Rhd. — XVf, 4, 1902. — Flameiit P., La Franca, et la tigne
cantre le Ture {1071-1573) [Iax Francia sotto Carlo IX seguiva un piano
grandioso di alleanza coi protestanti d'Inghilterra e Germania nonché coi Turchi
per abbattere la potenza della Casa d'Austria, onde il rifiuto del 1571 di
entrar nella lega cristiana, e l'ambasciata del de Noailles a Costantinopoli, il
tentativo per arrestare il giovano Ma venne quando con alcuni nobili coetanei
partì per battersi contro i Turchi, infine l'azione del de Noailles nella conclu-
sione della pace di Venezia col Sultano e il conseguente dissolvimento della Ioga].
02H. QfiP. — V, I, 1902. — Schellhass K., Akten x-nr ììeformthiiUg'
keit Felirian NinguardcCs insbesondere in Baiern nnd Oesterreich
Waehrend der Jahre 1072 bis lò77 [(Continuazione Cfr. Usi 1902. n. 770;
(Querele esposto al ])apa Gregorio .\1II in nome del vescovo di Passavia:
lagnanze della provincia di Salzburgo al papa suddetto per l'intromissione
dei principi temporali nello <?ose spirituali; lettere dell'arcivescovo di Salz-
burgo al <;ardinal di C^nno e al Papa noiroceasione del ritorno d(d Nin-
guarda a Roma e alla sua sode vescovile di Scala ; memorie dei desideri
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TKMPl MODERNI 255-
e delle domande del vescovo di Coirà, rjlie il Ninj^uarda doveva rao-
oomandare personalmente a Koma ; memoria presentata al Papa in Roma
(mezzo dicembre 1577) sopra i progiudizi e gli inconvenienti che ebbe ad
osservare durante il suo viaggio in alcune parti della Germania e della
Boemia e nella diocesi di Salzburg ; articoli in materia di riforma del clero
che F. per ordine del cardinale di Como segnalò nelle congregazioni tedesche
come punto definitivo di discussione; punti che si debbono osservare nello
relazioni tra frati e monaci coi vescovi ; proposte per le riforme dei conventi
t«*dpschij .
024. BftSI. — XXIV, 11-12, 1902. — Wyniaiin E., Della denomina'
xione de* canonicati di Biasca [Dai decreti del sinodo diocesano del 1582].
025. Asmi. — XVII, 1-2 e 3-4, e XVII 1, 1-2 1901-1902. - l^oce^ai
di Luteranismo in Istria [Si pubblicano testualmente processi ed altri
dwic, riforentisi agli anni 1581-84].
620. AsL. — S.^3, XXIX, 34, 1902. — Cappelli A., Una grida sulla
riforma dH calendario [Fa riscontro i)er la Lombardia al decreto del
O. Duca di Toscana (del 20 giugno 1582 pubblicato dal Contini); è del 2
ottobre 1582 .
027. Ce. — S. 18, V. 1238, 1002. - La Cina sul cadere del. se-
colo XVI secondo una lettera del P. Matteo Ricci [La lunga lettera ine-
dita, dirotta il 24 novembre 1585 al P. Fuligatti compagno del K. nel col-
legio Komano, interessante la storia delle missioni italiane nell'estremo
orif'iite, è pubblicatii integralmente ed illustrati].
628. MiihS. — XL, 1901. — Mugnier F., Une mr moire de René de
Luf^inge au Due Charles Emmanuel ler [Del 9 febbraio 1589 : descrivo
lo condizioni politiche di Francia, affermando che il Ke Knrico IH tempo-
rogf?icrebbo solo lino ad 'essere in forze per ricuperare Saluzzo].
029. Rhd. — XVI, 4 1902. — Kiganlt A., Savarg de Lancosme; un
rpisode de la Ligue à Constant inopie 1589-lijOii [La Porta trascurava
allora l'appoggio della Francia onde le preteso del liancosme riuscirono vane :
essendosi egli dichiarato contro Knrico IV, il cugino Savary de Brèves che
l'aveva accompagnato in Turchia si dichiarò inve(je pel Borbone; la Spagna
sosteneva liancosme, Venezia e Inghilterra il Brèves; alla fine il 1® fu arre-
stato e spedito in Francia, passò in Sicilia, a Napoli e si fermò a Roma;
nel 150() domandò grazia e morì poi dimenticato].
030. AsI. — S. 5, XXIX, I, 1902. — Sforza G. Alberico l Cibo
Mnlaspina e Tommaso Costo [Narra su docc. le relazioni del Principe Cibo
collo storico che accondiscese dopo (lualche dubbiezza a riconoscere l'ori-
gine comune dei Cibo e dei Tomaselli e che gli dedicò una delle opere più
geniali: «le lettere^. I docn. inserti sono del ])eriodo 1589-1603].
031. AnV. — III, I, 19i»2. — Ferraciiia €t. B., Documenti inediti ri-
ferentisi alla storia della provincia di Belluno. Ihie eretici e l'inquisi-
xione à Belluno [F. Giulio Maresio procx^ssato l'a. 1551 e Maitino Gander
cho abiurò Pa. 1000 .
0.32. BftSI. — XXIV, 11-12, 1902. Un lunario e pronostico per Vanno
ló9(i [Del nobile Sacripante Franzoni detto di Bronzo, matematico espei-to
di Ijocarno con gravi pronostici].
(533. Ga. — N. S., IX, 8-9, 1901. — Giulini A., // gran rancellicre Sa-
la xar e la sua famiglia: ricerche storico-genealogiche Nato in S])agna
verso il 1540, condotto dal padre in Italia, ebbe dimora e cariche a Pizzi-
ghettone poi a Cremona, nel 1593 fu reggente del Consiglio Supremo d'Italia
a Madrid e nel 1591 gran cancelliere dolio stato di ^lilano ; morì nel 1029.
Seguono alcuni docc. epigrafici in appendice e <»o])iosi alberi genealogici
riguardanti i discondenti J.
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'SMì SPOGLIO DBl PERIODICI
0:54, BaaD. — XX\'. ^>-8, \U02. — Diploma dell' Impera love Rofhìfo fi
l'on cui dona a Fausto Veranxio delie possesiiioni aPefrorojìolie di Knin,
a Mae' e Xrnoniiea de Clissa.
oa,"). AV. — XXV, 1, 2 e 3, 1002. — Ralla C, Antonio e Andrea de'
Vescovi \\ do Ejiiscopis furono antichissima famiglia di Chio^gia. ricordata già
in un documento del 1101; l'A. si diffonde a parlai^e dei membri di essa
famiglia degni di nota, poi dà cenni di Antonio V. e deiroiK>ra sua: cni
nato nel IHTS e mori nel 1(»07; Andrea V. ni|)ote di Antonio successe a lui
nei benefizi, lasciò parecchi mss.: eletto piovano di S. Maria Zobenigo noi
1701) in quella carica morì di 92 anni nel 1714. X. 4 doeo. in apiKMuliceJ.
080. Ap. — XXIII, 1, '002. — Lumhi'osoG., Nota per ia storia deìla
dclitiquenxa in Sardegna [Epoca del governo spagnuolo].
087. MiihS. — XL. 1801. — Pierre Viennois dit le bicle, garde-
^hasfte: ehiens de ehasse da due de Savoie et dn cheralier Manuel [Tre
dwe. del 1587, 1599. 1001 j.
0;58. MshS. — XL, 1001. — Patente ponr le eliapitre de Saint Pierre
de Genève^ à Anneey [Di Carlo Emanuele I in data 1500, ])er conservare
al capitolo i beni clie in seguito alle questioni tra Ginevra e Savoia dove-
vano essere sequestrati].
080. — BftSI. — XXIV, 4-0, 11-12, 1002. — Artisti al serrixìo di
Carlo Emanttele I di Savoia [Notìzie e dooc. ini^diti dalle corrisj)ondenze
del Marchese Filippo d'Este, luogotenente generale di C. E.].
010. Un. — XI, 1, 1002. — Ruggiero M., // monìe dslla misericordia
(in Napoli). L'edifixio [Fondato nel 1001].
04'. MshS. — XL, 1001. — Mugnier F., Addii ions aux Uegisires
des Entrées da Sénai de Savoie 1573-1760 [I registri formano i voli, XXVU
e XXIX dello Memorie della Società].
042. Co. — S. 18, Vili, 1258, 1002. - r« secentista singolare [Ludo-
vico Adimari a proposito del volume di Dino Provcnzal].
043. §kmPc. — XVI, 1901-1002. — La Corte-Caìller G., Collegio ed
Universit() di Messina, Documenti con pre fax ioni e note [Regolamenti
l)er gli alunni forestieri del collegio ])rimario dei gesuiti (1005); notizie sul
gesuitji messinese P. Natale Masuccio architetto (1018); domanda dell'ar-
civescovo Migliaccio per la riconcessione della carica di gran caneellierp
dopo i fatti del 1774-78 e lettera che raccomanda detta supplica ; domanda
e permesso di studiare libri proibiti dalla Chiesa (1702) ; domanda di stipendio
di D. Giacomo Vinci, Prefetto del Cortile nel K. Collegio primario «nfjvS);
lettera di D. (jiuse])pe Vinci che attcsta i meliti del Prefetto del Cortile
(1708) ; istanza per migliorare il R. Collegio i>nmario dopo i terremoti del 1783].
044. Co. — S. 18, y, VI, VII, 1210, 44, 40, 51-52, 1902. — // falfo
Demetrio ossia un episodio di storia russa al priìteipio del sec» A' 17/
[Traendo sopratutto occasione dal 3<* voi. del Pierling « Aa Russie et le Savit
Siège * in cui si narrano le gesta in parte note per la relazione del Barezzi
(pseudonimo del famoso P. Antonio Possevino), PA. spigola, riportando
alcuni docc. vaticani pubblicati, ragguagli sulla parte del nunzio a Cracovia
Mgr. Claudio Rangoni modenese, di alcuni gesuiti sopratutto il P. Lawicki)
e infine del Papa Clemente Vili, in occasione delPabiura all'eterodossia
greca che il falso D. foce nel 1005 per accaparrarsi Pappoggio della alleanza
polacca nelle sue mire ambiziose].
045. Nn. — XI, 10. 1002. — Ceci €;., La Fontana di Santa Lucia
[Colla scorta di documenti del 1(500-7 e di epigrafi stabilisce la data della
-costruzione e gli autori. Michelangelo Naccherino e Tommaso Montiìni].
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TBMPI MODKRKI 257
C4G. BsSI. — XXIV, 1.-3, 1002. — // testamenfo di Domenico Fon-
lana [Datiito il 12 dicorabre 1G04 da Napoli, dove Tinsigne architetto, fatto
Conte Palatino e Cavaliere dello speron d'oro da Sisto V, mori nel 1607:
il documento è dato integralmente].
047. BftSI. — XXIV, 1-8, 1902. — Lettere da Roma ai minxi ponti-
fici in SrixT^ra negli anni 1609-1015 [Da registri della Biblioteca .\ngelica,
continua il regesto dal 16 luglio 1611 al 26 ottobre 1613].
(US. Co. — S. 18. V, 1239 0 1242, 1902. — L'Autenticità dei « .Vo-
nita é'>ecreta » [A proposito dell'opinione del prof. Kaffaele Mariano, si ri-
enufiierano gli argomenti contro Tautenticità del famoso libello pubblicato
in Cracovia nel 1614 colla data di « Notobrigae 1602» e col titolo « nio-
nita privata Societatis Jesu »>].
649. BftSI. — XXIV, 7-8, 1902. — Coneen^ioni circa la giurisdi-
xione ecclesiastica nelle tre valli nel IfiUì [Relazioni coirarcivescovo di
Milano, card. Federico Borromeo].
050. Bs8l. — XXIV, 11-12, 1902. — Wymanii E.. Per la storia
dei Lanrogti [Due docc. del 1617 e 1630].
6r)l. MshS. — XL, 1901. —Mngnìer F., A propos d'un fragmcnt de
lettre dn Pere fl/onod,, juin 163 1 [I/A. premette cenni biografici sul confes-
sore e storiografo della prima Madama Reale).
G52. MshS. — XL, 1901. ^^ Execution d'unesorcicre à Cìiambéry^ 164 L
053. MahS. — XL, 1901. — Mugnier P., Addii ions aux « Registres •»
drji entrées du Sénat de Saroie à l'audience: mort du Due Victor Amedeo
163 T: fioureatéx sermeuis de fldelilité [Xogli anni 1643 e 1646 .
054. Msh8. XL. 1<.X)1. — Mn$cnier t\, Mèmoire de ce qui a été fait
par le Srnat à l'occusion de la uialadic et de la mort de Charles F'manuel li
due de Haroie eu Juin 1670.
055. QffiP. - V, 1, 2, 1902-1903. — Regn^frn xur deutschen Ges-
ehichte aus der Zeit drs Ponillkats Innocens' A', 1644-165') [Dal 1644
al 1654 letten? al Pupa e a cardinali, specialmente italiani e viceversa,
con accenni anche a cose d'Italia. Segue il testo di 7 documenti].
056. PssC. — XIV, 53, 1901. — Gìiissoni A., // conciare di Inno-
eenxo XI [L'A. riassume la vita di Benedetto Odescalcbi, del quale si discute
se militasse ontro gli ottom-ini : abbracciò lo stato ecclesiastico a 28 anni e no
peroor?jo rapidam.Mite i gradi fino alla porpora, die si dice ottenesse ])er fa-
vori fatti ad Olimpia Pamfili. Nel conclave del 1670 ebbe (jompetitore for-
midabile il Uybo. (bme Papa non solo ebbe il merito illustre di organiz-
zare la guerra cjntro gli Ottomani e (iuello di aver iieramentc resistito a
Luigi XIV ma eziandio benemerito quando recò un colpo decisivo al nepo-
tismo allontanando dal Vaticano quel Don Livio che Leopoldo Impeiatore
creava nel 1697 Principe del Sacro Keniano Impero e Duca del Simiio in
Ungheria, il quale alla morte di Gio. Sobieski fu tra i competitori alla co-
rona di Polonia. 11 racconto speciale delle vicende del conclave del 1()7() è
condotto sopratutTo sulla scorta dei dispacci dell'ambasciatore veneto. Se-
guono 4 documenti e una bibliografia].
057. Ur. — X. S., X, 1902. 15 settembre. — Rodocanaclii K., l'ue petite-
fille d'Henri IV: Marguerite d'Orleans, grande duchesse de Toscane
jSi)0sa di Cosimo III, separatasi tosto dal marito condusse in Francia nel
convento di Montmartre vita non esemplare, e fra le sue losche avventure
è notevole quella del 1681 col suo (cameriere Chantilly. Morì nel 1721].
658. AftL. — S. 3, XXIX. 36, 1902. — Magnocavallo A., Kotixie
e documenti inediti intomo all'alchimista (Huseppe Borri [Narra siiccin-
Rirista storica italiana, *M s.. Il, 2. 17
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258 SPOGLIO DKl PERIODICI
taiiMMìto It» avventuro del famoso stravagante romano profuf^o al tem|)0
(J'Ah'Ss. VII, il quale incappò corno erotico nei lacci doirinquisizione e fu
processato a Milano nel lOOl ; esulo per 10 anni dall'Italia in Svizzera o
poi in Danimarca fino al 1«ì70, mentre si decideva iK»r andare in Turchia
ad attraversare ri'npheria fu arrestato in Moravia, tradotto a Vienna, n--
clamato e conceduto alla corte di Koma, dove nel 1072 fu condaunato al
carcere ])erpetuo ; guarì nel 1078 il Duca d* Est ree ambasciatore frarn^^s^
ondo ottenne mitigazione di pena. Morì in Castel S. Angelo nel 1G95J,
♦):)!». AnV. — III, 3, 4, 1892. — Pierllng, Relaxioni di Vemxiarol-
VlJkranin e colla Moscopta di Alberlo F/ //</«/? [Traduzione dal russo della
contessa Stella di Robillant: riguarda il periodo ICoO-lGGi-] {Continm)\-
<)00. MshS. — XL, 1901. — Lètanche J.. Le Pelil-Bugey; sa fioblem
[DocHimento rìferentesi al giuramento di fedeltà prestato da quella nobiltà
a Maria (ìio. Battista di Savoia Nemours nel 1675J.
661. Co. — S. 18, V, 1288. 1902. — // /*. Paolo Segneri le sue missiouì
nei terrilorio di Brescia e la repubblica di Venexia, Da docc, in&ìitì
1676. [Il celebre missionario acciompagnato dal P. Pinamonti e dal sacer-
dote Cr. Bianchini aveva nelle suo escursioni intraprese nell'aprile pel ter-
ritorio bresciano suscitato tale entusiasmo, <;lie servì d'occasione agli av-
versari dei Gesuiti per una seconda alzata di scudi contro l'Ordine, cacciato
già al tempo delPinterdetto. S'interessarono i Pregadi e gl'Inquisitori di stat'>
per diminuire prima al predicatore Puditorio e Pinfluenza o da ultimo nel
giugno invitarlo ad uscir dal territorio].
662. Hn, — XI, 1, 1902, — Fiordelisi A., Lt' quaranlore a Napoli.
[Istituite nel 1G8() per la salute del He Carlo li, si dovevano distribuin^
nell'anno in 90 chiese.]
663. Rhd. — XVI, 3, 1902. — De Beaucaire H., Le dernier due de
Maiìtoue^ Chnrle t V de < onxague [Premessi brevi cenni sugli antenati rifa
a grandi linee la storia della vita spensierata dell'ultimo Gonzaga, in rela-
zione specialmente alla politica francese cui rimase fedele dopo la cession^^
di Casale ; si sofferma specialmente e ri])orta alcuni dispacci sul perioda
della guerra di successione di Spagna fino alla morto dell'infelice].
664. Rhd. ~ XVI, 3, 1902. — Beaufort, Quelques projcts d'arbitragc
internai ional et .de paix perpeluelle au XV fi et XVIll siècle^ [Non
apppartiene a tale serie il progetto di Enrico IV^; ma piuttosto quello di
Emerico Crucé nel 1623, di Grozio, di Ernesto langravio d'Assia Kheinfels.
di Guglielmo Penn in Inghilterra, di Fénólon, delPabate di S. Pierre etc.].
665. Un. — XI, 5, 9, 1902. — Don Ferrante, Nolixic di artisti the
lavorarono a Napoli nel sec. X VII e X Vllf dal » Cronicamerone» d<l Sii-
li fon [Il l'' accenno si liferisce a Luca Giordano che dipinse non solo in
Italia ma a Madrid , dove fu onoratissimo ; seguono notizie di Giacomo dol
Pò nato noi 1654, Cosimo Fanzago -j- 1678, Dionisio liazari, Giovan Domeni<^>
Vinaccia, Inerenze Vaccaro].
666. AnV. — IH, 5, 1902. — Praloran F., Autografi d'Andrea e
Paolo Brustoloni [Riguardanti la costruzione di altari as.segnati all'artista
A. Brustoloni nel 1699 e 1731 nella chiesa di S. Valentino a Maresoii].
667. Asaftl. — XVII, 1-2 e 3-4, 1901, XVIII, 1-2, 1902. — Sninio
Mare Cose d'Istria [Continua il i-egesto di 57 registri dal 1722 marzo al
1797 marzo]. Senato rettori ; deliberaxioni scerete del ^Senato [Regesto di 10
registri dal 1630 al 1639. {Continua)].
668. llshS. — XL, 1901. — Ronx J., Etat du Regimeni de Ideile
rn garnison à Asti en 1706 [Relazione di una rivista passata il 1<* ottobre»
dal maggiore de la Chambre].
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TKHPl MODERNI 259
069. Rn. — CXXV, 1902, 16 maggio. — Roberti G., // lorjiev sto-
rieo di Torino, (L'assunxioìie di Vittorio Amedeo II al trono di Sicilia)
[Sulla scorta dei registri dei cerimoniali di corte, di un raro opuscolo del
tempo e di alcuno altre fonti narra le cerimonie, le ambasciate, il viaggia
del nuovo re a Nizza per muovere alla volta del nuovo dominio],
670. BftSI. — XXIV, 1-3, 1902. — Un passaporto àfe^sòleinese del 1725
[Interessa la storia della emigrazione mes.solcinese in Germania a scoi)o di
commercio, è su jjergamena ornata a colori, con sigillo nero; è pubblicato
integralmente],
671. Rn. — CXXIV, 1902, J aprile. — Grottanelli L., il eonte Xeri
Ijapi gentiluomo fiorentino [È la storia di un avventuriere nato di mo-
desta condizione, iscritto nel 172S nel ceto nobile, il quale fu fortunatis-
simo in amori principeschi, da (jueflo colla Nicoletta Cybo D.ssa di Massa
a quelli dell'alta societÀ di Napoli dove capitò al seguito di Don Carlos; ma
le sue spavalderie e le scoperte mene colla principessa di Torchiarolo per
r avvelenamento della suocera lo fecero incaj)pare in un processo per cui
fu condannato al carcele a vita nella fortezza di Siracusa. I^ notizie di
tiili avventure sono fornite dal diario di Francesco Settimanni],
672. MshS. — XL, 1901. — Mugnier F., Indication de trois mémoires
enroyés de Paris en USO par M, d'Aubonne qh roi de Sardaigne [Per
far rientrare il paese del Vaud e (ìinevra sotto la dominazione del Ko ed
acciuistare il contado di Nouchatel .
673. Asasl. — WII, 1-2 1901. — Raccolta di atti pubblici riguar-
danti la Provincia dell' Istria e le isole del Quarnero fatta da S. E, il
sig. Pietro Girolamo Cappello y Prorveditore sopra la sanità di detta prò-
cincia e isole negli anni 1731, 1732^ 1733 [Continuazione e line, sono
lettere dirette al governo veneto].
674. MfthS. — XL, 1901. — Mngnier F., Deux lettres du capitain^
Sermirot^ de Varmée franco-piémontaise, de Parme à un hourgeois d»
liomans, de juillet et octobre 1734.
675. AsL. — S. 3, XXIX, 34, 1902. — K. M., Vn parente di Pietro
Micca nella Val d'Ossola [Nel 1738 interviene per la locazione del maglio
di fen*o di Crevola].
676. Rhd. — XVf, 3, 1902. — BoppeA., Le peintre Jacques-Francois
Martin et la mascarade tiirque de 17 48 [Contributo alla storia dei carne-
vali i-oraani nel sec. XVIII].
677. Rn. — CXXIX, 1902, 1 dicembre. — Roberti G., 67/ o//o a««t
di ineducnxioìie di Vittorio Alfieri [Riferisce i regolamenti che vigevano
circa la metà del sec. XVill nelPistituto pei paggi e i nobili di corte, e parla
dei maestri ch'ebbe rAlfieri, dei compagni e degli studi che fece tra il 1758
e il 1766 in cui con decreto di Carlo Emanuele 111 fu nominato alfiere del
reggimento provinciale d'Asti].
678. AV. — XXV, I, 2 e 3, 1902. — Manolesso Ferro fi., La fuga
del cardinale Mollilo^ vescovo di Brescia 1768 [È un episodio della fer-
mezza usata dalla repubblica veneta nella [wlitica ecclesiastica di fronte
alle esigenze della S. Sede. Il Molino era stato ijreconizzato vescovo di
Brescia nel 1755 da Papa Rezzonico e innalzato alla porpora nel 1761;
volle ribellarsi a decreti della Serenissima che il Papa non approvava e poi
ad istigazione altrui se ne fuggì (1768) a Mantova e Ferrara: la republica
])rese rigorosi provvedimenti contro di lui, lo fece spiare, fece intendere al
l'apa che riterrebbe come un' offesa se Ta vesso accolto in Koma. Quando
morì il Rezzonico, nelPoccasione d(>l conciavo che elevò il (Manganelli ebbe
p<'rciò il M. immeritati affronti dai canlinali veneti. Il nuovo Papa con spiriti
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:200 SPOGLIO DEI PKBIODICl
couciliativi verso le leggi della Repubblica domandò la grazia del \folino e
<[uesta venne accordati nel settembre 1769, previa sottomissione del prelato
i;he mori nel 1773].
()79. HfthS. — XL, IODI. — Trouillard G., Relation d'un voyagtà
Chambéry en 1770 par M. Tréxinde Cangy, gentilìiomme ordùiaire du
/"omte d'Artois [Inviato a Vitt, Amedeo 111 per annunoiargli il parto della
Contessa dWrtois sua figlia].
680. BmP. — V. 5-6, 9-10, 1902. — Moschetti A., La prima revi-
sioìie delle pitture in Padora e nel territorio (1772-1 77S)[Coiìtin\i&%ìom
<;fr. Rsl. 1902, sp. n. 547: chiesa di S. Antonio, scuola di S. Antonio, con-
vento e chiesetta di S. Giorgio, chiesa del B. Antonio Pellegrino, chiesa
-di S. Benedetto Novello (Continua)].
681. QffiP. — V, 2, 1903. — Dengel I. Ph., Nunfins Josef Oarampì
in Preiissisch Sehlesien und in Sachsen in Ja/ire 1776: Bericht Uher
scine lieise von Warschau iiber Breslau nach Dresden [Premesse notizie
biografiche, pubblica integralmente il testo italiano del diario del viaggio dal
f) magg'o al 22. Particolareggiata è la relazione di Dresda e della sua corte
i»lettorale].
682. Un. — XI, 10, 1902. — Don Fastidio, Vndocuvìento per Gio-
vanni Paisiello [Una supplica del 1787 per la carica di maestro di musica
della Beai Camera e il rescritto che glie la conferisce].
683. G«. — N. S., IX, 8-9, 1901 — GiuUni A., Vicende feudali del
borgo di Parabiago [Incominciano soltanto colPepoca spagnuola: fino al
1780 in cui morto il card. Castelli, il borgo colle sue pertinenze fu dichia-
rato devoluto alla giurisdizione del podestà di Milano].
684. AnV. — III, 1. 1902. — Sardo F., Tre poemetti giovanili di Apo-
stolo Zeno [«L'incendio veneto * a memoria del violento incendio scoppiato
iiUora a Venezia. 2** «La resa di Modone». S^ «I^ conquista di Navarino»].
(385. Mn. — XI, 6-12, 1902, e XII, 1, 1903. — Cosenza J. G., Giù-
scjrpe Bonito [Raccoglie dati biografici e critici dell'illustre pittore nato a
Castellamare Tanno 1707, apprezzatissimo dai contemporanei anche stra-
nieri ; illustra alcuni lavori di lui, con 9 docc. in appendice].
<J86. AV. — XXV, II, 3, 1902. — Gagliardi G., Vn commediografo
reronese del see. XVI II [Giulio Cesare Becelli, già studiato dal Bertana
come procursore del romanticismo e dal Gorini come pedagogista. Fu coltiva-
tore della commedia classica alieno delle innovazioni di Molièi-e].
(587. AV. - XXIV, IL 3, 1901 e XXV, I, 1, 2, 3, 1, 2, 1902. - Fon
P.. / concorsi Hettoni per nocelle morali ed i novellieri che ri parfeei-
rono [gualche elomento vi si ritrae por la storia del costume nella seconda
metà del sec. X VII! e per la produzione di alcuni novellieri poco noti {Cont.)].
6S8. AnV. — 111, 1-3, 1992. — Benzoni A., I/acad/*mia drJ nobili in
Ca' Zustinian a Venezia [Continuazione e fine, cfr. Rsl. 1902 sp. n.799:
l'acrademia istituita nel 1766, non tramandò docc. posteriori al 1703 e
■certo non durò oltre il 1796: è notevole la quantità di lavoro conipiuto.
Pace, ebbe anche regolarmente la carica di storiografo affidata ciascun anno
ad un souio|.
689.* AV. — XXV. I. 1, 1902. — Musatti C / drammi musicali
di Carlo (Goldoni.
690. Rit. — CXXII, 1902, l ottobre. — Bettoni P., l'n cel^h re letterato
Kilodiano [Mattia Butturini. sommo grecista, natu 26 giugno 1752, ^ 1817 .
cin. Ufi. — XL 2. 1902. — Spila B., Per S. Chiara. [A pr(>|)0situ
<l('ll;i roccn«ÌL>ii(' del numero [)reco(lente del periodico riporta 4 documenti del
.M'c. x\ :ii i>or diiiìMstrare la ]»firte avuta nei restauri da Giovanni del Oaizo].
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PKBIODO DKLLÀ RIY0LUZ10M8 FilAMClCSS 261
692. Nn. — XI, 7, 1902. Schipa3L, Per raddobbo, l'ingramh mento
e le decorazioni dslla reggia di Napoli alla venuta di Carlo di Bor-
boti^. Appunti d'archivio.
693. Mn. — XI, 5, 11-12, 1902. — Del Pezzo N., Siti reali, Capodi-
monte [Opera di Carlo di Borbone, ideata dairarchitetto palermitano Gio-
vanni Medrano e poi affidata ad Angolo Carasale. L'A. descrive le vicende
della villa nel sec. xvm, nel periodo della rivoluzione francese, e succes-
sivamente fino .ai nostri].
694. Msh8. — XL, 1901. — Rnichet, Note sur un ordre d<? rechete
eher Mirabeau en Savoie; septembre 1776,
69.5. QffiP. — V, 1, 1902. ^ Yvìeàm^hnv^ ^\<, FAn Denkmal preiis-
Fischer Toleranx in IS Jahrhundert. [Relaziono per la curia romana dello
spirito di tolleranza verso i cattx)lici del Marchese di Brandehurgo Fe-
derico (Juglielmo I, senza data ma dell'anno 17.S0 circa, redatta in lingua
italiana e tratta da un ms. della Bibl. Corsini].
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
61)6. AnV. — III, 2. 1902. — FerraciiiaG. B., Documenti inediti ri-
ffrentisi aita storia della provincia di Belluno: te note di due curati
d'Alleghe [Riguardano gli anni 1771, 1797, ISll, 1812, 1814, 181.')-18|.
697. SNahS. — XL, 1901. — i redici ni de Sai iit-Severiii, Les me^sa-
geric^ en Savoia en 1789 [Pubblica un documento riguardante regolamento
«' provvedimenti degli azionisti della società].
698. AnV. — III, 5, 1902. — Fiam mazzo A., IJim gita di Mauro
Boni nei Bellunese [Pubblica una lettera del bibliografo gesuita Cremonese
a liOrenzo Masrheroni 3 agosto 1794].
699. Nre. — N. S. IX, 1901, 1.') giugno. — Gachot E., Les déhuts de
Boìiaparte (1704) d4}cuments inédits [Su docc. degli Archivi di guerra, del
Principe di Es.sling e del conte Rossi, narra la parte capitale di Bonaparte
nella direzione delle operazioni delPesercito d'Italia nel 1793 e 1794].
7W. BftSI. — XXIV. 1-12 1902. — Viaggio della poetessa Federica
Brun nei Imliaggi italiani 1795 [Traduzione italiana di alcuni passi del
diario della scrittrice danese, dove parla del passaggio del Gottardo, poi da
Osogna a Bellinzona, a Lugano, a Mendrisio, Locarne, Pedimonte, Cento-
valli, Masera, da Borgnone a Masera e quindi verso Pallanza].
70L. Hre. — N. S. IX, 1901, 1 ottobre. — Gachot E., Le siège de Cos-
seria IS acril 1796 [Pubblica una relazione del piemontese Birago, allora
sottotenente della prima compagnia dei granatieri del reggimento della ma-
rina, e vi aggiunge note su docc, delParchivio di guerra di Parigi e di
archivi italiani].
702. AftL. — S. 3, XXIX, 35, e 36, 1902. — Gallavreai G., Lnrani
F., L' invadi io ne francese in Milano (1796) [Da memorie inedite di Don
Francesco Nava].
703. Mp^. — N. S., IX, 1901, 1 agosto. — Gachot Ed., Bonaparte et
Kellermann (documents inédits) [Doiw la battaglia di Lodi, Carnet e Clarko
comnivente Berthier, sostennero davanti al Direttorio la nomina di Keller-
mann generale in capo delP esercito d'Italia ; l' A. pubblica lettere inedite di
Kellermann, Clarke, Saliceti, Carnet e Faipoult].
704. Co. — S. 18, Vili, 1255 e segg. 1902. — Un nuovo romanxo
storico e le sue storiche fonti: il caporale trasleverino [Anni 1797-99].
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"-^^x^^-.ir
*Ji\'2 8P0OL10 DKl PEEIODICI
70,>. BasD. — XXV. 4-'). O-IO, il. 1002. — La Dalwatie de 1TU7 à
Iiì-5, Episode des coiìqHrtes Xnpolronn'iiiir^ par l'abhc Paul Pisani
ironhnuazione ; 11 docrj.
im, Rft. — CXXVI. 1002, l luglio. — Conti G, Fircttxr e i Fra»-
rt'sì Ufi ISftif [Conferenza sulK" « trilmlazioni del municipio fiorentino du-
j Milli' la oeeupazion»' francese del 1790 •)[.
707. PbsC. — XIV. r)4, 1002. — Colò (t.. Lo storico borni ie^e Ignaxin
fiardea [Xatu nel 178(». f 1815, dedito allo stato e(rlesiasti<'0, rinunciò di-
sgustato ad un beneficio nel suo paese e visse a Bologna, a Brescia; Tiii-
^iisteiiza dei compaesani e gli ordini della curia lo rivollero arciprete a
Burlino, dove meritò taccia di debolezza per non aver durante i torbidi ri-
XMlii^ioiiari impedito l'eccidio di alcuni faziosi. Dedicò Topera sua sinrial-
nunife alla storia ecclesiastica (• civile della Valle di Bormio].
7ns, Usi. — S. f), XLX. — Vi;suo F.. ì.a battaglia d'Aboakir narrata
iit ffita lettera couteìnporanea ffiettera di Giovanni Forteguerri, al servizio
d*-dl;i marina da guerra napoletana, scritta il 4 settembre 1708 a Francesco
Hpan nocchi i*iccolomini, governatore di Livorno |.
7o:i, Npr. — N. 8. X, 1002. 1 aprile. — Gachot E,, La bataille dt
ì'itprfo (Docntnents iimlits) |XaiTazione della hattiiglia altrimenti detta di
i'iissiuio. dove il 27 aprile 1700 Moreau fu battuto dal Souvarow].
7KL Hre. — N. 8. X. 10(>2. 1 gennaio. — Gachot E., Bataillede Ijcren.
Premih'e rencontrc entre lia^srs et Fran^ais, [CVmibattimenti incerti AA
2(>-2H aprile 1700 che determinarono i francesi ad abbandonare il |K)ntt'
snirAdda, su docc. inediti francesi].
711. ìkre. — X. 8., X, 1002, 1 luglio. — (^nchot E., L'insarrcefiou
tht Piemont en 171)9 {Doeanients inèdits) [Descrive colla scorta di 3 d«x<-.
j] i^rnive movimento duramente represso).
712. nre. — N.8. X, 1002, 15 Ottobre. — Gachot E.. Le siège ih
Mfintttitr, dora niente inédits [L'assedio del 1709 terminato colla i-esa d»^I
20 hi^lio|.
7i;^. nre, — X. 8. X, 1002, 15 luglio. — Stender G., La soci et è tk
Lneiftì Bona parte, Ple^ssis-Cliarmant et l'hotel de JJrieune [8eguito degli
>mdi UcirA. sulla società del Consolato|.
71 L Rfi. — ex X Vili. Iv02, 1 luvembre. — Urne Jewet S., Mary
If'tmilton [Romanzo storico tradotto dalTinglese].
7\:k Rfi. — CXXVlir, 1002. l nov. — Marconi G. A/aria Carolina
in Sifitia [Sulla scorta delle lettere (confidenziali deiremissario Giuseppe !«►-
rullidi Siena potentissimo sull'animo della padrona e patrona regina, il qualo
osa^Ji tii scrivere con ardita franchezza intorno agli argomenti più gelosi, narni
^li aneddoti della vita intima della corte della Favorita di Palermo che
ispes>r volte si trovava in contrasto con quella del Cassero ovvero sia di
Fi^rdmando a Palazzo Reale. Xotevole l'apprensione del 1710 per la temuta
e minacciata spedizione di Murat in Sicilia].
7H>. AnV. — III, 6. 1002. — Al pago Novello L., Fautoni per Fan-
tuwi [Dimostra che l'ode del Fantoni la quale figura nelle varie iHlizioni
come dettata |>er la morte di un ufficiale morto in battaglia contix) i fran-
cesi fu invece scritta per onorare la memoria del bellunese Uius. Fantuzzi
morto sotto il Massena a Genova nelPassedio del 1800].
717. Mrc. — X. 8.. X, 1002, 1. novembre. — Le Fiorentino, ili» «ir«>-
aairr Napoléonien [Il 1 nov. 1802 moriva a 8. Domingo il I/M'lerc che
avevEi sposato Paolina Bonaparte dopo di averla compromessa, corno risulta
da un biglietto del 1707 scritto dal Serbelloni. ospite di Bonaparte a Mi-
l'irio^ al ven(»ziano Mori].
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PlfUlODO DKL K130B6IMKNT0 ITALIANO 2V<Ì
718. BsSI. - XXIV. 1-8, 1002. — Vegezzi P., Xofe e documenti
inediii di Stefano Franscini [Dati testualmente: sono scritti in italiano
0 francese, accozzati alla rinfusa, notizie suH'amministrazione dei cantoni
svizzeri dal 1803 al 1813. pensieri tilosofici sulla storia suoi e altrui, no-
tizie letterarie ; i fascicoli 2 e 3 dei mss. contenj^ono docc. sulla politica
interna ed estera specialmente del Canton Ticino fino al 1814, un doc. è del
1854 {Continua)].
7 1 0. nre, — N. S., X, 1002, 1 fehb. - Gachot E., Le general Hugo [Sulla
scoi-ta di documenti dà il suo stato di servizio quindi tratta di tre fatti in
cui ebbe parte : la battaglia di Caldiero, la presa di Fra Diavolo nel 1800 di
cui si vantava, mentre solo lo interrogò abilmente quand'era già arrestato,
la difesa di Thionville|.
720. PssC. - XIV, 54, 1002. — Una lettera inedita di Alessandro
Volta. Aggiunte alte medaglie dal inatta \Ia lettera datata da Como 21
marzo 1800, esprime al r(»ttore deirUniversitn di Pavia riconoscenza per la
parte pressa nella sua nomina a senatore].
721. AV. — .\XV, r, 1, 1002. — B5hm A , Xoliue sulle rappresen-
taxioni drammatiche a Padova dal i787 al ITU? [Cont. cfr. Rsl. 1002,
sp. n. 504: notevole per la storia del costume, specialmente per gli anni in
cui Padova era rimbalzata dai Fran(;esi iigli Austriaci alternativamente ed
il teatro mancipio dei dominanti doveva instillare nei cittadini il fiore dei
sentimenti repubblicani o la quintessenza degli o])posti. L'A. dà Telenco delle
rappresentazioni colla data per ciascuna, il nome deirautoro e la sua fortuna].
7. PERIODO DEL RrSORGIMENTO ITALIANO (1815-1900).
722. RAr. — IH. 1002, ottobre. - Gomez A., La re-stauracion d^ la
eseolastica en el siglo XIX [Considera il movimento tomista dalla metà del
s«»o. si)ecie a Napoli, a Perugia e Bologna, Tuniversità romana, il gesuita
Tongiorgi, l'atteggiamento di Pio IX e Leone XII l].
723. Be. — S. 2, III, (58, 1002. — Il cardinal Pietro Marini [Ne ri-
])orta il ritratto e quello della madre di lui, opera del Canova].
724. AnV. — III. l e 2, 1002 — Ferraciiia 0. B., Lettere inedite
dirette a }fons. Bartolomeo Villabruna da 'dotti ammiratori ed amici
[Sec. XVIU e XIX (Continua)].
725. AsI. — S. 5, XXX, 3, 1002. — Zanichelli D.. La re^tauxione au-
striaca a Milano nel 1814 [Larga rassegna del volume di Francesco Ix^mmi].
72G. Ce. - S. 18, V-VIM, 12.37, 1230, 1241, 1243, 1250 1002. —
// congresso di Vienna e la Santa Sede. — La sorranità del Papa e i
marrani di tutta Europa nel 1814. — Pio VI f e Gioachino Marat (gennaio-
aprile 1814) — La prima resta uraxione del Papato in Roma [Sulla scorta
ili docc. pubblicati e di altri vaticani inediti, descrive le traversie ch'ebbe
a subire il Pontefice, quando dopo la battaglia di Lipsia fu rispedito da
Napoleone in Italia ancora nelle formo di capti vo, le ottime disposizioni
tiei sovrani alleati, compresa T Inghilterra verso di lui (mette in dubbio l'au-
tenticità del trattato segreto firmato a Praga il 27 luglio 1813), le mene di
Gioachino Murat e i pretesi accordi di costui cogli alleati riguardo agli
stati i>ontifici sconfessati dal plenipotenziario austriaco I^bzeltern. L'A.
studia quindi l'opera riordinatrice del Card. Rivarola nel restaurato dominio].
727. Co. -^ S. 18, VI, 1245, 1002. — Missione a Parigi di Monsignor
<Ìella Genga e del cardinal Consalri (maggio 1814) [Il della (ìenga aveva
per i.^truziono come nunzio di felicitarsi con Luigi XVI II e di tutelare a
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^fìr
SPOGLIO DEI PERIODICI
nhtìw di S, B. gl'interessi della religione, com^ inviato di reclamare la re-
Htitu/Jone degli antichi dominii della S. Sede, far conoscere agli alleati
le iriiie palesi di Marat di farsi acclamare sovrano degli stati delia
Chiesa ; giunse a Parigi il 29 maggio, a])])ena in tempo per conferire tol-
rinijieiatore d'Austria, col Re di Prussia e col Metteruich; tre giorni
dojiO giuiisf) il Consalvi, ma eni ratificato da due giorni il trattato per cm
fu dei:jK;i la sorte di Avignone e Venassino e pregiudicata in parte a favore
di'irAiistriÈi quella delle legazioni mentre rimaneva sospesa la questione
ik-ìlv ilnrciie].
:-,^S. Co. — S. 18, VI, 1247 e Vii, 1250, 52, 1002. ^ li Cardnmle
CfJttJ*ali't a Londra neWanno 1S14 {IO ginyno-T luglio) [Dopo iKK-hi
giarni di residenza a Parigi il C. si recò a Londra dove si trovavano i so-
^ rimi confederati; ebbe colloquio col Metternich e sopratutto col priiR'i|K)
re^r^eiitfc' d' Inghilterra il quale promise il suo favore per la restituzione
d*'j:li stati al Papa. Sono importanti: 1° la relazione della conferenza tX)n
lini Castlereag in cui questi promise appoggio al Papa e lo domandò a
sua v<dta per la distruzione della tratta dei negri facendo in cambio pm-
|Kisiiii(>rii diplomatiche e religiose circa 1 emancipazione dei cattolici; 2" la
n laz]L>tii' dt41o stesso Consalvi e i giudizi i)rudenti sugli aifari occlesiastiti
di irirlaiida. Scozia e Inghilterra; le quali relazioni provocarono una comu-
ne viìììu in- dai Cardinale Pacca ad una congregazione di cardinali].
T'iV*. Ce. — S. 18, VII, 1254, 1002. — La restaurazione religiosa in
Francia Nel 1S14 [Riguarda naturalmente lo relazioni della S. Sede e dol
C'U}s:dvi colla nuova monarchia].
~.m. AsI. — S. 5, XXX, 3. 1002. — Pelis!«ier L. G., Alcuni doee.
del/fi p't/iiia Toscana intorno a Sapolemic nel iS14-lS15 [Complemento
ai dotn". del noto voi. del Livi: gazzettino e lettere di Gio. Fabbrini].
73 L JIsL. — S. 8, XXIX, 8.'), 1002. — Flecchia G., Fo^^colo e Borsim
(nel e itttfft fi tenario della morte di Pietro t.) [Due lettere di Luigi Pellico
e una di Silvio P.]
732. Co. — S. 18, V. 1237, 1002. — Pietro Maroneelli non fndrìa-
toreY [Ricorda il fondamento delPaccnisa precisa dello Zaiotti nel l834 sotto
forma di sfida, confermata dal Cusani nel 1873, da E. del Cerro, dal I'.
KiiiiLTi, a proposito della difesa di <j. (ìiuriati, di A. Luzio, di K. Renier].
733, Co. — S. 18, V. 1545, 1002. — Pietro Maroncelli e la rerifà
sinrien [Replica ad una risposta del Luzio ((ìiornale d^ltalia 21 marzo It><J2l
all'art n-ulo precedente].
734, AtiV. — IIL 3, 1002. — Roberti T., Alennc lettere inedite di
(iioen/t/u Battista Brocchi [Alla contessa Fiorini Marzanti, discepola del na-
tundist:i. datate del 1821-24J.
735. Ce, — S. 18, Vili, 1255, 56, 57, 1002. — / eostituti del Conte
Con fif ioni fri [Rifacendosi alle controversie tra gli storici Enrico Misley (1831 )
e Paudi* Zaiotti (1834) pubblica i pjissi della relazione originale di Antonio
Salvorti non ap])arsi nella gazzetta milanese dei 22 gennaio 1824 e riguaiiianti
la part*'('i[uizione del C. alla congiura anti-austriac-ii per la Federazione italiana.
Iif^r preparare la guardia nazionale e la giunta di governo dopo la vittoria,
p*.'r la cliitimata del nemico (1?^ Riferisce inoltre testimonianze di magistrati in
Milano intorno alla pubblicazione della condanna del C. e susseguita i)ermu-
tazknw didla pena di morte; vagliando i giudizi degli scrittori moderni sul «'.
(iomaiìLt la pubblicazione dei costituiti i quali esistono sempre ; sulla scorb
sopr?jtiifhj dello Zajotti annulla la tradizione pietosa del cuscino di Teresa
Coni., invenKione Maroncelliana, e tratta poi delle relazioni del C. col
Mnttnniirh prima e dopo il colloquio di Vienna, delle quali nulla lienetra-
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PERIODO DSL RISORGIMENTO ITALIANO 265>
reno gli antichi compagni del Conto, ma ebbe bensì contezza la diplo-
mazia come quello che miravano a scoprire non la parte di Carlo Albeito-
coi Carbonari già dichiarata nei costituti bensì Taziono delle sette euroi)ee
e loro ramificazioni in Italia].
780. Rn — CXXVll, 1902, IG ottobre. — Bandiiii C, // Leopardi
alla ricerca d'impiego [Su documenti inediti TA. narra le pratiche fjitte
dal L. nel 1825 ])er ottenere il posto di segretiirio all'accademia di bello
arti in Bologna, città a lui prediletta: lo asi)irazioni del P. furono racco-
mandate dal Hunsen a Roma e caldeggiate dal cardinal Somalia e dallo
stesso Leone XII fattone consapevole; ma egli aveva a comi)etitorc untai
Tognetti protetto dal card. Benvenuti ed ebbe il colpo di grazia dal card.
Galeffi, il quale «informatosi delPindole e della condotta del L. » avendo
questi « benché con molta astuzia fatti trapelare i suoi sentimenti assai fa-
>vorevoli alle nuove opinioni morali e politiche, in odi italiane.... è d'av-
»viso cho non sia cosa prudènte impiegarlo in Bologna, lontano alquanto
odagli occhi del governo che può sopra vegliar lo; così opinerebbe che fosso
»oc*.'upato in Roma nella Vaticana come scrittore o in altro modo dove po-
etesse sviluppare meglio i suoi talenti e insieme esser tenuto con ritegno e
svegliato nella sua morale e politica condotta»]
737. Rn. — CXXV, 1902, 16 maggio. 1 e 16 giugno. — Grabinski G.,
Iai Duchessa di Beìty [A proposito del volume del Tìiirria sulla principessa
napoletana. Maria Carolina, che dopo Tassassinio del marito e la rivoluzione
di luglio 1830 riparò in Italia, dove sposò morganaticamente il Conte Et-
tore Lucchesi Palli, nobile siciliano: con costui visse a Massa Carrara donde
preparò quella infelice impresa che fu Pinsurrezione della Vandea, senza che
riuscisse a stimolare in suo favore lo zelo dei sovrani italiani sollecitato
invano. Carlo Alberto, in cui particolarmente sperava, ebbe sincera sim-
patia per la s])edizione, ma non seppe o non potò recarle aiuto al pari degli
altri sovrani d'Europa. Dopo la prigionia visse la Duchessa fino al 1870
afflitta dalla fortuna di \ ittorio Emanuele a danno della sua famiglia a
Parma e a Napoli J.
7.88. AnV. — III, 6, 1902. — Serena A., Un salotto classicista ve-
nexiano [La contessa Lucrezia Mangilli-Valmarana accoglieva nel 1831 allo-
sue conversazioni Emanuele Antonio Cicogna, il poeta satirico Pietro Buratti,
Eugenio rosa pittore, Alberto Guillon musico, Pier Aless. Paravia, Gius.
Coletti poeta vernacolo, il conte Urbano Pagani Cesa tragico, l'ottantenne
abbate Angelo Dalmistro parroco di Coste d'Asolo].
7.39. TphEA. — XXIII, 1-2, 1901. — G. M., Une lettre inedite d'Ip-
polito Rosellini [Da Pisa, 14 luglio 1844, all'abate Paohà, in cui tratta di
un idoletto egiziano].
740. Rn. - CXXIV, 1902, 16 marzo e 1 aprile. — DiRevelG., Carlo
Alberto [Sulla scorta si)ecialmente delle lettere di Carlo Alberto al conte di
Revel continua il racconto degli atti del Re dopo 1 -armistizio Salasco fino alla
abdicazione: C. A. avrebbe voluto abdicare già il 13 agosto del 1848. L'A.
si sofferma sulla composizione del ministero Alfieri, sulla mediazione of-
ferta il 15 agosto dalla Francia e Inghilterra accettata da Carlo Alberto e poi a
stento dall'Imperatore senza cho si venisse a conclusione ; .sullo pratiche per la
nomina dello Chzarnowski capo di stato maggiore e, per intromissione della
Federazione Italiana, del Ramorino al comando della divisione lombarda, sulla
costituzione dei ministeri Gioberti e Chiodo, nonché l'opera imprudente del
ministro BufTa a Genova nel die. 48: a Geno^'a mirava poi durante la cam-
pagna di portarsi il Ramorino colla sua divisione allo scopo di farne centro
nella rivoluzione; chiude lo studio con aneddoti sul dramma di Novara].
741. Rn. — CXXV, 1902, 16 maggio. — Oxilia G, Cnrtatonc e Monta-
nara [Descrizione delli battaglia].
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SPOGLIO DKI PKKIODICI
742. Rfi. — rXXVll, 1002, IG sctt., l. Hi uttoV.io. — Grabinskì (i.,
C'ifìit de Montaleinbf'ì't, lotte religiose e politiche sotto il regno di Luigi
Fffippo e la Repubblica Francese del 1S4S [A proiiosito del volunit' del U*-
t'uiiiirt: tratta anche della (luestione dei gesuiti protetti dal M., sotto il
[•apato di (Jregorio XVI].
T43. AnV. — IIL 0, 1002. — Bullo C /acopo Zennari, segretario
gitterale del gorcrno pror risorto di Venexia nel 1848-1849. [Esulf col
Manin, trasportò i pili preziosi doec, scamiK:> agli arresti nel ISÓl), jiiiiio
Iti Olii morì a Firenze. Tre dooc. in appendice].
744. BttSI. — XXIV, 11-12, 1902. — Un ministro delle finanxed'I-
fftìift oriundo ticinese, [Saverio Vegezzi, ministro di Vittorio Emanuele II
IH I 18(31].
745. Rr. — CXXVj. 1002, 1 luglio. — Mazzoni E., Le feste R0S.ÌÌ'
iifttne, lettere inedite di iì, Rossini^ [Ricorda l'inaugurazione del monu-
iiiritto in Santa Croce e le vicende di (luesto ; pubblica oltre un' ode d<^l
(liidre Cìius(^ppe Manni, dodici lettere del K. a Pietro Komani tra il LS4')
e il ISOG].
740. SS^f- — li. 1, 1002. — Ferraciii A., I^a presidenxa del couifiglio
dri ministri all' costerò ed in Italia [IVr l'Italia trattai (§S8e segg.) delle
fiitistioni del Presidente dai decreti del 1S.">0 e 18G7 fino alla riforma Di'-
l^nrìs del KS70 e della successiva evoluzione giuridica fino al lOOlJ.
747. Rn. - CXXV, 1002, 10 giugno. — Valle P., yeWannircrsnrio
dt Cnstoxa 1865-60 ; ricordi. |I/A. nel ISG') svolse un tema che il ministro
avi va assegnato al generale Cerale, in base al fjuale fu assegnato un co-
Mìùiido di divisione combattente a costui che aveva doti personali e supeva
iiliiiidire ciecamente, ma non sapeva interpretare ragionevolmente gli or-
ditij. come dimostrò nella giornata di Custoza, commettendo errori che l'A.
einiiiiera: in questi ebbe forse qualche parte anche il suo capo di stato mag-
gitutì, il maggiore Billi, bravo uflìciale ma non adatto per tale generale],
748. Ce. — S. 18, Ill-VlIl, 1001-1902. —Autobiografia di un supcr-
mtmo [Komanzo storico con aneddoti e apprezzamenti sui fatti del risor-
gniìento italiano dal 1880 al 1870].
749. Rn. — CXXVIII, 1902 1. Novembre. — Giacosa P. La sintesi
di nn regno [.\lla memoria di Umberto I®]
7r>0. Co. — P. 18, VII, 1253, 1902. — Una corona commemoralira
sidìa breccia di Porta Pia [-arcasmi sull'amministrazione del Comune di
ftonia dal 1870].
751. AnV. — III, 2, 1902. — Ravà G., Nicolò To/wwd^co [Riassume
in lirevi cenni la vita e le benemerenze],
7rì2. Usi. — S. f), XXIX, 2, 1002. — Tamassia "S., Luigi Alberto
Frrrai^ [Necrologia],
75H. Usi. — S. 5. XXIX, 1, 1002. — Lupi C, Cesare Paoli [Biografia
ed elenco degli scritti],
7:4. AsL. — S. 3, XXIX, 3fi, 1002 — Novati F., Com memora x ione
di (taetano Xegri^ [Inserita negli atti della Società St, liOmbarda, con
lettere dell'estinto, intercalate].
7ri5. AsL. — S. 3, XXIX, 35. 1002. — F. N. Luigi Alberto Ferraj
[N'tHrologio con bibliografia].
7ri*) Nn. — XI, 2, 3, 1002. — lìMMnoY.., Domenico Morelli {coni.)
1:h. Rn. — CXXVIl, 1 settembre. — Biraghi P., Guido Pararicini
[Commemorazione delPingegnore costruttore, già garibaldino, morto nel
luglio 10O2].
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PERIODO DEL RiSOROlMKNTO ITALIANO 207
758. Rn. — CXXVII, 1902, 1 settembre. — Sommari va C, // gene-
rale Ferrerò [Necrologio].
759. Rn. — CXXVl, 1902, 16 agosto — Morando G. In morte del se-
jiatore Gaetano Negri.
760. Rn. — CXXV, 1902, 1 giugno. — Vitali L., // teneìite generale
eonte Egidio Osio, [Conni necrologici].
761. Rn. — CXXV, 1902, 16 maggio. — Cornelio A. M., Per Antonio
Stoppani [Riporta alcuni giudizi o insiste per un monumento a Lecco].
762. Rn. — CXXV, 1902. 16 maggio — Di P. S. E. Car. Don Serafino
Bertoglio Parroco della R. Parrocchia Palatina S. Gottardo di Afilano.
r63. Rn. — CXJCIX, 1902, 16 novembre. — Faldella G.. In artista
francescano [Parole dette neiroccasione dell'inaugurazione del busto di
Giuseppe Maffei a draglia Biellese noi 1902].
764. Rn. — CXXlX, 1902, 16 dicembre. — Del Lungo I., Vn edu-
catrice italiana [Marianna Mojolarini, nel cinquantesimo anniversario della
fondazione deiristituto materno di Firenze].
765. S8a. — II, 1, 1902. — Ferraciu A., Gaetano Mar iotti [Profoii-
sore di diritto nell'Uni versiti di Sas.sari, f 6 febbraio 1902].
766. Rn. — CXXIX, 1902, 1 dicembre. — Guerrieri L., // Barone
(iiocanni Ricasoli Firidolfi. — Gallavresi G., // prof. Contardo Fer-
rini. — Sommi Picenardi G., // Duca Guido Visconti di Modrone
[Necrologie].
767. Rn. — CXXV e CXXVl, 1902, 16 giugno, l. 10 luglio. —
Kumor S., D. Giuseppe Fogaxxaro^ la sua vita e il suo tempo. — Fo-
gazzaro A., // mio primo maestro [D. Giuseppe F., nato a Bergamo
nel 1813, fu in relazione con Kosmini, con Ferrante Aporti; datosi al
movimento patriottico nel 1848 dovette abbandonare Vicenza dovVra cano-
nico e professore, passò a Roma, poi in Toscana donde fu sfrattato ;
alcune lettore di lui riprodotte dall' A. descrivono le burrasche di quei
giorni. Nell'inverno 59-60 fu arrestato a Vicenza per arbitrio della polizia
austriaca e condotto a Venezia ove fu trattenuto fino a maggio ; salutò
f«5stante la liberazione della Venezia: ebbe cariche filantropiche e fu direttore
delle .scuole femminili di Vicenza].
Caulo Contessa.
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III.
U\m RECENTI DI STORIA ITALIANA*^^
1. STORIA GENERALE.
A. Metodioa, bibliografia, arohiTif, musei, indioi.
2U*Ì. * Arf'hìclo di Stato in Siena: La sala della mostra e il museo delle
tavolHte dipinte della Biccherna e della GabeMa, Iii-S, p. 00, illustr.
Siena, L. I.,azzeri, 1903.
2(^7. * Calvi E., Bibliotr/*a di bibliografia storica italiana, Roma,
E. I^j.^^clicr e C, 190B.
20K, * C 'Oì^giola G., Proposta di reintegrazione nella sede naturale dei
fondi farnesiani degli archici di Napoli e di Parma. In-8 gr., p. 11.
Fratu. tiiachetti, 19Ò8.
20!) , * FÌ4>ririi N., Dei lavori preparatori alla nuova edizione dei Rerum
italintntm Scriptores, In-4, p. 58. Città di C^istello, I-Api, 1903.
210. * (leritile G., Contribution à Vkistoire de la méthode historiquf.
h\-H, p. 24. Paris, I^opold (Jerf, 1003.
'211, * Indie*" tripartito della Rivista di storia^ arte e archeol, della prov.
d\Aft'ì<stiHdria, In-8 gr , p, 119. Alessandria, G. M. Piccone, 1903.
212, * I^oiie A., La storia educativa. Conferenza. In-8, p. 21. Fos.sano,
M. Kovsotti, 1903.
21^j. * Malfatti B., Sulla necessità di una geografia dell'Italia medioe-
mì*\ In^S, p. 14. Firenze, Rivista geografica italiana, 1903.
214, Meiigliini E., Indici del Bollettino storico pavese diretto da A. Ca-
migiitt Sangiulianij e delle Memorie e documenti per la storia di
Paria e del suo principato dirette dal sac. P. Moiraghi. In-8, p. 104.
Pavia, fiat. Fusi, 1902.
215. * MÌHt'dlanea fiorentina di erudixione e storia diretta da I. Del
Baditi. Indici dei volumi I e II. In-8, p. xxiv. Firenze, I<andi, 1902.
2 Hi. * Moschetti A., // Museo civico di Padova. In-4, p. 176. Padova^
Pròsperi Ili, 1903.
217. * Retffxione della R. Deputax>ione di storia patria per le provineie
moiìenrsi al Congresso internai, di scienxs storiche. In-8, p. 24.
Modina, Vincenzi o Nipoti, 1903.
2iH. * Rizzoli L., I sigilli nel museo Bottacin^ Vili. In -8, p. ll.(Estr.
<Ìal Boll, del Museo oiv. di Padova, V, 9-10). Padova, società Cooper.
ripogr., U)02.
(1) 1 libri Regnati con asterisco (') furono mandati alla Rivista, e saranno
arjLTumento di si)eciale recensione o nota l)ibliO{?raflca.
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STORIA QKNEBALE 269
210. * Scaramella G., L'archirio del coUeyio Cicognini di Prato. Indice.
In-«, p. xiv-29. Prato, Giachetti, figlio *e C, 1903.
220. Scota N. B., Considerazioni sul materialismo storico. In-8, p. 187.
Bologna, Treves, 1903.
B.' Storia della chiesa» dell'arte, del diritto*
delle lettere, del costarne, miscellanee.
221. Arallani V. A., Pei regni deWarte e (Ulla critica. In-16, p. 239.
Torino, Eoiix e Viareugo, 1903.
222. Btadego G., Discorsi e profili letterari. In-8, p. 287. Milano,
Cogliati, 1903.
223. Barbar K., Monumenta Germaniae et Italiae typographica. Leipzig,
Harrassowitz, 1903.
221. Comba E., Donne illustri italiane proposte ad esempio alle giovi-
nette. In-10, p. xv-200. Torino, Paravia e C, 1002.
225. * Dolcetti G., Le bische e il giuoco d'axxardo a Venexia (1172-1807).
In-8, p. xnr, 287. Venezia, Manuzio A., 1903.
226. Donazzolo P., Storia della geografica. In-S, p. 236. Feltre, Castaldi, 1902.
227. * Ferracina G. B., Documenti inediti Hferentisi alla storia della
provincia di Belluno. (Estr. dall'Antologia veneta, IH, 1-6). In-8,
p. 58. Feltre. stab. P. Castaldi, 1903.
228. * Fouillée A., Esquisse psychologique des peuples européens. In-8,
p. xix-:)50. Paris, Felix Alcan, 19Ò2.
229. * Gallerie (Le) nazionali italiane. Notizie e documenti. Voi. V.
ln-4, ili., p. viii-392. Koina, Unione cooperat. editrice, 1903.
230. * Giovanni ni G., Le donne di Casa Savoia. Seconda ed, riveduta e
aumentata, con ritratti, ln-8, p. xii-4r)2. Milano, L. F. Cogliati, 1903.
231; GourdanltE., U Italia pittoresquc. In-8gr., p. 311. Paris, Hachette, 1903.
232. Magni B., Storia dell'arte italiana dalle origini al secolo XX. 3 voi,
In-8 gr., p. r)49-6 17-862. Roma, officina poligrafica romana, 1900-1902.
233. Masi E., Donne di storia e di romanzo. In-16, p. 401. Bologna,
Zanichelli, 1903.
234. Manri G., Storia ecclesiastica. Parto II. (Da Callisto II a Leone XIII).
Voi. 11. In-8, p. 409. Milano, tip. S. Giuseppe, 1902.
235. * Natali G. o Vitelli E., Storia dell'arte con 243 iUustraxioni.
In-8, p. 548. Torino, Roux e Viarengo, 1903.
236. * Negri G., Segni dei tempi: profili e hoxzHti letterari. In-ICT,
p. xxxi-454. Milano, U. Hoepli, 1903.
237. Pepere F., Lezioni di storia del diritto italiano^ compendiate da
F. Degni. Disp. 1-2. ln-7, p. 1-16. Napoli, Cozzolino e C, 1903.
238. Raccolta dei pnincipali trattati e convenzioni riguardanti la fron-
tiera italo-svizzera (Canton Ticino). In-8fìg., p. 197 e 10 tav. Firenze,
Istituto geografico militare, 1902.
239. * Ratzel Fr., !*olitische Geog rapine oder die Geògrapkie der Staaten.^
des Verkehre^ und des Krieges. ln-8 gr., p. xvii-838. Miinchen, 01-
denbourg, 1903.
240. Rohertston A.. The roman catholic churcli in Italy. In-8, p. 272.
London, Morgan and Scott, 11>03.
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KTA PBKROMANA E ROMANA 4il
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TKMPl MODERNI 273
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8:3lj, Lnzzatto G., / hanclficri ebrei in Urbino neiretà ducalr. Jn-S,
|i, S-J. l'adova, Soc. coop. tipogratica, IDO:^.
H'J", Weiss T., Basels Antri am Kriegen geyen Oian^iacomo de Medici,
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atwii, I. Pietro Giordani . Iii-S, p. xii, 172 e 4 tav. Firenze, Lumaehi, 1903.
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3ti(i, ' Spadoni P., L'untrersità di Macerata nel risorgimento italiano.
h\'H. p. 8. Fano, Montanari, 1902.
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madama di Stari ed al roìuanticismo in Italia. In-8. p. IDI. Milano,
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3(tii. * Mestica G., Studi leopardiani. Firenze, Succ. Ix) Monnier, 1902.
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371. ' Vicini G., Lo stato politico delle quattro legazioni e la sommossa
di Forlì nel i832 con metnorie biografiche d'una famiglia patriot-
tira e nuovi documenti. In-8, p. 103. Bologna, Zanichelli, 1902.
372. Giusti G., Dieci lettere inedite di O, Giusti: contributo alla storia
dcffii amori del poeta. In-16, p. 70. Firenze. Liunachi, 1902.
373. * Isola I. G., Diario dei fatti occorsi in Genova negli anni
i8M'4S-49. In-8, p. 26. Genova, frat. Carlini, 1902.
374. * Ili Giacomo S., // quarantotto. In-8 gr., ili., p. 52. Nafioli, Stab.
BulfTi, 1903.
37.'!. (fTOttanelli L., / moti politici in Toscana nella prima metà del
arroto AVA', studiati sopra i rapporti segreti della polizia . In-8,
p. 190. Prato, tip. siicc. Vostri, 1902.
'olii, Horson, Précis des opérations militaire^ de Vartnéc sarde dan,s la
Qampagnedr. 1859 en Lombardie. In-8, p. 82. Annecy, libr. Abr\-. 1903.
3
Empoli,
7. * 3lasi C, Lettere inedite di G. Arcangeli. In-8, j).
Tntvursari, I90B.
3T8- ' Bratti D. R , / moti romani del 1848-49: dal carteggio di un
diplomatico del tempo. In- 10, pagg. 93. Venezia, De Bon, 1903.
37['. llnrand-Henry A., Le^ doctrines et la politiquc économiques du
roifite de Cavour. In-8, p. 250. Paris, Pedone, 1902.
380. * Martinetti G. A., Vnamarexx^t toccata a Silvio Pellico. In-8,
p, IO. Saluzzo, Bovo e Baccolo, 1903.
381. Culumiatti C, Mons. Luigi dei marchesi Fransoni, are 'rescoro di
Tor no, i832-02j e lo slato sardo ne: rapporti colla chiesa durante
fifl*-" per. odo di tempo. In-8, p. 640 e 3 tiiv. Torino, Derossi. 1902.
382. jllagni A., Le vicende della spedizione Cosenx nella guerra dei fSfiO.
iti-S. p. 12. Koma, Forzani e C, 1902.
353. Qthindel-Vial L., l'na pagina di storia: giitrnale degli arreni menti
poliUci e militari nelle Calabrie dal 2H luglio al 6 settembre tSGO,
Ifi-s. i>. 592. Napoli, tip. degli Artigianelli, 1902.
354. Puzzi K., Roma e Napoli, Berzecca e bigione. In-8, p. 59. Milano.
Vfjloiiti(«ri. lligamonti e C. 1902.
3sri. *^ De KeLset, Mes sonrenirs. L'unite de r Italie et l'unite de l'Al-
It magne. Iii-8. p. f^JO. Paris, Plon-Noiirrit et C, 1903.
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PKBIODO &EL KÌSOROIMKNTO ITALIANO 277
386. Nicoli P., La mente di Giuseppe Ferrari. I11-8, p. 173. Pavia^
tip. Ck)operativa, 1902.
387. 3forelli G., Vittorio Emanuele II dai documenti di sua vita e morte,
In-8, p. 500 e 30 tav. Milano, libr. editi*, nazionale, 1903.
388. * Il generale Pianeti. Memorie. In-8 gr., p. 614. Firenze, G. Bar-
bera, 1903.
389. * RoiniaEi A., Storia del ministero della pubblica istruzione. Parte I
e IL In-16, pagg. 20(3-177. Milano, Albrighi, Segati e C, 1902.
390. Mazzani T., L'università degli studi di Siena da l'anno 1839-40
al 1900-901. Jn-8, p. xlvi-346. Siena, Nava, 1902.
391. Peiiolazzi E., L'istruzione pubblica in Ferrara dal iSo9 al i902^
In-8, p. 166. Ferrara, Taddei, 1902.
392. Occioni Boiiaff>m4 G ^ La R. Deputazione di storia patria veneta
nel primo trentennio dalla sua fondazione.^ 1873-1902. In-8, XLm-77.
Venezia, tip. Emiliana, 1902.
393. * Plebano A., Storia della finanza italiana dalla costituzione del
regno alla fine dei sex. XIX. Voi. llf, dal 1888-89 al 1900-01. In-8,
p. 590. Torino, Roux e Viarengo, 1902.
394. Caetani di Sermoneta M., Epistolario (pubbl. a cura di 0. Pas-
serini). Voi. I. In-8, p. 275 e ritr. Città di Castello, Lapi, 1902.
395. * Fran cesia G. B., Vita breve e popolare di Don Giovanni Bosco
illustrata da Q. Piana. 2* ed., in-16, p. 414 e 12 tav. S. Benigno
Canaveso, scuola tip. Salesiana, 1902.
396. Ponzio L., Commemorazione popolare del prof. C. Magenta. InSy
p. 2.S. Pavia, Ponzio, 1903.
397. Nisco A., Ricordi biografici di N. Xisco scritti dal figlio Adriano,
In-S, p. 275. Napoli, stib. tip. Pierre e Veraldi, 1902.
3i)8. * Corsi G., // barone Giovanni Ricasoli Firidolfi. In-8gr., p. xix-121 .
Firenze, G. Barbera, 1902.
399. * Graziano G., Umberto I di Savoia, Bio-bibliografia. In-8^
p. Lxiii-292. Torino, Sacerdote, 1902.
400. Capitano M., Francesco Crispi e le sue memorie. In-16, pagg. 192.
Milano, B. Manzoni, 1902.
401. Bonaeina C, Storia universale della chiesa cattolica durante il
pontificato di Leone XIIl. Parte II. In-8^ p. 497 a 1306. Torino,
Marietti, 1902.
402. Narfon J. (Da), Leon XIII intime. In-8, p. 280 ili. Paris, libr.
Juven, 1902.
403. * Ghio P., Notes sur l* Italie contemporaine. In- 16, p. 232. Paris.
Colin, 1902.
404. Zaccaria A., I due primi re dell'Italia unita. In- 16, p. 344 e 3 ritr.
Bologna. Zanichelli, 1903.
405. Canclini M., Pontificato di Leone XI II. In-8, p. 115. Torino,
Marietti, 1903.
406. Romor S., D. Giuseppe Fogazzaro: la sua vita e il suo tempo,,
In-8, p. 179, ritr. e 11 tav. Vicenza, tip. S. Giuseppe, 1902.
407. * Fabbroni L., Dell'opera di Dio in Italia fatta dalla chiesa cri-
stiana evangelica. In-8, p. 30. Firenze, Chiesa cristiana, 1901.
408. Giiglielmini A., L'Italia nel Brasile. In-16, p. 46. Napoli, Muca, 1902.
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'21 S
LIBRI EiTKANEI ALLA STORIA ITALIANA
LIBRI KSTUANEI ALLA STORLA ITALIANA
mandati in dono alla Bivi sta (1)
1. Aiiriqiie N. i Silva F.. Eiisaìjo iìe ima bthliografìa hìiftorìca i
jpoyrafiea de Chilc. In-S gr., p, xix-G70. Santiago do rhilt\ Jinprenta
'Baivolona, IDOii
2. Barbagallo C, La rorìna (ielle società elleniche a tipo spartatìo.
Iu-8, p. 23 (Kstr. dai Hcndifonti del K. Ist. Lomb. di scienze e lotte iv.
Serio II. voi. XXXVI. ll.M»:ij.
3. Beiitoii E. J., The Wahash trade roiite in fhe dervlopnient of the
old north'tresf. In-S, p. 112. Baltimore. Hopkins Press, 11)08.
4. Brizzolara G., La Francia dalla reslauraxione alla fondaxionr
della terxa repubhiica (1SJ4-1'S7(J). In-M. p. xx'-ODf). Milano. Hoepli. 190:^
5. Camus J.. La seconde tradnction de la Chinirqie de Monderiile.
In-8. p. 20. Paris, Firmin-Didot et C, 1903.
C. Ccitterall R. C. H.. The Second Bank of fhe l'nited Sfales. In-^,
p. 5,38. Chicago. The University Press. 1903.
7. Cauchie A., L'cafension de la jnridiction dn Xonce de Bruxelle^i
aux dnchés de Liniboary et de Lnxenìbonrg cn 17SL In-8. p. 11'.
Bruxelles, Kiessling et (.'., 1903.
8. (/elani E., Sopra nn erbario di Gherardo Cibo conservato nella
Biblioteca Angelica di Bontà. In-S. ]). 40. (ìenova, Ciminago. HA)-.
0. Clinton Weaver Cli., Liternal iwprorements in Xurth Carolina
previous to ISdO. In-8. p. 95 Baltimore, The Jolins Hopkins Press, 1903.
10. De La Mazelière, Essai sur Vérolntion de la cirilisation indienne.
2 tom. ln-10. p. 439-()44. Paris, libr. Plon. 1903.
11. Denis S., Ilistoire contemporaine : La chnte de V empire, le gouver-
nement de la défense naf onale, et l'asseìablée nafionale. T. 4.« In-N,
p. 670. Paris, Jibr. Plon, 1903.
12. Dickson White A., Storia della lotta della scienxa con la teologia
nella cristianità. Disp. 18''-20''. ln-8 gr.. [i. ()80-77()-xuiii. Torino,
Unione tip. editrice, 1902.
13. Fisk G., Continental opinion regarding a proposed middle europcau
Tari ff- Union. In-8, p. 02. Baltimore, The Johns Hopkins Press, 1902.
14. Grasso G., Australiani indigeni e britannici di fronte alle svan-
taggiose condi^Uoni geografiche del loro continente, In-S, p. 15. Roma.
Società geogi-, italiana, 1903.
15. Karpeles G., Storia universa le della letteratura trad. dal professor
Valbusa con note ed aggiunte. Fase. 21-24. In-8, p. 017-751. Milane.
Soc. editr. libraria, 19Ó3.
16. Lavisse E., Histoire de France depuis Ics origines jusqnii la rém-
lution. T. I, IV. V. In-S, p. 395-450-334. Paris, Hachètte et C, 1902.
(1) Questi libri, non potendo sempre per il loro argomento formare tema
di recensione nel coriKj della Rivista, saranno largamente annunziati nello
Notizie tra le PtiOhìicazioui varie, quando siano relativi alla storia.
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LIBKl K6TRANKI ALLA STORIA ITALIANA 271)
17. Matter P., La Prusse et la réroìution de 1S4S. lu-lC, p. 304. l^iris,
Felix Alcan, 1003.
18. Pareto N., Bìblìofpca di storia ecoiìoinica. Fase. 20 e 27. In-S,
Milano, Soc. editr. libraria, 1903.
19. Piiech A., Uecherclics sur le discoiirs aitx (ìrecs de Taticn. I11-8,
p. vii-159. Paris, Felix Alcan, 1908.
20. Romano P., Prolegoìneni alla scicnxa dclV educazione. In-8, p. UkS.
Torino, (}. K. Paravia, 1<K)2.
21. Romano P.. /dati antropologici in jìedagogia. In-8, p. 7. Acireale,
Donzuso, 1903.
22. Sanna A., Pro Sardinia (parto prima). In-8, p. 95. Sa.ssari, Rcanu. 1002.
23. Seillière E., Le Comfe de Ool)ine^iu et Varyanisme historique. ln-8,
p. XLT, 450. Paris, Plon Nourrit e l'., 1003. "
24. Stiitz U., Kirchenrechtliche Abhandlungen. 3 H. Pfarrkirchc u. Sfift
im deutseh. Mittelalter rou H. ScÌKefer. In-8, p. xiv-210. Stuttgart,
Fordiuand Knke. 1903.
25. Thornstein B. VeMeu, Loan credit in inodern Business. The Univors.
of Chicago Press, ÌiM)3,
20. Tri vero C, La dottrina della legge naturale in Volueif. Iii-lO,
p. ix-84. Torino, C. C'iausen, 1903.
27. Turba G., Qe^ichichte des Thronfolgerechts in alien Jiahsburgis^'écn
iMndern bis xur pragmatiscken Sanktion Kaiser Karls \ I (1 15(>-1732).
ln-%S gr., p. iv-415. Wien. (ari Froiniiie. 1903.
2S. Vertua-Gentile A., Voce materna .\\\-\(ì^\)A2^, Milano, U. Iloepli, 1003.
20. Vidal J. M.. Un inquisiteur juqé par ses rietimes. Jean Caland et
les Carcassona s (J'JHÒ-rJHO), Paris, A. Picard, 1903.
30. VioUet P., Histoire des institntions politiques et adininistratires de
la Frauee. T. 3.e In-8, p, 001. Paris, L. I^nrose, 1903.
31. Villari P., La ^a Dante Alighieri» a Siena. Discorso. (Estr. dalla
«^ Nuova Antologia»). In-8, p. 27. Roma, Direzione della «Nuova An-
tolocria-, 1902.
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«Jlp.
IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Congresso iiiteriiazioiiale di scienze storiche. — Troppo tardi sì
puhMii-a la nostra Rivista per poter dare utili infurmazioni sul Congresso
f;hi^ w^n siano già note per mezzo dei giornali politici e letterari ; troppo
presto \iiv fornire un riassunto ufficiale dell'opera compiuta, che solo potili
Lutidiinv a buon fine il Comitato ordinatore del Congrosso. Ci limitiamo
411 indi Ei una sintesi obbiettiva, astraendo dalle questioni varie anche di
i4irattore personale, che talora parvero agitare le pacifiche letture e discussioni,
e d.illi^ inutili postume osservazioni.
Il 1 aprile, in una seduta preliminare tenutasi al Collegio romano, l'as-
«emblra dei Congressisti acclamava presidente generale il senatore pi"of. l*a-
s<[tiiilr^ Villari, che a sua volta proponeva a vice-presidenti Adolph Harnack,
Paul >l<jyer, James Rrice, Basilo Modesto v e Ludwig Pastor, con V intesa
c!lie l<' Si'isioni si nominassero i loro presidenti, vice-presidenti e segretari.
ìjd i^ezioiii furono otto, di cui talune suddivise in gruppi : l'*^ Storia antica,
rìpigrafiìi, filologia classica e comparata; 2^ storia medioevale e moderna;
.■>^ storia della letteratura; 4'^ archeologia, storia delParte, storia dell'arte
musicnìe 0 drammatica, numismatica; 5* storia del diritto, storia dello
scienK*^ economiche e sociali; (3* storia della geografia e geografìa storica;
7'^ stona della filosofìa 0 storia delle religioni ; S^ storia delle scienze ma-
tematiche, fisiche, naturali e mediche. Le sezioni l*, 2^*, 3'**, 4* (eccetto il
gruppo dell'arte musicale e drammatica) 7* e 8* furono ospitate nelle salo
del Collo^'io romano; Parte musicale presso la K. Accademia di S.a Ce-
cilia, hi ^)^ nella sala del Circolo giuridico, la 0* presso la Società geogra-
fìeii it^ilìana.
Si cjdcola a 2400 il numero degli aderenti al Congresso e a 1800 quello
dei presenti a Roma; non cosi numerosi, talora anzi assai scarsi, interven-
nero allo sedute delle varie sezioni. Sebbene mancassero molte individualità
spiocate^ tanto italiane quanto forestiere, non può negarsi che molti bei nomi
figuravano nelPelenco dei Congressisti, tanto da potersi senza esagei-aziono
affermare, che erano rappresentate nobilmente tutte le speciali manifcsta-
KÌ0111 degli studi storici. L'azione del Congresso si ò esplicata tra il 2 e il
*J aprilo in un'infinità di comunicazioni 0 letture, di cui non è possibile
dare Pelonco e ancor meno indicare il valore, e nella sommaria discussione
di Hlouni temi, di cui sarebbe stato opportuno far conoscere almeno la
forinola con le conclusioni del Relatore prima del Congresso. Il numeroso
elen» lì vorrà dato dagli Atti ufficiali con le relative votazioni, che augu-
riamo |MiKsano avere qualche effettivo risultato. — Come saggio indicheremo
1 tenu discussi nella sezione 2a : Nevati, Per la pubblicrttìone del « Corpus
insenptiorum italicarum mcdii aeri*; Schiaparelli L., Proposte per la
puhhUcaxione di un i^ Corpus chartarum Italiae»; Gerola, Sulla isti/n-
xknir tlì un museo veneto levantino in V'enexia: Gorrini, Opportunità
di un roord inamento delle norme legislatice e consuetudinarie rispetto
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NOTIZIB K COMUNICAZIONI 1^81
alla eonsuHmione e pubblieaxlone dei documenti degli archivi di Staéo^
riferentisi alla storia recen'e e contemporanea; Frédericq, Blok, Gertz,
Bresslau, Sagnac e Monod, Altaniira, Putuam, L'insegnamento della storia
nei diversi Stati e nei cari ordini di scuole.
11 Congresso fu apeilo solennemente in Campidoglio alla presenza delle
LL. MM. il Re e la Regina dMtalia; subito dopo inauguravasi la parte
centrale della Forma Urbis nel cortile del palazzo dei Conservatori, ove
il rettore dell'università di Berlino, prof. Gie^ke, presentò il dono di S. M.
l'imperatore di Germania, consistente in 4 volumi di fotografie di autioJii
monumenti romani. In occasione del Congresso fu pure preparata una
Mostra di topografia romana nella Biblioteca Vittorio Emanuele ; in onoro
dei Congressisti il Municipio allestì un concerto di musica sa(jra iil teatro
Argentina, un solenne ricevimento nelle salo capitoline, l'illuminazione del
Colosseo, la visita al monumento a Vittorio Emanuele II; il Ministro della
pubblica istruzione invitò i Congressisti air esame dei lavori del foro ro-
mano sotto la guida deirarchitetto Boni, e all'inaugurazione della Rampa
imperiale dal Foro al Palatino; e S. M. il Re offerse un pranzo all'ufficio
di Presidenza e ai delegati eìiteri.
Il Congresso storico fu occasione di molto pubblicazioni, taluno delle
quali saranno argomento di speciale esame da parte della Rivista storica;
ci limitiamo per ora ad accennare quelle che ci furono cortesemente favo-
rite. Già abbiamo ricordato nel fase. 4® del 1902 Vindice d-dV Ateneo Ve-
neto^ la lìelaX'ione della Commissione senese di storia patria, il Rendi-
conto della Società ligure di storia patria^ il Rapporto della Società
storica subalp na, la relazione dei proff. Caron e Sagnac sopra L'État
artucl des études d*histoire moderne en France, — Ora aggiungiamo :
1' L'indice tr' partito della Rivista di storia^ arte e archeologia della
provincia di Alessandria dal 1892 al 1901; 2^ La relazione della R. De-
pufaiione di storia patria per le province modenesi; 3'* (ili Irulici
delle pubbliccixioni sulla storia medioevale italiana raccolte e re-cen-
site da Carlo Cipolla nel Nuovo Archivio veneto, per cura di Giuseppe
Giorno; 4® L* Indice dell' Archivio del Collegio Cicognini di Prato com-
pilato dal prof. G. Scaramella: 5'* L'Indice della Miscellanea fioren-
tina di erndixione e di storia; 6'' Li Relazione del cav. Antonio
Jatta sulVoperct della Commissione provinciale di archeologia e storia
patria di Bari nel ventennio 1882- 1902; ?• // Catalogo tripartito della -
bibliografia finora pubblicata sulla storia generale e particolare d'Italia
di Emilio Calvi; 8* L^ Introduzione aH'Mdics generale della Rivista
storica italiana. — In analogia con queste pubblicazioni debbono essere ri-
cordati il volume di Nicolas Aurique e Ignacio Silva intitolato Ensayo de
una- bibliografia historica i jeografica de Ch'ile; lo studio del dottor A.
Moschetti su La funzione odierna dei musei civici nella vita munici-
pale italiana; la proposta del prof. Medardo Mori ci Sul contributo del
ministero della P. /. alla biobibliografia degli scrittori italiani; la Pro-
posta del dott. Giulio Coggiola di reintegrazione nella sede naturale dei
fondi farnesiani degli Archivi di Napoli e di Parma, il Nuovo saggio
di catalogo ragionato delle edizioni barberiane presentato dal comm. Piero
Barbera; la memoria postuma di Bartolomeo Malfatti Sulla necessità di
una geografia dell' Italia medioevale; l'elegante illustrazione, offerta dal
K. Archivio di Stato in Siena, La sala de la mostra e il Museo delle
tavolette d p'nte della Èiccherna e della Gabella: e lo splendido volume,
curato dal prof. A. Moschetti, // Museo civico d. Padova^ minutamente
descritto e squisitamente illustrato.
Al Congresso puro furono prese itate altre notevoli pubblicazioni. —
Breve per mole ma caratti^ristica per il «contenuto la Protocarta comitale
Sabauda del 2 aprile lOOH^ curata dal barone A. Manno por incarico della
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l^S? NOTlZiK K COMUNICAZIONI
Dopiitazioiio di storia patria ])or le antieho provinoif o la Lomhaniia. e
|)re-;eiitata a S. M. Vittorio Einanueh' III il 2 aprile 11)03. inauj^urandoM
in ('ainpido<:lio il Cjnjjrosso storico internazionale. — Coniplossa la Mistd-
Innea di .sfudt r (/octimenti offerta dalla Soeietà storica lombarda, fwii
j»rejL;evoli studi di A. Sepulcri, F. Xovati, B. No«rara, K. Sabbadini, A. Katti.
K. Motta. S. Ambrosoli. — Importantissimo il Costituto del Comune di Siena
rotffariwfito net i:H)9-lHliL edito dai valenti arcliivisti senesi sotto la jriiida
del dotto cav. A. Lisini, o coraggiosamente ])ubblicato dalla tip. di Luid
Lazzori. — Apidaudita dalla seconda sezione del Congresso fu Tardità impresa
di Sci]>ione Lapi, il solerte editore di tlittà di Caslello, della nuova adi-
zione dei Ueriinì Italicarum Scrifdorcs di Ludovi(;o Muratori, sotto la
direzione di (Giosuè Carducci e Vittorio Fiorini, di cui fu comunicata ai
Congressisti la chiara e dotta relazione sui lavori preparatorii: già compar-
vero 15 fascicoli curati da V. Fiorini. (ì. Kossi. (i. Monticolo. i». Mazza-
tinti. L. Frati. A. Sorbelli, A. Scgarizzi. G. Honazzi e Fr. Torraca. — An<*he
cji tipi del Lapi. il valoroso Luigi Fumi presentava un nuovo prezioso d«»-
<umento storico, ossia La Ir^faxione in Francia del cardinal Pietro Aldih
brandino narrata da Ini inritcsiino, inelegante volume in-4. proceduto da
una dotta ed elaborata prefazione (l).
R. Depiituzioiie sovra ^li ^stiidi di storia patria par le antiche
Provincie e la LoinbarJia. — L'annuale a<lunanza generale si tonno ii<d
nìattino del '11 aprile H>Oi{ sotto la presidenza del senatore Domenico Ca-
rutti. 1 soci Hoselli e Manno riferirono sulle speciali dimostrazioni di stima
date dal Congresso storico internazionale alla K. Deputazione, e sull'alto gni-
dimento di S. M. il Ke ]>er la ]>ubblicazione della Trotocarta conntale Sa-
bauda; il segretario barone Manno riferì poi specialmente sui lavori in
<torso e su (luelli che si stanno ]»reparando per commemorare dognanifiite
il secondo centenario della battaglia di Torino (7 settembre 17()6). Si pro-
pO!>e alla sanzione sovrana la nomina a socio effettivo dell'avv. Pietro Al-
camo da Pietra Ligure, e si elessero a soci corrispondenti italiani il dottor
S. Lippi, il maggioro D. (tuerrieri, il dott. P. Valenti, il prof. K. Renicr
e il dott. Santo Monti, e a soci corrispondenti stranieri il prof. J. Camus,
il comandante M. Weil, il prof. R. Peyre, il prof. P. Kehr e F. Bouvier.
Avendo i Ministeri di grazia e giustizia e dell'istruzione pubblica d«^
lib(?rato di fare uno studio sugli archivi capitolari del regno, provvedendo
ai m(*zzi di conseVvarno ed utilizzarne la suppellettile storica, incaricarono
l'Istituto storico itiiliano di assisterli nella parte scientifica, e questo deloirò
la K-. Deputazione di storia patria per le regioni di sua crompeteuza terri-
toriale. A tale ottetto la Deputazione ha designato un suo rappresenta ut'^
presso ciascun archivio. coU'incarico di esaminare d'accordo coi K. sul>-
economi e (;olle autorità ecclesiastiche lo stato attuale di conservazione, di
custodia, di ordinamento, di accessibilità e di corredo d' inventari, e di
riferirne, indicando lo misure opi>ortune di conservazione o di riordinamento.
La K. Deputazione ha testò dato in luce il tomo Vili (3* serie) della
Miscellanea di storia italiana ^ contempli te duo poderosi lavori: l'uno dol
prof. Arturo Segre, Documenti di storia sabauda, riflettenti il governo di
Carlo II di Savoia dal 1510 al 151^6, oltre due Ap])endici ; l'altro di Luigi
Anuit di S. Filippo, Indagini e studi sulla storia economica della Sar-
degna attraverso tutti i secoli della sua storia.
Appreniliaiiio all'ultimo momento la dolorosa notizia della morte del
barone Dolhiti di Saint-Pierre, sopraintendente degli archivi piemontesi.
Delle sue benemerenze verso gli studi storici, specialmento subalpini, diremo
in altro fascicolo della Rivista.
ili In altro fascicoU
„,-eciall analitiche rece „.
sommariamente accennate.
Uro fascicolo, mancandone in cpiesto lo spazio, si pubblicheranno
8i)eciali analitiche recensioni di parecchie tra le più notevoli « i)ere, cpii api>ena
nente accennate.
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■•TV ■
KOTIZIK B COMUNICAZIONI 283
Nuove Riviste. — Salutiamo con cordiale augurio di prosporitii il
secondo anno di due Ki viste, che mirano ad un tempo alla fratellanza dei
popoli latini e al risorgimento del genio latino nell' arte e nelle lettere :
La Renaissance latine, diretta da Constantin De Brancovan, o Le Cronache
(iella civiltà elleno-latina, sostenute dal nostro valoroso infaticabile Angelo
De-Gubernatis, che nel primo fascicolo testò comparso deiranno II ha dato
un resoconto particolareggiato del primo Congresso internazionale latino, di
cui fu caldo promotore.
Diretta da Pietro Palumbo ha fatto la suji prijna apparizione la Rivista
storicn salentina. Si pubblica a Lecce ai primi d'ogni mese in fascicoli di
pag. 04. al prezzo d'abbonamento annuo di lire dieci. Come il titolo stosso
indica, valendosi del ])rezioso tesoro degli archivi meridionali, mira ad illu-
strare segnatamente la penisola salentina, (^he scrisse pagine così notevoli
nella storia italica.
Mexei»» gros*seJ:* Koiiversations-Lexicoii. — Abbiamo annunziato in
altro fascM(H)lo della Rivista la sesta edizione di questo celebre Dizionario,
segnalandone il 1* volume. Il secondo volume testò comparso va dalla pa-
rola Asfilhe alla voce Bismarch\ in 1)14 pagine in-8. Fregi esseuziali di
(juesta pubblicazione sono: 1. L'estensione veramente enciclopedica del les-
Mco. per cui non c'ò voce di scienza, letteratura, arto, industria, commercio,
vita pubblica e privata che non trovi la sua dichiarazione; 2. I^i modernitii
il»'l lavoro, che tiene conto di tutte le più recenti sco])erte e trasformazioni
])0litioho, economiche, meccaniche, industriali, artistiche; 3. La giusta pro-
])orzione nella trattazione delle singole voci, secondo la loro importanza,
però sempre entro i limiti d'una grande sobrietit e moderazione ; 4. L'ob-
biettività dell'esposizione, aliena dalle fazioni d'ogni S])eci(; e mirante es-
senzialmente a fornire dati di fatto accert^iti e si(;uri ; 5. La competenza
specifica dei collaboratori. 11 volume riceve lustro particolare dalle 190 in-
cisioni di svariatissimo ^'enere, che concorrono a chiarire il testo : strumenti,
ritratti, piani di città, carte geografiche e topografiche, tavole ornamentali,
ecc. In aggiunta ad alcuno voci furono inserite, come appendice, parecchie
juìgine di nuovo testo e numerose illustrazioni ; alla sola voce BiUlhauer-
Lnnst^ elle già occupa undici pagine di testo, fu con mi chiaro pro-
siK?tto storico attribuita una serie preziosa di venti tavole, che ci offrono
tutti i tipi della figurazione umana jirtistica dagli Egiziani ai tempi mo-
derni, attraverso tutte le civiltà. È bene ricordare eziandio, che i temi
]»rincipali sono pure arricchiti della n^lativa bibliografìa, sussidio utilissimo
agli studiosi. Con tutti questi pregi non è a dubitare, che la 6'^ edizione
di*l grande Lessico di conversazione del ^leyer avrii in Germania e fuori
]«' più liete accoglienze.
Pubblicazioni storiche relative alla Francia. — In pochi mesi sono
usciti dalla Casa Hachette (pattro nuovi volumi dvìVIIistoire de France,
diretta da Ernest Livisse. 11 tomo IV è diviso in due volumi, di cui il 1°
e redatto dal prof. A. Covillc dell' Università di Lione e comprendo Les
'premier s Valois et la guerre (Ics Cent ans (1;]28-1422); il 2' è compilato
dal prof. Ch. Tetit-Dutaillis deirUniversitii di Lilla, e riguarda Charles VII,
Louis XI et ics premières année^ de Charles Vili (14i?*^-1492). Il tomo V,
j»ai-te 1*, è scritto da Heniy Lemonnier. prof. airUnivorsità di Parigi, ed
espone Les guerres d'Italie, La France sous Charles Vili, Louis XII et
Frantoi» I (1492-1547). Il titolo stesso designa rim]>ortanza deirargomento
trattato nei tre volumi; con preziosa unifoi-mità si prosegue nel sistema
iniziale, ossia indicazione sommaria delle fonti e della letteratura, ed espo-
sizione scevra dal peso delle citazioni e discussioni erudite; trattazione non
solo delle questioni politico-militiiri, ma eziandio delle condizioni economiche,
f^ociali, religiose, artistiche, letterarie. Ultimo comparve il tomo I, 1, Tableau
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28^1 NOTIZIK K COMUNICAZIONI
de in gpographie de la Franco, per cura dol prof. P. Vidal Do Ia Blaehe
(IdrUiiivorsitii (li Parigi: vi si trova ad un tempo la storia del suolo fran-
»Tsa 0 la descrizione scrupolosa, sebbene con intonazione poetica, del paese
nell'attraente varietii dei suoi aspetti ; così pure vi si leggono indicazioni
sobrie e precise sul carattere degli abitanti delle diverse regioni, e pru-
denti considerazioni sull'intluenza della posizione geografica e della strut-
tura iisii-a della Francia sopra i suoi destini. Di tutti questi volumi il V
interessa direttamente Tltalia. perchè vi si narrano le guerre in essa com-
battuto da Carlo VJIT, Luigi Xll e Frances(;o I dalla calata del 1494 sino
alla morte di Francesco 1 (1547).
È stato pubblicato il terzo volume (ìeWHistoire dr^ institutions po-
litiqneji et oflmitììstratire^'i de la Franee per cura di l'aul Viollet, niemhro
deiristituto (Paris, L. Larose). Si raggira sugli ultimi secoli del medioevo
0 studia in distinti capitoli lo seguenti istituzioni : Les franchises ti Us
t'ommune^ — fjes Corporatioìis — Les Etats gémraux ei les États prò-
vinciaux (da Filippo il bello a Carlo Vili) — I/administrcUion royaU, les
prévòt-s^ les baillls et Ic^ sénérhaux — Les parlements — Les chambres
des comptes — Le conseil — Fjes finatiee^ ordinaires et extraordinaires.
IjH corrispondenza politica degli inviati francesi alPostero sotto i Valois
del secolo XVI ha già fornito occasione alle pubblicazioni di Jean Kaulek (1),
di liOfòvre-Poi-talis (2) e di Tausserat-Radel (3), attinte specialmente ai
documenti conservati dal Ministero degli affari esteri. Ora il sig. A. Vitalis,
della Società, degli antiqmiri di Francia, ha intrapreso F illustrazione d'uà
altro diplomatico del sec. X\M, quasi del tutto dimenticato, ossia di Doini-
ni<iue du Gabre (4). Nato a Grenade sur Gai-onne, applicatosi agli studi
di teologia, divenne presto vicario generale dol cai*dinale di Toornoii a
A neh. Mercè il suo protettore fu fatto elemosiniere del Re e vescovo di
Lodève nel l.')47. Verso la fine del 1551 Enrico li lo nominò tesoriere
generale degli eserciti francesi in Italia, con residenza a Ferrara, ove riniafitì
sino al 1554, quando venne promosso ambasciatore a Venezia, ove dimon)
sino al 1557; richiamato in Francia vi morì il 1 febbraio del 1558. 11
sig. Vitalis non trovò la vsua corrispondenza in un unico deposito; egli
dovette fare lunghe e minuto ricerche alla Biblioteca nazionale e all'Archivio
del Ministero degli affari esteri, e scoperse molti documenti nella biWioteca
di Grenoble e nelPArchivio di Stato di Modena; in tutto 218 documenti,
oltre 14 collocati in appendice. Chi ricorda il periodo storico, cui si rife-
riscono le missioni del vescovo di Ledevo, e Fimpoitanza politica della sua
residenza, comprenderà facilmente il servizio dei nuovi documenti tanto
per la storia di Francia quanto per quella d'Italia ; perchè il tesoriere e
Tambasciatore erano incaricati di raccogliere tutte le informazioni possibili
sui papi, sui principi, sulle repubbliche italiane, sugli avvenimenti politici,
militari, ed anche privati. E il Du Gabre, come i suoi predecessori, amabile
epicureo, ma abile negoziatore e sottile diplomatico non venne meno al suo
compito, per quanto può rilevarsi specialmente dalle lettere indirizzate al
duca di Ferrara, al re di Francia Enrico II, al Connestabile di Montmo-
rency, al cardinale di Lorena, al cardinale de Tournon, al duca di (juisa.
Il testo è corredato di molte sobrie annotazioni, atte a chiarire i pei-sonaggi
il) J. Kai'lek, Cotrespondaiice polUifjue de MAf. De CastiUon et De Maiilla^
a/ìtf/assddeurs de Franee en Angleterre { 15:n-1512 ).
(2) G. LEFèvRE-PoRTALis, Correspoìidance poUtique ite M. Odet De Selve, ««#-
bassadeur de Frame en Anoleterre « 151(5-1519 •.
<3) A. Taisserat-Radel , Correspondance polUique de Guillaume Pellici€t\
afrtbassadeur de Franee à Venise « 1510-1512 i.
fi) Alexandre Vitalis, Correspondance poìitiqu^ de Dominique Dh Gabre.
I>arl8, Felix Alcan, IIKW.
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NOTIZIK K COMUNICAZIONI 285
miUK'i'Osi ricordati nelle missive del vescovo di liOdève, di cui sarebbe
difficile rammentare o trovare le notizie biogratìche.
11 signor J. I^ir, membro dell'Istituto, pubblica la 3^ edizione, fornita
di nuovi ritratti, piani, documenti e note, della pregevole opera sua su Luisa
De I^ V'allière (1): la giovinetta oscura di Tours (n. 1644), divenuta da-
migella d'onore di madama Enrichetta, moglie di Filippo, fratello di Luigi XI V^,
amata dal giovine re Luigi XIV nella fioritura della sua giovinezza (11)61-73)
e madre di parecchi figlioli, non ancora trentenne seppellitasi volontaria
in un convento di carmelitane, ove morì dopo 27 anni di dure penitenze
noi 1710. È un lavoro accuratissimo, che non solo ci informa della vita di
Luisa ÌjSì Valliéro e degli amori giovanili di Luigi XIV. come potrebbe
apparire dal titolo, ma ci dà copiose notizie sulla corte francese, sopra i
suoi intrighi e costumi, e intorno a molti personaggi che vi ebbero parte
i;ospiciia, come Anna d'Austria, Bossuet, la principessa Enrioliettii, il mar-
chese di Lauzun, Olimpia e Maria Mancini, Maria Teresa infante di Spagna,
il cardinale Mazarino, la marchesa di Montespan, la signorina di Mont-
peusier, Gastone, Filippo e Margherita d'Orléans, ecc.
Paul Gautier ha dato uno studio completo sui rapporti della signora
De Sttìol con Napoleone (2) : dall'una i>ai-te la figlia di Necker, entusiasta
del generale Bonaparte, desiderosa di conciuistarlo e legarlo al suo carro trion-
fatore, irritata poi dell'indifferenza per lei e per le sue idee, scrittrice accla-
mata prima dall'opposizione francese, indi da tutta TEuropa coalizzata contro
Napoleone; dall'altra il generale vincitore che lo sfugge, il primo console
che s' indegna contro i suoi scritti, gli intrighi e le congiure, l'imperatore
che Tespelle dalla Francia e la fletta in braccio ai Tedeschi, ai Kussi, agli
Inglesi. Che c'è in fondo a questo confiitto tra V imperatrice del peìisìero
€• rounipotento imperatore V Così egregiamente riassume la risposta ed il libro
l'autore: « Une querelle de personnes, d'abord, une antipathie tonte instinctive
libre de nature, de caractère, où il entre d'une part du dópit. de la vanite
blessée, de la rancune, de Tautre beam^oup d'absolutisme et d'orgueil, et
le dédain de la femme qui n'est pas nniquement femme, qui sort de son
ròle d'épouse et de mere. Sur ces raisons toutes personnelles viennent se
j^reffer les raisons politiques, tirées des circonstiinces, de la situation de
la Franca et de l'Europe à cette epoque, des progrès du despotisme mili-
taire. de la fragilità trés réelle de T immense edifico imperiai. Enfin. — et
eela élève infiniment le débat, — il y a dans ce conflit un objet permanent,
éternol, une «luestion de principes, où s'agitent les plus grands intérets de
l'humanité, les rappoi*ts de la morale et de la politi(iu(i, la dire(^tion de la
vie des peuples et des individus * .
A far parte della Collezione storica Villari, l'editore Ulrico lloepli
ha testé pubblicato lui volume di G. Brizzolara, J a Francia dalla restan-
ragione alla fondazione della terra repubblica ( 18l4-ì8T0). E' bene,
«he si faccia conoscere la storia delle altre nazioni, specialmente contem-
poranea; al gran pubblico, che ama istruirsi, senza approfondire: e a tale
intento è appunto diretto il volume del Brizzolara, non erudito né critico,
ma volgarizzatore. Per modernitii d'intonazione sar(»bbe forse stato oppor-
tuno presentare non solo le vicende politico-militari della Francia, ma anc^he
il movimento economico, sociale e intellettuale; come pure si sarebbe data
una più esatta conoscenza della Francia moderna, continuando la narraz.ìone
colle vicende della terza repubblica.
(li j. Laiu, Louise de La VaìUère et la jeuìiesse de Louis AVr, d'apvès des do-
cumeiits irtéJits, aver de noureaux portraits, platut, docftt/teììts et notes. 'A.e édit.
Paris, llbr. Plon, 19(W.
(•2) Pai'l Gactier, Madahìe de StnPl tt Xapolènìì. Paris, lil>r. Plon, 190:j.
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280 NOTIZIK K COMUNICAZIONI
J)i questa aveva intrapreso ]a storia analitica Saniiu-l Denis, di cui la
libreria Plon-Xoiirnt lia ora ]nil»ì»Iieato il 4° volume (1). Ma anche il Deni^^
s'è arrestato a ]MÌn(nj)io del canimin'»; infatti dopo di avere nei tre volumi
j)recedenti narrato la caduta MelFinipero. il jroverno della difesa nazionak^
0 la ])aciticazione deliberata dall'assemblea, in questo eliiude il suo studio.
conducendo jjli eventi solo fino al IST."). Argomento del 4'^ volume sonoji|i-
punto il governo di Adolfo Thiers, rop<M-a politica e legislativa dell'assernhlca
nazional(\ la presidenza del maresciallo Mac-Mulion, il tentativo di restau-
razione della monarchia nel lS7r{, il settennato, la costituzione del 1873.
il ministero Buffet e la fine delTassemblea nazionale.
Pubblicazioni stroriche varie. — 11 prof. Harbagallo ha tratto da un
suo volume di prossima publdicazione un capitolo ))ieno d'interesse La
Rovina delle società elleniche a tipo .spartano^ studio economi<^o-socialo,
riceo di erudizione, che lascia sperar bene dell'opera, ond'è tolto.
11 XVII fase, della Bibliothèr/ue de la facnltè deji leftrcs di Parigi
«•ontiene le IiccUerches sur le discoiirs au.r (ìrecs de Tatien (Paris, K. Alcaii),
seguite da una traduzione francese del discorso con note Indaga cioè TA.,
quale sia la data e il luogo del discorso ai <Treci di Taziano, il metodo,
lo fonti, la dottrina, le tendenze, il valore letterario, i rapporti cogli scrit-
tori ]»agani contemporanei.
11 piof. A. Cauche in una breve memoria esamina L'extension de la
jnridietion da iionce de Bruxelles anx duc/iés de Limbonrg et de Luxnnboìtrg
ni 17S:j ( Bruxelles. Kiessling et (\), studiandone lo s('0|»o e le consegiionzo.
Il prof. A. Bolando delP Accademia sciniitifìco-letteraria di Milano, valen-
dosi spe<Malmente dei lavori di I^assen, Mill, Wilson, Flechia. Elphìnstone,
Gleig, Ihinter, Dauvers e Fraser pubblica la Cronologia storica dell' Indi (i
nell'età moderna (Firenze, Soc. tip. fior.), ossia dal 1498 al IKSi. utilis-
sima a tutti, specialmente per orientarsi nella formazione dell' impero
anglo 'udiano.
Jl Man^hese De La Mazelière, già noto per alcuni pregevoli studi nel-
restremo oriente, ci dà coi tipi Plon-Nourrit et C, un illustrato Essai
s'ftr l'érolation de la cit^ilisation indienne in duo volumi. Nel primo egli
espone le origini della razza indiana, le grandi linee della sua storia, l'evo-
luzione delle sue leggi, dei costumi, della religione, delle arti e delle lettere.
Nel secondo ci fa vedere la trasformazione della società intliana sotto la
intluonza della civiltà europea e delle dottrine individualiste dell'Inghilterra,
studiando le istituzioni politiche ed economiche dato dagli Inglesi all'India
itontem])oranea.
Nella Bihliothèque d'histoire contctnporaine edita da Felix Alcan fu
pubblicata di recente un volume di Paul Matter, intitolato hi Prnsse et
la rérolntion de 1S4S. Rinssunte le vicende della Prussia dal 1810 al 1847,
l'A. descrive lo spirito jiubblico a quel tempo, i torbidi e l'insurrezione del
marzo ISIS, l'azione dell'assemblea nazioiuile prussiana e il successivo
trionfo della reazione.
l'n grazioso studio dcd nostro amico e collaboratore, prof. Camillo Tri-
vero, confina colla storia (2). Senza voler aj)profondire la filosofia morale
flel Volney. egli però si propose di rintracciare che cosa rappn^sonta il
Volney come filosofo moralista, a <{ualo scuola lo si debba ascrivere, a
quale indirizzo connettere l'opera sua, in quale gruppo classifie^trlo. E rag-
giunge il suo scopo, prendendo in particolare esame roperctta del V. inti-
tolata: La loi natn rette oh Catéchisnie da citoyen francais.
(1) Samikl Dkms, Histotre contemjìoraine. T. iv. Paris, libr. Plon, 190C}.
(21 Camillo Tuivkuo, Fm dottrina delia legge naturale in Volney, Torino, Carlo
Clausen, \\m.
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NOTIZ'K E COMUNICAZIONI 287
Dairriiivorsità di ('hica<;o riceviamo a ricordo d<d primo suo diMciuiio
tre clr^anti lavori. 11 1" è di Kalph ('. Jl. ('attorni (1) sul ^ La Seconda banca
<l«'^li Stati Uniti » . Stabilita noi ISH), ha sonipre posseduto un poruliaro inte-
ro<<o. por ossor il migliar modollo di una banca con diramazioni o per
la lotta sostenuta col Pn^sidente Jackson. I.e questioni ad (>ssa connesso
sono per conseguenza di insolito interesse», tanto bancarie (puinto ]>oliticbo.
Il i)res(Mitt' lavoro è il i)rimo che tenta fornire una completa storia di
«piesta banca, particolarmente dal lato politico. Fra j^li interessanti so^i^etti
trattati sono i segmenti: ' The Rettiiìts of L ideile' a Sijstnn ■ , «^ The last
Days of the fi ani: e ^ The J ani: as a (ìorernmeni Ayenry * . Jl testo
'"• stato chiarito da sei prospetti grafici, tre ap])endici, una com])leta biblio-
^Mafia e dall'I ndi(!e analitico. — Il '^" di S. V. Hreckinridge, Legai Tender^
«ontieno uno studio sulla storia monetaria inglese ed americana — Il .S** di
Tliorstein B. Veblen è una dissertazione^ sul Loaìi eredit lU modem Business.
Sebljone non ci siano ancora pervcuiuti, annunziamo i seguenti libri,
die hanno attinenza diretta o indiretta «-ol programma della nostra Kivista:
PoKRo Carlo, Terminologia geografiea. Kaccolta di vocaboli di geografia
e scienze affini per uso degli studi di geografìa generalo e militare. Torino,
Tnione tipogr. editrice.
Hki.ow \k. (j. u. Mkinkckb F., Ilandhiteh der mif telai ferì irher ttnd
neneren llesrhichfe in pan»cchi volumi, per cura di speciali autori, illu-
strati. Miìnchen, K. Oldenbourg.
Steffkns Franz, Lafeinisclie Paldographie. I. Abt. (Tafel l-.'J.')) Kultcic-
Irlang der Intein. Sehrift his Karl den (irossen, Freiburg (Schweiz),
rniversitiits-Huchhandlung.
N'ouoKN' Walter, Das Papsttnm und Bguinx. Die Trennung der
heide Mdrhfc und das Problem ilirer Wiedercereinignììij bis xum, Unler-
yange des hy.Kantinischen Neirhs ( I4')H). Biudin, H. Jieh's Verlag, 1003.
Dito Orkste, La Carboneria ed altre società segre/e nella prima
ìmtà del secolo XIX in Italia.
Pubblicazioni scolastiche e per nozze. — Ci sono pervenuto pa-
r»»cchie publdicazioni storielle d'indole scolastica, che è bene ricordare. —
Tra i Manuali Barbèra di scienze giuridiche, sociali e politiche terrà bel posto
la Storia del diritto italiano del ])rof. Carlo Calisse (2). Il 1° volume
«b.'lla 2** edizione riassume lo Fonti del diritto , ripartito in (juattro
epoche: bizantina, barbarica, del risorgimento, moderno. — 11 prof. (ì.
Scipioni ci manda il Saggio d' un nuovo Manuale scolastico ]>cr i J.icei
e gli Istituti tecnici (8). che per ora cr)mprendo solo il periodo stori(^o,
che si estende dal 47() alF.SOO. — La Biblioteca degli studenti, edita da
\ì. (jiusti, contiene duo volumetti, l'uno del Vigo per la storia del medio
evo (4), Taltro del Cappelletti per la storia moderna d'Italia (.")). — Del
prof. Flamini l'editore R. Giusti ci dà due compondii di storia della lette-
ratura italiana, l'uno più ampio, già usato e apprezzato nei nostri Licei (ti),
l'altro brevissimo per la sua Bil)liotechina degli studenti (7). — Hanno
l)un' intento scolastico il lavoro di F. Borghi, edito dull'operosissima ('asa
llocpli, sulla storia di Milano, in cui riassume per le scuole e le famiglio
dì Uaijmi C II. Cattkual, The secoiid Bd/di of the United States. Chicago,
Tlie rniversitv Press, mx.\.
i'2) ("ALissif C, Storia del diritto itnliano. Voi. i, Jj* fonti. Firenze, (f. Bar-
l»èra, liHtó.
-H» Scieioxi G., Storia del tnedio ero. Parte I. Ascoli-Piceno, Stai». Ces;irl, HKtó.
• il Vn;o P., Stot'ifi tfenernle del medio ero. Livorno, H. Giusti, UXtó.
!.'>! C'api'kllktti l., Storia d'Italia dal i iv? al isi.',. Livorno, H. (ìiusti, VM2.
it) Flamini Fr., Couipendio di storia della letteratura italiana ad uso delle
>^cnole wH'ondarie. Livorno, K. Giusti, UmH.
1} Fi.A.MiNi Fu., Storia della letteratura italiana. Livorno, R. Giusti, \Wri.
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288 NOTIZIK K COMUNICAZIONI
25 secoli di storia milanese (1), e ropora della signora Emma Trott' t'am-
purmo, che in una serio di letture istruttive ed educative fa conosctre la
storia di Venezia o no descrive i monumenti (2).
Abbiamo ricevuto tre pubblicazioni per nozze, d'indole storica. Per
nozze Castelli-Muller, Emilio Motta pubblicò alcune lettere di Veronica
Gambara, Margherita Trivulzio, Elena Kiccoboni, Gaet^ina Agnesi, Elisa-
betta Caminor. Teresa Bandettini, Marianna Dionigi, Ginevra Fachini, Teresa
Oonfalonieri, Costanza Perticari, Clarina Mosconi, Isabella Albrizzi, tratte
dagli autografi in Trivulziana (3). — Per nozze Polacco-Luzzatto gli studenti
della Facoltà di giurisprudenza di Padova pubblicarono un documento tratto
dagli Annali dogli studenti tedeschi di quolP Università del 1587, per cui
la Kepubblica permetteva ai protestanti di seguire la propria religione (4i.
— Per nozze Bargagli-Petnicci c^on Vivarelli-Colonna il dott. Casanova
illustrava un documento senese del 1422 sugli ordinamenti suntuari (5).
* Société d'études italiennes. — Gli ultimi Bollettini (19«, 20o e 21«>) di
questa Società ci annunziano sempre migliori novelle. 11 numei'o delle ade-
sioni ò salito a 1213; in sei Facoltà francesi s'è istituito un corso i-egolarc di
lingua e letteratura italiana ; tre nuove Rivista, ossia la Renaissance latine di
Em. Faguot, il tìuUetin italien degli Annalesde la Faeulté de lettre^ rfc Bor-
deaux e lo Cronache della civiltà elleno-lafina del nostro De Gubernatis
propugnano il ravvicinamento dei popoli latini e s'adoprano per il culto della
nostra lingua e letteratura in Francia; due giovani aggregati, ildott. Bigot
del liceo d'Alais e il dott. Sécheresse del liceo di Rochefort tennero applau-
dite conferenze al Circolo filologico di Napoli ; una borsa d^aggregazione per
l'italiano fu di recente accordata, per la prima volta, a un allievo della
Sorbona; alle 123 conferenze fin qui tenute alPanfiteatro Quinet della Sor-
bona sulle lettere, arti, scienze e storia italiana altre 11 si aggiunsero nel
presente anno scolastico.
Le conferenze del 1902-03 furono le seguenti : Dojob, La confessimi d'tm
poètc: le secreium de Pétrarqne; Sirven, Uévolution de la tragèdie ita-
Henne depnis Ics origincs jusqiià Vittorio Alfieri; Madelin, L'entrerue ,
de Bologne elitre Leon X et Francois Icr : Ghio, La psychologie de Vanni'
ehiste italien; Coutaud, Cagliostro et les sociétés réeolutionnair^s ; Meugin,
Les romantiqìfes anglais et francais et l' Italie: Rosenthal, A pì'ojìos df
l'exposifion de Bruges: primitifs flumand et pr imiti fs italiens;i^\^\\^^'
Vn pape et un architectc: Fani III et Antoine de San Gallo le jrunf;
Eulart, Les fresques de Chypre; De Bouchaud. Benrenuto Cellini: I^'
Bourdcllès, Léonard de Vinci, elude d^ ensemble.
Ci rallegriamo col prof. Dejob specialmente per i felici risultati della
sua attività ammirabile nella nobile impresa. Anche i due suoi ultimi
scritti : Les bourse-s de racances et de séjour à Vétranger, Les liuiites dn
genie de Michiaeel^ sono j)rova dello zelo, ond' egli è animato, e per
cui tutti dobbiamo essergli grati.
(1) Borghi f., Venticiììque secoli di storia milanese. Milano, v. Hoei»li, l**''^-
(2) Trotto Camitrmo E., Venezia nel presente e nel passato, lettute. verona,
frat. Drucker, 1902. , ^ ..
(3i MOTTA K., .Alcune lettere di illustri italiane tratte dagli autografi in Tri-
vulziana. uelllnzona, Colombi. Ukw.
ii) Ada illustris domini Joannis a lironckhorst et BattenhorcK ìilten ìfaronif
in Riniborch: anno 1.'>H7. I»a(1ova, Salniin, ll»02. ^^tn
(5) Casanova K., Sospensione di ordinaìuenti suntuari in Siena l\itì> Illusiniia.
Siena, I.. Lazzeri, 1902.
l»incrolo, Tipografia Sociale. — Molino Gii'seiti:, gerente responsahile.
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>r»'
Bnigi^ Gli scolari nello studio di Padova nel 500 (A. Bonardi) -> 198
Staffetti, Donne e castelli di Lunigrana (Higoni) . . » "201
Pellegrini, Rei. di amb. lucchesi a Roma nei sec. XV-XVII (E. G.) > 203
Oiierrini, ÌJi brigata granatieri di Sardegna (Rocchi) .. . » 20.-J
6. Periodo della rivoluzione francese (17S9-1815).
Sansotie^ Gli avvenimenti del 1799 nelle duo Sicilie (I-iibate) ^ 20<i
Weil, Le princc Eugòne et Marat. T. Ili, IV, V (Roberti) » 211
Lemmi, La restaaraz. aastiiaca a Milano nel 1814 (Chìattone) ^ 218
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1900).
Moriy Cenni storici sui lavori topografici italiani, ecc. (Rinaudo) :> 210
^fasi C, Lettere inedite di G. Arcana:eli (Id.) . . ^ 220
Rieeiotti'BrcUti, I moti roimmi del 1848-49 (fd.) . . ^ 220
Martinetti, Un'amarezza toccata u Silvio Pellico (Id.) > 220
BiadegOj Cosare Betteloni (Id.) * 221
NegriM., Se^ni dei tempi (Id.) » 221
— D'Aneoìia, Ricordi ed affetti (Id.) . . . . . » 221
Qovone, Il generale GiuHoppo Govono (D. 0.) . . > 228
II. Sposrlio dtti Periodici, ossia di 40 Riviste nazionali e fore-
stiere e di Atti e Memorie di Deputazioni e 8ocietà storiche,
di Accademie e di altri Istituti scientifici e letterari, con
riassunto di 463 articoli di storia italiana (Carlo Contessa) . » 225
III. EUnoo di 208 raoa&ti pabblloaiioni di storia italiana « 2GS
rv. Hotisia e oonanioailoni. — Congi'esso internazionale di
scienze storiche. — R. Deputazione sovra gli studi di storia
patri» per le Antiche Provincie e la I^mbardia. — Nuove
Riviste. — Meyers grosses Kouversations-Lexicon . ^ IMb-
blicazioni storiche relative alla Francia. — Pubblicazioni
storiche varie. — Pubblicazioni scolastiche e per nozze . » 280
La Rivista storica italiana si pubblica in fascicoli trime-
strali di almeno otto fogli di stampa (pag. 128). — Il prezzo
annuo di abbonamento è di lire dodioì per l'Italia e di franchi
quattordici per i Paesi delPUnione postale. Ciascun fascicolo
separato costa L. 3,50 all'interno e fr. 4 all'estero. Gli abbo-
namenti si prendono alla Direzione della Rivista storica ita-
liana^ Torino, via Brofferio^ j, e presso i principali librai
italiani e forestieri.
É sospesa la spedizione agli abbonati, che non paga-
rono ancora l'importo del 1902. Si pregano tutti i signori
associati di afiFrettare il pagamento della quota d' abbona-
mento per il 1903.
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TORlXO-r{OMA-MT^AXO-FlKKNZ^^XAPOLl
CARTE MURALI STORICHE DMTALIA
coini)Uat3 dal Prof. P. RAVA8I0 e disegnate da I). LOCO HI
alia srala di 1 : I/JOO^OOO, tiUtc in ire fogli
la.
IV.
V.
vr.
Dimensione Sciolto Montate
tA?lae
1 ,50X1,^^0
1,50 XI. HO
1,50X1,30
1,50X1.30
1,50X1.30
1.50X130
cornice
L. 9 I . 1»)
Hi
I. 1 /Itili i a ai tempi dei Longobardi sino alla
prima venuta dei Franchi (dall'anno 5(38
al 1Ò4) ' .
II. L'Italia al tempo del dominio franco e dei re
autonomi (dalPanno 774 al 9(51)
L'Italia durante il predominio tedesco —
Comuni (dairaniio 9()1 al 1301) — Car-
tina: L'Italia dal 1302 al 1400 — Signorie
e IVmcipati
I/Italia nel J492
L'Italia dal 1492 al 1559 — Predominio
gpagtiuolo — Cartina: L'Italia dal 1748
al 1796 — Predominio austriaco .
L'Italia nel 1798 — Cartina: Lltalia nel ÌHÙQ
V IL L'Italia dal 1809 al 1815 — Cartina: Lltalia
pei ti-attati del 1815
VfU. L'Italia durante le guerre por la sua indi-
pendenza e unità — Annassioni del 1859
e 1860 — Cartina : Unificazione dell'Italia
dal 1860 al 1870
Queste Gartk murali «toriche rappresentano i più notevoli
mutamonti cui anelò j^)ggotla Tltalia nelle vicende politicbe.
Nelle rarie epoche della cita politica del nostro Paese ogni Carta
ritrae uno di qucyH emergenti motf tenti storici^ in cui l'Italia frorossi
notevolviente ìinitata nelle sue diritfioni territoriali. In fine d'ogunna di
e^se rV itn indice^ che. mentre rivhia^na i colori della stessa carta, dà
un rapido cenno degli Stati in essa covipresi. Quando poi fra l'epoca
di una carta e quella che segue risulta una lacuna, supplisce una Cartina,
rappresentante i mutamenti portati da rmoei trattati o da altre ricende.
,50X1,30
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16
KJ
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ir.
16
GoMM. Prof. COSTANZO RINAUDO
ITLAHTE STOBICO
Compilato con largbi criteri didattici, si da servire opportunamente ]>tT
qualsiasi testo di storia, ra])presenta questo Atlante storico un vero pre-
gresso ^dell'i ndiustria cartografica nazionale.
E stiita pubblicata lo scorso anno la Parte prima, Il Mondo antico.
in 14 tavole, con 19 carie, che per chiarezza e nitidezza di disegno, conn'
per ricchezza di particolari, ])ossono certamente competere con le migliori
produzioni straniere. — Fra pochi giorni comparirii la Parte secK)n(ia, 11
Medio-«vo, pure in 14 tavole, con r^O cart^'.
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Anno XX, 3*^ S. Lugtìo-Settenbri 1903 Voi. Il, fase. 3
RIVISTA STORICA
ITALIANA
^^ '"ni .
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA COLLABORAZIONE DI MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
DlKKZlONli:
Torino, Via Brofferio, 3
1903
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éìMih.
INDICE DELLE MATERIE
I. B«€«iiBÌoai • not« bibUogrftilohc
1. Storia generale
Meyer, Zur Theorie u, Methodik der Geschichte (Cipolla) . Pag, 281>
Hoensbroech^ Das Papst. i n sazial-Kultur.AVirksamkeit (G. Capasso) » 2<JH
Amante e Bianchi^ Memorie storiche di Fondi (Manfroni) • . > 295
Àfasi, Asti e gli Alfieri nei ricordi della villa di S . Martino (Bondonio) » iW
Mullateray Le memorie di Biella (C. R.) . . . . » 804
Miiwcchiy Bellosguardo a Firenze (V, Gian) ... » 30r>
2. Età preromana e romana.
Tropea, Ia stele arcaica del foro romano (Hariaui)
Nissen^ Italische lAndeskunde (Oberziner) .
Axan^ Annibal dans les Alpos (Grasso) . .
CostOj Corso di storia del diritto romano (Brugi)
Viertel, Tiberius ujid Gerntanicus'(De Sanctis) .
Sant'Angelo, Roma: origine, progresso e decadenza (Salvioli) > 31S
Troplong^ Influence de Christ. sur lo droit civil des Romains (8.) » 3U>
305
30^>
312
314
3. Alto medio evo (sec. V-XI).
Hartmann^ I)or Untergang der antikeii Welt (Salvioli) . » 3'^
Siekel, Zum karolingisohen Thronrecht (^.alvioli) . . > 320-
Gaspar^ Sicilisohen Bìsttimer u. Graf Roger I (id.) . . » 321
Kehr, Ergfinzungen zu Falco von Benevent (Cipolla) . . » 321
Fiorini, Lavori preuarat. alla nuova ediz. dei E. I. Script. (Zanelliì » 322
Capasso^ Fonti della storia napol. dal 568 al 1500 ^Schipa) > 324
4. Basso mjedio evo (sec. XI-XV).
Oerola, Ijì dominazione genovese in Creta (Bigoni) . , » 32r>
Huys^iens, Kardinal Napoleon Oi-sini (Cipolla) ...» 327
Del Qiudiee. Codice diplom. di Carlo I e U d'Angiò, III (Schipa) » 32H
Ocbhardt, Conteurs fiorenti ns du moyen age (Cian) . . » 320
Lugano f A. Bargensis Chronicum Monti» Oliveti (Savio) . » "^2^
Manfroni, La batt. di Gallipoli e la politica veneto-turca (Bonardi) ^ 33<^
Calieri^ Statuti del comune di Treville (Sangiorgìo) . . » 333
Vaccarone^ I principi di Savoia attraverso le Alpi (Leon^) > 334
Fraschetti^ Luigi di Savoia sonatore di Roma (Dito) . . » 33.'V
Starrabba^ Consuetudini e privilegi di Messina (V. L.) . » '^'^\^
Bertoni^ La bibl. estense e la coltura ferrarese (Professione) » 341
Uolxapfel^ Die Anfànge der Montos pietatis (Cipolla) . » 343-
5. Tempi moderne (1492-1789).
Seton Watson^ Maximilìan I, holy roman omperor (Cipolla) * 343
Jlerre^ Europfiische Politik i. cyprischen Kriege (id.) . . » 344
Luxxatto, I banch.. ebrei in Urbino nell'età ducalo (Felici Angeli) » 34ti
— 11 censim. della popol. nel due. d'Urbino nel sec. XVI (id. ) » 34f>
Del Piero ^ Vita e studi di G. B. Ramusio (Battistella) . » 34^>
Vivaldi, La Gerusalemme liberata nelle sue fonti (V. C.) . » 3.')()
Santi^ A. Tassoni e il cardinale Ascanio Colonna (id.) . » 351
Fumi, Legazione in Fiaucia del caid. Aldobrandino (Grilli) ^ 3.V>
Alberti^ li battaglia dell' Assietta (Rocchi) . . . . > 3r>U
Conti^ Fatti e aneddoti di storia fiorentina (BoUea) . . > H'^S.
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F^^TTV:^'
•^■^ CO' .
I. ^^^ : j)/ 3
RBCBNSIONl E NOTE BlBLI0GKAFlcke^i2*!«^
h STORIA GENERALE.
EDUARI) MEYER, Zar Theorle mid MethocUh der Geschicliie,
geschlchtsphilosophische UntersKChimgen, Halle ^/g, ^'ie.
meyer, 1902, pp. viii-5().
104. — Secondo il M. non si dà insegnamento del metodo
storico, come non cen'è rispetto alla concezione geniale delle
opere cV arte. Neppure egli si prooccupa della questione se la
storia sìa scienza, o non lo sìa; poiché i)er lo storico, egli a f-
l'erma, basta che la storia esista. 11 M. si pone di fronte alla
scuola di Lamprecht, secondo il quale deve escludersi dalla storia,
o porsi in seconda linea, la libera volontà e l'azione individualo,
quasi che la storia dovesse occuparsi delle masse, agenti por
necessità, come le forze naturali. A questi sistemi, che recen-
temente ebbero molta diffusione, rillustre autore della storia del-
l'antichità muove guerra decisa. Ed è bene che una parola au-
torevole si levi, a difesa deiriniziativa libera individuale, e di altri
elementi vitali della storia, che si vogliono dimenticare special-
mente dai seguaci del materiaUamo sporico. Non credo lultavìa
che. tutte le opinioni del Meyer siano da accettarsi, e special-
mente trovo infondata la conseguenza alla quale egli giunge,
quando di deduzione in deduzione egli viene a negare resistenza
di leggi storiche. Panni che qui si vada da un eccesso all'altro.
Il Meyer pone come elementi fondamentali della storia la
libera volontà e il caso, elementi che la. parte avversaria mi-
sconosce del tutto 0 quasi. Della libera volontà discorre alquanto,
senza tuttavia precisare se e come la distingua dal determinismo.
Assai più a lungo egli parla del caso, che fa consistere nel fortuito
incontro di due conseguenze dipendenti da cause diverse. Egli
giudica come un errore grossolano il credere (*he se noi aves-
Rivista storica italiana, :Ja S., n, a. lì)
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2iX) RKCKNSIOKI E MOTK BIBLIOOBAFlCHK — C. CIPOLLA
Simo ])ieiia conoscenza della natura, il caso non esislerebbc più.
Anzi pare che egli voglia far risalire il motivo del caso diret-
tamente a Dio, pur soggiungendo cho Tintervonto di Dio nella
stovia spetta al teologo e non allo storico. Sopra le varie parli
di questa teoria molte osservazioni si possono fare. Anzitutto è
a notare che so sono necessarie le causo determinanti i fatti, il
cui incontro costituisce il caso, questo è in ró perfettamente de-
terminabile, come effetto lontano di quel principio causale cho
lega insieme le due cause determinanti i due elementi del caso.
Quindi l'orrore grossolano constatato dal Meyer non esisto. Un
grado sup(vrioré di riflessione ci farà (*()noscoi*o che neppure quando
si tratti di cause libere, il caso si sottrae alle leg^i doll'essere,
0 quindi il caso, a stretto rigore, non può trovar posto. Quanto
l)oi alle relazioni del caso con Dio, è agevole notare come eguali
siano le relazioni del caso, e quelle di ciò che non è caso, lii
oltre so Dio opera negli avvenimenti umani non si vede il nn>
tivo por cui se ne occupi solo chi tratta di Dio, e non chi tratta
degli avvenimenti umani. Abbiamo due termini; la loro mutua
reflazione può essere considerata tanto da chi studi il primo,
come da chi studia il secondo di questi duo termini. Quindi
non si cai)isco come lo storico sia obbligato a prescindere dal-
l'azione divina e provvidenziale.
Il Meyer fece assai bene sviluppando il valore che il caso
ha nella storia. Ma temo di' egli esageri. Io non nego ne il
fortuito, ne la libertà del volere; ma non trovo che la storia
escluda per questo, o rigetti anche lo altre cause. Anzi trovo
cho la libertà del volere, essendo cosa diversa dal capriccio,
concorre direttamente a costituire le leggi storiche. Quanto poi
al caso, non mi sentirei certo di dire, col Meyer, che la car-
riera politica di Bismark dipese dal caso, ch'egli andò a sosti-
tuire nel Landlag un deputalo ammalato. Anche la scoperta di
(f al vani fu casuale, ma al caso delle rane non può equamente
ascriversi una nuova dottrina fìsica, la quale assai più dipese
dalla preparazione scienti fìca e dalla tenace volontà dello scien-
ziato, a cui il caso si offerse. Il Meyer pensa ai mille fatti ca-
suali, che stanno di fronte ai pochi fatti d'altra natura e ne
deduce conseguenze che valgono solo in ristretta misura, giacche
i fatti non bisogna soltanto contarli, ma si deve anche valutarli.
A questo proposito è necessario anche por mente, che riguardo
ai Catti casuali si può anche applicare il calcolo delle probabi-
lità degli errori, quando si avverte che un errore in piùdistrugge
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STORIA QKNRRALE — K. HKTKR 291
UH errore in meno; egualmente, le eventualità non sempre de-
viano Tuomo dalle sue intenzioni, ma moltissime volte succedo
che un fortuito annulla un altro fortuito. Mi pare che questo
argomento avrebbe potuto offrire materia a ricerche ulteriori
da parte del Meyer.
Come dissi, al caso egli (*oncede la maggiore importanza, e
trova il caso ovunque non vi sia l'effetto immediato di un de-
liberato proposito. Non vorrei che, procedendo su questa via,
si comprendesse sotto Tappellativo di caso nient'altro che tutte
le relazioni che stringono lo spirito umano nel suo contatta
colle leggi fìsiche e fisiologiche. Questo relazioni non sono un
caso, ma costituiscono un elemento normale della vila umana.
La legge storica sullo svolgimento delle note caratteristiche
delle nazioni, egli la nega, osservando ch'essa nacque come ri-
flesso deir idea nazionalistica prevalente nel sec. XIX. Ma le
nazioni non sono fatti originari e stabili deirumanità: si costi-
tuirono in tarda epoca e per cause complicato. Al distacco della
nazione tedesca dalla fran(.*ese contribuì sopratutlo un fatto ac-
cidentale, accaduto nella famiglia di Lotario. Cosi il Meyer; ma
ben sarà diflìcìle ammettere che lo sviluppo storico della Ger-
mania sia, per ragione di dipendenza causale, cosi legato ad
un incidente storico, da escludere anche altre cause sostanziali.
Se queirincidente ebbe cosi gravi e cosi durature conseguenze
è legittimo concludere che ben altre cause cooperarono a tali
risultati. La divisione fra la Germania e la Francia era segnata
anche nelle età anteriori alla monarchia dei Franchi. Contro
resistenza delle leggi storiche nazionali nulla depone il fatto
della origine tarda delle nazioni stesse: infatti, non si può par-
lare di leggi storiche nazionali, se non a patto che queste na-
zioni esistano. Nulla monta che esistiino da oggi soltanto, o da
ieri, o da lunghissimo tempo.
La valutazione slorica deirinfluenza dell'attività personale
ritorna nuovamente nella seconda parte del lavoro, dove il Meyer
si propone di stabilire che cosa è il fatto storico, e come si
distingue dagli altri fatti umani. Egli trova che il materiale
storico è infinito, cosi che la ricerca del medesimo è inesauri-
bile. Anche per gli avvenimenti, intorno ai quali esso è abbon-
dantissimo, come p. e. per la Rivoluzione francese, T infinita
realtà non è mai esaurita, e il ricercatore ha ed avrà sempre
qualche desiderio insoddisfatto. Se crede il contrario, si illude.
L'interna volontà di una persona e inscrutabile: ne è suflficiente
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'Jd2 RBCl£MSIOMI K NOTI BIBLlOGBAriCHB — C. CIPOLLA
ch'essa abbia parlato, poiché non si potrà mai stabilire se sappia
il vero, 0 sapendolo voglia dircelo. È necessario quindi fermarsi
a un confine; il segnarlo è abbandonalo al tallo dello storico.
Tra i fatti umani, il Meyer dà prevalenza storica a quelli di
natura politica, come se a questi si collegassero gli altri, con
ragione di dipendenza. Nessuno nega Timportanza della storia
politica, ma tale preferenza che si incontra nella pratica ha
valore relativo piuttosto che oggettivo. In via assoluta non
veggo motivi suflicienti per dare la prevalenza alla storia po-
litica sopra la storia religiosa, quella della coltura e del pen-
siero sopra la storia economica. Io penso che la questione
meriti una soluzione diversa da quella datale dal Meyer.
Il fatto storico è quello che agisce sopra un grande numero
4ii persone. Questo concello del Meyer include la presupposi-
zione di leggi storiche, ammettendo l'influenza dei fatti sull'in-
dirizzo sociale. Anzi il Meyer, pur nel mentre ripete, che og-
getto della storia è il particolare e non il generale, nota il
legame esistente fra l'azione individuale e l'azione sociale, e fa
sua Tosservazione del celebre generale Roon, che Tuorao di
^Slato non riesce sempre a fare ciò che vuole, e che il processo
storico è una componente di varie forze. Anche in quest'ultimo
concetto è inclusa la presupposizione dell' esistenza di leggi
sloriche. Ma altre leggi storiche si possono dedurre dalla na-
tura dell'uomo, sia fisica, sia morale. Ne si comprende come
il Meyer, che pur nega la relazione fra Dio e gli avvenimenti
.storici, precluda positivamente allo storico ogni indagine a tal
riguardo, ne si proponga il problema se, elevando il punto di
veduta, non si possa ammettere un centro in cui finiscano la
necessità fìsica, il caso, la libera volontà, ciascuna di questo
forze (se al caso si può dar nome di forza), ivi trovando la
mutua conciliazione e la piena sua spiegazione. È li che bisogna
cercare anche la ragione suprema delle leggi storiche, pur senza
disperare di poter trovarne il riflesso nell'esperienza storica.
Le ultime pagine del libro sono destinate a distinguere la
filologia dalla storia. Quella si accontenta di sapere che i fatti
siano; questa richiede che operino storicamente. Alla filologia
attribuisce anche la biografìa, la quale espone fatti d'interesse
strettamente personali, e alieni quindi dalla storia.
La distinzione tra fatti storici e avvenimenti non storici è
iipprovabilc, purché non la si voglia portare alle ultime con-
seguenze, quasi che si tratti di due ordini di fatti tra lorora-
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8T0B11 OBNBRALE — e. YON HOMSBROBCH 29^
dicalmente distinti. Se si giungesse fino a questo punto, si ca-
drebbe nell'assurdo.
Termina il Meyer dicendo — e questa è anche la conclur
sione scientifica del suo lavoro — che il miglior modo di in-
tendere la storia e di trattare i problemi storici, ce lo ha
insegnato praticamente Tucidide. Non ispicga tuttavia in che
propriamente egli faccia consistere il metodo tucidìdeo. Si sot-
tintende tuttavia oh' egli trovò nella storia della guerra del
Peloponneso del grande Ateniese la realizzazione effettiva delle
dottrine da lui esposte nella seconda parte della sua dissertazione.
Carlo Cipolla.
tfRAF VON HOENSBROEGH, Txis Papsthum in seiner saziai-
Kultiivellen Wirksamkeit. Leipzig, BreitRopf und HaerteL
I Band (pp. LVi-724); II Band, 1902, (pp. xxi-(V21).
105. — Nel primo di questi due volumi l'autore discorro
fleirinquisizione, della superstizione, della demonologia e delia
stregoneria, mentre dedica tutto il secondo all'esame della mo-
llale ultramontana.
Le origini, la essenza, i progressi, i metodi e la efttcacia
dell'inquisizione sono studiati con molta, anzi con troppo abbon-
danza di esempi e i\ì confronti, cosa che del resto si può dire
in generale di tutte le altre parti dell'opera. L'autore giunge
a dimostrare che la inquisizione non fu vescovile o monastica,
spagnuola o italiana, o comunque la si pretenda di chiamare, ma
sempre e soltanto papale; che essa faceva capo, effettivamente,
al papa e non ai principi laici; e che al papato risalgono quindi
tutte le responsabilità degli eccessi dei quali la si incolpa, com-
prese le pene corporali, la tortura, lo spargimento di sangue,
le esecuzioni capitali, ecc. Persino le leggi dracohiane di Fe-
derico II di Svevia contro gli eretici furono fatte procurante
eadem sede (l'apostolica), come scrive Bernardo Guidone nella
quarta parte della sua Practica Inquisitionis. Della supersti-
zione, della demonologia e della stregoneria è narrata la storia
molto particolarmente dalla origine alla veramente incredibile
mistificazione Vaughan-Taxil, per dimostrare che l'opera dì
diffusione è dovuta ai gesuiti e che il papato è sempre rimasto
fedele alle sue tradizioni. Sicché si può dire che i papi sieno
stati per secoli alla testa di un sistema politico-religioso, che
ha costato più vite umane e maggiori danni alla coltura ed alla
società che non qualunque guerra o epidemia.
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204 RVCKNSIOMI E NOTK BIBUOOBAFICHB — G. CAPASSO
lia morale uUraiuonlana vuole essere cristiana. Ma la mo-
rale cristiana è contenuta nella Scrittura e specialmente negli
evangeli. Esaminando quindi Tuna e l'altra, e mettendole di
fronte, non sarà diillcile giungere a una conclusione pratica.
E questo fa Fautore nel secondo volume. Riassunti brevemente
i principi etico-religiosi del Cristianesimo, come si desumono
dal Nuovo Testamento, e fattona una^sintetica illustrazione, passa
all4 esposizione della morale ultramontana: esposizione amplis-
sima, che occupa la maggior parte del volume (oltre a i300
pagine), e raccoglie le dottrine dei teolo^^i e dei moralisti cal-
tolici intorno ai diversi argomenti, come il probabilismo, il for-
malismo, i peccati, le relazioni e i doveri dell'uomo verso Dio,
il prossimo, lo stato, eie., e i)ì(i specialmente il sesto coman-
damento, il matrimonio e la confessione. Naturalmente il posto |
d'onore è tenuto da S. Alfonso Maria de' Liguori, che, in questo
campo, su tulli gli altri com'aquila vola. La conclusione è sem-
plice. Raffrontate le due dottrine, risulta evidente che esse non
collimano ne estrinsecamente ne intrinsecamente. E, in verità, ,
chi potrebbe giustificare col vangelo tutte le stranezze della J
morale ultramontana, come p. es., le aberrazioni sessuali, clic j
di essa sono parlo notevolissima^ E evidente dunque che col- !
l'approvazione dei i>api «pastori della morale cristiana da Dio '
costituiti e dotati di infallibilità *, si è venuto formando nella ]
chiesa cattolica un sistema di morale, la cui contenenza, nelle
sue parti principali, è in stridente contrasto col cristianesimo
e con la morale naturale umana.
Cosi, mentre nel primo volume l'autore era giunto alla
conclusione che nella vita e nella dottrina della chiesa cattolica
nulla di importante e di etTlcace accade al di fuori o contro
il papato; nel secondo si sente in diritto di proclamare « la re-
sponsabilità del papato per la morale ultramontana». Questo
due proposizioni sono la pietra funeraria, che seppellisce per
sempre il papato di origine divina.
Ecco, stillato attraverso un filtro sottilissimo, un sunto molto
scarso della materia trattata dal Von Hoensbroech nei suoi
due volumi, che insieme superano le 1400 pagine. Una tratta-
zione più ampia, oltre che diffìcile e non consentanea all'in-
dole della nostra Rivista, sarebbe anche, per gli argomenti che
occorrerebbe trattare, parecchio scabrosa. Aggiungeremo perciò
soltanto qualche considerazione d'ordine generale.
Il conte di Hoeusbran-h è un ex gesuita. Egli stesso in un
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8T0K1A 6BNKBALE — G. VON HOlCMSltROCCH 2d7>
opuscolo (Mein AustrHtt aus dem Jesuitenoi^den), che ebbo
molta diffusione, destò molto interesse e fu molto discusso nei
paesi tedeschi, raccontò la sua uscita dall'ordine. La sua ope-
rosità letteraria, che coincide colPabbandono della società, nella
quale era stalo educato e aveva vissuto per parecchi anni, è
piuttosto abbondante ; ma si riassumo, in fondo, in una lotta
contro tutto quel complesso e potente organismo politico-reli-
gioso, che usa chiamare ultramontanismo.
Nell'altra sua opera: Ber UitramontunisnmSy Sein Weseu,
und seiìie Behdmpfiaiff (Berlin, H. Walther), il Hoensbroech
aveva descritto Tultramontanismo come un sistema di potenza
politica anticristiana. Ma poiché la pietra angolare di questo
sistema è l'accezione del papato di origine divina, per abbal-
lerò il primo occorre dimostrare la non sussistenza della se-
conda. Questa è la ragione dell'opera presento. I^a quale, com'è
naturale, ha carattere eminentemente polemico, e degli scritti
polemici ha anche i pregi e i difetti: entusiasmo, calore, e in-
tensità persuasiva della parola, cortezza di difendere una causa
giusta; ma nello stesso tempo tendenza ad ingrandire e a esa-
gerare, a tirare una linea troppo profonda tra la ragione, tutta
da una parte, e il torto, tutto dairaltra. L'autore dice: — La
storia dev'essere verace. Ma, appunto perciò non è possibile
escluderne la polemica, come è opinione comune. La polemica
anzi è necessaria quando importi mettere in luce la verità (»
smascherare la menzogna e l'ipocrisia, che in tutti i modi e
con ogni mezzo si affannano por offuscarla. L'ultramontanismo
è un sistema religioso anticristiano, che non si può combattere
allriraenli se non col metterne a nudo i principi!; e nella mia
opera si vuol dimostrare appunto che il papato non è di ori-
gine divina. —
E' riuscito egli nel suo intonto? La risposta non è tanto
facile, come potrebbe parere a primo aspetto. Siamo davanti
a una vexata quaestio, nella quale, come in tante altre, è dif-
ficilissimo spogliarsi interamente di certi sentimenti, che spesso
fanno capolino, quando mono si sospetterebbe. E in ogni caso,
raggiunta o non raggiunta la conclusione definitiva, trovato o
non trovato l'argomento principe, che tagli la testa al toro,
che dimostri, cioè, luminosamente, da qual parto stia la verità,
ognuno, dopo, riman fermo nella propria opinione. L'Autore
stesso non si illude di aver distrutto il dogma. Egli è però
convinto, e nella convinzione insiste, di aver dato la riprova
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^W RECENSIONI B NOTI BIBLIOGRAFiCHIS — 0. CAPA8S0
che il papato non è di istituzione divina, e che la sua opera ab-
bozzi un quadro della cultura cristiana e della attività sociale
del papato nella dottrina e neirazione pratica della vita, dal
quale appunto risulta l'erroneità di quella pretesa. E, in verità,
quand'anche si volesse nc<?are a quest'opera ogni altro pregio,
le si dovrebbe pur riconoscere quello di presentare una rac-
colta amplissima di materiale, melodicamente raccolto e ordi-
nato, comoda e utile a chi voglia da sé, e con criteri propri,
rifare l'indagine. Né sarà fuor di luogo ricordare qui, che del
libro sono state fatte ben quattro edizioni, nello spazio di
pochi jnesi. Gaetano Gapasso.
BRUTO AMANTE e ROMOLO BIANCHI, Memorie storiche e
statutarie del ducato, della contea e dell* episcopato di Fondi
in Campagna dalle origini fino ai tempi più recenti. —
Roma, Loescher, 11X)3, pag. 480.
106. — La piccola città di Fondi, sul confine tra la pro-
vincia di Roma e la Terra di liavoro, ha attirato in questi ul-
timi anni l'attenzione degli studiosi di storia municipale.
Pochi mesi or sono veni,va pubblicato a Napoli un grosso
volume del conte Gr. Colino, dal titolo 5/or/a rf^' Fo?i^/ ( Napoli,
1902), ed ora l'editore Loescher ci dà una nuova monografia
storica, dovuta al comm. Amante, già noto per i suoi studi
su Giulia Gonzaga e su Vittoria Colonna, e che ora ebbe la
collaborazione del suo parente, prof. Romolo Bianchi.
L'importanza grandissima che Fondi ed il suo temtorio
ebbero dall'epoca preromana fino al basso Medio-Evo giustifica
questa fioritura di studi e di ricerche; e, quantunque le in-
dagini archivistiche a Monte Gassino ed a Napoli abbiano dato
frutto non molto ampio, ben può dirsi che l'opera dell'Amante
e del Bianchi superi di gran lunga la precedente del Colino,
sia per il metodo assai più rigoroso, sia perchè tratta con
molta ampiezza il periodo medioevale, quasi trascurato dal Co-
lino, sia perché riallaccia assai opportunamente la storia locale
alla storia generale d'Italia.
Premesse alcune notizie sul territorio fondano negli an-
tichi tempi e sui monumenti che ancor ci restano dell'età
preromana e romana, sulle antiche leggende intorno all'origine
di Fondi, e delle vicine città ausoniche, e ricordati infine i
personaggi più notevoli che ebbero i natali a Fondi (fra i quali
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STORU 6KMERALK — B. AUANTK E R. BIANCHI 297
for.so anche Tiberio) gli autori tracriano la storia di Fondi, di-
videndola in quattro periodi. Il primo abbraccia Tetà anteriore
alla caduta dolTimpero romano, ed é trattato assai brevemente;
che airintuori della ribellione del 485 d. R., capitanata da Vi-
truvio Vacca, nulla di notevole si può ricordare in quell'età.
Voglio però notare che gli egregi autori mi pare tendano ad
attribuire ad un'età anteriore alla conquista romana le ei)i-
gralì in cui si ricorda il Soiato fondano; se ciò fosse, senza
dubbio alcuno avrebbero errato, porche questa ed altre iscrizioni
sono certamente posteriori al 5(32, come appare dalla lingua;
se esse appartenessero ad un periodo anteriore, avrebbero ben
altra forma e grafica e linguistica! Nel successivo capitolo si
parla di Fondi durante il periodo delle invasioni barbariche: non
v*ha dubbio, che essa fu soggetta alla dominazione gotica e poi
alla greca : è invece assai incerto, se cadesse in potere dei Longo-
bardi: certo dovette, come il territorio limitrofo, subire saccheggi,
scorrerie, e pagare un tributo; ma di dominio stabile non v'ha
traccia. E neppure si può provaro che appartenesse al ducato
romano, quantunque la sode apostolica vi possedesse molti
beni; fu poi saccheggiala i)iù volto dai Saraceni, liberata da
papa Giovanni XVIII, e da lui ceduta a Docibile, duca di
(iaota, forse nel 882.
Questa parte del lavoro è trattata con molla ampiezza, con
lar^jca conoscenza dello fonti e dello opere più recenti; né pos-
siamo dolerci che gli autori si soffermino a confutare persino
la pretesa donazione costantiniana, perchè in im'opera come
questa, che sarà certamente fra le mani del pubblico grosso
della regione campana, il ripetere e il divulgare queste notizie
non è nocivo. Piuttosto mi preme notare che a pag. 59, forse
por errore di stampa, si parla d'una lettera di papa Gregorio III
a Carlo Martello scritta noi 730, mentre è noto che Gregorio III
sali al pontificato nel 731, e che lo due lettere di questo pon-
tefice a Carlo dall'editore del Codece Cm^olinus sono assegnate
al 739-740.
Segue il periodo del ducato di Fondi, pieno d'incertezze
cronologiche, a malgrado dei documenti pubblicati dal Fede-
rici, dal Garinci, dal Gattola o dai monaci Cassinosi. Primo
ad aver tìtolo di duca di Fondi fu Giovanni Ilf, figlio di Docibile;
ina la separazione di Fondi da Gaeta non avvenne se non verso
la metà del secolo decimo: né definitivamente, che essa di nuovo
e più volte fu riunita a quella cillà. Socomlo una tavola compilata
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208 RKCKNS10N1 E NOTK BIBLIOGRAFICHB — C. MANPRONl
dal Quandel e rimasta finora inedita, 22 l'uroiio i duchi di Fondi dal
945 fino all'anno 1 WiS (i), in cui incominciò il dominio della casii
dei conti dell'Aquila, con Roffredo, fìllio di Riccardo, che fu
il primo Conte, E qui entriamo in un nuovo periodo, nel quale
la storia della contea si intreccia con la storia del rejjrno nor-
manno e svevo e ci sfilano dinnanzi Ru^r^^ero II. Guglielmo I
e II collo numerose ribellioni dei baroni, per le quali un buon
filo conduttore, il pregevole libro del collega Siragusa, è sfug-
gilo alla diligenza dei compilatori di quest'opera. In seguilo
Fondi passò a Galvano Lancia, poi, restituiti i beni alla famiglia
dell'Aquila, il feudo ritornò alla casa Caetani pel matrimonio
(1207) di (Giovanna, figlia di Riccardo IV, con Goffredo o Lof-
fredo di quella famiglia; ed in essa restò fino alla calata di
Carlo Vni. Durante questo periodo, molto lungo, Fondi fu teatro
di importantissimi avvenimenti, fra i quali merita speciale ri-
cordo l'elezione, avvenuta nel 1378, deiranlipapa Clemente VII,
che diede origine allo scisma d'occidente.
La contea passò a Prosi>ero Colonna, il cui figlio Vespa-
siano sposò la bellissima Giulia Gonzaga, celebrata dai poeti,
e miracolosamente sfuggita dalle mani del re del mare, Kair-
ed-din Barbarossa, signore di Algeri. Dopo la casa Colonna (159i)
altre famiglie, i Carafa, i Mansfeld, i di Sangro ebbero il feudo,
finche la città e il distretto, in uno stato di decadenza dolorosa,
desolati dalla malaria, furono travolli dal turbine della rivo-
luzione del 1790.
Delle violenze commesse dai Francesi invasori, delle rap-
presaglie del partito realista, che era capitanalo dal celebre
Michele Pezza (Fra Diavolo), dei casi del francese Esménard,
inviato da Napoleone per sorvegliare Murai e morto a Fondi
in seguilo ad una caduta, del brigantaggio dopo il 1860 si parla
a lungo nel libro, colla scorta di memorie della famiglia Amante.
Alcune notizie statistiche, economiche e geografiche sui paesi
che appartennero al feudo di F'ondi completano questa diligen-
tissima parte del lavoro. Ad essa due altre ne seguono, quasi
a maniera di appendici o di complementi: nell'una si tratteggia
la storia della Chiesa e della sede episcopale di Fondi dalle
sue origini fino alla sua soppressione avvenuta nel 1818, nel-
l'altra si parla della vita municipale del comune fondano, dei
suoi statuti e dei suoi ordinamenti innestando alla critica ed
alla discussione storica la biografia del senatore Errico Amante,
che nel 1871 diede alla luce gli Statuti slessi.
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STORTA QKNBBALE — K, MASI 29Ì)
Taluno osserverà che reconomia del lavoro non fu sover-
chiamente rispettata, e che la parentesi, o vogliam dire la di-
gressione, è troppo lunga, tanto più che alla biografia dell'A-
mante, di famiglia originaria di Fondi, o benemerito del paese
natale per i suoi stuot e le sue ricerche, pel suo caldo amor
di patria, troviamo unita anche la biografìa degli amici suoi,
Francesco De Santis e Camillo de Meis, nati in altre Pro-
vincie. E cerio quelle biobliografle avrebbero potuto trovai*
luogo più adatto in un lavoro a parte; ma, pur notando
il difetto per dovere di critico, debbo d'altra parte riconoscere
che questo capilohì, intilolato L*editore riegli i^tatatl fondant
e due conteniiìorunet, è veramente attraentissimo, ricco di
notizie importanti e nuove; è monumento degno dei tre illustri
amici, che alla patria ed alla scienza dedicarono la loro vita
operosissima.
Né questa digressione panni possa scemare il pregio e Tim-
l)ortanza del volume, denso di ricerche erudite, di notizie nuove,
di osservazioni critiche, di giudizi temperati ed equanimi,
sicché può affermarsi che esso primeggi fra i numerosi lavori
<li storia municipale pubblicati in questi ultimi anni, e meriti
d'essere attentamente letto e meditato dagli studiosi.
C. Manfroni.
ERNESTO xMASI, Asti e gli Alfieri nei vicoì^di della Villa di
San Martino, — Firenze, Barbera, 1903, p. xxv-009.
107. — Sciogliendo una promessa fatta fin dal 1897 al
Conte Carlo Alfieri di Sostegno, Ernesto Masi ha pubblicate»
testé in un grosso volume il risultato dei suoi studi intorno al
carteggio ed ai molti documenti radunati con amorevole cura
dall' ultimo discendente della gloriosa famiglia nella Villa di
San Martino. Il suo libro però non è una semplice storia del
nobile casato piemontese, ma svolge un disegno molto più ampio.
Al dotto storico, il quale era andato a trovarlo nella sua splen-
dida Villa e con lui aveva ammirati e studiati i preziosi ricordi
ivi raccolti, Carlo Alfieri, nelle piacevoli conversazioni aveva
osservato che si poteva benissimo provvedere a conservare la
memoria di tutte le glorie che i documenti delFarchivio di San
Martino attestavano. Come nella «Vie d'un Patricien de Venise
au seiziéme siècle » di Charles Yriarte, intorno alle vicende di
una famiglia si viene aggruppando la storia del paese durante
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'Mi BKCICNSIONI K NOTK BIBLIOOBAFICHIt — V. BONDONIO
la vita di Mare'Anlonio Barbaro, cosi l'evocazione di ricordi
storici degli Alfìori poteva porgere occasione a «riassumere gli
studi più recenti che illustrano le singolarissime fattezze della re-
pubblica astese e le sue ulteriori vicende», ed a € rimemorare
dei castelli che circondano quello di San Martino, gli episodi
più tipici e più meritevoli di non cadere del tulio in oblio».
Questa ridea del nobile patrizio, non ispirata certo da vano e
malinteso orgoglio aristocratico; alla quale Ernesto Masi si è
strettamente tenuto in tutta la sua opera, ricca di nuovi docu-
menti, sempre elegante e spesso geniale nella forma.
Della leggenda che si riferisce all'origine di Asti, della
lotta che la città ebbe a sostenere coi Vescovi e col Barbarossa
sino alla fine del XII* secolo, in cui si costituì fortemente in
Comune, l'Autore discorre lungamente nei primi capitoli, rias-
sumendo gli studi copiosi e profondi che altri prima di lui hanno
fatto, e insertando alla storia d'Asti le notizie riferentisi agli
Alfieri, che «grandeggiano via via insieme con la loro città»
e «la cui figura si va delineando con fattezze morali sempre
più caratteristiche e singolari sullo sfondo della vita e dell'or-
j^anismo della loro repubblica». Si sofferma più di proposito
e con speciale compiacenza su Guglielmo, nobile e splendida
figura di repubblicano, che sacrificando l'interesse della casa
e della fazione a quella della patria salva il Comune da rovina,
e su Ogerio Alfieri che dà al suo paese tutta l'intelligente ope-
rosità, ed alla fine, fatto depositario «di quanto la patria ha
di più sacro e prezioso, i documenti della sua storia e della
legittimità della sua giurisdizione», eleva alla sua Asti il più
splendido monumento, ammonendola ad un tempo di tener salvi
i suoi diritti con quelle virtù che l'han fatta grande ». Il Cedex
Astensis, le cronache, le ricerche moderne avevano già chia-
rito questo periodo storico nel quale il Comune astese tiene
fronte all'Angioino e lo vince; il Masi però ha saputo, anche
senza dir cose nuove, dare specialmente alle figure degli Al-
fieri tutto il risalto ch'esse ben meritavano, con un'arte squi-
sita la quale ci compensa del poco interesse che il libro suscita
in noi fino a questo punto.
L'interesse vero nasce proprio a partire dal VI capitolo;
di qui comincia la ricostruzione storica sui documenti, di qui
l'analisi acuta e dotta, di qui infine l'opera veramente nuova
ed importante.
Col 1312 la città d'Asti cessa di reggersi a popolo, e dopo
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STORIA 6KNBRALB
IC. MASI
301
essersi sollomossa a Roberto di Napoli passa successivamente
sotto il dominio dei Visconti e degli Orleanosi, e cadendo nel 1531
in possesso dei Savoia finisce per confondere la sua storia con
quella della misera Italia scorazzata dagli stranieri, minacciata,
asservita, divisa. Non per questo mancano allo storico di casa
Alfieri splendide figure da ricordare ed eroiche e generose im-
prese da sottrarre ad un immeritato oblio; anzi ora più che
mai le rievocazioni sono doverose. Catalano è tale eroe di cui
si potrebbe vantare ogni tempo ed ogni paese. Dopo aver com-
battuto più d'una battaglia in difesa dell'onore, del diritto, della
patria egli è trascinato dal forte sentimento del dovere di sol-
dato e di suddito nella poco nobile impresa del 1672 contro Ge-
nova, per la quale si rovesciano su di lui tutte le iniquità dei
tempo, tutta Tingratitudine di quel mediocre principe che fu
Carlo Emanuele II. E quando dì protagonista diviene vittima
di quel truce dramma, egli sopporta dignitosamente tutte le raf-
finate crudeltà secentistiche, con le quali si volevano colpire i
suoi più teneri affetti, ed i suoi più vivi sentimenti di soldato,
di cittadino, di gentiluomo. Le pagine del Masi su questo no-
tevolissimo personaggio sono un quadro fedele e prezioso delle*
condizioni di quel tempo, poiché attorno alla figura di Catalano
Alfieri altre grandi e piccole, valorose ed abbiette si agitano
e coloriscono delle più vive tinte il terribile dramma. Dopo
Catalano le figure notevoli abbondano in casa Alfieri, divenuta
una delle più importanti alla corte di Savoia. Cesare Giusti-
niano è chiamato alla corte da Carlo Emanuele III, per con-
siglio del D'Ormea e del Bogino, «veri ed onorandi uomini di
stato ♦. Roberto Girolamo e Carlo Emanuele, non indegni di-
scendenti, ancora una volta durante la guerra di successione
e la rivoluzione francese, dimostrano di quali virtù civili e mi-
litari fossero capaci gli Alfieri, sacrificando tutto pel bene della
patria, riposo, ricchezze, affetti domestici. Li confortano nol-
Topera loro due donne come Luigia di S. Marzano e Carlotta
Melania Duchi, le quali alla bellezza, alla nobiltà di lignaggio,
all'elevatezza delle mente uniscono un animo invitto, degno
delle matrone dei più bei tempi di Roma repubblicana. Quella
corrispondenza intima, che l'Autore ci fa conoscere per la prima
volta, ce le dipinge come donne, spose, cittadine virtuosissime
od amanti della loro patria, che muoiono di dolore per essersi
visti strappare dalle braccia il padre, il marito, i figli, i fra-
telli, ma che non hanno mai per un solo istante dubitato della
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:ì02 KKCKNSIONl K MOTK BIBLIOOBAFICHI — Y. BONDONIO
boiUà della causa che i loro uomini dilendevano; hanno sempre
nascoste le lacrime ed ispirato fiducia ai loro cari, ed anche
sul letto di morte hanno saputo dare ai loro figli i più elevali
insegnamenti morali e civili. Tanta eredità non doveva andare
dispersa; ne gli Alfieri erano gcMite da rinunziare ad aggiun-
gere sempn» nuovo lustro al loro nome. Le virtù di Carlo Ema-
nuele e di Carlotta Melania Duchi rifioriscono in Cesare Alfieri,
il quale educato alla scuola della vera e grande politi(*a, tem-
prato in mezzo ai pericoli, animato dal soffio più salutare e
I)iù puro che dalla rivoluzione francese fosse spirato, volge la
mente a nuovi ideali di grandezza per la sua patria, a quelli
che animarono costantemente il sommo Vittorio, incita con
altri valorosi Tanimo di un i)rincipe, che pur non immune da
gravi colpe amò però sempre non solo il suo Piemonte ma Tl-
talia, ed ha infine la ventura di porre il suo nome a quel patto
fra re e popolo, che fu la prima pietra del grandioso edificio
deirunità e libertà d'Italia.
Cosi non era solo l'eredità di Carlo Emanuele che Cesare
Alfieri raccoglieva ed accresceva, ma anche e più quella di
Vittorio, di colui che con Dante e Machiavelli è « nume indi-
gete d'Italia» — K qui il Masi, il quale di Vittorio Alfieri non
ha ancora parlato, fa in una rapida sintesi la genesi del suo
pensiero, che per lui è schiettamente repubblicano nelle tra-
gedie; più temperato nel Trattato della Tirannide, ove con-
danna ogni tirannia, sia essa di un solo, sia di più individui,
e nel Panegìrico di Plinio a Traiano, in cui dice legittima quel-
l'autorità sola che viene dal popolo; definito nelle commedie,
designazione precisa della monarchia costituzionale all'Inglese.
Che ahzi, dice il Masi, nell'* autocritica dell 'Agide sembra quasi
aver profetato il futuro Amleto della monarchia di Savoia».
Con questo rapidissimo esame del pensiero alfieriano l'Au-
tore chiude il suo lavoro, non senza aver prima amaramente
lamentato ancora una volta che l'eredità del grande trageda
sia andata a finire dove mai non avrebbe dovuto per la slealtà
di una donna che avrebbe avuto l'obbligo di farsi l'esecutrice
di tutti i voleri di colui il quale l'aveva tanto amata ed
onorata. Grande conforto è però il riconoscere che l'ere-
dità politica è stata « raccolta da tutta la nazione italiana,
e nell'ultimo ramo sopravvissuto della famiglia Alfieri, da Carlo
Emanuele, da Cesare, da Carlo Alfieri di Sostegno». Cosi Carlo
Emanuele pel Masi non solo è custode zelante dell'interesse
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STORIA QBNISKALK — E. MASI 303
dinastico, ma ancora incarna il concetto d'un grande stato a
pie dell'Alpi, escludendo sistematicamente e costantemente dagli
interessi italiani l'Austria; Cesare rappresenta la trasforma-
zione liberale della monarchia di Savoia con lo statuto e la
prima guerra d'indipendenza ; Carlo difende la politica del Conte-
di Cavour od ha lo sguardo all'avvenire d'Italia quando con
larga liberalità fonda l'Istituto di Scienze Sociali, da lui desti-
nato a perpetuare le idee del grande statista piemontese e ad
educare il fiore della gioventù italiana.
Questo, pallidamente riassunto, il contenuto del libro di
Ernesto Masi, sul quale la critica è ora chiamata a dare il suo
giudizio. Certo l'Autore non ha preteso di riassumere tutto
quello che sulla Storia di Asti in questi ultimi tempi si é scritto,
ne di contribuire alla risoluzione di problemi che la critica
aveva già posti ed affrontati, ne quindi di aver fatto opera cri-
tica in quel che concerne la Storia della gloriosa repubblica.
Il suo intendimento è stato piuttosto quello di vedere qual
parte la famiglia Alfieri abbia preso alla vita della sua città
in tutti i tempi; onde per questo suo stesso intento desidere-
remmo che là ove non fa che riassumere gli studi altrui senza
nulla aggiungere di suo fosse un po' più breve; forse ne gua-
dagnerebbe in efficacia la sua stessa narrazione. Cosi pure non
sappiamo abbastanza spiegarci perchè ami fermarsi a lungo su
certi punti controversi della vita dei nostri Comuni; ne perchè
a quando a quando si compiaccia di far qualche carica contro
alcune tendenze politiche dei nostri giorni, cosa da cui, a nostro
parere, è aliena la severa narrazione storica. Del resto queste
lungaggini e digressioni vanno scemando e poi del tutto scompa-
rendo a mano a mano che TA. procede nel suo lavoro, e la storia
d'Asti, confusasi con quella del Piemonte, cessa d' occuparlo.
La narrazione delle vicende di casa Alfieri fatta, ripeto, intera-
mente iSui documenti storici, è, quanto si può dire, compiuta e
torna a grande onore del dotto autore delle conferenze fiorentine.
Il quale ha mostrato di capire perfettamente il dovere
del vero storico dando effetto all'idea di Carlo Alfieri di So-
stegno; ed ha ad un tempo fatto opera civile proponendo agli
Italiani splendidi esempi di virtù. Sappiano essi imitarli, e
non soltanto ne gioirà l'ombra di Carlo Alfieri, ma se ne com-
piacérà pure quella di Colui che
4ca' dissueti orecchi — a 1 plprrl cuori, a gli animi giacenti»
gridò con voce possente « Italia, Italia ». Vincenzo Bondonio.
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304 RKCKNSIONI E MOTE BlBLlOOBAFlCHE — C. B.
(i. TOMMASO MULLATERA, U uiemovie di WrJla, Ediz. cri-
tica por cura di E. Sella o M. Mosca. Biella, G. Aiiiosso, 1902.
108. — Il Mullatera, nato a Biella nel 1725 e morto nel
1805, medico di professione, d'inge<?no versatile, scrisse oi)en»
di vario genere, tra cui lìiimeggiano le Memorie cronologiche
e corografiche della città (fi Biella, edite da Antonio Caiani,
impressore vescovile biellese, nel 1778. Sono divise in due parti:
la r tratta del sito, denominazione, antico stato, religione, go-
verno e avvenimenti più memorabili : la 2* del clima, delle pro-
duzioni naturali, arti, maniiatture e traffico del biellese, della
struttura della città, delle chiese e conventi, monasteri, edifizi
pubblici e personaggi più cospicui del biellese. Non è un la-
voro critico, se badiamo ai mezzi di cui FA. si valse; ma non
gli mancò il discernimento critico, specie nel racconto delle
vicende municipali e nella descrizione dei suoi elementi legi-
slativi, religiosi ed economici. Fu quindi buona idea dei valo-
rosi giovani, che si accinsero a meditare le Memorie del Mul-
latera, quella di riprodurre fedelmente l'edizione originale, quasi
irreperibile, con le giunte del ms. torinese, formate di fram-
menti soppressi nella slampa del Caiani, e con indicazione di
tutte le varianti.
Ma gli editori non si limitarono a questo lavoro di accurata
riproduzione; imperocché impressero orme pregevoli per la
storiografia del biellese in vario modo. Anzitutto adunarono
in un diligente proemio cenni sui cronisti che precorsero il
Muliatera, notizie sui raccoglitori di memorie, di documenti e
di genealogie, descrizione dei documenti originali sparei o rac-
colti in vari Fondi, indicazione degli Statuti biellesi, ricordo
delie fonti archeologiche soprattutto epigrafiche, enumerazione
degli storici che illustrarono il biellese, elenco delle monografie
riguardanti Biella e il biellese: lavoro assai pregevole e accu-
rato, che in taluni punti serve di complemento alla ricca biblio-
grafìa del barone Antonio Manno su Biella. In 2^ luogo ci offri-
rono uno studio biografico, bibliografico e critico di G. Tommaso
Muliatera: le notizie sulla vita sono in verità un po' scarse;
debole potrebbe anche apparire la .critica delle Memorie, ma
questa è completata dalle numerose Note apposte al testo delle
Memorie. Infine quattro Indici agevolano le ricerche: dei nomi
d'autore e d'opera, di luogo, di persona e generale.
L'elegante volume, mentre torna utile agli studiosi, reca
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STURU 6KNKRALK — S. MlNOCCHf 305
i
onore ai giovani, che pazientomento si accinsero all'opera, e
ai numerosi biellesi che, gelosi e giustamento orgogliosi della
loro terra natia, secondarono nobilmente ed efficacemente la
nobile impresa. G. R.
SALVATORE MINOCGHI, Bellosguardo a Firenze, Memorie
storiche e letterarie, Firenze, Tip. Ariani, I902(ln-4pp. 55).
109. — Questo elegante, geniale e succoso opuscolo è degno
del soggetto quant'altro mai attraente. Si capisce che TA., rie-
vocando con sicura dottrina le vicende dei luoghi modernamoiito
designati col poetico nome di Bellosguardo, in relazione con la
storia di Firenze e delle principali famiglie che v'ebbero le loro
villo, si sia sentito ispirare dalla poesia di quel sito e di quelle
memorie. Un capitoletto è consacrato alla famiglia dei Segni,
che vi possedette la villa detta ora deirOmbrelliiìo, nella quale
venne ad abitare nel 1017 il Galilei; onde ben fece il M. a
darci una nitida riproduzione in fototipia di essa col bel log-
giato del Trecento, e d'un autografo galileiano che ricorda quel
soggiorno. Un altro capitolo ci parla di Ugo Foscolo, che nel
1813 fuggiva i chiassi e le feste di Firenze a cercare la pace
e la solitudine nella villetta di Bellosguardo, attigua a quella
deirOmbrellino, ed ora incorporata ad essa dall'attuale posses-
sore, come appare dalla relativa fototipia. Al qual proposito
FA. rettifica Tinesattezza in cui incorsero parecchi moderni
(compresa la Commissione per le onoranze al Foscolo nel 1871,
quando le ceneri del Poeta furono tras{)()rtate da Chiswick e
non da Turham Green, com'egli scrive, a S. Croce), confondendo
le due ville vicine. E a Bellosguardo, com'è noto, il poeta za-
cintio compose in meno di due mesi la Ricciarda e la mag^^ior
parte dei frammenti delle Grazie,
Con questa pubblicazione, adorna di otto fototipie, il M. ha
fatto un regalo squisito agli studiosi.
V. ClAN.
2. ETÀ PREROMANZA E ROMANA.
G. TROPEA, La stele arcaica del Foro Romano, Cronaca della
discussione, V, seti., 1901-dec. 11X)2. (Estr. dalla «Rivista di
Storia Antica > N. S. Anno VII, fìisc. 1).
110. — La presente cronaca riassume quasi gli slessi scritti
relativi all'argomento, che furono da noi esaminati nel prece-
Rivtsta storica italiana, 'M s., n, :J. 2()
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306 BBCCNSiONl K VOIK BIBLIOOBAFICHK — L. 1I4B1ANI
dente articolo in questa Rivista, 1902, pag. 152, segg. Potrei
fare a meno di tornare sulla questione, se il Tropea stesso,
recensendo la mia recensione citala, non mi vi richiamasse. Egli
cita del mio articolo soltanto alcuni brani e, secondo me, non
i passi in cui è racchiuso il mio pensiero, limitandosi a ri-
mandare alla sua cronaca precedente, nella quale peraltro non
trovammo ragioni cosi forti da farci mutare parere. Anzi ogni
giorno più si avvalora la nostra convinzione perciò che riguarda
l'età del monumento, che rileniamo essere del VI sec. a C.
A confortare la nostra opinione sono venuti alla luce altri
scritti, dei quali mi conviene qui riferire.
Più volte stimolato ad esporre pubblicamente il suo parere
sul monumento in questione, rilluslre storico Mommsen aveva
finora taciuto, per non gettarsi forse nella mischia quando la
j)Olemica feiTeva maggiormente. Ma, alla Une, in una nota
filologica, pubblicata ueWfferìues xxxviii, 1903, fase, l^ pag.
151 segg. ha incidentalmente espresso il suo pensiero, che è
d'accordo con la cronologia da noi assegnata al monumento.
La nota tratta della etimologia della parola iouxnienta del
cippo, alla quale quasi tutti i glottologi sono d'accordo nell'as-
segnare il valore di iamenta; ma la diflicoltà di dimostrare
il passaggio morfologico da iougsmenta a iumenta ha turbato
non poco i maestri della linguistica, che non senza sforzo, si
sono provati a dimostrare il mutamento delle forme. Il Mom-
msen, schierandosi contro V opinione quasi generale (1),
presenta una teoria del tutto nuova: mmentum non derive-
rebbe dalla radice iug di iugwn e non significherebbe quindi :
bestia aggiogata, ma dal teina iuv di lavare e significherebbe
la bestia utile per eccellenza al contadino,' indicata con un ter-
mine astratto e generale, alla stessa guisa di mancipium per
schiavo e di operae per operai.
Per sostenere la sua ipotesi, il M. osserva che la quantità
di iitgum non corrisponde a quella di mmentum, mentre con
questa ha comune la vocale lunga il tema di iuvare. Senonchè
la ragione della quantità non può essere invocata in questo
caso, perchè anche in greco abbiamo zeugma e zùgon e nello
parole con suffisso — iìie7i — mento — è più regolare la quan-
tità lunga (cA*. Brugmann, Grunclrlss, II, pag. 3-43 s^g). 0.s-
(1) Il Mommsen dico addirittura generale, ma è noto che il Ceci p. e.
proponeva un'altra interpretazione (iugsmentum — iuges — angurium).
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KTX preromana K romana — G. TROPEA 307
serva ancora il Mommsen che generalmente in latino il nesso gin
si conserva o vi si introduce una vocale eufonica, si elide solo
nel caso dell'incontro di tre consonanti p. e. infili [g] mentiim»
Nella accezione di iwneìituìn nel discorso latino più antico e
nelle XII tavole, non è compreso il bove, l'animale da giogo per
eccellenza. Ma si potrebbe opporgli che nell'ani ichità non sol-
tanto i buoi, ma anche i cavalli erano attaccati per mezzo del
Kiogo.
Non si può negare che Tetimologià data dal Mommsen sia
seducente; sononchè non poche difficolta le pongono contro ì
glottologi. Il Geci poi nel Popolo Roì^ano del 23 febbraio la
dichiara addirittura uno sproposito linguistico, E d'altra parte
alla forma originaria iugsmentum qualche linguista aveva pen-
sato anche prima della scoperta del cippo: p. es. Johannes
Schmidt (v. nota all'articolo del Mommsen in questione).
Se si accetta la etimologia del Mommsen per iunientay
bisogna accettarne la scoraggiante conclusione, che neanche la
parola ìouxìnenta dell'iscrizione del cippo ha una interpreta-
zione accettabile e che il senso dell'epigrafe rimane tuttora, se
non interamente, come dice il M., almeno in gran parte oscuro.
Il M. fa eccezione soltanto por la parola regei, nella quale
riconosce col Thurneysen, e noi aggiungeremo anche: come ha
dimostrato, a nostro avviso, il De Marchi, il nome del re vero e
proprio. Ma tale parola è preziosa, perchè il Mommsen da essa
trae la conseguenza che l'iscrizione risale all'epoca regia, come
noi abbiamo appunto sostenuto sin dal principio (1). Ugualmente
la paleografìa del cippo, è arcaicissima, poiché la R è priva
ancora della zampa, come nella iscrizione del vaso DresseU
nella quale pure, come sul cippo, si ondeggia ancora fra la
grafia V ed Y.
Mentre dunque poco fa erano le ragioni archeologiche
che ci persuadevano della giustezza della nostra cronologia,
.sono ora lo ragioni linguistiche che tornano a provare lo
stesso asserto. E per un'altra via in fatti la glottologia è giunta
a corroborare questa nostra teoria. Lo studio dei più antichi
monumenti epigrafici della lingua latina, che progredisce ogni
giorno, riesce oggi a dimostrare con maggiore chiarezza il pro-
cesso di sviluppo dello forme e, mentre prima da alcuni si sup-
IX)neva che questo fosse avvenuto con una rapidità vertiginosa.
(1) Cfr. Illustrai. Ital. 9 luglio 1K99, pag. 20.
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308 RBCBVSIONI B NOTB BlBLlOORAFlCHB — L. MABUMl
Oggi si ritiene sia stalo indispensabile uno svolgimento molto
più lento. La dimostrazione lampante di questo fatto si può
avere neirimportaute lavoro teste pubblicato dal prof. P. 0.
Ooidanich, Studi di latiìw arcaico, estr. dagli Sludii italiani
di filologia classica, voi. x, 1902, pag. 237 segg.
In questo lavoro TA. esamina Tiscrizione di Caso Canto-
vius ed il Carmen Avvale; dei quali testi propone una inter-
pretazione molto più semplice e soddisfacente di quelle finora
tentate; dalla prima iscrizione specialmente, che deve ritenersi
del IV secolo, risulta che V iscrizione di Duenos deve essere
almeno del V (1) e ciò^da occasione al eh. A. di esaminare la
tradizione relativa alla antichità del trattato fra Roma e Car-
tagine, di cui parla Polibio. Secondo l'ipotesi conciliativa del
ifOidanich il testo del trattato Polibiano era stato modellato
sopra un originale della metà del V secolo, del quale trascri-
veva Tarcaico formulario. Cosi nelle formule delle XII tavole ci
sarebbero tracce di arcaismo tali da confermare la data tradizionale
chele fa risalire al 450 a. C. Ora se questi documenti più antichi
del latino arcaico sono, come prova il Goidanich, più vicini
al VI che al IV secolo, qual meraviglia se anche la iscrizione
del Foro Romano, che anche dal lato paleografico e dalla ar-
chitettura del monumento, dalla stratificazione archeologica è
dimostrata molto arcaica, viene assegnata pure da ragioni glot-
tologiche al VI secolo a. C. ^
Lucio Mariani.
HEINRICH NISSEN, Italische Landeskiinde, II Ed. Die Staedfe,
(1 u. 2 Haelflc) Berlin, Weidmannsche Buchandlung, 19(>2.
111. — Il primo volume di quest'opera di primaria impor-
tanza per gli studi geografici dciritalia antica, vide la luce fin
dal 1883. Era quindi giustificata Timpazienza degli scienziati, a'
quali pareva troppo lungo l'indugio che Tillustre professore di
Bonn frapponeva alla pubblicazione del promesso proseguimento
del lavoro. In compenso il secondo volume è ora presentato
diviso in due parti, ciascuna delle quali ha la medesima mole
del primo volume. In queste furono studiate le condizioni geo-
grafiche dell'Italia antica in generale (Land temi Leuie), nel
(1) Cf. Moinmson nell;i nota (5Ìtata achtccrltrh isl sic d^m Cippt^
glriclneifif/.
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ETÀ PRBR0M4MÀ E ROMÀNA — H. NlSStfM 309
secondo volume invece essa è minutamente desoritla nelle sue
singole parti (Die Staedie). Nel suo studio TA. si riferisce al-
l'epoca di Augusto, nella quale, egli dice (p. 2), la regione
italica ha compito, nel suo sviluppo, il suo corso ascendente,
onde da quel punto culminante pare riesca più agevole volgere
lo sguardo al passato, come già fecero Strabone, nel 5" e 6**
libro della sua geografia, e Plinio nel 3* libro della sua storia
naturale. Dal medesimo punto pare al N. poter con sicurezza
misurare l'opera de' secoli seguenti. Se infatti le condizioni
geografiche subirono notevolissime mutazioni airepoca impe-
riale, ed ebbe la viabilità un più articolato sviluppo, tuttavia
le principali basi di tali mutamenti erano già poste all'epoca
augustea. Come già al primo volume, cosi a questo secondo è
premessa una dotta e succosa introduzione (p. 1-130), nella
quale sono trattate questioni d'indole generale, con riguardo
all'estensione e alle divisioni dell'Italia, alle regioni in genere,
ai municipi, alle colonie, allo sviluppo economico, alle vie, ai
pesi, alle misure, al numero della popolazione ecc. Opportuni
confronti fra le condizioni antiche e le moderne, e l'aver tratto
profìtto, se non di tutte, almeno da alcune delle più importanti
monografie, che s'occupano degli argomenti presi ad esame
dall' A., valsero a dare un valore speciale a questa organica
parte del lavoro. La descrizione delle singole regioni ha prin-
cipio colla Liguria (p. 130-159) studiata nelle varie sue parti,
cioè le Provincie delle Alpi marittime, la riviera, il regno di
Gozio e la Liguria mediterranea fra il declivio orientale delle
Alpi e il settentrionale dell'Appennino. Seguono la Traspadana
(p. 100-102) colle sue principali popolazioni: i Taurini, i Salassi,
i Libici, e gli Insubri; la V^enezia e l'Istria (p. 193-242) esami-
nate ne' loro popoli, cioèi Cenomani, i Veneti, i Carni e gli Istri;
e l'Emilia (p. 243-277). Passando quindi all'Italia centrale, l'A.
si trattiene a descrivere minutamente l'Etruria (p. 278-373),
che crede doversi a tale scopo dividere in cinque parti distinte
(regione settentrionale, i monti metalliferi, regione orientale,
regione piana, e regione meridionale), accennando anche di
mano in mano a que' fatti storici che si riferiscono ad ogni
singola località. Passa quindi all'Umbria (p. 374-408), divisa
in regione gallica e Umbria occidentale; e al Piceno (p. 409-432),
e finisce la prima parte del volume colla descrizione de* popoli,
che abitavano l'alto Appennino (p. 432-480), cioè i Vestini, i
Marruccini, i Peligni, i Marsi, gli Equi e i Sabini, popolazioni
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310 RBCRNSIOMI K NOTK BIBLIOGRAFICHE — O. OBCRZINEB
giudicate da Plinio corno lo più valoroso di tutta Italia e degno
di particolare studio per lo vicinanze e i rapporti ch'ebboro \ìev
tempo con Roma.
La seconda parie del volume si apro colla descrizione di
Roma (p. 488-541). alla quale dedica giustamente non solo
mi più ampio sviluppo, ma altresì quelle più calde parole
che solo la ciUi\ eterna può suggerire, quattro volle di-
strutta e quattro volte risorta a nuova vita (p. 484), in sé
inchiudente un tal cumulo di caratteri storici non pareggialo
da alcuna altra città sulla terra (p. 485), e si pieno di memorie
da far rievocare all'A. le calde parole che a tale proposilo
scriveva il Goethe nella pienezza del suo entusiasmo. Perciò
TA. imprende a parlare delle origini della città (§ 5), del pri-
mitivo sviluppo (§ 2), del suo ampliamento (Ì5 :i), per condurci
all'epoca imperiale (8 4), mostrandoci le singole parli deirurl)e
(§5) e il suo circondario ( § 6). Passa quindi alla descrizione del
Lazio (p. 551-6(37), dividendolo in Lazio antico, cioè le regioni lilo
ranca, dei monti Albani, e dell'Aniene, e in Lazio nuovo esleso
nelle regioni de* Volsci, degli Ernici, dogli Aurunci. La Campania
(p. ()85-777), terra fortunata i)er la sua posizione e fertilità,
terra benedetta per il possesso della quale, secondo la favola,
sarebbero venuti a contesa gli stessi Dei, trova nel N. un de-
scrittore quanto esatto e coscienzioso, altrettanto entusiasta.
Specialmente Gapua, ([ueWalierd Romciy attira la sua atten-
zione, descrivend(me, in succinto, le principali sue vicende,
dalle origini fino aire[»oca imperiale, i suoi ricchi prodotti, i
suoi monumenti.
La dotta rassegna storica geografica pi'osegue col Sannio,
(p. 774-832) parlando de' Frentani, del Sannio settentrionale,
degli Irpini, de' Picentini, della regione di Venosa, colPApulia
(p. 833-887), colla Lucania (p. 888-1)23) e finisce col Bruzio
(p. 924-907). Chiude il volume l'indice dei nomi antichi, de'
quali è fatta memoria nel 1^ e nel 2'* volume.
La necessità di un libro, che esponesse metodicamente e
alla stregua delle più importanti ricerche critiche le vicende
geografiche delle singole regioni italiche neirantichità, era go-
neralmente sentita. La grande opera classica del Cluverio era
ancor sempre la miniera, alla quale dovevano ricorrere gli
studiosi di questi argomenti. Le novità in tal genere di ri-
cerche richieste dai più moderni criteri scientifici non erano
completamente soddisfatti dai manuali del Mannerl, del For-
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KTA PKKROMANA B BOSfAMA — H. NISSEN 311
biger, del Kiepert e dalle notizie raccolte nel Corpus, Dobbiamo
quindi saper grado al N. di aver tentato di presentare uno
studio a tale proposito compioto ed organico e possibilmonte
degno del moderno progresso scientifico. E' egli completamente
riuscito nel -suo intento? Credo che sia lecito dubitarne. L'u-
tilità deiropera del N. è certamente grande, e grande lo ripeto,
è il servizio da lui reso alla scienza ; ritengo tuttavia che il
suo lavoro sarebbe riuscito più perfetto, se in esso si fosse te-
nuto conto delle più recenti scoperte archeologiche, alcune delle
quali sembrano essere ignote air A., e avesse dato maggior svi-
luppo ad alcune parti. Per ciò fare non sarebbe mancato il
materiale, poiché è ben vero che Tltalia manca di un manuale
completo del genere di quello ideato dal X.; ma viceversa non
c'è provincia, non c'è città d'Italia, che non abbia dato gran
numero di pubblicazioni, alcune delle quali veramente magi-
strali, dirette a mettere in chiaro le più remote vicende, e a
rassodare alcuni problemi geografici prima controversi. Eppure
la più gran parte di esse sono trascurate dall' A. Cosi avviene
che i confini delle singole regioni sono in alcuni punti pro-
sentati colie stesse incertezze, che si manifestano in opere an-
tiquate. I confini meridionali della Liguria ad esempio, quelli
delle Provincie delle Alpi marittime, alcuni problemi attinenti
alle regioni delle Alpi Gozie e Graie potevano essere più esatta-
mente definiti. Se TA. avesse avuto cognizione del mio lavoro
sulle guerre dì Augusto contro i popoli alpini avrebbe forse»
trovato opportuno dir qualche cosa della provincia delle Alpi
Atrezziane, posta dal De Vit nella valle dell'Ossola e da me
ad occidente della regione di Cozio, distinguendola però dalla
provincia delle Alpi Graie, colla quale l'A., aderendo ad un'er-
ronea opinione comunemente accettata, la confonde. E dopo
quanto fu detto e scritto in proposito, come è ancor tollerabile
che si asserisca (p. 209) che Trento fu occupata dai Romani
solo nel 2^ a. Gr. ? 0 il dire senz'altro (p. 225) che della po-
polazione del Friuli formarono i Galli la parte predominante,
e i Reti rappresentarono la popolazione sottoniessa? Qualche
cosa era pur necessario dire del limes romano delle Alpi Giulie,
ora diligentemente studiato dal Miillner e dal Puschi. Gosi
molte altre incertezze ed inesattezze che si riscontrano in tutta
l'opera si sarebbero potute evitare tenendo il giusto conto delle
memorie locali più meritevoli, e dei più recenti formulati
della paletnologia e dell'archeologia. D'altra parte è pur da
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812 RKC1S.N810N1 E NOTK BIBLIOOEAFICHB — 6. OBKRZINER
notarsi che in opero così complesse, ogni capitolo delle quali ri-
chiede studi lunghi e speciali, simili pecche sono, non dico
indispensabili, ma almeno scusabili. Por cui non ostante tutto
quanto fu osservato, finche l'Italia non abbia un'opera sua spe-
ciale, che, col sussidio di carte geofi:raficho, d'itinerari, di
piani, e coiraiuto delle numeroso pubblicazioni parziali fatte
da volonterosi privati e da' sodalizi storici delle principali città
metta in più sicura e chiara luco le suo condizioni etnografiche,
geografiche e storiche nell'antichità, il lavoro del N. resterà
uno de' più importanti e degni di essere consultati da chiunque
rivolga la sua attenzione a tal genere di studi.
Giovanni Oberzinkr.
PAUL AZAN, Annibal dans le-s A/pes. Paris, 1902.
112. — L'omaggio, che si rende dai dotti al nome grande
di Annibale, studiandone o ristudiandone il meraviglioso iti-
nerario alpino ed il genio niiiitare, trova opportuno riscontro
nella tradizione viva, che, per monti e por valli, per passi,
per accampamenti, per ponti, per fontane vuol veder traman-
dato il nomo del generale cartaginese in ogni punto d'Italia.
Non passa anno nel quale, oltre le memorie minori, non si abbia
qualche opera di mole, come aggiunta alla larga bibliografia con-
cernente i diversi momenti della seconda guerra punica,e special-
mente del passaggio delle Alpi (1). Sono vecchio proposte rimesse
a nuovo, son nuove varianti ad un itinerario già noto, nuovi
passi studiati o ristudiati, perchè l'armonia tra le notizie an-
tiche e la topografia moderna sia completa. Ma, oramai,
la pretensione di poter risolvere in modo definitivo e convin-
cente per tutti la scabrosa questione, comincia ad essere rite-
nuta, generalmente, una bella e buona temerità da collocarsi
tra i problemi insolubili.
Questa volta è un luogotenente francese del secondo zuavi,
che ci dà 234 pagine, in formato grande, con 17 illustrazioni.
E, trattandosi di un ufficiale e non di uno storico o di un geo-
(1) Una notevole Memoria ci offro il colonnello Giacosa nella Rivista
militare italiana (1902, disp. IX) col titolo: La via di Annibale dalla
Spagna al Trasimeno^ a proposito di nuove pubblicazioni. I^ nuove pub-
blicazioni sono quella deirOsiANDER, Der Hannibalweg etc. e V altra del
Montanari, dalla «Rivista storica» già annunziate. Il Giacosa ritorna al
Piccolo S. Bernardo; salvo qualche variante doiritinerario nella parte del
suolo italico.
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KTÀ PBBBOMANA B BOMANA — P. AZAM 313
grafo di professione, egli si crede in dovere di ammanirci >
anzitutlo, testo e traduzione di lunghi passi degli scrittori an-
tichi, intere pagine di studiosi posteriori, lunghe discussioni di-
stinte dalle esposizioni degli argomenti medesimi. Fino a p. 14
espone la questione; fino a p. 21 il testo di Polibio; fino a p. 30
il lesto di Livio; fino a p. 51 i dubbi ed i sistemi proposti per
la soluzione; fino a p. 03 combatlo la proposta del Gran San
Bernardo, del Piccolo S. Bernardo, del Genisio; fino a p. 71
esclude il Monginevra, i colli del Monviso, l'Argenterà; fino a
p. 82 combatte il « sistema » del colonnello Ilennebert, che so-
stenne il Monginevra; fino a p. 92 combatte il «sistema» dello
Ghappuis, che sostenne l'Argenterà. Da pagina 92 a J 39 egli
espone le ragioni per le quali è da preferirsi il collo già pro-
posto dal colonnello Perrin, il collo di Glapier, dando un'im-
portanza soverchia, a me pare, alla possibilità di poter conci-
liare la posizione di quel collo colla notizia, che accenna al
discorso di Annibale nel mostrare ai suoi soldati la pianura
l)adana. — Si discosta dal Perrin nell'itinerario dairmAw/a alla
base delle Alpi, perchè, mentre costui aveva creduto opportuno
tare attraversare Vinsuki dall'esercito cartaginese, TAzan fa
sejruire ad Annibale la riva sinistra deirisère, in conformità
di questo itinerario: Da Chateauneuf-sur-l* Isère di Saint-Quentin
kilom. 63; da Saint- Otientìn ]^ev Montaicd 3, Teureykì\o\n,ì2;
da Veuvey a Comboire Kilom. 10; da Combòire a Glères^
km. 8; da Gières al Brèda km. 35; dal Brèda al Pon^^^ km. 20;
in tutto 154 km., suppergiù, dice T A., quanti sono gli 800 stadi
indicati da Polibio.
Sej^uono 15 pagine fitte di indicazioni bibliografiche, tra le
quali, però, non troviamo i nomi illustri del Von Duhn, del
Nissen, del Cocchia. Ed in ultimo si hanno discussioni storiche
e geologiche suH'antica designazione del nome Rodano in Po-
libio, Cesare, Strabene, e sulla possibilità di spostamento del
corso del fiume medesimo. Per Polibio il Rodano sarebbe stato
risère, mentre il fiume, che viene ad unirsi airisère, da Lione
si sarebbe detto Scaras. Per Cesare il lago Lemano sarebbe
stato niente altro che un tributario del Rodano; ed il Rodano
si sarebbe allungato per il lago di Bourget e per l'Isère mede-
simo. Por Strabene il corso del Rodano sarebbe quello che è oggi.
Gabriele Grasso.
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e*
814 RSCKNSIONl E VOTE BIBLIOGRAFICHE — B. BBUGl
COSTA Prof. EMILIO, Corso di storia del diritto romano
dalle origini alle compilazioni giustinianee. Voi. I: Le
fonti, la famiglia e la persona nel diritto privato (Bo-
logna, Zanichelli, UK)1), pag. xxvi-411. Voi. II: / diritti
reali, le obbligazioni, le successioni (Bologna, Zanichelli,
1903), pag. xvi-503.
113. — Questi due volumi della storia del diritto romano
del prof. Costa deirUniversità di Bologna abbracciano i primi
cinque libri dell'opera e comprendono, oltre la descrizione delle
fonti, la storia del diritto privato. Dirò subito che il corso, seb-
bene indirizzato principalmente agli scolari, ha carattere scien-
tifico, perchè TA. non pure raccoglie i frutti del lavoro altrui,
ma combina ivi quelli, copiosi, di non pochi suoi scritti prece-
denti ed espone ora, per la prima volta, il risultato di nuove e
pazienti sue ricerche. Arduo compito è ormai questo degli sto-
rici del diritto romano! Le fonti, che di giorno in giorno cre-
scono di numero dalle epigrafi ai papiri greci d'Egitto, mentre
ir' allargano la veduta dello storico, ne modificano taluni criteri e io
p' scuotono in certi convincimenti che possono persino apparirgli
X poi quali pregiudizi consacrali dalla tradizione. D'altra parte la
tendenza a considerare il diritto come forma o manifestazione di
l'-s intime necessità e combinazioni sociali si fa di giorno in giorno
'i'[ più viva e costringe lo studioso, che pur non voglia cadere nel
f, cosi detto materialismo storico, a cercar le profonde radici degli
fe instituti giuridici. O per Tuna o per l'altra ragione, i libri di
'^ * storia del diritto romano, che non molti anni or sono parevano
p: insuperabili, sono invecchiati, ne più soddisfano il giurista ve-
ramente moderno. Ancor meno possono piacere al puro storico ;
l; il quale se parla di Roma e vuol cercare nella sua florida ci-
': . viltà l'esempio di molti dei fenomeni economici e politici odierni,
ha bisogno di libri in cui la storia del diritto non sia né monca
[ per le fonti, né angusta per i criteri. L'A. si è preparato con
j,. larga cultura filologica e giuridica a questa sua ricostruzione
storica del diritto romano; e se parla ancora, a preferenza, da
giurista, non manca di sentire e far sentire la corrispondenza
degli instituti giuridici a determinate condizioni della clvil so-
cietà. Né io saprei dargli torto di esser rimasto più giurista
che sociologo, come dicono. La dovizia delle fonti nuove, la
miglior ponderazione delle già note esigono che si parta da un
veridico quadro degl'instituti per poi indagarne lo spirito. Guai
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KTÀ PRKROIIÀNÀ E ROMANA — R. COSTA 1^15
a noi se lo storico del diritto romano volesse esi)orre in scuola
una filosofia degrinstitiiti romani prima di averne ricostruito
le linee genuine, meglio che fosse possibile in passato! L*A.
non ha trascurato di mostrare, dove gli parve opportuno, la
funzione sociale ed economica degli iastituti. Il lettore potrà
forse qua e là desiderare qualche cosa di più; pensi nondimeno
che siamo agl'inizi di questa difficilissima forma di storia e che
non bisogna chiedere air A. ciò che, ihfine, era fuori del suo
piano. Il sociologo e lo storico con tendenze sociologiche può
ricorrere con tutta fiducia a queste ricostruzioni sloriche del
nostro A. Ecco quanto si poteva desiderare e va detto subito
ad onore del Costa.
Nel libro primo, che tratta delle fonti, il quadro abbraccia
anche gli scrittori non giudirici, da cui VX, sa trari'e fecondi am-
maestramenti. Sono ben noti gli studi di lui su Plauto, Terenzio,
Cicerone come fonti per la storia del diritta). Tra le fonti giu-
ridiche meritano speciale menzione i ricordati papiri greci d'E-
gitto, che si può dire, fanno cosi, la loro prima comparsa, in
una storia del diritto romano. L'A. li adopera egregiamente,
in specie nel volume secondo. Notevoli gli ammonimenti di lui
a proposito delle somiglianze e differenze tra l'ipoteca greca
e romana, quali spiccano in uno di quei papiri analizzati dall 'A.
E cosi si vede (ciò che forse poteva I'a! stesso avvertire) es-
sersi le Provincie dell'impero appropriate il diritto romano, mo-
dificandolo si da preparare non poche delle novità che ci si
fanno innanzi nelle compilazioni di Giustiniano. Intanto con
questo largo uso dei papiri, che è destinato a crescere ancora,
acquista un vero e concreto significato quel fattore dell'elle-
nismo, di cui si parlò sempre cosi in astratto e sulle generali,
per spiegare certe modificazioni del diritto romano classico.
10 ascrivo pure a merito dell 'A. di avviarci a quella che
sarà forse, ed in breve, la retta via della storia del diritto ro-
mano. Si dovrà distinguere il periodo del puro diritto romano,
dapprima civico, poi italico, dal periodo rigoglioso del diritto
romano allargato, quasi con una vittoria di Pirro, ad esser di-
ritto deirantico orbe civile. Nelle regioni occidentali dell 'Im-
pero, il diritto romano non trovò civiltà e diritti che potessero
denaturarlo, cosi come necessariamente dovette avvenire nelle
regioni orientali. I papiri ce lo dicono nel loro linguaggio tanto
utile per lo storico del diritto romano !
11 libro secondo affronta i più gravi problemi della famiglia
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31(» RECENSIONI K NOTB B1BL10ORAF1CHR — E. BRCGl
romana e dolla condiziono civile delle persone. Il giurista sì
';■ compiacerà di trovar qui riunite tante importanti notizie: lo
• sloi'ico e il sociologo ammireranno le combinazioni che di
lutto qiu^sto materiale in TA. in un gran quadro, scaturito se-
ifV rondo me, non dal capriccio di luì, ma dalla verità della storia.
C Le linee Ibndamentali son l'ornite dairantitesi storica tra le
: l'unzioni originarie della famiglia e lo stato, che a grado a
grado se le appropria; tra la onnipotenza primitiva del pafór-
familias e il progressivo aumento della capacità giuridica dei
' singoli individui, che si svincolano dall'assorbente organismo
famigliare. Buonissima è la dimostrazione del niun valore giu-
ridico del concubinato nel diritto romano classico e quello delle
"trasformazioni della patria jìotestaò' (presentata qui nel suo
:.. vero ufficio) anche sotto l'aspetto economico. Ad un autore come
il C, che è padrone delle fonti e le illumina con questi sprazzi
l di viva luce non si* sarebbe chiesto troppo, domandandogli,
; come naturale ne nasce il desiderio, di aggiungere a questo
:!- (juadro una considerazione deirelflcacia del cristianesimo sulla
r' famiglia romana e del significalo economico della servitus dei
l. Romani, la quale attende tuttora una veridica analisi, anche
V riguardo al diffondersi del cristianesimo.
'v'.: Il terzo libro ci conduce nel vasto regno dei diritti reali.
: Qui C'imbattiamo tosto nella proprietà che TA. ci presenta ori-
f ginariamente della famiglia, non del singolo. E dapprima il
feudo assegnato dalla città ai i^ater familias è inalienabile ; Ta-
lienabilità comincia dalle cose mobili per giungere poi agli im-
mobili. Sorge cosi una categoria generale di modi di acquisto
della proprietà! Alla storia della proprietà segue in altrettanti
capitoli quella del possesso, delle servitù, dell' usufrutto, della
superficie, dell'enfiteusi. Appena occorre dire che qui pure l'A.
è, in ogni punto, in pieno possesso delle fonti e della biblio-
grafia. Il critico conserva nondimeno il diritto di fare qual-
cheduna di quelle osservazioni che agli scienziati veri non di-
*-: spiacciono. Il modo di divisione della terra, da parte dello Stato,
e la conseguente dottrina delle qualitates o cofidicìones agrorum
ebbero in Roma grande importanza. Sarebbe stato opportuno
che TA., il quale ben conosce anche quella divisione e quella
dottrina (si vede come esattamente ravvisa l'estensione agli
agri limitati della regola sull'alluvione negli at^ciflnii) vi si
fosse trattenuto un po' di più. Sono argomenti di grande in-
teresse non soltanto per il giurista, ma anche per gli eco-
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I
ETÀ PKKBOMANA B BOMANA -^ K. COSTA 317
noraisli e i sociologi, i quali desiderano una veraro storia della
})ro[)rietà fondiaria. Lo stato non ebbe mai forza di consorvare
rinalienabilità dellt» terre assegnate ai privati e non seppe
neppur difendere dalle loro invasioni il suolo pubblico.
Il quarto libro è dedicato alla storia delle obbligazioni e
comincia conforme alla veritii della storia a trattare di quelle
che prima furon regolate, cioè a dire, le obUgationes ex de"
lido. Opportuna é poi la distinzione tra le obbligazioni volon-
tarie che nascono dalPuso di una forma solenne e capace di
per se stessa di obbligare, da quelle non formali. Tra le prime
stanno pure nel diritto romano certi prodromi dei titoli al por-
tatore, cui l'A. accenna e che sono sempre un po' troppo nella
penombra. Per le obbligazioni non formali si vede che TA. è
dominato da un'idea, secondo me, giustissima e che forse po-
teva essere anche più esplicitamente formulata. Non nacquero
prima i contraili e poi le azioni per farli valere in giudizio.
Invoce si concessero a poco a poco dei mezzi per ottenere in
giudizio il riconoscimento coattivo di certe pretese giudizial-
mente riconosciute, fu costruito, poi, Tedifizio del contratto e
si cercò persino, i)er astrazione, un generale concett(» del con-
tratto. Io lodo l'A. di aver tenuta questa via, semplice; ma
spesso dimenticata i)er vie più tortuose e meno sicure. Infatti
un sistema contrattuale nato tutto ad un tratto sarebbe un
non senso in un diritto come il romano. Osservo anche che il
richiamo dell'A. al principio del diritto greco che ammetteva
la validità giuridica di ogni accordo delle volontà umane è
utile per spiegare certe costruzioni teoriche romane e certi
addolcimenti del rigore del diritto romano in materia di con-
venzioni.
Il libro quinto chiude la storia del diritto privato romano
Irattande delle successioni ereditarie; argomenti (anche per re-
centi polemiche sull'autenticità delle XII tavole che ammettono
il testamento) della più alta importanza per chiunque, sotto
l'uno o l'altro aspetto, indaghi la storia dei [)opoli antichi. L'A.
determina il concetto della primitiva successione ereditaria ro-
mana in corrispondenza all'originaria indole 'della famiglia,
quale gruppo politico, (» compi*endente non soltanto la trasmis-
sione del patrimonio, ma quella pure dei saoa, dei sepolcri,
dei vincoli di patronato e di ospitalità! K qui sente il bisogno
di distinguere la propria opinione da quella del Bonfante che
ravvisa l'eredità primitiva ([uale trasmissione della sovranità
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*MS Bt:CKN810N] E NOTI BlBUOGBAFlCHlC — G. DK SAMCTI8
familiare. L'A. aderisce alla tesi che alle origini di Roma predo-
minasse ancora la successione legittima sulla testamentaria e
che il testamento figurasse dapprima soltanto in difetto di eredi
familiari. Ecco un problema a cui certamente il critico non
può portare contributo alcuno in una recensione, pago di farne
avvertire l'importanza. Si vuole escludere cosi la opinio quasi
communis della prevalenza del testamento sulla successione
legittima sin dalle origini di Roma. E si intreccia questa
ricerca coi più delicati studi di critica delle fonti. Comunque
sia, noi dobbiamo abbandonare il pregiudizio che la successione
ereditaria primitiva fosse puramente patrimoniale, come l'altro
che il vetusto testamento si possa paragonare in Roma al te-
stamento dell'età classica. E' già un gran vantaggio che ci ar-
recano delle storie di carattere critico come questa del G.
Quando si pensa che fino a pochi anni fa la storia del di-
ritto romano parve una produzione esclusivamente tedesca, non
possiamo che rallegrarci di vedere che al nostro solenne in-
gresso in quella disciplina, fatto per mezzo del compianto Pa-
delletti, tenne dietro un secondo lavoro. Questa stessa oi)era
del G. ne è un lodevolissimo esempio.
Dott. Biagio Erigi.
A. VIERTEL, Tiberius und Geinnanicus^ eine historische Stiidie
(Beilage zum Jahresbericht des K. Gymnasiums zu Gòt-
lingen, 1901. Gòttingen, Dieterich'sche Buchdruckerei, 1901.
114. — E' un esame diligente ed assennato, se non molto ori-
ginale, della parte degli annali di Tacito, relativa ai rapporti tra
Tiberio e Germanico. E' difficile non sottoscrivere alle conclu-
sioni del Viertel, già del resto preventivamente accettate da
molti, che il racconto di Tacito è assai parziale e che tutto
concorre a dimostrare che la condotta di Tiberio verso Ger-
manico e nel processo per la sua morte fu correttissima.
G. De Sanctis.
SANT'ANGELO GIUSEPPE, Roma: origine, progresso e deca-
denza dei suoi politici istituti, Napoli, Jovene, 1902.
115. — L'A. volendo combattere un giudizio dell'Herder, se-
condo il qnale i Romani non avrebbero lasciato altre memorie
che di usurpazioni e di stragi, ha scritto questo libro, nel quale
certo non trovansi ricerche personali e nemmeno è espressa
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KTA PAKKOMANA E ROUAKA — TK0PLO^O 819
rultima parola della scienza, perchè egli lavora di seconda mano
e nemmeno attingendo ai lavori più recenti ed accreditati. Per
mostrare la falsità del giudizio dell'Herder vi sono nel libro del
Santangelo sufficienti argomenti, in quanto che gli è facile pro-
vare che i Romani ebbero un'organizzazione politica e un di-
ritto civile, onorario e feciale, non che finanza e commercio:
avrebbe potuto aggiungere che ebbero anche un'arte e una
letteratura. Ma oltre questo, (e di oppugnare un tal giudizio
herderiano nessuno sentiva bisogno, quando tante altre que-
stioni solleva lo studio della storia romana) il presente libro
manca di ogni valore scientifico. Va biasimato il modo tenuto
nelle citazioni (per es. Liv. Hisf, Gic. Epist. ecc.) in guisa
che nessuno è controllabile, il nessun riguardo alla cronologia,
la poca critica verso le leggende. Vi è certamente molta roba,
abbondano le notizie raccolte nei manuali di antichità e di isti-
tuzioni di diritto romano, ma quanti equivoci ed inesattezze!
Il lavoro poi nemmeno risponde al titolo: alcuni capìtoli nulla
hanno che fare col tema, come quelli sulla schiavitù, ed altri
stanno fra di loro senza alcun nesso. (t. Salvigli.
TROPLONG, De Cinfluence du chrLstianisme sur ledvoit civll
des UomamSy nouvelle édition commentée par l'abbé Bayle.
Tours, Cattier, 1902, p. 262.
110. — La celebre memoria di Troplong non ha bisogno di
presentazione: essa fu a suo tempo giudicata, e gli storici del
diritto sono concordi nel ritenere che la tesi soverchiò in molti
punti il valente civilista che confuse le modificazioni avvenute
nel diritto romano per effetto della civiltà crescente, del pro-
rrresso economico, del sincretismo filosofico, e le considerò
quale conseguenza diretta dell'influenza della religione cristiana.
Troplong non seppe distinguere quella che era l'effetto dell'e-
voluzione economica, e attribuì al pensiero dei padri della
chiesa e all'azione delle comunità modificazioni in istituti le
quali hanno tultaltra origine.
L'abbate Bayle che ripubblica il libro di Troplong, che, a
sua detta, è circondato da straordinaria e ingiusta freddezza,
l'ha accompagnato da un commentario apologetico-teologico,
che fa di un esso un libro di pietà non di critica e scienza.
Non v*è discussione e nemmeno intendimento di approfondire,
allargare le ricerche di Troplong; unico scopo del B. essendo
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320 RKCBMSIONI K NOTI BlBLlOOBAFICHK — O. SALTIGLI
quello di provare i perpetui benefìci della Chiesa. Anche altri
studi fatti posterioruiente al Troplong in Francia e in Inghil-
terra e nello stesso ordine di idee sono rimasti sconosciuti al
commentatore. S.
3. ALTO MKDIO KVO (Sitc. V-XI).
HARTMANN LUDO MORITZ, Lev Untergamf der aniihen
Weli, Wien, 1903, pag. 70.
117. — L'illustre a. della Stovui d* Italia (di cui è ora
uscita la 2^" parte del 2' voi.) ha in sei conferenze popolari rias-
sunto i risultali de' suoi studi sulle condizioni politiche, reli-
giose ed economiche deirimpero romano e sulle fondazioni
degli stati germanici fino a Garlomagno. Nella chiara e pre-
cisa esposizione sono fatte mirabilmente risaltare le cause che
sostituirono alla forte compagine dell'impero altri organismi
politici. L'A. non parla di caduta dell'impero, perchè questa
non è mai avvenuta, e 1 impero rimase il fondamento della ci-
viltà odierna. Chi ha letto le opere del diH., sa quanto estesa
e solida sia in lui la conoscenza delle fonti storiche relative
al basso impero e al mondo romano germanico, e quale acuto
indagatore egli sia specialmente degli ordinamenti politici ed
economici; e perciò non trascurerà di leggere queste conferenze
ove molti fatti sono illuminati da luce nuova, specialmente pel
costante e retto collegamento tra i fatti politici e le condizioni
economiche. Solo perchè mancano le citazioni e i riferimenti
alle fonti, l'A. ha potuto chiamare popolari queste conferenze,
ma il loro contenuto è altamente scientifico.
G. Salvioi.i.
SIGKEL W., Ztim harolbigischen ThronrechL Leipzig, Hir-
schfeld, 1903, p. 42.
118. — Il prof. Sickel, Tillustre germanista di Strasburgo,
è al momento il più erudito conoscitore della storia costituzio-
nale dell'antica Germania, e tanto le sue monografie quanto le
sue recensioni nelle Goettlng. geL Anzelge sono altamente pre-
giate per la grande dottrina e la profonda conoscenza degli
argomenti. In questa pubblicazione egli riprende in esame la
questione della successione al trono presso i Carolingi e della
detronizzazione, ancora piena di difficoltà malgrado gli studi
sludi fatti in proposito dal Waitz e dal Lindner, e con largo cor-
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ALTO UkDIO KYO — E. CASPAft 321
redo di prove dimostra che diritto successorio <» diritto di ek»-
zione sono stati contemporaneamente e l'uno accanto all'altro
in vigore presso i Franchi, e che i tentativi por detronizzare
urtarono contro un altro principio ammesso dagli stessi ma-
gnati, che cioè il re non poteva essere privato del potere contro
la sua volontà. Cosi il Sickel conferma !<» differenze che presen-
tava la costituzione franca in confronto degli altri diritti ger-
manici: secondo quella il re non era un funzionario del po[»olo,
e la potestà sua era per diritto proprio non conferitogli dal
popolo. Ct. Salviom.
E. CASPAR, Die Gruììfiiingsitrlìmide^ì dei' siclUschetì Bistù-
mer tm die KirchenpoUtih Gvaf Rogevs I. {108^-1098).
Innsbruck. 1902.
119. — I documenti di fondazione delle sedi vescovili di
Sicilia attribuiti a Roggero I sono o no autentici? Lo negò lo
Starrabba nel 1893: ne affermano la genuinità il LaMantia e il
Kehv( Die U/iiunffen de)* norìnannisch-fiicìlUschen Koenige 1^K)2),
e infine il Caspar la sostiene calorosamente in questa sua dis-
sertazione i>el dottoralo, e ai risultati di lui completamente
aderiamo. Il diploma per la Chiesa, che noi abbiamo presen-
tato al Congresso storico internazionale, ha tutti i caratteri della
genuinità, e, per quanto riguarda le decime in esso menzionate
in quell'inciso che si vorrebbe inl^erpolato, noi abbiamo già di-
mostralo come il Malatesta narri che al vescovo Gerlando fu-
rono (lal<^ dal conU» Ruggero decime, che, secondo noi, sono di
natura sacramentale {Ix deenne di Sicifia 1901. Vedi Rivista
StoìHca an. 1902). Il Caspar C(m molla dottrina e con metodo
rigoroso elimina qualsiasi diibbio che si potesse ancora aven»
sulla genuinità di questi diplomi portati tante volte e anche di
recente nelle aule giudiziarie,»: e crediamo che con lui e il Kehr
siasi, pronunziala la jjarola di^finitiva.
O. Salvkh.i.
KARL vWDRKAS KEHR, ErgdììZUìKjen za Falco von Beuevenl:
(Kstr. dal voi. XXVII, fase. 2" del Neues Arduo).
120. — La direzione dei Monumenta GerìiumitievwiA^i' la
sua attenzione» alle cronache italiane. Carlo Andrea Kehr da
lungo tempo sta facendo ricerche sulla storia normanna, Ir
quali diventano tanto meglio accette, in quanto l'Heinemann, lo
Rivista storica itnìimìfi, 'M S., U, U. '^I
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322 RBCKN810N1 K NOTE BIBLIOGRAFICUK — C. CIPOLLA
stoi'icM) (lei Normanni, si ostinse lasciando iniperfd^lla, al primo
vi)]nn)o, la sua importante opera.
Nella monografia che qui si annuncia, il Kehi-, sviluppando
un pensiero del Oaudenzi e delPHolder Eggcr, ricerca lino a qual
])unto nella Cronaca Cistercense, edita dal primo di questi due
eruditi, siano stati usufruiti ^li Annali Benevenlani di Falco. E
riesce a notarne vari brani. Ciò è importante, dato il non piccolo
valore di quel cronista.
In appendice pubblica un diploma inedito di Federico II,
deiranno 120(5, in favore del monastero di S.* Maria di Fer-
raria in Terra di Lavoro.
C. Cipolla.
VITTORIO *FIORINI, Dei lavori prcpnr alo rii alla ìiuooa edi-
zione dei Rkrvm Italicarim Soriptores. — Città di Castello»
Scipione Lapi, 1003.
121. — Quando neiraprile del 1900 il primo fascicolo della
iìuova edizione dei Rerum Italicarum Scriptoì^es vide la luce,
il Fiorini, che (liosuè (Carducci meritamente volle associarsi
nella direzione di essa, non aveva lìella riuscita di ([uest'ardua
e dispendiosa impresa, con'ie egli stesso dichiara, la niedesiraa
lede immutata che ^sorreggeva le speranze del suo coraggioso
editore. Ma il Fiorini aveva torto, ed è ora ben lieto di rico-
noscerlo. Perchè le difficoltà suscitate da opposizione di vario
genere furono vinte e sventale dairap[)Iauso sincero degli stu-
diosi e dall'entusiasmo, con cui una numerosa ed eletta coorte
di valenti insegnanti delle nostre scuole superiori e secondarie
rispose all'invito del Grande Maestro, ed accingendosi con energia
al lavoro assicurò il compimento di un'opera, di cui noli è chi
non veda la grandissima importanza, per non dire la necessità.
Se difatti la collezione del Muratori fu per i tempi di lui
opera meravigliosa e monumentale, essa non basta più ai bi-
sogni nostri, oggi che la critica storica, informata a metodo
rigorosamente scientifico, richiede nella riproduzione e nell'il-
lustrazione dei testi norme allora quasi sconosciute. Questo bi-
sogno fu per verità riconosciuto già da parecchio tempo, e ad
esso deve appunto la sua fondazione Y Istituto Storico Italiano:
Il quale però, volendo pubblicare prima le fonti o non ancora note
o bisognose di revisione, ha rivolto finora con preferenza i suoi
studii e le sue edizioni a scrittori, regesti, epistolari, statuti e
leggi che non (anno pai-te della grande raccolta muratoriana.
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ALTO MKDIO BYO — V. FIORINI 323
0 d'altra parl(^ ha proceduto con tale lentezza, che se è giusti-
ficata dal proposito lodevole di darò edizioni definitive non lascia
sperare che l'opera sia compiuta in un avvenire relativamente
prossimo.
Per ciò opportunamente il Lapi meditò di metter mano ad
una nuova edizione del Muratori, e fu fortuna che un ministro
geniale, come Ferdinando Martini, incoraggiasse l'ardito edi-
tore. Il quale dovette però lottare subito contro imprevedibili
opposizioni, sicché solo dopo quasi sette anni di preparazione, nel
1900, come s'è detto, potè uscire il primo fascicolo della raccolta-
Ma poscia il lavoro procedette con alacrità, in modo che nello
spazio di poco più di due anni furono o pubblicati o preparati
per la stampa ben 24 fascicoli di 112 pagine ciascuno, cioè la
materia di quasi sette grossi volumi di oltre 400 pagine. I fa-
scicoli già pubblicati contengono, complete o in parte, V Bistorta
Miscelia, le Vite dei Dogi, la Cronaca di Ser Gtier riero da
Gubbio, il Memoriale Historicum, il Libellus de Magnilicis^
Ortiamentis Regie Civitatis Padue Micìiaelis Sawnarolae, il
Chronicon Parmense, il Chronicon di Pietro Cantinelli [Mit-
tarellil, la cui edizione fu curata rispettivamente dal Fiorini
insieme con Giorgio Rossi, dal Monticelo, dal Mazzatintì, dal
Frati e da Albano Sorbelli, dal Sogarizzi, dal Bonazzi e per
ultimo dal Torraca. Altri erano già pronti e di immediata pub-
blicazione, come la Cronaca fl07^entina di Marchionne di
Coppo Stefani, e le Vite di Paolo II di Gaspar^e Veronese e
Michele Cannesio alle quali attesero il Rodolico e lo Zippcl.
Di essi il Fiorini fece omaggio al Congresso storico inter-
nazionale, accompagnandoli con una dotta ed ampia relazione, la
quale sebbene si riferisca soltanlo ai lavori che si stanno prepa-
rando e che hanno in qualche modo carattere di ricerca o di lavoro
nuovo, lasciando da parte gli altri che saranno riproduzione di
tosti definitivi, è però più che sufilciente per dare al Uditore una
idea chiara e precisa dell'ampiezza dell'opera e della serietà e
d(dla diligenza con cui essa si viene compiendo, e che ben at-
tostano in favore degli studii storici italiani.
Sarebbe utile seguire passo passo la relazione ed addi-
fare i criterii con cui i vari collaboratori attendono al proprio
lavoro, che spe'sso è una vera ricostruzione del testo assai im-
perfettamente pubblicato nella raccolta del Muratori; ma lo
spazio non lo consentirebbe; noteremo soltanto che sono già
circa novanta i testi che si stanno esaminando, ed essi abbrnc-
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^2h aeCENSlONl K NOTK BlBUOCSAFlCUlt — A. ZANBLLI
•ciano oltre i 25 volumi dei Reruùi anche gli additameiìla del
Tartuni, del Mitlarello edeirAniari; i)erchè il piano dell'opera
fu dal Fiorini combinalo in modo, ohe «pur conservando ciascun
testo il posto che il Muratori gli ha assegnato neiredizione ori-
ginalo, permetto di porre mano contemi)oraneamente alla stampa
di qualsiasi parte della detta raccolta senza alterare la generale
disposizione di questa e la speciale interna di ciascuno dei tomi
■che la compongono ». Ne qui si limiterà la nuova edizione : essa
comprenderà anche quei testi che il Muratori non potè acco-
gliere nella propria collezione o già editi o in tutto o in parie
inediti, alcuni dei quali seguiranno coinè appeìvdìce ?l testi che si
•trovano nel corpo Muratoriano, altri saranno raccolti in tomi spe-
•ciali che formeranno le acceasiones nornssiniae. L'opera sarà
fÌDalmente completata da due indici, uno alfabetico dei nomi
•e delle materie, Taltro cronologico degli avvenimenti, i quali
vengono dai singoli collaboratori preparati per ciascun testo se-
condo norme rigorosamente uniformi stabilite dallo stesso Fiorini.
Vasto e lodevolissimo è dunque il piano della nuova edi-
zione, ed è poi sommamente confortante per gli sludii e i}or
la nostra Patria il vedere con quanto slancio vi attendano gio-
vani e vecchi cultori degli studii storici, per la maggior parie
insegnanti nelle scuole secondarie, molti dei quali sono cosinoli a
lottare contro le maggiori difficoltà, quali sono quelle che deri-
vano dal trovarsi soventi in residenze prive d'ogni mezzodì studio.
iBen meritato fu quindi il plauso che il Congresso Storico In-
ternazionale in una delle sue adunanze più numerose e piìi ani-
mate su proposta di ben 72 ccmgressisti diede i)er acclamazione
agli iniziatori ed ai collaboratori di questa nuova edizione della
raccolta muratoriana.
A. Zanelu.
«CAPASSG B., Le fonti della storia delle Provincie Napolifam^
dal 568 al 1500, con note ed un copioso indice alfabetico
del dott. E. Oreste Mastrojanni. Napoli, xMarghieri, 1902.
Un voi. in-8, di p.. vii-28J.
122. — L'opera del compianto Maestro, che tra molti aliri
meriti ebbe quello d'avere dischiuso il mezzogiorno d'Italia al fe-
condo lavoro dei dotti tedeschi, non ha bisogno, dopo 27 anni
dalla sua pubblicazione, d'essere rammentata per ciò che vale
a* lettori della Rioista, E' un quarto di secolo e più che vi
attingono, ne j^otrebbero farne a meno, quanti si occupano di
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BASSO MBDIO B70 — O. QBROLA :^25
storia mediovaie di quella regione. Ma bene è da segnalare
con encomio la nuova edizione che ne ha curato i! M., ampliata
e arricchita col frutto degli studi posteriori, secondo il desi-
derio dello stesso A., e in buona parte da lui stesso soddisfatto,
in quanto che (oltre V Indicazione delle foìiti da lui aggiunta
come Appendice alla prima pubblicazione, nel 1880) egli era
venuto nei suoi ultimi anni postillando un esemplare dell'opera,
il quale è stato fondamento alla nuova edizione. Ma è merito
del nuovo . editore Tavere, pur lasciando all'opera l'impronta
originale, oltreché fusovi l'aggiunta della Indicazione, corretta
parechi errori, rettificale e svecchiate le citazioni, proseguili per
conto suo con molta diligenza gli studi necessari, e nìesso bene
in vista, con opportuni sogni, la parto che spetta a ciascuno,
('erto qualche lacuna non manca (a pag. H7, p. es., n. 2, si
sarebbe dovuto citare la pubblicazione del Regesto Farfense cu-
rata dal Giorgi e dal Balzani, come, a p. V2, n. 1, lo studio del
Sambon sulle monete del Ducato di Napoli) o nemmeno qualche
errore di stampa (p. 2:^, 27 ecc.); ma son lieve cosa rispetto
al mollo studio speso dall' editore e al varìtaggio recato agli
studiosi. M. Schifa.
4. BASSO MKDIO EVO (sec, XI-XV).
<iirSKPPE OEROLA, La dominazione geìwrese in Creta. Rovo-
leto, Grandi, 1902. In-8, pp. k\,
123. — Nel secolo dccimolorzo, come conseguenza della IV^
Crociata, tonno il Marchese Bonifacio di Monferrato l'isola di
Cn^ta in signoria soltanto nominalo. Cedutala \)0\ ai Veneziani,
qu(*sti, alleati con Pisa, durarono fatica a impadronirsene per
la resistenza dei corsari genovesi, uno dei quali, più celebre
di tutti, Enrico Pescatore, assai noto agli storiografi di Fede-
rico li Imperatore, tenne saldo nell'isola per riuattro anni e
più. I particolari di tali contese ebbero da ultimo il loro nar-
ratore in Camillo Manfroni che vi dedicò il capo XIII del vo-
lume della sua Storia della marina italiana che giunge fino
al trattato di Ninfeo; quanto a Bonifacio la monografia dol-
rUsseglio intitolata II regno di Tesffaglia, o pubblicata fin dai
JS08, contiene un riassunto ben fatto delie vicende del dominio
Drienlale della casa di Monferrato; o ambeduo queste opero,
ma specialmente la prima, ò da deplorarsi che non siano stato
conosciute dall'auton^ della pr<»soiile memoria.
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32(> BBCKNSlONl S NOTIS BIBLIOOBAFICHR — G. BlOOKl
li quale però ha innegabilinenle sapulo servirsi, con discre-
zione e con acume, delle molte cronache veneziane inedite, chr
giacciono alla Marciana e al Museo Correr di Venezia e intorno
alle quali sarebbe dc^siderabile uno studio critico (dice bene il
(ferola) pari a quello che per le veneziane antichissime e pel-
le vite sanudiane dei Dogi ha intrapreso il Monticolo. Riscon-
trando i dati, spesso contradditorii, di tali fonti coi precisi an-
nalisti di Genova, coi veneti già pubblicati, fra cui primeggia
il De Monacis, cogli scarsi documenti che ci rimangono è pos-
sibile ricostruire con sufflciento probabilità anche i particolari.
Tocchiamo qui un solo punto dal quale apparisce l'assen-
nata critica deirautoro: sulla conquista di Greta per opera di
Enrico Pescatore nel ì20Ck II cronista greco Niceta Coniate
parla con astio particolare dell'impresa, e apparisce chiaro che.
se vi era qualche intesa fra l'aggressore e certi degli abitanti,
questi dovevano trovarsi fra i Genovesi e non già fra i nativi.
D'altra i)arte devesi respingere la notizia di qualche cronaca
seriore veneziana che fosse dai Veneziani già occupata l'isola,
quando Enrico la invase; dicono invece la verità l'anoninn»
pubblicato dal Pertz «cum magno exercitu Cretensem insula m
intra verant, qu« adhuc possidebatur a Graecis», e gli altri
che con esso concordano (1).
Sui varii luoghi dell'isola precise informazioni ha potuto il
G. assumere a Creta stessa, facendo egli parte, ci sembra, della
missione archeologica italiana colà spedita dal nostro governo.
E, al cospetto delle venerande reliquie del veneto dominio, non
tutte spazzale dal tempo e dalla barbarie turchesca, ha con-
cluso colle parole di Alessio Calergi (1303) intorno al carattere
del governo di San Marco nelTiscda, Il Petrarca e il Boccaccio
lo chiamarono, dopo la metà di quel medesimo secolo, tiran-
nide, e questa è esagerazione fiorentina (2). Il più giusto e tem-
perato giudizio fu riassunto dal Thomas, quando pubblicò la Com-
missione per Crela del Doge Dandolo del 1350.
Due inediti documenti genovesi corredano l'opuscolo; l'um»
riguardante un debito di 2000 perperi di Enrico Pescatore
(Genova 22 maggio 1210. Notar» ignoti Reg. LXI, parte 2* al
(1) Mon. Oerm. ffisf. Script. XIV (llannovora? 1883) p. 95. Cfr.
Cod. Museo Correr 443 Cod. Marc. Ital. 2051.
(2) A. HoRTis Studi sulle opere latim di O. Boccaccio (Trieste,
Base) p. 244 ii.
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BASSO MKDIO KVO — A. HUYSKHNS 327
R. Ardi, di Slato); l'altro i patti slipnlati a Candia nel 1212
coi Veneziani dai legati di Genova Simone lUififerio e Nicolò
De Mari. (Materie polii. Mazzo III Ibi.)
O. BlGONI.
A. HUYSKENS, KarcUnal Napoleon Oì\slni, I Theil: Bis zur
Wahl Klemens* V. Marburg, Koch, 1902.
124. — La monografìa è condotta quasi unicamente su fonti
edite. I Regesti pontifici gli offersero due nuove epistole di Ni-
colò III, che spettano al 1278 e al 1280, e che si riferiscono alla
giovinezza di Nicolò Orsini. Ricorse alPArchivio Gaetani, ma
lo trovò per questa parte manchevole.
Ciò non ostante la monografia è interessante, per la dili-
genza colla quale è condotta. Egli ricostruisce (pp. 53-50) la
storia della partecipazione del cardinale Napoleone Orsini alla
congiura di Anagni, e giunge alla conclusione che il racconto
presentatocene da Ferreto dei Ferreti è assai esagerato. Tuttavia
rimane fisso che l'Orsini seguiva fedelmente e calorosa niente^
la parte francese. Quando si radunò il conclave per dare un
successore a Bonifacio Vili, morto addi 11 ottobre 1303, l'Or-
sini si trova alla testa delia fazione francese, che riceveva la
ispirazione da Filippo il Hello. Fu eletto Benedello XI. L'autore
nega che questo santo pontefice morisse delittuosamente, come
si asseverò. Cade quindi la diceria raccolta dal Ferreto, giusta
la quale il card. Napoleone Orsini sarebhesi fatto reo di questa)
delitto, per secondare le mire di Filippo il Bello. Questi risul-
tati sono notevoli. Tuttavia non si possono proprio dir nuovi.
Già R. Holtzmann ( Wilhelm con Nogaret, Freiburg, i. B, 1898,
p. 70) ci aveva messo in guardia contro la esposizione, diffusa
bensì, ma troppo romantica di Ferreto dei Ferreti. Egualmente
P. Funko (PapstlJenedihtXf. Miinster i. W, 1891, p. 132-3) si era
dimostrato incredulo verso le leggende che il Villani e il Ferreti
inserirono nei l(n*o scritti, anche» in rap[)orto alla morte di Bene-
detto XI. Non so poi per qual motivo, quelli che — non senza
buon fondamento — mettono in discredito molti racconti di Ferreto
dei Ferreti, non dicano ch'egli pure espressamente distingue
ciò che crede vero, e ciò che riferisce soltanto per averlo sen-
tito dire, senza intendt^re, coni' egli dice, di scrivere un quinto
p:vangelo. Carlo Cipolla.
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^^28 BiSCBNSlONl E NOTE BIBLIOGRAFICHE — il. SCHIFA
DKL GIUDICE (>., Codice diploniatico del Regno di Carlo 1
e II d'Angió. Volume III. Napoli, M. D'Auria, 1902. In-4
di pp. XVII-281-XVI.
125. — La prefiiziono spiega perchè questo terzo volume, o
piuttosto seconda parte del secondo volume, è apparso dopo non
men di quarantanni dal primo, che fu pubblicato nei 1862 (se-
t^uito a sette anni di distanza dalla prima parte del II volume).
C'è di mezzo una vita d'uomo; e TA., non giovane già al t«mpo
della prima pubblicazione, è tanto più da ammirare in questa
sua operosità proficua. Non mutato nella pubblicazione che an-
nunziamo il metodo e gl'intenti delle due precedenti, basterà
(jui accennarne semplicemente il contenuto. Vi son compresi
l'i8 numeri di documenti, de' quali 85 appartengono al 1269,
gli altri airanno seguente; estratti nella maggior parte da' vo-
lumi 4, 5, 6, 11 e 13 de' Registri angioini dell'Archivio di Stato
(li Napoli; ma ve ne sono anche di altri volumi degli stessi
Registri, de' Fascicoli, delle Arche e de' Monasteri soppressi.
Come è noto, i fatti principali di que' due ^nni per la giovane
jnouarchia Angioina furono le distruzioni di Augusta in Sicilia,
di Amantea in Calabria, della colonia saracenica di Lucerà in
Puglia (strascichi della guerra contro Casa svova) e la Crociata a
Tunisi. I documenti dunque compresi in questo volume valgono
ad illustrare negli aspetti più svariatila multiforme attività del
re che di quei fatti fu principale autore: legislativa, ammini-
strativa, finanziaria, militare e via dicendo; tanto più oppor-
tunamente in quanto la storia della Monarchia Angioina è
ancora da fare. Ad allargare tale illustrazione, TA., oltre i non
avari commentì per ciascun capo di documento, aggiunge in
nota altri documenti, cosi che quel numero di 148 ne viene
moltiplicato. Sin dalla prima pagina si può avvertire, a mo'
d'esempio, uno degli assai frequenti casi. Il re, al 1*» gennaio
12(59 stando a Foggia, manda ordine (circolare come agli altri)
Jastitiario Aprutii; ed ecco un documento che rivela la per-
sona del giustiziere mandalo dopo un mese in Abruzzo; e,
poiché quell'ordine riguarda maìieria et jardìna aliaque loca
nostrìs deputata solaciis, ecco un diploma dello slesso i-e
a prova delle sue cure pel miglioramento de' suoi manieri e
e delle altre reali delizie. Cosi in seguilo. Al corpo del codice
sono aggiunte due appendici. La prima serve di chiarimento al
num. 08, del 18 gennaio 1270, contenente un esposto alRefóP
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BASaO MEDIO EVO — É. GKBHABDT '^'29
parte mìlltum Platee Farcille (fé Seapoli circa il paj^'ainento
delle tasse ; od offre una serie di notizie e di altri documenti
relativi alle tasso della città, casali e distretto di Napoli. E,
poiché, essendo l'Angioino vicario generale in Toscana e po-
testà di Firenze, parecchi dei 148 documenti del corpo del
Codice si riferiscono a quella regione, ecco, nella seconda Ap-
pendice, un gruzzolo di altri 10 documenti che riguardano le
relazioni di Carlo con varie città toscano, e specialmente con
Firenze dal 1271 al 1278.
M. Sciupa.
KMILE UEBIIAUDT, Coììttmn< lìoventhis ria Moiien Ape. Paris,
Ilachelte, J0()1 (ln-8, pp. 280).
i2<). — Questi saggi, che videro primamente la luce nella
Retile (/es deux Mondes, fonnano cinque capitoli, uno dei quali
comprende quelli fra i nostri novellatori che il G, dice « les pri-
mitifs», cioè rignoto autore, del Nore/^mo e Francesco da Bar-
berino; i tre seguenti trattano del Boc(*accio, l'ultimo di P\ Sac-
chetti. Tutt^ le buone qualità che gli studiosi riconoscono nel noto
illustratore delle origini del Rinascimento italiano e del nostro
Misticismo, si comprendono in queste pagine. In una jjrosa, viva,
flessibile, colorita, egli pennelleggia a larghi tratti i tempi, la
figura e la produzione dei novellieri fiorentini del Trecento, di-
vulgatore piacevole e felice ai suoi concittadini anche dove
(»spone cos(> tutt'altro che peregrine, e sfiora soltanto, agile o
lieve ma delizioso la vasta materia; e possiede a tal punto il
segreto di faj-si leggere, che incatena il lettore e lo costringe
a deporre ai suoi piedi tutte le armi della critica.
V. ClAN.
Sincilegiutìi Montoliveten^e editum a Monachis congregai ionis
olivetanae Ordinis S. Benedicti; Antonii Bargensis Chro-
'mc7*mA/ontoO//r<?// (1313-1450) edidit Placidus M. Lugano.
Florentiae, Cocchi, 1001; in-8, di pagg. L, 1, 107.
127. — La congregazione dei monaci Olivetani è urui delle
lìioUe congregazioni, che rampollarono dal grand'albero dell'or-
fWne benedettino. Essa prese il nome dal primo monastero che
il suo fondatore, il b. Bernardo Tolomei da Siena, costruì in
un luogo di sua proprietà, detto il Monte Oliveto, a 15 miglia
da Siena, (^d ebbe tosto una grande diffusione in Toscana, nel-
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330 BKCBMSIONI B NOTE BIBLIOOBAFICHB — F. 8AT10
l'Umbria, in Romagna, nel Veneto e nelle città principali d'Italia.
Quindi la pubblicazione, che i monaci Olivetani hanno ora in-
cominciato di tutto il materiale (documenti, cronache, ecc.)
relativo alia storia del loro ordine, sarà certamente gradita a
tutti i cultori di storia italiana.
Per prima comparisce la cronaca della congregazione scritta
dal monaco Antonio Bargense, ossia di Barga nel liUcchese,
che mori nel 1452, dopo avere esercitato tutte le cariche più
importanti della sua religiosa famiglia. Kgli scrisse negli ultimi
anni di sua vita, cioè nel 1450 e nel 1451, come prova il Lu-
gano nella vita di lui. La cronaca, trascurata e rozza nella
forma, è meritevole di attenzione i>er la diligenza dell'autore
nella ricerca della verità, e per le informazioni esatte ch'egli
era in grado di attingere dagli arehivii deirordine. Si deve
pur notare che tutti gli storici posteriori della congregazione
olivetana presero da lui e spesso lo copiarono testualmente.
L'editore, P. Lugano, con erudite note supplì alle lacune ed
alle inesattezze del testo. In fine vi aggiunse quattro documenti
ed un copioso ed accurato indice alfabetico.
Questo primo saggio dello Spicilegium, condotto con buoni
criterii, fa augurar bene degli altri volumi, che si promettono
prossimi.
F. Savio.
CAMILLO MANP'HONI, La bnftacfUa ni GaìlipoU e la politica
VenetO'Tuìxa [a. 1381-1^30), in Ateneo Veneto, Anno XXV,
voi. Il, fase. 1-2. Venezia, Visenlini, 1(K)2.
128. — Con questo pregevole studio TA. vuol chiarire uno
dei punti oscuri della politica coloniale di Venezia in Oriente,
assai conosciuta nelle sue linee generali grazie alle opere di
Carlo Hopf e di Guglielmo Heyd ed a numerose pubblicazioni
di documenti, cioè i Monumenta Skworam Meridioìialiwti del
LiuhiCj i Documents inèdito' poni' servir à rhistoiì'e de Ut
Grece del Sathuz, il Diplomatariurn Veneto- Levantinmn, e i
Coìnnienioriali (Regesti) della Deputazione Veneta di storia
patria. Però per il suo scopo speciale il Manfroni opportuna-
mente ricorse ai R(»gistri del Senato misti e segreti, e ne pub-
blicò alcuni documenti in appendice. Fu per lui non trascura-
bile sussidio la cronaca Morosina (copia recente alla Marciana,
ci. VII. 2048 e 204i)), che «si deve senz'altro considerare per
«il periodo posteriore al l'i04 un vero e proprio diario origi-
\
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BASSO MEDIO KYO -* C. MANFliONl :t:*>l
> naie, leuulo dì giorno in giorno al corrente da un uomo, cho
» per gli ufficii suoi, per il suo grado o la sua esperienza era
»in grado di sapere e di vagliare tutte le notizie, che giunge-
» vano a Venezia e gli ordini che da Venezia partivano »,
L/A. dimostra prima di tutto che dopo la pace di Torino
(1381), che poneva termine alla grande guerra di Ghioggia, ad
onta della crescente potenza dei Turchi, che minacciavano i
suoi possessi di Levante, Venezia per necessità di economie non
accrebbe, ma Vuniìò i suoi armamenti in mare. Eppure faceva
nuovi acquisti nella penisola balcanica; il che doveva rendere
inevitabile il conflitto coi Turchi. Ma per questo difettavano in
quel momento alla Repubblica tre cose necessarie: alleanze
potenti, denaro e navi. Date tali deficienze, Venezia aveva bi-
sogno non solo di pace, ma di una politica amichevole coi
Turchi, che permettesse il passaggio delle mude della Tana,
di Trebisonda e di Costantinopoli, fonti di larghissimo guadagno
non solo ai privati, ma all'erario dello Stato. Siffatta politica,
messa in chiaro dall'A. colPaiuto di copiosi documenti, ora è
da lui giudicata non tanto imprudente e pericolosa, come altri
scrittori affermarono. Ma se un complesso di cause imponeva
a Venezia di preferire la pace coi Turchi alla guerra aperta,
ciò « non impediva affatto che il Senato si adoperasse per altra
» via a sbarazzarsi dei Turchi, e con prudente riserbo favorisst^
»i tentativi dei loro nemici». Per es. una sua deliberazione
segreta ed assai oscura del 10 settembre 1400 (Doc. 2 in App.)
intesa, come interpretarono alcuni, a toglier di mezzo il sultano
Bajazed, secondo il Manfroni acceimerebbe ad una vasta e com-
I)lessa congiura contro la marina turca, o per distruggerla con
un colpo di mano, o per farne insorgere gli equipaggi; tale
deliberazione ad ogni modo era ostile agli Osmani.
Perchè dopo la sconfìtta subita da Bajazed ad Angora
(1402), Venezia non impedi per sempre, come sembrava pos-
sibile ed agevole, il risorgimento dei Turchi con una lega oj»-
portunamenle stretta con Genova, i feudatari greci, il re di
Ungheria e Timpero greco? L*A. trova la giusta spiegazione di
ciò negli avvenimenti contemporanei. Fra Venezia e il re Sigi-
smondo v*era già grave cagione di contesa, e poi alla mort(^
ili Gian Galeazzo Visconti si sfasciava il suo dominio, e scop-
piava quella guerra, che alla Repubblica fruttò l'acquisto delle
due più grandi città della Terraferma veneta Padova e Verona.
^ Un concetto unico sembra presiedere a quei consigli Idei Ih^e-
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'S,V2 RRCBNSLONI B MOTE B1BL100BAF1CHK — A. BOKABDl
»gadi]: il Levante procuri a Venezia i mezzi i»er acquistar la
»terraterma; fioriscano i commerci, non sia interrotta la navi-
> gazione, non si facciano spese per le colonie, qualunque sia
»rurgenza e la necessità; in una parola — la pace in mare,
» la guerra in terraferma — *. S'ag^riunora che successe allora
una nuova (guerra venet<>-<renovese. Perciò la Repubblica do-
vette conehiudere con suo danno la pace col figlio di Bsgazed,
Solimano.
Il Manfroni continua ad illustrare la politica a doppia faccia
di Venezia, ehe pur facendo nuovi acquisti in Grecia (Patrasso
e Lepanto, a. 1407, 1408), procura di non urtare direttamente le
gelosie del Sultano e si adopera a calmarlo concloni, con pro-
messe, ccm aumento di tributi. In occasione della guerra di Venezia
con Sigismondo, divenuto imperatore, si propose in Senato per-
fino un'alleanza coi Turchi; però la proposta fu respinta ad
(more della Repubblica.
L'A., s(»guitando ad esporre i complicali avvenimenti di
Levante, ed a studiare i rapporti tra Venezia e gli Osmani,
mostra come la Repubblica volesse .la pace ad ogni costo, e la
battaglia di Gallipoli (27, 28 maggio 1410, Tunica vittoria, che
i Veneziani, prima della caduta di Costantinopoli, abbiano ripor-
tato contro i Turchi Osmani, e, sotto un certo rispetto, l'unica
battaglia navale degna di questo nome con effetto duraturo, sia
avvenuta, sebben gradita, contro l'aspettazione del Senato. Il
Manfroni, valendosi del testo esalto delia relazione del Loredany
dato dalla Cronaca Moi'osina, narra minutamente i varii episodi
della battaglia, e quindi esamina le faticose trattative per la
})ace poco vantaggiosa per Venezia, e cosi chiude l'interessante
monografìa: «Dai documenti da me ora esaminati io credo si
» possa aver sufficiente argomento per sostenere che Venezia
» per le sue condizioni politiche, commerciali e finanziarie non
» era assolutamente in grado di trarre vantaggio dalla momen-
» tanca debolezza degli Osmani; che la vittoria di (Gallipoli fu
» accid(Mitale e non produsse conseguenze ne politiche, ne nii-
»litari; che finalmente gli acquisti fatti da Venezia non furono
» dettati da bisogno di ailargamenli territoriali o da bisogni
» commerciali, ma soltanto dal d(»sì(lerio di guadagnar tempo
» (^ di rilardare rinevitabile e pi-eve(hilo trionfo della potenza
V lun-a ili lutto il Levanle.
Antonio Bon.arok
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T^KF^
BASSO HBDIO KVO — D. CALLERl :'Hy^
I). CALLERl, Slatiitl del Comune di Treciilj nel Monferrato.
Alessandria, Piccone, 1901.
129. — È una brevissima pubblicazione d'Archivio eslratta
dalla «Rivista di Storia, Arto ed Archeologia » di Alessandria,
che per un certo riguardo d'importanza si assorella volentieri agli
Aldini Capitoli inediti deffli Statuti d\Alessandria stessa, in-
serti da Alessandro Lattes nel recente 38** volume della Miscel-
lanea di Storia Italiana, edita a cura della Regia Deputazione
sovra gli studi di Storia patria [)er' le antiche Provincie e la
Lombardia.
Il Calieri ha avuti questi centundici Capitoli degli Statiita
et Ordinamenta loci TriuiUae — casfì-am, locum et territoriurn
Triuillae in Ducato nostro Montisfeì'rato interllumina Pad!
et Tanagri silura — dal solerte segretario Carlo Trivellino,
che riordinando gli scaffali del Municipio li trovava tra le carte
inutili, ed avutone il giusto permesso da queiregregio signor
Sindaco li ha qui coordinati, facendoli precedei-e da un j>o' di
commento storico, del resto necessario, e susseguire da sei
decreti marchionali dì approvazione e conferma. E' dunque
questo pure un contributo d'interesse offerto alla Storia del
Monferrato, che iniziata colla Cronaca di Renvenuto San-
giorgio, e facilitata dai libri dotti del Conti, del Sancio e del-
risnardi, trovò nei tempi recanti gli illustratori che meritava
negli storici varii del Piemonte e della Monarchia di Savoia.
Detti Capitoli furono fornuiti (è la parola del Calieri) nel-
l'anno 1303 i primi cento, e il primo gennaio del 1495 gli altri
undici. E' evidente che tale copia venne compilata, si dei primi
che degli ultimi, nella medesima epoca cioè airincomincio del
l'i95, probabilmente dal notaio (ìiangiacomo di Sala che ne
rogò il bando il 25 marzo appunto di quell'anno. In questa
I>ersuasione ci riconferma il fatto constatato che nessun'altra
carta antecedente al 1405 trovasi nell'archivio.
«Il contenuto dei predetti Statuti riguarda (ed è cosa ini-
jiortante per la Storia sociale ed economica medieva delle regioni
italiane) molte disposizioni di diritto civile e penale e di sicu-
rezza pubblica. Primieramente si fa obbligo al castellano di
priurare l'osservanza di essi sahiojuìx domini nostri mar cfUonis
e di amministrare la giustizia reiuotis odio, amore et timore.
Negli altri capitoli si disciplina l'ufficio dei consoli, la durata
della loro carica ed il modo di elezione, si statuisce sulle cause,
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■^V99V-
:fó4 RtSOKNSlONI B NOTK BIBLlOGBAFiCHK — G. SANOIOBGIO
sulle pene contro le ingiurie, le bestemmie ed altri delitti, sugli
obblighi ed attribuzioni dei carapari, del clavarie, dei consoli,
dei sindaci, dei consiglieri e dei notai; sul rispetto alle pro-
prietà ed alle persone, sulle mercedi, sulla conservazione del
libro dei convocati e dei consegnamenti. Si stabiliscono inoltre
regole per il forno, lo monete, i contratti, i pozzi e le fontane,
pei tessitori, servitori e per le <*omunicazi()ni e relazioni coi
forestieri, ecc.
Il bell'Opuscolo è adorno dei fac-simili di selle capitoli, e
di quello del Decreto di approvazione, datum Casali, die VIIU
lìmrlà ir}21, da Anna marchesa.
Gaetano Sangiorgio.
VACCA RONE L., I principi di Savoia attraverso le Alpi mi
M. E. (1270-1520). Dai conti dei Tesorieri e dei Castellani
denwrcli. di Stato in Torino in Bollettiìw del C. A, Suppl.
(Illa Rir. per l'anno 1902. Voi. xxxv, n. 68, pagg. 1-90.
130. — L. Vaccarone che tutta la sua briosa attività die alla
esplorazione alpinistica e agli studi di archivio — mirabile con-
trasto di vita operosa — ne raccolse gli ultimi frutti in questo
suo interessante lavoro, in cui ci informa, sulla base sicura
dei documenti, del commercio tra Italia e Francia e del viaggia
di quattordici principi sabaudi attraverso le Alpi dal 1270 al 1520.
Nella prima parte si diffonde a parlarci del traffico che special-
mente si svolgeva per il tramite del Moncenisio, e che se-
guiva lento, inceppato da mille ostacoli, da pastoie innumere-
voli. Di fare riparazione alle strade e ai passi poco sicuri erano
in dovere i castellani, soggetti a pene, se colti disubbidienti;
l'incarico era però anche affidato talvolta a religiosi, a monaci,
ad cremiti, cui i Savoia .spesso sussidiavano. Non difettavano
per tali strade alberghi, sotto speciale sorveglianza de' castel-
lani e dei religiosi stessi, ai quali ricon^evano per le loro la-
gnanze i viandanti, soliti, per lo più, a richiedere la compagnia di
guide, di portatori, di marroni «prò eo quia timobant ne depre-
darentur a latronibus», sebbene costoro, frequentemente sor-
presi, fossero sottoposti a punizioni gravissime, come al taglio
delle orecchie, dei piedi, delle mani, alla fustigazione, al ferro
arroventalo, alla sommersione, al capestro. Le fiere, che si te-
nevano a S. (riovanni di Moriana, aBourgen Bresse, a Brian-
zoue, nttiravano i nostri mercanti, e venivano spediti di qua del-
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BASSO MBDIO EVO — C. FBASCHETTI 335
l'Alpi, in quantità, i vaccherini di Tarantasia, lo nioslanlo (lolla
Savoia, i vini di Moiitmollian e di Ghillon trasportati, come il
grano, in pelli; mentre al di là erano non meno ricercali i se-
racci della valle d'Aosta, le trote, i tartufi, il grignolino, il mo-
scatello, il nebiolo. I principi sabaudi, di per se soli, portavano
gran movimento attraverso lo Alpi: or si muovevano per sedare
ribellioni, o per ricevere primi omaggi, operiscopo religioso,
ed ora per accompagnare imperatori, o stringere negoziati, o
parentadi; non avevano sede fissa, e, quando si trasferivano
dall'una all'altra dimora, trasportavano quasi tutto con se: sup-
pellettili, cucina, bottiglieria, panetteria, ed i paramenti delle
camere divisati con le aquile, i cervi, i leoni, di cui adorna-
vano le pareli, le finestre, i letti e il mobilio di tutte le loro
residenze temporanee. E' facile comprendere il numero straor-
dinario delle cavalcature che abbisognavano in questi trasporti;
superavano talvolta le duecento. Davano eziandio occasione a
ripetuti viaggi le provviste di vettovaglie per la casa del Conte,
e gli ambasciatori non ancora residenti i)resso le corti estere, '
ma in continui andirivieni. Anche le principesse si avventura-
vano a tali traversate; allora le carrette, quasi sempre mosse da
cavalli o da muli, e lo lettighe, aiutavano assai, ed il bagaglio
ora, ordinariamente, so non pesante, certo molto voluminoso.
La seconda parlo dello studio del Vaccarone si riferisce ai
singoli viaggi de' principi, segnatamente di Amedeo V, Giovanna
di Savoia, Cecilia di Monferrato, Maria di Ginevra, Amedeo VI,
Bona di Borbone, Amedeo VII, Margherita di Savoia, Carlo I,
Filippo II, Filippo del Genevese, Carlo III, senza dirci parola
di Bianca di Monferrato.
Ad ogni modo, in tale lavoro, che si fa leggere molto avi-
«lamente, perchè fresco, dirci, di giovanile vivacità, trovasi ric-
chezza di aneddoti e di particolari curiosi, che coloriscono ed
avvivano la narrazione, e, con essi, la soluzione di due quesiti
che si sono prima d'ora imposti a molti studiosi: la via se-
guita da Amedeo VI per venire da Chamberi a prendere pos-
.sesso di Nizza, e la primitiva situazione del ricovero detto la
Cd d'Ast. A. Leoke.
CESARE FRxASCHETTI, Luigi di Scivola, Senatore di Roma.
— Roma, Tip. Unione Coop. Ed., 1902.
131. — Sull'elezione di Luigi di Savoia a Senatore di Roma,
jjel 1310, discussero a lungo gli storici tutti di Roma per chia-
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331'» BKCfiMSiONl K KOTB BIBLIOGRAFICHE — 0. DITO
rire l'epoca indecisa di (»ssa e determinarne la ragione: ma er-
rarono quasi lutti, sia per aver posto nel 1311 ranno di tal
senatorato, sia por av(»r attribuita l'elezione ora a Clemente V,
ora ad Arrigo VII di Lussemburgo.
Il Fraschetti, sulla scoila di nuovi documenti, degni di fedi*,
risolve in modo delinitivi» le due questioni, e, rifacendo la nar-
razione di queiravveniniento, lo mette in miglior luce.
Senza dubbio, quel senatorato non può essere considerati»
isolatamente; esso si collega con altri fatti importantissimi di
storia generale, quali sono il nuovo orientamento politico di
Gasa Savoia, e la discesa di Arrigo VII in Italia.
La divisione avvenuta \h'\ 128.") de' domini di questa Gasa
ne' tre rami di Acaia, di Savoia, di Vaud, poteva apportare gra-
vissime conseguenze alla potenza d'essa e segnarne il principio
della fine. Invece non fu cosi; ciascun ramo, come guidato da
un intento comune, tose por la sua via a migliorare la propria
posiziono senza mai recar danno all'altro. Anzi con Amedeo V fu
messa in maggior evidenza quella politica con carattere dita-
Uanità, che ebbe nella prima fase a continuatori fortunati ed
illustri Amedeo VI e specialmente Amedeo Vili, che con fino ac-
corgimento diplomatico meglio la determinò, anzi, starei per
dire, la disciplinò adattandola alle evenienze, pur lontanissime
ma intravviste, dell'a-venire d'Italia.
Certamente, con grande spirito di opportunità, i principi
Sabaudi seppero avvalersi della condizione eccezionale in cui
si trovava T Italia a' principii dei sec. XIV. Fautori ardenti di
Arrigo VII, la loro Casa sali d'un tratto a tale importanza im)-
litica da rivaleggiare con la Casa Angioina, potentissima allora
non nel Regno di Napoli soltanto, ma nel rimanente d'Italia v
nella stessa regione pedemontana.
Amedeo V fece parte dell'ambasciata mandata da Arrigo
a Clemente V in Avignone per trattare de uncti07ie, consecra-
itone et coronaiione. Lo stesso Amedeo, Filippo e Luigi di Sa-
voia presero parte alla dieta di Spira; anzi Anuideus comefi
Sdbawliae et Philippus Prénceps proìnoverunt dictum Heu-
ricwin ad venienduni in Lombardiam.
Lo stato d'Italia era miserando, e a ristabilirvi la pace e
a risollevarla dall'abbiettezza in cui si trovava, la venula del-
l'Imperatore rappresentava una vera, ineluttabile necessita. Nel
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.. ,..l
BASSO MBDIO KTO ^ C. FKASCHBTTL 337
ma^io del 1310 vari messaggeri scesero dalle Alpi ad annun-
ziare l'arrivo deWagnello pacificatore. Tra questi messi di pace
figurava in prima linea Luigi di Savoia, barone di Vaud.
Figlio primogenito di Luigi I, egli avoa ereditato (1302) dal
padre, oltre la Baronia di Vaud ed il paese di Bugey e Val-
romey, il valore militare che Taveva in pochissimo tempo reso
celebre presso tutti. Compi la sua missione portandosi a capo
d'un'amlaasceria nelle diverse terre del Piemonte ; fu ad Asti,
a Cuneo. Nel luglio giunse in Toscana; ebbe solenni accoglienze
in Pisa, in Arezzo e in altre terre. Firenze gli si mostrò ostile :
ma ciò non impedi a lui di far conoscere a' Fiorentini le in-
tenzioni sue e quelle del suo Principe. Con tutta probabilità
egli giungeva a Roma verso la fine di luglio 1310.
Dopo il trasporto della sede pontificia in Avignone, Roma
era caduta in uno stato d'anarchia e di miseria, in preda alle
fazioni che se ne disputavano il possesso. A Clemente giun-
gevano ogni giorno suppliche da Roma e a mettervi riparo
avea mandato nel Gennaio 1310 un suo nunzio e paciere spe-
ciale, il frate minore Guglielmo di S. Marcello. Ma riuscito
vano questo tentativo, il papa non sapendo a qual altro partito
appigliarsi, con lettera del 14 marzo a* tredici consoli delie
Arti ed al popolo, depose idue senatori allora in carica, e senza
punto accennare alla nobiltà, diede facoltà al popolo di eleg-
gersi sin dal 1» Maggio un senatore o più senatori, un capitano
o più capitani, come loro piacesse e pel tempo che credessero,
da tre mesi ad un anno; quod vos — aggiungeva — quibiis
sicut propri morbi causa nota consistit, sic fortasse medela
commodius et discretius poterit adhiberi.
La lotta elettorale, come si direbbe ora, preso per le lunghe,
e per tre mesi circa non si giunse a capo di nulla. Ma l'ar-
rivo di Luigi di Savoia fece d'un tratto cambiare aspetto alle
cose. La venuta dell'Imperatore fece balenare agli occhi de'
Romani un miraggio di pace e di benessere. Luigi di Savoia
fu accolto con festosa accoglienza e i nobili stessi vollero fargli
mille (mori, gli uni perchè ghibellini, gli altri, sebbene guelfi,
perchè lo consideravano messaggero d'un Imperatore mandale»
in Italia dal Papa. E guidati da un solo pensiero, forse già
consci del valore de' Principi di Savoia, lo vollero con una-
nime voto eleggere Senatore di Roma ne* primi giorni delTa-
Riristft storica iialfana, "M ?.. n, :J. -li
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338 RECENSIONI fi NOTS BIBLIOOBAFtCHB — 0. DITO
gosto del 13i0. Con lettera pontificia dell' 11 dicembre reiezione
fu confermata, anzi a compensare i tre mesi perduti, il papa
prorogava a Luigi il suo senatorato fino al 1** agosto dell'anno
seguente.
• La calma ritornò ben presto a regnare in città e ne' ca-
stelli, e colla calma un relativo benessere, vietandosi a' nobili
d'esportare altrove il loro grano, per cupidigia di lauti gua-
dagni. Altre opere compì pacificatrici ed importanti Luigi di
Savoia; ma, scoppiata, nel principio del 1311, la sommossa
milanese contro l'Imperatore, anche le cose di Roma comincia-
rono a pigliare altra piega.
I Fiorentini si organizzavano ed allacciavano trattative
con Roberto d'Angiò, lasciando intravvedereche avrebbero im-
pedito all'Imperatore la venuta in Roma. Gli Orsini e i Savelli
aveano incominciato copertamente a trarre dalla loro i castelli
<» forse miravano su Magliano, posizione splendida, ch'era, può
dirsi, la chiave della Sabina per la via di Roma. Ad evitare
un tale pericolo e volendosi tenere una via sgombra e sicura.
Luigi assediò Magliano, e nel marzo od aprile del 1311 la co-
strinse alla resa. In questo, la resistenza di Brescia indusse
forse l'Imperatore a richiamare da Roma Luigi, il cui valore
militare egli stimava altamente. Luigi rimase lontano di Roma
fino al novembre suox^essivo; ma al suo ritorno la trovò rica-
duta nell'anarchia ed occupata in gran parte da' guelfi. Fio-
rentini, Orsini ed Angioini. Impedito a prendere alloggio nel
Campidoglio, si ritirò nel Laterano; sebbene deposto con pub-
blico parlamento, pure egli lottò a tutto uomo, riuscendo ad
aver libero l'ingresso dalla parte di Ponte Molle. L'imperatore
vi giungeva il 6 di maggio 1312.
La resistenza continuò sempre più accanita. Enrico fuco-
stretto a conquistare la città palmo a palmo. Nel 25 maggio
fu attaccato il Campidoglio, e nell'assalto, brillantemente con-
dotto da Luigi di Savoia, la rocca Capitolina con le sue adia-
<5enze cadde nelle mani degl'Imperiali. Ma il giorno seguente
volendo essi occupare Castel Sant'Angelo, furono sorpresi e
^sconfitti. In quello scontro, fra gli altri, peri Pietro de' Baroni
di Vaud, fratello di Luigi, nella giovine età di ventisei anni.
« Riavuto il Campidoglio, Luigi ritornò, per voto unanime
<1(»1 popolo, al suo ufficio di senatore, mentre Enrico, per evi-
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BASSO MKDIO BTO — R. STARBABBi 339
taro spargimento di sangue, cominciò a far pressione presso
i cardinali onde essere incoronato nella chiesa di San Gio-
vanni in Lalerano. Rifiutandosi questi, si mandò a chiedere il
permesso al Papa, e intanto Enrico, fattosi delegare da Luigi
il potere d'amministrare la giustizia, emanò diverse sentenze
contro i rei delle uccisioni e stragi de' giorni passati; alfine
il giorno 29 di giugno potè ricevere la corona imperiale in San
'riovannì in Lalerano».
« Luigi, il giorno dopo, stanco, depose il potere, ed accom-
pagnato per poco sino a Tivoli l'Imperatore, se ne parti quindi
senza sentir preghiera, commiserando forse la fine dello sfor-
tunato fratello, spento nel fiore degli anni».
Cosi ebbe termine, ed inaspettatamente, il senatorato di Luigi
di Savoia. A dir il vero, a noi sembra che questa ultima parte
sia poco lumeggiata. Qualche altro appunto si potrebbe muo-
vere al Fraschetti, appunto del resto che non menoma l'im-
portanza della ricerca, anche « se qualche volta si sia alquanto
dilungato in notizie risapute». O. Dito.
R. STARRABBA, Consvetudlni e Privilegi della città di Messina
sulla fede di un codice del XV sediolo posseduto dalla Bi-
blioteca Comunale di Paleì^mo. Palermo, Scuola tip. del
« Boccone del povero • , MGMI. In-4, pp. xxxvi-302.
132. — L'illustre e venerando Soprintendente dell'Archivio
di Stato in Palermo dà un'altra prova della sua bella attività,
rendendo di ragion pubblica un cod. del sec. XV — acquistato
or non è molto dalla Biblioteca Comunale di Palermo — che
contiene il testo delle Consuetudini e dei privilegi di Messina.
Il cod., in bel semigotico, appartiene «poco più poco meno,
alla metà del XV secolo », ed é dovuto a due mani, la prima
delle quali trascrisse fino al f. 54 recto (di questo voi. p. 213),
e la seconda il seguito. Circa al suo contenuto, esso può divi-
dersi in sette parti: 1. Consuetudini della città di Messina;
'3. Costituzioni di Federico II d'Aragona; 3. Costituzioni di
Giacomo II d'Aragona; 4. Privilegi; 5. Cubellarium; 6. Assise
0 mete dei generi annonari ; 7. Capitoli del Consolato del maro.
L'A. dichiara che, non essendo suo intendimento di pre-
sentare un'edizione critica del testo delle consuetudini mes-
sinesi, ma si di offrire la copia fedele del cod., di proposito
non istituisce alcun confronto con l'edizione delle Consuetu-
dini di Trapani nelle quali è contenuto il testo antico delie
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340 BBCIIFSIONI B MOTE BIBLIOOBAFICHB — T. L.
Constietiulini di Messimi, curata dal La Mantia, e si limita a
riportare lo varianti principali desunte dal confronto colla fa-
mosa edizione deirAppulo (Messina, 1498).
Alle Consuetudini messinesi fan seguito le Costituzioni di
Federico e di Giacomo d'Aragona: Tinvcrsione cronologica si
spiega, considerando che le costituzioni di Federico « erano ri-
guardate come la Magna charta dei Siciliani dell'età di mezzo >.
Il testo di queste Consuetudini è forse il più antico, che
«i conosca. L'altro testo conservato nel noto cod. Speciale ha
unica origine con l'edizione principe dei Capitoli del regno di
Sicilia, curata dall'Appulo (Messina, 1497), e che l'A. mette a
riscontro. Le costituzioni di Giacomo poi son da lui confrontate
col cod. Filingeri, pur esso del sec. XV.
Seguon quindi nel cod. 38 privilegi, l'ultimo dei quali ha
la data del 30 luglio 1417. L'A. dà di ciascuno di essi un ac-
curato regesto e una ricca bibliografia, rimandandone * ad altro
luogo l'analisi critica »,
Goll'elenco dei privilegi finisce la parte più antica del cod.;
la seconda s'inizia col Cabeilariutn, ossia regolamento per la
riscossione delle gabelle proprie del patrimonio della città.
«Questo gabelle gravavano sui prodotti di cascina, sul sale,
•sulla canape, sulle carni salate ecc. Vien quindi un'altra ru-
"brica sulla Gabella cavnium, scritta in siciliano, che appare
diversa dalla cabella bucherie; poiché questa si percepiva prin-
-cipalmente sulla vendita minuta, mentre l'altra si riscuoteva
tsulla macellazione. Si chiude il Cabellarium con la tariffa dei
dritti di deposito e di estrazione dei cereali dal campo delle
vettovaglie, specie di magazzino municipale, dove, di regola,
dovevano riporsi le granaglie immesse per essere smerciate
in città.
Seguono le Assiffe o mele dei generi annonari, approvate
da re Federico circa il 1312. Vengon dopo alcuni privilegi del
re Giacomo, dell'infanto Federico ecc., e infine i capitoli della
curia del mare.
Il testo di questi capitoli è di gran lunga il più ricco che
si conosca; è dettato in dialetto siciliano, forse del sec. XIV,
ed oltre alle norme per la composizione del consolato del mare,
contiene un ampio regolamento di procedura nei giudizi com-
merciali e marittimi, regolamento che, s'io non m'inganno —
dico l'A. — «ben può sostenere il confronto con altri istituti
congeneri, vigenti in Europa lungo il medio evo ».
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BASSO MBDIO BYO — G. BMRTONl 3'll
Chiudono Tampia raccolta il famoso privilegio di re Ruggiero
a Messina del 15 maggio 1129, alcuni capitoli in dialetto sici-
liano, coi quali si stabiliscono le norme come regolare i conti
tra mercanti o armatori ed accomanditanti, ed altri capitoli
riguardanti i consoli dei Siciliani all'estero.
V. L.
(ilULIO BERTONI, La Biblioteca estense e la coltura ferra-
rese ai tempi del dtcca Ercole I (Uli-loOo), Torino,
Loescher, 1903, pag. 307.
133. — Grande fu Tamore degli Estensi per le lettere. Già,
(in dal secolo XIII, Azzo VII protesso l'ultimo dei trovatori
italiani Ferrarino da Ferrara, che curò la composizione di tutto
o di una parte del ricco canzoniere provenzale, pur oggidì uno
dei più preziosi manoscritti della biblioteca modenese e dettò
un'antologia ragguardevole di tratti scelti di liriche provenzali
secondo un concetto didattico e morale. Nel secolo seguente
Nicola da Gasola dedicò ad Aldobrandino III nel 1358 il suo
poema Im Gieeì^ra d'Attila, lunga e monotona apoteosi degli
Estensi, (^orne Nicola da Verona compose la Farsaglia, che ri-
sente della vicina rinascenza, con uno dei più potenti promotori
«Iella quale, cioè il Petrarca, ebbe relazione Niccolò, ed Ugo
curò ed assistette nel suo castello il 1370. Fautoi'e degli studi
fu anche Alberto, cui spetta il vanto d'avere erotto i palazzi
di Schifanoia e di Belfiore, e fondata l'università di Ferrara.
11 figlio suo. Niccolò III fu in sul principio del 400 grande pro-
lettore di studi, ed ebbe ij merito di avere iniziata una vera o
propria libreria estense e fatto compilare un prezioso inven-
tario della sua collezione. All'amore dei libri e ì\(ìì letterati
educò il figlio Leonello, discepolo di Guarino, che segnò l'età
d'oro per gli studi nel secolo XV in Ferrara, seguita dal duca
Berso e da Ercole I, il cui catalogo di libri del 1495 insieme con
altri ha ora offerto al prof. Bertoni occasione di scrivere un
dotto, importante, autorevole volume, ricco di eccellenti con-
siderazioni ed osservazioni e di abbondante materiale inedito
tratto dalla Biblioteca estense e dall'archivio di Stato di Modena.
Il Bertoni fa la storia minuta e particolareggiata della li-
breria estense, esamina l'opera degli amanuensi, tratta con com-
petenza della coltura francese estense, della coltura classica e
del volgare alla Corto di Ercole I, del quale descrive il cii'colo
letterario, pur non tralasciando di parlare eziandio delle scienze
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•ar»^'-^
342 BECBN810M1 B MOTB BIBLIOGRiFICHE — C. CIPOLLA
e delle arti del tempo di quel duca. Quattro iraportantissinie
appendici ed un minuto indice chiudono la notevole opera del
Bertoni.
Al giovane autore faccio una osservazione. Egli ha volulo
convalidare ogni sua affermazione con prove di fatto, citazioni
di fonti inediti, larghe indicazioni bibliografiche. Ciò distoglie
Tattenzione del lettore, che, talora, si sente spinto, anche suo
malgrado, a vedere la nota, con danno per la continuata lettura
del testo. La ridondanza e l'esuberanza talvolta eccessiva delle
note, effetto dell'età giovanile di chi scrive, possono nuocere
al giudizio obbiettivo e sereno sulla bontà intrinseca del lavoro,
che realmente vale.
Alfonso Professione.
ERIBERTO HOLZAPFEL, Die Anfànge der Montes Pietatis
i462'15io. Miinchen, Lentner, pp. viii-140.
134. — Finora non esisteva alcuna storia complessiva dei
Monti di Pietà, quantunque i documenti pubblicati sopra vari
tra essi fossero ormai numerosi. Questa lacuna fu colmata, al-
meno in parte, dal piccolo volumetto presente, eh' è frutto di
lungo studio e di ricerche amorose. L'A. condensò nelle prime
pagine una bella esposizione delle fonti edite ed inedite, di cui
egli potè avvantaggiarsi, né tacque dove sono ancora le defi-
cienze, le quali da studi particolari possono venire tolte in aj»-
presso. Siccome egli confronta i Monti di Pietà cogli istituti di
credito tenuti specialmente dagli ebrei, anteriormente e con-
temporaneamente alla fondazione di quelli, cosi avrebbe dovuto
ricorrere anche agli scritti dello Zdekauer e di altri parecchi {ì)
riguardanti le Marche. Lo Zdekauer specialmente in alcuni dei
suoi meno recenti lavori era stato favorevole ai banchi degli
ebrei suoi correligionari; tantopiù potea parer conveniente che
le sue opinioni fossero prese in esame da un francescano che
conchiudeva in lode dei Monti di Pietà, fondati specialmenle
da francescani.
L'A. restituisce a Perugia l'onore di aver fondato nel 140v*
il primo Monte di Pietà. La fonte principale consiste in un
(1) Fra questi ricordo G. Luzzato, / banchieri ebrei in Urbino nel-
Vetà dticale, (Padova, 1902), che comunioa ottimi documenti sui banchi ebrei
in Fano e altrove. Egli constata (p. 37) essere «uso invalso» in Urbmo,
presso i banchieri ebrei di obbligare i debitori al doppio dell'effettiva somma
ricevuta. Tale uso tuttavia ammetteva eccezioni.
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TKMPl IfODBBNl — B. W. 8BT01I WATSON 343
documento trovato in un monastero (H Feitre dai Ballerini; in
esso si concede il merito di quella fondazione al governatore
di Perugia, Ermolao Barbaro, e a fra' Michele da Garcano,
milanese. Il Barbaro fu vescovo di Verona, e i Ballerini ve-
ronesi credono che a lui sopratutto si debba il merito di quella
fondazione; non è a meravigliare se TA. francescano difenda
invece la parte di fra' Michele. Nessuno tuttavia potrà negar
mai che il merito o l'onore deiristituzione, considerato nel suo
insieme, sia indubitatamente dei francescani. Fra i numerosi
discepoli di S. Francesco che diedero la loro opera in questo
campo, spicca la splendida figura del beato Bernardino da
Feitre, che qui viene ritratta in quanto si riterisce al presente
argomento.
D'interesse particolare è il capitolo IV (p. 104 segg.), dove
si parla delle difficoltà frapposte al progresso dell' istituzione.
Fra gli avversari c'erano alcuni, che impugnavano il sistema
adottato dai fondatori, di dare i prestiti a mite interesse bensi,
ma non del tutto gratuitamente. Senza di ciò i Monti non po-
tevano sussistere. Ma gli avversari volevano vedervi un'infra-
zione alla regola ecclesiastica vietante l'interesse del denaro;
ne si curavano delle bolle pontifìcie di approvazione.
La dotta dissertazione termina (p. 131 segg.) con un cenno
sulla benefica efficacia^ sociale dei Monti. Sarebbe certo deside-
rabile che questo argomento fosse svolto con maggior ampiezza,
mostrando a parte a parte i benefici che il popolo ne guadagnò
nelle numerose città in cui questo istituto rapidamente si svolse;
tuttavia anche i pochi cenni qui dati riescono profittevoli.
Carlo Cipolla.
5. TEMPI MODERNI (N92-1780}.
H. W. SKTON WATSON, Maxlmilian /, holy roman Emperor.
Wcstminster, Constable, 1902, pj). viii-lJU>.
135. — È una monografia, come la sanno fare gli inglesi, chiara,
succosa, bene ordinata. Non bisogna tuttavia cercare in un libro di
tale natura vere ricerche originali. 1/ A. ricorre a parecchie pub-
blicazioni moderne, e sa coglierne le notizie migliori. Perciò la
figura complessa di Massimiliano riesce bene ricoslrutta. Giusta
ed opportuna è la separazione in due periodi del governo di
Massimiliano, separati dalla conquista del Tirolo nel 149(). Prima
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;^44 RBCtfMBlONI B NOTR BIBLIOGBAFICHB — C. CIPOLLA
di quest*anno Massimiliano rivolse la sua attenzione alle cose
(l'Occidente, sicché lo troviamo sempre coinvolto negli affari di
Francia. Dopo di quell'anno egli invece attese a rialzare il pre-
stigio dell'impero in Occidente, particolarmente in Italia. Al
principio di questo periodo, Massimiliano, vedovo di Maria di
Borgogna, sposò (1494) Bianca Maria, figlia di Gian Galeazzo
Sforza. Tuttavia questo matrimonio, che fu inipopolare in Ger-
mania, non ebbe conseguenze pratiche, tranne in riguardo alla
politica di Lodovico il Moro. I ritratti di Massimiliano e di
Bianca Maria, tolti dai quadri di Ambrogio de Predis, formano
le due migliori fra lo graziose riproduzioni, che adornano
relegante volumetto.
Belle pagine dedica l'A. ad esaminare l'antagonismo fra
l'indirizzo feudale al quale i principi spingevano la Germania,
contro le aspirazioni monarchiche di Massimiliano. Di maggior
interesse sono per noi le pagine che ritraggono il movimento
umanistico, destatosi allora assai vivo oltr'alpi. Vi cooperarono
illustri persone, educate in Italia, che in Italia vissero alquanto
a lungo, come Corrado Peutinger, Bilibaldo Pirkheimer, Al-
berto Durerò.
In fatto di cose ecclesiastiche, Massimiliano non vedeva di
mal occhio alcune manifestazioni che prepararono o seconda-
rono nei suoi inizi la rivoluzione luterana.
Carlo Cipolla.
PAUL HERBE, Euvopàlsche Politiìi im Cyprischen Kriege
1570-73. I Theil: Vorgeschichte und Vovoerhandlmigen.
Lipsia, Dieterich, 1902, pp. xi-165.
130. — L'opera consterà di parecchie parti. Nel volume
l)resente l'Herrc si propone di fare il giro di tutta l'Europa por
rintracciare i prodromi delle trattative, che, per comporre una
lega contro i Turchi, si apersero finalmente in Roma, addi
1 luglio 1570. Nei volumi successivi leggeremo la storia della
costituzione della lega e degli avvenimenti militari e politici
<*.he ne furono la conseguenza.
L'Autore loda il Manfroni per aver compreso come la lega
cristiana del 1570 non si può pienamente intendere, se non si
chiariscono prima le condizioni generali della politica europea.
E a conoscere esattamente lo stato delle cose, l'Herre si preparò
sia studiando le fonti edite, sia ricorrendo agli archivi di Ve-
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TEMPI tfODKBNi — P. HliKRK :i45
iiezia, (li Simancas e di Roma. Egli è d'avviso che sopra nessun
periodo storico forse siano stati mossi in pubblico tanti mate-
riali quanti si possedono per i pochi anni ai quali egli rivolse
la sua attenzione. E per verità, quel bi*eve j)eriodo va collocato
Ira i più importanti nella storia europea dell'età moderna. Ai
documenti noti altri TA. ne agoiunge, senza peraltro riferirli inte-
gralmente. Confesso che le citazioni di documenti inediti, spe-
cialmente quando si tratta di avvenimenti d'alto rilievo, non
mi vanno troppo a genio. Preferisco la pubblicazione integrale
0 almeno fatta per larghi ed abbondanti estratti. Ciò si dice in
particolar modo dei documenti di maggióre rilievo.
L'Herre fino dal preambolo cita molte fonti ; non ricorda le
ricerche documentate di A. S(»gre, anzi della politica di Knia-
nuelo Filiberto fino ad ora non dice sillaba.
Si legge con vivo interesse la descrizione del modo cim cui
Venezia, sempre renitente alla guerra contro i Turchi, fu tra-
scinata nel turbine. L'Herre non trascura di porre in relazione
la questione orientale colle cose d'occidente, che si trovava
diviso in due parti, la germanico-protestante e la cattolico-romana.
Egli simpatizza per i protestanti (p. 139), ed è lontano affatto
dall'approvare la lotta che contro di essi intraprese PioV. Ma
ciò non gli impedisca di rappresentare questo pontefice come il
promotore zelante, diligente, accalorato della lega cristiana; fa
vedere le sue trattative colla Spagna, che finirono vantaggiosa-
mente; descrive le pratiche indarno aperte col Portogallo, i ma-
ne^i poco fortunati con Massimiliano II*, il quale non era in
cordiali relazioni col papa e con Filippo II di Spagna, e assai
bene si ricordava dei numerosi protestanti che vivevano nei
suoi Stati. A Pio V l'Herre attribuisce il merito della lega ini-
ziata fra tante difl[ìcoltà. Egli considera i suoi progetti per la
guerra contro i Turchi minaccianti Cipro, come uno degli effetti
indiretti della riforma protestante, davanti alla quale la Chiesa
senti il bisogno di una generale rigenerazione. Mette quindi in
luce la grande personalità di Pio V, che fu eletto papa in mo-
menti difficili, mentre nessuno — egli osserva — avrebbe po-
tuto supporre in uomo di si avanzata età, ifn idealismo cos>
(jtooanile e una così maschia volontà (p. 3'j).
Il libro è scritto con chiarezza. L'Herre ci guida senza dif-
tlcx)ltà fra maneggi estremamente inviluppati; ne questo è pic-
colo merito. Bisogna quindi aspettare con vivo desiderio gli
altri volumi dell'opera. Carlo Cipolla.
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346 BBCXNSiONI B MOTI BlBLlOOBAFiCHB — B. FBLICUHOBLI
G. LUZZATTO, 1 banchieri ebrei in Urbino nell'età ducale,
appunti di storia economica con appendice di documenti,
Padova, Società Cooperativa tipografica, 1902, pp. 83.
// censimento della popolazione nel ducato di Urbino
nel sec. XVI, Fano, Montanari, 1902, pp. 11.
137-138. — Gli studi sulla condizione degli Ebrei nel M. E.
ebbero impulso, nel rinnovato fervore delle ricerche storiche,
dal trionfo della libertà di coscienza, che spinse le menti al-
rindagìne di tutti i fatti storici connessi colle lotte religiose, e
dal valore, che al coefficiente economico provenne dalla cosi
detta interpretazione realistica della storia.
Numerosi contributi alla storia degli Ebrei negli Stati della
Chiesa videro la luce in questi ultimi anni; ma i più degli au-
tori di essi si restrinsero a pubblicare documenti seguiti da
brevi illustrazioni. Lo scritto, di cui diamo qui notizia ai lettori
della R. S., è invece una diligente narrazione composta con ot-
timi criteri su fonti edite ed inedite. — Il Luzzatto, detto della
condizione degli Ebrei in Italia durante TEtà di mezzo, ragiona
delle più antiche memorie di essi nella Marca e s piega come
non tanto il governo dei pontefici quanto quello locale dei co-
muni e dei signori li favorisse per ottenere che gli Israeliti
adempiessero alla funzione sociale del credito, che avevano as-
sunta ed esercitavano con decisa prevalenza sui cristiani colà
dove il mediocre sviluppo delle industrie e dei commerci non
consentiva una vera organizzazione corporativa dei cambiatori
o banchieri. Quasi in tutte le città della Marca un preslaton»
ebreo era condotto dal Comune o dalla Signoria acciò aprisse
un banco destinato a sopperire ai bisogni dei poveri e talvolta
a quelli dei governanti i quali al banchiere facevano speciali
concessioni — massima, tenuto conto del fanatismo religioso
dell'epoca, la tolleranza religiosa. La quale agli Ebrei dello
stato ecclesiastico nei secoli XIV e XV permise condizioni di
vita meno penosa, in complesso, che altrove, benché non fosse
senza frequenti parentesi di odio e persecuzioni e costante du-
rasse rinferiorità giuridica di quel popolo affermata in divieti
e distinzioni, quali: Tesclusione dairesercizio delle arti liberali*
tranne che da quello della medicina, e l'obbligo da molti governi
imposto di portare sulle vesti il segno di riconoscimento (la
rotella), I/intoUeranza si fece più fiera e talora diede luogo a
persecuzioni feroci da parte del popolo cristiano negli ultimi
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TKMPI UODKKNI — e. LUZZATTO {ViT
decenni del Medio Evo e nei primi dell'Evo moderno: fenomeno,
che il L., forse con prove non esaurienti, afferma proprio di
tutto lo stato papale. Più che l'atteggiamento dei governi, pare
mutasse la disposizione delle plebi cittadine verso gli Ebrei,
acuendosi l'avversione e l'odio contro di loro, creduti affama-
tori dei poveri mediante l'usura. Di questo mutamento degli
animi nelle popolazioni cristiane il L. indaga acutamente 1 mo-
tivi, dei quali il più efficace egli vede nell'aumentato nu mero
degli Ebrei abitanti nella Marca immigrativi sullo scorcio del
XV sec. dagli stati iberici, donde erano stati cacciati.
Il L. scrive che l'aumento di numero «trasformando i pic^
coli gruppi di 5 o 6 famiglie in comunità di più che 500 o 600
anime, ricche di capitali trasportati dalle antiche loro residenze,
costituiva per il commercio delle piccole città italiane un pe-
ricola contro il quale i governi furono spinti ad usare di ogni
arma, dai semplici decreti proibitivi, ai roghi, agli incendi,
alle devastazioni».
Questa opinione, che, espressa com'è, non trova, se non
c'inganniamo, piena giusficazione nelle leggi economiche, dacché
l'affluenza dei capitali doveva avvantaggiare i commerci e, di-
minuendo il valore del denaro, giovare altresì ai poveri, ha il
L. saviamente illustrata e temperata nelle pagine seguenti, in-
tese a mettere in rilievo il conlegno del governo urbinate verso
gli Ebrei nel sec, XVI : a parole avverso e piuttosto benevolo
nei fatti per la necessità di mantenere i loro banchi onde si
alimentava il credito. In verità il L. ha ragione attribuend(>
la recrudescenza degli odi popolari antisemitici all'aumento
del numero degli Ebrei, le cui comunità furono tenute quasi
associazioni di dissanguatori quando si rafforzarono per il cre-
xsciuto numero dei componenti e furono additate al disprezzo e
all'asecrazione dairaccesa parola di molti predicatori. Questi,
quasi tutti francescani, solleciti del bene materiale dei Cristiani,
diedero opera air istituzione dei Monti di Pietà dai quali esclu-
sero la benefica funzione del credito, mossi da quella stessa
ignoranza dei fenomeni economici, che faceva credere alle po-
polazioni essere per moltiplicarsi col numero degli Ebrei i mali
generati dall'usura, effetto non già della cupidigia degli Ebrei,
bensì delle condizioni sociali del Medio Evo. Pertanto continuarono
a sussistere i banchi israelitici, che i predicatori volevano
sopprimere, i papi vietavano con decreti spietati, le moltitudini
saccheggiavano, l vari governi delle città obbedivano, apparen-
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348 BKCBNSIONI B NOTI BIBUMBAflCHIC — B. FBLICIANOKLI
temente, nei bandi crudeli agli impulsi di Roma — dove IV
vidità del governo ora fatta più bramosa dal grande nepotismo
— 0 agli istinti popolari, ma nella pratica amministrativa sal-
vavano e favorivano i prestatori ebrei: politica di difficile spie-
gazione, se volessimo dimenticare che l'interpretazione rea-
listica della storia, in molti casi, non può condurci alFesatta
comprensione del fatto storico, ove sia scompagnata dall'esame
delle condizioni intellettuali e morali di (*ui il fatto stesso è
indice ed effetto.
Gli Ebrei pare si stabilissc^ro in Urbino sulla Vnm del sec. XIV
per concessione del conte Antonio di Montefeltro ad un
Isaia di maestro Daniele (p. 28): ma da principio non forma-
vano comunità, né avevano sinagoga (lì. Delle loro condizioni
relativamente quiete e prospere e dei loro commerci svariati
il Luzzatto ci fornisce preziose notizie desunte da gli atti del-
l'archivio notarile di Urbino, le quali ci persuadono che forse
in nessun'altra citta della Marca ricevettero dal governo locale
protezione si efilcace come quella che fu loro accordata dai
Montefeltro nella prima metà del sec. XV.
Il capitolo IV, dedicato alle varie forme di prestito, mo-
nopolio degli Ebrei, ci porge cognizione piena ed esatta del
come fungesse il credito nelle» piccole ciltà medievali.
Lo scritto del L., chiaro, sobrio, frutto di studi condotti su
fonti originali, benché non copiose, è da ascrivere tra i migliori
contributi alla storia degli Ebrei nell'età di mezzo, che siano
comparsi finora. Solo avi-emmo desiderato che ad alcuno dei
notabilissimi documenti pubblicati nell'appendice fosse stata
apposta qualche nota illustrativa, massime perci(^ che si rife-
risce al sistema monetai-io e al valore della moneta nei sor.
XV e XVI.
Il breve studio sul censimento della popolazione nel ducato
di Urbino nel sec. XVI tratto da alcuni documenti, dei quali il
più ragguardevole è la Relationc del grano elbocche del stato
(1) Nei Re7i^tfn' della Tesorerìa della Marea coiisorvati neirarchivio di
Stato ìli Koniii (dal 1422 in poi) si notano i ])aganienti ratoali di ciascuo anao
della, taglia o sussidio degli Ehi'oi fatti al tesoriere papale in Mawrata dalle
singolo comunità israolitio.h<\ I registri, da noi consultati, per gli anni 1422 —
24 mancano dello coniunitÀ di Fatio e Urbino: di che potrebbe desser ra-
gione 0 Tesiguità del nuincM'O d<ìgli Ebrei in llrbino e Fano o il fatto «'he
essi pagassero la tassa ai signori o al comune di quei luoghi.
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TKMPl H0I>KBN1 — A. DiSL PIKKO 84U
negli unni 1591 e 9^y fornisce dati demografici degni di essere
tenuti in gran conto da chi intende a dare il dovuto rilievo
alle condizioni economiche degli stati. Il ducato di Urbino nel-
l'ultimo decennio del cinquecento, secondo le giuste induzioni
del L., conlava una popolazione di circa 30mila abitanti e una
densità di 43 per km-^ : tra i quattro e i cinquemila erano gli abi-
tanti del capoluogo, al quale nel tempo della sua maggiore flo-
ridezza, cioè nell'età di P'ederico e Guidobaldo I, il L. assegna dalle
sette alle ottomila anime, cifra non esigua, se si pensa che al-
lora tutta ritalia, giusta le conclusioni del Beloch, toccava ap-
pena gli undici milioni e che solo tre o quattro grandi centri
di essa si avvicinavano ai centomila abitanti. Più numerosi dati
sulle condizioni demografiche del principato dei Montofeltro e
dei Della Rovere ci avrebbe dato il L. se, come egli stesso
avverte, si fosse potuto giovare delle fonti dell'archivio urbi-
nate a Firenze, deirarchivio metaurense a Pesaro, e, aggiun-
giamo noi, dei niss. delTOliveriana della stessa città.
B. Femciangeli.
A. DEL PIERO, Della vita e degli stucU di G, B. Ranmsio.
pagg. 112. Venezia, Visentini, 1902.
139. — La prima cosa a cui pensiamo dopo aver letta questa
Memoria è la fatica ch'essa dev'essere costata all'autore, il
quale per comporla ha dovuto racimolare qua e là poche e
magre notizie sul suo argomento e industriarsi a legarle in-
sieme come meglio ha ijotuto, E invero, la vita di G. B. Ra-
musio, o per l'indole dell'uomo o per la defìcenza dei docu-
menti, è cosi scarsa di fatti che quasi manca la materia at
narrare, e conviene quindi ricorrere ad espedienti, a diversori
e abbondare di considerazioni, di congetture e indugiarsi su
cose secondarie, tanto per tentare di lumeggiar alla meglio il
protagonista del proprio lavoro. Il Del Piero, con una cura
lodevolissima, si sforza di metterlo sempre in evidenza, ma
tutti gli sforzi non bastano a dargli il posto principale, e
j>erciò, anziché essere la prima figura del quadro, egli viene
« compiere le altre figure, le quali, in realtà, hanno suppergiù
la medesima importanza. Dopo d'averci parlato di Paolo Ra-
musio, venuto a Venezia dalla nativa Romagna, l'autore prende
a discorrere del figliuolo di lui Gio. Battista, e raccoglie i pochi
conni sulla sua (educazione, su' suoi studi, sui suoi viaggi, sulle
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i
350 BBCBM810N1 B MOTK BlBLlOaBAFlCHB — A. BATTISTBLLA
sue amichevoli rolazioni coi Manuzi, col Navagero, col Bembo,
col Fracastoro e con altri letterati e umanisti, sulle sue ca-
riche pubbliche, e si diffonde specialmente in ricerche intorno
al tempo della coinposizicmc deiropera sua capitale: Le nati-
gattoni et viaggi, toccando infine anche della Ibrlima di que-
st'opera e del modo critico e scientifico, con cui fu composta,
il quale costituisco uno dei maggiori meriti deirillustre geografo
veneziano. Naturalmente le conclusioni cui giunge l'autore sono
un po' scarse ed incerte, non per colpa sua, ma per il men-
zionato difetto di fonti e di documenti. A rendere compiuto il
lavoro e a dare maggior risalto al suo personaggio il Del Piero
accenna alla cultura geografica del tempo e al merito di Ve-
nezia in questo genere di studi. Mi pare però, se non m'in-
ganno, ch'egli sulla cultura veneziana fino alla metà del 16'
secolo dia un giudizio non giusto del tutto e un pochino troppo
generico e improntato di pessimismo, giudizio ch'egli stesso
smentisce in parte o attenua con qualche sua contraria affer-
mazione. K un'altra cosa noterò ancora, non senza rincre-
scimento, cioè alcuni imperdonabili errori tipografici, che ima
diligente revisione avrebbe facilmente eliminati. A pag. 15
si parla di un certo risveglio nella istruzione pubblica a Ve-
nezia al principio della seconda metà del secolo 16» e si cita
in prova Tincarico d'insegnare dato a Paolo della Pergola nel
1449; a pag. 100 si mette al 1533 la morte del Fracastoro che
a pag. 88 figura ancora vivo nel 1549; a pag. 103-104 si as-
serisce che il Ramusio, morto nel 1457, non ebbe il conforto
di veder interamente pubblicata l'opera sua, e poi si assevera
che il P volume di essa usci in luce nel 1550, il III« nel 1553
e solo due anni dopo (1555) il II, e più oltre (pag. 104) si
scrive che questo II volume fu pubblicato nel 1559 e il III nei
1556. Saranno sviste od inezie, ma pure fanno una cattiva im-
pressione. A. Battistelu.
VINCENZO VIVALDI, La Gerusaleìnme Liberata studiata
nelle sue fonti {Azione principale del poema), — Trani,
Vecchi, 1901 (In-8'» pp. viii.351).
140. — Air A., al quale la critica si mostrò spesso e non
sempre immeritatamente severa, ninno potrà negare una qua-
lità degna di lode, la costanza, per non dire la pertinacia ap-
passionata onde prosegue nei suoi studi prediletti. Ai due vo-
lumi, ch'egli aveva consacrati allo fonti del poema Tassosco, ne
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T .^
TBMPl MODERNI — V. 8AMTL 351
aggiunge ora un terzo, inteso non più, come i precedenti, a
recare un contributo a quest'indagine, con particolare riguardo
ai poemi romanzeschi, ma ad assommare in un unico lavoro
i resultati delle ricerche sue e d'altri sulle fonti dell'azione prin-
cipale. Per apprezzare giustamente questo nuovo lavoro biso-
gnerebbe aver sottocchio quei Prolegomeni, ai quali TA. spesso
si riferisce in queste pagine e di cui annunzia non lontana la
pubblicazione, nonché il seguito, essendo questo un primo volume.
Tuttavia, anche preso da solo, esso, con tutte le deficienze e
imperfezioni dì metodo e di forma, minori, a dir vero, che
negli altri saggi del V., riuscirà utile agli studiosi e a quello
specialmente fra essi che un giorno ci darà per la Gemcsalemnie
una monografia compiuta e nel suo complesso definitiva come
quella che il Rajna ci diede pel Furioso,
V. C.
VEXGESLAO SANTI, Alessandro Ttissoni e II Cardinale A-
Scanio Colonna, Modena, tip. Vincenzi, 1002 (8', pp. 41).
141. — Questo notevole opuscolo, estratto dagli Atti e Me-
morie della r. Deputazione di storia patria per le Provincie
Modenesi (S. V. voi. II), giunge opportuno a diradare Toscu-
rità che, cosi nei vecchi come nei nuovi biografi del Tassoni,
regnava su quell'importante periodo della sua vita, durante il
quale egli tenne presso il Cardinale Ascanio Colonna Pofflcio di
primo Segretario, accompagnando il suo Signore in Ispagna. Il
S. pubblica di sull'autografo esistente nell'Archivio dì Modena,
0 con larghe illustrazioni, un'ampia e preziosa RelaziOìie sopra
l'andata del Cardinale Ascanio Colonna in /spagna. Egli di-
mostra in maniera non dubbia che essa fu redatta dal Tassoni
verso la fine del 1613 e che il dedicatario, non menzionato nel
ras., fu Mons. Antonio Quarenghi, personaggio ben noto anche
per l'intima amicizia che lo legò col poeta modenese. Avver-
tasi, che PA. (p. 5, n. 1), nella questione della paternità delle
Filippiche, s'accosta al giudizio negativo di Francesco Bartoli,
anzi vede in questa Relazione un nuovo argomento per negare
al Tassoni quelle sue scritture antispagnuole. Ma su ciò con-
verrebbe fare una discussione che qui non sarebbe opportuno.
V. C.
,-'J
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352 KKCBM8Ì0N] B NOTB BIBLIOGBAFICHB — L. GBILU
L(i Legazione in Fraìtcia ilei Cardhuile Pietro XhDOhKx^mm,
narrata da lui medesimo e pubblicata in occasioìie del
Congresso internazionale di scienze storiche in Roma, da
LUIGI FUMI. Ciltà di Castello, Lapi, 1903.
142. ■-- Buon patrimonio d'idee, di studi, di pubblicazioni ha
lasciato a noi il Gonj^^resso internazionale di scienze storiche, testé
chiusosi a Roma. Tra le ultime merita particolare menzione per
la sua importanza quella di Luigi Fumi, riferentesi alla Legazione
in Francia del Cardinal Pieli'o Aldobrandino, la quale ebbe per fine
il trattato di Lione. Nessuno dei tanti scrittori intorno alfargo-
mento aveva potuto rintracciare la Relazione del Cardinale sulla
compiuta missione; e solo pei* oiM*ra del Prof. C. Manfroni s'erano
rinvenuti nuovi e preziosi documenti neirArchivio della Santa
Sede, quali : un Diario del ciaggio, redatto da mons. Agucchia,
segretario e maggiordomo dell'Aldobrandino, e due Registri (ìi
lettere del negoziato della Pace conclusa in Lione. Al Fumi, cul-
tore benemerito e coscienzioso delle discipline storiche, è toccat^i
la singolare ventura di rintracciare la tanto desiderata Relaziona
tra le carte di un antico Prefetto dell'Archivio apostolico di Castel
Sant'Angelo, Carlo Cartari, dove un tempo si conservava l'Ar-
chivio predetto. Il ms. che non è originale, ma che forse, come
opina il Fumi, è copia desunta dall'autografo inviato dal Car-
dinale Aldobrandino ad Omero Tortora, perchè se ne valesse
nella compilazione della sua Storia Universale di Francia, è
posseduto dalla famiglia Piccolomini-Febei di Orvieto ora, e è ve-
nuto alla luce preceduto da una dotta prefazione del fortunato
scopritore, nella quale non soltanto è illustrato con molta com-
petenza il documento, ma sono dati altresì minuti ragguagli
intorno al legato pontificio e all'opera sua.
Il Cardinale Aldobrandini, nipote prediletto di Clemente VIII,
si addimostrò politico destro e dotato di finissimo tatto nella
sua missione. Né poteva essere altrimenti; che l'esercizio della
cosa pubblica aveva in lui acuito oltre misura il talento diplo-
matico. Già legato a Ferrara, quando questa fu devoluta alla
Curia Romana, aveva rivelato nel governo commessogli non
comuni attitudini. Nò pratiche meno attive e sagaci aveva efrli
condotto per l'ingrandimento della sua Casa, allorché sposò la
nipote Margherita a Ranuccio Farnese, duca di Parma, e quando
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■-^38Rr
TKMPl MODERNI — L. FUMI 353
andò poi, rappresentante del Papa, a Firenze per le seconde
nozze di Enrico IV con Maria de' 'Modici, dopo rannullamento
del matrimonio del re di Francia con Margherita di Valois.
Era un momento diffìcile e gravissimo por tutta l'Europa,
scrive il Fumi, ma specialmente per Tltalia. Vi ora tutto il pe-
ricolo di una conflagrazione generale. Francia o Savoia guer-
reggiavano sulle Alpi per il Marchesato di Saluzzo. Carlo Ema-
nuele, abilmente destreggiando, era riuscito a tenerlo per sé;
finche poi Enrico IV, risoluto a riprenderlo, troncati i tempo-
reggiamenti del duca, si apriva con le armi la via del Pie-
monte. I primi suoi successi fecero pensare alle conseguenze
per la politica e per gli stati italiani, quante volte la Francia
riuscisse a piantarsi con un piede al di qua delle Alpi, nel
Piemonte, a poca distanza dalla sedo del Duca. Gli Spagnuoli
che occupavano Milano avrebbbero ingelosito doi loro emuli
che si ponevano cosi vicini a impedirò ad ossi il passo delle
Fiandre.
A rimuovere possibilmente questo stato di coso e a tron-
care le ostilità in Savoia, inducendo i contendenti ad accettare
il partito della restituzione o un cambio, elemento Vili spe-
diva in Francia il suo ministro e nipote
Mosso alla prova dal temporoggiamento del duca, dagli in-
fingimenti degli spagnuoli o dalle avventatezze dei Francesi,
egli si comporta sempre con mirabile corroHezza di modi. Pre-
viene i colpi dello astuzie cortigiane con abilità e prontezza:
al bisogno, si fa valere con dignità, e, nei casi disperati, s'im-
pone, sempre sicuro del fatlo suo.
Importantissima dunque per gli studi storici è, come ho
detto, questa Relazione, la quale fu scritta nel 1020, diciannove
anni cioè dopo ravvenìmouto, sullo carte della Legazione e con
tutta la ponderatezza possibile, quando già il negoziato aveva sor-
tito i suoi effetti. Essa ci dà, giustamente osserva il Fmni, non
solo una testimonianza singolare dolTabilità del personaggio,
ma altresì un nuovo libro por la letteratura dei primi anni
del secolo XVII, in cui la chiarezza e l'ordino (lolla tessitura,
se non l'eleganza della forma, soverchiamente prolissa, non
sempre corretta, danno all'Aldobrandino un posto di poco in-
feriore al Bentivoglio.
« •
La Relaziono occupa nel ms., iu-4, 282 pagine, senza in-
terruzioni di sorta e con un periodare denso o stringato. Pub-
Rivista storica italiana, :ia S., il, li. 2:j
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354 UKCKMSIONI B NOTK BÌBLIOORAFICHK — L. GRILLI
blioaiulola, il Fumi l'ha CQnYonionfeiuentc divisa in 160 para-
grafi con altrettante postille marginali dichiarative del contenuto;
il che ne agevola grandemente la lettura e le ricerche. E, seb-
bene, come ho già detto, non abbia la materia partizione alcuna,
pur tuttavia la naiura delle cose narrate dà luogo a una lo-
i gica distinzione tra i negoziati che precedettero la legazione e^
:. quelli che la legazione stessa costituiscono. Dopo una specie
di lettera prefativa al Tortora, il Cardinale entra in argomento
e tocca delle origini della contesa tra la Savoia e la Francia,
& minutamente rilevando le pretese di questa e i diritti di quella.
f-' Rita la storia del Marchesato di Saluzzo, dal 1201 al 1400; di-
t^ scorre particolarmente delle trattative intercedute tra il re e-
il duca, fino alla sottoscrizione del capitolato di Parigi (27 febb.
S 1600) per la restituzione del Marchesato in cambio della pro-
f vincia di Eresse, acquistata dai duchi di Savoia nel 1402. Se
non che, rimasti i termini dei capitoli inadempiuti da parte del
Duca, il re di Francia si determina alla guerra. E qui il Papa
J- . interviene, per la considerazione che una tal guerra «have-
V rebbe bentosto avvampata Tltalia e tutta la Cristianità». Aduna
ivf il Concistoro, espone lo stato delle cose, rende conto di quanto
fv ha fatto per impedire il conflitto e di quel che intende fare
i»: per ovviare a mali maj^iori; e, ottenuto l'avviso in pro-
;: posito del Sacro Collegio, scrive lettere al r^uardo al re di
4 Francia, di Spagna e al Duca di Savoia ; dà istruzione ai Nunzi
, . dei rispettivi Stati ; commette negoziazioni con facoltà di prò-
4 porre transazioni; e infine, visto che a nulla si approda, affida
r al nipote Aldobrandino il difficilissimo incarico di comporre la
*; - vertenza nel miglior modo possibile. Il Cai'dinale,^ con accom-
k pagnamento di più di mille persone, parte da Roma il 26 set-
tembre del 1000; va a Milano; conferisce il 18 ottobre a Stra-
della col conte di Fuentes; indi si reca a Voghera.
I.e difficoltà crescono; ma il Legato non si perde d'animo.
A Tortona ha luogo l'abboccamento col Duca e il ministro di
Spagna: le condizioni poste però son tali che non si riesce a
nessun componimento, fino al 25 ottobre in cui si stabiliscono
i termini della restituzione. Ma al Legato più che la reslilu-
, /ione del Marchesato premeva il cambio ; onde si fece proinet-
; tere dal Duca qualche altra cosa, di cui si sarebbe parlato a
Torino, invece del baliaggio ùi (ìex, posseduto da Ginevra.
Passato in Francia, abboccatosi col re, iavitati i deputatici
Savoia airuni(*o s(*opo di negoziare la pace, il 30 dicembre si
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TKMPI MODKRMl — L. FUMI 355
pon mano al traKato. Ma qui, ecco sorgere nuove difficoltà;
Je proposte dei Savoiardi sono tanto limitate e l'ingordigia de*
Francesi è cosi smodata che non se ne fa nulla. Intanto av-
viene la capitolazione del forte di Santa Caterina e l'andata
del re a Lione; dopo di che, si concluse pel cambio di Saluzzo
nel modo a tutti noto. Tuttavia la sottoscrizione dei capitoli
andò per le lunghe, e ci volle, come osserva il Fumi, il contegno
dignitoso e autorevole dell'Aldobrandino, ci volle gran dose di
moderazione e di prudenza politica per non compromettere il
trattato di pace, che venne finalmente sottoscritto l' Il gennaio
del 1601. Né l'attività maravigliosa del Legato ebbe termine qui;
poiché egli dovette condurre altre pratiche e non men difficili,
onde la vertenza fosse del tutto e convenientemente composta.
Questa, a larghi tratti, la Relazione del Cardinale Aldobran-
dino, nella quale sono messi in luce molti particolari o non
ben determinati finora, o totalmente ignorati. Cosi l'importanza
somma del Congresso di Tortona è dimostrata oltre quel che
le storie ci apprendono; l'incidente circa l'ordine del re di
smantellare il forte di Santa Caterina, il conseguente adon-
tarsene del Legato per la mancata parola e la riparazione ot-
tenuta con grande vantaggio della Casa Savoia, sono tratti assai
caratteristici di diplomazia italiana. Tralascio di rilevare le
tante e tante altre notizie non date dal Bentivoglio e quindi
non note agli studiosi, e pur di cosi alta importanza per la
storia di quei tempi. Non dico poi dell'utilità che dalla Rela-
zione in esame potrà trarsi per le continue ad assennate ri-
flessioni dell'A. sui fatti, sulle cose e le persone: basterebbero
esse sole, a mio avviso, per mettere in rilievo il pregio sommo
del documento, il quale chissà per quanto tempo ancora sarebbe
rimasto occulto, se l'occhio acuto e indagatore di Luigi Fumi
non l'avesse rivelato.
Né parmi dover chiudere questa breve notizia senza dire
una parola di caldo e sincero elogio al Comm. Lapi, il quale,
da quell'editore intelligente e pieno di coraggio che ognun sa
(la nobile impresa della ristampa doì Rei^m Italicarun^^rip^
iores del Muratori informi ), non lascia intentato mezzo veruno,
anche a costo di gravi sacrifizi, pur di giovare agli studi e agli
studiosi. Luigi Grilli.
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35(5 RECKKSIONI B NOTE BIBLIOGRAFICHE — E. BOCCHI
ALBERTI, tenente del ^eiiio, La Battaglia deir Assietlch (19
di Luglio 1747). Torino, Casanova, 11)02.
143. — Della ragrione e dello scopo di questo libro parla lu-
cidamente il niaj^gior Ouerrini nella sua bella prefazione.
Da ossa si apprende come l'autore, percorrendo la strada
sognata dai documenti d'archivio, si proponga di dimostrare
destituita di fondamento la disobbedienza del Conte Paolo No-
vavlna di San Sebastiano e la ingratitudine del Re Carlo Ema-
nuele III verso il <ii sublime disobOeditore»,
Tali sono i termini della tesi sostenuta dal tenente Alberti.
Lo studio intessulo sui numerosissimi documenti, raccolti
con diligenza di storico e con acuiue di critico, è diviso in
sette capitoli.
Nel primo capitolo è riprodotta integralmente la relazione
della battaglia, scritta dal Conte Priocca, tenente colonnello del
Reggimento Casale, sulFaltipiano delFAssietta prima del 26
Luglio. Nei tre capitoli successivi è riassunta la versione ac-
cettata dal Dabormida circa la condotta del San Sebastiano ed
è intrapreso Tesarne critico del racconto dello stesso Dabor-
mida e delle fonti alle quali questi si è riferito — le memorie
del Malines — ponendone in evidenza gli errori e le contraddi-
zioni. Nel quinto capitolo sono passati in rassegna i documenti
d'archivio che provano il merito del San Sebastiano e riducono
Tepisodio alle sue vere proporzioni. Nel sesto si mette in ri-
lievo l'insussistenza delle accuse mosse al conte di Bricherasio
ed il valore della relazione Priocca, per giungere nell'ultimo
capitolo alla conclusione — sintesi di tutto redifìcio storico ri-
costruito dairautore — che «non l'antagonismo, ma la stima
e la fidjicia tra i comandanti d'ogni grado furono n(m ultimi
fattori (lolla vittoria deirAssietta».
Sono poi riuniti in appendic^e numerosi documenti che ri-
traggono assai bene la vita militare piemontese della metà dei
secolo XVIII e possono giovare all'accertamento degli eventuali
errori di giudizio o di fatto, ed anche a facilitare ulteriori ri-
cerche.
Da una prima lettura del libro si riporta l'impressione che
il rifiuto d(^l San Sebastiano di eseguire l'ordine della ritirata
risulta dallo nuovo ricerche assai dubbio, e che Tingralilndine
(li Carlo Emanuele III od i mali trattamenti usali al San Se-
bastiano risult:uio sicurissimamente falsi.
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TKMPl MODERNI — ALBRKTl S97
L'esame partìcolaregprialo dei documenti, e le ridessioni
suggerite da una critica spassionata, riferita ai tempi ed alle
persone, non fanno che confermare il primo giudizio.
Tutto l'episodio della disobbedienza del San Sebastiano, di
cui tanto si è parlalo e scritto dopo, fu dai contemporanei igno-
rato, od imperfettamente conosciuto. Il San Sebastiano proba-
bilmente ne tacque, o per modestia, o per riguardo al gene-
rale Alciati, o per raccomandazione del governo. Non è però
da sorprendere se le notizie che di tale episodio hanno dato
gli scrittori posterioi'i. riferendosi a fonti sosjx^tte o manchevoli,
sono incomplete ed inesatte. Il Dabormida, ad esempio, scrive
che il nome del San Sebastiano non fu neppure ricordalo nei
primi rapporti utliciali della battaglia. Dalla narrazione del Sa-
luzzo si è voluto far risaltare che il Bricherasio avrebbe taciuto
della disobbedienza del San Sebastiano per poter tacere anche
dell'ordine dato e non dovere quindi confessare che la battaglia
sarebbe stata perduta se quell'ordine avesse avuto esecuzione.
Queste, e tutte le deduzioni congeneri, vengono recisamente
smenlite dalla relazione Priocca, che il Ten. Alberti, con felice
senso critico, ha disseppellito dalla polvere degli archivi per
fare di essa il caposaldo della ricostruzione dell'episodio se-
condo la verità slorica.
Nella ricordata relazione, scritta sotto la direzione del Bri-
cherasio, il San Sebastiano non soltanto è nominato, ma è l'uf-
ficiale maggiormente encomiato. «Le vaillant Gomte de Saint
Sebastien aidé des secours que M. le general Corate de CoUoredo
lui en envoyé des compagnies des grenadiers de Mayer et de
Forgatsch et d'un piquet du régiment aux gardes commandé par
le Marquis du Bernez s'est maintenu constarament dans la re-
dout«, où il a dignement merité l'éstime de tous les offlciers; qui
combattaient sous ses ordres, et les éloges qu'ils continuent
d'en faire • .
Nella stessa relazione Priocca è bensì riconosciuto il mo-
mento d'esitazione durante la crisi della battaglia, ma questa
esitazione appare divisa da tutti i generali: «une nouvelle at-
taque d'une plus grande consequence attirait l'attention de nos
généraux et les a presque engagé à céder ce terrain si vail-
lament dispute par les deux partis pour s'assurer la conser-
vation de l'autre».
Tale esplicita affermazione, contro la quale non risulla che
alcuno dei generali che erano all'Assietta e che ebbero a leggero
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358 RKCVN810N1 B MOTE BIBLIOOBAFICHB — JE. BOCCHI
la relazione Priocca, abbia mai protestato, presenta tutti i ca-
ratteri della solidarietà.
Come bene a proposito osserva il Guerrini, nessuno ha nar-
rato il fatto deU'Assietta quale veramente fu e probabilmente,
osserviamo noi, non si arriverà a rischiarare del tutto i molli
punti riniasti finora oscuri intorno a quella battaglia. Se^ per-
altro le sagaci considerazioni svolle dall'autore sulla traccia
dei documenti d'archivio non riescono a chiarire ancora in
modo esauriente l'episodio del San Sebasliano, esse rappresen-
tano tutto quanto era possibile di formulare a riguardo di tale
episodio, nel campo dell'obbiettiva ricerca della verità.
È invece esauriente il risultato delle indagini fatte dall'au-
tore intorno al secondo punto contestato.
Già il Barone Manno nella « Bì*eve nota sulla baf taglia
deWAssietta^y presentata nel giugno 1882 all'Accademia delle
scienze di Torino, aveva raccolto prove sufficienti per conchiu-
dere sull'inesattezza delle asserzioni del Malines, relative al-
l'ingratitudine verso il San Sebastiano. Dopo i documenti, che
sulle tracce dello studio del Manno, l'autore ha rinvenuto e
prodotto, è di quell'assurda calunnia dissipato perfino il sospetto.
Basti qui in proposito ricordare che Carlo Emanuele III,
il quale certamente conosceva i fatti con una precisione che a
noi non sarà dato mai di raggiungere, volle uniti durante il
suo regno nelle lodi e nelle ricompense i nomi del Bricherasio
e del San Sebastiano.
Il carattere dello studio del tenente Alberti, rigidamente
documentato, pone infine assai acconciamente in rilievo che la
sola via buona per scrivere la storia è quella degli archivi, la
quale, come ha giustamente osservato un valente scrittore mi-
litaiV «non si percorre galoppando in groppa all'acuto ingegno
< che intuisce e divina, ma bensì lentamente camminando colla
«scorta di un ponderato giudizio, alla ricerca dei documenti».
E. Rocchi.
GIUSEPPE CONTI, Fatti e Aneddoti di storia fiorentina, —
Secoli XIII-XVIII. Firenze, Bemporad, 1902.
144. — L'autore in questi Fatti e Aneddoti di Storna Fio-
ventina si sofferma a parlare di avvenimenti storici e di gra-
ziose leggende, che si vennero svolgendo attraverso il lungo
corso dei secoli XIII-XVIII nella sua bella città di Firenze. E'
ima sequela di capitoli più o meno lunghi, che l'arguto scrit-
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1
J
TKMPI MODERNI — G. CONTI 350
tore espone con una vivacità sprizzante da o^ni periodo, in un
italiano che risente alle volte tutta la gaiezza chiassosa del
parlare fiorentino. E' un'opera, che senza assurgere a pretese
storico-scientifiche, vuol però essere letta da molti, special-
mente dagli amatori della vita di Firenze ormai lontana; ed
io schiettamente credo che il Conti sia riuscito nell'intento suo.
Egli, da esperto scrittore, premette Tanto pei' intendersi alcune
paginette, nelle quali rivela il concetto suo, per tema che
qualche critico pedante, rivedendogli minutamente le buccie,
gli faccia l'appunto che lo svolgimento non avviene a tutto ri-
gore di criterio scientifico e con profondo acume di indagine
critica dei fatti. In breve egli ci dice che «i fatti e gli aned-
doti raccolti in questo volume non hanno la pretesa di essere
la storia propriamente detta, ma soltanto di portare ad essa,
sebbene modestamente, quel contributo e quell'ausilio che por-
tano sempre la conoscenza e la narrazione dei fatti e di avveni-
menti parziali della cronaca, che la storia classica a grandi linee,
trascura o non valuta». Ed in ciò ritengo che nessuno studioso,
per quanto proceda con i piedi di piombo, possa condannarlo,
sia perchè questa forma aneddotica cosi spigliata e briosa in-
voglia qualsiasi refrattario di storia alla lettura, sia perchè come
pittura di ambiente essa riesce sommamente utile a chi voglia
conoscere nelle sue peculiarità più intime la vita fiorentina
di detti secoli. Per ciò il Conti, convinto che «dalle narrazioni
dei fatti e degli aneddoti della cronaca si riveli meglio e più
chiaramente la vita, i costumi e l'indole dei tempi passati, nei
quali troviamo ardimenti e ideali grandiosi che non si sognano
più, e tjjrpitudini e prepotenze e sconcezze che son sempre di
moda», tolse questi suoi racconti da diarii, da documenti, da
manoscritti, parte inediti o rari e parte sconosciuti ai più, che
formano quel tesoro in cui tanti e tanti hanno tuffato le mani,
facendo dei libri quasi nuovi.
Cosi mentre Calendimaggio, la Comjìagnia deWAmore
<1283), il Palio dell'Università dei Tintori ed aitile co7*se di
barberi {Ì33Ì), le Potenze Fiorentine, la Giostra del Saraceno,
le Armeggerie del 12 febbraio 1376, le cinque grandi feste
carnevalesche (1414-1420), la Rosa d'oro e la settimana santa
del 1419 f le « diaboliche e bestiali » feste di San Giovanni del
1513 ^1514, la Comjìagnia dei contemplanti (1508) e le <l Com-
pagnie i*^ del Paiuolo e della Cazzuola (1512) riferiscono le ori-
gini ed il vario modo di svolgersi di feste fiorentine ora liete
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:^(»0 RKCKNSIONI K NOTE BIBLIOGRAFICHE — L. C. BOLLICA
e piacevoli ed ora feroci e crudo, che in tempi trascorsi tanto
dilettavano la nobile città di Firenze; il matrimonio del ve-
scovo e le monajhe di San Pier Maggiore {i\\2>o), laCoiuacm-
Jione di Santa Maria del Fiore (1436), fra Giovanni da Mon-
tecatini (1450), Un predicatoì'C sfrattato dalla Signoria (ìk^l),
i doni del Sultano alla signorìa di Firenze (1487), Gabellini
e birri ladri (1079), una sfida al pallone fra Fiorentini e Bo-
lognesi (1693) sì elevano già a dignità storica di carattere
esclusivamente locale. Michele di Landò Go7ifaloniere di giu-
stizia (1378), la proclamaziofte deW unione della Chiesa greca
con la latina (1438), Galezzo Sforza e Bona di Savoia a Fi-
renze (1491), e una decina di capitoli su Girolamo Savo-
narola assurgono a carattere vero di storia e sono trattati
dal Conti saviamente e con vedute larghe, sempre però im-
prontate alla verità storica. Ginevra degli Amieri (1396), la
schiava di Averardo de* Medici {Ì^'SO), Cornante del miniatore
Biffali (1503), la signoì^i Le Roche (1596), il caso di Nucm
Mancini e dei fratelli Mozzi (1600), lafbie d'un chierico e della
sua amante (1654), una rma fra due nobili 2)er ria della
*Pisanella^ (1668), it re di Danimaìxa e suor Maria Trenta
(1709) sono invece pietose leggende d'ani<n*e, irrorale di una fre-
schezza di narrazione cosi piacevole, che da sole basterebbenv
ad allietare qualsiasi leggitore. Novantacinque illustrazioni
chiare e precise sono un potente contributo alla rievocazione
storica di queste età passate, che il Conti fece come comph^-
mento alla sua Firenze vecchia (1799-1859), edita alcuni anni
or sono dallo slesso Bemporad, anche allora in un'edizione
nitida ed elegante. L. C. Bollea.
6. PERrODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
G. GALLAVRESI e F. LURAM, U invasione francese in Mi-
lano {1796), Da Memorie inedite di don Fj*anresco Xava.
Milano, L. F. Cogliati, 1903.
145. — Francesco Nava, nato u\ Barzanò nel 1755, laureato
in leggi a Pavia nel 1777, era vicario di provvisione in Milano
nel 17iK), quando avvenne l'invasione francese condotta dal Bo-
naparte. Come sospetto di avversione al nuovo governo fu esi-
liato a Nizza; dopo le vittorie austro-russe del 1799 riappare
prefetto e regio delegato della Congregazione municipale ; dop(v
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PERIODO DKLLA RITOLUZIONK FRANCK8B — L. CAPPKLLBTTi 361
il 1800 ennj^rò a Udine, indi a Venezia; tornato in patria vi
mori nel 1807.
Espulso dagli urtici nel 1796 ponsò di narrare gli avveni-
menti occorsigli in queir occasione; e infatti dopo un breve
riassunto della sua vita pubblica sino al 1796, narra minuta-
mente i fatti accaduti in Milano in quel famoso mese di maggio,
in cui sbocciò la gloria del Bonaparte, e Milano occupata dal-
l'esercito vittorioso senti quanto grave fosse alle sue finanze la
nuova dominazione. Il campo narrativo è limitato ai rapporti
avuti dal Nava e dal Municipio di Milano con Tautorità mili-
tare francese al suo primo arrivo, specie in ordine alle prov-
visioni, requisizioni e contribuzioni di guerra; tuttavia reca non
trascurabile contributo alla storia dell'invasione, per Toggelti-
vità del narratore, quasi dimentico d'esser vittima del nuovo
sistema di governo.
Gli editori non curarono soltanto la riproduzione del testo,
ina l'arricchirono di pregevoli e numerose note, che dimostrano
la conoscenza della bibliografia milanese e napoleonica circa
l'anno fortunoso, cui la Memorie si riferiscono.
C. R.
I^. CAPPELLETTI, La leggenda napoleonica, Torino, Fratelli
Bocca, 1903.
146. — Il titolo induceva a credere che TA. si fosse» pro-
posto rintento di esaminare e discutere la leggenda formatasi
attorno al nome di Napoleone, parte per lo svolgimento natu-
rale della tradizione, parte per proposito deliberato di Napoleone
o della sua famiglia. Invece trattasi d'un libro «che riassume
le vicende politiche e militari, le quali dopo la tremenda cata-
strofe del 1812 condussero la Francia all'umiliazione d'una doppia
invasione straniera, ed il suo imperatore alla perdita del trono
non solo, ma anche alla più crudele prigionia che ricordi la
storia »: quindi, va letto e apprezzato non secondo l'idea sug-
gerita dal titolo, ma secondo l'effettiva intenzione dell'autore.
L'opera del Cappelletti non è però uno studio originale fon-
dato su materiali d'archivio, ne uji esame critico-polemico dei
giudizi altrui, ma un'esposizione dedotta dalle più note pubbli-
cazioni recenti, tendente a volgarizzare la storia degli ultimi
anni di Na]X)leone, con qualche appunto a taluni apprezzamenti
d'altri autori, e con evidente tendenza a moralizzare sui fatti.
Lo storico militare troverà quindi insufficiente la narrazione
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;02 BSCBNSIONl B NOTB BIBLIOORAFICHB — C. BINAUDO
dello campagne del 1813, 1814 e 1815 ; loscriltore polilico si lagnerà
della scarsa descrizione delle svariato situazioni politiche del 181:5,
della prima restaurazione, dell'impero parlamentare e del de-
finitivo ristabilimento borbonico; ma il gran pubblico colto leg-
gerà volentieri il riassunto dei fatti politici e militari che si
*s volsero dal ritorno di Napoleone dalla Russia sino alla bat-
taglia di Waterloo e alla restituzione di Luigi XVIII. Data l'in-
dole del libro, forse corte discussioni, che non possono essere
approfondite (ad es. la responsabilità della sconfitta di Waterloo),
potevano anche essere abbandonate.
La parte più estesa e curata dell'opera è quella che riguarda
la prigionia di Sant'Elena; credo anzi che l'esimio autore abbia
essenzialmente mirato a presentarci il risultato della lettura
critica di molti antichi e recejili scritti riflettenti Sant'Elena.
come il famoso Memoriale del conto Las Cases, i Ricordi del
dott. Stokoe, editi dal Frémeaux, quei del marchese di Mont-
chenu, pubblicati dal I)idot, le Memorie di Hudson Lowe falle
C'onoscere da Guglielmo Forsgth, quelle del conte di Balmain,
del barone di Stiirmer, dei generali Montholon e Gourgaud, del
dottor Anlonnìarchi e di altri ancora sopraggiunti ad accres(*ere
la bibliografia napoleonica in questi ultimi anni.
Cosi inteso il lavoro del prof. (Cappelletti merita encomio,
sebbene si possa talora da lui dissentire nella fonte storica pro-
ferita, nell'apprezzamento di uomini e cose, e nel giudizio delle
Memorie e dei Ricordi, a cui attinse con criterio subbiettivo il
suo materiale storico.
G. Rinaldo.
FABRY, Campagne de rarmèe d'Italie (i796'97). Tome troi-
sième. Paris, libr. mil. Chapelot, 1901.
147. — Tra le molte belle pubblicazioni storico-militari che
n vanno facondo in Francia sotto gli auspici della Sezione sto-
rica dello Staio maggiore dell'esercito, sta assai bene questa
del signor tenente Fabry della fanteria francese.
Questo volume, del quale ora parliamo, denso di documenti
nelle più che settecento pagine che lo compongono, semplice^
mente tratta delle vicende dell'Armata d'Italia nei due mesi di
febbraio e di marzo del 1790. Perciò vi sono principalmente
contenuti tutti i documenti che si riferiscono alle condizioni
materiali e morali dell'armata alla vigilia della fulgida cam-
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•Fl=5wS--
PkBlODO DKLLA RIVOLUZIOMK FBANCESR — FABBY ^3
pagna del 1796, od alla sostituzione del generale Buonaparte al
generale Schérer nel comando deirarmata.
L'importanza storica di questo volume è notevolissima; ve-
diamo, infatti, distrutte dai documenti due credenze quasi uni-
versali: cioè, che neirinverno del 1796 Tarmata d'Italia fosse
ridotta in miseria estrema, e che il generale Buonaparte fosse
accolto dair armata, appena giunse ad assumerne il romando,
coirentusiasmo di cui parlano i Mèmoìres napoleonici.
Le condizioni materiali delT armata non certo furono lie-
lissime: però nean(*he furono tali da comunque dare ragione
al Buonaparte di dichiarare nudi ed affamati i soldati; perciò
questa buona documentazione del tenente Fabry finisce di di-
mostrare quello che già si sapeva per altre vie, cioè che il
presunto i)roclama d'Albenga non fu mai emanato o pronun-
ciato; è una pura leggenda.
Quanto alle accoglienze che il Buonaparte ebbe dall'armata
quando ne assunse il comando, assai più cose e più importanti
vedremo poi nel successivo volume quando sarà pubblicato. Ma
intanto i documenti di questo terzo volume sono ampiamenle
sufficienti per dimostrare» che alla vigilia dell'arrivo del Buoiìa-
parte Tarmata aveva una grande fiducia e un grande affetto
nello Schérer, e viceversa molti, specie in alto, trattarono assai
male il giovane Buonaparte. Nella abbondante corrispondenza
tra i generali dell'armata, moltissimo si parla del Buonaparte
prima come del noto inspiratore al Direttorio del disegno d'o-
perazioni cui lo Schérer non voleva accettare, poi come del
probabile comandante dell'armata in luogo dello Schérer: e
non v'è quasi ingiuria che sia risparmiata all'audace giovane
corso. Lo Schérer, il Massena, TAugereau, il Vignolle, addetto
al quartier generale dell'armata, il Bitter rappresentante del
popolo presso Tarmata, chiamano Napoleone imbecille, mise-
rabile, ambizioso, inMgante, pazzo, fabbì-icatove di jìiani chi-
'tnericì: e chi più ne vuole più ne metta.
Non è dunque molto probabile che debbasi vedere il Buo-
naparte accolto dall' armata coli' entusiasmo di cui parlano
i Mèmoires, di S. Elena: e d'altra parte è già noto, benché
ancora non sia stato documentato come il tenente Fabry ha
tjominciato adesso a documentarlo, che le accoglienze al Buo-
naparte furono piuttosto ostili che fredde.
Cosi questo volume, del quale oggi parlo, è buon contributo
-alla distruzione delle leggende che avviluppano la storia napo-
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364 BSCfiNSlONl 1 XOTB BIBUOGBAFICHB — D. QUBBBIMI
Iconica: e poiché questa non potrà esser nota finché la folta
leggenda cresciutale attorno non sia stata sradicata, questo vo-
lume ha una notevolissima importanza storica.
I documenti non sono solo numerosi e diligentemente rac-
colti : anche sono bene ordinati. Il tenue filo di narrazione, col
quale TA. li ha collegati, guida bene il lettore senza imbarazzare
il testo.
Qualche volta, forse, TA. è stato troppo riguardoso. Cosi
mi pare che non abbia messo bene in evidenza un punto priu-
cipalissimo che balza fuori sicuro dalla documentazione: ed è
che il gran lagnarsi dei generali comandanti le divisioni fran-
cesi dell'armata d'Italia non dipende dal fatto ch'essi e le truppe
manchino del necessario, ma si dipende dal fatto che per le
difficoltà dei trasporti non possono ricevere i rifornimenti dai
magazzini che sono a tergo, ma devono fare requisizioni nel
paese che occupano. Basti dire che i lagni più frequenti sono
per la mancanza della legna e dell'olio da ardere, benché la
piccola armata sia largamente distesa sulla Riviera di ponente
e il versante meridionale delle Alpi marittime, con quattro soli
nuclei di un po' più di 2000 uomini a Finalborgo, a Finalma-
riiia, a Loano, a Savona. Cosi poca gente, in tal paese, cosi
largamente disseminata, non poteva certo patire la fame. Che
più^ I luogotenenti dello Schérer hanno tanto bene radicala
l'idea che V armata debba vivere con rifornimenti dal tergo e
non di requisizioni fatte nel paese, che il Laharpe, il quale
sverna a Savona e non in qualche villaggio alpino, si lagna
(11 di febbraio) di non aver ricevuta la carta da scrivere che
ha chiesta al quartier generale di.... Nizza, o il generale Meynier
chiede allo stesso quartier generale la penna da scrivere e
l'inchiostro!
Questo punto ha assai più importanza che di curiosità,
perchè bene dimostra quali profonde radici avesse negli eser-
citi il sistema dei magazzini, nato nel secolo XVIII i)er rea-
zione contro gli orrori delle guerre del secolo XVII fatte col
sistema delle requisizioni.
Un nèo più assai formale che sostanziale, ma però non
trascurabile, debbo infine notare. I/A. ha molto opportunamenle
data sempre la corrispondenza delle date nei due calendari n^
pubblicano e gregoriano: ma nel farlo ha lasciati correre al-
quanti errori, forse più di stampa che di scrittura; ma ad ogni
modo assai incresciosi in una pubblicazione di documenti. Ho
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PERIODO DBLLA RIVOLUZIONI FRANCESE — CAUOM 865
notato ben ventisette date cosi errate e non sono ben certo di
averle notate tutte: e gli errori sono tali che non è sempre
possibile correggerli, neanche ponendovi una speciale atten-
zione; a pag. 115, p. OS., è stampato «18 ventose (4 raars)»:
Terrore è sicuro, ma il lettore poi non sa se debba correggerlo
in «14 ventose (4 mars)», o in «18 ventóse (8 mars)».
D. Gl'ERRINI.
dAMON, La guerre Napolèonienne. Prccis des campagne^.
Paris, libr. mil. R. Chapelol, 1903.
148. — L'A. principia il primo dei due volumi finora pub-
blicati di quest'opera dicendo con brevi e chiare parole come
ogli intenda a «fare la teoria della gueiTa napoleonica»: ossia
a scoprire e dire quali siano slati i principi essenziali che il
gran capitano ha ai)plicati nelle manovre e nelle battaglie della
molteplice opera di guerra che da lui prende nome.
Non è punto necessario aspettare di vedere minutamente
come TA., abbia raggiunto l^o ecopo propostosi, giacche non
mancano le buone ragioni i>er negare che lo scopo possa essere
utilmente raggiunto.
Infatti : o veramente si vuole che la ricerca approdi ad una
qualche utilità pratica, ossia alla determinazione d'una o più
formule, ed in tal caso si corre il rischio sicuro di trasformare
Napoleone, da quel geniale ai-tefìce che fu di battaglie e di ma-
novre, in un dottrinario, studioso più di. trovare un principio
teoretico da applicare alle circostanze piegando queste a quello,
che di adattare le inspirazioni geniali, fecondatrici della espe-
rienza tecnica, alle circostanze dei luoghi, dei tempi, degli
uomini.
Oppure si tende a fare un semiilice elenco delle varie so-
luzioni dei molteplici problemi di guerra e di battaglia nei quali
Napoleone ebbe ad imbattersi, e in tal caso si fa opera forse
erudita ma certo vana, i)erchè non può essere altro che opera
di semplice coltura, senza jH>ssibilttà di applicazioni pratica-
mente utili.
Però dello scopo che TA. si è proposto avremo poi occa-
sione di ragionare quando saranno usciti in luce gli altri due
volumi. Per intanto possiamo fare un cenno dei due già pub-
blicati, i quali contengono la sommaria narrazione dei fatti
guerreschi di Napole<aìe.
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36() RtCKM810Ml K NOTK BIBLIOGRAFICHE — D. GUBBRiHl
Subito nelle primo pa«i:iiie noliamo la tendenza dell'A. a.
stare attaccato alle vecchie leggende, perflno a quelle che oramai
non hanno più credito di sorta fra gli studio^si, per quanto siano
^ ancora, ed è naturale, mollo diffuse tra il pubblico grosso e fmo.
• / Afferma egli, infatti, che nelFanno 179(^, dopo rarmistizio
^: (li (]herasco, Napoleone abbia veramente meditaUi e compiuta
N una nianocra di Piacenza, intesa ad aggirare la sinistra del
Heaulieu. Questa è pura le^^enda: anzi, è favola. Il geniale e
k a<*uto Prècis della campagna del 179G che fa parte della bella
r* serie stampata dal Maquardt di Bruxelles ha già dimostrato che
\.y hi ■i)reconcezione di quella manovra non fu mai nella mente di
[ Napoleone: ma TA., che pur conosce i documenti sui quali si
l.- basa la nitida dimostrazione del manuale belga, poiché li torce
^v - ad un significato che è quasi ingiurioso al carattere di Napo
^: . leone, FA., diciamo, non solo dà per verità indiscutibile la log-
I" genda, ma anche la fa più assurda immaginando una inumerà
^' di Lodi preconcepita da Napoleone sulla destra del Po!
^; Né molto è da meravigliare di questo, poiché TA., è pcr-
*■ ' lino capace di dar fede alla storiella del dito passalo da Napo-
U leone sulla carta, prima di partire da Parigi, per segnare il
fv preciso punto dove avrebbe battuto «ce pauvre M. Mélas».
;^? Kgli nega bensì che il dito possa essere stato posto sul segno
^ indicante il villaggio di Marengo, ma trova semplicissimo che
>:: sia stato invec*e posto sulla stretta di Stradella.
\l Forse ne abbiamo già detto abbastanza perchè si capisca
•;: come TA. non abbia fatto conto alcuno della critica storica e
\_. specialmente della francese, che già da più anni è assidua a ricer-
V, care e a documentare il vero, nelle belle pubblicazioni della si»-
':■', zione storica dello Stato maggiore delPesercito. È naturale,
i. quindi, che si debba sentire parlare deir« incroyable passage
des Alpes », nel 1800, pel colle del Gran San Bernardo, come
se fosse stata una prodigiosa vittoria delPaudacia umana sulle
difficoltà della natura.
V A questo difetto, di cui potremmo additare altri esempi, si
aggiunge Taltro della poco esattezza storica, del quale si hanno
pure traccie assai gravi e frequenti. Citiamone solo uno: «I)e-
venu empereur le 18 mai 1804, Napoléon voudrait attendre les
' Anglais dans leur ile. Il réunit autour de Boulogne 200.000
hommes.... ». Da queste parole si dovrebbe dedurre che gli ap-
parecchi per la spedizione in Inghilterra fossero posteriori alla
assunzione di Napoleone al trono imperiale, mentre già ei'ano
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PXKIODO DEL UÌSOKGI MENTO ITALIANO — FR. COBRIDOKK 307
quasi per intero compiuti, allora ; e anche si dovrebbe dedurre
che le truppe per la spedizione fossero tutte raccolte presso
Boulogne, mentre por trovare l'indicata forza totale di 200.000
uomini bisogna toner conio anche delle truppe raccolte a Brest>
ohe furono poi il VII Corpo d'armala e di quelle che occupa-
vano l'Anno ver, che furono poi il I Corpo.
Alcuni errori materiali, non pochi, dimostrano che il libro
è slato compilato in fretta, o riveduto per la stampa con poca
diligenza. Nella pag. 121 del primo volume è dotto che nel 1805,
sùbito dopo che la Riserva di cavalleria ebbe passato il Rena
a Strasbourg, «les dragons de la division Baraguey-d'Hilliers»
furono mandati verso Freudenstadt per simulare una invasione^
in Germania da quella parte; ma la divisione del Baraguey
nonché mandata innanzi, dopo il passaggio del Reno, fu tenuta
indietro : e non poteva accadere diverso, poiché tutti sanno che
era la divisione dei dragoni a piedi: non certo fatta, dunque,
per precorrere quella di dragoni a cavallo!
Nella stessa pag. 121 é chiamata ala destila della Grande
armala quella che invece era la sinistra. Cosi a pag. 169, di-
scorrendo la carai)agna del 1800, è detto di una mossa «de
Gera sur Jena par Weimar», che é una sicura impossibilita,
giacché Jena é tra Gera e Weimar, e non Weimar tra Gera e
Jena. E di errori simili a questi, ed anche più marchiani, i due
volumi sono pieni.
Ma il peggio è che una qualche preconcopita tesi, la quale
vedremo poi, certo, nei due volumi non ancora pubblicali,
spinge TA. a cercare nelle campagne napoleoniche quello che
Napoleone non pensò mai di mettervi: cioè una quasi costante
ripartizione della massa operante in masse d'urto e masse di
manovra. Le belle campagne del gran Còrso divontaiK) cosi
irriconoscibili : e basti citare per tutte la magnifica del 1800,.
che è forse il più bello esemplare che si conosca di azione a
massa con tutte le forze riunite, e che TA., vede o cerca di far
vedere, molto diversa. 1). Guerrim.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1900).
CORRIDORE FR., S(07ùa documentata della popolazione di
Sardegìia (1479-1901). 2^ ediz. Torino, Clauson, 1902^
pag. 328.
149. — La demografia storica si è arricchita di un impor-^
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368 RKCKN810NI B NOTB BIBLIOORAFICHB — O. SALTIGLI
tante contributo. La Sardegna ha per raerito del prof. G. una
storia compiota della sua popolazione, come l'ebbe la Sicilia
nel 1898 per opera del Maggiore Perni. L'A. ha potuto avere
a sua disposizione i 18 censimenti fatti dai governi spagnolo e
savoino ed ha saputo benissimo illustrarli, mostrando le causo
per cui la popolazione scemò o fu stazionaria. I vari movimenti
di questa egli sa bene mettere in relazione colle condizioni
economiche, cogli avvenimenti politici, coiragricoltura stremata,
colle carestie, ecc. cosicché il commento alle cifre offre una
compendiosa storia dell'isola disgraziata. Ma a differenza di
altre pubblicazioni analoghe, la Storia del G. presenta il van-
taggio di dare la distribuzione delle anime per fuochi, per
villaggi, per feudi, per sosso, per età, cosicché il cultore di
statistica troverà abbondante e nuovo materiale di studio. Sa-
rebbe riuscita più completa la storia, se TA. avesse potuto
pubblicare documenti dai quali risultasse la distribuzione della
popolazione per professione, possesso, ricchezza, come fece il
. Riìcher por Francoforle. Forse la risposta a questo nostro desi-
derio potrà darla TA. se i)orterà la sua attenzione sopra lo
<;arte che saranno ancora sepolte negli archivi, relative alla
ripartizione dei donativi e dei tributi in genere.
G. Salvi OLI.
P. MAG SWINEY DE MASHANAGLASS, Le Montenegro elle
Saint'Siège; La Quesiion de Saint-Jèróme. — Rome, im-
primerie cooperative sociale, 1902. Un fase, in-8, i)ag. 94.
150. — Questi due argomenti sono i titoli dei due primi
capitoli della pubblicazione presente; seguono però altri due
capitoli che trattano, uno del Ls titre pvimatial de V Arche-
vèqxie d*Antiravi, e l'altro del Le Montenegro aiix lètes ju^^i-
laires de S.S. Leon Xllf, i quali completano le notizie date
intorno alle relazioni fra Le Montenegro et le Saint-Siège. Ac-
compagnano e illustrano quanto è detto nella narrazione dei
singoli soggetti sette documenti che occupano la seconda metà
dello spazio di tutto .il fascicolo. Leggendo però il racconto
della questione di S. Girolamo si comprende che e^sso forma
l'oggetto principale di tutto lo scritto, e che Targoniento mon-
tenegrino vi si riconnette in ordine accessorio e secondario, pur
essendo dall'autore trattato con estensione pari a quella usata
per la ormai famosa questione.
Le relazioni tra il Montenegro e la S.* Sede conten^^>no le
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7BB10D0 DKL RISOROIMKNTO ITALIAKO P. MAC SWUfKY DB MASHAKAGLASS 360
notizie storiche della fondazione della chiesa episcopale di An-
tivari e delle vicende fortunose, prima sotto il dominio della
Turchia, poi sotto il nuovo padrone, il principe del Montenegro,
frutto della guerra del 1876 per la quale il valoroso popolo di
questo paese montanaro conquistò Antivari col suo territorio,
avendo cosi uno sbocco nel mare, conquista ratificata dal con-
gresso di Berlino. Allora il vescovo d'Antivari potè riorganiz-
zare la sua diocesi, accordarsi col sovrano montenegrino, poi
rivendicare a se il titolo di Primate di Serbia e infine parte-
cipare alle foste del giubileo di Leone XIII.
La questione di S. Girolamo, che dest^) tanto rumore e che
produsse equivoci e incidenti diplomatici, nacque dalla poco
esatta conoscenza dei diritti storici che avevano coloro che
scesero a questionare.
Fondali nel 1453 Vospizio e nel 1589 il capitolo di S. Gi-
rolamo, coU'andare del tempo le due istituzioni cambiarono
carattere e scopo, onde nel 1790 Pio VI soppresse l'ospizio e
creò un collegio ecclesiastico, collegio che, per gli avvenimenti
politici sopraggiunti, si dovette chiudere nel 1798, e se si riapri
nel \SAS2, fli di nuovo chiuso nel 1871. Per le istanze dei vescovi
della Dalmazia e della Croazia, Leone XIII col breve Slavoì^m
Gentem del 1* agosto 11X)1 fondava e costituiva, loco Hospitii
et CajHtulij Collegium Ilieronymianum prò Chroatica gente.
La frase p7'0 Chroatica gente conteneva un errore storico,
onde urlò la suscettibilità nazionale dei Dalmati e alcuni di
costoro invasero l'istituto di S. Girolamo, i)rotestarono e chie-
sero il spccorso del governo italiano, dichiarandosi dalmati
italiani. Questa ultima dichiarazione era un secondo orrore
storico, che no provocò un terzo d'indole giuridica compiuto
dal ministro di grazia e giustizia, che credette nominare un
commissario temporaneo deiristitulo. L'infelice frase urtò anche
e doppiamente i Montenegrini sia perchè il loro arcivescovo di
Antivari non era stato ricordato col titolo di Pinmate di Serbia
cui aveva diritto, sia perchè essi, di nazionalità serba, si vedovali
mescolati con la croatica gente con la quale nulla hanno che
fare. Dopo note diplomatiche, udienze di tribunali, fiumi d'in-
chiostro per le stampo e proposte e controproposte, finalmente
si convenne che il commissario italiano si ritirasse, la frase
incriminata fosse sostituita dal nomo Illyricorumy e il vescovo
<l 'Antivari fosso riconosciuto Primate di Serbia.
Questo è il contenuto del lavoro del Mac Swiney, diligonlo
mrista storica itaìiana, 3» S., li, 'X 24
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370 ReCKNSlONI B NOTE BIBLIOGRAFICHE — P. SPEZI
ricercatore di cose storiche ath'iienti alla S.* Sede, presso la
corte della quale egli riveste onorifica carica. La coscienziosa
riproduzione dei documenti aggiunge valore al racc<»uto. Soltanto
ci iluole che lo scritto abbia troppo spesso intonazione apolo-
getica pel Vaticano, lasciando qua e là scattare frasi e giudizi
di acredine polemica che detraggono molto alla bella oggettività
della storia. Con questo carattere partigiano è molto iacilcche
il faticato lavoro sia dagli uni levato alle stelle, dagli altri
bistrattato in tutti i moili, mentre la serena esposizione della
verità come tempera gli entusiasmi dei facili adulatori, cosi
strappa il plauso sincero degli oppositori imparziali. Diciamo
questo, perchè il gi-ave e lamentato difetto non c'impedisce di
dichiarare che il presente scritto dimostra una volta di più rare
qualità letterarie e storiche nelPautore che Tha dettato.
P. Spezi.
ALESSANDRO LUZIO, Il processo Pellico-MaroìicelU secondo
gli atti ofTiciali segreti. Milano, L. F. Cogliati, 1903.
151. — Con la perizia di dotto e accurato archivista e ad
un tempo col senso della vita politico-sociale deiritalia moderna,
il Luzio, a compimento di altri lavori, taluni de' quali furono
causa ed occasione di acerbi dibattiti, volle darci la definitiva
versione del processo Pellico-Maroncelli. Definitiva proprio non
è, perchè incarti preziosi esistono a Vienna che il L. non potè
consultare, sopratutto gli Atti del Senato lombardo-veneto, e i
cx)stituti originali sono dal governo italiano celati agli studiosi^
quasi nascondessero la condanna dei nostri martiri. Ma se non
è definitiva la narrazione del Luzio, è però esauriente per la
conoscenza degli uomini e delle istituzioni.
Quasi a prelazione del processo Pellico-Maroncelli, TA. rias-
sume la prima inquisizione condotta tra il 1810 e il 1820 dalla
commissione speciale di Venezia contro i carbonari del Polesine,
ossia il processo Foresti-Solera, in cui miseramente apparvero
i primi segni della debolezza e anche viltà di taluni congiurati,
i\\ Antonio Villa il denunziatorc e di Felice Foresti invano cer-
cante la salvezza della vita nelle umiliazioni alla demenza
imperiale. Necessario non era il proemio, ma giova a chiarire
i fatti successivi.
L'arresto del Maroncelli e il suo primo costituto, l'arresto
<\iA Pellico e la prima fase del processo a Milano occupano due
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• -:?. .«
PBBIODO DKL BMOReiMBUTO ITALIANO -* A. LUZIO 371
intieri capitoli, dedotti dai documenti dell'Archivio milanese.
La nuova fase del processo a Venezia dovuta alla commissione
speciale, unica competente a giudicare dei delitti di alto tradi-
mento, sotto lo sguardo fascinatore dell'inquirente Salvotti,
terminata con la confessione del Maroncelli e la dedizione del
Pellico, intrattiene altri due capitoli. Come innestati al processo
Peliico-Maroncelli sono i due capitoli successivi, relativi al Ro-
inagnosi, all'Arrivabene, al Ressi e al Rezia processati per
omessa denunzia. Seguono la requisitoria Salvotti, la sentenza
della Commissione di prima istanza e di appello, e la decisione
crudele del Senato lombardo-veneto con l'intimazione agli accu-
sati (c^p. Vili e IX). L'A. aggiunse uno speciale capitolo per
un giudizio complessivo sul Maroncelli e un altro sulla leggenda
Salvottiana.
La narrazione è corredata di numerose appendici, che occu-
pano la maggior parte del volume (da pag. 258 a p. 570);
talune delle quali assai importanti, come gli Statuti della car-
boneria, i costituti, le lettere e altri scritti del Maroncelli, l'auto-
difesa del Romagnosi, la requisitoria Salvotti contro il Maron-
celli e C, le leggi austriache sull'alto tradimento, ecc., perchè
forniscono elementi per apprezzare giustamente l'opera del
Luzio. Il volume è anche illustrato da 14 incisioni.
É un lavoro di polso, che concorre a proiettare più vivida
luce di verità sui processi del ventuno, avviluppati dalla leg-
genda, che ai patriotti nasc(mde molte debolezze e oscura la
realità di molti eventi, e ai retrivi porge mezzo di calunniare
anche i più nobili martiri della causa nazionale. Meglio sempre
la verità, per quanto talora penosa! Ed è penoso il vedere,
come leggermente molti s'ingolfassero nelle sette e nelle cospi-
razioni, senza conoscere la legislazione vigente e senza misu-
rare la tempra delle loro forze; come parecchi, anche dei
migliori, 0 per inesperienza, o per inabilità, o per un alto
inopportuno sentimento del vero consegnassero se ed altri al
carnefice; come taluni vilmente cercassero nella denunzia la
propria salvezza. Ma la prova del fuoco, a cui il Luzio sotto-
pose il Pellico e il Maroncelli, li guarentisce dalla calunnia: non
codardia, né egoismo macchiarono le due giovani vittime del-
l'implacabile governo imperiale. — In queste conclusioni concordo
perfettamente con l'A; mentre ogni suo discorso mi rafferma
neiravver.sione contro il Salvotti, che le migliori doti dell'ingegno
dedicò a secondare la tirannide ferocemente stupida di Fran-
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r^
372 BECKNSIOVI K NOTE BIBLIOOBAFICHK — C. RIKAUDO
Cesco I, compiacendosi della debolezza fisica e morale dei \mm
prigionieri per strappare a quelle anime trasparenti le conles-
sioni, che dovevano condurli al patibolo; \o iitupro morale
dichiarato dal Luzio non può essere perdonato.
La preoccupazione salvottiana getta un velo sopra la sei'e-
nità del racconto, perchè spesso ne trasforma la narrazione
obbiettiva in una disputazione, nella quale si sente l'anima del
patriotta alle prese col pregiudizio del critico. Alcuni punti
importantissimi rimangono oscuri, ad es. la Carboneria. Gli
Statuti editi non ne danno Tanima e gli intenti, ma solo l'or-
ganismo esteriore; né si comprende, se certi documenti appar-
tengano alla vera carboneria, oppure a sette delittuose che sotto
tal nome si nascondevano, distinzione, che seppe ben determinare
il Ghurch ne' suoi Ricordi. ' .
Continui il Luzio l'opera sua, e, dandoci la storia com-
pleta della Carboneria, rischiarerà ancora meglio la figura
morale dei governi e dei condannati.
C. RlNAUDO.
CoMTE DE REISET, Mes souvenirs. IIL Uunitè de ritalìe d
l'unite de VAllemagne, Paris, Plon, 1903. P. 51^0.
Pages de Vhistoire du second Empire d'après les j^apiW ^^
M'' Thouvenely ancien ministre des affaires ètrangère-'^
(1854-1866) par L. Thouvenel, ancien secrétaire d'ambas-
sade. Paris, Plon, 1903. P. xix-4()7.
152-153. — Non ci tacciamo illusioni sul signifìciito del sotto
titolo del terzo ed ultimo volume dei Soiivenirs del Reiset -
già si è parlato, a suo tempo, del primo e del secondo -
poiché il vecchio diplomatico non può aver veduto con occhio
favorevole né l'uno né l'altro di questi grandi fatti della storia
moderna ed esprimere ora per loro una qualche simpatia. H
concetto dell'unità d'Italia suona ancora come una mezza eresia
per il di{)lomatico imbevuto delle tradizioni della politica di
Enrico IV, per il credente per cui é quasi dogma il potoiT
temporale, ed aggiungiamo anche per Tuomo, che non pu^>
dimenticare che, mandato a compiere una missione, da quello
stesso che lo mandava, nonché dargli i mezzi per riuscire, gli
si prepararono coscientemente le cause di insuccesso. Il con-
cetto dell'unità germanica gli ricorda Tultima tappa della sua
caniiM-a diplomatica presso il re di Annover, ultimo degli av-
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PERIODO DSL AISOBOIMKNTO ITALIAKO — COMTB DB BBISBT 373
veiiimenti del 1866, e come di questa unità si ponesse Tultima
pietra durante la guerra del 1870-71, la cui cruenta memoria
non si può spegnere nei cuore dei devoti al governo imperiale,
che videro ad un tempo cadere il regime a loro caro ed orbata
la patria di fiorenti provincie.
Ma cosi com'è, per quanto offuscato da preconcetti o da
giudizi poco imparziali, anche questo volume del Reiset ha un
qualche valore documentario, specialmente per la storia d'Italia
nella parte che tratta della missione affidatagli sul finire di
luglio 1859.
La campagna s'era chiusa coir armistizio di Villafranca. Si
trattava di fame accettare le clausole dalle popolazioni dei vari
stati italiani, ossia da gente, che apertamente parteggiava per
il Piemonte e che, se anche non era più governata da rappre-
sentanti di Vittorio Emanuele, costretto, in dipendenza dell'ar-
mistizio, a ritirarli, aveva a capo uomini per lo più gua-
dagnati alle grandi aspirazioni unitarie. Si trattava cioè di
caldeji^iare il richiamo dei principi spodestati e l'idea della
confederazione italiana presieduta dal Papa.
4c Ho pensato a voi », gli disse il conte Walewski, che lo
aveva mandato a chiamare in campagna, ove, lasciata la vita
diplomatica attiva, s'era ritirato da parecchio tempo, «parti-
rete per l'Italia affine di indurre gli uomini politici di quel
paese ad accettare' una confederazione, solo mezzo, a mio av-
viso, di rendere fortunata e prospera l'Italia ». Amico di di-
versi uomini politici più in vista, onorato dalla fiducia di Vit-
torio Emanuele, pratico per assai lunghi soggiorni delle cose
(ritalia, nessuno poteva, meglio di lui, disimpegnare una mis-
sione cosi delicata e importante ecc. ecc. Queste lusinghe del
Walewski furono ripetute da Napoleone III, che pure di sotto
mano incoraggiava, come è noto, la politica delle annessioni.
Ben se ne accorse il Reiset, appena ebbe messo il piede in
Italia: a Torino un'apparente benevolenza, altrove manifesta-
zioni di poca simpatia, di vera avversione, di quasi aperta
ostilità.
A Torino ha un colloquio di due ore il 30 luglio con
Vittorio Emanuele, che pare convinto dalle parole del Reiset
<«r unite sera votre perte, celle de volre couronne et celle de
la France monarchique» di non dovere aspirare che alla con-
federazione; ha convegni con Lamàrmora, Dabormida, Rattazzi.
Ma altra è la politica palese, altra la segreta, 'e, mentre gli si
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374 BICENSlONi B NOTB BlbLlOGBAFlCHR — O. BOBEBTI
ripetono propositi di piena acquescenza airarmistizio recente,
si lavora intensamente sott'acqua per soddisfare le legittime
aspirazioni delle iK)polazioni di Parma, di Modena, di Bologna,
di Firenze che non indubbiamente si pronunziano per Tumtà.
K di fatto man mano che procede innanzi traverso TEmilia e
quando giunge a Firenze il Reiset si persuado della inanità della
sua missione. Dei principi spodestati pochi ne vogliono sapere:
basta per esempio al Reiset vedere Tontusiasmo che domina la
popolazione di Parma, bastano i colloqui col Pallieri a Parma,
col Farini a Modena, col Ridolfi, col Poggi e col Busacca a
Firenze a farnela quasi convinto. Col Ricasoli poi corrono ad-
dirittura parole agro-dolci tanto che dopo tanti anni il Reiset
ricorda ancora quella che egli chiama la « rare insolence » del
fiero barone.
I Toscani però di lui serbarono buona memoria. Il mite
Pog^i nelle sue memorie storiche sul Governo Toscano si
forma assai su (juel < cavalier gentile e di mollo tatto », e ri-
ferendo un colloquio avuto con lui dal Ridolfi, dal Busacoa
e dallo stesso Poggi ne loda Tabilità nello schivare con multo
accorgimento le risposte agli stringenti argomenti degli avver-
sari e nel ritornare alPassalto per altra via. Ed aggiunge:
« si capiva bene ohe doveva fare una parte, ma quel ohe aveva
già visto e sentito lo persuadeva del i»oco profitto delle sue
parole ».
Intento a scrivere o meglio dettare — il nome del Robinot
de Gléry che collaboro al primo volume non compare più nei
successivi, ma probabilmente questi ha continuato l'opera sua— le
sue ricordanze, il Reiset non ha attinto, oltre alla sua memoria,
che al suo ricco archivio privalo. Mentre nei volumi antece-
denti, e specialmente nel ])rimo, anche troppo numerosi appa-
rivano gl'imprestiti fatti, senza eccessivo discernimento, a fonti
stranote, in questo sarebbe stato desiderabile che si fossero ve-
duti e discussi, magari, gli scrittori italiani, ohe parlano della
poco fortunata missione del 1851).
Dopo aver narrato la quale il Reiset non torna più che
per incidenza nel suo volume, alle cose italiane, perchè, man-
dato a Darmstadt poi ad Hannover, non scese più in Italia.
Serbò tra noi preziose amicizie e s'interessò delle cose nostre,
cosicché può pubblicare ora una lettera inedita del d'Azeglio
del 13 dicembre 18r)4, altre intorno agli ultimi giorni di Ini»
lettere di Robilant del 181)0, informazioni mandategli dal segre-
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PBBIODO DEL BISOKOIMBNTO ITALIANO — COMTB DE RBISUT 375
tario-archivista della legazione francese a Napoli, Alby, e mollo
importanti, almeno come impressioni, sul 1860» qualche infor-
mazione sulla morte di Cavour ecc.
Parecchie correzioni si dovrebbero proporre all'ortografia
dei nomi italiani, facilmente bistrattati dal Reiset: ma i Fran-
cesi sono avvezzi a scrivere Nerly per Nerli, Minguotti per
Minghetti ecc. Nei nomi di luogo gli errori sono anche più dan-
nosi. Chi intende Nocera quando trova scritto Noura?
»*»
L. Thouvenel ha compilato parecchi volumi sulla splendida
carriera diplomatica del padre, che fu ministro di Napoleone III.
Da carte non ancora usufruite egli trae ora la materia di queste
Pages de Vtiistoìre du second Empire, le quali, come appare
dal titolo, non sono un'esposizione continuata della carriera di-
plomatica del Thouvenel padre, ma capitoli staccati su alcuni
punti di essa.
Le precede una brillante introduzione di Albert Vandal,
€ui dobbiamo di recente il magistrale Avènement de Bonapcu^te.
liO storico illustre tratteggia a grandi tratti la politica del se-
condo Impero e delinea la figura del Thouvenel « ce galani
hoinrae dans tonte la force du terme, ce serviteur passionnè
de TElat et du Prince ».
Parecchie di queste pagine non interessano direttamente
ritalia, altre invece vi si riferiscono mollo da vicino, special-
mente quelle che hanno tratto alla politica di Napoleone III nella
questione romana. A proposito della quale è molto importante
una relazione di monsignor Lavigerie, il futuro apostolo di
Cartagine, allora uditore di rota, che il 4 dicembre 1801 con
peana ardita fa un quadro delle condizioni di Roma ed esamina
l'eventualità della partenza del presidio francese. Cosi pure un
brano di lettera del dolio diplomatico e geologo russo, Tchiatcheff,
riferito in altra del Thouvenel padre, al Benedetti, allora mi-
nistro di Francia a Torino, in cui descrive gli albori del nuovo
regno. Cosi acquista un sapore di attualità quello che si ricorda
del viaggio di Vittorio Emanuele II a Parigi nel 1855 — la
leggenda non ci sarà entrala anche un po'? —, come è incon-
testabilmente assai notevole ciò che si dice degli antecedenti
della Convenzione di settembre, la cui idea madre si trova già
svolta fin dal 1802 dal Thouvenel.
Giuseppe Roberti.
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APPENDICE
L^abboiidanza della materia ci obbliga a tardare^ talora anche ti'oppo^
la recensione di opere ed opuscoli, con jioca soddisfazione di Autori, Editori
e Recensori. Per correggere in parto questo forzato ritardo, raccoglieremo
in appendice i giudizi o gli annunzi di libri, opuscoli ed estratti in ritardo^
cofnpendiando le Note ricevuto.
STORIA GENERALE.
Andrea Leone, La storia educatrice. — Discorso tenuto in Fossaiio
nella ricorrenza della disti'ibuzione dei premi (24 gennaio 1903) \ìer met-
tere in rilievo le varie forme, in cui la storia può giovare ali -educazione
degli uomini (C. R.).
Adolfo Vitale , Piccola guida pratica storico-artistica di Cone-
gliano, — È una graziosa guida della gentile Conegliano, in cui la parte
storica non è uno dei soliti zibaldoni premessi alle guide, ma, per quanta
compendiosa, un riassunto chiaro delle vicende di Conegliano dalle origini
ai di nostri, frutto di pazienti ricerche sulle fonti, in gran pai-te inedite,
esistenti negli archivi di Conegliano, di Treviso e di Venezia (C. R.).
Ottavio Serena, La Chiesa di Altamura^ la serie de'' suoi pre-
lati e le sue iscrixioni, — Comprende: 1) Un articolo relativo a tale
Chiesa, tradotto dall'opera « Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in
Unteritalien^ (Dresda, 1860)»; 2) la serie de' prelati di Altamura dal
1232 a' nostri giorni, su documenti autentici e quasi tutti sincroni; 3)
infine la raccolta delle iscrizioni, fatta dallo stesso autore (0. D.).
Benvenuto Cessi , Le fraglie dei barcaiuoli in Padova durante
la domiivaxione della Repubblica Veneta, — Le fraglie o corporazioni
dei barcaiuoli in Padova erano due: Tuna del Portello per la navigazione
da Padova a Venezia, Taltra di S. Giovanni per la navigazione degli altri
canali e fiumi del padovano. L*A., giovandosi sixìcialmento digli Statuti
inediti di dette fraglie, ne studia gli ordinamenti, i privilegi ed obblighi,
e tratta delle loro rivalità (A. Bonardi).
ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A. GiussAM, L' iscrizione nord etrusea di Tesserete. — L'A. "**Ì
ripubblicare la iscrizione nord etrusea di Tesserete, coglie l'occasione per
fare una ra( scolta di tutti i monumenti dello stesso genere, cioè delle iscri-
zioni preromane del territorio di Lugano e vicinanze. Della iscrizione d;i
un aj)ografo corretto o le notizie di scavo che ha potuto raccogliere, csa-
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mina la grafìa, rìnterprotazioiie probabile (si tratta di iscrizione sepolcrale )f
dalla quale scaturisce il uome pala = tomba (L. M.).
6. Tropea , Numismatiea ìnessano-mamertina. — Il Tropea ha
raccolto i tipi dei nummi messano-mamertini, servendosi principalmente
della pubblicazione della collezione Hunter di Qlascow e vi ha aggiunto i
conii nuovi da lui trovati nel Museo di Cefalù, tenendo conto di tutte^
lo pubblicazioni relative all' argomento, dal Paruta (cioè dal 1612) in
l)0i. La serie incomincia coir anno 49B a. 0. e va fino alla tarda età
mamertina, divisa in tre periodi : Zancleo, Messanese e Mamertino, con'i^
spendenti ai tre principali momenti della vita storica di Messana (L. M.).
M. Piccione, Osservaxioni sulla tecnica dei saggi monetali antichi,
— L'Autore è convinto ohe i saggi o prove di conio delle monete anticho
esistano in maggior numero di quel che generalmente si crede, ed ha rivolta
a riuesta categoria di monete la sua attenzione come quella che può dare
meglio di ogni altra unMdea della tecnica usata dagli antichi per coniare.
Egli ritiene che i nummi antichi fossero eseguiti, tagliando da una ver-
ghetta di metallo de' pezzetti che venivano arrotondati al fuoco, schiacciati
e poi coniati con conii di bronzo duro, scolpiti a cesello, asportando il
metallo con una specie di gliptica, analoga a quelle delle pietre dure (L. M.).
Guido Camozzi, Grani Liciniani qtue supersunt recensuit et com-
mentario instruxit. — Dei frammenti di Gr. Liciniano il Camozzi analizza
e discute e raccoglie e ordina quanto e riguardo ai fatti e riguardo ai nomi
fu detto e congetturato. Deiropora di Liciniano, che si credette fosse in
quaranta libri, e daUa fondazione di Roma venisse sino alla morte di (te-
sare si hanno appena pochi brani dei libri XXVI, XXVIII, XXXIII, XXXV^
XXXVI, che, lacunosi e interrotti, vanno dall'anno 505 al 676 di Roma.
I tratti più importanti si riferiscono all'invasione dei Cimbri, alla guerra
sociale, alla guerra civile eccitata da Cinna e Mario, e alla guerra di Siila
contro Mitridate (G. Bonino).
Raph. Eusei, De urbe Propertii natali. — In questa seconda edi-
zione TElisei si riduco a ritrattare con nuovi argomenti o meglio con nuove
interpretazioni di luoghi del poeta la questione sulla patria di Properzio^
sostenendo essere questa Assisi (G. Bonino).
Sereqola Salvatore, Giudei e Romani fino alla morte di Tiberio,
— Osserva TA., (p. 6) che per comprendere bene i primi passi del
Cristianesimo a Roma conviene sapere qualche cosa di quelli che furono i
primi convertiti, cioè i Giudei. L^argomento era già stato dottamente trat-
tato dal Mendelsohn, dal Schiirer, dal Renan, dallo Stade e da parecchi
altri; tuttavia si logge con piacere questo lavoro del dott. S., il quale se
è, nel suo complesso, condotto dietro la guida de' surriferiti scrittori, pur
si scosta in qualche particolare dalle loro conclusioni, corno ad esempio
dove dimostra che Tarrivo de' primi Giudei '« Roma è anteriore al 61 a. C,
all' anno cioè nel quale Pompeo vi portò i prigionieri dalla Palestina
(G. Oberziner).
E. Stkoppolatini, Il matrimonio dei militari nella storia del di--
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378 ÀPPINDICI
ritto romano. — Un problema risollevato, or non è molto fra noi. dallo
Scialoja e, in Germania, dal Meyer è quello di sapere se durante ^i^^)e^o,
quando si formò in Roma una classe di militari, potessero questi, durante
il servizio, prender moglie. L'A. riferisce le opinioni sulK argomento di
Giusto Lipsie, del De Ketes, del Marini, del (tiraud, del Mommsen. dil
Marqiiardt, del Wilraanns. del Mispoulet, del Cagnat, dello Scialoja e di
altri, riservandosi in altra pubblicazione la critica (B. Bruch).
P. A. Leprieri, Dottrine religiose e filoso ficìie di Ario, — Più elio
di una monogi'afia storica qui si tratta di una tesi sugli errori contro i
dogmi della Trinità e della divinità di Gesù Cristo, tesi che potevasi svol-
gere con un corredo di fonti ben più ricco di quello a cui attinge il nostro
autore, parendo ch'esso ignori i dotti lavori modernamente pubblicati intorno
alla storia dei primi secoli del Cristianesimo (G. Tononi).
BASSO MEDIO EVO.
A. IjKOSk, I/etimologia dH nome di Fossano. — Il nome più antico
di Fossano è Foxanns^ Foxnniim^ Fossanum. L'Autore pensa che questo
nome si colleghi ad una grande fossa, che circondava in gran parte il
luogo abitato (C. C).
A. Tallone, Appunti sulle relazioni tra Innocenzo IV ed il Co-
^nune di Vereelli (1243-1254). — L'argomento, già ampiamente trattato
dal Mandelli (Il Comune di Vercelli) e dall'Adriani ( Frefaximie agli
Statuti e Monumefiti storici dei Coni, di Vercelli) è ripreso dall'A. che,
suHa scorta di nuovi documenti, specialmente di quelli venuti in luce i)er
la pubblicazione dei Registres d'Innocent IV del Berger, alcuni punti
dubbi chiarisce, alcuni particolari aggiunge (L. U.).
G. L. Anhiìich, Statuta de Cadubrio per illos de Camino, — L'A..
movendo dagli statuti della comunità cadorina del 1235, editi recentemente
dal prof. Ronzon, discorro dei rapporti esistenii tra la proprietà e la per-
sonalità dei consociati; parla di altre disposizioni riferentisi al concetto di
difendere l'onorabilità morale e quindi giuridica del co7isociato: pas*«i
quindi a ragionare della contenenza e dei limiti di questi Statuta; spiega
il significato che avevano allora le parole bannum e statutum; e nota
infine come questi Statuta lascino argomentare esservi stata in Cadore
nna sola rietnia o decani a longobarda (A. Battistella).
Emilio Paolo Vicini, Ricerche suW autore della Cronaca € Annate»
reron&nses de Romana. — Correggendo affermazioni e ragionamenti del
Cipolla, il Vicini stabilisce che la cronaca fu cominciata ad essei-e scritti
in Modena fra il 1259 e il 1263 e continuata a Verona dove Fautore riparò,
perchè cacciato cogli altri ghibellini dalla sua patria il 1264; e che l'au-
tore é Ubertino da Romana, nato il 1240, il quale,, andato eside a Verona,
vi fu tenuto in grande considerazione, ed ebbe incarichi notevoli ed ono-
rifici anche politici (A. Professione).
Gino Luzzatto, La popolazione del territorio Padopafw nel I2S1.
— I/A. con buoni argomenti determina che la i)opolazione del Padovano
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. APPBNDICB 379
nel 1281 era di 63.000 abitanti, e ricava tal iiumoro da quello dei fuochi
dei varii comiiai offertici dal codice statutario carrarese. Cbiude la sua
nota con uno specchietto delle varie cifre, (congetturali o desunte da docu-
menti ufficiali, per la popolazione di Padova e di tutto il territorio, dal-
l'anno 1174 al 1660 (A. Boxawdi).
Camillo Pace, Aleiinì doeuinenii su la colonia ebrea di Monte-
giorgio. — Sono quattro documenti, del 1295. 1297 e 1299, che si riferi-
scono ad una sentenza pronunciata dal rettore della Mai-ca Anconetana contro
il Comune e gli uomini di Monte S.» Maria in Giorgio, condannati il primo
ad una multa di mille marchi d'argento e i secondi a somme minori per
violenze e furti commessi a daimo di alcuni merauiti ebrei risiedenti in , j
quel Comune (G. Luzzatto). j
G. Barelli, Documenti dell'Archivio Comunale di Treviglio. — 1 >
documenti, in numero di trentuno, sono per la massima parte diplomi i
d'imperatori o dei loro vicari che accordano al Comune di Treviglio privi-
legi, concessioni od anche semplici diritti d'acqua. — Vanno dal 1081 i
(Enrico IV) al 13H9 (Ludovico IV); si trovano tutti neirArchivio del Co- !
raune, quattro in originale, quattro in copia del sec. XIV, gli altri ripro- j
dotti in un volume che risale agli ultimi anni del sec. XV' ed ai primi j
del XVI (L. U.). I
Tristano Caracciolo, Ioannae I Re^inae Nenpolis Vita. Versione j
italiana di Simone Augellizzi, con note storiche e filologiche. — Lti tra- I
duzione è accompagnata dal testo latino, ohe, pagina per pagina, sta a
fronte di essa; e testo e versione occupano una buona metà di tutto il
libro. L'altra scarsa metà contiene una trentina di pagine di annotazioni
storiche e tre di annotaxioni filologiche. Precede un breve avvertimento !
intorno alle intenzioni del traduttore, così pel metodo seguito nella ver- !
sione, come pel testo adottato, e lo scopo delP opera intrapresa. Questo
«copo, se non erriamo, sta tutto nell'ineitare altH a tessere l'intera storia
di qtiesta Sovrana grande ed infelice e vendicarne l'onore così bassa- j
mente oltraggiato.'/ (P. Spezi).
ViTTOBio Lazzarini, Libri di Francesco Novello da Carrara. —
Il codice marciano 93 della classe XIV latini, che è un registro originale !
di lettere carraresi, contiene appiccicata alla carta 147 una pergamena, j
nella quale sono enumerati cinquantasette volumi, che il 9 maggio 1404 il |
gastaldo camerlengo di Francesco Novello da Carrara consegnava a Fran- 1
<^esco Zago, offiziale deputato all'offizio della massaria, ed altri quattro vo- j
lumi, che gli rimettevano ne' mesi di luglio e di agosto prete Cristoforo e !
Bressano. Il Lazzarini, dopo aver oi)portunamonte classificato, secondo le i
varie materie, L codici di questo catalogo, determina, colla scorta di docu- j
menti, che il governo di Venezia si occupò delle scritture d' archivio dei i
Carraresi, più che dei volumi della loro biblioteca. Quindi riesce ad iden-
tificare, e descrive alcuni di quei codici, che andarono dispersi dojx) la fine
miseranda di Fr, Novello, e che ora si trovano in varie biblioteche (A. Boxardt).
Luigi Rizzoli, jun., Quattrini di Francesco Novello da Carrara.
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380 APPENDICI
— L'A., contro l'opinione dol Vorci e dello Zanetti, ohe attribuiscono
a Francesco il Vecchio i quattrini di quattro denari^ monete carraresi, che
in una delle loro facce portano una specie di stella cometa, avente nel centro
una piccola croco patente ed airintorno l'iscrizione: Francisei D, Cararia^
ben determina, valendosi di documenti dell'archivio civico di Padova, che
la stella cometa si trova soltanto in monumenti spettanti al secondo Fran-
cesco da Carrara. Perciò le monete con tale insegna appartengono air ul-
timo Carrarese (A. Bonardi).
U. Mazzini, Un Malctapìtia di Villafranea omicida (1416). — Sa-
pevamo da Giovanni Stella che Genova nel 1416, essendo doge Tommaso di
Campofregoso, s'impadronì d'una quindicina di castella dei Malaspina nella
Lunigiana, fra i quali notiamo Brugnato e Panicale, Terra Rossa e Calice.
Sapevamo anche l'occasiono esser venuta per omicidio commesso da un
Malaspina di Villafranea sul luogotenente del Vicario della Spezia. Gli atti
d'un pi'ocesso fattosi un anno di poi alla Spezia contro certi uomini, che la
fama additava come autori dell'assassinio, trovati nell'Archivio Comunale di
quella città dall'operoso M., gli consentono d'identificare il Malaspina omicida
in Gabriele figlio di Spinetta-Malaspina e l'ucciso in Oderico Biassa (G. Bieoxi).
Gino Scaramella , Un privilegio Aragonese a favore di Campo-
haeso, — Si riferisce a quel periodo brevissimo di tempo (1464-1465), nel
quale Campobasso fu dichiarata città demaniale. 11 che avvenne, quanda^
tramontata del tutto la fortuna degli Angiò, il conte Nicola di Monforte,
signore di Campobasso, emigrò in Francia. Il re Ferdinando, stretto dalle
preghiere dei cittadini, con diploma del 4 settembre 1464, dichiarava Campo-
basso città demaniale. Però nel 1465 Ferdinando restituì il feudo al figlio
di Cola, che, pentito, aveva sconfessato l'opera paterna e chiesta mercede
al Re (0. D.).
Van Obtroy Fr., Vie de Saint Bernardin de Sienne par Léonard
Benooglienti. — Per uno strano caso, la fonte principale della vita di san
Bernardino da Siena, quella ohe somministrò tutti i materiali per rico-
struirne la storia nei suoi primi anni, era finora rimasta inedita. Per opera
del padre Van Oi-troy, il quale la ritrovò in un codice vaticano, esvsa vede
finalmente la luce negli AncUecia bollandiana^ preceduta da una erudito
prefazione. Sotto forma di lettera a fra Giovanni da Capistrano, Leonardo
Ben vegliente narra la vita di Bernardino, fermandosi specialmente sulle
origini, la fanciullezza e la gioventù di questo suo concittadino (E. C).
E. Piva, Origine e conclusione della pace e delV alleanza fra i Ve-
nex,iani e Sisto IV, — L' autore, valendosi del frutto di nuove ricerche
nóir Archivio di Stato di Venezia, ci offre in questa sua memoria una chiara
e minuta narrazione di tutti i negoziati che precedettero la formazione deUa
lega tra papa Sisto IV e la repubblica di Venezia nell'aprile del 1480. Ne-
goziati faticosi i)er via degl'intrighi e dei sospetti che formavano il fondo
della politica internazionale e per le incontentabili ambizioni del pontefice^
mirante soprattutto a formare uno stato in Italia al nipote Girolamo Riario.
(A. Battistella).
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ÀPPIMDICR 381
TEMPI MODEKNI.
(f. ScAiLVMELLA, Belaziont tra Pisa e Venexia (1494-1495). — In
tjuesto stadio Tautore tratta delle relazioni tra Pisa e Venezia nel pri-
missimo periodo, cioè, della guerra pisano-fiorentina. Appai-isoe chiara la
])olitica obliqua di Milano, di Venezia, di Firenze, tutta gelosie, avvolgi-
menti e ambizioni; e chiaro risulta del pari ohe il soccorso maggiore o
minore prestato a Pisa dal Moro, dai Veneziani e dall'imperatore non era
dovuto ad altro sentimento fuorché alla cupida speranza di ridurre nella
projiria soggezione quella povera città (A. Battistella).
Abiuro Seor»:, Alcuni documenti sulle Relazioni tra Savoia e Ve-
nexia nel secolo XVI. — I/A., che illustrò in parecchi studi le relazioni
tra Savoia e Venezia nella seconda metà del secolo XVI, aggiunge ora
alcuni documenti a questa illustrazione tratti dairArohivio di Torino, e li
pubblica coir usata diligenza. Essi sono: l<^Una raccomandazione di Carlo II,
Duca di Savoia, al doge I^onardo Loredan, nel 1517 — 2* Una lettera di
ambasciatori sabaudi a Venezia nel 1530 — 3° Una relazione inedita di
Andrea Provana di Jjeynì sul saccheggio da lui fatto di due navi venete,
che causò un conflitto diplomatico fra la Signoria e il Duca — 4® Accenni
alle relazioni tra Emanuele Filiberto e la Repubblica di Venezia tratti dai
Conti elei tesorieri di Savoia e di Piemonte (A. Boxahdi).
Alfonso M. Gasoli S. I., // P, Paolo Se^neri^ le Hue missioni nel
territorio di Brescia e la Repubblica di Venexia. — LW. mette in luce
una parte impoi*taute, sebbon piccola, dell'opera del grande predicatore.
In queste missioni nel territorio bresciano il Segneri ebbe a compagni
il P. Piuamonti e il sacerdote piacentino Giuseppe Bianchini. Sen-en-
dosi di (lualche documento rintracciato nei registri parrocchiali, riesce
a determinare approssimativamente Pitinerario, ed a Ibrnìre particolari su
queste missioni. Una relazione dei Rettori di Brescia al Senato veneto,
spiega minutamente il metodo tenuto dal Segneri, e insieme fa vedere con
quanta oculatezza i magistrati veneziani invigilassero Popera del frate predi-
catore (A. Box ardi).
GirsEPPE Dalla Sa^nta, Cenni storici sui Cavanis^ segretari della
Repubblica Veneta. — L'A., che fu allievo dei Padri Cavanis dedica loro
in segno di 'gratitudine questo opuscolo, con cui, valendosi abilmente di
molti documenti dell'Archivio di Stato di N'enezia, tesse la storia della fa-
miglia, oriunda del bergamasco, i cui discendenti Antonangelo i' Marcan-
tonio fondarono la Scuola di Carità di Venezia (A. Boxai«)i).
GriDO Nolli, Sacco e Vicende di Se^to Cremonese durante la guerra
di successione di Polonia {17S3-S(ì). — Nel ins. intitolato Platea Kc-
-clesiae Sexti^ appartenente airArt;hivio della Parròcchia, vi è una parte
stesa da D. Giacomo conte Ferrari, che fu parroco di Sesto dal 1719 al
1735, e quindi testimonio oculare e vittima del sacco dato a quel paese
dai Francesi durante la guerra della successione di Polonia. Il nis. era
finora ignorato, ed il XoUi ne riporta un sunto. Seguono notizie biografiche
sull'autore del nis. ( A. Bonardi ).
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II.
SPOGLIO DEI PERIODICI
BUenoo alfabetioo con relativa sigla,
1. Academie royale de Belgiqìie, Gompte-rendu des séanres de
la Commission royale d'histoire (Bruxellos)LXVIlI-LXXJ,
1899-1902 ' . . . . CraB.
2. American (the) historieal Review (New- York) VII, H-4, 1902
e Vili, 1-2, 1903 HrA.
3. Annales du midi (Toulouse) XIII, 1901 e XIV, 1902 . . Am.
4; Archivio giuridico Serafini (Pisa) N. S., IX e X, 1902 . AgS.
5. Archivio Trentino (Trento) XVII, 1902-3 .... AT.
(5. Atti d.elepufaxione ferrarese di storia patria {FerrsLrsL)ìll, 1901 AdsF.
7. Bollettino ufficiale della constiUa araldica (Roina) V, 28, 24,
25, 1902 Bea.
8. Bollettino della r, deputax^imie di st. p. per l'Umbria
(Perugia) Vili, 2-3, 1902 . . . . . . . BdsU.
9. BoUettino di filologia classica {ToTmo)\Ul,7'ì2elX,U), 1^2 Bfc
10. Bulletin de l'Aeademie delphinale (Orenoble) S. 4, XV,
1901 (1902) BaD.
11. Bulletin hispanique (Bordeaux) 1902 BH.
12. Gomptes rendus de Vacadémi^ des ittscriptions (Paris) 1901
sett.-dic. e 1902 Crai.
13. Gorrf^pondant (le) (Paris) OLXXI, 1902 . . . . C.
14. Gosmos Catholicus (Roma), natale 1901; IV, 1902 . .Co.
15. GostnoSj revue des sciences et leurs applications (Paris) N. S.,
XLVI, XLVII, 1902 '. Core..
1 0. Études pube, par des Pères de la compagnie de Jesus (Paris) 1902 £c J.
17. Oéographie (la)^ BuU. de la soc, de géographie (Paris) S. 3,
V e VI, 1902 . . .6.
18. Oiomale storico della letteratura italiana (Torino) XI^, 1902
e supplemento n. 5 G^U.
19. Giornale storico e letterario della Liguria (Spezia) III, 1902 6f IL.
20. Grande {la) revue (Paris) 1902 Gr.
21. Herìnes (Berlin) XXXVn, 1902 H.
22. HUtorisehes Jahrbuch (Munchon) XXITI, 1902 . . . Hj.
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sToaiA esKCBAU 383
23. Jakrbuch des Kals, iJeutsehen Arehaelogiscken Insiituts
(Berlin) XVII, 1902 JaiD.
24. Journal des savants (Paris) 1901 die. e 1902 . . . Js.
25. Uttura {la) (Milano) II, 1902 " . L.
20. Mémoires de VAeadémie des scienees^ helles lettres et arts
de Saooie (Chambéry) S, 4, Vili, IX, 1900, 1902 . . MaS.
27. Minerva, retue des lettres et des arts (Paris) 1902 . . M*.
28. Moyeti (le) à^e (Paris) S. 2, V, sett.-dic. 1901 e VI, 1902 . Ma.
29. Xouvelle revue historique de droit fran^is et étranger (Paris)
XXV, 6, 1901 e XXVI, 1902 Nrhd.
.^0. Nomjelle reme retrospective (Paris) 1902 .... Nrr.
31. Rassegna Pugliese (Trani) XIX, 1902 RPm.
32. Revue bleue (Paris) 1902 Rb/.
33. Revue reltique (Paris) 1901-2 RCe.
34. Revue d'hist. moderne et eontemporaine (Paris) HI, 5-6 o
IV, 1-9, 1902-3 Rhmc.
3.5. Revue d^hisi. redigée à Vétat-ìnajor de Varmée (Paris) IV, 1902 Rhem.
30. Revue historique de Provenee (Mlarseille) II, 1902, genn.-luglio RhP.
37. Revue Xapoléonienne (Roma) I, 2, 3 o II, 4, 1901-2 . . RNa.
38. Revue de Paris (Paris) IX, 1902 RPa.
39. Revue des questioìis scientifiques (Louvain) S. 8, I e II, 1902 Rqs.
40. Revue de l'umversité de Bruxelles (Bruxelles) VII, 4-10, 1901-2
e Vili, 1-3, 1902-3 . . . • .' . . . RaB.
41. Rivista Abruxxese (Teramo) XVI, 12, 1901; XVII, 1-12, 1902 RA.
42. Rivista di filologia classica ^^Torino) XXX, 1902 . . Rfc.
43. Rivinta Ligure (Genova) XXIV, 1902 RLi. •
44. Rivista marittiìna (Roma) XXXV, 1902 .... Rma.
45. Rivista storica Calabrese (Reggio Cai.) X, 1-10, 1902 . RsC.
40. Secolo (II) XX (Milano) 1, 1902 Sxx.
47, Theologische Quartalschrift (Tubìnga) LXXXIV, 1902 . . Thq.
4S. Trideutum (Trento) V, 1-9, 1902 Tr.
49. Vierteliahrsehriftf, Social, und \Virtsehaftgesehichte(IjQÌ)^z\^)
I, 1, 1903 . Vswg.
50. Zeitscrift f. Biicherfreunde V, 1, 2, 1001-2 . . . Zbf.
51. Zeit^ckrift fiir Kntholische Theologie (Mainz) XXVI, 1902. Zkth.
1. STORIA GENERALE.
708. Hj. — XXllI, 1, 1902. — Miiller E., Isi die Gesohichte cine
Wissensehaft '^ ,
769. RiiB. — VII, 7, 1901-2. — Des Marez G., La rouception sociale
et écoìiomique de l'histoire du droit [Prolusione].
770. RiiB. — VII, 4-5, 1901-2. — De Reni P., Du point de vue
sociologtque dans Vhistoire du Langage.
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384 SPOGLIO DEI PKBIODICI
771. COPS. ~ N. S., XLVl, 884-85, 1902. — L. M., L'origine H
l'kistoire de» religions: le fétiehisme.
772. Ceps. — N. S. XLVI, 88(j, KK)2. — Laverane, I/histoire
-des religions et la philologie.
773. Rma. — XXXV, (5, 1902. — La Bolina J., Uaxione sociale
della marina nella storia.
774. RuB. — vn, 10, 1901-2. — Des Marez G., Notice criiique
pour servir à Vhist. des prix [Dai tempi Galloromani ai moderni].
775. Tr. — V, 1, 8, 1902. — 1/ esploraxione degli arehiri trentini.
[Continuazione cfr. /fsf, 1902, sp. n. 317: Villanders, Afing, Bolzano,
lenesion, Deutschnovon, Flaas, Gries, Ix?iferR, Mòlten, Rcnsch, Wanghen,
Sarnthein^ Aldoin, Ora, Egna, Salorno, Zwòlf, Malgrcin, Eppau, Galsaun,
Laas, Latsch, Schnals, Schlnnders, Hotting, Innsbruck, Telfes, Matrei,
Gossonsass, Hatschiiigs, Sterzi ng, Bressanone. (Continua)].
776. Tr. — V, 4, 1902. — Graziadei D., 1/ Archivio comunale di
Caldonaxxo [Documenti dal 1230 al 1800].
777. Tr. — V, 5, 1902. — Reich I)., Le pergamene dell' Archivio
■comunale di Verrò [Kegesto di 50 pergamene tra il 1305 e il 16(i8].
778. Tr. — V, 6, H>02. — Perotti Beno F., L'archivio parrocchiale
di Avio, 1000-1830 [Kegesto].
770. Tr. — V, 7-8, 1902. — Martinelli D., Pergamene e documenti
antichi esistenti nelV Archivio della Parrocchiale di Calceranica [Registri
dal 15t)5; i)ergamene 1390-1621) (regesto)].
780. Tr. — V, 9, 1902. — Gerola G., U archivio Oastaldiale di Viarago.
781. Tr. — V, 10, 1902. — Valenti S., Pergamene dell'archivio comu-
nale dì Croviana [Regesto di 14 doce. tra il 1327 e il 1481. {Continua).
782. RPn. -. XIX, 2-3, 1902. — Mneiaccia P., Di alcuni doettmetUi
riguardanti la terra di Pontecorro [N. 4 docc. del 1255; 1324; 139()V-
1411 V; 1416V - 1431?].
783. RdsU. — Vili. 3, 1902. — Gradassi-Luzi R., L'antico archivio
delle opere pie di Terni [Indice di 385 protocolli dall'anno 1275 al ISOl].
784. Zbff. — V, 2, 1901-2. — Sehleinitz O., Die Bibliothek Cratrford-
Lindesiana [Interessa anche la letteratura italiana].
785. RdsU. — Vili, 2, 1902. — Fumi L., Indici dei registri del
Ducato di Spoleto.
786. RdsU. — Vili, 2, 1902. — Indici generali del Boll. d. U. Deput.
di st. patria per r Umbria. — Fumi L., Ind. cronologico. — Mazza-
tinti G., Ind. geogrnfÌ4*o e ind. onomantico.
787. AT. — XVII, 2, 1903. — Inama V.. Altre spigolature d'archivio
[Riguardanti il comune di Dambol, sec. XV-XVU].
788. Mo. — 2, S., V, 5, 1901. — Hessel A., Les plus ancicnnes bulles
en fareur de l'abbaye de Saint Denis.
789. Tr. — V, 7-8, 1902. — Una collezione di quadri trentini a
Cavatele [Tra cui alcuni di scuola veneta del 500].
790. Co. — IV, (). 1902. — Gìrodie A., Le scene di Pasqua nell'an-
tica pittura [Con ricche riproduzioni di pitture italiane e straniere dal
sec. XIV al XVIJ.
701. Co. — Natale 1901. — Girodie A., Le scene della natività nella
pittura antica [Cimabue, Giotto, Angelico, Lippi, Gozzoli, Van der Goes.
<ìhirlandaio. Bottioelli, Gentile da Fabriano, Von Evyk, Alberto Durer,
Luini, Tiziano, etc.
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STORIA 0SN8RALR 885
792. Co. — Natale 1001. — Monaldi G., // prc4$epe neìVarte e nella
letteratura [Da Jacopone da Todi agli artisti del (>00].
703. Vswa. — 1, 1, 1003. — Bauer St., Die Qeschiehtlichen Mot ire
de» internationalen Arbeitersehittx^es [Ne esamina lo svolgimento cente-
nario europeo dalla prima fondazione in Inghilterra].
704. RsC. — S. 3, X, 4-5, 1002. — Ginranna C, // Comune
nelle Prorinff'e Meridionali speeialmente nella Calabria ultra 2^ [Cenni
sulla evoluzione delle istituzioni comunali neiri. M. dall'età greca succes-
sivamente sotto i vari governi fino al 1806, con particolare riguardo alle
assemblee o consigli e alle attribuzioni dei sindaci ; segue una breve
bibliografia].
705. Sxx. — I, 2, 1002. — Bonatti R., Dalla freccia al cannone.
796. Sxx. — I, 2, 1902. — Da Qerusalemìne all'Aventino: l'ultimo
rifugio degli Ospitalieri di S. Giovanni [Ricordi storici dalla fondazione
dell'ordine ai giorni nostri].
707. AdsF. — XllI, 1901. — Bennati N., Musicisti Ferraresi, —
I\^ofe biografiche [Dal sec. XIV al XIX].
798. RhP. — II, 6, 1002, — Coste ìi,. Liste des peintres^ sculpteurSf
arehitectes, enlumineurs, orfèrre^^ etc, ayant séjourné à Aix-en-Provence
depuis le moyen-dge jusqu'au XIXn^ sièele [Tra gli altri documenti è
una « Convcnctio facta intcr venerabiles Aquensis Capituli et mag# Petrum
Soqueti, semorem, habitatorem ville Saluciarum Tauri nensis diooesis » del
1489 e un « Primum sumptum de Simon Salomé, notaire, substitut d'Imbert
Horrilli, et de Joachim do Hedarride, alias de Mari de Saìnt-Remy » del 1534].
790. L. — II, 7, 1002. — Solitro G., La penisola di Sirmionc [Con
cenni storici dall'epoca romana in \m e specialmente sul castello].
800. AT. — XVII, 2, 1003. - Del Vaj G., Il ponte della Costa [An-
tico confine della Comunità e Pieve di Fiemme : sua ubicazione; del pari
antico confine delle Diocesi e Principati di Trento e Bressanone, e del
Kegno Italico coi territori alemanni].
801. AT. — XVII, 1, 1002. — Scari e scoperte nel Trentino [A Trento
tombe del sec. XVII ; a Civezzano quattro tombe probabilmente longobarde;
a Zambana frammenti di tombe antiche ; a Valtcrnigo un orcio romano].
802. AT. — Xyn, 1, 1002. — Sardagna F., Ricordi militari nel
Trentino.
803. BdsU. — Vili, 3, 1002. — Mazzatinti G., Analecta Umbra.
804. RsC. — S. 3, X. 4, 8, 10, 11, 1002. — Cozza Luzi G., Lettere
Calabresi [Continuazione, ofr. Hsl, 1902, N. 631 : Notizie storiche ])er Um-
briatico e Caloveto. — Amanuense in Caloveto nel sec. Xlll — Letteratura
popolare Calabra (sulla leggenda Napitina). — Stefano primo vescovo di
Keggió. — Di mi molibdobullo di Reggio. — Del rito greco in Calabria e del
i-^osi detto rito greco-latino. — Macario di Reggio calligrafo a (ìrottaferrata.
— Altre notìzie di Macario Reggino. — Documenti per Corazzo e per
S. Giuliano. — Delle carte dell'abbate (Gioachino poi Florense — Sigillo
di Barnaba di Terreti. — L'ora emortuale di 8. Nilo. — Relazione tra \v
badie di Corazzo e S. Giuliano. — Nomi della badia di Terreti. — Cronaca
;Mu.sulniana in Calabria. — Memoria di Roberto Guiscardo. — Ricordo di
navigazione da Scilla].
805. Sxx. — I, 2, 1002. — Franchi A., Le feste sportive dell' antica
Toscana [Il gioco del ponte a Livorno; il pallio di Siena; il calcio: la
festa di S. (Giovanni ; la festa degli omaggi: la corsa dei cocchi : le ])otenze;
la corsa dei Barberi; la giostra del Saracino; il corso delle bufale ; il volo
Itivistn storica italiana, 'M s., li, JJ. 2r>
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386 SPOGLIO DBl PEaiODlCl
deirasino a Empoli; il pallone o lo bocce; lo spighe, il maglio, il ruzzo-
lone; il civettino].
806. Sxx — I, 2, 1902. — Di corona in corona [Accenni e illustra-
zioni riguardanti Tincoronazione di Carlo Magno e le vicende dell'insegne
imperiali fino a Guglielmo I ; le incoronazioni di Carlo V a Bologna, di
Napoleone a Milano, di Luigi XVIU a Verona, Luigi XIV, Carlo X, Vit-
toria ed Edoardo VII, Ferdinando I noi duomo di Milano].
807. Cors. — N. S., XLVIl, 911, 1902. — Moreux Th., Lessignt*
en astronomie autrcfois et aajourd'Uui.
808. Cors. - N. S., XLVII, 918, 1902. — Elbée, L'infancc de l'art
da blanchisseur [Dai tempi proromani ai giorni nostri].
809. Cora. — N. S., XLVII, 935, 1902. — Ballore F., Archeologie
et sismologie.
810. Cora — N, S., XLVI, 897, 1902. — Brandicoort V., Les
tusecies dans VantiqtUté et au moyen ùge.
811. Rffo. — XXX, 4, 1902. — Corradi A., L'acqua bollita nella
profilassi degli antichi,
812. Cs. — IV. 3, 1902. — Spezi P., Il camerale di Roma [Appunti
e ricordi].
813. L. — ■ IT, 5, 1902. — Ricci C, L* amore del libro e gli ex-libri»
[I più vecchi ex libris sono da ricercare in Germania dal sec. XV, VX. ne
riproduce alcuni italiani dei seco. XVI-XVIII].
814. Tr. — V, 10, 1902. — Focolari G., La leggenda di S. Giuliano,
affreschi della 2* metà del sec. XIV nel duomo di Trento [Con cenni
agiografici].
815. L. — U, 1, 1902. — // passato di Mefistofele [Tra i procedenti
della figura goethiana (di cui discute l'etimologia ) nella moltitudine dei
capricciosi foUeti o spiriti reca, secondo la narra Frate Jacopo da Acqui,
la leggenda di Martinetto, che, sullo scorcio del dugento a Pavia si fa serva
fedele e disinteressato (questa la differenza con Mefistofele) di Mosser
Anselmo de' Boccoselli per tre anni],
810. Hj. — XXUI, 1-4, 1902. — Esser T., Das Ave-Maria Lauten
und der « Engel des Herrn » in ihrer geschiekt lichen Enticiekelung [Ri-
cerca i probabili antecedenti nelle preghiere consigliate od oi'dinate sia dalle
costituzioni apostoliche sia dalle antichissime regole monastiche ; esamina la
opinione che attribuisce a Papa Urbano U la istituzione di una preghiera
pei crociati accompagnata dall'avviso della campana e trasformata nelle pre-
ghiere della Vergine da Gregorio IX, 134 anni poi ; l'opinione che fosse il
suono della campana in Inghilterra misura di sicurezza trasformata poi
dalla chiesa in ufficio di consacrazione; Popinione che rannoda rorigine
del suono dell'Ave Maria al nome di S. Bonaventura etc, studia come le
preghiere si trasformarono via via fino agli ultimi secoli].
817. Cora. — N. S., XLVI, 903-905, 1902. — Tharston H., UhisUdre
da rosaire dans tous les pays [DalPoriente all'Europa],
818. RhP. — II, 7, 1902. — Doublet G., Le Saint-Suaire de Turin
et Godeau de VAcaÀémie Fran^aise^ Evéque de Grasse et de Venee [Studia
le relazioni dell'accademico Godeau colla corte di Torino al tempo di Vit-
torio Amedeo I e di Carlo Emanuele II per le questioni del suo Vescovado
(Continua).
819. Ed. — 1902, 20 agosto. — Rmcker J., Le Saint-Suaire ti
Vexvgvsc. — De Joaiinis J., Le Saint Suaire de Turin.
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STORIA OKNERALK 387
820. Eoi. — 1902, 5 ott. — De Mély M., Le Saint-Suaire de Tur in
[Risposta allo studio del De Johannis.
821. Col. — 1902, 5 maggio. — Bmcker Jo»., L'image de Christ
cisihle sur le Saint-Suaire d4t Turin.
822. CoFO. — N. S., XLVI, 901, 1902. — L'image du Christ sur
le Saint-Suaire de Turin [A. proposito della nota di Delage et Vignon].
823. Rqo. — S. 3, II, 1902, loglio. — P., P., Le lineeul du Christ.
824. C. — S. 2, OLXXI, 1902, 25 febb. - Menrville L., Le Saint
é^^uaire de Turin [Domanda Tesarne del sudario direttamente in luogo delle
fotografie].
825. C. — S. 2, CLXXI, 1902. — Vignon P., 7.6 Saint Suaire de
Turin [Replica a L. de Meurville].
82«. MaS. - S. 4, Vili, 1900. — MaiUand .!., Les Savoyards et
Véglise du Saint-Suaire à Rome [Fremesse le due cause ohe hanno atti-
rato Savoiardi a R. nei seco. XV, XVI, XVII, ritcsso la storia delTarci-
«x>nfrateniita dalla fondazione sotto Clemente Vili (1597) fino al sec. XIX,
coi privilegi dei Papi e dei Principi Sabaudi, colle avventure durante i
torbidi rivoluzionari e cogli incidenti diplomatici (per Tannessione della
Savoia, Napoleone III reclamava il possesso anche dell'istituto romano) fino
al trasferimento deiramministrazione delTIstituto dal Ministero dogli esteri
a lineilo della R. Casa 1871]. •
827. «Li. — XXIV, 2, 1902. — Poggi G. B., Origini storiche di
ChiacaH e lavagna [Dopo alcune questioni sulla Liguria neH'epoija romana
e successivamente neirepoca barbarica fino alla distruzione della città romana
alle bocche deirEntella per opera di R/)tAri e alla sua snom])arsa, studia
l'origine di Chiavari e I^avagna prima del 1000, il sopravvento e la flori-
dezza di Chiavari nel Medio Evo].
8-28. BdoU. — Vili, 3, 1902. — I.anzl L., Araldica di Terni [I^
armi del comune, le armi gentilizie, la raccolta municipale, la raccolta
Ternana neirArchivio di Stato di Roma, le fonti minori].
829. MaS. — S. 4, Vili, 1900. — De Loche, Histoire d* Aij^4es-Ì}ain8
[Dal Medio Evo al sec. XVIII; periodo rivoluzionario 1792-1800 e nel
sec. XIX ; uno speciale capitolo è dedicato a Claudio di Seyssel il celebre
agente di Luigi XII e vescovo di Marsiglia che pas.sò poi arcivescovo di
Torino e consigliere del Duca di Savoia. Seguono 76 dece, tra il 1344 e il 1866].
830. RA. — XVII, 10, 1902. — Pansa G., Appunti di topografia
sulmonese; Viscrixione di Porta Romana [Tj'attuale porta sorse sulle
rovine dell'antica opera romana nel 1429].
831. RoC. — S. 3, X, 9, 1902. — Cotroneo R., Origine di Accia-
rello [Ha nome dalla nobile famiglia Azzarello messinese ; Villa San Giovanni
e suoi Casali costituiti in università nel 1798; condizioni di quella spiaggia
prima del 1700].
832. RoC. — S. 3, X, 10-11, 1902. ~ Minasi G., Montesteraee o Mona-
sierace [Propende per la prima denominazione confortata oltre che per altre
prove da un doc. riferentesi alla conquista austriaca del Regno di Na]K)li
nel 1707].
a33. AT. — XVII, 1, 1902. — Beich D., Utia novella all'antico
statuto di Riva.
834. RoC. — S. 3, X, 8, 1902. — Cotroneo R., Pamletta. Al passo
di Solano [Riproduce un'iscrizione sulle mura esterno della sacrestia par-
rocchiale la quale contiene la prammatica sanzione del ])cdatico da pagare
al feudatario Ruffo. Il passo era importaiìto fin dai tempi romani].
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, 388 SPOGLIO PEI PERIODICI
* 8S5. Tr. — V, 1, UK)2. — Trener G. B,, Di un antica miniera a
; VilUiKxano.
' 88G. AdoF. — XIII. 1001. — Onorande a ferraresi illustri : Animio
Frixxi (sec. XVIII e XIX J ; Bartolino Pioti (sec. XIV); Domeniro
Maria Novara (sec. XV).
\^ 837. RsC. — S. 3, X, 4, 1 1, 1902. — A. D. L., Corografi dell'Alto Mes-
V ifina e dello stato di Mesiatio sul Poro [Continuazione : I^ zona Filo-
" . gasiana, origini o topografìa della Motta San Demotrio, suo stato nel
I seicento. La zona da Stel'anaconi a Filogaso. Filogaso sotto i Ruffo avanti
f il 500 e passaggio ai Caraffa di Nocera; alcuni scrittori e uomini illastri
^V del 600. La signoria di Belforte o la baronia di Vallelonga: corografia e
■j ' tradizione di B. e sua condizione fino alla scomparsa finale del 1U.W; id.
K^ di Vallelonga fino ai tempi presenti. Capo IH. Belforte e la Baronìa di
^;V Vallelonga].
;> 838. RPf/. — XIX*. 1-4, 1902. — Finto G., Giacomo Cenna e la sua
e cronaca Venosina f(Ms. del sec. XVU). Continuazione e fine, cfr. Rsl.
r. 1902, sp. n. 16. Elenco degli illustri venosi ni nelle leggi, nella medicina.
1 nelle armi. Segue un capitolo sulle accademie della città di Venosa e pr(>-
., priamonte sull'accad. dei Piacevoli].
839. RPw. — XIX, 2-3, 1902. — De Ninno G., Illustri Orarinesi
l'- . [Continuazione e ^e, cfr. /fsf. 1902, sp. n. 17: Cenni biografici di 22
V personaggi fioriti nel secolo XVIII e XIX].
840. Tr. — V. 3, U)02. — Trener G. B., Per una ricerca d'arte
antica a Trento [Riguarda le pitture dell'antica casa della magnifica comunità].
f: 841. Tr. — V, 9, 10, 1902. — Trener G. B., Notixie per la storia
dell'arte nel Trentino,
842. L. — IL 1, 1902. — Bertarelli A. e Carozzi L., Nella vecchia
:•; Milano [Cenni sugli edifizi, sulle insegne etc, delle vie degli Orefici. dt»i
1 Katti e degli Spadari, destinato a sparire].
843. L. — li, 4, 1902. — Salvagnini A., Villa Borghese.
i S44. SZQ» — I? 2, 1902. — Crociata artistica per una piaxxa [La
lùazza delle Erbe a Verona con accenni storici dai tempi i*omani fino a noi].
f 845. 6o. — IV, 19, 1902. — Bor^atti M., Gli affreschi dell' appar-
tamento Papale a Castel S. Angelo di Roma.
84G. L. — IL 5, 1902. — ìleìfini A. ^ I campanili ìnedierali d'Italia.
847. L. — IL 9, 1902. — Melani A., Storia di un campanile nel
; museo del Duòmo di Siena [li diseguo di un campanile di Giotto o cot'vo
a G. elle trovasi nel museo del Duomo di Siena ha analogie luminose cui
cami)anile di S. Maria del Fiore, falsamente detto di Giotto poiché quando
questi mori l'opera era appena all'inizio e il disegno di lui fu abbandonato].
848. Co. — IV. 15-16, 1002. — Colantnoni A., La tragedia reneiinnn
[Kitesse le vicende e i pericoli del campanile di 8. Marc^ dal sec^ XIV ai
nostri giorni].
849. L. — II, 8, 1902. — Ricci C, // campanile di S. Marco.
850. Sxx. — I, 4. 1902. — Molmenti P., Il campanile di S. Afareo.
La libreria del Sansorino.
851. 'RhP. - II. 5, 1902. — Lieiitaud V., Quelqucs Vigi4Ìerf Pro-
rrncaux et Bas Alpins [Negli elenchi che riguardano Aix. Annot. Antibe.
Apt, Arles, Aups. Autavòs, Avignon. IJaroelonette, Barjoles, Barivnie,
l»ri:i!n;on. Hrigiioles, Car[»entras. Castellane, Cavaillon. Colmars. Digne s-i
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STORIA OBNKBÀLB 389
trovano nomi di famiglie poi passate in Italia, di funzionari, ch'ebbero
cariche, anche a Torino. {Contìnua)],
852. Tr. — V, 4 e 5, 1902. — Lorenzi E., Nuovo contributo al
commento dei cognomi tridentini, Ossercaxioni etimologiche sui cognomi
tedeschi di Val di Non [Cfr. /^sL 1902, sp. n. 321 : Sec. XIV-XVII].
853. Bea. — V, 23, 1902. — Elenco ufficiale definitivo delle famiglie
nobili e titolate della regione modenese,
854. Bea. — V, 24, 1902. — A. G. S., Relazione sulla nobiltà decu-
rionale di Recanati [I/A. riassume la storia di Recanati dallo origini
romano, accenna alle vicende medievali della competitrice di Osimo e fautrice
di Federico II e del partito ghibellino fino ai primi del sec. XIV, studia
gli ordinamenti amministrativi e le magistrature del Comune, le lotte della
parte popolare contro la nobiltà decurionale gelosa de' suoi diritti nella 2*
metà del sec. XV e la sanzione data da Alessandro VI al governo popolare
il quale cedeva ancora il posto alla parte nobile dopo la morte di quel
pontefice: segue l'elenco delle famiglie nobili tuttora esistenti],
8.Ì5. Bea. — V, 24, 1902. — A. G. S., Relazione sulla nobiltà
decurionale di Treia [Sullo rovino dell'antica città romana Treia sorsero
l»arecchi piccoli centri di popolazione di cui il più importante Montecchio
ro^gevasi a libera repubblica fin dal sec. XII; sostituì ai consoli il podestà
nel sec. XIII, ebbe allora dalla curia romana privilegi (riconfermati fino
al sec. XVIU) per l'assedio sostenuto contro il figlio di Federico IL Sembra
non si possa dubitare che in Treia, il cui^nome fu rimesso in onore da Pio VII
(isista da tempo remotissimo una classe nobile ; l'A. dà l'elenco di famiglie
ancora esistenti].
856. Bea. — V, 24, 1902. — Elenco ufficiale definitivo delle famiglie
nobili e titolate della regione romana {Provincie di Roma e Betievento).
857. B€MI. — V, 24, 1902. — Elenco delle famiglie che in Sicilia
godettero la « Paria del Regno » coi titoli ai quali era appoggiata,
858. Bea. — V, 25, 1902, — Elenco ufficiale definitivo delle famiglie
nobili e titolate della Sicilia,
859. BaC. — S. 3, X, 4-12, 1902. — Cotroneo R., La storia della
Cattedrale e deUe Parrocchie di Reggio di Carlo Quarna-Logoteta
[Continuazione cfr. Rsl, 1902, sp. N. 630: San Sebastiano martire,
S. (liorgio de (fulpheriis, S. Maria della Candelora, SS. Filippo e Giacomo
Apostoli, S. Lucia vergine e martire, S. Giuseppe patriarca. Seguono le
parrocchie suburbane: S. Nicola in Vito, S. Gio. Battista dell'Arco, S. Cat-
torina del Trevio, S. Elia profeta in Condora, S. Giorgio extra moenia alle
Sbarre, S. Maria di Loreto nelle Sbarre, S. Maria dell'Uria nelle SbaiTo,
S. Maria del Soccorso nelle Sbarre, S. Maria ad Nives in Riparo, lo Spi-
rito Santo in Roda, S. Maria delle Grazio in S. Sperato, S. Gregorio extra
moenia. Parrocchie nei casali del comune di Reggio : S. Maria di liOreto in
Orti inferiore, S. Maria del Popolo in Arasi, S. Antonio abbate in Terreti,
S. Nicola in Cannavo, Maria SS. del Rosario in Orti superiore, S. Vene-
randa in Pavigliana, il SS. Salvatore in Trizzino. S. Michele Arcangelo in
Nasiti, la S.S. Annunziata in Cerasi, S. Maria dello Grazie in l'erlujM),
S. Rocco in Straorino].
SijO. Capa. — N. S., XLVI, 888, 1902. — Maison E., De Menthon
au Petit S, Bernard [Con cenni storici. A proposito dell'origino dogli
ospizi del Grande e Piccolo S. B.].
861. Gara. — N. S., XLVI, 902, 1902. - Battandier A., .4 propns
d'une nouvelle eglise [Riproduce iscrizioni romane rinvenute negli scavi
])er la chiesa di Santa Teresa a Roma).
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-rr^^:
390 8P0OU0 Dll PBRIODICI
802. BisU. — Vili, 3, 19()2. — Lanzi L., //antica cripta della
cattedrale di Terni.
863. RH — XVII, 6. KK>2. — Piccirilli P.. Notizie su laprimitira
cattedrale snlmonese e tm antica f scrizione creduta smarrita [Contn)
l'asserto che la cattedrale primitiva di S. sorgesse nel luogo dove sorse imìì
la Chiesa di S. Andrea nel sec. XII, come risulta dall'iscrizione pubbli-
cata dairA.].
864. RA. — XVII, 10, 1902. — Pannella G., I/abhaxia di S. Cle-
mente a Casauria [Epistolotto per la conser\'azione dell'insigne monumenta
cui ha dedicato tanta cura, con altri, il P. L. Caloi-e di Pesco Sansonesco].
865. RPm. — XIX, 1, 1902. - De Giorgi C, La Cattedrale di Xardò
[Oontinuazione cfr. /fsf. HK)2, sp. n. 88: ìli. Gli ultimi restauri per la
restituzione al culto nel 1900. — Esame degli antichi affreschi venuti in
luce nelle demolizioni, ohe si possono ritenere eseguite tra la secx)nda metÀ
del 1300 e la prima del sec. successivo].
866. RPw. — XIX, 11-12. 1902. — Sereno O., La Chiesa di Alta-
mura, la serie dei suoi prelati e le sue iscrizioni [Dal sec. XIII al XIX ].
867. RPm. — XIX, 5, 1902. — Manzi L., Centenario e tradizione
della Madonna dell' Incoronata presso Foggia [Se ne vuol far risalire
l'origine al sec. XI, l'A. ne segue le vicende fino al soe. XV).
2. ETÀ PKEUOMANA E KOMANA.
A) A.roliaologia, nnmlsmatioa, topografia.
868. JaiD. — XVII, 4, 1902. — Watzinger C, Die giechisch-ro-
mischen Alte rf timer im Museum zu Kairo.
869. JaiD. — XVII, 2, 3, 1902. — Rubensohn O.. Grieckisch-rii-
7nische Funde in Agypten. — Petersen E., Funde in Italien. — Schulten
A., Arch, Neuigkeiten aus Xord-Afrika. — Michon E., Funde in Fran-
kreich. — Berieht iiher die Arbeiten der Reichs-Téimeskommission im
Jahre 1901. — Jacob» E., Die ISi/d-und Westdeutschen Altari uìnssam-
lungen. — Skulpturen é^us Tralles. — Fundes aus G rossóri ffanien —
Ertcerbungsbericht der Dre^dener Skulpturen-Sammlung 1899- J 901. —
Encerbungen des Britisk Mu^euvi, des Louvre^ des Ashmolean Miiseum
Z'U Oxford^ des Museum of fine art» in Boston., im Jahre 1901.
870. Crai. — 1902, maggio-giugno. — Audollent A., Note ^ir les
fouilles du Fuy-de-Dome [Arch. romana].
871. Crai. — 1901, sett.-ott., e 1902. ---DeÌAttre, Fouilles exécutres
dans la nécropole punique voisine de Sainte Monique à Carthage.
872. Crai. — 1902, genn.-febb. — Cagnat R., Note sur de^ décou-
vertes nouvelles survenues en Afrique [Epigi*afìa romana, periodo Impero].
873. JalD. — XVII, 4, 1902. — Pachstein O , Schalz B., Krencker
D., Kohl H., Ztceiter Jahre^hericht iiber die Ausgrabungen in BaaU*ck
[Tra gli altri monimienti alcune epigrafi romane].
874. Crai. — 1901, nov.-dic. — Cagnat, Indiscrétions archéologiqìies
sur les Egyptiens de V epoque roinaine.
875. Rffo. — XXX, 3, 1902. — Rizzo G. E., Studi archeologici stilla
tragedia e sul ditirambo (Soccorrono anche i docc. di Ercolano e Pompei |.
876. RH. — IV, 1, 1902. — Hnebner E., Inscriptions latines d[R^'
pagne. Nourelles inscriptions de Tortose; l'inscription métnque d' Oviedo.
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^^T^Fì
btX prrbomànà k romana 391
877. AT. — XVII, 2, 1903. — V. I., Iscrixione romana trovata in
Sanxeno nella Valle di Non, Aranxi dell* Anfiteatro romano a Trento,
Ritrovamento a PieMcastello a Trento [4 tombe romane].
878. Crai. — 1001, nov.-dic.. — Héron de Villefosse, Inscription
d'AboU'Ooseh relative à la € legio X Freteìuia » .
879. BH. — IV, 4, 1902. — Berlanga R., Etudes de numismatique:
une monnaie mal lue de l'Espagne romaine.
880. JaiD. — XVII, 1, 1902. — Habich G., Zum Barben'nisehen
Fami [Sullo stesso argomento ò un articolo del Bulle nel fase. I del 1902,
di cui l*A. non accetta le conclusioni : per la restaurazione della gamba
destra si riferisce ad un bassorilievo che rappresenta Polifemo addormentato],
881. Co. — IV, 22, 1902. — Jerace Fr., T/^ efebo i^ di Pompei.
882. JaiD. — XWl, 3, 1902. — Engelmann R., Aktor und Asti/oche,
£in Vasenbild [Trovato a Vico Equense].
883. JaiD. — XVII, 3, 1902. — Graef B., Antiochos Soler [Una tesfci
del Museo Vaticano s'accorda secondo l'A. colle monete del Re Antioco I
e sarebbe opera d'uno scolaro di Lisippo].
884. RA. — XVII, 7-8, 1902. — CavarocchiR., Intorno alla iscrizione
furfonense [Riassume i risultati degli studi sulla famosa iscriz. di 17 righe
dell'anno 58 a. C.].
885. RsC. — S. 3, X, 4-11, 1902. — Carbone Grio D., Co-
rografia di Reggio li Demi di Rhegion : La Chora e le Pirioikie; il
Lumbone e il Calopinace; le fonti della protistoria di Rhegion; gli Ausoni
0 Ayxeni; il fiume Apsia; la vite Oenotria ed il fico Sikelos; il fiume
Apsia e la rocca d'Asia; la valle Vizanola ; gl'italici nella Brcttia ; Jero
As il io stratega degr itiilici ; i Misorromaios italioti ed itali: Misorroma;
l'aneddoto di Appiano; equivoci geografici; Tisa (Randazzo); lo statere
colla leggenda di Asi in rapporto colla scure di bronzo trovata nella SibaritideJ.
886. RsC. — S. 3, X, 1-2, 1902. — Coreo R., La fontana Siliea
[L'A. vuole identificare la fontana Bilica, presso V antica Vibone, la villa
Sicae che ospitò Cicerone].
887. Crai. — 1902, gennaio-febbraio. — Jnllian C, Le palais de
Julien à Paris.
888. Cara. — N. S., XLVII, 914, 915, 1902. — Goggia P., Grotte^
prékistoriques de la Ligurie.
889. Crai. — 1901, sett.-ott. — Cagnat R., Déeouverte sur l'empia-
cement du camp d^ Lafnbése.
890. Crai. — 1902, maggio-giugno. — ■ Gaackler P., Le centenarius
de lihubuci,
891. Mas. - S. 4, IX, 1902. — Perriii A., Station Romaine de
Labiseo {Ijes Echelles, Savoie) [Dopo aver studiato la Stazione Labiseone,
Laviscone deirepoca romana denominata Lavascrone, Lastrone, Lavaserone
nel Medio Evo, parla della fondazione della Commenda di S. Giovanni del
Tempio e dell' ospedale des Echelles per opera di Beatrice di Savoia con-
tessa di Provenza, del castello, dei suoi assedii etc. Segue una cronologia
storica 0 regesto del Mandamento e della commenda dal 1042 al 1824J.
892. RaC. -r ^- 3, X, 10-11, 1902. — Coreo D.; Massa Nicoierana
[Gli avanzi archeologici attestano in essa un avanzo della romana Nicotora,
sortii tra la fine della repubblica e il principio dell'Impero].
893. RA. — XVII, 9, 1902. — De Nino A., Note topografiche di
antichità in Cotogna , fraxione di Montepagano [Accenni ad oggetti
etruschi e romani 'rinvenuti a caso].
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:H>2 SPOeLIO DBI PiCILlODlCi
81)4. JaiD. — XVII, 1, 1902. — Conze, Der R'òmerplatx. bei Haltenì
in Westfalen [Relaziono di seavij.
B) Storie generali, diritto, repnbblioa, impero,
oristianesimo primitivo.
895. Ja. — 1901, di(;embre. o 1902, gennaio. — Bloch, Storia di Roma
[Note critiche airopora del Pais],
896. 8xx. — 1, 2, 1902. — // infanga del libro: i libri dei gre^i
e dei romani,
897. Cere. — N. S., XLVl, 893, 1902. — A. A , La médeene à
Rame au temps des Romains.
898. Bla. - Vili, 9, 1902. — Valmaggì L., Proverbi latini [Un
proverbio botanico-medico].
899. Bffo. — Vm, 9, 1902. — Garofalo P., Una ricerca meirologira [U
oyjjVJO^ egiziano paragonato con misure greche e romane],
900. RG^. — 1901, ottobre. — Reinach S., Le mot * orbisi dam le
latin de l'Empire à propos de V*orbis alins» des Druides [In Lucano
!>' e Claudiano tale espressione significa altra regione della terra e non un
a^':;' altro corpo coleste],
^ 901. AqS. — N. S., X, 1, 1902. — Holazzi S., Della rerocalrilità
J% » delle obbligazioni nel diritto romano e civile.
P 902. Aa8. — N. S., X, 2, 1902. — Rnonamlci P., Recitatio solemm^
^ seeunda ad leg. 32 § 3 Dig. XIL 0 et 19 iJig. XXXI et ad ^ 7 Imft. ///, 2S.
^v V 903. HgS. — X. S., X, 2, 1902. — Baviera G., Aìicora sui Tribo-
f^^; nianismi avvertiti da A. Fabro.
k* 904. AgS. — N. S., IX, 3, 1902. — Arno C, La Const, 2 Cod. 4-4S
nella « Summa perusina » [Diritto romano al tempo di Alessandro Severo].
905. RCe. — 1902, gennaio. — Garofalo P., Le « census » sotis l'em-
pire romain^ particulièrement en Oaule [Note sul censimento del 1* .sec.].
906. Ja. — 1902, novembre. — Bréal, Sur la langue de la Lai des
\^\ dauxe Tables,
^; 907. mwihé. — XXVI, 2, 1902. - Bréal M., Une disposition de la
tf, loi des XI! tables relative au client. — Lamliert E., Ial. question dr
ff l' authenticité des XII tables et ìes annales maximi.
f 908. Hrhd. — XXVI, 3, 1902. — Girard P. P., L'histoire des XII tables.
p 909. Hrhd. — XXVI, 5, 1902. — Oollinet P.. La nature originclle de
^V la « litis contestano » [Ricerche di diritto comparato],
\^-. 910. Hrltd. — XXVI, (5, 1902. — Dareste R., Be^nmanoir et le
i droit romain.
iy 911. Hrhd. — XXVI, 1, 2, 1902. - Esinein A , Le^ coutumes pri-
mitives dans les écrits des Mythologues grecs et romains.
912. Bi-hd. — XXVI, 3, 4, 1902. - Declareail J., Quelques prò-
blèmes d'histoire des institutions municipales au temps de l'empire romain.
913. BalL. — 111, 1-7, 1902. — Oberziner G., I Liguri antichi e i
loro commerci [Premesso un capitolo sui caratteri etnografici e geografici
della Liguria anti(*a, sulle sue vicende, studia i prodotti commerciali, i
primi commenù dei Liguri coi fenici, poi coi greci, coi cartaginesi e cogli
etruschi].
I
r.
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ETÀ PEB&OUAMA E EOMANÀ 393
914. BH. — IV, 2, 1902. — Dessaa H., U préteur L. Cortielius Pmio.
915. Rfc. — XXX, 3, 1902. - Grasso G., // Aj^W-/sv Zpr^g
Polibiano { II fy lOOy 2) e V itinerario Annibalico dal territorio dei Pelìgni
al territorio Larinate [Il nome incerto Liburne che non ha riscontro nella
tradizione letteraria, reso anche più dubbioso per contraddizioni etimologiche
deve essere corretto col Monto Ti forno].
916. Bffe. — Vili, 8, 1902. — Palazzaiii S.. Sopra un passo di Po-
libio di lexioìie incerta [Ki^uardante la 2* guerra punica].
917. Bfe. — Vili, 10, 1902. — Grasso G., Sopra un passo di Liuto-
[Nota toponomastica a proposito dall'itinerario di Annibale].
918. Rffe. — XXX, 2, 1902. — Santiiielll I., Alcune questioni atti-
nenti ai riti delle vergini Vestali [1<* « Vestao aperit » il penus Vesfae
dove si conservavano gli oggetti del culto era parte del tempio; esso non
era accessibile ma visibile in alcune speciali circostanze; 2»* * Cultura
draconis».
919. Rfe. — XXX, 2, 1902. — Pascal C, Ija declinaxione atomica
in Epicuro e Lucrezio [Per la storia critica del pensiero e dei sistemi antichi].
920. H. — XXXVII, 2, 1902. — Vick C, Karneadeslcritik der Theo-
logie bei Cicero und Sextus Fmpiricus.
921. Bffc. — IX, 6, 1902. — Solari A., Sallustiana.
922. H. — XXXVII, 3, 1902. — Jlonimsen Th . Sallustius — Sal-
Instius und das Signuvi [Si deve far distinzione tra Flavio Sallustio, pro-
fiìtto al pretorio della Gallia sotto Costanzo e Giuliano, console (363), e
Saturnino Secondo Sallustio prefetto d'Oriente sotto Giuliano, (ìioviano (V)
e-. Valente].
923. RsC. — S. 3, X, 6-7, 10, 1902. — Moscato G. B., Lettera cri-
tica al canon' co prof. Pasquale Natoli sui palimsesti straboniani sco-
perti dall'abate Coxxa-Luxi.
924. RC«. — 1902, ottobre. — Jnllian C, Du patriotisme Qaulois
I Ij amoro del suolo, della comune libertà, il sentimento della razza, Tor-
^oglio del nome e delle tradizioni, l'ambizione della gloria e delle conquiste
ebbero la loro massima esplicazione nella guerra dell'anno 52 a. C.].
925. 8XJK. — I, 6, 1902. — Emo C, / ritratti di Giulio Cesare.
926. H. - XXXVII, 2, 1902. — Jahn P., Aus Vergils Fruhxeit [Ag-
giunte alle ricerche dello Skutsch].
927. Ao8. — N. S., IX, 2, 1902. — De Medio A., Note su alcuni
frammenti di Africano interpolati.
928. H. — XXXVII, 3, 1902. — Ihm M., Zu Suetons vita Lucani.
929. H. — XXX VII, 4, 1902. — Ihui M., Beitrdge xur Textgesckichte
des Suetons.
930. H. — XXXVII, 1, 1902. — Wissowa G., Monatlicke Qeburtstags-
feier [Uso ellenico che si praticò poi i)er gli imperatori romani in Egitto;
l'uso è accennato anche da Virgilio].
931. Bffe. — Vili, 7, 1902. - Oolnmba G. M., Tiberiaìia: la storia
di Marobduo [Quanto si sa di M. il creatore di uno sttito Marcomanno,
eontro cui nel 6 a. C. Tiberio intraprese una spedizione formidabile
subito tralasciata per la rivoluzione pannonioa, il «jualo dojx» trattative di-
plomatiche si affidò nel 18 d. C. nelle mani dei Romani, è derivato da una
fonte unica cioè il discorso tenuto da Tiberio in Senato].
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304 BPOaUO DEi PERIODICI
932. Bffe. — IX, T), 1902. — Vattasso M., Fu codice antico e sco-
nosciuto dell' Agricola di Tacito [Il }>iù antico finora conosciuto].
938. H. — XXXVII, 1, 1902. — Wilcken U., Ein nener Brief Ha-
drians [Riguarda la storia delle legioni d'Egitto, conformando le contrad-
<iizioni nel carattere dell'Imperatore].
934. H. — XXXVII, 1, 1002. — Seeck O.. Ztér Chronologic Cons-
4antins. — Mommsen T., Kriciederuìig [Costantinopoli portava già quel
nome nel 325, come provano le monete di (luella ze(?ca].
935. H. — XXXVU, 2, 1902. — Preger T., Noch einmal die Gruen-
dung Constant inopcls [Cfr. lisf. 1902, sp. n. 420. Contro il Seek sostiene
die il cambio del nome di Bisanzio ebbe luogo avanti che la città dive-
nisse residenza imperiale].
^936. H. — XXXVII, 2, 1902. — Schoene J., ^r#r notitia dignitatum
]h composta di due parti d'epoca differente : la « not. dign. per Oocidentem »»
i} più recente che quella «per OrientemaJ.
937. Zktli. — XXVI, 2, 1902. — Gatt. CI . Ein Panorama ron Jertt-
»alem xur Zeit Christi, — Sanda A., Zur altesten Oeographie Pala-
stina^and Syrien^.
938. Zkth. -XXVI. I, 1902. ^^nììmìùtYT,. Zauhereiund die Bit^el,
939. Thq. — LXXXIV, 2, 1902. - Belfer I., Der Amdrii^k oi 'WjoyvA
ini Johannes erangelinrn,
940. Zkth — XXVI, I, 2, 1902. — Kneller C. A., S, Petnf^ Bhchof
von Hom [La testimonianza concorde e la [>rova degli antichi documenti
in rapporto alle dichiarazioni dei recenti studi protestai nti].
941. Is. — 1902, marzo. — Boissier G., I/incendie de Home et la
première persécution chrétienne [Conclude, dalle ragioni escludentesi reci-
procamente, ripetendo la frase di Tacito : « foi"te an dolo principis incertum »].
942. Zkth. — XXVI, 2, 1902. — Kneller C. A., Zu d^t romischen
Apostelgrabern .
943. Co. — IV, 24, 1902. — Marncclii O., Le catacombe e il dogma
cattolico [Descrizione del simbolismo cristiano, quale risulta dagli affreschi
delle catacombe, come la vite, il latte, il pesce, il pane, l'acqua di viva
fonte, la stella, il buon Pastore, l'Epifania, la Vergine col divino Infante,
ecc. in rapporto ai dogma, specialmente dell' Eucaristia e del culto della
Vergine Madre .
944. HJ. — XXTII, 1, 1902. — Rottmaiiner P., Ueòer unrichtigc
patristische Zitate [Si riferisce specialmente a casi recenti, prendendo
occasione dalla prolusione del prof. L. Brentano].
945. HJ. — XXIII, 3, 1902. — Funk, Die Eelitheit der Kanone^ ron
Sardika [Critica della dissertazione con cui il Friedrich nei rendiconti del-
l'accademia delle scienze di Monaco 1901 sosteneva la non autenticità].
946. Zkth. — XXVI, 1, 2, 1902. — Haidacher S., Chrysostomm-
Fragmente xu den Kath. Briefen. — Ckrysostomus-Exxerpte in der Rcde
de^ Johannes Ne^tentes iiber die Bu^se,
947. Zkth. — XXVI, 3, 1902. — Liefe W., Justinus Martyr in
seiner Stellung Zum Glauben und zur Philosophie,
948. Thq. — LXXXIV, 4, 1902. -- Dìekamp F., Ein neues Fragment
atis dell Hypotyposen de^. Alexandriners Theognostìis .
949. Thq. — LXXXIV, 1, 1902. — Funk, Dos Testament umeres
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ALTO MSDIO STO 395
Herrn [Contro gli argomenti recati dal Drews a provare l'origine Egiziana
-anziché Siriaca].
950. Thq. .- LXXXIV, 2, UK)2. — Funk, Zum achten Buch der
Apoiftoiischen Konstitutionen nnd den rencandten Scriften [A proposito
<legli studi del Baumstark].
951. Zkth. — XXVI, 3, 4, {{ìOi. — Dorsch C, Die Qottheit Jean
-bei Clememt ton liom {I Cor.) [Contro le affermazioni deirHarnacU e di
altri dimostra che la fede nella divinità di C. è nella epistola di Clemente
attestata].
052. Thq. — LXXXIV, 3, 1902. — Funk, Der sogen, x^ceite Kle-
mejìisbrief [Kitiene insostenibile PafTermazione dell' Harnàck che l'Omelia
sia stata composta in Koma verso l'anno 170 e mandata ai Corinti sotto il
l*apa Sotoro; sostiene invece essere originata a Corinto].
953. Thq. - LXXXIV, 2, 1002. — Kelliier, Dos trahre Zeitalter der
hi, Cdrilla [Nega le varie argomentazioni che stabiliscono il Martirio di
4S.* Cecilia nel 2" o 3** secolo e sostiene che si deve collocare sotto Giuliano].
954. Co. - IV, '20-21, 1002, — Calcioli G., S.^ Cecilia e i suoi ath
[ Riassumo gli atti della santa, della nobile famiglia romana dei Cecilii; fu
sposa a Valeriano che rispettò il di lei voto di verginità, e convertito col
fratello affrontò con lui il martirio sotto Alessandro Severo o più proba-
bilmente sotto Marco Aurelio; martirizzata Cecilia a sua volta nella j)roi)ria
casa, sarebbe stata questa trasformata in basilica ed essa sepolta nel cimi-
tero di S. Callisto, dovuto alla genei-osità della Santa]. — Giovenale B.,
liirerehp. architettoniche drlla ba^tilica — Hinnoraìuentì e restauri in
*S* Cecilia,
955. Eoi. — 1002, 20 luglio. — Jabaru F., Le. marty^re de SatHfc
Agnese [Sulla scorta degli scavi a Santa Agnese fuori mura e dell' iscriz.
Oonstantino Dea mostra che S. A. non ò morta per fuoco, poiché noi
IV sec. il suo corpo era ancora intero].
056. Sxx. — I, 7, 1002. — Emo C, Per nuore medaglie di Saìita
barbara [Saggio sulle raj)presentazioni iconografiche della patrona dell'ar-
tiglieria, sulle relazioni tra esse, la leggenda e la storia].
957. Hj. — XXm, 4, 1002. -- Koch H., Synesius von Cyrene bei
jfciìwr Wahl und Weihe xum Bischof.
8. ALTO MEDIO EVO (SEC. V-XI).
058. Nrhd. — XXV, (>, 1001 e .\XV[, 1, 6, 1002. — Meynial E.,
J)es renonciatìons au nioyen ùge et dans notre ancien droit.
050. Nrhd. - XXV, 6, 1001 e XXVI, 1. 1002. — Thiliault F.,
J^ivipòt direct daìis Ics royaumcs de-s Ostrogoths, dcs Wisigoths et des
J^urgundes.
OHO. Thq. — LXXXIV, 3, 1002. — Wittig J., Studien %ur Gexchichte
YÌ/w Papstes Innocenx I und der Papstirahlen des 5 lahrh. [Sostiene che
le due lettere trasmesse tra quelle di S. Basilio Magno dirette ad un vescovo
Innocenzo appartengano invece a S. Giov. Crisostomo e fossero dirette a
Papa Innocenzo].
061. Thq. - LXXXIV, 1, 1002. — Rohr, Oela.sius f und der Primat
JContro le argomentazioni del Friedrich, l'A. sostiene che la teoria di Papa
G., che la sede romana costituisce il potere centrale della Chiesa, è quella
jitessa espressa nel prinfùpio della Decretale « de recipiendis et non reci-
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396 SPOGLIO DEI pbbiodìci
piendis libris », fondate entrambe sulle parole di Cristo nelPEv. di S. Matteo^
16, 18. Dalla presupposta antitesi a questo riguardo non si può pertanto
dedurre un argomento contro Tautenticità della Decretale. Del pari non si
può sostenere che la teoria dei Papi sul loro primato non avesse avuto fino
allora lo svolgimento ch'ò nella Decretale e che detta teoria fosse pertanto
estesa più ampiamente per opera della Decretale stessa o di Gelasio].
902. Zkth. — XXVI, 4, 1902. — Gtìsut H., Xur Pala^tinareise des
aog. Antoninus Martyr utn 580.
903. JaiD. — XVn, 2, 1902. - Swarzenski G., àfittelalterliehe
Kopien eines aniiken medixinischen Bilderhandsehrift [Contiene trattati
attribuiti a A. Musa, Apuleio, Sesto Placido e Diosooride; due poemi in
versi senari e alcune lettere apocrife diretto a personaggi dell'epoca di
Augusto].
904. Oo. — IV, 3, 1902. — E. V. B., S. Maria Antiqua, La Vergim
nelle prime rappresetitaxioni dell'arte cristiana fino alV Vili secolo,
905. Bffo. — Vili, 9, 11, 1902. — Sabbadini R., Gregorio Magno e
la grammatica [Per i testi sacri si voleva una grammatica diversa da
quella dei tosti profani, desunta dai libri degli scrittori cristiani g sopra-
tutto dalla traduzione latina della bibbia].
906. Vswg. — I, 1, 1903. — Hartmann L» M., i^mra^ii [L'A. dal-
Tesame dei documenti studia se Pistituzione longobarda ])0ssa considerarsi
di origine prettamente germanica o dì una più tarda formazione].
967. Tf. — V, 9, 1902, — Perotti Beno F., Delle due località Sardis
e Placentia di Paolo Diacono [L*A. le identifica con denominazioni di
documenti del sec. XV e XVII].
9<)8, AoS. — N. S. IX, 2, 1902. — Solmi A , La eondixionr privata
della donna e la giurisprudenx-a longobarda nelV Italia meridionale.
909. RA. — XVII, 0,. 7, 8, 1902. — PansaG., Metereologia e super-
stix^ione in Abruzzi, Curiosità storiche e tradix^ionali con una leggenda
seannese intorno a Carlo Magno [Intervento del diavolo nella formazione
del tuono, della folgore, della grandine e dei sifoni ; riti e scongiuri, la
pietra fulmine caduta dal cielo presso Corfinio; P« Antifor di Berosia » e
la leggenda della pioggia di sassi che distrusse l'esercito di Carlo Magno
presso la rocca di Scanno].
970. OfsB. — LXXr, 2, 1902. — Pirenne H., La bulle fausse de
Nicolas Ur pour le monastère d^ Saint Pierre à Gand.
971. Ani. — XIV, 50, 1902. — Fournìer P., Le royaume de Protenee
sous les Carolingien^ [A proposito dello studio del Poupardin con riferi-
menti alla storia d'Italia].
972. Ma. — 2e S., VI, 1902, nov.-dic. — LotF., Une anuée du rcgne
de Charles le chaupe, Année 866 [Hincniaro, arcivescovo di K^ims. cai-o al
Ke, attaccato dai messi del Papa Niccolò I ed alla coite stessa da Vulfado
il più intelligente dei sacerdoti che aveva deposto, vide scoppiar Puragano
in f|uelPanno, e furono avvenimenti gravi che misero capo al concilio dì
S. Medardo di Soissons e alle parti conciliative che susseguirono col |K)ntefice .
973. Ma. — 2 S., V, 0, 1901. — Manteyer G., Les origines de la
maison de Savoye en Bourgogne 910 1060. Notes additionelles [Conti-
nuazione. V. Brochard 1, arcivescovo di Lione, diede a Tourno PS sett.
951 S. Pierre de Corcelles, donazione confermata dal successore Brochard III.
— VI. Thiberga moglie del Conte del Viennese Carlo Costantino era pro-
babilmente figlia di Garnier conte di Troyes e sorella dol Conte di Savoia
Ugo; Tiberga moglie dol Conte di Florez Artaud probabilmente figlia di Ugo
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BASSO MEDIO EVO 897
<» sorella di Umberto I di Savoia; Tiberga moglie di I diligi, signore (/el
Fauciguy e di Gerold conte del Genevese ora probabilmente figlia del C^te
di Savoia Amedeo I. — VII. I conti di Savoia Umberto I, Umberto II,
Umberto III, portavano il nome di Uberto che Umberto IV cominciò a
cambiare in Umberto divenuto quasi omonimo con Uberto, e confuso p^rccchie
volte col nome Uberto dei tre primi Umberti dalla seconda meii\^e[ sec. X
in atti si del Viennese che di Aosta, mentre i conti di A(^n portarono
sempre il nome di Umberto — Vili. La moglie di Umberto li si chiama \Ti
Auxilia, come la sua pronipote che sposò Umberto di Beaujeu nella seconda
metà dei sec. XII. Così VA, ritiene confermati i risultati della prima memoria
bull 'argomento].
97 1. RsC. - S. 3, X, 10, 1902. — Cotroneo R , Seorerte archeoh-
(fiche [Un vaso bronzeo con vene aui'oe (^on 24 monetine arabe, in Keggio].
4. BASSO MEDIO EVO (SEC. XI-XV).
975. Zkth. — XXVI. li, 1902. — Michael V., BeitHige utr OcHcìnchte
■dei< miltelalterlichen Slaalarcchtn [l.e teorie sopra le relazioni tra il Papato
e riniperoj.
97(5. RuB. — VII, 10, 1902. — Ledere L., L'origine de la route
(VOgires.
977. Thq. — IJCXXIV, 1, 1902. — Sagmiiirer, Die Konstantimsche
Sehcnkung im Inreisiiturstreit [I gregoriani e gli antigregoriani si basavano
per le loro discussioni sulla * donatio Constantini ♦ quantuni^ue i papi durante
le lotte delle investiture non si siano mai api)oggiati ad essa].
978. L. — 11. 11, 1902. — Prann G., L'apertura delle tombe impe-
riali del tempio di Spira [Dove sono le spoglie di Corrado li, Knrico III,
IV, V, Filippo di Svevia, Rodolfo d'Absburgo, Adolfo di Nassau. Alberto
d'Austria: disela, Berta di Savoia e Beatrice di Borgogna].
979. AgS. — N. S., IX, :-{. 1902. — Tainas^ia X., rna professione
di legge gotica in un documento mantovano del 1040 [Doi>o un coscien-
zioso esame conclude che il documento non ha nulla di gotico, e la profes-
sione ò diventata in quel secolo qualc^he cosa di tradizionale che non può
mostrare efficcicia giuridica].
980. L. — 11, 8. 1902. — Angeli D., Per un palaxxo fll palazzo
Orsini costruito a guisa di fort(>zza da Leone di Benedetto sul teatro di
Marcello a Roma nel sec. XI].
981. Q«IL. - III, 8-10. 1902. — Sforza G., Im vendita di l'ortore-
nere ai genovesi e i primi signori di Vexxraiio [Dieci do(;umenti in appendi(u'
ed uno intercalato nel testo dei secoli Xl-XIlI sulla famiglia dei Vezzano].
982. RPw. — XIX, 9-10, 1902. — Gnerrieri F.. Dell'antico culto di
S, Xicola in Bari [Il Santo di Mira dichiarato protettore della città di
Bari nel 1053, ebbe però semplice culto almeno un ventennio innanzi. Con
4 documenti in appendice].
983. RPu. — XIX, 2-3, 1902. — Nitti F. di V., La leggenda della
traMaxione di S. Nicola di Bari. 1 Marinai |!/A. ricerca il numero e
il nome dei marinai che effettuarono la traslazione del corpo santo da Mira
a Bari, secondo la tradizione dei cronisti Giovanni Arcidiacono e il monaco
Nicoforo, poi secondo i do(uimenti storici, s|>ecialmente un prontuario di
62 nomi, riguardante i i)rivilegi concessi agli autori d<*irimi»resa e loro
discondenti, che si può assegnare alla seconda metà del XII sec, con limi-
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•wty-
:)98 SPOGLIO Dll PERIODICI
fazione forse tra il 1150 e il 1180: rioeixìa poi noi «lontratti privati e nello
iscrizioni sepolcrali lo memorie che illustrano le persone nominato in quel
documento],
984. RPm. — XIX, 11-12, \0(r^, — Francioso R., MargariUis de
Brundusio (1130-1196} [Intorno alla vita dell'ammiraglio normanno s'in-
trecciano gli avvenimenti che stabilirono il governo Svevo neiritalia Me-
ridionale: fedele a Re Tancredi, cadde prigioniero di Enrico VI che lo aooecò].
085. Thq. — LXXXIV, 8, um. — SaffmUller, Eia atigeblich^.^
]\ipsticahldecrei Innoceiix' li (1139J [Il decreto fatto secondo il Panviuio
da Innocenzo II nel sinodo Lateranonse del 1139 col quale si riduceva
l'eiezione dei Papi nel collegio dei Cardinali, non esiste: dopo la riforma
di Niccolò li ( 1059 ) rimasta senza effetto, fu Alessandro lil che jjer primo
nel 1179 provvide all'esclusione del clero e del |K)polo dairelezione jwn-
t ilici a].
98G. Js. — 1902. gennaio. — Delisle L., La prétcndue eélébratiofi
d'un concile à Touhuse en 1160 [Studia e rijìorta una lettera di Luigi VII
riguardante Pintorvento del Ho nei torbidi della Chiesa in appoggio ad
Alessandro ILI; essa corrisponde a quella con cui Enrico II d'Inghilterra
annuncia ad Alessandro III il suo riconoscimento dalla parte delPInghilterra;
nella lettera di Luigi VII si parla di un concilio che doveva decidere sulla
parte dello scisma, ma PA. osservate le testimonianze dubita che ne sia
stata Tolosa la sede],
987. RA. — XVIT, .7-8, 1902. — Ancona M., Iai patria di Ugo
Falcando [Esclude che fosso ultramontano, francese o spagnolo ; del pari
che fosse siciliano, pugliese e tanto meno orientale, onde ritiene probabile^
che sia stato italiano dell'Italia centrale o superiore e sia venuto in Sicilia
I>rima del 1160: moi*to Maione non favorì il Governo di Guglielmo, seguì
iV'delmente Stefano di Perche e Guglielmo II, e, caduto in disgrazia il cugino
d<*lla regina, abbandonò la Sicilia, non si sa il perchè, né per dove, ma
probabilmente non fuori d'Italia].
988. Tp. — V, 7-8, 1902. — Trener G. B., Dell'antica chiesetta di
S. Nicola [Circa il documento di consecrazione del 1191].
989. BdsU. — VUI, 2, 1902. — Casali R., Della genealogia di
S, Francesco, Morie i o Moriconi d'Assisi [Dall'esame delle biografie
ufficiali più reputate e dei documenti, non risulta .che i Bernardoni mercanti
onde venne S. F. discendessero o avessero relazione coi Morici o Moriconi
nobile famiglia d'Assisi come vorrebbero i recenti libri del Paladini e del
P. Mai-cellini da Civezza che tentano di rinverdire la teoria del canonico
lucchese Libertà Moriconi].
990. Am. — XIII, 52, 1901. — Torraca F., Sur la date de. la mori
de Savari de Mauleon [Si riferisco ad una lettera di Gregorio IX al vescovo
di Bordeaux],
991. RA. — XVII, 9, 1902. — Pace C, Oli AbruxM al Parlamento
del 1284 in Foggia [Kiproduce dalla storia del Vivenzio gli ordini di
Carlo I emanati da Brindisi nel 1284].
992. Rqs. — S. 3, I, 1902, aprile. — Delattre A. J., Trois voyageurs
ténitiens au XIW siede [Continuazione. Cfr. Rsl. 1902, sp. n. 1024].
993. Am. — XIII, 49, 51, 1901 e XIX, 54, 56, 1902. - Teutìé
et Rossi G., L'Antologie provengale de maitre Ferrari de Ferrara [Ri-
produzione integrale].
994. QslL.. — III, .3-4, Ì902. — Arnllani V. A., Femministi e mi-
sogini nei secoli XIII e XIV [Studia in documenti di poesia e di prosa»
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BASSO MEDIO EVO 30^
notevoli per la storia del pensiero e del costume, la doi)pia corrente deli-
neata e propagata da remoti prìncipi biblici ( Eva contrapposta alla Vergine
Maria) ed Ellenici (Elena contrapposta a Penelope)].
995. OraB. — LXIX, 4, 1900 e LXX, 1, 1901. — Berlière N., T^éw
rhapUres genera iix de r Orare de Saint Éenoit dans la province de Co-
log ne-Treves [Dal sec. XIII al XVI; interessa la storia del Papato].
996. Qsll. — Suppl. 5, 1902. — Clan V.. Vivaldo Belcalxer e V enciclope-
dismo italiano delle origini [Premetto notizie bibliogi'aficho e biografiche
nonché sulla coltura mantovana a tempo dei fìonacolsi e sulle relazioni
intellettuali di Mantova con Padova, Bologna, Verona; tratta poi partico-
lareggiatamente Pargomento letterario con alcuni estratti di capitoli e un
glossario].
997. Rma. — XXXV, 2, 1902. -- Bertelli T., Risposta preliminare
ad alcuni appunti intorno all'origine della btissola nautica [Contro un
opuscolo del Proto-Pisani],
998. QslL. — III, 3-4, 1902. — Ferretto A., Per la storia dell'eresia
in Genova nel sec, XIV [11 testo di due documenti].
999. Rma. — XXXV, 5, 1002. — Manfroni C, La disciplina dei
marinai venexiani nel sec. XIV [Alcuni documenti pubblicati dalPA.
negli atti delP Accademia di Padova danno modo di conoscere il potere
disciplinare quasi illimitato del capitano a bordo; PA. i>assa in rassegna
molti casi di sentenze ed anche di indulgenze sul naviglio da guerra e più
sui mercantili ; anche il Governo appariva per lo mancanze dei capi spesso-
corrivo, insomma si rivela un aspetto non conosciuto e neppur sospettato
della marineria veneziana che può spiegare la rapida decadenza del prin-
cipio del se<;. XV e la pessima fama nel XVI].
1000. RL^'. — XXIV, 5, 1902. — Lipparini G., Chiese urbinati del
Trer'ento.
1001. RA. — XVII, l-.-), 1<)02. — Gra.<9si C, Il giudice nel concetto
di Dante.
1002. Oo. — IV, 18, 1902. — Mao-8winey P., Petrarca e le arti seconda
una recente pubblicaziofie [A proposito dell'oliera del Principe d'Essling e
di E. Miintz].
1003. BsD. — S. 4, XV, 1901 (1902). — L\\ cade m ie Delph inala en
Vaucluse [Con ricordi ])apali e petrarcheschi].
1004. BaD. — S. 4, XV, 1901 (1902). — Roman .!.. Autour d'Amaud
de Trians vieomte de Tallard [Nipote di Giacomo d'Euse (papa Giovanni XXII
l'ex precettore di Roberto d'Angiò) fu introdotto alla corte di Napoli nel
1309, dove fece fortuna, ma dopo la morte della prima moglie Maria di
Bari, nel 1.S25, ripa.ssò a seconde nozze in Francia. L'A. ne ricerca i
ricordi nell'Italia meridionale].
100.'). OpsB. — LXIX, 1, 1900. —¥t\^\.,LliistorienJean Villani
en Fiandre [Il Villani si recò in Fiandra se non nel 1304 com'egli affeima
(di che dubita il Muratori) almeno nel 1.30<i come prova con docc. PA.].
1006. Rma. — XXXV, 8-9, 1902. — Manfroni C, // piano d^Ua
campagna navale veneto-aragonese del ISól contro Genova [Riassume
risultati di ricerche destinate a più ampia pubblicazione].
1007. BdsU. — Vili, 3, 1902. - Pumi L., L'Alborno-^ e i Ternani
[Dedizione non vi fu e l'azione del Cardinale fu rivolta ad ottenere che
fossero riammessi i guelfi in città; l'A. pubblica 8 documenti del 13.')4 a .^
tale riguardo).
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400 SPOGLIO DKI PlCBIODICl
1008. nPu. — XIX. 4, 1902. — Rogadeo E., Il primo matri-
monio di Oioranna l>uehessa di IJurazxo [La seconda figlia dell'assas-
sinato Carlo di Durazzo e nipote della Kegina di Napoli, destinata al trono
por la morto della prima sorella e la sterilità delle tre nozze della zia. fu
sposata a Ludovico di Navarra, nel 130(5, quando il pericolo corso da Gio-
vanna I di vedersi assalita nel regno di Napoli dal Re d'Ungheria, impa-
ziente di ritentare l'impresa, e nei possessi di Provenza dal Re Carlo V di
Francia alleato col primo, era appena dileguato per mediazione di Papa
Urbano V. L'A. riassume gli avvenimenti del Regno e la vita della Duchessa
di Durazzo cui aspirarono successivamente il Duca di i^orena, Aimone
Signore d'Anton e Conte di (linevra. Sulla scorta di documenti dell'abbazia
di S. Martino sopra Napoli, dimostra le ragioni per cui il Papa niostit»
forte corniccio per tal matrimonio che invece aveva segretamente approvato
<» narra le vicende dei negoziati che ad esso matrimonio condussero quasi
di soppiatto. Segue il testo di 5 documenti],
1009. L. — IL 4, 1902. — Scherillo M., l/uso della camicia nei
itecoli XIV e XV a proposito di una similitudine dantesca.
1010. Co. — IV, 8, 1902. — Romnssi C, Oli armaiuoli milamsi e
la Casa Missaglia nella via Speronar i [L'A. raccjoglie notizie sui luoghi
dove gli spadari milanesi, un di rinomati, tennero le loro fabbriche noi
secoli XIV-XVl; ricorda anche alcuni nomi di quegli artefici, fra cui i
Missaglia o propriamente i Negroni, e di que.sta famiglia descrive la ca.sa,
aggiungendo illustrazioni. Termina con notizie suUe armi del sec. XVI].
1011. HfA. — Vili, 2, 1908. — Darling Foster n,, Oe^iera beforr
Calrin (1387-1536). The aiìteeedents ofa Puritan State. [L*A., valendosi
di note-pubblicazioni a stampa e dei Registri del Consiglio di Ginevra,
riuscì a dare un abbozzo della storia di Ginevra dal 1387 al 15.SG. intrat-
tenendosi più a lungo sugli ultimi anni, che precedettero l'arrivo di Calvino.
L'ultima parte segnatamente si collega con la storia della Casa di Savoia].
1012. QslL. — III, 5-7, 1902. — De RénocheE., Le favole mitologiche
della fine del sec. XV [In occasione di feste por sponsali o viaggi prin-
cipeschi. L'A. dà notizie di parecchio di tali composizioni e rappresenta nzioni
<• dedica uno speciale capitolo all'Orfeo del Poliziano confrontandolo col
Cefalo del Correggio, si sofferma quindi sull'Atteone e sulla Danae di I^I-
dassare Taccone].
1013. RPw. — XIX, 2-10, 1902. — Gadaleta A., Antichi statuti,
consuetudini e grazie delV Unirersità di Biseeglie [Gran \mTtfi del
contenuto statutario rimonta al sec. XV, alcune disposizioni risalgono
al XIV e aggiunte considerevoli appartengono al XVI: PA. riassume
le disposizioni riguardanti la « Bagliva » o esercizio della giustizia penale
e i capitoli della « Catapania » onde si provvedeva a mantenere la « grassa
et abundantia »; .studia quindi alcuno <- grazie » o privilegi concessi nel
sec. XV dai feudatari e infine la condizione del clero di B. nello stesilo
sec. XV. Seguono i testi: I. Capitoli della Bagliva; U. Capituli della Ca-
tapania. III. Capitoli del Datio : della carne, de lo Fumo, del Pesce:
Capitoli della mercantia ; gratie dell'università. — Copia privilegii Fejri>
Ferdinandi primi de Aragonia].
1014. RA. — XVII, lii, 1902. — Piccirilli P., Iscrixioni. steinwi r4
emblemi. A proposito di Porta Romana di Sulmona [Commenta un'epi-
grafe e uno stemma del sec. XV].
1015. Is. — 1902, febb.-marzo. — Picot E., I/nnirersité de Ferrare
[A proposito degli studi del Martinelli e del Pardi, pubblica un elenco dei
Franciosi addottorati a Ferrara o testimoni degli atti di dottorato dal 14('-
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BASSO MEDIO EVO 401
5il 1550 con note biografiche originali preziosissime per la storia del sog-
giorno degli stranieri in Italia: sono 269 personaggi].
1016. Co. — IV, 24, 1902. — Lipparini G., Gli affreschi di S. Oio-
vanni Battista in Urbino e la pittura umbra primitiva [Ciclo di affreschi
dei fratelli Sanseverino sulla storia di S. Giovanni Battista del 1416.
Descrizione analitica].
1017. GslL. — III, 1-2, 1902. — Mazzini U., Un Malaspina di Vil-
lafranea omicida [Un omicidio avvenuto nel 1416 fu occasione alla con-
quista di parecchi castelli della Lunigiaua per parte della Repubblica di
Genova ; PA. studia i particolari del fatto tramandatoci dagli annali di
Giovanni Stella e pubblica gli atti del processo contro Pellegrino di Milano
detto di Venezia uno dei sicari, oltre due lettere del Doge e del capitano
Battista Fregoso].
1018. HÌ.--XXIII, 3, 1903. — ScWinfelder, St&phan Bodeker, liischof
von Brandenburg^ 1421-39 [Interessa la storia dello scisma].
1019. Nj. — XXIII, 2, 1902. ~ Straganz P., Fine Bulle Pius II
(1461) filr den Konvent der MinderbrUder xu la Rochelle iìber die Ve-
rehrung des hi. Blutes daselbst,
1020. BdsU. — Vili, 3, 1902. — Mauassei P., Barnaba da Terni e i
Monti di Pietà [Cfr. ìfsf. 1903, sp.. n. 565: I precetti francescani ispirarono
l'istituzione dai domenicani e agostiniani fieramente combattuta, la quale du-
rante i i3ontificati di Pio li, Sisto IV, Giulio II, Leon X sorse, pose salde radici e
si diffuso dalPUmbria prima all'Italia e poi al mondo; Barnaba da Terni la pre-
dicò a Perugia. Fra Michele da Milano nel 1462 la perorò con altri e per
impulso di Fra Bartolomeo da Collo fu fondato ( 1463) il primo monte in
Orvieto, cui seguirono altri a Foligno (1465) a Terni (1467) ad Assisi
( 1468) e poi via via in altre città por l'apostolato sopratutto di Bernai*dino
(la Feltre. f/A. discute la testimonianza del Waddiugo in pro[)osito e le
sue fonti],
1021. RsC. — S. 3, X, 10, 1902. — CotroneoR., Pergamene Locresi
[Continuazione. Una infeudazione del 1468 di Ferdinando d'Aragona del
villaggio di Arena (Prov. di Catanzaro) ad un Giovanni Federico fedele
alla parto di Ferdinando dWragona nella lotta contro il protendente angioino
e contro i baroni].
1022. GslL. — III, 3-4, 1902. — Galletto F.. Una supplica degli nomini
di Borgo S. Stefano di Genora per Prospero Camogli [È del 10 maggio
1477 indirizzata alla Duchessa reggente di Milano Bona di Savoia].
1023. GslL. — in, 1 1-12. 1902. — Rondani A., Origine della famiglia
liodari [A proposito di Tommaso Eodari ingegnere e scultore tra i più
illustri del sec. XV e degli altri artisti di quella famiglia].
1024. GslL. — IH, 11-12. 1902. — Sta^lieno M., Un furto di sacre
reliquie nella Hadia di Sestri nel 1492 [Offerte invano al Re di Fran(5ia
la cui moglie Anna di Brettagna era cupidissima di tali reliquie, dopo molte
vicende furono ricuperate dalla Badia].
1025. G«ll. — XL, 3, 1902. — Liizio-Renier, La coltura e le relaxioni
letterarie di Isabella d'Esfe Oonxaga [Continuazione, cfr. lìsL 19Ò2. sp.
N. 758: 7**. Gruppo meridionale; vi si discorre di .Iacopo d'Atri, Giov. Pon-
tano, Ant. Epicuro, Jac. Sannazzaro. Jac. Perillo. Egidio da Viterbo, Benod.
Gareth detto il Cariteo, Giov. Paolo Parisi, fra Frane. iTCcheto. Luca Gau-
rico, il notturno Napoletano, Serafino de' Ciminelli dall'Aquila].
1026. Qsll. — XL. 1-2. 1902. — Neri F., Le abbazie degli sfolti in
Piemonte nei se<*. XV e XVI [Era uno dei costumi imit^'iti dalla vicina
Francia; l'A. studia particolarmente la fortnna di quella gioiosa società a
Rivista stanca italiana, *M s., il, :i. ao
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402 SPOGLIO DIl PKBIODICL
Torino dove se ne ha notizia fin dal 1429; ossa attendeva alle pubbliohe^
festtì e specialmente alle rappivsen tasi ioni drammatiche dello grandi solen-
nità, avova statuti o godeva privilegi : l'abate era considerato non solo-
abate dei soci ma abate della città. 1/ abbazia scadde poi gradata nente fino a
ct»ssiire nella 2* metà del XVI sec. e crebbe invece la Società degli Archibugieri
che ottennero part'» ufficiale nelle feste cittadino. Altre fioreutissime abazie dì
tal genere ebbero le città minori del Piemonte. In appendice due docc.].
1027. Tp. — V, ó, 19()2. — Trencr G. B., Di alrum laghi f comparai
nel Trentino: ìioffi per servire alla limnologia trentina [Spigolature
d'archivio dei secoli XV e XVI].
1028. Zbff. -- V, 1, 1901-2. — Schleìiiitz O., Die Sforx^Werke im
British Museum [Descrizione di stamjw e mss. riflettenti la cjisa degli
Sforza].
10'29. Oo. — IV, 9, 1902. — Ricci C, Gli affreschi di Bramante
nella R. Pifiacoteca di Brera [Esaminati particolareggiatamente gii affi'cschi
rimasti di B. o a lui attribuiti e raccolte le notizie di rjuelli perduti, TA.
considera le rassomiglianze formali ed ideali di B. con Marco Melozzo da
Forlì di cui si jwtrebbe anche ritenei*e allievo].
1030. L. — II, 7, 1902. — 3Ialagnzzi Valeri P., Ardii trionfali dei
Rinascimento.
1031. L. — II. 8, 1902. — Beltrami L., Memorie di architettura del
Rinascimento a Afilano [Con illustrazioni].
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
1032. L. — II, 5, 1902. — Molmenti P., L'origine «/p* giornali fSi
indugia sui veneti dai diari del sec. XV alle gazzette del XVIII].
1033. Rqs. - S. 3, II, 1902, luglio. — Bauvois E., L«r eroiz preeo-
lombiennes chex> les Mayas du Yucatan et des contrée^ voisines.
1034. Q. — V, 4, 1902. — Marcel G., Toscanelli et Christophe Colombe
d'après un oucrage recent [Con dissensi dalla teoria del ViguaudJ.
1035. Is. — 1902, febbraio. — Berthelot, Ij€ manu^crits de Ijéonard
de Vinci et les machines de guerre [Le note di L. sono frutto di ciò che
leggeva o vedeva, mancano le citazioni secondo Fuso del tempo, od è diffìcile
pertanto stabilire la parte originale e personale ch*è del resto ristretta],
1036. L. — II, 6, 1902. — P., La sala delle « Asse » nel coatello di
Milano decorata da Leonardo da Vinci nel 1498.
1037. Rir^a. — XXXV, 6, 1902. — Grifoni U., Magellano ha scoperto
lo stretto che porta il suo nome? [Confuta parecchie altre questioni solle-
vate dallErrera tra cui quella della carta o globo di Leonardo da Vinci].
1038. Zbff. — V, 1, 1901-2. — Bach M., Des Petrus de Creseentiis
Buch iiber die Landwirtschaft und scine lllustration&n [Della prima opera
scientifica sull'economia rurale, pubblicata in Augusta nel 1471, sì ebbero
nel sec. XVI, in Germania ed in Italia, parecchie edizioni illustrate].
1039. Qsll. — XL, 1-2, 1902, — Cavicchi F., Una raccolta di poesie
italiane e latine per la morte di Mariano da Qenaxxano [li fortunato
Agostiniano favorito da Lorenzo de Medici e accarezzato da AIe.ssandro VI
che se ne valsero come strumento d'odio e di vendetta per abbatt«»re il
temuto Savonarola, acquistò fama di valente oratore e come tale il lodò
anche il Poliziano. Il coro di lodi risuonò poi vivissimo dopo la morte
avvenuta nel 1498. l/A. pubblica in appendice Pelenco di ben 42 carmi].
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TlCIIPl MODERNI 403
1040. Tp. — V, 4, 100:2. — Trener G. B., / con fini linguistici in
Val d^ Adige nel einquecento.
1041. QslL. — m, 1-2, 1902. — Sforza G., Cronaehetta di Massa
del secolo XVI ora per la prima volta stampata [Di autore ignoto, tra^
scritta in parte dui Canonico Odoardo Kocca (prima metà del sec. XVIII >
nello zibaldone che contiene copia pure in parto delle cronache dell'Anniboni
0 del Venturini].
1042. Rbl. — 1902, 1 marzo. — Gebhart E., Un pape à l'epoque de
la Renaissaiiee : Jnles li.
1048. Co. — TV, 2, 1902. — Miintz E., Le tapexxerio. del palaxxo
pontifieio. « Giuochi di putti » eseguiti per Leone X [Non di Giovanni
da Udine, o di Raffaello, come vuole la tradizione, ma di Tommaso Vinci-
dore di Bologna, sebbene la prima idea delle oomiwsizioni risalga a Raffaello].
1044. Co. — IV, 5, 1902. — Dimier L., Una mascherata di prima-
ticio [Studia e riproduce una serie di disegni del pittore bolognese eseguiti
l)er la corte dei Valois od ora nel museo nazionale di Stocolma].
1045. AT. — XVU, 1, 1902. — Snster G., Di Antonio da Trento e
dei suoi chiaroscuri [Sec. XVI].
1046. Rhme. — IV, 8, 9, 1903. — Bourrilly V. L., Le règne de
Francis I^f\ Etat des travaux et question à trailer,
1047. RhP. — II, 7, 1902. — Baux E., Bourrilly V. L., Mabilly Ph.,
I^e vogale des Reines et de Francois l^f en Prorence et dans la vallèe
da Rkòne ;Cfr. RsL 1908, sp. n. 201].
1048. QolL. — 111, 8-10, 1902. — Ferretto A , La prigiania di Fran-
cesco I re di Francia a Geìwva^ a Portofino e alla Badia della Cervara
[Raccoglie copiose notizie sul viaggio dcirinfelice .sovrano doi)0 la battaglia
di Pavia a Genova, sull'imbarco di lui, la sosta di 8 giorni a Portofino in
attesa delle galere spagnole armate o in grado di difendere la preda dalla
tlotta del Doria che mirava a liberare il prigioniero, e infine sulla tradizione
t;ho da Portofino il Re si recasso a prender stanza nella Badia di Cervara].
1049. GolL. — III, 1-2, 1902. — U. M., Nuovi documenti intorno a
Caterina de' Medici e a Clemente VII [Cfr. Rsl. 1902, sp. n. 204. lettere
d(d capitano di Sarzana al Banco di B. Giorgio^.
1050. Goll. — XL, 3, 1902. — Ratti A., TJ/m» lettera autografa della Moro-
sina a P. Bembo [Premessi brevi cenni sulle questioni riflettenti le relazioni
<Jol B. colla nota donna prima che quello avesse gli ordini sacri, pubblica
una lettera la quale alle notizie sui caratteri esterni di lei aggiunge elementi
])er giudicare del suo carattere^ morale e sopratutto intellettuale: essa è del
25 febbraio 1525].
1051. NpA. — VU, 3, 4, 1902. — Haskins Ch. H., Robert le Bougre
and the Beginnings of the Inquisition in Northern France,
1052. BtfoU. — Vili, 2, 1902. — Scalvanti O., Il Crocifisso della
porta di S. Ijorenxo in Perugia [Studia sui docc, lo circostanze in cui
fu collocato dai Perugini il crocefisso nell'anno 1540 mentre ferveva la
l^erra con Paolo III j)er la gabella del sale; risale alle vicende della cat-
tedrale fin dalle origini nel sec. X, ricordando i privilegi di cui già godeva al
temiK) di Federico I: nel 1279 per volere del pojwlo fu dipinto sulla porta
del tempio un crocefisso il quale coinvolto nelle demolizioni per gli amplia-
menti del sec. XV fu sostituito dall'attuale nel momento del più grave
pericolo e a quel palladio furono consegnate le chiavi della cittA].
105,3. Tp. ^ V, 1, 1902. — Focolari G., L'allegoria dipinta sopra
una facciata di casa in piaxta del Duomo a Trento [Della prima metà
del sec. XVI, dichiarata da niolte iscrizioni : due tavolo].
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404 SPOGLIO Dici PlfBIODICI
1054. RPm. — XIX, 9-12, U)02. — Muciaccia F., Antichi »tntuU,
co nsiwf Udini e graxie deW Uni tersità di Xoci [Ad una sobria prefazione
soglie il testo dei doco. : I Capitali de li Catapani in anno 1538. II. Ca-
pitoli del daoio et gabella de la grassa. 111. Capitoli del dacie de lo oglio.
IV. Capitoli ordinati vel facti per la Magnifica Università de la terra de li
Niici sopra la gabella dieta de la farina ; capitoli additi alla cartella de la
terra de li Nuci et reformati li anti«iui. V. Capitoli del 1542. VI. Capitoli
e gracie domandate nello stesso anno 1542. VII. Franchigia dei preti (1543).
Vili. Daciiim super Animalibus (1548). IX. Tavola degli emolumenti.
X e XI. Domande del lt)Ol, lOlO, 1660J.
1055. AT. — XVII, 1, 1002. — Lettere cifrate reiativp al concilio di
Trento [Dirotte da un prelato del concilio al cardinale Cristoforo Madruzzo
nel 1548 datato tutte da Bologna, rimaste finora indecifrabili: se ne dà im
iacsimile con un aj)pello i>er la ricerca della chiave].
105G. RA. — XVII, 6, 1902. — Saviiii F., Le consulte dei Comune
di Teramo nel 1554 [Coutinuaz., cfr. Rai. 1902, n. 773: h) Parte finanziaria,
e) Parte (economica, d) Parte militare, e) Parte statistica, /*) Parto edilizia.,
g) Parte industriale, h) Parte varia, *) Parte onomastica].
1057. A4sF. — XIII, 1901. — Pardi G., fja mobilia di t$n gentiluonw
ferrarese del cinquecento [Inventario della casa del conte Trotti governa-
tore di Modena morto nel 1554J.
1058. Hj. — XXIll, 1-2, 1902. — BuschbeU G., Aus Bellarmins
Jugend, Nach bisher ungedruckten uìid unbenutxten Familienbriefen
[Promette notizia sulle condizioni della storiogi-afia che riguarda la vita del
iitmoso (tesuita ; Popera stessa del Coudoro non ha valore scientifico, essa
non tiene conto per es. del copioso materiale che si trova tra le cart*»
Oorviniane dell'Archivio di Firenze cioè oltre 300 lettere faimigliari dirette
ad Antonio Cervini cugino del cardinale, o alla sorella Camilla o ai nipoti
Fi'ancesco Maria e Marcello Cervini, oltre altre carte del cardinale o scritti
a lui dii*etti. L'A. studia le questioni riguai'danti Porigine della famiglia t»
le relazioni di parentela sopratutto coi Cervini, le vane speranze concepita
l)er la elevazione pontificale brevissima di Marcello II, gli aiuti materiali
e morali delPerede cardinale Alessandro Cervini alle sorelle e specialmente
alla piissima madre di Roberto Bellarmino, come risulta dalla corris|)on-
denza pubblicata in appendice; l 'inclinazione precoce del giovane Koìierto
allo stato ecclesiastico; gli studi e i progressi nel collegio fondato dai (n^
suiti in Montepulciano l'anno 1557, l'ingrosso definitivo nella compagnia
di (iesù, etc.j.
1059. Zkth. — XXVI, 2, 1902. — BiischlieU G., Bellarmin iiber deii
Autor der « Imitai in C/tristi » .
10(30. BdsU. — Vili, 2, 1902. — Fumi Ij., L'opera di falsificazione
di Alfonso CeccareUi [Del famoso ciurmatore, nato nel 1532, di famiglia
originaria di Città di Castello, narra le avventure come medico e come
studioso ]»rosso le più ragguardevoli famiglie di Koma ; le astuzie finissime
con cui invoutfiva o interpolava lo sue fonti storiche, t^nto cronache che
documenti e Parte con cui le spacciava; le prime diffidenze, le contraddi-
zioni che lo compromisero, le speculazioni, i falsi di fidecommessi, la pro-
babilità che abbia composto la famosa * prophotia de summis pontifieibus *
attribuita a Malachia. Nel testo sono intercalati docc. e sopratutto Pistanza
con cui il C. detenuto in carcero cerca di giustificare le confessioni già
fatte, il constituto che trasse l'infelice alla pena di morte: in appendice:
l'^ un indice di scritti del C. editi e inediti abbozzato dalPAllacci : 2* un
indico di mss. del C. nella sua stessa bibliot(^ca ; 3® un indico di v*»^
coccarellianc trovate uell'archivio segreto vaticano; 4* autori citatine-Ibi
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TEMPI HODEBMI 405
storia di casa Savclla ; 5" altri autori citati nell* « Jlist. di casa Monaldoschi » ;
7*> schema di libri di storia por città Umbre].
1061. RPm. — XIX, I-IO, 1902. — Congedo U., Iai vita e le opere di Sci-
pione Ammirato [Continuazione, cfr. Rsf. 1902, sp. n. 222. La vita napo-
letana e gli amici doirAmmirato toi*turato sempre dai guai deiramore; le
annotiizioni alle rimo delFamico Rota: a questo amico dell'Ammirato VA.
dedica pailicolar cenno, specialmente al dialogo « delle imprese » che rife-
risce una loro dotta conversazione. Fallito il tentativo del padre per dargli
moglie, l'Ammirato passò al servizio del Marchese Squarciafico di Oalatone,
nel 1563 andò per la università a Roma a abrigar faccende del convento
di 8. Chiara. Fu di nuovo col cardinale Caraffa ed ebbe favori dal Papa
Pio V, ma non gli fu dato di trovar stabile signore; alfine stanco forse
dei napoletani tentò la fortuna di Firenze. L'A. tratta poi delle « storie di
Napoli » delle ragioni dell'opera, delle fonti, del contenuto e dei giudizi
principali. L'Ammirato a Firenze, i ritratti di casa Medici e le relazioni di
Cosimo cogli storici degli amici delPA mm irato ; di Francesco I; del Vinta;
dì alcune genealogie, infino dell* opera « Famiglie nobili napoletano e le
fiorentine»].
1062. Zktb. — XXVI, 3, 1902. — Panlus N., Die FAnfUhrung der
lauretanisehen Litaìiei in Deutsckland durch den seligen Canisius [L'in-
tróduzione non avvenne per mezzo di una stampa italiana nel 1576 ma già
nel 1558 erano state due volte pubblicate in Dilligen per opera del Canisio].
1063. QslL. — III, 5-7, 190-2. — A. N., Un giudix^io artistiéo di
Pompeo Arnolfmi [Del 1591 riguardante una controversia tra il pittore
liiizzaro Tavarone, Andrea Semino e il "banco di S. Giorgio].
1064. Tp. — V, 3, 1902. — Trener G. B., La festa di S. Vigilio a
Trento nel cinquecento [Un documento dai protocolli, 1592-93].
1065. GslL. — HI, 8-12, 1902. — Sterzi M., Jacopo Cicognini. 1.
Cenni biografici. IL La lirica. IH, La drammatica [Stette in Padova
fino al 1596, indi passò a Roma, a Firenze dove fu amico di Gallileo
e morì nel 1632].
1066. Js. — 1902, ottobre e dicembre. — Wallon H., Lettres de Saint
Francois de Sales [A proposito della grande edizione delle opere di Annecy].
1067. RLi. — XXIV, 3, 190-->. — Del Vecchio G., Giordano Bruno.
1068. Vswg. — I, 1, 1903. — SalvioliG., Le colon ixjiax ioni in Si-
cilia nei secoli XVI e XVII; contributo alla storia della proprietà [Nel
sec. X\L i baroni por mettere a cultura i loro vasti tenimenti, spopolati
per la sproporzionata popolazione dell'isola effettuavano ancora la caccia al
lavoro colla violenza o colla promessa di buoni patti, sistema che trova la
sua origine nei tempi normanni. L'opera di colonizzazione interna che prose
slancio nel sec. XVI e più nel XVII procurava pertanto delle controversie
onde l'intervento del governo colla concessione di carte di popolazione cioè
facoltà ai baroni di chiamar gente sulle terre, di costruir casolari, villaggi,
castelli in mezzo ai loro feudi ordinandoli a vita civile sotto speciali autorità].
1069. RPu. — XIX, 6-7, 1902. — Moffa P., Briciole Testiane [Note
biografiche e critiche tolte dall'esame delle sue poesie].
1070. RP«. ~ XIX, 11-12, 1902. — Vista F. S., Cesare e Francesco
fratelli Fracamano pittori barlettani [Del soc. XVII].
1071. RP«. — XIX, 2-3, 1902. — Pedio E., Giuseppe Battista poeta
e letterato de/ 600 [Letterato soltanto, fu indifferente alle vicende politicrho
napoletane del 1647, cui assistette e che flagella noi suoi versi].
1072. RsC. — S. 3, X, 6-7, 1902. — Cotroneo R., Di alcuni feno-
meni straordinari nel 1000 [Uragani, procello, terrcimoti, carestie, eruzioni
vulcaniche, epidemie; le notizie son tratto da un ms.].
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406 dPOOLlO DSI PERIODICI
1073. AT. — XVII, 2, 11>03. — C. G., Arredi domestici di un genti-
luomo trentino del sec. XVII [Inventario].
1074. Tp. — V, 3, VM2. -- Tornasi L., Il ginnasio di Trento eretto
dai cardinale Carlo Oandenxio Madrmxo al principio del sec. XVII
|I1 Madruzzo vescovo di Trento propose ed ottenne la condizionata contri-
buzione della città nel 1618, ma la scuola ebbe vita brevissima. (3oq 4
docc. in appendice].
1075. RPa. — IX, III, 12, 1902. — De Contenson L., In régiment
sous Louis XIII [Il reggimento d^Estissac, divenuto de la RoobefoucoM e
successivamente de Leuville e do Maugiron, ebbe parte alle vicende mili-
tari in Italia che precedettero la pace di Cherasoo e fu poi di guarnigione
a rinerolo fino al 1635].
1076. QslL. — III, 5-7, 190:d. — Sforza G., La prima stamperia in
Massa di Lunigiana [Aperta da Francesco Dote pisano sotto gli auspizi
di Carlo I Cibo, nell'anno 1642. IVA. pubblica il doc. dei patti iniziali e
dà notizia di alcune opere stampate].
1077. HpII. — Vili, 2, 1903. — Chauncey Knowlton D., An unp:/-
hlishcd Manuscript on the Rising of 1647-1648 in Xaples [Discorre AA
racconto della rivoluzione di Napoli di Giuseppe Donzelli, barone di Digliela,
scritto nel 1647, sotto il titolo Partenope liberata. La parte 1* fu pubbli-
(rata con l'approvazione di (tennaro Annese e del duca di (niisa ; il ms.
della Parto 2* è ora nella Cornell University Library of Sthaca, X. V.].
1078. RA. — XVII. 11, 1902. — Moffa F., Luigi XIV e la Valliere:
da un ms. dell' Oratoria na di Napoli [È una relazione fatta dal cardi oalt'
Chigi sulla corte di Francia].
1079. BsD. — S. 4, XV, 1901 (1902). — Prudhomme A.. Pillage
de la vallèe de Chàteau- fìauphin par l'armée du Due de Savoie en no-
vembre 1690 [Relazione dei consiglieri della comunità sugli orrori peqn'-
trati dal marchese Parella].
1080. RPw. — XrX, 8, 1902. —I^sltX^XVL., Documenti per il maestro
di cappella IK Sarri [Xato nel 1688. t 1744].
1081. L. — II, 3, 1902. — Mdsca G., La municipalixxuxione del pane
a Palermo nei secoli XVII e XVIII [Era vecchia usanza dei comuni
medievali, specialmente Siciliani, di tutelare il commercio dei gl'ani e delle
grascie; ne conseguiva un urto d'interessi tra le alte classi che desideravano
il permesso d'esportazione e gli artigiani che non lo volevano ; per dirimer
ciò si escogitò il temperamento a Palermo del monopolio della vendita del
pane assunto dal comune, forse dall'anno 1576 ed esercitato con un mec-
canismo che si elaborò gradatamente, e che aveva per base il prtzzo c*>-
stante. Ciò però non era senza inconveniente i)erchè nei periodi d'abbon-
danza il pane pubblico soffriva la concorrenza della panificazione privata,
la quale cessava nei periodi di carestia quando per giunta cresceva il con-
sumo del pane comunale anche pel concorso di migliaia di nuove boccht^
dalla campagna alla città ; da tale fatto proveniva un debito alla città fa-
voloso, per cui scoppiò crisi violenta nell'in verno 1646-47 — la quale rc<5t'
famoso il nome del popolano Giuseppe d' Alessi — e la conseguente riforma
finanziaria del 1648. L'A. conduce lo studio fino alla fine del sec. XVII1|.
1082. Tf. — V, 7-8, 1902. — Tornasi L,, L'università di Trento ed
ti liceo legale nel sec. XVI fi La fondazione di cattedre superiori è dovuta
al Voltolini, esse presto decuiddero e furono dimenticate pel contegno dfi
gesuiti, per la guerra napoleonica, por decreti imperiali. L'A. dà relenn>
di insegnanti e notizie statistiche].
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PKBIODO DELLA BIYOLUZIOME TRÀNCESK 407
1083. Tp. — V, 4, 1902. — Tornasi L., Una protesta degli studenti
del ginnasio di Trento nel 1722 [Contro il I:*refotto del ginn^isio, per que-
stioni di disciplina interna].
1084. L. — II, 12, 1902. — Ricci C, Macchiette e tnacchierelle di
Carlo Spiridione Mariotfi [Interessano la storia del costume nel seo. XVIII].
1085. AT. - XVn, 2, 1903. — Broli E., Carlo Antonio Filati [28
die. 1733, 27 ott. 1802].
1086. RsC. — S. 3, X, 11-12, 1902. — Gotroneo R., Statuti e privi-
legi delle Confraternite in Calabria [Elenco di confraternite riconosciute
tra il 1735 e il 1805<, desunto dai « Privilegi della R. Camera di S. Chiara
n Napoli].
1087. ^ Sxx. — I, 7, 1902. — Accascina G., Un dramma all'ombra
del trono [Maria Giuseppina sposati! per procura a ITerdinando Ke di Napoli,
avendo rifiutato sdegnosamente alla madre Maria Teresa d'essere la spia
del marito, fu dalla feroce imperatrice obbligata nella notte stessa del ma-
trimonio a pregare presso la bara della sorella, morta da qualche temix) di
vaiolo, e vi trovò la morte, onde il Re di Napoli s'ebbe poi in moglie
Maria Carolina].
1088. Tr. — V, 6, 1902. -.- Trener G. B., Un professore trentino di
teologia ad Innsbruck [Notizietta sul P. Flaviano Kicci dei Minoriti rifor-
mati professore poi a Pavia (sec. XV'III)].
1089. RA. — XVU, 4, 0, 10, 11, 1902. — Surra G., Dmiina poeta
{Il bagaglio poetico del D. fra cui primeggia un poema in prosa di 10 canti:
« la liussiade » ha valore solo come elemento biografico : reggo bene al (!on-
fronto dei tentativi falliti del suo tempo sullo stesso argomento, e più che
un po(>ma epico ò un romanzo storico].
1090. Nrh4 — XXV, 6, 1901. — Touchard G., Un publieiste italien
nu X Vili siècU : Filangieri et la « scienee de la legislation » [Continua-
zione e line, cfr. J^sl, 1902, sp. n. 256].
1091. Tr. — V, 7-8, 1902. — Ravanelli €.. Un interdetto per una
polemica; Contributo per una storia di Girolamo Tartarotti e i suoi
tempi [L*abbate roveretano aveva negato che S. Cassiano, martire d' Imola,
fosse stato vescovo di Sabbiona e fondatore della Chiesa di Bressanone;
la polemica fu lunga e vivace; il 7 maggio 1761, mentre il T. era mori-
bondo, d'ordine del Vescovo fu interdetta la lettura degli scritti incriminati,
e questi bruciati per mano del boia sulla piazza di Trento ; nò bastò
la morte del T. a troncar lo scandalo. Con 6 doco. in appendice].
1092. RsC. — S. 3, X, 6-7, 1902. — Morisani C, Divergenxe tra il
protopapa Daynoto e i canonici della collegiata [Premesse notizie sull'ori-
gine e autorità del protopapa, narra un aneddoto del 1780],
1093. Tr. — V, 1, 1902. — Pasini F., Ancora del Ca-gliostro nel
Trentino [Spigolature da storiografi, lettere, etc. degli anni 1788-1789],
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
1094. RLi. — XXrV, 3, 1902. — Garello Cantoni A., La principessa
di Lamballe.
10ì»5. BaD. — S. 4, XV, 1901 (19C^2). — Prudhomme A., Les opinions
sfw^esftive-s d'un gentilhomme Sc^oyard sur la J^évolution Fran^aise
d'après des leftres inédites du marquis Alexis Costa [Dal 1788 al 1792].
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408 SPOGLIO DBl PKBIODICI
1090. Tr. — V, 1-2, 1002. — Tornasi L., Per la storia economica del
Trentiìio [L*A. pubblica 3 documenti : P del 1772, ardito prodotto di estin-
zione del debito pubblico, 2* del 1782, provvedimenti dell'Autorità conso-
lare di Trento contro il lusso, 3* del 1797, Bancarotta della magnifica
comunità di Trento causata dall'invasione francese].
1097. BaD. — S. 4, XV, 1901 (1902). — Perreaa J., L'arméedela
première république sur la frontière des alpes [Dal 1792 al 1796].
1098. RNa. — II, 4, 1902. -— Franciosi P., La corrispondefixa dei
signor Povxi-Stoffi agente provvisorio di S, Marino in Bologna nel 1796
[Dirette al 1® console della Rejmbblica Sammarinese, l'A. ne pubWica una
scelta].
1099. RNa. — li, 4, 1902. — Pelissier L. G., Satire^ Vénitietines
eontre Bonaparte [Nel 179f3].
1100. RA. — XVll, 5, 1902. — PeUegrini A., Cento dal 1796 al ISKi
[Pubblica una piccola cronaca di Luigi Antonio Barbieri, barbiere, il «juale
narra le vicende della cittadina sulla sinistra del Reno in provincia di
Ferrara durante i trambusti rivoluzionari].
noi. BdsU. — Vili, 3, 1902. — Bellucci A., Im xecea di Terni
[A differenza delle altre città dell'Umbria T. non ebbe una zecca che dopo
la pace di Tolentino. In apiKjndice quattro documenti del 1797],
1102. RRa. — II, 4, 1902 — Baillen P., Bericht Luchesini's liber
sein erstes Zusamvientreffen mit Napoleon in Bologna 28 februar 1797
[T^'inviato di Prussia a Vienna, neiroccasione d'un viaggio in Italia in un
colloquio con N. avrebbe commesso indiscrezioni dannose aU'Austóa che lo
fece richiamare ed egli si giustifica in un rapporto al suo sovrano pubbli-
cato dall' A.].
1103. Rhem. — IV, 1902, janvier. — M., Éttides sur la campagne
de 1799 [(Continuazione)^ VI. Il generale Joubert al quartiere generale di
Milano (nov. 1798): condizioni della Repubblica Cisalpina e deiresercito
d'Italia, rinforzato da milizie venute dalla Svizzera e dal Reno, ma da cui
si stacca il corpo di Roma; il Joubert ottiene pieni poteri. VII. La rottura
delle ostilità e le misure prese dal Joubert e dal Championnet di fronte
alla marcia dei napoletani su Roma, la quale produsse grande impressiono
a Parigi e a Eiastad sul congresso : occupazione del Piemonte].
1104. L. — II, 1, 1902. — D'Ancona A., La Toscana nel 1799. Dai
carteggio di due gentildonne [La corrispondenza della marchesa Maddalena
Frescobaldi madre di Gino Capponi, fa riscontro alle notizie date nelle
« Lettres de mad. Reinhard à sa mòre > testé edite a Parigi dalla baronessa
Wimpffen].
1105. RA. — XVII, 7, 8, 10, 1902. — Fera L. e de Chiara S., In
episodio del 1799 con documenti [N. 16 documenti riguardanti Cosenza].
1106. RA. — XVII, 7-8, \W2. — ^ev9\9Lmn,. Alcuni ricordi politici
nella massima parte abruxxesi al cndere del XV HI e principio del
XIX secolo [Continuazione, cfr. Rsl. 1902, sp. n. 809. Divisione repubblicana
del continente napoletano, 21 piovoso, anno 7 disposta dal generalo Cham-
pionnet modellata su quella di Francia; altri documenti sul dipartimento
della Pescara e del Sangro. Piano di un'Amministrazione provvi.<«5ria di
giustizia pei tribunali dei dipartimenti e giudici dei Cantoni ; pro<^?lania di
amministrazione e pubblica sicurezza].
1107. RRa. — II, 4, 1902. — Cesarini Sforza L., Carmeti. t'irò
eximio Pantaleoni Bonaparte etc. olim ejcereitus gallorum duci strenuis-
simo nnnc Galliae totiu^ consuli supremo dicatum [Da un nis. della
biblioteca di Rovereto].
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rCBlODO DKLLA RIVOLUZIONE FHANCKSB 4(^9
1108. Sxx. — I, 1, 1902. — Cento anni ^ono. Con 14 illusi rax ioni
tolte da rare stampe antiche e medaglie [Rievocazioni di Napoleone, Pio VII,
Ludovico d'Etruria, etc. etc.].
1109. Rb/. — 1902, 25 gennaio. — Gaitray J., Il y a un siede:
Bonaparte présidcnt de la République italienne.
Ilio. HUa. — I, 2 e 8, 1901-1902. — Brotoiine L., Madeliii L.,
L'aefe de naissance de Fouché [Duo documenti contrad ice n tisi del 1754 e
del 1759].
UH. RPrt. — IX, m 0 IV, 12, 13, 1902. — All>ert 31., Napoléon
et le thédtres populaires.
1112. Rllrt. — U, 4, 1902. — Fa varo A., Napoleone e il processo
di Galileo Documenti dello vicende del codice Vaticano contenente il pro-
cesso di G. trasportato in Francia e della proposta della stampa del mede-
simo fatta ed accettata da Napoleone nel 1811 e 1812].
1113. Zbf. - V, 1, 1901-2. — Htiimckn H., Napoléon I als Bibliophile
(X. raccolse la sua prima biblioteca come generale nel 1798, dopo il ritorna
dalla guerra d^Italia; egli fu sino alla fine della vita amatore e raccoglitore
di libri 0 volle averne anche durante le campagne con se].
1114. RPa. - IX, VI, 22, 1902. — Conard P., Napoléon et le»
eocatiqns militaires [Dal 1804 al 1812 crea una casta militare ; TA. tratta
doirordinamento delle scuole militari e della distribuzione dei gradi].
1115. RRa. — I, 2, 1901-1902. — Welschinger H., A propos du
^ pori feti ille du Due fi' Girante * [Circa la pubblicazione del Lumbroso
ndla Grande Revuo 1901].
UU). C. — CLXXI, 1902, 25 maggio, 10 agosto, 10 e 25 dicembre. —
Mathìea, Le Concordai de ISOl: 111. Le^ négociations et le première^
discussion. IV. Les premiers projets. Eehec de Spina [Ofr. Rsl. 1902, sp.
n. 811: Tratta della parto sostenuta dall'Abate Bernier; della resistenza della
corte di Roma a domandare le dimissioni dei vescovi, pretesa dal primo consolo,
il quale recò al Gallicanismo un colpo moitale. - § IV. Da novembre a
dicembre 1800 i negoziati furono condotti tra Spina e Bernier relativamente
ai beni ecclesiastici, al numero delle diocesi, al patronato del governo, al
giuramento della costituzione ; soltanto per la 5* redazione ottenne lo Spina
di mandarne copia al Papa ; frattanto fu nominato plenipotenziario a Roma
il Cacault. Costui, dopo la partenza del Consalvi ebbe una missione conci-
liativa: TA. la seguo passo passo insieme agli atti del Consalvi, dello Spina^
di Bernier e di Talleyrand].
1117. Rrr. — 1902, 10 nov. — Ijes préliminaires du concordai 1801
[1** Lettere a Msgr. Pisani, vescovo di Vence por domandargli Taccettazioue
della costituzione civile del clero cui rispose negativamente, 1790; 2* Due
lettore dello stesso vescovo all'abbate J. P. Isnard a Torino (11 aprile e 12
settembre 1801 ) con considerazioni sul concordato].
1118. HUa, — I, 3, 1902. — A. L., Trois documents du general
Lasalle [Riguardanti il soggiorno in Italia (1801)].
Ilio. Mi — 1902, 1 novembre. — K^h^rtìG,, Les Cisnlpins à Lyon
en 1802 [Studia i preliminari della Consulta di Lione, grincidenti di. viaggio
dei deputati, la loro installazione a Lione, l'arrivo di Talleyrand il 29 die.
1802, la votazione della costituziQne della Repubblica Cisalpina modellata
sulla francese dell'anno VIII; l'entnitii di Bonaparte eletto i)oi non senza
qualche opposizione presidente, e lo scioglimento deirasseml)lea].
1120. Ruta. — XXXV, 10, 1902. — Marchese C, L'ammiraglio
Nelson alla Maddalena e la marina sarda di quei tempi [Pubblica alcune
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410 SPOGLIO DEI PIBlODia
lettore del Nelson e del 8uo segretario particolare A. J. Scott al coman-
dante Sardo, Millerii-e. governatore delle isole intermedie alla Sardegna e
alla Corsica : sono documenti di relazioni cortesi durante il soggiorno dolla
^ flotta in quel punto strategico importante durante Tanno ìbO^].
1121. nUa. — I, 2, 1901-1002. -* De Felici J., Ade de décès iwéit
de L. K, D. Ledere fUs de la Princesse Paullne viort à Frascati en 1804.
1122. HUa. - U 2, 1901-1902. ~ Sforxa U , DerrtUe MaléckarU
chargé d'affaires de France à Lucque^ [Dispacci 23 tra il 4 messidoro e
il 15 fruttidoro, anno XI Ij.
1123. RNa. — IL 4, 1002. — Croce B., // primo reggimento dei
cacciatori napoletani nelle guerre del Tirolo e di Catalogna, 1809-1810
[Rapporto del generale Desvernois].
1124. RNa. — I, 3, 1902. — Ij€ dirorce de Xapoleon. Lettre du car-
dinal Fesch [Riproduce il documento pubblicato dal Dudon, col raffronto
del processo verbale della deliberazione della Commissione ecclesiastica
(26 die. ISOO), della testimonianza del cardinale Fesch davanti airufficia-
lità diocesana (0 gennaio 1810.) e della lettera dello stesso Cardinalo
all'abbate Courbon, vicario generale di Lione (8 gennaio 1810 j].
1125. RNa. — L 3, 1002. — Welschinger H., Le cardinal Fesch et
le dirorce de Xapoleon [Conclude dalKesame della questione che Nai)oleone
per rannullamento del matrimonio i-eligioso con Giuseppina, celebrato segna-
tamente dal Cardinale Fesch il 1* die. 1804, avrebbe dovuto ricorrere al
Papa che teneva relegato a Savona e di (5ui temeva la sentenza ; rufBcialità
di Parigi, cui si appellò N., non era comp(»tente in materia: rargomenti»
che l'Imperatore fosse stato sorpreso o violentato pel consenso del matri-
monio del 1804 fu immaginato nel 1810 da compiacenti davanti al Senato cbe
non aveva facoltà di sciogliere il legame civile e in seno all'ufficialità di
Parigi che non poteva distruggere il legame religioso, onde il Cardinal»»
Fesch « il vescovo delPImperatore » davanti all'ufficialità non mono che al
consiglio ecclesiastico si mostrò di una debolezza e duplicità deplorevoli, quaU
doveva poi rivendicare più tardi con una condotta veramente episcopale].
, 1126. nUa. — n, 4, 1902. — Dndoii P., Le divorce de Xapoleon
[Risposta al Welschinger].
1127. HUa. — IL 4, 1902. — Alfonso Lamarmora, Xapoleone e
Gino Capponi [Un giudizio del Lamarmora su N. e un colloquio di G. C.
coir Imperatore dei Francesi nel 1813].
1128. CraB. — LXVHI (S. 5, IX), 3, 1899. ~ Maere R., Aa cor-
respondance du cardinal /Raphael Maxio aux arehices du Royaume à
Bruxelles [Riguarda la Storia d'Italia pel periodo della rivoluzione francese;
accompagnò il Caprara a Parigi (1801) e il Consalvi a Vienna ( 1814-15)1.
1129. Sxx. — L 4, 1902. — Soldani V., L'isola impero: Napoleone
all'isola d'Elba.
1130. RNa. — L 3, 1902. — Documents inédits sur Varrestaiion et
Vemprisonnement de Lucien lionaparte; juillet-septembre 1815 [Tredii-i
documenti dati integralmente, riguardanti la condotta del Bubna e quelb
di Vittorio Emanuele I riguardo al detenuto della cittadella di Torint^.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1900).
1131. Rma. — XXXV, 11, 1902. — Manfredi C, La civiltà e la
guerra [Con accenni alle guerre del sec. XIX].
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PKBIODO DEL KISOKGIMENTO ITALIANO 411
1132. Ruta. — XXXV, 3, 11»02. — Rota G., L' architettura navate
giurante il ser. AVA'.
1133. Rmcr. — XXXV, G, HK)2. — Bonomo Q., Le armi subacquee
nel sec. XIX.
1134. L. — U, 8, 1902. — Tre poeti stranieri amici d'Italia [Goethe,
I^ngfellow, Hugo],
1135. Zbf. — V, ti, 1901-2. — Schmidt R., Die Baedeker [Per il
primo centenario della nascita di Carlo B.].
1136. AT. — XVll, 2, 11K)3. — Moro G.. Oiorinexxa e studi di
Giovanni Prati [Da un volume: I. Primi anni, 1814-1825; li. Primi studi,
matrimonio del poeta, 1825-34: UE. Il P. studente a Padova non laureato
<con docc. inediti sulla vita universit., 1^34-39): IV. Il P. a Milano, 1839-43].
1137. C. — CLXXI. 1902. 25 giugno. - Richemont, La Franee et
le Saint-Siège en IH15 [Sulla scorta dei dispacci inediti del Consalvi da
Parigi alla vigilia del Congresso di Vienna studia le trattative riguardo agli
articoli organici per il ristabilimento del Concordato di Francesco I e la
lestituzione d'Avignone e Carpentras],
1138. RNa. — I. 3, 1902. — Lemmi F., Ija re»titi4xione delle opere
■d'arte trasportate in Francia durante la Repubblica e V Impero [Sei do-
•cumenti del 1815 tratti dal a Foreign Office ».
1139. RA. — XVH, 7-8, 1902. — Castagna N., / deputati al Par-
lamento Sapolitano del IH20 e 1821 [Xe dà Pelenco ufficiale, escludendone
^li intrusi dagli storici, e «quindi tratta della famosa protesta del 23 marzo
1821 contro l'invadere dei tedeschi].
1140. L. — Ih K 1902. — Liizio A., // processo Peli ico- Ma ran celli
secondo gli atti ufficiali segreti [Rivela la spensieratezza prima di M. e come
la diversa tattica di difesa seguita poi da lui e dal P. nel processo portasse i duo
amici a danneggiarsi reciprocamente. M. aveva fatto incredibili sforzi per
salvare con suo "danno i compagni, e Pellico stava per essere rimesso in libertà,
quando sopravvenne l'ordine che lo deferiva alla Commissione speciale di
Venezia ; allora la seducente astuzia del Salvotti, le deposizioni del Ijaderchi e
di Angelo Canova, le delazioni di Carlo Castiglia svelarono ogni cosa : infine
^'aggiunse la famósa confessione dettata dall'animo generoso di P. straziato
per la resistenza alla propria coscienza e alla veritìij.
1141. AtIsF. — XIII, 1901. — AntoìinìF,, Memoria autoapologetica
di F.... lì.... ferrarese^ commissario geìierale di polizia^ 18 13" i8S3 [Con
una prefazione in cui l'A. ritesse brevemente la biografia del B....giàde-
juagogo e caldo propugnatore dt'lle idee rivoluzionarie, poi dèi liberali fio-
rissimo pei-secutore al servizio del Pontefice, con particolare riguardo ai fatti
-del 1831 e \m-appendice di docc. d' archivio sugli spiriti liberali nelle
romag ne sotto il pontificato di Cìregorio XVI].
1142. NrA. — VII, 3. 1902. — Papers of Sir Charles R. Vaughan
1825-1835.
1143. nUa. — I. 2, 1901-1902. — Jaiiin J.. Les Bonaparte en exit:
Jja princesse Mathilde Bonaparte en 1838.
1144. RL/. T- XXIV, 4. 1902. — Isola J. G., Diario dei fatti occorsi
dn Genova negli anni 1847'48'40.
1145. Rb/. — 1902, 12 luglio. — Maret M., Un salon sous Louis
Philippe. La princesse de Belgiojoso \\a\ cosi)iratrice milanese del 1848
fu prima in Francia, ammirata, adorata dalla miglior societìi parigina; si
fe<;e amare, senza riamare, da Heine e Musset].
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412 SPOGLIO DEI PERIODICI
I14G. Co. — IV, 6, 1902. — Spezi P., La settimana santa d* una
volta a Roììia fl^er la storia dei costumi pontificii e po|)olari nella prima
metà del secolo XIX].
1147. L. — li, 6, 1902. — Lazio A., Il primo amore di Ippolito
Nievo [Matilde F.: l'A. da un epistolario, che s'arresta al 1850 e di cui
riporta alcune lettere, spigola notizie sulle vicende di ciueir amore che si
affievolì prima della morte del P.].
1148. RH. — XVII, 10, 1902. — Grossi T., Tommaso Grossi, notaio:
un rogito per Alessandro Manx^ni [Anno 1851 J.
1149. Or. — 1902, 1 maggio. — Ricard L., Trois m-ois d'empire
{27 avril'26 juiUet 1859). Campagne rf'/to/ec [Frammento di giornale del
generale de Ricard con episodi raccolti indirettamente sulla campagna : nota
la discordia dei comandanti e T insufficiente preparazione favorite solo dalla
incapacità dei comandanti Austriaci].
1150. flIPa. — IX, V, 19, 1902. — DragomiroY, I^es cames des revers
autrichiens en 1859 [Ricerca tali cause nel sistema politico e militare
austriaco che confronta col sistema francese affatto opposto e più liberale].
1151. BaD. — S. 4, XV, 1901 (1902). — Crozals J., Napoléon IH
et les forts de Lesseillon d'après des publieations italiemies {Tratta le
condizioni segrete fatte dalla diplomazia sarda, durante le negoziazioqi per
l'annessione di Nizza e Savoia, circa la distmzione del forte Carlo Felice
a Lesseillon e degli obblighi di lealtà politica della Francia iiel rifortificare
quei luoghi].
1152. RA. — XVII, 12, 1902 — Pace C, / caduti al Volturno, 1800.
Ricordo abruxxese [Due abruzzesi Alessandro Romualdi e Luigi Angelozzì
caddero in quella giornata].
1153. RA. — XVII, 9, 1902. — Di Pretoro L., Federico Salomone e
la campagna romana del 1867 nell'Abruxxo [Nato in Chieti nel 1825:
combattè nel 1848 come volontario in Lombardia, esule dopo la caduta di
Venezia, nel 1860 comandante dei carabinieri nella provincia d'Avellino*
disertore nel 1862 per seguire Garibaldi; prigione ad Aspromonte sfuggi
alla fVioilazione, organizzò nel '66 un reggimento di volontari : l'A. narra
sui docc. intercalati al testo la parte importante del S. a organizzare nel
1867 neir Abruzzo la spedizione romana e poi dopo l'arresto di Garibaldi
come capo (con Menotti e Fazzari) della colonna che penetrò nel I^zio;
deputato in parecchie legislature; f 1884].
1154. C. — CLXXl, 1902, 10 gennaio. — Morgins L., Rossini: sa
corre-spondance [Sulla scorta della corrispondenza rifa la biografia del
compositore] .
1155. HLi. — XXIV, 2, 1902. — Ravenna G. M., // eenteìiario di
N. Tommaseo,
1156. RL». - XXIV, 6, 1902. — Pellegrini F., Niccolò Tommaseo
[Discorso].
1157. Aga. — N. S., IX, 1, H)02. — Brugi B., Le opere minori di
Filippo Serafini,
1158. Js. — 1902, aprile, sett., nov. — Derenbonrg H., Correspon-
dance de Michele Amari [A proposito della pubblicazione del d'Ancona
rifa la biografia].
1159. RA. — XVII, 3,J002. — Castagna N., Coti p<jr«a^<oiit storiche
e letterarie con Cesare Canta [Pubblica lettere dirette dal Cantù all'A.
riguardanti specialmente appunti alla « Cronistoria dolPIndipendenza Ital. »J.
1160. RP«. — XIX, 5, 1902. — Mnciacda F., Poche lettere inedite
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PERIODO DEL BI80BG1MBNT0 ITALIANO 413
4i a, B. Niceolini ad Antonio Ranieri [Sono 9 lettere tutte del 1843 e
^'cttiino luce sulle relazioni passate tra il P., T Amari e il Ranieri special-
mente intorno allo studio loro sulla storia d'Italia],
1161. RPa. — IX, II, 7, 1902. — Billot A., Lea dehuts d'une am-
òassade [Quella del Billot a Roma presso il Quirinale dopo la morte del
Mariani nel 1890, il quale lasciava sul tappeto importantissime imprese].
1162. L. — II, 5, 1902. — Negri G., La battaglia di Abha Garima
JA proposito del volume del Bourelly che contraddice nello parti più favo-
revoli al Barattieri].
1163. RPa. — IX, II, 5, 1902. — Lei*oy-Beaii]ieu A., Le jubilé de
IJon Xni [Paragona l'opera ventici nquenaria di Leone XIII con quella
di Pio IXj.
1164. Tr. — V, 7-8, 1902. — Moschen, Discorso in occasione del-
l'inaugurax ione del monumento a Canestrini a Trento [Ri tesse la necro-
logia del natui-alista che illustrò per un trentennio l'università di Padova],
1165. Tr. — V, 3, 1902. — Menestrina F., // prof. Gabriele Fio-
rentini [Deiruniversità di Innsbruck; nato a Borgo di Valsugana nel 1844,
morto nel 1893].
1166. RP«. — XIX, 8, 1892.— Aldo, Nicolò de Nicolò [Il deputato
Barese era nato nel 1851].
1167. AdsF. — XIII, 1901. — Commemora X iòne di Anton Francesco
Trotti [f 2 settembre 1901].
1168. Co. — IV, 22, 1902. — ò'. Km. il Cardinale Gaetano Aloisi-
Masella [Era nato di famiglia patrizia a Pontecorvo il 30 sett. 1826 : brevi
cenni biografici].
1169. Mas. — S. 4. Vili, IX, 1902. — Borson, Notice nccrohgique
sur le general Ménabréa marquis de Val-Dora [È una larga biografia],
1170. MaS. — S. 4, IX, 1902. — Borson, Notice nécrologique sur
le contre-amiral Victor Arminjon, ISSO-LSy? [I/ilhistre marinaro italiano
era oriundo di Savoia].
1171. L. — II, 9, 1902. — Novati F., Gaetano Negri.
1172. L. — II, 4, 1902. — Cipriani O., L'esploratore Casati.
1173. Qi*. — 1902, 1 settembre. — Mercn H., La France et l'Italie
aprèji le renouvellcìnent de la triple alliance [Studia fa formazione, il
carattere e le conseguenze della triplice in senso italofilo].
1174. L. — II, 8, 1902. — Medin A., La morte del Re buono nei
poeti del popolo.
Carlo Contessa.
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III.
LIBKI RECENTI DI STORIA ITALIANA '^^
1. STORIA GENERALE.
A. Nnmismatioa, sigillografia, gallerie a musei,
bibliografia» arobivii, indici, misoallanaa.
409. * Ambroaoli S., La x,ecca franco-italiana di CharUciUe o Garlopoli^
In-8, p. 4. Milano, L. F. Cogliati, 1903.
410. Candiani G., Memorie. Id-8, p. xvi-297 e ritr. Milano, Uoeplì, 1902.
411. * Celaiii E., Indice generale del Bullettino di archeologia e storia
Dalmata. Voi. 1-xxin, anni 1878-1900, I11-8, p. vi-188. Prato, Già-
chetti figlio e 0., 190,S.
412. * Giorno G., Indici per notne d'autore e per materia delle pubbli-
caxioni sulla storia medioevale itoÀia/na raccolte e recensite da Carlo
Cipolla (1890-1898). ln-8, p. 4^7. Venezia, F. Visentini, 1903.
413. Gnecchi P. e Gnocchi E., Guida numismatica universale. In -16"»
p. x\-^V2. Milano, Hoepli, 1903.
414. Gnecchi, Roman coins. In-8, p. 220, avec fig. Macon, Protat fròrcs, 1903.
415. Gttardttcci T., Studi e ricordi con prefazione di U. Pesci. In-16,
p. vm-397. Torino, Roux e Viarengo, 1903.
416. * Jatta A., L'opera della commissione provinciale di archeologia e
storia patria di Bari nel ventennio 1882^1902. Bari, Laterza e figli, 1903.
417. La Mantìa, G., Indice generale deW Archivio storico siciliano. In-8,
p. vni-151. Palermo, Era Nova, 1902.
418. Lasteyrie, Bibliographie den travaux historiques et arehéohgique^
publié.'ì par Ics socìétés savantes de la France. In-4, p. 201 à 400.
Paris, Leroux, 1903.
419. Mandatari 3L, Saggi critici. In-16, p. 152. Città di Castello, Lapi, 1903.
420. * Miscellanea di storia italiana. 3* serie. Tomo Vili. In-8 gr., p. xix,
.500. Torino, Bocca, 1903.
421. * Miscellanea di studi critici edita in onore di Arturo Graf, In-4,
p. 850. Bergamo, Istituto d'arti grafiche, 1903.
422. Nani A., Medaglioni estensi. In-8, fig., p. vm. Ferrara, Bresciani, 1902.
423. * Patracco, Alessio, Pivano, Battaglino, Colombo, Gabotto, Gar-
bonelli. Miscellanea VcUdostana. In-8, p. LXxxvin-423. Pinerolo.
Ch iantore-Masca rolli , 1 903 .
(1) I libri segnati con asterisco (*) furono mandati alla Rivisfay e saranno,
argomento di sjìeciale recensione o nota bibliotrrafica.
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■*TMt*' «^
8T0B1A GENBBALM 415
424. * Per una relazione sulla galleria dei quadri nel museo eicieo di
Padova. In-S, p. 15 (Estr. dal Boll, del Museo civ. di Padova, V, 11-12).
425. * Rizzoli L., / s gilli del museo Bottacin IX. In-8, p. 25, con 3 tav.
Padova, Soc. cooper. tipogr., 1903.
420. Sol E., Arrhices ombriennes : les archioes Oddi Baglioni de Pérouse.
In-S, p. 40. Perugia, Unione tipogr. cooper., 1903.
B. Storie generali, del diritto, del papato, d'Italia,
di regioni o Stati,
delle lettere, dell'arte, di istitaaioni italiane.
427. Accame P., Xotixie e documenti inediti sui templari e gerosolimi-
tani in Liguria. In-8, p. 14(3. Finalborgo, Rebbaglietti, 1902.
428. * Bonomelli G., Dal Piccolo S. Bernardo al Brennero. In-IG^
p. xvi-501. Milano, L. F. Cogliati, 1903.
429. * Calvi E., Tavole storiche dei comuni italiani: Parto I. Liguria
e Piemonte. In-8, p. vin-74. Roma, Loescher, 1903.
430. Clccaglione F., Manuale di storia del diritto italiano. Voi. I. In-8^
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Hi vista stoìica italiana, 3a s., n, 3. 2f7
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418 LIBRI RECf.NTl DI STORIA ITALIANA
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Dante Alighieri di Albrighi, Segati e C, 1903.
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TKMPl MODERNI 419
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420 LlBKl RKCKMTl DI STORU ITALIANA
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530. Gachot, Les Campagnes de 1 799. Souvarotc en Italie, ln-8, p. vi-490,
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532. Beltrami A., Napoleone L ln-16, fig., p. 398. Torino, Tip. Sale-
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534. BaXAgny ^Campagne de V empercur Napoléon en Espagne (1808-1809).
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537. Franchi- Verney della Valletta G. I., T/académic de Francc à
Rome. In-8. p. 175. Torino, fr. Bocca, 1903.
538. Agnanno G., Gian Domenico Romagnosij filosofo e giureconsulto,
In-8, p. 118. Palermo, Sciarrino, 1902.
539. * Regia Emilia, Studio intorno alla vita di Carlo Rotta tracciato
con la guida di lettere in gran parte inedite. In-4, p. 180. Torino,
C. Clausen, 1903.
540. Barbiera R., Passioni del risorgimento: nuoce pagine sulla prin-
cipessa Bclgiojoso e il suo tempo^ con documenti inediti e illustra-
xioni. In-16, p. xii-485. 15 tav. Milano, fr. Treves, 1903.
541. Martini L., / martiri di Belfiore: pagine scelte e ordinate da
G, Maxxoni. In-16, p. xvii-264 e 1 tav. Firenze, Barbera, P.H)3.
542. Castellani C, La Mannora e Ricasotl nel 1866, con documenti.
In-8, p. vi-51. Roma, Tip. Nazionale di Bcrtero o C, 1903.
543. * Ghiaia L., Giacomo Dina e l'opera sua nel risorgimento italiano.
Voi. 3*»: 1866-1879. In-8, p. 648. Torino, Koux e Viarcngo, 1903.
544. * In onore di Niccolò Tommaseo a ricordo del centesimo anno dei
suo nascimeìfto. Due lettere del medesimo al prof. Paolo Pcrex.
In-32, p. 77. Milano, L. F. Cogliati, 1903.
515. * In onore di Galileo Ferraris. In-8 gr., p. 162. Torino, Paravia, 1903.
546. * In onore di Alinda Brunamonti. In-8 gr., p. 96, Perugia, Unione
Tipogr. Cooperativa, 1903.
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LIBRI ESTRANEI ALLA STORIA ITALIANA 421
547. * fn memoria di Baldassarre Cerri nel giorno anniversario della
sua morie. In-8, p. 280. Torino, Tip. della « Gazzetta del Popolo » , 1903.
5iS. In memoria di Carlo A. Conigliani nel 1° anniversario della sua
morte, 6 dicembre 1002. In-8, p. 151 o ritr. Modena, Tip. degli
0|)erai, 1902.
54H. In memoria deW architetto Carlo Naymiller, jnorto in Milano^ il
13 marzo 1902. In-16, p. 24. Milano, A. Vallardi, 1902.
o.jU. //* jnemoria di Corrado Nicolaci principe di ViUadorata, 24-25
giugno 1902. In-8, p. xxxviii-203 e ritr. Noto, Tip. Zanimit, 1902.
ò'ìì, 3Iagherini-Grazittiii G., Commemora.uone del conte Alfredo Ser ri-
stori. In-8, p. 27. Città dì Castello, Lapi, 1902.
jjJ. Gaathey, Petit Journal de Rome {1878-1903 ). In-8, p. 155, I)e-
jussieu, 1903.
jóij. Accademia di Santa Cecilia nel XK V anniversario della fondazione
del liceo musicale, In-8, p. 93. lioma, Forzanì e C, 1902.
r).")4. Robertson A., The roman catholic Church in Italg. In-8, p. 272.
London, Morgan a. Scott, 1903.
LIBRI ESTRANEI ALLA STORIA ITALIANA
mandati in dono alla SMsta(l)
1. Geisser A., A proposito di case operaie. In-32, p. 32. Torino, Amm.
della Bandiera IJ boralo, 1903.
2. Breckinrid^è S. P., Legai Tender. A sludy in english and american
monetary history. ln-8, p. xvii, 181, Chicago, University oF Chicago
press, 1903.
3. Guida del Perà per capitalisti, industriali ed emigranti. In-32, p. 50.
Lima, T. L. Carlo Fabbri, 1903.
4. Me mo i res du géncr ai-major Russe Baron de L'òiccnstern {1776-JSóS)
publiés par M. //. Weil. 2 voi., in-8, p. xxviii, 422, 343. Taris,
Fontemoing, 1903.
5. Ollivier, L* Stupire liberal (Etudcs; Récits ; Souvcnirs). In-18, jósus.
p. COS. Paris, Garnier Ir., 1903.
{1; Questi libri, non potendo sempre per il loro arj^oniento formare tema
fli recensione nel corpo della Rivista, saranno lar^'amente annunziati nelle
Xolizie tra le Pubblicazioni carie, (luando siano relativi alla storia.
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I
1
IV.
NOTIZIB E COMUNICAZIONI
Congref^so storico. — La Società storica subalpina terrà il suo IV Con-
gresso in Alba dal 10 al 14 settembre. Oltre a comunicazioni o letture varie
non ancora precisato e a parecchi studi su Alba e sulla regione albese, sono
segnalati i seguanti temi :
P. Sulla necessità di ristudiare più largamente il materiale documen-
tario della Kiviera di ponente per la soluzione di gravi problemi di storia
medievale subalpina ;
2*. Sul sistema tributario in Piemonte fino alla rivoluzione francese,
specie riguardo ai generi di prima necessità;
3". Sulla topografia e tojjonomastioa del Piemonte medievale: origine
ed estensione dei vocaboli I^nga, Monferrato. Piemonte otc.;
4°. Sulla opportunità di redigere una bibliografia storica subalpina più
pratica delle esistenti ;
5*». Snl carattere di dissidenza religiosa delle «Società del Popolo* e
delle «associazioni religioso» in Piemonte;
6". Sul carattere nazionale della storia ]uemontese ;
7'*. Sul migliore ordinamento delle monete subalpine per lo studio storico.
11 Piemonte e Bollettino storico Monternbbianese. — 11 giovine
prol'. Chiattone, direttore del Pìccolo archivio dcW antico marchesato di
Saluxxo^ ha fondato un periodico settimanale col titolo 11 Piemonte^ diretto
specialmente a diffondere la coltura letteraria e storica tra le persone istruite
del Piemonte, che non fanno speciale professione di lettei*e e storia. Colla-
borano con lui alcuni valenli giovani, che già in parecchi articoli dettero
buon saggio della loro dottrina. Auguriamo all'ardito e coraggioso direttori'
prospera fortuna, nelPinteresse generale della diffusione della coltura, sjkì-
cialmento storica, nel Piemont<5.
Anche a Monterubbiano si costituì una Società per la pubblicazione
di documenti locali. Entrò subito in azione con un bollettino storico mensih'.
il qnale darà di quando in (quando illustrazioni grafiche di monumenti locali,
ritratti di illustri concittadini, ecc.; pubblicherà articoli di storia, archeologia,
arte, lettjMatura ])opolaro, folklore, notizie di scavi, appunti di varietà, notv
di cronaca, interessi locali ; quantunque dovrà spesso dare notizie riferontisi
alla stoiia ecclesiastica, che comprende la maggior parte della storia medio-
ovale dei nostri comuni, pure non entrerà mai in merito su argomenti reli-
giosi ; parl(5rà in modo speciale di Monterubbiano, delle sue vecchie famiglie
]>Htrizie, dei suoi personaggi celebri ; ma, per necessità di relazioni storiche,
anche molto spesso dei paesi limitrofi e dei Comuni più importanti di tutta
la Marca. Prezzo d'abbonamento annuo per Pltalia 1. 5, per l'estero I. <)•
Premi per lavori storici. — L'.\ccademia di Francia ha tra le altre
opere premiate le seguenti, che direttamente o indirettamente interessano la
storia d'Italia: metà del premio Sobrier-Arnould (l. 2000) a Paquier |)er
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NOTlZlK K COltUNICAZlONl 423
Jmme AUandre^ de sa naissance à la fin de son séjour à Brindea
(I480-ir>29), il gran premio Oobert (1. 10.000) air abate Baudrillart por
Philippe V et la coiir de France^ il secondo a Segrelle por La dìplomaUe
fraìvaise et la suceession d"* Espagne; un premio Thérouannc (1. 1500)
a Fr. (ì. Bloch per Les origines de la Franre : la Oaule indépendnnte et
la Oaule romaine; e più reoontomente assegnava il ])romio Gobert a Caniille
JuUian per VereingétoriXy il ])remio Guérin a I^amarre per Histoire de la
Utiérature romaine depuis la fondation de Uome jttsqn'à la fin du gou-
rernement répiihlicain^ e a Cucheval per Cieéron oraienr: il premio Tlié-
rouanno alla contessa Do Beaulainoourt per Boni face L, A. De Castellane^
Lp journal du rnarèehal, campagnes d' Afrique^ d'Italie et de Crimée, e
all'abate Conzard per Vne afnbassade à Home sona Henry IV: il premio
<ìuiz()t a Guiraud per UKglise et les origines de la lìenaissanee,
li" Académie des inseriptions et belles letfres ha distribuito i seguenti
promii ad opere, che toccano la nost/-a storia: divise il premio Saintour fra
C'h. Biehl (1. 2500) per il suo Justinien e ¥. De Mély (1. 500) per VEtmle
sur les relique^ de Constantinople au X l ì ! sièele ; concesse paitedel premio
Tiobert a K. Foupardin per Le Hayattme de Prorenee soiis leu Carolingi ens,
]»arte del premio Bordin a L. Dorez e G. Lefèvre-Pontalis ]ier la Chronìque
d'Antonio Morosini^ e il premio Estrade-Deleros (1. 8000) al canonico
U. Ches'alier per i suoi vari lavori storici.
Annunziamo con piacere, che il concorso per una Storia doeuìnentata
di Castel S, Pietro dell'Emilia, bandito nel 1890. e di cui si diede no-
tizia nella Ki vista nostra (voi. XV K p. 332), è stato vinto dal dott. Lu-
'lovico Frati, sotto-bibliotecario dell' Universitaria di Bologna. 1 nostri ral-
lo'rramenti col Frati, che a giudizio dei commissari (Gavazza, Casini e Livi )
condus.se la storia di Castel S. Pietro d'Kmilia con larghezza di i)reparazione.
roii precisione di esposizione e con senso discreto di critica e di misura.
Istituto storico belga a Roma. — Il Governo del Belgio ha fondato
in Koma un istituto storico sul modello dell'istituto ])russiano. La direzione
ne fu affidata a Dom U. Beslièro, bibliotecario delFabbazia benedettina di
Maredsous e membro della commissione reale di storia.
Miscellanee storiche. — Nella ricorrenza del 50° anniversario dell'en-
trata di Georges Perrot alla Scuola normale superiore di Parigi, gli allievi
ed amici pubblicarono una raccolta di Memorie (Ij, di cui ]);irecchie ijite-
ressano la storia d'Italia. Tali sono : G. Boissier, Introdiietion de la rhé-
torique greeque à Rome: P. (iruckler, Centenarius, terme d'art nìiiitnire ;
\s. Helbig, Le Currus du roi romain; M. Holleaux, Le prétendu traiti'
de HOO entre les lihodiens et les Romains; E. Caetani-Lovatelli, L'isola
Tiberina; P. Vidal De La Blache, Les Purpnrariae du roi Jnha.
Per onorare la memoria di Paul Fabro, gli amici r^omposero un volume
di mi.scellanoa (2), in cui parecchie monografie concernono l'Italia : G. Monod,
.SVr un pom^sage de Paul (irose: E. (^hatelain, Fragment de Orvgoire Ir
Orand en semi-onciale; li. Delahaj'e. Saint Cassiodore; G. Blondel,
Ktude sur les droits régaiiens et la eonstitution de Roncaglia ; G. Digaid,
La fin de la seigneurie de Tusculum; E. v. Ottenthal, L'adìuinisti'ation
du Frioul sous le^ patriarehes d'Aquile^.; E. Bertaux, Le mavsolve de
l'empereur Henri VII à Pise; J. P. Hirsch, Note sur deux fondi onnaires
dp la Chambre apostolique au XI Ve sircle: E. Jordan, La failUte des
Bnonsignori ; A. Pératé, Un triomphe de la niort de Pietro Lorenzetti ;
l\ De Nolhac, Un noureau manuscrit de la bibliothèque de Pétrarque ;
K. Miintz, Les premiers historiens des inosaiques Romains.
(1) AMange Perrot, ree ned de niémoires co/ìrernant Varchèolouie classique, la
Uttérature et Vhistoire anciennes. l*aris, Albert Foiitemolntr. l«x>5i.
'2) Mélanges Paul Fabre. Études W histoire du ìiioyen dye. Paris, A. Picard, 1902.
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424 MOTlZlB K COIIUKICAZIONI
Gli allievi, coUoghi, amici ed ammiratori dol prof. Arturo Hraf, p^r
festcg{<iaro il 'J5** a ani versarlo del suo insegnamento nell'Università di Tonno,
curarono la pubblicazione di un elegantissimo volume in-4, di pagine 8."KK
sotto il titolo Miscellanea di studi enfici^ a cui collaborarono ben 48
scrittori. Gran parto di questi lavori sono puro d' indole storica, onde
riteniamo opportuno almeno ricordarli por ora, riservandoci di riprenderli
in esame. Essi sono: Barbi M., Alessandro Manx-oni e il stw romanxo
nel carteggio del Tommaseo col Vieusseux: Bellezza P., Il cordi Dante
attribuito dal Manxoni a V. Monti; Bertana E., L^ Ariosto^ il mairi-
rnonio e le donne; Butti A., / mecenati di Antonio Cesari; Gian V., Per
la storia dello studio bologfiese nel rinascimento — Pro e contro VAvtasej):
Croce B., Francesco Patrizio e la critica della retorica antica ; De Chiara
S., Oli amori di OaleaxX'O di Tarsia; De Iioliis C, Di Bertran del Pojfl
trovatore delVetà angioina; Farinelli A., Sentimento e concetto della na-
tura in Leonardo da Vinci; Nevati F'r., Una ballata in onore di Jjodo-
ri co Migliorati (1405-1406); Polissi er L. G., Pour la bibliographie. du
cardinal Gilles de Viterbe; Pércopo E., Per la giorinexx-a del Samtax-
xaro; Pi tré G., Cartelli e pasquinate d^ sec. XV III in Palermo; Ros^i
V., Armi ed amori d'un orafo fiorentino del Quattrocento; Soldati B..
Oli inni sacri d'un astrologo del rinascimento; Vaccaluzzo N., Sererim
Boexio e Pier della Vigna nedla Dir ina Commedia,
Onoranze a Vittorio Alfieri e Francesco Petrarca. — Ricorrendo
quost\inno il contenario della morte di Vittorio Alfieri, Asti, sua terra na-
talo, si appresta a commemorarne alt^imonte il nome : con la pubblicazione
di tutto lo sue opere in forma popolare, con la rappresentazione di alcune
tragedie dell'Alfieri, con un Numero unico alfieriano, con T inaugurazione
d'un Museo nel rinnovato palazzo degli Alfieri, e con molteplici feste pojwkri.
Un comitiito sY» costituito pure in Arezzo per celebrare Panno pros-
simo il sesto centenario della nascita di Francesco Petrarca. Ti*a i suoi
propositi merita d'essere segnalato quello di raccogliere fondi per sussidiare
edizioni critiche di opere petrarchesche e anche lavori preparatori jkt
rjuella edizione critica di tutte le opere del Petrarca, che è così vivamente
desiderata dagli studiosi.
Necrologio. — Con vivo doloro ci giunse di questi giorni Pannunzio
della morto improvvisa del comm. Carlo Gioda, benemerito funzionario
della pubblica istruzione, nostro collaboratore, autore di lodati scritti stc»-
rici, specialmente sul Machiavelli, sul Guicciardini e su Giovanni Boterò,
ch'egli ampiamente illustrò in tre volumi.
Apprendiamo all'ultima ora la triste notizia della morte improvvisa
di Scii'ioxK Lapi, editore intelligente, ardito e probo. L'Italia moderna «si
onora di quest'uomo laborioso, che concorse alla pubblicazione nitida ed
elegante di tante notevoli opere, e gli studiosi della storia specialmente
ricordano Pardimento, la fede e la fermezza nelPintrapn>sa grandiosa della
nuova edizione dei Rerum italicarum Scriptores del Muratori. Morentio
rivelava tutto il suo cuore, lasciando la proprietà del grande stabilinientu
tipo-litografico da lui l'ondato a* suoi operai, che dovranno costituirsi m
cooperativa, ripartendo la proprietà in proporzione degli anni di servizio
prestato. Nobile esempio di concordia e benevolenza sociale, che merita
essere meditato dai contemporanei e tramandato alla memoria dei posteri.
Pinerolo, Tipografia Sociale. — Molino Giuseppe, gerente responsabile.
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6. Periodo dklla rivoluzione francese (1789-1815).
QaUaoresi e Luranì,, I/invasione francese in Milano (C. R.) Pag, 360'
Cappellettiy La leggenda napoleonioa (Binando) ...» 361
Fabry, Campagne de Tarmée dUtalie 1796-97 (Gaerrini) » 362
Gamon, La guerre napoléouicnne (id.) . . . . > 365
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1900).
Corridore^ Storia della popolaz di Sardegna (Salvìoli) . > 3f>7
Swiney^ La quostion de Saint-Jóròme (Spezi) » 368-
JjUXrio, n prooesfiO Pellìco-Maronoelli (Rinaudo) ...» B?!)-
lieUetj L'unite d'Italie et Tunité d'Alìeraagne (Roberti) , » 372
Thouoenel^ Pages de Thistoiro du seoond empire (id.) » 372
Appendice alle note bibliografiche.
Storia oexerale: Leone, Vitale, Serena, Cessi . . . > 376»
£t.\ preromana e romanza: Giussani, Tropea, Piccione, Camozzi,
Eli sei, Seregola, Stroppolatini, Lepreri . . . . > 376-
Basso medio evo: lieone, Tallone, Andrich, Vicini, Luzzatto,
Pace, Barelli, Caracciolo, Lazzarini, Rizzoli, Mazzini, Sca^
ramella, Van Ortroy, Piva > 378
Teìui moderni: Scararaolla, Segre, Casoli, Dalla Santa, Nelli * .381
XZ. Spoiplid d«i FerloUei, ossia di Riviste nazionali e fore-
stiere e di Atti e Memorie di Deputazioni e Società storiche,
di Accademie e di altri Istituti R(!ientifici e letterari, con
riassunto di 407 articoli di storia italiana (Carlo Contessa) . » 382*
in. ZUnoo di 114 reoeati pubblloMioai di storia italiana » 414
IV. Votlaie • comanittaitoat. — Congresso stcrico — Il Piemonte,
Bollettino stoiioo Monterubbianeso — Premi per lavori storici
— Istituto storico belga a Roma ^ Miscellanee storiche — Ono-
ranze a Vittorio Alfieri e Francesco Petrarca — Necrologio
42:
La Rivista storica italiana si pubblica in fascìcoli trime*
strali di almeno otto fogli di stampa (pag*. 128). — Il prezzo
annuo di abbonamento è di lire dodici per l'Italia e di franchi
quattordici per i Paesi dell'Unione postale. Ciascun fascicolo-
separato costa L. 3,50 all'interno e fr. 4 all'estero. Gli abbo-
namenti si prendono alla Direzione della Rivista storica ita-*
liana^ Torino^ via Brofferio^ j, e presso i principali librai
italiani e forestieri.
Si pregano tutti i .signori associati di affrettare il pa-
gamento della quota d'abbonamento per il 1903.
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:ditta 0--
E COMP.
T0RiyO-ROMA-Xr[r<,VNO-FlRENZE-NA,POLl
CARTE MURALI STORICHE 01TAUA
compilate dal Prof. P. RAVASIO e dLsiejnatB da D. LOCCHl
alia scala di 1 : l.OOOJJOf), ttitte in ire fogli
Dimensione Sci(>iu.» Mont ite
•corn!<v
ON.I. u;
I
0
u
I. L'Italia ai tempi (lt*i IiOn«coì)Ardi sino alla
pnina venata dei Fianoiii (dull'anno CKW
al 754) 1,50X1,33 L.
ir. I/Italia al tempo del dominio franco e dei re
autonomi (dall'anno 774 al 901 ) . I,50X 1,30
III. L'Italia durante il prodominio tedesco —
Comuni (dall'anno 9()l al 1301) — C-ar-
tina: L'Italia dal 1302 al 1400 —Signorie
e Principati 1,50X1-30
IV. L'Italia nel 1493 1,50X1^30
V. L'Italia dal 1492 al 15Ó9 — Predominio
si>agnuolo — Cartina: L'Italia dal 174S
al 1790 — Predominio austriaco . . 1,50X^*30
VI. L'Italia nel 1798 -Cartina: L'Italia nel laOC 1,50X^30
• VIL L'Italia dal 1809 al 1815 — Cartina: L'Italia
poi trattati del 1815 . . .1,50X^30
Vili. L'Italia durante le guerre per la sua indi-
pendenza e unità — Annessioni del 1859
e 1860 — Cartina : Unificazione dell'Italia
dal 1860 al 1870 . • • • • 1.50X1;30
Que.ste Carte muuali storiche rappresentano i più notevoli
tuiitainenti cui andò soggetta Tllalia nelle vicende politiche.
Nelle varie epoche della rifa pol/fica del nostro Pae^e offni Carta
ritrae uno di quegli emergenti momenti storici i in cui l'Italia troroi^'H
iwtevolmente mutata nelle site diris-ioni territoriali. In fint d'tnjnuna di
i\sse r'è un indice^ che, mentile richiama i colon della stesua carta, dà
un rapido cenno dsgli Sfati in essa compresi. Quando poi fra V epoca
ili una caria e quella che segue risulta una lacuna, s^upplisce una Cartina,
rappresentante i mutamniti portati da nuoti trattati o da altre vicenda.
Ili
10
IG
10
CoMM. Prof. COSTANZO RINAUDO
ATLIMTE STOBICO
Compilato con larghi criteri didattici, sì da servire opportunamente per
ijualhiasi tosto di storia, rappresenta questo Atlante storico un vero pn.>-
^resso dell'industria cartografica nazionale.
È stata pubblicata lo scorso anno la Parte prima. Il Mondo antico,
in 14 tavole, (^on 19 carte, die per chiarezza e nitidezza di disegno, ooce
l)pr ricchezza di particolari, possono lortamento compotere con le migliori
profluzioni straniere. — Fra pochi giorni comparirà la Parte seconda, 11
Medio-evo, puro in 14 tavole, con 'M) cavtv.
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T»S4 ... -^à
Anno XX, 3* S. Ottlibri-Oicenbre 1903 Voi. Il, fase. 4
RIVISTA STORICA
ITALIANA '^^*'
PUBBLICAZIONE TRIMEST
DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON I.A COLLABORAZIONK T)I MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
DIKKZIONE
Torino, Via. Brofferio, 3
1003
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INDICE DKLLK MATERIE
X. B^MBsioni • note blUioffVftfiolM.
1. Storia generale.
BonomeUi^ Dal Piccolo S. Bernardo al Brennero (Mainetti) Pag, 425
Viidda^ Monografia di Canù (Leone) > 427
Chevalier^ Le Saint Suaire^de Torin et le N. Testanient (BoUea) » 429
Bellet, Le Saint Suaire de Torin (Bollea) . ...» 429
Mollai, Clément A^II et le S. Suaire de Turin (Bollea) . » 429
Ghevalier^ Autour des origines du Suaire. de Lirey (Bollea) » 429
2. Età preromana e romana.
Società numiamatiea, Memorie (Mariani) .... » 430
Maffei, Sullo cagioni della decadenza dell'Etruria (L. M.) . » 433
Vaccai^ Le feste di Roma antica (F. B.) . , » 434
Pascal^ Fatti e leggende di Roma antica (Oberziner) . . » 436
3. Alto medio evo (sec. V-XI).
Schoéfer, Pfarrkirche u. Stift in doutech. Mittelalter (Cipolla) » 439
Nobili' Vitellescki^ Storia del Papato, voi. II (Rinaudo) . » 441
Mann, The Lives of the Popes in the middle ages (Rinaudo) » 441
Ohr^ La leggendaria elezione di Carlo Magno (Leone) . » 443
CaruUij Suppl. ai Regesta Comitam Sabaudi» (Usseglio) . » 444
4. Basso medio evo (sec. XI-XV).
Turba, Geschichte d. Thronfolger. in hasburg. LSndern (Cipolla)
Eubely Hierarchia catholica medii tevi (Cipolla) .
Gottlob^ Die Servitientaxe im XIII Jahrhundert (Cipolla)
Finke, Aus den Tagen Bonifaz Vili (Cipolla)
Doren^ Deutsche Handwerker i. mittelalt. Italien (Cipolla)
— Arto, scienza e fede ai giorni di Dante (Mainetti) .
Pansa, Rei. comm. di Sulmona con altre città d^Italia (Q. Guerrieri)
Palmieri, Antichi vicariati delPAponnino bolognese (Luzzatto)
Aleandri, L'antico statuto del Comune di Sefro (B. F.)
Casabianca, Un avventuriere a Brolio nel sec. XV (Franciosi)
Feliciangeli, Sulla monacaz. di Sveva Montefeltro-Sforza (Zanelli)
Rayneri^ Due Jolande Sabaude (Bollea) ....
445
446
448
449
452
454
4n9
461
464
465
368
470
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'rf^'y
KECKNSIONI E NOTE BIBLIOG
*^;'::
1. STORIA GENERALE.
MoNS. G. BONOMELLI, Dal Piccolo S. Ber^iardo al Br^ennero.
Milano, L. F. Cogliati, 1903.
154. — Nella prefazione dell'opera si legge : « a ine pare che
chi scrive viaggi, debba pigliare quasi per mano il suo let-
tore, e tenerlo sempre a fianco per fargli vedere ciò che egli ha
veduto, udire ciò che egli ha udito, sentire ciò che egli ha sentito,
imparare ciò che egli ha imparato». E bene: TA., concreta ve-
ramente la sua giusta idea, traduce in realtà il proprio desi-
dèrio: dal primo al dodicesimo ed ultimo capitolo, non permette
al lettore che gli si scosti dal fianco, nemmeno per poco; lo
fa partecipe delle sue visioni, de' suoi pensieri, de' sentimenti
suoi, de' suoi ricordi.
Argomento dei dodici capitoli sono: T 11 valico del Piccolo
S. Bernardo; 2^ 11 viaggio lungo l'Isèrc, il Rodano e la valle
del Reno fino a Colonia; 3" La Vestfalia; 4« L'Olanda e Am-
sterdam; 5** Harlem, Leida, Aia, Utrecht e Brema; 6« Amburgo;
7* Da Kiel a Copenaghen ; 8° Una punta in Svezia ; 9' Verso Ber-
lino e Postdam; 10* Ungheria, Buda-Pest; 11* Vienna; 12* Da
Vienna a Trento.
Vivo è il sentimento della natura, chiare e dilettevoli le
descrizioni geografiche; ma alla geografìa saviamente intreccia
la storia l'esimio autore. Egli infatti spesso richiama al pensiero
commosso le sacre memorie del passato, e rievocandolo l'A.
scrive pagine in cui è bella e schietta la verità storica, vivis-
simo il sentimento del cuore italiano, acuta l'osservazione del-
' l'uomo, che dalla storia dei tempi che furono sa trarre le
^conseguenze logiche dei tempi avvenire.
Sono raffronti lieti o dolorosi tra secoli e secoli, tra na-
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426 RKCKKSlOxM K ^UTIS blUhlOOKAFlCHiS — 0. MAIMKTTl
zioni e nazioni, tra la civiltà degli uni e quella degli altri, e>
specialmente, fra il popolo tedesco e il popolo italiano, figli ed
eredi entrambi di antichissime schiatto reciprocamente avverse:
runa feroce nella sua potenza, e sdegnosa, anzi ignara di
gloria che non fosse gueniora, Taltra superba di conquiste nel
campo delle armi e altresì in quelli della scienza e dell'arto.
Monsignore coglie bene, bene ritrae, direi anche nelle sue
sfumature, il carattere tedesco e, a mano a mano che ne viene
in contatto, lo fa spiccare di riscontro al carattere italiano, os-
servando spassionatamente di entrambi le belle qualità e... le
magagne... Dico spassionatamente, ma noto, che, TA. sempre
ed ovunque, si rivela figlio d'Italia: ha in sé forte e schietta
la italianità: sotto il cielo plumbeo dei Germani ricorda eoa
palpito il cielo azzurro della patria sua ; dinanzi ai monumenti
ricchissimi, spesso magnifici, ma colossali, ma pesanti, dell'arte
tedesca, rammenta e vagheggia con il pensiero le svelle e leg-
giadre linee dell'arte nostra, in cui è tutta la splendida ve-
nustà della greca.
Il Bonomelli nell'opera sua non ci dà soltanto, in forma
dilettevole, cognizioni geografiche e storiche, tratta ancora que-
stioni di attualità con intelligenza perspicace e serena. Sono
questioni di scienza, di religione, di morale, di critica, di arte,
sono fatti sociali che possono rendere più vigorosa, o, al con-
trario, minare fatalmente la vita dei popoli, e trarli a rovina: ir
socialismo, lo sciopero, il nichilismo, il militarismo, l'evolu-
zione, il trasformismo, il materialismo, il giornalismo attrag-
gono la sua acuta attenzione, e lo inducono ad alte e serene
riflessioni. S'arresta con particolare cura sulla critica storica
tedesca, specie sulla critica demolitrice, che, se fec« e può far
molto bene alla storia, alleggerendola da tanta zavorra, fece
altresì molto male, e Io fa sempre, quando sia guidata da uno
spirito scettico, quando, altiera, entri nel campo religioso, e
per campo religioso il Vescovo cattolico intende ciò che della
religione forma l'essenza.
«Amiamo la critica, la vogliamo e la consideriamo come
l'esercizio più naturale della sana ragione, ma una critica che
illumini non che appicchi l'incendio; una critica che riconosca
i suoi confini, non mai che a capric<?io li travalichi; una cri-
tica che esamini e discuta fin che vuole i fatti, non che a di-
rittura li neghi senza appello ; una critica che non pretenda di
cavare la storia da sé come il filugello cava da se il filo di
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STOKlà GKNKRALK — C. VADDA 427
seta, raa che si rassegni a riceverla come si presenta, quando
i fatti sono accertati »,
I/A. è cattolico, e non solo cattolico, ma Vescovo, è quindi
naturale che abbia sempre viva ed eloquente parola quando si
tratti di religione; che senta fortissimo il palpito dell'amore
alla sua fede, e s'accori quando la vegga disconosciuta, frain-
tesa, combattuta, quando si accorga che altre religioni od altre
chiese sembrano trionfare sulla chiesa romana.
Viaggiando in terra straniera l'apostolo del proletariato ita-
liano corre in traccia dei nostri operai, emigrati per le dure ne-
cessità della vita, de' figli d'Italia che portano lontano dalla
patria il tesoro delle forze loro materiali e morali, la genero-
sità del cuore e la vivezza dell'intelletto. L'operaio italiano, il
povero emigrato, forma il caro e mesto pensiero dominante del
Vescovo cattolico, il quale s'interessa grandemente di lui, e lo
cerca, lo chiama a sé nelle città in cui si ferma, e lo consola,
e lo esorta a serbare gelosamente in mezzo al popolo straniero
sempre pura e forte la sua nazionalità.
Sente e raccomanda il dovere sacrosanto di non abban-
donare i nostri emigrati, di proteggerli, di agevolarne la
istruzione e l'educazione schiettamente italiane. Imitiamo in
questo la Germania che, per mezzo di forti associazioni sta-
bilite all'uopo, si occupa dell'emigrato, prima e dopo la sua
partenza, e gli edifica nella terra straniera chiese proprie,
scuole, istituzioni, che gli ricordano e gli continuano le tradi-
zioni della patria, e lo mantengono in una relativa indipendenza
dal popolo con cui gli è forza vivere in lungo e stretto contatto.
Non pretesi riassumere l'opera piacevole, istruttiva, e al-
tamente morale del vescovo Cremonese; ma parvemi oppor-
tuno richiamarne l'attenzione anche in una Rioista storica, seb-
bene l'intento storico non sia stato sprone essenziale dell'Autore,
che viaggiando pensava all'adempimento d'una missione reli-
giosa e nazionale.
Giuseppina Mainetti.
CESARE VADDA, Monografia di Carrii con cenni storici sui
comuni del mandamento. Dogliani , F. Casarico, 1902.
155. — La narrazione storica del cospicuo boi^o di Garrù,
dalla sua origine ai giorni nostri, vien quivi ristretta ad una
trentina di pagine. Subito è accennata l'aggregazione della
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428 KBC16NSI0MI 8 MOTB BIBLIOGRAFICHB — A. LKONB
località, por opera di Carlo Magno, al contado di Brodolo, poi
rapidamente notata la consignoria del vescovo di Asti e delle
famiglie dei Manzano e dei Bressani, sempre fra loro in lotta;
anche intorno al governo degli Angiò, degli Acaia, dei mar-
chesi di Monferrato e di Geva troppo limitati sono i cenni.
Fanno le spese di questa trattazione, né ordinata né sempre cor-
retta Natale Ruggero, autore della Monografia di SanVAMno
di Stura^ ed Emanuele Morozzo della Rocca mediante La Storta
dell'antica città del Monteregale. 11 Vadda ha rinunziato al-
l'ampia messe di documenti inediti dell' Archivio di Stato di To-
rino (categoria mazzi da ord. per A. e B, lettera G, Garrii), né
fatto minimamente uso dei lavori — tutti quanti indispensabili
— di F. A. Della Ghiesa, del Datta, del Durandi, dell'Adriani,
del Paserio, del Gabotto, del Boriano, dell'Olivero (quest'ultimo
per ciò che riguarda le relazioni con il marchesato di Geva),
ecc. La parte moderna che si riferisce airautorità esercitatavi
dai Savoia e dalla Francia — più chiara e più ampia della
prima — è intessuta in modo particolare sui documenti del-
l'Archivio locale, ma procede alquanto slegata, né con si^eciale
rilievo dei fatti più importanti. A tale compendio, che doveva
riuscire ciò che più interessante ci ammaniva il nosti-o Autore,
fan seguito alcune curiosità storiche, sciolte fra di loro, poste-
riori al 1600, di ignota derivazione, relative a disposizioiii
d'indole amministrativa, malattie epidemiche, beneficenza, ecc.;
comunicazioni sulla vita attuale del borgo, una relazione tojK)-
grafica e demografica, notizie sui monumenti sacri, sui [)ei"so-
naggi che hanno lasciato buon nome di sé e Tinserzione di
I)Ochi documenti di cui alcuno già edito. Le note brevi, rare
volte destinate a raggiungere lo scopo, sono là a dimosti^arci
l'insufficiente preparazione dell'Autore, il quale ha però dichia-
rato nella prefazione di non aver avuto intenzione di compi-
lare ima vera storpia.,., Jl volume, arricchito di i>arecchie ri-
produzioni fotografiche e che può tuttavia per certo asi)Otto
riescire d' indiscutibile valore per i Garrucesi, si chiude con
pochi cenni storici sui comuni del mandamento: Magliano-Alpi,
Glavesana, Piozzo.
A. Leone.
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STORIA OKNBRALK — CHlCYALlBft - BBLLKT - XOLLAT 429
ULYSSE CHEVALIER, Le Saint-Sualre de Turin et le Nouveau
Testamenti Paris, A. Picard, 1902, pag. iO.
CHARLES-FELIX BELLET, Le Saint-Suaìre de Turin. Son
image positive. Paris, A. Picard, 1902, pag. 16.
G. MOLLAT, Clèment VII et le Suaire de Lirey. Paris, De
Soye, 1903, pag. 8.
ULYSSE CHEVALIER, Autour des oìHgines du Suaire de Lirey
avec documents inédits. Paris, A. Picard, 1903, pag. 53.
156-159. — 11 buon canonico Ulisse Chovalier, il dotto socio
coirispondento dell'Istituto di Francia, continua la sua cam-
pagna in favore della verità storica contro la Sindone di To-
rino; ed in suo aiuto vengono ora altri due studiosi, il Bellet
0 il MoUat.
Basandosi sull'opere sue anteriori, che trionfalmente e con
prove irrefragabili batterono in breccia la pretesa relìquia di
Cristo (vedi N. ultimo di questa rivista) Ulisse Chevalier si sof-
ferma dapprima a studiare la questione del Sudario nei suoi
rapporti con il Nuovo Testamento, combattendo la tesi scien-
tifica di Paolo Vignon (Le linceul du Christj ètude scienti"
fique, Paris, 1902), della decomi)osizione dell'aloe, di cui era
cosparso il lenzuolo di Cristo, sotto l'azione del carbonato d'am-
moniaca sprigionantesi dal corpo suo, e dimostrando che gli
Ebrei avevano un'altro sistema nelle sepolture diverso da quello
sostenuto dal Vignon per poter dare campo alla possibilità delle
azioni chimiche, e che l'aloe e la mirra usate anticamente
nei funerali non erano liquide, ma solide, e perciò non
erano state impiegate ad ungere il lenzuolo di Cristo, ma solo
cosparsevisi in polvere, o bruciate nel sepolcro per profumarlo.
Il Bellet assale pure la teoria del Vignon e con le testimo-
nianze storiche delle Clarisse di Chambéry del 1534, le quali
riaccomodarono il Sudario deteriorato da un incendio, dimostra
come questo fu capovolto, offrendosi ora alla vista del pubblico
il rovescio dell'immagine dipinta; e basandosi su studi del De
Mely e del Donadieu dal lato fotografico e cromico rafforza ognor
più la tesi della non auteiìticità della Sindone.
Il Mollat, cappellano di San Luigi dei Francesi in Roma,
con bolle di Clemente VII, ch'egli scoperse negli Archivi del
Vaticano, convalida le asserzioni che il Chevalier fece nel suo
studio critico suirautenticità della Sindone, di cui io discoi*si
nell'ultimo fascicolo di questa rivista.
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430 RECENSIONI R NOIR BIBLIOGRAFICHE — L. C. BOLLEA
In ultimo di roconto Ulisse Ghevalior in Autouv des ovigines
die Suaire de Lirey avec documenis inèdits ci dà a pagina 0
un indice bibliografico importantissimo in riguardo a questa
ijuestione, e notizie di vari nuovi documenti scoperti negli Ar-
chivi Vaticani dal Benedettino Ursmer Berlière, direttore della
scuola Belga a Roma, dall'abate Mollat e dal De Manteyer, do-
cumenti che pubblica in appendice in numero di 17. ìn^no dopo
averci detto che la Congregazione delle Indulgenze e Reliquie,
alla quale il papa Leone XIII sottopose la questione, rispose,
dopo un lungo esame delle ragioni prò' e contro, non si^ti-
netiiry e che Leone XIII non si pronunciò in pubblico i>er
i rapporti delicati con la casa di Savoia, padrona della Sindone
di Torino, il Ghevalier ci annuncia una ristampa del suo studio
critico, nel quale sarà riassunta tutta la lunga disputa, che in-
direttamente tocca la storia nostra Subalpina ; per il qual unico
motivo io credetti bene di farne qui parola.
Debbo a onore del vero ricordare che anche in Italia sorso
una libera voce a discutere suirautenticità della Sindone Tori-
nese nella persona del dotto padre Minocchi, il quale cow quella
sua franchezza, di cui fu bella prova la recente sua visita a
Leone Tolstoi, tratto di quest'argomento negli Siv^di religiosi
di Firenze (novembre-dicembre 1902). Sia a lui lode, poiché
lo spirilo di parte non gli fece velo!
L. G. BOLLEA.
SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA, Omaggio al Conw'esso
inteimazionale di scienze stoiUche in Roma. Milano, Co-
gliati, 1902.
160. — Ottimo pensiero della benemerita Società Numisma-
tica italiana è stato quello di contribuire ai lavori del Con-
gresso storico colla pubblicazione di questo bel volume che
comprende 18 monografie. L'omaggio della Società non potrà
non essere gradito ed apprezzato dal Congresso, che abbraccia
tutti i rami delle discipline storiche e che non ha cerio per-
duto nel differimento, avendo anzi guadagnato una preparazione
più organica e calma.
Apre la serie Fr. Gnocchi con la pubblicazione di dieci
monete provenienti dagli scavi di Roma dal 1886 al 1891, delle
quali sette sono inedite e tre sono i pezzi maggiori dell'oe^
grave romano.
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STORIA GKNKRALK — SOCIKTÀ NUHlSMATICà ITALIANA 431
G. Dattari traila della classificazione delle monete finora
assegnate a Salonino e Valeriane Juniore, e le conclusioni alle
quali giunge sono le seguenti:
1° Valeriane iuniore non fu mai ne Cesare, né Augusto, j
ma ebbe la dignità d'Imperatore. |
2*» Le monete assegnate a Salonino appartengono ai due i
figli di Gallieno rispettivamente.
30 II figlio maggiore chiamavasi Cornelio, il minore Salo- . |
nino ed anche Cornelio Salonino.
4** Per conseguenza le monete con la leggenda Valerianiis i
P. F, Aug,y quelle con Ivip, Salon, Valerianus Aug,, e tutte
le altre con leggende greche con AuL e Seb, senza essere ac-
compagnate da Kais appartengono a Salonino. i
5*" Cronologia: Cornelio, Cesare nel 253 u. e, prigioniero j
nel 257, m. 258 o 259. ' I
Salonino, Cesare nel258o259, Augustodopoil 260, m. nel268.
Jules Maurice la la storia dcirofficina monetaria di Ostia,
creala da Massenzio alla fine dell'a. 309 e la cui prima emis- j
sione durò fino al 312, e si divide in due periodi, prima e dopo
la morte di Galerio. La seconda emissione, Costantiniana, dura
fino al 313, quando si apri la zecca d'Arles.
Giuseppe Gavazzi, dalla scoperta d'un denaro dei Del Car- |
retto, fa la storia delle monete emesse da questa famiglia mar- • i
chionale. Lo studio contiene anche un albero genealogico degli
Aleramidi. !
Giorgio Giani fa conoscere alcune monete inedite o rare, ]
e specialmente di Frinco (monete false), di Cisterna, Tresana I
ed Urbino. i
Nelle annotazioni numismatiche italiane V. G. Ruggero pub- I
blica alcune rare od inedite monete della collezione di S. M.
il Re. Sono monete di Asti, di Casale, di Dezana, di Frinco, |
di Masserano, di Montanaro, di Passerano. !
Nicolò Papadopoli pubblica alcune monete veneziane della
sua raccolta. j
A. Sambon studia la cronologia delle monete di Neapolis.
Ercole Gnecchi negli appunti di numismatica italiana (XVII),
pubblica uno scudo d'oro di G. Giacomo dei Medici, che è forse 1
la sua unica moneta d'oro e porta il titolo di March, di Musso.
Vincenzo Dessi fa conoscere due tremissi inediti di Carlo i
Magno trovati in Sardegna, colle leggende Flav, Mediolano e
Flavia Pisa,
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>;?|.
A*VJ RECKN6Ì0NI K NOTK BIBLIOORAFICHK — L. M.
Il Rostowzew, che è divenuto lo specialista per le tessere
di piombo, pubblica quelle inedite o notevoli della collezione
Gnecchi e che gli danno occasione di trattare della Cura mu*
nerum.
Rob- Mowat dà alla luce un lungo studio sulla monetazione
di Clodius Macer, della quale offre un quadro completo, ed i
denari di Galba col S. C.
Una noterella di G. Castellani dimostra che una moneta
dei Malatesta, da lui stesso prima attribuita a Fano, è invece
di Pesaro.
A. F. Marchisio nei suoi sludii sulla numismatica di Casa
Savoia, memoria II, pubblica una lira, finora sconosciuta di
Vittorio Amedeo I, 1633, da lui posseduta.
Il Dr. Luigi Rizzoli jun. fa conoscere nuove varietà di quat-
trini di Franco Novello da Carrara, possedute dal Museo Bot-
tacin di Padova.
Solone Ambrosoli scrive delle monete di zecche italiane
più considerevoli (10 pezzi scelti) acquistate dal Gabinetto nu-
mismatico di Brera, durante la sua direzione,
E queste sono un ducato d'oro di Filippo II, Duca di Sa-
voia (1496), coniato a Cornavin presso Ginevra, uno scudo de!
sole di Francesco I re di Francia, di Genova, pezzo franco-
italiano di somma rarità, un grosso di tipo veneto, matapane,
di un marchese di Ponzone, un altro di Enrico e Corrado mar-
chesi di Novello o Millesimo, un sesino di Matteo li, Bernató
e Galeazzo signori di Milano, un ducato d'oro di Pavia, una
monetina (mistura) di Muocco, di G. G. Trivulzio, un'altra di
Bellinzona, dei Cantoni di Uri ed Unterwalden, un ducato di Leo-
nello d*Este marchese di Ferrara, un ducato d'oro di Parma,
moneta unica.
fi interessante la pubblicazione d'una medaglia auto-ritratlo
del Filarete, pubblicata da Serafino Ricci. La medaglia, acqui-
stata pel Museo artistico municipale di Milano, era noia per un
altro esemplare unico del Kensington, del quale non è la copia
esatta; porta il ritratto vivace e fresco dell 'A verlino, e nel ro-
vescio l'impresa dell'alveare nell'albero col motto Ut sol augei
apes sic nobis comoda p7Hnceì)s e presenta i caratteri dello
stile del Filarete stesso. Specialmente l'impresa dà occasione
al Ricci di esporre alcune idee sulla sua origine e sul signifi-
cato di essa.
Infine Arturo Spigardi tratta un tema di occasione, poiché
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KTÀ PUKKOMANA IC UOIIANA — R. MATTKl 483
si occupa delle medaglie dei congressi degli scienziati italiani
dal 1839 al i875, corredandole delle notizie sloriche che si ri-
feriscono a ciascuna di queste riunioni.
Il volume è adorno di 8 tavole in zincotlpia dello stabi-
limento Menotti e Bassani e di una in fototipia del Sambon.
Illustrano le prime due Vaes grave e la terza le monete pub-
blicale dallo Gnecchi, la 4" e dedicata airofBciua di Ostia, la
5* alle monete di Neapolis, la 6* le tessere plumbee, la 7* la
monetazione di Glodio Macro, e VS' le monete acquistate dal
Gabinetto di Brera. L. M.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
R. MAITEI, Sulle cagioni della decadenza deWEb^ria, Fi-
renze, Nicolai, 1902.
101. — L'A. in questo opuscolo d*una ventina di pagine
tenta spiegare il fatto della rapida e totale decadenza delle città
deirEtmria marittima, fatto che è stato dagli storici attribuito
a cause diverse; chi ne fa colpa alla conquista, chi al debole
vincolo feudale, chi alla corruzione de' costumi, a' latifondi.
I/autor-c osseiTa che queste cause di decadenza si sono espli-
cate in maggior forza sopra altre regione ed altri popoli, senza
produrre lo stesso effetto funesto ; alcune di esse non hanno poi
avuto assoluta preponderanza in Etruria, e conclude chela ma-
laria, causata dal mancato dislivello necessario allo scolo delle
acque vereo il mare, sia stata la causa precipua dello spopo-
lamento e della decadenza dell'Etruria. L'Autore conforta questa
ipotesi con molti esempi e con opportuni confronti con altre
regioni e con altre epoche storiche.
L'autore (p. 15, nota 2) crede d'essere il primo a mettere
innanzi tale idea che a noi non sembra del tutto nuova; ciò
non toglie peraltro che egli abbia confortati con buoni argo-
menti la teoria. Certe considerazioni, piuttosto, non ci sem-
brano conformi ai fatti, come quando dice che (p. 7), «il po-
<i polo polacco, che per opera dei suoi oppressori ha certamente
«sofferto più del popolo etrusco, vive tuttora ed il popolo
«etrusco, nella più gran parte del suo territorio è andato in
« perdizione da secoli » (?)
Cosi non era da prendersi sul serio l'etimologìa di Fio-
rentia da Flos o da Florinus, conti'o cui l'A. inutilmente po-
lemizza. L. M.
nitista storica italiana, 'M s., n, 4. *-»
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434 KKCBNSIONI K NUTB BlBLIOGKAFlCBB — F. R.
Ct, vaccai, Le feste di Roma antica, Torino, fratelli Bocca, 1902.
162. — Passare in rassegna le indicazioni de' calendari o
Fasti giunti a noi dairantichità romana, descrivere e iiluslrare
colla scorta delle notizie sparse nelle opere dei classici lo sin-
gole feste religiose ivi indicate, e arguirne l'indole delle divi-
nità e in genere della religione romana, ecco il compito che il
comm. Vaccai si propose scrivendo questo libro, che fa parte
della Piccola Biblioteca di scienze moderne, edita dai fratelli
Bocca di Torino. È parso all'A. che in tanti studii fatti sinora,
specialmente in Germania, sulla religione romana e le sue foste,
non siasi rilevato abbastanza il concetto unico a cui tutte crede
egli che riferir si debbano, ne i rapporti che ogni solennità ebbe
colle tradizioni e la storia di Roma, e questo tentò di faro nel
suo Saggio. 11 quale del resto, secondo l'A. slesso, ha un fino
modesto e non vuole essere messo a confronto colle ricerche
d'indole erudita e scientifica, come quello che accetta senza
esame critico le tradizioni quali sono registrate negli autori an-
tichi, solo cercando di accordarle fra loro, e su quelle basa le
sue considerazioni generali.
Ora qui bisogna intenderci. Certo se il libro del Vaccai si
legge come libro di divulgazione, destinato non a dotti ma a
lettori di mezzana coltura, ha i suoi pregi ed è utile per dare
un'idea abbastanza chiara e larga del culto che Roma nei varii
secoli ebbe a prestare alle sue innumerevoli divinità. Ma la sua
pretesa di fissare meglio d'altri il concetto unico a cui le feste
romane si riferivano, non è in contraddizione col modestofi ne
di divulgare? Per rilevare se le feste romane si riferissero a un
concetto unico e a quale, bisognava appunto sottoporre a se-
vera critica le tradizioni, sceverare accuratamente quello che
vi è originario e di verità storica da ciò che è ascitizio e leg-
gendario 0 immaginario, bisognava distinguere le feste e gli
Dei proprii dei prischi Romani da quelli che via via s'intro-
dussero nella religione romana per influenza di altre stirpi ita-
liche 0 dei Greci o dei popoli orientali, e vedere sino a che
punto questi elementi varii furono rifusi e trasformati per ri-
spondere al supposto concetto fondamentale. Ora tutto ciò è ri-
cerca scientifica beiro buona, e non ha nulla a che fare colla sem-
plice divulgazione. É questo secondo me il difetto fondamentale
del libro del Vaccai. Il suo concetto unico, che si riduce poi al con-
cetto della natura personificata, dà luogo a sospetti, quando visi
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KTA PEXBOMANA B ROMANA — 6. VACCAI 435
vuol riferire a forza tutti gli dei e tuWe le feste, anche quelle
accettata come culto già stabilito dalle nazioni soggette. E oltre
questo, molte delle idee manifestate qua e là dall'A., lasciano
ben scettico il lettore ; per dare un solo esempio, la derivazione
di tutta la religione romana dai misteri di Samotracia por il
tramite dei Tirreni e dei Pelasgi. Spesso nello spiegare questo
o quel punto oscuro, ha trascurato di riferire opinioni ornai
accolte con favore da tutti. Così di Mater Matuta dice che
s'identificava colla Dea Bona (p. 152) senza ricordare la
sua evidente connessione con 7natutinus pater e perciò con
Giano, e quindi il senso suo ben probabile di deità del mattino
e per ciò anche del nascimento (cfr. Juno Lucina) (1). Pari-
mente della Diva Angelina, festeggiata il di del solstizio inver-
nale, ricorda si le discordi spiegazioni di Festo, di Macrobio,
di Solino; e si attiene poi alla supposta testimonianza di Ago-
stino che con Voliipia detta de voluptaie associa una de actu
Agenorìa (cosi, e non Angeyioì^a nell'ediz. Dombart, Le civ,
D. 4, 11) (2), ma neppure una parola della felice intuizione del
Moramsen, che il nome della Dea solstiziale derivò ab auge-
rendo ossia «itÌ T5iI 'ccjy.firjZTÒy.t tÌ'j r,).to'j. La stessa cosa è
da osservare in molti altri luoghi, onde è tolta autorità al libro
di cui si parla.
Anche considerato come libro di divulgazione l'opera del
Vaccai dovrebbe essere in mille cose emendata. Affatto intol-
lerabile è ai nostri giorni la maniera ch'egli ha di citare, im-
precisa e, a volte, errata. Di Macrobio, Saturnali, cita sempre
solo il libro e il capitolo, mentre tutti usano anche citare il
paragrafo, cosa indispensabile, data la lunghezza dei capitoli.
Di Prudenzio cita gli Inni con un sol numero, alludendo alle
parti del Peristephanon ; ma bisogna citare anche il verso.
Una volta (p. 75) è citato Arnobio, Adversus gentes, senz'ultra
indicazione; altrove (p. 92) è citato Lattanzio, della falsa re-
(1) Con questa Matuta credo si connetta la voce ancor viva in alcuni
dialetti pedemontani, specialmente nel monregalese, matot^ mutata nel
senso di fanciullo, fanciulla, coi diminutivi niatotin^ viatotet ecc.
(2) Chiamo questa testimonianza « supposta o perchè il contesto di Ago-
stino non ci autorizza affatto a interpretare la voce actus nel senso di
(tatto carnale» ma ivi tal voce deve significare «atto in genere » o «atti-
vità ». 11 hello é che il Vaccai volendo attribuire importanza alla creduta
testimonianza di Agostino dico (p. 248) esser noto che Agostino trasse
molto da Van-one; e nella stessa pagina poi cita le idee di Varrone su An-
gcrona affatto diverso da quelle di Agostino.
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^-
430 RKCBNSTOMl K NOTK BIBLIOGHAFJCUE — F. E.
ligione 1,30; una volta (p. 249) è attribuita a Plinio una ^tó/.
ìom, invece di una Storia naturalo, ecc. — Anche in un libro
oloniontare spiaco trovar ripetutamente errori di latino corno
StercHò- delafus (p. 140), sacerdoti publici in luogo di Sacer-
(lotes (p. 160), ludi Apollinavi per Apollinaves (p. 185\ spiace
incontrare errori di storia, come a p. 04 affermata la lotta dei
patrizi e dei plebei come viva ancora al tempo della 2* punica
0 a p. 75 fatto Arnobio posteriore di tempo a Prudenzio. Certe
etimologie hanno fatto il loro tempo, come Summanus p. 232
fatto eguale a Swnmus Manium ; e non è lecito più darle per
buone in nessuna scrittura per quanto di divulgazione, anzi
tanto meno in quelle. Insomma io voglio dire che il libro del
Vaccai ha bisogno di essere corretto da una quantità di mende
che rivelano il dilettante; e, quando Temendazione sia fatta,
potrà essere davvero di utile lettura a chi vuol conoscere questa
parte importantissima della vita Romana. F. R.
CARLO PASCAL, Fatti e leggeìide di Roina antica. Voi. in-8,
p. 213. Firenze, Successori Le Monnier, 1903.
103. — Ottimo pensiero fu quello dell'A. di riunire in un
volume alcuni suoi pregevoli studi su alcuni punti importanti
della storia romana, studi che videro già la luce in vari perio-
dici, poiché, sebbene essi sieno già noti alla più gran parte
degli studiosi, e alcuni sieno anche già stati giudicati dalla
critica, pur non tornerà inutile rileggerli e ponderarli sotto la
nuova veste che in alcune parti TA. volle dare ad essi. Non è
cosa al tutto agevole, entro gli stretti limiti di una breve recen-
sione, parlare di tutti i lavori raccolti in questo volume con
quell'ampiezza che meriterebbero, poiché trattando essi argo-
menti assai differenti, dovrebbero essere singolarmente presi ad
esame; perciò è d'uopo ci accontentiamo di accennare appena
alla parte più originale di ciascuno di essi. I tre primi studi si
riferiscono a leggende primitive, cioè al ratto delle Sabine,
agli Orazi e Curiazi e a Servio Tullio. Della prima (p. 1-15),
pur assegnandole, come si fa generalmente, carattere etiologico,
TA. s'indugia a cercare Torigine, ch'egli ritiene sabina, essendo
il ratto nuziale rito sabino, passato alla tribù ramno-etnisca del
Palatino. Ciò risulterebbe anche da altre particolarità della leg-
genda e specialmente dalle divinità matrimoniali, cioè Giunone
Curitis, che porta anche l'epiteto sabino di Cinxia, e Talassio,
che l'A. riporta ad una etimologia pure sabina.
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ETÀ PKBKOUANA K KOMANA — C. PASCAL 437
La leggenda degli Orazi e dei Curiazi (p. 16-32) offrirebbe
un caratteristico esempio come leggende greche si trapianta-
rono e-si fusero con leggende italiche. Ma mentre questa dei
trigemini combattenti, ne' suoi tratti fondamentali, è, rome già
aveva notato lo Schwogler (R. G., I, p. 586, n. 2), la mede-
sima leggenda, che si racconta della guerra tra Tegea e Pheneos,
conserva pure elementi genuini, lo studio de' quali permette
all'A. di ricondurla al suo primitivo significato. Questi sono i
nomi Hoì^atii e Curiata; gli altari che sorgevano nel sup-
posto luogo della pugna, uno dedicato a Janus CuriatiuSy l'altro
a Juno Sororia; fra i due altari il tigilluni sororium, sotto
il quale doveva passare ogni anno uno della gente orazia ; e il
nome di Horatia pila dato alla località sul clivo tra le Carine
e il vicus Cuprius, Esaminato come gli elementi della tradi-
zione italica si fusero con quelli della tradizione greca, TA.
ravvisa anche in quella adombrata una lotta. Da una parte egli
vede Janus Curiaiius che identifica con Janns Ouirinics, dio
della guerra sabina, vede i Curiatii equivalenti a Cuvites, o
Quirites; dall'altra Juno Sorovia, che solo più tardi sarebbe
stata sostituita a Hora, che facevasi anche moglie di Romolo,
eponimo della tribù palatina ramno-etrusca, dea venerata dagli
Horatii. Onde per una concatenata serie di deduzioni l'A. in
questa leggenda vede raffigurata l'occupazione sabina del Celio,
come la leggenda di Tazio rappresenterebbe la precedente oc-
cupazione sabina del Campidoglio. I combattenti sono quindi i
Sabini e gli Etruschi del Celio, del quale colle si fa abitatore
Tulio Ostilio. 11 legame con Alba sarebbe stato trovato solo più
tardi. Secondo la leggenda, vincitori sarebbero stati gli Orazi,
ma la circostanza che uno di quella gens passava sotto il ti-
gillum, adombrerebbe una mal celata sconfitta di essi. Non v'ha
dubbio che a filo di logica, partendo dai formulati della critica,
l'A. non poteva venire a conclusioni differenti. È tuttavia ad
osservare, senza che per questo io intenda menomare i meriti
dell'A., che la fusione aborigeno-otrusca della tribù palatina e
tutte l'altre combinazioni storiche, sabina del Quirinale e del
Campidoglio, etrusca del Colio, e l'origine delle tre tribù, in
quel modo conie sono comunemente ammesse, sono tutl'altro
che provate con sicurezza, e, diciamolo pure, per alcuni parti-
colari anche solo corrispondenti alla verisimiglianza. Nel mio
lavoro %\x\V Origine della plebe romana ho dimostrato, e spero di
poter fra non molto convalidarlo con argometìti più stringenti
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438 RECENSIONI K MOTK BlbLlOOBAFlCHlC Q. OBiEMZINKtt
ancora, che tutto le singole borgate del settiraonzio, come tutte
l'altre disseminate nel Lazio, erano in origine l'opera degli
Aborigeni, ossia della popolazione italico-latina, stabilitasi sui
colli, in mezzo alla popolazione siculo-ligure indigena vinta. Le
traccie, che noi troviamo palesi nel culto e nelle leggende di
influenze sabino ed etrusche, non sarebbero che l'effetto d'un
temporaneo e successivo dominio che quelle popolazioni avreb-
bero avuto sulle borgate latine del settimonzio, finché l'elemento
latino si riscosse, e si sottrasse al giogo straniero, come sarebbe
indicato dalla leggenda di Servio.
Anche il Pascal nel terzo suo studio sulla leggenda latina
e la leggenda etrusca di Servio Tullio (p. 33-52), dopo oppor-
tuni e seri confronti, osserva che la concezione ignea, che la
tradizione latina attribuisce a Servio, si suole riferire ai fonda-
tori di città, e dopo aver notato altri punti di contatto fra la
leggenda romulea e quella di Servio, osserva (p. 40) che questa
è uno sdoppiamento di quella di Romolo, e perciò nella legenda
etrusca Servio appare come il secondo fondatore di Roma, come
Celio Vibenna rappresenterebbe l'aiuto e l'unione della tribù
tusca del Celio con quella latina dell'Esquilino. Infatti nella
leggenda latina Servio è il rappresentante della parte latina del
popolo, che abitava l'Esquilino, dove è posta la casa di Servio.
L'A. vede la riscossa di una tribù asservita, che elegge il suo
rapo, e alla tribù dominante strappa concessioni e diritti. Perciò
al capo dei vincitori, come a colui che non era legalmente
nominato dal senato, non fu dato il titolo di rea*, ma quello di
inagister populi, come, col Cune, interpreta il nome etrusco
Mastarna^ A me sembra però più verisimile che la lotta, che,
coll'aiuto etrusco, sostiene una parte della popolazione romana
coU'altra, n(»n sia lotta fra plebei, che l'autore fa tutto una
cosa coU'elemento latino, e patrizi, ch'egli ritiene ramno-
etruschi, ma piuttosto la riscossa dell'originario elemento latino,
operatasi fors'anco coll'aiuto della plebe, col quale concetto si
spiegano anche le affinità fra la leggenda serviana e la romulea.
La necropoli dell'Esquilino, che l'A. ritiene plebea, non apparirà
più tale se si confronti con quella or ora scoperta nel Foro Ro-
mano, colla quale, come pure colle necropoli albane, ha stret-
tissimi contatti.
Negli studi che seguono, l'autore ci porta nel campo
più concreto della storia. In quelli sui processi degli Scipioni
(53-84) e sull'esilio di Scipione Africano Maggiore (p. 85-96),
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ALTO MKDIO BVO -^ H. 8CHAKFKK 439
dopo aver con molto acume critico fissato il valore e rauten-
ticità delle fonti, studia l'entità e le fasi del processo contro
l'Africano e contro TAsiatico, scostandosi in alcuni particolari
dai risultati d'altri critici, e fissa il luogo della morte deirAfri-
cano Maggiore avvenuta dopo un travaglioso esilio, secondo
TA., a Linterno, piuttosto che a Roma, come alcuni scrittori
antichi e moderni ritenevano. Cosi nella disparità d'opinioni,
dopo un attento esame di tutti i particolari storici dell'epoca^
nel suo studio intitolato Un assassinio politico in Roma, TA.
viene alla conclusione, che Scipione Emiliano cadesse vittima
de' suoi nemici politici, e che forse non fosse stata estranea al
delitto la moglie di lui Sempronia sorella dei Gracchi. Egli è
però certo che in fatti di simil genere, ne' quali sono coinvolte
le più disformi e sfrenate passioni politiche, è facile il formarsi
de' sospetti che degenerano in mormorazioni, ed è quindi spie-
gabile l'incertezza delle fonti, per le quali si resta ora in quella
stessa perplessità, nella quale si trovavano probabilmente i con-
temporanei. La medesima impressione fa il noto e pregìevolis-
simo studio sull'incendio di Roma e i primi Cristiani (p. 118-185)»
che qui è riprodotto coll'aggiunta di tre appendici. È un lavoro
che si legge col maggiore interesse e profitto ; gli argomenti
proposti dall'A. per sostenere la sua ardita tesi sono seri e ben
ponderati; si comprende tuttavia che esso abbia dato luogo a
confutazioni e a controrisposte, il che finirà per lasciar sempre
aperto l'adito all'una opinione e all'altra, come su questo tema
non erano ben riusciti a mettersi d'accordo gli scrittori antichi.
Chiudono il dotto volume due studi che hanno in parte attinenza
col precedente; l'uno della risurrezione della carne nel mondo
pagano (p. 186-193) e l'altro delle aspirazioni di rinnovamento
umano negli scrittori di Roma antica (p. 194-213), donde appare
che i medesimi palpiti e le medesime aspettazioni della giovine
società cristiana erano condivisi dalle depresse coscienze del
decadente paganesimo. Giovanni Oberziner.
3. ALTO MEDIO EVO (SEC. V-XI).
HEINRICH SCHAEFER, Pfurvhirche und Stift in deiitscher
Mittelalter, Stuttgart, Enko, 1903, op. XIV, 210 (Kirchen-
rechtliche Abhandlungeii horausgcgebcn von U. Stutz, Nr. 3).
104. — La limpidezza dell'esposizione non è l'ultimo pregio di
questo volumetto, arricchito di dottrina storica o giuridica. L'A.^
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440 RKCKNSIONI K NOT« BIBLICO RAFàCHK — C. CIPOLLA
che nella profazioiic ricorda i suoi studi speciali sulla storia della
diocesi di Colonia, esaminò ampiamente i documenti deirintiera
Germania, per descrivere rorigine, lo svolgimento, rammini-
strazione delle parrocchie e delle chiese collegiate in tulla
quella regione. Lo stabilimento delle parrocchie, nelle quali si
afferma e si svolge Tamministrazione vescovile, rimonta a tempi
più antichi d'assai di quanto ordinariamente si creda; poiché
le parrocchie, col diritto di seppellimento e coU'obbligo e l'of-
ficio della amministrazione dei sacramenti, risale molto al di
là dell'epoca Garolingica. Egli studia i nomi dei vari prefetti
alle singole chiese. Distingue accuratamente le chiese parroc-
chiali, da quelle che, pur non essendo ìs\i^ tuttavia adempi-
vano almeno ad alcuni fra gli oflici di quelle ; sopratutto inte-
ressante è la descrizione della vita canonica, e in comune,
condotta dal clero, sia della cattedrale, sia delle altre chiese^
parrocchiali. La vita in comune non sempre era tuttavia di
stretto obbligo, e più volte si permettevano le abitazioni pri-
vate, ancorché i vescovi mirassero a far accettare la piena ed
intera vita in comune fra i membri del clero delle singole chiese.
L*A. riusci anche a raccogliere molte notizie sul culto e
sulle forme del medesimo. Interessante è assai ciò che egli dice
sugli oratori che accompagnavano assai spesso le chiese cat-
tedrali, e anche qualcuna fra le rimanenti.
L'A. ben di rado tocca di cose italiane; casualmente (p.
144) ricorda le scuole parrocchiali per l'educazione del clero,
che vengono indicate come diggià comuni in Italia vei*so il
principio del sec. VI. Altrove (p. 155-6) fa parola di Arezzo,
a proposito delle decanie o sovrintendenze ecclesiastiche. Sa-
rebbe a desiderare che un lavoro consimile si preparasse per
le chiese italiane, dove immenso sarebbe il materiale da usu-
fruirsi. Di certo una enorme quantità di documenti, anche di
antichissima età, attendono nei nostri archivi chi se ne prenda
■cura e li pubblichi. Ma pure guardando soltanto al materiale
«che si ha finora a stampa, qualche cosa di buono e di utile si
potrebbe fare. L'opera che qui si annuncia potrebbe servire di
tipo opportuno.
Naturalmente si deve riguardare come un errore di stamina
l'anno 500 circa, assegnato a S. Agostino, missionario in In-
ghilterra (p. 115), dove si leggerà o 590 o 600. E altro er-
rore consimile è l'anno 1804, per 1894, sotto cui è ricordato
mi breve di Leone XTII (p. 201). C. Cipolla.
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J
.^^ *-
ALTO MEDIO KYO — F. NOBILI-YITJCLLBSCHI 441
F. NOBILI-VITELLESGHI, Della storia civile e politica del
Papato dall'imperatore Teodosio a Carlomagno, Voi. II.
Bologna, Nicola Zanichelli, 1902.
BORACE K. MANN, The lives ofthe Popes in the early middle
a^e?. 2 voi. London, Kegan Paul, Trench, Triibner a. Co., 1902.
165-166. — Sono due pubblicazioni, che si aggirano quasi
nello stesso campo storico, e ispirate entrambe a un alto sen-
timento di venerazione per il papato medioevale, pur conser-
vando diritto di critica storica e indipendenza di giudizio. La
prima opera costituisce il 2^ volume di una vastissima impresa,
quale sarebbe tutta la storia civile e, politica del Papato; la
seconda invece è fine a sé stessa, perchè TA. non mira ad altro
che ad illustrare la biografia pontificia del più alto medio evo.
Il Nobili-Vi tei teschi ci ha dato nel 1" volume (di cui s'è
occupata brevemente la Rivista nel fase. 2* del 1901 ) la Storia
civile e politica del papato dal primo secolo deirèra cristiana
fino airimperatore Teodosio; in questo secondo move dai go-
verni di Arcadie ed Onorio e va fino alla morte di Carlo Magno.
È un periodo di gravissimo momento per il papato. Sbattuto
tra l'impero d'Oriente, seminato di eresie, e l'impero d'Occi-
dente invaso dai barbari, riesce a mantenere il primato sulle
chiese orientali, ad affermarsi con Leone Magno davanti alla
barbarie, a raccogliere l'eredità morale dell'impero occidentale.
E qui nuova grave impresa per il Papato : conquistare i barbari
Ostrogoti, Visigoti, Franchi, Anglosassoni, Germani, Langobardi
al cattolicismo e alla civiltà romana ; impresa, che conta apo-
stoli e martiri, e il suo precipuo eroe, Gregorio Magno. Né
cessano le molestie, le insidie, le persecuzioni bizantine ; mentre
s'affaccia un nuovo terribile nemico del nome cristiano, il mao-
mettismo. Il Papato fronteggia \ittorioso la barbarie, l'eresia e
l'islam, difendendo e propagando la chiesa cattolica-romana ; e
ad un tempo maneggiandosi destramente tra Langobardi, Bizan-
tini e Franchi si costituisce un dominio temporale e risuscita
l'impero d'Occidente a tutela della Chiesa.
L'illustre A. percorre questo periodo con l'occhio rivolto
tanto al papato quanto alle istituzioni politiche e civili con-
temporanee, con uno speciale riguardo alla città di Roma,
mirando a chiarire l'influenza reciproca dei poteri e a descri-
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442 RKCKN6I0N1 S NOTK BlBLlOGRAFlCHti — C. BINAUDO
vere il crescente predominio della Chiesa romana, che, secondo
TA., avrebbe ra^iunto il completo trionfo nell'ottavo secolo,
punto di arrivo della novella religione e punto di partenza del
nuovo diritto pubblico europeo. Come già si dichiarò, discor-
rendo del 1*" volume, questo lavoro non è attinto direttamente
all'esame delle fonti, né intende ad una ricostruzione critica
della storia, ma piuttosto ad una larga narrazione, corredata
di riflessioni politiche, civili e religiose.
Affatto diversa è l'opera dello scrittore inglese. Il Mann
si propone un compito apparentemente più modesto, ma stori-
camente più notevole : la ricostruzione della vita dei papi da
(iregorio Magno ad Adriano I, ricorrendo direttamente alle
fonti e giovandosi della letteratura relativa. Perciò non digres-
sioni sulla storia politica contemporanea, non considerazioni
filosofiche sugli avvenimenti, non intrusione di elementi estranei,
ma attenta cura di raccogliere e vagliare le notizie informative
della vita e dell'azione esplicata dai singoli papi. Sono quindi
tante biografie, quanti 1 papi che pontificarono dal 590 al 795;
ed ogni biografia è condotta con lo stesso metodo, ossia indi-
cazione critica delle fonti e delle principali opere relative,
esposizione delle gesta secondo i dati più probabili rilevati dalle
fonti, ed, ove occorra, appendici illustrative. L'importanza
diversa dei pontificati non solo determina una ampiezza diversa
nella trattazione, ma anche una diversa intonazione; invero,
se, ad es., per Sabiniano, Bonifazio II, Severino, Giovanni IV,
Adeodato, Dono, Giovanni V, Giovanni VI, Sisinnio, papi di
breve durata e con scarsa azione, bastano pochi aridi cenni
biografici, per altri pontificati, come ad es., per Gregorio Magno,
Gregorio II, Gregorio III, Zaccaria, Paolo I, Stefano IV e Adriano I,
la biografia s'allarga talmente che diviene storia del papato
ne' suoi rapporti con lo sviluppo della chiesa e della società
politica contemporanea; lo studio su Gregorio Magno in 250
pagine è una vera notevole monografia, che sviscera l'argomenta
complesso sotto tutti gli aspetti.
Le due opere perciò non si ripetono, sebbene trattino Io
stesso tema, ma si integrano; in quanto quella del Mann, più
erudita e biografica, ci fornisce notizie più particolareggiate e
accertate sulla vita e sull'azione di ciascun Papa, mentre quella
del Nobili- Vitelleschi estende l'orizzonte della visuale ai rapporti
civili e politici del Papato. C. Rinaudo.
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ALTO MEDIO BVO — W, OHR 443
WILHELM OHR, La leggendaria elezione di Carlo Magno a
imperatore. Comunicazione letta al Congresso intemazio-
nale di scienze storiche a Roma, Roma, E. Locscher, 1903,
pagg. 25.
167. — La questione dcirincoronazione di Carlo Magno ad
imperatore, causa l'imperfetta tradizione, ha sempre presentato
agli studiosi molteplici difficoltà. I giuristi, muovendo dal ra-
ziocinio: «Carlo Magno fu fatto imperatore, dunque .dcA'e essere
stato eletto», pospongono la questione del fatto alla questione
del diritto, ed invece di esaminare sulla base dei documenti i
fatti, e da questi costruire il diritto, credono il diritto dover
pressoché sempre regnare sui fatti. Ora, in evidente opposi-
zione al raziocinio enunciato, Wilhelm Ohr prende a consi-
derare, basandosi su buoni dati, se V incoronazione di Carlo
Magno ad imperatore sia stata preceduta da una elezione da
parte del popolo romano, oppure no, opinione messa innanzi
affermativamente da Ugo de Groot {De iure belli ac paciSy Am-
sterdam, 1712) e pur sostenuta dal Sickel e dal Kleinclausz re-
centemente, ma che suona contraria a quella del Baronie, se-
condo cui, com'è noto, il pontefice Leone, per ordine di Dio,
avrebbe investito della dignità imperiale il Re franco, difensore
della Chiesa, e il popolo vi avrebbe solo partecipato con una
acclamazione.
W. Ohr si preoccupa punto o poco se in una assemblea pre-
cedente airineoronazione siasi o no preparata la formula della
acclamazione del popolo romano; soltanto, a riguardo di questa,
domanda a se stesso chi ne fossero gli autori, cui il Liberpon-
tifìcalis chiama «fideles?*, e costoro gli danno solo l'immagine
(li una « clique > di partigiani del Papa, tale da non costituirsi
per essi una elezione da parte del popolo romano, e rigetta le
altre fonti, alludenti al «cuncto romanorum populo», scritte
l)iù tardi o per cortigianeria. Ma egli impugna l'affermazione
che nell'assemblea preliminare siasi pur concretata l'elezione
e tanto meno coirintervento dei Franchi, perchè, a seguire Egi-
nardo, Carlo fu assai sorpreso dell'incoronazione fatta all'im-
provviso ; mentre tale assemblea non doveva e non poteva, in
quelle circostanze, rimanere occulta a Carlo. Ritiene di nessun
valore le due fonti : Vita Willehadi e quella dell'abate Folcuino,
che fanno uso della parola «elezione», e pel tempo in cui fu-
rono compiute, e pel confronto colle altre contemporanee, ch(^
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444 RECENSIONI « NOTB BIBLIOORAFICHB — L. U88KQLI0
concordi parlano solo d*una acclamazione o di appellazione. L'0\\r
nega che il popolo romano, che secondo il Groot e i suoi fau-
tori era in ogni caso fornito del diritto di elezione, abbia imr-
tecipato all'assemblea i)reliminare, perchè esso era ribolle a
Leone, restituito a Roma dalla forza militare dei Franchi soh)
da pochi giorni : e la discordia tra Romani e Pontefice — tanto
grave che ancora due volte dovrà scoppiare violenta -— fu da
Carlo Magno composta, non prima, ma dopo l'incoronazione.
Ultima osservazione del critico tedesco questa : la parte del papa
incoronatore non ha veruna analogia nella storia delle elezioni.
Tale l'argomentazione di Wilhelm Ohr, la quale, sebbene
ricca di pensiero e di dottrina e abbastanza persuasiva, non
porta in campo che la parte negativa della questione; alla di-
scussione della parte positiva non v'è neppure un accenno.
A. Leone.
D. CARUTTI, Supplemento ai « Regesta Comitum Sabaudiiv
Marchionum in Italia ». Estr. dalla Misceli, di St. Ital.
Serie HI, tom. IX. Torino, 1902.
168. — Il venerando Garutti, cui la già lunga vita spesa
tutta a vanta^io della patria e degli studi non scemò il vigor
delle membra o la lucidità della mente, dopo avere, nel 1889,
pubblicato i Regesta Comitum Sabaudia^ che contengono oltre
a mille documenti che hanno attinenza colla storia dei primi
Conti, non distolse la sua attenzione da questo argomento, e
nelle numerose pubblicazioni fattesi in questi ultimi anni andò
raccogliendo ampia messe di nuovi documenti. A questi altri
ne aggiunse, prima o sfuggitigli, o — perchè meno parevangli
importanti — trascurati; altri, ancora, già editi ritenne oppor-
tuno riprodurre in diversa lezione, e con diverso commento, e
di tutto questo materiale formò il Supplemento ai Regesta.
Sono 144 documenti, quali pubblicati per intiero, quali per
semplice estratto; importanti tutti, ma specialmente i più antichi
che all' editore danno materia d' eruditi commenti. In prova
almeno deirattcnzione portala nell'esame del lavoro è lecito
sottoporre un dubbio all'illustre maestro? La donazione di Ade-
laide alla Novalosa (n. XV) non dovrebbe meglio attribuirsi al
1078 cui ci richiama Vepacta quarta, anziché al 1003 nel qual
anno correva Y epatta diciottesima?
L. USSEGUO.
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BASSO HBDIO VfO — O. TURBA 445
4. BASSO MEDIO EVO (SEC. XI-XV).
G. TURBA, Geschichte des Thronfolgerechtes in alien hahsbur-
gischeti Landeì^i bis zur pragmatischen Sanhtion Kaiser
Karls VI, ii56'i732.Wìen u. Leipzig, Fromme,1903, p. iv-415.
1(59. — L*A. è favorevolmente conosciuto per altri lavori
sulla storia asburghese, si del ramo austriaco, si del ramo spa-
gnuolo. 11 suo nome fu altre volte ricordato con lode anche in
questa Rivista.
Gol volume, che ora diede alle stampe, egli ritesse la storia
del diritto ereditario asburghese,. in Germania, in Boemia, in
Ungheria, nella Spagna, nella Borgogna. Vi dimostra come il
diritto feudale venisse man mano perdendo della sua rigidità,
aprendo l'adito alla successione femminile, e spiega come questo
più largo diritto si diffondesse poi nel giure di successione vi-
gente, di secolo in secolo, nei domini austriaci.
Per ritalia poche notizie troviamo nel presente lavoro. Ci
interessa lateralmente qualche dato riguardante Pordenone, in
causa dei legami che avvinsero questa città alla Garinzia (p. 41,
()7), e cosi pure qualche notizia sul Tirolo (p. 21), e sui diritti
ivi acquistati dalla Gasa d'Austria (p. 93). A p. 31 si parla di
Tommaso di Savoia, che nel 1252 ricevette da re Guglielmo il
diritto di eventuale successione femminile riguardo a quei beni
imperiali, che gli erano già stati concessi da Federico II. Alla
medesima pagina si parla anche di una concessione feudale
fatta nel 1159 ad un Cremonese, ma se ne discorre con estrema
brevità. Indirettamente riguardano Tltalia anche alcune pa-
gine dedicate sia alla successione Lussemburghese sul trono di
Boemia, sia alla dinastia Arpado-Angioina (p. 315) in Ungheria.
Teniamo nota anche di ciò che si dice (p. 48 sogg.) sulla
partecipazione avuta da Innocenzo IV alle cose austriache. Cosi
pure torna in discussione la politica pontificia, quando era ge-
nerale, sul principio del sec. XVII, la preoccupazione por la suc-
cessione imperiale ed austriaca, durante il disastroso regno
dell'infelice Rodolfo IL A p. 400 degli Archivi di Vienna si pub-
blica un abbozzo di trattato fra Paolo V, Filippo III di Spagna,
l'arciduca Mattia, ecc., per decidere in favore di Mattia la suc-
cessione austriaca, alla morte di Rodolfo. Sia per ragioni diplo-
matiche, sia per motivi interni, desunti dalla forma ospositiva
dell'atto, a me pare che il documento sia falso. Per ammetterne
l'autenticità bisognerebbe ad ogni modo corroborarlo con altri
dati e con altri atti. Garlo Cipolla.
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440 KBCBN810M1 B NOTB BIBLIOORAFICHB — C. CIPOLLA
C EUBEL, Hieravchia catliolica medii cevi. Miinster, Regens-
bcrg. 2 volumi di pp. vin-582, viii-328, in-4. 1898, 1901.
170. — La Series episcoporum del p. Gams costituisco un'o-
pera fondamentale per chiunque si occupa di studi storici. Senza
dubbio essa ha i suoi difetti, ancorché il Gams abbia desunto
le sue notizie dalle fonti più attendibili. Egli stesso cercò rime-
diarvi con un'appendice. Avrebbe assai probabilmente rifatto il
suo lavoro, se la morte non glielo avesse impedito.
Il Gams non avea esteso le sue notizie alle fonti mano-
scritte, ne sarebbe stato possibile fare altrimenti. Le opere
sintetiche, appunto perchè sintetiche, non possono assere ana-
litiche, e non possono comprendere Tesarne speciale delle
questioni singole. L'unica fonte manoscritta, di carattere gene-
rale, sono i registri vaticani, i quali al tempo in cui lavorava il
Gams erano ancora di difficile accesso. Aperti questi da Leone XIII
all'uso pubblico, era necessario che venissero usufruiti anche per
rifare la cronologia dei vescovi.
A questo lavoro, veramente <rravissimo, applicossi l'infati-
cabile p. Corrado Eubel, nel mentre che pur trovava il tempo
di preparare e pubblicare quei due poderosi volumi del Bullarium
Francisccmum, di cui si parlò altra volta in questa rivista. Quindi
tale orìgine ebbero i due volumi della Hlerarchia, che qui ven-
gono annunciati. Nel primo di essi si abbraccia il periodo 1108-
1431, e il secondo invece si riferisce al periodo 1431-ir)03. Com-
plessivamente l'opera va dall'elezione di Innocenzo HI fino alla
morte di Pio III, di cui fu successore Giulio II. L'anno 1198 e
il pontificato di Innocenzo III furono naturalmente scelti come
termine iniziale, poiché, com'è notissimo, con questo ponte-
fice principiano le serie regolari dei regesti pontifici. Era con-
veniente fermare il lavoro alla elezione di Giulio II, perchè
con questa anche l'eco del medioevo si è estinto. Si è ormai
nella pienezza della Rinascenza.
I libri delle Provvisioni, i libri Concistoriali, quelli delle
Soluzioni, nonché le preziose Schede del card. Garampi fornirono
all'Eubel i principali materiali. Facilmente si capisce che le fonti
manoscritte Vaticane non potevano dare completa la serie di tutte
le sedi episcopali per questo si lungo periodo. Dove esse face-
vano difetto, TElubel supplì quasi sempre colla Siertó^ del Gams.
L'Eubel non crede d'aver fatto opera completa, e prega
coloro che faranno le recensioni del suo libro a suggerirgli
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BASSO MKDIO EVO — C. EUBKL 447
complementi e correzioni. Ad alcune deficienze del primo volume
egli supplì nel secondo, sia con note a pie di pagina, al prin-
cipio delle singole serie diocesane, sia con postille alla fine del-
l'opera. Quantunque anche queste aggiunte diano molto e buono
materiale nuovo, non è a dubitare che l'opera sia ancora qui
e colà perfezionabile. Se si confrontano le serie piemontesi come
stanno nel I volume della Hierarchia con quelle date più tardi
dal p. Fedele Savio (1), si può facilmente riconoscere come non
c'è mai una buona opera d'erudizione, che non ammetta miglio-
ramenti. A p. 3 del I volume, il p. Eubel non conosce la data
della morte del cardinale Adelardo, il quale mori il 18 agosto
1225 (2), come risulta da una nota obituaria, incisa sopra un
pezzo di fìttile, che A-enne chiusa insième colla salma del celebre
cardinale, nella sua tomba esistente nel chiostro di S. Zeno a
Verona. La serie dei Vescovi di Verona nel sec. XIII data nel
voi. I, p. 553, fu dall'Eubel corretta nel II volume. Non inutile
gli potea riuscire il Biancolini, Lei vescovi e governatori di
Verona: disseriazioni. Verona, 1757, p. 45 segg. Gfr. anche la
serie dei vescovi Veronesi presso TUghelli, t. V.
A p. 554, nota 4 del voi. I, l'Eubel rfferisce da un docu-
mento il ricordo della « domus b. Mariae de Laglaxa dioec. Ve-
ronen ». Facilmente sarà da leggere « de la Giara », delia Ghiaia^
una località che ormai da secoli venne racchiusa dalla cerchia
delle mura cittadine, dalla quale antecedentemente era esclusa.
La chiosa da moltissimo tempo è ridotta ad uso profano.
Al voi. II, 281, assai poco havvi sopra Matteo, suffraganeo di
F. Barbaro, vescovo di Verona, di cui mi occupai anni or sono
{Nuove ossei^vazioni sopra un contratto di mezzadria del se-
colo XV, Verona, 1902), e intorno al quale spero di potere in
seguito pubblicare non pochi nuovi documenti.
Non è dubbio adunque che molte notizie si potranno ancora
aggiungere all'opera del p. Eubel. Ma questo non toglie ch'essa
sia oltremodo preziosa. Fa davvero meraviglia l'ampiezza stra-
ordinaria dei materiali consultati, e la diligenza e la precisione
con cui vennero usufruiti.
Il piano dell'opera del p. Eubel non corrisponde in tutto e
per tutto a quello del Gams. Dove questi aveva tralasciati i
(1) Vescori d'Italia^ I * Piemonte», Torino, 1899.
(2) Cfr. Fra. Gius. Francesco da. Vrnezia (Giuseppe Ghedixa), Adelardo II
dei Gattanei. Verona, 1877. Dell'iscrizione diedi testò un facsimile, Nuovo
Arctihio Veneto y V, 467.
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448 RRCKNSIONI K NOTEBIBUOORAFICHK — C. CIPOLLA
cardinali, Eubel destina ad essi la prima parte tanto del I, che
< del II volume. Li dispone anzitutto a seconda dei papi da cui
furono nominati, raggruppandoli giusta le varie promozioni.
Segue l'elenco dei titoli cardinalizi, coi nomi dei prelati da cui
• V furono tenuti. Poi vengono gli elenchi dei nomi, cognomi, sopra-
^ nomi dei cardinali.
5 , Il Gams aveva distribuito le diocesi per provincie ecclesia-
• ; stiche e per regioni. Di gran lunga più comodo è il sistema
tv seguito dairEubel, che le dispone tenendo calcolo soltanto del-
J. l'ordine dell'alfabeto. Il prospetto delle provincie ecclesiastiche,
coi nomi delle relative diocesi, trovasi alla fine di ambidue i
• volumi. Nel II volume (p. 299 segg.) trovasi anche relencodei
vescovi suffraganei nei secoli XIII-XV. Accresce facilità nell'uso
dell'opera l'elenco delle diocesi, secondo i nomi moderni, posto
in calce all'uno e all'altro volume. Questa facilitazione alle
.: ricerche era stata procurata dal Gams, ancorché in modo
' , diverso, cioè in maniera corrispondente alla differente disposi-
zione del materiale da lui prescelta.
Il II volume, più riccamente del I è fornito di illustrazioni
storiche e di spogli'di documenti.
Carlo Cipolla.
A. GOTTLOB, Die Servitientaxe im XIII Jh. (U. Stutz, Kir-
chenrechtliche Abhandlungen, Nr. 2), pp. vi-176. Stuttgart,
Enke, 1903.
171. — Fra i redditi maggiori della Curia pontificia nel-
l'ultimo periodo del medio evo sono da annoverarsi i « servitia »,
cioè le contribuzioni che sia al papa, sia ai cardinali, sia agli
ufficiali minori dovevano i nuovi investiti di offici ecclesiastici.
Questo reddito nel secolo XIV, e specialmente al tempo di Gio-
vanni XXII, si elevò ad alte somme, cosi da costituire una delle
principali maniere, con cui si sopperiva ai bisogni dell'erario
pontificio.
Il dott. Gottlob, luvore voi mente conosciuto per altri lavori
sopra argomenti congeneri, si occupò ora, con molta prepara-
zione, dei servitia pei tempi più antichi, e in particolare per
il sec. XIII. Egli giunge a queste conseguenze. Sino da età
molto antiche erasi introdotto Tuso dei regali fatti dai nuovi
investiti di offici ecclesiastici. Questa istituzione, dapprima in-
certa e mal definita, secondo era costume del medioevo, venne
sviluppandosi di età in età, cosi che essa si stabilì definitiva-
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BASSO UKDIO KVO — K. FIMKK 441)
mento, in forma di una vera e propria contribuzione obbligatoria,
nel sec. XIII. Il Gottlob si studia di stabilire colla maggior pos-
sibile precisione in quale momento ciò sia accaduto. Ancorché
non gli sovvengano argomenti diretti ed espliciti, tuttavia egli
giunge a determinare con bastevole sicurezza che ciò accadde
per opera di Alessandro IV, verso il 1255.
Anteriormente e posteriormente si ebbero costituzioni eccle-
siastiche dirette a levare il sistema dei donativi, o a regolarlo
in modo che non avesse a degenerare in simonia. 11 Gottlob
dimostra che non è il caso di parlare, in stretto senso, di si-
monia, ancorché l'istituzione venisse più volte e da più parti
riguardata come pericolosa. Essa tuttavia non diede luogo a
scandali, se non che al tempo dello scisma.
I documenti raccolti in fine al volume, pochi di numero»
riguardano in ispecial modo il secolo XIII e i primi anni del
secolo XIV. Essi erano in generale conosciuti. Alcuni fra essi
erano stati pubblicati dal Muratori, ancorché in forma scorretta.
G. GlPOLf^A.
ENRICO FINKE, Aics den Tagen Boìiifaz VIIL Mimster,
Aschondorff, 1902; pp. xiv, 296, ccxxiii.
172. — L'A. di questo volume ebbe la fortuna di trovare
neir Archivio della Corona a Barcellona una serie continuata di
relazioni, che gli ambasciatori aragonesi j)resso la Corte pontificia
scriveano al loro monarca dal 1297 al 1316. La pubblicazione
di questi importantissimi documenti costituisce un fondamento
prezioso e inaspettato per la storia di quella età. Egli vi
ajj^iunso i)0i altri aneddoti, come una glossa alla bolla Unam
Saìictam, composta neirintenzione di limitarne la portata, un
trattato (1308) scritto in favore della memoria di Bonifacio VIII
in occasione del famoso processo, parecchi scritti escatologici
e politico-ecclesiastici di Arnaldo da Villanova, ecc. Da Bar-
cellona, da Parigi, da Roma ecc. provengono i materiali nuovi,
anzi quasi tutti finora affatto sconosciuti, che il Finke ci pre-
senta in edizione simpaticamente critica.
Precede una serie di dissoiiazioiii, nelle quali, il F., pren-
dendo occasione dai documenti da lui pubblicati, si propone di
trattare vari punti della vita di Bonifacio. Fra le fonti del tempo
quella che n'esce pe^io trattata è il Ferreto; neppure il Villani
vien fuori vittorioso dalla disamina critica. Fino a qui, per dire il
vero, non c'è novità, i)oiché ben poca fiducia, i)er la vita di Boni-
Ritista storica italiana, 3* s., n, J. 29
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450 BKCBNS10N[ B NOTE BIBLIOGBAFICHB — C. CIPOLLA
facio vili, si è soiiipro data airuiio o airaltro di questi cronisti. La
novità consisto nell'esattezza della dimostrazione scientilica. Biso-
gnava per altro notare che dando l'epiteto di fantastica alla storia
di Ferreto dei Ferreti, come usa il F., si dice la cosa a metà,
poiché il Ferreti distinse nella sua storia ciò che dava per vero
ed autentico, e ciò che riferiva per averlo sentito dire, senza
farsene garante. Forse non era anche inopportuno dimostrare
la relazione che il fondo fantastico del Ferreti ha colle leggende
(maligne, ma popolari leggende), che trovarono iK)sto nella
Cronaca del Villani. Il Finke di questo non si occupa. Ma forse
dal suo punto di veduta ciò poteva essere passato facilmente
sotto silenzio. Ad ogni modo è fuori di contestazione, che le
accuse contro la fama di Bonifocio Vili non si possono inten-
dere senza conoscere tutta l'intera leggenda ghibellina e guelfa
diffusa contro di lui.
La prima questione riguarda Tetìi di Bonifticio Vili al mo-
mento della sua morte. Naturalmente nessuna sicurezza ci dà la
parola del Ferreti, che lo dice morto di 86 anni. Ma neanche
le altre fonti ci permettono di stabilire qualche cosa di sicun).
Due deposizioni testimoniali lo farebbero nato verso il 1250,
sicché avrebbe avuto 83 anni. Finke stesso riconosce ciò essere
impossibile. Sospetto che le indicazioni date da quei testimoni
non siano errate, ma abbiano valore giuridico, non cronologico;
indicano cioè soltanto un termine giuridico, senza precisare il nu-
mero effettivo degli anni. Ciò succede assai spesso nei documenti
medioevali. Egualmente parmi che poco si possa ricavare da una
frase di Bonifacio stesso, che nel 1302 scrisse da quarantanni esser
versato nel diritto. Il Finke ne conclude che probabilmente egli
fu fatto papa di circa 60 anni. Ma la frase adoperata dal pajìa
è cosi poco determinata, che non so quale uso proprio se ne
possa fare in una questione strettamente cronologica, siccome
è quella della data della nascita.
Il primo grande atto di Benedetto Gaetani fu la legazione
in Francia nel 1290, dov'egli -— secondo il Finke — dimostm
le sue stì^aovdinariò qualità e i suoi straordinari difetti, in
quanto che fu un gagliardo difensore di grandiosi principi di
dominio, e nel tempo stesso un uomo piccolo. I fatti qui rac-
colti non mi pare che lo dicano vx)mo piccolo, si veramente
ce lo fanno conoscere come un uomo dal comando esti'ema-
mente assoluto, che senza riguardo alcuno fa eseguire la sua
volontà, e procede diritto per la strada.
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BASSO MRUIO KVO -* E. FlNKE 451
Che alla elezione di Celestino V possa aver avuto parte
Carlo II d'Angiò è ammesso in generale, ed è possibile. Le cita-
zioni di Tolomeo da Lucca e di Giordano tuttavia concludono
p oco, poiché questi non sono autori degni di molta fede ; ciò sia
detto particolarmente di Tolomeo.
Sulla rinuncia di Celestino V, crede il F. che tutt'al più si
possa ammettere avergliene il Gaetani dato consiglio; essa è
cosa tutta personale di chi la compi.
Rispetto alla elezione di Bonifacio VITI rifiuta la leggenda
accolta dal Ferreti e dal Villani, ma ammette tuttavia che nel
loro racconto ci possa essere qualche parte di verità, rispetto
a possibili trattative tra Orsini e Colonna. È certo che consimili
nari'azioni di quei due scrittori, in se considerate, sono per
quest'epoca di lieve peso. Conferma, con G. Buschbell, la falsità
della ben nota Protestatio Fldei attribuita a Bonifacio VIII,
ma la crede composta assai tardi, cioè al tempo del grande
scisma, mentre Taltro critico la sui)poneva i)iù antica.
Nello studio sui Collegio dei Cardinali chiaro apparisce lo
svolgersi delle opinioni e dei partiti. Fra il mutarsi di tanti
pensieri, Matteo Rosso rimane quasi in ogni incontro fido amico
0 consigliere di Bonifacio Vili. Buona è la critica al racconto,
come al solito, eiTato del Ferreti rispetto alla parte che il Rosso
avrebbe rappresentato nel fatto di Anagni; esso è inammissibile
(p. 99). Discorrendo di Giacomo Colonna, reca qualche sprazzo
di luce a spiegare Torigine della lotta intrapresa da questa
famiglia contro il papa. InteresvSante è lo studio sul cardinale
Giovanni Monaco, di Piccardia, valente giurista, che fu al fianco
di Bonifacio Vili. La Glossa alla bolla U. S., che per motivi
insufficienti gli fu attribuita, non è sua; ma ciò non ha molto
peso, perchè d' altra parte essa giova a chiarire Y ambiente
intellettuale, al momento in cui la bolla usci. Finke vede nella
bolla il principio di quella teoria, che poi fu detta della pò-
te.stas bidirecta; tale risultato, se non è del tutto nuovo, lo
è tuttavia in parte; osserva il F. che delle tre formule della
deiinizione finale almeno due occorrono usualmente nelle deci-
sioni concistoriali.
Meno interessano T Italia le ricerche sulle relazioni di
Bonifacio VIII con Arnaldo da Villanova, che i)eraltro fu per
qualche tempo (1301-2) medico del papa; nei suoi libri apoca-
littici profetizzò anche sul regno di Siciha.
Diffusa assai è la disamina sulle difese e sulle accuse fette a
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452 BBOKNdlOMI K NOTB BIBLIOOKAFICHIC — C. CIPOLLA
Bonifacio Vrir. In penoralc i risultati sono contrari allo accuse^
ancorché talvolta il F. concluda dicendo che non possiamo dm-
(loro. Crede che le accuse di eresia, le quali si trovano anche
sulla bocca di persone autorevoli, siano state occasionate da
qualche discorso ardito che Bonifacio Vili siasi permesso, in
materia dottrinale. Anche Taccusa sui mali trattamenti usati
verso Celestino V riesce di molto menomata.
Naturalmente si conferma che sono da rifiutarsi le fantasie
del Ferreti sulla morte di Bonifacio Vili. Egualmente si dica
del racconto del Villani rispetto ai patti stipulati tra Filippo il
Bello e il futuro Clemente V. Ma a tale racconto poetico si
sostituisce, sulla fede degli amibasciatori aragonesi, la narra-
zione di intrighi d'altro genere tra il partito degli Orsini e i
Bonifaciani. 11 partito del re di Francia tiene nei documenti un
posto del tutto secondario. Tuttavia il Finke opina che non si
possa completamente negare la possibilità di qualche trattativa
(*orsa tra il re e l'arcivescovo di Bordeaux, ancorché non risulti
affatto provata.
Finisce giudicando Bonifacio Vili in senso piuttosto favo-
revole, che contrario. Gli rimprovera sopratutto il suo modo
duro, fino all' eccesso. Le accuse di scostumatezza né si pro-
vano vere, né si dimostraìio false con argomenti decisivi. Gli
indizi sono favorevoli, e il fatto che uomini come Egidio Colonna,
Giacomo da Viterbo, Pietro Ispano, gli furono favorevoli sino
alla fine, depone in suo favore. Cosi il Finke.
Il Finke non ebbe in animo di rifare la storia di Bonifacio Vili,
anzi si tenne al possibile lontano dalle grandi questioni che si
agitarono durante il suo pontificato; ma i documenti da lui
scoperti, e le acute e larghe illustrazioni colle quali li accom-
pagnò formano un invidiabile contributo per la conoscenza della
storia di tutta quella età.
Carlo Cipolla.
A. DOREN, Deutsche Ilandioerker und Ilandwerherbruders-
chaften im mittelalturlicken Kalien, pagg. v-160. Berlino,
Prager, 1903.
173. — Il Doren è un ricercatore ben conosciuto in Italia
per altri lavori eruditi, coi quali illustrò le industrie fiorentine.
Egli ora studia la questione industriale e sociale nel medioevo
in Firenze, cioè nella città in cui sopra ogni altra d'Italia fiorirono
in quel tempo le industrie.
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BASSO MEDIO KVO — A. DOBBN 453
Il presente volumetto ci viene dall' A. presentato come il
risultato di studi accidentali, fatti in occasione di altre ricerche,
e non di proposito deliberato, e con metodo sistematico. Ed è
vero. Talvolta il Doren ci espone le sue proprie scoperte archi-
vistiche, il che vale sopratutto per Firenze; talvolta invece egli
si limita a raccogliere notizie da fonti, che altri già hanno fatto
conoscere ed hanno illustrato.
Il numero dei Tedeschi che per ragioni varie vennero in
Italia, specialmente intorno al secolo XIV, è stragrande. Altri
arrivano con uno scopo commerciale; altri invece si interes-
savano degli studi e frequentavano le università; a molti poi
Tunica preoccupazione era la guerra ; altri venivano a Roma, pre-
figgendosi unicamente uno scopo religioso. Doren facendo cenno
(p. 12) dei numerosi pellegrinaggi che d'ogni parte accorsero
a Roma in occasione del giubileo indetto da Bonifacio Vili por
Tanno 1300, accetta anche la testimonianza di Guglielmo Ven-
tura, cronista astigiano. Ancorché il giudizio del Doren sulla
attendibilità di quella notizia sia comunemente ricevuto, io non
so staccarmi dal dubbio che il passo del cronista citato altro
non sia, in ultima analisi, se non che un rifacimento letterario
della ben conosciuta testimonianza del Villani. A tale sospetto
m'induce non solo la sostanziale somiglianza dei due racconti,
ma anche Tesarne del contesto; tutta quella parte della Cronaca
d'Asti sembra inquinata da alterazioni e interpolazioni, sicché
non si sa proprio quale giudizio pronunciarne. Le notizie date
dal Ventura sulla caduta degli Ezelini ecc., sono sospette. Ciò
dicendo non intendo di troncare una questione, ma solo di ad-
ditarne la gravità.
A Venezia i Tedeschi si organizzarono molto strettamente e
abbastanza presto. Per la storia del « Fondaco dei Tedeschi » in
quella città, e per gli avvenimenti ad essa collegati, il Doren
si giova naturalmente dell'opera del Simonsfeld (1888) sul « Fon-
daco dei Tedeschi»; e cosi della dissertazione del medesimo
storico sulle Scuole dei Tedeschi a Treviso egli usufruisce quando
l'opportunità gli si presenta.
I Tedeschi esercitavano in Italia (particolarmente nella parte
superiore e media, poiché nell'Italia inferiore pare che esiguo
fosse il suo nunioro) ogni soila di mestieri e dì offici. Sopratutto
i documenti parlano spesso degli stampatori e dei muratori, che in
gran numero calarono nella penisola. Anche i prestinai erano
influenti, specialmente a Venezia ed a Roma. Invece in Firenze
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454 BKCKNSIONI B NOTI BìBLlOORAFiCHK — C. CIPOLLA
favorironsi i tessitori. È sopratutto sui tessitori che il Doroii rac-
coglie notizie e documenti nuovi. Di tali documenti pubblica i più
importanti nelle Appendici, comprendendovi anche lo statuto
de^li Olandesi, residenti a Venezia. Esso è del 1436, ed è scritto
nella lingua nativa di quella nazione. Anche a Venezia c'orano
tessitori di lana di provenienza tedesca.
Non è possibile stabilire, nel maggior numero dei casi, da
(fuale provincia germanica venissero coloro che, calando fra
noi, erano conosciuti soltanto coir appellativo di alemanni o
tedeschi.
Discorrendo dei pittori tedeschi, che lavorarono in Italia,
accenna a Wilielmo e Nicolò, che eseguirono opere di scoltura
a. Ferrara, a ^lodena, a Verona, nella prima metà del sec. XII
(p. 38), e li classifica, senza esitare, siccome tedeschi. Pare
che a giungere a tale risultato egli si appelli anche al loro
nome. So che anche alti'i li ritenne tedeschi per ragioni stilistiche.
Ma, a parte ciò, dubito che non sia per adesso cosa agevole lo
stabilire di essi tale origine. Cerio è che l'asserzione recisa del
Doren ha l'aspetto di una affermazione non innovata.
Il libro del Doren pecca di disuguaglianza e di disquilibrio.
Ma è provvisto di pregi, e considerato come un primo saggio,,
presentato senza pretese, devesi giudicare molto favorevolmente.
Ciò naturalmente si ha da intendere in modo particolare per
risi)etto airindustria fiorentina nei secoli XIV e XV.
G. Cipolla.
Aì^ie, Scienza e Fede ai giorni di Dante, Conferenze Dantesche
tenute a cura del Comitato milanese della Società Dantesca
italiana nel 1900. Milano, Ulrico Hoepli. 1902.
144. — È un gran quadro, a cui diedero tinte magnifiche e
splendida luce diversi pennelli maestri, tutti ispirati, io direi,
da uno stesso fulgente ideale, da una stessa potenza di genio
e di amore.
Il primo a portarvi l'opera sua di artista e di scienziato è
Pasquale del Giudice. Egli disegna a grandi tratti la feudaliià
italiana nel dugento. Con chiara sintesi coglie del feudalismo i
punti salienti, ne osserva e studia le fasi, ne mostra la ferrea
potenza ed insieme la gentile bellezza, lo spirito primitivo, forte,
rude, che s'ammorbidirà più tardi, al contatto della poesia e del-
l'amore. E nella bella Fiorenza, ai tempi di Dante, che rimane della
società feudale? Il popolano, forte della libertà consacrala dal
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B4SS0 MKDIO EVO — N. TAMASSIA 455
Comune, fa sentire il proprio io, tanto piii prepotente e impe-
rioso, quanto più era stato a lungo disconosciuto ed oppresso.
Il Ciompo calza gli speroni di cavaliero, sola prerogativa, un
tempo, del nobile, e il nobile chiede in grazia d'essere chiamata
artigiano, per acquistar diritto nei pubblici afifari. — Ad un
tempo Federico II, nel suo regno di Sicilia «segna con mano
sicura limili precisi alle prerogative dei feudatari », e, mentre
par li accarezzi, fa pesare su loro una mano di ferro inguan-
tata. — Cosi che ristituzione comunale per una parte e la mo-
narchica per Taltra domano, nel secolo XIII, la società feudale
italiana, sui ruderi della quale Dante concepisce e vagheggia
il grandioso ideale di una monarchia suprema, che stenda le
sacre ali sopra tutti i popoli, e li congiunga sotto un solo do-
minio, e li consacri ad una stessa giustizia, ad uno stesso amoro.
Mentre Pasquale del Giudice, nelle tinte scure, severe, nei
tratti decisi, delinea la società feudale ai giorni di Dante, Nino
Tamassia, con gentilezza d'arte finissima, ci disegna e colora
la vita di popolo nei secoli XIII e XIV; il popolo dallo spi-
rito amabilissimo, e dal vivace dialetto in cui sono la squi-
sita musicalità dell' accento e l'arguzia gentile del motto. Nei
secoli XIII e XIV la religiosità del popolo di Firenze è
potentemente scossa : 1' eresia serpeggia ancora e tenta ride-
stare incendii non appena sopiti, getta nelle anime il germe
di quello scetticismo in cui l'Italia s'adagierà più tardi, e infonde
un senso di sfiducia e di maligna ironia per il clero, massime
per i frati, nei quali sono i temuti rappresentanti della terribile
Inquisizione. Tuttavia il sentimento religioso non è morto: non
mancano le lunghe processioni dei disciplinati, le prediche, le
macerazioni, anzi, con la religione è pure un misto di super-
stizione fanatica, la quale, talvolta, legittima il soddisfacimento
di passioni tremende: l'odio e la vendetta. Il giuoco, l'usura
piagano il popolo valoroso e gentile, che la Provvidenza destina
a irradiare, primo, il mondo italiano con gli splendidi fulgori
della bellezza e deirarle. Nel duecento non è vivo il sacro fuoco
degli affetti domestici, la famiglia non è santificata dall'amore,
il quale vi sta < a disagio, e sfuma nella idealità cavalieresca,
quando non divenga terrestre, troppo terrestre». Ma il senti-
mento della bellezza è ben forte in questo popolo, che sembra
preso da un'agitazione, da una irrequietezza febbrile, e che, in
realtà, è in un potente risveglio di giovinezza. < Il senso arti-
stico accompagna ogni opera sua, come il profumo accompagna
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456 RECK1I8101II B KOTK BIBL10QRAP1CH£ — 0. MAINBTTI
il risorgere della vita a primavera». Musica e poesia lo giocon-
<lano, e le tinte della tavolozza ornano le pareti delle chiese,
fissandovi i primi ed ingenui sorrisi dell'arte. Orbene, questo
popolo che ha già tanta vita di gentilezza e di valore, tanta
vigoria e tanta grandezza nella sua prima gioventù, commuoTe
ed accende Testro deirAlighieri, il più grande tra i suoi figli,
e segue il Poeta divino nel misterioso viaggio d'oltre tomba.
// papato e la chiesa nel secolo XIII sono rievocati con
genialità di artista e potenza serena di storico da Luigi Rocca.
Il papato : l'istituzione divina dinanzi alla quale Dante si prostra
riverente e timido quasi fanciullo, ma che non teme di sferzare
ne' suoi rappresentanti supremi, ne' suoi ministri, accusandoli
di ambizioni sfrenate e di cupidigia ; l'istituzione che forma, si
potrebbe dire, il pensiero dominante, fisso e, perfino, tormen-
toso del Poeta, il quale, pur non cessando mai d'essere profon-
damente religioso, ossequente alia Chiesa, fa sentire il suo io
dominato spesso da tremende passioni e da umani rancori. Ma
se l'Alighieri danna alle angosce dell'inferno potentissimi Papi,
colloca però, fra i Santi, ne' gaudiosi rapimenti del cielo, umili
frati, e canta la gloria del Poverello d'Assisi.
Chi è Francesco d'Assisi? e quale azione operò sul mondo
nel secolo di Dante ? Risponde alla domanda la conferenza di
Paul Sabatier, Saint Francois d'Assise et le mouvement reli-
gieux au treizième siede. Il Poverello d'Assisi è una perso-
nalità gigante; l'umile sajo nasconde una potenza che scuote
-e rinnova il mondo; e il segreto di tanta meravigliosa potenza
è nell'umiltà e semplicità del Santo, nella povertà che pratica
e insegna, nel suo precetto, che ricorda l'antico precetto del
Cristo. La figura del Poverello brilla di mistica, sovrana poesia
che non muore e non può morire; in lui è tutto l'amore di
Dio, l'amore dell'universo, tutto il palpito di dolore e di amore
che freme nell'umanità anelante al Divino. Come non doveva
sentire ed ammirar questo palpito Dante? L'originalità di Fran-
cesco, dice il Conferenziere, consiste nel concetto che ha della
povertà e nel metodo di apostolato. Egli non vuole il voto della
povertà, ma ne proclama lo spirito, l'amore; non vuole che
sia mezzo per giungere ad un fine, ma il fine stesso. Il suo
apostolato è amore inalterabile, queir amore stesso che spi-
rava, in un giorno più lontano, dalle parole e dalle opere del
Nazzareno. E l'amore di Francesco fa miracoli di conversioni,
-e ridesta nella società del secolo XIII, turbata e sconvolta da
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J
BASSO MBDIO KTO — TOCCO - SCHKRlLLO 457
passioni superbe, da odii e da cupidigie, lo spirito mite, soa-
vissimo, che aleggiò sul mondo nei primi tempi dell'evangelio.
Argomento assai più difficile è trattato, con vigoroso in-
telletto, da Felice Tocco: Le correnti del pensiero filosofico
nel secolo XIIL Dante, egli dice, le conosce, e guarda in
esse con isguardo d^aquila, e assiste alle fervide contese che
destano fra i dottori, e studia le questioni che Tomaso d'Aquino
volle sciolte nella sua Somma Teologica. Delle quattro grandi
correnti filosofiche del secolo XIII; la neoplatonica o agostiniana,
l'aristotelica pura, l'aristotelica a verroistica, l'aristotelica tomi-
stica, l'Alighieri segue 1' ultima. Di questo suo attaccamento
all' angelico Dottore, sono molte prove nel sacro poema, in
cui la figura dell'Aquinate splende di luce vivissima, ed è
assai più ricordata dal Poeta che non sia quella di Agostino.
Pur dichiarandosi per S. Tommaso, Dante rispetta e tollera
i varii filosofi ; Epicuro soltanto accendo il suo sdegno, ed è
condannato da lui al tormento angoscioso delle arche infuocate,
dove sconta in eterno, anzi che gli errori insegnati, il senti-
mento colpevole che all'eresia lo spingeva.
Da filosofo Dante ritorna poeta con Michele Scherillo,
Dante e lo studio della poesia classica. Nel secolo XIII, Firenze
non è la colta e gentile città che noi conosciamo ed amiamo,
rigenerala dalla mente e dal cuore di Dante, ma è indifferente,
se non affatto ignara, di coltura vera, di forti studi: lotte di
fazioni e ambizioni superbe, e corruzioni irrefrenabili offuscano
il pensiero, e costringono il sentimento del suo popolo : più che
lo studio e le grazie della poesia, vagheggia gli abbaglianti
fulgori dell'oro. Echeggiano, è vero, le nenie dei trovatori, ma
i loro sospiri e lai non contentano il giovinetto Dante, che,
nell'agonia di un dolore ineffabile^ e con la divina intuizione
del genio, assurge a contemplare le splendide bellezze di Vir-
gilio. A Virgilio egli dà nome di suo duce e maestro, da lui
vuol attingere 4c lo bello stile» per cantare degnamente la Donna
sua, e Virgilio s'inchina, a sua volta, dinanzi al grande Discepolo,
da cui la poesia classica acquista più splendida luco.
Francesco Novati rievoca al pensiero la vita e poesia di
coìste nel duecento. La vita di corte, in questo secolo, non è
più cosi rude come nel primo ferreo M. E. S' è ingentilita, i
Conti e i Baroni amano lo scintillar degli acciari ed altresì lo
sfolgorio delle gemme; il sentimento della gloria guerriera ha
vita dal sentimento per la donna, e le storie delle armi si com-
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458 RECKNalONl B NOTK BlBLlOOUAFlCHli — O. HAINKTTl
pendiaiio, quasi tutte, in istorie di amore. Spirito di questa vita
è la cortesia e la cavalleria, e si rispecchia nella letteratura
poetica del tempo. E in Francia, segnatamente nella Provenza,
prima che da noi, s'aprono le corti baronali alle feste e gare
leggiadre, e volano le strofe alate delle canzoni, dei sirventesi,
delle poetiche tenzoni di amori, e sorge una nuova forma d'ade,
il romanzo, destinata ad incarnare tutto l'ideale cavalleresca
della società feudale nelle meravigliose narrazioni di lotte, d'in-
cantesimi, di amori. L'Italia s'invaghisce della poesia di Pro-
venza; ma Dante corre alla conquista di un altro ideale che
rinvigorisca la sua vena creatrice. E come a Virgilio s'inchina
Sordello, tipo del cavaliero errante, cosi la poesia medioevale
s'inchina alla poesia classica, all'arte latina.
Bellissima è anche la conferenza di Francesco Flamini,
Poeti e poesia di popolo ai' tempi di Dante. Il Flamini, quasi
per virtù d*« incantamento », ci allontana dall'età dantesca e
dall'Italia, e nei tempi eroici, sotto l'azzurro cielo dell'Eliade
cantato da Omero, ci fa ricercare le origini della poesia popo-
lare dugentista. Dalla Grecia, dove la poesia di popolo ha già
il suo riflesso nella poesia eulta, ci conduce nella bella Sicilia
dei secoli II e III d. C. e fa che assistiamo al Peroigilium, in
cui le fanciulle del popolo cantano liete alla Dea degli amori.
Ma eccoci trasportati in secoli meno remoti, nell'età feudale, su
prati in fiore, sotto un cielo di zaffiro, e accarezzati dall'auretta
primaverile : donzelle e spose vi danzano, e nelle calendimaggio
fanno rivivere le feste pagane sacre alla divina Afrodite: il loro
canto ricorda quello dell'antico popolo greco. Roma non è dimen-
ticata : anche quivi il Flamini ricerca le prime forme della poesia
popolare, di quella poesia ingenua e piena di vita, che riderà
sulle labbra dei joglars, dei ' giullari, della gente allegra, bra-
mosa di feste, e sarà, altresì, lamento pietoso nel canto dei
Disciplinati, sulle piazze e sotto le arcate dei templi ; che dirà
le pazze gioie dell'amore profano e le mistiche ebbrezze del-
l'amore divino, e in cantico soavissimo le sublimi estasi di
Francesco d'Assisi.
Plauso sincero ai valorosi, che, sotto la presidenza del com-
pianto Gaetano Negri arricchirono la letteratura nostra e la
nostra storia di un volume, in cui sono fissate le prime luci,,
i primi sorrisi della fede, della scienza e dell'arte.
Giuseppina Mainetti.
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BASSO HBDIO KYO — G. PANSA 459
GIOVANNI PANSA, Le relazioni comìnerciali di Sulmona con
altre città d'Italia durante il secolo XIV. (Estr. dal Boll.
di storia patria abruzzese, anno XIV, puntata XXVII).
Aquila, Tip. Aternina, 1902.
175. — Pollando notevoli modificazioni al giudizio di alcuni
autorevoli scrittori, che cioè le città del mezzo<j:iorno in tutto il
medio evo, sfruttate dal commercio dei mercanti forestieri, rima-
sero quasi sempre inoperose, dedicandosi soltanto alla coltiva-
zione delle terre, l'A. dimostra assai ampiamente che l'Abruzzo
contribuì non poco al movimento di concorrenza contro i forestieri»
ed ebbe porli numerosi e sufficienti, società e piazze di commercio.
Pescara e Francavilla, anche prima del 1309, furono in rapporti
commerciali con Venezia; Vasto, Ortona e S. Vito-Lanciano
fino dai tempi dei Normanni furono sedi di traffico importanti,
e tutte le grandi e piccole città situate sulla costa richiamarono
nel medio evo molti commercianti forestieri, schiavoni, vene-
ziani, genovesi, bergamaschi, fiorentini e milanesi. Ortona ebbe
senza dubbio il primato in questo florido sviluppo, fu emporio
marittimo di primo ordine e sede importante di corporazioni e
di protettori commerciali, per lo studio della nautica e per la
fabbricazione dei panni e delle navi; Lanciano, Tanlico emporiuìn
Prentanomim, ebbe fiere ragguardevoli ed antiche, e nel medio
evo estese largamente il traffico specialmente della lana, della
tela, della seta, degli aghi, delle figuline e dei cordami per le
navi, essendovi anche stati in tempi molto antichi fabbri lanarii
e naviculaìHi,
Tra le città interne dell'Abruzzo giunse a notevole splen-
dore, nei secoli decimoterzo e decimoquarto, Sulmona; e mal-
grado la scarsezza dei documenti rimasti fino a noi, si può
senz'altro credere che fu assai notevole il commercio di questa
città che fu sede di Giustizierato, metropoli di Abruzzo, e una
delle quattro nelle quali, due volte all'anno, si celebravano le
curie regionali. Federico II, con editto dato da Messina, stabili
a Sulmona una delle grandi sette fiere annuali per la festa di
S. Giorgio, dal 23 aprile all'S maggio, concedendo ai mercanti
che vi concorrevano numerosi privilegi; ma al tempo degli
Angioini decadde in qualche modo questa floridezza commer-
ciale, e Sulmona perdette le franchigie che andarono invece ad
arricchire i mercanti forestieri, amici e familiari degli Angioini
re di Napoli, fino al re Roberto che ne rialzò le sorti in qualche
modo.
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4G0 RKCftNSlOMl B MOTE BIBLIOORAFJCHR — O. OUKKBlEBl
Per queste restrizioni i mercanti si unirono in grandi società,
e fin dai primi anni del secolo decimoquarto percorsero l'Italia,
frequentando Napoli e i centri più importanti delle Puglie, favo-
riti dallo stesso indirizzo economico dei tempi, e incoraggiati
dal disordine dello pubbliche finanze sotto gli Angioini, i quali,
proprio per bisogno di denaro, davano facile campo ai mono-
polii, alle società mercantili ed ai banchieri, che facevano gran-
dissima fortuna.
In forma assai vivace sono narrate dall'A. le diverse ope-
razioni finanziarie e i notevoli rapporti che ebbero colla corte
di Napoli e colle società mercantili italiane e forestiere i ban-
chieri sulmonesi, tra i quali si distinse la ricca famiglia dei
Baldoiao, forse di origine francese, venuta in Abruzzo con Carlo I
d'Angiò, notevole per grandissime ricchezze, pei numerosi pri-
vilegi ottenuti dai re di Napoli e dai grandi feudatari, e pei
rapporti commerciali con la società dei Bardi di Firenze por
l'industria dei pannilana.
Tra i mercanti-banchieri sulmonesi furono anche celebri
Simone d'Agobio e Ruggiero conte di Celano, il più ricco e il
più potente barone dei suoi tempi. Anche in Sulmona l'industria
del lanificio fu sempre fiorente in tutto il medio evo, e i suoi
panni furono scambiati con quelli di altri mercanti abruzzesi e
forestieri; ebbero notevole sviluppo l'industria della carta e il
traffico della seta e dello zafferano, che costituì una delle prin-
cipali risorse di quei luoghi, e si ha pure qualche indizio della
tratta degli schiavi in un contratto stipulato a Venezia nel 1366
fra un mercante fiorentino e Buccio del fu Marino negoziante
sulmonese.
Malgrado però i frequenti rapporti fra i mercanti forestieri
e quelli di Sulmona, qui non esistevano, come in altri luoghi,
corporazioni mercantili propriamente dette coi consoli, cogli
statuti e coi propri magistrati; e tutte le controversie commer-
ciali erano regolate quasi sempre dal foro ordinario o secondo
gli usi e le consuetudini dei luoghi. Solo in tempi molto poste-
riori si trova una corporazione di orefici e di argentieri, con
regole e con statuti propri.
Giovanni Guerrieri.
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-^'T^^-
BA8S0 MEDIO BYO — ▲. PALUIBRI 461
A. PALMIERI, Gli antichi vicariati dell' Apennino bolognese,
Bologna, Zanichelli, 1903, 1 voi. in-8" di pp. 89 estratto
dagli Atti e Memorie della R* Deputazione di Storia patria
per la Romagna, III serie, voi. XX.
176. — Il Palmieri, che in una sua precedente e ai)prez-
zatissima pubblicazione (1) aveva trattato degli antichi comuni
rurali dell'Appennino, portando con le sue ricerche una luce
nuova nell'ardua questione dell'origine e della natura dei Co-
muni minori e dei loro rapporti col signore feudale e col
Comune maggiore, prosegue assiduamente i suoi studii sull'am-
ministrazione dei paesi del contado, esaminando l'istituzione
0 i mutamenti dei Vicariati, le cui origini coincidono col pe-
riodo storico delle signorie, come lo sviluppo delle antecedenti
IH^desterie di montagna avea seguito nel suo massimo fiorire
il governo comunale.
Lo studio nuovo del P., che si potrebbe definire come una
Storia deWoì^dinamento giudiziario nella montagna bolognese
dal sec. XIV al X VIH, si aggira in un campo meno ilio di dif-
ficoltà o di incertezze di quello precedente, ma non per questo
sono meno interessanti i risultati delle sue ricerche, condotte
quasi esclusivamente su materiali dell'Archivio di Stato di Bo-
logna del tutto inesplorati.
L'istituzione del Podestà di montagìia^ fatta in origine spe-
cialmente per scopi militari, avea perduto ogni ragione d'essere
sin dalla fine del sec. XI li, quando era slato posto accanto a
lui, con attribuzione e titolo militare", un altro magistrato, il
Capitano della montagna. Tuttavia, sebbene al jM^destà fosse
rimasta allora la sola autorità giudiziaria, esercitata di fatto in-
teramente dal giudice ch'egli teneva con se, il suo ufficio ri-
mase ancora in vigore per semplice forza d'inerzia dal 1265
fino al 1352; allora finalmente, vista la sua completa inutilità,
si pensò di abolirlo, e si lasciò accanto al capitano il solo giu-
dice col titolo nuovo di vicario; la trasformazione, già avve-
nuta, per forza naturale dei fatti, fu semplicemente sancita dai
Savii, che durante il governo di Giovanni Visconti furono in-
caricati di studiare la nuova costituzione giudiziaria del contado.
Notevoli mutamenti si portarono allora anche alla circo-
scrizione giudiziaria del contado, che il P. esamina minutamente.
(1) Degli antichi comuni rurali e in ispeeie di quelli dell'Appen^
nino bolognese: Atti della R. Deputazione di St. per la Romagua. V. 16*^.
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402 RECENSIONI B NOTE BIBLIOOBAFICHK — O. LUZZATTO
mostrando che essa non fu modificata soltanto in omaggio allo
.spirito di eguaglianza, come vorrebbe il Sorbelli, ma anche per
bisogno, non sempre bene inteso, di economie, per cui si misero
alcuni comuni rurali neirimpossibilità di approfittare della pub-
1)1 ica giustizia col ridurre a due soli i centri giudiziari dell' Ap-
IxMinino bolognese. Fu appunto per ciò che il governo popolare
del 1376 abolì la costituzioiìe amministrativa esistente, rimet-
tendo in vigore nella massima parte le circoscrizioni delle
antiche i)odesterie.
Arrivato cosi all'ordinamento definitivo, che rimase quasi
immutato i)er quattro secoli, il P. esanjina brevemente la storia
amministrativa dei singoli vicariati e podesterie, dandoci no-
tizie interessanti sulla competenza dei vicari! e dei podestà, sul-
l'ordinamento e sugli stii)endi del personale giudiziario, e sui
registri processuali ; e riassume poi tutte queste notizie staccate
nel capitolo più importante di tutto il lavoro, che tratta am-
piamente della costituzione interna dei vicariali e delle attri-
buzioni dei vicari.
L'ufficio del vicarialo, costituito a somiglianza delle antiche
podesterie, era composto del vicario, del notaio, e di due sol-
dati a cavallo e quattro famigli, che più tardi furono ridotti
di numero o soppressi del tutto. Il vicario, che generalmente
doveva essere giurisiKjrito, aveva per funzione principale e quasi
esclusiva l'amministrazione della giustizia civile e solo in pic-
cola misura quella penale.
Insieme al notaio che fungeva da cancelliere giudiziario,
rimaneva in carica sei mesi, e gli atti giudiziarii da loro com-
pilati in quel periodo dovevano essere registrati in un libro,
che al termine deirufflcio passava nella camera degli Atti del
Comune di Bologna. Di quei volumi si conserva ancora un
buon numero nell'Archivio di Stato, e possono riuscire utilis-
lissimi per lo studio della pratica giudiziaria del tempo e per
l'esame delle formule usate nei diversi atti del giudizio.
I quattro famigli e i due soldati a cavallo rappresentavano la
forza militare a disposizione del vicario per reprimere le som-
mosse e le violenze frequentissime in quei tempi di lotte continue;
e la loro presenza sta a dimostrare che da principio il vicario
univa l'autorità militare a quella civile; ma con l'andar del
tempo diminuirono sempre più le attribuzioni militari, e la forza
a disposizione del vicario fu ridotta ai minimi termini o abolita
del tutto.
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BASSO UKDIO KVO — A. PALUIERI 463
Oltre a questi ufficiali, inviati dal Comune dominante, vi
erano i nunzii, corrispondenti ai nostri uscieri di pretura, eletti
fra gli abitanti delle terre soggette, e generalmente in numero
di uno per ogni comune.
La competenza del vicario in materia civile non supei-ava
le 10 lire bolognesi, in materia penale era pressoché limitata
ai reati di danneggiamento dei boschi e della proprietà rurale.
Una disposizione generale era quella che obbligava i vi-
cari a recarsi a render giustizia nei singoli castelli nei giorni
di mercato ; avveniva cosi che il giudice si accostasse alle parti
e non queste a quello, e ne venne di conseguenza che a i)Oco
a poco la residenza del vicario si trasferisse di fatto, se non di
nome, in quei castelli dove avean luogo le fiere più frequenti
e più importanti.
Chiuso in tal modo lo studio suirordinamento giudiziario,
il P. esamina, neir ultimo capitolo, il processo naturale per cui
i comuni rurali andarono estendendosi e trasformandosi in or-
gani anaministrativi autonomi, in conseguenza della disposizione
statutaria, la quale concedeva di aver un proprio capo soltanto
a quei comuni, che numerassero almeno 10 fumanti inscritti
neir estimo. Per essa molti piccoli comuni si riunirono insieme
per raggiungere la condizione voluta, e tanto più seguirono
tale tendenza unitaria, quando al comune si sostituì la signoria
e questa poi fu incorporata nello stato della Chiesa.
Al comune rurale era preposto un massaro elettivo, le cui
attribuzioni erano principalmente d'indole finanziaria: egli do-
veva riscuotere le imposte, e trasmettere il danaro alla tesoreria
del comune di Bologna, prelevando solo la somma necessaria
per i bisogni della comunità. Alle ville minori era preposto un
saltavo, che aveva il solo incarico di vigilare sulla proprietà
rurale.
Tali per sommi capi i risultati più importanti delle accu-
rate ricerche del P., il quale accresce il valore del suo studio
con la pubblicazione del libro delle tasse e dei vicariati della
fine del sec. XIV e principio del XV, interessante non solo per
le notizie minutissime sulle circoscrizioni giudiziarie dell'Ap-
pennino bolognese, ma anche per la storia dei rapporti finan-
ziari fra città e campagna.
11 nuovo lavoro del P. non esaurisce certamente l'ar-
gomento vastissimo ed arduo delle condizioni degli abitanti
del contado nei secoli di mezzo e dei loro rapporti con la città
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4((4 KKCKNSiONI K M0T£ BlBLlOORAFlCHE — 6. LOZZATTO
dominante ; deirargomento egli tratta solamente la parte este-
riore, limitandosi allo studio dell'ordinamento giudiziario ed
amministrativo, senza spingersi più addentro nell'esame delle
condizioni reali, che servivano di base a queirordinamenlo.
Ma sarebbe d'altra parte assurdo il pretendere dall'A. più di
quello che egli s'era proposto ed aveva promesso di dare: e
in ogni modo dobbiamo riconoscere che il suo lavoro coscien-
zioso e originale sarà sempre un ottimo sussidio per chi vo^'lia
scrivere la storia giuridica dei piccoli centri rurali.
Gino Luzzatto.
ALEA.NDRI V. E., L'antico statuto del Comune di Sefvo. Ca-
merino tip. succ. Borgarelli, 1903, pp. 50. — La slamim
degli statuti di Camerino e il tipografo Antonio Gioioso,
Camerino, tip. Savini, 1902, pp. 46.
177. — Sefro è uno dei comuni dell'alia valle del Potenza,
fiume che nasce dal monte Pennino e bagna la parte setten-
trionale della provincia di Macerata. Lo attraversa il Rio del
Sepolcro, un affluente del Potenza; lo abita una scarsa popo-
lazione di origine umbra, come quella di tutto l'alto Potenza
e dell'alto Ghienti, cioè della conca di Camerino nella quale si
arrestò l'elemento umbro nella sua espansione verso oriente:
di che ci pare facciano non dubbia testimonianza e le memorie
storiche e i caratteri etnici degli odierni abitatori in paragone
con i Piceni.
Nell'archivio di Sefro si custodisce l'antico statuto del 1423
contenuto in un volume in pergamena del quale Vittorio Me-
andri ragiona colla sua nota dottrina in quest'ultimo dei molti
scritti da lui consacrati alla storia delle provincie marchigiane.
Alla descrizione del codice precede breve notizia delle vicende di
Sefro non priva di alcun dato nuovo, come la convenzione tra il
Comune di Camerino e quello di Sefro (1240), attestata da un docu-
mento del libro rosso di Camerino. Seguono una diligente rassegna
delle principali disposizioni dello Statuto e l'indice delle rubriche.
Da quella e da questo siamo certificati che il castello di Sefro ebbe
una sua piena autonomia comunale (al pari di S. Anatolia, S(^r-
rapeti'ona e Camporotondo), che ne serbò i privilegi essenziali
anche quando fu parte del territorio del comune di Camerino e
della signoria Varanesca e che l'ordinamento interno dell'antico
comune rurale non differiva sostanzialmente da quello dei co-
muni cittadini.
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BASSO MKDIO KVO — A. CASABIANCA 465
Un'acuta e accurata disamina delle più antiche vicende e
degli statuti dei castelli potrebbe fornire utili elementi di giu-
dizio a chi indaga l'arduo problema deirorigine dei comuni
rurali e cittadini, e ben meriterebbe di questi studi TAleandri,
se quella disamina compiesse istituendo ricerche e confronti tra
gli statuti di S. Anatolia (Camerino, Gioioso, 1552), di Sefro»
Camporotondo (ms. mutilo nell'archivio comunale descritto da
D. Stacchiotti, Camerino, 1902), di Serrapetrona (descritto da Se-
verino Servanzi-Collio, Camerino, 1884 K La conoscenza di co-
desti statuti offrirebbe materia di studio non solo ai cultori del
diritto medievale, si anche agli studiosi della topografia storica :
soggetto di grande rilievo e, spesso, nelle particolarità oscura
e intricato. Le rubriche dello statuto Sefrano, ad es., possono
concorrere a chiarire qualche punto controvei-so nella determi-
nazione dei confini del comune di Camerino, quali furono fìs-
sati dalla concessione del rettore della Marca, Sinibaldo dei
Fieschi, poi Innocenzo IV, Tanno 1240!
Degli statuti di Camerino aveva già trattato TA. nella
seconda delle scritturo delle quali abbiamo dato il titolo qui
sopra, destinata ad illustrare la stampa delle leggi comu-
nali di Camerino e ricca di notizie preziose sulla storia di
quella città. La quale ebbe, secondo le ragionevoli induzioni
deirA., consuetudini e norme d'ordinamento municipale fin dal
sec. XII, più volte ricordate nei documenti del XIII e ripetu-
tamente confermate da espresse sanzioni di legati papali nel
sec. XIV (1336, 1355). Ne fu poi rinnovata e ampliata la rac-
colta nel 1424 e di essa ci resta copia in un mutilo codice
cartaceo dell'archivio comunale che l'A. descrive e il cui con-
tenuto passò con poche mutazioni ed aggiunte nel volume a
stampa uscito nel 1563 dall'officina di Antonio Gioioso. Di questa
tipografo, della sua produzione e delle vicende, che accompa-
gnarono la stampa degli statuti TA. ci dà larga informazione
attingendo alle riformanze e ad altre fonti sincrone dell'ar-
chivio comunale, che l'A. medesimo ha di fresco razionalmente
ordinato. Nuove ed utili comunicazioni si riferiscono a due ar-
tefici camerinesi del sec. XVI, il pittore Camillo Bagazzotto e
l'orafo Conte Argenti. B. F.
ANTONIO CASABIANCA, Unavventurierea BroUonelsec. XV.
Siena, Tipografia Cooperativa, 1901.
178. — Brolio fu castello signoriale sulla via che da Siena
Rivista storica italiana, 3» s., il, 4. 30
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460 KKCKMSIONI K N0T8 filBLlOOKAPlCHB — P. FBANCIOSl
menava a Firenze. Un avventuriere senese del secolo XV, Pe-
trucci Antonio, volle provocare la guerra della sua patria contro
Firenze, occupando detto castello, dove già erano a confino i
Ricasoli di Firenze per il ritorno di Cosimo il Vecchio. Ma il
Concistoro senese (che rappresentava il potere esecutivo raccolto
in pochi membri del consiglio generale del popolo) non desidera
la guerra contro la repubblica fiorentina.
Mediatore Eugenio IV, la repubblica di Siena sente il bi-
sogno di stare in pace con la sorella vicina, ed intima al Pe-
trucci di sgombrare immediatamente il castello, di lasciar libere
le persone e le cose, sotto pena di dichiararlo ribelle alla patria.
— Non diversamente la pensa la Signoria di Firenze, che manda
ambasciatore a Siena Neri di Gino Capponi per intendersi sul
modo di disarmare l'audace avventuriere. La Repubblica del
bel San Giovanni, dopo la sconfitta ricevuta dal Piccinino ad
Imola, non può pensare davvero a sostenere una guerra, per
quanto piccola, contro il Petrucci e desidera di venire ad un
pacifico accordo. Ma quei di Siena si trovarono in serio imba-
razzo, perchè molti dei loro concittadini tenevano le parti del
Petrucci, il quale per mostrarsi più forte e più ardito del solito
fece credere che egli oprava per volontà del grande capitano
d'allora Niccolò Piccinino (che seguiva le parti del Duca di
Milano al cui soldo si trovava). — Fortuna volle che si sco-
prisse innanzi tempo l'inganno e si sapesse che tanto al Pic-
cinino quanto al Duca di Milano spiaceva l'impresa di Brolio.
Per cui Siena mandò un ultimatum all'avventuriere, il quale
persuaso della inconvenienza dell'impresa volle munirsi d*un
salvacondotto per potere attraversare liberamente il territorio
della sua patria e recarsi altrove in cerca di fortuna. E siccome
era tuttora in vigore il bando contro di lui, credè opportuno
di transitare tacitamente pel territorio d'una comunità vicina.
Poi all'improvviso pentitosi, pensò bene di rimanere nel castello
e di fortificarvisi. Allora i Fiorentini dopo aver esaurite tutte
le pratiche diplomatiche possibili, diedero ordini precisi a Neri
Capponi perchè cingesse d'assedio Brolio ed invitasse i Senesi
a cooperare all'impresa. Costoro infatti lo rassicurarono dell'ap-
po^io a condizione però che non fosse danneggiato il loro ter-
ritorio con scorrerie o con altro ; e a tale proposito incaricarono
commissario Antonio da Bagnala potestà di Castel Novo di Be-
rardenga. L'assedio durò alcuni mesi. Alcuni degli assediati di
nottetempo fecero sortite con danni hnmensi del territorio se-
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BASSO MEDIO EVO — A. CASABUNCA 467
nese. Anche gli assedianti per inseguire gli evasi danneggiarono
persone e cose; per cui sorsero lagnanze e contestazioni da
parte dei Senesi all'indirizzo dei Fiorentini. Tuttavia la pace
fra le due repubbliche non si ruppe. I Senesi condannarono al
bando l'avventuriere Pelrucci e le sue genti, pena la testa se
fossero caduti nelle lor mani. Superate varie difficoltà e peri-
pezie non poche ed essendo tolto ogni scampo, i ribelli si ri-
volsero per intercessione alla Signoria di Firenze, la quale a
mezzo di Neri Capponi ottenne dalla consorella senese che
Antonio Petrucci, il fratello Guglielmo ed ottanta dei loro,
muniti di salvacondotto dalla patria, uscissero di Brolio dove
da quarantotto giorni (9 ottobre-27 novembre 1434) dimora-
vano ex lege, e andassero ove il destino li portava. Ma i lagni,
nonostante il divieto di nulla toccare ove passavano, per questo
non finirono. Perocché i fuorusciti non ebbero i dovuti riguardi
né a robe né a persone. I fratelli Ricasoli, instaurati nella loro
antica signoria, si unirono ai querelanti. Siena si die attorno
per riparare ai danni; ed il Petrucci e i suoi col salvacondotto
e con l'astuzia si misero in salvo su quel di Castel Novo Be-
rardenga, riuscendo cosi a scappare da ogni punizione, che
davvero si sarebbero meritata per la loro mala fede. Certo non
mancarono loro i rimproveri per parte della Signoria senese,
la quale fece si che almeno i fanciulli involati a Brolio fossero
restituiti alle loro famiglie. Le due repubbliche sorelle ebbero
a congratularsi a vicenda pel felice risolvimento dell'intricata
questione di Brolio, e fecero sperare che da indi innanzi sareb-
bero rimaste in buon accordo «d armonia. Dolorosa illusione I
L'odio che covavano era troppo inveterato; e le due rivali,
contrastantisi da secoli la primazia della Toscana, non si sareb-
bero pacificate se non quando una delle due fosse scomparsa.
L'affare ebbe qualche strascico perché l'avventuriere si rico-
verò in seguito co' suoi a Camposelvole presso Cotona, conti-
nuando a far scorrerie nelle terre senesi e fiorentine e a recar
danni. L'Autore dimenticando che ciò era proprio dei piccoli
avventurieri, che vivevano alla giornata, credè che il Petrucci
non avesse altro scopo che far suscitare guerra fra le due re-
pubbliche per meglio pescar nel torbido. Comunque fosse, Fi-
renze ebbe una severa lezione; e per evitare nuove noie e
pericoli si diede attorno affinchè il castello di Brolio, situato sul
confine del suo territorio, non appartenesse più né ai Ricasoli
né ad altre famiglie privato, bensì alla comunità di Firenze con
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408 RECENSIOìil K NOTK BIBLI06BAF1CHB — P. FBA.IIC1O8I
pieno diritto di dominio, in modo che detto castello fosse ben
fortificato e ben difeso contro qualsiasi ardito avventuriere che
ad imitazione del Pelrucci avesse tentato impadronirsene. Coaid
ben si scorge, il lavoro del Gasabianca mette in piena luce uq
episodio di storia dei primi del secolo XV, quando più ferveva
la lotta cittadina fra i diversi stati italiani; e precisamente al
tempo in cui Firenze, il Papa e Venezia si collegarono contro
Francesco Sforza di Milano, gran protettore dei capitani di ven-
tura. Iia monografia, ben corredata di documenti, è scritta con
garbo e c'induca a sperare che il professor Gasabianca prose-
guirà con amore le sue ricerche storiche, avendo attitudine a
simili studi. Meritevoli di encomio sono le correzioni indicate
per le carte dei confini tra il territorio senese e fiorentino, già
pubblicate neirArchivio storico italiano. Forse l'autore si mostra
troppo pessimista nel giudicare i capitani di ventura. Egli fa
troppo uso di quei vieti giudizi comunemente espressi da molli
nostri scrittori, che facilmente dimenticano come le compagnie
di ventura italiane fossero un'istituzione voluta dal tempo e for-
massero l'inizio d'una riforma eccellente nell'arte della guerra
da ammaestrare in ciò le varie nazionalità europee. Più che
l'asseverare che la milizia mercenaria fu per se stessa un male
d'Italia, bisognerebbe ricercare perchè la milizia mercenaria
divenisse per l'Italia un male. — Gosi pure qualch'altro parti-
colare riferentesi alla lotta secolare fra le due repubbliche
avrebbe dovuto esser meglio chiarito, mentre v'ha abbondanza
di notizie in altre parti meno importanti nella trattazione del-
l'argomento. Del resto, ripetiamo, il Gasabianca ha commentato
l'episodio con diligenza e buona critica e con dieciotto docu-
menti originali finora inesplorati.
Pietro Franciosi.
B. FELIGIANGELI, Sulla monacazione di Sveva Montefeltro-
Sforza, signora di Pesaro. — Ricerche. — Pistoia, Tip.
Fiori, 1903, pagg. 84.
179. — Perchè, dopo soli nove anni di matrimonio, Sveva
Montefeltro, moglie in seconde nozze di Alessandro Sforza, si
foce monaca? La tradizione raccontò che lo Sforza, avendo ai
fianchi una concubina (Mattea, o Pacifica Samperoli) tentò re-
plicatamente d'uccidere la moglie col veleno, col digiuno, poi
strozzandola egli stesso; ma non essendo riuscito nell'infame
tentativo la fece relegare nel monastero del Gorpo del Signore
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BASJO MEDIO KVO — B. F1SLICIAK6ELI
e volle che si confessasse adultera e finalmente che facesse i
voti. E la tradizione trova una certa conferma in una lettera
di Violante Malatesta, sorella di Sveva, che insieme con la zia
Vittoria Colonna ne presero la difesa presso il Duca di Milano,
dichiarando calunniose le accuse che Alessandro aveva lanciato
contro la sventurata loro parente.
Ma i documenti che cosa dicono? Il F. ne raccolse una
buona quantità e li studiò con la diligenza e con Tacume che
sono ben noti in lui. Ora se essi non ci svelano intieramente il
dramma domestico che si svolse nella corte pesarese, ci offrono
però tali indizii-da poter indurre con sufficiente approssima-
zione al vero, che la monacazione imposta a Sveva fu assai
probabilmente un meritato castigo per avere essa mancato ai
doveri di sposa e cospirato contro la vita del marito. 11 primo
documento che troviamo nel libro del F. è una lettera con
cui Alessandro denuncia al Duca di Milano la duplice colpa
di Sveva. É bensì vero che la lettera è mutila ed in molte parti
ill^gibile, che egli mette molta cura nel difendersi dall'accusa
d'aver continuato a tenere presso di se la Mattea e che tale
denuncia è in piena contraddizione con la lettera — pure
riferita dal F. — con cui Violante difendeva la sorella, accu-
sando il cognato di sevizie e di calunnie; ma d'altra parte
la lettera di Federico da Montefeltro, fratellastro di Sveva, il
quale consiglia ad Alessandro di contentarsi che questa prenda
il velo e di far processo contro quelli che hanno errato ^ tacendo
la cagione; il fatto — per tacer d'altri — che il card. Prospero
Colonna, zio di Sveva, dopo di aver assunto informazioni su
quanto era accaduto, scrisse una lettera ad AlessandiH) quasi
di scusa ed a Sveva consigliò di entrare per sempre nel chiostro,
ed infine la circostanza che il Signore di Cesena e Violante stessa
confessarono essere la monacazioneil minor malesono, ripeto, indizi
troppogravi contro la pretesa innocenza di Sveva. La quale poi rece-
dette da ogni resistenza e nell'agosto 1457 si chiuse nel chiostro del
Corpo del Signore in Pesaro, assumendo il nome di Suor Serafina-.
Ma se meritato fu il castigo, non ebbe la colpa alcuna
attenuante? Il F. esamina quindi la condotta d'Alessandro, che
col tenere sfacciatamente in casa la propria amante spinse la
moglie indignata a dimenticare i proprii doveri, non una volta
soltanto, e a dar retta alle istigazioni della zia Vittoria Colonna
partecipando ad una congiura contro di lui. Però se in
questa parte la tradizione s'accorda con le accuse dei i)a-
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470 RBCKNSIOMI B NOTK BIBLIOOKAFICHB — A. ZANKLLI
rcnti (li Svova contro Alessandro, «cinico innanzi all'ansia
dolorosa » di lei, non puossi ugualmente accettare ciò che la
tradizione racconta delle sevizie a cui il marito brutalmente l'a-
vrebbe sottoposta. Certo che Svevanon sfuggi ne alle ^riprensioni
7nortali dell'offeso signore ne \m di nuovo alla violenza dell'ira
(Coniugale quando nel marzo 1457 fu scoperta la sua infedeltà; ma
delle continue sevizie non fanno punto menzione le fonti a cui
il F. attinse. La gracile salute di Sveva ed il clima di Pesaro,
allora poco salubre, possono spiegare la malattia in che ella
cadde alla fine del 1456 ed al principio del 1457, senza bisogno
di accettare la versione d'un tentativo d'avvelenamento, tanto
più quando si pensi come questo mezzo era frequente e non fal-
lace nelle famiglie principesche. Del resto la stessa sentenza
pronunciata da Francesco Sforza e provocata da Alessandi-o
attesta più della mitezza che della fierezza di quest'ultimo in
temi)i in cui il codice penale e gli esempi di altri principi com-
portavano punizioni ben più gravi del chiostro forzato.
Ma il F. ha voluto spingere le indagini anche intorno alla
congiura orditasi contro Alessandro da Sigismondo Malatesta con
la connivenza di Sveva. Il fatto destò grande impressione; pro-
vocò pure un'aspra contesa tra Sigismondo e Federico d'Ur-
bino; ma dell'impressione che produsse il dramma domestico
non abbiamo sentore. Nel chiostro Sveva, cambiato il nomi}
con quello di Suor Serafìna, espiò il grave errore e fu dai con-
temporanei venerata come santa ; il marito stesso, spenti i bol-
lori del sangue, la visitò parecchie volte e non negò favori a
lei ed al monastero.
Come già dicemmo, il F. si è servito dei documenti rin-
tracciati da lui nell'Archivio di Stato di Milano con molto
acume, e difflcilmente le sue conclusioni potranno essere so-
stanzialmente mutate da nuovi documenti che altri più for-
tunati di lui possa rintrovare. Ma oltre ciò il F. ha saputo
giovarsi dell'ai^omento trattato per fare osservazioni e dare no-
tizie sulla vita principesca del quattrocento, che sono veramente
degne di nota e di lode.
Agostino Zanelli.
ROSANNA RAYNERI, Due Jolande Sabaude: Torino, S. Lattes,
1903.
180. — La rinascita di nomi sabaudi ormai lontanati, che
Vittorio Emanuele IH volle assegnare alle Auguste sue figliuole.
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BASSO UEDIO £V0 — R. SATNERl 471
doveva nGcossariamcntc ridestare la curiosità intorno a quelle
Principesse di casa Savoia, che già erano state cosi denomi-
nate in passato.
L'esotico nome di Mafalda finora non ha suggerito alcuno
studio sulla Mahaut di Portogallo, forse per la scarsità del
tempo e foree, i)iù prohabilmente, per la quasi mancanza di
notizie storiche intorno ad essa; ma il bel nome di Jolanda ha
invece tutta una tradizione nella casa di Savoia e parecchie
principesse Jolande appannerò figure luminose.
Due di esse, obliate o appena accennate da gli storici
del Piemonte, furono di recente richiamate in luce da una delicata
anima femminile, che alla pazienza di storico coscienziosa ac-
coppia un fine sentimento d'arte, dalla dott.ssa Rosanna Rayneri,
la quale, compulsando quella miniera preziosa, che sono i conti
delle castellarne, dell'Hotel della Contessa e del Tesoinere gè--
nerale, esistenti nell'Archivio Camerale di Torino, le Lettere
Ministri dell'Archivio di Stato nostro e i Memoires de Ma-
demoiselle de Montpensier, ci jìresenta una rapida e aggraziata
trattazione della vita intima e politica di Jolanda di Monferrato,
moglie di Aimone di Savoia, e di Margherita Jolanda, figlia di
Vittorio Amedeo I di Savoia, e moglie di Ranuzio II Farnese, duca
di Parma e Piacenza.
Entrambe queste Principesse soavi, buone e d'ingegno non
agirono molto sui destini politici di casa Savoia, specialmente
la Margherita Jolanda; ma riuscirà tuttavia grato agii studiosi
di cose patrie il conoscere la vita di queste due donne attra-
verso alle loro vicende liete e dolorose.
Il laA'oro, degno di lode per l'accuratezza della ricerca delle
fonti e per la chiarezza di esposizione, apparve in una nitida
e verginale veste elegante per cura della Ditta Lattes e G* di
Torino, cosicché il candore delle anime femminili delle due Jo-
lande Sabaude si rispecchia con quello dell'autrice anche nella
nivale edizione del libro.
L. G. BOLLEA.
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473 RBCfiVSIONl B NOTK BIBLIOQBAPICHB — C. CIPOLLA
5. TKMPl MODERNE (1492-1789).
€IRO P'ERRARI, Com'era amministrato un Comune del Ve-
ronese al 2)nncipio del sec, XVI. Pag. 99. Verona, Fran-
chini, 1903.
181. — È uno studio accurato e minuzioso, nel quale si parla
non solo delle cose politiche, ma anche delle condizioni sociali,
« se ne parla non come sposso si usa pur troppo, abbracciando
in un tratto di penna lunghi periodi di storia ed estesi territori.
La ciarlataneria è esclusa da questa monografia, che ritrac il
suo valore non dalla importanza storica del villaggio illustrato,
ma dalla diligenza con cui si studiano le questioni.
Il periodo al quale F. rivolse la sua attenzione va dal 1505
al 1510, e comprende quindi gli inizi della guerra di Gambray,
nhe si risolvettero per il comune in discoi^so in un accresci-
mento di carichi.
Il F. parla di Tregnago, comune del Veronese, sui confini
verso il Trentino, e, basandosi specialmente su documenti ine-
diti deirarchivio comunale del luogo, dà parecchie notizie sulla
sua amministrazione. Si vede come rimanesse ancora salda l'an-
tica tradizione rispetto all'assemblea dei capi di casa, vicinanza^
<;he si usava raccogliere per le decisioni su cose di maggior
momento. Sul Comune gravavano direttamente le contribuzioni
imposte dallo Slato, cioè dalla repubblica di Venezia. Esso poi
aveva il diritto di distribuirne il carico fra le singole persone
di cui era composto. In questo fatto è agevole vedere il ricordo
dell'autonomia locale, nonché quello del patto di dedizione, in
virtù del quale gli antichi comuni perdettero la loro indi-
pendenza politica, ma ne conservarono alcune vestigia. In
altre parole, vediamo anche in questo caso, che un comune
si sottomette ad un potere straniero, di cui diventa tribu-
tario. Esso quindi conserva integro il potere di gravare i
suoi membri in modo da poter soddisfare, nonché al proprio
mantenimento, anche all'aggravio verso T autorità esterna e
tjuperiore. Naturalmente io non voglio affermare che effettiva-
mente tutti questi fatti siansi realizzati anche per Tregnago.
Dico soltanto che anche nella costituzione di Tregnago si con-
servò fino ad epoca tarda Teco lontana di una condizione sto-
rica, entrata nelle abitudini generali e divenuta legge comune.
Il F. non dimentica di porre in evidenza i beni comunali,
ina sopra di essi passa oltre rapidamente. Non annuncia d'aver
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TKMPl UODKBNl — V. TUBRl 473
trovato traccia di proprietà consorziale. Tocca invece della pro-
prietà privata e dei saltari che ne guardavano i prodotti, anzi
insiste ad avvertire che i saltari rappresentavano il comune,
nel disirapegnare roflicio di tutela della proprietà dei singoli.
Tale comunanza di interessi fra comune e abitanti si riscontra
anche nel fatto che ciascun abitante è personalmente respon-
sabile verso lo Stato del pagamento delle tasse da questo im-
poste al Comune.
Un altro punto notevole della monografia del F. è quello
che riguarda il prezzo delle derrate d'uso più comune e meno
oscillante (galline, uova, ecc.); in base a ciò egli stabilisce la
corrispondenza dei prezzi fra quei tempi ed i nostri.
Le imposte si distribuivano in corrispondenza coi redditi di
ciascuno, tranne la tassa del sale, ch'era personale. Il servizio
militare era dallo Stato imposto al Comune e non ai singoli
abitanti, sicché anche di qui risulta T unità indissolubile del
Comune (1). C. Cipolla.
VITTORIO TURRI, Machiavelli, Firenze, Barbera, 1902. 1 voi.
in-16 di pp. 219.
182. — Esaurire in un breve e facile volume un argomento
vastissimo, che fu studiato da un grandissimo numero di spe-
cialisti in opere poderose dense di dottrina profonda e di eru-
dizione minutissima, dare in pochi tratti la rappresentazione
viva e parlante della più complessa e discussa figura del nostro
Rinascimento, riassumerne chiaramente a grandi linee .l'opera
molteplice e svariatissima, è opera cosi ardua da far arretrare
si)aventati molti studiosi dei più valenti ; eppure riusci al Turri
di com|)ierla in modo veramente felice, dandoci un volume che
si legge d'un fiato con piacere e lascia il lettore convinto di
aver conosciuto il vero Macchiavelli e di aver compreso esat-
tamente nei suoi tratti più caratteristici tutta roi)era sua.
Semplice e piana è la forma del libro, quale si conviene
pienamente al pubblico, cui è rivolto ; opportuna e sobria l'eco-
nomia del lavoro, del quale due soli e brevi cai)itoli son dedicati
alla biografia del segretario fiorentino, mentre negli altri cinque
si considera il letterato e l'artista, lo storico ed il politico. Sa-
(1) Poche copie di questo libro sono vendibili presso la segreteria di
Tregnago ( Verona ) a benefizio della locale Congregazione di carità : prezzo
lire 1,10 franco di porto.
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474 UECKNSIOM K KOTB BIBLIOGKAFICHIS — 6. LUZZ4TT0
robbo assurdo il corcare in lavori di questo genere notizie nuove
() interpretazioni originali, ed è inutile quindi il riassumere,
anche per sonimi capi, il contenuto; notiamo soltanto che il
T. mostra di conoscere perfettamente tutta la letteratura più
recente sul Macchiavelli, e ne usa con acume di critico, ma
senza varcare i limiti impostigli dalla natura del suo libro: e
<Tediamo di dovere richiamare specialmente l'attenzione sui due
capitoli, che trattano del Machiavelli neW cpistoUivio e del
Machiavelli e il Machiavellismo, perchè veramente geniali e
importanti non solo per il gran pubblico, ma anche per i cultori
di studi storici e letterari.
Nelle venti pagine che il T. dedica all'epistolario, vivaci
ed eloquenti nella loro forzata brevità, ci rivive dinnanzi in
tutta la sua varietà di vita e di pensiero la multiforme figura
del grande fiorentino. «Al racconto d'amori veri o fantastici
alle facezie salaci di chi si studia di dimenticare nei piaceri la
tristezza presente, si confondono i lamenti di una povertà e di
obblio immeritati; ai ricordi della fortuna passata le sollecita-
zioni ripetute d'un aiuto generoso a necessità urgenti; alle ar-
guzie spontanee del lingua^io famigliare e a scurrilità triviali
s'intrecciano i meditati disegni dello statista acuto»; varietà
questa, che non sfuggiva al Machiavelli stesso, il quale la giu-
stificava col dire che « noi imitiamo la natura che è varia, et
chi imita quella non può essere ripreso».
Nel capitolo sul Machiavellismo y il T., notate le ragioni
storiche e psicologiche che valgono a spiegare la formazione
della teorica del « Principe » nella mente del Machiavelli, colloca
al vero posto la sua opera politica nel quadro generale della
storia del tempo; e riassume ix)i i giudizi che di quelle dottrine
furono dati dai contemporanei e dai posteri in Italia, in Francia^
in Germania e in Inghilterra, trattenendosi specialmente ad
esaminare il giudizio acutissimo, dato nella sua famosa confe*
ronza dal Morley, il quale conchiudeva che « il Machiavelli
rappresenta alcune tendenze sempre vive nella società moderna,
alle quali la scienza offre inconsciamente il suo illegittimo a-
iuto con la teorica del trionfo dei i)iù adatti ». Il T. però, pur
rendendo omaggio alla profondità di vedute del politico inglese,
non conviene nella sua conclusione eccessivamente pessimistica
e crede piuttosto col V illari che la moralità privata e la politica non
siano inconciliabili e che il progresso della società umana tenda
ad attenuarne le ripugnanze e renderne meno diffìcile l'accordò.
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TKMPl MODKKMI — A.. LKOMK 475
Nel SUO insieme il lavoro del T., completato da alcuni e-
sompi dello stile del M. e da una sobria ed accurata bibliografia,
risponde ottimamente allo scopo a cui è destinato, ed. aggiunge
nuovo pregio e interesse a quel Pantìieon degli illustri italiani
e stranieri che l'editore Barbèra, sull'esempio di oltr'alpe, ha
voluto felicemente iniziare in Italia.
GliNO LUZZATTO.
A. LEONE, Renato di Savoia {1473-1525). Estr. dal «Boll.
Stor. bibl. sub. », a. V, n. 6; a. VI, n. 3, 4, 5, 6; a. VII,
n. 2, 3, 4, 5.
183. — Fin da principio TA. dichiara che egli non sarà il
panegirista del suo eroe, ma esprime pure Tintendimento di
far passare nel lettore la sua convinzione che finora il gran
bastardo di Savoia fu troppo severamente giudicato e che egli
è assai degno di non andar disgiunto dalla folta schiera di
forti e valenti campioni di Casa Savoia,
Di qui non certo il deliberato proposito, ma forse Tinco-
sciente tendenza a colorir sempre della più favorevole luce ogni
atto di Renato, a dar non benigno giudizio di chi gli fu avver-
sario, specie della Duchessa Margherita, a ritenere quasi come
dogma che la politica francofila, verso cui egli per necessità di
cose spingeva il fratello, fosse la più conveniente a Savoia.
L'A. prende il suo protagonista dal giorno della nascita ed
incominciando dall'errabonda fanciullezza trascorsa alle Corti
di Milano, d'Austria e di Francia l'accompagna in tutta la sua
esistenza, cosi ricca di alterne fortunose vicende fino al campo
di battaglia di Pavia, dov'egli lasciò la vita combattendo valo-
rosamente in difesa d'un re francese e d'una causa che non
avrebbe dovuto esser quella d'un principe di Gasa Savoia. In
tutto il racconto rifulgono le innegabili doli di cui R. fu adorno:
il coraggio, l'attività, l'energia, l'ingegno acuto, versatile e
pronto; doti ch'egli indubbiamente colle migliori intenzioni pose
a servizio del padre e del fratello Filiberto quando teneva le
prime cariche nella Corte di Savoia, e che — dati i costumi e
le opinioni del tempo — non è da fargli torto abbia più tardi
consacrato ai re di Francia, che gli accordavano quegli onori
e quelle ricchezze che la discordia colla cognata gli avevan
fatto perdere alla Corte del fratello.
Ma la lunga e minuziosa esposizione delle gesta di Renato,
e le ultime pagine nelle quali l'A. esamina ad una ad una le
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476 KBCEN810NÌ B NOTB B1BL10GB4F1CHK — L. USSEOLIO
accuse che a quello si mossero e di tutte lo mostra incolpevole,
d'una cosa non mi lasciano intieramente persuaso, che Renato
sapesse postergare il proprio personale interesse a quello della
Casa cui aveva Tenore d'appartenere — virtù di sacrifizio che
renderebbe ora più simpatica e cara la sua figura.
Mandato in esilio, privato dei suoi ricchi appannaggi, era
giusto ch'egli cercasse rifugio in Francia; era legittimo che,
salito al trono il fratello Carlo a lui meno ostile, egli si ado-
perasse per ricuperare il perduto; ma avrebbe pur dovuto,
nelle sue incessanti rivendicazioni, mostrarsi meno esigente,
star pago della riconquistata amicizia col fratello e di quanto
egli poteva, senza troppo imbarazzo, concedergli, e compren-
dere sovratutto che facendo intervenire i Re di Francia in
questa che era insomma privata contesa di famiglia, egli con-
tribuiva ad aumentare le difllcoltà fra le quali si dibatteva il
povero Duca, a dare alla Francia, già cosi disposta a farla da
padrona in casa nostra, nuovi pretesti a recar molestia al Duca
e a legarlo alla sua politica.
L'A. ha inteso darci la biografia di Renato, e non certo la
storia cosi complicata dell'epoca in cui questi visse ed esercitò
la sua attività meravigliosa; non è quindi a fargli carico se
egli non tocca che degli episodi nei quali è direttamente impli-
' cato il suo eroe, e se quindi il suo racconto in qualche parte
può apparire manchevole.
Degli studi più recenti intorno a quell'epoca egli mostra
avere succiente notizia, e le sue ricerche d'archivio, sebbene
limitate quasi esclusivamente all'epistolario di Renato, sembrano
condotte con intelligente pazienza.
L. USSEGLIO.
A. SEGRE, Documenti di Storia Sabauda dal 1510 al 1536,
preceduti da un' Introduzione. Estratto dalla « Miscellanea
di Storia Hai. », Serie III, voi. in-8. Torino, 1902.
Carlo II di Savoia, le sue illazioni con Filanda e piagna
e le ffuerì^e PieiTiontesi dal 1536 al 1545. Estr. dalle «Mera,
della R. Acc. delleSc. di Torino» Serie II, tomo 52. Torino, 1902.
184-185. — Sono due pregievoli lavori, che vengono ad accre-
scere l'ormai già numerosa serie degli studi del S. sulla storia
piemontese nella prima metà del sec. XVI.
Nel primo l'A. ci presenta 84 documenti, dei quali la maggior
parie si conserva nell'Arch. di Stato di Torino, alcuni in quelli
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TKMPl MODKRNl — A.. 8KGRK 477
di Modena, di Mantova, di Venezia. Vanno dal 1510 al 1536 e
furono tolti al carteggio diplomatico tra il Duca Carlo ed i suoi
ambasciatori presso le diverse Potenze, alle istruzioni mandate
ai ministri e funzionari nelle varie parti dello Stato, nonché
alle informazioni che gli agenti di Venezia e dei Gonzaga spe-
divano ai loro Signori dalle Corti presso cui si trovavano. Non
rappi;esentano certo che una minima parte del materiale, tut-
tora inedito, relativo a quell'epoca, ma il S., che ormai pei
suoi studi deve averli quasi tutti esaminati, ne fece una scelta,
in generale, felice, dandoci carte tutte importanti ed interessanti.
Poiché molte di esse sono relative alla interminabile, ug-
giosa questione della sovranità di Ginevra, TA. ne toglie occa-
sione a trattare specialmente di tale argomento nella lunga e
dotta introduzione che va unita ai documenti.
Gli storici nostri, intenti tutli a studiare le tristi peripezie
che toccarono al Piemonte ed al suo Principe, travolti nelle
guerre tra Francia ed Impero nella prima metà del sec. XVI,
attratti dalla grandiosità di episodi, dolorosi per noi, nra che
trovano posto nel gran quadro della storia generale, e che
direttamente influirono sui destini dìtalia e d'Europa, non hanno
finora, ch'io sappia, arrestato a lungo la loro attenzione su
questi sciagurati affari di Svizzera, che solo in modo indiretto
si riannodano alla politica generale del tempo, ma che pur furon
per la Dinastia Sabauda cosi dolorosi nelle loro conseguenze,
le strapparono una delle più care gemme della sua corona, e
contribuirono colle preoccupazioni, coi timori, colle incertezze
che suscitavano nell'animo di Carlo II ad imporgli quella con-
dotta debole ed irresoluta che da quattro secoli gli vien cosi
aspramente rimproverata. A questo studio si é accinto ora il
S. giovandosi non solo dei documenti che pubblica e di molti
altri dei nostri archivi, ma delle narrazioni di storici forestieri,
specialmente svizzeri.
Se il racconto riesce alquanto monotono e confuso non è
da farne colpa all' A., bensì al continuo riprodursi delle stesse
situazioni, per cui durante uno spazio di più lustri gli avveni-
menti d'un anno sembrano rispecchiare esattapiente quelli del
precedente. In Ginevra due autorità da secoli rivaleggianti,
contenute entrambe in limiti non ben definiti, onde è costante
lo sconfinare reciproco, cercano sopraffarsi a vicenda ; e troppo
tardi s'avvedono Vescovo e Duca che delle loro discordie ha
fatto suo prò una terza fazione che ogni giorno si accresco,
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^ar--
478 RECRNBIOm B MOTB BIBLI06BAP1CHK — L. USSBOLIO
specialmente di protestanti, avversi in Ginevra — come altrove
a quei tempi — ad ogni vecchia autorità costituita ; che respin-
gono il Duca perchè vogliono vivere autonomi retti a repub-
blica, che scacciano il Vescovo perchè capo della religione che
ossi ripudiano. Fuori i cantoni Svizzeri che dell'antica alleanza
col Duca si valgono per frapporsi quali pacieri, per imporsi
come arbitri, e nelle a^rovigliate procedure delle loro diete,
neirostentata imparzialità delle loro dichiarazioni, mal nascon-
dono il preconcetto proposito di favorire la causa dei ribelli, e
si van man manq facendo più duri, più superbi, più ostili a
Savoia. Divisi tra loro per le differenze religiose, condotti da
queste perfino a dilaniarsi a vicenda colle armi, in una cosa
sembrano accordarsi, nel malvolere verso il Duca. Nel Gene-
vese e nel paese di Vaud una nobiltà indisciplinata; or troppo,
or troppo poco zelante, che colFazione intempestiva non meno
che coirinerzia compromette Tintoresso del Principe. Lontano
l'Imperatore che, in nome di diritti diventati ormai poco più
d'un ricordo storico, manda di quando in quando ai Cantoni,
a Ginevra, un monito di cui poi, travolto in ben altre cure,
non ha pur tempo a veder Teffetto; Francesco I, il Cristianis-
simo che, per creare imbarazzi a Savoia, favorisce i protestanti
e i ribelli. In mezzo a tante difficoltà, pressato da altre appren-
sioni anche più gravi per la salvezza dello Stato, scarso sempre
di danaro e di armi, Carlo 11 si dibatte; i suoi diplomatici
oppongono .nelle diete cavilli a cavilli, le sue truppe oppongono
scon'erie a scorrerie, rappresaglie a rappresaglie, e combattendo
e trattando passano dieci anni, finche viene, nel 1536, l'inva-
sione Bernese e, dietro questa, le rivendicazioni dei Vallesani
e dei Friburghesi; le truppe sabaude si ritirano quasi senza
combattere, chiamate in Piemonte da altri minacciosi evenfi, e
le terre svizzere son tutte perdute. Istoria dolorosa in cui il
Duca ebbe momenti d'energia, di dignità, d'accortezza, ed altri
pur troppo di esitazione e di sconforto, imputabili meno a lui
che alle circostanze che superavano l'ardimento e la forza d'un
uomo ordinario quale egli era.
Il secondo lavoro, se badiamo ai tempi in esso descritti,
può dirsi la continuazione del precedente. Con questo l'A. ci
aveva portati fino alla catastrofe che quasi strappò dal capo di
Carlo II la corona ducale; con quello ci narra la condotta che
tenne l'infelice Principe dopo che, fatto certo essere per lui
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TkUPl MODERNI — A. SliGBK 479
solo àncora di salvezza la protezione dell'Impero, usci dal lungo
pericolo di incertezze e di oscillazioni che l'avevano condotto
alla perdila quasi totale dello Stato, e si diede risolutamente in
braccio all'Imperatore seguendone fedelmente la politica. È, se
si vuole la continuazione del primo, ma senza dubbio più inte-
ressante, e direi più facile a leggersi, perchè in esso il minuto
racconto dei negoziati diplomatici si raggruppa intorno ai grandi
fatti della storia, alla tregua di Nizza, alla battaglia di Geresole,
alia pace di Grepy.
Dalla minuta esposizione di questi nove anni di storia sorge
avvantaggiata la figura del Duca Carlo II ; ed io che ebbi altra
volta a ravvisar troppo severo il giudizio delFA. sul disgraziato
Sovrano, mi compiaccio oggi scorgendo come egli gli renda
giustizia accordandogli gran lode per la sua condotta leale e
molto politica. Durante il convegno di Nizza e dopo la tregua
in esso stipulata egli tratta, è vero, col Re per ottenere la
restituzione degli usurpati dominii^ ma non si piega alle immo-
derate pretese di Francia, non ratifica la tregua senza far ampia
riserva dei suoi diritti; e a rimuoverlo dalla fedeltà alla causa
imperiale non valgono né il timore che Carlo V ripacificato con
Francia, e poco ben disposto verso di lui per la negatagli con-
segna del castello di Nizza, trascuri i suoi interessi, né Tin-
differenza, il malvolere, i soprusi dei ministri Cesarei in Italia,
specie del marchese del Vasto, né la stessa influenza del partito
francese esistente alla sua corte. Altri principi sembrano volersi
interessare alla sua causa; Enrico VIII e Paolo 111 propongono
parentadi e alleanze, ma il Duca nulla conclude che all'Impe-
ratore non piaccia; sfidando disagi, fronteggiando con mille espe-
dienti le spese necessarie, sacrificando talvolta non la dignità
ma l'amor proprio, va a Milano a perorare la sua causa col
Del Vasto, giunge a Gand per assicurarsi delle favorevoli dispo-
sizioni dell'Imperatore, va in persona alla dieta di Ratisbona a
convincere i Principi dell'impero della legittimità dei suoi reclami.
E quando, nel 1542, scoppia di nuovo la guerra, sono infatica-
bili l'attività ed il destreggiarsi del Duca a procurarsi denaro,
a sollecitare e spingere l'azione degli imperiali, e se egli non
affronta i pericoli del campo, tuttavia anche nei più tristi mo-
menti, quando più brutte e difficili si facevano le condizioni della
parte imperiale in Piemonte, anche dopo Ceresole, egli nobilmente
rifiuta di riparare in Lombardia e a chi glie lo consiglia risponde
non voler abbandonare i suoi sudditi tanto fedeli e sofferenti.
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/l8') KKCBVSTONl K NOTK BIBLIOORAFICHB — L. USSKGLIO
Il racconto cosi delle trattative diplomatiche come delle
imprese guerresche, tra le quali culminante l'assedio di Nizza,
è fatto dal S. con grande copia di particolari, desunti iti buona
parte dai documenti d'archivio, fra i quali tengono gran luogo
le informazioni degli oratori che le potenze italiane, e più di
tutte i Gonzaga, avevano presso il Marchese del Vasto e presso
il Duca. Miniera questa ricchissima ed importante, poiché non
vi si trova la sola esposizione del fatto, ma vi si scorgono ripro-
dotte l'impressione del momento, le voci che corrono, il giudizio,
non sempre esatto, ma pure interessante a conoscersi, dei con-
temporanei.
Di tutti questi materiali il S. fa quell'uso opportuno che la
profonda conoscenza dell'argomento e l'arte sua di storico pro-
vetto gli consigliano. Vorrei da lui la prova di qualche più
precisa conoscenza della topografia del Piemonte, che gli im-
pedisse, ad esempio, di raccontarci che Pirro Colonna passò il
Po sopra Mondovi, e di confondere il castello di Vico presso
Mondovi con quello di Viù.
L. USSEGLIO.
LUIGI DE BENEDICTIS, Della iuta e (ielle opere di Bernar-
dino Tomitano. Padova, Prosperini, 1903. Pagg. 124 in 8«.
180. — Di questo dotto cinquecentista, ricordato da tutti
gli storici della letteratura i)er i suoi dialoghi sulla lingua ita-
liana, avevano parlato solo per incidenza e in modo aflfattu
insuflìciente alcuni eruditi dei socc. XVMI e XVill ; fece perciò
opera veramente utile il De B., formandone oggetto di una mo-
nografìa comi)leta e, a nosti^o ci-edere, definitiva, che inotti^
nella sua vera luce la figura di uno degli ultimi umanisti, (en-
ciclopedico nella coltura e nella produzione letteraria.
Ma oltracciò lo studio del De B. ha pure sotto un
aspetto particolare un interesse diretto per la storia ix)li-
tica di quei tempi; pel Tomitano infatti, non meno celebro
tra i contemporanei di quanto lo fosse stato un secolo innanzi
un suo omonimo e parente, il heato Bernardino da Feltre, predi-
catore e fondatore dei primi Monti di Pietà, non era basicità
la fama di filosofo, di medico esi)ertissinio, di poeta latino e
volgare, di prosatore fecondo ; lo si era voluto presentare sotto
un nuovo aspetto storicamente assai più imi)ortante, e pochi
anni or sono un nostro compianto Jiiaestro, il prof. L. A. Ferrai,
interpretando alcuni doc^umenti da lui ritrovati nell'Archivio dol
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TK&lPl MODUBNl — L. DB BRMBDICTIS 481
Sant'Ufììzio a Venezia, dava notizia di un processo per eresia
intentato nel 1555 al Tornitane (1). Si trattava di una denuncia
di un certo Gambini da Pesaro, di sette lettere del T. e di altri
al Sant'Ufficio e di un orazione latina da lui pronunciata da-
vanti al tribunale il 22 a^^osto 1555, riferentisì tutti ad una
volgarizzazione della Paraphrasìs in Mathaeum Eoangelistaìn
di Erasmo, che il T. aveva pubblicato sotto il suo nome per
incarico di un tal Gioachino da Passano, e che gli Inquisitori
avevano posto all'Indice, considerandola come opera sua.
11 Ferrai, affrettandosi un po' troppo nell'i nterpretazionc di
quei documenti e dando ad essi un valore eccessivo, concludeva
che il Tomitano avesse realmente inclinato, in un certo perioda
della sua vita, alle dottrine luterane e che avesse pubblicato la
traduzione di Erasmo appunto per manifestare le sue opinioni
eterodosse; in tal modo il suo nome si sarebbe potuto ravvi-
cinare, come fece altri sulle orme del Feirai, a quello di Pier
Paolo Yergerio e degli altri eretici italiani del '500, e le sue
professioni di fede cattolica e le prove addotte dinnanzi al Santo
Uffizio non sarebbero state che un abile sistema di difesa ])er
sottrarsi alle vendette dell'inquisizione.
. Ora il De B. riesamina con maggior attenzione e con critica
l)iù severa gli stessi documenti, e non solo riesce a correggere
alcune inesattezze del Ferrai, ma arriva a dimostrare con ar-
gomenti decisivi l'eiTore fondamentale delle sue conclusioni.
Da una parte infatti l'esame della vita del T. e di tutta l'opera
sua letteraria, anteriore e posteriore a quel carteggio, prova
chiaramente che egli si mantenne sempre fedele alle idee più
ortodosse e fu in rapporti di costante amicizia con alti prelati
della chiesa cattolica; non c'è quindi alcuna ragione per du-
bitare della sincerità delle sue parole, quand'egli afferma in tutte
le sue lettere, e ripete poi nell'orazione al S. Uffìzio, che la
versione di Erasmo era stata un semplice esercizio letterario,
non destinato alle stampe, e che la pubblicazione si era dovuta
soltanto alle insistenze del da Passano, il quale l'aveva stam-
pata a sue spese come opera originale del Tomitano. E la
dichiarazione è tanto più verosimile, in quanto che assai dif-
ficilmente un seguace delle idee luterane si sarebbe acconten-
tentato di pubblicare una semidice traduzione letterale di Erasmo,
senza aggiungei-vi di suo neppure una nota.
(I) L. A. Ferrai, Bernardino Tomitano p. V Inqiiisix,ione^ in Stadi
Storici, Padova, 1902, pag. 209.
divista storica italiana, 3a s., n, i. 31
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482 RECENSIONI R NOIE BIBLIOORAFICHB — O. LUZZATTO
D'altra parie poi il Ti-ibunale stesso del S. Ufficio, col suo
contegno deferentissimo voreo il T., mostrò apertamente? di
dare ix)chissiino peso all'accusa di eresia.
Per tutto ciò il De B. conclude — e la sua conclusione è
indiscutibile — che i rapporti fra il Tomitano e rinquisizione
furono meramente accidentali e non hanno alcun rapi)orto con
la storia dell'idea luterana in Italia.
Ci rimarrebbe ora da esaminare le altre parti dell'opera, in
cui l'A. tratta del T. medico, accademico, professore e pubblico
oratore, o considera acutamente l'abbondante produzione let-
teraria di questo fecondo poligrafo, che trattava con uguale
facilità ardue (luestioni di filosofìa, di grammatica o di rettorica,
come scriveva canzoni volgari o eleganti carmi latini, o nar-
rava le gesta di illustri capitani. Ma un tale esame uscirebbe
dai confini di questa rivista; ci limiteremo jìerciò a notai'e il
giudizio sulla Vita di As torre Baglioni, opera in gran parte in-
edita, in cui il T., oltre alle imprese del capitano i)erugino,
narra diffusamente le vicende principali della guerra di Cipro;
si tratta anche in questo caso di uno dei soliti opera oratoiHa
cinquecentistici, ricalcato fedelmente, quanto alla forma, sulle
storie di Livio e di Sallustio; ma non è privo di ogni valore
storico, poiché molte notizie dovettero essere raccolte dalla bocca
del Baglioni stesso, che ebbe col Tomitano rapporti i)ersonali,
ed altre dovettero essere ripetute sulla fede di testimoni oculari.
Quanto alle altre opere ricorderemo soltanto che l'A. dopo
una critica severa e accuratissima, giudica in massima parte
immeritata la fama dei Ragionamenti della lingua toscana,
l'opera più nota del T., che si volle da qualcuno paragonai'e
al De oratore, e richiama invece l'attenzione sopra uno dei
poemetti latini, il Coridony in cui il T. canta in versi armoniosi
ed elegantissimi e con vera originalità di concetti le lodi dei
Veneziani; il poemetto, di cui il de B. riporta alcuni passi degni
veramente delle sue lodi, è giudicato da lui come l'opera mi-
gliore del Tomitano e tale da meritare, per'forma e contenuto,
un posto d'onore fra i poemetti latini del cinquecento.
Nel suo complesso il lavoro del De B., corredato da un'ap-
pendice di documenti inediti tratti dall'Archivio antico dell'U-
niversità di Padova e dall'Archivio di Stato di Venezia, è uno
studio completo pur nella sua voluta e necessaria brevità. AU'A.
va resa ampia lode non solo per la cura con cui ha condotto
le sue ricerche e per la correttezza e la facile eleganza della
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TClflPi MODERNI — N. BUSJCTTO 483
forma, ma anche, e più, per non essere caduto nel difetto solito
0 naturale in chi si occupa di tale genere di studi di farsi ad
ogni costo i paladini del soggetto studiato ; egli invece si mostra
sempre freddo e imparziale verso il Tornitane, mettendo in e-
videnza cosi i pregi come i difetti dell'opera sua, e forse più
questi che quelli; ma in generale cosi nel giudizio come nel-
l'ampiezza del lavoro gli ha dato tutto quello che il dotto cin-
quecentista si meritava e non più.
Gino Luzzatto.
NATALE BUSETTO, Calalo de' DoUorU letterato padovano del
secolo XVIL Città di Castello, S. Lapi, 1902. In-8 gr.
pp. vni-397.
187. — E' libro ben pensato e bene scritto, che ci fa co-
noscere un poeta bizzarro e poco nolo, e le condizioni della
vita sociale in Padova nel secolo XVIT, vita pacifica e mono-
tona all'ombra del leone di S. Marco, solo rotta di tanto in
tanto dal fragor delle risso studentesche, o dallo splendore di
feste spagnolescamente bandite da capitani e da patrizi, o dai
pettegolezzi, dalle piccole congiure, dalle guerricciole letterarie.
In mezzo a questo ambiente, da Antonio Maria e da Nico-
losa Mussato nacque Carlo il 9 ottobre 1618; e dell'ambiente
in cui visse non solo risentiron gli effetti i suoi costumi, che
puri non divennero nemmeno allora, quando nel 1644 ebbe spo-
sato Lodovica Botton, di famiglia parmense; ma anche i suoi
scritti primi, tra cui VAlfenore, raccolta farragginosa di novelle
1)1 ù che romanzo, composto a ventanni, e dedicato alle dame
padovane, e la Galatea, meditata e composta dal Dottori intorno
al 1644, «nel periodo più agitato, nel momento più squisita-
mente lirico della sua vita». La natura satirica pero trasse ben
presto il nostro poeta lontano dalle narrazioni di vicende amo-
rose. Già del suo pungente spirito aveva dato un saggio nella
Prigione (1643), poemetto in otto, canti ch'è un acre sfogo
contro i nemici, che Tavevan fatto incarcerare come colpevole
di un libello infamante le dame padovane; ma ben altra prova
ne darà nel Parnaso, scritto tra il 1047 e il 1051, di cui ebbero
forse le primizie gli scapigliati amici della fraglia dei Padrani,
e dove « il risentimento personale si eleva e si diffonde in ram-
pogna civile», dove alle irose frecciate e sferzale ad avvocati
ed avversari nelle questioni d'interesse in cui è impigliato, a
poeti che gli sono invisi, s'intrecciano quelle ad avvocati e si-
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484 RKCKMSIONl K MOTE BlBLlOGRAFiCHK — L. OTrOLKMOHl
cari e trafficanti d'ogni specie; dove sono messi in combutta
e ci passano dinanzi, come in un caleidoscopio, bravi, scolari,
professori d'Università, spie, doganieri, notai, poeti, artigiani,
dame formose in splendidi abbigliamenti, insomma tutta una so-
cietà, anzi la società quale era in quel secolo di miserie, noa
nella sola Padova, ma nella Italia intera, onde il poema è do-
cumento letterario e importante documento storico nel tempo
stesso. — Ma il poemetto nel quale l'umorismo e la causticità
del Dottori più si sbizzarrirono fu VAsinOy uscito alla luce nel
giugno 1652, in cui, intorno a un nucleo storico — le lotte fra-
terne tra Vicenza e Padova nel secolo XII — il poeta a^ro-
vigliò parti immaginarie, attinte alla tradizione popolare, e fece
che la guerra tra le due città avesse principio con la perdila
di una insegna, recante la effìgie dell'asino, per parte dei Vi-
centini, e con l'oltraggio volgare lanciato dalla ragazzaglia pa-
dovana all'ambasceria vicentina, che reclamava la restituzione
dello stendardo, e avesse termine con la restituzione di questo
e col patto che i Vicentini dovessero nel giorno stabilito distri-
buire al popolo di Padova alcune some di salsicce.
Più tardi il Dottori tentò la tragedia e nel 1657 — l'anno
in cui gli mori la moglie — per le sollecitazioni del principe
Leopoldo di Toscana pubblicò V Aristodemo , foggiandolo sullo
stampo greco e senechiano, ma non rispettandovi del tutto le
tre famose unità drammatiche. In questa tragedia, che alcuni
portarono alle stelle, altri percossero al suolo, se troppo lirico
è lo stile, sono però degne di nota la riuscita rappresentazione
dei tipi femminili in Merope ed Anfia, che hanno grandissima
parte nello svolgersi del dramma, e l'elemento amoroso, domi-
nante cosi, che da esso dipendono l'annodarsi e lo sciogliersi
dell'azione. In seguito, per incarico di Eleonora Gonzaga, moglie
a Ferdinando III d'Austria, la quale egli aveva conosciuto in
Padova, scrisse per il giorno natalizio dell'Imperatore \di Ippo-
lita (1662), dramma musicale che ha per soggetto l'innamora-
mento reciproco di Teseo e di Ippolita, al tempo della spe-
dizione di Ercole contro le Amazzoni, e dove — al dire del
Busetto stesso « non caratteri, ma fantocci ci passano sotto
gli occhi, non v'ha contrasto di passioni, neppur l'ombra di uno
svolgimento psicologico v. — Esonerato, a causa delle gravi
indisposizioni fisiche, da ogni carica pubblica, nel 1069 pubblicò
una tragedia in prosa : « Bianca de* Rossi» in cui, attenendosi
con sufficiente fedeltà alla storia, espone le tragiche \icende di
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TKMPl MODERNI — N. BUSKTTO 485
quella eroina ; mentre con mollo maggior libertà procedette in
un altro dramma: ^Za^iobia di Radainisto*, nel quale la co-
stanza della moglie affettuosa riesce a trionfare dell'amor ven-
dicativo di Tiridate, fratello del re dei Parti, che da ultimo,
vinto dalla facondia di Zenobia, la lascia al marito e sposa Be-
renice, sorella di Radamislo. — Le due tragedie hanno impor-
tanza non per il loro valore artistico, ma per il contenuto, che
consta di molti elementi, i quali entreranno più tardi nel dramma
propriamente detto.
E non solo nei poemi, nelle tragedie, nei drammi il Dottori
mise a prova il suo ingegno, ch'egli esercitò anche nella lirica,
e specialmente nelle odi e nelle canzoni, imitando Properzio e
Tibullo, Orazio e Claudiano e — più vicino a lui — il Testi,
come nel poema eroi-comico aveva seguito le orme del Tassoni.
Le prime liriche sono, più che altro, un esperimento retorico
del giovane poeta. La sua arte, con gli anni, si va affinando;
l'orizzonte, nella cui cerchia può spaziare il suo genio poetico,
gli si allarga dinanzi a i)oco a i)oco. Ne' momenti che gli sono
lasciali liberi, tra gli spassi d'amore e i giochi, tra i gravi e
molteplici affari della cosa pubblica e le noiose fastidiose que-
stioni d'interesse, tra le risa ora composte ora sguajate della
società dei Padrani, e gli scherzi e le salaci invettive a nemici
tristi ed invidiosi, il Dottori tocca le corde della sua lira:
ed essa vibra di cortigiane lodi ai potenti, o di amari rimpianti
per morte di illustri personaggi; risuona di strepiti guerreschi
0 di sdegnose invettive contro il mal costume; sussulta di do-
lore e di gioia per le sconfitte o per le vittorie della Serenissima
contro il Turco; e più tardi, gli anni omai richiamando il nostro
a maggior severità di pensieri, si espande nelle meste melodie
degli inni sacri. Coi quali, e con le Confessioni, e con alcuni
componimenti satirici, come ad es. la ^piriichay> eia <i Sonii
Argentarii 7ioctaa ad Mdrsiliani Papa/avamy>, che a lui quasi
certamente appartiene, si chiude la vita letteraria del poeta, il
quale moriva il 23 luglio 1080 travagliato, negli ultimi tempi, da
gravi sciagure domestiche: la morte del figlio Gianfrancesco, ai
servigi dell'Austria, poi della figlia Giulia, della nuora Margherita,
del primogenito Giannanlonio, e finalmente de' suoi due potenti
protettori, i principi Rinaldo d'Este e Leopoldo de' Medici, ai
quali era legato da vecchia e provata amicizia.
Tutto quello ch'io son venuto t\n qui per sommi capi espo-
nendo il Busetto ci pone dinanzi con molti particolari, accom-
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480 RBCeMSIOMI B MOTI BIBLIOOBAFICHK — L. OTTOLBNGHl
pagiiando la vita del Dottori con la esposizione delle vario
manifestazioni artistiche di lui. Ce ne rivela l'indole e il ca-
rattere ; ci i)arla dell'ambiente e della società letteraria in mezzo
alla quale ei visse; ci fa toccar con mano com'egli imiti i clas-
sici e come, in questo, seguiti e continui la nuova maniera
lirica introdotta dal Ghiabrera e dal Testi; mette in rilievo la
guerra che ebbe a sostenere in Padova contro i Petrarchisti e
i Marinisti, piacevolmente canzonati quelli nel Parnaso, fiera-
mente perseguitati questi, con frizzi mordaci, nelle satire, nel
Parnaso e nell'Asino; ci fa conoscere i nemici (e molti ne ebbe
per la caustica penna ) e gli amici del poeta, tra i quali ultimi,
oltre ai due, più sopra citati, sojio da ricordarsi fra Ciro di
Pers, il Redi, con cui tenne lunga ed affettuosa corrispondenza
epistolare, il Magliabecchi, il Grandi e Giovanni Querini e la
volubile, isterica Cristina di Svezia. Da ultimo, dopo una ricca
appendice di documenti, il B. ci offre alcuni brani inediti della
Galatea, della Prigione, del Parnaso, dell'Asino, e pochi sonetti
satirici e burleschi, pure inediti, dai quali mirabilmente appare
come il poeta avesse la lingua lunga, e come sapesse maneg-
giare la sferza contro quelli che osavano punzecchiarlo.
Forse,. per la lunga e amorosa convivenza intellettuale col
suo poeta, il B. si è lasciato trascinare alcuna volta a giudi-
carne con troppa mitezza l'indole e il carattere ; forse non sa-
i^ebbe stato inopportuno il ricercare, con più profonda analisi,
l'influenza esercitata dal Marinismo, imperante nel gusto del
tempo, sull'opera poetica del Dottori, che pur ne fu convinto
avversario, perchè il Busetto, se afferma nella conclusione che
il Dottori « dall'arte del Marino derivò qualche cosa, non le
forme, ma lo spirito voluttuario » confessa altrove che in pa-
recchi componimenti del poeta padovano spiccano l'enfasi e la
retorica della forma e l'artiflciosità dell'espressione, difetti pai^
ticolari della lii'ica di quel vsecolo enfatico, retorico, ailificioso.
— Ma queste, più che mende, sono semplici osservazioni che
la solita pedanteria de' critici vuole ad ogni costo fare; e
quello del Busetto è ottimo lavoro, che illumina di nuova luce
un poeta, il quale fu certo superiore alla fama, di lui fino ad
oggi rimasta, e che rivela, nel giovine autore, ingegno ed ec-
cellente attitudine agli studii storici e letterarii.
L. Ottolenghi.
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J
TKilPl MODtfBNl — O. OIOBCKLLl 487
G. GIORGELLI, La tragedia di Bergamasco neWAcquese, nar-
rata sugli atti del processo criminale. Estr. dalla Riv. di
storia, arte, archeologia della proviìicia di Alessandria.
Alessandria, Piccone, 1901, pag. 242.
188. — É la storia d'un crudele dramma del quale il Prevosto
di Carentìno e il feudatario di Bergamasco furono gli sciagu-
rati protagonisti. Jl Giorcelli distribuisce la materia del suo la-
voro in quattro parti: in primo luogo espone le cagioni deiri-
nimicizia sviluppatasi fra il prevosto Ortensio Faà dei marchasl
di Bruno ed il marchese Giovanni Moscheni di Bei^amasco e le
prime funeste conseguenze che ne derivarono ; — quindi la storia
del tentato eccidio della famiglia Moscheni, delle vittime e della
devastazione del castello la notte del 14 aprile 1686; — in terzo
luogo la istruttoria del successivo processo ; — in fine il processo
svoltosi innanzi al ducale Senato di Gasale colle relative sen-
tenze del 14 agosto 1686.
La narrazione densa di fatti mette in piena luce il disor-
dine e la fiacchezza del governo ducale di Ferdinando Carlo
Gonzaga che abusava della tortura, rispettava troppo scrupo-
losamente i luoghi di immunità del clero e si lasciava facil-
mente corrompere dall'oro; il Monferrato nel 1708 passava fi-
nalmente sotto il regime severo ma giusto verso ogni classe di
cittadini del duca Vittorio Amedeo di Savoia, la cui saggezza
v'apportava efficacemente sicurezza e pace.
Pel suo studio il Giorcelli si è servito abbondantemente degli
atti di quel processo, quasi sempre riproducendoli nella loro inte-
grità e intercalandoli nel testo. Ma se dalla loro integrità e dg,lla
loro abbondanza risaltano vivi e veraci molti bozzetti della vita
di quei tempi, e par di essere spettatori degli atti di quegli
uomini, gli stessi documenti non avrebbero al certo perduto
la loro freschezza e il loro valore, se collocati a pie di pagina
sotto forma di note, o, perchè soverchi, raccolti in fine al
volume; — cosi come essi si trovano, rompendo ad ogni pia
sospinto il filo della narrazione, scemano il colorito dell'azione
generale, senza che il racconto acquisti ma^iore efiicacia.
A. Leone.
ETTORE VERGA, Le Coì^porazioni delle industrie tessili in Mi-
latto. — Lo7^o 7xipporti e conflitti nei secoli XVI-XVIIL
Milano, Gogliati, 1903.
189. — « Tu uccidi un corpo morto». Ed infatti neirultimo
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488 RECENSIONI ■ NOTB BIBLlOOEAFlCHK — 0. SANOIOBGIO
quarto del scc. XVIII, le Corporazioni delle industrie dovettero
da se e in Italia e altrove, per la sola virtù delle concorrenze,
sgombrar la via alla Ubera corsa del commercio, ed alla co-
moda sapienza dei privilegi e dei monopoli successe vittoriasa
la economia difficile nia nuova e progressiva del lavoro gene-
rale e della ricchezza.
Di tale rivoluzione, o meglio di tanta evoluzione, ha fatto
l'oggetto deciso de' suoi studi il distintissimo dottor Verga, ed
alle precedenti Monografie, ch'egli giustamente ricorda volen-
tieri ben una dozzina di volte, tien ora dietro con questa sulle
Tessili che prelude in sessantatre pagine ad un lavoro vasto
di Storia sociale delle Industrie in Lombardia, possibile a lui
più che ad altri per la fortuna dell'aver li neirodierno Archivio
Storico Civico a sua intera disposizione un mondo scelto e co-
spicuo di materiali invano desiderato dai predecessori. Ne gioi-
ranno di sicuro gli spiriti di Beccaria l'acutissimo, del Frattini
ohe modesto ma coraggioso lo precorse, del Cusani che vi al-
luse e ( dico a socera perchè nora intenda ) un pò del comasco
Gianmaria Tridi, l'amico dei « nuovi esercitii et arti particolari >
€ di Francesco Secco Comneno il preveggente magistrato che
per far prosperare la manifattura sosteneva aperto che «non
ci vogliono leggi coattive e vincolanti » che « l'utilità e la spe-
culazione dei manifatturieri debbono dare la regola» e che
4; debbono essi avere intera libertà di secondare le vicende e le
scoperte che succedono».
Le Industrie Tessili «come quelle che comprendono parecchie
arti, le quali, sia quando gli interessi comuni le uniscono, come
quando gli opposti le dividono, formano l'organismo più com-
pleto della vita economica dei sec. XVI e XVIII » state già
(per esempio ) l'argomento delle chiare e sode ricerche di Broglio
d'Ajano e di Sieveking « i quali per altro si limitano alla sola
arte della seta», vennero dunque nella presente Memoria ri-
studiate da Ettore Verga; e quand'egli mantenga nella abilità
delle sue linee generali la distribuzione attuale, il Lavoro rispon-
derà senza dubbio per la tecnica dello sviluppo e per il risultato
suo complesso e sintetico alle molte esigenze della nostra scienza.
La distribuzione, infatti, è ottima. Premessa una breve In-
troduzione, l'A. ha diviso lo studio suo nelle due parti, delle
Corporazioni e della piccola Industria, e delle Origini della
grande manifatturiera. La prima va suddivisa nei cinque capi-
toli dei rapporti e conflitti tra gli artigiani e i mercanti, della
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J
TEMPI MODERNI — K YKBOA 489
lotta delle corporazioni per la difesa dei monopoli, dei rapporti
delle Arti di Milano con quelle del territorio e della condizione
dei forestieri e dei lavoranti liberi, delle Corporazioni e il com-
mercio esterno, e delle controversie interne. A sua volta la
seconda tratta in tre capi speciali delle corporazioni di fronte
ai nuovi trovati scientifici e industriaji, delle corporazioni e i
primi stabilimenti, e della grande fabbrica Pensa, Loria e com-
pagni. Una Conclusione efficace colorisce e sintetizza quindi la
Memoria, notevole nel suo insieme per il rigoroso svolgimento
e la bontà delle deduzioni critiche.
Esaminatore fine e sottile, il Verga* ha cosi riofferto alla
Storia positiva e della vita vissuta il suo contributo migliore;
ed avendo ricorso davvero e unicamente alle fonti, compulsan-
dole ed attingendovi con tutti i conforti di una erudizione da
specialista e di una savia dottrina economica, egli è riuscito
ad indurre e dedurre convinzioni e dati di tale nuova e mani-
festa importanza che il campo e il metodo delle ricerche ne
risultano allargati assai e precisati di tanto di quanto li negli-
gevano i vecchi scrittori.
Discorrere d'ogni paragrafo della monografìa sarebbe non
solo cosa ardua e faticosa, ma di pericolo, che porterebbe quasi
di necessità alle ripetizioni tediose ed agli ingombranti richiami.
Chi vuol vedere da se, e toccar con mano, la gravità e Tav-
venire di certi studi, legga colla debita attenzione, e s'intende
colla inevitabile preparazione, questo denso lavoro del Verga,
e delle molto idee in molte parli sparse falla la l'accolta e la
sostanza almanco ne cavi (come diceva Marianna di Limonta
a Lauretta la figliuola) almanro no cavi «buon documento»^.
I conflitti legali fra le classi, e più specialmente tra gli
operai e i produttori, sono il tema peculiare della parte prima,
e giustizia vuol qui si riaffermi che il nostro amico di Perugia
li ha analizzati ed esposti con animo sincero e indipendente e
colla serenità dello studioso che contempla e giudica dal di fuori
e dairallo. Se, però «tanto aspre e frequenti sono le lotte tra
mercanti e artigiani, i nostri documenti non ci danno esempio
di controversie tra mastri, compagni (lavoranti) e apprendisti.
Se fosse lecito valersi di un argomento ex silentiOy si dovrebbe
dedurre che nelle classi lavoratrici non mancava aflìatamento
e concordia. E' certo intanto che da noi le tre solite categorie
di lavoratori formaron sempre una sola corporazione, uniti come
in una famiglia; non vi fu mai quella divisione tra maestri e
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490 KKCKMSIONI K NuTh BIBLIOOKAFICHK — 0. SANGlOKi^lO
compagni che tanto diede da fare al governo regio in Francia;
non v*è esempio di quelle colleganze dei secondi a danno dei
primi, di quelle confrèries de compngnonruige che là premo-
vevano scioperi frequenti e processioni armate e minacciose
per la città, combriccole e disordini d'ogni genere. In Francia
s'era formala una nuova classe colla folla degli operai salariali,
classe irrequieta che il progresso dell'industria rendeva ogni
giorno più numerosa, ed ogni giorno, pei gravi ostacoli frap-
posti all'ammissione a maestro e per l'abuso delle leth^es de
maitrise, sempre più si allontanava dalla classe dei padroni
per le sae abitudini, per la sua fortuna, per le sue aspirazioni.
Questa classe irregimentata, in misteriose associazioni, raelleva
l'interdetto sulle botteghe dei proprietarii che sembravano of-
fenderla e faceva loro paura talvolta per la resistenza passiva
e per la forza del numero, sfuggendo quasi sempre alla azione
diretta della Polizia per la sua vita errante. Cosi specialmente
nel sec. XVIII è un continuo succedersi di regolamenti disci-
plinari per gli operai, severi e tirannici. Da noi nulla di simile:
la disciplina è contemplata negli statuti delle arti, emanazione
delle arti medesime ; il governo fino al 1764 non ci entra, ed
anche allora si tratta di norme inlese a regolare una forma di
lavoro quasi del tutto nuova più che di reprimere abusi o disor-
dini»... Eppure il XVII, e il XVIII, il primo in specie, furon
tra noi i secoli delle querele!...
La forma di lavoro quasi del tutto nuova, fatale andare
del progresso, derivava ineluttabile dal nascere e intervenire
anche qui nella vita sterile e apatica delle corporazioni, della
diabolica grande industria manifatturiera. Era, lo si comprende
(e lo intese l'istessa Giunta urbana di Mercimonio, pur inter-
prete naturale delie puerilità tmioersitarie), era il «trasfor-
marsi di tutto l'antico sistema industriale nelle forme moderne;
al sistema capitalistico, fondato sulla industria casalinga delle
maestranze, succede la industria libera della officina, la impresa
iniziata e condotta dai proprietari, maestri o no». Il Vergane
fa succinta la storia, ed è di reale interesse e insegnativo il leg-
gere le diverse fasi del combattimento che s'impegnò tra le fab-
briche vecchie che mantenevano il bicon mercato (!) e le nuove
che davan lawro a sessanta peì'sone e ne facean morir di fame
seicento {\). Tieffen svizzero, che introdusse tessuti fini di lana
alla foggia d'Inghilterra e d'Olanda, pati i sarcasmi e le subor-
nazioni del sistema corporativo da lui boicottato (!). 1 fratelli
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TKMPl MODKKNl — K. VKSOA 401
Bianchi vissero tra proteste e ostilità senza fine. Quel colosso
«superiore agli altri industriali degli altri paesi», che fu Felice
Clerici, ebhe a difendere le sue brave e ricche produzioni non
solo a Lione e in Fiandra ma benanco in Lombardia. I Rho
ebbero, è vero, gli elogi di Kautniz e Cristiani, ma il 1785 stanchi
lasciarono allegri il posto ad Adamo Cramer, a questi che ebbe poi
Tenore d'essere il padre di Antonio, Tillustrc chimico tanto popo-
lare in Milano son dodici lustri. E la fabbrica Loria, Pensa, e soci,
dopo un periodo brillante e prospero, tale da far del Ducato
«un gran centro d'attrazione» fu (né ciò meraviglia l'econo-
mista), soverchiala dalle concorrenze e ferita a morte dai di-
fetti e dai vizi che l'avevano essi slessi aiutata a crescere e
fortificata. Si deve tuttavia agli sbaldeggi ed alle resistenze ener-
giche di tutti codesti rivoluzionari delle industrie e della vita
operaia se i commerci ritornarono dagli esigli, e «mentre la
Francia s'inebriava indarno dei nuovi pensieri, e annunciava
all'Europa un'era nuova, che poi non riesciva a compiere se
non attraverso al più sanguinoso sovvertimento, l'umile Milano
cominciava un quarto stadio di progresso, confidato a un con-
sesso di magistrati, ch'erano al tempo stesso una scuola di pen-
satori. Pompeo Neri, Rinaldo Carli, Cesare Beccaria, Pietro
Verri non sono — (non lo eroìio, allora che Cattaneo lo scri-
veva) — non sono nomi egualmente noti all'Europa, ma tutti
egualmente sacri nella memoria dei cittadini. La filosofia era
stata legislatrice nei giureconsulti romani ; ma fu quella la prima
volta che sedeva amministratrice di finanze e d'annona e d'a-
ziende comunali; e quell'unica volta degnamente corrispose a
una nobile fiducia. Tutte quelle riforme, che Turgot abbracciava
nelle sue visioni di ben pubblico, si trovano registrate nei libri
delle nostre leggi, nei decreti dei nostri governanti, nel fatto
della pubblica e privata prosperità ».
Il lettore s'orienti, dunque, e prosegua fiducioso tra questi
bei studii riedificatori e su per via questa egregiamente facilitatagli.
Intanto, qui nell'Opuscolo del Verga corregga a pag. 7 il 1620
in 1600, che Enrico il Grande assassinato il 14 maggio 1610,
non poteva creare dieci anni dopo il Consiglio del Commercio.
A pag. 63 (l'ultima) lo stampatore ha mutalo in un Enrico VII
il medesimo Enrico IV. E (termain Martin pubblicò il suo Libro
su «La industria in Francia ai tempi di Luigi XIV», coi tipi
parigini del Rousseau, non il 1000, ma Tanno innanzi.
Dott. Ct. Sanoiorgio.
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492 ABCKNSIÒNI 8 NOTK BIBLIOOBAFICHK — C. B.
6. PEiaODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
DEL VECCHIO CrlORGIO, La dicìiiavazlone dei diritti deWuomo
e del citiadi(io nella riwluzio'iie francese. Genova, tiixh
grafia della Gioventù, 1903.
190. — È un utile saggio storico-filosofico ; perchè dei prin-
cipii del 1789 si parla sempre da tutti, ma ix)chi conoscono
il testo della famosa dichiarazione. L*A. mette dapprima in
rilievo il nesso tra la rivoluzione francese e la dichiarazione
dei diritti 'deiruomo e del cittadino; indi s'adopra a dimostrare
la dipendenza storica e filosofica della medesima dagli scritti
dei filosofi e principalmente dal contratto sociale di G. G. Rousseau
e dai celebri Bill of rigfits americani, soprattutto quello della
Virginia del 12 giugno 177(); espone poi le varie forme della
dichiarazione nei successivi momenti della rivoluzione, pubbli-
cando il testo delle dichiarazioni adottate dairassemblea C4)sti-
tuente dal 20 al 20 agosto 1789 e della Convenzione nazionale
il 23 giugno 1793 ; in seguito presenta le sue riflessioni , dimo
girando lai-ga conoscenza delle (MÙtiche più "notevoli, e termina
con alcune considerazioni suirefiìcacia positiva della dichiara-
zione e il suo significato nello stato moderno.
C. R.
NIGCOLA GABIANI, Rivoluzione, repubblica e controrivoluzione
di Asti nel 1797, Pinerolo, Chiantore-Mascarelli, 1903.
191. — I/ahale Don Stefano Incisa della Rocchetta, bene-
ficiato della cattedrale di Asti, raccolse in 44 volumi, giorno
per giorno, quanto di notevole avvenne in Asti dal 177(5 al iSVX
Il cav. Gabiani, studioso diligente delle cose astigiane, ne Irass^e
fuori il Diario siìicrono alla costituzione della repubblica di
Asti, ch'ebbe principio dal moto democratico del 22 luglio 1707
e termine coti la vittoria del partito conservatore il 30 dotto
ni(»se. I/A., presente ai fatti, narra ne' più minuti particolari
i singoli avvenimenti, per quanto intrinsecamente di poco rilievo,
e cosi ci i-isi)ecchia fedelmente uno dei casi frequentissimi nei
borghi e nc^lle città di tutlo le Provincie italiane nel periodo
fortunoso, che corse dal 17(K> al 1800. Il racconto non si arrosta
propriamente al 30 luglio, ma prosegiie, esponendoci con parti-
colnro compiacenza la vittoria della reazione monarchica, espli-
cati noi Tedeum, nelle poesie ed iscrizioni per la liberazione.
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PERIODO DKLLA BIVOLUZIONK FRANCESE — P. VIGO 493
nei tridui a S. Secondo, nelle deputazioni mandate a Torino
per supplicare il perdono, nelle processioni, nei processi som-
mari 0 nelle dei)lorevoli fucilazioni. Il Gabiani pubWica pure in
appendice i documenti raccolti dall'abate Incisa e annessi alla
narrazione.
G. R.
P. VIGO, Nelson a Livorno. Episodio della guerra tra Francia
ed Inghilterra sul finire del secolo Vili. Siena, a spese
doirautore, 1903, in-16, pp. viii-2G5.
192. — Uno studioso di cose nelsoniane, il Rae, incaricò,
ainii sono, il benemerito fondatore e direttore deirArchivio
livornese di qualche indaj^ine intorno al grande ammiraglio.
Come suole avvenire, ebbe occasione il Vigo di allargare le sue
ricerche, tanto che ora, in una breve ma succosa monografia,
egli può darci contezza di un i)eriodo poco studiato ma molto
iutei'cssante della gran lotta marittima combattutasi tra Francia
e Inghilterra sul finire del secolo XVIII.
La cupidigia di impadronirsi di uno dei massimi empori
del commercio del Mediterraneo, facendone nel tempo stesso
una base d*o[)erazione i)er la riconquista della Corsica, indus-
se nel 1796 la Francia a violare la neutralità della Toscana :
il 28 giugno Bonaparte occupava Livorno. Intanto si rinserrava
il blocco, già incominciato da due mesi i)er opera della flotta
inglese, ed il nome di Nelson si trova da allora in poi assai
intimamente legato con quello del cospicuo porto toscano. Il
blocco durò fino alla partenza de' Francesi, avvenuta nel maggio
del 1797, e recò grave danno a Livorno i)er la crescente dimi-
nuzione degli ai)prodi e degli s(*ambi e per gli esagerati timori
di un assalto inglese.
Nel novembre 1798 Livorno rivide il Nelson, che già un
livornese, il poeta cesareo Giovanni de Gamerra, aveva celebrato
in un'ode, riportata con altri molti documenti inediti in appen-
dice, quale vincitore di Aboukir. La flotta inglese, minacciando
il bombardamento, impose a Livoi'no di accettare una guarni-
gione napoletana di circa quattromila uomini, e con rinnovato
danno dei commerci livornesi, che avevano ricominciato a fiorire
dopo il maggio 1796, fu ripreso anche più severamente il blocco
in odio ai Francesi. Minacciato dalla Francia, il granduca ot-
tenne in gennaio 1799 l'evacuazione dei Napoletani da Livorno;
ma non gli valse, (*hè in marzo il Direttorio gli dichiarò ugual-
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404 BKCKN810NI B MOTI BlBLIOOBAFlCHB — O. BOBBBTI
monto ^uorra o il 27 di quel mese Firenze era occupata e Fer-
dinando III prendeva la via deiresilio.
Una terza volta tornò Nelson a Livoriìo nel giugno del 1800.
A bordo della Fuhnhiante si trovavano con lui Maria Carolina
coi figli e Lord e Lady Hamilton, ed egli parlecii)ò alle onoranze
che furiMio rese alla Regina di Napoli. Ricorda, Ira le altre
cose, il cronista Santoni, dei cui manoscritti come di quelli dd
Prato si serve lai*gamente il Vigo, che alla rappresentazione
al teatro degli Avvalorati Tammiraglio « non poteva fissai^!,
ricco com'era di preziose decorazioni od insegne, in mezzo alle
quali i)endova un gioiello con cifra del valore di venlicinque-
mila ducati, che la Regina gli aveva regalato nel discendere da
bordo ». Marengo li cacciò da Livorno, di dove però non si
allontanarono che in princiino di luglio, quando pan'e iiumi-
nonte una seconda invasione francese in Toscana.
Molti documenti inediti cori'odano questa monografia del
Vigo, e rivelano, come tutto il lavoretto, le molto benemerenze,
che il chiaro storico si viene acquistando anche come dilìgente
ordinatore delle memorie livornesi.
G. Roberti.
GIOVANNI SFORZA, Un fmclatario giacobino. Spezia, tip.
Francesco Zappa, 1903, in-16, pp. 44.
193. — Il feudatario giacobino, che lo Sforza ci presenta
in un elegante estratto del Giornale storico e letterario della
Liguria, è Azzo Giacinto Malaspina, il quale dopo essere stato
al servizio di Parma, mortogli il i)adre, gli successe nel 1774
nella signoria di Montoregio e Pozzo e di metà del Marchesato
di Mulazzo e Parana. Appena assunto il comando, cominciò
utili riforme a vantaggio dei sudditi sull'esempio di quelle Ico-
poldine, senza tralasciare, per desiderio d'istruirsi, di intrapren-
dere lunghi viaggi. Tra ossi è notevole quello che fece nel 1777
in Francia e Svizzera, durante il quale visitò con alcuni giovani
amici il Voltaire a Fei'noy. Furono introdotti in un ameno
giardino od ivi fatti aspettare per un pezzo il pranzo. Finalmente
compane il filosofo con un ex-gesuita, suo segretario. Seduti
a tavola, questi i)rose a leggere per tutto il tempo del pasto la
vita del santo, che cadeva in quel giorno. Nell'alzarsi il Voltaii-e,
che non aveva mai aperto bocca, li accomiatò dicendo: Adieu,
ètudiez^ nies enfanLs,
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PKUIODO DKLLA KlVOLUZlONB FKANCESB — D. LACBOIX 495
Azzo Giacinto Malaspina fu naturalmente caldo ammiratore
della rivoluzione francese, festeggiò nel 1796 le vittorie di
Bonaparte, e si recò egli stesso a Montebello ad ossequiarlo,
cosic(*hè, quando Massa fu occupata da Lannes il 30 giugno,
non ebbe coi Marchesi di Tresana e di Fosdinovo, pur essi
reduci da Montebello, molestia alcuna. Trovandosi a Firenze
durante la reazione del 1799, fu arrestato per castigarlo del
suo giacobinismo e più per odio personale della Mari, già sua
amante, TeroiDa della rivoluzione dei «viva Maria». Rimesso
per poco in libertà,, fu arrestato di nuovo, tratto dagli Au.striaci
a Mantova, indi a Verona e a Venezia;*wientre il fratello Luigi
e il cameriere gavazzavano colle sue sostanze.
Contro alle opinioni varie e discordi intorno alla sua morte,
lo Sforza segnala nella «Storia della deportazione in Dalmazia
» ed in Ungheria de' patriotti cisalpini > scritti da uno dei depor-
tati (Cremona, anno IX) il nome di «Malaspina ex-marchese
di Mulazzo », ma senza che si indichi a quale schiera apparte-
nesse. Probabilmente fu del gruppo di romagnoli mandati ai
lavori forzati del canale di Bach in Ungheria, ed ivi mori di
stenti. Nessun documento che lo riguardi è rimasto negli archivi
austriaci ?
Simpatica, come tutti i lavori dello Sforza, è anche questa
breve biografia, dalla quale siamo lieti di cogliere occasione
per esprimere al chiaro autore le rispettose congratulazioni di
tutti gli studiosi piemontesi per la meritata promozione a diret-
tore degli archivi di Torino.
G. Roberti.
D. LACROIX, Histoire de Napoléon, Paris, Garnier frères, 1902.
194. — Non fu mai, forse, cosi abbondante la fìoritnra degli
scritti su Napoleone, come oggi è : il grande amore che mote
gli autori e i lettori a cercare con vivo desiderio le gesta e il
pensiero del grand'uomo non pare prossimo a saziarsi. Questo
potrebbe significare che i posteri hanno già sentenziato essere
vera gloria quella di Napoleone ; ma anche potrebbe significare
che i posteri ancora si affaticano attorno all'ardua sentenza.
Comunque, molto si scrive oggi di cose napoleoniche: in
parte assai bene e in parte assai male. Non è certo buona idea,
o^i, quella di scrivere opere sintetiche su la vita e le opere
dell'imperatore, poiché le ricerche analitiche sono ben lungi
dall'essere compiute; ma sono già cosi abbondanti, importanti
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40(1 BKCKMSIOMI B MOTE BIBLIOOBÀFICHIC — D. OUBBBIMI
e serio, da far giustamente ritenere che tutti, o quasi, i giudizi
eorsi finora sulle vicende dell'operosa vita di Napoleone I deb-
bano essere, molto o poco, mutati.
Ma se non è possibile in nessun modo riassumere oggi in
un volume la storia napoleonica, a più forte ragione è impos-
sibile farlo senza una conveniente e laboriosa preparazione. E la
preparazione manca, \). es., a questo novissimo libro del Lacroix.
Evidentemente TA. ha voluto fare j)iuttoslo un libro di Ictliira
popolare che una severa narrazione storica. Lo provano le vecchie
incisioni utilizzate pei- rendere meglio commerciabile il libn), e
sì)ecialmente lo provflFridea che TA. ha avuta di porre por
intero in testa al volume la nota canzone del Béranger, quasi
I^ei- significare che più assai che dalla storia traeva la insjnra-
zione dalla leggenda.
E la leggenda napoleonica è tutta, o quasi, in questo vo-
lume: non sono valse le molte e belle pubblicazioni del Massou
per quanto riguarda Tuomo, nò le già molte e bellissime della
Sezione storica dello Stato maggiore francese per quanto riguarda
il generale, a far cadere pur una foglia della leggenda. Anzi,
parecchie delle vecchie leggende sono arricchite di nuovi ricami,
taloì-a veramente assai bizzarri. Cosi il proclama del 179(5, sicui-a
fiaba, non solo è riferito come verità certa, ma anche è dotto
che fu pronunciato a Nizza « d'une voix ferme»: e naturahnonto
anche assai alta se quelle parole dette a Nizza dovevano essoro
sentite dalle ti'uppe che invece erano a Savona, a Loano, a
Finalmarina, a Ormea!
Naturalmente in un libro come questo, di pura e frettolosa
compilazione, non bisogna cercar troppo sottilmente le esattezze
anche formali: p. es., quelle dei nomi e delle date. Ma si cer-
cherebbero invano, assai di frequente.
D. GlTERRINI.
T. E. WATSON, Napoleon. A sketch of his life, charader,
strugles and achieoements. New- York, Macmillan Com-
pany, 1902.
195. — Anche questo libro ha il peccato originale dell'avor
voluto fare la sintesi troppo i)resto : però è notevolmente mi-
gliore di parecchi altri.
Sono pregi del libro una bella chiarezza di disegno, una
robusta precisione di pensiero nei i)eriodi brevi, una efflcaco
vigoria di stile. PercWiuesti pregi se fanno gradevole la lettura,
non conferiscono, da soli, severità allo studio storico.
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PKRIODO DttL KISORQIURNTO ITALIANO — ▼. GENNARO 407
Anche in quosto libro del Watson parecchio lo^i^cndo sono
rimaste vordi, che già da più anni la critica ha estirpate: p. es.,
quella, dimosti'ala assai bene favolosa dal De Gugnac, che nel
1800 Napoleone non abbia assunto direttamente il coniando del-
l'armata di riserva, perchè la Costituzione delPanno Vili vietava
ai Consoli d'avere comando di truppe.
Ma queste mende, benché gravi, meno offendono, i)0ichè
il libro non vuole in nessun modo essere una narrazione slorica ;
come dice il titolo, mira a dare una sommaiùa idea della vita,
del carattere, dello lotte e dell'opera di Napolecme, piuttosto ragio-
nando, e qualchevolta polemizzando, che esattamente narrando.
L'A. ha una libertà di giudizio che piace. È in sostanza un
apologista di Napoleone, pur non tacendone qualche errore:
rimprovera all'Inghilterra (e in questo ha forse storicamente
torto) il trattamento fatto al vinto di Waterloo relegandolo a
S. Elena; ogni volta che la penna scivola ad accoppiare qualche
fatto anche recentissimo ai fatti naiK)le()nici per trarne occasione
di qualche frecciata ai presenti, egli la lascia correre. Insomma,
il lettore seguo il Watson come si seguo il vivace e arguto e
magari un poco i)aradossale discorsi.) di un bel i)arlatoro, che
sa quello che vuol dire, ma non cura troi)po sottilmente di sa-
pere se i fatti di cui jiarla siano veramente stoiici.
I). GCERRINI.
7. TEIUODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1900).
VITALIANO GENNARO, Fra lettere ed armi, Ric^ordi dei primi
tempi ì\q\V Ateneo. Brescia, Tip. F. Appollonio 1903.
196. — La storia di Brescia nella prima metà del secolo X(X
si intreccia strettamente con la storia politica e letteraria del na-
zionale risorgimento. Quelli stessi cittadini — od erano parecchi
del più illusti'o patriziato — • che con slancio generoso parteci-
parono ai moti, alle congiure per la redenzione della patria,
furono pure ti-a i più fei'vidi cultori delle lettere e dello scienze.
Ij* Ateneo^ che era stalo istituito nel 1707, alTìndomani della
rivoluziono contro il govei-no di San Marco, come un centro di
cultura superiore, non tai-dò a diventare nei giorni foschi del
servaggio straniero, sicuro asilo dei generosi che non volevano
piegare il collo airAustria; sicché, scorrendo gli annali deiristi-
luto, noi c'imbattiamo ad ogni pie sospinto negli uomini che jh'o-
Hivìsta storica italiana, 'M s., n, 1. :^2
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498 RSCBNSlom K mote BIBLIOOBAFICHK — A. ZAMKLLI
<?uraroiio a Broscia la gloria maggioro, la più pura o la più viva,
di avor tanto lottato por rindipondenza (lolla patria.
Porciò molto opportunamente il prof. Gennaro nella con»
forenza tenuta lo scorso anno iu Brescia per le fesle centenarie
doir Ateneo si propose di rievocare alla memoria de' concitta-
dini quale e quanto contributo di pensiero e dì aziono abbiano
recato alla patria ed alle lettere i soci deirormai secolare ac-
cademia.
E per ciò egli ha dovuto seguire quasi a pari passo la vita
cittadina dal 1797 al 1859 nelle sue vicende politiche e lette-
rarie. Ma pure tratteggiandole con rapida sintesi come richie-
devano la vastità del tema e la forma della conferenza, egli s'è
qua e là indugiato in modo da meglio far risaltare con opportnni
particolari e confronti l'importanza dell'arduo ai-goinento. No-
tei'omo tra i primi la parto presa dai Bresciani nelle congiure
del '14 e del '21, la quale i-icovo nuova luce in seguito alle
ricerche fatto nell'archivio di Stalo in Milano; fra i secondi lo
studio ed il parallelo tra l'opera dell'Arici e quella del Meoliui,
che, inferiore al primo nel verso, ebbe maggior forza di sentimento
patriottico.
11 G. accenna pure assai rapidamente all'opera dei soci
dell'Ateneo dopo il 1859, chiudendo coll'eccitare i giovani allo
studio della storia cittadina, perchè dalla vetta onde scolleranno
il passato apparirà anche la via che sta a loro di seguire : ec-
citamento nobile e necessario ad un tempo, che l'Ateneo dovrebbe
con ogni possa cercare di trasfondere nell'animo dei giovani
studiosi. Agostino Zanelu.
ALESSANDRO GIANETTI, Tt^entaquattro anni dì cronistoria
milanese. Voi. I (1825-1838). Milano, L. F. Gogliati, 1903.
197. — Fu ottimo intendimento la prosecuzione della Storia
di Milano del marchese Francesco Gusani dal 1825 al 1859. Ci
sembra però, se dobbiamo giudicare da questo primo volume,
che non si raggiunga appieno lo scopo. Troppo frequenti sono
le digressioni di storia contemporanea per una cronistoria mu-
nicipale e le citazioni di opere e documenti già note; troppo
scarse e superficiali le notizie, attinte specialmente ai pochi e
muti giornali politici e letterari del tempo, e non abbastanza
ai documenti ufficiali, ai diarii e alle ricordanze dei contem-
poranei; indeterminata la forma, prolissa per una semplice
cronologia, e troppo dimessa e slegata per una narrazione.
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PKBIODO DICL RIBOBOIMENTO ITALIANO — L. UAKTlNI
Mettiamo innanzi queste osservazioni, i)erchè ci sembra buono
il proposito di illustrare la vita milanese nel periodo corso dal
1825 al 1859, assai pregevole la messe di notizie raccolte
dal prof. Gianetti, e piuttosto serena ed obbiettiva l'intonazione
del racconto.
G. R.
MoNS. L. MARTINI, 1 martiri di Belfiore. Pagine sciUte e
ordinate da Guido Mazzoni. Firenze, G. Barbèra, 1903.
198. — Fu opera altamente pietosa e patriottica ripubbli-
care nel cinquantenario dei, martiri di Belfiore // confortatorio
di Mantova negli anni i851, 52 e 53 di mons. L. Martini, il
l)io sac^rdot^, che vide e senti i patimenti delle vittime della
tirannide austriaca, recò loro il conforto della religione e della
umana pietà, e narrò con candore e profonda commozione
Teroisrao dei condannati per aver troppo amato Dio e la patria.
Per diffondere più largamente questo santo libro, Guido Mazzoni,
che ne curò la stami)a, con figliale cura lo ritoccò, non per
mutarne le candide narrazioni, ma per sfrondarne le soverchie
digressioni e riflessioni, che talora velano i fatti per sé eloquen-
tissimi, e ne dedicò la nuova edizione alla venerata memoria
di Alberto Cavalletto, compagno nelle aspirazioni e nelle soffe-
renze dei martiri di Belfiore.
G. R.
P. PIETRO GALLETTI, Memorie storiche intomo al p. Luigi
Ricasoli e alla Compagnia di Gesù. Un voi. in-8, pp. 625.
Prato, 1901.
199. — Le Memorie storiche raccolte dal p. Galletti intorno
al suo confratello di religione, padre Luigi Ricasoli, abbrac-
ciano il periodo di tempo dalla nascita alla morte del suddetto
religioso, 1801-1876; ma per ciò che spetta alla Compagnia di
Gesù in Toscana riferiscono notizie dal 1540 sino al 1900. È un
libro di pazienti ricerche, dove abbondano ricordi di persone,
di fatti e di instituti educativi, in modo speciale, circa quanto
oi)erò la Società del Loiola nei dominii, prima de^ti medicei e
poscia lorenesi. In essi figurano soggetti illustri appartenenti a
quell'ordine, Lanzi, Ximenes, Bresciani, Passaglia, Gurci ed
altri. Parimente si accenna alle diverse contrarietà che i gesuiti
incontrarono prima e dopo la soppressione e quando furono di
nuovo ristabiliti.
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500 BBCKNSIONI B KOTB BlBLlOGRAFlCHlt — 6. ROBKKTi
La vita (lol padre Luigi Ricasoli, col qual titolo si pre.s(»n-
taiio lo siiUodato Memorie storicele, ri<?iiarda un nobile pa-
trizio fiorentino aggregatosi giovinetto all'istituto di S.-Ignazio
e vissuto in esso per 50 anni, che si rese cospicuo nella piolà,
nell'insegnamento e neireducazione dei giovani, essendo egli
stato maestro e direttore nei collegi di Ferrara, d'Orvieto o
nel Convitto dei nobili di Roma, luoghi di educazione affidati ai
gesuiti. 11 libro è corredato di alcuni documenti, tra i quali
notiamo una particolare relazione d'officio del governo toscano
intorno ai soggetti e ai beni che aveva la Compagnia di Gesù
in Toscana, nel 1773, anno della sua soppressione.
I cultori della storia locale possono quivi avere notizie
d'uomini e di cose, che difficilmente troverebbero altrove.
G. Tononi.
B. MELLI, U Eritrea dalle sue origini a tatto Vanno Ì90L
Milano, U. Hoepli, 1902, pp. 103.
200. — 11 Molli compendia in questo maimaletto la materia
da lui già ampiamente svolta in altre note pubblicazioni sulla
colonia eritrea- Opportunamente egli si tiene ai fatti accertati,
i-acTolti con molta diligenza e pi-escntati con garbo, ed è limi-
tato nei giudizi, perchè «l'abusare di questi davanti a tombe
recenti ed a viventi intorno a cui non tace ancora la passione
di parte » gli sarebbe sembrato temerario.
A questi appunti cronistorici si accompagnano un'appendice
di noto geografiche e statistiche e di cenni sul Benadir e sui
viaggi d'esplorazione, una carta della colonia ed uno schizzo
della battaglia di Adua.
Si apre il manualetto nel nome del Massaia, si chiude con
quello di Vittorio Bottego ; due nomi a cui intimamente si lega
la storia della nostra influenza in Africa e deH'oiKjra nostra
nel contribuire a diffondervi la civiltà.
Giuseppe Roberti.
In onore di A linda Brunamonti, con gli auspici del Municipio
di Perugia. Perugia, Unione Tipogr. Cooper., 1903.
In onore di Galileo Ferr^aris, inaugurandosi il monumento
in Torino, 17 maggio 1903. Torino, G. B. Paravia e C, 1903.
201-202. — Il fascicolo dedicato per intiero dalla rivista
La Favilla a onorare la memoria della poetessa Alinda Bonacci
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J
PERIODO DKL KISOBQIMBMTO ITALUNO — VAKll 501
Brunamonti, nata a Perugia nel 1841 e spentasi nel 1903 tra
il c(>rnpianto universale, riesce a metterne in luce Teducazione
artistica, il genio poetico, Talt^zza del pensiero e del sentimento,
Tefficacia educativa dell'opera letteraria. Contiene la cronaca
delle onoranze, la solenne commemorazione fattane da Leopoldo
Tiberi, notevoli scritti della sig.' Lembo, deirUrbini, del Tra-
balza, del Grilli, e un'accuratissima bibliografia. Fascicolo pre-
zioso per il contenuto e per la donna d'alta virtù intellettuale
e morale, cui è consacrato.
Un elegante volume edito nella ricorrenza delle onoranze
tributate in Torino a Galileo Ferraris, erigendogli un monu-
mento in Piazza Castello, vale di sicura guida a richiamare alla
memoria Tingegno divinatore, l'artista squisito e il carattere
adamantino del grande, rimpianto da tutto il mondo civile. Con-
tiene le notizie biografiche, redatte dal prof. G. B. Mafliotti,
direttore del museo industriale, cenni di G. Grassi sulle opere
del Ferraris e del Verrotti sulla scuola d'elettrotecnica da lui
fondata, i giudizi di elettricisti esteri su Galileo Ferraris, e i
discorsi del senatore Frola e del sindaco senatore Badini pro-
nunziati all'inaugurazione del monumento C. A.
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II.
SPOGLIO DEI PERIODICI
BSlenoo alfabetico oon relativa sigla.
1. Afmiecta Bollatidiana (Bruxelles) XXI, 1902 . . .Ab.
2. Annuario ddVhtituto di storia del Diritto Romano della
R. Unir, di Catania (Catania) VII, 1899-1900 e Vili. 1901-1902 Aisd.
3. Archi ff fUr oesterreichisehe Oesehichte (Wien) LXXXIX, XC,
XCI, 1901 AgO.
4. Arte decorativa e industriale (Milano-Bergamo) XI, 1902 . Adi.
5. Arte e storia (Firenze) S. 3, XXI, 1902 .... Arsi.
6. Atene e Roma (Firenze) V, 37-48, 1902 . . . . AR.
7. Atti delVAccad, delle srienxrC di Torino (Torino) XXXVU,
11-14, 1001-1902 e XXXVIII, 1-7, 1902-1903 . . AaT.
8. Atti delVAccad. Pontaniana (Napoli) S. 2, VII, 1902 . AaP.
9. Atti della L R. Accad. degli agiati (Rovereto) Vili, 1902 . AaaR.
10. Atti d. R. Arcad. di archeoL, lettere ed arti (Napoli) XXII, 1902 AalaN.
11. Atti del R. Istituto Veneto (Venezia) S. 8, III, 10-12, 1901
e S. 8, IV, 1901-1902 AiV.
12. Atti e memorie della Deputazione di Romagna (Bologna)
S. 3, XX, 1902 e XXI, 1-3, 1903 . . . . . AdsR.
13. Atti e memorie della R, Deputazione di storia patria per
le Provincie modenesi (Modena) S. 5, II, 1902 . . . AmdM.
14. Atti e rendiconti della R. Aocad. (di seienxe, lettere ed arti)
degli Zelanti (Acireale) S. 3, I, 1901-1902 .... AraZ.
15. BibliofUia (La) (Firenze) III, 1901-1902 e IV, 1902-1903 . B.
16. Bibliofhèque de fècole des hautes études (Paris) CXXXVI-
CXLV, 1902-1903 Behe.
17. Bibliotkèque des écoles fran^aises d'Athénes et de Rome,
Paris, LXXXV, LXXXVU, 1902, IXXXVni, 1903 . . BefAR.
18. Bibliothèque universelle et reme 5Mis5c»(Losanna) P. 4, XXI-
XXVIII, 1901 e 1902 BarS.
19. Bollettino del Club Alpino Italiaiio (Torino) XXXV, G8, 1902 Beai.
20. Bollettino di paletnologia Raliana (Panna) S. 3, Vili, 1902 Bpl.
21. Bollettino storico bibliografico Subalpino (Torino) VII, 1902
22. Bulletin de la Sociéié des sciences historiques de la Corse
(Bastia) XXI, 250-252, e XXII, 253-259, 1902 . . . BshC.
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j
KLKMCO ALFABETICO CON RELATIVA SIGLA 503
23. Bulletin Italien (Bordeaux) I, 1001 e II, 1902 . . . BI.
24. Byxantiniacke Zeitschrift (Leipzig) XI, 1902 . . Byz.
25. Carinikia : Mittheilungen der Oesehiehtsveretnes f. Kàrnten
(Klagenfurt) XCII, 1902 Ca.
26. Cronache della civiltà Elleno Ijatin a (Roma) I, 1902 e li,
1-8, 1903 CcEL.
27. Denkschn'ften der K. Akademie der Wissenschaften in Wien
(Wien) XLVI, 1900 DawW.
28. Deutsche Rundschau (Berlin) CXI-CXIII, 1902 . . . RD.
29. Qallerie {Le) nax'onali italiane (Roma) Y, 1902 . . Gnl.
30. Gaxette des heaux arts (Paris) S. 3, XXVII o XXVIU, 1902 Gba.
31. Giornale dantesco (Firenze) X, 1902 Gd.
32. Giornale degli econoìnisti (Roma) S. 2, XIII, 1902 . . Gè.
33. Jahreshefte des oesterreiehischen archaeologischen Instituts
in Wien (Wien) V, 1902 JaiO.
34. Mémoires eouronnés et mémoires des savants étrangers publics
par VAcadémie rogale de Belgique (Bnixelles) LX, 1902 . McaB.
3.5. Mém. de VAcad. des sciences, inscrìptions et belles lettres
de Toulouse (Toulouse) S. 10, I, 1901, e II, 1902 . . MasT.
36. Mémoires et documents publiés par VAcadémie Salesienne
(Anneoy) XXV, 1902 MdaS.
37. Memorie della /?. Accademia di scieme^ lettere ed arti in
Modena (Modena) S. 3, 111, 1901 MaM.
.38. Memorie storiche della città e delV antico ducato della Mi-
randola (Mirandola) XIV, 1902 MsdM.
39. Miscellanea di storia italiana (Torino) S. 3, Vili, 1903 . Msl.
40. Minerva (Roma) XII, XXII, 1901-2 . . . . . M."
41 . Monatschrift f. Christliehe Soxialreform (Basol) XXV, 1-4, 1903 Mcsr.
42. Xeue Heidelberg Jahvbucher (Heidelberg) XI, 1901-1902 . NjH.
43. Xeue Jahrbiicher /*. d. Kiassische Altertum Geschichte und
deutsche Litteratnr u, f. Paedagogie (Leipzig) . . . Nikg..
44. Pensamiento (FA) latino (Santiago) I. 21-24, 1901, e II,
1-12, 1901-2 PI.
4.5. Philologus (I^ipzig) LXI, 1902 e Suppl. IX, 2, 3, 1902 . Ph.
46. Rassegna critica della letteratura italiana (Napoli) . . Rcll.
47. Bass. internazionale (Roma) III, 1902, e IV (XII-XIII) 1903 Rìn.
48. Rendiconti dell' Istit. Lombardo (Milano) S. 2, XXXV, 1902 RiL.
49. Rendiconto dell' Accademia di scicnxe morali e politiche
(Napoli) XXXIX, 1900 RamN.
50. Rendiconto {delle tornate) dell'Accademia di archeologia^
lettere e belle arti (Napoli) N. S., XVI, 1902 . . . RaN.
51. La revolution fran^aise (Paris) 1902 ..... Rf.
52. Revue {La) : ancienne revue des revues (Pari.s) S. 3, XIII
(XT^XLIII), 1902 Rr«.
53. Revue archéologique (Paris) XXXIX, 1901, XL, XIJ, 1902 Ra.
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50 'l SPOGLIO DKl PKRIODICI
54 . Rccue de droil iniernaf tonai et Ugialaiion compare^ (Bruxelles)
S. 2, IV, 1002 Rdlic.
55. Revue de phìioL et d'hint. ancieitìic (Paris) N. S., XXVI, 1002 Rph.
56. RevHC de la Renaissance (Paris) a. I e II, voi. I-llI, 1902 . Rven.
57. Revue generale (Bruxelles) XXXVIII, 1002 . . .Kg.
58. Revue. generale de droit, lég ttslation ^ jurisprudenee (Paris)
XXVI, 1002 RgdU.
50. Revue Hiapanique (Paris) IX, 1902 RHf.
iìfd. Reme numìsinatique (Parisi S. 4, VI, 1902 , . . Kmi.
61. Revue Savoisienne (Annecy) XLIII, 1902 . . . . RS.
62. Rheinisches Muscum f. Philologie (Frankfurt a. M.) LVII, 1902 MRli.
63. Rassegna diarie (Milauo) li, 1002 Rar.
64. Riv, delle biblioteche e degli archivi (Firenze-Roma) XIII, 1902 Rbf .
65. Rivista di artiglieria e genio (Roma) XIX, 1002 . . Rag.
66. m vista di filosofia e seienxv affini (Bologna) a. 111. voi. VI,
e a. IV, voi. I, 1902 Rfea.
67. Rivista geografica italiana (Firenze) IX, 5-10, 1002 . . Rgl.
68. Rirista italiana di numismatica (Milano) XIV, 4, 1901, e
XV. 1002 RnT.
60. Rivista italiana per le seien%c giuridiche (Torino) XXXII,
8, XXXm, XXXIV, 1002 Rsgl.
70. Rivista musicale (Torino) IX, 1002 Rm«.
71. Studi di letteratura italiana (Napoli) III, 1901, o IV, 1002 SH.
72. Sitxungberichte d. Konig. Preussische Ahademie der Wis-
senschaften xu Berlin (Berlin) 1002 SbaB.
73. Sitxungsberichte der Konig. Akadeniie der Wissensehaften
(Wien) CXLIIl (1000) 1001 \ SbaW.
1. STORIA GENERALE.
1175. Njkg. — IX-X, 1, 1002. — Kaerst J., Die Oeschichfe des
AUertums ini Zusammenhange der allgemeinen Enttvickelung der ino-
dernen hisforischen Forschung [Studia i nuovi metodi storici dall'Herder
e dal Niebubr in poi].
1176. Njkg. — IX-X, 1, 1002. — Solthau W., Der geschichtlieht
Wert der Rcden bei den alien Historikern [Studia il valore storico negli
storici antichi di (quattro categorie di discorsi: gli autentici, i retorici, quelli
che caratterizzano un'epoca o giudicano alcuni personaggi, infine i tendenziosi].
1177. MasT. — S. 10, I, 1901. — Dnmeril H., L'histoire contem-
poraine dans l'enseigneìucnt secondaire.
1178. Ramll. — XXXIX, 1000. — Turiello P., Un problema psichico
e storico [So si possa riconoscoro di alcuni avvenimenti storici capitali
causo 0 spinte dall'alto e siffatte che sì intravveda una volontà dehbèrata
ed efficace in essi diversa da quella deirautore immediato dell'avveni mento
medesimo, 0 come e quanto questo intervento efficace sombri dimostrabile].
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STOBU 6BMBBALS 505
1179. BsbS. — VII, 1, 1902. — // primo sessenio della Società
storica subalpina [ì^ Relazione intoroo all*opei*a della Società storica subal-
pina (F. Gabotto); 2<> Indici alfabetici: per autori, per materia; 3" Indice
cronologico dei documenti tra il 775 e il 1230 pubblicati (A. Tallone)]^
1180. CoEL. — n, 1-3, 1903. — // primo congresso intamaxionale
latino [A.tti con impoi*tanti riferimenti alla storia].
1181. B»b8. — Vn, 2-4, 1902. -- Chiattone D., Jahier D., Casa-
nova £., Aiti del IV congresso storico subalpino [Tenuto in Saluzzo nel
1901 ed approvato ad Aosta nel 1902].
1182. BsbS. — VII, 5-6, 1902. — Colombo A., Colombo G., Atti
del V congresso storico subalpino tenuto in Aosta:
1183. AiV. — S. 8. IV, p. 1% 1902. ^ Qwo\B,Qt., RelaMone dell' in-
caricato dal R, Istituto Veneto nell'isola di Creta,
1184. AR. —V, 42, 45, 1902. -- TBjnm»\\\ A,, Sui principali risul-
tati deH' esplorazione archeologica in Creta 1899-1901,
1185. Rb«. -- XIII, 10-12, 1902. — GtmìmoQ., Bibliografìa pado-
vaila; abboxxo di una bibliografia di opere stampate e manoscritte rekUira
alla R. Università di Padova.
1186. Rb^. — XIH, 9, 1902. — VitelU C, Codices italici qui Pisis
in Bibliothcca conventus Sanctae Catherina^ adservantur.
1187. Ab. — XXI, 1, 1902. — Ad eatalogum codieum hagiographi-
corum graecorum biblioteca^ Vaticanae suppletnentum.
1188. Ab. — • XXI, 3-4, 1902. - Delehaye H, Catalogus codieum
hagiograpkicorum graecorum Bibliothecae nationalis Neapolitanae,
1189. Rph. — N. S. XXVI, 3, 1902. — Poupardin R., Note sur un
m,anuscril épigraphique d-e la Blblìothèque Vallicelliane à Rome.
1190. Ab. — XXI, 3-4, 1902. — Poucelet A., Index miraeulorum
fì, V. Mariane quae saec. VI-XV latine conscripta sunt.
1191. Rar. — II, 1, 1902. — L. B., Il Museo d'arte recentemente
ordinato alla Madonna del Monte sopra Varese.
1192. Rnl. -- XIV, 4, 1901 e XV, 3, 1002. — Knnz C, Il museo
Bottacin annesso alla civica biblioteca e museo di Padova [La Toscana
e gli Stati ex pontifici; il Napoletano e la Sicilia].
1193. Gbfli. — S. 3, XXVII, 540, 1902, giugno. — Cook H., Trcsors
de l'art italiah en Angleterre: IV. La collection Vallace.
1194. RaR. — N. S., XVI, 1902, gennaio-aprile. — Correrà L., U
più ant che monete di Napoli [Dalla fine del primo quarto del V soc.].
1195. Gnl. — V, 1902. — Supino I. P., La collezione Rc^smannel
R. Museo Nazionale di Firenze. — Ridolfl E., Le gallerie di Firenze.
— Cantalamessa G., La R. galleria di Venezia. — Hermanin F., Oli
affreschi di Pietro Cavallini a S. Cecilia in Trastevere. — Toesca P.,
Gli affreschi della cattedrale di Anagni. — Focolari G., Cristoforo
Scacco da Verona, pittore. — Filangieri di Candida A., La galleria
nazionale di Napoli^ documenti e ricerche. — Venturi A., R. galleria
naxionale d'arte antica in Roma. — Barìola G., Gabinetto nazionale
delle stampe in Roma: quaderno di disegni del principio del sec. XV
di un maestro dell' It. Sett. — Venturi A.., Il libro dei disegni di Giusto.
1190. R. — Iir, 7-8, 1901-2. — Olschki L. S., Una visita alla colle-
zione del comm. C. Lozzi di autografi e documenti riguardante la
Musica e il Teatro in tutte le loro appartenenze ed ogni sorta di spettacolo.
1197. R. — IV, 3-8, 1902. — MUntz E., Les miniatures francaises
dans Ics bìbliothèques ifaliennes.
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506 SPOGLIO DKl PERIODICI
11 OS. AMt. — S. 3, XXI, 20, 1902. — U. M. V., Di alcuni quadri
nuoci alla Pinacoteca di Brera.
1190. B. — IV, 1-2, 1902. — Dader E., Vexposition de lagravun
sur bois [Con riproduzioni in massima parte da opere italiane].
1200. Urst. — S. 3, XXI, 3-4, 1902. — Droghetti A., Una prege-
vole raccolta di ceramiche ferraresi,
1201. Héi. — XI, 2, 1002. — Melani A., Chiavi e serrature, la
raccolta Garocaglio nel Museo arclieologico di Milano.
1202. Rai. — XV, 1-2, 1902. — Ambrosoli S., Alcuni acquinti del
R. Gabinetto numismatico di Brera, 1887-1900, Monete di zecche italiane.
1203. Rnl. — XV, 3, 4, 1902. — Gnocchi E., Falsifieaxioni di mo-
nete italiane.
1204. Rai. -^ XV, 1-2, 1902. — PapadopoU N., Monete italiane
inedite della raccolta PapadopoU.
1205. Rnl. — XV, 1-2, 1902. — Rodtowzew M., Tessere di piombo
inedite e notevoli nella coUeMone F. Oneeehi a Milano e la cura munerum.
1206. Rsgl. — XXXm, 3, 1902. — Ghioyenda G., liomuìiesimo e
germanesimo nel processo civile [Prolusione storica].
1207. Mosr. — XXV, 4, 7, 1903. — Holder H., Zur Charakieristik
der Wirtschaftlichen Ordnung im Altertum [Contributo per la conoscenza
dei diritti moderni colla scorta deirantica storia .economica e con riguardo
specialmente alle civiltà orientali, greca e romana].
1208. CoEL. — I, 23, 1902. — Bertini P., DcUe relazioni letterarie
tra l'Italia e la Francia.
1200. SbaB. — 8-9, 1902. — Schmoller, Die historische Jjohnbewegung
von 1300-1900 und ihre Ursa^hen.
1210. CoEL. — I, 20, 1902. — ArakéUan H., Le* rapports de»
Arméniens avec VOccident et surtout avec Rome et Venise au Moyen-
Age et après.
1211. Urat. — S. 3, XXI, 1-22, 1902. — Melani A., Di fronda in
fronda [Su Tepoca di due fogli eburnei figurati e su due immagini ivi
rappresentate. — Per la porta Stanga a Cremona. (Il Lucchini aggiunge
osservazioni nel fase. 2^). — Sul casato Galluzzi o Gallucci dato a Nicola
di Guardiagrelo. — Per Federico Barocci. — La cattedra di S. Paragono
a Noli (Savona). — Una data concernente il dossale di S. Giovanni a
Firenze e l'altare di S. Jacopo a Pistoia. — li reliquiario di S. Jacopo,
apostolo nel duomo di Pistoia. — 11 reliquiario detto del dente di S. Gio.
a Monza. — La natività di Cristo in un avorio vaticano d. XI sec. e in
due marmi di Nicola e Gio. Pisano. — Micco Spadai*o liberato dalle fiabe.
— Come si staccano e si trasportano gli affreschi. — Un procursore (liCO-
nardo). — Noi comune di Savona].
1212. AR. — V, 40, 1902. — Lattes E., Qualche appunto intorno
alla preminenti delle donne nell'antichità.
1213. AaaR. — S. 3, Vili, 1, 1902. - Pedrolli S., Le visioni della
storia.
1214. AiV. — S. 8, IV, p. 1% 1902. - Ragnisco P., La fede riha
divisif l'amore ci unisce [Discorso con larghi accenni alla stona del Cri-
stianesimo],
1215. AiV. — S. 8, IV, 4, 1901-2. - Zambaldi F., / nomi di per-
sofia [Processo storico dai tempi antichissimi].
12U3. Rsgl. — XXXIV, 2-3, 1002. — Gangi C, La legittima degli
ascendenti [Con una digressione sul diritto storico e comparato].
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STOKIA OKMBRÀLB 507
1217. Rsal. — XXXIV, 1, 2, 3, 1902. — Dusi B., Ancora della
nullità del matrimonio per cagione di errore o di dolo [Disquisizione
teorica o storica dal diritto romano alle legislazioni moderne.
1218. Arst. — S. 3, XXI, 20, 1902. — Lnchìnì li., T^e pitture della
biblioteca di S. Agostino in Cremona ora distrutta.
1219. B. — III, 11-12, 1901-2. — Romani F., Le principali figura-
zioni della Sibilla di Curna nell'arte cristiana.
1220. Rré^n. — a. II, v. HI, 1902, ott.-dic. — Ventnri, Uimage de
la Madone en Italie.
1221. Rln. — a. Ili, V. XI, 4, 1902. — Colasanti A., Il presepe
nelle arti rappresentative.
1222. Rin. — a. Ili, v. IX, 6, 1902. — Fantini R., Stoffe antiche.
1223. Rbf. — XIII, 9, 1902. — Verga E. e Dedo C, Spigolature
dagli Archivi Ijombardi [\^ Un campionarìo deirindustria delia lana mi-
lanese e comasca del 1785 ; 2" Un contratto tra padrona e serva nel 1390].
1224. B. — ni, 4-6, 1901-2. — Heidenheimer H., Ber Johannistag
ein fest der Buchdrucker.
1225. CoEL. — I, 21, 1902. — Ceccpni G., // capodanno latino
[Conferenza].
1226. MRh. — N. S., LVII, 3, 1902. — Fiitzsche R. A., Der Magnet
und die Athmung in Antiken Theorien.
1227. Rln. — a. IV, v. XII, 1, 1903. — Stiavelli G., Le stranezze
dei grandi uomini, la scuola lombrosiana e le sue esagerazioni [Consi-
dera con superficiali cenni personaggi delle varie età storiche].
1228. Arst. — S. 3, XXI, 19, 1902. — Rossi G., Cimelii cristiani
nella regione degli Intemelii.
1229. AdsR. — S. 3, XX, 4-6, 1902. — Palmieri A., Oli antichi
vicariati dell' Appennino bolognese e la costituzione anuninistrativa mo-
derna [Premessi cenni sulle vicende di quella regione dalla Podesteria
air istituzione del Vicariato e della vita di questi sotto la signoria di Gio.
Visconti e dopo di quella, fa brevemente la storia amministrativa dei vica-
riati di Monzuno, Savigno, Castel S. Pietro, Casio, Capugnano, Rocca
Pitigliana, Caprara sopra Panico, Serravalle, Montevoglio, Scaricalasino,
Varignana, Corvara, S. Lorenzo in Collina, Liano, Montccalderaro, Sasso-
noro, Bruscolo, Olgiano, Frassineto, Casalfìumanese, Caste de' Britti fino
al sec, XVllI ; tratta quindi della costituzione interna ed esterna dei vica-
riati e loro trasformazione: seguono docc.j.
1230. AmdM. — S. 5, II, 1902. — Ferraro G., Canti popolari
reggiani.
1231. MaM. — S. 3, HI, 1901. — Riccardi P., Cenni storici e bio-
grafici inforno allo studio e ai cultori delle scienze fisico-mafematiche
pure ed applicate nella città e provincia di Modena [Dal sec. XII al XIX
con una bibliografia di scritti concernenti la storia della Università di Mo-
dena, specialmente riguardo alP insegnamento di scienze fisico-matematiche].
1232. MsdM. — XIV, 1902. — Ceretti F., Biografie mirandolesi
[Tomo 2^ cfr. RsL, 1902, sp., n. 889].
1233. Msl. — VUI, 1903. — Amat di S. Filippo P., Indagini e
.studi di storia economica della Sardegna [Nella memoria postuma TA.
premette uno studio sulle origini geologiche o suiretnografia preistorica della
iS.; passa (|uindi in rassegna le varie dominazioni e signorie, cui l'isola fu
sottoposta <la r|iiella cartaginese alla spagnola e al governo sabaudo fino al
1S48, stiKliand) le vicende del commercio, le leggi interne o lo relazioiii
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508 SPOGLIO DBI PBBIODICI
esterne sotto il punto di vista economico. Ad una sobria ed im|)arziale
conclusione sul compito modesto che toccò alla S. nella storia dell'incivi-
limento e Rulie molteplici svariato cause che ne osteggiarono quasi senza
interruzione lo svolgimento intellettuale e materiale seguo una nota sulle
monete e il testo di 8 documenti inediti o rari tra il 1329 e il 1498].
1234. Hmen. — a. Il, v. IH, 1902, aprile-maggio, e CoEL. —I, 9-14,
1002. — De Gubernatis A., Le Qénie Florentin [Conferenza].
1235. UfisR. — S. 3, XX, 1-3, 1902. — ZaaardelU T.,^ propongo
di Imola e di Meldola, nomi di origine longobardica ed etimologia di
Mirandola [In Mirandola entrerebbe un nome di persona. L'A. ridaoe i
limiti dell'influenza gotica sui nomi locali d'oltre Po].
1236. AmdM. — S. 5, II, 1902. — Jung G., La città di Luna e il
suo territorio, contributo alla geografia storica d ItcUia [Dai tempi romani
ai giorni nostri.
1237. CoEL. — II, 7-8, 1903. — Trabalza C, Gubbio, imprestioni
e ricordi [Conferenza].
1238. CoEL. — I, 15, 17, 1902. — Ceoconi G., Origini di Siena e
Orbetello. — Duranti La Caiade, Origine di Orbetello.
1239. CoEL. — I, 23, 1902. — A. D. G., L'Ateneo di Brescia [A
proposito del centenario].
1240. Hpat. — S. 3, XXI, 5, 6-7, 1902. — Pisani B., // casieilo
di Binasco nel circoìidario di Abbiategrasso,
1241. APOt. — S. 3, XXI, 15, 16, 1902. — Lnchini L., Il castello
di S. Croce in Cremona.
1242. Ilpst. — S. 3, XXI, 21-22, 1902. — De Giovanni P., // casi^Uo
di Tenda.
1243. Rar. — H, 11-12, 1902. — Setti F., La torre dei Zirone [Con
cenni dal sec. XIII al XVII].
1244. Ilpst. — S. 3, XXI, 17, 1902. — Cipolla C, La Chiesa di
S, Lorenx>o a Verona,
1245. Hi-at. — S. 3, XXI, 15, 1902. — Intra G. B., Im basilica di
9, Andrea in Manto pa.
1246. Hpat. — S. 3, XXI, 9-10, 1902. — Rossi G., La Chiesa di
S. Giorgio di Montalto Ligure.
1247. Apst. — S. 3, XXI, 17, 1902. — Sanfllippo F., La cattedrale
di Iglesias.
1248. CoEL. — I, 21, 1902. — BomI)e W., / restauri alla Chiesa
di S. Francesco in Arexxo [Accenna ai capilavori artistici rimessi in onore].
1249. MdoS. — XXV, 1902. — Monographies de la commune de
Reignier et de la paroisse de Saint-Romain.
1250. Ror. — II, 11-12, 1902. — Gardella 0., I campanili di Ravenna.
1251. Ror. — II, 10, 1902. — Beltrami L., Ancora il ciborio e
l'aitare d'oro nella basilica di Sani' Arti brog io in Aìilano.
1252. Rar. — II, 5, 1002. — Berti U., Un restauro importante a
Bologna: la cappella di S. Sebastiano.
1253. Rar. — II, 4, 1902. — Cantalampssa G., Cappella Grimani
in San Francesco della Vigna in Vetiexia. — Scalvanti O., La Chiesa
di S. Ange/o a Perugia. — Beltrami L., Gli avanxd nella Basilica di
Santa Maria in Aurona. - Marinelli L., La loggia del Consiglio in
Verona.
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KTk PBKROMANA K ROMANA 509
1254. Rmr. ^ II, 1, 1902. — Fattori 0., Ancora della « Cappella
Oliva » di Monte fiorentino,
1255. Ilpst. — S. 3, XXI, 14, 1902. — Della Rovere A., Il eatn-
panile di S, Marco [Cenni storici].
1256. Rar. — II, 8, 10, 1902. — La R. d'A., La rovina del cam-
panile di S, Marco in Venezia. — Malagola C, Guasti e riparazioni
al campanile di S. Marco in Venezia. — Vendrasco L., Il crollo del
campanile di S. Marco. — Cantalamessa G.» Venezia *La loggetta*,
1257. Adi. — XI, 7, 1902. — La loggetta di S. Marco.
1258. CoEL. — I, 3, 1902. — Venturi A., / capolavori della scul-
tura bizantina nella seconda età d*oro [Illustra i quattro angioli che
stanno sopra mensole romaniche alPangolo dei pilastri centrali delia basilica
di S. Marco a Venezia],
1259. Adi. — XI, 3, 1902. — Paoletti P., Uarca di S. Isidoro nella
basilica di S. Marco a Venezia.
1260. Arst. — S. 3, XXI, 20, 1902. — Canestrelli A., Il battistero
di S. Giovanni: note bibliografiche.
1261. Arsi. — S. 3, XXI, 1, 1902. — Simonetti A., Curiosità
.storiche: La cappella di S. Leonardo a Roceanova in Basilicata.
1262. Arst. — S. 3, XXI, 1-8, 1902. — Gerspacli L., Oli affreschi
di S. Maria antiqua al Foro Romano.
1263. Adi. — XI, 10, 1902. — Garetti G., Di alcune sculture orna-
mentali nella cattedrale di Como.
1264. Arst. — S. 3, XXI, 12, 1902. — Cocclii A., L'autore del
reliquiario di Sant'Antonio di S. Maria del Fiore.
1265. Rin. — a. U, v. XI, 2, 1902. — Brigante-Colonna G., La
Badia di Far fa [Cenni storici],
1266. Rmr. — II, 9, 1902. — Dal Pozzo T,, Il sepolcro di S. Savino
nel Duomo di Fae?ix>a.
1267. Adi. — XI, 11, 1902. — Luxoro A., Oli stalli del coro mi
Duomo di Genova.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A) Archeologia, topografia, nomisinaiica.
1268. Rpl. — S. 3, Vili, 7-9, 1902. — Pi^orini, Osservazioni suW età
della pietra fatte in Italia prima del 1860.
1269. Rol. — S. 3, Vili, 7-9, 1902. — Pìgorini, Continuazione della
civiltà paleolitica nell'età neolitica.
1270. Rpl, — S. 3, Vili, 1-6, 1902. — Colin! G. A., Il sepolcreto di
Remedello Sotto nel Bresciano e il periodo eneolitico nell'Italia.
1271. Rpl. — S. 3, Vili, 10-12, 1902. -- Coììm Q. A., I monumenti
preistorici di Malta.
1272. Rpl. — S. 3, Vili, 10-12, 1902. — Issel, Le nuove incisioni
rupestri alpine.
1273. Rpl. — S. 3, Vili, 4-6, 1902. — Pigorini, Scavi di Norba.
1274. Rpl. - S. 3, VUI, 4-6, 1902. — GhìTULràìnì, Palette primitive
italiche.
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510 SPOGLIO DEI PKBIODICI
1275. Bpl. — S. 3. Vm, 1-3, 1902. — Pinza G.. Escursione areheo-
logica a Castelluccio di Fienxa nella proriucia di Siefia [Civiltà etrusca
6 latina Odo al 3^ scc. a. C.
1276. Bpl. — S. 3, Vili, 4-C, 1902. — Checchia G., yuove ricerchi
paletnologichc nella Capitanata.
1277. Bpl. — S. 3, Vili, 1-3, 1902. — Delisle P., La paletnologia
nella Corsica [Kcsoconto delia discussione del Congresso dell* «Àssociation
fraavaise poiir l'avancement des sciences » .
1278. Bpl. — S. 3, Vm, 4-6, 1902. — Orsi P., Necropoli e siaxioni
sieule di transizione [La necropoli di Valsavoja (Catania); sepolcreto di
Cava Cana Barbara (Siracusa)].
1279. mV. — S. 8, IV, 3, 1901-2. — Squinabol S., Resti di cocco-
drillo fossile a Comedo nel Vicentino.
1280. Rai*. — II, 9, 1902. — Pioeller A., Mattonelle di Deruta,
divagazioni preistoriche e storiche.
1281. Arsi. — S. 3, XXJ, 2, 1902. — De Giorgi C, Lecce preromana. j
1282. Ilrst. — S. 3, XXI, 16, 1902. — Mottola R., Scoperta di un \
acquedotto romano in quei di Montefusco e la situazione di Fusole an-
tica città Sannita- Romana.
1283. Arsi. — S. 3, XXI, 8, 17, 1902. — Artidi R , Al Foro Ro-
mano [Sulla scoperta della tomba arcaica fatta il 3 maggio lii02].
1284. Adi. — XI, 3, 4, 1902. — Oioielli antichi [Greco-etruschi].
1285. RpB. — N. S. XVI, 1902, gennaio-aprile. — Cosenza G., Della
scoperta di un antico sepolcreto in prot. di Salerno [Non di epoca osco-
campana come vorrebbe Carmine Sica ma soltanto latina].
1286. JaiO. — V, 1, 1002. — Benndorf O., Ztcei Bruchstuckc ron
Thonrcliefs der Campanaschen Oattung [Descrizione brevissima].
1287. Bar. — II, 3, 1902. — L. B., // Tevere e Varcf teologia.
1288. Bjko. ^ IX-X, 5, 1902. — Deubner L., Juturna und die
Aiisgrabìingen auf dem romische Forum [Prefnessi cenni sulla leggenda
del lago di inuturna negli scrittori antichi, studia i risultati degli scavi
riguardanti il lago e le rovine del tempio di Castore, la sua posizione nella
« Forma Urbis » dell 'epoca di Severo, aggiungendo cenni sul culto di Giu-
turna e dei Dioscuri].
1289. Ra. — ^XL, 1902, marzo-aprile. — Déchelette J., Monte fortino
et Omarasso, Elude sur la civilisation des Qaulois eisalpins.
1290. Ph. — LXI, 1, 1902. - Domaszewski A., Silcanus auf
lateinischen Inschriften [Il culto di S. è un documento storico per con-
cludere il predominare dei pascoli in Italia; Testendersi e il trasformarsi
del culto nelle provi noie mostra che la civiltà romana ebbe poca influenza
sulla nazionalità].
1291. Rg. — XXXVIU, 9, 12, 1902. — ÌSLéXotJ., U Espagne disparue
[Ricordi romani].
1292. CoEL. — I, 6, 1902. — Pasini Frassoni F., Lo stemma del
senato romano [La corona imperiale romana era radiata, la corona gigliata
fu adottata poi impropriamente per lo stemma romano].
1293. Jaift. — V, 1, 1902. — Bormann E. u. Benndorf 0., Aeso-
pisehe Fabel auf einem romischen Orabstein [Trovata a Firenze].
1294. JaiO. — V, 1, 1902. — Paschi A. u. Winter F., Silberw*
Trinkhorn ans Tarent in Triest [Di arte ionica della 2* metà del IP sec.].
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KTA PEKIiOHANA K UOMANA 511
1295. ■ssT. — S. 10, II, 1902. — Jonlin L., Le« stations antiques
des coteaiix de Peeh-David près de Toulouse [Con un brevissimo accenno
anche al periodo romano imperiale].
1296. CoEL. — n, 7^, 1903. — Guillibert, La bataiUe d'Aix et U
monument iriomphal de Marius à Pourrières.
1297. AR. — V, 37, 1902. — Terzaghi N., Di una pittura pompeiana
rappresentante le sa^re noxxe.
129S. C«. — XCn, 3-4, 1902. — Jaksch A., Die neu aufgestellte
romische Kaiserstatue im Monumentenhalle-Garten.
1299. Adi. — XI, 1, 1902. — Patroni G., Le arti industriali in
Pompei.
1300. JaiO. — V, 1, 1902. — Winter F., Uber Vorlagen pompeja-
nischer Wandgemdlde I [Le tre pitture della casa del citarista formano
un gruppo e si riattaccano a modelli del IV scc. a. C.].
, 1301. Riko — IX-X, 5, 1902. — Seek 0., Der Hildeshcimer Silberfund
[È supponibile che fosse stato nascosto da Varo prima della disfatta immi-
nente, ma potrebbe anche darsi che fosse bottino della battaglia di Teuto-
burgerwald, assegnato a uno dei capi Cheruschi].
1302. Rar. — U, 1, 1902. — Beltramì L., U'arco di Tito nei re^^enti
lavori al foro romano.
1303. Rag. — XIX, 1902, marzo. — Borgatti M., Castel .V. Angelo
in lioma [Appendice ad uno studio che vide la luce nel 1889 riassumendo
i risultati delle scoperto riferentesi airepoca romana, medievale e moderna].
1304. Rln. — a. Ili, v. IX, 6, 1902, 1 luglio. — Chialvo G., La
mole Adriana [Una nuova ricostruzione; con disegni].
1305. R9. — XLUI, 3, 1902. — Brachet, Sur un denier d'Hadrien.
— Le Ronx, Dessins du mobilier funéraire gallo-romain trouvé à Fins.
— Jj» Roux et Marteaux, Sur des objets de bronxe d'origine romaine.
— Marteaux, Tombe et mobilier fumraires gallo-romains aux Fins,
1306. Ap«Z. — S. 3, I, 1901-2. — Raccuglia S., Xiphonia; storia,
critica, archeologia,
1307. MRIi. — N. S. LVII, 2, 1902. — Jhm M., Zu lateinischen
Insckriften.
1308. Ph. — LXI, 1, 1902. — Wunsch R , Bine antike Rackepuppe
[È uno strumento di magia con azione paragonabile alle tavolette improca-
torie dell'Attica] .
1309. RJko- — IX-X, 6-7, 1902. — Lueas H., Die Knabenstatue
von Subiaco [Ritiene che la tanto discussa statua del Museo delle Terme
a Roma rappresenti Ganimede, fuggente davanti all'aquila di Giove].
1310. By«. — XI, 3-4, 1902. — Papadoponlos-Kerameus A., H ix.
7"^^ terra d'Otranto ZTtrjpcccY,,
1311. e». — XCII, l, 5-6, 1002. — Nowotny E., Nette nnd rcri-
dierte romische Insehriften, — Knbitschek W., Neue romische Inschrift-
steine,
1312. Jalp. — V, 2, 1902. — Mìinsterberg R. u. Oehier J., Antike
Denhmiiler in Siebenbiirgen.
1313. JsiO. -- V, 2, 1902. — Hartwig P., Bronxestatuette eines
Hoplitodromcn [A proposito d'una stiituetta del museo di Vienna prò ve-
li iento da Capua].
1314. JaiO. — V, 1, 1902. — LieblH., Epigraphisches aus Dalmafien.
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512 SPOGLIO DITI PERIODICI
1315. J»l6. — V, 1, 1902. — FielMgerO., Unedierte Itiseriften cm
dem rdmiseken Africa.
1316. JaiO. — V, 2, 1902. — Miass E., SaUbnrger Bromeiafel mit
Siernbiklern.
1317. Ilrst. — S. 3, XXI, 9-10, 1902. — Simonetti A., Una colle-
zione privata in Basilicata: Numismatica p. /, n,^ antica, greca.
131S. Ilpst. — S. 3, XXI, 19, 1902. — C, Scavi in Alfcdma.
1319. llPSt. — S. 3, XXI, 18, 1902. — Astegiaiio L., Vn'cUtra,
iscrixione romana inedita nel territorio di Mondovì.
1320. Arsi. — S. 3, XXI, 21-22, 1902. — Coreo D., Massa Xicoterana.
1321. llPSt. — S. 3, XXI, 9-10, 1902 — Maccio D., Fiesole: seari,
sterri e ritrovaìnenti dell'anno 1901.
1322. AR. — V, 37, 39, 40, 1902. — Féilegrìni G., Scoperte arehco-
logiche nell'anno 1900,
1323. AR. — V, 45, 1902. — Paribeni R., Le cartoline illiisirait
nell'antichità.
1324. AdsR. — S. 3, XXI, 1-3, 1903. — Pellegrini G., Di alcuni
vasi con rappresentazioni di Amazzoni trovati in Bologna [Contributo
alla storia della ceramica greca dipinta].
1325. Bpl. — S. 3, Vili, 10-12, 1902. — Marinai e Loddi*, OggeUi
litici di Serdiana e * Domus de Uianas» di Monastir nella provincia
di Cagliari,
1326. CcEL. — I, 9, 14, 16, 1902. — Lucchini L., Cronaca della
civiltà Elleno Latina nell'agro crejnonese [Cronistoria degli soavi archeo-
logici praticati nella provincia cremonese; Cimelii di origine arcaica; I^a
civiltà dogli Umbri nella nostra Vetraria ; Cremona, Lucumonia nella Ve-
traria; Scoi)erta di lavori in marmo; Lavori in terra cotta].
1327. ■. — XXII, 35, 1902. — Theinert A., Iscrizioni sepolcrali
greche e latine [Dalla * die Umschau» 2 agosto 1902].
1328. Ra. — XLI, 1902, nov.-dic. — Gauckler P., TjCs fouilles de
Tunisie.
1329. Ra. — XL, 1902, maggio-giagno. — Dechelette J. , L'eselaveà
la lanterne [Scoperta nel 1892 nel letto del Tevere].
1330. Ra. — XL, 1902 marzo-aprile. — MonceauxP., Paìensjudatsatìis:
essai d'explication d'une inscription africaine.
1331. Ra. — XL, 1902, gennaio-febbraio. — Camont P., Notiee sur
deux bas-reliefs mithriaques [Il primo conservato al museo di Modena, il
secondo scoperto a Koma].
1332. Ra. — XXXLX, 1901, nov.-dic. ~ De Ricci M. S., Inseriptions
de l'Oise: Ager BeUovaeorum^Sylvanectes.
1333. Rph. — N. S., XXVI, 1, 3, 1902. — Oumont F., Une dedieaee
à Jupiter Dolichénus [Giove D., adottato come divinità tatelarc dagli
eserciti romani : TA. tratta di un'iscrizione trovata nel 1889 a Pfiinz nella
Rezia]. — Oumont F., Ubi ferrum nascitur [Aggiunta allo studio di eoi
sopra].
1334. Rys. — XI, 3-4, 1902. — Strzygowski J., Die Buine von
Philippi,
1335. lato. — V, 2, 1902. — Gnirs A., Aus Siidistrien [1 porti
romani di Val Catena neirisola di Brioni Grande; la topografia di Fola;
Scavi recenti].
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STA PBeBOMAMA K ROMANA 513
1336. JaiO. — V, 2, 1902. — Nowotay E., Xeue ìiorische Insehriften.
1337. B«fllR. — LXXXVn, 1902. — Besnier M., L'ile Tiberine dans
l'antiquité [Le leggende e l'origine; le vicende nell'epoca repubblicana, im-
periale e nel medioevo. I ponti dell'Isola Tiberina. Il Santuario di Esculapio
e le vicende del culto di lui fino al cristianesimo. I culti secondari, nume-
roso appendici e indici].
1338. J«iO. — V, 1, 1902. — Knhìischék^y,, Eim romische Stras-
senkarte [Ci dovettero essere itinerari speciali per ciascuna provincia che
riuniti formarono itinerari generali ufficiali amministrativi o militari. Vi
furono anche itinerari privati come Titinorarium Antonini, copia anonima
di una carta ufficiale; così l'Anonimo Ravennate compose verso il 600 un
compendio di geografìa colla scorta di una carta di cui abbiamo copia nella
tavola Peutingeriana, avente relazioni anche colla fonte dell' Itinerarium
Antonini].
1339. JaiO. — V, 2, 1902. — Ountz 0., Die r'mnscke Strasse
Aquileia-Emona ikre Siationen und Befestigungen.
1340. Jaid. — V, 1, 1902. — Patsch C, Die Stadie Mal..,, und
Gap in Ostdalmatien.
1341. Rai. — XV, 1-2, 1902. — Samb:>n A., La cronologia delle
monete di Neapolis [Sullo scorcio del V sec. a. C.].
1342. Rai. — XV^, 4*, 1902. — Lanza M., Spiegazione storica delle
monete di Agrigento.
1343. JaiO. — V, 2, 1902. — Beandorf O., Antike Baumodelle [Studia
le riproduzioni d'edifici antichi su monete, medaglie, sarcofaghi, monumenti^
0 descritti nelle epigrafi e in opere letterarie].
1344. Rai. — XV, 1, 2, 3, 1902. — Gnecchi P.. Appunti di numi-
smatica romana: LVI. Scavi di Roma, 1886-1891. LVll. Contribiixioni
al « Corpus nummorum » .
1345. Hbu, — S. 4, VI, 2, 4, 1902. — Mowat R., Ijes essais mone-
taires de répétition et la division du travail [Numismatica romana deiretà
della Repubblica e dell'Impero]. — Supplément au catalogne dcscriptif
des monnaies et essais de répétition,
1.346. Hnu. — S. 4, VI, 2, 4, 1902. — Mowat R., Un cas singulier
d'abrasion et de surfrappe nwnetaire [Sulle monete coniate per onorare
la memoria di Druse Cesare, figlio dell'Imperatore Tiberio, e del cugino
Germanico f. di Nerone Druse, i magistrati di Sardi sostituirono il nome
del governatore della provincia Asinio Pollione a quello del gran pontefice
Alessandro. L'A. aggiunge poi alla serie delle effigie imperiali abrase (Cfr.
Rsl. 1902, sp. n. 942) tre nuovi casi riguardanti Commodo, Caracalla e
Geta], ^ Note supplémentaire sur les monnaies abrasées.
1347. Rai. — XV, 1-2, 1902. *— Mowat R., Le monnayage de Clodius
Mescer et les deniers de Qalba marqués des lettres S. C.
1348. JRnu. — S. 4, VI, 2, 3, 1902. — Tacchella A., Numismatique
de Philippopolis. — Monnaies de la Meste inferieure, supplément au
corpus.
1349. JalÒ. — V, 2, 1902. — Kubitschek W., Die Miinxcn der
Ara Pacis.
1350. Rai. —.XIV, 4, 1901 e XV, 1-4, 1902. — Dattari G.,
Appuntì di numismatica Alessandrina [XI. Le monete del tiranno
«Emiliano». — XH. Cronologia del regno di Valeriane. — XIII. Sulla
classificazione delle moneto fino ad oggi assegnate a Salonino e a Valeriano
Juniore. — XIV.- Cronologia della famiglia di Caro. — XV. Domizio
Rivista storica italiana, 3« S., Il, 4. Itt
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^14 SPOGLIO D8I PKBlODICl
Domiziano. — XVI. Saggio storico sulla moneteione dell'Egitto dalla caduta
dei Lagidi air introduzione delle monete con leggenda latina : parte 1. I^a
monetazione da Ottavio a Claudio I].
1351. Rnu. — S. 4, VI, 1, 1002. — Babelon E., Vereingetorix, étttde
d'ìconographte numismatique [Il ritratto numismatico di \, si può incon-
trare tanto su monete galliche che su monete romane.
1352. Hnu. — S. 4, VI, 3, 1902. — Roman .1., Médaille de tonsf-
cration de Tétrtcus pére [Sec. Ili d. C ].
1353. 9baB. — 5-6, 1902. — - Gonze Hp., Mittheilung von einer
Entdeckung des Hrn. He roti de Ville fosse uber toelche dieser in den im
Driicke befindlichcn Comptes rendus der Pariser Akademie handelt [Sul
rovescio di una medaglia di Settimio Severo si trova raffigurata) il grande
altare di Pei'gamo],
1354. Rei. — XV, 1-2, 1902. — Maurice J.. L'atelier mone-taire
d'Ostia pendant la période Constant inienne sous les règnes de Mazenee
et de Constati tin.
1355. Bmu. — S. 4, VI, 2, 1902. — Maurice J., I/atelier moneiaire
de Cartkage pendant la période Constanti ni enne [Classificazione cronolo-
gica delle emissioni monetarie].
1356. Rar. — II. 3, 1902. — Ambrosoli S., Un soldo d'oro inedito
di Licinia Eudossia.
B) Diritto e A.aicninis trazione.
1357. AiV. — S. 8, IV, IO, 1901-2. — Brugi B., / papiri greci
d'Egitto e la storia del diritto romano.
1358. Moar. — XXV, 4, 1903. — Oser H.. Die neuesten arekàolo-
gischen Funde auf Rechtsgebiete [Diritto romano].
1359. IlIsdC. — Vili, 1901-2. — Stroppolatini G., / frammenti
CCLXV, CCLVI, ce L VII, CCLVIII dei papiri di Oxyrhytichus.
1360. AR. — V, 41, 1902. — Breccia E., Spigolature papiracee,
1361. Rodlj- — XXVI, 4, 1902. — Bonfante, Comment le droit
public et le droit prive se aont différenciés à Rome.
1362. RgdlJ. — XXVI, 1, 6, 1902. — Appleton Oh., Le droit com-
pare applique à la reconstruetion du droit romain ancien.
1363. AisdC. — Vn, 1899-900. — Tavares de Medeiros J. J., Sur
Vétude du droit Romain en Portugal.
1364. Rapi. — XXXn, 3, 1902. - Zdekauer L., La legge delVonore.
Prolegomeni ad una storia critica dell'onore in Italia [Introduzione e
cap. I: in questo tratta dei primordi della civiltà e delle origini dell'onore,
delle vicende di questo concetto ai tempi di Roma fino al Cristianesimo].
1365. Rsgl-. — XXXIII, 3, 1902. — De Medio A., Per la storia
delle donazioni tra coniugi in .diritto romano.
Ì366. RiL. - S. 2, XXXV, 2-3, 1902. — Simoncelli, Sul concetto
del diritto reale e sulla ^obbligaiio in rem scripta t^,
1367. RiL. — S. 2, XXXV, 4, 1902. — De Marchi A., Della costi-
tuxionalità del e Senatus consultum ultimum » .
1368. RiL. — S. 2, XXXV, 11, 1902. — Barbagallo, Della costitu-
xionalità del « Senatus consultum ultimum > [Contro lo conclusioni della
nota di cui al N.** precedente e replica del De Marchi]. .
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ETÀ PRKKOHANA K ROMANA 515
1369. llIftdC. — VII, 1899-900. — Casagrandi Orsini V., La fonte
di Plutarco e di Pompeo Festo sul numero dei 164 « ledi » dalla prima
€ lectio Senatus » della Repubblica. — /e primores equestris gradus »
di Livio II, 2, 10,
J370. IlisdC. — VII, 1899-900. — Platania P., Delle recenti opinioni
di Johbé-Duval sull'origine storica della procedura intcrdittale, — Lan-
dolina S., Di. alcune questioni intorno all'hercdium. — Castro A.,
L'insegnamento del diritto a Roma duratile la repubblica. — Fili G.,
Le *le^es de ambitu* nella Repubblica H emana, — De Angelis E.,
Sulle forme primitive della proprietà fondiaria a Roma. — May neri S.,
Sul fondamento del divieto delle seconde nox>xe iynmediate della vedova
nel diritto romano. — Cirelli G., Alcune consideraxioni sulla a lex
Àebutia ». — Leone- Alagona A., Una nuova opinione intorno al ^furtum
lance licioque conceptum * . — Ardizzone E , Di un'opinione di Fer-
nando La Qcndre sul .« testamentum in procintu ». — Coci A., Le recenti
congetture del Sergi sugli Umbria Italici, Arii e loro relaxioni, —
Empedocle Restivò P., Ad Fest. V, Sacer mons, — Sorrentino A. P.,
Su la pretesa « lex Julia Mi^cella * .
1371. AisdC — VII, 1899-900. — Mazzarino P., La * summa de
matrimonio » di Vacario edita da I. IP. lìfaitland. — / compilatori
delle pandette e delle istituzioni di Giustiniano e la critica del prof,
Appleton. — SuW evoluzione storica della compensazione nel Diritto
Uomano secondo gli studi del prof, Appleton,
1372. IlIsdC. — VII, 1899-900. — Zocco Rosa A., Furius Anthianus
e r^unus casus» delle Ist. di Qiustiniano IV^ 5, 2 [L'edizione critica
<!<'! IN SUO J. 'jyj)0'nY.iz di C. Ferrini. — La seconda edizione del codice
generale de' beni del Montenegro e il Diritto romano, — Di alcuni nuori
studi sulla « Lex XII Tabularum » [1<> la nuova opinione del Pais intorno
alla età della compilazione; 2° la ricostruzione del testo del Nikolaki].
1373. IlisdC. — VII, 1899-900. ^ Stroppolatini G.. * Lex Seat ini a »
o e Lex Scantinia » [Sul matrimonio dei militari nella storia del diritto
romano].
1374. IlisdC. — VIII, 1901-2. — Coci A., Sull'editto degli edili e
sui suoi giuridici commenti, — Vinci S., Di alcune questioni sulla
storia della compensazione in Diritto romano, — Ciancio G., L'actio
finium regundorum. — Grassi M., Sulle leggi « Atilia, Julia e Titia
de tutore dando » . — Macherìone Raineri R., Sulla e lex frumentaria »
di Caio Gracco. — D'Agata A., Sul primitivo carattere del iussiurandum.
— De Marchi V., / vice-prefetti del Pretorio ed una nuora ricerca del
prof, E. Cuq. — Longo P., L'antichità dell'uso dei confini esclude
assolutamente la preesistenza della proprietà fondiaria collettiva a Roma?
— Biondi V , Illustrazioni storico-giuridiche al codice di Manu e brevi
raffronti col Diritto romano, — Punzi A., Di alcune osservazioni del
prof, Brissau sul matrimonio per compra presso i Germani. — Scavoni S.,
Di alcune recenti opinioni sulla clientela e schiavitìi nell'antichità. —
Gillio N., Di alcune censure alla romana distinzione tra jus publicum
e jus priratum,
1375. IlisdC. — Vili, 1901-2. — Zocco-Rosa A., La *Sponsio» nel
primitivo diritto rombano privato. — Sulla origine della Regola Catoniana
[Critica della congettura di Bremor]. — // « testamentum in procinctu »
[Contributo alla storia della successione testamentaria del Diritto Romano].
— Sui commenti giuridici all'Editto edilizio,
1376. AiadC. — Vili, 1901-2. — Suchier P., / 7W5s. rfe//a traduzione
castigliana del « Codi » . — Sorrentino A., L'identità di Gaio e la recente
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51(> SPOGLIO DKI PhRIODlCl
Opinione del prof, Herxsn, — Coci A., Sul compito degli edili nella
censura teatrale a Roma. — D'Agata A., Aa tavola VII neil'editione
russa della « Lex XII tabularum » . ^ Caldarera R., D'un recente libretto
sulle leggi delle XII tavole^ nota critica, — La nuova edixrione francese
della restii uxione dell' « Edietum perpeiuum > di Imenei.
1377. RodIJ. — XXVI, 5, 6, 1902. - Lambert E., U probleme de
V origine dea XII tables : quelques eoniributions empruntées à Vhistoire
comparative et à la psychologie dee peuples,
1378. Rs«l. — XXXIV, 2-3, 1902. — Semeraro G., Romani ed Egiii
|Xota evitica suH'opora del Kevillout dalla fondazione di Koma fino agli
clementi tolti al codice di Amasis dagli autori della legge dello XII tavole].
1379. AdsR. — S. 3, XX, 1-3, 1902. — Ritti Ricci E., La pianura
Romagnola divisa ed assegnata ai coloni romani [Premesso larghe notizie
sulla legislazione e sugli usi delle colonie dedotte dai Komani, osserva col
lióclus la conservazione tra Cesena e Bologna di un reticolato nel terreno
il quale ricorda la divisione « per centuriationes » fatta dalle colonie romane
in quei paesi dopo la sconfitta dei Galli, corca di seguire i confini di tale
reticolato, Torientamento, Torigino dei nomi, confrontando in una tavolai
nomi delle centurie dell'agro romagnolo con quelli dell'agro istriano per
provarne l'origine classica].
1380. MasT — S. 10, II, 1902. — Antoine M., Les avocata à Rome
sous l'empire fÈ a Roma e non in Grecia ch'ebbe origine la pi*ofessione
doiravvocato : Ì'A. studia appunto gli inizi di quella categoria di pei-sonaggi,
la loro importanza, la loro reputazione, etc.].
1381. MRIl. — N. S., LVIII, 4, 1902. — Schuiten A., Zur A«r Man-
ciana-Pro salute imperatoris [Polemica col Seek, cfr. Rsl. 1902, sp. n. 968].
1382. Pb. — Supplementband IX, 3, 1902. — Rostowzew M., Ge-^
schichte d^r Staatspacht in der r'òmischen Kaiserxeit von Augustus bis
Diocleiian [Studia il sistema degli appalti di Stato: 1" ad Atene nel quinto
e quarto secolo, nonché negli Stati ellenici; 2** a Roma sotto la Repubblica;
3* le società dei pubblicani sotto Timpero ; 4* l'appalto delle imposte sotto
rimpero; 5« id. delle imposte dirette; 6® i'ager pubblicus; 7* l'appalto dei
< saltus » imperiali ; 8^ le miniere dello Stato e le imperiali ; 9** il regimo
degli appalti in Egitto e in Oriente sotto Tlmpero; 10* Conclusione].
1383. Rsgl- — XXXin, 3, 1902. — Zecco Rosa A., La ricostru-
xione dell* « Edietum perpeiuum Hadriani » [A proposito della nuova
edizione francese dell'opera di Ottone Lenel].
1384. Jaid. — V, 2, 1902. — Hula E., Dekaprotie und Eikosaprotie
[Studia la trasformazione della prima nella seconda al principio del 2* sec.
d. C. ; essa sarebbe contrariamente alle conclusioni del SeecV, una istitu-
zione romana bensì ma di origine greca].
1385. SbaR. — 8-9, 1902. — Roor C, Ueber cine Studienreise nach
Italien xum Zwecke handschriftlicher Studien iiber byxantiniscke Chro-
nisten [Lavori preparatori per un'edizione degli «Excerpta do legationibus
Constantinii »].
1386. IlisdC. — VII, 1899-900. — Di un nuovo ms, delle Istituxioni
di Oaio,
1387. 9baR. — 35, ;902. — Mommsen Th., Weihe-Imchrift fur
Valerius Dalmatius [Trovata neirilliria nel 1901 e dal possessore Prin-
cipe di Scamburg Lippe mandata alP Accademia. — Tale iscrizione dedicata
dalla provincia Lugdunensis tertia in onore del suo governatore Valerio
Dalmazio deve essere dei primi anni del V sec. ed è importante per la
divisione della .scienza del diritto in diritto delle 12 tavole o diritto civile,
diritto pretorio e diritto dello costituzioni imperiali].
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KTA PRiCROMANÀ K ROMANA 517
1388. RiL. — S. 2, XXXV, 14, 1902. — Ferrini C, Oli estratti di
Giuliano Asealonita [Esamina il valore della nota raccolta delle disposi-
tioni dei pi-efetti (o pei prefetti), presi da quelle di G. A., architetto, dall'opera :
Leggi 0 consuetudini vigenti in Palestina].
1389. Rsgl. — XXXIV, 1, 1902. — Bnonamicì F,, L'opera dell'Im-
peratore Giustiniano [Nota riassuntiva del libro di Ch. Diehl].
1390. By«. — XI, 1-2, 1902. — Ferrini C, Di un nuovo palinsesto
dei Basilici.
1391. IlisdC. — VII, 1899-900. — Ferrini C, Nuovo contributo alla
restituxione del libro LUI de' Basilici.
C) Fatti, Istituzioni» orlstlanesimo primitivo.
1392. CcEL. — I, 9-14, 1902. — Bonito Garofalo, Origini italiche.
1393. MRh. — N. S., LVII, 2, 1902. — Lattea E., Zu den etruskischen
Monatsnamen und Zahltcortern [Contro le affermazioni dello Skutsch].
1394. Ra. — S. 3, XL, 1902, gjenn.-febbr. — Senre G., La Sicile
montagneuse et ses haòitants pr imiti fs [Conclude che nulla ci porta a
riconoscere in S. la coesistenza di due razze, Tuna costiera e Taltra mon-
tana, e neppure la loro successione nel tempo. La stessa unica e grande
famiglia, per una lenta evoluzione, si trasforma sotto Pinfluenza dei rapporti
sociali e di agenti esterni, di cui è difficile determinare il carattere, l'im-
portanza, la provenienza].
1395. Ca. — XCII, 2, 1902. — Jaksch A., Gurina und die Veneter
[Riassumo gli studi sopra lo stabilimento dei Veneti neiràlta valle del Gail,
dove si mantennero fino all'epoca imperialo].
1390. Ra. — XL, 1902, maggio-giugno. — Jallian C, De la littéror-
ture poétique des Gaulois [Tra le poesie storiche noto le tradizioni rife-
rentisi alle imprese di Brenne contro Roma, alle imprese dei cimbri etc],
1397. M. — XXII, 38, 1902. — Stevens A. M., Illusioni sulla storia
romana [Dalla « Contemporary Review » agosto 1902 : afferma esagerando
che l'idealo delle armi con un esercito patrio fu tosto abbandonato : il
romano fu più tardo dei popoli circonvicini a coltivare le arti della pace;
r impero di Roma fii molto meno esteso di quanto generalmente si suppone
e la forza reale ristretta allo spiaggie del Mediterraneo; il commercio era
meschinissimo, le gesta dei patrizi non furono adeguate all' alta fama, si
opponevano ciecamente a qualsiasi nuovo movimento politico anziché gui-
darlo e dirigerlo; ma fonte sopra ogni altra di corruzione morale era la
schiavitù e l'abito della libidine].
1398. Rlko. — IX-X, 2 e 3, 1902. — Lammert E., Die Entwikelung
der romisekcn Taktik [Mostra come dovesse i suoi trionfi all'aver saputo
sempre mirabilmente contemperaro le glorioso tradizioni del passato e i
progressi logici doU'arte umana evol ventosi].
1390. MRh. — N. S., LVII, 2, 1902. — Wolfflin E., Die licitercen-
turien des Tarquinius Priscus [Correzioni a Floro].
1400 MRh. — N. S., LVII, 2, 1902. — Peter H., Die Epochen in
Varros Werk de gente pò pulì Romani [1/ autorità sua ha influito sulla
cronologia posteriore, ha scalzato il sistema ch'era rimasto in vigore fino ad
Apollodoro e fatto adottare una dutii precisa por la fondazione di Roma].
1401. MRh. -^ N. S., LVIL 2, 1902. — Liiidsay W. M., De frag-
tnentis historicorum apud Nonium servatis.
1402. Ph. — LXI, 4, 1902. — Weber E., Veber den Homerus latìnus
[A proposito delle relazioni tra Omero e Italico].
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518 SPOGLIO DKi PfSftlODlCl
1403. HRIi. — N. S., LVII, 4, 1902. — Enmann A., DiealtesteRe^
dactìon der Ponti ficalannalen [Gli annali furono la prima opera di prosa
scritta in latino, composti da un uomo di Stato, amico dei Mamilii di Tu-
scolo e contemporaneo della prima guen-a punica: Tiberio Coruncanio, con-
sole nel 280 e già gran pontefice].
1404. RaR. — N. S., XVI, 1902, genn.-aprilc. — Pais K., La sp^
dixione di Alessandro il Molosso in Italia [Del principe epirota il quale
chiamato dai Tarentini si accinse alla formazione di un vasto stato nell'It.
meridionale nel tempo stesso in cui suo nipote Alessandro il Grande assa-
liva r impero persiano, studia T impresa fortunosa fino alla tragica morte^
sceverando criticamente i fatti accertati dagli erronei].
1405. Pb. — LXI, 3, 1902. — Oaiander W., Zur Chronologie des
Hannibalxtigs [Polemica contro la teoria del Luterbacher a proposito:
1^ della spedizione di cinque mesi da Cartagine Nuova a Poebene, 2^ della
marcia di quindici giorni attraverso le Alpi].
1406. Ph. — LXI, 1, 1902. — Leinyeber A., Die T^egioti des Ijitiits
[Commento del passo VII], 8, sulla disposizione e tattica della legione]
1407. Sbair. — CXLIII,\l900) 1901. —Zingerle A., Zum 42 Buche
des JÀvius [A proposito del codice Vindobonensis].
1408. JalÒ. — V, 1, 1902. ^ Domaszewski A., Viminacium [Cor-
rezione di un passo della Retorica ad Erennio IV, 54, che pare doversi
riferire alla spedizione navale di Lucullo].
1409. Pfc. — LXI, 1, 1902. — Sternkopf W., Noeh einnial die cor-
recito der Lex Clodia de exìlio Cieeronis [A proposito delle affermazioni
del Gurlitt (cfr. RsL, 1902, sp. n. 380, 381): discute se ♦ correctio » in-
dichi mitigazione o aggi'avamento della pena, e se la 1*^ redazione interdi-
ceva all'esiliato tutto l'Impero].
1410. RaR. — N. S., XVI, 1902, genn.-aprile. — Pascal C, Tua
fonte greca del « Somnium Scipionis » di Cicerone.
1411. Ph. — LXI, 3, 1902. — Hennings P. D. Ch., Zu Caesar de
bello Gallico [I passi Vili, 43 e VII, 35].
1412. RaR. — N. S., XVI, 1902, genn.-aprilo. - Pais E., Saggio di
illustrax^ione del calendario romano.
1413. AR. — V, 42, 1902. — Pitacco G., Educazione femminile in Roma.
1414. «Rh. — N. S., LVU, 2, 1902. — Usener H., Milch und Honig
[Erano considerati come il nutrimento degli Dei ; la primitiva chiesa cri-
stiana trasse dalle tradizioni pagane l'uso loro nelle proprie cerimonie, ag-
giungendovi anche l'acqua come elemento purificatore: Tuso si conservò a
Roma fino al secolo VU].
1415. Rph. — N. T., XXVI, 3, 4, 1902. - De la ViUe de Mirmont
H., La *Xenia* [Per la storia dell'uso funebre romano].
1416. Ra. -- 3» S., XXXIX, 1901, noy.-dic. — Reinach M. S., La
mécenie des vins sous le haut-empire roniain,
1417. SbaW. — CXUII, (1900) 1901. — Arnim H., Bemerkungen
xum Index Sfoicorum Herculanensis [Contributo allo studio del papiro
Ercolanonse, 1018].
1418. Aalaa. — XXII, 1902.-— Cocchia E., La relegazione di Gnidio
a To?7ii ovvero la censura artistica sotto il re^no di Augusto [Premessa
una disquisizione sul sentimento poetico nelle malinconie delP esule, sul
mistero dell'esilio di 0. e sulla leggenda che si formò, studia l'attendibilità
deiropiniono che associa la causale politica col delitto morale cioè la pre-
sunta ])artecipaziono di Ovidio agli scandali della corte d'Augusto e il cri-
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KTA PRCKOMANÀ K ROMANA 51 ^
monlese del P. di fronte a Tiberio. Infine esamina le circostanze concomi-
tanti della relegazione e le cause reali di essa, trovandole nell'arte di 0.
discorde dalla polìtica di Augusto].
1419. Hall. — N. S., XVI, 1902, genn.-aprile. — Pascal C, U^mi-
taxione di Empedocle nelle Metamorfosi di Ovidio [Per la storia delle,
relazioni intellettuali elleno-latine;.
1420. RiL. — S. 2, XXXV, 14, 1902. — Ferrara G., Ops Turrigera
a proposito di un luogo oscuro di Ovidio [Indaga criticamente la ceri-
monia sacra e il culto cui allude l'elegia del 2*^ libro dei « tristia»].
1421. HRh. — N. S., LVII, 1 1902. — Knaack G., Zu devi soge-
nannten Ixictantius Placidus [Il preteso commentatore dello Metamorfosi
di Ovidio non è mai esistito].
1422. Ra. — XLI, 1902, luglio-agosto. — Mortet V., Uecherches cri-
tiques sur Vitruve et son oeuvre,
1423. HRh. — N. S., LVin, 1, 1902. ~ Degering H., Ueber den
Verfctsser der X libri de architeetura [Polemica contro V Ussing in ap-
poggio alle teorie dello Schutz sull'opera attribuita a Vitruvio].
1424. HRh. — N. 8., LVH, 1, 1902. — Sch»I T., Zu Pseudo-Sallusis
Invectiva [Afferma contro il Reitzenstein e lo Schwarz che tali invettive
non appartengono alPanno 54 a. C. e non sono opera di L. Pisene ma di
un retore].
1425. MRh. — N. S., LVII, 1, 1902. — Paul L., Kaiser Marcu»
Saivius Otho [Biografia dell'uomo tanto controverso].
1426. B«h«. — CXLn, 1903. - Vaschide V., Histoire de la conquète
romaine de la Dacie et des corps d'artnée qui y ont pris part [Premesse
notizie geografiche, etnografiche, sociali sull' antica Bacia, studia i primi
contatti dei Daci coi Romani e le due guerre di Traiano; tesse quindi la
storia delle varie legioni che vi presero parto : 1" origine, i nomi, gli em-
blemi, luogo d'origine dei soldati, le varie improse, i legati, i prefetti, i
tribuni. Il cap. IV riguarda i mezzi di occupazione, i « limos» e le opere
di difesa; Tultimo capitolo, la perdita della Dacia. In appendice ti*atta del
materiale epigrafico e numismatico].
1427. J«iÒ. — V, 1. 1902. — Groag E., Dacier vor Traian [Spiega
un gruppo della colonna Traiana].
1428. MRb. — N. S., LVII, 4, 1902. - Winterfeld P., Sat^^ehlus-
studien xitr /ustoria Augusta [1" L'autobiografia di Adriano].
1429. MRh. — N. S., LVII, 1, 1902. — Winterfeld P., Zu Avianus^
[Argomenti contro il tempo degli Antonini assegnato dal Lacman ad Aviano].
1430. HRh. — N. S., LVII, 4, 1902. — Domaszewski A., Unter-
suchungen xur r'ómischen Kaisergeschichte [I. L'assassinio di Caracalla di
cui. fu istrumento Giulio Marziale, preposto degli « equites extraordinarii » ,
sciti e germani che formavano la guardia del corpo. II. La pompa dei giochi
decennali di Gallieno fu una esplicazione solo militare].
1431. MRh. ~ N. S., LVII, 1, 1902. — U., Divus Alexander [Studia
la consacrazione di Alessandro Severo].
1432. JaiÒ. — V, 2, 1902. — Ricci S., Das Todesdatum des Kaiser
Decius [Avvenuta al principio di giugno dell'anno 251].
1433. AR. — V, 47, 48, 1902. — Annibaldi C, Di un nuovo codice
dell'Agricola e della Germania di Tacito [A proposito della comunicazione
dcl.Vàttasso di cui cfr. Rsl. 1903, sp. n. 932].
1434. Ph. — LXI, 3, 1902. — Frederking A., Zu Taeitus Germania^
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520 SPOGLIO DEI PKBIODICI
1435. HRh. - N. S., LVII, 3, 1902. — Knnse R., VnbeaehieU
Strabofraymen te .
143(5. SliaB. — 21, VM)Ì. - Schoeno H., Ein Palimpsesiòlait dn
Galen aus Bobbio.
1437. Rpk. — N. S., XX\ I, 1, 1902. — Chatelain E., Un fftanusmt
de Solili réoélé par les notes tiraniennes.
1438. Rph. — N. S., XXVI, 2, 1902. — Lindsay W. M., Sur la
provenance de quelques rnanuscrils de Xonius Mareellus [2* I;2 IH sec.).
1439. BsbS. - VII, 2-4, 1903. — Milano E., La distruxione di Pd-
lenxo. Parte I: la distruxione di Pollentia nell'epoca romana [Combatte le
«onclasioni del Matbis (cfr. /?«/., 1901, sp. n. 617) e ritiene che la battaglia
di P. segnò una vittoria completa pei Romani e che i Goti di Alarico più
non distrussero la città, la quale non eblte a subire sì gravo sciagura,
prestando per tale conclusione più fede ai poeti latini contemporanei (Clau-
diano e Prudenzio) che agli storici Gk>ti lontani (Cassiodoro e Giordane):
dimostra che la fra.se di Olaudiano «mirabile bustum barbariae» significa
non Pincendio della città dovuto ai barbari, ma il luogo ove si bruciarooo
i cadaveri dei barbari uccisi]. - Parte II: La di^truMone di PoUeuxo nel
medio evo [l-.saminate lo opinioni antiche e moderne e >4)ecialmente quelle
contradditorie del Gabotto e del ATathis, sostiene che P. fu distrutta da Jisti
negli anni che corsero dal 1292 al 1295, probabilmente nel 1292: giudi-
oando affatto erroneo di protrarre la distruzione di P. fino al 1346].
1440. «Rh. — N. S., LVII, 2, 1902. — Mangold K., Legionen de$
Orient aiif Grund der notitia dignitatum [Verso il sec. V d. G. si pos-
sono ripartirò le 92 legioni in «palatinae, comitatcnses, pseudocomitatenses,
ripariouses » e alcune senza designazione].
1441. Ago. — XC, 1, 2, 1901. — Egger I., Die Barbareneinfàlle in
die Provinx Riitien und dereii Besetxung durch Barbaren [Ix) stato della
Rezia sotto il dominio romano ; i primi pericoli poi confini della R. e la
temporanea perdita di una parte della provincia, 1 09-282; i tempi di dimi-
nuito pericolo pei confini della R., 282-395, e il massimo pericolo sotto gli
ultimi imperatori romani od Odovakers, 395-493; la R. sotto il dominio dei
Goti, dei Franchi, dei Bizantini e l'occupazione sua da parte dei Barbari].
1442. Rjko. — IX e X, 1, 1902. — Wendland P., Chrisientum utid
Hellenisìnus in ihren litterariaehen Bexiehungen [Studia la reciproca in-
fluenza fino a Origene, con larghi cenni sullo sviluppo della religione cristiana].
1443. Ph. — LXl, 4, 1902. — Asmns R, Julians Brief an Oreibasios
[La prima parte soggettiva e psicologica nou ha originalità, la seconda parte
più obbiettivamente storica, manca di unità; si può riferirne un brano a
Eusebio, l'altro a Florenzio].
1444. SbaW. - CXmi, (1900) 1901. - WehoferT., Untersuehungm
Mir alterckristliche EpÌ8tolographi^[\^ 1 precursori nelPepistolografia greco-
giudaica; repistola di Geremia; le due epistole di Hannuka; la corrispon-
denza con Roma e Sparta. — 2* La genesi di un libro di profeti ebraico-
cristiani. — 3'* L' epistola di Barnaba. — 4** La 2* opis^la di Clemente,
la 1* epistola dello stesso].
1445. RO. — CXI, 7, 1902. — DDbàchutz E., Der Roman in der
altchristlicìien Lìteratur.
144(3. Ab. — XXI, 2, 1902. — Peeters P., Not4:s sur la legende des
apótres Sf. Pierre et St. Paul dans la littérature syrienne [A. proposito
dello studio del Baumstark].
1447. Byx. — XI, 3-4, 1002. — Kuneges M. A., Saint Jerome 'ella
vie de Paul d^ Jhèbes [Note critiche del testo].
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URDIO KVO K ALTO MKDIO BYO 521
1448. 9baB« — 25, 1902. — Harnack, Der Brief des Ptolemiius an
die Flora [Testo greco e traduzione della lettera riportata da Epifanio, in-
dirizzata verso l'anno 160, sotto Antonino di Pio o sotto Marco Aurelio, a
una cristiana di nome Flora da un cristiano di nomo Tolomeo; essa rivela
i sentimenti dei cristiani del 2^ secolo riguardo al Pentateuco e ci fa cono-
8cei-e le teorie della setta egiziana fondata da Valentino. L^A. aggiunge un
inno, opera di un gnostico cristiano].
1449. 9baB. — 21, 1902. — Diiminler E., Einf Streitschrift des li
Jakrhunderfs fiir die Priesterehe [Il testo incompleto pervenutoci vien com-
pletato col manoscritto di Cambridge],
1450. SbaW. — CXLIU, (1900) 1901. - Kroymann E., Kritisehe
Vorarheiten fiir den III und IV band der neuen TertuUian Aiisgabe,
1451. SbaW. - CXIJII, (1900) 1901. — noiSmBxm TS.., Zu Augustiu
«rfe eivitate Dei* [Corregge alcuni passi].
1452. 9b9B. — 33, 1902. — Loofs P., Die Trinitdtslehre MarcelVs
von Ancyra und ihr Verhaltniss xur alter en Tradiiion.
1453. MRh. — N. S., LVII, 3, 1902. — Buecheler F., Coniectanea
{Correzioni a Porfirio],
1454. Rph. — N. S., XXVI, 1, 1902. — Monceanx P., Éhides 8iir
Vappendix de St. Cyprien,
1455. Rph. -j N. S., XXVI, 1, 4, 1902. — Mlsier A., Les inanuscHts
parisiens de Orégoire de Naxianxe,
1456. R9. — S. 3, XL, genn.-febbr. 1902. — Torr C, Jesus et saint
Jean dans l'art suivant la chronologie [Osservando come i monumenti
della primitiva arte cristiana a Roma e Kavenna rappresentano Cristo im-
berbe, studia i dati cronologici della sua nascita ; vi ò sconcordanza tra
S. Luca e S. Matteo a quel riguardo, pare più probabile il 1"; ad ogni
modo parecchie considerazioni portano all'ipotesi che Cristo sia nato il 6, o
il 7 a. C.].
1457. Ab. — XXI, 2, 1902. — Deleliaye H., aS'. Sadote episcopi Se-
leuciae et Ctcsiphontis acta graece.
1458. II»T. — XXXVIII, 3, 1902-1903. — Savio F., Le origini della
diocesi di Tortona [Persuaso por molteplici fatti che l'origine della leggenda
di S. Marziano, protovescovo di Tortona e martire al tempo di Adriano
imperatore, risale grossolanamente alla leggenda dei SS. Faustino e Giovita,
enumera gli ar^jmenti gravissimi ohe infirmano o escludono la dignità ve-
scovile di S. Marziano in Tortona, prova l'identità del S. Marz. sepolto in
Tortona con S. Marz. IV vescovo di Ravenna, e infine cerca di spiegarsi
corno, malgrado tanti fatti già esplicitamente noti in antico, si formasse la
leggenda tortonese].
3. MEDIO EVO (in oknkralk) k ALTO MEDIO EVO.
1459. DawW. — XLVI, 1900. — Budinger M., Die IhiiccrsaLhistorie
ini MittelaUer [I. La formazione per opera del Cristianesimo : la storia
universale come testimonianza religiosa (la posizione di Africano, la for-
mazione letteraria della storia universale cristiana e gli storici pagani con-
temporanei); la storia universale cristiana dal punto di vista scientifico
(Porfirio, Éiisohio, Ammiano MarooUino, Gerolamo, Sulpicio Severo); la
storia universale cristiana coinè mezzo di lotta (Orosio, i seguaci dell'or-
dino geronimino, il conte Marcellino, Giordane, Gregorio di Tours); la
limitazione delle fonti di storia universale (Mario di Avenches, Giovanni
vanni Biclaronse, Isidoro di Sivilia, la raccolta fredegariana, Beda). II. Rin-
novamento della storia universale scientifica (Frechnlj), Ado, Liutprando,
Ottone di Frisinga)].
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522 SPOGLIO DUI PERIODICI
UGO. Ph. — LXI, 3, 4, 1902. --- ìlanitimM., Zn romisrhen sf^krifl-
stellern im MittclaUer [Rac(;oglie numerose citazioni di parecchi scrittori
romani nei vari scrittori medievali].
1401. Rgillj. — XXVI, 1, 2, 3, 1002. — Platon G., I/hommage féodal
romme moyeii de contracter des ohligations prirées.
14()2. MaM. — S 3, IH, 1901. — Maestri V.. Di alcuna eosirnxioni
mcdioeoaH dell* Appennino modenese [Continuazione cfr. Rs'. 1002, sp.
n. SOS: Vin I«o chiose di S.*^ Maria di Denzano, di S. Biagio di Konco-
scaglia, di S. Michele di Pievelago e di S.» Giulia di Monchio ed altre
costruzioni sacre di stile romanico. IX. Le chiese di S. Vincenzo di Monte
Obizzo, di S. Giovanni di Vosale e della Natività di Montebonello ed altre
minori costruzioni sacre della prov. di Modena. X. Lo costruzioni dell'Ap-
pennino modenese in relazione agli stili architettonici svoltisi nella regioDC
emiliana dalla decadenza delFarte al suo risorgimento],
1463. R8. — XLUI, 1, 1902. --- l^è&ovmwix3„ Marrons et Marrom,
ìwles dfi linguistique [Ricerca l'origine storica del motto dato ai portatori
a braccia di viaggiatori attraverso le Alpi, o più largamente alle guide.
proponendo Tetimologia da « marrains marran», soprannome dato in Francia
e in Italia a una casta disprezzata, discendente dai Mori e dagli Ebrei, più
tardi agli Spagnuoli. Ricorda le bande saracene dell'alto M. E. sui versanti
delle Alpi e quella che si stabilì al tempo di Ke Ugo sul monte (ìiove,
predoni di quel valico, debellati da Bernardo di Mentono e forse convertiti
e ridotti a guide. — Il Thomas risponde all'A. (p. 50) che i Marroni rima-
sero confinati in Spagna fino al XVI sec.].
1464. R9r. — IL 3, 1902. — Ricci C, Le tarsie marmoree dell'abside
di S. Vitale in liavenna.
1405. RiL. - S. 2, XXXV, 13, 1902. — Del Giudice, SuUe aggiunte
di Rachis e di Astolfo all'editto Longobardo [La questione conti-ovcrea tra
i dotti si riduce a vedere se i capitoli o leggi dei due re longobardi appar-
tengano 0 no al corpo deireditto: pei quattro capitoli di Rachis l'A. am-
mette la conclusione negativa, mentre pei nove capitoli di Astolfo opina
contrariamente airopiniono del Boretius e di coloro che li vogliono tolti
daireditto].
1406. Rar. — II, 0, 1002. — Gandlni L. A., Di un antico tessuto
trovato nel monastero di S. Pietro in Modena [Frsimmento di stofia bizantina].
1467. CcEL. — I, 5, 1902. — Fo<colari G., Un mosaico sconosciuto
nella cappella di S. Giovanni VII [Frammenti avanzati alla demolizione
di Paolo VJ.
1468. Rsgl. — XXXIV, 2-3, 1902. - Schupfer F., Ancora di ma
professione di legge gotica dell'età longobarda [Note critiche su una ven-
dita del 760].
1469. Ab. — XXL L 1002. — Savio F., La legende d^s SS. Fidèle,
Alexandre^ Carpophore et autres martyres La leggenda primitiva rimonta
probabilmente al sec. Vili].
1470. Ab. — XXI, 1, 1902. — H. D., Un synaxaireitalo-grec[^i\]i^\^
i mss. degli evangeli designati sotto il nome di gruppo Ferrar dal punto
di vista agiografico].
1471. RaI. — XV, 1-2, 1002. — Dessi V., Due tremissi inediti di
Carlo Magno.
1472. Rvii. — S. 4, VL 1, 1002. — SAUihon A., Le sou d'or ilalique
et le sou de compie de doiixc denìers [Studia il doc. d'una rifonna mone-
taria longobarda nell'Italia meridionale al principio del sec. IX].
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BASSO MKDIO KVO 523
1473. CoEL. — I, 20, 1902. — Botto A., L'orologio di Verona [A
proposito deiriscrizioiic che attribuisce V invenzioner dell' orologio notturno
all'arcidiacono Placido del sec. IX].
1474. Rar. — li, 1, 1902. — Ricci C, Le origini delV architettura
lombarda.
1475. mV. — S. 8, IV, p. 2, 2, 1901-1902. — Tamassia N.. Utia
professione di legge gotica in un documento mantovano del 1045 [Con
amplissima illustrazione e contributo alla storia della nazionalità italiana].
14(6. B«bS. — \iL 2-4, 1902. — Roiidolino F., I visconti di Torino
[Continuaz. cfr. lìsL^ 1902, sp. n. 188: Forno dì Leniie, Monastero, Vallo,
Giroletto, Mathi, Villanova, Nolo o Liramo, Valli di Lanzo, Ala, Grosca-
vallo, Cantoira, Chialamberto etc, Gonzolo, Rivalta, Val della Torre, Pia-
nezza, Margone, Sangillio, S. Maurizio, Druent e Bunzanello, Snsa, Torino.
Segue il Regesto dei Visconti di Baratonia].
4. BASSO MEDIO EVO (soc. Xl-XV).
1477. Rnl. — XV, 3, 1902. — Dessi V., Ripostiglio di momte ìnedi-
evali rinvenuto presso Algìiero.
1478. Rsgl. — XXXII, 3, 1902. ^ Mondolfo N., Gli elementi del
fendo in Sardegna prima della conquista Aragonese [Studia V esistenza
dei tre elementi fondamentali: la commendatio, il benelicium, Pimmunitas
tra il finire del sec. XI e tutto il XIII, e la forma di parecchi atti di vas-
sallaggio e di investitura; ma non basta che esistano gli elementi costitutivi
del feudo; ove essi non diano origine a un vero ordinamento giuridico e poli-
tico, ove gli istituti di diritto privato non si trasformino in istituti di diritto
pubblico, non esiste un vero ordinamento feudale e tale è la condizione della
Sardegna. A spiegare un tal fatto non è sufficonto la mancanza di contatto coi
barbari, poiché PA. reca buoni argomenti a provare : 1° che il feudalesimo
non esistette in ogni tempo presso i popoli germanici, ma si sviluppò solo
dopo la loro venuta in territorio romano ; 2^' che si sviluppò anche presso
popoli che non ebbero affinità etnica o relazioni storiche coi germani ;
.^<> che si formò nelle popolazioni germaniche e romane per la trasforma-
zione e fusione di due elementi comuni ai germani e ai romani, la com-
mendatio e l'immunità, e un elomento derivante dall'istituzione romana del
< praecarium » o «patrocinium fundoriim», cioè il benefìcio].
U79. Bys. — XI, 3-4, 1902. — Sternbach L., Eugenios ron Pa-
lermo [Dopo breve introduzione pubblica e commenta 24 carmi greci del
poeta siciliano del tempo dei normanni]
1480. CoEL. — I, 6, 1902. — Venturi A , La corona dell'Impera-
trice Cosfanz-a [Corrisponde allo corone di quel Parte bizantina che gli Arabi
ravvivarono e coltivarono sotto i Normanni].
1481. CoEL. - I, 17, 1902. — De Gubernati» A., Il nome e la leg-
(fenda di Mafalda [Come si originò e si diffuse]. — Rondoni G., A pro-
posito di Mafalda,
1482. llnidH. — S. 5, II, 1902. — Ferrari G., Mercati A., Roviglio
A., Contro la esclusione del nome di Ueggio neW Emilia, dalla iscri-
zione posta nel monumento della Lega Lombarda eretto in lagnano
[Dimostrazione storica dell'ingiustizia].
1483. RjH. — XI, 2, 1902. — Cartellieri A., Rciseeinbilder vom
Grossen Sf. Bernhard aus dem Jahre 1188.
1484. nìn. III, IX, 3, 1902. — Gabotto F., Il divorzio in Piemonte
nel medio-evo riconosciuto ufficialmente dalla Chicca [Riattaccandosi alla
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524 SPOGLIO DBI PKBIODICI
questione del fondamento storico della novella del Boccaccio su Griselda,
aggiungo e pubblica un istrunieuto del 29 ottobre 1194, in cui si prevede,
colfassenso di un converso rappresentante l'abbate di Casanova, il caso di
divorzio, nel costituire la dote di certa Adelasia, sposa a Pietro di Montemale].
1485. Rsgl- — XXXIV, 2-3, 1902. — Besta E., L'opera di Varedla
€ la scuola giuridica di Mantova [Stabilita la patria mantovana del Tao-
colla che colà ebbe la precipua sede del suo insegnamento, studia le vicende
della scuola mantovana che già nel secolo XI aveva, dì fronte a quella di
Pavia decadente, raggiunta una certa prosperità; enumera poi ì giuristi che
fiorirono nel sec. XII, coetanei o quasi del Vaocella, 1" ultimo o uno degli
ultimi langobardisti mantovani; infine accenna alPinfluenza del sorgere di
altre scuole lombarde sulla decadenza della mantovana].
1486. Riti. — XV, 1-2, 1902. — Gavazzi G., Monete dei marchesi
del Carretto [Descritte ed illustrate, dei seco. XII-XIV].
1487. Rìn. — IH, Vili, 6, 1002, 15 marzo. — Molmeiiti P., Di oleum
iatituti economici dell'antica Venezia [Dal sec. XII al XV].
1488. AdsR. — S. 3, XX, 1-3, 1902. — Salvioni G. B., Sul valore
della lira bolognese [Contiuuaz. e fine cfr. Rai. 1902, sp. n. 471: seguono
due tavole sul valore della lira in argento dal 1191 ai 1490 col peso, titolo
di lega, ragguaglio in moneta italiana e fonti, e sul valore ricavato dal
valore in soldi o denari bolognesi].
1489. R«o>* - XXXm, 1-2, 1902. — Biscaro G., La polizia cam-
pestre negli statuti del Comune di Treviso [Studia, comparativamente agli
statuti di altri comuni, la formazione nel sec. XIII di una legislazione
rurale organica nel comune di Treviso, e particolarmente due istituti carat-
teristici : la cosidetta e wizatione » ossia Patto col quale un terreno veniva
posto sotto la custodia dei saltari e sotto la protezione dei banni commi-
nati contro gli autori dei danneggiamenti; l'altro è la responsabilità sussi-
diaria degli abitanti della pieve o della villa nel cui territorio fu commess(r
un danneggiamento, qualora ne restasse ignoto l'autore].
1490. AiV. — S. 8, 111, 10, 1901. — Crescini, Hambaldo di Vaqueirat
a Baldovino imperatore [Doc. per la V crociata con ampie illustrazioni].
1491. AaaR. — S. 3, VIU, 2, 1902. - Gerola G., La dominazimie
genovese in Greta [Narra le due imprese del genovese Enrico Pescatore
conto di Malta, che contese Pisola a Venezia dal 1206 al 1210 e quella del
pirata genovese Alamanno Costa conte di àSiracusa, pochi anni appresso,
vinto poi dai veneziani nel 1217; ancora nel 1266 Ubertino Doria con
25 galere genovesi e un altro capitano nel 1294 misero a ferro e fuoco
la Canoa].
1492. RI. — IL 1, 1902. - Landry E., Frère Mie de Cortone, d'aprh>
un o arra gè récent.
1493. Àto. - XXI, 2, 3-4, 1902. - Vaii Ortroy F., La legende de
S. Franyis d'Assise par Juiien de Spire. — Id., t^ote sur l'indutgcncf
de la Porti uncule.
1494. RS. — XLIII, 1. 1002. — Desormaux, Brnchet, Uemarques sur
raventure d'un chevalìer savogard au moyen-age (Per la storia delle re-
lazioni della Casa Savoia coli' Inghilterra nel XllI sec.].
1495. RfL. — S. 2, XXXV, 12, 1902. - Ratti A., Milano nel ma
da inedito documento originale deirarchin'o segreto vaticano [Da pubbli-
carsi nelle Memorie dell'Istituto Lombardo integralmente].
1496. AaaR. — VIIL 1, 1902. — Perini Q., Un ripostiglio di mo-
nete viprnnesi e venete [Scoperto ai confini del Trentino conteneva un teso-
riitto (li 70 niataiiani veneziani ( il più recente dei quali è di Pietro Gradenigo,
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BASSO VKDIO EVO 525
1289-1311, il più antico di Rainieri Zeno, 1253-1268) di centodieci aquilini
e quattrocentoquaranta tirolini: l'A. ritiene che il tesoretto sia stato sot-
terrato prima del 1306 e descrive i vari tipi].
1497. — Rsol- — XXXin, 3, 1902. — Biscaro G., Note b docu-
menti per la storia del diritto italiano [1® Contributi imposti ai frontisti
di una nuova via aperta per causa di pubblica utilità nel 1217. — 2» Tre
atti veneziani di nascita 1352-1358. — 3® Una legittimazione «per sub-
sequens » e Tarrogazioue di una figlia naturale del marito per parte della
moglie, 1345-1353. — 4" Un «libellum repudi i » del 1349: — docc. degli
archivi di Venezia e Treviso].
1498. BsbS. — VII, 2-4, 1902. — Ferretto A., Due canonici d'Ivrea
a Genova nei secc, XIII e XIV [Guglielmo che prese parte alla crociata
del 1216; e Savino del Solerò, il quale nel 1302 rimetteva al prevosto di
Ivrea Tesarne di una causa delegatagli dal Papa : TA. inserisce il testo dei
duo documenti].
1499. B. — III, 2-3, 1901-1902. — Le vecchie campane dsl Modenese
(Montagnana^ CamiaxKO, Rocca S,^ Maria) ed i n caratteri » mobili per
la stampa [Si riproduce dalla «Gazzetta di Modena» un articolo di A. G.
Spinelli, il quale pretonde che le iscrizioni di certo campano nel sec. XIII
e XIV fossero fatte con caratteri mobili],
1500. AmdM. — S. 5, II, 1902. — Carreri P. C, Memorie storiche
dei diritti e delle giiirisdixioni deW abbazia di S. Pietro in Modena fino
al sec. XIV [Dal principio del soc. XIII col corredo di numerosi docc.].
1501. B. — IV, 9-10, 1902-1903. — Lozzi C, Cecco d Ascoli: saggio
critico e bibliografico.
1502. B«ffAR. - LXXXVIII, 1903. — Yver G., Le commerce et les mar-
chands dans l'Italie meridionale au XIII et au XIV sii'cle [La politica
estera e commerciale degli Angioini ; le condizioni generali del commercio,
lo imposte, lo monete, i posi e misure, V usura, lo strade e la sicurezza
pubblica; le fiere, l'industria, il mercato del grano oto. Le condizioni dei
mercanti indigeni e dei mercanti esteri : i veneziani, la conquista fiorentina
e le operazioni delle compagnie fiorentine. L'A. conclude il suo poderoso
volume dichiarando infondate le asserzioni di alcuni storici nazionali sulla
miseria e la iattura della dominazione angioina, mentre specialmente i primi
20 anni rappresentano un' epoca di attività economica intensa e feconda.
Seguono in appendice tavole di monete, pesi, misuro, elenchi di mercanti,
documenti ecc.].
1503. B«bS. — VII, 5-6, 1902. — Colombo G., / necrologi eusebiani
[Continuazione].
1504. Boal. — XXXV, 68, 1902. — Yaccarone L., / principi di
Savoia attraverso le alpi nei medioevo (1270-1520). Dai conti dei teso-
rieri e dei castellani dell'archivio di Torino [Varie orano lo occasioni e
i modi di viaggiare per i sovrani di piccoli principati, i quali non avevano
capitale fissa; specialmente frequenti i viaggi dei conti di Savoia; l'A. studia
i modi e gli arredi del viaggio per i principi e per le dame, le provvigioni
locali, i doni che si scambiavano le famiglie principesche, i doni dei vas-
salli e degli ecclesiastici; i viaggi dei messaggeri, degli inviati, degli am-
ba.sciatori ; le mercedi dei marroni e delle cavalcature ; lo traversate alpine
por ragiono di oommercio ecc. Nella parte 2* tratta particolarmente di cia-
scuno dei più memorabili viaggi principeschi attraverso le alpi dal finire del
soc. XIII fino al viaggio di Carlo HI a Nizza nel 1520; in tutto 17 viaggi:
notevole il passaggio delle artiglierie di Amedeo Vili per il Gran S. Ber-
nardo nel 1434. Segue un'appendice sulla Casa d'Asti (m. 2834) al Rocca-
melone e un indice alfabetico analitico].
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520 SPOGLIO DKI PERIODICI
lóOo. Ro'. — IX, 5, 0, 1002. — Bertelli T., Sulle recenti eontrorersis
inforno all' origine della bussola nautica [I passi d'autori griTco-Iaiini
anteriori al soc X dcH'ora volgare non provano la conoscenza della facoltà
direttiva dell'ago maj^netico; risposta alle obbiezioni contro Torigìne cint^o
dolla primitiva cognizione ed applicazione della facoltà direttiva magnetica;
d"lla prima origine del nome o del cognome del supposto inventore della
buvsola; qiial fede meritino altre determinazioni di nome e di età-, falla in
tale discussione il metodo induttivo].
ir>0(j. Gd. - X, 8-9, 1902. — Carlini A., // pensiero politico di DanU
[Il moto trecentista secondo TA. è preludio lontano della vita italiana nella
prima metà del sec. XIX].
1507. Gd. — X. G-7, 1902. — Luiso F. P., L'epistola a Cangrandt
non è opera dell' Alighieri.
1508. RIL. — S. 2, XXXV, l(j, 1902. — Bofflto G., Dante e rarto-
loineo da Parma [Se 1). abbia conosciuto il « tractatus spherae * che \\.
da P. compilò in Bologna nel 1297J.
1509. Gd. — X, 10-11, 1902. - Piccioni L., Dante e Cesena,
1510. CoEL. - II, 7-8. 190:^. — Mandatari M., Dante in Uommùa
[Comunicazione al Congresso Latino],
Ioli. B. —IV, 11-12. 1902-1903. - Pasi^erìni L., Pel ritratto di Dnnif
[Cfr. anche il n. 1078 di questo spoglio].
1512. B. — IV, 11-12, 1902-1908. - Gerard C, Va exemplaire excep-
tionnrl du Dante de Bresca de 14S7.
1513. AiV. — S. 8. IV, 4, 190M902. - Bofflto G., La sfera del fuoco
secondo gli antichi e secondo Dante
1514. AIV. — S. 8, IV, 3, 1901-1902. — Cipolla F., /Mw/^rcw^ore rf*
Virgilio [A proposito dei versi riguardanti la storia di Mantova. Inf. XX].
1515. AdsR. — S. 3, XX, 4-6, 1902. — Amadncci P., Guido del
Duca e la famiglia Mainardi [Illustrazione delle persone e dei fatti di
storia Bertinorese ricordati nel Canto XIV del Purgatorio di Dante, ed
essenzialmente la storia delie vicende jjolitiche del castello di Bertinoro
negli ultimi anni del sec. XII alla l* metà del XIVJ.
1516. AR. — V, 89, 41, 1902. — Schedilo M., // Cristianesimo di
Staxio secondo Dante [In rap|)orto alla leggenda]. — Albini G., Se e come
la d Thebais n ispirasse a Dante di fare Staxio cristiano.
1517. Rar. -- II, 9, 1902. — Balletti A., Un f rammento Jella Dirim
Commedia con illustrazioni in in late del sec. XlV,
1518. RjH. - XI, 1, 1901. — Bassermann A., Veltro, Oross-Ckan und
Kaisersage [I^i leggenda imperiale del medioevo si riattacca strettamente
a quella del Gran Khan dei Tartari, egli è il prototipo del Velti*o Dantesco].
1519. RjH. — XI, 1, 1901. — Vossler K., Dante und die Renaissance
[D., uomo del M. E., quando riguarda l'avvenire oltrepassa assai i limiti
della prerinascenza, perchè a differenza del Petrarca non rimane dominato
dalle idee del tempo].
1520. Gd. — X, 1-2, 1902. — Ronzoni D., 7/ apologia di Antonio
liaudense e la fortuna di Dante nel Quattrocento.
1521. Gd. — X, 8-9, 1902. — Fanoli M., Un imitatore di Dante
nella fine del cinquecento [Giulio Padovano].
1522. Rre. — S. 8, XIII, XLI, 9, U)02. — 3iiintz E., Péfrarque en
France: La maison de P. à Vaucluse existe-t-elle encore? [Esaminati i
vari sistemi conclude negativamente].
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BASSO KMKDIO VO 527
1523. Bl. — II, 3, 1902. -- Haiivette H., Sur tm qimtrain géogra-
phique de Pétrarque [Menziona la Loire sotto forma di Era famigliare agli
autori toscani].
1524. CcEL. — II, 1-8, 1903. — Croce E., La vera Laura di Fran-
cesco Petrarca [Era fanciulla castissima, di nobil sangue verisimilmento dei
Colonna di Roma e vantava perciò stirpe italica benché nata in Provenza].
1525. Bl. — I, 2, 1901. — Muntz E., L' iconographie de Laure de
Pétrarque,
1526. Bl. — II, 1, 1902. — Hanvette H.. Laure ds Xore^^
1527. RH«. — IX, 1902. — Yaganay H., L'Espagne en Italie [Per
la storia delle relazioni letterarie tra la Spagna e P Italia, e specialmente
dei sonetti ispirati al Petrarca].
1528. Bl. — I, 1, 1901. — Haiivette H, Uìie confession de Boccace
« // Corba'^eio » [Studia Poperetta come documento storico biografico psi-
cologico di quel periodo di crisi morale e religiosa che il B. attraversò tra
il 1354 e il 1359, cioè tra P Ambasciata in Avignone per conto di Firenze
e la visita al Petrarca in Milano],
1529. RiL. — S. 2, XXXV, 20, 1902. — Ratti A., Le condixioni
politico-religiose deW Italia superiore nella relazione inedila di Bertrando
della Torre e Bernardo Ota\ legati apostolici {an. 1317) ed altri doec,
contemporanei [Il doc. integralo ritrovato nelP archivio segreto vaticano
abbraccia una gran parte dell'Italia superiore da Torino a Bologna; in realtà
sono 8 docc, cioè 5 lettere dei legati al Pontefice e 3 allegati : colla scorta
loro PA. rifa Pitinerario dei due legati : il testo è destinato alle memorie
delPIst. Segue in appendice un'indicazione sommaria di altri documenti dei
seco. XIIII-XVI dell'arch. Vat. interessanti specialmente la storia di Milano].
1530. MasT. — S. 10, II, 1902. — Baudonin A., Bertrad de Qot,
archcvéqìie de Bordeaux et les libertés gallicanes [Con appunti specialmente
sopra l'elezione di Clemente V papa].
^1531. RjH. — XI, 2, 1902. — Cartellieri A , Beitràge xnr Ceschichte
Albrechts pon Hohenbcrg aus dem Vatikanischen Archi t [Regesto di 3
documenti del 1344],
1532. R«ol- — XXXIII, 1-2, 1902. — Arcangeli A., La commenda
a Venezia specialmente nel sec. XIV Contributo alla storia delle società
commerciali. In appendice: il testo di 2 leggi del 1353 e 1354; trascri-
zioni e regesti di 34 contratti di commenda locale, di un contratto di ro-
gadia e di 20 contratti di coUeganzia e di compagnia].
1533. B. — IV, 3-4, 1902. — Mazzi C, Il breve dell'arie degli alber-
gatori in Siena^ 1355 [Pubblica il testo].
1534. RS. — XLIII, 2, 1902. — Dussaix. Une lettre patente du Coìnte
Vert [Del 1375 a favore di La Thonnaz, borgo del Comune di Praz],
1535. RS. — Xl.ra, 1902. - Corderò de Pamparato St., La der-
nière campagne d'Amédee VI comte de Saroie (1382-1383), d'après les
Comptes des Trésoriers généraux conserrés aux archires de Turin [Pub-
blica nei tratti più interessanti il giornale di Pierre Voisin, tesoriere della
casa del Principe, così diviso: 1" incassi e speso nel viaggio da Avignone
a Torino; 2" giornale della campagna napoletana: capitani, guerrieri e se-
guito, viaggio da Torino per Piacenza, Bologna, Kimini, Macerata, Caserta,
Maddaloni, Montesarchio, S. Stefano di Molise dove mori il Principe al 1"
marzo 1383. Il racconto delle drammatiche avventure del trasporto delle
spoglie da S Stefano a Savona per mare e poi ])er Genova e le terre del
Principe d'Acaia fino ad Altacomba è nel giornale di altri tesorieri, pubbli-
cato collo stesso metodo].
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528 SPOGLIO DKl PKKIODICI
1536. Rbi. — XIII, 7-8, 1902. — Caggese R., Una cronaea ccono-
m ca del secolo XIV [Di Domenico Ijenzi : riguarda la politica annonaria
del comune fiorentino e le sue relazioni con Siena: VA. ne dà ampia notizia].
1537. Rai. — XV, 1-2, 1902. — Rizzoli L., Quattrini di Franeeseo
Novello da Carrara [Varietà posseduto dal Museo Bottacin di Padova].
1538. AdsR. — S. 3, XXI, 1-3, 1903. — Sorbelli A., Regesti de^li
atti notarili di Giovanni Albinelli notaio frignanese del quattrocento
[Con un indice cronologico, un elenco di persone frignanesi per qualche lato
notevoli ricordate negli atti, infine un indice alfabetico dei nomi di luoghi].
1539. Ab. — XXI, 1, 19Ò2. —V. O., Vie de St. Bernardin de Sienne
par Léonard Benvoglienti [Premette alla vita brevi cenni biografici delFA.
del sec. XV ch'ebbe anche pubbliche cariche].
1540. AaT. — XXXVIII, 4-5, 1902-1003. — 7jMiìo\\\G., Federico li
di Montefeltro e (i, A. Campano [Kiferisce del codice vaticano-urbinate
1022 che contiene di mano del sec. XV il primo frammento anonimo abba-
stanza copioso di un compendio della vita di Federico Conte, che fu poi
duca d'Urbino, e conclude che sia Tunica parte superstite della storia di
G. A. Campano, scritta tra il 1473 e il 1474].
1541. AdiaR. — S. 3, XXI. 1-3, 1903. - Prati L., Oalcaxxo Marc-
scotti de* Calvi nella vita pubblica e privata [Premessi cenni sulle favole
intorno all'origine da' tempi caroli ngici della famiglia e sulla vita del padre, Lu-
dovico Maroscotti, traccia la biografia dell'insigne uomo d'armi e politico del
quattrocento, dalla giovinezza e dagli altieri di Camilla Malvezzi, rapita
dalla morto, allo nozze con Caterina Anzi Formagliari morta nel 1503; dice
brevemente dei figli, dei possedimenti e del patrimonio, per venire a parlare
poi della vita pubblica di G. spesa in favore dei Bentivoglio. Di costoro tuttavia
non sfuggi la disgrazia a cagione della congiura ordita da* Malvezzi contro
i signori di Bologna nel 14SS, onde fu, per ordine di Ginevra, la famiglia
Maroscotti tragicamente distrutta con gran dolore dello stesso Giovanni Benti-
voglio, e il palazzo già splendido spogliato : Galeazzo mostrò il viso impavido
all'avversa fortuna. Un particolare capitolo dedica l'A. a G. M., scritti)re
della famosa cronica e |)oeta, alle di lui relazioni con letterati contemporanei ;
tratta dei testamenti e dà in appendice: \^ 5 lettere amorose dì G. M. e
Camilla Malvezzi, 2« poesie di G. M. e altre diretto a lui, 3" ima lettera
di Catterina Marescotti, 4<^ 5 pubblici documenti].
1542. RS. — XLIII, 2, 1902. — VuarnetE., Malheureuse expédition
du seigneiir de Sallenove et de quelques partisatis savoisiens en Au'
vergne, 1422,
1543. — RS. — XLIII, 3, 1902." — Brnchet, Sur Vinondaiion de
Sallanches en 1436 [Un doc. torinese ricorda la generosità di Bona di
Berry vedova di Amedeo VII].
1544. Riti. — XV, 1-2, 1902. — Castellani G., Una presunta moneta
Malatestiana di Fano [Tra il 1429 e il 1438].
1545. Gd. — X, 1-2, 1902. — Papp G. C, Il Re Mattia [hv^sì cadimi
sulle relazioni intellettuali del gran 6e d'Ungheria, sposo a Beatrice di
Napoli, coiritalia].
1546. Rnl. — XIV, 4, 1901. — Ambrosoli S., Di una nuova xecra
Lombardo-Piemontese [A Valenza nella metà del XV sec.].
1547. Rnl. - XIV, 4, 1901. — Papadopoli N., Nicolò Tron eie sue
monete [1471-1473: importante per la riforma numismatica: 28 monete
riprodotte e descritte in appendice].
1548. BurS. — P. 4, XXUI, 68, 1901. — BouTetE., U quinxième
siede italien [Tratta da un lato l'opera splendida degli umanisti, e poi i
cupi rivolgimenti politici che fecero perdere all'Italia la sua indipendenza].
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BASSO HKDIO EVO 529
1549. RJkg. — IX-X, 3, 1902. — Ziebarth E., Cyrìacus von Ancona
cUs Begr under in Insohriftenforschung [Dà una breve biografia e una ras-
segna dolio opero di Ciriaco PizzecoUi fiorito nella prima metà del sec. XV].
1550. Gba. - S. 3, XXVII, 535, 1902, gennaio. — Reymond M., Uautel
dti home de Modène [Terra cotta del sec. XV].
1551. Glia. - S. 3, XXVII, 537, 1902, marzo. — Mosnil J., Un
peintrc inconnu dii X V sièclir: Chimenti di Piero. Le « Tobie et les
irois Areanges* de l'Académie des Beanx-Arts de Florence [C'è molta
probabilità per la paternità della tela, manca la prova definitiva].
1552. Glia. — S. 3, XXVII, 539, e XXVllI, 512, 1002, maggio. —
Venturi A., Les earactéristiques des anciens viaitres italiens.
1553. SII. — IV, 1902. — Zaccagnini G., Il petrarchista Agostino
StaccoU [Premessi cenni storici sulla famiglia e specie sul padre ne ritesse
la biografia (nato tra il 1420 e il 1425, f nel 1488) e studia il valore
dogli scritti. In appendice due documenti].
1554. Rar. — II, 7, 1902. — Scalvanti O., // serto di rose negli
angeli di Benedetto Bonfigli [Pittore perugino del sec. XV].
1555. Bl. -- II, 4, 1902, ottobre-dicembre. — Rodocanachi E., Un
acenturier florentin; Bonaccorso de' Pitti [Analisi dslle sue memorie che
arrivano all'anno 1430 .
1556. B. — IH, 2 3, 1901-1902. — Nordenskiold A. E., Dei disegni
marginali negli antichi manoscritti della » Sfera » del Dati [Da 2 ms.
del sec. XV delPopera del Dati deduce prove per la sua tesi che le carte
riprodotte nei portolani generali dai copisti del Dati siano state originaria-
mente carte nautiche arabe accomodate per Tuso dei crociati].
1557. B. — III, 2-3, 1901-1902. — Olschki L. S., A proposito d'un
doc, per la storta della tipografia napoletana nel sec. X V [Un contratto
di società tra i tipografi Gio. Stanigames de Landsberg e Werner Raptor
de Marburg, con una nota bibliografica enigmatica],
1558. B. — III, 9-10, 1901-1002, IV, 3-4, 1902, - De Marinis T.,
Per la storia della tipografia napoletana nel sec, XV.
1559. AR. — V, 43-44, 1902. — Bernardi A., Pro e contro il greco
nel sec. XV.
1560. Arat. — S. 3, XXI, 11, 1902. — Piccinelli A., A proposito
degli affreschi attribuiti a Bramante.
1561. Arat. - S. 3, XXI, 5-6-7, 1902. - Sant'Ambrogio D., Una
artistica pergamena in Milano^ del 1479, riferibile alla cappella della
Concexione di San Francesco O rande.
1562. B. — III, 1, 1901-1902. — Chi era il primo tipografo di Mantova
[Pietro Adamo (1492) o Ludovico Carmelita?].
1563. BabS. — VII, 2-4, 1902. — Colombo A., La fondazione della
Villa Sforxresca secondo Simone dal Poxxo e i documenti dell'Archivio
Vigevanasco [Continuaz. cfr. Rsl. 1900, sp. n. 221. Senza far risalire ad-
dirittura al liso Torigine della superba villa edificata da Ludovico il Moro,
ritiene che essa fosse. in gran parte ultimata nel 1486, e ne fu architetto
Guglielmo da Camino : PA. segue particolareggiatamente le vicende di quella
villa e le opere aggiunte dal Duca di Milano riflettenti il naviglio, la Chiesa
di S. Antonio Abate ctc.].
1564. Gba. — S. 3, XXVII. 536, 1902, febbraio. — Berenson B.,
Quelqnes peintures méconnuei de Mnsolino da Panieale [Al non lungo
elenco delle opere di M. aggiunge un'Annunciazione che si trova a Gosford
House, una Madonna della Kunsthalle di Brema e i resti d'una decorazione
di palazzo a Castelnuovo Olona].
Rivista storica italiana, 3a S., il, 4. 34
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530 bPcOLlO DKl PKBIODICI
15()j. Rar. — IL 1, 11-12, 190:i. — Jocelyn FfoulkesC, Vinremo
Foppa e la famiglia Caylina di Brescia [Due docc. sulla famiglia del
pittore: a. 1481], — Cenni su V, Foppa [Con altri docc.].
imi Arst. S. 3, XXI, 3-4, 11)02. — Fpanc«9chini P.. Per l'arie
fiorentina [Intorno alla sepoltura del Ghirlandaio o del Botticelli.
1567. Rai. — XV, 1-::^, 1002. — Ricci S , li una medaglia autori-
tratto di Antonio Arcrlino detto « il Filerete o nel Afttseo artistico mu-
nicipale di Milano,
ir)68 Rar. — 11, 9, 1002. - Ricci C. Giovanni Francesco da Ri-
mini [Fiorito poco oltre la metà XV" sec.].
1569. Adi. — XI, 8, 1902. — Tesorone G., Una porta del rinasci-
mento a Napoli.
1570. Rag. — XIX, sett. 1902. - Per Francesco di Giorgio Martini
[Nell'occasione del 4" centenario della morte].
1571., SII. — HI, 1, KK)1. — PercopoE, Ponfaniana [l« Il P. |)oeta
laureato 1486; 2" Un'edizione (1498) ed un codice sconowiato del «liher
de laudilms divinis »; 3** Vn Memoriale del P, ad Alfonso II d'Aragona 141U
attribuita falsamente a Carlo IV Imperatore, come destinatario: riguarda
i progetti per l'imminente spedizione di Carlo Vili.
1572. Rar. - li, 1, 1902. — Alberto Maffiolo da Carrara è reramente
t* autore del lavabo ntlla Certosa di PariaY [Col testo di un doc. del 14b8].
1573. Rar. - II, 3, 1902. — Della Rovere A., Vittore Carpacelo.
Arrivo di Ercole I e di Alfonso I d'Esté a Venexia [Con tre incisioni].
1574. CoEL. - I, 9-14, 1902. - Kvelyn, Pinturicchio a Sicfia.
1575. CoEL. — I. 4, 1902 — Gallen^a-Stiiart K. A., U ossa del
Perugino.
1576. Ra. — XL, 1902, marzo-aprile. — Berenson B, A miniature
Altar-piece by Pesellino at Eìnpoli.
1577. CcEL. — I, 16, 1902. — Berthelot, Leonardo da IViict [Syie^
l'interpretazione equivoca data alle sue parole con cui non intendeva mi-
sconoscere i meriti di L., ma solo affermare che i numerosi mss. di lui raj)-
presentano la collezione delle note ohe prendeva nelle sue letture, mescolate
con alcune vedute sue proprie].
1578. Gba. — S. 3, XXVllI, 543, 1902. — Dorez L., Unmanuserit
précienx potir Vhistoire des aurres de Léonard de Vinci [Milanese della
fine del sec. XV].
1579. Rar. — II, 5, 6, 1902. — Beltrame L., La sala delle <i Asse •
nel castello di Milano decorata dn Leonardo da Vinci nel 1498.
1580. Arat. — S. 3, XXI, 9-10, 12, 1902. — Ambrog^io D., Sempre
intorno al quadro Leonardesco di Affori e della data sua.
1581. RiL. — S. 2, XXXV, 2-3, 1902. — Beltrami L., Leonardo da
Vinci negli studi per rendere navigabile l'Adda.
1582. Rag. — XIX, 1902, aprile. — Marinelli, Fra Giocondo, 1435-1515
[Celeberrimo ingegnere, architetto, scultore, letterato, filologo e antiquario
di Verona al servizio dell'Imperatore, del Re di Francia, degli Aragonesi,
della repubblica di Venezia e dei papi ; il suo nome si collega colle forti-
ficazioni di Treviso del 1509 e ai lavori d'afforzamento dei baluardi di Pa-
dova; risplendc anche di più nell'architettura civile e come ingegnere
idraulico. Ai)pendioe di note e disegni].
1583. Rar. — lì, 9, 1902. — Malagazzi Valeri F., Xote storiche
stiirarte cremonese [Sec. XV e XVI].
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TKUPl MODKKNl 531
1584. Hmr. — II, 6, 1902. — Malaguzzi Pr., Ambrogio Preda e un
ritratto di Bianca Maria Sforxa [Con un documonto del 1492].
1585. Hmr. — II, 5, 9, 1902. — Bernich E., Gli architetti del Pa-
lazzo della Cancelleria in lioma 41 modello del palazzo del cardinale
Mezzarotta devo rivendicarsi all'Alberti]. — De Fabriczy C, Gasparo
Romano di nuovo.
1586. SII. — IV, 1902. — Gravino D., Del volgarixxamento delle
* guerre giudaiche» di Giuseppe Flavio [Per la storia della fortuna del
volgare a petto del greco e del latino nel Rinascimento].
1587. Rol. — IX, 10, 1902. — Errerà C, Un particolare notevole
in una carta nautica del sec. X V.
1588. Rai. — IX, 6, 9, 1902. — Uzzielli G., Polemica Toscanelliana
[Lettera a M. Henri Vignaud (cfr. BsL, 1902, sp. n. 749j]. — Mori A.,
Discussioni Colombiane e Toscanelliane,
1589. Rgl. — IX, 8, 1902. — Uzzielli G., Antonio di Taccio Ma-
netti^ Paolo Tosca nelli e la lunghexxa delle miglia nel secolo delle sco-
perte [11 noto commontatore di Danto nelle postille al trattato « de imagine
mundi di Onorio d'Autun » dà poche ma importanti notizie circa la cogni-
zione ohe si aveva a Firenze intorno al 1480 sulle scoperte dei Portoghesi,
e circa gli studi di P. Toscanelli per ragguagliare le misure fiorentine colle
romane antiche, fatto e questione naturale nel rinascimento dell' antichità
classica. L*A. tratta anche alcune questioni riferentesi alla biografia del
cosmografo oltre la critica dei codici di lui].
5. TEMPI MODElIXl (141)2-1789).
1590. Rai. — IX, 8, 1902. — Hugnas L., Cristoforo Colombo ed
Amerigo Vespucci nella € storia della geografìa* del prof. P. Donaxxolo,
1591. Hhi, — XIII, 10-12, 1902. — Masetti Bencini J. e Howard
Smith M., La vita di Amerigo Vespucci a Firenxe [Con docc. in appendice],
1592. Rol. — IX, 6, 7, 1902. — Grifoni N., Magellano ha scoperto
lo stretto che porta il suo nome '«^ [Polemica colPErrera : confuta gli appunti
fattigli, 1*» circa la carta cosidetta di Leonardo ; 2° circa il dubbio che se
M. non fosse morto a Mactan non avrebbe circumnavigato il globo, ma
sarebbe ritornato sui suoi passi]. — Errerà C, Ancora sul Magellano
[Kisposta al Grifoni].
1593. SII. — IV, 1902. — Percopo E., Vn carme di Ercole Sfroxxi
contro Panfilo Sorssi [Scritto nel 1499 per rispondere agli 8 sonetti con
cui il Sassi aveva sparlato di Ludovico il Moro].
1594. BsllS. — VII, 5-6, 1902. — Valla V. D., Un sonetto di Ga-
leotto dal Carretto ridotto a miglior lexione.
1595. Rar. — II, 2, 1902. — Malagazzi F., Xote di scultura lom-
barda [I. Alcune sculture del Museo archeologico di Milano xla assegnarsi
aU'Amadeo. 11. Ancora della porta degli Stango e un bassorilievo inedito
di Pietro da Kho].
1596. Rar. — II, 2, 1902. — Lanzi L., Rinaldo da Calvi [Sec. XVI].
1597. Rar. — II, 3, 1902. — Beltrami L., Vecchi altari del duomo
di Milano [Su docc. ricostruisce Pinterno del Duomo di M. prima delle
riformo del Card. Carlo Borromeo].»
1598. Rar. — II, 9, 1902. — Beltrami L., Notizie inedite riguar-
danti i frammenti del sepolcro di Gastone di Foix conservati nella villa
dei Conti Sorniani a Cast ella xxo.
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5:^2 SPOGLIO DKl PKBIODICI
1599. nmr. — II, C, 1902. — Gelli I., Tra Benrenuto CeUini e FUippo
Xegrioli [A proposito di una targa del l'Armeria di Torino del sec. XVI].
• 1000. Itrc«. — A. II, V. HI, 1902, genn.-febbr. — Lindenlaub Th.,
Le quatrième cenienaire de CeUini.
1()01. Ra. — XLl, 1902, luglio-agosto. — Dimier L., Une pièce inè-
dite sur le sejour de Benvenuto Cellini à la cour de Franee [EMbblica
un documento del gennaio 1545 tratto dall'arch. di Modena],
1602. RD. — CXI, 8, 1902. — Steinmann E., \Vohnu7ig und Werkstait
yicMangelo's in Rom [Segue le varie abitazioni di M. in Roma durante
il pontificato di Giulio II e dopo fino al 1534 in cui vi si stabilì definitiva-
mente fino alla morte ( 15(54), traccia poi le vicende della casa definitiva di
M. che stette in piedi fino al 1848 ; la casa e lo studio di M. erano all'in-
terno semplicissimi e nell'esterno non si distinguevano dalle altre case
attorno a S. Marco. L'A. aggiunge ragguagli sul sistema di vita i)rivata
del grande artista specialmente negli ultimi anni dopo la morte di Vittoria
Colonna],
1603. Arat. — S. 3, XXI, 6, 7, 9, 10, 1902. — Lucchini L., Altr^
sculture monumentali in Cremona nel periodo del Risorgimento dall'arte
[11 sepolcro Trecchi, sec. XVI. — Porta monumentJile nel museo civico di
Cremona. — Trabeazione marmorea di un arco trionfale nel Museo civico
di Cremona delPopoca del Rinascimento],
1604. Adi. —XI, 4, 1902. — IjfiYK^., Panca d^la fine del see. XVI
nella chiesa di Santa Giustina a Padova.
1605. Gb». — S. 3, XXVllI, 544, 1902. — Munte E., Uécole de
Fontainehleau et le Primatice.
1606. Ra, — XLI, 1902, sett.-ott. — Picot E., Sur une statue de
Venus envoyée par Renzo da Ceri au Roi Francois ler [Scoperta pmba-
bil mente nel regno di Napoli ed offerta al Re di Francia in Amboise nel
1530, eccitò l'ammirazione conservataci dai versi di parecchi poeti di cui
l'A. dà saggi : Ronzo da Ceri non fu indennizzato che più tardi].
1607. Rar. — II, 2, 1902. — Lanzi L., Rinaldo da Calvi [Valente
pittore di Scuola Umbra, fiorito nel primo trentennio del sec. XVI].
Um. Rar. — II, 11-12, 1902. — Gnoli U., Amor sacro e profano,
1902 [A proposito delle conclusioni di cui cfr. RsL 1903, sp., n. 207].
1609. Rar. — II, 7, 1902. — Beltrami L., La sala dei « Maestr)
d'arme » nella casa dei Panigarola in S, Bernardino (ora via Lanxonei
dipinta da Bramante,
1610. M. — XXII, 7, 1902. - A che età morì Tiziano [Da un articolo
di E. Kook nella « Ninetoenth Contury and After » del gennaio 1902].
1611. Arat. — S. 3, XXI, 16, 1902. — Della Rovere A., Tiziano
Vecellio, le sue madonne addolorate.
1612. Arat. — S. 3, XXI, 2, 1902. — Della Rovere A., Tiziano o
Zorzon da Castelfranco? Cristo che porta la croce nella Chiesa di
S. Rocco a Venezia,
1613. Rrc«. — I, 1, 1901. — De la Rouxièi*e J., Deux monuments
de la Renaissance: Le paiais de la Farnesina à Rome et V ancienne
collegiale de Nantes.
1614. AiV. — S. 8, IV, p. 2, I, 10O1-2. — Berchet F., Iai loggia
Veneziana di Candia [Del Sanmicheli].
1615. R«r. — li, 9, 1902. — Setti F., La basilica palladiana a Vi-
cenza,
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1616. Bl. — II, 3, 1902. — Dejob Ch., Les limites du genie de
Machiavel.
1617. Ra. — XLI, 1902, luglio-agosto. — Reinach S., Penm's d' exporter
délierés à Rome vers le milieu du XVI e siede [Parecchi docc. integrali].
1618. B. — IV, 1-2, 1902. — Anselmi A., Documenti iniarno « al
più bel volume » uscito dalle stampe di Gerolamo Sonciiio [Dai rogiti di
Alfonso Veneri, 1503-1509].
1619. B. — IV, 3-4, 1902. — Spadolini E., Uarte della stampa in
Ancona dal 1512 al 1576.
1620. B. — IH, 9-10, 1901-2. — Margherini Oraziani G., Un docu-
mento di Aldo Manuxio il giovane [Del 1580 riferentesi al suo progetto
di stampare una descrizione delle città d^ltaliaj.
1621. B. — IV, 3-4, 1902. — Zanelli A., Debiti e erediti di un librato
bresciano del sec. XVI.
1622. B. — IV, 9-10, 1902-3. — Falocl-PulìgnaniM., //ar/c/<>o^ra-
fica in Foligno nel XVI sec.
1623. B. — IV, 9-12, 1902-3. — Olscbki L. S , Di Demetrio Cane-
vari medico e bibliofilo genorese e delle preziose legature che si dicono
a lui appartenute [Cenni sulla storia della legatura in Italia nel sec. XVI;
le legature Cane vari e loro falsificazioni].
1624. B. — III, 4-6, 190-2. — Verga E., L' esponix-ione cartografia
di Milano [Con alcuno riproduzioni dal sec. XVI al XVIII],
1625. CoEL. — T, 23, 1902. — Evelyn, // rinascimento italiano in
Inghilterra.
1626. Hmu. — IX, 1, 2, 1902. — Miilesotti O., Note circa alcuni
liutisti italiani della prima metà del cinquecento.
1627. Rmt^. — IX, 4, 1902. — Solerti A., Laura Ouidiccioni Lue-
chesini ed Emilio de'' Cavalieri. I primi tentativi del melodramma [Sul
finir del 500 con docc.].
1628. Rin. — \. III, V. X, 3, 1902, 1 agosto. — Gasperìni G., In-
torno alle origini del melodramma [Sulla fine del 500].
1629. Rmu. — IX, 2, 1902. — Lozzi C, La musica e specialmente
il melodrannna alla corte medicea [Secc. XVI e XVII con particolari
cenni biografici di alcuni artisti].
1630. Rmn. — IX, 3, 1902. — Solerti A , Le rappresentaxioni
tìiusicali di Venexia dal 1571 al 1605 per la prima volta descritte,
1631. Hhi. — XIII, 4, 1902. — G. B., Giuochi antichi l^\jo ^qììv\^ì(ì*
da un codice del sec. XVI].
1632. Bi. — I, 2, 4, 1901 e II, l, 2, 1902. — Picot E., Lcs Italiens
en France au XVI siede [\^ Les princes, les grands seigneurs et les
oapitaines italiens au .servico de la France; 2<» Les diploraatos Italiens au
service de la France; '6'* Les bancjuiers Italiens en Franco].
1633. Rni. — XV^, 1-2, 1902. — Ruggero G., Annotazioni numisma-
tiche italiane [V. Asti : Carlo d'Orleans (140S-1422); Comune autonomo {?).
Casale: Gian (ìiorgio Paleologo ( 1580-8.^). Desana: Gio. Bartolomeo Tizzoni
(1525-33) e Ant. Maria Tizzoni (159S-164I). Frinco: Anonima (1581).
Messerano: Lud. 11, Fiosdhi ( 1521-32) e Besso Ferrerò; Fieschi (1559-84);
Francesco Filiberto F. (1584-1620). Montanaro: Bonifacio Fen-ero, cardi-
nale, vescovo d'Ivrea, abate di S. Benigno (1525-43). Passerano : Conti
Hadicati, fino del soc. XVI].
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1634. Rnt. — XV, 1-2, 1902. - Gnecchi E„ Appunti di numisma-
tica italiana, XVII. Uno scudo d'oro di Gian Giacomo de Medici mar-
chese di Musso [Prima metà del sec. XVI].
1635. HHi. — IX, 1902. — ChabÀs R., Don Jofre de Lorja y dona
Sancita de Aragon [Pubblica un documento spagnolo datato da Napoli ai
12 di maggio 1494 riferentesi al matrimonio del figlio di Alessandro VI].
1636. AdsR. — S. 3, XX, 4-6, 1902. — Gandini L. A.,. Lnere-Ja
Borgia ndVimmiuenxa delle sue noxxe con Alfonso d'Esle [Notizie e 35
documenti sulla curiosa pratica del Duca di Ferrara per ottenere colFauto-
rità della curia pontificia dal convento di Viterbo, dond'era stata tratta la
Santa Suor Lucia, altre monache ; Lucrezia intercedette presso il padre ed
ottenne malgrado le proteste del monastero di Viterbo che rimaneva dissan-
guato dei migliori clementi],
1637. AdftR. — S. 3, XX, 1-3, 1902. — Pellegrini A., Lo domina-
x^ione degli Estensi a Pieve di Cento [Fu parte della dote di Lucrezia
Borgia sposa di Alfonso d'Este e dopo i primi sei anni ebbe vita travaglia-
tissima sopportando i pesi delle discordie del Duca con Giulio II, come narra
una cronaca del tempo di cui l'A. riporta un lungo brano, e coi papi siL<?se-
gnenti fino a Clemente Vili].
1638. BsbS. — VII, 2-4, 1902. — Leone A., Renato di Savoia [C^ìtì-
tinuazione cfr. Usi. 1902, sp. n. 201 e 768: Cap. Vili. Turbato per la
morte dell'arci vescovo di Torino Claudio di Seyssel, dell'amico Imberto de
Bouchage, della sorella Fi li berta di Nemours, avendo invano tentato di
ti-arre il fratello Filipi)0 al partito di Francesco I, minacciò la corte piemon-
tese per dimostrazioni ostili al suo K-e ; decisa la spedizione francese d^Italia,
mentre durava Ta-ssedio di Pavia, dirosse Pultimo vano appello al fratello
Carlo il Buono: proso parto il 24 febbraio 1525 alla fatale battaglia in ciii
cadde ferito e prigioniero insieme al suo Re. Il primogenito Claudio, pri-
gioniero ancor lui, fu lasciato libero perchè andasse in cerca di trentamila
scudi, taglia posta sopra Kenato, ma questi il 31 febbraio per le ferite morì.
Capo IV. Riepilogo. In appendice 4 dooc].
1639. Kren. — I, 1, 2, 3, 1901. — Séché L., Les origines de Joachin
du Bellay; la Vie: de sa naissance ( 1524-1525 ) à son depart pour
Rome.
1640. Bl. — I, 3, 1901. — Bourrilly V. L., La première défeciion
de Clément VII à la ligiie de Cognac ( aoùt-septembre 152 fi) [Con tre
dooc. in appendice],
1641. Bl. — II, 3, 1902. — Hanvette H., Une nouvelle Uitre de
Marguerite de Navarre en Ifalien [Del 13 maggio 1528 ai confalonieri e
priori della Repubblica fiorentina].
1642. CoEL. — 11, 4-6, 1903. — Veress A., Isabella regina d'Un-
gheria figlia di Bona Sforxa ( 1519-1559 ) [DelPammirata sposa di Gio-
vanni di Szapolya, ultimo re di sangue magiaro, ritesse brevemente la
vita non ingloriosa, specialmento nel periodo della immatura vedovanza,
quando ella come tutrice dol figlio bambino, dopo vana resistenza vide
compiersi quello che aveva formato Tincubo della sua vita cioè la caduta
di Buda in mano dei Turchi ( 1541 ) ; resse dieci anni indipendente la Trao-
sil Vania che dovette cederò a Ferdinando per ridui-si poi nella Slesia].
1643. Rren. — V. II, v. Ili, 1902, aprile-maggio. — Miiiitz E., U
dernier condotti ere, Jean des Bandes Soires [Breve biografia],
1644. CoEL. — I, 15, 1902. — Majorca Mortillaro L., Don Bene-
detto Majorca nel 7nonastero di S, Paolo in Roma [Fiorì la sua fama
più splendida circa il 1530].
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1645. AmdM. — S. 5, li, 1902. — Ceretti F., Don Ferrante Gon-
xaga ìulla corte di Spagna [Pandolfo Pico della Mirandola mosso ai fianchi
di Don F. quando giovanissimo passò in Spagna ai servigi di Carlo V infor-
mava la marchesa di Mantova delle distrette economiche del figlio, e descriveva
le feste e i tornei della corte cui prese parte il giovane principe nel 1524:
i due docc. dati integralmente].
1646. M«l. — Vili, 1903. — Segre A., Doctwtenti di storia sabauda
dal 1510 al 1536 [Sono 84 docc, la massima parte degli archivi di Torino,
altri degli archivi di Modena, Venezia, Gonzaga e della Marciana ; precede
mi^ampia introduzione la quale compie altre monografìe dell' A. sullo stessa
argomento ed illustra i docc. di cui soi)ra ; segue un'appendice di due docc.
veneti del 1501 sulla que.stione di precedenza doll'amb. di S. Marco su
quello di Savoia; unUndice alfabetico dei nomi è guida al volume].
1647. Rren, — a. II, v. ITI, 1902, ottobre-dicembre. — L. S., Lettre
du Cardinal dii BelloAj à Jehan Moreau san secrétaire sur le Conne-
stable de Moiiimoreney [Due lettere da Roma, 22 giugno e 6 luglio 1549].
1648. Rag. -— XIX, 1902, gennaio. — Rocchi E., Rocco Guerrini
da Marradìj Conte di Linara [Cenni biografici del ministro di Giovanni
Giorgio elettore di Brandoburgo, illustrazione dell'architettura militare^
nato in Marradi nel 1525, passato alla confessione evangelica noi 1500, f 1596].
1649. Ago. — XC, 1, 1901. — Turba G., Beitràge xur Geschichte
der Ahsburger. IL Zur l^eichs-und Hauspolitik der Jahre 1548 bis 1553.
III. Zur deutschen Reichs-und Hauspolitik der Jahre 1553 bis 1558
[1® I^ mire opposto della politica absburgheso e della potenza imperiale per.
Io trattative di Linz e di Passawia: la riserva dell'Imperatore e la persi-
stente rivalità; la revoca, la separazione dei'rami absburghesi e le consulto
di famiglia sia riguardo alla rinuncia alPIinpero come per la futura suc-
cessione all'Impero tedesco stesso; il Vicariato imperiale di Filippo II in
Italia. Conclusione con documenti in appendice].
1650. AmilM. — S. 5, IL 1902. — Sforza G., Le prime statistiche
(Iella popolaxioiìe di' Carrara [Da una descrizione che il Duca Albei^ca
Cibo fece al Duca della Tripolda tra il 1553 e il 1578 con raffronti di
censimenti posteriori].
1651. AdftR. — S. 3. XX, 1-3, 1902. — Frati L., Una pasquinata
contro i lettori dello studio bolognese nel 1563 [Fa riscontro a quella
famosa contro gli studenti attribuita al Tasso che fu per tale accusa pro-
cessato nel 1564].
1652. RS. — XLIII, 2, 1902. — Brnehet, Sur un épisode de la vie
de M. de Nemours [Testimonianza del giornale di Emanuel Filiberto (1561)
sulle accuse di Catterina de' Medici contro il cugino Giacomo di Savoia
che avesse voluto rapire il secondogenito Duca d'Orleans].
1653. RS. — XLIIL 1902. — Bruchet M., Notes sur la vie privée
80U8 l'ancien regime [Un doc. degli archivi canierali di Torino, contiene
ragguagli della suppellettile d'un montanaro di Savoia, morto ab intestata
nel 1562].
1654. By«. — XI, 1-2, 1902. — Pre<?er T., Die Chronicon rom
Jahre 1570 (Dorotheos von Monembasia und Manuel Malaxos) [La cro-
naca pubblicata a Venezia nel 1631 sotto il nome di Dorotheo, lia per fonte
la cronaca del 1570 di cui in 4 mss. sopra 21 anonimi si dico autore
Manuele Malaxos; costui veramente non fece che copiare e continuare la
cronaca del 1570 -che ò la parafrasi volgare di Costantino Manasses e di
cui appare autore un Veneziano].
1655. Rr«. — a. Ili, v. IX, 5, 1902. — Natoli L., Un'arrentura di
Marco Antonio Colonna [11 vieterò di Sicilia, innamorato pazzamente della
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530 SPOGLIO D€1 PKRIODICI
giovane donna Eufrosina Siragiisa baronessa Corbera di Misilindino, liberatosi
tragicamente dello suocero o del marito di lei, fu da un geloso parente
della medesima, accusato n ISIadrid, di segrete trattative con il corsaro
Uluch Ali, il rinnegato calabrese; chiamato dal cardinal Grauuela, morì i a
viaggio. I^ baronessa cui la vice-regina Colonna usò generosità singolare,
sposata poi in Roma a liei io Massimo, fu uccisa dai due figliastri che rite-
nevano disonorasse una tal matrigna la loro casata ; essi furono condannati
a morte da Clemente Vili nel 1598].
I(3ò6. B«bS. — VIL 2-4, 1902. — Salsotto G., Carlo EmanueUIe
V infante di Spagna Caterina d'Atutria a Possano nel loro viaggia nu-
ziale [Premessi brevi cenni sui negoziati e sul contratto nuziale sotto-
scritto il 23 agosto 1584, colla scorta di docc. dell'archivio della città di
Fessane narra particolareggiamentc i festeggiamenti fatti dai fossanesi agli
sposi tra il 18 luglio 1585 e i giorni successivi].
1G57. R9- — XLllI, 1, 1902. — Brachet M., Sur des leilres d^^ princes
de la Watson de Savoie aux échevina de Ijyon deputa le XV jusqu'au
XVIII siede [Particolarmente interessanti pel regno di Carlo Emanuele I].
1658. R9. — XLUI, 1902. — Brachet M., Diffictdté des approrisio-
nemenis de Oenève à la fin du XVI siede [.Un doc. del 1588 dimostra
la tensione delle relazioni tra Ginevra e il Duca di Savoia colla previsione
delle ostilità].
1G59. RS. — XLUI, 2, 1902. — Brachet et Dubettier, Analyse de
quelques doeuments du XI V^ XVI, XVII siede [Un interinamento di
Enrico di Savoia 1624 e un regolamento di conti di Filiberto Pingone col
fratello, 1560J.
1660. Rhf. — XIII, 2, 1002. — Verga E., Concetti e giudizi d'aUri
tempi sugli archivi notarili [Note riguardanti il XVI, XVU e XVIII sec.].
1661. Rar. — II, 11-12, 1902. — Bernardy A, A., Un critico d' arte
del seicento [Marco Boschini a Venezia].
1662. AaaR. — S. 3, Vili, 3-4, 1902. — Perini Q., Contributo al
Corpus nummorum Italicorum [Cfr. RsL 1902. sp. n. 894: II. I^e monete
ossidionali di Casale del 1630; Koveredo, sec. XVI; Sulmona, sec. XV].
1663. Riti. — XV, 1-2, 1002. — Ciani G., Momte inedite o rare [Di
Frinco, 1570; Cisterna, 1675; Tresana, sec. XVI e XVU; Urbino, 1603J.
1664. RS. — XLIII, 1902. — Mackey B., Le royage de Charles-
Emanuel I^i* à Paris (décembre 1599) [Pubblica 4 letterc inedite dogli
archivi di Giez, Torino, Firenze e Lord Moray a Douybriske, dirette rispet-
tivamente ad Amedeo III di Chevron Villette, al figlio Filippo Emanuele,
al Granduca, a Giacomo VI di Scozia],
1665. Rnl. — XIV, 4, 1901, XV, 1-2, 1002. — Mai-chisio A. F..
Studi sulla numismatica di Casa Savoia [Memoria I: Una moneta inedita
del Duca Carlo Emanuele I rinvenuta a Drenerò. Memoria II: Sopra una
lira finora sconosciuta di Vittorio Amedeo I. Memoria III : Alcune monete
inedite di Vittorio Amedeo 11].
1666. SII. — IV, 1002. — Parrella P. P., Di alcune poesie inedite
probabilmente di F, Testi [Da un codice della Oratoriaua di Napoli confuse,
col titolo di autore anonimo, con due notissime del Testi : la 1* canta Carlo
Emanuele I di Savoia vincitore degli Spagnoli, i suoi figli e Maria Cristina
di Francia; la 2* in lode del Cardinale Maurizio; la 3* e la 4* dedicate
all'infanta Margherita di Savoia, Duchessa di Mantova; hi 5*^ in lode del
poeta romano Virginio Cesarini f 1624; la 6*^ ad una dama forestiera in
abito vedovile. I 6 carmi sono dati integralmente].
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TKUPl VODtfBNf 537
1667. Amen. — S. 5, li, 1902. — Santi V., Alessandro Tassoni e il
Cardinale Aseanio Colonna [Pubblica la relazione anonima diretta ad un ano-
nimo, KopraTandata del Cardinale Aseanio Colonna in Spagna, che getta luco
su quel i)eriodo ( 1602-1604) della vita in cui il P. acmunulò odio contro gli
Spagnoli, essendo appunto al servizio del Cardinale Colonna].
1668. Roll. — VII, 9, 12, 1902. — Zaccagnini G., Un'amhascieria
di Bernardino Baldi [A Venezia nel 1612 pel suo Duca Francesco Maria U,
di Urbino in occasione della esaltazione al trono del nuove doge Marcan-
tonio Mommo. Il Z. pubblica la relazione da un ms. autografo della biblio-
teca Albani di Urbino].
1660. CoEL. — I, 15, 1902. — Nocentini L., Il primo rivelatore del
Tonkino [Il p. Baldinotti pistoiese che vi andò nel 1626].
1670. AiV. — S. 8, IV, 10, 1901-2. — Favaro A., Amiei e corri-
spondenti di Gallileo Oallilei [Alessandra Bocchineri, Francesco Basi,
Oiovan Francesco Buouamici, col testo di 8 lettere tra il 1622 e il 1641.
— Documenti del processo di Galileo [Kifà la storia del codice dell'archivio
segreto vaticano ( 1181 ) che li contiene aggiungendo un'appendice sui docc.
Gherardi-Wohlwill ; un regesto dei docc. relativi ai due processi di Galileo
e che non sono contenuti nel volume Vaticano, n. 1181; infine le
deliberazioni della Congregazione del Santo Ufficio intorno alla libertà della
dottrina copernicana emanate nel 1820, 1822 e 1722].
1671. Arsi. — S. 3, XXI, 6-7, 1902. — Aleandri V. E., Un semi-
aliato di Urbano Vili del Bernini in Camerino.
1672. Rar. — II, L 1902. — De Pabriczy C, Un'opera di Alessandro
Abondio [Del 1640].
1073. AaP. — S. 2. VII, 1902. — Ceci G., Domenico Oarginlo dstto
Micco Spadaro [Saggio di confutazione all'opera grossolanamente fantastica
del De Dominici sugli artisti napoletani : del pittore del sec. XVII che si
volle falsamente partecipante col Kosa ed altri ai moti popolari del 1647
dice brevemente e dà poi un accurato elenco di 63 dipinti, con note sulle
loro vicende].
1674. B. — lU, 7-12, 1901 e IV, 1, 1902. — Manacorda G., Dai
carteggi Allaceiani, Note bibliografiche.
1675. telò. — V, I, 1902. — Premersteiii J. G., Thalniischers
Antiquilates Labacense^ [Dà resoconto degli studi archeologici del Thal-
nitscher vissuto 1655-1719].
1670. Hhi. — XIII, 3, 1002. — Da Mosto A., Le confessioni di un
gentiluomo rcne^iano del sec XVII [Notevoli ]ìer la storia del costume:
rimpiange la decadenza della patria].
1677. SbaW. - CXLIII ( 1900) 1901. — Sickel T., Riimische Berichte
[A proposito di docc. pontifici del soc. XVII-XVIII].
1678. Bl. — 1, 2, 1901. — Boavy E., A propos de deiix oeunres
eéli'bres d'art italien : te portrait de Dante du Bargetlo, la téte de ciré
<lu mnsée de Lille [ìa seconda metà del XVII o XVIIl sec ].
1679. Ad«R. — S. 3, XX, 1-3, 1902. — Sorbelli A., Un fendo Fri-
gnanese drì conti Orsi di lìologna \\jì. vita amministrativa di Camurana
nei seoc. W\l e XVill ; in appendice oltre il diploma d'investitura del
feudo ad Astorre Orsi nel 1623. i privilegi o statuti del 1534].
1680. Adi. — XT, 2. 1902. — Note sull'arte dei tessuti: Barocco,
rococò, impero [Secc. XVII-XIX].
1681. Rmu, — IX, 1, 1902. — CamettiA., Critiche e satire teatrali
romane drl 700.
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588 SPOGLIO DKl PERIODICI
1082. SbaW. — CXUII, (10(X)) 1901. — Maddalena E., Un smutrio
inedito messo in luce [Di poco posteriore al 1704].
10S3. Rin. — a. IH, v. IX, 4, 1902, 15 maggio. — Valeri A., Una
bugia di Carlo Goldoni [À proposito degli onori riportati nel collegio dei
gesuiti a Perugia nelPanno 1719 quando aveva dodici anni: i-affronto tra
lo memorie di G. e i docc.].
1(384. Aaall. — S. 3, V1!I, 1, 1902. — Provensal D., TH uh car-
teggio inedito di Francesco /Varia Zanotti (Codice Ambrosiano Y, 107^
P. super.) fU codice intitolato Lett. di F. M. Zan. ad Antonio I^epi-otti,
contiene 117 lettere da cui traspare la profonda amicizia del professore
bolognese col medico della our a Romana ; esse dipingono al vivo lo stato
della cultura bolognese, parlano di amici comuni quali Eustacchio Manfredi
e Frane. Algarotti, non mancano i discorsi galanti specialmente a projwsito
della marchesa Davia. L\\. dà un saggio del carteggio con 4 lettere tra il
1728 e il 1739].
I(i85. AaP. — S. 2, VU, 1902. — Amedeo F., U riforme universi'
tarie di Carlo III e Ferdinando IV di Borbone [Studia la riforma pro-
gettata da Monsignor Celestino Galiano arcivescovo di Tessalonica, pi-efetto
delli studi nel 1732 e ripresentata a Carlo III nel 1734, con tenui modifi-
cazioni, discussa da una commissione nel 1735; ricorda quindi i decreti
che corrono dalla promulgazione della riforma stessa fino alPalti-a riforma
effettuata da Ferdinando IV mediante reiezione del Marchese di Sambuca].
1686. AaP. — S. 2, XU, 1902. — Amedeo F., Siato deUe matema-
tiche a Napoli dal 1650 el 1732 [Continuazione cfr. Usi. 1902, sp. n. I J5().
Parte U. Giacinto de Cristofaro ; matematici minori ; polemica del Doria].
1687. AaP. — S. 2, VII, 1902. — Amodeo F., Dai fratelli Martino
a Vito Caravelli [Descritte lo condizioni deir Università e degli altri istituti
a Napoli, fa la storia della vita matematica gloriosa dal 1732 al 1778, cioè
dalla fondazione della K. Accademia delle scienze alla fondazione della So-
cietà Reale. Colla venuta del Borbone il movimento ascendente di quella
scienza fu arrestato].
1688. AaP. — S. 2, VII, 1902. — Beltrani G., Contributo alla
storia della Università degli studi di Napoli durante la seconda metà
del secolo XVIll [Con 30 docc. in appendice tra il 1748 e il 1796],
1689. Sir. — IV, 1902. — Surra G., Vita di Carlo Deìtina [Premevi
cenni sulle fonti e sulle condizioni dcirambiente narra le vicende fortunose
dello scrittoio piemontese].
1690. Adi. — XI, 9, IO, 1902. — Orefice P., La villa di Stra [Deììik
famiglia Pisani di S. Stefano, costrutta sul Brenta vcreo la metà del sec. XVIll].
1691. Rgl. — IX, 5, 1002. — Magnaghi A., Relazione inedita di
un viaggio al Tibet del Padre Cassiano Beligatti da Macerata [Conti-
nuazione, cfr. Rsf. 1902, sp. n. 1162].
1692. BabS. — VII, 2-4, 1902. — Piacenza M., Per l'epistolario di
G. B. Beccaria [Duo lettere del professore di fisica al fratello, 1751-53].
1693. Roll. — VII, 1-4, 1902. — Croce B., Varietà di storia del-
l'estetica, III. Di alcuni estetici italiani della seconda metà del setiecettto
[Studia la genesi e la fortuna delle teorie di Pagano, del Milizia, di Ber-
nardo Galiani, dello Spallotti, del Padre Andrea Spagni, del Conte G. B. Cor-
niani, etc. .
1694. Gb». — R. 3, XXVII, 540 e XXVIU, 543, 1902. — Modem H.,
Les peintures de Tiepolo à la villa Gir ola,
1695. AlV. — S. 8, IV, 2, 1901-2. — Castel nuovo E., Intorno a due
scritture finanziarie della Repubblica Veneta nel sec. XVIII [L'A. rife-
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PSBIODO DKLLA RIVOLUZIONB FKAMCKSB 580
rondosi alla prossima pubblicazione dei dooc. finanziali della Repubblica
Veneta (Presidente Lampertico, relatore Fabio Besta) si occupa di due
proposte dei «deputati aggiunti alla prò v vision del denaro» del 1" dicembre
1750 e 8 febb. 1752 (m. v.) le quali offrono indizio della prudcntiasima
politica del governo di S. Marco in mezzo alle difficoltà finanziario gravis-
sime rappresentate sopratutto dal debito pubblico].
1696. AiV. — S. 8, 111, 11, 1901. — Loria A., Della modemilà dL
Giammaria Ortes,
1697. BshC. — XXI, 251-2ry2, 1902. — Letteron, Procis^ verbatij;
des Assemblées genérales des Etats de Corse^ tenus à liastia de 1779 àl784.
1698. R8. — XLlll, 4, 1902. — Gex A., Un autographe de Jacques
Balmat premier ascensioniste du Moni Blane [Il Balmat dopo la notizia
della propria ascensione, il 28 giugno 1786, d«^ conto dello 19 seguenti »
di loro esecutori e dato fino al 1830 .
1699. Bl. — J, 1, 1901. — BouvyE., * Zaire* en Italie [Studia la
fortuna della tragedia di Voltaire in Italia nei seco. XVIII e XIX].
1700. Bl. — II, 3, 1902. — Bouvy E., * La Merope* de Maffei en
France et la * Merope » de Voltaire en Italie, Xotes hihliographiques^
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
1701. CoEL. — 1, 5, 1902. — AruUanl V. A., Vn poeta Istriano
dimeìitieato [Pasquale Giuseppe Bcsenghi degli Ughi, nato sullo scorcia
del settecento].
1702. Rf . — XLIII, 1902, 14 luglio. — Gnillaume J., Le Saint-Suaire
de Besancon [Pubblica un processo verbale dell'inchiesta fatta il 27 ventoso,
anno II, il quale conchiude sulla non autenticità, poiché si era trovato e
prodotto davanti agli inquirenti « lo poncis ou decoupuro en papier emprointe
d*une drogue semblable a de la ciré ou à do la gomme» ])er mozzo della
quale si poteva produrre Pimmagino del sudario].
1703. Rf. — 1903, 14 maggio e 14 giugno. — Gnyot R., Le Directoire
et la Républiqiic de Oénes {1795-1797) [Era agente straordinario a Parigi
Vincenzo Spinola, il quale dopo lunghi negoziati concluso a nome del Senato
la convenzione segreta del 18 vendemmiaio, anno V, favorevole alle due
pai'ti, senonchè tanto Bonaparto che i genovesi erano poco disposti a ese-
guirla sinceramente. Il 3 pratile delPanno V, gli operai del porto, scari-
catori di carboni, etc. sacheggLarono i magazzini d'armi e in quelPoccasione
il Faipoolt i^DÌpotenziaria, mostrò moderazione. Il Direttorio voleva rispet-
tare la neutralità del teri-itorio genovese, ma il ministro degli esteri Delacroix
s'accordava con Bonaparte per togliere alla Repubblica Venti miglia, Bordi-
ghera, San Remo].
1704. AaaR. — S. 3, Vili, 3-4, 1902. — Pedrolli, // Barone O. Bat-
tista Todeschi e l'invasione francese a Rovereto nel 1790 [Pubblica un
ms. delPaccorto Barone che durante l'invasione ebbe parte principalissima
a risparmiare coirabìlità sua di negoziatore, mali estremi ai suoi concitta-
dini; con numerose note e docc.].
1705. Rf. — 1903, 14 mars. — Mathiez A., Une brochure antibona-
partiste en Van VI. Les prédictions de Sylvain Maréchal [Pubblicata al
ritorno di B. d'Italia dopo Campoformio col titolo « Correction à la gioirò
de Bonaparte, lettre à ce general » ; gli rimprovera di non aver preso Roma,
di non aver liberato la Germania e la Polonia, d'aver venduto Venezia;
denuncia il lusso di Satrapo dietro cui sospetta il futuro tiranno; ed era
questa deirautico Giacobino Punica voce che si levò contro il trionfatore].
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5'l() SPOGLIO DKI PERIODICI
1706. Arsi. — S. 3, XXI, 12, 13, 1902. — Dì Cìtco \\. Sjngolatun
storiche lueane [Docc. sulla feroce restaurazioDe borbonica del 17U0. — I
fucilati di Calvello nel 1822].
1707. HaP. — S. 2, VII, 1902. — Polidoro ¥ , Iaì vita e le opere
<ìi Domenico Gimarosa [In occasione dol centenario della morte : si sofferma
in 1° luogo sulla parte politica del C. nella tragedia della Kepubblica Par-
tenopea che fu poca, come breve il martirio della prigionia della cai libe-
razione non sono esclusi gli uffici del Consalvi].
1708. Raf. — XIX, 1902, febbraio-marzo. — Grìtti, 1 rifwìiimenti
di artiglieria e del genio nel 1806,
1709. AaaR. — S. 3, VIU, 3-4, 1902. — RizzoU L , Di un sigillo
in ttso a Trento durante il dominio bavarese 1806-1809,
1710. RD. — CXII, 12 e XXUI, 2, 1902. — Foornier A., Marie
Louise und der Sturx Napoleon's, Ein Beitrag xu ihrer Biographie [A
proposito del volume del Masson; segue le vicende della sbiadita persona-
lità, strumento di politica prima e poi dal 7 aprile 1814 al 20 aprile 1816,
quando prese alfine possesso di Parma e Piacenza; con un'appendice sulla
corrispondenza di M. L., con Neipperg nel 1815].
1711. — RD. — CXIII, 1, 1902, ottobre. — Wertheimer E„ Die
Geplante Entfuhrung des Prinxen von Parma [Dopo il ritorno di Napo-
leone dall'Isola d'Elba, a Vienna si presero severe precauzioni per impedire
agli amici di lui di trasportare fui-tivamente in Francia il figlio].
1712. CoEL. — I, 21, 1902. — A. D. G., L'amie de Vietar Al fien.
1713. CoEL. — I, 2, 4, 5. 1902. — De Gnbernatis A., Vittorio
Alfieri [Conferenza tenuta a Torino].
•1714. RI. — II, 4, 1902. — Pelissier L. G., Canova et Madame
Minette. Dernières lettres de Canova et de la comtesse d'Albany [Canova
non volle corrispondere all'amore di cui fu presa la Minette, baronessa
d'Armendaritz nel 1812],
7. PEltlODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1900).
1715. MoaR. — IJC, 1902. — Pety de Thozée €ii. et R., Théorie^
de la eolonisation au XIX itiècle et ròle de Vétat dans le déreloppemeni
des colonics [Procedo una succinta esposizione dei sistemi di colonizzazione
fenicio, cartaginese, greco, romano, medievali specialmente di Venezia,
Genovn, Pisa, Firenze, Amalfi, con considerazioni sull'influenza della colo-
nizzazione sullo sviluppo della civiltà, durante Tantichità e il Medio Evo.
Nell'esposiziono i)oi dei sistemi europei nel sec. XIX prende le mosse per
ciascun paese noi socc precodenti specialmente XVII e XVllI].
I7l(). Rdilo. — IV, 4, 5, 0, 1902. — La Fontaine H., Eistoire
somìftnire et chronologique des arhitrages internationaux, 1794-1900.
1717. RupS. — P. 4, XXIV, 72, 1901. — Rossies E., Diplomaiie et
diplomatrs au XIX^ siede [Continuazione di uno studio sui diplomatici
del sec. XVIIl (cfr. Bibl. Univei-selle 1898). Nel Congresso di Vienna la
vecchia diplomazia mostrò di aver appreso nulla: lo rivoluzioni dol 30 e
dol 48 la scuotono dalle basi ; tre uomini rappresentano la nuova diplomazia
l'nlmerston, Cavour e Bismarck. Dopo il 1871 ò un rallentamento nella
diplomazia, s'impone l'opinione pubblica].
1718. Hfmm. — a. III. V. VI. 5-6, 1902, — Bianclil R.. La Filosofia
in Italia nel sec.XIX.
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PKKIODO DKL K180KG1M1SKTO ITALI AMO 541
1719. Rlw. — a. IV, V. XIII, 2, 1903. — Sftiavelli G^ Epigrammi
politici e letterari noti^ malnoti^ ignoti [La massima parte del sec. XIX].
1720. MdaS. — XXV, 1902. - Albert N. V. L., Vie de M. l'abbé
Jean Mercier ehanoine de la cathédrale d'Anneey^ siiivie d'une elude
speciale des souvenirs historiques d'Anneeg [Sec. XIX].
1721. Hmu. — IX, l, 1902. — Barini G., Noterelle BeUdniane. —
Monaldi G., A proposito del centenario di Vincenzo Bellini [Con docc.
riguardanti i diritti d'autore manomessi; i mss. di B. ; i funerali di B. ;
la predilezione di Rossini per l'Autore della Norma, eto.].
1722. R«r. - II, 9, 1902. — Bernardy A. A., Un autografo di
A, Canova a S. Marino [Una lettera del 1818].
1723. M. — XXU, 19, 1902. — Repplier A., Allegra, la figlia di
Byron [Da un artìcolo della «Atlantic Montly» aprilo 1902: Dall'età di
T} anni, Allegra fu educata in Italia a Bagnoca vallo, la madre tentò di
rapirla dal convento, dove morì nel 1823],
1724. Rin. — 1902, l aprile. — Ferodi E., T prigionieri dello Spielberg
in luce austriaca.
1725. Rb«. — XIII, 1902. — Mazzi C, Le carte di Pietro Giordani nella
Laurenxiana [Continuazione del volume e anno precedente della Rivista].
1726. CeEL. - U, 7-8, 1903. — ^wApeAXJj., Le tombe dei Leopardi:
la nuora Chieda di S. Leopardo nel territorio di Recanati. Onorande al
nipote di Giacomo L.
1727. Raf. — XIX, 1902, maggio. — Rocchi, Il generale Francesco
Antonio Oiivrro e il forte di Hard [Narra il famoso passaggio dei francesi
a Bard, la distmzione del forte ordinata da Napoleone il 25 giugno 1800
o la ricostruzione impresa da Carlo Felice nel 1827 condotta a termine nel
1838 secondo i dettami dell'arte moderna, la quale illustra il nome del
vercellese Antonio Olivero, nato nel 1794, ufficialo nel 1815. L'A. rifa
brevemente la storia della memoranda fortezza con documenti e disegni in
appendice].
1728. Rb/. — Xm, 1, 2, 5, 6, 1902. — Benelli Z., Epigoni Fosco-
liani. Lettere di Giulio Foscolo e della Quirina Magiotti [Due lettere
alla sorella da Wessely, 1830].
1729. Rbf. — XUI, 1, 1902. — Baccini G., Di Pietro Gironi e dei
suoi scritti,
1730. Rnl. — \V, 1-2, 1902. — Spigardi A., Le medaglie dei Con-
g ressi degli scienziati italiani 1839-1875.
1731. Rbe. — XIII, 7-8, 1902. — Bianchini G., Lettere inedite di
Luigi Carrer a Giuseppe Bianchetti 1822-1848 [Nove lotterò pubblicate
testualmente].
1732. Rf««. — a. TV, I, 3, 1902. — Momigliano F., Il pensiero
sociale di Carlo Cattaneo.
ir33. nfmm. — a. Ili, v. VI, 4, 1902. — Orano P., Carlo Cattaneo
e la sua dottrina scientifica.
1734. Rag. — XIX, 1902, gennaio. — De MayoG.. Pel monumento
ad un glorioso artigliere [Ricorda la gloria di Enrico Cosonz a Malghera
e Venezia nel 1849].
1735. AiV. — S. 8, III, 1901, — Pascolato A., I profughi Veneti e
Lombardi a Venezia nel 1848 [Doco. 26, conservati da Antonio Berti].
1736. AmdM. — S. 5, 11, 1902. — Frati C, Utia lettera inedita di
ì "incen xo G i oberi i.
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5):^ SPOOLIO DKI Pr:UlODlCI
17;}7. AraZ. — S. 3, F, 1901-1902. — La Corte CaillerG.. Lioiwtdo
Vigo a Giuseppe O rosso- Caeopardo [Pubblica 24 lettere tra il 1S:>4 e il
1S5G, avanzi di una lunga corrispondenza durata in interi-ottamente 34 anni
tra il Cacopardo storico dello bollo arti in Sicilia e il noto patriota illu,<itn*
cittadino di AciJ.
1738. M. — XXII, 24, 1902. — Rnmbold Q., Un diplomatico inglese
a Torino [Dalla e National Koview » maggio 1902: reminiscenze dell'A.
iittachò all'ambasciata inglese di T. nel novembre 1849: parla della Società
torinese, dei partiti politici dei liberali e dei codini, della nobiltà, dell'am-
biente sim])atico della città e dintorni, della corte, infino della marchesa
Ippolita d'Adda].
1739. RS. — XLIII, 2, 1902. — Bruchet et Seraud, iS'^>wr rf'i;//r«n^
Arago en Savoie [Durante il suo esiglio vei-so il 1850; nel 1856 il ministro
Battazzi gli concede di stabilirsi ad Annecy ma sotto la sorveglianza della
polizia]
1740. Rre. — S. 3, a. XIII, v. XL, 2. 1902. - D'Heylli G., Us quatre-
ringt nns d'une tragédienne : Uachel et la Ristori [Dai trionfi del 1855].
1741. Rrf. — R. 3, a. X\\\, v. XL. 3, 1902. — Ferrerò G., Le patriotime
iialien [Dal 1859 ai giorni nostri].
1742. RS. — XLIII, 1, 1902. — Clerc, Not ice d'une poesie italiemìe
très repandue au moment de Vanne-xion de Savoie en 1860 expriviant
Ics regrets causés par cet évènement.
1743. Rdilp. — IV, 2, 3, 4, 1902. — Ro£»zkowski G., la rerii^ion
de la convention de Genève [Dal 18(34 ai giorni nostri].
1744. RD. — CXIII, 2. 1902. — Fester R., Biarritx.. cine Itismarrk-
Sfudie [Considerazioni].
1745. Rsg. — XIX. 1902, luglio-agosto. — De Rossi K., Il telegrafo
da campo presso il corpo dei volontari italiani nella campagna del 1860.
174'). CoEL. — L 18, 1902. — Cesaresco Martiiieii^o, Una Mera
di Hugo per Manin [Predice il trionfo di Manin in Venezia, quello di
Garibaldi in Koma, mentre la Francia libera stenderà la mano por com-
piere Punita d'Italia].
1747. Rg. ~ XXXVIII, l. 1902. - Woeste Cli., Le second Empire
[A proposito del 5" volume di P. De I^a Gorce, con accenni naturAlmeut*^
anohe allo questioni italiane].
1748. CoEL. — 1, 21. 1902. Falconi A., Garibaldi poeia [Ripro-
duce oltre versi già noti, caldi d'amor jiatrio, due poesie inedite di cui una
in francese, inspirata da Victor Hugo].
1749. BurS. — P. 4, XXllI, 69, 1901. — Rod E., GarihaUi dam
la lift arature iialienne.
1750. RiL. — S. 2, XXXV, 20, 1902. - MartinaBZoIi A, Una
lettera di Domenico Berti su Nicolò Tommaseo [Diretta al Bernardi il
4 maggio 1870 a proposito della morte del grande patriota].
1751. BupS. — P. 4, XXin, 67, 1901. — Glardon A., Sourefiirs
d'Henriette Meuricoffre [E. Grey moglie al MeuricofFre rappresentante della
Svizzera presso il Re di Napoli, vide con entusiasmo la caduta dei Borboni
e Parrivo di Garibaldi: prestò personalmente opera insigne di assistensa
non solo in quelPoccasione ma ancbe sempre quando Napoli fu sotto l'in-
cubo di disastri come il terremoto d'Ischia, il colera ; mori benedetta nel 1899).
1752. AaP. - S. 2, VII, 1902. — Croce B., De Sanctis e Schopenhauer
[A proix)sito del dialogo « Schop. e Leopardi » riporta il giudizio onorevoli»
del filosofo tedesco sul primo critico italiano e narra lo circostanze ia
cui questi esule e professore a Zurigo apprese quel sistema filosofico.
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PKUIODO DKL BIS0KQ1X1KNT0 ITALIANO 543
1753. CcEL. — I, 1, 1902. — A. D. G., Stefano Titrr.
1754. CcEL. — I, l, 1902. — Evelyn, Un genio italico: Qiovanni
Segantini,
1755. M. — XXII, 1, 1901. — Tommaso Salvini nelle memorie di
un'attrice americana [Da im capitolo di Clara Morris nel «Me. Clure's
Magazino» die. 1901].
1756. PI. — II, 1-6, 1905. — Mitjana R., Domenico Morelli,
1757. Aalan. — XXU, 1902. — Dalbono £., Gommemoraximxe di
Domenico Morelli,
1758. PI. — T, 22-24, 1901. — Piccione E., Francisco Crispi frag-
mento de la conferencia « el Resurgimento politico y los partidos parlar-
mentarios en Italia.
1759. Rg. — XXXVIII, 12, 1902. — Trogan E , Un nouveau portrait
dii Pape: Leon XIII d^après ses encycliques.
1760. Rin. — III, X, 2, 1902. — Aureli G., Missioni pontificie in
Inghilterra [Durante il pontificato di Leon XIII].
1761. AaT. — XXXVIII, 7, 1902-1903. — Ferrerò E., Oatiden^o
Clarefta [Parole commemorativo con largo spoglio bibliografico dell' opera
deiraccademico f il 17 febbraio 1901].
1702. AiV. — S. 8, IV, p. 1*, 1902. — Lampertico P., Cotnmcvto-
razione di Angelo Messedaglia [Con bibliografia],
1763. AiV. — S. 8, IV, p. 1», 1902. — Giulio Andrea Pirona [Ne-
crologìa e bibliografia;.
1764. Go. — S. 2, XIII, 1, 1902. — Loria A., Cenno necrologico su
Carlo A. Conigliani,
1765. Gd. — X, 6-7, 1902. — Bassermann A., Francesco Saverio
Kraus [Breve necrologia deir illustre dantofilo].
1766. RiL. — S. 2, XXXV, 17, 1902. — Celoria G., Cenni necrolo-
giùi [D. Edoardo Porro, Gaetano Negri, Contardo Ferrini, Cosare Tai-uffi,
Eiccardo Felici, Alfonso Cessa].
1767. RaR. — N. S., XVI, 1902, genn.-febbr. — Sogliano A., Car-
tnelo Mancini [Cenno commemorativo].
1768. RiL. — S. 2, XXXV, 1, 1902. — Beltrami L., Commemora-
xione del m, e. noh. Felice Calvi — Ratti A., Commemorazione del
m, e. Serafino Biffi.
1769. Rffsa. — IV, I, 2, 1902. — Ranzoli C, Gaetano Negri.
1770. Rfoa. — IV, I, 5-6, 1902. — Loria A., Angelo Messedaglia,
1771. Rgl. — IX, 10, 1902. — Campigli P., Note biografiche sul
vice ammiraglio Magnaghi.
1772. Rin. — IV, XII, 3, 1903. — I>e Frenzi G., Un artista scom-
parso Gastone Gommi.
Carlo Contessa.
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lU.
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(1) I libri seflrnatl con asterisco (*) furono mandati alla Ricii^ta, e saranno
argomento di speciale recensione o nota bibliografica.
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STORIA OKNKKALIC 545
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flirista storica italiana, 3» S., il, I. ;0
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p. vi-46, ili. Berlin, G. Reimer, 1903.
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656. Piamptre E., The Life of Dante, In-8. London, Isbister, 1903.
657. Presutti G., Francesca da Ri mini nella storia e nella tragedia
di Gabriele d*Annunx.io. In-16, p. 68. Torino, Streglio e C, 1903.
658. * Dispenza A., Ciacco, le discordie di Firenze e l'anno della visione
dantesca, In-8, p. 139. Palermo, Sciarrino, 1903.
659. Nicoletti L., Dante al monastero di Fonte Avellana, In-8, p. 61.
Pesaro, Federici, 1903.
660. Httcli .r. Ch., Ubertin v. Gasale n, dessen Ideenkreis, Fin Beitrag
%utn Zeitalter Dantes. In-8, p. vii-107. Freiburg i. B.*, Herder, 1903.
661. Corazzini G., La madre di Francesco Petrarca, ln-8, p. 37. Firenze,
Pellas, 1903.
G62. Gioiigo A., Storia dell'antico castello di S. Giovanni di Thiene,
In-8, p. 15. Thiene, Fabris, 1903.
663. Gerbaix de Soiinaz, A7né V da Savoie et les Saroyards n l'cjcpé-
dition de l'evipereur Henri VII de Luxembourg à Home (ISOS-ISIS).
In-8, p. 208. Thonon-les-Bains, Diibouloz, 1902.
664. Kellei* L., Die AnfUnge der Renaissance u. die Ktdtgesellschaften
des Humanismas im 13 n. 14 Jahh. Berlin, Weidmann, 1903.
665. Scarpetta I)., Giovanna I di Napoli. In-8. p. vm-230. Napoli,
Cioffì, 1903.
666. * Biadego G., Cortesia Serego e il matrimonio di Lucia della Scala.
Iii-8,.p 46. Verona, Franchini, 1903.
667. * Lottici S., Di quattro copisti o amanuensi o menanti di Parma.
In-8, p. 8. Parma, Zerbini, 1903.
668. Marchesini A.. Trascrixione di due -atti notarili dei secoli XIV,
XVj con le loro riproduxioni fotografiche. In-4, p. 20. Macerata,
Colcerasa, 1902.
669. Zanntto L., // protonotario Jacopino Del Torso e le sue legazioni
nel tempo del grande scisma (1407-1408). In-8, p. 192. Udine,
(ìanibierasi, 1903.
670. Porta G., Il diritto di placitaìiione in Piemonte e V indulto di
Nicolò V. In-8, p. 147. Torino, Bocca, 1903.
671. Semraii M.. Die Kunst der Renaissance in Italien u. im Norden.
In-8. p. vi-558, IH. Stuttgart, V. Noff Veri., 1903.
672. Saitschick R., Menschen u. Kunst der italienischen Renaissance.
Berlin, E. lIolTmaiin u. C, 1903.
673. Knapp Fi'., Fra Bartolommeo della Porta u. die Schule v. San Marco.
ln-4, p. ix-320, ili. Hallo, W. Knapp, 190B.
674. Felician^eli H., Sulla monacazione di Srera Montefeltro-Sfor.'ia,
signora di Pesaro. In-8, p. 84. Pistoia, Fiori, 1003.
675. Olschki L. 8.. Monumenta typographiea: catalogus LUI primordii
artis typografìcfp. In-4, p. 498 e 1 tav. Firenze, Olschki, 1903.
676. Ferrari G., // Botti celli e l'Antonello da Messina del Musco ci rico
di Piacenr^a. Jn-S, p. 21 e 4 tav. Milano, Allogrotti, 1903.
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550 LIBRI RKCBMTl DI STORIA ITALIANA
677. * Perroiii Grande, Un orafo gefwrese a Messina nel see, XV. In-8,
p. 8. Messina, Amico, 1903.
G78. * Piccioni L., Di Francesco liberti umanista Cesenate. In-16. p. 274
Bologna, Zanichelli, 1903.
679. * Santini N., Bologna sulla fine del quattrocento. In-16, p. 1&4.
Bologna, Zanichelli, 1901,
680. * Portigliotti G., Un grande monomane ^ fra Girolamo Savonarola.
In-8, p. 99. Torino, Bocca, 1902.
<>S1. Gnatteri G., Savonarola e il suo vero carnefice. In-8, p. 16. Firenze,
Nerhini, 1903.
682. Beltrami L., Bramante e la pontieella di Lodovico il Moro nel
castello di Milano. In-4, p. 37. Milano, Allegi-otti, 1903.
683. Colambus C, His Life^ his Work, his Bemains, a-s revealed by
Originai printcd and M, S. Becords. 3 vols., in-8. Ix)ndou, Putnam's.
Sons, 1903.
(>84. * Pen*oni-G rande L., Uomini e cose messinesi de' secoli XV e XVI.
In-8, p. 58. Messina, Trimarchi, 1903.
5. TEMPI MODKRNI (N92-1789).
685. * Scaramelia G., fi lodo del duca di Ferrara fra Firenxe e Veneùa.
In-8, p. 47 (Estr. dal N. Arch. Yen., N. S., V, 1).
686. Visclii N.. La disfida di Barletta : discorso commemorativo. In-ÌQ^
p. 20. Trani, Vecchi, 1903.
iiSl. * Honig R., Bologna e. Giulio II {1511-1513). In-8, p. 85. Bologna,
Treves, 1904.
(>88. Home H., Leonardo da Vinci. In-4, ili. London, Unicom Press, 1903.
689. Séailles G., Léonard de Vinci. In-8, p. 127. Paris, Laurens, 1903.
690. Zanoni E., Paolo Parata neUa vita e nelle opere. In-16, p. vni-316.
Livorno, Giusti, 1904.
691. * Santini N., // comune di Forlimpopoli sotto la signoria degli
Zampeschi (1535-1578). In-8, p. 98. Bologna, Zanichelli, 1903.
692. Knackfoss H., Michelangelo. Ili, p. 106. Bielefeld, Yelhagen u.
Klasing, 1903,
693. Marini F., Luigi Marini segretario della repubblica di Venezia
mi secolo X VI. In-8, p. 43. Treviso, Turazza, 1903.
694. Droysen G., Storia della controriforma. In-8, p. 148. Milano, So-
cietà ed. libraria, 1903.
695. * Dalia Santa G., Bonifazio di Pitali da Verona. In-8, p. 46.
Venezia, Visentini, 1903.
696. Fedele P., Lo stendardo di Marco Antonio Colonna e Lepauio.
In-8, p. 18. Perugia, Unione tip. cooperativa, 1903.
697. * Pilot A., Di alcune leggi suntuarie della repuMica veneta. In-8,
p. 21. Venezia, Pellizzato, 1903.
698. * Pilot A., Un capitolo inedito contro il broglio. In-8, p. 20. Ve-
nezia, Pellizzato, 1903.
699. * Pilot A., Di alcuni versi inediti sulla peste del 1575. In-8, p. 10.
Venezia, Pellizzato, 1903.
700. Faccio C, Oiovan Antonio Barxi, pittore vercellese del set. XVI.
In-8, p. 239. Vercelli, Gallardi e Ugo, 1902.
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TKlfl'l HODKRNl 551
701. * De Benedictis L., Della vita e delle opere dì B. Tomitano. I11-8,
p. 122. Pàdova, Prosperi ni, 1903.
702. * Frati L., Qale-azxo MarcJìeotti de' Calvi ìiella vita pubblica e
privata. In-8, p. 113 e ritr. Bologna, Zaniolielli, 1903.
703. * Sforza G., Le relazioni di Alberico 1 Cibo Malaspina principe
di Massa con V Algeria y il Fex^ la Persia ^ V Inghilterra^ la Cina e
il Giappone. In-8, p. 10. I^ Si)ezia, Zappa, 1903.
704. * Busatto N., La poesia eroicomicn. In -8, p. 31. Venezia, Orfano-
trofio di Pellizzato, 1903.
705. * Pellegrini A., Relazioni inedite di ambasciatori Lucchesi alla
corte di Madrid (sec. XVI-XVll). In-4, p. 96. Lucca, Pellicci, 1903.
706. * Pellegrini A., Indice alfabetico dei nomi propri che ricorrono
nelle relax,ioni degli ambasciatori lucchesi, In-4, p. 35. Lucca,
Pellicci, 1903.
707. * Société dliistoire et d'archeologie de Genève, Documents sur V esca-
lode de Genève. In-8, p. xr-486. Genève, Georg e C, 1903.
708. Becdelièvre A., L'Escalade de 1602, In-16, p. 172. Paris, Picard
et fils, 1903.
709. * Bosetto N., / * Medaglini e Medaglioni*. In-8, p. 10. Padova,
Società Cooper, tipogr., 1003.
710. Leanti G., Paolo Maura di Mineo e la poesia satirico-burlesca di
Sicilia nel secolo XV [L In-8, p. xii-288. Avola, Piazza, 1902.
711. * Tordi D., L'i stampa in Orvieto nei secoli XVI e XVII. In-8,
p. 84. Perugia, Unione tip. cooperativa, 1903.
712. * Morsellino Avila F., La Genesi della Rivoluzione del 1647 in
Sicilia, In-8, p. ix-78. Palermo, Era Nova, 1903.
713. * Bo3Sola A., L'assedio di Valenza del 1656. In-8, p. 34. Ales-
sandria, E'iccono, 1903.
714. * Giorcelli G., La tragedia di Bergamasco nelVAcquese del 14
aprile 1686. (Estr. dalla Riv. di storia di Alessandria), ln-8, p. 242.
Alessandria, G. M. Piccono, 1903.
715. Le Pippre, Dernier mot sur le Masque de fer. In-8, p. 40. Paris,
Charles-I^ vanzoUe , 1 903 .
710. Cavalli M., Degli scrittori politici italiani nella seconda metà del
sec, XVIL In-16, p. 121. Bologna, Zanichelli, 1903.
717. Des Ursins, Madame des Ursins et la suece^sion d' Espagne, In-4,
p. 175. Nantes, Grimaud et fils, 1903.
718. Hausson ville. La Duchesse de Bourgogne et l'alliance savoyarde
sous Louis XIV, In-8, p. 440. Paris, Calmann-Lévy, 1903.
719. Lameire J., Les occupations milifatres en Italie pendant les guerres:
de Louis XIV. In-8, p. viii-400. Paris, Rousseau, 1903.
720. * Begey M., Per un'opera inedita di Pietro Giannone In -4, p. 30.
Torino, Clauscn, 1903.
721. Giovanni N., La vita siracusana nel settecento. In-8, p. 14. Sira-
cusa, tip. del Progresso, 1902.
722. * Cavatorti G., Uno sguardo a Reggio di Lombardia nel settecento.
In-8, p. (32. Firenze, Società fiorentina, 1903.
723. * Man freni C, Lezioni di storia d'Europa e specialmente d' Italia^
dal 174S ai dì nostri. In-16, p. viii-391. Livorno, Giusti, 1904.
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002 LIBRI K^CICNTI DI STOttU ITALIANA
6. PEUIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789 1815).
724. Viriea, La Revolution franoaise raeontée par un diplomate et ranger.
Correapondance dti bailU de Virieu^ ministre plénipotentiaire de
Parme {1788-1703). ln-«, p. xxxi-50G. Paris, Flammarion, 1903.
72 j. Ruggieri N., Vincenzo Cuoco: studio storico critico con un ap-
pendice di documenti inediti, In-16, p. 222. Rocca S. Casciano,
Capponi, 1903.
726. * Ottone G., Vincenxo Cuoco e il ri speglio della coscienxa nazionale.
In-8, p. 01. Vigevano, Unione tip. Vigevanesc, 1903.
727. Mathien, Le Concordai de 1801, In-8, p. 390. Paris, Pcrrin et C, 1903.
728. Descostes F., Les Émigrés en Savoie, à Aoste et dans le pays de
Vaud {1790-1800). In-8, p. 351. Cliambéry, Peirin, 1903.
729. * Sorel A., L'Europe et la revolution franca ise, 6e partie {1800-1805),
In-8, p. 526. Paris, Plon-Nourrit, 1903.
730. Nardi P., Dell' intelligenxa di Vittorio Alfieri. In-8, p. 54. Forlì,
Boidandini, 1903.
731. * Braggìo C, Per il primo centenario di Vittorio Alfieri dalla
sua morte. In-16, p. 48. Messina, Trimarchi, 1903.
732. * Porena M., Vittorio Alfieri e la tragedia. In-16. p. 403. Milano,
Hoepli, 1904.
733. * Sforza G., Vn feudatario Giacobino. In-8, p. 44. La Spezia,
Zappa, 1903.
734. Masson F., Napoléon et sa famille. Paris, Olloudorff, 1903.
735. * Rinieri J., Gorrispondenxa inedita dei cardinali Coìualvi e Paeea
nel tempo del congresso di Vienna (1814-1815). In-8, p. lxxxii-774.
Torino, Unione tip. editr , 1903.
736. * Marchesi B., Il PodcMà di Milano Conte Antonio Durini. In-8,
p. 41. Milano, Cogliati, 1903.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1900).
737. Turiello P., // secolo XIX. In-16, p. 189. Palermo, Sandion, 1902.
738. * KMemer H., // secolo XfX descritto ed illustrato, VoL III,
fa.sc. 95-100. In-8 gr., da pag. 241 a p. 360. Fase. 15" dell'Atlante.
Milano, Soc. editr. libr., 1903.
739. * Comandini A., L'Italia nei cento anni del se/^olo XIX. Iu-16.
disp. 38-39, da p. 809 a 936. Milano, Vallai-di, 1900-903.
740. Martinengo-Cesarei^co, E., Italienische Patrioten. In-8. p. vn-34S.
Leipzig, G. Wigand, 1903.
741. Cerro E., Fra le quinte della, storia: contributo allo studio del
risorgimento politico d'Italia, ln-16, ]). xv-275. Torino, Bocca, 1903.
742. Bechini N., Annali d' ìtali a in conti nuax-ione al Muratori^ al Coppi
e al Ghiron. Anno 1871, In-4, p. 22 e 1 tav. Pisa, Valenti, 1903.
743. Brofferio A., / viiei tempi. Voi. I-III. In-16, p. xxi-477, 573. 409.
Torino, Strcglio, 1903.
744. * Romano M., Lettere inedite e sparse di Costanxa Monti Perticari.
In-10, p. 340. Rocca S. Casciano, Cappelli, 1903.
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PKBIODO DML RiaOBGlMIIlfTO ITALUKO 553
745. * Romano M., Gostanxa Monti Pertieari, In- 16, p^ 243. Rocca
S. Casoiano, Cappelli, 1903.
746. Giongo A., Ricordi storici del Trentino, eolV eroico assalto de* Thienesi
al castello di Rovereto nel 1847, In-8, p. 56. Thiene, Fabris, 1903.
747. * Oxilia G. U., La Campagmi toscana del 1848 in Ijonibardia,
In-8, p. 404. Firenze, Seeber, 1904.
748. Ovidi E., Roma e i Romani nelle eampagiìe del 1848-49 per l'in-
dipetidenxa italiana, Jii'ì^^ P- (16), 552. Torino, Roux e Viarengo, 1903.
749. * Gimegotto C, Cesare Rosaroll al forte di Malghera e alla batteria
di Sant'Antonio. In-8, p. 18. Padova, Società coop. tip., 1903.
750. fiarbàrich È., Memorie storiche stdl' assedio di Osoppo. In-8, p. 160.
Udine, Del Bianco, 1902.
751. * Michel E., L'ultimo mazziniano (1857): episodio di storia toscana.
In-8, p. \a-114. Livorno, Belforte e C, 1903.
752. * Ufficio storico del Gofpo di Stato Maggiore, La battaglia di Co-
sielfidardo, In-8, p. 108. Roma, Genio Civile, 1903.
753. * Colombo A., Nel centenario di Angelo Btofferio {1802-1902).
In-16, p. 164. Ceva, Randazzo, 1902.
754. Donaver F., Vita di Giuseppe Maxxini. In-16, p. 469. Firenze,
Le Monnier, 1908.
755. * Gaelpa L., La mente^ la dottrina e l'opera di Giuseppe Maxxini
nella storia della civiltà del secolo XIX. In-8, p. 16. Biella, Àmosso, 1902.
756. Canevazsi G., Francesco Selmi patriotta, letterato^ scienziato^ con
appendice di lettere inedite. In-8, p. vii-266. Modena, Forghieri e
Pellequi, 1904.
757. Hinghetti M., Lettere a Leopoldo Galeotti^ pubblicate con prefaxione
e noie da Domenico Zanichelli. In-8, p. 73. Bologna, Zanichelli^ 1903.
758. ""Lanza D., Paolo Metile. In-8, p. 24. Torino, Sacerdote, 1903.
759. Bemsi*dini F., Giovanni Bovio. In-8, p. 32. Napoli, Melfi e Joele, 1903.
760. O' Byfne J., The Life and Pontificate of Pope Leo Xlll. In-8,
London, Washbourne, 1903.
761. Chiarini G., Memorie della vita di Giosuè Carducci^ raccolte da
un amico. In-16, p. 470. Firenze, Barbera, 1903.
762. Corsi C, Confutazioni alle lettere del generale G. S. Pianeti e
ricordi famigliari delia contessa Eleonora Ludolf-Pianell ed all'opera
« // generale Pianeti ed il suo tempo del capitano Giangiacomo Fé-
lissenii>. In-8, p. 96. Napoli, Batelli, 1903.
763. Brossanlt E., Histoire de V union monétaire latine In-8, p. 207.
Rennes, imp. des arts et manufactares, 1903.
764. Anglolini A., GinquanVanni di socialismo in Italia. In 8, p 160,
Firenze, Neibini, 190.3.
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IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Xaove Riviste, Indici e Annuari. ^ Per opera dei marchesi P. MaQ
Swiney e P. Viti-Mariani fu ripresa la pubblicazione del Cosmos caiholieus
in formato diverso, col nuovo titolo di Cosmos illustrato. Mira ad essere
nn Magaxine moderno ed eclettico, che aprirà le sue colonne agli ingegni
italiani e stranieri, liberi di esporvi le loro teorie e dottrine in materia
d^arte, scienza e letteratura, entro là cerchia della fede e della morale
cattolica. Numeróse ed eleganti le illustrazioni, edite dall'istituto italiano
di arti grafiche di Bergamo. £sce una volta al mese in fascicoli di 100 pagine^
al prezzo annuo d'abbonamento di lire 15 por l'Italia e lire ) 9 per P£stero.
Dobbiamo dare in ritai-do, perchè soltanto ora ce ne sono inviati alcani
numeri, l'annuncio di una nuova rivista storica bimestrale * Le Marche»
che si pubblica a Fano sotto la direzione del dott. Giulio Grimaldi. Il periodico,
che si propone di illustrare la regione marchigiana nella storia, nell'arte e
nello lettere, è già al suo terzo anno di vita ed ba pubblicato un buon numero
di articoli e documenti, frutto di nnove ricerche nei molti e ricchi archivi
di quelle città. Non ci è possibile riportare il sommario completo delle tre
annate e dovremo per ciò ricordare solo alcuni fra gli articoli che ci sem-
brano più importanti : An. I (1901) G. Grimaldi. Fano e il Sacco di Roma-
dei 1527. M. MoRici. Una lettera di P, Collemtecio a Lorenzo il Ma-
gnifico. Id. id. Pandolfo CoUenuccio^ procuratore di O. C, Varano. Id.
id. L'' Archivio Urbinate nel IL Areh. di Stato di Firenze. R. Mawotti.
Documénti riferib li al governo di Cesare Borgia ndV Areh. ^Notarile di
Fano. A. Saviotti. Di mi inedito carteggio di B. Baldi. G. Natali. Per
la storia delle relazioni fra Dante e Cecco d'Ascoli. — An. II (1902).
G. Grimaldi. Fabriano e il sacco dì Roma del i527. 0. Marinelli. Ma-
teriali per la storia della cartografica marchigiana. G. Luzzatto. // cen-
siìnento della popolazione nel due. rf' Urbino nel sec. X VI. G. Grimaldi
E G. Luzzatto. Ipiù antichi « libri consiliari » di Fabriano (1293-1327).
— An. Ili (1903 >. F. Madiai. Federico da MontefeUro nelle sue relazioni
eoi parenti. F. Dellaoenga. Il generale Cialdini alla battaglia di Castel-
fidardo. G. Luzzatto k G. Gri>lvldi. Indice delle riviste storiche marchi-
giane dal 1860 al 1902.
Riceviamo dalla Direzione del Museo nazionale del Messico i due primi
numeri degli Anales e i tre primi del Boletin del Museo nacional de-
Mexico. Gli annali contengono articoli e studi inediti dei professori del
Museo concernenti l'archeologia e la storia naturale del Messico, non che
biografie di storiografìe antiquari messicani e stranieri, e bibliografie ; non
sono esclusi scritti di forestieri tradotti in castigliano. Il Bollettino è riser-
vato alla pubblicazione dei cataloghi, informazioni, elenchi di opere, perio-
dici e doni varii pervenuti al Museo, notizie storiche, archeologiche e scien-
tifiche 0 brevi relazioni di esplorazioni.
11 dott. Michele Pinna ha pubblicato in un elegante volume di pagine
xv-223 Vindice dei documenti cagliaritani del R. Archivio di Stato dal
1328 al 1720 (Cagliari, tipo-litogr. commerciale). 11 volume contiene: 1**
l'Elenco dei sovrani, che regnarono in Sardegna dal 1323 al 1720: 2» TElenco
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NOTIZIB K COMUNlCAZiOìd tJÒtf
dei regi rappresentanti, che governarono la Sardegna dal 1323 al 1720^
8^ rindice dei documenti cagliaritani; 4' la Rubrica alfabetica nominativa
delle materie contenute neirindice; 5<> un'appendice con 19 patenti, di
nomina ad impieghi civili e militari; 0** un'altra' appendice con otto tabelle
cronologiche degli arrendameli ti od appalti delle i-endite reali. I documentr
contenuti nell'Indice per ordine cronologico sono 1200; vi si designa il con-
tenuto nella forma pii\ sommaria' e compendiosa. Un'ampia prefazione
chiarisce i criteri, che guidarono T Autore nel suo pregiato lavoro, di cui;
^li studiosi sapranno apprezzare il grande vantaggio.
È comparso V Annuario della Nobiltà italiana dell'anno 1903, com-
pilato dal Crollalanza, in un voi. di pag. xV-1186. Esso è cresciuto ancora
di mole, ammontando a ben 388 le famiglie per la prima volta inserite, di
cui 108 con lo stato personale, limitandosi per le altre la notizia ad un breve
cenno storico ^oironunciazione dei titoli e la descrizione dello stemma. Non
ostante i difetti, inevitabili in questo genere di pubhlicazione, ossa merita
di essere incoraggiata anche nell'interesse degli studi storici.
Piibblicaxionì storiche varie. — La Biblioteca di filosofìa contem-
poranea pubblica un volume di Alfredo Fouillée, Esquisse psychologique
des peuples européens (Paris, Felix Aloan), che, se non è un lavoro sto-
rico^ si fonda sulla storia e giova ad illuminarla. Premesse le basi della
psicologia dei popoli, che l'A. ritiene specialmente etniche e sociologiche,^
il Fouillée prende in esame il popolo greco, italiano, spagnolo, inglese,
tedesco, russo, francese, con appendici sull'Austria, la Svizzera, l'Olanda,'
ii Belgio, i Paesi Scandinavi , ricercando di ciascuno la razza, il tempera-
mento, la tendenza, lo spirito fìlosofioo e scientifico, la religione, la morale,
le condizioni letterarie e artistiche, il genio sociale, per indurne il tipo
psicologico. All'Italia sono dedicate circa 90 pagine, in piccola parto rivolte
allo studio del popolo romant>, nel rimanente a spiegare la formazione del
tipo moderno q a divinarne l'avvenire. Oouchiudendo, respinge le recenti
teorie sull'inferiorità nativa e sulla degenerazione delle stirpi neo-latine
in comparazione con le Anglo-sassoni.
ìaAllgemeine Yerlagegesellschaft di Monaco (Baviera) ci annunzia la
pubblicazione ài y^ìask lllustrierte Oeschichte dèr Aatholischen Kirehe^ cxL-
rata dai professori J. P. Kirsch di Freiburg-Schweiz o V. Luksch di Leit-
meritz, edita dalla Ijeo-Geselhchaft di Vienna in circa 25 fascicoli, con 50"
tavole od oltre 800 illustrazioni al testo. La prima dispensa testò apparsa
in luce promette bene della giandiosa ed elegante opcia.
IjHistoire de Franee^ diretta da Ernest Ijivisse, con la Parte 1* del
tomo 2", testé pubblicata, conduce senza internizione le vicende della
Francia dalle origini alla fine del regno di Francesco I. Il nuovo voliune
intitolato Le ChristianismCf les Barbar es^ Mérotingiens et Carolingiens (1)
è redatto da tre valentuomini, quali sono C. Bayet, C. Pfìster e A. Klein-
clausz. É un periodo molto complesso, perchè narra come la società romana
si trasformasse e la società germanica si organizzasse sotto l'impressione
del cristianesimo, rappresentandoci l'evangelizzazione delle Gallio, i caratteri
della romanità decadente e delle sorgenti razzo germaniche, le idee, i
costumi e le istituzioni dell'età merovingia, il rinascimento della civiltà con
Oarlomagno e la successiva declinazione fino allo spegnersi della stirpe
carolingia, e le origini del feudalesimo.
La collezione dei testi per servire allo studio e all'insegnamento della
storia ci ha dato di recente i Mémoire^ de Philippe de Commynes (2) in
nuova edizione del testo, formata sopra un manoscritto inedito e completo.
(1) Paris, liln-. Hacìiette e C, ino«.
(2) Paris, Alphonse Picard et flls, U)01-0:J.
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550 voTisii I coMUiriCASioaii
ià proprietà di Anna di Polignac, contessa di La Rochefoucauld, nipote
lei r Auto ro, con un'ampia introduzione ed erudite copiose annotazioni del
sig. B. De Mandrot. t duo volumi riguardano il periodo di tempo trascorso
dal 1464 al 1498. È nota l'importanza di questa Memoria per la storia
francese: ma non conviene dimenticare che i libri Vii e Vili riguardano
pure 1^ Italia, narrando minutamente la spedizione di Carlo Vfll nel
regno di Napoli e le conseguenti lotte. Questa diligente pubblicazione è
anche meritevole di ricordo per la ricca bibliografia e per la accuratissima
tavola analitica dei nomi delle persone e dei luoghi menzionati nei testo.
Il comandante M. II. Weil, più volte ricordato dalla e Rivista sto-
rica», specialmente per i cinque tomi sul principe Eugenio e Murat, ha
dato alle stampe altri due volumi (1), contenenti le Memorie del generale
russo Barone di I^oevenstcrn, n. nel 1776, m. nel 1858. Ufficiale intelli-
gente, colto e bravo, di carattere equanime scrisse queste Memorie, non
a scopo polemico od apologetico, ma a testimonianza del vero ; e della loro
importanza il AVeil riporta le dichiarazioni autorevoli del cancelliere di
Nesselrode, e dei conti Kisseleff e Pan in, a cui orano state comunicate
dair Autore. Esse non riguardano 1* Italia, ma un periodo storico dMnteresse
generale: \^ il movimento politico-militare dal 1794 al 1809; 2^ le vicende
franco-austro-russe dal 1809 al 1812; 3<' la spedizione di Russia del 1812:
4* la campagna germanica del 1813 ; 5^ la campagna francese del 1814. Chi
non è attratto dal racconto naturale d'un testimonio oculare di avvenimenti
cosi gravi per la storia d ^Europa, e cosi curiosi per la folla degli attori che
vi operarono?
Il sig. Charles Grolleau ha testé dato in luce, con prefazione di JuleR
Claretie, un curioso ed interessante diario d^un soldatQ, che servì la Francia
in tutto il periodo della rivoluzione e dell' impero ^2\ Le eapitains Fran^ifù,
nato in Piocardia nel 1777, arruolatosi quindicenne, comincia la sua car-
riera militare a V^almy, fa la campagna del Belgio e d Olanda, poi d'Italia
nel 1796; guerreggia in Egitto e in Siria dal 1798 al 1801; prigioniero in
Siria divien membro della casa militare dell'emiro; a Costantinopoli entra
nei giannizzeri ; fugge e raggiunge a Udine nel 1803 il suo reggimento:
prende parte alle campagne del 1805, 1806 e 1807 contro gli Austriaci, i
Prussiani e i Russi ; combatte in Ispagna, trovasi a Baylen, è fatto prigione
a Xeres; segue la spedizione e la ritirata di Russia, e assiste in Germania
e Francia all'eroica difesa delle armi francesi ; torna a guerreggiare nel 1815
a liigny, a Waterloo e nel ripiegamento su Parigi ; nel 1824 è collocato
a riposo come capo onorario di battaglione. Nella quiete della vita dome-
stica a Nantes scrisse le sue Memorie, vero romanzo vissuto, ricco di par-
ticolari nella sua forma scarna ma profondamente drammatica.
11 sig. Ernest Seilliòre presenta uno studio di filosofìa della storia
nel suo ampio lavoro Le comte de Qohineau et l'aryanisme hisiorique
(Paris. Plon-Nourrit et C, 1908). L'Arianismo è definito una filosofia della
storia, che attribuisce le conquiste morali e materiali delPumanìtà all'in-
fiuonza quasi esclusiva della razza ariana, onde rimpero avvenire del mondo
assicurato airAriano. Il conte J. A. Do Gobineau, n. nel 1816, m. nel 1882.
più noto quasi in Germania che in Francia, ove s'è costituita una Oobineau-
Vereinigung presieduta dal prof. Ij. Schemann, è considerato come Tini-
ziatoro fecondo di tale histoìre culturale. L'A. ne ricerca il carattere non
tanto nelle vicende della vita, quanto nello spirito dello sue opere, segna-
(1) Mémoires du général-major russe baron de Loevensfem, par M. H. well.
2 t. Paris, Albert Fontemoing, 1903.
f^) Journal du Capitaine Francois, dit le Dromadaire d'Egypte (l*»*-!*»»
publló rl'apn^s le%manuserlt originai par Charles Grolleau. 'i voi. Paris, Charles
Carrliipton, 1903.
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MOTlZIK B COMUNICAZIONI 557
tamente nelle Nouvelles asiatiques, la Renaissance, V Essai sur Viìiégal té
des raees hutnaines, Vhistoire des Perses^ les Souvenirs de voyage^ les
PUiades^ Vhistoire de Ottar-Iarl e VAmadis.
L^Università di Chicago ha commemorato il decennio della sua fonda-
zione in una delle forme più utili e geniali, ossia con una serie dì eleganti
ed utili pubblicazioni, di carattere essenzialmente economico. Annunziamo
i tre volumi, che gentilmente ci furono trasmessi, ossia il 2*>, il 7° e il 9*.
Il 2*^ è opera di Ralph C. H. Catterall, The second batik of the United
States; il 7« è uno studio di P. Breckinridge, Legai Tender^ sulla storia
monetaria inglese ed americana; il O*», lavoro di W. CI. Mitchell, contiene
A hisiory of the Oreenbacks^ con speciale riguardo alle loro conseguenze
economiche. Pubblicazioni elegantissime, ricche di appendici illustrative e
dati statistici, edite dal the University of the Chicago Press, Aggiungiamo
un opuscolo di Thorstein B. Veblen, Loan Credit in Modem Business.
Bibliosraphisches Institut. — Questo grande e benemerito Istituto, che
ha sedo a Lipsia e a Vienna, continua regolarmente le sue notevoli pubbli-
cazioni. Di recente condusse a termine il voi. S° della Weltgeschichte diretta
da Hans F. Helmolt, e i volumi 3» e 4" della 6^ edizione del Meyers
Grosses Conversations-Lexicon.
L'8<» volume della Storia Universale è diviso in 6 parti. La 1», redatta
dal dott. Arthur Kleinschmidt, narra le vicende delPEuropa occidentale al
tempo della rivoluzione francese, del dominio di Napoleone I e della suc-
cessiva reazione fino al 1830. La 2*, scritta dal prof. H. von Zwiedincck-
Siidenhorst, ò diretta a descrivere le nuove formazioni statali e sociali
europee dal 1830 al 1859, e quindi a far la storia dei moti, delle rivolu-
zioni e dello guerre, che lacerarono le disposizioni consacrate dai trattati
di Vienna e dalla santa alleanza. La 3*, del dott. Heinrich Friedjung. ò
tutta destinata alla storia deirunificaziono italiana e germanica dal 1859
al 186^. Ijx 4*, del prof. Gottlob Egelhaaf, compie la narrazione prece-
dente e riassume il movimento deirEuropa occidentale dal 1806 al 1902.
Jj& 5*, del prof. Richard Mayr, risale al secolo XVI e compendiosamente
descrive V evoluzione dello lettere, arti e scienze negli Stati delP Europa
occidentale fino ai tempi nostri. La 6*, del prof. Karl Weule, finisce lo
studio deirest europeo, mettendo in rilievo l'importanza storica delPOceano
Atlantico. Come gli altri volumi, cosi il presente è arricchito di tavole,
carte geografiche, ritratti, e di un minuto indico alfabetico. Siccome Tltalia
occupa un posto discreto in questo volume, specialmente nella parte 3»,
ne riparleremo in apposita recensione.
Il 3" e il 4° volume del Gran Lessico di conversaxione del Meyer
conducono Tenciclopedia dalla parola Bismark- Archi pel al vocabolo Dif-
ferenx, in pagine 922 e 908, oltre alle numerose appendici e tavole,
numerate a parte. I nuovi volumi ci confermano nei primi giudizi. È dif-
ficile poter desiderare un' opera più completa, sotto qualsiasi punto la si
consideri : ampiezza della materia per accrescimento notevole nel numero
delle voci ; obbiettività dell'esposizione aliena dallo spirito di parto politica,
filosofica, ai-tistica e confessionale; modernità delle informazioni, tenendosi
conto delle più recenti pubblicazioni, delle ultime scoperte scientifiche, e
do' personaggi viventi celebri in qualsiasi ramo dell'attività umana. Segna-
liamo in modo speciale le numerose appendici intercalate al testo, che con-
corrono a proiettare maggior luce su recentissime invenzioni, applicazioni
industriali, regioni e città famose nel mondo contemporaneo; e le infinite
illustrazioni, elegantemente incise, che nel campo scientifico, geografico,
topografico, militare, biografico concorrono a chiarire mirabilmente il testo.
Alla sola voce Deiitsch, Deutschland no' suoi vari aspetti sono assegnate
156 pagine, con 36 carte e cartine geografiche, geologiche, otnogi-afichr ,
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558 MOTJZIK I COMUNICAZIONI
industriali, occ, o 16 altro illustrazioni. Come italiani, ci par lecito espri-
jiiere un desiderio, che alle cose e alle ]>ersone nostre si conceda maggior
posto nelle illustrazioni, che ci paiono in complesso perfino eccessive per
i popoli di stirpe germanica, e un po^ scarse |)er le altre nazioni.
Ricordo necrologico. — Il l^ novembre moriva a Charlottemburg
Teodoro Monimsen, in oth di Hi) anni. Nato il 30 novembre del 1817
in una borgata dello Schleswig-Holstein, attese agli studi in Altona e
noiruniversità di Kiol, laureandosi in giurisprudenza nel 1843. Avviato
uirepigrufla dal maestro Ottone Jahn, con un sussidio dal governo danese,
intraprendeva il suo primo viaggio di studi in Italia e in Francia nel l^.
donde tornò in patria solo dopo tre anni. Frutto di questo primo viaggio
furono numerose dissertazioni epigrafiche, la raccolta delle iscrizioni del
regno di Napoli, che nel 1852 pubblicò poi in un volume in folio, e la sua
nomina a professore straordinario noiruniversità di Lipsia. Avendo preso
parte attiva ai moti liberali del 1848, dovette sul)ire un lungo processo, e
benché assolto fu deposto dalla cattedra. Nel 1852 accolse l'invito dell' Uni-
versità di Zurigo, ove insegnò due anni, applicandosi frattanto allo studio
delle iscrizioni romane nella Svizzera, e preparando i materiali per la Sioriu
promana. Nel 1854 passò all'Università di Breslavia, per offerta di quella
Facoltà giuridica, e là pubblicò i primi tre volumi della sua Storia roviana.
che doveva esercitare tanta influenza sull'indirizzo degli studi della roma-
nità. Nominato membro dell' Accademia di Berlino, che gli affidò la dire-
zione del Corpus inscript ionum latinarum^ non ostante le opposizioni
politichò e professionali, ottenne una cattedra nella facoltà filosofica di
quell'Università.
L'attività del Mommson, stata sempre mirabile nella sua giovinezza,
divenne prodigiosa nella maturità degli anni. Viaggi continui di esplorazioni
di monumenti, biblioteche ed archi vii, insegnamento attivo per addestrare
lo nuove generazioni alle ricerche scientifiche, collaborazione operosa alle
Accademie ed istituti scientifici ohe l'avevano per membro, lavori originali
così copiosi, che lo Zangemeister nella bibliografia mommseniana da lui
formata calcolò comprendere (5824 pagine in folio, 1402 pagine in-4, 19310
pagine in-8 e in formato più piccolo. Un volume ci vorrebbe, non un brevo
cenno, solo per enumerare le opere di un injjegno così fecondo e maravi-
glioso. Si ricordi almeno, ch'Egli contribuì efficacemente con lungo e serio
lavoro a rovesciare in Germania (ohimè, non ancora in tutti i Paesi civili!)
le barriere, che si opponevano al riordinamento degli studi universitari,
collegando il diritto pubblico e privato, la filologia, la numismatica, l'epi-
grafia, l'archeologia in un solo grande intento, d'illuminare la storia.
L'attività scientifica non distolse il Mommsen dalla vita politica della
Germania. Fedele allo idee liberali della sua giovinezza e virilità, combatto
in età già avanzata l'assolutismo ministeriale dell'onnipotente Bismark, e
negli ultimi anni della sua vita propugnò l'unione di tutti i liberali col
partito operaio per far argine alla reazione invadente, per contrastare, come
egli si esprimeva « al colpo di Stato, in virtù del quale l'imperatore e lu
rappresentanza popolare tedesca sarebbero sottoposti all'assolutismo d'una
lega costituita a baso d'interessi fra gli Junker e la cappellanocrazia » .
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INDICE DEL VOLUME XX (Il DELLA 3^ SERIE)
1. Prospetto generale.
Recensioni e note bibliografiche.
1.
Storia generale ....
pa(f.
1-145-289.425
2.
Età preromana e romana .
»
38.160-304.423
8.
Alto medio evo .
>
30- 168-320-439
4.
Basso medio evo .
»
36-176-325-445
5.
Tempi moderni ....
»
58-193-343.472
6.
Perio'ìo della rivoluzione francese
»
74-206-360-492
7.
Periodo del lisorgimento italiano
»
80-219-367-497
Appendice
»
376 —
Spoglio dei pei
IIODICI.
1.
Storia generale ....
pag.
90-226 383-504
2.
Età preromana e romana .
»
92-230-390-509
8.
Alto medio evo .
»
100-240-395-521
4.
Basso medio evo .
>
103-242-397-528
5.
Tempi moderni ....
»
113-250-402-531
6.
Periodo della rivoluzione francese
>
122-261-407-539
7.
Periodo del risorgimento italiano
»
124-263-410-540
Elenco dei l
IBRI.
1.
Storia generale ....
pag.
129-268-414-544
2.
Età preromana e romana .
»
131-271-416-546
8.
Alto medio evo ....
>►
134-272-417-548
4.
Basso medio evo .
>
134-272-418-548
5.
Tempi moderni ....
»
135-278-418-550
6.
Periodo della rivelazione francese
»
137-275-420-552
7.
Periodo del risorgimento italiano
>
138-275-420-552
Notizie e comunicì^
iZfONi pag.
139-280-422-554
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r)60 INDICI DIL TOLUm XX (li DCLL4 111 8IB1K
II. Blenoo della opere reoeoeite i^).
\.' Agnoleiti^ Alessandro Braccesi (Gian), 102.
2. Alberti, La battaglia dell' Assìetta (Rocchi), 356.
8. Aleandri, L'antico statuto del Comune di Sefro (B. F.), 464.
4. Allain^ Pline le ieune et ses héritiers (Bonino), 26.
5. Amante e Jìianehi^ Memorie storiche di Fondi (Manfroni), 296.
6. Arte, scienza e fede ai giorni di Dante (Mainetti), 454.
7. Atti Astolfif Una pergamena del 1280 (Labruzzi), 43
8. Axan, Annibal dans les Alpes (Grasso), 812.
9. BarhfigaHo, Gostituzion. del senatus consultam ultimum (De Sanctis). 23.
10. Bellety Le Saint Suaire de Turin (Bollea), 429.
11. Bemardy, Venezia e il Turco (Batti stella), 63.
12. Bertana^ Vittorio Alfieri nella vita, nel pensiero e nell'arte (Cosmo), ()9.
13. Bertant, Pietro Aretino e le sue opere (Cian), 60.
14. Bertoni, La biblioteca estense e la coltura ferrarese (ProfeMione), 341.
15. BiadegOf Cesare Betteloni (Rinaudo), 221.
16. Bonardi, I Padovani ribelli alla repubblica di Venezia (Batti stella). 193.
17. Bonomelliy Dal Piccolo S. Bernardo al Brennero (Mainetti), 425.
18. Bossoia, JjA battaglia di Marenco (Roberti), 79.
19. Bottini'Massay La Sardegna sotto il dominio spagnuolo (Sangiorgio). 64.
20. Brugi, Gli scolari nello studio di Padova nel 500 (A. Bonardi), 198.
21. Busetto, Carlo de' Dottori, letterato del sec. XVII (Ottolenghi). 4aS.
22. Calieri, Statuti del Comune di Troville (Sangiorgio), 333.
23. Gamon^ La guerre napoléonienne (Guerrini), 365.
24. Gapasso B., Fonti della storia napoleonica dal 568 al 1500 (Schipa), H2A.
25. Gapasso C, I^a politica di papa Paolo JH e l'Italia (C. R.), 58.
26. Gappelletii, Storia d'Italia (C R.), 149.
27. Cappelletti, La leggenda napoleonica (Rinaudo), 361.
28. Capponi, Vincenzo da Filicaia e le sue opere (Cian), 61.
29. Garanti, I^a Certosa di Pesio (Rinaudo), 8.
30. Carutti, Qahotto ecc,. Studi Saluzzesi, Cartari, ecc. (Usseglio), 151.
31. Garutti, Supplemento ai Regesta Comitum SabaudisB (Usseglio), 444.
32. Casabianca, Un a\'venturiere a Brolio nel sec. XV (Franciosi), 465.
33. Gaspar, Sicilischen Bistiimer u. Graf Roger I (Sai violi), 321.
34. Chevalier, Le Saint Suaire de Turin (Bollea), 11.
35. -— Le Saint Suaire de Lirey-Chambéry-Turin (Bollea), 11.
36. -— Étude critique sur le Saint Suaire (Bollea), 11.-
37. — Autour des origines du Saint Suaire de Lirey (Bollea), 429.
38. — Le Saint Suaire de Turin et le N. Testament (Bollea), 429.
39. Ghane, Handelsbez. Kaiser Friedr. II zu Venedig, Pisa, etc. (Cipolla), 182.
40. Chopin, Le St. Suaire photographié k Tenvers (Bollea), 11.
41. Gian, Un medaglione del rinascimento (A. Rossi), 195.
42. Golucci, La repubblica di Genova e la rivoluz. francese (C. R.). 74.
43. Conti, Fatti e aneddoti di storia fiorentina (Bollea), 358.
44. Coppini, Piero Strozzi neirassedio di Siena (Casanova), 197.
45. Corridore, Storia della popolazione di Sardegna (Salvioli\ 367.
46. Corsi, Il barone Giovanni Ricasoli Firidolfì (Rinaudo\ 87.
47. Costa, Corso di storia del diritto romano (BrugiJ, 314,
48. Curio, Notizie sulla città di Atinum Lucana (Mariani), 160.
49. D* Ancona, Ricordi ed affetti (Rinaudo), 221.
(1) Il primo nome è quello dell'Autore dell'opera recensita, l'ultimo fra
parentesi è 11 nome del recensente ; il numero, che segue il recensente, segua
la pagina del volume, in cui trovasi la recensione o nota blbllof?rafica.
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DIOICI DKIi YOLUMtf XX (u DILL4 111 6KEIK) 561
50. D'Andermait, Saint Fi*aii(;^ois d'Assise, (Cosmo), J89.
51. De Benedictis^ Vita e opere di Bernardino Tomitano (Luzzatto), 480.
52. Del Giudice, Codice diplom. di Coirlo I e li d'Angiò, III (Schipa), 328.
53. Del Piero, Vita e studi di G. B. Ramosio (Battistella), 349.
54. Del Vecchio G., La dichiaraz. dei diritti deiraomo (C. R.), 492.
55. Di Giacomo j II quarantotto a Napoli iRinaado) 81.
56. Doren, Deutsche Handwerker in mittelalt. Italien '^Cipolla), 452.
57. Du Teil, Rome, Naples, et le l>ireotoire (Roberti), 70.
58. Egidi, Relazione delle cronache viterbesi del sec. XV (Spezi), 190.
59. — - Le croniche di Viterbo di frate Francesco d'Andrea (Spezi), 100.
60. Eìibel, Bullarium franciscanum T. V e VI (Cipolla), 46.
61. — Hierarchia catholica medii »n-i (Cipolla), 446.
62. Fabry, Campagne de Tarraée d'Italie 1796-97 (Guen-ini), 362.
63. Felici Angeli, Sulla monacaz. di Sveva Montefeltro-S forza (Zanelli), 468.
64. Ferlel, Abaissement de la natalité à Rome (De Sanctis), 24.
65. Ferrari, Un comune del Veronese al prino. del sec. XVI (Cipolla), 472.
66. Ferrerò, Domenico Ferrerò (Rinaudo), 86.
67. Filangieri, Il generale Carlo Filangieri (Rinaudo) 83.
68. Finàe, Aus den Tagen Bonifaz Vili (Cipolla), 449.
69. Fioretti (I) di S. Francesco (Cosmo), 184.
70. Fiorini, Lavori preparat. alla nuova ediz. dei R. I. Script. (Zanelli), 322.
71. Floretum S. Francisci Assis. (Cosmo), 184.
72. Francesia, Vita popolare di D. Giovanni Bosco (Rinaudo) 86.
73. Frascheiti, Luigi di Savoia senatore di Roma (Dito), 335.
74. Frati, La prigionia del re Enzo a Bologna (Luzzatto), 183.
75. Fumi, Legazione in Fmncia del card. Aldobrandino (Grilli), 352.
76. Oabiani, Il passaggio per Asti di Pio VII e Napoleone I (Roberti), 79.
77. Gabiani, Rivol. repubbl. e contro rivoluz. in Asti nel 1797 (C. R.), 492.
78. Gallavresi e Lurani, L'invasione francese in Milano (C. R.), 360.
79. Galletti, Memorie intorno al p. Luigi Ricasoli (Tononi), 499.
80. Gebhardt, Contours florentins du moyen iige (Cian), 329.
81. Gennaro, Fra lettere ed armi Zanel'i , 407.
82. Geritile e Ricci, Tratt. d'archelogia e storia delfarte (C. R.), 19.
83. Gerola, ìa dominazione genovese in Creta (Bigoni), 325.
84. Ghio, Notes sur Tltalie contempcrai ne (Rinaudo), 88.
85. 'Gianetti, Trentaquattr'anni di cronistoria milanese (C. R.), 498.
86. Giorcelli, La tragedia di Bergamasco nell'Acquese (Leone), 487.
87. Gotlob, Dio Servitientaxe in XIII lahrh. (Cipolla), 448.
88. Govone, Il generale Giuseppe Covone (1). G.), 223.
89. Grasso, S. Ottone Frangipane nella storia e leggenda (G. Guerrieri), 176.
90. Graziano, Umberto I di Savoia (Rinaudo) 86.
01. Guerrini, La brigata granatieri di Sardegna (Rocchi), 203.
92. Hartmann., Corporis chartarum Itali» specimen (Cipolla), 4.
93. Hartmann, Der Untergang der antiken VVelt (Sai violi), 320.
94. Herre, Europàische Politick i. c>n)rischen Kriege (Cipolla), 344.
95. Hoensbroeeh, DasPapst. in sozial-Kultur. Wirksamk. (G. Capa.sso), 293.
96. Holxapfel, Die Anfiinge der Montes pietatis «Cipolla), 343.
97. Hubert, Antichitii pubbliche romane (C. R.) 19.
98. Huyskens, Kardinal Napolcon Orsini (Cipolla), 327.
90. In onore di Alinda Brunamonte (C. R.), 500.
100. In onore di Galileo Ferraris (C. R.), 500.
101. Isola, Diario dei fatti occorsi in (ienova nel 1847-48-49 (Rinaudo), 82.
102. Kehr K, A., Die Urkund. d. normannisoh-sicil. KÒnige (Cipolla), 178.
103. Kehr, Ergiinzungen zu Falco von Benevent (Cipolla), 321.
104. Kopp, Antichità private dei Romani (C. R.), 19.
105. Kraemer, Il secolo XIX, voi. 2" (Rinaudo), 84.
Rivista storica italiana, 3» s., il, 4. :«
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1
562 IMDiCM DIIi VOLUMK XX (il DKLL4 111 SKRIB)
0(5. Kraus, Il risorgimento d'Italia o Cavour (Rinaudo), 82.
07. Lacroix^ Uistoire de Xapoléon (Guerrini), 495.
08. Larice. Storia del commercio (Sangiorgio).
09. Ijemmens^ Docamenta antiqua franciscana (Cosmo), 188.
10. Jjemmi, Ìa restaurai, austriaca a Milano nel 1814 (Chiattone), 213.
11. Lerme, Renato di Savoia «Usseglio), 475.
12. Lippi, lettere inedite di Giuseppe Manno (Rinaudo), 82.
13. Loth^ Le portrait de Jesus-Christ d'après le St. Suairo (BoUea), 11.
14. Lotcrie^ Christian art and arch(Bology (Rinaudo), 30.
15. Lugano, A. Bargonsis Chronicum Mentis Oliveti (Savio), 329.
16. Luxio, Il processo Pellico-Maroncelli (Rinaudo), 370.
17. Luxxutto, I banch. ebrei in Urbino neiretù ducale (Felici Angeli), 346.
18. LuxxattOf Censimento della popol. nel due. d'Urbino (Felici Angeli), ,S46.
19. Mandonnet^ Règles et gouvern. de Tordo de psenitentia (Cosmo), 189.
20. Manfroniy Storia della marina italiana (Neri), 36.
21. Manfroniy \jà batt. di Gallipoli e la polit. veneto-turca (Bonardi), 330.
22. Mann, The Lives of the Popes in the middle ages (Rinaudo). 441.
23. Martinetti, Un'amarezza toccata a Silvio Pellico (Rinaudo), 220.
24. Martini, l martiri di Belfiore (C. R.), 499.
25. Marucchi. Introd. archeol. et hist. à«Quo Vadis » (Mariani) 25.
26. Masi (7., Beltrami r^ le sue esploraz. in America ^Rinaudo), 80.
27. Masi C, Lettere inedito di G. .Arcangeli (Rinaudo-, 220.
28. Masi E.^ksiì e gli Alfieri nei ricordi d. villa di S. Martino (Boudon io), 299.
29. jVaitei, Sulle cagioni della decadenza delPEtruria (L. M.), 433.
30. Melli, 1/lìritrea sino al 1902 (Roberti), 500.
31. Meyer, Zur Theorie u. Mothodik der Geschichte (Cipolla), 280.
32. Minocchiy Bellosguardo a Firenze (V. Cian). 305.
33. Mollat, Clóment VII et le S. Suaire de Turin (Bollea), 429.
34. Mori, (^enni storici sui lavori topognifìci italiani, ecc. (Rinaudo), 219.
35. Mullateray Le memorie di Biella (C. R.), 304.
36. Negri, Segni dei tempi (Rinaudo^ 221.
37. Neumeyer, Die£ntwic. d. intern. Rechts bis Bartolus Brandileone), 170.
38. Xissen, Italische Landeskunde (Oberziner), 308.
39. Nobili-Vitetleschi, Storia del papato, voi. II (Rinaudo), 441.
40. Ohr, Der Karolingische Gottesstaat (Cipolla), 33.
41. Ohr, La leggendaria elezione di Carlo Magno (Leone), 443.
42. Orlando, (^rteggi italiani : 1» serie, IV (Rinaudo), 80.
43. Orsi, Signorie e principati (Rinaudo), 55.
44. Palmieri^ Antichi vicariati dell'Appennino bolognese (Luzzatto), 461.
45. Pansa, Rei. comm. di Sulmona con altre città d'Italia (G. Guerrieri), 459.
46. Pascal^ Fatti e leggende di Roma antica (Oberziner), 436.
47. Pellegrini, Rei. di amb. lucchesi a Roma nei sec. X V-XVU (E. C), 203.
48. Pianell, Memorie (Rinaudo), 222.
49. Poggi, La Liguria marittima neirepoca romana (I)e Sanctis), 161.
50. Pranxelores^ Niccolò d'Arco (Battistella), 194.
51. Puleio^ Un umanista siciliano del sec. XVI (Cian), 61.
52. Hagneri, due Jolande Sabaude (Bollea), 470.
53. lìeclus e DruniaUi, L'Italia nella natura, nella storia, ecc. iC. R.), 7.
54. Heiset, L'unite d'Italie et Punite d'Allemagne (Roberti), 372.
55. Revillout^ Rappoi-ts hist. des Quirites et des Egiptiens (De Sanctis), 22.
56. Uicciotti-Bratti, I moti romani del 1848-49 (Rinaudo), 220.
57. Rinaudo, Atlante storico. I, Il mondo antico (L. R.), 18.
58. Romano^ Niccolò Spinelli da Giovinazzo (Gabotto), 52.
59. Romixi, Storia del ministero della pubbl. istruzione (Rinaudo), 87.
60. Sabatier, Actus S. Francisci et sociorum eius (Cosmo), 184.
61. Sahioli, Le decime di Sicilia e spec. di Girgenti (Guardione), 34.
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IUDIOA DBIi TOLUMB XX (li DKLL4 III SKRIIB) 563
162. S. Franoisoi legenda) veteris fragmenta (Cosmo), 1«4.
168. Sanna-Solaro^ ìa S^ Sindone che si venera a Torino (Bollea), U.
164. Sansone, G\ì avvenimenti del 1799 nelle due Sicilie (Labate), 200.
1Q5. Sant'Angelo^ Roma, origine, progresso e decadenza (Sai violi), 318.
166. Santi, A. Tassoni e il cardinale Ascanio Colonna (V. C), 351.
167. Sarra^ La rivol. repubblicana in Basilicata nel 1799 (Roberti), 78.
168. Searamella, Alcune antiche carte di Campobasso (Franciosi), 42.
169. Sehaefer, Pfarrk-rke u. Stift in deutsch. Mittelalter (Cipolla), 439.
170. Schnteider, Der Dox u. das Comune Venetiar. 1141-1229 (Cipolla), 180.
171. Seeck^ Kaiser Augustus (G. Ferrerò), 163.
172. Segre, Doc. di storia sabauda dal 1510 al 1536 (Usseglio, 476.
173. Segre^ Carlo II di Savoia dal 1536. al 1545 (Usseglio), 476.
174. Seig'nohos, La méthode histor. appi, aux sciences soc. (Trivero\ 1.
175. Seton Watson, Maximilian I, holyroman einperór ^ Ci polla , 343.
176. Sforza, Un feudatario giacobino (Roberti), 494.
177. Sickel, Zum Karolingischen Thronrecht (Salvioli), 320.
178. Società numismatica. Memorie (Mariani), 430.
179. Spadoni, L'Università di Macerata nel risorgimento iRinaudo\ 82.
1^0. Staffetti, Donne e castelli di Limigiana (Bigoni), 201.
181. Starrahba, Consuetudini e privilegi di Messina (V. L.), 339.
182. Sidney, La question de Saint Jerome (Spezi , 368.
183. Tkouvcnel, Pages do Thistoire du second empire (Roberti), 372.
184. Tropea, La stele arcaica del foro romano (Mariani), 305.
185. Troplong, Influenco du Christ. sur le droit ci vii des Romains (S.), 319.
186. Turba, Gesch. d. Thronfolgerechtes in hasburg-Landern (Cipolla;. 445.
187. Tuni, Machiavelli (Luzzatto), 473.
188. Vaccai, Le feste di Roma antica (F. R.), 434.
JB9. Vaccaronc, I principi di Savoia attraverso le Alpi (Leone), 334.
190^. Vadda, Monografìa di Carrù (Leone), 427.
191. Venturi, Storia delFarte italiana. Voi. I (Rinaudo), 30.
192. Verga, Le corporaz. delle industrie tessili a Milano (Sangiorgio), 487.
193. Vicini, ÌjQ legazioni e la sommossa di Forlì nel 1832 (Rinaudo), 81.
194. Viertel, Tiberius und Germanicus (De Sanctis), 318.
195. Vignon, Le linceul de Jèsus-Christ (Bollea), 11.
196. Vigo, Nelson a Livorno (Roberti), 493.
197. Vivaldi, La Gerusalemme liberata nelle sue fonti (V. C.^, 350.
198. Voigt, Diplom. d. lang. Fiirst. v. Benevento, Capua, etc. (Cipolla), 168.
199. Volpi, JjB feste di Firenze nel 1450 (Gian), 192.
200. Weichardt I^ palaisde Tibère et autres édif. rom. de Capri (C, R.), 162.
201. Weil, liC prince Eugèno ot Murat, T. IH, IV, V (Roberti), 211.
202. Watson, Napoleon (Guerrini), 496.
II r. Blenoo dei periodioi presi in esame.
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la Commission roy èie d'histoire (Bruxelles) . . CraB.
2. American (the) historical Revieic (N^ew-York) . . . HrA.
3. American Journal of Archaelogy (New- York) . . Aja.
4. Analecta Bollandiana (Bruxelles) . . . * . . Ab.
5. Annales de la société d'archeologie de Bruxelles (Bruxelles) AsaB.
6. Aìinales du midi (Toulouse) Ami.
7. Annali dell'università di Perugia (Perugia) . . AuP.
8. AnniMr io delV Istituto di storia del diritto romano della
r, univ. di Catania (Catania) AisdC.
9. Antologia veneta (Feltro) ...'.... AnV.
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564 IMDICII DiL TOLUI» XX (ti MU.4 m 8MIIB)
10. Archiv fur oesterreiehisehe Oesehiekte (Wien) . AgO.
11. Archivio giuridico Serafini (Pisa) AgS.
12. Archivio di psichiatria (Torino) Ap.
13. Archivio della società romana di storia patria (Roma) . AtoR«
14. Archivio storico italiano (Firenze) AsI.
15. Archivio storico per la città e i comuni del circondario di
Lodi (Lodi) AaLo.
li}. Archivio storico lombardo (Milano) AsL.
17. Archivio storico messinese (Messina) AsM.
18. A rehivio storico per le provineie Napoletane (Napoli) . . AsN.
19. Archivio storico Siciliano (Palermo) AsS.
20. Archivio Trentino (Trento) AT.
21. Arte decorativa e industriale (Milano-Bergamo) . . AdL
22. Arte e storia (Firenze) A».
23. Atene e Roma (Firenze) AR.
24. Ateneo veneto (Venezia) AV.
25. Atti della r. accadetnia dei Lincei, Rendicotiii (Boma) . AaLr.
26. Atti della r. accademia dei Lincei. Scavi (Roma) . AaL«.
27. Atti dell* accademia peloritana (Messina) .... AaP«.
28. Atti della r. accadefnia di archeologia^ lettere ed aW* (Napoli) AaaN.
29. Atti della accademia Pontaniana (Napoli) .... AaP.
30. Atti della t. r. accadeviia degli agiati (Rovereto) . AaaR.
31. Atti dell accademia delle scienze di Torino (Torino) . AaT.
32. Atti e rendiconti della r. accademia di scienze^ lettere ed
arti degli Zelanti (Acireale) AraA.
33. Atti d, deputazione ferrarese di storia patria (Ferrara) . AdsF.
34. Atti e meni or e della r. deputazione di storia patria per le
Provincie modenesi (Modena) AmdM.
35. Atti e memorie della deputazione di Romagna (Bologna) . AdsR.
36. Atti del r. Istituto Veneto (Venezia) AiV.
37. Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia
patria (Parenzo) Asasl.
38. Atti della società Ligure di storia patria (Genova) . . AssL.
39. Bessarione (II) (Roma) Be.
40. Bibliofilia (La) (Firenze) B/".
41. Bibliothéque de recale des chartes (Paris) ...» Bcc
42. Bibliothéque de l'école des hautes études (Paris) . Behe.
43. Bibliothéque des écoles fran^, d'Athén. et de Rome (Paris) , BefAR.
44. Bibliothéque univer selle et reme Suisse (I^usanne) . . BnrS.
45. Byzantinische Zeitschrift (Leipzig) ..... BZ.
46. Boletin de la real Academia de la historia (Madrid) . Bah.
47. Bollettino del club alpino italiano (Torino) .... Beai.
48. Bollettino ufficiale della consulta araldica (Roma) . . Bea.
49. Bollettino di filologia classica (Torino) .... Bfc.
50. Bollettino della r. depilazione dist. p. per V Umbria (Perugia) BssU.
51. Bollettino del museo civico di Padova (Padova) . . BmP.
52. Bollettino di paletnologia Italiana (Panna) .... Bpl.
53. Bollettino della società di storia patria^ Ani. Ludovico Anti'
nari negli Abruzzi (Teramo^ BssA.
54. Bollettino della società storica Pavese (Pavia- . . BssP.
55. Bollettino storico bibliografico Subalpino (Torino) . BsbS.
56. Bollettino storico della Svizzera italiana Bellinzona) . BsSI.
57. Bulletin de VAcademie delphitiale Grenoble) . . . BaD.
58. BuUettino di archeologia e storia dalmata (Spalato) . . Ba£D,
59. Bulletin hispanique Paris^ BH.
60. Bulletin italien ^Bordeaux) . BI.
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iMDtCt OffL T61irai XX (il DitLliA III illkit) 5G5
61. Bulletin de la soc. dea gcienoes hist. de la Corse (Bastia) . BshC
62. Bulletin de la soeiété d'4ti$de8 dea Hautes Alpee \Qap) . BsHA.
63. Bulletin de la eoe. nat. de» antiquaires de Ft-ance (Paris) . BsaF.
64. Bullettino dell'istituto storico italiano iRoma) . . . Bisl.
65. Bullettino senese di storia patria (Siena) .... BsS.
66. BuUeiìiho storico pistoiese (Pistoia^ BsP«.
67. Oarinthia : Mitth. d, Oesehichtsver. f. Kdmten (Klagenfart) MgvK.
68. dviUà [La] cattolica Roma) Ce.
69. Gomptes rendus de Vacademie des Ì7iscriptions iParis) . Crai.
70. Oorrespondant [le] (Paris) . C.
71 . Correspondenxblatt der Westdeutschen Zeitschrift fUr JUesch.
«. Kunst ^Trier-Kolnì Cwds.
72. Gosmos eatholieus (Roma' Co.
73. Gosmos^ revue des sciences et leurs applications Paris) . Core.
74. Cronache della civiltà Elleno-Latina (Roma) . . . CeEL.
75. Denkschriften der K. Akademie der Wissensckaften in
Wien (Wien) DawW.
76. Deutsche Rundschau (Berlin) RD.
77. English (Thè) historical Revietc ^London .... HrK.
78. Études pubi, par les Péres de la compagnie de Jesus Paris) £cJ.
79. Géographie (la). Bull, de la soc. de géo^raphie (Paris) . G.
80. Gallerie \le^ nazionali italiane (Roma) . Gnl.
81. Gaiette de heauz arts (Paris) ...... Glia.
82. (liomale araldico genealogico diplomatico Bari) . Ga.
83. Giornale dantesco ( Fii-enze ) Gd.
84. Giornale degli economisti { Roma ) Gè.
85. Giornale della società asiatica italiana ( Roma i . Gsal.
86. Giornale storico della letteratura italiana (Torino) . . Gsll.
87. Giornale storico e letterario della Liguria (Spezia). . GslL.
88. brande (la) revue (Paris). Gr.
89. Hermes ( Berlin » H.
90. fìistorisches Jahrbuch (Miinchen) Hj.
91. Bistorisehe Zeitschrift (Miinchen u. Berlin ) . . . Hs.
92. Jahrbuch des kais, deutsehen archaelog. Instituts (Berlini . JaiD.
93. Jahreshefte dés oesterreichischen archaeologischen Instituts
in Wien (Wien) JaiÒ.
04. Journal asiatique ( Paris '^ . . . Ja,
95. Journal des savants (Paris) Js.
96. Lettttra (la) (Milano) L.
97. lAmeshlat ( Tiier i Lb.
98. Mélanges d'archeologie et d'hisfoire f Paris) . . Mah.
99. iiémoires couronnés et mémoires des savants étrangers
publiés par l'academie royale de Belgique (Bruxelles) .McaB.
JOO. Mémoires de Vacademie des sciences ^ belles lettre^ et arts
de Savoie ( Chambéry ) Ma8.
101. Mémoires de Vacademie des sc'ences, inscriptions et belles
lettres de Toulouse (Toulouse) MasT.
102* Mémoires et documents de la soeiété savoisie^me d'histoire
( Chambéry ) . . MshS.
103. Mémoires et doetnncnts publiés par Vac^idemie salesienne
< Annecy ) Mdas.
104. Af emorie della. r. accademia di scienze, lettere ed orti in
Mod&iia (Modena) . . MaM.
105. Memorie della r. accademia di Torino (Torino) . . MaT.
106. Memorie storiche della città e dall'antico ducato della Miran-
dola (Mirandola) MsdM.
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5()(> IKDtCI PIL TOLUHK XX (u D1U.LA HI 8IR1K)
107. Minerva (Roma) M.
108. Alifterva^ reme des lettre^ et des arts (Paris) . . Mt.
109. àfiscellanea d' storia italiana' {ToTÌno) . . > . Msl.
110. Miscellanea storica della Valdelsa ( CastelfioTentmo ) «\ . MsV.
11 U Miscellanea di storia veneta (Venezia) . »n . MY.
112. Mittheiltmgen des Instituts fur oesterreiehische Geschichis-
forschung (AVien) HgiÓ.
1 13. Monatsckrift f, christliche Soxialre forvi ( Basel ; . . Mcsr.
114. Moj/en (le) dye (Paris) Ma.
115. Napoli nobilissima (Napoli) Nn.
116. Neties archiv (liOipzig) Nar.
117. Convelle (La) reme (Paris Nr*.
1 18. Nouvelle ; evtie historiqu^ de droit fraìu;ais et étranger (Paris) Nrlid.
1 19. Nouvelle revue retrospectice \ Paris ) Nrr.
120. Nuova antologia (Roma) Nan.
121. Nuovo archivio Veneto NaV.
.122. Nuoro bullettifio di archeologia cristiana fRoma) . . Ntiae.
123. Neue Heidelberg Jahrbìicìier (Heidelberg). . . NjH.
124. Neue Jahrbiicher f. d. Klassische Geschichte u. Paeda^ogie
(lieipzig) Nik^.
125. Pensamienio (el) UUino (Santiago) PI.
126. Periodico della società storica per la prò lincia e diocesi
di Como ( Como ) PssG.
127. Philologus (I^ipzig) . Ph.
128. Pubblicazioni del /i*. Istituto di studi superiori in Firenze,
Sezione di filosofia e filologia ( Firenze ) . . . . PissP.
129. Quarierly Ueview (Ixìndon) Qr.
130. Quellen und Forschungen vonpreuss. Jnstitutsin Rom (Rom) QfiP.
131. Jia^segna critica della letteratura italiana (Napoli; . Kdl.
1 32. Rassegna d'arte ( Milano ) . Rar.
133. Rassegna internazionale (Roma) Rin.
134. Rassegna (La) nazionale (Firenze) Rn.
1 35. Rassegna Pugliese ( Trani ) , . . . . . . RPw.
136. Recueil des travaux relatifs à la philologie et à l'archeologie
égypticnne et assyrienne ( Paris ) Tphaea
137. Renaissance (La) latine (Paris) . . . .RI,
138. Rendiconti dell'Istituto lombardo (Milano) • . . RiL.
139. Rendiconto delle toniate dell'accademia di archeologia,
lettere e belle arti (Napoli) RaN.
140. Rendiconto dell' accademia di scienza morali e politiche
(Napoli) RamN.
141. Revista de Aragon (Zaragoza) . . . . . RAr.
142. Revolution ( La ) franpaise { Paris ) Rf.
143. Revue (Là): ancienne revue des revues (Pai'is) . . . Rre.
144. Revue archeologique (Parisi Ra.
145. Revue bénédictine (Abbaye de Maredsous) . . . . Rhen.
146. Revue bleue (Paris) . . RW.
147. Reime celtique (Paris) RCé».
148. Revue des deux inonde^ (Paris) Rdm.
149. Revuede droit international et législation comparée (Bruxelles) Rdilc
150. Revue generale (Bruxelles) R^.
151. Revue generale de droit, législation^ jurisprudence (Paris) R^l).
152. Revue hispanique (Paris) RH*.
153. Revue d'histpire diplomatique (Paris) .... Rhd.
154. Revue d'histoire ecclésiastique (liouvain) . , . . Rhe.
155. Renie d'I^ist, xf^digée à l'état-fnajor ds l'armée (Paris) . Rhem.
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imd:cb dkl'TOlumb xz:.(ti dklli. in sbbik)
507
M.).
I-Roma)
156. Revue d'histoire de Lyon (Lyon)
157. Revue d'htstoire moderne et contemporaine (P&ns)
158. Revue htstorique ( Paris )
159. Revue historiqne de Prorence (Marseille) «^
160. Revue Na^ oléonienne ( Roma ) . .
161. Revue numismatique (Paris) ...
162. Revue de Paris (Paris) ....
163. Revue de phìlologie et d'hist. ancienne (Paris)
ÌM,' Revue des questiona historiques (Paris)
165. Revue des quesiions scienti fìques (Louvain)
166. Revue de la renaissance (Paris)
167. Revue Savoisienne (Anneoy)
168. Reviée de synthès: historique (Paris)
169. Revue de Vuniversité de Bruxelles (Bruxelles)
170. Rheinisches Museum f. Philologie (Frankfurt a.
171. Rivista Abruzzese (Teramo) . .
172. Rivista, di artiglieria e genio (Roma)
173. Rivista delle biblioteche e degli archivi (Firenze-
174. Rivista di filologia classita (Torino)
175. Rivista di filosofia e scienze affini (Bologna)
176. Rivista geografica italiana (Firenze) .
177. Rivista d'Italia ( Roma ) . .
178. Rivista italiana di numismatica (Milano)
179. Riv^ista italiana per le scienxs giuridiche (Torino)
180. Rivista ligure ( Genova » . • . . .
181. Rivista ìnarittima (Roma)
182. Rivista musicale (Torino) ....
183. Rivista di storia e arte della provincia di
(Alessandria)
184. Rivista di stoì'ia antica (Padova)
185. Rivista storica Calabrese { Reggio Calabria )
186. Séances et travaux de l'académit^ des sciences
politiques (Paris)
187. Secolo ili) XX (Milano) ....
188. Sitxungsberichte d. honig. preuss. Ahademie der Wis-
senschaften xu Berlin (Berlin) . . .
189. Sitxungsberichte der philos.-philologischen u, historischeti
Classe rf. K. bayer. Akad. d. Wissenschaften (Munchen) .
190. Sitxungsberichte der k. Akademie der Wissenschaften xn
Wien (Wien) . . .. .^
191. Studi italiani di filologia. classica /Firenze) .
192. Studi di letteratura italiana (Napoli) ....
193. Studi sassaresi (Sassari) .......
194. Studi senesi (Siena)
195. Studi e documenti di storta e diritto (Roma) .
!96. Studi storici (Livorno)
197. Theologische Quartalschrift (Freiburg i. Br.)
198. Tridentum (Trento)
199. Vierteìjahrschrift far Social-und Wirtschaftsgeschiehte
(I^ipzig)
200. Westdeutsche Zeitschrift fiir Heschickte u. Kunst (Trier) .
201. Zeitschrift fiìr Bilcherfreunde
202. Zeitschrift fiir Katholische Theologie
203. Zeitschrift flr romanische Philologie (ilalle) .
204. Zeitschrift der Sacigny Slift ung fiir Rcehtsgcsch. (Weimar) .
RhL.
Rhinc.
Kh.
RhP.
RNa.
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Rph.
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508 vmfm ml toìmmé xx (n dil&4 ni mnt)
IV. Notista a Oomimloasioni,
Congresso internazionale di sòienze stortcho. — CoDoorsi a premi per
opere storiche. — Archi vii e Biblioteche. — Bicordi necrologici Pag, ÌA\.
O)ngre9so internazionale di scienze storiche. — R. Depntaxione sovra
gli stadi di storia patria per le Antiche Provincie e la Lombardia.
—- Nuove Riviste. — Meyers grosses Konversatìons-Lexicon. —
Pubblicazioni storiche relative alla Francia. — Pubblicazioni sto-
riche varie. — Pubblicazioni scolastiche per nozze . Pag, 280.
Congresso storico. — 11 Piemonte, Bollettino storico Monterubbianese.
— Premi per lavori storici. — Istituto storico belga a Roma. —
Miscellanee storiche. — Onoranza a Vittorio Alfieri e Francesco
Petrarca. — Neci-ologio Pàg, 422.
'Nuove Riviste, Indici e Annua rii. — Pubblicazioni storiche vario. —
Bibliographisches Institut. — Ricordo necrologico . Pag. 554.
INDICE GENERALE
DELLA
RIVISTA STORICA ITALIANA
< 1884-1901)
di dna volami di oiroa mille pagina
IN CORSO DI STAMPA.
Prenotazione a tutto il 1903 per L. 16 ; dipoi in vendita a L. 85.
ATLAHTE STOBICO
DEL Prof. COSTANZO RINAUDO
Compilato con larghi criteri didattici, si da servire opportunamoate per
•qualsiasi testo di storia, rappresenta questo Atlante storico un vero pro-
gresso dell' industria cartografica nazionale.
£ stata pubblicata lo scorso anno la Parte prima, Il Mondo antieo,
in 14 tavole, con 19 carte, cho per chiarezza e nitidezza di disegno, come
per ricchezza di particolari, possono certamente competere con le miglior,
produzioni straniere. — É ora comparsa la Parte seconda, Il Medio-evOr
pure in 14 tavole, con 20 cai-te.
Ciascun fascicolo si vende al i)rezzo di L. 2,40.
Plnerolo, Tipografìa Sociale. — Molino Qiusbppe, gerente responsabile.
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5. Tbmpi moderni (149^-1789).
Ferrari^ Un Comuno del Veronese al principio del sec. X\'l (Cipolla) » 472
Turri, Machiavelli (Luz?atto) . . . . » 473
Leoìie, Henato di Savoia (Usseglio) . . . . . » 475
Segre, Doc. di storia sabauda dal 1510 al 1536 (Usseglio) . * 476
Segre, Carlo II di Savoia dal 1536 al 1545 (Usseglio) . » 476
De BenedieU$y Vita e opere di Bernardino. Tornitane (Lnzzatto) » 480
Busetio, Carlo Do' Dottori, letterato del sec. XVII (Ottolenghi) * 483
Oior celli ^ La tragedia di Bergamasco nell^ Acquoso (Leone) . > 487
Verga, la. corporaz. delle industrie tessili a Milano (Sangiorgio) » 487
6. Periodo oblla rivoluzione francese (1789-1815).
Del Vecchio (?., La dichiarai, dei diritti dell'uomo (C. R.) » 492
Gahiani^ Rivol., repubbl. e contro ri voi. in Asti nel 1797 (C. R.) » 492
Vigo, Nelson a Livorno (Roberti) » 493
Sforza, Un feudatario giacobino (Roberti) . . . . > 494
Laeroix^ Uistoire de Napoléon (Guerrini) .... » 495
Watson, Napoléon (Guerrini) » 496
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1900).
Gennaro, Fra lettere od armi (Zanelli)
Qianettiy Trontaquattro anni di cronistoria milanese (C. R.
Martini, I martiri di Belfiore (C. R.) ...
Galletti^ Memorie intorno al p. Luigi Ricasoli (Tononi)
Melli, L'Eritrea sino al 1901 (Roberti) . . .
— In onore di Aiinda Bruuamonti (C. R.) .
— In onore di Galileo Ferraris (C. R.)
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II. Spoglio di 73 SÌTÌst« nazionali e forestiero e di Atti e
Memorie di Deputazioni e Società storiche, di Accademie e dì
altri Istituti scientìfici 0 letterari, con riassunto di 598 articoli
di storia italiana (Cablo Contessa)
ZXZ. Bloaoo di 210 roooati pmbblioAiioai di stoil» italiMUb •
IT. Votiiio o oonwnlcoMioai. — Nuove Riviste, Indici e An-
nuari. — Pubblicazioni storiche varie. — Bibliographisches
Institut. — Ricordo necrologico
▼. Zadioo d«l Yolumo
(20 dtU» 3» 8«rio)
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AVVISI IMPORTANTI
La /arista storica italiana si pubblica in fascicoli trimestrali di
almeno otto fogli tli stampa (p. 128), in marzo, iciu^no, settembre,
(Ucemì)re. — 11 prezzo d'abì)unamonto è dì lire dodici per l' Italia e
(li h\ qimttordici pei' i Pacai esteri dell'Unione postale- — Ciascun
fascicolo sepai'ato costa lire :^,50 all'interno e U\ 4 all'estero. Gli
abÌKmamonti si prendono alla Direzione della lUeista storica italiana,
Torino^ Via Brofferio^ S^ e presso i principali librai italiani e rorestieri.
l signori Librai o Abbonati diretti della Rivista, che non hanno
ancora pagato l'importo dell'abbonamento per Tanno 1903, sono viva-
mente pregati di mandarlo al più presto alla Direzione della Rivista,
per regolarità di amministrazione, o per evitare spese o molestie
nelle sollecitazioni personali.
Sebbene sia invalsa la consuetudine di rinnovazione tacita alla
Rivista, a scanso di contrasti successivi, si pregano i signori abbo-
nati, specialmente i Librai e i Capi d'Istituti, di volere entro il pros-
simo gennaio dichiarare la riconferma nell'abbonamento per il 1904
in qualsiasi modo, e proferibilmente mandando senz'altro l'importo
relativo.
Si avveiiono tutti i sottoscrittori aU'/nrf/ce generale dei 18 primi
volumi della Rivista storica, che il paziente e dillicile lavoro di com-
pilazione è finito, e òhe anzi ò g\k l)eno avviata la stampa del primo
volume, che si spera di poter distribuire entro il primo trimestre del
1904. Il secondo potrà essere stampato e distribuito per il giugno
successivo.
Non pochi Abbonati alla Rivista, per dimenticanza o per incuria,
non mandarono ancora la scheda o dichiarazione dì* «ottoscrizione
*ò\V Indice, che senza dubbio vorranno possedere, come complemento
necessario della collezione della Rivista. Si fa loro noto, che la sot-
toscrizione per il prezzo di lire quindici per i due volumi di circa
mille pagine complessivamente si chiuderà dellnitivanientc il 31 di-
cembre 1903; dipoi Vindice vorrà messo in vendita al prezzo di lire
venticinque.
L.\ Direzione.
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