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Full text of "Romanzetto storico contemporaneo intitolato Amor focoso, ossia Avventure di un ex-brigante calabrese in America"

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COPYRIGHT  DEPOSIT. 


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ROMANZETTO  STORICO  CONTEMPORANEO  ^ 

INTITOLATO 
OSSIA  Ay^'ENTURE  DI  UN 

Ex-Brigante  Calatrese 

Di  AUG  US  TO  BASSETTI. 
(PRIVILBGIATO.) 

— —  r  FEB  21  1887  ,.^ 

NEW  YORK: 

[Copyright  1886,  by  August  Bassetti.] 
[Right  of  translation  reserved.] 

1887. 


C7 

I 


AMOR  FOCOSO. 

ROMANZETTO    StORICO  CoNTEMPORANEO. 


CAPITOLO  I. 


IRCA  dodici  anni  fa  approdava  a  Sa7idy  Hook, 
cioe  alia  bocca  del  fiume  di  New  York,  un  va- 
pore  Anchor  Line,  salpato  da  Napoli,  con 
piu  di  quattrocento  emigrant!  italiani  a  bordo.  Co- 
storo.  tuiti  c^ntenti  di  esser  arrivati  alia  loro  terra 
promessa,  si  misero  a  lava) si,  pulirsi  e  vestirsi  delle 
loro  migliori  vesti,  per  far  bella  figura  nello  sbarcare 
al  Castle  Garden.  Fra  questi  v'era  un  Calabrese,  bel 
giovine  in  sui  t.rent'anni  di  alta  persona,  forte  e  ro- 
busto,  di  maniere  altere  e  brigantesche,  ma  nello 
St  sso  tempo,  di  viso  molto  simpatico.  Anche  lui 
apri  un  saccone  dove  teneva  le  sue  robe,  e  si  mise 
ad  abbigliarsi  del  meglio  che  aveva.  Durante  il 
viaggio  si  era  tenuto  tanto  modesto,  sotto  abiti  vec- 
chi,  che  nessuno  avea  fatto  caso  di  lui.  ]\Ia  quando 
i  suoi  compagni  lo  videro  al  fine,  con  un  bel  cappel- 
lo  alia  calabrese  con  penna  e  fiocchi  ;  ed  una  bella 
giacchetta  nuova  di  velluto,  di  un  bel  violetto  oscu- 
ro,  si  maravigliarono  di  quell*  inaspettato  cambia- 
mento  !  —  A\  Cas/le  Garden,  tutti  gl'impiegati  anche 
restarono  aggradevolmente  sorpresi  al  vedere  quella 


bella  persona,  aitante  e  baldanzosa,  ma  senza  osten- 
tazione  !  Tutti  ridevano.  e  sembrava  coi  loro  sgaar- 
di  ammirativi  gli  dessero  il  benvenuto  !  — Cosi  fu  an- 
che  per  J  a  strada,  per  ogni  dove  passava. 

Ando  a  dimorare  in  una  casaccia  ai  cinque  punti; 
ma  Taria  la  dentro  era  tanto  cattiva  che  lui  accostu- 
mato  ali'aria  pura  e  libera  delle  colline  e  monti  delle 
Calabrie,  si  sentiva  sofFocare  ;  —  stava  impertanto  in 
casa  il  meno  che  fosse  possibile.  Trattando  con  ita- 
liani,  soleva  dire  apertamente  che  era  venuto  in  Ame- 
rica per  lavorare  e  non  per  fare  il  ladro,  ed  il  brigan- 
te.  A  dirla  qui  tra  noi,  ne  aveva  avuto  abbastanza 
di  quel  mestieri  in  Italia !  I  sogni  molesti  che  face- 
va  di  Carabinieri,  Bersnglieri,  schioppettate,  manette, 
catene  e  carceri,  gli  avevano  fatto  cambiar  d'idea.  — 

L'eta  deirOro  del  Erigantaggio.  colle  strade  fer- 
rate, telegrafi  e  progressi  governativi,  era  passata  !  — - 
In  America,  pensava  lui,  libero  e  sicuro,  con  una 
bella  donnetta  per  moglie  ;  —  e  la  trovero  ;  —  con 
dei  bei  bimbi,  ed  io  mantenerli  tutti  col  mio  lavo- 
10,  trovero  quella  pace  e  felicita  che  non  posso 
pill  trovare  qui  nel  mio  paese,  dove  sono  ormai  di- 
venuto  troppo  sospetto. — Questo  era  il  piano  di 
vita  che  s'era  fatto  !  —  Non  potendo  mai  star  in  ca- 
sa, per  queU'aria  soffocante,  come  abbiam  detto,  il 
terzo  giorno  dopo  il  suo  arrivo,  mentre  stava  spensie- 
rato,  aliangolo  delle  vie  Canal  e  Moit ;  —  ecco,  che 
vede  una  bella  ragazza  vcbtita  da  signora,  passargli 
vicino  !  —  Che  bel  sangue,  che  bella  figura  !  —  esc'a- 
mo  lui ;  ma  e  una  signora  !  — Nella  Calabria  se  mi 
fosse  caduta  nelle  mani ;  colla  forza  I'avrei  presa, — 
ma  poi  coll'amore  avrei  ben  saputo  vincerla  ;  ma  qui 
in  New  York,  la  cosa  e  differente  !  -  -  La  ragazza  che 
nel  passare  davanti  a  lui  Tavea  squadrato  da  capo  a 
fondo  :  —  Che  bel  giovine  !  —  disse,  dopo  daverlo 
passato  ;  non  ho  mai  veduto  un  francese  cosi  bello, 
cosi  nobile,  cosi  altero  !  —  A  quel  tempi,  come  an- 


cora  in  gran  parte  al  giorno  d'oggi  davanti  agii  Ame- 
ricani,  ogni  forestiero  bello  e  bruno  passava  per  fran- 
cese,  oppure  per  spagnuolo. — La  ragazza  presa  da 
un  sentimento  insolilo,  fece  vista  di  aver  sbagliata  la 
strada,  e  torno  indietro  per  mirar  di  nuovo  quel  vol- 
to  che  I'aveva  rapita  ;  ed  awedutasi  che  il  Calabrese 
anche  la  guardava  con  occhi  dolci,  gli  lascio  scappa- 
re  un  sorriso  in  vo'to,  guardandoio  !  -  —  11  Calabrese 
le  rese  un  sorriso  ancor  piu  belio,  che  le  feri  vieppiu 
il  cuore  ;  si  accosta,  si  ferma  davanti  a  lui,  e  gli  par- 
la  in  inglese,  dimandandogli  della  strada.  11  Cala- 
brese risponde  in  italiano,  senza  saper  quel  che  dice, 
e  s'intendevano,  come  le  campane  di  Roma  !  — Ma 
se  non  s'intendevano  nelle  parole,  s'intendevano 
perfettamente,  negli  sguardi,  nelle  espressioni,  e  nei 
gesti. — La  ragazza  fa  segno  al  brigante  di  seguirla,  e 
lo  prende  e  lo  tira  dolcemente  pel  braccio  ! 

II  brigante  la  segue,  fuori  di  se,  pel  piacere.  Ella 
lo  conduce  ad  una  casa  che  conosceva,  e  lo  fa  en  ra- 
re in  una  camera  !  — Cola  con  segni  e  parole,  gli  fa 
intendere  mostrandogli  il  letto,  che  la  notte  lui  sareb- 
be  venuto  la  a  dormire  con  lei.  II  brigante,  sospet- 
tando  ora  che  fosse  una  bagascia,  sotto  forme  di  in- 
cantevole  sirena,  per  farlo  cadere  in  qualche  trap- 
pola,  si  fa  burbero  !  —  La  ragazza  se  ne  accorge ;  ti- 
ra un  anello  d'oro  massiccio  da  un  portamonete,  e 
lo  mette  dolcemente  nel  dito  del  brigante.  Lgli,  si 
raddolcisce,  e  capisce  che  la  ragazza  lo  vorrebbe  spo- 
sare  !  —  Dov'  e  il  danaro  da  vivere  ? — dice  lui  fra  se  ;  e 
tira  il  suo  portamonete  di  tasca.  lo  apre,  e  fa  vedere 
alia  ragazza  quanto  poco  danaro  v' era  dentro  !  — La 
ragazza  tira  fuori  il  suo,  e  fa  un  rotolo  di  quasi  tutti 
i  biglietti  che  aveva,  e  ficca  questo  rotolo  nel  porta- 
monete del  Calabrese,  che  ancora  teneva  aperto ! 
T'ho  capito  adesso,  disse  lui  fra  se  stesso  ;  —  tu  mi 
vuoi  sposare,  e  tu  hai  i  danari  per  metter  su  casa  !  — 
Era  proprio  cosi.    La  ragazza  era  una  bella  irlande- 


—  8  — 


S3  bionda,  con  gote  rubiconde,  e  con  un  seno  da  far 
invidia  a  Cleopatra  stessa  ;  serviva  da  cameriera  in 
uno  dei  primi  alberghi  della  citta,  dove  tra  la  paga 
che  avea,  e  le  mancie  che  riceveva  dagli  avventori, 
si  era  messo  alia  banca  piu  d'un  bel  migliaio  di  scu- 
di  ;  e  non  aspettava  che  di  trovare  un  giovane  che  le 
piacesse,  per  sposarlo  e  dargli  tutti  quei  danari  nelle 
mani. 

Era  gia  pii^i  di  un  anno,  che  quasi  ogni  settimana 
sognava  di  aver  trovato  questo  bel  giovine,  ora  in 
una  strada,  ora  in  un'altra  della  citta  ;  ora  sotto  for- 
ma di  un  forestiero  povero  ed  abbandonato,  ora 
di  uno  fuggente  dalia  patria  per  disgrazie  e  di- 
spiaceri,  senza  danari ;  e  che  lei  lo  raccoglieva,  I'aiu- 
lava,  Tamava  di  piu  perche  sventurato,  e  lo  sposava  ! 
Poiche  lei  stessa  alTeta  di  dodici  anni,  era  arrivata 
sola  e  soletta,  povera  e  scalza  dalTIrlanda ;  e  colia 
buona  volonta  e  pazienza  si  era  fatta  strada  fino  al 
punto  che  abbiamo  detto.  DesMerava  un  maritc 
come  lei  ;  secondo  il  proverbio  che  dice  ;  —  Ogni  si- 
mple ama  il  suo  simile  !  —  II  sue  desiderio  infine  si 
era  compito  ;  e  l  idolc  del  suo  cuore  era  la,  non  piu 
in  sogno  da  dileguarsi  all'  istante  dello  svegliarsi,  ma 
in  carne  ed  ossa  ;  e  piii  bello  e  piu  grazioso  di  quel- 
lo  che  si  fosse  mai  sognato  ! 

Per  ora  convien  far  punto  qui,  e  rimettere  la  sto- 
ria  che  segue  di  questi  due  avventurosi  e  focosi 
amanti  ad  altro  punto  del  racconto  ;  soggiugnendo 
solo  che  si  sposarono  quella  stessa  sera  da  loro,valida- 
mente,  secondo  le  leggi  civili  degli  Stati  Uniti  :  ed  il 
giorno  dopo,  da  un  sacerdote  irlandese  conoscente  e 
confessore  della  ragazza,  alia  Chiesa  Cattolica  della 
29a  Strada. 

Quella  fu  la  prima  Chiesa  a  cui  andarono  gli  ita- 
liani  quando  non  c'erano  ancora  le  altre  chiese  ita- 
liane  del  giorno  d'oggi.  Quella  fu  anche  la  chiesa 
dove  andarono  a  Messa  il  principe  Napoleone  e  la 


—  9  — 


principessa  Clotilde,  quando  visitarono  New  York. 
Di  piu  :  Marchesi,Conti  e  Baroni  Europei.che  sposa- 
rono  delle  ricche  Americane,fecero  la  il  loro  matrimo- 
nio  I  E  cosi  il  Principe  Brigante,  senza  saperlo.  fu  con- 
dotto  dal  destino  a  sposarsi  cola  dove  s'inginocchio 
la  piu  alta  aristocrazia  Europea.  che  visito  la  Citta 
di  Xuova  York  I — Quest'amor  focoso  ed  avventuro- 
so  produsse  il  suo  frutto,  —  un  bambino  in  poco  me- 
no  di  dieci  mesi,  tanto  bello,  tanto  perfetto  :  tanto 
somiglianie  al  btl papa  ed  alia  bella  mamma  ;  che  tut- 
te  le  donne  del  vicinato,  coirevano  pazze  a  vederlo  ! — 
Rincontreremo  ben  presto  questa  interessantefami- 
gliuola  nel 

CAPITOLO  II. 

Lo  stesso  giorno  che  si  mise  in  venditi  il  nuovo 
Dizionario  italiano  ed  ingiese.  colla  pronunzia  segna- 
ta  chiara  ed  in  pieno,  ^XYitaliana,  sotto  ogn:  parola, 
pubblicato  per  uso  speciale  degli  itaHa:::  .-..iv.rrica 
di  AuGusTO  Bassetti  : — un  ragazzo  di  pai  r:  ..  .  lani, 
ma  nato  in  New  York,  che  era  andato  attorno  a  ven- 
dere  questo.  cogli  altri  due  libri  sullo  stesso  metodo 
gia  prima  pubblicati  : — verso  la  sera,  avendoli  vendu- 
ti,  tutti  meno  un  dizionario; — passand  j  vicinoad  un 
banchino  difrutta,si  mise  a  dire  al  *  t..  :  :  ^ndando 
come  quando  da  piccolino  vendeva  ^i  irnali  per  la 
strada: — Ecco  un  libro  che  t'insegna  in  un  momen- 
10,  tutte  le  parole  inglesi  che  tu  non  sai  ancora! — Set- 
tantacinque  soldi  ! — Vattene,  vattene,  disse  il  vendi- 
tore,  non  mi  seccare ;  son  dodici  anni  che  io  son  in 
America,  e  so  I  mglese  tutto  quanto  I — V'ingannate, 
disse  il  ragazzo, — secondo  le  istruzioni  che  aveva  ri- 
cevuto  daliautore; — Non  sapete  ancor  tutto! — Ecco, 
come  si  dice  in  ingiese,  il  pipistrello,  la  lodola, 
r  usignuoio  ?  —  Yatiene,  non  vendo  uccelli  io  ; 
vendo  frutta,  disse  il  Calabrese:  —  poiche  tale  era 


—  10  — 


il  venditore.  —  Bene,  soggiunse  il  ragazzo  ;  come 
si  chiama  la  melagrana,  la  nespola,  Tuva  spina  ?  — 
Non  ho  mai  venduto  di  queste  frutta,  rispose  il 
Calabrese,  raddolcito,  e  pensieroso !  —  Se  non  si 
dovessero  sapere  che  le  parole  delle  cose  che  si  ven- 
dono,  disse  il  ragazzo,  come  si  potrebbe  parlar  di 
amore,  di  politica,  ed  altre  cose  del  mondo  ?  —  Hai 
ragione,  hai  ragione,  mio  buon  ragazzotto,  disse  il 
Calabrese: — comprero  quel  libro;  ma  bisogna  che  tu 
m'insegni  come  si  fa  a  trovare  le  parole  che  iino  vuo- 
le. — Ecco  rispose  il  ragazzo,  prendiamo  Tusignuolo. 
Appunto,  disse  il  Calabrese,  desidero  tanto  di  sape- 
re come  si  chiama  in  inglese  questo  grazioso  uccello, 
che  ho  sentito  tante  volte,  cantar  cosi  bene  di  notte: 
— Ecco,  soggiunse  il  ragazzo,  si  prende  TA,  B,  C,  D, 
e  si  va  giu  fino  all'U,  con  cui  comincia  la  parola, 
Usignuolo — trovato  TU,  si  cerca  la  colonna  su  cui 
sta  USI,  e  si  va  giu  col  dito,  finche  si  trova,  Usignuo- 
lo— Vedete  come  faccio— Eccolo  qui;  Usignuolo;  e 
dopo  vedete  Nigthingale,  in  inglese,  come  si  scrive ; 
e  qui  sotto,  vedete,  Naitinghel  come  si  deve  pronun- 
ziare  ! — Bravo,  Bravo  ;  esclamo  il  Calabrese  ;  ora  ca- 
pisco,  perche  quando  leggeva  un  libro  inglese  che 
mi  fecero  comprare  a  Napoli  prima  di  partire,  e  che 
lo  pagai  cinque  lire,  nessuno  mi  capiva  ! — Appunto, 
disse  il  ragazzo;  quel  libro  la  v 'insegnava  Tinglese  co- 
me si  scrive,  ma  non  ti  diceva  come  si  deve  pronun- 
ziare. — Eccoti  settantacinque  soldi  :  disse  il  Cala- 
brese; e  prendi  frutta  dal  mio  banco  quanta  ne  vuoi  ; 
tu  mi  hai  fatto  bene  il  Maestro  ! — Ci  sono  due  altri 
libri  di  questo  metodo,  soggiunse  il  ragazzo  ;  oggi  li 
ho  venduti  tutti ;  ma  domani  ne  avro  degli  altri. — 
Portameli  qui  domani;  disse  il  Calabrese:  io,  stasera 
mostrero  questo  libro  qui  alia  mia  moglie,  che  s'in- 
tende  bene  dei  libri  inglesi;  e  vedro  quel  che  mi  di- 
ce ! —  Come  puo  la  vostra  moglie,  aver  imparato 
Tinglese  meglio  di  voi?  domando  il  ragazzo. — Ma  lei 


— 11  — 


non  e  italiana,  rispose  il  Calabrese ;  io  Tho  sposata  in 
New  York  tre  giorni  dopo  il  mio  arrive.  Ora  abbiamo 
quattro  bei  figliuolini ;  e  forse  questi  libri  possono 
anche  servire  a  far  loro  imparare  bene  Titaliano  ; 
che  nessuno  ce  lo  mostra  qui  in  America;  ed  io  non 
voglio  che  i  miei  figli  non  sappiano  la  lingua  del  bel 
paese  dove  e  nato  e  cresciuto  il  loro  padre  ;  e  cosi 
vuole  anche  la  mia  moglie ;  perche  dopo  che  mi  ha 
sposato,  non  vuol  piu  sentire  altro  che  storie  deirita- 
lia ! — Passa  qui  domani  cogli  altri  libri. 

II  Calabrese,  appena  partito  il  ragazzo,  contento 
di  avere  un  libro,  con  cui  alFoccorrenza  poteva  tro- 
vare  ogni  parola  inglese  che  gli  mancasse,  e  colla 
pronunzia  da  poterla  leggere  da  se  stesso,  senza 
1  aiuto  di  alcuno;  penso  di  farne  una  prova;  e  per 
fare  una  improvvisata  alia  sua  buona  moglie,  voile 
cercare  nel  dizionario,  come  si  dice  in  inglese  mia 
car  a]  e  trovo  che  era:  my  dear:  pronunzia  ^'maidir.,, 

—  Ve",  Ve';  bestia  che  sono  stato  io,  durante  que- 
sti dodici  anni  passati  —  disse  lui  —  Mdidir  e  come 
ha  chiamato  me  la  mia  povera  moglie  fin  dal  giorno 
che  mi  sposo.  Ed  io  non  avendo  mai  saputo  bene 
che  volesse  dire  in  italiano,  non  le  ho  mai  corrisposto 
bene  come  doveva.  Ma  questa  sera  la  voglio  proprio 
ricompensare  di  questa  mia,  sebbene  innocente, 
sgarbatezza. 

Chiuso  per  tempo  il  suo  banchino  quella  sera,  si 
reco  frettoloso  a  casa,  tutto  allegro;  e  appena  vide  la 
moglie  che  stava  apparecchiando  la  cena;  presele  le 
gote,  fra  le  sue  mani  —  un  po'  ruvidette  —  e  scuo- 
tendele  gentilmente,  le  disse,  con  buona  pronunzia 
inglese: 

— My  dear,  my  dear,  how  do  you  do  this  eveni?ig  P 
La  moglie  sorpresa  a  cosa  tanto  insolita,  con  tuono 
di  voce  piacevole  e  carezzante,  gli  disse: 

—  Cose  questo;  t'e  girata  la  testa  oggi.^^ 

—  Niente  afifatto  —  disse  il  Calabrese  —  grazie  a 


—  12  — 


Dio  non  son  divenuto  pazzo,  ma  piuttosto  uomo 
piu  sapiente! 

E  qui  le  racconto  tutto  quelle  che  gli  eraaccaduto 
quel  giorno. 

La  moglie  in  estasi  per  la  sorpresa  ed  il  piacere, 
si  fece  mostrare  quel  libro  che  aveva  comprato;  e  da 
donna  istruita  come  era  vide  subito  che  era  un  di- 
zionario,  grandemente  utile  per  gli  italiani,  per  lo 
piu  poco  istruiti,  per  imparare  da  loro  stessi  le  pa- 
role inglesi  come  si  scrivono,  e  come  si  devono  pro- 
nunziare,  e  chiamo  al  marito  chi  ne  era  Tautore. 

—  Non  lo  so  —  disse  il  Calabrese  —  ma  credo 
che  sia  un  mio  paesano. 

—  E  vi  sono  italiani  in  New  York  che  sappiano 
scrivere  libri  come  questo?  —  chiamo  la  moglie, 

—  Crederei  di  si  —  disse  il  Calabrese.  —  GH  ita- 
liani non  sono  mica  tutti  ignoranti  come  sono  io,  e 
tutti  quelli  che  tu  hai  conosciuto  ai  Cinque  Punti. 

—  Hai  ragione!  aspetta  ora;  aspetta  ora;  my-dear^ 
che  mi  ricordo  —  disse  la  moglie  tutta  soprapen- 
siero.  —  Dopo  che  sposai  te,  non  vidi  mai  altri  ita- 
liani, che  quelli  che  hanno  dimorato  intorno  a  noi. 
Onesti,  buoni  si;  ma  semplici  e  poco  istruiti.  Ma 
durante  i  primi  anni  dopo  che  arrival  in  America, 
ne  ho  veduti  degli  altri  tutto  differenti. 

—  Come  sarebbe  a  dire?  —  chiamo  ansioso  il  Ca- 
labrese. 

—  Te  lo  diro  — '  rispose  la  moglie  —  ma  prima 
vediamo  sul  frontispizio  di  questo  libro  il  nome  del- 
Tautore,  se  e  un  inglese  od  un  italiano. 

Si  cerco  e  si  vide  subito. 

—  E  un  italiano  senza  dubbio  —  disse  la  moglie. 

—  Si  —  disse  anche  il  Calabrese,  dopo  averlo  letto; 
pronunziandolo  perfettamente  e  con  enfasi. 

—  Appunto,  rispose  la  moglie,  questo  e  uno  fra  gli 
italiani  che  conobbi  in  New  York  quando  aveva 
quattordici  anni,  cioe  due  anni  dopo  che  era  arrivata 


—  18  — 


povera  dall'Irlanda  !  A  quel  tempo,  io  era  serva  in 
una  famiglia  che  viveva  alia  ....  Strada.  La  figlia 
della  padrona  che  aveva  una  bellissima  voce,  pren- 
deva  lezione  di  musica  da  un  bel  maesiro  italiano 
grande  ed  elegante  come  sei  tu;  e  come  voleva  farsi 
prima  donna  dell'Opera,  prendeva  anche  lezione 
di  lingua  italiana  da  un  altro  italiano,  amico  del 
maestro  di  musica.  Ora  io,  fra  gli  altri  lavori  di  casa 
che  faceva,  avcTa  anche  Tincombenza  di  aprire  la 
porta,  quando  suonava  il  campanello.  E  tutte  le 
volte  che  questi  due  maestri  venivano  a  dar  lezione, 
li  vedeva  sempre.  Erano  tutti  due  molto  buoni  e 
graziosi  con  me,  e  sempre  mi  parlavano  e  mi  dice- 
vano  cortesie,  quando  mi  vedevano.  Questo  nome, 
che  tu  ora  mi  hai  letto,  mi  ricordo  precisamente,  era 
quello  del  maestro  di  lingua.  Uho  sentito  nominare 
tante  volte  dalla  figlia  della  padrona,  e  da  altre 
persone  che  erano  in  casa,  e  credo  che  non  c'e  dub- 
bio  che  e  lui. 

—  Sarei  ben  contento  che  fosse  cosi  —  disse  il 
Calabrese —  e  possiamo  facilmente  accertarcene  do- 
mandando  domani  al  ragazzo  quando  mi  portera  gli 
altri  due  libri! 

—  Si  —  disse  la  donna  —  non  occorre  altro  che 
fargli  chiamare  se  e  lui,  che  circa  diciotto  anni  fa  an- 
dava  a  dar  lezione  alia  signorina  N.N.  alia....  Strada; 
e  se  dice  di  si,  e  lui  senza  fallo.  Non  mi  riconosce- 
rebbe  piu  adesso,  che  son  tanto  cresciuta,  se  mi  ve- 
desse;  ma  dicendogli  che  io  era  quella  povera  ser- 
vetta  che  gli  apriva  la  porta,  se  ne  rammenterebbe 
subito! 

—  Faremo  cosi  —  disse  il  Calabrese.  —  Sarei  ben 
contento  se  venisse  a  passare  una  serata  con  noi,  e 
vedere  i  nostri  figliuolini!  Solamente  ho  paura  che 
gli  rincresca  di  venire  in  luoghi  cosi  bassi. 

—  Oh!  non  temere  —  disse  la  moglie  —  e  un 
uomo  fatto  piu  alia  buona  di  noi  stessi. 


—  14  — 


Per  non  dilungarci  in  chiacchiere  insulse,  come 
fanno  tanti  sciocchi  romanzieri  moderni;  diremo  che 
si  accerto  che  Tautore  era  proprio  la  persona  de- 
scritta  di  sopra.  Si  stabili  che  la  sera  del  sabato  ve- 
gnente,  egli  sarebbe  andato  a  fare  una  visita  a  quella 
interessante  famiglia  —  e  vi  ando. 


CAPITOLO  III. 

Appena  la  donna  lo  vide,  tutta  allegra  e  contenta, 
lo  saluto,  chiamandolo  pel  sue  nome,  con  bnona 
pronunzia  italiana,  per  cui  si  era  ben  preparata,  e 
disse: 

—  Chi  avrebbe  mai  pensato  che  dopo  diciotto 
anni,  noi  ci  saremmo  riveduti! 

—  Si,  si  —  rispose  Tautore  —  vi  ravviso  adesso 
perfettamente,  dalla  maniera  con  cui  ridete;  perche 
altrimenti  siete  tanto  cambiata  che  non  vi  avrei  mai 
-piu  riconosciuta.  Voi  eravate  quella  ragazzetta  che 
veniva  ad  aprire  la  porta  la  in  quella  casa,  alia  .... 
Strada,  e  che  rideva  sempre,  con  tutti  ? 

—  Si,  si  —  rispose  la  donna;  quasi  piangendo 
d'allegria  al  sentire  quelle  cose. 

—  Vi  ricordate  —  soggiunse  Tautore  —  la  signo- 
.  rina  N.  N.  ch9  prendeva  lezione  di  canto  e  di  lin- 
gua italiana,  aveva  ottenuto  licenza  daH'impresario 
di  comparire  fra  le  coriste,  per  abituarsi  alia  vista  del 
pubblico,  perche  voleva  diventar  prima  donna,  e  si 
faceva  accompagnare  da  voi  al  teatro  dell'Accade- 
mia  di  Musica. 

—  Appunto,  appunto  —  grido  la  donna! 

—  Ora  dovete  sapere  —  continue  Tautore  —  che 
un  giorno  che  andai  a  darle  lezione,  mi  disse,  che 
non  voleva  piu  condurvi  alTOpera  con  lei,  perche 
voi  ridevate  troppo,  ed  eravate  troppo  libera  coi  co- 


—  15  — 


risti;  che  tutti  vi  prendevano  sotto  il  braccio  e  vi  fa- 
cevano  girare  attorno  alle  scene! 

—  Si  —  esclamo  la  donna  —  e  cosi,  proprio  cosi! 
Ma  come  potete  voi  ricordarvi  di  cose,  che  io  stessa 
aveva  quasi  dimenticate  ?  —  La  figlia  della  padrona  fu 
per  gelosia,  che  non  mi  voile  piu  condurre  con  se 
a'T'Opera;  perche  lei  che  voleva  diventar  prima  donna, 
si  teneva  fiera  coi  coristi,  ed  i  coristi  la  lasciavano 
stare.  Ma  a  me  che  rideva  e  scherzava  con  loro  alia 
buona,  mi  facevano  centomila  cortesie,  e  lei  vedendo 
questo,  si  moriva  di  rabbia! 

Lasciando  stare  discorsi  come  questi  che  facemmo 
a  furia  in  sul  primo  rivederci;  ora  diremo  che  i  due 
coniugi  avevano  preparata  per  benino  una  cena 
mezzo  all "americana  e  mezzo  all'italiana.  La  donna 
aveva  avuta  cura  della  prima  parte,  ed  il  marito 
della  seconda.  Dalla  parte  americana  vera  te,  caffe 
e  latte,  burro,  patate  boUite,  braciuole  e  quanto  viene 
appresso,  ed  infine  una  varieta  prodigiosa  di  paste 
ossia  focaccie.  Queste  erano  in  apparenza  per  il  con- 
vitato,  ma  in  realta  pei  quattro  figliuolini  che  in 
quella  sera  si  volevano  anch'essi  far  star  allegri,  e  che 
le  divoravano  gia  anticipatamente  cogli  occhi.  Dalla 
parte  italiana  presieduta  dal  Calabrese,  fra  il  resto, 
V  erano  gli  indispensabili  maccheroni  con  un  sugo 
da  farne  mangiar  tanti  da  crepare,  se  uno  non  se 
ne  teneva  in  guardia! 

Dopo  quel  pochi  discorsi  diintroduzione  sopradetti, 
la  tavola  essendo  tutta  preparata  ci  mettemmo  tutti  a 
sedere.  1  figliuolini,  che  erano  gia  divenuti  impa- 
zienti  di  aspettare,  ci  davano  dentro  dei  denti  che 
era  un  piacere  a  vederli.  Ogni  tanto  i  piii  piccoli  da- 
vano delle  mani  dentro  alle  focaccie  prima  del  tempo; 
e  mentre  la  madre  li  tratteneva  sgridandoH,  il  ma- 
rito e  pill  che  lui  il  convitato  ridevano,  del  piu  bel 
cuore  del  mondo. — L'autore  prese  questo  punto  per 
complimentare  i  coniugi  della  bella  figliuolanza  chp 


—  16  — 


avevano.  Malgrado  le  solite  cerimonie,  di  sociale 
modestia,  essi  lasciavano  divedere  che  quei  quattro 
ragazzini  formavano  tutto  Torgoglio  e  la  felicita  della 
loro  esistenza  !  —  Erano,  come  si  dice,  uno  piu  bello 
delTaltro.  Alle  fattezze  maschie  e  regolari  del  padre 
aggiungevano  una  complessione  di  un  bel  biondo 
nocciolino,  ritratto  dalla  madre,  tinto  di  un  bel  ver- 
miglio  alle  gote,  che  sembravano  belle  pesche,  spic- 
cate  fresche  e  vergini  dalla  pianta.  Uautore  indirizzo 
la  parola  al  piu  grande,  che  aveva  undici  anni  circa, 
domandandogli  in  italiano,  se  e  dove  andava  a  scuola. 
Capi  tutto;  ma  rispose  prontamente  in  inglese  perfet- 
tamente  corretto  nella  grammatica  e  nella  pronnnzia. 
Per  quanto  superbo  ne  andasse  segretamente  il  Ca- 
labrese  di  si  pronta  e  bella  risposta,  pure  fingendosi 
severo  disse: 

—  II  Signore  ti  parla  in  italiano,  e  tu  gli  rispondi 
in  inglese!  Ti  faro  io  studiare  la  lingua  del  tuo papa, 
e  ti  faro  io  stesso  il  maestro.  Copierai  ogni  giorno 
una  pagina  deiritaliano,  che  c'e  in  quei  due  libretti 
scritti  da  questo  signore  e  lo  studierai  a  memoria. 
Dell'inglese  e  della  pronunzia  che  c'e  sotto  tu  non 
ne  hai  bisogno;  ma  fan  per  me,  che  non  so  ancora 
bene  Tinglese.  Quando  tu  avrai  copiato  e  studiato  a 
memoria  Titaliano  che  c'e  in  quei  due  libretti,  tu  sa- 
prai  parlare  e  scrivere  Titaliano  tanto  bene  quanto 
I'inglese.  Perche  tu  sai  gia  molto  deiritaliano,  ma 
non  lo  sai  bene,  e  resti  impicciato  a  parlarlo! 

II  ragazzo,  rispose  che  volentieri  voleva  far  quello, 
e  cbre  Tavrebbe  fatto! 

—  Oh,  e  un  buon  ragazzo  molto  obbediente  — 
disse  la  madre. 

Intanto,  mangiando,  chiacchierando,  scherzando  e 
ridendo,  si  arrivo  alle  undici  ore  e  mezzo;  e  ci  pa- 
reva  un  momento  d  esserci  messi  a  tavola.  I  bimbi 
pero,  un  dopo  Taltro  cadevano  addormentati  sulla 
sedia;  e  la  madre  un  dopo  I'altro  li  adagiava  sul 


—  17  — 


sofa  o  sul  letto.  In  fine  dopo  che  il  Calabrese,  fece 
comparire  il  vino  scelto  che  aveva  con  cura  preparato 
si  compi  il  motto  degli  antichi;  in  vino  Veritas !  Da 
una  parola  all  altra  la  moglie  venne  faori  a  contare 
la  storia  della  sua  gioventu,  che  non  I'aveva  mai 
narrata  a  nessuno. 
Ecco  come  vi  entro. 

Pari  an  do  di  quel  tempi  che  era  servetta,  disse  che 
erano  i  piu  felici  della  sua  vita. 

—  Come  mai?  —  domando  I'autore.  —  Allora  la- 
voravate  pel  solo  vitto,  come  una  schiava! 

—  Si  —  rispose  lei  —  ma  in  paragone  della  vita 
che  faceva  in  Irlanda  prima  di  venire  in  America, 
mi  pareva  di  essere  una  Regina! 

—  Ho  sempre  creduto  che  voi  foste  americana 
—  disse  I'autore. 

—  Ho  sempre  fatto  credere  cosi  a  tutti,  finche  ho 
potuto  —  disse  la  donna  —  per  la  gran  vergogna 
che  aveva  che  si  sapesse  quel  che  io  fui  in  Irlanda! 
Ma  adesso,  non  ho  piu  vergogna,  e  ve  lo  voglio  con- 
tare  I 

—  Desidero  tanto  di  saperlo  —  disse  il  marito  — 
tu  non  me  lo  hai  mai  detto  prima. 

—  Te  lo  raccontero  adesso  —  disse  la  moglie.  — 
lo  nacqui  in  uno  di  quel  villaggi  fuoravia  dell'Ir- 
landa,  dove  gli  abitanti  vivono  piu  da  bestie,  che  da 
uomini I — Le  case  sono  tante  piccole  e  sporche,  che  le 
stalle  delle  bestie  in  Italia,  come  mi  disse  un  viag- 
giatore,  sono  piii  grandi,  piu  comode  e  piu  pulite. 
Mia  madre  mori  quando  io  aveva  treanni,  e  mio  pa- 
dre quando  ne  aveva  otto!  Fui  lasciata  in  cura  di 
una  vecchia  zia,  che  aveva  tutti  i  vizi.  Fumava,  ta- 
baccava,  esi  ubbriacava;  e  quando  era  ubbriaca  mi 
batteva,  e  mi  faceva  insanguinare  la  testa  e  gonfiare 
gli  occhi  tanto,  che  io  era  disperata.  !  Tutti  quei  di 
casa  essendo  piu  o  meno,  similmente  viziosi  e  pol- 
troni,  non  ostante  il  lavoro  che  lo  faceva  per  aiutarli 


I 

i 


—  18  — 


tutti,  si  moriva  di  fame  ! — Le  capre  di  notte  venivano 
a  dormire  con  noi;  ed  erano  le  piu  pulite,  quiete 
e  decenti  di  tutti  gli  altri;  che  alcune  volte  essendo 
ubbriachi,  gridavano,  litigavano  e  si  battevano  tutta 
la  notte  !  Una  capra,  mia  grande  favorita,  quasi  sa- 
pesse  che  io  aveva  fame,  mi  veniva  a  porgere  le 
poppe  proprio  sulle  labbra;  ed  io  molte  volte  mi 
sfamai,  succhiandole.  Poco  tempo  dopo  la  capra, 
alia  sera  non  voleva  piu  lasciarsi  mungere  dalla  vec- 
chia  per  riservare  il  latte  per  me.  E  la  vecchia  dava 
la  colpa  a  me  che  accarezzava  troppo  la  capra  di 
giorno,  non  sapendo  quello  che  avveniva  di  notte! 
In  giustizia  alia  mia  patria  ora  debbo  dire,  che  vi  e 
gente  tanto  ricca,  intelligente  e  ben  educata  in  Ir- 
landa,  quanto  in  tutti  gli  altri  paesi  del  mondo.  Ma 
in  luoghi  come  quelli  in  cui  nacqui  e  crebbi  io,  la 
cosa  e  ben  differente!!!  Si  da  la  colpa  al  governo  in- 
glese;  ma  io  credo  al  contrario,  che  la  colpa  e  dalla 
parte  degli  abitanti  stessi,  nonostante  tutto  quello 
che  dicono  politicanti  affamati,  che  tentano  di  vi- 
vere,  gridando  contro  la  tirannia  del  governo  inglese, 
ed  sui  diritti  degli  irlandesi.  Che  diritti  possono  ave- 
re,  ubbriaconi  e  poltroni,  come  quelli  che  hanno  tor- 
mentato  la  mia  povera  giovinezza,  io  non  lo  so:  a 
meno  che  siano  diritti  di  essere  sferzati  come  schiavi, 
a  fare  il  loro  dovere! — Io  non  portai  mai  scarpe  finche 
venni  in  America.  Non  potei  quasi  mai  andare  alia 
Chiesa,  perche  i  cenci  di  cui  era  vestita  mi  lascia- 
vano  vedere  le  ginocchia!  In  fine,  il  prete  dellapar- 
rocchia  essendo  venuto  un  giorno  a  confessare  un 
malato,  avuto  compassione  del  mio  stato,  determino 
di  farmi  venire  in  America,  con  alcune  persone  che 
dovevano  partire  fra  poco  per  questo  paese.  Mi  pro- 
cure un  biglietto  d'imbarco,  e  mi  diede  dei  danari 
per  comprarmi  quello  che  mi  faceva  di  bisogno.  Era 
tanto  ben  accostumata  ad  andare  scalza,  e  mi  faceva 
tanto  paura  di  mettere  le  scarpe,  credendo  che  mi 


—  19  — 


avrebbero  fatto  male  ai  piedi,  che  andai  scalza  alia 
strada  ferrata,  smontai  scalza  a  Liverpool  ed  andai 
scalza  sul  vapore!  Vicino  al  mio,  aveva  il  suo  letto  una 
buona  giovane  tedesca,  la  quale  vedendomi  a  piedi 
nudi,  mi  disse,  che  sarebbe  gran  vergogna  a  sbarcare 
in  America  in  quella  guisa  ! — Si  levo  le  scarpe  che 
portava,  e  me  le  regalo,  con  un  paio  di  calzette;  e 
lei  si  mise  un  paio  di  scarpe  nuove  che  aveva  nel 
suo  baule.  INIi  misi  quelle  scarpe  solamente  per  con- 
tentarla;  ma  poi  vedendo  che  non  mi  facevano  male 
ai  piedi,  perche  erano  vecchie  e  molto  piu  larghe  del 
miopiede;mi  insuperbii  tanto,  che  credetti  di  essere 
diventata  una  Reginal  Corsi  su  nel  ponte  solamente 
per  fare  vedere  a  tutti  che  anch'io  portava  searpe;  e 
fui  la  persona  la  piii  felice  che  fosse  a  bordo  del  va- 
pore I  Quando  sbarcai  al  Castle  Garden,  trovai  una 
signora  che  m'impegno  subito  per  aver  cura  di  una 
sua  bambina.  Mi  regalo  vesti,  e  mi  tratto  tanto  bene, 
che  io  mi  credeva  in  paradiso,  in  paragone  di  quella 
vita  disperata  da  maiale,  che  aveva  fatta  a  casa  mia. 
Questa  signora  dovendo  andar  via  di  New  York, 
oltre  tutte  le  vesti  che  mi  aveva  fatto  fare,  mi  diede 
cinque  scudi,  e  mi  raccomando  ad  un  altra  famiglia! 
Dopo  questa  entrai  nella  casa  dove  voi  mi  avete  tro- 
vato  !  Di  la  passai  ad  altre  famiglie,  finche  fui  im- 
piegata  nelTalbergo  dove  mi  trovava,  quando  ebbi 
la  fortuna  di  incontrare  e  sposare  il  mio  marito. 

Finita  questa  storia,  il  Calabrese  grandemente 
colpito  disse: 

—  La  prima  volta  che  ti  vidi,  tu  mi  paresti  una 
marchesona  !  Non  avrei  mai  creduto  che  tu  potessi 
essere  nata  e  cresciuta,  come  tu  hai  ora  contato! 

—  Dovete  amarla  e  rispettarla  di  piu,  disse  I'au- 
tore,  perche  lei  ha  il  merito  di  essersi  creata  e  fatta 
marchesa  da  se  stessa;  perche  come  vedete  la  sua 
istruzione  e  le  sue  maniere  sono  da  marchesa;  ed  io 
ho  veduto  delle   marchese,   che  non  avevano  la 


—  20  — 


meta  deH'intelligenza,  educazione,  e  bellezza  che  ha 
lei  ! 

—  Mi  fate  troppo  onore,  signore —  disse  la  donna. 

—  Ed  anche  a  me  —  soggiunse  il  Calabrese  —  e 
quello  che  dite  e  vero.  Lei  e  una  vera  signora  in 
tutto  e  per  tutto,  malgrado  che  abbia  un  marito 
rozzo  ed  ignorante  come  sono  io. 

—  Non  dispregiate  voi  stesso  era  —  disse  Tau- 
tore  —  voi  avete  anche  delle  belle  qualita  che  forse 
non  conoscete!!! 

—  Si  che  le  ha  —  esclamo  la  moglie  —  Del  resto 
neio  non  me  ne  sarei  innamorata,  ne  Tavrei  sposato, 
dandogli  in  mano  tutto  il  bel  danaro  cheaveval  Ho 
conosciuto  dei  bellimbusti  gentili,  amorosi,  galanti 
istruiti  da  signori,  e  che  appena  una  qualche  po- 
vera  ragazza,  essendosene  innamorata,  loro  diede 
il  suo  danaro  nelle  mani,  sotto  promessa  di 
matrimonio,  sparirono  e  non  si  videro  mai  piu! 
jMa  il  mio  marito  sebbene  semplice  e  poco  istruito, 
mi  ha  sposata,  amata  ed  ha  lavorato  per  mantener 
me  ed  i  figli,  quando,  per  le  spese  e  le  molte  dis- 
grazie  sofFerte,  tutto  il  denarc  che  io  gli  aveva  dato 
nelle  mani,  fu  finito  !  Avrc.be  potuto  scappar 
via  con  tanti  begli  scudi,  comefanno  questi  bei  zer- 
binotti  americani,  che  tanto  hanno  da  dire  contro  gli 
italiani  che  tirano  subito  il  coltello  !  Gli  italiani 
hanno  un  cor  fido  che  non  tradisce  mai;  e  se  tirano 
il  coltello  e  sempre  per  difendersi. — Che  dn*itto  avete 
voi  di  insultare  e  provocare  ingiustamente  un  Ita- 
lian o,e  dopo  pretendere  che  vi  baci  i  piedi  ?  Non  me- 
ritate  altro  che  di  sentirvi  passare  un  coltello  da  una 
parte  airaltra,  che  v'insegni  una  volta  per  sempre  a 
stare  nei  vostri  panni  ! 

—  Avete  ragione  —  dissero  il  convitato  ed  il  Ca- 
labrese in  pari  tempo. 

Ora  —  soggiunse  poi  il  marito  —  che  tu  mi  hai 
contato  le  avventure  della  tua  gioventu,  anch'io  non 


—  21  — 


avro  piu  difficolta  di  contare  le  mie  a  te,  e  qui  al  si- 
gnore,  se  vorra  avere  la  pazienza  di  ascoltarmi;  poi- 
che  e  gia  tardi! 

—  E  appunto  quelle  che  desidero  —  disse  Tau- 
tore  —  ed  il  motivo  principale  per  cui  accettai  il  vo- 
stro  invito. 

—  Conta  pure  —  disse  anche  eontenta  la  mo- 
glie  —  starei  qui  fino  a  domani  mattina  a  udir  la 
storia  della  tua  gioventui 


CAPITOLO  IV. 

Qui  bisogna  osservare  che  il  Calabrese,  giudicando 
dalPistruzione  e  maniere  gentili  acquistate  dalla  mo- 
glie  col  vivere  e  trattare  con  gente  signorile  in  New 
York,  aveva  sempre  creduto  che  fosse  stata  di  fami- 
glia  ricca  ma  decaduta  in  poverta:  e  aveva  sempre 
avuto  una  segreta  vergogna  di  esserle  cosi  inferiore 
di  nascita;  come  apertamente  vedeva  ehe  le  era  nel- 
I'istruzione  e  gentilezza  di  modi.  ^la  quando  senti 
quella  storia  di  origine  si  vile,  gli  scoppio  in  cuore 
tutto  Torgoglio  della  suafiera  stirpe!  Si  vedeva  dal  vol- 
to  la  gran  voglia  che  aveva  di  cominciare  a  snodare  la 
lingua  per  contare  le  sue  gloriose  prodezze;  e  la  mo- 
glie  avendo  voluto  prima  servire  una  buona  tazza  di 
caffe  caldo,  con  della  buona  acquavite:  lui  pareva 
come  un  cavallo  focoso  che  vorrebbe  gia  andarenna 
che  ancor  rattenuto  dal  freno,  batte  i  piedi  per  Tim- 
pazienza  !  In  fine,  divenuti  tutti  pronti  ad  ascohare, 
disse: 

—  Dovete  sapere  che  il  mio  avolo  Salvatore,  a 
suoi  tempi,  fu  il  piu  forte  e  piu  temuto  Capo-Bri- 
gante  delle  Calabrie!!! 

—  Poh!  Poh!  —  esclamo  la  moglie,  ridendo  — 
mi  aspettava  gia  di  sentire  qualche  cosa  di  consimile  ! 


—  22  — 


—  Non  scandalizzartene  —  disse  il  marito  —  Id- 
dio  creo  i  briganti  per  mettere  alia  ragione  i  ricchi, 
superbi  e  prepotent!;  i  quali  carezzati  e  lasciati  li- 
beri  a  fare  quello  che  volevano  da  governi  barbari 
antichi,  dispregiavano  ed  opprimevano  i  poveri  con 
tutta  impunita!  II  nuovo  governo  italiano  e  differente; 
perche  tiene  tanto  per  i  poveri  che  per  i  ricchi;  ed  i 
ricchi  ora  si  umiliano  ai  poveri  per  cercare  il  loro 
voto  onde  andare  al  potere!  Eppercio  il  tempo  dei 
briganti,  come  ora  ti  diro,  e  finito! 

—  Bravo,  bravo  —  esclamo  Tautore  —  voi  ragio- 
nate  da  filosofo  morale.  Solamente  quello  che  guasta 
la  parte  romantica  del  brigantaggio  sono  le  cru- 
delta  che  da  alcuni  si  commettono. 

—  Lo  so  —  disse  il  Calabrese  —  ma  quelli  che 
commettono  crudelta  non  meritano  il  nome  di  bri- 
ganti, ma  di  assassini!  Nella  nostra famiglia  vera  la 
la  dottrina,  che  il  versare  sangue  innocente  porta 
sempre  disgrazie!  E  prima  di  partire  per  una  spedi- 
zione  si  raccomandava  a  tutti  di  mai  far  fuoco  ne 
usar  armi  da  taglio,  che  di  assoluta  necessita,  in  pro- 
pria difesa.  E  cosi  sempre  facemmo.  Quanto  a  pri- 
gionieri,  li  trattavamo  tanto  bene,  che  quando  li  la- 
sciavamo  andare;  ci  ringraziavano  di  non  aver  loro 
fatto  alcun  male;  di  cui  avevano  tanta  paural 

Tornando  alia  mia  storia  —  prosegui  lui  — 
quando  il  mio  avolo  Salvatore  divenne  vecchio,  il 
mio  zio  Martino  prese  il  suo  posto;  ed  io  che  allora 
aveva  gia  una  diciottina  d'anni,  diventai  suo  secondo, 
ed  un  mio  cognato  chiamato  Giacometto,  fa  il  terzo; 
e  noi  tre  costituivamo  lo  Stato  Maggiore!  Tutti  gli 
altri,  erano  da  dodici  a  trenta  e  anche  piia,  secondo 
I'occasione,  che  componevano  il  corpo  per  le  spedi- 
zioni.  Quando  il  mio  zio  Martino  divenne  capo,  i 
tempi  erano  gia  cambiati!  Vera  gia  il  nuovo  governo 
italiano.  che  con  prudenza,  unita  alia  fortezza,  poco 
per  volta,  per  non  offender  le  popolazioni  che  si  vo- 


—  23  — 


leva  amicare,  abbatteva  il  brigantaggio.  Mio  zio 
Martino,  che  era  prudente,  s'avvide  di  questo;  e 
dopo  una  spedizione  che  ci  andava  bene;  andava 
adagio  per  tentarne  un'altra. —  I  tempi  diventando 
sempre  piu  sfavorevoli  ai  briganti,  il  mio  zio  Mar- 
tino  si  era  determinato  di  farla  finita!  II  nuovo  go- 
verno,  pero,  sapendo  che  noi  eravamo  una  nidata 
di  Capo-Briganti,  desiderava  anche  di  farla  finita  con 
noi!  Farci  arrestare  alia  sordina,  senza  sorpresa  nel 
delitto,  come  ai  tempi  barbari  dell'inquisizione,  non 
lo  voleva  !  Quei  politiconi  piemontesi  sapevano  trop- 
pobene  la  loro  lezione.  Sarebbe,  pensavano  essi,  un 
farci  odiare  da  tutte  queste  popolazioni,  che  e  nostro 
grande  interesse  di  affezionarci.  Se  li  prendessimo 
sul  fatto,  non  ci  sarebbe  che  dire! 

"  Un  bel  mattino,  ecco  che  compare  nel  nostro 
villaggio  un  villanaccio,  brutto,  coi  calzoni  ripie- 
gati  fin  sopra  ai  ginocchi;  le  gambe  nude  e  tutte 
sporche  di  fango;  senza  nulla  in  testa;  coi  capelli 
tutti  scermigliati;  con  occhiacci  larghi  e  stralunati  1 
Va  attorno,  e  a  tutte  le  persone  che  incontra,  con 
aria  di  mistero,  dice:  'VOra  sarebbe  il  tempo  di 
prendere  un  bel  merlo!  Un  riccone  inglese  sta  ve- 
nendo  su  per  la  strada  per  esaminare  il  terreno, 
perche  e  in  trattative  col  governo  per  fare  una  strada 
ferrata;  e  porta  con  se  tre  bei  milioni  per  pagare 
al  tesoro,  subito  che  si  stringera  il  contralto! 

"  Dopo  d'essere  andato  attorno  a  contar  que- 
sta  storia  a  quanti  incontrava;  quel  villanaccio 
spari,  e  mai  piii  nessuno  lo  vide  dopo,  come 
nessuno  Tebbe  mai  visto  prima! 

"II  mio  zio  Martino  a  cui  pervenne  qnesta  no- 
tizia,  come  baleno,  mentre  faceva  colazione,  con- 
voco  subito,  subito,  segretamente  la  brigata.  Miei 
cari,  disse,  questa  e  Tultima  che  facciamo!  Se  ci  va 
bene  da  non  essere  scoperti,  dimoreremo  tran- 
quilli  e  quieti  per  sempre  a  casa  nostra,  e  il  go- 


—  24  — 


verno  non  ci  molestera.  Se  lascieremo  segni  evi- 
denti  da  dar  sospetto,  ce  ne  fuggiremo  col  danaro 
in  America !  Se  ci  restiamo  sul  campo,  sara  il  no- 
stro  destino  ! 

Tutti  convenimmo,  e  partimmo  subito!  Lo 
zio  Martino,  Giacometto,  ed  io,  insieme;  e 
tutti  gli  altri,  tre  a  tre,  secondo  il  loro  rango. 
Quatti,  quatti,  per  il  bosco,  giungemmo  fino  vicino 
alia  siepe  della  strada  dove  .doveva  passare  la  vet- 
tura.  Lo  zio  diede  ordine  al  Rampignone  che  era 
lo  spiatore  della  banda,  di  uscir  nella  strada,  e  ve- 
der  se  la  vettura  veniva.  Usci  fuori,  magro,  magro, 
lesto,  lesto,  come  una  scimmia;  e  non  vedendo 
nulla,  corse  su  fino  alia  vetta  della  collina,  dove  la 
strada  voltava  giu  daR'altro  versante.  Verso  al  fondo 
della  discesa,  vide  una  vettura  che  pareva  ferma, 
oppure  veniva  tanto  piano  da  sembrar  ferma.  Torno 
indietro  subito,  lesto  lesto  come  uno  scoiattolo,  a 
fare  il  suo  rapporto.  Non  aveva  ancora  detto  cin- 
que parole,  che  una  salva  di  schioppettate  ci  ri- 
suono  airorecchio;  le  palle  fischiando  fra  le  fronde 
degli  alberi,  ma  molto  alto,  sopra  le  nostre  teste. 
Si  vede  che  Tavevano  fatto  apposta,  per  non  farci 
del  male;  ma  ci  volevano  prendere! 

Diro  ora  in  poche  parole,  che  il  villanaccio 
comparso,  era  stato  un  carabiniere  cosi  travestito. 
Per  farlo  parer  brutto,  gli  avevano  perfino  dato  il 
belletto,  come  a  Gianduia  in  teatro!  |I  carabinieri 
erano  gia  stati  tutti  segretamente  appostati,  e  spie 
nascoste  da  ogni  parte  avevano  spiato  tutti  i  nostri 
movimenti  fin  dal  momento  che  eravamo  partiti  da 
casa.  Lo  spiatore  Rampignone,  era  stato  spiato  lui 
stesso  senza  saperlo;  ed  il  riccone  inglese,  era  come 
un  pezzo  di  formaggio  messo  nella  trappola  per  ti- 
rarvi  dentro  il  topo! 

Sapemmo  tutto  questo  dopo;  ma  al  momento 
non  ne  avevamo  che  il  sospetto.  Lo  zio  Martino,  im- 


—  25  — 


pertanto,  tornando  al  nostro  discorso,  aquella  prima 
salva  di  schioppettate  disse: 

— Amici  siamo  traditi  !  Tre  a  tre,  per  vie  diffe- 
renti,  fra  i  boschi,  salviamoci  come  possiamo!  Via 
tutti! 

Lo  zio  Martino,  Giacometto  ed  io,  uscimmo 
dalla  siepe;  attraversammo  la  strada  ed  entrammo 
nel  bosco  dalla  parte  opposta,  che  era  molto  fitto,  e 
si  estendeva  su  pel  dosso  di  un  alta  collina.  Ogni 
volta  che  facevamo  per  riposarci  un  poco,  subito  ve- 
nivano  schioppettate  proprio  verso  dove  eravamo  I 

—  In  fine,  disse  lo  zio  jNIartino.  E  proprio  noi 
tre  che  voghono  prendere!  E  come  diavolo  fanno  a 
sapere  che  noi  tre  siamo  venuti  da  questa  parte  ? 

Non  c'era  scampo !  Salimmo  la  vetta  della  col- 
lina, e  la  fermatici  un  poco;  sentimmo  di  nnovo  le 
schioppettate.  Era  gia  il  mezzogiorno,  e  faceva  un 
caldo  del  diavolo!  Stanchi,  sudati,  assetati  ed  affa- 
mati,  discendemmo  Taltro  versante  della  collina  fine 
alia  pianura;  e  la  di  nuovo  fummo  salutati  dalle 
schioppettate  dei  Carabinieri,  che  senza  posa  c'inse- 
guivano! 

"  —  Coraggio,  coraggio,  miei  cari  — disse  il  mio 
zio  Martino  — ascendiamo  quest'altra  collina,  e  alia 
cima  v'e  il  Romitorio.  Se  il  Romito  e  in  casa  forse  ci 
potra  aiutare! 

"  —  Andiamo,  su  duuque,  coraggio  —  rispon- 
demmo  noi. 

Sempre  perseguitati  da  schioppettate,  alle  tre 
ore  e  mezzo,  arrivammo  sia  alia  cima  di  quest'altra 
collina,  poco  distante  dalla  strada  maestra  che  met- 
teva  al  Romitorio.  Assicuratici  che  nella  strada  non 
c'era  gente,  vi  entrammo,  e  a  quindici  passi  incon- 
trammo  il  Romito,  cheavendo  sentito  tutta  la  gior- 
nata  quello  schioppettio,  stava  la  all'erta  aspettando. 
Appena  ci  vide,  disse: 

— Presto,  presto,  amici  miei,  venite  con  me! 


—  26  — 


Lo  zio  Martino  guardandolo  severamente  disse: 
* '  —  Sarai  poi  tu  fido  o  traditore  ? 

—  Oh!  chi  veggo;  voi  qui  ?  —  grido  il  Ro- 
mito.  —  lo  tradir  Martino  con  cui  ho  servito  sotto 
Salvatore, — Buon'anima  chelddio  Tabbia  in  gloria!!! 

"  —  Non  mi  ricordo  di  te  —  disse  lo  zio. 

—  Non  abbiamo  tempo  da  perdere  in  parole 
adesso  —  disse  il  Romito  —  poiche  sento  il  suono 
dei  ferri  de'  piedi  di  cavalli  che  vengono  su  dal  fondo 
della  valle. 

"  — Come  lo  potresti  tu,  si  da  lungi  ?  —  chiamo 
Martino. 

—  lo  —  rispose  il  Romito  —  sentiva  i  viandanti 
mezz'ora  prima  che  arrivassero,  quando  era  con  Sal- 
vatore! 

"  —  Oh,  ti  ravviso,  adesso  —  disse  lo  Zio  —  Tu 
sei  dunque  il  Fringuello  che  spari  per  sempre,  e  noi 
credemmo  rimasto  fra  i  morti,  in  una  spedizione 
malaugurata  come  questa,  vent'anni  fa  ! 

—  Son  io  appunto  —  disse  il  Romito  —  ma 
presto  venite,  che  non  c'e  tempo  da  perdere  ! 

II  Romito  ci  fece  entrare  in  una  camera  del 
pianterreno  della  sua  casetta,  e  da  quella  dentro  ad 
un  altra  che  serviva  di  sacrestia  alia  Chiesetta,  che 
era  di  Sant'Antonio  dal po7'co,  ossia  del  deserto.  Di 
la  entrammo  nella  Chiesa,  ed  il  Romito  facendo  per 
rimovere  dal  muro  un  vecchio  confessionale  tutto 
tarlato  che  andava  in  pezzi,  vi  scappo  fuori  di  sotto 
un  reggimento  di  ratti! 

—  Maledetti !  —  grido  il  Romito. —  Dopo  che  mi 
e  morto  quel  povero  gatto  che  mi  fece  tanto  bella 
compagnia  per  tanti  anni,  tutti  i  ratti  dei  dintorni  si 
sono  rifugiati  qui  nel  romitorio!  ]\Ia  tosto  ne  avro 
un  altro  ! 

Dietro  al  confessionale  v'era  una  porticina  se- 
greta.  Ci  fece  entrare  uno  ad  uno,  e  discendemmo 
per  una  scaletta  stretta  finche  arrivammo  ad  una  bella 


—  27  — 


cantinetta,  tanto  ben  messa  e  tanto  pulita  che  era 
un  piacere  a  vederla!  Da  una  parte  sopra  una  ta- 
vola  sopportata  da  due  cavalletti,  stavano  due  pic- 
cole  botti.  DaH'altra  v'era  una  panca  rustica  per 
sedere.  Tondi,  scodelle,  bicchieri  e  coltelli  da  ta- 
vola,  tutti  ben  puliti,  stavano  vicino  alle  botti.  Sa- 
lami d'ogni  qualita,  erano  appesi  con  spago  al  sof- 
fitto.  Formaggi,  frutta  secche  d'  ogni  sorta  e  pa- 
gnotte  rotonde  e  piatte  di  pane  bigio,  stavano  in 
canestri  anche  appesi  al  soffitto  con  delle  corde;  evi- 
dentemente  per  salvarli  dai  ratti! 

—  Qui  —  disse  il  Romito,  quando  fummo  di- 
scesi  —  questa  botte  contien  vino  bianco  spumante 
e  dolce  come  il  nettare!  Quest'altra  contiene  vino 
vecchio,  vigoroso  e  secco;  e  fa  per  voi  ora,  che 
morite  dalla  stanchezza!  Tutto  ii  resto  lo  vedete  da 
voi.  Servitevi  senza  cerimonie;  che  io  debbo  an- 
dar  su  presto;  del  resto  andiamo  a  rischio  di  essere 
perduti  tutti  insieme! 

Cio  detto,  usci  in  fretta;  rimise  il  confessionale 
contro  la  porta,  e  se  ne  ando  con  una  accetta  a  far 
legna  in  sulla  strada. 

^'  Oltre  i  Carabinieri  a' piedi  che  ci  avevano  in- 
seguiti  pei  boschi,  ve  n'erano  sei  a  cavallo,  che 
venivano  su  per  la  strada.  Arrivati  fin  dove  era  il 
Romito,  gli  chiamarono  se  aveva  veduto  viandanti 
passare  di  la! 

" —  Si  —  rispose  il  Romito  —  ma  e  piu  d'un  ora  che 
sono  andati   giii    dalF  altro  pendio  della  collina! 

" —  Quanti  erano?  —  domandarono  i  Carabinieri. 

"  —  Sei  o  sette  —  rispose  il  Romito. 

I  Carabinieri  sospettando  che  si  fossero  rico- 
verati  nel  Romitorio,  dissero. 

" —  Abbiamo  tanta  sete,  per  questo  caldo;  non 
avresti  tu  un  po'  di  vino  da  darci,  .  .  .  .  pagLindolo 

"  —  Ne  aveva  un  bel  fiascone  — rispose  il  Ro- 
mito —  ma  non  avendo  cantina  da  tenerlo  al  fresco 


—  28  — 


per  qiiesto  caldaccio,  mi  e  diventato  tutto  aceto.  Se 
ne  volete,  per  mescolarlo  con  dell'acqua  fresca  che 
tengo,  compiacetevi  di  smontare  ed  eiitrare  nella  mia 
casetta;  e  ci  sara  anche  qualche  cosuccia  da  man- 
giare ! 

'  '  I  Carabinieri  al  sentire  che  non  aveva  cantina,  e 
che  era  pronto  ad  aprire  loro  la  casa,  deposero  ogni 
sospetto,  e  se  ne  andarono  di  trotto  giu  per  la  di- 
scesa  dall'altra  parte  della  collina,  al  fondo  della 
quale,  ad  una  trentina  di  passi  vera  un  villaggetto, 
dove  c'era  una  vecchia  osteria  coll'insegna  della  Per- 
nice  che  essi  conoscevano  bene,  e  dove  sospettavano 
che  noi  ci  fossimo  ricoverati. 

Appena  il  Romito  vide  che  i  Carabinieri  si  erano 
allontanati  giu  per  il  versante  della  coUina  dove  cor- 
reva  la  strada,  entro  frettoloso  a  rivedere  gli  amici 
ansioso  di  venire  alle  prese,  a  parole,  con  Martino, 
per  sapere  da  lui  notizie  dei  bei  tempi  antichi!  Ap- 
pena arrivato: 

" —  Oh!  mio  buon  Fringuello  —  disse  Martino  — 
chi  mai  avrebbe  creduto  che  tu  eri  ancora  vivo,  ed  in 
questo  luogo? 

"  —  Oh!  mio  caro  Martino  —  rispose  il  Romito  — 
quanto  son  felice  dirivedervi  dopo  venti  anni !  —  Ma 
vi  siete  serviti  di  quel  che  c'e  qui  dentro? 

"  —  Non  temere,  abbiamo  fatto  il  nostro  dovere 
■ —  rispose  Martino  —  e  te  ne  siamo  ben  ben  ob- 
bligati. 

—  Avete  fatto  bene,  allora,  amici  miei.  Ma  con- 
viene  che  io  faccia  di  piu  !  Non  e  prudenza  per  voi 
di  sortire  di  qui  prima  di  domani.  Faro  boUire  un 
buonpollastro  ! — Peccato;  ne  aveva  uno  migliore,  ma 
una  volpaccia,  con  tutto  quello  che  ho  fatto  per 
guardarmene,  me  I'ha  portato  via  per  i  suoi  volpini ! 
Col  brodo  faremo  una  buona  minestra  di  cavoli,  ci- 
pollini  tagliuzzati  e  riso.  Avremo  una  frittata  rognosa 
con  ova  fresche  dal  nido.  II  resto  che  mi  manca,  in 


—  29  — 


quattro  salti,  andro  giu  a  comprarlo  alia  bottega  del- 
I'albergo  della  Pernice.  Pan  bianco,  caffe,  zucchero, 
olio,  aceto,  insalata  e  selleri  bianchi  e  teneri  che  can- 
tano  sotto  i  denti.  E  cosi  passeremo  una  notte  in 
allegria. 

"  —  Ma  hai  poi  tu  il  danaro  ?  —  chiamo  lo  zio 
Martino,  mettendo  la  mano  in  tasca  pertirarne. 

—  Oh!  non  son  povero  come  il  mio  predeces- 
sore  che  scappo  via  dal  Romitorio  per  fame  e  dispe- 
razione  I  —  A  me,  Iddio  me  Tha  mandata  buona,  e 
ve  la  contero  ! 

—  Tanto  meglio!  —  disse  lo  zio  Martino. 

—  Intanto  —  soggiunse  il  Romito  —  aiutatevi 
del  meglio  che  potete  con  quello  che  c'e  alia  mano. 

"  —  Grazie  tante,  esclamammo  tutti  noi,  tu  sei  il 
nostro  Angiolo  liberatore! 

—  E  voi  siete  i  miei  Angioli  consolatori  —  disse 
il  Romito  —  perche  da  vent'anni  che  sono  in  questo 
Romitorio,  il  mio  piu  buon  amico  fu  quel  povero 
gatto  che  per  disgrazia  mi  e  morto  due  mesi  fa! 

"  —  Non  rattristarti  —  disse  Martino  —  ti  man- 
dero  io  un  gatto  qui,  che  ne  vale  dieci  piu  di  quel 
che  hai  perduto!  E  quello,  oltre  il  resto,^  un  mera- 
viglioso  indovino  del  sole  e  della  pioggia  I 

"  —  Pagherei  un  tesoro  —  disse  il  Romito. 

—  Te  lo  faro  avere  sicuro  —  rispose  IMartino  — 
se  Dio  mi  da  grazia  di  ritornare  libero  e  sicuro  a 
casa  mia. 

—  Ritornerete  tutti,  ve  lo  prometto  io  —  disse 
il  Romito. 

Passammo  tutto  il  resto  di  quella  giornata  a  ri- 
posarci  e  dormire,  dopo  aver  bevuto  di  quel  vino,  il 
piia  buono  e  generoso  che  abbia  mai  assaggiato  in 
vita  mia  1  Verso  la  sera  alle  otto  ore  ci  svegliammo, 
e  trovammo  preparata  una  cena  che  non  me  la  di- 
mentichero  mai.  II  buon  Romito  ci  conto  tutta  la 
sua  storia  in  disteso  fino  ai  piu  minuti  dettagli.  Lo 


—  30  — 


zio  Martino  gli  conto  la  sua,  cominciando  dal  tempo 
in  cui  il  Romito-che  lo  chiamavamo  il  Fringuello- 
era  sparito.  Ad  un  certo  punto,  tutto  dun  momento, 
da  una  finestrella  segreta  che  tenevamo  aperta  per 
far  entrare  aria  pura  e  fresca,  essendo  notte  estiva 
molto  calda;  udimmo  lenoti  dolci  e  flebili  di  un  usi- 
gnuolo! 

—  E  un  ora  e  mezzo  dopo  la  mezzanotte —  disse 
allora  il  Romito.  —  Questo  usignuolo  e  il  mio  oro- 
rologio.  Durante  la  state  non  manca  mai  di  venire  a 
cantare  a  quest'ora,  la  su  quel  bell  albero  del  pero 
piantato,  Dio  sa  quando,  da  un  qualche  Romito 
antico  ! 

"  Continuando  dopo  a  parlare,  e  far  andar  attorno 
la  bottiglia  di  quel  vino  bianco  dolce  e  spumante, 
un  vero  nettare  degli  Dei,  come  lo  chiamava  il  Ro- 
mito; e  rom.pendo  e  mangiando  noci  enocciuole,  ed 
altre  frutta  secche,  senza  accorgerci  come  passasse  il 
tempo,  udimmo  un  altro  canto  altrettanto  dofce,  ma 
di  voce  sottile  sottile  come  un  fil  di  seta,  che  pero  ci 
trapassava  il  cuore  di  diletto! 

"  —  E  la  lodola  che  saluta  il  sole  nascente  —  disse 
qui  di  nuovo  il  Romito.  —  Sentite  come  vola  in  su 
verso  il  cielo;  e  quel  fil  di  voce  mai  si  sperde  per 
Tana,  e  sempre  si  fa  sentire  al  nostro  orecchio! 

"  —  Vero  !  —  disse  lo  zio  Martino  —  ma  e  per- 
che  quest'uccello  va  volando  cosi  alto  ? 

"  —  E  per  vedere  meglio  e  piu  presto  la  cresta 
rossa  del  sole,  quando  sorge  dall  orizzonte  —  disse 
il  Romito. 

"  —  Sei  diventato  filosofo,  ora  Fringuello  !  -  disse 
lo  zio  Martino. 

"  . —  Oh!  stando  lungamente  in  solitudine  —  ri- 
spose  il  Romito  —  s'imparano,  poco  per  volta,  tuiti 
i  misteri  della  natura  ! 

Passammo  intanto  cosi  una  notte,  che  si  po- 
trebbe  chiamare,  Notte  Brigantesca!    II  giorno  dopo 


—  31  — 


accertatici  che  tutto  era  quietoin  quel  dintorni,  pren- 
dendo  commiato  dal  buon  Romito,  e  promettendo 
di  non  mai  perderlo  di  vista  per  tutta  la  vita,  ritor- 
nammo  a  casa  nostra.  Lo  zio  Martino  pochi  giorni 
dopo  fu  assalito  da  una  specie  di  tremore  che  sem- 
brava  febbre,  ma  non  si  sapeva  bene  che  fosse.  Aveva 
gia  piu  di  una  sessantina  d'anni.  Si  mise  a  letto  e  in 
quindici  giorni  mori  !  II  medico  I'avrebbe  voluto  sa- 
lassare,  ma  lui  disse  : 

—  Con  tutto  il  mio  sangue  son  venuto  al  mondo, 
e  con  tutto  il  mio  sangue  me  ne  voglio  sortire! 

Quindici  giorni  dopo  io  venni  ammalato,  nello 
stesso  modo.  II  medico  venuto  a  visitarmi,  disse: 

"  — II  tuo  Zio  mori,  perche  non  voile  essere  sa- 
lassato.  Tu  pure  morirai  se  rifiuti! 

—  Come  mio  zio  Martino  ha  fatto,  cosi  voglio  far 
io,  risposil 

II  medico  arrabbiato  disse: 

Non  voglio  mai  piu  aver  che  fare  con  razza  te- 
starda  di  capo-briganti! 

<<  —  Ne  io  risposi,  vorro  mai  piu  aver  a  fare  con 
medici  che  scannano  i  malati  !  —  Di  tanteradici,  cor- 
teccie,  erbe  e  fiori  che  Iddio  ha  creato  per  liberare 
Fuomo  dalle  malattie;  come  va  che  voi  non  avete 
imparato  altro  che  a  cavargli  il  sangue,  che  e  Tunica 
cosa  che  gli  da  la  vita.? 

—  Noi  —  rispose  il  medico,  seguiamo  le  re- 
gole  che  abbiamo  studiate  nella  scuola  di  medicinal 

"  —  E  chi  vi  ha  dato  quelle  regole  —  diss'io  — 
meriterebbe  di  essere  salassato  lui  stesso,  finche  cre- 
passe! 

"II  medico  al  sentir  questo,  riflettendo  che  chi 
parlava  in  quel  modo  era  uno  che  in  quel  villaggio, 
e  alia  distanza  di  molte  miglia,  in  quel  dintorni,  era 
riguardato  come  assoluto  e  temuto  padrone,  non  oso 
piu  rispondere  parola,  e  se  ne  ando  via  quieto 
come  un  agnellino! 


—  32  ~ 


Dopo  tre  giorni  mi  riebbi;  dopoche  la  Nonna 
mi  fece  bere  del  brodo  di  mele  bollite! 

"  Morto  mio  zio  Martino,  io  non  trovava  piu  al- 
cun  piacere  nella  vita!  —  Sebbene  tutti  m'assicurasse- 
ro  che  il  governo  non  mi  avrebbe  molestato;  pure  io 
temeva  da  un  giorno  alFaltro  di  essere  arreslato,  e  lo 
diceva  agli  amici!  Un  bel  giorno,  ecco  che  arriva 
uno  sconosciuto  vestito  ne  da  signore  ne  da  povero, 
e  facendo  il  folle,  chiamo  del  mio  nome  !  —  Lo  con- 
dussero  a  casa  mia. 

—  Ho  sentito  a  dire  —  mi  disse  lui,  in  confi- 
denza  —  che  tn  hai  gran  paura  di  essere  arrestato! 
Se  stai  zitto  non  c'e  pericolo  di  quello.  Pero,  se  tu 
vuoi  essere  proprio  sicuro,  vattene  in  America.  Io  ti 
faro  fare  un  passaporto,  col  quale  nessuno  ti  mole- 
stera  per  la  via! 

' '  —  Vi  ringrazio  del  vostro  consiglio  —  dissi  io  — 
ed  e  appunto  quello  che  stava  meditando  di  fare. 
Ma  come  potrete  voi  farmi  fare  un  passaporto  che 
corrisponda  bene  alia  mia  eta,  figura  e  fattezze  ? 

—  Non  temere  —  rispose  lui  —  io  ho  degli 
amici  segreti  al  potere,  che  mi  possono  servire  bene 
in  questo! 

—  Bene!  —  dissi  io  —  son  pronto  a  ricompen- 
sarvi  pel  vostro  incomodo. 

—  Oh!  di  quello  ci  aggiusteremo  —  rispose 
lui,  e  se  ne  ando. 

Appena  partito,  Giacometto  e  Rampignone  fu- 
rono  subito  da  me,  per  sapere  che  c'era  di  nuovo! 
Non  aveva  ancora  detto  due  parole  che  alcuni  del 
villaggio  corsero  a  dire  che  in  quello  sconosciuto, 
avevano  perfettamente  ravvisato  il  finto  villanaccio 
che  era  comparso  prima! 

—  Abbiamo  tempo  di  raggiungerlo  e  di  accop- 
parlo  —  dissero  essi! 

"  — Prendetevi  guardia  !  —  gridai  io  —  guai  a  chi 
lo  molesti  !  Egli  deve  ritornare  fra  giorni.  Incarico 


—  33  — 


te  Rampignone  ad  avvertire  bene  tutti  di  non  tor- 
cergli  un  capello! 

Una  settimana  dopo,  tutto  mistero,  tutto  segre- 
tezza,  ritorno;  mi  consegno  una  busta  sigillata;  e 
senza  aspettare,  ne  ricompensa,  ne  ringraziamenti, 
se  ne  fuggi  via  da  me,  come  da  una  persona  appe- 
stata!  Aprii  la  busta,  e  trovai  un  passaporto  fatto  a 
pennello  per  me;  e  biglietti  di  banca  nazionale  mon- 
tanti  in  complesso,  a  mille  lire.  Capii  subito  quello 
che  era,  e  dissi:  Regnanti  che  ban  la  sapienza  di  far 
di  queste  cose,  son  degni  di  regnare  !  L'ltalia  e  in 
buone  mani.  Per  ora  debbo  abbandonarla,  ma  col 
tempo  spero  di  rivederla ! 

Un  momento  dopo,  Giacometto  e  Rampignone 
furono  da  me  a  chiamare  se  c'erano  ordini  da  ese- 
guire. 

Ecco  —  diss'io  —  quattrocento  lire  per  te  Gia- 
cometto, e  trecento  per  te,  Rampignone.  lo  debbo 
andare  fmo  a  Napoli.  Tu  Giacometto  prenderai  il 
mio  luogo,  e  tu  Rampignone  sarai  il  secondo.  Se 
potro,  ritornero  presto  io  stesso  da  Napoli.  Se  no,  vi 
faro  sapere  i  miei  ordini  da  dove  sono.  Da  Napoli 
scrissi  a  Giacometto  quello  che  si  conveniva,  e  partii 
per  I'America. 

CAPITOLO  V. 

Quando  il  Calabrese  ebbe  finita  questa  storia  la 
moglie  che  Taveva  ascoltato  a  bocca  aperta,  dando 
un  sospiro  involontario,  disse: 

—  lo  ho  sempre  avuto  buona  e  grande  opinione 
di  te;  ma  ora,  dopo  tutto  questo  che  mi  hai  contato, 
mi  sembri  diventato  un  eroe  dei  piu  grandi  e  roman- 
tici  di  cui  abbiam  mai  letto  la  storia  ! 

La  povera  donna  era  fuori  di  se  per  il  piacere.  11 
convitato  che  aveva  anche  goduto  immensamente 
quei  racconti,  e  che  di  pin,  intendeva  di  metterli  a 


—  34  — 


profitto,  complimento  del  meglio  che  pote  ambedue 
i  coniugi.  Guardando  Torologio,  si  trovo  che  era- 
no  le  quattro  del  mattino! 

—  Che  andar  ora  a  dormire?  —  disse  la  donna  — 
io  non  ho  sonno  nulla  afiatto! 

—  Nemmeno  io  —  ripete  il  marito! 

—  Tanto  meno  io  — disse  il  convitato! 

—  Un  altra  tazza  di  caffe  caldo  con  del  cognac, 
disse  la  donna,  e  continuiamo  a  parlare  finche  venga 
giorno! 

Era  piu  di  cinque  ore  che  i  fanciulli  dormivano  di 
un  sonno  di  Paradiso!  La  madre  ando  a  vederli;  ada- 
giando  meglio  questo:  coprendo  meglio  quello;  e  ri- 
torno  subito  alia  tavola,  per  entrare  nella  conversa- 
zione che  gia  andava  avanti  fra  gli  altri  due.  Lei 
non  poteva  restarsi  di  fare  centomila  domande,  e 
sulFavolo  Salvatore,  sullo  zio  i\Lartino  e  sul  cognato 
Giacometto,  e  su  quante  altre  persone  le  venivano 
alia  mente  della  famiglia  del  marito,  particolarmente 
delle/emmine;  poiche  ella  era  ora  mai  superba  di 
far  parte  di  si  fiera  stirpe  !  Essa  aveva  letto  molti  di 
questi  romanzi  americani  di  disperati  del  genere  del 
Buffalo  Bill,  che  le  erano  sembrali  molto  belli  e 
romantici  I  I\Ia  quando  udi  questa  storia  della  bella 
e  ridente  Italia! 

—  Gibo  !  —  esclamo  lei  —  veggo  adesso,  che  gli 
italiani  pertutto  quello  che  e  di  bello,  grazioso,  no- 
bile  e  romantico,  sono  i  Re  nel  mondo! 

Quegli  che  le  aveva  eccitato  piia  interesse,  era  quel 
buon  Romito;  che  —  come  lei  pensava  segretamente 
nel  suo  cuore  —  le  aveva  salvato  il  marito! 

—  l\Ia,  che  nome  e  quello  di  Fringuello  che  aveva 
quel  Romito,  chiamo  lei;  non  ho  mai  sentito  alcun 
Santo,  o  altro  personaggio  chiamato  cosi ! 

—  Quello  —  rispose  ridendo  il  Calabrese,  —  e 
un  sopranome  che  gli  avevamo  dato  noi! 


—  Bene  —  disse  la  donna  —  come  si  direbbe  in 
inglese? 

—  E  il  nome  d'un  uccello  —  rispose  il  marito  — 
io  non  lo  so  in  inglese;  ma  il  signore  qui  ce  lo  puo 
dire. 

—  Prendete  quel  dizionario  —  disse  T'Autore  alia 
donna  —  e  fate  la  prova  voi  stessa  a  trovarlo. 

—  C  e  la  dentro?  —  chiamo  il  Calabrese. 

—  Credo  che  non  mi  sono  dimenticato  di  met- 
terlo,  rispose  Tospite. 

La  donna  a  questo  punto  Taveva  gia  trovato. 

—  Eccolo  qui  —  disse  lei  contenta  —  lo  so  adesso, 
e  il  finch  (pronunzia  fince). 

—  C'e  queiruccello  in  Irlanda?  —  chiamo  il  Ca- 
labrese. 

—  Certo  —  rispose  la  donna  —  ed  abbiamo  per- 
fino  il  Cuckoo,  (pronunzia  che  non  T'ho  mai  sen- 
tito  qui  in  America  ! 

II  Calabrese  capi  dal  nome  che  voleva  dire  il  Cu- 
culo,  e  chiamo  all'autore  se  anche  quel  nome  si  tro- 
vava  nel  suo  Dizionario! 

Avutane  risposta  affermativa  disse: 

—  Dunque  c'e  tutto  la  dentro  ! 

—  C'e  tutto  quelle  che  fa  bisogno  per  gli  emi- 
granti  italiani  in  America.  Non  una  parola  di  piu,  ne 
di  meno  —  rispose  I'autore! 

Ma  quel  Romito  non  poteva  scappar  cosi  facil- 
mente  dalla  mente  della  donna;  e  voleva  sapere 
come  e  perche  da  Brigante  sera  fatto  Romito,  etante 
•  altre  cose! 

—  Ti  posso  perfettamente  soddisfare  in  quelle, 
3fy  dear  —  disse  il  marito  —  perche  lui  stesso  in 
quellanotte  che  passammo  nelRomiitorio  ci  racconto 
tutto.  Ecco,  quelle  che  disse  dietro  nostra  domanda. 

'^Le  ragioni  per  cui  dope  quella  disastrosa  spedi- 
zione  io  sparii  senza  dir  nulla  a  nessuno,  furono  va- 
rie.   La  prima,  ma  la  minora  di  tutte,si  fu  perche  io 


—  36  — 


eragia  un  poVecchiotto.  Laseconda,si  fu  perchem'era 
avveduto,  come  gia  s'era  avveduto  anche  Salvatore, 
che  il  pane  del  brigantaggio  era  diventato  duro:  per 
la  sapienza  e  forza  del  nuovo  Governo.  La  terza  poi, 
e  la  piu  grande  di  tutte  si  fu  la  vita  triste  che  mi  fa- 
ceva  fare  quella  maledetta  di  mia  moglie,  che  andai 
tante  volte  vicino  a  strangolare!  Desiderava  di 
abbandonarla  per  sempre,  senza  che  lei  non  mi 
avesse  mai  piu  potuto  trovare  !  Dopo  quella  disfatta. 
vidi  che  sparendo,  mi  avrebbero  creduto  rimasto  fra 
i  morti,  e  seppellito  con  loro  nello  stesso  buco  !  E 
chi  t'ha  visto  t'ha  visto,  e  chi  non  t'ha  visto,  non  ti 
vedra  mai  piii;  e  tu  Carina  sposa  guarda  in  su!!! 

Sapendo  che  questo  Romitorio  era  stato  abbando- 
nato  dal  Romito,  perche  moriva  di  fame;  e  piia  nessu- 
no  ci  voleva  venire,  mi  offrii  io  per  titolare;  e  furono 
ben  contenti  di  accettarmi  !  Aveva  tutti  i  denari  con 
me  in  una  cintola,  che  portava  sempre  ai  fianchi  al 
nudo;  perche  quella  diavola  di  mia  moglie,  me  li 
avrebbe  rubati  tutti  e  fattemi  cento  rampogne  in  sul 
patto  se  li  avessi  lasciati  in  casa  !  Con  questi^mi  ag- 
giustai  perbenino  in  questo  Romitorio! 

I  denari  intanto  se  n  andavano;  ed  io  aveva  tut- 
t'altra  voglia  che  andare  intorno  alia  cerca,  con  un 
saccone  in  spalla,  come  un  somaro!  Come  far  dun- 
que  ?  Un  bel  mattino  svegliatomi  colla  disperazione 
in  corpo; — peccatore  o  non  peccatore — pregai  Dio  che 
mi  mandasse  i  Sette  Zumt  dello  Spirito  Santo  per  sa- 
pere  come  cavarmela;  poiche  aveva  gia  quasi  deciso 
di  tornarmene  a  casa  come  aveva  fatto  il  Romito  pre- 
cedente ! 

Mi  venne  voglia  poco  dopo,  di  vedere  cosa  ci 
era  in  un  vecchio  credenzone;  ed  apertolo  trovai 
che  era  piu  povero  di  quello  di  Giobbe!  Non  c  era 
che  un  m«cchietto  di  vecchie  orazioni  corrose  dalla 
polvere  !  Le  esaminai  per  curiosita.  Ne  trovai  una, 
che  portava  una  rozza  immagine  della  Santa  Famiglia; 


—  37  — 


e  fra  le  grazie  che  domandava  v'era  quella  di  allevare 
una  buona  figliuolanza! 

Mentre  stava  assiso  ad  una  panchetta  al  fresco  fuori 
della  porta,  con  queste  carte;  ecco  che  passa  una  con- 
tadina  con  un  bambino  ammalato  in  braccio  !  Fat- 
tami  una  profonda  reverenza,  mi  chiamo  se  sapeva 
suggerire  un  qualche  rimedio  pel  suo  bimbo.  Lo 
Spirito  Santo  che  mi  aveva  gia  fatto  trovare  quelle 
carte,  ora  anche  m'illumino  in  un  momento! 

—  Si  mia  buona  donna  —  dissi  io.  —  Ecco  il 
rimedio  di  tutti  i  vostri  mali!  Quest'orazione  qui, 
recitata  e  portata  addosso,  vi  fara  guarire  il  bambino; 
e  di  piu  vi  fara  avere  i  piu  bei  figli  del  mondo  che 
desiderate  !  Ma  dovete  tenerla  segreta  per  voi,e  non 
mostrarla  ad  altri,  fuorche  a  donne  maritate!  E  poi, 
come  Cristo  disse,  dovete  avere  buona  fede  ! 

La  donna  prese  il  foglio,  mi  ringrazio,  e  disse 
che  non  avrebbe  dimenticato  di  portare  qualche  ele- 
mosina  al  Romitorio.  II  bambino,  stante  quellaria 
pura  che  aveva  respirato  in  quella  giornata,  e  le  ca- 
rezze  della  madre  allegra  e  plena  di  fede,  il  mattino 
dopo,  si  sveglio  tutto  vispo,e  chiamo  da  mangiare!  La 
donna  aL  veder  questo,  resto  incantata;  non  sola- 
mente  per  la  salute  del  bambino,  ma  anche  perche 
era  persuasa  che  quell'orazione  sarebbe  stata  altret- 
tanto  efficace  per  indurre  gravidanza,  e  per  la  nascita 
di  bei  bambini!  Dite  alle  donne  di  tenere  un  se- 
greto!!!  Agli  uomini  no;  ma  a  quante  amiche  aveva, 
comunico  questo  prezioso  segreto  ! — Duegiorni  dopo 
facendo  bei  tempo,  vidi  venir  su  per  la  strada  quat- 
tro  donne  con  canestri  sulla  testa  strapieni  di  ogni 
sorta  di  cibi!  Credeva  che  ritornassero  dal  mercato, 
acasa  loro!  Ma  ecco;  appenami  videro,salutandomi 
rispettosamente,  mi  dissero,  che  erano  venute  per 
portare  un  po'  di  limosina  al  Romitorio,  sapendo 
che  era  povero,  e  n'aveva  tanto  di  bisogno  ! — E' 
inutile  raccontar  piu  a  lungo  in  dettaglio,  quello 


—  38  — 


che  avvenne  appresso.  Basti  il  dire  che  le  conta- 
dine  mi  portano  di  quelle  che  hanno  !  Le  bene- 
stanti  e  le  signore,  mi  portano  danari!  Le  spose 
nuove  poi  ve  lo  potete  immaginare  !  Quando  a 
una  donna  che  ha  Torazione,  nasce  un  bambino; 
appena  si  trova  in  gamba,  e  qui  che  viene  con  dei  bei 
polU  !  Ml  dice  subito  che  il  bambino  emolto,  molto 
bello,  e  mi  fa  ogni  sorta  di  complimenti  !  Cosi  ve- 
dete  che  queste  buone  donne  qui  mi  ricompensano 
da  Romito,  della  vita  disperata  che  mi  fece  fare 
da  marito,   quella  diavolaccia  di  mia  moglie  ! 

—  Ma  e  morta  adesso  —  disse  lo  Zio  Martino.  — 
Ed  io  credendo  te  pure  morto;  ho  dovuto  sempre 
per  amor  di  te,  aiutarla,  cometua  vedova! 

"  —  Vi  ringrazio  —  disse  il  Romito  —  della  vo- 
stra  cortesia  per  me.  Ma  lei  non  se  lo  meritava! 

Finita  cosi  la  storia  del  Romito,  la  donna  che 
come  irlandese  cattolica,  nata  in  localita  dove  i  preti 
passano  per  oracoli,  ed  i  campagnuoli  hanno  una 
fede  da  far  moverele  montagne;  non  pote  tenersi  dal 
chiamare  sul  serio,  se  quella  preghiera  del  Romito 
aveva  proprio  tutta  quella  meravigliosa  potenza!  II 
Calabrese  prudente,  rispose: 

—  Se  quelle  donne  erano  persuase  che  ricevevano 
i  benefici,  che  con  queH'orazione  chiedevano  a  Dio; 
se  non  era  il  foglio  che  portavano  indosso  che  loro  li 
impetrava,  doveva  essere  invece  la  loro  fede!  Comun- 
que  sia,  il  Romito  era  sempre  al  fondo  di  tutto;  per 
aver  saputo,  se  non  altro,  suscitare  in  loro  quella 
fede! 

La  donna  approvo  il  ragionamento  del  marito;  il 
quale  durante  i  dodici  anni  che  I'aveva  trattata,  s  era 
accorto,  che  sebbene  non  andasse  quasi  mai  alia 
Chiesa;  pure  aveva  gran  buona  fede  in  Dio,  e  non 
amava  sentire  bestemmie,  ne  sparlare  contro  la  reli- 
gione!  Dal  che,  impertanto  il  Calabrese  s'era  sempre 
guardato  scrupolosamente  per  non  offenderla!  E  poi 


—  39  — 


diceva  lui;  in  fine,  in  Dio  ci  credo  anch'io;  e  questa 
fede  non  m'ha  mai  fatto  del  male! 

•  ) 

CAPITOLO  VL 

—  Mi  ha  piaciuto  molto  tutto  quelle  che  m'hai 
contato  —  disse  qui  la  moglie  —  particolarmente  la 
prudente  e  generosa  condotta  del  governo  italiano 
verso  di  te.  Ma  ti  ricordi  varii  anni  fa,  questo  Go- 
verno fece  arrestare  dalla  polizia  Americana  un 
Capo-Brigante  italiano  che  s  era  rifugiato  in  Ame- 
rica, e  faceva  il  fruttaiuolo  come  tu  ! 

—  Appunto  —  disse  il  marito  —  quello  era  un 
Brigante  Assassino;  ed  il  Governo  avrebbe  dovuto 
farlo  squartare,  per  le  crudelta  che  aveva  commesse; 
mentre  si  limito  a  condannarlo  ai  Bagni!!!  Ora  ap- 
punto ti  voglio  far  vedere  la  ragione,  per  cui  il  Go- 
verno Italiano  tratto  TAvolo,  lo  Zio  e  me  con  tanta 
clemenza  e  generosita!  —  Varii  anni  prima  che  io  ve- 
nissi  in  America,  una  banda  di  Briganti  Assassini  che 
dimoravano  dalla  parte  di  Napoli,  osarono  venire  a 
depredare  e  commettere  crudelta  contro  innocenti 
viandanti,  dentro  al  nostro  circondario,  per  cui  noi 
fummo  creduti  dalla  gente  esserne  stati  i  colpevoH. 
Uavolo  Salvatore,  allora  gia  vecchio,  e  ritirato  dal 
campo;  ando  su  tutte  le  furie;  e  la  seconda  voka 
che  gli  assassini  tentarono  di  ritornare;  noi  in  nu- 
mero  di  cinquanta,  condotti  dall'Avolo  stesso,  h 
prendemmo  tutti  dentro  un  cerchio  di  fuoco  I  Tre 
di  essi  rimasero  morti  sul  campo  !  Sei,  inchiuso  il 
capo,  furono  da  noi  fatti  prigionieri;  e  gli  altri  scap 
parono  via  piu  o  meno  malconci!  L'avolo  Salvatore, 
fece  flagellare  tutti  quel  malnati,  con  un  nervo  di 
bue,  finche  chiamarono  pieta  e  misericordial 

—  Meritereste  che  vi  tagliassimo  il  naso,  le 
orecchie,  e  che  vi  facessimo  a  pezzi,  come  voi  aveie 


—  40  — 


fatto  di  innocenti  viandanti,  perche  non  avevano,  o 
non  potevano  dam  tutto  il  danaro  che  volevate! 
Meritereste  che  vi  dessimo  nelle  mani  del  Governo; 
se  non  ce  lo  vietassero  le  regole  antiche  !  Ma  bad^e 
bene!  Se  mai  qualcuno  di  voi  osa  por  piede  di  nuovo 
dentro  ai  confini  del  nostro  territorio;  dopodi  averlo 
ben  ben  acconciato,  noi  stessi,  lo  daremo  nelle  mani 
della  giustizia;  e  manderemo  noi  testimoni  ad  accu- 
sarlo  e  provare  i  suoi  delitti!  Dopo,  fattosi  dare  i 
nomi  e  cognomi  di  tutti  loro  e  dei  villaggi  dove  di- 
moravano,  e  mandate  persone  ad  accertarsene  che 
erano  giusti;  per  andarli  a  prendere  alFuopo;  li  la- 
scio  andare;  comandando  loro,  di  andare  prima 
di  tutto,  a  cercare  i  tre  loro  compagni  morti,  e  dar 
loro  sepoltura.  —  E  guai  a  loro,  se  aYessero  mancato 
di  cio  fare!  „ 

"  —  Ora  circa  qaattr'anni  dopo  questo  fatto; 
quelli  stessi  assassini  presero  prigionieri  nelle  vici- 
nanze  di  Napoli,  due  poveri  carabinieri  e  li  tortu- 
rarono  e  mutilarono  nel  modo  il  piu  crudele  e  ver- 
gognoso  !  Vittorio  Emanuele  ed  i  suoi  ministri  ven- 
nero  poco  dopo  a  Napoli  per  concertare  nuove  mi- 
sure  coUa  questura,  contro  quegli  assassini  !  Ap- 
punto  in  quel  tempo,  due  carabinieri  furono  fatti 
prigionieri  da  alcuni  dei  nostri  soci  mentre  caccia- 
vano  nei  boschi,  e  li  condussero  bendati  e  legati  a 
casa  nostra.  Fattili  entrare  nella  sala,  I'avolo  Sal- 
vatore  che  allora  non  potea  quasi  piu  star  in  piedi; 
fece  preparare  una  buona  merenda;  ed  entrato  solo 
colle  donne  della  casa,  fece  slegare  le  mani  dei  Ca- 
rabinieri e  togliere  loro  il  velo  degli  occhi.  Vide  che, 
aspettandosi  di  essere  torturati,  come  quegli  altri 
due  sfortunati  detti  di  sopra;  peril  terrore, erano  pal- 
lidi,  ed  avevano  gli  occhi  languidi  che  parevano 
morenti ! ! ! 

"  —  Che  temete?  —  disse  allora  TAvolo  —  credete 
che  noi  siamo  assassini?   Voi  fate  il  vostro  dovere  e 


—  41  — 


servite  il  Governo  che  vi  mantiene,  col  rischio  della 
vostra  vita  !  Noi  facciamo  il  nostro  mestiere  col  ri- 
schio della  nostra  vita  !  Sul  campo  ci  battiam  da  ne- 
mici;  chi  la  vince  la  vince  !  Ma  in  casa  nostra,  voi 
siete  amici  efratelli!  Sli  qui,  bevete  e  mangiate,e  fra 
un  ora,  sarete  rimessi  sulla  via,  dove  siete  stati  presi; 
vi  si  restituiranno  le  vostre  armi,  e  ritornerele  sani  e 
salvi,  alia  vostra  caserma! 

Uavolo  Salvatore  incarico  me  di  soprinten- 
dere  il  corpo  che  ricondusse  i  Carabinieri  sulla 
strada.  Fatto  togliere  loro  il  velo  dagliocchi;  e  re- 
stituir  loro  le  armi;  dissi: 

"  Amici,  finche  siete  nelle  nostre  mani  dovete 
obbedire  i  nostri  ordini!  Ecco  quali  sono.  An- 
drete  diritti  alia  vostra  caserma;  e  giunti  la,  sarete 
liberi  da  noi,  e  sotto  gli  ordini  dei  vostri  superiori! 
Ecco  qui,  dieci  lire;  cinque  per  ciascuno  di  voi, 
per  bere  un  bicchiere  alia  nostra  salute  per  la  via! 
I  Carabinieri,  ringraziandoci,  assolutamente  non  vo- 
levano  accettare  quel  danaro,  dicendo  che  era  con- 
tro  le  regole  che  avevano  di  non  accettar  ricom- 
pense! 

"  Questa  —  dissi  io  —  e  paga  che  vi  si  da  per 
le  vostre  spese,  finche  siete  sotto  i  nostri  ordini,  e 
non  mancia.  Vi  ordino  di  prenderla;  an  date  e 
Iddio  ve  la  mandi  buona!!! 

''Arrivati  alia  caserma,  il  Brigadiere,  che  avendo 
gia  saputo  da  spie,  che  erano  stati  catturati  era  in 
grande  costernazione  sul  loro  conto;  udita  la  loro 
storia,  subito  ne  fece  rapporto  alia  questura  di  Na- 
poli,  a  cui  poco  tempo  prima  avuta  notificata  la 
loro  cattura! 

La  storia  piacque  tanto,  che  si  fece  sapere  su- 
bito per  mezzo  dei  ministri  a  Vittorio  Emanuele, 
che  ancora  si  trovava  in  quella  citla  !  II  Re  ne  fu 
tanto  contento,  che  di  concerto  coi  ministri  diede 
ordine  segreto  alle  autorita  di  Napoli  di  trattare  quel 


—  42  — 


Cavallereschi  Capo-Briganti  calabresi,  con  tutta  la  cle- 
menza  e  generosita  possibile,  quando  il  destino  li 
facesse  cadere,  in  modo  regolare,  nelle  mani  della 
Giustizia  !  Piu;  di  usare  ogni  mezzo  possibile  per 
venire  ad  una  onorevole  transazione  con  loro,  per 
farli  desistere  spontaneamente  da  quel  mestiere;  of- 
frendo  loro  anche  buona  pensione  annua;  come  si 
era  gia  fatto,  con  buon  successo,  con  altri  Capo.- 
Briganti;  che  la  polizia  era  stata  incapace  di  met- 
tere  abbasso  colla  forzal 

Vedi  ora — disse  il  Calabrese  volgendo  la  pa- 
rola  piu  direttamente  alia  moglie  —  la  ragione  per 
cui  il  Governo  italiano  ci  tratto  con  tanta  condi- 
scendenza  e  generosita  !  Se  vuoi  saperne  di  piu,  pro- 
segui  lui,  ecco  qui  una  lettera  di  Giacometto,  il 
mio  cognato,   che  ti  dara  ulteriori  spiegazioni! 

—  Come?  —  disse  la  moglie  —  Tu  non  mi  hai 
mai  detto  nulla  delle  lettere  che  tu  hai  ricevuto 
dai  tuoi  di  casa  in  Italia? 

—  Finche  tu  non  mi  lasciasti  mai  sapere  nulla 
dei  tuoi  di  casa  in  Irlanda  —  disse  il  marito  — 
lo  non  credetti  mai  bene,  di  lasciarti  sapere  al- 
cuna  cosa  del  mio  casato  in  Italia! 

—  Hai  ragione  —  disse  ridendo  la  moglie  —  io 
te  ne  lodo!  Ma  ora  che  abbiam  vuotato  il  sacco  a 
vicenda,  non  devi  piu  nascond^rmi  nulla;  poiche, 
ti  dico  io,  che  sono  superba  di  essere  tua  moglie  ! 

—  Per  questo  —  rispose  il  marito  —  t'ho  parlato 
di  questa  lettera,  che  prima,  t'avea  tenuta  scrupolo- 
samente  nascosta!  Qui  il  signore  se  vuole  avere  la 
condiscendeuza,  te  la  tradurra  leggendola,in  inglese  ! 

—  Con  gran  piacere  —  disse  Tautore  —  se  mi 
fate  questa  confidenza;  sebbene  sono  molto  avverso 
di  mescolarmi  in  aflari  privati  di  famiglia  ! 

—  Non  abbiate  paura,  disse  il  Calabrese,  mi  fate 
gran  favore  a  tradurre  in  inglese  alia  mia  moglie,  quel- 
o  che  dice  questa  lettera;  poiche  io  nonpotrei  farlo  ! 


—  43  — 


—  Di  grazia  signore  —  disse  la  moglie  —  fatemi 
questo  piacere;  e  ve  ne  saro  per  sempre  ricono- 
scente  ! 

Uautore  prese  la  lettera  e  la  tradusse  in  inglese 
alia  moglie,  leggendola  dall'italiano,  come  segue: 

Carissimo  Cognato, 

**  Vi  scrivo  questa  lettera  per  farvisapere  delle  no- 
tizie  della  nostra  casa.  Sono  sempre  le  stesse  come 
vi  ho  scritto  neirultimamia  !  Noi  qui  continuiamo  a 
obbedire  i  vostri  ordini  ;  di  non  dar  dispiaceri  al 
Governo.  Siamo  tutti  organizzati  come  prima;  ma 
solamente  per  aiutarci  a  vicenda  nei  nostri  bisogni, 
e  per  impedire  agli  assassini  di  venire  a  commettere 
crudelta  dentroal  nostro  circondario;perche  dopo  non 
venganomesse  sul  nostro  dosso.  Quello  sconosciuto, 
agente  segreto  della  questura  di  Napoli,  sei  mesi  fa 
ritorno;  facendo  mezzo  il  folle  e  mezzo  il  burbero 
come  prima;  e  domando  a  me  notizie  di  voi  !  In- 
teso  che  ebbe,  che  voi  avete  sposata  una  bellissima 
e  buonissima  donna  con  edacazione  da  signora;  e 
che  avete  quattro  bei  figliuolini,  e  che  fate  commercio 
onesto  per  mantenerli;  vi  dico  io,  checambio  tutto  in 
un  momento !  Si  fece  tutto  cortese  e  gentile;  mi 
disse  che  era  molto  contento  di  udir  questo;  e  se  ne 
ando  via  subito;  promettendo  che  presto  sarebbe  ri- 
tornato.  Due  mesi  fa,  in  fatti  ritorno,  ma  tanto 
cambiato,  che  io  stesso  stentai  a  riconoscerlo  !  Era 
ora,vestito  perfettamente  da  signore.  E  invece  di  quel- 
Taria  mezza  burbera  e  mezza  folle,  aveva  sembiante 
e  maniere  di  un  gentiluomo  perfetto  !  Tratto  me  con 
tanto  rispetto  e  cortesia,come  se  io  fossi  stato  anche 
un  gran  signore,  pieno  di  educazione  !  Mi  disse  in 
confidenza,  che  il  Governo  di  Napoli,  aveva  sentito 
con  gran  piacere,  la  vostra  buona  condotta,  e  buona 
fortuna  in  America  !    Dopo  mi  conto,   che  tutte  le 


—  44  — 


grosse  bande  di  Briganti,  erano  state  messe  a  basso; 
ma  che  piccole  bande  di  ladroni  ed  assassini,  ancora 
ve  n'erano  or  qua  or  la;  eccetto  nel  nostro  territorio, 
che  era  il  piu  quieto  di  tutti !  Gli  contai  la  storia 
della  bella  lezione  che  demmo  una  volta  ad  assas- 
sini, che  tentarono  di  venire  a  commettere  crudelta 
nel  nostro  circondario  !  Fu  molto  contento  a  sentir 
quello;  e  disse  che  il  Governo,  aveva  giaun'idea,  che 
la  pace  che  regnava  nel  nostro  distretto,  in  un  modo 
od  in  un  altro,  proveniva  dalla  nostra  buona 
condotta !  E  tirando  fuori  una  busta  dalla  scar- 
sella,  disse: 

—  Ecco  qui,  quello  che  in  gratitudine  il  Go- 
verno  mi  ha  incaricato  di  farvi  avere.  Seicento  lire; 
meta  per  voi,  e  meta  pel  vostro  cognato  che  e  in 
America  !  Gli  farete  sapere,  che  qualora  egli  volesse 
tornare  a  casa  sua,  colla  famiglia,  e  colla  sua  autorita 
aiutare  a  mantenere  la  pace  che  ora  regna  in  questo 
distretto;  il  Governo  e  disposto  a  concedere  una  pen- 
sione  di  mille  e  cinquecento  lire  all'anno,  per  lui;  e 
cento  lire  per  ciascun  socio,  sotto  ai  suoi  ordini;  a 
condizione  di  aiutare  anche  i  carabinieri  in  ogni 
emergenza,  che  occorresse  in  queste  vicinanze  !  „ 

A  questo  punto  il  convitato,  vedendo  che  tutto 
quello  che  veniva  in  appresso  consisteva  di  cose  pri- 
vate di  famiglia,  si  scuso  di  continuare  a  tradurle  in 
inglese  per  la  moglie;  dicendo  che  non  erano  d'in- 
teresse  per  alcuno. 

^11  Calabrese  ringrazio  Tautore  di  questo;  poiche  a 
dire  la  verita,  v'erano  delle  cose  che  lui  stesso  non 
desiderava  che  la  moglie  le  sapesse  !  Un  momento 
dopo  pero  disse: 

—  Oh  !  adesso  che  mi  ricordo;  v'e  un  altra  noti- 
zia  interessante  per  tutti,  cioe  la  morte  del  Romito  ! 
Fate  il  favore  di  cercarla  qui  un  po'  piu  sotto;  e  tra- 
durla  alia  mia  moglie  ! 


—  45  — 


—  Di  grazia,  signore,  desidero  tanto  di  sentirla 
—  disse  ansiosa  la  moglie. 

II  convitato  la  trovo  subito,  e  la  lesse  come  segue  : 

"  Ora  conviene  —  proseguiva  la  lettera  —  che  vi 
diaun  altra  notizia,  quella  cioe  dellamorte  del  buon 
Romito,  il  Fringuello  !  —  Appena  si  senti  male,  ci 
scrisse  una  lettera  in  cui  ci  invitava  ad  andarlo  su- 
bito  a  vedere,  tanto  per  suo,  che  per  nostro  vantag- 
gio  i  Andai  subito  con  Margherita  e  Rosalia,  e  lo 
trovammo  gia  a  letto,  solo  e  soletto  !  Appena  ci 
vide,  alzando  le  mani  verso  di  noi,  gli  si  d-pinse  in 
volto  una  gioia  di  Paradiso  ! 

— ^  Aveva  tanta  paura  —  disse  lui  —  di  morir 
solo,  e  lasciar  al  primo  Baggiano  che  mi  scoprisse 
morto,  quel  poco  di  bene  che  Iddio  mihamandato  ! 

"  Mi  fece  aprire  un  cassone  e  tirar  fuori  una  bor- 
saccia  di  pelle  !  —  E  vi  dico,  lo,  se  era  pesante  !  — 
Portatagliela  sul  letto,  egli  Tapri  e  tiro  fuori  tante 
piccole  borsette,  piene  di  monete  d'oro  e  d'argento 
di  diversi  valori;  e  una  dopo  Taltra  me  le  ficco  tutte 
nelle  scarselle  !  Vi  restarono  al  fondo  della  borsac- 
cia  delle  monete  di  rame,  montanti  in  tutto  a  trenta 
o  quaranta  lire !  Tirando  fuori  manate  piene  di 
quelle  monete;  le  verso  nelle  scarselle  delle  donne; 
perche  le  mie  erano  gia  piene  !  Ne  lascio  quindi 
per  circa  una  quindicina  di  lire  nella  borsa;  la  ri- 
lego,  e  me  la  fece  rimettere  a  suo  luogo  nel  cassone  ! 
Le  donne  avevano  a  quest'ora  gia  ucciso  e  messo  al 
fuoco  unpollastrino  per  fare  un  po'  di  brodo  pel  Ro- 
mito; il  quale  tutto  d'un  momento  se  ne  stette  zitto; 
guardandoci  pero  sempre  con  aria  di  Paradiso  !  Cre- 
dendo  che  cio  fosse  per  riposarsi;  non  parlammo 
piu,  per  non  disturbarlo  !  Quando  il  brodo  fu 
pronto,  tra  due,  uno  per  parte,  loaiutammo  a  sedere 
sul  cuscino  per  mangiare !  Sentimmo  colle  mani 
che  era  gid  freddo  come  cadavere  !  Ci  guardava 
sempre  con  aria  amorosa  da  Angiolo;  e  non  potendo 


—  46  — 

piu  parlare,  mi  addito  un  foglio  che  stava  suUa  cappa 
del  camino  !  Quando  Margherita  fece  per  dargli 
una  cucchiaiata  di  brodo.  egli  ia  respinse  dolce- 
mente  colla  mano;  e  tutto  dun  momento,  dando  un 
leggiero  sospiro,  chmse  gli  occni,  e  spiro  !  !  !  Un 
sorriso  angelico  gli  rimase  in  voito,  e  pareva  un 
Santo  del  Paradiso  !  II  fo.2:lio  era  il  testamento  che 
aveva  fatto  in  nostro  favore;  ed  era  sigillato  ! 

"  Xon  vi  posso  descrivere  la  sepoitura  che  gli  fa- 
cemmo  fare  !  Invitammo  tutu  i  preti  e  chierici,  di 
tutte  le  parrocchie  d"intorno,  pagandoli  tutti,  ognu- 
no,  secondo  il  loro  grado  !  La  gente  che  corse  al 
funerale;  quasi  tutte  donne  che  piangevano;  fu  tanta 
che  si  dovettero  mandare  Carabinieri  per  mantener 
l  ordine  !  !  !  I  preti  si  maravigliarono  infinitamente 
di  tutto  quel  concorso;  non  sapendone  il  segreto; 
noto  solo  alle  donne  ed  a  noi  !  !  ! 

"  Finito  il  nostro  dovere  verso  il  nostro  buon 
amico,  ed  antico  Socio;  andammo  da  un  Notaro,  col 
testamento.  Egli  ci  fece  un  foglio  per  metterci  in 
possesso  della  roba  del  Romito.  I\Ia  prima  di  dar- 
celo,  voile  venire  lui  stesso  a  visitare  il  Romitorio  ! 
Gli  facemmo  vedere  tutto  e  particolarmente  la  borsa 
del  danaro,  che  era  appunto  quello  che  deside- 
rava  !  Versate  tutte  ie  monete  sulla  tavola,  ne  fa- 
cemmo due  mucchi;  e  ne  olfrimmo  uno  a  lui,  che 
accetto  senza  cerimonie  !  Ci  diede  subito,  allora,  il 
documento,  unito  al  testamento,  dicendoci; 

"  —  Ora  voi  siete  i  padroni  di  tutto  ! 

Lo  facemmo  scendere  nella  cantina,  ed  assag- 
giare  di  quel  buon  vino  che  c  era,  e  mangiuzzare 
qualche  cosa  !  Divenne  molto  aUegro  e  si  congra- 
tulo  con  noi  di  quella  nostra  piccola  fortunetta ! 
Dopo  gli  domandammo,  quanto  era  il  nostro  debito 
verso  di  lui  per  il  suo  servizio  !  Si  stupi,  dicendo, 
che  era  gia  stato  pagato  ! 


—  47  — 


—  Quelle  fu  regalo  —  dissi  io  —  Ora  vi  debbo, 
ii  vostro  onorario  !  Dettcmi  quanto  era,  gli  chia- 
mai  se  voleva  accettare  monete  di  rame,  poiche  — 
dissi  io  —  non  aveva  monete  d  argento  in  tasca  !  1  ! 

"  —  Tutto  buono  —  disse  lui  —  troppo  contento. 
La  mia  moglie  ne  sa  far  ben  uso  dal  pizzicagnolo  ! 

"  Se  ne  ando  via  allegro  come  un  fringuello  !  !  ! 

"  Se  avesse  saputo  quanti  bei  danari  in  oro  e  ar- 
gento, il  buon  Romito  Fringuello,  mi  aveva  messo 
nelle  scarselle,  prima  di  morire;  per  salvarli  dalla 
vista  e  dalla  rapina  di  tanti  imbroglioni,  ed  affamati 
pubblici;  non  sarebbe  andato  via  cosi  contento,  con 
un  mucchietto  di  soldacci  !  !  ! 

"  II  giorno  dopo,  andammo  al  Romitorio  con 
quattro  mulette,  per  portar  via  tutto  quello  che  era 
di  proprieta  del  Romito;  lasciando  per  regalo  e  in 
dote  al  Romitorio,  quel  pochi  mobili  di  cui,  a  casa 
nostra,  non  sapevamo  che  farne  !  ]Mentre  carica- 
vamo,  arrivo  il  Parroco  di  quella  localita;  e  vedendo 
tanta  roba  si  stupi;  avendo  sempre  creduto  che  in 
quel  Romitorio  si  moriva  di  fame  I  1  !  Gli  mostram- 
mo  il  testamento  corredato  dal  Notaio;  e  gli  facem- 
mo  assaggiare  di  quel  buon  vino  bianco;  di  cui  non 
aveva  mai  -  come  ci  assicuro  lui-bevuto  Teguale  !  ! 

E  altrettanto  buono  quanto  il  suo  vino,  fu  il  Ro- 
mito Fringuello  !  !  1  Uomo  sapiente,  prudente,  ac- 
corto,  e  confidente  nella  Divinita;  senza  ipocrisia  e 
superstizione  !  Di  cuor  franco,  fido  e  generoso;  che 
riputo  per  grazia  divina  il  poter  —  morendo  —  la- 
sciar  ad  amici  sinceri;  tutto  il  bene  che  Iddio,  in 
premio  alia  sua  fede,  gli  aveva  concesso  su  questa 
terra  !  Celandolo  alia  vista  di  mal  pensanti,  che  lo 
avrebbero  creduto  dannato  per  aver  tesorizzato  in 
questo  mondo!  E  gli  avrebbero  dato  sepoltura  po- 
povera  ed  oscura  per  evitare  lo  scandolo  fra  la 
gente !  !  ! 

Non  la  pensarono  cosi,  i  Briganti  Cavallereschi  !!! 


—  48  — 


A  questo  punto  alcuni  dei  fanciulli  si  svegliarono 
e  saltaro jpo  giu  dal  letto  vestiti  come  avevano  dor- 
mito!  Guardammo  alia  finestra,  era  giorno  chiarol 
Qui  finisce  il  nostro  racconto.  Una  cosa  sola  dob- 
biamo  aggiungere  e  importante;  cioe  che  i  nomi  di 
Salvatore  e  Martino  eran  nomi  di  battesimo,  con  cui 
i  Capo-briganti  erano  chiamati  in  famiglia  e  da  tutti 
i  loro  amici,  aderenti  e  conoscenti  del  villaggio  e 
dei  dintorni;  ma  dalle  Autorita  e  dal  pubblico  in 
generale,  erano  conosciuti  sotto  il  nome  generale 
del  casato,  che  ci  asteniamo,  per  ovvie  ragioni,  di 
pubblicare  in  questa  storietta  —  la  quale  se  v'e  pia- 
ciuta  ne  siam  content  i — Se  non  e  piaciuta,  certo, 
. .  .  .non  Tabbiamo  fatto  a  posta  !  !  ! 


FINE. 


Ossu  Ayyenture  DI  UN 


Ex-Brigante  Calatrese 

Di  A  UGUSTO  "BASSETTI. 
(PHrTTLEeiATO.) 


NEW  YORK: 
[Copyright  1886,  by  August  Bassetti.] 


Stampato  coi  TiPi  DI  J.  H.  Carbone  &  Co.,  17S  Park  Kcnv,  N.  Y. 


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LIBRO  PRIMO — ossia  Manuale  per  imparare  I'ing-lese 
senza  maestro,  contenente  vocaboli,  frasi  e  dialoghi  di 
prima  necessita',  coa  pronunzia  all'  italiana  sotto  o^ini 
parola  inglese;  gia'  ben  conosciuto  e  trovatoimmensamente 
utile  da  tutti,  non  solo  per  miparar  bene  e  presto,  ma  anche 
per  correg-gere  gli  errori  di  coloro  che  hanno  imparato 
questa  dimeile  lingua  da  ignorant!,  con  falsa  pronunzia  e 
cattiva  grammatica.     PREZZO,  50  SOLDI  la  conia. 

LIBRO  SECONDO — seguito  del  Manuale— per  coloro  che 
sorio  gia'  piu'  avanzati,  contenente  storiette  amene  ed  il 
Segretario  Spedito,  ossia  modelli  di  lettere  commerciali, 
sociali  ed  attettuose,  in  itaiiano  e  inglese,  e  coUa  pronunzia 
air  italiana  sotto  ogni  parola,  in  stile  chiaro  e  conciso, 
molto  addatto  non  solo  per  imparar  a  scrivere  lettere  in 
inglese,  ma  anche  in  itaiiano;  stanteche'  i  libri  italiani  di 
questo  genere,  sono  per  lo  piu'  troppo  prolissi  e  talvolta 
inutili  per  coloro  che  avendo  avuta  poca  istruzione,  ne 
avrebbero  bisogno  niu'  degli  altri. 

PREZZO,  50  SOLDI  LA  COPIA. 

LIBRO  TERZO,  ossia  Nuovo  Dizionario  itaiiano  e  inglese 
colla  pronunzia  segnata,  chiara  ed  in  pieno,  all'  italiana 
sotto  ogni  parola  inglese,  compilato  da  Augusto  Bassetti, 
per  uso  speciale  degli  italiani  in  America. 

PREZZO,  75  SOLDI  LA  COPIA. 

Al  No.  5  SPRING  STREET  (Gaffe'),  vlcino  a  Bowery, 
New  York  City. 

II  Primo  ed  il  Secondo  libro,  si  mandano  franchi  di  posta 
a  55  soldi  la  copia,  caduno.  II  Dizionario  80  soldi.  Rimessi 
per  nota,  vaglia  postale.  o  lettera  registrata  all'  autore, 
AUGUSTO  BASSETTI,  P.  O.  Box  3313,  New  York,  N.  Y. 

II  Primo  ed  il  Secondo  libro,  all'  ingrosso  $4.50  ladozzina 
ciascuno; — il  Dizionario  §0.75, — per  Espresso,  a  spesa 
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dezza,  ed  aiui  libri  in  vendita  presso  i  diversi  stabilimenti 
di  New  York,  agli  stessi  prezzi  delle  loro  rispettive  liste. 
Rivoigersi  come  sopra  ad 

AUGUSTO  BASSETTI, 
P.  O.  BOX  3313,  NEW  YORK  CITY,  N.  Y. 


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Library  of  Congress 
Branch  Bindery,  1903