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V-
LA
CIVILTA CATTOLICA
ANNO CINQUANTES1MOPRIMO
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1207. 1 24 settembre 1900.
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LA
CIVILTA CATTOLICA
ANNO CINQUANTESIMOPRIMO
Beatus populus cuius Dominus Deus eius.
PSALM. CXLIII, 18.
VOL. XII.
BELLA SERIE DECIMASETTIMA
ROMA
DIEEZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via di Ripetta 246
1900
1957
PROPRIETA LETTERARIA
Roma, Tip. A. Befani, Via Oelsa 6.
IL PLEBISCITO ROMANO
'A.1V]VO SA.1VTO 1OOO
I.
Sono oggi passati trent'anni, da che un esercito di ses-
santamila uomini, bombardata Roma, vi entro per una brec-
cia e vi prepare quel plebiscite, che anche ora si da per
fondamento giuridico della esautorazione civile del Papato
nella Sede sua. Ma noi non intendiamo ragionare di questo,
116 della romanifca del suo valore; bensi di quello che si sta
compiendo nel corrente 1900, preparato, non da bombe di-
struggitrici, ma da invitazioni edificatrici ; e magnificamente
si compie in Roma, non pure dai cittadini viventi nelle sue
mura, ma sopratutto dai cittadini della Roma onde « Cristo
e romano », i quali a schiere e schiere vi accorrono.
Per certo gli autori del prime non si sarebbero ne meno
sognato che, sei lustri dopo la fortunata loro impresa, sarebbe
accaduto in questa Roma, attorno al Papa rinchiuso nel Va-
ticano, quello che ora vi si vede e vi si ammira. Senonch6
dei tempi non e padrone Tuomo, e gli avvenimenti che vi
si alternano sono regolati da una mano, che non teme bombe,
ne cogli artifizii si vince.
Lo diciamo plebiscite, perche e Concorde manifestazione
d' innumerevoli volonta, e lo diciamo romano, perche tutto
cio che 6 cattolico fa corpo colla romanita, di cui il succes-
sore di S. Pietro e capo, centre e vita immortale. Esso non
e direttamente politico, e religiose. Tuttavia la politica dei
nostri giorni si e voluta intrecciare colla religione di guisa,
6 IL PLEBISCITO ROMANO
che il colore delPuna facilmente apparisce nell'altra, e ne
nasce poi quella confusione di concetti nelle menti, che, oscu-
rata dall' ignoranza, e uno del primarii mail della civilta mo-
derna.
Anzi il nostro, a rigor di termini, non si dovrebbe nep-
pure chiamare plebiscito. Ma posto che, nelF Italia segnata-
mente, & venuto in uso di darne il nome a tutte le manife-
stazioni, quali che si sieno, pubbliche e clamorose, ancorche
partigiane; cosi che vi si vengono celebrando plebisciti di
amore, plebisciti di dolore, plebisciti di gioia, plebisciti di
ammirazione, e chi piu ne ha piu ne metta; cosl non ci
sembra incongruo darlo altresi, con maggiore verita di si-
militudine, alle grandiose dimostrazioni di religiosita che,
nel volgente Anno Santo, i pellegrini dell'orbe cattolico si
succedono del continue a celebrare nella Roma del Papa.
II.
A noi non accade far notare la spontaneita e la moltitu-
dine dei concorrenti al singolare plebiscito. Ognuno intende
che i romei dei nostri giorni non vengono nella Citta santa
pagati, ne istigati da umani riguardi, ne impauriti da mi-
nacce, come si sa di altri plebisciti : ma invece pagano essi
del loro, si disagiano non poco, e godono di venirvi ad
offerir il loro voto di fede e di pieta alia Roma di Cristo ed
al suo Vicario. Chi poi ha occhi per vedere, non abbisogna
di cifre, a fare che si accorga che a centinaia di migliaia
sono gik venuti e proseguono a venirvi, da ogni parte e di
ogni condizione, con un cosl vario avvicendarsi e raggrup-
parsi, che, pei tempi odierni, ha del meraviglioso. Ond'e che,
se si contano, si ha un numero smisurato; se si pesano, si
ha una eletta di persone, delle quali i manipolatori dei ple-
bisciti piu romorosi si sarebbero tenuti onorati.
Inoltre va considerate, che i membri di questi pellegrinaggi
non rappresentano soltanto i voti dei singoli individui che li
DELL'ANNO SANTO 1900 7
compongono, ma in genere formano delegazioni rappresentanti
miriadi e miriadi di altri; di maniera che, nel caso no-
stro, il valore numerico del voti raggiunge una cosi alta
espressione di volonta, che sfugge ad ogni compute. Di fatto
chi potrebbe calcolare quanti suffragi esprimessero, verbi-
grazia, i dugento e piu mila pellegrini di nazioni diversis-
sime, che, nel maggio trascorso, visitarono Roma per 1'ac-
quisto del giubileo, e si prostrarono ai piedi di Leone XIII,
a venerarne la paternita suprema e ad acclamarne i diritti?
II medesimo si dica delle migliaia di altri simili, aggregati
a' numerosi pellegrinaggi, che sono convenuti e seguitano a
convenire nella Citta di S. Pietro, in questo cadente mese
di settembre, nel quale scriviamo.
Al qual proposito giova osservare, che la prevalenza del
nuinero e finora toccata alle regioni che, per lungo e per
largo, si distendono neir Italia. Si ascrivera cio forse alia
prossimita maggiore di queste regioni con Roma : ne lo ne-
gheremo. Per altro noi crediamo di poterlo ascrivere piii par-
ticolarmente alia fede che anima i nostri popoli; ed anche
al nobile intendimento di protestare, col fatto, contro la vile
calunnia delle sette massoniche e liberalesche, che T Italia
popolare, quell' Italia su la quale si e preteso di fondare la
forza dei plebisciti, sia ostile al Papato ed alia sovrana li-
berta del sacro suo minis tero.
Questo carattere di fede e di intensa devozione papale,
e stato il piu proprio e spiccato dei pellegrinaggi deH'Anno
8anto del 1900, com'e stato il piii evidente dei tre Congress!
cattolici che, ai primi del settembre, si sono adunati in Roma.
In essi e giovani e adulti, e italiani e forestieri si sono mo-
strati insaziabili di professare la soggezione loro al Papa, di
esaltare il Papa e di acclamare il Papa, con un calore piii
del solito vivace. Ne andiamo lungi dal vero, se lo riferiamo
al desiderio di opporre quest 'ardore, nei Congressi, allo schia-
mazzo del giornalismo, delle logge e delle sinagoghe, che allora
stava rabbiosamente abbaiando contro la veneranda canizie
di Leone XIII e gittavagli la bava d' ingiurie atroci, perch6
8 IL PLEBISCITO ROMANO
aveva esclusa la politica del farisei dai suffragi all'anima del
Re Umberto di Savoia, poc'anzi assassinate.
III.
Ma, conforme si e detto piu sopra, in questo plebiscito
dell'Anno Santo non trattasi della sola Roina, ne dell' Italia
sola : trattasi della romanita del cattolicismo, sparso per tutta
la terra. I Romani della Citta sacra hanno certamente dati
ai Romani della cattolicita memorabili esempii deiranimo
loro, fedele a Cristo e lealissimo al Sommo Pontefice. Basta
ricordare i cinquantamila di loro, che il 15 di luglio, nella
grande basilica vaticana, fecero al Papa una di quelle ova-
zioni, che qualsiasi sovrano si stimerebbe fortunato di rice-
vere da' suoi soggetti.
Or che ha significato e che signifiea, nella sostanza, il
plebiscito di cui ragioniamo ? La generalita del mondo civile,,
senza distinzione di culto e di paese, vi ha riconosciuta 1'affer-
raazione solenne di questi due punti : Roma essere legata ad
una causa internazionale, interessante Torbe intero; e questa
causa percio richiedere che chi ne 6 il vincolo goda di una
liberta, non dipendente da altro nazionale Potere. Questo
punto e conseguente dell'altro; in quanto che Tuniversale
comprende si il particolare, ma questo, viceversa, non puo
comprendere quello. In una parola, il plebiscito romano del
giubileo ha manifestato il Concorde volere della romanita
cristiana, espresso cosi bene, fra una tempesta di applausi,
da un oratore nel uostro recente Congresso : che « Roma sia
seinpre la vera e veramente intangibile Capitale del mondo
cattolico ».
Ci sarebbe facile accumulare prove, tolte da gravissime
dichiarazioni di cattolici e di eterodossi. Per quelli, ci conten-
tiamo di allegare le proposizioni del dottor Porsch, deputato
al Reichstag di Berlino, applauditissime, con unanime con-
senso, dall' ultimo Congresso dei cattolici tedeschi di
DBLT/ANNO SANTO 1900 9
davanti il qualo le proferi. In simto egli disse — che le mi-
gliaia e migliaia di pellegrini, da ogni parte dell'orbe venuti
in Roma per TAnno Santo, insegnavano ai liberal! d' Italia
che il Papato, quivi sedente, non e una istituzione italiana
subordinata agl1 interessi suoi nazionali : che il Papato sten-
deva 1'autorita sua sopra il mondo, e Roma era la Citt& eterna,
patria di tutti i credenti, seggio intangibile del successor!
di Pietro : che finalmente la questione della liberta papale,
dopo roccupazione armata del 1870, non era per anco riso-
luta, e doveyasi pure un giorno risolvere, conformemente
al diritto che il Papa reclama e con lui reclamano i cattolici
di tutte le nazioni.
Per gli eterodossi, lasciando in disparte giornali luterani
che hanno confermato in sentenza il detto del Porsch nel
Congresso di Bonn, ci giova di citare il poderoso scritto di
un insigne protestante, del Sedgwick, pubblicato teste in
un periodico dei piii riputati degli Stati Uniti d' America,
nel quale, presa occasione dalle stupende manifestazioni di
Roma pel giubileo, illustra la internazionalita del loro yalore,
e mostra che appunto la romanit& inter nazionale del catto-
licismo avra, nella grande Repubblica americana, la Vigoria
di attirarla a s& in grandissima parte, se non in tutto. E di
cio lungamente ragiona, pronosticando alia Chiesa romana,
perche unica Chiesa, che abbraccia tutti i popoli, trionfi e
conquiste, par! ai trionfi ed alle conquiste da essa riportate nel
medio evo.
Di questo pronostico pone la radice « nel potere miste-
rioso », il quale e poi Tassistenza indefettibile che Cristo le ha
promessa, e soggiunge : « Fatto singolare ! Se la Chiesa ro-
mana ha il privilegio di questa misteriosa virtu, lo deve al
suo carattere di universalita. Essa e stata sempre interna-
zionale. Ha avuti Papi inglesi, olandesi, alemanni, spagnuoli,
francesi ed italiani. I suoi templi sollevano le guglie dalla
Norvegia alia Patagonia, dalla Sicilia al Canada. I suoi mis-
sionarii sono sparsi per ogni plaga del globo, e da per tutto
hanno sacrificati gli agi e versato il sangue. Dalla sua uni-
10 IL PLEBISCITE ROMANO
versalita le viene la forza. L'Inghilterra riconosce nella Re-
gina 1'autorita suprema della chiesa anglicana. La Russia
riguarda lo Zar quale capo della sua religione. Ma la Chiesa
romana non conosce frontiere, ne politiche, ne natural!. Cor-
rente il secolo che nasce, quando le barriere che separano
i popoli si saranno abbassate, la voce sua che chiama alia
sua propria obbedienza universale, piu che mai risonera ga-
gliarda e piena di efficacia. »
II Sedgwick poteva aggiungere che il « potere misterioso »
non 6 effetto della universalita della Chiesa Romana, ma ne
e causa. Perocche questo potere, cioe Tassistenza continua
di Dio, e stata promessa a quella Chiesa che doveva essere
Tunica di Cristo, come unico e Cristo medesimo, Redentore,
non di una parte, sibbene dell' universo genere umano.
L'autore poi, continuando, conchiude: « Gli American! non
possono piegare le ginocchia innanzi ad un Re d7 Inghilterra,
ne umiliarsi al cospetto di uno Zar : la democrazia ameri-
cana e la Chiesa romana non tarderanno a mettere in ar-
monia le forze loro e ad accordarsi. Gli awenimenti pre-
parano quest 'accordo. Tra loro due non saranno gelosie, ne
rivalita. Noi non abbiamo nessun Credo nazionale da opporre
alle credenze cattoliche. Roma non ha ambizioni commerciali
contradditorie delle nostre. » Cosi il dotto scrittore, dotto ma
protest ante.
IV.
Niun dubbio pertanto che il plebiscite romano, ossia uni-
versalmente cattolico, del quale discorriamo, esprime un'anti-
tesi di cio che il liberalismo anticristiano, o semicristiano,
tuttodi sostiene ne' suoi comizii e ne' suoi giornali. — La que-
stione di Roma non esce dai confini delle relazioni tra Chiesa
e Stato italiano ; essa 6 gia bella e sciolta colla legge delle
guarentige ; ed e percio questione di ordine interne, nella quale
nessuno di fuori ha diritto d'impacciarsi. Tal e il suo assunto.
DELL' ANNO SANTO 1900 11
Ma e assurdo. Se la questione di Roma, cioe della liberta
del Papato, non esce dai confini delle relazioni tra Chiesa e
Stato italiano, per chi si e fatta la legge delle guarentige,
promulgandola come legge fondamentale del medesimo Stato ?
Non per lo Stato, che non poteva guarentire se stesso contro
se stesso : non pel Papa, che 1'ha ricusata. Per chi dunque,
se non per gli altri Stati, aventi relazioni colla Santa Sede,
e pei cattolici dell'universo mondo? Conseguentemente la que-
stione di Roma, dallo Stato medesimo italiano, e stata formal-
mente ammessa per questione de iure et de facto internazio-
nale. Se non fosse cosl, il 14 novembre del 1899, sull'aprirsi
dell 'An no Santo, sei lustri dopo la fabbricazione della legge
delle guarentige, a che fine il Re Umberto, nel suo discorso
della Corona, avrebbe ricordati grimpegni presi, con detta
legge, e promessane al mondo cattolico 1'osservanza, nella
congiuntura del prossimo giubileo?
Quindi e che la internazionalit£ di Roma, rispetto al Pa-
pato, che vi ha la Sede, afferinata di fatto, con tanto splen-
dore, dal plebiscite mondiale di quest'anno, corrisponde per-
fettamente a cio che e steibilito nella legge delle guarentige;
e non altri che i nemici dello Stato italiano, qual e, possono
osare di negarla, o di metterla in controversia. Eppure tutti
cosioro militano nel campo del liberalismo, che si e usurpato
il monopolio dell' amor patrio e del patrio diritto, e nei di-
versi suoi gradi costituisce il Governo. E poi s'inalberano,
se si rammenta loro il Mentita est inlquitas sibi?
Quanto aila risoluzione della questione della liberta del
Papa, in virtu della legge delle guarentige, la cosa cammina
bene altrimenti. Certo e che il Papa nega che siasi risoluta;
e certo e che una tale legge non e per anco entrata nel gius-
pubblico europeo. Diplomaticamente parlando, la questione si
considera come « riservata » o sospesa, non come risoluta.
Seguita essa oggi a rimanere effettivamente nello stato in cui
era, quando fu manipolata, di spediente temporaneo, in via
di esperienza. Si pu6 contrastarla flnche piace, ma questa e
12 EL PLEBISCITO ROMANO
la condizione reale ed internazionalmente giuridica della que-
stione.
Tra il Papa che nega di essere libero, coi privilegi con-
cessigli dalla legge, e lo Stato che asserisce possedere lui, con
questa legge di privilegi, ogni desiderabile liberta, il giudizio
della romanita cattolica non e dubbioso. Or questo giudizio
si e appunto voluto manifestare col plebiscite dell' Anno Santo*
Si e voluto mostrare che i cattolici di ogni paese stanno col
Papa, quando egli si richiama della apostolica sua libertfc me-
nomata in Roma ; e quando egli protesta di rivolere, per la
sua Sede, le giustizie di S. Pietro che, secondo ogni diritto
umano e divino, gli appartengono ; e formano, di tutte le gua-
rentige di liberty papale, quella che e piii evidente e piu sicura.
V.
Non e proposito nostro Tentrare in discussione di questa
materia, intorno alia quale abbiamo in addietro stampati vo-
lumi. Noi accertiamo il fatto, che la cattolicita, nella questione
della liberta pontificia, fra il Sommo Pontefice e lo Stato ita-
liano, crede al Pontefice e tiene le parti sue.
E in verita, pu6 il liberalismo dare torto al Papa, che si
lagna di vivere in balia di un Potere nemico, il quale da ne-
raieo lo tratta ; e quelle sole offese gli risparmia, che non puor
appunto per necessity di riguardi internazionali, recargli, o
darlicenza che gli sieno recate?
Accenniamo, per amore di brevita, due soli capi. I pelle-
grini, convenuti in Roma nel corso di quest'Anno Santo, che
hanno tutti osservato e deplorato? L'inceppamento del culto
pubblico cattolico, nella Citta metropoli del cattolicismo, ben-
che siasi guarentito che sarebbe sempre « Sede rispettata »
del supremo Pastore della Chiesa. Fuori dei templi, ogni me-
noma manifestazione di fede cristiana e di religiosita, in questa
contingenza straordinaria del giubileo, vi e stata severamente
interdetta. La liberta adunque del culto cattolico, nella Roma
DELL'ANNO SANTO 1900 13
del Papa, e Tesplicamento delle sue forme piii solenni e po-
polari, vi 6 incatenata: ed in questo il Sommo Pontefice e
cosi poco libero, che, se vuole celebrare con pompa i riti del
culto, e costretto di farlo a porte chiuse. Ora, cio posto, non
hanno mille ragioni i cattolici del mondo di asserire, che il
Papa non gode liberta nella sua Sede, che 6 in uno stato poco
dissimile dai predecessor! suoi, i quali esercitavano il divin
culto nelle catacombe, e che, rispetto a questo, hanno piu
liberta i missionarii fra i Turchi, che non il Capo augusto
della Chiesa, sotto i privilegi largitigli in Roma dal Governo
italiano ?
Ma in questo scorcio dell'Anno Santo vi e stato peggio. II
primo dei privilegi, che la legge guarentisca al Papa, e I'in-
violabilita della sua sovrana persona, parificata a quella del
Re. Di quale ignominioso spettacolo pero non sono stati testi-
monii i pellegrini, concorsi ad acquistare il giubileo in Roma
fra lo spirare dell'agosto ed il volgere del settembre? Se una
millesima parte delle contumelie, scagliate alia venerata di-
gnita e persona del Papa Leone XIII dai giornali liberaleschi,
si fosse gittata contro il Re, quanti sequestri non si sarebbero
operati, e quante gravi sentenze di pena non sarebbero pio-
vute sul capo dei temerarii ingiuriatori ? Ma trattandosi del
Papa, guarentito inviolabile, nulla di tutto cio. Si e lasciata
sciolta la bocca a tutti i piu ringhiosi abbaiatori della stampa
Tenduta, o ligia alle sette. E com '6 possibile che i pellegrini
stranieri non abbiano da cio dedotto, che, nella pratica, la
guarentigia della inviolabilita non e a favore del Papa, ma
ad impunita de' suoi codardi oltraggiatori ? E com'e possibile
che non abbiano provati i sensi dei cattolici italiani, che, nel
loro Congresso nazionale, hanno alzata la vore in protesta di
tanta indegnita i.
1 Kcco la protesta, che venne unanimemente approvata neirultiina
ad u nan /a generate del Congresso medesimo.
«I cattolici italiani, adunati nel XVII loro Congresso, nella Citta
saiata, sovrana dell'orbe, rappresentanti di tutte le region! e di tutti i
aodalizi cattolici della nazione papale per eccellenza, inorriditi degli inve-
14 IL PLEBLSCITO ROMANO
Ecco dunque, a tacere di altri molti, sopra quali argo-
menti si fondino le lagnanze della romanita cattolica, perche
il Capo della Chiesa, strernato di liberta nella sua Sede, vi
si trova sub hostili dominatione; stato che non pu6 essere
permanente. Per conseguenza, ecco giustificato il pacifico si,
ma ponderoso plebiscite che, sotto gli occhi di Leone XIII,
essa ha compiuto e viene compiendo, nel decorrere di que-
st'Anno Santo.
VI.
Molto bene sappiamo che il liberalismo finge di non cre-
derlo ponderoso, e mostra anzi di riderne e di beffarsene.
Ma non ne ride, ne se ne befta sul serio. Se cio fosse, non
si sentirebbe necessitate ad ogni pie sospinto a gridare, in tutti
recondi oltraggi onde in questi ultimi giorni, a strazio di ogni legge
divina ed umana, fu fatto segno il piu augusto e intemerato dei Prin-
cipi, il piu longanime ed indulgente dei padri, il prime e piu glorioso
e benefico degli Italiani, e, cio che e piu, la veneranda persona del Vi-
cario di Gesii Cristo, nell'esercizio dell'eccelso suo ministero spirituals,
in pro dell'integrita e purezza della fede e delle inviolabili norme della
giustizia :
«Sperando ancora che, in base alle leggi fondamentali del nostro
paese ed in oniaggio alia suprema autorita del Poiitefice, a cui tutte le
piu alte potesta della terra riverenti s'inchinano, sia fatta valere da chi
di ragione 1'azione giuridica, che un fatto cosl grave ha provocato ;
« Protestario contro gli incivili e sacrileg'hi eccessi, suprema offesa
alia religione ed alia fede del popolo italiano, e fomite poteritissimo della
piu spaventosa anarchia sociale;
« Rinnovano al santo, all'indoinito, al glorioso Pontefice Leone XIII,
con 1'assicurazione del piu profondo cordoglio per gli antichi e recenti
suoi dolori, che sono dolori della cristianita e della cristianita italiana
sopratutto, gl'inalterabili e riugagliarditi sentimenti d'illimitata devo-
zione, d'imperitura riconoscenza, di ainmirazione e di afFetto indomabili ;
piu che mai decisi a non risparmiare forze, sudori e fatiche, sinche una
doverosa e redentrice resipiscenza non conduca tutti i loro fratelli ita-
liani ai piedi del successore di Pietro, che benigno li in vita, persuasi
di non poter trovare altrove, che nella pace con lui e nella filiale obbe-
dienza a lui, la salute, la grandezza, la prosperita deH'amatissima patria
comune. »
DELL 'ANNO SANTO 1900 15
i toni; che la sorte del Papato, in Roma, ancorch^ esso non
si sottometta all' Italia, cio6 al massonismo giudaico, dopo la
breccia della Porta Pia, e fissata per sempre; e, checch6
dicano in contrario i cattolici dell'orbe, la condizione delle
cose introdottavi e « immutabile », com'6 « intangibile la con-
quista » che di Roma si e fatta. Se questo si ritiene proprio
per fermo, qual bisogno vi e, passati gia trent'anni, di ripe-
terlo del continuo e di perpetuarne ogni giorno 1'assicura-
zione nei fogli, nei libri, nelle pergamene, nei metalli, nei
iiarmi? Qual bisogno vi 6 di cantarlo e ricantarlo, con fiacco-
l&te e sbandierate, nelle commomorazioni di frequenti anni-
yersarii? Chi 6 sicuro del proprio diritto, non ispreca tempo,
o penna, o voce ad affermarlo tutt'i momenti. La mania della
ripe'izione costante indica un clubbio, che si vorrebbe occul-
tare, ma non si puo dissipare. Per lo che, da questo lato,
anche stando alle regole di una volgare prudenza, il libera-
lismo ^on cio pregiudica, non suffraga la sua causa.
Oltre questo, che senno & promulgare la « immutabilita
ed intargibilita » negli ordini politici, al cadere di un secolo,
nei quab tutto si 6 venuto mutando e si e toccato, nelle
nazioni, aei regni, negl' imperi, negli statuti, nei trattati e
nelle conqiiste? Nascente per appunto questo secolo, 1'orgo-
glioso Napoleone Bonaparte, cingendo la Corona, minacci6
guai a chi Tavesse toccata; la giur6 « intangibile ». Eppure
non and6 guari, e quella Corona fu toccata, e colla Corona
il suo impero, e coll' impero la sua persona, e colla persona
la sua dinastia. Tutto svani come un'ombra.
Altri non pochi esempii si potrebbero pur troppo addurre
della mutability e della tangibilita delle cose e delle persone
umane. Quante grandezze che, nei giro del nostro secolo,
s' incielavano, pei trionfi, quasi imperiture, sono state spaz-
zate via, non che toccate ; ed in fine, vivendo o morendo, han
dovuto sclamare con Napoleone Bonaparte, nello scoglio di
S. Elena : Manus Domini tetigit me, la mano di Dio mi ha
tocco l ! Massimamente poi allorche, non pure le cose, ma le
1 lob, XIX, 21.
16 1L PLEBISCITE) ROMANO
persoue si sono ri volte contro la Chiesa, e contro il Papato,
che unicamente hanno divina promessa d' immutabilita e di
intangibilita perenne. Noi non facciamo presagi sinistri, ne
esprimiamo voti di distruzione: tutt'altro! Ci sta anzi som-
mamente a cuore di presagire lieta prosperita all' Italia, e di
augurarle stabile edificazione. Ma la storia, non solo del se-
colo spirant e, si bene dei diciotto che lo hanno preceduto,
con legge infallibile, ci mostra la verita di quello che Adolfo
Thiers ebbe a dire nel Parlamento di Francia: Qui mangf
du Pape en crere.
Percio noi che, per dovere di carita, non desideriamo il
male di nessuno, ma invece preghiamo che chi e nella ria
della perdizione si metta in quella della salute, abbiamo $pe-
ranza, che il plebiscite romano dell'Anno Santo fruttifidiera
all' Italia, alia Chiesa, al mondo la pace : ma una pace che,
dovendo esser vera, dalla giustizia rampolli e nelte, ^iusti-
zia riposi.
VII.
Ci si domandera : — Sopra che stabilite voi le vostre spe-
1-anze? Rispondiamo che sopra il rinnovamento della fede,
sopra le tante opere meritorie e sopra le infinite supplica-
zioni a Dio, che sono effetti preziosi del giubileo. E siccome
a questo tesoro di atti espiativi ed impetrativi 1' Italia, nazio-
nalmente, in larga misura ha partecipato ; cosi abbiamo fidu-
cia che Dio ne terra conto, e ne riversera i frutti di mise-
ricordia anche sopra quella porzione della patria nostra, che
gli ha demeritati. Questa e speranza cristiana.
Delia quale ci porge un pegno assai valido la specie di
portentosa provvidenza che Dio, a vista di ognuno, sfoggia
intorno aH'augusta persona del Santo Padre Leone XIII. Chi
si e, in questi mesi, abboccato coi pellegrini di qualsifosse lin-
gua, coltura o condizione, all'uscire delle magnifiche udienze
e benedizioni del venerando Vegliardo, nelle aule o nella basi-
DELL 'AN NO SANTO 1900 17
lica del Vaticano, li ha trovati attoniti piu che ammirati di
lui ; onde a plena bocca lo intitolavano e seguitano a intito-
larlo Papa miracoloso, e miracolo di Papa ; unendovi quelle
considerazioni che il sentimento di ciascheduno lor detta.
A noi piace finire, con quella che un veterano della stampa
cattolica rappresentava, non molto fa, alia stessa Santita Sua,
la quale si era degnata ammetterlo al suo cospetto : - - Padre
Santo, consentitemi di dirvi, che voi avete da Dio la grande
missione di fare splendere in yoi la divinita del Papato, alia
generazione scredente che oppugna in voi Gesu Cristo, e di
preparare, colla diuturna vostra passione, un prossimo trionfo
della Chiesa. In voi Dio adempie alia lettera quattro pro-
messe profetiche, comprese in poche parole di un salmo l.
Ivi e detto, che egli sar& sempre col servo suo diletto e tri-
bolato: r.um ipso sum in tribulations. Com'e stato cio vero
nel lungo vostro Pontificato! Voi, in tutta Toperazione vostra
apostolica, avete resa visibile la sapienza, la fortezza e la
bonta di Dio. E detto, che lo campera dai pericoli : eripiam
eum. E voi da quante insidie, da quante perfidie, da quanti
tradimenti siete stato campato ! E detto, che gli dara gloria:
glorifi.cabo eum. E voi siete divenuto Puomo piu glorioso del
mondo ; e i piii bei raggi delle vostre glorie sono usciti dalle
tenebre dei nemici vostri. E detto, che lo saziera di lunghi
giorni: longitudine dierum replebo eum. La vostra sempre
florida e pressoche giovanile longevita, muove tutti a stu-
pore, e cava lacrime di tenera gioia agli occhi de' vostri
flgliuoli. Santo Padre, voi siete la speranza della cattolicita,
e, lasciatemelo dire, Tarra sicura della salvezza d' Italia.
Salus Italiae Pontifex!
1 S. XC, 15-16.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1207. 2 24 settembre 1900.
1L GARDINALE SFORZA PALLAVIGINO
E
LA REPUBBLICA DI VENEZIA
VII.
Mentre a Venezia, in istile cosl poco degno di pubblico
Revisore e di Riformatori dello studio di Padova7 come abbiam
veduto in un precedente quaderno *, si censurava e condan-
nava Toper a del Pallavicino, a questo dovettero arrivarne
prontamente le novelle per letter e d'amici. Perocche da
Roma I'S giugno Tambasciatore Correr avvisava il suo Go-
verno :
Sono alcune settimane che il Padre Sforza va passando meco qualche
doglianza, perche resti impedita la vendita costa dell'opere stampate ulti-
mamente da lui contro 1'Istoria del Concilio di Trento, che corre sotto
nome di Pietro Soave... lo ho portato avanti quanto ho potato, sperando
beneffizio dal tempo, ma quanto piii s'avanza, tant'egli mostra passione
maggiore, concittato da lettere continove che tiene di costa e da uni-
formi voci della Corte che publicano restino a Venezia 1'opre sue sud.t®
prohibite... Asserisce non haverne la Beat.ne Sua notizia alcuna, ben
altam.te s'esprime, che risapendolo, se ne offenderebbe e procurarebbe
il rimedio. Proffessa che 1'opra sia stata particolarm.te stampata da lui
per sodisfazione e comando del Papa med.mo...
E recate le varie discolpe prodotte dall'autore sul non
aver egli inteso di offender menomamente la Repubblica, fau-
trice sempre dichiarata del Concilio Tridentino, e novamente
toccato del disgusto che potrebbesi ingenerare neH'animo
d'Alessandro VII, conchiudeva :
1 Vedi Civ. Catt. quad. 1205 del 1 settembre 1900, p. 350 e segg.
IL CARPINALE SFORZA PALLAVICINO 19
10 tutto porto pero sotfc' il riflesso della publica prudenza, clie ben
comprende la qualita delle congionture e quanto quest'uomo, che sem-
pre piu nell'affetto e nella stima del Pontefice s'avanza, possa all'oo
casione avvantaggiarle o preg'iudi carle...
Ben poco veramente questo ambasciatore mostra di cono-
scere il Pallavicino e la grandezza deiranimo suo, sospet-
tandolo capace di danneggiare per ripicco d'un'offesa, che a
Venezia si diceva privata, gli interessi della Repubblica, che
nella mente e nel cuore del Pallavicino erano interessi della
causa cristiana. Eppure appunto di que' giorni, nel piu forte
della contro versia, il p. Sforza lavorava, a procacciar per
Candia nuovi sussidiid'armi e a conciliar Savoia con Venezia i.
11 Senato alia lettera del suo ambasciatore rispose esor-
tandolo a destreggiarsi in maniera da persuadere il Pallavicino
della gratitudine della Repubblica per lui e indurlo ad acquie-
tarsi alia proibizione della sua storia, « essendo in essa sparsi
molti concetti che toccano il governo et che offendono et lace-
rano la memoria d'un fedel suddito e servitore della Repub-
blica, qualificando Pietro Soave per il Padre Fra Paolo... »
Che se non si era contro il libro proceduto con quel rigore
e quelle forme rissolute che prescrivono le formalitd della
legge, cio essere stato per ispeciale considerazione verso Fau-
tore e del suo gran merito e dignissime conditioni. E pero
dovra il Correr operar di tal guisa che « in un istesso tempo
levando intieramente le speranze che si sia per assentir alia
liber atione de' libri » si faccia « spicar il concetto degnissimo
che havemo del Padre Sforza sudetto et la conoscenza del
suo merito ». Cosl, sperava il Senato, questo disgustoso affare
si sarebbe tranquillamente sopito, rinianendone ognuno con-
tento. Politica, allora e poi, troppo in uso: voler pace e con-
cordia a detrimento della verita e della giustizia ! II decreto
fu approvato con 109 voti favorevoli contro sette sfavorevoli
e trenta non sinceri 2.
1 Archivio di Stato, Venezia : Dispacci, Roma, 29 g'iugno 1658.
2 Arch. Stato, Venezia: Senato Deliberazioni Roma. A. 1658. F.a 99.
20 IL CARDINALE SFORZA PALLAVICIXO
VIII.
Non pot6 cosl subito I'ambasciatore eseguire i comandi
della Signoria, occupato dall'udienza Pontificia, dalle funzioni
della Cappella per la corrente festa di S. Pietro e per varie
scritture che dove spedire sollecitamente. Ebbe solo tempo
di toccare, cosi alia sfuggita, alcuna cosa dell'affare al Pal-
lavicino, che, dice egli, « impaziente per 6 ha voluto saperne
la sostanza ». Riservandosi adunque di trattarne con piu agio
altra volta, al suo ritorno da S. Pietro, si trovo recata in
casa una lettera dello stesso Pallavicino, nella quale, se-
condo lui, questi « sfoga con qualch'ardore la passione che
lo affligge, per vedersi negato cio che tanto bramava » *.
E pregio dell' opera riportar qui per esteso tal lettera,
anche perch 6 il lettore possa da se vedere qual valore s'ab-
bia da attribuire alle affermazioni dell'ambasciatore, troppo
spesso mordace e sleale sul con to del Pallavicino, che pure
nel Correr riponeva tanta confidenza, fino a lasciare scritte
parole in gran lode di lui nella vita di Alessandro VII.
Ill.mo et Ecc.mo Sig.p mio e Pad.*e Col."0
Ho veduto quel che Vostra Ecc.za s'e degnata di significarmi intorno
a sensi dell' Ecc.mo Senate cosl sopra la mia persona, come sopra la
mia Istoria.
Le lodi della prima non hanno altro fondamento che la mera beni-
gnita di que' signori: i quali anche troppo m'attribuiscono oltra la mia
debolezza col riputar ch'io porga veruiio aiuto agli affari della Ser.ma
Republica, non concedendomi il mio stato ch'io la serva con altro che
con 1'orazioni.
In quanto appartiene all' Istoria: il sentirmi opporre che io v'abbia
sparsi molti concetti i quali toccano il Governo, m'arriva novissimo ;
non essendo io mai ne pure per incidenza entrato a discorrer quivi
intorno al Governo della Republica; ne havendo parlato di lei se non
con gli encomij meritati da Sua Serenita nella pia cooperazione et accet-
tazione del Coijcilio Tridentino.
Ben e vero 1' altro punto, cioe : Ch' io habbia detto assai contro la
memoria dell'Autor dell' Opera da me impugnata. Ma questo, ciascun
1 Ibid. Dispacci, Roma F.a 144.
E LA REPUBBLICA DI VENEZIA 21
puo vedere che m'e stato necessario per difender dalle sue calunnie le
ordinazioni e le diftinizioni di quel Santo Concilio ch'e la divisa de' Cat-
tolici dagli Eretici. Parimente e vero ch'io habbia mostrato di conoscero
che '1 predetto Autore fosse Fra Paulo Sarpio. Ma cio da una parte era
notissimo a tutti senza che veruno il negasse; tanto che nella stes.sa
vita di lui, stampata fin daH'aiino 1646, e posto un eatalogo delle sue
opcrc, nel qual si leggono queste parole: Historia del Concilio Triden-
tino sotto il no me di Pietro Soave Polano ch'& I'anagramma di Paolo
Xari>io Veneto : e dall'altra parte a me il dirlo sommainente conferiva
per torre il credito a quel nocivo componimento ; mostrandosi che '1 suo
scrittore havea professata come vera con I'azioni esterne una Religione
la quale negli scritti havea derisa et impugnata come falsa: ed oltre
a cio facendo io pales e per varie sue lettere 1'animo ostile ch'egli havea
contro la fede cattolica, e '1 gran desiderio d' introdurre 1' Eresia in
Italia 1 : il che leva ogni credenza in questa causa alle sue per altro
ben orpellate narrazioni. Si che dovendosi anteporre il servizio publico
della Religione al privato d'un huomo, chiunque egli sia, ho creduto
che tutto il Christianesimo Cattolico, e principalmente la Ser.ma Repu-
blica, la qual e tanto religiosa, me ne dovesse non solamente scusare
ma commendare.
Intorno aH'ordinar io che da Venezia s'estraggano i corpi de' libri
cola inviati; del che in benigno modo mi significano la lor volonta quei
signori; io ne faro parola al libraro che qui ha fatta la stampa e che
ne ha il dominio e la cura; mandandosi a Venezia con buona fede,
della quale havea quel gran fondamento ch'e noto a Vostra Ecc.za e
sopra il che potrebbe far qualche considerazione la bonta di quei Signori.
Ed a Vostra Ecc.za bacio con umile affetto le maiii.
S. Andrea il di 28 di Giugno 1658
Di Vostra Ecc.z»
Um.mo ed Obb.mo Servitor
SPORZA PALLA VICING 8.
1 Che qui il Pallavicino non esagerasse, niuno e che possa oggidl
piu negarlo, dopo le tante testimonialize che su cio sono uscite in lu.ce.
Cfr. tra le Opere del BBXTIVOGLIO, la lettera del 27 febb. 1619 (Vol. Ill,
pag. 288, Firenze 1867). Le lettere poi dello stesso SARPI (Opere, XII.
Napoli, 1790) riboccano di aspirazioni a veder 1'eresia e gli eretici in
Italia. Famoso il suo destreggiarsi col Mornay perche venisse mandato
a Venezia, al seguito dell'ambasciatore inglese, « qualche zelatore della
religione riformata » , potendo egli « molto nuocere ai conati che ogni dl
andava facendo la religione Romanesca » (Lettere I, 247. Firenze, 1863).
2 Arch, di Stato, Venezia: Dispacci Roma N. 144. Allegato al di-
spaccio 29 giugno 1658. Dobbiamo I'mdicazione di questa bellissima
22 IL CARDINALE SFORZA PALLA VICING
IX.
Questa scrittura cosi grave e dignitosa non mosse punto
Tanimo del signori veneziani. II Correr, primad'abboccarsicol
Pallavicino, come s' era proposto, cerco per mezzo d'altri spiarne
i sentiment! e scandagliar quanto profonda ferita gli avesse
cagionata il ripetuto diniego. Ne ebbe, esser Tanimo del Padre
concitatissimo: pronto, se r opera fosse stata d'altri, a pren-
derne altamente le difese, contro tutte le opposizioni : « do-
lergli ch'essendo lui desideroso di far sempre bene, possa da
cosa dipendente da se derivar alcun male, prottestare che
non n' havrebbe alcuna parte mai rimessosi intieramente nel
Signor Dio *... » Ma quando poco appresso fu a fargli visita
e venne a toccar dell'affare, dove confermare che il Palla-
vicino, oltre il riceverlo « colle solite maniere cortesi », non
s7 oppose alle ragioni di lui con ardore alcuno, contento di
sostener solamente, che non aveva mai parlato in discredito
del governo di Venezia: che se Taver in qualche punto,
collo svelare le nequizie e le malignita di Fra Paolo, data
occasione di pensar male della Repubblica, che era tutto il
nodo della questione, esser pronto a levar quelle espressioni
e a modificarne le frasi. E Tambasciatore cosl conclude :
Mi partii da lui lasciandolo in apparenza assai sereno, e senza di-
scapito di quella confidenza, chi dianzi ho seco passata: procurero di
coltivarla, e di divertir quanto sia possibile piu le male sodisfazioni del
Papa, che grand' interesse prende in tutto cio che coiicerne quelle del
Padre, e che de' scritti suoi ha cura particolare, a segno che promul-
gates! poi stampe in difesa di Paolo quarto, e che con libere forme di-
sapprovano cio, che nel suo libro ha il medesimo Padre Sforza detto
di lui, si che fu con scrittura in forma di letter a necessitate risponder
alia prima, ha Sua SantM ordinato che siano proibite, ed abolite tutte
e due 2.
lettera alia cortese gentilezza del Sig.r G. Dalla Santa, sottoarchivista
di quell'Arch.0 di Stato.
1 Ibid. Dispacci Roma F.a 144. 6 luglio 1658.
2 Ibid. L'una e 1'altra sono opera, a quel che sembra, del P. Fr.°
M.a Maggi, teatino, ed hanno per titolo: Difesa del gloriosissimo Pon-
E LA REPUBBLICA DI VENEZIA 23
E a premunirsi contro ogni possibile risentimento del Pon-
tefice il Correr cerc6 trar dalla sua il Card. Chigi, che non
si mostro alieno dal passar buoni ufficii con lo zio per met-
ter la cosa in tacere, e consolavasi intanto per voci che cor-
revano (infondate per6, com'ebbe presto ad accorgersi), che
anche a Napoli e a Firenze si fosse per imitar Venezia nella
proibizione delP Istoria del Pallavicino '. Dall'altra parte,
p. Oliva, che fu poi Generale de' gesuiti, predicatore allora del
Papa e uomo di gran credito a Palazzo, tent6 comporre ogni
cosa chiedendo tutto da seall'ambasciatore, se levandosi alcuni
capitoli della introduzione, dove piu direttamente si assaliva
la persona di fra Paolo, 1'opera avrebbe potuto aver corso
negli Stati della Repubblica: ma n'ebbe assolutamente che
no 2. Sicch6 fu giocoforza quietarsi, con gran soddisfazione
del Senato, che temeva non forse per questa faccenda si ve-
nissero a intorbidar vie piu le sue relazioni con Roma, con
la quale era entrato di que' giorni in nuova lite per 1'inter-
vento laico nelle cause ecclesiastiche.
X.
Ma non pot6 T ingiusto affronto ricevuto scemar d' un
punto lo zelo del Pallavicino per la prosper ita della Repub-
blica nella sempre piii difficile guerra di Candia. A' 10 no-
vembre 1659 egli fu nominate Cardinale insieme con Antonio
Bichi, vescovo d'Osimo e fratello del Priore. Gia da due anni
la cosa era aspettata, sapendosi che Alessandro VII Taveva
designate a quella dignita fin dal 19 aprile 1657 : ma Tumilta
fefice Paolo IV dalle false calunnie d'un moderno scrittore, data in luce
da FR.° VELLI, Napolitano. Torino, per Franc. Ferrosino. La risposta
del Pallavicino e in forma di lettera al Sig.r Gianluca Durazzo. Corse
allora a penna, ne fu stampata che tardi. Anche lo Scotti attacco rab-
biosamente la Storia nelle sue « lulii dementis Notae LXIV.... » edite
a Padova o Venezia colla falsa data di Colonia. Cfr. Apr6. Opus. cit.
1 Ibid. Dispacci Roma. F. 144. Dispaccio 13 luglio 1658.
2 Ibid. Dispaccio 20 luglio.
24 IL CARDINALE SFORZA PALLAVICINO
del padre aveva potuto sino a quel tempo allontanare, cio
ch'ei diceva un castigo.
II Correr ne mando subito, a volta di corriere, la notizia
al Senate, facendo in poche e leali parole 1'elogio del due
nuovi porporati :
Nel Concistoro di Lunedi segul infine la dichiarazione de' Card.11 Ma
di doi sogg'etti ,solam.te... I due promossi sono Mons.1' Bichi Vescovo di
Osimo et il Padre Sforza Palavicino Gesuita ; il primo come Nipote del
Papa e ben amato da Lui essendo stato seco lung-am. te in Germania e
1'altro come amico di molt'anni, di continua et strettiss.a confidenza. Con-
corrono in quello la bonta e 1'integrita de' costumi, risplendono in questo
oltre la nobilta de' natali, insigni prerogative di virtu e d'ingegno, dirsi
potendo che negli studij della Theologia hnpartic.™ habbi oggi pochi
pari, 1'innocenza e 1'esemplarita della vita non meno rendendo acclamato
il suo nome... 1.
La mattina sussegnente rambasciatore ebbe, come di con-
sueto, udienza dai novelli Cardinal! : e « Palavicino non distin-
guendo come Card.10 le confidenze usate meco dal p. Sforza
(cosl appunto disse con affetti di tenerezza) mi confirmo quelli
dell'amor suo, promettendomi d'usarli in avantaggio de' pu-
blici interessi, sempre che 1' occasion! se gli faccin opportune,
mostrando di sperarle maggiori in avvenlre... e di rneglio
valersene, porche potra parlare con minore rispetto 2. »
Vedremo presto come egli attenesse lealmente questa pro-
messa, eziandio con proprio discapito. Ma intanto quel giorno
1 Ibid. Dispacci da Roma. Dispaccio 15 nov. 1659. Non pote pero
a meno il Correr d'aggiungervi, secondo 1'indole sua, una nota maligna:
« Ostenta egli (il Pallavicino) d'haversi humiliato alia volonta del Papa,
ricevendo la grazia c' haveva voluto fargli piu p. ubbidienza che per
ambizione o genio c'havesse di turbar colla vanita del mondo quella
quiete che ne' Chiostri godeva, e la porta con tal disinvoltura che molti
se lo persuadono. » Ma troppo schietta e grand'anima era quella del Pal-
lavicino e non aveva bisogno di ricorrere a tali ipocrisie. Due anni di re-
sistenza, il rigoroso precetto che dove dargli il Papa, tutto il tenore della
sua vita passata smentiscono 1'insinuazione del Correr. Nel resto ben
capiva fin d'allora il Pallavicino quali conseguenze si sarebbe presto ti-
rato dietro quell' inn alzamento.
2 Ibid. — Dispaccio 15 nov. 1659.
E LA REPUBBLICA 1)1 VENEZIA 25
stesso voile il Cardinale certificare il Senato delle sue buone
disposizioni per lui, e invece della solita partecipazione nelle
fredde forme di prammatica, fece avere la seguente lettera
al Correr, che la trasmettesse a Venezia:
Ser.mo Sig.r mio Oss.mo
E piaciuto alia Santita di N. Sig.re collocar nella mia persona la
dignita del Cardinalato, costringendomi con rigoroso precetto ad accet-
tarla ; mentre io si per la cognizione del mio poco merito e della mia
jnabilita; si per 1'amore della vita Religiosa da me goduta lungo tempo
con indicibil consolazioue, 1'haveva pregato umilissiniam.tp a lasciarmi
nel Chiostro.
Se per verun capo io mi dovessi rallegrar di questo successo, sa-
rebbe perche mi porge qualche maggior facolta di servire alia Serenita
V.ra ed a cotesto Ser.mo Dominio, secondo le innumerabili obblig.n* che
ne porto si per 1'eredita, de' miei Maggiori, e speeialm.te di quello del
quale ho preso il nome ', si per le grazie compartite ultimam.te dalla
Serenita V.ra alia Religione in cui sono educate, si per gli onori che
m'ha fatti e per la coniidenza die s'e degnato d'havere in me il Sig.r Ca-
valier Correro prudentissimo Ambas.re di V.ra Serenita in questa Corte ;
le cui egregie parti si corn'io ho sempre ammirate, cosi non potrei de-
gnam.te lodare. Onde non solo io vengo a dare alia Serenita V.ra rive-
rente ragguaglio di questo mio avvenimento, ma insieme ad offerirle con
ogni piu cordiale ossequio cio che mi si aggiugne dal nuovo grado per
impiegarlo tutto in servigio di cotesta Inclita Republica ; alia quale anche
per sua natura mi rende piu obligate il carattere di Cardinale, essendo
ella Io splendore e '1 sostegno dell'Italia e 1'antemurale del Cristianesimo.
Ed alia Serenita V.ra bacio affettuosissim.te le mani.
Roma il di 15 di Novembre 1959.
Devot.mo Serv.rc
SFORZA Card.1 PALLA VICING 2.
1 L'avolo suo adottivo, Sforza Palla.vicino, march, di Corteniaggiore
e Busseto, in. nel 1585, generale de' Veneziani in Terraferma nel 1559,
poi in Levante nella guerra di Cipro.
2 Allegato alia precedente corrisporidenza del Correr. Questa lettera
e tutta di pugno del Cardinale. L'accompagnava un biglietto per Io stesso
Correr: rna solo la firma e del Pallavicino. Nella raccolta di Letters
scelte del Cardinale Sforza Pallavicino (Como, Pietro Ostinelli, 1825), a
pag. 260 si ha la risposta dello stesso Card, alle congratulazioni del
Senato : ripete, sotto altra forma molti dei concetti espressi qui sopra.
26 IL CARDINALE SFORZA PALLAVICINO
E non furono sole parole. In Venezia, guerreggiante da
ormai sedici anni col Turco; vedeva realmente il Pallavicino
1'unico baluardo della Cristianita, tanto piii degno d'esser soc-
corso, quanto piii Tastiosa gelosia delle potenze 1'aveva fino
allora abbandonato. Ma soprattutto gli premeva 1'onore della
S. Sede.
XI.
Alessandro VII aveva fatto per verita quanto umaiiamente
si poteva per aiutar la Repubblica. « Creda, diceva egli al-
Tambasciatore nell'udienza del 20 dicembre 1659, che per
Noi siamo a tutto disposti: che la volonta nostra non puo
esser migliore : che non habbiamo rimorso di coscienza di non
haver fatto tutto il possibile per lo passato, ne poter haver
migliore volonta per 1'avenire » 1. Tuttavia il Senato non se
ne contentava: stimolava 1'ambasciatore a scuotere il Papa
perch6 uscendo « dalle proposition! gnali d'affetto et di cor-
tesia, si dilati ad attioni valide » 2 : e 1'ambasciatore faceva
capo alia sua volta al Pallavicino. Questi, che il Papa avrebbe
voluto alloggiato in Palazzo, per riguardo ai nipoti di Sua
Santita che s'adombravano « di quella moltaconfidenza », aveva
preso stanza provvisoria nel palazzo del principe di Carbo-
gnano, suo cugino, e benche prowisto di benefizii, cavalli
e carrozze, si viveva assai ritirato e modesto 3. Non si ne-
gava pero alle richieste del Correr, e ogni volta che gli si
porgesse il destro sollecitava il Pontefice di qualche aiuto
straordinario.
Era opinione comune che nel vegnente anno 1660 le sorti
della guerra si sarebbero decise. Venezia era risoluta a uno
sforzo supremo : aspettava aiuti di Francia : sperava dal Papa
genti e danaro. Alessandro VII non si risolveva. « lo dir6 a
V.ra Ecc.za liberamente cio che penetro e credo », confessava
1 Arch. Stato, Venezia. Dispacci da Roma. Dispaccio 20 die. 1659.
2 Ibid. Dispaecio all'Ambasciatore. 3 germ. 1659 more veneto.
3 Ibid. Dispaccio 22 nov. 1659.
E LA REPUBBLICA DI VENEZIA 27
il Pallavicino al Correr. « Par mi di scuoprire ch'il Papa stia
nelle risoluzioni sue ondeggiando, per iscuoprire cio che ve-
ramente siano per fare le corone, perche s'elle si muovino e
lo facino da dovero, sara necessario ch'egli ancora le second!
e faci la parte sua ; se no, ad quid gettare tanto danaro, che
bisogna necessariam.te nell'uscita delle galere impiegare, senza
speranzad'alcunbene come s'e perpiu anni sperimentato?... » *.
E altre ragioni ancora aveva di quei giorni il Pontefice per
mostrarsi ritenuto con la Repubblica ; e in una delle ultime
udienze che concesse al Correr « fattosi severo pass6 a molte
fiere doglianze circa la poca corrispondenza che... pretende
di ricevere, quanto piu egli propenso alle gratie si mostra,
tanto parendo, disse, ch'elle si rettirino dal soddisfarlo ance
nelle cose giustiss.6 » 2.
Tre erano i capi di queste doglianze: che la Repubblica
pretendesse in materia d'Inquisizione no vita non mai piu ve-
dute ; che a Venezia gli Ebrei tenessero impunemente servi
e balie cristiane, anzi, che cola i battezzati altrove vivessero
senza disturbo alia giudaica; e che finalmente dalle cause
criminali degli ecclesiastic! si volesse escluso il Vicario, contro
Tuso e le ordinazioni della stessa Bolla di Paolo III, allegata
dal Senato in proprio favore.
Non 6 a dire quanto queste querele dolessero al Pallavi-
cino: sentiva ben egli e sosteneva fortemente le ragioni di
Roma, violate dalla politica irriverente di Venezia: ma si
attristava che la Repubblica dovesse per questo esser lasciata
sola nella terribile distretta della guerra di Candia, quando
la sua disfatta poteva trarsi dietro la rovina d'ltalia. E gia
le fuste barbaresche correvano TAdriatico e il Tirreno, assa-
lendo, bruciando, rapinando audacemente i paesi della costa
d'Ancona, e Fiumicino stesso alle porte quasi di Roma. Se
Venezia vince (ragionava egli col novello ambasciatore Ni-
colo Sagredo, succeduto al Correr nell'aprile 1660) e si possa
dire che dal Papa non ebbe valido aiuto, qual disonore non
1 Ibid. Dispacci da Roma. Dispaccio 27 die. 1659.
* Ibid. Dispaccio 29 genii. 1659 more veneto.
28 IL CARDINALE SFORZA PALLAVIOINO
ne verrebbe alia Sede Apostolica? Se soccombe, e come non
sark che tutto il mondo non ne getti la colpa sul Papa? Si
offeriva percio di farsi anche una volta intercessore, e « lo
havrebbe fatto per il debito di buon Ecclesiastico, d'ltaliano,
ma anche per quello di servitore di Sua S.**, conoscendo che
v'era impegnata la gioria sua... » *. Nello stesso tempo pero
francamente esponeva e sosteneva le lagnanze del Pontefice.
« Esser certissimo ch'egli ama e ama teneramente la Rep.c»...
Pungerlo d'altra parte che non si consideri a rimovere il
Pont.ce dal concetto che tiene di non esser stimato. Supplicar
pero 1'Ecc. Senato considerar se fosse bene... Taddolcirsi la
araarezza presente » 2.
XII.
Parve che finalmente le cose prendessero una piega mi-
gliore. Col marzo 1660 Tambasciatore Correr usciva di carica,
e 11 20 di quel mese accompagnava alia prima udienza di
Sua Santita il vecchio Nicolo Sagredo, destinatogli a succes-
sore. II quale introdottosi a parlare con le formole d'uso,
entr6 a favellar direttamente delle speranze e dei desiderii
del Senato : e visto che il Papa gli porgeva volentieri atten-
zione, s'allargo in descrivere le tristi condizioni della Repub-
blica : continue, sanguinose le aggressioni turchesche in Dal-
mazia: necessario alzare un forte presidio sui Dardanelli,
per chiudere ogni soccorso all'armata ottomana nelle acque
di Candia : questa doversi rifornire di gente, stremata dalle
fatiche e dalle malattie la guarnigione delle piazze : correr
voce che i Tartari col nuovo aprile, toltisi dalle bandiere
polacche, prenderebbero servigio tra le milizie ottomane,
disegnando invader T Italia per la parte del Friuli; a tutte
queste rovine opporsi la Repubblica di S. Marco, sola, esausta,
esangue.
1 Ibid. Dispacci da Roma. Dispaecio 1° maggio 1660.
* Ibid. Dispaecio 22 maggio 1660.
E LA REPUBBLICA DI VENEZIA 29
Alessandro VII si mostro commosso : avevangli prima par-
lato in favor di Venezia i Cardinal! Barberino e Pallavicino.
Rispose dunque ai due ambasciatori : « Delia nostra buona
volonta possono Elle assicurarsi: le forze ogn'un conosce le
proprie. Quando ascendemo al Pontificate ci sorprese la ca-
restia et bisogno man dare in Ansterdam 600m scudi : li due
anni seguenti havessimo la peste, tra morti et feriti furono
30 <a di questi poveri, li quali tutti alimentassimo e ci costano
Tun per 1'altro 27 scudi per testa. Gl'altri Prencipi Christian!
spendono altrettanto per mandarli ad amazar nelle guerre ;
noi li habbiam spesi per presservarne piu della meta, non
essendo stati li morti che 14m, e sappiamo haver fatto un'opera
grata a Dio ». E scolpatosi dell'accusa, che gia cominciava
a darglisi, d'aver troppo beneficati i parenti, proseguiva : « Se
noi diremo che la Camera Apostolica 6 essausta, ci sara cre-
duto, perche e cosa patente e troppo vera ; se voi direte che
la Republica e essausta non penso vi sara cosi facilmente
creduto, perche si sa che oltra 1'esser facoltosi, sete buoni
politici et sapete valervi del denaro degl'altri et risparmiar
il proprio... »
Tuttavia « ben dieci volte replied che la sua volonta era
buona, ma le forze deboli l. » Poteva per 6 dar consolanti
notizie : aver gia interposti i suoi ufficii presso il Re di Francia:
questi, promessi seimila fanti, darne almeno quattromila :
Spagna esibir 150.000 scudi 2 : Toscana mancare al debito
proprio d'ar mar galere : Genova e Savoia per ora non aver
risposto nulla: ma la speranza di stringere tutta la Cristia-
nita in una gran lega a soccorso di Venezia, non essere ancora
svanita.
E il 10 aprile 1660, il Pontefice, detto « che in Spagna
s'era doluto che cosi debolmente la grandezza di quel Re
soccorresse la Republica: che haveva portato per essempio
1 Ibid. Dispacci da Eoma. Dispaccio 20 marzo 1660 scritto in comune
dal Sagredo e dal Correr.
2 Ibid. « exhibitioiie la quale (il Papa) ricev6 con sorriso dicendo,
die cesa rilleva questo al Re Cattolico?*
30 1L CARDINALE SFORZA PALLAVICINO
la Sede Apostolica, tanto impoverita et angustiata, et la quale
in ogni modo tutti gli anni spendeva molto piu di quello in
ima volta sola voglia dar il Cattolico... » *, partecipo al Sagredo
d'avere gia spediti Brevi a' varii suoi nunzii, che dovessero
far calde istanze alle corti cattoliche in favor di Venezia:
tra poco altri volerne inviare agli Elettori ecclesiastici del-
rimpero, perche anch'essi concorressero nello stesso fine.
Concedeva intanto alia Repubblica D. Innocenzo Comi, il va-
loroso generate da lei sospirato, col permesso di levare nello
Stato della Chiesa un reggimento di fanti, che passasse a
presidiar la Dalmazia. Ma sopra il punto tanto sollecitato
dalla Serenissima, d'avere altro danaro con la soppressione
d'alcune corporazioni religiose e con una imposizione stra-
ordinaria sopra tutto il clero d' Italia, Alessandro si rendeva
malagevole ; ne senza ragione, temendo suscitar malumore
nei varii Governi della penisola, specialmente nello spagnolo
di Napoli. Alia per fine pero s'indusse a devolvere per la
guerra di Candia le decime ecclesiastiche della Repubblica
e piii tardi anche quelle del resto <T Italia.
XIII.
II Pallavicino a tutti questi negoziati fu estraneo. Si con-
tent6 di assicurar il Sagredo, se « haver contribuito ogni suo
potere per spuntar qualche soccorso... et desiderar infinita-
mente che il Pontefice lo facesse col conceder il sussidio Eccle-
siastico, mentre egli del suo bramerebbe contribuir tutto,
restando col solo pane per vivere... » 2.
Ma la sua condizione era oggimai cangiata : si buccinava
non godesse piii Tantica famigliarit^ col Pontefice : era lasciato
in disparte in affari della massima rilevanza : di rado andava
1 Ibid. Dispaccio 10 apr. 1660.
9 Arch. Stato. Venezia. Dispacci da Roma. Dispaccio del 22 mag-
g'io 1660.
E LA REPUBBLICA DI VENEZIA 31
a conversazione a Palazzo. La cosa era preveduta. « II Palla-
vicino ha sin qui goduta unico la confidenza di Sua Beat.ne »
scriveva 1'ambasciatore veneziano fino dal 1° maggio. « Dico
sin qui perch& e probabile et tutti credono che da qui avanti
si ridurra anch'egli nella riga degli altri Cardinal!, nessuno
de' quali ha confidente o liber o addito a Sua Beat.ne » 1. E
presto la probabilita diveniva certezza : « Pallavicino non
e piu considerate per confidente » 2. E occorso di quei giorni
un disgustoso alterco tra il Cardinal d'Este e il Card. Nipote,
per la prepotenza de' servitori di quello, fe' gran meraviglia
che, nella commissione de' tre Cardinal! eletti ad accomodar
la vertenza, non fosse stato posto anche il Pallavicino.
Di questa, che si stimo disgrazia, non si poterono mai,
ne allora ne poi, appurar le cagioni. Si voile che Alessan-
dro VII si disgustasse delle franche rimostranze che il Pal-
lavicino gli avrebbe fatte sullo smodato ingrandimento di casa
Chigi : e certo il Cardinale era uomo da non trasandare per
veruna paura, quanto reputava debito del nuovo suo grado.
Anzi s'e scritto, che egli togliesse allora per sempre la mano
dalla Vita di Alessandro VII, di cui nella prima parte aveva
altamente lodato il disinteresse e il distacco dai parenti. Pero
gli ambasciatori veneti ad altra cagione riferiscono questo
raffreddamento delTantica amicizia: al carattere, cioe, del
Papa, che non amava d'aversi troppo strette ai fianchi per-
sone, che con I'autorita e il grado loro paressero compro-
mettere in faccia al pubblico la liberta delle sue iniziative.
Ad ogni modo disgrazia non fu. Alessandro continue a sti-
mare e adoperare il Pallavicino in ufficii delicatissimi d'affari
ecclesiastic!, ne gli scemo Tantico affetto. « In questo nu-
mero (di Cardinal! visitati) » , scrive Pietro Basadonna, succe-
duto al Sagredo, ch'era passato come Residente ordinario ad
altra Corte, « m'e parso necessario di porre il Pallavicino, come
quello che sebbene non frequenta piu la conversazione di
1 Ibid. Dispaccio 11 giugno 1660.
2 Ibid. Dispaccio 26 giugno.
32 IL CARDINALE SFORZA PALLAVICINO
Palazzo, e nondimeno amato dal Papa e possiede la stima
di tutto il Collegio !. »
Ma questa qualunque si fosse diminuzione di confidenza,
porto seco di conseguenza un rallentamento nelle relazioni
gia cosi strette del Cardinale coi ministri della Serenissima.
Nei costoro dispacci il suo nome figura sempre piii di rado :
le poche volte ch'essi gli vanno a far visita, egli si contenta
di dar loro buoni consigii 2 e d'augurare alia Repubblica
i'assistenza di Dio. Non tace pero il suo desiderio di vedere
(( che la Santa Sede prendesse parte maggiore nelli presenti
pericoli della Christianita »: ma anche a Venezia rinfaccia
aperto Tusurpazione de' diritti ecclesiastici e le prepotenzo
negli affari della Inquisizione, che « erano state le prime a
turbar ranimo del Papa... » E quanto ai due punti tanto
controversi della precedenza del magistrato laico e delle
denunzie volute non piii secrete, anche in materie gelosis-
sissime del S. Ufficio, disse chiaro al Basadonna « che la
prima e un semplice puntiglio e Taltra una novita contraria
a quello che senza interruzione si prattica nella stessa citt&
di Venezia » 3.
XIV.
Ma quand' anche avesse potuto il Pallavicino mantenere
tutto 1'antico ascendente suiranimo del Pontefice, difficilmente
1 Ibid. Dispacci da Roma. Dispaccio 11 giugno 1661. — II Correr
nella sua Relazione finale, che fu letta in Senato il 9 luglio 1660, lascia
intendere che non tbssero estranei a questo intepidamento di amieizia
i parenti del Papa « a quali non piace vedere un Card.le accreditato et
authorevole di continovo aH;orecchio del Papa » (Arch, di Stato, Ve-
iiezia: Relazioni da Roma. Busta 22). La Relazione del Sagredo fu edita
nel Vol. 2° delle Relazioni (Leila Corte di Roma lette al Senato dagli Am-
basciatori veneti ecc. » per cura del Barozzi e Berchet (Venezia, Narato-
Tich, 1879).
2 « Aiicorche il Cardinal Pallavicino sia declinato dall'antica confi-
denza col Papa... riesce ad ogni modo non disutile la prattica seco, al-
meno per li lumi che daU'esperienza sua si possono ricavare. » Dispaccio
giugno 1661.
3 Dispaccio cit. dell'll giugnc 1661.
E LA REPUBBLICA DI VENEZIA 33
sarebbe riuscito a conseguirne quegli aiuti che tanto bramava
pel bene di Venezia e per 1'onor della Chiesa. Troppo s'era
mutata la condizione delle cose : inaspritasi una seconda volta
e piii fieramente nel 1660 la contesa di Castro: perpetui i
torbidi in Roma per i litigi e le zuffe giornaliere tra i ser-
vitori delle varie ambasciate e de' Cardinali : Luigi XIV ri-
soluto a guerra aperta, per vendicar gli insulti toccati al suo
rappresentante, il Duca di Crequi, e implacabile nel voler
depressa e umiliata la S. Sede : irifine la lega svanita, dopo
tanto lavoro e tante speranze, per le eterne rivalita tra la
Francia e Tlmpero. Alessandro VII, gia vecchio e malaticcio,
non resse a tanti dispiaceri : infermo sul principio del 1667
di dolorosissimo morbo: pur anche suH'estremo concesse a
Venezia una leva di 200 fanti dello Stato romano e ordino
al Prior Bichi di rimettere in assetto la squadra per una
nuova spedizione a Candia. Moriva ai 22 di maggio del 1667,
assistito dal p. Oliva suo confessore, da Giovanni Bona e dal
Card. Pallavicino, al quale si vuole avesse pochi giorni prima
consegnata in iscritto un'ordinaiiza, che inibiva per sempre
la restituzione di Castro ai Farnesi. L' integrita della sua
vita, la pieta e la rettitudine d'animo, che questo Papa mostro
specialmente nella scelta di buoni soggetti ai piu alti officii
ecclesiastici, venue riconosciuta dagli stessi ambasciatori di
Venezia1. E il Senate, nella lettera di condoglianza inviata al
Nunzio, dopo lodato il defunto come « ornato delle piii rare
et cospicue doti », rimpiange la perdita di lui per « la me-
moria del zelo santo con il quale haveva applicato et con-
tinuava ad applicare alle vesationi molestissime da Turchi
inferite alia Xta » 2.
Due sole settimane appresso, a' 5 di giugno, nel Noviziato
de' Gesuiti a S. Andrea, dove s'era ritirato da tre mesi, mo-
riva anch'esso il Card. Pallavicino 3. Moriva, dolendosi ancora
1 Ibid. Dispacci da Roma. Dispacci del 21, 22 e 23 maggio 1667.
2 Ibid. Deliberazioni. Roma. Secreta. Deliberazione del 27 maggio 1667.
3 Era gia da tempo malato. « Se e vero quello che viene scritto,
potrebbe anch'essere che S. Em.z» (Pallavicino) morisse prima del Papa
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1207. 3 26 settembre 1900.
34 IL CARDINALE SFORZA PALLAVICINO
col p. Oliva d'essere stato tratto dall'oscura vita del chiostro
e risospinto tra quegli onori e quelle dignita che aveva si
volentieri fuggite. Ma poteva morir contento d'aver sempre
fatto, secondo che s'eraprotestato da principle, il suo dovere
di « buon Ecclesiastico e di buon Italiano ». L' ultimo suo
pensiero fu rivolto al bene della Chiesa. Chiamato a se il
p. Oliva, gli disse « che lo pregava istantemente che per
suo nome avvisasse quegli Emi Padri (del Conclave) ad eleg-
gere un Papa buono e sopratutto disinteressato, levando in
quanto fosse possibile la disonesta del Nepotismo ; et in questo
s'era il Card.10 predetto di molto affisato, apparecchiato scrit-
ture et Dottrine per formar Capitoli » *, che dovessero venir
giurati dal nuovo Pontefice innanzi la sua elezione. Venti-
cinque anni dopo, Innocenzo XII pubblicava la famosa Bolla
che stirpava per sempre dalla radice il Nepotismo: ma al
Pallavicino rimarra sempre il gran merito d'essere stato uno
de' primi e piii operosi iniziatori di questa riforma.
Quanto a Venezia, egli le era stato aruico fedele e gene-
roso : aveva per lei fatto quanto umanamente si poteva, desi-
•
derandola per una parte piii ossequente a Roma, per 1'altra,
piii aiutata da Roma. Ma e doloroso vedere che, ne gli amba-
sciatori della Repubblica nei loro dispacci, ne il Senatonelle sue
risposte, abbiano una parola di rimpianto per la perdita d'un
uomo tanto benemerito. Eppure quel dl stesso, 5 giugno 1667,
spronato dal Cardinale e accompagnato da' suoi fervidi voti,
il vecchio Prior Bichi sferrava da Civitavecchia, spiegando
a nome del Conclave lo stendardo di S. Pietro, per aiutare
Venezia in quell 'ultimo suo gloriosissimo sforzo, che non
valse pero ad impedire la resa finale (6 sett. 1669).
essendo tomato a star male, e la qualita del d.° suo male dev'essere
eh'cgli e divenuto Idropico » . Cosl in una lettera da Firenze al Duca
di Mantova della fine del maggio 1667 (in Arch.0 Gonzaga-Esterni. —
N. XXVIII. 3. 1135).
1 Arch, di Stato, Venezia: Dispacci da Roma. Dispaccio dell'll giu
gno 1667.
LA REITA DELLA DINASTIA MANCIURESE
NELLE STRAGI DELLA CINA
PROVATA COI DOCUMENTI UFFICIALI
I.
Le bandiere delle potenze europee, alleate nella guerra
contro la Cina, sventolano sulle torri e sui palazzi imperial!
di Pechino, e T imperatore e I'imperatrice profughi dalla loro
capitale, si veggono a poco a poco sfuggir di mano il governo
della Cina. Ma coll'entrata delle truppe europee in Pechino
non e finito il gravissimo compito delle Potenze europee ;
anzi in verita non ha fatto che cominciare. Si temette per
un istante che miserabili gelosie nazionali turbassero il
concerto europeo nella questione Cinese, ma il buon senso
e viste piu ampie di sana politica prevalsero, la Dio merce,
a cupidigie particolari, e ormai le principal! fra le Potenze
sono d'accordo sopra due importantissimi punti : la necessita
di punire severamente gli autori delle stragi commesse sugli
europei e sui cristiani ; e di esigere una tale riparazione che
tolga per sempre alia Cina la volonta e il potere di rinno-
varle. Restava a sapere chi fossero i principali istigatori delle
orribili stragi, e questo compito di giustizia cadde sugli
ambasciatori e sui generali europei resident! a Pechino.
Da indagini accurate e coscienziose si venne in chiaro
che il governo stesso deirimperatrice aveva da lunga mano
preparato la rivolta, e che i macelli furono eseguiti non
solo colla cbnnivenza ma ad istigazione di due fra i piii co-
spicui principi della famiglia imperiale, di parecchi generali,
di grandi mandarini e di altri personaggi addetti al governo
manciurese. Questa conclusione, da tutti gia sospettata fino
dal principio dei torbidi cinesi, trovera una conferma sma-
gliante nei documenti ufficiali che ora recheremo, document!
tratti da fonte sicura, e che Tegregio nostro corrispondente
36 LA KEITA BELLA DINASTIA MANCIURESE
della Cina ci ha gentilmente inviati. Viene innanzi tutto
una descrizione sommaria ma esatta della presente guerra
o rivoluzione cinese, da' suoi primordii nel dicembre 1899
flno al 26 giugno dell'anno corrente, quando rammiraglio
inglese Seymour dovette suo malgrado rinunciare alia marcia
su Pechino e ritirarsi a Tien-tsin. La narrazione 6 tratta
dal North China Daily News, giornale che conosce profon-
damente la lingua, i costumi e la politica cinese.
II.
Narrazione degli avvenimenti in Cina.
Dal North China Daily News delli 18 luglio 1900.
La crisi presente & provenuta da una serie di disegni astutamente
concertati. Nella compagine di questi disegni si trasse partito in ogni
dove da tutti gl'impulsi corrompitori e da tutti gli elementi, che son
frutti del fanatismo e della ignoranza, cotalche i varii legati stranieri,
anche in tempo a noi vicinissimo, non volevano credere alia perfidia
della Corte manciura, appo cui sono accreditati. Trovandosi i nostri
rispettivi governi disgiunti per grande distanza da' proprii nazionali
e da' luoghi ove gli odierni fatti sono avvenuti, desideriamo esporre
ad essi con la piu scrupolosa esattezza un compendio degli avveni-
menti sopravvenuti, per ordine cronologico, e parlarne loro per minuto,
acciocche sieno messi a piena conoscenza di quanto accadde.
Primieramente la sommossa scoppio nelle provincie dello Chantong
e dellc Tcheli, dove avventurieri e gente della peggiore plebaglia,
incoraggiati da editti imperial! e dal patrocinio delle autorita colle-
garonsi in compagnie nomate « della concordia per la giustizia > .
Assunsero anche il titolo di « Boxers difensori della giusta unione » .
Costoro, ingannati da alcuni fanciulli che i bonzi avevano ipnotizzati,
chiamando in causa la paura e la superstizione, signoreggiarono le
turbe popolari. II governo manciuro bramava tanto che la nazione
tutta si costituisse in un vasto campo d'armati per vincere gli stra-
nieri, che, sebbene incantesimi e diavolerie, miste a scongiuri e fat-
tucchierie, si adoperassero dai caporioni per esaltare le teste della
gente, le autorita dei luoghi, fatte avvertite da istruzioni venute dai
principal! centri governativi, furono costrette a fare come se ignorassero
cio che si operava. Quindi e che durante 1' 8a luna (settembre 1899)
il governatore di una provincia d& questo consiglio ai Boxers : « Di-
struggete, bruciate, saccheggiate a vostro talento i possedimenti degli
etranieri; solamente fate loro grazia della vita, non li uccidete».
NELLE STRAGI DELL A GIN A 37
Parecchie volte fu dato avviso al governo di Pechino del nefandi
oltraggi commessi dai loro protetti, i Boxers ; ma senza alcun costrutto.
Anzi, il suddetto governatore dello Chantong, Yu-hien, non pure non
fu cassato dall' ufficio, ma fu proinosso a piu alto grado, ov' e di
presente.
Addi 31 dicembre 1899, « quest! leali difensori > quale avea caro
di nomarli 1' iniperatrice (e che furono gia chiamati a vita da un suo
speciale comando, secondo il consiglio avuto da Kang-y e dal prin-
cipe Touan), trucidarono a sangue freddo il rev. M. Brooks. Inoltre
questi leali difensori nell'aprile 1900 furono altamente encomiati; e
soltanto furono ammoniti con parole amabilissime e sommamente bene-
vole, che non ricevessero nella societa loro ne traditori ne tristi arnesi.
Si accieco talmente il governo manciuro per cagione della sua stessa
corruttela, e delle fattegli domande di riforme, che tutta 1'autorita
del trono usurpato, dall' imperatrice, fu messa nelle mani di queste
societa, le quali, secondo le leggi dell'impero, scellerate erano e proi-
bite, perocche furono gia soppresse dall' imperatore Kia-k'ing nel 1809.
Ogni cosa andava a seconda pel buon esito della causa dei « parteg-
giatori della giusta armonia » (la quale cosa 1'imperatrice vedova in
ordinanze confidenziali avea comandato si tenesse segreta), quand'ecco
alcuni cotali, piu temerarii degli altri, posti a capo del movimento,
non potendo stare alle mosse fino alia 9a luna, che era la data pre-
scritta per entrare in campo, si misero in mo to nello scorso maggio,
e a' 2 di giugno uccisero i reverendi Norman e Eobinson. La mac-
china era stata messa in azione troppo presto, perche i leali promo-
tori del movimento avevano stabilito di cacciar via nell'autunno tutti
gli stranieri, secondoche si era operate da una setta risuscitata nel
1747 durante il regno di K'ien-long e col suo patrocinio.
I Boxers dunque inoltraronsi verso Pechino, colla speranza di tro-
varci buone accoglienze. I legati stranieri, che aveano udito parlare
dell'appressarsi di questa marmaglia, chiesero licenza al governo ci-
nese di far venire nella capitale alquanti drappelli di soldati per pro-
teggere le legazioni, e soltanto dopo reiterate istanze il governo con-
cesse suo mal grado la licenza richiesta. Intorno a questo tempo quelle
belve avendo gia gustato il piacere di saccheggiare i cristiani del luogo
e di trucidarli, assassinarono anche il cancelliere giapponese.
Allora le legazioni sentironsi minacciate dai soldati, che dipen-
devano da ufficiali ascritti alia societa dei Boxers; eppero pregarono
d'urgenza gli ammiragli di stazione dinanzi a Ta-kou che lor man-
dassero milizie in soccorso. La colonna di queste si pose in cammino
annunziando che non aveva per iscopo di muover guerra alia Cina,
ma di liberare i loro connazionafi dalle mani di una plebaglia infel-
lonita, che doveva la propria esistenza al governo di Pechino. Addi
38 LA REITA DELLA DINASTIA MANCIUKESE
15 giugno il sommo comando del Boxers fu affidato al principe Touan,
e la sua nomina fu inserita ufficialmente nella Grazzetta di Pechino-
Per coprire la ritirata della colonna soccorritrice dell'ammiraglio
Seymour, era necessario £che i fortilizii di Ta-kou non fossero ado-
perati a danno suo ; ma quando si no to, che, giusta i comandi venuti
da Pechino, s' introduce vano con tutta diligenza milizie indigene in
quei fortilizii, e che vi si faceva ogni specie di apprestamenti per
un'azione offensiva; gli ammiragli fecero sapere al comandante del
fortilizii stessi, che dovevano essere sgombrati, altrimenti sarebbero
occupati per forza il 17 alle due del mattino. Un'ora prima che spi-
rasse il termine concesso, i fortilizii cominciarono a far fuoco contro
Tarmata dei collegati; e per conseguenza i fortilizii furon presi d'as-
salto. Siccome 1'armata cinese ebbe I'accorgimento di non opporsi a
cio che facevano le nazioni straniere (la qual cosa del rimanente era
piu conforme agl'jinteressi della nazione sua), le fu concesso, caso
mai, di filare verso il Tangtse.
In questo mezzo tempo, quando il Seymour cacciandosi bellamente
innanzi forze poderosissime proseguiva nel suo intento, generoso, ma
impossibile, di soccorrere gli stranieri a Pechino, il governo man-
ciuro spediva decreti a tutti i vicere, comandando ad essi di fare
ogni lor possa per iscacciare gli stranieri. Addi 21 i vicere ricevet-
tero 1'ordine di concentrare le loro armate e di espellere dall'Tangtse
le navi straniere che c'erano. Cos! pure nello stesso giorno in un de-
creto imperiale [annunciavasi che il principe Touan e Kang-y erano
nominati comandanti supremi degl'I-houo-Toan (Boxers). II 24 ai le-
gati stranieri si comando di lasciare Pechino entro ventiquattr'ore, e
nello stesBO tempofsi comincio a bombardare le legazioni.
Anche il sig. Roberto Hart, ingiese, da quarant'anni a' servigii
del governo manciuro, dovette procacciarsi asilo alia legazione in-
glese, d'onde mando agli europei un messaggio disperato. Se alcuni
avessero tentato comechessia di salvarsi dentro i luoghi resi sacri
dalla persona dell' imperatore, avrebbero dovuto uscire dalle legazioni
ove si erano rifugiati. L'avessero ancora potuto fare, arrischiandosi
a' pericoli della fnga, sarebbe stato tutta via un cercar riparo entro
palazzi teste protetti dagli alleati dei Boxers.
Ora apprendiamo da un documento che fa stupire, venuto da Pe-
chino, che in appresso le milizie e la bordaglia ebbero piena liberta*
I mandarini manciuri [aveano udito dire che il Seymour, cinque giorni
innanzi, verso il 19, era stato costretto a ritirarsi, impacciato sover-
chiamente nelle sue mosse dagl' infermi e dai feriti, che non potea
lasciare in balia'delle selvaggie orde bestiali, onde si serve adesso il
governo manciuro. Com' ebbero saputo i barbari manciu che per il mo-
mento non poteva essere inviato alle legazioni verun aiuto, ricoper-
NELLE STRAGI DELLA C1NA 39
sero di loro protezione quelle orde feroci, mentre davansi a saccheggi
ed eccidii, che hanno poi seguitato del continue.
Al ricevere la novella di questi lieti successi, in tutto il setten-
trione, turbe di gente si adunarono, e, cosa degna di considerazioiie,
il governo avendo dato parecchie volte la sua protezione a' membri
delle societa della Giusta Armenia, rampogno coloro che volevano assa-
lirli. Proibi perfino di tentario ; quindi e che niun soccorso efficace
fu porto alle legazioni dal governo. Un certo giorno i legati ebbero
invito di recarsi negli uffici dello Tsong-li-yamen, e in quella appunto
che il legato tedesco trapassava fra la « Guardia d'Onore », fu colpito
da una schioppettata. Allora la guardia tedesca con mirabile pro-
dezza fece una irruzione ed incendio gli uffici dello Tsong-li-yamen.
Cominciata la guerra coll'assassinio del cancelliere giapponese, il
governo manciuro si niise franco per quella via, procedendo fiducioso
sotto la guida del principe Touan, che credevasi sicuro di scacciare
gli stranieri dalle terre cinesi, e bramava servirsi della pelle degli
stranieri per farsene una coperta da letto.
Adesso le rimostranze dei vicere e dei governatori del mezzogiorno
hanno cominciato a far capire al governo manciuro, imbrattatosi di
sangue, la gravita della faccenda in cui s'era gittato a capo fitto.
Hanno imparato che le milizie dell' intero mondo civile, le quali
rappresentano una somma di popoli, due tanti maggiori di quelli della
Cina. armate di cannoni e fucili di somma perfezione, ottimamente
disciplinate, rese entusiaste della santita della loro causa, si appa-
recchiano ad uscire in cainpo. Colti da subita paura gia sentono il
romor de' passi misurati delle milizie, di poderose legioni provenienti
da tutte le parti della terra, le quali legioni prestamente stringeranno
in una cerchia i colpevoli e giudicheranno con somma equita un go-
verno, il quale altro non fu che una perenne sequela d' iniquita.
Come cani codardi si ritraggono, ed escono dai loro canili mettendo
lamentevoli guaiti per ottenere di esser trattati generosamente.
II governo manciuro, presentandosi innanzi alle potenze offese
come un innocente cui fu fatta ingiuria, aggiunge 1' insulto alle ma-
niere violente. Solo per un audace oltraggio a tutti i sentimenti di
giustizia, puo essere paragonato al demonio che incede vestito da
angelo di luce. L'editto imperiale, promulgato il 29 giugno per dare
norme speciali ai legati cinesi, e tal documento che svela una furberia
diabolica. Mostra luminosamente anche una volta, che non e mai a
sperare di ottenere per le ordinarie vie diplomatiche dal governo man-
ciuro, ch'esso adempia agli obblighi imposti da' trattati, che tuteli il
godimento de' diritti internazionali, o che almeno conceda agli stra-
nieri quelle prove di cortesia, che si costumano fia tutte le nazioni
incivilite.
40 LA REITA DJSLLA DINASTIA MANCIURESE
Quanto al mentire e trarre conclusion! logiche di premesse astute
e false, non havvi diplomatico europeo, dal solo turco infuori, che possa
gareggiare coi mandarin! di Pechino, salvo she" si chiamino in aiuto i
galeotti della cristianita, gli scellerati pifc notorii per 1'astuzia loro.
Le date e i fatti susseguenti possono confrontarsi con gli editti o de-
creti imperial!.
Non erano ancora trascorsi tre mesi dal celebre colpo di Stato
del 1898, cioe nel novembre dello stesso anno, che un editto fu promul-
gate dalla iniperatrice vedova (5 nov. 1898), che ordinava la costitu-
zione e 1'ordinamento di un corpo di volontarii, detti I houo-toan «per
trasformare la nazione tutta in un campo d'armi, dato che un giorno
se ne avesse a sentire il bisognoi.
Addi 16 maggio 1899 il gran Lama buddista dono una grossa somma
di denaro, la quale fu assegnata ad un certo rnonte creato dalla impe-
ratrice vedova pei bisogni del fornimento d'armi.
Di buon mattino, nel maggio e giugno di quello stesso anno 1899,
Kang-y nella sua girata per ispezioni ed estorsioni nel Kiang-nan, seco-
portava gli ordini della imperatrice vedova, prescrivendo a tutti gli
alti mandarin! la istituzione di compagnie territorial! (cioe d' Y-houo-
toan) ; nel numero delli 31 luglio del North China Herald pud vedersi
la versione della risposta data dal sottoprefetto di Chang -ha! ai comandi
di Kang-y, per cio che concerne la sua sottoprefettura. Kang-y rac-
colse od estorse dalle autorita presso a un milione di tads, che dove-
vano assegnarsi allo stesso fine sovraccennato. Di quel tempo riceve-
vansi quotidiane novelle sulla compera e introduzione di nuove e pode-
rose armi. Yerso il 4 settembre, le gazzette di Chang-hai annunziarono
qualmente i Boxers si apparecchiavano ed esercitavano insieme, colla
mira di una mossa antistraniera.
Addi 28 settembre venne a luce un decreto imperiale, che a tutte
le autorita civil! e militari comandava 1'esatta osservanza di sedici
norme dettate da Yong-tcheng sulle sedici sentenze di Kang-hi, ed in
particolare quella degl'insegnamenti dello stesso imperatore Yong-tcheng
contro 1'eterodossia di queste dottrine. Al tempo istesso la corte coman-
dava ai mandarin! di assegnare in ciascun mese certi giorni per ispie-
gare alle turbe del popolo quegli stessi insegnamenti.
Nel periodo della 9a luna, Yu-hien governatore dello Chan-tong,
paleso i suoi buoni sentiment! verso i Boxers, dopo una battaglia avve-
nuta fra costoro e le milizie regolari, nella quale fu uociso un centi-
naio di Boxers. Egli depose il prefetto della prefettura, ove il fatto
ebbe luogo, e gli surrogd un manciu parente di un suo amico.
A' 27 di dicembre, il corrispondente del North China Herald scri-
veva da Tsi-nan-fou ad esso giornale, che essendo stata tratta 1'atten-
zione del Governo dalle mene dei Boxers, esso avea spedito loro un
NELLE STRAGI DELLA CINA 41
messaggio in quest! termini : c Potete distruggere, saccheggiare e bru-
ciare (gli edifizi dei cristiani e de' missionarii), ma non attentate alia
loro vita. » Lo stesso numero del giornale suddetto pubblicava ancora
una lettera del suo corrispondente da Hia-tsin, nella quale dicevasi
ohe il sottoprefetto avea grande paura di operare contro i Boxers, perch&
sapeva one il governatore lo deporrebbe incontanente.
A* 27 dicembre la stessa gazzetta pubblicava un editto speciale ai
vicerd e governatori, lor comandando di apparecchiarsi gagliardamente
alia guerra contro gli stranieri, i quali « come tigri divoravano il paese > .
II 31 dicembre il rev. Brook fu trucidato dai Boxers nello Chan-tong.
Al cominciare del 1900 lo Chan-tong si senti sollevato alquanto pel
lichiamo del suo governatore Yu-chien, e per la nomina di Yuen Che-kai :
ma il male s'era gia radicato profondamente.
Yu-hien, non che essere degradato, fu promosso a piu alto e piu
lucroso impiego, vale a dire fu nomina to governatore dello Chan-si.
In un decreto imperiale de' 17 aprile, le compagnie disciplinate degli
I-houo sono menzionate con benevole espressioni, e sono pregate di
scansare con diligenza di accettare mali arnesi nelle loro file.
A' 2 di giugno i rev.dl Robinson e Norman furono trucidati dai
Boxers, cani da caccia dello Stato.
Dal 6 al 9 giugno avvenne nel recinto di Pechino il saccheggio e
la distruzione degli edifizii pertinenti alle missioni ed ai cinesi con-
vertiti al cristianesimo.
II giorno 10 l'ammiraglio Seymour si parti da Tien-tsin, a capo
delle milizie collegate, alia volta di Pechino.
L'll, il cancelliere giapponese fu trucidato nella detta citta dalle
orde sopraccennate.
II 13 usci un decreto riferentisi alia uccisione del cancelliere giap-
ponese. Nello stesso tempo v'era fatto menzione della lealta delle bande
degli I-houo ossia dei Boxers; salvoche si soggiungeva che alquanti
ribelli eransi fra essi traforati.
II 18 comparve altro decreto, il quale affermava che le milizie fa-
cevano causa comune coi Boxers, e che il comando delPesercito era
stato affidato al principe Toan, a Kang-y ed a Yong-tou. II che si-
gnifica che il sindacato su tutte le milizie erasi dato a tre persone,
due delle quali note all'universale siccome caporioni dei Boxers.
II 17 giugno i fortilizii di Takou furono conquistati dalle armate
de' collegati, allo scopo di assicurarsi le comunicazioni col Seymour.
Questi, addi 19, fu costretto a ritirarsi, in quella che era distante
solo una giornata da Pechino; cotalche" quel giorno stesso, o il sus-
seguente, il Governo manciuro dovette aver contezza della ritirata.
II 20, mediante ordini segreti, i vicere ed i governatori furono avver-
titi di fare ogni lor possa per resistere alia invasione degli stranieri
42 LA REITA DELLA DINASTIA MANCIURESE
e sterminarli. Gl'I-houo-toan, ossia le compagnie del Boxers, da quel
momento sono menzionati nei decreti sotto nome di genie associata o
di Boxers leali.
II 21 giugno fu spedito ordine ai vicere ed ai governatori delle
provincie meridional! del Fiume Giallo, di adunare i loro navigli da
guerra, di assalire le armate straniere e di cacciarle via (dal Fiume
Azzurro). In questo medesimo giorno fu reso noto a tutti, merce un
decreto, che ii principe Toan e Kang-y erano stati nominate duci su-
pretui dei Boxers.
A' 24 di giugno i legati stranieri ricevettero 1'intimazione di uscir
da Pechino entro 24 ore. Yenuto questo termine si doveano apporre
i suggelli alle legazioni e le antenne delle bandiere dovevano essere
tagliate.
In quello stesso giorno 24, sir Roberto Harts, invio (a Tien-tsin)
un dispaccio breve e disperato.
II 24 usci un decreto imperiale, nel quale mostravasi allegrezza
delle disfatte inflitte agli stranieri.
Addi 26, rammiraglio Seymour era soccorso e liberato, a sei mi-
glia da Tien-tsin, dopo aver combattuto per quattordici giorni, a capo
di 1800 soldati. In questo periodo di tempo ebbe 62 uomini uccisi e
212 feriti; inoltre gli era forza impiegare piu di due terzi delle sue
milizie a portare i feriti.
Se alouno richiedesse maggiori prove di quelle date qui sopra per
assicurarsi che lo stesso Governo manciuro ispiro, inizio e protesse le
compagnie dei Boxers, airintento ben deciso di scacciare gli stranieri
daH'impero, e che poi sempre, con questa mira. si e prevaluto delle
idee superstiziose delle moltitudini per istigarle a odiare i diavoli stra-
nieri (Fan-koue), chiamando inoltre in suo aiuto tutti i Boxers del
paese, massimamente quelli del settentrione ; studii sul serio la vita
dei conosciuti capi dei Boxers, quali 1'imperatrice vedova, il principe
Toan e Kang-y ; legga altresi con cura gli affissi che si sono pubbli-
cati dai Boxers nel corso di questi due anni, ricordandosi che molte
volte il Q-overno ha patrocinato i Boxers, e che furono fatte proteste
contro di loro da Tchang Tche-t'ong e Licou Koen-i. i due vicere della
valle dell'Yangtse.
m.
Fin qui la narrazione del North China Daily News. Ora
si noti quali furono le immediate conseguenze della ritirata
deirammiraglio Seymour. Giunta la notizia a Pechino che i
soldati europei, sopraffatti dalle milizie cinesi, non avevano
NELLE STRAGI DELLA CINA 43
potato proseguire la loro marcia sulla capitale, la corte im-
periale canto vittoria, e venne tosto emanato un decreto nel
quale si levava a cielo la facile vittoria, e con lodi puerili
si esaltavano i vincitori. II decreto porta la data del 24 giu-
gno, pochi giorni dopo la ritirata deirammiraglio inglese.
DECRETO DEL 28° GIORNO BELLA 5a LUNA (24 GIUGNO 1900).
Yu-lou Ci ha p6rto un memoriale in cui Ci manifesta qualmente
gli Europei ruppero in atti ostili, le Nostre milizie combatterono pa-
recchie volte con gli Europei ed alfine hanno ottenuto vittoria. Al
leggere quel memoriale Ci siamo veramente rallegrati e confortati.
La Nostra dinastia da piu anni $ in buone relazioni coi reami stra-
nieri: ma qui di corto, sendo sorte nimicizie fra cristiani e non cri-
stiani, i reami stranieri giunsero a rompere le loro relazioni con Noi.
Valendosi delle loro buone navi da guerra e della perfezione dell'armi
loro, uscirono da Tientsin per varie strade per assalire le milizie
Nostre ; ma You-lou da quattro lati oppose loro dei soldati. Inoltre
i nostri sudditi che parteggiano per la giustizia fecero quant'era in
essi per aiutare le milizie, e senz'altre armi infuori delle proprie per-
sone, si opposero ai fanti e cavalieri del nemico. II 21°, 22° e 23°
giorno della luna (17, 18 e 19 giugno) distrussero due navi ed ucci-
sero buon numero di nemici. II coraggio e la risolutezza della mol-
titudine avendo acquistato la saldezza di una inuraglia, e cosi essen-
dosi rinsaldato il cuore del popolo, nuovo incremento n'ebbe lo spi-
rito militare. I membri della Societa dei Boxers, che p6rsero loro
aiuto (alia Nostra milizia) in queste fazioni, non hanno usato pure
un'arma pertinente allo Stato, nd speso alcuna delle sue provvigioni
militari. L'ardore bellicose e giunto a tal segno che dei giovinetti
ancora impugnarono armi (scudi e lancie) per difendere 1' impero ;
per una speciale protezione degli avi Nostri predecessori, miriadi di
turbe trovaronsi animate da uno stesso pensiero. A questi prodi zelatori
della giustizia mandiamo anzitutto le Nostre gratulazioni, e tostoche sara
finita la guerra, aggiungeremo a loro pro novelli favori. Yoi, membri
della Societa dei Boxers, conservate sempre 1'unione dei sentiment!
e fate quanto potete per rintuzzare 1' insulto (die vogliono farci gli
stranieri), ne mai smettete da questi sentimenti sino alia fine. Noi
ne abbiamo salda speranza. — Decreto imperiale.
IV.
Molto si scrisse in Europa sulla fine di giugno intorno
alFaudace tentative di Lord Seymour di marciare con soli
44 LA REITA BELLA DINASTIA MANCIURESE
1800 uomini sulla capitale della Cina. Alcuni lo tacciarono
di imprudenza, altri dissero ohe il suo fu a dirittura un atto
da pazzo. Ma quando si prendano in considerazione le no-
tizie che allora correvano in Europa e sulle coste della Cina
del rischio estremo in che erano a Pechino gli ambasciatori
europei, le loro famiglie, i missionarii e i cristiani, Tatto
deirammiraglio Seymour apparira sotto tutt'altra luce, e si
comprenderk la nobile difesa che egli fece di se medesimo.
« Sarebbe stata estrema vergognaper r Europa e un delitto di
lesa umanita, oosl egli, lasciare perire i rappresentanti del-
F Europa, senza fare almeno un tentativo per liberarli. »
Inoltre i critici di Lord Seymour male conoscono gli asia-
tici; e non sanno che un pugno di europei, possono, se ben
guidati, tentare in quei lontani paesi cio che in Europa sa-
rebbe follia estrema. La guerra cino-giapponese e gli ultimi
combattimenti sulla via di Pechino hanno dimostrato che cuore
abbiano i Cinesi, benche ora siano meglio armati che non
quando affrontarono i soldati del Giappone. Ad ogni modo
Tapparente impotenza dell' Europa acceco a dirittura il go-
verno manciurese, il quale nel colmo della follia non si pe-
rito punto di dichiarar guerra formale all7 Europa intera. Le
gazette cinesi di Shanghai pubblicarono un decreto imperiale
del 27 giugno, nel quale il governo manciurese, travisando
a modo suo la causa degli eccidii degli europei e dei mis-
sion ari, incitava tutti i suoi sudditi a rigettare colle armi i
soldati delle potenze europee. Ecco il decreto imperiale tra-
dotto dair originate cinese nel nostro volgare.
Dichiarazione di guerra agli Europei.
DECKETO DEL 1° GIOKNO DELLA 6a LUNA (27 GIUGNO 1900).
La Nostra dinastia pel corso di 200 e qualche decina d'anni si
mostrata benevolissima, e molti furono i suoi beneficii. Tutti gli stra-
nieri venuti di lontano in Cina furono bene accolti e ben trattati dai
Nostri avi illustri, seguendo in ci6 il dettarae che insegna di amare
gli stranieri e di mostrarsi miti verso di essi. Al tempo degl'impe-
ratori Tao-koang e Hien-fong, fu loro permesso di fare commercio coi
Nostri sudditi, e concesso (Ai Missionari) di diffondere in Cina la reli-
gione cristiana.
y
NELLE STRAGI DELLA CINA 45
Attesoche questa religione proponsi di condurre le persone a ben-
fare, il Nostro governo, facendo violenza a se Btesso, concedette licenza
di predicare la dottrina ch'essa domandava. Sulle prime il Nostro go-
verso segui la via designatagli dagli stranieri, e si conformo ai trat-
tati conchiusi con essi. Ma in questi ultimi anni gli stranieri vollero
signoreggiare ed opprimere il Nostro impero; s'impadronirono ingiu-
stamente delle Nostre terre; calpestarono i sudditi Nostri, ed estSrsero
loro le ricchezze. Non appena si affievoliva un tantino la Nostra corte,
incontanente gli stranieri se ne giovavano a dar libero il corso alle
loro crudeli ingiustizie. Siffatte enormita di giorno in giorno vennero
aumentando e sono giunte all'estremo segno (non v3 ha cosa ingiusta
che non facessero). I piccoli reami hanno ingannato ed oppresso le
genti del popolo cinese, ed i reami forti insultarono perfino le deita
deH'impero. I nostri sudditi (bambini neonati) presero in uggia gli
stranieri e li ebbero in conto di nemici ; essi vollero alfine soddisfarsi
vendicandosi una volta di quelli. Ecco Torigine dell'incendio delle
chiese e dell'eccidio de' missionarii. Cio non di meno la Nostra corte
non. voleva rompere guerra agli stranieri, e, come per lo passato, dava
loro efficace protezione. Noi, per timore di recar nocumento al Nostro
popolo, abbiamo promulgate due decreti, comandando da una parte ai
grandi official! di provvedere alia tutela delle legazioni estere e por-
gere soccorso benevolo ai cristiani, e dall'altra esortando tutti i no-
stri sudditi a far si che spariscano i vecchi rancori. Yeramente il Nostro
governo spinse all'ultimo confine 1'osservanza della mitezza e benevo-
lenza verso gli stranieri. Costoro, ahi!, non pur mostraronsi ingrati
alia benevolenza Nostra, ma ben piu si valsero senza freno della forza
per metterci paura. Di questi ultimi giorni un missionario scrisse pub-
blicamente una comunicazione officiale al comandante dei fortilizii di
Takou, ingiungendogli di ritrarne le Nostre milizie e consegnarli agli
Europei ; altrimente questi li assalirebbero tosto e li piglierebbero colla
forza. Le sue parole erano minacciose, ed il loro significato era che
gli Europei stavano per dar libero il corso alia loro follia e cosi im-
paurire la Nostra capitale. Ne' giorni ordinarii il Nostro governo non
ha mai violate le leggi che governano le relazioni delle nazioni amiche,
ed ecco che adesso nazioni, le quali menano van to di voler convertire
gli altri e insegnar loro la dottrina vera, si danno contro tutte le re-
gole all'ingiustizia ! Giovandosi della forza dei loro soldati e della pre-
valenza delle armi loro, da s6 medesimi hanno di tal guisa spezzato
i legami di amicizia che a Noi le univano. Noi, durante i venti e piu
anni che abbiamo governato 1' impero, abbiam sempre trattato i Nostri
sudditi come gli stessi figli Nostri, e i Nostri sudditi Ci riveriscono
come il celeste imperatore. Di piu 1'imperatrice vedova ha rialzato
I'impero, e dappertutto i sudditi furon ricolmi de' suoi benefizii. Affi-
46 LA REITA DELL A DINASTIA MANCIURESE
dandoci alia protezione del Nostri avi ed a quelle delle delta, che com-
mosse (dalla Nostra sinceritd) Ci verranno in aiuto, speriamo che tu.tti
i Nostri sudditi saraiino pieni di uno stesso sentimento di sdegno, sic-
come tal cosa non fu mai vista nelle precedent! generazioni.
Ora, piangendo, lo ho fatto conoscere tutto agli avi nel tempio
loro, e di gran cuore fo il giuramento al cospetto del mio esercito.
Piuttosto che vivere in maniera indegna ed essere argomento di ver-
gogna alle diecimila generazioni, non e meglio forse allargare il pro-
prio coraggio e combattere contro gli stranieri, per decidere in una bat-
taglia chi sara il vincitore, se essi o Noi? Per parecchi giorni filati
abbiamo convocato e radunato mandarini grandi e piccoli per pren-
dere consiglio, e sono stati concordi tutti. Oltre a cio ne' dintorni
della capitale, nello Chan tong ed in altre provincie, dei soldati (dei
popolani?) solleciti della giustizia, senza precedence accettazione, in
uno stesso giorno si sono aduiiati a centinaia di migliaia ; si son visti
perfino unirsi ad essi dei fanciulli ed ogni fatta uomini appena in
grado d'impugnare un'arme per difendere il paese. Gli stranieri si
fondano sopra menzogne astute; Noi Ci foadiamo sul Nostro diritto
naturale ; essi fanno assegnamento sulla forza materiale ; Noi nel cuore
degli uomini. Non parliamo di cio che sono le armi offensive e di-
fensive del nostro impero, la fedelta, la sincerita, il decoro e la ret-
titudine, ne dell'esser tutti i Nostri sudditi audaci fino alia morte :
all'infuori di questo, 1' impero vasto qual e, abbraccia in se piu di
vent! provincie, ed i suoi abitatori, solleciti della giustizia, sommaDO
ad oltre quattrocento milioni. Cid posto, quale difficolta avremo Noi
a frangere e rintuzzare la furia degli stranieri e ad aumentare la pos-
sanza del Nostro impero? Se fra' Nostri sudditi ve ne sara, che av-
vivati dagli stessi Nostri sentimenti e bramosi di vendicarsi dei ne-
mici, nella battaglia si spingano per mezzo agli eserciti nemici, oppure
per 1'alta loro stima della giustizia, conferiscano del proprio ad aiu-
tare il vettovagliamento delle milizie, la Corte non si mostrera avara
con essi; concedera loro senza dubbio straordinarie ricompense. In
quanto a coloro, che si appartassero da quelli che nacquero e vivono
nell' impero, che fuggissero al momento di oombattere, che preten-
dessero di seguire a cuor contento i ribelli; cotestoro sono decisa-
mente Cinesi traditori dell' impero. Incontanente infliggereino ad essi
la meritata punizione; non useremo ad essi misericordia. 0 voi tutti,
mandarini superior! ed inferior!, possiate, con vivo sentimento di fe-
delta e di rettitudine, dare unitamente libero sfogo allo sdegno uni-
versale. Ne abbiamo salda speranza. — Decreto imperiale.
NELLE STRAGI BELLA GIN A 47
V.
Nella prima parte di questo articolo abbiamo esposto colle
parole stesse del North China Daily News i segreti maneggi
del Governo manciurese per accendere in tutto Timpero una
grande rivoluzione contro gli europei. Giustizia per6 e lealta
richiede che si dia ascolto alia Cina stessa, la quale in una
nota spedita alle diverse Potenze europee ten to di scusarsi e
di mostrarsi innocente degli orrendi eccidii. La Nota fu rice-
vuta dal Tsong-li-yamen il 30 giugno, e quel consiglio degli
Esteri cinese si affrett6 a comunicaiia ai legati cinesi presso
le Potenze europee.
Innocenza della Cina — Nota del governo cinese a} suoi legati presso
le potenxe straniere.
La nota fu ricevuta dal gran Gonsiglio il 3° giorno della 6a luna
(30 giugno 1900).
In questo momento la Cina e le straniere nazioni hanno fra loro
degli argomenti di discordia. Le circostanze che condussero le fac-
cende a questo punto, sono molto svariate e tennero tutte un anda-
mento anormale. Quindi e che si giunse a tali estremita che niuno
poteva prevedere. Gli ambasciatori, inviati ai reami stranieri, sendo
separati dalla Cina da parecchi mari, sono privi dei mezzi acconci a
conoscere ben addentro lo stato dei negozii ; per conseguenza non pos-
sono neppure far note ai ministri pei negozii stranieri i veri inten-
dimenti del Nostro Governo. Per ovviare a questo inconveniente Noi
sporremo loro per minuto cid che avvenne. Dapprima nelle due pro-
vincie dello Tcheli e dello Chan-Fong, una certa classe di sudditi
rivoltosi si reed di casale in casale per addestrare le genti nel pu~
gilato e nel maneggio del bastone, nello stesso tempo intramezzavano
que' loro esercizii con pratiche di magia. Le autorita dei luoghi man-
carono al loro debito di sopravveglianza, cotalche a poco a poco, in-
gannandosi essi scambievolmente, 1'esercizio del pugilato e la pratica
degli incantesimi sono diventati una costumanza, e nello spazio di un
mese si diffusero per ogni dove. Questa costumanza si traford perfino
nella Nostra capitale ; gli abitatori andavano a vedere le esercitazioni
dei Boxers, come se fossero cose fuor del comune ed univansi ad essi.
Fu allora che uomini astuti e perversi levarono il grido di odio e
nimicizia contro la religione (cristiana), e che nella 2a decade della
5a luna (dal 14 al 24 giugno) d'improvviso cominciarono a suscitare
tumulti, incendiando le cappelle e uccidendo i cristiani. (Tutta la
citta imperiale era nel massimo scompiglio); era come un torrente
48 LA REITA DELLA DINASTIA MANCIURESE
che spingesse le sue acque d'ogni parte, senza che ci fosse mezzo
alcimo d'opporvisi per arrestarlo.
Da quanto asserisce questa Nota, si crederebbe che la Corte
cinese ignorasse completamente il fermento della plebaglia ci-
nese, si a Pechino come in gran parte delPimpero, contro i
cristiani e gli europei. Ma cio e evidentemente una scusa,
infantile. Era ormai un anno dacch6 in quasi tutta la Cina
si commettevano saccheggi e assassinii contro gli europei e
i missionari e i consoli e gli stessi missionari cristiani non
avevano mancato di avvertirne il Tsong-li-yamen. II fatto si
£ che la Corte cinese usando della doppiezza orientale aiutava
sottomano i Boxers, e si proclamava allo stesso tempo inno-
cente al cospetto dell'Europa. La Nota continua nel seguente
tenore :
Quando proruppero le prime voci di quei tumulti, i legati delle
potenze straniere Ci domandarono licenza di far venire nella capitale
milizie europee per tutelare le legazioni. Attesoche le circostanze urge-
vano davvero, Noi, per grazia straordinaria, consentimmo alia domanda,
e il numero totale de' soldati europei renuti tosto nella capitale tra-
passo i 500. Ecco una prova manifesta dell'alta stima che la Cina
professa alle potenze straniere. La residenza dei Legati a Pechino,
ne' giorni ordinarii, non era riputata dagli abitatori ne qual beneficio,
n& qual cagione di risen timen to. Ma dopoche i soldati stranieri vi fu-
rono entrati (fu tutt'altra cosa). L' unico fine della loro venuta era
quello di proteggere le legazioni; ma ben tosto alcuni saiivano di
tratto in tratto sulle mura per isparare i loro fucili; altre volte
uscivano d'ogni lato per fare le ronde. In queste congiunture accadde
spesso che cittadini Cinesi fossero feriti d'arme da fuoco. Inoltre i sol-
dati, recandosi dappertutto a loro talento, vollero quasi a forza varcare
la porta Tong-houa-men, e si fermarono soltanto quando furono impe-
diti di andar oltre. Per queste ragioni i soldati e i popolani concepi-
rono scambievole ran core, ed in lingue diverse le parole (di nimid-
%ia) erano le stesse dall'una e dall'altra parte. I malfattori trassero
lor pro da questa condizione di cose per gittarsi ovunque a trucidare
i cristiani e dar fuoco alle costoro dimore, coH'aumento delPaudacia
e senza alcun freno.
Or qui si domanda: quali provvedimenti aveva preso il
Governo cinese per prevenire questi saccheggi e questi eccidii,
e poi per farli cessare? Dove erano i soldati e la polizia du-
rante quelle orribili notti?
NELLE STRAGI BELLA CINA 49
Le nazioni straniere mandarono incontanente un rinforzo di soldati
europei : costoro furono fermati a m3zza strada da bande di ribelli
che ne uccisero alcuni, sicche non poterono inoltrarsi (e dwettero ri-
tornare a Tien-fain).
Anche qui la Nota pronuncia un'aperta menzogna. L'am-
miraglio Seymour ne7 suoi dispacci ufficiali ha narrate all'Eu-
ropa intera, che egli nella marcia su Pechino non ebbe a com-
battere i soli Boxers ma le stesse milizie regolari cinesi. Inoltre
pochi giorni prima il Governo cinese aveva promulgate un
decreto in onore dei vindtori deirammiraglio inglose. E non
e questo un farsi solidale delle crudelta e delle violenze dei
Boxers ?
In quel momento le bande dei ribelli dello Tcheli edello Chart g-tong
eransi riunite per costituirne una sola, ne piu era possibile separarle.
Perocche non e a pensare che la Corte non volesse dare comandi per in-
frenare colla forza dell'armi quella classe di rivoltosi ; ma nol fece per
cagione degli inconvenienti che c'erano a farlo. Infatti la Corte forte-
mente temeva che, operando con energia per sottomettere i ribelli, non
le fosse piu possibile proteggere le legazioni, eche si avessero a lamentare
grandi sciagure. Inoltre essa temeva che, operando ad un tratto contro i
rivoltosi delle due provincie dello Tcheli e dello Chan-tong, costoro ucci-
dessero tutti i missionarii e tutti i cristiani, senza veruna eccezione.
Per queste ragioni la Corte, in quel momento, mostravasi indecisa, non
sapendo a qual partito appigliarsi. Ma il tempo non pativa dilazione ;
non potendo agire in altra guisa, Noi comandammo ai legati stranieri
di ritirarsi per alcun tempo a Tien-t'sin. In quella appunto che sta-
vasi deliberando su questo argomento, il legato di Germania signer de
Ketteler, recandosi allo Tsong-li-Yamen, fu ferito da torme di malan-
drini. II legato di Germania aveva scritto il giorno innanzi allo Tsong-li
Yamen una lettera, designando a qual'ora si recherebbe all'ufficio del
ministero. Ma ben sapendo lo Tsong-li-Yamen che la via era occupata
da torme di malandrini, non gli consent! il colloquio per 1'ora indicata.
E perch6 il Governo cinese, domanda il nostro corrispon-
dente, non prese i provvedimenti necessari per domare i
tumulti, e rendere sicure le strade? Inoltre e ormai messo
fuori di dubbio che Tambasciatore di Germania venne ucciso
non dai malandrini o dai boxers, ma da un soldato cinese
per comando di un mandarino rnilitare, o di un principe
come vogliono i giornali di Shanghai.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1207. 4 26 settembre 1900.
50 LA REITA DELLA DINASTIA MANCIURESE
Dopo questo misfatto il popolo in rivolta si fe' piu audace e mi-
naccioso, e questo fu cagione che non potesse recarsi ad effetto il di-
visamento di condurre sotto buona scorta a Tien- ts' in i legati stra-
nieri. Niun altro spediente Ci rimase che ordinare ai soldati incaricati
della tutela delle legazioni, di raddoppiare la vigilanza loro per im-
pedire imprevedute sciagure.
Lasciamo ai lettori il portar giudizio sull'amore del Go-
verno cinese per la verita. Come scrive il North China
Daily News dinanzi citato, e ormai tutto il mondo sa, le le-
gazioni europee furono per parecchie settimane bombardate
giorno e notte dalle truppe regolari cinesi, e la Nota ha il
coraggio di asserire che dalla Corte si provvide alia loro
sicurezza.
II 20° giorno della 5a luna (16 giugno) accadde la faccenda di
Ta-kou. Gli ufficiali europei ebbero un colloquio col generale Louo
Yong-koang, incaricato della difesa dei fortilizii, e lo pregarono di
consegnarli loro, altrimenti il giorno appresso, alle ore del mattino,
li prenderebbero per forza. Louo Tong-koang, fedele al dover suo>
come mai poteva aderire a siffatta domanda? II di seguente, infattir
le forze europee cominciarono a bombardare i fortilizii. Si combatte
per qualche tempo, finche quei fortilizii non potendosi piu difendere
(caddero in potestd del nemico). In questa mostra delle ostilita, non
furono le Nostre forze a cominciare.
Altra menzogna manifesta. Tutte le relazioni private ed
ufficiali dei comandanti europei si accordano nel dire che il
bombardamento cominci6 da parte dei fortilizii cinesi.
Del rimanente, |come mai la Cina, sebbene non conosca le proprie
forze (sebbene non cerchi i proprii vantaggi) potrebbe muovere ostilita
ad un tempo contro tutte le nazioni insieme? Ben piu, come mai sarebbe
giunta a tal segno (dipaxzia), da fare assegnamento sopra sudditi ri-
belli per muover guerra a tutte le nazioni straniere? I varii governi
piglieranno a meditare a fondo queste considerazioni, come altresi i
fatti piu sopra manifestati con le loro circostanze. Volgeranno del
pari 1'attenzione agl' inevitabili impacci, in cui si & trovato il Nostro
governo in tutta questa faccenda. I Nostri legati presso le potenze
manifesteranno per minuto ci6 che in questa nota contiensi ai mini-
stri esteri dei diversi reami, acciocche conoscano al postutto gl'in-
tendimenti Nostri. Di presente, Noi comandiamo severamente agli of-
ficiali comandanti di milizie, che proteggano, come per lo addietro, le
NELLE STRAGI BELLA CINA 51
legazioni estere, facendo all'uopo ogni lor possa. Dal canto Nostro
adoperiamo spedienti opportuni per punire questa specie di sudditi
ribelli. Gontinuino i Nostri legati presso le straniere potenze a trat-
tare i negozii di loro competenza, come il fecero sinora, senza dar
vista della menoma negligenza. Sia comunicato questo decreto, me-
•diante il telegrafo, a coloro, ch'esso riguarda. — Decreto imperiale.
VI.
Con quest 'ultimo documento si chiude la serie delle men-
zogne cinesi. Nell'Oriente, la verita, purtroppo, e tenuta in
bassissima stima, e i Cinesi hanno dimostrato che essi, almeno
per questa volta, hanno il primato della menzogna.
Ora il compito delle Potenze europee e difficile ma chiaro.
« Una cosa e assolutamente necessaria, scrive fra gli altri
Luciano Wolff nella Fortnightly Review di Settembre ; bisogna
impadronirsi ad ogni costo dei principal! istigatori degli ec-
cidii, punirli severamente, e non risparmiare, se sara d'uopo,
neppure la vecchia imperatrice, essendo essa co' suoi editti
e segreti maneggi personalmente responsabile della presente
rivoluzione. » Allo scrittore della Fortnightly Review fanno
eco gli sciittori delle altre grandi riviste inglesi e tedesche
e tutti gli uomini politici di quelle due nazioni. E pare che
questa risoluzione sia stata suggerita alle Potenze dai loro
ambasciatori e generali, i quali scrivono da Pechino che
perdonare ai Cinesi i passati e i presenti eccidii sarebbe una
estrema follia. I Cinesi, come abbiamo dimostrato in altro
articolo, sono veri barbari, e come tali non stimano la giu-
stizia che allora quando e accompagnata dalla spada insan-
guinata.
Quanto poi al futuro assetto politico da dare alia Cina,
tutti parimenti convengono nelFaffermare che esso deve essere
tale da rendere impossible la ripetizione degli eccidii che da
ben quarant'anni insanguinano il suolo della Cina. Certo 6
che le Potenze europee verrebbero meno al loro dovere di
Nazioni civili e cristiane, se ora, che ne hanno il destro, non
mettessero la grande razza gialla sulla via del vero progresso
e della civilta cristiana.
CHABJTAS
XXV.
La pecorella smarrita.
Dietro i consigli del Vescovo la povera Agnese si sfogo
colla signora Caterina, apparentemente con questo solo van-
taggio, che dopo il colloquio vi erano due anime addolorate
invece di una sola. La buona signora aveva gia da tempo
sospettato che in fatto di fede, come anche quanto a costumi,
il suo Ottavio non fosse piu quello di una volta ; ma amava
illudersi, e temeva di sollevare il velo che copriva i disor-
dini morali del figlio. Ella adorava Ottavio, e incantata dalle
belle doti natural! di lui, si sforzava a credere che anche
Tanima sua andasse di pari colla belta del corpo. Ella pur-
troppo s'ingannava a partito, ma chi avrebbe cuore di bia-
simarla ? La poverina era madre ! E non vive forse un cuore
di madre di speranze, di fantasie, e di illusion! continue?
Le parole di Agnese penetrarono come una spada tagliente
nel cuore della signora Caterina, e tutta Tamareggiarono.
Scandaglio il turpe abisso in cui il figliuolo era caduto, e ri-
solvette di metter tutto in opera per cavarnelo fuori. Si reco
dunque da Monsignor Orlandi, e colle lagrime agli occhi lo
scongiuro, come un'altra Monica, a salvargli il figliuolo. II
Vescovo conosceva molto bene la famiglia della signora, anzi,
anni prima, il fanciulletto Ottavio soleva di tanto in tanto
servirgli la messa, e ne aveva sempre in dono qualche san-
tino, o, se non altro, carezze e confetti. II cuore caritatevole
del prelato tutto s'impietosi al racconto di quella desolata, e
le promise che farebbe da parte sua quanto potesse per ri-
durgli il figliuolo a migliori sentimenti. Ella intanto pregasse :
Dio non poteva chiuder le orecchie alle preghiere ed alle la-
grime di una madre, e se le bastava il cuore, domandasse al
CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO 53
Signore o la conversione, o la morte anche precoce, purch&
penitente, dell'amato figliuolo. Se fine ultimo della vita umana,
aggiunse, fosse il passeggiero godimento dei beni terreni, una
tal preghiera in bocca di una madre sonerebbe bestemmia;
ma consistendo in realt& il nostro ultimo fine neU'eterna feli-
cita in paradiso, non 6 egli sapienza, non 6 amore, non 6 ca-
rit& eroica, sacrificare la vita terrena, corruttibile, mortale,
per la celeste ed eterna?
Alcuni giorni dopo, Monsignor Orlandi capito tutto solo,
giusta il convenutone, in casa della signora Caterina, e Otta-
vio, benche a malincuore, fu costretto a fare al Vescovo gli
onori di casa. La madre, colto il destro, bellamente si ritiro,
e Ottavio rimase alle prese col Vescovo. Questi naturalmente
entro in ragipnamento interrogando il giovane intorno ai suoi
studii, ai professori, ai compagni, ai libri usati in iscuola, e
alia vita di studente universitario, cose tutte sulle quali Otta-
vio aveva la lingua lunga un miglio. II Vescovo si mostrava
ben intendente di medicina, di viste larghe, e pieno di indul-
genza per quelle scappatelle nelle quali troppo spesso incor-
rono gli studenti universitarii, di che il giovane rimase preso,
e abbocco Tamo. Infatti, non accortosi egli dell'arte fina del
suo interlocutore, fra un raccontino e Taltro scappo fuori coi
suoi principii irreligiosi, e fece a dirittura professione di
miscredenza.
II Vescovo, a cotanta audacia, divento subito serio e grave
in volto, e fisso in faccia il giovane con uno sguardo donde
traspariva tutta Tamarezza dell'animo.
- Ottavio, egli disse, ed e questo che voi avete imparato
all'universita? Rigettarc le credenze piu sacre del mondo ci-
vile, o rinnegare la fede nella quale siete nato? — E qui
tacque, dardeggiando piii vivo sul giovane lo sguardo scruta-
tore, e aspett6 in silenzio una risposta.
Ottavio rimase per un momcnto turbato, e gli morl la
franca parola sulle labbra; ma presto si riebbe, e risolvette,
dovendo pur combattere, di venir subito a lama corta.
— Monsignore, disse, giacch^ ho cominciato il credo, gli
e meglio che vada fino all' amen. Mi sono lasciato scappar
54 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
di bocca che non credo phi a niente, e tale in verita e lo
stato presente della mia coscienza. Accompagno, e vero, le
domeniche e le altre feste comandate, la mamma a Messa,
ma lo faccio per non recarle dolore, perch6 la poverina crede,
crede anche per me; ed io Tamo molto; si, Tamo molto. Ora,
vuole sapere, Monsignore, Torigine di questa mia miscre-
denza? Eccola. Quando andai il primo anno all'universita,
mi gettai a capo fitto nello studio della medicina, e feci mia
delizia la lettura delle piii insigni opere di medici nostrani e
forestieri, specie tedeschi. Da cotale studio si venne a poco
a poco maturando in me la persuasione che la credenza all'im-
mortalita dell'anima 6 una fiaba da bambini, e che ben a
ragione la scienza moderna la rilega fra le leggende dei po-
poli fanciulli. Mi eonvinsi che tutti i fenomeni morali, intel-
lettuali o altrimenti psichici cjie hanno luogo nell'uomo, si
possono benissimo spiegare colle sole forze fisiche della ma-
teria, verbigrazia, per via di correnti elettriche, di fluidi
imponderabili, di vibrazioni nervose e simili, senza ricorrere
alia vieta teoria di un' anima per se sussistente, immateriale,
immortale. Infatti, chi vide mai quest 'anima di cui tutti par-
lano? Chi la studio a tu per tu, e a faccia a faccia? Chi la
sottopose all'esame del coltello anatomico? Si e dato mai il
caso di un morto che sia venuto d'oltre tomba a darci no-
tizia di se? Dunque alia spiritualita ed immortalita dell'anima
non credo piu. Si persuada, Monsignore, non senza fatica e
dolori morali arrival ad abbracciare questa conclusione. II
mio cuore in principio si ribello alia testa, e fece sangue,
perch& lei sa bene come fui educato ; ma alia fine, dagli oggi,
dagli domani, mi liberal da quelle pastoie, ed ora mi sento
affatto libero per correre senza intoppi di sort a sulla via del
progresso moderno e della liberta.
II Vescovo, a queste parole di Ottavio pronunciate con
baldanza piii che giovanile, fremette tutto internamente, ma
si contenne, e rimase immobile a sentire il resto.
- Perduta la fede nella spiritualita ed immortalita del-
1; anima, continue il giovane, a che credere, domandai a me
XXV. LA PECORELLA SMARRITA 55
stesso, alia liberta delTarbitrio, aH'ordine morale, alia reli-
gione naturale, alia rivelata, a Gesii Cristo, a Dio? L'esi-
stenza a se dell'universo, non fatto, nori create, ma eterno,
senza una causa prima, senza un principio intelligente, senza
autore, ci pare assurda, e vero, e la nostra ragione stenta
a capacitarsene. Ma che sappiamo noi del segreti della na-
tura? Ha detto forse la scienza moderna T ultima sua parola
sulle forze occulte della materia bruta ? Che cosa diranno su
certe question! gli scienziati dei secoli futuri ? Intanto, non e
forse stato messo in chiaro che la materia si svolge lentamente
attraverso tutti gli ordini delTente fisico, fino a produrre il
protoplasma o la cellula germinale della vita? Se dunque
I'evoluzione basta a spiegare il mondo materiale, perche non
basterebbe a spiegare il cosi detto mondo morale ? — Ma io
mi divago piu del necessario. — La scienza moderna prova
ad evidenza che anima non c'e, ma solo forze fisiche, spesso
occulte bensl, ma che pero non sorpassano Tordine della ma-
teria. Dunque non occorre darcl pensiero della religione e
di Dio. Se anche Dio esiste, non esiste per noi. L'ovolo umano
si svolge dietro certe leggi fisiche, senza il suo aiuto ; Fuomo
continua a vivere finche dura la somma di quella energia
che in potenza era contenuta nell'ovolo, e quando essa e spesa,
consumata, esaurita, Tanimale muore, e tutto e finito. Mon-
signore, questa mia confessione le dara pena, come da infi-
nita pena alia mamma, ne sono sicuro ; ma mi pregio di esser
franco, e poi a che fare Tipocrita? Gia presto o tardi i miei
concittadini mi dovranno pur conoscere, e perche non ora?
Qui il giovane tacque, e per una volta in vita sua, si mo-
str6 veramente serio, concentrate e quasi stanco. Aveva fatto
lo spavaldo dinanzi al Vescovo, ma in verita quella confes-
sione gli era costata d'assai, e sentiva una stretta al cuore,
e avrebbe voluto piangere la perdita della propria fede, di
che egli aveva fatto getto, come quel capitano di vascello,
che non potendo salvare la nave dalla furia dei marosi, la
gettd egli stesso, disperato, a infrangersi sugli scogli.
Monsignor Orlandi lancio un'occhiata al giovane e gli lesse
in cuore il rimorso, il dolore, la disperazione, e tocco da im-
56 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORAtfEO
mensa compassione gli getto le braccia al collo, e Iasci6 ca-
dere sopra di lui una lagrima bollente. Ottavio non fuggl,
non si svincolo da quella stretta ; la sofferse, la tollero, e pur
senza cedere, sentl un senso di arcana mestizia scendergli
in cuore, e gli parve di ritornare a quei tempi, quartdo fan-
ciulletto innocente pregava fervorosamente in compagnia della
pia genitrice, ornava di freschi fiori la tomba del padre, e
sperava di rivederlo in paradise. Ed ora? Muto era per lui
il cielo, e la terra altro non era se non una stalla immensa,
dove gli uomini nascevano, mangiavano, si propagavano e
morivano senza lasciar traccia immortale di s6 !
— Ottavio, disse il Vescovo quando si riebbe dalla sua
prima commozione, io vi ho lasciato parlare a vostro bell7 agio :
ora vi prego, state a sentir me un istante. Dalla negata spi-
ritualita ed immortalita deH'anima umana voi negate Tor dine
soprannaturale e mettete in dubbio persino Tesistenza di Dio.
Cio torna di lode al vostro ingegno, giacche capite come Dio,
religione, paradiso, inferno, ordine morale, virtu e vizio siano
intimamente connessi colla spiritualita e immortalita del no-
stro spirito, di guisa che, tolta questa ultima, tutte le altre
non hanno piii ragione di essere. Ci6 va benissimo, e in questo
sono perfettamente d'uno stesso sentire con voi. Ma regge
ella, la vostra premessa, alia stregua della ragione e dei fatti ?
E egii vero che noi non siamo altro che una razza di bruti,
un po' di ciccia, un branco di animali bipedi, e che, noi morti,
tutto e finite per noi? Voi allegate in vostro favore 1'autorita
della scienza moderna, e vi fate forte delle scoperte degli
odierni scienziati, specie in fatto di fisiologia e patologia. Ora
ponderate un pochino, mio caro Ottavio. Che cosa e quella
scienza moderna che tanto ardisce, che non si perita di metter
la bocca persino in cielo?
— E una scienza, disse con calore il giovane, che ha
fatto incredibile progresso in ogni ramo dello scibile umano,
e della quale i preti sanno poco o niente. Come vuole, mon-
signore, che io ascolti un professore di filosofia cattolica,
quando mi par la deiruomo, della natura, dello Stato, e mo-
XXV. LA PECORELLA SMARRITA 57
stra d'ignorare completamente quanto si e detto e scritto su
quest! soggetti da migliaia di valentuomini che sono 1'onore
e la gloria del nostro secolo ?
- Ecco, mettiamo le cose al loro posto. Che vi siano molti
sacerdoti che ignorano le scienze moderne e innegabile, ma
ci6 non si deve porre sempre a loro carico, perche non a tutti
sono necessarie, o altrimenti utili. Che importa, per esempio, ad
un pretino che andra a finire in cura di anime in un oscuro
villaggio di montagna di esser dotto in biologia, medicina,
econoniia politica e simili ? E vorrebbe egli forse passar tutta
la sua vita in mezzo a rozzi montagnoli se sapesse di queste
scienze? A lui fa di mestieri essere ben ferrato in teologia
dogmatica e morale, e sopra tutto di avere una buona dose
di amore di Dio e del prossimo. Quanto poi a quei profes-
sori di filosofia e teologia i quali, content! dei polverosi vo-
lumi del medio evo, trascurano di tener conto delle moderne
scoperte, essi errano, errano bruttamente, e su questo punto
sono d'accordo pienamente con voi. Ma, permettete che ve
lo dica, intorno a cio, io non ho nulla a rimproverarmi. Voi
sapete che prima di diventar Vescovo, insegnai filosofia per
molti anni nel seminario diocesano. Orbene, non appena fui
fatto professore mi recai a dovere di tener dietro a tutte
le scoperte della scienza moderna, le quali o direttamente o
indirettamente hanno sempre qualche attinenza colla filosofia,
in modo particolare colla psicologia e colla metafisica. Ho
comprato libri, ho letto del continuo periodic! scientific!, ho
eonsultato uomini dotti in biologia, in fisica, in medicina, in
patologia mentale e via discorrendo, ed ecco a che cosa sono
riuscito. Lo studio intense ed accurate, e le molte letture
mi hanno convinto che il progresso della scienza moderna,
progresso vario, immenso, incontrastato, si tiene piii dal lato
pratico che da quello speculative, ed e piuttosto volto a ren-
dere piii commoda la vita che a sciogliere i grand! problemi
dell'umanita. Pero, eccezione fatta delle scienze sociali e
affini, dove si entra piu o meno in filosofia ed etica, non
sempre cristiana, tutte le altre scienze si riducono a sistemi
58 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
empiric!, nei quali si studiano e si trovano sempre nuove
applicazioni delle forze quasi infinite della materia. Ma quando
si viene a studiare la costituzione stessa della materia, della
cellula embrionale, della forza primigenia, del protoplasma
primitive, 1'origine iiisomma e la natura di cio che forma
1'essenza della materia organica ed inorganica, che sa dirci
la scienza moderna? Non va ella brancicando fra le tenebre?
Voi, dotto in lingua tedesca, avrete certamente letto il cele-
bre libro del professor Dubois-Reymond, intitolato Die Sieben
Weltrathsel, i sette misteri del mondo. Ebbeiie, vi ricordate
voi il principale di questi misteri?
- L'essenza della materia, rispose Ottavio, un po' abbac-
chiato dalla logica calma ma stringente del Vescovo.
- Orbene, se quel famoso professore, che e invecchiato
fra gli studii, ha dovuto finalmente confessare che 1'essenza
della materia 6 per lui un mister o, come potrete voi asse-
rire che la materia basta da sola a produrre il pensiero, tanto
diverso, per comune consenso, dalla sua genitrice^?
- Cio viene insegnato da molti valentuomini in quasi
tutte le cattedre moderne.
— Sia, sia, ma che vale la loro asserzione, quando e
sfornita di prove? E poi, non e vero, che quasi tutti gli
scienziati moderni neghino la spiritualitk ed immortalita del-
ranima. Sono in realta la minor parte, e certamente non la
piu dotta. Ad ogni modo che vale, ripeto, la loro asserzione,
quando non & appoggiata a solidi argomenti? Essi, che, in
fatto specialmente di fisiologia, non vanno d'accordo sulle
cose piii ovvie, sulla spiegazione dei fenomeni piii comuni,
dei fatti piii ordinarii, quando poi si tratta delTanima vogliono
trinciare a destra e a sinistra, come se proprio 1'avessero ve-
duta essi 1'anima, 1'avessero toccata col dito, studiata col mi-
croscopio, anatomizzata col coltello nella sala delle sezioni. Cari
miei, non sapete ancora a che cosa serve la milza, qual sia
la funzione fisiologica della glandola tiroide, e di cento altre
parti del corpo umano, e poi mi venite ad oracolare intorno
all'anima? Leggete, mio caro Ottavio, il celebre trattato di
XXV. LA PECOKELLA SMARRITA 59
fisiologia del Landois, e vedrete che toltone la descrizione
del fenomeni fisiologici, nella quale i piu convengono, quando
si viene a darne la spiegazione subito comincia 1'incertezza,
il dubbio, la divisione; i dotti si contra ddicono, si acca-
pigliano a vicenda, e si arriva alia solita conclusions ; tot
sententiae quot capita. Che se questo 6 vero in generale del
varii tessuti del corpo umano, lo e specialmente rispetto ai
nervi ed al cervello, sui quali i fisiologisti ne hanno sballate
di cosi grosse e contrarie le une alle altre che non ci si rac-
capezza piii. Insomnia la 6 una vera babele di voci discordi,
da far venir voglia di abbandonar per sempre lo studio della
fisiologia. Leggete e comparate insieme i piu grandi fisiologi,
il Landois per esempio, il Dubois-Reymond, T Hermann, il
Foster , 1'Albertoni e Stefani, il Baker, il Carpenter, e tocche-
rete voi stesso con mano se ho detto il vero.
- Monsignore, lei ha ragione in quanto ha detto fin qui,
ma ci6 prova poco. Puo ben accadere che quegli scienziati
siano dubbii o anche errino nei punti da lei toccati, e colgano
nel segno intorno alia questione di cui noi disputiamo. Per-
che non potrebbero aver ragione quando negano rimmorta-
lita delFanima? Non si sbaglia in ogni cosa !
-Ragione? ragione? Ma e su quali argomenti 1'appog-
giano essi mai? Non hanno mai veduta I'anima. Benissimo!
E chi vi dice che la dobbiate e la possiate vedere ? Voi, fisio-
logisti, nei vostri studii avete per oggetto il corpo fisico, ma-
teriale, tangibile; Tanima non 6 della vostra provincia. Lo
spirito appartiene ad un altro ordine di cogriizioni, e per
disputarne bisogna far uso di principii different! dai vostri,
e maneggiare altri strumenti. Che direste voi di un falegname,
.che col criterio della squadra, della pialla e della sega vo-
lesse giudicare dell'arte di Raffaello? Non capite che il pen-
siero e la volonta sono cose soprassensibili, spirituali, ineta-
fisiche, cio6 non osservabili cogli occhi e colla mano ? Voi
cercate Tanima in un cadavere, e poi dite che non ve la
trovate. Incauti che siete ! PercM anclate a cercare la vita
nel seno stesso della morte ? Cercate Tamma nel lampo degli
60 CHARITAS - KACCONTO CONTEMPORANEO
occhi di un artista, nel sorriso di un pargoletto, nella pre-
ghiera di una madre, nel palpito amante di giovine sposa.
La cercate il principle vitale, ranima, il pensiero, 1; idea
feconda e luminosa, e la troverete. E il pensiero che ci se-
para dal bruto animale, che segna il limite fra la vita sen-
sitiva e intellettiva, che ci rassomiglia a Dio. E il pensiero
che sposato alia religione creo la civilta del mondo cristiano,
scrisse la Divina Commedia, il Grius Romano, la Citta di Dio,
la Somma Teologica. Si deve a un pensiero, la meravigliosa
cupola di Santa Maria del Fiore, e quella di S. Pietro. II
Mose di Michelangelo, la Trasfigurazione di Raffaello, PAs-
sunta del Tiziano, 1' Immacolata del Murillo sono frutti di
una idea divina, luminosa, che baleno nell'anima dei loro
autori. E questo pensiero, in se cosl nobile, spirituale, scevro
di materia, non stretto da leggi fisiche, non legato da spazio
o tempo, e da nessun'altra di quelle qualita che invariabil-
mente accompagnano la materia, questo pensiero, dico, dovra
dirsi figlio della materia, nato di materia, prodotto da dispo-
vsizioni fisiche della materia, da vibrazioni molecolari, da cor-
renti elettriche, da movimenti, ignoti se volete, ma pur sem-
pre materiali? L'effetto dunque superera la causa donde
procede? Potra la morta cellula partorire la vita, e la ma-
teria, di per se inerte, infeconda, trasformarsi per virtu
propria in un vivo protoplasma ?
- Or come va, monsignore, che queste teorie, le quali
a lei paiono manifeste assurdita, vengono tuttavia insegnate
da quasi tutte le cattedre universitarie di Europa? Se in
esse tutto fosse falso, sarebbe mai possibile che avessero tanto
credito, e fossero tanto in fiore?
- Prima di tutto rispondo che tutti i professori di Europa
nulla valgono contro la coscienza del genere umano. II mondo
intero civile e barbaro, cristiano e pagano, crede, e sempre
ha creduto alia spirituality ed immortality delFanima umana.
, Scorrete tutti i popoli della terra, e dappertutto troverete
la religione delle tombe avere per fondamento la credenza
all' immortalita. Rispondo in seeondo luogo, che Tuomo, es-
sendo libero, puo, ove il voglia, non assentire a verita di
XXV. LA PECORELLA SMARRITA 61
per s6 chiare, benehe non evident!, e troppo spesso e indotto
A cio fare dal turpe predominio di abbiette passion! . Che poi
i govern! permettano che simili teorie s' insegnino dai banchi
delle scuole, e sciagura estrema, e se ne avvederanno presto
o tardi a loro danno. Un uomo che piii non crede alia im-
mortalita del suo spirito, non ha piu nessuna norma, legge
e freno morale per rattenere le sue malvage passion! . Da-
temi un popolo intero educate di questa guisa e vedrete la
rivoluzione, il socialismo, Tanarchia regnar sovrana e met-
tere in iscompiglio la societa. Or se c!6 accade di rado, cio
avviene perche Dio e buono, e non permette che una nazione
intera rigetti del tutto quella verita, su cui sola poggia la spe-
ranza dei premi e il timore dei castighi eterni. Mio caro
Ottavio, ve ne scongiuro, non rigettate la fede cristiana, che
ha costato il sangue di un Dio e di milioni di martiri gene-
rosi. Ricordatevi della vostra dignita, e come uomo, e come
cristiano. Non vogiiate con una vita indegna spegnere in voi
la speranza soave dell7 immortalita, e tenete per fermo che
il peccato fa infelice 1'uomo non solo nella vita avvenire, ma
anche nella presente.
Qui monsignor Orlandi si levo e prese commiato. Ottavio
lo accompagno alia porta, e poscia ritornato in salotto rimase
assorto, colla testa fra le man!, in profonda consider azione.
La signora Caterina venne a spiare alia porta, e vedutolo
in quella positura, spero bene di lui. A pranzo mangio poco
e parlo meno, non usci a passeggio, dimentico il velocipede
e il sigaro, e passo quasi tutto il suo tempo a sfogliare libri
f ranees! e tedeschi di fisiologia e biologia. Verso sera venne
a trovarlo il signor Pietro e s' intrattenne a lungo con lui.
Finito il colloquio il giovane annuncio alia madre che il giorno
dopo per tempo si sarebbe recato a Napoli per affari del
signor Casali, e diede ordini al servo di casa che lo sve-
gliasse air alba.
Tuttavia non fidandosi troppo della puntualita del servo,
Ottavio quella notte lascio aperti gli scuretti della finestra,
affinche il primo chiarore del giorno, ferendogli gli ocehi, lo
aiutasse a svegliarsi.
62 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
Albeggiava appena quando la signora Caterina entro in
punta di piedi nella stanza del figlio. Dormiva Ottavio pla-
cidamente, e alia bellezza virile del volto, alia tranquillity
del sonno, alia giacitura composta si sarebbe potuto credere
una bella statua, simbolo di virtu. La madre gli si sedette
accanto, e nel volto del figlio lesse la storia dei suoi primi
anni. Ripenso il suo primo amore di vergine, il matrimonio
con I'uomo del suo cuore, la felicita, ahi troppo breve! della
vita coniugale, la nascita di Ottavio, e poco dopo la morte
dello sposo adorato. Le si presento dinanzi alia imaginazione
un altro uomo, bello, buono, stimato, che a lei giovane ve-
dovella offriva il cuore e la mano ; ma essa gelosa dell'amore
di Ottavio, aveva rigettato Tofferta e tutta si era consacrata
all'educazione del suo bambino. Oh quanto ella aveva amata
quel suo figliuolo ! Oh quanti sospiri, palpiti ed affetti udi
quella cuna che aveva contenuto quel vezzoso pargoletto !
Ed ora? Oh Dio ! II suo Ottavio, era grande, forte, bellor
istruito, ma quanto diverse da quello di una volta ! Un abisso
lo separava da lei; essa credente, egli miscredente; essa
sperava, anzi si teneva certa che un giorno sarebbe volata in
paradise, dove la stava ad aspettare il suo sposo, cost buono,
cosi pio, cosi virtuoso. E non creo Dio il paradiso per coloro-
che lo amano ? Ma Ottavio ! ma Ottavio ! Oh Dio ! che rac-
capriccio ! se andando lei in paradiso il suo figliuolo dovesse
essere eternamente separate da lei !
La povera madre esterrefatta, tremante, piangente si chino
sul figlio, e mentre lo baciava sulla bocca, gli lascio cadere
una lagrima ardente sulla fronte e lo sveglio dal sonno.
-Mamma, che c'e? grido il giovane quando aperti gli
occhi, vide la donna china sopra di lui.
Ma la madre non rispose ; se non che cingendogli col braccio
destro teneramente il capo e stringendolo al seno esclamava.
fra i singhiozzi, Dio mio ! Dio mio !
II giovane si sforzo piu volte di rizzarsi e cosi liberarsi
da quegli amplessi; ma non gli venue fatto, che la madre
se lo teneva stretto come Fellera il muro, e piangeva ama-
ramente.
XXV. LA PECORELLA SMARRITA 63
— Mamma, disse finalmente Ottavio tocco sinceramente
da tan to dolor e, queste lagrime sono io che ve le faccio spar-
gere? perch6 lo so, sono cattivo, e vi ho dato infmiti dispiaceri.
Ma me ne pento, me ne dolgo, e imploro il vostro perdono.
Mi vorrete voi perdonare? dimenticherete voi le mancanze
e le disubbidienze che ho commesso contro di voi?
- Si, Ottavio, perdono tutto, dimentico tutto, ma ritorna,
ritorna a Dio ! 0 Gesii mio ! E vuoi tu che tua madre non
sia che un po' di fango organato? tuo padre un ricordo vano
e nulla piu? Vuoi tu che fra me e il cane di strada non vi
sia differenza alcuna? E tu stesso, il mio Ottavio, il figlio
delle mie viscere, non altro che un bruto animale? E quando
tu sarai morto nulla piii restera di te, anima mia, mio sole,
luce degii occhi miei, vita della mia vita, niente piii restera
di te che un pugno di cenere ! Chi ti ha messo in cuore tali be-
stemmie ? Chi ti insegno questa dottrina infer nale ? Quel pro-
fessore non avra mai avuto una madre ! Forse 6 un Caino,
profugo, errante, senza famiglia, senza patria, senza Dio. E
tu 1'ascolti? E dimentichi la voce di Gesu Cristo, quella dei
santi, di venti secoli, e 1'amore immortale di tuo padre e di
tua madre? Ottavio ritorna, ritorna alia religione dei tuoi
padri. Mi vuoi forse veder morta di dolore? Ma se 6 cosi,
piglia un coltello e uccidimi, non mi far morire a goccia a
goccia! Perch6 non ami tua madre? perch6? perch6?
II giovane rimase estremamente commosso da quegli accenti
pietosi, e fece di tutto per consolare la poveretta, la quale
per la grande passione fu a un pelo di cadece in un accesso
di isterismo, da lei non mai prima provato. Quando poi la vide
piii quieta e rassegnata le promise che avrebbe fatto del suo
meglio per rigettare quelle dottrine che le davano tanta pena,
e raccomaudatala a quei di casa, dopo un po' di colazione,
uscl di casa a fine di pigliare il treno per Napoli.
RI VISTA BELLA STAMPA
CHIESE ROMA NICHE E GOTICHE
DELLA GBRMANIA.
La seconda meta di questo secolo, e gli ultimi trent'anni prin-
cipalmente, avranno nella storia dell'architettura religiosa un posto
d'onore ben meritato, per il risveglio di buon gusto, che torno in
luce tante bellezze antiche, sepolte gia o distrutte nelle aberrazioni
di tre lunghi secoli, e suscitft una moltitudine di nuovi edifizi per-
fettamente ideati ed eseguiti. Diedero occasione a questo sviluppo
1'esigenze delle popolazioni che nelle citta van no crescendo conti-
nuamente; il sorgere e propagarsi di nuovi Istituti religiosi; poi
Taumento della ricchezza generale. Ma il gusto e la saviezza del
procedere sono dovuti senz'alcun dubbio al rifiorire degli studii me-
dievali, che richiamarono 1'attenzione del nostro secolo su quella
civilta, la quale aveva dato al cristianesimo i suoi templi piu
stupendi.
In Italia, dove questi studii sono meno avanzati e la coltura
generale e piu scarsa, siamo necessariamente piu addietro anco nel
nuovo rifiorimento dell'arte religiosa : ma 1'opera di non pochi va-
lenti e colti architetti, che fornirono gia eccellenti restauri e nuove
pregevoli costruzioni, va acquistando favore ogni giorno, e 1'incon-
trera sempre maggiore cosi presso il clero come tra le popolazioni,
a misura che crescera la coltura storica e 1'attenzione ai monument!
del medio evo.
Ov'e da notare attentamente che col riabilitare, diciamo cosi,
nella nostra stima quell'eta tanto screditata un tempo e mal voluta,
non intendiamo gia di rinunziare ai progressi dell'eta moderna ; ma
non intendiamo pure di rinunziare per verun conto a quel prezioso
patrimonio, che ci spetta per eredita de' nostri avi, e che il malau-
gurato secentismo ci aveva derubato. Poiche da un canto niuna cosa
sarebbe piu conforme allo spirito dei costruttori del medio evo, che
recare nelle fabbriche dell'eta corrente le modificazioni e i miglio-
ramenti, che i sussidii dell' industria consentono, e che esigono i co-
stumi presenti: e da altro canto tale adattamento non lo potra n&
intendere n£ effettuare niun artista che ignori la storia dell'arte sua.
Ora tra gli altri aiuti di opere storiche e pratiche, uno prege-
vole singolarmente $ quello che fu ideato dall'architetto della cat-
tedrale di Strasburgo, Augusto Hartel, troppo presto rapito agli
Rl VISTA DELL A. STAMPA 65
studii. Egli raccolse in due serie, ciascuna di 55 tavole in fototipia,
una scelta di particolari della struttura e della decorazione, che si
riscontrano in alcune delle piu insigni chiese romaniche e gotiche
della Germania l. Ritratti in gran formato, cioe 34 X 48 cm., merce
la fedelta della fotografia, 1'uso degli apparecchi e degli obbiettivi
grand'angolari piu perfetti, la scelta giudiziosa dei punti di vista e
dell' illuminazione, quei monumenti e le loro parti si godono e si
studiano con tutto 1'agio, quasi diremmo con miglior agio che sul
luogo stesso, ove raramente e dato ai visitatori di godere tutti i
vantaggi, che si mettono in opera per occasione di un jrandioso
rilievo fotografico come il presente. II quale grazie alia competenza
dell'autore e alia solerzia d'un editore intelligente come 1'Hessling,
e riuscito una bellezza nel genere suo.
La prima serie si riferisce alle chiese dell'epoca piu antica, cioe
allo stile romanico e al gotico primitive, di transizione; del quale
periodo restano, sparsi per la regione del Reno, monumenti della piu
alta importanza storica ed artistica : sobrii e severi generalmente nella
decorazione ; modanatura grossa, poche sculture, frequenti remini-
scenze bizantine. Magonza, Worms, Treviri, S. Maria in Campidoglio
a Colonia, Limburg, Minister in Yestfalia ecc. sono ben noti agli
studiosi. Ora di tutti questi monumenti importa agli architetti non
tanto avere le vedute generali delle i'acciate o degli interni, e simili :
queste sono divulgatissime per le stampe e le fotografie d'ogni ma-
niera ; ma piuttosto i particolari sia della struttura che delle porte
p. e., delle finestre, delle volte, degli speroni, colonne, pilastri, capi-
telli, altari, pulpiti, plutei, ecc. PerciO 1'Hartel delle chiese prescelte
presenta in generale le parti piu interessanti, ora pel rispetto sto-
rico, ora per 1'artistico.
Ecco per es. nella tav. 4 il coro occidentale della famosa catte-
drale di Magonza, con le due torri ottagone che lo fiancheggiano e
il torrione di mezzo ; ritratto ogni cosa con meravigliosa nitidezza,
da numerare le pietre e gli embrici ad uno ad uno ; discernere ne' co-
lonnini delle bifore e negli archi ogni collarino e modanatura. Poi
accanto al coro in altre due tavole il portale del lato Nord, co' suoi
due aspetti esterno e interno, naturalmente in scala molto maggiore.
Al duomo di Limburg (1213-1242) sono assegnate cinque tavole,
ove si scorge ad evidenza lo stile di transizione, e nella torre (M
1 Architektonische Details und Ornamente der Kirchlichen Baukunst in
den Stylarten des Mittdalters zusammengestellt von AUG. HABTBL, mit Kunst-
Listorischem Text von Dr. D. IOSKPH. Dritte Aufl. 2 Serien von je 55 Licht-
drucktateln, Berlin, 1896, Hessling, gr. in folio. — (Ciaseuna serie, March! 40).
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1207. 5 27 scttembre 1900.
66 RIVISTA
destra che porta finestre ogivali, mentre la sinistra sta sempre col
pieno centre ; e nelle volte che gia si reggono sulle nervature, e nella
sezione del pilastri : in una parola, nel carattere gotico che ivi co-
mincia a sbocciare sotto Tinflusso e secondo la maniera derivata
dall'Isola di Francia, dove quello stile aveva gia toccato il suo
apogeo.
Lo scorrere queste tavole e un viaggio ameno per quelle regioni
ricche d'arte, di natura, e di civilta. Qual prospettiva si potrebbe
immaginare piu bella di quell'incantevole fuga di archi e navate
nell'mterno del duomo di Mtinster, ritratto nella tav. 29? Pilastri
poderosi reggono gli archi leggermente acuti, bassi, ma di smisu-
rata apertura ed enorme spessore; alleggeriti perO da un frasta-
gliamento di pitture, parte simboliche e ornamental!, parte figurate,
che la luce tranquilla, diffusa dalle ampie finestre trifore, avvolge
in un'aureola di pace e di mistero. Ivi s'erge splendente ne' marmi
delle colonne che lo portano, superbo nelle sue scolture, parlante
ne' draghi e ne' grifoni intrecciati co' fogliami nel fregio della scala,
il pulpito, emulo dei capilavori di Siena e di Pisa.
Opportunissima compare nella collezione la bella chiesa di Santa
Elisabetta a Marburg, primo esempio (1236) della disposizione a
sala, che alle tre navate gotiche da la medesima altezza. E il duomo di
Magdeburgo meritava esso pure le sue dodici tavole, sette delle
quali formano da se tutto un museo di capitelli. Mentre 1'incom-
parabile Liebfrauenkirche, cioe Nostra Signora di Treviri col suo
bel portale antico a pieno sesto, populate di santi, con le due ve-
dute del suo interno, e il nuovo altare. eretto a' nostri tempi sui
disegni dello Statz, mostra come si possano molto ben conciliare
la perfetta intelligenza dello stile antico colle esigenze del gusto
contemporaneo. Quest'altare e un vero modello nel genere.
Col secondo volume, cioe un'altra serie di 55 tavole, s'entra
nel bel mezzo del regno gotico. Siamo a Strasburgo p. e., ora dal
lato settentrionale ora da mezzogiorno, e passando pei diversi portali,
dinanzi alle statue delle vergini prudenti, e agli svariatissimi capitelli,
veniamo a traversare i diversi periodi storici di quel mirabile mo-
numento. Le tavole 4, 7, veri capilavori fotografici, ci trasportano
su per le gallerie dei tetti e le balaustrate a rnirare da vicino che
pare di palparli, gli archi-eontrafforti, e le loro giunture, e dove
s'innestano sui pilastri, i tabernacoli, le cuspidi, e tutto quel po-
polo di statue, e di animali che o seggono rattrappiti in vetta ai
comignoli, o si stirano in forma di doccioni a scolar per la gola
1'acque piovane.
BELLA STAMP A 67
Da Strasburgo in an volo siamo a Friburgo in Brisgovia, e di
la a Metz, sempre sulle cornici e sui tetti, anzi in cima alia torre,
tra quei trafori di sasso, leggeri, delicati, come intagli d'avorio.
Col duomo di Xanten (tav. 23, segg.) comincia una serie di
particolari desunti quasi tutti dall' interne: stalli di coro, pulpiti,
cancelli, e altari principalmente : alcuni antichi, come quello di Co-
Ionia, con un ricchissirno trittico di bassorilievi, gia riportato ad-
dietro nella tav. 1, quelli di Calcar, di Francoforte, di Gladbach ecc.,
non pochi dei quali hanno fornito il soggetto a pregevoli invenzioni
nei medesimi stili, per opera di architetti moderni e sono qui ri-
portati nelle tavole 47-55. Un'occhiata alle medesime basterebbe a
far giustizia del pessimo gusto che preferisce talora (tra noi molto
spesso pur troppo) le cataste di candelieri rozzamente scolpiti, e in-
discretamente dorati, all 'opera fine e significativa dello scarpello, ai
ricchi musaici, o ai gentili dipinti inquadrati in tritici leggeri,
donde parlano al riguardante la passione di N. S., o la storia della
Nativita, Fadorazione dei Magi, o le vite dei Santi. Quanta vacuita
ha introdotto nel santuario la decadenza dell'arte oristiana invalsa
dal secolo XVI in poi !
II favore che ha ritrovato quest'opera deirHartel presso gli
architetti e gli studiosi dell'arte generalmente, presso il clero colto,
illuminato, e zelante del buon gusto, che dovrebbe entrare sempre
come primo elemento nel decoro della casa di Dio ; lo dimostra il
rapido smercio delle due prime edizioni. Quella che abbiamo sot-
t'occhio e la terza, che credemmo utile presentare, sia pure dopo
qualche anno dalla sua comparsa, ai nostri lettori per le ragioni,
che omai abbiamo ripetutarnente accennate. Essa si avvantaggia
sulle precedent! per il testo che accompagna le tavole, e fu nggiunto
dal Dr. Joseph gia professore di storia dell'architettura a Berlino
ed ora a Bruxelles. Testo succinto, ridotto a compendiose ed esatte
monografie storiche sui monumeni rappresentati. Di guisa che 1'opera
riesce utile non solo agli architetti di professione, ma a quanti si
interessano della storia dell'architettura, e al decoro del tempio
cristiano. Anzi, grazie all'ampiezza e nitidezza delle tavole, alia co-
pia di quelle ordinate preeisamente a riprodurre in scala maggiore
i particolari piu notevoli, questa collezione supplisce con vantag-
gio le fotografie ordinarie, e puo servire ottimamente in una scuola
della storia dell'arte per accompagnare la descrizione ed i confront!
©rali con la rappresentazione sensibile degli oggetti. E per un'opera
che consta quasi di sole figure, se anche alcuno non conosce la
lingua del brevissimo testo, poco se ne risente, mentre che 1'oe-
chio intende, e se ne dilejta, e impara, e fa tesoro.
BIBLIOGRAFIA l
ALESSI D.r GIUSEPPE, mons. prof. — Gesu Cristo Re de' secoli e
i suoi trionfi nel secolo XIX. Conferenze. Padova, tip. del Semi-
nario vescovile, 1900, in 8° di pp. 264. — L. 3,00.
Invitato dal suo veneratissimo Ve-
scovo, S. E. Mons. Callegari ad ini-
ziare con una serie di discorsi le
grandi fe&te che si sarebbero cele-
brate a Padova in omaggio a Cristo
Redentore, mons. Alessi, uno dei piu
illustri oratori d' Italia, recit6 nel
duomo queste splendide Conferenze,
in cui egli riassume mirabilmente
nelle sue grandi linee storiche il se-
colo che muore, e dimostra a fil di
logica, come, non ostante i suoi er-
rori e le sue prevaricazioni, esso abbia
fornito alia storia una novella prova
delPimmortalita della Cbiesa e della
divinita del suo Fondatore.
Dapprima PA. espone con altezza
e nobilta di concetti, con vivezza ve-
ramente sioiliana e con isplendore di
sensibili imagini la cattolica dot-
trina della Provvidenza nella storia
e del posto sovrano occupato da Gesu
Cristo, a cui ogni cosa fa capo, nello
svolgersi degli umani avvenimenti.
Quindi passa bellamente in rassegna
i trionfi particolari di Cristo, Re im-
mortale de' secoli, cosl nella vita este-
riore della Cbiesa, come nella sua vita
intima, sia nell'ordine intellettuale,
s*a nell'ordine morale e sociale. In-
fine, ricordando le infallibili promesse
del divino Maestro, studiando 1'eterne
leggi, cbe Dio ha date alia natura
umana, e scrutando a fondo i segni
caratteristici manifestatisi nella so-
cieta moderna sulla fine del secolo
morente, rivolge lo sguardo al secolo
che sta per sorgere, e, con incalzante
ragionamento, avvivato da dolce spe-
ranza, squarcia il velame del futuro,
e felicemente divina i nuovi trionfi
di Colui, al quaie appartengono i se-
coli e Peternita.
Ma, siccome non si pu6 parlare
del divin Redentore, senza rammen-
tare insieme 1'augusta nostra Corre-
dentrice, cosl a suggello del suo la-
voro, il cbiarissimo Autore aggiunge
uno stupendo discorso suite G-lorie di
Maria nel secolo XIX; poiche a buon
diritto questo secolo venne dai fedeli
ad una voce salutato il Secolo di Maria.
Ecco il sublime concetto di queste
splendide Conferenze. Ho saputo at-
tuare i miei intendimenti ? domanda
peritoso 1'Autore con quella modestia
ch'e propria degli animi grandi. E
noi, che abbiamo lette con infinito
piacere queste pagine sfolgoranti di
maschia eloquenza e bagnate talora
libri e gli opuscoli, aanunziati nella Biblioffrafia (• nelle Riviste
della. Stampa) della « CMlta Cattolica », non puo 1'Amministrazione assnmere in nessnna
maniera 1'iacarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno indioati come vendibili
presw la stessa Amministrazione. Ci6 vale anche per gli annuazi fatti sulla Copertina del
periodic*.
L'AMMINISTRjLZIONK.
BIBLIOGRAF1A
69
corrode la moderna societa; e in pari
tempo additato 1'unico rimedio in
Cristo, il pietoso Samaritano, che solo
potra tergere col suo balsamo divino
e guarire la piaga incancrenita.
Perci6 raccomandiamo non pure ai
predicatori, ma a tutti i cattolici ita-
liani quest'opera di Mons. Alessi, la
quale, oltre che mirabilmente giovare
a conforto degli animi abbattuti, ser-
vira di fulgido monumento, piu du-
raturo ancora di quelli in bronzo o in
marmo che sorgeranno sutle cime dei
nostri monti, a gloria ed omaggio di
Cristo Redentore : monumentum aere
perennius.
•di dolci lagrime, gli rispondiamo,
senza tema d'essere smentiti, che s\.
E non solo gli ha attuatt degnamente,
ma il suo vasto disegno 1'ha ancora
incarnato e colorito si vagamente, che
ne restammo presi a vagheggiarlo,
essendoci in mente formata un'altis-
sima idea di Cristo Redentore, e ac-
cesa in cuore una dolcissima speranza,
che il secolo venture ci abbia a re-
care 1'alba del sospirato trionfo.
Ne si puo dire che 1'A., nel dipin-
.gere i mali del secolo morente, abbia
tii soverchio caricate le tinte. No, egli
anzi, con mirabile acutezza facendone
senza esagerazione la sintesi, ha pro-
prio posto il dito sulla vera piaga, che
ANNUAIRE de I'Universite catholique de Louvain 1900. Soixante-
quatri£me annee. Louvain, typ. de J. Yan Linthout, 16° di pp. 726.
Se non ci fosse altro argomento e delle promozioni ai gradi accade-
per provare lo stato floridissimo del-
1' Universita cattolica di Lovanio, ba-
sterebbe a cio la lettura del presente
volume contenente Pannuario movi-
mento dei professori, degli studenti
BARBIER, ab. — I tesori di Cornelio Alapide tratti da' suoi commen-
tarii sulla S. Scrittura. Prima versione italiana dal francese del
sac. F. M. Faber. Yoll. Y-YIII ed ultimo. Edizione 2.a Parma,
libr. Fiaccadori, 1900, 16° di pp. 600; 584; 612; 692. — Prezzo
degli otto volumi L. 18,00.
BARNABE P. 0. F. M. — Le Mont Thabor. Notices historiques et
descriptives. Paris, Mersch, 1900, 16° di pp. 176.
II Tabor ! AI solo suono di questa sue rovine, con in fine uno schizzo
parola in ogni cuore cristiano si desta
un ienso di grandiosita e di gioia ;
quindi un libro che ne tratti, puo star
sicuro d'essere bene accolto. Molto piu
questo che ha tanti pregi suoi proprii.
Qui sono esposti per ordine cronolo-
gico gli avvenimenti de'qualiil Ta-
bor fu teatro: 1° al tempo della con-
quista egiziana: 3° al tempo degli
Israeliti: 3° dall'era cristiana fino
alle crociate: 4° dalle crociate fino
ai giorni .nostri. Vien poi la descri-
mici, non che di tutte quelle altre
opere svariate di pieta e di zelo,
che si esercitano in quel nobilissimo
Ateneo.
«iome del monte e la spiegazione delle
del panorama che si scopre dalla sua
cima. L'edizione e nobile ed ornata
di carte geografiche e topografiche
a illustrazione del testo, e d'altre
fototipie fuori teato. Cosi trovasi qui
raccolto quanto appartiene alia storia
del Tabor, incominciando dai Faraoni
della XIIIa dinastia fino ad oggi. Era
difficile illustrar meglio questo bel
monte, che, al dire del Gue>in « si
innalza verso il cielo come un Altare
che il Creatore ha innalzato a ge
stesso. »
70 BIBLIOGRAFIA
BEGUINOT mgr eveque de Nimes. — Elevations au Sacre Coeur de
Jesus. Quatrieme edition entierement refondue, mise en rapport
avec les nouvelles Litanies du Satire Coeur de Jesus. Paris, Le-
thielleux, 16° di pp. 384. — Fr. 3,50.
Oggi che le Litanie del S. Cuore appuntocioffreopportunamenteMon-
sono approvateed anzi Taccomandate signer Vescovo di Nimes, e noi per6
per tutta la Chiesa, non pu6 tornar siamo certi che la sua offerta sara
altro che utile assai e gradevole accolta di gran cuore da tutte le
1'avere di quei singoli titoli un'ac- anime religiose,
curata e dotta spiegazione. Or questa
BERT1NI PIETRO, prof. — Foglie d'Autunno. Quinte Liriche. Pa-
dova, tip. Sanavio, 1900, 8° di pp. 120.
Ha una gran vena questo prof. Bertini, ma se fosse men ampia, sarebbe
forse piu limpida e piii preziosa.
BEYILACQUA AMERIGO, can. dott. — Trattato dommatico, giuridico
e morale sul matrimonio cristiano, coll'aggiunta di una parte spe-
ciale riguardante le leggi civili e le disposizioni del Codice civile
italiano sul matrimonio e la filiazione. — Roma, Desclee, 1900, 8*
di pp. 400. — L. 6,00.
aver cognizione e lume intorno alia
celebrazione, alle condizioni de' con-
traenti, alle conseguenze del sacra-
mento del matrimonio. Questi pregi,
oltre quello d'essere scritto in lingua
italiana e in istile semplice e chiaro,
rendono questo volume non solamente
utile ma forse indispensabile per quelli
che hanno mano nell'importantissimo
ministero di queeto saeramento.
BLONDEL GEORGE. — Le Drarne de la Passion a Oberainmergau.
Etude historique et critique. Paris, V. Lecoffre, 1900, in 16.°
Fr. 1,25.
BORG PIETRO PAOLO, sac. — La questione matrimoniale in Malta.
Studio filosofico, canonico e politico. Napoli, tip. Festa, 1900, 8*
di pp. 170.
Con grande soddisfazione abbiamo
letto 1'importante e dotta monografia
che qui annunziamo. Si tratta in essa
di una grave questione che gia per
parecchi anni ha agitato gli animi
de' Maltesi, e per la cui soluzione il
Governo inglese non dubit6 di no-
minare,neH'ottobre del 1889, il signer
L. A. Simmons Inviato straordioario
di Sua Maestk la Regina e Ministro
La S. Sede onor6 FAutore di que-
eto trattato con un Breve de' 30 lu-
glio 1900. E 1 'opera lo meritava, sic-
come quella che & veramente prege-
vole. Nella parte dogmatica e specula-
tiva, la dottrina 6 data compiutamente,
senza gli arzigogoli di sottigliezze ;
nella parte morale e pratica, nulla k
tralaeciato di quanto e nella cerchia
sacra e nella civile si richiede per
plenipotenziario presso la Santit^ di
N. S. Leone XIII. La questione ri-
guarda la validitk de' matrimonii
degli acattolici e de' matrimonii mi-
sti celebrati o da celebrarsi in Malta,
dove, come tutti concedono, vige il De-
creto Tametsi del Concilio di Trento.
II ch. Autore, sebbene eiprofesso non
pigli in esame se non la, questione,
per cosl dire, locale, pure non tra-
BIBLIOGRAFIA
71
iascia di svolgere tutti quei principii
generali di fllosofla, di diritto cano-
nico e di politica che direttarnente
o iudirettamente contribuiscono a
definirne o illustrarne la soluzione.
In tal guisa la Monografla ch'egli ci
offre riesce una trattazione succinta
si, ma piena e di grande utilita sia
in particolare agli studiosi della con-
troversia maltese, sia in generale a
quell i, i quali, mentre ferve dap-
pertutto e massimamente in Iiaiia
la guerra al Matrimonio cristiano,
desiderano conoscere la genuina dot-
triua e la legittima disciplina della
Chiesa Cattolica.
Nel congratularci col ch. Autore,
ci auguriamo che questo suo lavoro,
ben riuscito, gli serva di sprone e di
incoraggiamento a pubblicarne altri
anche di maggior lena e sempre a
difesa della Fede e della Chiesa.
BRANCIA YINCENZO, sac. — Un'ora in difesa del Papa, Mondovi,
tip. Yescovile, 1900, 16° di pp. 104.
Spender Topera e la parola in di-
fesa del Papa e sempre lodevolissima
cosa: quindi ognuno fara plauso al-
1'egregio Autore d'avere raccoUe que-
ste sue, com'egli le chiama, fronde
sparte, per deporle a'piedi del sommo
Ponteflce. Egli medesimo poi definisce
il suo lavorocosi: «Sono degli schizzi,
e non altro: del pensieri, poveri si,
ma conditi ad esuberanza di santo
ardore, di cui per natura e per edu-
cazione mi sento pieno. lo nacqui in
una illustre casa d'antichissima in-
crollabile fede: i miei maggiori furon
sempre dei valorosi difensori di Gesu
Cristo, del Papa e della Patria. lo
dunque n'ereditai, sebbene indegna-
mente, la mente e il cuore. » E noi
ce ne rallegriamo con lui e co' suoi
gloriosi antenati.
CAPECELATRO ALFONSO, card. — Opere. Vol. XX. Vita della Serva
di Dio Paoia Frassinetti fondatrice delle Suore di Santa Dorotea.
JRoma, tip. di S. Giovanni Erangelista, 1900, 8° dipp. 540. — L. 4,50.
E poi si dice che il nostro secolo
non da Santi. A parlar solo delle donne
e doiine fondatrici, abbiamo gia la
Barat, fondatrice delle Religiose del
S. Cuore; abbiamo la Verzeri, fon-
datrice delle Figlie del S. Cuore ; ab-
biamo altre fondatrici recenti, e tra
queste la fondatrice delle Suore di
S. Dorotea, Paola Frassinetti, tutte
gia incamminate per la via degli al-
tari. Quest'ultima poi ha avuto la
sorte di trovare uuo storico illustre,
che ne fara certamente correr la vita
anche per le mani di certi schizzi -
nosi, che dalle vite delle pie donne
rifuggono quasi da piccolezze; non
riflettendo che, se nelle vite degli
uomini santi ricorrono piu spesso le
geste ammirabili, pero le virtu imi-
tabili, le virtu interiori, quelle che
sono il fondamento della perfezione
cristiana, si trovano ugualmente e
forse meglio campeggiano nelle don-
ne. Comunque sia noi confldiamo che,
se il Cardinale Capecelatro, dopo
avere scritto la vita di quei grandi
che furono un S. Filippo Neri, un
S. Alfonso Liguori, un P. Ludovico
da Casoria, non ha creduto abbas-
sarsi dettando quella della Frassi-
netti; questa tornera accetta non
pure alle Suore, non pure alle donno
cristiane, ma anche agli uomini serii.
Molto piu che il ch. Autore ha sa-
puto intrecciarvi non pochi fatti della
storia contemporanea religiosa e ci-
vile, i quali la rendono anche piii
istruttiva ed attraente. Intanto ci
rallegriamo di cuore colle RR. Ma-
dri Dorotee d'ave»re avuto per fun-
72
BIBLIOGRAFIA
datrice una Madre, che in questo vo- come donna fortissimo, e nel bene
lume 6 rappresentata si vivamente santamente audace.
CASEY P. H., S. I. — The Bible and its interpreter. Philadelphia,.
John Jos. McVey, 1900, di pp. 94.
II valoroso Padre Casey S. J., pro-
fessore di teologia dogmatica nel col-
legio di Woodstock negli Stati Uniti
hascrittounaltro libro che si faraleg-
gere con piacere, non solo dai catto-
lici, ma anche dai protestanti. II sog-
getto ne £ la Sacra Scrittura e il le-
gittimo interprete di lei, la Chiesa
Cattolica. 11 chiaro professore passa
in rivista ad una ad una tutte le dif-
ficolta che i protestanti accampano
contro la dottrina cattolica rispetto
alia Bibbia, e le scioglie, e le confuta
vittoriosamente. Lo stile dell' illustre
autore e chiaro, terso, facile e, direi
quasi, ameno, onde nou si fa gia fa-
tica a leggere, ma a lasciar di leg-
gere. L'operetta 6 divisa in due parti:
il diritto di interpretazione privata;
e il diritto di infallibilita. Nella prima
parte e beilo specialmente il capito-
letto intitolato, Una religione senza
dogma, quale a lungo andare diven-
principio del libero eeame e della pri-
vata iuterpretazione della Scrittura..
Nella seconda parte, ricca di concetti
e di argomenti, ci piace sopra tutto
dove discorre dello sviluppo ed evo-
luzione della Fede cattolica. Quivi il
chiaro Autore distingue due specie
di evoluzioni alle quali anche la fede-
cattolica and6 soggetta. Evoluzione
o sviluppo della fede nelle formule
colle quali viene espressa, mentre cia
che prima si credeva, ma non si espri-
meva con formola propria, fissa, e,
diremo cos\, consacrata, trov6 piu
tardi una formola determinata e am-
messa da tutti. Un ulteriore sviluppo
si ha quando una verita, sempre prima
creduta, entra piu chiaramente e piu
universalmente nella coscienza del
fedeli. Insomnia 1'operetta del chiaro
P. Casey 6 riuscita bene, e otterra,
ne siamo certi, il fine pel quale fu
acritta.
tera, il protestantesimo in virtu del
CATHREIN VICTOR S. I. — Religion und Moral oder Gibt es erne-
Moral ohne Gott? Eine Untersuchung des Yerhaltnisses der Moral
zur Religion. Freiburg, i. B., Herder, 1900, 8° di pp. 142. -
M. 1,90.
L'illustre filosofo moralista P. Ca-
threin tratta qui e risolve dapari suo
una delle question! piu important!
che si agitino ai giorni nostri. Pud
darsi una morale senza Dio? Tutti
i materialist!, ateisti, panteisti, posi-
tivisti predicano la morale indipen-
dente; in Germania s'6 pure fondata,
a fine di promuoverla su larga scala,
la Societa tedesca per la coltura
etica. < Si comprende, dice TAutore
(p. 85) dopo avere esposta la storia
della morale indipendente e del suo
ampio apostolato, non solo la neces-
sita della morale e della coscienza
del dovere, ma anche la necessita
della rigenerazione di questa co-
scienza del dovere. Spaventa il mi-
rare 1'abisso verso il quale si preci-
pita 1'uman genere scaduto dai cri-
stianesimo ; si vuol salvarlo, si vuol
condurlo alia felicita, ma senza cri-
stianesimo, anzi senza religione. »
Ora 1'A. dimostra con invitti argo-
menti come ci6 non sia in nessua
modo possibile. Egli esamina dap-
primae definisce partitamente il giu-
sto concetto della morale e della re-
BIBLIOGRAFIA
73
ligione ; quindi si fa a provare come
sia assolutamente insostenibile la mo-
rale indipendente, ponendola in con-
fronto col concetto stesso della mo-
rale, con 1'ultimo fine dell'uomo, col
valore e pregio dell'umana vita, con
la felicita vera, la liberta, il dovere,
la sanzione dell'ordine morale, il di-
ritto ed i doveri particolari della vita.
Ne discende limpida la conclusione,
che 1'A. riassume e novamente con-
ferma in un ultimo capitolo.
CHIESA LUIGI, prof. — La Bionieccanica il Neovitalismo ed il Yita-
lismo tradizionale. Roma, Desclee, in 8° di pp. 76. — L. 1,25.
OOLOMBO G1ACOBBE. — II cavaliore della morte. Fantasia me-
dioevale in dieci canti. Milano, Cogliati, 1900, in 8.° — L. 1,00.
Rivolgersi all' An tore in Yia Giuseppe Giusti 37, Milano.
La lega lombarda contro il Bar- mere un desiderio: esortando cioe i
tmrossa, della quale furono come
nucleo e corona Milano e Legnano,
forma il soggetto di questo che 1'au-
tore chiama carme,ossia poema lirico
diviso in dieci canti, ciascuno dei
<juali in un metro suo proprio. E
questo dunque un poema patriottico,
ma ben diverse dalle Fantasie del
Berchet, e daWAlgiso del Cantu; ed
•e steso in uno stile fantastico e re-
boante, del quale un saggio possono
dare le seguenti parole, con cui si
chiude la prefazione, dall'Autore chia-
mata Orientamento.
« Trepidante per le celsitudini
<3ell'assunto, cosi da richiedere ga-
gliardo impiumo a dominarlo,... io
mi espongo anche una fiata al giu-
giovani arruolantisi nella milizia
delle lettere a non sciupare le loro
vitali energie in temi scipiti di sdol-
cinati erotismi, o di melensaggini
insulse (giusta esortazione)... N6 si
creda questa ch'io lancio parenesi
intempestiva, ne ch' io rieda dal-
1'Utica censore catoneggiante. II di-
lagare di dottrine deleterie, la marea
limacciosa del sensualismo invadente
impongono a tutti gli uomini di pe-
regrino e pulito ingegno di conver-
gere titanici conati ad una pronta
catarsi, per guisa che agl'incompoBti
deliranti ruggiti della came salutar-
mente echeggino le geriche tube. »
Ed ora dopo questa prosa legga
chi vuole la poesia.
clizio del pubbiico, non senza espri-
COMMEMORAZ10NE del P. Kaffaele Bonora dell' Oratorio. Bologna,
tip. Garagnani, in 8.°
Lastima che godeva meritamente
in Bologna questo venerando Filip-
pino, il quale avevasi in conto di uno
•dei piu degni e zelanti sacerdoti di
quellavastaArchidiocesi che neconta
pur tanti, ha suggerito la pubblica-
DE LA SERYIERE J. S. I. — Un professeur d'ancien regime. Le
pere Charles Poree S. I. (1676-1741). Paris, Oudin, 1899, 8° di
pp. XL-492.
Nessun letterato in Francia e non Ma ben pochi, specialmente fra noi,
molti in Italia ignorano il nome del vanno piu oltre che a conoscere il
maestro in lettere di Voltaire, P.Por^e. nome di quest'uomo, che in qua-
zione di questa Comtnemorazione, la
quale sara letta con piacere anche
daquelli che non conobbero 1'egregio
sacerdote, spirato il 5 luglio dell'anno
corrente.
74
B1BLIOGRAFIA
rant'anni d' insegnamento form6 i
figli delle principali famiglie di Fran-
cia, e contd fra i suoi discepoli, oltre
il Voltaire, il Cardinale di Bernis,
Turgot, Malesherbes ed altri uomini
celebri. A metterlo dunque in piena
] uce ha provvidamente pensato 1'egre-
g-io Autore, spendendo intorno a lui
tempo e fatica non lieve in minute
fd accurate ricerche, dalle quali e
uscito questo grosso volume, che sara
letto con molto interesse special -
meme dagli studios?' di letteratura
e pedagogia. Noi ci contenteremo di
riferire il ritratto morale che ci offre
egl' stesso del suo, non diremo eroe,
ma sogrgetto.
II Pore"e non fu, come lo predi-
carono parecchi contemporanei, ne
ilprincipe degli oratori del suo tempo,
ne un modello d'eloquenza e di poesia,
ne un glorioso rivale di Corneille e
di Racine; ma neppure, come altri
dissero, un insipido Retore di Col-
legia, ne unfacitore d'antitesi, ne un
brillante pilluccatore di sillabe. Tutto
j>e' suoi allievi e alieno da ogni al-
tra distrattiva occupazione, religioso
<1uro per se e molto dolce per gli
altri, cuore amante ed aperto. fati-
catore ostinato e modesto in mezzo
ai piu grandi successi, il Pore"e e uno
— De Jacobo I. Angliae Rege cum Cardiuali Roberto Bellarmino S. I.
super potestate cum Regia turn PoDtificia disputante. (1607-1609).
Parisiis, Oudiu, 1900, 8° di pp. XXXII-172.
di quei nobili tipi d'affezione indo-
mita al dovere professionale, che a
quando a quando s'incontrauo iiella
storia dell' insegnamento di questi
tre ultimi secoli. Dall'altro canto,
intelligenza piu graziosa che forte,
piu versatile che profonda; semplice,
come tutti quelli che non conoscono
il mondo se non dai libri e dai ra-
gazzi, e pero inetto al maneggio dei
grandi negozii ; gettato per tempo e
per sempre in quel Collegio di Luigi
il Grande, dove gli umanisti e i bei
parlatori erano succeduti agli austeri
dotti d'una volta; dove una gioventu
nobile, attiva, avida di sapere, raffi-
nata dalla educazione di famiglia, ma
non di rado gia tocca dalla corru-
zione, esigeva guide dalla mano piu
destra che vigorosa, il professore di
Voltaire si mostr6 fin da principle.
e poi sempre piu, quel che 1'ha de-
finite il suo discepolo, un bellissimo
spirito. Adunque, un uomo di zelo,
sollecito anzi tutto del bene de'suoi
alunni; un uomo di spirito, ma spesso
piu scintillante che sodo; tiu uomo
infine che il suo spirito metteva tutto
a servizio del suo zelo : ecco il Por£e
quale ci viene ampiamente descritto
dai P,»de la Serviere.
Sara difiicile 1'additar contro-
versia che, vuoi per la qualita dei
due campioni avversarii, vuoi per la
importanza dell'argomento, sia piu
eolenne di quella che si agitd tra
Giacomo I Re d'Inghilterra e il Car-
dinale Bellarmino intorno all'essere
o no legittima 1'autorita che i Poii-
tefici, almeno dopo Gregorio VII, si
attribuivano di deporre i sovrani mal-
vagi, e sciogliere i loro sudditi dai
giuramento di fedelta; intorno al-
1'avere i Re ricevuto la loro auto-
rita immediatamente da Dio, ovvero
mediante il popolo ; e intorno ad altri
punti che dai suddetti (dipendono.
Questa materia gravissima si vedra,
dunque, con vivo piacere trattata nel
presente libro, diviso in tre parti :
delle quali la prima cerca 1'origine
del dissidio, narra la storia del giu-
ramento proposto a' suoi sudditi da
BIBLIOGRAFIA
75
questa disputa, specialmente in Fran-
cia, e si da un saggio dei principal!
libri scritti su tal materia dai teo-
logi d'ambedue le parti. Questo cenno
ci par cbe basti ad invogliare ben
molti di questo prezioso libro.
Giasomo I, e delle lettere scritte dal
Ponteflce Paolo V e dal Card. Bel-
larmino contro qnel giuramento: la
seconda espone e bilancia le materie
contenute nei quattro libri d'ambe-
due gli avversarii : nella terza s' in-
dagano le conseguenze prodotte da
i)BLEDDA GRAZIA. — La Giustizia. Romanzo illustrate. Giulio Spei-
rani e Figli Editor!. 16° di pp. 226. — L. 1,00.
— II Tesoro. Romanzo. Giulio Speirani e Figli Editori, 16° di pp. 310.
L. 1,00.
La signora Grazia Deledda, au-
trice di parecchi romanzi noti ai let-
tori della biblioteca romantica Spei-
rani, si & messa in questi ultimi tempi
sopra una cattiva strada. I suoi primi
romanzi, come, La via del male, Rac-
conti Sardi, Anime oneste, 11 tesoro,
sono scritti benino, e bench6 non
acevri di difetti piuttosto gravi, si
fanno legg-ere volontieri da ragazze
sentimental! e disoccupate. Ma nei
suo ultimo racconto La Giustizia essa
ha voluto imitare il D'Annunzio, e
per6 ha scritto un libro che per amor
del buon gusto vorremmo fosse morto
allo stato di crisalide nei cervello
dell'autrice. Let G-iustizia di Grazia
Deledda e un libro scritto sulla falsa
riga del D'Annunzio e ha tutti i di-
fetti di quell'autore. Descrizioni pro-
lisse, interminabili: pitture di per-
sone e cose, fantastiehe, vaghe, esa-
gerate da disgradarne un secentista;
similitudini, paragon! e tropi ricer-
cati, lontani, nordici, incomprensibili;
e flnalmente i soliti aggettivi sten-
tati, merlettati, tirati dal greco, dal
latino, per dare a cose comuni, vol-
gari e da tutti conosciute, un'aria di
mistero, un sapore esotico, un odore
orientale, che piacera forse a po -
chi giovani senza cervello, ma che
deve produrre un disgusto profondo a
chiunque conserva ancora un po-
chino di gusto letterario. Nei ro-
manzo della Deledda trovi « un bel-
lissimo adolescente dai capelli rossi,
i glauchi occhi obliqui, e i denti di
perla (pag. 171); la glauca dolcezza
del cielo madreperlaceo (pag. 159),
1'ora dolcemente rossa del tramonto
(pag. 160), la delicata e violacea au-
rora autunnale che sale dal mare,
come un immenso petalo di glicinia
(pag. 170), le gazze che gorgheggiano
i loro liquidi richiami sul bosco
rabbrividente (pag. 167) etc. etc. In-
somma, consigliamo la signora Gra-
zia a ritornare alia sua antica ma-
niera di scrivere, lasciando il D'An-
nunzio e il suo stile artistico a chi
si diletta di idee strambe, di frasi
vuote, e di parole esotiche, e di darci
dei buoni pensieri esposti in parole
naturali, chiare e vivaci, e non un
bazar di ninnoli oriental! quale &
purtroppo riuscito il suo ultimo ro-
manzo La Gimtizia.
DE LUCA GIUSEPPE, sac. prof. — Cenni d'una Cosmologia cristiana.
Parte prima. Molfetta, tip. De Bari, 1900, 8° di pp. 340. — L. 3,00.
E questa un'opera di gran polso tempo e lo spazio e ordinato rappre-
e profondamente meditata. L'illustre sentare nella cronologia cristiana.
Autore dipinge teologicamente e fllo- Poiche lo scopo finale dell'estrin-
soflcamente il gran dramma, che il seca azione divina & una manifesta-
76
BIBLIOGRAFIA
zione del mutuo amore delle tre di-
vine Persone, ma scope immediate
dell' Universo e Cristo, per quern
omnia facta sunt, il quale mediante
le creature deve rivelare quell'atto
di amore sovranamente maraviglioso.
II ch. De Luca, bencb.6 professore
di scienze fisiche, pure in questo suo
lavoro si palesa e profondo teologo e
valoroso filosofo, calcante spesso le
orme dell'Angelico, e procedente sem-
pre con ragionamento serrato e, per
quanto lo comporta la sublimissima
materia che tratta, con pari chia-
rezza. Non e pero pane questo per
tutti i denti. E fatto specialmente
per coloro che drizzaro il collo, come
direbbe il Poeta, per tempo al pan
degli angeli (Par. II). Piu accessibili
a tutti sono le stupende pagine, dove
1'A. ragiona del disegno divino in
rapporto colla colpa delle creature,
e dove magnificamente ti rappre-
senta le glorie della Croce, come-
altare di Cristo e come insegna di
Cristo e del cristiano, e qual simbolo
di dolore nell'ordine cosmico. Tutta-
via qua e Ik certe espressioni troppo
ardite e poco chiare, specie parlando
del Verbo come luce e voce mentale
delle intelligenze create, potrebbero
ingenerare ombre e dubbii, o essere
prese in senso non giusto.
Del resto il lavoro piacera assai
a chi si diletta del sublime, poich&-
in esso, a parer nostro, si trova am-
piamente sviluppato quel concetto
altissimo della cosmologia cristiana^
che in una sola terzina racchiuse il
genio del divino Allighieri, dicendo :
Cib che non muore e c!6 che puo morire
Non e se non splendor di quella Ide*,
Che partorisce, amando, il nostro Sire.
(Par. XIII).
DE MANDATO PIO, S. I. — Institutiones Philosophicae ad normam.
doctrinae Aristotelis et S. Thomae Aquinatis. Editio tertia. Prati^
G-iachetti, 1899-900, due voll. in 8° di pp. 332; 484. — L. 9,00.
Rivolgersi al Deposito libri via del Seminario 120, Roma.
II rapido succedersi delle edizioni terza edizione, conservando tutto ci6
di quest'opera filosoficadelchmo Pro-
fessore della Pontificia Universita
Gregoriana, R. P. De Mandate d. C.
d. G. basta di per se solo a mostrarne
il pregio e 1'utilita. Nella rivista, che
ne facemmo della la edizione (Ser. XV
vol. 12« pag. 705 e segg.) segna-
landone la chiarezza, profondita e
forza dimostrativa congiunte a per-
fetta conformita coi principii filosofici
d'Aristotile e di S. Tommaso d'Aquino,
ne facemmo i piu lieti pronostici.
L'evento ha pienamente corrisposto
alia nostra aspettazione. Essa si e
fatta ampia strada nelle scuole, nelle
quali con serieta si siegue 1'impulso
dato dal glorioso Pontefice Leone XIII
agli studi della soda fllosofla, essendo
stato prescelto come testo in molti
atenei in Italia ed all'Estero. Questa
che le precedent! contenevano,e stata
ampiamente arricchita di nuove tesi
e question!. Ci piace notare nella
Logica la tesi sulla certezza; nel-
1'Ontologia quella del supposto; nella
Filosofia Naturale la questione dei
principii intrinseci dei corpi, materia,
forma, e loro produzioni, quelle dei
sistemi modern! sulla vita, sensazione,
evoluzione. Una profonda conoscenza
dei moderni ritrovati delle scienae
naturali si accoppia a sicura critica
ed a ben intesa applicazlone dei prin-
cipii della vera filosofia. Chiunque
leggera quest'opera ne restera cer-
tamente invaghito e giudichera con
noi che essa in qualsivoglia atenea
potraessere accettata eonpieno auc-
ceseo.
BIBLIOGRAFIA
77
DE PEYROUZET, cure. — Mengue et la devotion a Saint Antoine
Termite. Autun, impr. du Sacre" Coeur, 1900, in 24.° — Cent. 60.
Franco per posta Cent. 75. Rivolgersi all'Autore Aulon (Haute-
Garonne).
DESMAREST P. M. — Quinze ans de haute police sous le Consulat
et PEmpire par P. M. Desmarest chef de cette division au Mini-
stere de la Police Generale, suivi du siege de Valenciennes (1793).
Edition annotee par L. Grasilier et precedee d'une etude sur Des-
marest et la haute Police par A. Savine. Paris, Gamier, 1900,
16° di pp. LXXVI-454. - Fr.
II semplice titolo annunzia e con-
tiene tutta 1'attrattiva del volume. II
Desmarest fu il capo della polizia,
il braccio destro di Fouche e di Sa-
vary, ne' tempi del Consolato e del-
1'Impero per 15 anni. Quindi le cose
3,50.
descritte, furono da lui o vedute o
sapute di certo. Lodevole fu dunque
il pensiero de' ffr. Gamier, di pre-
sentare al pubblico una nuova edi-
zione di quest'opera, accresciuta e
corredata di prefazione e di note.
DE STEFANO OTTAYIO, dott. cav. — Epifenomeni del catarro di sto-
maco che si credono ancora malattie primarie. Napoli, A. Delle Donne
•ditore, via Atri 37, 1900, in 8.° — Lire 8,00.
Noi ci congratuliamo col ch. dot-
tor Ottavio De Stefano per questo
BUG bellissimo lavoro. Nella presente
opera Tautore ci da il frutto di 50 anni
di esperienza clinica intorno al ca-
tarro di stomaco, dalla quale e ve-
nuto in chiaro che sono epifenomeni
di detto catarro tutte le alterazioni
funzkmali e nervose del cuore, come
il cardiopalma, 1'angina di petto, il
gozzo esottolanico, e in generale molte
di quelle malattie di cuore che fin qui
si attribuivano a difetti organici del-
1'organo stesso. Inoltre sono epifeno-
meni del catarro di stomaco 1'asma
bronchiale, la nevrastenia, 1'isterismo,
la malacia, il vomito incoercibile delle
donne incinte, la cirrosi ipertrofica
del fegato, Pitterizia, la diarrea bi-
liosa, 1'albuminaria, il diabete ecc.
Tutte queste malattie adunque non
sono affezioni primarie, ma seconda-
rie; e sono prodotte dal catarro di
stomaco, il quale sempre, o palese-
mente o in occulto, coesiste alle stesse
malattie, ed & Torigine e la causa pri-
maria di tutte loro.
Ma quali sono le cagioni che de-
terminano il catarro di stomaco? de-
manded il let-tore. A questa domanda
il chiaro autore risponde in due luo-
ghi, apagina 118 e 197, distinguendo
le cagioni in due ordini, fisiche e mo-
rali; e mostra che queste ultime
hanno, non meno delle prime, una
fatale efficacia in determinare 1'affe-
zione catarrale del cardia, la quale
a sua volta produce altri disordini in
tutto Porganismo. Per guarire questo
catarro, 1'autore in cinquant'anni di
pratica medica fece uso di una me-
dicina di cui da la ricetta in piu luo-
ghi, ma specialmente a pag. 22. L'ef-
fetto della sua medicina fu sempre
felicissimo, scomparendo insieme col
catarro di stomaco, qualche volta
occulto, tutte quelle malattie che ordi-
nariamente si dicono primarie, ma
che 1'esperienza del chiaro dottor De
Stefano mostra chiaramente non es-
sere che epifenomeni dello stesso ca-
tarro di stomaco.
In questi ultimi settant'anni la
medicina ha fatto progresso immenso,
78
BIBLIOGRAFIA
ma piu dal lato fisiologico che dal
patologico. Non basta conoscere, de-
finire, dividers, suddividere e clas-
sificare le malattie. Bisogna anche
osservare in quale ordine stanno fra
di loro, quali hanno ragione di causa,
quali di effetto; altrimenti sara im-
possibile prescrivere il conveniente
rimedio, e guarire I'ammalato che e
fine ultimo della medicina. Che me-
raviglia per es. che il digitale o lo
cuore che e affezione concomitante o
epifenomeno d'un catarro di stomaco,
il quale e la vera e propria causa
delPaffezione cardiaca? II chiaro dot-
tor De Stefano con questo suo libro
ha messo il dito sulla piaga della me-
dicina moderna, e facciamo voti per-
che i suoi colleghi sappiano far pro
dei fatti che egli adduce e delle con-
clusion! alle quali arriva in questo
suo bel libro.
strofanto non guariscano un mal di
DI SAN MARCO ROSA, contessa. ~ Feste cristiane. Vol. I. Mikmo,
P. Clerc ed., 1900 24° di pp. 346.
Con nobiie forma e con vivo sen-
timento religioso sono qui descritte
in altrettanti capitoli le principali
feste deH'anno fino a Pasqua, il rito
liturgico della loro celebrazione, e la
augusta pompa delle loro ceremonie,
considerandone 1'alto significato mo-
rale e traendone opportune ascetiche
sublimi ed altre semplici e candide,
che ci sono piaciute anche piu delle
prime. Ce ne rallegriamo colla no-
bile scrittrice, animandola a prose -
guire il ben cominciato lavoro; ne
vogliamo lasciare senza una parola
di lode la Casa Clerc, che ci ha dato
una edizione veramente elegante.
riflessioni. Vi abbiamo trovato pagine
ERMINI FILIPPO. — Lo Stabat Mater e i pianti della Yergine nella
lirica del Medio Evo. Roma, tip. Salesiana, 1900, in 8.°
Messo in sodo 1'autore dello Sta- presso si considera il dolore femmi
bat, c'he, ad esclusione d'altri sei,
giustamente si afferma essere Fra la-
copone da Todi, si fa un commento
erudito della pietosa sequenza, te-
nendo anche conto delle non poche
variant*. Poi le ricerche si allar^ano
nile nei classic! greci e latini, e si
mostra quanto questi riesc;mo infe-
rior! al povero Francescano. Final -
mente anche tra gli artisti cristiani,
poeti o pittori o scultori, si fa ve-
dere che i piu efficaci son quelli che
meno si scostano dalla scultoria sem-
plicitk e freschezza di lacopone. E
uno studio ben fatto e che si legg-e
con gusto.
alle altre liriche medievali intorno
il pianto della Vergine, e si passano
in rassegna le greche, le latine e le
italiane, secondo i recenti lavori dei
Daniel, del Chevalier e di altri. Ap-
ERPIANIS G. — II Romanzetto di un Ciclista. Roma, Pustet, 1900,
16° di pp. 176. — Cent. 70.
II signer G. Erpianis e noto al
mondo letterario per altri racconti, i
piu scritti per la gioventu, ma che
pur si leggono con diletto anche da-
gli adulti. II romanzetto di un Ci-
clista e la storia di un amore fortu-
nate che termina felicemente nel
santo matrimonio. II brio dello stile,
la vivezza dei caratteri, la gioia in-
nocente che spira da tutto il rac-
contino, lo renderanno certamente
caro ai lettori.
BIBL10GRAFIA
79
GARINO GIOVANNI. — Nuova grammatica greca ad uso del Gin-
nasii. Parte prima. Fonologia e morfologia. Torino, tip. Salesiana,
1900, in 8.° — L. 0,80.
GHIONE ANACLETO. — Igiene popoiare moderna approvata da di-
stinti medici specialist!. Torino, libreria salesiana editrice, 1900,
16° di pp. 954.
L'Autore non e nuovo in questo
caiipo. Aveva gia compilato ventotto
diversi fascicoli di materie igieniche,
del Quali in soli quattro annl se ne
cedenti fascicoli, in modo chiaro e
senza ombra di pericoio per la mo-
rale, e approvato da valenti medici.
Lo raccomandiamo ai direttori d'isti-
tuti d'educazione, ai capi di famiglia,
e a quanti hanno cura della propria
salute.
sono spacciate ben novantasette mila
eopie. Pud dunque con animo franco
presentare ora al pubblico questo
compito Manuale, scritto, come i pre-
KIRSOE J. P. — Die Lehre von der Gemeinschaft der Heiligen im
christl. Alterthum. (Forschungen znr christlichen Litteratur-und
Dogmengeschichte I Band. I Heft.) Mainz, Franz Kirchheim, 1900,
8° di pp. 232. — Associazione per quattro fascicoli prezzo M. 16.
I professori Dr. A. Ehrard del-
1' Universita di Vienna e Dr. G. P.
Kirsch dell'Uaiversita di Friburgo in
Isvizzera hanno messo mano ad una
pubblicazione periodica di grande ri-
le vanza. Ha per titolo: Investigazioni
per la storia della letteratura cristiana
e de'dogmi, ed e destinataacontenere
dissertazioni strettamente scientifi-
che su tale argomento, scritte dai piu
illustri scienziati cattolici, con lo sco-
po di promuovere sempre meglio sif-
fattistudii e di mostrare alia scienza
razionalistica quanto sia infondato il
rimprovero ch'ella rivolge alia teo-
logia cattolica, di considerare cioe
nella storia dei dogmi la propria ne-
mica. Ogni fascicolo del nuovo perio-
dico deve contenere di regola uno
studio compiuto: quattro fascicoli
formano un volume, ogni volume
un'annata.
II primo quaderuo ci offre un bel-
li asimo studio del prof. Kirsch sulla
Dottrina della Comunione de' Santi
neir antichitd cristiana. Parecchie
iscrizioni cristiane del secolo II e gli
accenni di Tertulliano dimostrano
come fin da quei primi tempi fosse
svolto appieno 1'uso di pregare pei
morti e di ricordarli nella sacra li-
turgia. II ch. Autore ne prese occa-
sione aflSne di investigare le origini
e lo svolgimento della dottrina cat-
tolica sulla Comunione de' Santi, ri-
manendo per6 entro gli stretti con-
flni de' primi cinque secoli, cioe fino
all' introduzione nel simbolo delle
parole sanctorum comunionem, ci6
che si da per certo essere avvenuto
nelle Chiese della Gallia meridionale
verso la meta del sec V (p. 214 e segg.).
Nell' Introduzione viene esposta la
dottrina evangelica ed apostolica,
chiarissimo fondamento del dogma
in tutte le parti in cui si and6 poscia
esplicando; quindi in tre capitoli se-
guono: 1° le testimonianze ne' tempi
primitivi fino all'anno 180 d. C.; 2° lo
svolgimento della dottrina fino al
principle del secolo IV; 8° la plena
sua determinazione e la sua difesa
nei secoli IV e V. L'argomento, fe-
condo assai, conduce l'A. a trattare
80
B1BLIOGRAFIA
ampiamente delle intime relazioni
che passano tra' seguaci di Cristo,
tra'vivi e defunti, tra quanti lottano
in terra ed i beati comprensori in cielo,
Santi ed Angeli; quindi della pre-
ghiera vicendevole, delPintercessione
e de'frutti che dall'una e dall'altra
ricavansi; del culto liturgico, prima
de' Martiri, poi de' Santi in genere,
degli Angeli, della B. V. Maria, cbe
di mano in mano dur-ante quei prirni
secoli, come germe spontaneo di que-
sta dottrina, si va diffondendo e ra-
dicando.
Pregio particolare del lavoro e
con vero guadagno degli studii teo-
logici, raccoglie in un quadro solo
e sotto un unico punto di vista tutte
le piu important! testimonianze a tale
proposito de' monument! ecclesia-
stici e de'Padri e scrittori de' primi
secoli. II carattere della dimostra'
zione e strettamente scientifico; no»-
dimeno 1'A. ha saputo dare al sao
libro cosl bell'ordine e tanta clia-
rezza d'esposizione, anche dal lato
della lingua e dello stile, chenulla
vi si riacontra di arido, anzi J'anirno
del lettore ne ritrae pascolo gratis-
simo alia mente ed al cuove.
questo ch'esso per la prima volta,
LAMBERTICH LAMBERTO, dott. — La piccola grammatica latina
di Ferdinando Schultz tradotta e rifusa per le scuole italiane.
Como, D. Gross! editore, 1900, 8° di pp. 262. — L. 2,00.
Perche una nuova grammatica? citati nei libri d'esercizii e di com-
O piuttosto perche rifondere quella
nota dello Schultz? Perche questa
dall'un canto e la piu diffusa, dal-
1'altro nella morfologia contiene er-
rori. Pero il dottor Lambertich ha
preso a rifonderla, senz'alterar la so-
stanza, 1'ordine, il metodo del testo
delle edizioni anteriori a quella del
Wetzel, ma correggendo tutti gli er-
rori linguistici della morfologia, ren-
dendo piu chiara e precisa Pesposi-
zione delle regole sintattiche, e tut-
tocio conservando rigorosamente, al-
meno dal "70 in poi, la numerazione
antica dei paragraft, come vengono
menti ai classici. Per conseguenza
noi non dubitiamo d'affermare che
questa nuova edizione dello Schultz
e migliore di quelle che sono ap-
parse flnora. Ma di qui appunto na-
sce un guaio ; come dal male viene
talvolta un bene, cosl tal altra volta
dal bene pu6 nascere un male. E un
male sara certamente, a detta di pa-
recchi, se il miglioramento apportato
dal Lambertich allo Schultz, fara si
che sia continuata ancora per altro
tempo agl' Italiani questa ignominia,
d'essere ammaestrati nella loro an-
tica lingua con un testo straniero.
LANZA GIO. can. — Storia Sacra dei due Testamenti. Torino-Roma,
Paravia, 1899, 16° di pp. XII-356. — L. 1,50.
Ai giorni nostri non v'e Istituto
scolastico d'adolescenti, nel quale non
vengano istruiti con qualche ampiezza
nella storiaromana, nella storiagreca,
nella storia italiana. S'insegna egli
altrettanto la storia sacra ? Ne dubi-
tiamo. Comunque sia, ecco un buon
manuale per chi volesse servirsene
neH'insegnamento religioso : un ma-
nuale sufficientemente ampio, e al
tempo stesso molto esatto, e condotto
con giusto criterio e buona forma
letteraria; il perche noi confldiamo
che sia per incontrare molto favore.
LAUNAT ADRIEN des Miss. Etrangeres. — Les Bienheureux de la
Sociefce des Missions Etrangeres et leurs, compagnons. Paris, Dou-
BIBLIOGRAFIA
81
niol, 1900, 16° di pp. XII-332. — Fr. 3,50. Yendibile alia Li-
breria Desclee in Roma.
libro la vita; ma invece di tessere
una serie di bitgrafie, egli ha preso
dalle parole, dagli atti e dagli ecritti
dei Martiri ci6 che vi era di piu
bello e piu istruttivo, e tutti quest!
gioielli ha incastrato in descrizioni
rive e riflessioni sobrie e bene scol-
pite. E questo uno dei migliori scritti
del ch. Autore.
LAURIA ANGrELO, sac. — S. Franco di Assergi. Yita e riflessioni.
Aquifa, tip. Aternina, 1899, in 16.° — Cent. 10.
LEONARDI LEONARDO, arc., miss. ap. — Esposizione pratica e po-
polare della Penitenza Cristiana. Edizione seconda. Pesaro, tip. No-
bili, 1900, 16° di pp. 512.
Vedi il giudizio che abbiamo dato della prima edizione ser. XIV, vol. I,
p. 336.
LODI SAC RE che si cantano negli Istituti Salesiani. Torino, libr. sa-
lesiana, 1900, in 16.° — L. 1,50.
Ecco una buona raccolta delle montano al secolo scorso ed ai tempi
II giorno 27 Maggio il Sommo
Ponteflcesollevavaall'onore dei Beati
alcuni di questi eroici missionarii e
molti dei loro fedeli, che dal 1798
al 1856 sono caduti sotto la spada
dei tiranni di Cocincina, del Tonchino,
della Cina, predicando il vangelo e
praticando la dottrina di Gesu Cristo.
II P. Launay ce ne offre in questo
lodi piu divulgate in Italia e solite
a cantarsi nelle Congregazioni ma-
riane o nelle missioni popolari. I testi
delle poesie sono in buona parte
quelli di S. Alfonso di Liguori, ed
anche alcune melodie sono forse
composizione del Santo o certo ri-
di lui, come il Tu scendi dalle sielle,
grazioso canto natalizio. Altre me-
lodie sono piu recenti. Musicalmente
non tutte hanno egual valore; ma
tutte pero hanno 1'impronta di me-
lodia popolare e cantate devotamente
•servono a nutrimento della pieta.
LONGHI P. DIONISIO S. D. S. — La nostra Fede e Fede ragione-
vole di Em. Huch. Traduzione dal tedesco. Roma, tip. del Divin
Salvatore, 1900, 16* di pp. VIII-204. — L. 1,50.
colarmente, come di speciale inte-
resse ai giorni nostri, il capitolo; <c II
Cristianesimo dalle scienze natural!
ha tutto da sperare e nulla da te-
mere ». Noi giudichiamo questo libr®
utilissimo ai credenti, agPincreduU
e ai titubanti.
In 23 capitoli abbiamo qui una
concisa confutazione degli errori mo-
derni in fatto di religione. Le piu
frequenti obiezioni contro 1'esistenza
di Dio, 1' immortalitk dell'anima, la
istituzione della Chiesa ed altre sif-
fatte veritk capitali, vi si trovano di-
scusse e stritolate. Additiamo parti-
LUONGO YINCENZO, sac. prof, -- L'evoluzione e la psicologia.
Chieti, tip. Ricci, 1899, in 8° pp. 33.
LUPANO COSTANTINO, teol. — Moncalvo sacra. Notizie edite ed
inedite. Moncalvo, tip. Sacerdote, 1900, 16° di pp. 200. — L. 1,00.
Tutto cio che in fatto di memorie tra Asti e Casale, e detto Moncalvo,
storiche riguarda il paese, situate si trova in queste pagine. Schietta-
Seric XVII, vol. XII, fasc. 1207. 6 21 settembre 1900.
82
BIBLIOGRAFIA
mente si vede che 1'Autore non ha un piccolo ma prezioso contributa
risparmiato fatiche, per dare a' suoi alia storia religiosa e politica del
lettori una monografia compiuta per Monferrato.
ragguagli e document!. La reputiamo
M. C. GL — La Santa degl' impossibili. Novelle grazie straodinarie ot-
tenute ad intercessione di S. Rita da Cascia. Quarta edizione. Con
nuova appendice di grazie posteriori alia Canonizzazione. Nwpoli,
tip. degli Artigianelli, 1900, 16° di pp. 176.
Non c'e che dire, questa Santa sempre piu e la sua gloria e il no-
si fa onore co' suoi impossibili. Dia- stro hene.
mole dunque occasione di accrescere
MARBOT E., Chapelain de N. D. de la Seds, Aumonier du Saint-Sa-
crement. — La Liturgie Aixoise. "Etude bibliographique et histo-
rique. Aix, imp. Makaire, 1899, 8° di pp. 430. — Fr. 5.
« V avviso, amico lettore, che dizionale per6, per deliberazione del
questo libro comincia dove gli altri
flniscono. Ed appunto il suo princi-
pale oggetto e uno studio speciale
di que' documenti, riputati poco ri-
creativi, che si chiamano con altro
nome pitces justificatives e che d'or-
dinario si rilegano ad un'appendice
che nessuno legge. » Cosl 1'Autore
nella prefazione. Gli specialist! per6
trovano il massimo gusto precisa-
mente in que' documenti, che nes-
&uno legge ; perche di la traggono il
retto criterio onde giudicare i lavori
destinati al comune de' lettori ed
attingono lume, spesse volte inatteso,
onde giungere a nuove scoperte.
La prima parte deU'erudito la-
voro e destinata alia descrizione del
manoscritti liturgici piu importanti,
che appartengono alia Chiesa di Aix
in Provenza. Tra i codici piu preziosi
sono da notare 1'Evangeliario del se-
colo X, il Missale del 1423 con su-
perbe miniature del Murri, il Libro
d'Ore del Re Renato (sec. XV) e gli
stupendi libri corali in pergamena,
scritti e miniati dal beneficiato Pietro
Burle. Nel 1620 per ordine del Ca-
pitolo essi furono corretti dal Victrix,
per ridurli alia lezione del Messale
e Breviario di Pio V. II canto tra-
Capitolo 28 ottobre 1619, non fu alte-
rato (p. 219), e come nota 1'A. (p. 67)
« le differenze dei testi non erano nu-
merose ; si trattava solo di toglierne
alcuni, di cangiare qualche volta due
o tre parole, od anche un testo in-
tero, il piu sovente modificarne Tor-
dine ». SeguoDO i documenti spettanti
al diritto liturgico: concilii, sinodi,,
ordinanze, statuti capitolari, e simili ;
come pure altri documenti secondarii,
ma che pure riguardano cose litur-
giche: tutti notevoli per la storia. Tra
questi noteremo i ceremonial! di varii
tempi che descrivono i riti partico-
lari della Chiesa d'Aix.
L'ultima parte dell'opera e la
storia della liturgia d'Aix, quale si
desume dai documenti citati. L'A.
ritiene che la Chiesa aquense seguisse
il rito romano-francese di Carlo-
magno e ci& fino al 1620, quando fu
definitivamente adottato il romano
di Pio V. Nondimeno le piu antiche
ceremonie particolari, care al popolo,
furono sempre conservate sino alia
Rivoluzione francese (p. 342), ed oggi
ancora se ne mantengono alcune
tracce (p. 370 e segg.). II capitolo
piu importante di questa parte con-
tiene la descrizione della liturgia
BIBLIOGRAFIA
83
aquense dal secolo XIV fino al Con- lavoro pu6 servire di fondo buono
xjilio di Trento. L'A. ne mette in ri- per esaminare e mettere a riacontro
lievo tutte le particolarita ed il suo altre simili liturgie d'aitre Chiese.
MARIA DI GARDO. Caccia al marito. Romanzo. Torino, Giulio Spei-
rani e Figli Editor!. Via Geneva 3, in 16.° — L. 1,00. — Brutta.
Romanzo. Giulio Speirani e Figli, in 16° di pp. 302. - - L. 1,00.
L'autrice di questi due romanzi dotti, la forma e corretta, e i carat-
e di altri pregevoli racconti e senza
dubbio una scrittrice di vaglia, e
nobile e morale e il fine che ella
scrivendo si propone. Nel primo di
questi due romanzi mostra la misera
fine di una buona e bella giovinetta,
la quale spintavi dalla pazza genitrice
diventa la vittima di due amori inde-
gni di lei; nel secondo poi, 1'eroina, la
povera Ghika, per troppo amore della
fainiglia, disubbidisce alia chiara voce
di Dio che la chiamava allo stato re-
ligioso, e incontra perci6 dolori e
colpe senza fine. Gl'intrecci di questi
due racconti sono buoni e ben con-
MATTIUSSI GUIDO S. I. — Omaggio alia Vergine chiudendo il se-
colo dell'Immacolata. Mon%a, tip. Artigianelli, 1900, in 8.Q
Poche pagine, ma di un merito des una si lunga serie di maraviglie
particolare per 1'argomento, e per6
ne parliamo. Mentre si sta preparando
il solenne omaggio a N. S. Gesu Cri-
fito, il ch. A. promuove il disegno,
gia presentato da alcuni, di non la-
eciar morire questo aecolo, senza che
si offra anche alia Vergine un omag-
gio particolare. « Si chiude, infatti,
il secolo dell'Immacolata: si chiude
teri, in generale, sono descritti con
grande naturalezza e verita. Le gio-
vanette, smaniose di lettura, trove-
ranno in questi due romanzi un'onesta
ricreazione, e potranno impararvi
qualche cosa. L'efficacia del romanzo
a correggere i costumi e ad inse-
gnare il segreto per vivere felice, e
per lo meno dubbia assai; ma in
mezzo a tanti romanzi apertamente
cattivi, ci gode 1'animo di poter rao-
comandare questi due, scritti con
intendimenti morali, e pregevoli per
lingua, stile ed arte.
il secolo, in principle del quale il
Vicario di Cristo ebbe gran ragione
di galutare Maria validissimo aiuto
del popolo cristiano; il secolo che
nel suo corso fa testimone di chia-
rissimi segni della potenza della Ver-
gine e della sua materna bonta; che
operate a intercessione della gran
Signora, quale forse dopo le origini
del cristianesimo non fu mai nella
storia; e il secolo finisce mentre 1'eco
ancor suona deg-li alti preconii coi
quali il regnante Pontefice pel lungo
corso d'oltre a quindici anni ha esal-
tato la Regina del santo Rosario, ec-
citando i fedeli a porre in lei piena
flducia fra le distrette che opprimono
la Chiesa di Dio > (p. 4). Queste ra-
gioni qui accennate il ch. A. svi-
luppa e lumeggia con tanta effica-
cia, che il lettore si sente indotto ad
abbracciar di gran cuore la sua pro-
posta.
negli ultimi quarant'aniii vide a Lour-
MERCHE SALYATORE, sac. — Primitiae. Yersi. Siena, tip. S. Ber-
nardino, 1900, in 16.*
€ Stampo questi verei, solamente dre, le mie sorelle e i fratellini e il
perche mi ricordano il mio caro pa- mio dolce paesello, dove essi dormono
84
BIBLIOGRAFIA
il sonno del giusti, dove io ho pianto
e pregato per loro, dov' e mia madre
e tante altre anime che mi amano.
Non avendo quindi i versi altre pre-
tese, i Mevii della penna si diano
pace ». Cosi 1'Autore. E noi, o Mevii
o Mezii che siamo, ci diamo subito
pace.
MOLA CARLO D. 0. Yescovo di Foggia. — Sermoni per la Quare-
sima con un corso di Spiritual! Esercizii. Siena, tip. S. Bernar-
dino, 1900, 8° di pp. 320. — L. 3,50.
Tra quei che usano a predica, la
maggior parte o non e colta, o an-
che essendo mezzanamente, non sa
levarsi colla intelligenza tropp'alto.
V'ha poi altri uditori d'assai difficile
contentatura. Or non potrebbe tro-
varsi una via di mezzo, da non riu-
scire ne astruso, ne volgare, o noioso?
Inoltre, le verita religiose e morali
sono di lor natura si splendide, che
basta esporle e chiarirle, perch6 ab-
biano forza di vera persuasione, senza
entrare in polemiche contro miscre-
denti od eretici che non sono in chiesa,
o se vi sono, troppo altro ci vorrebbe
per ritirarli dai loro errori. Ancora,
torna utile il predicare, piuttosto che
sui vizii, sulle virtu cristiane, pin di
quello che comunemente suol farsi,
e parlar tutto insieme all'intelletto,
al cuore, alia immaginativa, cioe a
tutto 1'uomo. A questi pensieri ispi-
rossi il degnissimo Filippino nel det-
tare i sermoni che ora, da Vescovo,
consente sieno dati alia luce ; e noi
possiamo assicurare che all' idea con-
cepita risponde pienamemente 1'ese-
cuzione. E per6 noi raccomandiamo
il libro principalmente al giovine
clero, il quale vi trovera una parola
semplice, affettuosa,non di rado calda
ed efficace, sempre poi pienamente
sacra; cosi che si puo bene appli-
carle cio che S. Paolo disse della
propria predicazione : non in persua-
sibilibus humanae sapientiae verbis,
sed in ostensione spiritus et virtutit
(1 Cor. 2, 4).
— Un libro per gl' Infermi. Seconda edizione. Milano, B. Bacchini
editore, 1900, 16° di pp. 112. — L. 1,20.
Libro utilissimo, pieno d'ammonimenti, d'esempii, di preghiere confa-
centisi agl'infermi.
OSTA AMELIA. — Senza macchia. Romanzo. Torino, Giulio Speirani
e Figli. 1898. 16.° di pp. 224. — L. 1,00.
— Mignon Sartori. Romanzo. Torino, Giulio Speirani e Figli Edi-
tori, 1898, in 16.° di pp. 218. — L. 1,00.
Senza macchia e Mignon Sartori bata, che forte di fede e castitk cri-
della Signora Amelia Osta sono due stiana uccide nel proprio cuore 1'a-
raccontini i quali, pur con superando
la mediocrita nella materia e nella
forma, saranno letti con piacere da
quella numerosa s«hiera di lettrici
per le quali leggere un romanzo e
parte integrante della vita. II fine che
Tautore vi si propone e morale, di-
mostrando nel primt, in Maria Oredo,
Peroina senza macchia, la moglie illi-
more di Fausto Altieri, e sacrifica la
bella giovinezza al dovere di amare
e servire un marito vecchio, amma-
lato, senza cuore e indegno di lei.
Nel secondo, Mignon Sartori, figlia
di un giocatore, rinunzia alia pro-
pria dote per salvare il padre dal
disonore, e ottiene in ricompensa la
mano di Fausto Zanero, il primo ed
BIBLIOGRAFIA
85
tmieo amore della sua tribolata gio-
ventu. I due racconti, come dicemmo,
BODO buoni, e possono correre fra le
mani di tutti, ma sarebbero anche
migliori, se la valente scrittrice avesse
usato una forma piu corretta. Nel
Senza macchia lo stile si risente qua
e la della maniera affettata del D'An-
nunzio Compaiono troppo spesso due
aggettivi che si chiudono in mezzo
a braccetto un povero sostantivo,
come « triste camera sllenziosa »,
« buoni occhi sereni », « fragile in-
volucro debolissimo » « bianco volto
giovane e fine >. Gli aggettivi stanno
quasi sempre dopo il sostantivo, e a
pag. 125 se ne trovano otto di cotali
anomalie. Finalmente la brava scrit-
trice ha creduto bene di mandare in
esiglio 1'acca che fln qui accompa-
gnavail presente indicative del rerbo
Avere, ond'ella scrive : 6, ai, a, abbia-
mo, arete, anno. Sappiamo molto bene
che la nostra autrice non e sola ad
odiare le acche, ma talvolta anche
un'acca e necessaria, e serve, se non
a bellezza, a utilita e complemento
della grammatica.
PAROCCHI LUCIDO M., cardinale. — Mauro Ricci. Discorso letto
all' Arcadia. Roma, Scuola tipografica Sales iana, 1900, in 8.°
Chi vuol conoscere, se lo ignora,
Mauro Ricci, o riconoscerlo, se ne ha
contezza, getti 1'occhio sulle prime
due pagine di questo discorso, e ve-
dra il ritratto parlante dell'uomo che
egli fu. Lo scrittore poi e delineate
in tutto il seg-uito di questo studio,
e principalmente 1'epigraflsta che s'e
guadagnato il posto di legislatore e
principe della epigrafia italiana, e il
filologo cui nessuno de' coetanei ha
superato ntlla vasta conoscenza e nel-
I'uso elegante della lingua parlata in
Toscana. Tutto il lavoro e condotto
con quella periziadel soggetto e quel-
1'atticismo di forma, che siamo soliti
da un pezzo ad ammirare negli scritti
dell'esimio Porporato.
PARODI GIUSEPPE. — II socialismo svelato. Cagliari, tip. Yald£s,
1900, in 16.° — Cent. 10.
La Conferenza intorno al Socia-
lismo svelato & dalPautore dedicata
ai soldati del R. Esercito. Merita lode
un uffiziale militare, qual e il Parodi,
che ispirandosi alia fede ed alia mo-
rale cristiana cerca di premunire i
giovani soldati contro le teorie sedu-
centi del socialismo. Dio volesse, che
i governi ammodernati, dopo tanti
PAROLE di vita al secolo che muore e al secolo che sorge. Yol. I.
Perugia, tip. Santucoi, 1900, 16* di pp. XVI-180. — L. 1,00. Ri-
volgersi ai RR. PP. Barnabiti via del Yerzaro n.° 23, Perugia.
Quel non so che di troppo so- ha diritto di parlare a tutti i secoli,
luttuosi esperimenti di disordini so-
ciali cagionati dalle sette sovverti-
trici, comprendessero alia fine, che
I'esercito per essere un fedele difen-
sore contro i nemici interni ed esterni
delle nazioni, ha assoluto bisogno di
mantenersi credente e di praticare
i doveri della religione!
noro che a prima vista presenta que-
ato titolo, sara anzi riconosciuto giu-
stissimo, come prima si sappia che
queste Parole di vita sono di colui
che s' intitola Vita e che e il Re dei
secoli; 1'unico per conseguenza che
e prometter loro quella vita che in
lui solo si trova. L'opera e divisa in
due parti, da svolgersi in piu volumi.
La prima parte sara una semplice e
fedele esposizione di tutte le sen-
tenze di N. S. Gesu Cristo, e potra
86
BIBLIOGRAFIA
riuscire meglio adatta ai credent! e
alle anime pie. La seconda parte dara
alle singole sentenze piu largo com-
mento, fara di ease una scuola al
secolo che muore e al secolo die sorge,
e quindi sara utile prineipalmente a
coloro, che avessero attinto dall'eta
moderna il veleno della miscredenza
o 1'alito del pessimismo. Di qui vede
ognuno 1'importanza dell'opera, es-
sendo certissimo che nel Vangelo
meditato ed attuato sia riposta la ri-
il genere umano. Questo primo vo-
lume si apre col Testamento del se-
colo nostro, che lascia al venture
questi due legati : Sacrifizio e fede.
Poi seguono cento parole di Geau
nel suo apostolato, riferite letteral-
mente in latino e in volgare, poscia
dichiarate con un breve commento
morale. L'Autore e anonimo, ma ia
sua penna e viva, calda, potente: egli
in somma rivelasi un uomo di vaglia
e, ci6 che piu monta, un uomo di Dio.
generazione civile e sociale di tutto
PIGHI GIOVANNI BATTLsTA, can. prof. — Giammatteo Giberti ve-
scovo di Verona. Verona, tip. GK Marchiori, 8° di pp. 166-LVI.
II lamecto d'Alfredo Reumoat, all'Aleandro, al Giosio e al Bonfadio,
ha finalmente trovato nel prof. Pighi
il suo storico diligente ed amoroso,
che ce lo ha messo in tutta quella
pienezza di luce che meritava. Pur
desiderando dire tutto quanto si sa
aver fatto il Giberti, e dirlo bene, egli
teme modestamente di non aver fatto
che nel suo « Vittoria Colonna » si
doleva che intorno a Grian Matteo
Giberti mancasse ancor sempre una
monografla, questo lamento, diciamo,
d'ora innanzi non si potra piu ripe-
tere. Eccola qui la monografia, ca-
vata dalle fonti che il Reumont in-
dicava, e da altre ancora che egli
non conosceva. L'insigne diploma -
tico, 1'illustre Vescovo, il munifico
mecenate che del suo episcopio fece
un vero ateneo, accogliendovi il Berni,
il Florimonte, il Flaminio, il Bembo,
il Contarini, il Polo, il Fracastoro, e
ne 1'uno ne Taltro. A noi invece sem-
bra che si, perehe le cose certe e
bene appurate le troviamo qui tutte,
e le troviamo esposte in una forma
che ad una schietta naturalezza ac-
coppia la dignita che si addice al
merito del soggetto.
profondendo favori al Molza, al Vida,
ROBERTI GIUSEPPE MARIA dell'Ordine dei Minimi. — L'Onoma-
tologia del divin Redentore nel Nuovo Testamento. Studio esege-
tico morale per il solenne omaggio a Gesu Cristo. Con appendice
sul Nome della Vergine Madre di Dio. Roma, tipografia di Pro-
paganda, 1900, 16° grande di pp. 404.
Tra i libri stati pubblicati que- in otto esametri ne raccoglie 43, ed
st'anno pel solenne omaggio che si
prepara al divin Redentore, questo e
forse il piu ponderoso. Essendo che
i nomi dati nella santa Scrittura al
divin Redentore ci svelano tutti qual-
cuna delle sue proprieta, ognuno vede
quanto conferisca alia cognizione di
lui la cognizione de' nomi coi quali
viene appellato. Di questi S. Damaso
Ennodio ve ne aggiunge degli altri.
II ch. Autore dunque ne ha preso a
studiare i principali, dividendoli in
tre classi: nomi sostantivi, attribv-
tivi, sinonimi. Di ciascun nome o
titolo accenna 1'origine etimologica
o storica; poi ne dimostra, col sus-
sidio della teologia, le ragioni di con-
venienza, mettendone in luce le pro-
BIBLIOGRAFIA
87
sono coltivati con tan to ardore, ben-
che spesso applicati a soggetti di ben
poco rilievo ; non e bello il vedere
siffatte pazienti e minuziose ricercbe
rivolte sopra colui che e TAlfa e
1'Omega di tutte le scienze? Che
sempre vera restera la sentenza di
S. Agostino : Ula quae de hoc mundo
quaeruntur, nee satis ad beatam ni-
tam obtinendam tnihi videntur per-
tinere, et si aliquid afferunt volup-
tatis cum investigantur, metuendwn
est tanien ne tempus absumant rebus
impendendum melioribus. Epist. XI,
ad Nebridium.
prieta e 1'eccellenza; da ultimo ne
desume qualche rifleesione morale.
Tutto il lavoro e fondato suH'inse-
gnamento dei SS. Padri e dei piu
rinomati interpret}. dall'Areopagita
fino ai nostri contemporanei, ed e
condotto con tale ordine e chiarezza
di dettato, che si fa intendere senza
fatica ed altresi con diletto. Questo
& dunque nno studio assai dotto e
insieme acconcissimo a rafforzare la
fede e riaccendere la pieta nolle
anime intif-pidite. Nfc ;taceremo che
e anche molto adattato air indole
scientiflca dell'eta moderna. In que-
sto tempo, in cui gli studii fllologici
ROGCI LORENZO, prof, e dott. — Trattato di Prosodia e nozioni di
metrica latina. Torino, tip. Paravia, 1900, 4° di pagg. 67. — -
L. 1,50.
Questo prezioso Trattatello di Pro-
sodia latina, tntto succo e polpa di
scienza glottologica e di erudizione
classica, sara di grande aiuto a fare
intendere la meravigliosa struttura
deirantica metrica, cost svariata-
mente ricca di movimenti e di sttoni,
e verso la quale (come nota il ch.
Autore) ben povera cosa sono i rit-
mi, per quanta scerrevoli e sonanti,
dei nuovi idiomi,
II metodo, che 1'A. ivi tiene, e
veramente nuovo, frutto di molto
studio e di lunga esperienza, acqui-
stata in parecchi anni d'insegna-
mento. Con mirabile chiarezza sono
esposte le Regole di Prosodia, e la
prima abbraccia il testo, che espone
il necessario a sapersi; la seconda
comprende, a pie' di pagina, erudite
note e dotte appendici, che servono
a chiarir meglio la regola stessa, con
vantaggio grande dei giovani piu in-
telligenti, ai quali certo torna piu
facile e gradito il vederne rintima
ragione, che apprenderne i soli ed
aridi precetti, a mo' de' pappagalli.
L'Autore ha infine raccolto nelle sue
dilucidazioni il piu bel fiore de' con-
tinui progress! che va facendo la
scienza glottologica. E dunque que-
sto un lavoro altamente commende-
vole : e i Professori, a cui vivamente
lo raccomandiamo, se ne troveranno
content! nel vedere in esso appianata
la via e resa molto spedita per una
materia d' insegnamento in se stesea
alquanto arida e scabrosa.
stampa stessa co' suoi svariati e bei
caratteri, or piu grossi or meno, se-
condo Timportanza, coopera a fissar
meglio in capo ai giovani i precetti.
II lavoro si divide in due parti: la
KOSATI PIETRO. — Pax. Carmen Petri Rosati interamnatis in cer-
tamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum. Amsteldami, apud
I. Mullerum, 1900, in 8.°
Questo carme, in cui si celebra 1'Haya, con le debite lodi all'inizia-
il congresso per la pace tenuto al- toreNiccoldllimperatordelleRuBsie,
88
BIBLIOGRAFIA
al pontefice Leone XIII, e alia regina amico delle Muse latine apparira
d'Olanda Guglielmina, a qualsivoglia degno del premio che gli fu dato.
RUMOR SEBASTIANO. — Sempre lacrime... Racconto. Quarla edi-
zione. Lonigo, tip. Popolo, 1900, 16° di pp. 144. — L. 1,00.
Ecco un altro romanzo del solito e scritto benino, e innocente, e pn6
genere sentimentale, e sempre sullo ben far passare lecitamente il tempo
stesso eterno argomento dell'amore a chi vuole divertirsi.
umano. Tuttavia dobbiamo dire che
SACCONI GIOVANNI, can. — Cadelbosco. Memorie storiche. Eeggio
nell' Emilia, tip. degli Artigianelli, 1899, in 16.°
E una piccola, ma sugosa mo- serie delle persone che hanno fatto
nografia del comune di Cadelbosco-
sopra, situato a poehi km. da Reggio
Emilia. Contiene le notizie storiche
e religiose, che si conoscono, con la
del bene o hanno arrecato lustro al
loro paese. II ch. Autore porta cos*
un tributo utile alia storia della pa-
tria EtniliaBa.
SALVI EDYIGE. — Alga e Felce, Romanzo. Torino, Giulio Speirani
Figli, di pp. 226. — L. 1,00.
E stato scritto per le giovanette
questo romanzo, e ad esse piacera
certamsnte, giacche vi si tocca al
solito la corda sentimentale e amo-
rosa. Tuttavia il libro e buono, e se
in Ada troveranno il tipo di una ra-
gazzadi uncarattere difficile e troppo
sensibile, potranno specchiarsi invece
in Maria, buona, amabile e generosa
al segno di sacrificare la propria feli-
cita all'amicizia di Ada. Vorremmo
tuttavia osservare che le prime ses-
santa pagine, dove si descrive la for-
zata educazione di Ada nel convento
di Venezia, potrebbero far credere a
di educanda sia tutt'altro che bella.
Questo forse non era nell' intenzione
dell'autrice, e se lo era s'inganne-
rebbe a partito, giacche il piu delle
volte le giovanette ricevono negli
educatorit religiosi quell' educazio-
ne che indarno potrebbero avere
nel mondo, e piu tardi ricordano
quegli anni come i piu belli della
loro vita. Se Ada Balbi non potfc
restare in convento, la colpa non fu
delle religiose o del sistema, ma dei
nervi esaltati della ragazza, della sua
eta troppo matura e della cattiva
educazione fino allora ricevuta.
qualche piccola lettrice che la vita
SCARPA FRANCESCO SAYERIO, S. I. — I giovani cattolici devoti
del Sacratissimo Cuore di Gesft. Esortazioni del P. F. Saverio
Scarpa d. C. d. G. Modena, tip. Immacolata, 1900, in 24.° — L.0,25.
Vogliamo racomandato caldamen- a gittare negli animi teneri dei gio-
teagliistituti cattolici questo grazioso vanetti e delle giovanette il germe
libriccino, che colla sua aurea sem- fecondo della divozione al Cuore dol-
plicitk e devota unzione e nato fatto cissimo di Gesu.
TERRIEN J. B. S. I. — La Mere de Dieu et la Mere des hommes,
d'apres les Peres et la Theologie. Premiere partie. La Mere de
Dieu. Paris, P. Lethielleux, XXIV-396 ; 430. — Fr. 8,00.
II titolo e chiaro. Non si creda Donna siano trascurati. Al contrario
per6 che gli altri privilegi della gran tutte le grandezze, tutte le glorie,
BIBLIOGRAFIA
89
tutte le prerogative di Maria Vergine
sono qui studiate con tale profondita
ed esposte con tale ampiezza che in
pochilibrimodernisitroveraruguale;
ma tutto questo e fatto in visfea della
maternita, di cui quelle doti sono le
conseguenze e 1'appannaggio. Le sor-
genti poi alle quali il ch. Autore ha
attinto la sua vasta dottrina, sono
principalmente la S. Scrittura, i Padri,
la Liturgia, i Teologi.
Per dir soltanto dei Padri, giu-
stamente nota 1'Autore che e una
pieta il vedere con quale incredibile
leggerezza sono allegati i testi dei
Padri in molti libri sulla Madonna,
anche recenti. E veramente non man-
cavano scuse agli scrittori dei tempi
andati, che si servivano d'edizioni
assai difettose, fatte in tempi in cui
la critica spuntava appena; donde
procedeva che spesso errassero nel-
1'attribuzione dei testi. E pur pure
se si trattasse solo d'attribuire ad un
Padre quel ch'e d'un altro. Ma il
peggio e che di molti testi e impos-
sibile trovare la provenienza, e che
sono inventati di pianta, benche si
presentino sotto 1'egida d'autorice-
lebri per la scienza e la santita. II
qual non piccolo male precede, com'e
chiaro, da questo, che molti scrittori,
invece di salire faticosamente alle
fonti, si contentano di copiarsi 1'un
1'altro, lavoro certamente piu facile,
ma non piu conducente, a dir vero,
alia gloria della Vergine. Or quello
che era scusabile una voita, non e
piu all'alba del secolo vigesimo; e
pero il dotto Autore si e preso cura
d'indicare minutamente la fonte dei te-
sti di cui si serve in tutto il corso del
suo poderoso lavoro. I Padri sono ci-
tati secondo la Patrologia del Migne.
Chi avra letto questi due volumi
sulla MADRE DI Dio, sollecitera coi
voti la comparsa degli altri due che
ci offriranno la Madrc degli uomini.
YANZI MUSSINI FANNY. — Illusion! estreme. Romanzo. Torino, Giu-
lio Speirani e Figli, 16° di pp. 234. — L. 1,00.
Forse non a tutti piacera questo
racconto della signora Fanny, ma
tutti per6 dovranno confessare esser
lei una scrittrice di vaglia, e dalla
quale ci possiamo promettere lavori
di miglior polso. La lingua e buena,
lo stile chiaro e terso, e i caratteri
bene delineati, specialmente quelli
dell'artista Morelli, di sua figlia Maria,
deH'avventuriera russa Maximoff, e
della fam\glia tedesca Albrecht. II
giovane artista Morelli, egoista, vi-
zioso, snaturato,si sposa; edopo aver
donna a cui aveva dato la mano ma
non il cuore, sacrifica anche la figlia
Maria, che per amore del padre sna-
turato aveva cercato di soffocare nel
suo cuore un onestiasimo amore. II
raccontino e bello, ma vi domina un
po' troppo la nota triste e malinco-
nica. Inoltre a pagine 25 e 26 vi e una
scenetta i cui colori sono forse un
po' troppo vivi per gli occhi di ra-
gazze innocenti, qnali si suppone
siano le lettrici dei romanzi della
casa Speirani.
uccisa coi suei mali trattamenti la
YITELLESCHI GIOYANNI MARIA S. I. — Liriche. Prato, tip. Gia-
chetti, 1900, 16° di pp. 150. — L. 2,00.
Ecco un libro di poesie che si o Varie, o Sacre, splendono sempre
sollevano sopra il livello di quelle, di sentimenti elevati, che nutrono la
che comunemente ci vengono ai no- mente e il cuore, innalzandoli alle
stri di presentate. 0 sieno Laziali, serene region! del bello, del vero e
90
BIBLIOGRAFIA
delPonesto. Ma forse piu del conte-
nuto ne e commendevole la forma,
finamente elaborata. Nella forbitezza
della frase, nell'epitetare sapiente,
nel magistero del verso e dell'armo-
n<a, nel movimento lirico di tutto il
componimento 1'Autore si rivela vera
anima d'artista. Dote poi sua carat-
teristica ci sembra un certo far si-
gnorile alia pariniana, che mai non
si smentisce : nobile sempre, sublime
speaso, non 6 pedestre mai; ed anche
Fra i Ciociari (p. 33) dopo averli
fedelmente, ma elegantemente di-
pmti, sa sollevarsi ad impensate al-
tezze. Oltre il Parini, sentesi in lui
il Leopardi e qualche nota d'autor
piu moderno, ma niuna servilita; che
da essi il piu bel fiore cogliendo, ha
saputo formare Lo bello stile che gli
ha fatto onore, stile non originate
ma suo.
Forse taluno lagnerassi che queste
Liriche qua e cola non s' intendono
alia prima, ma bisogna rileggerle
studiosamente ; tal altro notera 1'uso
di certi latiniemi, come sene (p. 117),
incedua, (p. 17 e altrove ; ma noi
siamo persuasi che questi medesimi
nei saranno da altri avuti in conto
di pregi d'una poesia concettosa e
non volgare
YON DOSS P. ADOLFO, S. I. — La scelta delio stato ponderata al
lume della Fede e della ragione. Yersione del P. M. Yivari stima-
tino. 2* edizione riv. e migliorata. Pavia, tip. Artigianelli, 1899,
24° di pp. 156.
Ecceliente librino, del quale abbiamo gia parlato nella Ser. XVI, vol. I,
p. 600.
WUESCHBR-BECCHI E. — Qrsprung der papstlichen Tiara (regnum)
un der bischoflichen Mitra, aus den antiken Monumenten erklart.
Rom, Buchdr. der Qesell. des gott Heil., 1899, 8° di pp. 32 con
tavoie illustrative.
La sentenza, che fa derivare le
vesti primitive ecclesiastiche dei cri-
stiani dalle consimili adoperate nel
culto giudaico, e oramai abbandonata,
specie dopo le accurate dimostrazioni
del Wilpert nel suo dotto opuscolo:
Un capitolo di storia del vcstiario
(Roma, 1898). Le vesti sacre hanno
origine diretta dalle vesti profane de-
gli ultimi tempi dell'impero romano.
II medesimo deve dirsi della tiara e
della mitra, che dall'Oriente proven-
ZACCARIA D. — Teofila, ossia 1'anima amante di Dio. Considera-
zioni e Preghiere. Faenza, 16° di pp. 384. — L. 1,40.
Abbiamo gia di questo libro par- luce in una seconda edizione, tor-
lato con favore nel quaderno del niamo di buon grado a raccoman-
!• febbraio 1899. Ora che rivede la darlo.
gono solo per via indiretta, in quanto
simili ornamenti del capo passarono
anche ai popoli indogermanici, e fu-
rono comuni ai Greci e Romani. Le
molte ed erudite prove, recate dal
ch. Autore per ogni singola parte
del suo lavoro e con formate con bel-
lissimi disegni tratti da' monumenti
antichi, lasciano il lettore convinto
della bonta e verita della tesi qui
sostenuta.
CRONACA GONTEMPORANEA
Eonia, 7-25 settembre 1900.
I.
D1ARIO DELL' ANNO SANTO
1. Nuovo movimento di pellegrinaggi in Roma. Operosita degli ordinatori
dei medesimi. — 2. I Congress! tenuti in Roma nel settembre 1900. —
3. Ricevimenti e udienze del S. Padre. — 4. Le Figlie di Maria adunate
a parecchie migliaia in S. Pietro. — 5. Nuovi pellegrinaggi pel Congresso
dei Terziarii francescani. — 6. Dispensa dal coro pei canonici e bene-
flciati che attendono alle confessioni dei pellegrini.
1. Passato il bollore deila state, e calmata in parte la commozione
violenta che il luttuoso avvenimento del 29 luglio aveva eccitata negli
animi, Roma torno a riprendere il movimento e la vita, che omai erano
divenuti il suo aspetto abituale e il suo carattere nel corso di quest'anno
giubilare. Yita e movimento che non offende nessuno, pereh$ non &
dimostrazione profana, ma religiosa ; non e agitazione politica, ma esplo-
sione di fede, di preghiera, di ossequio all'Altissimo, del quale implora
le misericordie su tutto il mondo.
I pellegrinaggi che concorsero nella citta santa nel settembre di
quest'anno, a mala pena si contano. Yengono, vanno, s'intrecciano,
circolano sotto la guida de' loro capi, di Eminentissimi Cardinali loro
pastori, dei loro vescovi e di molti zelanti sacerdoti e laici, di Roma
e delle diverse diocesi. Ora il ricevere i nomi, numerarli, distribute
le tessere, procacciare i ribassi ferroviari, ordinare alloggi in Roma e
nelle altre citta e santuarii, dare schiarimenti, guidare talora quasi
per mano gente semplice, ignara del paese e di tutto, che spesso non
era uscita mai di casa sua, ne aveva perduto di vista un giorno il
campanile del villaggio natio; tutto questo lavorio intelligente, a cui,
fatto ragione delle molteplici difficolta quotidiane, corrispose nel fatto
un andamento meraviglioso ; tutto questo e una prova evidente della
carita, dell'abnegazione, non meno che dell'abilita' e destrezza, dello
spirito organizzatore di quelle egregie persone d'ogni paese, cui tocco
rendere a Dio quest' omaggio delP opera loro e alia Chiesa questo ser-
vigio. Le cose mutano, le istituzioni nascono e tramontane, sia pure
92 CRONACA
talvolta per effetto dell'ingiustizia degli uomini ; ma lo spirito di Dio
d sempre quello. Cosi se la confraternita della SSma Trinita de' Pel-
legrini non puo ora rinnovare le prove di carita fatte per 1'addietro
in servigio delle moltitudini che accorrono al giubileo, fasti registrati
a suo onore nella storia degli anni santi ; ma i Circoli cattolici, quelli
di S. Pietro e dell'Immacolata, in particolare, le varie Commissioni
pontificie de' pellegrinaggi e degli alloggi, ecc. hanno pure fatto e fanno
tuttora non minor lavoro ne minori servigi.
2. II inovimento de' cattolici verso Roma in questo mese, oltre che
nei pellegrinaggi generali, si concentre nei diversi Congressi, che tol-
sero occasione dell'Anno Santo per tenere in Roma le loro adunanze,
ancorche i loro programmi non riguardassero questa occasione e eo-
lennita in particolare. Yogliamo dire il Congresso generale dei catto-
lici italiani, il Congresso della gioventu cattolica italiana, il Congresso
internazionale degli studenti universitari cattolici, poi il Congresso dei
terziarii francescani, dei quali riferiamo particolarmente nella cronaca
delle cose romane.
3. II S. Padre, come si puo pensare, si voile pure fare tutto a tutti,
e tutti consolare della sua presenza e benedizione i benemeriti promo-
tori e ordinatori di queste opere di risorgimento cattolico, i capi e gli
organizzatori dei pellegrinaggi, le moltitudini stesse dei pellegrini.
II 22 agosto aveva ricevuti e benedetti nella Cappella Sistina i pel-
legrini sardi ; il 31 scese nella basilica vaticana ove lo attendevano
desiderosi i pellegrini di Padova, Trento, Trieste, Udine, Bologna, Ve-
roli, Foligno insieme coi loro vescovi, e 1'Emo Card. Respighi Yicario
di S. S. rappresentante 1'Emo Svampa Arcivescovo di Bologna, e Mon-
signor Marconi vescovo di Piilati in Albania delegate del vescovo di
Trento. II giorno appresso un centinaio di giovani seminaristi veneti,
di Trento e di Yeroli ebbero ancora un'udienza speciale nella sala
Clementina.
II 6 settembre 20,000 persone incirca s'adunavano allo stesso effetto
in S. Pietro, convenuti dagli estremi confini dell'Italia, dalle varie
diocesi del Pieinonte, della Liguria, della Toscana, Pescia e Firenze,
dalle Marche, da Todi, Manfredonia, dalla provincia romana, da Bene-
vento, da Malta, dalla Sicilia Palermo, Girgenti, Trapani, Siracusa,
Caltagirone, Caltanisetta, Lipari. Da tutte queste diocesi numerosi erano
i giovani alunni dei seminarii, e furono presentati al S. Padre in spe-
ciale udienza I'll settembre dall'Emo Cardinale Celesia arci vescovo di
Palermo, da Mons. Alfonso Mistrangelo arci vescovo di Firenze e dagli
altri loro vescovi.
II 12 settembre fu la volta degli studenti universitarii cattolici,
dei quali una Commissione delegata fu ammessa all'augusta presenza
di S. S. nella sala del Trono e consolata de' piu benigni incoraggia-
CONTEMPORA^EA 93
menti. Gli altri student!, che per il numero non poterono godere tal
venttira, il giorno stesso s'unirono ai pellegrinaggi di S. Miniato, Yi-
terbo, Mantova, Yerona, Crema, Como, delle Marche e varii gruppi di
francesi tolosani, un quindicimila persoue incirca, che il Santo Padre
benedisse in S. Pietro. Altri 20,000 succedettero il 16 settembre in
S. Pietro similmente, di Arezzo, Bergamo, Yerona, Mantova, Cortona
delle Marche ecc.
. 4. Questa fu udienza notevole sopratutto per la turba Candida delle
parecchie migliaia di figlie di Maria, giovinette ascritte al pio soda-
lizio in tutte le citta e terre d'ltalia, coi bianchi veli e serici sten-
dardi, le quali fecero plauso della loro innocenza al Yicario di Cristo
Agnello immacolato.
« Sui visi di quelle migliaia, era la gioia che prelude ad un av-
yenimento per la maggior parte da tanto tempo desiderate. I varii
gruppi alternavano canti religiosi della cui melodia echeggiavano le
volte gigantesche della Basilica Yaticana, e che trasportavano la mente
ed il cuore commossi ai canti verginali liturgici sulle tombe delle Ce-
<?ilie e delle Agnesi e di altre martiri, nei cimiterii cristiani prima
della pace.
« Quando Leone XIII apparve tra quelle inconscie di traviamenti
della vita e di rimorsi, serene, come il cielo nei di dei trionfi del
suo azzurro, si levd verso la Sua veneranda figura uno di quegli ap-
plausi che i present! non dimenticheranno mai per il carattere spe-
ciale di entusiasmo, di tono, di slancio. Era la verginita che si levava
a baciare la canizie immacolata, confondendo i desiderii, le brame
nell'oceano della carita divina, rappresentata dal Sommo Sacerdote
Leone XIII.
« E sul volto del nostro Santo Padre appariva la commozione, e i
suoi occhi sfavillavano del sentimento profondo della sua mistica pa-
ternita, e la mano si alzava sopra quelle migliaia di teste che si agi-
tavano, su quei visi pieni di letizia, su quei Labari, lavoro finissimo
an che di egregii artisti, a benedire.
< L' Italia cattolica, inviando ai piedi di Leone" XIII, in occasione
dell'Anno Santo, una cospicua rappresentanza dei fiori piu eletti che
crescono sotto la protezione singolarissima di Maria, ha ben meritato
anche della patria civile, perche dove la mente e il cuore delle fan-
ciulle $ educato alia virtu della modestia cristiana, sintesi di tutte
le altre, ivi e caparra di generazione suddita di moralita, di carat-
tere e di fortezza...
< Onore dunque agli organizzatori di questo pellegrinaggio, ma piu
di tutto ai Direttori ed Istitutori di questi drappelli nelle varie citta,
borgate e terre d'ltalia. Essi saranno i sal va tori delle generazioni,
indirizzando a vita modesta la gioventu femminile, presa di mira dal
94 CRONACA
laicismo, che vnole sfruttarla pel suoi ideal! di emancipazione della
famiglia e della societa da Dio e dalla Chiesa. » ( Voce della Veritd,
18 sett. 1900).
5. Intanto sopraggiunsero altri pellegrini dall'estero : 500 tedeschi
da Colonia, altrettanti polacchi dalla Galizia condotti dal P. Stefano Po-
dowski, del Minor! , all'acquisto del Giubileo e al Congresso del Ter-
ziarii francescani poi un 20 mila terziarii d'ogni nazione. E mentre
scriviamo la Svizzera, 1'Ungheria, e sempre nuove province d' Italia
riversano in Koma i loro rappresentanti : omai ci si £ fatto 1'occhio,
nia i frutti dell'anno santo gia si veggono maturare anco fuori di
Eoma; dove il risveglio del sentimento religioso, della divozione al
Yicario di Cristo e pero a Gesu Cristo stesso si vanno potentemente
propagando.
6. Riferiamo da ultimo una benigna e provvida disposizione del
S. Padre per soccorrere piu largamente ai bisogni spiritual! dei pel-
legrini in tanta affluenza di questi giorni. E stata pubblicata dal Vi-
cariato uca Notificazione, con la quale si diehiarano dispensati dal-
1'ufficiatura corale, pro diebus et lioris, quei canonici o beneficiati
delle Chiese di Roma, i quali, appro vati pel ministero della confes-
sione, sotto la guida del predetto Direttore si prestano ad ascoltare
le confession! dei pellegrini durante 1'Anno Santo, in qualsiasi chiesa
(ii questa Dominante.
II.
COSE ROMANE
1. II XV1I° CoEgresso Cattolico Italiano. —2. II 1° Congresso Internazio-
nale degrli Uciversitarii Cattolici. — 3. I Giovani Universitarii in San
Pietro, e poi in Vaticano a' piedi del S. Padre. — 4. Pellegrinaggio in-
ternazionale e Congresso della Gioventu Cattolica. — 5. Solenne Bea-
tificuzione della Yen. Giovanna Lestonnac, fondatrice delle Figlie di
Nostra Signora.
1. II XVII0 Congresso Cattolico Italiano, tenutosi in Roma, nei
giorni 1, 2, 3, 4, 5 di settembre, ebbe un esito, sopra ogni espetta-
zione, felicissimo. Come cronisti, non possiamo diffonderci a lungo^
ina soltanto volgere uno sguardo siatetico a questa si solenne mani-
festazione italiana, facendone rilevare 1'altissima importanza, sia pel
luigo, dove si e inaugurata, cioe nelFeterna citta sotto gli occhi del
Sommo Pontefice, sia per la presidenza onoraria del Cardinale Re-
spighi, Yicario di S. Santita, sia per 1' intervento di 4 Cardinali, di
6 Arcivescovi e di ben 26 Yescovi venuti d'ogni parte della Peni-
sola, e sia ancora per la mirabile concordia ed armonia che tra i Con-
CONTEMPORANEA 95
gressisti regno costante, e per la praticita delle deliberazioni formu-
late dopo serii e lunghi studii da questo Congresso, che segnera certo
una pagina gloriosa nella storia del movimento cattolico in Italia.
GUi offici delle varie Sezioni furono posti nelle scuole del Ponti-
ficio Seminario di S. Apollinare, e la chiesa fa trasformata in aula
per le adunanze generali. Sopra un alto palco nell'abside, a modo di
grandiosa gradinata, in derate poltrone sedevano i Cardinal! e gli Ar-
civescovi e Yescovi. Nel fondo, sotto un ricco panneggiamento in vel-
luto, campeggiava un magnifico ritratto di Leone XIII, opera del-
I'Ugolini. Tutto attorno, appoggiati alle pareti, sfolgoravano pittoreschi
gruppi di labari e di bandiere delle varie associazioni cattoliche.
A presidente effettivo del Congresso fu nominate il Conte Com-
mendatore Carlo Santucci, di Roma, che disimpegno il suo scabroso
ufficio con soddisfazione universale. Al suo fianco sedeva il Conte Pa-
ganuzzi, come Presidente generale dell' Opera, e il Segretario gene-
rale il Comm. Rezzara. Y'erano poi molti altri vice-presidenti e se-
gretarii. Alls 9 e 45 del 1° di settembre entro nell'aula, gia gremita
di congressisti, S. Em. il Cardinale Yicario, accompagnato da tre altri
Cardinali e da molti Arcivescovi e Yescovi e recitate le preci d'aper-
tura, e salutata I'assemblea, dicendo : Sia lodato Gesu Cristo! inau-
guro solennemente il Congresso, mentre tutti in coro a gran voce ri-
spondevano: Sempre sia lodato!
Quindi, come Presidente d'onore, I'Emo Card. Yicario rivolse ai
Congressisti pel primo la parola, veramente paterna, ricordando in
prima il Congresso di Ferrara, e poi raccomandando, come eco fedele
del Breve Papale, (da noi riferito a suo luogo), la concordia, la pace,
e la serenita nelle discussioni, perche da queste sorgano pratiche pro-
poste a vantaggio della Chiesa e della civile societa. Dopo una fra-
gorosa salva di applausi al nobile discorso del Card. Yicario, sorse in
piedi il Conte Paganuzzi, che, impossibile a tenergli dietro nella sfol-
gorante sua eloquenza, riassunse bellamente i temi piu importanti del
program ma, propostosi dal Congresso, sia nell'ordine religioso, edu-
cativo, economico-sociale, sia riguardo alia stampa e alle associazioni.
< La nostra azione (conchiuse 1' illustre Oratore) dev'essere cattolica
papak, subordinata ai nostri Pastori ; allora sara potentissima. » E,
finendo con un elogio al conte Santucci, onore del patriziato e del
Ibro, e con un evviva a Leone XIII, vien fatto segno dal Congresso
ad una ovazioue entusiastica e prolungata.
Si levo quindi il Presidente, conte Santucci, e con una facondia
ed eleganza veramente romana, fece omaggio al Card. Yicario e agli
altri Prelati, ringrazio il conte Paganuzzi, dichiarandosi immeritevole
dell7 onore conferitogli, e, toccando poi leggiadramente le gloriose tra-
dizioni dei nostri Comuni, disse, fra molte stupende cose, che Italia
96 CRONACA
e Papa, cattolicismo e gloria della patria sono inseparabili : che 1'Italia
col Papa e al disopra di tutte le nazioni : che per la prosperita della
patria, deve la concordia de' buoni fare disparire 1'assurdo dissidio su-
scitato dagli empi tra Chiesa e Stato. II Papa ha diritto sacrosanto
alia indipendenza, condizione esseuziale per 1'autorita di Lui, e per
la pace di tutti i popoli della terra. Noi vogliamo senza scosse, gui-
dati dal Papa, risolvere i veri problemi della vita sociale. — Ed in-
fine esortando al lavoro indefesso e concorde, suggello il suo splen-
dido discorso, gia dato alle stampe, con una magaifica apostrofe di
invito ad acclamare Leone XIII, qual Principe della pace. — L'as-
semblea surta in piedi, proruppe in applausi fragorosi e prolungati
fra ripetute grida di Viva Leone XIII!
La nota caratteristica di questo Congresso fu la praticita dei lavori
delle sezioni e delle conseguenti deliberazioni e voti. Si e parti to dal cri-
terio generale d'esaminare il lavoro fatto, i risultati ottenuti e di mirare
all'avvenire migliorando. Impossibile per noi il discendere ai minuti
particolari. Ci vorrebbe un grosso volume. Diciamo soltanto, che le
Sezioni furono sempre affollatissime, e in ognuna d'esse si discussero
con ardore si, ma congiunto alia migliore cordialita, materie impor-
tantissime e di pratica utilita. Nelle adunanze generali poi 1'eloquenza
dei varii oratori, accesi di vero spirito cattolico e papale, riporto plausi
meritatissimi. Parlarono i Yescovi di Padova. di Recanati e Loreto,
di Catanzaro, d'Albany in America, e di Lucera, chi del Papa, chi
del laicato cattolico, e chi degli oltraggi lanciati dalla stampa liberale
contro il Sommo Pontefice. Parlarono i campioni del movimento cat-
tolico, e fra questi si segnalarono il Cerruti e il Simonetti due apo-
stoli infaticabili delle casse rurali e operaie ; Mons. Radini sulla orga-
nizzazione delle societa cattoliche femminili e sulla preservazione della
fede in Roma contro Teresia invadente; il nostro collega P. Zocchi
con maschia eloquenza elettrizzo 1'assemblea parlando a lungo sulla
liberta d'insegnamento, per cui fu inviato subito un telegramma al
Ministro della Pubblica Istruzione * ; il prof. Persichetti con isfolgo-
rante facondia ed ardenza d'affetto sull'omaggio solenne a Cristo Re-
1 Ecco il telegramma mandate al Governor
Al Ministro della P. I. — Roma.
Rappresentanti di migliaia di associazioni, i cittadini cattolici italiani
convenuti a congresso generale a Roma, dolenti, che le precedent! loro
petizioni per la liberta d' insegnamento non siano state nemmeno diseusge,
rinnovano le loro istanze perchfc i supremi pateri dello Stato riconoscano
il diritto naturale dei padri di famiglia per la liberta dell' istruzione dei
loro flgli.
Firmato SANTUCCI.
CONTEMPORANEA 97
dentore ; il Kezzara sulla fondazione di scuole eerali industrial! e
agricole; il bravo D.r Sacchetti splendidamente sull'obbedienza e sulla
docilita ai Capi dell' Opera. Sulla stampa con rara competenza tratto
il comm. Pacelli : il Cavanna suiremigrazione permanente e tempo-
ranea; 1'illustre Toniolo, fra un uragano d'applausi, sulla necessita
di ritornare alle Corporazioni d'arti e inestieri ed unioni professional!,
ed alia rappresentanza per classi ; ed il conte Soderini trattd delle
elezioni ammini strati ve e di parecchie altre question! che riguardano
piu da vicino il problema cosi arruffato del lavoro tra gli operai.
L'illustre Marucchi sull'archeologia cristiana e sul sentimento reli-
gioso da ritemprarsi nelle Catacombe. Ci scuseranno gli altri valorosi
oratori, se non possiamo qui neppure nominarli, perche lo spazio e
tiraimo. Terminarono il Congresso il Pres. Santucci con bellissime
parole di ringraziamento, e il Conte Paganuzzi con un importantissimo
discorso, che si potra leggere stampato sull5 Osservatore Romano. 11
Card. Yicario finalmente con bella esortazione suggello degnamente
ogni cosa svolgendo questo concetto che solo ubbidendo al Papa e
possibile la vittoria dei cattolici. E noi, congratulandoci vivamente
coi Capi illustri del movimento cattolico in Italia, ricordiamo a tutti
quelli che combattono sotto le loro bandiere. la bella apostrofe loro
rivolta dal Papa nel suo Breve: Flos catholicae Italiae, egregium im-
motae in Pontificem fidei retinete nomen, quod initio adscivistis. Col
nome del Papa, scolpito in fronte e piu nel cuore, slanciatevi pure
fiduciosi alia lotta e la vittoria sara vostra !
2. Al XVII Congresso Cattolico Italiano tenne dietro nel medesimo
luogo il primo Congresso Internazionale degli Studenti Cattolici Uni-
versitarii. Si temeva che un congresso di baldi giovani non sarebbe
riuscito che una farsa o al piu una semplice accademia. Tutt'altro.
Fu piu serio e grave di quel che si potesse imaginare e fecondissimo
di pratiche ed utili deliberazioni. Basti dire, che fra tanti Congressi
cattolici che si tennero qui in Koma, quello che piu diede nei nervi
all'ebraica Tribuna, fu proprio questo. Ottimo presagio !... Satana per
fermo e i suoi addetti non possono veder di buon occhio, che una
falange si compatta di giovani franchi e forti entri in battaglia con
tutto 1'ardore de' loro vent'anni, a difesa della religione, per inneg-
giare all' idea cattolica, incarnata nella sapienza del grande Leone XIII.
II Congresso si tenne nei locali di S. Apollinare, e nella chiesa
le adunanze plenarie. L'aula era addobbata come nel Congresso Cat-
tolico, salvo lievi varianti nella Presidenza, dove sedettero i rappre-
sentanti d' Italia, Francia, Belgio, Inghilterra, Spagna, Germania,
Austria ed Ungheria nei loro speciali costumi : fra i quali spiccavano
i pittoreschi della Ferdinandea di Praga e della Rodolfina di Yienna.
La maggior concordia regno fra la piu vivace animazione. Si vi-
Serie XVII, vol. XI, fasc. 1207. 1 28 ottobre 1900.
98 CRONACA
dero nella sala graziosamente intrecciati i color! del diversi berretti
degli Universitarii, come pure si intrecciavano ivi tutti i dialetti
d' Italia e le lingue d'Europa. Quivi aleggio veramente lo spirito
della fratellanza universale, quale Gesu Cristo e venuto a portare nel
mondo. Splendidi furono i discorsi del Tovini, eletto a presidente
effettivo del Congresso, (la presidenza onoraria era tenuta dal Card. Pa-
rocchi) del Cav. Codeglia, infaticabile Presidente del Circolo Univer-
sitario Cattolico di Eoma, e dei Delegati nazionali Meyer, Segnier,
Poncelet, Gschladt, Darmstia, De Pomes, oltre a quello dell'Emo
Card. Parocchi che bellamente fe' rifulgere le speranze dell' a v venire
preparate da una gioventu esemplare ne' costumi e forte nella scienza.
Yenne accolto con entusiasmo il bellissimo Breve del S. Padre, diretto
a que' bravi giovani, in cui S. Santita, manifestando peculiare e stra-
ordinaria letizia pel loro Congresso, approve altamente il loro programma
« di promuovere in voi e ne} vostri compagni la fermezza della fede, la
puritd dei costumi e la costanxa dei propositi. »
Un momento assai commovente fu quando alia chiusa dello splen-
dido discorso del bar. Yoltolini-Mathaus, rappresentante dell' illustre
deputato del Centro di G-ermania, sig. Hertling, tutta 1'assemblea sorse
in piedi ad applaudire a Leone XIII ed il gruppo dei tedeschi, ve-
stiti in costume, sguainarono le loro spade e le agitarono in alto con
triplice giro gridando Hoch, in onore del Papa. E piu commovente
ancora quando, presa la parola il conte Paganuzzi, fra un'ovazione
di applausi, disse che con molto piacere avea sentito un giovane con-
gressista parlare affettuosamente di Maria SSma e delle Congregazioni
Mariane, ma, non conoscendolo di persona, desiderava gli fosse presen-
tato. Ed ecco, condotto dal Presidente, Jfarsegli innanzi il simpatico
giovane, marchese Benito de Pomes y Pomar di Barcellona; e sul
palco, alia vista di tutti, venire abbracciato e baciato in fronte dal
Paganuzzi fra la commozione e gli applausi dell'assemblea.
Con un elegante discorso del Card. Parocchi, coll'adesione di ben
12 mila studenti d'ogni parte del mondo, colla fondazione d'un Comi-
tato Internationale e d'un periodico pei giovani universitarii, si sug-
gello questo memorando Congresso di 700 studenti universitarii di
Europa, dopo d'avere con ammirabile edificazione partecipato al ban-
chetto divino nella Chiesa di S. Ignazio, ed adorato ivi il Santissimo
Sacramento, per attingere dal Eedentore del mondo quella forza, di
che abbisognano i lor cuori giovanili, nella sublime impresa, che si
sono prefissi, di sviluppare il movimento religioso in s& e nei loro
compagni, di profondirsi nello studio delle questioni sociali, secondo
le norme Pontificie, e di promuovere la scienza antica e moderna sem-
pre in armonia con la Fede. Bravi i nostri giovani eroi!...
3. II Congresso internazionale degli studenti universitarii ebbe il
CONTEMPORANEA 99
suo felice coronamento prima in S. Pietro e poi in Yaticano, dove
Sua Santita, approvando altamente il lor contegno edificantissimo
(checche ne dica in contrario la Corrispondenza Verde, e 1'ebraica
Tribuna), gli accolse con una bonta veramente paterna.
A San Pietro il 6 settembre nella basilica, ottennero per mezzo
del Card. Parocchi, un posto privilegiatissimo, cioe nella Cappella del
Sacramento, dove nessuno dei pellegrini puo mettere il piede quando
vi discende il Papa. Quivi i bravi giovani, terminata ch'ebbe il Santo
Padre la breve visita al SSmo, furono i primi a fargli un'ovazione si
grandiosa e si solenne che mai 1'eguale, agitando in alto i loro berretti
dai mille colori e i rappresentanti delle societa tedesche, vestiti in
assise sfarzose, sfoderando le loro spade. Indi, sollevato il Papa in
sedia gestatoria, per fare il suo passaggio nel mezzo della basilica a
benedire quelle migliaia di pellegrini, quella moltitudine di studenti
si riverso tutta insieme, come un torrente, dietro al Papa, acclaman-
dolo fino alia Confessions. Per parte mi a (disse uno studente) ve lo
assicuro, ho gridato viva il Papa tanto da arrochire. E cosi pure fecero
nel ritorno. Tutti i pellegrini ne restarono commossi, e in modo par-
ti colare 1'augusto Yegliardo, che di tanto in tanto si rivolgeva a
questi baldi giovani, future speranze della patria, con un sorriso
di compiacenza inesprimibile.
Quanto poi alia udienza pontificia ch'ebbero in Yaticano il 12 set-
tembre, lasciamo la parola ad uno di questi fortunati studenti, che
vi si trovo presente.
« Roma 12. — Ne torno ora entusiasta e commosso, entusiasta della
portentosa vecchiaia del Santo Padre e commosso della sua infinita
bonta verso i giovani.
« Alle ore 11,45 di oggi il conte Ludovico Pecci, esente delle guardie,
introduceva nella sala del trono uno smagliante gruppo di 30 stu-
denti rappresentanti delle varie organizzazioni universitarie cattoliche
intervenute al congresso internazionale teste finite fra la generale
soddisfazione.
« Sua Santita usciva allora con passo tremulo dai suoi apparta-
menti per salire sulla portantina che doveva recarlo in San Pietro,
ed appunto in tal momento era stato fissato che avrebbe ricevuto gli
studenti.
« I giovani infatti, pallidi per 1'emozione di vederlo cosi vicino, si
precipitarono ai piedi del Papa contornandolo per intiero da ogni
parte e stringendolo presso, presso. II Santo Padre guardava e sorri-
deva loro con indicibile espressione di benevolenza e d'affetto.
« Poi alzo la diafana mano ed incomincio a parlare con voce chiara,
ferma, con espressione amorevole, sostando qualche volta a riguardare
quel gruppo che gli stava prostrato d' intorno e davanti.
100 CRONACA
« II S. Padre — tutto spirante benevolenza paterna — ci ricordo i
consigli del Card. Parocchi sulla serieta degli studi e la fermezza del
carattere e disse di farli suoi e di lasciarli ai present! come sua me-
inoria : accenno al nuovo secolo che molto attende dalla gioventu cat-
tolica mostrando la sua soddisfazione per i promettenti risultati del
congresso : indi ci benedisse colle nostre famiglie.
c Poi ad uno ad uno i giovani baciarono la mano ed il piede del
Santo Padre che per tutti ebbe una parola speciale : ad Amedeo Rossi
ed a Giulio Cesare de Rossi ricordo il breve onde li aveva onorati,
a Paolo Arcari concesse la benedizione per Y Osservatore cattolico accom-
pagnandolo con un bene forte e lusinghiero; al dott. Longinotti, del
confratello Cittadino di Brescia nomino le glorie di Brixia e fidelis ;
a Marc Sangnier prese fra le mani, stringendola a se, la testa infan-
tile e gli parld del suo splendido discorso di sabato scorso : Ah! c'est
vous qui avez parle du Pape; a Nelis disse una parola elogiosa peril
Belgio ; cosi coi Marchesi di Yalle Amena e De Ponies ebbe motto di
benedizione per la Spagna e parimente per tutti gli svizzeri, per i
teleschi, per gli sloveni, eccetera; con Francesco Codeglia presidente
del circolo di Roma rinnovello il proprio contento per il Congresso. »
4. II 3 settembre ebbe luogo il pellegrinaggio internazionale della
Gioventu Cattolica, il quale, giunto in Roma, si divise in due rami,
1'uno degli studenti dei Circoli Universitarii Cattolici, di cui gia
abbiamo parlato, e 1'altro di quegli ascritti ai Circoli della Gioventu
Cattolica e ad altre Societa affini ; per ricongiungersi poi amendue nel-
1'ultimo giorno in una comune manifestazione di fratellanza e di fede.
Compiute con molta pieta ed edificazione le visite prescritte per
1'acquisto del S. Q-iubileo, il giorno 5 cominciarono i lavori delle
adunanze generali della Societa della Gioventu Cattolica nell'aula
massima del Seminario Romano, presiedute dal march. Giulio Sacchetti,
che aveva a' suoi fianchi per segretario generate il Sig. Del Chiaro
e per vice-presidente 1'avv. Pericoli e per vice assistente ecclesiastico
Mons. Respighi, in luogo di Mons. Cavagnis. Le adunanze ebbero
questo scopo, di discutere un programma efficace d'azione, da recarsi
in atto nei varii Circoli della penisola. II programma percio presen-
tava una serie molteplice e varia di opere, lasciando cosi maggior
liberta di scelta ad ognuno, secondo le diverse esigenze e condizioni
locali. Si trattd nella prima adunanza dunque con molto senno e
con pratica utilita dell'istituzione di Congregazioni e Oratorii festivi,
dei Pellegrinaggi, delle Prime Comunioni pei figli del popolo, delle
Opere della propagazione e preservazione della fede e della diffusione
del Yangelo domenicale, suH'esempio di quanto in questa parte fa
con tan to zelo il Circolo di S. Pietro in Roma. Si chiuse con un bel
discorso del prof. Persichetti sull'opera deH'oniaggio a Cristo Reden-
CONTEMPORANEA 101
tore. L'adunanza del giorno 6 ebbe principio colla discussione del
mezzi piu acconci per raccoglier 1' Obolo di S. Pietro ; e qui sorse
S. E. Mons. Mistrangelo, arcivescovo di Firenze, caldeggiando affet-
tuosamente si bell'opera e tanto utile alia cristianita. Si proseguirono
le discussioni sui temi risguardanti il Segretariato del popolo ed altre
istituzioni di beneficenza pubblica, la fondazione di scuole professio-
Dali ed agrane e di cooperative, e in modo speciale 1'opportunita di
fondare un giornale cattolico sul tipo delVAvanti. L'adunanza del
giorno 7 ebbe carattere assolutamente private e vi si tratto degli aifari
concernenti 1'organizzazione della Societa.
L' 8 finalmente, festa della Nativita di Maria SS. giorno di chiu-
sura, la mattina nel tempio di S. Ignazio fu celebrata la S. Messa
dal Card. Macchi, nella quale, dopo infocate parole del P. Zocchi, s'acco-
starono alia Comunione parecchie centinaia di giovani d'ogni nazione.
Sul pomeriggio il Card. Parocchi tenne nell'aula massima del Semi-
nario Komano uno splendido discorso alia Gioventu Cattolica inter-
nazionale ; e poi di nuovo a S. Ignazio a ricevere la benedizione del
Santissimo, impartita dal Card. Yicario di S. S., circondando 1'altare
di S. Luigi piu di cento giovani con la torcia in mano. A questo
Congresso, si bene riuscito e benedetto dal S. Padre in modo partieo-
lare, segui, come appendice, una bella gita a Yiterbo, che fu la culla
della Societa della Gioventu Cattolica, per tributare cola un dovuto
omaggio alia memoria del compianto suo fondatore conte Mario Fani,
morto a soli 24 anni d'eta. Questa amena gitarella, grazie alia splen-
dida ospitalita del Circolo di S. Eosa, lascio in tutti il piu grato ricordo.
5. Domenica 23 settembre ebbe luogo nella basilica vaticana la
tsolenne Beatificazione della Yen. Giovanna di Lestonnac, baronessa
di Montferrant-Landiras, e fondatrice dell'Ordine delle Figlie di Nostra
Signora.
Costei, come ricaviamo dal bellissimo compendio della sua vita,
scritto da Mons. Raffaele M. dei Conti Yirili, postulatore della Causa,
nacque a Bordeaux da una delle piu illustri famiglie di Francia
nel 1556. Sventuratamente ebbe per madre una arrabbiata calvinista,
che le stava a fianchi per pervertiiia; ma indarno, perche il padre
suo, fervente cattolico, colla grazia divina preservolla dal veleno di
quella eresia. Questi, per tenerla lontana dalla madre, sua persecu-
trice implacabile, la diede in isposa, ancor giovinetta, ad un eccel-
lente cattolico, al barone Q-astone di Montferrant-Landiras. Bench&
Giovanna anelasse al chiostro, pure si sottomise ai voleri paterni e
divenne modello di sposa e di madre. Da questa benedetta unione
nacquero sette figliuoli, de' quali tre volarono al cielo bambini ; degli
altri quattro, il maggiore eredito piu tardi il nome e la virtu paterna,
le due prime figlie si fecero religiose, e 1'ultima, collocata in matri-
102 CRONACA
monio, visse cristianamente nel secolo. Se non che, mortole il padre
e lo sposo, senti riaccendersi piu che mai nel cuore il desiderio di
vita piu perfetta. E nel 1603, superato ogni ostacolo, vesti in Tolosa
1'abito religiose nel monastero delle Cisterciensi. Ma, caduta ben presto
inferma, le fu ordinato di lasciare 1' istituto. Essa dolentissima si
ritiro nel castello di Landiras con suo figlio. E qui il Signore 1'aspet-
tava, per infonderle lumi speciali, a fine di fondare in Bordeaux
1'Ordine delle Figlie di N. Signora, che sotto la protezione della Ver-
gine doveano dedicarsi a santificare le famiglie. Sotto la direzione dei
Padri gesuiti, ella riusci felicemente nel suo intento, e nel 1610 venne
appro vato dalla S. Sede il suo Ordine. Nel rapido svolgimento di
quest'Ordine non le mancarono dispiaceri infiniti, sino a venir deposta
dall'ufficio di superiora. Ma essa, sopportando eroicamente ogni piu
dura croce, rifulse piu che mai per le sue virtu ammirabili, fin che,
pubblicate alfine le regole dell' Istituto, il giorno della Purificazione
del 1640 spiro placidamente nel Signore, glorificata dopo morte da
prodigii strepitosi, segni evidenti della sua santita, e dal prodigioso
estendersi del suo Ordine, che conta oggi ben 80 Case, sparse in tutto
il mondo, a vantaggio delle famiglie cristiane.
La solenne cerimonia della sua Beatificazione si celebro in S. Pie-
tro, secondo le formalita consuete. Ma sia per il migliore addobba
dell'abside della basilica, sia per T illuminazione veramente splendida,
quasi tutta a luce elettrica, anco dei lampadarii pendenti dagli archi,
e sia finalmente per la folia enorine di quasi cinquantamila persone,
accorse nel pomeriggio ad applaudire festosamente il S. Padre, ci
parve che tal funzione abbia superato in magnificenza le passate
Beatificazioni. Era presente alia cerimonia una parente della Beata,
e venne presentata a S. Santita, che 1'accolse con benignita da Padre.
Leone XIII, nel ritornare in Yaticano, manifesto ai presenti il suo
sovrano compiacimento per la straodinaria affluenza di popolo in quella
solennita; affluenza, che riusci una protesta eloquentissima contro
1'infernale gazzarra, capitanata dal Sindaco principe Colonna, del
XX Settembre.
III.
COSE ITALIANS
I. L' ingresso solenne di S. E. MODS. Bacilieri, Vescovo di Verona. — 2. Sop-
pressione delle temporalita al Vescovo di Andria. — 3. La voce del buon
senso per Tindipendenza del Papa. — 4. Pel cinquantesimo dall'inven-
zione del corpo di S. Chiara d'Assisi. — 5. Un monumento al Ven. Cotto-
lengo in Bra. — 6. II ritorno del Duca degli Abruzzi dal viaggio polare.
— 7. La festa del XX Settembre.
1. Yerona il 2 settembre fu tutta in festa, e si mostro, ancora
una volta, nell'accogliere esultante il suo novello Pastore, la eitta
CONTEMPORANEA 103
fedele alia religione de' suoi padri: Verona ftdelis. S. E. Mons. Bar-
tolomeo Bacilieri, che per parecchi anni assistette con amorosa e solerte
intelligenza nell'apostolico ministero il compianto CardinaleDiCanossa,
fece la prima domenica di settembre il suo trionfale ingresso nella
citta e solennemente fra il plauso e le acclamazioni spontanee de' suoi
concittadini prese possesso delPillustre Cattedra di S. Zenone. II corteo
fu splendido : la folia sterminata che traeva da tutte le parti, caloro-
samente acclamava : tutte le classi dei cittadini v'erano rappresentate:
le societa cattoliche in gran nuniero sfilavano colle loro pittoresche
bandiere : e le campane della citta sonavano gaiamente a festa. La
cattedrale tutta illuminata e gremita di popolo, dava di se bellissima
vista. Ivi, terminato il pontificate con iscelta musica, il novello Pa-
store levandosi dal trono, dove sedeva, si rivolse a' suoi Yeronesi e
pronuncio commosso un nobilissimo discorso, in cui, fra tante altre
bellissime cose, disse :
« Nei tremendi misteri ho giurato di tener alto 1'ufficio Episcopale,
di mantenere intatto il deposito della fede, di stimolarvi e spingervi
ad osservare le divine leggi e 1'ecclesiastica disciplina, disposto ad
immolarmi per questa Chiesa Veronese, vale a dire per la vostra santi-
ficazione nel tempo e la vostra gloria nell'eternita. »
Molti e preziosi doni vennero presentati all'amatissimo Pastore.
In episcopio raccoltesi poi tutte le associazioni cattoliche coi loro ves-
silli acclamarono con entusiastici evviva Sua Eccellenza, la quale,
fattasi al balcone, benignamente le benedisse. Anche la G-iunta voile
porgergli i suoi omaggi e in quattro berline di gala coi valletti in
grande uniforme, verso il tocco, si presento dinanzi al Yescovo col
Sindaco, comm. Guglielrni, cogli assessori e il vice-segretario, diriz-
zandogli nobili e cortesi parole. L' illuminazione della sera, fatta spe-
cialmente nella piazza di San Zeno, in mezzo alle armonie di varii
concerti musicali, tra i continui evviva al Yescovo, e tra gli archi
adorni di svariati palloncini e tra i festoni luminosi che si stendevano
tra gli alberi della piazza, fu uno spettacolo verarnente superbo. A
San Zeno anche la caserma delle Guardie di finanza era splendida-
mente illuminata. Due grandi trasparenti portavano questa grande
scritta : Dio — Patriot, — Re — W. il Vescovo. Non parliamo delle fiac-
colate dei giovani di varii oratorii, ne delle case qua e la addobbate
e vagamente illuminate a luce o di magnesio o di bengala, ne delle
bande che per ogni via ricreavano gli animi con armonie dolcissime.
Una festa veramente splendida, indimenticabile. E benchevi fosse tanta
ressa di popolo, pure non si deploro il minimo disordine. I buoni
veronesi mostrarono di stimare e amare profondamente il loro Pastore,
si zelante e si dotto, e di cui Eoma stessa si gloria d'averlo avuto
tra le sue mura come alunno dell' Universita Gregoriana.
104 CRONACA
La spontaneita e la concordia, con le quali la cittadinanza tutta
voile onorare solennemente 1'auspicato ingresso del proprio Vescovo
e, come pronostica felicemenie la Verona fedele, aurora fulgida di un
bellissimo giorno, giorno che sara non di ore, ma di anni e di anni
molti. Ad multos annos.
2. Or vediamo il rovescio della medaglia, cio£ quello che sanno-
fare i liberali a scapito e disdoro d'un egregio Prelato delle Puglie.
S. B. Mons. Staiti, vescovo d5 Andria, avendo consent! to di assistere
ai funerali che si vollero fare nel duomo a re Umberto, purche non
entrassero in chiesa bandiere non benedette, ne si recitasse la non appro-
vata preghiera della Regina, conforme ai decreti della S. Congregazione;
s'accorse durante la funzione che vi si erano introdotte bandiere inter-
dette, e per prudenza le tollerd, e infine, saputo che si voleva fare un
tumulto contro di lui, se fosse disceso al tumulo per dargli 1'assolu-
zione, giudico prudente darla invece dal trono episcopale. Non appena
il Vescovo si ritiro, ed ecco scoppiare uel duomo un tafferuglio inde-
scrivibile, gridando da indiavolati contro il Yescovo: Abbasso Mon-
signore ! Yiva Savoia ! Viva Roma *intangibile ! Queste grida echeg-
giarono per le ampie volte del Duomo, che parve trasformato in una
casa d' inferno. Alcuni piu arditi, anzi veri energumeni, si slanciarono
contro il Vescovo, che stava per use ire, ma furono a tempo fermati.
Se non successero maggiori guai, nota il massonico Giorno, fu per
lo rispetto che si ebbe alle signore, ivi affollate, non gia pel rispetta
dovuto al tempio sacrosanto di Dio!...
Si formo quindi una turba briaca di dimostranti, che con bandiere
e colla banda cittadina alia testa, si reed sotto i balconi del palazzo
vescovile ; e li, mentre si tentava con scale d'abbatterne lo stemma,
si urlo, si fischid, si bestemmid, e si gittd una fitta sassaiuola contro
le fmestre del Vescovo, con grida forsennate di abbasso i pretif
morte al Vescovo! E i carabinieri che facevano? Invece di sperdere
quegli indiavolati, si limitarono ad impedir loro 1'entrata nel palazzo
vescovile. Orbene la notizia di questa ribalderia senza nome, contro
un degnissimo Prelato di S. Chiesa, il quale eseguiva strettamente it
suo dovere, attenendosi alle prescrizioni ecclesiastiche piu note, venne
alle orecchie del ministro Guardasigilli, il quale subito fulmino, questo
decreto sbalorditoio :
« ROMA, 7 — Con odierno decreto, visto il rapporto del procurators
generale presso la Corte d'appello di Trani, sul contegno trriverente e fa-
zioso tenuto dal vescovo di Andria in occasione dei funerali del compianto
Re Umberto, fu ordinato il sequestro, per misura di repressione, delle ren-
dite della menea vescovile di Andria. Le rendite stesse, dedotte le spese>
si erogheranno a beneficio dei preti poveri. »
Ai nostri lettori i commenti.
CONTEMPORANEA 105
3. Dinanzi a cotesta guerra si sleale deH'anticlericalismo masso-
nico contro la Chiesa e i suoi Ministri, giovera sentire almeno una
voce franca e dignitosa, che di questi giorni si levo in Italia dal
campo stesso liberale a difesa del Papato. II Rinnovamento, foglio libe-
ralissimo di Cremona, pubblicd, non ha guari, una lettera dell'avvo-
cato Rocco Grossi, il quale, dopo avere affermato 1'assoluta necessita
per 1' Italia di riconciliarsi col Papa, si propone tale quesito : Quale
delle due Autorita in conflitto debba prendere le mosse, se doe I'eccle-
siastica o la civile. E risponde cosi :
« La risposta non pud essere difficile per chi conosca anche mediocre-
mente la storia del nostro Paese degli ultimi cinquant'anni. II Papa venne
spogliato del suo potere temporale e fu costretto rinchiudersi nel Vaticano
per opera del Governo nostro, il quale, per nulla curandosi delle sue pro-
teste, prese colla forza la citta di Roma, destinata ad essere la resldenza
inviolabile dei Papi. II Governo italiano pertanto ha il dovere di riparare
all'offesa recata al Papa nel modo che a questi piacera di stabilire.
« Ai cattolici, ossequenti in tutto agli ordini del Ponteflce, non e detto
come avverra il componimento del dissidio, e del modo lascino arbitro il
Papa stesso.
« I cattolici sanno soltanto questo : che devono stare in tutto e per tutto
alle istruzioni della Santa Sede e che questa soltanto ha potere di prefi-
nire il modo migliore, col quale devono essere salvaguardati i diritti sa-
crosanti della Chiesa, in guisa che questa possa esplicarsi non solo quale
autorita italiana, ma internazionale e mondiale, come e nella genesi e nel
fondamento della sua costituzione.
« Sanno pure che il cuore e la bonta del Pontefice sono grandi e che
nelPanimo guo e vivo 1'amore per la patria: che quindi, ove dal Governo
si volesse fare un passo verso di lui, meno difficile apparira la possibility
di un amichevole accordo, quale da ogni ardente patriotta e desiderate.
< L'errore del Governo e del partito liberale, consiste nel credere e vo-
lere che per primo debba il Pontefice inchinarsi a lui e riconoscere per
necessita di cose e di eventi, un fatto compiuto che per lui suona offesa,
mentre inveee sarebbe cbmpito dello stesso Governo quale offensore, fare
appello alia g«nerosita del Papa dopo aver avuto la franchezza di ricono-
scere d'aver errato e di riparare ai suoi torti. »
Nel momento attuale, mentre tanti errori e tante escandescenze
partono dal campo liberale, questa voce serena e piena di buon senso,
merita davvero d'essere registrata nella nostra Cronaca per la storia
a v venire.
4. Solennissiine feste furono celebrate ad Assisi tra il 19 e il
24 settembre pel cinquantesimo anniversario, da che il venerate corpo
di Santa Chiara venne tolto all'oscurita, in cui giaceva da secoli. II
23 settembre del 1850, in cui avrenne il fortunato ritrovamento, si
trovo presente ed operante il Sommo Pontefice Leone XIII, allora Ar-
<jiTescovo e Cardinala di Perugia. Percid in un bellissimo Breve, in-
106 CKONACA
viato per questa occasione all' illustre e zelantissimo Yescovo d'As-
sisi, Mons. Luigi De Persiis, S. Santita cosi si esprime:
« In tale opportunity il Nottro pensiero rivola con piacere all'ama-
tissima Umbria, massimamente perche quel fatto teniamo non solo scol-
pito nella nostra intima memoria, ma abbiamo come presence innanzi
agli occhi. Imperocche nel novero dei Vescovi che il Pastore di Assisi
aveva gentilmente chiamato dalle cittd vicine a crescere fede e solennita
all} invenzione, Noi pure ringraziamo Dio di essere stati presenti.
« Con solenne rito e con scelto seguito di sacerdoti e di citladini si
giunse ul Tempio di Chiara : entrammo nel cunicolo profondamente sca-
vato sotto I'altare maggiore; venerabondi siam presso al loculo ben for-
tificato. Questo aperto alia Nostra presenza, apparisce la spoglia da
tanto tempo desiderata, giacente a mo3 di chi dorme, ornata di lauro ed
intcrno spirante soave odore.
« Allora a Noi soli toccd in sorte, faticoso si, ma gratissimo lavorof
di estrarre dal loculo ad una ad una colle Nostre stesse mani quelle
preziose margarite, da riporsi in area piu degna. »
Quindi ricordando il Papa d'avere in cio ammirato il disegno di
Dio, perche dalle ossa di questa Santa, quasi fiorenti dal loro avello,
largamente si diffondesse il buon odore di Cristo a sprone di gene-
rose virtu, ed esortando le Figlie religiose perche insistano con ar~
dore sulle orme gloriose della santa loro Madre Fondatrice, termina
il Suo Breve con quest'atto di paterna munificenza:
« Piace anehe aggiungere un dono a testimonio perenne della Nostra
pietd verso Chiara, che benigna vorra accettarlo, e la Nostra tarda etaf
espc.sta a difficili prove, giovare di sollecito aiuto.
« Discenda infine la copia dei divini favori per I'apostolica benedizione
che a te, Venerabile Fratello, al Clero e alle stesse Sacre Vergini ed a
tutto il gregge con singolare affetto impartiamo. »
5. La graziosa cittadella di Bra, celebre pel santuario della Ma-
donna de' fiori e patria del grande ministro della Provvidenza, in-
nalzo, il 6 di settembre, un magnifico monumento al Ven. Cotto-
lengo, suo concittadino, dichiarato Venerabile da Pio IX il 19 lu-
glio 1877. La statua principale, che raffigura il Servo di Dio, il gruppo
alia base e i fregi sono in bronzo, opera veramente artistica del bravo
soultore Celestino Fumagalli.
II Cottolengo, che campeggia su quel superbo monumento, volge
la testa ispirata al cielo, e rappresenta, nello slancio della persona e
nella movenza delle braccia a meta sollevate, 1' invocazione dell'aiuto
celeste nelle opere di carita. La statua e ben modellata, espressiva,
armonica. Ai quattro lati del basamento e un trionfo di gigli inter-
calati da croci. In basso sta il gruppo della Carita, che sorregge sulle
ginocchia un povero malato e con una ciotola gli porge ristoro. La
CONTEMPORANEA 107
figura del malato, e quella dell'angelo della Carita sono vive, sentite
ed effigiate con intelletto d'amore e con sentimento d'arte.
II canonico Ferrero, direttore della Casa della Divina Provvidenza
(Cottolengo) di Torino, fece la consegna del monumento alia citta di
Bra, sicuro che lo custodira con affetto e da esso le opere di pieta
ritrarranno maggiore incremento a nuovi beneficii. A questa solenne
inaugurazione erano presenti il Cardinale, Arcivescovo di Torino, il
ministro della Pubblica Istruzione, Ton. Gallo, e le autorita del luogo.
Fu quindi dato un lauto pranzo a 180 poveri nell'Ospizio Cottolengo,
servito con molto zelo dalle signorine della citta; cosa commoven-
tissima.
6. Dopo un viaggio di poco piii d'un anno tra gli orrendi ghiacci
del mar polare, ecco di ritorno in Italia S. A. R. Luigi di Savoia,
Duca degli Abruzzi. La sua spedizione colla Stella Polare fu certo
rapidissima, e, benche non priva di disgrazie, pure pift fortunata delle
altre, perche superd quella del celebre Nansen, raggiungendo 1'86°
grado e 33 minuti, vale a dire 30 chilometri piii vicino al Polo di
Nansen.
La Stella Polare, su cui veleggiava il Duca degli Abruzzi, lascio
la Norvegia a Vardo il 26 giugno 1899, tocco Arkangel il 1° di luglio,
e quindi abbandono la costa continentale per ispingersi nelle regioni
misteriose del Nord. La prima fermata fu al Capo Flora, posto al Sud
della Terra di Francesco Giuseppe. Di la la Stella Polare nel mese
d'agosto fe rotta verso nor d-o vest, ma nella baia della Tavola (Tabels-
bay) venne accerchiata da immensi lastroni di ghiaccio, che per ben
undici mesi la tennero ivi inchiodata, sulla terra Alessandro ad
81 gradi e 55 minuti. In quella morsa fa tale poco manco che la mi-
sera nave non venisse tutta stritolata e gittata a picco giu in mare :
fortuna voile che un movimento spirale dei ghiacci la sollevasse in
su, balzandola da un lato sopra una forte lastra ghiacciata. Ebbe a
babordo uno schiacciamento di circa un piede e mezzo di profondita,
per cui 1'acqua entrava dentro a fiotti. I marinai dovettero abbando-
nare la nave e colle vele e le tavole formarsi alia meglio una gran
tenda, dove riparare da quel terribilissimo freddo che cola discendeva
fino a 50 gradi sotto zero. Quivi durante il Natale, passato con alle-
gria, in una corsa a slitte per esercitare i cani, il Duca ebbe due dita
gelate e dovette rimanersene in riposo per quattro mesi, e subire
1'amputazione delle estreme falangi. Dalla tenda pero si parti una
spedizione pel Polo Nord guidata dal capitano Cagni: ma di qaesti
esploratori alcuni dopo pochi giorni ritornarono indietro, e tre, tra
i quali il tenente Querini, smarrirono la strada e piu non se n'ebbe
notizia. Probabilmente furono vittime o della neve, o de' ghiacci che
cola ad ogni tratto si spezzano sotto i piedi de' miseri viaggiatori.
108 CRONACA
II Cagni piu ardito s'avanzo fino all' 86° grado e 33 minuti, e li, innal-
zato una specie di mouumento, per mancanza di viveri dovette ritor-
narsene, pascendosi per via delle carni de' cani, che trascinavano la
slitta, e, poi abbandonata questa, fra mille peripezie, veleggiando sopra
una lastra di ghiaccio natante, giunse sano e salvo alia tenda dopo
115 giorni, dacche n'era partito. Quando il Cagni avra dato in luce
la relazione del viaggio polare, sentiremo i minuti particolari di quella
drarnmatica spedizione, la caccia degli orsi bianchi e del vitello marine,
le tempeste terribili di quell'oceano di ghiaccio, le interminabili e-
tenebrose notti di quella landa deserta e i risultati scientific!, che ne-
ritrassero, poiche il Duca ha portato seco dal viaggio duemila foto-
grafie di quei luoghi.
7. Non vale proprio la pena il deserivere la cosi detta festa del
XX Settembre, che quest'anno ad onta del S. Giubileo e per disprezzo
all'augusta Persona del Papa, si volea celebrare colla massima pompa
possibile. Diciamo non vale la pena il descriverla, perch& in tutta
1' Italia, specie in Roma, fece un vero fiasco, non ostante che i fana-
tici brecciaiuoli, incitati dalla massoneria, si fossero adoperati di
mani e di piedi per farla riuscire un non plus ultra. Tranne i soliti
mestatori, che fecero un po'di baccano e a Bologna tentarono invadere
il palazzo arcivescovile, vociando : Abbasso Svampaf nelle altre citta
della penisola la festa passo quasi inosservata fra una glaciale indiffe-
renza. In Roma poi, dove si volea darle il maggior lustro, il fiasca
settembrino della massoneria ebbe il suo colmo. La giornata fu sul
principio cattiva: la pioggia che veniva giu a catinelle, impedi la mattina
il disegnato corteo dei ricreatorii laici a Porta Pia : una trentina soltanto
di persone si recarono in gala al Campidoglio per consegnare al Sin-
daco le medaglie d'oro coniate per tale circostanza. Salvo agli edificii
pubblici, poche erano le bandiere tricolor! che sventolavano alle
finestre delle case. Non vi furono ne luminarie, ne spettacoli straor-
dinarii, come si bramava. Pochissimi quelli che vennero dalle varie
citta d' Italia, come rappresentanti delle associazioni nazionali, ben-
che si fossero fatti inviti, anzi pressioni, e dati eccezionali ribassi
per le ferrovie. Quindi i due pellegrinaggi dei devoti brecciaiuoli sia
alia tomba del Re, sia a Porta Pia, furono cosi inagri e meschini,
che un Romano ebbe a dire : In una fiera di campagna si trova piu
gente che qui ! Ma cid che piu contribui al fiasco settembrino fu 1'as-
senza del Re, il quale, mostrando miglior senno che i signori del
palazzo Giustiniani, non voile recarsi in Roma per tal festa, ancorchd
da cotesti signori fosse tempestato d' inviti lusinghieri. Fu questa una
pillola amarissima, che i brecciaiuoli, compresa la povera Tribuna,
non poterono mandar giu, guastando loro in bocca tutta la dolcezza
di siffatta baldoria. Un solo conforto pero s'ebbero fra tanti disinganni.
CONTEMPORANEA 109
in un vecchio prete garibaldino, Don Pasquale Grraguaniello da Soc-
cavo, nel napolitano, che apparve in mezzo alia gazzarra di Porta Pia,
recante sopra la veste talare una medaglia d'argento con fascetta trico-
lore e sotto]una camicia rossa, come cappellano nelle file garibaldine
alYolturno. Non e a dire le ovazioni e i plausi che gli fecero, por-
tandolo sulle braccia in alto e gridando : Viva il prete liberate!
Raccogliamo in fine una preziosa confessione, uscita dal labbro
della massonica Tribuna, manifestante il vero scopo della breccia di
Porta Pia. « Nella solennitd di domani (essa scrisse nella vigilia) non
si celebra solo la conquista che V Italia fece della sua capitale, ma an-
che la supremazia del potere civile sul religioso > (N. 262). Le grida
emesse il XX Settembre a Porta Pia di Abbasso il Vaticano! e di
Morte ai Preti! taciute nella sua fantastica descrizione dalla Tribuna,
comprovarono il suo detto. Dunque il vero scopo deH'occupazione di
Roma, non^fu tanto lo spogliamento del potere temporale, quanto, per
mezzo di questo, 1' incatenamento del potere spirituale al carro trion-
fante dello^Stato ateo. E questo fia suggel, ch'ogni uorno sganni.
Alia massonica ed ebraica Tribuna poi rispondiamo colle parole
d'un giornale luterano, il Messaggero delV Unione Protestante, il quale
cosi le manda all'aria tutti i suoi fantastic! castelli :
« Sebbene noi non abbiamo alcun motivo di farci gli avvocati del
Papa, dobbiamo riconoscere che la Questione Romana non fu risolta
colla invasione di Porta Pia. E noi dividiamo perfettamente il parere
del Grrentzboten (altro giornale protestante), il quale ritiene che 1'oc-
cupazione italiana di Roma non si consolidera mai al punto di per-
dere il suo unico e vero carattere: quello di un episodio che tosto o
tardi lascierd il posto aWantico or dine di cose. »
IV.
COSE STRANIERE
(Notizie Generate). 1. AFRICA AUSTRALE. I Boeri stretti dagli Inglesi a Ko-
mati-Poors. Ultimi sforzi. Artiglierie distrutte. Kriig-er rifugiato a Lou-
renco Marquez. II suo viaggio per 1' Europa. Un appello supremo dei
signori Fischer, Wolmarans e Wessels ai govern! e popoli civili. -
2. INGHILTERRA. La prossimita delle elezioni generali. Condizioni pre-
senti del liberalismo inglese. Grand! riforme riservate alia nuova leg-i-
slatura. — 3. RUSSIA. Una manifestazione del « Novoie Vremia » in fa-
vore dei Boeri. Quale importanza pratica si possa attribuirle.
1. (AFRICA AUSTRALE). II feldmaresciallo lord Roberts ha, sino dalla
meta del settembre, annunziato nei suoi dispacci iifficiali al War
Office, che dell'esercito boero non rimaneva piu altro che un certo
110 CRONACA
numero di piccole bande sparse e raminghe, volendo con cio segnalar
la fine delle regolari operazioni di guerra. Gli ultimi sforzi del vinto
sonosi compiuti sul limitare del confine portoghese a Komati-Poort,
colle consuete prove di valore lealmente riconosciute dagli Inglesi;
onde le autorita di Louren90 Marquez furono costrette a prendere
certe disposizioni per Fosservanza e tutela della neutralita. Ma poi
fu giuocoforza piegare la fronte ai decreti del cielo, e ciascuno pud
immaginare di leggieri con quanto cordoglio quei valorosi Boeri siansi
decisi ad inchiodare e guastare le proprie artiglierie, affinche non
avessero a cadere nelle mani del nemico, quelle artiglierie che, in
mezzo a tutte le vicissitudini della tremenda ed impari lotta, ave-
vano custodite, come la pupilla dei proprii occhi, come un amuleto
possente a compensare la disuguaglianza del numero, come il palladio
della patria indipendenza.
Ed invero, il segno piu eloquente che i Boeri sentivano la pro-
pria causa perduta, a conferma dei telegrammi di lord Roberts, eb-
besi allorquando si udi che il vecchio Paolo Kriiger, Presidente del
Transvaal, erasi rifugiato nelle braccia del Portogallo, a Lourenco
Marquez, col consenso bensi dei capi boeri e lasciando a proprio so-
stituto Schalkburgher, ma pur sempre colla certezza che il ritorno
gli sarebbe stato impossibile, non volendo il Portogallo esporsi in
alcuna guisa alia taccia di violazione della neutralita contro la Gran-
brettagna. II signer Kriiger fu quindi trattato con tutti i riguardi
che si addicono al suo grado ed alia sua eta, quale rifugiato politico,
il cui nome viene giustamente onorato presso tutte le nazioni colte
e civili, con piena liberta di partire per 1'Europa, se gli aggradisse,
al solo patto di non rimettere piede sul suolo trans vaaliano e di non
fare piu alcun atto di ostilita contro 1' Inghilterra.
Alcuni avevano per un istante sospettato e temuto che il Porto-
gallo fosse per mostrarsi anche troppo compiacente, per non dire ser-
vile, verso la potente Inghilterra, sino a far prigioniero il Kriiger col
proposito di concederne al minimo cenno 1'estradizione. Ma era questo
un semplice sogno di sbrigliate fantasie; poiche nemmeno 1' Inghil
terra ha voluto comparire ingenerosa rispetto ad un rispettabile ve-
gliardo, che ha difeso quanto poteva 1' indipendenza del suo paese, ed
ha fatto conoscere a Lisbona di non volere frapporre alcun ostacolo
al trasporto del signer Kriiger in Europa. In conseguenza di cio, an-
che la Q-ermania aveva messo a disposizione del Presidente uno dei
suoi vapori transatlantici ; ma 1'offerta venne cortesemente rifiutata,
preferendo il signor Kriiger d'imbarcarsi in un piroscafo olandese,
per andare a chiudere i suoi giorni nella terra dei suoi antenati. II
governo dell'Aja ha percio spedito una delle sue navi a Lourenpo Mar-
quez, e dal suo bordo il vecchio Kriiger dara il suo addio, probabil-
CONTEMPORANEA 111
mente per sempre, a quelle terre cosi amate e cosi piante dell'Africa
australe.
I giornali di Londra dicono da parecchio tempo imminente il ri-
chiamo in patria anche del feldmaresciallo lord Eoberts di Candahar,
che oramai pud aggiungere ai proprii titoli anche quelli d: Bloem-
fontein e di Pretoria, non certamente di facile acquisto, e che si e
mo&trato artefice sagace di sicure vittorie. Sotto la sua direzione 1'eser-
cito inglese e andato di successo in successo, non ostante gli inciampi
messigli a volta a volta sul cammino dal valoroso nemico. Dopo 1'oc-
cupazione di Pretoria, lord Roberts abbisogno di qualche tempo, ino-
peroso solo in apparenza, per incalzare e stringere 1'avversario nei
suoi ultimi ripari, fra monti aspri e quasi inaccessibili. E Lydenburg,
e Barberton e tutte le piu inespugnabili cittadelle dei Boeri furono
prese una dopo 1'altra, finche si giunse all'estremo limite di Komati-
Poort, ove si svolsero i decisivi avvenimenti dai quali abbiamo preso
le mosse in questi appunti.
Colla catastrofe di Komati-Poort, colla partenza del Krtiger dai
Transvaal, venne a coincidere la pubblicazione di un manifesto dei
signori Fischer, Wolmarans, Wessels, delegati boeri in Europa, mani-
festo spedito da Amsterdam a tutti i fogli delle principal! citta del
mondo. Per la storia sara interessante di conoscere e conservare al-
meno questo documento.
— La deputazione delle Repubbliche sud-africane, composta dei si-
gnori Fischer, Wessels e Wolmarans, vi prega di pubblicare 1'appello
seguente :
« La guerra che le Repubbliche sud- africane sono state costrette
a fare e che esse hanno cercato di evitare con tutti i mezzi possibili,
anche con la proposta di sottomettere la questione ad un arbitrate ; que-
sta guerra continua violando tutti i diritti e tutti gli usi della guerra
tra i popoli civili. Gli Inglesi lanciano proclaim su proclami per bocca
del loro primo ministro. La Gran Brettagna ha dichiarato che essa
non agognava ad un accrescimento di territorio ; vane parole che non
furono pronunziate che per esser violate. Anche 1'annessione della
Repubblica sud-africana fu proclamata, ma essa non puo condurre e
non condurra mai alia sottomissione dei Boeri, come nessun effetto
ebbe su questi, tre mesi or sono, la proclamazione dell'annessione
dell'Orange: la potente Gran Brettagna lo sa per esperienza.
c E vero che tale non e lo scopo immediate del proclama : questo
non fu pubblicato che per continuare la guerra nel modo piu inumano
e crudele, e ad onta di tutti i principii del diritto delle genti. I capi
dell'esercito inglese vorrebbero trattare da ribelli le popolazioni, gia
si travagliate dalla guerra, delle due Repubbliche. Essi vorrebbero
spietatamente perseguitare fino alia morte i soldati di esse, gia si
112 CRONACA
spossati. Ecco il vero scopo del proclama ; ma, con 1'aiuto di Dio,
esso non sara raggiunto. 1 cittadini delle due Repubbliche continue-
ranno la lotta, finche restera loro un soffio di vita. E non si sono essi
mostrati degni di mantenere integre la loro liberta, la loro patria?
II inondo permettera che sieno sterminati?
' « Non e molto che le Potenze hanno solennemente sanciti principii
tendenti a limitare 1'effusione del sangue, e le calami ta della guerra.
Eppure finora le Potenze non sono intervenute nella guerra sud-africana.
Per quanto doloroso questo contegno sia stato pel nostro popolo, pure
poteva comprendersi, finche si fosse trattato di una guerra regolare;
ma la parola mediaxione non sura essa pronuaziata neppur ora che la
Gran Brettagna, con annessioni teoriche, calpesta tutti i principii
del diritto delle genti, allo scopo di aprirsi, con questo mezzo, la
via a tutti gli atti di violenza, e, se e possibile, all'esterininio
completo di un popolo libero? In nome della giustizia, in nome del-
1'umanita, noi ci rivolgiamo a tutti i popoli, il cui cuore batte per
noi, e li supplichiamo di venire, in questo momento supremo, al soc-
corso del nostro popolo e di salvare la nostra patria. Noi abbiamo
fiducia in Dio che il nostro appello sara ascoltato.
«I deputati delle Eepubbliche Sud-Africane :
« Fischer, Wessels, Wolmarans. »
I decreti di Dio sono imperscrutabili all'uomo, e bisogna adorarli
in silenzio. L'Europa e 1' America sono state sorde alle ripetute grida
di soccorso dei Boeri. II sacrifizio delle due Repubbliche sud-africane
si puo considerare oggimai come consumato. Le dichiarazioni spesso
ripetute dai capi boeri di non volersi mai ed a nessun patto sotto-
mettere agli Inglesi, vengono interpretate a Londra nel senso che
alia guerra del regolare esercito di Burghers seguira un sistema di
guerrillas, che puo dare noie e fastidii per un tempo abbastanza lungo
al vincitore. Ma la conquista e compiuta, e lord Roberts ha potuto
proclamare solennemente 1'annessione formale del Transvaal, come
aveva fatto di quella dell' Orange.
2. (INGHILTERRA). La fine della guerra col Transvaal viene in un
momento assai fortunate per il gabinetto Salisbury e per il partito
conservatore dell' Inghilterra. Questo autunno, infatti, segna quel
termine, in cui le tradizioni e le usanze vogliono che gli elettori
siano chiamati a rinnovare il Parlamento britannico, la cui ultima
legislatura e stata una delle piu lunghe che si ricordino, abbracciando
tutto il periodo acconsentito dalla non iscritta Costituzione inglese,
cioe il quinquennio. Ora, i comizii verranno convocati sotto 1'impres-
sione delle vittorie definitive di lord Roberts, e di una liquidazione
cosi compiuta delle due Repubbliche boere, che nessuno dei liberali
osa piu di combattere o criticare 1'annessione. Si trovera da ridire
CONTEMPORANE A 113
sulla maniera di procedere tenuta, in date fasi del conflitto sud-afri
cano, principalmente dal signor Chamberlain, ministro delle Colonie ;
ma il frutto della sua politica viene universalmente accettato. Ne si
dubita che il risultato delle elezioni generali sanzionera il fatto com-
piuto e significhera fiducia, ed eiicomio ai suoi autori. Un dispaccio
da Londra all'Agenzia Stefani stabiliva la data del 25 settembre per
lo scioglimento della Camera dei Comuni, rimanendo ancora da fissare
quella della riunione dei coinizii.
Un'obbiezione mossa dal partito liberale inglese al ministero con-
servatore, in questa circostanza, e che si vogliono fare le elezioni
colle vecchie liste, anziche attendere la compilazione delle nuove. Ma
nulla obbliga il governo a tale aspettazione, che si estenderebbe al
di la dei limiti prefissi dalle consuetudini costituzionali ; e, d'altronde,
si capisce senza fatica essere i lamenti della fedele Opposizione di
Sua Maesta molto relativi e sommessi, per velare in qualche maniera
lo stato d' inferiorita in cui sentesi di fronte al fortunato partito rivale.
Al futuro Parlamento britannico tocchera il compito, non solo di
sistemare in maniera definitiva i paesi che furono le due Repubbliche
sud africane, ma eziandio di riformare le leggi dell'Inghilterra sul-
1'esercito di terra, nella misura dimostrata necessaria ed urgente dagli
avvenimenti dell'Africa australe ; questioni grosse, che fanno palpi-
pitare del piu alto interessamento i cuori inglesi, e le cui soluzioni
sono aspettate con intensa curiosita anche presso la altre nazioni. Que-
sta volta, dunque, le battaglie delle urne avranno eccezionale impor-
tanza per la Granbrettagna, il che non toglie che si possa ritenere
anticipatainente una splendida vittoria e la riconferma al potere dei
conservatori.
3. (RUSSIA). In mezzo a tali trionfi. del partito d'lnghilterra che ha
voluto Tolocausto dell'Orange e del Transvaal, una voce curiosa levasi
da Pietroburgo, e precisamente dalle colonne dell'ufficioso Novoie Vre-
mia, ove leggesi :
« Come Presidente di una Repubblica indipendente, il signor Kriiger
ha poteri amplissimi per trattare con qualsiasi Governo; egli ha di-
ritto di appellarsi al mondo intero, ed il mondo sara obbligato ad ascol-
tarlo. Le accoglienze che la societa europea prepara al Presidente del
Transvaal, saranno suscettibili di risvegliare 1'Europa dal letargo,
quell' Europa la quale mira impassibile il delitto atroce che gli Inglesi
si accingono a consumare nel Sud africano. Da oltre undici mesi, gli
eroici lottano contro un esercito piu numeroso di tutta la loro popo-
lazione presa insieme, con vecchi, donne, fanciulli, ammalati, o co-
munque invalidi alle armi. Se mai popolo ha meritato la propria liberta
e indipendenza, questo e certamente il boero. E, se oggi ancora regna
fra le Potenze un silenzio poco incoraggiante pei forti sventurati, non
Serie XVII, vol. XI, fasc. 1207. 8 28 ottobrc 1900.
114 CRONACA
percio si deve credere che siffatto silenzio durera sempre, o che le
due Eepubbliche sud-africane periranno senza avere ottenuto da alcuno
il soccorso che meritano. »
Queste parole sembrano indicare molto chiaramente 1'intenzione
della Eussia d'intervenire per mezzo della sua diplomazia, prima che
sia totalmente infranta la resistenza del Boeri all'invasione britannica.
Ma, per vero dire, all' infuori delle tonanti frasi del Novoie Vremia,
non si e osservato finora sull'orizzonte internazionale ,11 piu lieve in-
dizio di una mossa diplomatica, isolata o collettiva, timida o risoluta,
intesa allo scopo di aiutare i concittadini di Paolo Kriiger, del quale
fu bensi asserito in sulle prime che venisse a compiere 1' opera del
signori Fischer, "Wolmarans e Wessels per commuovere Governi e po-
poli in favore del proprio paese, ma quindi prevalse 1'idea che egli
vada semplicemente a ritirarsi in Olanda, ed a piangere nella solitu-
dine le sventure della sua patria, fino al momento di abbandonare
questa valle di lagrime e di speranze deluse.
Q-ERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. L'Europa e la Cina; i missioaari
e la Chiesa. — 2. Politica europea; ingiustizie verso la Chiesa. —
3. Morte del Sigg. Liebknecht e Nitzsche.
1. E uno spettacolo veramente straordinario ed imprevisto vedere
1'intera Europa ed anche 1'America, sospese al fllo telegrafico che
deve loro trasmettere le notizie della Cina. Si direbbe proprio che la
sorte del mondo dipende dagli avvenimenti di cui 1' Impero di Mezzo,
assai trascurato fin qui, e ora il teatro. Si tratta insomma di far en-
trare questo ricco paese di quattrocento milioni d'abitanti nell'orbita
dell'evoluzione europea, di tirarlo a far parte dei popoli che coprono
il nostro globo, dei quali 1' Europa e la testa. Sembra che il nuovo
secolo voglia completare e sistemare la politica mondiale, dando nuova
espressione ad un fatto in preparazione da lungo tempo. L' Europa si
e divisa ed ha colonizzato il nuovo mondo che diventa per lei un ri-
vale serio e geloso, ma essa se ne rifa gettandosi sull'Africa e sul-
1'Asia, della quale la Cina e il piu grosso pezzo.
Cid che si trova di meglio in questa impresa e 1'unione delle po-
tenze che si conservera, giova sperarlo, per varie ragioni. Primiera-
mente, perche 1'opinione pubblica e unanime in tutta 1' Europa a
domandare che la questione cinese venga regolata di comune accordo
ed a vantaggio di tutti. L'Europa vuole la protezione dei missionari
e dei cristiani, ed essa mancherebbe al principio di cui va tanto al-
tera, se non istabilisse la liberta di religione in Cina. L'Europa e
cosi compresa della sua missione civilizzatrice, che le ripugna di far
la guerra e di stabilirsi in Cina unicamente a scopo di lucro; noi
siamo diventati un poco alteri sotto tale aspetto. Sarebbe cosa diffi-
cilissima di dividersi la Cina, poiche il paese non vi si presta e le
CONTEMPORANEA 115
potenze non saprebbero intendersi a questo riguardo ; ma la pacifica-
zione di quella vastissima regione, il ristabilimento dell 'or dine richie-
deranno ancora molti anni.
Fino ad ora la Russia ha la migliore posizione in Cina. Grazie
alia sua ferrovia della Manciuria, all'acquisto di Port-Arthur e di
Talien-van, la sua influenza domina nel Nord ed a Pechino. Ora essa
vuole costruire una ferrovia da Pechino a Kiachta a traverso la Mon-
golia, mentre al Sud ha giii acquistato il porto di Mosampo in Corea.
L' influenza politica della Russia potra dunque diventare piu predo-
minante.
L'Inghilterra, la Germania e la Francia potranno trovarsi nella
necessita di concertarsi per controbilanciare la Russia che sembra vo-
lersi intendere pure cogli Stati Uniti. La Russia, la Germania e ]a
Francia hanno impedito all' Inghilterra d' impossessarsi di Chang-hai ;
si sono cosi sollevate delle difficolta che, giova sperarlo, saranno ap-
pianate. II Giappone pure vuol farsi sentire ; si potrebbero dunque
temere delle rivalita, anzi delle lotte gravissime fra le potenze, se la
Cina non fosse un paese eccezionale, il paese piu insensibile all' in-
fluenza altrui che esista al mondo. II Cinese da migliaia d'anni e" fissato
nelle stesse idee e nelle stesse abitudini; egli e soddisfatto di tro-
vare nel proprio paese quanto gli abbisogna e disprezza i diavoli eu-
ropei che arrivano da lontano per acquistare i suoi prodotti. Nella
sua idea le altre potenze non sono che dei poveri satelliti intorno
alia Cina. La tutela sulla Cina che la Russia e le potenze tentano di
arrogarsi, sara per loro una faccenda assai difficile, un peso molto grave.
II piu che le potenze unite potranno raggiungere coi loro sforzi con-
tinui, £ il ristabilimento dell'ordine e le relazioni commercial!. II re-
sto, costruzioni di ferrovie, esercizio di miniere ecc. ecc. non potra
essere introdotto che molto lentamente.
Per ottenere qualche risultato, vi sara indispensabile per lungo
tempo 1'unione delle potenze, ed e probabile che queste gia compren-
dano la necessita di essa.
La Chiesa ha prtceduto le potenze di qualche secolo in Cina, tan to
che anche oggi dobbiamo ai missionarii ci6 che sappiamo di questo
immenso paese. Senza di loro non si sarebbero mai potute stabilire
laggiii relazioni specialmente commerciali. E dire che i nemici
della Chiesa osano rimproverare ai missionari d'essere la causa dei
disordini e degli ultimi spiacevoli avvenimenti. Ma non sono certa-
mente i missionarii che hanno indotto 1' Inghilterra a fare delle guerre
per costringere il Celeste Impero ad acquistare 1'oppio; e non sono
essi che hanno consigliato le altre violenze ed ingiustizie degli Eu-
ropei che tanto hanno irritate i Cinesi. Se si fossero seguiti 1'esempio
ed i consigli dei missionarii, se si fosse lavorato d'accordo con loro,
116 CRONACA
saremino arrivati a migliori risultati, attiraudo la fiducia delle po-
polazioni. Bisogna tuttavia rendere questa giustizia ai nostri giornali
(eccettuati i nemici fanatic! della Chiesa) che la maggior parte di
loro hanno riconosciuto i merit! dei missionarii e non hanno insistito
nei rimproveri ad ess! diretti. Parecchi diplomatic! e viaggiatori hanno
testimoniato dei servizi resi dai missionari e della grande considera-
zione, della quale ess! godono tanto presso gli indigeni quanto presso
gli Europe!. Hanno pure accertato intrighi, rivalita e discordie fra
le numerose sette protestanti che fanno piu male che bene al cristia-
nesimo in Cina non guadagnando che rari proseliti. Secondo le loro
stesse relazioni i 1300 missionarii protestanti, donne comprese, non
contano che 37,000 pecorelle, nonostante le somme enormi che esige
il loro apostolato.
Se accadra che la Cina si riavvicini aU'Europa, non sara certa-
mente merito dei missionarii protestanti. Solo la Chiesa cattolica ha
seriamente preso posto in Cina, ove migliaia e migliaia di cristiani
hanno suggellato col loro sangue la fede cattolica. I cattolici in nu-
mero di 1,200,000 non rappresentano che una modesta minoranza,
ma costituiscono un legame, un vincolo fra la loro patria e 1'Eu-
ropa, poiche coi loro missionari vi esercitano una certa influenza.
Se le potenze sapranno seguire i consigli dei missionari e proteggere
i cristiani, potranno arrivare un giorno a stabilire relazioni soddisfa-
centi col popolo cinese. In tanto la guerra ha gia condotto le truppe
europee alia presa di Pechino, ove gli uomini delle anibasciate e gli
altri europei si sono trovati salvi, nonostante un terribile assedio di
qualcSe mese.
1 Cinesi hanno bombardato ed incendiato le ambasciate, gli uomini
delle quali dovettero prendere le arm! per aiutare i piccoli contingent!
europei a difenderli. Dei rinforzi sono gia arrivati dall' Europa, e
2000 tedeschi sono entrati a Pechino. Si parla gia di pace, la cui con-
clusione e stata affidata al famoso vicere Li-hung-chang. Intanto altre
truppe partono e la Grermania ha gia formato sei reggimenti per la
Cina, senza contare 1'artiglieria e la cavalleria. In principio si parlava
di dieci, poi di quindici e venti mila uomini. Piu di 3000 ufficiali
e 120000 soldati e riservisti si sono offerti come volontarii. Non sono
dunque gli uomini di buona volonta che mancano ; da secoli non vi
e stata guerra nel vecchio e nuovo mondo, alia quale gli avventurieri
ed i volontarii tedeschi non abbiano preso parte. Alia partenza delle
truppe Guglielmo II ha loro parlato per dimostrare che la civil ta la
quale non ha per fondamento il cristianesimo, conta dei misfatti inauditi
come quell! commessi dai Cinesi contro gli ambasciatori. Le ha con-
si gliate inoltre a compor tarsi da cristiani, giacche si trattava di di-
fendere la causa cristiana; ma ha loro soggiunto pure di non accordare
CONTEMPORANEA 117
quartiere, e termind dicendo : « Che la benedizione del Signore sia
con voi ; le preghiere del vostri cari e di un popolo vi seguono dap-
pertutto>. In seguito furono smentite le parole « di non accordare
quartiere*. Spesso arriva disgraziatamente che 1'Imperatore, il quale
non prepara mai i suoi discorsi, si lascia trasportare troppo lontano
nel fuoco della improvvisazione.
La nomina del feldmaresciallo conte di Waldersee a capo delle
truppe tedesche, secondo i regolamenti stabiliti, comprende per lui
il comando supremo di tutti i contingent! europei che operano in
Cina. Si annunzio e quindi fu smentito che tale nomina era stata
concertata colla .Russia, ma resta sempre fermo che la Russia, 1'In-
ghilterra, gli Stati Uniti, P Austria vi hanno pubblicamente aderito.
La Francia non ha protestato, anzi la sua attitudine denota che essa
vi consente. Qui si crede che il governo francese non abbia voluto
scegliere a comandante supremo uno dei suoi vecchi generali, per non
provocare gelosie fra i medesimi. Ma vi e un'altra spiegazione piu
semplice. L' Inghilterra si sarebbe opposta alia scelta di un genera-
lissimo francese o russo, la Russia e la Francia dal canto loro non
volevano un comandante inglese; restava dunque il tedesco. La Ger-
mania non ha che interessi secondari in Cina, sebbene essa cerchi
crearsene degli importantissimi ; non e troppo invidiata dalle altre
potenze, ma e in eguali buone relazioni colla Russia, colla Francia
e coll' Inghilterra. Di piu essa e seguita dall' Austria e dall' Italia;
in conclusione il comando generale non ha che un' importanza rela-
tiva. Infatti il Generalissimo e coadiuvato da uno stato maggiore nel
quale ciascun contingente e rappresentato ; non eseguisce che quanto
e stato stabilito di comune accordo fra i diversi comandanti nazionali.
Se i capi dei contingenti non eseguiscono con zelo gli ordini del Capo
supremo, (juesti potrebbe trovarsi in grandissime difficolta ed incor-
rere in responsabilita molto gravi; la sua situazione non & certamente
troppo da invidiarsi. Alia sua partenza il feldmaresciallo e stato elogiato
con discorsi e ricevimenti pomposi ed egli stesso ha parlato con molta
enfasi. Cio rassorniglia alquanto ad un trionfo prematuro ; speriamo
pero che gli sara evitata qualunque brutta sorpresa. La nomina del
Waldersee e stata pure giustificata dal fatto che solo il ministro te-
desco a Pechino e stato assassinate e che la Gerrnania dovea special-
mente vendicarne la morte. Aggiungero che il ministro Sig. Barone
de Ketteler, antico ufficiale, appartiene ad un'antica famiglia catto-
lica della Westfalia e che e nipote al grande Yescovo di Magonza.
La Germania ha preso piede in Cina da quando comincio, come
gia fece in Terra Santa, a proteggervi i missionarii cattoiici tedeschi.
In virtu di un trattato cogli Stati Uniti e coll' Inghilterra, la Ger-
mania ha preso posseeso delle principali isole del gruppo Samoen,
118 CRONACA
Savai e Upolu. In questo gruppo essa si e sempre appoggiata ai cat-
tolici, e favorendo Mataafa, re legale e buon cattolico, lo ha formal-
mente costituito capo delle isole riconosciute per sue. II giorno che
egli prese possesso, 18 luglio, la bandiera della Gerrnania era stata
benedetta da un sacerdote cattolico. Nel resto si osserva pure che
Guglielmo II invoca spesso 1'esempio dell'antico impero romano ger-
manico ; parla della sua ricostituzione felicemente avvenuta e sostiene
che il nuovo impero terminera 1'impresa cui non basto 1'antico. La
politica estera dell' Imperatore differisce talvolta da quella dei suoi
ministri, ma questi finiscono coll'accomodarvisi e coll 'accet tare il fatto
compiuto. II sig. von Bulov, ministro degli affari esteri, ha cosi de-
finita la politica tedesca : « In Asia, in Cina, la Germania segue
una politica gelosa, pacifica, energica. Non provochiamo ne attacchiamo
alcuno, ma neppure faremo la parte della cenerentola; la pace del
mondo sara sempre da noi difesa. »
2. In una festa di famiglia, 1' Imperatore ha conferito al signer
Conte de Ballestrem il titolo di Eccellenza che lo eleva allo stesso
grado che i ministri ed i pift alti dignitari dello Stato. La stampa
si e affrettata a dedurre da tale gentilezza verso uno dei suoi membri
piu distinti, un accordo del centro col governo. In qualita di presi-
dente del Reichstag, il Conte de Ballestrem ha provato la sua equita
verso tutti i partiti, come verso il governo. A somiglianza del centro
egli non puo essere un avversario ingiusto del governo ne rinunziare
ai suoi principi, ma puo come il centro facilitare il lavoro al go-
verno come deve fare ogni buon cittadino. Ma fino ad ora il governo,
non e stato gentile unicamente che verso il centro ed il Reichstag;
al Landtag prussiano ove egli puo trovare una maggioranza all'infuori
del centro e piuttosto ostile, ed ha anzi provocato direttamente i cat-
tolici; il ministro dei culti ha proscritto il polacco nell' istruzione
religiosa delle scuole della citta di Posen. Finora questa istruzione
si faceva, secondo i casi, in tedesco o in polacco come in tutta la
provincia.
II governo tende a proscrivere il polacco da tutte le scuole anche
dove la popolazione non parla altro che tale lingua. E arrivato fino a pu-
nire con 100 marchi di multa alcune signore che insegnavano a leggere
ii polacco a pochi fanciulli. Detta proibizione della istruzione religiosa
in polacco e stata decretata senza consultare, anzi senza avvertire
Pautorita religiosa. E superfluo aggiungere che Monsignor Stablenski,
arcivescovo di Posen G-nessen non si oppone alia propagazione della
lingua tedesca che spesso facilita a trovare lavoro ed una posizione
sociale, ma la Chiesa ha il diritto di fissare essa stessa in quale lin-
gua 1' insegnamento religiose puo essere utilmente dato. In ogni caso
1'autorita civile non ha il diritto di diriger 1'istruzione religiosa e rego-
CONTEMPORANE A 119
aria senza il consenso del Vescovo. Consignor Stablenski ha prote-
stato e la sua protesta e sostenuta da tutti i giornali cattolici ed
anche da alcuni giornali protestanti e dall'opinione pubblica. II go-
verno fa conto d' ignorare tutto, e confida che, mancando la risposta,
la voce dell'opposizione nnira col dileguarsi. Ma 1'opinione e risve-
gliata, i cattolici credono vedere una ripresa del Kulturkampf, per-
che in certi circoli protestanti ed ufficiali specialmente fra gli impie-
gati e soprattutto al ministero dei culti e dell' istruzione pubblica vi
e sempre per massima ostilita alia Chiesa e disposizione a combatterla,
ad opprimerla. La Volkszeitung di Colonia si domanda se e vera la voce,
secondo la quale vi sarebbe stata possibile una tregua, e non mai una
pace durevole fra il governo e la Chiesa. II ristabiliniento dell' im-
pero ha rilevato la posizione dei cattolici grazie alPattitudine ener-
gica e vigilante del centro. Certamente il governo seguira la mede-
sima strada, se la proibizione dell' istruzione religiosa in polacco e
accettata senza opposizione. Le vessazioni, le persecuzioni di cui i
Polacchi sono oggetto, impediscono la loro assimilazione.
II 25 gennaio 1899, il Eeichstag voto per la terza volta e con una
maggioranza schiacciante, 1'abolizione della legge contro i gesuiti.
L'episcopato dal canto suo ha supplicato il ministero di sopprimere
questa legge di eccezione, che costituisce una flagrante violazione dei
diritti dei cattolici ed un ostacolo alia vita religiosa. Ma fin qui
il consiglio federale non ha trovato il tempo di occuparsi di una
decisione del Reichstag, ed il ministero non ha neppure risposto
all' Episcopate .
II governo bavarese, continua le sue scortesie verso i cattolici. La
municipality liberale di Monaco che deve la sua esistenza al governo,
ha nominate direttore di una scuola primaria cattolica il sig. Kirschen-
steiner. In tale sua qualita egli deve impartire 1 ' istruzione religiosa
e sorvegliare gli altri insegnanti al medesimo soggetto.
Ora il sig. Kirschensteiner e ammogliato con una protestante e fa
educare i suoi figli nel protestantesimo. I cattolici, col loro Arcive-
scovo hanno protestato contro tale nomina facendo notare che un uomo
che alleva i propri figli nel protestantesimo non e piu cattolico, e colpito
dalle censure della Chiesa, non e quindi atto ad educare altri fan-
ciulli nel cattolicismo. La questione esiste gia da piu mesi, ma il
governo non ha peranco dato segno di vita. Nel resto la maggioranza
dei ministri e protestante, ed il sig. Kirschensteiner non ha fatto che
seguire I'esempio di altri molti, i quali hanno fatta buona camera,
e sono giunti ai gradi piu elevati abbandonando i loro figli al pro-
testantesimo.
Nella festa del Corpus Domini il governo Sassone aveva spedito
dei gendarmi a Wachulburg per impedire i cattolici di assistere alia
120 CRONACA
messa nella chiesa del caste llo del Conte di Schoenburg-Forterglau-
chen. II governo giustifica tal provvedimento dichiarando che il servizio
non e pubblico, il Conte possedendo il diritto di far celebrare i santi uffi-
cii solo per lui, per la sua famiglia e per le sue persone di servizio.
Infatti il precedente confessore del Conte e stato condannato in via
amministrativa alia multa di 1050 marchi, per avere ammesso altre
persone alia messa da lui celebrata. L'amministrazione esigeva che
avanti ciascuna messa si allontanassero dalla chiesa tutte le persone
estranee al castello. II cappellano ha dovuto abbandonare il suo posto,
ed il suo successore sara costretto di fare altrettanto. Al Conte de
Schoemberg a Thammenstein e stato egualmente proibito di ammettere
agli officii del la cappella del suo castello persone estranee alia sua oasa.
II principe Max di Sassonia, fratello del principe ereditario e sacer-
dote, come e noto, ha dovuto abbandonare la Sassonia, perche non
adempiva le condizioni imposte ai sacerdoti cattolici che esercitano il
loro ministero nel regno.
Altrettanto e accaduto al Barone Wiltitz figlio d'un grande uffi-
ciale del regno : gli e stato proibito di esercitare il sacro ministero
nella Sassonia sempre per le solite ragioni. II governo limita pure
1'esercizio del culto ; cosi non tollera che quattro messe all 'anno a
Pessig, Wurzen ecc. ecc. A Limbach e a Rochtiz esistono comunita
cattoliche di 500 anime, che aveano chiesto 1'autorizzazione d'organiz-
zare il loro servizio religioso. II governo, dopo di aver preso il parere
dei pastori di queste due citta, rispose che esse non aveano bisogno
di servizio religioso. E tuttavia la pubblica legge garantisce ai catto-
lici il libero esercizio del loro culto in tutta la Germania. I prote-
stanti non solo godono di questa intera liberta in tutte le parti del-
1' iinpero dal 1815, ma i governi pongono ogni cura per assicurare
loro il servizio religioso, e pagano loro dei pastori. Ma cio non av-
viene per i cattolici.
Nel Brunsvick, nel Meklemburg ed altrove, non sono meglio trat-
tati che nella Sassonia. In quanto ai fanciulli cattolici costretti a fre-
quentare le scuole protestanti, si contano per centinaia di migliaia.
3. La Q-ermania ha perduto due uomini che hanno esercitato su
di essa un' influenza nefasta. Liebknecht, il capo del socialismo, che
ha creato e diretto il partito da 40 anni al punto di personificarlo in
se medesimo : era un carattere energico ed un nemico giurato del
governo. Rendiamogli questa giustizia che ha combattuto pure con
tenacita gli abusi della burocrazia e quantunqtie combattesse il Cri-
stianesirno con rabbia, non era per la Chiesa cosi ingiusto come molti
protestanti. II sig. Nietzsche, figlio d'un pastore, e il cosi detto filo-
sofo, animate d'un odio verameute diabolico verso il Cristianesimo ed
il Salvatore. Secondo lui il Cristianesimo e una religione indegna
perche insegna 1'umilta e la carita. Nietzsche esalta la violenza, la
CONTEMPORANEA 121
forza che null a rispetta, costringe ed assoggetta gli altri. Spinge cosi
agli estremi il principle protestante. Nietzsche non iscrisse che degli
aforismi, ma in stile magnifico e cosi seducente che gli attird molti
lettori, sebbene le sue dottrine siano sempre contestate da tutti gli
spiriti serii. Saprete gia che da piu anni era demente.
CINA (Nostra Corrispondenza). 1. Partenza da Pechino. — 2. Disposizioni
della Corte per i Ministri. — 3. Partenza della colonna di soccorso da
Tien-tsin. — 4. Forze cinesi nel Nord. — 5. Approvvigionamento delle
forze cinesi. — 6. Li-Hong-Tchang a Chang-hai. — 7. La difesa di
Chang-hai. — 8. Notizie delle Mission!. — 9. La Corte ed i Cristiani.
Zi-kanei 6 agosto 1900.
1. Finalinente dopo una cosi lunga ed ansiosa aspettazione, si rice-
vettero da Pechino notizie sicure ed alquanto particolareggiate, spedite
a Tien- tain dai ministri d' America e d' Inghiiterra e da altre persone.
Secondo le medesime, che risalgono al 21 luglio, le legazioni fu-
rono esposte al fuoco della fanteria e deH'artiglieria di Tong-Fou-Siang,
dal 20 giugno (tre giorni dopo la presa dei forti di Ta-ku) al 16 luglio
(due giorni dopo la presa della citta cinese di Tien-tsin). In un mo-
mento i Oinesi giunsero a dare un assalto notturno che fu respinio
con loro perdite. Dall'altra parte i marinai americani in una sortita
che fecero il 3 luglio sotto il comando del capitano My res, sloggia-
rono i Cinesi dalle mura della citta mancese, dominante le legazioni
sopra una lunghezza di 200 yards (182 metri) e presero loro bandiere
e cannoni Krupp. II 20 i Cinesi proposero una tregua che fu accettata
dagli Europei alia condizione che le truppe dei primi non si sareb-
bero maggiormente avvicinate alle legazioni. — E difficile valutare le
perdite cinesi: alcuni le fanno salire a parecchie migliaia; quelle degli
Europei al 20 luglio erano di 62 morti e di 120 e piu feriti. Riguardo
ai guasti materiali, tutte le legazioni, ad eccezione di quella d'lnghil-
terra ove si sono rifugiate le donne ed i fanciulli, sono state molto
danneggiate dai colpi di fucile e di cannone; quelle poi dell'Austria,
dell' Italia, del Belgio e dell' Olanda sono state bruciate e distrutte
fino a fiore di terra. Esistono ancora viveri sufficient!, ma le muni-
zioni da guerra scarseggiano in modo che se il bombardamento rico-
minciasse gli Europei non potrebbero resistere lungo tempo. Dal 16 luglio
cioe dal 1° giorno di tregua si aumentano attivamente con nuovi fossati
e barricate le opere di difesa delle legazioni.
Nei messaggi suddetti, non e fatta parola dei cristiani indigeni
che con alcuni missionarii e varii marinai francesi resistono nella chiesa
fabbricata nel recinto della muraglia rossa. Le abitazioni e le cappelle
dei missionarii protestanti sono state distrutte, ma finora nessuno di
essi & morto, come pure sono ealvi gli uomini europei delle dogane.
122 CRONACA
2. II 20 luglio la Corte rinnovo ai Ministri 1'offerta di abbandonare
Pechino e di ritirarsi a Tien-tsin; secondo il ministro inglese, tale
proposta non fu accettata. II 24 la Corte ptibblico un decreto nel quale
dichiara che avea dato ordine di proteggere le legazioni, e di mandare
ai ministri frutta, legumi e commeBtibili. In altro decreto del 2 agosto
dice che ha spedito messaggi ai Ministri per mezzo dei membri del
Tsong-li-yamen per consolarli e per chiedere loro notizie. Secondo
quest'ultimo decreto, i ministri, di fronte alle difficolta di ricevere
in questo momento una protezione efficace, hanno accettato di abban-
donare la capitale e di ritirarsi provvisoriamente a Tien-tsin. In con-
seguenza la Corte ordino al generalissimo Yong-lon di provvederli
d'una scelta scorta che li protegga nel viaggio da qualsiasi spiacevole
incidente. Si noti che tale decreto e stato pubblicato la diinane della
partenza delle truppe alleate da Tien-tsin verso Pechino per portare
soccorso alle legazioni. Una delle ragioni che hanno dovuto decidere
i Ministri ad esporsi a cosi pericoloso viaggio, e stata certamente 1'idea
delle s venture in cui incorrerebbero inevitabilmente, nel caso molto
probabile che le truppe cinesi, battute dalle alleate, ritornassero a
Pechino ; esse per vendicare la loro disfatta oserebbero rinnovare contro
le legazioni gli attacchi il cui risultato sarebbe molto problematico
per gli Eurof>ei. Gli autori dei messaggi sopraindicati lasciavano com-
prendere tali apprensioni, e speravano che 1'azione degli Alleati sa-
rebbe cosi sollecita da togliere ai Cinesi il tempo di eseguire i loro
crudeli progetti. I Ministri una volta in viaggio, giungeranno poi a
Tien-tsin ? I Boxers ed i regolari loro alleati non li faranno cadere
in un agguato ? II governo cinese ha qualche presentimento di questo,
e quindi ha dati ordini severissimi agli ufficiali incaricati della scorta.
Speriamo che simili timori siano stati vani.
3. Come vi ho detto, questa colonna lascio Tien-tsin il primo agosto.
Esiste una censura severissima sui movimenti di truppe; eccovi tuttavia
le informazioni che ho potuto qua e la raccogliere, e delle quali pero
non garantisco la certezza. I rinforzi spediti dall' Europa, non essendo
ancora giunti, la colonna di soccorso si compone di soli 17000 uomini,
di cui 8000 Giapponesi, 4000 Kussi, 2000 Inglesi, 1700 Americani.
gli altri appartengono alle altre diverse nazioni alleate, specialmente alia
Erancia. La colonna seguira il fiume Pei-ho, e non potra avanzare
presto, perche oltre le difficolta che accompagnano nelle marce ogni
corpo d'armata, essa dovra portar seco tutto il materiale da guerra
1° per distruggere gli ostacoli costruiti dai Cinesi nel fiume, come
barche cariche... 2* per costruire ponti di passaggio sui canali e grandi
fossati aperti dal nemico... 3° per attaccare Pechino donde si attende
la piu grande resistenza.
4. Le^forze cinesi che si oppongono alia marcia in avanti degli
Europei, sono 1° i Boxers, gente senza armi e senza organizzazione ;
CONTEMPORANEA 123
quantunque numerosi non incutono grande timore : 2° i regolari che
fanno parte del corpi d'armata, che da due anni sono cantonati in
varii accampamenti del Tche-li ; sono stati valutati a 120000 uomini,
ina questa cifra che risulta dai registri e evidentemente esagerata.
Si sa infatti che in Cina 1'effettivo delle truppe corrisponde appena
alia meta della sua cifra nominale e che le provvisioni ed il soldo
degli assenti costituiscono la paga degli ufficiali superiori e subal-
terni. Cosi quando una grande rivista deve aver luogo, si trovano
facilmente uomini che per qualche sapequer accettano di portare per
varii giorni le armi ed indossare la divisa militare. Se dunque i re-
golari del Tche-li, nei dintorni di Pechino arrivano a 60000, e una
forza assai ragionevole che pero non e distribuita egualmente nei
diversi corpi d'armata in cui e divisa; infatti varii di questi ultimi
non sono armati che di fucili di vecchio modello, e non sono stati
organizzati da ufficiali europei. Si crede in somma che le truppe alleate
si urteranno con 30 a 40 mila uomini, armati di fucili moderni ed
abbastanza istruiti, ma che difetteranno d'unita d'azione, dovendo cia-
scuno di essi ubbidire a varii capi. In altra mia accennai alia grande
diversita di modelli impiegati nell'armamento delle truppe cinesi;
cid costituisce una grande difficolta a provvederle di munizioni. Oltre
le forze suddette esistono circa 20000 uomini che alcune grandi au-
torita delle province del Kriang-sou, del Tche-Kriang, del Kou-nan
condussero a Pechino in soccorso dell' Imperatore. Questi piccoli corpi
possono annoverarsi fra quelli che sono male armati, e male orga-
nizzati. Per farvi un' idea di queste truppe, vi basti sapere che sono
raccolte dai grandi ufficiali in marcia verso Pechino nei Kriang-sou
Nord, e nei Chang-tong.
II miglior corpo dell'armata cinese e quello che fu formato dopo
la guerra del GKappone da Yuen-Che-Kai, ora governatore del Chan-
tong. Conta 5500 uomini di fanteria, 500 cavalli assai bene equipag-
giati ed armati di Mannlicher e 1000 artiglieri ripartiti in nove bat-
terie di sei cannoni ciascuna; di queste, tre di cannoni a tiro rapido
tirati da cavalli, tre da campagna con cannoni Krupp e tre da montagna
con piccoli cannoni dello stesso modello. Da quanto pare questo c«rpo
non fu ancora spedito a Pechino. E anzi probabile che restera nei
Chan-tong per opporsi all'azione della Germania.
5. Le operazioni militari non dureranno lungo tempo. All' infe-
riorita gia indicata dei diversi corpi d'armata conviene aggiungere la
scarsezza delle provvigioni raccolte a Pechino, quella di denaro per
pagare le truppe ed infine Paltra di munizioni da guerra. Riso, da-
naro e munizioni dovevano essere spedite a Pechino dalle provincie del
Sud e del Centro; ma la via di mare e chiusa ai Cinesi per i tra-
sporti, e non resta loro che il gran canale che e anche in cattivo steto ;
solo per questa via da un mese in qua si fanno tutti gli invii alia
124 CRONACA
Capitals ; ma presto, come pare, si portera rimedio a tale inconveniente
bloccando la riva sinistra del Gran Fiume... Alcuni maravigliano che
cio non sia gia stato fatto. A vista ed a saputa degli Europei, legni
da guerra cinesi sono venuti a caricare a Changhai, munizioni ed armi
destinate al Nord. Innanzi ai bastimenti europei traversarono il Jang-tse
forti somme di danaro inviate esse pure verso il Nord; grandi uffi-
ciali, come Li Pin-heng, uno dei principal] nemici degli stranieri, e
Lan Tchoam-lin, governatore del Kiang-sou, suo amico ecc. ecc. non
hanno fatto mistero alcuno del loro viaggio a Pechino, chiamativi dal-
I'lmperatore o dai capi del partito della guerra contro lo straniero,
per portar loro soccorso. Sembra che il Yicere di Nankin, interro-
gate, perche facesse o lasciasse fare le cose in quel modo, mentre
che avea promesso di non ricevere i decreti bellicosi provenienti da
Pechino, avrebbe risposto: « Che gli Europei non vadano a Pechino...
ed allora non sara necessario che vi spedisca o vi faccia spedire dei
soccorsi. »
6. Li Hong-Tchang a Changhai e giunto il 21 luglio, e non si
ea quando si rimettera in marcia, quantunque da varii decreti della
Corte sia sollecitato a recarsi a Pechino. Ultimamente avrebbe pre-
sentato alia Corte la domanda di 20 giorni di congedo per curare la
sua salute fortemente scossa... ed incapace di sopportare le fatiche
del viaggio in questi momenti di calore. Si da un altro motivo a que-
ste lentezze del grande uomo per recarsi a Pechino, ed e che il par-
tito della guerra contro lo straniero domina sempre nella Capitale;
verso il 28 luglio esso ottenne dall' Impera trice un decreto, per met-
tere a morte due membri del Tsong-li-yamen noti per le loro opi-
nioni favorevoli agli Europei; 1'uno e Hiuo, antico ministro in In-
ghilterra, e 1'altro e Yuen, or sono varii anni tau-tai a Ou-hon nel
Kriang-sou. Inoltre i Cinesi, che sono al corrente delle cose della Corte,
assicurano che i suddetti due mandarini non sono le ultime vittime
del partito che e al potere.
Comunque sia, nei venti giorni trascorsi a Changhai, Li Hong-
Tchang ha ricevuto alcune visite dai consoli, dai mandarini cinesi, e
da alcuni grandi personaggi stabiliti a Changhai ; ha ricevuto e spe-
diti molti telegrammi ed infine ha preparato una paterna proclama-
zione per i suoi subordinati del Tcheli, ove e stato nominate Yicere.
Perche abbiate un' idea di questo genere di documenti, ve ne spe-
disco la mia traduzione pubblicata nell'Eco di Cina.
Proclama di Li Hong-tchang ai popoli del suo vicereame.
« lo Li, gran canoelliere del Palazzo di Ven-hoa-tien, vicere interi-
nale del Ci-li, barone di primo grado, emano questo proclama a fine
di portare a conoscenza dei miei subordinati alcune comunicazioni
urgentissime.
CONTEMPORANEA 125
« lo vostro vicere e gran dignitario dell' Impero fui gia altra volta,
per una ventina d'anni, vicerS di questa provincia del Ci-li, e tutte
le persone dabbene di questa provincia furono gia miei figli. Ecco
ormai sono sei anni che ho cessato di essere vostro vicere e certa-
mente voi pensate a me, come io penso a vol. Ora un grazioso de-
creto della corte m'incarica di nuovo di questo vice-reame. Coloro
tra voi che vivono onestamente nell'osservanza delle leggi sono ga-
lantuomini che io considero, come miei figli e fratelli minori ; ma co-
loro che violano le leggi e gli ordini delle autorita, hanno cagionato
dei tumulti, e sono nocevoli malfattori ; percio io infliggero loro ter-
ribili castighi. Quanto ai malfattori, membri delle societa dei Boxers,
che hanno da to il segnale della ribellione, essi dicono che odiano solo
la religione cristiana e i suoi membri; ma di fatto si sono resi col-
pevoli d' incendii, di saccheggi, di rapine e d'assassinii, contando come
cosa da nulla la vita di molti, e cagionando alia corte viva commozione.
Estrema e la perversita di una tale condotta, e diffi oilmen te gli au-
tori di questi attentati potranno godere dell' indulgenza e del perdono
delle leggi. Una volta che vi siate lasciati ingannare da loro, voi avete
gettato nella riviera orientale la vostra persona e le vostre famiglie :
come mai dinanzi a un tale spettacolo non provare un gran dolore?
Io, vostro vicere, gran dignitario delPimpero, amando teneramente i
miei antichi amministrati, non posso decidermi a punire i colpevoli,
prima di averli istruiti. Per questo appunto io vi dirigo questo ur-
gente proclama. Yoglio far sapere a voi tutti, soldati e gente del po-
polo, che per 1'avvenire dovete prendere la ferma risoluzione di com-
portarvi bene : sappiate dunque che i malfattori, membri delle societa
dei Boxers, sono uomini che danneggiano la vostra vita e che le loro
imprese arrecano rovina alle vostre famiglie. Per conseguenza, voi,
padri, istruite i vostri figli, e voi, fratelli maggiori, sorvegliate i vo-
stri fratelli piu piccoli : tutti odiate profondamente (questi cattivi sog-
getti) e rompete completamente ogni relazione con loro ; non ere-
diate ai loro cattivi propositi. Coloro pertanto che tra i malfattori,
membri della societa dei Boxers, non avessero fatto che seguire per
forza i Boxers, se ne pentano e ritornino a me, io prometto di dar
loro i mezzi di lavarsi di questa macchia (io li perdonero). Parlan-
dovi cosi, io vostro vicere, dignitario dell'impero, non ho altro scopo
che di proteggere tutti quanti gli abitanti di questa provincia. Coloro
dunque che tra voi seguiranno i miei consigli, si risparmieranno molti
mali ; coloro che resisteranno, saranno schiacciati dalle disgrazie. Che
ciascuno di voi pensi una e piu volte a cid che io ho detto; e il
mezzo di risparmiarvi un pentimento tardivo. Obbedite con gran ri-
spetto a questo proclama che io vi dirigo.
« II giorno... della VIP luna dell'anno 26° di Kuang-su (lu-
glio 1900). >
126 CRONACA
N. B. Questo proclama, secondo il Chen-pao $ stato tirato a molte
migliaia d'esemplari. Li Hong-tchang ha delegate un mandarine per
portarlo a Pechino, a Tien-tsin e in altri luoghi della provincia del
Ci-li.
7. Le concessioni europee sono protette da circa 400 uomini della
polizia degli alleati ed indigena, da 1000 e piu volontarii di ogni na-
zionalita, organizzati in compagnie, e specialmente da una quindicina
di legni da guerra, ancorati, sia alia sbarra di Ou-song (entrata del
Wang-pou) sia in mezzo di questo fiume di fronte alle concessioni.
Avanti ieri e giunto da Hong-Kong il Fieramosca incrociatore ita-
liano, e si aspetta il Carlo Alberto gia partito da Hong-kong. Dei le-
gni da guerra, tre sono olandesi, uno francese, uno tedesco, 8 o 9
inglesi di tutte le grandezze, tre americani e due giapponesi. E stato
deciso che tutte le forze di terra sulle concessioni e quelle di mare
saranno poste sotto il comando dell'ufficiale piu anziano di marina.
Se gli Europei, protetti da forze cosi considerabili, si sentono tran-
quilli, i Cinesi invece temono che tutti questi bastimenti, ed altri
che viaggiano nel Tang-tu, meditino un colpo, sia contro 1'arsenale
e la polveriera situati a piccola distanza dalle concessioni, sia contro
i forti e la flotta che difendono il fiume turchino. Temono special-
mente gli Inglesi, che non nascondono i loro progetti ambiziosi su
questa parte della Cina ed ai quali appartiene il maggior numero di
legni che si trovano in questi dintorni. II timore dei Oinesi ha au-
mentato dal giorno delParrivo deH'ammiraglio Seymour...
Qualunque siano i disegni degli Inglesi, in questo momento essi si
atteggiano a cooperatori titolari dei Vicere Licou nel Kiang-nou, e di
Tchong, del Hou-Koang par il mantenimento dell'ordine.
La settimana scorsa 1'ammiraglio Seymour sali a Nankin ove con-
fer! lungamente col Yicere Licon, e subito dopo e disceso a Chang-hai
ove e giunto ieri. Mentre che 1'ammiraglio inglese faceva visita al
Yicere, coincidenza curiosa, il console britannico a Tchony-King nel
Se-tchom, abbassava la bandiera, e con qualche residente della sua
nazione, col medico francese e qualche altro Europeo abbandonava
quella citta ripiegandosi sopra Hau-Keou... per timore di ostilita
in quella parte inferiore del Tang-tse. Nello stesso giorno il Console,
ed il Comandante d'un legno da guerra inglese diedero ordine agli
Europei di Tchony-Yiung di preparare i loro bagagli, e di tenersi
pronti, al primo segno, a rifugiarsi sul legno inglese. La dimani,
essendo svanito ogni pericolo, 1'ordine fu ritirato.
8. Ho poche particolarita da darvi su questo doloroso soggetto :
Abbiamo conosciuto 1'uccisione di due Padri (Mangin e Denn S. I.) a
Kingtcheou nel Tcheli, eseguita dai soldati in marcia per Pechino ; coi
Padri e morto buon numero di quei cristiani. Le Missioni Estere hanno
CONTEMPORANEA 127
perdu to altri due Padri in Mandchourie (Q-eorjon e Leroy) inessi a
niorte da non so chi. I missionarii milanesi che lavorano nel Ho-nan
ineridionale sotto Monsignor Yolonteri, si trovano in buon numero
assediati nella loro residenza centrale presso Nan-Jang-fou.
E stato confermato 1'eccidio di Mons. Fantonati francescano e
di due missionarii a Heng-tcheon nell' Hounan. Temo molto che la
lista dei martiri in Cina non sia ancora terminata.
9. I cristiani, per difendersi contro i Boxers e loro simili, avevano
in piu luoghi fortificati i loro villaggi o le loro chiese ; si erano prov-
veduti d'arnii e di mnnizioni, spesso coll'assenso ed il concorso di
alcuni buoni mandarini. Taluno fece valere alia Corte che quella ma-
niera di agire era propria dei ribelli, visto specialmente che i Cri-
stiani in alcuni luoghi ei erano rifiutati di aprire le loro porte a
soldati regolari, spesso da paventarsi piu che gli stessi Boxers.
La Corte ha ordinato ai Cristiani di consegnare le armi, di distrug-
gere le opere di difesa e di affidarsi alia protezione dei mandarini.
Poveri cristiani ! Quale alternativa ! Se non si conformano a tale
decreto, dopo la sua pubblicazione, eccoli dichiarati in aperta ribel-
lione ; se vi si conformano, eccoli esposti senza difesa ai capricci dei
loro nemici, giacche sappiamo tutti quanto poco valga la protezione
delle autorta. Speriamo.
Nel caso che voleste dar la traduzione di tale documento ai vostri
lettori, vi mando quella da me fatta e mandata &\YEco di Cina.
llgoverno cinese e i cristiani.
DECRETO DELL' 8° GIORNO DELLA 7a LUNA
(2 agosto 1900).
Le cause di discordia che esistono da qualche tempo tra la Cina
€ le nazioni straniere non sono state ancora appianate ; pero la guerra
non ha nulla che fare con i negozianti stranieri residenti nel nostro
impero, ne colle missioni cristiane che vi sono fondate. Noi abbiamo
percio emanate alcuni decreti, ordinando ai vicere e ai governatori
delle province di proteggere gli uni e le altre come per il passato.
In questo momento in gran numero si riuniscono le truppe nella
nostra capitale, gli ufficiali superiori che le conducono nella loro
marcia debbono anch'essi avere e secondare queste medesime inten-
zioni. Bisogna che le autorita sopraddette prendano provvedimenti per
prestare una protezione efficace a tutti gli stranieri negozianti e mis-
sionarii ; cosi essi seconderanno il desiderio che Noi abbiamo di mo -
strarci benevoli verso gli stranieri.
Quanto ai Cristiani anche essi sono figli del nostro impero; per
conseguenza non va fatta distinzione tra loro e gli altri sudditi nel-
ramministrazione. Fin dal giorno pero che tra Boxers e Cristiani
128 CRONACA CONTEMPORANEA
conoinciarono le inimicizie, e accaduto che in molti luoghi i Cristiani
si sono stabiliti militarmente nei loro villaggi, hanno scavato delle
trincee, hanno costruito dei forti e hanno resistito alle nostre truppe.
Quest! modi di prooedere sono proprii di gente in rivolta, percio non
si pud fare a meno di reprimerle con gran diligenza. Ma riflettendo
che i Cristiani si sono coinportati in tal maniera indotti dalla paura
del castigo, se vogliono pentirsi della loro condotta e correggersi, si
pud in favor loro togliere da una parte il filo delle leggi (dar loro il
modo di s fug girt alle pene meritate).
leri Song-K'ing, generale di divisione, ci ha fatto sapere che i
Cristiani di Ta-pou-tien, sottoprefettura di Pao-ce nel Ci-li, dopo essere
stati avvertiti e ripresi con gravi parole, spontaneamente hanno con-
segnato le loro armi alle autorita, hanno raso al suolo la loro fortezza,
si sono dispersi e sono ritornati alle loro case. Questa condotta mostra
chiaramente che essi non volevano essere ribelli. Se tra i Cristiani
(che si fossero in qualche luogo fortificati per opporsi alle truppe) ve
ne sono di quelli che tocchi dal rimorso del pentimento ritornano al
loro dovere, Noi ordiniamo ai mandarini militari e alle autorita locali
di trattarli tutti alia maniera suddetta, senza che sia permesso di
assalirli tutti indistintamente e mandarli a morte.
D'altra parte se i malfattori locali affibbiandosi il titolo di patriot!
(i-ming) cercassero di saziare il loro odio contro i Cristiani ucciden-
doli, Noi ordiniamo che immediatamente le autorita facciano un' in-
chiesta dei colpevoli e subito li puniscano. In questa maniera sara
soffocato il germe della discordia. — Decreto imperiale.
Anche i missionarii protestanti, hanno avuto molte vittime. II tele-
grafo ci ha fatto sapere che una cinquantina di ministri — uomini,
donne (e fandulli?) sono stati trucidati nel Chan-si; quattordici a
Pao-ting-fou nel Tcheli e nove a Ziu-tcheon nel Tche-Kiang. A pro-
posito di questi ultimi Monsignor Reynaud ha scritto all'J&o di Cina :
« Questo delitto e doppiamente odioso a causa dell' eta e del sesso
delle vittime ; quattro donne e quattro fanciulli ! II nono e il bravo
sig. Thompson che tanto bene faceva ai poveri malati. Tutti sono stati
uccisi dai soldati del prefetto, accompagnati dalla folia e condotti
dai notabili. II sig. Thompson e stato trafitto da numerosi colpi di
baionetta e le altre otto vittime sono state decapitate.... Tutti questi
cadaveri, compresi quelli del sotto-prefetto e dei suoi due figli, sono
stati portati alia residenza cattolica parimente in ruina. »
LE SCUOLE ELEMENTARI
3D&T ZB^JLjZ^. ZDEOLOLiO ST.A.TO
I.
In un altro articolo accennammo gia alia levata di scudi
del liberalismo, massime governativo e moderato, per pro-
muovere una riforma generale dell' istruzione del popolo ;
quella finora impartita, in Italia, essendosi troppo chiara-
mente dimostrata non pur inetta, ma nociva altresl e fune-
stissima alia tranquillity stessa del paese ed alia incolumita
delle fondamentali istituzioni i. Massime dal delitto di Monza
in poi, i giornali piu diifusi e gli uomini politici piu auto-
revoli vanno ripetendo, essere necessario adoperarsi subito
di mani e di piedi, perch6 le scuole elementari, con si gravi
sacrifizii mantenute, incomincino a corrispondere al loro
scopo, che 6 di educare le crescent! generazioni a morige-
ratezza, a carattere, a virtu, cose tutte, delle quali in sino al
presente non si presero, puo dirsi, pensiero alcuno, paghe
a dar comecchessia ai figli del popolo una materialissima isti-
tuzione di scrittura e lettura, che va quasi sempre ben tosto
obliterata, lasciandosi per lo piu dietro soltanto uno strascico
d' impertinente ignoranza e di voglie sower sive.
E fin qui ci troveremmo pienamente d'accordo ancor noi.
La scuola in genere e la popolare in ispecie deve essere edu-
cativa, o non essere ; perch6 la scuola, che non educa il po-
polo, lo corrompe, fa i delinquent!, i facinorosi, i ribelli, gli
assassini ed i regicidi. Or non diciamo che gli analfabeti non
possano anch'essi divenir tali, anzi neppur neghiamo che
1 Vedi, nel quaderno 1206 pel 15 sett. 1900, 1'articolo : Cecitd liberate.
Pagg. 671-687.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1208. 9 8 ottobre 1900.
130 LE SCUOLE ELEMENT A III
sieno sulla strada d' incattivire, poiche ignoranza e brutalita
si danno la mano : ma diventeranno brutali per impulse di
natura, non per istituzione sociale, ed il saranno meno rui-
nosamente pel consorzio civile. Sentenzio Socrate, con molta
acutezza di genio e maturita d'esperienza: « Ove Tistruzione
non formi uno spirito giusto e sano, rende gli uomini piii
cattivi, fornendo loro piu mezzi di far il male. » E Rabelais
avea ragione d'esclamare: « Scienza senza coscienza, ruina
delFanima ! » Le scuole pertanto che non educano, non sono
scuole ma tane, onde escono belve in veste di uomini, non-
ostante la civilta; giacche questa pub far del bruti piu
bruli che allo stato di natura. secondo il detto verissimo del
Mandsley.
Posto in sodo il quale importantissimo principle e rin-
graziato Dio che, almeno quanto ad esso, noi cattolici abbiamo
consenziente il fior fiore dei liberal! italiani, si venga dunque
pur subito all' opera di educare le nostre generazioni, come
solennemente proclamava anche il giovane Re nel suo discorso
inaugurale. Educhiamo! — Ma ecco che dal bel principle
medesimo uno screzio, anzi un dissenso profondo ci sepa-
ra, rendendo impossibile qualunque pacifica intesa tra noi
ed il liberalismo. Giacche prima di venire all'atto dell' edu-
care il popolo, bisogna pur rispondere a due dornande es-
senzialmente pratiche : Chi I'educa ? A quali principii ne
va informata I'educazione? E i liberali rispondono ad ambedue
senza esitanza: Vogliamo eduoaiio noi, esclusivamente noi,
a nostro modo e secondo i principii nostri.
Questa risposta si trova implicita in tutti gli artieoli dei
fogli liberali, che trattarono ultimamente della riforma sco-
lastica, insistendo soprattutto sulla necessita di formare nelle
scuole una generazione che pensi e senta e parli ed operi
a gusto dello Stato, ossia del partito liberale spadroneggiante ;
e sarebbe formulata altresi esplicitamente nella proposta di
legge per I'avocazione delle scuole elementari allo Stato, la
quale e voce coinune che il Ministro Gallo stia preparando,
per presentarla quanto prima alia Camera. Certo Ton. Son-
IN BALI A DELLO STATO 131
nino, che ne deve saper qualcosa, si e affrettato nel suo pro-
gramma di riforme, pubblicato nella Nuova Antologia l, di di-
chiararsi personalmente propemo a quell' innovazione. Cosi
si risponde al telegramma dei cattolici, raccolti neir ultimo
Congresso romano, che invocavano dai pubblici Ppteri la
liberta d' insegnamento, in nome dei sacri ed inviolabili di-
ritti paterni 2 ; col togliere cioe anche quel poco di liberta nel-
1'educazione della prole, che ai padrifamiglia indirettamente
risultava dair influenza esercitata sulle Amministrazioni lo-
cali, state finora parzialmente arbitre delle scuole elementari,
in virtu della legge Casati.
Ma i cattolici devono insorgere contro la nuova e si funesta
schiavitii che loro si prepara, sotto forma di una legge sco-
lastica ; devono insorgere fieri e risoluti, prima ancora che il
disegno di legge venga innanzi al Parlamento, massime, sic-
come egregiamente osservava V Osservatore cattolico, promo-
vendo Fopposizione anticipata dei Consigli eomunali della cam-
pagna 3. A questa legale opposizioue bisogna per 6 che la stampa
cattolica spiani la via, illuminando le menti ed infervorando
gli spiriti ; peroech^ si tratta veramente di cosa gravissima,
innanzi a cui non e lecito rimanere ne freddi ne indifferenti,
Tavocazione delle scuole elementari allo Stato costituendo una
negazione dei principii di liberta ed una flagrante violazione
dei piii sacri diritti, senza vantaggio alcuno, anzi con danno
enorme dell'educazione popolare, cui pure vorrebbe prov-
vedersi.
II.
Veramente par di sognare udenclo oggi, in pieno reggimento
di liberta, da certe bocche di liberali di quattro cotte, pro-
poste cosi retrive e reazionarie, che nessun arrabbiato fau-
tore dei Governi assoluti avrebbe osato fare cinquanta e cento
1 Fasc. 690 pel 16 sett. 1900, pp. 342-364.
2 Recammo il testo del telegramma nel nostro qnaderno ultimo pel
6 ottobre, a pag. 96.
3 L' 'Osservatore cattolico, N.° 224 pel 28-29 settembre 1900.
132 LE SCUOLE ELEMENTARI
anni addietro. Ma tant'e. Tutto lo spirito della legislazione,
in questo nostro secolo, si paleso sempre viziato ad un modo
di stridente e vergognoso contrasto, tra la liberty e 1'ugua-
glianza, che si vorrebbero sancire in ossequio ai principii del
1789, e la tirannide delle oligarchic, che s'impone nel nome
dello Stato. Della potenza dello Stato e dell'ampiezza delle
funzioni sue i politicanti liberal! moderni si formano un con-
cetto eccessivo, che non 6 sol vieto ed antiquato, ma addirit-
tura da museo ; giacch6, per rintracciarlo, fa mestieri ricor-
rere ai monumenti legislativi anteriori al cristianesimo. Infatti
il cristianesimo frantum6 quel mostruoso colosso del cesarismo
pagano, che tutto faceva servire a se stesso, anche la coscienza
individuale ed i diritti inviolabili della famiglia. Ma la legisla-
zione moderna studiasi a tutto potere di rimetterlo in piedi,
pretendendo che lo Stato debba esser tutto, porre le mani su
tutto, stringere nel suo pugno di ferro 1'uomo intiero, assor-
bire persino la paternita e la podesta maritale. A guisa del
Cesare romano, lo Stato moderno sentenzia, che quel che place
al principe deve aver forza di legge ; perch6 la sua sovra-
nita non ha confini ed il suo dominio si estende a tutte le
manifest azioni della vita pubblica e privata. Che importa che
il Cesare abbia mutato abiti, e invece della clamide indossi il
frak borghese od il camiciotto plebeo, in luogo del diadema
porti sul capo il berretto frigio? E sempre un Cesare con
tutte le sue prepotenze ed i suoi dispotismi.
Quindi, analizzando le legislazioni moderne, tutte piii o
meno modellate sul codice di quel fior di tiranno che fu Napo-
leone I, riscontriamo agevolmente, farvisibensl luogo all'ugua-
glianza ed alia liber ta, che sono la bandiera del tempi mo-
derni, ma sol tanto quanto non contrastino con niuna putata
prerogativa o niun asserito diritto dello Stato. Se pero di tale
contrasto scorgasi pur dalla lontana il menomo pericolo, li-
berta ed uguaglianza son messe sotto i piedi : e cio partico-
larmente quando vi si mescoli la passione irreligiosa e set-
taria, il livore e 1'odio contro la Chiesa cattolica; perch6 allora
la liberta non 6 piu un diritto, ma una minaccia contro le isti-
IN BALIA DELLO STATO 133
tuzioni, e 1'uguaglianza un'abdicazione vergognosa e funesta
del Poteri civili a profltto deU'eterno nomico, il prete.
Questo, che noi accenniamo in generale, e comprovato da
cento esempii ; manifcstasi pero piu chiararaente nella mu-
teria delicatissima dell' insegnamento, dove la supremazia
dello Stato ha tanto piii motivo d'ingelosire d'ogni diminu-
zione vera o supposta, cosl per rintrinseca importanza degli
interessi vital! che vi concorrono, come pel maggior numero
0 vivacita dei concorrenti. Laonde non 6 da stupire che,
essendo lo Stato moderno stranamente preso della sua po-
tenza ed autorita, faccia, in opera d' istruzione e d'educa-
zione della gioventii, man bassa su tutto e su tutti, non sal-
vando altra liber ta che la sua, e quanto ad uguaglianza, non
ammettendone che una: i suoi maestri, le sue scuole ed i
suoi scolari sieno tutto; i maestri, le scuole, gli scolari estranei
si monopolio ufficiale, nulla !
N6 gridisi alPesagerazione, quasi che noi calunniassimo
lo Stato, per rabbia di partito. Noi esprimiamo sintetica-
mente una condizione generica di cose, senza fermarci a
certi particolari, o piuttosto esprimiamo una tendenza dello
Stato ad usurpare ogni dl piu il monopolio esclusivo del-
T istruzione : e in questo senso diciamo verissimo, ne siam
soli. Stanno per noi uomini autorevoli di tutti i parti ti,
professori, giornalisti, personaggi e scrittori politici: e in
buon punto ci soccorre a rincalzo un libro recente dell'il-
lustre pedagogista Giuseppe Allievo, professore nell' Univer-
sita torinese, che fin dalla bella prima pagina scrive cosl :
« II supremo principio pedagogico riposto nella personalitafinita
dell' io umano subordinata alia personalita infinita divina, e
oggidi disconosciuto e posto a durissima prova dalla Stato-
latria e dal positivismo contemporaneo. Lo Stato, varcando
1 limiti segnati al suo potere, usurpa la sfera di attivitk riser-
vata ai singoli individui, e spogliandoli della personalita loro
propria, li assorbe nella sua orbita sconfinata, dove ciascun
io smarrisce la coscienza del suo essere, la liberta del suo
operare. Questo deplorabile assolutismo dello Stato fa tristis-
134 LE SCUOLE ELEMENTARI
sima mostra di se segnatamente nell' ordine pedagogico, dove
il Governo siede arbitro e giudice supremo delTeducazione
universale, e stende irrefrenabile il suo potere su tutti gli
istituti scolastici, dagli asili infantili alle Universita l. » Pa-
role d'oro, espressione coraggiosa e fedele della rcalta, mas-
sime in Italia, che fra tutte le nazioni e indubitatamente
quella, dove 1'istruzione e piu inceppata dal monopolio go-
vernativo, i diritti della Chiesa, delle famiglie, del singoli
cittadini, in ordine alia liberta d' insegnamento, sono piu
manomessi.
III.
Non e stato da noi, per verita, sempre cosi ad uu modo
ed al grado medesimo. Liberta vera d'insegnamento non ci
fu mai, ne mai fu data facolta di aprire Universita libere,
come ne hanno quasi tutte le altre nazioni civili ; ma qua-
rant'anni addietro il piccolo Piemonte, incitato dall'esempio
della Francia del 1850, niostro di volersi mettere risoluta-
mente sulla via della liberta, con quella legge Casati del
13 novembre 1859, che divenne poi la legge organica della
pubblica istruzione per tutto il Regnod' Italia. In essa, accanto
airinsegnaniento pubblico e fatto posto onorevole al private,
e coll' art. 3, si determina molto chiaramente, che il Ministro
governa bensl rinsegnamento pubblico, ma quanto al private,
soltanto lo sopravveglia a tutela della morale, deU'igiene,
delle istituzioni dello Stato e deW ordine pubblico: il che
costituisce gia per s£ una grande franchigia di liberta, sot-
traendo al monopolio dello Stato una moltitudine considere-
vole di giovani studiosi e d7 istituti educativi. Ma la legge
Casati va assai piii innanzi per quella maestra e splendida
via di liberta; perocche cogli articoli 251 e 252 proscioglie
da ogni vincolo di ispezione per parte dello Stato cosi 1'istru-
1 Gian Paolo Eichter e la sua Levana o Scienza dell- Educazione.
Sag-gio espositivo critico di GIUSEPPE ALLIEVO. Torino, Unione Tipo-
grafico-Editrice, 1899.
IN BALI A DELLO STATO 135
z io ne secondaria paterna data nel seno della famiglia, come
Tistruzione di piu padri di faraiglia associati fuori di essa,
e quanto airistruziono elementare, lascia nell'a.rt. 326 ai padri
ed a coloro die ne faranno le veci facolta di procacciare ai
figli dei due sessi 1'istruzione, nel modo che crederanno piu
conveniente; della stessa istruzione elementare pubblica e
gratuita poi, incarica i Comuni, in proporzione delle loro
facolta e secondo i Msogni dei loro abitanti, come e detto
letteralmente all'art. 317.
Qual fosse il concetto informatore di tutte queste dispo-
sizioni appariva molto perspicuamente : era quello della li-
berta d' insegnamento. Ed il Ministro Casati, nella sua Rela-
zione al Re, diceva anzi, in maniera esplicita, d'aver accet-
tata la massima della liberta d' insegnamento, come la piu
equa, la piu conforme alle condizioni moderne di civilta, la
piii universalmente gradita alia pubblica opinione; e scusan-
dosi di noil poterla applicare allora intieramente, faceva voti
che si progredisse sempre per quella via, allargando vieppiu
le maglie ferrate del monopolio, in favore della liberta. I suoi
successor! non fecero per converse che andar sempre indietro,
serrando ognora piu quelle maglie e riprendendo, con de-
creti e con metodi talvolta anche brutali, una dopo 1'altra,
le liberta che la legge avea concesse. Non basto ai Ministri
innumerabili, quasi tutti frammassoni, passati quali meteore
sanguigne o grandinate sterminatrici per gli ufficii della pub-
blica istruzione, di muovere guerra asprissima a tutti gli
istituti secondarii privati e paterni, massime cattolici, dipen-
denti o in qualunque modo guidati da religiosi e da preti,
con ipocrisia continua, fingendo di serbare loro incolumi i
diritti legalij e intanto, per sempre nuovi congegni ammini-
strativi o balzelli od angherie, togiiendo loro 1'alimento ed il
respire ; eccoli ora in procinto di dar un colpo mortale alia
stessa istruzione primaria, merce Tavocazione delle scuole
elementari allo Stato, avocazione, la quale, vuol dire niente
ineno che questo: gittare dentro le voraci canne del mono-
polio governativo continaia di migliaia d' istituti educativi
136 LE SCUOLE ELEMENTARI
del popolo, che quarant'anni fa la legge, per fare atto di ci-
vilta, di giustizia, di liberty gli aveva sottratte.
Non occorrerebbe, ci pare, aggiunger altro, per che qua-
lunque uomo di buona fede formasse giusto giudizio della ri-
forma scolastica die ci si minaccia, alia quale Ton. Sidney
Sonnino porge con tanto garbo la valorosa sua destra, e che
la Tribuna ed i giornali di quel pelo non si stancano ad ogni
tratto d; inculcare, come necessaria. Sono liberali, che odiano
la liber ta ; son persecutor! emeriti di sognati reazionarii e co-
dini, che vogliono tutte le leggi piu severamente e realmente
codine e reazionarie; son progressisti, che rinnegano tutti i
progress! buoni ed utili, per fare retrocedere la civilta, 11011
solo di quaranta e cinquanta, ma di almeno cento anni, in
sino al dispotismo di Napoleone I, il quale, a testimonianza del
Taine, diceva : « Circa gli affari pubblici, che sono affari miei,
in materia politica sociale e morale, rispetto a storia, massime
recente o moderna, nessuno, nella generazione presente, pen-
sera, tranne me, e nella generazione prossima tutti pense-
ranno come me 4. »
Ne ci si obbietti, che I'avocazione delle scuole elementari
pubbliche allo Stato lascierebbe sempre sussistere, scevre di
ogni ingerenza d; insegnamento governativo, le scuole pri-
vate e paterne, a cui potrebbero avere ricorso le famiglie,
conforme ai proprii gusti od alia coscienza. Si, 1'obbiezione
avrebbe qualche valore per le scuole secondarie, rispetto alle
quali e sempre in facolta dei genitori di fame a meno (bench6
con sacrifizio), dicendo, suH'esempio di quel valente padre cat-
tolico : o sono in grado di pagare, e fo educare mio figlio
negli istituti cristiani ; o nol sono piu, e lo mando ad un me-
stiere : ma voglio ad ogni costo che cresca a modo mio, vir-
tuoso e credente. Ove pero si tratti di scuola elementare, questo
ragionamento non regge piu; perche, in forza della legge
15 luglio 1877, essa 6 obbligatoria, e i genitori o quei che ne
fanno le veci, mancando a tale obbligo, incorrono ammende
e pene e discapiti considerevoli. Ne conseguita pero che tutti
1 TAINE, Le Regime moderm: I'ecole. Tom. VI.
IN BALIA DELLO STATO 137
coloro (e sono la massima parte), i quali non trovansi in grado
di provvedere altrimenti ai proprii figli 1'istruzione elemen-
tare, sarebbero eostretti, se le scuole divenissero governative,
di soggettare, senza riparo, quelle tenere pianticelle all' in-
fluenza assoluta del laicismo, che contrasta colla loro coscienza,
osteggia I'istruzione religiosa, eombatte ed oppugna quanto
a/ cattolici torna piu caro, e di darli in plena balla del Mi-
nistero dell'istruzione, stato sempre campo aperto a spretati
e sfratati, atei e settarii, e ognora considerate come il piii
llgio e servile alle ingiunzioni delle loggie.
IV.
Perocche non illudiamoci : movente primo e massimo di
questo asservimento intiero deH'insegnamento elementare al
Governo, nei piii di coloro che lo zelano, e proprio la totale
laicizzazione deirinsegnamento stesso, impossibile o certo non
facile, finche esso rimanga comunale, ossia immediatamente
sottoposto alia vigilanza delle famiglie, di cui il Comune 6
la piii naturale ed omogenea propaggine. Finche spetta al
Municipio di bandire il concorso; di nominare i maestri e di
licenziarli, di fissare loro Tassegno ed allestirne Tabitazione,
di eleggere le Commissioni ed i Deputati di vigilanza, sic-
come ora e disposto nelle Leggi e nei Regolamenti 4, la scuola
elementare 6 guardata dappresso, ogni giorno, da custodi non
solo interessati per affetto, ma altresl potenti in effetto a man-
tenerla sulla retta via od a ricondurvela, se traligni. Ogni fa-
miglia, ogni persona influente e dabbene, il Parroco, anzi ogni
elettore puo moralmente obbligare, colla minacciosa prospet-
tiva della scheda, Sindaco, assessor!, consiglieri a mutar mae-
stri e maestre, ove questi instituiscano la puerizia contraria-
mente alia volonta del maggior numero di padri famiglia, ed
anche a far dare, come richiedesi per legge e troppo spesso non
vSi fa, T istruzione religiosa ai giovanetti da persone idonee e
1 Vedi Regolamento generate per I' istruzione elementare, approvato con
Decreto reale del 9 ottobre 1895, massime ai Titoli II, XI, XII, XIVf
138 LE SCUOLE ELEMENTARI
quando occorra, dai Ministri stessi della Religione dello Stato,
che sono i sacerdoti cattolici \
Cio brucia immensamente ai settarii, braraosi di foggiarsi
tutta un'Italia a propria immagine ; costoro, sotto il prete-
•sto specioso di migliorare le condizioni del maestri e di dar
al popolo un'educazione nazionale, gittano intorno 1'idea del-
ravocazione delle scuole elementari al Governo, e trovano,
fra i melensi, gli sventati, gli ambiziosi, partigiani molti
che la mandano innanzi, prontissimi a sacrificare diritti e
liberta comunali, diritti e liberta domestiche alia supremazia
dello Stato, dandosi a credere, forse in buona fede, che lo
Stato educhera le nuove generazioni meglio che nol facciano
ora i Municipii. Ma troppo age vole e il prevedere che, se tanti
cattivi maestri abbiamo ora, che son vigilati eosi da vicino
e da molti personalmente interessati per dovere, per coscienza,
per cuore ad aveiii buoni, il numero dei malvagi ed anzi dei
pessimi, senza fede, senza principii fermi d'onesta, senza
amore alia propria professione, bestemmiatori, scandalosi,
predicatori di socialismo, tormento perpetuo del Parroco,
aumentera a dismisura, quando dovranno temere soltanto le
tarde repressioni di un'autorita lontana, distratta da mille
cure, continuamente mutabile di persone e di principii, e volta
certamente piu a crescere fautori delle proprie idee politiche,
che ad educare cittadini onesti e buoni cristiani. Eppure le
famiglie saranno obbligate per legge a mandare i figliuoletti
a scuola da que' corrompitori di cuori e di teste, per veder-
seli poi crescere ad ogni bruttura, con istrazio deU'anima e
violazione crudele della paterna potesta!
E curioso davvero, che un Ministro per la pubblica istru-
zione pensi ad introdurre nelle scuole elementari sistema
di tanto servaggio, sol cinque anni dopo che un suo Prede-
cessore, pubblicando, in un Regolamento generale, unificate e
riordinate tutte le disposizioni relative all'istruzione elemen-
tare, oltre al professare il massimo rispetto dell'autorita pa-
terna, pro test ava, nella Relazione alia Maesta del Re, di non
1 Legge Casati art. 315 ; Regolamento su citato art. 3.
IN BALI A DELLO STATO 139
essersi discostato dal sixteina di liberta inaugurate dal legisla-
tors del 1859. E soggiungeva solennemente : « N6 da questo
sistema nessuno, penso, in Italia vorra alloutanarsi, poich6
gli eccessi della liberta noil sono temibili e possono facil-
mente reprimersi in uno Stato, che ha coscienza dei suoi
diritti e della sua forza *. » Onorevole Baccelli, a voi, autore
di questa sentenza, a voi lo sfolgorare colla vostra romana
loquela 1'onorevole Gallo, se osasse con un disegno di legge,
qua] e quollo che si minaccia, gittarvi in volto tanta men-
tita. Poiche 1'avocare le scuole elemeritari allo Stato non e
solo scostarsi dal legistore del 1859, ma voltarglisi contro per
abbatterlo, e far a brandeili e conculcare la bandiera di
liberty da lui impugnata.
E curioso davvero, che in tanto bisogno di discentramento,
mentre da tutte le parti gente di opposte opinion! gridano, che
fra le massime cagioni della nostra nazionale decadenza e
delle intestine fierissime lotte, che ci tolgono ogni vigore di
propositi e di atti 2, va noverata la pazza voglia di tutto
sommettere ad una stregua, dall'Alpi al Lilibeo, con viola-
zione ai popoli intollerabile delle svariatissime costumanze,
delle memorie, dei diritti di ciascuno, sorgano uomini di
Stato a proporre una violazione nuova ed un nuovo incen-
trarnento, in cosa cosl strettamente collegata colle piii sacre
affezioni locali, qual 6 1'educazione dei teneri germogli, in
cui famiglie e comuni ripongono le loro piii care speranze.
* Relazione a S. M. il Re, di S. E. il Ministro Baccelli, preposta al
Regolamento Generate per I' Istruzione elementare, approvato con decreto
del 9 ottobre 1895.
2 II Senatorc Villari, facendosi eco del sentimeiito universale, scrive
nella sua lettera politica al Corriere della Sera (23-24 sett. 1900): « Libe-
rated una volta da queste division! che ci consumano, da questo scon-
forto che recide i nervi ed uccide la fede, da questo delirio di scontento
che acceca, e gi& troppe volte ha spinto a delitti che ci rieuipiono di
dolore e ci coprono di vergogna. »
140 LE SCUOLE ELEMENT ARI
V.
Chi in tale proposta non ravviserebbe i caratteri (Tuna
insensata provocazione ? Nulla certo di piu proprio a guada-
gnare a' proponent! 1'impopolarita ; e percio tutti i piu cospi-
cui parlamentari, che di questi giorni in forme diverse espo-
sero il proprio programma, all' intento di render si vieppiu
chiari e di spianarsi innanzi la via al potere, il Giolitti, il
Villa, il Villari, Tastuto vecchio Francesco Crispi, parlarono-
bensi di miglioramenti del sistema tributario, di allevia-
mento dei balzelli, di socialismo borghese, di concordia dei
partiti, d'ogni cosa che potesse volgere a lor favore Topinione
pubblica ; ma si astennero dal toccare quel tasto dell'avoca-
zione delle scuole elementari allo Stato : tutti, tranne Ton. Son-
nino, abbacinato forse dalla sua stessa ormai cronica ambi-
zione di supremazia. S'avvide pero anch'egli del grave pe-
ricolo d' impopolarita, in che incappava, e voile poire avanti
le mani, scrivendo: « Ma non mi nascondo che una propo-
sta cosi radicale non riscuoterebbe forse Tassenso di una
gran parte dei nostri uomini politici, sui quali preme 1'opi-
nione delle Amministrazioni locali, che non vogliono vedersi
togHere tanta parte d'azione e d'influenza 4. » Studiossi quindi
di mitigare la proposta, sostituendo allo Stato la Provincia.
Ma la Provincia non ha colle famigiie quelFattinenza intima
che ha il Comune, e i padri e le madri, massime nelle solinghe
e disperse campagne, si troverebbero quasi del pari disar-
mati contro i soprusi dei maestri. Peggio senza dubbio se
le scuole dipendessero direttamente dal Potere centrale dello-
Stato. A difendere il candore delle bambine loro, a prote-
stare contro le bestemmie del maestro, a chiedere pei figliuoli
Tistruzione catechistica, da chi andrebbero quei poveri conta-
dini, che pure hanno anima talvolta piu nobile e sentimenti
piu delicati dei colti e ricchi signori della citta? — Dal Par-
roco? Non puo nulla. — Dal Sindaco? dalle persone impor-
1 Nuova Antologia, Fascicolo 690 pel 16 sett. 1900, pag. 349.
IN BALI A DELLO STATO 141
tanti del Municipio ? Risponderebbero, che fu tolta al Comune
ogni ingerenza nolle scuole; che il Governo vi fa tutto ed
al Comune tocca sol di pagare. — Non manderemo dunque
piu alia scuola ne la fanciulla, ne il garzoncello, poiche non
vogliamo che si corrompano, perdano la fede, crescano fur-
fan ti. SI : ma allora si vedrebbero capitar in casa il bargello
ad intimar le multe, a chiamarli d' innanzi il Pretore, per
esserne puniti, conforme alia legge.
Chi non vede che quell' improvvida legge getter ebbe in
mezzo al popolo una nuova fiamma di odii contro lo Stato, di
antipatie contro i suoi uomini, le sue leggi, le sue istituzioni,
una divisione maggiore di quella che gia esiste tra 1'Italia le-
gale e T Italia reale, il popolo ed i suoi governanti ? Ah ! se in
Parlamento, al proporsi di quel disegno di legge, diretto prin-
cipalmente ad avvilire la Chiesa e ad esaltare lo Stato, po-
tesse echeggiare I'eloquenza calda e trionfatrice d'un Mon-
talembert, egii ripeterebbe senza dubbio quel che disse in
Maggio 1844 alia Camera dei Pari: « Voi farete molto male
alia Chiesa, ma voi ne farete molto piu ancora allo Stato.
E inoltre voi non riuscirete a nulla. Ci6 che realmente otter-
rete, eccolo : ecciterete contro di voi, in grembo alia porzione
piu tranquilla e piii eletta del popolo, una di quelle resistenze,
che son lente a formarsi, ma assai piu lente a sparire, e la
quale a poco a poco diverra per voi il piii tremendo osta-
colo ; una di quelle resistenze, di cui non si viene a capo colla
forza materiale, ma che sopravvivono a tutte le violenze del
pari che a tutte le astuzie della politica. SI, sappiatelo : nel-
1'angolo riposto d'ogni canonica, ai piedi d'ogni altare, presso
ogni focolare domestico, ovunque si raccoglieranno cattolici,
accanto ogni cuna ove vegliera una madre cristiana, voi ar-
merete contro voi stessi i sentimenti piu profondi ed energici,
che il cuor umano possa nutrire. E voi avrete fatto tutto ci6
unicamente per paura della liber ta, per compiacenza a vecchie
passioni, a tradizioni de' peggiori tempi della nostra istoria. »
142 LE SCUOLE ELEMENT ARI
VI.
Quest 'ultimo periodo dell'eloquentissimo paladino della
liberta d'insegriamento in Francia 6 particolarmente notevole,
per che prova che i liberal! non si convertono mai. Anche
adesso in Italia, come oltre cinquant'anni fa in Francia, pre-
tenderebbero di spogiiare padri, madri e Comuni della liberta
di educare le nuove generazioni secondo coscienza, e giusta i
bisogni e le tradizioni locali, e di livellare in tutta Italia 1'isti-
tuzione elementare sotto il pugno di ferro dello Stato, per
ottenere, come dicono, un'educazione nazionale uniforme, e
premunire lo Stato contro lo spargersi di dottrine sovversive
per mezzo dei maestri di scuola : il primo motivo e un pre-
giudizio dei govern! dispotici, il secondo 6 confessione umi-
liante di debolezza, e vera e propria paura della liberta.
Quanto si e all' educazione nazionale, pur consentendo di
gran cuore anche noi, che sia da coltivarsi fin nella prima eta
un sano patriottismo, stiamo fermi pero a negare che mai in
niun caso possa, sotto pretesto di educazione nazionale, con-
culcarsi o pur solo porsi da banda il fine sostanziale, uni-
versale, immutabile di ogni educazione, che 6 for mare 1'uomo
ed il cristiano. Quindi n6 si potra allo Stato o Governo (che
puo ben essere un'oligarchia ostile al vero spirito nazionale)
dar balia di opprimere i diritti religiosi e domestici, per
falso zelo di educazione nazionale ; n6 al medesimo intento
si potra gittare tutta la tenera prole di un popolo dentro il
crogiuolo della costituzione politica nazionale, distruggendo
la personality individua, per cavarne degli idolatri dello
Stato e degli schiavi del Potere, come a Sparta e nelTantica
Roma. Vogliano o no, la civilta presente 6 cristiana, e biso-
gna che Govern! e Par lament! Faccettino qual'e, almeno come
un fatto universale, indistruttibile, e vi si uniformino. Ora,
secondo i pfincipii della civilta cristiana, scritti nel Vangelo,
il sentimento di nazionalita non 6 Tunico e neppure il primo
fattore di educazione; perocch6 il cristianesimo gli ha dato
IN BALIA DELLO STATO 14P)
a fondamento il rispetto e Tamore delTumanita, per Iddio,
in ciascua uomo e famiglia, e fra tutte le genti. In conse-
guenza di che, un' educazione, per quanto si voglia raffinata,
sarebbe falsa e condannevole, ove fosse esclusivamente nazio-
nale, cioe opposta all' universality del cristianesiino ed alia
liberta e dignita umana.
L'educazione nazionale era messa innanzi anche in Fran-
cia cinquant'anni addietro dal Cousin, dal Villemain e dagli
altri parrucconi del centralismo didattico: ribatteva pero il
Montalembert : « Lo Stato puo aver il diritto di offrire una
educazione nazionale, ma non ha certamente il diritto d' im-
porla. » L'educazione 6 di pertinenza domestica, e dovere
inalienabile dei genitori; non puo pertanto mai tramutarsi,
senza tirannide, in un attribute del Potere civile e politico.
E se pur lo Stato interviene in materia d' insegnamento « non
e, diceva assai bene il de Broglie nella Camera francese dei
Pari, in qualita di Sovrano, benst di protettore e di guida
e per supplire alle famiglie, le quali, per la maggior parte,
non sono in grado d'impartire nel loro interne ai figii
un' educazione puramente domestica. »
Contro queste pretensioni napoleoniche e dispotiche d' edu-
cazione nazionale, cioe a dire governativa, levavasi potente
la voce del Lamennais, e con logica serrata la sfolgorava
cosi : « A qual titolo il Governo sarebbe padrone assoluto
deir educazione? Forse come legislature? Ma chi mai penso
di regolare per legge cio che si deve credere e si deve sa-
pere? — Forse, <^ome amministratore? Ma quando mai si 6
inteso parlare di amministrazione clelle credenze e della mo-
rale, di amministrazione dello studio del greco e del latino,
dell'eloquenza od anche solo dell'alfabeto? Qui la ridicolag-
gine da negli occhi. Le credenze e la morale sono di do-
minio della Religione; il rimanente e di dominio indivi-
duale. II diritto del Governo si limita a consigliare, a diri-
gere, ad offrire a tutti, senza costringimenti, i mezzi d'istruirsi,
a sorvegliare gli stabilimenti liberi, anche a sopprimerli, se
sono di rovina allo Stato ed ai buoni costumi, o se servono a
144 LE SCUOLE ELEMENT ARI
propagare dottrine funeste alia societa. Tutti i diritti, che
lo Stato s'arroga, oltre a questi, sono un'usurpazione della po-
desta paterna.» (Du droit du gouvernement dans V Education).
VII.
Ne certamente per via di usurpazioni siftatte di diritti
inviolabili, conferiti dalla natura, consacrati dalla Reli-
gione ed in particolare dal Vangelo, per la bocca istessa del-
1J Uomo-Dio, confer mati dalla storia, ammessi nello Statute
fondamentale e nelle leggi del Regno, il liberalismo ita-
liano arrivera ad arrestare 1'invasione nelle scuole pur solo
elementari delle dottrine sowersive di socialismo e di anar-
chia, omettendo ancor di riflettere che sarebbe pazzia voler
infrenare I'istruzione primaria, lasciando libero spaccio d'ogni
perversione morale e sociale alle Cattedre che ne formano i
maestri. Per impedire efficacemente che quelle dottrine entrino
nelle scuole popolari, non bisogna cominciare dairescluderne
la Religione, sola capace d'infondere nelle anime dei giova-
netti il rispetto delTordine, per un convincimento intimo ed
indiscutibile di coscienza, Tossequio sincero alle autorita civili
ed ai Poteri dello Stato, per amor di Dio, che essi rappresen-
tano: non bisogna cominciar dal confondere coi sovversivi
e gli anarchici i cattolici, fedeli al Papa, che sono anche
i migliori cittadini, e dalPesigliare dagli istituti educativi il
catechismo, cioe, a detta del Diderot, il migliore e piu sicuro
trattato di pedagogia, gridandolo, come si fa in Italia da per-
sonaggi dello stesso Ministero per Tistruzione, inconciliabile
coir amor di patria.
Per reprimere le usurpazioni funestissime degli anarchici,
non deve lo Stato farsi, egli il primo, usurpatore, confiscando
a pro di una oligarchia, la liber ta d' insegnamento, che 6 un
diritto naturale di tutti i cittadini, e in particolare un diritto
da Gesii Cristo conferito alia Chiesa ed a questa riconosciuto
da tutti i secoli cristiani. E qui ci si conceda una citazione
domestica, che quadra all'uopo: rechiamo un tratto solo del
IN BALIA DELLO STATO 145
discorso sulla liberta d' insegnamento, risuonato, la mat-
tina del 4 settembre teste decorso, nell'aula del XVII Con-
gresso generale cattolico.
« Contro questo monopolio dell' insegnamento si e reclamato e si
reclama in Italia, non soltanto da noi cattolici, ma da uomini di tutt'al-
tro pensare, professor! insigni, pedagoghi, statist! e deputati. Teste leg-
gevamo persino questo : « II modo con cui in Italia dallo Stato si regge
rinsegnamento e 1'educazione pubblica sconvolge tutti i criteri ammessi
ed accettati dai Gpverni civili, che sono consapevoli dei loro doveri, ed
avvia le generazioni nuove alia confusione ed al disordine » . Chi cio scri-
veva, o signori, era la Tribuna, portavoce di quel grosso partito libe-
rale che osteggia incessanteinente e in tutti i modi i cattolici. Ebbene,
come si rimedia a tanta ruina dell'istruzione pubblica? Date addosso ai
clericali, rispondono i nostri avversari : accrescetc la vigilanza gover-
nativa massime nelle scuole sostenute e dirette dai preti ; avocate intie-
ramente le scuole elementari e primarie allo Stato. Noi piu veramente
liberali, a quella domanda: come si rimedia V noi cattolici rispondiamo
iiivece : date la liberta dell' insegnamento.
« Voi liberal! non sapete, non volete, non potete educare, come si
conviene, la gioventu d'ltalia. Spaventati da recenti catastrofi vi siete
messi a predicare in tutti i ton! : educhiamo ! educhiamo ! Educhiamo,
si, ma chi lo dice? (L'oratore spiega davaiiti all'uditorio un numero della
Tribuna, e prosegue mostrandola colla destra) Eccolo; chi un paio di
colonne dopo, in giro peril mondo, fa allusion! trivial! e sozze cosi da
arrossirne un moro, e nella quarta pagina fomenta le cattive tresche e
si presta ad insidiarc 1'onesta del talamo! — Ah! liberali, voi non sapete,
non volete, non potete educare; lasciateci dunque liberi d'educare, col
catechismo e col Vang*elo, noi cattolici, che sappiamo, possiamo, vogliamo
educare cristianamente la nostra cara gioventu.
« Cessi finalmente quel mostruoso monopolio, che rappresenta nel-
1'istruzione un assolutismo non mai, ne' secoli andati, accolto tra le genti
cristiane. Non vi fu monopolio mai nel medio evo, quando le scuole alte
e basse, le Universita del pan che le scolette dell'abici, erano libere,
come 1'aria. Non vi fu monopolio vero nemmeno sotto i Governi che si
chiamano con disprezzo dispotici e tiranni. Sotto Luigi XVI, in Fran-
cia, era rispettata la liberta d' insegnamento, e quel Sovrano scrivera :
« Vi sono nel Regno due sorta di scuole, le une governate daH'Univer-
sita (il monopolio ufficiale) le altre sussistenti per se stesse: noi dob-
biamo a tutte la nostra protezione reale e la nostra attenzione paterna. »
Era questa la tradizione antica e costante della Monarchia francese.
« Sotto la Convenzione ed il Terrors, sorge Danton a proclamare che
S&rie XVII, vol. XII, fasc. 1208. 10 8 ottobre 1900.
146 LE SCUOLE ELEMENTARI IN BALIA DELLO STATO
i fanciulli appartengono alia repubblica prima di appartenere ai loro ge-
nitori; ma tra tanti furiosi demagoghi non v'e chi 1'approvi, tranne il
Robespierre, il tagliatore di teste. Chaptal, incaricato dal Bonaparte di
riformare 1' istruzione, scrive nel suo rapporto, che la libertA, d'insegna-
mento e necessaria, altrimenti ogni emulazione sarebbe tolta tra le seuole,
e ogiii libero pensamento diverrebbe un delitto. Ma Napoleone, fattosi
Imperatore, voleva assicurare la sua potenza personale e la sna di-
nastia ; pretese quindi che s' insegnasse a modo suo, specialmente la
storia moderna ; proprio tal quale pretendesi ora dai liberal! iiostri, che
accusano le seuole cattoliche di falsificare la storia, tmicamente perche
non vi s'insegna a glorificare tutti gli eroi delle borabe e del delitti po-
litici, che hamio fatta 1' Italia; ma s'inciilca iiivece d'ubbidire all'au-
torit& legittima, qual rappresentaiite di Dio.
« II Cesare Bonaparte ha fatto scuola, e aiiche in Italia si vuole
unico signore e donno dell' istruzione il monopolio ufficiale. Noi catto
lici pero non cesseremo di domandare la liberfca dell'insegnamento, iioi
non cesseremo di lavorare con tutti i mezzi legittimi per ottenerla. Que-
sta santa causa ha bisogno in Italia di uomini di mente e di cuore, clit-
vogliano sacrificarsi per essa, come in Francia vi si sacrificarono qnoi
generosi, laici, sacerdoti secolari e regolari, Vescovi, statisti e giorna-
listi, che avevaiio nome Montalembert, Lacordaire, de Ravignan, de Fal-
loux, Dupanloup, Parisis, Veuillot, i quali nel 1850 la fecero finalmente
trionfare. »
Noi speriamo fer ma mente che tali uomini non manche-
ranno all'Italia almeno per impedire 1'incrudimento addirit-
tura feroce del monopolio che ora si minaccia, col disegno
d'avocazione delle seuole elementari allo Stato : non manche-
ranno soprattutto nei Consigii comunali e negli stessi Con-
sigli provincial!, dove sono tanti cattolici valorosi, fedeli alia
causa della Religione, eloquent! ed impavidi. Essi devono,
con una pronta e nudrita agitazione legale, adoperarsi in
maniera cosi efficace, che una proposta come quella, tanto
ingiuriosa per la liberta, onde sarebbero rapite ai nostri Co-
muni anche le ultime reliquie d'indipendenza, non possa
nemmen comparire dinnanzi al Paiiamento. E a migliorare
la condizione degli insegnanti si pensi in altro moclo, se e
necessario : noi vi applaudiremo.
BELLA STELA DEL FORO
E
BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA
SOMMAHIO: Cause della diversita delle interpretazioni. Forza del pro-
concetto iiell'interpretazione deU'Enmann. Esame critico di essa. II
dio Termine, sua antica sede e qualita del suo culto. La leggenda
di lui e il « Capitoli immobile saxum » di Virgilio. II dialetto dell'iscri-
zione, secondo il Ceci, sua dicliiarazione esplicita del valore etimo-
logico de' vocaboli dell'iscrizione, da lui studiati. L'Otto e il suo cri-
terio filologico smentito dalla, cronologia. Gli altri argomenti: la
paleografia, il bustrofedismo, i punti : , : , non provano, senza il
criterio cronologico fornito dalla stipe, 1'alta antichita della stela.
Osservazioni sulle interpretazioni del prof. Comparetti e del prof. Ea-
morino. Filologi ed archeologi nella questione presente. Meriti del
Gamurrini e del von Dukn, riconosciuti dal Ceci e a lui favorevoli
nella questione cronologica.
Quanto da noi fu detto deirinterpretazione congetturale
dell'iscrizione7 proposta dal prof. Ceci, deve di pari affermarsi
delle interpretazioni del Comparetti, deU'Enmann e di tutte
le interpretazioni future, flntantoche non sia, per ventura,
ricuperata la parte mancante del testo. N^ la ragione che ci
persuade a cosi giudicare e di quelle che dipendono da par-
ticolar o soggettiva condizione delFanimo, cio6 dire una no-
stra opinione, ma e una ragione palese, quanto 6 palese lo
stato deU'iscrizione, la quale non porge veruna proposizione
chiara ed intera, e il tutto che se ne raccoglie, partecipa del-
Tincertezza delle singole parti. E in effetto, dalle medesime
parole e dalle sillabe e letter e isolate dell'iscrizione, diver si
interpret! ci hanno dato interpretazioni diverse.
II Ceci vi trova vacche pregnant!, scrofe e pecore per il
sacrifi zio alia dea Lucina : il Comparetti non re le scorge, e
148 DELL A STELA DEL FORO
in luogo di forde, di sorde e di hapine, vede un luogo invio-
labile, nel quale e vietato di far sozzure. Senonch6 viene
1'Enmann e ci fa sapere che lasciate dall'im de' lati vacche,
scrofe e lordure, dobbiamo inchinarci al dio Terrnine, di cui
nell'iscrizione non v'& sillaba, rappresentato dal tronco di
cono. Come e donde pro viene questa diver sita d'interpreta-
zioni? Primieramente e soprattutto dalla condizione infelice
del testo, che si presta a diverse letture : dall'ignoranza del
valor e de' punti, donde 1'arbitrio degl' interpret! ora di rite-
nerli come segni di distinzione, ed ora di trascurarli formando
di due una sola parola e, finalmente, dalla necessita di far
tutto servire ad una particolare e propria congettura un testo
dove non v'e una sola proposizione, la quale dia un senso
determinate e in connessione con 1'altra. Imperocche, salvo
questi pochi vocaboli, quoi, sakros, recei, kalatorem e ioux-
menta, tutto il rimanente e d'incerta lettura e d'incerto si-
gnificato. Costruire, pertanto, un' inter pretazione con si pochi
elementi e un far verificare il motto che Quod volumus, fa-
cile credimus.
II preconcetto dell'Enmann 6 che 1'iscrizione del Cippo sia
una legge sacra terminale e pero con la guida di Festo e di
Dionigi d'Alicarnasso, che trovo citati dal prof. Cortese in
un suo appunto circa il significato dell'iscrizione, (Notiz. d.
Scaviy maggio 1899) supplisce quel che non si legge per che
non esiste nel testo, con formole ricordate da' due autori, le
quali danno la sanzione delle leggi che parlano de' Termini.
Laonde si devono trovare nell'iscrizione le seguenti proposi-
zioni: 1.° Colui che occulta o toglie il Termine e degno di
morte: 2.° Deve vivere appartato dal popolo: 3.° E lecito al
re di venderne le cose di famiglia, cio6 i beni, per la dea
Dia: 4.° Quelli che il re vuol vendere, li faccia prendere dal
suo kalatore e li leghi se fuggono : 5.° Si tolgano i giumenti,
e si mettano sotterra i tori: 6.° I cittadini che lo vogliano,
uccidano il reo n6 percio saranno parricidi, se votino con
giusto voto. Cosi 1'Enmann interpreta.
Esaminiamo ciascuna delle proposizioni. La la e data in
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 149
forza di sakros esed, ma la causale o la materia della colpa
non puo dedursi da un semplice quoi ho. La seconda e creata
da una sola sillaba Sor, supplendo Sorsum per seorsum, ma
di popolo e di vita non v'& ombra. La 3a e fabbricata con
una sola voce intera recei, due smozzicate ...iasias ed eram
e una lettera isolata I. La 4a risulta da quos re, m. kala-
torem, hap. giod, La 5a ch'& de' giumenti, ci e data da ioux-
menta kapia: do e tau che tutti leggono dota o dotav, non
do e tau. Con w i : ter non ostante i due punti, si trova
non Yiter del Comparetti, si bene la terra, nella quale de-
vono cacciarsi e seppellirsi i tori, prendersi i giumenti, e
1'operazione si vuol far subito, statim, parola che si crea da
un solo m finale ! La 6a ed ultima si ra'ccoglie eziandio da
un my da quoi ha velod che da tutti 6 letto intero havelod,
sostantivo non pronome ha = haec, e verbo velod — volunt;
nequ od iovestod oi voviod; dove non e parola per reo, ucoi-
dere, cittadini, parricidi. Dopo le quali cose, rinterpreta-
zione deir Enmann e certamente ingegnosa, ma resta pur
sempre congetturale.
Senonch6 tanto il Ceci quanto il Comparetti ed ora 1'En-
mann, non hanno considerate che a bene stabilire le loro
interpretazioni faceva mestieri dimostrar false o mal fondate
le asserzioni del Gamurrini intorno alia materia e la forma del
monumento, della stipe votiva e del Cippo che vi 6 strettamente
connesso. Se, infatti, il Gamurrini e il von Duhn sono nel
vero, che il monumento e la stipe sieno di genere funebre
e che T iscrizione deve riferirsi al monumento, la legge in
essa contenuta non puo essere se non una lex loci, e pero
il dio Termine, la nettezza pubblica, la dea Lucina e la dea
dia dell' Enmann, non hanno nulla che fare con la tomba
o Theroon di Romolo che quivi sarebbe onorato. Mancherebbe
cosl il fondamento storico alle interpretazioni finora pubblicate.
L'Enmann tuttavia doveva, secondo noi, giustificare la
presenza del dio Termine, dell7 iscrizione terminale, del cono
tronco e della stipe votiva che gli era addossata. Imperocch&
se il dio Termine che si riscontra dall' Enmann nel tronco
150 DEL.LA STELA DEL FOKO
di cono, dovette segnar un confine, questo non poteva esser
campestre, perehe in questa parte del Foro non v'erano ne
campi, ne orti. Molto meno poteva indicare il limite fra due
popolazioni, la palatina e la sabina ; perciocche fin dal tempo
di Romolo e di Tito Tazio, Romani del Palatino e Sabini del
Capitolio e del Quirinale, erano gia divenuti un sol popolo
della stessa citta e sotto il comun nome di Quiriti. E d'altra
parte, la qualita della stipe votiva non corrisponde a quella
che ne7 piu antichi saerifizii al dio Termine, soleva off'erirsi.
Da questa, infatti, era escluso tutto cio che fosse animate,
e solo si offer ivano doni semplici di focacce e primizie di frutti.
Qual differonza tra siffatta stipe, se pur si puo chiamare
stipe, e la stipe votiva del monumento e del Cippo del Foro,
dove le ossa di animali d'ogni genere sono a centinaia, e
tutti gli altri oggetti di natura non vegetale ne di cose man-
gerecce !
Che se nel tronco di cono si vuol riconoscere il dio Ter-
mine, come semplice divinita protettrice e tutelare della pro-
prieta civile, e non gia come segno di confini, anche sotto
un tal rispetto, dovrebbesi giustificare la presenza del dio
in questo luogo del Foro, essendo noto che il suo sacello edi-
ficato da Numa Pompilio, e il suo culto speciale e antichis-
simo era sul monte Tarpeo. Ed in vero, si racconta che vo-
lendo Tarquinio Frisco (altri dicono il Superbo) innalzare per
voto fatto, sulla rupe Tarpea, un tempio a Giove, Giunone
e Minerva, nel porre le fondamenta vi trovo sacelli di altri
dei, dedicati gia da Numa e da Tazio. Di che, preso consiglio
dall'augure Accio Navio, conobbe che tutti gli altri dei ce*-
devano il luogo a Giove, salvo il dio Termine. Lattanzio ed
altri danno la leggenda non per la rupe Tarpea ma per il
Campidoglio che Tarquinio voleva fabbricare, consenzienti
tutti gli altri dei, contradicente Termine che solo vi rest6,
donde Lattanzio spiega il Capitoli immobile saxum di Vir-
gilio *. Dopo le quali osservazioni, conchiudiamo, Tinterpre-
1 Cfr. LILII GREGORII GYRALDI, Hist, deorum. Syntagma Primum,
pag. 54-55.
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 151
tazione dell' Enmann non contenente minori difficolta delio
altre sia per la parte filologica e sia per la rronologica, come
or a vedremo.
II Ceci, considerando 1'iscrizione essere 1'argomento iu-
trinseco, dal quale si doveva trarre la prova dell'antichita
della stela e del monumento, ci ammaestro con molta dot-
trina glottologica e filologica, intorno le proprieta del dialetto
del Cippo confrontandolo col dialetto sabino e con altri dia-
letti italici. Ma si puo rispondere che certe proprieta di questo
o quel dialetto possono essere contemporanee e spiegarsi suf-
ficientemente, senza ricorrere al criterio d'una maggiore an-
tichita. L'uso, intanto, di adoperar I'h invece dell'/" nel dia-
letto dell' iscrizione, non ci sembra provato. Se, infatti, in
ho- non si riconosce horda — forda, e in havelod non si ac-
cetta il riscontro con faveo; ma si legge ha e velod, come
fa F Emnann, la caratteristica della lingua del Cippo non sa-
rebbe che una pura ipotesi fondata sopra due sole parole, e
tutte e due lette e interpretate diversamente dal Comparetti
la prima, e Paltra dalT Enmann. Senonche saremmo ingiusti
attribuendo al Ceci quello ch'egli non pensa, le sue inter-
pretazioni cioe e le indagini etimologiche doversi stimare as-
solute e valevoli per se stesse. Imperocche, cosi egli chiude
il suo Saggio d* inter preiaz lone: « Non per scusare la po-
chezza niia, ma per il diritto della verita scientifica, debbo
affermare che Tindagine etimologica comparativa. . . riesce a
determinare la farniglia di voci a cui il nuovo ed ignoto vo-
cabolo appartenga, ma non puo essa sola, quando manchi
aifatto la tradizione e quando non si abbia im testo che per-
metta ragguagii d' indole filologica, fermare Taccezione viva
e vera del vocabolo. La parola non ha solo una storia, come
organismo fonetico, ma ha eziandio una storia e forse piu
ampia e piu alta, come espressione del pensiero. E clii pensi
alle molte e svariate accezioni che la parola assume nel tempo
e nello spazio, accezioni che viene studiando, come in pro-
vincia sua, la Semasiologia e la Lessicografia, facilmente vede
come non si possa determinare il valor e preciso di havelod,
152 DELL A STELA DEL FORO
poniamo, anche quando esso vocabolo vada, come noi pro-
ponemmo, riconnesso con faveo, faustus (p. 183). »
Queste dichiarazioni fanno on ore al Ceci mentre servono
parimente a dimostrar sempre piu 1' intenzione di lui nel-
T interpretazione dell' iscrizione, di ricercare cioe la verita
per se stessa e non per altro fine non degno.
L'Otto dalla forma d]evam dell' iscrizione, come da tutti
e supplito il vocabolo, deduce 1'eta non molto antica della
iscrizione, la quale sarebbe, secondo lui, del 400 a. C. Noi
gia scrivemmo del nessun valore di cotesta data, e della ri-
sposta del Ceci. Resta pero sempre vero che la certezza del-
rantichita della stela non si puo trarre sicuramente da con-
troversie filologiche, ma fa mestieri ricorrere a un criterio
certo, qual'e qui 1'archeologico. Se, in eftetto, la forma devam
fosse posteriore a quella di deivam che si dice la piu an-
tica, £ 1' iscrizione di Dueno ci d& deivos, questa sarebbe an-
teriore a quella del Cippo. II simile si dica della paleografia
e de' punti: e | dell' iscrizione, come dell' andamento bustro-
fedico, tutte cose, le quali non sono proprie e particolari del-
1' iscrizione del Cippo, ma che si hanno in pareechie epigrafi
d'et^ posteriore. L' iscrizione, dunque, non pu6 invocarsi
quale argomento intrinseco che valga a provare 1'antichita
certa e determinata del VII secolo ; e tutte le interpretation!
varie e diverse fin qui ricavate da cotesto argomento intrin-
seco dell' iscrizione, non meritano altra stima da quella in-
fuori, di congetture piii o manco dotte, ma pur sempre in-
sufficienti a provare 1'antichita storica del VII secolo ed an-
che del VI, cio ch'6 1' importanza nella presente questione
della storica esistenza de' re di Roma. II Pais, adunque, e il
Ceci rigettando gli argomenti estrinseci e particolarmente
quello della stipe votiva, come poco valevoli per risolvere
la questione cronologica, rigettano per cio stesso la sola prova
che puo dirsi certa, 1'archeologica, e restano cosi senza prova
veruna, perciocche la filologica del testo epigrafico e soltanto
congetturale, non certa ne storica.
Alle stesse conclusioni ci condurrebbe 1'esame critico del-
E DELLA SUA ISCKIZIONE ARCAICA 153
T interpretazione del dotto prof. Comparetti, s'egli medesimo
non ci scusasse la noia d'un lavoro inutile.
E per vero dire, le conclusion! nostre sulla natura con-
getturalc delle interpretation! del Ceci e dell' Enmann, il
Comparetti le trae da se per la sua. Eccone le premesse.
« La mancanza (della parte del testo epigrafico) 6 pero tale,
dice il Comparetti, che unita alle incertezze e alle deflcienze
in piii parti di quel che rimane, non e possibile senza dire
addio alia serieta e lavorar vanamente di fantasia risuscitar
la parola e la frase antica in tutte le lacune di questo mo-
numento, che va tan to piii rispettato quanto piii e prezioso.
L£t dove per la scarsezza dei dati? la gravita delle incertezze
di lezione, 1'ampiezza delle lacune, si vegga che troppo nu-
merosi e diversi potrebbero essere i supplement! imaginabili,
ogni buon e serio epigrafista si astiene dal supplire, limi-
tandosi a quei complementi parziali, sui quali per avventura
non potesse cader dubbio '. » Un'altra premessa che fa certa-
mente onore air illustre ellenista e la dichiarazione seguente :
« Tanto sia da me detto per ora su questa grande avola di
tutte le iscrizioni pubbliche romane, sulla quale mi propongo
di ritornare con nuovi e sempre rispettosi studi 2. » Noi
nonpertanto siamo persuasi che i nuovi studii del Compa-
retti non si restringeranno, specialmente per quel che s'at-
tiene alia data dell7 iscrizione, alia sola filologia, ma che terra
conto dell'elemento archeologico, il quale dopo le spiegazioni
del Gamurrini e del von Duhn, e, secondo noi, del tutto ne-
cessario, e senza del quale si restera sempre nel puro genere
congetturale 8.
Alle confession! sincere e giuste del Comparetti si vogliono
far seguire quelle del prof. Ramorino e teggonsi nella sua
Lettera aperta al prof. Ceci, riportata nel Popolo Romano
del 18 agosto 1899. « Quando un' iscrizione bustrofedica come
e Roma, Ann. II, N. 10, Luglio-agosto, 1899, p. 153-154,
2 L. c. p. 164.
3 II Comparetti ritornava sulla Stela con un altro lavoro, ma senza
tener conto dell'argomento archeologico.
154 DELLA STELA DEL FORO
questa, si trova troncata a quel modo, e le lacune souo cosi
lunghe e gravi e le parole con certezza leggibili cosi searse,
6 evidente che si possono fare varie congetture sulla parte
lacunosa dipendentemente dal significato generale che si
attribuisce all' iscrizione. Un epigrafista diligente deve ten-
tare tutte le vie e proporre i vari sensi possibili. » Dopo
questa e le altre testimonianze gia recate del Ceci, e del
Comparetti, non puo mettersi piu in dubbio la natura con-
getturale delle interpretazioni gia tentate e che si tenteranno
per I'avvenire, deir iscrizione arcaica del Foro. Cio posto, si
fa manifesta e, al tempo stesso, necessaria la prova archeo-
logica nella presente questione filologica e storica, dalla quale
dipende 1'eta del monumento e della stela inscritta.
Questa necessita dell'elemento o criterio archeologico, puo
dirsi, in generale, poco riconosciuta dagli interpret! dell' iscri-
zione e con poco loro vantaggio. II Ceci, il Pais, il Compa-
retti, 1' Enmann ovvero rigettarono questo criterio estrinseco
siccome non utile a stabilire 1'eta dell' iscrizione, ovvero se
ne passarono senza tenerne conto. Ma la logica e inesorabile
e grida alto a tutti gl' interpret! present! e futuri: Voi non
avete sciolta la questione storica dell' eta dell' iscrizione ne
la sciorrete mai se continuerete a separare il criterio filolo-
gico dall' archeologico, 1' iscrizione dal monumento e dalla
stipe votiva. Quello e soltanto congetturale, stante la condi-
zione del testo, e questo che, per se da certezza, voi non
lo curate.
Chi, pertanto, volesse indagare la causa di questo fatto,
del trascurare cioe Pelemento archeologico sulla questione,
la trovera di leggeri nella diversita di professione degli scrit-
tori. I filologi e glottologi vogliono naturalmente trattare e,
in generale, possono farlo con autorita, question! proprie della
loro disciplina; laddove Tarcheologia domanda altri studii ed
altra erudizione, la quale si acquista con la continua ispe-
zione e pratica de' monument!. Acciocche, dunque, in una
questione complessa, com'e la nostra, la quale non puo risol-
versi con un solo criterio, si giunga a scoprire la verita, forza
E DELLA SUA ISCUIZ1ONE AKCA1CA 155
& che 1'interprete fllologo non trasaudi do rb<i gli tori;
I'archeologo (v vieeversa. II fatto prova la verita dell'acca-
duto neirinterpretazione dell'epigrafe. II Ceci, il Comparetti,
TEnmann si sono ooeupati nella filologia del tcsto, e fecero
bene, perche filologi: ma non dovevano conchiudero all'eta
deiriscrizione, la quale, attesa la mala condizione del testo,
non pud con certezza dedursi. Se il Ceci colse nel segno, la
sua fu piii ehe altro, una fortunata divinazione.
Gli archeologi, per converse, non si curarono gran fatto
deiriserizione e solo studiarono il luogo dove sorge la stela,
il monumento e la stipe votiva, e dallo stile dell'uno e del-
Taltra conchiusero air eta deiriscrizione del Cippo, perciocche
tutte queste parti sono fra loro viclne e connesse. Questa fu
T opera meritoria del Gamurrini, del von Duhn, del Gatti e
del Mariani, e noi siamo con loro.
Delia spiegazione data nella conferenza al XII Congresso
degli Oriental! sti dal Gamurrini, non avevamo, se non quanto
fu brevemente accennato nel « Popolo Romano » del 14 ot-
tobre. Awegnache caldamente pregato da noi di pubblicare
in qualche rivista la sua conferenza e ce ne facesse graziosa
promessa, nulla finora ci era dato leggere nelle solite riviste
di siifatti lavori. Gli scrivemmo per sollecitarlo e non rice-
vemmo risposta, il che, per Tamicizia nostra e la nota gen-
tilezza del Gamurrini, ci lasciava in qualche inquietezza. II
lavoro, finalmente, vide la luce neiraprile di quest'anno.
II Gamurrini, intanto, come fu il primo a darci la lettura
deir iscrizione, cosi deve ricevere da noi le dovute grazie e
le sincere congratulazioni per essere stato altresi il primo
a interpretare archeologicamente quanto riguarda il monu-
mento, la stipe e per indiretto, la stela inscritta. E poiche
nello stesso senso e con gli stessi criterii archeologici e tra-
dizionali, fu data dal von Duhn la sua interpretazione, giusto
e che la priorita ne sia attribuita a colui che primo la fece
di pubblica ragione. Al Gamurrini, pertanto, e dovuto ma-
nifestamcnte cotesto onore, mercecche la sua conferenza al
Congresso fu fatta nelTottobre 1899, e il von Duhn pubbli-
156 BELLA STELA DEL FORO E DELL A SUA ISCRIZIONE ARCAICA
cava la sua interpretazione nel decembre dello stesso anno,
comech6 1'opuscolo porti la data di luglio 1899. Noi salutiamo
Tuna e 1'altra come le migliori spiegazioni che sieno state
pensate e scritte intorno alia preziosa scoperta del Foro, per-
ciocch6 le troviamo corrispondenti alia tradizione e alia cro-
nologia della stipe votiva, mentre le altre spiegazioni, le
filologiche, si rendono da se stesse improbabili per la diversity
della lettura e dell' interpretazione de' vocaboli e delle frasi.
II Ceci non 6 altrimenti scontento ne puo essere, che il
Gamurrini dia una spiegazione differ ente dalla sua, perciocche
la cronologia, che in questa questione e 1'importanza, nell'una
e nell'altra e la stessa, 1'epoca dei re di Roma. E il Ceci,
infatti, letto il sunto della spiegazione del Gamurrini, cosi
scriveva da Alatri, il 14 ottobre : « Ad ogni modo, 1'archeo-
logia del Gamurrini e la filologia mia si accordano nel rife-
rire il monumento all' eta regia : io sto risolutamente per il
settimo secolo ; il Gamurrini, che prima opinava per la prima
meta del secolo sesto av. Or. (Notizie degli scavi, maggio,
p. 159), ora deter mina piu risolutamente 1'eta tra la fine del
settimo e il principio del sesto secolo. Ebbene, le illazioni
storiche da me dedotte sono sempre le medesime : il trionfo
della tradizione! » (Popolo Romano del 15 ott. 1899). Nel
prossimo articolo vedremo che il Ceci e di pari soddisfatto
e contento del von Duhn per quel che scrive dell' eta del
monumento e della stela. Imperocche questa volta la divi-
nazione del Ceci riceve la piu solenne confer ma da uno de' piii
chiari archeologi della patria de' Niebuhr, de' Mommsen, degli
Hiilsen, degli Skutsch e degli Otto *.
1 Delia nuova questione sorta teste intorno alia stipe votiva, diremo
a suo luogo e quando il Boni arra parlato.
GONGLUSIONE DEL CONGORDATO
SOMMAKIO.
I. Stato di animo del card. Consalvi nel rccarsi alia conferenza co' ple-
nipoteiiziarii trancesi, dopo la notizia delle cambiate disposizioni. —
II. Se il Primo Console ed i suoi nuovi negoziatori erano autori e
parte del tranello diplomatico, che fu teso in ultimo a' plenipoten-
ziarii pontificii. — III. Fortunose vicende della conferenza, durata
per tutta la notte de' 13-14 luglio e la meta del giorno seguente:
sdegni del Primo Console, e suo colloquio col card. Consalvi di-
nanzi a tutto il corpo diplomatico, per la fallita conclusione del trat-
tato. — IV. Si discute la yerita storica di quel. colloquio.
I.
Rinvenuto presto dallo sbalordimento, in cui I'inaspettata
vista del tramutato disegno avevalo gittato *, il Cardinal Con-
salvi non si smarri. Fece trarre, come egli dice, di volo una
copia di quel nuovo capo d'arte di elasticita diplomatica e ri-
volse quindi all' abb. Bernier quel biglietto, nel quale espri-
meva la sua « maraviglia ed angoscia nel vedersi, come
abbiamo gia riferito 2, chiamare, non a segnar un progetto
gia stabilito e concordato collo stesso governo, ma bensi a
discutere tutto da capo, e con due persone affatto nuove della
mater ia, sotto la legge di dover sottoscrivere fra poche ore 3. »
II Bernier, visto il cattivo giro che avrebbe preso il ne-
gozio con quell1 animo cosi mal disposto del Cardinale, lo and6
a trovare ad alta ora in quella stessa mattina del 13, e gli
« ripet6 con dolci parole le speranze che aveva accennate
nel biglietto, cio& che non disperasse, e che la cosa finirebbe
bene ; ma noi, soggiunge il Consalvi, non lasciammo di fargli
conoscere, quanto era forte cio che si praticava con noi, e
1 Ved. quad. 1206 (15 settembre 1900) p. 694.
2 Ibid.
3 Letter, cit. del Consalvi al Doria, 16 luglio, 1801, (Archiv. Vatic.),
158 CONCLUSIONS
quanto erano poco fondate tali lusinghe. » In quell' abbocca-
mento fu stabilito che anche il P. Caselli dovesse sottoscri-
vere; che non avendole allora, gli si farebbero spedire da
Roma le dovute facolta.
Con I'animo presago de' tempestosi ayvenimenti che si
preparavano nel fosco cielo della prossima notte, il Consalvi
ed i suoi due compagni nella sera di quel giorno si recarono
in casa di Giuseppe Bonaparte J, dove gia erano convenuti
1'abb. Bernier ed il consigliere Cretet. « Subito, cosi il Con-
salvi, dalle cui storiche parole pigliamo il filo del racconto,
si pose mano alia discussione, che incominclo appunto alle
ore 24 (le otto della sera). Immagini V. Emza quale fu la
1 Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore del Primo Console, era
persona molto conosciuta dal cardinale Consalvi. Nel 1797 quando Giu-
seppe era ambasciatore del Direttorio in Eoma, e quando per la morte
del Duphot (18 decembre) lascio Roma fuggendo studiosamente a
Firenze ed indi a Parigi, il Consalvi trovavasi a capo della Congre-
gazione militare, da cui dipendeva il soldato che uccise il generale
francese. Non sembra poter esser dubbio, che alia relaziono che Giu-
seppe Bonaparte fece a Parigi dell'accaduto in Roma, va attribuita la
irivasione e il saccheggio, onde la Citta fu rovinata nel 1798-9 per la pro-
clamazione della famosa repubblica. Per cio, il Consalvi nelle sue let-
tere non parla del ftituro re di Napoli e di Spagna se non poco, alia
sfuggita, e in bene. Ne e maraviglia: al Consalvi che amava Roma e
le sue bellezze come la pupilla degli occhi, la vista di quell 'uomo non
poteva far baon sangue.
Non senza maraviglia abbiamo scorto una tutt'altra figura che 1'am-
basciatore Giuseppe avrebbe fatto in Roma, specie nelle circostanze della
morte del Duphot, secondo che narra il ch. A. DUFOURCQ nella sua pre-
gevole opera recente: Le Regime Jacobin en Italic, 1798-1799 (Paris,
Perrin et C.ie, 1900). Questo chiaro scrittore nel parlare della sommossa
di porta Settimania avrebbe dovuto discernere ed usare con miglior cri-
tica gli autori che ne trattano : per es. 1'autorita del Piranesi, patriotta e
settario; quella dell'Azara, gran nemico di Roma e filosofo; quella di
Giuseppe Bonaparte, autore certamente e parte di quella rivoluzione,
non hanno nessun valore dimostrativo : ed eg'li sopra cotesti relatori
imbastisce si puo dire tutto il suo racconto, tralasciando per fino la rela-
zione ufficiale del capitano Amedei a Mgr. Consalvi, la quale deve pure
avere qualche valore !
Sulla relazione di Giuseppe Bonaparte scrissero con giusto criterio
(il d'A^LONViLLE) Memoire tires des papiers d' une homme d' Etat (1832),
V, 209 segg.; F. MASSON Napoleon et sa famille (4897), I, 192, 213 segg.
DEL CONCORDATO 159
sorpresa di quei due (i quali solamente in quella mattina
avevano rice vu to dalla segreteria degli affari esteri la mi-
nuta, di cui ho parlato di sopra, e non avevano altra idea
dell' aff are 9 non che quella ad essi ispirata dal governo),
immagini, dico, qual fu la loro sorpresa nel sentir noi, che
in luogo di prestarci a sottoscrivere la buona copia, che
gia si era fatta, opponernmo di non poterlo fare assolu-
tamente, reclamando che si dovesse segnare quella che si
era da noi concordata col governo, e da lui ammessa, come
costava da tutte le note ufficiali dell'abbate Bernier, non che
dalle mie. Mi e assolutamente impossibile di descrivere a
V. Eraza cosa fu quella notte, e il giorno seguente per noi.
Dico notte e giorno seguente, perche quel congresso duro
venti ore sane, senza tornare a casa a dormire, senza cenare,
e solo facendo una colazione la mattina, benche V. Em. puo
immaginare se ne avemmo voglia. »
II.
Qui si presentano due question! di non piccolo momento,
le quali esigono uno scioglimento prima di presentar 1'esito
di quelle discussioni famose, che si protrassero per tutta quella
notte e p<?c la meta del giorno seguente. E innanzi tratto, e egli
vero che i due plenipotenziarii ignorarono sino alFarrivo
de' ministri del Papa, il vero stato della questione, come ha
scritto e sembra esserne persuaso il Consalvi? Noi ne dubi-
tiamo alquanto, e non senza fondamento storico. II giorno
innanzi (il 12 del mese) Giuseppe Bonaparte aveva ricevuto
e la sua nomina di plenipotenziario e insieme i due disegni
di convenzione sugli affari ecclesiastici. Di questi uno, no-
tato A, era stato rimesso dall'abb. Bernier e concordato col
Consalvi. L'altro, notato B, era lo scelto dal governo. II se-
gretario, nell'atto di spedirli tutti e due al fratello del Primo
Console, cosi ne lo informava: « II seniplice confronto di
questi due documenti, fara conoscere ai plenipotenziarii fran-
cesi i motivi delle mutazioni che il governo 6 stato costretto
160 CONCLUSIONE
di adottare. II cittadino Bernier, che e perfettamente infor-
mato di questa faccenda, dara alia commissione tutti gli
schiarimenti di cui potra abbisognare 4. »
Si tratta qui di due disegni di concordato, diversi in molte
parti e discordi, la qual cosa per chi li doveva discutere
suppone ed esige necessariamente uno studio di confronto ed
un lavoro di preparazione. E egli quindi possibile, che i due
incaricati governativi si conducessero alia conferenza, senza
aver prima studiato o almeno letto i due disegni? Cio non
si puo supporre, ne manco per il caso ch'essi fossero stati
incaricati solamente di sottoscrivere ; ma nel caso, che e il
vero, che avessero incombenza di discutere gli articoli de' due
schemi, Tipotesi riesce addirittura inverosimile 2.
Per le quali ragioni, anche nella supposizione che i due
documenti non sieno stati consegnati ai plenipotenziarii se non
nella mattina del giorno dopo, ossia del 13 luglio, risulta
chiaro da questa lettera, che essi erano stati istruiti dello
stato vero della questione. Quindi, nelTabboccarsi co' minis tri
del Papa e nelle onestissime accoglienze con cui li ricevet-
tero e di cui il Cardinale si loda assai; e sopratutto nelle
espressioni di maraviglia che significarono nel dar principio
alia discussione, essi dissimularono con molta disinvoltura.
Dallo stesso documento e da quaiito accadde dopo, si de-
duce pure che il Primo Console, Napoleone Bonaparte, tent6
con un'ultima soperchieria di sopraffare ranimo de' plenipo-
4 Maret a Caillard, Paris, 23 rnessidor an IX (12 higlio 1801). Docum.
Concord., pi, n. 637, p. 199 (Aff. etrang., Rome, vol. 931). «La simple com-
paraison de ces deux pieces fera connaftre aux plenipotentiaires francais
les motifs des changements que le gouvernement a ete force d' adopter.
Le citoyen Bernier, qui est parfaitement au courant de cette negotiation,
donnera a la commission tons les eclaircissements dont elle pourra avoir
besoin. »
2 In una lettera al Thibeaudeau (24 maggio 1826) Giuseppe Bona-
parte dava a questo storico alcuni ragguagli sul dibattimento intorno
aH'articolo del culto pubblico. E dice che se i negoziatori pontificii non
Avessero ammollato, si sarebbero rotte le trattative: le premier consul
m' ay ant donne I'ordre de rompre plutdt tout traitt avec Home (I^e Con-
temporain, 1882, p. 257).
DEL CONCORD ATO 161
tenziarii del Papa, collo strappare loro nello stretto tempo di
ventiquattr'ore, quell7 assentimento a'suoi volerichenon aveva
potato ottenere nello spazio di lunghi mesi. II fatto e inne-
gabile ; in quanto poi alle intenzioni, e probabile ch'egli usasse
di cotale ammennicolo, tanto per poter dare una soddisfazione
agli osteggiatori numerosi, che gli stavano attorno. Ma, con-
vinto e bramoso com' era di voler la paciflcazione religiosa della
Francia, avra lasciato intendere all'abb. Bernier, informatis-
simo della faccenda, di concludere a ogni modo anche secondo
il disegno concertato col Consalvi, qualora questi si ricu-
sasse assolutamente di sottoscrivere il primo.
II P. Theiner, ne' suoi due volumi : Histoires des deux
Concordats (I, 232 segg.), pretende di provare che tanto
Tabb. Bernier come i due plenipotenziarii francesi erano
netti di ogni partecipazione a quella insidia. Per cio ostenta
la contraddizione tra le Memorie del card. Consalvi e la sua
relazione del 16 luglio, ch'egli stesso riferisce. Infatti nelle
prime il Consalvi tace la circostanza dell'essere stato infor-
mato nella mattina del 13 dall'abb. Bernier, intorno al cambia-
mento del disegno di convenzione da firmare ; anzi in quelle
Memorie egli rammenta un tal cambiamento come presen-
tatogli per la prima volta e con sorpresa nell'atto stesso in
cui si diede principio alia discussione e si intavolo la carta
per essere firmata.
Non si puo negare, che in questa circostanza, la quale ri-
guarda il tempo, il luogo e le persone di quanto accadde in
questo punto scabroso e delicato storicamente, T esattezza
storica manchi nelle Memorie del Consalvi : intendiamo pero
T esattezza mater iale. Perche, in quanto a quella che abbiamo
chiamato soperchieria, e ch'egli chiama sorpresa da parte
del Primo Console e in certo modo dello stesso Bernier, vale
a dire in quanto al fatto principale, la verita rimane in-
tatta: che ci sia stata soperchieria o sorpresa preparata a
bello studio, e un fatto innegabile! La consapevolezza del-
1'abb. Bernier e lo sdegnoso sgomento del Consalvi sono fatti
altresi prettamente 'storici. Ora di questo sopra ogni altra
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1208. 11 10 ottobre 1900.
162 COXCLUSIONE
cosa era rimasta compresa la mente del Consalvi, e questo
intese egli di lumeggiare nel descriverne il racconto nelle sue
Memorie, sebbene dopo dodici anni d' inter vallo, la ritenitiva
non glie ne presentasse piu i ragguagli secondarii nell'ordine
cronologico esattissimo in cui accaddero. Cio e tan to vero
die negli schiarimenti alia sua storica relazione de'16 agosto,
scritti non gik dopo dodici anni, e neH'oscurita di una carcere,
e in mezzo alle privazioni dell'esilio, ma dopo soli tre giorni
dall'accaduto, descrive sottosopra questa circostanza come fece
nelle Memorie. Ecco come informa dell'articolo intorno al
culto, di cui abbiamo gia fatto e faremo discorso: « Si era
creduto che (!' ultima nota del Consalvi} fosse stata am-
messa, come si ebbe luogo a dedurre dal sig. abbate Ber-
nier (per essere quella nota, stata concertata con lui). Ma
che? Nel congresso notturno dei plenipotenziari, con somma
sorpresa trovammo scassata dallo stesso Primo Console la
nostra redazione, e scritto di suo pugno il periodo come
prima 1. »
Nel farsi dunque rivendicatore della franchezza e since-
rita del Primo Console in questo punto della controversia,
il P. Theiner ha perduto il tempo e gittata la fatica, e forse
compromesso la sua indipendenza di storico. Altro punto se gli
offriva in questa medesima negoziazione, in cui avrebbe po-
tuto riportare un trionfo sicuro sul traduttore francese delle
Memorie del Consalvi, non pero mai sull'autenticita di queste.
Ma la sua poca accortezza non gli lascio scorgere il vero
punto vulnerable, mentre facendogli inastare la lancia contro
parti inattaccabili, egli se la senti poi spezzare in mano
da' colpi bene assestati che gli meno Tavversario. Ma di cio
tra breve.
III.
Ritornando ora alle fortunose vicende della discussione
incominciata tra i plenipotenziarii di ambe le parti, il Con-
1 Schiarimenti del Proyetto di convenzione, (aniiessi ;ilhi lettera
do' 1(3 lag'lio), sottoscritto da ambedue le parti. Archiv. Yatir., Doc urn.
Concord., Ill, n. 648, p. 242.
DEL CONCORD ATO 163
salvi, nella lettera citata, cosi le descrive : « Non si aspetti
V. Emza ch' io le riferisca tutto quello che passo fra noi,
perche mai la finirei. Solo le diro, che avendo inutilmente
reclamato che si stasse al progetto concordato (risponden-
dovisi che fino alia sottoscrizione sempre si pud cambiare,
e che tale era V ultima volonta del Primo Console d), bisogn6
riassumere ex in-tegro, come se mai ne qui, ne in Roma, si
fosse esaminato 1'affare, e con due persone aifatto nuove,
attaccate agli ordini ricevuti, una lunghissima discussione,
articolo per articolo, di tutta la convenzione, non gia sulla
minuta nostra (concertata prima col Bernier), ma sulla loro
(fatta di pianta II giorno prima), distante dalla nostra mille
miglia. Dopo esserci trovati dieci o venti volte all' ultimo
orlo di sconcludere affatto, vietandoci le regole della religione
di aderire (poco parlo dell'estensione de' miei poteri, al che,
ridotte le cose a quelli estremi, non fu piii possibile di ba-
dare, e bisogno presumere che Sua Santita, se mi avesse
veduto in quella posizione, mi avrebbe certamente autorizzato
fino a cio che non fosse intrinsecamente illecito, piuttostoche
esporre la Chiesa e lo Stato a conseguenze funestissime),
finalmente, a forza di usare delle migliori maniere possibili,
e di parlare piu convincentemente che si seppe riuscire, giun-
1 Vale il pregio, che si oda qui il P. Theiner a propugnare la legit-
tiraita di un tal canouc diplomatico. II quale, espresso in parole quasi
identiche nelle Memorie del Consalvi, dava naturalmente qualche fasti-
dio allo storico de' due concordati, gittatosi di suo capo o per ispinta
altrui nel rischioso cimento di combattere Tautenticita delle Memorie del
ministro di Pio VII. « Ajoutons en troisieme lieu, et c'est la le prin-
cipal, que cettemaxime est legitime et de droit commun, lorsque, comme
dans le cas present, les circostances out completement change dans
1'intervalle de la redaction a la signature (Op. e vol. cc., I, 237). » Tutto
e verissiino quanto egli dice, o meglio gli si passa tutto di buon grado ;
ma il biion P. Theiner con cio si scalza il terreno sotto la penna. Sono
dunque vere quelle parole « tale era I1 ultima volonta del Primo Con-
sole » . II Primo Console era dunque 1'Autore del cambiamento fatto adun
concordato gia convenuto ; ed i plenipotenziarii nel tirare in mezzo co-
tale scusa, davano manifestamente a vedere di essere stati informati
gia prima e della questione e del tranello. Questo 6 il punto, che il Con-
salvi dipinse in nero nelle sue Memorie, e questo 6 il punto che il Theiner
divagando nel la questione di diritto naturale, che nessimo gli ha mai
impugnato, lascia integralmente intatto !
164 CONCLUSIONS
gemmo alia sospirata conclusione, di cui articolo per articolo
fu steso il foglio. » Fin qui il Consalvi.
Ed il foglio fu steso, ma non fu firmato altrimenti : perche
i plenipotenziarii francesi ebbero paura d'incontrare la disap-
provazione del Primo Console. Infatti, appena terminata la
stipulazione di tutti gli articoli, il Consalvi che era destris-
simo a cogliere il vero punto nelle cose intricate, si strinse
subito attorno a' plenipotenziarii francesi perche si stendes-
sero due fogli in buona copia e la convenzione, nella quale
dopo immani contese erano convenuti, fosse flrmata di pre-
sente da ambe le parti. Erano pronte ed allestite le copie,
quando tutto ad un tratto essi plenipotenziarii francesi si rifiu-
tarono : « essi dissero, che meglio pensando non credevano di
doversi arbitrare (erigersi ad arbitri) senza prima riferire al
Primo Console, perche erano convenuti in cose troppo distanti
dalle commesse da lui 1... »
II punto principale, che trattenne i due consiglieri di Stato
francese dall'apporre la fir ma al convenuto contratto, fu di
nuovo quello del culto pubblico della religione. Abbiamo gia
visto, che dall' articolo relativo a quest a materia il Primo Con-
sole aveva cancellato di suo pugno sulla convenzione concor-
data tra il Consalvi e il Bernier, il periodo che diceva : « Tutti
gli ostacoli (all* esercizio pubblico e liber o di esso culto) sa-
ranno levati via 2. » Or bene la conservazione di questo pe-
riodo fu 1'oggetto di lunga, ostinata contesa. Dopo la quale
riusci finalmente al Consalvi di sostituire una versione, a suo
senso migliore eziandio, che fu espressa in questi termini:
« Gli ostacoli che possono ancora sussistere saranno tolti. »
Rimanevano le parole, riferentisi air inter venzione del Go-
verno nelle manifestazioni esterne del culto secondo i rego-
lamenti della polizia. Intorno a questo punto la lotta fu pure
fortissima. Finalmente, narra il Consalvi, dopo lungo contrasto
« vinti in parte dalla stanchezza, in parte dalle preghiere e
ragioni da noi adotte, consentirono » che 1'esercizio pubblico
1 Lett, cit., 16 ag. 1801.
2 Tons les obstacles seront leves.
DEL CONCORD ATO 165
del culto si conformerebbe « ai regolamenti di polizia, che le
circostanze del tempo presente rendono necessarii * ».
Sospesa dunque la conferenza dopo si lungo dibattimento,
i plenipotenziarii francesi inviarono la pattuita convenzione
al Primo Console, per averne 1'assenso prima di flrmarla di
loro mano. Ma il Bonaparte, come prima Febbe letta, ne fu
cosi scontento e ne concepi tanto sdegno che fece loro inten-
dere, che « se avessero segnato quel foglio, egli lo avrebbe
egualmente lacerato loro nel viso 2 » . « La sua collera, rac-
conta il Consalvi, nella lettera citata, fu si grande, che getto
la carta sul fuoco (giacche qui fa tanto freddo che si sta ancora
al camino), e ci fece dire, che per ultimo ultimissimo ulti-
mato ci faceva ripresentare quel suo progetto tal quale, e che
se noi non Tavessimo sottoscritto, potevamo particene subito,
protestandosi che le conseguenze, che ne risulterebbero, sa-
rebbero state nostra colpa, e non sua, e facendoci apertamente
dire, che non voleva ricevere alcuna risposta, n6 ammettere
la minima modificazione. Tal fu, continua il plenipotenziario
pontificio, il doloroso termine delle lunghe fatiche di quella
notte, e della meta del giorno susseguente, giorno della gran
festa di luglio. »
Nel qual giorno il Primo Console aveva bandito solenne
ricevimento de' ministri esteri nella mattinata, e nel pome-
1 « En se conformant aux reglements de police que les circostances
de ces temps rendent necessaires. » Ibid. — Nella lettera sopra riferita
di Giuseppe Bonaparte al Thibeaudeau, 1' ex-re di Spagna cosi si esprime
su questo articolo : « Le premier consul ne voulut jamais consentir a ce
que le culte catholique put se manifester hors des eglises par des pro-
cessions. C'etait bien le culte des trois individus qui etaient consuls,
mais ce n'etait pas le culte unique de la nation. La neg-ociation fut su-
spendue et prete a etre rompue, les cardinaux (sic) pretendant ne pou-
voir pas ceder sur un point de doctrine absolue (le processioni !) ; ils ce-
derent cependant, le premier consul m'ayant donne 1'ordre de rompre
plutot tout traite avec Rome (op. et 1. c.). » Veramente dalla lettera
del Consalvi, scvitta subito dopo la conferenza, pare che Giuseppe Bo-
naparte ceclesse sul punto contro verso, e non i cardinali ; suH'accon-
sentir all' intervento della polizia nelle manifestazioni esterne del culto,
il Consalvi cedette in parte, dopo le spiegazioni officiali, che vedemmo
essergli state date dal Bernier per parte dello stesso governo.
2 Schiarimenti cc.
166 CONCLUSTONE
riggio pranzo diplomatico solennissirao. Al quale, credendo
che la convenzione si sarebbe conchiusa conforme a' suoi vo-
leri nella conferenza della passata notte, aveva pure invitato
il Consalvi, siccome ambasciatore straordinario della Corte di
Roma. Ma per i casi occorsi non avendo il Consalvi potuto
assistere al ricevimento diplomatico, intervenne al convito
insieme con Mgr Spina. « Credo, cosi descrive egli stesso al
card. Doria questo momento trepidamente solenne, che V. Emza
immaginera che il rivedere (il Primo Console) in quella posi-
zione, dopo cio ch'era accaduto, non poteva non darmi del
pensiero. Mi feci coraggio, come megiio seppi, e andai. Mi
accolse con gentilezza, ma subito mi entro in materia e mi
disse, che tale dilazione era irritante, e che assolutamente
egli non si rimoveva; onde conchiuse: 0 questo, o niente ;
ed io so bene come prendere il mio partito. — lo gli parlai
nel miglior modo che seppi e che potei in si gran folia, e lo
attaccai di nuovo anche dopo il pranzo. Iddio mi assist6 in
modo, che egli (che veramente ha buono il cuore) mi si presto
al discorso, e tanto potei scarpire, che nel nuovo congresso
intimato per il di seguente (che fu ieri, 15 del mese), non si
dovesse stare tassativamente a cio ch'egli aveva di suo pugno
marcato, ma che potessimo accordarci fra noi in qualche modo :
cio che mi parve moltissimo, benche lo vedessi difficilissimo *. »
Ecco come successe una tale arrendevolezza del Bonaparte.
Accanto al Consalvi, mentre s'intratteneva col Primo Console,
trovavasi 1' ambasciatore austriaco, conte di Cobenzl, uomo
assai compito e stimato assai dal Bonaparte, con il quale stava
allora trattando di ristabilire rarmonia diplomatica tra la
Casa d' Austria e la nuova Francia. Discutendo col Cardinale
e trovatolo restio alle sue esigenze, il Primo Console « si ri-
volse al conte di Cobenzl, e disse che lo pigliava per giudice »
della controversia, che si andava agitando tra loro due. Cui
il Consalvi, quasi col dare alia cosa un'aria di celia, rispose che
acconsentiva di buon grado. Intanto informo bene T ambascia-
tore austriaco del punto giusto della controversia, ch'era quello
dell' inter vento del Governo nell'esercizio esterno del culto:
1 Lett, cit., 1. c.
DEL CONCORD ATO 167
il quale intervento il Con sal vi non voleva ammettere cosi sec-
camente espresso con quelle parole « se conformant aux re-
glements de police », senza nessuna aggiunta la quale ne mo-
tivassela stipulazione solenne e ne attutisse I'imperiosa forza.
Spiego chiaro al Cobenzl che il Papa sebbene soffra il fatto,
come si pratica pure a Vienna e in altri paesi cattolici, non
pu6 dirlo pero in una solenne convenzione, nella maniera che
voleva il Primo Console. II quale, se da una parte « era astretto
dalla necessita di dirlo nelTarticolo », per iscansare le lamen-
tanze del clero nel veder disturbate le processioni dalla intol-
leranza giacobina, dall'altra non voleva « poi dirlo con frasi
restrittive. » Perche, come finamente osservava il Consalvi,
ad un secolo di distanza da' riostri tempi, non intendeva il
Primo Conole di « pregiudicare i suoi diritti, quali egli pre-
tende (come tutti i principi, nella riga di protettori e di
rustodi della Chlesa) essere general!, e non ristretti ne da
durata di tempo, ne da qualita di circostanze *. »
II Cobenzl, avendoci molto pensato, suggeri che si pote-
vano usare queste espressioni : sous la surveillance du gou-
vernement. Al Consalvi pero, sebbene in fondo non le disap-
provasse, quelle parole parvero contenere un senso « in atto
pratico piii generico, che il loro vero significato non dica. »
Temeva quindi che sotto pretesto di « surveiller », gli editti
governativi si estendessero a tutto. » Inoltre aggiunse sem-
brargli indecente una cosiffatta espressione, « mentre si vor-
rebbe detto che si mettesse in « surveillance » la religione,
come or a ci si mettono gli emigrati 2. » Pure il Conte pro-
pose quel ripiego al Primo Console, il quale rispose che non gli
dispiaceva: e ne tenne discorso col Cardinale. « Credetti, cosl
il Consalvi, di non impugnarlo di fronte, e gli dissi che ci
pensasse, come ci avrei pensato ancor io. E mi contentai di
cavar da cio un gran vantaggio, nel farlo cosi piegare ad
ammettere una qualche variazione, smontando da quella asso-
1 Schiarimenii albi U>tt. c.
2 Gli emip-ati, il cui noine era stato cancellato dalla lista deg'li t'si-
liati, erano posti sotto la vigilanza delle aiitoritA della Repubblira.
168 CONCLUSIONE
luta pretensione che si adottasse tal quale la formola sua *. »
Ne per verita fu questo piccolo vantaggio ; la sua influenza
concorse, come vedremo, alia finale riuscita delle trattative
del giorno seguente.
IV.
Nel descrivere quel celebre colloquio che il card. Consalvi
ebbe col Primo Console, dopo interrotte le trattative, e dal
quale il Bonaparte si aspettava un esito conforme alle sue
intimazioni, si sara accorto il lettore che non abbiamo tenuto
nessun conto di qualche circostanza famosa, corrente tuttavia
per le bocche e per le imaginazioni di molti. Alludiamo alia
risposta, che il Cardinale assalito alle corte dal Bonaparte
gli avrebbe fatto son are al cospetto di tutto il corpo diplo-
matico presente a quella scena ! Ecco come, secondo le Me-
morie del Consalvi, pubblicate nella traduzione francese, sa-
rebbe avvenuto quel fatto : « Vous avez voulu rompre, avrebbe-
gli gridatoil Bonaparte, eh bien soit, puisque vous 1'avez vouliu
« Quand partez-vous done? — Apres diner; general », repli-
quai-je d'un ton calme 2. »
Per verita il Consalvi non ha mai detto quelle parole.
Tralasciamo da uno de' lati il considerare se la circostanza
era tale da acconsentirgli un linguaggio di quella fatta : la
storia non si occupa di cosiffatte fantasticaggini, e non cam-
bia in fatti avverati le cose desiderate. Le parole verer
scritte dal Consalvi nelle sue Memorie, sono le seguenti (nel
foglio 15 del manoscritto) :
«... Non mi vide appena, che acceso in volto, e con
voce sdegnosa e forte mi disse: « Ebbene, Sigr. Cardinale,
avete voluto rompere? sia pur cost. Non ho bisogno di Roma.
Farb da me. Non ho bisogno del Papa. Se Enrico VIII, che
non aveva la vigesima parte della mia potenza, seppe mu~
tare la religione del suo paese e riescirvi, molto piu lo saprb-
e potrb far io. Col mutarla nella Francia, la muterb in
quasi tutta I'Europa, dovunque arriva I'influsso del mio
1 Schiarimenti cc.
2 Mdmoires du Cardinal Consalvi... par J. CR^TINEAU-JOLY (1866)^
I, 388.
DEL CONCORD ATO 169
potere. Roma si accorgera della perdita che avrd fatto e la
piangerd quando non ci sard piii rimedio. Voi potete par-
tire, non essendoci altro da fare. Avete voluto rompere, e
$ia pur cosi, giacche lo avete voluto. » A queste parole dette
in pubblico e col tono il piu vivo e forte, risposi che lo non
potevo ne oltrepassare i miei poteri, ne convenire in cose
che fossero contrarie ai principj che professa la S. Sede.
Che nelle cose ecclesiastiche non si pub fare tutto quello che
in casi estremi pub farsi nelle temporali. Che cib non ostante
non ml sembrava che potesse dirsi, che si fosse voluto rom-
pere dalla parte del Papa, subito che si era convenuto in
tutti gli altri articoli, alia riserva di uno solo, sul quale
avevo proposto di consultare il Papa stesso, ne i miei Corn-
miss ionati avevano su cib dissent ito. Egli mi interruppe di-
<jendo : che non voleva lasciare niente d'imperfetto, e che o
voleva concludere sul tutto, o niente. Replicando io che non
avevo facolta di concludere sull' articolo sospeso, volendosi
che fosse precisamente tal quale si proponeva, e non am-
mettere alcima modificazione, rispose vivissimamente che
lo voleva tal quale, senza una sillaba ne di meno ne di piu9
e replicando io che cosi non lo avrei mai sottoscritto, per-
che non lo potevo in conto alcuno, egli ripete, per questo
io dico che avete voluto romper e, e consider o I'affare per
terminato, e Roma se ne accorgera e piangerd a lagrime
di sangue questa rottura. E in cio dire vedendosi vicino il
€onte di Cobenzl 1... »
1 II Cretineau Joly commise un' imprudenza, nell'alterare in questo
punto il testo delle Memoric Consalviane. Diciamo imprudenza, perch6,
interpolando anche pochissime linee, egli si accatto con fondamento dai
lettori il sospetto di aver trattato cosi anche le altre parti del testo. Ag-
giungiamo pero : in questo punto, perche abbiamo la prova de visu, che
nelle altre parti delle Memorie, egli e traduttore fedele.
Non possiamod'altra parte non istupire della poca acutezzadel P.Thei-
ner, il quale, tralasciando questo punto, in cui avrebbe potuto ridurre
ravversario a inal partito, taccio invece di suppositizia la versione del Cre-
tineau in quella parte, che si riferisce alia partecipazione dell'abb. Ber-
nier nella soperchieria del Primo Console riguardo allo scambio repen-
tino del disegno da firmare, come abbiamo narrate -piu sopra. Cola la
Tersione del traduttore e esatta ; come provo lo stesso Cretineau Joly,
170 CONCLUSIONS
Tale e la narrazione genuina, fatta e scritta colla sua
mano, dal card. Consalvi nel tempo che la prepotenza del
Bonaparte, divenuto imperatore, ebbe gittato nelle career! e
cardinal! e pontefice, i quali si erano opposti a7 suoi voleri
insensati. Egli le scriveva dal 1811-1818 nella sua carcere di
Reims affrettatamente e di nascosto, col proposito poi di ri-
toccarle ed emendarle, del che la molteplicit& delle occupa-
zioni non gli acconsentl mai ne agio n6 tempo. II passo ci-
tato lo abbiamo copiato dallo stesso manoscritto originale.
Dalle quali osservazioni possiamo dedurre una prova della
maniera, con cui si formano le leggende. Appariva piu ca-
vallerescamente diplomatico il Ministro romano, col fargli
risonare in bocca quella risposta, capace di sconcertare un
Bonaparte. E certi retori, per non parlare cle' volgari ammi-
ratori delle fierezze non esistenti se non nelle fantasie facili
e grandi, ci avrebbero trovato argomento a un quadro retto-
rico, da ingemmarne un qualche discorso apologetico. Ma lo
storico, indagatore de' fatti, piglia sceverandolo in mano il
vero e non teme di proclamarlo a costo di non andare a
versi ai placidi ammiratori di gloriose tradizioni.
Intanto pero il lettore avra scorto in questa circostanza,
quanto le risposte del Consalvi sieno sovranamente dignitose,
accorte e prudentissime, e quindi quanto piii sensate e piu
veramente ammirabili, di quello che non sieno le altre cose
da lui ne dette ne pensate mai. Inoltre non gli sar& sfug-
gito, come il testo delle Memorie convengasi esattamente colla
narrazione esposta nelle letter e del Consalvi.
E qui si potrebbe con ragione chiedere se le irose parole
del Primo Console riferite dal Consalvi in questo brano delle
sue Memorie, sieno veramente state dette dal Bonaparte.
Siamo pienamente convinti, che tali parole nel loro concetto
sostanziale sieno veramente state proferite da quell' uomo in
quella circostanza. Egli era uomo da cio non per convinci-
mento proprio, ma per suggestione di chi lo circondava, che
era gente tutta pervertita, come avremo campo di dimostrare
pubblicando il facsimile del testo originale delle Memorie. La passione,
diversa ne' due scrittori, ha fatto gabbo ad entrambi !
DEL CONCORD ATO 171
piu innanzi. E d'altra parte il card. Consalvi, sebbene di li
a dodici anni scrivesse egli pure con 1'animo esacerbato per
le prepotenze tiranniche deirantico Primo Console, non era
persona da inventare e molto meno da scrivere cose di tanto
rilievo, le quali non fossero veramente accadute.
II non averle poi espresse nelle sue lettere scritte allora
allora da Parigi, sara un argomento da appagarsene un
Thciner, ma non da persuadersene chiunque rifletta per poco
al nessun valore di un tale argomento negativo. II card. Con-
salvi, che conosceva a prova il risico e Timprudenza somma
di fidarsi alia discrezione de'corrieri, non poteva commettere
a un carteggio anche cifrato nessuna cosa che fosse di sfre-
gio al governo o a' minis tri francesi. Quindi nelle sue rela-
zioni scritte si tenne sulle generali, e schivo di ragione ve-
duta ogni ragguaglio pericoloso, rimettendosi sempre alle
spiegazioni che darebbe a voce : cio s' incontra nelle sue ultime
lettere ripetuto a ogni pi& sospinto come a guisa di ritor-
nello. Per dare un esempio : nella sua cifra de' 13 luglio,
quando gia ebbe veduto la mala parata, scriveva : «... Diro
solamente il necessario in questa cifra, riservandomi a spie-
gare meglio ogni cosa a voce.... Potro meglio spiegarlo colla
viva voce al mio ritorno. » E dopo le peripezie delle confe-
renze interrotte e riprese con dubbio e poi con prospero, ma
contrastato successo, riscriveva al card. Doria queste parole
significantissime, ommesse naturalmente dal Theiner: « ... lo
ho troppo fondamento di temere i casi, che si possono dare
anche ad un corriere proprio, per non dovere arrischiare di
piu dime a V. Emza, e nel riserbarmi a spiegare in voce il vero
tenore della situazione delle cose, lascero intanto che V. Emza
concepisca da se medesimo quei dati, che io mi astengo dal-
Tesporre... Della critica situazione in cui ci siamo trovati...
posso dirle con verita, che non ci 6 stata mai la simile. Altro
non credo di dover aggiungere... (cifra 16 luglio, Archiv.
Vatic.)... )>
La verita del racconto delle Memorie Consalviane rimane
dunque indiscutibile, il confronto con le sue lettere dandogli
anzi confermazione nonch^ toglierli credito.
Ed or a ripiglieremo il filo in un altro articolo.
CHARITAS
XXVI.
A scuola da Rebecca Levi.
- Pronti ! Si parte ! gridava il conduttore del treno Apamia-
Napoli.
- Presto, signori, in treno ! Si parte ! faceva eco un altro
impiegato.
- Via ! suona ! partenza ! ripeteva un terzo.
- Potenza in terra ! esclamo Ottavio, ritto davanti alia
sportello di una carrozza di seconda classe. E un buon quarto
d'ora dacche gridate partenza, partenza, e siamo ancora
fermi, come se al treno fosse toccato un accidente a secco.
II conduttore lancio uno sguardo di compassione al bel
giovinotto, ripete a squarciagola, Pronti ! partenza ! Poi and6
lemme lemme ad accendere il sigaro, bevette un caffe nero,.
e comincio a discorrere col capo stazione del caldo che faceva.
Finalmente, come Dio voile, il conduttore ripete Tordine^
il capo stazione fece sonare la campana, gl' impiegati, i fac-
chini, i venditori di giornali, di frutta, di paste, avvertirono
in coro i passeggieri che 1'ora della partenza era realmente
venuta, un branco d'oche che pascolava fra i piedi dei fac-
chini confermo Tavviso con un fragoroso gracidio, la macchina
diede un fischio, un buffo e un sospiro, e si mise in moto.
Ottavio era solo nella sua carrozza, o a meglio dire vi
era un altro, ma non contava, perche, disteso quanto era
lungo sopra il sedile, russava placidamente. II giovane si
CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO 173
sedette vicino al finestrino, cavo un sigaro, ne smozzico la
punta, e invece di buttar via quella, gettd il sigaro per la
finestra.
- Accidenti ! mormoro il giovane, e un lampo di stizza
mal represso passo sopra il suo volto.
Cavo un altro sigaro, compi 1'operazione preliminary e
tratto di tasca la scatola dei cerini si provo ad accenderne
uno. Ma invece di fregarlo sul ruvido della scatola lo passo
e ripass6 piii volte sul liscio dei ealzoni, e naturalmente non
riuscl a niente.
- Alia malora sigari e cerini, il vizio del fumare, e chi
ha portato il tabacco dall' America in Europa ! grido Ottavio
ormai fuori dei gangheri. Si levo in piedi, mise le mani nelle
tasche dei calzoni, e fermo dinanzi al finestrino guardo le
verdi campagne, le colline, i monti, le ville e le bianche ca-
sette che rapide comparivano e scomparivano dal suo sguardo.
Ottavio le vedeva, o per meglio dire, il ridente paesaggio si
specchiava nella pupilla di lui, ma egli non vi poneva mente.
II giovane sentiva ancora il caldo abbracciamento della ma-
dre, la lagrima ardente che gli era caduta sulla fronte, e
alle sue orecchie risonavano ancora le parole di lei: — E non
sark tua madre altra cosa che un po' di fango organato ? E
tuo padre un ricordo vano? Niente piii ormai rimane di lui?...
II giovane si fisso in questi pensieri, e vi rimase assorto,
ne piu senti alcuna cosa fino al suo arrivo a Napoli. Quivi
giunto, discese dalla carrozza e uscito dalla stazione si avvio
a piedi verso Tabitazione di Abramo Levi. Mentre passava
per un vicoletto fuori di mano e camminava con gran prudenza
per evitare il pattume di che quello era straordinariamente
ricco, comparve alia finestra di una casa al secondo piano
una donna colla cassetta della spazzatura in mano.
- Carmela, e passata la guardia municipale? grido quella
della cassetta a una sua vicina di casa.
- No, rispose T interrogata dagli antri oscuri e caldi di
una stanzaccia a pian terreno.
- Allora, per diascolina ! egli vedra fra le altre anche
174 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPURANEO
queste immondezze, e che vi incespichi, e si rompa quel collo
che gli ha fatto la mamma ! E cosi dicendo vuoto la cassetta
nella strada; e si fermo con una certa compiacenza a vederne
I'effetto.
Nella cassetta e'er a un po' di tutto. II piu del contenuto
apparteneva al regno vegetale, e propriamente alia specie
dei pomidori, fagiuoli, meloni, cocomerij zucche e simili. Vi
era anche rappresentato il regno animale nella persona di
un topolino morto e scodato, e da certe ossa di animali in-
certi, ossa spogliate gia della lor carne dalla famiglia rispet-
tabile di quella donna, pulite di poi dal cane e levigate dal
gatto. II resto finalmente si componeva di polvere, di cocci
e di altri rimasugli senza nome.
Ottavio, camminando, si guardava con tanta attenzione
i piedi da dimenticare che a Napoli, come in altre citt& di
questo mondo, il pericolo maggiore viene generalmente dal-
Falto, e per conseguenza un coccio e due buccie di cocomero
gli volarono sul cappello.
- Accidente di una vecchia ! grido Ottavio alzando gli
occhi verso la donna, chi ti ha insegnato la creanza di but-
tare le immondezze di casa su quelli che passano?
- Oh Madonna del Carmine ! la perdoni, signorino ! Non
Faveva visto! Ma che vuole ! Noi si gitta tutto per la fmestra !
II municipio vorrebbe che le immondezze si ritenessero in
casa e si portassero fuori solo quando passa il carretto, e la
guardia municipale sta con tanto d' occhi. Ma le pare? Che ne
dici, Carmela? Si sono mai avute di queste leggi a Napoli?
- Hai ragione, Maria, rispose la Carmela, che era uscita
in mezzo alia strada a prender parte al battibecco. Le immon-
dezze si sono sempre buttate sulla via pubblica, e continue-
remo nei nostri usi a dispetto del municipio. Si provi a venir
qui lui ; gli conceremo il cappello, gli conceremo. E lei, si-
gnoriuo, si tenga in corpo nn'altra volta il suo accidente e
la sua vecchia, e non venga qui ad ingiuriare delle povere
donne. Se lei e giovane, non e suo merito ; ne ringrazi la
mamma, che deve tutto a lei. Signorino, se crede... non fo
per dire... qui non c'entra il municipio... si comanda noi.
XXVI. A SCUOLA DI REBECCA LEVI 175
- Brava ! bene ! gridarono altre died o dodici donne chc
erano apparse alle fines tre vicine. E chi e questo giovinastro
che viene a insultarci a casa nostra ? — E qui fu scaraven-
tato contro Ottavio uno scroscio di ingiurie, una serqua di
improper!!, e una batteria tale di accident!, di fulmiui e altri
generi di morti repentine che egli ne fu il malcapitato. In-
somma, la vittoria rimase intera, gloriosa, assoluta alle lingue
donnesche, e il povero Ottavio, per non incontrare di peggio,
dove battere in ritirata il piu presto possibile, e correre a
rifugiarsi entro la casa del giudeo strozzino.
- Dimmi, Abramo, comincio il giovane, non appena fu
alia presenza del vecchio usuraio, che razza di gente e quella
che abita qui vicino, in via della scrofa ?
II giudeo fisso il giovane con un paio d'occhi furbi e ma-
ligni, e gii fece una grinza intesa per un sorriso.
— Si potrebbe sapere, signor Ottavio, il perche mi fa
questa domanda?
- Al diavolo il tuo perche ! Tu vuoi sempre sapere il
perche di ogni cosa. Da per tutto tu vedi insidie, tranelli,
e birbonate, e supponi che ogni domanda che ti vien fatta, na -
sconda una brama segreta di derubarti. Ebbene, se vuoi sa-
pere il mio perche, eccolo ! Voglio pregare il Padre Eterno
a mandare il diluvio, a fine di lavare e spazzare dalla faccia
della terra quel vicolo feccioso, e tutti i suoi abitanti. Ma
se fra questi vi fossero degli ebrei, vorrei fare un'eccezione
in loro favore, per mostrarti quanto ti voglio bene.
— No ! no ! no ! in via scrofa non vi sono giudei, ch' io
mi sappia ; sono tutti cristiani. Preghi pur Dio liberamente,
che io me le associo di gran cuore. Ah ! se sapesse, signor
Ottavio, quanti di quella gente mi hanno truifato. Vengono
a pregarmi, a scongiurarmi di far loro un imprestito e poi ?
Chi si e visto, si e visto, e a me tocca il danno e le beffe.
- Si, ti credo, proprio io ! A me, dici di queste cose ?
Tu truffato? Tu che inganneresti cento diavoli dell' inferno ?
- Oh santo padre Abramo ! Non mi faccia questa ingiu-
stizia! Vede la quello scartafaccio '? E pieno...
176 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
- Di bugie, di ladrerie, di usure al trenta, al cinquanta,
al cento per cento. Pur troppo, lo conosco bene io quel libro
maledetto ! Ma non parliamo piu oltre di quest! trenta soldi,
che questa mattina ho la mattana. leri ci chiamasti per
telegramma al tuo ufficio... Che c'e di nuovo? Sbrigati, per-
ch6 fo conto di ritornare a casa col treno delle due pome-
ridiane.
- Pel limbo del santo padre Abramo ! Come e scortese
questa mattina ! Ed io che non voglio altro che il loro bene,
e mi piglio tanti fastidii, e arrischio tanti denari, e mi metto
a tanti pericoli...
- Auf ! 0 la finisci, o me ne vado ! grido Ottavio, pe-
stando con rabbia i piedi sul pavimento.
- Per misericordia ! faccia piano signor Ottavio ! La casa
6 vecchia, e ci potrebbe tornbolare in capo. L'acqua del Se-
rino! ah 1'acqua del Serino! mi ha rovinato la casa!
- Dunque? ripete il giovane frenando 1'ira crescente.
- Ecco, veniamo a noi. Le diro tutto in due parole. I
nostri, cioe, i loro affari, camminano a gonfle vele.
- Hai detto bene, i nostri affari, giacche sono piu tuoi
che nostri, e a te senza dubbio tocchera la parte del leone.
L'usuraio fece vista di non udire Tosservazione di Ottavio
e tiro via di lungo. *
— Dunque, come diceva, i loro affari camminano a gonfie
vele. II topo e caduto nella trappola! Ah! ah! ah! Lo cre-
deva piu furbo il topolino ! Ah ! ah ! ah ! E giovane, si vede,
e giovane ed ha avuto paura!
— Paura di che ? spiegati !
— Paura dei famosi telegrammi argentini. Quando il si-
gnor Bonavita seppe dai nostri telegrammi che gli affari
delle miniere dell' Argentina andavano male, assai male,
.aperse i suoi forzieri e vendette un gran numero di azioni,
a basso prezzo s'intende, ed ora il mercato n'e pieno. Che
sia lui il venditore avrebbe dovuto rimanere segreto, ma io
ho presso un grosso banchiere un amico fidato, e natural-
mente..,
XXVI. A SCUOLA DI REBECCA LEV1 177
— Va benissimo ; il Bonavita e rovinato ! amen ! Ma non
vedo ancora, come noi siamo cosi for tuna ti. Dove sta questo
terno al lotto?
— Un po' di pazienza, signor Ottavio ! C'e tempo fino alle
due! E poi oggi prendera un boccone a casa mia, non e
vero ? Oggi non deve an dare alia locanda ! Oggi si fa festa !
- Si, mi fiderei proprio a mangiare in casa tua ! Bel de-
sinare mi daresti! Pane impastato nel sangue di cristiano,
polpette di stracci, bistecche di suole vecchie, umido di carta
pesta, lesso di stoppa, e frutta del deserto !
— Ah ! ah ! ah ! Eccoci alle solite ! Che capo ameno, que-
sto signor Ottavio! Ma le pare? pane impastato nel sangue
di cristiano? Ah ! ah ! ah ! E lei crede ancora queste vecchie
fa vole? E le crede lei? Giusto! Giusto!
- Eh via ! torniamo a bomba, che il tempo passa, mio
bel giudeo!
- Ebbene ! Ma che cosa diceva ? Oh santo padre Abramo !
Ah, eccolo ! Diceva dunque che le azioni del signor Bona-
vita, stavano ieri sul mercato, quando certi banchieri miei
aniici hanno avuto per telegrafo, dalla banca Baring di Lon-
dra, un'assoluta smentita ai nostri telegrammi, e hanno sa-
puto con piena certezza che la guerra civile dell 'Argentina
ha lasciato intatte le miniere, le quali anzi di questi giorni
fanno piu affari che mai. Cio posto, lei signor Ottavio vede
la conseguenza, non e vero?
— Vale a dire che le azioni, oggi o domani cresceranno
di prezzo, e fortunato chi ne fece acquisto.
- Per Tappunto. Naturalmente, appena saputa la notizia
volai dal banchiere e comprai un certo numero di queile
azioni, che fra pochi giorni, ne son certo, saliranno non poco
sopra il prezzo ora corrente.
- Insomnia, la rovina del Bonavita e stata la tua for-
tuna, e tu ci hai fatti di grossi guadagni. Mi piace saperlo,
ma per cotesto non era necessario farmi venire a Napoli.
Una lettera era piii che sufficiente.
— Ma non ho finito ! Abbia un po' di pazienza! Dunque,
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1208. 12 10 ottobre 1900.
178 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
diceva, io ho fatto acquisto di un certo numero di azioni,
raa non tutte per me; alcune sono per il signer Pietro, se
vuole arrischiare qualche migiiaio di lire. Io non ci vogiio
guadagnar sopra, proprio niente, solo la solita provvisione;
un tanto per cento. L'occasione e propizia. Persuada il si-
gnor Casali a fame acquisto, e fara un affarone. Gli e come
un pigliare la fortuna per il ciuffetto.
Alia proposta dell'usuraio, Ottavio resto un poco sopra
pensiero, e pens6 fra di se : — Qui gatta ci cova : se vera-
mente cio che il giudeo mi propone fosse un affarone, le com-
prerebbe lui quelle azioni, e se le ha gia comprate, se le ter-
rebbe. Tuttavia, forse si contenta della provvisione. II fur-
fan te e volpe vecchia. Vedremo ; ma in cotesta faccenda
bisogna andare con pie di piombo.
- Ottimamente, rispose Ottavio, la risposta a quanto pro-
poni ti arrivera stasera. Intanto dammi il listino dei valori,
ne parlero col signor Casali, e prima del tramonto avrai un
telegramma. Ma bada bene: se la compra si fa, pagheremo
le azioni al prezzo corrente di quest 'oggi, non a quello di
domani. Siamo intesi?
— S'intende! s'intende! Rimane Io stesso prezzo fino a
mezzanotte. Ma bravo signor Ottavio! Vegga di persuadere
il signor Casali. Sara un affarone, mi creda, sara un affa-
rone.
Qui Ottavio si alzo in piedi e prese il cappello per andar-
sene.
- Ma come ? dunque non resta a pranzo ? vuole andar-
sene davvero? Oh quanto mi displace!
— Senti, mio bel giudeo ! Se accettassi il tuo invito tu cre-
peresti dal dolore, ed io ti vogiio troppo bene e non vo' farti
morire di morte cosi obbrobriosa. Dunque, figlio di Abramo,
addio !
L'usuraio accompagno il giovane fino alia porta del suo
studio, e fra mille compliment!, sorrisi, e salamelecchi Io
accommiato.
- Quando Ottavio passo dinanzi all'uscio della cucina,
XX \ I. A SCUOLA DI REBECCA LEVI 179
mise dentro la testa, e vide Rebecca tutta intenta a tagliuz-
zare del minuzzoli di carne e di grasso.
- Che si fa, signorina? disse il giovane fra un inchirio
e un sorriso.
— Prepare la carne per fare un poco di salame d'oca,
rispose la ragazza, senza levare gli occhi dal roltello. Babbo
6 molto ghiotto di salame d'oca, e babbo dice che e molto
superiore al salame dei cristiani, e babbo conosce molto bene
queste cose.
- Babbo e un pozzo di sapienza ! fece eco il giovane.
- Senza dubbio. Sa a mente gran parte del Libro, co-
nosce poi il talmud, la mishna, il midrash e la massora.
- E 1'aritmetica, aggiunse Ottavio.
La ragazza 11011 rispose, e nel silenzio che segui si sen-
tiva solo il tac tat- del coltello che trinciava il future salame
d'oca.
- Sentite, signorina, ripiglio il giovane, abbandonando a
poco a poco la soglia della porta e avvicinandosi al salame
d'oca; potrei rivolgervi una domanda?
Rebecca alzo gli occhi e il coltello dal salame, e a bocca
aperta stette a sentire la domanda.
- Vorrei sapere una questione che mi sta molto a cuore.
Ditemi, signorina, credono i giudei, crede vostro padre, cre-
dete voi all' immortalita dell'anima?
A queste parole la giovane spalanc6 tanto d' occhi e per
la meraviglia lascio quasi cadere il coltello che teneva in
mano.
- Ah, signor Ottavio, e perche dubita? E perche ci crede
cosl cattivi da non credere all' immortalita dell'anima? Ma
certo, babbo dice che tutti i giudei credono alia immortalita
dell'anima; e che i buoni andranno dopo morte nel seno di
Abramo, e i cattivi nella geenna del fuoco. Babbo crede al-
1' immortalita dell'anima, e babbo dice che io vedro la mamma
nel seno di Abramo. Ah, signor Ottavio ! perche crederci cosi
cattivi?
La ragazza pronimcio queste parole con tanta semplicita,
180 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
convinzione e fervore che Ottavio ne fu tocco, e in quel mo-
mento si senti capace di poter amare di vero amore 1' inno-
cente figliuola dell'usuraio.
- Rebecca, disse, non intendeva di offender vi. So che voi
siete una buona figliuola, e vi ammiro e vi rispetto. Credete,
vi ho rivolto quella domanda per soddisfare un dubbio che
mi tormentava, e la vostra risposta mi ha fatto proprio bene,
grazie.
La giovane a queste parole si rassereno tutta, sorrise, e
abbassati gli occhi continue a trinciare il futuro salame d'oca.
- Ora lasciate, continue il giovane, che alia mia domanda
aggiunga un'altra cosa. Credevano gli antichi giudei al pari
di voi all' immortalita dell'anima? Formava questa credenza
un dogma di fede per gli antichi figli d'Israello?
— Ma certamente ! rispose con calore la ragazza. Babbo
dice che i cristiani hanno pigliato da noi questa credenza,
e i cristiani credono all1 immortality dell'anima. Babbo dice
che gli antichi patriarch!, i profeti, i giudici, i re, i giusti
tutti dell'antico testamento credevano all' immortalita del-
l'anima; e babbo conosce molto bene queste cose, perche
babbo ha studiato il Libro, il midrash, la mishna, e la
massora.
- Grazie, Rebecca, disse il giovane con atto e voce gen-
tile. Voi siete una buona ragazza, e anche bellina. Qua la
mano, e grazie di nuovo per la vostra bonta.
La figliuola dell'usuraio sorrise e arrossi alle parole ca-
valier esche del bel giovane che le stava dinanzi. Gli diede
la mano, lo salut6, lo accompagno sul pianerottolo della scala,
si specchio con una certa compiacenza, rientrando in cucina,
sul fondo lucido di una casseruola, e quando fmalmente le
pulsazioni del cuore ritornarono allo stato normale, cio che
accadde in brevissimo tempo, continue in perfetta pace a
trinciare il futuro salame d'oca.
XXVII. UN PASSO RISOLUTO 181
XXVII.
Un passo risoluto.
La signora Caterina racconto ad Agnese la profonda ira-
pressione che le parole di monsignor Orlandi avevano fatto
sul figlio, e la esorto a confidare. La ragazza, sempre pronta
a scusare T idolo del proprio cuore, s; imagine subito che egli
fosse gia convertito, e penso di cambiare le suppliche ch'ella
faceva a Dio per la conversione di Ottavio, in inni di rin-
graziamenti. Ma il vescovo col quale si confido la tolse da
quella illusione: Ottavio era uscito dal colloquio veramente
commosso e forse anche dubbioso della saldezza dei proprii
principii, ma una testa come la sua, non si cambiava in un
tratto. Ci voleva tempo, e bisognava aiutarlo colla preghiera,
e coi buoni suggerimenti.
La seconda impresa alia quale Agnese mise tutta 1'energia
e la forza della sua bell'anima fu di ritrarre il padre dalla
mala via in cui si era messo. Ma a farlo accorto del suo er-
rore fu nulla. Gli dimostro I'ingiustizia che commetteva nel
perseguitare un signore cosi buono, onesto e generoso, quale
era il Bonavita; il pericolo che correva di cadere egli stesso
nella fossa che scavava per lui ; come a lungo andare i suoi
intrighi verrebbero a galla, e che rovina sarebbe per tutta
la famiglia se fosse citato ai tribunal! . A queste ragioni, la
fanciulla aggiunse preghiere, scongiuri, lagrime, ma tutto
inutilmente. II padre rimase piii che mai ostinato nel pro-
posito di schiacciare il suo rivale, e seccato dall' insistenza
della figliuola ruppe in minaccie, imprecazioni e bestemmie.
Non essendo Agnese riuscita nel pio intento, zio Carlo
ten to a sua volta di ridurre il fratello a miglior consiglio.
182 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
Ma egli non era Tuomo da ci6. In molti punti i due fratelli
si rassomigliavano come due gocce di acqua, ambedue ar-
denti, ostinati, e di prima impressione, onde nacque fra loro
im diverbio tremendo, che mise sottosopra la easa, e getto
nello spavento e nella costernazione la signora Giuliana e i
due figliuoli. Zio Carlo aveva giurato che avrebbe fatto ve-
nire al fratello la pelle d'oca, ma in verita la pelle d'oca
venne a lui, che inferorito Pietro per la severa sgridata di
lui, dalle male parole venne a peggiori fatti, e dato di piglio
a un nodoso bastone gii si scaglio addosso per fame crudo
governo. Alle grida di Carlo, di Ernesto e delle donne cor-
sero alquanti operai, e a stento riuscirono a frenare il pa-
drone, il quale ormai era piu bestia che uomo.
Alia lite seguirono parecchi giorni di silenzio, nei quali
i due fratelli non si rivolsero non che una parola n6 anche
uno sguardo, e la casa Casali divento un mortorio. La si-
gnora Giuliaua, debole di carattere, sfinita dai dolori morali,
avvilita, pregava, lavorava e piangeva in silenzio; Agnese
poi, teneva compagnia alia madre, e troppo spesso piangeva
con lei. Ernesto annoiandosi in casa, usciva di buon mat-
tino, e passava quasi tutto il giorno in compagnia di Gen-
narino e di Mariuccia Del Giudice, parlando per lo piu di
poesia col primo, e di mode colla seconda. Ernesto era in-
timo colla casa Del Giudice, e a Napoli, durante T inverno,
soleva per lo piu passare la serata da loro, col pieno con-
senso di quei signori che lo sapevano giovane morigerato e
dabbene. Da queste conversazioni intime, nacque fra Ernesto
e la Mariuccia una certa simpatia, che a poco a poco nel
giovane si cambio in vero amore, e nella ragazza, buona si,
ma di carattere assai leggiero, rest6 allo stato di dormive-
glia amorosa. La Mariuccia amava innanzi tutto 1'aria, la
luce, i fiori, i profumi, il teatro, e sopra ogni altra cosa la
eleganza del vestire. Questi amori occupavano certamente
due terze parti del suo cuore. La quarta era divisa fra il
papa, la mamma e Gennarino. Ma giacch6 e pur necessario
che una ragazza tra i diciotto e i vent'anni ami qualcuno
XXVII. UN PASSO RISOLUTO 183
fuori della famiglia, perche non serbare un cantoncino del
suo cuore anche per Ernesto, che per compenso le dava tutto
il suo ? La Mariuccia dunque amava il giovane Ernesto, ma
il suo era una specie di amore intermittente, quieto, calmo,
pacifico, che non faceva crescere di un battito le pulsazioni
del cuore di lei, e affrettarne di un istante la circolazioiie
del sangue. -- E poi che vale scaldarsi? pensava talvolta la
giovane. Ernesto e ancora uno studente: egli mi ha detto
che dobbiamo aspettare almeno quattro anni, e intanto mi
godero il mondo. E con ci6 intendeva il mondo delle mode,
pel quale ella solamente viveva, beata e contenta di potere
mostrare all'occhio invidioso delle compagne un merletto di
Fiandra, una trina di Parigi, un busto di Londra, un paio
di guanti di Nuova York e un dorato colibro del rio delle
Amazzoni.
E intanto in casa Casali durava il mortorio. Zio Carlo
era stato assente da Apamia per quattro giorni, e aveva la-
sciato detto che andava a Napoli. Ritornato che fu, ebbe una
lunga conferenza col fratello, presente un avvocato. La si-
gnora (liuliana ed Agnese non sapevano che pensarne. Le
cose dovevano essere serie, giacch6 zio Carlo dopo la ma-
laugurata lite col fratello non parlava piu, mangiava poco,
era sgarbato con tutti, e non si apriva neppure colla sua
diletta Agnese. Questa aveva tentato piii volte di sapere da
lui che cosa mulinasse, ma ne aveva avuto sempre la stessa
risposta : — Angelo mio, lo saprai fra pochi giorni : attacca
la voglia al chiodo ; non tentarmi per ora, che faresti come
colui che menava Torso a Modena: perderesti il tempo, le
parole e i passi. Piu oltre non aveva voluto dire. II signor
Pietro poi era ricaduto nella sua taciturnita abituale. Parlava
poco, fumava molto e frequentava 1'osteria piu del consueto.
Ottavio veniva dai Casali su per giu come prima, e aveva
lunghi colloqui col signor Pietro. Ma essendosi accorto che
Agnese a bella posta lo schivava, aveva smesso di farle la
corte, e si limitava nelle brevi conversazioni a raccontare
le novelle del giorno, o a mordere satiricamente i suoi pro-
184 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
fessori. Era chiarp che il giovane era preoccupato da un
pensiero che lo teneva triste e serio piu del solito. Erano gli
affari del signer Pietro che pigliavano una cattiva piega, o
pure il sermoncino di monsignor Orlandi che agitavagli la
coscienza? Le donne inclinavano ad attribuire il suo contegno
alia conversione che maturava ; zio Carlo invece, avendo per
caso udita la pia interpretazione, scosse la testa e pronuncio
ricisamente : la volpe perde il pelo ma non il vizio.
Erano scorsi dodici giorni dalla lite, quando un dopo pranzo
zio Carlo capito nel salotto dove la signora Giuliana ed Agnese
stavano lavorando.
II vecchio si mise a sedere, e con grande solennita si
soffio il naso, pesto i piedi, e fece un mondo di rumore, quasi
per attirare 1'attenzione della cognata e della nipote che la-
voravano quietamente.
— Ebbene che c'e di nuovo, Carlo? domando la signora.
- Giuliana, disse 1'altro, debbo parlarvi di una cosa molto
seria, e ho scelto questo momento quando mio fratello e alia
fabbrica, ne verra ad interrompermi.
— Dunque, disse la donna con accento addolorato, non
mi fate stare in pena ; forse qualche altra lite, o una nuova
disgrazia ?
- No, no, non trepidate ! niente di nuovo ! Ma statemi a
sentire, e non zittite!... lo voglio bene a voi, ad Agnese e
ad Ernesto assai piu di quell' uomo...
— Ma!... sospiro la donna dando un'occhiata suppliche-
vole a zio Carlo.
— Lasciatemi continuare, non parlero di lui. Dunque io
vi voglio bene, e 1'amore e la fede dall'opere si vede. Sap-
piate dunque che qualunque cosa sia per accadere a mio
fratello voi potrete sempre confidare in me. Io saro il vostro
sostegno, ne mai vi abbandoner6.
Le due donne guardarono sbalordite il vecchio, e non sa-
pevano intendere dove andasse a parare.
- Dunque ci sovrasta una nuova disgrazia ! mormoro
Agnese.
LXVII. UN PASSO RISOLUTO 185
- Forse si, e forse no ; io sono convinto di si ; ma non
voglio metter bocca dove non mi tocca. Intanto vi diro questo
solo, che dopo matura riflessione mi sono separate legalmente
da Pietro, e non ci ho piii niente a fare nella fabbrica. Quindi
innanzi egli restera da s6 a pelare i suoi polli. Io ho ritirato
i miei capitali, e se domani, ripeto, capitasse una disgrazia,
sapete dove potete rifugiarvi. Resto io, e tutto quello che ho
e a vostra disposizione.
- Come ! vi siete separate da mio marito ? domando la
signora Giuliana fuori di se per Io stupore.
- Oh zio ! e come vi siete condotto a questo passo ? ag-
giunse Agnese.
- Vi diro tutto, e statemi bene a sentire. Da parecchi
mesi mio fratello fa una guerra spietata, ingiusta, vigliacca
al signor Bonavita, ed io non posso in nessuna maniera coope-
rare a tanta iniquita. Pietro non ha voluto cedere alle mie
preghiere ; dunque non mi resta altro che fare fagotto e andar-
mene pe' fatti miei. Inoltre senza il mio previo consenso egli
si 6 imbarcato in speculazioni dubbie, incerte e che io credo
affatto rovinose. Ha comprato per circa cinquanta mila lire
di azioni argentine, e non mi ha detto verbo ; ha fatto lega
con un sindacato anglo-italiano, e non si degn6 di avvertirmi.
Se domani accade un disastro finanziario ci resteremo tutti
e due alia schiaccia. Ci rimanga lui, se Io vuole ; io me ne
sono tirato fuori. Intanto io stesso volli informarmi a Napoli
su questa faccenda delle azioni argentine, e non ne potei
sapere il netto. Insomma, buio via buio fa buio. Ma io sto
col proverbio: mercanzia non vuole amici. Egli vuol far di
capo suo: ebbene arrischi i suoi capitali, i miei non glieli
do da buttar al diavolo. E cosi ci siamo separati, e domani
lasciero anche la casa e andr6 a vivere nel villino Giusti-
niani a porta Carno, e T ho gia affittato e ammobigliato di
tutto punto.
A queste parole un'esclamazione di dolorosa sorpresa use!
allo stesso tempo dal cuore e dalle labbra delle due donne.
186' CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
La signora Giuliana comincio a piangere quietamente e Agnese
ruppe in un singhiozzo semi affogato.
- Non vi affliggete per cotesto. Rimango a due passi da
voi. Dopo tutto quello che e accaduto non poteva restar piii
in casa di Pietro: ma sara per poco. Tutti i nodi vengono
al pettine, e temo che mio fratello dovra presto ricordarsi
del proverbio che dice: cattivo quel guadagno che cagiona
maggior danno. Egli vuol fare grassi guadagni violando la
legge di Dio e le leggi della prudenza, ed io vi dico che la
farina del diavolo va tutta in crusca. Ce ne accorgeremo al
trarre dei conti, e chi vivra vedra. Ad ogni modo, ho detto
e ripeto : confidate, voi. Qualunque disgrazia v' incolga, ri-
mango io, e basta.
La partenza di zio Carlo pel suo villino mise il colmo
alia tristezza che gia regnava in casa di Agnese. Ernesto
domando al padre e ottenne di accompagnare i Del Giudice
a Napoli dove finirebbe il resto delle vacanze, le due donne
non trovando consolazione fra gli uomini si rifugiarono a
cercarla in Dio, e il signor Pietro cerco distrazione e sol-
lievo nella pipa, nella bottiglia, e nell'odio ognor piii vivo
contro il suo rivale.
RIVISTA BELLA STAMPA
i.
GlAN DOMENIGO MANSI
E LE GRANDI COLLEZIONI CONCILIARI.
Nella scorsa primavera il rinomato editore H. Welter di Parigi
(Rue Bernard-Palissy, 4) annunziava la gigantesca intrapresa di rimet-
tere in luce la Sacrorum Conciliorum nova et amplissima Collectio
di Giov. Domenico Mansi, pubblicata tra gli anni 1759-1798 in 31 vo-
lumi in folio, e si propone ?a di aggiungervi altri otto o nove volumi
pei Concilii piu recenti e per le tavole e registri dell'opera intera.
II lavoro, condotto con nuovi processi tipografici, deve ridare 1'edi-
zione del secolo scorso tale e quale gia esiste, pagina per pagina,
linea per linea, fino ne' suoi piu minuti particolari, cosi che le cita-
zioni che da cent'anni gli eruditi vanno riferendo a quella vecchia
edizione trovino il riscontro piu perfetto nella nuova *.
Trattasi forse di una riproduzione per mezzo della fotografia e
zincotipia? Cio e in uso gia da tempo presso gli amatori, ma per
le opere antiche di molto pregio e divenute assai rare.
Che la collezione del Mansi sia molto rara, veramente non si
potrebbe dire. Essa si trova sparsa nelle biblioteche pubbliche e pri-
vate, special mente in Italia, quanto pud bastare al bisogno comune
degli studiosi. Certo e tuttavia che non si trova piu nel commercio
librario e che le ultinie copie d'occasione, messe in vendita, salirono,
come nota 1'editore, fino al prezzo di 6000 e 6500 franchi. Chi
dunque non la possiede e la desidera, o chi non la possiede com-
piuta e vuole compierla acquistando i volumi mancanti, accogliera
volentieri la nuova ristampa, il cui primo volume apparira nel gen-
1 L'editore dichiara di voler ristampare il Mansi par un precede noit-
/•cau, et au moyen ditquel Vani'iennv edition se trouve reprodnite avcc nix*
similitude et une exactitudine <ie details absolnment parfctita.
188 RIVISTA
naio 1901 e gli altri in seguito, uno ogni due mesi, cosi che nel
1906 tutta 1'opera sia terminata 1.
Quanto al suo pregio intrinseco, 1'editore non ha nessun dubbio.
Per ricchezza e pienezza di materia, come pure per la bonta della
critica nella determinazione dei testi e nelle ricerche storiche e teolo-
giche, egli la crede superiore a tutte le collezioni conciliari che pre-
cedettero il Mansi; e siccome tra gli altri il Jaffe nei suoi Regesta
e 1'Hefele nella sua Storia de' Concilii la vanno citando di prefe-
renza, stima che essa risponda oggi ancora a tutte le esigenze della
storia e della critica e che quindi, tenendo conto del grande ardore
in che a' tempi nostri sono gli studii storici, sia veramente profit-
tevole farle 1'onore di una copia scrupolosissima, moltiplicandone
gli esemplari a sussidio e comodita maggiore degli eruditi 2.
Tali pregi per6 non riscontra in questa collezione il r. p. Enrico
Quentin, benedettino di Solesmes, e nel suo dotto lavoro Giando-
menico Mansi e le grandi collezioni conciliari* scrive fin dal prin-
cipio la sentenza, che e sintesi del libro intero : « ^Amplissima non
e compiuta, e nieno ancora pud dirsi edizione critica. » Non sap-
piamo se lo studio del monaco di Solesmes sia la risposta della scienza
critica all'appello delPeditore parigino ; certo e che questi, dopo tale
evidente ed irrefutabile dimostrazione, dovrebbe per avventura riflet-
tere di nuovo, se veramente gli convenga metter mano a lavoro si
grande e dispendioso e se gli eruditi ne trarranno di fatto quei van-
taggi a sussidio dei loro studii, ch'egli con si ardito divisamento
s'impromette.
Prima di dare le ragioni della sua sentenza, il ch. p. Quentin si fa
ad esporre sommariamente in una prima parte (pp. 7-58) la storia delle
1 Pel primi duecento associati ogni volume costera fr. 60 ; in tutto
fr. 2,400 incirca. Gli altri che sottoscrivono un po' piii tardi dovranno sbor-
sare per ogni volume fr. 60, 75 e forse anche 100, a seconda dei casi; poiehe
1'edizione nou dipende dal numero degli associati ed i ritardatarii dovranno
pagare il fio della lor negligenza nel dare il nome.
Chi poi intende acquistare separatamente alcuni volumi, dovra darne
rindicazione prima del 30 desembre 1900 e dovra pagare fr. 75 per ogni
tomo dal 1° al 28°, e fr. 200 pei tomi 29, 30 e 31.
2 Tanto si ritrae da un invito a stampa pubblicato daU'editore.
3 R. P. HENRI QUENTIN, Benedictin de Solesmes. — Jean- Dominique Mansi
et les grandes Collections Conciliates. Etude d'histoire litttraire suivie d'une
correspondance inedite de Baluze avec le Cardinal Casanate et cle lettres de
Pierre Marin, Hardouin, Lupus, Mabillon et Monfaucon. Paris, Ernest Le-
roux, 1900. Un volume in 8° di pp. 272.
DELL A STAMPA 189
edizioni generali del Concilii, che dalla meta del secolo XVI sino
alia fine del XYIII si succedettero 1'una all'altra quasi senza inter-
ruzione. « Nulla e tanto curioso, dic'egli (p. 5), quanto lo spettacolo
delle trasformazioni incessanti di un'opera, il cui fondo non varia
mai, ma che, di giunta in giunta, dopo aver cominciato con due
meschini volumi, termina poi nella gran massa di trentun volumi
in foglio grande ; in seguito poi si scopre come gli otto editori suc-
cessivi s'attengono si strettamente 1'uno all'altro, che torna impos-
sibile giudicare rettamente delPultimo, se prima altri non si e reso
conto del lavoro de' predecessori di lui. »
Yolendo riassumere il piu brevernente che torni possibile il
poderoso lavoro del solerte Benedettino, sara bene, per comodo del
lettore, porre qui anzitutto uno specchio delle varie edizioni conci-
liari, strettamente derivanti 1'una dall'altra:
1) Parigi 1524 in 2 volumi, di Giacomo Merlin, canonico di
Parigi. Ristampe 1530 e 1535.
2) Colonia 1538 in 3 volumi, del p. Pietro Crabbe, franceseano
di Malines.
3) Colonia 1567 in 4 volumi, del certosino Lorenzo Surio.
4) Venezia 1585 in 5 volumi, di Domenico Nicolini.
5) Colonia 1606 in 5 volumi, di Severino Bini. Ristampe nel
1618 e 1636 ; quest'ulthna in 11 volumi.
6) Roma 1608-1612 in 4 volumi, detta di Paolo V.
7) Parigi 1644 in 37 volumi, detta Reale del Louvre.
8) Parigi 1671-1677 in 17 volumi, dei gesuiti pp. Filippo Labbe
e Gabriele Cossart.
9) Parigi 1683 di Stefano Baluze. Fu pubblicato il
solo 1° volume.
10) Parigi 1715 in 11 volumi, del gesuita p. Giovanni
Hardouin.
11) Venezia 1728-1733 in 23 volumi, di Nicolb Coleti.
12) Venezia 1759-1798 in 31 volumi, di Giandomenico Mansi.
Al Merlin spetta il vanto d'aver collocata nel 15241apietra fon-
damentale di si vasto edificio. Nel primo volume egli raccolse Fopera
del pseudo Isidore, cioe quattro concilii generali, quarantotto pro-
vinciali e le decretali de' Papi da S. Pietro a Zaccaria I, un ammasso
di vero e di falso, senza critica alcuna, tratto da un manoseritto
del secolo XII o XIII, a quanto pare, e per giunta mendosissimus,
come lo giudicd 1'Hinschius. L'altro volume contiene il Y e VI Con-
cilio generale, quello di Oostanza preso da una edizione particolare,
e quello di Basilea tratto dagli Atti autentici.
II Crabbe ristampd il Merlin con 1'aggiunta di 75 concilii,
tratti da manoscritti e pubblicati con critica sufficiente, ma con
190 RIVISTA
non pochi error! di cronologia. Egli perd ebbe il merito d' impri-
mere all'opera altra forma migliore, quella che poi rimase in seguito
presso gli altri, compreso il Mansi. Cioe diede ordine cronologico
ai documenti; pose in testa di ogni pontificate la vita del Papa
traendola dal Liber Pontificalis , del quale per conseguenza il Crabbe
sarebbe il primo editore; mise in margine le varianti, e prima o
dopo i testi pose le note storiche o critiche che a suo giudizio po-
tevano occorrere.
Or questo po' di buono, viene tosto rovinato dal Surio. Aggiunge
egli bensl parecchi nuovi document! inediti ed ana trentina d'altri
Concilii; ma ristampando il Crabbe, sopprime parecchie sue varianti,
sopprime o ristampa in caratteri ordinarii quel che il Crabbe, per
maggiore distinzione critica, aveva pubblicato in caratteri minuti
entro il testo, e di sovente altera di suo capriccio i testi stessi
originali.
Le infedelta suriane passarono intatte nelle collezioni seguenti
ed anzitutto in quella del Mcolini ; la quale, se non fu molto con-
siderata dai compilatori seguenti, introdusse pero una novita, che
rese poi ben facile la briga di moltiplicare i volumi con poca spesa
di fatica e di studio. Invece di mettere a stampa documenti inediti,
si comincid qui a rimpinzare la collezione con opere parti colari,
precedentemente stampate. « La critica, nota 1'Autore (p. 21), non
guadagnera gran fatto, e la purezza de' testi andra piuttosto decre-
scendo durante il corso delle stampe successive. »
11 Bini s'attenne con iscrupolo veramente soverchio al Surio.
Poco aggiunse d'inedito ; tolse invece alcune cose all'edizione del Ni-
colini ed altre parecchie aggiunse dalle opere particolari a stampa.
Ma il suo torto massimo e stato 1'avere accolto per intero nell'edi-
zione del 1618, e con poco giudizio, quella di Paolo Y. L'edizione
romana non era certo priva di merito, perocche pubblicava per la
prima volta parecchi testi greci, tratti dalla Biblioteca Yaticana.
Ma gli editori, sotto . pretesto di eleganza di frase, ritoccarono le an-
tiche version! latine, fino a renderle talvolta irreconoscibili. E ben
vero che i nuovi pass! tradotti furono stampati con tip! diversi,
perche tosto fossero riconosciuti dai lettori ; ma il Bini non vi bado,
e nella sua ristampa, che servi di modello immediato alle seguenti,
confuse ogni cosa, lasciando i testi nello stato deplorevolissimo, nel
quale ancor oggi si trovano.
L'edizione del Louvre, ^-ondotta con lusso veramente regale, al-
tro non fa che ricopiare quella del Bini, aggiungendo i tre volumi
dei Concilii della Gallia del Sirmond ed il primo dei Concilii di
DELLA STAMPA 191
Inghilterra dello Spelman. Meno splendida e di minor mole appa-
rente e 1'edizione del Labbe. Essa pero fa molte aggiunte a quella
del Louvre, e tra 1'altro pubblica buon numero di assemblee vesco-
vili, alcune delle quali possono dirsi veri concilii. Questa novita piac-
que ai compilatori seguenti, che perd andarono fino all'eccesso, acco-
gliendo assemblee di poca, anzi niuna importanza, come consacra-
zioni di vescovi, traslazioni di reliquie e siinili. Quanto a' testi, il
Labbe ritorna con maggiore fedelta all'edizione del Bini, ed ha
molta cura di mettere in rilievo le varianti delle parole, mentre
passa sotto silenzio differenze notevolissime e perfino intere omis-
sioni di frasi : nuovo difetto ereditario delle collezioni seguenti.
Non e a dire p$r6 che questo modo di procedere in tanto fer-
vore di ristampe conciliari non fosse avvertito dai dotti, e non sor-
gesse una salutare reazione. II Baluze e dopo lui il p. Hardouin mi-
sero mano all'opera con ben altro criterio ; ma ambedue, sebbene
in modo differente, videro rovinata la loro impresa a cagione della
questione sulle libertfi gallicane. II Baluze dedico il suo primo vo-
lume ai Santissimi Padri della Chiesa Gallicana con manifesta
tendenza in ogni cosa di levare a cielo quei funesti principii dot-
trinarii contro la Chiesa di Eoma. Tante furono le opposizioni dei
ben pensanti, che 1'opera falli e rimase a quel primo volume.
L' Hardouin invece pote cornpieiia. Uomo origin alissi mo, com'era,
trovo modo di farsi dare 1' incarico pel suo lavoro dalla stessa famosa
Assemblea del Clero di Francia, con assegnamento perfino di una
pensione. AllorchS apparve la stampa, apriti cielo! Yi aveva serni-
nato par entro a piene mani le massime piu contrarie alle liberta
gallicane; tutto vi era infetto, dalla vignetta in capo al primo vo-
lume, fino alle tavole ed ai registri dell'ultimo. Non gli fu piu per-
donato. La critics piu acerba infuriO contro, e fu subito proibita la
vendita dei volumi appena usciti dai torchi nel 1715; nel 1722 fu
permessa bensi, ma con tali restrizioni che rendevano inutile la con-
cessione. Solo nel 1725 fu dato all'opera libero corso, quando ora-
mai il suo discredito era assodato. « Eppure, nota il Quentin (p. 48),
oonvien dirlo a voce alta, nessun editore aveva mai fatto meglio
del p. Hardouin, ed il suo lavoro sorpassava di gran lunga tutti quelli
che 1'avevano preceduto » . Ed in vero 1' Hardouin s' era proposto
di togliere i documenti, che nulla hanno che fare con la materia
de' Concilii, di sopprimere le note inutili o d'argomento oramai anti-
quato e di ridurre i testi alia lezione de' manoscritti ovvero alia
prima loro edizione a stampa, se i manoscritti manchino. « A giu-
dizio di tutti, conchiude mestamente 1'Autore (p. 58), e colpa della
192 RIVISTA
querela gallicana, se il testo de' Concilii, una delle fonti primarie
della storia, del diritto e della teologia, si trova, a' giorni nostri, piu
d'ogni altro in ritardo ».
Di fatto, quando Mcold Coleti s'accinse nel 1728 alia sua nuova
edizione de' Concilii, stimd bene lasciare quasi del tutto in un
canto 1' Hardouin e riprendere col massimo scrupolo il Labbe, tor-
nando quietamente al comodissimo metodo tradizionale di ridare
il compilatore precedente con la solita aggiunta di altre opere gia
messe a stampa.
Aggiungere volumi a volumi: tale sembra essere 1'unico intento
e per conseguenza il piu grave difetto delle varie collezioni conci-
liari. « Di critica non si fa questione. Dai manoscritti traevansi
volentieri alcune varianti, piu volentieri ancora traevansi delle ag-
giunte, specie quand'erano considerevoli ; ma che tra i manoscritti
1'uno, fosse anche il piu antico, avesse o sembrasse avere delle
lacune in paragone al testo gia stampato, non curavasi quasi mai,
omettendo del tutto di additare queste differenze, che pur sono tanto
important! » (p. 164).
Questa e 1'eredita che ora vedremo passare in mano del Man si
e rimanere intatta fino a noi.
Giandomenico Mansi nacque a Lucca nel 1692. Giovinetto di
sedici anni entr6 nella Congregazione de' Chierici regolari della Madre
di Dio e vi passo tranquillamente la vita nell'esercizio delle virtu
religiose, finche nel 1765 fu eletto e consecrate arcivescovo di Lucca.
Quivi morl il 27 settembre 1769.
La gran fama, ch'ebbe ed ha tuttavia tra gli eruditi, non tanto
gli provenne dall'esser egli scrittore originale, sibbene dall'avere posto
il suo no me in fronte a ben novanta volumi in- folio, senza con-
tare i molti in-quarto. Pareva non potesse vivere senz'essere occu-
pato in qualche stampa e spesso in piu stampe insieme. Egli tra-
duce le opere altrui o le ripubblica con 1'aggiunta di dissertazioni,
di note, di varianti. Comincid questa sua attivita fecondissima nel 1725
con la traduzione dell'opera del Calmet sulla Bibbia, chefini nel 1738;
ma entro quegli anni ristampd la Veins disciplines del Thomassin.
Dal 1738 al 1756 ripubblica gli Annali del Baronio e del Kaynald,
28 volumi in-folio, e frattanto, tra il 1748 ed il 1752 mette in luce
i sei volumi in-folio del Supplementum alia Collezione de' Concilii
del Coleti.
Di qui all' idea di fondere in un corpo solo il Supplementum
con la collezione coletiana il passo era breve. S'accorda nel 1756
BELLA STAMP A 193
con lo stampatore Zatta di Yenezia e nel 1759 esce fuori il 1° vo-
lume della Saerorum Conciliorum nova et amplissima Collectio.
II Mansi, quando mise raano all'impresa, aveva<64 anni. Nel 1764,
otto anni piii tardi, tatto il lavoro preparatorio era compiuto e lo
stampatore di Yenezia riceveva il 31mo ed ultimo volume fo\Y Am-
plissima gia pronto pe' torchi, che perc) non doveva vedere la luoe
se non nel 1798.
Eppure all'attivita di quell' uomo, neppure questo lavoro, per se
medesimo immaue, parve sufficiente. Spende due anni in viaggi
(1757-58) a Yienna, aBoma, a Napoli in cerca di document!. Nel 1758
ripubblica la Teologia morale del Beiffenstuel in un volume, e rnette
mano a purgare Y Encyclopedia francese, di cui compie il 1° volume.
Contemporaneamente comincia la pubbiicazione della Storia eccle-
siastim di Natale Alessandro, nove volumi, finiti nel 1762. Intanio
nel 1760 ripubblica la Teologia morale del Laymann in due vo-
lumi e nel 1761 ristampa la Miscellanea del Baluze in quattro vo-
lumi. Compiuta quest'edizione nel 1762, s'accinge a quella della
Storia ecclesiastica del Graveson in due volumi. Tutte opere in- folio
con note ed addizioni, meutre, non si dimentichi, era in corso 1'al-
lestimento &Q\V Amplissima.
C'e da stordire davvero. Ma nello stesso tempo la mente ri-
corre al noto proverbio: pluribus inlentus minor est ad singula
sensus, e chiede con pieno diritto, come mai un uomo solo, diviso
fra tante brighe, potesse in si breve tempo preparare con la debita
serieta e col voluto metodo critico un' opera gigantesca di 31 vo-
lumi in foglio. II lavoro materiale procedeva certo assai lesto. Nella
copia del Coleti, che serviva di fondo alia nuova edizione, egli in-
dicava i luoghi dove si dovevano inserire le nuove opere a stampa
e le varie parti del Supplemento gia pubblicato; in margine no-
tava le variant! che traeva dai suoi proprii manoscritti ; entro le
pagine incastrava le copie de' documenti nuovi. Di mano in mano
che aveva cosi compiuto un volume, lo spediva a Yenezia, e senz-a
piii occuparsene e lasciando interarnente allo stampatore la revi-
sione e la correzione delle bozze, a suo tempo riceveva ogni cosa
stampato in grossi volumi in foglio. Tanto sappiamo da' suoi bio-
grafi. Ma la notizia non giova a commendazione dell'opera ; piu tosto
le pregiudica. Giandomenico Mansi ha senza dubbio il rnerito d'aver
fornito molti documenti nuovi e d'avere derivato ne\V Amplissima
aggiunte considerevolissime, talvolta di volumi interi, tratti dalle opere
particolari gia messe a starnpa, specialmente dai Concilii d'lnghil-
terra del Wilkins e dagli Scriptores del Martene. Ma, come nota
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1208. 13 IS ottobre 1900.
194 RIVISTA
1'Autore (p. 66), fatta questa doverosa ginstizia, la critica ha pure
i suoi diritti e vuol farli valere.
Qui non possiamo seguire il ch. Benedettino nell'esame critico,
ampio e minuzioso, che intraprende di ogni singolo volume del-
VAmplissima, con erudizione profonda, con riscontri di codici ed
opere a stampa, e sempre con tale possesso dell' ingente ed arruf-
fata materia, che ben dimostra essere il suo lavoro frutto di lunghi
e pazienti studii e forse prodroino di una qualche nuova e critica
collezione conciliare. Ci basti richiamare, a titolo di saggio, qual-
cuna delle tante sue osservazioni, perche non sembri avventato il
giudizio finale di disapprovazione, che su tutta 1'opera del Mansi e
poi costretto di pronunciare.
Parrebbe invero che mira precipua del Mansi fosse d'accrescere
il numero de' volumi, senza troppo curarsi ne della scelta delle ma-
terie, ne soprattutto di mettere in armonia le nuove aggiunte col
testo preesistente del Coleti, e provvedere alia comodita de' lettori.
Ad esempio, egli pubblica dal Wilkins la lettera di convocazione del
Si/nodus Pontefractepisw, come se fosse il sinodo, e tralascia il
Responsum cleri, che e il sinodo propriamente detto (p. 71). Le
addizioni poi delle opere a stampa sono inserite tanto ciecamente,
che ritengono le citazioni ed i rinvii proprii dell'edizione originale ;
onde il lettore, pur avendo nelYAmplissima una massa ingente di
opere a stampa, altrove pubblicate, deve ancora ricorrere alle edi-
zioni originali se vuol riscontrare il passo citato o consultare una
fonte (p. 74). Ne basta. Come il Coleti professa di ristampare il
Labbe coi suoi errori, cosi il Mansi ristampa il Coleti coi suoi er-
rori, con quelli perfino da lui inedesimo acerbamente criticati nel
Supplementum, accontentandosi solamente d' inserire la sua propria
critica alia fine del documento (p. 83). Non sarebbe stato piu spiccio
correggerne il testo ? Talvolta, con un semplice tratto di penna,
egli avrebbe potuto sostituire il testo migliore, che aveva alia rnano,
allo scorretto che trovava nel Coleti.
Un altro esempio. II Coleti nei Concilii d' Inghilterra, secondo
il suo solito copia il Labbe, che da 1'edizione dello Spelman. II
Mansi invece trae dal Wilkins parecchie aggiunte a quei Conci-
lii e le inserisce a suo luogo; ma si guarda bene dal toccare gli
altri testi, che trova gia stampati secondo lo Spelman, anche quando
non hanno senso alcuno. Si giudichi da questo breve confronto, che
riguarda un passo delle Costituzioni delFarcivescovo Giovanni Peck-
man, irreconoscibile nel Coleti e quindi nel Mansi, inentre e chia-
rissimo nel Wilkins (p. 69, n. 4):
DELL A STAMP A 195
WILKINS. MANSI, Amplissima XXIV, 262.
In quas siquidem poenas vere- In quo... quidam penes veren-
mur vos vel aliquos, tamquam teme- tur nos, vel aliquos tamquam teme-
ratores constitutionum in ipsis edi- ratores constitutionum in ipsis edi-
tarum conciliis, incidisse; veremur tarum concilio incidisse verentur ;
o'tiam ne sic ligati divina celebra- et ne sic ligati dominia celebra-
veritis, et officia vestra ut prius fue- verint et officia noskra ut prius fue-
ritis executi: veremur etiam ne notam rint executi verentur, et ne notam
irregularitatis contraxeritis in hac irregularitatis contractus in hac
parte... parte...
Rispetto a' document! inediti, il Mansi nella prefazione fa pro-
messe mirabili. Ma esaminati a parte a parte, ben si tocca con mano
quanto la realta rimanga al di sotto della promessa. II Synodicum
Casinense sul Concilio di Efeso, doveva essere la perl a preziosa del-
V Amplissima. Lunga $ la storia di quel codice e delle sue vicende
(pp. 113-142) *; ma sebbene il Mansi promettesse di darlo per la prima
volta in accurata edizione, ristampd in realta la lezione del Baluze,
com'era nel Coleti, con alcune magre varianti, tratte dalla collazione
sommaria che il Tamburini aveva fatta sul codice cassinese. II co-
dice fu pubblicato solamente ai nostri giorni nella Bibliotheca Ca-
sinensis, e quel che piu monta 1'accertamento critico del testo e ancora
da fare: I' etablissement critique du texte reste a faire (p. 141)!
Nel vol. I, pp. 815-817, del Supplemento il Mansi aveva dato,
come primizia inedita tutta sua, VEpistola canoniea pro clericis recens
initiatis del codice 125 di Lucca. Ma essa era gia stata pubblicata
dal Baluze e poscia dai Ballerini con lezione molto piu corretta e
riscontrata con altri quattro codici delle biblioteche di Roma. Perd
nel pubblicare V Amplissima egli s'accorge che il suo documento e
gia edito. Che fa? Ristampa di nuovo la lettera secondo il codice
di Lucca, ingentibus, com'egli dice, barbarismis et solaecismis vi-
tiatam, ed aggiunge soltanto Pavvertenza che il Baluze ed i Balle-
rini 1'avevano gia pubblicata (p. 85)!
Quest'altra e piu curio sa ancora. Nel tomo III dell' Amplissima
egli da solennemente come del tutto inedito il Concilium sub Liberw
secondo il codice 490 di Lucca. Eppure Pietro Crabbe 1'aveva gia
pubblicato fin dal 1551 col titolo di Gesta Liberii. Esso fu poscia
espunto dal Surio, non si sa perche, e rimase quindi fuori delle sus-
seguenti collezioni conciliari. Intanto perO il Constant 1'aveva ripub-
blicato nel 1721. Ma il Mansi non se ne ay vide; neppure s'avvide
di averlo egli stesso inserito poco prima nel tomo II dell' Amplissima
1 Interessanfeissima a questo proposito e la oorrispondenza epistolane
che il ch. Autore pubblica in fine come appendice.
196 BIVISTA
insieme con altri document! pubblicati gia dal Coustant (pp. 94-96). E
cosi il Concilium sub Liberia si trova due volte nella collezione!
Simili ripetizioni di document! s'incontrano anche altrove, e lo sto-
rico Hefele ne not6 uaa dozzina nei soli tre ultimi tomi dell'Amplis-
sima, dove qualche documento ritorna perfino tre e quattro volte in
luoghi divers! (p. 172).
Quest! appunti non toccano che il metodo, troppo invero super-
ficiale, seguito dal Maasi nel suo lavoro. Ma da c!6 solo si faccia
ragione, s'egli poteva avere la pazienza benedettina, che ora ha il
suo critico di Solesmes, di esaminare a fondo i testi, a stampa e
manoscritti, delle collezioni conciliari e di metterne in rilievo i
pressoche infiniti difetti. Eppure molte e molte cose avrebbe potuto
correggere assai di leggeri il Mans! stesso.
JS"el 1724 Francesco Salmon, dottore e bibliotecario della Sor-
bona di Parigi, aveva messo in luce un Traite de V etude des Con-
dies et de leurs Collections: opera seria assai e ricca di censure
cridche molto assennate. II Coleti non parve conoscerlo; ma il Mansi
1'ebbe in mauo, ne parlc- nel 1° volume del Supplement©, e nel vol. XII
fe\¥ Amplissima (col. 870) trasse di la un documento importante.
Ma salvo alcune correzioni di test! e qualche modificazione nelle date
cronologiche, che il Mansi cava di la ed introduce nella sua colle-
zione, tutto il resto fu trascurato ! E par bene che i contemporanei
se n'accorgessero ; perocche nel 1764 apparve a Yenezia coi tip! del
Baglioni la traduzione latina del Trattato del Salmon : tacita ma ter-
ribile critica della nuova impresa. « Quale censura, dice il Quentin,
in questa semplice frase, scritta dal dottore della Sorbona cinquant'anni
prima, ed ancor vera sotto la penna del suo traduttore ! Si quae novae
[collections] prodierunt, eae non ad severissimas artis criticae re-
gulasj sed ad auctoris quaeque sui ingenium elaboratae, dubia su-
binde, obscura, falsa, magna rerum confusione legentibus expressa -»
(p. 150).
Intanto procedendo 1'edizione, insieme con le critiche, si leva-
vano d'ogni parte lament! del pochissirno che VAmplissima offe-
riva di nuovo. Chi aveva il Coleti col Supplement© del Mansi,
poteva benissimo risparmiare i denari. Ed il Mansi, per farli ta-
cere, s'accinse negli ultimi anni a comporre una Synopsis generale
delV Amplissima in quattro volumi, la quale, prendendo per base,
non VAmplissima ma il Coleti, indica a quali pagine di quest'edizione
debbonsi riferire i document! del Supplemento e reca poi in esteso
a' proprii luoghi quanto di nuovo conteneva VAmplissima *. Ne
1 Collections Conciliorum synopsis amplissima, quae in praecedentibits
editionibus ac in Supplement^ P. lo. Dom. Mansi contineltantiir. Turn
DEL LA STAMP A 197
r-uitore ne lo stampatore potevano offerire dimostrazione migliore di
-questa circa la quasi assoluta inutilita della rmova edizione, poichd
tanto facilmente e con tanto minore spesa poteva essere supplita
(p. 153).
Certo e ad ogni inodo die VAmplissima and6 di mano in
mano decadendo nella stima del pubblico. Alia niorte del Mansi
(1.769) s'erano gia pubblicati quattordici volumi in dieci anni; ci
vollero invece altri trent'anni per giungere in qualche modo alia
fine, ed i tre ultimi volumi sono cosi negletti e vi regna tanta con-
fusione, che quasi neppure e piu possibile giudicarli. II Quentin li
chiama addirittura la honte de la collection (p. 174). Pare che lo
Zatta medesimo, perduto di coraggio, desse mantis v-ictas, poiche
lascid incompleto 1'ultimo tonio a mezzo il Concilio di Firenze.
Stando cosi le cose, lasciamo al lettore il giudicare qual profitto
possa provenire oggi alia scienza, quale vero sussidio allo studio
dei dotti da una riproduzione, chiamamola cosi, diplomatica dell'J.ra-
plissima. Ben altrimenti serio e il voto espresso dal ch. Benedettino
neH'ultima pagina del suo ottimo libro.
Le dimostrazioni fatte.nel corso di questo lavoro ci lasciano alquanto
delusi. In vero, s' e potato piu d'una volta toccare col dito I'insigne
debolezza delle collezioni, dove, oggi ancora, siamo costretti a cercave le
fonti piu important! della storia del domma e del diritto ecclesiastico. Sara
permesso ad uno sconosciuto di chiudere queste dimostrazioni con 1'espri-
mere una speranza? Cio che e superiore alle forze di un sol uomo, non
potrebbe essere messo in opera da parecchi, unendo essi insieme fraterna-
icente e aenza interesse i loro lavori? Noi crediamo che si, e fermamente
•periamo. Saremmo frattanto troppo fortunati, se queste pagine, nelie quali
non osiamo ancora inserire una promessa, potessero conquistare allo studio
dei testi conciliarii — altra volta in grande onore, oggi tanto negletti —
qualcuna delle giovani iorze, che in questo niomento, stanno ancora cer-
cando un terrene, dove utilmente impiegarsi.
Che il P. Enrico Quentin si metta a capo dell' impresa ; egli
gia si inostra ottimamente agguerrito a ben dirigerla e condurla a
fine. Trovera seuza dubbio, specie nelle Congregazioni benedettine
di Erancia e di Gennania, le invocate giovani furze, capaci di se»
condarlo. Intanto gli resta il merito d'aver offerto ai dotti un'opera
critica di gran valore. Essa non deve maneare nelle biblioteche
dove trovasi il Mansi, quale guida a correggerne gli errori piu
sostanziali, fincho altrimenti non si provvegga.
ft ca inlegre. rrferens, (/• '^slma Veneta collections «1) • <, ; >m P. Mansi
adiecta sunl. Venetiis... Typis Ant. Zatta etc. I volumi recano le date 1768,
1779, 1785, 1798; ma non furono inessi in vendita se non nel 1798.
198 RI VISTA
II.
LA PROPRIETA LETTERARIA
DELLE « BANDIERE IN GHIESA »
Tra le « Novita italiane » annunziate recentemeDte dagli editor!
E. Loescher e C., v'ha un Opuscolo sulle Sandier e in Chiesa, che
dices! scritto dall'Avv. Laigi Centola e fii pubblicato non ha guari
dalla Tipografia artistica coinmerciale di Eoma.
Avendo anche noi trattata piii volte la medesima questione 1, e
sapendo ch'essa fu risollevata di questi giorni a proposito de' fu-
nerali celebrati in varie chiese d' Italia in suffragio del compianto
Re Umberto, fummo naturalmente curiosi di esaminare il detto opu-
scolo, affine di conoscere qual fosse la sentenza in tale materia di
uno scrittore laico e di un avvocato che nessuno ha sospettato mai
di clericalismo. Aprimmo quindi 1'opuscolo e francainente confes-
siamo d'averlo trovato ben fatto e, per una ragione che il lettore
capira tosto da se, attraente per modo, che non sapemmo distac-
carcene senza averlo letto da cima a fondo.
Ci6 diciamo della sua sostanza, prescindendo, cioe, da certe
affettate profession! di patriottismo ch'esso contiene e massimamente
dal modo, non elegante per verita, in cui e scritto e che, in fatto
di grammatica e di sintassi, lascia non poco a desiderare.
Quanto dunque alia sostanza, ch'e la dottrina esposta nell'opu-
scolo, essa e pienamente ortodossa ed e svolta in tutte le sue parti
con ordine, chiarezza e brevita. II ch. Avvocato riepiloga anzitutto
nei tre punt! seguenti il vero stato della controversia.
1.° Non si tratta, ne' decreti della Santa Sede, di escludere dalle
Chiese « la bandiera della Patria » , ossia la bandiera na%ionale
propriamente detta. Si tratta invece di escludere quelle sole ban-
diere, le quali, a qualsivoglia societa privata o sodalizio apparten-
gano, non sono bandiere della Chiesa o dalla Chiesa benedette.
1 Nei quaderni 1143 del 5 febb. 1898, pagg. 257-272 e 1173 del 6 mag-
gio 1899, pagg. 290-300. Tutti e due questi lavori sono stati pubblicati a
parte dalla tip. Befani col nome del loro autore, il nostro collega S. M. BRANDT,
e portano respettivamente il titolo Le Bandiere in Chiesa e Un quesito ul
Consiglio di Stato a proposito delle Bandiere in Chitsa.
BELLA STAMP A 199
2.° La legge ecclesiastica, che interdice a tali bandiere Fin-
gresso nelle chiese. non e una legge locale o di circostanza per la
sola Italia; ma una legge universale, la quale vige da per tutto e
si applica egualmente in tutti i paesi del mondo cattolico.
3.° La legge infine non riguarda affatto i colori spiegati dalle
auzidette bandiere. Siano essi gF italiani, i francesi, gli austriaci, gli
arnericani, gl' inglesi, i tedeschi o quelli di qualsiasi altra nazione.
La Chiesa tutte le esclude, se non rispondono alle condizioni da
lei richieste.
Cio posto, FAvvocato si domanda: « Sono tenuti i parroci ad
osservare e fare osservare questa legge, col diritto d'impedire Fac-
cesso o Fasporto delle bandiere non benedette ? » E risponde : « Fran-
camente a noi pare di si, e qnesto nostro giudizio trovasi in buona
compagnia 1. >
Precede quindi alia dimostrazione della sua tesi, illustrandola
con ogni fatta di erudizione canonica, giuridica e storica. Si ricor-
dano i decreti del Sant'Ufficio, della Penitenzieria e del Yicariato
di Roma; si commentano tutte le sentenze delle nostre Corti d'Ap-
pello e di Cassazione che direttamente o indirettamente toccano Far-
gomento; si invocano in conferma i giudizii di illustri giuristi, di
deputati e di ministri di Stato ; si ribadisce finalrnente la tesi con
tatti storici, avvenuti in altri paesi e persino negli Stati Uniti del-
FAmerica del Nord.
Degne poi di speciale encomio sono le pagine, dove FAvvocato,
esaminando Farticolo 115 del nostro Codice penale riguardante lo
sfregio fatto alia bandiera nazionale, dimostra non potersi esso ap-
plicare a' parrochi, ne potersi giuridicamente sostenere, che nella loro
condotta ossequente alia legge ecclesiastica si trovi alcun che di
offensive alia dignita dello Stato ed alle sue istituzioni. Lo stesso
dicasidel succoso commentario ch'egli offre a' lettori sull'articolo 134
del Codice peiiale, in risposta al quesito proposto dal Governo al
Consiglio di Stato: Se cioe Fautorita civile potesse legalmente ob-
bligare i parrochi, sotto le pene sancite nel detto articolo, ad ammet-
tere nelle loro chiese le bandiere non benedette.
« Dal fin qui detto, conchiude FAvvocato, sta chiaro che per le
bandiere non benedette di associaxioni private non vi pu6, ne vi
deve essere legge che portando un'offesa alle leggi fondamentali dello
1 Opusc., -pag. 4.
200 RIVISTA
Stato, susciti uno spiacevole conflitto tra questo e le leggi della,
Chiesa i. >
Che se ad evitare i dolorosi fatti che spesso si ripetono in Italia,
in occasione di pubbliche solennita e di funerali, vuolsi ad ogni
costo fare una nuova legge, si faccia pure; ma questa, soggiunge
1'Avvocato, sia una « legge regolamentare raccomandata per 1'ese-
cuzione all'autorita di pubblica sicurezza » . Si dovrebbe cioe « di-
sporre, che le bandiere delle diverse associazioni, non volute in
Chiesa, perche ritenute non benedette, non debbono entrarvi, po-
tendo benissimo restare sul limitave della Chiesa ed attendere lo
espl i camento della funzione 2 » .
Dalle nostre lodi e molto piii dal breve cenno che abbiamo qui
dato del contenuto di questo Opuscolo, i lettori potrebbero rallegrarsi
e forse anche meravigliarsi che uno scrittore apertamente liberale
abbia cosi bene dato nel segno e ragionato come non si potrebbe
rneglio da un giurista cattolico, versato nelle cohtroversie che si.
agitano in Italia tra la Chiesa e lo Stato.
So non che tutto si fonderebbe sopra un false presupposto ; poiche
1'Opuscolo sulle Bandiere in Chiesa, annunziato dagli editori Loe-
scher, sebbene porti il nome dell' Aw. Luigi Centola, pure, nella so-
stanza da noi sopra lodata, non e suo. Egli, nel pubblicarlo, piu
che della penna si e servito delle forbici, non avendo quasi fatto
altro che ristampare, compendiando in parte e in parte copiando,
quanto il P. Brandi pubblico sul medesimo argomento e sotto lo
stesso titolo, prima in questo nostro Periodico e poscia in due opu-
scoli separati.
Quel che noi in tutto questo altamente dcploriamo non e it
semplice fatto dell'avere 1'Avv. Luigi Centola ristampato in paite
gli scritti nostri; si bene di aver ciO fatto contro la legge vigente
in Italia 3, sotto il proprio nome e senza mai citare ne la Civilta
Cattolica che li pubblicd, ne il nome del nostro collega che ne fu
1'autore.
Eccone le prove. L'Avvocato si appropria anzitutto, senza la-
sciarne neppur uno, tutti i documenti riguardanti la controversia
delle Bandiere, raccolti con non lieve fatica e pubblicati insieme per
la prima volta dalla Civilta Cattolica.
1 Opusc., pag. 20.
2 Opusc., pag. 32.
3 Cf. II Tcsto unico delle leggi e regolamenio sul diritti spettanti agli
i delle opere dell'ingegno. Roma, stamperia Reaie, 1898.
DELLA STAMPA
Cosi le risposte della Penitenzieria, i decreti del vSant' Ufficio,
la circolare del Cardinal Vicario, da noi citati alle pagg. 264 e
265 del quaderno 1143, sono da lui riprodotti alle pagg. 4 e 14
del suo opuscolo.
Quest! document! costituiscono la legislazione ecclesiastica mo-
derna. Quanto all'antica, la Civilta Cattolica, in una nota speciale,
asserl e provo con altri document!, ch'essa era nella sostanza identica
con la moderna. L'Avvocato si appropria ancor quest! document!.
Tagliata con le forbici la nota della Civilta, egli 1'inserisce nel suo
opuscolo, aggiungendovi di suo due gross! spropositi di nome e di
data. Eccola in prospetto :
CMtM Cattotica Aw. Ccntola
Quad. 1143, pag. 263. Opuscolo, pag. 11.
Sill!' antica legislazione, identica E chiunque abbia voglia potra
•quanto alia sostanza con la legisla- consultare il MUHLRANER [sic] (De~
zione moderna, si consulti il MUHL- creta); le lettere di S. CARLO BOR-
*AUER (Decreta auth.}. Si veggano ROMEO del 17 giugno 1850 [sic] pub-
a.ltresi le lettere del 17 giugno 1580 blicate daM. E. MOTTA nel Butt. Stor.
4i S.CARLO BORROMEO, pubblicate da della Svizzera italiana (an. 1895):
M. E. MOTTA nel Bull. Stor. della YEpist. ad Archiepiscopiim Parisien-
Svizzera italiana (anno 1895)... e sem del 26 ottobre 1865 di Pro IX
YEpist-. ad Archicpiscopum Parisien- negli Acta S. Sedis, e troverk che Tan-
fcm (26 ottobre 1865) di Pio IX negli tica legislazione e identica quanto
Acta S. Sedis, vol. II, p. 210. alia sostanza con quella moderna.
Era i document!, i piu important! e piu difficili a rintracciare,
furono le varie sentenze delle Corti d'Appello e di Cassazione del
Eegno che stabiliscono nettamente la giurisprudenza italiana in
riguardo al diritto de' vescovi e de' parrochi di escludere dalle loro
chiese le bandiere non benedette. Q.ueste sentenze furono da noi
raccolte e pubblicate, alle pagg. 269, 270, 271 del quad. 1143 e
alle pagg. 295, 296 e 297 del quad. 1173. Ora 1'Avvocato, senza
jiccennare neppure da lontano ch'esse sono il frutto delle ricerehe,
non sue, ma della Civilta Cattolica, le ristampa tutte, nel niede-
simo ordine e con le stesse parole, alle pagg. 4, 5, 9 e 10 del suo
opuscolo.
A ribadire la nostra tesi e respingere da' parrochi 1'accusa di
offendere col loro operato il sentimento nazionale, citainrno (quad. 1 143,
pp. 260, 263, 265, 266, 272) 1'art. 17 della legge dolle guareutige
e le autorita de' rninistri Zanardelli e Yisconti-Venosta, del depu-
tato C-ivallotti e del prof. Olmo. Lo stesso articolo 17 e tutte e
202 RIVISTA
quattro quelle autorita sono ripetute dall'Avv. Centola alle pagg. 2,
5, 10, 11, 15, 16 del suo opuscolo.
Ne questo e tutto. Egli fa suoi persino i fatti storici da noi
ricordati. Tali sono, e. g., quello della bandiera italiana bruciata
nel Brasile da uno stuolo di student! (quad. 1143, pag. 260), e
quello della bandiera americana fatta escludere da una ehiesa di
Nuova York (Ibid., pag. 262). Che 1'Avvocato in questa riprodu-
zione o, per usare un termine legale, « contraffazione » , si sia ser-
vito delle forbici piu che della penna, apparira evidente dal seguente
confronto del testo della Civilta Cattolica con quello dell'Avvocato.
Civitta Cattolica ATT. Oiitola
Quad. 1143, pag, 262. Opmc., pag. 17-18.
Una prova reeentissima togliamo E qui ci piace ricordare un fatto
da' giornali americani The Brooklyn da poco tempo avvenuto in America
Citizen e The Neiv York Times del e riportato dai giornali americani
24 e 25 dec. 1897. L'Eccmo Mons. Me. The Booklyn e TheNew Yorch Times:
Donnell, vescovo di Brooklyn si recb il Vescovo di Booklyn, Monsignor
il giorno 19 del teste scorso mese di Donnel si recb un giorno a conse-
decenibre ad una ehiesa della sua crare Pal tare di una ehiesa di una
citta vescovile per consecrarvi un al- sua dioccsi [sic]. All'altare facevano
tare. Appenaeraeglientratoinchiesa, corona diverse bandiere, e tra queste
quando seorta una bandiera ameri- ve n'era una dalle 44 stelle. Appena
cana posta dietro 1'altare, ordinb entrato, il vescovo si accorse che
ch'essa fosse immantinente rimossa. dietro quell'altare vi era quella ban-
L'ordine fu eseguito e la bandiera diera, ordinb che fosse subito tolta,
da' colori nazionali fu abbassata ed e quella bandiera non ostante che
usci dal luogo sacro. aveva i suoi colori nazionali fu im-
mediatamente portata via; e di cib
non si levb alcun lamento.
Anche qui 1'Avvocato non ha altro di proprio che gli spropositi
da lui introdotti nelle « variazioni » e nella ortografia inglese. Nel
copiare sette parole inglesi, egli ne storpia tre e ne ornette due,
cambiando cosi il nome di un Yescovo ed il titolo di un giornale !
Si fosse almeno contentato di questo. Per qualche stranissimo
caso di telepatia si potrebbe forse spiegare, come 1' Avvocato,
ignaro delle pubblicazioni della Civilta Cattolica, si fosse deciso a
trattare un argomento da essa trattato, a trattarlo nello stesso modo,
sotto lo stesso titolo, consultando le stesse fonti, citando gli stessi
document!, le stesse autorita, gli stessi fatti. Tutto ci6, diciamo, po-
trebbe in qualche modo, sebbene non facilmente, spiegarsi ; poiche
DELLA STAMP A 203
la Civilta Oattolica non invent^ ne le fonti, ne i documenti, n& le
autorita, ne i fatti da lei citati. Questi, sebbene sparsi qua e la, esiste-
vano tuttavia, e, come furono da lei cercati, raccolti e pubblicati,
cosl potevano parimente essere dall'Avvocato. Quello perd che non
si spiega affatto e 1'identita de'concetti e 1'identico loro svolgimento
logico con le identiche parole, che si riscontra nell'opuscolo dell'Av-
vocato e negli scritti della Civilta Cattolica.
Per non tediare i lettori ne daremo due esempii. Discorrendo la
Civilta Cattolica degli articoli del Codice penale riguardanti le ban-
diere, cioe dell'art. 115 sulla bandiera italiana e dell'art. 129 sulla
bandiera degli Stati stranieri, osservava (quad. 1143, pag. 268) che
i detti articoli non potevano trovare la loro applicazione se non in
quei casi, nei quali si verificasse « 1'essenza di fatto sostanziale sA
delitto, cioe il togliere, il distruggere, lo sfregiare la bandiera dello
Stato. » L'Avvocato, citati gli stessi articoli (Op use. pag. 19), esprime
lo stesso concetto e lo svolge, come or yedranno i lettori, con le
stesse parole della Civilta Cattolica.
drill* Cattoitca
Quad. 1143, pag. 268.
II Parroco, ricusando di ammet-
tere le bandiere non benedette nella
sua chiesa, non fa nulla di tutto que-
sto (ciob non toglie, distrugge o sfregia
la bandiera dello Stato). Egli qual sol-
dato fedele alia consegna seinpliee-
mente intima a coloro che portano
la bandiera 1'ordine dell'autorita ec-
clesiastica.
Nel resto, quand' anche il Par-
roco strappasse la bandiera dalle
mani di coloro, i quali contro la sua
proibizione entrassero con essa nella
iua chiesa, man cherebbe sempre nella
fattispecie un elemento essenziale a
costituire il delitto contemplate nel-
Tarticolo 115, cioe il dolo specifico di
fare atto di disprezzo alia sovranila
dello Stato.
Questo dolo non deve eupporsi, ma
provarsi; ora, nelle circostanze dei
casi sopra accennati, esso in neasun
modo si dimostra, essendo chiara la
Aw. Ccnfola
Opusc., pag. 19.
II Parroco che, ricusa di ammet-
tere le bandiere non benedette nella
chiesa non fa nulla di tutto questo
(cioe non toglie, distrugge o sfregia la
bandiera dello Stato). Egli obbediente
alia consegna adempie al suo dovere.
Ed ammesso per ipotesi che esso
Parroco strappasse la bandiera non
benedetta dalle mani di coloro, i quali
contro il suo divieto entraasero con
essa nella chiesa, non offenderebbe
la prescrizione dell'art. 115 del Co-
dice, perche Felemento essenziale a
costituire il delitto contemplate da
questo arfcicolo e il dolo specifico di
fare atto di disprezzo alia sovranitd
dello Stato.
Or questo dolo non deve sup-
porsi, ma deve provarsi : nella fat-
tispecie e impossible raggiungere tale
dimostrazione, riuscendo evidente e
204
presunzione di djrifcto e di fatto d'aver
i) Parroco co.si operate non per fare
at, to di disprezzo allo Stato, ma piut-
tosto per fare atto di obbedienza
alia Chiosa.
RIVISTA
chiara la prescrizione [sic] di diritto
e di fatto che 1'operato del Parroco-
non fu per disprezzo alia legge dello
Stato, ma per un atto di obbedienza
alia Chiesa.
L'altro es.empio e fornito da quelle pagine delPopuscolo, dove
si commenta 1'articolo 434 del Codice penale che il Groverno, sul
parere favorevole del Consiglio di Stato, avrebbe voluto applicare-
a' parrochi obbedienti alia legge ecclesiastica. Anche qui 1'indebita
riproduzione e evidente. II plagio poi ha questa circostanza aggra-
vante, che FAvvocato, non solo non avverte il lettore che gli argo-
menti ed i concetti ch'egli riferisce sono tolti dalla Civilta Cat-
tblica ; ma positivamente assevera che sono suoi e ch'o" egli e non
altri che parla.
Catt&ilcn
Quad. 1173, pag. 298.
II Parroco, il quale, obbedendo
ai decreti poutificii, ricosa di am-
mettere nella sua chieaa le bandiere
con benedette, non fa la legge, ma
I'eseguisce. Secondo il dettato del-
1'antica sapienza: luris executio nul-
lam habet iniuriam. E il Codice pe-
nale vigente in Italia e informato
del medesimo concetto. Nel Titolo IV
del Libro I, trattando delta imputa-
bilita e delle cause che la escludono
o la diminuiscono (Art. 49) sancisce...
Quindi la Civilta Cattolica pro-
segue:
fe tolto forse a' Parrochi 1'obbligo
d'ubbidire ai decreti dell'autorita ec-
clesiastica, o cessa questa d'essere
rautoritacompetente nella sfera delle
cose sacre o riguardanti il culto di-
rino ed il suo esercizio, sol perche
1'autorita laica dello Stato si arroga,
nella medesima sfera, il diritto di
fare leggi o di dare ordini contrarii a
quelli della Chiesa ?
Aw.
Opusc.y pag. 18.
II prete che esclude dalla Chiesa
le bandiere non benedette secondo-
la preacrizione pontificia... non fa chft
eaeguire la legge che gli viene su-
periormente imposia. luris executi*
nullam habet iniuriam; ed il nostro
Codice Penale nel Titolo IV del Li-
bro I, parlando della imputabilita «-
delle cause che la escludono e la di-
minuiscono (Art. 49) si uniforraa a
questo principio.
Quindi 1'Avvocato proseguer
Ora NOI diciamo (sic) :
E tolto forse 1'obbligo a' Parroci
di obbedire ai decreti al riguardo
dell'autorita ecclesiastica concernenti
il culto divino ? o cessa questa di
essere 1'autorita competente nella
sfera delle cose sacre, sol perche
Tautorita laica dello Stato si arroga
nella medesirna sfera il diritto di fare
leggi o di dare ordini contrarii a
quelli della Chiesa?
DELLA STAMPA 205
II caso che abbiamo qui deplorato non e il solo. Ci accade spesso
di rileggere le cose nostre in altre pubblicazioni, anche apertamente
liberal! o fatte da chi, pur ostentando il piu profondo disprezzo
de' preti e massime de' gesuiti, non si perita punto di appropriarsi
in tutto o in parto i loro scritti e di farsi beDo della dottrina ed
erudizione loro.
Pigliando pertanto occasione dali'opuscolo dell' Aw. Centola, ci
sentiaino obbligati di dichiarare novamente, che il contenuto de' qua-
derni della Civilta Cattolica ed i lavori de' suoi scrittori pubblicati
a parte sono nostra proprieta letteraria, come si avverte in capo
di ciascun Yolume, e che per5 non e lecito senza nostro specials
permesso ristampare in tutto o in parte siffatti lavori o gli studii
special!, particolarmente se continuati, come sono le nostre tratta-
zioni teologiche, filosofiche, giuridiche, storiche e scientifiche. Che
se solarnente si tratti delle notizie contenute nella nostra cronaca
contemporanea, delle bibliografie e riviste della stampa e degli arti-
coli spicciolati sopra diver si argomenti, che si stimino degni di
maggior diffusione a sostegno e difesa della causa cattolica, si con-
cede ben volentieri ed a tutti la facolta deila ristampa, purche se
ne citi ogni volta la fonte, come richiede, non solo la legge vigente
in Italia, ma altresi il dovere di cortesia e di lealta.
SCIENZE NATURALI
DALL'ESPOSIZIONE DI PARIGI
1. II vapore a servizio deU'elettricita. — Ancora la canservazione dell'ener-
gia. — I due grand! camini del Campo di Marte. — Motori sempre piu
veloci richiesti dai generator! elettrici. — La turbina a vapore Laval. —
Delicatezza della costruzione : pieghevolezza dell'albero motore. — Vee-
menza del getto di vapore. — Estrema rapidita di rotazione. — Appli-
cazione alia navigazione della turbina sistema Parsons. — Le turbine
costruite dal Breguet come motori delle dinamo. — Vantaggi pratici
ed economic!. — La turbina nella piccola industria. — 2. Una nuova
locomotiva da 120 chilometri all'ora,nel padiglione del Creusot. — Fattori
della potenza d'una locomotiva. — Diametro delle ruote motrici ; potenza
della caldaia; area e volume del focolare. — II sistema Crampton. — La lo-
comotiva Thuyle. — Rapporto tra il lavoro motore e il consumo di vapore.
3. Una gara di velocita tra un treno espresso e un tram elettrico. —
II record della velocita nei treni diretti di diverse nazioni.
1. L'elettricita, energia potente e terribile, rimasta fino al cominciare
di questo secolo quasi tesoro nascosto in seno alia gelosa natura, sve-
lata dappoi per mano del Yolta, del Faraday, del Gramme e costretta
a' servigi del genere umano, stende di giorno in giorno il suo regno,
illumina, scalda, spinge e trascina i carri e le navi, invade ogni cosa,
e per poco, dicesi, non soppianta le altre forze della natura. L'avve-
nire e deU'elettricita, si dice pure e si ripete. Yi da noia il fumo delle
locomotive sulle ferrovie? abbiate pazienza un pochino, 1'elettricita
sostituira il vapore. E rincarato il carbone per via della guerra del
Transvaal? o teniete che alia fin fine anco le miniere del carbon fos-
sile s'abbiano ad esaurire? Niente paura: gia abbiamo i forni elettrici,
fabbricheremo delle dinamo, grandi quanto basta, e de' motori elet-
trici; essi daranno la vita a' torchi, a' telai, ai tornii delle nostre offi-
cine, ci passeremo del minerale nero e ne staremo piu consolati e pu-
liti. Gia gli & un brutto vedere quelle grandi citta industrial! coperte
sempre d'una nuvola di fumo e vapore che insudicia ogni cosa e fa
velo all'astro del giorno. Vienna, Berlino, Parigi, Londra, Manchester...
che uggia ! Yiva dunque 1'elettricita : agente poderoso e pulito insieme :
1'av venire d suo.
SCIENZE NATURAL! 207
Quante liete speranze, ma di quanti error! intralciate ! Quella be-
nedetta legge o principle della conservazione dell'energia ha pure da
patire anch'essa i suoi sfregi : a francarnela una buona volta e met-
terla al sicuro, converra trovarle un'altra veste piti popolare ed enun-
ciarla cosi : « con ntilla non si fa nulla » o meglio ancora « senza fuoco
la pentola non bolle » . Allora si potra ragionare e capacitare ognuno
che volendo produrre 1'elettricita, cio& una forma d'energia, con-
viene spendervi attorno altrettanta energia, sotto un'altra forma, se-
condo rapporti rigorosamente esatti; che nella trasformazione non vi
sara guadagno, anzi si perdera qualcosa, ma col vantaggio di avere
una quantita di forza disponibile facile a distribuire, trasportare, di-
ramare ecc. ecc.
Cio che non di rado trae in inganno gli spiriti superficial! si e il
vedere che la corrente sgorga dalle macchine dinamo-elettriche col
semplice movimento di rotazione che 3oro s'imprime. Onde si danno
a credere che basti facilitare il moto perfezionando gli ordigni, lu-
brificando i perni, alleggerendo le ruote, ecc. e per tal guisa si giun-
gera con piccolissimo sforzo a produrre grandissima quantita di elet-
tricita. E non riflettono che il contrasto alia rotazione non e opposto
tanto dagli sfregamenti e dalle resistenze d'inerzia, quanto dall'energia
per 1'appunto, che di mano in mano si produce girando la macchina.
Sicche quanto piu copioso £ il frutto che le si domanda, tanto piu
intenso ha da essere il lavoro meccanico che le si spende attorno ; e
siccome questo non si crea dal nulla, ma si ha da cercare in natura
o nella potenza del fuoco. o dell'acqua, o del vento, quindi a una di-
namo generatrice va sempre assaciato un mo tore.
Questa necessita, che sarebbe per se tanto evidente quanto il prin-
cipio di causalita, e messa in bella mostra anch'essa all'Esposizione
di Parigi, seppure 1'osservatore non sara tanto sbadato o distratto in
quel maremagnum di gallerie e di castelli dipinti, che gli sfuggano
inosservati i due altissimi camini eretti a' due capi della galleria del-
1'elettricita lungo le Avenues 'La-Bourdonnais et Suffren. Di grandezza
sono torri, di ufficio sono camini, alti 80 metri, del diametro interne
6m,50 alia base, cioe da 9 metri circa di diametro esterno, che vanno
assottigliandosi leggermente verso la cima. Da parecchi mesi quelle
bocche esalano all' aria nugoli di fumo, prodotto nei fornelli generator!
di quei 200000 chilogrammi di vapore prodotti ogni ort e necessarii
a mettere in moto le macchine d'illuminazione elettrica e d'energia
meccanica, sparse per tutta 1'Esposizione e alimentate da un canapo
della lunghezza di 40 chilometri. I due fumaioli si sollevano svelti e
giganteschi insieme, nella onorevole decorazione di mattoni multicolor!
e di seinplici smalti, senza mentire il proprio ufficio e pure senza la
prosaica nudita d'un tubo dritto che fuma uno strascico di caligine :
208 SCIENZE
si sollevano all'aria torreggiando sulle gallerie dell'industria ad affer-
mare che senza consume d'energia non si produce energia, fosse pure
1'elettrica.
Contuttoeid e vero altresi che migliorati al possibile i motori ne
torneranno attenuate le perdite, cioe il puro passivo nella produzione.
Tra gli altri fattori importa al sommo potere applicare alle dinarno
generatrici dei rnotori sempre piu veloci ; nel qual rispetto la palma
toeca alle turbine a vapore, inventate in questi ultimi anni, o se vo-
gliamo, recate a una perfezione sconosciuta per 1'addietro. Gia s'ebbe
occasione di rammentarle in queste pagine * ; 1'importanza dell'oggetto
nierita qualche cenno piu ampio.
A rifarci un po' dall'alto, 1'eolipila di Erone (120 a. C.) non e
che una turbina a vapore, una turbina a reazione senza palette ; sicche
a buoni conti la piu antica maochina a vapore ebbe la forma di tur-
bina, e ora alia stessa forma si ritorna. Che se fin qui nell'applica-
zione del vapore come forza motrice ci s'era ridotti alle macchine a
stantuffo unicameate, sfruttando la forza espansiva del vapore a di-
verse pressioni, n'era cagione 1'insumcienza dell'arte, non capace per
anco di fabbricare ruote cosi rapide da secondare 1'incredibile veemenza
e rapidita del moto traslativo d'un getto di vapore, quando sotto forte
pressione si sprigiona dalla cannella.
Una turbina ad acqua ridotta a' suoi elementi essenziali & una
ruota orizzontale, fornita di palette generalmente elicoidi, e girevole
intorno ad un asse verticale. Nella turbina a vapore non occorre te-
nere 1'asse dritto, anzi esso e disposto orizzontalmente, sicche la ruota
gira in un piano verticale. Essa e rinchiusa in una cosiddetta camera
di vapore e viene mossa in giro da uno o piu getti di vapore, i quali
investono le sue palette con tale impeto che, nella forma datale dal-
1' ingegnere Laval, la ruota puo compiere fino a 30000 giri in un
minuto. Questo e la pi» rapida e piu perfetta eostruita finora: mac-
china trapotente, e insieme d'una delicatezza estremarnente ingegnosa.
Tale delicatezza si rendeva qui necessaria, giacche con velocita
cosi disusate, la piu piccola ineguaglianza nella distribuzione clella
massa metallica rotante, per effetto della forza centrifuga subito si fa
sen tire come una pressione eccentrica sull'albero, e pero sui cusci-
netti dov'esso s'impernia. Quindi uno sfregamento, un logorarsi, una
notevole resistenza. Come rimediare? — Converrebbe che la ruota po-
tesse girare spontaneamente intorno al suo asse principale d' inerzia
che passa pel suo vero centre di gravita, come se fosse libera, e non
costretta con isforzo continue a volgersi sopra un altro asse obbligato.
1 V. Tart. 11 presente e il passato della Meccanica all' Ssposizione di
Parigi, nel quad, del 15 sett. 1900.
NATURALI 209
Detto fatto: il De Laval assottiglia 1'albero d'acciaio alia grossezza d'un
bastone, 8mm o al piii 15mm, secondo i casi; cosi esso e pieghevole
e, nel girare della ruota, s'inflette quanto a quella abbisogna, ridu-
cendosi la pressione sui cuscinetti al piccolo sforzo di flessione.
Un'altra ingegnosa disposizione e quella che mette a profitto a un
tratto tutta intera la differenza di tensione tra il vapore e 1'atmosfera,
conducendolo a scagliarsi sulle palette, quasi rasente alia ruota, con
la velocita di 900 e fino a 1100 metri al secondo. Onde avviene che
la ruota motrice, secondo la potenza della macchina e la quantita del
vapore, puo compiere da 2000 a 30000 giri al minuto, come dianzi dice-
vamo. Che se queste velocita sono eccessive per certi scopi particolari,
un rocchetto dentato dall'albero principale trasmette, median te una
ruota dentata di gran diametro, ad un altro albero il suo moto, che
tosto vien ridotto a niinore rapidita.
Orbene ottenere simili effetti dalle macchine a stantuffo non era
possibile, tra 1'altre ragioni per questa pure, che esse insomma vanno
per moto alternate, e al termine della corsa, quando cambia verso, lo
stantuffo sempre s'arresta un istante ; dovecche il moto deile turbine e
continuo. Inoltre esse prendono poco spazio, sono piu facili a gover-
nare, consumano meno oHo, girano piu lisce ed uguali, fan meno ru-
more, meno scosse, meno crolli. Di gaisa che i motori ordinarii a va-
pore fin qui adoperati avranno d'ora innanzi de' potenti competitori.
Anco sulle navi gia furono provate le turbine, e con buon successo.
La « Turbinia > , torpediniera inglese che per la prima ne ricevette
tre del sistema Parsons, raggiunse d'un tratto la velocita di 30 nodi
cioe 57 4/2 chiiom. circa, colla forza di 1576 cavalli. Un'altra torpedi-
niera inglese « Viper » con otto turbine disposte sugli alberi di al tret-
tan te eliohe, con una forza di 11,000 cavalli fila 35 nodi e mezzo.
Ma tornando alle applicazioni elettriche, la turbina Laval Don ha
che 1'agguagli per motore delle dinamo generatrici. II Breguet di Pa-
rigi ne espone nella grande galleria delle macchine due esemplari della
potenza di 300 cavalli che muovono due dinamo di 200 kilowatts a
250 volts : il tutto in piccolissimo spazio. Ne con tutto cio il consume
di vapore in una turbina e maggiore ; secondo la teoria sarebbe anzi
niinore che nelle macchine a cilindro : esso non oltrapassa i 15 o 16
chilogrammi all'ora per ciascun cavallo di forza.
II peso poi di tutta la macchina in rapporto della forza svilup-
pata riesce molto piii esiguo ancora. Una turbina Laval da 30 cavalli
p. e. non pesa che 410 chilogr., le sue dimension! in lungo e in largo
sono lm,135 per Om.620, e lm,02 d'altezza. Che se ad alcuno bastasse
anche meno, poniaino 5 cavalli, come accade spesso nella piccola indu-
stria, per muovere un tornio, una macchina litografica, una sega, o
simili, egli ne pud uscire con una turbina del peso di 130 chilogr.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1208. 14 12 ottobre 1900.
210 SCIENZE
appena, delle dimension! di m. 0,795 X 0,365 X 0,730. Come si vede
una macchinetta somigliante e un gingillo in una stanza, e pure vi fa
tranquillamente, cosi piccina, i suoi tremila giri al minuto. Per pic-
coli impianti si pud desiderare di meglio? — L'avvenire e delle tur-
bine adunque? o dell'elettricita? — Sara dell'une e dell'altre insieme.
giacche questa non si pud generare da se, e migliori servigi finora non
li ebbe certo da altri motori, a parita delle altre condizioni.
2. Da canto loro gl'ingegneri delle ferro vie nelle nazioni ricche e
animose, sapendo di non lavorare invano ma di essere secondati dalle
Compagnie, vanno continuamente studiando nuovi perfezionamenti e
nuovi sistemi, sopratutto per le locomotive, che le Compagnie si affret-
tano di provare e accettare nella pratica : e migliorato il servizio, cre-
sciuto il traffico, ci rifanno largamente le spese. Cosi la velocita
media di 87 chilometri all'ora tra Parigi e Bayonne, che importa una
velocita fisica di 90 a 95 chilom. e quella di 97 chilom. nel treno
di lusso tra Parigi e Amiens, che risponde a meglio di 100 chilo-
metri effettivi, non pare che vogliano restare a lungo insuperate.
All' Esposizione di Parigi nel padiglione del Creusot e in mostra
una locomotiva, ivi costrutta nelle officine Schneider sui disegni del-
1' ing. Thuyle, sperimentata gia lo scorso giugno sulla linea dello
Stato tra Chartres e Thouars, capace di rimorchiare un convoglio
di 175 a 200 tonnellate con la velocita di 120 chilometri all'ora. Un
treno composto di 16 vetture, del peso complessivo di 208 tonnellate,
sopra una linea quasi piana che presentava pero qualche curva del
raggio di 500 metri, fu trascinato alia corsa di 103 chilometri all'ora.
Provata in salita, con lo stesso carico, per un tratto di circa 5 chi-
lometri con 1' inclinazione del 10 per mille, la detta locomotiva riusci
a sferrare il grave convoglio e a condurlo in vetta con la velocita
di 70 chilom.; una cifra che i nostri beati e pacifici treni non rag-
giungono se non a stento, sulla piu liscia pianura.
Ad apprezzare le qualita della nuova macchina conviene ricordare
che da molti elementi dipende la velocita e la potenza d'una loco-
motiva. Anzitutto il suo passo non e altro che la circonferenza delle
ruote motrici ; le quali ad ogni corsa dello stantuffo compiendo un
giro, s'avanzano sulle rotaie di tanto appunto quanto e lo sviluppo
del proprio cerchio. Sicche ingrandire le ruote, gli e come allungare
il passo, o meglio, le gambe del motore. A questo appunto mirava
uno dei primi perfezionamenti recati alia locomotiva dall' inglese
Crampton nel 1851, trasmesso dappoi come qualita ereditaria a tutte
le macchine destinate ai treni celeri. II Crampton rimosse le ruote
motrici dalla posizione di mezzo, che occupavano prima, e le trasportd
indietro; e con cio pote assegnar loro un diametro molto maggiore,
cioe fino a 2M 80, guadagnando a un tratto una velocita superiore di
NATURALI 211
uii terzo e piu alle usitate fino allora; inoltre pote ingrandire note-
volmente il focolare aumentando la quantita di vapore. Al tempo
stesso collocd i cilindri e i ineccanismi fuori delle ruote, allontano
gli assi delle coppie estreme, e il centre di gravita di tutta la mac-
china lo abbasso al possibile ; onde essa, senza perdere in velocita
ne in potenza, acquisto in stabilita d'equilibrio, con vantaggio ine-
stimabile per se e pei viaggiatori. E si vide alia prova: quando acca-
dendo per qualche intoppo di uscire dalle rotaie, dove le altre loco-
motive si rovesciavano, la macchina Crampton si resse in piedi segui-
tando anco fuori del binario, e fino sulla scarpata, a fornire tanto di
cammino da smorzare 1'urto e consumare la forza viva posseduta per
inerzia da tutto il treno, eke altrimenti si sarebbe sfracellato.
Yenendo ora alia locomotiva Thuyle sopraccennata, essa aggiunge
alle particolarita del sistema Crampton, oggi divenute usuali, alcune
nuove disposizioni che ne aumentauo ancora poderosamente la forza i.
Primo fattore e la potenza della caldaia, che a sua volta dipende dalla
grandezza della superficie di riscaldaniento e del focolare. Ora nelle
migliori locomotive francesi la superficie complessiva di riscaldamento
era formata di 107 tubi con uno sviluppo areale di 192 mq. Nella
nuova locomotiva del Thuyle al corpo cilindrico, che rinchiude tutti
cotesti tubi, fu data, in luogo della sezione rotonda consueta, una
sezione quasi ovale, allungata per 1' insu, capace di 183 tubi del dia-
metro esterno di 7 cm. ciascuno, i quali portano la superficie interna
di riscaldamento da 192 a 273 mq.
Se non che ampliata questa superficie conveniva ingrandire a pro-
porzione il focolare : difficolta non leggera. Infatti finora, costretti
come s'era a collocarlo fra le ruote, non gli si poteva assegnare una
larghezza guari maggiore d'un metro; e conveneudo da altro canto
estendere quanto piu si potesse la graticola delle braci ardenti, non
restava altro parti to che allungarla, tanto solo che il fochista ci potesse
arrivare a rifornirlo di carbone e attizzare il fuoco. Cosicche 2 mq. 60
per la superficie della graticola era una bella cifra, la piu alta che
fosse raggiunta sulle locomotive piu potenti delle reti francesi.
Ma il Thuyle con gli altri ingegneri del Creusot si spacciano di
questi legami, trasportano il focolare fuori delle ruote motrici, alia
parte posteriore, e dandogli un carretto apposito o tender a sei ruote
basse, lo allargano a piacimento raddoppiando addirittura 1'area della
graticola, che tocca i 4 mq. 68. Questa larghezza e 1'ampiezza del
focolare assicurano una viva e perfetta combustione del carbone, il
1 Togliamo questi dati a una bella relazione del aig. Guidon pubbli-
Cftta nel Cotmos del 28 luglio scorso.
212 SCIENZE
quale in virtu ancora della lunghezza dei tubi della caldaia e goduto
e sfruttato tutto, producendo una elevatissima vaporizzazione.
E caleolato che il focolare d'una buona locomotiva consuma, in
un'ora, mezza tonnellata di carbone per ciascun metro quadrate della
graticola ; e siccome ogni chilogrammo di carbone puo trasforrnare in
vapore secco 7,5 litri d'acqua alia pressione di 15 chilogr., la caldaia
della nostra locomotiva pud fornire 17550 chilogr. di vapore ogni ora.
Di qui si pud stimare in cavalli vapore il lavoro utile fornito dalla
macchina, quando si tenga conto d'un secondo fattore dal quale di-
pende la sua potenza : cioe del consumo di vapore corrispondente a
ciascun cavallo di forza e per lo spazio d'un 'ora. Nel caso presente
fu trovato di 10,2 chilogr. che e all' incirca la cifra che si riscontra
nelle buone locomotive. Sicche il lavoro sviluppato, alia circonferenza
delle ruote motrici, riesce di 1720 cavalli. Dedotto il lavoro neces-
sario a muovere la locomotiva stessa che pesa la bellezza di 80 ton-
nellate, e del tender che ne pesa 41 in media (vuoto 23 tonn. ed e
capace di 7 tonn. di carbone e 27500 litri d'acqua) lavoro che, posta
la velocita di 120 chilometri all' ora, ammonta a 1160 cavalli, ne
restano 1720 — 1160 cioe 560 disponibili al gancio del tender, come
si dice in linguaggio tecnico-ferroviario ; i quali, sempre stanno a
quella velocita, equivalgono al trascinamento d'un peso di 175 ton-
nellate. Occorre poi appena ricordare che, volendo accrescere il ca-
rico? si ha da rinunziare ad una parte proporzionata di velocita, o
sia che aumenti in peso direttamente il treno stesso, ovvero*che cre-
sca indirettamente, dovendolo rimorchiare in salita su per un piano
inclinato.
Aggiungiamo da ultimo un cenno di alcune novita nella forma
esterna della macchina. Essa misura in lunghezza to tale 14 rnetri, e
portata su quattordici ruote, distribute in tre sistemi o telai, snodati
tra loro e articolati, da girar facilmente nelle curve : cioe le quattro
grandi ruote motrici accoppiate, del diametro di 2m50, che reggono
la caldaia; le sei ruote del tender e focolare del diametro di Im06
alia parte posteriore ; e sul dinanzi altre quattro ruote eguali che por-
tano un casotto in forma di prora da fendere 1'aria, fornito di cri-
stalli, entro il quale sta il maochmista. Questi cosi sta veramente in
capo al treno, dinanzi al fumaiuolo, in perpetua vedetta : ed ha alia
mano il regolatore del vapore ai cilindri degli stantuffi, 1'apparecchio
da volgere innanzi o indietro la corsa, la chiavetta del freno ad aria
compressa, della tromba di compressione, e della piccola dinamo da
illuminare il casotto e accendere le lanterne. Sul tender al luogo so-
li to stanno due fochisti ; che un solo non basterebbe al continuo ri-
fornimento del carbone consumato daH'immane colosso.
NATURALI 213
Fatto il rapporto tra il peso clella macchina e la sua potenza, si
trova la cifra di 40 chilogrammi appena per ogni cavallo vapore, cifra
fin ora non otteuuta altrove, stando essa nelle macchine mtgliori
sui 50 chilogrammi almeno. E 1'averla potuta ridurre cosi baasa e
merito dei calcoli rigorosi nel bilanciare tutti gli organi e le loro
parti, e non poco ancora della scelta squisita dei materiali di costru-
zione, acciaio e nikel.
3. L'uomo si potrebbe veramente definire un essere incontentabile :
ogni giorno cerca iiuove forme di comfort, cioe nuovi aiuti alia vita
comoda. Tra questi uno dei pensieri e delle sollecitudini, che aguzzano
tutted! Pingegno dei meccanici, e trovar modo di accrescere la rapi-
dita dei treni ferroviarii, o sieno mossi dal vapore o dall'elettricita,
senza pero esporre, in Europa, i viaggiatori al rischio prossimo di fiac-
carsi il collo. Diciamo in Europa, a bella posta ; perche" quest'ultiina
riser va in qualche altro paese di questo mondo non ha luogo. In Ame-
rica infatti della vita si fa meno caso, come a tutti e noto ; e poiche
cosi vuole 1'opinione pubblica, cosi e disposto 1'ambiente, come oggi
si dice, qual meraviglia che le Compagnie ferroviarie ci si adattino
esse pure quanto possono, e della sicurezza dei viaggiatori si diano
meno pensiero che in Europa? A raccoglierne gli esempii, che si rac-
contano, se ne farebbe un volume. Oggi ne riportiamo uno recente, il
quale per due capi en tra in questa rubrica delle notizie di scienze naui-
rali : primo, perche mostra 1'audacia, diciam meglio, la temeraria spen-
sieratezza, che e una delle qualita psichiche piu caratteristiche del po-
polo degli Stati Uniti ; la quale come e donde si sia sviluppata nei
cervelli della schiatta anglc-sassone trapiantata sulle sponde del Mis-
souri e del Mississipi, e questions che s'appartiene al biologo d'inve-
stigarla. Noi accogliamo la notizia pel secondo riguardo piuttosto, cioe
per 1'esempio della massima velocita che finora abbia animato un tram
elettrico alia corsa : evsempio che mostra la possibilita, speriamo non
lontana dall'effettuarsi, di sostituire generalmente 1'elettricita al va-
pore nella trazione sulle ferrovie, rimovendo, con IP noia del fumo e
del carbone, anco i pericoli dell'aefissia entro alle gallerie.
Eiferisce il Cosmos, togliendolo dallo Street Railway Journal del
26 maggio scorso, una gara di velocita tra un tram elettrico a filo aereo
della linea Kansas City a Leavenworth e un treno rapido della Com-
pagnia t'erroviaria del Missouri Pacific. La corsa avvenne in un tratto
compreso tra Pomeroy e la citta di Wolcott, ove essendo le due linee
piane, diritte, parallele e di soda costruzione, tutte le circostanze costi-
tuivano per gli americani, meglio che un invito alia gara, quello che si
direbbe una vera suggestione. II macchinista del treno a vapore veden-
dosi correre a fianco il tram elettrico, punto di quella presunzione, senza
scomporsi, ordina al fochista di cacciare carbone a forza nel fornello, e
214 SCIENZE
girata la manovella, spinge il treno a corsa disperata. Ma il conduttore o
wattmaim del tram, intesosi per un cenno col fattorino, gira anch'egli la
sua, e la vettura, via come una saetta. Si correva vertiginosamente dalle
due parti. I viaggiatori, penseremmo noi, dovevano sentirsi indosso i
brividi, protestare... nulla di nulla. Eccoli tutti agli sportelli e fine-
strini del treno e del tram, agitare cappelli e pezzuole, nrlando per
pazza gioia, e quasi spronando le loro macchine a non darsi vinte. Per
un miglio il vapore ebbe qualche metro di vantaggio sull'elettricita ;
per un secondo miglio andarono pari ; infine il wattmann gira un altro
poco la manovella, e 1'elettrico passa innanzi alia lo?omotiva; la quale
aveva raggiunto il massimo di velocita. All'entrata di una galleria,
ove le due vie si separano, il tram aveva vinto il treno di 27 metri ;
1'uno e 1'altro correvano colla velocita effettiva di 88 chilometri all'ora.
Ma lasciando gli sforzi momentanei ed i puntigli, questa gara di
velocita richiama alia mente il confronto, tanto spesso dibattuto e
sempre interessante, tra le velocita onde si spingono i treni diretti
nei diversi Stati del mondo. Si citano a ogni tratto le ferrovie ame-
ricane quali portenti di celerita; si vanta 1'audacia dei macchinisti
e viaggiatori di quella nazione, eroica sprezza trice della vita, i quali
corrono a rompicollo per le immense distese i giorni interi e le setti-
mane. Che i treni americani sieno arrischiati, e un fatto; clie sieno
i piu rapidi, e un pregiudizio. La palma della rapidita oggi non 1'hanno
punto gli americani, ma gli europei ; e in Europa non la portano gli
inglesi, ma i francesi. Le ferrovie americane infatti, appunto per la
sterminata lunghezza in cui si estendono, traversando a diverse lati-
tudini quel continente dall'Atlantico al Pacifico, e solcandolo in tutte
le direzioni, non possono essere ne cosi accuratamente costruite, ne
cosi attentamente sorvegliate da potervisi lanciare a quelle grandi velo-
cita, che la costruzione delle macchine odierne per se consentirebbe.
II che non avviene in Europa ; dove una moltitudine di guardiani sta
sempre in vedetta lungo tutta la linea, a distanze fisse ; dove le ispe-
zioni sono piu frequenti, le rotaie con piu studiata diligenza e con
inaggiore spesa assicurate alle traversine, i terrapieni e le scarpate sono
lasciate ineglio rassodare ; in una parola la via e piu salda e pud senza
pericolo reggere a corse piu vertiginose.
Ecco intanto alcune cifre tolte ai piu recenti indicatori ferroviarii ;
ed esprimono le velocita commerciali dei treni diretti, cio& le velocita
medie, le quali risultano scemate alquanto rispetto alle velocita reali
o fisiche per cagione del rullentamento presso alle stazioni di fermata.
NATURALI
215
Distitiiza Duratu
kilom. del tragitto
Veluoita Feimate
kil. all'ora intermedle
/ Londra-Douvres
\ Londra-Exeter
Inghilterra< T
) Londra-Newcastle
' Londra-Liverpool
Francia
Germania
Italia
' Parigi- Amiens
(linea Calais)
Macon-Parigi
Parigi-Bayonne
Parigi-Le Havre
Berlino-Amburgo
Berlino-Colonia
Berlino-Dresda
Torino-Milano-Venezia.
Milano-Bologna
Pisa-Roma
125
312
438
323
131
415
216
333
3 43
5 17
4 15
1 30
440 5
781 9
228 3
42
286 3 36
589 8 51
175 2 47
23
25
5
73
84
88
76
Vs
77
87
66
63
49
63
54
2
5
1
1
6
2
18
6
4
Come si vede le ferrovie italiane non possono competere ne pur
da lungi con le inglesi ne con le francesi : sebbene concorrano nel
confronto i tratti serviti coi treni piu rapidi, e le vie piu dirette e
piane e nieglio costruite. La linea Torino Milano, che & delle migliori
in tutto il regno, viece ora percorsa con maggior lentezza che or fanno
pochi anni, ancorche non sia complicata ne di curve notevoli, ne di
salite, e tutta sia fornita di doppio binario da capo a fondo e di solida
costruzione. Ma le ferrovie italiane non pare che si propongano anzi-
tutto di servire al trasporto dei viaggiatori e delle mercanzie, bensi
di fornire lauti guadagni e risparmii agli azionisti : non sono opere di
pubblica utilita, ma un giuoco di guadagneria.
CRONACA CONTEMPORANEA
Roma, 25 settembre - 10 ottobre 1900.
I.
DIARIO DELL' ANNO SANTO
1. La Madonna delle Scuole Pie di Frascati recata a Roma da apposito
pellegrinaggio. — Prodezze della polizia italiana. — 2. Ricevimenti del
S. Padre in S. Pietro: italiani di tutte le province, tedeschi di Berlino,
di Colonia, del Reno, bavaresi, austriaci, spagnuoli, argentini, francesi. —
I canti religiosi nazionali.
1. Nella chiesa delle Scuole Pie di Frascati e in gran venerazione
da trecent'anni incirca un' immagine della SSma Vergine col Bam-
bino, la quale per istituzione di San Giuseppe Calaaanzio stesso soleva
essere portata in Eoma per la ricorrenza di ciascun anno giubilare,
e solennemenfce esposta nella chiesa di San Pantaleo annessa alia
casa generalizia. La pia pratica, rinnovata I'ultima volta nelPanno
santo 1825 con solenne processione, fu ripresa pure in quest'anno
corrente, con questo benefizio concesso da S, S. il Papa Leone XIII,
eke chhmque accompagnasse a piedi la prodigiosa immagine da Fra-
scati a Roma, potesse, aggiunta una sola visita a S. Giovanni in Late-
rano, lucrare 1' indulgenza plenaria del giubileo; e chi non avesse
voluto o po fcu to fare a piedi quei 21 chilonietri di strada, si fosse pero
unito alia visita comune nella detta basilica, con altre due visite, in
giorni distinti, a ciascuna delle tre rimanenti basiliche maggiori, gua-
dagnasse del pari 1' indulgenza. Pubblicato 1' invito, oltre a due mila
persone di Frascati e dintorni s'adunarono la mattina del 26 settembre
per tempissimo alia po'rta del santuario in Frascati ; donde levata
la sacra effigie dai P. Angelini Rettore di detta chiesa e collocata in
una carrozza, al suono festoso delle campane, tra i plausi della folia
e le grida « Viva Maria ! > il numeroso corteo, alle 3 A/2 ant- sotto 1°
splendido cielo della campagna, mosse giubilante verso Roma. Alter-
nando inni, laudi, rosario e preghiere diverse, il pio peliegrinaggio
s'accostava alle mura dell'eterna citta.
E intanto Roma che faceva? — Roma dormiva; dormiva quieta,
senza alcun sospetto del terribile pericolo che le sovrastava. Da Fra-
scati, diciamo piu solennemente, da Tuscolo, da Rocca di Papa, dal
CRONACA CONTEMPORANEA 217
verde Campo d'Annibale era partita una spedizione formidabile armata
di vessilli, di torce, di rosarii... Annibale era alle porte, e Roma dor-
miva ! Buon per lei che vegliava il regio commissario di Pubblica
Sicurezza, cavaliere Alliata Bronner, spalleggiato da alouni delegati e
buon nerbo di guardie ; il qual cavaliere, cinta la sciarpa tricolore, si
fe5 animosainente incontro alle minaccevoli schiere fin mezzo miglio
fuori della porta S. Giovanni, la quale, com'e noto, prese il posto
dell'antica porta asinaria, murata nel 1408.
Erano le 7 J/2- H signor cominissario intimo lo scioglimento del
corteo. Proteste, indignazione, non servirono a nulla, si capisce; la
potenza romana triorifo agevolinente anche di queste. Convenne darsi
vinti : e Roma fu salva, ne si ebbe a deplorare lo sconcio che sulla
deserta piazza di San Giovanni in Laterano, nel tragitto de' ducento
passi che corrono dalla porta della citta alia soglia della chiesa, na-
scessero tuinulti da parte di una turba che non c'era.
Adunque la carrozza che portava 1'immagine di Maria passo la prima
e sola, e poi a poco a poco, alia spicciolata, con molta precauzione,
piccoli gruppi di pellegrini, che tornarono a radunarsi nel portico della
basilica lateranense.
Alle 8 i/4 1'Eino Cardinale Serafino Vannutelli, vescovo di Frascati
e Penitenziere maggiore di S. S., assistito da due canonici della ba-
silica e clagli alunni del proprio serninario, venne alia porta maggiore
del tempio a ricevere la S. Icone, che egli stesso reed e collocd sull'al-
tare eretto nel mezzo dinanzi alia Confessione. Indi celebro la S. Messa
dist-ribuendo la comunione ai pellegrini.
Terminata la funzione, seguendo 1'antica consuetudine, la venerata
immagine fu recata in Vaticano, accompaghata in una carrozza chiusa
della principessa Lancellotti, dal P. Rettore delle Scuole Pie, dal Priore
e dal Cappellano dell'Arcieonfraternita. I quali con una commissione
dei principali del pellegrinaggio processionalmente la portarono negli
appartamenti pontificii presentandola al S. Padre neila sala del Trono.
Yenerolla il S. Pontefice e baciolla due volte, benedisse tutti i presenti,
e poco stante, sceso in S. Pietro, consolo del pari tutti i pellegrini ivi
adunati con altri di diverse nazioni e province.
La sera stessa colla stessa carrozza della mattina la « Madonna »
tornd a Frascati, ove giunse a un'ora di notte, accoltavi dal giubilo
del popolo, con suoni, luminarie, scampanio, e ogni segno di festa.
2. Intanto, seguitando 1'avviamento preso nel mese di settembre,
il movimento dei pellegrini verso Roma ando continuamente crescendo,
toccando in sullo scorcio del mese e sull'entrare d'ottobre il colmo
forse della frequenza raggiunta finora nell'anno giubilare. La domenica
30 settembre solennizzandosi in S. Pietro la beatificazione del vene-
rabile Antonio Grassi, dell' Oratorio, specialmente alia funzione pome-
218 CKONACA
ridiana quando il S. Padre vi scese a venerare la prima volta il no-
vello beato, la folia di forestieri e romani ivi convenuti fu calcolata
a piu di 50000 forse a 60000, persone. Queste celebrita religiose, che
sono tra le piu auguste e solenni nella chiesa cattolica, accrescono
lustro all'anno giubilare, risvegliano la fede nella vita beata di lassii,
mentre per se stesse e per il loro splendore eccitano la divozione e
il desiderio delle moltitudini, che parte vi si conducono apposta an che
da lontani paesi.
Accorsero i Francesi coll'Efno Card. Richard, arcivescovo di Parigi,
a onorareiloro santi e beati novellamente glorificati sugli altari : accorse
tutta Italia a onorare parimente i suoi, accorse la Germania essa pure
inviando la scorsa domenica, 7 ottobre, da 5000 Bavaresi, co' loro
vescovi, di Bamberga, di Augsburg, di Wiirzburg, a' piedi della
beata Maria Grescenzia Ho'ss terziaria francescana, nativa per 1'ap-
punto di Kaufbeuren nella Baviera sveva. Queste sono inoltre occasioni
offerte alle turbe di pellegrini di godere dell'augusta presenza del
Yicario di Cristo e riceverne la benedizione. Esse non bastano pero
alle moltitudini che continuamente affluiscono e ripartono da Eoma;
e vi supplisce la paterna carita del S. Padre, che parecchie volte la
settimana ora nella Cappella Sistina, ora nella basilica vaticana, o
al trove scende a benedire e contentare i suoi figli.
Cos! fece il 22 settembre per duemila tedeschi, belgi, polacchi, riu-
niti nella cappella Sistina, presenti nobili e ragguardevoli personaggi
di Berlino, associazioni artistiche ed operaie, congregazioni di dame, i
deputati D.r Hille, Schult e Stopp del centro tedesco. II 27 settembre
lo aspettavano in S. Pietro un 50000 persone: erano 4000 lombardi
condotti dall'Emo Card. Arcivescovo di Milano, erano quelli di Fra-
scati dianzi rammentati, marchigiani, umbri di Nocera, Citta di Ca-
stello, altri di Aversa ecc., preceduti da' loro vescovi e pastori, e poi
tutti, si pud dire i terziarii francescani intervenuti al eongresso, ita-
liani, francesi , tedeschi, spagnuoli; i quali prima e dopo la comparsa
del Papa alternarono i loro canti religiosi nazionali sotto le dorate
volte della basilica. Gustato e ammirato il canto dei bravi alunni del
seminario milanese, ov' e seria ed ottima scuola, gustati del pari i
canti degli spagnuoli, nuovi ai piu dei presenti. Piu poderose di
tutte pero, piu disciplinate e sicure, apparvero le voci tedesche, di
quel popolo d'ordine, d' iniziativa, di lavoro, di scuola. Cola non
v' ha bambino che fin dai primi anni con 1'alfabeto e colla gramma-
tica non apprenda pure a leggere musica ed eseguirla, per gradi,
ben inteso e con metodo costante; gia nei libretti di divozione
accanto agl'mni e ai cantici egli trova segnate le note musicali onde
s' hanno a modulare ; le scholae cantorum sono ivi cosi regolarmente
costituite, e gli esercizi corali cosi puntualmente ripetuti in tutte le
CONTEMPORANEA 219
parrocchie del villaggi come raramente s'incontra nelle prime catte-
drali di questa nostra Italia.
Nell'Aula concistoriale il giorao appresso il Papa ricevette 1'omag-
gio di altri pellegrini, 350 ungheresi, 500 tedeschi di Colonia, Tre-
viri e delle province renane, i quali erano sbarcati a Civitavecchia
dal vapore Amphytrite e col medesimo proseguirono poi per Terra
Santa, dove di questi giorni fecero corona all'arcivescovo di Colonia, che
poneva la prima pietra della nuova chiesa cattolica eretta sul suolo
della Dormitio Virginis regalato dall' Imperatore ai cattolici.
II 30 settembre da capo si adunano in S. Pietro altre 30,000 per-
sone, pellegrini i piu di Catalogna, coi vescovi di Tarragona, Barcel-
lona, Salsona; tedeschi di Stuttgart, svizzeri di quasi tutti i cantoni,
accompagnati da Mons. Esseiva, Mons. Bonard, Colonnello de Reding-
Bibregg, prof. Beck dell' Universita di Friburgo, ecc.; poi delle Mar-
che, di Basilicata, di Yelletri, Albano e Palestrina, con gli Effri Car-
dinali Agliardi e Yincenzo Yannutelli, vescovi suburbicarii, e gli al-
tri vescovi.
II 1° ottobreTera la beatificazione del ven. Antonio Grassi, nuova
moltitudine a S. Pietro : il 4 vengono pugliesi, siciliani, toscani di
Siena, Prato e Pistoia ; napoletani, di Salerno, d'Acquapendente, di
Lucania, tedeschi, svizzeri, austriaci, americani dell'Argentina ; e per
tutti il S. Padre scende, s'affatica, benedice : senza contare i ricevi-
menti privati concessi agli argentini nella Sala Clementina e all'ari-
stocrazia Viennese, che contava i nomi piu illustri, il principe Clary
e Aldringen, principe Lobkowiz, principessa Thurn e Taxis, Con-
tessa Auersperg, Contessa Schonborn-Sternberg ecc., alcuni consiglieri
comunali di Yienna, e a capo del pellegrinaggio Mons. Schopfleu-
chtner, e il parroco Eisener.
Passati appena questi pellegrinaggi, altri si accalcavano alle porte
di Roma e di S. Pietro. Gli spagnuoli baschi, i perugini, napoletani,
diocesani di Aquino, Pontecorvo e Sora, quei di Lucca, i francesi di
Bayeux col loro vescovo, alcuni gruppi di portoghesi, convenuti tutti
nella basilica vaticana il martedi 9 ottobre alia benedizione del Papa.
Questo movimento incessante si trasmette di necessita nelle altre
parti e citta italiane, sopratutto in quelle situate sulle vie che dal-
1'Alpi menano a Roma : a JMilano, Geneva, Firenze, e un continue
passaggio di forestieri, che girano e ammirano le bellezze del nostro
paese e lasciano dappertutto guadagno, e buon esempio.
I romani ricorderanno d'avere veduto ne' giorni passati scorrere
le vie di Roma e fermarsi alle basiliche patriarcali una quarantina
di carrozze di rispetto a5 due cavalli, cocchiere e servitore in livrea,
che portavano a gruppi di tre, quattro, un'eletta schiera di signori e
dame francesi, che in abito di societa e strascichi di seta, non per va-
220 CRONACA
nita, ina per onore di Die e de' luoghi santi, compievano le loro vi-
site giubilari. A Dio si prostrano grand! e piccoli, che grand! e piccoli
sono oggetto della misericordia e compiacenza di Lui, come gia pa-
stor! e Re magi furono invitati a Befclemine.
II.
COSE ROM AN E
1. II Congresso internazionale dei Terziarii Francescani. — 2. Lo sciopero
del vetturini roma.ni. — 3. Beatificazione del Ven. Antonio Grassi, della
Congregazione dell'Oratorio. — 4. Un ingente furto in Vaticano. — 5. L'lm-
peratore della Dottrina Cristiana assalito in Borgo dai questurini. —
1. Mentre il 23 se.ttembre inauguravasi a Parigi nella sala Wagram
il Congresso socialista internazionale in mezzo a scene e tumult! d'ogni
genere; qui a Roma, proprio il giorno prima, s'era gia inaugurate solen-
nemente e tranquillainente nella vasta chiesa di S. Andrea della Yalle
il Congresso internazionale dei Terziarii Francescani, che fu uno degli
avvenimenti piu meniorabili e piu consolanti di quest'anno gitibilare.
Tale coincidenza di tempo, che a prima fronte parrebbe casuale, a noi
inveee sembra un tratto mirabile di provvidenza divina, la quale vuol
servirsi del Terz'Ordine di S. Francesco, come di argine potentissimo
per rintuzzare la ftumana irrornpente del Socialismo.
Noi entrando nel tempio di S. Andrea della Yalle rimanernmo stu-
piti nel vederlo quasi riempito da ben 15 mila Terziarii d'ogni lingua
e d'ogni nazione. L'abside, trasformata in grandiose palco addobbato
con damasciii a frange d'oro, rapiva per la sua bellezza e magnifi-
cenza gli sguardi di tutti. Un magnifico padiglione. che dalla cima di-
scendeva giu abbracciando bellamente i due lati dell'abside, ne copriva
il fondo; in alto sotto ricco panneggiamento, sormontato da una
croce, campeggiava un grande stendardo con 1'imagine deH'Imma-
colata, e di sotto lo stemma dell'Ordine Francescano; nel mezzo del
palco sopra un cippo spiccava un bel busto in marmo bianco di
S. S. Leone XIII. circondato da quattro doppieri di cera. Quattro bel-
lissimi candelabri, portanti ciascuno nove lampade elettriche, ilJumi-
navano graziosamente la maestosa gradinata del palco, dove sedevano
in derate poltrone Cardinal!, Arcivescovi, Yescovi, Prelati e Capi d'Or-
dini religiosi. Al banco della presidenza presero posto il Card. Yives
y Tuto, dell'Ordine de' Cappuccini, i quattro General! francescani, il
conte Santucei, il comm. Harmel, il P. Stefano Ivancic', procuratore
generale del Terz'Ordine regolare, ed alcuni altri.
Yi furono present! 9000 terziarii italiani, circa 2000 tedeschi, 2000
francesi, 1000 spagnuoli e un rnigliaio di diverse altre nazioni, sviz-
CONTEMPORANEA 221
zeri, croati, polacchi e va dicendo. Con uno zelo veramente infatica-
bile S. Eminenza il Card. Yives y Tuto presiedette a tutte le adu-
nanze general!, tenute in S. Andrea della Yalle, dove valorosi oratori
di varie nazioni presero suceessivainente la parola ; e furono tutti applau-
ditissimi. I loro discorsi eloquent! si potranno leggere con piacere, rac-
colti in un volume dalla Vera Roma. Anima pero di tutto il Congresso
fu 1' illustre conte Santucci, che colla sua attivita meravigliosa coo-
pero granclemente alia felicissima riuscita del medesimo. Desto entu-
siasmo e commozione la comparsa sulla tribuna del P. Placido da
Castellamare, ininorita, in abito da cinese con tan to di codino dietro
le spalle. « Non vi spaventate (disse sorridendo), non sono un Boxer,
sono un cristiano, sono un umile figlio di S. Francesco, scampato mira-
colosamente alle stragi e portato qua dal mio Angelo Custode per ritem-
prare la mia fede e prepararmi al martirio qui su questa terra di mar-
tiri. > Quindi ricordate le stragi recent! della Cina, mandate un caldo
saluto ai nuovi eroi caduti, e accennando al progresso del cristiane-
simo in Cina, ne dedusse che non e lontano cola il trionfo della civilta,
e il trionfo si otterra in gran parte per opera dei figli del Terz'Ordine
Francescano, novelli Maccabei sotto le mura di Gerico.
Uno scoppio di applausi accolse le parole infocate del missionario
cinese. Nella seduta solenne del 25 avvenne una scena commovente,
quando il Generale dei Domenicani, il E. P. Friihvirth, fu presentato
alPassemblea. II card. Yives y Tuto, levandosi in piedi, salutd il
Generale rdei Domenicani, ricordando 1'amicizia di S. Domenico e di
S. Francesco, amicizia che si perpetuo nei due Ordini, ne venne meno
giainmai. Alia fine del discorso, il Cardinale abbraccid e bacio il
P. Friihvirth, invitandolo a seders! al suo fianco, inentre gli altri
Padri Francescani e Domenicani s'abbracciarono pur essi insieme fra-
ternamente e intonarono il bel responsorio dell'officio, che si suol
cantare quando i due Ordini celebrano insieme i lor Fondatori.
Non potendo distenderci in piu minuti ragguagli, rimandiamo i nostri
lettofi ai cinque Numeri di un Bollettino speciale, pubblicato dall'egregia
Vera Roma intorno a questo Congresso, suggellato degnamente dal
Card. Presidente con un beilissimo discorso in latino, nel quale ringrazid
il S. Padre della sua protezione speciale sul Terz'Ordine, i Cardinal!
e Yescovi assistenti, e il Generale de'Teatini, che graziosamente offerse
al Congresso 1'ospitalita nella vasta chiesa di S. Andrea della Yalle.
I congressisti si recarono poi a S. Pietro per la grande udienza del
Papa la mattina del 26 ; e in sul pomeriggio nella stessa basilica
cantarono soiennemente il Te Deum, intonato, dopo la lettura del-
1'atto di consacrazione dei Terziarii al S. Cuore di Gesu, da S. Einza,
il Cardinale Rampolla, pur egli iscritto nel Terz' Ordine.
Questo grandioso Congresso di Terziarii riusci dunque. come a Dio
222 CRONACA
piacque, oltremodo solenne e importante, si a pel numero stragrande
di Congressisti d'ogni nazione del mondo, sia pel discorsi eloquen-
tissimi ivi tenuti, improntati sempre di spirito papale, e sia finalmente
per gli argomenti profondarnente discussi in private sezioni, e per le
pratiche e rilevantissime risoluzioni adotitate, tanto sull'ammissione
e professione del nuovi Terziarii, quanto sulla maniera di vita spec-
chiatissima che devono tutti menare, perche il Terz'Ordine di S. Fran-
cesco sempre meglio fiorisca a gloria di Dio e a vantaggio del popolo
cristiano. II S. Padre resto contentissimo del felice risultato di questo
Congresso, e percio trasmise al Card. Yives y Tuto una bellissima let-
tera di congratulazione. La stampa liberale invece guardo, e vero,
cotesto Congresso con affettata indifferenza e con un sorriso di bef-
farda. ironia : c Eppure in queste pacifiche assisie degli ascritti al Sera-
fico Ordine, come nota bene il Cittadino di Genova, e la sfida piu
grande e piu formidabile, che il mondo cattolico nei nostri tempi
lancia ai conventi massonici spadroneggianti in Europa. >
2. Nel medesimo tempo che cotesto esercito internazionale di 15 mila
Terziarii dava di se spettacolo stupendo di quella vera civilta che da
Cristo soltanto germoglia ; qui pure in Roma un'altra falange di ben
di versa natura, un tremila vetturini, aggirati dai gerofanti della mo-
derna civilta, falsa, liberale, socialistica, e massonica, porsero per varii
giorni spettacolo poco edificante di uno sciopero senza giuste ragioni
e senza utilita veruna. Poiche le loro esagerate pretese contro la So-
cieta de' trams elettrici non furono ascoltate, e cosi restarono privi
di quasi ducentomila lire, che per la straordinaria affluenza dei pel-
legrini avrebbero potuto di leggieri intascare. Ma piu deplorevole che
10 sciopero dei vetturini e stata la insigne debolezza delle autorita
politiche ed amministrative, specie del Sindaco Colonna, che, pur di
averli al suo servizio per la cara sua festa del XX Settembre, fece
loro promesse che non poteva fare, anche a scapito del Prefetto
della citta. Cotesta debolezza purtroppo e triste presagio per Pav venire
di Roma e d' Italia, mentre la rivoluzione sociale e politica si avvi-
cina a gran passi nella nostra Penisola. Quando Sindaci, Prefetti,
Ministri, (come osserva acutamente la Vera Roma) si fanno imporre
pretensioni ingiustificate da questa o da quella classe di scioperanti,
11 principio d'autorita e morto, poichS allora e la piazza che comanda;
e le conseguenze non possono tardare a manifestarsi fatali, disastrose,
anticivili.
3. Domenica 30 settembre ebbe luogo nella basilica di S. Pietro la
solenne Beatificazione del Yen. Servo di Dio Antonio Grassi della Con-
gregazione dell' Oratorio.
II B. Antonio nacque in Fermo il 13 novembre del 1592 da genitori
illustri per nobilta di sangue e di virtu, mentre era aacora vivo S. Fi-
CONTEMPORANEA 223
iippo Neri. Fin da giovinetto fu a tutti specchio esemplare di purezza
angelica, di pieta, d'austerita di vita e di ammirabile piacevolezza
di modi, con cui adescava a s& i suoi compagni, per istillare nei loro
cuori 1'ainore di Dio e del prossimo. A sedici anni entro nella Con-
gregazione dell' Oratorio, dove rifulse per esimie virtu e dove emulo
1'amabile santita del suo santo Istitutore, di cui si rese viva imagine.
Allo studio delle cose celesti accoppio quello delle scienze e delle let-
tere. Devotissimo della Madonna si recava spesso alia S. Casa di Lo-
reto, per ivi sfogare con lei i suoi affetti piu calorosamente. Nel 1625
peregrind a Roma per 1'Anno Santo, e quivi edifico tutti col fervore
delle sue visite alle Basiliche. Tomato in Fermo, venne eletto a pre-
posito della Congregazione, e nel governo d' essa si modello in tutto
sullo spirito del Neri. Grandissima la sua riverenza ed affezione verso
il Sommo Pontefice, ne soffriva punto che altri parlasse del Yicario
di Cristo con poco rispetto. Ebbe doni soprannaturali e di profezia e
di conoscimento degli spiriti, si che, al solo aspetto, come S. Filippo,
s'accorgeva degli incontinenti. Pontefici, Cardinali e Prelati illustri
1'ebbero in grande stima e ne magnificarono le virtu, cosi in vita,
come dopo la beata sua morte, avvenuta il 13 dicembre 1672 con segni
inanifesti di santita, che Dio poi voile suggellare con prodigi numerosi.
La solenne cerimonia della Beatificazione, secondo le norme con-
suete, si svolse con magnificenza singolare, (essendo Postulatore della
Causa, 1' illustre Mons. Raffaele M. dei conti Yirili) dentro 1'abside
di S. Pietro, in un mare sfolgorantissimo di luce, che riverberava dai
mille lampadarii pendenti artisticamente dagli archi e forniti tutti di
lampadine elettriche, con un effetto veramente incantevole. La stu-
penda corona di stelle a luce elettrica, intorno al bellissimo traspa-
rente che rappresentava il Beato in gloria, opera del Bottoni, rapiva
ogni sguardo. Di siffatta illuininazione, che in quest' Anno Santo
s' inauguro nella basilica di S. Pietro e riscosse gli applausi di tutti,
il merito principale deve attribuirsi all'eminentissimo Card. Aloisi-
Maselia, Pro-prefetto della Cougregazione dei Riti, che ne fu il piu
caldo promotore. Belli pure i due vessilli, che pendevano dai due
arconi laterali dell'abside, ramguranti i miracoli del B. Grassi, la-
vori del Caroselli e del Paloinbi. Nel sommo della grande arcata,
dietro la Confessions, messo a festoni di damasco rosso e a frange
d'oro, spiccava meravigliosamente un gigantesco stemma di Leone XIII
sorretto da due angeli, opera del Cisterna, con la scritta : Conserva,
Domine, Pontificem nostrum Leonem. Pareva di trovarsi la come in
paradiso. E quando il S. Padre, disceso in S. Pietro e dall'alto della
sedia gestatoria, e traversata la immensa basilica fra le grida entu-
siastiche di giubilo e 1'agitarsi delle candide pezzuole di piu che
50 mila persone, giunse dinanzi all'abside, tutta illuminata, noi lo
224 CRONACA
vedemmo alzare gli occhi in atto di meraviglia dinanzi a tanto sfol-
gorio di bellezze e di luci, quindi posare 3 a mano al petto col sor-
riso sulle labbra, quasi dicesse: Sono eontentof
Nella tribuna a destra, con alcune famiglie ragguardevoli di Fermo,
patria del novello Beato, trovavasi il Sig./conte Antonio Luigi Grassi
Fonseca, parente del B. Grassi, che poi fu presentato al S. Padre.
Tanto gli Svizzeri, quanto i Gendarmi pontificii, nell'uscire dalla ba-
silica per rientrare in Yaticano, furono fatti segno, come di solito, a
molti applausi della folia entusiasta ; ma piu calorosamente fu ap-
plaudita la Guardia palatina, che per la prima volta fece la sua sfilata,
uscendo di S. Pietro, nel vestibolo. Non ostante la straordinaria mol-
titudine di piu che cinquanta mila persone nella basilica, molte altre
centinaia dovettero rimanersene di fuori, impeditone 1' ingresso dalla
truppa italiana accorsavi, perche per la soverchia affluenza non ac-
cadessero inconvenienti deplorevoli 4.
4. Non v'e rosa senza spina, dice il proverbio. E purtroppo in
mezzo a queste consolantissime dimostrazioni d'affetfeo il S. Padre ebbe
a provare la spina d'un grave dispiacere, per un furto ingente, per-
petrato da ignoti ladri in Vaticano durante queste ultirne solennita.
Nel Palazzo del Yaticano dopo i cortili di San Damaso si trova una
scala ampia che conduce dalla segreteria di Stato al secondo piano,
dove in ampio locale vi § Pufficio d'amministrazione delle Opere Pie e
dove e* colloeata la cassaforte, le cui chiavi sono custodite da Monsignor
Contini. L'ufficio rimase chiuso nei giorni di sabato e donienica, ma,
aperto lunedi per la prima volta, una ben triste sorpresa si presento
ai primi che misero piede neli'uffieio. La cassaforte di robustissima
fattura (sistema Vertheim di Yienna) era sfasciata e non si rinven-
nero lire 360,000 in cartelle di rendita che essa conteneva. Altri va-
lori non visti o non creduti agevoli a riscuotersi dai malandrini si
trova vano dentro la cassaforte.
Si crede che i ladri sieno entrati con chiavi false nell'ufficio, op-
pure ritnpiattati in qualche angolo si sieno a bella posta fatti rin-
ehiudere nel locale la notte di venerdi. Ed e quasi impossibile poter
elevare sospetti particolari per 1'enorme quantita di persone che in
questi giorni praticarono il Yaticano e gli uffici d'amministrazione:
appunto per 1' affluenza non fu possibile una sorveglianza molto attiva.
II grosso furto fu denunaiato alia Questura, e dalle prime indagini
operate dalP ispettore Manfroni si ritiene che non si tratti del perso-
nale, ma di estranei ai palazzi Apostolici e forse di operai avventizi,
pratici degli uffici, perche gia chiamati per lavori o riparazioni. I nu-
meri delle cartelle rubate furono telegrafati a tutte le Questure d' Italia
1 Della solenne Beatificazione della Ven. Crescenzia Hoss, terziaria
francescana, eompiutasi il 7 ottobre, parleremo nella prossima Cronaca.
CONTEMPORANEA 225
e alle Polizie dell'estero. II Papa dichiaro che rifondera lasomina, non vo-
lendo che le Opere Pie sieno dunneggiate da questo tristissimo i'atto.
L' ispettore di Borgo coinm. Manfroni crede di essere gia in sulle
tracce dei colpevoli, avendo arrestato un cotal Cefalo, chiavaro, il quale
a\ea gia fatto dei lavori in Yaticano, ed e ben noto alia questura
per falsificazione di chiavi e scassinamenti. Anche dentro il Palazzo
Apostolico si stanno facendo accurate indagini sotto la direzione del
giudice pontificio Zingarini, e pare che presto si possa venirne a capo.
Ma certo non si verra a capo delle question! giuridiche che questo
fatto torna a ravvivare per la miliesima volta, come se mai non se
ne fosse detto o scritto nulla. Esse riguardano principalmente la fa-
mosa legge delle guarentige, con cui si era preteso di provvedere a
tutto, e intanto ogni di eccoti un incidente nuovo, un caso diverso
dai precedent! o la ripetiziona di casi gia avvenuti, a dimostrare che
ebbe ogni ragione il Papa di non volerne sapere di quel guazzabuglio
di oscurita e di contraddizioni. Perocche, si ha un bel dire dai giu-
reconsulti ligi al Governo che le guarentige non ricoiiobbero al Pon-
tefice gli attributi reali della Sovranita; nel fatto il Papa e in pos-
sesso di questi attributi e gli esercita altresi, come si vede anche nel
caso presente, facendo a' giudici suoi istruire un formale processo, nel-
1'inviolabile territorio suo, per iscoprire il reo. Ne 1'autorita italiana
vi ha nulla a ridire; anzi ammette, di fatto almeno, che il Papa sta
nel suo diritto, perche accetta 1'istruttoria del Vaticano e le fa dare
esecuzione dai suoi tribunal!, non osando di porre neppur un dito cola
dentro il Palazzo pontiacio, a perseguire il reo o verificare gli ag-
giunti del reato. — Si osserva da qualcuno che qui e una contraddi-
zione: bella novita! Y'e di sicuro; ma non proviene gia dai Papa che
e perfettameate logico, dicendosi sovrano e agendo come tale; bensi
da chi lo proclamo Sovrano per burla, intendendo di trattarlo da
suddito ; ma nel fatto poi e ridotto nella necessita o di lasciare impu-
niti i delitti o di riconoscere al Papa gli attributi della sovranita.
Percio aveva ragione il ; Giorno, affermando che < ogni volta che la
legge delle guarentige deve essere esumata, se ne vede 1'inutilita, 1'as-
surdita, 1'inapplicabilita. » E come pretendere poi che il S. Padre se
ne contenti? Qui appunto sta 1'assurdo maggiore, fonte di tutti gli
altri, nd potna togliersi se non in uno di questi due modi : o invadere
addirittura il Yaticano, o dare al Papa 1'indipendenza plena, reale,
manifesta, sicura che egli domanda. Tutto il resto e cicaleccio vano.
5. Sabato, festa di S. Michele, nella chiesa di S. Ignazio, son-
tuosamente addobbata, ebbe luogo la consueta premiazione della Dot-
trina Gristiana, in cui venne proclamato Imperatore, fra entusiastiche
acclamazioni, il giovinetto Maffei Griovanni; Principi, i giovanetti
Franco Felice, Landi Alfonso, Landi Amedeo, Giacchetti Giovanni;
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1295. 15 & ottobre, 1990.
226 CRONACA
Capitano, Coccia Nazzareno, ed Alfiere, Massoni Giuseppe. Non de-
scriveremo qui la bella festa, perche altre volte 1'abbiamo fatto. Ma
solo registriamo, a titolo di cronaca, un curioso episodic avvenuto al-
V Imperatore, quando con la sua corte in carrozza si reco nella chiesa
di S. Michele in Borgo, succursate di S. Pietro e sua parrocchia, per
cantare ivi solennemente il Te Deum.
Come e uso, 1' Imperatore della Dottrina Cristiana teneva appog-
giata allo sportello della sua carrozza la bandiera, una semplice ban-
diera rossa a ganzo d'oro, con la croce dorata nel centre. Fino a Borgo
tutto ando bene, e nessuno agente, per quanto zelante, vide in cid
un attentato alle istituzioni o un segno sovversivo. Ma in Borgo ecco
che la scena cangia d'aspetto. Un nugolo di agenti in borghese e in
divisa, di delegati, di carabinieri, non appena apparve quell' inse-
gna, saltano su di botto, rincorrono la carrozza, la circondano e fanno
togliere agli sguardi del pubblico la terribile bandiera, andando poi,
come osserva argutamente 1' Osservatore Romano, a farsi coronare in
Campidoglio, per aver salvato la patria, meglio delie oche di classica
memoria. Si rendono veramente ridicoli con queste ed altre siffatte
vessazioni; e i pellegrini che anch'essi ebbero a soffrirne non poche,
diranno, tornando ai loro paesi, di qual liberta godano i cattolici nel
beatissimo Regno d' Italia, anche in quest'Anno Santo.
III.
COSE ITALIANS
1. Una evoluzione parlamentare in vista. — 2. Prodezze burocratiche in
Italia. — 3. Inondazioni terribili in Liguria e in Pieinonte. — 4. Le
feste di S. Gerardo Sagredo a Venezia. — 5. II trasportp delle reliquie
diS. Agostino nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro. — 6. San Pietro
suH'Appeniiino bolcgnese.
1. Mentre nella Cina i nostri bravi bersaglieri e i soldati della
nostra marina sul campo di battaglia raccolgono, a spese del loro
sangue e della loro vita, gloriosi allori ; i nostri politici, specie quelli
che agognano di risalire al potere, Sonnino, Giolitti, Crispi ed altri
di minor conto, durante le vacanze di Montecitorio, fanno parlare di
se in tutta la Penisola con programmi magniloquenti, i quali pro-
mettono, come i Dulcamara sulle piazze, specifici infallibili ad ogni
male, ond'e gravemente inferma la nostra miserrima Italia.
Fra cotesto diluvio di chiacchiere inutili, I'unica cosa buona, che
se ne pud ricavare, e la preziosa confessione, che fanno questi gero-
fanti della rivoluzione italiana, dei grandi guai rnorali, economic! ,
politici e amministrativi che nell'infausto spazio di ben trent'anni
CONTEMPORANEA 227
dalla famosa Breccia aveano gia tante volte deplorato i cosi detti Cleri-
cali. Ma a quest! non si voleva aggiustar punto fede, perche (si diceva)
sono esagerati, perche non vedono in Italia altro colore che il color
nero, perche pessimist! all'eccesso. Dobbiamo dunque saper grado ai
tre sullodati campioni del Liberalismo di queste loro confession! sin-
cere, perche tratte loro di bocca dall'evidenza stessa dei fatti. Se non
che queste fosche pitture, in cui essi ci ritraggono si al vivo lo stato
miserando d' Italia, a chi gioveranno poi? Proprio ai socialist! e ai
republican! , che ne traggono il maggior profitto possibile, e i cui
orator! , per ora tacciono, ma lavorano indefessamente. Essi lavorano
e si studiano a tutt'uomo di calcare le orme dei loro confratelli di
Francia, i quali nel recente Congresso socialista di Parigi hanno de-
liberate potersi i socialist! intruppare, senza tanti scrupoli, cogli ab-
borriti borghesi al potere, a fine poi di fame a tempo suo una scor-
pacciata solenne, restando loro i padroni del campo. E gia VAvanti,
organo magno dei socialist!, non ne fa mister! : anzi spiattella chiaro
che il suo partito non e extralegale, per conchiuderne naturalmente
che pud e deve aver parte nel futuro Ministero. E per giunta e anco
da notare, che Sonnino, Giolitti, Crispi e compagnia bella nei loro pro-
grammi di quest! giorni hanno dichiarato, che parecchie delle idealitd
dei socialist!, al trar de' conti, sono accettabilissime. Se le dichiara-
zioni di costoro fossero sincere e non suggerite da mero opportunismo
politico, vi sarebbe da rallegrarsi per un principio di resipiscenza,
di cui 1'oligarchia borghese darebbe segno, rimovendosi alquanto
dalPostinata ed ingiusta pretesa di dominazione assoluta rispetto alle
class! umili e lavoratrici. In pratica pero che cosa sara quindi da
aspettarsi ? Probabilmente, in una prossima crisi ministeriale, una
evoluzione parlamentare, e si vedra, come in Francia, anche nel ga-
binetto italiano un ministro socialista.
E questa evoluzione parlamentare e voluta risolutamente dai so-
cialist! d' Italia, e vi riusciranno : dappoiche i liberal!, che gia dichia-
rarono esservi pure del buono neW utopia socialistica, cascano, per logica
conseguenza, nella trappola tesa loro cosi bellamente dai socialist!,
ora avversarii, ma poscia forse amici come i ladri di Pisa.
2. Ma passiamo ad altro. Volgiamo uno sguardo alle prodezze bu-
rocratiche, che si compiono in Italia e di cui la Gazzetta di Parma,
giornale certamente non sospetto, ci da un bel saggio in una sua cor-
rispondenza da Roma :
« Sono terminati gli esami delle maestre al ministero dell' istru-
zione : erano un mondo di signorine, ehiama.te qui a dare una prova
per essere nominate maestre giardiniere, maestre assistenti, e profes-
soresse nei giardini d'infanzia e nelle scuole normal!.
€ A questo proposito voglio farvi un po' di conti. Mettiamo che
228 CRONACA
le maestre veiiute a Eoma fossero un migliaio. Esse si fermarono in
media 6 giorni, spendendo presso a poco 25 lire, quindi sono gi&
25,000 lire. Mettete, per restare nel minimo possibile, che abbiano
speso per viaggio 10 lire per una, e siamo a 35,000 cavate di tasca
alia classe piu povera di quella categoria di persone che viene chia-
mata borghesia! Pazienza ancora se almeno 100 di quelle ragazze
venissero collocate, ma non c'e un solo posto vacante !
« Ma ora sentite il per finire. A 370 ragazze che aspirano al titolo
di maestre assistenti e stato fatto dare un esame di lavoro; tagliare
imbastire e cucire una camicia da uomo (ciasctina dovette comprarsi
1'occorrente, spendendo in media L. 3).
« La camicia e stata fatta con una sola manica e resta in pro-
prieta del ministero. Concludendo si sono fatte spendere 710 lire an-
cora piu inutilmente e sciupare della tela che andra a finire chi sa
dove. Ma almeno le avessero fatte finire queste camicie, si sarebbero
potute dare per carita ! »
3. Alia disgrazie morali, ond'e oppressa la misera Italia, s'aggiun-
gono anco le fisiche. Tra gli ultimi giorni di settembre e i primi di
ottobre terribili nubifragii e uragani spaventosi si rovesciarono sulle
spiagge ridenti della Liguria e del Piemonte, e portarono in ogni dove
desolazione e lutto. Ecco alcuni ragguagli dei danni recati dalle re-
centi inondazioni, giunti al Ministero dei lavori pubblici.
Lungo la strada provinciale da Pietra Ligure a Finalmarina, si
vedono mucchi enormi di sabbia. Nuinerosi operai attendono ad aprire
un passaggio alle vetture. Migliaia di persone disseminate sulla strada
raccolgono gli alberi e la legna che le onde vengono gettando sulla
spiaggia.
L'impressione che produce Finalmarina e desolante : si pud dire
che ivi i danni sono centuplicati. Tutte le strade del paese, tutte le
cantine, le cucine e le stanze a pian terreno sono ancora sepolte nel-
1'acqua e nella melma. Yaste distese di carnpagne sembrano banchi
di inelma, da cui spuntano le cime degli alberi. Caddero i muri che
segnano i confini e qua e la si vedono le rovine di alcune case. La
popolazione all'aperto asporta melma dalle case, da cui gli abitanti
uscirono gettando tavole sui muri. La maggior parte di questi danni
furono prodotti dal torrente Tanero, che precisamente a Finalborgo,
ove si trova il noto reclusorio, abba,tte tutto, asportando e distrug-
gendo campi ed abitati. Scarseggiano dapportutto i viveri essendo rotte
le comunicazioni, ed e fortuna trovare pane e frutta. E impossibile
ancora calcolare i dannia che devono essere rilevantissimi.
Vado presenta il rnedesimo spettacolo di desolazione. Le strade sono
converti te in letti di torrenti. Si vedono uomini, donne e bambini pian-
gere disperatamente : le masserizie accumulate nelle strade : la gente
CONTEMPORANEA 229
sommersa fino ai ginocchi intenta a trarre la melma dalle case; per
tutto scene di dolore e di miseria.
Anche a Yoltri il torrente Leira, soverchiamente gonfiato, straripd
-allagando le strade lateral! fino all'altezza d'un metro. Presso Cairo-
Montenotte si trovarono quasi tutfci i cadaveri della catastrofe di Pian
Heiiino. Lo straripamento del Polcevera fece pur gravissiini danni. La
furia dell'acque trasportd via un ponte di ferro. A Sarapierdarena,
furono inondati quasi tutti i negozi di via Campi, le officine del gaz, la
fabbrica dei cartoni. In via dell'Argine duemila litri di vino si pt r-
•dettero. Una casetta sulla riva del Polcevera fu invasa dall'acqua e
la famiglia che 1'abitava, per salvarsi, dovette sfondare un muro.
A Zinola ii 28 settembre precipito il ponte ferroviario in ferro, ri-
manendo cosi del tutto isolati dalla riviera di ponente, poiche era stato
portato via dall'acqua anche il ponte in legno. Quivi durante il nubi-
fragio accaddero commoventi episodii. I soldati, i pompieri e i marinai
lavorarono indefessi con barclie a trarre le person e dalle case crollanti
-e recarle in salvo. In questa nobile gara tutti era no animati dal sen-
timento del dovere e dell'aiuto fraterno. Una povera donna venne sal-
vata da una bottega, mentre gia aveva 1'acqua alia gola. Un'altra,
inadre di famiglia, fu salvata da alcuni coraggiosi, mentre stava in
una officina con 1'acqua che la ricopriva quasi del tutto, tenendo in
alto, con isforzo sovrumano, i suoi tre bimbi.
Da Alessandria le notizie delle inondazioni sono ben tristi. Le con-
tinue piogge nel Savonese, straordinariamente gonfiarono la Bormida,
che, straripando, allago vastissime zone di campagne. La piena giunse
improvvisa e colse nel sonno i miseri contadini ivi abitanti. Aiiehe ad
Albenga il ponte ferroviario ruind. II povero ex-sindaco aw. Berlingeri
fu vittima dell'acque furiose del Letimbro. Ma impossibile riportare
nella nostra cronaca gli immensi danni, cagionati dalle inondazioni,
•avvenute in Liguria e in Piemonte. Tutti i giornali son pieni di par-
ticolari strazianti. II cuore dei buoni cattolici si niuova quindi a pieta
di tante infelici famiglie, rimaste spoglie d'ogni cosa, e che implorano
la carita dei loro fratelli.
4. Yenezia sulla fine di settembre fu tutta in gran festa pel suo
patrizio San Gerardo Sagredo, prinio vescovo e primo martire d'Un-
gheria, celebrando colla massinia pompa il millesimo della sua na-
scita.
Infatti, quando, mill'anni fa, S. Stefano re d'Ungheria aggiogava
quel regno al carro trionfale di Cristo, entrato un giorno colla regina
^ col suo figliuolo Icaro nel convento di Pannonhalina, sent! un bel-
lissimo sermone d'uu benedettino. Ne riniase colpito, e chiesto chi
fosse quel monaco che con tanta dottrina e aifetto predicava, venne
a sapere ch'era un nobile di Yenezia, giunto dal monastero deirisola
230 CRONACA
di S. Giorgio e gia in via di muovere per Terrasania. Allora il Re,
abboccatosi con lui, lo prego di rimanere in Ungheria e gli affido la
educazione di Icaro.
Compiuta la quale, Gerardo Sagredo fu dal Re eletto vescovo di
Czanad. In breve il novello Prelato con dieci altri benedettini, che
avea seco, conquisto a Cristo tutto quel popolo, e fondo il primo Se-
minario ungherese. Se non che, morto il Santo Re Stefano, e non vo-
lendo il Yescovo Gerardo porre la corona regale sul capo di chi si
era fatto suscitatore di discordie e di guerre civili, percio fu dai pa-
gani martirizzato e gittato giu da una rupe. Nel secolo XY la Re-
pubblica di Yenezia voile per se le ceneri del suo nobile figlio e fin
da quel tempo esse riposano nella meravigliosa basilica di S. Donato
nella gaia isoletta di Murano.
Quindi, come PUngheria nell'agosto scorso aveva con magnifica
pompa celebrate il millesimo del natalizio di S. Gerardo, cosi pur Ye-
nezia nel mese susseguente, emulando quella nobile Nazione, voile
festeggiarlo con grandissima solennita, alia quale, parteciparono ben
cinquecento pellegrini Ungheresi, venuti col loro Yescovo e con il-
lustri Magnati dalla diocesi appunto di Czanad, a venerare devota-
mente le ossa del loro santo Patrono.
5. Domenica, 7 settembre, cominciarono le solennissime feste, gia
da lungo tempo preparate, per la traslazione ed esaltazione delle pre-
ziose reliquie di S. Agostino dalla cattedrale di Pavia nella basilica,
omai quasi del tutto ristaurata, di San Pietro in Ciel d'Oro, dove
furono per tanti secoli venerate, prima della barbaresca confisca e
chiusura di quell' insigne monumento, vdlto ad usi profani.
II Santo Padre invio a S. E. Mons. Riboldi, vescovo di Pavia, che
tanto s'e adoperato per questa festa, priina un bellissimo Breve sul
religiose avvenimento, e poscia anco alcuni eleganti distici, che
S. Santita si degno di comporre per tale occasione in onore di S. Ago-
stino, e de' quali vogliamo ora infiorare la nostra Cronaca.
DE SANCTO AUGUSTINO DOCTORE
OB RELIQUIAS EITJS
E TEMPLO MAXIMO
IN AEDEM PETRI AP. PAPIENSEM
A COELO AITREO
RESTITUTAS
Doetrinae laus et virtutum fama tuarum
Late, Magne Pater, nee peritura sonat.
At sanctum nomen maior reverentia, maior
Prosequitur populi Te Papiensis amor.
CONTEMPORANEA 231
Namque pius, clemens, laetis et rebus in arctis
Nos placido recreas lumine largus ope.
Excelsa ast hodie Superum de sede videris
Sumere cum populo gaudia sancta tuo.
Visus enim COELO splendescere laetior ATJREO,
Redder e et exuvias, ossaque sacra Petro.
Auspicium felix! Italae sic reddita genii
Alma reflorescat pax et avita fides.
LEO PP. XIII.
II giorno prima della traslazione solenne Mons. Yescovo procedette
alia ricognizione delle relique di S. Agostino, per toglierne, colla
licenza della S. Sede, una delle costole del Santo da conservarsi nella
Cattedrale. Assistevano, oltre Mons. Yescovo, anche il Sindaco e varii
altri cospicui personaggi. Aperta la cassa d'argento, si lesse il de-
creto di S. Santita, che concede la suddetta licenza. Quindi il Ye-
scovo estrasse una delle costole del Santo e collocolla in apposito
reliquiario. La cassa venne quindi richiusa e nuovamente suggellata.
La mattina seguente, in domenica, ebbe luogo la grandiosa pro-
cessione dal Duomo alia basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro, che sorge
fuori di citta presso le mura. II corteo, lungo piu d'un chiiometro,
passo fra due ale fittissime di popolo. Immensa era la folia agglome-
rata sulla piazza del Duomo e di San Pietro; e in quest'ultima un
drappello di carabinieri e un battaglione di fanteria prestava il servizio
d'onore e di sicurezza. Tutte le finestre e i balconi delle case lungo
la via percorsa dalla processione erano gremite di persone, ed ornate
riccamente di drappi splendidi e di fiori d'ogni fatta. Non vi fu il
menoino disordine, e il contegno di tutti gli accorsi non poteva essere
ne piu serio ne piu rispettoso.
Apriva la processione lo stendardo della Cattedrale : lo seguivano
le Benedettine, le signore della Societa di San Yincenzo e di S. Mo-
nica, le Confraternite, gli Artigianelli, le Sezioni giovani, i PP. Ago-
stiniani, la Cappella dei Cantori della Cattedrale : poi i chierici e i
professori del Seminario, i Figli di Maria e gli Stimmatini, i Rettori
delle chiese parrocchiali, gli Arcipreti e i Prevosti, il Clero della Cat-
tedrale. Ma quanclo finalmente dalla porta del Duomo si videro uscire
gli eccellentissimi Yescovi, pontificalmente vestiti, e subito dopo la
inagnifica, urna, contenente le sacre ceneri di S. Agostino, portata in
ispalla da quattro Yescovi, e dietro il Cardinale Cretoni, rappresen-
tante del Papa, in gran manto rosso, con tutta la Curia generalizia
degli Agostiniani ed una selva di labari, di bandiere e di gonfaloni
d'ogni specie ; allora un fremito religiose invase gli animi di tutti,
e non pochi piansero per corninozione a si grandioso spettacolo.
232 CRONACA
Le sacre reliquie vennero deposte nella storica area, stupendo mo-
numento di scoltura, tutto in marmo bianco con infinite figure a bas-
sorilievo, della scuola lombarda. Pfonuncio un' omelia il Vescovo
d' Alessandria, agostiniano. II Sindaco, Prof. Pavesi, intervennein forma
umciale alia solennissima cerimonia, ed anche il Prefetto della citta
vi assistette. La illuminazione, che si fece la sera, del vetustissimo
tempio di San Pietro in Ciel d'oro riusci a meraviglia. Non si poteva
meglio glorificare le gloriose ceneri del genio piu fulgido del cristia-
nesiino.
6. La bella e sublime idea, vagheggiata dall'illustre commendator
avv. Assuero Ruggeri, veterano dell'esercito pontificio, di trasportare
sulle baize dirupate dell'Appennino bolognese i ricordi di San Pietro
di Roma, ora non solo s'e felicemente incarnata, ma sta conseguendo
il suo peri'ezionamento nella monumentale Chiesetta di Lognola, (pressa
Monghidoro) la quale, come un emblema o una bandiera d'altissimi
sensi, ravvivera nel cuore di que' montanari un novello soffio di quella
fratellanza cristiana e di que' sentimenti papali, che formarono sempre
la gloria piu fulgida de' nostri antenati.
Questa chiesetta, non piu povera come prima, ma decorata con
elegante semplicita ed arricchita di molti doni, che ricordano special-
men te Roma e il suo San Pietro, venne con istraordinaria concessions
del Sommo Pontefice aggregata alle due piu grandi e rinomate Basi-
liche del mondo. L'egregio signor Aw. Ruggeri, a cui sta tanto a
cuore questa sua ncbilissima o£era « San Pietro sull} Appennino Bo-
lognese » brama ardentemente che diventi una manifestazione comune
pei fedeli di solenne omaggio a Cristo e al suo Yicario, che pel primo-
diede I'esempio dell'incoraggiamento e dell'aiuto. E percio fa un caldo
appello ai cuori generosi, affinche ciascuno voglia, con un obolo qua-
lunque anche tenuissimo, dare la stia adesione a questo monumento-
di vera fede e di cristiana fratellanza. «Non e tanto all'offerta (dic'egli),
quanta all3 importanza morale del concorso, cui io tendo. > Per ischia-
rimenti rivolgersi al Sig. AVY. Assuero Ruggeri, Via Governo Vecchio 3-
Roma.
IV.
COSE STRANIERE
(Notizie Generali). 1. AFRICA AUSTRALE. Gli inconciliabili. Deliberazioni del
Congresso della pace sulla g'uerra sud-africana. Kriiger in Europa. —
2. INGHILTERRA. I primi risultati delle elezioni. — 3. AUSTRIA- UNGHERIA,
L'Imperatore Francesco Giuseppe in Gorizia e le accoglienze prodig-a-
tegli. Preparativi elettorali. — 4. ESTREMO ORIENTE. Riassunto delle pra-
tiche delle Potenze europee e pertinacia della Corte cinese. Esigenze
CONTEMPORANEA 233
tedesche. Intorno alle mcertezze. — 5. AFRICA SETTENTRIONALE. Pretesa
mira della Francia sul Maroc-'o. — 6. BALCAM. Composizione quasi si-
cura del conflitto bulgaro-rumeno. Viaggio del Principe Giorgio di Grecia
in Europa.
1. (AFRICA AUSTRALE). Oramai questo articolo di cronaca, per ci6
•che spetta alia campagna sostenuta eroicamente dai popoli boeri, puo
dirsi definitivamente chiuso. E se di tanto in tanto avremo da notare nel
Transvaal del fatti, essi non apparterranno che alia cronaca degli isolati,
i quali tuttavia eserciteranno la strategia ed il valore dei soldati icglesi
coutro le truppe degli inconciliabili, Di questi si ebbero ultimarnente
notizie che, in numero di 4000, erano entrati nel distretto di Zoutpan-
sberg situate tra le boscaglie settentrionali ed orientali del Transvaal.
Sino al presente non e avvenuto alcun atto da parte di lord Roberts
che non assiouri aiiche alle reliquie dei combattenti di essere trattati
come belligeranti. Chi sa tuttavia se, persistendo esse a tener forte
per conto proprio in questo o in quel distretto, la pazienza dei vinci-
citori non venga meno e affine di sollecitare una resa generale non
si cominci a venire a quel trattameiito speciale che spetta ai ri belli?
Sarebbe desiderabile, in ogni modo, che bastussero le vittiine e che i
boeri si persuadessero essere inutile cozzare contro le disposizioni della
Provvidenza, la quale, se, per fini imperscrutabili, perniise che fossero
vinti scrisse a loro gloria una pagina di storia che non perira giam-
niai nella memoria degli uomini e delle guerre per 1'autonomia degli
Stati. E lord Roberts fara bene se si mostrera mite verso quei che si
arrer.dono, senza colpirli della pena della deportazione, la quale riu-
*cirebbe gravissima per quelle famiglie che non si sentono la virtu di
.preferire 1'esodo al nuovo dominio di gia proclamato nell'estremo mez-
zogiorno dell' Africa, benche ancora non ne siano state fatte partecipi
ufficialmente le Potenze.
A cose finite, e venuto fuori il Congresso della pace radunato a
Parigi, composto dei delegati di tutte le nazioni sot-to la presidenza di
Novicov, il quale ha prese le deliberazioni seguenti :
II Congresso, senza avere la pretensione d'arrogarsi il diritto d'im-
mischiarsi negli aft'ari di una nazione arnica altrimenti che per mante-
nere altamente aftermati i principii della giustizia universale, e con-
«iderando :
1° che il Governo inglese ha rifiutato categoricamente di ascoltare
^Ii appelli tendenti a far sottoporre il conflitto sud-africano ad un
arbitrate ;
2° che il Governo della repubblica sud-africana ha accettato non
meno categoricamente questo arbitrate, e non ha mai desistito dal
domandarlo, dichiara che :
1° la responsabilita della guerra, la quale derasta attualmente 1' Africa
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del Sud, incombe a quella delle due parti che, a piu riprese, ha rifiu-
tato 1' arbitrate, cioe, al Governo inglese;
2° il Governo inglese, sconoscendo i principii del diritto e della giu-
stizia che hanno consacrato la gloria della grande nazione inglese, cioe
rifiutando ogni forma d' arbitrate e sottomettendo al verdetto della
forza brutale un conflitto che avrebbe pottito essere risolto con trat-
tative giuridiche, ha commesso un attentato palese al diritto delle genti.
A guisa di conclusione un altro capoverso e stato aggiunto in quest!
termini :
3° II Congresso esprime il suo cordoglio perche la maggior parte
delle nazioni rappresentate alia Conferenza dell'Aia non abbiano ten-
tato apertamente alcun passo per assicurare il rispetto di risoluzioni
che costituivano per loro un impegno d'onore.
Queste deliberazioni proposte alPassemblea generale hanno provo-
cato, all'unanimita, meno un voto, una proposta di biasimo al Governo
inglese che rifiuto 1' arbitrate nella questione del Transvaal, proposta
che suona cosi :
Sul Governo inglese incombe la responsabilita della guerra. Questo
Governo, ripudiando i principii di diritto e di giustizia che hanno fatto
la gloria della grande nazione britannica, ha commesso un attentato
al diritto dei popoli.
A titolo di curiosita riferiamo che la Commissione permanente per
la pace, dopo i deliberati e la proposta suddetti, ha opinato che, dato
il caso di un ricorso del Kriiger, questo non sarebbe accolto per la
ragione che il governo del Transvaal ha finite di esistere.
Ed ecco a che si riduce il Congresso permanente della pace: ad
aspettare, come ha notato un po' vivacemente qualche giornale, che
vi ricorra il piu forte favorite dalla for tuna.
Quando le asseinblee escludono Dio e il suo rappresentante in terra,
non possono fare a meno di eliminare i deboli e gli sventurati dai
loro consigli. Esse s' inchineranno sempre alia fortuna, abbandonando
i piccoli alia merce dei grandi prepotenti.
Secondo le notizie ultime, 1'ex Presidente Kruger s' imbarchera
per 1'Europa salendo sulla nave olandese Genderland e prendera sta-
bile dimora a Bruxelles, o nelle sue vicinanze.
2. (INGHILTEBRA). Dicevamo nel Quaderno ultimo che la fine della
guerra del Transvaal veniva in un momento assai fortunate per il
gabinetto Salisbury e per il partito conservatore dell' Inghilterra. E
se ne ha la conferma nel trionfo elettorale che va ottenendo il partito,
benche ci voglia ancora qualche giorno prima che i risultati finali
siano noti. Non v'ha dubbio che 1'esito numericamente, sara a favore
del gabinetto, ma non cosi compiuto moralmente come esso si augu-
rava, poiche 1'ardore del Chamberlain contro i critici della sua politica
CONTEMPORANEA 235
ha impedito che vi fosse molto entusiasmo pei candidati conservatori-
unionisti finora eletti.
Delle elezioni inglesi e se esse siano per essere una vittoria del
ininistro delle Colonie, fautore di una maggioranza di unionist!, o dei
liberali piu moderati, e delle conseguenze che ne deriveranno parlera
accuratamente il corrispondente di Londra ad elezioni finite e dopo
la convocazione del Parlamento, stimando noi essere prematura ed
intempestiva ogni congettura, che si fondi sui parziali risultati favo-
revoli ottenuti sinora dai conservator!.
3. (ATJSTRIA-UNGHERIA). II viaggio dell'Imperatore Francesco Giu-
seppe a Gorizia, dove Sua Maesta imperiale reale giunse il 29 dello
scorso settembre, ha destato grandissimo entusiasmo fra quelle popo-
lazioni. II sovrano fu accompagnato dal Presidente del Consiglio de
Koerber e dal primo aiutante di campo generale De Paar. Al suo
seguito erano i generali Deyenfeld e Iheuffenbach e il colonnello ba-
rone Bianchi e il luogotenente conte de Goess. Al saluto rivoltogli
in italiano dal Podesta, Francesco Giuseppe rispose pure in italiano e
questa delicatezza verine assai gradita dai nostri connazionali.
La giornata del 29 passo in con tin ui ricevimenti ed acclamazioni.
Nella residenza municipale venne offerta a Sua Maesta la medaglia
del quarto centenario del dominio austriaco. Cordialissima fu pure
Pudienza accordata al Cardinale Arcivescovo Missia e al clero della
Diocesi. L' Imperatore inoltre assiste allo scoprimento della lapide che
ricorda Puuione della Contea di Gorizia alPAustria e inauguro la
Mostra di frutticultura e la Casa di ricovero intitolata dal suo nome.
Riparti per Yienna nelle ore pomeridiane del 30, soddisfattissimo del-
Paccoglienza affettuosa e rispettosa cui fu fatto segno da quelle brave
popolazioni, e ne voile esternare i sentiment!, dirigendo un autografo
al Governatore del Litorale, il quale fece affiggerne copia in Jutta la
Contea di Gorizia e Gradisea.
Se la presenza di Sua Maesta imperiale reale tra i sudditi della
Contea potra servire a cementare gli animi degli italiani e degli slavi,
il rifiuto del Presidente del Consiglio di accordare Pautonomia poli-
tica al Trentino ringagliardira, forse, la lotta elettorale nei prossimi
comizii, in quelle region!.
Si va preparando 1'ambiente in tutto P Impero d' Austria per queste
elezioni politiche, ma e difficile sinora poter indovinare su quale terreno
si combattera la lotta che accenna ad essere piuttosto aspra, princi-
palmente per la questione delle lingue, essendovi correnti fortissimo
dirette a formulare delle proposte concilianti nella questione sud-
detta da una parte, e dall'altra per prendere determinazioni esclusive
come vorrebbero i czechi della Boemia.
4. (ESTREMO ORIENTE). Dei fatti tragici e delle loro particolarita
236 CRONACA
ferocissime, la nostra corrispoiidenza cinese ha cominciato a tenere a
giorno i lettori della « Civilta Cattolica » e seguitera regolarmente
nell' intrapresa.
Non e fuori di proposito frattanto ragguagliare i lettori delle fasi
ultime della diplomazia europea attorno alia questione che e vitalis-
sima, della inaniera piu o meno spedita, piu o meno acconcia di dare
all'Impero Celeste un assetto che garantisca la cessazione delle stragi
e delle ostilita contro gli stranieri e tolga- il pericolo che si abbiano
a rinnovare.
La storia delie proposte sino alia prima decade di questo mese si
epiloga in breve. Fallita 1' idea espressa dalla Germania di conse-
gnare i capi del ribelli e cessata 1'apprensione che desto la Russia con
le sue manifestazioni di ritiro e di disinteressamento intorno al peri-
colo giallo, e passate in seconda linea le vie di fatto dell' Impero mo-
scovita sulla Manciuria, vennero abilmente pensate le seconde proposte
tedesche, con le quali si rinunziava all'estradizione suddetta, lascian-
done 1'incarico ai Cinesi alle cui classi dirigenti si offriva innanzi
un piano di accoinodamento sulla base della ricostituzione dell' Im-
pero, mettendone a capo il Principe Kuang-su che 1'Impera trice aveva
portato seco nella sua fuga da Pechino.
A queste nuove e piu ragionevoli condizioni in massima avevana
di gia aderito le maggiori Potenze interessate, e la nota francese del
ministro Delcasse corrispondeva alle vedute generali di seconda ma-
niera dell' Imperatore di Germania e del signer Billow.
Ridotte le cose a tal pun to, si era cominciato a nutrire la speranza
che, date le buone disposizioni dei capi del governo cinese ed anche
la stanchezza di stragi e di condizioni anormalissime della capitale e
del paese, le cose accennassero a prendere buona piega. Quand'ecco,
all' improvviso giungere notizie che i Russi hanno abbandonato Pe-
chino, che i francesi si dispongono a seguirli e che altrettanto faranno-
gli americani del Nord.
Inoltre ci viene segnalato che 1' Imperatore Kuang-su, invece di fare
buon viso alle proposte concilianti dell'accordo internazionale e di av-
viarsi verso Pechino, se ne allontana sempre piu, portando la sede
dell'impero oltre a mille iniglia lontano.
Cosiffatto contrattempo improvviso ripiomba ogni cosa nell' incer-
tezza, nelle difficolta, nel buio e probabilmente condurra a questo, che
le Potenze riprenderanno la loro liberta d'azione per la quale fin da
ora si prevede che tutto andra a beneficio della Russia, la quale ha
fatto palese di non essere affatto aliena da annessioni sbrigative e tali
da allargare efficacemente la sua potenza nell'estremo oriente.
II mondo cinese e per 1'Europa quel che fu 1' Africa per gli ita-
liani, una sorgente cioe inesauribile di sorprese.
CONTEMPORANEA 237
Frattanto, per la storia, ecco, secondo autorevoli informazioni, quali
sarebbero state le richieste della Germania, seguitando 1'accordo e ve-
nendo la Corte a trattative : La decapitazione pubblica esemplare del
principe Tuan e compagni.
Yersamento di treuta milioni di march! alia vedova dell'assassi-
nato barone Ketteler.
Urn milione d' indennizzo per ogni missionario ucciso.
Indennizzi adeguati a tutti i sudditi gerinanici feriti e saccheg-
giati.
Ricostruzione di tutte le mission! incendiate, o abbattute.
La pena di morte per chiunque aggredisse in avvenire un cri-
stiano.
Un indennizzo di circa cento milioni pei parenti dei Cinesi cri-
stiani uccisi, pei feriti e svaligiati.
Distruzione delle fortezze di Ta-ku.
Occupazione militare permaneute della citta europea a Pechino e
della strada Pechmo Tien-tsin.
Se le altre Potenze imitassero la Germania nelle esigenze, non
sappiamo davvero, come andrebbe a finire 1'impero cinese. Sarebbe
una specie singolare di conquista cui gli toccherebbe andare sog-
getto.
5. (AFRICA SETTENTMONALE). Sul tappeto della diplomazia, intricata
nelle spine della questione dell'estremo oriente, fa capolino qualche
novita nel Marocco. E la novita mette in grave apprensione la stampa
italiana, la quale gia prevede le mene della Franeia per imposses-
sarsi a poco a poco dell' impero del Sultano, a danno degl' interessi
e dell' influenza dell' Italia, e dell'equilibrio del mediterraneo.
La Tribuna fra i giornali della penisola e quella che piu si agita.
Non crediarno tuttavia che essa abbia ragione di inquietarsi e che tutto
si ridiica ad apprensioni non giustificate, ed ingrandite dalle circo-
stanze delle gravi distrazioni delle potenze in Cina, le quali, secondo
la stampa francofoba italiana, non avrebbero tempo di dimandare alia
Francia, perche agglomera corpi di eserciti alia frontiera maroc-
china infestata da briganti.
6. (BALCANI). Le dichiarazioni pacifiche dei rappresentanti russi a
Sofia e a Bucarest hanno smussato gli angoli che erano divenuti piut-
tosto irti del conflitto bulgaro-rumeno. Oramai si pud essere sicuri
che nella penisola balcanica non avverranno cambiamenti. Cosi sara
piu facile di conseguire che la Bulgaria se la intenda con la Rumania
suila base di una soddisfazione che questa non ricusera certo di
darle.
II Principe Giorgio governatore di Greta ha deciso di viaggiare
in Europa, forse per ottenere che il suo titolo provvisorio di Gover-
238 CRONACA
natore di Greta diventi stabile, sobbarcandosi, tuttavia, ad essere vas-
sallo del Sultano. I pubblicisti piu accreditati convengono nella opi-
nione, che, se questo e lo scopo della visita del principe greco alle
primarie corti d'Europa, lo raggiungera sicuramente, avendo i govern!
troppe brighe in una volta, che loro impediranno in qualunque modo
di lasciare riaccendere una questione, alia meglio composta, a breve
distanza di tempo.
AUSTRIA UNG-HERIA (Nostra Corrispondenza). 1. Scioglimento della Ca-
mera Viennese; minacce di ritorno all'assolutismo e loro valore ; nuove
elezioni general! ; prevision! sul loro esito finale. — 2. II settantesimo
natalizio dell'imperatore ; il matrimonio morganatico dell'arciduca Fran-
cesco Ferdinando presuntivo erede del trono. — 3. II duello nell' i. r.
esercito; eoraggio cristiano di due ufficiali vittime del pregiudizio e
'della prepotenza militaresca. — 4. Movimento religioso nell'Austria e
nell' Ungberia; attivita delle associazioni cattoliche ; gli apostati del
« Los von Rom »; congress! cattolici ; le feste centenarie dell'Ungheria.
1. L'ultima cronaca austriaca chiudevasi colla notizia, che il par-
lamento era stato chiuso al primo scoppiare dell'ostruzione violenta
da parte degli Czechi; ora un nuovo periodo e" incominciato collo
scioglimento della Camera elettiva, cui terranno dietro nella prima
quindicina del nuovo anno le nuove elezioni generali. Abbiamo adun-
que dinanzi a noi tre lunghi mesi di agitazione elettorale, della quale,
in mezzo a tan to accanimento di lotte nazionali e partigiane, e age-
vole presagire gli eccessi ed i pericoli, ma non altrettanto facile pre-
vedere 1'esito finale.
Appena chiuso a' primi di giugno il Parlamento, il presidente Koer-
ber tentd invano di guadagnare i Tedeschi e gli Czechi al suo disegno
dr legge sulle lingue, che gli uni e gli altri, ma piu brutalrnente i
Tedeschi, lo rigettarono, accampando nuove e sempre piu esagerate
pretese. Falliti tutti i tentativi di conciliazione e di ricostruzione di
una maggioranza parlamentare, il Koerber recossi ad Ischl dall' im-
peratore, per esporgli lo stato delle cose, e prenderne gli ordini sul
da farsi; ma passarono settimane e mesi, s'avvicendarono per tutta
Testate andirivieni e consigli ministeriali, fra le dicerie piu stram-
palate della stampa che tirava ad indovinare una conclusione, senza-
che nulla di fatto si conchiudesse, e buio pesto peggio di prima. Final-
mente quando appunto davasi per certa la prossima riconvocazione
della Camera, comparve colla data del 7 settembre nella gazzetta
ufficiale dell'impero una laconica patente imperiale, colla quale dichia-
ravasi chiusa la Camera, ed indicevansi nuove elezioni generali. Qual
commento alia detta patente sovrana ed appello agli elettori seguiva
una nota ufficiosa, nella quale, deplorata la sospensione della vita
CONTEMPORANEA 239
costituzionale in questi tre ultimi anni, e 1' inutilita degli sforzi fatti
dal governo per rimettere in carreggiata il Parlamento, e provvedere
nelle giuste vie ai bisogni urgenti della pubblica amministrazione,
conchiudevasi con un fervorino alle popolazioni, terminante con queste
parole di colore oscuro : « Tocchera agli elettori decidere, se P inesti-
mabile vataggio della continuita delle istituzioni costituzionali debba
essere del tutto sacrificato, quando avesse a ricostituirsi una rappre-
sentanza,la quale si rifiutasse a qaalsivoglia lavoro pratico e positivo.»
A che cotesta minaccia ? Tutto il mondo sa, che 1'unione dell'Au-
stria colPUngheria rende impossibile un ritorno all'assolutismo, del
quale 1' Ungheria profitterebbe tosto, per denunciare il patto fonda-
mentale del 1867, ed effettuare il tanto desiderato distacco dall' Au-
stria e proclamare la propria autonomia politica e militare, degradando
cosi lo Stato austriaco a potenza di secondo ordine, al livello della
Spagna, e dei Paesi bassi. Del resto lo scioglimento della vecchia
Camera non era certamente ne 1'unico ne il migliore rimedio, che
ancora rimanesse a tentare per la salvezza dello Stato. La stessa
N. F. Presse, la quale 1'aveva suggerito e caldeggiato per mire di par-
tito, sperando che il governo avrebbe fatto nelle nuove elezioni causa
comune col partito deU'egemonia teutonica, a fatto compiuto se ne
mostro sgomentato e malcontento, presentendo che la nuova Camera
differira dalla vecchia soltanto per un nuovo aumento di element!
radicali ed estremi, il quale portera alia sua volta un rnaggiore rin-
crudimento nell'ostruzione e nel dissidio nazionale. Se non che ancor
prima di queste postume resipiscenze giudaiche, il Vaterland di Yienna
aveva affermato, essere opinione pressoche generale, che le nuove
elezioni, nello stato attuale degli animi, non faranno altro che portar
acqua ai partiti estremi, con sicuro peggioramento delle condizioni
parlamentari. E si, che a tanto piccola distanza dallo scioglimento
della Camera italiana con quel magnifico risultato delle nuove ele-
zioni, che tutti sanno, avrebbe P Italia dovuto fare scuola anche per
la sua alleata nella Triplice.
Cosi PAustria sara condannata, Dio sa fino a quando, a mutar lato
affannosamente, cercando invano un alleviamento a' suoi rnali, come
P inferma di Dante, per lo meno fintanto che i suoi reggitori non
troveranno il coraggio di farla finita una buona volta col sistema cen-
tralista-burocratico, sfruttato da una minoranza tedesca a danno di
tutte le altre nazioni dello Stato ; il coraggio di affrontare finalmente
il problema d'una revisione della Costituzione nel senso d'un nuovo
assetto di federazione nazionale, invocato unanimemente dalla mag-
gioranza delle popolazioni austriache. II Koerber & senza dubbio un
bravo impiegato, ed ha dato prova di buona volonta, ma questo co-
raggio non P ha peranco trovato, e forse di darselo non sarebbe capace
240 CRONACA
se non il genio d'un uomo di Stato, quale 1* Austria non possedette
piu dopo il Metternich. grande a sue modo, ma grande. Se non si ri-
torna all'antico, vale a dire alle origini storiehe dello Stato austriaco
per tanti secoli fsderaiistico, tenendo conto anche dei diritti nazionali
de' singoli popoli della monarchia, il proverbiale « Austria erit in
orbe ultima » dovra ben presto interpretarsi in un senso del tutto
opposto a quello eke finora si voile attribuirgli.
Frattanto i diversi partiti hanno gia incominciato ad affilare le
armi per la lotta elettorale. Conferenze di capi-partito, discorsi di
uomini politic!, commissioni ed adunanze elettorali, articoli di gior-
nali ecc. si seguono e s' incalzano con foga crescente nella eapitale
e nelle province. Maggiore, coin'e naturale, e il fermento in Boemia
ed in Moravia, donde e partita la prima scintilla dell' incendio, e
dove la lotta fra tedeschi e czeehi e giunta al grado acutod'un vero
odio di stirpe.
I Tedeschi di tutte le province fanno sforzi estremi per galvaniz-
zare il cadavere della vantata solidarieta tedesca, proclamata solen-
nemente, anche pochi giorni sono a Yienna, in una loro adunanza
generate, dove ribadirono il chiodo della loro supremazia coila indispen-
sabile lingua tedesca di Stato, da far montare sulle furie gli Czeehi
e tutti i non tedeschi dell'Austria. Ma sta il fatto, che in tanta di-
visione dei Tedeschi in partiti e sotto- partiti 1'un contro 1'altro stiz-
zati, come i polli di Renzo, dascun cerca di tirar 1'acqua al suo mu-
lino, guardando in cagnesco gli altri, nonostante tutte le affinita di
programrna, ed il comune interesse nazionale. Naturalmeate chi piu
si arrabbatta a pescare nel torbiclo e il partito socialista, ed in ge-
nere la parte piu radicale de' singoli partiti politici, fra i quali di-
stinguonsi i giovani Czeehi, risoluti di non abbandonare 1' ostruzione,
finche non sia riformata la Costituzione, ed abolito il Parlamento cen-
trale. Ed intanto, in mezzo al clamore di queste sterili lotte, va sol-
levandosi sempre piu alto il grido di dolore del ceto commerciale,
industriale ed agricolo, che indarno implorano il soccorso dello Stato
per sostenere i loro interessi, compromessi fioo al punto, da dovere
prevedere non lontana una catastrofe econoinica, quando non si metta
inano sul serio al riordinamento della pubblica amministrazione.
2. -la queste circostanze S. M. 1' Imperatore Francesco Giuseppe
compi felicemente il 18 agosto p. p. il settantesimo anno di sua
vita, manifestando la ferma sua volonta contraria ad ogni sfoggio
di festeggiamenti straordinarii. Tuttavia nelle province il natalizio
di S. M. venne celebrato con qualche solennita inaggiore deH'usato,
ed a Yienna si fece una grandiosa illuminazione elettrica de' quar-
tieri e palazzi principal!. A' primi di luglio la Corte imperiale aveva
pure compiuto un'altra solennita, la quale passo tutta nel piu stretto
CONTEMPORANEA 241
circolo di famiglia : il matrimonio dell'arciduca Francesco Ferdinando
colla contessa boema Sofia Chotek, il quale non riuscira nuovo a ehi
lia tenuto dietro alle passate corrispondenze. S. M. 1' Imperatore non
cedette alia decisa volonta del nipote, se non dopo lunga resistenza,
ed a patto che egli, come erecle presuntivo del trono, avesse a riram-
ziare con giuramento alia successione imperiale per i figli naseituri,
negati alia sposa i diritti e la dignita di imperatrice, ed a' suoi figli
il titolo di arciduchi. II giuramento venne prestato nelle forme piu
solenni, ed il relative documento scritto in lingua tedesca ed ungarese,
fu deposto negli archivii dello Stato. Tutte queste restrizioni e pre-
cauzioni non sembreranno superfine od esagerate a chi ponga mente
ai rapporti della Corona austriaca col regno d'Uiigheria. Non appena
s' ebbe sen tore colaggiu dell' ideato matrimonio, il deputato Fran-
cesco Kossuth, figlio del famoso cospiratore morto a Torino e capo
del partito dell' indipendenza, intraprese un'agitazione politica, diretta
a suscitare question! intorno alle conseguenze giuridiche del detto ma-
trimonio morganatico, ed allo scopo evidente di far propaganda per
il sospirato distacco definitive dell'Ungheria dall'Austrta. Di fatto
nella tornata di riapertura del parlaniento ungarese, il 29 giugno, i
deputati del partito kossuthiano interpellarono su quest'oggetto il go-
verno, sostenendo che il matrimonio morgana tico dell'erede della Co-
rona era contrario alia costituzione ungarese. Se non che il governo
rigetto 1'interpellanza, e il deputato Ugron di sinistra vi si oppose
dimostrando. che la contessa Chotek, tostoche 1'arciduca suo marito
avesse a salire sul trono imperiale, pur non avendo il titolo di im-
peratrice, diverra regina d'Ungheria, e come tale dovra essere inco-
ronata.
3. Condannato dalle leggi divine ed umane, proibito con severe
sanzioni dal codice civile e dai regolamenti militari, biasiinato ogni
anno nel parlamento e nelle Delegazioni, vietato espressamente nel
1895 colle piu forti espressioni dall' imperatore Francesco Giuseppe
al suo esercito, il duello continua ad essere la piaga piu vergognosa
dell'esercito austro-ungarese. Due fatti succedutisi nel p. p. agosto a
poca distanza 1'uno dall'altro richiamarono 1'attenzione del pubblico
su questa vergogna intollerabile, lasciando una penosissima impres-
sione segnatamente fra i cattolici.
II tenente marchese Tacoli, ed il capitano di stato maggiore conte
Ledochowski vennero cancellati dal ruolo degli ufficiali dell' i. r. eser-
cito, perche sfidati non vollero accettare il duello, per non fare cosa
contraria alia loro coscienza cattolica. Qual rifiuto piu coraggioso, e no-
bile, e giustificato? Eppure i due valorosi gentiluomini vennero espulsi
ignominiosamente dal corpo degli ufficiali, come vilissimi malfattori
indegni di appartenervi ! Sembra perfino impossible, come tanta bar-
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1205. 1« 13 ottobre 1900.
242 CRONACA
barie possa avere il coraggio di comparire alia luce di questa fine di
secolo, e di sfidare impunemente cielo e terra in uno Stato civile e
nella sua maggioranza cattolico, proposto le tante volte, come esem-
pio imitabile di reggimento cattolico. Non sarebbe il caso d'una crociata
civile di tutte le popolazioni cattoliche dell' impero contro siffatte in-
famie? Ma pur troppo, e non in questo solo caso si e costretti a ri-
petere coll'Apostolo : multi imbecilles, et dormiunt multi.
Pur qualche voce di pro testa si e levata, oltreche nella stampa
cattolica, da parte del principe Don Alfonso di Borbone, il quale scrisse
al marchese Tacoli una nobilissima lettera di congratulazione, appro-
vata con giusta lode da S. E. il cardinale Gruscha. II venerando arci-
vescovo di Vienna ringrazio il principe a nome di tutta la societa
civile, ma specialmente del popolo cattolico — « il quale, versa in grave
pericolo di perdere la sua fede nella santita del diritto e nella efficacia
della legge, quando vede certe classi sociali. non solo violare impu-
nemente le leggi divine ed umane, ma anzi punire 1'osservanza di
queste stesse leggi, coll'escludere dal loro seno que' coraggiosi, che
si schierano contro 1'assurdo e barbaro pregiudizio del duello. » —
L'energica dichiarazione non passo senza fare qualche impressione
nelle sfere dell'aristocrazia ed anche ne' circoli militari, cotalche gli
indirizzi di congratulazione a' due egregi ufficiali scandalosamente de-
stituiti, andarono coprendosi di firme abbastanza numerose. Ora si
annunzia imminente la pubblicazione del romanzo del marchese Filippo
Crispolti, che comparira tradotto nelle appendici del Vaterland Viennese.
4. II movimento religioso di questi ultimi tempi non ci offre una
messe troppo ricca di fatti da raccogliere; anzi pare sia subentrata
da qualche tempo una certa fiaccona. Ne' pellegrinaggi per i'anno Santo
a Roma si segnalarono alcune diocesi, mentre alcune altre finora non
si mossero, o non parteciparono in proporzione alle loro forze; pro-
babilmente si riservano di supplire in quest'ultimo scorcio dell' anno
Santo. A Vienna vennero aperte al culto con grande solennita alcune
chiese di nuova erezione, delle quali estremo bisogno sentivasi in tanta
vastita di sobborghi incorporati nella capitale. II movimento del « Los
von Rom » ossia dell'apostasia dalla Chiesa cattolica, promosso dal
famigerato Schoenerer e compagni ultra-tedeschi, ha raggiunto nel
p. p. aprile le cifre dei 10,000 convertiti a rovescio, promessa due
anni fa, e messa insieme a furia di denaro germanico e di propaganda
evangelica, predicata anche nelle birrerie da pastori ed emissarii della
grande Germania. II maggior contingente di questi neo-protestanti,
che per verita di cattolici non avevano nulla fuor del battesimo, venne
fornito dalla Boemia settentrionale, poi dalP Austria inferiore e dalla
Stiria; nella Boemia la propaganda con tinua tuttora. Soltanto da un
mese 1'eroe iniziatore del « Los von Rom » dalla nessuna religione
CONTEMPORANEA 243
che diceva di avere si senti chiamato a passare pubblicamente al lute-
raaesimo, che a buon diritto pud andar superbo di si gloriosa conquista.
L'attivita delle numerose associazioni cattoliche, fiorenti nella ca-
pitale e nelle province della inonarchia, porgerebbe argomento a molte
considerazioni eke lo spazio assegnatomi non consente di fare. Non
vuole tuttavia essere passata sotto silenzio la « Leo-Gesellschaft » di
Vienna, la quale dal 1892 cerca in tutti i modi di compiere in Austria
1'ufficio della piu antica e benemerita « Gorres-Gesellschaft » di Ger-
rnania. Anima di questa importante societa scientifico-letteraria e il
suo presidente, 1'ottantenne barone de Helfert, il cui merito venne
riconosciuto dal S. Padre coll'onorificenza della gran croce dell'ordine
di S. Gregorio Magno. I congressi annuali della < Leo-Gesellschaft >
riescono altrettante splendide feste della scienza e dell'arte cattolica
in Austria ; nel congresso gia recente di Merano venne approvata fra
le altre la proposta di fondare un Archivio per la storia ecclesiastica
austriaca, che incomincera le sue pubblicazioni col 1901, sotto la di-
rezione dell' illustre professore D.r Ehrhard di Vienna. Fu pure sta-
bilita la pubblicazione d'una nuova poderosa Rivista di lettere, scienze
ed arti, col titolo « Die Weltsohau » .
Passandomi questa volta della benemerita societa per le scuole
popolari cattoliche, promossa con zelo istancabile dal D.r Porzer, accen-
nero di volo, sebbene in ritardo, il secondo corso pratico di sociologia
cristiana tenuto a Vienna a cinque anni di distanza dal primo, nel
quale erasi segnalato per ampiezza e profondita di dottrina il padre Bie-
derlak d. C. d. G., oggi rettore del Collegio Germanico e Professore
dell' Universita Gregoriana in Roma. Numeroso fu il concorso di eccle-
siastici e di laici, venuti anche dalle province per istudiare sul luogo
il forte organamento de' cattolici della capitale contro il liberalismo
e il socialismo. Parlarono applauditissimi sulla questione sociale il prin-
cipe Luigi Liechtenstein, e il gesuita padre Abel, 1'oratore preferito
dei viennesi; il deputato Schopfer, professore di teologia a Brixen
tenne una bella conferenza intorno alle associazioni cattoliche degli
operai. La sezione femminile assembratasi in altra sala contava niente-
meno che 3000 donne.
Un' altra societa, detta « della famiglia cristiana > , sorta nella ca-
pitale in obbedienza alle encicliche di Leone XIII, diede segno di vita
fiorente in un'adunanza di tremila soci fra padri e padri di famiglia,
raccoltisi a deliberare sui mezzi migliori di provvedere a' figliuoli mal-
trattati da genitori snaturati, de' quali due erano stati condannati a
morte per si orribile delitto. Nel p. p. maggio venne pure inaugurate
a Vienna il congresso delle opere di beneficenza, sotto il protettorato
di S. E. il Card. Gruscha, con un discorso del borgomastro D.r Lueger.
E prossimamente il sodalizio di S. Pietro Claver inaugurera pure a
Vienna il primo congresso antischiavista dell' Austria.
244 CRONACA
Nelle province^nulla di straordh -p.rio, tranne un congresso de' mae-
stri cattolici del Vorarlberg, un altro di cattolici polacchi e ruteni a
Leopoli, uno piu recente degli Sloveni a Lubiana, e pochi altri. D'un
congresso generale de' cattolici austriaci neppur quest' anno si pot&
parlare, a cagione delle tristissime condizioni politiche attuali, ed anche
de' dissidii tutt'altro che sopiti fra i diversi partiti cattolici, che stanno
ancor disputando fra 1'altro, se il partito della riforma sociale debbasi
chiamare cristiano, come per forti motivi di opportunita fu battezzato
a Yienna, o non piuttosto cattolico. Final mente per dire qualche cosa
anche dell'Ungheria, vuolsi prendere nota delle grandiose feste cele-
bratesi a Graz per il nono centenario delFincoronazione di S. Stefano
e della conversione del regno al Cristianesimo. Fu inaalzata una co-
lonna monumentale,_colla benedizione del Cardinal primate, e coll'in-
tervento di quindici vescovi, de' ministri e d'un rappresentante del re.
Sulla fine dei^settembre il vescovo di Csanad condusse un grande pel-
legrinaggio a Venezia, per venerarvi le reliquie di S. Q-erardo, il pa-
trizio veneto, divenuto primo vescovo di Csanad, e 1'apostolo martire
del regno di S. Stefano. A Budapest si tennero tre congressi cattolici,
uno generale in occasione delle feste centenarie, un altro eucaristico,
ed un terzo de' maestri cattolici.
G1NA (Nostra Corrispondenza) . 1. Presa di Pechino. — 2. Sollecitudini dei
Vicere per le persone imperial*. — 3. Atti della Corte di Pechino. —
4. Difesa di Cbanghai. — 5. Li Hong-tchang. — 6. LMnghilterra ed il
Giappone. — 7. Persecuzione religiosa. — 8. Uccisione di MODS. Fanto-
sati e di due Missionarii.
Zi Ka-wei, 21 agosto 1900.
1. La notizia piu importante della quindicina & la presa di Pechino e
quindi la liberazione dei Ministri, delle guardie, dei missionarii e d'altri,
che non erano rimasti morti o feriti combattendo nei 60 e piu giorni
d'assedio che aveano sostenuto. Non si hanno ancora particolari delle
suddette operazioni e specialmente delie perdite degli alleati, ma sap-
piamo fin d'ora che le loro vittorie avvennero : la prima a Pei-tsang il
giorno 5, la seconda a Yang-tinen il 6, la terza a Tong-tchou il 13 e
1'ultima il 15 in cui furono forzate le mura della capitale.
In quanto ai Cinesi, per ora, si sa che hanno perduto Yu-lou vi-
cere dei Tcheli, Li Pin-heng generale di dmsione per la circostanza,
Tchen-tselin aitro generale di divisione, Tchang'Wan-tchoau general®
di brigata... di piu Ma-Yu-koen generale di divisione e stato grave-
men te ferito.
Cinque giorni prima dell'arrivo degli alleati a Pechino, 1'Impera-
trice, 1'Imperatore ed i Principi ne sortirono precipitosamente, diri-
gendosi, dicesi, prima verso il Nord, e quindi, dopo avere oltrepas-
CONTEMPORANEA
245
sata la grande muraglia, verso il S.-O. per fermarsi momentaneainente
a Ou-tai-chan (Montagna delle Cinque Torri) nel Chan-si. Non si sa
ancora se gli alleati li inseguiranno.
2. Dopo la presa di Tong-tchou avvenuta il 13, i vicere del Hou-
koung e del Kriung-nau spedirono un dispaccio urgentissimo ai con-
soli delle sei principal! nazioni estere, pregandoli di telegrafare ai ge-
nerali delle truppe di non attaccare Pechino onde evitare disgrazie
all'Imperatore ed all'Imperatrice, perche in tale caso, dicevano essi
in suono di minaecia, « tutti i Cinesi ne sarebbero irritatissimi, e non
possiamo prevedere le sventure che ne seguirebbero. »
Secondo una Nota del ministro Cinese nel Giappone, 1'Imperatore
di questa nazione avrebbe mandate ordini alle proprie truppe di pro-
teggere le persone imperial* , perche qui non si vuole la morte dell'Im-
peratrice, ma si sarebbe contentissimi di vederla partire per S. Elena
e finirvi i suoi giorni.
3. Non so se fra le truppe cinesi sia avvenuto qualche malinteso
a causa dell'uniforme mezzo europeo di alcuni suoi battaglioni, del
suono dei tamburi e delle trombe ; il fatto sta che qualche giorno dopo
la presa di Pechino, la Corte emise un decreto col quale proscriveva
assolutainente ai suoi soldati il costume, la tattica, le trombe ed i co-
mandi europei, e temendo che qualche generale si mostrasse recalci-
trante ad obbedire, quattro giorni dopo sorti un altro decrefeo che riba-
diva la disposizione del precedente. Non so come tali decreti siano
stati accettatunel Nord, ma Licou-Koen vicere del Kiang-nan-y, Tchang-
tche-tong vicere del Hou-Koang ecc. hanno subito disposto per ripren-
dere Pantico costume e la vecchia tattica, e sono stati imitati dallo
stesso Li Hong-tchang per quanto riguarda la scorta dei 200 uomini
che Paccompagnano nel suo lento viaggio verso il Nord.
NelPultima mia vi cliceva che il 28 luglio Hin-King-tcheng e Yuen
Tchang, membri del Tsong-li-yamen, erano stati decapitati : la di-
mane un decreto tardivo annunziava all'impero nei termini seguenti i
pretesi delitti, non molto gravi, ch'erano stati loro imputati. «Piu volte
« questi ufficiali ci sono stati denunciati come uomini di cattiva ripu-
«tazione: nei giorni di ordinario assestamento degli affari europei,
c essi nutrivano vedute interessate, ed ogni volta che sono stati ehia-
< mati alia nostra tidienza, hanno osato sottoporci relazioni inconsi-
« derate e anche provato di mettere il disordine nell'amministrazione
c e la divisione nella corte, servendosi di termini che non si possono
« ripetere. »
La ragione vera e stata che questi due grandi ufficiali nelle riunioni
del consiglio tentarono di difendere i ministri esteri, e s'opposero
francamente ai partigiani della guerra di sterininio contro gli europei.
Sui primi del mese, dietro ordine della Corte, fa decapitate Tchang
246 CRONACA
Tu-hoan, grande mandarine molto conosciuto in Inghilterra, quantunque
tale pena, inflittagli or sono due anni, all'epoca della caduta dei Ri-
formisti, gli fosse stata commutata in quella dell'esiglio alle frontiere
per intercessione del Ministro inglese.
Mi viene riferito che in virtu d'altro ordine dato daJl'Irnperatore
alcuni giorni prima di lasciare Pechino, sono stati anche decapitati
Hin Yung y, Lien Yuen, membri essi pure del Tsongli Yamen, e
Li Chang vice presidente di un ministero. Cosi si fa giustizia in questi
paesi !
4. Come vi scrissi la difesa di Changhai era stata affidata all'am-
miraglio inglese Seymour come al comandante piu anziano di questi
legni da guerra. Gomposti egli i suoi piani, e giudicato che per la pro-
tezione comune delle concessioni abbisognavano 3000 uomini oltre le
forze navali, i volontarii e le guardie municipal] che gia avea ai suoi
ordini, si reed presso il vicere del Kiang-nou a Nankin, ed ottenne
da lui la necessaria autorizzazione di sbarcare 3000 soldati inglexi.
II governo inglese da parte sua, sollecitato per telegrafo dalPammi-
raglio, autorizza 1' invio di tale contingente, ma i consoli esteri av-
vertiti di questa spedizione dal loro collega di Hong Kong, si fanno
un dovere di ottenere la stessa concessione per truppe delle loro ri-
spettive nazioni. II vicere allarmato da tale richiesta, e le trattative coi
consoli non essendo ancora ultimate, protesta contro lo sbarco degl'in-
glesi ed un primo loro trasporto gia giunto a Changhai e costretto
a ritornare a Hong-Kong ove tre altri erano pronti a levar 1'ancore.
Questi quattro trasporti sarebbero partiti subito verso il Nord, se le
altre nazioni, per evitare al credito europeo il grave colpo che gli
avrebbe portato il retrocedimento degli ingiesi, e riservandosi ciascuna
il diritto di sbarcare le proprie truppe a tempo opportune, non aves-
sero accordato all' Inghilterra di mettere a terra le sue. Cosi 2700
indous sono stati sbarcati a Changhai e stabiliti aU'estrernita Nord
delle concessioni, mentre che i francesi per affermare il loro diritto
vi hanno introdotto 20 uomini del Paschal e 30 dell'ammiraglio Charnes,
nell'attesa di riceverne col prossimo loro postale varie centinaia, man-
date dal sig. Doumer, governatore generale del Tonchino.
Sembra che in questa circostanza 1' Inghilterra non abbia agito
con molta destrezza, lasciando nel Sud i rinforzi che arrivano dalle
Indie in luogo di mandarli nel Nord ove ha pochi soldati. Di piii,
perche il Seymour incaricato della difesa comune ha chiesto la fa-
colta di sbarcare soltanto truppe ingiesi e si opponeva allo sbarco
di truppe delle altre nazioni? Se 1' Inghilterra vanta dei diritti di
preminenza sulla vallata del Yangtse e per conseguenza sulla sua
foce, tali diritti non sono ne abbastanza fondati ne sufficientemente
riconosciuti, perche in queste province del S. E. della Cina esistono
CONTEMPORANEA 247
altri europei oltre gli Inglesi, ed il commercio che vi si fa non co-
stituisce un appannaggio per la sola Inghilterra.
5. Dopo la partenza della colonna di soccorso da Tien-tsin, la
Corte il 2 agosto telegrafo al vecchio grande uomo Li Kong-tschang
un decreto per conferirgli poteri di aprire trattative di pace con gli
stranieri, e per dirgli fra le altre le seguenti cose : « Le ostilita sono
« state provocate da comuni disaccordi fra la Cina e le nazioni estere ;
c di piu alcuni mandarini avrebbero commessi degli errori nella loro
« amministrazione... la guerra non formerebbe la felicita del mondo...
« Si ordina a Li Kong-tschang di pregare per dispaccio le nazioni
« estere di sospendere le operazioni militari e di trattare con lui delle
< condizioni di pace. >
Qui si solleva la questione, se i poteri conferiti per telegrafo sono
sufficient! e da chi in realta essi emanano. E vero pero che Li Kong-
tchang ha telegrafato ai governi europei, i quali, da quanto si dice avreb-
bero imposte le seguenti condizioni prima di trattare col furbo di-
plomatico : La Russia esige la cessione delle tre province situate fuori
della grande muraglia; la Germania vuole vendicare la morte del
proprio Ministro; le altre nazioni decideranno sul da farsi dopo la
presa di Pechino. Presto vedremo il risultato di queste trattative.
6. II giorno 8 del luglio scorso 1' Inghilterra, senza esserne ri-
chiesta, offri al Giappone di guarentirgli le spese delle sue operazioni
in Cina.
Qualche gioriio dopo, non avendo il Giappone subito risposto se
accettava o no 1'offerta, della quale, aveva semplicemente presa nota
senza neppure pubblicarla, il telegrafo con linguaggio ruvido e laco-
nico annunzio al mondo intero che 1' Inghilterra ritirava la parola
data ai Giapponesi, perche le loro truppe spedite in Cina erano insuf-
ficienti ed eranvi giunte troppo tardi. Allo stesso tempo la stampa
inglese di qui, pur lodando il soldato giapponese, usava a suo ri-
guardo restrizioni e giudizi poco favorevoli e lusinghieri, come si puo
giudicare dai due seguenti : « I Giapponesi si battono con molto co-
c raggio, ma i loro uniformi sono vecchi quanto la loro tattica ; contro
« nemici, come i boeri, sarebbero spazzati... Puo essere che il soldato
« inglese risenta per il giapponese la stessa ripulsione che Toperaio
« bianco della Colombia britannica e di Seattle per il coole giappo-
« nese, il quale in somma e della stessa natura del soldato giappo-
« nese. »
7. I Giapponesi si sono sentiti offesi e rimasero indegnati nel vedersi
considerati come mercenarii al soldo dell' Inghilterra.
La loro stampa alia sua volta ha potuto facilmente provare il disin-
teresse della nazione, poiche 20000 giapponesi si erano imbarcati per
la Cina il 6 luglio, cioe 2 giorni prima che giungesse 1'offerta gene-
248 CRONACA
rosa e disinteressala dell'Inghilterra, alia quale rimprovera nel mede-
simo tempo i suoi cattivi procedimenti. Quest! del resto da due set-
timane formano qui il soggetto di tutte le conversazioni.
Poco e mancato che non si rinnovi nel Hon-Koang la persecuzione
in seguito di un proclama che il Tchang-Tche-tong pubblico il giorno
7 per comunicare il decreto imperiale del 2, che vi mandai nella mia
ultima. Infatti quei contadini scorgendo in esso un biasimo, anzi una
condanna della condotfca dei cristiani, coniinciarono ad agitarsi, e
chi sa quali nuove sventure sarebbero accadute se i consoli di Hon-
Keon subito avvisati non avessero ottenuto che, il giorno stesso, il
Yicere mandasse alle autorita ordine di distruggere i proclami gia
affissi e proibizione di amggerne altri esemplari.
Inoltre i giornali inglesi di Hong-Kong hanno raccontato che il
P. Geremia fu salvato da una donna pagana, che lo tenne nascosto
per sei giorni in una grande cassa o paniere ove si conserva il riso,
e cha il P. Stefano fu trasportato a Lien-tcheoii racchiuso in nna cassa
da morto ; viaggio funebre che durd sette giorni per percorrere la di-
stanza di quaranta leghe.
Ai quattro nomi dei PP. delle Mission! estere uccisi nella Manciuri,
dativi nelPultima mia, conviene aggiungere gli altri quattro seguenti :
PP. Bourgevis, Agnius, Lequervel e Yiand. Di piu altri quattro missio-
narii non hanno da lungo tempo dato loro notizie e non si sa che sia
loro accaduto. I giornali aveano annunziato 1'uccisione anche del
K. P. Freindemetz, provicario del Chan-tong, e di altri quattro missio-
narii, ma ieri un missionario della medesima Congregazione ha fatto
saptre ad un nostro Padre che fortunatamente la notizia era falsa.
Ieri sono giunte a Changhai buone notizie di Mons. Yolonteri vicario
apostolico dell'Ho-nan meridionale. Eg!! deve la sua vita all'energia
delle autorita di Nan-Jan?, che hanno preso a cuore la difesa del Ye-
scovo e dei suoi rnissionarii.
8. Yi mando la corta relazione ricevuta daun missionario e pubbli-
cata nolYEco di Oina sul crudele martirio di Mons. Fantosati e di due
suoi compagni.
« Lettera di un missionario del Hou-nan meridionale. Nel nostro
vicariato la persecuzione e gravissima. Tutte le chiese che possede-
vamo nella prefettura di Heng-tcheau e tutte le case di quei cristiani
sono state distrutte o bruciate il 4 luglio e nei giorni seguenti. Nes-
suno fra i cristiani e stato ucciso o battuto, ma fra i missionarii due
europei hanno sofferto il martirio insieme al nostro Yicario apostolico
Mons. Fantosati. II primo, preso il 4 luglio a Houang-kawan, fu
subito asperso di petrolio e bruciato vivo. II secondo fu catturato
il 9 a Heng-tcheau nel medesimo tempo che Mons. Vicario apostolioo,
mentre quest! ritorriava da Chamou-kiao ove dirigeva la costruzione
CONTEMPORANEA 249
d'una cappella. II P. Quirino avendogli scritto che il 3 luglio i sedi-
ziosi aveano distrutto la casa del protestanti, Monsignore si mise su-
bito in viaggio per recarsi sul luogo del pericolo. La sua barca appena
giunta in porto fu circondata da altre di pescatori, ed i malfattori si
gettarono sopra di lui come altre ttanti lupi sopra un agnello, facendo
soffrire a lui ed al suo compagno ogni sorta di cattivi trattamenti.
A Monsignore in particolare furono prima strappati gli occhi, e quindi
fu impalato e cosi spiro. II suo cadavere e quello del missionario furono
bruaiati sulla riva di fronte alia chiesa Jen-ngai-t'ong presso la quale
la missione manteneva un orfanotrofio di 100 e piu orfanelli di ogni
eta che nella sommossa pure scomparvero.
« La causa di questa terribile persecuzione e il tao-tai del luogo, che
prima ha lasciato fare ai malfattori quanto hanno voluto, e dopo ha
emanato un proclama col quale minaccia di lasciare senza protezione
in balia dei pagani tutti quei cristiani che non volessero abbandonare
la loro religione. Ora sono forse 1'unico prete di questo vicariato che
ancora possa celebrare la S. Messa. Degli altri misaionarii alcuni sono
discesi a Han-k'eou, alcuni si sono nascosti per evitare di cadere nelle
mani dei pagani, e non ho piu notizie da Yang-tcheou ove si tro-
vano due niissionarii che, se sono scoperti dai pagani, subiranno pure
la inorte. Questa e una breve relazione sulle sventure cadute sul
nostro vicariato. >
INDIA (Noslra Corrispondenza). 1. La peste nell'Oriente e la Civilta occi-
dentale. — 2. La fame. — 3 La decadenza del porto di Brindisi. —
4. La morte di Mgr. Mayer, Coadiutore dell'Arcivescovo di Madras.
1. La peste non & ancora sparita del tutto nella gran penisola in-
diana, ma tende a diventare endemica, e pur mietendo un minor
numero di vittime pare si voglia stabilire definitivamente nel paese,
dove da ben tre anni mena strage. II Governo inglese con rara co-
stanza ed abilita 1'ha combattuta con tutte le armi della civilta oc-
cidentale, ma alia fine ha dovuto dichiararsi vinto dinanzi alia miste-
riosa «e terribile malattia. La scienza moderna direttamente non puo
nulla contro la peste. Questa e la conclusioue alia quale e arrivata
la Commissione inglese, la quale un anno fa, ebbe ordine dal Governo
di studiare il morbo in tutti i suoi aspetti, i metodi adoperati per
estirparlo, e i provvedimenti da prendersi in future. Sulla fine di
luglio teste decorso la Commissione presento al Govern© una lunga
relazione, della quale riferiamo ai lettori i punti principal!.
a) Caratteri della malattia. L'attacco della peste e generalmente
subitaneo. L'animalato sentesi ad un tratto affetto da un mal essere
generate, con lassezza, brividi, cefalalgia, e prova acuti dolori sotto
le ascelle, all' inguinaia, nel collo e altrove. Spesso vi si aggiungono
250 CRONACA
nausee e vomiti. II volto dell' infermo prende un'espressione di stu-
pidezza ; lo sguardo & fosco, abbattuto e talvolta feroce ; le palpebre
semichiuse; la bocca aperta, e il passo e vacillante come di persona
in istato d'ebbrezza. Dopo alcune ore, la prostrazione diventa estrema,
i membri sono flosci e cascanti, il capo si abbandona sul petto, il
polso debole e irregolare batte con grande frequenza ; la voce diventa
fioca, appaiono tumori e buboni alle ascelle, all'inguinaia, e geae-
ralmente dovunque sono vasi e ganglii linfatici : macchie livide e vio-
lacee sul tronco e sul petto ; 1'ammalato perde in breve la conoscenza
e muore entro il terzo o quarto giorno. Non sempre pero la peste in
India ha seguito questo corso. Nell'altipiano del Daccan, per esempio,
i buboni non comparivano sempre alia superficie del corpo, ma intac-
cavano i polmoni degli ammalati e persino il cuore, cagionando la
morte, spesso in poche ore, e non di rado in pochi minuti. Per con-
trario nei paesi bassi e paludosi, il vomito e la diarrea accompagna-
vano generalmente la peste, e se riusciva mortale come la prima,
non era pero cosi rapida, e pigliava il carattere di febbre bubonica o
infettiva.
b) Eimedii preventivi. La Commissione fa un lungo|elenco dei ri-
medii preservativi, e indica fra i principali i seguenti : Un regime
leggero e poco eccitante; evitare colla massima cura^ogni sorta di
eccessi, avendo 1'esperienza dimostrato che 1' intemperanza nel cibo
e nei piaceri dispone emcacemente 1'ammalato a contrarre il morbo ;
mantenere attiva quanto piu possibile la funzione della pelle, osser-
vando la piu scrupolosa nettezza e facendo a quest' uopo un uso mo-
derato di bagni, non mai freddi pero, ma piuttosto tiepidi; lasciare,
quando sia possibile, il luogo infetto, e andare ad abitare la campagna,
o meglio ancora in riva del mare sotto le tende ; finalmente far uso
di un esercizio moderate, e mantenere nella propria casa una venti-
lazione perfetta.
c) Eimedii curativi. Un rimedio che si possa veramente dire sp&-
cifico contro la peste non esiste, ovvero, non fu ancora trovato. L' ino-
culazione ha fatto buona prova in certe province, in altre fall! mise-
ramente, e moltissimi sono i casi di coloro, i quali, essendo stati
inoculati due e anche tre volte, contuttocio contrassero il crudele
morbo e ne morirono. In generale i medici inglesi nella cura della
peste si sono limitati a combattere i sintomi locali, a sostenere con
un regime nutritivo le forze deirammalato, e dare rimedii antipire-
tici contro le infiammazioni delle vie digestive. In Bombay molti del
volgo dovettero la ricuperata sanita a un dotto Gesuita tedesco, il
quale fece uso felicissimo di una medicina da lui cornposta, e dove
entravano in debita proporzione le medicine seguenti : aloe di Socotra,
solfato di chinino, ipecacuana in polvere, josciamo, radice di gelso-
CONTEMPORANEA 251
mino, canfora e glicerina. L' ipecacuana in modo particolare, anche
da se sola e a dosi elevate, e stata trovata utilissima, ed e forse la me-
dicina che piu di ogni altra si trova aver qualche efficacia sulla ter-
ribile malattia.
d) Provvedimenti del Ooverno inglese contra la peste. Questi si pos-
sono disporre sotto tre capi : a) Misure prese per iscoprire i casi di
peste. b) Per arrestare o limitare 1'infezione. c) Per impedire che la
malattia fosse trasportata fuori dell' India.
Rispetto alle prime si fe' noto al popolo il suo dovere di mani-
festare i casi di peste ; si sorvegliarono strettamente tutti coloro che
arrivavano da un luogo infetto; ftirono stabilite ricompense in da-
naro a quelli che dessero informazioni sulla malattia : si formo una
squadra di volontarii che spargendosi nelle citta attaccate dal morbo
procurassero di scoprirlo ; i villaggi vicini alle citta infette furono vi-
sitati da uno o piu medici, e finalmente quando il morbo comincio ad
infierire, si mandarono i soldati europei a fare il giro di tutte le case
dei luoghi infetti.
Per arrestare o limitare 1'infezione, fu ordinato che gli ammalati
fossero condotti ad appositi ospedali; le famiglie dove accadeva un
caso di peste vennero segregate ; citta intere o porzioni di esse, e
molti villaggi vennero temporaneamente abbandonati, vivendo gli abi-
tanti sotto capanne di frasche; e infine gli abiti, gli utensili dome-
stici, le inobiglie e persino le case dove accadeva un caso di peste,
furono rigorosamente disinfettate.
Quanto poi ad impedire che la peste dall' India venisse portata
al trove, il Governo inglese per tre anni inter! fece visitare da medici
a cio deputati tutti coloro che per mare partivano dall' India o vi
arrivavano da un luogo infetto, non permettendo 1'arrivo o la partenza
che dietro certificate del medico stesso. A tutte le stazioni principal!
delle ferrovie interne del paese medici europei e indigeni visitavano
i viaggiatori, non permettendo che i malati penetrassero nelle citta
ancora sane. I bagagli dei passeggieri, sia per mare come per terra,
vennero rigorosamente disinfettati, e qualche volta si arrivd persino a
sopprimere certe linee della ferrovia, e si tirarono dei cordoni per
impedire 1'esodo degli ammalati dai luoghi dove il morbo infieriva.
La Commissione conchiude il suo lavoro osservando che nessuna
di queste misure fu di per se sufficiente ad impedire o ad arrestare
il male ; ma che tutte insieme contribuirono certainente a limitarlo,
e a risparrniare all' India quelle terribili mortalita delle quali resta
fatale ricordo nella storia del paese. Non si pud sapere con certezza
quante sieno state le vittime del terribile morbo, ma non va lungi
dal vero chi le fa ascendere ad un milione, e forse questa cifra e
infer iore alia realta.
252 CRONACA
2. Sa il flagello della peste tende a diventare endemico, anche
la fame sta per finire. o, per meglio dire, si spera che entro pochi
mesi avra fine. Le pioggie regolari del monsone, in questi ultimi inesi,
sono state abbondanti, e si spera, la Dio merce, un copioso raccolto.
Ma e opinione di uomini competenti che si richiederanno pareechi
anni prima che 1' India si riabbia interamente da questa terribile cala-
mita. In parecchie vaste province tutti gli animali da lavoro sono
morti di fame ; in altre la popolazione e diminuita di un terzo o
anche della meta. In molti luoghi al sopraggiungere delle tanto sospi-
rate pioggie o inancavano gli animali per lavorare la terra, o le brac-
cia degli agri col tori erano cosi deboli per la sofferta fame da non
poter sostenere la menoma fatica. Nessuno mai sapra ii numero del
morti di fame. Nelle Province direttamente soggette al Governo in-
glese la carita pubblica e privata hanno salvato centinaia di migliaia
di affamati. Gli StatiUniti di America, la Geraiania le Colonie inglesi
e 1' Inghilterra sopra tutto sono venute generosamente in soccorso del
poveri Indiani : ma negli Stati indigeni semi indipendenti si teme pur
troppo che la somma dei morti saiga a pareechi millioni. In certe
Province si ebbero delle scene terribili. I genitori non potendo piii
mantenere i figlioletti li vendevano per pochi centesimi ; altrove tra-
scinandosi i meschini a cercar radici nelle vicine foreste cadevano
morti sulle pubbliche vie o restavano facii preda delle bestie feroci.
In inolti luoghi manco 1'acqua per modo che non solo i fiumi, le sor-
genti e i pozzi ne andarono asciutti, ma gli stessi alberi delle foreste
per grande siccita perdevano le foglie, e le bestie feroci spinte da
crudelissima sets vagarono di pieno giorno nei villaggi, dissetandosi
di sangue umano. La presente carestia, per lunghezza di tempo ed
estensione dell' area affetta, non trova riscontro che in quella terribile
del 1877, e se non ha mietuto un maggior numero di vittime si deve
al Governo inglese, il quale per ben due anni mantenne tutto del suo
da cinque a sei milioni di persone.
3. Un.porto pel quale 1'Italia e 1'India sono ugualmente interes-
pate e quello di Brindisi, donde fa vela la cosi detta valigia delle Indie.
Fino a questi ultimi anni quasi tutti i passeggieri che arrivavano dal-
1'India o partivano a quella volta sbarcavano o s'imbarcavano a Brin-
disi, schivando in questa maniera tre giorni di mare, spesso incerto
e fortunoso. Ma al presente non e piu cosi. I passeggieri che nel 1891
arrivarono o partirono da Brindisi per 1'India furono 5440, e nel 1899
invece discesero a 1162, e si teme che andranno sempre piu diminuendo.
La ragione di questa sensibile diminuzione di passeggieri sta in cio
che da un anno in qua i grandi vascelli della Peninsular and Oriental
Company non toccano piu il porto di Brindisi, ma proseguono diret-
tamente per Marsiglia. Continueranno per la via di Brindisi i soli bat-
CONTEMPORANEA 253
telli postal!, pel quali la ferrovia continentale da Londra a Brindisi
risparmia la bellezza di cinque giorni. Ma i passeggieri che non hanno
fretta preferiscono il porto di Marsiglia, ed e a temere ohe fra pochi
anni quello di Brindisi sara in gran parte abbandonato. Le ragioni che
hanno mosso i direttori della Peninsular and Oriental Company a mu-
tare di porto, sono le cattivissime condizioni del porto di Brindisi, i
bassifondi, in certe stagioni, pericolosi, il molo incommodo e in parte
mancante affatto, la ferrovia, che come pur dovrebbe, non arriva fino
al luogo delPimbarco, la citta sporca e malsana, la cattiva condizione
delle sale di aspetto e degli alberghi, e la poca o niuna coscienza dei
vetturini, dei facchini e dei garzoni degli alberghi. II Governo italiano
aveva promesso alle autorita inglesi di provvedere a togliere quest!
gravi inconvenienti, ma non ne fu nulla. II municipio di Brindisi trovo
denaro per fabbricare un vasto teatro, ma non ebbe un soldo per mi-
gliorare il porto e i luoghi vicini, ed ora deplora inutilmente la per-
dita di tanti forestieri che lasciavano annualmente alia citta una gran
fiomina di denaro. Facciamo voti che Brindisi sappia ritenersi almeno
i battelli postali, perche ove questi le venissero a mancare, sarebbe
irreparabile la sua rovina. Nel 1894 si sbarcarono dai soli vapori po-
stali inglesi 19,846 sacchi, e se ne imbarcarono per 1'India 70,304;
ma 1'anno scorso dopo 1'introduzione da parte dell'Inghilterra deli'/w-
perial penny postage i sacchi spediti in India salirono a 98.918, e gli
sbarcati a 27,239. La posta dunque di Brindisi cresce ognora piu, ma
i passeggeri diminuisoono, cagionando al porto e alia citta la perdita
di 40,000 lire sterline alPanno.
4. Dobbiamo registrare con dolore la morte di Sua Eccellenza Eevma
Monsignor Teofilo Mayer Yescovo titolare di Arcadiopolis e coadiu-
tore dell'Arcivescovo di Madras. II defunto Prelate nacque da famiglia
francese a Monreal nel Canada nel 1850. Fu educato nel Canada, a
New York, e al Collegio di S. Giuseppe, Mill Hill London, fondato da
Sua Em. il Cardinale Vaughan, per le Missioni Estere. Ordinato Sa-
cerdote nel 1876, lascid 1'anno dopo 1' Inghilterra per 1' India, dove
per ben ventitre anni si adopero instancabilmente per la salute delle
anime. Nel 1882 divento Yicario Generale dell'Archidiocesi di Madras,
e nel 1894 Sua Santita Papa Leone XIII lo nomino Yescovo di Ar-
cadiopolis e Ausiliare dell'Arcivescovo di Madras. La sua morte lascia
un vuoto che non sara colmato cosi di leggieri. Quanti lo conobbero,
furono costretti a stimarlo ed amarlo per le sue belle virtu, i suoi
talenti, la sua eloquenza, e la sua generosa carita, che in vent'anni
e piu, passati nell' India, lo fecero caro a tutti, ed ora lasciano la
sua memoria in benedizione. R. I. P.
254 CRONACA
V.
LE « ROWTON HOUSES » OSSIA ALBERGHI DEGLI OPERAI.
Lord Rowton, colpito dal miserando spettacolo che presentano
in Londra quei vasti casamenti, dove si affollano le class! povere
e spesso le piu depravate, penso di sottrarre da questo centre malsano
almeno 1'elemento numerosissimo degli operai scapoli, che non hanno
altra alternativa che lo scegliere fra quella maniera di vita e 1'altra
non meno pericolosa di acconciarsi a pigione presso compagni ammo-
gliati. Allontanata 1' idea di elemosina, il nobile Lord ideo dei grandi
alberghi degli operai, dove, median te un prezzo modicissimo, se si ec-
cettui 1' indigenza estrema, gli operai potessero ottenere non solo un
alloggio decente e pulito, ma anche i vantaggi e gli agi di un circolo,
senza contare i vantaggi morali che ne deriverebbero dalla benefica
istituzione. Nel 1893 fu aperta la prima casa con 475 letti, 1'anno
appresso si dove por mano ad una seconda ; e sul finire del 1897 se
ne apriva una terza nelle vicinanze di Newington Butts con 804 letti,
la quale riusci un modello di tal genere di edifizii. L'esempio e stato
seguito a New York, a Berlino e a Parigi, e le Rowton Houses di-
spongono attualmente in Londra di 1966 letti che rendono il 5('/0 dei
capitali iinpiegativi ; cosicche, giusta 1'espressione di lord Rosebery,
abbiaino una istituzione caritatevole che rende un interesse.
La casa di Newington Butts, alia quale abbiamo accennato, e si-
tuata in posizione centrale, ed il lusso fu limitato ai comodi interni
e alia buona qualita del materiale ; poiche si cerco di evitare lo sciu-
pio continue delle spese di restauro, inevitabili in tal genere di lo-
cali abitati da^piu di 800 persone. II fabbricato occupa un'area di
2,500 m. ed e composto di sottosuolo, pianterreno e sei piani dormi-
torii a galleria. Studio precipuo nella distribuzione di questo vasto
locale fu di ottenere quanta piu aria e luce fosse possibile. Interna-
mente tutti i imuri sono in mattoni a smalto (portland bricks) che ren-
dono facilissima la pulizia e conservano quell'aspetto quasi di lusso,
che generalmente tanto difetta nei pubblici ricoreri. I pavimenti sono
in legno di quereia, e cosi pure le tavole, i banchi, le sedie e gli scaf-
fali. Seguiamo nell' interno uno dei frequentatori. Egli e ammesso pre-
sentando un biglietto che si procura con pagamento anticipate all'uf-
ficio posto all'entrata. II biglietto costa 6 pence (cent. 60) ; e gli da
diritto ad uno scompartimento nei dormitorii (cubical), all'uso delle
sale diurne, dei lavatoi e d'altre comodita. La prima sala che gli si
presenta e quella da pranzo, spaziosa ed elegante, adorna di belle in-
cisioni con larghi^finestroni. Tavole e banchi sono collocati in giro
CONTEMPORANEA 255
per circa 400 persone. Nel centre e situata la dispensa che comu-
nica colle cucine e coi magazzini del sottosuolo, e presso la quale
1'operaio trova pronto a qualunque ora del giorno ed a prezzo modi-
cissimo cio che desidera, ad esclusione del vino, della birra e delle
bevande alcooliche. Colui poi che non amasse fornirsi presso 1'ammi-
nistrazione della casa, puo portare seco le proprie provvigioni e cuo-
cersi il cibo in fornelli disposti in varie parti di questa vastissima
sala. L'amministrazione gli da gratuitamente il sale ed il fuoco e
mette a sua disposizione gli utensili necessarii a cucinare e mangiare.
Annesse alia sala da pranzo sono quelle da fumo e di lettura. Quivi
1'operaio trova giuochi di domino, di scacchi e di dama (le carte sono
proibite), i giornali ed una libreria di opere scelte con la massima
cura. L'adito alle sale che conduce ai dormitorii e chiuso da can-
celli. Non prima delle ore 19 1'operaio presenta al guardiano il suo
biglietto, contrassegnato del numero del letto che dovra occupare.
I dormitorii hanno forma di lunghe gallerie facenti il giro del-
1'edifizio. Esse sono divise in piccoli compartimenti (1,80x2,25) ai
quali si accede da un corridoio centrale. Ogni cubicolo ha la sua
finestra e contiene un letto a rete in ferro, materasso, cuscino, co-
perta, lenzuola, una sedia e un attaccapanni. I tramezzi che separano
uno scompartimento dall'altro sono di legno verniciato, solidissimi,
lasciando superiorrnente uno spazio vuoto per la ventilazione. Nei
dormitorii e rigorosamente proibito di fumare, cantare, parlare ad alta
voce o disturbare i vicini. Ogni piano ha due guardiani, e 1'operaio
pud essere svegliato all'ora che vorra indicare. Alle 9 ant. chi resta
ancora nella carnerata e invitato a scendere. L'operaio uscendo dai
dormitorii scende nel sottosuolo, dove trova un vasto lavatoio con piu
di 60 bacini provveduti ciascuno d'acqua calda e fredda e di asciu-
gatoi, numerose sale da bagno, dove col pagamento di un penny
(10 cent.) si ha sapone ed asciugatoi ; una stanza con lavapiedi fissi
al muro, un'altra dove gli operai possono lavare essi stessi la bian-
cheria propria, con adatti fornelli per asciugarla, una per disinfettare
abiti, ed altre infine per pulire scarpe, abiti ed asciugare panni ne
mancano le botteghe da barbiere, da calzolaio e da sarto. Tutte le
precauzioni furono prese per combattere le infezioni ed il fuoco. Co-
sicche la parte contaminata o attaccata dal fuoco, puo essere istan-
taneamente chiusa ed isolata senza che il restante della casa abbia
a soffrirne.
II primo albergo fu costruito interamente a spese di lord Rowton ;
ma il successo finanziario ottenuto fece sorgere la Societa Rowton
Houses limited con un capitale di st. 250,000, la quale ha dato un
dividendo agli azionisti di poco inferiore al 6 °|0. A questi alberghi
accorrono persone d'ogni ceto, professione e mestiere. Nessuna inve-
256 CRONACA CONTEMPORANEA
stigazione e fatta sull'avventore che si presenta ; e fino a che si ino-
stri sobrio, sano, netto della persona e si conduca rispettosamente, le
porte gli sono sempre aperte. Nonostante la grande liberta concessa ai
frequentatori e I'umile condizione di molti fra essi, colui che visita que-
ste case resta meravigliato dall'ordine e dalla tranquillita che ivi regnano.
Nelle sale da fumo, da lettura e da pranzo seduti in crocchi intorno
a grandi fuochi, gli operai fumano, lesrgono e discorrono senza mai
alzare la voce e senza venire a lite. Non vi sono guardie di polizia,
perche tutti sembrano apprezzare altamente il grado inusitato di agia-
tezza che li circonda e cercano mostrarsene degni. QueH'ambiente di
benessere influisce su loro, sveglia il loro amor proprio e li rattiene
dal condursi rozzamente e dal profittare delle frequenti occasion! che
avrebbero, di abusare della liberta loro consentita.
Potrebbe una simile istituzione essere accolta in Italia? Noi cre-
diamo che metterebbe il conto di farne 1'esperimento a Torino, a Grenova,
a Milano, ed invitiamo qualche capitalista di buon cuore a porre a
frutto in tal modo il suo capitale, esclusa pero 1' idea di adattare a
tal fine un vecchio edifizio. Sarebbe anche questo un niodo di fare la
carita, e se lassu in cielo renderebbe il cento per uno, in terra ver-
rebbe a rendere il 5 °/0, ed inoltre 1'istituziooe non andrebbe soggetta
al pari di altre opere di beneficenza al fluttuante e talora insufficiente
aiuto di caritatevoli soscrittori, e all' ingombro di persone che non
interessate direttamente, lasciano correre 1'acqua alia china e sono
elette con criterii non sempre giusti.
Qualche cosa di questo genere fu tentato a Roma, or sono oltre
quindici anni, dai Socii del Circolo S. Pietro ; essi fondarono due dor-
mitorii pubblici a pagamento minimo, 1'uno in S. Maria in Cappella,
1'altro alle Mantellate; dormitorii che sono seralmente frequentati
da 250 persone. Non raggiungono la perfezione delle Rowlon Houses;
ma furono certo un primo passo verso il loro ideale. Piu conforme
alia iatituzione delle « Rowton Houses » e 1'Albergo dei piccoli operai
fondato da molti anni in Milano dal Circolo SS. Ambrogio e Carlo.
In detto Albergo i piccoli operai ricevono alloggio e vitto e^di.piu
settimanalmente 1' istruzione religiosa.
IL DIRITTO DI PREGARE
E LA PREGHIERA PE1 MOBTI
I.
Nel doloroso pervert! mento degli animi, che hanno dichia-
rato guerra a Dio ed alia Chiesa, forse non era ancora mai
avvenutb che s'impugnasse direttamente perfino la preghiera
liturgica. Quale atto di professione religiosa, essa esulo da
tempo dalle abitudini delia nuova civilta laica; ne puo far
meraviglia, che uomini cosi spregiudicati sdegnino piegare il
ginocchio, congiungere le palme della mano e ripetere con
la Chiesa nell'assemblea del fedeli le dolci espressioni, che
pure appresero bambini sulle ginocchia della madre. Oggi
quella preghiera non e piii ne puo essere 1'eco fedele de' sen-
timenti deiranima: essa e il compito scolastico che si assegna
ad ore fisse ed in frasi precise ; e un formulario e null'altro ;
e una parola, non nata dalla sincerita del nostro impeto di
dinore e di dolore, di fede e di umilta; pregare insomnia con
la Chiesa e ripetere a memoria parole che non traducono
il sentimento e il patimento deU'anitno nostro, ma che ser-
bano la rigidita delle pagine de' santi padri 1.
Chi cosi scrive bestemntia quel che ignora; non ha mai
aperto un libro di preghiere liturgiche ; non ne ha mai pene-
trato il senso profondo, mistico e perfino sovranamente poe-
tico che le informa; non sa che la prece piu sublime che
possa 1'uomo innalzare al suo Dio ci fu insegnata da Gesii
Redentore ; non sa che la maggior parte di quelle for mole
risonarono sulle cetre divinamente ispirate dei Padri e Pro-
feti dell'Antico Testamento, che altre uscirono dalla bocca degli
1 II diritto di pregare, articolo della Tribuna n. 231 di <iucst','inno.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 17 23 ottobre 1900.
258 IL DIRITTO DI PREGARE
Apostoli e de' martiri, altre dal cuore innocente di candide
vergini, altre dal petto di anime sante di ogni et& e di ogni
luogo : slancio d'amore, grido di gioia, gemito di compunzione,
espressione di umilta sincera, di fede invitta, di costanza
indomabile.
Quelle pagine ridanno il palpito de' secoli ; e perch6 piene
di quella vita che tutti vivono, in ogni tempo furono rammi-
razione di chi si pose a meditarle e farle sue, conforto del-
ranima, ispiratrici di calda poesia e d'arte vera. Oggi invece
ridanno formole rigide e stecchite !
Altra 6 la preghiera che oggi si vuole, e questi uomini,
che non pregano, che non pregarono mai, in un momento
di subitaneo fervore, eccoli maestri consummati di orazione
perfetta !
Come i fmmi vanno al mare per difformi valli, come gli uccelli vanno
all'azzurro per obliquo volo, come il nostro amore va alia sua creatura
per impreparati destini, cosi il dolor della vita va a Dio per spontanee
e genuine preghiere.
II che vuol dire che quanto piu ciecamente e pazzamente
altri prega, tanto 6 piu spontanea e genuina la sua orazione.
Le similitudini qui addotte, con quei restrittivi delle difformi
valli, dell'obliquo volo, degli impreparati destini, non altro
che un cieco e pazzo moto significano.
E non la dove la littirgia intuona i suoi piu eletti canti, non la dove
la. memoria de' sacerdoti ripete i piu cattolici versetti, ma la dove scoppia
in un gran cuore un grande sentimento umano, la scende luce di reli-
gione, la si ritrova il rispetto della divinita, la dovrebbe la suprema auto-
rita ecclesiastica pieg'ar la dura cervice orgogliosa sotto il soffio possente
del suo Signore.
Dunque la fede, la religione, Dio, non si trovano piu nel
tempio, durante la celebrazione de' sacrosanti misteri, quando
la Chiesa prostrata innanzi 1'altare offre alia Vittima divina
le sue preghiere e i suoi canti. Queste cose eran di ieri. Oggi
bastera un cuore, purche grande ; in quel cuore bastera uno
$coppio, lo scoppio di un sentimento, non religioso n6 sopran-
natu^ale, si noti bene, ma puramente umano, purch6 grande :
I
E LA PREGHIERA PE' MORTI 259
ed ecco illuminata la religiono e ritrovata la divinita ; quivi
e il vero soffio del Signore e la Chiesa deve ad esso piegare.
La dura rcrrire orgogliosft di questi uomini impudent!,
come ha gia SCOSSD ogni giogo d'autorita in cose di fede, cosi
celebra ora reman«'ipazione della preghiera; invoca il dfri//o
di pregare, che nessuno certo le contende, ma quel diritto
per loro e licenza ; si vuol pregare come pare e piace, senza
freno alcuno di legge, e a chi ha il mandato di ricordare
quel freno, perche da Dio stesso imposto e voluto dalla na-
tura e dal carattere della preghiera, si risponde con ingiuria
e vituperi.
II.
Se la preghiera e 1'elevazione della mente a Dio, Tinfi-
nita distanza che passa tra la creatura e la maesta divina
imprime in chi prega il senso della sinrera umilta e della
riverenza profonda, senza tuttavia escludere la fiducia amo-
rosa e perfino quella santa insistenza; che Gesu ha insegnato,
e che rasenta quasi T importunita. Tutto questo Iddio? che
e amore, accoglie bem'gno, mentre res-isle a* superbi. Chi
dunque la liberta di pregare ponesse nell'esaltazione delle
proprie virtu religiose, peggio se neglette anche queste ri-
cordasse le virtu sue naturali, siano pure la bonta, la lealta,
la dolcezza, Tamore domestico o civile o patrio che sia, o
per questi meriti, che per se medesimi possono non avere
relazione alcuna con la salute eterna, chiedesse i premi ce-
lesti ed eterni, andrebbe senza dubbio errato e mancherebbe
alia prima condizione della retta preghiera. II divino Maestro
condanna il fariseo, che, avanzatosi nel tempio, si ferma pet-
tor uto innanzi 1'altare, ed in uno scoppio di sentimento umano
assai grande, esclama: — Ti ringrazio, che non sonocomegli
altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri ; digiuno e pago le de-
cime. Gesu invece loda il pubblicano, che fermatosi alia sogiia
del tempio, in atto umile, non osa levare gli occhi a Dio, si
batte il petto e chiede misericordia £.
1 Liic. XVIII, 10. Anche la Tribuna crede bene di lodare il pub-
260 IL D1RITTO DI PREGARE
Un'altra legge regola la preghiera riguardo il suo oggetto.
Una madre, certo di gran cuore, mossa da intense affetto
verso due suoi cari figliuoli, apostoli per giunta, aveva chiesto
a Gesu, che fossero essi i primi nel suo regno e sedessero
Funo a destra, 1'altro a sinistra di lui. Quella domanda era
1'espressione di un grande sentimento umano. Ma Gesii ri-
spose: Non sapete, che vi domandiate i . Vi sono dunque
preghiere imprudenti, che riguardano cose non buone, non
degne di Dio, che non possono essere esaudite e che quindi
non debbono neppure essere fatte.
E quando gli Apostoli chiesero al Maestro: Signore in-
segnaci a pregare, Gesu non rispose : Dite quel che il sen-
timento umano, o il cuore o la fantasia suggeriscono, sibbene :
Voi pregherete cost: Padre nostro che set ne* cieli, con
quel che segue 2, indicando con quella brevissima formola
tutto quello che legittimamente possiamo e dobbiamo chiedere
a Dio di beni spiritual! e temporal!, e Tordine degli uni e
degli altri, che sorge dalla natura stessa delle cose.
Quest Je dottrina di catechismo. Ma non puo far meraviglia
che il laico mondo odierno 1'abbia del tutto dimenticata.
Che se tali leggi reggono ogni preghiera, anche privata
ed espressa dal semplice sentimento del cuore, molto piii
debbono reggere la pubblica, quella cio& che con formole
determinate si propone a' fedeli, perch6 sia ad alta voce ed
a comune edificazione recitata in pubblico. Siccome pero la
preghiera pubblica e di natura sua elemento essenziale del
culto ed espressione esterna della fede che congiunge in un
corpo solo tutti i membri della Chiesa, ben si vede quanto
delicata cos a essa sia, e come possa toccare perfino le dot-
trine piii pure e i dommi piu sacri della Chiesa, dove non
vi e accuratezza che basti. Tutto cio 6 per se e-vidente, ma
blicano, specie perche pregava senza la dignita e la conoscenza de' riti
che ornavano V atteggiamento del fariseo. Che il fariseo compiesse un
atto di preghiera rituale non s'era mai saputo da nessuno flnora ! Sa-
rebbe forse quella la preghiera rituale odierna della sinagoga?
1 Matt. XX, 20.
2 Matt, VI, 9.
E LA PREGHIERA PE; MORTI 261
non inopportune a richiamare per que7 tanti casi, che nelle
•circostanze della vita privata e pubblica occorrono, e la cui
inavvertenza pu6 senza dubbio tornare funesta assai e met-
tere gli animi in iscompiglio.
III.
Per meglio illustrare gli anzidetti principii e vedere come
si applichino ne' casi pratici, viene in buon punto la pre-
ghiera che la Chiesa in questi primi giorni del mese di no-
vembre ci ammonisce di fare pe' nostri cari defimti. Forse
in niun altro esempio si scorgono si aperte le leggi che deb-
bono regolarla, 116 e dato vedere si chiaramente, come da
quelle leggi siasi svolto nel corso der secoli tutto quel com-
plesso di for mole rituali, che costituiscono 1'officiatura dei
morti. Esse appieno rispondono a tutto cio che il cuore cri-
stiano puo nobilmente bramare; sono inoltre espresse con
pensieri di cosi oletta poesia, che ben possono proporsi a
iiorma e modello d'ogni altra preghiera, o privata o pubblica,
•che voglia offerirsi su tale argomento.
II di de' morti e sempre nuovo lutto pe' cuori ben fatti.
£i riaprono ferite che i mesi e gli anni non hanno ancora
saputo rimarginare; tornano al ciglio le lagrime della su-
prema separazione, e dal petto ulcerato esce il lamento della
Scrittura : Cosl disgiungi o morte amara ? l Ma 6 pure con-
forto al cristiano aggirarsi tra le tombe del cimitero e ricer-
<3are la croce? sotto la cui ombra riposano i nostri cari, e
baciare quelle sante zolle e spargere nuovi fiori e cogliere i
quivi nati; quasi fossero essi gli eredi di quella vita che lacri-
miamo spenta la sotto. Quel fiorellino appunto ci rammenta
che in quelle ossa e in quella polvere v'e una semente, git-
tata si nella corruzione del sepolcro, ma che rivivra nella
gloria. I fratelli, i figli, la madre, il padre nostro, non sono-
•veramente morti sotto quella fredda terra ; essi riposano, dor-
mono, come dice la parola della Chiesa, ed attendono a ri-
1 1 Reg. XV, 32.
262 IL DIRITTO DI PREGAKE
svegliarsi lo squillo della tromba angelica, per accorrerer
rinnovellati nella loro came stessa di un d\, innanzi al giu-
dice Cristo Redentore.
Intanto pero, la miglior parte di loro, Tamma immortale,
sferratasi dalle angustie del corpo, ha gia spinto il volo verso
1'eternita, o beata in seno a Dio, o infelice nella pena eterna.
Pur troppo la vita di alcuni, quaggiu condotta, ci lascia
talvolta immersi in un dubbio ben doloroso sulla loro sorte..
- 0 non sapete, dice S. Paolo *, che gii iniciui non posse-
deranno il regno di Dio? Non vogliate errare; ne i forni-
catori, ne gli idolatri, ne gli adulteri, ne i dati alle mollezze
e ad altri delitti della carne, ne i ladri, ne gli avari, ne gli
inteinperanti, ne i maledici, n6 i rapaci di beni altrui pos-
sederanno il regno di Dio ! Chi condusse vita tan to difforme
dalla legge di Dio e fu colto dalla morte, senza aver mai
prima dato alcun segno di pentimento, peggio poi se posi-
tivamente nego di darlo, rifiutando perfino il perdono, che
la Chiesa qual madre sollecita della sua salute veniva ad
offrirgli, come puo dare fiducia della sua eterna salvezza?
E s'egli visse e mori volontariamente e pubblicamente se-
parato dalla Chiesa, non puo dalla Chiesa essere accolto dopo
morte, n6 riposare in terra benedetta, ne ricevere i suifragi
liturgici con la celebrazione de' santi mister i e la recita delle
pubbliche preci sul suo cadavere o in sua memoria. I riti
funebri non sono semplici onoranze esterne, che i sopravvi-
venti tributano al defunto, ma sono formalrnente la stessa
preghiera, che la Chiesa cattolica offre pe' suoi figii, pei
membri del corpo mistico di Gesu Redentore, affinche sieno
ricevuti nella pace eterna dei giusti. Invocare diritti su que-
sta solenne preghiera per chi mori separate dalla comunita
dei fedeli, sarebbe un controsenso, un violare il diritto piu
sacrosanto che ha la Chiesa di non riconoscere per suo se
non chi le fu figliuolo sommesso, un mettere a forza sulle
labbra de7 sacerdoti parole e formole che in tale caso nulla
significano.
1 1 Cor. VI, 9.
E LA PREGHIERA PEI MORTI 263
Contuttocio 116 6 tolto, ne si puo togliere il diritto di pre-
gare privatamente e nel segreta del cuore, anche per un
anima tan to Intel ice, quale qui si suppone. Misteriose sorio
le vie della misericordia divina; ne possiamo mai sapere
che si passi tra T anima e Dio negli ultimi istanti dell'ago-
nia, quando al moribonclo non e piu dato di far conoscere
neppure col piu piccolo segno esterno il mutamento avvenuto.
Poscia eh' i'ebbi rotta la persona
Di due punte inortali, io mi renclei
Piangendo a quei che volentier ])erdona.
Orribil furon li peccati miei ;
Ma la bont& intinita ha si gran braccia,
Che prende cio, che si rivolge a lei.
Cosi TAlighieri imagina che gli parlasse Tanima di Man-
fredi, morto in battaglia, contumace alle censure e scorn u-
niche della Chiesa e pero non sepolto in luogo sacro, ma tras-
mutato a lume spento ed abbandonato in aperta campagna l.
Che se un tal moribondo abbia dato comechessia, prima
di perdere i sensi, un qualche segno certo di pentimento,
anche la Chiesa, imitando il suo divino Sposo,
ha si gran braccia
Che prende cio che si rivolge a lei,
e tosto gli perdona in nome di Dio e dopo la sua morte prega
pubblicamente per lui. Nel Sacramentario leoniano, che e il
piu antico che si conosca, gia fin dal V secolo si trovano
assegnate orazioni e collette, tutte proprie per le messe di
quei defunti, che diedero segni di penitenza negli ultimi istanti
di loro vita.
Onnipotente e misericordioso Iddio, presso eui la volonta umana si
prende pel fatto, concedi, te ne preghiamo, che pel conseguiinonto del
perfetto riinedio basti airaniina, del tuo servo avere con vivo desiderio
voluta la penitenza.
E quest'altra :
1 Purg. Ill, 118-123.
264 IL DIRITTO DI PREGARE
0 Dio, dal quale tutto cio die e buono viene ispirato ai cuori
come hai concesso all'anima del tuo servo di volere la penitenza, cosi
misericordioso concedigli il bramato perdono !.
Ma se vi ha tempo ancora, chi puo descrivere la solleci-
tudine della Chiesa nell'accorrere al capezzale del penitente
e nell'accogliere con amorosa tenerezza tra le sue braceia
la pecorella che si credeva perduta? Quel moribondo era forse
suo nemico aperto, suo persecutore, usurpatore de' suoi di-
ritti. Non importa: tutto in quell' istante si dimentica, tutto
si perdona, e le lacrime della madre si confondono con quelle
del figliuolo riconquistato.
Ecco come in quel caso pregava e tuttavia prega la Chiesa:
0 Dio misericordioso, o Dio clemente, che la tua indiilgenza 11011
restringi ad alcuna legge di tempo, ma le porte della tua misericordin
apri a chi batte, e non respingi i penitent! neppure nello stesso ter-
inine della vita, guarda propizio questo tuo servo, che con piena con-
fessione del cuore chiede il perdono di tutti i suoi peccati. Rinnova in
lui, o Padre piissimo, quanto con 1'opera, con la parola, col pensiero
per inganno diabolico fu viziato e ricongiungi all'unita del corpo della.
Chiesa un membro della tua redenzioiie. Miserere de' suoi gemiti, mise-
rere delle lacrime sue, e poiche egli non coniida oramai se non nella
tua misericordia, lo ammetti al sacramento della riconciliazione. Di
iiiun'anima ancor vivente nel corpo, e presso te o difficile o tarda la.
cura. Perocche tu sei fedele nelle tue parole, ed hai detto che il pecca-
tore convertito non si deve rimettere a lunghi spazii di tempo, ma appena.
ha dato un gemito si deve salvare. Per Cristo Signer Nostro. Cosi sia 2.
T MIGNE P. L. LV, 135. Altre simili antichissiine preghiere riporta.
il Sacramentarium gelasianum (III, 98). Ad esempio : Onnipotente e mi-
sericordioso Iddio nella cui podesta e riposta la condizione dell'uomo, as-
solvi, te ne pregliiamo, I'anima del tuo servo da tutti i peccati, perche,
prevenuto dalla morte, non perda il frutto della penitenza che ha bramato
la sua volontct.
2 E questa 1' antichissima Reconciliatio poenitentis ad mortem, del
Sacram. gelas. (I. 38). Essa vi fu inserita un po'piu tardi, ma come nota
il PROBST (Die Altesten rom. Sacram entarien u. Ordines, Minister 1892,
p. 204) nulla contiene che non convenga a' tempi di Papa Gelasio (sec. V).
La preghiera, con qualche lieve modificazione, e pevvenuta fino a noi
e si recita ancora nell'odieruo rito della raccomandazione deH'anima.
E LA PREGHIERA PE7 MORTI 265
IV.
Tuttavia, per quanto ci consoli la speranza che un nostro
fratello sin veramente spirato nel bacio del Signore, non e
possibile andarne si certi, che una qualche sollecitudine per
la sua sorte non ci prema ancora. Come ha superato quel-
Tanima le ultime lotte dell'agonia, quando il demonio, che
sempre durante la vita nostra ci s'aggira intorno qual leone
rnggente in cerca di preda, raddoppia allora i suoi sforzi
per strapparla da Dio? Ha pianto cosi i suoi peccati, che
possa fidare nel perdono divino e sicura di se farsi innanzi
a queU'eterno giudice, che, purezza infinita, negli stessi suoi
Angeli ravvisa la pravita? E non le restano pene e debit!
-da scontare, poiche Gesii ha detto al servo negligente, che
non ascirebbe dalle tenebre esteriori finche non abbia sbor-
$ato I* ultimo quattrino? E quali sono le sue opere buone,
le sue virtu, i suoi merit! ? Chiamata incontro lo sposo, reca
•seco la lampana accesa, come le vergini prudent!? Invitata
alle nozze eterne, indossa la veste nuziale, senza cui non e
possibile assidersi al banchetto celeste? Sul fondamento Cristo
Gesu che ha edificato ? oro, argento, pie I re preziose ? ovvero
vi ha mescolato dentro legno-> fieno, paglia da purgare nel
fuoco ? * E per quanto siano e veri e sodi i suoi meriti, non
e sempre una povera creatura, che ritorna a quel Dio, da
cui ebbe ogni cosa, e che ha bisogno di gittarsi nel seno
della misericordia infinita e riconoscere la sua salute unica-
mente dai meriti di Gesu, figiiuolo di Dio vivo, pel cui
Sangue preziosissimo fu redenta e santificata?
Tutte queste amorose sollecitudini ci sono suggerite dalla
fede, cioe da quel complesso di dottrine dommatiche che ri-
guardano la salute eterna di un'anima nel passare che fa di
questa vita. E perocch6 vivi e defunti formiarno un corpo
solo in Gesu Cristo, il piu stretto dovere di carita ci obbliga
tutti di accorrere, con le preghiere e co' sutt'ragi, in aiuto
1 Cor. Ill, 11-15.
266 IL DIRITTO DI PREGARE
di chi non e piu capace di pregare o di soddisfare per se
medesimo. E quanto piu i vincoli del sarigue e delPamicizia
ci stringevano sulla terra con quell' anima car a, tan to mag-
giore sorge il dovere di pregare per lei ; cuori ben fatti
ne sentouo anzi bisogno si prepotente, che quel dovere con-
siderano come un diritto. Quel diritto non puo essere tolto,
non contrastato, ne impedito comechessia, e se dalcuore amba-
sciato esce una voce pietosa, supplichevole a Dio, nessuno
puo imporre a quella voce altre leggi, salvo quelle che se-
condo lo spirito e le dottrine della Chiesa nascono dalla na-
tura stessa della preghiera, fatta da un cristiano per un
defunto cristiano.
La letteratura patristica offre esempii stupendi di quest!
sfoghi del cuore. Erano quei Padri anime veramente grand!,
che amarono assai in vita i loro cari e che piansero e pre-
garono sulla loro tomba con sentito dolore umano, ritemprato
per 6 dalla fede. Non si possono leggere seuza commozione le
tenere pagine scritte da S. Ambrogio in morte del suo fratello
Satiro * ; quelle di S. Gregorio Nazianzeno per Cesario e Gor-
gonia, similmeute suoi fratelli 2 ; quelle delPaustero S. Giro-
lamo per le sue sante figiiuole spiritual! Paola, Blasilla, Lea %
ed altre assai di altri Padri che non sarebbe difficile ricordare.
Ma forse niuno mai eguaglio finora S. Agostino nelle Con-
fessioni, la dove descrisse Pestasi e la morte di Monica sua
madre e Panimo suo proprio acerbamente straziato 4. « lo le
chiusi gli occhi e mi piombo nel cuore smisurata angoscia
che voleva traboccare in lacrime ; ma gli occhi miei sotto il
violento impero della ragione le facevano ringorgare, fino a
restare asciutti e penavo in questa lotta malamente. » Lot-
tava egli non solo per un proposito di fermezza, fllosofica od
ascetica che fosse, ma anche, dic'egli, « perch6 ci pareva che
quello non fosse un funerale da farci 11 cor r otto, che per lo
1 MIGNE, P. L. XVI, 1290. — 2 Ib. P. G. XXXV, 735, 790. — 3 Ib.
P. L. XXII, 878, 465, 426.
4 Confessionum, 1. IX, c. 12 e segg. Adoperiamo qui e ne' tratti
seguenti la traduzione del BINDI.
E LA J'REtiHIERA ]>E' MORTI 267
piu accompagna le morti infelici, o che nori hanno speranza
di vita. Mala sua morte non era infelice, ne intera. Noi n'era-
vamo corti per rargomento do' santi costumi di lei e della
sua fede non finta. » Contuttocio I'ambascia durava e rad-
doppiavasi lo sforzo del reprimere il pianto; vi riuscl Tun
.giorno e 1'altro, ma all' ultimo la natura vinse nel suo diritto
e voile il tribute delle lacrime. Agostino sull'albeggiare si
sveglia; il sonno 1'aveva rinfrancato, e cosi come stava sul
suo letticciuolo pensa ad alcuni versi di Ambrogio. « Quindi,
cosi racconta, tornai a poco a poco a' primi pensieri, alia me-
moria della tua ancella, si devota a te, a me si piamente
carezzevole, si condiscendente : e Tavevo perduta! cosi ad
un tratto ! e sentii voglia di piangere, dinanzi a te, di lei e
per lei; di me e per me. E sciolsi il freno rattenuto dclle la-
crime, per che sgorgassero a lor posta, e il mio cuore ci si
riposo come sopra un guanciale. »
Segue la memoranda preghiera di Agostino per la madre,
che nessuno certo ha mai letto la prima volta ad occhi asciutti:
Ma ora che il cuore m'e g'uarito di quella piaga... spando dinanzi
a te, mio Dio, per quest a donna, tua serva, ben altre lacrime! elle son
lacrime di sbigottimento, a considerare i pericoli d'ogni anima che muore
in Adamo.
So bene che costei, vivificata in Gesii Cristo, visse, mentre che fu
legata al corpo, in tal in, 11 n era da glorificare il tuo iiome colla fede e
coi costumi; pure non oscroi affermare che, dappoi che la rigenerasti
pel battesimo, non le fuggisse mai parola contraria a' tuoi precelti... E
guai ! anche all'uomo piu santo, so tu volessi disaminarlo in disparte
dalla tua, misericordia ! Ma poiche non pigli a scrutare le colpe a rigore,
confidentemente spcriamo di trovare qualche luogo nella tua indulgenza.
Per contrario, se alcuno ha veri meriti da contare dinanzi a te, fa
egli altro che contare i tuoi doni? Oh! se gli uomini si conoscessero
uomini! Deh ! colui che ha da gloriarsi, si glorii nel Signore.
Pero gloria mia ! mia vita ! Dio del mio cuore ! lasciando da banda
le buone opere di lei, delle quali ti ringrazio con gioia, ti prego ora
pei peccati di mia madre ; mi esaudist-i per amore di colui che sospcso
a un legno d'ignominia si e fatto medico delle nostre ferite, e che og'gi
seduto alia tua destra < continamente intercede per noi » .
So bene ch'ella ha fatto misericordia, e che di cuore « ha condo-
nato il debito a' suoi debitori » : condona dunque anche tu i debit! di
268 IL DIRITTO DI PREGARE
lei, se alcuno ne contrasse in tanti anni dopo le acque salutari; con-
dona, Signore, condona anche a lei : « non entrare con essa in giudizio ! >
« Deh ! la tua miser icordia trascenda la tua giustizia » , poiche le-
tue parole sono verita, ed hai promesso a' misericordiosi misericordia :
a' misericordiosi, cui tu hai dato di esser tali ; perciocche « tu usi pieta
a chi ti piace di usarne, e fai grazia a chi tu vuoi. »
Qui ricorda come Monica, sollecita non de' suoi funeral! ,.
ma del suffragi per Panima sua, questo unicamente aveva
raccomandato al figliuolo « che avessimo memoria di lei al
tuo altare », ben sapendo che « la si dispensava la santa vit-
tima, per la quale fu cancellato il chirografo die ci era
contrario e vinto il nemico, mentre cercava e faceva il conto
de' nostri peccati per gittarceli in faccia. » E prosegue:
Tal e il sacramento di redenzione, a cui la tua serva lego 1'anima
sua col vincolo della fede. Che niuno la strappi mai dalla tua prote-
zione: ne per frode mai le si attraversi la bestia che ha del lione e del
serpe. Non rispondera essa di non esser debitrice di nulla, per non es-
sere colta in falso, e predata dall'astuto accusatore : ma si dira esserle
stati condonati i suoi debiti da colui, al quale niuno mai restituira cio
che, senza esser debitore, ha per noi pagato.
Riposi ella dunque in pace coH'uomo che fu suo unico marito, e cui
ella servi con pazienza, della quale aveva a te destinato il frutto, per
poter lui pure guadagnare a te.
Conchiude il Santo con una supplica aifettuosa a quanti
leggeranno le sue Confessioni, per che vogliano ricordarsi di
Monica al sacro altare: « Cio ch'ella mi chiese negli estremi
momenti Tottenga piii abbondevolmente alle preghiere di
molti ! »
V.
La preghiera di Agostino e preghiera privata, ma niuno
sarebbesi mai opposto se pure si fosse recitata nelle adunanze
ecclesiastiche, non essendo essa se non un riflesso, quanto
mai fedele, delle preghiere della Chiesa. Di fatto Ago-
stino scrisse sotto Timpressione delle medesime; perocche
quale argomento precipuo della lotta angosciosa, che dovette
sostenere per non dare in pianto dirotto, reca le preghiere
E LA PREGHIERA PE' MORTI 269
de' morti udite in chiesa. « Nemmeno in quelle preghiere
che si fecero offrendo per lei, il sacrificio del nostro riscatto,
allorch6 il cadavere e sull'orlo della fossa e sta per calarvi;
no, nemmeno in quelle preghiere gettai una stilla! »
Quali esse fossero alia fine del secolo IV non ci e dato
deter minare esattamente, mancando di quell' epoca i sacra-
mentarii e gli altri libri liturgici. Pero 1'odierna liturgia
mortuaria reca impressi tali caratteri di antichita, che per
10 meno molte sue parti sono quelle che pure allora si
adoperavano, e ad ogni modo furono quivi sempre espressi
i medesimi concetti, appunto perche regolati dalla immuta-
bile dottrina cattolica e dalla natura dell'oggetto per cui si
pregava. I secoli altro non fecero che rivestirli di forme let-
ter arie determinate, quali oggi possediamo *.
II martire S. Giustino (morto tra gli anni 163-167) 6 forse
11 primo scrittore che abbia avuto occasione di ricordare in
ispecie una delle preghiere che allora facevasi sul cristiano
moribondo. E il salmo XXI, Deus meus quare me dereli-
quisti, che Gesu recito nell'agonia della croce. II martire ne
adduce i versetti 21, 22 : Liber a o Signore I'anima mia dalla
spada, e dal potere del cane la mia unigenita; salvami dalla
bocca del leone e salva I'umilta mia dalle corne degli uni-
corni. Gesu ha cosl pregato, « perche giunti ancor noi al
fine della vita, di questo supplichiamo Iddio, che puo allonta-
nare da noi ogni temerario (nemico), ogni malo angelo, per-
che non prenda 1'anima nostra » 2.
Ora la preghiera per la liberazione dalle insidie della
mala bestia, del dragone, del leone ruggente, divenne pre-
ghiera caratteristica nella officiatura pe' moribondi e pe' morti.
1 Tra le opere- piu recenti si consulteranno con frutto intorno questo
argomento: KIRSCH, Die I^ehre von der Gemeimchaft der Heiligen im
christL Alterthiim (Mainz, Kircheim, 1900) nei varii capitoli dove tratta
della preghiera pe' defunti; Die Acclamahonen und Gebete der altchrixt li-
chen Grabscrifteu (Koln, Bachem, 1897) del medesimo autore; CABROL,
Le livre de la pri&re antique (Paris, Oudin, 1900), p. 175 e seg-g., p. 4r>:;
* IUSTINI Dial, cum Triphone, c. 105 (MiGNE, P. (r. VI, 219-222).
270 IL DIRITTO DI PREGARE
Sempre s' incontra nelle allusion! de' tempi antichi e ne' ri-
tuali posteriori. I soggetti, dipinti cosi di frequente nelle ca-
tacombe romane o scolpiti sui sarcofagi cristiani, die rap-
presentano la liberazione da un qualche pericolo, altro non
sono die 1'eco dell'arte alle preghiere della liturgia: Enoch
ed Elia liberati dal mondo, Noe dal diluvio, Daniele dalla
fossa dei leoni, Susanna dal false delitto, Isacco dal ferro di
Abramo, Mose dall' Egitto, Giona dal ventro del pesce ed
altri ancora. Questi fatti sono pure con frequenza ricordati
dai martiri nelle preghiere che fanno prima di compiere il loro
sacrificio, e quel che e piii notevole ciascun fatto. viene quasi
sempre espresso coi medesimi termini, il chedimostra che sono
tolti da preghiere usuali e tradizionali. II Le Blant ne rac-
coglie parecchie dai varii Atti de' Martiri, che, poste insieme,
ridanno quasi alia lettera le stupende invocazioni della Chiesa
neirodierno rito della raccomandazione dell'anima l :
Ci libera, o Signore, come liberasti i tre fanciulli dal camino del
fuoco, Daniele dal lago de' leoni, Mose dalla mano di Faraone, Susanna
dal falso delitto, Giona dal ventre del pesce...
Per questa ragione deve dirsi altresi antichissima e forse
primitiva nella sua sostanza la solenne preghiera dell'Offer-
torio, che oggi cantiamo nella messa de' defunti.
Signore, Gesu Cristo, Re della gloria, libera le anime di tutti i fe-
deli defunti dalle pene d'inferno e dal lago profondo. Le libera dalle
fauci del leone: che non le inghiotta il tartaro, che non precipitino nella
tenebra! Ma il vessillifero San Michele le presenti nella santa luce: in
quella luce che un di promettesti ad Abramo ed al seme di lui...
1 LE BLANT. Les bas-reliefs des sarcophages Chretiens et les liturgies
funeraires m Revue archeologique (1879, II) pp. 223-241; 276-292. A p. 231
1'Autore ricorda la famosa tazza di vetro di Podgoritza in Albania (sec.V),
dove i gruppi di figure recano iscrizioni, evidentemente cavate a me-
moria dalle preci liturgiche: DANIEL DE LACO LEONIS — TRIS PVERI DE
EGNE CAMI (de igne camini) — SVSANNA DE FALSO CRIMINE — DIVNAM
(lonam) DE VENTRE QVETI (ceti) LIBERATVS HJST. Cfr. CABROL, op. cit.
pp. 177-178, dove e riportata per disteso la preghiera del martire S. Se-
vero (sec. IV), in cui e molto ampia 1'enumerazione dei santi personaggi
cosi liberati da Dio.
E LA PREGHIERA PE' MORTI 271
L' invocazione a S. Miehele in questa forma e forse un
aggiunta fatta fin dal secolo V o VI *, quando si diffuse assai
in occidente la venerazione del detto arcangelo, quale forza
di Dio, opportunissima quindi ad essere invocata nella su-
prerna battaglia contro il dragone d' inferno.
VI.
Un secondo carattere della prece funebre e I'implorare
la misericordia di Dio sui peccati del trapassato. Abbiam
visto come S. Agostino v'insista per sua madre, per una tal
madre; sembra quasi che egli travalichi il giusto limite. Ma
chi puo mai dirsi santo e puro innanzi gli occhi di Dio?
La Chiesa nel momento piu solenne de' funerali, che e
quello delTassoluzione al tumulo, recita una preghiera, anti-
chissima senza dubbio ed alia quale allude lo stesso S. Ago-
stino nelle pagine ricordate:
Non entrare in giudicio col tuo servo, o Signore, perche niun uomo
sara innanzi te giustificato, se per te non gli sia concessa la remissione
di tutti i peccati. Adunque, te ne supplichiamo, la sentenza del tuo giu-
dizio non prema colui che le vere suppliche della fede cristiana ti rac-
comandano ; ma col soccorso della tua grazia meriti egli di scansare il
giudicio della vendetta, mentre durante la sua vita porto impresso il segno
della santa Trinita : o tu che vivi e regni ne' secoli. Cosi sia.
No, la colpa non si copre, non si scusa ; ma si confessa
quale 6 nella sua gravezza, pure implorando con umilta e
fiducia il perdono di Dio, la pace. Pace, si trova scritto nei
piii antichi epitaffii cristiani: semplice parola, supremamente
significativa : Pace in Dio! Pace con Dio! 6 Taugurio fre-
quente che leggesi nelle catacombe. E la necessita della pre-
ghiera per ottenere da Dio il perdono delle colpe a' morenti
ed ai morti, si fa sempre piu viva ed esplicita negli scritti
de' Padri e negli Atti dei Martiri. Le suppliche, che erompe-
1 Si noti che un' invocazione a S. Michele e gi£ inserita nel Sacram.
gelas. all'orazione ad sepuMirum, priusquam sepeliatur (III, 91): Adsit
ei angelus testamenti tui Michael.
272 IL DIRITTO DI PREGARE
vano dal petto di quest! eroi cristiani, forse meglio d'ogni
altro documento, come s'e detto, rispecchiano la liturgia fu-
neraria della Chiesa. Or nel momento di piegare il collo alia
mannaia, non fidavano gi& nel sangue che doveva sgorgare
dalle loro ferite ; ma pure offerendo il massimo sacrificio che
possa fare I'uomo in testimonianza della sua fede, ricorda-
vano d'essere peccatori ed imploravano il psrdono di Dio pei
merit! del Sangue prezioso di Gesu e del sacrificio del Cal-
vario 1.
Mentre il fedele sta lottando nella sua agonia, la prece
per la remissione de' peccati ritorna sotto forme molteplici.
Ne abbiamo ricordata una piu sopra; quest'altra e pure
tenerissima :
Rallegra, o Signore, 1'anima di lui nel tuo cospetto, e non ricordarti
delle iniquita sue antiche e delle ebbrezze, che ha suscitato il fervore
del desiderio cattivo. Ha peccato, si ! Pure non neg'6 il Padre, il Fi-
gliuolo e lo Spirito Santo, ma credette, ed ebbe in se lo zelo di Dio, e
Dio, autore di og*ni cosa, fedelmente adoro *. Non ricordare, o Signore,
te ne preghiamo, i delitti della sua gioventu; ma secondo la graiide tua
misericordia ti rammenta di lui nella gloria della tua chiare/za.
E tutta Tofficiatura de7 funerali ^ poi composta con que-
sto medesimo spirito. Si recitano i salmi piii espressivi di
David penitente; si leggono le pagine piu vibrate insieme e
piu dolorose di Giobbe. Ora la Chiesa alza da sola la sua
voce; ora unisce al suo gemito tutta Tassemblea dei fedeli;
ora con arte drammatica veramente sublime e poetica in-
troduce lo stesso defunto a confessara ed a piangere innanzi
tutti le colpe sue.
Signore, quando verrai a giudicare, dove ra'ascondero io dalla tua
iraV Perche ho peccato assai nella inia vita. Pavento quel che ho com-
niesso ed arrossisco innanzi a te ; quando verrai a giudicare iion i-ni
condannare...
1 Si veggano nel CABROL citato (pp. 175 e segg.) alcune di tali bel-
lissiine preghiere dei martiri prima di andare al martirio.
2 Questa parte della preghiera si legge nel Sacram. gelas. sotto il
titolo Post obitum hominis (III, 91). II PROBST (1. c. 296) la crede piu
antica del sec. V.
E LA PREGHIERA PE? MORTI 273
Aliiiii<\ Signore, perche ho peccato assai nella mia vita ! Clio faro,
inisoro? dove riparero, se 11011 presso te, o mio Dio? Abbi pieta di me,
quando verrai neH'ultimo giorno! L'anima mia e turbata assai, ma tu,
Signore, vicni in suo soecorso ! . .
Non ricordarti de' miei peccati, o Signore, quando verrai a giudi-
(.•arc il secolo col fuoco. Dirigi, o Signore, la mia via nel tuo cospetto.
II salutare spavento del giudizio estremo si manifesta in-
fine con accenti d' incomparabile grandezza tratti da Sofonia
nel responsorio dell'assoluzione:
Mi libera, o Signore, dalla morte eterna in quel giorno tremendo,
quando si moveranno i cieli e la terra, quando verrai a giudicare il se-
colo col fuoco.
lo tremo tutto e pavento, finche venga la discussione e 1' ira ven-
tura : quando si moveranno i cieli e la terra.
Quel giorno, giorno d' ira, di calamita e di miseria, giorno g'rande
ed amaro assai; quando verrai a giudicare il secolo col fuoco.
I monaci del medio evo illustrarono in piu modi con versi
ritmici i concetti di questo celebre responsorio, e fra Tom-
maso da Celano (f 1255 incirca), raccogliendo alcuni di quei
ritmi ed altri a quelli aggiungendo, nel segreto della cella e
quale sfogo privato di pieta e di santo timore, compose
1' incomparabile sequenza Dies irae. Presto essa si sparse ;
presto fu accolta qua e cola nelle singole Chiese, come pre-
ghiera comune ; fmch£ la Chiesa universale v' impresse il ca-
rattere di preghiera sua propria, inserendola nella solenne
liturgia de' defunti.
VII.
Dobbiamo tralasciare gran numero d' altri sentimenti bel-
lissimi rhe in queste preghiere troviamo scolpiti; solo e da
mettere in rilievo qui sull' ultimo quell'altra loro nota carat-
teristica, che e la confidenza in Dio; la fiducia nel perdono otte-
nuto, la fede vivissima in Cristo Redentore, la speranza di
pur giungere al possesso de'beni eterni.
Per Tanima del trapassato la Chiesa implora ripetutamente
il riposo eterno, la luce della celeste visione, i gaudii beati
del paradiso.
Serie XVII, vol. XII, fase. 1209. 18 23 ottobre 1900.
274 IL DIRITTO DI PREGARE
Ti rammenta, o Signore, de' servi e delle serve tue, che ci prece-
dettero col segno della fede e dormono nel sonno della pace. A loro ed
a quanti riposano in Cristo concedi, te ne preghiamo, il luogo del refri-
gerio, della luce e della pace.
Sono parole del Memento odierno de' morti, che e la loro
commemorazione durante il santo sacrificio. Esse gi£ si tro-
vano identiche nel Sacramentario gregoriano, ma senza dubbio
debbono riferirsi a tempi piii antichi del secolo VI *, poich6
ripercotono 1'eco delle voci, che ogni di risonavano nelle cata-
combe e che i cristiani de' primi tre secoli scolpivano sulle
tombe dei loro carl 2.
Ad ogni istante dell'officiatura, s' inter rompono le preghiere
con quel grido d'augurio tanto solenne: L'eterna requie da
loro, o Signore, e la luce perpetua per loro s'accenda 3 ; la
Messa con questo grido comincia, . e prosegue col plauso su-
blime di David alia grandezza e maesta del Signore, prin-
cipio e termine d'ogni cosa : A te spetta, o Dio, il cantico
di Sionne, e a te scioglierassi il voto nella celeste Gerusa-
lemme; ascolta la mia preghiera: ecco, a te ritorna ogni
carne!
Quanto puo esprimere il desiderio delTanima di giungere
a Dio, e la fede potente nella risurrezione della carne, tutto
e disposto a suo luogo.
L'anima mia ha sete del mio Dio; quando verro ed appariro innanzi
la faccia del Signore?...
1 Una colletta del Sacram. gelas. (Ill, 105) chiede pel defunto: re-
frigerii sedem, guietis beatitudinem, luminis claritatem.
2 Notiamo tra le molte : Dulcissimo Antistheni coniugi suo, refrige-
rium — Secunda, esto in refrigerio — In refrigerio anima tua, Victorine
— Parentes Paulinae ftliae dulcissimae, cuius spiritum in refrigerium su-
scipiat Dominus — Bolosa, Deus tibi refrigeret, ecc. (Cfr. KIRSCH, Die
Acclamationem etc. p. 14 e segg.). La parola refrigerium, significa il
gaudio celeste, ed allude propriamente al banchetto delle nozze eterne
a cui lo sposo divino ammette 1'anima beata. Essa risponde esattamente
al nostro termine rinfresco, usato in tal senso.
3 Aeterna tibi lux, Timothea in Christo (KIRSCH I.e.); Luce nova frueris,
lux tibi Christus adest, sta scolpito sul sarcofago di Sesto Petronio Probo
del IV secolo (DE Rossi, Inscript. christ. 2,1, '348).
E LA PREGHIERA PE' MORTI 275
Mi libcra o Signore dalle vie dell' inferno, o tu die spcx/asti le porte
•di bronzo e visitasti I'inf'erno. Ed hai data la luce, perche ti vedes^ero :
la luce a quelli die erano nelle pene delle tenebre, e gridavano e di-
cevano : Sei giunto, o Redentore nostro!...
Credo di dover vedere le ricdiezze del Signore nella terra de'viventi...
Credo die il mio Redentore vive e che nell'ultimo giorno risorgero
dalla terra; e vedro Dio nella came mia ; e lo vedro io stesso e non
altri e gli ocdii iiiici fisseranno lo sguardo!...
Con questa viva fede nel cuore la Chiesa e I'assemblea
de? fedeli danno r ultimo saluto aLTamma del trapassato, prima
di colloearne il cadaver e nella tomba.
LA CHIESA : Ti guidino gli Angeli al paradiso ! Al tuo arrivo t'accol-
gano i martiri e ti conducano nella citta santa Gerusalemme ! II coro
degli Angeli ti accolga e tu con Lazaro altra volta povero abbi 1'eterno
riposo i I
I FEDELI: Venite o Santi di Dio, accorrete o Angeli del Signore:
accogliendo 1'anima sua, offerendola nel cospetto dell'Altissimo.
LA CHIESA: T 'accolga Cristo che ti ha chiamato, e nel seno di Abramo
gli Angeli ti conducano !
I FEDELI: Accogliendo 1'anima tua, offerendola nel cospetto dell'Al-
tissimo.
LA CHIESA: L'eterna requie le concedi, o Signore, e per lei la luce
perpctun s'accenda!
I FEDELI : Accogliendo 1'anima sua, offerendola nel cospetto dell'Al-
tissimo.
T' accolga Cristo che ti ha chiamato ! Qual dolce augurio !
Tante volte Gesu ha promesso nel Vangelo di venire in per-
sona ad accogliere le anime a lui care e condurle alle nozze
sempiterne! Quest'e il momento di mantenere la promessa
e la Chiesa glielo rammenta con amorosa fiducia.
1 Quanto 6 bello e poetico questo invito agli Angeli e questo ricordo
del mendico Lazaro ! Factum est autem ut moreretur mendicus et por-
taretur db Angalis in sinum Abrahae, racconta Gesu (Lac. XVI, 22). Si
noti pure 1'espressione: cum Lazaro quondam paupere, che e antichissima
ed una di quell e frasi che sempre ricorrono allo stesso modo nell'antica
letteratura cristiana. Veggasi adesempio S. Girolamo, Epist. 23, De exitu
Leae ad Marcellam (MiGNE P. L. XXII, 426): Nunc igitur pro brevi
labore aeterna beatitudine fruitur, excipitur Angelorum choris, Abrahae
sinibus confovetur, et cum pauper e quondam Lazaro... stillam digiti mi-
noris cernit inquirere.
276 IL DIRITTO DI PEEGARE E LA PREGHIERA PEI MORTI
S. Pier Damiani, nel secolo XI, doveva consolare un suo
amico moribondo ; prende la penna e scrive 1 :
Ti raccomando a Dio onnipotente, fratello carissimo, e ti rimetto
a colui del quale sei creatura ; affinche sopravvenuta la morte e pagato
1'umano tribute, ritorni al tuo fattore che ti formo dal fango della terra.
All'uscire adunque dell'anima tua dal corpo, s'avanzi a te la ful-
gente coorte degli Angeli, il senate degli Apostoli giudici ti venga innanzi,
1'esercito trionfatore de' Martiri t' incontri, ti circondi la lucida schiera
de' Confessori infiorata di gigli, ti riceva il coro giubilante delle Vergini
ed in seno alia quiete beata ti stringa 1'amplesso de' Patriarchi.
Mite e festive t'appaia 1'aspetto di Cristo, e comaiidi egli che ti trovi
sempre tra quei che stanno al suo fianco...
Ceda al tuo passo il terribile Satana co' suoi satelliti; al tuo giun-
gere in compagnia degli Angeli tremi egli e s'asconda, fuggendo nel
caos immane dell'eterna notte...
Ti liberi dalle pene Cristo, che per te fu crocifisso.
Ti liberi dalla morte eterna Cristo, che per te degnossi morire.
Cristo, figliuolo di Dio vivo, ti collochi nelle sempre amene e ver-
deggianti piagge del suo paradiso, e tra le sue pecorelle, egli, vero
pastore, ti riconosca.
Egli t'assolva da' tuoi peccati e ti ponga alia sua destra nella sorte
de' suoi eletti.
Che tu vegga il tuo Redentore a faccia a faccia, e che sempre a
lui vicino tu possa contemplare la verita, apertissima agli occhi beati.
Posto cosi tra le schiere de' beati, possa tu gustare in eterno la dolcezza
della divina contemplazione. Cosi sia.
La preghiera privata di Pier Damiani fu poscia accolta
dalla Chiesa, si recita oggi ancora al capezzale dei mori-
bondi e puo ben dirsi la piu bella sintesi, che penna umana
abbia mai scritto, della prece funeraria cattolica.
Ma e da finire.
Queste, che abbiamo ricordato pur brevemente, sono le
pagine rigide de' SS. Padri ! queste il cbmpito scolastico che
si assegna ad ore fisse ed in frasi precise! queste il for-
mulario che non traduce il sentimento dell'animo, la sin-
cerita dell9 imp eto d'amore, di dolore, di fede, di umilta!
Deh? come torna qui spontaneo al labbro il pungente epi-
fonema dell' Aiighieri :
0 TERRENI ANIMALI O MENTI GROSSE !
1 Epist. 1. VIII, 15 (MiGNE P. L. CXLIV, 497).
NUOVO STUDIO
I.
II piu gran passo per la civilta, fattosi in questa fine del
nostro secolo, & stato senza dubbio quello del Congresso in-
ternazionale dell' Aia, indetto per istituire un tribunale di
tutte le genti civili, a fine di regolare i supremi interessi
delle nazioni e de'popoli ne' casi di conflitti internazionali. E,
benche Teffetto non sia stato ancora pienamente raggmnto,
pure si sono con esso sparsi nel mondo piu germi di vero incivi-
limento che non sieno contenuti nella grandiosa mostra pari-
gina di quest 'anno. In fatti in questa tutti i portentosi trovati
deiringegno e dell'arte mirano solo ad agevolare all'uman
genere la sua falicosa via, laddove in quel Congresso si mi-
rava a risparmiare le vite umane, vittime delle guerre mi-
cidiali.
Un'autorita poliarchica di tutte le genti e di tutti gii
Stati non e ancora costituita, e vero ; del pari che ai pri-
mordii della vita del genere umano non era ancora costituita
I'autoritd civica, ne Yautorita politica. Ma? siccome il bi-
sogno e il dovere indusse dapprima gii uomini alia societa
domestica, quindi alia civica e finalmente alia politica, cosi
bisogni anche piu estesi e doveri anche piu gravi indurranuo
quandochessia le genti tutte a formare Tetnarchia di tutti
gii Stati, restando questi, ben inteso, indipendenti e liberi
dentro i loro limit! . La vita delle nazioni si misura a secoli ;
e non 6 meraviglia che, rispetto a quel punto d'incivili-
mento si stia ancora indietro, e si stia, come bene osserva
il Taparelli, in uno stato di transizione. Poich6 e chiaro che
278 LA QUESTIONS DEL TRIBUNALE INTERNAZIONALE
la natural tendenza porta la etnarchia, a voler che nel mondo
regni il diritto e non la forza 4. Anche S. Agostino nel trat-
tato della Citta di Dio parlava della societa di tutte le genti,
come di oggetto gia considerate da molti filosofi, societa che
sarebbe per formare un altro grade di associazione dopo la fa-
miglia, la cilta e il regno 2. Talche, come 1'autorita civica
appiana le vie all'operare individuale e come la politica ap-
piana le vie all'operare sociale, cosi 1'autorita etnarchica o
internazionale sara per mettere ordine agl' indefiniti e mol-
teplici interessi degli Stati tra loro, quando vengano in con-
flitto.
Questo noi speriamo dal naturale sviluppo delle leggi
del morale perfezionamento sociale, inerenti in tutte le menti
e in tutti i cuori : perfezionamento che si fa lentamente,
come lentamente crescono le piante e si maturano i frutti.
Quando varie famiglie si unirono per la prima volta in so-
cieta, cio non fu altra cosa se non un perfezionamento na-
turale, posti i principii di sociabilita umana, per provvedere
a que' bisogni della vita, a cui non era dato sopperire se
1'uomo e le famiglie fossero state isolate. Quando s' isti-
tuirono i tribunali, per dirimere le liti, quando si forma-
rono le milizie per comune difesa, quando furono costituiti
rnagistrati che dovessero dirigere la pubblica cosa, tutto cio
fu perfezionamento giusto e doveroso. Dio aveva posto nel-
1'uomo i germi di tuttocio, affinche egli liberamente e con
dolce inclinazione di natura li sviluppasse. Esempii bellissimi
di tal generale principio si hanno, non solo nella parte arti-
stica, scientiflca ed industriale (in cui il perfezionamento fatto
di secolo in secolo e manifesto a tutti) ma altresi nella stessa
intelligenza della rivelazione cristiana. II eristianesimo, rima-
nendo immutato nella sostanza, quale lo predicarono gli Apo-
1 Saggio teoretico di diritto naturale. Civilta Cattolica, Roma 1900,
v. II, n.° 1378.
2 Ecco le sue parole : Post civitatein vel urbem sequitur orbis terrae,
in quo tertium gradum ^ponunt societatis humanae, incipientes a domo,
et inde ad urbem, deinde ad orbem progrediendo venientes... (De civit.
Dei, 1. XIX, c. 5).
NUOVO STUDIO 279
stoli, ha avuto, chi volesse far confront!, un immenso s\i-
luppo di secolo in secolo : dogmi definiti e schiariti, disciplina
regolata, pratiche del culto sviluppate, eccetera. Dunque non
sarebbe niuna meraviglia, tornando alia nostra questione, se
per un giusto sviluppo delle leggi regolatrici della perfezione
sociale si giungesse a questo : che un tribunale internazio-
nale si costituisse per legge quale arbitro e giudice di quelle
question! che non possono risolversi dalle nazioni singole.
II.
Le ragioni di questa conclusione sono di due specie : altre
sono intrinseche, altre estrinseche. Le prime sono quelle gia
accennate, ossia, quelle della naturale perfettibilita sociale.
Vale a dire: come dalla naturale tendenza umana e dalla
necessita di provvedere agli umani bisogni si deduce la legge
di natura e quindi 1'obbligo che I'uomo ha di associarsi in
consorzio civile e formare lo Stato, cosi dalla medesima ten-
denza e dalla medesima necessita, in cui si trovano i singoli
Stati, si deduce la legge dell'associazione degli Stati stessi
in una etnarchia. Sarebbe portar acqua al mare addurre
argomenti che mostrino tal necessita : la veritk da diffondere
a chi Tignora; i commercii tra le varie genti; gl'interessi
dinastici ; la protezione de' connazionali emigrati in altri Stati;
i conflitti che sorgono e possono sorgere tra Stato e Stato,
eccetera, lo provano a sufficienza. « Se pure non vogliamo
dire che quella Provvidenza, che non voile abbandonare alle
poche forze di due individui cozzanti i meschini loro inte-
ressi pecuniarii, voglia poi lasciare in balia della violenza
gl' interessi, la tranquillita e la vita di dieci o dodici nazioni,
il cui bene veniva compromesso da quell' una che ribolliva
nei torbidi della discordia ». Cosi egregiamente il piu gran
maestro di diritto de' tempi modern! l.
Le ragioni estrinseche poi sono certi fatti e consuetudini
internazionali, le quali implicitamente suppongono la neces-
1 TAPARELLI, Saggio teoretico di diritto naturale, v. II, n.° 1372.
280 LA QUESTIONS DEL TRIBUNALS INTERNAZIONALE
sita di tale autorita etnarchica o tribunale inter nazionale.
In fatti, che cosa sono le ambascerie, il codice delle gentiy
le leg he, le note diplomatiche e simili altre manifestazioni
con cui, in occasione di contese tra varii popoli, si tenta di
provare a tutti i Sovrani la bonta della propria causa ? Che
cosa e mai altro il cosi detto concerto europeo, ossia I'unione
delle grandi Potenze d'Europa/ ultimamente nella guerra di
Candia e presentemente in quella della Cina ? Che cosa fu mai
I'accennato Congresso internazionale dell'Aia, di cui 1'eco non
e ancora spenta nel mondo ? Che sono altro se non un appellare
ad un' autorita superiore ed imparziale, riconoscendone impli-
citamente la necessita? E notisi che i detti appelli non sono
solamente dimande di aiuto di forza, ma prima e principal-
mente riconoscimento di diritto. II che non e altro se non
un fatto piu grande, ma simile in tutto ad uno piu piccolo,
che vediamo ogni giorno an che nelle piazze e nei trivii, quando
litiganti privati per istinto di natura ricorrono agli astanti,
chiamandoli arbitri del litigio.
E nessuno dica che questo invocato tribunale delle nazioni
sia una diminutio capitis per la loro indipendenza e sovra-
nita. Poiche dinanzi al diritto tutti devono chinar la testa, e
non vi e indipendenza da quello. E poi gli Stati ne' litigi
che sorgono tra essi e i sudditi non si sottomettono anch'essi
ai tribunal! comuni ed alle leggi? Dunque che meraviglia
se dovessero sottostare per cose piu gravi ad un tribunale
superiore? Di piu: tal diminuzione d' indipendenza, se cosl
vuol chiamarsi, e abbondantemente compensata da altri beni.
La famiglia, il cui padre ha sopra di se T autorita civile, 6
compensata assai bene nella tutela che essa ha da questa
nei casi che il padre fosse un malvagio. E nel medio evo,
sotto qual dispotismo non sarebbe caduta la civilta, se quegli
sfrenati regnanti non avessero trovato un argine nell' auto-
rita pontiflcia? La liberta d'uno Stato non istk nella sfrena-
tezza di chi governa, ma neU'esenzione dagli impediment!
al retto governo.
NUOVO STUDIO 281
III.
Naturalmente, noi qui indichiamo solo una legge suprema
sociale, la cui necessita sgorga evidente dallo studio dell'uomo
sociale, non deter miniamo il modo e la maniera della sua
attuazione (e molto meno la persona fisica o morale, qual
soggetto della stessa autorita) dipendendo essa, come la so-
vranitS, del singoli Stati, da fatti e circostanze di cui alcuni
sono soggetti alia liberta umana, altri no.
Ma una cosa non possiamo trascurare; ed e 1'investi-
gare qual relazione potrebbe e dovrebbe avere verso tal tri-
bunale il Papato.
II Papato e il magistero della verita nel mondo : verita
speculating, riguardante 1' origine e il tine delle cose, e
verita pratica, ossia morale, riguardante tutte le azioni
umane. Questo magistero abbraccia di diritto tutte le genti
e tutti gli Stati; di fatto poi comprende gia tutto il mondo
civile, mentre gli apostoli e i messi di Cristo dilatano ogni
giorno piu questD gran regno sino agli ultimi confini della
terra. Inoltre questo magistero e infallibile ; e bench6 il suo
oggetto sieno direttamente le verita religiose, nulladimeno
per grinfiniti contatti che le verita naturali hanno con quelle,
anche le verita naturali restano assodate. Le veritk moral!
poi e la moralita stessa delle umane azioni tutte, senza er-
cezione, sono oggetto di quel magistero.
Non fa qui d'uopo provare la legittimitk ed autenticita
di tale istituto; istituto fondato dal Figlio stesso di Dio, e
quindi legittimo ed autentico quanto e legittimo ed autentico
il diritto di Dio.
Ma quel che fa d'uopo sommamente osservare 6 che appunto
questo magistero di verita era necessario pel consorzio civile
nel mondo, e molto piu per la suprema di tutte le societa,
che & 1'etnarchica di tutti gli Stati. In fatti, da una parte
Vunione delle intelligence circa un bene da conseguire 6 il
fondamento d'ogni societa; poiche dove manca 1'unione e
282 LA QUESTIONS DEL TRIBUNALS INTERNAZIONALE
barbarie. Dall'altra 6 provato che gli uomini (prescindendo
dal magistero infallibile cristiano) non si sono mai accordati
ne mai si accorderanno circa il vero; perche essi, nello
studio della verita, si dividono e suddividono in mille opinioni,
e niuno, che non sia infallibile, ha diritto d'imporre la sua,
come vera *. Eppure tale accordo e di assoluta necessita;
poieh6 la vita civile e fondata sulla veritk e sulla moralita
e dalla verita e dalla moralita dipendono i diritti e i doveri,
che sono le due ruote che fanno camminare la civilta. Per
conseguenza nel magistero di verita, che e il Papato, trova
il mondo il punto d'appoggio e il fondamento vero della civilta.
Ne fa meraviglia che una societa inferiore, qual sarebbe
la societ^ civile, trovi il suo perfezionamento nella society
religiosa. Poiche tutto e concatenate nell'universo: un regno
della natura si collega con un altro a lui superiore, la societa
domestica con la civica, questa con la politica. Ne e una
novita che quel che non si ha presso di se, si cerchi presso
altri. E una legge universale nel mondo ; quindi non e mera-
viglia che la societa civile attinga la sua forza, che e nella
verita, dal magistero cristiano che e il Papato, benche questo
sia d'ordine superiore per origine e per fine. Anzi, appunto
per cio, esso farebbe Tufficio nobilissimo di ultimo anello
che congiungerebbe la terra col cielo.
IV.
Cio posto, sembra manifesto che la relazione del Papato
al tribunale delle nazioni deve essere quella di capo e mo-
deratore supremo. Poich6, essendo il Papa interprete infallibile
delle verita religiose (alle quali, piii o meno strettamente, si col-
legano tutte le altre verita) ed essendo maestro supremo della
morale, qual miglior capo si potrebbe dare ad un tribunale
delle nazioni di colui che da Cristo stesso fu fatto arbitro tra il
i Veggansi i due nostri articoli: La perdita dell'unita intellettuale
(quad, del 3 marzo 1900) e La perdita dell'unita intellettuale : il male,
la causa, il rimedio (quad, del 5 maggio 1900).
NUOVO STUDIO 283
cielo e la terra, e le cui sentenze in terra, in quanto riguar-
dano il lecito e 1'illecito, sono approvate anche in cielo"? Molto
piii che ogni questions di diritto e un caso morale da sciogliersi.
Questa conclusione fu creduta si vera ne' secoli piu cri-
stiani del nostro, che anche senza il tribunal e internazionale,
di cui parliamo, il Papa fu tenuto e considerate capo assoluto
dell'etnarchia de' popoli cristiani, vogliamo dire durante tutto
il tempo del Sacro Romano Impero.
Mettendo dunque il Papa a capo del tribunals delle nazioni,
si riprenderebbe in parts 1'antica tradizione storica; tradi-
zione non del tutto interrotta anche dopo lo smsmbramsnto
della crist ianita, ossia dsir unions de' popoli cristiani ; anche
dopoch6 a quella compagins delle genti succssse la diplomazia,
la quale non & alia fin fine se non Tembrione di quel supremo
tribunale etnarchico di cui qui disputiamo. II gran litigio fra
Portoghesi e Spagnuoli, definite da Alessandro VI colla famosa
linea di dchmrca:-ione e quello tra la Germania e la Spagna
ai tempi nostri, deciso da Leone XIII, lo provano a sufficienza.
E, anche senza rimontare tanto giu negli anni, nel recentis-
simo Congrssso dell'Aia, benche il Papa fosse stato escluso
per intrighi del Governo nostro, come si sa, pure alia chiu-
sura del Congresso, che fu il 29 lugiio del decorso anno 1899,
il Papa apparve in quel Congresso come il padre di tutto il
mondo civile. Cio fu per la letter a della Regina di Olanda
spedita gia al Pontefice ed ivi letta pubblicamente, nella
quale si richiedeva il Papa dell'alta sua approvazione e del suo
aiuto per i lavori del Congresso l. Alia qual lettera Leone XIII
nobilmente rispondeva :
« Noi crediamo che sia parte speciale del nostro compito non sola-
niciitc il prcstare a tali imprese un aiuto morale, ma anche il cooperarvi
effetti varnente ; perche si tratta di uii oggetto iiobilissirno per >sua natura
e intimamente legato col nostro augusto ministero, il quale, per mezzo
del diviuo fondatorc della Chiesa ed in virtu delle tradizioni secolari, ha
una s])ecie di alta investitura, come mediatore della pace. In fatti, 1'au-
torita del Pontificato supremo passa i confini delle nazioni; essa abbraccia
1 Civilta Catt. quad. 1180, anno 1899, pag. 486.
284 LA QUESTIONS DEL TRIBUNALS INTERNAZIONALE
tutti i popoli allo scopo di confederarli nella vera pace dell' E van gelo ;
la sua azione, per promuovere il bene generale dell'umanita, si eleva
sopra gl'interessi particolari che hanno in vista i varii Capi di Stato, e
meglio di qualsiasi altra autorita essa puo mettere in concordia tanti
popoli di si di versa indole.
«La storia, a sua volta, attesta quanto abbiano fatto i nostri pre-
decessori per addolcire con la loro autorit& le leggi disgraziatamente ine-
vitabili del la guerra ; per arrestare anche i conflitti che sorsero tra popoli
e Principi; per terminare all'amichevole le controversie piu pungenti tra
nazioni ; per sostenere coraggiosamente il diritto dei deboli contro la pre-
potenza dei forti. »
V.
I vantaggi che ne avra il mondo, quando sark giunto a
questo supremo grado d'incivilimento, sono assai chiari. Ci
place accennarne solamente due : uno e appunto il dirimersi
delle question! col diritto non colla spada. E vero che, non
ostante il tribunale, giudice del diritto, vi sara sempre qualche
nazione ostinata che ricorrera alia violenza. Ma cio non toglie
i preziosi vantaggi di quel tribunale per la civil ta, come le
violenze di due sanguinarii e vendicativi non menomano nel
mondo Timportanza vera e reale dei tribunal! per la vita ci-
vile ; molto piii che quella violenza non dovrebbe rimanere
inulta per parte della suprema autorita internazionale.
Manifestamente, non intendiamo qui di parlare di guerra
quando e una difesa del diritto oppresso; poiche in questa
come in ogni altra aggressione, e lecito senz'altro difendersi.
Ma? piu che d' altra, si parla di guerra che e detta di pu-
nizione. E poi, lasciando da banda le varie specie di guerre,
questo e certo che in ognuna si deve precedentemente avere
cognizione giuridica del diritto. Tal cognizione, da una parte
e necessaria; perche, essendo la guerra una violenta difesa
dell'ordine, fa d'uopo prima conoscere il diritto, ossia Tordine.
Ball' altra parte, mancando un tribunale competente, a cui
poter ricorrere, puo accadere, ed e pur troppo accaduto, che si
prenda dbbaglio nella conoscenza del diritto,\come facilmente
accade di due litiganti che si fanno giudici e parti all' istesso
tempo. Non avendo finora le nazioni arbitro a cui ricorrere,
ed essendo ognuna soeietk suprema e collocata all' ultimo
NUOVO STUDIO 285
grado della gerarchia sociale, venendo a cozzo con una so-
cieta simile, era naturale che il diritto si rimettesse alia
coscienza de' Sovrani, « come i litigi individual!, ove manca
un terzo, rimettonsi alia coscienza de' due litiganti *. » Quindi
fu detto che il cannone era ultima ratio regum; ma filoso-
ficamente parlando non il cannone, ma il diritto dovrebbe
essere 1' ultima ragione dei ragionevoli.
Ora istituiscasi questo tribunale ; e le nazioni avranno un
mezzo piu civile ed umano per comporre i loro litigi, po-
niamo pure che non riesca perfettissimo per le condizioni
delle cose umane.
VI.
L'altro vantaggio riguarda la tanto discussa questione della
tirannide, in cui la lotta del diritto non e tra nazione e na-
zione, sibbene tra il Principe e il popolo.
Innanzi tutto si dimanda : quando un Sovrano e ti-
rciimo? La risposta puo percorrere una scala indeflnita piu
lunga e variata d'una tastiera di pianoforte, e quindi puo
esser certa o incerta secondo i casi. Manifestamente, se vi
fosse un Sovrano che tagliasse le teste de' sudditi, come
Tarquinio il Superbo recideva le teste dei papaveri; se si
desse un nuovo Nerone che si servisse de' corpi umani di-
vampanti per illuminare la notte; se tornasse in vita Ez-
zelino da Romano, che, assoggettatasi Padova, fe' tagliar la
testa a tutti quei cittadini che gli davano ombra, che fa-
ceva murare le porte delle prigioni donde le povere vittime
mandavano grida spaventose, che da sgherri appostati ai
confini del suo Stato faceva tagliare una gamba o svellere
gli occhi a chi fuggiva la sua tirannia, senza dubbio tali
mostri sarebbero tiranni.
Ma, oltre questi casi certi, il prisma della tirannide c-i
presenta sfumature indecifrabili, in cui la cosa e assai dubbia,
e puo servire di vero pretesto ai faziosi. In fatti e da dirsi ti-
raimo un Re perche punisce di morte i sovvertitori della pub-
blica pace'? o perche bombarda co' suoi cannoni una citta ri-
1 TAPARELLI, ivi, vol. II, n.° 1337.
286 LA QUESTIONS DEL TRIBUNALE INTERNAZIONALE
belle, come fece Ferdinando II con Palermo e Vittorio Emanuele
con Genova? o perche ricupera dalle mani de' suoi nemici una
citta so vvertita, come fece Pio IX con Perugia ? o perche manda
a morte un Monti ed un Tognetti, i quali fecero saltare una
caserma con la morte di sedici soldati ? o perche le sue mi-
lizie fecero fuoco contro una ribelle, come una Giuditta Ar-
quati ostinata a far fuoco contro i soldati? Che se quest a 6
tirannia, che dovrk dirsi d'un Governo quando estorce dai
suoi sudditi tasse enormi? o quando, puta caso, senza ne-
cessita evidente mette una citta o provincia in istato d'as-
sedio? o quando, senza preveggenza e conoscenza tecnica,
lancia in una guerra alia morte diecimila suoi sudditi? o
quando spogliasse, col pretesto di pubblico bene, ventimila e
piii cittadini delle loro rendite?
Come si vede, i casi sono indefiniti.
Lasciando quindi da parte tutte le varie ipotesi, questo
almeno e certo che, prima di togliere comechessia lo scettro
ad un Sovrano, e necessario decider e praticamente se egli e
tiranno o no. Poiche, se non si deve condannare un citta-
dino sanza un legittimo giudizio, molto meno un Sovrano.
VII.
Ma chi in pratica sara il giudice che sentenzii sens' ap-
pello essere un Sovrano od un Governo reo del delitto di
tirannia ?
Per quanto si sieno moltiplicate risposte a tal quesito, esse
(comprese anche le suddivisioni) si riducono a questo tri-
lemma: cioe, o convien dire che il giudizio della questione
appartiene al Sovrano, o che appartiene al popolo o che ap-
partiene ad un terzo (se pur si riesce a trovarlo) . Da questo
trilemma e impossibile uscire. La divisione introdotta da al-
cuni statisti nel secondo membro, cioe il giudizio apparte-
nere non a tutto il popolo ma ai pin saggi, fa variar di poco
il trilemma. Nulla vieta per altro che si tenga conto anche
di questa suddivisione.
Ciascuna delle parti di questa risposta disgiuntiva, data
alia famosa questione, ha i suoi sostenitori. L' Hobbes e il
NUOVO STUDIO 287
Bossuet stanno per la prima parte del trilemma, bench& gui-
dati da diversi principii. L' Hobbes, avendo fatto del So-
vrano un minislro irrerocabile del popolo, conchiude la
inviolabilita di lui in tutti i casi. II Bossuet afferma la
stessa inviolabilita, ma per un altro principio; poiche con-
sidera il Sovrano qual ministro im-iolabile di Dio. Am-
bedue questi scrittori dunque stanno per la prima parte del
trilemma, cioe dicono appartenere al Sovrano il giudizio della
tirannide ; il che equivale a dire che egli deve continuare
a godere il possesso delTautorita, non supponendosi che egli
voglia sentenziare contro di se stesso. La seconda opinione,
suddivisa in due, ha questi patrocinatori : quella, che asse-
risce tutto il popolo esser giudice della tirannia, e insegnata
dal Rousseau e dai suoi seguaci nel cosl detto patto sociale;
quella che asserisce solo i piu saggi potere nella detta ipo-
tesi dar sentenza e caldeggiata dal Burlamacchi e dallo Spe-
dalieri. La terza finalmente, che ricorre ad un giudice, fuori
dei litiganti , e desiderata in prima dal Leibnitz, che pro-
pose appunto un tribunale internazionale per decidere la
gran lite; secondo, fu di fatti messa in esecuzione dai cristiani
nel medio evo ed e stata nuovamente appoggiata da moltis-
sime mentitelette, come il De Maistre: essa & di ricorrere
al giudizio del gran Maestro de' cristiani, il Sommo Pontefice.
VIII.
Determinati cosl i giudici possibili di questa causa, assog-
gettiamo alTesame critico le tre sentenze. E innanzi tutto,
ci sembra impossible che possa essere giudice tutto il popolo.
Primieramente, perche, quando una lite e tra due, niuna
delle parti litiganti pud esser giudice e parte. E assioma
antico e non contrastato. E poi la sentenza tocca I'assurdo
se si considera che quel popolo, il quale, quando e tranquillo,
ha bisogno d'esser governato da un Sovrano, debba poi giu-
dicare se il Sovrano governi giustamente, e debba dare questo
giudizio nell'ebbrezza dei tumulti e neir imperversare delle
ambizioni dei capipopoli che agognano alia successione del
potere! Poiche a questo si riduce in pratica il giudizio del
288 LA QUESTIONS DEL TRIBUNALS INTERNAZIONALE
popolo : a far sua la sentenza e il furore o d' un Bruto,
o (Tun Arnaldo da Brescia o d' un Cola di Rienzo o d' un
Michele di Lando o d' un Masaniello o d' un Ciceruacchio
o di quanti altri capipopoli rivoltosi sono esistiti al mondo,
compresi anche quelli piu civili de' tempi moderni. Giudichi
ognuno se da tali tumulti possa uscir fuori un giudizio equo
e ponderato. Se da tal tribunale deve esser giudicato un So-
vrano, non 6 necessario ch'egli sia tiranno per esser detro-
nizzato, bastando all'effetto il caro de' viveri, come fu nella
rivoluzione di Masaniello, bastando una falsa dottrina pro-
pagata, come fu in quella di Arnaldo da Brescia, bastando
un sasso lanciato da un Balilla. Finalmente approvata che
fosse tale teorica, sarebbe senz'altro stabilito il principle del-
T anarchia nel rnondo, cioe : che il popolo ha natural diritto
di giudicare se debba obbedire.
- Giudicheranno i pw saggi, rispondono alcuni. — Ma chi
ha il diritto di dirsi piii saggio? Da chi viene T autorita a
questi piu saggi? Non si sa forse che ne' tumulti politici
anche i piu saggi si lasciano infatuare? E poi, come si adu-
neranno i piu saggi a giudicare? E il Sovrano non avrebbe
anch'egli i suoi fedeli che, naturalmente, sarebbero anch'essi
parte notabile della nazione e naturalmente avrebbero se-
guaci che li riputerebbero saggi?
Da qualunque lato la cosa si consider!, si fa manifesto
che il giudizio della tirannide non puo, come pri/idpio, at-
tribuirsi al popolo: ne a tutto, n& a pochi.
In un solo caso, pero, tal giudizio puo attribuirsi al po-
polo o ai suoi rappresentanti. Cioe, quando un Sovrano avesse
avuto Tautorita dal liber o e revocabile consemo del popolo.
II qual caso si verifica solo ne' Governi elettivi. Ma anche
allora il giudizio 6 communito con certe formalita e condi-
zioni (a guisa di patto fondamentale), non osservate le quali,
il giudizio sarebbe illegittimo; formalita e condizioni neces-
sarie, perch6 la sentenza non si trasformi in ua subitaneo e
tumult uario subbuglio. Questa eccezione noi qui registriamo
soltanto per esaurire Tanalisi che stiamo facendo; non per che
essa suffraghi in alcun modo il principio di costituire il po-
NUOVO STUDIO 289
polo giudice della tirannide. Molto piii che i sostenitori di
tal sentenza non intendono parlare de' Govern! elettivi, ma
di ogni G over no.
IX.
Esclasa 1' ipotesi impossibile di costituire il popolo giudice
della tirannide, esaminiamo la seconda, che e quella di far
giudice lo stesso Sovrano — Questa sentenza, chi ben consi-
deri, equivale a dire die del giudicare non se ne fa nulla;
essendo chiaro che niun Sovrano giudichera contro di s£,
sentenziandosi tiranno.
Che dire di questa ipotesi ? Contro di essa parrebbe stare
la ragione addotta di sopra : Ne-mo index in causa propria,
ossia, niuno poter esser giudice e parte. Ma questa ragione non
vale (soggiungono gii statist! , difensori di tale opinione); poi-
che tale nor ma di diritto non puo applicarsi a chi e nel su-
premo grado della scala sociale, ed e sovrano indipendente.
E dicono il vero. In fatti, non solo secondo la dottrina catto-
lica, ma anche secondo la filosofia, non si puo dare una serie
indtfinita di giudici. Quindi la Chiesa, per esempio, e giu-
dice inappellabilede'suoi diritti nelconflitto colla societa civile,
ed i tribunal! d'appello dello Stato, benche non sieno infalli-
bili, giudicano in ultima istanza nei litigi de' cittadini. Tale
e la condizione immutabile clelle cose umane. Che se in tale
sistema resta aperto il varco ad una oppressione tirannica,
egli sarebbe uri male inevitabile, conseguenza logica della
lirnitazione della natura umana, come e inevitabile il male
d'un terremoto e d'una epidemia.
Questa, che sembra dura conclusione, oltreche rientra
pacificamente nel no vero dei mali inevitabili della vita (il
che deve contentare qualsiasi filosofo) ha una spiegazione
altissima nel sistema del Cristianesimo, secondo la cui dot-
trina la vita presente e, quale ruota inferiore, subordinate
alia, maggiore, che e la vita futura. II Cristianesimo, cioe,
oltre i giudici della terra che diconsi inappellabili ad honorem.
ci addita un giudice supremo, inappellabile di fatto, giusto
e infallibile che giudichera tutti e che risarcira tutte le in-
giustizie umane.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 19 24 otfobre 1900.
290 LA QUESTIONE DEL TRIBUNALS INTERNAZIONALE
X.
Come ognuno facilmente da se stesso intende, quest 'ul-
tima spiegazione sarebbe veramente Tunica a cui si puo
giungere colla ragione., fino a ehe non si trovasse adito alia
terza parte del trilemma proposto ; vale a dire, fin one non
si trovasse 1'arbitro e il giudice del diritto tra i due liti-
ganti.
Or, precisamente col nostro studio, il- giudice sembra bell'e
trovato uel tribunale etnarchico o Internationale. In tal
modo, rimanendo ancora dentro i termini della vita terrena,
la societa sarebbe in grado di riparare al danno della tiran-
nide, anche prima di fare appello al giudizio ultimo di Dio,
all' istessa maniera ond'ella ripara al danno delle altre liti
co' tribunal! inferior!. E cosl la paurosa questione della ti-
rannide, oggetto pel passato di tante apprensioni e di tante
declamazioni, e pur troppo pretesto di tante rivoluzioni,
avrebbe una soluzione ragionevole, di cui niun filosofo o sta-
tista potrebbe lamentarsi.
Questi due punti accennati, sulla guerra e sulla tirannide,
non costituiscono certamente 1'intero compito del tribunale
internazionale ; ne i vantaggi per la civilta si restriugono a
que' due soli casi. Molto meno pretendiamo con questo studio
su tal questione di avere esaurito tutto quel che si potrebbe
dire su di essa; ma, certo, quanto alia sua ragionevolezza
e convenienza per 1' incivilimento sociale, non CL sembra che
si possa dissentire. Anzi, considerate il progresso fattosi nel
mondo con congress! internazionali e mostre internazionali ;
considerata 1' incredibile facilita di comunicazioni e di com-
merci; considerato lo sviluppo delle idee di fratellanza, onde
sempre piu si stringe insieme il genere umano in una sola
grande famiglia; considerata la vita sempre piii rigogliosa
del Cristianesimo, perno e cardine di unita e di civilta, si
puo facilmente predire che il secolo ventesimo sia per co-
gliere il desiderato frutto di quella suprema civilta che sa-
rebbe il tribunale internazionale.
L'ARTE E LA STORIA
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI
La storia e entrata per tutte le porte air Esposizione di
Parigi del 1900, vi si e assisa, ed ha steso il suo braccio e
fatta la sua comparsa un po' per tutte le gallerie, i padi-
glioni ed i palazzi, non quasi emula invidiosa o invidiata
delFeta moderna, ma chiamatavi dal gusto e dal sentimento
moderno per 1'appunto, e accolta con onore, con festa ed
amrnirazione sincera. Tralasciare questo carattere sarebbe
disconoscere uno dei tratti piu spiccati e piu importanti
che distinguono la Mostra del 1900 da tutte le precedent!,
ch'essa gia per ogni altro riguardo si lascia addietro di smi-
surato inter vallo.
Nel che non s'ha da ravvisare un'idea personale di al-
cuno tra i piii autorevoli personaggi eletti a capo di questa
impresa. Esso e un frutto spontaneo della tendenza generale
dello spirito umano nel secolo che sta per finire, tendenza
positiva, come oggi suol dirsi, la quale porta a non trascu-
rare nulla nelTordine dei fatti: ne dei fatti naturali, ne degli
avvenimenti storici, ne delle manifestazioni dell'ingegno, o
delle potenze morali delFuomo, a dir breve nulla di cio
che costituisce Telemento materiale delia cognizione, cio6 il
fondamerito della scienza. Ben guidata e rettamente questa
tendenza non puo portare altro che buoni frutti; giacche il
vero yalore delle opere, anzi di quegli stessi che si chiamano
principii delle scienze e delle arti, non puo essere giusta-
mente apprezzato se non al lume della storia. Averlo ri-
conosciuto, essersi 1'uomo rivolto con cognizione riflessa a
considerare nel passato r opera, le conquiste e gii error! del
proprio ingegno, e uno dei progress! piii insigni del secolo
presente su tutti i secoli trascorsi. Indi Tuniversale favore
292 L'ARTE E LA STORIA
che accolse quei musei centenarii ed esposizioni retrospettive,
che associati alle diverse sezioni scientifiche, artistiche e
industrial!, mostrano per dir cosi in forma visibile e palpa-
bile la suddetta tendenza e I'indole dell'odierna coltura; cose
che per essere in certo modo astratte e spiritual!, non sono
pero meno reali, ne poteva raancare che non comparissero
anch'esse nell' Esposizione mondiale dei frutti della civilta.
Riscontrarlo parte per parte sarebbe un percorrere da un
capo all'altro e giudicare quell' immense emporio dello sci-
bile e del fattibile ; il che trapassa la nostra competenza. Ci
bastera fermare Fattenzione sopra alcuni punti, ove ci parve
che gli effetti della coltura storica, intesa in quel senso piii
vasto e piu adeguato, risultassero piu manifest! o in se stessi,
o nei vantaggi recati ad alcuni rami di diverse art!. Vogliamo
dire i padiglioni principal! sulla ria delle Nazioni, il petit
Palais, le art! decorative e 1'oreficeria, la religiosa in par-
ticolare.
Invitate tutte le nazioni a prendere parte alia festa uni-
versale del lavoro e della civilta, la Francia, sempre caval-
leresca, assegna a tutte, oltre gli spazi occorrenti a' loro
prodotti nelle graudi gallerie, un sito sul quai d'Orsay lungo
la sponda sinistra della Senna, parte amenissima della citta,
dove possa ciascuna a suo talento alzare un palazzo, un ca-
stello, un padigiione, quel che vorra, in quella forma, in quello
stile, a quell'uso che meglio le piaccia, da allogarvi molto o
poco, vecchio o nuovo, come in casa sua. Accolto T invito gra-
zioso, ecco sorgere per incanto quella successione meravigliosa
di edifizi, che ciascuna nazione elegge di foggiare conforme
all' indole propria, alia storia ed al carattere del suo paese :
tanto nello stile di fuori, come nell'arredo interno: edifizi ai
qaali r essere di materia leggera e posticeia non scema nulla
di bellezza ne di pregio, tanto e bene imitato e naturalmente
ripreso il colorito del tempo ed ogni altra particolarita ; ma
ALL' ESPOSIZIONE DI PAKIGI 29:3
il rincrescimento e che non sieno destinati a restare, splon-
dido testimonio dell'accoglienze fattc al mondo intero in
quella citta cosmopolita.
Collocate suirangolo in capo al ponte degli Invalidi, al
posto d'onore, il padiglione dell' Italia colle due facciate sco-
perte al largo ov'e maggior passaggio, attira a se gli sguardi
-e fln da principio s'ebbe il plauso e la simpatia universale.
Entro una pianta rettangolare di 65m per 38.50 e ricavata
una croce greca a bracci diseguali, coronata al centre da
una grande cupola bizantina, e quattro cupolette agli angoli,
le quali richiamano il coronamento della basilica di S. Marco
a, Venezia, e mandano lontano la gaiezza e lo splendore dei
raggi dorati. A' quattro capi della croce, rispondenti ai centri
delle quattro facciate, s'aprono le quattro porte d' ingresso,
modellate sulla famosa porta della carta del palazzo ducale
a Venezia. Quel grande arco a pieno centre che si svolge
tra gli alti pilastri gotici, abbracciando porta e terrazzo e fine-
strone con arcature e tondi quadrilobati, col suo svelto tim-
pano mistilineo sormontando il tetto, diviene il concetto
dominante tutta la decorazione esterna. Mosaici, pilastri, ta-
•bernacoli gotici, pietrami traforati, e mattoni policromi, sta-
tue e putti che reggono Tarme delle citta italiane, sono
tolti qua e la a varii monumenti, parte a Orsanmichele, il
piu al palazzo dei dogi; mescolanza armonica pero, fusa
in un colorito locale felicissimo. II carattere della decora-
zione italiana vi e reso perfettamente, anc-he in cio, ch'essa
non e determinata per nulla dalla struttura della fabbrica.
Giacche dinanzi a quelle cupole bizantine, ad ornare e ri-
vestire le porte e finestre delle quattro facciate si poteva
cosi bene applicare un g3iiere di decorazione orient ale, come
il genere gotico che fu prescelto di fatto, owe re il rinasci-
mento, o altro ancora. Quanto valga tal sistema sotto il ri-
spetto tecnico, architettonico, lasciamo andare ; non e qui
luogo ricercarlo; tanto piii che trattandosi d'una fabbrica di
parata e da durar pooo tempo, non incombeva ai valenti
architetti Tobbligo di discutere un sistema di costruzione e
294 L'ARTE E LA STORIA
di decor azione, ma di rappresentarlo qual era in effetto ;
scegiiendo tra gl' infiniti esempii che loro offriva tutta Ita-
lia, quello che, piacevole all'occhio, parve insieme meglio
staccarsi dal consueto degli altri paesi. E 1'intenzione riusci.
Riusci tanto, che quello sfarzo parve anche troppo ; o come
ebbe a dire coll' arguzia consueta ai francesi un nostro
amico gentile, che ci accompagnava per la via delle Na-
zioni: « un pavilion magniflque, d'une splendeur presque
insolente ». Certo e che la ricchezza presente d' Italia e
e la sua posizione politica nel mondo non s' hanno da giu-
dicare dalle cupole d'oro luccicanti per sei mesi cola sulla
Senna. Niuno pero fu coll'Italia si crudele da volerle negare
Tinnocuo passatempo di evocare un passato glorioso ; ne di
ricoverare sotto quelle volte pompose le ceramiche fiorentine,
le terrecotte di Signa, i vetri di Murano, i pizzi del Jesururn,
i piccoli bronzi e marmi ricopiati dai musei di Roma, sul
fare di quelli onde riboccano le vetrine di piazza di Spagnar
via Condotti e del Babuino; quantunque si poteva osser-
vare che tanta magnificenza d'oro e di mosaico per acco-
gliere quei gingilli... via, non era necessaria, e ne anco
proporzionata. Ma il pubblico non badava cosl pel sottile, ne
in alcun altro dei palazzi delle nazioni si accalcava cosi fre-
quente, come in niun altro paese accorrono piu numerosi fo-
restieri, studiosi, artisti e viaggiatori.
* *
Ad ogni modo chi si sentisse ofteso dall'esuberanza ita-
liana, non mancano altrove i compensi deU'estrema sempli-
cita. Vada oltre due passi, e salutato il bazar turco, si fermi
dinanzi all'altissimo padiglione degii Stati Uniti dell' America
settentrionale. Una bella gradinata attraverso un portico clas-
sico sormontato di genii alati e quadrighe, lo introduce in
uno spazio ottagono, vuoto, insignificante, tutto cupola. Ivi
non e oro ne altro sfarzo ; ma solo nel mezzo, tra un muc-
chio rustico di macigni e di palme, si divincola un gruppo
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI 295
di cavalli dai colli stirati, le nari gonfie, tra lo spasimo e lo
sforzo. Forso e il modello d'una fontana; ma 6 poco piace-
vole in verita ; 116 in tutta la sala c'e altro. Quanto alia de-
eorazione i buoni Yankees si appigliarono ad un partito
molto semplice: si direbbe volessero simulare il cortile d'una
casa da pigione con quei tre ordini sovrapposti di terrazzini
e ringhiere di semplici bacchette di forro, alle quali applica-
rono lo stemma della Federazione, quaranta volte in giro,
sempre lo stesso, e nel lanternino della cupola un'altra volta
ancora, per a more della varieta. In quegli spazii poi, che in
un tempio ottagono formerebbero cappelle, sono alcuni salotti
con giornali e sedie da riposare, 1'ufficio postale, altri d'infor-
mazioni, di cambio, macchinette da scrivere, e basta. Infine
per complcmento, o se vuolsi per inserire la nota poetica in
queirarmonia di bellezze pratiche e positive, neirampio spa-
zio si diffonde un'aura soave d'ambrosia, esalatadalla cucina
del rextfur/'cmt, che occupa la cripta del tempio, ed a certe
ore non dispiace ne anco agli europei; ma ivi sotto le ali della
potente aquila americana e mirabilmente in carattere.
Dicono che Tedifizio considerate nella struttura materiale
fu ben condotto, stupenda I' illuminazione elettrica, comodi
gli ascensori. E che poteva egli esibire piu opportunamente
un popolo che quasi non ha storia, non arti, ne pretese d'ar-
tista, e che da altro canto s'e largamente rifatto nello splen-
dido saggio dato al Campo di Marte della sua potenza mec-
canica? Forse che percio esso doveva rinunziare a far mostra
di se sulla via delle Nazioni, ove le altre potenze quasi tutte
amarono comparire in abbigliamento storico di parecchi se-
coli addietro ? Siamo ragionevoli : niuno aveva cola imposto
un programma storico, ne tanto meno esclusa la storia con-
temporanea. « Le persone — lascio gia scritto Giacomo Leo-
par di — non sono ridicole se non quando vogliono par ere o
essere cio che non sono... Ne persone solamente, ma com-
pagnie, anzi popolazioni intere. » Sicch^ anche il padiglione
degli Stati Uniti, vuoto com'e, e pronto a ricevere le speranze
deH'avvenire, e storicamente fedele.
296 L'ARTE E LA STORIA
E cosi veritiera essa pure e la comparsa dell' Austria, la
quale dal secolo XVII in poi chiamando a se una pleiade di
artisti ed architetti italiani informati gia tutti alia maniera
barocca, non conobbe lo stile puro del primo e vero rinasci-
mento, ma solo la decadenza. Pure la battezzo impropria-
mente con quel nome, fe' suo quello stile che trovo accomo-
dato al gusto sfarzoso del tempo e alle ricchezze abbondanti,.
lo fomento, lo trapianto ne' palazzi imperial!, nelle ville,.
nelle chiese, e lo innesto, si puo dire, sulle eime di tutti i
•campanili. Sicche oggi ancora, non ostante il rifiorire del-
Fantico, della stima e studio del medioevo, risvegliatosi nelln
prossima Germania e ch'essa ben lungi dal rifiutare, accolse
saviamente e promosse a sua volta, 1'Austria conserve per la
sua maniera barocca come una simpatia tradizionale, che si
manifesta, per esempio, in moltissime delle nuove grand!
costruzioni della capitale, in molte opere di manifattura in
metallo, ferro battuto, ori e argenti per tavola, mobilio, ecc.
Naturalissimo quindi che F Austria a Parigi si facesse rappre-
sentare da un elegante palazzotto di quella maniera, ispirato
alia Winter-Reitxcliide (cavallerizza d'inverno) che sorge a
Vienna accanto alia Ho f burg o palazzo imperiale.
La scelta del disegno non era atta ad assicurarle la
palma nel concorso delle nazioni; Focchio dei moderni piu
volentieri si posa sulle forme semplici e pure : ma egli e certo
che passando cola dinanzi, quand'anche niun segno ne niuna
scritta ne avvertisse, si dice spontaneamente : — Ecco F Au-
stria, & dessa in persona e il ritratto non poteva essere piu
somigiiante. -
Segue la Bosnia sobria, quasi campestre, pittoresca. Ma
tosto un'alta torre rustica, munita d'ogni apparato di vedetta
e di difesa, che s'avanza sulla via fino alForlo del fiume
sbarrando il passo, vi costringe a valicare Fampio portone
archiacuto, e separandovi dal lusso e dalle forme moderne
onde avete ancora plena la testa, vi trasporta d'un tratto
ALL' ESPOSIZIONE DI PARNJI 297
iiella quiete sovora e veneranda d'altri tempi e d'altre rne-
morie. Siamo in Ungheria, regno unito ma non confuso colla
corona imperiale degli Absburgo, il quale ebbe storia propria
•e proprie glorie e non lascia passare occasione di riaft'ermarlo
al cospetto del mondo. Cio non ostante una parte degli oggetiti
che adornano le sale di questo suo padiglione sono tolti dallo
stesso palazzo imperiale di Vienna, dalle famose collezioni
del castello di Ambras : sicrhe 1' Ungheria, ancorche prevalga
con la sua contribuzione propria, riesce a formare il comple-
mento dell'esposizione di tutto 1'impero.
L'edificio e un gruppo di diverse parti eterog3nee, di luoghi
e stili diversi. La torre per la quale siamo passati or ora
£ tolta dal castello di Kormocz ; segue un fianco e 1'abside
d'una cappella gotica, con alti fines troni a vetri colorati, e
piloni di pietrami antichi, che meglio non avrebbero anneriti
sei secoli d'intemperie. Quindi, innestate sul vecchio, le forme
nuove e barocche del palazzo Klobusiczy e della chiesa serba
di Budapest ; mentre sul lato di mezzogiorno s'apre la bella
porta romanica dell'abazia di Jaak, ed a levante fornisce i
motivi architettonici 1'eta del rinascimento con varie parti
del palazzi municipal! di Bartfa e di Locse. Che se, a dire
il vero, tale mescolanza in sulle prime riesce un po' cruda,
quasi una dissonanza ardita ; essa pero si risolve da s6 tosto
•o spontanoamente, e alia fine piace, essendo stata intesa e
ricercata a bella posta quale immagine viva e compendiosa
della successione dei varii stili adoperati in diversi tempi in
quel regno.
Paese un tempo di gran religione e d'alto valore militare,
il regno di Santo Stefano presenta nelle sale del suo palazzo
ufficiale tesori d' incalcolabile valore, le glorie della croce e
della spada: oreficerie delle chiese piu antiche, non disperse
niai da guerre o rivoluzioni; e armi d'ogni fatta, venute per
qualche mese a narrare sulla Senna i fasti delle vittorie ri-
portate sul Danubio, e quasi a rammentare all' Occidente le
benemerenze acquistate per la civilta nella fiera lotta seco-
lare sostenuta dall' Ungheria contro 1' Islamismo. Cosl sapesse
quella schiatta di eroi intendere tuttora dove furono un di
298 L'ARTE E LA STORIA
le sue glorie, e quanto merit! d'amore quella fede che ar man-
dole gia il braccio la scampo dal giogo ignominioso del Turco,
conservandola all'onore delle nazioni civili.
I francesi, anzi tutti i forestieri lassu convenuti, sanno grado
alia generosita deirimperatore Francesco Giuseppe e di quegli
altri nobili signer! , che consentirono a staccare dalle pareti
degli aviti castelli que' trofei delle loro vittorie, inviandoli
per qualche tempo nel centro di coltura piii frequentato in
tutto il mondo.
La grande sala dei cavalieri modellata su quella del ca-
stello di Vaida-Hunyad, donato a Mattia Corvino dal re Si-
gismondo, contiene un'armeria oltremodo inter essante, noil
tanto per la ricchezza dei metalli, delle cesellature, delle incro-
stazioni d'oro e d'argento; quanto per la storia che narra ai
visitatori. Quelle spade, scimitarre, seudi, mazze, lance ecc.r
a detta degli intendenti, furono ordinate e classiflcate dalla
commissione ungherese con rara intelligenza. La lotta contro
la mezzaluna fu lotta d'ogni giorno, per varii secoli, quasi
senza tregua: quindi non armi di lusso, ma ferri micidiali : •
bandiere laeere, scolorite, insanguinate, ma gloriose: spade
che portano le tracce dell'uso, passate, eredita preziosa, di
padre in figlio, e secondo il volgere della moda ornate, ri-
toccate, nelle montature e nelle fogge delle lame ; varieta di
else, di piastre, di simboli, di inotti, in cui i conoscitori spe-
cialist! ravvisano scuole, influenze, date di tempo e di luogo
e ci si divertono un mondo, A poco a poco le armi prese al
nemico impongono il proprio tipo: ed ecco comparire nelle
bardature e selle dei cavalli le fogge asiatiche, con gli arcioni
potentemente rialzati ; ecco le spade cristiane incurvarsi anche
esse di mano in mano a uso delle scimitarre turchesche, ori-
ginarsi la sciabola. E colla sciabola, la maglia di ferro passare
essa pure neirarmamento degli usseri, quella cavalleria leg-
gera formidabile in guerra, ungherese per eccellenza, che la
prefer! lungo tempo in cambio della rigida corazza. Questa di
fatto raramente s'incontra in Ungheria prima del secolo XVII.
II corpo degli usseri, imitato poi dalle altre nazioni, ha ivi
in armi e in quadri descritta tutta la sua storia.
ALL' E8POSIZIONE DI PARIGI 299
Belle pure le spade d'investitura lunghe, larghe, piatte, a
due tagli, simboli della giurisdizione temporale che i principi-
vescovi, e altri principi si faceano recar dinanzi nolle solonni
comparse ; non simboli soltanto per6, ma forma concreta del
diritto di alta e bassa giustizia, che esercitavano di fatto e
si protrasse realmente fino al principio di questo secolo.
Dall'Ungheria la somiglianza deirargomento ci trasporta
naturalmente alia Spagna, che ha essa pure una superba
collezione storica, scelta di pochi cimelii dell'armeria reale
di Madrid, trenta capi soltanto, ma di belle zza e magnificenza
veramente reale. Anche la Spagna ebbe una vita di guerra :
guerra per la fede e per la civilta cristiana. E 1'Europa diplo-
matica, nel mirare quelle memorie e quelle vittoriose insegne,
forse non riesce a sottrarsi a un senso di interno rossore, per
la calcolata indifferenza tenuta negli ultimi anni dinanzi alle
sventure e alle prepotenze patite da quella generosa nazione.
S. M. la regina reggente Maria Cristina d' Austria con
larghezza sovrana invio a Parigi una serie di elmi, di scudi,
e di arazzi che non ha forse gli eguali al mondo; e rari e
difficili a vedere come sono nelle sale di Madrid, formano
per compenso in questi mesi le delizie degli amatori.
L'anno 1492 fu per doppio titolo memorabile nei fasti di
Castiglia: la scoperta dell' America e I'espugiiazione di Gra-
nata, cui segui 1'annientamento dei Mori nellapenisola iberica.
Vicino a questa citta si mostra tuttoraun sito denominate « 1'ul-
timo sospiro dei Mori » perche di la avrebbe rivolto alia citta
espugnata uno sguardo supremo, T ultimo re Boabdil cac-
ciato in esilio dalle armi di Ferdinando il cattolico. Ora grazie
alia geuerosita della marchesa di Viane, dama d'onore della
regina reggente, nel padiglione di Spagna ognuno puo vedere
la tunica di Boabdil, in super bo veliuto cremisi vivo come
se fosse tinto ieri, istoriato a larghi fiorami geometrici, e
orlato d'oro. Poi due spade e una daga di lui, ricchissime,
nelle cui impugnature oro, avorio, argento e smalto gareg-
giano di splendor e e sfoggiano in arabeschi i piii autentici.
300 L'ARTE E LA STORIA
L'industria italiana del secolo XVI, la fiamminga e la
tedesca sono ivi pure venute a concorso co' superbi elmi e
barbute e targhe di Carlo V e Filippo II, lavori che occu-
pavano in que' tempi artisti di gran vaglia e gareggianti tra,
loro con viva passione, in opera di cesello, d' incrostazione,
di sbalzo, d'incisione, con disegni e invenzioni meravigliose.
Le armi d'oggi sono foggiate in prosa; la poesia e 1'eleganza
hanno lasciato gli arsenali forse per sempre. II Negroli di
Milano, i Cole man di Augsburg, e gli altri si rallegrerebbero
di sapere che oggi gli studiosi a Parigi non si saziano di con-
templare le loro opere piii famose.
Tutto questo splendore 6 allogato in un palazzo condegnor
di stile del rinascimento, che diremmo composito, con quattro
torri ineguali agli angoli, e riproduce in parte il collegio di
S. Idelfonso nella citta di Alcala de Henares, patria del Cer-
vantes; e parte 1' Alcazar di Toledo.
L'influenza della dominazione ottomana, distruttiva d'ogni
civilta nelle nazioni che sventuratamente ebbero a soggia-
cervi, si manifesta indirettamente sulla via delle Xazioni
negli edifizi della Grecia, della Serbia e degii altri infelici
Stati della penisola dei Balcani. I quali, se vollero ritrovare
in se qualcosa di nazionale e di bello, dovettero risalire ai
secoli innanzi la loro caduta. Cosi la Grecia presenta il tipo
d'una chiesa bizantina d'Atene, modesta si, ma molto acconcia
a definire il carattere di quella costruzione, perfettamente
razionale, e che anco nella forma esterna accenna chiara-
mente la distribuzione interna, d'una croce greca, con cu-
pola centrale, bassa, ricoperta d'embrici ; forma nata da se
per la necessita di fornire nei bracci sporgenti e nei pilastri
d'angolo la controspinta della volta centrale. Quello e il tipor
che svolto su ampie proporzioni, e sontuosamente decorato,
per la munifieenza di Giustiniano diede il tempio di Santa
Sofia a Costantinopoli, da quattro secoli e mezzo profanato
pur troppo, ma che di perfezione architettonica e bellezza
ALL' E8PO6IZIONE DI PAKIGI 301
d'insieme non fu superato da alcun altro edifizio cristiano no
d'oriente n6 d'occidente.
Q ues to padigiione greco fatto quasi tutto di buon mate-
riale, marmo, ferro, e mattoni scelti, terminata che sia 1'Espo-
sizione, sara smontato e trasportato ad Atene dove servira
di accademia delle belle arti. L'architetto e il francese si-
gner Magne, allievo gia della scuola francese d'Atene e ora
professore di storia deirarchitettura in qnella stessa citta.
Al medeshno stile bizantino ebbero ricorso parimente la
Ssrbia e la Rumenia. Piii modesti. che quelli dell'occidente que-
gli edifizi racchiudono pero in se stessi preziosi insegnamenti.
Ritornando per ora sui nostri passi ci contenteremo d'uno
sguardo fuggevole al padigiione di Monaco, graziosa ricostru-
zione e grande? vistosa assai, diremmo quasi audace, per
non consentire con quelli a rui parve grande quasi come tutto
il principato. Ma due altri modesti principati richiamano la
nostra attenzione, Inghilterra e Germania.
L' Inghilterra fe' quasi ricopiare il Kingston House, ca-
stello della contea di Wiltshire, le cui muraglie Tarchitetto
costrui tutte d'aceiaio ricoprendole di stucco, all'effetto di
preservare in caso d' incendio le preziose opere d'arte ivi
raccolte. II principe di Galles infatti e varii siguori inglesi
e pubblici musei inviarono ad ornare le sale del nuovo Kingston
House molti capilavori original], della scuola inglese di pit-
tura, paesaggi e ritratti, segnati dei nomi di Turner, Reynolds,
Bonington, Gainsborough, Beechey, ecc.
L'arredo, il mobilio, la clecorazione, ogni cosa e fedelment(^
ricopiato e disposto con ricchezza veramente signorile. Con
tutto cio il castello non e sfarzoso, ne solenne, ma ivi il lusso
mira al comfort ; nulla che richiami pur da lungi gli appar-
tamenti di Fontainebleau o di Chantilly ; non ampii vestiboli
dorati, ne scaloni marmorei, ma una bella e comoda scala
di legno con parapetti e ripari sobriamente intagliati.
Quanto allo stile dell'architettura, mentre si potrebbe dire
che Tinterno quasi non ne segue alcuno (e che necessita v'ha
302 L'ARTE E LA STORIA
egli di legarsi servilmente alia stilistica fln dentro le piu
intime stanze?) - - 1'esterno non ne mostra gran fatto ne
anch'esso; ovvero vi si puo vedere un compromesso tra la
maniera medievale della tradizione inglese e il rinascimento
italiano. Trasportato quel castello sul Tamigi o nelle verdi
praterie della sua patria, nessuno ci baderebbe; ma chi vi
prendesse stanza, piu non se ne staccherebbe : perch.6 i co-
moducci della vita valgono pure un briciolo d'estetica. Ne
agl'inglesi si potra rivolgere questo biasimo d'aver creduto
mai, che il prime requisite d'una casa ben fatta sia di piacere
a chi passa di fuori.
Non s' ha da scordare per altro che la semplicita di Kings-
ton House sulla via delle Nazioni riesce un po' troppo scialba
pel contrasto di quel graziosissimo palazzo municipale di
Audenarde, che il Belgio gli ha eretto di faccia, colla sua
sveltissima torre, tutto gotico, jin traforo, un ricamo, d'un'ar-
monia incomparabile. II Belgio , fu detto con ragione b il
paese dell'architettura civile : qui ne ha dato un saggio, che
e il gioiello del concorso inter nazionale.
La Ger mania, a cui arriviamo da ultimo, voile salvare
il suo carattere nazionale, ed al tempo stesso gareggiare di
cortesia con la Francia che T invitava. Quindi un castello
che nelFossatura, chiaramente visibile anche di fuori, s'attiene
alle razionali esigenze dell'abitazione signorile conforme Tuso
del medio evo e del secolo XV a cui 6 ispirato ; alti fronton!
che seguono esattamente il pendio de' tetti, un'altissima torre
suH'angolo principale di quasi 80 m., torri minori, terrazzini
sporgenti e coperti, ecc. Ma nella decorazione applicata accetta
le no vita del rinascimento inoltrato, come avvenue di fatto,
e come si vede tuttora in quelle citta stesse che meglio con-
servano T impronta medievale. E con cio 6 soddisfatto la fe-
delt^ al patrio stile.
L'interno poi 6 uno splendore. Una copia degii appar-
tamenti imperiali di Potsdam, delizia gia di Federico il grande,
quel re di Prussia, che amico entusiasta dei francesi, e ci6
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI 303
che fu male, dello spirito razionalista e leggero del letterati
p filosofanti d'allora, Voltaire, d'Alembert, ecc. fece parte al
suo regno delle maligne influenze. I mobili, gli ornament!,
i quadri di quegli appartamenti, tutto 6 francese. I Boucher,
Chardin, Lancret, Watteau, ecc. sono li, non nelle copie, ma
negli original! dei loro frivol! soggetti. Ma i parigini che non
sono facili a prendere scandalo della leggerezza e monda-
nita, lusingati e alter! dell'onore recato loro dal successore
di Federico, non ci veggono se non la galanteria del potente
sovrano, e ricambiano cortesia con cortesia. II padiglione
dell'Allemagna riporto il grand prix tra tutti gli altri. II
quale quando si consider! tutto I'insieme dell'architettura,
della decorazione superba, del valore intrinsoco delle opere
allogatevi, le stupende vetriere dipinte del gran vestibolo,
con le sue pitture allegoriche, il ricco rivestimento di marmo
rosso ; 1'esposizione della stampa libraria tedesca, la quale
produce in media 24000 libri all' anno, oltre i giornali che
sono 7500; quando si dia il suo merito pure alle cantine dei
vini del Reno e della Mosella e alia birra, che si contenta-
rono dei locali sotterranei, ma sono pietosamente visitati da
forestieri e dai buoni teutschen, che si trovano in terra aliena ;
quando si consider! che tutto questo e un soprappiu della
contribuzione gigantesca data dalla Germania all'Esposizione
sul Campo di Marte e sulla spianata degli Invalid! ; il premio
assegnatole dal Giuri internazionale non sembrera un favore
n6 un complimento, ma un atto di giustizia.
E la Francia, domander£ alcuno, non ha parte sulla via
delle Nazioni, nell'Esposizione storica? La Francia ha mezza
1'Esposizione per se, le sue mostre retrospettive sono sparse
un po' per tutto. Un cantuccio storico ex professo 6 il borgo
del Vieux Paris, e sopratutto tesori raramente visibili in altre
occasion! ha accumulati nel petit Palais destinato a questo
scopo precisamente. Ma tanto il Vieux Paris quanto il petit
Palais sono sull'altra sponda della Senna; e omai i nostri
lettori sono stracchi del viaggio e amano rimetterne a uri
altro giorno la continuazione .
CIIARITAS
XXVIII.
I frutti della carita.
Mentre ad Apamia era guerra rotta fra i due frateJli Ca-
sali, a Car no si andava spargendo fra il popolo e gli operai
che gli affari del signor Bonavita andavano piuttosto male.
Le notizie della guerra civile dell' Argentina, tanto disastrosa
per le sue miniere, erano corse fra gli operai, e per 1'amore
che questi portavano al loro padrone ne erano rimasti afflit-
tissimi. A confer mar li nei loro dubbii dolorosi, ci era il fatto
che si vedeva spesso in quei giorni il soprintendente della
fabbrica, stretto a segreti colloqui col padrone, e il Bonavita
stesso recarsi quasi ogni giorno a Napoli. II signor Luigi
aveva un bel fare ad assicurarli che il pericolo era stato
allontanato, che le cose volgevano a meglio, e la presente
ristrettezza sarebbe seguita da maggiore prosperita ; gli operai
troppo temendo per s6 e per 1'amato padrone non volevano
prestargli fede, e si struggevano dall'ansieta e dal dolore.
Dalla piazza e dall'officina le tristi notizie giunsero presto
in canonica, e cagionarono ai due preti un vivo rammarico.
D. Paolo cerco di sapere indirettamente il netto di tutta
quella faccenda, ma dovette attaccar la voglia al chiodo, per-
che il soprintendente non si lascio flscaleggiare, e il signor
Bonavita era assente da Carno quasi tutto il giorno. Ma non
appena quest' ultimo cesso dal recarsi a Napoli, i due sacer-
doti non si tennero piu sulle mosse, e andatolo a trovare
iieH'ufficio, di punto in bianco 1' interrogarono sullo stato dei
suoi affari.
CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO 305
II signer Andrea tutto si commosse a vedore 1' interesse
che i due degni sacerdoti mostravano per la sua prosperity
e li ringrazio cordialmente.
— Miei cari araici, aggiunse, a voi non terro celata cosa
alcuna. Intanto pero vi dico che il pericolo di un gran dis-
sesto flnanziario e veramente allontanato, e spero di uscire
da questa tempesta piii forte che mai ; ma non posso negare
che una settimana fa c'era veramente pericolo di far nau-
fragio.
- Razza di ladri! esclamo D. Paolo. E dire che hanno
abolito il capestro! Vorrei essere io per ventiquattro ore a
capo del governo, vedreste che piazza pulita farei di quella
genia !
- D. Paolo, osservo il Bonavita sorridendo, se voleste
impiccare tutti i ladri, vi sarebbe troppo da fare in questa
nostra Italia. Tuttavia osservate che nel caso presente, alia
malvagita umana si congiunse la solita mutabilita del com-
mercio, e quindi sarebbe una vera ingiustizia far carico di
tutte le mie disgrazie al Casali.
- Come ando dun'que la faccenda? domando D. Giovan-
nino, al quale tardava di udire il racconto di queH'avven-
tura commerciale.
- Ecco in poche parole quanto fa al caso nostro. Al prin-
oipio dell'anno, come gia avrete udito7 ad alcune fabbriche
inglesi e italiane venne in mente di formare un sindacato,
merc6 il quale si potesse regolare la produzione delle stoffe
di cotone, e in conseguenza anche i loro prezzi, i quali,
stante la grande concorrenza, erano troppo in basso. Si trat-
tava dunque di fare un grande monopolio, alia maniera della
Standard oil Coi/t/Htnt/ e simili compagnie degli Stati Uniti,
e invitarono anche me a fame parte. Io riflutai recisamente
per due ragioni : prima di tutto perch^ in cotali monopolii le
fabbriche di minor conto perdono presto o tardi la loro autono-
mia ; e poi perch^ le armi di che si fa uso in quella guerra si
accordano ben di rado colla giustizia. Io dunque rimasi fuori, e
la conseguenza fu che pei primi due mesi dovetti comprare il
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 20 24 ottobre 1900.
306 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
cotone a prezzi piuttosto alti, e feci qualche perdita. Ma al
sindacato fu impossibile impadronirsi di tutto il cotone esi-
stente nel mondo, e un monopolio non riesce se non a con-
dizione di esser solo a disporre della materia greggia. Mi
aspetto quindi d'ora in ora un grande fallimento, dal quale
io, la Dio merce, sono sicuro, laddove le fabbriche del sin-
dacato saranno miseramente travolte. In questa prima stret-
tezza commerciale ho perduto da circa ventimila lire, delle
quali pero mi potro rifare interamente n on appena il cotone
tornera ad abbassare di prezzo.
Pm seria era la questione delle azioni argentine. Prima
di stabilirmi in Italia avevo pensato di ritirare i miei fondi
dalle miniere argentine, le quali, a dir poco, sono assai mal-
sicure, causa la instabilita dei corsi monetarii nella repub-
blica, la mancanza di strade, il rincaro dei trasporti, le fre-
quenti rivoluzioni, e simili. Tuttavia aveva tanta amicizia
e relazioni commerciali coi direttori delle miniere, che non
mi fu possibile eseguire il mio divisamento. Tre settimane
fa apparvero sui giornali i famosi telegrammi che tutti hanno
a mente. lo sospettai subito una congiura, e telegrafai a mio
fratello Edoardo che s'informasse alia borsa di Parigi del vero
stato delle cose. Egli mi rispose che le azioni dell' Argentina
erano allo stato normale, ma che realmente si prevedeva un
forte ribasso. Questo venne, e le azioni andarono giu, giu,
fino a perdere il sessanta per cento. Stando cosi le cose, ne
accennando a migliorare, anzi vedendosi vicina una cata-
strofe, un gran numero di azionisti gettarono sul mercato le
proprie azioni, contentandosi di poco, pur di non perdere
tutto. lo era angustiatissimo, e non sapevo che partito
prendere. Vendendo le rnie azioni avrei fatto una perdita
enorme; serbandole, correva il rischio di perder un capitale
di mezzo milione di lire. Quando stava sul punto di pren-
dere una risoluzione disperata, i miei congiunti di Buenos
Ayres telegrafarono ad Edoardo di non vendere le azioni
argentine, giacchk il ribasso di allora sarebbe presto seguito
da un rialzo proporzionale. Quando questo avvenisse si met-
XXVIII. I FRUTTI . DELLA CARITA 307
tessero pure sul mercato ch& troverebbero compratori, e 11011
si indugiasse piii oltre. Edoardo mi comunico il telegramma,
e in conseguenza aspettammo gli awenimenti. Ne questi
tardarono molto a compiersi. La banca Baring di Londra,
essendo impegnata per parecchi milioni di sterline nelle mi-
niere argentine, cerc6 di rialzare artificialmente il valore
delle sue azioni, e vi riusci. Al primo scoraggiamento suc-
cesse nel pubblico una confidenza cieca, una fiducia illimi-
tata, e le azioni argentine andarono su, su, raggiunsero quasi
il valore nominale, e accennavano a oltrepassarlo. Vi fu allora
un serra serra di compratori, ed io, ben sapendo che cosa
si nasoondeva dietro le quinte, eolsi il buon destro e ven-
detti le mie azioni. Quest a tattica mi ha salvato. lo ho riavuto
quasi per intero il mio capitale, e quegl'incauti che hanno
comprato le azioni argentine resteranno alia schiaccia, giac-
che e pur troppo vero che gli eserciti combattenti in quel-
rinfelice paese hanno in parte rovinate le miniere, e 1'aggio
delForo e cosi alto che la stessa 'banca Baring corre rischio
di fallire. Le perdite dunque che io ho fatto in questo mese
avyenturoso non superano le cinquanta mila lire, e pero,
tenuto co n to del rischio, posso ringraziare Iddio. Di piu, come
dissi, questi denari ritorneranno senza dubbio, e probabil-
mente con un guadagno del quaranta per cento.
- Ma e chi ha comprato le vostre azioni ? domando D. Paolo.
- Non mi sono curato di saperlo ; per6 mi e stato riferito
che uno dei compratori fu un certo Abramo Levi, giudeo stroz-
zino, e assai noto in Napoli; e quel bell'arnese le avrebbe
rivendute al signor Casali. Se cio e vero, il mio rivale 6 ro-
vinato, e me ne displace sinceramente.
- Non intendo, osservo qui D. Griovannino, perch6 mai il
giudeo abbia comprato le azioni per poi rivenderle al Casali.
- La cosa & semplicissima. II Levi compro le azioni quando
erano in ribasso, e questa 6 buona tattica commerciale. Ma
il giudeo ha il naso flno, e accorgendosi che il rialzo non era
naturale, ma artificiale, cerco di venderle, e trovo il citrullo
da gabbare. II Casali, lusingato dal ribasso attuale, e vedendo
308 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
che tendevano a rialzarsi, le compro, e il giudeo riebbe indietro
tutto il suo denaro, e di piu la provvigione del due per cento.
Se il signor Pietro le rivendette quando toccarono il massimo
del rialzo, me ne congratulo con lui ; ma se non e stato abba-
stanza accorto da farlo, ovvero non trovo compratori, egli ci
perdera una grossa somma di denaro.
- Insomnia, si corre meno risehio a fare il parroco che
a fare il mercante, osservo D. Paolo.
- Dite bene, mio caro amico. A' nostri giorni non si riesce
a condurre innanzi con. profitto una fabbrica, se non si e for-
niti di due cose: un forte capitale e una testa forte. Le tasse
in Italia aggravano straordinariamente rindustriale operoso,
e la concorrenza straniera leva quel poeo che il Governo ci
ha lasciato. Non si va innanzi se non a condizione di supplire
coirindustria e colla diligenza alle circostanze av verse. Questo,
la Dio merce, ho fatto fin qui, e continuero per 1'av venire.
Infine non e per mio interesse particolare : e un debito di
pieta che debbo al mio defunto padre, e a questa buona gente
di Car no.
— Voi siete la benedizione del paese, disse D. Paolo, e,.
non fo per dire, il Signore e tenuto in coscienza ad aiutarvi.
Di che cosa vivrebbe tanta gente se voi veniste meno? Non
siete voi la Provvidenza divina in questa mia parrocchia?
- Ottimamente ; dunque tutto va bene al presente, e rin-
graziamone Iddio. Ora passiamo ad altro. Voi D. Giovaimino
dovete rendermi conto delle nostre buone opere a favore degli
operai. II mese scorso sono stato cosi occupato che non ho
proprio avuto tempo di attendervi. Punto primo : come vanno
le cucine economiche?
— A meraviglia bene. Quasi tutti gli operai si servono alia
nostra cucina economica, e ne vanno dicendo maraviglie.
- Sfido io a parlarne altrimenti, salto su D. Paolo. Con
una miseria da niente hanno un pranzo da sagra. Non hanno
mai mangiato cosi bene in vita loro, quei furfanti !
- E dove mettete tanta gente? (Ionian do il Bonavita.
- Ecco come ho sciolto il problema, rispose D. Giovan-
XXVIII. I FRUTTI DELL A CARITA 309
nino. Degii operia circa, un duecento cinquanta sono ammo-
gliati, e i piu vivono nel paese stesso o nei dintorni. Or io
ho dato ordine che tutti gli operai ammogliati che vivono a
poca distanza da Carno devono andare a mangiare a casa
loro, e a questo fine, o la loro moglie, o alcuno del figliuolj,
viene a pigiiarsi il desinare e la cena che poi mangiano tutti
insieme nel seno delle loro famigliuole. E con cio ho ottenuto
tre cose: prima di tutto non c'& piu tanta calca alle cucine;
in seconclo luogo gli uomini mangiano in famiglia; e in tcrzo
luogo evitano la tentazione di ber vino, cio che forse fareb-
bero se fossero soli in paese.
- Va benissimo. Ma e i molti altri che restano, dove li
mettete voi?
- Una buona met& si siede nei soliti stanzoni, e per gli
altri sto ora tirando su due tettoie rozze si, ma forti e ben
riparate, che saranno finite entro pochi giorni.
- Le ho gia vedute in passando. Ma ditemi, chi paga per
tutti questi lavori?
- Signor Andrea, rispose il pretino sorridendo, ho tro-
vato una buon'anima che mi ha aperto la sua borsa.
- Ma vedete un poco, esclamo il parroco, che razza di bugie
mi dice oggi il mio D. Giovannino. Signor Andrea, donian-
date a me chi sia quella buon'anima, e vedrete che Tindovino
io. Come se quella buon'anima che apre la borsa non fosse
proprio lui! 0 D. Giovannino, e non vi vergognate alia vostra
et& di dir bugie corne i ragazzi della dottrina?
II Bonavita a questa scappata di D. Paolo rise cordial-
mente. Egli sapeva molto bene che il degno parroco ci entrava
non poco nelle frequenti generosity del suo giovane compagno,
e si credeva oft'eso se il suo coadiutore non Io mettesse a
parte cle' suoi disegni e delle sue spcse.
- Bravi, amici miei cari, e mille grazie per tutto quello
che fate a pro di questa buona gente di Carno. Veniamo al
secondo punto. Si mette bene la cassa di risparmio?
- Quanto a cio ho trovato maggtore difficolta che non
credeva. Tutti gli operai naturalmente vogliono fame parte,
310 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
e fin qui va bene. Ma il difficile sta a trovare un tre o quattro
uomini capaci, dabbene, operosi, che per amor di Dio o dietro
una leggiera retribuzione possano o vogliano prenderne 1'am-
ministrazione. Come voi sapete, il nostro sistema porta che
gli stessi operai, per quanto e possibile, amministrino le so-
cieta fondate per loro utilita, e la cassa di risparmio 6 una
delle principal!.
D. Paolo scosse la testa. In questo punto, disse, non vado
d'accordo con D. G-iovannino. Questi rozzi villani non saranno
mai da tanto di prendersi essi stessi ramministrazione di una
cassa di risparmio. Pare a me che sarebbe meglio giovarsi
delle casse postali di risparmio. In esse il denaro e sicuro,
n6 vi sono tanti fastidii.
— Vero, verissimo, osservo il Bonavita, ma le casse po-
stali danno un interesse troppo esiguo. Nel caso nostro invece
io stesso investo nella fabbrica i piccoli capitali de' miei
operai, e cio oltre a fruttare il nove o died per cento, for-
mer a un vincolo sempre maggiore fra il padrone e gli operai.
Ma in questo sistema e assolutamente necessario che rammi-
nistrazione sia in mano di un consiglio misto di padroni ed
operai, perch6 Toperaio quanto piu e povero tanto piu e ge-
loso del suo peculietto. Inoltre qui si tratta di educare Toperaio
a far da s6, di aiutarlo a levarsi nella scala sooiale, come
gia si e fatto in Inghilterra, in Belgio, in America, in Francia
e altrove, e a questo fine contribuisce grandemente il sistema
da noi prescelto. Cio posto, come ve la siete cavata, D. Gio-
vannino?
- Per ora faccio tutto da me, aiutato ben s'intende dal
signor Luigi, che rappresenta ' ramministrazione della fab-
brica. In questo frattempo pero vado istruendo a poco a poo-o
tre operai che mi sembrano piii atti al nostro scope. Non si
tratta in fine di una grande amministrazione, e spero di
riuscirvi.
- Vedremo, vedremo, ripiglio D. Paolo. Io non ci credo;
questi villani dovrebbero nascere un'altra volta per riuscire
da tanto.
XXVIII. I FRUTTI DELL A CARITA 311
- Una buona educazioiie e una seconda nascita, osservo
gentilmente il Bonavita.
- Un terzo punto e la farmacia gratuita agli amrnalati,
disse D. Giovanni no.
- Perfettamente, annul il signer Andrea. E come stiamo
a questo riguardo?
- A cavallo ! esclamo D. Paolo. Questo bel giovanotto
ha tirato dalla sua Monsignore, e natural mente ha ottenuto
da lui quanto desiderava. Denari, caro signer Andrea, de-
nari sonanti !
— Me ne congratulo di cuore. Dunque anche rispetto alia
farmacia siamo a buon punto, osserv6 il Bonavita.
- Ma il parroco qui, aggiunse D. Giovannino, non hadetto
cio che egli ha fatto a vantaggio dei nostri ammalati.
— Una birbonata ! tono ridendo D. Paolo. E che cosa
sanno fare i vecchi se non tirar prese di tabacco?
- Glielo diro io, signor Andrea, che cosa ha fatto D. Paolo,
ripiglio il giovane prete. Lei forse non sa che il nostro par-
roco ha un vecchio amico in Apamia, il signor Salviati, uno
dei principal! farmacisti della oitta. Or bene, D. Paolo gli
ha fatto una visita, e colle belle belline lo ha indotto a met-
terci su una farmacia completa per la miseria di mille lire.
Non tutti i farmachi, s'intende, saranno di prima qualita,
ma i nostri operai non sono signorine isteriche, e le loro
malattie...
- Si cur a no con tre sole medicine, continuo D. Paolo :
olio di ricino, dieta e becchino, ed io vi posso dire, signor
Andrea, che lo so per esperienza.
— Avreste fatto anche T esperienza del becchino? domando
ridendo il Bonavita. Poi aggiunse : — Tutto va bene ; mille
lire. Ma e dove avete buscato tutti questi denari?
- Lo dimandi alia borsa di Monsignore e a quella del
mio coadiutore, rispose ridendo D. Paolo.
- E dopo averlo chiesto alia mia borsa, entro a dire di
ripicco il giovane prete, passi anche ad interrogare la cassa
del nostro bravo parroco. Ah ! D. Paolo ha una cassa me-
312 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
ravigliosa, sapete voi? Non contiene nulla, a sentir lui, pro-
prio nulla : un breviario vecchio, alcuni stracci, un po' di
cera benedetta pel suo proficiscere e nulla piii : ma intanto
egli 1'apre di nascosto, e ne cava certi biglietti rossi, nuovi,
fiammanti ! Gia non contiene altro die pochi stracci e una
candela benedetta pel suo proficiscere! Ah! D. Paolo come
siete furbo !
Durante la parlata di D. Giovannino, il degno Parroco
andava a dirittura in visibilio. Rideva, strizzava gli occhi
verso il Bonavita, lo toccava co' piedi e in altri modi gli
accennava di non credere ; che erano tutte fandonie che Don
Giovannino diceva per nascondere la sua generosita. Ma il
Bonavita sapeva bene che tesori di amore si nascondevano
in quei due cuori sacerdotali, e nel segreto della sua anima
tutto godeva che i suoi operai fossero confidati al Parroco e
al coadiutore di Carno.
— Va bene, sono contento, arcicontento di quanto fate
pe; miei operai, e vi ringrazio di tutto cuore, conchiuse il
Bonavita. Ma di cio parleremo un'altra volta a nostro bel-
1'agio. Intanto vi avverto che fra pochi giorni arrivera da
Parigi mio fratello Odoardo, e restera qui alcuni giorni prima
di recarsi a Genova colla famiglia, per indi far vela per
T America.
- E cosl voi restore te solo, osservo D. Giovannino.
- Solo, soletto, ripiglio il Bonavita con accento grave e
serio.
-Ma che solo d'Egitto! esclamo D. Paolo. Si chiama
egli un viver da solo, quando si ha intorno a se quasi cin-
quecento operai?
- E due cari amici, come D. Paolo e D. Giovannino? —
conchiuss il signor Andrea, mentre levatosi da sedere con-
gedava i due sacerdoti.
- Eppure sono veramente solo, penso fra se il Bonavita,
mentre i suoi amici si avriavano a piccoli passi sullo stra-
done della fabbrica. Sono solo, non ho famiglia, e sento che
T amore per questi poveri operai non e incompatibile con un
XXVIII. I FRUTTI DELLA CARITA 313
altro amore benedetto da Dio, e che forma da s6 solo gran
parte della felicita umana. E tomato al suo studio, si sedette
e rimase per qualche tempo assorto in un desiderio intense
di amare e di essere riamato.
XXIX.
In trappola.
Una certa sera, il Casali era tutto aftaccendato a prepa-
rare una borsa da viaggio.
- Dove fate conto di andare, Pietro '? gli domando timi-
damente la signora Giuliana.
- Vado a Guglia, e Ottavio verra meco, le rispose secco
secco il marito.
- Prenderete la strada comunale, non e vero? suggeri la
mogiie. Voi sapete che la via per il bosco e qualche volta
infestata dai briganti.
- Prendero la strada che mi fara piu comodo, e se in-
cappo nei briganti tanto meglio ! Gia, la vita fra i boschi
deve essere migliore della mia, sempre fra gente che man-
tiene un palmo di muso. Per tutti i diavoli dell' inferno! non
c'e modo di aver pace in questa casa? Dove 6 quella pette-
gola di Agnese? sta forse con quel cane di mio fratello?
- No, e in camera sua, e se volete la mando a chia-
mare.
- No, resti dove e, e non si faccia piii vedere che sara
meglio per me e per lei! Accidempoli a tutte le donne e a
rnc quando ebbi la maledetta idea di prender mogiie!
La donna sospiro e tacque. Piangere, sospirare e pregare
erano i soli conforti che la poveretta aveva fra i continui
screzii cagionati dal malumore costante del marito.
Era passata di poco la mezzanotte quando il Casali e Ot-
t;ivio montarono in una carrozza di affitto a due cavalli e
partirono per Guglia. Per un cento tratto la strada correva
lungo il mare, e poi si internava fra i colli, sui quali si ap-
poggia Tappennino napolctano. I due viaggiatori arrivarono
314 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
al villaggio di Salini poco prima dell' alba, ma essendo il
cielo coper to da grosse nuvole, a quell' ora era ancora buio
pesto.
- Che strada vogliono prendere ? domando il vetturino
a' suoi passeggieri. E aggiunse : — A poche miglia di qui la
strada si biforca : c'e la comunale che arriva a Guglia fa-
cendo una lunga giravolta, e quella pel bosco ehe va diritta;
ma e mono buona, e poi, talora si hanno brutti incontri.
Ottavio interrogo eollo sguardo il Casali, ma questi non
si fece vivo. In verita. neppur egli sapeva che fare. Prima
di uscire di casa aveva risoluto di passare pel bosco, ma ora
gli era passata un po' la voglia. D'altra parte, a prendere
la strada comunale si perdeva una buon'ora di tempo.
- Fate voi, disse finalmente il Casali al vetturino. Pas-
sate per dove volete. A buon conto ho preso con me il re-
volver e in caso di bisogno servira, a qualche cosa.
La vettura si fermo a Salini una buona mezz'ora, e quando
ripartl, la notte fuggiva ormai rapidamente e Falba imbian-
cava le case del villaggio e le vette dei monti vicini.
Giunsero al bivio che spuntaAra il sole. Durante il viag-
gio i due passeggieri avevano piii o meno dormicchiato, ma
da Salini in poi Ottavio era stato con tanto d'occhi aperti,
anche per vedere se il vetturino si teneva alia strada co-
munale, ovvero prendesse quella del bosco. Con suo grande
piacere si accorse che quegli, lasciando la piii corta, ma pe-
ricolosa della macchia, mantenne i cavalli sulla comunale.
Tuttavia al bivio noto cosa che gli fece impressione. Fra le
rade piante del bosco incipiente vide un omaccio, brutto,
rozzo, selvaggio, seduto su di un cavallaccio piu brutto
ancora di lui. QueH'uomo fisso due occhi di lince su Otta-
vio e il Casali, e poi dato di volta al cavallo spari fra gli
alberi della foresta, mentre la carrozza continuava la sua
strada. — Che faceva colui a quel bivio? domando Ottavio a
se medesimo. Chi aspettava egli mai? Ma non sara, nulla:
non e credibile che i briganti abbiano tanto fegato di assa- •
lirci a pieno giorno sulla strada comunale. — II Casali con-
XXIX. IN TKAPPOLA 315
tinuando a dormicehiare, Ottavio prese il revolver che gia-
ceva sul sedile e si diede ad esaminarlo.
La strada continue piana per trc quart! di rriiglio, e poi
comincio a salire. I cavalli dal trotto si misero al passo, e
il vetturino lascio le redini penzolanti sui loro colli bassi e
affaticati. A sinistra e'er a una montagna alta, ripida, quasi
nuda di alberi : a destra invece nereggiava un bosco di abeti,
denso, fresco, profumato, e pieno di ombre misteriose.
Mentre passeggieri e vetturino erano occupati a guardare
attorno, uscirono di repente dal bosco a destra cinque uomini
armati fino ai denti i quali slanciatisi alia testa dei cavalli
li arrestarono.
- Sferza i cavalli, diavolo ! grido il Casali, quando si avvide
di die si trattava. E quell' uomo forte e prode si levo in piedi
quasi in atto di attaccare i briganti.
II Casali non aveva ancor chiuso bocca, che un colpo parti
dal revolver di Ottavio e ando a colpire un brigante, nell'atto
che si avvicinava alia carrozza.
- Giu quell 'arme ! tono con voce terribile il capobandito, e
in cosi dire assesto col calcio del fucile un tal eolpo al braccio
del giovane, che aprendogli automaticamente la mano gli fece
saltare il revolver a parecchi passi di distanza. II Rinuccini,
che tale era il brigante, si chino, raecolse il revolver e se
lo mise in tasca. Tutto questo avvenne in un istante.
Segui una lotta breve, ma terribile. I due passeggieri si
difesero eome leoni, ma infine sopraffatti dai quattro briganti,
pesti ed ammaccati, furono fatti prigionieri. II vetturino, spa-
ventato, e quasi morto pel terrore, era tenuto a bada durante
la lotta dal brigante ferito, il quale, pur giacendo sull'orlo
della strada, puntava la pistola contro il malcapitato auto-
medonte. Ma non vi era bisogno di tan to. Non che difendere
i due passeggieri non gli sarebbe bastato 1'anirno e la forza
di fuggire.
L'emozione della lotta, il dolore delle membra peste, 1'ira
terribile, la disperazione tremenda tolsero al Casali e ad Ot-
tavio la forza di gridare al soccorso ; e per un momento giac-
31-6 CHARITAS - RACCUNTO CONTEMPORANEO
quero sulla strada pubblica legati strettamente, e inert! come
corpi morti. Per ordine del Rinuccini il Casali venne tolto
di peso e posto sul cavallaceio che poco prima era apparso
al bivio, e guidato da uno del briganti spari ben presto fra
le piante del boseo: Ottavio poi fu a forza imbavagliato e
portato a braccia in altra parte della foresta. Sulla strada
rimasero il capo della banda, il brigante ferito e il vetturino.
- Ora a noi, disse il Rinuccini rivolto a quest' ultimo che
trcmava ancora di paura; tu puoi andartene; sei libero. Ma
apri bene gli occhi, e ascolta quanto ti dico. Ritornerai in-
dietro, e ti fermerai colle bestie ai tre cipressi a mezzo mi-
glio da Salini. Cola aspetterai uno dei due prigionieri. Quando
egli arrivera gli aprirai la vettura, e sferzando i cavalli a
tutta camera faral ritorno in citta. Bada bene di non fer-
marti per istrada, n6 di parlare con anima viva di quanto
e accaduto. Se parli sei morto: morto capisci? Ti ammazzero
come un cane, anche se ti avessi a rifugiare in braccio della
Madonna del Carmine. -- E qui il brigante si torco per ri-
spetto la punta del cappello, imitato in cio dal vetturino e
dal ferito.
- Chi mi paga la corsa? domando timidamente il vettu-
rino nell'atto di salire a cassetta. .
- Te la paghera il prigioniero liberate ; glielo coman-
dero io. Va dunque, e acqua in bocca, se ti preme la pelle.
II vetturino non se lo fece dire due volte, e voltati i ca-
valli spari in un baleno dalla presenza dei due briganti.
- E grave la ferita? domando in tono e voce amorevole
il Rinuccini al compagno.
- No, che io mi sappia. Sono stato colpito alia spalla si-
nistra e non posso muovere il braccio. Ma quel cane me la
paghera !
- Taci! grido il capo della banda. Non una parola di piu.
Hanno combattuto da valorosi, e se ti e toccata una ferita,
non ti puoi lamentare. Bada bene, non voglio ne meno una
goccia di sangue; intendi?
II brigante quaglio sotto la voce e il gesto imperioso del
XXIX. IN TRAPPOLA 317
suo capo ; ma chi gli avesse guardato gli occhi, alia pupilla
ardente e alia cornea sanguigna vi avrebbe letto una sete
inestinguibile di vendetta.
II Rinuccini aiuto il compagno ad alzarsi in piedi, e so-
stenendogli con una certa tenerezza i passi vacillanti entra-
rono ambedue in quella parte del bosco dove era stato con-
dotto Ottavio. Quivi, dopo breve cammino trovarono il giovine
seduto contro un albero, col bavaglio in bocca, e tutto ancora
legato, e due briganti che gli facevano la guardia. All'appa-
rire del Rinuccini i due ribaldi portarono la mano al cappello
e si misero in atto di chi aspetta ordini.
- Va bene, disse il capobandito lanciando un'occhiata ad
Ottavio , lasciatemi solo con costui. Voi altri due prendetevi
in mezzo il Mazzarullo, e portatelo o accompagnatelo dove
sapete. Poi guardando d'attorno aggiunse: avete portato il
latte come vi aveva comandato ?
- Si, rispose uno degli sgherri: sta dietro quell'albero la.
- Ottimamente ; adesso andate.
I due briganti si presero in mezzo il Mazzarullo e si
mossero per obbedire agli ordini ricevuti: ma il ferito passandp
davanti ad Ottavio si fermo un istante, lo fisso in volto e una
fiamma di rabbia intensissima arross6 per un momento la
sua faccia di Caino.
- Presto ! via ! tono il Rinuccini. E quelli sparirono nel
folto della foresta.
Partiti i compagni, il Rinuccini tolse al giovane il ba-
vaglio, lo slego e permise si levasse in piedi.
Alia prima ira della lotta, alia disperazione della pri-
gionia era seguita in Ottavio una certa calma, onde pot6
fissare in faccia il Rinuccini piu con disprezzo che con ira.
- Misorabile assassino, grido, che vuoi fare di me '? Dove
hai fatto condurre il mio compagno? parla, che vuoi da me?
- Lo saprete quanto prima, rispose il brigante senza
punto turbarsi. Intanto, sappiate che se io non 1'avessi im-
pedito, quel mio compagno che avete ferito vi avrebbe tolto
la vita. Dunque, saro un brigante, se volete, ma n®n un
assassino.
318 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
Ottavio abbasso gli occhi a terra e si chiuse in uno sde-
gnoso silenzio.
- Signore, ripiglio il Rinuccini offrendogli un bicchiere di
latte, bevete ch6 vi fara bene. Mi dispiace di essere stato
costretto a far uso della forza, ma non fu colpa mia. Se vi
foste arresi senza resistenza vi sareste risparmiato una lotta
inutile e pericolosa.
II giovine non rispose, ma dopo un momento di riflessione,.
prese il bicchiere dalle mani del brigante e lo vuoto.
- Cosi va bene. Un altro?
- No, per ora bastera uno.
- La bottiglia inter a e a vostra disposizione. Adesso se vi
sedete un momento, vi spieghero quali sieno le mie inten-
zioni a vostro riguardo e specialmente intorno al vostra
eompagno.
Ottavio ubbidi al comando del capobandito.
- Signore, comincio il Rinuccini, avrete gia capito che
qui si tratta di un ricatto, non su voi, ma sul vostro eom-
pagno. Ecco la mia volonta. Voi uscirete di qui affatto libero.
Ai tre cipressi, a mezzo miglio da Salini, troverete la car-
rozza colla quale siete venuti. II vetturino 6 1& che vi aspetta.
Voi ritornerete in citta, annunzierete alia famiglia del signor
Casali la sua cattura, e aggiungerete che essi devono entro-
una settimana trovar cinquantamila lire per riscattarlo.
- Cinquantamila lire? ripete Ottavio quasi macchinal-
mente.
- Si, cinquantamila lire, ne piu ne meno. Quarantanove-
mila in biglietti da mille, e mille in biglietti da dieci. Avuta
il denaro, voi ritornerete qui e me lo consegnerete, e in quel
momento stesso il signor Casali sara messo in liberta.
Ottavio stette un poco sopra pensiero, e poi guardando in
faccia il brigante disse:
- E se negassi risolutamente di ubbidirti, che cosa mi
faresti?
- Nulla di male, rispose il Rinuccini con grande flemma.
Vi manderei a raggiungere il Casali riel luogo sicuro dove
XXIX. IN TRAPPOLA 319
egli si trova, e la vostra faraiglia per avervi libero dovrebbe
pagare un forte riscatto.
- Quanto per esempio ?
- Ventimila lire, mi pare, non sarebbero troppe. II vostro
valore e il vostro sangue freddo sono maggiori di quella somma.
Un leggiero sorriso sfioro le labbra di Ottavio, al quale
persino in quelle tristissime circostanze corse alia lingua un
frizzo mordace: ma si rattenne, e resto un momento in si-
lenzio.
- E se la famiglia del signor Casali, ripiglio Ottavio, non
potesse trovare la somma richiesta, ti contenteresti di meno?
- No, no, devono essere cinquantamila. II signor Casali,
lo so troppo bene, puo subire questo salasso senza morirne.
Solo la sua fabbrica vale da presso a mezzo milione.
- In questi ultimi tempi, il mio amico ha fatto qualehe
perdita, ed e in procinto di fame una piii grande.
- Non importa, grido sdegnosamente il Rinuccini. Ha
tanto rubato a quei suoi poveri operai, che poco monta se il
mio ricatto lo manda alia malora !
- Cinquantamila e dunque la somma assolutamente indi-
spensabile? torno a dire il giovane.
- Si, cinquantamila, e non la diminuir6 di un quattrino.
- E se invece di venir io stesso a portarti i denari man-
dassi in mia vece i carabinieri?
- Provatevi se vi garba ! I carabinieri saranno presi a
fucilate, e il signor Casali restera in mia mano.
- Supponiamo il caso che il mio amico non venga affatto
riscattato: che ne farai tu mai?
- Sara ucciso, rispose freddamente il brigante.
- Ho capito ; quando 6 cosi, posso ritornare ad Apamia.
E si levo in piedi per andarsene.
- Un momento, disse il Rinuccini, non ho ancora finito.
- Fa presto dunque, ch& ogni momento perduto e un sup-
plizio pel mio amico. --- E si rimise a sedoiv.
- Quando ritornerete col denaro, lascierete la carrozza
a Salmi , e tutto solo proseguirete la strada comunale. A un
320 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
certo punto scorgerete un uomo a cavallo rasente il bosco.
Seguitelo entro la foresta, e la troverete una persona alia
quale potrete con tutta sicurezza consegnare la somma ri-
chiesta. Pero e assolutamente necessario die arriviate a Sa-
lini all' alba.
- Potrei vedere il mio amico, prima di partire? domando
Ottavio.
- No, rispose risolutamente il brigante.
- Riferirai a lui la conversazione avuta con me ?
- No, egli la saprk da voi stesso alia sua liberazione.
-Dove Thai messo?
A questa domanda il Rinuccini non rispose.
- Che cosa gli darai da mangiare? aggiunse Ottavio, ve-
dendo che alia domanda antecedente non otteneva risposta.
- Pane e latte in abbondanza, un po' di cacciagione, e
un bicchierino di acquavite.
- Niente vino?
- Se lo desidera, 1'avra.
- Fa a modo mio ; manda subito a pigiiare un barile di
vin bianco, e vedrai che alia fine della settimana sara vuoto.
- II vino e pericoloso pei cavalieri della macchia, osservo
sorridendo il brigante.
- Donde ti procuri tan to bene di Dio? domando ancora
una volta il giovane.
— Basta ! grido il Rinuccini con voce stentorea, e la sua
faccia prese un aspetto selvaggio.
- Allora posso andarmene, non e vero? ripiglio Ottavio.
- Si, e ormai tempo. Dunque siamo intesi. Cinquantamila
lire, entro una settimana. Arrivate air alba a Salmi, prose-
guite la strada da solo, troverete un uomo a cavallo ; ed egli
vi condurra nella foresta. II resto lo vedrete cogli occhi vostri.
I due uomini presero insieme un sentiero che menava fuori
della macchia: il Rinuccini dinanzi e Ottavio dietro. A uu
certo punto Ottavio domando al brigante se gli voleva resti-
tuire il revolver.
XXIX. IN TRAPPOLA 321
- No, rispose il capobandito. Un revolver e piu utile a
me che a vol.
- Appartiene al signor Casali, osservo il giovane.
- Una ragione di piu per non restituirlo a vol.
Arrivati all'orlo estremo della macchia il brigante si fermo,
e addito al giovane la strada.
- Ecco la via pubblica, potete andare. Pagherete il vet-
turino, e ricordatevi di eseguire a puntino i miei comandi.
- Signor cavaliere della foresta, disse sorridendo Ottavio,
grazie della breve ma cortese ospitalita. E giacch6 siete cosl
gentile, mi perdonerete un' ultima domanda. Mi potreste sug-
gerire il modo di liber are questi boschi dai briganti che li
infestano? II brigadiere dei carabinieri di Apamia vi sarebbc
assai tenuto dell' opportune suggerimento.
II Rinuccini non rispose a queste ultime parole di Ottavio,
ma sorridendo gli addito la strada e scomparve.
Ai tre cipressi di Salini il giovane trovo il vetturino, come
gli aveva detto il brigante.
- Fermati un poco nel villaggio, disse Ottavio al vettu-
rino, mentre entrava in carrozza.
-No! no! no! esclamd energicamente il poveraccio: e
schioccata la frusta mise alia corsa i cavalli, ne piu si fermo
fino alle porte di Apamia.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 21 26 ottobre 1900.
R1VISTA BELLA STAMPA
I MONACI D' ORIENTE
ANTERIORI AL GONCILIO DI GALGEDONIA (451) J.
II dotto Padre benedettino J. M. Besse sebbene non abbia inteso
di scrivere col presente volume la storia del Monaci d'Oriente, non-
diineno, servendosi del documenti piu accertati dell'antichita eccle-
siastica, ci descrive la parte piu importaiite e 1'epoca piu fiorente
del monachismo orientale. L'argomento prescelto dall'autore e di
grande rilievo, mentre la vita di quei monaci ha strettissima atti-
nenza colla vita di tutta quanta la Chiesa d' Oriente nei primi secoli
cristiani.
II Besse nel primo capitolo intitolato, topografia monastica del-
l' Oriente, passa in rassegna le varie regioni popolate allora dai nio-
naci. Immediatamente dopo la conversione deH'imperatore Costan-
tino e la sua vittoria sopra Licinio, il monachismo ebbe in Oriente
una rapida e meravigliosa estensione. Nel giro di pochi anni esso
trovasi impiantato in tutte le province, malgrado le division! pro-
fonde, che I'arianesimo disseminava tra le diverse chiese. Laonde
S. Gregorio di Nazianzo con apostolica fierezza, nelle sue eloquenti
orazioni contro Giuliano apostata, descrive 1'imponente spettacolo
offerto al mondo da quella moltitudine di monaci sparsi nelle citta
e tra le foreste 2. E Sant' Epifanio ci parla eziandio di migliaia e
migliaia di cristiani, che affrontavano, siccome egli si esprime, i
nobili combattimenti della castita nei monasteri di uomini e di
donne 3.
L'Egitto fu la terra classica del monachismo tanto pel nurnero
quanto per la pieta dei religiosi. Tra le altre testimonianze auto-
1 BESSE DOM J. M. Les Moines d' Orient anterieurs au Concile de Chal-
cedoine (451). Paris, Oudin, 1900, 8 di pp. VIIt-560.
2 S. GREG. NAZIAN. Oratio IV contra Julianwn.
3 S. EPIPH. Adversus haereses, lib. 2, haer. 58.
RIVISTA DELL A STAMP A 323
revolissime il Besse riporta quella di S. Giovanni Crisostomo; che
in una delle sue omelie esalta con entusiasmo le virtu di quei ce-
nobiti: « Se voi andate in Egitto, egli dice, troverete una solitudine,
che sorpassa qualsivoglia luogo di delizie ; voi incontrerete seicento
cori di angeli rivestiti di forma umana, dei popoli di martiri, delle
assemblee di vergini. In quelle contrade 1'impero di Satana e di-
strutto, il regno di Gesu Cristo risplende di pieno fulgore... II cielo
con i varii cori delle sue stelle non uguaglia in bellezza 1' Egitto
rivestito delle tende dei suoi monaci l. » Passate le frontiere del-
1' Egitto noi incontriamo anche nella Tebaide un popolo di religiosi,
che San Girolamo fa ascendere a cinquantamila 2. Gruppi di mo-
nisteri erano disseminati nel Cairo, e nel deserto di Nitria. La Me-
sopotamia, la Siria, Gerusalemme, Antiochia, e Costantinopoli, nuova
sede delPirnpero bizantino, rigurgitavano di conventi (pp. 1-18).
Dal capitolo II sino al XY 1'autore con copia di erudizione parla
distintamente delle varie famiglie di monaci, delle regole monasiiche,
dei voti religiosi, dell'insegnamento ascetico, delle preghiere e della
liturgia, discendendo pure a descriverci la foggia del loro abito, la
fabbrica delle loro celle, ed il vitto assegnato pel loro sostenta-
mento (pp. 19-319). Lo spazio non ci permette di riassumere neanche
brevemente tutto quello, che 1'autore espone, in quel lungo tratto
di quattordici capitoli. Noteremo soltanto due cose. Priniieramente
il Besse ha saputo con fino discernlmento distinguere ci6 che spetta
alia storia della vita menata dai cenobiti in quel primo periodo di
loro esistenza ; e mettere da canto le fole e goffaggini insulse, colle
quali certi autori antichi e moderni pretesero di far cadere nel ri-
dicolo la pratica dei consigli evangelici sin dal suo primo apparire
nel seno della Chiesa cattolica. In secondo luogo percorrendo quei
capitoli il lettore rimane sorpreso nel ritrovare, riguardo alia so-
stanza ed a moltissime regole di disciplina e di organamento in-
terno, la vita dei religiosi in Oriente somigliante a quella dei loro
confratelli succeduti piu tardi nelTOccidente. Non senza ragione la
Chiesa riconosce nei santi fondatori degli ordini religiosi delle per-
sone elette da Dio, affinche si perpetuasse, sotto varie forme appro-
priate ai tempi, lo stato di perfezione, che ha per autore lo stesso
Gesu Cristo.
Ma forse che quella turba sterminata di cenobiti si dedicava
esclusivamente alL'esercizio della vita contemplativa, senza punto
1 S. JOAN. CHRYS. in Matt. horn. 8.
2 S. HIEROMY. Translatio regulae 1. Pachomii, praef.
324 RIVISTA
curarsi del lavoro manuale ed intellettuale ? E questo par troppo
il vezzo di quegli autori, che, scrivendo la storia col deliberate pro-
posito di screditare la religione, fingono d'impietosirsi del benessere
sociale, che rimane privo del concorso di tante braccia divenute
inerti pel genere di vita praticato nei conventi. II Besse coi docu-
inenti alia mano dimostra, che il genere di vita attiva unita alia
contemplativa, istituito dal grande Benedetto, patriarca dei monaci
d' Occidente, si usava prima di lui dai monaci dell' Oriente. JSTon
mancarono al certo dei monaci, che datisi in balia della pigrizia
vollero sottrarsi alle obbligazioni della legge del lavoro. Lo stesso
San Basilio racconta di averne conosciuti parecchi, che non dubi-
tavano di citare in appoggio della loro tesi le parole di nostro Signore
(jesu Cristo, raccomandando ai suoi discepoli di vivere senza solle-
citudine per tutto quello, che si riferiva al nutrimento ed alle vesti *.
E Sant' Epifanio condanna le conseguenze piu obbrobriose, che dalla
falsa interpretazione di quelle parole tiravano alcuni solitarii. I quali
a forza d' illusioni, e gittando sulla loro condotta un velo di misti-
cisrno, si credevano di potere lecitamente seguire gl'istinti delle pas-
sioni del senso 2. Per6 queste erano delle eccezioni, che la regola
monastica condannava quali colpe, e severamente puniva.
I solitarii di Egitto, di Palestina, e di Siria cercavano per mezzo
del lavoro il pane che faceva loro bisogno. L'agricoltura formava
la loro principale occupazione. Nella vallata del Mlo il terreno
era agevolmente dissodato. Pero nel fondo dei deserti, dove i mo-
naci avessero potato ritrovare una sorgente di acqaa, affronta-
vano tosto le piu dure fatiche, disboscando selve secolari, scavando
canali d'irrigazione, e tagliando persino dei massi enormi di rocce.
Ne i monaci avevano solamente di mira il provvedere al proprio
sostentamento coi frutti raccolti nei terreni divenuti fertili per i loro
sudori. Ma oltre alle carovane dei viandanti, che usavano di ripo-
sarsi lungo il viaggio nell'ospitale .dimora dei conventi, gli abitanti
dei villaggi e delle citta circonvicine ricorrevano ai cenobiti, e non
mai invano, per chiedere soccorso ai loro bisogni.
Inoltre il lavoro materiale andava unito a quello mentale. I mo-
naci forniti d'ingegno non comune si davano allo studio delle scienze
sacre, e segnatamente ad approfondire le Sante Scritture; e molti
fra di essi impiegavano il loro tempo nel copiare i manoscritti, perche
potessero servire ai religiosi, ed anche agli ecclesiastici secolari. E
le chiese d'Oriente videro uscire dalla solitudine dei cenobii insigni
1 S. BASIL., Regulae brev. tract, int. 69.
2 S. EPIPH. op. cit. haer. 8.
BELLA STAMPA 325
Dottori e Padri della Chiesa. Ed il Besse, che non scrive un'apo-
logia, ma un periodo di storia, non tralascia di notare le sbagliate
e fantastiche interpretazioni, che alcuni monaci davano ai testi del
libri santi. PerO se nei convent! erano corretti e puniti gl'infingardi,
lo stesso metodo si praticava riguardo ai presuntuosi semidotti
<pp. 355-397).
L'autore passa quindi a trattare della parte molto rilevante, che
i monaci d'Oriente ebbero nelle discussion! teologiche, e nella difesa
dei dommi impugnati dagli eretici di quel tempo. Le Chiese orien-
tali furono allora profondamente tarbate dagli assalti appassionati
e violenti, coi quali si combattevano le verita fondamentali del cri-
stianesimo, la Trinita, 1'Incarnazione, la grazia. Se purtroppo e vero,
<che alcuni dei corifei oppugnatori della fede uscirono dal chiostro,
rimane vero altresi, che i monaci lottarono da prodi, e contribui-
rono largamente pel trionfo della verita sull'errore.
L'arianesimo fu la prima grande eresia, contro la quale i mo-
naci vennero alle prese. Le stragi di anime, cagionate dagli ariani
in Egitto, riempivano di tristezza il cuore di Sant'Antonio. Gli ere-
tici, per trarre in inganno la folia, si provarono di coprire il loro
errore col prestigio del suo nome, affermando, che Antonio li ammet-
teva nella sua comunione. Ma non appena una si strana novella per-
venne alle orecchie di Antonio, questi non esitd un solo istante ad
abbandonare la sua cara solitudine, e recarsi nella citta di Ales-
sandria, dove i Padri del Concilio di Nicea erano adunati, e pub-
blicamente rinnovare alia loro presenza la professione della sua fede
nelia divinita della persona del Yerbo incarnato. Questo avvenimento,
siccome attesta Sant'Atanasio nella vita da lui scritta di Sant'An-
tonio, fu occasione per tutti i cattolici di una viva allegrezza. L'esempio
di Antonio trasse dietro la grande maggioranza degli abitanti del de-
serto ; ed il loro zelo nel sostenere 1'ortodossia affermata e proclamata
dal Concilio contribui potentemente alia vittoria definitiva l. E lo
stesso Sant'Atanasio, nel quale si personifica la lotta contro 1'eresia
ariana, trov6 nei monaci i suoi amici piu fedeli e devoti. II suo
nome era per essi a guisa di una bandiera, dietro la quale vole-
vano sempre camminare, credendosi sicnri da ogni inciampo. Laonde
tutte le volte, che entravano in disputa cogli eretici, ovvero tra loro
stessi insorgeva un dubbio da risolvere, gli scritti di Atanasio deci-
devano inappellabilmente la controversia.
1 SOZOMEXO, Hist. EccL lib. Ill, c. 13.
326 RIVLSTA
Che se i monaci delle varie region! dell'Oriente diedero prove
luminose della loro ortodossia, i loro confratelli dell' Egitto e della
Tebaide meritarono Fonore di partecipare largamente alle persecu-
zioni, mosse dagli ariani contro i cattolici sotto il patriarca intruso
Giorgio. L'eroica pazienza dei monaci, molto piu che le loro pa-
role, incoraggiavano i cristiani a rimanere costanti nella fede. Ma
fu principalmente dopo la morte di Atanasio che il furore degli
eretici comincid a scatenarsi con violenza contro i monaci difensori
della consustanzialita del Yerbo col Padre. L'Imperatore Yalente avea
dato ordine al suo prefetto in Egitto di procedere con rigore contro tutti
quelli, che sarebbero stati a lui design ati dal patriaroa intruso, 1'ariano
Lucio. E ben tosto si videro drappelli di soldati percorrere i de-
serti, e fare strage di monaci, che spargendo il loro sangue otten-
nero la palrna del martirio. Altri in gran numero di quei solitarii
furono condanriati all'esilio, o all'improbo lavoro delle miniere; ed
altri vennero relegati sulle montagne del Ponto e dell' Armenia.
II Besse ci descrive dipoi la difesa sostenuta dai monaci contra
le eresie di Nestorio e di Eutiche. Non possiamo trattenerci a fame
un riepilogo. Ma il lettore, da quello che abbiamo accennato del-
1'opera dei monaci nel combattere 1'arianesimo, potra formarsi
un'idea di ci&, che essi fecero negli assalti posteriori patiti dalla
fede nelle contrade dell'Oriente.
L'autore per6 non nasconde le defezioni che amareggiarono gli
abitatori dei conventi; mentre quasi tutte 1'eresie, che infestarono le
Chiese orientali, trovarono tra i monaci degli a'derenti piu o mena
sinceri. Nondimeno il numero dei caduti formo sempre un'ecce-
zione di fronte all' immensa famiglia dei cenobiti, che, durante il
primo periodo della loro storia, rimasero fedeli agF insegnamenti tra-
dizionali della Chiesa (pp. 379-411).
Passando quindi il Besse al concorso dato alle Chiese di Oriente
dai monaci insigniti della dignita sacerdotale ed episcopale, giusta-
mente osserva, come in quei tempi poco favorevoli alia formazione-
del chiericato secolare, si ricorreva spesso ai cenobiti perche entras-
sero a far parte nei varii gradi della gerarchia. Che anzi, nel re-
cinto medesimo dei conventi, tranne rare eccezioni, non rnancavano
monaci, che erano promossi al sacerdozio, affinche potessero eser-
citare il loro ministero in vantaggio spirituale dei loro confratelli.
Da ci6 si deduce doversi giudicare priva di fondamento 1'opinione
di alcuni scrittori, che sostengono nei primi secoli della vita ceno-
bitica, essere stata ritenuta incompatibile la professione di monaco
BELLA STAMPA 327
<col carattere sacerdotale. Infalti i monaci saeerdoti compariscono di
buon'ora nei centri del monasteri di Egitto, e della Tebaide. Ru-
fino fa menzione dell' abate Dioscoro, che governava un centinaio
di religiosi, e contemporanearnente esercitava le sue funzioni di
prete. E preti s'incontrano tra i solitarii abitanti il Sinai, la Pa-
lestina, la Siria e 1'Asia ininore. Numerosa poi riesce la serie del
monaci promossi all'episcopato, durante il primo periodo della storia
monastica. Bastera ricordare un Basilio, un Gregorio Nazianzeno,
un Epifanio ed un Giovanni Crisostomo, grandi luminari della
Chiesa orientale (pp. 411-430).
Per la qual cosa 1'apostolato monastico in Oriente, osserva il
Besse, e un fatto che s'impone all'attenzione dello storico. II ge-
nere di vita, che menavano in quelle regioni i religiosi durante
quell'epoca fiorente del monachisrno, li preparava a divenire operai
infaticabili per la diffusione del Yangelo. Essi colla loro virtu e colla
loro operosita contribuirono potentemente ad aumentare il numero
delle conversion! al cristianesimo, sotto il governo di Costantino e
dei suoi successor!. Dopo che si e percorso il capitolo, nel quale
il Besse narra 1'esteso e laboriosissimo apostolato di quei monaci,
tanto presso i cristiani quanto presso gl'idolatri, non si puo fare
a meno di convenire, che la prosperita e la decadenza della Chiesa
orientale vanno segnate coi secoli di prosperita e decadenza del suo
monachismo (pp. 431-453).
Degno di nota e 1'ultimo capitolo, dove trattasi « del meravi-
glwso nella vita dei monaci orientali» (pp. 501-533). E certamente
le manifestazioni straordinarie e prodigiose della vita soprannaturale
nelle anime, mostraronsi varie e continue durante il primo periodo
della storia monastica. Miracoli di ogni sorta, visioni, fenomeni
straordinarii abbondano sotto la penna degli scrittori, che ne hanno
trasmesso alia posterita il racconto. Si devono tutte quelle narra -
zioni, osserva 1'autore, confinare nel dominio della frode o di una
troppo ingenua credulita ? Ad una tale dimanda rispondono afferma-
tivamente quelli che o non ammettono 1'esistenza di Dio, ovvero
negano a Lui la potesta sulle leggi, che regolano 1'ordinario svol-
gimento dell'attivita negli esseri creati.
Ma lo storico, che nel giudicare i fatti, nello sceverare il vero
dal falso, non prende a norrna gli assiomi gratuiti di una filosofia
per quanto miscredente altrettanto irragionevole, seguira anche nel
caso nostro ad usare di una sana critica. Or bene questa non gli
328 RIVISTA
permette di rigettare in un fascio tutti gli scrittori monastic!, tac-
ciandoli di menzogna, o di balordaggine. Ne veniamo a dire con
cio, che tutte le narrazioni di prodigi, di visioni, e di estasi narrate
nelle cronache raonastiche siano da accogliersi ad occhi chiusi.
Giacche in non poche di esse evidenternente predomina lo spirito e
10 stile di leggende, raccolte da persone piu o meno degne di fede.
Ma tra gli scrittori monastici v' e un numero considerevole di per-
sone, che nella qualita di storici fanno autorita ; e per conseguenza
sarebbe atto di stupida leggerezza deriderne la testimonianza.
II Besse dice in altre parole quello, che noi ora diciamo. Ma
11 tratto, che egli riporta del Goerres, va molto di la dei con-
fini di quella, che abbiamo chiamata una sana critica. « L' imagi-
nazione e 1' istinto poetico dei primi solitarii, dice il Goerres, non
era stato punto indebolito dall'austerita della loro vita. Separati inte-
rarnente dal mondo, e da ogni relazione sociale, erano obbligati
a cercare in una regione superiore un campo per la loro atti-
vita ; ed elevandosi al disopra delle forme e degl' istinti della vita
ordinaria, le facolta della loro anima si espandevauo in una sfera
poetica e ideale '. » - - Ma e un errore il rappresentarsi i primi soli-
tarii, che prevenuti ed aiutati dalla grazia divina avevano, e spessa
con un atto di grande eroismo, rinunziato al mondo per seguire piu
da vicino Gesu Cristo, come se non facessero poi altro di meglio tra le
lunghe nieditazioni e preghiere e le asprezze della penitenza, che
esercitare 1' istinto poetico di una imaginazione fabbricante castelli
in aria ! Che se noi interroghiamo il Goerres, perche ci dica in che-
modo quelle fantastiche rappresentanze giugnessero a trasformarsi in
iatti reali, egli risponde col supporre, che « tutte quelle imagini nate
nel silenzio e nella solitudine del deserto, caricandosi sempre di nuovi
colori, acquistavano una forma precisa e determinata; e quindi si
vollero tramandare alia posterita col nome di storia » .
Sebbene il Goerres restringa ai primi solitarii questi suoi apprez-
zamenti intorno alia loro vita ascetica, nondimeno egli si allontana
con troppa evidenza dal vero, attribuendo a tutta la classe degli
antichi cenobiti le aberrrazioni prodotte da una fantasia indiscipli-
nata in alcuni di loro. Per convincersi di ci6 bastera leggere le
regole, colle quali i primi grandi maestri del monachismo orientale
dirigevano per la via della perfezione i loro seguaci. Che profonda
conoscenza non si rivela in quelle regole intorno al cuore umano
ed alle sue passioni! Xorrne sapientissime souo prescritte, affinche
1 GOERRES, La mystique divine, naturelh et diabolique, t. I. 31.
BELLA STAMPA 329
si possano evitare le illusion!, ed attendere all'acquisto delle sode
virtu. Delle schiere di uomini ripieni di santita e di zelo uscirono
in quei primi tempi dal recinto dei monasteri ; e lavorarono stre-
nuamente per la difesa e propagazione della fede, e della morale
cristiana. Se dalla bonta dei frutti si rileva la bonta dell'albero, che
li produce, la scuola ascetica, nella quale si educavano gli antichi
cenobiti, non poteva essere che quella del vangelo, vale a dire
delle massime di vita perfetta insegnate da nostro Signore Gesu
Cristo. Uistinto poetlco coi suoi voli imaginarii non sarebbe stato
buono ad altro, che a travolgere il cervello di quei buoni monaci, e
tramutare i conventi in nianicomii.
II Besse meritamente osserva, che sarebbe ingiusto confondere
€ol misticismo falso dei neoplatonici d'Alessandria e degli stregoni
di Egitto, le manifestazioni straordinarie della vita soprannaturale
largita da Dio ai primi monaci deH'Oriente. Si possono trovare nelle
cronache dei fatti inventati di pianta, ed altri, che dallo storico non
si devono registrare come certi. Ma cid che rimane, dopo una pru-
dente scelta, e piu che sufficiente per la vera storia dei primi se-
coli del monachismo orientale.
Ed ora volendo conchiudere, torniamo a dire, che il volume dato
alia luce dal ch. P. Bosse riesce utilissimo, tanto per la storia mo-
nastica, quanto per quella generale della Chiesa di Oriente. Ma per-
ch& mai Fautore, domandera taluno, si e arrestato nel suo lavoro al
tempo del concilio di Calcedonia ? Ed il Besse risponde, che quella
data inaugura il periodo delle grandi division! dottrinali, che semi-
narono la desolazione tra i monaoi d'Oriente, e segnarono per essi
un principio di decadenza. E poiche 1'autore intese di far conoscere
le sorgenti del monachismo occidentale nei maestri e nei discepoli
del monachismo orientale, non potendo, dopo quell'epoca, continuare
-a proporli ne a duci ne ad esemplari, pose fine al suo libro.
BIBLIOGR API A '
ABATI ISAIA, sac. — Un secolo e mezzo di sani esempli. Monografia
sulla Chiesa prepositurale di Castione della Presolana. Bergamo,
tip. S. Alessandro, 1899, 16° di pp. 180. — L. 1,50.
In mezzo a tanto frugare d'ar-
chivii che oggi si va facendo, con-
sola assai il vederne tratto tratto
uscir fuori belli esempii di fede ope-
rosa. Di che va data lode al degnis-
simo Prevosto di Castione, il quale
rivangando qua e cola, con pazienza
sol nota a chi ha pratica di siffatti
lavori, e riuscito, brandello per bran-
dellor a ricostruirci la storia di quella
prepositura, traendo in luce taute
ediflcanti memorie; ricostruzione che,
atteso lo stato dei documenti, di qui
a pochi anni forse non sarebbe piu
stata possibile. II suo libro sara letto
con piacere non solo dai parrocchiani,
non solo dagli emigrant! a cui egli
ha rivolto un particolare gentil pen-
siero, ma anche fuori di que'paraggi,
tanto piu che 1'ariditk propria di tali
lavori egli ha saputo vincere spesso
con la leggiadria dello stile.
ALLIEYO GIUSEPPE, prof. — Saggio di una introduzione alle Scienze
Sociali. Torino, Uuione tip. editrice, 1899 in 8.° — L. 1,20.
solidissime e dimostra la vera na-
tura deireconomia sociale, e della
scienza giuridica, rilevando snche le
tristissime conseguenze del sociali-
smo e della politica utilitaria.
II Saggio del cb. Prof. Allievo
merita di essere letto da tutti coloro,
che si occupano di scienze sociali.
Egli col sussidio dei principii della
sana filosofia, e colla norma della
morale cristiana stabilisce sopra basi
ARDEMANI ERNESTO, Prete della Missione. — Colonia Eritrea.
Agricoltura, Pastorizia, Sottosuolo, Varieta. Roma, Paravia, 1900,,
8° di pp. 72. — L. 1,00.
Sono osservazioni e ricordi degli
anni che il bravo missionario passo
nella Colonia Eritrea: cose vere e
semplici, e di incantevole lettura.
L'Autore parla di ci6 che ha egli
veduto e toccato con mauo. Egli vi
descrive il poco o nulla che gl'in-
digeni fanno in vantaggio dell'agri-
coltura, le difficolta che si frappon-
gono al progresso materiale della
Colonia, e i dissennati provvedimenti
finora adoperati dal Governo ita-
liano. Fra le molte proposte e pra-
tiche che non approdarono a bene^
egli ne propone una che sarebbe,.
secondo noi, di felicissimo riusci-
I iibri e gli opnscoli, anuuiiziati nella Bibliografia. (o nelle Rivisto
della. Stamp a) della « Civilta Cattolica », noil pn6 I'Ammmistrazioue assumere in ness una
•anlera 1'incarico di provvederli, salvo che i detti Iibri non sieno indicati come veudihili
presso la stessa Amministrazione. Cio vale anche per gli annunzi fatti sulla Copertina del
feriodico.
L'AMMINISTEAZIONE.
BIBLIOGRAFIA
331
mento, e fnfallibile. Ma non piacera
alia stupida avarizia degli affaristi.
La Eritrea nell'altipiano da speranze
di certa prosperita; ma converrebbe
darvi forza e incremento affidando
1'opera delle migliorie ad Istituti re-
ligiosi. Questi hanno gia mostrato
ai fatti quanto e potente ed eificace
la loro opera morale ad un tempo
ed economica nelle riduzioni del Pa-
raguay e di Mindanao; e piu recen-
teiuente nel dissodamento del Congo
b-lga, della Australia, del Natale,
della Rodesia e di alcuni terreni
dell' Eritrea, ridotti a splendide fat-
torie e a coltivazioni di ricca pro-
duzione. Sono pagine che parlanoalla
mente e al cuore, mentre dilettano
la immaginazione coi fatti benissimo
scelti e descritti. Continui 1'Autore,
continui pure a pubblicare ci6 che
ha pronto per le stainpe. Con ci6
egli mettera nelle mani degli Italiani
libri utili, e se egli non e ascoltato
orj, sara forge accolta in appresso
la verita che egli propone. E se non
altro, chi vuol sapere il vero circa
1'Eritrea, potra istruirsi, senza in-
ciampare in libri dettati da partigiani
o da settarii.
BARBERIS GL — Nozioni di geografia secondo i programmi delle ^cuole
ginnasiali inferior!, tecniche e normali. Edizioue 7.a Torino, li-
breria Salesiana ed., 1900, 8° di pp. YIII-288 e ua Atlante.
Quando apparve questo libro la
prima volta, pochi anni sono, noi
chiudevamo il nostro giudizio molto
onorevole con 1'augurio che esso ve-
nisse accettato in tutte le scuole, a
grande vantaggio morale e lettera-
rio della cristiana gioventu. Ora 1'es-
sere questa la settima edizione del-
1'opera, mostra chiaro che il nostro
augurio non cadde a vuoto.
BAUMGARTNER ALEXANDER S. I. — Geschichte der Weltlite-
ratur. II. Die Literaturen Indiens und Ostasiens. Freiburg i. B.,
Berder, 1897, 8° di pp. XVI-630. — M. 9,60.
II valoroso Padre Baumgartner S. I.
•continua nella sua opera gigantesca
che tanto onora la Compagnia di
Gesu, alia quale il chiaro autore
appartiene, e la sua patria tedesca.
Diciamo opera gigantesca, perch6 stu-
diare, esaminare coscienziosamente,
e dare un saggio di tutte le lette-
raturedelmondo importa tanto studio
e tale fatica da farci a buon diritto
meravigliare che un uomo solo basti
al bisogno. Ne abbiamo un esempio
nel bel volume che ci sta dinanzi, dove
Tesimio autore tratta della lettera-
tura dell'Asia orientale e dell'India in
particolare. Quanto alia prima e uno
sguardo rapido si, ma sicuro, pieno,
« che abbraccia in una mirabile sin-
tesi quanto su tal argomento e stato
scritto dai moderni orientalisti. Ma
intorno all' India in modo particolare
il Padre Baumgartner svolge piena-
mente il suo soggetto. In una dotta
introduzione da al lettore un' idea
generale ed esattissima della lette-
ratura pali e sanscrita. Fa seguito
per primo capitolo la letteratura Ve-
dica, sulla quale scrive un vero e
proprio trattato che abbraccia ogni
sua parte. Passa poi in rivista i due
grandi poemi il Mahabharata e il
Ramayana dei quali egli ci da una
bella analisi. Quindi prende a discor-
rere dell'epica, della lirica, dell'arte
drammatica, dei romanzi, delle fa-
vole, degli apologhi, lasciatici dagli
antichi autori sanscriti, il tutto illu-
strando con appositi esempii e cita-
zioni. E questa, e, diciamo coai, la
parte generale dell'opera.
332
BIBLIOGRAFIA
Ma quello che piu interessa e la
letteratura speciale dei diversi popoli
che vissero, o vivono anche presen-
temente nell 'India. L'autore discorre
in modo particolare della letteratura
degli antichi e dei moderni buddisti,
della letteratura indostanica, benga-
lese, sindica, gugiaratta, maratta,
koncanica, tamulica, telegulica, ca-
narese e malayala. Per chi conosce
la difficolta di studiare queste lette-
rature speciali, ignote o quasi, ai
dotti di Europa, potra di leggieri
formarsi un'idea della costanza sin-
golare del dotto autore. Quanto poi
alia esattezza delle medesime pos-
siamo portare un esempio straordi-
nario. Fino a pochi anni or sono la
dotta Europa ignorava assolutamente
che esistesse al mondo una lingua
e letteratura koncanica, la quale
venne dissepolta e messa in luce
per opera specialmente di un bravo
missionario ora defunto, il P. Angelo
Maffei S. I. Or bene il nostro A.
tratta della letteratura koncanica
con tale cognizione, citando e por-
tando brani dei pochi libri antichi
e moderni di quella singolare lette-
ratura che piii e meglio non avrebbe
potuto fare se avesse passato tutta
la suavita fra quei popoli al 12°grado
di latitudine boreale, e sulle verdi
rive dell'oceario indiano.
E quello che egli ha fatto per
1'India, 1'ha fatto, benche in propor-
zioni piu modeste, per gli altri po-
poli dell'Asia orientale. I Singalesi, i
Birmani, i Siamesi, i Tibetani, i Mon-
goli, i Kalmucchi, i Manciesi, i CinesiV
i Giapponesi, i Koreani, gli Annamiti,
i Giavanesi, i Malesi, sono, gli uni
dopo gli altri, passati dinanzi al
P. Baumgartn^r, e hanno subito un
esame pieno, coscienzioso, intelligen-
te,intorno allaloro lingua, e lettera-
tura, inprosae poesia. Sarebbe ottima.
cosa se un qualche dotto italiano tra-
ducesse questa beliissima opera nella
nostra lingua. La fatica sarebbe bene
spesa, e se ne avvantaggerebbero la
civilta e la religione ; giacche il fine
che il chiaro autore si 6 proposto in
questo immane lavoro non e soltanto
di promuovere le belle lettere, ma la
civilta e la religione, come egli lascia
intravedere nelle tre ultime linee
colle quali chiude il volume. «Facendo
noi ritorno dalToriente alle rive del
mediterraneo, donde gia nscl il lieta
Messaggio, pronunciamo sospirando,
tutti d'accordo e pieni di speranza>
la preghiera del profeta: Illuminare
his qui in tenebris et in umbra mortis-
sedent: ad dirigendos pedes nostroa
in viam pacis. »
BENIGNI U. — I Cristiani e 1' incendio di Roma. Roma, F. Pustet,
1900, in 8.° — L. 1,00.
molto bene le bucce il professor Be-
nigni, mostrando 1'inanita de' suci
argomenti e 1'innocenza di quelli.
Al professor Pascal, cui e venuto
il ticchio di rinnovare la neroniana
calunnia, che dell' incendio di Roma
chiamava autori i cristiani, rivede
BOISSARIE, doct. — Les grandes guerisons de Lourdes. Paris, Dou-
niol, 1900, 8° gr. di pp. XVI-560. — Fr. 10.
Da presso a cinquant'anni la terra vata di scienza, rimane co^a sconfitta
di Lourdes e divenuta teatro del mi-
racolo permanente ; e uon rare volte
noi abbiamo cio diuaostrato ai nostri
lettori. La incredulita moderna, lar-
e ridotta al ridicolo od al silenzio.
Questo bel volume, illustrato da 140
fototipie e stampato con lusso at-
traente, ne e prova manifesta. II ce-
BIBLIOGRAFIA
333
lebre dottore Boissarie, preside del-
1'ufficio medico, stabilito cola per
verificare i casi di guarigione cbe di
continue vi si succedono e di veri-
ficarli col concorso di altri numerosi
medici di ogni nazione che vi con-
vengono, ne & PAutore accreditatis-
simo. Chi ama avere un concetto
chiaro e sicuro del miracolo di Lour-
des, con questo volume in mano e
colPesame di tutto quello cbe vi e
esposto, sara sodisfatto. II dubbio di
falsita, o ancor solo di esagerazione e
rimosso. 1 testimonii, i certificati, i
fatti palpabili parlano da se. II rac-
conto cosl svariato di questi fatti,
colle rappresentazioni dei ritratti dei
guariti e prirna e dopo la guarigione,
alletta in guisa, cbe le pagine del
libro non si vorrebbero leggere ma
divorare. La piaga di ieri oggi & cica-
trizzata; il.moribondo di ieri torna
sano e vivace a casa sua. Tutte le
passano sotto gli occbi, e in poohi
istanti le vedete sparite. L' immer-
sione nelle piscine dell'acqua della
mirifica Grotta, il gemito mandato
alia Vergine biancbeggiante nel fondo
di essa, il grido di pieta rivolto alia
divina Eucaristia nelle popolose pro-
cessioni dei pellegrinaggi; bastano
il piu delle volte ad ottenere mera-
viglie si fatte. Chi non crede, o dubita,
prenda questo splendido volume nelle
mani e, se non vuole rinnegare la
ragione, dovra. confessare che la terra
di Lourdes, sotto il regno materno
della Vergine Immacolata, e vera-
mente la terra del prodigio inces-
sante. Enrico Lasserre, test6 defunto,
colla sua storia, ed il dott. Boissarie,
con questo magnifico lavoro, hanno
legato il loro nome al gran Santuario
di Lourdes, e gli hanno eretto un
monumento di gloria, che in nessun
secolo av venire potra mai offuscarsi.
forme di morbi i piu insanabili vi
BOUDINHON A. doct. — La nouvelle legislation de 1' Index. Texte
et commentaire de la Constitution « Officiorum ac munerum » du
25 Janvier 1897. Paris, Lethielleux, 8° di pp. 396. — Fr. 4,50.
La Costituzione apostolica, ema- particolare al suo clero, e lo loda
nata dal nostro Santo Padre Leone XIII
intorno alia proibizione dei libri, e
dottamente spiegata e commentata
dal ch. ab. Boudinhon, professorenel-
Plstituto cattolico di Parigi. II Car-
dinale Richard, approvando il volume
dell'autore, lo raccomanda in modo
« per Pesposizione chiara e scientifica,
per gli argomenti solidi e ben fon-
dati, e per la pratica utilitk nel risol-
vere tutte le questioni, che potranno
presentarsi ai direttori spiritual! ed
ai fedeli ossequenti all'autorita della
Chiesa nella lettura dei libri ».
CADDEL CECILIA MARIA. — Agnese la povera cieca. Yersione dal-
Pinglese per ALFONSO MARIA GALEA. Malta, tip. del Malta, 1898, 8°
di pp. 176. — Prezzo per 1'Estero (cioe fuori di Malta) L. 1,20
compresa la spesa di posta. Yendesi a beneficio delle Piccole Suore
dei Poveri.
Questo raccontino della signora
Caddel non & buono solamente, ma
pio, e ben a ragione fu dal traduttore,
signer Alfonso Galea, dedicate alle
Figlie di Maria. Da Agnese, Peroina
del racconto, esse impareranno ad
amare il santissimo Sacramento, pel
quale solamente la povera cieca visse
e mori. La traduzione 6 buona, e se
Peditore avesse dato al libro un se-
sto migliore, il raccontino se ne sa-
rebbe vantaggiato non poco.
334 BIBLIOGRAFIA
CH [\LENTI B \ULIO, sac. — Belcastro patria di S. Tommaso d' Aquino.
Napoli, tip. Taranto, 1900, in 16° di pp. 31. Cent. 60. Rivolgersi
all'Autoie in Montalto.
Son esposti in questo opuscolo a p. 28, sarebbe veramente apodit-
gli argomenti, co' quali il sac. Chi- tico: ma 1'autenticita di quell'atto
menti si fa a sostenere essere San non e apoditticamente dimostrata. E
Tommaso d'Aquino nato e battezzato ci sembra che il dotto scrittore, in-
in Belcastro di Calabria ; e non gia vece di discutere tanto nelle pagine
in Aquino, n6 in Roccasecca. Gli ar- anteriori, avrebbe dovuto dare a que-
gomenti di tradizione e di autorita sto documento tutta 1'estensione delle
storica non ci sembrano dimostra- prove, che avesse potuto maggiore;
tivi cosi, che tolgano alle opinioni cosl avrebbe, come si dice, recisa la
contrarie la loro probabilita. L'atto testa al toro.
del battesimo, recato dal ch. Autore
CICERONIS M. TULLII pro M. Marcello Oratio. Con introduzione
e note del prof. GIUSEPPE ISNARDI. Augustae Taurinorum, ex offi-
cina Salesiana, 1900 in 16.° — Cent. 30.
CLARK SIDNEY F. — Elementi di prosodia e metrica latina per gli
alunni del Ginnasio. Traduzione dal francese per ITALO GUELFO. Ta-
ranto, Martucci, 1899, in 16.°— L. 1 ,00. Yendibile presso 1'Edi-
tore in Taranto.
COLLANA di Yite di Santi. Disp. 296. — Yita del ven. P. Marcello
Francesco Mastrilli d. C. d. G. Monza, tip. de' Paolini, 1900, 16°
di pp. 276. — Yita di S. Nicolo vescovo di Mira. Monza, tip.
de' Paolini, 1900, 24° di pp. 192.
CORNELY RODOLFO, S. I. — Psalmorum synopses. Parisiis, Lethiel-
leux, in 24.° — Cent. 80.
E un elegante estratto dell'opera Sacrorum che annunziammo nel qua-
maggiore Synopses omnium Librorum derno del 7 aprile, p. 78.
CORSINI YITTORiO, dott, prof. — Tucidide. La grande spedizione
ateniese in Sicilia. Parte III. L'assedio di Siracusa fino all'arrivo
di Gilippo. Torino, tip. Salesiana, 1900, in 24.° — L. 1,20.
COSTAGLI ACHILLE, sac. — Breve vita del B. Giordano fta Rivalto.
Siena, S. Bernardino, 1900, 16° di pp. 200. — Cent. 60.
I periti nella storia della sacra elo- ere, come benemerito della civil so-
quenza italiana conoscono ed hanno cieta. Gli amanti poi di discussion!
in riverenza il B. Giordano da Ri- -locali vedranno gli argomenti coi
valto, come il piu antico e primario quali 1'Autore, contro certi Pisani,
predicatore del nostro idioma. Main rivendica al suo Rivalto la gloria
questo volumetto, ed essi e quanti d'essere patria del grande uomo. Noi
altri lo vogliano potranno apprendere per6 non intendiamo d'entrare in
anche gli altri suoi meriti come re- questa questione.
ligioso, come maestro di scienze sa-
BIBLIOGRAFIA 335
COSTANZI PIETRO, prof. - Corso di Storia d' Italia per le scuole
secondarie inferiori. Milano, E. Trevisini editore, 1900, voll. 3,
16° di pp. 132, 148; 128. — Ciascun volume L. 1,00.
Questo Corso di Storia d1 Italia, tivi, e poi e chiaro, ordinato, con i
compreso in tre volumetti, ci sembra debiti capoversi dal titolo in gras-
avere tutti que' pregi che si deside- setto per facilitare la memoria gio-
rano in un libro scolastico ad uso di vanile. Finalmente e tale che, di-
giovanetti delle prime scuole ginna- cendo il vero, non attizza nessun
siali o tecniche. Innanzi tutto esso partito contro 1'altro; e si pu6 met-
e conforme ai programmi governa- tere in mano a tutti senza timore.
D. P. S. — Piccola guida ai principal! monumenti di Ravenna. Accre-
sciuta, corretta ed offerta ai Pellegrini del Santuario di Porto. Ra-
venna, tip. Calderini, 1899, in 16.° — Cent. 20.
DALLA SANTA GIUSEPPE. — Le appellazioni della Repubblica di
Venezia dalle sconmniche di Sisto IV e Giulio II. V&ne%ia, tip. Vi-
sentini, 1899, in 8.° — Estratto dal Nuovo Archivio Veneto, t. XVII,
parte II.
DANIEL! ALOISIUS. — Parochialis Methodus instniendi pueros pri-
mis christianae Fidei veritatibus eosque ad primam Co mm union em
provehendi breviter explicata et proposita. Romae, Desclee Lefebvre
et soc., 1900, 8° di pp. 80. — L. 1,25.
E un manuale compito, benche niera di servirsi delle narrazioni tolte
compendioso, di cio che deve inse- dai libri sacri, il metodo per fare ai
gnare e fare un parroco per disporre giovinetti piccoli discorsi, e non vi
i fanciulli alia prima Comunione. Noa mancano altri accorgimenti. E poi
contiene solo le consuete interroga- scritto in latino nella previsione che
zioni e risposte, ma vi 6 insegnato il il libro passi la frontiera italiana.
modo di fare il catechismo, la ma-
DE CRESCENZO VINCENZO. — Un difensore di Nerone. Napott,
F. Bicchierai, 1900, 16° - L. 0,85.
Questo difensore e il prof. Pascal, «,nche il Benigni ed altri, gli mostra
che ha tolto a scagionare Nerone sodamente che qui e proprio il caso
dell' incendio di Roma, per rovesciare di dire: Caussa patrocinio non bona
invece 1'accusa sopra i cristiani : ma peior erit.
il De Crescenzo, come hanno fatto
FORNARI VIRGINIA. — Ch'io ti vegga. Romanzo. Torino, Giulio Spei-
rani e Figli, Editori, 16° di pp. 203.
L'eroe del racconto Ch'io ti vegga 1'immortalita dell'anima in Gina, gio-
e un bravo e buon giovane dell'Italia vinetta buona, brava e colta, che egli
meridionale, ilqualedatosiallo studio sposa, e sono felici. II racconto si
della medicina ue acquista la scienza, svolge a modo di ricordi che i due
e perde allo stesso tempo la fede eroi scrivono alternativamente, e che
neirimmortalitk dell'anima. Verso la i lettori leggeranno con interesse,
fine del racconto il bravo medico benche non si distinguano per pregi
riacquista la fede perduta, e vede speciali.
336
B1BLIOGRAFIA
GIANELLI GUGLIELMO. — Piccolo Eomanzo. Torino, Giulio Spei-
rani e Figli Editor! di pp. 176. — L. 1,00.
II Piccolo Romanzo del Big. Gia-
nelli e veramante piccolo, sia riguardo
alia materia, sia rispetto all' intreccio
che non potrebbe essere piii semplice.
Si tratta di una bella ragazza geno-
vese che va a passare un mese di
estate in Sardegna presso la famiglia
di sua zia, e la trova marito nella
persona di suo cugino Gavino. Per6
il racconto non manca di pregi, sia
per lo stile, come anche per la di-
pintura degli aifetti. Vorremmo per6
osservare due cose. La caduta del
faggio nella foresta durante 1'ura-
gano e propriamente un Deus ex
machina, e il ripiego e troppo artifi-
ciale e quindi non piacera ad un let-
tore intelligente. In secondo luogo
vorremmo dimandare all'autore che
cosa e quel « punto radioso, eccelso
che si erge nel mezzo dell'orizzonte
della nostra vita, ed e il supremo fine
di ogni creatura ». pag. 175. E egli
forse pigliar moglie, o marito, se-
condo i casi ? Se cosi fosse, come ben
pare dal contesto, Tautore del piccolo
romanzo si sbaglia, perche il matri-
monio non e fine in se, ma mezzo
come tutti sanno, e non occorre spie-
garci piu oltre. II raccontino del si-
gnor Gianelli ha avuto 1'onore di
venir presentato al mondo letterario
da una bella prefazione di Anton
Giulio Barrili.
GISMONDI H., S. I. — Linguae Syriacae Grammatica et Chrestomathia
cum Glossario, scholis accommodata. Editio altera. Berythi Phoe-
niciorum, typ. PP. Soc. lesu, 1900, 8° di pp. 320. — L. 7,50.
— Chrestomathia Syriaca glossario et tabulis flexionum instructa. Be-
rythi Phoeniciorum, typ. PP. Soc. lesu, 1900, 8° di pp. 270. — L. 5,50.
Rivolgersi al Direttore del deposito di libri, Eoma Yia del Se-
minario 120.
Molto pregevole ci sembra la nuo-
va edizione di questa Grammatica si-
riaca corredata di copiosa antologia
e del rispettivo lessico. Opportuni
miglioramenti nella parte precettiva
e considerevoli aggiunte nella Cre-
stomazia fanno si che la ristampa di
quest'opera si avvantaggi di molto
sulla prima edizione, che pure gli
studiosi di siriaco aveano trovata
molto acconcia e comoda per un
primo studio di quelTidioma. Ed in
vero il metodo che vi e seguito si
raccomanda per la sobrieta e la chia-
rezza. II ch. Autore non suppone nel
lettore alcuna conoscenzadi altre lin-
gue semitiche; non accumula in uno
stesso punto regole comuni a cose
diverse, quando di queste non si puo
avere contezza che successivamente,
ma ne da avviso partitamente nelle
rispettive materie. E in genere, in
tutta 1'opera non usa dilungarsi in
ragguagli troppo minuti, in enume-
rare anomalie poco frequenti o cose
simili meno necessarie, che la mente
dello studente non pud aft'errare o
ritenere prima di aver preso pratica
nell'idioma con sufficiente lettura.
Tuttavia 1'insegnamento che il disce-
polo vi riceve e pienamente baste -
vole a porlo in grado di poter intra-
prendere lo studio degli autori.
Per la parte della morfologia sa-
ranno di gran vantaggio i numerosi
paradigmi, completi e s\ ben dispo-
sti che 1'occhio pu6 sempre con uno
sguardo abbracciarli intieri in un sol
quadro. In special modo 6 poi com-
mendevole il capitolo della sintassi :
BIBLIOGRAFIA
337
non vi e, naturalmente, esaurita la
vasta materia, ne questo solo baste-
rebbe a poter comporre in siriaco con
sicurezza e correttamente; ma il ch.
Autore ha saputo raccogliere in una
ventiua di paragrafi quanto fa d'uopo
conoscere in fatto d'idiotismi e co-
struzioni speciali a questa lingua, in
guisa che il discepolo, nel percorrere
poi le opere classiche, di rado si tro-
vera perplesso nel ravvisare il senso
racchiuso in locuzioni meno usuali.
Numerosi esempii acconciameute trat-
ti dai miglioriscrittoriaccompagnano
le osservazioni ivi esposte e contri-
buiscono molto a bene imprimerle
in mente.
La Crestomazia e un vero tesoretto
di letteratura siriaca. Non pochi del
migliori autori vi sono rappresentati:
oltreaipiuantichi,Bardesane,Afraate,
Efrem, Narsete, ve ne ha un'altra ven-
tina fino a Barebreo ed Ebedjesu di
Nisibi. N& vi manca il pregio dell'ine-
dito; notiamo come piu ragguarde-
voli fra i passi ora per la prima volta
pubblicati in questa seconda edizione,
quelli di Giovanni di Dara, di Mose
BarKefa, di Bar Pinkaya, una lettera
di Mar Papa ed un'altra di Giacomo
di Nisibi. I pezzi scelti sono molto
varii di argomento : passi biblici, tratti
di genere omiletico e polemico, fa-
volette, narrazioni, decreti, lettere,
inni, poemetti e via dicendo. Sono
generalmente o brevi o di giusta lun-
GUIDETTI GIUSEPPE. — La questione linguistica e 1'amicizia del
padre Antonio Cesari con Vincenzo Monti, Francesco Yallardi ed
Alessandro Manzoni narrata coll'aiuto di document! inediti. Reggio-
Emilia, collezione letteraria, 1900, 16° di pp. XVI-220. — L. 2,60.
Rivolgersi all'Autore in Reggio Emilia.
Ecco che il ch. Guidetti ci torna pone principalmente dimostrare come
innanzi un'altra volta col sno padre il maltalento dei piu feroci nemici
Cesari, al quale ha posto tanto amore. del Cesari non riusci neppure ad offu-
In questo nuovo volume egli, col- scare minimamente 1'onore di quel
I'aiuto di document! inediti, si pro- sommo, che fuvera gloria dellaChiesa
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 22 26 ottobre 1900.
ghezza, e di gradevole lettura: solo
eccede il carme di Giacomo di Sarug
sopra Alessandro M. (circa 700 versi
dodecasillabi), ed e anche alquanto
monotone nella seconda psrte; ma
per la eleganza della dizione e un
vero gioiello : e quindi da rallegrarsi
che ee ne abbia ora un'edizione accu-
rata, che 1'antica del Knoes, gia quasi
irreperibile, lasciava troppo a deside-
rare. L'edizione e nitida ed elegante.
Vi sono rappresentati i tre diversi
caratteri della scrittura siriaca, gia-
cobita, estranghelo, nestoriana: reca
quindi maraviglia che parecchi passi
di autori nestoriani'vi flgurino in ca-
ratteri giacobiti; forse il ch. Autore
ha voluto con quei caratteri piu sem-
plici, adoperati nella maggior parte
dell'opera, dare agio al discepolo di
renders! sufficieatemente familiare la
lingua prima di applicarsi a leggere
in una scrittura piu complicata; nel
resto quei passi vi sono presentati
coll'ortografia e la vocalizzazione oc
cidentale. Lodiamo il pensiero di aver
pubblicato questa crestomazia anche
in edizione separata, corredata del pro-
prio lessicoe dei paradigmi delle fles-
sioni. Auguriamo ora alch. Autore di
vedere ampiamente adottate queste
sue pubblicazioni nei Seminarii ed al-
tri istituti dove s'insegnano le lingue
oriental!: professori e discepoli se ne
chiameranno content!.
338
BIBLIOGRAFIA
di quel valente si sta allestendo per
cura di una societa cattolica lette-
raria; e che tra poco vedra la luce
un altro volume intitolato: « Antonio
Cesari giudicato e onorato dagl'Ita-
liani e dagli stram'eri ». A questi
degni propositi auguriamo il meri-
tato successo.
HUONDER ANTON, S. I. — Deutsche Jesuitenmissionaredes 17. und
18. Jahrhunderts. Ein Beitrag zur Missionsges<;hiehte nnd ?ur dent-
schen Biographie. Freiburg i. B., Herder, 1899, 8° di pp. IV-230.
— M. 3,20.
e deiritalia Anche torna gradito il
cenno che qui e fatto dell'unita let-
teraria del Cesari col Monzoni, tanto
degno della stima ed amicizia che
gli profeesava il grande filippino Ve-
ronese. Nell'annunziare questo vo-
lume ci gode 1'animo di far conoscere
che una edizione cornpleta delle opere
S'era gia notato da altri il gran
numero di Gesuiti tedeschi che la-
vorarono in ogni tempo nelle Mis-
sioni cattoliche delle varie parti del
mondo. Senza voler fare confront! con
altre nazioni, ne aspirare a prepon-
deranze, mentre e riconosciuto che
dal tempo delle scoperte in poi il
contingent^ piu numeroso de' mis-
sionarii fu dato dalle nazioni latine
e nel nostro secolo hanno la palma
i Frances}, il p. Huonder puo met-
tere nondimeno in bellissima luce gli
ottocento missionarii tedeschi di un
solo secolo (1670-1770), oltre gli altri
moltissimi de' quali s'e perdutaogni
memoria. Vi sono, tra quelli, uomini
al tutto insigni per opere da loro in-
traprese, per istudii e scienza: meri
tevoli quindi d'essere ricordati dalla
storia, ad onore della religione e della
patria. II ch. Autore consacra una
prima parte del libro a considerazioni
piu generali ; le prime spedizioci d'ol-
tremare de' Gesuiti tedeschi, i paesi
loro assegcati, i viaggi di que' tempi,
le diverse opere alle quali i missio-
narii dovevansi dedicare, e simili. Poi
segue il registro particolareggiato
de' missionarii con notizie hiografiche
e bibliografiche; il tutto ben diviso
a seconda dei paesi e delle province,
dove quelli vissero ed operarono. Nel-
1'Appendice si leggono varii preziosi
document! original]'. Toccano il cuore
le lettere tenerissime, con che i Paclri
e Fratclli chieggono al Generale di
Roma la grazia di essere inviati alle
Missioni. Queste lettere di leggieri
si sarebbero potute aumentare di nu-
mero; qui nelYArchivio di Stato di
Roma noi ne abbiamo percorse pa-
recchie, tuttavia inedite, anche di Ge-
suiti tedeschi.
KR1EO CORNELIUS, dr. prof, an der Universitat Freiburg, i. Br. -
Encyklopadie der theologischen Wissenschaften nebst Methoden-
lehre. Zu akademischen Yorlesungen und zum Selbststudhim. Frei-
burg i. Br., Herder, 1899, 8° di pp. XII-280. — M. 4.
Lo studio dell'Enciclopedia delle zione generale allo studio della teo-
scienze teologiche serve a dare un
giusto concetto non solo delle varie
scienze che la compongono, ma so-
prattutto deH'intimo legame che que-
ste hanno tra loro e col tutto di cui
si considerano come parti. L'Enci-
clopedia 6 quindi una vera introdu-
logia ed in parecchie Universita viene
trattata, come materia a parte, senza
dubbio con grande utile degli udi-
tori.
II prof. Krieg, dopo esposto il con-
cetto e la storia deH'Eiiciclopedia in
genere ed in ispecie di quella delle
BIBLIOGRAFIA
339
scienze teologiche, tratta in una prima
parte della teologia nel suo complesso
o nella sua sintesi, discutendone 1'og-
getto e la dottrina e passando poscia
a discorrere delle qualita personal!,
che deve avere il giovane nel dedi-
carsi alle scienze sacre (disposizioni
naturalie moral! e vocazione celeste),
e de' previi suoi studii, se intende
avvicinarsi il piu che sia possibile
all'ideale del perfetto teologo. Me-
ritano d'essere letti attentamente i
paragrafi dove quest' ideale del per-
fetto teologo e descritto.
Nella seconda parte PA. esamina
la teologia nelle varie scienze che la
compongono : alia teologia storied
ascrive gli studii biblici e la storia
ecclesiastica; alia teologia specula -
tiva, riduce 1'apologetica, la domma-
tica e la morale; alia teologia pra-
tica inflne riporta il diritto canonico
e la cosiddetta teologia pastorale, la
quale comprende la didattica o 1'elo-
quenza sacra, la soienza liturgica e
la cura d'anime. Parlando di ogni sin
gola scienza ne definisce il concetto,
ne esamina le relazioni con le altre
scienze sorelle, ne descrive 1'impor-
tanza sotto i suoi varii aspetti e da
pure le notizie piu importanti che
riguardano la sua storia, con buone
indicazioni di fonti e documeuti bi-
bliografici, ai quali ricorrere, ove si
voglia continuare da se lo studio sul
proposto argomento.
Nelle notizie storiche e biblio-
grafiche si potrebbero notare varie
lacune ed inesattezze ; v'e pure qua
e cola qualche riserva a fare nelle
dottrine proposte; ma il libro e bel-
lissimo e nato fatto a dare una stu-
penda idea degli studii teologici e
ad eccitare efficacemente i giovani
student! a dedicarvisi con amore ap-
passionato e con perseverante energia.
KROSE H. A. S. I. — Der Einfluss der Konfession auf die Sittlich-
keit. Nach den Ergebnissen der Statistik. Freiburg i. B. Herder,
1900, 16° di pp. 101. — M. 1.
di
Come si fa a negare Tautorita
della Chiesa cattolica ai nostri giorni
e la grandezza dell'innusso ch'essa
esercita in ogni parte del mondo? E
cosa puramente esterna, rispondono
i protestanti; alia Chiesa cattolica
manca la forza intima di nobilitare
gli uomini e renderli virtuosi. E re-
cano in prova la frequenza delle na-
scite illegittime in Austria ed in Ba-
viera, i numerosi delitti che si com-
mettono in Italia e Francia e simili
argomenti, levando a cielo in con-
fronto di tanta iminoralita la purezza
de' costumi e le virtu aminirabili dei
protestanti. II p. Krose voile esami-
nare questa grave questione, ed ado-
perando specialmente le prove ine-
sorabili delle statistiche d'officio, giu-
dicare la verita del rimprovero, a
fine di ben definire qual sia Vin-
Jlusso della confessione religiosa sulla
moralita che e Pargomento del libro.
In quattordici capitoli egli discute a
parte a parte i principal! element!,
onde si suoi dedurre la pubblica im-
moralita, quali sono le nascite ille-
gittime, i delitti contro il codice pe-
nale, i suicidii e i divorzii. Pero egli
non si ferma a' pur! numeri; ma con
logica stringentissima trae in consi-
derazioue anche altri element! com-
provati dai fatti, che servono a chia
rire le statistiche e dar loro il peso
che hanno realmente. Ad esempio,
e ben piu grave la pubblica immo-
ralitk in un paese dove domini la
sterilita volontariamente procurata,
che non in un altro, dove in com-
parazione, le nascite illegittime ap-
340
BIBLIOGRAFIA
paiono bensi piu frequent!, ma in-
sieme quel deplorevolissimo delitto
non si conosce. Ora di tal delitto la
statistica nulia pud> dire.
La conclusione alia quale giunge
1'A. dopo le singole dimostrazioni
e la seguente : « Abbiamo veduto, che
ceteris paribus le nascite illegittime
e tutto cio cbe le accompagna sono
di gran luuga piu rare tra' cattolici
che non tra i protestanti. Rispetto
al suicidio ed al divorzio la condi-
zione favorevole ai cattolici salta al-
1'occbio per tal guisa, che ogni one-
sto pensatore avversario, se pure co-
nosce lo stato reale delle cose, deve
francamente confessarla. Solamente
nel campo della criminalita, per lo
meno nella Polonia ed in alcune parti
della Baviera, non si puo dimostrare
rinflusso benefico del cattolicismo ;
cio che pero puo spiegarsi tenendo
conto di certe condizioni sociali e
nazionali, proprie di quei paesi. II re-
sultato finale e dunque senza dubbio
favorevole ai cattolici. I nostri con-
cittadini protestanti ci sorpassano in
ricehezza e potenza politica; hanno
preso pure un notevole sopravvento
nelle varie discipline scientiftche, gra-
zie all' incameramento de' beni di
chiese ed istituti cattolici, ma sotto il
riguardo della moralita spetta ai cat-
tolici la preminenza. »
LECUYER 0. P. — Le Pretre educateur. Introduction par le R. P. REY-
NIER du meme Ordre. Paris, P. Lethielleux, 16° di pp. XLIY-266.
- Fr. 3,00.
Sono dodici conferenze sull'edu-
cazione, le quali, mentre direttamente
tendono a formare il maestro e Tedu-
catore, indirettamente danno ampia
materia per 1'istruzione delPalunno.
I temi sono: La forza, o fortezza, la
giustizia, la verita, la virtu della
religione, la carita, la castita, la
dottrina religiosa, la confessione, la
Intorno a questi temi (di cui m\
indice analitico fa vedere tutta la
tela) 1'Autore, che fu insigne maestro
nell'educare, ha raggruppato tutte le
belle qualita necessarie ad un sacer-
dote fatto educatore de' giovani. II
tutto e profondamente pensato ed
esposto con chiarezza. Le conferenze
sono precedute dalla vita deH'illustre
Domenicano che fu allievo del P. La-
cordaire.
pregliiera, Vannegazione, il lavoro,
lo spirito di sacrifizio.
MAROHERITA. — Le spose delle Corviere. Romanzo. Torino, Giulio
Speirani e Figli, editor!, di pag. 204. — L. 1,00.
L'autrice di questo romanzo e
nota per altri racconti, tutti buoni
per indole ed educativi. In questo
pero ci pare che la nota triste do-
mini un po' troppo, e che Tanalisi
del sentimento sia spinta all'eccesso.
Qui non c'e un carattere che sollevi
Panima: Vinco e un uomo rozzo,
beone e bestiale; Martina una pove-
retta, che sconta con una tristissima
vita un passo falso; Gian Carlo e un
mezzo imbecille, che sta colle mani
alia cintola mentre la casa gli va in
rovina. Resta la dolce figura di Alda>
bella, buona, soave, la quale pero e
quella che meno appare nel racconto,
il quale compendia la verita di quel
detto della Scrittura che milizia e la
vita dell'uomo sopra la terra. Questo
quanto alia materia. Quanto alia forma
poi ci dispiace che la valente scrit-
trice abbia pagato tributo allo stile
d'Annunziano. Ci sono delle pagine
che riboccano dei soliti aggettivi, av-
verbi e sostantivi eterei, irnpalpabili,
assurdi e grotteschi. Si ricordi la
BIBLIOGRAFIA
341
forava autrice che la descrizione della
scena deve ornare non soifocare il
racconto, e che la cosi detta analisi
psicologica quando sia spinta all'ec-
cesso diventa una vera caricatura.
Rilegga le prime tre pagine del rac-
MICHEL P. e Soc. Miss. Afric.
rior etc. — Theologiae Moralis
vol. I, in 8° di pag. XH-472.
Dopo di avere percorso il primo
volume della teologia Morale del
ch. prof. P. Michel facciamo nostri
gli encomii, che nella lunga lettera
di approvazione Sua Eminenza Re-
verendisaima il Cardinale Lange-
nieux, Arcivescovo di Reims, tributa
all'autore, che 6 suo Vicario gene-
rale. Il inerito, che sovra ogni altro
distingue 1'opera del Michel, e il
processo rigorosamente scientifico,
conto, e vedra se diciamo il vero.
Ma che percio? II racconto e buono,
e mostra che 1'egregia scrittrice
pensa fortemente e sa mettere in
carta i suoi pensieri.
in Seminario Binsonensi Supe-
principia. Paris, Lecoffre, 1900,
col quale egli coordina e sviluppa i
principii della teologia Morale, ri-
ducendoli ad un solo corpo di dot-
trina. In tal guisa gli scolari, oltre
a conoscere i principii, ne possede-
ranno la scienza, che e indispensa-
bile per formare in essi quel sano
criterio, senza del quale si rischia di
errare soventi volte nella pratica ap-
plicazione delle teorie imparate nella
scuola.
MORANDO GIUSEPPE, prof. — Compendio del Corso elementare di
Filosofia ad uso dei Licei. Yol.
16° di pp. 216. - L. 2,25.
Leggendo noi il volume del pro-
fessore Morando ci rallegravamo nel
trovare asserite e difese delle verita,
che non ostante la loro evidenza sono
rigettats siccome vane illusioni dai
filoson* ammodernati. Pero il nostro
contento non tardo molto a cedere
il posto ad una penosissima impres-
sione. Citeremo due soli esempii.
Intorno all'origine delle idee 1'au-
tore oltre a far sua 1'opinione di co-
loro, che ammettono doversi ritenere
innata 1'idea dell'essere (pag. 63),
pretende nientemeno che S. Tom-
maso abbia insegiiato lo stesso (p. 67).
Parlando poi deH'origine dell'anima
umana il Morando sostiene, « che il
lume ideale della ragione basta a
rendere intellettiva un'anima, la qua-
le senza di esso sarebbe puramente
«ensitiva» (p. 201). Per conseguenza
se all'anima sensitiva del bue o del
gatto si aggiungesse quel lume ideale,
I. Milano, tip. Cogliati, 1900,
passerebbero entrambi ad essere no-
stri compagni nella specie degli ani-
mali ragionevoli! Ed applicando la
sua teoria all'anima umana, il Mo-
rando oltre a dirla non creata im-
mediatamente da Dio, la vuole, come
quella degli altri animali, di natura
puramente sensitiva: macheillumi-
nata quindi « dalla luce che scatu-
risce inestinguibile dal seno del-
1'eterno » (ivi), « non si annienta,
ma diventa d'altra specie, sensitiva,
intellettiva, e razionale ad un tempo »
(pag. 202). Da ultimo in quanto al
sistema evoluzionistico il Morando
assicura, che « se anche fosse vera
la teoria deU'evoluzione, essa non
sarebbe minimamente favorevole al
materialismo, ma anzi allo spiritua-
linmo piu elevato » (pag. 209). Re-
stano dunque avvisate le persone pie,
che il mezzo piu acconcio per innal-
zarsi alia piu sublime perfezione dello
342
BIBLIOGRAFIA
spirito, debba riporsi nel trasfor-
mismo!
Da cio chiaramente si rileva, che
1'autore ha voluto tentare un con-
nubio ibrido tra alcune verita inse-
gnate dalla sana filosofia ed alcuni
errori della scienza moderna. Ma
quelle prime messe al contafcto coi
second! ci danno 1' imagine del mo-
stro oraziano.
OMAGGIO FUNEBRE a Michele de Chiara addormitosi nel Signore
il di 17 Maggio 1900. Aversa, tip. Fabozzi, 16° di pp. 94.
sepolcro noi ameremmo vedere scol-
piti questi suoi versi :
T'ama! fanciullo, or piu cara mi sei,
Bella t'ede immortal de' padri miei:
Te cantero, finch6 ritorni a Dio
La furfalletta dell'ingegno mio.
Un uomo valente come poeta,
come scienziato, come novelliere,
come giornalista, qual fu Michele de
Chiara, onore d'Aversa, ben meritava
che un drappello di letterati si unisse
a celebrarne con degne prose e poesie
la memoria. Ma sul marmo del suo
PAGLIA FRANCESCO, doct. in S. T. — Brevis Theologiae Specula-
tivae cursus. Editio altera. Tonms primus. De vera Religione.
Augustae Taurinorum, ex offioina Salesiana, 1899, 8° di pp. XII- 272.
— L. 2,50
La seconda edizione, che il ch. dimostra il favore, col quale fu ac-
prof. Paglia ha dovuto intraprendere colta 1'opera dagli studiosi di scienze
del suo corso di teologia dommatica, sacre.
PESCH CHRISTIAN, S. I. Theologische Zeitfragen Freiburg i. B.}
Herder, 1900, 8° di pp. 168. — M. 2,20.
Col titolo di questioni teologiche trapiantate in Germania ed ampliate
dallo Schell, trovano qui la loro piena
confutazione. Le discussioni sull'Apo
logetica, agitate particolarmente in
Francia, sono ridotte al loro giusto
punto di vista. La terza questione
e interamente diretta coatro lo Schell ,
il quale insegno Dio essere causa di
pe medesimo attuando se medesimo
col suo intelletto e volonta. II ch. A.
dimostra che tal dottrina e quella dei
neoplatonici, non punto nuova, anzi
gia conosciuta dai Padri antichi e
dai teologi scolastici e dai medesimi
rifiutata.
POLETTO GIACOMO, mons. — La vita intellettuale di Dante Alii-
ghieri. Discorso del Prof. D. Giacoino Poletto, Prelate Domestico
di S. Santita. Bassano, tip. Silvestrini, 1900, 8° di pp. 88.
Questo dottissimo discorso, in GUI lui recitato nella solenne accademia,
1'illustre A. ricerca con maravigliosa ofFerta al Congresso Internazionale
siiitesi tutto il lavorio intellettuale d'Archeologia cristiana nello scorso
deU'altissimo Poeta, fu dapprima da aprile, e poscia dato alle stamps e
correnti (del tempo o del giorno, come
altri dicono) sono qui pubblicate tre
importantissime dissertazioni: 1) II
magistero della Chiesa e la liberta
della scienza teologica; 2) Antica e
nuova Apologetica; 3) E Dio causa
di se stesso? Chi ha tenuto dietro
alle controversie, suscitatesi tra i cat-
tolici negli ultimi tempi, riconoscera
subito la grande opportunita del pre-
sente lavoro, dovuto alia penna del
dotto e profondo teologo, che e il
p. Cristiano Pesch. Parecchie dottrine
erronee del cosiddetto americanismo,
BIBLIOGRAFIA
343
dedicate a S. S. Leone XIII pel suo
giorno onomastico.
Dalle pagine stupende di questo di-
scorso traspare luminosamente tutto
il processo del genio immortale di
Dante, il quale iniziando la sua vita
mentale coll'operetta della Vita Nuo-
va, che n'e come il primo germe,
venne poi a mano a mano sviluppaa-
dosi nelle seguenti del Canzoniere,
del Convito, del De Vulgari eloquio,
e del Trattato de Monarchic , opere
di minor lena, e vero, ma tutte sa-
pientemente ordite in bell'armonia,
come fila diverse d'una stessatrama,
per riuscire in fine a quel capolavoro
di meravigliosa tela, a cut ha posto
mano e cielo e terra, cioe la fede e
la ragione, 1'umano e il divino, il
tempo e 1'eternita, la filosofia e la
teologia, 1'Impero e il Sacerdozio,
1'umanita e Dio; qual' e la sublimis-
sima trilogia della Divina Commedia.
Osserva bene il chiarissimo Dan-
tista che 1'anima di Dante si rivelo,
piu che in altra delle Opere minori,
nell'opera de Monarchia, checche ne
dicano altri in contrario. Quindi il
Poletto si sofferma con piu cura in
questa, per dimostrare a luce di sole,
come fosse stata da molti falsamente
intesa, e come in essa si trovi la vera
chiave d'oro, che ci dischiude meglio
di qualsiasi altra, la retta intelligenza
del Sacro Poema. E quantunque pel
soverchio abuso, che nei tempi an-
ne fece dai Ghibeliini, pigliando in
mala parte certe espressioni un po'am-
bigue, quasi fosaero contrarie alia
fede, la Chiesa sia stata costretta,
come alcune volte fa per prudenza,
di proibirne a tempo la lettura;tut-
tavia al presente essendosi dichiarato
meglio il senso ivi racchiuso, e non
correndo piu quei pericoli d'altro
tempo, il Sommo Pontefice Leone XIII,
che sommamente pregia lo studio di
Dante, con recente Costituzione della
S. Congregazione dell'Indice, levo sif-
fatta proibizione. Sara per6 bene, che
a vantaggio degli studiosi, riapparisca
quest'opera alia luce, ma corredata
di sagge note, che dissipino a pieno
ogn' ombra o di dubbii o d' errori.
Monsignor Poletto sarebbe 1'uomo da
cio, e i cultori di Dante gliene sapreb-
bero grado assai.
Qui in fine ci sia lecito esporre
al chiarissimo Autore, un nostro de-
siderio. Sapendo che egli ha in animo
di fare un Compendio dei tre grossi
volumi del suo Commento sulla Di-
vina Commedia, ci sembra che il sul-
lodato discorso, ridotto a piu modeste
proporzioni, potrebbe servire di bel-
lissima prefazione a quel Compendio,
poiche faciliterebbe di molto ai gio-
vani e ai non giovani il comprendere
con esso tutta la mirabile architet-
tura di quell'incomparabile edificio,
opera d'un genio supernamente ispi-
rato, ch'e la Divina Commedia.
dati, specie di Ludovico il Bavaro se
REBELLIAN ALFRED. -- Bossuet (Leb grands ecrivains franpais).
Paris, Hachette, 1900, 18° di pp. 208.
Chi vuol conoscere quello che era del ch. Re"bellian. E scritto in una
il celeberrimo vescovo di Meaux,
integro uomo, severo ecclesiastico,
oratore, filosofo, teologo, educatore,
diplomatico, controversista, e sopra-
tutto altissimo ingegno, non ha se
non a recarsi in mano questo volume
forma cosi classicamente scorrevole,
piena di sentenza e di piacevolezza,
che non ti pare di leggere un'opera
di argomento scientifico e vasto, ma
una descrizione di cose amene. Di-
ciamo per6 schietto, che alcune con-
344
BIBLIOGRAFIA
seguenze che 1'illustre scrittore de-
duce da qualche opera di controversia
di quell'aquila che fu il Bossuet, ci
sembrano essere da lui spinte sover-
chio. Cosi per es., se il controversista
cattolico mette a nudo la falsa po-
sizione dell'eresia, che ha rotto i
freni e i vincoli dell'autorita, quale
colpa pu6 avere il Bossuet dell'avere
a forza di logica fatto vedere a' pro-
testanti, che da' loro principii al li-
bero pensiero, all' indifferenza, al-
I'ateismo il passo era facile ed aperto
(p. 152-153)?
REFFO EUGENIO ed ENRICO. — Le serate di carnevale. Fasc. XIII-
Anima per anima, ossia una espiazione. Dramma in 4 atti. — L'in-
sonnia. Scherzo comico. Torino, tip. Artigianelli, 1900, in 24.° —
Cent. 40.
RICORDO delle feste in onore del Beato Raimondo da Capua cele-
brate a Roma nella Basilica di S. Maria sopra Minerva e a Capua
nella Chiesa Cattedrale. Roma, tip. A. Befani, 1900, 8° di pp. X-88.
SALEMBIER L. — Le grand schisme d' Occident. Paris, Y. Lecoffre,
1900, 16° di pp. XII-432. — Fr. 3,50.
Triste e lungo periodo e questo mazione, han confrontato quelli con
che corre dalla elezione di Urbano VI
alia fine del concilio di Costanza e
all'elezione di Martino V (13*78-1417) :
periodo torbido, in cui la Chiesa vide
prima due, poi tre che portavano al
tempo stesso il titolo di Papa e ne
esercitavano il ministero. Non e dun-
que meraviglia che questa grande
epoca abbia tirato a se 1'attenzione
degli studios! in una eta, qual e la
nostra, che si compiace di scrutare
tanti altri fatfci storici di ben minore
importanza. L'eta nostra non si e
contentata dei document! raccolti da
queste,e non sembralontano il giorno
in cui fra mezzo a tante tenebre sara
fatta piena luce. Intanto ecco il bel
lavoro del Salembier, che giovandosi
di questi ultimi studii, ci presenta
quell'epoca nel suo vero aspetto, ac-
coppiando alia critica una lodevole
moderazione. Quella grande crisi re-
ligiosa e da lui esposta in maniera
che, pur non tacendo verita amare
al cuore d'un cristiano, vi lascia in
fondo una certa consolazione; perche
viene subito in mente un confronto
fra le prove cui allora ando soggetta
la Chiesa e quelle per cui passa pre-
sentemente, e insieme la ferma fiducia
che dalle present! uscira vittoriosa
come dalle antiche.
certi annalisti del secolo XVI o del
XVII,spesso ingannati dai pregiudizii
o accecati dalla passione. I nostri
dotti hanno vagliato quei documenti,
hanno trovato nuove fonti d' infor-
SCHIAPPACASSE NICOLO, sac. -- Memorie storiche fino al 1500.
S. Pier d' Arena, tip. Salesiana, 1900, in 8.°
SCORZI DONATO, cav. — Memorie storiche delle Basiliche, Chiese
ed altri luoghi venerandi di Roma. Siena, tip. S. Bernardino, 1900,
32° di pp. 136. — Cent. 30.
SCOTTI GIOVANNI. — Elementi di Geometria. Torino, tip. Sale-
siani, 1900, in 16.° — L. 1,00.
SEQUI P. GABRIELE MARIA M. C. — Pensieri e risoluzioni ai piedi
di Gesu Crocifisso. Sassari, tip. G. Dessi, in 16.°
B1BLIOGRAFIA
345
Mittheilungen dem zweiten internationalen
Congress fiir christliche Archaeologie zu Rom, gewidmet vom Col-
legium des deutschen Campo Santo. Rom, Buchd. d. Gesell. d.
gott. Heil.. 1900, 8° di pp. 132, con tavole.
I varii membri del Collegio al 202-211, 1'Aube pel 249-260, il ch. A.
Campo Santo de' Tedeschi hanno pre-
sentato al 2° Congresso internazio-
nale d'archeologia cristiana, celebra-
tosi in Roma nell'aprile scorso, un
scelto grflppo di dissertazioni, rac-
colte nell'annunciato STP«>|JUXT;IOV. Ne
diamo i titoli in nostra lingua: A.
DE WAAL, Ricordi del pellegrinaggio
di Roma nel Medioevo. 1 pellegrini
ricevevano in dono e recavauo seco
alle patrie loro lampadine, pezzuole
e brandelli di stoffa cbe avevano toc-
cato il sepolcro dei SS. Apostoli, chia-
vette contenenti limature delle ca-
tene di S. Pietro, crocette, e un po'piu
tardi medaglie di bronzo e di piombo
con Veffigie dei SS. Apostoli ecc. —
Dr. A. BAUMSTARK, La traduzione
siriaca dell'Ordinamento apostolico,
E il terzo iibro dell'Ottateuco in lin-
gua siriaca, secondo la lezione di un
codice del museo borgiano, che 1'A.
rida in siriaco ed in tedesco, aggiun-
gendo alcune sue ottime osservazioni
critiche. — C. M. KAUFMANN, Itessuti
egiziani nel museo del Campo Santo.
Sono 52 pezzi, dal 1° al 7° secolo,
alcuni preziosi assai. — Dr. P. A.
KIRSCH, L'anno della morte di S. Ce-
cilia. Variano le sentenze de' dotti,
pel 229-230, quindi sottoPapa Urbano
e 1' imperatore Alessandro Severo,
come vogliono gli Atti di S. Cecilia.
La piu grave difficolta proviene dalla
pace goduta dai Cristiani sotto Ales-
sandro Severo. Noi pensiamo che
prima di dare una risposta definitiva
che dipende solo dalle indicazioni
degli Atti, converrebbe esaminare
criticamente gli Atti stessi ed accer-
tarne laprovenienza.— A. STEGENSEK,
Un altar e longobardo in S. Maria del
Priorato sull'Aventino. — J. ZETTIN-
GER, L'imagine del Salvatorein Santa
Prassede. La tradizioce scritta che
tale imagine fosse stata donata da
S. Pietro al Senatorc Pudente suo
ospite, appare la prima volta nel
sec. XVI. L'esame accurato del qua-
dro — 1' imagine e ora interamente
scancellata — fa credere chesia opera
bizantina del IX o X sec., quivi recata
allorche i Greci offlciavano S. Pras-
sede. — W. SCHNYDER, Le rappresen-
tazioni del calice eucaristico nella
antiche iscrizioni sepolcrali di Roma
ed il loro significato nella stmbolica
sepolcrale. — Dr. J. WIEGAND, Osser-
vazioni sulle porte di bronzo dell'an-
tica basilica di S. Paolo.
il De Rossi sta pel 177, 1'Erbes pel
TORALDUS JOSEPHUS FELICIS films. — Torquati Tassi Hieroso-
lyma liberata e versibus italicis in latinos conversa. Romae, Descl6e,
1900, 8° di pp. 392.
Non era certo un' irnpresa da pi-
gliare a gabbo quella di voltare in
esametri la Gerusalemme: eppure ec-
cola qui condotta a termine nel bel
volume che abbiamo sott'occhio. E
possiamo ben aggiungere condotta
felicemente. Imperocche, quantunque
ci siamo qua e Ik imbattuti in qual-
che improprieta di parola o inele-
ganza di frase ed anche in qualche
licenza non giustificata; in generale
pero vi abbiamo trovato felice ma-
neggio della lingua virgiliana, spon-
taneita di stile, e soprattuto un certo
346
BIBLIOGRAFIA
maestoso e solenne andamento confor-
me a quello che doroina appunto nella
Gerusalemme, la quale perci6 in que-
sta traduzione non sembra un'altra,
come un'altra nella versione del Caro
sembra VEneide. Due cose poi conci-
liano particolare simpatia all'autore: il
sapersi cio6 ch' egli era un venerando
vecchio, il quale attese a questo la-
voro negli ultimi anni della novan-
tenne sua vita spentasi nello scorso
aprile ; e la grande modestia con cui
egli si presenta al pubblico nel pro-
logo, del quale ecco alcuni versi.
Otium ut effugerem longo indulgere labor!
Nunc suasit pietas, laudis non vana cupido.
Nv,n ego sum vates, anser verum inter olores,
Conditor et rudiutn tantummodo versicii-
[lorum,
Credulus baud illis qni me dixere poetam.
Gli amatori delle latine lettere sa-
pranno, dunque, grado al Nobile Fe-
lice Toraldo d'aver pubblicato questo
lavoro del venerando suo zio; e noi dal
canto nostro vorremmo anche pre-
garlo di compir Popera, regalandoci
altresi quell'altro scritto che e indi-
cato nel principio del suddetto pro-
logo.
Ille ego qui quondam latia testudine dixi
Supremum vatem, ceclnit cm! Tartara Ditis,
Et loca ubi levibus nudi sine c^rpore Manes
Purgantur maculis, coeli et postremo vire-
[tum....
TUFFOLINO LAURO. — II roinanzo di nonno Pietro. Mortara- Vige-,
vano, tip. Cortellezzi, 1899, 16° di pp. 240.
Ecco un racconto che si legge
tutto d'un fiato, e che manifesta nel-
1'autore uno scrittore non ordinario.
La vivacita e spigliatezza dello stile
sono veramente ammirabili, e Olivia
1'eroina del racconto, e ritratta in
maniera artistica, patetica e sublime.
Non sappiamo se questo sia il primo
ma certo non vorremmo che fosse
anche 1'ultimo. Forse la poverta estre-
ma di Nonno Pietro e descritta troppo
vivamente, e pero contrista 1'aniino
del lettore. Ci pare che 1'arte vera e
bella richiede una certa sobrieta, al-
trimenti invece di dilettare addolora,
ci6 che e contro il fine dell'arte.
racconto del signor Lauro Tuffolino,
YAN DEN BERGE J., can. — Ordo Missae sen. precum ac caeremo-
niarum Missae interpretatio theologico-ascetica et Meditationes ac
Examina ad nsum Sacerdotis recollectionem menstruam instituen-
dis, additis Precibus ante et post Missam. Brugis Flandrorum, Yan
de Yyvere-Petyt, 1900, 16° di pp. XIY-290. — Fr. 1,25.
II titolo e cosi particolareggiato vare a si modesto prezzo un altro
che, per raccomandare il libro, basta Manuale si pieno e si pregevole.
aggiungere che e molto difficile tro-
YIRGILIO. — Eneide tradotta da Annibal Caro. Annotata ed illustrata
per uso delle scuole e riveduta sui migliori codici antichi da E. CALVI.
I restanti libri nove. Twino, libr. Salesiana, 1900, 16° di pp. 185-836.
— L. 2,40.
Se gli studenti avranno in mano
questo commento, ben poco, crediamo
noi, restera da fare al professore,
tanto ci sembra erudito, giudizioso,
compito. Ma in alquanti passi ben
potra il professore diseentire dal giu-
dizio del commentatore, come cola
dove questi da per finite e ben finito
il poema coila uccisione di Turno,
la quale inoltre sostiene non scemar
punto ad Enea la fama di pio.
BIBLIOGRAFIA
347
WIELAND FR., dr. — Ein Ausflug ins altchristliche Afrika. Zwang-
lose Skizzen. Stuttgart und Wien J. Roth'sche Yerlagshandhmg,
1900, 8° di pp. 196. — M. 4,20.
II cb. dr. Wieland sta preparando
un'opera di fondo sull'antica Africa
cristiana; intanto pero vuol comuni-
care al lettore le prime impressioni
che ritrasse nella gita da lui fatta
cola nell'ottobre 1898. Appena, dice
egli, abbiamo noi una languida idea
della civilta cbe altra volta in quei
paesi fioriva. Tutto e oggi rovina;
ma mentre dalle rovine cbe si scor-
gono in Italia e nella Francia meri-
dionale, torna spesso difficile rico-
struire il passato, a cagione delle
fabbricbe cbe loro si soprapposero
sfigurandole, laggiu il mondo antico
si fa innanzi nella sua immutabile
originalita, cosi come 1'Islamismo 1'ha
lasciato nel secolo VIII durante la
sua corsa devastatrice : tant'e la flem-
matica indolenza delle popolazioni
arabe. Oggi ancora centinaia e mi-
gliaia di rovine dormono tranquille
sotterra: ma il Governo francese, con
generosa liberalita, permette agli
scienziati d'investigare in ogni tempo
e con piena sicurezza il paese, e di
continue vengono a luce sempre
nuovitesorid'antichitk cristiane epa-
gane. II bel volume presenta al lettore
tutte le attrattive che suol avere la
descrizione di un viaggio di diporto
in paese sconosciuto, e le molte ed
assai accurate illustrazioni in zinco-
tipia vivificano allo sguardo i luo-
gbi descritti. Ma oltre ci6 vi e in
ogni pagina un fondo di scienza, di
storia, d'arte, che ben rivela nell'A.
il lungo studio preparatorio al suo
viaggio. I ricordi dell'Africa cristiana,
gli uomini illustri cbe la popolarono,
i santi vescovi e i martiri, le dispute
coi Donatisti e le loro persecuzioni,
il ferro carnefice e il fuoco distrut-
tore dei Vandali, tutto passa innanzi
10 sguardo a tempo e luogo. E cosi
pure passano le grandi memorie di
Cartagine, di Tagasta patria di S. Ago-
stino, di Teveste o Tebessa col suo
magnifico tempio di Minerva, conser-
vato nella sua interezza, e con la
grandiosa sua basilica cristiana. Ecco
Madaura, che, nel 198, mando al cielo
11 protomartire d'Africa, S. Nanfa-
rione coi suoi compagni Miggino,
Lucita e Sanae; ecco Timgad, citta.
pagana nelle sue grandi rovine, si-
mili a quelle della nostra Pompei; e
poiCostantinao 1'antica Circe, e Mila
o Mileve tanto celebre nella storia
pel suo vescovo Ottato, ed altre care
memorie che lungo sarebbe annove-
rare. I dotti attenderanno con impa-
zienza 1'opera piu grande e piu scien-
tifica, promessadal ch. Autore,poiche
in questi saggi egli si mostra si ben
conoscente della materia a trattare.
ZACCARIA ANTONIO, parr. — Tesoro di racconti. Nona edizione. Bo-
logna, tip. Mareggiani, 1900, 8° di pp. VII1-774. — L. 6,00.
Di questo utilissimo libro abbiamo zione si vantaggia sulle precedenti
gia parlato piu volte: ci basti dunque per la giunta d'oltre a cento racconti
ora 1'annunziare che questanora edi- recenti e interessanti
CKONACA CONTEMPORANEA
Eoma, 11 - 25 ottobre 1900.
I.
DIARIO DELL' ANNO SANTO
1. II pellegrinaggio inglese. Sua importanza singolare ; una lettera del duca
di Norfolk. — 2. Gli albanesi di Scutari a Roma ed a Genazzano. —
3. Ricevimenti del S. Padre: albanesi, spagnuoli, inglesi, napoletani;
Lucca, Livorno; tedeschi, ungberesi, altri spagnuoli ; Assisi, Spoleto,
Reggio Emilia; altri ungheresi e tedeschi; terziarii eerviti, veneti,
irlandesi. — 4. Indulgenza giubilare a S. Maria sopra Minerva.
1. II 10 ottobre giunsero in Roma circa 1200 cattolici inglesi, d'ogni
oondizione: 400 circa erano operai, ed ospitarono a S. Marta ; gli altri,
ecclesiastici, nobili, borghesi, trovarono alloggio parte negli istituti
inglesi di Roma, parte negli alberghi principali. Si trattennero una
settimana incirca, soddisfecero alia loro divozione, visitarono le bel-
lezze di Roma, ebbero dal S. Padre la benedizione in S. Pietro a' 13 del
mese, e ripartirono contenti, lasciando in citta la migliore impressione.
I religiosi alunni dei Pallottini, quelli del Collegio Beda e dell'altro
Collegio inglese di Roma accompagnarono i loro connazionali facen-
dosi loro guida per la citta. Giacche questo e carattere di Roma, che
niuno vi giunge tanto forestiero, il quale non vi ritrovi subito gente
della sua lingua; e per cio pure la Chiesa eattolica si dimostra vera-
mente universale, che nel suo centro rispecchia le varieta di tutto
il mondo. Se non che, questo, che brevemente abbiamo rammentato, e
1'andamento di tutti i pellegrinaggi ch» si succedono da dieci mesi
in Roma. Eppero non sarebbe occorso di fame menziome piu partiao-
lareggiata, se esso non avesse un' importanza speciale dopo le false
apprensioni e le maligne insinuazioni, messe in giro dai giornali la
scorsa prirnavera, riguardo aH'alienazione d'animo di quei cattolici
dal Sommo Ponteflce romano. S'era voluto far credere che la S. Sede
parteggiasse pei Boeri nella malaugurata guerra del Transvaal ; che
CRONACA CONTEMPORANEA 349
perd in segno di pro testa gl' inglesi non avrebbero preso parte al giu-
bileo. Se cosi stolti fossero stati veramente, loro danno. II giu-
bileo non e egli stato bandito a benefizio del cristiani ? Ma la miglior
risposta fu quella del fatti. Dalla Riforma in poi, si numeroso pelle-
grinaggio dalP Inghilterra non era mosso verso Roma. II P. Bannin,
dei Pallottini, rettore della chiesa cattolica italiana di Hatton Garden a
Londra, insieme con Lord Denbigh presidente delP « Associazione cat-
tolica d' Inghilterra » ordinarono il pellegrinaggio, riuscito in tutto
e per tutto ; il quale non e che preambolo d'un altro, che si aspetta
in Roma per la chiusura dell'Anno Santo.
L'accompagnarono i vescovi di Liverpool, Mons. Witheside ; di
Nottingham, Mons. Gilpin Bagshawe, e molti insigni personaggi. Di
quelli poi che non poterono ora prendervi parte, mandarono le loro
adesioni non pochi, riservandosi di venire alia prossima occasione.
Tra gli altri il Duca di Norfolk scrisse al P. Bannin la lettera
seguente :
Caro Padre Bannin,
Non potrei veder partire il pellegrinagg-io organizzato fall' Associazione
Cattolica senza manifestarvi quanto mi rincresca di non poterlo accompa-
gnare. In occasione delle grand! solennita che saranno celebrate in Roma,
come ben sapete, nel proesimo g-ennaio, i Vescovi ing-lesi hanno mostrato
il desiderio che VUnione Cattolica mandi una deputazione ovvero un altro
pellegrinaggio. Come presidente tioWUnione non vorrei per chin conto man-
care in Roma a quel tempo : d'altra parte far due viag-gi in quattro mesi
non posso. Consentite pertanto ch'io mi contenti ora di mandare a voi, e*
a quanti v'accompagnano, i miei voti piu cordiali e i miei augurii.
Possa la vostra presenza consolare il S. Padre, assicurandolo della fer-
mezza, dell'amore e della lealta dei cattolici inglesi. Auguro a tutti i pel-
legrini che ritornino colmi di benediztoni, e vi prego che vi ricordiate di
me sulla tomba degli Apostoli.
Credetemi, caro Padre,
Sheffield 22 settembre 1900.
Vostro devotis-simo
NORFOLK.
Come adunque gP inglesi si ripromettevano, cosi avvenne, e della
loro presenza e devozione, il S. Padre fu veramente consolato ; il che
si compiacque di esprimere Egli stesso al Comitato direttivo del pelle-
grinaggio nell'udienza particolare concedutagli il 16 ottobre, rispon-
dendo al loro bellissimo indirizzo di devozione e fedelta. E nei voti
comuni, e gia se ne veggono segni presaghi da molte parti, che a
poco a poco la vera fede riconquisti tutta quella nazione, la quale da
oltre tre secoli vaga incerta d'uno in altro errore, e non trova k,
pace dello spirito.
350 CRONACA
2. Peggio ancora degl'inglesi sviati dalla riforma protestante, si
trovano sotto il giogo musulmano i popoli dell'Oriente. Non manca-
rono pero cola, tra le infinite defezioni, troppo facili di fronte alia vio-
lenza, popoli generosi e reliquie fedeli alia religione avita. Tra questi
sono gli Albanesi, esempio di quel che possa la fede quando e pro-
fondamente radicata negli animi e passata nella tradizione nazionale
d'un popolo.
Una trentina di essi, uomini, donne e giovinetti si videro in Roma
in questo ottobre, ov'erano giunti coll'arcivescovo di Scutari Monsi-
gnor Guerini il 10 del mese. Non meno dei loro costumi nazionalir
mezzo orientali, di gente che vive e dorme con 1'arme in pugno, at-
tirava la curiosita dei romani ed eccitava un'ammirazione mista di
rispetto la fierezza maschia spirante dai loro volti abbronzati. Essi pero
e le donne loro, alte, robuste, co' lunghi veli bianchi e vivaci colori
delle gonnelle, tra le colonne e sulle gradinate di piazza S. Pietro
non apparivano sgomenti o stupiti, ne de'monnellucci romani che li
guatavano curiosi, si curavano piu che di nulla. Ma quei vestiti vario-
pinti e quei gruppi insoliti, sulla maesta classica dei travertini illumi-
nati dallo stupendo sole d'autunno, faceano quadretti nuovi, che gli
acquerellisti romani non avranno lasciato sfuggire certamente. E cola
entro v'era ben meglio che un giuoco di colori : a S. Pietro, a San
Paolo e all'altre basiliche quei gagliardi montanari erano condotti da
una divozione, che se ha molto del sensibile, e pure profonda e sin-
cera. Quella gente lungi dal turco tiranno respirava a pieni polmoni
la fede romana, e non si saziava di godere queste sacre memorie.
La stessa divozione li condusse col loro arcivescovo a venerare in
G-enazzano la famosa immagine della Madonna del Buon Consiglio, che
la pia leggenda fa venire miracolosamente da Scutari appunto. Ivi la
mattina della domenica 14 ottobre alle 4 1/2 furono accolti a gran
festa da tutto il popolo con torce e ceri, e accompagnati al santuario,
ove offersero un bel calice votivo, lavoro in filigrana d'argento. Festa
tutto il giorno, in chiesa e fuori e per le case, e dal sindaco e dal-
1'Emo Card. Yannutelli, vescovo suburbicario della vicina Palestrinar
che li accolse regald e benedisse con paterna benevolenza.
3. Stante il loro piccolo numero, gli albanesi erano stati ammessi
a ossequiare il S. Padre il 13 del mese in una sala degli apparta-
menti pontificii, mentr'Egli vi passava recandosi in S. Pietro a be-
nedire inglesi, napoletani e calabresi e molti altri d'ogni paese, che
numerosi, co' loro vescovi e capi de' pellegrinaggi 1'aspettavano. Ma
sul passaggio stesso gia altri erano stati ammessi, cio§ gli spagnuoli
delle province basche adunati nella sala Clementina.
Lucca ne' medesimi giorni aveva mandate a Roma un quattrocento
pellegrini, Livorno trecento; sopraggiunsero poi settecento terziarii
CONTEMPORANEA 351
tedeschi, indi 120 ungheresi, e 800 tirolesi il 12 corr. II 14 soprav-
vennero altri spagnuoli, di Compostella, con I'Emo Cardinale de Her-
rera y de la Iglesia loro areivescovo ; di Burgos e Siviglia, con altri
otto vescovi, molti membri del clero, della nobilta, signori e popolani.
Quindi buon numero d'italiani, d'Assisi, Spoleto, di Reggio Emilia.
Poi ungheresi da capo, 800 incirca, coll'arcivescovo di Colocza Mon-
signor Czaszka ; e 500 tedeschi di Friburgo nel Baden. Tutti questi
si adunarono in S. Pietro il sabato 20 corrente a ricevere la bene-
dizione del S. Padre.
II quale, sebbene non poco affaticato dalle continue udienze e
pubblici ricevimenti, il 18 gia aveva accolto in particolare i bravi e
fedeli tirolesi nella sala Clementina ; e di questi giorni accordera lo
stesso favore ai pellegrinaggi de' terziarii serviti, dei veneti, e degli
irlandesi, i quali mentre scriviamo stanno visitando le basiliche pa-
triarcali, e le catacombe.
4. II pontificate di Leone XIII restera memorabile, tra gli altri titoli,
per questo pure del rifiorire la bella divozione del rosario. Nell'anno
santo corrente poi uno speciale privilegio attiro moltitudine maggiore
del consueto alle funzioni dei rosario nella chiesa di S. Maria sopra
Minerva. Simile a cio che s'era fatto a S. Giovanni in Laterano per
1'esposizione deH'immagine acheropita del SS. Salvatore, poi a S. Maria
in Campitelli e a S. Maria in Trastevere, S. S. concesse pure a S. Maria
sopra Minerva il privilegio dell' indulgenza giubilare sotto le seguenti
condizioni: a) Assistere per died volte, anche non consecutive, ad una
delle tre funzioni, che si tengono nella chiesa della Minerva; potendo,
piu volte anche al giorno. b) Accostarsi ai SS. sacramenti. c) Yisitare
per tre volte le basiliche di S. Giovanni, di S. Pietro, di S. Maria
Maggiore e di S. Paolo, senza pero 1'obbligo di fare queste visite in
una medesima giornata, e neppure nel corso del mese di ottobre, ba-
stando che si facciano prima della fine dell'anno santo.
Questa facilitazione attiro gran gente alle funzioni, e forni agli
zelanti religiosi domenicani, che uflBziano la detta chiesa, una pro
pizia occasione di iniziare anche da noi la pratica del Rosario perpetuo,
che fiorisce gia e fruttifica Jargamente in Francia, in Belgio, e in
altri paesi. Scelto a piacimento un giorno e un'ora di ciascun mese,
gli aderenti concorrono tra loro, anche da diversi lontani paesi, a
formare una successione non interrotta nella recita di questa divo-
zione, provata gia si efficace nelle necessita della chiesa e dei privati.
Anche questo sara un frutto che sopravvivra all'anno giubilare.
352 CRONACA
II.
COSE ROMANS
1. La solenne Beatificazione della Ven. Crescenzia Hoss, Terziaria France-
scana. — 2. Le due Rome secondo un socialista. — 3. Calunnie con-
tro il riereatorio festive militare dell'Immacolata. — 4. Una valig-ia mi-
steriosa. — 5. Dicerie della stampa giudaico-liberale suH'ambasciatore
austriaco presso la S. Sede, officialmente smentite.
1. Domenica, 7 ottobre, nella basilica di S. Pietro ebbe luogo Pul-
tima delle solenni beatificazioni di quest'Anno Santo. La novella Beata
si chiama Suor Maria Crescenzia Hoss, terziaria francescana, nata il
20 ottobre 1682 in Kaufbeuren, diocesi di Augsburg, in Baviera.
Ebbe genitori religiosissimi, e, bench e non agiati, pure assai carita-
tevoli verso il prossimo. Fin da bambina, Anna, che tale era il suo
nome al secolo, fu chiamata figlia della celeste grazia, perche favorita
di straordinarie visioni da Gesu bambino, che la resero amante delle
piii sublimi virtu e della piu rigida penitenza. Ben presto divenne
siffatto modello di perfezione, di pieta e di amore verso Dio e il pros-
simo, che sopra di se attiro l'ammirazione non solo dei cattolici, ma
dei protestanti ancora e di person aggi cospicui, tra' quali primeggio
la duchessa di Savoia, prineipessa di Lichtenstein, la quale ebbe in
gran concetto di santita la giovinetta Anna. Anzi, poiche, per man-
canza di dote, non poteva Anna essere ammessa nel monastero di
Kaufbeuren, il Sindaco stesso del paese, quantunque protestante, ado-
perossi in ogni guisa perche giungesse a far paghi i suoi voti e ve-
stisse 1'abito di S. Francesco. Mentre il 18 giugno 1702 faceva la
sua solenne professione, prendendo il nome di Suor Maria Crescenzia,
le apparve il suo sposo Gesu colla divina Madre, in atto di porgerle
in dito 1'anello, simbolo delle mistiche sue nozze. II qual fatto venne
dipinto dal pennello del valente sig. Yirginio Monti, in un bellissimo
quadro, che fu posto sulla porta maggiore della basilica di S. Pietio
per la sua Beatificazione.
A quali cime di altissima santita spiccasse il volo la giovane Suor
Maria dentro le sacre mura del chiostro, non e a dire; ognuno se lo
pud imaginare. Divenutane ben presto Superiora, duro in tale ufficio
molto tempo, riscuotendo l'ammirazione non pure del luogo natale,
ma della Germania, dell'Ungheria e d'altre nazioni, sicche regnanti
e principi non dubitarono di ricorrere spesso a lei per consiglio. Ri-
colma di meriti e di virtu insigni, predicendo la sua fine, rese la
bella anima sua al Signore nel giorno di Pasqua del 1744 a 64 anni
CONTEMPORANEA 353
di eta. La sua tomba venne onorata da frequent! pellegrinaggi, poi-
che Iddio voile suggellare la farna di santita della sua Serva con
prodigi strepitosi, che la innalzarono poi all'onore degli altari.
Delia solenue cerimonia della Beatificazione, che si svolse con
grandissima pompa, tanto la mattina del 7 ottobre, quanto nel po-
meriggio alia discesa in S. Pietro del S. Padre; come pure dello splen-
dido addobbo e della illuminazione veramente sfolgorante dell'abside,
non fa mestieri di parlare in particolare, poiche furono le medesime
delle altre Beatificazioni. Chi poi volesse averne una descrizione mi-
nuta ed esatta, potra leggere la Voce della Verita al N. 231. Osser-
vereino qui soltanto, che nella basilica vaticana oltre S. A. R. la
Principessa Matilde di Sassonia-Coburgo col suo Consorte e seguito,
che stavano nella tribuna dei Sovrani, si trovarono nel terapio di Sum
Pietro piii di quaranta mila persone, che come un sol uomo accla-
marono entusiasticamente il Yicario di Gesu Cristo.
2. Nel Secolo di Milano apparve di questi giorni un articolo cosi
intitolato « Le due Rome s> scritto dall'on. Gustavo Chiesi, compagno
di prigione in Finalborgo dell'illustre Don Albertario. E bene fame
tesoro, perche vi si trovano entro verita, che, uscendo dalla bocca dei
nostri awersarii, riescono preziosissime. Lo scrittore liberale e socia-
lista incomincia ad osservare che Roma, voluta trasformarsi dall'Italia
jmova in capitale, dopo ben trent'anni di fatiche e di sudori non e
ancor divenuta vera capitale d' Italia. Ecco le sue parole : « Questa citta
che colla graudezza incomparabile del nome e de' suoi ricordi storici,
colla niagnificenza monumentale, co' suoi tesori artistici, con lo splen-
dore del cielo, la mitezza del clima, la genial e cordialita della popo-
lazione, ha tutti i requisiti per essere una delle piu belle, delle piii
grandi capitali del mondo, sente e vede di non essere ancora bene e
davvero la capitale del regno d'ltalia. » — E qui prova a lungo la sua
tesi passando in rassegna lo stato miserando della Roma uffieiale nelle
varie stagioni dell'anno. La Corte, dic'egli in sostanza, e un po' a
Napoli. un po' a Yenezia, un po' a Torino, un po' sulle Alpi, un po' dap-
pertutto, meno che a Roina. II Parlamento?... A palazzo Madama
si potrebbero mettere i eaten acci, tanto e vuoto; a Montecitorio non
vi sono che gli operai che buttano giu il baraccone Comotto — « vero
simbolo dell'opera nostra di trent'anni in questa citta eterna » — dice
il Chiesi, sostituito con altro di legname, gesso e cartapesta, non meno
mfradiciabile del primo. Niente Conimissioni che preparino leggi, niente
Giunte che studino bilanci, niente Governo, niente ambasciatori, niente
grandi corpi dello Stato, niente Consigli Superior!. .. «E chi se n'e
mai accorto, in Roma, della esistenza loro?> si domanda lo scrittore.
Dopo siffatta descrizione di Roma italiana, il Chiesi si fa a descri-
vere la Roma papale. Cediamogli la parola :
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 23 27 ottobre 1900.
354 CRONACA
< Passiamo dalL'altra parte del fiume. Qui e un'altra Roma : una
Roma diversa da qnella ufficiale italiana, che si compendia in un pa-
lazzo e in una basilica. Ma quivi vi e una Roma capitale: capitale,
che purtroppo si vede e sente, di tutto un mondo spirituale, stenden-
tesi al di la dei monti e dei mari, in tutti i paesi dell'orbe. E questa
Roma capitale cattolica sopravvissuta alia morte del potere teinporale,
si e innestata pill rigogliosa che mai nella Roma italiana, ed e quella
che impedisce alia capitale nostra di formarsi, di essere come dovrebbe.
« L'antitesi potenziale fra le due capitali che stanno al di qua ed
al di la del Tevere, non potrebbe apparire piu. evidente come in questi
giorni nei quali la capitale italiana e — per usare la parola piu be-
nigna — assente. Nel palazzo e nella basilica ove si compendia tutta
questa capitale spirituale, v'e una Corte che non 1'abbandona mai :
v'e una mente, individuale o collettiva, il cui pensiero vibra riflesso
in milioni e milioni di menti. Yi sono Congregazioni e generalati di
ordini che valgono ben piu dei nostri ministeri, diramanti il pensiero,
la volonta del gerarca, non a dei semplici prefetti e sottoprefetti di
un sol regno, ma alle moltitudini di tutto il mondo, mediante una
organizzazione che non ha 1'eguale, per compattezza ed ubbidienza.
Gli ambasciatori delle maggiori Potenze, che stanno sempre all'erfca
perche alia Corte Pontiflcia non si dorme, non si va via, sono costretti
piu degli altri a starsene al loro posto.
« E questa Corte, che al cospetto della Roma italiana, ogni anno,
0 per una ragione o per 1'altra, da lo spettacolo della propria influenza,
mobilitando le sue forze col chiamare qui le torme dei pellegrini da
ogni parte del mondo.
c Proprio in questi giorni, mentre tutto cio che e o dovrebbe essere
di Roma italiana, non appare, sta rimpiattito non si sa dove, gli sciami
dei pellegrini d'ogni paese popolano le vie della citta, occupano gli
alberghi, invadono le stazioni, stipano le basiliche, fanno correre ie
botti e guadagnare la povera gente.
« Interrogate 1'albergatore, 1'oste, 1'affittacamere, il caffettiere, il
bottegaio, il bottaro, il cicerone, il cerinaro, il venditore di cartoline
illustrate, o che so io :
« — Embe, come la va?
« — Eh! se non ci fosse sta provvidenza dei pellegrini...
«. La risposta, nella sua semplici ta, non pud essere piu eloquente ;
e si capisce come nell'anima di questa gente che ha da mangiare tutti
1 giorni ed interessi da difendere, di fronte al doppio spettacolo delle
due Rome, non sia ancora uscito il concetto della Roma papale, nd
peranco entrato quello della Roma italiana. >
Bisogna ricordarsi che lo scrittore deirarticolo e un anticlericale,
un socialista, e quindi non si da pensiero che dei vantaggi materiali,
CONTEMPORANEA 355
mentre tutti sanno quanti vantaggi moral! rechi il Yaticano alia no-
stra Roma. Curiosa davvero e la conclusione, che ne trae il Chiesi,
affermando, che coteste due Rome cesseranno d'essere in si desolante
antagonismo, sol quando i cinquanta chilometri di campagna, che accer-
chiano la citta, diventeranno una vasta zona di produzione agricola.
Povera logical... Migliore conclusione invece e quella del Giarelli, che
trattando dello stesso argomento sul Caffaro di Genova, e facendo quasi
suoi i pensieri del Chiesi, suggella il suo dire cosi :
« Conchiudiamo con Bovio che 1'indirizzo sbagliato dell'Italia uffi-
ciale e fallito nell'impresa di crearsi una Roma sua. Da cid, se la no-
stra capitale e un simulacro rachitico e spettrale. La Roma mondiale
giganteggia invece nella citta Leonina. II fenomeno e sconfortante ma
assiomatico. Deploriamolo e studiamolo ancora. >
Insomma, dopo trent'anni dal famoso seppellimento della questione
romana... si studia ancora, e non si riesce mai a trovare il bandolo
a cotesta matassa tan to arruffata.
3. L'ebraica Tribuna, prima di lasciarsi vendere al senatore Roux,
voile disfogare il suo odio massonico, con un violento attacco contro
i ricreatorii militari cattoliei, opera veramente salutare, che qui in Roma
fiorisce, promossa e sostenuta dal benemerito Circolo dell' Immacolata.
Per 1'attacco, non avendo armi migliori, s'appiglio a quella infame della
calunnia. Riferisce, come ricevuta da un assiduo, una lettera, ch'e un
vero tessuto di menzogne e di falsita. L'anonimo accusatore infatti
pretende di avere una domenica assistito in un di questi ricreatorii
militari, via dello Statute, alia rappresentazione d'un dramma inti-
tolato « Pietro Micca », dove erano accorsi un centinaio e piu di gra-
natieri. E mentre cola si offrono ai soldati buone letture, serii con-
sigli, onesti passatempi, sostenendoli coi buoni esempii e colla scuola
dei buoni principii nel conscienzioso adempimento dei loro doveri,
1'anonimo scrittore della Tribuna ha udito invece un socio del Circolo
dell' Immacolata insegnar loro il come e il quando sia lecito e doveroso
il inancare d'ubbidienza ai loro superior! . E poiche in costui (cioe
nell'anonimo accusatore) la potenza inventiva doveva andare di pari
passo nell'udito e nella vista, esso ha veduto, proprio cosi, veduto
coi suoi occhi una grottesca parodia di un ufficiale italiano preso
dalla paura, parodia che finisce colla vittoria dei francesi e la disfatta
degli italiani, fra suoni di giubilo, applausi e canti festosi.
Colorita cosi la sua calunnia, ecco il bravo anonimo, accendersi
in volto di santo sdegno, e atteggiandosi a C atone gridare ai quattro
venti: « Che cosa fa il Governo di fronte a siffatto obbrobrio? Che
cosa fa 1'autorita militare che non si accorge di nulla? Dovranno
i nostri soldati continuare a farsi attirare in simili luoghi per appren-
dervi lo sprezzo delle cose piu alte, e piu nobili?... » e via via di
356 CRONACA
questo tono, da disgradarne quasi un Fra Cristoforo. A queste domande
del nostro assiduo (soggiunge la Tribuna} non sapremmo che cosa ri-
spondere, vedendo che le autorita railitari fanno sempre 1'orecchio sordo.
No, non e vero, consorella dolcissima; 1'autorita militare non fece
punto la sorda, ma indago tosto accuratamente ogni cosa. Infatti il
bravo Generale Fecia di Cossato, venuto a sapere, che tutto quello che
aveve la Tribuna scritto era un impasto di bugie e di calunnie, le
sorisse una pepata letterina di solenne smentita. Ma essa, da quell'ebrea
che e, fece finta di non sentirci da quell'orecchio, e, furbescamente
virando di bordo, invece di ricredersi, com'era suo dovere, voile dargli
un po' di lezione. — Signer Generale, le pare? permettere ai sol-
dati lo star coi Preti? Ohibo!... Questo e uno sbaglio madornale. Si
scompagina con cio 1'esercito : la disciplina militare va in fumo : e
le Istituzioni del regno corrono gran rischio... A cotale sfuriata il
Gen. Fecia di Cossato deve certo aver ben riso in cuor suo, conoscendo
a fondo 1'umor massonico di cotal bestia e la grandissima utilita dei
Ricreatorii militari cattolici, che nei giorni festivi tengono lontani i
soldati da mille pericoli d'anima e di corpo. Ma la ragione di tanto
scalmanarsi della Tribuna sapete in fine qual e? La poverina teme
di perdere i suoi assidui, se i Preti discoprono ai soldati certi altarini
della sua setta, e allora non potrebbe piu pescar nel torbido. Or pero
consoliamoci che sotto la direzione del Sen. Roux avra a mettere un
po' di giudizio in capo, liberandosi dalle pastoie della massoneria.
4. II 1° di ottobre gli agenti di polizia, trovandosi di servizio,
racconta il Giorno, in Via del Pellegrino, videro il noto anarchico
Amanzo Yincenzoni accompagnarsi ad uno sconosciuto che portava
una piccola valigia. I due s' incamminaroDO verso piazza Campo dei
Fiori; quando ad un certo punto il compagno del Yincenzoni si fermd
dinanzi alia bottega di un orefice e fece atto di consegnare la valigia.
Gli agenti allora invitarono il Yincenzoni e lo sconosciuto a recarsi
in questura. Quest'u'ltimo si qualified per Artano Fiorelli. Intanto
apertasi la valigia, gli agenti vi trovarono cinque pugnali arrugginiti,
sei toghe corte di tela nera, sei cappucci della stessa stoffa, un velo
di color verde, ed una sciarpa rossa con frangia nera.
II Fiorelli non seppe o non voile dare alcuna spiegazione su questi
oggetti, e soltanto disse di aver rice vuto la valigia tre o quattro giorni
prima da un individuo che non conosceva.
Per citazione direttissima fa rinviato innanzi alia prima Pretura
Urbana per rispondere di porto d'arme insidiosa, e condannato ad UH.
anno di arresto'. II Fiorelli ha gia interposto appello.
Lo stesso giornale ci assicura che il Fiorelli e un ottimo amico
delle istituzioni, e che non sapeva che cosa contenesse la valigia e fa
le maraviglie come sia stafco condannato lui quafe anarchico, senza
CONTEMPORANEA 357
•che neppure sia stato sentito colui cui doveva esser consegnata la
valigia. Inoltre fa manifesto che quegli oggetti erano di pura deco-
razione di una Loggia Massonica o di altre Societa, che lo Stato non
ha mai avuto ragione di consider are pericolose.
II fatto sta, che Vottimo amico delle istitutioni (perche secondo il
Giorno rappresento il municipio native ai funerali di re Umberto) il
Yiorelli, fu scoperto appartenere alia Carboneria, antica setta che or
rifiorisce ptirtroppo in Roma, e lavora di soppiatto cogli anarchici a
scalzare le Istituzioni e qualche altra cosa, avendo per suoi gin gill i
e decorazioni nullameno che pngnali e oggetti di travestimento, come
«imboli parlanti di quel che si cova nei suoi consigli contro i troni e
gli altari. Erudimini, qui judicatis gentes.
5. Di questi giorni si fece dalla stampa giudeo-liberale una gran
levata di scudi contro il Vaticano, contro 1'Arcivescovo di Seraje^o
Mons. Stadler, e contro 1'ambasciatore austriaco conte Revertera, per
dimostrare che le relazioni tra la Santa Sede e la Corte di Vienna, se
non rotte addirittura, doveano essersi raffreddate di molto. Le paterne
parole del S. Padre alle principesse austriache, il ricevimento dell'ar-
-civescovo Stadler, il ritiro del conte Revertera, e il ritorno del nunzio
monsignor Taliani furono dai ghettaiuoli di qua e di la dell'Alpi pi-
gliate a volo come ottime occasion! per pungere, aggredire, morsicare
•coll1 insinuazione freddamente architettata nel cervello calcolatore, pro-
prio della lor razza di computisti.
Se non che, a farlo a posta, venne, come un secchio d'acqua frelda,
la nota del Fremdenblatt, organo officioso del ministero degli esteri,
a spegnere tosto questa nammata di poca paglia, suscitata dal ghetto
Viennese. Essa smentisce categoricamente che il governo sia malcon-
tento dell'ambasciatore presso il Vaticano ; smentisce le notizie di
relazioni molto tese tra 1'Austria e la S. Sede, e lascia capire che
tutto si riduce a questo, che il conte Revertera, vecchio di 74 anni
e dopo 50 di servizio, ha fatto intendere che 1'anno venture vorrebbe
ritirarsi. Ma 1'organo del ghetto Viennese, a cui tien bordone quello
di Roma rappresentato dalla Tribuna, non se ne da per inteso, e con-
tinua a ringhiare sordamente. Non gli par vero di avere tra' denti
un osso clericale da rosicchiare, e, nonostante le sonore botte che gli
piovono sul groppone, non vuole lasciarselo sfuggir di bocca.
La causa vera di tutta questa levata di scudi fu messa in piena
luce dall'ottima Voce cattolica di Trento, che cosi scrive:
* Noi crediamo di non andare errati, affermando che uno dei pre-
cipui scopi a cui tendono la Neue ft'reie Press*, e consorti, e quello
•di ridestare gli antichi furori e gli odii del liberalisrno tedesco per
approfittarsene nella suprema lotta contro la reazione che da partito
dominante lo ha ridotto a non poter far altro che 1'ostruzione. L'an-
258 CRONACA
ticlericalismo e Pegemonia tedesca furono sempre i due sproni piii
potenti con cui la sinistra liberate tedesca eccito i suoi alia battaglia,
ed essa spera che anche oggi le possano rendere qualche servizio.
Ah ! se le riuscisse di tornare con forze maggiori al parlamento, se
potesse riafferrare il mestolo del governo, vedreste come sparirebbe
per incanto 1'ostrtizione, e come quest! becchini della monarchia e
della vita costituzionale si atteggerebbero a paladini dell'ordine ! In
questi loro sforzi essi sono aiutati dai liberali ungheresi. »
Come si vede la indecente campagna della stampa giudaica, inte-
ressata a turbare i rapporti amichevoli fra la Santa Sede e 1' impero
austro-ungarico, non e riuscita certo nel suo intento, avendo, come
si suol dire, fatto un buco nell'acqua.
III.
COSE ITALIANS
1. I denigratori dell' Italia nuova. — 2. II padiglione d' Italia alPEsposizione di
Parigi. — 3. La santificazione de' monti in omaggio a Cristo Reden-
tore. — 4. II ventesimoquinto del Santuario di Pompei.
1. Siccome Montecitorio tiene le porte chiuse, e soltanto nelle
segrete loro stanze s'arrabattono tra loro i Ministri per trovarsi d'ac-
cordo sopra un nuovo programma d'azione; cosi, noi poveri profani,
non possiamo sapere nulla di certo, che cosa si vada cola mulinando
a vantaggio o a danno della nostra Penisola. Quindi, tacendo nella
nostra Cronaca di politica, facciamo invece tesoro di quei sentimenti
di sfiducia e di poca stima, che a mano a mano vanno manifestan-
dosi nelle colonne del giornalismo liberale verso gli edificatori di
questa mal congegnata fabbrica che si chiama P Italia nuova.
Una volta erano i clericali gli eterni piagnucoloni dello stato pre-
sente di cose, essi erano i soliti denigratori d'ltalia, almeno cosi assi-
curavano i patrioti. Ora sono i liberali stessi della piii bell'acqtia, gli
amici piu sviscerati del governo che fanno della nuova Italia un
quadro dei piu desolanti. Ecco come ne parla Pon. De Nicolo nel
Corriere delle Pug lie:
« E convinciamoci che questa Italia, quale la rifece la rivoluzione po-
litica del 1860, e una Italia che pochi la vollero, e che fu principalmente
il portato di un memento di insperata fortuna, e di un lavorio d'immagi-
nazione che si impose alia inerzia dei piu.
« Della fortuna per6 non ci mostrammo degni; doveva morifarci tutti, e
non sapemmo rifare neppure la giustizia, al cui posto mettemmo il fisca-
CONTEMPORANEA 359
lismo. Invece di rifarci ci gonflammo, ci credemmo grandi, sogriammo im-
peril e dominii universal!, e diveuimmo un popolo di spostati e di malcon-
tenti, cessando di essere un popolo di artisti. Unimmo le nostre miserie,
rinnegando le nostre virtu regionali. Cosi non va intesa 1' Italia nuova, ma
cosi solo poteva apprestarsi il gran camposanto, fra le Alpi ed i tre mari
ad ogni fortuna d' Italia.
« II sentimento religiose, invocato dall'amico Molmenti, pero, solo servira
a spargere acqua benedetta sulle tombe, ove giacciono le nostre illusion!
di artisti. »
C'e timore, osserva argutamente la Voce della Verita, che non ci
sia neppure 1' acqua benedetta, perehe il sentimento religioso, come
10 intende Ton. Molmenti. non arriva fino al pregiudizio dell'acqua santa.
2. Sull'affermazione verissima dell'on. De Nicolo, che noi italiani,
volendoci gonfiare come la rana d'Esopo per giungere alia grossezza
d'un bue, col sognare imperil e dominii universal*, siamo poi riusciti
a divenire un popolo di spostati e di malcoltenti, cessando d' essere un
popolo d' artisti, ecco viene opportunissima ]' Ora di Palermo, giornale
cor unum et anima una colla Tribuna e percio nulla sospetto, a porre
11 suo suggello. Un suo corrispondente cosi le scrive da Parigi :
« Per carita di patria lo consiglio a tutti coloro che ancora visiteranno
I'Esposizione di Parigi a non entrare nel padiglione Italiano. Si contentino
di guardarlo esteriormente, si contentino d'illudersi che e il piu grandee
il piu bello di tutti. Poi, dopo aver dato un'ultima occhiata ai falsi mosaici
e ai falsi marmi della facciata, dopo aver salutato la bandiera che pende
abbrunata dal balcone centrale, proseguano nella loro via.
« Perehe se vi entrassero, se 1'allettamento della decorazione spingesse
il disgraziato italiano a voler vedere quello che rappresenta T Italia, ne
proverebbe un impeto cosi violento di sdegno che guasterebbe tutto il pia-
•cere della sua giornata. Nessuna nazione — nemmeno gli staterelli balca-
nici, nemmeno il principato di Monaco — oflfre uu insieme cosi completo
di volgarita, di disordine, di confusione.
« Noi ci siamo lamentati, percbe non abbiamo avuto molte ricompense,
ma dovremmo arrossire di quello che abbiamo messo insieme. Mentre tutti
g-li altri popoli hanno avuto 1'amor proprio di mostrare al mondo le loro
attivita e le loro Industrie, noi ci siamo contentati di aver il padiglione
piu grande per affittarlo a tutti i mercanti di figurine di gesso, di pasto-
relle napoletane, di ceramiche avariate, che ancora allietano con la loro
mercanzia il pubblico dei caflfe e delle birrerie internazionali.
« Nessuna organizzazione seria, nessun sentimento di dignita nazionale
nessun decoro del proprio nome, nessuna preoccupazione di vincere : quest!
governanti italiani figurano nella mostra parigina al di sotto di qualunque
altro popolo. »
La lettera del corrispondente continua su questa corda stonata pifi
oltre assai, deplorando la brutta figura che i nostri padroni fanno fare
360 CRONACA
all' Italia in quella gara mondiale di ricchezza e di coltura. Per noi
ce n'e qui d'avanzo, per farci capire, che nel nostro padiglione a Pa-
rigi 1' Italia governativa ritrova la sua imagine bell'e scolpita al vivo:
una grande povertd nascosta sotto un'apparenza di lusso. Solo doman-
diamo di passaggio : a chi venne affidata 1' impresa dell'esposizione
italiana nella capitale della Francia? Personaggi autorevoli ci risj.cn-
dono : alia massoneria e per essa all'illustre 33.-. Tommaso Villa !...
3. Da questa morta gora passiamo a piu spirabile aere. Traspor-
tianioci sulla cima de' monti a vedere un poco quello che sa fare,
non 1' Italia legate, ma 1' Italia reale e cattolica in omaggio di Cristo
Redentore, da cui solamente la patria nostra pud aspettarsi salute,
pace e vera grandezza. Di questi monti, eletti a tributare il debito-
onore al Re immortale de' secoli, scegliamo soltanto quelli, dove gia
si e innalzata o una croce o una statua del Salvatore, per dime in
breve qualche cosa.
Mombarone. — II 23 settembre si inauguro sulla vetta del Mom-
barone, alta 2370 metri, presso Ivrea, un magnifico monumento a,
Gesu Redentore. E una grandiosa statua di bronzo dentro una guglia
ottagonale, che con la Cappella misura 16 metri di altezza, il tutto
in pietra lavorata, e di stupendo eff'etto. Fin dalle quattro e mezzo
cominciarono ad arrivare colassu gruppi di pellegrini che avevana
camminato tutta la notte col-lumicino in mano. Su quell'alta vetta
si raccolsero cinquemila persone, delle quali un trecento ancor di-
giune, per poter durante il S. Sacrificio ricevere la Comunione, dopo-
quattro o cinque ore di faticosissima salita. II tempo fu veramente
splendido per tutta la mattina. Cinquecento metri sotto la vetta si
distendeva verso la pianura nno strato di candidissima nebbia, che-
pareva uno sterminato tappeto d'argento. Intorno intorno le altissime-
vette delle Alpi, il Moncenisio, il Rocciamelone, il Gran Paradiso, il
Monte Bianco, il Cervino, il Monte Rosa, non offuscate da inenoma
nube, sembravano come rivestite a festa dall'abbagliante luce del sole
e schierate intorno all'aitare del Dio vivente, per adorare il Re de' re,
il Salvatore del mondo. Alle 9 d/2 Mons. Filipello, Yescovo d' Ivrea,
celebro su quella cima la S. Messa, benedisse solennemente il monu-
mento, intono il Te Deum, e diede la benedizione col Santissimo e si
canto quindi un inno al Redentore, poi 1' invitatorio Redemptoretn
saeculorum etc., con un entusiasino e commozione da strappare le la-
crime a non pochi. Quando si arriva al lago del Mombarone, un 300
e piu metri piu basso del monumento, il simulacro di Gesu Reden-
tore si presenta allo sguardo di chi sale come una visione divina
nell'azzurro de' cieli.
Monte del Forte. — Anche la diocesi di Mondovi ha il suo monu-
mento alpino a Cristo Redentore, che fu teste inaugurate. E una croce
CONTEMPORANEA 361
«retta sullo storico monte del Forte colle oblazioni del cittadini di
€eva. E di proporzioni grandiose : misura 7 metri d'altezza, 4 di lun-
ghezza delle braccia, e 0,55 di larghezza : e in ferro fuso ed esce dalJa
rinomata fonderia Manfredi di Mondovi. Sorregge la Croce un piede-
stallo di marmo bianco di Frabosa alto 1,20 per 1,60 di larghezza
alia base, su cui & scolpita la dedica lesu Christo Deo Hominum Re-
demptori. Affine di rendere il monuraento visibile da tutta la citta, fu
necessario costrurre un basamento di 3 metri di altezza, a forma pi-
ramidale, e su di esso venne posato il piedestallo e la croce. Un ]ato
•del medesimo e occupato da una scala di pietra di sei gradini, che
conduce sulla piattaforma e questa e chiusa all' ingiro da un leggero
riparo di ferro. Sugli altri tre lati sta scritto con lettere gettate in
ghisa: Christus vincit, Chrislus regnat, Christus imperat.
Monte Baldo. — Yerona anch'essa di questi giorni ha innalzata sul
Baldo, e precisamente sulla punta di Naole, una bella Croce, in me-
moria della fine del secolo, e in omaggio al Redentore. Essa misura
metri 3,50 di altezza, e di forma quadra e di marmo bianco, onde
posta sulla piii alta vetta del Monte Baldo, a m. 1660 sul livello del
mare, potra essere veduta non solo da Caprino Veronese, ma anco
•dai paesi d'oltre il lago di Garda, come pure alia sinistra dell'Adige.
La Croce, lavorata gratuitamente dai bravi scalpellini di S. Ambrogio,
sull'asta verticale porta questa scritta : lesus — Christus — Vincit
— Regnat — Imperat — MCM. — E nell'asta orizzontale si legge in-
rece scolpito : Deus et Homo.
Monte, Penice. — Domenica, 14 ottobre, su questo monte che so-
Trasta la citta di Bobbio, a 1450 metri sul livello del mare, da Mons.
Vescovo Porrati s' inauguro con gran pompa un altro insigne monu-
mento, con bellissima statua in rame, rappresentante il Divin Salva-
tore, che colla destra benedice, colla sinistra tiene la croce col motto In
hoc signo vinces, e sul petto porta scolpito il cuore circondato di raggi.
La statua poggia sopra un magnifico piedestallo in marmo, dove si
legge un'elegante iscrizione del Can. Muzio. Benche in sul mattino
il tempo fosse indiavolato, pure una folia numerosa con croci e sten-
dardi, sfidando impavida e pioggia e vento e tuoni e larnpi, per lunga
erta montana, tocco la cima del Penice. E qui, non appena giunto il
Vescovo dinanzi al monumento col suo lungo corteo, a mo' di proces-
sione, canonici, seminaristi, parroci di molti luoghi, associazioni, con-
fraternite coi loro vessilli e colla taumaturga statua della Yergine ;
ecco, tutto ad un tratto, il sole dianzi oscurato, quasi in omaggio al
Salvatore, vero sole di giustizia, illuminare con meraviglia e gioia di
tutti quelPaltura, mentre una fittissima nebbia involgeva le vallate
sottostanti come un velo immenso, quasi separasse il Monte del Si-
gnore dai mondo profano. Allo scoprirsi della statua del Redentore un.
362 CRONACA
grido fragoroso e prolungato, la cui eco risono giu per quelle vallir
proruppe spontaneamente da tutti i cuori : Sia lodato Gesii Cristo! Da
queste parole il zelantissimo Yescovo tolse argoinento per un bellissimo-
discorso di circostanza, e, cantati alcuni inni sacri, intonate il Te
Deum, colla benedizione del Santissimo suggello festa si commovente.
— La vetta del monte Penice, che si scorge da quasi tutti i punti
della Diocesi di Bobbio, domina gigante le vallate della Trebbia, della
Staffora, del Tidone, del Po; e Mons. Vescovo (come conchiude la
bella relazione doll' Osservatore Cattolico) potra dire della sua diocesi
eio che il reale Salmista diceva di Grerusalemme : Monies in circuitu
eius, et Domiuus in circuitu pcpuli sui ex hoc nunc et usque in saeculum..
Degli altri monument], che in questa nobilissima gara tra le varie
regioni d' Italia sono stati gia inaugurati o si inaugureranno in sulle
piu alte cime de' monti, come del Gewroso, del Fasce, dell'Incontro,
del Guadagnolo e via dicendo, ci riserbiamo a parlare, quando ne
avremo piu precise notizie o saranno gia belli e compiti.
4. IL giorno 7 ottobre restera memorando a Yalle di Pompei. Mi-
gliaia e migliaia di fedeli da Napoli, da Portici, da Torre del Greco,
da Roma e da ogni parte d' Italia accorsero in quel di giubilanti per
fare omaggio alia Vergine del Rosario, nel venticinquesimo anno dalla
fondazione del suo Santuario sulle rovine di una pagana citta sepolta.
NelP ampia piazza della fontana dell'Orfanotrofio ed in altri due posti,
erano stati eretti altari, e un'onda di popolo infinito assisteva divota-
mente alle Messe, che cola si succedevano senza posa. Davanti al San-
tuario immensa animazione. Alle 11 le campane cominciarono a sonare
alia distesa, e la folia si riverso tutta sul passaggio della processione.
II corteo fu grandiose e interininabile. Sventolavano in aria trecento
stendardi pittoreschi e stemini di vescovi, arcivescovi, confraternite,
citta e comuni. Quello del comime di Napoli, bellissimo, fu donato
dal Sindaco al Santuario. Seguivano il clero, i seminaristi, e i dignitari
ecclesiastici. La miracolosa Imagine era preceduta da ventiquattro tra
Arcivescovi e Yescovi, pontificalmente vestiti, in piviale e mitra. Era
portata a spalla da ventiquattro cavalieri dell'ordine del Rosario. Dietro-
alia taumaturga Effigie veniva 1'Emo Card. Manara, vescovo d'Ancona
e rappresentante del Card. Prisco : poi il Comm. Bartolo Longo ed il
cav. Auriemma, che rappresentava il mimicipio di Napoli, con un largo
seguito di pompieri e guardie municipali, sotto gli ordini del capitano
Contardi, tutti in alta tenuta di gala. In fine le orfanelle dell'Isti-
tuto e migliaia di fedeli. La processione si fermo neH'atrio di un
nuovo grandioso edifizio pei figli dei carcerati : e quivi il Yescovo di
Nola, dopo la recita della supplica, imparti la benedizione col Santis-
simo. Indi la processione si aggiro per la piazza della Nuova Pompei,
ove venne imj'artita la benedizione papale dal Cardinal Manara ad una
CONTEMPORANEA 363
iminensa folia di persone inginocchiate a terra, mentre i sacri bronzi
squillavano a festa e le salve di mortal echeggiavano contemporanea-
mente in piu parti, frammiste alle armonie soavi dei concert! musi-
cali. A tutela dell'ordine pubblico eranvi uno squadrone di carabinieii
ed un battaglione di fanteria, i quali crescevano^decoro e lustro alia
bellissirna solennita, che, salvo qualche lieve incidente, riusci a me-
raviglia in omaggio alia santissima Yergine del Rosario.
IV.
COSE STRANIERE
{Notizie Q-enerali). 1. INGHILTERRA. Notizie general! delle elezioni inglesi.
Al Transvaal. Imbarco del Kriiger. — 2. ESTREMO ORIENTE. L'accordo
Anglotedesco. Disposizioni della Cina. Proposte respinte dagli amba-
sciatori. Sanzione dell' integrita dell' Impero celeste. I boxers del Sud.
Speranze di pace. -- 3. GERMANIA. Ritiro del Cancelliere Hohenlohe
e successione del Biilow. Sua euergia. — 4. AUSTRIA-UNGHERIA. La que-
stione del Trentino. — 5. SPAGNA. Alia Presidenza del Senato. Dimis-
sioni del Presidente della Camera. Condizioni critiche economiche.
Nuovo ministero. — 6. AMERICA DEL NORD. Intorno alia elezione del
Presidente delle Citta federate.
1. (INGHILTERRA). Noi ci apponevaino dicendo, nel Quaderno ultimo,
<3he 1'esito delle elezioni inglesi non sarebbe stata una vittoria morale
del gabinetto conservatore, poiche, ad elezioni finite, la rnaggioranza
-del governo non ha subito uno spostamento in meglio. Secondo i risul-
tati che crediamo sicuri essa non supera la passata che per un numero
esiguo di voti, i quali non vanno oltre ai quattro o cinque. La cam-
pagna elettorale posta e combattuta sul terreno del patriottismo e dei
nuovi acquistati dominii africani doveva essere, a parere deijpubbli-
cisti piu reputati, piu gloriosa pel Salisbury. Cid non toglie, tuttavia
che sia una vittoria sulla quale esso pud fare assegnamento per le
riforme necessarie nella Gran Brettagna tanto neH'ordiue militare
che politico e sociale. Se sara il caso di modificazioni nel gabinetto,
egli potra attendere a studiare anche la ragione e la forma di esse.
II tempo non glie ne manca di certo quanto a queste ultime, perche
il Parlamento non verra convocato, secondo un decreto della Regina
che ai 15 di febbraio. Frattanto sin da ora si pud dire che qualun-
que modificazione avvenga nel seno del gabinetto, Chamberlain e Sa-
lisbury resteranno al posto che occupano attualmente, non essendo
cosi facile sostituire il primo alle Colonie in questi ^momenti di
364 CRONACA
nuove annessioni, ne il secondo in piena qnestione cinese agli affari
stranieri.
11 Transvaal seguita ad infastidire Lord Roberts ed il governo
centrale, ed e cosi che 1'esito felice delle elezioni non basta a far
riposare quietamente gli uomini politici dell' Inghilterra usciti vitto •
riosi dalla lotta. II comandante delle forze inglesi nella estrema Africa
dovra rimanere ancora per qualche tempo laggiu per vedere netta-
mente sino a qual punto le reliquie dei boeri saranno tanto solide da
esigere una grande vigilanza ed una direzione militare, da parte degli
inglesi, che risen ta di continuita. Seguitano delle scaramucce sirnili
a combattimenti, nei quali gli inglesi soffrono delle perdite relativa-
mente assai gravi. In uno degli ultimi dispacci pervenuti a Londra.
si annunciava che un distaccamento boero riusci a penetrare in lager's
Doptein dove in un combattimento gli inglesi lasciarono sul terreno
11 dei loro. L'ex presidente Kriiger sarebbesi imbarcato il 19 sul
Niederland come si era detto. E atteso a Parigi.
2. (EsTREMO ORIENTE). A furia di accordi annunziati ogni giorno
dal telegrafo di tutte le maggiori capitali delle potenze intorno alia
Cina, a quest'ora sembrerebbe che, nelFestreuno Oriente non ci fossa
piu nulla da fare. II comandante Yaldersee per conto suo, si dieer
avrebbe fatto sapere che la campagna militare e finita ed aspetta di
essere richiamato. Si era in grande trepidazione, non sapendosi s&
1' Inghilterra avesse acceduto alia Germania circa la proposta di ser-
bare 1' integrita dell'Impero cinese : ma oggi e sparito ogni dubbio
anche su questo punto, e 1' Inghilterra ha ammesso la politica ger-
manica della « porta aperta >. E pur nondiineno, la parte piu iuteres-
sata ossia la Cina, senza la quale non si puo nulla concludere pacift-
camente, non si piega ad alcun negoziato che sia accettabile. E percio
noi non sappiamo veramente a che approdi 1'accordo, da alcuni tanto-
magnificato degl' internazionali, ad impedire che vengano alle mani
fra loro. Ma sono andati per questo in Cina? Sono andati, hanna
preso Pechino, liberate le Legazioni e sonosi impossessati di altri
luoghi per stabilire una tranquillita perpetua e finalmente per costi-
tuire in Cina, un governo forte che desse garanzie, per 1'avvenire,
alL'Europa che mai piu non si rinnoverebbero le levate di lance e le
stragi feroci. Quanto a questo che e la somma delle cose non c'e dav-
vero alcun principio, e la Corte Cinese fugge sempre lontano e si an-
nunzia il suo arrivo a Sin-gan-fu. Cio non ostante Li-Hung-Chang
e il principe Ching hanno convenuto di trattare un accomodamento,.
poiche i prelirninari basati sulla cessazione delle ostilita e sulla con-
dizione che ciascuna potenza formuli, separatamente le sue pretese
coa il corrispettivo di giudicare e di punire i principi e i mini^tri col-
pevoli a norma delle leggi cinesi, di concedere le indonnita per 1&
CONTEMPORANEA 365
sole Legazioni distrutte e di ritornare sugli antichi protocolli per di-
scuterli e apportarci modificazioni. Ma, poiche quest! preliminari
meritaroHO la disapprovazione energica degli ambasciatori, non c'e da
sperare alcuna soluzione. E tanto meno perche gli ambasciatori stessi,
collettivainente, per mezzo del ministro francese Pichon risposero che
non si pud parlare di cessazione di ostilita sino a tanto che non siano
stati esemplarmente puniti i maggiori responsabili delle atrocita, Ci-
nang, Kang-yi e Jung-fu-sciug. Non ostante adunque che 1'Inghil-
terra abbia quasi dichiarato di non avere alcuna mira sulla vallata
del Yang tse e di acconciarsi alle vedute tedesche sugli affari com-
merciali in Cina, e che in complesso le volonta convengono sulle pro-
poste della Nota francese, e 1'accordo anglo-germanico sancisca per
tutte le potenze 1'integrita dell'Impero celeste, siamo sempre come
in un teatro dove, oramai, si e ristucchi del sapere che 1'orchestra,
in ordine, non si decide mai a suonare perche manca una delle prime
parti che nel caso nostro e la Cina, la quale, in realta, non manca,
ma non e disposta a secondare 1'orchestra pronta.
Frattanto 1' insurrezione dei boxers si propaga al sud dell'Impero
celeste e ne sono minacciati i possessi inglesi di Hong Kong e, di
molte citta nel Wait-cheu, sonosi gia impadroniti i ribelli o meglio
i compari delle classi dirigenti della Cina.
Proprio, quando siamo per licenziare alia stampa questo nostro
riassunto, notizie da Parigi, da Berlino, da Londra, da New York e
da Yienna constatano la soddisfazione comune delle Potenze per 1'ac-
cordo anglo-tedesco e recano la speranza che si possano aprire nego-
ziati di pace, fra breve, con la Cina. Vedremo su quale base, con chi
e con quale fondamento di riuscita parziale per 1'Impero celeste e
generale per 1' Europa e per 1' America del Nord e pel G-iappone.
3. (GERMANIA). La stampa di tutto il rnondo politico si e occupata
e si occupa del ritiro del Cancelliere germanico principo di Hohen-
lohe, quale in un senso, quale in un altro, cercando di divinare le
ragioni semplici e composte dell' improvviso avvenimento. Spesso ac-
cade che, per voler troppo sottilizzare nella critica dei fatti, si va
lontani dai veri motivi che li hanno prodotti. Attorno agli uomini
politici tutto deve far capo alia politica, secondo alcuni. A noi ar-
ride la spiegazione piu semplice, il Principe di Hohenlohe e grave di
anni e ha creduto di non essere piu in grado di sobbarcarsi alle fa-
tiche ohe importa 1'umcio del grancancellierato tedesco. E poiche la
eredita poteva essere raccolta opportunamente dal Segretario di Stato
per gli affari esteri e conte di Billow, 1' Imperatore non ha esitato a
concedere il riposo al suo vecchio amioo. Al conte De Billow si attri-
buisce spirito intraprendente che lo rassomiglia alquanto al Bismarck,
per il quale spirito alcuni prevedono che Guglielmo II dovra essere
366 CRONACA
molto deferente verso di lui. E certo che e in gran parte merito
del De Billow, se la Germania, negli affari della Cma, ha preso quasi
il mestolo in mano ed ha aperto la via a stabilire il modo piu facile
di venire, per parte delle Potenze, ad una eonclusione soddisfacente
per tutte.
II nuovo Cancelliere dell' Impero germanico si fara onore al Reich-
stag, nel quale lo attendono pel 14 di novembre, data della convo-
cazione, attacchi poderosi nel campo della politica estera ed interna
e commerciale. Gli agrarii che sono protezionisti combatteranno viva-
mente in lui il favoreggiatore conosciuto dei trattati commerciali e
dei liberi scambi.
4. (AusTRiA-UxGHERiA). La questione deirautonomia del Trentino
e stata messa nel suo vero aspetto dall'ufficioso Fremdenblatt, il quale
da ragioni sufflcientissime, del rifiuto del Presidente del Consiglio,
al quale accennarnmo nei nostro Quaderno ultimo. I deputati trentini
avevano domandato che nella Dieta d' Innsbruck s'istituisse una sezione
italiana ed una tedesca, le quali governassero amministrativamente
ciascuna la propria sezione. Cid avrebbe dato motive e ragione alle
due sezioni di fare, separatamente, i propri vantaggi sezionarii. Ma
allora dimanda Pufficioso : Al bisogni generali del Trentino come si
sarebbe provveduto? Riconosce tuttavia, che alcune questioni ammi-
nistrative debbono essere studiate affinche le due sezioni settentrionale
e meridionale non abbiano a risentire danni economici: questa per
la clausola dei vini, quella per la difficolta dell'uso dei pascoli e per
le tariffe ferroviarie. Riorganizzandosi la Dieta e, cessando Pasten-
sione degli italiani da essa, che dura da circa un decennio, il Frem-
denblatt promette 1'appianamento della questione. Frattanto il presi-
dente del Consiglio, negando di accondiscendere alle dimande dei
deputati trentini, si mostra molto largo a concedere le piu ampie fa-
cilitazioni nel ramo amministrativo.
5. (SPAGNA). Al posto di Presidente del Senate spagnuolo lasciato
vuoto per le morte di Martinez Campos fu nominate il generale Azcar-
raga ministro della guerra. Non e stato sinora sostituito il signor Pidal
che aveva rinunziato, dicono, per motivi di salute, alia presidenza della
Camera. Alle Cortes si proporra 1'aumento del bilancio della guerra
affine di rifornire Partiglieria. La Spagna traversa una crisi industriale
ed economica piuttosto grave risentendosi naturalmente dei disastri
patiti nella lunga ed infelice guerra con gli Stati Uniti. All'ultim'ora
si annunzia che il Ministero dimissionario e stato ricostituito cosi:
Presidenza, generale Azcarraga Giustizia, Yadillo — Affari esteri,
Campos - Interno, Uyarte — Pubblica istruzione, Q-arcia Alix — Agri-
coltura, Sanchez de Toca — Guerra, generale Linares — Marina, ne
ha preso P interim il gen. Azcarraga — Finance, San Allen de Salazar.
CONTEMPORANEA 307
6. (AMERICA DEL NORD). La elezione del Presidente degli Stati fe-
deral! del Nord e fissata pel 6 novembre e come si approssima il giorno
cresce il fervore della lotta, la quale e indetta oramai definitivamente
fra due candidati, tra 1'uscente repubblicano Mac Kinley e il demo-
cratico O'Bryan. La maggioranza, per riuscire eletto & di 224 voti.
Le previsioni riguardano piu il numero dei suffragi che le persone,
essendo fin da ora, con ogni probability assicurata la rielezione di
Mac Kinley, il quale, nello Stato di New York, sara portato trionfal-
mente sugli scudi. La fortuna della guerra con la Spagna e gli ideali
espansionisti stanno per Mac Kinley. Gli contrastano altre cose, come
per esempio : la diuturna irrequietezza delle Filippine e quella certa
inquietudine che arreca la indefinita politica imperialista. Ma tuttavia
non saranno queste difficolta che lo faranno restare a piedi, salvo casi
sinora imprevisti.
FRANC1A. (Nostra Corrispondenza). 1. II risveglio del sentimento catbolico
nell'ultimo ventennio. Cause molteplici originate da influenze diverse
e talvolta anche contrarie. — 2. 11 risveglio cattolico nella filosofia,
nella critica storica, nella letteratura, nell'arte. — 3. Cause che para-
lizzano tale slancio e ne impediscono lo sviluppo. — 4. L' insegnamento
superiore cattolico. La stampa periodica. — 5. Buone speranze.
1. II Rev. Abbate Delfour, critico letterario che i cattolici ricono-
scono con ragione come uno dei loro migliori difensori, scriveva ulti-
mamente nella « Revue de TUniversite catholique » (n. 8, p. 519) pub-
blicata a Lione, le riflessioni seguenti che sono lieto di citare:
« E evidentissimo che il miglior mezzo di fare rinascere lo spirito
« francese sta nel favorire la fede religiosa, cioe il cattolicismo, perche
« ne costituisce in guisa tale la base ed il fondamento che quanti
« 1'amano di vero amore, saranno presto o tardi dei nostri. Lasciamo
« fare a Dio, al tempo, ed all'anima francese ; in tan to dobbiamo su-
« bito dire ove deve tendere, e ove realmente tende questo movimento
« che trasporta quasi tutti i moderni scrittori. Tende al cattolicismo. »
Ho voluto citare qmesto magnifico passaggio d'uno stimatissimo
ecclesiastico, la cui profonda dottrina e meritamente apprezzata al pari
della sua critica, e che in pari tempo non e ligio ad alcuna scuola troppo
assolutista o troppo liberale. Di fatto da 12 o 15 anni assistiamo ad
una reazione salutare contro il cosmopolitismo libero pensatore, egoi-
sta, e spesso immorale, che da troppi lunghi anni ci ha invasi, e che
il sig. Rene Doumic, professore della universita di Parigi, certa-
mente non sospetto di clericalismo e meno ancora di preconcetto contro
la filosofia e la letteratura, ha per carattere presentito e quindi rico-
368 CRONACA
nosciuto quale importazione esotica pericolosa, in materia d'arte e di
scienza, per il nostro paese. < L' idea di cosmopolitismo, egli dice, &
« vuota di ogni nozione morale; il suo e un ideale di egoisino e di
« godimento... il che costituisce la sua immoralita ».
Lo stesso professore essendo stato incaricato d'insegnare precisa-
mente la letteratura alle ragazze dei corsi superiori, non tralascio di
rilevare il pericolo risultante da tale abbandono, piu o meno ineo-
sciente, delle tradizioni francesi da parte della donna, la cui azione
diviene ognora piu preponderante in Francia ed all'estero, credo, non
solo in cose di gusto e di moda, ma piu ancora negli usi della buona
societa e nell' influenza sulla famiglia. « Quando una donna abbraccia
un partito, scrive lo stesso sig. Doumic, lo prende sul serio; non
ammette ne attenuazioni, ne mezze misure, e arriva subito agli estremi;
e dessa che colla sua voce gentile proroinpe nei termini piii incivili,
e che colle sue graziose dita lancia le freccie piu micidiali. »
Alcune discussioni cui ho personalmente assistito nel recente con-
gresso femminista tenutosi a Parigi dal 4 all'8 settembre scorso, mi
hanno fatto comprendere la profonda verita delle parole sopra citate.
Infatti in tale occasione furono presentate delle proposte e sostenute
tesi d'un' audacia irreligiosa tale, che non si sarebbero neppure so-
spettate in riunioni di liberi pensatori e di atei dichiarati.
Queste riflessioni mi sembrarono necessarie, perche, a parer mio,
rivelano la causa intima e profonda, quantunque incosciente in ori-
gine, donde emana il movimento nazionale, il risveglio religiose (non
oso ancora dire cattolico), che ci rallegra vedere da qualche anno, il
cui continue progresso riempie di speranza, tanto le anime sempli-
cemente oneste, quanto i cuori generosi di quei francesi, che per altro
i pregiudizi di educazione, o la societa in cui vivono, tengono tuttora
lontani dalle pratiche religiose.
Or sono 30 anni circa, cioe poco tempo avanti le s venture che la
guerra del 1870 scateno sulla Francia, e per qualche tempo dopo, il
libero pensiero poco si curava di celare un grossolano ateismo; 1' im-
moralita nel teatro e nel romanzo sembrava aver raggiunto 1'estrema
audacia ; le riviste filosofiche, letterarie e storiche erano quasi esclu-
sivamente aperte agli scienziati, artisti e letterati, che manifestassero
profondo disprezzo per il cristianesimo (non dico neanche del catto-
licismo), per la sua dottrina, la sua morale, e sopratutto per le sue
pratiche religiose. II Renan e 1'About, per esempio, erano due oracoli,
1'uno in filosofia religiosa e in istoria critica, 1'altro in letteratura;
il sig. Taine altro profondo filosofo e psicologo sottile pubblicava opere
ed articoli di rivista, il cui funesto effetto dura ancora. Un quarto,
tuttora vivente, del quale gli stranieri, a loro onta e vergogna, gu-
stano le oscene descrizioni e la letteratura corruttrice, lo Zola, faceva
CONTEMPORANEA 369
penetrare fino nelle classi mezzo istruite o appena dirozzate, il veleno
mortale del suo sozzo materialismo. Passo sopra altri non meno colpe-
voli, ma rneno conosciuti ali'estero. Orbene 1'eccesso del male ha pro-
vocato una benefica reazione ed una volta di piu si e realizzata alia let-
tera da noi la massima, spesso richiainata, del Tertulliano : « L'anima
semplicemente onesta e naturalmente cristiana. »
2. S' io non in' inganno, la reazione seria contro il materialismo
nella filosofia e nelle arti, come pure la lotta energica della morale
contro le tendenze irreligiose e corruttrici che ci aveano invaso, data
d'una trentina d'anni. Non voglio dire che prima di questo periodo,
una pleiade di uomini eminenti, il cui nobile carattere, il disinte-
resse, oggi forse piu raro, e la purita dei costumi imposero rispetto
ai loro awersarii, non avesse ottenuto dei successi splendidi in questa
gara per il trionfo della sana morale e della verita religiosa. Sarebbe
ingiustizia e leggerezza fingere di dimenticare, o d3 ignorare 1'opera
di rinnovazione adempiuta nel nostro paese dagli uomini della ge-
nerazione che ci ha preceduto. I cattolici francesi non dimentiche-
ranno mai i nomi venerati di Lacordaire, di Montalembert, di de Ravi-
gnan, di Dupanloup, di L. Yeuillot e di altri che sostenuti ed imitati
da venti altri campioni e cristiani intrepidi combatterono per la li-
berta della Chiesa, per la liberta d' insegnamento e per fondare e pro-
pagare opere sociali di beneficenza e di moralizzazione.
Restavano a conquistarsi ancora due preziose liberta, quella d.'asso-
ciazione e diritto di riunione e quella d' 'insegnamento superior e, senza
le quali tutte le altre riescono incomplete ed imperfette, che e quanto
dire, infruttuose. I cattolici francesi le hanno in parte ottenute dallo
stabilimento della terza repubblica in poi, e nulla hanno essi trascn-
rato per estenderle e svilupparle. Ma ora col piu profondo rammarico
dobbiamo riconoscere che quelle liberta, a si caro prezzo conquistate,
corrono in questo inomento il piu grave pericolo, e all'apertura delle
oamere una fiera battaglia le aspetta.
3. Queste liberta si trovano sempre in uno stato d'imperfezione in
quanto che, in materia di riunione, il potere amminis^rativo pud, se
gli pare opportune, restringerne o anche sopprimerne il diritto, e che
iii fatto di diplorai d'insegnamento superiore, solo le sedici facolta dello
Stato possono conferirli. Siceorne pero tali liberta, frutto di tanti sa-
crifizi, sebbene incomplete, sono indispensabili ai francesi cattolici nella
loro attuale situazione sociale, cosi all'apertura delle Camere una ter-
ribile battaglia sara impegnata su questo terreno, e gli sforzi che si
tenteranno per occulta impulsione delle logge massoniche e colla con-
nivenza piu o meno palese dei poteri civili, sara una prova evidente
del bene che i cattolici avevano operate valendosi con giudizio delle
medesime.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1209. 24 27 ottobre 1900.
370 CRONACA
II diritto di riunione non assoluto, ma regolato, era gia stato con-
sent! to dal Governo imperiale nel 1869 sotto la pressione di reite-
rate domande dei deputati liberali e repubblicani del corpo legislative.
Sotto la terza repubblica fu conservato, e, pud dirsi, anche esteso,
ed i cattolici ne approfittarono, come era loro diritto. Cosi in que-
st'anno nel corso dell'esposizione universale, 130 congressi si sono riu-
niti, e continuano a riunirsi in Parigi senza che il Governo vi ponga
il minimo ostacolo.
In quanto alia liberta d'insegnamento dopo una vigorosa lotta che
duro vari anni essa fu accordata nel 1875 ed applicata nel 1876 colia
fondazione d'universita libere a Parigi. Lilla, Angers, Lione e Tolosa.
A prezzo di sacrifizii considerevoli, che ammontarono a milioni, i cat-
tolici francesi, sotto 1 'impulse ardente dei loro Yescovi stabilirono questo
insegnamento superiore, che mancava, e senza il quale, conviene con-
fessarlo francamente, i risultati anche buoni o passabili ottenuti dal-
1'insegnamento primario e secondario rimasti cristiani, sono presto ste-
rilizzati, soffocati, paralizzati.
Riportero qui le gravi parole d'un oratore di grande talento, d'un
educatore, i cui metodi e certe idee furono contestate, il quale pero
ad un grande zelo per il bene morale univa un ardente patriottismo. II
celebre P. Didon dell'Ordine dei Predicatori, defunto non ha molto a
Tolosa, e direttore della scuola libera d'Arcueil, ha scritto le seguenti
linee d'una verita profocda.
(Les Allemands n. 210-214).
« Lungi dal disconoscere i merit! dell' insegnamento pubblico in
« Francia, io mentirei alle mie convinzioni, se nel doloroso dovere
< che ne provo, non ne segnalassi i vizi. Sono gravi aberrazioni :
« 1.° L' insegnamento primario (ufficiale) senza religione. 2.° L'inse-
« gnamento secondario, follemente enciclopedico. 3.° L' insegnamento
« superiore, abbandonato allo sminuzzamento indefinite... II fanciulle
« educate senza la conoscenza di Die non sara mai un uomo ; 1'ado-
« lescente oppresso da un insegnamento superficiale restera il piu so-
« vente uno snirito superficiale, e lo specialista uscito dalle scuole
« eve e stato ristretto, manchera sempre deU'ampiezza d' idee, senza
« la quale non si concepisce una ragione virile e superiore. Da un
€ secolo in poi la Francia e divenuta deista, perche la scienza reli-
« giosa e stata soppressa dal programma ufficiale e cosi la Francia e
« ignorante ed indifferente in religione. »
4. Per reagire contro queste tendenze e contro le conseguenze d'un
insegnamento puramente razionalista, se non irreligioso, si fondarone
le universita cattoliche, alle quali poco dopo (1878) fu tolto il diritte
di partecipare agli uffici e giuri misti d'esame che conferiscono i di-
plomi.
CONTEMPORANEA 371
II clero secolare e regolare possedeva bensi professor! capaci di
dare alia gioventu cattolica uscita dagli stabilimenti d' insegnamento
secondario un'istruzione superiore in teologia filosofia e letteratura,
ma siccome ne difettavano per quelle di matematica e fisica e di lin-
guistica, cosi se ne sono format! dippoi degli eminenti sotto la dire-
zione di professor! venuti dall' universita dello Stato. Anzi or sono
cinque anni 1' universita di Lilla apri una facolta di medicina, il
cui insegnamento spiritualista, non che danneggiare, favori gli splen-
did! success! ottenuti negli esami subiti innanzi il giuri dello stato
dai giovani dottori che essa avea format!. In questo momento le no-
stre cinque universita regional! cattoliche possono rivaleggiare con le
facolta ufficiali e 1' insegnamento che esse danno, non e ne meno
esteso ne meno solido : e cio che e meglio ancora, posso asserire che
senza mirare ad un dogmatismo intransigente nelle scienze che non
lo comportano, esso e tanto sostanziale e tanto indipendente da ogni
partigianeria, quanto deve essere e restare.
In conclusione, da questo vigoroso sforzo verso un insegnamento
superiore in tutti i rami delle scienze, che rispettando il dogma cat-
tolico definito e da tutti ammesso, sa essere nuovo e conservarsi
tuttavia ortodosso, discende in gran parte la rinnovazione intellettuale
e morale della nostra gioventu.
Si deve adunque all'organizzazione dell'alto insegnamento cristiano,
o piuttosto cattolico, nel nostro paese, la nuova e vivissima impul-
sione religiosa nella classe colta, che si fe' sentire prima nella classe
media, e si trasfuse finalmente nella popolazione operaia.
Queste facolta non furono appena seriamente organizzate, colla ge-
nerosita dei fedeli e coll'appoggio dei Yescovi, che uomini eminenti
del ceto ecclesiastico e laico, tanto laboriosi quanto avid! della verita
religiosa trovarono nelle universita in cui furono chiamati ad inse-
gnare, una favorevole occasione d'esercitare un energico apostolato.
Per non offendere la modestia di quell! che vivono, mi contentero di
citare i nomi di alcuni che una morte prematura strappo, ancora gio-
vani, a quest! nobili lavori ed a quest'opera di rigenerazione : mon-
signor d'Hulst alia facolta di Parigi, il sig. ab. Guiol a quella di
Lione, il sig. de Morgerie a quella di Lilla, il sig. Duilhe de S*. Projet
a quella di Tolosa. Inoltre dottissimi ed insigni professor! dell' Uni-
versita di Francia cambiarono volentieri la loro posizione ufficiale e
ben retribuita per andare ad insegnare nelle facolta cattoliche.
Debbo ancora rammentare il sig. Marco Sagnier, nipote del ce-
lebre Avvocato Sig. Lachaud, a cui spetta 1' onore principale nel-
1' organizzare e propagare 1' opera essenzialmente moralizzatrice delle
Universita popolari cristiane, che quantunque di recente fondazione
diedero eccellenti risultati. Infatti vent! di quest! Circoli -de til di studi
372 CRONACA
esistono a Parigi, ed altri saranno stabiliti nelle grand! citta industrial!
e commercial!. II Sagnier coadiuvato poi da amici dotti ed affezio-
nati all' opera, fondo la valorosa rivista bimensile « Le Sillon » che ha
subito conquistato la simpatia dei cattolici di tutti i partiti politic!.
E poiche mi si presenta 1'occasione devo, per essere giusto verso altri
che lavorano all'opera di generazione cristiana della Francia, citare
almeno i titoli delle riviste piu note che per tendenza e spirito sono net-
tamente e formalmente cattoliche : La Quinzaine; Le Correspondant;
Les Etudes religieuses, redatti dai PP. Gesuti francesi; La Revue
du Clerge Franpais ; La Revue Thomiste dei PP. Domenicani ; La
Revue Franciscaine ; La Revue du Monde Catholique ; La Revue de
Lille, organo dell'universita cattolica di quella citta; L'Oniversite
Catholique, pubblicata a Lione ; Le Bullettin de 1'Institut Catho-
lique, di Tolosa; La Science Catholique; La Reforme Sociale; L'En-
seignement Chretien ; La Revue de Philosophic ; La Revue Catholique
des Institutions et du droit; La Revue d'Histoire et de litterature
religieuse, eoc., ecc.
5. Questa enumerazione molto incompleta bastera certo per dare a!
nostri amici d' Italia un' idea abbastanza precisa dell' importanza, e
dello sviluppo considerevole che ha ottenuto in Francia da 30 anni
in qua, il movimento religioso, e il risveglio cattolico.
II ritorno ai principii cristiani, alle aspirazioni piu elevate d'una
sana morale, le simpatie francamente cattoliche delle quali si consta-
tano presso eminenti scrittori indubbi segni, non sono meno notevoli
e segnalati ct>n amaro dispetto dai nemici irreconciliabili del catto-
licismo. Basti ricordare i nomi del Coppee, del Lemaitre, Brune-
tiere, ecc. e il presente indirizzo preso da quell' insigne periodico che
e la Revue des deux mondes.
Da una ventina d'anni questa reazione salutare, contro la fredda
empieta e questa lotta contro la letteratura corruttrice s' e manife-
stata su divers! punt! ed essa prende ogni giorno un maggiore svi-
luppo. Una nuova generazione, arrivata all'eta virile, si presenta armata
per la lotta leale e sincera, ma senza compromessi colla falsa scienza
e con la morale cosi detta indipendente. Essa combatte colla penna
in riviste e giornali, colla parola nelle conferenze e riunioni perio-
diche ove e convocata la gioventu che ha ricevuto un' istruzione piu
ampia, e nei circoli popolari ove sono riuniti gli opera! ed i figli
del popolo, ed infine essa agisce rnediante una cooperazione diretta,
personale, devota e disinteressata in una quantita d'opere di preser-
vazione e di perseveranza. Casse rural!, scuole d'apprendisti, e di gio-
vani, catechismi di perseveranza, societa di mutuo soccorso, opere per
gli adulti, conferenze popolari sopra soggetti religiosi o semplicemente
storici, scientific]", professional!, ecc. Piaccia a Dio che vediamo ma-
CONTEMPORANEA 373
turare i frutti di tanto lavorio e tante sante intenzioni ch'egli stesso
suscita in cuore ai generosi figli di Carlomagno e di San Luigi.
SRASfLE (Nostra Corrispondenza). 1. Le nuovecamere. —2. Cospirazione.
— 3. Finanze e cambio. — 4. Primo Congresso cattolico nel Brasile.
— 5. Concilio latino-americano ; nuovi decreti e indulti. — 6. Dlsegni
di divorzio e della precedenza obbligatoria del matrimonio civile ; at-
tentato contro i beni degli Ordini religiosi. — 7. Peste bubonica.
1. Abbiamo avuto le elezioni, rinnovandosi interamente la Camera
dei Deputati e un terzo del Senate, come si fa di tre in tre anni.
Le elezioni, tranne poche eccezioni, corsero pacificamente, non per-
che non vi fossero disparita di opinioni, ma perche quelli che non
stavano col governo preferirono il sistema di disputar 1'elezione nella
Camera, al che fare la nostra legge elettorale apre facilmente 1'adito.
In ciascuno stato il governo locale propose la sua lista, concertata
col Presidente della Repubblica. Poca o nessuna speranza si poteva
avere di soppiantarla, molto piu che si vedeva anche un movirnento
notevole di soldati verso i luoghi ove 1' opposizione si mostrava
piu forte. Si ricorse dunque al sistema delle duplicate, facendo ele-
zione a parte, e presentandosi alia Camera con un diploma. La fu
lunga e accanita la lotta, sicche il riconoscimento dei Deputati duro
due buoni mesi, cioe meta del tempo della sessione legislativa. L'esito
fu quello che si prevedeva ; il governo ebbe la vittoria, ed ha una
camera tutta sua. I vinti accusavano il Presidente della Repubblica
d' intervenire indebitamente nell'elezione e riconoscimento dei Depu-
tati, e Taccusa dalla Camera passo ai giornali, ove si scateno una
vera tempesta contro il Presidente, attaccandolo persino nella vita
privata ; di che ne venne a soffrir non poco la sua riputazione e la sua
autorita. Molto si e discorso del motive di questa pressione del go-
verno, piu che nel passato, sulle elezioni. Fra le ragioni addotte pri-
meggia quella, di assicurare la sanzione del futuro Presidente, alia
quale, benche sia di qui a due anni, gia si pensa seriamente, e si
addita il candidate del governo, e si sussurra persino di qualche
influenza o imposizione straniera. Dopo la ricognizione dei deputati,
non pochi si sono sbandati ; sicche spesso manca i] numero legale per
le votazioni. Anche per questo, fuori dei bilanci, poche sono le leggi
che si presentano a discutere, tranne alcune di interesse particolare
o di partito.
2. Del resto la politica al presente sta in calma, almeno apparen-
temente, sia perche ancora non si sono organizzati i partiti propria-
mente detti, e pare che il Presidente della Repubblica lo impedisca,
374 CRONACA
sia perche il governo continua nell' impegno preso di conservare ad
ogni costo la pace interna, condizione indispensabile del suo pro-
gramma finanziario. Un fatto peraltro e venuto a rompere in qualche
modo questa monotonia politica, e il governo, non che occultarlo, pare
gli abbia voluto metterlo in rilievo e dargli importanza. Nel mese di
febbraio fu egli avvisato che si tramava una sollevazione. Difatti non
passo quel mese, e si venne a capo di scoprire, che tra gli implicati vi
erano dei soldati di polizia. Furono sorpresi nel loro quartiere, e ivi
stesso se ne istitui il processo. Secondo gli atti, alcune guardie di
polizia, istigate da un loro maggiore, aveano formato una combrie-
cola, col fine di deporre il Presidente della Repubblica, e sostituirgli
una giunta governativa, per fare un appello al popolo sulla forma del
governo. Erano circa due mesi dacche stavano ordendo la trama, aggre-
gando soldati dell'esercito e della marina, e persone di ogni classe,
essendo aiutati con grandi somme di danaro da alcuni monarchisti.
Ventisei dei principali sono stati denunziati e messi in prigione. Un-
dici sono militari, e tra essi un tenente colonnello e un generale
riformato. II popolo e i giornali non mostrano far gran caso di questa
cospirazione, ma il governo pare che voglia procedere con rigore, spe-
cialmente contro quelli che appartengono al partito monarchico.
3. Come nei due anni scorsi, il pensiero che piu occupa go-
verno e popolo e quello delle finanze e del cambio. II governo, con
nuove economie e imposte, ha potuto presentare il bilancio con un
saldo di 17,000 Contos, cioe, al cambio presente, circa 18 milioni di
franchi, quasi il doppio di quello delPanno passato. L'entrata piu
notevole e piu utile al governo e 1'aumento del 10 °/0 in oro sugli oggetti
di importazione, sicche al 1° gennaio 1901 dal 15 che era salira
al 25 °/0. I), fine principale di questa entrata e di assicurare una
rendita fissa allo Stato, rendendolo indipeadente dalle oscillazioni del
cambio. Per altra parte potendo, per circostanze impreviste, crescere
eccessivamente la tassa cambiale, il cornmercio, col 25 °/0 in oro, sa-
rebbe esposto a troppi gravi pesi e pericoli. Percio il governo vi ha
messo un limite, dichiarando che non si esigerebbe un pagamento
maggiore di quello che importava il 15 °/0 in oro al le gennaio 1900 :
dal che risulta, che il massimo dell' importo d' importazione nel nuovo
anno sara, in moneta corrente, di 139 °/0 della tabella della tariffa.
II cambio, dopo un aumento lento e graduale, si e conservato quasi
stazionario. Al principio di luglio sali rapidamente e a salti ; ma fu
un giuoco di borsa, in cui i suoi promotori e i negozianti piu ac-
corti poterono fare grandi guadagni, mentre altri meno sagaci o piu
avventati ne soffrirono gravi perdite. Poco dopo il cambio, colla
stessa rapidita, torno a scendere, fino a tornare nel suo stato primi-
tivo. Si ha fondamento a sperare che vada ancor migliorando ; giacche
CONTEMPORANEA 375
il credito dello Stato aU'estero va sempre crescendo e consolidandosi,
come sappiamo dalla stampa, principalmente inglese. La ragione prin-
cipale si e la puntualita del governo nel soddisfare a' suoi pagamenti
in Europa, e nel compiere tutte le clausule del contratto inglese,
particolarmente quello della soppressione graduale di gran parte della
carta monetata. Anche il valore del caffe e cresciuto notabilmente, e
se ne va propagando 1'esportazione ; al che ha pure contribuito non
poco il ribasso di 20 centesimi per kilogramme che si e ottenuto dalla
Francia e dall' Italia sull'importo del caffe. II nostro governo esigeva
il ribasso di 50 centesimi ; ma non lo pote ottenere con trattative di-
plomatiche, ne colla minaccia delle tariffe diiferenziali.
4. Si e celebrate il primo congresso cattolico del Brasile, che quanto
si vedea necessario, tanto parea difficile a realizzarsi. II P Barto-
lomeo Taddei S. L, che come fu il primo promotore, cosi e tuttavia
Panima dell'Apostolato della preghiera, e ne conosce per esperienza
Fefficacia e la forza, ebbe il pensiero di invitare i Direttori dioce-
sani dell'Apostolato a prendere 1' iniziativa di quest'opera eminente-
mente apostolica. L' idea fu accolta con piacere ed applauso, e il detto
padre, animato dall'approvazione e benedizione del Sommo Pontefice,
si accinse alPopera, accompagnato e aiutato dal Canonico Zaccaria dos
Santos Luz, che era redattore del Messaggero brasiliano del Cuor di
Gesu. Si scelse la citta di Bahia, come quella che fu la culla della
Religione, la prima sede vescovile ed ora sede primaziale del Brasile,
il cui popolo conserva piu vivi e radicati i sentimenti di fede e di
pieta. L'effetto mostro che mal non si erano apposti. Si costitui la com-
missione promotrice, composta di tutti i direttori diocesani dell'Apo-
stolato e presieduta dall'Arcivescovo primate, nominate presidente ono-
rario del Congresso. Si fece e distribui il programma delle materie
da trattare, e gli Statuti del Congresso, pigliando per norina quelli
dei Congressi cattolici d' Europa. L'Arcivescovo voile che il Congresso
fosse preceduto da una processione, per implorare Paiuto divino e per
eccitare lo spirito religioso del popolo. Fu duaque celebrata la dome-
nica 27 di maggio, e per lo zelo, industria ed influenza dell' illustre
Prelato riusci un atto di tal pompa e solennita, che certo niuna citta
del Brasile vide mai Puguale.
II religioso corteggio impiego ben due ore a sfilar dalla cattedrale,
e uscitone alle 3 porn, solo vi rientro alle 7 1/2. Yi presero parte Col-
legi e scuole particolari e pubbliche coi loro stendardi ; Commission!
del ginnasio dello Stato, dell' istituto normale, delle facolta di medi-
cina e di diritto, delle redazioni di giornali, degli istituti di benefi-
cenza e di arti. I centri dell'Apostolato, con molte centinaia di associati,
che facevano principal risalto per la ricchezza delle insegne e degli
stendardi, e pel loro religioso contegno, recitando il rosario e can-
376 CRONACA
tando inni devoti. Membri del Congresso eattolico; Conferenze di S. Yin-
cenzo di Paola; cinquanta confraternite ; Religiosi Benedettini, Car-
melitani, Francescani, Domenicani, Gesuiti, Lazzaristi, Cappuccini,
Salesiani; il Seminario, il Capitolo; Parrochi ; varii Monsignori, infine
1'Arcivescovo Primate e i Vescovi di Para e Petropolis. Piu di trenta
erano le statue portate su ricchi piedistalli e troni delle confraternite
e associazioni religiose; ultima veniva quella del Cuore di Gesu, po-
sando il piede sopra un globo terraqueo, corteggiato da una guardia
d'onore militare e da 21 giovanetti che rappresentavano gli Stati della
Repubblica. Vi intervennero le autorita civili e militari ; il presidente
del municipio con i suoi assessori, il Generale comandante delle armi,
10 stato maggiore, ufficiali di tutti i corpi di terra e di mare, final-
mente i ministri di Stato coi due governatori, cic& sia 1'attuale, sia
11 nuovo eletto a cui il di seguente dovea trasmettere il governo. Yen-
timila persone accompagnavano e seguivano la processione, oltre quelle
che assistevano dalle finestre e dai balconi riccamente tappezzati, e
gittavan Mori sull'immagine del Redentore, e tutti si mostravan rapiti
allo sfilare di quel maestoso corteggio, alle devote melodie che si
alternavano al suono di cinque bande militari.
La domenica seguente, 2 di Giugno, festa di Pentecoste, si celebro
la sessione di apertura del Congresso nella chiesa cattedrale, ricca-
mente adorn ata, spiccando nell'arco dell'altar maggiore una grande
statua del Cuor di Gesu in un ricco trono a largo panneggio a liste
di stoffa dei colori nazionali. Dopo la messa celebrata dal Yescovo
del Para, e il canto del Veni Creator, 1'Arcivescovo Primate recito
il discorso inaugurale di apertura, col qnale commosse ed eccito fino
aU'entusiasmo quella numerosa e scelta assemblea. Oltre i membri
del Congresso gia pervenuti da tutte le parti della Repubblica, e tatti
gli ordini del clero, vi assisteva il Governatore dello Stato col suo
stato maggiore, ministri, senatori, deputati, autorita municipali, uffi-
ciali di tutti i corpi dell'esercito, rappresentanti delle facolta di di-
ritto e medicina e di varii istituti e associazioni ecclesiastiche e civili.
Si elesse il Presidente del Congresso e quelli delle varie commissioni,
e quel giorno stesso si die principio dagli oratori gia designati ai
primi lavori del Congresso, chiudendosi la sessione colla solenne pro-
fessione di fede recitata daH'Arcivescovo e ripetuta da tutti gli astanti.
II Congresso duro otto giorni, tenendo giornalmente due adunanze, una
particolare, per la discussione delle materie delle varie sessioni, e per
la redazione delle risoluzioni da presentarsi alia susseguente assemblea
generale. Tre di queste furono pubbliche, quelle di apertura e di
chiusa, ed un'altra il giorno 6, in omaggio al Yescovo di S. Paolo
arrivato il di precedente con altri congressisti, ritardati per le disin-
fezioni prescribe a quelli che venivano da Rio de Janeiro. Nel trattare
CONTEMPORANE A 377
le materie proposte e nell'ordine delle session! si procure seguire il
sistema che si suol tenere nei principali congressi Cattolici d'Europa.
Fu oltre ogni aspettazione ammirabile 1'operosita dei membri delle
commission!, che talora dovettero prolungare i loro lavori fino a 7
ed 8 ore; come pure la commune concordia dei congressisti e la oppor-
tunita delle risoluzioni, quali sono, per indicarne alcune: la fonda-
zione di circoli cattolici e di Congregazioni mariane; mezzi per ri-
chiamare al loro spirito le confraternite ed associazioni religiose; Opera
del catechismo e dei catechisti volontari ; Opera delle vocazioni eccle-
siastiche ; questione operaia nel Brasile, societa di mutuo soccorso per
gli operai, protettorato dei fanciulli poveri ; istruzione e educazione
cattolica dei giovanetti, scuole notturne e domenicali ; mezzi da opporre
al protestantesimo, alia massoneria, allo spiritismo, e altre sette che
si stanno propagando nel Brasile ; matrimonio civile e religiose, legit-
tiinazione dei matrimonii ; etc. etc. Nell'ultima sessione fu dato il
luogo d'onore alia questione Romana, sulla quale peroro caldamente
Mons. Francesco Maia Vescovo di Petropolis. Fatta una eloquente
esposizione della missione divina del Papato, e della sua benefica in-
fluenza nella societa, inostro la verita storica e la necessita provvi-
denziale del governo teinporale del Papa, e presento alcune risoluzioni,
che furono calorosamente acclamate, come protesta contro 1' inva-
sione di Roma. Dopo di che si canto V Oremus pro Pontifice nostro
> Leone. Si lesse quindi il inessaggio da mandare al Papa, dandogli
conto dell'esito del Congresso, protestando unione, obbedienza e som-
inessione dei cattolici brasiliani alia Sede apostolica: fu ricevuto con
caloroso applause.
Infine 1'Arcivescovo primate fece il discorso di chiusura. Prese per
assunto, che la Chiesa di Gesu Cristo, colla sua dottrina e la sua legge,
puo essa sola sottrarre la societa dall'abisso dei mali in cui il mate-
rialismo del secolo 1'ha precipitata. Deplora che la nazione abbia ri-
gettato da se questo genne di vita e di rigenerazione. Di qui proven-
gono le miserie in cui ci troviamo, e le peggiori che ci sovrastano.
Che fare? adoperarci a tutt'uomo perche Gesu Cristo e la sua Chiesa
ricuperino il loro posto di onore nella nostra societa. Percio e neces-
sario che dirigiamo al Congresso nazionale una rappresentazione, in
cui gli chiediamo, in nome del sentimento religioso del popolo il quale
nella quasi totalita e cattolico, che siano elirninati dalla Costituzione
gli articoli che non sono in armonia colla sua fede. Questa rappre-
sentazione, dice, vi sara distribuita, perche la portiate ai vostri Stati,
la facciate pubblicare nei giornali e sottoscrivere da tutti quelli che
si dicono cattolici, affinche a tempo opportune sia inviata al Congresso.
Sara questo, conchiuse, il piu bel monumento che noi cattolici innal-
zeremo al Redentore nel 4° centenario della scoperta del Brasile, al
378 CRONACA
tramonto del secolo XIX. La proposta fti accolta con vivi applausi, e
fu questa la chiave d'oro, con cui 1'Arcivescovo Primate chiuse il primo
Congresso cattolico del Brasile.
5. I decreti del Concilio Latino-americano gia sono stati pubbli-
cati, e questo vostro periodico ne ha dato un cenno. Essi entreranno
in vigore il 1° gennaio 1901, e se ne attende la promulgazione auto-
revole dei Vescovi. Intanto la Santa Sede, che mostra grande impegno
per 1'organizzazione religiosa dell'America del Sud, ha emanato varii
decreti, coi quali mentre da un lato con opportune ordinazioni tende
a conservare e corroborare la disciplina ecclesiastica, dall'altra con be-
nigne concessioni e temperamenti ne facilita e raddolcisce la pratica.
Gia con le lettere apostoliche Trans Oceanum del 17 aprile 1897, con-
siderando che le facolta e privilegii conceduti in varii tempi e circo-
stanze alle diocesi dell'America latina, sia per la loro moltiplicita e
varieta, sia per la mutazione dei tempi erano divenuti inutili o inop-
portuni o di difficile esecuzione ; li dichiard aboliti, e ne diede un nuovo
elenco, piu conforme alle circostanze attuali. A domanda poi dei Ve-
scovi teste adunati in Roma, con lettere della Sacra Congregazione pei
negozii ecclesiastici del 1° gennaio e 4 maggio di quest' anno ha con-
cesso loro nuove ed ampie facolta e privilegi, e fra essi uno che ne
contiene molti e di gran rilievo, 1'estensione all'America latina della
costituzione Romanes Pontifices dell'8 maggio 1881 pubblicata per 1'In-
ghilterra e la Scozia. In due lettere apostoliche del 15 maggio 1897
e 18 settembre 1899 da ordinazioni e regole pei Seminarii. Per un
decreto della S. Congregazione del Concilio del 6 luglio 1899, i fedeli
in tutta 1'America latina possono essere, sol che lo vogliano e lo di-
inandino alle persone per cid autorizzate dal Yescovo, dispensati dalla
legge del digiuno ed astinenza, osservando solo Je prescrizioni seguenti :
1° digiuno senza astinenza nei venerdi dell'Avvento e mercoledi di
Quaresima; 2° digiuno con astinenza il giorno delle Ceneri, i venerdi
di Quaresima e il Oiovedi Santo ; 3° astinenza senza digiuno nelle
vigilie di Natale, Pentecoste, Assunta e SS. Apostoli Pietro e Paolo.
OH Indiani poi e i Negri che qui vivono, approfittando pure d'un altro
privilegio loro conceduto nella sopracitata lettera Trans Oceanum, re-
stano solo obbligati a digiunare i venerdi di Quaresima e ad osservare
astinenza senza digiuno la vigilia di Natale. Finalmente una lettera
della Secreteria di Stato del 1° maggio di quest'anno ordina che i Ve-
scovi di ciascuna provincia ecclesiastica si radunino ogni tre anni per
trattare specialmente dell'esecuzione dei decreti del Concilio plenario.
6. Intanto i nemici della Chiesa non dormono. Per non parlare
ora dei Protestanti ed altre sette malsane, nel Senato. appena si e
aperto, & stato presentato un nuovo disegno sul divorzio, ben che 1'anno
scorso un altro ae fosse stato rigettato a grande maggioranza di voti, nella
CONTEMPOKANEA 379
Camera del Deputati, in seguito a proteste numerosissime di persone
di ogni classe. E pure questo disegno era limitato a due soli casi
assai rari, mentre il nuovo e larghissimo, bastando per divorziarsi
anche la semplice volonta dei due coniugi. Si spera che la proposta
non passera, anche perche si crede che il Presidente della Repub-
blica, che ora & 1'arbitro supremo delle Camere, non la stima oppor-
tuna. Ma sara sempre un nuovo scandalo, e un passo avanzato per
accelerarne il decreto. Al tempo stesso nel Parlamento si discute un
disegno sull'obbligo di premettere il matrimonio civile al religiose,
con sanzione penale. Di questo si ha maggior timore che sia accet-
tato; ma per quest'anno non vi sara tempo. Si e pur rnessa nuo-
vamente in campo la questione dei beni degli Ordini religiosi nazio-
nali. Si pretende che cessando i religiosi nazionali (e sono assai pochi
e vecchi) la corporazione si estingue, e per conseguenza i beni sca-
dono al governo. Sin qui la questione si era contenuta sui giornali.
Ora e stata presentata ai tribunali, e un Procuratore della Repubblica
ha emanate un protesto giudiziale contro 1' Internunziatura Aposto-
lica e promosso una inquisizione sulla amministrazione dei beni degli
Ordini religiosi. L'lnternunzio ha protestato presso il Ministro degli
Esteri, e gli ha presentato un Memorandum, in cui luminosamente
espone la questione e difende i diritti dei Religiosi. Yedremo la ri-
sposta, se pure non crederanno meglio, almeno per ora, rnetterci sopra
una pietra.
7. Abbiamo nuovamente in casa la peste bubonica. Per buona
sorte e molto blanda, e lirnitata alia citta di Rio de Janeiro, anzi ad
una parte sinora non oltrepassata. Comincio a manifestarsi al prin-
cipio di aprile, con casi assai rari, che andarono lentarnente crescendo
fino a 5 o 6 per giorno. La media giornaliera dei morti e di 2 a 3, che,
in una popolazione di circa 800 mila anime, & assai tenue, percid il
popolo non mostra di fame gran caso, anzi neppur mancano di quelli
che non ci credono.
CINA (Nostra Corrispondenza). 1. Cospirazione dei riformisti ad Han-Keou.
— 2. Difesa di Changhai. — 3. I g-iapponesi ad Amoy. — 4. Gl'inglesi
a Tchong-Kiag. — 5. Notizie della Corte. — 6. Neg-oziati per la pace.
— 7. Notizie religiose.
Zi Ka-wei, 9 settembre 1900.
1. Eccomi a narrarvi i principali fatti e avvenimenti, occorsi dopo
1' ultima mia di tre settimane addietro. La cospirazione dei riformisti
doveva prorompere ai 22 dello scorso agosto ; ma proprio nella sera
del giorno precedente il vicere Tchang-Tche-tong spedi milizie in una
380 CRONACA
delle concession! straniere ; e queste il di dopo, di buon mattino, sor-
presero una trentina di cospiratori, ch'eransi adunati in una casa
affittata da giapponesi. Ai cospiratori furono sequestrate lettere, qua-
derni e proclaim, scritti in inglese ed in cinese, che dovevano essere
distribuiti sul punto d' iniziare 1' insurrezione. Vi trascrivo alcune frasi
che chiariscono il fine inteso dai cospiratori : < Attesoche il moto det
Boxers fu istigato e incoraggiato dal principe Giovanni,... noi imbran-
diamo le armi, ma assicuriamo in pari tempo a tutti, quanto appresso:
Non riconosceremo piu alcun governo niancese ; e debito nostro rinno-
vellare la Cina... Ristoreremo sul suo trono 1'imperatore Koang-siu,
e ci foggeremo un governo costituzionale. Ci metteremo d'intesa con
le potenze collegate, per reprimere i Boxers e punire gli usurpatori
ostili agli stranieri... Aboliremo tutte le leggi tiranniche del paese,
alPuopo d' istituire un governo incivilito ecc. ecc. » — II proclama
e dato al pubblico in nome della societa per la indipendenza della
Cina (Chine independence- Association). Per giungere all'intento s'era
divisato di appiccare il fuoco in parecchi punti di Han-Keou, Han-yang
ed Ou-tchang, e di giovarsi del tumulto per impadronirsi dell'arsenale
di Han-yang e de' palazzi delle autorita, di metter queste in prigione
o a morte, e di insediare membri della congiura negli ufficii vacanti.
Ma per buona ventura, la gagliarcla operosita del vicere impedi 1'ese-
cuzione di questi malaugurati divisamenti. Una ventina di congiurati
pagarono colla propria testa la loro audacia. In questi ultimi giorni
le gazzette hanno tentato di scagionare i riformisti, riversando la colpa
della congiura sui membri della Societa segreta del Kao-lao-hoei ; ma
dubito che riescano al loro scopo. Sol si puo loro concedere che i
Kao-lao-hoei dovevan essere gli esecutori delle condanne a morte pro-
ferite dalla congiura, ma i capi di questi erano i riformisti. Fra i
prigionieri messi a morte fu riconosciuto un honnanese T'ang Tsai-
tchang, celebre riformista, alcuni membri del collegio per le scienze
europee, istituito da Tchang-Tche-tong, ed alquanti giovani mandati
nel Giappone dallo stesso Tchang-Tche-tong agli studii. E K'an-Yeou-
wei, patrono e duce del parti to ov'era egli intanto? Corse voce, e ben
a ragione, in Changhai che si era imbarcato ad Han-Keou sopra una
nave da guerra inglese, e che fuggendo verso Changhai erasi rifugiato
sopra altra nave da guerra della stessa nazione. Per ora la tranquillita
e ristabilita in questa parte superiore dell' Tang- tse.
2. Le potenze non vollero lasciare all' Inghilterra 1'onore di di-
fendere sol essa le concession! straniere di Changhai. Addi 30 agosto
la Francia sbarco quattro compagnie del 9° reggimento di fanti di
marina ed una batteria di cannoni, 800 uomini in complesso : anche
la Germania mando a terra 500 soldati, che porranno il campo a po-
newte della concessione inter nazionale. Con queste forze, aggiunte a
CONTEMPORANEA 381
quelle navali di stanza o nell'Hoang-pou, o ad Ou-song alia foce del
fiume, possiarao vivere tranquilli. *
3. Yerso il 25 agosto fiu incendiato ad Amoy, non si sa ben come,
un piccolo tempio giapponese. II bonzo si reco a darne avviso al suo
console, e questi incontanente fe' sbarcare milizie nella concessione ed
entrare nella citta qualche centinaio di soldati. Due giorni dopo, fu
annunziata la partenza di 1300 soldati con artiglierie, provenienti da
Formosa. Gli abitanti ne furono impauriti molto, e in pochi di cin-
quantamila persone trasportarono i lor penati altrove. II console, pre-
gato di rirnandare le milizie scese a terra, rispose che aspettava or-
dini dal suo governo. II vicere di Fou- chien nel cui territorio e sito
Amoy, spedi lettere alle autorita inglesi, pregandole d' interporre i
loro buoni ufficii presso i giapponesi ; scrisse inoltre a Li Hong-tchang,
incaricandolo di scrivere in via officiosa alia corte del Griappone. Alia
perfine, sullo scorcio del mese, si die annunzio che le milizie giap-
ponesi avean lasciato la citta cinese, e che il console era stato richia-
mato dal suo governo nel giappone. Fra gl' incident! di questa fac-
cenda fu notata la prestezza con cui 1'Inghilterra mando una nave
da guerra ad Amoy, e fe' scendere a terra, con licenza delle auto-
rita cinesi, i suoi marinai per proteggere gli europei resident! nella
concessione.
4. Dissi in una delle mie ultime lettere, che il sig. Fraser con-
sole inglese avea calato la bandiera, si era imbarcato sopra un piccolo
piroscafo con le persone del consolato e delle dogane, ed era sceso
1 Ecco 1'elenco delle navi ancorate nella rada di Changhai, addl 7 set-
tembre: Admiral Korniloff, russa, di tonnellate 5000, Changhai; Alacrity
- Cradock inglese, 1700, Nanking ; Arethusa — Startia, ingl., 4300, Yo-
koama; Admiral Charner — Boelune, francese, 4792, Saigon; Bonaven-
ture — Sawle, ingl. 4360, Wei-haiwei ; Centurion — Jellicoe, ingl., 10,500,
Wei-haiwei; Esk -- Chadvick, ingl., 363, Chinkiang ; Ft'irst Bismarck,
tedesca, 10,650; Qefton — Rollmann, ted., 4500, Taku ; Gremiastchy — Mi-
hiashevsky, russa, 1490, Port Arthur ; Hart — Armstrong, ingl., 260, in
crociera ; Holland — Sybrandi, olandese, 4050, Taku ; Iltis — Lans, ted.,
1000, Taku ; Itsukushima — Nujima, giapponese, 4300, Kure ; K. W. der
Nederlanden — J. P. van Ressun, oland., 4600, Hongkong- ; Limat — Sprey,
ingl., 756, Kinkiang- ; Maya, giapp., Kure ; New Orleans — Green, Stati
Uniti d'America, 3437, Manila; Orlando— Burke, ingl. 56SO, Hong kong ;
Pascal - Nicolle, franc., 4000, Taku ; Picthein — Janson, oland., 3500,
Hongkong; Princeton -- Knox, Stati Uniti 1000, Amoy; Suisse —01-
dham, ingl., 85, in crociera ; Togchashi — Sakanoto, giapp Sasebo ; Un-
daunted— Charke, ingl. 560, Hongkong; Woodcock Watson, ingl., 150,
in crociera; Tayeyama — Kagakaiva, giapp., 1COO, Hankow ; Eridan — Ode,
franc., 1797, Haiphong ; Kaipan — Myhre, cinese, 500, Ta-ku, dogane.
La squadra tedesca tomincia ad arrivare.
382 CRONACA
pel fiume alia volta di I-tchang. Questo suo contegno fu interpretato-
in maniere diverse. Ad ogni modo il console qui da ultimo ha ricevuto
ordine di risalire a Tchong-king sullo stesso battello e di farsi accom-
pagnare da alquanti soldati inglesi, per tutela sua e de' suoi conna-
zionali. Ecco dunque dei soldati inglesi nel Se-tch'oca come un adden-
tellato : gl' inglesi vogliono asserire ognor di piu lor diritti su questa
porzione della valle del Yang-tse.
5. Della Corte cinese qui abbiamo poche novelle , non si sa nep-
pure qual luogo abbiano scelto a lor dimora le Loro Imperial! Maesta.
Secondo un decreto pubblicato dalle gazzette cinesi, il 20 agosto la
corte era a Tay-yuen-fou nello Chan-si. Questa mutazione di residenza
non sembra aver mutato le sue idee. In quel decreto dato fuori a
stimolare la fedelta delle autorita cinesi verso la dinastia, 1' impera-
tore fra 1'altre cose dice cosi : « Fin dalle prime comparse degli eu-
ropei, intorno al 1840, la dinastia avea ricolmo 1' impero di benefizii
e 1'avea salvato da ogni fatta di pericoli ; ma, cominciando dagl'im-
peratori Tao-koan e Hien-fong, le sciagure provocate dagli stranieri
andarono a poco a poco crescendo... Ultimamente ha provocata la di-
scordia fra la Cina ed i governi stranieri, per che i Boxers ed i cristiani
non hanno saputo vivere in buon accordo fra loro. Gli avvenimenti sono
andati cosi a precipizio, che il tempio degli avi n' ha risentito forti
scosse, e la nostra madre adottiva, 1' imperatrice, ha dovuto, salita
in palanchino, trasferire la sua residenza altrove » . Un po' piu innanzi
T imperatore dice : « Fra' cristiani ve n' ha de' buoni e de' cattivir
come in un campo c' e frammisto buon grano e zizzania. Se i cristiani
non si riuniscono a gruppi per suscitare rivolture, sono anch'essi i
figliuoletti (neonati) del nostro impero, e come tali, debbono ricevere
dai mandarini eguale protezione... » Avrete notato certamente le frasi
in corsivo. A credere quel che dice Sua Maesta, 1° i cristiani sareb-
bero rei quanto i Boxers, se pure costoro sono riconosciuti per colpe-
voli, dappoiche sono avuti in conto, protetti, adoperati dalla corter
qual veri patrioti. A farla corta, i soli cristiani furono occasions
delle presenti sciagure; 2° i cristiani si radunerebbero per ribel-
iarsi... II fatto sta che dovettero riunirsi e fortificarsi, e vigorosamente
si difesero in alcune province del settentrione, ma soltanto contro gli
assalti dei Boxers, e tal volta ancora contro quelli delle milizie rego-
lari, che, d' intesa coi Boxers, volevano trucidarli. In questo non c'&
la piu piccola idea di ribellione. — In altro decreto, pubblicato a,
Changhai 1'altro ieri, 1' imperatore richiede da coloro che han dritto
a presentargli memoriali, che vogliano indicargli quegli errori che
avessero rilevato nel suo diportarsi o nell'amministrare, come altresi
quanto a loro avviso conduce alia prosperita o allo scapito dell'im-
pero. Ohe umilta codesta se fosse verace ! Che brama di essere illu-
CONTEMPORANEA 383
minato, se fosse sincera ! Ma le son formule stereotipate, e tutti sanno
quel che valgono.
6. Da otto giorni gli europei di Changhai, Hongkong ecc. sono
ewitatissimi per cagione delle proposte della Russia, la quale invita
le altre potenze ad abbandonare Pechino e starsene paghe delle pro-
messe di protezione al traffico straniero, fatte dalia corte cinese... Qui
non si riesce a capire come mai possano le potenze appagarsi di si
poca cosa per mettere riparo al passato ed ovviare in appresso a so-
miglianti sciagure. Si pensa che in Europa molti non facciano buona
ragione degli eccidii degli europei e de'cinesi cristiani, dei saccheggi,
degli incendii che avvengono, delle rovine cagionate alle societa fer-
roviarie e telegrafiche, al commercio, alle missioni, e va dicendo, senza
tener conto degli orrendi misfatti commessi contro il corpo diploma -
tico durante un assedio di due mesi a Fechino. Molto meno si riesce
a capire la ritirata si affrettata delle milizie da Pechino, se realmente
accada, prima ancora che siasi sottoscritta la pace. Prestamente i cinesi
faranno sapere per tutto 1' impero che gli europei, vinti, hanno dovuto
fuggire al cospetto delle milizie vittoriose di Tong Fousiang e dei
Boxers. Con cio varranno a crescere ed allargarsi 1'odio contro gli stra-
nieri, la bramosia di scacciarli dai porti e gli sforzi a questo inten-
dimento. II governo cinese non perdera tempo a meglio disciplinare
le sue turbe di soldati, a meglio armarle ed istruirle, ed allora non
sara piu si agevole signoreggiare la Cina, come nella presente occa-
sione. In quanto alle promesse cinesi di protezione sono cose scritte
sulFarena. La corte cinese nell'arte del mentire pud fare da maestra a
chiunque. — In un nuovo decreto, teste giunto, 1'imperatore fa noto
all' impero « che ha protetto i legati stranieri per ogni guisa, che
non li offese in cosa veruna...., e meravigliasi dei provvedimenti
degli stranieri, e del loro fallire alle promesse.... > A tanto e giunta
1'audacia della Corte cinese ! — Parecchi a Changhai pensano ancora
che le potenze collegate non aderiranno alle proposte della Russia.
Speriamo intanto che, comunque avvenga, Dio benedetto fara volgere
gli avvenimenti a sua maggior gloria. — Li Hong-tchang rimane sem-
pre a Changhai ; qui di corto ha sofferto due grandi umiliazioni : i
legati stranieri fecero sapere che reputavano questo vecchio grand'uomo
complice degli atti della corte di Pechino qui negli ultimi tempi.
Inoltre la stampa di queste regioni fa ogni sua possa ad impedir sem-
pre ch'egli sia dalle potenze riconosciuto quale plenipotenziario per
il trattato di pace. D'altro canto negli ultimi scorsi giorni, una tren-
tina di grandi mandarini di Pechino gli hanno telegrafato che colla
massima sollecitudine si rechi alia capitale per mettersi in relazione
con gli stranieri. Finora pero egli non si e mosso *.
1 UQO de1 segretarii di LI Hong-tchang, per nome Ma Kien-tchong, che
384 CRONACA CONTEMPORANEA
7. Sono ben lieto di poter smentire la notizia dell'eccidio di cin-
que Padri nello Tche-li, nello scorso luglio. Benche fosse mandata a
Changhai dal console francese di Tchen-fou, e poi confermata da uu
altro dispaccio di S. E. Cheng direttore dei telegrafi, si e verificato
che e falsa. I Padri perd non vanno scevri da pericoli. Si attendono
novelle de' missionarii dello Chan- si. Parecchie voci sul conto dei
pritni sono corse qui ; sono si gravi, che non ho coraggio di registrarle
qui prirna che ne abbia ricevuto la riconferina. Dopo la liberazione
di Pechino, i Padri lazzaribti scrissero una lettera, secondo la quale
il p. Adosio (napolitano ?) fa preso da' Boxers o soldati regolari, men-
tre camminava solo per la via delle legazioni recandosi al Petang
per portare a mons. Favier la novella dell'arrivo de' collegati ; poco
dopo egli fu decollate ; i padri Dore e Q-arcigne furono bruciati 1'uno
nella chiesa di Si- fang, 1'altro in quella di Toug-t'ang. Altri quattro
sacerdoti paesani e due religiosi de' Piccoli Fratelli di Maria furono
anch'essi uccisi a Pechino, ed un altro sacerdote paesano fuori della
capitale. Mine scavate dai cinesi, scoppiarouo sotto gli edifizii delle
donne presso il Petang, uccidendo molte persone e una cinquantina
di bambinelli. Le Suore rimasero illese. Soltanto dopo la liberazione
e morta suor Jaurie di 78 anni. — Nel Petang v'erano coi francesi,
a quanto pare, dieci guardie o soldati italiani : di essi cinque . per-
dettero la vita per lo scoppio di una mina. II giovane sig. Luigi de
Lucca, figlio del gia ministro italiano, e tornato da Pechino a Chang-
hai e sta bene. — Nulla dicovi delle faccende militari, perche nulla
ne so di sicuro. Dopo la presa di Pechino le milizie riposano, in attesa
che ne giungano altre di rinforzo.
sui primi d'aprile pass6 per Roma e ottenne udienza dal Sommo Ponteflce,
& morto, nou ha guari, dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti. Cagiorie
della sua malattia e della sua morte sarebbe stato un aumento eccessivo
di lavoro impostogli dal padrone.
ERRATA CORRIGE
Alia riga 20 della pag. 224 del passato quaderno 1208, si legga:
Nel palazzo del Yaticano in fondo al cortile di S. Damaso si trova una
scala a sinistra che conduce alia Segreteria di Stato. Al piano infe-
riore a questa ecc.
BELLA CURA MORALE DELL' ITALIA
I.
Ogni qualvolta la nuova Italia, inferma sempre, cade in
grave crisi, i liber ali, conservator! suoi piu caldi o piu inte-
ressati, si mettono le mani ne' capelli e gridano esterrefatti :
- Ahi, il caso 6 brutto, che si tratta di male morale ! Pen-
siamo alia cura. Ma cura morale vuol essere, e cura pronta.
Per non rifarci troppo indietro, chi non ricorda la famosa
crisi degli scandali bancarii del 1893-94? Allora non si rifi-
niva dal predicare, con Ruggero Bonghi, in tutti i toni, la
necessita prementissima « di un risanamento morale deH'am-
biente politico »; attesoche, soggiungevano i suoi ripetitori,
« siamo discesi all' ultimo gradino della corruzione; e, svelato
al popolo il turpe arcanum imperil delle cupidigie personal!,
non e meraviglia che la ribellione serpeggi nelle vene popo-
lari, e gli sfruttatori del disordine muovano la folia contro
gli sfruttatori dell'ordine ». Quindi piangevano sopra « il sen-
timento perduto di fiducia nella missione della patria, e 1'in-
fiacchimento della coscienza italiana » . Per lo che ogni salute
deiristituto politico era posta in una sollecita cura morale
del paese *.
Se non che, attutiti gli scandali con una generale asso-
luzione di tutti quanti « gli sfruttatori deH'ordine », e colla
sentenza del chi ha avuto ha avuto, non se ne parli piu ; il
pensiero della cura altresl fu smesso, n6 se ne par 16 piu dav-
vero, abbandonandosi ne' suoi dolori la inferma,
che non puo trovar posa in su le piunie.
Anzi tanto ella peggioro, che il senatore Saracco, oggi pre-
sidente del Gonsiglio dei ministri, tre anni appresso, non esito
1 V. Nuova Antologia del 30 novembre 1893. La Nazione di Firenze
c Y Opinion? di Roma del 12 febbraio 1894.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1210. 25 6 novembre 1900.
386 BELLA CURA MORALE
a stampare, che « le leggi in Italia si fanno per ingannare
il prossimo £. » E le cose proseguirono ad andare, in punto
di morale, di precipizio in precipizio.
Non molto dopo, sopravvenne la crisi dei sanguinosi tu-
multi del maggio 1898 ; crisi che fece tremare le vene e i
polsi a tutti i conservator! di ogni grado. I quali non si stan-
cavauo mai dall' inculcare nuovamente la cura morale, che
doveva sopra tutto riguardare la pubblica educazione ed il
sisteina tributario. In quell'anno, il senatore Gaetano Negri
cosl compendiava la essenza del male in crisi e della sua
cura. « Se le tristi condizioni economiche sono un massimo
fattore della demoralizzazione di un paese, questa e il massimo
ostacolo al risanamento economico. L' Italia e politicamente
immorale. Se noi non riusciremo a guarirla da questa ma-
lattia, non faremo mai nulla. L' Italia settentrionale e infe-
stata da passion! feroci e piccine insieme, che corrompono
ogni rettitudine di giustizia e di sentimento. L' Italia meri-
dionale e inferma d'un'altra malattia, la corruzione ammi-
nistrativa. Bisogna che T Italia si ridesti moralmente, senza
di che non possiamo nulla sperare 2. »
II.
Ma, quanto all'effetto, la sua fu voce nel deserto. L'anno
seguente, il senatore Pasquale Villari, alia vigilia della solenne
apoteosi che dai conservator!, in ispecie toscani, stava per ri-
cevere, ad un suo studio sopra i nuovi problemi, ossia cura delle
piaghe che tormentano T inferma, premetteva questo esordio :
« Se voi percorrete F Italia da un estremo all'altro, vedrete
regioni, uomini, societa diversissime : sentirete su tutto e su
tutti i piu opposti e contradditorii giudizii. V'6 pero una cosa
sola, in cui la concordia e perfetta, il giudizio unanime : nel
dir male del nostro Governo. Certo anche dei Govern! del-
FAustria, dei Borboni, del Papa, dei Duchi si diceva un gran
1 Nuova Antologia del 30 novembre 1897.
2 Perseveranza di Milano, num. del 22 ottobre 1898.
DELL' ITALIA 387
male; ma i loro affezionati ne dicevano bene, li difendevano.
Del nostro invece dicono male quegli stessi che lo hanno
fondato, che ne fanno parte, che ne cavano vantaggio. II peggio
e che, siccome questo Governo nessuno ce lo ha imposto,
siamo noi che lo abbiamo scelto e lo abbiamo formato; cosi
il gran male che ne diciamo finisce col farci perdere ogni
fiducia in noi stessi, il che 6 anche piu dannoso di quella
fede illimitata che avevamo altra volta l. » Dal che si deduce
che tutti i consult! medici e tutte le panacee suggerite dai
conservator!, o sono rimaste inefficaci, o non punto, o male
si sono applicate alF inferma.
Di fatto, la crisi politica del 1900, co' suoi scandali par-
lamentari, col suo ostruzionismo, e colle sue elezioni socia-
listiche, inasprita poi dall'esecrabile regicidio di Monza, ha
mostrato quale sorta di cancrena ne roda le viscere. Ecco
gia piii mesi, che lo schiamazzo dei conservatori ci assorda,
colle loro invocazioni di rimedii morali, per via dell'educa-
zione, e di rimedii economic!, per via di riforme fiscali. Ed oggi
piu che mai, sul riaprirsi del Parlamento, non danno tregua
alia penna od alia gola. L'onorevole Niccola Gallo, ministro
della pubblica istruzione, dubitoso di giungere in tempo a
cantare nella Camera, ha teste cantato nella Nuova Anto-
logia, sino a farvi udire una sinfonia su questo motivo : « Se
non temessi di essere troppo ardito, direi che la parola edu-
cazione 6 nel labbro di tutti, ma la cosa negli ordini nostri
esiste appena 2. » Cio dopo quarant'anni di reggimento libe-
rale ! Ed a lui si era ivi unito il senatore Nobili Vitelleschi,
deplorante che, trascorso tanto tempo, da che si era fatta
F Italia, non si fosse ancora posto mano a fare gl' Italiani,
come Massimo d'Azeglio insegnava; il che e dire, non si fosse
per anco pensato a « creare una sana e forte educazione na-
zionale 3. »
In somma, il male spacciasi venuto a tale estremo, che
1 Nuova Antologia del 16 novembre 1899.
2 Quaderno del 16 ottobre 1900.
? Ivi.
388 DELLA CUBA MORALE
Tottobre di quest'anno 1'onorevole Fortunate, deputato di
Melfi, conchiudeva un suo discorso agli elettori di Lavello
in Basilicata, con queste memorande parole : « Se 1'Italia non
vuole, prima o poi, tornare ad essere cio che era, un semplice
museo di curiosita artistiche, un semenzaio di cantanti e di
cicisbei, il paese per antonomasia dei banditi, essa deve tutta
rifarsi da capo nell'ultima sua essenza morale, sinceramente
contrita di quel suo vano inganno, di quel vieto suo orgoglio,
che sono stati origine di tutti i suoi guai, causa principale,
se non unica, della debolezza che la inceppa e la fa malcon-
tenta di se e di tutto, dei pericoli che 1'assediano, del quali
sembra non voglia rendersi ben conto i. »
Parole codeste che poco dipoi hanno avuto un commento
cl amoroso, nel processo, dal gi& onorevole deputato Casale
mosso ai socialisti di Napoli. I quali non solamente da accusati
si sono fatti accusatori d'inaudite marachelle di alta camorra,
ma dal tribunale hanno avuta causa vinta, con gran crepa-
cuore e vergogna del liber alismo conservator e. L' arcanum
imperil de' suoi paladini, anche questa volta si e svelato essere
1'auri sacra fames, saziata con ogni sorta di mariuolerie e
di raggiri. Del che dolentissima, la Tribuna, rifatta a nuovo,
si lagnava in questi termini : « Cosi da un lato cadono in di-
scredito le istituzioni, la coscienza pubblica perde la perce-
zione del lecito e deH'illecito ; e, dall'altro, hanno buon giuoco
i partiti estremi, ai quali si lascia in tal modo il monopolio
dell' opera di puriflcazione, e rufficio di ristabilire Pequilibrio
delle colpe e delle pene 2. »
III.
Come i lettori v'eggono, in queste pagine non abbiamo
niente messo del nostro ; ma le abbiamo conteste di confes-
sion! e di lamentazioni, uscite dalla bocca o dalla penna di
conservator!, fra i piu autorevoli della nuova Italia, quale negli
1 V. II Mattino e il Don Marzio di Niapoli il 14 ottobre 1900.
2 Num. del 1° norembre 1900.
DELL' ITALIA 389
aimi 1859-60 venne plasmata, con tutta quella maestria di
&rti e di plebisciti, che la storia narra. Ma da queste confes-
sion! e lamentazioni, che avremmo potato moltiplicare a cento
a cento e rispondono ad una dolorosissima esperienza, si rac-
coglie, non pure 1'accertamento del male, ma 1'indicazione
della sua sede e la sostanza di una diagnosi, che non puo
recarsi in dubbio da nessuno. II male e la immoralita, la-
drcrie, peculati, corruttele d'ogni sorta; la sede e tutto 1'orga-
nismo dello Stato, Parlamento, amministrazione, giustizia,
ossia il triplice potere legislative, esecutivo, giudiziario; la
diagnosi e negii scandali universal!, cui corrispondono un pari
dispregio ed una pari sfiducia popolare.
Questo poi e quello che noi clerical! non ci siamo ritenuti
mai di dire e ridire, non ostante che il dirlo e ridirlo ci accat-
tasse tante odiosit& e vituperazioni. Per di piii, ne abbiamo
costantemente additata 1'origine e la radice infettiva, d'onde
il male ha preso vigore : cosa non fatta mai dal liberalismo
anche piii rigidamente conservatore, anzi aborrita, perche al
suo tornaconto nociva.
Un organismo politico, sorto da una rivoluzione intrinse-
oamente im morale, non poteva non essere viziato d'immora-
lita. Tal e questa Italia, la cui formazione fu regolata dai
due magistral! aforismi, nei quali e poi, per otto lustri, sempre
sussistita. Li abbiamo qualche altra volta mentovati : ma in
questa materia, repetita iuvant. II primo fu posto dal conte
di Cavour, quando, reduce nel 1858 da' suoi colloquii con
Napoleone III in Plombieres, svolgendo ad un gruppo di amici,
nella sua villa di Leri, il modo che si terrebbe di fare 1'Italia,
uditosi interrogare come questo modo si concilierebbe colla
morale, rispose: -- La morale si ha da mettere in disparte.
L'altro fu proferito da Vincenzo Salvagnoli, ministro della
dittatura ricasoliana in Firenze, e fu che: Colla reritn non
.v f/overnfi.
D'indi 6 proceduto il morbo, che pi an piano si e diffuso
per tutte le arterie e le ossa e il midollo del corpo politico
dell'Italia: dal veleno cio& di quei due capital! aforismi, appli-
390 DELLA CURA MORALE
cati praticamente a tutte le attinenze della vita pubblica : la
quale, senza onesta e senza verita, necessariamente doveva
ridursi ad una sentina di nequizie, mal ricoperte dalle fra-
sche di un ipocrito patriottismo.
Siccome poi molto importava mantenere ptira e vivida la
forza di quei due aforismi, o principii organici, espressi con
forma negativa, ma equivalent: alia positiva di pravild e di
menzogna, percio, a difendere il corpo, nato e cresciuto pei
loro influssi, da influssi contrarii, si ricorse al terzo aforismo
della liber a Chiesa in. liber o Stato, il quale si restrinse poscia
nel vocabolo piu barbaramente sintetico di secolarizzazione*
e quindi nell'altro di laicismo. In virtu della secolarizzazione,
si separava la vita civile da ogni relazione colla Chiesa e
colle leggi del cristianesimo, se non fosse per offenderle : in
virtu del laicismo, si separava inoltre da Dio e da ogni dipen-
denza da una sua legge naturale, se non fosse per falsarla.
Cosl il preservative dagl' influssi contrarii ai principii rige-
nerativi dell'Italia era assicurato, e \' ctHibiente, per la forma-
zione della nuova coscienza italiana, era bene stabilito.
Di fatto, in quest'ambiente politico e sociale, si e allevata,
nutrita, educata, non solamente la generazione che ci delizia
con quattromila omicidii e con centomila minorenni delin-
quenti 1'anno, ma la turba altresi di coloro, onde via via si
e venuto compaginando lo Stato : gente, qual piu qual menor
senza Cristo, bench6 nata cristiana, senza Credo, senza Dio,
senz'altro Decalogo, fuorch6il codice penale, senz'altro timore,
fuorch6 le manette del carabiniere, senz'altra coscienza, fuor-
che 1' italiana, regolata a libito di libero pensiero.
Di qui la giustezza del corollario, che il nobile senatore
Vitelleschi poc'anzi cosi deduceva: « L'educazione dei popoli
si fa con le istituzioni. Le istituzioni sono fatte dagli uomini.
E quindi il piu sicuro partito, per trattare i difetti come le
qualita di un popolo, e di ricercarne le cause nelle istituzioni
che lo governano, e ricondurne le responsabilita a coloro che
le hanno date. Portata la qucstione su (juesto terreno, non
sara difficile il dimostrare, che il popolo italiano, dell' Italia
DELL' ITALIA 391
risorta, e in gran parte quel che Than fatto quaranta o cin-
quant'armi di governo, il cui epilogo si e riassunto in quelle
che avrebbero dovuto essere le nozze d'oro della sua ricosti-
tuzione, e che sono invece state celebrate in quel triste pe-
riodo, che e corso fra le barricate di Milano e la tragedia di
Monza 3. » Sentenza, che in lingua povera significa, genuini
frutti deirambiente fomentatore della nuova coscienza ita-
liana, essere stati anarchia e regicidio.
II male adunque vi e : ed e gravissimo ed ogni di piu
cresce. In cio siamo concordi, clericali e liber ali. Esso anzi
tocca tal colmo che, come gi& se ne crucciava un sopra citato
discepolo del Bonghi, « gli sfruttatori del disordine », dema-
goghi, faziosi, socialist!, anarchic!, sono mossi e ricevono
impulse dal tristo esempio degli « sfruttatori dell'ordine »,
deputati, magistrati, ex ministri, ufficiali di pubblici dicasteri.
IV.
Ma dov'e il rimedio? Per questo capo 1'accordo fra i libe-
rali ed i clerical! si rompe. I liberal! si angustiano, strepi-
tano, gridano che la cura morale, per impedire lo sfacelo del
corpo incancrenito, e di necessita estrema; a condizione pero
che si usi il sistema omeopatico del similia similibus. Noi
clericali « e converso » teniam fermo che, se non si va col si-
stema allopatico del contrariacontrariis, la cura 6 disperata,
n6 rimane piii altro che il disfacimento.
Con noi parrebbe stare Ton. Fortunato, che sostiene « tutta
doversi rifare da capo questa malfatta Italia, fino all' ultima
sua essenza morale » . Pero, piuttosto che una cura allopatica,
domanderebbe un annientamento e poi una novella creazione.
Delle due parti, quale ha ragione ? II liberalismo nei princi-
pii stessi che hanno infetta la massa del sangue della nazione,
cerca il rimedio. Suggerisce il ristoramento della coscienza,
ma fuori della fede cristiana ; suggerisce la buona educazione,
ma indipendente da qualsiasi religiosita e data, per monopolio,
1 L. eit.
392 BELLA CUR A MORALE
dallo Stato ateo e depravatore; suggerisce regole di onesta
umana e civile, ma senza riguardi a verunDio personale. Nella
liber ta del vero e del falso, del vizio e della virtu, salvo il codice
penale, ripone la panacea sanatrice di ogni malanno. Stimolo
potente alia virtu dev'essere la « fede gagliarda » nell'intrin-
seca bonta dello Stato, anche quando fornisce una floritura di
concussionarii, o di saccheggiatori delle banche ; e dev'essere
« 1'alta flducia nella missione della patria»,che s'identificaeollo
Stato. Ciascuno abbia pure la sua coscienza di cristianor
se gli aggrada; ma questa sia soggetta alia coscienza di cit-
tadino, la quale non ammette che si abbia da ubbidire prima
a Dio e poi agli uomini ; bensi prima agli uomini, component!
lo Stato, e poi, se si vuole, a Dio. In una parola, il rimedio
liberalesco sta nel rinforzare i germi del male medesimo e
propagarli viepiu nel corpo putrescente. Lo Stato corrotto e
corruttore, corrompendosi, risana se e la societa che esso
corrompe. Tal e in sostanza la formola della terapeutica libe-
rale, proposta eziandio dai conservatori curanti e consulentL
Quella invece della terapeutica clericale e tutta opposta,
Gia e stata espressa ed illustrata le mille volte. Ma, da gran
maestro, la indico il Papa Leone XIII, in un suo celebre di-
scorso ai rappresentanti del popolo romano. Egli lo tenne il
28 gennaio del 1894; ma oggi si direbbe che torna piii oppor-
tune che allora. « E inutile dissimularlo ; diss'egli sapiente-
mente; le rovine religiose, volute e operate a disegno, son
quelle che hanno aperta la via alia rovina morale e mate-
riale. Non giustizia soltanto, ma senno politico sarebbe ri-
fare il cammino a ritroso : riporre debitamente in onore la
santa religione dei nostri padri e nostra : accostarsi con fiducia
e senza sospetti a Colui, che della religione tiene da Dio il
magistero supremo : giacche le parole di vita eterna, che egli
possiede, hanno virtu di far prospera eziandio la vita ma-
teriale. »
DELL' ITALIA 393
V.
Assai bene ricordiamo le risposte, fatte allora dal libe-
ralismo di ogni eolore a questo paterno ammonimento del
Santo Padre. -- Rifare il cammino a ritroso, sommariamente
sclamarono, 6 un dire che, per curarlo, si ha da rifar cristiano
lo Stato : cosa impossibile ! Perocch6 Stato cristiano significa
v<Tit£ cristiana, morale cristiana, cristianesimo nelle leggi,
nell'educazione, nella vita pubblica. Dove se n'andrebbe la
liberta ? Questa sarebbe una reazione bella e buona, che
arresterebbe il progresso, umilierobbe la civilta, ucciderebbe
lo Stato moderno.
Ed ai cattolici che facevano osservare come, in caso di-
verso, la morte verrebbe dalla rivoluzione sociale, ossia dagli
« sfruttatori del disordine », gente che vuol buttare a flume,
o far saltare in aria colle istituzioni vigenti i loro fautori,
replicavano : — Ai neri, che siete voi, preferiamo i rossi. Se
si ha da morire, meglio e morire di rivoluzione, che di rea-
zione. — E tal sia di loro !
Concediamo che il liberalismo non aspetta soccorsi e ri-
medii dai cattolici e dal Papa, eccetto il sottomettersi ad esso
e farsi strumento suo servile. Per altro negare non si puo,
che ai cattolici, se nulla importa di uno Stato, che Pasquale
Villari a piena bocca accusa di « corrotto e corruttore ' »,
importa assai della nazione e della patria; le quali, grazie
a Dio, non sono lo Stato. Onde allorche si ha da impedire
che si scateni dentro il paese una rivoluzione socialistica ed
anarchica, essi ancora hanno voce in capitolo e diritto di
faiia udire ; essendo italiani quanto gli altri, ed avendo per
giunta, ci6 che non hanno tutti gli altri, le mani nette dalle
disonesta e dalle corruttele.
E non si creda che quest 'abbominio deU'elemento cri-
stiano nello Stato sia fisima o delirio deH'uno o dell' altro del
partiti demagogici, non pero del liberalismo in generale. Sa-
1 L. cit.
394 DELLA CURA MORALE
rebbe error grande credeiio. In sostanza, moderati e radi-
cal!, monarchic! e repubblicani, conservatori e socialist! hanno
per comune programma la rivoluzione, in qualche grado an-
ticristiana. Salve le ipocrisie e le grullerie, il resto e acces-
sorio. Perisca 1' Italia, ma non sia cristiana, o per lo ineno
non sia cattolica col Papa: crolli lo Stato, ma non lo santi-
fichi il segno della croce di Cristo, fattogli sopra dal suo Vi-
car io in terra. E sempre il vieto programma recato in trionfo
dal Garibaldi: -- 0 Roma o morte; che voleva dire e vuol
dire: o Roma posseduta da noi coir Italia e scristianizzata ;
o distruzione dell' opera nostra politica, per iscristianizzare
Roma e 1' Italia. Fuori di questo, lo Stato liber alesco d' Italia
non ha ragione di essere.
Se, per riuscire all'intento, non puo ricorrersi alia vio-
lenza, si usino le male arti. Se non lice cacciare il Papa da
Roma e dall' Italia, si lavori, sott'acqua, a disgregare le mem-
bra della ecclesiastica gerarchia, a distaccare il « basso clero »
dall' « alto », i parroci dai Vescovi, i Vescovi dal successore
di S. Pietro : si trami uno scisma, e se ne faccia la provar
per via del trenta denari dell' Iscariota. A cio mira la fa-
zione dei piii balordamente astuti, fra i moderati del mezzo-
giorno della Penisola. Sognano ess! che Toro possa fare, nel
clero e neir Episcopato, i miracoli che fece, Tanno 1860, nel-
Tesercito e nei ministri di Francesco II. Gia si sa che sempre
Torso sogna pere. II fine ultimo pero sarebbe di servirsi, se
fosse possibile, di uno scisma, per separare dalla romanita
della Santa Sede la cristianita cattolica dell' Italia. Non e egli
vero che costoro variano di tinta, ma sono tutti di una
buccia?
VI.
Ragionando con alcuno degli eterni predicatori di cura
morale dello Stato, e sia pure di quei conservatori, che oggi
si qualificano per cattollci non clericali, se voi entrate
un poco a parlare della necessita d'infondere spirito cri-
DELL' ITALIA 395
stiano nel corpo della nazione, volentieri si concordera con
voi; ma a patto che sia spirito scevro da ogni politica, e
sopra ogni cosa da ogni politica papale. Che se voi gli di-
mostrate che essa e una politica, la quale fa tutt'uno colla
piii sacra delle liberty religiose, che e la liber ta del supremo
ministerio apostolico nel mondo intero, e ne inferite che, per
la cura morale dell' Italia, bisogna prima di tutto che sia
resa giustizia al Romano Pontefice, e lo Stato si riconcilii con
lui ; apriti cielo ! II vostro conservatore « cattolico non cle-
ricale » si corruccia, s' infiamma, si contorce c strepita, quasi
gli si parlasse di suicidio. Avviene di lui press 'a poco quello
che di un ossesso, allorch& si esorcizza : s' indraca, smania,
spuma, si dibatte: non cede, se non ad un impero sovra-
naturale.
E la siinilitudine calza, poiche, fuori di un influsso dia-
bolico, non pu6 intendersi, in gente battezzata ed allevata
cristiana, un'avversione si pazza alia fede ricevuta nell' in-
fanzia, al Dio degli avi, alia religione che pure, nella quasi
sua totalita, la nazione italiana professa.
D'indi appare 1'odio giudaico, dalla massoneria, vivente
di anticristiano talmudde, inserito nel liberalismo.
Ne si dica che, con questa illazione, noi stranamente
confondiamo il liberalismo colla massoneria. No, confusione
non c'e. II liberalismo, in quanto costituisce un sistema teo-
rico, s' immedesima in tutti i suoi gradi colla massoneria,
come i teoremi della matematica variamente s'immedesimano
colla meccanica. Si da per concesso, che non ogni liberale
e massone : ma deve ammettersi eziandio, che ogni massone
e liberale, e che dovunque signoreggia il liberalismo, ivi do-
mina sovrana la massoneria.
II primo principio del liberalismo, che e la tolleranza,
non solo civile, ma dottrinale di ogni culto, e ancora il primo
articolo del simbolo massonico. L'uno e Taltro equivalgono
a non riconoscerne nessuno per vero. Molti liberal! non sono
registrati materialmente nei ruoli della setta, ne hanno ac-
cesso alle sue logge: ma tutti in diversa misura ne parte-
396 BELLA CUR A MORALE
cipano, cogli error! e colle tenderize, lo spirito malefico. Or,
sia detto con pace loro, i nostri conservator! « cattolici non
clerical! », secondando come fanno, col pretesto della liberta
patria, 1'odio massonico alia liberta del Capo dell'unica vera
Chiesa di Cristo, scienti od inscienti, si mostrano da questo
spirito compresi, o invasati.
Ma da cio appare altresi la insipienza di coloro, che spe-
rano il nostro liberalismo governante potersi un giorno acco-
modare colla Chiesa, colle giustizie del Papato e coi diritti
dei cattolici italiani. Ai liberal! non cale nulla, ne di questi
diritti, ne degi'Italiani che non piegano il ginocchio al Baal
dello Stato, come V intendono essi. Per loro, la patria 6
quest'idolo. Chi non gii sacrifica coscienza, buon senso na-
turale ed interessi, non merita riguardi, non ha ragione di
cittadino, deve trattarsi da nemico. — 0 con uoi e sotto noir
o contro noi. — Questo e il dilemma, espressivo della liberta
da cui questi signori prendono il nome.
Forseche non sanno e non veggono che essi, in luogo di
moralmente curarla, perdono Fltaliae la conducono all'estrema
rovina? Lo sanno e lo veggono assai bene ; come sanno e veg-
gono assai bene, che lo scandalo della loro corruzione ed il
mendacio dei loro principii, in quella che depravano il paese,
scrollano dalle fondamenta il loro Stato. Anzi tanto lo sanno
e lo veggono, che non dubitano di confessare a gran voce,
che il loro assoluto dominio di quarant'anni, un passo avanti
Faltro, ha incamminata T Italia verso i baratri del socia-
lismo, deiranarchia e del regicidio.
VII.
Ma lode a Dio, che 116 costoro sono il paese, ne da costoro
il paese aspetta salvezza. E altro in Italia che si attira gli
sguardi e cogli sguardi le speranze del cuore : ed e il Papato,
dall'irradiamento del cui fuoco salutifero e divino niuna parte
del mondo puo nascondersi, e molto meno quella che nel suo
seno Talberga. Per buona sorte i piu degi'Italiani, in quella
che giudicano insanabile dalle cure della rivoluzione lo Stato,
giudicano sanabilissima la nazione dalle cure del Papato.
DELL' ITALIA 397
Percio la dolorosa diagnosi che il liberalismo tuttodi viene
istituendo del mail che minacciano 1'opera sua propria, deve
raddoppiare neiranimo del cattolici la fiducia, che di quest!
mail medesimi Dio sia per servirsi, a fare che il Papa riacqui-
sti la necessaria liberta di potere salvare, so non cio che e
incurabile, almeno la patria che, gran merce del cielo, e tut-
tora salvabile.
Se non che ai cattolici, oltre il dovere di moltiplicarvi
al possibile le istituzioni di carita salutare, esemplarmente
disinteressate e cristiane, ne resta un altro da compiervi. Ed
e quello di sempre meglio disingannare il pubblico, sul conto
dei malefizii commessidal liberalismo, con mascheradi liberta,
e dei peggiori che e pronto a commettere il socialismo, da
esso generate, se arriva a succedergli nella dominazione.
Spetta a loro svolgerne il processo ed i programmi, smi-
nuzzandoli e adattandoli alia capacita del volgo, colla stampa,
coi ragionamenti domestici, colle popolari conferenze.
Questo smascheramento del liberalismo, piangente con
lagritne di coccodrillo il male da se fatto, che strugge Tltalia,
e porzione potissima deH'apostolato dei cattolici, tra il popolo
italiano. Lo domanda la salvazione della patria, lo richiede
il bene della religione. Bisogna sempre e con veridica efficacia
mettere sotto gli occhi della gente i misfatti, le menzogne,
le imposture, le iniquita di chi ha osato sinora chiamare vizio
la virtu, nemico Tamico, morte la vita. Bisogna rendere alle
parole il vero loro significato. Bisogna che si tocchi con mano.
che ne liberta, ne civilta, ne patriottismo possono piu valere
di coper tina alia prepotenza ed ai latrocinii. Non odio a per-
sone, ma guerra all'errore; non amore di parti, ma zelo del
prossimo ; non cupidigia d' interesse, ma desiderio della co-
mune salvezza ha da muovere i cattolici a giovarsi delFodierno
accasciamento del liberalismo, per illuminare le plebi, rimo-
verle dai nuovi inganni del socialismo, e ricondurle sempre
piu vicino alia Chiesa ed al Papato ; memori del motto, che
epiloga per noi Tunica ed infallibile terapeutica morale:
Salus Italiae Pontifex.
BELLA STELA DEL FORO
E
DELIA SUA ISCRIZIONE ARCAICA
SOMMARIO: Uno scritto del Dr. Christiano Hiilsen, intitolato: La tomba
di Romolo. Fortuna de' suoi precedent! lavori intorno il monumento
e la Stela del Foro. Meraviglia di lui per la parte presa nella con-
troversia dal Dr. O. E. Schmidt. La cronologia fondata nella metro-
logia, non ammessa e confutata da' prof. L. Mariani e Q-. De Saiictis.
La topografia circa i Rostri, il Comizio, il Volcanale non accolta dal
De Sanctis. Nella paleografia, filologia e interpretazione dell'epi-
grafe non ha nulla di suo e segue gli altri. La « splendida osser-
vazione » del Thurneysen, non rischiara 1'iscrizione. La scienza
tedesca intromessa nella controversia, non c'entra e non e compro-
messa se non da lui. Malafede nelle sue citazioni dalla Civilta Cat-
tolica e primo suo dardo contro di noi. Nostra risposta. Le nostre
ricerche intorno gli Hethei-Pelasgi giudicate, per disprezzo, antedi-
luviane. Secondo dardo che ci scaglia. Risposta che danno alia sua
finta ignoranza e vera malafede gli Orientalist! , assiriologi ed archeo-
logi, stranieri ed italiani. Momento male scelto di assalirci. Le ultime
scoperte de' Tedeschi in Oriente, degl'Inglesi a Cnossos e degl'Ita-
liani a Phaestos. Le righe orizzontali nelle iscrizioni delle tavolette
scoperte dall' Evans nel palazzo miceneo di Cnossos, da noi gia
dichiarate caratteristiche delle iscrizioni hethee d'Asia, riscontran-
dole nel frammento d'iscrizione non greca, trovato a Praesos, ca-
pitale degli Eteocretesi. Vezzo di certi Tedeschi d'ingiuriare i dotti,
biasimato dal Mommsen nel Parlamento prussiano, e vezzo di lui
d'ingiuriare intere nazioni, cor.ie 1' Italia antica e moderna.
II Dr. Christiano Hiilsen, dell' Istituto Germanico, puo dirsi
uno de' primi e piu caldi sostenitori della non alta antichit&
dell' iscrizione del cippo ]. Nel marzo di quest'anno pubbli-
cava uno scritto in tedesco, intitolato : La tomba di Romolo 2,
e lo ripubblicava in italiano 8 « con alcune lievi modifica-
1 Cf. Berl. Philol. Wochenschr., 1899; ArcheoL Anzeiger, n. 49,
1900, n. 1.
2 Cf. Das humanistische Gymnasium, Vol. XI, (Heidelberg 1900)
fasc. 3.
3 Cf. Rivista di Storia Antica, fasc. 2°-3°, anno V. Nuova Serie,
Messina, 30 ottobre 1900.
DELLA STELA DEL FORO E DELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 399
zioni », p. e. era indispensabile di prendere nota delle im-
portant! osservazioni del Savignoni edel Thurneysen ». Esa-
mineremo questo lavoro della Tomba di Romolo, fornito dal-
rHtilsen al Tropea, direttore della Ki vista di Storia Antica,
non perche vi sia riulla di nuovo per i nostri lettori, si sola-
mente perche il dotto archeologo, proprio in questo articolo,
ci ha voluto far 1'onore di una sua frecciata da Parto. Ma
non soliti fuggire, a chi dimentica nelle discussioni scien-
tifich<3 le leggi dell'onesto e il rispetto dovuto alle persone,
risponderemo con la liberta e il coraggio della legittima difesa.
E primieramente gli si vuol tener conto delle disposizioni
deU'animo non certo tranquillo ne lieto, in tutto il corso
de' dibattimenti non pochi ne freddi, circa le scoperte del
Foro, ne' quali, comeche rHtilsen pugnasse fieramente e desse
colpi con armi da punta e da taglio, non ebbe, tuttavia, la
fortuna di veder accolte le soluzioni da lui proposte alle varie
question! mosse e agitate intorno al monumento e alia Stela.
Anche nel modo di combattere non fu neppure molto prudente,
perciocche tolse inopportunamente ad accusare gl'Italiani di
chauvinismo, come se T Italia non avesse potuto far nulla in
questa occasione, senza 1'aiuto degli Alemanni. Di che natu-
ralmente doveva aspettarsi un carpiccio di santa ragione e
1'ebbe dal Ceci *. Nel presente articolo rHtilsen si duole che
« il signor O. E. Schmidt ha conservato 1'obbiettivita, poco
invidiabile come sembra a me, di riguardare le volgarita
plebee lanciate dal signor CECI contro la Germania e la scienza
tedesca semplicemente come una « interessante controversia »
e pero non e sfuggito alia sorte di essere lodato dal Popolo
Romano (p. 17 dell'Estratto, n. 1). » E alia pag. 16 cosl scrive
dello stesso autore : « Ma difficilmente si comprende che anche
in una rivista tedesca, diffusa e rispettabile, (1'altra rivista
da lui citata contro di noi, e la Civilta Caltolica, come diremo
appresso), un filologo tedesco (0. E. SCHMIDT nei « Neue Jahr-
bucher fur Thil. di Ilberg und Richter » 1900 fasc. I) s'unisca
1 Cf. L' Iscrizione antichissima del Foro e lo Chauvinismo italiano,
Risposta al D.r Ch. Hiilsen, Roma, 1899.
400 BELLA STELA DEL FORO
a questo coro e venga a dirci seriamente, come sia tragico
che proprio nel momento in cui esce il nuovo volume della
storia secondo lui troppo seettica del Pais, apparisca il ve-
nerando cippo per porre un imperioso alt! airipercritica. »
Quel che difficilmente si comprende da noi, e il non veder disa-
minato e confutato il lavoro dello Schmidt, dalFHulsen, dal Pais
e dal Tropea nella sua « Cronaca », dov'egli e chiamato « tradi-
zionista intransigente » e « invasato da cieco furore » e 1'opu-
seolo « privo di contenuto scientifico » . Asserzioni senza prove
e percio senza valore. Lo Schmidt fu pure lodato da noi, e
I'Hiilsen per cotesto ci d& una seconda ceffata, come vedremo.
Ecco, intanto, qual e stata la fortuna de' lavori deirHiilsen.
In quanto alia cronologia ricavata dalle misure del piede
attico, ropinione deirHiilsen non e stata seguita da nessuno
e neppure, in tutto, dal Pais. Ma in questo scritto di cui
rendiamo conto, ritiene ancora verisimile la sua ipotesi. II
Sacellum per lui sarebbe « una costruzione del IV secolo...
ma dall'epoca della costruzione del Sacellum non si puo pren-
dere un argomento decisive per quella della Stela (p. 11, n. 1). »
II prof. Mariani non aceetto queste conclusioni deirHiilsen,
primieramente perche fondate « &\\\\.' ipotesi del Mommsen che
tale misura (del piede attico) venisse introdotta in Roma sol-
tanto nel 450. Ma... il piede di circa 30 cm. e anche la misura
fondamentale delle terremare, cio6 delle stazioni primitive
degli italici, poteva quindi essere conosciuta dai Romani prima
del 450 e prima che venisse in uso presso di loro il piede
osco 4. » II De Sanctis, a parer nostro, diede 1' ultimo colpo
al criterio metrologico dell' Hiilsen, il quale fondava le sue
considerazioni sopra gli studii del Dorpfeld. Costui « aveva
cercato di dimostrare dalle misure di edifizi ateniesi che il
piede attico introdotto da Solone 6 di m. 0,2957 (Athen. Mittheil.
VII 1882 segg). E ben noto che lo stesso Dorpfeld ha infirm ato
queste sue conclusioni quando in seguito ha asserito che il
piede di m. 0,2957, pur essendo stato introdotto da Solone, non
6 stato mai adoperato in Atene fino all' eta romana (Athen.
1 Of. L. MARIANI, Rivista Storica Italiana, Torino, 1900, p. 196.
E DELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 401
Mittheil. XV 1890 p. 167 segg.), e ritiene ora che il piede
attico posteriore a Solone e di m. 0,328 ». Cosi il De Sanctis,
il quale cita anch'egli I'opinione del Pigorini « che i terra-
maricoli avessero una unit& di misura corrispondente circa
al piede romano di m. 0,2963 (v. p. e. Bull, di paletnologia
italiana XXIII 1897 p. 649. »
Se poi dalla questione cronologica voluta risolvere dal-
rHiilsen col oriterio metrologico, passiamo alia topografica,
le opinioni di lui intorno alia posizione de' Rostri, del Comi-
zio e del suo rigoroso orientamento, del Volcanale, del lastri-
cato nero collocato nel sec. IV d. Cr., da Massenzio, sono
state discusse con molto senno, con erudizione ben appro -
priata e con temperanza di modi, dal Da Sanctis, e non
accettate 1.
Resterebbe a cercare se mai THiilsen sia stato piu for-
tunato nella parte paleografica, glottologica e filologica del-
Tepigrafe, ma credlamo che la for tuna per lui non piccola,
sia stata 1'aver trovato fatto da altri quanto di piu difficile
presentava la lettura, Finterpretazione e lo studio de' voca-
boli. Costretto a seguir gli altri in question! che non sono
proprie delFarcheologo e del topografo particolarmente, leg-
giamo in questo suo articolo le piu grandi lodi del Thurneysen,
per « la splendida osservazione »... L'acume del Thurneysen,
me ntre ci libera dairenimmatico harelod, ci fornisce due pa-
role continue e ben intelligibili, iovestod velod — iusta volun-
tate oppure iusto dilectu, ed inoltre un pronome relative
quoiham, perfettamente conforme al quoiho... dellariga I. 2 »
La « splendida osservazione » e 1'acume del Thurneysen
rischiarano roscurit^t del testo epigrafico, o non piuttosto
confondono quel che finora si stimava in qualche modo, acqui-
stato con la lettura e Tedizione critica del Comparetti? Se
quoiho... 6 un pronome come quoiham y vengono a scompa-
1 Cf. G. DB SANCTIS : II lapis niger e la iscriziom areaica del Foro Ro-
mano, nella « Rivista di Filologia e d'lstruxione classica », anno XXVIII.
Fascicolo III.
2 O. c., p. II, n. 2,
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1210. 26 6 novembre 1900.
402 DELLA STELA DEL FORO
rire hordas ho[n~ke]locom ovvero Terminom, del Comparetti
e delFEnmann, e non si sa piii come connettere il quoiho
con sacros esed. La luce che F Enmann, secondo il De Sanctis.
(o. c. p. 27), « ha portato sulle parole quoi ha velod =. qui
haec volunt, si ottenebra » ; mentre velod per il Thurneysen,
va congiunto con iovestod e si deve interpretare iusta volun-
tate o iusto dilectu. Ma come e con quali prove si certifica
un sostantivo velod nel significato di volonta ovvero di scelta?
Michele Breal scrivendoci nel passato luglio: L' inscription
du Forum est le texte latin qui, des a present, a eu le plus
de commentateurs, conchiudeva argutamente: Mauvais signe!
II Thurneysen, certamente, 6 degno di encomio per le sue inda-
gini in tor no la lettura delF epigrafe del cippo inscritto1, come
gia aveva ben meritato per Finterpretazione di quella del vaso
Dressel, ma tanto Funa quanto Faltra restano tuttora oscure.
Dopo le quali cose, gli sforzi dell' Hulsen avvegnach6
sostenuto dallo Skutch e dalFOtto, non furono molto felici, ne
diedero di lui e della sua scienza critica prove troppo lumi-
nose. Miglior consiglio fu, senza dubbio, quello del Mommsen,
del Biicheler, del Brugmann, di Gio. Schmidt e d'altri alemannir
i quali pensarono doversi indugiare e aspettare il prosegui-
mento degli scavi, e cosi non esporsi a disinganni, che pur
troppo si annunziano. In tutto questo scalpore menato dal-
F Hulsen, la scienza tedesca non era per nulla compromessa,
com'egli suppose. I due soli lavori tuttoch6 di genere diffe-
rente, del von Duhn e di O. E. Schmidt, Funo archeologico
e Faltro di critica storica, fecero meritamente onore alia dotta
Germania ; e se F Hulsen non ebbe pari felicita, non 6 colpa
della scienza n6 della critica tedesca, due cose non facili a
ritrovarsi sempre e in tutti e singoli gli scrittori delFAlemagna
e di qualsiasi altra nazione del mondo.
Senonch6 Fopera delF Hulsen finch6 si restrinse dentro i
limiti delle question! considerate in se stesse o, come dicono,
oggettivamente, e nella discussione delle altrui opinion! si
rispettarono i diritti della verita, non vi fu nulla a ridire.
1 Cf. Rhein. Museum 1900 p. 484-485.
E BELLA SUA ISCR1ZIONE ARCA1CA 403
Ma per mala ventura, 1'animo di lui contristato per tante
sconfitte delle sue opinion!, cerco un qualche sollievo nel
mordere coloro che non le avevano ammesse. Uno de'primi
fra gli addentati, dopo il Ceci, fu lo scrittore di queste pa-
gine, il quale, tuttavia, non intende rendergli pan per focac-
cia, perciocch6 gli basta mostrare il danno ch'egli, cosi ope-
rando, si 6 fatto da s6 stesso, essendo vero che Nemo lae-
ditar nisi a zeipso.
Ecco ci6 che T Hulsen scrive di noi nella Rivista di Storia
Antica del 30 ottobre 1900 (p. 16 dell' Estratto) : « Non pu6
arrecar meraviglia, che tali declamazioni (del Ceci), adorne
di frasi patriottiche altisonanti abbiano trovato plauso in una
parte della stampa italiana, specialmente nei giornali politici :
ne si puo pretendere che gli scrittori di questi periodic!
abbiano dei lavori del Mommsen e di altri moderni critici
un concetto che non sia molto nebuloso. Per caratterizzarli
in genere basta sapere che uno di essi (il padre De Cara
nella Civilta Cattolica, quaderno 1192) conclude con la vi-
gorosa sentenza che chi ora non creda alia verita della storia
dei sette re di Roma non debba chiamarsi italiano, ma vi-
gliacco. »
Rispondiamo, che il primo e il piu elementare canone di
critica storica e letteraria, 6 quello di leggere attentamente
e di riferire con fedelt^ il detto da uno scrittore che si vuol
giudicare. La mancanza poi diventa piu grave qualora nonche
leggere il testo in fonte, si prende il giudizio da un altro e
si da come proprio, perciocch6 lo scopo dell' uno e dell' altro
sia di togliere stima ed autorita al comune avversario delle loro
opinioni . In questo caso? la malafede 6 palese e si perde, a
ragione, il diritto d'essere piu creduto. Ora il p. De Cara non
ha mai detto 116 scritto quanto gli viene attribuito dair Hulsen
che cita il quaderno 1192 della Civilta Cattolica: e, d'altra
parte, il giudizio di lui 6 conforme a quello espresso dal Tropea
nella « Cronaca » ; e, dunque, manifesto che 1' Hulsen attinse
non dal testo che non ha letto, si bene dalla « Cronaca » del
Tropea, da noi dichiarata e provata infedele, parziale e non
404 DELLA STELA DEL FORO
accurata, come e parimente certo che runo e 1'altro si pro-
posero lo stesso fine di darci mala voce e farci disistimare.
Chi poi consideri che fin dal passato agosto la falsa impu-
tazione del Tropea, era gia stata respinta da noi, che cosa si
dovra pensare deirHiilsen, il quale nel suo articolo pubbli-
cato il 30 ottobre, nella Rivista del Tropea, senza dir motto
della nostra risposta, rifrigge la stessa accusa? Dov'e qui
Tonesta? dov'e I'dcxp^ewt, cio6 dire la pienezza ed esattezza
delle informazioni tanto lodata ne; dotti Alemanni?
Veniamo alle prove e citiamo le nostre parole (Civ. Catt.,
Serie XVII, Vol. IX, Quad. 1192, del 17 febbraio 1900). « E
poich6 la controversia prese le mosse e gagliardamente s'in-
vigori dentro e fuori d' Italia, per le conclusion! storiche che
primo di tutti ne trasse il prof. Luigi Ceci, I'iscrizione cioe
del Cippo doversi porre al VII secolo a. C. e Fepoca perci6
de' re non essere mitica ne favolosa, come fin qui contesero
gl'ipercritici, egli fu ed 6 tuttora d'ogni parte assalito. Noi
difenderemo a viso aperto ed anche contro lui stesso, la sua
divinazione, mercecchk quanto egli divino o, come ora si dice,
intul, non 6 altrimenti vero e incontrastabile in virtu della
sola sua interpretazione dell'epigrafe del Cippo, ma e prin-
cipalmente, come vedremo, degli argomenti estrinseci e, in
particolar modo, della stipe votiva.
« Per la qual cosa, negare al Ceci questa pubblica testi-
monianza di riconoscenza e di grande ammirazione per avere
rivendicato a Roma e air Italia una parte cost bella e impor-
tante della sua storia, non sarebbe certo da italiano, ma da
vigliacco. »
L/epiteto, dunque, di vigliacco non ha nulla che fare con
la credenza « alia verita della storia dei sette re di Roma »
come scrive THiilsen, ma e dato ipoteticamente all 'Italiano,
il quale negasse riconoscenza al Ceci che primo rivendic6
una parte importante della Storia di Roma, Tepoca cio6 sto-
rica, non mitica ne favolosa de' suoi re, senza specificarne i
nomi ne il numero di sette, come fa THulsen.
Questo concetto medesimo si par chiaro dalla nostra ri-
E BELLA SUA 1SCRIZIONE ARCAICA 405
spostaal Tropea (Civ. Catt., Serie XVII, Vol. XI, Quad. 1204,
18 agosto 1900): « II Tropea ci fa I'onore di ricordare il no-
stro primo articolo, e secondo suo costume, non riesce a sapor
distinguere il vero dal falso. Se ci6 sia difetto d'ingegno o
altro, non monta indagare. Egii, dunque, afterma che « a
quan ti non accettano I'opinione sua (la nostra) e del prof. Ceci
che egli sostieno, regala 1'epiteto di vigliacco. » In questr
pocho parole vi e una doppia falsita. Vigliacchi, per noi, sono
quegli Italian! che senza fare o sapor fare cio che torna in
onore degli studii italiani intorno la storia dell'antica Roma,
si piacciono nel raccogliere i detti e le sentenze degli stra-
nieri contro gl'Italiani che si faticano con dotti lavori, di
rivendicare le patrie tradizioni. Chiamar vigliacco chi non
pensi, come noi pensiamo, che non opini, come noi opiuiamo,
e tale eccesso che al solo Tropea poteva venir in mente.
L'altra falsita e che noi sosteniamo I'opinione del prof. Ceci
e che essa sia la nostra. Nel 1° articolo dichiarammo che
nostre erano, senza dubbio, le conclusion! storiche del Ceci,
non la interpretazione dell'epigrafe, la quale e puramente
congetturale. »
Di che segue, che il dardo scagliatoci contro dairHUlsen,
era fornito dal turcasso del Tropea, ed era spuntato: telum
imbelle sine ictu (ViRG. Aen, II, v. 544).
In una nota del medesimo articolo « La tornba di Romolo »
(p. 18) THulsen si ricorda un'altra volta di noi, e chiama il
padre De Cara « autore delle ricerche antidiluviane sugli
Hethei-Pelasgi, di cui abbiamo citato sopra un passo carat-
teristico. » II passo caratteristieo 6 gia noto a' lettori da quan to
abbiamo detto or ora. Ci rimane, pertanto, a vedere se noi
siamo veramente autori di ricerche antediluviane, non anti-
diluriane, come scrive FHtilsen, ricerche cio6 contro il di-
luvio ovvero contro i tempi del Diluvio. Egli necessariamente
intese dire che noi siamo autori di ricerche di veruna impor-
tanza e non degne deirattenzione de' dotti. L'esame di questo
giudizio dell'Hulsen fara conoscere due cose : la scienza del-
Tarcheologo tedesco e le conseguenze d'una sua seconda eolpa
406 BELLA STELA DEL FORO
di malafede. E poiche non ebbe egli n& prudenza ne garbo
nel prendersi giuoco di noi e deir opera nostra, domandiamo
scusa a' nostri lettori se, costretti dal diritto della legittima
difesa, dovremo parlar di noi e delle nostre ricerche intorno
agli Hethei-Pelasgi, volute screditare e dispregiare da lui.
II titolo del nostro 1° Volume e questo: Gli Hethei-Pe-
lasgi Ricerche di Storia e di Archeologia orientale, greca
ed italica. La storia e Tarcheologia orientale, greca ed ita-
lica, non richiedendo ricerche antidiluviane, e manifesto che
THulsen ci attribuisce cio che non ci appartiene e che si e
finora ignorato da noi e da quanti lessero le nostre ricerche
e ne portarono giudizio. Questo fatto, nondimeno, puo spie-
garsi ovvero per T ignoranza deirHiilsen che non conoscendo
il Hbro, pure lo giudica, e in questo caso sara tacciato per
lo meno, di leggerezza; ovvero lo conosce e a fin di scre-
ditarci gli da un falso titolo, e avremmo allora un secondo
fatto della sua malafede. Nell'una ipotesi e nell'altra, nonche
farci danno, rHiilsen danneggia se stesso, laeditur a seipso.
Senonche questo modo di procedere deirHiilsen potrebbe
avere uua terza spiegazione, ch'egli 'cio6 non faccia gran
conto delle ricerche storiche e archeologiche intorno agli
Hethei-Pelasgi, non essendo orientalista, e non coltivando del-
Tarcheologia classica se non quella parte che riguarda la to-
pografia di Roma. Se cio fosse vero, resterebbe sempre la
colpa di aver osato, lui non orientalista, giudicare deir impor-
tanza d'una questione storica ed archeologica qual e quella
degli Hethei, intorno alia quale i dotti d' Inghilterra, di Ame-
rica, di Francia e di Germania posero e tuttora pongono
T opera loro, di esplorazioni e di studii costanti, massima-
mente che la civilta greca ed etrusca non trova le sue ori-
gini se non nella civilta orientale, e la micenea, soprattutto,
in quella degli Hethei-Pelasgi.
Gli articoli delle nostre ricerche storico-archeologiche in-
torno gli Hethei-Pelasgi, erano letti e giudicati della maggiore
importanza, da' dotti orientalisti, assiriologi, egittologi e ar-
cheologi, quali Sayce, Maspero, Ramsay, Boissier, Sogliani,
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 407
Patroni, Mariani, Milani, Chantre, Tiele, Sal. Reinach ed altri.
La Zeitschrift fur Assyriologie nella Bibliographie, gli an-
nunziava costantemente dal 1890 sino al Marzo d 1 1899, e
di pari gli annunziava nelle sue Chroniques d' Orient, Sal.
Reinach, il quale ne dava anche il sunto e quando il 1° Vo-
lume venne in luce, cosl scrisse: « La critique, jtisqu' a pr£-
sent tres reservee, a le devoir de la prendre (!' Opera) d
corps et d'en discuter d fond tons les arguments: c'est du
reste, le meilleur hommage qu'elle puisse rendre d une oeu-
vre qui, vraie ou fausse dans ses grandes lignes, n'en reste
pas moins une des plus importantes de notre temps par
V erudition, la bonne foi et la singuliere inge'niosite de son
auteur i. » L'Hiilsen ci faceva I'omaggio di qualificare le
nostre ricerche d'antidiluviane, ed era ben padrone di farlo,
come siamo padroni anche noi, di non accettarlo.
Fin dal novembre 1895 1'HPAKAEION traduceva in greco
i nostri quattro articoli sull'isola di Greta, e lo Chantre ci
scriveva nel giugno del 1896 : Je suis Men heureux de voir
que par de voies diffgrentes nous arrivons d peu pres aux
memes conclusions. Je ne sais pas encore ce que V etude de-
taillee de mes richesses archeologiques que j'ai rapportees
de Cappadoce me donnera, mms, des d present, il me sem-
ble que Pelasges, Hetheens, Kobaniens et Mycdniens sont bien
parents, si non par le sang du moins par la civilisation.
II magnifico volume dello Chantre fu pubblicato con ricche
illustrazioni e ne fu fatta la rivista da noi, con particolare
soddisfazione, perciocch& la nostra opinione vi trovava una
nuova conferma 2. II Sayce, professore di Assiriologia nel-
TUniversita di Oxford ed ora Presidente della Societa di Ar-
cheologia biblica di Londra, cominciava la rivista dell' Opera
nostra dichiarando, che se doveva trovarvi una colpa, questa
era d'essere troppo dotta e di non lasciare indietro nessuna
1 Chron. d' Orient, Deux. Serie, p. 393.
2 Cf. Civ. Catt., ERNEST CHANTRE. Eecherches archeologiques dans
I'Asie Occidental*. Ser. XVII, Vol. IV, p. 325 e segg.
408 DELLA STELA DEL FORO
cosa che si avesse a sapere. II che non le avrebbe fatto tro-
vare, come merita, un gran nusnero di lettori : If I have a
fault to find with Father de Card's new ivork, it is that it
is too learned and exhaustive to find as large a circle of
readers as it deserve 4. »
L/archeologo Sogliani nella sua rivista, con ordine e chia-
rezza singolare, esamina gli argomenti ch'egli chiama « i ca-
pisaldi della nostra nuova teorica », e fra gli altri quello della
propagazione della cerarnica antica per mezzo degli Hethei-
Pelasgi, che fu ammesso da tutti e che noi svolgemmo in una
Memoria inviata al IX Congresso internazionale degli Orien-
talisti tenuto in Londra, nel settembre del 1891, e premiata
dal medesimo col Certificato d'Onore e la pubblicazione di
parecchie centinaia di copie, a sue spese. Ma piu notevole e
la conclusione del dotto archeologo : « Che le costruzioni po-
ligone nell'Asia Minore, col loro simbolismo dei leoni e del
fallo, siano identiche a quelle dette pelasgiche in Grecia ed
in Italia, e un fatto, del quale non si puo dubitare. Che il
costume della copertura del capo, delle vesti, dei calzari con
la punta rivolta aH'insu, delle armi, quale appare nei monu-
menti figurati della Siria e dell' Asia Minore attribuiti, per la
presenza delle iscrizioni ideografiche hethee, al popolo degli
Hethei, trovi un perfetto riscontro neirantichissimo costume
greco ed italico, e per me e per altri un fatto del pari certo.
Troviamo dunque una medesima arte di edificare e un me-
1 Cf. The Academy, May 25, 1895. «The book is, in fact, an exhaus-
tive inquiry into the ethnology, history, and art of the Hittites, and
their relations to the poeple and culture of early Greece and Italy.
Dr. de Cara identifies them with the Pelasgians, and seeks to show that
the primitive civilisation of Asia Minor and Southern Europe was dis-
tinguished by certain common characteristics, which radiated from the
original home of the Hittite population in the East. His results coincide
with those of M. Salomon Reinach, with one important exception. Whereas
M. Reinach makes the West the source of this ancient culture, Dr. de
Cara brings it from Asia, and the arguments with which he combats
M. Reinach's view seem to me to be convincing. »
E BELLA SUA ISCKIZIONE ARCAICA 409
rlesimo costume cosi presso gli Hethei come presso i Pelasgi
della tradizione classica. E certo un fenomeno ch(3 esige una
spiegazione, e al quale il p. De Cara ha il merito di aver
dato il debito rilievo. Quando si consideri la identita delle
sedi, che i monumenti attribuiscono agli Hethei e la tradi-
zione ai Pelasgi, e 1'alta antichita delle costruzioni pelasgiche
nei paesi classici, le quali oggi si ascrivono a quella remota
civilta, che porta il nome convenzionale di micen<>a o di egea,
la nuova suggestione 1 del De Cara, per cui gli Hethei sareb-
bero i Pelasgi, non puo non esser presa in seria considera-
zione e quindi discussa. » Noi siamo content! che il Sogliani
nella conclusione scriva : « Ma, qualunque sia il giudizio che
altri portera dell' opera del p. De Cara, non gli si puo negare
il merito di aver ringiovanita la vecchia questione pelasgica
in un tempo, nel quale 6 possibile darle la desiderata solu-
zione mediante scavi sistematici delle necropoli, che certo non
possono mancare la dove sorgono costruzioni pelasgiche. Le
superbe moli di Segni, di Norba e di Alatri nel Lazio, di Nu-
mistrone e di altre citta senza nome in Basilicata, sono altret-
tanti centri di esplorazioni archeologiche, che T Italia risorta
ha il dovere d'intraprendere 2. »
L'effetto, intanto, che segul dalle nostre ricerche in Italia
e fuori, fu una grande meraviglia e una viva curiosita d'in-
dagare seriamente le origini de' nostri paesi dove esistono tut-
tora monumenti pelasgici. II ch. Architetto G. B. Giovenale
studiava 1'acropoli di Alatri e dava contezza delle sue con-
clusioni in Roma, all'Istituto Germanico e &\Y Asxociazione
artistica fra i cultori di architettura in Roma, la quale chie-
deva al Ministro della Istruzione Pubblica che « s'iniziassero
scavi nelle localita dell' Italia centrale piu ricche di avanzi
ciclopici 3. » II Pigorini nel suo Bullettino di paletnologia ita-
1 Questo nome suggestione fu dato da noi alia nostra i-on^ettura che
il Sogliani ed altri chiamarono nuova per quanto ardita.
* Cf. Rendiconto dell' Accademia di Archeologia, Letter? e Itelfa Arti,
di Napoli, Fasc. di gennaio a marzo 1895.
3 Vedi Annunzio delV Associazione. Anno VI, Roma, IsiMi.
410 DELL A STELA DEL FORO
liana, faceva anch'egli le piu calde istanze e riceveva in ri-
sposta dal Direttore Generale di Antichita, di quel tempo, la
formale promessa che presto si sarebbe posto mano agli scavi
di Norba: ma poi non ne fu nulla.
Fra i nostri valorosi giovani archeologi degno di partico-
lare encomio nel promovere e illustrare questo genere di
monument! e di studii, e il D.r Lucio Mariani, Professore di
archeologia nell'Universita di Pisa, il quale scriveva nella
Nuova Antologia l la piu ampia rivista del nostro 1° volume
svolgendo la questione : Dei recenti studi intorno le princi-
pali civilta d'Europa e la loro origins, e nel Bullettino della
Commissions archeologica Comunale 2, 1'altra soprammodo
importante : / resti di Roma primitiva. Egli conosce meglio di
tutti le nostre ricerche, e ci e dolce ripetere oggi dopo sei
anni, quel che di lui scrivemmo nella Introduzione al 1° vo-
lume : « Possa questo giovane ricco d'ingegno e nudrito di
forti studii archeologici, porre 1'opera sua in questa nuova e
bella palestra delle ricerche hetheo-pelasgiche, nella quale
non veggo in Italia chi piu di lui ne riconosca Timportanza,
e che meglio di lui sia pari all'impresa. »
Anche 1'egregio Direttore del Museo Archeologico di Fi-
renze e d'accordo con noi nell'identificare gli Hethei co' Pe-
lasgi e con gli Etruschi : « Gli studii pazienti e valorosi che
il ch. padre De Cara consacra a questo popolo (Thetheo) appro-
dano gia a dimostrare la identity coi Pelasgi e quindi anche
con gli Etruschi 3. »
Finalmente, quest 'anno il ch. Architetto G. B. Giovenale
pubblicava la sua Dissertazione : I monumenti Preromani
1 Cf. N. Antologia, Vol. XV, Serie III, febbraio 1895.
2 Anno XXIV, fasc. 1 e 2. 1896.
3 MILANI, Tomba italica a pozzo del Centra di Firenze, e cippo etrusco
di egual provenienza con V immagine del Dio Supremo degli Etruschi, nelle
Notizie degli Scavi, decembre 1892. Qui stesso scriveva : « Per le inter-
pretazioni di quest! rilievi ini riferisco alia splendida dimostrazione del
ch. padre De Cara (Civilta Cattolica 1891, Vol. X, quad. 980, aprile 1891),
il quale ci ha rirelato il vero soggetto del rilievo. »
E DELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 411
del Lazio, letta alia Pontiflcia Accademia Romana di Archeo-
logia il 30 novembre 1899. In essa 1'argomento archeologico
da noi tante volte proposto e difeso, della somiglianza fra loro
delle costruzioni pelasgiche d'Asia, di Grecia, delle isole del-
TEgeo e d'ltalia, e percio d'un'arte tradizionale di popoli affini,
e trattato con la piii grande autoriti e maestria, la quale non
poteva mancare ad un architetto di chiara fama per lavori
universalmente lodati, e nella presente questione per la cono-
scenza delle costruzioni poligonie di Grecia, dove per ben due
volte si reco a studiarle. Noi siamo lieti di veder confermate
per ragioni d'arte e di tecnica architettonica, le nostre con-
el usioni fondate nella tradizione, nell'archeologia e nel criterio
del buon senso.
Ma non abbiarno fin qui domandato air Hulsen la spie-
gazione d'un fatto ch'egli non puo ignorare e che dimostra
le ricerche nostre intorno gli Hethei-Pelasgi, esser tutt'altro
che antediluviane, cioe senza import anza. E il fatto e questo.
LJ Helbig nella tornata del 4 aprile 18977 dell' Accademia dei
R. Lincei, si mostrava molto impensierito perch67 « L'Ar-
cheologia italiana sta sotto la funesta influenza dello spettro
degli Hittiti. » Nel 1898 il Petersen, Segretario delFIstituto
Germanico, spaventato, come scrivemmo allora, del pro-
gresso che in Italia fa la critica « se non inaugurata, certo
sostanzialmente rafforzata dall'autore del grosso libro sopra
gli Hethei-Pelasgi », vaticinava che « a ogni modo prima che
certi tentativi guadagnino terreno, dovrebbe anzitutto esser
battuta morta la critica * . » Qui si parla da due dotti archeo-
logi, non di ricerche antediluviane? cioe frivole, ma di veri
pericoli che corra Tarcheologia italiana per T influenza di
coteste ricerche intorno gli Hethei-Pelasgi. Se cosi e, convien
dire che qualche importanza la devono pur avere, e allora
come si puo scusare T Hulsen che le chiama antediluviane
cioe di nessun valore?
1 Vedi MittheiL, d. K. D. Arch. Inst.: vol. XIII, fasc. 2°, 1898, p. 174,
e la nostra risposta nella Civ. Catt., Ser. XVII, Vol. IV p. 328-329.
412 BELLA STELA DEL FOKO
Dalle cose fin qui esposte e discusse, conseguita, che 1'Hul-
sen volendo ferirci nella riputazione, si feri da se nella sua:
che le ricerche da lui dispregiate, erano e sono stimate e
lodate da orientalisti e da archeologi, mentre le sue frecce
senza punta contro di noi, non ci hanno toccata la pelle. II
momento poi di pungerci non fu colto felicemente dall'Hiilsen,
percioeche mentre egli si fa beffe delle nostre ricerche hethee,
la scoperta fatta dal Koldewey * in Orients e propriamente
a Babilonia, d'un insigne monumento hetheo con bassorilievo
e un' iscrizione in geroglifici hethei, e salutata con plauso,
da' dotti Orientalisti. Aggiungi, che al tempo stesso, gl' In-
glesi a Cnossos e gl' Italiani a Phaestos nelT isola di Greta,
scoprivano due superbi palazzi dell'epoca micenea, con pit-
ture e bronzi e ceramiche in gran numero, e quel che phi
rende sommamente prezioso lo scavo dell' Evans, e Taver tro-
vato nel palazzo di Cnossos mille e cinquecento tavolette con
iscrizioni simili alle iscrizioni hethee e in lingua preellenica 2.
Noi scrivendo di Praesos, citta capitale degli Eteocretesi,
facemmo notare che nel frammento d'epigrafe ivi trovato e
di cui disse il Comparetti d'essere in lingua certamente non
greca, il testo 6 diviso da righe orizzontali come nelle iscri-
zioni hethee della Siria e dell'Asia Minore. Nelle tavolette
di Cnossos si ha lo stesso modo di chiudere il testo fra righe
orizzontali. Si tenga, intanto, delle nostre ricerche e della
iiostra teoria quel conto che ne tien F Hiilsen, e quanto si
scoperse per gli scavi dello Schliemann e per i posteriori fino
1 Cf. R. KOLDEWEY, Die Hettische Inschrift gefunden in cler Koe-
nigsburg von Babylon, Leipsig, 1900. E il 1° fascicolo della pubbli-
cazione della Socijta tedesca Orientale : Wissenschaftliche Veroeffen-
tlichungen. Vedi la rivista del CLERMONT-GANNEAU nella Rev. Crit., del
25 giugno 1900.
2 Cf. SAL. REINACH, Bulletin Mensuel de I'Acad. des Inscript.; seanee
an 4 mai 1900 nella Rev. archeol., t. XXXVII, trois. ser. juillet-aout, 1900,
p. 151. « II est aussi certain aujourd'hui que cette ecriture primitive n'est
pa.s un emprunt fait a 1'Egypte ou a l'AssjTrie, mais se rattache a un
Kysteine graphique particulier auquel appartient cgalement, selon toute
apparence, I'hieroglyphisme hetheen. »
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 413
a' recenti7 inglesi ed Italian!, non avra spiegazione ragione-
vole e solidamente fondata.
Tutti sanno che noi, parlando e scrivendo degli altri, siamo
inchinati da natura, a dime tutto il bene che si possa desi-
derare, e solo ingiustamente provocati ci rechiamo sulle di-
fese e rilanciamo nell'offensore I'offesa. II grande Orientalista
Arcibaldo Enrico Sayce dianzi ricordato, ci chiamava : « II piii
cortese de' controversisti i. » L'Hulsen come non pochi della
sua gente, ed anche i dottissimi, non sembra che sieno felici
se ne' loro scritti non mordano o graffino qualcuno. Nel pas-
sato agosto Sal. Reinach, facendo la rivista dell' opera insigne
del Furtwaengler sulle Gemme antiche 2, si domandava: « Mais
pourquoi faut-il qu'il eprouve (il Furtwaengler) le besoin,
m§me dans un ouvrage de haute science, dans -un ouvrage
ne pour durer, je ne dis pas de contredire, mais d'injurier
ceux qui ne pensent pas comme lui? » E recati gli esempii,
conchiude dicendo che simili procedimenti fanno pensare al
motto di Talleyrand su Napoleone: « Quel dommage qu'un
si grand homme ait ete aussi mal eleve ! » Nel dibattimento
del 16 marzo al Landtag prussiano, circa la spesa fatta fare
allo Stato, di 20,000 talleri per 1'acquisto delle false figuline
moabite, il Mommsen scusava il Governo e dava la colpa al
primo corpo scientificodeirAlemagna, conchiudendo con queste
parole tradotte testualmente dal Clermont-Ganneau che aveva
scoperta la frode e scrisse la storia deH'avvenuto : « Je dois
avouer d'ailleurs, Messieurs, que j'ai rarement vu une di-
scussion scientifique Internationale menee, du cote allemand,
avec une pareille inconvenance (Unanstaendigkeit). C'est
seulement par un aveu public qu'il est possible d'attenuer
un peu ce tort. La facon dont les savants francais et anglais
1 « Dr. de Cara is strongest in his criticism of the theories of other
scholars. He has a keen eye for their weak points though at the same
time he is the most courteous and sympathetic of controversialists. Aca-
dcmtj, 25 May 1895. »
2 Cf. Rev. crit., 6 aout ?900 p. 105.
414 DELLA STELA DEL FORO E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA
les plus estimables ont ete, jusqu'au moment ou Ton a du
reconnaltre qu'ils avaient raison, traites par les savants et
quasi-savants allemands, est absolument indigne et imper-
donnable J. »
Eppure lo stesso Mommsen, il quale condanna qui di poca
educazione nelle discussioni internazionali, dotti e semidotti
alemanni, 6 noto per incredibili ingiurie contro gl' ingegnir
la letteratura e Tarte dell' Italia antica e moderna^ compresi
Cicerone e Dante con la Divina Commedia, lavoro di pas-
sione retorica 2.
Conchiudiamo, che il Dr. Hulsen non provocato, non pre-
gato, ma da s& e sui juris et arbitrii, voile con le sue frec-
ciate far sapere a noi e a' dotti di tutto il mondo, che a
giudicare antediluviane le nostre ricerche hetheo-pelasgiche,
ci voleva un antediluviano, e vi 6 riuscito.
1 Cf. CLBRMONT-GANNEAU, Les fraudes Archtologiques en Palestine,
Paris 1885 p. 181.
2 Romische Geschichte. Vol. I, 220 e segg.
SOMMARIO.
I. Criteri di saiita ed altissima prudenza, con cui il Consalvi ed i suoi
compagni si preparano all'ultiraa conferenza. Acerrima contesa sul-
1'articolo intorno la pubblicita del culto : sottile ripiego del Con-
salvi e lieto successo. — II. Si adopera a fine di far sottoscrivere di
presente la convenzione concordata dopo dodici ore di discussione,
e vi riesce: sottoscritti gli articoli e presentati al Primo Console,
ne incontrano la soddisf'azione. — III. Vera gloria del Primo Con-
sole ; merito del card. Consalvi ; il Concordats e Pio VII : inizia-
zione di una nuova era politica e religiosa. — IV. Le nostre seguenti
trattazioni.
I.
La notte seguente a quella storica giornata 1 e tutta la
prima meta del seguente giorno 15 luglio, si passarono dal
Consalvi e dai suoi due socii in « raccomandarsi a Dio e nel-
T esaminare ansiosissimamente e pesare nella bilancia ci6
che vi rimaneva da fare. Ci vedevamo ridotti, cosi il Car-
dinale gia uscito fuori del pelago alia riva, al pas so
estremo di giocar tutto ».
Queste riflessioni gravissime del cardinale ministro, danno
ad intendere, come egli avesse capito benissimo il gioco degli
osteggiatori della religione cattolica, ed afferrato nel giusto
punto la condizione, in cui versava il Primo Console. Quelli
volevano a ogni modo rotta ogni trattativa di pace religiosa,
da genuini figliuoli di una rivoluzione empia e libertina, la
quale in veste repubblicana non era se faon la stessa setta
massonica, nemica accanita della religione che ha Gesu Cri-
sto PIT autore. Ma volevala il Bonaparte, ispirato poniamo
pure da' vasti disegni che celava nella mente e non gia per
sentimento di cuore, siccome colui che all'assecuzione del
1 Vedi quad. 1028.
416 CONCLUSIONS DELLE TRATTATIVE
potere imperatorio, cui non sognava piii, ma si teneva ora-
mai stretto in pugno, piu che conducente stimava la restau-
razione della religione cattolica essenzialmente necessaria;
e necessaria la reputava altresi, con giudizio rettissimo e
strettamente patrio, all'acquisto della concordia e della pace
della massima parte del popolo francese. Laonde il Consalvi
cui 1'esperienza aveva reso guardingo nell'affldare a lettere,
anche in cifra, riflessioni svantaggiose al governo Consolare,
aggiunge subito questa riflessione, che dentro il velo di una
figura di reticenza, dice puremolto: « V. Emza sia certis-
sima che tutto poteva accadere, benche ogni umana politico,
.potesse assicurare del contrario: in voce potrb meglio spie-
garle questa verissima verita. »
Convennero dunque tutti e tre i ministri pontificii, d; in-
ter pretare largamente la legge imposta dal S. Padre, di con-
cedere ogni cosa purclie fosse salra la sostanza: applicando
questa parola non gia al disegno pontificio, del quale « con
la omissione di alcune cose qui invincibilmente ricusate la
sostanza veniva a perire... ma alia cosa stessa », badando
quindi « fin dove si poteva giungere senza offesa della reli-
gione. »
Cosi preparati e disposti si recarono alia novissima con-
fer enza, che comincio « al mezzo giorno in punto » del giorno
quindicesimo di luglio. La discussione non fu tanto varia,
come T ultima volta, ne tanto lunga, ma non* meno combat-
tuta ne meno trepida. Rimesso in disputa Tarticolo del culto,
rinacque la contesa forte ed ostinata per una parte e per
Taltra. Gli oratori francesi, conscii e pavidi della volonta
del Primo Console di non mutar sillaba della formula scritta
di suo proprio pugno, tenevano sodo: e il Consalvi, conscio
per il colloquio der giorno innanzi, di una qualche arrende-
volezza del Bonaparte, esigeva o una modificazione o un'ag-
giunta. Voleva egli che le parole : conformandosi a' regola-
menti di polizia fossero soppresse, per non nuocere alia pub-
blicita officiale del culto ; o almeno vi si apponesse la giunta
di queste altre: per ragione della pubblica tranquillita. I
PER IL CONCORDATO 417
ministri francesi « sostennero acerrimamentr che niuna giunta
avra luogo, perche la parola police, essendo parte o dispo-
sizione governativa non aveva altro scopo, so non di tute-
lare la tranquillita pubblica e proteggere lo stesso culto : ne
entrava nel pensiero del governo « d' incatenare dentro le
chiese » i ministri o le cose della religione; come d' altra
parte non si poteva pretendere di permettere « una proces-
sione dove la conosciamo pericolosa. »
Pigliandoli al loro stesso ragionamento, il Consalvi pro-
pose premurosamente 1'aggiunta della clausula « pour la
tranquillity publique », insistendo « vivamente nel dire, che
subito che essi confessavano che questa, e non altra, era la
iutelligenza della parola « police », non dovevano aver dif-
ficolta di abbondare nel piu chiaramente dichiararla. » II Con-
salvi intendeva di ottenere con quell'aggiunta due vantaggi:
II primo, di evitare che « Nostro Signore si sottoscrivesse a un
articolo sine causa » ; sembrando, anzi, nagionevolissimo che
« nelle circostanze nelle quali si trova la Francia » il S. Padre
non disapprovi che il culto pubblico « si conformi ai rego-
lamenti di polizia, che per la pubblica tranquillita sareb-
bero giudicati necessarii. » II secondo vantaggio era quello di
limitare la natura di cotali regolamenti di polizia, « che non
ci 6 piii pericolo che possano estendersi ad altra cosa, o al-
meno il Papa non dice altro. » Ottime riflessioni per verita,
qualora una legge cosiffatta e cosi intesa, fosse applicata da
un governo onesto ! Altrimenti la tranquillita pubblica corre
risico di divenire uno strumento sconfinato di partigiana ti-
rannia ed universale. A ogni modo Taggiunta di queste due
parole restringeva di molto Testensione di quell' articolo, e
gli dava aspetto di provvedimento veramento ragionevole: non
fu quindi piccolo vantaggio ottenuto dal ministro pontificio.
« Dopo un fortissimo e lunghissimo contrasto, prosegue
il Consalvi ne' suoi Schiarimenti al Card. Doria, essi si arre-
sero, con una condizione, cioe che invece di dire : che saranno
(i regolamenti di polizia) giudicati necessarii per la tran-
<l«i Hit a pubblica, si dicesse come aveva espresso in principio
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1210. 27 8 novembre 1900.
418 CONCLUSIONS DELLE TRATTATIVE
10 stesso Primo Console: die il governo giudicherd; necessarii
per la tranquillita pubblica. » Fecero osservare i ministri
francesi, con un'accortezza adoperata a proposito a fine d'in-
durre il Consalvi a mostrarsi piu corrivo, che se vi era una
speranza di ottenere 1'approvazione del Primo Console, si
otteneva « appunto col richiamargli all'orecchio quellaparola
« governo », gia da lui proposta. » « Noi, osserva il Consalvi,
credemmo di fare buon guadagno, ottenendo 1'aggiunta delle
interessantissime parole « per la tranquillita pubblica », al
prezzo di una parola indifferente, mentre la stessa parola
« polizia » diceva 1'equivalente, giacche la « polizia » non si
esercita se non dal governo. »
L'articolo insomnia era cosi espresso : « II culto sara
pubblico, avendo tuttavia riguardo ai regolamenti di polizia,
che il governo conoscera necessarii per la pubblica tranquil-
lita. » « In tale forma, conclude il Consalvi, ci e par so che
la cosa non ferisca le orecchie, n6 la massima, e che si pre-
sent! in un aspetto di cui ognuno ravvisi la ragionevolezza. »
Un'altra acerrima contesa fu impegnata per determinare
la nomina de' parrochi. Nella notte antecedente si era riusciti
a farla ammettere in questa forma : (I vescovi) « faranno le
nomine alle parrocchie; non sceglieranno i pastori, se non
dopo essersi accertati, ch' essi sono forniti delle qualita ri-
chieste dalle leggi della Chiesa, e godono della fiducia del
governo. » Era costato sangue al Consalvi I'e^ssere riuscito a
combinare insieme coll' abb. Bernier questa formola col disegno
propostosi dal Primo Console. II quale dopo averla approvata,
« improvvisamente si cambio » e rivolle la sua propria for-
mola : (I vescovi) « nomineranno alle parrocchie con r appro-
vazione del governo. » Anzi, dopo visto e gittato nel fuoco
11 fogiio della convenzione eoncordata la notte innanzi, la
peggior6 eziandio con questi termini: Le loro nomine non
saranno valide, se non dopo di essere state gradite dal
governo.
« Queste parole egli le scrisse di sua mano. Niente meno
dunque che una tal frase, osserva il Consalvi, e scritta da
PER IL CONCORD ATO 419
tal mano, dovemmo noi combattere ieri nel sec-ondo <;on-
gresso. » Dopo negazioni e riprese, dopo varie proposte non
acconsentite, dopo infiniti tentamenti « fu miserirordia di
Dio » che infine si potesse convenire in questa norma: « La
loro SCELTA non potrd cadere se no/i in JHTSOH.C gradite dal
governo '. »
II.
Non isfuggi al ministro di Pio VII 1'appiglio forte, che
con una nomina di cotal fatta si metteva in mano al governo,
massimamente avendo riguardo Sill'attopratico, con cui quelle
nomine si eseguirebbero. Ma & indubitabile che ottenne il
massimo, che si potesse sperare in quelle circostanze. Gli
era stato detto dal Primo Console, e il Consalvi lo registra
ripetendolo nelle sue lettere alia sua Corte, che bisognava
allora « considerare la Francia come al secondo e terzo se-
colo, per rimettervi una religione quasi del tutto bandita, e
che va a estinguersi a occhiate (cosa in se verissima). »
Essendo cosi lo stato delle cose, e avendo a trattare con
un governo gia esasperato ed impaziente d'indugi, (-apace di
qual si fosse piu arrischiato partito, penso saviamente il
Legato del Papa di contentarsi di un bene inferiore a' suoi
desiderii, ma di molto al di la delle sue speranze 2. Laonde,
quasi scusando apologeticamente T opera sua : « Alia fine,
esclama, subito che un governo non costituzionalmente cat-
tolico non vuole ammettere che ci siano parrochi (se non a
esso gorerno graditi), chi pud arere il coraggio di rompere
un trattato e non rendere la religione atla Francia per tale
motivo ? » Stupende parole, e veranaente onorifiche alia me-
1 Avrobbe il Consalvi voluto adoperare 1'espressione « agreables au
gouvernement » : ina in Parig'i quella parola avrebbe potuto avere « nn
senso di tencro ridicolo (les agredbles de Paris); onde non si e voluta ».
Lett. cit.
2 « Come Dio voile, arrivammo aconvcniiv, otteiiendo (lo dico chiaro;
eondiscendenze non cyuaU al nostro desiderio, m<( certo saperiori aile nostre
spcranxc in si deplorabile situazione. » Consalvi a Doria, l(j Ing'lio 1801,
(Arch. Vatic., vol. cit.; Docum. Concord., III. p. 283).
420 CONCLUSIONS DELLE TRATTATIVE
moria di un principe della Chiesa, il cui zelo per la religione
di Gresu Cristo era secondato proporzionatamente da' doni
singolari di un chiarissimo ingegno!
Stipulati gli articoli, e discuss! i motivi per una parte e
per 1'altra, e convenuti i trattatori in ragguaglio dopo dodici ore
dicongresso nell'esito cosi lungamente desiderate, sidestreggio
il Consalvi, perche al lavoro fatto si apponessero le firme di
presente. Egli si era accorto perbene della tattica seguita fin
li : a ogni ripresa il Bonaparte aveva imposto condizioni sem-
pre crescenti verso il peggio. N6 con quell' uomo, e peggio
con quella gente che gli stava attorno, valevano i ragiona-
menti e i raggiri : dinanzi al suo ferreo volere tutto dovea
cedere o spezzarsi *. II perche, temeva sovranamente il Con-
salvi che non si facesse per parte degli incaricati francesi
« un secondo ricorso al Primo Console, per averne Tassenso
innanzi alle firme ».
« Tutto questo, scrive narrando egli stesso, mi fece far
di tutto per assicurare di sottoscrivere ieri sera stessa; ma
sa Dio quali difficolta incontrai ! II trattamento fatto dal
Primo Console al suo stesso fratello Giuseppe, la mattina
antecedente, per avere ammesso quelle cose che egli ricuso,
lo aveva scontentato talmente, che non voleva azzardarsi in
conto alcuno a sottoscrivere senza prima interpellarlo. Im-
magini V. Emza se ricusandovisi il fratello, vi si ricusavano
molto piu gli altri due 2. Mi trovavo in un bruttissimo bivio,
1 Le disposizioni de' ministri e de' segretarii, circondanti e consi-
glianti il Primo Console, sono descritte graficamente nelle seguenti
parole, inviate in cifre al card. Doria (13-16 luglio):
« ... Immagiiii V. Emza cosa si puo guadagnare con gente che in
fondo non vuole la cosa, che e nemica per massima, che poco o niente
s'intende della materia, che misura queste cose colla politica e 1'inte-
resse e non colle regole della Chiesa, che non si prende la pena di leg-
gere, non che di esaininare le ragioni che si adducono, e che con un
bon mot declina qualunque piu forte argomento (Archiv. Vatic.)...*
2 II Cretet e 1'abbate Bernier. Notabile cosa : nelle sue hmghe e
ragguagliate relazioni, intorno alle discussioni nel congresso, il Consalvi
non menziona per nulla 1'abb. Bernier. L'attore priucipale e si puo dir
solo, della parte francese, fu Giuseppe Bonaparte. II Bernier 11011 figura
PER IL CONCORDATO 421
o di espormi ad una nuova dilazione, il di cui esito sarebbe
stato pe-ssimo, o di mettere i plcnipotcnziarii in sospctto c
farli ricusare anche per una ragione di piii, cioe per la s mania
medesinia che io ne mostrassi. Mi rcgolai come meglio scppi,
o a meglio dire come Dio mi suggerl, e finalmentc strappai,
nemmen io so come, la loro adesione alia sottoscrizione '. »
II tcsto della nuova eonvenzione piacque fortunatamente
al Primo Console. La qual cosa rifcrita al Consalvi dai due
plcnipotcnziarii in persona, nel giorno seguente, 16 di luglio,
Io tolse « da una grande angustia ». Solo avendo osservato
che mancava la determinazione del tempo per la ratificazione
dei due Sovrani, voile « onninamente che s' inserisse nel
fine del foglio », il che fu eseguito facilmente in quella
stessa mattina. II Consalvi avendo fatto osservare che il cor-
riere di Parigi a Roma metteva dieci giorni e altrettanti al
ritorno, o che dieci giorni erano neccssarii per i lavori in
Roma, si combino per Io spazio di 40 giorni, con cinque in
piu : passato il qual tempo, se non veniva la confermazione
da Roma, la eonvenzione sarebbe annullata.
III.
Cosi terminarono quelle celebri trattative, delle quali
tra la Francia e la Santa Sede non ne furono mai agitate ne
qui se non come teste ed esecutore delle volonta bonapartesche. L'adope-
rarsi i'he free nel disegno concordat© prima col Consalvi, abbiamo visto
che non fu tenuto in conto; laddove il Legato pontificio si loda assai
della saviezza e ragionevolezza di Giuseppe Bonaparte, parlando del
Bernier lisa qiiesta proposizione sbrigativa : « Non parlero dell'abbate
Bernier, di cui gia V. Eiiiza e da luiig'o tempo informata. » Non in-
tendiiiino ])ero di sot-trarre nnlla al concorso e a'desiderii, onde in que-
tstc trattative 1'antico parroco della Vandea si rese Ix'ncnierito dinanzi
•alia storia. Forse pero il suo merito si sarebbe accresciuto di qualche
puiito, sc invece di ber<> sovcrchio allc fonti gallicane si fosse istruito
della sola teologia. Ma egli aveva gia scritto al Talleyrand: Je suis fran-
^ais et non romain. Con nuiggior senno e |>iu verita avrebl)e. dovuto dire
di esserc insieme e romano e francese.
1 Lett. dt. : Consalvi a Uoria, 16 ag. 1801. Archiv. Vatic.; Docum.
Concord. Ill, n. G47, p. 284.
422 CONCLUSIONS DELLE TRATTATIVE
piu gravi e piu important!, ne di piu vitale interesse per la
nazione francese. II Primo Console, al cui elevatissimo inge-
gno va attribuito il primo merito, coll' aver dato alia prima
nazione cattolica il nuovo patto di pace religiosa, ossia di
concordia cittadina, eresse alia sua fama un monumento, sul
cui frontispizio la storia gli ha scolpito in bronzo il titolo di:
Restauratore della Religions nel paese de' Franchi1. Le sue
glorie militari possono splendere tuttavia ne' molti trofei,
che lo figurano come il piu grande capitano del mondo : ma
quelle glorie, oltre I'amarezza di un effimero splendore e la
gramaglia che le velo, furono sino dalP origine bruttate
d'immenso sangue e sparse d' infinite lacrime materne. In
quella vece 1'opera benefira, alma, pacificatrice, del eon-
rordato religioso ancora mantiene nelle terre di Clodoveo e
di Carlo Magno, e ne? petti franchi la scintilla della fede e
il verde della speranza, cui n& vicende politiche, ne biechi
consigli di una setta distruggitrice e da sperare che va.rrauno
a spegnere mai !
II cardinale Consalvi, coll'essere venuto a riva di un'im-
presa co&i fortunosa segno nella sua carriera di ministro di
Pio VII il primo passo, la cui mossa rese cospicuo il suo
nomc in tutta 1' Europa cristiana. La sua destrezza, il suo
consiglio assennato e prudente, la sua moderazione mista di
garbo e di fortezza rialzarono agli occhi de' nuovi goverua-
tori della Francia e dell' Europa tutta, Tantico valore della
diplomazia romana.
Le cose da lui ottenute nella conclusione di questo Con-
cordato furono di gran lunga superior! alia comune aspetta-
zione. Infatti cosi egli stesso lo attestava scrivendone al Doria
(24 luglio): M In mezzo a tutte queste amarezze, diro pero
a V. Emza che tutti i i//htisfri esteri che sono qui, e tuttc le
lettera in cifra al card. Doria (16 luglio) il Consalvi diet'
chiavanu'iite: ...«Si persuada il S. Padre e il Sacro Collegio, che il
Primo Console e il solo che abbia voliito fare 1'accomodamento. Si per-
suada die tutti gli altri sono nemici, e quello che e peggio, nemici po-
tenti (Archiv. Vatic.). »
PER IL CONCORD ATO 423
istruite trovano un /v/-o mirarolo nell'esssersi potuto
coitcludere il trattato,^ nell'aveiio concluso, dicono essi, assai
piii yantaggiosamente che nclla posizione attuale delle cose
sembrava possibile. A dir vero la cosa 6 cosi. lo stesso lo
vedo concluso, e quasi non ci credo. In voce spiegherb tutto *. »
Tuttavia, dopo avere studiato ben addentro i lunghi rag-
giri e tortuosi di questa negoziazione, non mi perito di asserire,
che se il Consalvi avesse avuto a trattare col solo Primo
Console, egii sarebbe riuscito ad ottenere concessioni eziandio
maggiori. Egli si era accorto, che il Primo Console non era
piu il furioso giacobino, il quale fattosi strumento de' cinque
tirannelli del Direttorio aveva dettato gli articoli di Tolen-
tino, degni di un conquistatore barbaro: ne per anco mo-
strava quell' albagia tirannica, che doveva accecare il futuro
imperatore.
Quel tempo fortunoso seguava per il Primo Console uno
di que' solennissimi moment! storici, che Iddio supremo mo-
deratore degli avvenimenti umani sa far venire in quel punto
deila serie de' tempi, cui la sua sapienza, impervia allo sforzo
dell'umana portata, distingue e dispone. L'occhio del Bona-
parte lo intui, e la sua gran mente ne intese il valore pre-
sente : forse egli rivolse al vantaggio insperato della propria
fortuna, quello che la Provvidenza aveva assegnato per il
rinnovamento delle fortune di un popolo e per vera gloria
e duratura di lui stesso. A ogni modo egli era in quelle
circostanze strumento assai ben disposto ed acconcio a se-
condare quegli arcani disegni. Ma la ressa degli antichi Con-
1 A costo pero di quali e quante fatiche fosse giunto il Consalvi a
quel terinine appena sperabile, lo potra concepire di leggieri, chi abbia
seguito la serie de' casi fortunosi a' quali fu esposto questo neg-ozio.
Tra le tante attestazioni, scegliamo questo passo di un suo dispaccio
in cifra al card. Doria (16 luglio), in ciii si esprime cosi:
« ... Le pene da me sofferte nella durata di questa trattativa supc-
rano ogni idea, e sicuramente la inia salute se n'e risentita molto, jx'rt-he
posso dire con verita che tali pene sono giunte veramente usque ad di-
visionem animae ac spiritus...
... Per riuscire a mantenere la xostanza degli articoli stesi in Roma,
posso dire con verita, che ho provato i dolori della morte... (Archiv. Vatic. |,»
424 CONCLUSIONS DELLE TRATTATIVE
venzionali, che gli bisbigliavano all'orecchio parole di paura
e di minaccia; Tagitazione del clero scismatico adunatosi
a spauracchio in conventicola nazionale sotto la presidenza
di un Gregoire, scismatico pericoloso; e sopratutto Tinfluenza
tan to nefasta quanto efficace dell'altro apostata, che era
a capo delle relazioni estere dello stesso governo, furono
la vera causa che infreno la mano al Primo Console e re-
strinse i confini della religione di fronte alia larga cerchia
delle liberta e^delle dominazioni, dentro la quale voile che
spaziasse la potesta civile. Eppure il Concordato, anche con-
cluso e firmato nelle condizioni e ne' termini convenuti, fu
reputato una vera restaurazione dell'antico ordine religioso,
un nuovo trionfo del principio cristiano, ed una vittoria se-
gnalata di Roma papale. Tanto che la rivoluzione, incarnata
ne' nuovi reggitori capitanati da un Talleyrand, da un Fouche,
da un Carnot e consorti, si credette in obbligo di farsi alia
riscossa come di una sconfitta toccata '. E ci si accinse poi
da pari sua, come vedremo, vale a dire col non stare a' patti,
e col cavare alia pubblica luce il parto violentemente scaltro
degli articoli organici, da Roma considerate sempremai sic-
come spurio.
Ed in altrettali condizioni storiche e provvidenziali del
Primo Console trovavasi pure il novello Pontefice di Roma
Pio VII. Egli con quella figura di pace, di umile e tacita
virtu cristiana, onde si contornava come dentro una aureola
sfavillante di sovrumana luce, Y augusto Successore di Pietror
presenta un contrasto assai rilevato di fronte al vincitore
di Marengo, nel campo storico di quelFepoca singolare. Mentre
il suo ministro in Parigi si agitava con tutte le forze del-
1 In una lettera confidenziale degli 11 ottobre 1801, Mgr Spina con-
fessava ingenuamente al Consalvi il gran colpo, ch'erano riusciti a dare
a' nemici della religione col concludere il Concordats : «... Voi dovete
immaginare che abbiamo consumato un atto, che dai nemici della Francia
non ci sara mai perdonato... (Archiv. Vatic., Nunziatura di Francia,
vol. 587). » Per nemici della Francia Mgr Spina intendeva pure gli
stessi francesi settarii, i quali sono certamente nemici della loro patria^
quando ne osteggiano 1' unita religiosa, ossia nazionale!
PER IL CONCORD ATO 425
1'ingegno in una lotta, dove si decidevano alti e svariati
destini, e dove gli contrastavano avversarii poderosi e sriu-
tillanti di armi vittoriose, la voce di lui non risonava clamo-
rosamente, di lui non appariva al di fuori nessuna manife-
stazione romorosa. L'uomo guerriero, esaltato di fresca gloria,
strepitava con voci minacciose costringendo soldatescamente
<* tempi ed uomini a' suoi voleri : e 1'antico monaco, in mezzo
a' silenzi delle aule Vaticane scioglieva dairanima innoceiite
I'limile preghiera, e adorando sopra la tomba degli apostoli
sollevava in alto lo sguardo e le mani candide !
Saputo la notizia, egli n'ebbe contentezza pari alia forza
del desiderio, con cui ne aveva sospirato 1'avvenimento. J^a
Francia era ridonata a Gesu Cristo : e 1' uomo rappresentante
del Figliuolo di Dio in terra salutava il lieto presagio del suo
pontificato e le liete speranze del secolo test6 dischiuso alia
serie de' tempi. Ogni altra considerazione contava poco nel-
1'anima di Pio VII. La compagine delle nuove costituzioni
civili, la vita saliente da' popoli verso 1'alto, lo scoscendi-
mento delle antiche istituzioni non lo intimorivano : le isti-
tuzioni umane passano, i popoli si rinnovellano ma rimangono.
E quando le altezze si sottraggono da se stesse all'onda vitale
sgorgante dalla divina sorgente, onde s' irriga la Chiesa cat-
tolica, questa ne rivolge a dirittura verso i popoli a' quali
e destinata, la vena vivificatrice.
Tale fu Timportanza di quel Concordato solenne, col quale
si fermarono, per felice concordia de' due piu grandi poteri
del mondo, al cospetto dell'attonita Europa, le basi del nuovo
assestamento di una nazione, die era la primogenita della
Chiesa: nella sua prodigalita furente, la Francia se le era
strappata dal seno, ed ora la figura paterna del Vicario di
Gesu Cristo se la stringeva nuovamente al petto 1.
1 Intorno alia contentezza ed alle sollecite cure, con cui Pio VII si
adoperava, neH'ultimare il grande negozio, il miuistro francese Cacault
dava al suo Governo i seguenti ragguagli, che meritano veramente di
csscM'c rifcriti siecome quelli che dipingono al vivo il santo Poiitefice.
Dopo aver detto, che trovandosi a letto il Consalvi per la stanchezza e
426 CONCLUSIONE DELLE TKATTATIVE PER IL CONCORD ATO
IV.
Ma la conclusione delle trattative e la sottoscrizione delle
niedesime per parte degli incaricati ministri, non era se non
il primo passo per la pacificazione della Francia. La pattuita
convenzione doveva essere ratificata dai sovrani delle due
parti, quindi venir pubblicata, ed infine messa ad esecuzione
dal Governo, dal clero, e dal popolo. Quanto tutte queste
cose costassero di tempo, di fatiche, d'inganni e di dolori^
come il Primo Console a mano a mano divenuto piu potente
e« creatosi imperatore disvelasse Tanimo suo, e come Pio VII
per parte sua, conosciuti i disegni del falso Carlomagno, si
mostrasse di fronte al dominatore delFEuropa 1'unico sovrano
e forse Tunico uomo in Europa che a quelle prepotenze si
opponesse, vedremo ne' seguenti articoli, se Iddio ci dia le
forze !
per la infermita contratta nel precipitoso viaggio diParigi a Roma, il Papa
veniva di persona a lavorare nella camera del suo ministro, soggiunii'e :
« Le sacre College entier doit coneourir a la ratification : tons les docteurs
de premier ordre sont employes et en mouvement. Le Saint Pere ost
dans 1'agitation, 1'inquietude et le desir d'une jeune epouse, qui n'ose
se rejouir du grand jour de son mariag'e. Jamais on n'a vu la cour pon-
tifical e plus recueillie, plus serieusement et plus secretement occupee de
la iiouveaute sur le point d'eclore, sans que la France dont il s'agit et
pour laquelle on travaille, intrigue, promette, donne, ni brigue ici sui-
vant les anciens usages.
« Le premier Consul jouira bientot de raccomplissement de ses vues
4 1'egard de Taccord avec le Saint-Siege, et cela sera arrive d'une ma-
niere nouvelle, simple et vraiment respectable.
« Ce sera 1'ouvrage d'un heros et d\m saint : car le Pape est d'une
piete reelle.
«I1 m'a dit plusieurs fois : « Soyez sur que si la France, au lieu
d'etre puissance dominante, etait dans 1'abattement et la faiblesse a
I'eg'ard de ses ennemis, je n'en ferais pas moins tout ce que j'accorcle
aujourd'hui. »
« Je ne crois pas qu'il soit arrive souvent, qu'un si grand resul tat,
dont dependra beaucoup desormais la tranquillite de la France et le
bonheur de 1'Europe, ait et6 obtenu sans violence et sans corruption.
«J'hai 1'honneur... » (Docum. Concord., Ill, n° 722, Aff. etrang.r
Rome, vol. 931 ; Theiner, I, 255; Tliiers. Le Consulatet I' Empire, III, 271).
DETERMINISMO E LIBERIA1
XXIII.
II cavallo di battagiia, col quale i deter ministi intransi-
yenti e conciliatori si lusingano di riportare una decisiva
vittoria contro i sostenitori del libero arbitrio, sono le cosl
dette idee- for ze. Per essi ogni idea, che si affaccia alia no-
stra mente, incomincia col presentarsi languida, e poi di-
venta viva; e quindi crescendo sempre in intensita giunge
ad imporre necessariamente al soggetto pensante di proce-
dure airazione. Che se i deterministi conciliatori rimprove-
rano ai loro confratelli intransigenti di non volere ammet-
tere 1' idea della liberta, la diiferenza tra i contendenti si
riduce ad un suono vano di parole. Infatti 1'idea di liberta
pei deterministi conciliatori percorre lo stesso processo di
qualsivoglia altra idea, sino al punto di divenire ancor essa
un' idea- for za. Per conseguenza sia pure che la volonta si
determini ad operare guidata e mossa dair idea di liberta;
ma se questa idea produce un impulso, al quale la volonta
non puo resistere, anche la determinazione e Tatto, che ne
conseguita, non saranno liberi, ma necessarii.
II determinista conciliatore Fouillee dopo di averci data
quella infelicissima ed assurda genesi della liberta, siccome
dimostrammo neH'articolo antecedente, mette in servigio
del suo disegno di conciliazione la non meno infelice ed
assurda teoria delle idee- for ze. E rivolgendosi ai sostenitori
del libero arbitrio, li assicura che il deter minismo moderate,
tra le idee, che esercitano un' influenza sulle nostre azioni,
accoglie eziandio quella della liberta. E vero, che in luoga
1 Vedi i quaderni 1195, 1197, 1204.
423 DETERMINISMO
di una facolta e potenza intrinseca alia natura della volonta,,
qual'e il libero arbitrio, si viene a sostituire un'idea, 1'idea
della liberta; ma 1'idea nel sistema deterministico prende il
luogo di potenza, giungendo al grado d; idea-forza. (La quale
confondendo Vordine ideale col reale, merita di essere chia-
mata idea-fissa, anziche idea-forza}. E rivolgendosi quindi
ai deterministi intransigent! il Fouillee li esorta a non temere
che vacilli il loro sistema, se ammetteranno T idea di liberta
tra le idee-forze, mentre quella al pari delle altre puo as-
sociarsi col determinismo.
Parra forse a taluno immeritata la censura d' infelice ed
assurda appiccata da noi alia teoria moderna delle idee-forze*
Dappoiche a prima vista sembreremmo di non riconoscere-
la grande influenza, che sulla nostra volonta esercitano le
idee, mentre invece per mezzo di esse apprendiamo il bene,
che trovasi nelle cose; e quanto piu Tidea di un bene qua-
lanque e viva e forte, tanto maggiormente la nostra volonta
si sente stimolata a ricercarlo. Pero convien riflettere che i
deterministi intendono ben altro, e si spingono troppo innanzi
colla loro teoria delle idee-forze. Le quali, secondo essi, non
si restringerebbero a stimolare piii o meno fortemente la
volonta, ma lasciandola pur libera nella determinazione
dei suoi atti. Al contrario le idee-forze, secondo il con-
cetto, che se ne fanno i deterministi, moverebbero necessa-
riamente la volonta a volere o non volere una cosa : ad
operare in un modo ovvero in un altro ; a contraddire, cioe,
alia sua natura che e quella di potenza, la quale non puo
essere appagata se non dal bene universale e perfetto, e per
conseguenza e capace di rimanere sempre libera nelle sue
determinazioni, che si riferiscono a qualsivoglia bene fi-
nito. Cio posto, una teoria, che bistratta e rinnega la
natura nobilissima della nostra volonta, facendola discen-
dere al livello di un appetito sensitive, e la dichiara impo-
tente di resistere a qualsivoglia idea-forza, fosse pure bal-
zana, merita certamente di essere giudicata infelice ed as-
surda.
E LIBERTA 429
XXIV.
Volendo il Fouilliee prendere le difese dell' idea di liberta
secondo la teoria delle idee-forze, rigetta sdegnosamente, senza
punto comprenderla, quella che i filosofi chiamano liber ta d'in-
differenza. « La liberte d'indifference est impossible : le libre
arbitre, qui s'y ramene, est impossible en tant que puissance
de vouloir au meme instant, dans les memes conditions, deux
choses contraires: un telle puissance n'est congue que par
1' abstraction des reelles conditions de la volonte. Et cette
abstraction 1'opere en toute seule par le seul effet de 1'igno-
rance *. » Vittime adunque dell'ignoranza, per sentenza del
determinista moderato Fouilliee, sarebbero tutti coloro, che,
partendo da un'astrazione, figiia dell'ignoranza delle reali con-
diziorii della volonta, si danno a credere possibile la liberta
d'indifferenza, e possibile il libero arbitrio in quanto esso ^
potenza di volere nel medesimo istante, e nelle stesse condi-
zioni due cose affatto contrarie. Verissimo, rispondiamo noi
al Fouilliee; con questa giunta pero, che Tignoranza non si
trova dalla parte nostra, ma dalla parte di chi concepisce
erroneamente la natura della liberta d'indifferenza. Secondo
lui consisterebbe questa nella potenza di volere due cose con-
trarie nel medesimo istante e nelle medesime condizioni, come
sarebbe, a mo' d'esempio, il volere nel medesimo istante cam-
minare per due vie opposte. Difformata in tal guisa la liberta
d'indifferenza, appena riuscirebbe tollerabile di sentirsela an-
nunziata da un inquilino di manicomio. Ed & questo pur troppo
il vezzo di non pochi filosofi ammodernati, che , travisando le
dottrine di quella filosofia chiamata da essi retrograda, me-
nano poi vanto di poterle additare al disprezzo degii scien-
ziati loro pari.
NeU'esaminare, che facemmo a suo luogo, la natura della
liberta, noidimostrammonon essere questa una potenza distinta
dalla nostra volonta, ma la medesima volonta, in quanto al
1 FOUILL&E, La liberte et le determinisme, p. 221.
430 DETERMINISMO
modo di verso, col quale essa tende al bene universale e perfetto,
ed al bene particolare e finite. Riguardo al primo la volonta
si porta a cercarlo necessariamente, perche e obbietto ade-
quate della sua potenza volitiva; riguardo al secondo essa
tende altresi a possederlo per la ragiorie di bene, che ritro-
vasi anche nel particolare e finito. Pero la volonta non puo
venire astretta da necessita ad abbracciarlo, stante la spro-
porzione, che corre tra un bene particolare e finito ed una
facolta che tende al bene universale e perfetto. Or dunque si
present! per mezzo dell'mtelletto alia nostra volont& un qual-
sivoglia bene particolare, essa potra al certo inclinarsi ad
abbracciarlo a motivo della ragione di bene, che in quello si
racchiude; ma potra anche non volerlo, perche limitato ed
imperfetto. Questo stato della volonta capace di accogliere
ovvero di rifiutare un qualsiasi bene particolare e finito, 6
appunto lo stato d'indifferenza, che rende libera T elezione
della volonta. La quale determinandosi nella sua scelta tra
due beni finiti anche opposti tra loro, non li vuole contem-
poraneamente entrambi insieme, come pretenderebbe il Fouil-
liee; ma vuole quello soltanto, al quale liberamente da la
preferenza.
XXV.
Se la teoria delle idee- for ze, caldeggiata dai filosofi deter-
ministi, non e buona ad altro che a combattere la liberta
delle nostre azioni, ed a confondere la potenza intellettiva
colla volitiva, la dottrina invece della sana filosofia difende
la prima, e distingue ed armonizza tra loro le seconde. E
primieramente poiche T obbietto della volontk e il bene cono-
sciuto, tutt' i filosofi convengono che la sola cognizione sen-
sitiva di un bene non sia sufficiente a muovere la volonta,
ma che si richiegga la cognizione intellettiva. Dappoiche,
essendo le potenze appetitive un complemento delle conosci-
tive, la nostra volonta, che 6 potenza spirituale, non puo
procedere all'atto pria che la proposta del bene non le venga
E LIBERT A 431
fatta dall' intelletto, potenza spirituale. N6 a cio si oppone
la sentenza dell'Angelico Dottore ; il quale dice che la volonta
non solamente 6 mossa dal bene universale appreso per mezzo
della ragione, ma anche dal bene appreso per mezzo dei sensi :
« Voluntas non solum movetur a bono universal! apprehenso
per rationem, sed etiam a bono apprehenso per sensum l. »
Giacch6 il Santo Dottore non dice che la sola apprensione
del bene avuta per I'azione dei sensi basti a muovere la
volonta, esclusa la conoscenza da parte della potenza in-
tellettiva.
Ed in altro luogo San Tommaso rimontando alia incli-
nazione universale, che hanno le creature di tendere al bene,
le distingue in rapporto alia conoscenza del bene, al quale
sono inclinate. Le creature inanimate e le piante tendono al
bene, ma colla semplice inclinazione naturale, senz'affatto
conoscerlo. Altre, come gli animali, non apprendono la ragione
di bene, ma per mezzo dei sensi conoscono il bene in partico-
lare, e distinguono, a mo' d'esempio, il dolce dall'amaro, il nero
dal bianco. Altre invece, qualisono le creature ragionevoli, sono
inclinate al bene, conoscendo la stessa ragione di bene, cio
che 6 proprio delF intelletto; e quindi la loro tendenza e per-
fettissima, mentre si porta verso il bene universale ; e questa
loro inclinazione & chiamata volonta. Ci piace di riportare
nella sua integrita il testo del Santo Dottore: « Cum omnia
procedant ex voluntate divina, omnia suo modo per appetitum
inclinantur in bonum, sed diver simode. Quaedam enim incli-
nantur in bonum per solam naturalem habitudinem absque
cognitione sicut plantae et corpora inanimata; et talis in-
clinatio ad bonum vocatur appetitus naturalis. Qusedam vero
ad bonum inclinantur cum aliqua cognitione; non quidem
sic quod cognoscant ipsam rationem boni, sed cognoscunt ali-
quod bonum particulare, sicut sensus qui cognoscit dulce et
album, et aliquid huiusmodi. Inclinatio autem hanc cognitio-
nem sequens dicitur appetitus sensitivus. Quaedam vero incli-
nantur ad bonum cum cognitione, qua cognoscunt ipsam boni
' 1. S. TH. 1, 2, q. 10, a. 3.
432 DETERMINISMO
rationem, quod est proprium intellectus; et haec perfectissime
inclinantur in bonum ; non quidem quasi ab alio solummodo
directa in bonum, sicut ea quae cognitione carent; neque
in bonum particulariter tantum, sicut ea quibus est sola sen-
sitiva cognitio ; sed quasi inclinata in ipsum universale bonum:
et haec inclinatio dicitur voluntas *. »
Esiste adunque, siccome in piu luoghi insegna lo stesso
San Tomrnaso, una mutua spinta alFazione tra Fintelletto
e la volonta, sebbene in modo diverso. Giacche F intelletto
muove la volonta proponendole il fine da conseguire, vale a
dire, il bene ; la volont& invece muove F intelletto, e se mede-
sima, e tutte le altre potenze colFesercizio della sua atti-
vita : « Intellectus regit voluntatem, non quasi inclinans earn
in id in quod tendit, sed sicut ostendens ei, quo tendere de-
beat 2 » Ed altrove : « Intellectus movetur a voluntate ad
agendum, voluntas autem non ab alia potentia, sed a seipsa 3 » .
Nondimeno spesso avviene, che F intelletto proponga alia
volont^ due beni, che o si uguagliano tra loro ovvero diffe-
riscono nel grado maggiore o minore di bonta. Or si domanda
se la volonta conservi pure in tal casolasua liberta nella scelta.
I filosofi deterministi colla teoria delle idee-forze rispondono
recisamente di no. Dappoich6 facendo essi dipendere Fatto
del volere dalla maggiore o minore intensita, colla quale F idea
del bene spinga all'azione la volonta, non rimarrebbe a questa
altro compito, che la necessaria elezione di quel bene, che le
viene presentato ed imposto dalFidea piu forte.
Ma da quello che abbiamo gi& dimostrato intorno alia na-
tura della volonta, chiaramente si deduce, che se essa e
libera nel desiderare qualsivoglia bene particolare ovvero a
rigettarlo, debba essere altresi libera nella scelta di due beni
di uguale o disuguale bont& ; stante che Funo dei due, con
tutto il grado di maggioranza in confronto delF altro, rimane
1 S. TH. 1, p. q. 59, a, 1.
- S. TH. de veritate, q. 22 a. 11.
3 S. TH. de malo, artic. anic.
E LIBERT A 433
setnpre un bene finito, e per conseguenza incapace di muo-
vere necessariamente la volonta ad abbracciarlo.
Ma supponiamo pure, oi repliea il Fouillee, che i due mo-
tivi o tenderize contrarie siano delle forze equivalent!, essi
si annullano, e la scelta della volonta verrebbe allora ad essero
indeterminata e senza raotivo : « Supposons quo les deux mo-
tifs ou tendances contraires soient des forces equivalentes,
ils s'annulent; et le choix de la volonte, qui a lieu cepen-
dant, est indetermine ou sans motifs. » Se poi; prosegue a
dire il Fouillee, i due motivi non sono uguali, ed io seel go
1'atto corrispondente alia forza minore ed alia minore pres-
sione motriee, in tal caso opero non solamente senza motivo,
ma contro ogni motivo: « S'ils ne sont pas equivalents et
que je choisisse 1'acte dont les motifs et mobiles out en moi
le moins de force, le moins de tension niotrice, j'agis non
seulement sans motif, mais centre tout motif. » E finalmente
se io mi determino secondo la direzione delle tendenze, che
sono piu forti nel seno della mia coseienza, ci sarebbe allora
uu motivo; ma pero non si vede in che modo io avrei po-
tuto eolla stessa disposizione interna, colla stessa mia indole,
e nelle medesime circostanze, prendere una determinazione
diametralmente opposta : « Enfin, si je me determin dans la
direction des tendances les plus puissantes au sein de ma
conscience, il y a alors motif; mais aussi on ne voit pas
comment j'aurais pu, avec la m6me dispositions interieure,
avec le meme caractere et dans les memes circonstances,
prendre une determination diametralement opposee l. »
Abbiamo voluto citare per intero il lungo tratto del Fouil-
lee, affinch& si tocchi con mano il bassissimo concetto, che
i deterministi intransigent! e moderati si sono formati della
volonta umana, riducendola ad una banderuola, la quale spinta
da due venti contrarii e di uguale forza resterebbe immobile.
Nel caso poi, che le due eorrenti fossero disuguali, ed essa
si piegasse a seguire la direzione della piu debole, avremmo
un effetto, del quale non si potrebbe assegnare la causa. E
1 FoyiLLtiE, L'idee nwderne du droit, p. 219.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1210. 28 8 novembre 1900.
434 DETERMIN1SMO
se da ultimo, siccome sempre avviene, la banderuola cede
alFimpulso proveniente dalla corrente piu forte, non si riu-
scirebbe a comprendere una sua possibile pieghevolezza nel
medesimo istante dal lato opposto.
Ma il Fouillee ragiona dei motivi, che determinano la vo-
lonta all'azione, supponendo, che quelli operino su di essa
in quel modo, che i venti sulla banderuola, o il vapore sulla
locomotiva, vale a dire con fisica preponderant a. All'opposto
Tinflusso, che esercitano i motivi sulla volonta e di ordine
morale, allettandola col bene, che essa otter rebbe, determi-
nandosi all'azione ehe le vien proposta. In che modo la vo-
lonta sente la forza di queH'influsso morale? Secondo la pro-
pria natura, che e quella di potenza, che non puo essere co-
stretta ad inclinarsi necessariamente ad abbracciare un bene
finito ; ed e liber a per conseguenza ad accoglierlo ovvero no.
La censura inflitta dal Fouillee alia liberta d' indifferenza
consiste nel paragonarla al caso, regolatore universale nel
sistema di Epicuro ; perch6 si determina con una benda in-
nanzi agli occhi, e senza sapere la vera cagione dei suoi atti :
« M'attribuer ce pouvoir, c'est toujours placer en moi le hasard
d'Epicure, la liberte d' indifference qui se determine a tatons
avec un bandeau sur les yeux, sans savoir la raison de son
acte » (ivi). Sostituisca il Fouillee alia liberta d' indifferenza le
idee- for z e, e sara ben meritata la censura ; mentre la volonta
in balla delle idee- for ze 6 dichiarata dai deter ministi inca-
pace di opporre resistenza, e costretta a seguire anche i ca-
pricci espressi con forza da un'idea!
XXVI.
Conchiuderemo esaminando brevemente 1' ultimo tentativo
di conciliazione proposto dal Fouillee tra il determinismo e
la liberta. Egli comprende benissimo, che la teoria delle idee-
forze applicata all' or dine morale lo turba e sconvolge dal
fondamento, mentre si toglierebbe air individuo operante sotto
1' impulse dell' idea-forza ogni responsabilita delle sue azioni.
E LIBERTA 435
Orbene la proposta conciliativa del Fouillee si puo riassu-
mere nel modo segue nte : « Poiche 116 la liberta umana ne
il determinismo intransigente si possono dimostrare con valid!
argomenti, fermiamoci tutti all' idea della liberta. Questa idea
congiunta al desiderio ed all'amore, che sentiamo per essa, .
bastera a farci operare liberamente, e quindi a renderci re-
sponsabili delle nostre azioni. Per siffatta guisa contenteremo
i deterministi intransigent!, mentre non andiamo al di la di
un7 idea della liberta ; e contenteremo i sostenitori del libero
arbitrio, che non potranno rimproverare ai deterministi la
distruzione deH'ordine morale contenuta nella teoria delle
idee-forze. »
Ma che specie di liberta ci regala il conciliatore Fouillee?
Una liberty che egli chiama relativa, e che puo conciliarsi
col determinismo relativo : « Par 1& nous obtenons une liberte
relative, qui peut se concilier avec le determinisme relatif »;
una certa liberta di fatto dovuta all' idea stessa di liberta :
« nous pourrons admettre do commun accorde une certaine
liberte »; e il determinismo intellettuale, che si cambia ine-
vitabilmente in una sorta di liberta intellettuale sotto 1'dea
direttrice della liberta : « le determinisme intellectuel qui se
change inevitablement en une sorte de liberte intellectuelle
sous 1'idee directrice de liberte » (pp. 233-245).
Innanzi tutto noi rispondiamo al filosofo conciliatore, che
la sua teoria nel modo di concepire la liberta, conflnandola
in un' idea, in un'opinione, e per conseguenza variabile se-
condo i gusti, i pregiudizii, e le passioni degli individui, non
puo servire di elemento stabile per Tordine morale. Sara,
come egli stesso ci dice, una liberta relativa ; e quindi non
buona ad altro, che a porsi in servigio di una morale relativa ,
cioe mute vole e proteiforme; ed a coonestare ogni azione piii
turpe, purche questa venga appresa come relativamente mo-
rale dair individuo operante. Inoltre il Fouillee ci esorta a
contentarci di una liberta di fatto, la quale si debba ripe-
tere clall'idea stessa di liberta persuadendoci di possederla,
quantunque realmente non esista in noi la potenza e pro-
436 DETERMINISMO E LIBERTA
prieta naturale del libero arbitrio. Ma una tale persua-
sione o si poggia sul vero o sul falso. Se nasce dal vero,
dall7 esistenza, cioe, del libero - arbitrio nella nostra vo-
lonta, pel fatto medesimo e anche falso il determinismo mo-
derato proposto dal Fouillee. Se invece si erige sul falso, per
supplire, cioe, alia mancanza del libero arbitrio nella nostra
volonta, si verrebbe allora a tramutare 1' uomo in un essere
mostruoso, che ha bisogno di false persuasioni, a fine di con-
seguire la sua perfezione piu nobile, qual'6 certamente la
morale. E da ultimo se falsa puo essere la persuasione della
liberta, puo altresi essere falsa quell' ^a direttrice della
liber td, e falsa quella specie di metamorfosi del determinismo
intellettuale in una specie di libertd intellettuale .
Per combattere il libero arbitrio sembra [ragionevole al
Fouillee ogni espediente, non escluso quello delle false idee
e, delle false persuasioni! Ed 6 pero che tanto i deterministi
intransigenli quanto i sostenitori della vera libertd possono
rispondere al Fouillee: II vostro disegno di conciliazione po-
tendosi basare, siccome voi stesso dite, su di una falsa per-
suasione, riesce a dimostrare una cosa sola ; vanissimo, cioe,
riuscire ogni tentative, col quale a furia di affermazioni gra-
tuite, e d' ipotesi combinate daH'imaginazione-forza si cer-
chi di conciliare il determinismo colla liberta.
R1VISTA BELLA STAMPA
i.
IL PAPATO AMICO DELL'UMANITA *.
Bel teraa e ben trattato.
Che il Papato sia nemico della umanita, e specialmente dell'Italia
nostra, e stato mille volte bestemmiato in verso e in prosa, in alto
e in basso, nei parlamenti e nelle piazze; e di siffatte bestemmie il
ch. Mons.1' Brigand ha avuto la pazienza di spigolarne tante da em-
pirne quattro ben fitte pagine, e avrebbe potato empirne ancora non
si sa quante.
Delle quali empieta e spudoratezze giustaniente indignato, egli ha
tolto a combatterle direttamente con quell'arma che e fra tutte effi-
cacissiraa, vale a dire quella dei fatti, mostrando con la storia alia
mano che, tutto al contrario, il Papato non ha fatto altro che trascor-
rere di secolo in secolo, seminando nel mondo ogni maniera di bene-
fizii, a soraigliaDza del suo divin Fondatore, del quale e scritto che
pertransiit benefaciendo (Act. 10, 38). Vero e che suo assunto non
era di tessere una storia dei Papi, ma solo di cogiiere da quel vasto
campo i fiori piii belli ed olezzanti, vogliamo dire di mettere in luce
i piu grandi e decisivi avvenimenti, i fasti piu gloriosi che hanno
immortalato i Pontefici, quanto bastasse a provare trionfalmente la
tesi propostasi delle perpetue benemerenze del Papato \erso 1'umana
famiglia.
Mostrato dunque nei due primi capitoli essere il Papato d'isti-
tuzione divina, e come tale appartenere anch'esso alia serie delle ve-
rita dommatiche di nostra augustissima religion e, entra difilato nel
campo storico, percorrendolo a vol d'uccello dal primo aH'ultimo Papa.
Nei primi tre secoli i Pontefici, ascosi nelle catacombe per fuggir
1'ira dei Cesari, colsero quasi tutti la palma del rnartirio in ossequio
1 BRIGANTI ANTONIO, Arcivescovo titolare d'Apamea. II Papato, I'aniico
della utnanita, rimpetto al gridlo massonico : « Voila 1'ennemi, la Papaute ».
Napoli, tip. Michele d'Auria, 1900. 1G° di pp. 536. Prezzo L. 2,50.
438 RIVISTA
e difesa della verita cattolica ; e con ci6 furono essi che salvarono
il mondo dalla barbarie e dalla tirannide pagana, e consolidando la
Chiesa di Cristo gittarono le fondamenta stabili della societa cristiana.
Quando poi la Chiesa, levando il capo dall'oppressione, passo dalle
catacombe al Campidoglio, inalberandovi solennemente la croce, i Pon-
tefici iniziarono un'era di civilta, di vera liberta, di vera sapienza e
virtu, cosi che la faccia della terra si parve rinnovellata. Da Costan-
tino a Carlo Magno furono egualmente i Pontefici che riportarono
i piu segnalati trionfi sulla barbarie e sulla ignoranza, mansuefacendo
tutte quelle orde di Goti, d'Unni, di Vandali ed altrettali popoli piom-
bati dal settentrione a desolare Italia ed Europa, dirozzando, istruendo,
civilizzando que' barbari, onde poi si venne a poco a poco formando
la civilta cristiana europea, mentre andava spegnendosi la pagana.
E qui anche si narra quanto essi meritassero della Chiesa e della
societa durante il regno dei Longobardi, con i quali ebbero a soste-
nere lunghe lotte e gloriose.
Seguono poi nel medio evo altre lotte anche piu ardue fra i Pon-
tefici e gl'Imperatori alemanni, all'ombra de' quali sorsero tanti par-
titi ostili al Papato nella stessa Roma; e Roma e 1'Italia furon piu
volte sul punto di ricadere nella barbarie, per opera principalmente
di un Enrico IY, di un Barbarossa, di un Federico II, se preser-
vate non ne le avessero la rnente e il braccio di un Gregorio YII,
di un Innocenzo III, di un Alessandro III, e d'altri grandi Pontefici.
Nella Rinascenza un altro genere di battaglie aspettava i Ponte-
fici : non piu contro la barbarie, uia contro una civilta paganeggiante,
che a forza d'errori, di sofisnii, di pregiudizii, voleva cacciar dall'Eu-
ropa 1'antica Chiesa detta Romana, per sostituirvi un cristiauesimo
ammodernato, sotto il nome di Protestantismo, di Gallicanismo, di
Giansenismo, ai quali tenne poi dietro il Eilosofismo, foriere della
grande Rivoluzione civile e religiosa. E a tutti questi torrenti chi
pose un argine, chi salvd 1'Europa dall'abisso che se le scavava di-
nanzi, se non i Pontefici, che a tutto 1'imperversare delle sette oppo-
sero sempre un formidabile muro di bronzo ? II solo Concilio di Trento
e splendida prova di quanto valga 1'azione del Papato alia incolu-
mita della Chiesa e al ben essere della civile convivenza.
Eccoci finalmente aH'ultimo periodo, che iniziato con la Rivolu-
zione francese si stende a tutto il nostro secolo ; e qui il ch. Autore
dimostra che anche in questo tempestoso secolo nostro, se v'e stato
un poco di ordine, di luce, di tranquillita in Europa e segnatamente
in Italia, ne va dato merito principalmente ai grandi Pontefici che
in esso regnarono, da Pio YII a Leone XIII.
DELLA STAMPA 439
Ball a quale rassegna fatta con la debita aceuratezza, egli viene
.a raccogliere questa conclusione generale, che e come il sugo di tutto
il libro : « Tutto il bene, tutto il vantaggio di cui ha potato fruire
il civile consorzio e I'umanita, dall'epoca fortunata in cui S. Pietro
fondo la sua cattedra, il suo trono nella gran Roma, sino al felice-
mente regnante Leone XIII, tutto si deve ripetere principalmente dal
Papato, che si bestemmia nemico » (p. 512).
Come rincalzo alia tesi, egli istituisce un confronto fra le due
serie, 1'una di Papi e 1'altra di sovrani, che ha dovuto incontrare
nel corso di questo studio. Quanto alia prima, egli conta nei primi
tre secoli, cioe sino a Papa Silvestro, trentaquattro Papi, tutti santi
e per la maggior parte martiri : dal 3° al 4° secolo, sino a S. Gre-
gorio M., altri ventotto, tutti egualmente santi : nei secoli seguenti
interpolatamente altri diciannove: in coniplesso dunque 81 Pontefici
santi, cioe circa un terzo della lunga serie di 266, che tutti li abbraccia.
Altri poi furono segnalati o per sapere, o per accortezza pratica, o
per ingegno governativo, o per altri pregi particolari. Dove i Papi
indegni, in una serie di 266, sono si pochi da contarsi sulle dita
d'una mano. Per converso, un'occhiata sulla serie dei sovrani laici
fa vedere che furono nella grande maggioranza, non quali avrebbero
dovuto essere, Dei ministri in bonum (Rom. 13, 4), ma invece stru-
menti di male ai popoli. Donde ritorna la conclusione, che il genere
uniano di tutto il bene che ha potuto godere va in massima parte
debitore al Papato.
Ben si comprende che 1'illustre Prelato non si e prefisso di trar
fuori dalla polvere degli archivii nulla di nuovo, ne di scrivere come
che fosse un libro pei dotti. Questi non mancano, riflette egli, « ma
servono d'ordinario ad ornamento delle biblioteche, senza essere nep-
pure degnati d'uno sguardo aniico, specialmente da quelli che piu
avrebbero bisogno di leggerli e meditarvi sopra posatamente » (p. 508).
Egli dunque ha voluto fare piuttosto un 'opera di divulgazione, intesa
a rassodare nel popolo cristiano la stima e 1'affetto verso la Santa
Sede, e premunirlo contro le principal! accuse onde i tristi la ven-
gono diffamando. Nel quale non meno nobile che utilissimo assunto
noi crediamo ch'egli sia felicemente riuscito; e se questo volume,
scritto neH'ottantesimo terzo anno della sua vita, esser dovesse, come
egli sembra temere, ma noi non crediamo, 1'ultimo della sua penna,
il venerando Arcivescovo potrebbe sernpre consolarsi al pensiero d'aver
lasciato alle famiglie cristiane e soprattutto ai Seminarii, non solo
un bel monumento della sua affezione al Pontificate, ma anche un'arma
di buona tempra a ribattere gli assalti de' suoi nemici.
440 RIVISTA
II.
IL DlRITTO PUBBLICO ECGLESIASTICO
SEGONDO LA MENTE DI LEONE XIII.
A Leone XIII 6 toccato di dover propugnare la giustizia in un
tempo, nel quale il lume della verita di Dio esseudosi molto oscu-
rato nelle menti, 1'osservanza della sua legge, nella pratica del vi-
vere civile, 6 grandemente scaduta e i diritti della Chiesa non pure
s'invadono, nia si calpestano in solido e si rinnegano. II qual tempo,
non senza ragione, e stato definito di apostasia da Cristo e dalla
Chiesa per parte di Groverni, che ogni opera sembrano pone al fine
di divellere i popoli dalle braccia del Dio Redentore e del suo Vi-
cario in terra.
Al suo salire nel seggio di Pietro, Leone XIII vide che, come
la luce della verita rivelata altamente e costantemente bandita con-
quistd gia a Cristo 1'antico mondo idolatra e fu madre feconda della
vera civilta e del benessere delle nazioni, cosl la luce stessa, immu-
tabile sempre, avrebbe avuta virtu di ridonargli il mondo traviato
e risanare la civile societa, ravvivandone lo spirito con saldi prin-
cipii morali. E percio il suo primo atto di culto, anzi il massimo
ossequio ch'egli si propose di rendere costantemente alia giustizia
del Regno di Dio fu di propalarne la verita e di far sen tire a tutta
1'umana famiglia 1'alto conforto della divina dottrina e della celeste
virtu di cui e ricca la Chiesa, non solamente per la salvezza eterna
delle anime, ma anche nell'ordine temporale per la prosperita della
vita presento.
A' nobili propositi seguirono i fatti. No sta in prova la serie ben
voluminosa de' suoi atti, delle sue encicliche dottrinali, delle sue
allocuzioni e de' suoi svariatissimi discorsi. Ne sta in prova altresi,
per ci6 che riguarda 1'azione illuminatrice ch'egli ha esercitato nel
campo sociale, il bel volume teste pubblicato dall'illustre Parroco
F. M. Barba *, Maestro dell'almo collegio de' teologi e gia profes-
sore di testo canonico nel Liceo arcivescovile di Napoli.
Intento, se non unico, certamente principalissimo del ch. Autore
e" stato appunto di mettere in rilievo questo fatto, che cioe Leone XIII
ha dato il vero e sicuro indirizzo alle scienze sociali e che chi me-
dita le sue encicliche, lungi dal trovarvi le forme fossil izzate delle
1 // diritto pubblico ecclesiastico sccondo la mente di Leone XIII per
FRANCESCO M. BARIIA, Dottore nell'uno e nell'alfcro diritto ec«. Vol. I, Na-
poli, tip. Giannini, 1900, in 8 di pp. XX, 380. Pre*zo L. 5.00.
DELL A STAMP A 441
teorie giuridiche del medio evo, come affermano i Socialist!, vi rin-
viene un prezioso tesoro di insegnarnenti sicuri, opportuni e adat-
tatissirui a' bisogni de' uostri tempi. « Questo fatto, scriv'egli A, co-
stituisce un criterio storico e so^iale della piu alta importanza che
distingue il Pontificate di Leone XIII e lo rende immortale negli
annali del cristianesimo. »
Leone XIII infatti, con limpido sguardo e sintetico, ha svolto,
nel corso di pochi anni, tutti i grandi problem! politici e social!
che turbano ed agitano 1'eta presente. Bastera qui rammentare le
sue encicliche sui mail che affliggono da ogni parte 1'umana so-
cieta 2, contro i funesti error! de' socialisti 3, intorno al politico prin-
cipato 4, sulla cristiana costituzione della societa civile 5, sulla liberta
secondo il Vangelo 6, sull'abolizione della schiavitu 7, contro la Mas-
soneria 8, sulla santita e indissolubilita del matriraonio cristiano y,
sui doveri de' cittadini Io, sulla condizione degli opera! 14, sugli ine-
stimabili beni che vengono a' Principi e a' popoli dall'unita della
fede 12 e via dicendo.
Ora se il magistero di Leone XIII nel campo sociale non deve
rimanere lettera morta; se esso e destinato a formare un elemento
essenziale nello svolgimento della vera e solida civilta degli Stati
modern!, ognuno si avvede della necessita di renderlo sempre piu
noto, di propagarlo e diffonderlo in tutte le scuole di diritto, mas-
simamente in quelle dove si educano i futuri ministri del Santuario
e i maestri del popolo.
E fuor d'ogni dubbio adunque che il ch. Prof. Barba nel det-
tare le sue lezioni di diritto pubblico ecclesiastico secondo la mente
di Leone XIII, ha fatto opera desideratissima e non solo oppor-
tuna, ma eziandio di grande utilita al Clero in particolare e in
generale all' Italia nostra, dove, com'egli rettamente osserva, « gli
odii e le passioni politiche si spesso penetrano anche nel tempio
1 Pag. XV.
2 Inscrutabili, 21 aprile 1878.
3 Quod aposto'ici munerist 28 decembre 1878.
4 DiuturnutHf 29 giuorno 1881.
5 Immortale Dei, 1 novembre 1885.
6 Libertas, 20 giugno 1888.
7 Catholicae Ecclesiae, 20 novembre 1890.
s Jlninanum genus, 20 aprile 1884; Inimica vis, 8 decembre 1892.
'•' Arcanum, 10 febbraio 1880.
10 Sapientiae christianae, 10 gennaio 1890.
11 Rerum novarum, 15 ma.ggio 1891.
12 Prtteclara gratulationis, 20 giugno 1894.
442 RIVISTA
sacro alia scienza, da far trascurare il gran benefizio che viene alia
nostra nazione dall' aver avuto nel suo grerabo eretta divinamente
la eattedra infallibile del romano Pontificate 1. »
Percorrendo i dieci capi 2, onde si compone il Yolume qui accen-
nato, vi e da commendare insieme colla brevita e chiarezza non
comune, la bonta e sodezza della dottrina. Lo stadioso vi ode di
continue la voce non solo del private dottore, la cui parola non
ha altra forza se non quella degli argomenti che arreca, ma eziandio
del dottore pubblico, universale e supremo della Chiesa, costituito
da Cristo per regolare col suo magistero la credenza ed i ccstumi
del popolo.
Queste doti raccomandano il libro come eccellente corso di Di-
ritto pubblico ecclesiastico, il cui studio serio e costante vuolsi tanto
inculcare al Clero, specialmente a' giorni nostri, in cui scrittori,
quanto ignoranti di cose religiose, altrettanto audaci nel sentenziare,
accumulano spropositi intollerabili intorno la costituzione e la con-
dizione giuridica della Chiesa e del Papato.
III.
GESU CRISTO E BUDDA 3.
Non vi e forse scienza, o genere di cognizioni che in questo
ultimo scorcio di secolo abbia fatto progresso maggiore, dello studio
delle religioni comparate. Nato, si pud dire, un cinquant'anni fa, e
riuscito in poco tempo a guadagnarsi la stima e 1'amore dei dotti
di Europa e di America, e i libri scritti su tale argomento fanno
ormai da se soli una grande biblioteca. L'Inghilterra si e segnalata
in modo particolare colla stupenda collezione dei libri sacri del-
1'Oriente tradotti dal pali, dal sanscrito, dal cinese, dall'arabo, dal
1 Pag. XIX.
* Ecco i titoli degli argomenfci in essi svolti. Cap. I. Delia Costituzione
della Chiesa, II. De' diriUi della Chiesa come societa etico-religiosa, III. Delia
forma del g over no ecclesiastico, IV. Della sacra gerarchia, V. Della potesta
di magistero nella Chiesa, VI. Del Sommo Pontiftcato romano, VII. Delia forza
e ragione del Primaio, VIII. De' varii gradi di potesta nella sacra Gerar-
chia, IX. Dell' Episcopato cattolico, X. Della sovraniia temporal^ del romano
Ponlefice.
3 BUDDHA. Ein Culturbild des Ostens, von JOSEPH DAHLMANN S. L, Berlin,
Verlag von Felix L. Dames J898, di pag. 223.
Apologetische Studien herausgegeben von der LEO-GESELLSCHAFT. I. Band,
I. Heft: Christus und Buddha in ihrem himmUschen Vorleben, von W. Ph. EN-
GLERT, Vien, Veriag von Mayer und Co., 1898, di pag. 124.
DELLA STAMPA 443
persiano, per cura di una bella schiera di dotti, capitanati da
Max Mtiller, glorioso veterano in cotali studii *. La Germania
e seconda solo all'Inghilterra nell'ardua impresa, no la Francia e
il piccolo Belgio restano molto addietro alle due prime. Oltre le
magnifiche edizioni degli Annali del Museo Guimet, esce in Erancia
la Revue de V Histoire des Religions, dove scrivono alcuni fra i mi-
gliori orientalisti di quella e di altre nazioni. Quanto al Belgio
poi basta il nome deH'illustre Mgr. C. De Harlez, teste defunto,
per onorarlo altamente. Nella nostra Italia per6 cotal genere di studii
e ancora quasi afPatto trascurato, e quei pochissirni che vi attesero,
si limitarono a lavori di seconda mano, o a riferirci le opinioni al -
trui sopra un punto o 1'altro del vastissimo argomento.
Le cagioni che hanno dato origine allo studio delle religioni com-
parate sono varie e molteplici. Yiene in primo luogo il risveglio
universale della coscienza umana e la febbre del sapere, che da
cent'anni in qua stanno agitando la parte piu colta del mondo. D
progresso meraviglioso delle scienze etnografiche, delle quali Jo studio
delle religioni cornparate e un ramo speciale o parte subordinata ; le
agevolate comunicazioni fra Toccidente e 1'oriente, che rendono i
viaggi all'estero e alle piu lontane plaghe, facili, comodi e poco co-
stosi ; 1'irapeto nuovo che le missioni cattoliche e protestanti hanno
preso fra gPinfedeli, onde maggiore e la facilita degli studii sulle
diverse religioni, e sui varii confronti fra loro ; la persuasione in-
tima e pressoche universale fra i pensatori europei, che Dio, padre
comune degli uomini, non pu6 aver lasciato senza mezzo di salute
la maggioranza non cristiana del genere umano, e la brama d' inve-
stigare quel mezzo, e di venir a capo di scoprirlo ; il dominio so-
vrano che parecchi Stati europei hanno su gran parte dell'Asia, del-
1'Africa e delFOceania, onde maggiore e il contatto e la consuetudine
della vita fra gli europei e gli oriental! ; il desiderio innato nel cuore
dell'uomo d'investigare sottilmente quanto s'appartiene ai misteri
d'oltre tomba, dei quali la chiave si conserva nel santuario della
religione ; la brama intensa di seiogliere il problema della prima
origine e ultimo fine dell'uomo, problema che da quaranta secoli
esercita 1'ingegno umano, e la cui soluzione viene offerta, a creder
loro, da quasi tutte le religioni ; finalmente, stimolo possente allo
studio delle religioni comparate fu in molti dotti europei 1'odio occulto
o palese contro la religione rivelata da Gesu Cristo, la quale, aven-
1 Trubner's Oriental Series, Paternoster House, Charing Cross Road,
London, componente>i di parecchie centiir.ua di volurai, stampati con gran
lusso e non rninore diligenza.
444 RIVISTA
dola essi rinnegata, volevano scientificamente dimostrare non essere
dappiu delle corrotte religion! orientali.
L'ultiraa ragione che abbiamo recata, ci aiuta a capire il perche
degli innumerevoli volumi che i dotti orientalisti hanno scritto sul
dio Crishna, sopra Budda e la religione di lui. In Crishna si voile
vedere 1'archetipo di Gesu Cristo, e nel Buddismo si credette di aver
scoperte le origini del cristianesimo. Era una temporanea follia ed
aberrazione dell'ingegno umano, la quale, come a Dio piacque, e
ormai quasi passata, dando luogo ad una salutare vergogna e nobile
resipiscenza. Ma cio non deve punto recar meraviglia. Nella storia
della scienza e dei varii sistemi scientific! sta in grande evidenza il pe-
riodo dell'entusiasmo, quando i cultori di quella, tutti pieni dei prin-
cipii nuovi e delle nuove scoperte, dommatizzano con immensa sicu-
rezza, e dan no per infallibili le opinioni nate pur ieri nei loro cervelli.
Ma a questa imprudente baldanza non tarda a tener dietro una sa-
lutare reazione, e subentra il periodo dello scoraggiamento e dei
disinganni, proclamando ad alta voce il fallimento totale o parziale
delPidolatrato sistema. Cosl e accaduto coi nuovi studii delle reli-
gioni comparate. Alia sicurezza blasfema del Jacolliot, del Burnouf,
dell'Hartmann e di parecchi altri, tiene ora dietro la dotta prudenza
di molti odierni orientalisti, i quali tutti intenti a mettere in evi-
denza i punti di somiglianza e di discrepanza che passano fra il
cristianesimo e le religion! orientali, si fermano qui, ne osano andar
oltre, ben sapendo che essendo la loro scienza ancor bambina, non
ha gambe che bastino a correre d'un tratto il piu aspro, difficile,
ed oscuro cammino che si sia presentato fin qui all'ingegno umano.
E vaglia il vero, la scienza delle religion! comparate deve tenersi
in sella fra due correnti opposte: 1'una che, mettendo il cristianesimo
e le religion! orientali alia pari, non riconosce in queste piu che in
quello il principio soprannaturale di una divina rivelazione ; 1'altra cor-
rente opposta e di quei molti i quali non indagando, non studiando,
non meditando le misericordie di Dio sul genere umano, non iscorgono
nelle religion! orientali che aberrazioni dell'ingegno umano, tranelli
dello spirito cattivo, astuzie di sacerdoti interessati per mantenere in
miserabile schiavitu mrlioni di anime create ad imagine e somiglianza
di Dio. Ma il vero, come sempre, sta fra questi due opposti estremi.
Dallo studio serio, sincere e profondo delle religioni orientali viene
a brillare di candidissima luce la verita del cristianesimo, come sola
religione rivelata, e che in se contiene tutto intero il messaggio por-
tato dal cielo in terra, da nostro Signor Gresu Cristo; e dall'altra
parte si fa manifesto che non e tutto cattivo quanto insegnano e
BELLA STAMPA 445
praticano le altre religion!, secondo il principio filosofico che il male
di per se non esiste, non essendo altra cosa che la corruzione del
bene, e la sentenza di S. Agostino che « nulla falsa doctrina est quae
non aliqua vera interinisceat ' » . E quanto e maggiore la somma di
quelle verita che una religione, di per se falsa, contiene, tanto e
maggiore 1'influenza che esercita sopra i suoi settatori, il bene spi-
rituale e materiale che pud loro procacciare, e piu lunga la sua
durata nel mondo. Questa tesi potrebbe di leggieri illustrarsi colla
storia delle varie sette cristiane, e molto piu con quella delle diffe-
ronti religioni in cui il mondo fu diviso fin qui; ma non bastan-
doci il tempo a tanto assunto, ci limitiamo a toccare di volo il bud-
disino, come quello che, attese le sue somiglianze colla religione
rivelata, continua ad attirare in modo speciale 1'attenzione dei dotti
orientalisti e degli studiosi di religioni comparate.
Innumerevoli sono i libri stampati e che tuttora si stampano su
Budda e sulla sua religione. Chi lo esamina da un lato, chi da un
altro. Questi studia la persona stessa di Sakiamuni, quegli le sue
dottrine, quali, piu o meno sincere, sono state tramandate fino a
noi da'suoi discepoli. Altri prende a compararne la morale con quella
del cristianesimo, 1'influenza che ella ebbe sui costumi dei popoli
che 1'abbracciarono, e si piace d' investigare se la religione di Budda
fosse una scuola filosofica e un sistema di etica, oppure una reli-
gione propriamente detta avente dogmi, riti e organizzazione propria.
A tanti libri ne possiamo aggiungere due altri di non comune
valore che abbiamo piu sopra annunciati. II chiaro professore W.
Ph. Englert, con dottrina pari alTardire, rnette a confronto la divi-
nita di Gesu Cristo e la supposta di Buddha, donde alia fine del
libro conchiude, che anche secondo le leggende piu o meno auten-
tiche dell' India, del Tibet e di Ceylan, il fondatore del buddismo
non fu altro che un uomo, mentr© il fondatore del cristianesimo
fu indubitatamente figlio di Dio 2. II Bev. P. J. Dahlmann invece
considera Budda e la sua dottrina dal lato filosofico e in connes-
sione colla civilta orientale. Dividendo il suo bel libro in tre parti,
prende a fare, per cosi dire, la fitologia del grande albero del bud-
dismo, e ne esamina scientificamente la radice e il primo germe,
la natura e il crescimento meraviglioso, la rapida fioritura e il
precoce decadimento. L' intero libro del P. Dahlmann prova la tesi
che abbiamo stabilita piu sopra: il buddismo, insieme ad element!
materialistic! e nichilistici 3, conteneva molte verita morali, le quali,
1 S. AUG. Lib. II, quaest. Evang., cap. 40.
2 Cfr. Opusc. cit. pag. 117 e seg.
3 Cfr. IOSEPH DAHLMANN'S, Buddha, p. 120 e seg.
446 R1VISTA
nella corruzione quasi universale del paganesimo di quei tempi re-
moti, costituivano un ritorno verso le male abbandonate verita della
rivelazione primitiva. Queste verita e 1' influenza personale del fon-
datore e dei primi capi, furono la cagione precipua, se non unica,
dello sviluppo e della diffusione meravigliosa della religione di Sa-
kiamuni. Quanto poi al suo precoce decadirnento, 1'autore mostra
che non si deve gia attribuire alle persecuzioni dei bramini, ma
alia debolezza inerente al buddismo stesso, il quale, porto in se
fino dal suo primo germe, il seme di vecchiaia e di morte precoce.
Questa debolezza il P. Dahlmann 3 a fa consistere nei principii dis-
solvent! della filosofia buddistica, secondo la quale, come ogni cosa
viene dal nulla, cosi tutto, compreso 1'uomo, ritorna al nulla primiero.
Quest! principii, e chiaro, bastano da se soli a distruggere qualsiasi
religione o sistema di etica, ma non bastano a spiegare la nascita e
il fiorire di una siffatta religione, essendo essi in pert'etto antago-
nismo colla SUH esistenza. Ci pare per6 che gii autori, quando parlano
del buddismo, concedano troppo facilmente quella essere stata una.
religione. anzi una religione universale. A noi pare invece, che il bud-
dismo altro non sia stato che una dottrina sociale, una specie di so-
cialismo predicate sulle piazze contro la tirannia dei bramini. E a cifr
Budda dovette il suo meraviglioso successo. Egli venne a rornpere la
barriera della casta, egli levd lo stendardo della rivolta contro la ti-
rannia dei pochi sui molti, e non e meraviglia che molti abbiano
abbracciata la dottrina di lui. I bramini seguivano una religione
esoterica e misteriosa, che solo gl'iniziati potevano sperare d' in-
terfere appieno; Budda invece e i suoi discepoli predicavano in
pubblieo, ed esponevano i loro dommi alia moltitudine. Nel sistema
religiose braminico, il sacerdozio era un privilegio della casta dei
bramini, ed essi soli potevano studiare i Yedas ed insegnare all&
turbe i mezzi per arrivare alia vita eterna. Budda invece invitava
tutti gli uomini, senza distinzione di stirpe, colore o casta, al sa-
cerdozio, e tutti, persino le donne, potevano menar vita religiosa nei
monasteri di lui. II bramanismo era la religione dei santi, dei due
volte nati di Brahma ; il buddismo invece apriva le braccia a tutti,
offriva a tutti il perdono dei peccati, ammetteva tutti nella sua su-
cieta, e dichiarava tutti uguali davanti a Dio ed alia legge. Tale
era il sistema morale di Budda. Ma quanto a religione la cosa e-
ben diversa. In un famoso discorso che egli tenne a cinque dei
suoi discepoli, espone i fondamenti della sua dottrina, e sono:
1.° L'universo non esiste in realta che nella nostra imaginazione ;
2.° Ogni credenza appartiene al regno del niente; 3.° II inondo*
DELLA STAMPA 447
muano e in uno stato di miseria universale; 4.° Tutto cid che &
create deve finire; 5.° Tutto cio che vive deve perire; 6.° Tutto
cid che e riunito deve venire disperse. Questa e la somma della
filosofia buddistica. I suoi precetti religiosi sono i seguenti : 1° non
uccidere alcuna cosa viva ; 2° non rubare ; 3° esser casto ; 4° non
portar falso testimonio; 5° non giurare; 6° non mentire; 7° non
dire parole impure; 8° essere disinteressati ; 9° non vendicarsi;
10° non essere superstiziosi. Come si vede, qui non e parola di
Dio; ed ogni religione si fonda neoessariamente sulla ricognizione
della divinita, e sui doveri che legano Puomo a Dio. Con quale di-
ritto dunque pud dirsi il buddismo una religione, anzi una religione
universale, come pretende Raffaele Mariano, il quale, mentre con-
fessa a pagina 163 il buddismo « essere religione poco umana e
niente storica » , altrove la dice « prima religione universale e re-
dentrice 1 ? » II vero si e che, come afferma Fillustre professore
C. P. Tiele, « il buddismo non fu in origine ne una chiesa, anzi
neppure una religione. Era un ordine di monaci mendicanti, come
quelli che gia esistevano nel seno del bramanismo. Ma non volendo
riconoscere i Yedas, togliendo le caste, aprendo la propria societa
ai paria, il buddismo venne ben presto combattuto dai bramini, e
fu costretto a far scisma, e organizzarsi a parte, come una setta
speciale 2 » . II buddismo dunque fu una teoria sociale, e nulla piu.
Quanto a dogmi e riti religiosi trasportd dal bramanismo 1'idola-
tria in quasi tutta la sua interezza, come ne fanno prova gli an-
tichi e i moderni buddisti, i quali in fatto di pratiche superstiziose
non la cedono agli idolatri piu corrotti.
Kirnane 1'asserzione del P. Dahlmann, del Barth 3 e di pa-
1 RAFFAELE MARIANO, Cristo e Budda, e altri dii dell'oriente. Studii di
religione comparatd. Firenze, G. Barbera; editore, 1900.
2 C. P. TIELE, Un essai de Philosophic de I'histoire religiens?, presso la
Rerue de I'histoire des religions, mars-avril 1900 pag. 216
3 BARTH, Les religions de I'Inde.
Non sappianio conciliare la sentenza dcirillustre A. Barth con quanto
egli scrive nel suo libro sfcesso Les religions de I' hide. Infatti dopo aver
confessato a piigina 80 che il buddismo fece uso per propagarsi anche di
me/.zi violenti, e che la letteratura buddistica ribocca di odio e di invettive
coutro i bramini, cosi egli continua: « Les brahmanes, il est vrai, ne tar-
derent pas a repondre sur le meme ton. Les religions sectaires, non moina
apres a la propagande que le bcuddhisine, furent profondement fanatiques;
lea disciples de Kumtirila et de (,'.inkara, organises en orclres militants, se
tiront les defenseurs acharnes de 1'ortodoxie sur le terra:n de la tradition
et de la speculation. Que daos ces luttcs multiples on ne se soit pas tou-
jours servi des seules armes de la persuasion, que les chefs de secies aient
448 RIVISTA
recchi altri, i quali dicono che la decadenza precoce del buddismo
non fu cagionata in modo alcuno dalle persecuzioni da parte del
bramini. E qui il chiaro A. ci permetta di dissentire un poco da
lui. Che la psrsecuzione del bramini non sia stata la cagione prin-
cipale della decadenza del buddismo, ben volentieri lo concediamo,
ma che non vi abbia anch'essa cooperate , lo neghiamo. La storia
dell' India asserisce esplicitamente, che durante il periodo storico,
che corse fra i due re Vicramaditia secondo e terzo, i buddisti soffri-
rono crudeli persecuzioni, e quella storia non e stata ancora smeutita.
Sappiamo bene che T. W. Rhys Davids 1 si provo a difendere i
bramini e particolarmente i re Pushyamitra, Mihirakula, Sasanka ed
altri, dall'accusa di persecuzione, ma dubitiamo assai se egli sia
riuscito nel suo intento. Inoltre, sono sparse per tutta 1'India le
rovine dei monumenti buddisti, e molti mostrano i segni evident!
della violenza, ed e difficile credere che tali rovine sieno effetto di
guerre civili o di ricerca per tesori.
Si aggiunga che nel celebre Vinaya buddista dei Mahasanghikas,
detto storico dal famoso pellegrino cinese Fa-hien, occorre una testi-
monianza formale delle atroci persecuzioni sostenute dai buddisti da
parte dei bramini. Infatti, in fondo alia traduzione cinese del sopra
detto Yinaya, cosi si legge : « Nell'India centrale, a quel tempo, re-
gnava un re malvagio, sotto il quale tutti i bhilcsiis (religiosi men-
dicanti baddisti) si diedero alia fuga e quelli che conoscevano i tre
pitakas (scritture sacre dei buddisti) vennero dispersi da tutti i lati.
Alia morte del re malvagio gli successe un buono che richiamd i cra-
manas nel suo regno 2. » E questa testimonianza del Yinaya e con-
re'ussi parfois a obtenir intervention brutale de quelque raja ou a emeuter
centre les bouddhistes les passions de la multitude, . . .
on 1'admettra sans peine. » II fatto e che i dotti europei credono troppo
facilmente alia pietesa mansuetudine dei bramini, ma la storia antica e la
recente mostra il contrario. I missionarii cattolici che da tre secoli evan-
gelizzano V India lo sanno bene a loro coato ! II Barth nega una persecu-
zione sistematica, universale, contro il buddismo, e avra forse ragione; ma
che importa il sisteraa quando il fine voluto si ottiene ugualmente? Ai
bramini importava grandemente di soffocare la religione nemica; tuttavia,
invece di muoveve « une veritable campagne de persecution » lo schiaccia-
rono con « des echauffourees locales » e la religione di Sakiamuni rapida-
mente e in modo misterioso, spari dall'India. Chi conosce la natura ser-
pentina e vendicafciva dei bramini pub farsi un' idea in che cosa consistessero
queste « echauffourees locales » dell'illnstre orientalista.
1 T. W. RHYS DAVIDS, Persecution of Buddists in India) in the Journal
of the Pali-Text Society for 1899.
2 M. WASSILIEFF. Le Buddhisme d'apres les Vinayas, nella Revue de
I'histoire des Religions. Tome 34, pag. 319. Discorr.endo diquesto testo lo stesso
BELLA STAMPA 449
fermata dall'autoritu di M. Wassilieff, noto pel suoi scritti intorno
al buddismo.
In conferma di ciu valeilfatto che inmolte pagode dell'antico regno
di Madura, esistono anche al presente rappresentazioni grafiche di
uomini messi a morte fra i tormenti, e la tradizione popolare vuole che
i tormentati fossero i buddisti la cui religione anticamente dominava
nel paese. Di piu tutti sanno che i Giaini furono i fratelli e gli eredi
dei buddisti, e rappresentano il buddismo sul continente indiano.
Ora sta il fatto che i Giaini vennero perseguitati ferocemente dai
bramini, di modo che nel Nord dell'India sparirono quasi interamente,
e nel sud si ridussero a vivere nelle province piu appartate, come
nel Mysore e nel Canara, per esempio, ed anche quivi fanno vita
quasi eremitica in riva ai fiumi, fra le montagne, o nel cuore delle
vergini foreste. Chi pone mente poi alle guerre civili lunghe e cru-
delissirne che in India, anche in tempi a noi vicini, scoppiarono nel
seno stesso del bramanismo a cagione di sodalizii, ordini monastici,
o sette filosofiche contrarie, pu6 dubitare saviamente della soliditfi
delPopinione che asserisce non aver il buddismo patito persecuzione
da parte della casta dominante.
A nostro credere il buddismo, fin dal suo primo n.-iscere, fu una
dottrina sociale, non una religione. Si propago rapidamente perche
favoriva 1'emancipazione dei popoli indiani tenuti sotto i piedi dai
bramini. Corse vittorioso 1' India intera e si propago per quasi tutto
il resto delPAsia, perche il re Asoka e mold dei regoli di quel
tempo lo presero a difendere e a propagare. Mancatogli 1'appoggio
del braccio secolare, decadde rapidamente per vizii interni, e final-
mente mori, almeno nell'India, sotto i ripetuti colpi dei suoi impla-
cabili persecutor!, i bramini vittoriosi. Yi e una religione sola che
pu6, per virtu interna indefettibile, resistere a tutte le persecuzioni,
e questa e il cristianesimo. Ci6 forma uno dei caratteri speciali
della religione rivelata, che essa sola possiede e non ha comune
con nessun'altra.
Rhys Davids confessa che « probabilmente vi e un gernie di verita in quanto
dice, quantunque non gli si possa prestar fede nelle particolarita » Acte
du Onzieme Congres international des Orientalistes, Paris 1897. Premiere
Section pag. 145. Imprimerie national. Ernest Leroux, editeur, rue Bona-
parte, 28, 1899. Non possiamo sapere con certezza il modo che tenne il
buddismo nello stabilirsi nell'India meridionale; ma se dobbiamo credere
ai tre grandi predicatori della riforma braminica, Sankaria Charya, Rama-
nuja e Madhwa, fra i mezzi che usb non ultimi furono quelli della violenza.
E il bramanismo gli rese pan per focaccia cacciandolo colle armi spiritual!
e temporal! da tutta T India meridionale, donde prese rifugio estremo nel-
I'isola di Ceylan.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1210. 29 9 novembre 1900.
ARCHEOLOG-IA
124. RELAZIONE TEA ALCUNE FESTE CRISTIANE ANTICHE
E ALCUNE USANZE PAGANE
Che tra gli usi e le osservanze religiose dei primitivi cristiani al-
cune avessero una cotale attinenza con certe pratiche e consuetudini
del paganesimo, & cosa nota oggidi a tutti gli eruditi. Erano pratiche
troppo care al popolo, erano consuetudini troppo profondamente radi-
cate e penetrate in tutta la vita pubblica e privata del mondo antico ;
ne la Chiesa madre benigna e saggia credette di doverle estirpare ;
ma piuttosto trasformandole in senso cristiano, innalzandole a nuova
nobilta e nuova vita, se ne prevalse come di un mezzo potente e soave
insieme da guadagnare a se senza strepito gli animi delle moltitudini
e delle persone colte.
Pregiudizii e corte vedute fecero gia rinfacciare alia Chiesa che
essa, con tale accomodamento avesse insomma ceduto un tantino ai
costumi de' pagani e alia loro superstizione. Usavano i gentili, p. es.,
in Eoma offerire doni votivi ne' ternpli degli dei : il cristianesimo
a sua volta, non solo non vieto, ma favori di molto 1'usanza di
presentare, in adempimento di voto, regali alle ricche basiliche.
Adunque — s'inferi talora, da protestanti massimamente — 1'usanza
di quei donativi, colle corrispondenti iscrizioni di ringraziamento a
Dio ed a' suoi santi, fu tolta di peso ed alia cieca dalle costumanze
del gentilesimo, per debolezza e per politica, sicche a buoni conti fu
una concessione all'errore e una ricaduta nel paganesimo.
Certo non si leggono senza meraviglia su molte lampade pagane,
di bronzo o di nobile metallo, quelle iscrizioni votive che dicono come
esse sono destinate ad ardere innanzi alia statua o al tempietto di
questo o quel dio per riconoscenza del benefizio ricevuto : ne piu ne
meno di quanto si pratica davanti alle immagini di santuarii cristiani.
Anzi fin sulle pubbliche strade s'accendevano lumi a onore degli dei :
e chi fosse uscito la sera per Roma pagana, avrebbe vedute agli angoli
delle case, ai crocicchi delle vie e delle piazze splendere le lampade
ARCHEOLOGIA
451
che indicavano i tabernacoli e le edicole, dedicate agli del tutelar!
delle pubbliche vie, ai Lares compitales. Di piu, dal tempo d'Augusto
in poi, sotto il quale per abbellimento della citta si moltiplicarono
quei tempietti, non manco ai medesimi anco 1'ornamento dei fiori che
due volte all'anno vi si recavano — cosi per 1'appunto come noi cri-
stiani sogliamo nelle nostre feste portar mazzi e ghirlande ai taber-
nacoli e cappelle delle nostre Madonne e de' nostri santi.
Orbene tanto non deve meravigliare che si riscontrino gia presso
i gentili de' costumi conservati poi e divenuti cosi cari nel cristiane-
simo, che anzi, in tale rassomiglianza non s'ha da ravvisare altro che
1'espressione del bisogno intimo, istintivo, dello spirito umano, il quale
al mondo sensibile domanda simboli e ornamenti da onorare 1'essere
supremo, 1'invisibile. Sono reminiscenze di Roma antica, alle quali
meglio si riconosce 1' indole universale della Roma cristiana, e che
gittano piu chiara luce sul lato veramente umano, essenzialmente as-
sociate al carattere divino della nuova religione.
Del resto, quale abisso fosse di mezzo a' due culti bastavano a
mostrarlo apertamente le pubbliche dottrine e i riti solenni della
Chiesa ; n£ ad alcuno spirito poteva sfuggire la profondita e 1'altezza
della nuova fede, di fronte alle vane illusion! tra cui il mondo s'era
aggirato fin allora.
Altrove gia chi scrive queste pagine ebbe occasione di rammentare
1'antica processione romana di S. Marco (25 aprile) sostituita dai Papi
alia solenne pompa onde i pagani celebravano i Robigalia, uscendo
alia campagna per la stessa porta Flaminia, e seguendo il medesimo
percorso, e al medesimo intento di implorare le celesti benedizioni
sulle messi dei campi. In tutto ci6 la Chiesa romana non fece che
valersi d'una pratica cara al popolo per introdurre im rito santo e
scevro d'ogni superstizione, il quale passo passo divenne universale
e dura tuttora. La processione cristiana in Roma, come dicevamo or
ora, tenne per lungo tempo il medesimo itinerario dei sacerdoti e del
popolo gentile, per la Porta Flaminia (oggi del Popolo) e la Via Fla-
minia parimente movendo al ponte Milvio ; donde passato il fiume,
torceva pei campi alia basilica di San Pietro, celebrandovi colla sta-
zione il S. Sacrificio della Messa; laddove la processione pagana, va-
licato il ponte, si recava ad un boschetto sacro, posto sulla Via Claudia
alia quinta pietra miliaria, per sacrificarvi a JRobigo, dio della brina,
che dava il nome alia festa, robigalia i.
Circostanze del tutto somiglianti si riscontrano in alcune altre feste
cristiane de' primi tempi, che porgono un soggetto meritevole della
1 H. GRJSAR, Storia di Roma e dei Papi nel medio evo vol. I, p. IIa
(Roma, Desclee, 1897) pa& 537-539.
452 ARCHEOLOGIA
nostra attenzione, come quelle che segnano il passaggio dal pagane-
simo alia religione cristiana.
Prima ci si presenta la festa delle Collette, cioe delle elemosine,
assai spesso rammentata da S. Leone Magno, e non piu dopo di lui,
forseperche,istituite che furono le Diaconie romane, essendo dato ordine
alia regolare distribuzione delle elemosine fu smessa anco quella festa.
II papa S. Leone la riguarda come festa antichissima della chiesa
romana, e la fa rimontare fino ai tempi apostolici, racconiandando
nelle sue omelie ai fedeli con ripetute istanze, che in questo giorno
colla loro carita vengano in aiuto ai pastori della chiesa dando loro
di che soccorrere alle necessita dei cristiani piu bisognosi. Ora la festa
delle collette cadeva precisamente ne' giorni dei ludi apollinares, dal
5 al 13 di luglio ; giuochi singolari per questo costume che vi si rac-
coglievano le contribuzioni per rifarne le spese. Posta dunque la co-
stumanza che ciascuno in tale occasione facesse del suo una piccola
offerta per la festa comune, pare che i cristiani in Roina mutassero
semplicemente il dono, solito fare per i giuochi, in un'elargizione per
i poveri *.
Altro esempio. II 22 di febbraio era presso i pagani dedicate ad
una festa molto amata dal popolo, la Cara Cognatio, festa dell'amore
dei congiunti, cioe della memoria dei cari trapassati. Ma essa si ce-
lebrava, come tante altre, con tali banchetti, a' quali i cristiani non
potevano convenientemente prender parte. Ora tra le feste cristiane
piu. antiche si ritrova precisamente al 22 febbraio quella dell' « erezione
della Cattedra di S. Pietro > , Natale Petri de cathedra. La coincidenza
non e fortuita. Basta ricordare come S. Pietro nella comunita cri-
stiana di Roma era venerate e amato qual padre di quella famiglia,
che la dignita di lui quasi vincolo soprannaturale riuniva insieme ;
e allora s'intendera perche si scegliesse quel giorno appunto, con-
1 Cf. D. GERMAIN MORIN in Revue Btntdictine de Maredsous 1897 p. 340.
DelPeccellente trattazione (pp. 337-346) che si riferisce alPorigine dell«
quattro tempora, ci siamo serviti qui ripetutamente. II Morin tra le altre
citazioni di S. Leone Magno, riporta dai sermoni 8 e 9 relativi alle collette
le seguenti parole, che sono veramente earatteristiche e della piu alta im-
portanza nella questione deH'origine delle feste qui esaminate : « Nam illi
beatissimi discipuli veritatis hoc divinitus inspirati commendavere doctrina,
ut quotiens caecitas pagaiiorum superstitionibus suis esset instantior, tune
praecipue populus Dei orationibus et operibus pietatis instaret.... Ut quia
jn hoc tempore gentilis quondam populus superstitiosius daemonibus ser-
Tiebat, contra profanas hostias impiorum sacratissima, nostrarum celebra-
retur oblatio. »
ARCHEOLOGIA 453
secrato gia ai ricordi di famiglia, per commemorare lo stabilimento
della Cattedra apostolica nella citta di Roma. La tradizione veramente
non accennava ad alcun giorno particolare per 1'erezione della cat-
tedra ; ma a quel modo che nel 29 giugno si festeggiava la memoria
della gloriosa morfce di Pietro, cosi si voile pure celebrare il comin-
oiainento del suo episcopate in Roma ; tanto piu che generalmente, del
vescovi, oltre al giorno della loro deposizione (sepoltura), si soleva pure
tener memoria del natale, cioe dell'entrare in ufficio 1.
Un'altra analogia con un giorno del calendario pagano la presenta
secondo ogni apparenza la data del giorno 25 dicembre, dedicate alia
Nativita di N. S. E noto come nelle chiese orientali il giorno 6 di
gennaio, sotto il titolo di Apparizione del Signore, si celebrasse P in-
gresso di Gesu Cristo nel mondo, e come da altro canto il giorno pre-
oiso della nascita di Gesu Cristo non fosse conosciuto per nessuna
tradizione sicura. Ora fin dallo scorcio del secolo III in Roma fu scelto
a, celebrarne la memoria quel tempo dell'anno, in cui cadeva il sol-
stizio d' inverno, e secondo il calendario romano si festeggiava il Sol
novus. Quanto poi alia data precisa, e da notare che nella raccolta
filocaliana il calendario profano reca pel 25 dicembre il Natalis in-
victi, cioe dire il giorno dell'invitto dio del sole; che inoltre, se-
oondo il culto di Mitra, nel terzo e quarto secolo tanto ampiamente
diffuse per tutto il mondo pagano, al 25 dicembre appunto cominciava
la salute apportata da esso Mitra dio del sole.
Posta adunque la tendenza, gia ricordata, d' impossessarsi, per
dir cosi, delle annuali ricorrenze del calendario pagano trasforman--
dole in senso cristiano, era cosa ovvia assegnare a quel giorno stesso
la celebrazione della nascita del vero sole e vera luce del mondo,
<jhe e Cristo. Tanto piu che per tal modo i computi ribattevano assai
bene. Infatti il tempo della morte del Signore si conosceva a un di-
presso, un'opinione assai comune ponendola al 25 marzo; e si ceo me
un'altra opinione dava a tutta la vita di lui trentatre anni precisi,
basto probabilmente comprenderli dalla concezione alia morte, fare
coincidere pure la concezione al 25 marzo, perche senz'altro il Natale
ricorresse nove mesi appresso, cioe verso la fine di dicembre.
Tale almeno e la piu verisimile supposizione a spiegare perch&
gia il calendario filocaliano cristiano, compilato in Roma Panno 336,
ponga giusto al 25 dicembre la festa della Nativita di Cristo; e per-
che la tavola degli anniversari dei vescovi, che e contemporanea,
faccia cominciare I'anno liturgico tra i giorni 8 e 27 dicembre 2.
1 DUCHESNE, Origines du culte chrft., 2 6dit. p. 266, s.
2 MORIN 1. c. p. 340. Cf. DuchESNE 1. c. p. 247 ss
454 ARCHEOLOG1A
Ma piii sorprendente ancora delle precedent! e la coincidenza con
certe feste pagane, che si riscontra nelle tre piu antiche di quelle
osservanzeg che, accresciute poi, divennero le Quattro tempora. Da
principio infatti non si celebravano fuor che in Roma solainente, e
non piii che tre volte all'anno, cioe nel quarto mese, nel settimo e
nel decimo, che rispondono nell'antica maniera di computare a giu-
gno, settembre e dicembre. Era adunque costume presso i gentili di
dedicare in questi medesimi tempi alcuni giorni particolari, che chia-
mavano feriae, ad invocare sui frutti dei campi la protezione degli Deir
giacche in sull'entrar della state era imminente la mietitura del fru-
mento, al cominciare dell'autunno occorreva la vendemmia, e sul far
dell' inverno le semenze affidate alia terra.
Confrontando ora la liturgia cristiana dei giorni delle quattro tem-
pora, non pud non far meraviglia che le lezioni della Sacra Scrittura
ivi occorrenti siano scelte giusto in quei passi che si riferiscono alia
coltivazione e ai frutti dei campi. Basterebbe questo a concluderne
con qualche probabilita, che queste funzioni cristiane sieno state isti-
tuite a somiglianza degli usi correnti gia presso il popolo gentile,
offerendo al vero Dio i digiuni e le preghiere e le stazioni di quei
tre tempi dell'anno, all'intento d'impetrare la benedizione e 1'aiuto
del cielo sopra i frutti della terra, del grano cioe e del vino *.
Ma per stringere 1'argomento piu da presso, conviene ricordare
come delle tre predette ferie dei pagani, le feriae messis cadevano in
giugno o sui primi di luglio, secondo i luoghi e le qualita dei frutti ;.
le feriae vindemiales tra il 19 agosto, la festa dei vinalia e Pequinozio
di settembre ; e finalmente le ferie sementinae, che delle tre erano le
principali, ricorrevano nella settimana avanti il solstizio d' inverno.
Era pero lasciato in piacere del sacerdote di determinare piu preci-
samente i giorni, dandone a tempo 1'avviso; ed e verisimile che altret-
tanto si facesse per le altre ferie, delle quali tuttavia ci pervennero
piu scarse notizie. Nel giorno, stabilito dal pontefice per le feriae
sementinae, si pagava un sacrificio a Tellus e a Cerere ; feste rammen-
tate da Ovidio, quando celebra poeticamente la pace che circonda il
1 MORIN 1. c. p. 341 ss. Intorno alle ferie pagane v. Particolo Feriae di
C. JULLIANS in DAREMBERG ET SAGLIO, Dictionnaire des antiquit^s grecques
et rdmaines.
ARCHEOLOGIA 455
regno di Cerere, e il vanto di lei per cui benefizio i ferri micidiali
della guerra tornarono in vomeri e pacifiche marre l.
In modo del tutto somigliante le tempora cristiane non erano da
principio legate a giorni cosi precisamente determinate come oggidi,
ma variamente con una cotal liberta, sempre pero nell'ordine e nei
mesi predetti. E quantunque in progresso di tempo si cercasse di
connettere quelle ferie in alcune determinate settimane del ciclo
liturgico delle feste, cio non ostante nell'anno 683 per es. troviamo
ancora rimesso il sabato delle tempora d'estate alia terza settimana
dopo Pentecoste, cioe al 27 giugno, rnentre che in seguito si uso sem-
pre celebrarlo entro 1'ottava di Pentecoste. Questa mobilita dei giorni
e delle feste obbligava dunque i capi della Chiesa romana ad avver-
tire il popolo dei termini fissati per la celebrazione, cosi per 1'appunto
come si usava dai gentili per le loro ferie. Tan to ci dicono le formole
che abbiamo tuttora per la Denuntiatio ieiuniorum quarti, septimi et
decimi mensis; onde pel mercoledi e venerdi veniva indetto il digiuno,
pel sabato poi, oltre al digiuno, tvigilia a S. Pietro » , cioe veglia
notturna con preghiera e lezione nella basilica vaticana ; avviso che
tra gli altri leggiamo nel discorso di S. Leone papa, al secondo not-
turno delPufficiatura della terza domenica d'avvento 2.
1 OVID. Fast. 1, v. 597 sqq. :
Bella diu tenuere viros, erat aptior ensis
Vomere; cedebat taurus arator equo.
Sarcula cessabant, versique in pila ligones,
Factaque de rastri pondere cassis erat.
Gratia dis domuique tuae : religata catenis
lam pridem nostro sub pede bella iacent.
Sub iuga bos veniat, sub terras semen aratas.
Pax Cererem nutrit, pacis alumna Ceres.
2 Quattro tempora del giug-no 683, v. Liber pontif. 1. 360, Leo II, n. 150
collanota 11. Avviso delle tempora nel Sacramentarium Gelasianum l,n. 82:
« Denuntiatio ieiuniorum quarti, septimi et decimi mensis. Anniversarii, fra-
tres carissimi, ieiunii puritatem, qua et corporis acquiritur et animae sancti-
tas, nos commonet illius mensis instaurata devotio. Quarta igitur et sexta
feria sollicito convenientes occursu, offeramus Deo spiritale ieiunium ; die
vero sabbati apud beatum Petrum, cuius nos intercessionibus credimus
adiuvandos, sanctas vigilias Christiana pietate celebremus, ut per hanc
institutionem salutiferam peccatorum sordes, quas corporis fragilitate con-
trahimus, ieiuniis et eleemosynis abluamus, auxiliante Domino nostro lesu
Christo, qui cum Patre et Spiritu sancto vivit et regnat Deus per omnia
saecula saeculorum. » — Cf. Leo M., Serm. 78. 80 86. 88. 89 etc., dov'egli
ha le parole del tutto somiglianti: « Quarta igitur et sexta feria ieiunemus
sabbato autem ad beatum Petrum apostolum pariter vigilemus. »
456 ARCHEOLOGIA
A quella guisa che le ferie del pagani presupponevano una purifi-
cazione e come una santificazione in coloro che vi dovevano prendere
parte, cosi gli avvisi soliti farsi nella chiesa cristiana ammoniscono
del pari che « per il digiuno annuale viene santificato il corpo e lo spi-
rito insieme > , che per la salutare istituzione di quest! giorni ci sen-
tianio eccitati « a deporre, mediante il digiuno e I'eleinosina, la sordi-
dezza del peccato contratta per umana fragilita. > Oltraccio, che 1'osser-
vanza di quei giorni si riferisse pure ad impetrare benedizioni sui
frutti della terra, risulta chiaramente, conie gia abbiamo osservato,
dallo stesso testo letterale delle preghiere e lezioni liturgiche. Nelle
tempora di decembre per es. la Chiesa prega a Dio che la semenza
consegnata alia terra torni in benedizione temporale del popolo : quindi
presa occasione delle vicine feste natalizie solleva il pensiero al vero
grano di frumento, che e Cristo ; e per tal guisa con cristiani concetti
trasforma e innalza aH'ordine spirituale' le tradizionali feriae semen-
tinae dell'antichita romana. « Discende la divina semenza in terra (dice
il Prefazio del sacramentario leonino) e mentre che i frutti del campo
alirnentano la nostra vita corporale, quelPaltra piu eccelsa semente e
cibo dell'anima per 1'immortalita. Biade, vino ed olio ci ha donati la
terra, ma ora s'avvicina 1'ineffabile nativita di Colui, che nella sua
benignita assicura il pane eterno ai figliuoli di Dio. » Parole che me-
glio fanno intendere 1'invocazione che in quei giorni la liturgia re-
plica col profeta ad ogni tratto : t Rorate caeli desuper et nubes pluant
iustum, aperiatur terra et germinet salvatorem 4. >
Oggi ancora nel mercoledi delle tempora di Natale si legge nella.
Messa un passo d'Isaia, che richiama perfettamente la sopra mento-
vata lode della pace, celebrata da Ovidio in onore di Cerere: «Et con-
flabunt gladios suos in vomeres, et lanceas suas in falces : non levabit
gens contra gen tern gladium, nee exercebuntur ultra ad praelium. »
Ma piu immediata attinenza alia benedizione delle messi hanno i passi
che si leggono nel venerdi delle tempora di Pentecoste, nei quali si
rammentano le promesse fatte a' Giudei della fertilita del suolo e 1'ob-
bligo loro di offrire a Dio le primizie dei covoni e del pani 2.
A meglio intendere le parole di S. Leone Magno in questo propo-
sito, e bene notare che quando egli teneva quei discorsi, le ferie delle
tempora lion avevano ancora quella quasi esclusiva e preponderant©
1 Sacramentar. G-elas. 2, n. 85; « Nee est nobis seminum desperanda
fecunditas, cum pro supplicatienibus nostris annua devotione venerandus
etiam matris Virginia fructus salutaris intervenit Christus Dominus noster. »
— 11 «PraiQfatio» del Sacramentar. Leon, nell'edizionedel FELTOE (1896) p. 117..
2 Is. 2, 4; Levit. 23, 10 ss.; Deut. 26, 10.
ARCHEOLOGIA 457
•significazione che ottennero dappoi, di giorni cioe della consecrazione
del clero romano : eppero il santo pontefice parla della stretta atti-
nenza di quei giorni con la ricolta de' campi. « Come noi dobbiamo
ringraziare Iddio — dice egli in una omilia pel digiuno del decimo
mese — nella speranza della felicita che per la fede aspettiamo, per
1'altezza della vita a cui egli ci vuol preparare ; cosi noi dobbiamo
parimente onorarlo e lodarlo per i doni terreni, che nel corso di ciascun
anno ci elargisce; poiche egli fin da principio ordino di tal guisa la
fecondita della terra e per ciascun germe e ciascun seme fisso le
leggi onde si sviluppano, che mai non possono fallire, anzi nella na-
tura sempre meglio risalta la provvidenza del benigno Creatore. Tutto
-quanto a benefizio dell'uomo forniscono i campi, le vigne e gli uliveti,
tutto precede dalla larghezza del nostro Iddio *. »
Un accenno alia connessione delle ferie delle tempora con le pre-
ghiere per le campagne si trova eziandio presso 1'autore del Liber
pontificalis ; sebbene egli con la consueta inesattezza ne attribuisce la
istituzione a Papa Callisto, di cui tacciono tutte le fonti, e di piu
allega im luogo del profeta Zaccaria (8, 19), il quale non ha che fare
col presente proposito, come se di li il papa ne avesse preso occasione.
Egli dice : « Questo papa ordino un digiuno in tre sabati dell'anno,
quelli del grano, del vino e dell'olio, conforme alia profezia. » Anche
egli, e bene osservarlo, come gia in qualche modo S. Leone Magno
ne' discorsi sopra ricordati, connette le tempora d' inverno con la ri-
colta delle ulive. Questa infatti cade in Italia precisamente dopo le
tempora di dicembre ; sicche sembra piu che naturale riferire altresi
le preghiere e i digiuni di que' giorni ai buon successo di quel rac-
colto cosi importante pel paese. Ma, cio che e piu note vole ancora,
il libro pontificale parla di tre digiuni e non dei quattro, onde gia
al tempo dello scrittore constavauo le quattro tempora. Fin dal se-
colo sesto infatti alle tre antiche e principal! settimane di digiuno
del giugno, setternbre e dicembre, s'era aggiunta la prima settimana
di quaresitna col suo mercoledi, venerdi e sabato ; e cosi veramente
si poteva parlare di quatuor tempora. Tale aggiunta, che occorre gia
sotto Leone Magno, era presupposta quando Gelasio papa stabili che
nei giorni delle quattro tempora si tenessero in Roma le sacre ordi-
1 LEO M., Serm. 5 in ieiunio mensis decimi n. 1.
2 Lib. pont. 1, 141, Callistus n. 17. Papa Gelasio stabilisce le ordina-
quarti mensis ieiunio, septimi et decimi, sed etiam quadragesimalis
initii. Epist. ad episc. Lucaniae n. 11. THIEL. p. 368; JAFFE-KALTENBRUNNER
n. 636.
458 ARCHEOLOGIA
Se poi la prima origine delle tempora rimonti al terzo secolo,
quando sedette il papa Callisto rammentato dal libro pontificate, ov-
vero risalga piii alto ancora, non si pud definire. S. Leone Magno cre-
deva ohe 1' istituzione fosse molto piii antica; poiche in uno de' suoi
discorsi egli la fa derivare « dai nostri santi padri » , in varii altri
egli la riporta addirittura fino agli apostoli, senza pero dare di tale
sua opinione argomenti abbastanza sicuri 1.
Checche ne sia, 1'osservanza delle tempora appare sempre in qual-
che modo connessa con Tantichissimo costume dei tre digiuni setti-
manali del mercoledi, venerdi e sabato.
Da ultimo e da notare che il rito delle quattro tempora in origine
era un'osservanza locale della sola chiesa romana; il che concor-
derebbe molto ben e coll'ipotesi gia esposta che derivasse dalla tras-
formazione delle ferie celebrate in Roma dai gentili. E soltanto dal
tempo di papa Gelasio in poi 1'osservanza passo ad altre chiese in-
sieme colla prescrizione di tenere in quei tempi le ordinazioni sacre;
e prima si estese alle diocesi dipendenti dalla provincia di Roma, poi
a tutta 1' Italia, indi ad altri paesi, fintantoche i Carolingi, che tanto
promossero tutti gli usi romani generalmente, la fecero accettare dap-
pertutto, eccettuate la Spagna e Milano.
1 LEO M., Serm. 16, n. 2: « in quo sancti patres nostri divinitus inspi-
rati decimi mensis sanxere ieiunium. » Serm. 12, n. 4: « apostolicis traditio-
nibus. » Serm. 93, n. 3 : «'et apostolicis et legalibus institutionibus. » — Le
legales institutiones sarebbero un'usanza g-iudaica, che la Chiesa avrebbe
conservata, come S. Leone stesso dice in altri luoghi. II ch. DUCHESNE
(Origines du culte chrttien p. 222), come il MORIN non ammette un' in-
fluenza di usi delFantico testamento ; ma ne anco vede nelle quattro tem-
pora una connessione con le ferie pagane, si bene le riguarda come un.
resto dei piu antichi digiuni settimanali della Chiesa romana.
CRONACA CONTEMPORANEA
Roma, 26 ottobre - 8 novembre 1900.
I.
DIARW DELL'ANNO SANTO
1. Pellegrinaggio degli irlandesi, e loro indirizzo al S. Padre. — 2 Pelle-
grinaggio della Sabina: veneti, terziarii serviti, ungheresi, bolognesi,
di Segni, del Mezzogiorno d' Italia, di Ferentino. — 3. Pellegrinaggio
spagnuolo. — 4. Fatti particolari degni di ;nota. — 5. La festa dei
SS. Quattro Coronati al Monte Celio.
1. In quest'ultima quindicina due pellegrinaggi farouo notevoli
tra gli altri, quello degli Irlandesi, e quello della diocesi suburbi-
oaria di Sabina. GT Irlandesi non erano molti, un 250 incirca ; che
se per una malintesa combinazione non fosse stato fissato troppo alto
il prezzo di tutto il viaggio, anche a costo di qualche privazione quella
gente aveva cuore e fede da muovere in massa alia citta di S. Pietro.
Ma la presenza di quei ducentocinquanta voleva dir molto. Gli Irlan-
desi non sono ricchi di denaro, ma di religione; mentre i loro pa-
droni, gli Inglesi, hanno molto oro, ma non la vera fede, parlando
della grandissima maggioranza della nazione. E 1'oppressione secolare
patita dai figli di S. Patrizio fece nella loro gente cio che suol fare
la prova della tribolazione nelle persone particolari e nelle famiglie
cristiane : stringerle a Dio.
II Pellegrinaggio irlandese adunque, condotto dal Rev. P. Ring.
0. M. I. giunse a Roma il 23 ottobre. Ne facevano parte 1'Emo Car-
dinale Logue, arcivescovo di Armagh e primate di tutta 1' Irlanda, coi
vescovi di Killala, Ross, Meath e Ardagh, e una rappresentanza di tutta
la popolazione, secolare e religiosa. Oltre a numerosi sacerdoti vi erano
alcuni membri degli agostiniani, dei domenicani e francescani, e laici
appartenenti alle inigliori famiglie della societa. Di piii al pellegri-
naggio si erano associati spiritualmente mezzo milione di fedeli irlan-
desi, cui il forte costo del viaggio, come dicevamo, ed altre ragioni
avevano tolto di venire in persona. II rettore del Collegio irlandese
460 CRONACA
Mgr. Kelly e il P. Ring furono Tanima del pellegrinaggio, e sotto
la loro direzione tutto passo nel modo migliore.
Kicevuti in udienza dal Santo Padre gli presentarono una perga-
mena bellamente ininiata nella quale fra le altre si leggevano le-
seguenti nobili espressioni : « Santissinio Padre, Noi pellegrini irlan-
desi, siamo venuti alia citta eterna per guadagnare le indulgenze-
dell'anno santo. Prostrati ai piedi di Yostra Santita, veniamo a testi-
ficarvi il nostro attaccamento e la nostra devozione alia sede di San
Pietro, e ad esprimervi i sentimenti di riverenza e di amore che i
nostri concittadini nutrono per la persona di Y. S. Per quasi quin-
dici secoli, i piu stretti vincoli di fede e di affetto hanno legato la
stirpe irlandese, piu di qualunqne altra, alia santa romana Sede,
madre e niaestra di tutte le chiese della terra. Fu il vostro illustre
predecessore, Celestino I che mando in Irlanda S. Patrizio, dal quale
i nostri antenati ricevettero il Yangelo di Cristo... Ne dimenticheremo
mai la cura e la benevolenza tutta paterna colla quale nei tristi giorni
della persecuzione, i vostri predecessor!, e particolarmente Grego-
rio XILT, Clernente YIII, Paolo Y, e Urbano VIII, portarono ai nostri
padri tribolati aiuto e conforto d'ogni maniera, da rnetterli in caso-
di disprezzare allegrainente le prove e le tribolazioni, la perdita delle-
sostanze, e anche della vita per la preservazione della loro fede, rite-
nendo essi sempre in mente il salutare ammonimento del nostro Apo-
stolo, S. Patrizio.: — In quella gaisa che voi siete figli di Gesu Cristo,
siate anche figli di Roma — . »
2. II pellegrinaggio sabinu poi, oltre che pel numero di circa
5000 persone, venute la maggior parte a piedi, aveva una specials
importanza, quella cioe di una protesta e di una splendida professions
di fede contrapposta agli empii tentativi di quell' infelice Angelini,
fattosi pastore protestante, che in questi anni addietro aveva cercato-
cola di seminare 1'errore e lo scisma. A capo del pellegrinaggio era
1'Emo Yescovo suburbicario Cardinale Mocenni, col Yescovo suffra-
ganeo Mons. Mirra, Mons. Pezzani, molti sacerdoti, i professori e i
gli alunni del seminario diocesano di Magliano, e popolo senza fine. Ai
sabini s'erano uniti i fedeli della vicina diocesi di Poggio Mirteto e
quelli soggetti alia giurisdizione dell'abbazia di S. Paolo fuori le mura.
Tutto questi, irlandesi, veneti, bolognesi, coi terziarii serviti della
Toscana. con un notevole gruppo di ungheresi, un altro di Segni, di
Ruteni della Galizia, e molto altro popolo e forestieri convennero il
28 ottobre in S. Pietro a ricevere dal S. Padre la benedizione apo-
stolica.
II 2 novembre un nuovo pellegrinaggio del mezzogiorno d' Italia,
a cui s'erano aggiunti non pochi della diocesi di Sora e Yalmontoner
ebbero lo stesso favore nella Sala Clementina ; 1' 8 del mese 1'ebbero.
CONTEMPORANEA 461
a loro volta nella basilica vaticana i diocesani di Ferentino col loro
Yescovo, clero e seminario.
3. Similmente il 6 noveinbre, nella sala del trono S. S. aveva ri-
cevuto un gruppo d'una trentina di nobili signori spagnuoli del Co-
initato cattolico di Madrid, e alcuni mernbri del circolo operaio cat-
tolico, che gli furono presentati da Mons. Merry del Yal, arcivescovo
titolare di Nicea, presidente dell'Accademia ecclesiastica in Roma. A
questi erano stati associati in Roma clue operai di Yalenza e Tarra-
gona, che aveano fatto a piedi tutto il lungo viaggio : e poi altri due
marmisti di Madrid, con un ragazzino di undici anni figliuolo d'uno
di loro. I quali parimente per spirito di penitenza, partiti da Madrid
senza un quattrino in tasca, a' di 21 agosto, per Lourdes e la riviera
limosinando se n'erano venuti, a piedi sempre, fino a Roma, ove
entrarono a' primi di novembre. E contavano come dovevano esser
trecento a fare questo viaggio; ma ne il governo spagnuolo, ne il
francese Pavevano consentito, fuori che a loro tre : e ch'essi dapper-
tutto avevano trovato soccorso e simpatia : consumate le scarpe tre
volte, anche di quelle erano stati riforniti, e un giorno, tra gli altri,
un signore incontrato per la strada si levo le sue e le dette a un di
loro. In Roma poi piu non mancarono aecoglienze, alloggiati a Mon-
serrato, e voluti a pranzo a gara or dalPuno or dall'altro dei catto-
lici romani. Ammessi co' detti signori di Madrid alia presenza del
S. Padre, n'ebbero le piu benigne parole, e quel bambino undicenne
specialmente le amorevoli carezze paterne. Quanto al ritorno, avreb-
bero voluto rifare a piedi la lunga via ; ma quei buoni signori nol
consentirono, e pagarono essi il viaggio in ferrovia.
4. Non pochi altri spagnuoli nell'anno corrente vennero pellegri -
nando a piedi, alia spicciolata pero, rinnovando gli esempi antichi.
Fra tanto movimento di gente di ogni nazione e di ogui provincia,
non e a stupire che passino quasi inosservati molti tratti graziosi,
degni di inernoria, e ii molto merito dinanzi a Dio. Cosi nella prima
meta dello scorso ottobre, si videro un giorno andare per le strade
delle basiliche un cento giovani, vispi ma composti ed edificanti. Pochi
ci badivano. Essi erano residenti in Roma veramente, ma poco cu-
stoditi fin allora, e buon numero di loro stati ascritti a scuole anti-
cattoliche e sovversive : ed ora li aveva guadagnati colle buone ma-
mere e colla carita, e riunitili insieme, un bravo giovane calabrese il
sig. Yincenzo Triolo, da Cosenza, che con molta pazienza insegnando
loro a cpnoscere e temere Iddio li rimise sulla via della virtu.
Un altro fattarello grazioso. II 25 ottobre ripartirono da Roma col
pellegrinaggio di lesi i seminaristi di quella diocesi. Erano venuti
tutti: ma quel viaggio era stato preparato e pagato dalla lunga. Per
quasi un anno avevano spontaneamente rinunziato a qualche parte
462 CRONACA
del loro desinare, al dolce, per raggranellare il necessario. Poi il Ret-
tore suppli al rimanente ; e i bravi giovani vennero e si consolarono
della devozione e della vista di Roma e del Yicario di Cristo.
5. Anche 1'arte gode i benefizi del movimento giubilare. Gia nel-
1'ultimo giubileo del 1825 il Cardinale Zurla, allora Yicario di S. S.,
aveva colta quell' occasione per raccomandare lo studio e la pratica
della musica veramente sacra, che nello spirito della Chiesa e tanta
parte del culto esterno. II somigliante ha fatto ora 1'Emo Cardinal
Respighi, Vicario di S. S., colPesempio del solenne pontificale cele-
brato nella basilica de' SS. Quattro Coronati, suo titolo cardinalizio,
il di della festa, 8 novembre. Per espresso desiderio di S. E. fu ese-
guita una messa del Palestrina, colle parti variabili in canto grego-
riano secondo i codici antichi della Chiesa romana, riprodotti nell'edi-
zione di Solesmes. Diresse il ch. Capocci, maestro di cappella a S. Gio-
vanni in Laterano. Erano presenti, oltre gli alunni del Seminario
romano, che servivano all 'al tare, un pubblico eletto, molti collegi
ecclesiastici di Roma, che seguivano con grande interesse la bellissima
esecuzione.
II.
COSE ROM AN E
1. Un douo del Papa alia Madonna di Begona in Spagna. — 2. II Kediv&
d'Egitto a S. S. Leone XIII. — 3. La condanna del Principe Chigi per
un quadro del Botticelli. — 4. II ricreatorio educative Sebastiani — 5. Ri-
sveglio cattolico nel quartiere di S. Lorenzo e nella Parrocchia di Santa
Maria in Monticelli. — 6. La scuola serale maschile cattolica di lingue
estere. — 7. II nuovo ambasciatore di Spagna presso la S, Sede. — 8. II
trionfo della Vera Roma. — 9. Una preghiera pel Papa da recitarsi in
tutto il mondo.
1. Nell'ultimo pellegrinaggio spagnuolo era stata offerta in dono
al S. Padre, dentro un' artistica gabbia, una colomba, la quale du-
rante la solenne processione fatta a Bilbao della Madonna di Begona
volandole graziosamente intorno era ita a posare piu volte, quantunque
discacciata, sulla spalla di quella taumaturga statua. S. S. Leone XIII,
avendo gradito assai quel dono, voile in contraccambio inviare alia
Yergine di Begona un ricco rosario con medaglia d' oro. II regalo
pontificio venne recato a Bilbao da Mons. Riccardo Sanz de Samper,
suo cameriere segreto. I buoni Bilbaini, che da pochi giorni sono
tornati in patria reduci da Roma dopo 1'acquisto del S. Giubileo, ri-
cevettero con giubilo la notizia, e accolsero festosamente il Messo pon-
tificio. Infatti il 4 novembre, come iltelegrafo annunzio all' Osservatore
Romano, Monsignor De Samper, all' Offertorio della Messa cantata,
fece 1'offerta del dono inviato dal S. Padre alia Madonna di Begona,
presenti il Clero regolare e secolare, e le autorita cosi civili come
CONTEMPORANEA
463
militari, riunite nel santuario. Monsignore, data lettura della lettera
pontificia, pronuncio nella basilica uno splendido discorso in lingua
spagnuola, che suscito entusiastici applausi e grida unanimi di € viva
Leone XIII*.
2. S. A. R. il Kedive d'Egitto invio in regalo al S. Padre alcuni
antichissimi e pregevolissimi oggetti d'archeologia egiziana per mezzo
di S. E. Mons. Francesco Sogaro, arcivescovo titolare di Amida, il
quale in quest'anno medesimo s' era recato sulle sponde del Nilo,
incaricato da S. Santita d' una speciale missione per i Copti cattolici.
La scelta degli oggetti spediti a Roma si deve alia cortesia dell' il-
lustre Direttore del Museo del Cairo, prof. Maspero, e di due altri
suoi subalterni. Mons. Sogaro di questi giorni ne fece la formale con-
segna a S. E. Mons. Della Volpe maggiordomo di S. S. e soprainten-
dente dei Musei Pontificii. Benche gli oggetti non siano molti, sono
pero importantissimi, si perche rimontano alcuni a secoli remotissimi
prima di Cristo, e si anco perche, opportunamente scelti, vengono a
colmare in parte le lacune esistenti nel Museo egizio del Yaticano.
L' illustre archeologo, prof. Orazio Marucchi, direttore di questo Museo
pontificio, nel N. 250 dell' Osservatore Romano, ne fece una bellissima
rassegna, classificandoli in ordine cronologico e brevemente indicando
1'eta e 1' importanza di ciascuno.
3. II tribunale penale di Roma nel giorno 25 ottobre dichiaro il
principe don Mario Chigi ed Edmondo Desprez responsabili del reato,
previsto dagli articoli 9, 23, 61 dell'Editto Pacca in relazione all'arti-
colo 5 della legge 28 giugno 1871; e, visti i detti articoli non che
gli articoli 37 e 39 del Codice penale e 568 e 569 del Codice di pro-
cedura penale, li condannd solidariamente al pagamento di lire 315 mila,
prezzo del venduto quadro « La Vergine col bambino benedicente Vofferta
d' un angelo » di Sandro Botticelli, quale surrogate della confisca, e ai
danni verso la parte civile e alle spese del processo. II principe Chigi
& ricorso in appello, sostenendo che la sua buona fede fu ingannata
e che egli non partecipo all'esportazione, tanto piu che avea per tempo
avvisato il Ministero della vendita di detto quadro, parecchi giorni
prima che venisse trafugato all'estero.
La Tribuna (N. 297) in un suo articolo di fondo «Equita nello Stato*
fa delle giuste osservazioni sopra questa assai discutibile condanna,
che si appoggia all'Editto Pacca, dicendo che tale Editto non solo
contempla 1'acquisto dei tesori d'arte da parte dello Stato, ma risar-
cisce i proprietarii dei danni sofferti in conseguenza del loro artistico
patrimonio. « II Regno d' Italia, invece, approfitta sugli utili della
legislazione pontificia, ma si nega ai pesi » . L'equita vuole, dic'essa
in sostanza, che si faccia una legge, in cui o lo Stato stesso faccia
1'acquisto del tesoro artistico, ovvero ne permetta al suo possessore
464 CRONACA
la vendita (sia pure d'eeportazione) con pagamento d' una tassa pro-
porzionata al diritto che lo Stato pud vantare sui tesori d'arte, pos-
sedtiti da privati cittadini. E conchiude con questa esortazioncella :
« Sia dunque finalmente equita nella giustizia e nella legge. E sia
per Roma come pel resto d' Italia ; che I' Italia non deve essere in Roma
per far desiderare e la legge, e la giuslizia, e V equita del Papato » . II
che, espresso in moneta spicciola, vuol dire, che in Roma sotto il dc-
minio dei Papi si stava meglio, quanto a legge, giustizia ed equita,
che sotto il regime dell' Italia nuova entratavi a forza per la breccia
di Porta Pta.
4. Nel Rione Monti, in via delle Sette Sale, dentro vasto e ben
arieggiato edifizio si inauguro, giorni sono, solennemente alia presenza
delPEmo Card. Respighi, Yicario di S. S. e sotto gli auspicii del bene-
merito Circolo c San Michele* il Ricreatorio Educative, intitolato « Se-
bastiani » per atto di riconoscenza verso la generosita di Mons. Seba-
stiani, per la quale ebbe vita quest' opera si santa. Erano present!
diverse squadre di giovanetti dei varii ricreatorii cattolici, che, gen-
tilmente invitati, erano accorsi volonterosi colle loro fanfare e concerti
a rallegrarsi per 1'inaugurazione del novello ricreatorio.
Non appena giunto il Card. Yicario, fu salutato dalle liete fanfare
e dal bravo concerto di S. Dorotea. Assisosi sopra maestoso trono, cir-
condato dal Revmo Mons. Sebastiani, dalla Presidenza, da parecchi
Rev.dl Parrochi e da altri ragguardevoli signori, benedisse il vasto edi-
fizio. Quindi il cav. Bonanni, presidente del Circolo e del Ricreatorio,
con piacevole discorso fe' rilevare i pericoli, che circondano la gio-
ventii e tratteggio a vive tinte Popera santa dei ricreatorii cattolici.
Si canto un inno in omaggio al S. Padre e poi Mons. Perngini, assi-
stente ecclesiastico, svolse bellamente il programma del Ricreatorio,
che si propone una sana e religiosa educazione. Finalmente, dato un
breve saggio di evoluzioni ginnastico-militari, tutti que' giovani, di-
visi in varie squadre, sfilarono in bell'ordine dinanzi al trono del-
PEmo Cardinal Yicario, il quale, dette loro savie ed utili parole di
conforto a batter la via della virtu, paternamente li benedisse a nome
del Sommo Pontefice.
5. Nel quartiere di San Lorenzo il risveglio cattolico, per grazla
del cielo, comincia a dilatarsi sempre piu con molta consolazione dei
buoni. Sul cantone della piazza Tiburtina si benedisse, suJla fine di
ottobre, la prima imagine della SS. Yergine, che sia stata finora posta
nel detto quartiere. L'imagine di marmo, assai bella, donata dal
sig. Alfonso Nardi, rischiarata da tre ricchi candelabri, fu visitata e
ossequiata per tutto il giorno dalla popolazione devota.
Per chiusa del mese del S. Rosario, ebbe an che luogo una bella e
numerosa processione, che usci sul piazzale della Parrocchia. Attorno
CONTEMPORANEA 465
all'Imagine della Madonna si stringevano le « Figlie di Maria » , tutte
bianco-vestite e le Sucre Canossiane recanti torcie. Un concerto era
alia testa del corteo, e dietro i;Imagine un interminabile seguito di
gente, devotamente recitante il Rosario, chiudeva la processione, che
si svolse tra fitte ale di popolo genuflesso e inneggiante a Maria.
Una bellissima manifestazione di fede, in sostanza, che fa onore
al quartiere di San Lorenzo, e piu fa onore a quei bravi signori, che
in unione al ff. di Parroco, tanto indefessaniente lavorano pel bene
religiose e morale di quei quartiere popoloso e finora tanto abbandonato.
Cosi pure il sentimento cattolico si ridestd nella parrocchia di
S. Maria in Monticelli, dove la domenica del 28 ottobre ebbero ter-
mine le sante missioni, ivi date con molto zelo e con pari eloquenza
dai PP. Passionisti in occasione della festa di Gesu Nazareno, la cui
prodigiosa Imagine venerasi nella stessa chiesa. II frutto spirituale &
stato immense, perche anche straordinario e stato il concorso dell'atfol-
lato e devoto popolo per 1'acquisto del Giubileo, giusta la concessione
del Sommo Pontefice. Moltissimi fedeli appressaronsi alia S. Mensa
nella comunione generale ed assisterono alia predica e alia funzione
di chiusa.
6. II 30 ottobre si inauguro con una bella accademia, in via del-
I'Umilta n. 36, il nuovo anno scolastico della Scuola serale maschile
cattolica di lingue estere. Erano presenti, oltre il Yicario Generale
di S. Santita, il Cardinale d'Irlanda, I'Erho Logue, Mons. Adami,
Mons. Angeli, Mons. Kelly, rettore del Collegio Irlandese, parecchi
signori e 300 giovani alunni. La musica fu diretta dal prof Moriconi
ed eseguita da bravi artisti. II sacerdote D. Grossi, Direttore, tenne
un applaudito discorso sull'origine del linguaggio e dei diversi idiomi,
come siasi sviluppata la scienza glottologica e quanto sia necessario a
giorni nostri lo studio di varie lingue. Quindi il P. De Mandato, ge-
suita, si rivolse ai giovani raccomandando loro 1'amor fraterno, la cri-
stiana carita che tutto solleva e nobilita, e la riconoscenza verso co-
loro che promossero si bella istituzione, specie verso il S. Padre, a cui
sta profondamente a cuore. Anche S. Ema il Card. Yicario pronuncio
un bel discorso. Col cuore sulle labbra, come un tenero padre co' suoi
figliuoli, inculco a que' giovani la costanza nello studio, riferendo ogni
cosa a gloria di Dio, fonte e datore d'ogni bene. L'Inno del Papa,
entusiasticamente acclamato da quei giovani, finalmente suggello si
cara festicciuola.
7. La Corrispondenza verde annunziando che 1'ambasciatore di Spa-
gna sig. Merry del Yal e stato richiamato a Madrid per ragioni po-
litiche e surrogate dal sig. Pidal, prende un granchio a secco nel
soggiungere che il sig. Merry del Yal fosse accreditato presso il Quiri-
nale per Tunica ragione che il suddetto era ambasciatore presso la
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1210. 30 9 novembre WOO.
466 CRONACA
S. Sede. Un certo altro Merry del Yal, e vero, era accreditato presso
il Quirinale, ma ora non esiste pin al mondo, perche da due anni e
morto. Ecco come si fabbrica la storia contemporanea.
II signer Alessandro Pidal y Mon, pur ora presidente della Ca-
mera popolare, ossia delle Cortes, e una delle figure piu cospicue del
partito conservatore. Oratore brillante, scrittore colto, filosofo e lette-
rato, si segnalo nel difendere i principii conservator!, e quindi, man-
tenendo intatte le strette relazioni che oggi esistono tra la Spagna e
il Yaticano, riuscira senza dubbio un degno successore dell'egregio
signer Merry del Yal, che laseia in Eoma si bella fama di se.
8. La Vera Roma, dopo una lunga lotta di ben tre anni, sostenuta
con infiniti sacrificii in difesa della nostra santa Religione contro il
Pastore evangelico, Luigi Angelini, ex-parroco di Forano in Sabina,
ha finalmente riportato uno splendido trionfo.
Per questa lotta 1' intrepido suo Direttore, sig. Enrico Filiziani,
fu piu volte citato innanzi alia giustizia italiana, la quale benche gli
si mostrasse avversa in primo e secondo grado non ostante le requi-
sitorie a lui sempre favorevoli dei Procuratori del Re, pure si paleso
correttissima ed esemplare nell'alte sfere della Suprema Corte, dove
venne per ben due volte annullata la grave condanna inflittagli di
18 mesi di carcere con parecchie migliaia di lire per multe, danni
e spese. Ma ecco che 1'ultimo di ottobre, alia vigilia d'un nuovo giu-
dizio innanzi la Corte d'Appello in Ancona, il suddetto Pastore evangelico
sig. Luigi Angelini invio spontaneamente al sig. Filiziani un suo rap-
presentante nell'egregia persona del sig. Aw. Cav. Francesco Rosi,
dicendosi pronto a rivocare la qnerela sporta e a venire ad un accordo
amichevole. La proposta fu insieme concretata con pubblica dichia-
razione, in cui da una parte il Filiziani attesta di non aver combat-
tuto la persona deU'Angelini, ma soltanto le sue dottrine religiose;
e dall'altra 1'Angelini desiste da tutte le querele esposte contro la
Vera Eoma per pretesa diffamazione, e nello stesso tempo, ritenendo
le 3 mila lire gia ricevute, rinuncia ad ogni altro compenso verso
i dieci Consiglieri di Forano, che a sua querela furono condannati a
40 lire di multa e al risarcimento dei danni liquidati dal Pretore
in L. 18,350 e per cui pendeva ancora il ricorso.
Cosi felicernente e terminata questa lotta, che la Vera Roma con
tanto coraggio e gagliardia sostenne per un triennio contro 1'opera
e non contro la persona deU'Angelini, il quale cercava di trarre al
protestantesimo gli abitanti della Sabina, ma che ora promette al
sig. Filiziani di astenersene nel suo paese di Forano. Noi, congratu-
landoci vivamente colla valorosa « Vera Roma > e col suo intrepido
Direttore di cosi inaspettato trionfo, innalziamo al cielo una preghiera,
perche 1' infelice apostata compia 1'opera incominciata, ritornando
CONTEMPORANEA 467
pentito in grembo alia sua madre, la Chiesa Cattolica, da lui si mi-
seramente abbandonata.
9. La Societa Primaria Romana per gl' interessi Cattolici pub-
blica nella Voce della Veritd la seguente nota :
E sembrato alia Societa Primaria Romana per gl' interessi Catto-
lici, che ai festeggiamenti, con i quali si celebrera il doppio Giubileo
Pontificale e Cardinalizio di Leone XIII, debba precedere in tutto il
mondo una preghiera, affinche 1'Altissimo voglia conservarlo ancora
lungamente al bene della Chiesa ed all'amore dei suoi figli. E quanto
alia preghiera da recitarsi, che essa, identica, erompa dalle bocche
dei fedeli, e fervida e costante s' innalzi fino a Dio a fargli dolce vio-
lenza affinche si degni di esaudirla.
Ha quindi proposto la seguente, che e gia stata approvata dall'Au-
torita Ecclesiastical
Prostrati, o Signore, dinanzi alia vostra divina Maesta, vi suppli-
chittmo a volgervi benigno alle ardenti preghiere che vi facciamo per il
nostro venerando Pontefice Leone XIIL Rinnovate per lui il miracolo
che operaste per I'Apostolo San Pietro, le cui catene vennero spezzate
dall'Angelo, mentre i fedeli pregavano istantemente per lui.
II Vicario di Gresu Cristo geme anche ora nella condizione di ser-
vitu fatta alia Chiesa dalla nequizia d^insolenti nemici. Deh! voi difen-
detelo e eonservatelo a maggior gloria del vostro santissimo nome, e a
bene della eattolicitd tutta quanta.
E poiche siete ricco in miserieordia, acconsentite, o Signore, che
Leone XIII vegga e superi gli anni di Pietro nella Cattedra Romana,
e gli sia dato di assistere al trionfo della Chiesa sulle potestd avverse,
€ al ritorno di tanti ftgliuoli traviati nella Casa del Padre comune.
Cosi sia.
Questa orazione sara tradotta in tutte le lingue, e diffusa per 1'uni-
verso cattolico. Verra trasmessa a tutti i Yescovi, pregandoli a farla
recitare alia stessa ora in tutte le chiese del mondo, il primo giorno
del 1901, e il vigesimo del mese di febbraio, anniversario della ele-
vazione al Pontificate di Leone XIII .
Nel giorno percio, cfye iniziera il nuovo secolo, e nell'altro, che si
celebrera, per la prima volta, nel nuovo secolo, 1'anniversario della
creazione del Sommo Pontefice Leone XIII, sara elevata a Dio uni-
versalmente da un polo all'altro e da una mezzanotte all'altra, giusta
la differenza dei meridiani, una non interrotta preghiera, affinche il
suo Yicario vegga gli anni di S. Pietro nella Cattedra Romana.
Prepariamoci, adunque, pregando; e sia questa preghiera una no -
bile e dignitosa protesta di tutti i Fedeli contro coloro, i quali villa-
468 CRONACA
namente oltraggiarono la veneranda canizie del Maestro infallibile
delle genti.
HI.
COSE ITALIANS
1. Una nobile protesta e un bell'esempio da imitare. — 2. La santificazione
de' monti in omaggio a Cristo Redentore. — 3. La morte dell'amba-
sciatore De Renzis. — 4. Edificante letterina della marchesa Salvago-
Raggi. — 5. Consolanti notizie del Cappellano militare in Cina, P. Ge-
roni, minorita.
1. Altamente ammirevole e degna d'essere imitate e la delibera-
zione che prese di questi giorni il Consiglio Comunale di Condro,
cospicuo Comune della provincia e diocesi di Messina. Convocata una
straordinaria adunanza, il Sindaco e tutti i Consiglieri, nessuno escluso,
ad unanimita di voti, espressero coraggiosamente il proprio sdegno per
i recenti insulti lanciati al Supremo Gerarca della Chiesa da una stampa
per versa, manifestando cosi in una nobile protesta la loro filiale de-
vozione alia Santa Sede. Ecco la deliberazione del Consiglio Comu-
nale nella sua eloquente semplicita e chiarezza:
€ IL CONSIGLIO
« Ritenuto ehe, per il 1° articolo dello Statute fondamentale del Eegno,
la religione caltolica e la religione dello Stato ;
« Ritenuto che gl'insulti lanciati al Papa in questi giorni da una
stampa xconsigliata, e I'agitaxione inconsuitamente promossa contro la
Chiesa cattolica, oltre a violare lo Staluto del Regno, costituiscono una
grave provocations ed offesa della coscienxa naxionale, e tendono ad im-
pedire la pace in Italia tra la Chiesa e lo Stato, recando gravi danni
alia Nazione ;
« Delibera
« Diprotestare altamente contro tali insulti e conlro siffatta agitaxione,
mantenendo tutti la fede di cittadini obbedienti alle leggi dello Stato, e
di Cattolici osservanti dei loro doveri religiosi, e devoti al Papa. »
Un applauso di cuore ai bravi Consiglieri e all'egregio loro Sin-
daco di Condro ! Speriamo che gli altri Comuni d' Italia abbiano a
seguire si splendido esempio.
CONTEMPORANEA 469
2. Manteniamo la parola data nella precedents Cronaca, riguardo
alia santificazione de' monti in omaggio al Redentore. Avendo rice-
vuto notizie piu particolareggiate della solenne erezione della Croce
sul monte Fasce a Geneva, e sul monte Pizzuto nella Sabina, ora ne
diremo in breve qualche cosa, a lode cosi dei Sabini come del Ge-
novesi.
Monte Fasce. — La mattina del 21 ottobre il tempo non era bello.
Uno strato di nuvole copriva 1'orizzonte, e spirava un vento gagliardo.
Tuttavia fin dalle prime ore del mattino la via che mena a S. Mar-
tino d'Albaro, la salita di Apparizione, e i sentieri del monte Fasce,
alto 833 metri, brulicavano di persone. A mano a mano che la luce
del giorno si avanzava, discoprivansi lunghe, interminabili file di po-
polo, che disegnavano sui fianchi della montagna, mobili striscie va-
riopinte. Poco dopo le 7 */2 il lieto suono delle campane, lo sparo
dei mortaretti e uno scopmo di prolungati evviva annunziarono 1'ar-
rivo ad Apparizione di Mons. Arcivescovo. Egli qui celebro nella chiesa
parrocchiale la Messa, distribui la Comunione a numerosissimo po-
polo, e poi verso le dieci sopra una seggiola, portata dai baldi gio-
vani del Circolo Cattolico, alteri di tanto onore, giunse il venerate
Pastore sull'alta cima del monte, a pie della maestosa Croce, che ivi
gia sorgeva sublime a 12 e piu metri sopra il suo zoccolo di cemento,
assicurata da quattro corde metalliche contro la furia dei venti.
Quale spettacolo stupendo fu allora il vedere cola un popolo fitto
di ben cinquemila e piu persone, coprire tutto intorno la vetta della
montagna e assistere silenzioso e devoto al Santo Sacrificio della Messa,
che sopra un altare provvisorio presso la Croce celebrava il Prevosto
della parrocohia di Apparizione, mentre quel commovente silenzio ve-
niva soltanto rotto dal soffiare del vento impetuoso e dalle armonie
delle musiche di Santa Zita e di Bogliasco !... Terminata la Messa,
Mons. Arcivescovo comincio la non breve cerimonia della Benedi-
zione ; compita che fu, s'accosto alia Croce e, commosso fino alle la-
grime, teneramente la bacio. — Fu un momento solenne, in cui pochi
cigli rimasero asciutti. E intanto le voci argentine dei ragazzi degli
Artigianelli e delle Figlie di Maria salivano al cielo, cantando un
bell'Inno alia Croce, colPaccompagnamento della banda di S. Zita.
Un applauso prolungato saluto quel canto e suggello degnamente si
bella inaugurazione. E un simile applauso mandiamo pure noi a quei
bravi Genovesi e in modo speciale al periodico « 11 Cattolico militante >
che fu auspice e promotore di tal monumento.
Monte Pizzuto. — Un altro solenne omaggio a Cristo Redentore fu
reso a Roccantica, ridente angolo della Sabina, il 25 ottobre. — Per
iniziativa del novello zelantissimo parroco di Roccantica, D. Guglielmo
Bargellini, con la contribuzione del Collegio lombardo e del Semi-
470 CRONACA
nario Romano, tutti resident! in villa in quei dintorni, fu eretta sulla
cima del monte Pizzuto, a 1284 m. sul livello del mare, una croce
alta quasi dieci metri. II legname venne gentilmente ceduto dal mu-
nicipio.
Giovedi mattina, quando appena il cielo cominciava a schiarire,
salirono alia vetta del Pizzuto i buoni abitanti di Roccantica e quasi
tutti gli alunni del Seminario Romano col loro Rettore Mons. Buga-
rini, gentilmente invitato dal parroeo a benedire la croce ed a cele-
brare lassu, previo il permesso del Yicario generale di Poggio Mir-
teto, la S. Messa. A questo scopo era stata eretta, proprio ai piedi
della croce, una tenda, e sotto di questa 1'altare. Era uno spettacolo
commoventissimo.
La solenne benedizioae della croce fu fatta dopo il canto dell'inno
< Vexilla Eegis prodeunt » eseguito in coro da tutto il Seminario ; poi
si canto la messa.
Alia coinunione, parecchi degli assistenti si accostarono alia sacra
mensa. Intanto a far giungere anche piu lontano 1'eco di quella festa,
venivano sparati numerosi colpi di mortaretti, ai quali rispondevano
dal basso, dalla villa del seminario, altri colpi ed il suono festoso
delle campane.
3. Ad Auteuil in Francia, ove trovavasi ammalato da alcuni giorni,
e morto il barone Francesco De Renzis, ambasciatore italiano a Lon-
dra. Nacque a Capua il 1836, abbraccio la carriera delle armi nel
Collegio militare di Napoli. Nel 1860 dall'esercito napolitano passd
con lo stesso grado d'ufficiale in quello del Regno d' Italia, prendendo
parte all'assedio di Gaeta, con quella ben nota fedelta al suo antico
Sovrano, di cui molti altri suoi pari diedero purtroppo tristissimo
esempio. Combatte nel 1866 contro 1'Austria. Nel 74 si diede a fare
il politico e fu deputato per parecchi anni al Parlamento. Quindi entro
nella diplomazia 1'anno 1890, prima come ministro a Bruxelles, poi
come ambasciatore a Madrid e finalmente come tale pure a Londra.
II barone De Renzis, che di fresco era stato eletto a senatore del re-
gno, godeva fama anco di pubblicista, di commediografo e di roman-
ziere.
4. Di questi giorni la marchesa Gropallo Rossi di Genova rice-
vette una lettera da Miyanoshita Hakom in Giappone, mandatale il
20 settembre da sua figlia, la marchesa Camilla, moglie del Ministro
d' Italia in Cina, marchese Salvage Raggi. E poiche questa lettera
rappresenta al vivo i sentimenti squisitamente cristiani di chi la scrisse,
mentre si trovava in mezzo agli orrori di morte e di fame a Pechino,
cosi crediamo bene di riferirne un tratto, degno d' una matrona si
illustre e si pia.
« Mia buona mamma — Due righe per darti nostre nuove, quelle
CONTEMPORANEA
471
di Paris e mie, che, ringraziando Dio, vanno diventando ogni giorno
migliori: 1'esser qui fuori da ogni pericolo non piu fra gli obici e i
proiettili d'ogni maniera, non soffrendo piu la fame e le privazioni
tutte, parmi d'essere in paradiso. La vita non mi e mai sembrata
tanto bella e mai non 1' ho cosi goduta; ne sia ringraziato il Cielo,
il solo che ci ha salvati. Due giorni ancora di ritardo all'arrivo delle
truppe, eravamo finiti. Si sono scoperte delle mine enormi che do-
vevano far saltare tutta la legazione d'Inghilterra. A quello scopo due
soli giorni di lavoro abbisognavano ancora, ma la Vergine SS. ci ha
voluti salvi il 14 agosto, la vigilia della sua festa. NOQ puoi farti
un' idea delle giornate orribili che abbiamo passato. »
5. Un'altra lettera, consolante per le mamme d' Italia, ci viene
dalla Cina. II R. P. Geroni, dei Minori, gia Curato di Ognissanti in
Firenze ed ora Cappellano militare presso le truppe italiane nell'e-
stremo oriente, scrisse da Tien-tsing il 17 settembre all'illustre di-
rettore della Unitd Cattolica una bellissima lettera intorno ai suoi
soldati che cola accampano. Dopo avere succintamente accennato al
felice viaggio che fecero per si lungo tragitto di oceani, e al loro
bene stare in quella citta, dove si trovano forniti d'ogni ben di Dio
e di bravi ufficiali, che ne hanno grandissima cura, si rivolge il
P. Q-eroni alle madri di questi intrepidi e baldi giovanotti, dicendo
loro cosi:
« Non ve lo abbiate a male, o povere mamme italiane, se io ve
lo dico liberamnte : no, i vostri flgli non sono cosi melanconici e tristi
quali forse ve 1'immaginate, a causa della distanza dalla f ami gli a !
« Non nego che essi pensino spesso anche ai loro cari lontani ;
nego pero che questo pensiero tolga loro il buon umore e li renda
meno celioni dei loro camera ti d' Italia. Dal lato poi morale e reli-
gioso questi hanno su quelli un vantaggio di cui, voi, o genitori,
dovreste esser ben lieti.
« Dal lato morale, perch& qua mancano, per essi almeno, quegli
incentivi al mai costume che si trovano sgraziatamente in tanta copia
nelle civilissime nostre citta, dove con una impunita che non riesco
a comprendere, si permette a tante sciagurate di attossicare le fonti
della vita a tanta povera e disgraziata gioventu.
« Dal lato religioso, perche qui possono piu facilmente soddisfare
ai loro doveri religiosi. Non gia che in Italia manchi, per chi voglia
approtittarne, la comodita : manca la spinta dell'esempio collettivo e
dei superiori, mentre qui c'e spesso 1'uno e Paltro.
« leri, per esempio, terza domenica di settembre, com'era bello
la nel gran piazzale, presso a cui sono attendati i nostri soldati e su
cui sventola alta e maestosa la bandiera d' Italia, com'era bello, dico,
veder sorgere il modesto altarino da campo e intorno ad esso schie-
472 CRONACA
rata in bell'ordine la fanteria, i bersaglieri, il genio, con quasi tutti
i loro rispettivi ufficiali, cominciando dai comandanti dei due batta-
glioni, cavalier Sala ed Agliardi !... »
Indi, riepilogando il bel fervorino che in questa occasione tenne
loro sul duplice stendardo, la Croce e la bandiera, che si presentava
la in quel gran piazzale al suo sguardo, termina assicurando il Di-
rettore della valorcsa Unitd Cattolica, che la sua salute e stata sempre
eccellente e che la simpatia pel medesimo e pel suo giornale, e ri-
masta pur sempre inalterable. Bravo il nostro P. Geroni!...
IV.
COSE STRANIERE
(Notizie Generali). 1. ESTREMO ORIENTE. Ancora Taccordo delle potenze.
Basi della pace. Speranze ipotetiehe. II principe Tuan. Condizione degli
internazionali. Rappresaglie. — 2. INGHILTERRA. Modificazioni del mini-
stero Lansdowne e la stampa inglese. Discorso di Chamberlain alia City.
Nel Transvaal. - 3. SPAGNA. Agitazione carlista. Provvedimenti del Go-
verno. D. Carlos sconfessa gli agitatori. — 4. AUSTRIA-UNGHERIA. Inci-
dente alia frontiera dell'Erzegovina di austriaci con montenegrini.
Fantasie intorno a conquiste austriache nei Balcani. — 5. GERMANIA.
II conte Posadowsky. T;tolare a Segretario di Stato degli affari esteri.
Primi discorsi del Biilow. — 6. FRANCIA. Loubet a Lione. Apertura della
Camera. — 7. STATI-UNITI. Notizie favorevoli all'elezione di Mac-Kinley.
1. (ESTREMO ORIENTE). Siamo sempre all'accordo, del quale tenemmo
discorso nel quaderno ultimo. Hanno acceduto alia combinazione
anglo-tedesca tutte le potenze della « porta aperta » : Russia, Francia,
e Stati Uniti; soltanto, con la clausola di non molestare quegli Stati
che avessero delle velleita annessioniste. Quanto alle basi della pace,
hanno fatto onore alle proposte del signer Delcasse che consistono
nelPesigere dalla Cina la punizione esemplare dei principali colpe-
voli e solide garanzie di tranquillita per 1'avvenire. Le speranze si
fondano tuttavia, anche sino all'ora che scriviamo, sull' ipotesi che
1'Imperatore Kuang-su si risolva a non tenersi lontano da Pechino.
Le proposte che si sottoporrebbero, per modo di dire, alia sua accet-
tazione non sono ancora formulate esattamente, checche ne abbia par-
lato e sparlato la stampa di tutti i paesi. Si e scritto molto anche
della scomparsa del principe Tuan. Tra le cose che si dicono di lui
vi £ anche la storiella che siasi fatto frate. Alcuni lo vogliono ripa-
rato in Mongolia. Di questo cugino dell' Imperatore Kuang-su, prin-
CONTEMPORANEA 473
cipale autore della mostruosa tragedia cinese e che sperava di tra-
smettere nella sua casa 1'eredita dell'Impero, si vuole la morte esemplare
tanto dalle Potenze, quanto dalla Corte cinese, ma egli se la ride delle
line e dell'altra ed e forse egli stesso che fa spargere la notizia di
essersi ritirato dal mondo per farsi monaco.
L'esercito internazionale, occupato Pao-ting-fu e Siling alle « tombe
imperial! » , non ha piu nulla da fare innanzi che passi la stagione
invernale. Ivi attendera 1'esito dell'accordo delle Potenze. Dispacci
da Londra del 5 annunziano che il comandante Waldersee si accinge
a partire per Tien-tsin. Frattanto c'e da deplorare che la diuturna
feroce condotta dei boxers abbia eccitato talmente gli animi degl'in-
ternazionali da condurli a rappresaglie che sarebbero orribili se fos-
sero quali i telegrammi ce le hanno comunicate. Speriamo che vi sia
esagerazione.
2. (INGHILTEBRA). La quindicina ultima ci ha dato la sorpresa del
rimpasto del Gabinetto inglese contrariamente alle previsioni del
mondo politico. Pareva, infatti, che Lord Salisbury fosse ancora ne-
cessario al ministero degli Affari Esteri, come Chamberlain alle Co-
lonie. All' iinprovviso invece dal Foreign Office egli e scomparso se-
guendo il collega Goeschen che poco prima delle elezioni lasciava la
carica di Primo Lord dell'ammiragliato. Lord Salisbury ritenne, tut-
tavia, la Presidenza del Consiglio ed accetto 1'ufficio di Lord del Si-
gillo privato. Alia direzione degli Affari Esteri venne nominate Lord
Lansdowne, del quale il Times dice che possiede eminenti qualita
personali, oltre ad essere discendente di una delle piu nobili farniglie
inglesi. Inoltre che e gran signore e porta un nome illustre nella storia :
la qual cosa importa molto, perche lo gradiscano le potenze. Egli ha
sostenuto uffici importanti e si e occupato, specialmente, della politica
internazionale. Fu vicerS del Canada e delle Indie, dove lascio fama
di abile amministratore. Quanto alle sue qualita private, egli e cor-
tese, simpatico ed affabile.
E poiche agli elogi del Times non si acquietava la stampa inglese
che, pur riconoscendo nel marchese Lansdowne qualita personali
eminenti, non lo reputava 1'uomo della situazione, lo stesso giornale
si affrettava a soggiungere che Lord Salisbury, sebbene fosse stato
costretto dalla grave eta a cercare un po' di riposo, avrebbe proseguito,
come Primo ministro, a presiedere aH'andamento della cosa pubblica,
in Inghilterra. Successore del Goeschen a Primo Lord deH'ammira-
gliato venne scelto il conte di Selborne. II discorso tenuto da Cham-
berlain alia City fu riboccante d' imperialism©, dispensatore secondo
lui di liberta, di giustizia, di civilta e di pace.
Qualcuno ha domandato se, in questa difesa quasi convulsa del-
1'opera principalissima sua, nell'estremo mezzogiorno dell'Africa, non
474 CRONACA
ci sia stato un riflesso del malumore ehe ha preso 1'uomo di Stato
inglese, vedendo che le elezioni non erano riuscite com'egli si ripromet-
teva, ad un trionfo compiuto, cioe morale, dell' imperialismo. Sono
seguitate le ostilita tra inglesi e boeri nel Transvaal e nelP Orange,
con alcune perdite degli inglesi e con incendii di citta intere da
parte di questi come e avvenuto di Yentersburg. Oltre 6000 Boeri
sono ancora bene in armi risoluti a tentare le ultimo prove di va-
lore. Cid ha impedito a Lord Roberts di lasciare il teatro della guerra,
contrariamente a quanto si era gia detto.
3. (SPAGNA). La crisi industriale ed economica della Spagna, di che
demmo un accenno ultimamente, specie nella provincia di Barcellona,
ha contribuito a rianimare il carlismo, il quale del resto non ha
forza d'impedire che la grande maggioranza della nazione pensi non
essere stata colpa del Governo se le difficolta politiche e i disastri mi-
litari hanno cagionato serii guai economic! alle popolazioni. II movi-
mento carlista pud impedire soltanto una cosa : che la Spagna cioe
seguiti in quel raccoglimento che ha iniziato per sanare la sua ferita.
Ma quanto a successi decisivi felici, non ha davvero dove fondarli. Frat-
tanto vengono spedite alcune navi sulle coste catalane per guardarle che
non si sbarchino armi. A Madrid tutto e bene disposto per reprimere
qualunque tentative d'insurrezione e, in tutta la Spagna, per decreto,
sono state sospese le gaurentigie costituzionali perche le autorita pos-
sano agire energicamente e senza revisioni intempestive. Alcuni capi
carlisti come ilSangarren e il marchese Yilladarias furono arrestati.
I giornali carlisti sono stati soppressi quasi tutti, e messi in prigione
moltissimi che davano sospetti fondati al Governo in varie province,
6 stabilita una speciale sorveglianza affinch& dai confini della Francia
non entrino armi. La Regina reggente ha tutta la fiducia nel Ministero
che e al completo con la nomina a titolare della Marina deirammiraglio
Ramos Izquierdo. Vengono annunziati da Barcellona, in data del 4,
arrivi d'incrociatori inglesi, francesi, tedeschi ed italiani per la tutela
dei ris petti vi connazionali. Fino alPora che scriviamo, ci pare che ci
sia molta esagerazione nei timori che all'estero ha suscitato 1'idea di
tali provvedimeuti. E accertato che Don Carlos abbia sconfessato gl'in-
sorti e che le province, nelle quali il carlismo e piu dichiarato, come
nella Navarra, nella Valenza, nella Biscaglia, nella Castiglia, regna
tranquillita perfetta. Si ha da ritenere, adunque, che il movimento,
per quanto vivo nella Catalogna, e di natura isolato.
4. (ATJSTRIA-UNGHERIA). Sull' incidente di una pattuglia austriaca
in perlustrazione sorpresa da montenegrini, nei dintorni di Autovac,
i quali avevano oltrepassato i confini dell' Erzegovina, e nel quale,
furono uccisi un tenente ed un caporale montenegrini e feriti due
soldati austriaci, si e voluto ricamare un serio pericolo di minacce
CONTEMPORANEA 475
contro il Montenegro da parte dell 'Austria. Ma la verita e che 1'in-
cidente non avra'seguito grave e che le buone relazioni dell'Austria-
Ungheria col Principe Nicola seguiteranno ad essere cordialissime, ed
appurate che siano le cause del fatto spiacevolissimo e date le dovute
riparazioni, sono gia in corso trattative per appianare gli attriti.
La costruzione di due nuove linee ferroviarie di cui 1'una va
a congiungere Spalato con Serajevo, e 1'altra dalla capitale della
Bosnia si spinge fino a Nooi-Bozar, rimette in campo le preoccupazioni
degli appaltatori di notizie allarmanti per le pretese viste dell' Austria
sull'Albania e sulla Macedonia attraverso Salonicco. Ma non si tratta
che di fantasie e tutto si riduce ad affare di viabilita nei consigli
tenuti dai ministri della monarchia; e nessun uomo politico, a Vienna,
pensa, in realta, ad uscire di una linea dal protocollo di Berlino per
cio che spetta air Austria nella penisola balcanica.
5. (GERMANIA). Si e fatto un gran dire intorno al segretario di
Stato per 1'interno, conte Posadowsky, per la leggerezza con la quale
si rivolse alle societa industrial!, invitandole a versare 12000 marchi
per concorrere all'agitazione a pro della sua proposta diretta a far
convalidare una legge contro gli operai sobillatori allo sciopero. La
stampa piu autorevole dell'impero non accoglie neppure il piu lon-
tano sospetto sulla onorabilita del conte Posadowsky, ma e severa
con la sua condotta soprammodo leggiera e crede che non possa ri-
manere al suo posto. A Segretario di Stato degli affari Esteri venne
nominato il barone Richthofen, il quale era stato sinora sottosegretario
dell' istesso Dicastero. II nuovo Cancelliere conte de Billow ha gia par-
lato al minister© prussiano e al Consiglio federale e crediamo che
siasi affrettato a farsi udire, per avere sollecito mezzo di elogiare il
principe Hohenlohe, come ha fatto largamente. I suoi primi discorsi
sono stati improntati al piu vivo desiderio di secondare Plmperatore
nelle idee della politica interna e nella brama di accordi tra i governi
della Confederazione.
6. (FRANCIA). II viaggio del Presidente Loubet a Lione. dove giunse
il 4 acclamatissimo, fu concluso con una specie di trionfo politico per
la parte che voile prendere all'inaugurazione del monumento a Carnot
Plmperatore Nicolo della Russia, inviando al Presidente della repub-
blica francese un telegramma nel quale ricordd la cooperazione del
defunto alia grande opera di un intimo ravvicinamento tra la Francia
e la Russia ainiche ed alleate a scopo pacifico. II signor Loubet rispose
al telegramma, che la Francia associa nello stesso culto i nomi della
Czar Alessandro e del Presidente Carnot, non dimenticando la parte
che lo Czar Alessandro ebbe nell'opera di ravvicinamento fra la Russia
e la Francia. Le accoglienze festose e simpatiche di che fu fatto segno
il Presidente della Repubblica francese a Liene lungo il viaggio e
476 CRONACA
le acclamazioni riportate dal suo discorso di risposta al sindaco hanno
sconcertato i partiti radical! ed anarchic! delusi nelle loro pessime
speranze di torbidi, di tumult! e chi sa forse di qualche altro inci-
dente gravissimo. II sig. Loubet, partito da Lione alle 10 del 4,
giunse a Parigi alle 6 del medesimo giorno.
II 6 furono ripresi i lavori dalla Camera francese. Grande affluenza
di deputati. II Presidente Deschanel legge una lista lunghissima d' in-
terpellanze. Waldeck-Rousseau propone che si discutano subito quelle
sulla politica generale e si rimandino le altre a dopo la discussione
dei bilanci. Intorno alia politica generale del governo Vazeille chiede
la revisione della Costituzione. II Presidente del Consiglio risponde
che prima d'ogni altra cosa si hanno da discutere i bilanci e la ri-
forma della legge sulle bevande e sulle associazioni e la proposta per
la Cassa-pensioni a favore degli opera!. Dopo una dichiarazione del
ministro Millerand, il quale, rispondendo al deputato Eibot che lo
accusava di essersi pronunziato in favore dello sciopero obbligatorio,
nel discorso tenuto a Leus, affermo che egli entrando nel gabinetto
non intese di rinunciare alle sue idee particolari sulla riforma sociale,
la discussione venne rinviata al giorno 8.
7. (STATI UNITI). All'ultim'ora, mentre licenziamo alia stampa la nostra
cronaca dalle cose straniere, giungono telegrammi da Londra, nei quali
si dice che le notizie di New York, di Washington e di Chicago sono
concordi nelPasserire che la vittoria di Mac Kinley e superiore a
quella del 1896.
BELG1Q (Nostra Corrispondema). 1. La riapertura del parlamento. II ma-
trimonio del Principe Alberto — 2. La questione militare. — 3. La spe-
dizione in Cina. — 4. Le mission* belghe in Cina. — 5. L'abdicazione
del re Leopoldo.
1. La vita politica in questo regno e prossima a ricominciare. Se-
condo la costituzione, le due Camere si debbono adunare in sessione
•rdinaria il secondo martedi del corrente novembre, e fin d'ora pud
presagirsi che le fazioni non tarderanno guari a venir fra loro alle
prese, e 1'opposizione a battaglie col governo. Specialmente per cid
che riguarda 1'opposizione, o piuttosto le due opposizioni, che in fatti
sono due schiere, cioe i liberal! e i socialist!, gia vedesi fin d'adesso
qual sia il disegno strategico o « piano di campagna » come suol dirsi
piu volgarmente, che intendono recare ad effetto. I socialist! hanno
il proposito di tornar da capo coi subbugli, che riuscirono loro si gio-
vevoli al tempo della revisioae costituzionale, e poscia contro il prime
disegno di rappresentanza proporzionale, opera del sig. Yan den Pee-
reboom. Bssi attendono con la piu grande impazienza il momento di
CONTEMPORANEA 477
ricominciare la loro tattica sommovitrice, perche debbono riconqui-
stare quel notevole tratto di terreno che da alquante settimane hanno
perduto. — II matrimonio del principe Alberto del Belgio con la du-
chessa bavarese EJisabetta, porse occasione di grand! festeggiamenti
a Bruxelles, i quali attrassero alia metropoli un'affluenza sterminata
di curiosi e fecero prorompere il pubblico in uno scoppio inusi-
tato di entusiasmi. Ha fatto gran meraviglia questo anche ai piu
devoti alia regale famiglia. II principe Alberto, benche non sia molto
popolare, come dicesi adesso, e nostro future re, siccome unico figlio
del conte di Fiandra, il quale e 1'erede presuntivo della corona, e gode
generale benevolenza ; ma cio che ha suscitato 1'entusiasmo nelPanimo
ingenuo delle turbe e stato la graziosita spontanea ed attraente della
« principessina » , qual fu tosto battezzata dal paese tutto quanto, la
novella sposa. Aggiungero che la principessina, non ostante la con-
sueta rigidita della corte di Bruxelles verso i giornali, ha ricevuto
ottime accoglienze dalla stampa, e che i giornali possono rivendicare
per se larga parte nel favore del popolo, che da un mese godono i
giovani sposi. Apparecchiavansi dunque grandi feste per 1'arrivo a
Bruxelles del principe Alberto e della principessa Elisabetta, quando
d'un subito i socialisti deliberarono di turbare i festeggiamenti con una
manifestazione a pro del suffragio universale puro e semplice e del-
ramnistia per Moineau; di queste due rivendicazioni, com'essi le
chiamano, vi parlero piu innanzi. Non valse ogni cura di spiegar loro,
che il suffragio universale puro e semplice rende necessaria una nuova
revisione della costituzione, e quindi non puo essere decretato, del
pari che un'ammistia, se non dalle camere e dal re, vale a dire dai
tre rami della potesta legislativa, e che il principe Alberto, essendo
persona privata, senz'alcun ufficio politico, sarebbe stata una vera
sguaiataggine ricevere con ostili manifestazioni una sposa giovinetta,
ignara affatto delle cose politiche del Belgio ; i caporioni della fazione
socialista si ostinarono nel loro proposito. Solamente allorche videro
gli energici provvedimenti attuati dal borgomastro di Bruxelles, essi
rinunziarono all'ultim'ora al proprio disegno ; nel che mostrarono
molto accorgimento, perche la loro manifestazione avrebbe fatto sor-
gere combattimenti per le pubbliche vie, e, per inasprimento del pub-
blico, i socialisti certo non ne sarebbero usciti vincitori. Lasciarono
pertanto in questa avventura parte della loro riputazione ; e sic-
come sanno bene che nei tempi ordinarii le turbe si lasciano sempre
trascinare da manifestazioni per le vie, deliberarono di ricorrere a
questo spediente, per andare a ritroso della corrente al mese di no-
vembre, quando si sara alquanto cancellato 1'effetto del loro tentative
abortito. Parlano adesso di darsi di bel nuovo all'ostruzionismo nella
Camera ed alle manifestazioni tumultuose per le vie di Bruxelles, al-
478 CRONACA
1' intento di conseguire due vantaggi che ora servon loro di campo di
azione, cioe il suffragio universale puro e semplice e I'amnistia, o per
lo meno la grazia del Moineau. Esiste gia qui nel Belgio il suffragio
universale, ma con quell a speciale modalita che e il suffragio plu-
rimo. Ogni belga che sia fornito delle condizioni di eta, vale a dire
25 anni per la Camera e 30 per il senate, puo dare un suffragio ; uno
supplementare e concesso all'eta di 35 anni agli uomini ammogliati
e ai vedovi con prole legittima che paghino cinque franchi di con-
tributo personale ; finalmente agli elettori che posseggono uno stabile
da 2000 franchi od una cartella da 100 franchi di rendita a debito
dello Stato. Due suffragi supplementari sono concessi a chi possiede
un attestato di studii secondarii, o un diploma dell'universita, e cosi
anche a coloro che tennero o tengono speciali ufficii pubblici. Nessuno
pud cumulare piu di tre suffragi. Yedete dunque che non e mestieri
godere di una situazione stupenda per aver diritto a suffragi supple-
mentari, e difatti i socialisti nelle loro schiere hanno gran numero
di elettori plurimi. Nondimeno questa disuguaglianza fra gli elettori
fornisce ad essi un ottimo trampolino politico ; essi pretendono 1'abo-
lizione di questo suffragio plurimo, e che sia assegnato un unico voto
a ciascun elettore ; questo e cid che essi chiamano « il suffragio uni-
versale puro e semplice » . Non e possibile dire a quali risultamenti
elettorali si arriverebbe con questo nuovo sistema. Quanto a me credo
che la proporzione dei partiti non ne sarebbe punto variata ; ma ben
inteso questo non e altro che un mio opinamento. Soggiungero che
questo non mi toglie di reputare inaccettabile la pretensione de' so-
cialisti, perche trarrebbesi dietro un'altra revisione della costituzione,
lo scioglimento delle camere, 1'elezione di un'assemblea costituente,
la necessita di una maggioranza dei due terzi di essa. Ed ecco an-
cora parecchi anni di crisi politica. Ora e lecito opinare che i dieci
anni di crisi in cui versa il Belgio dal 1890 in poi sono gia piu che
bastanti.
Ecoomi adesso alia questione Moineau. Questi e un antico ufficiale
dell'esercito belga. Qualche anno fa egli era a Liegi caporione d' una
masnada di anarchici ; depose bombe di dinamite davanti a parecchi
edifizii di quella citta; sottrasse dalle officine carbonarie di quella
contrada oltre a 3000 cartucce di dinamite. Per buona ventura fu
tratto in prigione, e cosi ebbe fine la sua propaganda a fatti. Nel car-
cere di Lovanio ov'e rinchiuso, non ha mutato affatto ; e si professa
sempre pronto a tornare daccapo. Si assicura che all' annunzio del-
1'assassinio della imperatrice Elisabetta, si mise a ballare esultante
e a gridare evviva I'anarchia ! Egli ricuso perfino di sottoscrivere una
domanda di grazia. Nondimeno i socialisti pretendono che il governo
gliela conceda d' officio, per rimunerare la fedelta di lui alle idee
CONTEMPORANEA 479
anarchiche. Chiaro si vede che farebbe getto del proprio onore un
governo che rimettesse in liberta un malfattore, che si professa pronto
a ricominciare. — Or ecco i disegni de' socialist! al riaprirsi delle
camere : una proposta di revisione della costituzione, ed una proposta
di amnistia al Moineau, se il governo non prevenga all'uopo conce-
dendogli la grazia. II ministero si opporra alia presa in considera-
zione, come dicesi in gergo parlamentare, della revisione della costi-
tuzione, e gli dara sostegno tutta la maggioranza ed una parte della
minoranza liberale. II che ci ripromette novelle tornate musicali. Gia
i socialisti annunziano che, ove sia respinta la proposta loro, rico-
minciera rostruzionismo alia camera, e si tornera daccapo coi tumulti
per le vie. — II partito liberale e scisso profondamente. Quando vi
diedi contezza delle elezioni dello scorso maggio, vi feci notare che
un cotal numero di liberali andavan debitori dei loro seggi a' suf-
fragi de' socialisti ; i quali suffragi lor furono concessi in virtu di
questo pat to : i liberali promettevano di propugnare insieme coi so-
cialisti il suffragio universale puro e semplice, e i socialisti davano
promessa di appoggiare la rappresentanza proporzionale, giovevole ai
liberali. Da quel momento il vincolo fra le due fazioni anticattoliche
si e rallentato ad occhi veggenti. La falsa mossa de' socialisti quando
volleco turbare i festeggiamenti, ordinati ad onore del principe Al-
berto e della principessa Elisabetta, ha da to agio al piu de' liberali
di ravvedersi, di separare la loro causa da quella de' socialisti, e di
darsi a manifestazioni di lealta dinastica. Altra cagione di discordia
e sopraggiunta : i socialisti di Liegi, di Mons e di Charleroi, scon-
tenti di aver dovuto, per effetto della rappresentanza proporzio-
nale, cedere alcuni seggi a' cattolici ed a' liberali, risolsero di
combattere con ogni spediente la rappresentanza proporzionale. Cos!
dunque il partito, ed una parte di liberali ha stabilito di abban-
donare a sua volta il suffragio universale puro e semplice, per atte-
nersi al suffragio plurimo qual e gia registrato nella presente costi-
tuzione. Questo sussidio rafforzera il governo nelle sue opposizioni
alle pretensioni socialiste, a patto che nou si accinga, per ismodata
brama di buoni accordi, a governare liberalescamente ; la qual cosa
allontanerebbegli parte de' suoi amici. — In quanto alia fazione radi-
cale del partito liberale, avverra che questa si accostera maggiormente
al partito socialista ; e dopo qualche tempo questo I'avra interamente
assorbita. La fazione daensista si agita da qualche tempo. Lo scia-
gurato sacerdote Daens tiene frequenti conferenze in sale socialiste,
a favore della revisione costituzionale, del suffragio universale, del-
1' insegnamento obbligatorio, del servizio militare personale, e della
tassa progressiva airindennito.
480 CRONACA
2. La questione militare va annoverata fra le principal! trappole,
nelle quali 1'opposizione cerchera di cogliere il governo, al riaprirsi
del parlamento. Le elezioni han fatto manifesta una mossa poderosa
della pubblica opinione, favorevole al mantenimento della surroga-
zione e della diminuzione di tempo nel servizio militare senza accre-
scere il contingente. D'altro canto a tutti e noto che al re sta gran-
demente a cuore il servizio personale e il rafforzamento dell'esercito.
Da cid un antagonismo che mette il ministero, costretto a barcame-
narsi fra il re e gli elettori, in una situazione scabrosa e delicata
insieme. I liberali si apprestano a trarne loro pro, sollevando una
grossa interpellanza su queste materie, proponendo a conchiusione di
essa che si nomini una commissione coll' incarico di studiare il rior-
dinamento dell'esercito. II nominare siffatta commissione e chiaro che
sarebbe un atto di sfiducia verso il governo, che per tal modo sa-
rebbe dichiarato sospetto in materia di milizia. II ministero, a parare
il colpo, intende proporre alia deliberazione della Camera, una dimi-
nuzione del tempo di servizio con un aumento ragguardevole del con-
tingente militare: terrebbe ferma la surrogazione personale, i surro-
gati pero dovrebbero servire per qualche rnese a spese proprie. Molte
persone di giudizio teniono che di tal guisa si faccia capo ad impac-
ciare le vocazioni ecclesiastiche ed a fare scontenti gli elettori, senza
appagare i militaristi. E il solito difetto dei mezzi termini. La que-
stione certamente e spinosissima ; essa, da lunga pezza, e una delle
piu tremende difficolta, contro le quali vanno a battere i govern!
cattolici nel Belgio.
3. Altro argomento d' interpellanza parlamentare al riaprirsi delle
camere, e la malaugurata spedizione belga in Cina, si leggermente
consentita dapprima, e non meno alia leggiera abbandonata. Si cer-
chera di far ricadere la malleveria di questa triste faccenda sul mi-
nistero, ma con molta ingiustizia : non fu esso che si ponesse in capo
di mandare un corpo di armati in Cina; no; egli consent! alcune age-
volezze agli ordinatori, non di suo pieno gradimento, ma perche so-
spintovi da forze esteriori. Fin dalle prime gli accorti videro che
s'andava per una via priva d'uscita. II Belgio, a cui il patto che il
fa sussistere impone una perpetua neutrality, non poteva mandare
milizie a guerreggiare sotto la sua bandiera: parimente era impossibile
affatto far militare i nostri volontarii in servizio della Germania, della
Francia, dell' Inghilterra o della Russia, che peraltro non ne avreb-
bero voluto sapere. In fine poi un corpo indipendente non potea guari
comporsi col concetto della guerra, che implica una potesta militare con
dritto di infliggere castighi e pene fino a quella capitale, diritto che
soltanto puo competere a sovrana potesta, e non a un colonnello e nep-
pure a un generate che operi in nome di nessuno; perocche il Belgio,
LO STATO EDUCATORS
I.
Abbiamo il dovere di ringraziare la stampa cattolica,
pel generale e straordinariamente cortese accoglimento
fatto al nostro articolo sulle scuole comunali in baha
dello Stato *; e mentre ne prendiamo buon auspicio di una
ripresa, pur tanto necessaria, di solidarieta piu sentita e piii
costante tra i giornali di parte nostra, ci consoliamo grande-
mente di questa nobilissima testimonianza resaci della op-
portunita della nostra trattazione. Miglior prova pero d'intima
e piena soddisfazione non sapremmo daxe, del rifarci sull'ar-
gomento, ma generalizzandolo. Giacche non dobbiamo noi
cattolici, in Italia, illuderci sulle intenzioni di coloro die go-
vernano a proprio senno tutta 1'istituzione giovanile: essi
ne vogiiono assolutamente fare uno strumento di dispotismo
politico. Laonde, anziche prestare orecchio alle giustissime
proteste nostre contro le minaccie d' un; invasione da lungo
tempo meditata nelle scuole comunali, per accentrarle in-
tieramente allo Stato, si accingono a fabbricare nuove e pm
salde catene ancor per tutte le altre, classiche e tecniche
e superiori, affinche non vi sia piii in Italia letteralmente
altro educatore degli italiani che il Governo, nonostante
la famosa sentenza di Ruggero Bonghi, affermante essere il
Governo, a pari titolo, e ateo e asino.
II rornbo deir uragano distruggitore d; ogni reliquia di
liber ta nell' insegnamento fu fatto teste udire dal Ministro
della pubblica istruzione, sotto la forma insolita di im magno
articolo, pubblicato in capo alia Ntiora Antologia, che e
TAreopago di tutti i sapienti dell' Italia ufficiale. L'on. Gallo
distese in ventinove pagine Tessenza delle concezioni sue, in
materia d' educazione e d'istruzione, avvertendo bensi che
1 Vedi la Cimlta Cattolica, Quad. 1208 pel 20 ott. 1900.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1211. 33 20 novembre 1900.
514 LO STATO
questo lavoro era stato scritto da lui sin dal 1889, quando
non era Ministro, ma soggiungendo subito di avervi poco o
nulla a modificare ora che lo e, anzi di giudicarne oppor-
tuna proprio oggi la pubblicazione, rimasta sospesa per
undici anni. Voile dunque fare una manifestazione di go-
verno, e pur restringendosi apparentemente nel titolo del-
Tar ticolo alle scuole secondarie, in realta scorrazza poi per
tutto 1'amplissimo campo deirinsegnamento, dall'asilo infan-
tile in sino all' imiversita *.
Or qui probabilmente volea nascondersi un tranello. Poiche
gia si era propalata la notizia, che egli apprestavasi a pro-
porre in Parlamento Yavocazione delle scuole comunali allo
Stato, e tale notizia avea commosso non poco gli animi di
molti e dispostili alia resistenza, cosi egli penso di deviare
1'attenzione dalle scuole elementari, fingendo di portare i suoi
colpi di Ministro sol sulle secondarie. E infatti, mentre si era
universalmente intesi a commentare le idee esposte dal Mi-
nistro circa una riforma delle scuole secondarie tecniche e
classiche, ed anche la stampa cattolica le discuteva in vario
senso, una nota ufficiosa d&\\' Agenzia italiana introducevasi
come di traforo a dire cosi : « Un'opinione erronea si va dif-
fondendo, che cioe non sia possibile 1'avocazione dell'istru-
zione primaria allo Stato per cagione della spesa. Quando si
e parlato di questa eventuale riforma, si e detto che essa si
estendeva ai Comuni inferior! ai 20 mila abitanti, giacche
gli altri adempiono regolarmente il loro ufficio, e cio sem-
plifica di molto la questione finanziaria. Ma neppure di questa
semplificazione ci sarebbe bisogno, perche attualmente la spesa
e sostenuta dai Comuni, e siccome T avocazione allo Stato
non avrebbe altro eflfetto, se non quello di assicurare Tadem-
pimento degli obblighi, ai quali oggi alcuni Comuni mancano,
il fondo stanziato nei bilanci comunali dovrebbe restarvi come
contributo.
« Paiono quindi poco o nulla fondati gli argomenti, con i
quali si combatte la riforma dal lato finanziario ; perche far
1 Vedi la Nuova Antologia fasc. 692 del 16 ottobre 1900. Pagg. 569-597.
EDUCATORS 515
credere ad un maggiore onere per lo Stato di 40 milioni, e
una deduzione che non risponde, n& all'equita, ne alia verit& ».
Evidentemente miravasi con questa chiacchierata a distri-
buire unpo'd'erbatrastulla, affinch6 1'opposizione contro 1'avo-
cazione delle scuole elementari allo Stato sbollisse, pel lato
piu pericoloso, cioe il nuovo aggravio delle esauste finanze, il
quale certamente avrebbe assicurato all' opposizione stessa
adesioni numerosissime e vivacissime, pur tra coloro che
poco o nulla si danno pensiero del principio morale capita-
lissimo, minacciato da quella settaria riforma. Diminuita per
questa parte la eccitazione degli animi, condensata per 1'altra
1'attenzione sulle riforme deir insegnamento secondario, di
cui pareva ormai dovesse unicamente trattarsi, il Ministro
tirava avanti intanto piii allegramente a preparare il suo
colpo anche contro le scuole elementari.
Ed ecco che oggi appunto, mentre scriviamo (13 no-
vembre), ci giungono i giornali romani colla notizia, che
Ton. Gallo ha presentato all'esame del Consiglio Superiore
dell' istruzione, per averne l'avviso? disegni di legge risguar-
danti cosl Tistruzione secondaria, come la primaria; e per
quest 'ultima, propone, tra 1'altro, di deferire quind' innanzi
in tutti i Comuni, eccettuati i maggiori, la nomina dei mae-
stri al Consiglio provinciale scolastico. E 1'attuazione in bella
sostanza dell'avocazione delle scuole elementari allo Stato,
benche, per ora, col temperamento suggerito dall'on. Son-
nino 4, come si narro nel nostro articolo del 20 ottobre. Ma
dovevamo aspettarci questo ed ancor peggio, dace-he, nell' ar-
ticolo della Nuova Antologia, 1'eccellente Ministro faceva
pompa del suo assolutismo cesareo, spregiatore di ogni diritto
dei Municipii, dei privati e degli stessi padrifamiglia.
1 Giova qui ricordare che il Consiglio scolastico provinciale e costi-
tuito dal Regio Provveditore, dal Reg-io Ispettore, dai Presidi de' Licei
e Direttori dei Ginnasi, Istituti tecnici e Scuole tecniche, da due membri
scelti dalla Deputazione Provinciale e da due membri scelti dal Miuai-
cipio del Capo-luogo, vale a dire, nella maggioranza, da funxLonarii
dello Stato e da persone legate iiitimamente al Governo. (Vedi la legge
erg^anica Casati, Art. 39, confrontato cogli Articoli 205 e 230).
516 LO STATO
II.
Troppe cose rimangono oscure e perfino incomprensibili
in quell'articolo, dove il Gallo affastella quanto, in vita sua,
ha potato piu o meno perfettamente mettersi in testa di an-
tropologia, di pedagogia, di storia letteraria, di politica ed
anche di metafisica, nonch6 di non sappiamo quante altre
cose, contraddicendosi spesso e volentieri, con esempio tut-
t' altro che edificante pe' maestri suoi sudditi, ai quali pure
muove aspra e generale rampogna d' imperizia didattica. Ma
un punto vi e scolpito molto chiaro e preciso, quel che ri-
guarda il monopolio dello Stato rispetto all'educazione. « Si
discuta (cosi egli) e si contenda pure se lo Stato possa essere
o no, buon costruttore e buon esercente di ferrovie; se lo
vStato possa oppur no, in certi casi, assumere il monopolio di
certe industrie : ma non si discuta e non si contenda il diritto
dello Stato ed il dovere insieme di regolare direttamente tutto
cio che si riferisce alia educazione » i. Sicche siamo avver-
titi: per infallibile oracolo di S. E. il Ministro Gallo, niuno
piu, tranne lui stesso ed i suoi onorevoli coadiutori della Mi-
nerva, deve osare di metter lingua in materia di studii, di
programmi scientifici, di metodi educativi della gioventu;
anzi neppur piii osi chicchessia, per qualunque titolo, muo-
vere il menomo dubbio circa Tautorita del Governo in tale
materia; che e questione risolta senz'appello, e dogma irre-
vocabilmente definite, a cui guai chi si ribella ! L' educa-
zione e monopolio esclusivo dello Stato !
Quindi reccellentissimo signor Ministro tira giu lieta-
mente conseguenze sopra conseguenze: per esempio, che il
fine della pubblica educazione si deve trovare nel fine stesso
dello Stato, che la finalita dello Stato essendo il benessere
generale in tutte le niarnfestazioni della esistenza social'e,
lo Stato curera le forze fisiche delle crescenti generazioni,
ne promuovera T istruaione, secondo le diverse condizioni,
rkivigorira in esse il germe delle tendenze buone e sradi-
1 Art. cit. pag. 577.
EDUCATORS 517
chera o attenuera quello delle cattive; insomma far& colle
crescent! generazioni da babbo e da mamma, da medico, da
pedagogo, da maestro, da padre spirituale e, se occorra, altresl
da balio. Colla qual logica piii terribile di quella del diavolo
dell' Alighieri, si puo senza esitazioue dimostrare, che lo
•Stato, puta, ha Tobbligo rigoroso di coscienza di scendere
in cucina a definire le vivande da preferirsi ed il modo di
condhie. E come no'? L; igiene non entra forse nella fina-
lita dello Stato? Or certo all' igiene conferisce non poco la
-qualita della cucina.
Noi siamo pertanto stupiti che un uomo d7 ingegno, quale
e Ton. Gallo, non siasi addato del meschinissimo aspetto in
•che ponevalo il suo programma, essenzialmente collettivista,
davanti ai conservator! di buona lega, i quali rigettano ogni
socialismo, sia pure quello di Stato. E, inoltre, qual pessima
figura non fa egli col suo programma, informato al piii vieto
assolutismo, ove esso si confront! colle dottrino di liberta, che
sono anima e vita di tutti i progress! della civilta moderna?
IS L~nivers di Parigi, dando, in una corrispondenza da Roma,
diligentissimo ragguaglio dello scritto di questo Grand-Maitre
d' T i liters ite, diceva : « Tale e il programma che il signor
Oallo scriveva undici anni fa. Or ecc-o son presso a 23 se-
coli, che un celebre filosofo greco formulava le parti sostan-
^iali di esso in termini identici. A quel tempo la? Sparta mo-
riva per aver vissuto il sogno socialistico di Platone £ ! » Be-
nissimo detto ! Colle teorie dell'on. Gallo, torniamo di botto
alia repubblica di Platone, airassoliitismo greco, al cesarismo
romano, quando Tuomo, la famiglia, la patria potesta non
erano nulla, e tutto invece lo Stato; quando Tuomo nasceva,
viveva e moriva unicamente per servire alia grandezza del-
Tente proteiforme, che prendeva nome di Repubblica, di Regno,
d'Impero, oppure anche di nazione, di patria, di paese, ma
non era poi, in concrete, che lo Stato politico o meglio il Go-
verno, spesso in mano di un tiranno, individuo od oligarca.
Da diciannove secoli pero 1' idea e mutata, per Topera rc1-
del 27 ottobre 11M.M).
518 LO STATO
deiitrice del Cristo : il cittadino non e piu per rimperante,
ma questo per quello. Che il Signer Ministro Gallo, personal-
mente o qual portavoce della setta che signoreggia nei dica-
steri della Minerva, preferisca al cristiano, veramente libe-
rale, il dispotico concetto pagano del Potere, passi : e affar
suo e di chi lo ispira. Ma che poi egli voglia imporlo qual
indiscutibile aforisma di governo, massime nella materia tanto
delicata delPeducazione, oh! questo davvero non e tollerabile.
II diritto dello Stato a regolare direttamente tutto cio che
concerne 1'educazione non si discuta, esclama egli. Ma tutto
all'opposto, proprio qui sta il punto capitale della discussione,
perche qui tutto si regge, e vacillando questo fondamento,
T intiero suo edifizio educative necessariamente ruina. II di-
ritto dello Stalo non si discuta. Ma ponga mente, Eccellenza,
che un diritto allora solo non si discute quando ne sono evi-
denti i titoli o nessuno lo nega ; qui invece non abbiamo ne
Tuna cosa, ne 1'altra. Quali infatti sarebbero mai i titoli cosi
evidenti dell'asserito diritto dello Stato? Una delegazione ? —
Chi glie Tha data? Dio, le famiglie, i plebisciti? Egli nol
dice, niuno il sa. -- Una patente d'idoneita? — La mostri 1
Quali studii ha fatto lo Stato per acquistarsela ? Quali prove
ha date di meritarsela? Ma se anzi il Signor Ministro medesimo
afferma ripetutamente, che in cinquant'anni non s'e potuto
ancora capire che cosa sia educazione; che la parola edu-
cazione e nel labbro di tutti, ma la cosa negli ordini nostri
esiste appena l. E alia risposta, la quale potrebbe pur farsi
con qualche speciosita, che, cioe, tale ignoranza e del volgo,
non delle persone colte che governano il paese, s'incarica
di dare la mentita egli stesso, diffondendosi in tutto il suo
articolo a lamentare, che in quelle sfere governative la que-
stione educativa non si e mai studiata a fondo, e che negli
istituti pubblici, massime secondarii e superiori, non si 6 data
mai alcuna educazione, in questo mezzo secolo, perche si e
sempre giudicato che bastasse semplicemente istruire. Or
chi dunque sarebbe presentemente chiamato a far le leggi
1 Pag. 570.
EDUCATORE 519
educative ? Ci par chiaro e larapante come il sole : per con-
fessione del Ministro stesso, gente non educata, la quale non
vediamo poi come possa vantare quel diritto indiscutibile di
educare 1' intiera nazione.
III.
E questo diritto il Ministro sa benissimo essere tutt'altro
che consentito unanimemente e pacificamente riconosciuto allo
Stato ; poiche, esposta la sua idea di statolatria, secondo la
quale spetterebbe allo Stato il diritto ed il dovere di prov-
vedere a tutto e di tutto manipolare a suo senno, soggiunge:
« So bene che 1' indirizzo scientifico e positive dei tempi at-
tuali e contrario a questa idea ; ma io insisto nella mia opi-
nione, e ritengo fermameute che i limiti dell'azione dello
Stato moderno, col progresso dei tempi, tenderanno ad allar-
garsi, e che questo influsso d' idee restrittive conduce alia
incertezza continua dell' opera pratica dello Stato ed alia
imperfezione della coscienza sua1. » Oh! non Comitati par-
rocchiali e Congressi cattolici soltanto protestano energica-
mente contro Tinvasione dello Stato in tutte le appartenenze
del private cittadino o della famiglia ; non i soli genitori cat-
tolici si ribellano al sistema accentratore, cosi careggiato
deH'on. Gallo, e chieggono ripetutamente, istantemente, in
nome della coscienza, del diritto naturale, della legge divina,
delle franchigie civili, la liberta dj educare come loro talenta
i propri figii ; non la Chiesa sola, non il solo Sacerdozio cat-
tolico danno addosso all' ingiusto monopolio, che il Governo
politico si arroga d' insegnare e d' educare, monopolio viola-
tore del mandato, espressamente da Cristo conferito ai suoi
Ministri, di ammaestrare le genti. L'on. Gallo sa molto bene,
che le proteste medesime e le stesse incriminazioni, con piglio
assai piu violento, escono dalle file di liberali, talvolta ne
cattolici, 116 cristiani, ne forse pure credenti in Dio.
Noi non pretendiamo che egli ricordi i grandi nomi del Mon-
talembert, del Lacordaire, del Taparelli d'Azeglio, del Cantu,
• Pao-. 578.
520 LO STATO
del D'Ondes Reggio, difensori della liberta d' insegnamento,.
oppositori acerrimi del monopolio di Stato; perch6 son di catto-
lici, e il Gallo del cattolici non vuol tenere alcun conto, si
noverino pure a milioni, in Italia, ed abbiano pure per se di-
ritti sacrosanti, anteriori e superiori a qualunque pretensione
govern a tiva. Ma non dovrebtoe ignorare die un Guizot, un
Lamennais, un Thiers stettero per la liberta dell' insegna-
mento. E negli atti medesimi del Parlamento italiano ha senza
dubbio dovuto riscontrare le invettive amarissime, lanciate con-
tro quel monopolio del sapere, ond'egli fa allo Stato un diritto-
indiscutibile, da Senator! e Deputati, che il posero cento volte
alia gogna, comparandolo ben anche al contatore meccanico,
che il Sella invento per la tassa del macinato. Non istaremo
a ripetere le infuocate filippiche del Pacchiotti, professors
nell'Ateneo torinese, contro la centralizzazione Imrocratica
del « potere, che tratta la scienza, senza la scienza? contro
di lei, alTinfuori di lei, perche 6 incompetente »J; ne le pon-
derate e pero ancor piu attendibili censure di quell'altro pro-
fessore dello stesso Ateneo, TAllievo, pedagogista insigne,.
da noi gia altra volta con onore citato. E la citazione clei
testimoni d'ogni parte politica e religiosa, contro il monopolio
governativo dell^insegnamento, potrebbe protrarsi molto piu
in lungo.
Dopo tutto cio, che vien dunque a significare la sentenza
del Ministro Gallo: non si discuta <' non si contenda il diritto
' dello Stato al monopolio delFeducazione'? Unicamente questo:
So d'aver torto e di sostenere Tassurdo; ma lo vogiio, per-
che comando io ! Tale atteggiamento cinicamente dispotico
d'un Ministro, in una Monarchia che dicesi liberale, sarehbe
inverosimile, ove non si sapesse parte d'un disegno generale di
reazione contro la liberta, stabilito dai cosi detti conservatori
delle istituzioni, massime dopo la tragedia di Monza. Ma poco
si capisce ad ogni modo come il Gallo possa spirigersi tanto
innanzi, nella via della reazione paurosa ad un tempo e spa-
valda, che si faccia persino a deridere chi invoca per gi'istitiiti
1 Discorso d' inaugoirazione deH'aniio accademico, proiluiiziato daL
prof. Pacchiotti nell' Universita di Torino, il 16 nov. 1875.
EDUCATORE 521
privati un po' di giustizia e d'uguaglianza, in nome della
liberta. Queste egli chiama fixiwc Uhcrdlcxrlic e interpreta-
zione della liberta retorica ed antiquata l ; perocche, secondo
lui, nel concetto veramente moderno, Teducazione non puo
^ssere che un istrumento di Stato, a sostegno dell'unita mo-
narchica attuale, contro ogni specie di dissident!, dal cleri-
€ale airanarchico; e perci6 maestri e profess»ri non possono
^ssere che agenti elettorali del Governo ; scienza, letteratura
e numeri, fattori di politica governativa ; indirizzo didattico
<e programmi, macchine da fabbricar paladini della presente
ineravigliosa costituzione del bello Italo Regno.
IV.
Mettiam pegno, che gli stessi piu caldi sabaudisti si sde-
gnano in cuor loro di tal Ministro guastamestieri, che rende
cosi antipatica la loro causa; e che, se il Senatore Pan-
taleoni ed il Senatore Marchese Alfieri di Sostegno fossero
vivi, si leverebbero ancora, come fecero nel 1876, a bollare
di santa ragione questi giurisdizionalisti ed autoritarii,
<questo radicalismo autoritario 2 di liberali, che disonorano la
liberta, non solo, ma rendono altresi un pessimo servigio
alia Monarchia, cui pure vorrebbero puntellare. Perch6
troppo chiara cosa e, che un Ministero non dura eterno. E
se domani succedesse a questo un Governo di repubblicani,
non avrebbero, in forza del principio posto, diritto e dovere
di educare a repubblicanismo le crescenti generazioni?E se
domani Taltro arrivasse alia Minerva un Ministro imperia-
lista, non avrebbe diritto e dovere di far degli scolari ita-
liani altrettanti Napoleoni in sedicesimo? E i Governi asso-
luti, contro i qucili il Gallo adunca si feroce gli sproni, non
aveano diritto e dovere, grazie al suo principio, di educare
airassolutismo?
L'educazione dunque non puo essere lasciata in balia dei
Governi, anche perch6 questi si mutano, laddove essa ha
1 Ivi pn«\ 082 c 5«s|.
2 Vedi la Nuova Antologia, Fasc. di gennaio 1876, e 1 ' Opinion* del
9 ffennaio ste»so anno.
522 LO STATO
una parte sostanziale che non puo e non deve mutarsi mai :
non deve mutarsi mai, perch6 riguarda essenzialmente la
personalita umana, uguale a se stessa dappertutto e sempre,
le leggi evolutive delle facolta e deU'essere nostro, che sono
per natura costanti, il destino nostro ultramondano, al quale
vanno pur sempre subordinate le vicende variabili della
destinazione terrena. Tutto questo non entra in capo all'ono-
revole Gallo, che prese le sue lezioni alia scuola del Darwin ;
quindi, dopo aver molto e sottilmente almanaccato sul fine
che lo Stato deve prefiggersi, educando, conclude : diguisache
I' educazione deve proporsi la selezione artificiale della specie
umana; come sarebbe a dire, se mal non ci apponiamo, il
miglioramento della razza umana. Ma allora, Eccellenza, in
verita, r educazione non & piii affar vostro, e dovreste pas-
sarla al vostro onorevole Collega dell'agricoltura.
II fatto 6 che, nelle idee che il Ministro va laboriosa-
mente esponendo, con rappezzamenti e -rigiri continui, in-
torno alia quiddita delFeducazione, v'6 confusione molta, ne
alia fine, interrogate che cosa precisamente intenda per edu-
care, saprebbe forse rispondere egli stesso. Distingue molto
reciso (e di cio gli va data lode) tra educazione ed istruzione,
ed & esatto quando afferma essere T istruzione nient' altro
che strumento d' educazione, ed istruzione ed educazione dover
fondersi in un unico tutto. Quindi giustamente condanna co-
loro che, in questi ultimi tempi (e furono i liberali d' ogni
gradazione, quasi tutti), giudicarono essere Tistruzione Tunica
forma di educazione. Ma poi anch'egli, ragionando, passa
dall' una all'altra, in guisa che il lettore non s'accorge piu
trattarsi di due cose diverse, e per riformare T educazione
non propone che mutamenti di programmi scolastici e di
metodi didascalici, i quali, come ognun vede, appartengono
esclusivamente all' istruzione. Laonde, benchk una volta tan to
affermi una cosa molto chiara, cioe che T educazione deve
fare Vuomo ed il cittadino, ove pero si applicassero i prin-
cipii suoi e le sue proposte, non arriveremmo di sicuro a for-
mare n6 1' uno, n6 I7 altro.
EDUCATORE 523
Imperocche in quella irta selva di provvedimenti, indiriz-
zati, neH'intenzione del Ministro, a fare I'uomo ed il cittadino,
si trova un gran vuoto: non vi si parla di Religione, non
di catechismo, od istruzione religiosa e morale ; che anzi vi
si trattano con un tal quale disprezzo, come picciolezze ed
inezie, disdegnate dalla scienza modcrna, secondo la quale, a
detta sua, « r educazione morale piu vigorosa e piu forte e
quella che viene dalUesempio continue, dalle osservazioni op-
portune, durante gl' insegnarnenti, dalla pratica e dai consigli,
piu che dai catechismi e dagli articolati » *. E cosl conveniva
che fosse, posto che, nel modo di vedere positi vista del-
Tonorevole Gallo, lo Stato deve attingere le norme di un com-
piuto sistema educativo nella percezione della vita moderna, e
che la forma nuova di questa e quella di scopo a se stessa. Essa
« non nega, soggiunge il Gallo, altre forme possibili ulterior!,
ma afferma solamente la sua attualita, e tutte le sue forze
impiega alia conoscenza ed allo sviluppo di se stessa » 2: onde,
in buon italiano intelligibile, si viene a dire, che la perfetta
educazione da darsi dallo Stato, coir intento di formare I'uomo
ed il cittadino, non deve curarsi ne di Dio, ne di vita av-
venire, ne di verita e realta ultramondane, ma soltanto del
mondo di qua, lasciando la Religione ed il catechismo ai
bigotti, privi d'ogni luce di vita e di scienza moderna.
V.
Ma Sua Eccellenza trovera difficilmente tra i piu insigni
e rispettati professori di pedagogia un solo, il quale suffraghi
la sua sentenza. Tutti, eccetto i materialisti ed i positivisti
della stoffa del Sicilian! , convengono nel porre a fondamento
indispensabile d' educazione T insegnamento religioso, e nel-
raffermare che senza di esso e impossibile del fanciullo fare
un uomo ed un buon cittadino. Cosi il Pestalozzi, cosi il Lam-
bruschini, cosl il Girard, cosl TAporti. E se costoro gli sem-
brano antiquati rispetto allo stato attuale della civilta e della
1 Pag. 583.
2 Pag. 578.
524 LO STATO
scienza, ascolti 1'Allievo, che vive ed insegna scmpre peda-
go.ida in una Universita del Regno. A quelli che vorrebbero
escluso 1' insegnamento religiose dall'educazione, per meglio-
conformarla all' idea moderna della civilta, egli dice, con
tutta franchezza, che il loro pensiero « non risponde sicura-
mente alia coscienza della civilta moderna, a cui fanno caldo-
appello, e che non respinge dal suo seno il concetto ed il
sentimento religioso, tranneche pretendano di essere essi soli
1'espressione vivente della civilta1. » A coloro poi, che queir in-
segnamento vorrebbero escluso in nome della scienza, risponde,
distinguendo la scienza che si regge su ipotesi insussistenti, e
la scienza vera che abbraccia la realta dell' universo. « La
scienza della prima sorte (scrive egli) soppianta ogni religio-
sita fin dalle sue fondamenta : ma la scienza vera, schietta
la riconosce siccome un principio divino da essa distinto, il
quale, appunto perche superiore alia scienza stessa, diventa
oggetto di un insegnamento affatto peculiare. La scienza vera
adunque non rinnega la religione, come la vera religione non
ripudia la scienza; e se la religione senza lumi puo tralignare
in cieco fanatismo od irragionevole superstizione, i lumi senza
religione sono fuochi fatui, che ci fanno scambiare 1'appa-
renza colla realta e gittano un sinistro bagiiore sulle sorti
della vita 2. »
Cio e senza dubbio verissimo e magnificamente espresso^
e dovrebbe bastare a confutazione dell'assurdo sistema del
Ministro, tutto poggiato sul falso e sul vuoto. Ma poiche egli
si da a divedere positi vista e fa pomp a d'attenersi, come tale,
ai fatti, anziche alle astrazioni, qual fatto, chiediamo noi, piu
accertato, piu universale, piu costante della Religione, che
mostrasi sempre accanto alia natura umana, germinante da
essae da essa non separabile? Calza ben quil' adagio : Natn-
ram expellas furca, fa-men usque recurrct: adoperatevi pure
quanto potete a frastornare dall'uomo il sentimento religiose,
non ci riuscirete. Dove e I'umanita, ivie religiosita, e non puo a
1 Delle dottrine pedagogidie di Enrico Pestalozzi, Albertina Neker ecc.
per GIUSEPPE ALLIEVO. Torino 1884, pag*. 176.
2 ALLIEVO, iri, pag. 178.
EDUCATORS 525
forza staccarsi questa da quella, senza imbastardire la prima
e fare deiruomo un bruto. Or, se e cosl, come puo imagi-
narsi un sistema accettabile di educazione, non diciamo esclu-
dendone la Religione, ma anche solo prescindendo da essa?
E come mai senza religione fare un uomo ? Peggio, come for-
mare un popolo ? « La forza di questa -verita, nota I'Allievo,
si impose ad alcuni positivisti inglesi, i quali nelle loro opere
pedagogic-he concessero air istruzione religiosa un posto suo
proprio, accanto alle altre materie d' insegnamento 1. »
Notisi pero che la Religione di un popolo non s' inventa
a capriccio, nonche da un Ministro, nemmeno da un Cesare
o da un Conquistatore. Or la Religione degli Italian! e la cat-
tolica. Sul catechismo cattolico sara dunque mestieri fondare
1'educazione degli Italian!, o bisognera rassegnarsi ad averli
incivili, immoral!, cattivi uomini, pessimi cittadini, dediti ad
ogni turpitudine, capaci d'ogni delitto, in fino alia ribellione
armata, alia strage ed al regicidio. Perche I'eductiziouc in-
segna la moralitd, e la moralitd concreta e pratica di un
popolo si fonda sopra la sua religione, siccome nello stesso
quaderno della Nuova Antologia, ove e Tarticolo dell'ono-
revole Gallo, scrive ilSenatoreVitelleschi.il quale conchiude :
« L'umanitk e cosl fatta. Si puo discutere il proprio compia-
cimento nel suo ordinamento, ma questo non puo cambiarsi
piu che non si possono mutare le leggi che governano 1'uni-
verso 2. »
Folle consiglio pertanto 6 stato quello del Ministro Gallo, di
volere snaturare Tumanita, posandone Teducazione sugli sci-
lomi del positivismo, anziche sulle massime e sui precetti della
Religione cattolica : non meno folle della guerra che i par-
titi popolari, vincitori nelle ultime elezioni municipal!, muo-
vono al catechismo, ai quali Milano, la loro principale for-
tezza, diede non ha guari risposta degna di se, colla do-
manda dell' insegnamento religioso nelle scuole, fatta dall'85
per cento dei suoi cittadini, cioe in concrete dalla totalita
dei milanesi cattolici.
1 ALLIEVO, luogo ova citato.
2 Nu&va Antologia, fasc. del 16 ott. 1900. Pag. 696.
526 LO STATO
Ed una profonda melanconia tutta avvolge ed opprime
I'anima, leggendo in un documento tanto grave, qual e la
Relazione teste indirizzata al giovane Sovrano dal Presidente
del Consiglio on. Saracco, che dovrebbe nella lunga vita
aver pure imparato qualche cosa, come i Governanti inten-
dano molto bene la necessita di difendere I'ordine sociale,
terribilmente minacciato, piu che colle leggi restrittive e colle
pene, « colla virtu della scuola e della pubblica educazione,
che forma il costume e la piu valida e la piu sicura difesa
sociale » ; ma nel tempo stesso manchi loro anche il rudi-
mentale concetto di quel che richiederebbesi a rialzare la
potenza educativa ed il prestigio della scuola, perche a cio
non sanno imaginar altra via, che migliorar le finanze dei
maestri e confondere viepiu gli ordinamenti scolastici, senza
un cenno a restaurazione di sentimenti e di pratiche della
Religione, in cui e moralita, e retto vivere civile, ed ogni
ordinamento di tranquilla convivenza sociale s'imperniano.
VI.
Non dovrebbero aprire gli occhi tutti gli onesti, tutti i
veri amici dell' educazione popolare, e intendersi e stringers!
in fascio potente, affin di redimere 1'istituzione della gio-
ventu italiana, in tutti i suoi gradi, dagli artigli di gente
che ne vuol fare propaganda ogni di piu attiva di laicismo,
distruggitore della coscienza religiosa? Non si vede da eccle-
siastici, da laici, dai genitori soprattutto e dalle famiglie,
far si ogni di piu ur gente la necessita di lavorare, con energia
di voleri e con efficacia di mezzi, per la liberta dell'inse-
gnamento '?
II. Governo liberale, aizzato dalle sette massoniche, an-
zich^ allargare le maglie di ferro del suo monopolio, le va
restringendo e serrando sempre piu. Ha paura della liberta.
Acciecato da questa paura, tira giu all7 impazzata colpi di
scure sugii istituti secondarii privati, per iscalzarli e schian-
tarli, ove gli riuscisse, credendo con cio di salvare dall'ec-
cidio Tltalia una e la sua capitale intangibile ; e Ton. Gallo
EDUCATORS 527
non arrossisce, egli, padrone e donno di una ventina di Univer-
sit£, di centinaia di grandi ginnasi e licei, di Convitti nazionali,
di scuole tecniche, normali e magistral!, non arrossisce, di-
ciamo, d'intimare una guerra piccina e gretta al pareggia-
mento di qualche modestissimo Istituto, retto da ecclesiastic!,
e persino alle scuole che le Congregazioni religiose hanno
alPestero, perche, dice che queste bestemmiano nelPidioma
italiano Punita della patria, tra i forestieri, e che « qualunque
insegnante d'Istituto pareggiato, nelP insegnar la storia, puo
corrompere Panimo piii appassionato per ogni santo ideale
patriottico 1. »
Ma come intende costui la liberta ? Se la liberta, come
il liberalismo ha ssmpre finora gridato ai quattro venti, e
Parma sicura ed invincibile per la conquista di tutti i nobili
ideali di verita e di giustizia, non abbia tante paure. Accetti
la battaglia da combattersi lealmente ad armi pari, e vada
franco, che quegli ideali patriottici, da lui proclamati santi,
trionferanno sempre, e dalla lotta non potra loro venire che
maggior gloria e splendore. 0 che? incomincierebbe forse a
dubitare an che della giustizia e della verit£ di quegli stessi
ideali? Tanto maggiore anzi dovrebbe essere la larghezza
sua verso gP Istituti di educazione ecclesiastic!, perch& egli
riconosce che gli ecclesiastic! provarono di saper educare ;
laddove a questo scopo educative, che parrebbe stargli tanto
a cuore, le scuole tutte governative, per detto suo, hanno
finora sempre ed universalmente fallito. « Convien confessare,
egli scrive, che la educazione ecclesiastica 6 la sola che si
prefigga rigorosamente un fine, e che tutti i mezzi a questo
fine pazientemente conformi. I gesuiti, dal loro punto di
vista, sono stati percio gli educatori piu abili e piu efficaci 2. »
Si lascino dunque liberi di educare i preti ed anche i laid
cattolici, che volentieri si associano coi preti, in questa santa
missione : si lascino liberi di educare, non solo i gesuiti, ma
ancora tutte le altre Congregazioni religiose maschili e fem-
minili, che alia nobilissima meta delP educazione giovanile
• Pagg. 582-583.
2 Pag. 576
528 LO STATO
dedicarono eroicaraente la loro vita, per amor di Dio. Perch &
invece accanitamente combattcrli ? Perche inceppaiii? Per-
che volerli ad ogni costo spenti e tutta concentrata nelle
mani dello Stato 1'educazione della gioventu italiana?
II perche e facile inferirlo dall'articolo dell'on. Gallo
e da quanto noi stessi abbiamo fin qui discorso. Vogliono
una generazione d' Italiani che, in luogo di Dio, adorino
come un feticcio la Patria ; anzi neppure propriamente la
Patria, ma un assetto determinate di essa, architettato,
e mantenuto da settarii in odio al Cattolicismo, alia liberta
ed indipendenza sovrana del Supremo Pontificato: vogliono
Italiani che, al posto de' Santi, pongano Garibaldi, Mazzini
e i martiri della rivoluzione, che in un laicismo tutto car-
nale affoghino le aspirazioni soprassensibili del Cristianesimo
e gli eff'etti soprannaturali della Redenzione. E come a cio
1'educazione dei prcti e dei buoni cattolici non potra mai
acconciarsi, sia abolita, e lo Stato divenga unico educatore.
VII.
In qucsto generale disegno entra naturalmente, come parte,
1'avocazione allo Stato delle scuole elementari, che finora ven-
nero lasciate ai Comuni. Percio, come rilevasi anche dalia
Relazione dell' on. Saracco al Re, non si togliera il diritto
di nomina dei maestri ai Comuni maggiori, i quali pensano
gia da se a laicizzare Teducazione; ma solo ai minori, che
rimangono piu agevolmente sotto Tinfluenza religiosa. Quando
i Consigli Provinciali scolastici abbiano balia di mandarvi
maestri e maestre di loro genio, non dubitate che sapranno
scegiiere gli apostoli del laicismo.
Noi crediamo pertanto che la riforma proposta, nonostante
la sua relativa moderazione, sia da combattersi come peri-
colosa alia liberta delle coscienze : ne alcuno si lasci illudere
dalla speranza, che essa possa rialzare davvero, colle sorti
dei maestri, anche il livello dell'educazione nelle campagne,
e guarire la piaga di tanti analfabeti, onde all' Italia proviene
onta d' inferiorita rispetto ad altre nazioni. La recente sta-
tistica, pubblicata dalla Direzione Generale Primaria e Nor-
EDUCATORE 529
male per Tanno scolastico 1897-98, basta a dimostrare che i
1 Comuni sanno generalmente fare il loro dovere, dentro i li-
miti del possibile ; poich6 50,558 scuole son quasi tutte tenute
a cura e a carico del Comuni, che vi spendono da oltre 50
railioni. Lo Stato non potrebbe certo fare di piii ; ne ha vo-
lonta di farlo, dal momonto che tutto 1'onere della spesa
lascia, come prima, sulle spalle ai Comuni. N6 i Consigli
Provinciali od i ntiovi Direttori didattici, che si creerebbero,
opereranno il miracolo di avvicinare ai centri maggiori oltre
un milione di abitanti, dispersi cosi per gli aspri e romiti
<?asolari, che non possono mandare i figliuoletti loro alia scuola;
e neppure impediranno che i bambini, dovendosi, per le ne-
cessita delle povere loro famiglie, licenziare dalla scuola in
-eta tenerissima, dimentichino subito quel che hanno impa-
rato e tornino analfabeti.
Cosi e chiaro che i Comuni continueranno a fare enormi
sacrifizii, senz'altro risultamento effettivo, che di vedersi cre-
-scere in casa la baldanza e la sicurezza di maestri, i quali,
scelti dai Consigli scolastici senza molti riguardi al loro ca-
rattere morale e religioso, con criterii politici o puramente
tecnici, e fatti indipendenti dalla vigilanza locale, non por-
ranno piu limiti alle loro irreligiose manifestazioni. II Go-
verno avra forse guadagnato sostenitori alia sua politica, tutta
fatta di ateismo, di an ti cleric alismo e di rappresaglie contro
la Chiesa ; ma non se ne sara punto vantaggiata T istruzione
<e Teducazione morale delle popolazioni, e Tanarchia, che vo-
le va arrestarsi, fara viepiu baldo il suo cammino.
E tutto questo per la fisima di ordinare ogni cosa, pero
anche Teducazione del popolo italiano, al mantenimento del-
F unita politica tal quale & stata artifiziata per violenze di
sette, contro T indole stessa etnica e storica della penisola,
non per ispontanea cospirazione delle volonta. Uno scrittore
francese, elegante e vivace, dava non ha guari in un ar-
ticolo della Revue des deux Mondes, sotto il titolo : Aube
de Regne, un' analisi profonda di questo fenoraeno politico,
predicendone, con logica sicura, le conseguenze disastrose,
dalle quali, per altro, egli assai bene avverte non mferirsi
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1211. 34 20 novembre 1900.
530 LO STATO EDUCATORE
che sia da distruggere T unita nazionale, ma solo che debba
pensarsi se 1' opera non possa essere altrimenti rifatta. Noi
invitiamo a riflettere su quell' articolo i politicanti pertinaci,
che reputano di dover tutto sacrificare al mantenimento ma-
teriale e quasi superstizioso d' un sogno, il quale ogni giorno
piu chiaramente si va palesando, sotto gli occhi nostri,
fatale, massime per la irreparabile scissura che perpetua tra
la Religione e la Patria. Gl' invitiamo a considerare, col
medesimo nobilissimo scrittore, che « nella penisola, tutto si
& venuto modificando, ad eccezione dell'augusta protesta del
Vaticano, il quale deve vedere e vede piii alto e piu lungi
delF Italia, e non ha bisogno d'accomodare le sue massime
ed i suoi procedimenti ai capricci effimeri della storia » A.
Oh ! quanto presto e quanto bene si provvederebbe all'educa-
zione del popolo, se, d'accordo col Vegliardo del Vaticano,
se ne seguissero le norme e se ne ascoltassero i responsi !
I cattolici non possono accettare un concetto d'educazione
che prescinda dalla Religione. L'educazione, razionale e libero
avviamento della personalita umana alia sua perfezione, deve
abbracciare tutto 1'uomo, colla sua doppia finalita, terrestre
ed ultramondana : provvedere soltanto alia prima, e spezzare
1'armonia voluta dal Creatore, 6 togliere alia vita del fan-
ciullo reccitamento migliore ed anzi la ragione unicamente
salda e sicura di moralita ; non 6 insomnia educar veramente,
ma abusar del Potere per violentare le coscienze e farsele
schiave. A questo noi vi ci opponiamo e ci opporremo sempre
con tutte le nostre forze, siccome a cosa non solo anticatto-
lica, ma ancora antiliberale, antisociale, antinazionale.
Per la parte deWarticolo dell' on. Ministro Gallo, che
riguarda le ri forme da lui divisate nell' ordinamento degli
studii secondarily stimiamo meglio di aspettare chevengano
innanzi al Parlamento in forma concreta e precisa, per che
allora soltanto sard possibile lo sceverarne, con sicurogiu-
dizio, quel che vi pub essere di accettabile.
1 Revue des deux Mondes Tom. 161. Quad, del 15 settembre 1900.
Pagg. 297-325.
LA MEDICINA MODERNA
E
I MICROBII PATOGENI
Incertezze della medicina.
E scienza la medic-ilia? ehiese un giorno al famoso me-
dico seozzese G. Brown un suo intimo amico. « Tu mi pro-
poni una questione difficile, rispose 1'autore del Brownismo.
Se per scienza medica s'intende una cognizione certa di una
malattia e de' suoi rimedii, derivata dalla cognizione delle
cause che Thanno prodotta, la medicina non e ancora scienza,
e troppo cammino le resta a fare per divenirlo. Ma se per
scienza s' intende una probabile cognizione della malattia,
donde si deduce una cura ugualmente probabile, in questo
caso la medicina puo in certo modo decorarsi del nome di
scienza. »
Sono passati cent'anni dalla morte del Brown, e la sentenza
dell' illustre medico seozzese resta ancor vera. La medicina,
pur concedendole di aver fatto un progresso notevole, e ancora
ben lungi dall'essere quella scienza esatta che tanto si pregia
di essere. I medici che veramente studiano sono costretti a
cambiare di continue opinione intorno alia natura e alia causa
delle malattie, perche i fenomeni morbosi, manifestandosi ad
ogni istante sotto forme diverse, traggono in err ore anche
i piii accorti. La storia della medicina di questi ultimi cin-
quant'anni e la storia di opinioni discordi, cozzanti le une
colle altre, contrarie, disparate, e se altri vuol accertarsene
non ha che ad aprire uno dei quaranta volumi della gigantesca
enciclopedia di medicina e chirurgia edita dal Dott. Jaccoud,
per trovarne la dolorosa confer ma. Non v'e quasi punto della
medicina e delle varie sue parti che sia pienamente sicuro,
e sopra ogni questione vi sono in media da tre o quattro
532 LA MEDICINA MODERNA
opinion! diverse. Come un tempo non si vedeva che cogli
occhi degii arabi e dei greci, e si giurava per Ippocrate e
Galeno senza neppur intenderli, ora invece si e trascorsi
all'eccesso opposto, e ogni giorno che spunta trova un nuovo
sistema, una nuova cura, una nuova teoria sulla' natura e
sulle cause del morbo.
Eppure dopo tanti studii e dopo tante ricerche sappiamo
noi forse in che cosa consista la malattia? No. L'unica cosa
in cui tutti i medici convengono si e nell'affermare che con-
siste in imo stato contrario alia sanita, e ne sapete quanto
prima. Ciascuno la definisce secondo i suoi principii, e le
liti di Cos e di Cnido dividono anche al presente le scuole
di medicina. Si ricerca ancora indarno se la malattia sia spon-
tanea ovvero sia sempre dovuta a cause esterne all'orga-
nismo ; se quando un organo e ammalato anche tutto il resto
del corpo subisca qualche alterazione, ovvero ne vada esente;
se la malattia consista in qualche essere particolare che attacchi
gli organi e i tessuti, o si debba alle cellule stesse che dege-
nerando cambiano di compos izione chimica e cagionano la
malattia. La patologia, ossia studio della natura e della causa
della malattia, e ancora a' suoi principii. Per spiegare la ge-
nesi dei morbi si proposero una moltitudine di teorie piii o
meno dotte, piii o meno probabili, senza che nessuna di esse
abbia flnora ottenuto il comune consenso. Tenner o il campo un
dopo 1'altro rumorismo d' Ippocrate e di Galeno, i principii
contrarii del medio evo, il solidismo puro del Themison e del
Cullen, il fermento umorale del Willis e del Sylvius, 1'ebulli-
zione del sangue del Sidenham, i semi morbosi del Trousseau,
Teccitabilita e gli eccitamenti del Brown, il meccanismo del
Boerhaave, ranimismo dello Stahl, il virus specifico, i miasmi
aerei, il vizio psorico, le ostruzioni o ingorghi dei tessuti,.
le alterazioni cellulari, le ptomaine o veleni alcaloidi e flnal-
mente i germi microscopici, conosciuti sotto il nome di mi-
crobii. « Ed ora, domandera il lettore, in che consiste nella
sua essenza la modificazione che subisce Torganismo sotto
Tazione delle cause esterne ed interne che cagionano la ma-
E I MICROBII PATOGENI 533
lattia? Questo e certamente il mistero del misteri. II dovere
della scienza & di constatare la modificazione morbosa, non
di spiegarla *. » E dopo questa confessione fatta da uno del
professor! dell'arte salutare, avra ancora diritto la medicina
di portare con dignita la livrea della
Danni di questa incertezza.
Se non che mentre i dotti si accapigiiano fra di loro sul
valore dei sognati sistemi, gli ammalati, non curati conve-
nientemente, perdono la vita. In altri rami dello scibile umano
le differenze di opinion! e i divers! sistemi poco danno pro-
ducono airumanita, ma non cosi quando si tratta della me-
dicina. « Le sort! della patologia, ha scritto il chiaro Da-
remberg 2, sono intimamente legate a quelle della fisiologia,
onde ogni errore in questa cagiona un'aberrazione parallela
in quella. » Gli error! che si commettono nella cura terapeutica
provengono quasi sempre dalla diagnosi, e questa dipende
in gran parte dal sistema che segue il medico. Quel sistemi
esclusivi, che vogiiono ridurre ad unita tutte le cause delle
malattie, benche diversissime, anzi spesso contrarie le une
alle altre, hanno dato origine a metodi curativi parimente
esclusivi, che sono 11 vero flagello della medicina moderna
come furono deH'antica. Ha torto ugualmente quel medico
che pretende di curar tutte le malattie col sistema omeopa-
tico, e quello che usa esclusivamente Tallopatico. Per alcuni
.Tidroterapia e tutto? per altri Telettromeopatia. Questi cura
o pretende curare tutti i morbi colla elettricita, quegli segue
entusiasticamente la novissima terapia dei supplement! chi-
mici o la massoterapia. Tizio per ogni malattia prescrivc Tanti-
pirina; Caio uno specifico da lui stimato panacea universale.
1 Dott. RAYNAUD MAURICE, all'arti(*olo Maladie\w\ Nouveau Diction-
naire de Medicine et de Chirurgie pratique, Paris, Librairie J. B. Bail-
liere et Fils 1875, Tom. 21, pag. 475.
2 CH. DAREMBERG, Histoire des Sciences medicales ; 2 vol. in 8.°
Paris 1870.
534 LA MEDICINA MODERNA
Alcuni hanno messo in Yoga per ogni morbo uno specifico di
medicine allopatiche in dose omeopatica, altri invece suggeri-
scono ad ogni gruppo di malattie affini, un gruppo analogo di
medicine. E quasi cio non bastasse, vi sono i bagni di aria fredda
e calda, i bagni di luce naturale, di luce elettrica, di luce co-
lorata, la ginnastica curativa svedese, la tedesca, 1'inglese,
e, crediamo, anche I' Internationale. Ma intanto con tutti
questi metodi e sistemi, si e forse riusciti a trovare una cura
certa di una sola malattia? La risposta ai periti dell'arte
salutare. « La storia della medicina in questi due ultimi se-
coli, scriveva trent'anni or sono il sopra citato Daremberg,
e la storia di un lungo combattimento per cacciare il misti-
cismo dal suo seno. Ottenuta la vittoria, siamo ora trascorsi
aU'eccesso opposto: quando un dottore ha dato la formola di
un fenomeno patologico, crede di aver fatto tutto, ne si ricorda
che fine della medicina e guarire, non limitarsi solamente a
descrivere un fenomeno morboso. »
Difficolta dell'arte salutare.
Tuttavia, non vogiiamo con cio dir male dei cultori della
medicina e delle scienze affini. L'arte salutare e difficilissima,
e non per niente ci avverte la Scrittura di onorare il medico
per necessita che abbiamo di lui. Le altre scienze procedono
da principii certi, ammessi da tutti; sanno donde vengono e
dove vanno. Niente di tutto cio nella medicina. I fenomeni
organici, e in modo particolare le manifestazioni morbose, sot-
tostanno alle influenze deH'ambiente, e cambiano visibilmente
secondo i luoghi, le stagioni, le stirpi, le eta? i sessi, i tem-
peramenti? Tatavismo, le passioni e simili, onde la stessa
malattia piglia gli aspetti piu diversi, e ci si puo gabbare
anche il medico piu accorto. Si aggiungano i sistemi e le
dottrine mediche erronee, le quali, da sole, bastano a met-
tere un medico poco esperto sulla falsa strada e ad uccidere
I'ammalato. E nota7 per esempio, anche ai profani la divi-
sione delle malattie in primarie e secondarie. L'idea e feli-
E I MICROBII PATOGENI 535
cissima, e tenuto con to dell1 unite somma del composto umano,
si capisce bene che una malattia di un organo principale
debba produrre per varie ragioni uno seoncerto piu o meno
note vole in varie altre parti del corpo. Ma sono d'accordo
i medici nel dar la lista delle cosi dette malattie primarie e
delle secondarie? Anzi, e egli possibile a rigore di logica
una simile enumerazione? Non puo, posta una diversa causa,
essere oggi malattia primaria quella che ieri in uno stesso
o in un altro ammalato era secondaria? II dott. cav. de Ste-
fano ' in cinquant'anni di esperienza ha messo in chiaro che
certe malattie, le quali, ancora si dicono e si credono pri-
marie, come le alterazioni nervose e funzionali del cuore,
Tasma bronchiale, la nevrastenia, T isterismo, la malacia, la
cirrosi ipertrofica del fegato, la diarrea biliosa, Talbuminaria,
il diabete e altre parecchie, non sono che epifenomeni del
catarro di stomaco ; e ne 6 prova invincibile il fatto che tutte
e sempre guarirono non appena scomparve il catarro di sto-
maco che le avea cagionate.
Pero, la radice del male sta nel voler fondare la scienza
medica sopra un sistema piu o meno esclusivo, onde essa
diventa una teoria a priori, e per provarla vera, si violenta
Tosservazione e T esperienza dei fatti a dimostrare quello che
non dimostrano punto. Qui sta Terrore, il quale tuttavia pro-
cede da piii alte cagioni.
E cosa nota anche ai bimbi che nell'universo e perfettis-
sima unita e quasi inflnita varieta. L/unita risulta dalla re-
lazione, dall'attinenza e dal collegamento vicendevole dei varii
esseri che lo compongono, donde segue che « investigando il
Cosmos si arriva alia conoscenza della connessione tra le forze
della natura, e il sentimento intimo della loro dipendenza
mutua 2. » In questa connessione e dipendenza mutua con-
siste propriamente 1'ordine, merce il quale, la molteplice va-
1 DK STEFANO OTTAVIO dott. cav., Epifenomeni del catarro di sto-
maco che si credono ancora malattie primarie, Napoli, A. Delle Donne,
editoi*e, Via Atri 31, 1900 in 8.°
2 HUMBOLDT, Cosmos, vol. 1° Paris, 1855.
536 LA MEDICINA MODERNA
rieta dell' universe si riduce a perfettissima unita. Si osservi
pero che tale unita e unita di ordine finale, non unita di
principii materiali e formali. E unita che risulta dalla con-
nessione ammirabile delle parti col tutto, e della mutua di-
pendenza tra loro, non dalla soppressione dei moti ed ordi-
namenti particolari e della propria autonomia dentro a certi
limiti. E unita di causa prima efficiente ed esemplare, non
di cause seconde e formali. La varieta poi si ottiene dai moti
ed ordinamenti particolari, donde ciascuna parte deH'universo
appare quasi autonoma e padrona di se, non soggetta a stra-
nie influenze. Cio posto, oggetto delle scienze non metafi-
siche e di cercare le cause immediate dei fenomeni natu-
ral!, la loro natura, e le varie leggi onde quell! sono retti,
e non gia di costringere a forzata unita di causa e di leggi
la molteplice variety dell'universo. Da questo esagerato istinto
e desiderio di unita, • che I'uomo sempre e in ogni cosa ma-
nifesta, tutte le scienze, quali piu, quali meno, hanno avuto
a soffrire. La fisica antica ridusse tutte le cose a constare di
quattro elementi, e noi sappiamo con quanta ragione ; i varii
sistemi filosofici oscillarono continuamente lungo il corso dei
secoli fra il monismo e il dualismo, ne ancora hanno trovato
quiete nella verita *; I'astronomia, fra altri errori, disse i
cieli coll'Halley e coll'Olbers una serie non interrotta di
stelle 2, mentreche, invece, Tosservazione ci mostra il con-
trario ; la biologia poi cerco dimostrare col Darwin che ogni
specie di viventi si svolge e si trasforma da un germe unico,
a quel modo che si svolge dal bruco la farfalla. Tutte queste
scienze si lasciarono in cio trasportare da un desiderio esa-
gerato di unita, e pero incapparono in brutti error!.
Ma forse piii di tutte le altre, la scienza medica incaglid
in uno scoglio tanto funesto. Se-ben si osservi, tutti i sistemi
di medicina da noi sopra enumerati, si possono ridurre a tre
1 Cfr. A'UGUSTO CONTI, L'armonia delle cose. Firenze, Successor! Le
Monnier 1898. Vol. 1° pag. 262 e seg.
* A' nostri giorni e in voga la teoria dell'etere intrastellare, e col-
1'etere si deve spiegar tutto!
E I MICROBII PATOGENI 5o7
o quattro solamente, e quest! si restringono nella loro essenza
ad un fatale monismo o dualismo. Eppure niente e piu con-
trario alia ragiorie ed alia quotidiana esperienza. Infatti, es-
sendo cosl varii i tessuti del corpo, e molteplici i suoi ele-
ment! chimici, perche ma! dovrebbe essere uno solo il modo
della loro degenerazione, uno solo il disordine cellulare, uno
solo il vizio psorico, uno solo il tossico die le cellule dege-
nerando producono ? Non sarebbe piu conforme a buon razio-
cinio e a scienza vera il tenere per fermo che cause diverse
danno origine a disordini e lesioni organiohe diverse, donde
anche una vis morbi proporzionata alia ris causae? Ci consta
che una stessa malattia puo venir prodotta da diverse cause.
Ottimarnente; ma siei-e voi certi che e veramente la stessa
malattia quella che tale vi sembra ? E in caso la scienza di
assicurarci che la lesione organica del tetano traumatico e
in tutto identica alia lesione conseguente al tetano idiopa-
tico, o a quello prodotto artificialmente per eccitazione del
gangii cerebro-spinali? E propriamente la stessa, la lesione
cutanea cagionata da un acarus qualunque, e 1'irritazione
prodotta da una delle tante malattie della pelle? E non sono
quasi infinite le cause che possono modificare attivamente
la natura e il progresso di un fenomeno morboso? Tenete
dietro alle trasformazioni meravigliose di un frutto, di un
boccone di pane, di un catollo di carne lungo il tubo dige-
stivo e i tessuti fino ad essere incorporate neir individuo vi-
vente e senziente, e poi ditemi se potete descrivere il pro-
cesso contrario, e dar nome ai diversi stati pei quali passa
la materia quando, avendo lavorato la vita, stanca e non
piu atta al lavoro vitale, degenera e viene espulsa dall'or-
ganismo. Se dunque, torniamo a ripetere, tante sono in realta
le cause prossime e remote, interne ed esterne della malattia,
perche volerle tutte ridurre ad una sola, fabbricando sistemi
esclusivi che non solo sviano la scienza tisiologica e patolo-
gica clal retto sentiero, ma di piu fanno della terapeutica un
grande inganno e nulla piu?
538 LA MEDICINA MODERNA
I microbii.
Quanto siamo venuti dicendo fin qui, si deve in modo par-
ticolare applicare al sistema ora piu in voga, vogliamo dire
alia batteriologia e alia sieroterapia. In questi ultimi ven-
t'anni si e voluto fare del parassitismo una legge universale,
e una certa parte dei cultori della scienza non veggono che
microbii. I batteridi non si contano gia a milioni, ma a miliardi
di milioni. L'aria ne e talvolta impregnata. Per sfuggire
all' azione deleteria di queste spore audaci bisognerebbe
vivere abitualmente a tre mila metri di altezza, perche,
dice la scienza, i microbii non si levano tan to alto ; ov-
vero seppellirsi un quattro o cinque metri sotto terra, non
amando essi le regioni tenebrose del sepolcro. Fortunati
i morti che almeno essi non hanno a combattere coi microbii
dell' ambiente ! Non sputate per terra, vi avverte, dopo Pa-
rigi, il S. P. Q. R. perche il vostro sputo formicolera in
breve ora di microbii, che daranno Tassalto ai pacifici citta-
dini. Non segnatevi coll'acqua santa, vi ammoniscono certi
giornali, perche quelle pile sono una vera coltura di bacilli
patogeni. Non appressate la mucosa della bocca alia grata
dei confessionali, dicono altri, poiche essa e coperta da uno
strato di bacilli avvelenatori. Non frequentate i teatri, le
osterie, i ritrovi di piacere, diremo noi, perche ivi 1'aria &
satura di ogni genere di batteridi. Guardatevi dal baciare
le persone a voi care, perche tutta la pelle del nostro corpo,
anche quella del volto piu bello, e coperta da un denso
strato di stafilococchi bianchi, cattivi, birboni, infettivi oltre
ogni dire. Nulla diremo poi dei cibi : salvo che non vi rasse-
gniate ad inghiottirli caldi, bollenti, anzi ardenti, insomnia
a 140 gradi, voi non sarete mai sicuri di non avere ad in-
gollare piu microbii che cibo. E non crediate gia che giunti
quei mostri nelle oscure profondita dello stomaco trovino ivi
la morte. Ne manco per sogno ! Molti, e vero, muoiono, ma
i piu vi s' ingrassano e moltiplicano a dismisura; e conti-
E I MICROBII PATOGENI 539
nuano la passeggiata trionfale pel canale intestinale, di 1&
pigliano tutto le trincee, assalgono tutti i luoghi meglio difesi,
devastano e divorano ogni cosa. Ma 1'acqua, 1'acqua e 1'ele-
mento prediletto del batteridi! Essa ne genera o riceve ad
albergo un numero sterminato : secondo il Miquel, un litro
dell'acqua della Senna ne contiene oltre a dodici milioni,
e un litro dell'acqua piovana, che pure n'6 quasi priva, presso
a trecento mila.
E volesse il cielo che tutti questi microbii, questi bacilli,
spirilli, vibrioni, virgole, cocchi, ecc. ecc., fossero inerti od
innocenti ! Tutt'altro ! Un gran numero fra loro appartiene
alia mala genia dei traditori e degli assassini, e si affaticano
giorno e notte per assassinare i loro ospiti cortesi. Sono la
camorra, la teppa e la mafia del genere umano! Nei tene-
brosi loro conciliaboli, tenuti nel segreto delle cellule, negli
interstizii e neir intimo dei nostri tessuti, persino dentro il
nostro sangue, come vogiiono alcuni, vanno aguzzando le
spade, colle quali ci danno morte, non sempre rapida, ma
sempre sicura. I protisti patogeni sono innumerevoli, e quelli
che noi conosciamo o almeno crediamo di conoscere, formano
gia una grossa schiera. Vi e il bacillo del carbonchio antra-
cico, del carbonchio sintomatico, dell' edema maligno, della
tubercolosi, della lebbra ; lo spirillo del colera asiatico e quello
del colera nostrano ; il bacillo del tifo addominale, della difte-
rite, dell' influenza, del tetano ; il batteride del vaiuolo ; il
microbio della malaria, quello della rabbia canina, il micro-
cocco della pneumonite, lo streptococco dell'eresipela, la
grande falange dei micrococchi piogeni, e dei micrococchi
sifilitici, (* molti altri che i batteriologisti hanno gia trovato
e stanno trovando a questo momento, nei laboratorii batterio-
logici delle cinque parti del mondo. Dinanzi a pericoli co-
siftatti, pericoli reali, multiform!, subdoli, costanti, universal!,
quasi inevitabili, non sarebbe cosa prudente, come gia Amleto
meditante il suicidio, deciderci a morir subito, e dire col-
1'eroe di Shakspeare:
540 LA MEDICINA MODERNA
To be, or not to be, that is the question. -
To die : to sleep i
No more, and by a sleep to say we end
The heart-ache, and the thousand natural shocks
That nesh is heir to, 'tis a consummation
Devoutly to be wished 1.
I fondamenti scientific! della batteriologia.
Fuori di celia. Quali sono i fondamenti della scienza bat-
teriologica? Passera essa intatta, o migliore del presente, ai
nostri posteri, oppure, come tanti altri sistemi monistici e
dualistici, uscira di moda, e restera ricordo vano nella storia
della patologia e nulla piii ? Sarebbe troppo audace ed impru-
dente chi volesse rispondere a tanto quesito. Questo tuttavia
sappiamo di certo, che al presente, nella evoluzione del si-
stema batteriologico, attraversiamo la fase deU'entusiasmo,
e che I'entusiasmo (cagionato probabilmente da un microbio,
forse il micrococcus enthusiasm!) appartiene piii al dominio
della patologia che a quello della psicologia, onde non deve
recar meraviglia, se i batteriologisti, sotto Tazione di quel
microbio, sono andati al di la dei limiti della vera scienza.
Pero e legge universale nella storia dei varii sistemi scien-
tific!, che al periodo dell' entusiasmo succede una reazione
salutare, la quale mette generalmente le cose al loro posto
e rende unicuique suum. La reazione contro la batteriologia
spinta aU'eccesso sta per cominciare, e gia se ne veggono
in diverse parti del mondo scientifico i segni precursor!. Ci
fu non ha molto una levata di scudi contro la batteriologia,
o meglio la sieroterapia in Francia, e poco dopo in Germania.
Ora si fa innanzi T Inghil'terra, nella persona di alcuni ce-
1 < Mi debbo io ammazzare? questo e il quesito. Morire ! Dormire!
Nient'altro! E con un voltar di fianco poterla finire una buona volta
con gli strazii del cuore e i mille accidenti naturali (vale a dire i mi-
crobii) che sono il retaggio di nostra carne ! E una gran bella cosa, e
da desiderarsi assai! »
E I MICROBII PATOGENI 541
lebri medici di quella nazione. Infatti nella Westminster
Review * del settembre pr. pass, e stato pubblicato un arti-
colo che porta questo titolo significativo : « Sono i microbii
intrinsecamente patogeni »? e 1'autore, Maurice L. Johnson, con
buon nerbo di argomenti, sostenuto dal giudizio di scietiziati
insigni e da uno stringentissimo raziocinio, prova che se pure
i microbii esistono, sono di per se perfettamente innocui, e
contraggono le quality morbose che spesso mostrano, dall'am-
biente ammalato in cui per caso si trovano.
Noi non negheremo 1'esistenza stessa dei microbii, poiche
essi esistono veramente : non chiameremo con una parte non
piccola della scienza medica inglese, la teoria dei microbii pa-
togeni « uno scientifico ignis fatuus » 2 una « chimera » ed un
« errore gigantesco » a gigantic mistake 3. Ci limiteremo so-
lamente ad aggiungere a quelle del dott. Johnson alcune nostre
osservazioni di or dine strettamente scientifico.
E innanzi tutto, supposta e non discussa la realta dei mi-
crorganismi in quest ione, ci facciamo lecito di rivolgere alia
scienza batteriologica tre question!, dalla cui soluzione di-
pende in gran parte 1'esistenza e il futuro progresso di lei.
Qtiali sono le conclusioni attuali della scienza sulla natura
dei microbii, sulla loro struttura, sui loro movimenti, sulle
loro differenze specifiche '? La scienza intorno a questo primo
punto e ancora discorde. I piu dei batteriologisti fanno dei
microbii tanti piccoli esseri vegetali ed organizzati, e si ap-
poggiano per provar la loro tesi sui cosi detti movimenti
spontanei dei microbii, sopra la loro incredibile fecondita,
1'uguaglianza delle dimension!, la regolarita delle forme e
i caratteri chimici. Ora tutti questi argomenti non solo sono
dubbii, ma da un gran numero di fisiologisti vengono a dirit-
tura confutati. II carattere della mobilita non conchiude niente,
1 7V Westminster Review. September 1900. MICROBES : Are they
inherently pathogen ic-V />// Maurice L. Johnson. London 15 Bedford Street,
Strand.
2 Ibid., pag. 326.
* Ibid., pag. 328.
542 LA MEDICINA MODERNA
perche lo stesso microbio, per confessione comune, si pre-
senta alle volte nella piu assoluta immobi'lita, e per contrario,
posto in diverse circostanze di nutrizione, secondo il Conn, o di
contrazione protoplasmica, secondo il Van Tieghem, offre in uno
istante i movimenti piu svariati. Inoltre, le opinioni sulle
ciglia vibratili, considerate dalla scienza come organ! loco-
motori del microbii, sono ancora cosi varie, discord! e fra
loro cozzanti : tanto grande e il pericolo di prendere per mo-
vimento proprio ai microbii il cosi detto movimento brown-
iano i : ed e cosi difficile una sicura osservazione microsco-
pica, da indurre in ogni sereno pensatore un dubbio ragio-
nevole sulle loro qualita dimotori, e persino sulla loro esistenza.
Ma gia, i batteriologisti non si perdono per cosi poco : i mi-
crobii non hanno punto bisogno di gambe per muoversi, e
n'e prova il fatto indisputabile che molti microbii essendo
privi di ciglia vibratili, pure si muovono, oscillano, rotano,
vibrano e guizzano come tanti demonii. L'uguaglianza delle
dimensioni e la regolarita delle forme non provano nulla,
perche a detta di molti batteriologisti, lo stesso microbio
« puo prendere le forme piu diverse: prima apparire come
una spora germinale, poi diventare uno spirillo, quindi un
bacillo, poscia aggrupparsi con altri, indi isolarsi dibel nuovo,
e via con queste metamorfosi in infinitum » 2 onde lo stesso
Nageli, gran batteriologista, 6 costretto a confessare che « una
medesima specie di microbii, dopo alcune generazioni prende
1 B infatti i batteridi « nella condizione di riposo offrono a;*eneral-
mente il movimento browniano » proprio come qualunque altro pulvi-
scolo. LEOPOLDO MAGGI. Protistologia, Ulrica Hoepli, 1882, pag. 53. Si
aggiunga inoltre, che i recentissimi esperimenti di Allan Maefaydan e
Sydney Rowland fanno pm che sospettare che la mobilita dei microbii
sia dovuta semplicemente a cause meccaniche, sia cioe browniana. Infatti,
avendo essi sottoposto per dieei ore i bacilli del cholera, del tifo e del la
difterite a un freddo artificiale di 250 gradi centigradi sotto zero, i mi-
crobii non mostrarono alterazione alcuna, ne quanto a forma e struttiira,
ne quanto al vigore delle colture susseguenti. Non e cosa ammirabiley
anzi appena credibile, che cor pi vim possano sopportare senza morirne
wn freddo cosi intense? — Cfr. The Dublin Review. No. 255, 1900 p. 378.
8 The Westminster Review citata; pag. 326.
E I MICROBII PATOGENI 543
successivamente delle forme different!, variabili morfologi-
camente e fisiologicamente.... Le medesimc forme danno il
tifo o la febbre ricorrente o il colera o la febbre intermit-
tente » Ml carattere della fecondita prova ancor meno, perche
anche i pulviscoli del Brown veduti sotto il microscopic si
dividono, si scindono, si rompono, scoppiano, e si sporificano
ne piu ne meno, dei microbii. Cio posto, mancherebbe forse
al rispetto dovuto alia scienza chi, essendo profano, pensasse
che i batteriologisti vedono molto spesso davanti all'obiet-
tivo dei loro microscopii delle lucciole per lanterne?
Restano i caratteri chimici per determinare la natura vege-
tale ed organizzata dei microbii, ed anche quest! non sono piii
cert! degli altri. Circa la composizione chimica delle cellule
vegetal! ed animali, il Robin, e dopo di lui altri batteriologisti,
hanno ammessa come certa, sicura, infallibile e non piu di-
sputabile, la teoria fisiologica del Blainville, che insegna, i
principii ternai'ii predominare nelle piante, mentre per con-
trario i principii quaternarii azotati prevalgono negli ani-
mali. Accettata questa teoria, il Robin ed altri hanno con-
chiuso che i microbii appartengono alia classe dei vegetali
organizzati, e non sono punto animali come altri sospetta-
rono. Ma e forse certa^la teoria del Blainville? Evvi mai chi
sia tan to ardito da dirla sicura ed infallibilmente vera? II
Kolliker, grande autoritk in fatto di istologia, ci assicura
che « vi e un'assoluta identita chimica ed istologica tra il
plasma primitive delle cellule animali e quello delle vegetali,
e anche fra le cellule gia formate dei due regni sono tali e
tante le analogic che riesce difficilissimo il distinguerle con
sicurezza » 2. E. lo stesso Blainville e costretto confessare che
quasi tutti i caratteri chimici sono comuni ai due regni ve-
getale ed animale, e non differiscono che nelle proporzioni
diverse, cioe nel piu e nel rneno. Ora bastera forse il piu e
J Dr. NAGELI presso G. CAXESTRIXI, Ilattertologia, seconda edizione,
I'lrico Hoepli, Milano 1896, pag. 64.
2 A KOLLIKER. Elements d' histologie humaine, Paris, Victor Masson et
Filx, pag. 5, 19, e st»g.
544 LA MEDICINA MODERNA
il meno a far differire due esseri non pur di specie ma per-
fino di genere? Si leggano le pagine magistrali che sulla
composisione chimica delle cellule vegetati ed animali ha
lasciato scritto il celebre Wundt *, e giudichi il lettore dei
fondamenti della batteriologia. Quanto stiamo dicendo e cosi
vero che THaeckel e molti altri batteriologisti, disperando
di riuscire a scoprire la segreta natura dei microbii, ne fe-
cero a dirittura un regno a parte, ne animale n6 vegetale,
ed associandoli colle monere, colle diatomee e cogli infu-
sorii flagellati crearono di sana pianta con un fiat onnipo-
tente, il regno dei prothti 2. E con cio la scienza rimase sod-
disfatta, e i profani intorno alia natura dei tanto temuti
microbii ne sanno quanto prima, cioe nulla di nulla.
Secondo quesito : si danno veramente dei microbii intrinse-
camente patogeni? cio6, sono essi in se stessi morbosi, oppure
contraggono le qualita tossiche che mostrano, dall'ambiente
ammalato, nel quale si trovano e vivono? Alcuni fra i corifei
della batteriologia e della patologia affermano che vi sono
veramente dei microbii intrinsecamente patogeni, ma un gran
numero di altri scienziati lo negano risolutamente, e la ra-
gione e i fatti, a nostro credere, stanno per questi ultimL
Infatti, e cosa ormai perfettamente provata che gli stessi mi-
crobii detti patogeni, si trovano comunemente negli ammalati
e net sani. « II professor Mercoli tiene gli streptococchi e gli
stafllococchi piogeni per causa specifica della rachitide: eppure
egli stesso confessa che cotali microbii si trovano costante-
mente in bocca di bambini sani e vengono da loro inghiot-
titi senza punto soffrirne 3. » II tubo digestive di persons per-
1 AY. WUNDT,, Nouveaux Elements de Physiologic humaine, Paris 1872,
pag\ 19 e segueiiti.
- Cfr. HAECKBL, Das Protistenreich, Leipzig, 1878, dove occorrono
le seguenti parole : « II protoplasma chiamato da Huxley la base fisica
della vita, tanto nei vegetali che negli animali assorbe ossigeno,
esala acido carbonico, e produce calore e luce... onde gli scambii delle
sostanze, le trasformazioni dei material! osservate nei Protisti (microbii)
non ci recano iiessun schiarimeiito sulla loro vera natura. »
3 Presso la Westminster Review citata, pag. 326.
$ I MICKOBII PATOGENI 545
fettamente sane, formicola abitualmente di microbii patogeni,
dunque quest! non sono necessariamente tali. II professor
Kanthack ha dimostrato che il bacillux coli, uno del piu viru-
lenti, e un costante inquilino del nostro intestino <• la sua
presenza non ci fa n6 caldo 116 freddo !. II celebre bacillo
virgola del Koch, generatore del cholera, 6 stato trovato spesse
volte anche nelle fecce di non cholerosi : e un innocuo abita-
tore delle acque lacustri dell' India, insieme agii eleganti fiori
di loto e alia bellissima nymphaea superba, e probabilmente
e un povero calunniato e nulla piu. Infcitti, nel recente cholera
di Calcutta, 1'ufficiale sanitario di quella citta ha dichiarato
ufficialmente che, esaminata batter iologicamente 1'acqua po-
tabile, non vi aveva trovato ne anche un bacillo virgola del
Koch, mentre d'altra parte consta che il cholera scoppio in
seguito a grande umidit& e ad un repentino abbassarsi della
temperatura. In questo caso almeno il cholera di Calcutta del
settembre pross. pass, fu cagionato non dai bacilli virgole
del Koch, ma da un volgare colpo di freddo 2. Inoltre, non si
dimentichi che un gran numero di scrittori come lo Strauss,
il Finckler, il Lerois ed altri, hanno messo in dubbio il pro-
cesso e le conclusioni del Koch, n& hanno per anche ritrat-
tato la loro opinione 3. E quanto abbiamo detto pei microbii
del cholera, valga per quelli di tutte le altre malattie, essendo
tutti nello stesso caso.
Nel marzo dell' an no scorso, Giorgio Granville B-intock
M. D., F. R. C. S. E. tenne dinanzi alia Societa britanoica
di ginecologia una conferenza, dove sfato a dirittura tutta
intera la teoria dei germi generator! delle malattie, e con-
chiuse colle parole seguenti : « Credo dunque di aver di-
mostrato che i veleni del vaiuolo, del vaccino e della si-
filide non sono e non possono essere il prodotto di un ba-
1 Ibid., pag. 328.
1 Relaxione dello Statesman, portata dal Madras Ww.kli/ ^fall del
4 ottobre 1900.
8 Cfr. il magistrate art4colo di J. SCIIMITT sui ^^w^obii nel Dizionario
di Mtdicina e di Ohirurgia sopra citato, vol. 40, pair. ^-'51 c sog.
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1211. 35 22 novembre 1900.
546 LA MEDICINA MODERNA
cillo ; che il bacillo del Loeffler non e un elemento costante,
e quindi non puo essere essenziale alia produzione della difte-
rite; che nel caso della gonorrea, r elemento essenziale non
e il gonococco ; che il bacillo del tifo non ha nulla che fare
col tifo; che questo bacillo non puo vivere nelle fogne, e non
fu mai scoperto nell'aria infetta da vicina fogna, e pero non
si puo attribuire a lui come a germe la febbre tifoidea; che
nelle epidemic di Maidstone e King's Lynn (in Inghilterra)
non si pote mai dimostrare che 1'acqua fosse contaminata
dalla presenza del bacillo del tifo; che non c'e ancora dimo-
strazione, degna di questo nome, che la tubercolosi sia do-
vuta al bacillo tubercoloso (il quale del resto si distingue poco
0 nulla da quello della lebbra); che il bacillo virgola non
puo considerarsi come 1' essenziale generatore del cholera, e
lo stesso deve ripetersi della peste e del suo microbio; che
1 cosi detti microrganismi patogeni si trovano costantemente
in circostanze compatibili colla migliore sanita, e che in molti
casi non solo sembra che facciano, ma fanno realmente bene
alia sanita. Tutte queste cose, che sono fatti, non opinioni,
capaci di dimostrazione e di prova, mostrano ad evidenza
che la dottrina moderna della batteriologia e un err ore gi-
gantesco; che noi stiamo all' alba della reazione, e che pos-
siamo predire che, fra non molto, si arrivera a dimostrare
che i varii bacilli compiono un salutare ufficio neU'economia
della natura l. »
E queste conclusion! del Bantock sono state confermate e
provate vere con copia grande di fatti, dai dottori Adams,
Foster Palmer, Maurice L. Johnson e molti altri. Si tiene ora
da parecchi che il tetano sia di origine microbica ; ma i vivi-
sezionisti lo sogliono produrre artificialmente negli animali,
stimolando coll'elettricita certi centri nervosi. Come puo mai
1'irritazione dei ganglii cerebro-spinali generare uno specifico
microrgariismo ? Si dovra tornare ad ammettere la genera-
zione spontanea, non piu ex putri, bensi ex stimulo? Inoltre,
qualche volta il tetano idiopatico e cagionato da una forma
1 The Westminster Review sopra citata, pag. 328.
E I MICROBII PATOGENI f>47
di dispepsia, sopravviene al delirium trcmens e perfino ai ge-
loni : or si domanda : in questi casi, come mai entro il bacillo
nel sistema? E giacche abbiamo portato 1'esempio di una rna-
lattia a serie morlx^a, quante volte non s' incontrano dai
medici di cosiffatte malattie, le quali partendo da piccoli prin-
cipii, spesso da un raffreddore, da un reumatismo, dalla scar-
lattina o simili, passano per varie fasi e conducono Tamma-
lato a morte ! Or bene, in questi casi, alcune di quelle fasi,
spesso anche molte, sono malattie riputate ora microbiche,
parassitarie : si pregano i batteriologisti a spiegare la subi-
tanea comparsa e la meravigliosa trasformazione dei microbii
corrispondenti alle varie fasi della malattia. Sarebbe forse il
microbio un altro deus ex machina, disceso dal cielo per scio-
gliere il nodo della tragedia?
Quanto non si e parlato in questi giorni del microbio
della malaria * ! Una decina di anni fa i batteriologisti Klebs
e Tommaso-Crudeli trovarono il bacillo della malaria nel-
1'aria, nel suolo e nell'acqua delle paludi pontine ; lo Stem-
berg colle sue colture malariche dell'America meridionale,
giunseinvece a conclusioni oppostealle loro; ilLiverand'altra
parte, non riusci a scoprire con certezza il bacillo della
malaria nelle paludi, ma ben lo trovo nel sangue dei febbri-
citanti stessi, contro Topinione del sommo Pasteur, il quale
ha definito (e glie ne siamo grati), che nel sangue non pos-
sono vivere microbii d'alcuna sorte. Ora invece il bacillo
della febbre ha emigrato, e dall'aria, dall'acqua e dal suolo
ha messo su casa nel ventre delle zanzare per indi trasfe-
rirsi a suo bell'agio, nel corpo di qualche sfortunato. Non vo-
gliamo sciogliere noi quest 'ardua questione della malaria e
delle zanzare, ne punto mettere in dubbio Tesattezza delle
esperienze che si sono fatte e si stanno facendo a questo pro-
posito; tuttavia osiamo affermare che bene spesso c'e la febbre
malarica senza le zanzare anofele, e vi sono le zanzare ano-
fele senza la febbre malarica. Per esempio, i batteriologisti
1 Cfr. il citato art. sui Microbii del Die. di Med. e Chir. del ,)A( ( orn.
Vol. 40. pag. 327; e la Batieriologia del Prof. CANKSTRINI a pag. 262.
548 LA MEDICINA MODERNA
anglo-indiani hanno trovato le zanzare anofele in molti di-
stretti della costa Occident ale dell' India, tutti messi a risaie,
dove tuttavia non regna di solito la malaria, ma solo si danno
dei casi sporadic! ; e d'altra parte, 1' Hertz attesta che « sugli
Apennini della Toscana la febbre palustre incontrasi anche
ad un altezza di metri 1100; sui Pirenei a 5000 m. ; a Ceylan
fino a 6,500 m.; e nel Peru fino a 10 ed 11,000 m. *. »
I batteriologisti farebbero pero cosa prudente, se, prima di
giudicare in ultima istanza della relazione della malaria colle
zanzare anofele, si accertassero della esistenza di queste ultime
a cinque, sei ed undici mila metri di altezza, tanto piii che
il dottor Silva asserisce che i germi malarici non si solle-
vano mai oltre quattro o cinque metri in senso verticale,
onde non si capisce come questi o quelle o tutti e due ab-
biano potuto levarsi cosi vicino alle nubi ! Si confrontino
inoltre, le teorie, le testimonianze e i fatti recati dal Cane-
strini neir opera sopra citata, colle teorie sulla malaria ora in
voga, e si vedra che fatta la media, il risultato e zero 2! Quanto
poi a quella cellula nella zanzara anofele che alcuni battez-
zano per bacillo della malaria, si crede da certi medici e bat-
teriologisti dell' India che essa sia quella parte dell'uovo fecon-
dato che corrisponde alia testa della larva, la quale, essendo
voracissima, e provveduta di una bocca proporzionata. II ba-
cillo dunque della malaria altro non sarebbe che una delle
due o trecento uova che la zanzara suole mettere al mondo,
cinque o sei volte all' anno, a fine di promuovere gli studii
dei batteriologisti, e inoculando a milioni di poveretti la ma-
laria, assicurare il necessario equilibrio di entrata ed uscita
nella stirpe umana. Ecco le precise parole di un batteriolo-
1 GIOVANNI CANESTRIXI, Batteriologia, Ulrica Hoepli, Milano 1896,
pag. 261.
2 Ibidem, pag. 262 e seg. II Canestrini nel 1896 scrisse fra le altre
queste parole : « In seguito a stndii ulteriori eseguiti da altri autori, il
bacillo di Klebs e Tommasi-Crudeli ha perduto la sua importanza, ed
oggi dalla maggioranza non viene piu considerate come la causa della
febbre palustre. » — Chi puo assicurare che fra breve non iebba il Cane-
strini ripetere queste stesse parole pel bacillo della zanzara anofele ? O
scienza, quaiido mai arresterai la tua girevole ruota?
E I MICROBII PATOGENI 54t>
gista anglo-indiano : « Dopo che le uova della zanzara sono
state fecondate si allungano in forma di dita ; ed uno dei capi
dove si sviluppera la testa della larva e piu largo e schiac-
ciato dell'altro. Si e la dove si sviluppa una cellula piena di
materia albuminosa, e circondata da certi filamenti raggianti
& modo di Stella... E forse questa la cellula che i batteriolo-
gisti assegnano come il germe della malaria o zygote? Se cosi
e, possiamo assicurarli che la cellula in questione nulla ha
che fare colla malaria, non essendo altra cosa che quella parte
dell'uovo dove, piu tardi, si svilupper£ la testa e la bocca
della larva *. » Cio posto, possiamo a buon diritto conchiudere
che i microbii non sono per se stessi patogeni, ma contrag-
gono le qualita tossiche che talora dimostrano, dairarnbiente
<immalato, nel quale si trovano. Quando im bambino viene
^ttaccato dalla difterite, i bacilli Loeffler che vivono nelle sue
fauci, quantunque di per se buoni ed innocenti, oontraggono
-anch'essi, a modo loro, la difterite, e non e necessario essere
1 Corrispondenza del giornale inglese Pioneer, riportata dal Madras
Weekly Mail di giugno 1900. -- « After the egg%s are fertilised they
"become finger-shaped; one end, in which the larva's head is deve-
loped, being somewhat broader than the other. At this end of the
egg a cell is developed, inside the capsule or egg-shell, which is filled
with albuminous nutritive material, and has a peculiar star-shaped
arrangement of fine lines.... This cell can be detached from the egg,
-as it very often is during the dissection of the gravid female mosquito....
Is it this cell which has been mistaken by the plasmodists for a malaria
body in the mosquito, and which has been described and pictured
by them as the malaria zygote? However that may be, there is no
doubt that this cell has nothing whatever to do with malaria? » Chi scrive
qursto articolo ha vissuto pur troppo, per parecchi anni, in una certa
familiarita personale colle zanzare, avendo passato parte della sua vita
nel lontano Oriente, a pochi gradi dall'equatore, e in mezzo alle risaie
del contado di Valencia in Ispagna, dove le zanzare si trovano at home,
<lirebbero gl'Inglesi, cioe, come in casa propria. Ora, il lettore non puo
ragionevolmente aspettarsi che egli, sotto il pungigHone di quel terribile
Jtnimaletto, stesse ad osservare se la zanzara che lo morsicava fosse ma-
scliio o femina; pero e opinione ammessa dagli entomologist!, che solo
la femina punge, mentre il masdiio attende solamente a propagare quella
non desiderabile razza. Terribile animal foemina! Cio posto qual mcra-
viglia so i battcriologisti hanno scambiato una parte di una clelle 200
o 300 uova della zanzara pel germe della malaria? E che cosa non si
vede sotto, dentro o dinanzi al microscopic?
550 LA MEDICINA MODERNA
un bacillo Loeffler per patire cosi rea sorte. In caso di cho-
lera tutto T intestine del choleroso e profondamente inquinato :
e come farebbero in tal caso grinnocui abitatori del tubo dige-
stivo a serbarsi immuni dalla generale infezione?
Ma v'ha di piu. Non solo i microbii non sono nocivi, e
generator! di malattie, ma sembrano necessarii alia perfetta
sanit^. II dottor Kijanizin, dopo ripetute esperienze, ha messo
in chiaro che il cibo e la bevanda sterilizzati di microbii non
sono piu digeribili, e molte esperienze da lui fatte sugli ani-
mali, lo provano indubitatamente : cio vuol dire che i microbii
sono necessarii alia perfetta digestione £. II dottor Stok rife-
risce constare a lui per esperienza personale, che nella cura
delle ferite quanto piu abbondano gli streptococchi e gli sta-
filococchi piogeni, di mala fama, tanto piu presto le ferite
guariscono 2. Ascoltino i barbieri un nostro consiglio : siguar-
dino bene dallo sterilizzare i loro rasoi, come vorrebbera
alcuni, perche lo stafilococcus albus, abitatore ordinario della
pelle del volto umano, non solo non e nocivo, ma le aggiunge
grazia e bellezza, ne puo dispiacere ad alcuno se median te-
il rasoio si trasporta da una faccia alTaltra 3.
Veniamo per ultimo alia sieroterapia, la quale secondo rin-.
tenzione dei batteriologisti, doveva essere lo specifico infalli-
bile contro i microbii e i loro prodotti tossici. Ora, sarebbe
forse troppo asserire che tutti o quasi tutti i sieri od innesti
trovati fin qui, hanno fallito miseramente ? L'innesto contro-
la tubercolosi, dopo aver ucciso7 come tutti sanno, a Berlino,
a Napoli, in Spagna ed altrove, parecchie migliaia di per-
sone, fu proibito dalle pubbliche autorita, ne piii si parlo di lui.
L' innesto contro il cholera, come pure contro la malaria,
non e stato ancora trovato. Quello della rabbia canina 6
dubbio, talmente dubbio, che lo stesso Professore Cane-
strini consiglia a non fame uso se non quando e assoluta-
1 The Westminster Review, pag\ 326.
2 The West. Rev., pag. 327.
3 Avverta il lettore che noi parliamo dello stafilococcus albus non di
foruncoli, flemmoncini, tumoretti e simili poco geniali escrescenze della
pelle.
E I MICROBII PATOGENI 551
mente necessario, cioe in casi disperati 1. Dei due innesti
contro la peste, quello dell' Yersin e 1'altro dell' Haffkine,
il primo si trovo non solo inutile ma ben anco nocivo, e fu
abbandonato. II secondo poi si regge ancora in piedi per virtu
del leone britannico che 1' ha adottato per suo. Del resto, il
siero Haffkine non e curativo, ma preventivo solamente ; non
rende immune dalla peste se non nel caso che il paziente si
faccia inoculare due o tre volte all 'anno ; e anche in questo
caso arrivera a sfuggire il terribile morbo solo quando cio
sia scritto negli eterni decreti di Dio. Cio posto, non vale
meglio fidarsi della divina provvidenza, anzi che, a fine di
sfuggire un' infezione piu o meno ipotetica, esporsi a contrarla
inesorabilmente? Lascieremo da parte 1'innesto del vaiuolo,
per che guai a chi ne parla male! Solo osserveremo che in
Ger mania, in America ed in Inghilterra c' e stata di recente
una vera levata di scudi contro la vaccinazione, e in Inghil-
terra, da obbligatoria che prim a era per legge, e or a liber a.
Cio accadde per gravi ragioni e piu gravi fatti, e gli scien-
ziati veri prevedono non lontano il giorno quando la vacci-
nazione, la preventiva almeno, sara del tutto abbandonata.
Un suggerimento.
Ma dunque, dira taluno, e tutto falso, tutto inganno, tutto
illusione, quanto insegna la batteriologia ? No, non e tutto
falso quanto insegnano i batteriologisti, ma quei microrga-
nismi, quei punti, quelle virgole, quei bastoncini, quei ba-
cilli che vibrano e guizzano dinanzi al microscopic, si de-
vono spiegare in altra maniera. Questa risposta e ripetuta
parimente dal Maurice Johnson, e noi osiamo dire che forse
e la sola vera. « Se un organo, egli dice, viene a disordi-
narsi nelle sue funzioni, puta caso a cagione di freddo, di
modo che si gonfii e s' infiammi per congestione di sangue,
ciascuna sua cellula partecipera al comune disordine, e ap-
parira anormale nella sua struttura e proprieta. Quelle cel-
lule ammalate, rigettate per secrezione dall' organo aftetto, po-
1 G. CANESTRIXI, Batteriologia gia citata, pag. 274. la alcuni luoghi
va diventando popolare la cura della idrofobia col bagno di vapore del
Buisson.
552 LA MEDICINA MODERN A
tranno presentare una tale apparenza morbosa da esser prese
per microbii patogeni, i microbii tipici delle malattie speci-
fiche. In tal modo, le cellule anormali c-he s' incontrano nelle
varie secrezioni, negli organ! ammalati, e nelle correnti del
sangue, possono ben essere le stesse cellule per lo innanzi
gia vive e sane, le quali, sotto T influenza della malattia.
hanno subito una tale moKfologica degenerazione da fane
credere dotate di qualita tossiche e mortifere, le quali, del
resto, cotali cellule debbono senza alcun dubbio possedere.
E queste qualita tossiche e mortifere avranno maggiore o>
minore influenza sulle parti ancor sane deH'organismo a mi-
sura della maggiore o minore deviazione dalla sanita l. » Fin
qui il Johns 311. I microbii dunque studiati con tanta cura dai
batteriologisti non sono che i materiali di rifiuto od escre-
mentizii che gli organi vanno continuamente eliminando. Non
si tratta dunque di un regno di esseri misteriosi, ne vege-
tali, ne animali, del regno dei protisti, come vuole 1' Haeckelr
ma del regno delle spazzature, regno niedio fra le cose sane
ed utili, e le putrefatte ed inutili. Forse questa conclusions
parra ad alcuni poco dignitosa? ma la verita, e bella anche
nuda. Che se si vuole dare a questi materiali escrementizii
una certa livrea scientifica, suggeriamo di chiamarli copro-
lipsani (%o7tpoXeu|>ava) e con cio la veritk e il decoro della
scienza saranno del pari appagati. Resta che soggiungiamo
xiue parole di conferma.
a} E assioma non disputabile che il corpo animale ossi-
dandosi rigetta da s6 ed elimina del continue, in varii modi
e per vie diverse, tutte quelle cellule che essendo gia ossi-
date non sono piu capaci di ulteriore conibustione, ck>6 non
possono piu servire al lavoro della vita, b) E cosa parimente
certa che a avendo ogni organo ed ogni sua parte different!
proprieta e funzioni, cosi la loro materia escrementizia non
& esattamente la stessa, ma si assomiglia solo in quanto e
il prodotto deH'ossidazione. La materia di rifiuto del muscolo-
11011 e identica con quella del cervello o del fegato 2. » c) Si
deve anche tenere per certo che le cellule degenerate, essenda
1 The Westminster Review, pag. 330.
2 M. FOSTER, Physiology. London 18Q6.
E I MICROBII PATOGENI 553
in via di decomposizione, prenderaano forme, strutture e ca-
ratteri varii ed instabili, dalla forma cellularc flno a quella
granulare o altra qualsiasi, assumendo negli stati intermedii
le forme di bacilli, di vibrioni, di virgole, di bastoncini e
simili, fino a ridursi in grani o in atomi in un numero piii
o meno grande di element! primi. Tutto cio e stato dimostrato
dal Kolliker, quantunque per altro fine, neir opera sopra ci-
tata, a pagine 52 e seg. d) Finalmente si ammette ora da
molti, e generalmente anche dai batteriologisti pel loro mi-
crobii, che le cellule ammalate, e noi crediamo anche le sane,
in certe fasi della loro decomposizione, separano tossici o
veleni di vario genere, che altri chiamano ptomaine, leu-
•coptomaine, o semplicemente toxin e. Cio posto, i microbii
-sani altro non sono che le cellule degenerate, ma non mor-
bose, e i tanto temuti microbii patogeni, le cellule amrna-
late o decomposte e le loro toxine. Queste, ove non siano
rigettate a tempo dall'organismo, ovvero se riassorbite dagli
organi, sono la vera causa interna della rnalattia, diversa
•s'intende, secondo la diversita dei rifiuti escrementizii tossici
non eliminati, oppure riassorbiti. Conclusione finale: i mi-
crobii non sono altro che coprolipsani.
II rimedio.
E come faremo a liber arci dai coprolipsani? domandera
11 lettore. Una farmacia di Bristol fece un mondo di quat-
trini vendendo una medicina Microbe Killer (Microbocida),
nella quale entravano fra gli altri gli element! seguenti : fiori
<li solfo, nitrato di soda, ossido nero di manganese, clorato
di potassa e legno di sandalo, il tutto fortemente redolente
di acido solforico '. Questo specifico contro i microbii avrebbe
potuto chiamarsi a buon dritto, Man Killer (omicida), che tale
titolo gli conveniva perfettamente. Altro che microbii e Mi-
crobe Killer ! Volete uno specifico infallibile contro i copro-
lipsani ? Astenetevi dalle tavole troppo riccamente imbandite,
fuggite da certe case e persone immonde, non abusate dei
piaceri leciti, osservate le leggi dell' igiene, nella persona,
nel modo di vivere e nella casa, non abbiate paura dell' aria
1 The Westminster Review, pag. 329.
554 LA MEDICINA MODERNA E I MICROBII PATOGENI
e dell'acqua, e poi potrete impunemente mangiare pane e
microbii pel rimanente di vostra vita. La batteriologia ha
recato in questi ultimi vent'anni un vero benefizio all'uma-
nita, promovendo in mille modi T igiene pubblica e privata.
Ora, medici italiani, compite la nobile impresa : rendete po-
polare, come hanno fatto teste collettivamente i vostri col-
leghi tedeschi, questa certissima verita, vale a dire, che le
male passioni moltiplicano i coprolipsani e li rendono pato-
gerd. Mostrate al popolo che ad ogni sfogo di passione tien
dietro nell'organismo una diminuzione di energia vitale, onde
e meno atto ad eliminare i prodotti tossici, ovvero li riassorber
e vi renderete benemeriti della inoralita pubblica. « La cor-
ruzione dei costumi, scrive il Dr. Foster Palmer, dispone il
corpo alle infezioni, e le toxine (auto-intoxication) sotto r in-
fluenza della lussuria, della intemperanza nel mangiare e nel
bere e della infingardaggine, preparano il soggetto alle ma-
lattie zimotiche. Sappiamo dalla storia che la prima parte
del secolo decimo quarto fu orrendamente scorretta di costumi,
e la peste che ne segul, fece strage di quegli uomini licenziosL
Da cio ancora si spiega la grande facilita, colla quale gli
Orientali contraggono il cholera e la peste, mentre gli Europei
vi resistono meglio : i primi in generate, sono assai piu cor-
rotti dei second! 1. » Si osservino dunque le leggi della na-
tura e della morale, e niente si avra da temere dai microbii
o coprolipsani patogeni, come fra gli altri la pensava r'in-
signe batteriologista Pasteur. Trovandosi egli un giorno a
tavola in compagnia di altri medici suoi amici, cadde il di-
scorso sui microbii patogeni, e ciascuno fece a gara per esa-
gerarne T importanza e la virulenza insidiosa. II Pasteur per
tutto commento prese un grappoletto di ciliege e si pose a
lavarle con grande diligenza, dentro unbicchiere. Amici, disse
il glorioso veterano della scienza quando ebbe flnita Tope-
razione, quest'acqua e naturalmente piena di microbii; ma
per mostrarvi che io non ho paura di loro, me la berro tutta ;
e accompagnando Tatto alle parole inghiotti quella lavatura
fino all' ultima goccia:
E questo fia suggel ch' ogni uoino sg-anni.
1 The Westminster Review, pag. 332.
Sentiamo e veggiamo di quest! giorni un grande movi-
mento e un grande lavorio nel Belgio per dare la maggiore
estensione ehe si possa alle cosi dette pensioni operate, quali
furono disciplinate dalla legge del 10 maggio del corrente anno;
legge che andra in vigore il prime gennaio del nuovo seeolo.
L'esperienza che se ne fara nel Belgio potendo fornire utili
ammaestramenti anche alia nostra Italia e ad altri Stati, non
sara inopportuno spiegarne brevemente il processo e inten-
dere per quali vie il legislatore belga abbia raggiunta la
soluzione di un problema, quanto difficile, altrettanto impor-
tante e fecondo nel vasto campo della questione sociale.
II primo passo fu fatto con la istituzione di una Cassa
generate di risparmio e di pensione. Cio avvenne nel 1860,
quando il signer Frere Orban, condottiero assoluto del partite
liberale e settario, teneva nel governo belga 1'ufficio di ministro
delle finanze. Tra i niolti mali ch'egli fece alia sua patria,
fece questo bene di che lo lodiamo. La sua Cassa, sebbene
in virtu dei suoi statuti formasse un sodalizio SH/' juris ed
un ente giuridico diverse dalle State, pure ripetendo la sua
forza e il suo credito dalla guarentigia che le dava lo State
stesso, non poteva sottrarsi alia sorveglianza, che questo le
imponeva. E questa fu sempre severissima e si estese persino
alia nomina de' suoi amministratori, del suo consiglio supe-
riore e del suo direttore generate.
Come tutte le grand! imprese, la nuova Cassa di risparmio
e di pensione incontro nella pratica non poche, ne piccole
difficolta ; si dovette quindi piii volte modificare la sua primi-
tiva istituzione. Cio non ostante e benche non mancassere
uomini di grandi menti e di non rninore cuore, i quali con
556 LE PENSIONI OPERAIE
ogni industria si consacrarono al suo successo, pure, dopo
numerosi tentennamenti, non si riusci se non a darle vita
per quella parte soltanto che riguarda il risparmio. Quan to-
all' altra che si riferisce alle pensioni, la nuova Cassa pres-
soche abort!, essendosi trovato appena qualche centinaio di
persone, le quali volessero profittarne, portandovi il loro de-
naro ed assicurandosi per la vecchiaia una pensione, cher
al tirar de' conti, era generalmente poco piu che un nonnulla.
Cosi stavano le cose allorche, nel 1891, il governo cat-
tolico, capitanato dal signer Beernaert, senza ancor pensare
alle pensioni operaie, prese alcuni provvedimenti che contri-
buirono grandemente allo svolgimento della Cassa generate
delle pensioni e felioemente prepararono la via alia grande e
benefica particolare istituzione delle pensioni per gli operaL
Un credito di 20,000 franchi fu iscritto allora nel bilancio
dello Stato, e destinato come sussidio a quelle societa di
mutuo soccorso, le quali, con T intento di assicurare pensioni
a' loro membri, li ascrivessero all'anzidetta Cassa.
Ecco pertanto la maniera molto semplice di ripartire tale
sussidio : per ogni franco depositato dalle societa a vantaggio
de' loro membri, lo Stato assegnava un punto, rappresentante
una somma designata anno per anno. II valore di cotal punto
oscillava tra sessanta centesimi e un franco, cotalche, pi-
gliando a base il valore di sessanta centesimi, un versamento
di 12 franchi da parte della societa produceva sul libretto di
pensione il registro di un capitale di fr. 19,20, de' quali 7,20
qual sussidio dello Stato. In breve le province e molti co-
muni assegnarono parimente somme da ripartirsi nella stessa
guisa; cosl avvenne che in piu luoghi il complesso dei sus-
sidii passo la somma de' versamenti in cassa e si moltipli-
carono, con grande beneficio della classe indigente, le so-
cieta di mutuo soccorso, sopra accennate.
II primo credito, come pur ora dicevamo, fu di soli
20,000 franchi. Nell'anno appresso (1892), esso fu pertato a
50,000 franchi, poi negli anni seguenti a 100,000, a 200,000,
a 500,000, a 600,000, senza che neppur questa somma ba-
NEL BELGIO 557
stasse a soddisfare pienamente a tutte le domande del nu-
mero sempre crescente degli ascritti alia predetta Cassa.
Siffatto splendido ed insperato successo suggerl il provvi-
denziale ordinamento, di cui qui discorriamo : del sistema
cio6 che assicura in modo speciale a tutti gli operai, sieno
uomini o donne, un assegno congruo e, quasi diremmo, lauto
per i giorni, spesso tristi e sempre incerti, della loro vecchiaia.
La recente legge del 10 maggio 1900, che sanci questo nuovo
sistema, non promette semplici favori a' membri delle societa
di mutuo soccorso, ma conferisce loro in date condizioni il
possesso di un libretto della Cassa delle pensioni. Ne saranno,
quind' innanzi, essi soli quelli che fruiranno de' sussidii con-
cessi dallo Stato ; degli stessi vantaggi godranno altresi tutti
quegli operai, i quali, senza appartenere ad una speciale so-
cieta di mutuo soccorso, separatamente si affilieranno alia
medesima Gassa.
Lo Stato, si noti bene, non concede pensioni, n& a' membri
delle suddette societ^, ne agli operai, ma soltanto incoraggia
gli uni e massimamente gli altri a prowedere pel loro futuro
e costituirsi, con la loro industria e con i loro risparmii, una
pensione. Lo Stato incoraggia in doppio modo, primo coll'assi-
curare la pensione meglio assai che qualsiasi altro istituto
di credito ; secondo col concorrere egli stesso ad aumentarla
col suo sussidio aggiuntovi. Nel resto lo affiliarsi direttamente
o indirettamente alia Cassa delle pensioni e libero, e lo Stato
interviene soltanto a condizione che Toper aio provegga per
quanto esso puo da se stesso a prepararsi una pensione: e
chi nulla versa, nulla riceve. I sussidii sono dati a quelli
solo che sono bisognosi ; e pero non vengono concessi a co-
loro che versano annualmente piu di 60 franchi alia Cassa
delle pensioni, ne a chi paga da 50 a 80 franchi di tasse dirette, a
seconda della importanza del Comuni. Si presume che tali per-
sone godano bastante agiatezza per fare a meno degli aiuti
dello Stato. Nondimeno anche queste persone godono dei
sussidii, se fanno i versamenti mediante una societa di
mutuo soccorso: e questo uno degli stimoli alia mutualita,
558 LE PENSIONI OPERAIE
mantenuti in vigore dalla nuova legge. Un altro stimolo 6
il seguente: i sussidii di regola generate sono concessi sol-
tan to ai libretti di pensione, i cui titolari abbiano 1'eta di
16 anni ; or bene questa eta e stata abbassata ai 6 anni pel
ragazzi asoritti ad una societa di mutuo soccorso.
Le quote possono vefsarsi dagli operai a fondo perso o
a capitale riservato, ma i sussidii sono sempre versati dallo
Stato a capitale perduto. L'et& per cominciare a fruire della
pensione non puo essere al di sotto dei 55 anni, ne oltre-
passare i 65. Tuttavolta, pel caso d'impotenza al lavoro prima
dell'eta fissata, il titolare ha facolta di cominciar tosto a ri-
scuotere la sua pensione, salva ben inteso una riduzione pro-
porzionata; puo eziandio, in tal caso, se fece i versamenti
a capitale riservato, convertire il suo capitale in una pen-
sione provvisoria che avra termine quel giorno che comin-
ciera il suo diritto alia pensione definitiva. II sussidio dello
Stato secondo il valore del punto, e fissato a 60 centesimi
per ognuno dei primi 15 franchi versati nel cor so dell' anno
su ciascun libretto. Inoltre puo essere concesso un sussidio
annuale fisso di 2 franchi per libretto. Un versamento adunque
di 15 franchi cagionera una iscrizione di 11 franchi contri-
buiti dallo Stato. Le province v'aggiungono sussidii per conto
loro : il 20 per cento nelle province d'Anversa e di Namur ;
nella Fiandra occidentale il 30 per cento pei primi 12 fran-
chi ; nel Brabante il 50 per cento pei primi 24 franchi per
gli adulti e sui primi 12 franchi pei membri delle societa
mutualiste scolastiche; il 50 per cento fino a 6 franchi nel
Limburgo ; il 100 per cento sui primi 4 franchi nella Fiandra
orientale; il 100 per cento sui primi 12 franchi e il 50 per
cento sui 12 franchi successivi nello Hainaut. I sussidii dello
Stato cessano quando il titolare ha acquisito un diritto alia
pensione annua di 360 franchi.
Tal e Tordinamento per le pension! operaie. Ma bisognava
pur provvedere a quelle persone, a cui 1'eta non consent!
di vantaggiarsi della nuova legge, per assicurare a se stesse
una pensione per la vecchiaia. Ora anche a queste si e prov-
NEL BELGIO 559
veduto con alcune disposizioni transitorie. — Coloro che hanno
raggiunto i 40 anni, godono del sussidii dello Stato pel primi
24 franchi che versano annualmente (invece di 15). Ne viene
die per loro il sussidio dello Stato puo sommare a franchi 16,40
air anno invece di 11.
Gli operai bisognosi che, al 1° di gennaio p. v., contano
gia 65 anni di vita, oonseguono graziosamente una pensione
di 65 franchi senza essere obbligati a nessun versamento.
Quelli poi che, alia data suddetta, abbiano gia raggiunta 1'eta
di 58 anni, sono in diritto anch'essi senza alcuna condizione, di
ottenere la stessa pensione, quando arriveranno agli anni 65 ;
quelli infine che ne hanno 55, otterranno bensl la stessa
pensione giunti che sieno ai 65 ; ma a patto che abbiano ver-
sato in quote sparse in tin periodo di tre anni un capitale
complessivo di 18 franchi, cosa ben tenue. Anche in questo
le donne sono agguagliate agli uomini, cotalche, in forza della
nuova legge, la pensione sara di 130 franchi per una famiglia
di due persone.
Qui si e avuto di mira specialmente gli operai : si e anzi
esplicitamente dichiarato che la pensione sara concessa uni-
camente agli operai salariati. La sezione centrale della Ca-
mera aveva proposto di conferire il diritto egualmente agli
artigiani ; ma Temendamento fu messo da banda. Si spera
pero che con una legge di rettifica si provvederk piii tardi
anche a questa classe che non e meno numerosa e bisognosa
dell'altra.
Bimane la questione del d'onde ricavare le somme occor-
renti. Lo Stato versa annualmente alia cassa dei depositi e
delle pensioni dodici milioni da assegnarsi all'adempimento
della legge. Si fa ragione che le pensioni di 65 franchi con-
cesse a titolo transitorio agli operai in eta di 65 anni, im-
portano la somma di circa 7 milioni; il che suppone un
po' piu di 100,000 pensionati. Gli altri 5 milioni saranno
assegnati ai sussidii. Se poi, come la legge prevede esplici-
tamente, la somma di 12 milioni fosse insufficiente, il ministro
delle finanze dovra provvedervi a seconda del bisogno.
560 LE PENSIONI OPERAIE
Torna ad onore del Clero belga 1'essersi messo a capo
di questo moto e di aver coperto, per cosi dire, il paese di
migliaia di Societa di mutuo soccorso per gli anni di riposo.
Fra poco nel Belgio non vi sara neppure un comune, il quale
nonabbia qualcheduna di siffatte istituzioni, ispirate e guidate
dal clero. Questa rigogliosa floritura avra contribuito inoltre
a ridestare la cristiana fratellanza, perche di frequente il
modesto obolo del poverello, accresciuto dalle offerte dei pro-
tettori, basta a costituire una pensione valevole a far si-
euro il riposo della vecchiaia. Si conoscono gia parecchi vil-
laggi, ove gli operai, privandosi ogni domenica d' uno dei tre
o quattro soliti bicchieri di birra e versando nella cassa per
le pensioni i 10 centesimi che costerebbe quel bicchiere (cioe
fr. 5.20 all' anno), ad anno finito, vedranno il loro libretto di
pensione aumentato di 12 franchi versati dalle societa (fr. 5,20
di versamento personale, e fr. 6,50 provenienti dalle quote
dei Socii onorarii), piu 2 franchi di sussidio fisso dallo Stato,
piu franchi 7,20 di sussidio proporzionale, piu 6 franchi
di sussidio provinciale, piii 4 franchi di sussidio comunale;
in complesso franchi 31,20; il che basta ad un giovane di
25 anni per costituirsi a 65 anni una pensione di 475 franchi.
Dall'altro canto, niente impedisce, che se vi ha miserelli
si meschini da non poter metter da parte neppure questo
tenue risparmio di 10 centesimi la settimana, altre caritate-
voli persone facciano il versamento per loro. Si ha la sicurezza
inoltre che molti padroni aggiungeranno versamenti per conto
proprio a quelli dei loro operai, contribuendo cosi efficace-
mente a metterli al riparo dalla miseria nei di della vecchiaia,
o ad assicurare alle costoro famigiie un modesto capitale,
qualora, per morte prematura, venisse loro a mancare il padre
ed il sostegno.
Per tutte queste ragioni 1' iniziativa belga merita di essere
segnalata in esempio, e servire di modello ad altre nazioni.
E un' opera di vera civilta cristiana e di saggia previdenza.
— Vuolsi dire percio che T opera sia scevra di difetti? Mai
piu: niuna cosa umana e perfetta. Cosi e accaduto che la
NEL BELGIO 561
legge, a parer di molti, ha sorvolato, forse un po' alia leg-
giera, sui pericoli che s; incontrano per I'accumularsi pro-
gressive di un cospicuo numero di milioni, procedente dai
versamenti e dai sussidii, nelle mani deiramministrazione
della cassa delle pensioni. Fara d'uopo molta vigilanza del
Governo, e forse qualche altra legge sussidiaria. Sara d'uopo
scegliere con molta accortezza gli ufficiali per amministrare
con piena sicurta capital! che, aggiunti a quelli gia raccolti
in tutto il paese dalla cassa di risparmio, fra qualche anno
toccheranno in complesso il miliardo di franchi. Finora la
cassa di risparmio e delle pensioni e riuscita a far sempre
salvi da qualsiasi rischio i capitali ad essa affidati. II presente
ribasso di tutti i titoli a rendita fissa T ha colpita bensi, ma
non T ha scossa ; questo ribasso peraltro 6 stato compensato
dall'aumento del saggio del riporti e dello sconto. Speriamo
che la cassa e lo Stato seguiteranno a dar prova di savio accor-
gimento e previdenza, e che 1'opera delle pensioni operaie,
istituita dai legislatore, non correra mai verun pericolo per
cagione di leggerezza o di mire audaci e rischiose di spe-
culatori o d'uomini politici.
Quel che con tanto vantaggio degli operai si e fatto nel
Belgio, perche non si fara in Italia e altrove ? Nel resto 6 bene
non dimenticare, che in tutti i paesi civili, massime se molto
industries!, gii operai sprecano in ispese vane e dannose, alia
spicciolata e senza rendersene conto, molti milioni: milioni
che se fossero raccolti, disciplinati, capitalizzati, aprirebbero
una larga fonte di benessere agli operai stessi, invecchiati,
e alle loro famiglie.
Serie XVII, vol. XII, fase. 1211. 36 22 novembre 1900.
CHARITAS
IR^OOOUSTTO
XXX.
I consigli di un tenente dei Reali Carabinieri.
La notizia della cattura del Casali arriv6 ad Apamia come
un fulmine a ciel sereno, e getto nella costernazione la fami-
glia di lui. Zio Carlo usci dal suo ritiro e recatosi alia casa
del fratello trovo la cognata e la nipote piii morte che vive.
Egli si associo al loro dolore, le conforto, le esorto a sperare,
e conchiuse dicendo che, eccetto il forte salasso alia cassa
di Pietro, egli non avrebbe a patire altro male. La signora
Giuliana ed Agnese scongiurarono Zio Carlo a far di tutto
per liberare il fratello, e la donna protesto che era pronta,
ove occorresse, a riscattare anche colla prepria dote Tinfe-
lice marito : vedesse egli dunque di farlo uscire dalle mani
dei briganti il piu presto possibile; che ogni minuto d'indugio
era per lei un'agonia.
Questi erano pure i pensieri di Zio Carlo, e bench6 del-
1'amore pel fratello non ne sentisse poi tanto, pure la carita
cristiana gli suggeriva di adoperarsi a subito liberarlo ; n6
egli venne meno ai doveri che il sangue e la religione gli
imponevano. Dal momento che Ottavio gli porto la triste
notizia egli non si diede piu tregua. Accompagnato dal gio-
vane, divenuto in queste circostanze, suo inseparabile com-
pagnoj fece visita al Prefetto della citta, ai magistrati, alia
polizia, sollecitando aiuto per strappare il fratello dalle mani
dei briganti. Naturalmente ebbe da per tutto buone parole
e promesse di soccorso, ma in fine tutti lo consigliavano a
XXX. I CONSIGLI DI UN TENENTE DEI REALI CARABINIEKI 563
pagare a fine di evitare le inutili sofferenze del fratello, e
forse anche una dolorosa catastrofe. Questa pure era 1'opi-
nione degli amici ai quali ricorse, di guisa che la sera dello
stesso giorno della cattura egli arrive alia oonclusione che
bisognava pagare.
E pure gli ripugnava enormemente togliere dalla cassa del
fratello la somma di cinquantamila lire. Che direbbe egli mai
quando fosse di ritorno ad Apamia? Non lo accuserebbe forse
di averlo rovinato ? di non aver fatto un passo per liberarlo
senza pagare quella grossa somma ? Se andava in bestia per
poche centinaia di lire, che farebbe, che direbbe, alia perdita
di cinquantamila ? Paga dunque tu il ricatto, del tuo, gli sug-
geriva il suo buon cuore. No ! No ! rispondeva egli mental-
mente. Del mio denaro ne ho bisogno io. So dove andra a
finire, il mio denaro ! Mio fratello presto o tardi fara falli-
mento, e allora io diventero la provvidenza della cognata e
dei nipoti. No, paghi lui ! paghi lui !
Zio Carlo dunque si risolvette a pagare a nome del fra-
tello la grossa somma. Ma prima ten-to un altro colpo. Accom-
pagnato da Ottavio, ando il giorno dopo a far visita al tenente
dei carabinieri di Apamia sotto al cui distretto si trovavano
Salini e Guglia.
II tenente dei carabinieri di Apamia, certo Antonio Bevi-
lacqua, era uomo sulla cinquantina, alto dalla persona, grasso
e rubicondo, un bell' uomo in somma, se non in quanto uno
sberleffe tanto fatto nel viso, ricevuto nell'adempimento dei
suoi doveri, gli aveva lasciata una cicatrice che guastava
non poco la bellezza di quella sua faccia virile. II tenente
Bevilacqua discendeva da una famiglia di carabinieri. A me-
moria d'uomo in casa Bevilacqua vi era sempre stato un
carabiniere, un impiegato e un prete, e pero in casa loro la
Chiesa e lo Stato camminavano in perfetta armonia. Ma di
queste tre vocazioni la militare era la piu popolare, e i pic-
coli Bevilacqua trepidavano al momento solenne quando il
padre o il nonno distribuiva a suo piacere la sottana da prete,
il vestito a lunghe falde da impiegato e runiforme di reale
564 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
carabiniere. Nell'incertezza pero della sorte futura i piccoli
Bevilacqua praticavanp tutti quei giuochi od esercizii fisici
che li potevano disporre all'ambita professione, e durante le
lunghe serate invernali, non potendo far altro, esercitavano
la propria fantasia ed avvedutezza a scovare i topi di cui
la casa paterna abbondava, e per loro, rappresentavano i
ladri e gli assassini del paese.
Antonio Bevilacqua dunque, avendo sortito il genio e la
for tuna di carabiniere, corse tutti i gradi della reale arma
fino a quello di tenente, e tre anni prima, dal Piemonte donde
era nativo, era stato traslocato ad Apamia al governo de'cara-
binieri di quel distretto.
In Apamia lo stato di pubblica sicurezza non differiva
punto da quello delle altre province meridionali d' Italia. Vi
fioriva il brigantaggio, la malavita e la mafia, tre piante
affini, esotiche in altre parti d' Italia, ma che crescono natu-
ralmente nel suolo ferace dell' Italia meridionale. II tenente
Bevilacqua strabilio in prima a tanto rigoglio di sette, dove
che al trove aveva solo da combattere la teppa. Pero subito mise
mano ai ferri, risoluto a sradicarle affatto dal suo distretto ;
ma dopo avervi speso intorno le fatiche di Ercole si accorse
che era tempo per so, e che, tenuto conto del clima, del popolo,
delle condizioni economiche e geografiche del paese, e della
natura dei governanti supremi, era presso che impossibile di
venirne a capo. Si rassegno dunque a toller are pazientemente
il brigantaggio, la mala vita e la mafia ; pero metteva cura
che non crescessero troppo, e di tanto in tanto le potava, ma
con tanta arte, e cosl gentilmente che il paese gliene era
grato, e le male piante stesse non ardivano di lamentarsene.
Insomnia il Bevilacqua era un carabiniere modello e un filo-
sofo per giunta. Infatti perche, pensava egli, dovrei mettere
a repentaglio la mia pelle per togliere certi usi che il paese
ha sempre tollerato ? Queste piante sono di ceppo antico nel-
r Italia meridionale. Vi era il brigantaggio a' tempi dei Greci,
dei Romani, degli Arabi, dei Normanni, degli Spagnuoli, dei
Francesi e dei Borboni. C'e ora, e probabilmente vi sara
XXX. I CONSIGLI Dl UN TENENTE DEI REALI CARABINIERI 565
sempre. E poi, se si distruggessero davvero il brigantaggio
e la mafia, si toglierebbe una sorgente perenne di bello art!-
stico nella letteratura del basso popolo. D'estate, al chiaro
di lima, le vecchie raccontano ai nipoti le prodezze del bri-
ganti. Le mamme non trovano pei loro bambini diminutivo
piu grazioso che quello di brigantiello. Le geste eroiche della
mafia fanno capolino in quasi tutte le canzoni popolari. I
teatrini ambulant! e le gallerie pittoriche da mercato, vivono
di mafia e di mala vita. Dunque conchiudiamo : cio che non
hanno voluto o non hanno potuto fare tante teste coronate
e tante spade di guerrieri, non e prudenza che si tenti dal
tenente Antonio Bevilacqua. No, le male piante esistono, non
si puo negare, ma io non posso sradicarle ; le terro dunque
constantemente potate, faro in modo che non crescano troppo,
e cosi potro continuare a scrivere nelle mie relazioni mensili
al quartier generate che il distretto di Apamia gode di pro-
fonda pace.
II distretto di Apamia godeva dunque di una profonda
pace, quando la cattura del signor Casali venne a togliere il
tenente Bevilacqua dal suo stato filosofico, e lo getto nel mare
magno delle agitazioni umane. Naturalmente, appena venne
a cognizione del tristo fatto, pubblico ordini, fece fremere
il telegrafo, e chiamo i marescialli di Salini e di Guglia a
consul ta ufficiale. Si trattava proprio di un brutto caso. II
Casali era persona conosciutissima, non molto popolare e vero,
ma infine, uno dei principali industrial! di Apamia. E poi
Taggressione era avvenuta di giorno, sulla pubblica via, in
circostanze troppo audaci e insultanti airarma dei carabi-
nieri. II brigante era notissimo, un vero re fra cotal genere
di gente, prudente, e di solito discrete, un cavaliere insomnia,
ma bisognava pure prendere qualche provvedimento, e lo
prenderebbe di sicuro, egli, Antonio Bevilacqua; altrimenti
che cosa direbbero i superior! ? E che fracasso non farebbero
i giornali, piu potenti di tutti i re e ministri del mondo?
Zio Carlo fu ammesso alia presenza del tenente quando
appunto quest' ultimo stava a consulta co' pezzi gross! della
sua squadra.
566 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
- Ma benvenuto, signer Casali, esclamo il tenente andando
incontro a zio Carlo. Grli e per me un vero piacerone il fare
la sua conoscenza, poniamo pure che le circostanze siano piut-
tosto tristi. Ma si rassegni, mio caro signore. Quando i bri-
ganti fanno un ricatto, e buon segno per la persona ricattata.
Vuol dire che ha denari, caro signore. Non si sente mai a
dire che un povero disperato sia preso dai briganti. Per esem-
pio, non si e dato mai il caso che abbiano ricattato uno della
reale arma, non e vero, giovinotti?
I carabinieri, dei quali era pieno I'ufficio, assentirono in
mille modi alia proposizione del loro superiore.
- Dunque vegga qua, signer Casali, continue il tenente
mostrando a zio Carlo una topografia delle montagne di
Guglia, che teneva distesa sulla tavola. Stava consultando
co7 miei ragazzi il modo di fare una retata di quei birbanti
che le hanno catturato il fratello. Vede dunque? Qui e Sa-
lmi : questa e la strada comunale. L'assalto e avvenuto qui,
vede lei?
— Un po; piii in su, osservo melodiosamente una voce
dietro il gruppo dei carabinieri.
II tenente alzo gli occhi dalla carta e guardo quell' au-
dace che aveva osato racconciargii il latino in bocca.
— Che ne sa lei, egli chiese con sussiego, che ne sa lei,
che parla con tanta prosopopea?
- Dovrei saperne qualche cosa, io, rispose con grande
flemma Ottavio, mentre fra le spalle di due robusti carabi-
nieri alternava gli sguardi semplicetti ora sul tenente ed ora
sulla carta geografica.
Egli era con mio fratello quando fu assalito dai briganti,
si affretto a dire zio Carlo, prima che il tenente gli togliesse
per sempre la parola.
- Ah ! lei e il compagno del signer Casali ! Ma bene ! ma
bravo! Avventura poco piacevole, non e vero? Ma interes-
sante, Fassicuro io; le servira di ammaestramento, non vi
ha dubbio. Dunque vedano qui. Questo e Salini, questa la
strada comunale; quassu, come dice il signore, avvenne Tin-
XXX. I CONSIGLI DI UN TENENTE DEI REALI CAKABINIERI 567
contro coi briganti. Ora si domanda: dove e stato condotto
il signer Casali?
- A destra della strada, osservo il maresciallo di Salini.
- Probabilmente, disse Ottavio con un mezzo sorriso. E
aggiunse: a sinistra non vi sono boschi di sorta.
- Dunque a destra ; fin qui tutto e chiaro. Ma dove a
destra? La montagna, come disse il maresciallo di Guglia,
si stende per quasi venti chilometri. Qui, per esempio, c'e
una gola profonda.
- E uno sbaglio, tenente, osservo modestamente il mare-
sciallo di Guglia. La non c'6 gola di alcuna sorta, e quei del
genio nel fare la carta hanno pigliato un granchio a secco.
- Questo non va, disse con aria concentrata il tenente.
Se le carte non sono fedeli, come si fa a perlustrare il paese?
- Dunque, sign or tenente, grido zio Carlo scoppiando dalla
rabbia, si fa o non si fa qualche cosa?
- Ma non vede, caro signore ? rispose il tenente con infi-
nita dolcezza. E che stiamo facendo ora? Ho chiamato apposta
questi valentuomini dai loro posti per consigliarmi con loro
sul da fare.
— Dunque? ripet6 zio Carlo, dunque si faccia, e presto,
per che del senno di poi ne son piene le fosse.
- Ma caro signore, non si alteri per cosi poco. A mezzo-
giorno partiranno pei loro posti i signori marescialli di Guglia
e di Salini, e cominceranno a perlustrare le valli e i monti
intorno al luogo della cattura.
- Altro che perlustrare intorno al luogo della cattura!
Bisogna invadere il campo nemico, salire sulle vette, discen-
dere nei burroni...
- E farsi ammazzare inutilmente, osservo sdegnosamente
il maresciallo di Salini. Lasci a noi questa faccenda : noi siamo
pratici del paese, e verremo a capo di ogni cosa.
- Con cinque soldati, osservo Ottavio sorridendo dietro
le spalle del maresciallo di Salini.
- Si, e vero, sono pochi, disse il tenente, prendendo le
difese dei suoi subalterni, ma i due marescialli di Salini e
568 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
di Guglia uniranno i loro corpi, e avremo dieci soldati e due
comandanti. lo poi mandero una squadra speciale di perlu-
strazione e qualche cosa si far a.
- Ma intanto il tempo passa, e mio fratello e in catene,
esclamo zio Carlo con accento di vivo dolore. Signor tenente,
che mi consiglia in fine di fare?
- Di pagare, signor Casali. Paghi, paghi subito, e rimetta
in liber ta il fratello. Quando poi i briganti cadranno in mano
della giustizia ella riavra indietro in tutto o in parte il suo
denaro: ma ora paghi, anche per evitare disgrazie.
Alia prudente proposta del tenente assentirono tutti i ca-
rabinieri presenti, e probabilmente anche i lontani.
- Senta, signor tenente, disse Ottavio, un amico a cui
ne scrissi, mi ha suggerito un ripiego che mi va a sangue,
per riscattare il signor Casali e non pagare.
- Si spieghi, caro signore, fece eco il tenente.
- Quel mio amico mi suggerisce di pagare i briganti con
biglietti falsi.
Se in quel momento si fosse aperto il soffitto delTufficio
e fosse piombato giu un mostro portentoso, un uomo pesee,
per esempio, una donna con una testa di oca, una rana grossa
quanto un bue, non avrebbero prodotto maggior stupore di
quello che la proposta dell' amico di Ottavio cagiono nell'as-
semblea.
- Biglietti falsi ! esclamo il tenente. Che sento, per diana !
Ma non sa lei che spargere biglietti falsi 6 un delitto gra-
vissimo contro lo stato? II ricatto 6 una colpa grave, non
puo negarsi, ma infine viene commessa contro una persona
particolare; ma quell'altro attacca a dirittura i diritti piii
sacrosanti dello stato ! Non vede lei I'enormita della proposta?
- Ma il brigante non ha diritto ad avere biglietti sin-
ceri, ripiglio il giovane. Egli coll'astuzia e colla violenza si
6 impadronito del signor Casali e sarebbe bene pagaiio della
sua stessa moneta.
- Qual da, tal riceve, pronuncio zio Carlo.
— Si, va benissimo, ripiglio il tenente, ma qui non si
XXX. I CONSIGLI DI UN TENENTE DEI REALI CARABINIERI 569
tratta del soli briganti. Se quei biglietti falsi restassero in
tasca del Rinuccini e compagni, passi per la tattica ; ma sa-
ranno messi in circolazione, e allora?
A questo punto il tenente volse intorno uno sguardo in-
terrogativo, e vedendo che nessuno rispondeva7 continue trion-
falmente :
- La proposta del suo amico, caro signore e criminale, e
si vede che egli e peggiore del brigante Rinuccini. Costui e reo
di molti delitti, ma non ha mai sparse biglietti falsi. Quando
gli avviene di pagare, da carta e argento sincere, e su questo
capo non mi e mai giunto lamento alcuno a suo carico ; in-
somma per brigante e un vero galantuomo. Intanto vorrei
sapere : come si chiama questo suo amico !
- Rispondero quando ne saro interrogate in tribunale.
rispose asciutto asciutto il giovane.
- Ma questo suo amico possiede biglietti falsi, torn6 a
dire il tenente.
- No, che mi sappia ; egli mi suggerisce di pagare il bri-
gante in biglietti falsi, e aggiunge nella sua lettera che si
potrebbero trovare facilmente al banco di Napoli o nei ripo-
stigli della polizia. Se ne sequestrano tanti !
II tenente a questa risposta non seppe che dire, e rimase
in silenzio.
- Signor tenente, disse il maresciallo di Guglia, mi per-
metta un'osservazione.
- Dite pure, dite pure, rispose con degnazione 1'uomo
rubicondo.
— La proposta dei biglietti falsi potrebbe essere a propo-
sito in altri casi, ma non mai nel nostro. II Rinuccini non
e uomo sanguinario, ma sentirebbe terribilmente la beffa, e
me prenderebbe atroce vendetta. Se a questo giovane signore
pesa la pelle in dosso, pi*6 tentare Tesperimento.
A queste parole segui un lungo silenzio. Evidentemente
1'argomento non ammetteva replica.
- Allora restiamo cosi, disse Zio Carlo. lo paghero, e lei
trovi modo di catturare i briganti, e si ricordi che lei e i
suoi bravi uomini non res ter anno senza ricompen.sa. Del de-
570 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
naro ricuperato io mi obbligo a dar loro il dieci per cento,
e un regalo speciale a colui o a quelli che far anno la cattura.
Queste parole di Zio Carlo fecero 1'effetto di un raggio
di sole. I volti austeri e ruvidi del carabinieri in un baleno
si rasserenarono, e i due visitatori furono licenziati colle
espressioni piu gentili e cordiali.
- Dunque, disse Ottavio quando furono sulla via pubblica,
domani andro a fare la mia strana gita.
- Si, non resta altro che ubbidire al brigante. Dopo pranzo
procurero i quarantanove biglietti da mille e i cento da dieci,
e domattina vi metterete in viaggio.
- Sarebbe meglio avere una scorta fino a Salini, osservo
il giovane.
-SI, e vero; la domanderemo alia polizia.
- Avete veduto, signor Carlo, che ho quasi messo in im-
picci il mio amico Abramo Levi?
— Se lo domandassero a me, rispose con voce e accento
severo il vecchio, darei subito il mio voto perche a quello
strozzino toccasse la sorte che si merita. Se voi non siete
piu quale vi conobbi un cinque o sei anni fa, la colpa prin-
cipale e di quel tristo di Giudeo.
Ottavio a queste parole non rispose, ma accorgendosi che
tirava cattivo vento, ammaino le vele e si ridusse in porto.
XXXI.
Cinquantamila lire.
II terzo giprno dopo la cattura, Ottavio viaggiava colle
cinquantamila lire alia volta di Salini. Quivi giunto lascio
le due guardie di pubblica sicurezza che Tavevano accom-
pagnato, e tutto solo continue la strada comunale. A un certo
punto trovo, come era stato convenuto, uno sgherro del Ri-
nuccini che Taspettava, e s'interno nel bosco dietro di lui.
Camminarono uno dopo Taltro per buona mezz'ora giu per
un burrone profondo tutto pieno di pruni, di sterpi e di vir-
gulti, finch & salita la costa del monte opposto riuscirono in
•una foresta di faggi, cosi folta, che non lasciava vedere
XXXI. CINQUANTAMILA LIK'K 571
chiaro di cielo. Quivi sbucd fuori all7 improvviso, non ben
si sapeva donde, il brigante Rinuccini.
- Oh, signore ! grido egli con voce cadenzata quando vide
il giovane; e si tocco il cappello in segno di rispetto.
- Ah, sei qui ! esclamo Ottavio. Ho portato le cinquan-
tamila lire. Dove 6 il signor Casali?
- Vallo a prendere, disse il brigante allo sgherro che
aveva condotto il giovane.
Lo sgherro saluto il Rinuccini e scomparve neH'ombra
della foresta.
- Ora a noi, disse il brigante con una certa flemraa. Vo-
lette un bicchiere di latte?
- Non fara male, dopo una gita tanto ingrata, rispose
il giovane ; e presone dalle mani del Rinuccini un bicchiere
colmo, lo bevette avidamente.
- Dunque avete portato il denaro, ripiglio il brigante ;
datemelo !
- Eccolo qua ; quarantanove biglietti da mille, e cento
da dieci.
II Rinuccini prese in silenzio i biglietti, li conto ad uno
ad uno, li tasto, li palpeggio, li osservo contro la luce, e poi
assicuratosi che tutto era in ordine, trasse dalla tasca in-
terna del suo panciotto una borsa di cuoio e ve li pose
dentro.
- Va bene, disse il Rinuccini quando ebbe finito di ab-
bottonarsi il panciotto. Da qui a cinque minuti arrivera il
signor Casali e potrete far ritorno in citta. E stato il primo
ricatto che egli ha sofferto, e sark Tultimo. Quindi innanzi
potra viaggiare liberamente per tutta la provincia che a di-
fenderlo dai malviventi ci pensero io.
Ottavio lancio al brigante un'occhiata di meraviglia e di
dubbio.
- Le tue parole, disse, mi fanno credere che tu hai un
potere illimitato sui briganti del distretto.
- Sono rispettato, come il piu anziano, e il piu accorto ;
e mi servo di questo mio potere per impedire lo spargimento
di sangue. Si fa qualche ricatto, perch& bisogna vivere, ma
572 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
io abborro dal sangue. I carabinieri di Salini lo sanno, e
girano senza timore intorno a queste montagne.
- E se saltasse loro il ticchio di metterti i ferri ai piedi,
come te la caveresti?
- Per ora non c'& pericolo. Nessun carabiniere 6 cosl
pazzo da internarsi fra queste montagne. Qui comando io,
ed essi non mi danno punto fastidio.
- Ma non esci mai da questi boschi ?
- Raramente ; pure qualche volta vado nei villaggi vi-
cini. Ma allora i carabinieri non sono sul luogo, ovvero se
ne vanno subito in direzione opposta. Fra me e loro c'e una
specie di istinto antipatico; non ci troviamo mai insieme, e
do & nell'interesse di ambedue le parti.
Ottavio rimase un poco in silenzio e si fermo a contem-
plare quell' uomo strano che gli sedeva dinanzi, bruno, ispido,
armato fino ai denti, un vero tipo di brigante, il re assoluto
di quelle macchie.
- Debbo avvertirvi di una cosa, ripiglio il Rinuccini dopo
una breve pausa. Voi, tre giorni fa, feriste, sebbene non gra-
vemente, uno dei miei compagni. E un uomo brutale colui,
feroce, sanguinario, vendicativo. Fin che vivo io, egli non vi
torcera un capello, ve ne do parola ; ma se mai udiste che
io sono morto, o catturato, o che altrimenti la mia banda e
stata disciolta, guardatevi da Mazzarullo. Egli cova un odio
mortale contro di voi, e si vendichera anche dopo vent'anni.
Conosco quell'uomo, io.
- Grazie del tuo avviso. Giova sperare che non sarai mai
eatturato, e se lo sarai, speriamo che il Mazzarullo andra in
domo Petri prima di te.
— Sono qui che vengono, disse il Rinuccini tendendo Torec-
chio al lontano rumore che egli solo udiva.
- Ottimamente, rispose Ottavio. Mi viene un'idea: bri-
gante galantuomo, fammi una ricevuta delle cinquantamila
lire, affinche possa dar conto al signor Casali del mio operate.
- Non occorre ; glie lo diro io a voce.
I due uomini si levarono in piedi, e si voltarono dalla
parte donde veniva il rumore dei passi ormai vicini. Dopo
XXXI. CINQUANTAMILA LIRE 573
un istante infatti comparve il Casali fra due sgherri del Ri-
nuccini.
- Signer Casali, voi siete libero, disse il brigante andando
incontro alia sua vittima.
- Si parta dunque, grido il signer Pietro quasi cieco dalla
rabbia. Ma non era aria di braveggiare. E solo infondo al
cuore egli ripeteva: Maledetti, me la pagherete, ve lo giuro!
- E fece un passo verso Ottavio, il quale in quel primo
incontro si sforzo a mostrargli la sua compassione.
- Signor Casali, ripiglio il brigante accostandosegli un
momenta, prima di partire ascoltate una parola sola. Questo
signore mi ha consegnato pel vostro riscatto cinquantamila
lire, quante cioe io ne aveva domandate.
- Cinquantamila lire ? esclamo il Casali ; e diede un urlo,
e si getto le mani pei capelli, e fuggl disperato giu per la
montagna.
- Di qua ! di qua ! gridava il brigante che doveva fare
da guida.
II Rinuccini saluto Ottavio con un triste sorriso, e mentre
i due cittadini di Apamia lasciavano la sua montagna, egli
diritto in piedi, appoggiato al suo fucile, freddo, impassibile •
continue a guardarli finche disparvero fra le piante.
II Casali durante la discesa non aprl bocca. A frequenti
mtervalli, muggiva, ruggiva, imprecava a bassa voce, con
parole e motti inintelligibili. Seguiva macchinalmente Ottavio
e la guida, ma non vedeva nulla. La sua fantasia, la sua
mente era fissa in un pensiero solo. Egli aveva dovuto pa-
gare cinquantamila lire ai briganti, ed era rovinato per sem-
pre. Quando giunsero sulla strada pubblica, il brigante li
lascio, e soli contintiarono la via verso il villaggio.
- Cinquantamila lire ! comincio ad urlare il Casali, cin-
quantamila lire ! Son rovinato ! maledetti ! boia ! assassini !
canagiia ! ! ! Son rovinato ! son rovinato ! Cinquantamila lire !
La e finita per me ! E quel diavolo del Bonavita trionfa. E
lui il ribaldo ! lui ! lui ! Egli ha macchinato il ricatto ! Lo so !
lo so ! Che il diavolo lo porti air inferno ! vendetta ! vendetta !
- E lo sciagurato camminava a gran passi, dimenando le
braocia, e urlando disperatamente.
L' OBOLO
PER LE POVERE MONACHE D' ITALIA
I.
Al sorgere dell'anno ventiquattresimo, da che 1'opera pietosa di
quest'Obolo ebbe principio, crediamo superfluo rinnovare il ricordo
delle leggi, del fatti e delle loro conseguenze d' inenarribili miserie,
che ne originarono 1' istituzione. I nostri lettori non possono avere
dimeaticate le condizioni compassionevoli, alle quali Fabolizione degli
Ordini religiosi in Italia, dove da quaranta e dove da trentadue anni,
privandoli di ogni loro patrimonio, hanno ridotti a centinaia e cen-
tinaia i Monasteri di vergini consecrate a Dio, non di altro ree, se
non di avere un patrimonio utile ad incamerare, e di essere sacre
a un Dio, che la rivoluzione non voleva piu adorato, ne servito.
Piu volte abbiamo commentate queste leggi, abbiamo illustrati
questi fatti e ne abbiamo esposte le crudeli conseguenze. Percid se
qualche nuovo nostro lettore amasse averne particolareggiata notizia,
ce ne avvisi liberamente ; e noi di buon grado gli faremo dono del-
1'uno o dell' altro degli opuscoli, che, intorno all'argomento di que-
st'Obolo, in diverse lingue abbiamo pubblicati.
In quella vece metteremo sott'occhio a tutti alcune delle tante
lettere, che da varii Monasteri quest'anno ci sono venute, o per
chiedere soccorso, o per ringraziare di averlo ricevuto. Lo faremo
come per saggio delle moite e molte che ci sono state scritte, e
con poca scelta ; giacche tutte, quale piu quale meno, si rasso-
migliano.
Ci6 sappiamo essere gradito a chi ci legge ed in ispecie a chi
ci manda offerte, per alimentare 1'opera nostra di si necessaria
carita. La quale del resto non puo essere meglio raccomandata, che
da si fatte lettere, esprimenti al vivo pene gravissime, non supe-
rate se non da una pazienza, eroica nel sopportarle.
II.
II 12 gennaio ci era ricapitata una lettera della superiora di
un Monastero di Clarisse, indigentissime e di rigida osservanza.
Yeniva dall1 Italia centrale e vi si leggeva : « Le povere Clarisse di
L'OBOLO PER LE POVERE MONACHE D' ITALIA 579
questo luogo, trovandosi nella piu penosa angustia, si presentano
a lei supplicandola, colle mani innalzate al cielo, ad avere commi-
serazione di loro, a cui manca il piu stretto necessario alia vita.
Per la santa nostra clausura, noi non possiamo andare di porta in
porta, quindi stendiamo la mano all'animo generoso di V. R. per
un sussidio. Oh, se potessimo farle conoscere, anche nella minima
parte, lo stato nostro al sommo penosissimo, ella ne sentirebbe la
piu profonda compassione ! In questi giorni, col liquefarsi della neve,
1'acqua e penetrata pur anco nei poveri nostri pagliericci ; onde
fummo costrette riposare in una seggiola, mancandoci i mezzi, per
riparare i tetti infranti. II cuore di Y. R., lo spero, vorra sovve-
nirci, compiendo verso noi, poverelle di Gesu, un atto, non solo
di carita, ma di miser icordia, che sara molto accetto al pietoso
nostro Dio. »
Subito 1'afflitta superiora fu da noi consolata, con uno straor-
dinario sussidio, opportune alia necessita ; e ne avemmo una risposta
ridondante di gratitudine, con promesse d' infinite orazioni pei bene-
fattori. Poi vi si soggiungevano queste parole : « La nostra comu-
nita essendo mancante di tutto ed in tutto, io mi vedo obbligata
a battere a molte porte. Ma che vuole? Io non credo che le nostre
tribolazioni cesseranno : perche, in tutta confidenza e riserbo, le dico,
che quasi tutte ci siamo offerte vittime a Gesu, parte per la con-
versione dei peccatori, parte pel trionfo di santa Chiesa. Come vit-
time assai imperfette, poco o nulla si ottiene, ma cio non ostante
se ne provano gli effetti. »
II 21 dello stesso mese, dall' Umbria, un'altra superiora ci scri-
veva : « Le scrivo queste due righe, colle lagrime agli occhi, per-
che mi trovo in angustie grandissime. Io non mi arrischiava di
farlo, attese le tante carita che la R. Y. ci fa continuamente. Ma
le mie consorelle mi hanno detto: — Si faccia coraggio, scriva al
nostro buon Padre e benefattore: vedra che, se puo, ci dara un
qualche sussidio straordinario. Perci6 mi fo coraggio, e le notifico
il bisogno estremo in cui siamo. Io non ho che pochi soldi: mi e
convenuto di dare la poca pensione che abbiamo a quello che ci da
il grano ; e ne pure ho saldato il debito : ho pagata la tassa di fami-
glia, che ci hanno accresciuta della meta: non abbiamo olio, ne
strutto, ne piu nulla, con tanti bisogni di vestiario e di altro. Io
non so come fare. Ho chiesta qualche cosa in elemosina : ma nes-
suno da nulla. Tutti sono aggravati dai dazii, e percid non vi e
chi si muova a compassione di noi povere Religiose. Abbiamo pre-
gato tanto la Madonna SS. ed il nostro divin Bambino, che aves-
580 L'OBOLO
sero pieta di noi. Non avendo trovato nessuno, in questa estremita,
io mi rivolgo a Y. R che prego di perdonarmi la importunita. Se
ella potesse vedere i nostri bisogni ! II Signore vuole cosi : e sia
fatto il santo suo volere ! Noi non abbiamo altro che lei, che si
rammenti di noi e ci aiuti. Non possiamo far altro che pregare per
lei e per tutti i benefattori; e 1'assicuro che lo facciamo del conti-
nuo, di giorno e di notte. »
III.
Alia piu stringente penuria di ogni cosa, si sono sopraggiunte
le malattie. II 10 febbraio, da un miserabilissimo Monastero della
provincia di Roma, ci s' indirizzava una lettera di questo tenore :
« Oppressa da un'ambascia la piu profonda, vengo a parteciparle
dolorose notizie. Da parecchi giorni, il male dell' influenza e ve-
nuto a colpirci, e tutte siamo state costrette a metterci in letto.
Travagliate da continue e fortissime febbri e da acuti dolori alle
ossa, incapaci di nulla ritenere nello stomaco, tutte eravamo ridotte
in lagrimevole stato. Qualche giovane restava in piedi, per servirci ;
ma lo faceva con grande violenza, ne arrivava ad assisterci tutte.
Eravamo restate senza chinino, senza olio di riccico, senza ma-
gnesia, senza nulla. II signer Sindaco ci ha fatta la carita di pro-
curarcene un poco. Ma mentre alcune si alzavano, ecco cadere
malata la M. Abbadessa ed un'altra anziana, che lo stesso giorno vo-
larono ambedue in paradiso. Erano due angeli in carno uniana.
Beate loro ! Ma, oh Dio, quale sia stata la desolazione di tutte noi,
non e a dire! Pianti e sospiri si udivano per ogni dove; lutto e
tristezza regnava da per tutto. Una povera sorella, vedendoci tanto
soffrire, ci e restata senza loquela, ed ancora non possiamo darle
la crudele notizia. Padre mio, se vedesse in che stato siamo, le si
spezzerebbe il cuore per compassione ! Tutte afflittissime, in lagrime,
coile mani giunte, ci raccomandiamo a lei. »
Ai 12 dello stesso mese, la superiora di un altro Monastero delle
Marche, cosi domandava soccorso : « II bisogno, divenuto estremo,
mi fa vincere ogni ripugnanza a parerle troppo seccante, fiduciosa
nella bonta del Signore e nella sperimentata carita di Y. R. che
naai non mi ha negato aiuto. Da varie settimane, il male dell' in-
fluenza tiene tutta la comunita in desolazione. Le bronchiti, le pleu-
riti, le polmoniti ci flagellano. Benche Dio, buono sempre, ci abbia
fmora preservace dalle morti, pure non pud negarsi che le malattie
sono grandi e vere disgrazie, massime quando vadano congiunte
PER LE POVERE MONACHE D' ITALIA 581
oon una miseria quale e la nostra. Le cure prescritte dal medico sono
•assai costose : ed io non solo ho gia spesi i pochi soldi che aveva,
ma ho fatti debiti col macellaio, col farmacista e con altre persone,
tutte ristrettissime di finanze. Questi poverini ogni giorno mi fanno
istanze per essere pagati, no mi possono piu fare credenza. Io, non
isapendo piu che fare e non reggendomi il cuore di far perire le
mie figliuole, per mancanza dei rimedii piu necessarii, mi rivolgo
-a Y. R. colle lagrime agli occhi e coH'ammo oppresso, e la sup-
plico di un sussidio, Dopo Dio e S. Antonio, che e il Santo dei
miracoli, ogni mia speranza e in lei. Sono certa di non essere de-
lusa. »
Nel tempo stesso, dalPalta Italia ci arrivava quest'altra lettera
<ii una superiora di Clarisse : « Prostrata ai piedi di Y. R. vengo
-a domandare soccorso per questa povera comunita, che non ha omai
piu persone benefattrici a cui poter fare ricorso, nelle strettezze in
•cui si trova. Quindi si rivolge a V. R. per ottenere pieta e mise-
ricordia. Noi siamo, da circa un mese, quasi tutte ammalate e, per
-doppia disgrazia, non possiamo prendere lavori, perche mancano le
maui. In somma, siamo ridotte ad uno stato deplorabile per ogni
tato; e per maggior dolore, stiamo attendendo la fatale sentenza
deirespulsione. Lascio pensare a lei in quali angustie peniamo ! »
IT.
A proposito di queste espulsioni, conviene avvertire, che quando
il Groverno, colle sue leggi, confisco i beni tutti delle singole comu-
nita, assegno pure al demanio gii edifizii ed i mobili dei Monasteri,
dei quali le depredate Religiose non ritenevano piu se non 1' uso.
Dei mobili poi segnatamente, e grandi e piccoli, fino ai rami della
€ucina ed alle stoviglie da mensa, si fece registro in minutissimi
inventarii. Quando le Religiose medesime, allora pensionate, fossero
ridotte a cinque od a sei, il Croverno si riserbava il diritto di ven-
<iere ogni cosa all'asta, e di cedere gli edifizii ai municipii, che se
ne volessero servire per fine di scuole, o di opere di beneficenza :
alle Religiose pensionate, portate via dai loro Monasteri, si procu-
rerebbe un altro posto per diniora. Ma siccome le pensionate, vec-
<*,hie gia e malandate di salute, non si possono separare da altre
non rieonosciute per la pensione, che le assistono; cosl d'ordinario
<e accaduto ed accade, che, all'atto della espulsione, hanno ricusato
e ricusauo il posto offerto loro altro ve dal Governo, e, per non isban-
darsi, trattano coi municipii, o si accomodano in quartieri a pigioue,
582 L'OBOLO
a costo di durissimi sacrifizii. Quest'avvertenza giovera ad intendere-
meglio le due lettere che, ad esempio, qui trascriviamo ; tacendo, per
buoni riguardi, la regione d'onde ci si sono spedite.
La prima, del 13 maggio, cosi diceva: « Supplico Y. R. che
voglia perdonarmi e compatirmi, se io, povera e tribolata superiora,
ardisco pregarla, col cuore sul labbro, a degnarsi di usarmi carita,
per amor di Dio e del la Beatissima Yergine, ad onore della quale-
il presente mese e consecrato. Affinche cornprenda qaanto sia in-
felicissimo il nostro stato, sappia che questo mio Monastero e uno
dei piii miserabili che esistano. Perche trovasi in un paesetto, noiv
fuori che da Y. R. siamo state sempre poste in dimenticanza e dere-
litte. Non abbiamo piu nessuna rendita, ne mezzi di sussistenza. La
scarsa pensione di una sola di noi, restata vivente delle rieonosciute
dal Governo d' Italia, ed il nostro lavoro : ecco tutto quello che ab-
biamo. E con si poco, com'e possibile campare ? Si debbono mante-
nere la comunita, la chiesa aperta al pubblico e gl' inservienti neces-
sarii. Di piu, si ha da pagare 1'affitto di una parte del Monastero da
noi abitata; e fummo ristrette fino dall'anno 1868. Tutte queste spese
si hanno a fare colla sola speranza in Dio. Padre, mi raccomando,
abbia pieta e compassione di noi ! Non mi lasci nell'abbandono ed
in si grande miseria. Preghi ancora, che Dio non permetta che siamo
discacciate da questo sacro chiostro. Sono poi afflittissima, perche,
fra breve, il Governo ci levera e vendera tutti gli oggetti inventa-
riati della chiesa nostra e del nostro Monastero. Penetri il nostro
dolore! »
La seconda, del 18 giugno, conteneva quanto segue: « Nelle an-
gustie della vita a chi ricorrere, se non a persone di carita grande ?
Siamo nella piu trista desolazione. Abbiamo avuto lettere dal nostro
municipio di dover lasciare, fra poche settimane, il Monastero, che
per ben 180 anni e stato abitato da Religiose deH'Ordine nostro.
Pud ella comprendere, Padre mio, da quale ambascia siamo op-
presse. Prive di mezzi, anche necessarii, pel sostentainento della
comunita, ora nuove angustie ci logorano la vita. Dobbianio tro-
vare una casa in affitto : ma come pagarne la pigione ? Abbiamo
sole tre lire al giorno, e la comuuita e composta di dodici suore :
due di esse sono gravemente malate ; quasi tutte poi siamo impo-
tenti a guadagnare un centesirno. Speriamo che Y. R. voglia darci
qualche aiuto, anche per le grandi spese che dobbiamo sostenere,
per 1'acquisto dei mobili necessarii; giacche rimarremo spogliate
di tutti i nostri, che da quarant'anni, il Governo ha inventariati
per suoi, od in parte dovremo riscattarli. Ora si che possiamo chia-
PER LE POVERE MONACHE D' ITALIA 583
anarci figliuole della santa poverta e spose di Gesu, il piu povero degli
uomini! Si figuri che prima ci tolsero quindici poderi, patrimonio
<;omune : ed oggi ci scacciano dalla casa nostra. II Signore pen-
sera a noi. Intanto per6 il caritativo cuore di Y. K. che piu e pift
volte ci ha consolate, non ci abbandoni in questo estremo nostro
bisogno. II compenso delle nostre orazioni, pei benefattori e per lei,
non verra mai meno. »
Y.
Si pensi che di queste e simili lettere, che potremmo ricopiare
•sino a formarne un volume, ce ne arrivano quasi ogni giorno ; e si
avra un concetto del gran patire di centinaia di onorevoli famiglie
<di sacre Yergini, dalle spogliazioni legali della rivoluzione, gittate
in balla della piu lagrimevole inopia. In verita possiamo dire che,
dal piccol saggio dato delle tribolazioni di poche, si pu6 argomen-
tare cid che patiscono e come patiscono tutte, senza eccezione, le altre.
E, quel che e peggio, impotenti come sono ad aiutarsi da se,
veggonsi derelitte nel loro penare. II Santo Padre Leone XIII, nel
breve col quale encomiava la colletta deH'Obolo, a sollievo di queste
nobilissime pazienti, cosl esprimevasi : « Sommamente e da deside-
rare che non venga meno la liberalita dei cristiani; essendo soliti per
ordinario gli uomini impietosirsi bensi all'aspetto ed alle suppliche
dei bisognosi, ma scordarsi piu facilmente delle pene che si pati-
scono nel segreto delle domestiche mura. » Or questa dimenticanza
.delle pene che non si vedono, aerumnarum quas paries domesticus
occultat, ha causato un tale abbandonamento delle suddette famiglie
religiose, che, se non fosse il tenue sussidio, recato loro dalla nostra
colletta, per la massinia parte, non riceverebbero d'altronde niuno, o
presso che niun conforto.
Ecco adunque i mali che 1'Obolo, il quale noi ci studiamo di
raccogliere, si spande a raddolcire ; ecco le venerande vittime della
fede giurata a Dio, che serve a consolare. Per virtu di questo, nei
dodici mesi dell'anno spirante, abbiam potuto in qualche modo soc-
•correre piu di 400 comunita ; e soccorrerle tutte quattro volte, ed un
gran numero anche piu spesso, secondo i bisogni che ci hanno ma-
nifestati. Gran bene certamente e cotesto: ma e un bene, del quale
Iddio terra sommo conto agli oblatori di limosine, e dara loro il
degno premio di grazie in questa vita, e di gloria nelFeternita.
Rammentiamo le grazie ancora in questa vita. Perocche le co-
stanti preghiere delle sacre Yergini, anime si care a Dio, per chi le
584 L'OBOLO
benefica, ne impetrano e di molte. Noi possedianir fasci di lettere-
che ce 1'attestano. In una ultima del 21 settembre scorso, 1'oblatore
di una piccolissima carita, chiedente una grazia temporalo, soggiun-
geva : « A gloria di Dio ed a sua consolazione le dird, che quelle grazie
per le quali ricorsi, come oggi, a lei, sei o sette anni fa, dalle pre-
ghiere delle sante spose di Gesu si sono tutte compiutamente otte-
nute. Non so se ella ricorda, fra le altre, che si domandava la sa-
lute di un giovane chierico, gia molto compromesso di petto, e da
qualche medico gia spacciato. Oggi egli e parroco zelantissimo da
due anni ; e non solo non ha piu sofferto del male, ma si trova in*
si floride condizioni, che fa dimenticare aff'atto le angustie
da tutti i suoi parenti, superiori ed amici. »
VI.
Da alcuni si fa osservare, che i bisogni sono grandi da per tuttor
che non si finisce niai di dare, che, dopo una questua, ne viene un'altrar
che ognuno deve pensare ai poveri suoi, che le ristrettezze dell'eeo-
nomia domestica crescono del continue; e, se si va innanzi di questo
passo, le opere buone si distruggeranno a vicenda, 1'una ingoiando
quello che per 1'altra si vorrebbe assegnare.
La carita vera, rispondiamo noi, ha le mani larghe e non si stanca
di fare il bene : fara poco, giusta le scarse forze sue, ma fara per
tutti. Or il proverbio insegna, che molti pochi fanno un assai. Se
molti facessero un pochino, oh che frutti si conseguirebbero !
E poi quanti sono che facciano propriamente molto ? Eppure vi
ha ancor tanti che lo potrebbero fare, senza troppo disagiarsi. Carita
cristianamente bella e sopra tutte quella che si fa, togliendo il pos-
sibile alle vanita, alle volutta, alle superfloita, secondo 1'aureo docu-
mento di S. Leone Magno : impendamus virtuti, quod substrahimu&
voluptati: diamo alia virtv> cio che leviamo al piacere. Un po' meno
di divertimenti, un po' meno di lussi, un po' meno di ghiottornie,,
presto fornirebbero ad assai persone, che si dicono buone e pietose^
il modo di soccorrere le nostre povere Monache, senza che percifr
avessero a lamentare grandi sacrifizii. Cosi, coll'uno o col due di ca-
pitale, acquisterebbero presso Dio il cento di frutto.
Nella passata primavera, una buona madre di famiglia ci scri-
veva : « Sebbene in ritardo, per la strenna della Pasqua, le rimetto-
lire due, che favorira unire a quelle tante che riceve, per sollevare
le povere spose di Gesu, spogliate dei loro averi. Questa tenue offerta
PER LE POVERE MONACHE D' ITALIA 585
« frutto di una privazione, che una giovanetta s'impose, espressa-
mente per tale scopo, astenendosi dall'assistere in carnevale ad una
recita di commedia, nel teatro del proprio paese. Essa implora le pre-
ghiere dalle sante Keligiose, si potenti presso il divin Cuore, per la
buona riuscita di un suo caro fratello, studente in Koma, e per altro
affare, non meno iraportante, che la riguarda. »
Ecco un bello, meritorio ed imitabilissimo esempio di carita e
<li mortificazione ! Ma il male si e, che troppi sono coloro, i quali
«i rendono si ad aprire la borsa, per fare del bene ad altri; con
questo perd. che il farlo rechi lucre- o sollazzo. Si da volentieri, colla
speranza di vincere, in una tombola od in una lotteria, un premio
ricco, o grazioso ; e si da volentieri, pel gusto di sentire una musica
rara, o di prender parte a danze allegre. Se non che, con pace di
chi pensa diversamente, la carita che si fa, per guadagnare, o go-
<lere, non e carita cristiana; e filantropia naturale e spesso masso-
nica ed anticristiana : e una carita che recipit mercedem suam, non
nel cielo, ma nella polvere della terra. II che sia detto di passaggio ;
•e terminiamo.
Quest' anno altresi ci siamo proposto di mandare agli oltre 400
Monasteri, che abbiamo nella lista, la solita strenna, per le feste
natalizie e pasquali; ne dubitiamo che i benefattori, ministri della
Provvidenza, secondo il solito, ci saranno, il piu che possono, gene-
rosi di aiuto : del che anticipatamente li ringraziamo. Insieme poi con
loro, assai ringraziamo i giornali cattolici, che, nelle varie region!
d'ltalia, raccolgono le oblazioni e cortesemente ce le spediscono. Tutti,
ed oblatori e collettori, partecipano ad un inestimabile tesoro di me-
riti e di benedizioni; dovendosi ritenere per verissimo il detto di
im'anima sublime, che « queste carita, fatte alle martiri occulte dei
nostri tempi, Dio se le scrive nel piu intimo del Cuore ».
RIVISTA BELLA STAMPA
BELLA POTESTA DELLE CHIAVI NEI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA l^
Molti SODO ai giorni nostri i trattati di teologia dommatica, che-
si pubblicano per le stampe. Perd quelli destinati per uso del corsi
compendia!! nei Seminarii costringono gli autori a mantenersi negli
stretti limiti del Decessario. E dato solamente ai professori delle
Universita cattoliche, e di altri centri importanti di studio pel clero
secolare e regolare 1'investigare a fondo nei loro volumi il domma, ser-
vendosi di quei tesori di scienza scolastica e patristica, che oltre
a confermare le verita rivelate, servono a dimostrare il nesso, che
quelle hanno a vicenda, la loro estensione e fecondita.
II ch. Padre Ludovico de San S. I., professore nei collegio della
Compagnia di Gesu in Lovanio, ci presenta un trattato di teologia
sulla Penitenza; il quale, secondo il nostro parere, e d'annoverarsi
tra i migliori usciti dalla penna dei grandi teologi contemporaneL
D merito principale del de San consiste nell'aver egli saputo fare
una scelta delle question!, che bisognava svolgere con maggiore-
ampiezza, tenendo in vista gli errori, che intorno alia Penitenza,
eonsiderata come virtu e come sacramento, furono e sono tuttora in
voga presso i protestanti, e vennero accolti quale arme poderosa
dalla moderna incredulita, per combattere il ministero di riconci-
liazione tra Bio e gli uomini, affidato da Cristo alia sua Chiesa.
Yolendo ora noi dare un saggio del modo, col quale il de San
propone e svolge nei suo volume le question!, abbiamo scelto quella,
che & dai protestanti agitata frequentemente, e creduta da essi una
prova irrefutabile contro la istituzione del sacramento di Penitenza,
« La Chiesa primitiva, dicono i protestanti, non conobbe altra pe-
nitenza all' infuori della pubblica, che non era sacramentale. Dunque
nell'antichita cristiana non esisteva il sacramento di Penitenza. »
Ognuno comprende, che se fosse vero I'argomento addotto dai prote-
stanti, ne scenderebbe per necessaria conseguenza, che il sacramento
di penitenza non potrebbe ritenersi come istituito da Gesu Cristo :
1 DE SAN LUDOVICUS S. I., Tractatus de Poenitentia, Bruges (Belgio) C. Be-
yaert, 1900, in 8° pp. 692.
RIVISTA BELLA STAMPA 587
perche sarebbe un assurdo 11 solo pensare, die nella Chiesa di Cristo
si fosse omesso per piu secoli 1'uso di un Sc^cramento, quantunque
creduto mezzo necessario a fine di ottenere la remissione dei pec-
cati cooimessi dopo il battesirao. II protestante M. Lea in un grosso
volume intitolato « La storia della confessions aurisolare » ha ri-
petuto in Filadelfia con molto apparato d'erudizione, raffazzonata ed
interpretata a suo modo, la vecchia accusa. E gia in America gli
ha risposto il Padre Casey con un opuscolo, dove evidentemente
si mettono in rilievo le citazioni inesatte, ed il metodo strano di
polemica seguito dal Lea 1. Ma torniamo al de San.
L'autore premette essere stata doppia la penitenza, che sin dai
primi secoli del cristianesimo s'imponeva dai ministri della Chiesa
ai fedeli penitenti, la privata, cioe, e la pubblica, che si raantenne
in vigore sino ai primi anni del nono secolo. C'erano inoltre due
sorti di penitenza pubblica, la semplice.e la solenne. Quella prirna
consisteva o nella pubblica accusa del delitto commesso, o in qualche
pubblica umiliazione, ovvero in ambedue insieme ; poteva durare
per un tempo lungo o breve, e talvolta anche brevissimo, quale fu
la penitenza del Gran Teodosio : ed era talvolta spontaneamente pra-
ticata dai fedeli. Invece la penitenza pubblica e solenne, oltre ad
essere prescritta dalla Chiesa, s' imponeva con riti speciali, discac-
clando il fedele penitente dal ternpio, imponendogli un certo numero
di digiuni, ecc., e lo assoggettava al graduale passaggio, secondo il
tempo prefisso dai sacri canoni, dalPuna all'altra delle quattro ca-
tegorie o stazioni (Fletus, Auditionis, Substrationis, Consistentiae)
assegnate ai penitenti dai sacri canoni. E sebbene la penitenza so-
lenne si potesse talvolta estendere ad un lungo numero di anni, ri-
maneva pero sempre nella potesta del Yescovo il temperare la se-
verita dei canoni, e restringerno la durata, siccome non di rado
avveniva.
In quanto poi al fine, la penitenza privata mirava a soddisfare
la giustizia di Dio per le colpe commesse, ed apparteneva al foro
penitenziale interno. Quella pubblica invece, oltre al fine di dare
soddisfazione a Dio, era ordinata a dare soddisfazione alia Chiesa
per rammirazione e lo scandalo cagionato dal peccatore nel ceto
dei fedeli. Ed e perd, che Sant'Agostino parlando della penitenza
pubblica cosi si esprime : « Kecte constituuntur ab iis qui ecclesiae
praesunt tempora poenitentiae, ut fiat etiam satis ecclesiae, in qua
1 CASEY S. L, Notes on a history of auricular confession, Me Vey, Fila-
•delphia, 1899.
588 RIVISTA
rernittuntur peccata » (in Enehiridio, c. 65). Inoltre convien osser-
Tare, che la penitenza pubblica s'imponeva solamente, siccome av~
verte lo stesso Santo Dottore, in pena di pubblici peccati e noto-
riamente conosciuti: « Si peccatum alicuius non solum in gravi
eius malo, sed etiam in tanto scandalo sit aliorum, atque hoc ex-
pedire utilitati ecclesiae videatur antistiti, in notitia multorum vet
etiani totius ecclesiae agere poenitentiam non recuset, non resistat...
Corripienda sunt coram omnibus quae peccantur coram omnibus,
ipsa vero corripienda sunt secretius quae peccantur secretius »
(Serm. 351, n. 9). Che anzi, secondo che espressamente attestano-
Tertulliano, S. Cipriano, ed altri Padri, la penitenza pubblica era.
ristretta a tre soli peccati, all' idolatria, cioe, alPadulterio ed al-
1'omicidio. Da ultimo e da por mente, che la penitenza pubblica.
non si concedeva al fedele, che una volta sola, durante la vita ; che
per imporla ai coniugati era necessario il consenso delPaltro con-
iuge; e che in luogo di essa s'infliggeva ai chierici la pena della
deposizione e degradations (pp. 172-182).
II de San passa quindi a dimostrare, che nell'antica Chiesa fi*
perpetua e costante la pratica di rimettere i peccati commessi dopo il
battesimo, non solamente nel foro esterno, ma principalmente nel fora
interno. Ne questa remissione, fatta dal sacerdote nel foro interne,,
consisteva ad eccitare unicamente il peccatore, siccome pretende-
rebbero i protestanti, alia confidenza in Dio, ed al dolore dei suoi
falli; ma era un vero e reale perdono della colpa, quale offesa di
Dio, ed una vera e reale condonazione della pena eterna. I prote-
stanti concedono essere esistito ed esistere nella Chiesa il fora
esterno; nel quale essa con pubblica autorita punisce i peccati in
quanto sono offesa di lei perche commessi contro il suo divieto;
esige una riparazione per lo scandalo cagionato alia comunita dei
fedeli: e pu6 anche condonare in tutto od in parte le pene stabi-
lite dalle leggi canoniche. Ma negano 1'esistenza del foro interno,.
nel quale la Chiesa abbia la potesta di rimettere i peccati e la pena
dei peccati, in quanto sono offesa di Dio e soggetti ad una pena
inflitta dal medesimo Dio. In prova della loro sentenza i protestanti
si appellano alia penitenza pubblica; la quale, secondo essi, fu la
sola praticata per piu secoli, e riguardava esclusivamente 1'esercizio
di potesta nel foro esterno, senza punto estendersi a quell' interno.
Ma e proprio vero, che nella penitenza pubblica praticata nel-
1'antica Chiesa non si scorga nessun vestigio della sua potesta nel
foro interno? 0 uon e vero piuttosto, che in luogo di una traccia
se ne dimostri evidentemente 1'esercizio?
BELLA STAMPA 589
Di fatto basta leggere i varii libri penitenziali anticamente in uso,
tanto nella Chiesa greca quanto nella latina, e considerare le formole
di assoluzione, che sovra i pubblici penitent! si recitavano dai sa-
cerdoti, perche dia negli occhi anche dei ciechi come il perdono accor-
dato riguardava principalmente la colpa quale offesa di Dio, e me-
ritevole delPeteraa dannazione. Laonde quella soddisfazione, che da-
vasi dai peccatori colla loro pubblica penitenza non era diretta sol-
tanto alia Chiesa, ma anche ed in primo luogo a Dio. Si pu6 dispu-
tare se 1'assoluzione sacramentale era impartita ai pubblici penitenti
dai sacerdote nell'atto d'imporre loro la penitenza pubblica, o dopo
che ne fosse stata da essi eseguita una parte, ovvero totalmente per-
corsa. Ma Te questa, come nota il de San, una questione, che si
riferisce non all' 'esistenza della potesta nel foro intern o, ma al tempo,
nel quale si credeva piu conveniente di esercitarla (p. 196).
In conferma del significato, che viene espresso dalle formole dei
libri penitenziali, abbiamo la testimonianza dei Padri e Dottori, che
vivevano e scrivevano durante il periodo, nel quale la penitenza pub-
blica era praticata. Essi in molti luoghi chiaramonte fanno menzione
dell'assoluzione sacramentale, che o precedeva o seguiva la pubblica
penitenza. Ed oltre a cio la lotta che la Chiesa sostenne contro Peresia
dei Novaziani, i quali pretendevano di restringere al solo battesimo
Tesercizio della potesta della Chiesa in rimettere i peccati, basta a
confutare 1'errore dei protestanti antichi e moderni. Quell'eresia fa
dai Padri radunati in concilio solennemente condannata per ben due
volte; nel concilio romano sotto il Papa Cornelio, e nel primo con-
cilio ecumenico di Nicea (p. 139).
Ci piace di riportare alcune, tra le molte e sceltissime prove, che
il de San toglie dai Padri della Chiesa. II Paciano, vescovo di Bar-
cellona, e anteriore a Sant'Agostino, scrivendo ad un certo Simpro-
niano, seguace dell'eresia novaziana, gli dimostra essere inconclu-
dente la ragione addotta dagli eretici, i quali rivendicando a Dio solo
la potesta di rimettere i peccati, pretendevano di negarla ai sacer-
doti ; mentre e sernpre Dio, che pel ministero sacerdotale perdona i
peccati, secondo la potesta largita agli apostoli da Cristo 4. Sant'Am-
brogio rimprovera ai Novaziani la loro ipocrita riverenza inverse Dio ;
1 « Solus hoc (peccata condonare), inquies, Deus poterit. Verum est, sed
et quod per sacerdotes suos facit, ipsius potestas est. Nam quid est illud
quod apostolis dicit quae ligaveritis in terra, ligata erunt et in coelis. Cur
hoc si ligare hominibus et solvere non licebat. » PACIANUS, epist. 1& ad Sym~
pronianum.
590 RIVISTA
giacche sotto pretesto di onorarlo, gli facevano la piu grande ingiuria,
non volendo sottostare alia divina ordinazione, ed all'uffizio com-
messo da Dio medesimo alia Chiesa di ritenere e perdonare i pec-
cati ; se pure non si voglia dire che si onori meglio il Signore disub-
bidendo ai suoi precetti, di quello che si faccia, siccome pratica la
Chiesa, osservandoli *. Sant'Agostino a sua volta redarguisce i Nova-
ziaui, perche negano che la Chiesa di Dio possa perdonare tutt'i pec-
cati; e li chiama miseri, che con loro danno non intendono il signifi-
cato di pietra nella persona di Pietro, ne vogiiono credere a quella
potesta delle chiavi del regno dei cieli affidata alia Chiesa 2. E San Gio-
vanni Crisostomo apertamente asserisce, che la potesta dei sacerdoti
di rimettere i peccati non solamente si esercita nel sacramento di
rigenerazione, qual e il battesimo, ma anche dopo di quello. Stabi-
lendo quindi un confronto tra i sacerdoti dell'antica e della nuova
legge, egli dice, che i primi non rnondavano dalla lebbra, ma dichia-
ravano legalmente mondi i gia guariti lebbrosi: al contrario i se-
condi oltre al distinguersi dai primi, perche il loro ministero riguarda
non la lebbra del corpo, ma le sozzure delPanima, purificano questa
a dirittura ; ne si restringono a semplicemente dichiararla purificata
(pp. 138-143) 3.
I protestanti, che nelPinterpretare il senso della Scrittura riven -
dicano per ciascun individuo il privilegio della ispirazione privata a
tal segno, che un medesimo testo dei libri santi possa subire inter-
pretazioni non pure contraddittorie, ma anche contrarie, sono natu-
ralmente portati ad estendere il loro supposto privilegio anche quando
1 « Sed aiunt (Novatiani) se Domino deferre reverentiam, cui soli re-
mittendorum criminum potestatem reserverit. Immo nulli maiorem iniuriam
faciunt, quam ei cuius volunt mandata rescindere, commissum munus refun-
dere. Nam cum ipse in evangelic suo dixerit Dominus Jeaus : Accipite Spi-
ritum Sanctum: quorum remiseritis peccata, remittuntur, et quorum deti-
nueritis, detenta sunt ; quis est qui magia honorat, utrum qui mandatis
obtemperat, an qui resistit? Ecclesia in utroque servat obedientiam ut pec-
catum et alliget et relaxet. » S. AMBE., de poenitentia, lib. I, c. 2.
2 « Nee eos (Novatianos) audiamus qui negant Ecclesiam Dei omnia pee-
cata posse dimittere. Itaque miseri, dum in Petro petram non intelligunt
et nolunt credere datas Ecclesiae claves regni coelorum, ipsi eas de ma,
nibus amiserunt. » S. AUGUST., lib. de agone christiano, n.° 33.
3 « Neque enim soluin cum nos regeneranfc, sed postea etiam condonan-
dorum nobis peccatorum facultatem obtinent... Corporis lepram purgare, seu
verius dicam, baud purgare quidem, sed purgatos probare, ludaeorum sa-
cerdotibus solis licebat... At vero nostris sacerdotibus non corporis lepram,
verum animae sordes, non dico purgatas probare, sed purgare prorsus con-
cessum est. > S. JOAN. CHRYS., De sacerdotio, lib. 3, c. 6.
BELLA STAMP A 591
trattasi del libri del Padri della Chiesa (e persino del monument!
dell'arte cristiana). Tutte le volte, che un testo di un Padre antico
della Chiesa afferma una qualche verita contenuta nel deposito della
rivelazione, ma ripudiata dal protestantesimo, essi ricorrono ad inter-
pretazioni ipercritiche fondate non gia sulle regole della sana critica,
ma sul giudizio preconcetto della impossibility cioe, che si possa tro-
vare negli scritti degli antichi Padri della Chiesa insegnato un domma
non ammesso dai seguaci della Riforma. E di ci6 ne abbiamo un
esempio nella controversia riguardante 1'uso della potesta delle Chiavi
nei primi secoli della Chiesa. Potevano quei Padri e Dottori con-
temporanei esprimersi in modo piu chiaro di quello, che or ora ve-
demmo? Kimane dunque dimostrato (per tutti coloro almeno, che
non vantino il non invidiabile sussidio di una fantastica ispirazione
privata), che la dottrina e la pratica della Chiesa intorno all'efficacia
del sacramento di penitenza nel rimettere i peccati, fu sempre la
stessa, anche durante quel periodo di secoli, nei quali si mantenne
1'esercizio della pubblica penitenza.
II de San, dopo di avere confutato i protestanti, passa ad esami-
nare la sentenza di alcuni teologi cattolici, specialmente del se-
colo XVII. La questione con questi secondi non versa intorno
all'esistenxa della potesta delle chiavi negata dai protestanti, ma ri-
guarda Yuso che di quella potesta si voile fare dalla Chiesa per mo-
tivi di disciplina, allorquando vigeva la pratica della penitenza pub-
blica. « Nell'antica Chiesa, dicono quei teologi, era negata 1'assoluzione
sacramentale anche in articolo di niorte, ai fedeli, che si fosseso resi
colpevoli di alcuni enormi delitti. Inoltre 1'assoluzione sacramentale
non si accordava ai rei di gravi peccati se non dopo che avessero
fatta la penitenza e compiuta la soddisfazione. »
I Giansenisti con alia testa il loro Arnaldo non si contentano
di difendere a spada tratta la sovraccennata sentenza, ma procedono
di gran lunga innanzi, stabilendo esser fuori di ogni controversia i
due punti seguenti : che, cioe, nell'antica chiesa tutti i peccati mortali,
tanto occulti quanto pubblici, andavano soggetti alia pubblica peni-
tenza; e che non mai si concedeva ai peccatori 1'assoluzione sacra-
mentale se prima non avessero compiuta la soddisfazione, percor-
rendo tutti gli stadii, nei quali la penitenza pubblica veniva espiata.
Da queste due asserzioni gratuite, perche prive di ogni fondamento
storico e dottrinale e poggiate unicamente sulla falsa interpreta-
zione di alcuni testi di Santi Padri, i Giansenisti inferiscono, che
la pratica posteriormente invalsa nella Chiesa di dare, cioe, 1'asso-
592 RIVISTA
luzione al peccatore dopo che quest! abbia confessati i suoi falli,
senza pero aspettare che egli adempia la soddisfazione ingiunta,
costituisca un abuso ed una corruttela ugualmente contraria alia
legge di Cristo, ed alia natura stessa del sacramento. La quale loro
dottrina, siccome tutti sanno, fu condannata dal Pontefice Ales-
sandro YIII.
Molto opportunamente il de San fa notare il grande appoggio
e la quasi paternita, che per rapporto al giansenismo devesi attri-
buire alia sentenza, che egli si accinge a confutare. Ma innanzi di
procedere oltre, Tautore avverte, che andrebbe errato chiunque vo-
lesse spostare la controversia, argomentando dalla consuetudine
osservata in qualche regione o chiesa particolare, di accordare, cioe,
1'assoluzione sacramentale nei limiti voluti da quei teologi opposi-
tori. I quali se giungessero anche a provare, che in una determi-
nata regione o chiesa ebbe realmente luogo per alcun tempo un
tanto erroneo provvedimento, non conchiuderebbero affatto nulla.
Giacche trattasi di dimostrare la pratica della Chiesa universale, e
la dottrina insegnata dai Komani Pontefici, dai concilii ecumenici,
e dai Padri e Dottori intorno all'esercizio della potesta di assolvere
i fedeli dai loro peccati.
Gli argomenti, coi quali gli avversarii cercano di provare la loro
sentenza, sono dal de San esposti in tutta quanta la loro forza ed
ampiezza (pp. 183-194). Per darne un brevissirao cenno diremo,
che secondo la sentenza dei teologi oppositori, sino al principio del
terzo secolo sarebbe stata assolutamente tolta ogni speranza di otte-
nere il perdono, mediante il sacramento di peuitenza, a coloro, i
quali dopo ricevuto il battesimo fossero caduti nel peccato dell'ido-
latria, o dell'adulterio, o delFomicidio. Un tal rigore di disciplina,
secondo essi, comincid ad infrangersi sotto il Papa Zefirino riguardo
al solo peccato di adulterio; ma per gli altrt due peccati si man-
tenne 1'antica severita sino al tempo di Papa Cornelio.
II de San confuta gli avversarii con chiarissime risposte ; e con
documenti storici irrefragabili dimostra, che dal tempo degli Apo-
stoli e durante il primo secolo ed una buona parte del secondo la
disciplina della Chiesa fu molto semplice, e piu inclinata alia mise-
ricordia inverso coloro, che si fossero resi colpevoli anche di gros-
sissimi falli. Dipoi circa la fine del secondo secolo troviamo gia
stabilite leggi piu severe ; e ci6 a motivo della sempre crescente
persecuzione ; e della frequente moltitudine dei rinnegati ; ed anche
per contrapporre un riniedio all'eresia dei Montanisti e di altre non
BELLA STAMPA 593
dissimili fazioni, che cercavano <T introdurre un troppo esagerato ri-
gore. Laonde ebbero cominciamento Delia Chiesa le pubbliche peni-
tenze distinte in varie categoric, come apparisce dagli scritti di Ter-
tulliano, di Origene, e di San Cipriano. Perd sino alia meta del
terzo secolo le penitenze non erano molto gravi; ne si protraevano
per un periodo assai lungo di tempo. Da ultimo nella persecuzione
mossa dall' imperatore Decio, essendo a dismisura aumentato il nu-
rnero degli apostati, fu decretato da Papa Cornelio nel concilio ro-
mano, e da Cipriano nel concilio cartaginese, che venisse allungata
la penitenza (trailer etur in longum poenitentia) da imporsi ai fedeli
ravveduti. Ed una tale misura di piu stretto rigore fu giudicata
altresi necessaria, per impedire la propaganda dell'eresia, sorta allora
dei Novaziani ; i quali, sotto pretesto della indulgente disciplina della
Chiesa, cercavano di trarre al loro partito i ferventi cristiani. Per
la qualcosa noi vediamo, subito dopo la morte di Cornelio, apparire
man rnano nelle varie chiese di oriente e di occidente molti di quei
canoni penitenziali oltremodo severissimi, coi quali si punivano i
singoli delitti capitali, e se ne protraeva il tempo dell'espiazione ad
un buon numero di anni, e non di rado anche sino al termine della
vita. Ma questi gradi supremi di rigore andarono a poco a poco
scemando ; e quasi totalmente scomparirono nel sesto secolo in
oriente, e circa 1'ottavo nell'oecidente. Per la qualcosa non ha alcun
fondamento di verita 1'opinione di quei teologi, che asseriscono
essere stata una norma seguita dalla Chiesa dei primi secoli il non
accordare Passoluzione sacrarnentale ai colpevoli di alcuni delitti
enormi. Le stesse pene sancite provano ad evidenza, ch'erano di-
rette ad ottenere la remissione di qualsivoglia peccato (pp. 201-212).
Bipugna poi in modo particolare al sentimento cristiano I'am-
mettere, siccome fanno gli avversarii, che la Chiesa, madre pietosa,
ed informata dallo spirito del suo divino Fondatore, che accordd un
gran perdono al ladro morente, abbia per alquanti secoli voluto pra-
ticare la crudelissima se verita di negare 1'assoluzione sacramentale
a quei peccatori moribondi, i quali fossero ricaduti nel peccato dopo
di avere espiata la pubblica penitenza, ovvero dimandata 1'avessero
neU'estremo della loro vita.
Tra le prove convincentissirne addotte dal de San, noi ne sce-
gliamo due sole, che sono le principal!. Primieramente 1'autore cita
il tredicesimo canone del Concilio di Nicea : « De his qui ad exitam
veniunt, etiarn nunc lex antiqua regularisque servabitur, ita ut si
quis egreditur e corpore, ultimo et necessario viatico minime pri-
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1211. 38 23 novembre 1900.
594 RIVISTA
vetur » . Se v'era luogo, dove il Concilio avrebbe dovuto fare una
esplicita menzione di quella categoria di peccatori moribondi ai
quali, secondo la vigente ed universale disciplina della Chiesa in
quel tempo, si proibiva di accordare, come pretendono gli avversariir
la remissione dei peccati, era certamente nel sopracitato canone, che
si riferisce appunto all'amministrazione dei sacramenti ai moribondi.
Or bene il Concilio, non solo si esprime con termini generali, ma posi-
tivamente vieta ogni eccezione (si quis egreditur e corpore... mi-
nime privetur); ed inoltre dichiara essere questa non gia una nuova
disposizione, ma 1'antica legge e disciplina della Chiesa (lex antiqua
regularisque servabitur).
Un'altra prova contro gli avversarii e la celebre lettera di Papa
Celestino I, scritta nell'anno 428 ai Yescovi delle province di Yienna
e di Narbona; nella quale il Pontefice deplora e condanna 1'uso
introdotto cola di negare la riconciliazione ai peccatori moribondir
e lo definisce contrario all'ecclesiastica disciplina (contra ecclesia-
sticam disciplinam); oltraggioso a quella pieta, colla quale il Signore
e sempre pronto ad accogliere in ogni momento quelli che a Lui
si rivolgono pentiti; e crudelissimo in verso i moribondi, costretti
ad incorrere, oltre la morte del corpo, anche quella delPanima *.
Da una si autorevole testimonianza di Papa Celestino rirnane
fuori di ogni dubbio dimostrato, che non mai nella Chiesa romanar
ne per conseguenza nella Chiesa cattolica, fu in vigore la consue-
tudine di negare ai peccatori moribondi 1'assoluzione sacramentale.
Giacche ripugna, che il Pontefice riprovasse quale empia la con-
suetudine di quelle chiese particolari, se la stessa consuetudine fosse
stata comune a tutta quanta la Chiesa universale (pp. 212-224).
L' ultimo quesito, che il de San prende ad esaminare, e 1'opi-
nione di alcuni teologi, i quali sostengono che, nei primi secoli
della Chiesa, per legge ordinaria non si concedesse 1'assoluzione
sacramentale dai peccati piu gravi, se non dopo espiata intera la
1 « Horremus, fateor, tantae impietatis aliquem reperiri ufc de Dei pie-
tate desperet: quasi non possit ad se quovis tempore concurrent! succurrere,
et periclitantem sub onere peccatorum hominem, pondere, quo se ille expedire
desiderat, Hberare. Quid hoc, rogo, aliud e&t quam morienti (corporaliter)
mortem (animse) addere, eiusque animam sua crudelitate, ne absoluta esse
possit, occidere ». Ep. COELESTINI I, cap. 2. Dalle parole, colle quali il Pon-
tefice si esprime, cJiiarissimamente si vede trattarsi della remissioue dei
peccati, e della salvezza dell'anima, e non gia, siccome opinano gli oppo-
sitori, di una remissione delle pene inflitte dai sacri canoni ai fedeli pre-
varicatori.
DELL A STAMP A 595
penitenza. L'autore dimostra che una tale opinione ha origine dal
confondere, che quegli autori fanno, i due tribunal! distinti, 1'interno
e 1'esterno ; ed inoltre dall'asserire gratuitamente, che per legge ordi-
naria non si concedesse ai pubblici penitent! 1'assoluzione nel foro
interne, se prima non avessero ottenuto 1'assoluzione nel foro esterno.
E percorrendo quindi il de San le testimonianze citate dagli avver-
sarii in conferma della loro sentenza, le dimostra destituite di ogni
solido fondamento. Dappoiche quelle espressioni usate dai Padri
(perdono, pace, riconcilia&ione) possono molto bene riferirsi alia
pubblica riconciliazione dei penitenti, ed al diritto che si restituiva
loro di partecipare al sacramento delPEucaristia, e non gia al tempo,
nel quale doveva impartirsi 1'assoluzione sacramentale. Certamente
in quei primi secoli dovea accadere (ci6 che avvenne sempre, ed
avviene anche ai giorni nostri), che per giuste ragioni si fosse tal-
volta differita 1'assoluzione sacramentale ed aspettato I'adempimento
della soddisfazione. E sia pure, che in qualche chiesa particolare
il potere delle chiavi nel foro interno si esercitasse allora, conforine
all'opinione sostenuta dai teologi avversi. Ma non si riuscira giammai
a dimostrare, che per legge ordinaria anticamente nella Chiesa uni-
versale il perdono nel foro interno non si conseguiva, che a peni-
tenza e soddisfazione compiuta (pp. 224 233).
Dal saggio, che abbiamo dato, percorrendo succintamente una
sola delle questioni trattate dal de San, potranno i lettori argo-
mentare con quale perizia e profondita di dottrina scolastica e pa-
tristica sono svolte le altre contenute nel suo volume De Poenitentia.
Noteremo in particolare quelle due, che riguardano la contrixwne
e Vattri&ione (pp. 375-559); e la necessita della confessione auri-
colare (pp. 559-662). Di questa seconda, nella quale con par! dot-
trina e facile esposizione sono confutati tutti gli error! e pregiudizi
antichi e moderni, diretti ad allontanare i fedeli dal sacramento di
penitenza ed a confer mare i protestanti nel loro odio contro le pra-
tiche della Chiesa cattolica, sarebbe utilissima una traduzione in
lingua volgare.
BIBLIOGRAFIA1
ALLARD PAUL. — Julien 1'Apostat. Paris, Lecoffre, 1900, vol. I in
8° di pp. IV-504.
L'Autore, gib chiaro per altri
scritti e principalmente per la Storia
delle persecution^, ci offre il primo
volume di un 'opera che attirera for-
temente 1'attenzione di quanti por-
tano amore alia storia. Si tratta di
far meglio conoscere quelPenigma-
tico Giuliano, che ha in se tutto in-
sieme dell'attraente e del ributtante,
benche di questo assai piu che di
quello. Ma per ottenere 1' intento, bi-
sognava presentarci questa figura un
po'strana, bene inquadrata nella sua
naturale cornice; vale a dire farci
prima conoscere con molta precisione
1'epoca in cui visse e 1'ambiente in
cui si mosse; e per6 1'Autore im-
piega la meta di questo primo vo-
lume nello stendere una magistrale
esposizione dello stato del pagane-
simo e della societa a mezzo il se-
colo quarto. Bisognava inoltre stu-
diare con diligenza la formazione mo-
fa principalmente analizzando i suoi
scritti, ne' quali costui ci ha lasciato
non poche memorie autobiografiche.
A questo periodo della sua giovi-
nezza tien dietro il primo periodo
della sua vita pubblica, cioe quei
cinque anni ch'egli passb nelle Gal-
lie, fra il giorno che ricevette la di-
gnita di Cesare e quello in cui prese
il titolo d'Augusto. E questo il solo
momento della sua carriera imperial e
che si pu6 ammirare e lodare senza
riserva; e tra per questa ragione, e
per essere il libro scritto da un fran-
cese e per francesi, intorno a que-
sto periodo 1'A. s'indugia con visi-
bile compiacenza, e con esso chiude
il presente volume, riservando al se-
guente le odiose cose che nell'Apo-
stata offendono gli occhi dell'univer-
sale. L'erudizione, la critiea, lo stile
dell'Allard sono ben noti, e nel pre-
sente lavoro ei non si mostra di certo
inferiore a se stesso.
rale di un tal soggetto ; e questo egli
BABUDRI FRANCESCO. — Carmina. Parenxo, tip. Coana, 1900, 16*
di pp. 56.
Questi versi di un giovine diciottenne sono una buona promessa.
BASETTI SANI GIROLAMO, dott. — Repertorio di legislazione e giu-
risprudenza civile in materia ecclesiastica. Firenze, tip. Ciardi>
1900, in 8.° — Cent. 50.
1 Nota. I Jibri e gli opnscoli, annunziati nella Bibliografia (o nelle Riviste
della Stampa.) della « Civilta Cattolica », non pud TAmmmistrazione assnmere in nessuna
naniera 1' incarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieao indicati come vendiblli
presso la stessa Amministrazione. Cid vale anche per gli aununzi fatti sulla Copertina drt
periodico.
L 'A MMINISTR AZIONE.
BIBLIOGRAFIA
597
seguaci di sistemi filosofici , per
quanto assurdi, pur troppo in voga
ai giorni nostri. — Esaurita gia la
prima edizione, 1'autore ne offre una
seconda migliorata ed accresciuta.
BOEDDER BERNARDO S. I Psychologia rationalis sive philo-
sophia de anima humana in usum scholarum. Editio altera aucta
et emendata. Friburgi Brisgoviae, Herder, 1899, 16° di pp. XVIII-
422. — Fr. 5.
II fine, che il ch. p. Boedder si
propose nel pubblicare il suo trat-
tato di psicologia, fu quello prin-
cipalmente d'illustrare quei punti di
dottrina, che sono presi di mira dai
BROGI TOMMASO. — La Marsica. Roma, tip. Salesiana, 1900, 16° di
pp. 436. — L. 2,50.
Questo lavoro e diviso in due
parti di pregio ineguale: la prima
che tratta delle origini delle guerre
e del dominio romano, non e la prin-
cipale ne la piu profittevole, perche
di seconda mano. L' altra e certa-
mente la migliore e molto ricca di
documenti che illustrano la storia
Marsica nel Medio Evo a cominciare
dal X secolo. La lettura e istruttiva
e piacevole e il ch. Autore pu6 chia-
marsi contento d'aver fornito abbon-
danti notizie, altre nuove ed altre
meglio appurate. Di che, certi siamo,
gli sapranno grado i nepoti de' for-
tissimi Marsi.
BUONAMICI. — La Civilta Egiziana. Firenze, tip. Calasanziana, 1900,
in 8° di pp. 71.
11 prof. Giulio Buonamici com-
pendia qui tutti gli element! della
civiltk degli Egizii, teologia, filosofia,
legislatura, governo arti ed indu-
strie; architettura, pittura; lavora-
zione di metalli, agricoltura, naviga-
zione, milizia, scrittura, lingua, lette-
ratura; riti funebri, medicina, mum-
mificazione etante altre cose indicate
nel Sommario e debitamente svolte
in questo Opuscolo, con erudizione
varia e molta chiarezza. La sua let-
— Notizie di alcune voci egiziane che hanno affinita di forma e di
significato con parole indoeuropee specialmente greche e latine
preceduta da un Discorso sull'Origine del linguaggio. Pisa, Ma-
riotti, 1900, in 8° di pp. 71.
casi cotesta identita per via d'im^
portazione, di immigrazione e di etno-
genia, non resta altra ipotesi se non
1'unita primitiva del linguaggio. Noi
tura risparmiando spesa e fatica al
lettore, e piu che sufficiente a fargli
conoscere e stimare una delle piu
antiche civilta oriental! connessa con
la civiltk greca e romana. Intorno
alia derivazione dell'alfabeto fenicio
dalla scrittura ieratica egizia, non
siamo del parere del de Rouge, e la
nuova scoperta di due altre scritture
geroglifiche e lineari di Greta in
relazione con Thethea d'Asia, fanna
pensare ad altra origine.
II lavoro del prof. Buonamici ha
due parti connesse fra loro, 1'origine
cioe del linguaggio e alcuni gruppi
di lingue antiche, 1'egizia, la greca
e la latina, nelle quali si riscontrano
molti vocaboli con medesimezza di
forma e di significato. Sostiene egli
che, non potendosi spiegare in certi
ammettiamo questa conclusione e
1'autore potra vedere cio che noi pen-
siamo intorno 1'origine del linguag^
gio e la confusione e diversita delle
598 BIBLIOGRAF1A
lingue, nell'Opera nostra: « Del pre- il significato da' determinativi, e al-
sente stato degli studi linguistic! ». lora conviene riscontrare le voci gre-
Esame critico, Prato, 1887, un vol. che e latine con le egizie prese in
di pagg. 419. uno de' significati particolari (Cf.
I riscontri di voci egizie con voci ^^K^^K^^EinliundertBei^pieleAegy-
greche e latine sono, in generate, ptischen G-egensinns, nell'Etud. Ar-
ben fatti, ma v'e un pericolo in cio, cheol., linguist, et historiq. dediees
che moltissimi vocaboli egizii hanno a M. le D.r D Leemans, Leide. Brill,
due significati different! e taloracon- 1885, p. 13).
trarii : nella scrittura se ne distingue
— Platone e la Filosofia Orientale. Pisa, Mariotti, 1899, in 8° di
pp. 57.
II ch. Autore, disaminati tutti i due filosofie. Reca inoltre le proba-
sistemi filosoficiorientali, le dottrine bili vie per le quali TOriente comu-
cioe intorno Dio, 1'uomo e il mondo, nicava con r Occidente, i viaggi, i
conchiude con grande probability che commerci, la civilta, le guerre e le
la filosofia greca e particolarmente conquiste. Noi crediamo non esservi
la platonica, ha molti riscontri con ragione di dover sentire altrimenti
1'orientale, come si scorge da' con- dall'erudito e sagace autore.
fronti opportuni e molteplici fra le
CAPPELLAZZI ANDREA, sac. — Roma. Ricordo dell' Anno Santo.
Crema, tip. S. Pantaleone, 1900, 16° di pp. 128.
II ch. professore ha qui raccolte e la pieta profonda, a cui le mara-
ed esposte le impressioni da lui pro viglie di Roma hanno fornito pascolo
vate nella sua venuta in Roma per abbondante, strappandogli dalla penna
TAnno Santo. Se in altri scritti egli questa sublime parola : « Non sono
ci aveva fatto ammirare la sua bella scienziato, non sono artista: sono cri-
mente e soda dottrina, in questo ci stiano, cattolico : entrando in Roma
ha dato a conoscere il suo bel cuore ho sentito il divino » (p. 10).
CASTING LIN A. — Nemici ! Romanzo. Torino, Giulio Speirani e Figli,
editori, via Genova 3, di pp. 222. — L. 1,00.
I Nemici sono due cugini, Guido raccontino non si raccomandapernes-
e Virginia Ubizzi, i quali tuttavia, sun pregio speciale, ed ha parecchi
nonostante 1'inimicizia, sulla fine del difetti di lingua, di stile, e special-
racconto fanno pace, e la suggellano mente di dialogo.
col diventare marito e moglie. II
— Soavi Affetti. Romanzo. Torino, Giulio Speirani e Figli, editori,
via Genova 3, 16° di pp. 208. — L. 1,00.
II titolo conviene letteramente al che si amano fra s6 di santissimo
raccontino. Sono affetti soavi, rac- amore e si aiutano a vicenda ad arri-
contati con uno stile chiaro, sincero, vare alia felicita. Questo raccontino
affettuoso. Qui non trovi i soliti eroi della signora Castino piacera certa-
da romanzi, ma due persone in carne mente alle giovinette e fara loro del
ed ossa, un fratello ed una sorella bene.
CHARRIER P. PIETRO, S. J. — Yita del ven. P. Claudio De la Co-
lombiere della Compagnia di Gcsu, scritta coll'aiuto di document!
BIBLIOGRAFIA
599
inediti. (Traduzione dal francese). Praia, tip. Giachetti, 1900, due
voll. in 8° di pp. 452 ; 396 — L. 4.00.
Di questa vita abbiamo lunga-
mente e onorevolmente parlato (ser.
XVI, vol. VII, p. 322), quando vide
la luce 1'originale francese. Ed ora
siamo ben lieti di vederla offerta an-
che agl'italiani in questo tempo, in
cui gli animi si sono tanto rinfoco-
lati nella divozione al Sacro Cuore,
il principal promotore in unione colla
B. Alacoque. Qual lettura piu oppor-
tuna di questa, in apparecchio alle
feste che si preparano a N. S. Gesu
Cristo pel nuovo secolo ? Lettura che
tornera anche assai comoda per 1'e-
dizione dall'un canto nitidissima,
dair altro poco dispendiosa.
della quale il Venerabile Padre fu
DE MATTIA GIUSEPPE, mons. — La mente di S. Tommaso intorno
all'origine delPanima, sua unione col corpo ed origine delle idee.
Napoli, tip. Errico, 1900, in 8.°
Sebbene 1'autore non abb1' a inteso 1'Angelico Dottore intorno ai trepunti
di scrivere un trattato sull 'importante
e vasto argomento, pur nondimeno
nelle tre dissertazionidachiara ed or-
dinata contezza della dottrina del-
ELPI G. — La lingua universale.
1900, 16° di pp. 20. — Cent.
L'autore dimostra con saldi argo-
menti che dovendosi scegliere una
lingua per comunicare con le nazioni
d'Europa, non 6 necessario ne utile
ricorrere alingue artificiali inventate,
ma che la lingua latina, come gia fu,
ritorni ad essere la lingua universale.
Le difficolta delle diverse pronunzie
di consonant! e di dittonghi, si po-
trebbero superare per Concorde giu-
dizio di filologi delle nazioni princi-
— Notizie intorno ad Alessandro
auto re.
In queste notizie si ha una storia
importante di un ottimo cittadino na-
politano, che primo miglioro e pro-
pago 1'arte ginnastica in Napoli e al-
trove, ed ebbe onori grandissimi e
- Arte del dire, dello stesso.
Vi si riscontrano tutti i pregid'uno
scrittore filosofo, il quale conosce pie-
namente le piu riposte bellezze e le
FEANgOIS (SAINT) DE SALES. -
les autographes et les Editions
proposti, e la spiega in modo da ren-
derla intelligibile anche a coloro, che
non sono molto versati nella scienza
filosofica.
Seconda edizione. Firenze, Paravia,
15.
pali d'Europa, riuniti in Congresso,
e introdursene 1'uso fin dalle prime
scuole di latino. Questo opuscoletto
dovrebbe essere diffuso, non solo in
Italia tra' professori delle nostre Uni-
versita, ma in tutte le altre di Eu-
ropa, perciocche cosl una parva gcin-
tilla potra accendere in molti la
fiamma d'un desiderio e di un 'opera
eflScace.
La Pegna il ginnastico, dello stesso
grandissimi dispiaceri che sopportd
con magnanima fortezza. La narra-
zione e viva, i casi varii e dramma-
tici sono svolti e descritti in pura
lingua italiana.
ragioni vere dell'arte del dire e del
ben dire, fondate nella natura del-
1'uomo e delle sue passioni.
- Oeuvres. Edition complete d'apres
originales enrichie de nombreuses
600
BIBLIOGRAFIA
pieces ine*dites. Tome XL Lettres. ler volume. Annecy, impr. J. Nie-
rat, 1900, 8° di pp. XXXII-484.
Dopo la Filotea, tra gli scritti di
S. Francesco di Sales le piu ricer-
cate e gustate sono le sue Lettere,
tanto in queste risplendono i pregi
tutti di natura e di grazia, di cui
queH'anima bella era adorna. Meri-
tamente pero il ch. Benedettino Don
Mackey e le sue degne collaboratrici
hanno messo ogni cura nel darci di
queste lettere una edizione vera-
mente insigne. Gia non e poco il dire
che la presente conterra un 500 let-
tere piu dell'edizione di Migne, stata
flnora )?„ piu ricca di tutte. Ma poi,
per assicurarsi della integrita dei
testi, gli editori sono risaliti alle fonti,
cioe agli original! o alle copie auten-
tiche, tutte le volte che cio e stato
possibile. Inoltre con pazienti inda-
gini ban messo in sodo la data di
ciascuna lettera, e la persona a cui
era indirizzata, rilegando alia fine
della pubblicazione quelle di data
incerta. Ma il merito principale di
questa edizione sta nelle note bio-
grafiche e storicbe che raggruppano
intorno allo scrivente tutti i perso-
za ci6, scrive 1'illustre Benedettino,
il lettore sarebbe condannato ad er-
rare in un mondo cosi impersonate,
che non puo destare interesse; e in-
fatti il leggere le lettere del nostro
Santo nella maggior parte delle edi-
zioni antiche, e come un incontrarsi
in tombe senza epitaffii. Noi invece
pretendiamo di risuscitar questi morti,
di trasformare questo cimitero in una
passeggiata pubblica, dove non si
incontrano che visi conosciuti » (p.
XXIII). Intanto questo primo volume
corrisponde agli anni giovanili del
Santo; e quindi abbraccia principal-
mente il suo apostolato nel Chablais.
Qui piu che altrove convien cercare
la storia di quella importantissima
missione, qui in queste lettere si vive,
si calde, si piene di zelo apostolico.
L'editore poi fa un caldo appello a
quanti posseggono lettere di S. Fran-
cesco, affinche vogliano farle a lui
pervenire, assicurandoli che ne avran-
no in ricambio la protezione dell'ama-
bilissimo Santo, e la riconoscenza di
tutti i suoi divoti.
naggi coi quali egli ha da fare. « Sen-
GALLERANI P. ALESSANDRO, d. C. d. G. — Gesu Grande, ossia
la sudditanza a N. S. Gesu Cristo con appendice sul Giubileo.
Modem, tip. deli'Imm. Concezione, 1900, 16° di pp. 200. Edi-
zione 2.a — L. 1,00.
di questa operetta sia alquanto piu
elevato, la trattazione corre limpida
e snella non meno che nell'altre due
precedent!, spargendo raggi di luce
soave non solamente sulla grandezza
di Gesu Cristo, ma anche sulla sua
Madre, sulla sua Sposa, sul suo Vi-
carib, e su altri soggetti, che si ve-
dono splendere dintorno a lui, come
i pianeti dintorno al sole. I tre vo-
Al Gesu Buono, diretto ad inspi-
rare confidenza in N. S. Gesu Cristo,
« al Gesu Santo, inteso a proinuo-
verne I'imitazione, ecco che succede
per ultimo il Gesu Grande, ordinato
a farci concepire un'alta idea di que-
«to divino Signore, e quindi muo-
verci ad obbedirgli, a porgergli ogni
maniera d'ossequio e principalinente
-quel solenne Omaggio che gli sta
preparando la Chiesa per gli albori
del nuovo secolo. Benche il soggetto
lumetti poi, sebbene possano stare
ciascun da se, ognun vede pero che
BIBLIOGRAFIA
601
sugo di tutta la dottrina riguardante
il Giubileo, e viene sventato un pre-
giudizio comune intorno la difficolta
d'acquistarlo.
uniti insieme ci danno, in un giusto
volume di circa 600 pagine, un tutto
compito e bene armonico.
Raccomandiamo in modo parti-
colare 1'Appendice, nella quale e il
HORAE DIURNAE Breviarii Romani. Edizione diamante in carta
indiana e caratteri gross! Volume elegantissimo e della massima
leggerezza. — Sciolto, L. 4. — Leg. 7 bis soffice, L. 5.75. — 14 sp.,
L. 6.50. — 14 sp. angoli arrot. L. 6.75. — 17 grenat, L. 9.50.
Roma, Desclee Lefevre e C.
Questa nuova edizione del Diurno,
test& uscita in luce dalla tanto rino-
mata tipografia Desclee, e un vero
gioiello d'arte tipografica,ed e la piu
LAURENTI PIETRO, d. C. d. GK — Question! moderne religiose e
moral! esposte in modo popolare. Roma, Libreria Salesiana, 1900,
16° di pp. 344. — L. 2,00. — Vendibile alia Libreria Desclee,
Via S. Chiara, Roma.
compiuta di quante finora eono state
pubblicate in conformita degli ultimi
decreti della S. C. dei Riti.
L'importanza delle question! trat-
tate in questo volume, si manifesta
da s& col solo annunziarne i titoli, i
quali sono i seguenti. I. C'e o non
c'e un'altra vita? — II. Perche non
si crede? — III. Perche si deve cre-
dere? — IV. lo credo in Dio, ma non
ai preti. — V. Se la Chiesa romana
sia intollerante. — VI. Se la Chiesa
sia nemica della civilta e della scienza.
— VII. La carita, suggello divino della
vera Chiesa di Gesu Cristo. — VIII. II
Papa. — IX. Dagli ai preti ! — X. I
Protestanti. — XI. I miracoli. — XII. La
Massoneria. — XIII. La Religione e il
dolore. — XIV. L'empio prosperato.
— XV. La Religione e il piacere. —
XVI. La stampa al tribunale della
Chiesa. — XVII. La stampa al tri-
bunale della coscienza. — XVIII. I
tavolini giranti e parlanti. — XIX. La
educazione moderna. — XX. L'ope-
Or questi importantissimi argo-
menti e tutti del giorno sono trat-
tati con solidita, con chiarezza, e con
un certo fare spigliato e brioso, tutto
proprio dell'egregio Autore, che ne
ha dato gia prove in altri suoi pre-
giati lavori. Quest'ultimo, lasciando
stare che puo tornar utile anche ai
Ministri della divina parola, noi vor-
remmo che entrasse in tutti i col-
legi, i conservatorii, gl'istituti d'edu-
cazione di qualsiasi genere: vorrem-
mo anzi vederlo in mano a tutti i
giovani d'ambo i sessi, persuasi che
vi troverebbero un potente contrav-
veleno agl'insidiosi errori che suc-
chiano, ancor non volendo, in tanti
altri libri e giornalt. Ne pu6 fare
ostacolo il prezzo, che anzi e mite
verso il merito dell'edizione, com-
mendevole per correttezza di testo,
belta di carta e nitidezza di tipi.
raio.
LESSIOO ECCLESIASTICO illustrate. M.il*no, F. Vallardi editore,
in 8° gr. a due colonne. Si pubblica a dispense di pp. 32 al prezzo
di L. 1,00 ciascuna, ed usciranno due volte al mese.
Non si puo dir certamente che ginali e tradotte,l'Italia soffragrande
d'enciclopedie ecclesiastiche, tra ori- penuria. Ma con le scienze profane
602
BIBLIOGRAFIA
anche le sacre ban camminato di buon
passo in quest! ultimi anni, e pero pa-
recchie opere banno molto perduto
della loro importanza, almeno Delia
parte cbe riguarda le ultimo scoperte
o applicazioni. Giunge dunque oppor-
tunissimo questo Lessico Ecclesia-
stico, cbe si propone di contribute al-
1'incremento della coltura del clero
italiano coll'offrirgli in modo cbiaro e
concisoil risultatodegliultimi studii,
in tutte le materie cbe possono inte-
ressare il sacerdote ai nostri giorni.
Oltre dunque la Teologia Dogmatica,
la Morale e il Diritto Canonico, dara
largo luogo agli Studi biblici, alia
Storia ecclesiastica, e &\YArcheologia
sacra; ne sara trascurata la Filosofia,
la Liturgia, YAscetica, gli Studi so-
ciali ed altre discipline confacentisi
ai sacerdoti. La revisione ecclesia-
stica che il Lessico porta in fronte,
il valore de' suoi molti compilatori,
il merito dei non pochi articoli usciti
gia alia luce ci danno affidamento
della felice riuscita di tuttal'opera.
L'illustre Cardinale Paroccbi, in una
sua lettera del 22 ottobre alia Reda-
zione, scriveva, fra 1'altre, queste pa-
role: Gli articoli pubblicati sin qui,
irreprensibili per sanitd di dottrina,
sono eziandio pregevoli per freschezza
di notizie moderne. E pregevoli sono
altresl le molte incisioni onde il Les-
sico e illustrate. Mentre scriviamo e
giunto a 650 pagine ; e piu va innanzi
il lavoro, piu e a sperare cbe vengasi
perfezionando, e togliendo que'difetti
che, in opere di questo genere, sono
nei principii quasi inevitabili.
LUIGI (Fra) DA PARMA dei Minor! , gia Ministro Generate dell'Or-
dine. — Vita del B. Giovanni da Parma YII Generale Ministro
dell'Ordine dei Frati Minori. Seconda edizione. Quaraeehi, tip. San
Bonaventura, 1900, 16° di pp. YIII-188.
Questo Beato non solo offre in se
stesso all'asceta un bel modello di
santo disprezzo delle vanita del mon-
do, d'amor di Dio e del prossimo, di
zelo per la divina gloria, e d' altre
virtu religiose da imitare, ma pre-
senta ancbe allo storico e al Densa-
tore un fatto gravissimo da meditare.
Era egli, per la sua pieta, dot-
trina e prudenza, salito all'alto uffizio
di Ministro Generale del suo Ordine ;
e zelatore caldissimo dell'osservanza
regolare e soprattutto della stretta
poverta volutada S. Francesco, aveva
tosto messo mano a sradicare gli abusi
cbe a poco a poco s'erano venuti in-
troducendo. E vi era riuscito in gran
parte. Ma i rilassati si risentirono
tanto, cbe giunsero fino a portare
accuse contro di lui al trono del
Sommo Pontefice Alessandro IV. Di
cbe egli delibero di scendere sponta-
neo dall'alto grado, e convocato il Ca-
pitolo generale a Roma pel due feb-
braio 1257, ivi diede formalmente la
sua rinunzia, ed ebbe per successore
S. Bonaventura. Ma i suoi avversarii
non furon pagbi di questo, e tanto
si adoperarono presso il nuovo Gene-
rale, cbe lo indussero ad ordinare un
processo contro di lui. Due erano i
capi d' accusa: sovercbia rigidezza
usata come Generale. e sospetto di
eresia incorso per adesione all'Abate
Gioaccbino. Fu dunque giudicato nel
convento di Citta della Pieve, prese
dendo al Consesso il Card. Orsini,
protettore dell'Ordine. Dalla prima
accusa fu facilmente assoluto, nou
cosi facilmente dalla seconda: ma
intervenuto il Cardinale Fiescbi (cbe
fu poi Papa col nome di Adriano V),
il quale scrisse una energica lettera
al Card. Orsini, scongiurandolo a
BIBLIOGRAFIA
603
non procedere con imprudenza contro circostanze principali. Le molte e
un uomo santo, e protestando che gravi riflessioni a cui da luogo, e
qualunque oltraggio a lui si facesse, che noi non abbiamo agio di fare,
I'avrebbe riconosciuto come fatto a se le fara il lettore da se, e alcune le
stesso, la cosa non passo oltre, e 1'ac- troveraanche molto saviamente espo-
cusato fu messo in liberta. ste dal ch. Autore.
Questo e il nudo fatto nelle sue
MASTELLONI FRANCESCO. — Zeila di Jefte. Tragedia in versi in
cinque atti. Firenze, Seeber, 1900, 16° di pp. 110. — L. 2,50.
II voto di Jefte, considerate in se
stesso, fu temerario ed ingiusto : cosi
la pensano generalmente i santi Pa-
dri, tra i quali S. Girolamo dice che
intenzione di rendere onore a Dio,
ma il mezzo fu scelto male. E noi
non abbiamo coraggio di dire che
sia stato un bene lo scegliere a tema
Jefte fu stolto net fare il voto, ed di tragedia questo soggetto, che in
empio nell'adempirlo. Tutt'al piu pu6 molti pud destare sensi d'abbominio
ammettersi in quest'uomo semplice contro il sentimento religioso. II
e militare la buona fede e la retta dramma pero e ben condotto.
MUSTO MICHELE, d. C. d. GL — Dramini e dialoghi per giovinette
educande. Modena, tipografia dell'lmmacolata Concezione, in 16°
(Fanno parte del « Piccolo teatro delle Case di educazione » . Disp. 106,
108, 109).
OPERA (L}) dei Congressi e dei Comitati Cattolici in Italia. Linea
recta brevissima. S. Pier d* Arena, Scuola tip. Salesiana, 1900, in 8.°
Colla consueta chiarezza e dirit- di secolo opportunissima ai present!
tura, 1' inflessibile laico cattolico, che
ha per impresa il linea recta brevis-
sima, espone qui 1'organismo e 1' a-
zione dell'Opera dei Congressi, rag-
gruppando il tutto sotto varii capi-
toli corrispondenti al quis, quid, ubi,
quibus auxiliis, cur, quomodo, quando
della scolastica. II merito di questa
esposizione consiste massimamente
nell'esattezza, onde, senza bisogno
di rettorici adornamenti, risulta un
quadro dell'Opera che innamora di
essa e basta per se solo a distrug-
gere le obbiezioni dei malevoli o dei
poco benevoli.
L'autore dedica questo ben pen-
eato lavoro ai giovani; ed e certo
ottimo divisamento il suo, perche tra
i giovani soprattutto, che poco co-
noscono 1' indole d' un' istituzione,
esperimentata gia per piu d'un quarto
bisogni della Chiesa e della societa
in Italia, si vanno gittando semi di
diffidenza ingiustificata, perniciosissi-
mi pel movimento cattolico. Leg-
gendo le pagine dove il ch. A. lor
mette innanzi quel che i Comitati
dell'Opera dei Congressi hanno fatto
e fanno in pro del popolo, i giovani
si avvedranno (se sono retti di spi-
rito) che mal consiglio sarebbe la-
sciare questa via battuta, per pren-
derne altre, le quali non sappiamo ove
possano condurre. E impareranno al-
tresl a rispettare il grande principle
informatore dell'Opera dei Congressi,
che e 1'unione intima di mente e di
cuore e di opere colla Chiesa e col
Supremo Gerarca di espa, il Papa, la
cui liberta ed indipendenza deve star
sempre in cima a tutto.
604
BIBLIOGKAFIA
ORLAND1NI LODOVICO, Priore di S. Matteo in Pisa. — Genea-
logia del B. Giordano da Rivalto. Pisa, tip. Arciv. di P. Orso-
lini-Prosperi, 1900, in 8° di pp. 76.
In quest'anno 1900 fa celebrato
dai Pisani cattolici con bellissima
solennita il VI centenario dell'isti-
tuzione dell' Arciconfraternita del
SS. Salvatore, delta del Crocione,
fatta dal Beato Giordano; e ad onore
di esso fu anche pubblicato un bel-
lissimo Numero Unico. Questo figlio
di S. Domenico fu santo e dotto e,
quel che a non moltissimi oggi e
conto, fu un oratore sacro degno di
annoverarsi nella schiera gloriosa dei
Vincenzi Ferreri, Bernardinida Siena,
Bernardifii da Feltre, Giovanni da Ca-
pistrano, Giovanni della Marca, Savo-
narola ed altrettali, che nei secoli
X[V e XV si trassero dietro le mol-
titudini rapite al fascino della loro
eloquenza. Anzi il B. Giordano fu tra
i primissimi per tempo, e quindi i
euoi sermoni hanno importanza mas-
gare, di cui rendono mirabilmente
1'ingenuita e la purezza nativa. Pec-
cato che ci rimangano quasi solo i
sunti raccolti dagli uditori contem-
poranei, i quali non furono per
verita cosi diligenti come quelli di
S.Bernardino a Siena. Ora e giusto
che Rivalto, luogo del Pisano in
Valle d'Era, si adoperi a rivendicar.e
1' onore altissimo d' aver dato i na-
tali ad un tanto uomo: e I'Orlan-
dini che sostiene in questo opu-
scolo siffatto onore con argomenti
tratti dagli archivii, dail' autorita e
dalla tradizione, merita lode per 1'a-
more che con cio dimostra al paese
originario della propria famiglia; ma
noi abbiamo giadichiarato altra volta
di voler tenerci fuori dalla contro-
versia che si agita intorno a questo
punto fra alcuni scrittori viventi.
sima rispetto alia lingua nostra vol-
SCHLOPPA LORENZO, sac. prof. — II Papa nel Diritto Internazio-
nale dopo il 1870. Studio giuridico. Napoli, tip. Giannini, 1900,
in 8.°— L. 1,50.
in tutto lo Stato Pontificio, innanzi
che questo gli fosse tolto? — La ri-
sposta del ch. professor Schioppa e
affermativa, e rettamente. Egli stre-
nuamente ribatte 1'opposto parere
dei giuristi ligi alia causa liberale
italiana, dimostrando che al Papa ri-
mangono tuttavia gli attributi della
sovranita vera ed eifettiva, dentro il
II ch. professore napoletano si pro-
pone di esavninare con tutta serenita
t senza spirito di parte, se la posi-
zione giuridica del Papa nel diritto
delle genti siasi mutata per 1'occu-
pazione violenta di Roma, seguita il
20 settembre 1870, ovvero sia rima-
sta sostanzialmente quella di prima.
Egli sta per questo secondo avviso,
e conforta la sua sentenza con copia
grande di citazioni, mostrando dap-
prima che quella condizione giuridica
non fu mutata dalla capitolazione
militare, poi che non pote esser mu-
tata dal plebiscite.
Subeutra quindi naturalmente la
questione : il Papa e sovrano vero
ed effettivo nel Vaticano, come 1'era
recinto del Vaticano. Qui pero, a ver»
dire, ci pare piu felice nella parte
negativa, di risolvere le obbiezioni,
che nella positiva di stabilire latest
della perdurante sovranita reale ed
effettiva del Papa Non troviamo in-
fatti in queste pagine posto al primo
luogo e con evidenza piena quello
che, a nostro modo di vedere, e il
BIBLIOGRAFIA
605
cardine precipuo, vale a dire il fatto
della non seguita occupazione del
Vaticano, onde risulta evidentemente
che cola dentro il Papa rimase come
prima sovrano reale ed effettivo. II
giuoco della divina Provvidenza, mi-
rabile per verita, 9 stato questo, che
gl' invasori di Roma si dessero a cre-
dere d'aver scoronato il Pontefice,
e intanto non ponessero la condi-
zione voluta, secondo il diritto delle
genti, perch6 tale scoronazione effet-
tivamente seguisse.
II ch. professor Schioppa, s'indu-
gia molto dottamente nella questione
della personalita giuridica internazio-
nale della Chiesa cattolica : ma essa
non s'identifica colla sovranita effet-
tiva del Papa, di cui e qui questione ;
tauto e vero che il Fiore ammette
quella e rifiuta questa. Anche del-
1'istituzione dei tribunal! vaticani,
che sono argomento fortissimo per la
sovranita, avremmo desiderate una
particolare ed ampia trattazione. Ne
fa meraviglia che noi muoviamo
all'opuscolo dell'egregio professore
Schioppa, per altro cosl bellamente
scritto e profondamente meditato,
qualche appunto ; poiche avendo noi
stessi dovuto studiare la tesi, di cui
appositamente discorremmo in un
nostro articolo, (Quad. 1183, del
7 ott. 1899) che diede luogo a vasta
polemica del giornalismo liberale, ci
siamo convinti che il modo d'impo-
stare la questione, come ora dicesi,
dovea essere un poco diverso dal
prescelto dal ch. Schioppa.
RITUALE Romanum Pauli Y, P. M., jussu editum etc. cui novissima
accedit Benedictionum et instructionum Appendix. Romae, Tor-
naci, Desclee, 1900, in 32° di pp. XYI-706. — L. 2,00. Legato in
tela L. 2,75. Yendibile in Roma, presso la Libreria Desclee.
Questo volumetto elzeviriano, del medio evo, e il piu compito Ri-
stampato a due colori ed illustrate tualeche conosciamo e insieme anche
da vignette ed incision! dello stile il piu comodo.
SAINATI GIUSEPPE, can. - La patria del B. Giordano e Pisa. Dis-
sertazione. Pisa, tip. Orsolini Prosperi, 1900, 16° di pp. 32.
Annunziamovolentieri questa eru- scritto dal Pievano Costagli, il quale
dita dissertazione del veuerando ca- assegna al Beato per patria Rivalto :
nonico Sainati, come abbiamo fatto ma, come allora dicemmo, non inten-
altra volta dell' opuscolo contrario diamo entrar giudici della questione.
SCHIAYI LORENZO, can. prof. — La Martire S. Anastasia, tragedia.
Natalia ed Irene di Ortona, dramma in due brevi atti. Roma,
tip. Salesiana, 1900, in 16.°
Non inferior! di merito agli altri
lavori drammatici del ch. Autore, gia
da noi fatti conoscere ai nostri lettori,
ci si presentano ora questi altri due,
per sole donne. Per lo spirito religiose
cbe li anima, per la naturalezza del-
i'intreccio, pei caratteri bene spiccati
e le commoventi scene, sono ambedue
assai commendevoli; ma riputiamo
che, se la tragedia sara dai lettori
forse piu ammirata, dagli spettatori
invece sara accolto con piu favore il
dramma, che e piu sereno, non lascia
1'animo amareggiato e si risolve gran-
diosamente.
606 BIBLIOGRAFIA
SCHIMID G. GW. — Catechismo storico, ossia spiegazione completa
del Catechismo per via di esempi veri ed antichi. Prima versione
italiana dal Francese dell'abb. P. Belet pel sac. G. BOBBIO, bar-
nabita. (2a edizione) Parma, Fiaccadori, 1899-900, 3 voll. in 16*
di pp. X1I-388; 436; 400. — Prezzo dei tre voll. L. 4,50.
S1ENKIEVICZ E. — Quo vadis? Nuova traduzione ad uso della gio-
ventu e delle famiglie del prof. Enrico Salvador! con introdu-
zione del prof. Orazio Marucchi e con una pianta topografica di
Roma dei tempi di Nerone. Roma, Desclee 1900, 8° di pp. XL-500..
— L. 2.00.
Pregevolissimaquesta traduzione. proposto (ser. XVII. vol. X, p. 702),.
Essa ci rida 11 Quo vadis? scevro vuolsi rammentare che noi mede-
bensl di quelle macchie che pote- simi ivi dicemmo che a tal uopo si
vano offendere occhi inesperti, ma sarebbe richiesta la mano medesima
pero in tutta la sua integrity morale dell'autore. Ci6 non ostante, questa
ed artistica, in guisa che delle can- versione, atteso i pregi sovrindicati
cellatureo modificazionieseguitenon e la dotta ed erudita introduzione
apparisce traccia; e inoltre ce lo rida che la precede, noi non esitiamo a
in una forma per lingua e per stile giudicare ottima fra quante ne sono
veramente italiana, qual era da aspet- apparse in Italia; e cordialmente ci
tarsi dalla penna del ch. professore rallegriamo coll' egregio professore
toscano-romano. Che se 1'emenda- d'avere si ben coiidotto un lavoro,
zione, per zelo di rispettare 1'arti- assai piu difficile di quel che dai
etica integrita del lavoro, in qualche poco intelligenti si crede.
parte non raggiunge 1' ideale da uoi
TACCONI PIETRO MARIA. — II Bello e 1'arte. Roma, tip. A. Befsnir
1900, in 16.°
TEATRO (II) della vita, ossia scene tragiche e comiche, domestiche
e sociali dei tempi che corrono. Napoli, Pierro e Veraldi, 1900,.
8° di pp. 432; 452 —I due volumi L. 6,(K». Dirigersi in Napoli
al Gerente della Civilla Catlolica, Calata trinita Maggiore, 53.
All'autore anonimo, che e una piacevole. varia,ed istruttiva insieme.
degna persona conosciuta da noi, va Lo zelo sacerdotale ha mosso 1'au-
applicato il verso di Orazio: omne tore a pubblicarli in vantaggio spe-
tulit punctum qui miscuit utile dulci. cialmente della gioventu di entrambi
I due volumi oftrono una lettura i sessi.
VOLPI GIOVANNI. Vesc. Tit. di Dionisiade e Ausil. di Lucca. -
Per la prima Comunione della giovinetta Virginia dei Conti Sardi..
Lucca, tip. Baroni, 16° di pp. 46.
Bel libricino, ben concepito, bene ^vire di strenna in somiglianti occa-
steso, bene stampato, che pud ser- sioni.
CRONACA GONTEMPORANEA
Roma, 8-22 novembre 1900.
I.
D1ARIO DELL' ANNO SANTO
1. Dedicazione della chiesa di S. Anselmo al collegio benedettino sull'Aven-
tino. — 2. II settimo pellegrinaggio piemontese ; pellegrinaggi delle
diocesi meridionali, dell' Abruzzo, di Carpineto e Maenza, di Per-
pignano ; personaggi illustri. — 3. Pellegrini dell' Agro romano ; di
Porto e Santa Ruflna. Altri dell' Umbria, Orvieto, Narni, Acquapen-
dente, delle Marche, della repubblica di S. Marino. — 4. II conte Le-
dochowski punito ingiustameute in Austria, onorato in Roma come per-
fetto gentiluomo cristiano.
1. Sul ciglio del monte Aventino, che guarda tra mezzodi e ponente,
sorge da pochi anni un superbo edificio, che nella poderosa distribu-
zione delle masse, nei padiglioni turriti e nelle muraglie a scarpa pog-
giate sul suolo ineguale, richiama la saldezza d'un castello fortificato ;
mentre che nei particolari del pietrami gentilmente lavorati, nella pro-
porzione delle parti, negli accenni del rinascimento che timido spunta
sul robusto stile romanico medievale, dimostra chiaro 1'opera dell'arte
•calcolata e riflessa. Questo £ il nuovo collegio internazionale dei mo-
nad benedettini, sorto per iniziativa e munificenza del S. Padre
Leone XIII, sui disegni dell' Abate Hemptinne, primate deH'ordine, e
destinato ad avviare negli studii e nelle scienze sacre i giovani mo-
naci inviati da tutte le parti ove e sparse 1'ordine di S. Benedetto.
II monastero fu cominciato ad abitare fin dal 1896, ma la bella
chiesa basilicale con la sua cripta non furono terminate che nei cor-
rente anno del giubileo. E a ques-t'anno ne resto cosi opportuna-
mente riserbata la solenne dedicazione, funzione la piu splendida
tra le solennita liturgiche che Roma vedesse dopo 1'apertura della
Porta santa in S. Pietro e la canonizzazione de' Santi. II Sommo Pon-
tefice, pel vivo amore portato a questa sua istituzione, avrebbe vo-
luto darle egli stesso in persona il compimento consecrandone il tempio:
ma per ovvie ragioni impedito, si degno nominare suo Legato a later e
per tale effetto 1'Emo Cardinale Mariano Rampolla, Segretario di Stato.
L'atigusta volonta del Pontefice imprimeva cosi alia solennita il ca-
rattere di funzione papale, eppero vi intervennero i cleri dei due i?iti,
608 CRONACA
i latini, cioe, e gli oriental!, che alia messa cantarono essi pure in
greco 1'epistola e il vangelo.
Niuno di quanti ebbero la fortuna di assistervi dimentichera mai
lo spettacolo grandiose che il tempio offeriva durante la messa pon-
tificale. Nel coro de' monaci, che occupa due terzi della navata di
mezzo, avevano preso posto ban cinquantadue abbati benedettini, con-
venuti da ogni parte del mondo ; piu su a destra assistevano in ban-
cate speciali molti arcivescovi e veseovi, forestieri e resident! in Roma;
tutti poi, vescovi ed abbati in abiti pontifical! e mitra in capo, spic-
cando tra tutti i vescovi oriental! e gli abbati basiliani nello splendore
dei loro paludamenti ; nel magnifico trono 1' Emo Card. Legato cele-
brante circondato dai ministri d'ambidue i riti, greco e latino, e
dall' intero collegio de' ceremonieri pontificii ; nelle tribune riservate
undici Emi Cardinal!, il corpo diplomatico presso la S. Sede ed una
larga rappresentanza del patriziato romano; nelle navate del tempio
gran numero di prelati in abito di ceremonia, rettori di collegi, mo-
naci e religiosi di ogni ordine, collegiali di tutte le nazioni, signori
e signore d'ogni ceto. II raccoglimento profondo di tutti i presenti,
la pieta solenne dell' Emo celebrante, le mistiche purissime note delle
antiche melodie gregoriane che prime risonarono nel tempio novello,
andavano al cuore. Esse furono eseguite dalla Schola dei monaci sotto
1'abile direzione del R. P. Don Lorenzo Janssens, rettore di S. An-
selmo, mentre il canto orientale degli alunni del collegio greco era
diretto dal R. P. Don Ugo Gaisser.
II momento piu solenne della funzione fu senza dubbio quello del-
1' ingresso trionfale nel tempio delle SS. Reliquie, portate processional-
mente dalla sala del Capitolo, dove erano state deposte e riconosciute
la sera innanzi, e dove s'erano celebrate le vigilie durante la notte.
Sostarono esse innanzi la porta ancor chiusa, e quivi 1'arcidiacono
lesse solennemente la formola di presa di possesso del nuovo tempio
in nome della Chiesa, intimando la scomunica a chiunque atten-
tasse di mettere la mano sacrilega sulla medesima, togliendone o di-
straendone i beni. Cio fatto e consecrate col crisma le parti esterne
della porta, questa si aperse ed entrarono i Corpi santi al canto della
splendida antifona: Entrate o Santi di Dio ; e preparata dal Signore
I'abitazione e la sede vostra; ma anche il popolo fedele con gaudio vi
segue nella vostra via, affinche per noi preghiate la maesta di Dio. Al-
leluia!
Indi fu consecrate 1'altar maggiore, e con esso altri diciotto altari,
due nella chiesa stessa in fondo alle navate laterali, e sedici nella
cripta, per opera di due Vescovi benedettini e di sedici Abbati del-
1' Ordine, che si valsero percio d'un privilegio particolare congiunto
alia loro giurisdi»ione di abbati cassinesi.
CONTEMPORANEA 609
La funzione cominciata poco dopo le otto della mattina dtiro fino
alle due e mezzo pomeridiane. Un suntuoso rinfresco fu quindi ser-
vito a piu- di quattrocento invitati nel grande refettorio ed in un'altra
ampia sala del monastero. Si leggeva nel volto di tutti la soddisfazione
pienissima per la magnifica festa e per 1'ordine ammirabile, mantenuto
in tanta moltitudine di officianti ed in un complesso di cerimonie li-
turgiche, per se medesimo intralciatissimo. Le congratulazioni ven-
nero d'ogni parte sincere, ed appena pote darsi libero sfogo al senti-
mento dell'animo per tante ore represso, ben si vide 1'entusiasmo ge-
nerale ne' ripetuti calorosissimi applausi onde furono accolte le laudi
medievali che la Schola de' monaci eseguiva in semplicissimo canto
gregoriano durante la refezione. Erano quelle laudi medesime che
nel medioevo solevano esser cantate a due cori in simili circostanze
alia fine della solennita liturgica. Christus vincit, Christus regnai,
Christus imperat, cominciava Tun coro, e 1'altro rispondeva : Sanctis-
simo Domino Leoni, Anselmiensis Collegii Conditori munifico, augu-
sto, lustra fausta, benedicta in aevum memoria: il primo coro aggiun-
geva 1' invocazione de' singoli santi a maniera di litania, a cui
ognivolta replicava il secondo coro Tu ilium adiuva. Tutti ebbero cosi
1'augurio loro proprio: il Papa, 1' Emo Legato, i Principi della Chiesa, .
i Principi e capi di Stato, i Yescovi ed Abbati, i Capi degli Ordini
religiosi, i rettori e presidi de' Collegi di Roma, gli amici tutti :
Amicorum coronae dulcissimae^ rituum artiumque cultoribus inclytis,
fidi animi pignus, diuturna prosperitas !
Non ci resta che augurare anche noi ogni migliore prosperita ad
multos annos alia novella istituzione, gloria della S. Sede, onore di
Roma e dell' inclito Ordine Benedettino, ai monaci tutti che vi
convennero, ma in modo particolarissimo al Revmo Padre Don Ilde-
brando de Hemptinne, Abate di S. Anselmo e Primate dell'Ordine,
anima d'ogni cosa, che vide cosi bellamente coronate le sue fatiche e
legato il suo nome ad uno de' piu insigni monumenti eretti in questo
secolo nella Citta dei Papi.
2. Frattanto il movimento dei pellegrini verso Roma, non che smet-
tere al volgere dell'anno, si ravviva, frutto del fervore eccitato nelle
province lontane dai pellegrini reduci alle case loro. Dal Piemonte il
12 corr. giunse, condotto da Mons. Pampirio, arcivescovo di Vercelli
e da Mons. Balestra vescovo d'Acqui, un settimo pellegrinaggio di
4500 persone, a cui s'aggiunsero non pochi liguri raccolti sul passag-
gio per la riviera. Centoventi chierici del Seminario di Yercelli furono
condotti e spesati dal loro arcivescovo ; e Mons, Colomiatti, provicari*
generale di Torino, diresse lo stuolo di 300 figlie di Maria, le quali
incontrarono nelle loro consorelle romane a S. Agnese la piu cordiale
accoglienza. Esse furono vedute piu volte colle loro medaglie e nastri
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1211. 39 24 novembre 1900.
610 CRONACA
celesti al collo, ordinate per schiere, recitando sommessamente il ro-
sario, attraversare tutta Roma per le vie piu frequentate, senza che nes-
suno desse loro noia; che anzi ne restavano edificati i passanti e si
scoprivano il capo. Co' piemontesi si trovarono in Roma i pellegrini
di Carpineto e Maenza, guidati dal conte Luigi Pecci nipote di S. S.
e dall'arciprete Santesarti; i quali soddisfatto alia divozione ebbero,
oltre al ricevimento generale in S. Pietro, una speciale udienza dal
S. Padre nelPaula delle carte geografiche il 16 novembre. Quello non
fu ricevimento di formalita, ma festa di famiglia, per cosi dire; il
S. Padre diede a tutti a baciare la mano, ravvisando gli uni, doman-
dando degli altri conoscenti antichi, ricordando aneddoti, e ascoltando
con paterna compiacenza i compliment! poetici de' nipotini : e poi tutti
rimando consolati e benedetti.
Altri 1100 pellegrini di varie diocesi meridionali e Abruzzi, circa
200 francesi di Perpignano, con quelli di G-enazzano, i predetti di Car-
pineto e Maenza, di Sezze romano e Chiaravalle, ed i piemontesi, si riu-
nirono tutti in S. Pietro il 15 novembre per ricevere la benedizione
del S. Padre. Tra la moltitudine dei figli del popolo, erano numerosi
signori delle diverse province, e varii principi di sangue reale : Fer-
dinando d' Orleans Duca d'Alenpon, col nglio Emanuele Duca di Yen-
dome, Gastone d' Orleans Conte d'Eu colla consorte Isabella di Braganza,
che gia il S. Padre aveva amnaessi in private udienze con gli onori
del loro grado.
Un tratto delicato fu quello dei pellegrini d'Olevano, in diocesi
di Palestrina; che memori ancora dei benefizi e dell'amore del loro
Yescovo, il compianto Cardinal Mazzella, si recarono tutti alia tomba
di lui a Campo Yerano, ed ivi pregandogli pace porsero all'anima be-
nedetta an sincero tribute di bel cuore e di riconoscenza.
3. Sopravvennero intanto altri 1500 pellegrini dell'Agro romano, della
diocesi di Porto e Santa Rufina, onde e vescovo 1'Emo Cardinale Pa-
rocchi : il quale diresse in persona il pellegrinaggio.
La campagna di Roma per le infelici condizioni topografiche ed
igieniche difficile a coltivare e ad abitare, si trova tuttora, come e noto,
rimota piu di molte altre province dai benefizi della civilta. Tra i molti
sforzi e tentativi fatti da zelanti persone del clero e del laicato per sua
istruzione e vantaggio, e da notare la lodevolissima iniziativa presa
dall' Opera per I'assistenza religiosa, morale e civile delVAgro romano
insierne coiristituto de' Cento Preti di Roma, per coadurre alle visite
giubilari la numerosa moltitudine dei giovani della campagna. Aiutata
dai parrochi suburbicarii 1'impresa riusci, e parte il giorno 1.7 parte
il 18 di questo mese si videro entrare in citta moltitudine di quei
bravi giovinotti e ragazzi, pregare, ricevere i sacramenti, e la carita
d'una generosa refezione nei locali di Belvedere in Yaticano.
CONTE MPOR ANE A 611
All'udienza che il S. Padre concesse loro con gli altri pellegrini
di Porto e S. Rufina il 18 corr. nelPaula delle beatificazioni, oltre
alPEmo Cardinal Parocchi intervennero pure il principe D. Camillo
Rospigliosi proprietario delle vastissime tenute di Maccarese, il prin-
cipe D. Luigi Barberini presidente della summentovata Opera d'assi-
stenza, con altri signori della presidenza.
Seguitarono il 19 nuovi pellegrinaggi dall' Umbria, 500 di Or-
vieto col loro vescovo, molti di Acquapendente, 300 di Narni, 2000
delle Marche e della Repubblica di S. Marino sotto la direzione del Ve-
scovo di Montefeltro, Mons. Andreoli, poi un migliaio di varie pro-
vincie della Media e Alta Italia, i quali s'adunarono tutti in S. Pietro
il 21 di questo mese a ricevere la benedizione del S. Padre.
4. Tra i personaggi insigni venuti quest' anno ad pedes beati Petri
merita menzione speciale un gentiluomo di gran cuore, di condizione
privata, insigne dinanzi al mondo intero per la ragione appunto che
lo ridusse a vita privata. Egli e il conte Giuseppe Ledochowski, fino
a mezzo luglio scorso capitano di stato maggiore e ciambellano di Sua
Maesta apostolica Francesco Giuseppe d'Absburgo imperatore d'Au-
stria ; oggi milite semplice, ulano nella milizia territoriale. Gia ram-
mentammo il fatto nella nostra corrispondenza austriaca del quaderno
20 ottobre scorso. II giovane marchese Antonio Tacoli, ciambellano di
Corte anch'egli e tenente nel 15° reggimento degli usseri, aveva fie-
ramente ricusato di battersi in duello, appunto « perche cattolico con-
vinto e praticante » . Fu giudicato ufficialmente e condannato, e in-
corporate nel 5° regg. ussari come semplice soldato della riserva. Poi
nacque sospetto che il Ledochowski amico del Tacoli fosse dello stesso
sentire e cosi lo avesse consigliato. Deferito, interrogato, costretto,
anzi sforzato a spiegarsi, rispose animosamente che si, che egli pure
c per la sua ferma convinzione di cristiano e di persona civile, aveva
consigliato il marchese Tacoli di non accettare duelli » . Fu condan-
nato e deposto anch'egli. Giudizi tutti decretati ed eseguiti dalla su-
prema autorita militare, consapevole che il codice militare vieta se-
veramente il duello.
Ora il Ledochowski venne a Roma per acquistare il giubileo ; e
fu accolto con grande amore ed onore dall' Emo Cardinale Ledochowski
suo zio, prefetto di Propaganda, accolto pure con non minor benevo-
lenza e onorato di una specialissima udienza dal Santo Padre. Sulla
fronte di lui brilla qualcosa di meglio che le caduche insegne mili-
tari : splende 1'aureola della fortezza cristiana, e della vera grandezza
d'animo, quale non alberga in quei cuori meschini, i quali, conforme
al detto di Cristo, dilexerunt gloriam hominum magis quam gloriam
Dei (lo. 12, 43). II conte Ledochowski voile fare a piedi tutte le
sue visite alle quattro basiliche, e sono venti chilometri almeno per
612 CRONACA
ogni giro, a calcolare le vie piu corte. « Ho fatto, diceva, come sol-
el ato tante marce pel mio sovrano terreno, e vedete quel che mi ha
fruttato: perche non dovro fare questa piccolezza per 1'anima mia e
per omaggio al Sovrano celeste? »
II.
COSE ROMANS
1. Lettere Apostoliche di S. S. Leone XIII pel nuovo Collegio Portoghese
in Roma. — 2. Principi illustri in Vaticano. — 3 Privata udienza pon-
tificia al sig. Desclee de Maredsous. — 4. I RR. PP. Benedettini dinanzi
al trono di Leone XIII. — 5. Nuova luce sul furto in Vaticano. — 6. I
lavari nella Chiesa di S. Cecilia a Trastevere. — 7. Triduo solenne a
S. Maria in Minerva ad onore dei Beati Martiri Cinesi ed Annamiti. —
8. Decreti delle Congregazioni Romane.
1. L' Osservatore Romano del 13 novembre pubblico un nobilissimo
documento di S. S. Leone XIII, risguardante 1'istituzione d'un Col-
legio nella citta eterna per 1'educazione dei giovani Portoghesi, che
abbracciano lo stato ecclesiastico. Eccone la sostanza.
II S. Padre comincia dal far 1'elogio della nazione portoghese, ri-
cordandone la devozione e le benemerenze verso la S. Sede : devo-
zione ricambiata mai sempre di paterno affetto dai Pontefici Eomani
suoi predecessor!. Rammenta le due Encicliche, da lui dirette all'Epi-
scopato del Portogallo, e si compiace dei buoni effetti che ne conse-
guirono, fra i quali principalissimo quello di aver rivolto 1'animo alia
fondazione di un Collegio, da aprirsi in Roma pei giovani chierici di
quella nazione secondo i suoi desiderii.
Leone XIII dimostra 1' opportunity, anzi la necessita di tale opera,
facendone risaltare i vantaggi pel bene della Chiesa non meno che
della nazione portoghese. Addita 1'esempio di altri collegi fiorentis-
simi nazionali e si rallegra che anche nel Portogallo siasi da quel-
1' Episcopate e da illustri secolari cominciato a studiare e a provve-
dere i mezzi necessarii pel conscguimento di cosi nobilissimo fine. E
qui il Papa dichiara i nomi di due munifici portoghesi, il signer Souza
Rebello Yahia, visconte di S. Giovanni di Pesqueira, e la sua nobilis-
sima consorte, i quali liberalmente offersero una somma cospicua pel
primo stabilimento del Collegio.
Ora che le cose sono felicemente avviate, perche meglio e piu ce-
leremente procedano, il S. Padre ha stimato di intervenire colla sua
autorita. Percio a maggior gloria di Dio e a vantaggio e decoro del-
1' inclita nazione portoghese, con le present! Lettere apostoliche,
Leone XIII fonda e costituisce in Roma il Collegio dei chierici por-
toghesi, ponendolo sotto la dipendenza e tutela sua e de' suoi sue-
CONTEMPORANE A 613
cessori, e dichiarando di voler provvedere a proprie spese i local! per
F Istituto. II Rettore sara nominate dallo stesso Pontefice ed esso in-
sieme coi vescovi della nazione lusitana decideranno intorno 1'am-
missione degli alunni da scegliersi tan to nel regno continental, quanto
nelle colonie portoghesi ; stabilendosi per ora il numero di due alunni
per ogni diocesi, almeno del Continente. II S. Padre inoltre dispone
che i quattro alunni portoghesi che ora sono nel Pontificio Seminario
Romano si trasferiscano nel nuovo Collegio, e raccomanda infine Flsti-
tuto nascente al Cardinale protettore della nazione portoghese, e agli
alunni la fedele corrispondenza a tanto beneficio del Signore, di guisa
che la Chiesa Lusitana possa un giorno rallegrarsi di loro, come di
tanti altri suoi figliuoli, modelli insigni di santita, di dottrina e di
carita veramente operosa.
2. II giorno 15 novembre, Sua Santita ricevette in particolare
udienza, cogli onori dovuti al suo grado, S. A. R. il Principe Ga-
stone d'Orleans, Conte d'Eu, insieme colla consorte S. A. I. Princi-
pessa Isabella, nata Principessa di Braganza. Accompagnavano le LL.
AA. il signer Barone Muritiba, Ciambellano di S. A. R. e la con-
sorte, dama d'onore della Principessa. Nel giorno 17 poi il S. Padre
ha ricevuto in udienza il principe Sanguszko, governatore della Ga-
lizia, insieme colla consorte contessa Zamoyska, la principessa Cztew-
rivnska coi figli, la contessa de Castaneda ed il conte Ledochowsky,
gia Ciambellano di S. Maesta Apostolica 1'Imperatore d'Austria, e
cristianamente glorioso d'essere stato espulso dall'esercito, per aver
disapprovata la barbarie del duello.
3. Cinque giorni prima ebbe un tal favore, di essere accolto privata-
mente dal S. Padre, anco il benemerito sig. Enrico Desclee di Ma-
redsous, uno dei famosi proprietarii della Societa editrice di S. Gio-
vanni Evangelista e della Societa di S. Agostino, le quali recano tanto
decoro alia Chiesa e tanto vantaggio ai fedeli, specie al Clero, colla
diffusione de' buoni libri.
II sig. Desclee era accompagnato dalla sua Signora, da quattro suoi
figli e dalle signorine De Brouwer. A nome della Societa di S. Gio-
vanni, egli umilio ai piedi di Sua Santita le edizioni liturgiche giu-
bilari, consistent! in un magnifico Messale, rilegato in marocchino con
ricche placche in argento, un Breviario, nuova splendida edizione in
quattro volumi, ed un graziono Diurno ; queste ultirne opere rilegate
artisticamente in bianco. A nome poi della Societa di S. Agostino,
il signor Desclee umilio ai piedi di Sua Santita il volume sesto della
raccolta delle Encicliche, stampato espressamente in carta pergamena,
con ricca riquadratura in cromolitografia ad ogni pagina e racchiuso
in ricchissiuio astuccio.
II S. Padre arnrnird e gradi moltissimo i doni, e rallegrandosi col
614 CRONACA
signer Desclee del progress! fatti dalle due tanto benemerite Societa,.
impartiva a lui, alia famiglia e a tutti gli impiegati ed operai 1'apo-
stolica benedizione.
4. La mattina dello stesso giorno, 12 novembre, c«me raccogliamo
dall' Osservatore Romano, la Santita di Nostro Signore, nella sala del
Trono, ricevette in udienza gli Illmi e End Abati delle diverse Con-
gregazioni Benedettine di tutto il mondo, ed i RR. Priori delle Con-
gregazioni stesse, convenuti in Roma, per assistere alia solenne con-
sacrazione della Chiesa di S. Anselmo annessa all'Abazia e Collegio
Internazionale dell'Aventino.
Essi venivano presentati a Sua Santita dal P. Abate D. Ildebrando
De Hemptinne, Abate Primate, il quale a piedi del Trono lesse in ita-
liano un devotissimo indirizzo di attaccamento e di affetto dell'intiero
Ordine Benedettino alia Santa Sede ed alia Sua Augusta Persona.
II Santo Padre degnossi rispondere con un elevatissimo discorso
latino, impartendo in fine la Benedizione Apostolica. Dopodiche mo-
strando la sua compiacenza per la splendida riuscita della solenne
cerimonia di ieri, alia quale voile egli stesso prendere parte inviando
il Suo Segretario di Stato, come Cardinale Legato, manifesto il desi-
derio di esserne ulteriormente informato. E data da ultimo a baciare
a ciascuno la mano, ritirossi nelle sue stanze private.
5. Dopo tante ricerche e indagini un po' di luce finalmente si viene
a poco a poco facendo intorno all'ingente furto, commesso in Yati-
cano. Un corrispondente da Genova scrive alia Tribuna il 10 corrente :
« Dal delegate Sileo fu operata una nuova perquisizione nello studio
del procuratore Pescio, arrestato, come e noto, sotto 1' imputazione di
ricettazione dolosa dei valori rubati al Yaticano. E convinzione della
autorita inquirente che il Pescio oltre alle 52 cartelle sequestrategli
ne possedesse altre che avrebbero dovute essere nascoste in qualche
parte della sua abitazione o del suo studio. La perquisizione compiu-
tasi nell'ufficio del procuratore Pescio ha avuto un esito schiacciante.
Fu accertato che tutti i valori sottratti al Yaticano passaron per le
mani del Pescio. Si rinvennero nascoste tra i fogli di alcuni libri
cinque obbligazioni e le minute di alcuni conteggi fatti per le altre
obbligazioni per 1' importo di ottantasei mila lire. Dall'agente di
cambio Pontremoli furono presentati 29 coupons venduti dal Pescio
per lire 326. Si spiccarono mandati di cattura contro persone gra-
vemente indiziate. Si aggiunge che dall' inchieste fatte risulta che tra
i clienti del Pescio c'era da cinque anni certo Scotto, noto pregiudi-
cato genovese, residents a Marsiglia, e fratello della arrestata Angela
Scotto in Ellena. Costui sarebbe, a quanto e dato supporre, uno dei
principal! autori dell' ingentissimo furto. Infatti i due arrestati, il
Pescio e la Ellena, dichiararono, fino dal primo loro interrogators,
CONTEMPORANEA 615
4i aver avuto i titoli dallo Scotto, e per mezzo suo. La Angela Ellena
anzi specified di avere avuto da un giovanotto inviato dal fratello le
cartelle che poi rivende ad un agente di Borsa. »
II sig. Bruzzone pero, genero del procuratore Pescio, avverte la
Tribuna, che nella perquisizione fatta in casa di costui, dopo il suo
arresto come ricettatore di titoli rubati alia cassa del Buco nero in
Yaticano, furono trovate altre 5 cartelle, pel capitale di lire 2500, e
non gia di 86 mila ; e che il Pescio aveva gia prima dichiarato tro-
varsi nel suo ufficio. Ed ecco un nuovo incidente curioso. Ottantamila
lire di titoli americani, parte del furto vaticano, arrivanu da Geneva
a Roma, mandate da persona ignota, per posta sotto fascia, con fran-
catura semplice come fosse un pacco di giornali, al commissario di
polizia comm. Bonerba. II pacco poi conteneva, oltre i titoli inclusi
nella lista de' rubati e oltre molti cuponi staccati, alcuni altri titoli
ivi non compresi. La matassa comincia ad arruffarsi, speriamo che presto
o tardi sapranno dipanarla, come si conviene, e che la verita venga
fiualmente a galla. Intanto il procuratore Pescio, su cui gravano si
forti sospetti, non si stanca di asserire che siffatte obbligazioni, se-
questrategli in casa, sono di sua legittima proprieta.
Tuttavolta il Giorno afferma : < Ormai appare evidente, che il Pescio
ebbe in mano tutta la massa del furto, il cui valore e superiore a quello
effettivamente denunciato. II valore raggiungerd il mitione. » Ma la Voce
soggiunge a proposito, rettificando quanto dice il Giorno, che la somma
dei valori derubati e quella gia denunziata dal Yaticano a tempo de-
bito, e non gia quella di sole 357 mila lire, come fu indicata in sul
principio dai giornali. Che il Pescio o lo Scotto che sta a Marsiglia,
o altri sia poi 1'autore principale del furto, questo si vedra a tempo suo,
quando la giustizia dei tribunali gittera miglior luce sul triste fatto.
6. Passiamo ad altro. I restauri della basilica di S. Cecilia in
Trastevere, iniziati 1'anno scorso dalla munificenza e dalla pieta sin-
golare dell'Eiho Titolare, il Card. Rampolla del Tindaro, Segretario
di Stato di S. S., continuano felicemente. Nello sterro dei sotterranei
della suddetta basilica, vennero alia luce avanzi di edificii dell'epoca
romana, pavimenti a inosaico e mura, che probabilmente costituivano
la casa di S. Yaleriano, sposo di S. Cecilia. Ma scopo precipuo dei
restauri era quello di costruire una cripta pifi ampia e piu sontuosa,
dinanzi al sepolcro della Santa, che non fosse 1'antica, troppo angusta,
che misurava un metro e mezzo appena di profondita con tre piccoli
altari, quel di mezzo sacro a S. Cecilia e gli altri due di fianco a
S. Agata e a S. Agnese.
A tal fine si abbasso il livello della cripta fino a tre metri e mezzo,
e si atterro il muro che chiudeva la parte sottostante all'altare, si-
tu ato nel presbitero e dietro il quale dovevano trovarsi le sacre re-
616 CRONACA
liquie. Infatti ivi si trovarono tre sarcofaghi antichi di marmo e di
bella fattura : de' quali il primo contiene le ceneri di S. Cecilia, che
il papa S. Urbano dalle catacombe ivi trasporto ; il secondo sarcofaga
racehiude i corpi dei SS. Valeriano e Tiburzio; e il terzo quelli di
S. Massimo e dei due santi Pontefici Urbano e Lucio. Nell'abbassare
che si fece i tre sarcofaghi al livello della nuova cripta, quello della
Santa si scoperchio da se, rimanendo in alto attaccato il coperchio
marmoreo ; quindi si pote vedere 1'urna d'argento (che racehiude Pan-
tioa di cipresso) contenente le ceneri, dono di Clemente VIII, che
vi spese la somma di scudi 4380. L'urna d'argento estratta dal sar-
cofago alia presenza del Card. Rampolla, che voile di sua mano ter-
gere 1'ossido che la ricopriva e avvolgerla di nuovi e preziosi drappi,
togliendone i vecchi, fu per qualche giorno esposta alia venerazione
in un lato della cripta, dove le monache si recarono a venerarla, e
poscia venne ricollocata nel suo sarcofago, posto nel nuovo piano della
cripta, che misurando ora metri 9,50 per 7,30, verra quanto prima
ornata di colonne di granito e incrostata di marmi preziosi con opus
sextile, imitazione dei lavori del IX secolo.
7. La vasta e bellissima chiesa di S. Maria in Minerva, edifizio
di stile gotico, dove i giorni 16, 17 e 18 di novembre si tenne un
solennissimo triduo a gloria dei novelli BB. Martiri Cinesi e Anna-
miti per cura e zelo della Societa delle Missioni Estere di Parigi e
dei Rmi PP. delPinclito Ordine Domenicano, apparve si splendida-
mente illuminata da infiniti lampadarii, e con si bell'arte collocati
seguendo le linee architettoniche del tempio, ch'era una bellezza e
un vero incanto a vedere.
II popolo devoto, che in questi giorni accorse straordinariamente
numeroso, ad ascoltare la eloquente parola di valorosi oratori e ad assi-
stere ai solenni pontificali e vespri, celebrati da Cardinal! e Yescovir
pareva che non fosse mai sazio di contemplare si bello spettacolo.
Nel fondo dell'abside spiccava fra una raggiera d'oro, illuminata
a luce elettrica, il gran quadro della gloria dei novelli Martiri, bea-
tificati il 27 maggio decorso da Leone XIII, opera assai pregevole dei
professori Bottoni e Francisi, e veramente ispirata dall'arte cristiana.
A destra dell'altare maggiore sotto P organo, pendeva lo stendardo
della scena pietosa del martirio del B. Andrea Tronc, dipinto dal
prof. Bartolini: a sinistra lo 'stendardo del miracolo operate nella per-
sona della Suora S. Bernardo di Reims, lavoro del prof. Grillotti. In
fondo poi alia chiesa sopra la porta centrale stava esposto il bel quudro
del Capparoni, che comprende varii generi di torture inflitte ai Beati
Martiri e che gia figure nel portico di S. Pietro, come gli altri sul-
lodati flgurarono dentro la basilica Vaticana. La facciata infine della
Minerva venne ogni sera vagamente illuminate, a lampadine di varii
oolori, con bel disegno che risentiva del gotico stile del tempio.
CONTEMPORANE A 617
Q-li oratori furono Mons. Yincenzo Sardi, il R. P. Luigi Meddi
delle scuole Pie, e 1'Arcivescovo di Yercelli, S. E. Mons. Carlo Lo-
renzo Pampirio, delPOrdine Doinenicano. La musica nelle funzioni
del solenne triduo fu eseguita dai Professor! delle Cappelle di Roma,
sotto la direzione del M. Emilio Calzanera. Un applauso ben di cuore
ai zelantissimi Postulatori Generali, tanto della benemerita Societa
per le Missioni Estere di Parigi, quanto dell'illustre Ordine dei Pre-
dicatori, che procacciarono ai nuovi loro Beati si splendido lustro, e
ai fedeli di Roma festa si commovente e cara.
8. DECRETI DELLE CONGBEGAZIONI ROMANE.
1.° Sull'abiura degli eretici. E stata chiesta alia S. Sede la soluzione
di questo dubbio: Se I'abiura degli eretici possa essere ricevuta senza
P intervento d'un notaio, cioe dinanzi un solo sacerdote dal Yescovo
delegate o dinanzi a tale sacerdote e ad un testimone. Ora colla data
del 28 marzo 1900 il S. Uffizio rispose : « Haereticorurn abjurationem
recipi posse coram qiwpiam ab Episcopo delegate ut Notario et aliquibus
personis ut testibus > .
2.° Suit' ordinaxione d'un sacerdote. Un Yescovo espose al S. Padre
questo dubbio : — Neli'ordinazione d' un sacerdote, tenuta nel luglio
del 1897, fu fatta la prima imposizione delle inani, ma senza il tatto
fisico sul capo deH'ordinando da parte del Yescovo e dei preti assi-
stenti. Benche a taluni sia parsa valida tale ordinazione, secondo il
Perrone, che ripone nella seconda imposizione delle mani la materia
essenziale del presbiterato, non venendo la prima da nessuna forma
di parole determinata; nondimeno, per maggior sicurezza in cosa cosi
rilevante, umilmente chiede che cosa debba fare per la detta ordina-
zione. La Congregazione del S. Uffizio, esaminata la cosa, rispose, con
data 4 luglio 1900: « Ordinationem esse iterandam ex integro sub con-
ditione et secreto, quooumque die,, facto verbo cum SSmo ut suppleat de
thesauro Eeclesiae, quatenus opus sit, pro Missis celebratis ut in casu. »
II giorno 6 dello stesso inese ed anno, nella solita udienza di S.S. Leo-
ne XII I, SSmus resolutionem EE. ac RR. Patrum adprobavit ac gratiam
benigne concessit. (Analecta Eccles. Fasc. YI1I et IX. Aug. et Sept. 1900.
pag. 339).
III.
COSE I TALI AN E
1. II processo Casale a Napoli. — 2. La Massoneria smascherata dai So-
cialisti. — 3. La amnistia pel genetliaco del Re, e 1'esercito dei graziati.
— 4. II programma del Ministero Saracco. — 5. II sig. Chamberlain e la
soppressione ufficiale dell'idioma italiano a Malta. — 6. L'assoluzione
del Parroco di Tornolo, condannato pel rifiuto d'amministrare un Sa-
cramento.
1. Non avendo potuto prima parlare nella nostra cronaca del pro-
cesso Casale, che tanto grido levo a Napoli e in tutta P Italia, par-
618 CRONACA
liamone ora un po' distesamente : tanto piu che in questo frattempo
molte altre marachelle, utili a sapersi, vennero a galla.
Durante le recent! elezioni un giornale socialista « La Propaganda >
mosse all' on. Casale, deputato di Napoli e consigliere municipale, co
testa questione un poco indiscreta : Come fa 1'on. Casale a vivere
cosi sontuosamente, senza professione, senza fondi e senza entrate?
— S'adontd, com'era naturale, 1'Onorevole di tal domanda imperti-
nente e cito quel giornale dinanzi alia corte di giustizia. Ma il po-
verino non s'era accorto della trappola tesagli contro. I suoi avver-
sarii s'erano gia prima armati, contro la sua probita, di prove irre-
fragabili.
Ma chi e cotesto Casale? Ci si domandera. Eccone un cenno che
ci fara capire 1'uomo. Costui, di condizione assai modesta, entro nel
1874 nella vita pubblica : s'atteggio dapprima a rigido Catone, pro-
mettendo di far rifiorire nell'amministrazione napoletana la moralita,
e cosi s' infiltro nel municipio talniente, che in breve ne divenne
Parbitro supremo. Tutto passava per le sue mani, di guisa che quando
il Summonte ne fu create Sindaco, secondo che afferrna il suo accu-
satore 1'Altobelli: Summonte regnava, ma Casale governava. Pero, a
meglio tenersi in sella, egli si fece nominare presidente degli impie-
gati municipal! riuniti in societa. Tutti dipendevano da lui, pronti
ad ogni suo cenno. Essi servivano Pon. Casale nei suoi loschi affari,
ed egli, di ricambio, mantellava le loro scappatelle, piccole o grosse
che fossero, poco montava. In una parola, si tenevano il sacco a vi-
cenda : una vera camorra. Nel 1896 il partito liberale s'accorse di
questa corruzione, che gia s'era infiltrata in tutti i rami delPammi-
nistrazione municipale di Napoli. L'Altobelli, incaricato di fame in-
chiesta, raccolse denunce di gravissimo peso. Tutti gli impiegati ne
furono in iscompiglio. D'ogni parte piovvero sollecitazioni e scongiuri,
perche si mettesse ogni cosa in tacere. Ma 1'Altobelli fermo al chiodo.
Se non che 1'avea a fare con un Casale. c Nella seduta del comitato
segreto, dove si aveano a votare le conclusioni dell' inchiesta, rac-
conta 1'Altobelli, noi vedemmo aprirsi di tanto in tanto una porta.
Di la entravano degli uscieri a cercare, 1'uno dopo 1'altro, un certo
numero di consiglieri ; e questi uscivano dalla sala, dov'era la seduta,
per entrare in una camera vicina a ricevere P imbeccata del Casale. >
E pero P inchiesta dell' Altobelli ando in fumo : Pamministrazione si
trovava stretta tra morse troppo tenaci, e gli impiegati bacati furono
lasciati in pace, ringraziando poi pubblicamente il Casale, che li
aveva si bene difesi. Ecco chi e Ton. Casale. Ed ora contempliamolo
in tribunale alle prese coi Socialist!.
Egli,£appoggiato sul concorso potente de' suoi fidi, si presento con,
fronte^alta dinanzi al giudice, per chiedere ragione delle insinuazioni
CONTEMPORANEA 619
lanciategli contro dal foglio La Propaganda. Ma, ahime ! i testimonii,
da lui stesso citati, non ardirono di dargli la fedina di galantuomo.
D'altra parte le deposizioni, a suo carico, furono addirittura schiac-
cianti. La SocietaBelga si affermo che dovette pagargli un 80,0(JU lire :
la Societa della luce elettrica, che aveva sborsato in favore di poche
persone influenti, tra quali il Casale, dalle 450 alle 500 mila lire.
Si venne a scoprire che le cariche municipali erano messe all'incanto ;
sensale di si turpe mercato il D'Amelio. In prova di cid 1'Altobelli
addusse questo esempio. Un certo Pelella, uomo onesto, bramando di
essere ufficiale delle guardie municipali e non isperando punto di
giungervi senza passare sotto coteste forche caudine, offri al D'Amelio
la somma di 3000 lire. Ma Pofferta non fu giudicata sufficiente, perche
Ton. Casale, non vendeva tal posto per meno di 5000 lire!...
La causa dunque prendeva una piega cattiva : anzi era disperata.
Quindi il Casale cerco di prender tempo, tirandola a lungo, e pro-
voco dilazioni. Ma un accusatore socialista, levatoglisi contro, 1'apo-
strofo terribilmente cosi : « II deputato Casale e i suor difensori cercano
una ritirata onorevole : ma, ritornando a casa sua, non potra il Casale
scancellare mai dalla fronte il nome, che questo processo vi scolpi,
di ladro... ». L'onorevole ne ando su tutte le furie, grido, protesto,
dichiaro che la corte non tutelava a sufficienza la sua dignita, che
egli non poteva fermarsi cola piu a lungo. E, voltato tanto di spalle,
abbandono il tribunale e si reco al Procuratore del Re per deporre
nelle sue mani una nuova querela. Ma questo colpo di scena non gli
giovo punto. II Pubblico Ministero conchiuse ch'egli non aveva po-
tuto dimostrare la sua onesta, neppure in modo generale, e che La
Propaganda invece aveva fornite prove sufficient! delle sue accuse.
Quindi 1'organo de' Socialist! venne trionfalmente assolto, e 1'onore-
vole Casale condannato alle spese del processo.
2. Ma il sig. Casale non e il solo. Ben altri si trovarono nel
municipio di Napoli infetti dalla tabe di siffatta corruzione. E perd
fu spedito da Roma cola un Commissario Regio, perche purghi una
volta questa stalla d'Augia d'ogni sozzura. Ci riuscira il Comm. Guala?
Ne dubitano molti, e ne dubitiamo ancor noi. E perche? Perche si
venne a sapere dall'organo magno dei socialisti, VAvanti, che i prin-
cipali corruttori delPamministrazione municipale di Napoli sono tutti
massoni della piu bell'acqua. E vero che il venerabile Gran Maestro
dell' Ordine, Ernesto Nathan, s'affretto subito a scrivere all' Avanti,
che ne il Casale, ne il Summonte, ne il Sandonato n& altri di quel
municipio appartengono punto alia massoneria. Ma non riusci nell'in-
tento. Poiche venne tosto la Provineia di Padova, certo non sospetta
di clericalismo, a rompergli le uova nel paniere, scrivendo che in
Italia vi sono tre sette massoniche, discordi su certi punti del loro
620 CRONACA
programma, ma concordissime nelle linee fon da men tali e nel fine su-
premo di distruggere la religione e di propagare 1'ateismo. La prima,
piu diffusa e potente, ha la sua sede in Roma, capitanata apparen-
temente dal Nathan, ma in sostanza dal venerabile Lemmi : la seconda
risiede a Milano ed ha per duce il De Cristoforis : la terza melte capo-
a Napoli, protende i suoi tentacoli in tutto I'ex-regno delle Due Sicilie
ed e quella della quale sono PARS MAGNA * Sandonato, i Summonte, i
Casale, i Vollaro De Lieto e molti al'.ri pezzi grossi della Camera, del
Senato e delle amministrazioni locali. E conchiude la Provincia cosi :
c La dichiarazione del Grande Oriente di Roma puo essere esatta per
quanto riguarda in ispecie la frazione massonica presieduta dal signor
Nathan, ma non lo e assolutamente per quanto riguarda la Massoneria
ilaliana in generale » .
Cosi viene sciolto 1'enigma, e in pari tempo si discopre, quanto
sieno valenti i nostri massoni nella famosa teoria delle restrizioni
mentali, di cui tanto s'incolpavano i Gesuiti. II venerabile Nathan
ce ne ha dato qui uno splendido saggio ; vedremo poi, se egli osera
mandare una mentita anche al foglio padovano. Finora, per quanto
sappiamo, non ardi aprir bocca. E basta di questa bruttura, che fa
veramente stomaco.
3. La Gazzetta Ufficiale riporto I'll novembre sopra le sue colonne
quattro lunghi Decreti di amnistia e di indulto, che il nuovo Re pel
Siio giorno genetliaco voile ampiamente elargire ai suoi sudditi, per
i reati comuni, per le contravvenzioni alle leggi finanziarie e per i
reati commessi dai militari, tanto di terra quanto di mare. Questa
atnuistia, se ben si consider!, e una delle piu larghe, che la clemenza
reale abbia mai concesso, dalla costituzione del beatissimo regno
d 'Italia in poi. Basti notare, che il numero dei graziati e un vero eser-
cito forrnidabile ; chi lo fa salire a sedicimila persone e chi fino
all'enorme cifra di quarantamila ! Non c'e che dire. Questa volta e
proprio una indulgenza plenaria, in onor forse dell'Anno Santo. Le
prigioni si spopolano e quelli, che vi restano dentro, respireranno
miglior aria. Chi stara peggio? Saremo noi, che avremo ai fianchi
questo novello esercito d'avventurieri. Attenti alia borsa !...
Se non che in tanta larghezza di clemenza, due sole eccezioni fu-
rono fatte, come osserva giustamente 1' Unita Cattolica: cioe per gli omi-
cidi e per i preti. Furono esclusi dalla grazia i rei dei piu teroci de-
litti, e i preti, colpiti senza processo da Emmanuele Gianturco e pri-
vati delle loro temporalita. « L' infinite numero dei condannati, dice
essa, per pretesa apologia di regicidio godra dell' indulto di sei mesi
di carcere: ma S. Ecc. Mons. Vescovo d'Andria, colpevole di aver
benedetto il tumulo dal trono, anziche a' piedi del catafalco, nei fu-
nerali di Re Umberto, continuera a vivere privo del suo benefizio.
L'anticlericalismo elettorale non transige. > — Ottimamente detto !
CONTEMPORANEA 621
4. Alia vigilia quasi della riapertura delle Camere, che avverra
il 22 di novembre, il Presidente del Ministri, 1'on. Saracco presento
al Re un nuovo programma, ch'& una fioritura di belle promesse. Ma
purtroppo e da temere che la continua pioggia di nuove tasse e so-
prusi convertira, (per dirla col Poeta) in bozzacchioni le susine vere.
— In questo programma il governo s'afferma pienamente consapevole
dei doveri, che nell'ora presente gli incombono : dice d'essere conscio
d'aver seinpre rispettata ed applicata rigidamente la legge. Ivi si
parla del bilancio gia in corso ; del disegno di legge sull'emigrazione ;
dei premii per la marina mercantile ; delle riforme amministrative ;
dell'abolizione del domicilio coatto, del rafforzare il servizio di P. S.
e di nuove disposizioni contro gli anarchici. Riguardo alle scuole, si
accenna al disegno di legge per migliorare le condizioni dei maestri
delle scuole elementari e secondarie, ed alle riforine vagheggiate dal-
1'on. Gallo. Per le spese militari si riconosce che la flotta e in istato
di inferiorita e che bisogna continuare a spendere come per lo passato.
- Si parla poi di prendere in esame le annose questioni che versano
sulle decime, sul procedimento sommario, sul concordato preventive e
sulla procedure, dei piccoli fallimenti, per la tutela dei privati interessi
e della pubblica morcdita; e, per colmo alia derrata, della repressione
delPusura cittadina e rurale, dei probi-viri, di larghezza maggiore alia
Cassa nazionale di previdenza per la vecchiaia e invalidita degli
operai.
Seguono i disegni di legge, si per V appannaggio alia regina Mar-
gherita, come pel monumento ad Umber to I, che deve sorgere qui nella
sua Roma. Yengono quindi le promesse sul sistema tributario. Si
vuole la trasformazione riguardo le tasse di consume, si parla di al-
leviamento del contribuenti, ma (e qui 1'asino casca) bisogna proce-
dere guardinghi. Del togliere la tassa sui cereali, che pure aggrava
tanto il povero popolo, ne verbum quidem. — Dopo un accenno ai ne-
gozianti commerciali, si passa alia questione ferroviaria e si dice che
a preparare un ragionevole ordinamento di esercizio governativo ci
vuole del tempo assai. Intanto, a rendere men grave e fastidioso il
carico delle pubbliche gravezze, si promette che senza indugio verra
presentatoun complesso di provvedimenti economici e finanziarii, salvo
pero sempre T intangibilita del pubblico erario ; poiche il Programma
cosi conchiude : « Ma limite assoluto alle nostre proposte sara il con-
servare stabilita al pubblico erario : violare questo principio, equivale
a tradire la patria ! >
I giudizii della stampa, di ogni tinta, sono diversi, ma in generale
poco favorevoli a questo programma, benche lavorato con molt'arte.
Troppa e la sfiducia che si ha in certe promesse, che richiamano
spesso alia mente il verso alighieriano, posto in bocca al conte Guido
da Montefeltro : Lunga promessa con attender corto.
622 CRONACA
5. II tribunale civile dell' isola di Malta ha gia dato la sua prima
sentenza in inglese. Quindi la soppressione graduale dell'idioma del
si, nei tribunali che fin dal secolo XI Y usavano i Maltesi, per decreto
ministerialediLondra, e omai un fatto compiuto. Poco importa al sig. Mi-
nistro delle colonie inglesi, che nel gruppo delle isole di Malta, Gozo,
Comino, siano i Maltesi in numero di ben 170,000 italiani, e soltanto
10,000, tra soldati e civili, siano gli inglesi: tutti pero, da un secolo in
qua, soggiacciono egualmente alia potenza del Lione Britannico. II
Sig. Chamberlain, che di questi giorni visito Tisola, ai Maltesi, che
se ne lagnarono e lo pregarono di far ritirare il decreto, rispose altera-
mente cosi : « Inutile ogni vostra agitazione : le liberta che avete sono
anco troppo ampie, soltanto voi siete incapaci di usarne e goderne. »
— Quindi rivolgendosi ad un di loro, al Sig. Mizzi, gli osservo sor-
ridendo: Voi non avete davvero I' aria d'uno schiavo. — A cui il Mizzi
di ripicco : // mio pensiero e libero, ma questa e la mia sola liberta f ...
E il sig. Chamberlain, fermo al chiodo, rispose secco secco : Ho parlato
chiaro, e bastaf
Non e a dire quindi la triste impressione che un tal contegno del
Ministro destasse in tutti i Maltesi. Questi altamente di cio sdegnati
non vollero prendere parte ad una fiaccolata, in onor suo, e, benehe
il governatore dell' isola avesse fatto distribuire gratuitamente molte
bandiere inglesi, non apparvero ne sui balconi ne alle finestre ; non
un grido, non un evviva al signer Chamberlain, ma invece un silenzio
glaciale assai significativo. Tuttavia bisogna osservare che il decreto
inglese risguarda soltanto i tribunali, nei quali 1'uso dell' italiano
non sara proscritto che dopo quindici anni.
I giornali italiani, d'ogni colore, si scagliarono furibondi contro
cotesto decreto veramente draconiano e ne dissero di cotte e di crude
al sig. Chamberlain, e il Giorno arrivo fino a lanciare percio una mi-
naccia di guerra al Britannico Lione. Sola, in questa levata di scudi,
resto muta, come un pesce, la famosa Societa t Dante Alighieri > che
pure ha per iscopo di propagar la lingua italiana all'estero. Gia si sa,
ch'essa e carne ed ugna colla massoneria ; e pero e da temere che qui
gatta ci covi. Ma piu curioso e il Resto del Carlino, giornale pur esso
massonico, il quale oso affibbiare ai cattolici la colpa delle violenze
del Chamberlain, dicendo che il suo decreto pare suggerito dalle mene
dei gesuiti. E sempre in ballo cotesti terribili gesuiti. Risum teneatis,
amid!... In tan to il Ministro delle colonie inglesi, dopo aver vagheg
giate le bellezze della incantevole Partenope, ora s'aggira qui in Roma
a contemplarne i vecchi e i nuovi monumenti, per iscopi, gia s' in-
tende, d'alta politica internazionale.
6. Diciamo finalmente una parola del trionfo riportato dal Parroco
di Tornolo alia Corte di Cassazione. II tribunale di Borgotaro nello
CONTEMPORANEA 623
scorso mese di agosto, confermando la sentenza del pretore di Bedonia,
aveva condannato Don Antonio Franchi, parroco di Tornolo, a lire 30
di multa, per avere rifiutato in pubblico ad una persona il Sacra-
mento dell'Eiicarestia, ritenendo che tale fatto costituisse un' ingiuria
per la persona, a cui veniva quel Sacramento rifiutato. II condannato
ricorse in Cassazione, e questa, dando piena ragione al Parroco, annulld
senza rinvio la sentenza del tribunale di Borgotaro per inesistenza di
reato. « La sentenza della Corte Suprema ha cosi confermato (nota sag-
giamente il Contenzioso Ecclesiastico di Genova) cio che gia altra volta
fu deciso dai magistrati, che ramministrazione dei Sacramenti dipende
unicamente dalle regole ecclesiastiche, di cui e esclusivo interprete
il sacerdote che li amministra e l'autorit& ecclesiastica da cui dipende
— ne e possibile ritrovare nel fatto dell'amministrazione o del rifiuto
d'un Sacramento gli estremi di un' infrazione alle leggi civili e pe-
nali ». (10 Nov. N. 21).
Noi, applaudendo alia giustizia della Suprema Corte, non solo ci
congratuliamo per si bella vittoria col Parroco di Tornolo, ma anche
coll' illustre Direttore della valorosa Unitd Cattolica, il quale, avendo
strenuamente difeso il detto Parroco in un magistrale articolo, si ebbe
1'onore d'un processo, intentatogli contro dallo stesso pretore di Be-
donia, chiuso pero col recesso del querelante, dopo una semplice di-
chiarazione del querelato.
IV.
COSE STRANIERE
(Notizie Generali). 1. ESTREMO ORIENTE. Basi dell'accordo tra le potenze
in Cina. Voci contradditorie. I russi e Waldersee. — 2. INGHILTERRA.
II ministero compito. Discorsi dei Lords Rosebery e Salisbury. II
Transvaal. — 3. GERMANIA. Inaugurazione del Reichstag e nomina del
Presidente. Presentazione di proposte di leg-ge. — 4. RUSSIA. Malattia
dello Czar. La Czarina. — 5. SPAGNA. L'insurrezione carlista. Congresso
ispano-americano. Matrimonio della Principessa delle Asturie. — 6.
Stati Uniti.
1. (ESTREMO ORIENTS). Le Potenze per mezzo dei ministri resident!
a Pechino sono convenute circa le basi di una proposta da farsi alia
Cina, nella quale si contiene il germe di un trattato. Gli articoli tut-
tavia non sono ancora formulati con precisione, non ostante che fin
da ora si possa dire che essi nella sostanza, conterranno irrevocabil-
mente la dimanda di soddisfazione speciale alia Germania, di puni-
zione capitale dei principal! responsabili degli eccidii e dei disordini,
624 CRONACA
e d' indennita. Sebbene 1'accordo sia accertato, pure corrono voci con-
trad! ttorie sul contegno delle class! dirigenti cinesi, le quali, ora accen-
nano a far ragione alle Potenze, ora danno motivo a credere che non
se ne diano per intese. Giorni sono, infatti, veniva annunziato che
1' Imperatore Kuan-su avrebbe fatto ritorno a Pechino, e oggi che
scriviamo vi e fondainento a credere che tan to egli quanto rimpe-
ratrice se ne andranno a Jecheng-tu-fu , e il principe Tuan, che ave-
vano alcuni poco meno che visto con la cocolla, e Fung-fu-siang
siano invece piu inorgogliti di prima e a capo di nuovi eccidii nella
provincia di Ko-uang-su, e finalmente che, nel mezzo-giorno deH'Im-
pero, la rivolta sobillata dagli stessi rappresentanti della Corte si
allarghi ed infierisca contro gli stranieri. Quale fede pud avere, in
tanta disparita di notizie, quella che assicura essere fissata per la
fine di novembre la presentazione fall' ultimatum delle Potenze? A
chi? Dove lo presenteranno quest' ultimatum gli amici e gli alleati?
Non sara piuttosto da prestar fede a quei che predicono 1'aggravarsi
del pericolo giallo, specie anche perche si avanza la stagione dei freddi
intensi, i quali arresteranno le operazioni militari degli intern azio-
nali? Frattanto per accrescere la confusione degli stranieri, il Daily
Mail riceve da Tientsin che i Russi si rifiutano di stare agli ordini
di Waldersee. E opinione generalmente invalsa che i cinesi daranno
filo da torcere alle Potenze oltre al previdibile, e che tutto il lojo
artifizio, nel quale sono maestri, consistera nel prender tempo, nel ri-
mandare le decisioni, nelio stancare insomma il mondo civile sinoa
metterlo tra i piu gravi imbarazzi politici, militari ed economici.
2. (INGHILTERRA). Lord Hanbury e il valentissimo personaggio che
compie il Gabinetto inglese. Egli ha preso il portafoglio dell'Agri-
coltura. Non si puo dire che il potere esecutivo della Gran Bretagna
scarseggi di titolari. Ma le mansioni dei responsabili, a Londra, sono
tanto varie e diverse che non fanno parere evitabile un cosi gran
numero di ministri. E' stata presa la decisione di convocare il Par-
lamento per una breve seduta straordinaria nel dicembre, rimandando,
come si sapeva, la solenne inaugurazione al febbraio prossimo. Questa
parentesi legislativa e determinata dalla necessita di dimandare nuovi
prestiti per 1'Africa occidentale.
LT imperialistic infatua gli uomini pubblici della Gran Bretagna.
Lord Rosebery se ne e fatto acerrimo banditore in un discorso, pro-
nunziato il 17 a Glasgow nella sua qualifica di rettore di quella uni-
versita. La concorrenza, egli disse, che le altre nazioni fanno all' In-
ghilterra la obbliga a combattere fino all'ultimo per la sua esistenza,
ingaggiando e sostenendo lotte solenni e decisive nel campo militare,
industriale e politico. Piu improntato a teinperanza fu il discorso che
tenne Lord Salisbury al banchetto offertogli dal Lord Mayor, nel quale,
CONTEMPORANEA 625
facendo notare 1'accordo anglo-tedesco, disse di ripromettersi 1'acces-
sione di tutte le Potenze ; e in ogni modo, che quanto piu presto si con-
cludera la pace tanto minori pericoli sorgeranno per 1' integrita della
Cina. Fanno contrasto due notizie intorno al Transvaal. Una vuole
che fra gli inglesi e i boeri seguiti e s' inasprisca la guerriglia assai
dannosa ai primi : un'altra che il generale boero Botha accenni a inta-
volare trattative di resa e di pace. Mentre la prima notizia trova fede
universalmente, 1'altra e messa in quarantena, se anzi non le si da
1'istesso valore della monacazione del principe cinese Tuan. II pre-
sidente Kruger frattanto e arrivato a Marsiglia il 22.
3. (G-ERMANIA). Secondo che era stato annunziato, il Reichstag te-
desco s' inauguro, il giorno 14 e ne venne eletto a Presidente il de-
putato del Centre, Ballestrem. II discorso imperiale si diffuse molto sulla
Cina e tocco appena la questione dei trattati di commercio, verso i quali
prevalgono le aspirazioni dei piu influenti rappresentanti dell'industria
tedesca, oltre che dello stesso Imperatore e del suo Oancelliere. Al
Reichstag fu presentata la proposta di legge preceduta da una rela-
zione sulle cose cinesi, con la quale si chiedono che vengano appro -
vati i crediti per la Cina. Insieme a questa proposta principalissima
per la circostanza, vennero pure presentati : il regolamento di navi-
gazione ; il disegno sulla societa d' assicurazione privata ; quello
delle Convenzioni che vietano 1' introduzione d'acquavite e di alcool
in alcuni territori africani e quello di contabilita. Delle interpellanze
presentate e del discorso del Cancelliere sulla Cina, parlera il nostro
corrispondente germanico.
4. (RUSSIA). Le notizie della malattia pericolosa dello Czar hanno
destato gravissima apprensione nell' impero e in tutta 1'Europa. L'at-
tacco d' influenza superato dall' imperatore degenero in tifo uddomi-
nale. All'ora che scriviamo le nuove sullo stato dell' illustre infermo
soao migliori e la Corte tanto imperiale, quanto di Copenaghen sono
rassicurate sull'esito della malattia. Neppure, tuttavia, la Czarina
gode al presente il bene perfetto della salute. Medico personale dello
Czar e il D.r Hirsch. A Livadia furono chiamati a consulto i piu ce-
lebri medici della Russia.
5. (SPAGNA). Come avevamo previsto il movimento insurrezionale
del carlismo e fallito. Ne giova che alcuni si affannino a soste-
nere che 1' insuccesso si ha da ripetere dalla troppa fretta che
hanno avuto i carlisti della Catalogna. Non fu effetto di fretta,
ma piuttosto di volonta nella grande maggioranza degli spagnuoli
di non creare imbarazzi alPattuale regime della nazione e di at-
tendere a rinfrancare il paese dai danni patiti pei disastri della
guerra. II governo fa bene tuttavia a non revocare ancora le leggi
eccezionali e a vigilare che non accadano nuovi torbidi. Madrid ha
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1211. 40 24 novembre 1900.
626 CRONACA
accolto i rappresentanti delP America del Sud a Congresso con i rap-
presentanti della Spagna, allo scopo di stringere una Lega diretta a
difendere tutti gli Stati americani latini contro la politica imperialista
degli Stati Uniti. II Congresso conchiuse i suoi lavori il 19. E fissata
il matrimonio tra il principe Carlo di Borbone, figlio del conte di Ca-
serta con Donna Eulalia principessa delle Asturie. Avra luogo nella
primavera prossima.
6. (STATI UNITI). Come era da tutti preveduto Mac Kinley venne
rieletto a Presidente per altri quattro anni, negli Stati Uniti d'Ame-
rica. I nostri lettori comprendono, che, trattandosi di elezione di se-
condo grado, il risultato ottenuto il 6 e la preparazione prossima im-
mediata di quella che avra luogo definitivamente allorche gli elettori
vittoriosi nello scrutinio ultimo si raccoglieranno per eleggere il Pre-
sidente e il vice Presidente della Confederazione, ma fin d'ora e
assicurata la elezione di Mac Kinley. Quanto alle norme, con le quali
si compi la votazione del 6, giova sapere, che ogni Stato nomina un
numero di elettori uguale al numero dei senatori e deputati che ha
diritto di avere nel Congresso. Dei 447 elettori presidenziali eletti?
142 appartengono al partito democratico del Bryan e 305 al repub-
blicano del Mac Kinley.
GERMANIA {Nostra, Corrispondenza}. 1. La Germania e la Cina. — 2. Re-
lazioni coll'estero. — 3. II ritiro del principe Hohenlhoe e gli affari
interni ; la legg-e contro i Gesuiti e 1'attitudine della Baviera. — 4. La
persecuzione contro i polacchi e la loro lingua. — 5. II Cangresso
cattolico di Bonna. — 6. Pellegrinag-gi a Roma ed a Gerusalemme.
1. II centro di gravita della politica si e piu che mai trasportato
nelPestremo Oriente, ove 1'Europa che da circa un trentennio gode
d'un periodo pacifico quasi senza uguale negli ultimi secoli, trovera,
a parere di serii pensatori, il germe della prossima guerra fra le potenze.
E certo che se anche queste s'accordano per ristabilire 1'ordine in Cina,
per punire o fame punire i perturbatori, non sara altrettanto per 1'asse-
stamento degli altri affari dell'impero. Per ora tutti sono sorpresi dalla
convenzione, in virtu della quale la Germania e 1'Inghilterra si impe-
gnano tanto a mantenere 1'integrita della Cina, pur lasciando a tutti
liberta d'accesso alle sue coste e di commercio con essa, quanto ad
intendersi nel caso che le altre nazioni volessero agire diversamente.
I nostri officiosi hanno spiegato tale convenzione come mezzo assolu-
tamente necessario per tutelare i grandi interessi ognora crescenti che
la Germania possiede in quelle con trade. Infatti varie compagnie te-
desche mantengono servizi di navigazione importantissimi sopra tutte le
coste del Celeste Impero e dell'Estrema Asia, e altri capitali ingenti
sono impegnati specialmente nel bacino si ricco e tanto agognato del
Yang-tse-Kiang. . . .
CONTEMPORANEA 627
2. L'adesione data dalle potenze alia convenzione anglo-tedesca,
attesta novamente le nostre pacifiche relazioni coll'estero al cui svi-
luppo scambievole fra i popoli stessi di tutti gli stati ha molto con-
tribuito 1'esposizione universale di Parigi che per la riuscita ebbe dalla
Germania un potentissimo concorso, tan to pel numero, la scelta e la
qualita degli oggetti espostivi, quanto pel visitatori che vi accorsero
in tale numero da costituire il contingente straniero piu importante,
e da compensare 1'assenza dell'elemento inglese.
In modo speciale poi i numerosi dotti, industrial! ed in genere
-gli altri personaggi che parteciparono ai congressi internazionali, fu-
rono dalle autorita ricolmati di tante attenzioni e cortesie, che non
reco sorpresa che per la prima volta dopo il 1869 una missione mi-
litare francese, guidata dal generale Michel, abbia assistito alle grandi
manovre dell'esercito tedesco, e che i due Stati in Cina e ovunque in
tutte le questioni esterne, ove i loro interessi sono in giuoco, cerchino
e riescono sempre ad intendersi.
Dopo il primo dell 'anno avra luogo il matrimonio della Regina
Guglielmina, figlia di madre tedesca (principessa di Waldecke Pyr-
mont) che si e fidanzata al Duoa Enrico di Mecklemburg Schwerin
nipote del granduca regnante e lontano parente di Guglielmo II*. Non
conviene pero da tale fatto dedurre un ravvicinainento dell'Olanda colla
Germania, giacche la prima, come la Danimarca e la Svezia, contri-
bui potentemente, e vero, al successo della riforma fra noi, ma
grazie alia inedesima, questi Stati rimasero nostri nemici nonostante
che le loro dinastie siano tedesche.
Prima della Riforma tutti i paesi, come la Polonia, la Boemia
(che facevano parte della Germania) e 1'Ungheria, erano nostri amici
ed alleati perche il cattolicismo che aveano ricevuto coll'appoggio, anzi
per mezzo della Germania, li avea avvicinati a noi ; ed ora i calvinisti
dell'Ungheria, come i Czechi della Boemia che si approssimano almeno
sotto il rapporto politico agli Hussiti, sono i nemici piu accaniti di
quanto e tedesco o austriaco, mentre che i Fiamminghi cattolici del
Belgio sono nostri amici. La Riforma non ci ha dunque suscitato che
inimicizie ed ha cosi potentemente diminuito la influenza della Ger-
mania all'estero.
3. Subito dopo la convenzione coll' Inghilterra, il Principe di
Hohenlohe si e ritirato dal posto di cancelliere dell' impero dandone
egli per ragione 1'avanzata sua eta di 81 anni, ed altri la stessa sua
situazione diventata assai difficile. Di fatto da lungo tempo non pren-
deva piu parte molto attiva agli affari, ed e notorio che, dirigendo Gu-
glielmo II da se stesso specialmente gli affari esteri, al cancelliere
titolare dell' impero ed ai ministri non resta che a seguirlo e a ripa-
rare certe piccole difficolta e certi eccessi di linguaggio.
628 CRONACA
Questa volta 1' Imperatore s'e impegnato con molto ardore nella
guerra di Cina, che richiede spese considerevoli non previste. Per ri-
sparmiare la riserva metallica della banca dell'Impero sono gia stati
collocati negli Stati Uniti 100 milioni di marchi in boni del tesoro,
ma si aspettano in proposito vivissimi dibattimenti e difficolta al
Reichstag, convocato per il 15 novembre quantunque il sig. de Bil-
low, sottosegretario agli affari esteri da varii anni, e nominate can-
celliere ne goda il favore, e quale uomo di stato d'un reale valore, ne
possa ottenere la sanzione e 1' indulgenza a furia di concessioni nella
politica interna. Alcuni giornali sono di parere che il governo sara
obbligato di conciliarsi il Centre e che con lui il Consiglio Federale
dovra ratificare 1'abolizione della legge contro i Gesuiti, votata gia per
tre volte dal Reichstag. Certo e che il Centro e deciso di costringere
il governo a spiegarsi sul disprezzo che egli manifesta da molti anni,
di una legge votata varie volte e con forte maggioranza dai rappre-
sentanti della nazione. Fu detto che 1'Imperatrice, che non si inge-
risce di politica, impiegava contro i cattolici 1' influenza reale di cui
godeva nelle questioni religiose ; io non lo credo perche i nostri fun-
zionarii superiori, scelti esclusivamente fra i signorotti protestanti delle
antiche provincie, imbevuti come sono di tutti i pregiuclizii possibili
contro la Chiesa e amanti delle assemblee legislative, bastano larga-
mente per creare ostacoli alle decision! del Reichstag. L'odio del catto-
licismo e passato loro nel sangue, ed e stata necessaria tutta 1'autorita
e la formale volonta dell' Imperatore per nominare cattolici ad alcuni
posti elevati.
Quando il Principe di Hatzfell-Frankenberg fu nominate presi-
dente (governatore) della provincia di Slesia, la Kreuzzeitung organo
dei signorotti, degli alti funzionarii, dell'esercito e della corte si mostro
addolorata perche il principe era cattolico. Di poi 1'Imperatore no-
mind il sig. Pold presidente della reggenza d'Oppeln in Slesia ed il
sig. Gescker a quella della Westfalia, la cui corte d'appello e pure
presieduta da un cattolico, succeduto al sig. Falk 1'antico terribile
ministro del Kulturkampf, il quale, a dir vero, come presidente della
stessa corte era giustissimo e punto ostile ai cattolici.
4. Da dodici anni in poi, Famministrazione prussiana infierisce
contro le lingue straniere, il Danese ed il Lituano, che si parlano da
soli protestanti in una piccola parte dello Schleswig, ed in alcuni
distretti della Prussia orientale, ed il Polacco ; pero la persecuzione
ha aumentato anziche spegnere la opposizione della popolazione Danese
contro il regime prussiano, e fra i Lituani che hanno sempre fatto
parte della Prussia e che sono sempre stati molto patriottici, si e
formato un parti to contrario che nelle ultime elezioni riusci a far sur-
rogare il candidate conservatore da un Lituano avversario dei liberali.
CONTEMPORANEA 629
La Slesia ha per lungo tempo fatto parte della Polonia e ne e sepa-
rata dal XIV secolo, ina il sentimento nazionale polacco non vi e mai
esistito, sebbene di 5 milioni di abitanti, un milione e 500 mila circa
parlino un dialetto polacco. La popolazione invece e strettamente affe-
zionata alia Prussia ed e molto patriottica. Fino dall'epoca del Kultur-
kampf si comincio a proscrivere il polacco dalle scuole ove i fanciulli
non imparavano che alcuni element! di tedesco e spesso ne anche a
leggere il polacco, che e quanto dire che il livello dell' istruzione
generale e diminuito. Da varii anni poi s'impone Pistruzione religiosa
in tedesco, cio che fa un torto grandissimo alia vita morale di questa
popolazione generalmente poco ricca, ed ora si vuole costringere il
clero a servirsi della stessa lingua, anche per preparare i fanciulli
alia prima comunione; pero tutto il clero della parte polacca della
provincia ha chiesto di conservare nello stesso suo interesse Pistru-
zione religiosa in polacco. II governo ha risposto con un rifiuto osti-
nato, ma la persecuxione in certi luoghi ha gia preparato la via al
socialismo, e dapertutto la popolazione e cosi malcontenta, che il Centre,
cui e rimasta fedele, dura fatica a farla pazientare.
Nelle province di Posen e della Prussia occidentale trovasi un mi-
lione e mezzo circa di abitanti polacchi insieme ad un milione di te-
deschi, la cui parte maggiore e stata riunita alia Prussia nel 1815;
la lingua tedesca ha fatto grandi progress! in Slesia e altrove ;. dal
1848 in poi, da quando cioe tutta la Ofermania era in ebullizione, non
si sono piu verifioati movimenti insurrezionali, e tanto nella stessa
epoca quanto nel 1866 1870, i soldati d'origine polacca hanno riva-
leggiato in valore ed in fedelta coi loro camerati tedeschi. Dal 1871
si lavora con tale ardore alia soppressione del polacco in tutte le scuole
pubbliche, che a Berlino stesso, ove trovansi molti polacchi, furono
soppresse qrtattordici piccole classi e puniti colla prigione i giovaui
che vi insegnavano la lettura de) la lingua polacca. Si cercano insomma
sempre nuovi mezzi per affrettare la germanizzazione delle popolazioni
e per raggiungere tale scopo in questi ultimi giorni, quattro ministri,
fra i quali quello dei culti, si sono recati a Posen per istudiarne
sul posto i mezzi, ma se essi vogliono informarsi da chi di diritto,
s'accorgeranno che la oppressione genera il malcontento e la resi-
stenza. II governo, grasie al sig. Bismarck, ha speso 200 milioni
per acquistare grandi proprieta in Polonia, e divisele in piccole
fattorie ne affido la cultura a 20000 coloni tedeschi quasi tutti
protestanti. Oltrech& con tal sistema, P intera Germania non baste-
rebbe a surrogare con tedeschi i 4500000 polacchi, spessissimo e acca-
duto che proprietarii poveri o altrimenti gravati hanno ricostituito le
loro fortune, vendendo i loro beni a caro prezzo airamministrazione,
e che insomma le dette espropriazioni, e la colon izzazione relativa non
630 CRONACA
riuscirono a distruggere Pelemento polacco, ma unicamente a provo-
care nuovi sforzi di resistenza. Bisogna pero aggiungere che sotto altri
rapporti I'amministrazione prussiana riusci profittevole al popolo,
perche esso ha prosperato e fatto maggiore progresso che nella Polonia
russa ed austriaca.
Sarebbe dunque stato facile di affezionarselo totalmente, ammet-
tendo quelli delle class! elevate nell' ufficio del funzionari e degli
uomini d'affari, fosse pure con qualche pregiudizio del signorotti che
pretendono riservarsi il monopolio degli impieghi pubblici. E questo
un punto essenziale.
La lingua tedesca e imparata con sollecitudine anche nelle classi
inferiori perche gli operai e gli artigiani emigrano in massa nelle
con trade tedesche per trovare del lavoro rimuneratore. Essi vi si sta-
biliscono spesso per sempre. Insomma, 1'assimilazione si fa, quan-
tunque lentamente. 1 principali ostacoli si trovano nelle misure ves-
satorie, persecutrici, ostinatamente ostili deiramministrazione.
5. In presenza dell'attitudine ostile del Governo bavarese e della
persecuzione dei cattolici in Prussia, il 47mo Congresso cattolico della
Germania, riunito a Bonna dal 3 al 6 settembre, ha fatto un appello a
tutti i cattolici, d'impiegare tutti i mezzi legali per assicurare in tutto
1'Impero il libero esercizio della religione cattolica. Questo congresso
ha pure rivendicato con energia la soppressione di tutti gli ostacoli che
impediscono lo svolgimento dell'azione cattolica. Tutti gli anni il Con-
gresso ha rivendicato Pindipendenza temporale del S. Padre. II Con-
gresso ha raccomandato di nuovo le opere cattoliche specialmente le
numerose opere sociali, Popera di S. Bonifazio per procurare Passi-
stenza religiosa ai cattolici dispersi fra i protestanti. Esso, con molta
ragione, si e sopra tutto pure occupato d'un' opera molto recente che
mira a mantenere gli studenti cattolici. Spessissimo i giovani sono fer-
mati nei loro studi per disgrazie di famiglia. Perdite di simile genere
sono tanto piu sensibili quanto che i cattolici non sono molto numerosi
nelle classi liberali ed istruite.
II congresso internazionale dei dotti cattolici si e riunito quest'anno
a Monaco, ove le autorita gli hanno fatta buona accoglienza : varii prin-
cipi della casa reale vi hanno assistito. II numero degli aderenti era
di 3000, quello dei membri present! di 700. La stampa non cattolica
ha tenuto migliore riserva che non si era sperato. Yarii giornali sono
stati apertamente simpatici ed hanno parlato con rispetto dei dotti cat-
tolici e dei loro lavori in congresso. Quando si pretende d'essere un
dotto, non si puo disprezzare gli sforzi scientifici anche degli avver-
sarii politici.
6. A Roma si sono certamente accorti che i pellegrini tedeschi del
giubileo erano numerosissiini. Indian 3rd solamente quello di Berlino
CONTEMPORANEA 631
di 500 persone, il primo che, dopo la Riforma, si sia recato a Roma.
II pellegrinaggio si e fermato pure a Einsiedeln in Isvizzera, celebre
santuario fondato da S. Maurizio, che apparteneva alia famiglia degli
Hohenzollern. Fin qui i cattolici di Berlino s'erano riuniti agli altri
pellegrinaggi per recarsi a Roma. Giovera ricordare altresi il pellegri-
naggio di 500 persone in Terra Santa per assistere alia posa della prima
pietra della Chiesa di N. S. della Dorinizione, che e passato per Roma
per ricevere la benedizione e gP incoraggiamenti del S. Padre. Con-
viene sperare che la nuova chiesa tedesca a Gerusalemme attirera un
numero ognora crescente di pellegrini tedeschi in Terra Santa !
AUSTRALIA (Nostra Corrispondenza). — 1. II bill della Costituzione austra-
liana. — 2. La consecrazione della chiesa metropolitana di Sydney. — 3. 11
primo Congresso cattolico australiano.
1. La legge della Costituzione (Commonwealth bill) australiana, la
quale unira le sei grandi colonie dell'Australia britannica in un sol
corpo amministrativo, e stata approvata dalle due Camere inglesi ; ed
il 9 luglio ricevette la regia sanzione. Questa legge crea, per cosi
dire, una nazione australiana ; ed il ministro Chamberlain, a nome
del governo centrale, invio un messaggio di congratulazione al go-
verno ed al popolo dell'Australia per il compimento della grande
impresa, alia quale avevano cooperate con tanta abilita ed abnegazione.
Come dichiara il Times, 1'approvazione del Commonwealth bill & il
passo piu grande che ai nostri giorni siasi fatto per il consolidamento
dell' impero britannico.
La nostra Regina ha avuto la mano felice nello scegliere al posto
importantissimo di Governatore generale dell'Australia federata, lord
Hopetown, il quale, parecchi anni or sono, governava con segnalato
successo la colonia di Yictoria. Egli sara il primo Governatore gene-
rale; la nuova Costituzione sara proclamata ufficialmente il 1 gen-
naio 1901., ed il nuovo Parlamento federale sara aperto a Melbourne
nel marzo seguente.
In tale occasione solenne, il duca di York, nipote della Regina,
rappresentera la Sovrana. II telegramma ufficiale che dava questa
notizia, era cosi concepito : « Quantunque S. M. la Regina Vittoria
abbia una naturale ripugnanza a separarsi dal suo nepote per un
tempo si lungo, pure, riconoscendo essa la grande importanza dell'oc-
casione che raggruppa le sue colonie d'Australia in una unione fede-
rale, ama dare questa speciale prova del suo interesse per tutto quello
che si riferisce al benessere de' suoi sudditi australiani. Nel medesimo
tempo, S. M. la Regina vuole significare la sua gratitudine per la
lealta e la devozione che hanno spinto le Colonie ad offrire con tanta
larghezza spontanei soccorsi nella guerra sud-africana; e per la insigne
prodezza delle sue truppe coloniali. >
632 CRONACA
2. A Sydney, si e celebrate un solenne triduo in apparecchio
alia consecrazione della chiesa cattedrale di S. Maria, metropolitana
dell' Australia: consecrazione ch'ebbe luogo il sabbato, 8 settembre;
ma la festa pubblica si fece il di seguente. Esso comincio con una
solenne processione alia quale presero parte S. E. il Card. Moran,
tre Arcivescovi e nove Yescovi con molti sacerdoti secolari e regolari
nonche cinque cavalieri di S. Gregorio. Una folia immensa gremiva
la cattedrale: fra i presenti si notavano il conte Beauchamp gover-
natore della Nuova Galtes del Sud, lord Lamington governatore del
Queensland ed il sig. Le Hunte vicegovernatore della Nuova Guinea,
vestito nell'uniforme del reggimento Windsor. Questi personaggi fu-
rono ricevuti da una guardia di onore dei tiratori irlandesi, e salutati
dal Cardinale che li condusse nel coro, dove eran preparati appositi
seggi. Fra i rappresentanti locali notavansi il sig. F. Barley capo della
giustizia, il sig. G. W. Gray, M. L. L., membro del ministero del
Queensland, varii membri del governo della Nuova Galles del Sud,
i sigg. F. Anderson, M. L. A. di Victoria ed il sig. G. Coleman, sin-
daco di Wagga-Wagga.
Dopoche Sua Eminenza ebbe preso posto sal trono, 1'Eccmo Mon-
signor Dwyer, vescovo ausiliare di Maitland, celebro la Messa ponti-
ficale; la musica del Mozart fu eseguita magistralmente da un coro
di 220 voci, aocompagnate dall'organo, e da 22 egregi suonatori di
istrumenti a corda e a legno. L'esecuzione naissima di quella ma-
gnifica musica produsse grande impressione.
II discorso d'occasione, pronunziato dall' Eccmo Mons. Redwood,
Arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda), si aggiro sul testo: « Egli
regnera nella casa di Giacobbe in eterno, ed il suo regno non avra
fine » ; e tratto con cristiana eloquenza delle relazioni della Chiesa
verso Gesu Cristo e verso il mondo. II Redentore, disse, il venerando
Prelato, non ha fondato una scuola scientifica, ne un impero mondano,
ne una setta con umane passioni: sibbene, una societa religiosa, cioe
la Chiesa, con divina potesta. Questa Chiesa egli la fece una, santa,
cattolica ed apostolica: ora confrontate questo tipo divino della vera
Chiesa con le cento denominazioni protestanti che, contraddicendosi
fra loro, si agitano in seno all' impero britannico ed in altre parti
del globo. Quest' anarchia protestantica, germinata dal libero esame,
ha generate 1'odierna peste dell'incredulita e dell'agnosticismo. Con-
frontate invece la Chiesa cattolica, splendente nella sua apostolica
unita, santita ed universalita ; e vi troverete attuato il tipo della
vera Chiesa di Cristo. L'oratore conchiuse congratulandosi con 1'Emo
Moran per il fausto compimento della grande opera, per la quale egli
ed il suo antecessore hanno cosi coraggiosamente lavorato.
Si fece una colletta per il nuovo tempio, la quale frutto 1850 ster-
line (46,250franchi). II Cardiaale, ringraziando la generosa assemblea,
CONTEMPORANEA 633
assicuro che durante 1'anno furono raccolte 12 mila sterline (300 mila
franchi). Evvi ancora un ammanco di 17 o 18 mila sterline ; peraltro
continuano a venire le offerte, e si spera che il debito sara presto
saldato. Nel pomeriggio ebbe luogo un grande banchetto nei locali della
metropolitana (S. Mary's hall), al quale intervennero circa 400 per-
sone. Presiedeva 1'Emo Sig. Cardinale, il quale annunzio ai convitati
la speciale benedizione inviata dal S. Padre per la festa della con-
sacrazione e per il Congresso cattolico.
Ai vespri pontifico Mons. Arcivescovo di Melbourne ; Mons. Ve-
scovo di Rockhampton tenne un importante discorso. La grande so-
lennita rimane un dolcissimo indimenticabile ricordo pel cattolici
australiani.
3. II Congresso cattolico dell' Australasia e della Nuova Zelanda
fu inaugurate il 10 settembre ; e per il numero degl' intervenuti e la
importanza delle sedute attiro 1'attenzione di tutta la stampa. Basti
qui citare il commento della protestante Review of Reviews : « La
Chiesa cattolica romana e stata fortunata ne' suoi capi in Australia :
uomini abili, senza eccezione, e che hanno fatto una coraggiosa po-
litica. Essi presentaronsi al pubblico francamente, ben intendendo
che una Chiesa, la quale non potesse resistere al fuoco della pubblica
discussione, avrebbe poca speranza di riuscita. Gli articoli dei gior-
nali cattolici di Sydney priina del Congresso furono molto accorti e
coraggiosi nel preparare il terreno. >
II Congresso fu aperto nella S. Mary's Hall dal Cardinale Moran
con piu di 750 rappresentanti del clero e del laicato cattolico austra-
lasiano. L'Emo Presidente nel discorso inaugurale dichiard che il Con
gresso erasi adunato alia fine del XIX secolo per rendere un solenne
omaggio a Cristo Redentore in ringraziamento delle molteplici bene-
dizioni da Lui elargite in questo secolo all' Oceania ; e per unirsi in
sulla soglia del nuovo secolo, alle altre chiese della Cattolicita per
implorarne i celesti favori, non meno che per offrirgli un omaggio
di riparazione agli oltraggi di che gli einpi del secolo che muore lo
fecero segno.
Gravissimi argomenti furono trattati nelle sessioni: le relazioni della
Chiesa con lo Stato, gli studii biblici, la questione sociale, Peduca-
zione della gioventu, il divorzio, le missioni estere, la scienza e la
letteratura cattolica.
Durante il Congresso S. E. il Governatore oiM agl' intervenuti
(circa 1200) una festa di giardino (garden party) nel palazzo gover-
natorale di Sydney.
Nel discorso di chiusa, Mons. Carr, Arcivescovo di Melbourne, di-
pinse con parola eloquente i risultati pratici del Congresso e le giu-
stificate speranze che se ne erano concepite.
634 CRONACA CONTEMPORANEA
€ Noi siam qui (egli aggiunse) per render grazie a Dio non solo
come membri della sua Chiesa, ma altresi come cittadini di un grande
Stato. II nuovo secolo sara inaugurate in tutta 1'Australia con la pro-
clamazione della Federazione coloniale australiana. Durante la loro
separazione, essa venne favorita mirabilmente dalla Divina Provvi-
denza : ne guerre interne ne aggressioni esterne hanno perturbato la
sua storia, od arrestato il suo progresso. Cid che la Federazione dovra
d'ora innanzi fare per 1'Australia, e scritto a caratteri d'oro : essa
vuole sostituire un'armonica cooperazione a pericolose rivalita ; vuole
1'unione che fa la forza, non la separazione che genera debolezza.
Essa presentera un petto di bronzo agli attentati dei nemici; essa
affratellera tutti gli australiani : e noi sappiamo bene che « un fra-
tello aiutato dal fratello, e come una citta fortificata ». Quando 1' Au-
stralia sara unita, noi avremo un paese che colla salubrita e varieta
del suo clima, con la qualita e varieta de' suoi prodotti, coll'esten-
sione del suo territorio e 1'omogeneita de' suoi abitanti, entrera nella
via del vero progresso in condizioni cosi favorevoli, come mai nes-
sun'altra nazione antica o moderna ebbe a goderne. >
L'IMMINENTE PERSECUZIONE RELIGIOSA
IN FRANCIA
Richiamiamo tutta I'attenzione dei nostri lettori italiani
e stranieri sopra quest' importante relazione inviataci dal
nostro corrispondente di Francia: e insieme raccomandiamo
caldamente alle loro preghiere la causa di Dio, che ivi sta
per essere fieramente combattuta.
Nell'ultima mia corrispondenza avevo rappresentato ai vostri let-
tori alcuni degl' importanti risultati, conseguiti dai cattolici fran-
cesi in questi ultimi vent'anni, nel lode vole intento di ottenere un
miglioramento della nostra legislazione, accettando lealmente il regime
repubblicano stabilito da trent'anni. Questa, come sapete, e stata pure
la condotta raccomandata dal S. Padre a diverse riprese. Non ostante
alcune deplore voli ritrosie, dovute, credetelo pure, piuttosto a mal-
intesi che ad una resistenza sistematica alle direzioni pontificie, i
cattolici francesi hanno ottenuto dei notevoli successi cosi nell'opi-
nione generale come in certe sfere per 1'addietro del tutto ostili, ed
hanno contribuito non poco al gagliardo risveglio dello spirito cri-
stiano nel nostro paese. I nostri cuori sono ancora commossi dalla
L'IMMINENTE PERSECUZIONE RELIGIOSA IN FRAN CIA 635
gioia sincera che provammo per 1'aperta professione di fede, lunga-
mente preparata e maturata, fatta dal signer Brunetiere di quest!
giorni appunto nel suo discorso « Les raisons de croire », all'adunanza
finale del Congresso dei cattolici del Nord, tenuta a Lilla. Le per-
sone di alta intelligenza, e di larghi studii, si vanno accostando con uno
spiccato movimento alia dottrina cattolica, alia fede di Gristo. II che
e molto. Contuttocio non possiamo dissimulare che nel campo pura-
mente politico i successi non risposero alle speranze.
Le funeste conseguenze dello scacco toccato nelle ultime elezioni le-
gislative del maggio 1898, non sono per anco finite: credo bene di trat-
tenervici sopra un momento. Esso procedette da un difetto di tattica
in fatto di elezioni. Sarebbe fuor di proposito entrare in recrimina-
zioni divenute inutili ; ma e bene ricordarle per guardarsi in avvenire.
Nell'assemblea generale dei diversi gruppi cattolici tenuta nel no-
vembre 1897, disgraziatamente non -ci fti modo che s' intendessero su
questi due punti : 1) A quei candidati che venissero a sollecitare il
voto dei cattolici, si doveva o no imporre un programma confessio-
nak, cioe dire esclusivamente cattolico, scartando a priori i dissident!,
ossia i protestanti e i liberali detti opportunist ; i quali promettevano
bensi di non combattere i voti e i desiderata del parti to cattolico, nia
ricusavano d'accogliere nel loro programma elettorale, quale tutte
quale una parte delle rivendicazioni dei cattolici ? — 2) In quelle cir-
coscrizioni elettorali dove manife&tamente i cattolici non avevano niuna
probabilita di essere eletti, si poteva accettare la candidatura di depu-
tati opportunisti, progressist! o antisemiti; perche, sebbene questi non
si volessero impegnare formalmente in favore dei cattolici, almeno si
mirava per mezzo loro ad escludere i candidati liberi pensatori, so-
cialist! e frammassoni dichiarati?
La divergenza profonda manifestata in quell'adunanza, s'aggravo
al momento dell'elezioni nella tattica dei cinque gruppi de' cattolici,
e fu causa dello scacco toccato al partito conservatore e cattolico.
Quindi entrarono alia nuova camera gli elernenti piu disparati, incoe-
renti o del tutto ostili ; e sono quelli coi quali oggi s' ha a lottare.
Tornati a]Parigi da quindici giorni, i nostri legislator!, presi di
straordinario fervore, deliberarono tosto di tenere due sedute ogni
giorno, eccetto il sabato e la domenica, per aver campo di terminare
il vasto programma propostosi. Infatti, essi sanno molto bene che il
loro mandate legale spira fra diciotto mesi, de' quali dieci soltanto
sono occupati nelle sedute, e vogliono almeno far credere a se stessi
che sono assidui lavoratori. Si vedra se reggono alia prova. Osser-
viamo frattanto che di 585 deputati piu di 300 mancano alle tornate
del mattino, deliberate per altro dalla niaggioranza. Fosse questa la
sola contraddizione de' nostri legislator!!
636 L' IMMINENTB PEESECUZIONE RELIGIOSA
Yotato che sia il bilancio del 1901 (che difficilmente arrivera avanti
il fine dell'anno corrente) saranno proposti dal ministero, e probabil-
mente accettati dalla maggioranza uscita dalle elezioni del 1898, due
disegni di legge d' importanza capitale. L'tmo riguarda le associazioni
in genere, ma sopratutto gli ordini religiosi, e le congregazioni, auto-
rizzate o non autorizzate ; 1'altro riguarda il cosi detto stage scolaire,
o tempo di prova, e indirettamente torna a danno anch'esso delle as-
sociazioni religiose, che il ministero, non la nazione, vuole schiac-
ciare ad ogni costo. Siccome questi disegni di legge importano le piu
funeste conseguense per il nostro paese, e saranno oggetto di una
accanita battaglia, i vostri lettori italiani e stranieri gradiranno qual-
che schiarimento. In Francia sulla stampa quotidiana, e sulla perio-
dica delle rassegne politico-letterarie ed economiche, dura gia da sei
mesi una polemica vivace.
II 28 ottobre scorso in occasione d'un banchetto a bella posta pre-
parato e provocato a Tolosa, il presidente del consiglio Waldeck- Rous-
seau, in un discorso-programma accortamente elaborate manifesto le
due idee maestre, che guidano la sua politica e quella de' suoi col-
leghi. Le malignita verso la Chiesa e i perfidi sofismi calcolatamente
intessuti in quel diseorso, ebbero un'eco notevole in Francia : basti ricor-
dare le giuste critiche o gli elogi tributatigli nei due campi opposti.
Ma quel che piu importa e che addoloro profondamente tutti i
cattolici, aderenti o no alia presence forma di governo, fu lo scorgere
in quel programma un'aperta dichiarazione di guerra alia Chiesa cat-
tolica, che e la Chiesa di Francia, e a tutti i cattolici. Tale fu il
loro giudizio unanime ; tale pure quello del partito repubblicano sin-
cere, dalla parte piu moderata rappresentato p. e. dalla Liberte, fino
ai giornali detti progressisti e al principale di loro che e la Repu-
blique franpaise, fondato gia dal Gambetta, diretto oggi e ispirato dal
sig. Meline, che fu presidente del consiglio per 24 mesi dal 1896 al 1898.
Concorsero a confermare tale inter pretazione i giornali rivoluzio-
narii, organi del libero pensiero e del socialismo, che si profusero in
elogi ed approvazioni al detto diseorso.
In esso anzi apparve cosi spiccata la nota ostile alia Chiesa, che
il gran giornale il Temps, molto diffuso all'estero, e interprete fedele
della politica ministeriale, si credette obbligato a far delle riserve e
a dar consigli di prudenza — che pur troppo non saranno ascoltati.
Ma perehe lo possiate giudicare voi stessi, eccovi alcuni passi di
questo discorso-programma, vera dichiarazione di guerra alle congre-
gazioni religiose e pieno di minacce alle scuole libere, le quali in
Francia sono quasi interamente dirette dal clero secolare e regolare :
c II Concordato, dice il Ministro, aveva riservato esclusivamente
al clero secolare e gerarchico, sottoposto a una disciplina ecciesiastica
IN FRANCIA
637
e al sindacato dello Stato, la celebrazione del culto, la predicazione
nelle chiese, e la preparazione alle funzioni ecclesiastiche.
« Ed ecco che abbiamo trovato le congregazioni insegnanti nei se-
minarii, i pergami usurpati dalle mission!, e la chiesa minacciata
dalla cappella.
« Dispersi, ma non soppressi, gli ordmi religiosi risorsero piu nu-
merosi e piu militanti, ricoprendo il territorio con la rete d'un'orga-
nizzazione politica di cui un processo recente ancora (allude ai PP. Ago-
stiniani dell' Assunzione) ha rivelato le maglie fitte fitte : ed ecco
che consapevoli della loro potenza, si sono fatti cosi audaci da sfidare
quei depositarii dell'autorita della Chiesa, che non si volessero ren-
dere loro vassalli. »
Non sarebbe difficile rilevare in si perfido e odioso discorso quanto
v'ha di esagerazioni manifeste, di errori preveduti ed eccitazioni
calcolate. Esse non isfuggirono all'acume di varii eminenti scrit-
tori ; ma non voglio trasformare in polemica la mia corrispondenza.
Si potrebbe tuttavia fare osservare al sig. Waldeck-Rousseau, che
neppure-una delle congregazioni da lui deminziate, ne anco quelle
che sono esenti (capira egli il significato di questa parola ?) — e che
egli accusa d'avere usurpato i pergami, 1'insegnamento clericale e
il ministero — nessuna pud esercitare queste funzioni senza il con-
senso formale, o tacito almeno ed autorizzato da una consuetudine
quasi secolare degli Ordinarii. — Dov'e dunque 1' invasione illegale,
dove 1'usurpazione? Non sono essi i Yescovi medesimi che chiama-
rono i religiosi nei loro seminarii, non sono i preti secolari che in-
vitano i religiosi a predicare nelle loro chiese? — Ma il signor Pre-
sidente sapeva molto bene con quale uditorio aveva a fare, troppo igno-
rante di cose religiose e ottimamente disposto alle passioni settarie.
Gli facevano bisogno i plausi della stampa massonica e socialista, che
ora sostiene lui co' suoi colleghi, pronta a rovesciarlo appena otte-
nuto il tristo intento.
Quanto all'altra legge dello stage scolaire essa contiene una cosi
flagrante ingiustizia, che niuno avrebbe potuto pensare cinquant'anni
dopo la legge liberale del 1850. In forza di tal legge, a tutti i gio-
vani alunni delle scuole private sarebbe imposto di passare nei licei
e collegi dello Stato uno stage cioe un tempo di prova, per gli ultimi
tre anni almeno dell' inseguamento secondario, ed imposto come con-
dizione sine qua non, per avere diritto di concorrere agli esami delle
scuole superior! civili e militari, le quali dipendono dallo Stato uni-
catnente ed assicurano a chi ne esce gli uffizi civili o militari.
Con un ragionamento, che e un intreccio di sofismi, il Ministro
oppone al diritto dei padri di famiglia il diritto dello Stato, superiore,
secondo lui, o uguale per lo meno al loro, per quanto concerne il
638 L'IMMINENTE PERSECUZIONE RELIGIOSA
modo di educare ed istruire i loro figli. Afferma « che servire alia
Stato non e una professione, ma una funzione; che non basta appor-
tarvi la rassegnazione, ma ci vuole devozione e sacrifizio, e che se
una coscienza delicata prova scrupolo a ricevere dallo Stato 1'insegna-
mento, perche non ne prova altrettanto adaccettarne gl'impieghi?»
Certo per la passione il Ministro non pote vedere o almeno finse
di non vedere che, se valesse 1' argomento del quale tanto si compiace,
pud venire un giorno, che il terribile e sleale sofisma si potra ri tor-
cere contro di lui e i suoi appro va tori. I governi e i minister! in Krancia
e altrove sono ben effimeri ; e quando i suoi avversari politici o un altro
governo trionfasse, non potrebbe rivolgere contro il vincitore di ieri
1'arme che questi gli ha apprestate?
Non mette conto di sventare 1'ingiuriosa accusa dal Ministro lan-
ciata gratuitamente contro le scuole delle Congregazioni religiose, cioe
che vi si preparano i giovani a combattere Lo Stato !! Protestano e smen-
tiscono questo indegno oltraggio la moltitudine innumerevole di bravi,
onesti e leali cittadini, che usciti in questi cinquant'anni dai collegi
e dalle scuole religiose, hanno fedelmente servito lo Stato e la Patria,
anche a costo del sangue, nelle cariche civili e militari. Niuno, ne
private ne Ministro, ha diritto di lanciare simili calunnie e contumelie
contro la parte piu degna e piu onesta della nazione. Che se qualche
individuo uscito da quelle scuole s'e gittato a suo rischio e pericolo
nella mischia per ragioni puramente politiche, che non risguardano ne
toccano .punto 1'onore o la probita della persona; cotesti sono inci-
denti della lotta, che non si possono a ragione allegare contro 1'in-
segnamento e 1'educazione impartita dalle Congregazioni religiose.
Queste, torniamo a ripeterlo in faccia a tutta la Francia e a tutto il
mondo, non avevano altro scopo che di fornire alle famiglie, al paese,
allo Stato forti cristiani e valenti cittadini. Tal era 1' intenzione, tale
1'effetto conseguito; e la storia non si cancella.
Siamo dunque alia vigilia d'una fiera lotta e sleale, preparata
nelle logge massoniche contro la Chiesa di Francia. La nuova legge
trovera una Camera tanto ignorante dei veri interessi del paese da vo-
tarla, e un ministero tanto ambizioso del potere e tanto prepotente da
farla eseguire.
Alia prepotenza questo aggiunge 1'astuzia. Per escludere, se gli
venisse fatto, la vigilanza dei Yescovi, esso cerca di creare opposizione
tra il clero secolare e il clero regolare, e divider e le forze; che cosi gli
verra fatto di schiacciare gli uni dopo gli altri piu facilmente. An-
zitutto colla legge sulle associazioni rendera impossibile 1'esistenza
anche solo materiale di qualunque Congregazione ; e poi con una
legge scolastica verarnente tirannica e con una mentita neutralita
confessionale sottrarra la gioventii a qualsivoglia istruzione religiosa.
IN FRANCIA 639
II Ministro lo disse apertamente : < Se noi poniamo tanta importanza
in una legge sulle associazioni, la ragione e questa che essa e stret-
tamente connessa colla soluzione, parziale almeno, del problema del-
1'insegnamento... Quindi la legge sulle associazioni & per noi il punto
di partenza della piu grande e piii libera evoluzione sociale, e al tempo
stesso la garanzia indispensabile delle prerogative piu necessarie alia
societa moderna. »
A mostrare ai lettori della CiviM Cattolica, la vastita del campo
di battaglia sul quale stanno forse per risolversi le sorti della reli-
gione nel nostro paese, terminero questa relazione con un quadro sta-
tistico esatto del clero secolare di Francia, e delle Congregazioni
religiose, le quali gli danno sinceri ausiliarii e per nulla usurpatori inva-
denti, come si sforzano di rappresentarli i nemici di entrambi. Queste
cifre varranno a darvi un concetto dell'importanaa ftegrinteressi cat-
iolici che non per la Francia soltanto, ma, lasciate ch'io lo dica, pel
mondo intero sono impegnati in questa lotta.
CLERO SECOLARE.
Non ostante i pericoli interni ed esterni che la minacciano, la
Francia, tra le nazioni che sono cattoliche nella maggioranza degli
abitanti, Italia, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Baviera, tiene il
primato nel numero. Infatti la Francia colle sue colonie (Algeria e
Antille) conta
Arcivescovadi 18
Vescovadi (g-li uni e gli altri riconosciuti e re-
tribuiti dallo Stato) 72
Cure con titolari inamovibili 3452
Curati amovibili 31000
Vicarii retribuiti dallo Stato 6923
Totale 41465
A questi si debbono aggiungere i direttori e professori dei grandi
seminarii, i cappellani, i vicarii (vice-curati) non retribuiti, ma rico-
nosciuti dallo Stato nelle citta che passano i 5000 abitanti, e si giunge
alia cifra di 55436. Coinputando poi ancora i preti non addetti a par-
rocchie o diocesi determinate, quelli delle congregazioni ed ordini
religiosi, si arriva alia cifra di circa 72000 : numero che eguaglia,
s'io non erro, quelli che esistono in tutti gli altri stati d' Europa
cattolici o dissidenti.
RELIGIOSI.
Le comunita religiose autorizzate dai governi precedenti sono 293 ,
di cui 28 di uomini e 265 di donne; e tutte hanno residenti in Francia
i loro superiori generali.
640 L'IMMINENTE PERSECUZIONE RELIGIOSA IN FRANCIA
Delle comunita maschili autorizzate 5 sono di preti, e 23 di fra-
telli. A queste aggiungete le comunita non riconosciute legalmente
cioe : Domenicani, Francescani, Gresuiti, Benedettini, Redentoristi, ecc.
Quanto alle comunita femminili autorizzate esse si distinguono cosi
puramente ospitaliere 8
ospitaliere e insegnanti 185
solo insegnanti 62
infermiere private 10
Totale 265
Oltre a queste esistono delle comunita puramente contemplative,
Carmelitane, Clarisse, ecc.
Di guisa che in questo scorcio del secolo XIX, 110 anni dacche
la bufera rivoluzionaria del 1790 sconvolse e soppresse tutti gl'isti-
tuti religiosi regolari, si contano facilmente in Francia:
circa 72,000 preti secolari o regolari
40,000 religiosi, non sacerdoti, di varii ordini
da 120,000 a 130,000 religiose.
E tutti questi istituti dedicati a sollevare le sofferenze delPuma-
nita, a insegnare la morale, a servire e far grande la patria, con be-
nemerenze e sacrifizi che niuno pud negare, tutti questi hanno da
essere vittime delle sette anticristiane? Con qual diritto insomnia?
E la massoneria, che e pure un'associazione, sara essa soppressa?
Dica il Sig. Waldeck-Rousseau se non e questo appunto il suo intento
di far schiacciare le associazioni religiose dall'associazione antireligiosa
per essenza. Egli sa troppo bene che se oggi v'e ancora religione in
Francia, lo dobbiamo in gran parte ai religiosi educatori ed educa-
trici ; validi ausiliari dei sacerdoti e dei vescovi gia troppo occupati
nelle cure del ministero ordinario e parrocchiale. E dacche la Chiesa
esiste, clero secolare e regolare lavorarono entrambi a insegnare la
dottrina evangelica e indirizzare le anime a Dio. Solo malizia o pic-
cineria pud disconoscere tale verita.
Non accade poi ch' io in questo luogo faccia piu che accennare
il contingente preponderante e di persone e di denaro fornito dalla
Francia cattolica per la grande opera della propagazione della Fede
e del vangelo di Cristo. Che diverranno queste opere?
Noi speriamo che tante opere buone, tante preghiere ardenti, tanto
zelo e sacrifizio per la gloria di Dio e il bene degli uomini, non re-
steranno senz'effetto al cospetto di Lui. Egli trovera modo di sventare
intenti cosi perversi, diciamolo francamente, cosi diabolici, e rispar-
miera alia Francia, al mondo intero il disastro che porterebbe la
rovina di tante comunita, che insomma sono odiate dalla setta perche
fanno professione dei consigli evangelici dati da Cristo Figliuolo diDio.
I MISSIONARII CATTOLICI
ED I DISORDINI IN CINA
RELAZK7NE DI UN MISSIONARY) CINKSK
Pare omai che non si possa pensare ne parlare del dramma
sanguinoso che si svolge in questo estremo Oriente, senza
che si aceenni pure alia sua origine e scaglisi qualche frase
contro i missionarii cattolici. Si giustificheranno le loro inten-
zioni, ma non si lascia tuttavia di criticarne duramente lo zelo
intempestivo.
Prendendo a ragione o a torto davanti ai mandarini la
difesa del loro gregge, i missionarii sarebbero stati cagione
che i pagani fossero oppressi dai cristiani e ingiustamente
condannati dalle loro autorita. I pagani quindi avrebbero
dapprima cercato di difendersi, poi di vendicarsi ; e per riu-
scire con migliore efficacia neir intento sarebbonsi uniti in
societa, come quella dei Boxers ed altre angora. Cosi il mo-
vimento propagandosi sempre piii, si sparse dappertutto, e
dalla provincia, dove comincio, passo alle province vicine.
Sarebbe questa senza dubbio la spiegazione piu semplice
del mondo ; ma se poi domandate a questi filosofi superficial!
una qualche prova a dimostrazione dei loro asserti, essi si
contentano di rispondere con una frase generale: « Tale e
rinclinazione dei missionarii cattolici, e la conseguenza d'un
fatto particolare, cioe del famoso decreto dell'anno scorso, il
quale accorda dei privilegi esorbitanti ai vostri missionarii... »
Prima di ribatter queste accuse e le loro pretese prove,
prego il lettore d'osservare chi son quelli che per i primi hanno
spar so tali dicerie nel dominio del pubblico. Credo di non
calunniare nessuno, se aftermo che sono stati certi ministri
protestanti ed alcuni impiegati del corpo diplomatico, consoli,
addetti d'ambasciata ed altri. I primi vogliono gettare sui cat-
tolici loro vicirii le pietre scagliate dapprima contro di essi ;
gli ultimi fanno eco alle lagnanze mandate ai consolati o alle
S&rie XVII, vol. XII, fasc 1212. 41 4 dicembre 1900.
642 I MISSIONARII CATTOLIC1
legazioni da qualche mandarino cinese, scontento del nostri
missionarii. Questa marca d'origine sulle accuse contro i mis-
sionarii cattolici dovrebbe almeno, mi pare, mettere in guar-
dia il pubblico.
Ma veniamo alle accuse stesse. Siccome esse sono generi-
che, anche la nostra risposta sara pure un po' generale. Che
i missionarii cattolici tendano a prender sempre la difesa
dei neoflti presso le autorit&, non si puo asserire universal-
mente. Ma accordato pure per un momento ai nostri av-
versarii che quest 'accusa sia fondata, puo essa essere bastante
a spiegare il « tolle, tolle » sanguinario dei loro nemici ? La-
sciamo da parte la predicazione del Vangelo dalla yenuta del
P. Ricci in Cina fino all'epoca del trattato della Cina con le na-
zioni straniere ; piu di mezzo secolo e scorso, da quest'ultima
data, e durante questo tempo la maniera di predicare il Van-
gelo non & cambiata visibilmente. Infatti i missionarii cattolici
non sono individui isolati che lavorino in Cina secondo le loro
ispirazioni o secondo il proprio gusto. Essi appartengono a
societa, alcune delle quali furono istituite parecchi secoli fa
nell'lmpero del Mezzo ; esse hanno le loro tradizioni, le quali,
come un sacro deposito, vengono trasmesse dai veterani del-
Tapostolato ai nuovi venuti. Cio posto, possiamo domandare
con pieno diritto: come mai, durante piii di cinquant'anni, i
cinesi non pensarono a riunirsi insieme per proteggersi contro
Toppressione dei cattolici? Ancor piu: il cattolicismo ha mis-
sionarii sparsi per tutte le province della Cina. In alcune vi
sono anche parecchi vicariati che lavorano alia stessa opera
eTangelizzatrice con metodi simili: come mai in nessun'altra
provincia, eccetto che nel Chan-tong e nel Tcheli, i cinesi
•ppressi dai cattolici non tentarono di formar leghe contro
i loro oppressor!?
Questa doppia considerazione indicia assai chiaramente che
nel Chang-tong vi devono essere state circostanze speciali, e
senza dubbio estranee alia sola predicazione della religione
cristiana. Ne riparleremo di poi.
Ma si oppone : non dimenticate il decreto del 1899 che
concedeva dei singolari poteri ai vostri missionarii. Non
ED I DISORDINI IN CINA 643
10 dimentico, poich6 1' ho sotto gli occhi in francese ed. in
cinese. Pero, prima d'esaminarlo piii a fondo, osservo che
alcuni dei nostri amid, gli d5nno piu importanza che esso non
merita. Sono scorsi circa due anni dalla promulgazione dl
questo decreto: credete voi che siansi percio cangiate ra-
dicalmente le relazioni tra i missionarii ed i mandarini? lo
non so che cosa suceeda negli altri vicar iati, ma in questo
del Kiang-nan, dove sono da venti anni, non ho notato alcun
cambiamento introdotto dal decreto. Ora, come per il passato,
non vi sono che i ministri di sezione, i quali hanno ricevuto
dai superiori maggiori la facolta di presentarsi ai tribunal!
dei mandarini e trattare con essi gli affari ; corne per il pas-
sato gli affari sono trattati od almeno conchiusi per iscritto :
come per il passato una copia degli scritti ufficiali, mandati
ai mandarini e ricevuti da essi, deve essere inviata ai su-
periori maggiori.
Con tale procedura, e mai possibile che il famoso decreto
imperiale abbia cambiato molto le relazioni fra i mandarini
ed i missionarii?
Esaminiamo or a il decreto stesso. Esso regola question! di
cerimoma ; stabilisce che i negozii important! delle mission!
siano rimessi nelle mani dei consoli o del ministro, quantunque
11 Vescovo ed i missionarii « possano egualmente ricorrere alle
autorita locali » per trattarli d'accordo ; infine i missionarii
« non possono ingerirsi e dare ai cristiani la loro protezione
con parzialita » nei processi che potrebbero aver luogo tra essi
ed i pagan! . Tali sono i punti principal! del decreto. Dove si
trova dunque nascosta questa straordinaria influenza accor-
data ai missionarii presso le autorita ? La cerco e non la trovo.
Ma fosse pur essa dichiarata espressamente, temo che presso
un gran numero di mandarini il decreto non abbia avuto che
il valorc d' un foglio stampato qualsivoglia ; ed i miei timori
vengono dall' indipendenza, con la quale parecchi mandarini
amministrano le terre di loro giurisdizione, e daU'animo
ostile, che riguardo ai cattolici ed ai missionarii dimostrano,
tanto le autorit& subalterne quanto le superiori. Presso alcuni
governatori e vice-re, T opposizione ostinata dei mandarini
644 1 MISSIONARII CATTOLICI
inferior! ai ricorsi dei missionarii e il miglior titolo di rac-
comandazione in favore del loro talento amministrativo.
I miei timori sono inoltre appoggiati sulla storia di cio
che e avvenuto nel corso di questi ultimi quarant'anni. Pa-
recchi diritti esposti chiaramente con ogni particolarita nel
decreto ottenuto dal signor Pichon, si trovano inseriti in
globo, ma pure assai distintamente, negli articoli dei trattati
del 1858 e del 1860 e nei decreti imperial! ottenuti dall'Impe-
ratore dopo preghiera del ministro francese, per T interpo-
sizione del Tsong-li-yamen ; e nonostante cio, presso certi man-
darini son essi rimasti letter a morta. In partieolare, nel trat-
tato o convenzione del 1860, sono chiaramente affermati il
diritto di comprare, di possedere, di fabbricare e simili, accor-
dati ai mission arii. Nonostante la chiarezza di queste conces-
sion!, furono esse determinate ancor piu minutamente nella
convenzione Berthemy, fatta nel 1864, e bisogno uno spazio
di tempo di piu di trent'anni e 1'energia del signor Gerard,
ministro di Francia a Pechino, per ottenere una buona volta
nell'anno di grazia 1897, che il trattato non restasse sempre
letter a morta.
No davvero ! N& la tendenza ad ingerirsi presso i man-
darini per proteggere i cattolici opprimendo i pagani, ne il
decreto del 1899 in favore degli stessi missionarii sono suf-
ficienti a spiegare il movimento sanguinario dei Boxers nel
Chan-tong. Bisogna attribuirlo ad altre cause.
Per ragione di chiarezza distinguiamo nel movimento dei
Boxers tre tempi ben distinti. Prima fino al mese di no-
vembre 1897, nel quale avvenne Toccupazione di Kiao-tcheou
per parte dei tedeschi ; poi fino alia spedizione dell' ammi-
raglio Seymour, fatta nel mese di giugno 1900; infine dal
mese di giugno 1900 fino ad ora.
Quest' ultimo tempo, evidentemente non puo esser contra-
stato ; tutti s'accordano nel riconoscere il carattere antistra-
niero del movimento. Percio lo lascio da parte per non occu-
parmi che degli altri due.
E dapprima, anteriormente aH'occupazione dei tedeschi
mel Chan-tong, si puo benissinio ammettere che le societal
ED I DISORDINI IN CINA 645
del Boxers fossero indifferent! riguardo ai missionarii e agli
stranieri. Quolle societa erano state abolite nell'anno 1809
dairimperatore Kia-king, ma non avevano cessato di esistere
nel Chan-tong sotto altri nomi: esso nascondevano lo scopo
•antidinastico e rivoluzionario che avevano avuto nel loro prin-
-cipio, e non lasciavano apparire che certi vantaggi utili ai
loro membri. I Bo.rers si esercitavano al Boxing (cioe al pu-
gilato), e si riunivano spesso insieme, sia per divertirsi, sia
per esercitarsi tra loro alia pratica della difesa personale
•contro ogni possibile aggressione. Essendo il popolo del Chan-
tong, famoso pe' suoi brigantaggi, si puo ragionevolmente
supporre che il Boxing fosse in onore fra essi, per prepararsi
appunto a detta professione con minorc rischio personale. Vi
sono pur nella stessa provincia alcune bande protettrici delle
strade, le quali, mediante pagamento, preservano i viaggia-
tori da incontri molesti. Quindi anche i loro membri devono
•essere esercitati bene neJl'arte di dar pugni e di bastonare,
per poter all'occasione mantenere la promessa guarentigia. In
tutto cio, lo ripeto, non c'e niente, ne di anticristiano ne di
-antistraniero. Se fra i briganti che, il 1° novembre 1897, assa-
lirono e ammazzarono i Padri Mes e Heule, vi furono dei Box-
•ers, questi vi si trovarono, come briganti volgari e niente
piu. Si sa inoltre, che quindici giorni dopo, quando le mi-
lizie tedesche occuparono Kiao-tcheoa, la societa dei Boxers
^bbandono quel luogo e prese una nuova direzione. L'odio
•dei Boxers per lo straniero, sempre latente nel cuore dei
cinesi, si risveglio all' improvviso e non fece che svilupparsi
-e invelenirsi, per causa dei fatti che si successero quasi uno
•dopo Taltro.
La presa di Kiao-tcheou fu seguita da presso dalla cessione
di Port- Arthur ai russi (marzo"1898), di Wei-hai-wei agl'inglesi
(aprile 1898), di Koang-tcheou-wau ai francesi (aprile 1898)
e di Kou-long agl'inglesi (giugno 1898). Nello stesso tempo,
[e nazioui straniere andavano ottenendo dal governo cinese le
concessioni di miniere ed il permesso di costruire s trade
ferrate, e subito alcune compagnie cominciarono i lavori.
Aggiungete a cio che in quei giorni, nei giornali europei
646 I MISSIONARII CATTOLICI
non si parlava quasi di altro che dei varii disegni da parte
del loro governi di dividersi la Cina, o almeno di allargare
e mantenere le loro sfere dj influenza. In verita non potevano
i cinesi sospettare con molta ragione che il loro paese non
fosse gia caduto nelle mani degli stranieri? Questi ed altri
consimili (quantunque di minore importanza) sono i fatti, che
al movimento dei Boxers impressero la nuova direzione. Allo
straniero, nemico comune, si decise di opporre una resi-
stenza comune e organizzata. Mancando, almeno visibilmente,
la resistenza delle classi dirigenti, si rinforzo sempre piu
quella delle classi basse facenti capo per lo piu alle societa
dei Boxers. Nei primi mesi del 1898, questi disegni erano
tenuti piu o meno nascosti; vennero poscia a poco a poco
comunicati ai proseliti, e verso la fine dell' anno, divennero
pubblici. Durante quest'anno 1898, Tchang-joumei governava
il Chang-tong. Egli, in conseguenza della visita fatta da
Li-Hong-tchang alle province del Fiume Giallo, fu denunziato
aPechino, e nei primi mesi dell' anno seguente venne deposto
dalla sua carica.
Al predetto Tchang-joumei successe Yu-hien, uomo di ne-
fasta memoria. Sotto la sua alta protezione la societa dei Boxers-
si sviluppo rapidamente e si segnalo per le sue gesta. Alcuni
onesti mandarini tentarono di opporsi al movimento, cattu-
rando qualche colpevole: se non che, invece di ricompensa,
s' attirarono il biasimo del governatore, ed alcuni di loro fu-
rono persino deposti dalle loro cariche. Conosciuti i senti-
menti del governatore, le autorita inferiori, servili adulatrici
del potere in Cina, lasciarono fare, rispondendo alle lagnanze
dei missionarii con buone parole e promettendo di riferire
le loro querele al governatore e niente piu.
Soprattutto a quest'epoca del governo di Yu-hien, le idee
antistraniere dei Boxers apparvero piu chiaramente; esse
sono esposte in piena luce nelle quattro parole scritte sulle
loro bandiere, di cui parlano le corrispondenze dei missio-
narii : Fou-tsing, mie-yang, cioe a dire : Viva la dinastia dei
Tsing, morte agli europei. Quelle stesse parole si ripetono
anche ne' pubblici loro avvisi, quando debbono dare Tappun-
ED I DISORDINI IN CINA 647
tamento agli associati prima di una loro impresa. La strage,
il saccheggio, 1'incendio che facevano correre da un capo
all'altro del Chan-tong fino al Tcheli, mostrano ancor piii chia-
ramente le loro intenzioni. Essi si dirigono nel centro della
missione, ove il missionario europeo colloca, generalmente,
le sue opere piii important!: scuole interne, orfanotrofii, di-
spensarii : si dirigono verso le chiese, dove i cristiani rice-
vono i missionarii stranieri per le loro visite apostoliche abi-
tuali, e se fanno violenza alle case dei cristiani, si e per
Tunica ragione che questi hanno abbracciato la fede predi-
cata dai missionarii stranieri J.
A conferma di quanto s' e detto, bisognerebbe riferire
statistiche, con cifre esatte sulle rovine accumulate. Non ho
queste cifre tra le mani ; ma posso affermare con piena si-
curezza sul fondamento di alcune lettere ricevute da Sciangai,
che la missione tedesca di Monsignor Anzer e Titaliana di
Monsignor Marchi, poste tutt'e due nel Chang-tong, come
pure una buona parte duila missione di Monsignor Poulte nel
Tcheli sud-est, verso la fine del 1899, furono interamente
distrutte 2.
Verso la stessa epoca, Yu-hien, perch6 caduto in disgra-
zia, lasciava il Chang -tong : ma a eorte fu ricevuto con stra-
ordinarii ^onori. L'Imperatrice lo fece venire a se ripetu-
tamente, perche le mostrasse cio che aveva fatto nell'anno
del suo governo in provincia. Ella ne fu si soddisfatta che
gli fece pubblicamente regali e poco dopo lo promosse alia
1 Probabilmente, dal fatto che i Boz'err .si sono dapprirna rivolti con
furore contro i cristiani indigeni e contro le chiese, parecchi ii.inno con-
siderato le societa dei Boxers ed altre come Anti-cln-ixti<ui socu'tii's, e le
loro gesta sono state chiainate Anti-christian movement. Cosi si legge nel
Libro az/Airro ing-lose (n. 3, 1900), ne1 document! 106 del 24 aprile e -JT.'J
del 21 maggio. In queste due date il ministro ing-lose, sig-nor Mac Donald,
nella corrispondenza a Lord Salisbury, si sorviva ancora delFospressioni
sotto linoato. Qualcho g'iorno dopo g'li parlava audio dcll'A/iti-fweign
movement.
2 I disastri accuiiiulati nol vicarinto di \Tonsig-nor Mardii sono rac-
«ontati noirA'c/jo de Clnnc del 29 dec. 1899; quolli del vk-arialo di Mon-
signor Poulte nel periodico Lex Etudes del 5 agosto 1900.
648 I MISSIONARII CATTOLICI
carica di governatore.de! Chan-si. Yu-hien dovette promettere-
di pagare gli onori, i regali e la carica ricevuta, facendo nel
Chan- si tutto quello, ed anche piu se fosse stato possibile,.
ch'egli aveva fatto nel Chan-tong.
Yuen fu nominate governatore del Chan-tong al posto di
Yu-hien, e il principio del suo governo fu insanguinato dal-
Tassassmio del R. P. Brooks (31 dicemb. 1899). Si deve, mi
sembra, considerare questo attentato come una conseguenza
della liberta data ai Boxers dal governatore precedente, piut-
tosto che come una prima licenza del nuovo governatore.
Qualcuno ha fatto notare che, sotto il governatore Yuen, il
fuoco e la rivolta sembravano essere spenti nel Chan-tong, per
iscoppiare nel Tcheli ; ma cio e forse dovuto alia fermezza.
del nuovo governatore? Non sarebbe piuttosto perch6 nel
Chan-tong, essendo stato distrutto ogni cosa (eccetto in alcune?
grandi citta sorvegliate immediatamente dalle autorita), Pin-
cendio e stato trasportato in un altro luogo dove erano mate-
rial! da consumare? Non sarebbe piuttosto perche la societa,
dei Boxers, seiripre piu forte, voile avvicinarsi alia capitale,.
dove era stata chiamata da alti protettori per continuare piu.
in grande la sua opera di distruzione? In ogni modo, sta il
fatto che, negli ultimi mesi di aprile e maggio, la societa dei
Boxers, proseguendo sempre piii il suo scopo antieuropeo, si
stabiliva nei dintorni di Pechino e a Pechino stesso. Alcune-
lettere del P. Gaillard scritte in aprile *, del sig. Chavanne *
e di Monsignor Favier 3 scritte in maggio, ci mostrano i
Boxers che si riuniscono, il giorno e la notte, in certe pagode
ed in certi luoghi nascosti neirinterno delle mura. I loro
affissi incendiarii e sanguinosi coprivano allora le mura della.
capitale 4.
Forti della protezione di certi principi, essi osano a Pe-
chirio stesso scrivere sulle loro bandiere la sentenza gia sopra-
1 Etudes, quad, del 5 luglio 1900 p. 10 17 et 21.
'2 Miss cathol. n. del 13 lug-lio 1900.
3 Miss cathol. n. del 20 luglio 1900.
J II Libro azzurro inglese, China (1900), al documento n. 273, da la
traduzione di tino di questi avvisi incendiarii, messo fuori sui muri di
Pechino in aprile e strappato il 20 maggio.
ED I DISORDINI IN CINA 649
indicata: Proteggiamo la dinastia dei Tsing e disiruggiamo
gli stranieri: oppure quest'altra: Per ordine imperiale di-
struggiamo gli stranieri. — A Pechino, alia fine di maggio,
i Boxers non facevano che minacce ; ma gli atti selvaggi da
loro gi& compiuti contro gli stranieri, missionarii ed inge-
gneri, e contro le loro opere, cio6 cappelle, stazioni e material!
•di strade ferrate, pali telegrafici, eccetera, mostrarono bene
•che le loro minacce non erano vane.
Questi attentati sono stati gia descritti parecchie volte , e
sono noti ad ogni specie di persone ; mi contentero di aggiun-
;gere alia loro storia straziante la testimonianza che You-lou,
vice-re del Tcheli, ci ha lasciata in una sua Memoria alia Corte
«lel 25 giugno. « Le persone, egli scrive, arrolate ultimamente
nelie societa dei Boxers per la prefettura di Tien-tsin son piii
•di 30,000. Lalorooccupazionequotidianaconsisteva nel bruciar
le chiese e nell'ammazzar gli stranieri. » La testimonianza
"venuta da un personaggio di si alto grado, e cosl ben infor-
mato, mi dispensa dal riprodurne altre.
E dunque evidente che i Boxers, dalla loro risurrezione
nel 1897 fino al giugno del 1900, Tavevano a morte non sol-
tauto coi missionarii, ma in genere cogli europei. II rnovi-
mento non e stato meno antistraniero che antireligioso. E
allora, ritornando al seggetto di questa dimostrazione, con
qual diritto si dice che i missionarii cattolici furono i provo-
•catori, per il loro zelo imprudente, del disordine di cui sono
stati le prime vittime?
In una conversazione che Mons. Anzer tenne col famoso
Yu-hien, questi avrebbe detto al suo interlocutore : « Se i mis-
sionarii non fossero venuti a predicare la loro religione nel
Chan-tong, non sarebbero stati ammazzati, ed i vostri compa-
triotti non avrebbero preso Kiao-tcheou. Essendo i vostri mis-
-sionarii la causa delle disgrazie della Cina, non vi stupite
-che i mandarini ed il popolo vi abbiano in orrore e cerchmo
la maniera di vendicarsi. » Che cosa rispondere a quest 'in-
sulto? Se esso avesse qualche forza, cadrebbe prima su nostro
^ignore e sul suo Vicario, i quali mandano i missionarii
650 I MISSIONARII CATTOLICI
dl pace in tutte le parti del mondo ; poi sui mission arii, ed
infine sui governi stessi, che hanno accolto la liberta della
predicazione del Vangelo, e la protezione dei missionarii e dei
neofiti negli articoli del loro trattato con la Cina. Nel resto
Fargomentazione di Yu-hien non e che un sofisma noto a tutti ;
chi mai vorrebbe render Iddio responsabile di tutti gli adulterii,
di tutte le rapine e malvagita degli uomini ? Eppure ne gli uni,
ne le altre avrebbero luogo se Iddio non avesse istituito il
matrimonio in questo mondo, e se non avesse stabilito fra gli
uomini il diritto di proprieta. Si puo anche dire, che Yu-hien,.
rendendo i missionarii responsabili della presa di Kiao-tcheou
per parte dei tedeschi, confonde la causa con Toccasione, le
quali, tutti sanno, non sono la medesima cosa. In luglio,
qualcuno oso dire che la scelta di Kiao-tcheou, . di preferenza
ad un altro porto di mare in Cina, fu suggerita aH'impe-
ratore tedesco da Monsignor Anzer. Infatti nel novembre 1897,
il Vicario apostolico di Chan-tong era ritornato in Germania,
e fu ricevuto e Berlino in udienza daH'Imperatore. Durante
rabboccamento, 1'Imperatore consulto egli il Vicario aposto-
lico? ovvero ricevette da questo un consiglio che non chie-
deva? Confesso che non posso rispondere a queste domande.
E probabile che il consiglio, chiesto o offerto, sia stato dato,
ma cio non e certo. Se il consiglio non fosse stato dato, 1'ac-
cusa che si muove oggi contro i missionarii cattolici, ca-
drebbe da se. Siamo pero generosi verso il nostro avver-
sario, e accordiamogli che Monsignor Anzer abbia consigliato
alTImperatore di Ger mania di prendere Kiao-tcheou. La re-
sponsabilita del consigliero imperiale non e tanto grave, come
le apparenze potrebbero forse far credere. Per giudicare sa-
viamente tale questione, non bisogna perder d'occhio le circo-
stanze di' tempo, nelle quali il consiglio sarebbe stato dato.
Dopo il favore reso alia Cina dalla Germania, unitamente
con la Russia e la Francia, per fermare il Giappone nella sua
corsa vittoriosa verso Pechino e obbligaiio a restituire alia
Cina qualcuna delle posizioni conquistate, che cosa aveva
fatto la Cina fino al novembre del 1897 in favore della sua
ED I DISORDINI IN CINA 651
benefattrice per mostrarle la propria riconoscenza? La Ger-
mania poteva credersi piu o meno offesa, vedendo che i russi
ill Nord, ed i francesi al Sud, avevano ricevuto dalla Cina delle
prove manifeste di gratitudine, per ogni sorta di concession!.
<( La Gor mania, cosi par la il signor Pinon, aveva sperato
t'avori particolari per il -suo commercio in Cina, ma non puo
strappar niente all'ingratitudine del Tsong-li-yamen... tutto
quello che il Figlio del Cielo accordo alia Germania, fu
una concession? a Tien-tsin, magro risultato in confronto
degli enormi vantaggi militari e commerciali ottenuti dalla
Russia e dalla Francia £. » In faccia ad una generosita della
€ina tanto parziale, prima dei maneggi dei missionarii,
la Germania non aveva essa digia preso di mira qualche porto
cinese? Alia vista delle possession! russe a Vladiwostock,
delle francesi nella Indo-Cina, si capisce che la Germania
abbia pensato piu volte ad alzare la sua bandiera in qualche
posto, dove potesse stabilire i suoi deposit! di carbone, farvi
una stazione navale e con cio poter meglio difendere i suoi
interessi commerciali e politic!, i quali s'ingrandisconosempre
piu nell'Estremo Oriente.
Se ci fosse permesso di frugare negli archivii del mini-
ster o degli affari esteri, forse ci trover emmo alcune note a
questo riguardo. Allora chi oserebbe imputare a delitto a
Monsignor Anzer Taver richiamata 1'attenzione del suo go-
verno sulla provincia della Cina che egli stesso evangelizzava
e che da dieci anni aveva posto sotto il protettorato imperiale?
Sembra che egli, con la condizione espressa di non parlare
come Vicario apostolico, ma unicamente come una persona
qualunque che vuole il bene della propria patria, rigettasse
T idea di un certo personaggio, il barone Von Hey king, inca-
ricato d'affari aPechino, ilquale aveva consigliato il governo
prussiano di scegliere un porto nel sud presso Amoy. II giorno
dopo, I'lmperatore ricevette Mgr. Anzer in udienza, e gli do-
mando il suo parere sulla scelta di un porto nel Fou-kien.
1 La Chine qui s'ouvre par M. PINOX, pp. 53-59.
652 I MLSSIONARU CATTOLICI ED I DISORDINI IN CINA
Mgr Anzer ripete all'Imperatore quanto aveva detto il giorno
prima sul disegno del barone Von Heyking. L'Imperatore
domando poi al vescovo quale altro punto occupato dalle-
sue milizie sarebbe piii vantaggioso ; allora soltanto, per la
prima volta, Monsignore credette bene di far parola di Kiao-
tcheu. Ecco tutto T inter vento del Vicario apostolico del Chan-
tong in questa faccenda. Confessiamolo : I'azipne sua non
e stata nulla, ma neppure e stata tanto grande, quanto i ne-
mici dei missionarii cattolici non cessano di proclamaiia in
tutti i modi. Gia Tlmperatore era risoluto di occupare un porto-
nella Cina, prima per compensare lo svantaggio in che tro-
vavasi in confronto della Russia e della Francia ; poi per pro-
teggere efficacemente il suo cornmercio neU'estremo Oriente^.
e poter meglio difendere i missionarii, vendicare i delitti san-
guinosi commessi contro due dei suoi sudditi, ed infine per
dare alia Cina una salutare lezione che la rendesse neiravve-
nire piii fedele a mantener le promesse. Ora il vescovo non
ha detto che una parola sola, la quale ha forse potuto distorre-
lo sguardo imperiale dal Sud della Cina per dirigeiio verso-
TEst. Si puo egli forse, per una piccolezza simile, per una.
parola data con tanta restrizione, condannare giustamente
Monsignor Anzer e tenerlo responsabile, lui ed i suoi missio-
narii, dei sentimenti di odiosa vendetta concepiti dagli abitanti
dell'est della Cina?
Ma mi avvedo che la mia dissertazione si e prolungata
piti di quello che non mi ero proposto ; non me ne dispiace-
rebbe pero, se fossi riuscito, come ne avevo Tintenzione, a
convincere il lettore, che i disordini della Cina non sono in
nessuna maniera imputabili ne alia propaganda cattolica dei
missionarii, 116 ai modi che tengono nel trattare con la genta
del popolo o con le autorita cinesi.
Zi-Kaivei, 21 ottobre 1900.
L. T.
L'ARTE E LA STORIA
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI
V'ha-alcune citta nel mondo, e in esse cittii de* quartieri
e ne' quartieri alcuni siti particolari, che si direbbero sedi nate
dell'arte: donde ne per fortuna ne per altro sconvolgimento
fu potuta snidare mai, ne impedire che cacciata per un verso
non rientrasse tosto per un altro, contenta di qualunque
soggiorno, o palazzo o abituro. Uno di questi cotali quar-
tieri e in Parigi quello che, situato sulla riva sinistra della
Senna quasi dirimpetto al palazzo del Louvre, comprende la
scuola clelle belle Arti, 1'Istituto di Francia, la Zerra. Per
le vie che lo ripartiscono hanno oggi le loro botteghe artisti,
antiquarii, pittori, fotografl, ecc.; e il ponte rhe ivi e gittato
sulla Senna, chiamato Pont des beaux Arts per 1'appunto,
riesce air ingresso della grande corte quadrata del Louvre,
ove sono tesori d'ogni arte e d'ogni civilt& antica e moderna.
Fu tempo gia ^he di musel cola non si parlava ne si pen-
sava. Ma nel castello che vi sorgeva, munito allora di torri
e di mastio a difesa del flume, dimorava un sovrano pro-
tettore dell'arti, il re Francesco I; il quale poi demoli egli
stesso Tantico castello per rifabbricarlo nelle forme eleganti
dello stil nuovo, interpretato dal suo Pierre Lescot i-n ma-
niera cosl felice e cosi francese insieme, che non fu rag-
giunta piu, non che superata dappoi. Dal castello del Louvre
non era raro allora vedere, accompagnato di gran corteggio,
uscire quel principe, e valicato il flume, volgere il passo ad
una casa o piccolo castello, posto quasi in fronte alia reggia,
dove ora e T Istituto di Francia con le sue cinque accademie,
quella delle belle arti compresa. Ivi allora finiva la citta ; e
in quella casa, detta il piccolo Nello, appiccata conbro le
mura, si lavorava d'oro e d'argento e di bronzo ; e come di
654 L'ARTE E LA STORIA
ceselli, e d'incudini, di martelli, cosi ell'era ben fornita di
picche e di spade, che non ci stavano cosi per bellezza sol-
tanto, ma servivano molto bene al padrone di casa, il nostro
Benvenuto Cellini, orafo, scultore e spadaccino senza rivali.
Francesco I gli aveva dato 1'abitazione, fattagli la medesima
provvisione che gia a Leonardo da Vinci pittore, e con lui lar-
gheggiava d'oro e di protezione e d'una quasi dimestichezza,
che il valente artista sapeva accortamente sfruttare, valen-
dosene arditamente a sua difesa, ma al tempo stesso ripagava
lealmente con opere meravigliose. Egli era sempre bene
accolto dal re: alia vista de' suoi lavori e de' modelli che
gli proponeva, spesso re Francesco trovava sollievo dalle noie
che gli davano « quelle diavolerie della guerra con Timpe-
ratore »; e una volta tra 1' altre che Benvenuto lo aveva cosi
rallegrato e divertito da que' fastidiosi ragionamenti in che era
stato piii di due ore, racconta il Cellini stesso che nel conge-
darlo gli dette in su la spalla con la mano dicendogli : « Mon
ami (che vuol dire amico mio) io non so qual si 6 maggior
piacere, o quello d'un Principe Taver trovato un uomo se-
condo il suo cuore, o quello d'un virtuoso Taver trovato un
Principe che gli dia tanta comodita, che lui possa esprimere
i suoi gran virtuosi concetti. Io (seguita ;1 Cellini) risposi,
che se io ero quello che diceva Sua Maesta, Tera stato molto
maggior ventura la mia. Rlspose ridendo : diciamo che la sia
eguale. » E Benvenuto partissi con grande allegrezza, e tor no
alle-sue opere.
Queste opere pur troppo sono ora la massima parte di-
sperse e perdute o sconosciute. La bella saliera tutta d'oro
della grandezza di due terzi di braccio, colle due figure della
terra e del mare, e le onde di smalto e tanti pesci e animali
marini, lavorata appunto per il re Francesco I, si ritrova
oggi a Vienna nel tesoro della casa imperiale d' Austria. Altre
opere presero altre vie, e non 6 facile, ne forse pure possi-
bile rintracciarle. Vasi, medaglie, boccali, statue di metalli
preziosi, ori e argenti si donano e si rubano e si fondono e
spariscono facilmente.
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI 655
Non e pero dimenticato re Francesco, al quale quest'anno
in plena repubblica e tra il eoncorso di popoli d'ogni nazione,
tocco la nel bel mezzo del vestibolo del petit Palais fare gli
onori e 1'accoglienze a quanti entravano a visitare le ine-
stimabili collezioni dell' esposizione retrospettiva dell' arte
francese.
DIVUS FRANCISCUS FRANC. REX
LIBERALIUM ARTIUM PATDR AC RENOVATOR
OMNIBUS HAS ^EDES ARTIBUS DICATAS
ADEUNTIBUS
SALUTEM DAT OPTIMAM ET PACEM
SALVE
Cosl stava scritto sulla base dell'effigie equestre di Fran-
cesco I, rivestita dell'armatura di lui, cavaliere e cavallo :
montatura sulla quale gl'intelligenti d'arme antiche trova-
rono a ridire, ma che noi consideriamo qui solo pel nome
che opportunamente richiamava, il piu famoso cioe nella
storia dell' arte francese moderna.
* * *
II petit Palais, cosi denominato solo per riguardo al grand
Palais che gli sta di fronte sulla grande avenue Nicolas II,
e stato giustamente qualificato il gioiello dell 'Esposizione,
cosl in grazia dell'eleganza dell'architettura, come per il pre-
gio raro e la ricchezza del contenuto. E siccome a differ enza
di quasi tutti gli altri edifizi posticci gia cominciati a demo-
lire, questo palazzo, costruito di materiale sodo, di colonne
di marmo e granito, ed in gran parte di cemento armato,
e destinato a sopravvivere per accogliere nuove collezioni, e
appar terra in proprio alia citta di Parigi; cosl, anche a festa
finita, merit a un ricordo speciale. II Signor Girault, suo archi-
tetto, ebbe il raro onore e la soddisfazione di vedere il suo
disegiio accolto al primo concorso, e deliberatane senz'altro
1'esecuzione, senza nessun ritocco di momento. Esso risol-
veva infatti nel modo piu felice il problema non facile di
elevare sopra un'area trapezoidale un palazzo destinato a un
656 L'ARTE E LA STORIA
museo, da servire intanto all' Esposizione, con diverse fac-
ciate, che potessero comparire onorevolmeate in quell'ele-
gante quartiere della piu elegante citta d'Europa, tra i giar-
dini della piazza della Concordia, il viale dei Campi Elisi,
il ponte Alessandro III; vincolato per giunta dalla condi-
zione di non sciupare con sproporzionata altezza la bella pro-
spettiva che per I' avenue Nicolas II, at tr aver so il detto ponte
mette capo lontano lontano alia cupola dorata della chiesa
degli Invalid!. E vi riusci alia prima con un lavoro geniale,
di getto. La facciata principale che si stende per circa 130
metri, e formata d'un ordine solo cio6 di un colonnato io-
nico, sollevato sopra un robusto basamento; e le colonne,
staccate dal muro, lasciano negli intervalli adito alle ampie
finestre. Rompono la lunga linea e danno movimento all'in-
sieme i due padiglioni eretti a' due capi colle loro basse
cupole quadrangolari, e quel di mezzo, che regge la grande
cupola sferica del vestibolo di Francesco I. Questo s'avanza piu
degli altri con le sue colonne e un bell'arco a tutto sesto, al
quale s'entra per una larga gradinata mistilinea, ornata di sta-
tue e vasi. L'ampia vetrata, il ricco cancello di ferro battuto,
gli stucchi dell'ingresso, e un poco tutta la decorazione, richia-
mano Teleganza un tantino sfarzosa onde gli architetti francesi
si compiacciono, dal tempo di Luigi XIV in poi. Sebbene, a
esser giusti, qualcosa s'ha da concedere al parigino, il quale
per la civilta di lunghi secoli raffinato in estremo, grazie
alia moltitudine dei monument! che Tattorniano, ed al com-
mercio del mondo intero che ivi concorre, sente vivo lo sti-
molo della varietk e si trova necessitate a cercare nella mobile
fantasia sempre nuovi eifetti. Laonde s'egli prodiga gli orna-
menti, se attacca festoni un po' per tutto, se torce e con-
torce e accartoccia, siccome lo sa fare con grazia ed ele-
ganza, pero gli si perdona di buon grado. Questo carattere
dell'architettura e della decor azione francese apparisce per
altro moderate assai nel petit Palais ;tanto moderate che esso,
non che sciupare Teffetto generale, corrisponde anzi assai
bene alle collezioni, appartenenti in gran parte all'arte con-
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGT 657
temporanea al suo stile. Altrettanta moderazione non si po-
trebbe dire che fosse osservata in tutti gli altri palazzi e
gallerie di stucco bianco che facevano pompa di s6 sulla
spianata degli Invalid! e sul campo di Marte.
Dalle difficolta che nascevano per la forma trapezoidale
dell'area il Girault usci con un ingegnoso espediente. Pianta
agli angoli de' padiglioni tondi che raccordano le sale, sicch6
queste non patiscono nella loro giusta forma rettangolare. II
cortile lo riduce a un semicerchio, inscritto nel trapezio e
circondato d'una galleria a colonne, che ricorda il motive
della gran facciata, mentre le aiuole variopinte e le vordi
zollc del giardinetto, che fiorisce nel mezzocerchio, riposano
I'occhio e la mente del visitatore stanco di girar per le sale.
Da qualsivoglia punto del museo si puo uscire a passeggiare
e respirare un tratto : non piccolo pregio anche questo, non
«ssendo cosa piu faticosa che il mirare intensamente e senza
intermissione quelle fantasmagorie di oggetti multiformi accu-
mulati nelle vetrine dei musei.
Quanto alle altre fac-ciate esse non sono inferior! di bel-
lezza alia principale; anzi forse la vincono di grazia e di
semplicita. Ripetono le linee orizzontali della medesima e
s'aprono con larghe finestre arcate inserite tra pilastri, a uso
del celebre intercolunnio inventato dal Palladio per la basilica
di Vicenza. Arricchire una Parigi d'un nuovo edificio, nuovo
veramente di bellezza ed originale, non era agevole cosa : per
consentimento universale, e dei periti e del pubblico? il Girault
ha ottenuto Teffetto e vinta la prova.
Le reminiscenze italiane di quell' arehitettura non ne fanno
pero un'opera straniera; essa anzi non 6 che un ritorno
(non una copia) ai partiti piu semplici della rinascenza fran-
cese dei tempi primitivi di Francesco I ed Enrico II. Non si
tratta ora di deflnire se quella che fu chiamata rinascenza
sia stata per la Francia un progresso nella via dell'arte in
genere; n6 esaminare -quanto i tre secoli che precedettero
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1212. 42 4 dicembre 1900.
658 L'ARTE E LA STORIA
il XVI avrebbero da disdegnare o da invidiare alle creazioni
del medesimo. Al cadere del secolo XIX i giudizii a tal ri-
guardo sono ben diversi da quelli che bollivano in capo agli
entusiasti artisti Italian! di tutta la scuola di Fontainebleau.
Egli 6 certo pero che T iniziativa di quel movimento venne
d' Italia; ma accolta che 1'ebbe, la Francia la fece sua, e
cammino per una via parallela e indipendente. Non gia che
fossero esclusi dappoi ne gli artisti n6 i modelli italiani ;
architetti, scultori, pittori e poeti italiani ebbero per lunga
pezza onori e favori in Francia, anche passati i regni delle
due famose regine Caterina e Maria de' Medici.
Era curioso a vedere nelle collezioni del petit Palais come
attraverso 1'arte medievale francese, e nella piu francese per
1'appunto, a poco a poco facesse capolino e trapelasse Talito del
rinascimento italiano. Per esempio negli splendidi smalti di
Leonardo di Limoges (1505-1577) si ravvisano aperti accenni
a Raffaello ed a Michelangelo, anche fuori delle copie pro-
priamente dette, come nelle belle figure dei dodici apostoli,
smaltate su altrottante grandi tavole a poche tinte, quasi in
chiaroscuro su fondo turchiniccio cupo, che fu la maniera con-
sueta di quella citta. Queste appartengono oggidi alia chiesa di
S. Pietro di Chartres, di cui sono tesoro incomparabile e quasi
nascosto, ma quest 'anno uscito per sei mesi alia luce con una
moltitudine di oggetti consimili ivi esposti, a gran consolazione
dei buongustai, degli antiquarii, dei raccoglitori e degl'intel-
ligenti e studiosi della storia dell'arte, che in niun luogo sono
si frequenti come a Parigi.
Ivi si poteva seguire per minuto lo svolgimento e le di-
verse epoche di quest'arte, che ebbe nella citta di Limoges
il suo centro principale, vera specialita del paese, come
oggi si direbbe. Lo smalto era nel medio evo la decor azione
favori ta per i sacri vasi e tutto Tarredo dell'altare. Usavano
da principio formare con una laminetta metallica, applicata
contro la lastra e saldata a fuoco, cellette, nodi e mean-
dri e qualunque altra figura, riempiendo poi i vani colla
polvere di vetro, che mescolata con diversi ossidi metallic!
ALL' ESPOSIZIONE DI PAKK;I 659
e fusa al fuoco tingendosi in varii color! faceva lo smalto.
Questa era la maniera degli smalti che noi potremmo din*
incastrati o incastonati, e i francesi dissero cloixoniH>x, cioe
serrati dentro gli spazi distinti da quel filo: lavoro di gran
pazienza e perizia, usato gi& ab antico presso i Greci e gli
Egizii, a Bisanzio, e in Europa nell'alto medio evo ; conser-
vato oggi nella Cina e in Giappone. Piu tardi, cioe dal se-
colo XIII in poi, per facilitare il lavoro e potersi arrischiare a
piu liberi disegni, gli artisti preferirono gli smalti champlevdx,
che si fanno intagliando e scavando la lastra del metallo, e
deponendo poi lo smalto nelle cavita preparate, a un dipresso
come nelle opere di niello.
Agevolata 1'arte per tal modo, essa si diffuse largamente,
cosi ad abbellire gli oggetti di lusso, armi, fibbie, smani-
glie eccv come soprattutto il vasellame e gli arredi di chiesa.
I tesori delle cattedrali, i musei di provincia (che in Francia
sono molto bene ordinati e studiati da eruditi conservator!),
non pochi signori privati dalle loro collezioni ne inviarono in
quest 'occasione a Parigi una quantita senza fine. La catte-
drale di Chartres per es. mando un'arca-reliquiario in forma
di trittico profondo, quasi un armadietto? le cui pareti e gli
sportelli sono ornati di rabeschi su fondo azzurro in smalto
con figure in rilievo. Due belle piastre mando la cattedrale
di Lione, raffiguranti Tuna Cristo in croce e 1'altra il Signore
in atto di benedire; graziosi disegni in oro su smalto tur-
chino di Limoges. Poi molti cofanetti per reliquie, con le pa-
reti storiate allo stesso modo? d'un bellissimo vedere. Ram-
mentiamo ancora due candelieri da mensa d'altare, della
collezione del Sig. Leroy, decorati di smalti, di singolare
leggerezza ed eleganza nella loro semplicita. Inoltre reli-
quiarii, agnus Dei, paci, calici, pietre d'altare incorniciate,
colombe eucaristiche, croci processionali, ecc.
Piu tardi, cioe sul cadere del secolo XV, i Limosini co-
minciarono a dipingere in smalto, cioe, sopra un fondo ge-
nerale nero o turchino scuro, distendere uno smalto bianco,
nel quale incidevano contorni e ombre ; indi passarono a tin-
660 L'ARTE E LA STORIA
gere con smalti trasparenti quest! stessi disegni, quando in
semplice chiaroscuro, quando invece con pallidi colori sui
volti e sulle carni dei personaggi. Le parti metalliche che
emergono sopra questi strati di smalto si fanno di mano in
mano piu rade, qualche rabesco o rosetta qua e la, con tocchi
molto sobrii, fino a scomparire del tutto. Anche di questa ma-
niera uscirono dalle officine di Limoges lavori di gran pregio
per 1'esecuzione, e di gusto eccellente per T invenzione. L'alito
dello stil nuovo cioe del rinascimento, vi si fa sentire in ornati
e fiorami di una grazia che innamora. Disgraziatamente tra.
molti soggetti religiosi o di semplice fantasia per ornamento
della tavola o deirabbigliamento, si fa strada sempre piu lar-
gamente anche la fredda ispirazione umanistica colle sue
fa vole e la sua mitologia invereconda. Ma quanto al lavoro
dell'opere e alia leggiadria del disegno, esse appaiono condotte
con sempre maggior perfezione; come p. e. in un bel vasa
compartito in tre zone dove sono smaltati in bianco e nero
fogliami, scimmie e diversi animali, che vanno scherzando in
giro ; oppure nel ritratto di papa Paolo III, copia del Tiziano,
o nel gruppo di Enea col fido Acate a cui fa sfondo un cielo
dai riflessi azzurro-cangiante cosi caldi, che vince le piu
belle labradoriti.
Da tale maniera di lavorare lo smalto era facile il passo
a quell'altra che uso il secolo XVII e il successive, e che
divenne una vera pittura o miniatura, differente solo in questa
dall'ordinaria, che i colori non si liquefanno coir olio o col-
1'acqua, ma col fuoco. Apriva largo campo la moda, il lusso-
e la frivolezza crescente: onde si vide pel mondo quell' in-
vasione di miniature con amorini, ritratti, scene galanti, ecc.
smaltate sulle tabacchiere, sui medaglioni, astucci, ciondoli,
orologi da caminetto e da tasca, tondi, ovali, quadri, in forma
di cuore, di ogni capriccio ; de' quali una larga rappresentanza
era in mostra al Petit Palais e in altre parti dell'Esposizione.
* * *
I costumi della corte dei due Luigi XIV e XV sono ri-
specchiati fedelmente in quei ninnoli; sicch6 a buoni conti
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI 661
una pagina di storia si pu6 scrivere anche sullo sraalto e
sull'oro, storia tanto piii autentica, quanto che eselude ogni
premeditazione. I soggetti ritraggono il pensiero e i costumi
del loro tempo; 1'esecuzione tecnica rivela la coltura dell'ar-
tefice, e la perfezione degli arnesi ; lo stile richiama influenze
di scuola, di tradizioni locali, di ordinamenti sociali, di scuole
monastiche, corporazioni, maestranze, eec.
Che se cosiffatto linguaggio e tali caratteri richieggono
occhio alquanto piii attento che quello di un semplice curioso,
qualche istruzione e qualche avviamento; non e da credere
pero che quelli abbiano a restare sempre tesori riserbati uni-
camente agli eruditi di professione. Per esempio non cre-
diamo che alia moltitudine che scorreva incessante dinanzi
ai 4774 numeri, ordinati e classificati in quelle vetrine,
sia sfuggito questo carattere generate, non proeurato con
industria, ma risultato spontaneo, dell'esposizione reti'ospet-
tiva: che gli oggetti medievali appartenevano per la gran-
dissima parte all'arte religiosa; e che dal rinascimento in
poi 1'arte passa all'uso profane di mano in mano piii larga-
mente, e al tempo stesso 1'arte religiosa decade. Osserva-
zione ovvia, che la riunione di quelle parecchie migliaiad' og-
getti in piccolo spazio, dimostrava in modo per dir cosi pal-
pabile, e facile anche a coloro a cui ne altre letture n^ viaggi
1'avessero mai suggerita.
L'erudito conservatore del museo del Louvre, il signer
Molinier, a cui era stato affidato 1' ordinamento di quegii
oggetti, aveva saviamente pensato di classificarli in 21 ca-
tegorie, tenendo per prima guida non Tordine del tempo,
ma della materia, avuto, ben inteso, qualche riguardo di non
troppo sparpagliare talora oggetti disparati di genere, ma che
ragioni special! consigliavano di tenere raccolti in una stessa
vetrina. La cronologia sottentrava poi a determinare 1'ulte-
r-iore classificazione di ciascuna categoria, dall'eta del pe-
riodo gallo e gallo- romano, dove occorresse, pei periodi me-
rovingio, carolingio, medievale e moderno fino al 1800. Quindi
avorii, bronzi, opere di ottone, di piombo, di stagno ; ferro :
662 L'ARTE E LA STORIA
armi, chiavi e serrature, coltelli ; cer arnica, oreficeria, mi-
nuteria, gioie, orologi, smalti a niello, smalti dipinti; mobilio,
lavori in legno, tappeti ed arazzi, tessuti e ricami, cuoio,
legature di libri, manoscritti e miniature su pergamena,
miniature su lastra e ventagli, monete galliche e francesi
anteriori al 1789 (collezione bellissima riprodotta in galvano-
plastica), medaglie francesi ; una stupenda collezione d' im-
pronte di sigilli francesi, in cera naturale o rossa o verde
cupo ; pitture, scolture, e vetrerie. Sotto ciascun numero, si
intende facilmente, venivano talora parecchi capi consimili ;
onde si puo far calcolo della ricchezza di tutta la collezione.
# * *
Dinanzi a tale evocazione del passato altro 6 T interesse
che prova e v'apporta 1'archeologo, altro 1'artista, altro lo
storico, altro ancora T industriale : ciascuno vi trova il fatto
suo e largamente. Nei bronzi gallo-romani si ravvisano a
prima vista i tipi e le movenze classiche, o sieno soggetti
mitologici, o lampade o animali ; come ad esempio nella mo-
Tenza feroce e sveltissima di quella leonessa che azzanna
in pieno petto un cavallo col cavaliere, mentre il cavallo
indarno si divincola e dibatte e dimostra nelle narici contorte
lo spasimo. E un frammento dell'ornato d'un carro, e appar-
tiene al museo di S. Raimondo di Tolosa.
Pregio artistico non si domander& alia statuaria dell' alto
medio evo, per es. alia famosa statua di Santa Fede del te-
soro di Conques, tutta d'oro, un capolavoro del X secolo,
non greco per verita, coronata e seduta in trono, co' suoi
grandi occhi di smalto dallo sguardo vitreo, con le mani rigi-
damente sollevate, cospersa di gemme e pietre antiche; ci-
melio prezioso e venerando tra i molti di quel tesoro. Pro-
cedendo negli anni il medio evo si vede maturare, il lavoro
far si piii accurate, far si valere anche un po' di s quadra, i
profili delinearsi piu esatti, gli ornamenti svolgersi piu liberi,
la figura trattata meno puerilmente ; finch6 il secolo XV ci
da tra tante cose belle le due statue in bronzo di S. Pietro e
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI 663
S. Martino, e quel grazioso gruppo di Luigi XI, raffigurato in
un S. Uberto che col suo corno da eaccia sta genuflesso dinanzi
al cervo miracoloso, mentre questo con leggerissima mossa
solleva la zampa sinistra. Insomnia con la perfezione tecnica si
ingentilisce delpari 1'espressione del sentimento religioso, che
per tutta quell'eta conserva 1' impronta d'una divozione inge-
nua ed austera. Nel secolo XV percio, mentre 1'architettura
gotica invecchiata gia, si consumava in fantasie e sminuzza-
menti dello stile detto fiorito, ne' quali il perfezionamento
tecnico consent! va ad architetti e scarpellini di sbizzarrirsi a
talento ; la statuaria e 1'oreficeria seppero valersi esse pure
de' progress! conseguiti, slanciarsi all'espressione dramma-
tica, dar vita e movimento all' opera, facendo per es. soste-
nere a due angeli il cristallo cilindrico del reliquiario di Ma-
beuge; motivo grazioso del quale poi si abuso in seguito,
come avviene d'ogni cosa.
Cosi la celeste espressione e T indicibile candore verginale
che spirava quella bella testa in bronzo di Santa Fortunata,
del secolo XV essa pure, a quale artista, che non fosse pa-
drone assoluto della materia, bastava 1'animo di ridurla in
atto, dato pure che 1'avesse concepita in idea?
L'arte ha necessariamente coH'archeologia molti punti di
contatto, sopratutto pel tempo de' suoi primi tentativi, che
rispondono, diciamo cosi, all'eta dell' infanzia : ma il fervore
archeologico non deve farci dimenticare, che la grazia d'un
fanciulletto non sogliamo confonderla colla buona volonta di-
mostrata nell'aste ch'egli incomincia a vergare sulla carta.
* * *
Orbene i procedimenti tecnici de' nostri giorni, che con-
sentono nella lavorazione de' metalli una perfezione senza con-
fronto maggiore di quella del medio evo, ci danno modo di ap-
prezzare giusto 1'alto valor e artistico e religioso delle orefi-
cerie antiche, che avemmo la buona sorte di contemplar riunite
nelle Sale del petit Palais. Esse furono, per dir cosi, la causa
esemplare di un vero rin ascimento di questa parte dell'arte
664 L'ARTE E LA STORIA
sacra, il quale cominciato in Francia da circa mezzo secolo,
col rifiorire degli studii medievali in genere, propagatosi pure
in Ger mania e in Austria, ivi 6 un fatto compiuto, che ha
fornito, si puo dirlo senza la menoma esagerazione, quanto
di piii bello e di piu perfetto sia stato lavorato a servigio
dell'altare, dair inizio del cristianesimo in poi. Meglio che
i ragionamenti e le descrizioni varrebbe una visita alle ve-
trine del Poussielgue-Rusand, del Le Roux, del Brunet, tutti
orefici parigini, e specialmente di Armand Calliat di Lione; le
quali occupavano un bello spazio nelle gallerie alia spia-
nata degli Invalid!; come pure a quelle del Brems Varain
di Treviri, di Gabriele Hermeling di Colonia, e dell' Hugger
di Rottweil. Tutti questi valenti arteflci ad un aecuratissimo
studio degli stili e delle forme associano la fedelta all'ispira-
zione cristiana improntata sui modelli medievali, de' calici,
ostensorii, reliquiarii, candellieri, delle pissidi, croci,ecc., non
ricopiando materialmente, ma trattando i loro soggetti con
disinvoltura, pigiiando dall'antico quanto ha di buono e di
bello, e apportandovi quanto di grazia puo aggiungervi la
correttezza del disegno ne' soggetti storiati, la precisions
geometrica de' contorni, la nitidezza di tocco del bulino e
del cesello, il taglio perfetto delle gemme, la delicatezza della
filigrana, lo splendore calmo degli smalti, che la chimica
odierna sa tingere con infinita varieta e sicurezza in tutti
i colori.
Dinanzi ad opere siffatte quando si potessero esaminare,
diciamo anzi, gustare e studiare con agio, crediamo che non
tarderebbe a cadere un pregiudrzio pur troppo comune assai:
cio^ che Farte sacra o religiosa consista quasi unicamente
nei dipinti, nelle scolture e negli edifizi dedicati al culto di-
vino. Che nel rimanente sien© i paramenti tessuti e ricamati
con piu o meno gusto, magari anche ritagliati da una pezza
di stoffa come le tappezzerie di carta stampata, poco monta ;
tanto poco, che molti, a cui pure dovrebbe importare, non
se n'avveggono. Quando un calice per es. abbia la coppa d' ar-
gento dorato all' interno, che volete di piu ? Tanto appunto
ALL'ESPOSIZIONE DI PARIGI <;r>5
prescrivono le leggi della Chiesa. Che la forma sia bell a o
brutta, confacevole allo scopo e alia materia ovvero in con-
traddizione con loro, ornata con gusto ovvero con strazio del
buon senso, sono tutte question! secondaries se pure sono
question! : ogni cosa era, ed in Italia 6 pur troppo tuttora,
quasi sernpre lasciata air idea anzi al capriccio dell'orence.
II quale, non conoscendo per prova le qualita occorrenti
agli oggetti del culto, badera a scapricciarsi neH'ornato senza
curarsi d'altro, e creder£ d'aver fat to un' opera d'arte quando
sara riuscito a far cosa che abbia bell'occhio, secondo il suo
gusto, seguace fedele del sistema invalso oraai da quattro
secoli: far bella mostra, e nulla piu. Raro e che in tal ge-
nere sia consultato il ministro dell'altare, al quale pure spet-
terebbe suggerire almeno le esigenze pratiche del culto ; raro,
che consultato faccia questione altro che della spesa ; raro
fors'anche che gli venga in mente se tali oggetti cadano pro-
priamente nel dominio dell'arte.
Ci sovviene, a tal proposito, d'una domanda curiosa che
occorse di sentire, sono pochi ami!,- ad un nostro amico in
una delle nostre citt& piii colte. Aveva egli celebrato la Messa
nella chiesa d'una comunita in giorno di gran festa. Para-
menti, calice, ciborio, ogni cosa era di gusto veramente squi-
sito ^ lavori di Lione e di Parigi, di gran pregio per la ma-
teria e per T opera, condotta sullo stile medievale, del genere
teste accennato. Sul congedarsi il sacerdote rivolse ai sopra-
stanti un complimento sincero per la bellezza rara di quel cor-
redo, vera opera d'arte. — Come? rispose il superiore colla
piu Candida meraviglia — c'6 Tarte anche in queste cose?
- Certamente ; e voi ne avete un saggio.
- Non ci avevo mai badato ; sono cose regalate....
Che un briciolino di conoscenza non avesse aumentata an-
cora la gratitudine verso il donatore?
Parrebbe del resto tanto ovvio che Tarte offra i suoi servigi
intorno ai vasi d'oro e d'argento destinati a toccare diretta-
666 L'ARTE E LA STORIA
mente i sacrosanti misteri dell'eucaristia ! Naturalmente ne
verrebbero escluse tante stravaganze a cui ci avvezzarono gli
orefici dal tempo del rinascimento in poi, e tanto piu inesora-
bilmente ne sarebbero bandite le scomposte figurine e putti e
altre indecenze, a cui un vero abbassamento morale aveva
talora trovato luogo persino sul piede del calice che contiene il
sangue di Cristo. Che se gli artisti del cinquecento, i primitivi
massimamente, quanto alia forma preferiscono la coppa ci-
lindrica col labbro leggermente rovesciato, il nodo a pera e
il piede alquanto colmo e ristretto, e generalmente si mo-
strano solleciti di dare al calice un bel profilo ; egli e certo
pero che di mano in mano s'ando esagerando e rinunziando
sempre piu cecamente ad ogni comodita, ad ogni riguardo al
metallo che s' aveva a lavorare, fino a finger vi sopra archi-
tetture, scogli, mari, conchiglie cartocci e volute le piu ca-
pricciose. Quindi s'invitarono ad abitare sul piede dei calici
varii personaggi, ora le tre virtu teologali, ora i quattro dot-
tori della Chiesa, ovvero gli evangelist! co' loro libri e gli
animali simbolici: talora (Tesempio e recentissimo) si con-
dannarono due angeli a star legati al bottone come Prometeo
allo scoglio per reggere, dicevasi, la coppa a uso delle ca-
riatidi; di maniera che lo strumento non si poteske impu-
gnare pel nodo? troppo grosso e irto di punte, di teste, di
gambe ; ne sopra per difetto di spazio, ne sotto senza dar
noia agli evangelist! ivi seduti, anzi? sdraiati colle gambe a
•cavalcioni o scompostamente distese.
Qui veramente avrebbe luogo quella domanda poco dianzi
riferita: «Come? c'e arte in queste cose? » e anche que-
st'altra : « E valeva la spesa di lavorare in oro cotali fan-
•ciullaggini ? e fame uno strumento alto trenta centimetri che
ne si puo impugnare per la forma; ne quasi alzare pel peso? »
Seppure non si volesse menar buona una risposta simile
a quella d'un architetto, che avendo eretto di sana pianta
il palazzo d'un museo, elegantissimo di fuori, scomodissimo
dentro e per la distribuzione e per la luce, si giustifico con
questo fiero epifonema : « io non volli fare un museo, ma un
monumento! » Fatto storico anche questo.
ALL'ESPOSIZIONE DI PARIGI 667
* * *
Quanto piu ragionevoli compariscono generalmente i mo-
delli de' ealici antichi, che non mostrano sforzo ma rives tono
anzitutto le forme a cui di buon grado si piega il metallo;
e portino una coppa emisferica, con piede tondo, come i
romanici; ovvero, come i gotici, la coppa conica od ovoide
e il piede ora tondo ora poligono, sempre sono bassi colla
base larga, due elementi che assicurano la stabilita, senza bi-
sogno di accrescerne il peso con una zavorra di piombo.
Una visita all'oreficeria religiosa moderna, nelle gallerie
della spianata degli Invalidi, ricreava come un giardino quieto
e distinto de' fiori piu delicati. Ma per arrivarci bisognava
per forza attraversare la sezione contigua dell'oreficeria pro-
fana e delle gemme. Quivi era un scintillare di brillanti, di
rubini, di zaffiri e di quante bellezze la terra nasconde in
seno, legate dai gioiellieri parigini, che si mantengono sempre
i sovrani dominatori del gusto, in collane, diademi, smaniglie,
pendenti e vezzi di nuove forme, da ciascuno di loro inven-
tate ogni anno e spacciate pel mondo come ultima moda e
stile proprio della casa. Si capisce facilmente che gli occhi
e i cuori muliebri cedessero di buona voglia al fascino di
quei lampi, e che pero quello fosse uno dei quartieri piu fre-
quentati dal mondo elegante, dall'alta aristocrazia del sangue
e della finanza, dalla turba, a Parigi non piccola, di coloro
che possono annoverare nel numero dei possibili quella meroe
che concentra tutto un patrimonio in una scatoletta. Re e
imperatore di quel regno era senza contrasto il gran diamante
di 239 carati, il piu grande che esista tagliato in quella forma
di perfettissimo brillante, di un'acqua limpida come un ru-
scello alpino ; che glorioso di vincere in bellezza e quasi del
doppio in mole il famoso reggente di Francia (136 carati) che
splende ora nel museo del Louvre, ed e stimato da 12 a 15
milioni di franchi, ebbe anch'egli per tutto il tempo dell'Espo-
sizione, Tonore d'una sentinella addetta alia sua persona. Solo,
isolato sopra un gambo sottile, e su alta base, protetto da arnpii
cristalli, il brillante del Transvaal si pavoneggiava menando
668 L'ARTE E LA STORIA
lentamente in giro le sue facce e i fasci iridati, dinanzi agli
spettatori tenuti a giusta distanza da un riparo, necessario
quanto le trincee degli infelici ed intrepidi Boeri.
Usciti da questa folia, eccoci in un quartiere piu tranquillo,
in un altro mondo. Passando tra i bronzi da salotto e gli
argenti da tavola, ove il gusto odierno ricerca con spiccata
tendenza motivi larghi e semplici desunti alia natura e pas-
sati per un leggero stampo di stile, giungiamo al santuario,
per dir cosi, ove sono riuniti gli arredi sacri, i piii bei la-
vori dei quattro orefici sopra rammentati. La mente e Tocchio
godono di vedere questo genere d'arte, dato definitivamente
1'addio al barocco, ritornare risolutamente alia purezza del-
rantiche tradizioni e air espressione chiara e devota del
senso cristiano. Fin da' tempi piu antichi, ci ricorda Ter-
tulliano, i vasi destinati ai sacri misteri portavano 1'effi-
gie del buon Pastore, o altra che li dimostrasse alieni e se-
gregati dall'uso profano. Quindi per tutti/ il medioevo calici
e patene, che sono gli strumenti principal!, portano con bella
industria effigiate rimmagine del Salvatore, la crociflssione,
Tagnello di Dio, iscrizioni bibliche, 1'A e 1'Q e simboli somi-
glianti. Cosi a proporzione il rimanente vasellame.
Quelle forme ringentilite e rinfrescate dalla tecnica mo-
derna, tornano ora in vita, e nei paesi piu avanzati nella
conoscenza della storia dell'arte, hanno quasi sbancato e scre-
ditato per sempre quell'altre vanita, a cui sopra accenna-
vamo. II Le Roux tra Taltro ci mostra un bel calice d'ar-
gento ossidato all'acqua forte e filettato d'oro, piccolino, con
larga coppa alia foggia romanica e le sue ampolline e il cam-
panello, tutto compagno di stile ; un piccolo ostensqrio tondo,
smaltato a varii colori, raggi corti, d'una rara semplicita,
pieno d'eleganza. Riproduce dal museo di Cluny un altro bel
modello di calice gotico del sec. XIII ; poi un grande osten-
sorio quadrilobato, con smeraldi, perle e diamanti, e il piede-
stallo, sopra e sotto il nodo, per leggerezza ridotto a un fa-
scio di quattro svelti colonnini.
II Poussielgue-Rusand, come mostrano i nomi piu illustri
ALL/ ESPOSIZIONE DI PARIGI 669
della letteratura archeologica di Francia, Viollet-le-Duc, Cor-
royor, ecc., cho gli fornirono schizzi e disegni, si com-
piace di seguire le vie sicure dello studio; e cosi riproduce
diversi calici storici come quello d'lldesheim, romanico, d7 ar-
gento interamente dorato, con smalti e filigrane ; la cui larga
coppa emisferica rammenta i calici ministeriali, che anti-
camcnte il diacono adoperava per distribuire al popolo la
comunione sotto le due specie, ovvero i calici &&\\' offer-
to rio che ricevevano il vino offerto dai fedeli. Similmente il
famoso calice di San Remigio, uno dei piu preziosi monu-
menti deH'oreficeria francese del secolo XII, il cui origi-
nate si ammirava nell'esposizione del petit Palais. Esso non
e alto che 17 cm. appena, ricco di pietre e di smalti, col
grosso nodo vicinissimo alia coppa. II Poussielgue ve lo rida
copiato esattamente, se volete, oppure imitato con qualche
liber ta, che senza alterarne il tipo, lo rende piu comodo
e piu gentile. Bello pure il calice detto deLTElettore di Ba-
viera (sec. XVI) dagli smalti translucidi, e quello di S. Pa-
troco, romanico, alto 15 cm., semplice, comodo ed elegante.
I motivi architettonici, poco adatti alia decorazione, tanto
meno al disegno generale del vasellame d' alt are, che deve
essere tirato in coppe rotonde, fa invece buona prova nelle
arche e ne' tempietti destinati a custodire le reliquie. Cosl
con felice successo vi ricorse 1'architetto Astruc. nel gran
reliquiario della santa Croce, eseguito dal Brunet in argento
dorato, smalti e gemme, per Notre Dame di Parigi. Circon-
dato di angeli e santi, il tempietto gotico & sorretto da un
S. Renato re e dalla regina d'Angio, genuflessi in atto di
adorazione : lavoro ricco, di buon gusto e fine esecuzione,
valutato un 25,000 lire. Non minor gusto ha guidato la mano
che segno le semplici linee d' un bel mesciacqua col suo piatto
e le ampolle, bugia, il tutto intagliato in argento ;. ovvero il
bel bastone pastorale ehe tra brillanti e fogliami gentilmente
cesellati porta nel riccio due soggetti : Gesu che da le chiavi
a S. Pietro, e sotto, vS. Giorgio che combatte il dragone. Nel
calice gotico del P. Armailhac gareggiano coll'eleganza del
670 L'ARTE E LA STORIA
disegno, la squisitezza dell'opera e la pieta d'una cristiana
matrona, che forni i propri brillanti e rubini a onorare le
primizie del sacerdozio d' un figlio amato.
Certo che la pieta del fedeli gode di concorrere del suo
allo splendore del culto: altrimenti non si saprebbe inten-
dere come in questi tempi, per la religione pure cosi tristi,
si possa metter mano ad opere somiglianti a quelle del lio-
nese Armand Calliat, che sono il trionfo della fede e del-
1'arte sui metalli preziosi. Lo smalto ubbidisce alle fiamme
delle officine del Calliat come i colori al pennello. Gli artisti
di Limoges si erano ristretti quasi solo al turchino scuro,
gli smaltatori del Reno preferivano il verde: qui invece non
c'& restrizione, ma ne pure abuso; che il gusto piii severo
regge la scelta delle tinte, e grazie alia chimica, che gli
fornisce ossidi di ogni metallo: cromo, cobalto, rame, man-
ganese, ecc., non c'e tinta che gii sfugga. Ecco uno stupendo
ostensorio, ove alle gemme si associa lo smalto bianco-avorio,
inserito tra i profili d'oro ; il calice, la pisside e le ampolle
del B. Chanel, che presentano, istoriata con signorile delica-
tezza in bianco e oro, la vita del beato martire della Cina.
La cappella, come dicono i francesi, cioe tutto il corredo
episcopale di Mons. Gouthe-Soulard, il compianto arcive-
scovo di Aix, calice, ciborio, croce, pastorale, anello, am-
polle, piatto e boccale, vasetti del crisma, mestola e mar-
tello, tutto in vermeil cioe argento dorato, e intonata in smalto
nero, rilevato d' argento. Quella del vescovo d' Angers, nello
stile del sec. XIII, e del pari in smalto nero con tocchi di
azzurro turchesia; mentre Toltremare serpeggia tra Toro
in quella di Mons. de Terris vescovo di Frej us ; e lo smalto
rosso sul bastone pastorale del Card. Foulon, sulla croce
processionale e quella pettorale. S. Antelmo, vescovo di Bel-
ley e generale dei certosini, in gran venerazione in quei
monti, dopo aver visto le sue reliquie profanate dalla rivo-
luzione francese del secolo scorso, poi raccolte e salvate dalla
fede di quei popoli, si rallegra da due anni che i suoi
figli della gran certosa di Grenoble fornirono loro, con in
ALL' ESPOSIZIONE DI PARIGI 671
signe rnunificenza, un'arca degna di tanta venerazione. Con-
cepita nello stile romanico, corrispondente al tempo del santo
(f 1178), sorretta da otto lupe (che sono 1'arme della citta)
essa, piii che un'opera di metallo, e un poema, che si svolge
e sulla base storiata, e nella mistica palla azzurra con le
stelle della Certosa, tra gli stemmi e gli angeli reggenti ai
quattro canti le lampade, accese, conforme la leggenda, da
mani miracolose che spuntano daH'avello.
Una grata sorpresa, a chi veniva da Roma, era 1' incon-
trare in quelle vetrine del valente artefice di Lione una gloria
delFanno santo, un omaggio della Francia alia citta dei papi ;
cioe il martello d'argento che servi all'apertura della Porta
santa di S. Giovanni in Laterano. L'Armand Calliat non e
nuovo in Roma. Basterebbero a dargli cittadinanza le croci
processional! della cappella Sistina, il corredo dell'altare
papale, una croce pettorale, dono principesco offerto a S. S.
nel giubileo del 1888. Lavori tutti che non tenaono confront!,
ne antichi n& moderni.
Gli orefici francesi fin qui rammentati preferiscono gene-
ralmente lasciare all' or o quella pelle opaca che delicatamente
lo appanna; & stile di meno sfarzo, ma non meno ricco, e certo
piu nobile e delicato. I tedeschi invece amano Toro brunito
e lustrante, che esso pure ha il suo bello ; e non poco si dilet-
tano delle architetture di metallo. II Brems Varain di Tre-
viri, per esempio, in un grande ostensorio, a oorpo cilindrico,
sviiluppa un bel tabernacolo gotico, leggero ed elegante, con
statuette d'argento e molte cuspidi, che se non fosse desti-
nato all'esposizione del SS. Sacramento soltanto, certo non
sarebbe n6 maneggevole ne comodo ad impugnare nelle pro-
cessioni. In un altro ostensorio a raggiera tonda, intersecata
da una gran croce terminata in quattro medaglioni, sfoggiano
sottili filigrane ; mentre in un terzo mistilineo,, a quadro e
cerchi, lo smalto verde che graziosamente ricorre nel con-
torno ripiglia le antiche tradizioni renane.
672 L'ARTE E LA STORIA ALL'ESPOSIZIONE DI PARIGI
Passando dinanzi al libro d'oro della citta di Dortmund>
libro degli ospiti^ possiamo mandare un saluto e una cordials
congratulazione all'Eyth, orefice di Karlsruhe, che ne Iavor6
la coper ta in lastra d'oro, nel piu felice stile gotico tardivo,
con bassirilievi storiati, fregi e cordoni, e I'arme in smalto,
cioe una fiera aquila nera da7 piedi rossi; lavofo superbo.
E cosi rallegramenti air Hermeling di Colonia, air Hugger
di Rottweil, tutti concordi in ridare alia Chiesa Tomaggia
del buon gusto; oinaggio che vale piu ancora che quello della
materia preziosa.
E T Italia, domandera piu d'uno al termine di questa ras-
segna, 1'Italia, che produce ella di buono in questo genere? —
Dare una troppo cruda risposta ci saprebbe male. Diciamo
dunque cosi : le recenti mostre d'arte sacra, tenute a Torino
nel 1898, a Como e a Pistoia nel 1899 e poi a Verona, ecc.>
oltre quelle di Orvieto e Milano per occasione de' congress!
eucaristici ; tutte queste esposizioni hanno messo in vista.
una vera dovizia di oreficerie antiche in ogni genere. Modelli
superbi non mancano : rallegriamoci di cuore delle ricchezze
ereditate dagli avi. Ma purtroppo i nostri tesori rimangono
quasi tutti inoperosi, e sepolti negli armadi profondi delle
chiese antiche, le quali peraltro non ebbero a patire Tun
cento i rubamenti e le devastazioni della rivoluzione di
Francia. Eppure cola e in Ger mania, si e fatto tanto : ed a
noi invece, diciamolo francamente, tocca « andare tra color
con bassa fronte » ! Orbene, finche ,le opere belle stanno al
buio, nessun le vede : finche non si studiano, non s' impara
a capirle, ne ad amarle, ne ad iniitarle; e fintanto che gli
artefici non riceveranno le commissioni, non usciranno dal
vezzo deplorevole di lavorare di sbalzo lastrina d'argento in
stile -barocco o senza stile, che e il caso piu frequente.
II lusso nel mobilio, nella mensa, e nella vita, cresce ogni
giorno ; e non e regolato a casaccio, ma con studio e con arte»
Che solo le chiese ci abbiano a scomparire? e che le novella
Industrie, il mondo le sappia sfruttare si, non pero coloro a
cui e affidato il decoro della casa di Dio? Se a taluno sembras-
simo un po' pessimist!, veda e confront! che ci dara ragione
da vender e.
BELLA STELA DEL FORD
E
BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA
SOMMARIO : La Memoria del prof. Federico vonDuhn. Esposi/ione degli
argomenti tradizionali ed archeologici in favorc doUVtA, anterepub-
blicana del monumento e della Stela. Memoria o Nota del Gaimir-
rini sulla natura funebre dello stesso monumento od heroon di Ro-
molo, provata massimamente dalla quality funebre della stipe votiva.
II significato della colonna conica ne' sepolcri. Pert-he nella stipe non
si son trovati oggetti preziosi. Lode singolare data a questa Memoria
dal Modestov, professore emcrito dell'Universita di Pietroburgo.
II prof. Ceci, come accennammo in un articolo precedente,
non poteva non esser contento della Memoria del dotto archeo-
logo tedesco F. von Dunn. Ecco, infatti, come fu da lui giu-
dicata nel « Popolo Romano » dell' 8 gennaio 1900. « II nuovo
secolo ci reca una buona novella : 1'Alemagna dotta comincia
ad ammettere one Tantichit^ del cippo e altissima, che il mo-
numento va posto nel bel mezzo dell' eta dei Re, che quel
po' po' di roba messa in luce al Foro Romano dalla zappa di
Guido Baccelli, 6 anteriore alia dinastia dei Tarquini. Queste
cose dice e sostiene colla piu precisa e decisa vigoria il pro-
fessor e F. von Dunn dell'Universita di Heidelberg (Neue Hei-
delberger Ja/trbi'rrher, p. 107-120). » Ora7 prima del von Duhn,
il Ceci nel Saggio d'interpretazione, con la maggior vigoria
difendeva 1'eta anterepubblicana del cippo e della sua iscri-
zione. II Gamurrini e il Ceci furono, dunque, i primi che ri-
conobbero Falta antichita della Stela, ponendola quegli al VI
e questi alia meta del VII; ma nell'ottobre dello stesso anno
18997 il Gamurrini si dichiaro risolutamente per il VII, come
il Ceci. Laonde il von Dunn, per cio che spetta alia crono-
logia della scoperta monumentale, segue 1'opinione gi& nota
agli studiosi, de7 due dotti italiani Gamurrini e Ceci, percioc-
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1212. 43 5 dicembre 1900.
674 BELLA STELA DEL FORO
che la sua Memoria che porta la data del luglio 1899, non fu
fatta conoscere se non nel decembre dell' anno stesso i.
II Ceci duolsi che il suo nome non sia ricordato dal
von Duhn, il Vaglieri si meraviglia, per parte sua, che il
Boni non sia mai nominate nella stessa Memoria. Di questo si-
lenzio in riguardo del Ceci, ilvon Duhn medesimo cosi scriveva
al nostro glottologo: a Del resto, il prof. Ceci conosce molto bene
le ragioni serie, che mi vietarono di occuparmi il menomo
possibile della sua persona pregevolissima. » II Ceci crede che
« queste parole sieno di colore oscuro. » No, caro professor Ceci.
Se le parole sono di colore oscuro, il senso loro e chiaro.
Ed in vero, il von Duhn con la sua Memoria, d'un merito
certamente grande, prova Tantichita del monumento e della
Stela con argomenti irrefutabili, tolti dalla tradizione e con-
fermati dall'archeologia. Ma, d'altra parte, con la sua di-
mostrazione viene egli tedesco, a condannare la scuola iper-
critica tedesca passata e presente, i Niebuhr, i Mommsen,
gli Hiilsen, gli Skutsch, i Wissowa e gli Otto, contro i quali
non ha mai cessato, Ella, professore italiano, di propugnare
coraggiosamente i diritti della tradizione. Che doveva o po-
teva fare il von Duhn in siffatte circostanze? Difese dotta-
mente, nobilmente la tradizione, come di pari, 1'aveva difesa
il professore italiano, senza, pertanto, ricordare un nome gia
diventato notissimo in Italia e in Alemagna, ma se rispetta-
bile, non caro, senza dubbio, a'suoi avversarii fuori e dentro
d'ltalia. In somma, nessuno fra noi, e solo il von Duhn in
Germania, diede al Ceci la soddisfazione di veder confermata
con prove archeologiche, la sua felice divinazione. Tan to gli
basti: i Pais e i suoi proseliti confutino d'ora in avanti gli
argomenti del von Duhn ; ossi duri, secondo noi, ma che ci
faran conoscere quanto i denti loro sien forti.
II Vaglieri poi, mentre non ha nulla da notare per il ta-
ciuto nome del Ceci, fa le meraviglie che il von Duhn non
abbia ricordato quello del ch. architetto Boni. Non vediamo
1 Cf. CECI, Per la polemica del Cippo, nel « Popolo Eomano » 8 gen-
iiaio 1900.
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 675
bene perche non si dovessero nominare tutti e due, il Ceci
e il Boni, ma solo il Boni.
La Memoria del prof, von Duhn dell'Universita di Hei-
delberga, fu pubblicata ne'Neue Heidelberger Jahrbiicher, col
titolo: Fundumstande und Fundort der altesten lateinischen
Steinmschrift am Forum Romanum, nel decembre 1899,
quantunque, come dicemmo al trove, porti la data del luglio.
II Vaglieri ne diede un sunto nel « Fanfulla della Dome-
nica » del 4 febbraio di quest'anno. Ma crediamo dover no-
tare a questo proposito, un fatto, che ci sembra psicologica-
mente curioso. II Vaglieri, di questa Memoria del von Duhn,
giudicata importantissima da quant i 1'hanno letta, filologi ed
archeologi, e che lo stesso Ceci non nominato in essa, pur
la dichiara una precisa e decisa conferma delle proprie con-
clusion! storiche, non dice verbo, quasi nella presente que-
stione non dovesse contar per nulla, mentre e la prima scrit-
tura che tratta la parte archeologica e tradizionale del mo-
numento. II Vaglieri e preoccupato d'una persona sola, del
ch. architetto Boni: « II von Duhn non cita neanche una
volta Tarch. Boni, neanche per isbaglio, neanche per com-
battere 1'opinione che il sacrificio sia stato uno solo. » E cosl,
per una questione secondaria ed accidentale, il Vaglieri si
passa d'una questione sommamente importante, di archeolo-
gia, senza fiatare.
La Memoria del prof, von Duhn, messa da parte la pa-
gina 10, 7-8, tocca primieramente 1'elemento tradizionale che
si ha ne' testi di Dionigi e di Varrone. II primo ricorda il
leone di pietra ch'era nel luogo piii cospicuo del Foro ro-
mano presso i Rostri, e che alcuni dicono posto sopra il corpo
di Faustolo sepolto la dove fu trovato morto, per essersi cac-
ciato fra le schiere combattenti de; due fratelli Romolo e
Remo da lui gia educati. Tive$ 6e xal i6v Xiovia TOV Xi'Stvov, 5$
exetio 1% aY°P«S T^? TWV eP(0{iato)v iv iw xpaitatcp X^P^V ^ap*
, £Tcl TW aa){JiaTt TOO OauaiOXou T£0yjva: cpaaiv ev0a Ivieaev
£up6vi(ov la^evTo^ l. Dell'altro abbiamo : Nam et Varro pro
1 Dio. HAL., I, 87,
676 DELLA STELA DEL FORO
rostris sepulcrum Romuli dixit, ubi etiam in huius diei me-
moriam duos leones erectos fuisse constat, unde factum est,
ui pro rostris mortui laudarentur £. Negli scolii del cod. pa-
rig. 7975 leggesi : Plerumque aiunt in rostris Romulum se-
pultum fuisse et in memoriam huius rei leones duos ibi
faisse, sicut hodieque in sepulcris videmus atque inde esse
ut pro rostris mortui laudarentur.
Alia pag. 109 indica brevemente cio che riguarda la forma
dclle lettere della stela e 1'eta dell' iscrizione ; confrontan-
dola con quella della fibula prenestina, fra il VII e il prin-
cipio del VI secolo, dichiarandola piu antica della nota iscri-
zione del vaso triplice del Dressel.
Non ammette (pag. 110) che nel nome regei si abbia il
rex sacrorum, ma semplicemente il rex politico : « der rex
selbst, naturlich nicht der rex sacrorum der republikani-
schen Zeit. » Ma 1'autore e sollecito di porre ogni suo studio
nella stipe votiva, dalla quale chiara si vede Tantichita ma-
lamente ridotta dagP ipercritici, al V e IV secolo a. C. ; do-
vech6 quanto fu trovato, frammenti di vasi, tavolette fittili?
statuette in bronzo di stile egittizzante e somiglianti avanzi
d'ogni genere, non possono appartenere, secondo i canoni ar-
cheologici, se non al VII- VI secolo. Nella parte ceramica il
von Duhn ha dalla sua Tautorita dell'Hartwig, il quale crede
i frammenti di vasi greci essere per lo piu calcidici, e il piu
recente, Dionyso, cioe, sul mulo? non potersi fare piu mo-
derno della ineta del VI secolo. Si aggiunga il fatto nega-
tivo che THartwig comunicava al von Duhn, non trovarsi
nessun frammento in ceramica a figure nere o rosse piu
recente. Quindi T autore logicamente deduce, la stela e
i basamenti dover essere anteriori alia stipe votiva e met-
tersi nel VII secolo e piuttosto piu su. Probabilmente, se si
esamina la lista tradizionale de' re, sono, Tuna e gli altri
piu antichi della dinastia de' Tarquinii (p. 111).
Alia questione del quando e del come siasi formato e rac-
colto lo strato archeologico, T autore dice che, stante la difte-
1 Schol. Cruq. all'epod. Oraz. 16, 13.
E BELLA SUA ISCR1ZIONE ARCA1CA 677
renza di antichita urgli oggetti trovati, la supposizione che
tutto sia sorto insieme per occasione di una qualche azione
riparatrice o purificazione, e impossibile. Questo e contro la
opinione del Lanciani (Athenaeum 1899, 696, 3 giugno). E
d'altra parte, la grande distanza del V secolo, dato, come
quello della distruzione, dall'eta della stipe, ronde improba-
bile I'opinione deirHiilsen. Lo strato, secondo il von Duhn,
si e formato a poco a poco nel decorso d'un secolo e forse
piii a lungo. Sebbene poi non sia inverisimile che sacrifizii
si sieno potuti offerire a divinita maschili e femminili in
questo luogo, pare, nondimeno, piu probabile che si tratti di
sacriflzio funebre fatto nella cremazione ovvero dappoi, in
memoria del defunto, ne di un defunto qualunque, ma d'alto
stato e particolarmente benemerito della citta. Senonche const a
non essere cremati i morti, ne sepolti dentro la citta, ma
fuori, non pero molto da lungi. La legge delle XII Tavole
•£ chiara: Hominem mortuom in urbe neve sepelito neve
urito. Dunque, non 6 improbabile che nel luogo, dove fu-
rono fatte le recenti scoperte, fosse il rogo, perciocche il
tempio di Vesta donde si poteva prendere il fuoco, era an-
ch'esso fuori della citta, appunto per timore del fuoco, causa
di facili incendii quando le case non erano fabbricate in
pietra (p. 112-113).
Ora, quest'area dove si cremavano i morti e che com-
prendeva il luogo, nel quale sorse il comizio, il tempio della
Ooncordia, Tarco di Severo ecc., fu sacra a Vulcano, e la
Mat a Mater venerata nel Foro, e in relazione stretta con
Vulcano o il suo culto (p. 114-115). Ma il culto di Vulcano
non era qui il solo, stantech6 vi si esercitava eziandio quello
della folgore, perciocchk diveniva proprieta di Vulcano chi
dalla folgore fosse colpito (p. 116).
Dalla tradizione sappiamo che Romolo scomparve fra tuoni
e lampi, e quando questa tradizione si fece universale, si
diede per luogo deiravvenimento il Volcanale, e si pose in
esso anche la tomba di Romolo. La poesia diede nuove forze
678 BELLA STELA DEL FOKO
alia leggenda e la ingrandl, ma non valse a fame dimenticare
il fondamento primitive (p. 117).
In questo riposa la collocazione del sepolcro di Romolo, e
il niger lapis, segno di morte, servi ad indicarlo, quando gia
lo strato era scomparso all'occhio e non ne rimaneva piu che
un vago ricordo. II von Duhn cosi spiega 1'andamento delle
cose, e non ci pare che mal si apponga. La prima repub-
blica non voile saperne piu de' re, e forse presto favor e alia
distruzione del monumento che porta i segni della violenza.
In tempi piu tardi e, specialmente, con la monarchia impe-
riale, si ritorna alle antiche memorie e, in particolar modo,
al ricorrere del millennio. II niger lapis sarebbe sorto durante
questo movimento, nel luogo dove non tanto si sapeva ma
si sospettava il culto di Vulcano e degli eroi (p. 118).
Quando Romolo fu creduto essere una cosa stessa con Qui-
rino, si faceva sacriflzio nel medesimo giorno, a Vulcano e a
Quirino. Una volta entrata negli animi la persuasione che
le ceneri di Romolo fossero state deposte nell'area di Vulcano,
era naturale che si supponessero o veramente fossero quivi
sepolti altri eroi de' primi tempi di Roma (p. 119).
DalFessersi ritenuto che in questa regione fosse stato se-
polto Romolo, la regione stessa ricevette una speciale con-
seer azione, la quale crebbe vieppiu per la tradizione di altri
simili sepolcri che si facevano riconoscere per via di arti-
stici ricordi ([xv^aia) (come p. es-. i leoni, de' quali, con gran-
dissima probabilita, si son trovate le basi). II che, parimente,
spiega il fatto dell' essere questo luogo diventato il centro della
vita pubblica di Roma. Senonche nel decorso del tempo per-
desi il concetto del luogo strettamente sacro (120). Vero e,
tuttavia, che il popolo non perde mai del tutto 1'antica tra-
dizione che sacro fosse il luogo, e n'6 chiara prova 1'uso di
recitare i discorsi funebri a7 rostri, e quel che Varrone ci
lascio detto de' leoni e il rogo di Cesare nel Foro, poco lungi
clal monumento scoperto lo scorso anno.
Abbiamo compendiato il meglio che, per noi, si poteva, la
dotta Memoria del valoroso archeologo d'Heidelberga, n6 ere-
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 679
diamo essersi fin qui scritto nulla di comparabile a questa
dissertazione, per cio che spetta alia parte archeologica e tra-
dizionaledella preziosa scoperta. Archeologo, tolse a illustrarla
con argomenti archeologici che non possoho rivocarsi in dubbio
dagli altri archeologi : il che significa che 1'eta del monumento
e dell'epigrafe, fra il VII e VI secolo, 6 provata archeologi-
camente. Ora, 1'archeologia ha suoi canoni fondati sulla natura
de' monumenti e la loro conoscenza e pero canoni certi. Dunque,
1'eta assegnata al monumento e, per conseguenza, alia Stela
iscritta, 6 certa. La filologia, al contrario, non valse a cer-
tificarci su questa questione dell'eta donde assolutamente di-
pende il fatto storico dell'epoca de' re di Roma, perch6 non
tenne conto degli argomenti estrinseci anzi li dichiaro di poco
valore. Cosi tutti gl'interpreti deiriscrizione ci si son dati a
vedere discordi fra loro nella interpretazione, e, salvo il Ceci,
nessun di loro colse nel segno nell'attribuire all' iscrizione
Teta che le appartiene.
Avendo fin dal principio dichiarato che le interpretazioni
della Stela non potevano accettarsi qualora nella questione
storico-cronologica del monumento, non si fosse tenuto conto
della stipe votiva, ci corre ora Tobbligo di provare la nostra
asserzione, e lo faremo con Tautoritk degli archeologi che po-
sero un particolare studio neU'esame degli oggetti onde si corn-
pone la stipe. Se, dunque? parte di cotesti oggetti si deve rife-
rire al VI e parte al VII secolo a. C.? il monumento e la Stela
devono incontrastabilmente riportarsi al VII o VI secolo. Di
che conseguita non potersi considerare se non erronee le inter-
pretazioni di coloro che Stela e monumento affermano essere
del V ovvero del IV secolo a. C.
Fra gii archeologi, intanto, che descrissero la stipe e cro-
nologicamente la classificarono, corredando il proprio giudizio
de' testi opportuni, merita una lode speciale il Gamurrini,
archeologo di chiaro nome e singolarmente benemerito delle
antichita etrusehe. Ed in vero, la natura della sua interpre-
tazione del monumento, che esso cio6 e quanto lo concerne,
compresa la stipe votiva, sia un monumento funebre in onore
680 BELLA STELA DEL FORO
di Romolo, gli forniva 1'occasione insieme e 1'obbligo di pro-
vare 1'antichita del culto della sua tomba, con 1'antichitk della
stipe onde si faceva pubblicamente manifesto. Noi, dunque,
daremo qui le prove che il Gamurrini dottamente svolge nella
Nota o Memoria presentata airAccademia de' R. Lincei, nella
tornata del 18 marzo. Notiamo, di passata, che il dotto uomo
significa la sua contentezza, di trovarsi col von Duhn piena-
mente d'accordo, tuttockfc 1'uno non sapesse delle idee deH'al-
tro, intorno la medesima questioner « II ch. prof. F. von Duhn
ha pubblicato nella fine dell' anno scorso nei Neue Heidelberger
JahrMwher, una dotta dissertazione intesa a provare, che il
monumento colla Stela seritta scoperto nel Foro, sia il sepolcro-
di Romolo indicate da Van-one. Con molto piacere vidi da.
lui confermato quanto avevo esposto nell'ottobre al Congresso
degli orientalisti. L'uno non sapeva dell'altro; ed ambedue
per vie diverse siamo giunti alia medesima meta ; il che pure
& una prova molto lusinghiera della verity della tesi. »
II Gamurrini riportati i testi gia da noi citati altrove, af-
ferma la tradizione di due leoni i quali potevano posare gia-
centi, su' due basamenti scoperti, secondo « il costume orien-
tale ed etrusco, a guardia della funebre fossa » costituita per
due lati da' basamenti rettangolari. Che ne' monument! di cui
si tratta, vi sia connessione intima e di natura funebre, co-
talch6 si abbia qui I'heroon di Romolo, 1'autore lo prova dal-
Tantico costume delle citta greche, le quali solevano consa-
crare al loro fondatore un sepolcro od heroon nel foro prin-
cipale o nel centro della citta. Ma la fossa non mancava mai
all' heroon e n'era anzi « la parte principale, dove si condu-
ceva e s'immolava la vittima, e se ne sgorgava entro il sangue,.
affinche i Mani invocati e richiamati ne gustassero e ne giois-
sero. » Ora; sotto il niger lapis si ha la fossa e nella parte-
dinanzi v'e infissa una pietra quadrata che si avanza e s'in-
terna e7 secondo 1'autore, serviva per posarvi e sgozzare la
vittima. Per la fossa, dunque, e i leoni che ne stavano a guar-
dia, come scrisse Varrone, la qualita funebre del monumento
lion puo mettersi in dubbio, perciocchS lo stesso Varrone dice
E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 681
conservarsi al suo tempo lo stesso costume di porro looni nei
sepolcri: « sicut hodieque in sepulcris videmus ]. »
Funebre, pariraente, 6 il significato della colon na conica
presso la fossa, e fu posta per memoria, monimentum, in
•onore doll'eroe. « Columnae mortuis nobilibus superponun-
tier (SERV. ad Aen. VII, v. 664). » L'autore adduce molti altri
esempii, e quello massimamente della via de' sepolcri presso
il Dipylon di Atone, dove le colon ne erano frequenti. Un altro
<elemento principalo dell'heroon 6 1'ara che sempre si elevava
presso i sepolcri insigni e dove in certe ricorrenze dell' anno,
si faoevano i sacrifizii alia presenza del popolo.
Veniamo alia stipo votiva e alia sua qualita di funebre
al pari del monumento. Chiama 1'autore assurda 1'opinione
del Boni, che la stipe fosse I'effetto d'un sol giorno di espia-
zione. « Tutte le stipi, dice il Gamurrini, dedicate a' sepolcri
ed a' tempi! sono composte con iterate offerte. » Gli oggetti
poi che costituiscono le stipi sogliono, generalmente, essere
minuti : perche, secondo Ovidio:
Parva petunt Manes: pietas pro divite grata est
Munere, non avidos Styx habet ima deos.
Fast. II, 535.
Ora, tali sono quelli trovati intorno al monumento, alia
Stela od alia colonna conica, e il periodo di tempo, secondo
Tautore, corre dalla fine del settimo a tutto il sesto secolo
a. C. « Domina nei vasellini infranti il tetro colore, e per lo
piii il loro impasto ^ friabile di bucchero nero etrusco o la-
ziale, onde non si potevano usare, ma erano fatti e dedicati
soltauto a scopo funerario. Presentano forme svariate, di cio-
tole, di piattelli, di boccaletti, di tazzine, tutti rotti delibe-
ratamente, e sovente un solo frammento lasciatovi per segno
di offerta dopo la libazione... Di questo corredo vascolare,
sebbeno infranto, come in tal caso Tesigeva il rito sepolcrale
(OviD., Fast. II, v. 566), e non mai quello verso gli dei, pos-
siamo fare il facile confronto con quello vetustissimo della
1 Cf. WELCHBR, Monum. d. Inst. arch.; 1856, p. 3; che, cita il HO-
polcro di Lconicla.
682 BELLA STELA DEL FORO
necropoli falisca, esposto al museo di Villa Giulia, e di quello
deirEsquilino al Kircheriano e preistorico, e ne riconosce-
remo di subito, per essere la stessa civilta e il medesimo ritor
la loro destinazione ed il loro tempo : e rimarremo persuasi,.
che quei vasi sono di peculiare carattere funebre, e che il
tempo a cui spettano si determina fra il sesto e il settimo
secolo av. C. » L'autore, dopo d'aver affermato che fra tante
centinaia di frammenti non ve n'ha nessuno di et& piu tardar
conchiude logicamente, alia veneranda vetusta del monumento^
perciocch6 esso, naturalmente, & prima del culto che vi si pre-
stava e della stipe che vi si deponeva, e delle ceneri e del
carboni del sacrifizio consumato nell'ara superior e, i quali
erano con la stipe commisti !.
Fra gli oggetti votivi furono raccolti due unguentarii o
bonibyli di forma sferica dipinti nello stile arcaico-corinzio e
che spesso nelle tombe etrusche accompagnano le offerte. Essi
sogliono, in generate, riportarsi al secolo settimo. Di stile pe-
culiare e ben determinato fra il settimo e il principio del
sesto, e il frammento dell'anfora con Bacco, il quale sopra
Tasino sostiene il cantharos. Due altri frammenti di anfore
attiche a figure nere di stile severo, anteriori pero alia fine
del sesto secolo, « e questa data, dice il Gamurrini, si puo
assegnare come la piii recente. » Le fibule di varie forme,
alcune somiglianti alle prenestine, i cui esemplari in oro e
in argento furono trovate nella gran tomba di Preneste la
quale risale al settimo secolo, mentre Tuso delle fibule nel-
T Italia media, cesso in gran parte nel secolo sesto. I vaghi
di vetro e di terracotta, le fusaiuole, i dischetti pieni e forati
e le pietruzze erano simboli non solo votivi ma espiatoriL
Cotesti piccoli donativi (parva munera) aggiunti a' sacrificii
costituivano le inferiae e le februa ad onore dei morti. Nella
stessa stipe v' erano piramidette in terra cotta tronche e
bucate nella cima, che facevano parte degli altri oggetti espia-
1 Contro questa sentenza cf. SAVIGNONI, Notizie d. scavi, aprile, 1900,.
al quale rispondera, certain en te, il Garaurrini, come rispose il Milani nei
Rend. d. Ace. d. Lincei, tornata del maggio 1900, la cui Memoria sara.
da noi disaminata a suo tempo.
E DELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA 683
torii e di quelli da sospendere detti oscilla, genus purgatio-
nis, quod est maximum perche significava gli uomini e gli
umani sacrificii agli dei e a' Mani del morti. (Cf. MACROB.,
Saturn. C. C. 7).
Le statuette votive di bronzo e ancora di succino trovate
nella stipe sacra di cui facevano parte (vexpwv dtyaXfiaia) « rap-
presentano il tipo arcaicissimo della figura deiruomo nudo
colle gambe strette e le braccia stese aderenti ai fianchi senza
alcun segno di movimento. Alcune sono fasciate come dei
morti, e rivelano sempre il concetto della suprema espiazione
e del sacrifizio umano. » In quanto all' eta di queste statuette
gli archeologi le pongono al VI secolo a. C., e il Gamurrini
rispetto allo stile fa notare che « ammesso quanto si voglia
ieratico, e quindi di lunga durata, si puo dire che deriva da
un tempo anteriore al settimo secolo, ma non si prova che
sia giunto al quinto; perchk con oggetti di questa eta, per
quanto io sappia, non si sono mai trovate simili immagini
di maniera cosl rigida. »
Altri oggetti in grandissima quantita rinvenuti fra la stipe,
sono ossetti o malleoli del piede di animali ad ugna fessa,
detti astragali da' Greci, tali o taxelli da' Latini; dadi di
osso e pietruzze lusorie o calculi. Siffatti oggetti minuti tut-
toche usati per giucare, fecero spesso parte della suppel-
lettile funebre in Grecia e in Italia (BACHOFEN, Ann. d.
Istit. arch., a. 1858, p. Ill e segg.). Vero e che gran parte
di quegli ossi, come osserva il Gamurrini, « denota i sacri-
fizii compiuti di montoni e di agnelle al precipuo fine del-
r espiazione, ed a rendere benigne le infere deita. » Final-
men te la stipe ci da pezzetti di aes rude, come si son tro-
vati ne' sepolcri arcaici deir Italia centrale, ma nessuna
moneta, donde 1'autore deduce che la mancanza totale di essa,
prova indirettamente, non esser vero che il re Servius primus
signavit aes, mentre conferma 1'opinione de' nummografi che
prima de' decemviri non fu emessa moneta propria in Roma.
Le due tavolette fittili del guerriero a cavallo e della pro-
tome del Foro, sono dello stesso stile e risalgono al principio
del sesto secolo. II grande acroterio col rilievo del Gorgoneion
684 BELLA STELA DEL FORO E BELLA SUA ISCRIZIONE ARCAICA
D della testa della Gorgone dipinta, e d'arte arcaicissima e di
eta non inferiore al settimo secolo. Dalla presenza di questo
acroterio I'autore argomenta che nella parte superiore, il breve
spazio dell'ara era coper to, e colla f route dalla parte del-
Faccesso ove sono i scalini, cioe verso il clivo sacro capi-
tolino : e agli angoli si vedevano di prospetto, le due teste
gorgoniche, e quindi al di sotto per fregio erano alternate
le tavolette votive, che presentavano or a 1'eroe a cavallo,
or a un animale da sacrifizio. L'autore confer ma Tesistenza
della copertura del monumento fin da' primi tempi, dallo stato
di conservazione delle sue pietre, stato « quasi vergiiie e
fresco » che non potrebbero avere se fossero state esposte
all'aperto.
Le altre considerazioni dell'autore sul Volcanale e le sue
strette attinenze col sepolcro di Romolo, concordano con quelle
del von Duhn. Degne di nota crediamo le sue osservazioni
intorno al significato del regifugium e del populifagium
che si credevano un ricordo della cacciata de' Tarquinii, ma
che, in realta, ebbero origine diver sa.
Dalla succinta esposizione degli argomenti del Gamurrini^
congiunti con gli altri del von Duhn, ci sembra provata con
molta probabilita, la tradizione che la tomba od heroon di
Romolo, sia stata nel posto del monumento, della colonna
conica e della Stela. II nostro dotto amico, il prof. Basilio Mo-
destov, nel « Giornale del Ministero deir Istruzione Pubblica »
in un articolo che fa seguito ad altri precedent! « intorno.
a' monument! del periodo de' Re e la piu antica iscrizione al
Foro Romano » cosi scrive del Gamurrini : « La piu grande im-
pressione produsse la Memoria del Gamurrini: « La tomba di
Romolo e il Volcanale nel Foro Romano ». Questa Memoria nel
pensiero del suo autore fu cosi dimostrativa in favore del-
1; idea che sotto il lapis niger abbiamo il sepolcro di Romolo^
da non esservi luogo di pensare altrimenti. E veramente^
salvo qualche sbaglio filologico e qualche asserzione arri-
sohiata, e il migliore studio che si sia fatto su' monumenti
in questione, e la tesi dell'autore si puo dire dimostrata come
un fatto positive. »
CHARITAS
XXXII.
Sotto il peso dell'accusa.
Due giorni dopo i fatti da noi narrati, mentre il signer
Andrea Bonavita si intratteneva nel suo studio col fratello
Edoardo, ritornato allora allora da Parigi, si presento a lui
il brigadiere dei carabinieri di Carno, e con parole ed atti
di sincerissimo dolore gli consegno nelle mani da parte del
Procuratore del Re un mandato di cattura.
II Bonavita stupi, trasecolo, ma non smarri punto a quel
colpo inaspettato. Sicuro della propria innocenza, conforto il
fratello che non poteva riaversi dallo stupor e, e aperse il do-
cumento fatale. In esso il Bonavita veniva formalmente ac-
cusato dal signor Pietro Casali di aver indotto il brigante
Rinuccini a ricattarlo, e il giudiee, dietro gravi indizii della
reitk dell'accusato, aveva ordinato si desse corso all'accusa.
- Edoardo, disse il Bonavita al fratello, converra che tu
dift'erisca la partenza per Buenos Ayres. Dovro pur conse-
gnare la fabbrica a qualcheduno, e tu sei Tuomo da cio.
- Fa tu, rispose il fratello col cuore gonfio dal dolore.
Speriamo che questo brutto imbroglio avra fine prestamente.
- Non c'e dubbio alcuno, osservo il brigadiere. Deve es-
sere uno sbaglio, e si chiarirS quanto prima. Intanto lei potra
ottenere dal Procuratore del Re la liberta provvisoria e met-
tere la sua causa nelle mani di un buon avvocato.
- Quando e cosi, non resta altro che andarcene, osservo
il Bonavita. Spero che voi, brigadiere, vi sarete provveduto
.di una carrozza chiusa.
686 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
- Senza dubbio, ed & gia qui che aspetta davanti al por-
tone. Intanto pero la debbo avvertire che ho avuto Tor dine
di chiudere e sigillare questo studio in attesa del giudice
istruttore che verra qui prima di sera.
- Fate pure, rispose il Bonavita ; sono sicuro che niente
si trovera a mio carico.
Lo studio del Bonavita venne chiuso e sigillato in pre-
senza di parecchi testimonii, e la carrozza parti per Apamia.
II Procuratore del Re ricevette il Bonavita con gran sus-
siego. Ascolto la domanda dell'accusato, e dopo molte inter-
rogazioni e matura ponderazione, manifestata specialmente
nello spesso grattarsi il capo e tirarsi le grigie basette, final-
mente concesse benignamente il favore di che veniva richiesto.
L'accusato deposito una forte cauzione, e fu dichiarato tem-
poraneamente libero.
- Signore, disse il Procuratore del Re al Bonavita nel
congedarlo, lei gode fama di industriale bravo ed onesto, e
per6 voglio credere che si tratti di uno sbaglio o di una ca-
lunnia. Ma la malvagita del cuore umano e cosl sconfinata !
Mi displace del fastidio che le ho recato, ma la legge, signore,
la legge ! Bisogna bene mettere in sicuro la maesta della legge !
II risorgimento nazionale deve la sua grandezza alia maesta
delle leggi. Sotto i Borboni, le cose non camminavano cosi
liscie. II Borbone ripeteva il detto tirannico di Luigi deci-
moquarto : la lois c'est mois. Ma noi, no, signore; noi no,
no ! no ! La maesta della legge e sopra tutti ; anche i re di
corona si devono incur vare davanti a lei. Non dico bene,
caro signore?
- Benissimo ! esclamo il Bonavita, mentre prendeva la
porta per uscire. E riverito il Procuratore, se ne ando colla
testa tutta piena della malvagita umana e della maesta della
legge.
Di ritorno a Carno trovo cola il giudice istruttore, coi de-
legati che Taspettavano ; onde dinanzi a testimonii si pro-
cedette senza phi all'esame delle carte e dei libri del suo
studio. Apersero cassetti, cassettoni, scrivanie, armadii; sfo-
XXXII. SOTTO IL PESO DELI/ACCUSA 687
gliarono i libri del conti, esaminarono ad una ad una tutte
le carte volanti, e quando ormai disperavano di nulla tro-
vare che facesse per loro, misero per caso la mano sopra
una lettera che tir6 un oh! di raeraviglia dalla rauca gola del
delegati. i
— Di che si tratta ? domando il Bonavita.
- Lo sapra dal tribunale, rispose il difensore della legge
con grande solennita. E aggiunse, voltandosi verso i compa-
gni : — Ora possiamo andare. E partirono infatti portando
seco il corpo del delitto e lasciando in una incredibile ansieta
i testimonii di quella scena.
La notizia dell'accusa e dell'arresto del Bonavita si sparse
in un baleno per Carno, e getto nella -costernazione tutto il
paese. II signor Andrea fu assediato nel suo studio da una
folia di amici che venivano a fare le loro condoglianze, a
udire i particolari del fatto, e a suggerire il modo di sven-
tare la trama ; perch6 era certamente una trama, essi dice-
vano, una congiura bell'e buona ordita da quello scellerato
del Casali per rovinare il nobile industriante di Carno. D. Paolo
poi e D. Giovannino non si sapevano dar pace. II vecchio
parroco tutto di suo, penso subito a darne avviso a monsi-
gnor Orlandi, e noleggiata una carrozza si porto difllato ad
Apamia. D. Giovannino poi, non potendo far altro, offerse al
signor Andrea 1'aiuto di un suo cugino, valentissimo awo-
cato, il quale avendo trattato piii volte cause di simil genere
avrebbe saputo liberarlo da quella trama scellerata. Ma quelli
che sentirono o almeno dimostrarono piii dolore per la disgra-
zia del Bonavita, furono i suoi numerosi operai.
L'operaio italiano, benche buono, bench^ cristiano, 6 sem-
pre tuttavia figlio del suo paese, e 1'Italia e la terra dei vul-
cani, dei terremoti, degli zolfi fumanti e delle lave ardenti.
In conseguenza, nella maggior parte degli Italiani predomina
la fantasia, il sentimento e Timpressione del momento. Queste
consider azioni spiegano, almeno in parte, il triste fatto che
T Italia ha sopra tutte le altre nazioni il primato nei reati
di sangue, e da noi si commettono delitti che altrove han
688 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
luogo solamente fra i barbari. Gli operai dunque del Bona-
vita venuti in cognizione dell'accusa lanciata contro Tamato
padrone, andarono a dirittura in bestia. Arrivarono alia con-
clusione che il solo Casali era 1'autore dell'esecrando 'atten-
tato, e prima che il Bonavita potesse "sospettarlo, chiusa, la
sera, la fabbrica, si recarono in numero di oltre a duecento
in citta, e assalirono colle urla, coi fischi e coi sassi la fab-
brica del Casali. La signora Giuliana e TAgnese ne prova-
rono una paura mortale ; i servi e le donne di servizio cor-
sero a sbarrare le porte di casa e a chiudere le finestre: e
il Casali, infuriato, tolto un fucile da caccia, si apposto dietro
una finestra, e comincio senza piii a spar are sulla moltitudine.
Alle grida incondite, al rumoredei vetri che cadevano infranti,
allo sparo del fucile del Casali corsero da ogni parte le guar-
die di pubblica sicurezza e i carabinieri, i quali, fatti al-
cuni arresti, dispersero gli operai e ridonarono la calma al
quartiere.
Quando il Bonavita, il giorno dopo, seppe 1'accaduto, ne
rimase addoloratissimo, e recatosi alia fabbrica raduno tutti
i suoi operai, e dopo averli ringraziati per la simpatia che
gli mostravano nella sua disgrazia, li minaccio di scac-
ciarli immediatamente dalla sua officina se in avvenire si
fossero permessi, in pubblico, un gesto, un grido 6 una pa-
rola contro il signor Casali. La mia innocenza, egli aggiunse,
non si prova coll'assalire, armata mano, il presunto nemico;
questo e il modo di mettere a rischio la mia causa. Dunque
siamo intesi : non un gesto, non un grido, non una parola,
in pubblico, contro il signor Casali o i suoi operai. Chi dis-
obbedisce ai miei ordini sara immediatamente licenziato.
Gli operai promisero che starebbero a' suoi comandi, e quieti
quieti si ritirarono ai proprii telai.
Verso sera, D. Paolo, tutto arzillo e rubicondo ritorno dalla
citta. Evidentemente al bravo uomobolliva in mente un dise-
gno, grosso, ardito, straordinario, giacch6 egli non capiva piu
in se dalla gioia, e cercava una certa persona colla quale
sbottonarsi in confidenza. Tuttavia prima di ritornare in ca-
XXXII. SOTTO IL PESO DELL'ACCUSA 689
nonica dove abitava la persona che cercava, passo dal
Bonavita che egli trovo come di solito seduto nel suo studio
e tutto in ten to a discoi'rere con un avvocato.
- Ma entrate pure, D. Paolo ! esclamo il Bonavita quando
vide la falda del cappello del parroco apparire dinanzi alia
porta.
- Due parole sole, caro signor Andrea, rispose D. Paolo,
salutando con una sola scappellata i due personaggi.
- Anche tre, se vi piace ; noi abbiamo tempo ; gia, ad ogni
modo il signore qui non ritorna stasera ad Apamia.
L'avvocato sorrise e inchin6 gentilmente il suo cliente.
- No, due parole sole, insiste il parroco, e sono queste.
Prima di tutto, vorrei sapere quando si terr£ il processo.
- Oggi otto, alle dieci del mattino, rispose Tavvocato.
- Ottimamente ; dunque oggi otto. Eccellente; 6 proprio
quello che voleva io.
- E Taltra parola? domando il Bonavita sorridendo.
- Ecco 1'altra parola, signor Andrea. Qualunque cosa sia
per accadere, non vi sgomentate punto ; m'intendete? non vi
sgomentate ! Monsignor Vescovo ed io abbiamo combinato in-
sieme un tal piano di campagna, che quel furfante matrico-
lato dovra mettersi la coda fra le gambe, e via ! — E cosi
dicendo il bravo prete accompagno con un certo gesto assai
espressivo la velocissima parola.
- Naturalmente, ripiglio il Bonavita, non sarebbe cosa
prudente domandarvi in che cosa consista questo vostro piano,
non e vero?
-Eh si! Non posso proprio dirlo! Capirete bene! C7 6
impegnato Mousignore ! E poi ! Ci sono tanti ma, 'se, forse,
pure, ecc. ecc. Insomma ho fretta, signor Andrea, a bel rive-
derci ! Allegro, sapete ? Quel furfante dovra mettersi la coda
fra le gambe, e via! A buon rivederci, signor Andrea, che
la Madonna del Carmine vi benedica ! Allegro ! Allegro !
D. Paolo tiro via diritto come una saetta verso la cano-
nica. D. Giovannino era tomato allora allora da una visita
ad un malato, e alia luce incerta del dl che moriva, sfogliava
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1212. 44 5 dicembre 1900.
690 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
un libro davanti la finestra, tanto per rovinarsi la vista, come
gli soleva spesso predicare D. Paolo.
D. Giovannino sporse il capo dalla finestra e vide il par-
roco che smontava dalla vettura.
- Buone nuove ! D. Giovannino, grido il vecchio prete sa-
lendo le scale. Abbiamo fatto il beccoall'oca! Quel furfante
sara colto nella trappola che ha preparato pel Bonavita. Ma
che bravo uomo, Monsignore ! Non per niente ce 1'hanno dato
per vescovo! Non per niente!
-Dunque? doniando D. Giovannino dall'alto del piane-
rottolo della scala.
- Ma mio bel giovanotto, lasciatemi pigliar fiato, diro
tutto, vi spieghero tutto. Auff! quella carrozza mi ha scosso
il fegato !
— Come & an data dunque? tornd a domandare D. Giovan-
nino, quando il vecchio parroco si fu seduto sulla poltrona
del suo coadiutore.
— Ma non posso dir niente ! esclamo solennemente D. Paolo.
E un mistero, un segreto che non deve passare queste mura.
Vi diro solamente questo : domattina ci leveremo alle tre dopo
mezzanotte, diremo Messa, e poi colla vettura che sta giu par-
tiremo pel villaggio di Salini. La poi faremo ! faremo ! Insomnia
vedrete che meraviglia! Ma acqua in bocca, giovinotto mio
bello ! Acqua in bocca ! se no ! Auff ! Quella benedetta car-
rozza mi ha proprio scosso il fegato!
- Andiamo forse a trovare il brigante? mormoro D. Gio-
vannino.
- Ssss ! Ssss ! Che anche 1'aria non lo sappia ! Se no gua
a noi altri ! — E qui il bravo prete si guardo d'attorno, e corse
prima all'uscio poi alia finestra, e non si quieto se non quando
si fu assicurato che veramente nessuno aveva ascoltate le fa-
tali parole del suo coadiutore.
xxxm. L'EPOPEA DEI DUE PRETI DI CARNO 691
XXXIII.
L'epopea dei due preti di Carno.
Spuntava 1'alba nel cielo grigio, fresco e rugiadoso di
Salini, quando i due preti di Carno vi arrivarono, e fecero
fermare la vettura dinanzi alia casa del parroco di quel luogo.
- Adesso ti voglio, a svegliare D. Antonio ! mormor6 il
parroco di Carno, mentre dava una forte strappata al cam-
panello della canonica.
Dlin dlin dlin! rison6 dentro la casa; ma nessuno si
fece vivo.
- Naturalmente, D. Antonio avra una donna di servizio;
osservo D. Giovannino.
- Si, una vecchia strega, sorda come un tamburo, che
non la sveglierebbe neppure un colpo di cannone.
- Pr ovate a sonar e un'altra volta.
- Temo che dovremo ripetere il gioco per una dozzina
di volte, rispose D. Paolo mentre sonava a stormo.
Ma non ci fu bisogno di tanto. Alia quarta sonata si udi
in una camera sopra la porta un solenne patratac, e aperta
la finestra, comparve D. Antonio in berretta da notte.
- Ah ! siete voi, D. Antonio, disse il parroco di Carno
voltando gli occhi in su, e strizzandoli verso la berretta
bianca.
- Come, D. Paolo ! Voi qui a quest'ora? Che c'e di nuovo ?
E forse morto il Papa?
- Grossi affari, D. Antonio. Presto fateci aprire la porta
e ne sentirete delle marchiane.
- Bisognera svegliare la sorda ; aspettate un momento
D. Paolo; non andate in collera, veh !
- Si, avremo pazienza, ma non ci fate aspettare troppo !
- E la prima volta che vengo da queste parti, osserv6
D. Giovannino, sottovoce.
-E che maraviglia? Siete nato ieri, voi!
- E un ieri ormai un po' lontano, disse il pretino ridendo
692 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
— Che seccatori ! Venire a disturbarci a quest 'ora ! tono
la serva di D. Antonio in un soliloquio segreto, mentre to-
glieva la catena, tirava il catenaccio, e faceva scricchiolare
la grossa chiave nella toppa della porta di casa.
- Marta, Marta, grido D. Paolo all'orecchio della per-
petua, ci preparate un po' di caffe, non e vero? Da brava!
vi do un quarto d'ora di tempo. Un sorso di caffe, ma buono,
veh ! non cicoria ! mi raccomando ! Vedete ? siamo in due.
E chiaro, a quest' ora non avrete latte ; ma un ovetto frul-
lato fara lo stesso. Gia, voi m' intendete ! Ma attenti veh !
Siamo in due! Due ovetti, Marta! Marta!
- Tutte queste raccomandazioni furono fatte con un tal
tono di voce che tutte le Marte del vicinato avrebbero potuto
servire D. Paolo. Pero anche la Marta di D. Antonio le intese,
e dopo aver lanciato un'occhiata al padrone, che aspettava
i suoi ospiti sul pianerottolo della scala, spari dietro le sue
ciabatte ad accendere il fuoco in cucina.
- Dunque ? domando il parroco di Salmi quando fu a tu
per tu coi due preti di Carno. Qua! e quel grosso affare che
vi ha portati qua di cosi buon'ora? Credevate forse che ci fosse
la sagra oggi a Salini?
- Che sagra d' Egitto ! Altro che sagra! esclamo D. Paolo.
Ma prima di tutto, siamo ben sicuri che nessuno e per ascoltare
quello che vi diro !
II parroco di Salini fisso in volto D. Paolo e aggrinzo la
fronte.
— Spiegatevi, caro D. Paolo, io non capisco dove vogliate
parare; non mi tenete piu oltre sulla corda. Quanto poi a
sicurezza, non temete punto: a quest'ora non volano intorno
alia mia canonica che i pipistrelli e i preti di Carno. Dunque
sentiamo questo finimondo. Parturient monies... Ehm! Voi
sapete il resto, caro D. Paolo; Orazio la sapeva lunga!
- Lunga, lunga quanto volete, ma non sapeva quello che
io sto per dirvi, D. Antonio mio bello; e voi potevate tenervi
nel gozzo quel verso di.... non fo per dire, ma....
- La cosa e molto semplice, entro a direD. Giovannino.
Si desiderava da voi un favore.
xxxin. L'EPOPEA DEI DUE PKETI DI CARNO (j(,)3
- Appunto appunto, si affretto asoggiungere D.Paolo. Ecco
quello che voglio : Ho bisogno assolutamente di vedere il fa-
moso brigante Rinuccini, e ci rivolgiamo a voi perch6 ci otte-
niate da lui il favore di un colloquio.
- Voi volete vedere il brigante Rinuccini ! csclamo D. An-
tonio manifestando nel volto nei gesti e nel tono della voce
un estremo stupore. Voi, volete vedere il Rinuccini? Ma, Ma-
donna santissima ! Che vi 6 saltato in mente? E poi, vi ri-
volgete a me per questo favore ? Mi volete for.se rovinare ?
.Avete forse pensato al pericolo in cui mi mettete?
- Non vi scaldate per cosi poco, D. Antonio mio bello !
ripiglio D. Paolo con enfasi. Ecco il caso in soldoni. II Rinuc-
cini ha ricattato quel fur fan te di Pietro Casali.
- Lo so ! fece eco il parroco di Salini.
- Ed ora, riprese 1'altro, quel furfante del Casali accusa
formalmente il signor Andrea Bonavita di aver pagato il Ri-
nuccini perche lo ricattasse.
- Ah ! questo non lo sapevo !
- E che cosa volete saper voi in mezzo a queste mon-
tagne disperate? E che ci avete qui se non cavoli, ladri e
briganti ?
- Ora voi vedete quello che vogliamo, disse alia sfuggita
D. Giovannino.
- Non lo vedo niente affatto, rispose il parroco di Salini.
- Ve lo faro veder io subito ! esclamo D. Paolo, e vedrete
se sapro far partorire i monti, io. Dunque io diceva che il
signor Bonavita e ora sotto una gravissima accusa.
-Me ne duole: ma che ci posso io? disse D. Antonio
facendo spallucce.
-Ma, Dio buono ! Fareste perder la pazienza ai santi!
Importa molto a me, a D. Giovannino qui, a tutta la mia popo-
lazione, e specialmente a monsignore, a monsignore capite?
II nostro vescovo aspetta questo favore da voi, e perche ve-
diate che dico il vero, leggete questa lettera che egli stesso
mi consegno ieri per voi.
- Date qui ! disse il parroco di Salini, e apertala la co-
mincio a leggere.
694 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
Di mano in mano che D. Antonio leggeva la lettera, gli
si spianava la fronte, gli si rischiaravano gli occhi, e diven-
tava un altro uomo.
- Bene, disse egli alia tine, a monsignore non si puo ne-
gare il favor e che domanda. Voi vedrete il signor Rinuccini,
e parlerete con lui ; ma, mi raccomando ! non mi tradite ! voi
ben capite ; quello che faccio 6 contro la legge, ma il briga-
diere lo sa ; i carabinieri lo capiscono meglio di me. Questi
miei parrocchiani non possono non aver relazione coi bri-
ganti. Eh! sono uomini essi! Devono pur vivere. II principio
comune in questo villaggio e: vivere e lasciar vivere.
- Inoltre, disse D. Paolo con voce quanto piu poteva armo-
niosa, questo vostro favore non restera senza ricompensa. Per
esempio : avreste bisogno di qualche cosa per la vostra chiesa?
— Madonna del Carmine ! che domanda ! Eh ! avrei biso-
gno di troppe cose!
- Per esempio ?
- Vorrei una muta di candellieri nuovi per T altar mag-
giore, un po' di addobbo per la Madonna di Pompei, la quale,
poverina, ha un altare che fa proprio piet& : qualche palma
di fiori, alcuni banchi nuovi, un pavimento nuovo nel san-
tuario...
- Santo cielo ! dite allora che volete una chiesa nuova !
esclamo D. Paolo. Ma che cosa credete, che sia la provvi-
denza di Dio, io?
- State sicuro, D. Antonio, disse qui D. Qiovannino, che
il signor Bonavita saprk ricompensarvi a dovere. Intanto se
an date subito a concertare per rabboccamento, noi vi aspet-
teremo qui.
- Non qui, non qui, disse D. Paolo, ma in cucina, dove
donna Marta avra a quest 'or a bell'e preparato il caff6 col-
Povetto. Dunque, D. Antonio, presto, in gamba, e via!
- Saro di ritorno in venti minuti, rispose il Parroco di
Salini. Fate di esser pronti a partire non appena io sar6
venuto.
- Vi 6 accaduto altre volte di avere a fare coi briganti?
domando D. Giovannino al vecchio prete, mentre discende-
vano in cucina.
xxxin. L'EPOPEA DEI DUE PRETI DI CARNO 695
- Come siete semplice, giovinotto mio bello ! Coi bri-
ganti riconosciuti per tali non ho mai avuto a fare; ma coi
briganti segreti, ahi ! quante volte ! E che cosa e mai questo
mondo se non una congregazione di briganti matricolati?
-Non mi diventate pessimista, mio caro D. Paolo; nel
mondo non tutti sono cattivi, molti sono i buoni ; anzi piu
questi che quelli.
D. Paolo scosse la testa in segno negative.
- Per esempio, ripiglio D. Giovannino, il signor Bona-
vita 6 un galantuomo !
- Oh ! 6 una eccezione.
- Monsignore 6 un galantuomo !
— Un'altra eccezione !
- Voi siete un galantuomo certamente : siete un' ecce-
zione voi?
- Giovinotto mio bello, adagio a ma' passi : non andate
troppo innanzi colle vostre eccezioni.
Mentre il parroco di Salini era andato non si sapeva ben
dove, i due preti di Carno si bevettero il loro bravo caffe
coll'ovetto, e continuarono a discutere il punto, assai contro-
verso presso i moralisti, se nel mondo siano piu i galantuo-
mini o i birboni, e naturalmente ciascuno rimase colla sua
opinione, come accade in generale nelle dispute fra i dotti
dell'uno e dell'altro emisfero.
II parroco di Salini fece ritorno alia canonica esattamente
dopo venti minuti, ed era seguito da un ragazzo fra i dieci
e i dodici anni di eta.
- Ecco, D. Paolo, disse egli presentando il ragazzo : ecco
la vostra guida e il vostro talismano. Procedete colla car-
rozza fin dove egli vi dira; poi seguitelo nel bosco, e buona
for tuna.
- Bravo, bene, ottimamente, mio caro D. Antonio. lo lo
sapeva bene che a rivolgersi a un vecchio amico, a un com-
pagno di seminario, non ci si perde mai. Dunque, partiamo
D. Giovannino? D. Antonio! a rivederci ! Pensate intanto al
regalo! Verra, D. Antonio! verra! verra!!
-Dove mettiamo questo ragazzo? domando D. Giovan-
nino quando furono per rientrare in vettura.
696 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
— -In cassetta col vetturino, s' intende — Ehi! come ti
chiami ragazzo mio?
- Gennariello ! rispose 11 fanciullo fissando i suoi occhi
gross! e sonnolenti in faccia a D. Paolo.
- Dimmi un po' Gennariello, quando ti sei lavato la faccia
F ultima volta? Per Pasqua? non 6 vero?
II fanciullo abbass6 gli occhi, e per sottrarsi agli sguardi
esaminatori dei due preti con un salto monto a cassetta vi-
cino al vetturino, il quale, schioccata la frusta, mise i ca-
valli alia corsa.
-E un po' sporchetto quel ragazzo! osservo D. Giovan-
nino.
- Altro che sporchetto ! esclamo il compagno. Non ve-
dete che faccia ha quel mostro? Ci si scorge il colore delle
bucce e del succo di tutti i frutti della stagione, special-
mente dell'uva, dei fichi e delle more.
- Insomnia una vera tavolozza da pittore, disse ridendo
D. Giovannino.
Quando la vettura giunse su per giu al luogo dove il Ca-
sali era stato catturato, il ragazzo la fece fermare e discesone,
s'incammino co' due sacerdoti entro la foresta.
- Quanto ci farai camminare ? domando D. Paolo al ra-
gazzo.
- Fin la, rispose Gennariello, e segno col dito un certo
punto a sinistra, che non ben chiaro appariva se fosse il cielo,
una vetta di montagna, o il mare al di la dei monti.
- E una strana gita la nostra, osservo D. Giovannino.
— E piu che strana, e audace, 6 incredibile. Andare ad attac-
care nel suo covile quella belva furiosa! Ma, D. Giovannino,
non fo per dire, potete imparare qualche cosa da noi altri
vecchi !
- A Carno si va dicendo che il brigante Rinuccini non
e uomo cattivo.
-0 santa pazienza! Allora beatificatelo, canonizzatelo,
fatelo andare in paradiso collo schioppo e colla pistola ! Oh
che mi tocca di sentire ! Ma D. Giovannino! Vi pare? Sono
cose da dire?
xxxin. L'EPOPEA DEI DUE PIIETI DI CAKNO 697
- Aspettate qui, disse il ragazzo ai due preti ; vado e
tor no.
— Benissimo ! rispose D. Paolo, vai e torni ; ma si potrebbe
sapere dove vai?
- Oh zi' prete, vado a chiamarlo.
- Chi vai a chiamare?
- Lui ! e non volete vedeiio?
- Ma e non ci conduci dentro la grotta, la caverna, la
tana di lui?
II ragazzo scosse energicamente la testa in segno nega-
tivo, e scomparve.
- Sara una conferenza air aria aperta, osservo D. Gio~
vannino.
- Adesso che ci penso, e chiaro come il sole. Colui non
ci fara mai vedere il suo nascondiglio, ed e meglio anche
per noi, perche in simili casi la salvezza sta neirignoranza.
- Dopo un venti minuti circa comparve di bel nuovo il
ragazzo, e dietro di lui la figura alta e austera del brigante.
I due preti, visto il Rinuceini, si levarono in piedi, e rima-
sero, veils nolis, con un certo rispetto alia sua presenza.
- Gennariello, disse il brigante al ragazzo, te ne puoi
andare.
II ragazzo per tutta risposta diede una dentata a un pezzo
di pane che teneva in mano, e si mosse per ubbidire.
- Ohe ! grido D. Paolo, te ne vai senza la mancia, Gen-
nariello '?
II fanciullo torno in dietro, intasco il denaro del prete,
lo ringrazio facendo ballare un paio di volte gli occhioni nelle
loro orbite, e mangiando allegramente scomparve giii per
la china.
- Noi siamo i sacerdoti di Carno, villaggio a poca distanza
da Apamia, comincio a dire D. Giovannino, giacche sembrava
che D. Paolo in quel momento avesse perduto la lingua.
- E venite per un affare importnnte? domando il brigante.
Se e cosi vi potete sedere.
- Ecco 1' affare ! si sforzo a dire D. Paolo. Voi gia sapete
del ricatto del signor Pietro Casali.
698 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
- Qualche cosa, rispose sorridendo il brigante.
D. Paolo alle parole del Rinuccini si sconcert6 pienamente
e perdette la bussola.
- Non siamo venuti per parlare del ricatto, si affrett6 a
soggiungere D. Giovannino quando vide il turbamento del
parroco, ma delle sue conseguenze.
— Delle sue conseguenze? domando il brigante. Forse
della perdita del denaro?
— No, non del denaro ; ma delle conseguenze che ne pa-
tisce una persona affatto innocente.
La faccia magra e ossuta del brigante si imbrutti subi-
tamente.
— Non capisco, egli disse, che cosavogliatedire; spiegatevi.
- Conoscete voi il signor Andrea Bonavita, industriale
di Carno ? domando D. Paolo che aveva finalmente riacqui-
stato col fiato la parola,
- Ne ho sentito parlare come di un padrone eccellente,
caritatevole e amato da tutti qual padre.
— Proprio cosi ; proprio cosi ; un vero padre degli operai.
-Ebbene? ripet6 il brigante.
- Egli e stato accusato dal Casali, aggiunse D. Giovan-
nino, di aver indotto voi, mediante denaro, a ricattarlo, e
a conferma della sua accusa ha presentato al tribunale due
documenti ; uno scritto o lettera che il Casali trovo nel vostro
alloggio fra queste montagne, nel quale scritto occorre il
nome del Bonavita ; e di piu una lettera vostra al Bonavita
stesso, nella quale accettate T incarico di ricattare il signor
Casali.
A queste parole il brigaate ruppe in una tremenda im-
precazione, e si levo in piedi tutto agitato.
— Una lettera mia al signor Bonavita ! esclamo il Rinuc-
cini, ruggendo come un toro ferito; e la terribile indegna-
zione tutta gli scosse la ferrea ossatura.
— Dunque Taccusa del Casali e una vile calunnia! osservo
D. Giovannino.
— E una calunnia ! una diavoleria ! un misfatto esecrando
peggiore di cento assassinii ! tono il brigante.
xxxiii. L'EPOPEA DEI DUE PRETI DI OARKO 699
- Noi ce lo imaginavamo bene! aggiunse D. Paolo. II
signor Bonavita e un modello di cristiano, e benche offeso
crudelmente da quel furfante del Casali, gli ha sempre reso
bene per male, e pero non si poteva credere di lui un tanto
delitto.
- Sapete voi chi mi persuase a ricattare il Casali ? chiese
il brigante.
- Chi? domandarono in coro i due preti.
- Gli stessi operai del Casali, i quali detestano, odiano,
abbominano il loro padrone, a cagione delle sue violenze e
ribalderie
Un profondo silenzio segul la rivelazione del brigante.
- Nel resto, ripiglio dopo un momento il Rinuccini, voi
avete in vostra mano un argomento infallibile per isventare
la trama del Casali, ed eccolo: io non posso aver scritto una
lettera al signor Bonavita perche non so scrivere. So leggere
un poco, ma quanto a scrittura, non sono mai andato piu
in la delle prime aste, ed ora non potrei certamente scrivere
il mio nome.
- Cio mostra chiaramente che il signor Bonavita e inno-
cente, disse D. Giovannino, ma sconcerta tuttavia i nostri
disegni. Noi eravamo venuti qui per ottenere da voi un do-
cumento scritto, o almeno firmato, col quale dichiaravate di
non aver mai scritto al signor Bonavita; ma ora il nostro
disegno va in fumo.
- No, non va in fumo, esclamo sdegnosamente il brigante.
Ci pensero io stesso a difendere il signor Bonavita.
-Voi? domandarono ad una voce i due sacerdoti.
- Si, io, e solo io, posso difenderlo. Se anche scrivessi
o firmassi all'uopo un documento, non vi servirebbe a niente;
se aveste a pigliare la mia testimonianza dinanzi a testimonii,
essa non sarebbe ritenuta valida: si direbbe che Toro del
Bonavita mi hacomprato, ecco tutto. Durante i lunghi anni
della mia vita scellerata, ho studiato tutte le finezze del co-
dice criminale; e pero vi assicuro che solo io potro distrug-
gere questa rete d' inferno che il Casali ha tessuto in tor no
all7 innocente Bonavita.
— Ma come farete voi? domando D. Paolo.
700 CHARITAS - RACCONTO CONTEMPORANEO
- Questo & il mio segreto, e credetemi, un segreto si puo
meglio serbare da una persona sola che da tre. Tuttavia met-
tete il cuore in pace. II signor Bonavita uscira salvo da que-
sta trama, e quel diavolo del Casali restera alia schiaccia.
Assicurate di cio il Bonavita a nome mio.
- Ma ricordatevi che ci restano appena pochi giorni !
osservo D. Giovannino.
- Quando si fara il processo?
- Lunedi venturo ; vedete, non c'e tempo da perdere.
- Lunedi venturo, ed oggi e martedi ; sei giorni sono piu
che sufficient!. Vorrei sapere una cosa: quanto tempo ci mette
una lettera per andare a Genova e ritornare di cola?
- Non piii di quattro giorni, suggeri D. Paolo.
- Ottimamente ; tutto andra bene. II signor Bonavita sara
salvo ! ve lo giuro per la Madonna del Carmine.
-Ed egli sapra ricompensarvi ! esclamo D. Paolo.
- Ricompensarmi ! ricompensarmi ! Che cosa mi puo dare
il signor Bonavita? lo non ho bisogno di denaro ! II ricatto
del Casali me ne ha fornito piu che a sufficienza. lo ho bi-
sogno di finire questa vita scellerata, solitaria, randagia, ma-
ledetta, in odio a Dio e agli uomini !
II brigante pronuncio queste parole con enfasi straordi-
naria, e tutta la tristezza del suo cuore gli si dipinse sul volto.
- Poveretto ! esclamo D. Giovannino, e perche nonuscirne?
Volete che io vi dia una mano ? un aiuto ? Voi potete confi-
dare nella protezione di Dio e di monsignor Vescovo. Dopo
il bell'atto da voi fatto, avete acquistato un diritto alia sua
gratitudine.
- E sarebbe egli mai possibile? domando il Rinuccini fra
il dubbio e la speranza.
- E perchS no? Non e Dio infinitamente buono? Non e
la Chiesa qual madre amorosa sempre pronta ad aprirvi le
braccia e riammettervi nel suo seno?
- Ma resta la giustizia umana.
- Verissimo ! Pure nel caso vostro non dispero di muo-
vere a pieta anche la giustizia umana. Voi non avete omi-
cidii a vostro carico, e cio aiuta di molto il nostro affare.
- No, non ho mai assassinate alcuno ; tuttavia ho sparse
xxxm. L'EPOPEA DEI DUE PRETI DI CARNO 701
sangue: due carabinieri morirono in seguito a ferite ripor-
tate in una scaramuccia che la mia banda ebbe con loro.
- E potreste voi giurare che furono proprio i vostri colpi
che ferirono i carabinieri?
- Giurarlo no ; tanto piu che allora aveva otto compagni,
non sei, come al presente, e tutti concent ram mo i nostri fuochi
sui pochi carabinieri che vennero ad assalirci ; tuttavia il
mio fucile non isbaglia, ed io combattei come un leone...
- Passi, passi, ma ad ogni modo la cosa 6 dubbia, e il
dubbio militera in vostro favore. Alia fin fine si puo tentare.
Mi permettete di far dei passi in vostro favore?
-Oh! se potessi raggiungere mia sorella in Brasile!
esclamo il brigante. E a quell' uomo di ferro, in apparenza
selvaggio, che forse non aveva mai pianto in vita sua, scor-
sero due grosse lagrime sulle ruvide gote !
I due preti di Car no ne furono inteneriti. D. Paolo fu
preso da tanta simpatia per quell' uomo che gli avrebbe dato
un bacio ; D. Giovannino poi, volendo battere il ferro finche
era caldo, gli prese a ragionare soavemente della bonta e
misericordia di Dio ; lo conforto a sperare, lo aiuto a mutare
i suoi desiderii in un fermo proposito di cambiar vita, e non
lo lascio se non quando il Rinuccini ebbe giurato per la Ma-
donna del Carmine, che, disciolta la sua banda sarebbe ri-
tornato a Dio ed alia societa. D. Giovannino poi gli promise
che dal canto suo avrebbe dato opera di ottenere per lui
ad ogni costo il perdono della suprema autorita.
II sole era gia assai alto sull'orizzonte quando i due preti
di Carno, accompagnati fino alia strada pubblica dallo stesso
Rinuccini, discesero dalle montagne di Salini. D. Paolo non
istava piu nella pelle per la grande consolazione, e gli tar-
dava mille anni di arrivare a Carno per portare al Bonavita
la felice notizia. II suo compagno poi benediceva il momento
quando a D. Paolo era venuta la felice idea di ricorrere al
brigante.
- Abbiamo pigliato due piccioni ad una fava ! esclamo
D. Paolo. E che piccioni grossi, Madonna benedetta! Che
piccioni grossi !
RIVISTA BELLA STAMPA
GIROLAMO ALEANDRO
DALLA SUA NASCITA ALLA FINE DEL SUO SOGGIORNO IN BRINDISI
(1480-1529) *.
Al chiudere il bel volume qui sopra annunziato, che tutto atten-
tamente percorremmo, ci tornarono spontanee in memoria alcune
osservazioni, lette non ha molto, in un dotto lavoro del professor
Francesco Novati. Nella sua prefazione a sedici lettere inedite
del celebre vescovo d'Alba, Girolamo Yida, 1'illustre critico, ma-
nifestando il giusto desiderio che quell'epico cristiano del Binasci-
mento trovi chi si consacri a dettarne una vita d'ogni parte com-
piuta, v'aggiungeva sensatamente la seguente ammonizione al tutto
necessaria ai tempi nostri. « Ma badino bene coloro i quali con
tanto e cosi lodevole ardore vanno scorrendo attraverso i campi
della nostra storia letteraria in traccia di nuovi argomenti da svol-
gere, a misurare attentamente le loro forze, prima di gridare : I' mi
sobbarco ! L' impresa e tutt'altro che agevole ed ove alcuno 1'assu-
messe a cuor leggero finirebbe per non dare alia luce se non uno
dei soliti frettolosi e manchevoli abbozzi i quali, mentre da una
parte non fanno che sfiorare 1'argomento, dall'altra, per6, privan-
dolo di quell'attrattiva che 1' integrita e la novita precipuamente gli
conferiscono, distolgono studiosi meglio provveduti di buon volere
e di dottrina dal mettervi mano 2. » Queste riflessioni, ci affret-
tiamo a dirlo, ci yenivano in mente per la sola ragione dei contrari.
Che laddove non di rado vediamo giovani, quanto pieni d'inge-
gno altrettanto sforniti di preparazione e di mezzi, i quali si fanno
baldamente a trattare, specie nelle tesi di laurea, argomenti troppo
1 Jerdme Aleandre de sa naissance a la fin de son sfy'our a Brindes
(1480-1529) avec son portrait, ses armes, un fac-simile de son tcriture et un
catalogue de ses oeuvres par J. PAQUIER, docteur es Lettres, en Philosophie et
en Theologie. Paris, Leroux, 1900, in 8, pp. LXXI1I-392.
2 ArcUvio Storico Lombardo, XXV (1898), 198,
RIVISTA DELLA STAMPA 703
vasti e superior! alle loro forze, qui invece ci trovavamo dinanzi un
ecclesiastico francese, il rev. dottore Paquier, che, provveduto di
tutto il necessario corredo di dottrina, presenta alia Sorbona di Pa-
rigi per addottorarsi in lettere un sodo studio sopra uno dei piu
famasi umanisti ed attivi prelati nella Chiesa nella prima meta del
sec. XYI *.
II nome di Girolamo Aleandro o dell'Arcivescovo Brundusino,
come frequentemente lo chiamano i contemporanei, non puo giun-
gere nuovo a persona mediocremente colta nella storia letteraria e
religiosa del cinquecento. Ma non tutti i nostri lettori, eccetto quelli
che piu dappresso si occupano di questo ramo di storia, avranno
certo presente e distinta anche la sola tela della laboriosa sua vita.
Nato alia Motta, nella Marca trevigiana, di nobile, ma decaduta fami-
glia; il 13 di febbraio 1480, pass6 gli anni dell'infanzia e della
prima gioventu in parecchie citta del dominio veneto, Pordenone,
Padova, Venezia, dove successivamente venne coltivando il pronto
e versatile ingegno e sali in fama di valentissimo umanista, e pro-
fondo conoscitore del latino, del greco e dell'ebraico. Alia Pasqua
del 1508 lascia Yenezia e 1'Accadeinia di Aldo, della quale era
stato preclaro ornamento ; 1'amicizia stretta con Erasmo 1'aveva ac-
ceso del desiderio di tentare fortuna in Francia recandovisi a tra-
piantarvi il rinascimento italiano. Per cinque anni v' insegna il greco,
parte a Parigi, parte ad Orleans, dove si rifugia in tempo di peste,
e la bonta del suo metodo e i celebri discepoli che escono dalla
sua scuola gli meritano il titolo di vero fondatore dell' insegna-
mento di quella dotta lingua neH'Universita di Parigi. A trentatie
anni, nel 1513, dal campo riposato e tranquillo delle lettere passa
a quello agitato dell'azione, ripieno di tante cure. Diventa uomo di
stato ; si alloga prima a servigi, come al suo tempo si diceva, del-
1'arcivescovo di Parigi, Stefano Poncher, poi a quelli di Erardo La
Marck, vescovo di Liegi, che nel 1516 1'invia a Roma per trat-
tare i suoi negozi in curia. Qui non tarda a levare grido di se\ La
cordiale amicizia stretta col virtuoso vescovo di Yerona, Matteo Gi-
berti, e con Alberto Pio di Savoia, principe di Carpi, gli aprono
1 II 1'aquier, seguendo il saggio metodo, che non dovrebbe mai tra-
scurarsi da chi desidera lavorare con frutto stabile e duraturo, venne eser-
citandosi, innanzi di pubblicare quest'opera, con monografie special! di
minor mole sopra lo stesso argoinento. Senza qui citare gli studii da lui
dati alia luce nelle Melanges d'Archeologie et d'Histoire e nella Revue des
Questions historiques, ricorderemo soltauto Jerome Aleandre ei la Princi-
paute de Liege, (Parigi, Picard, 1896) giusto volume di 375 pp. in-8.
704 RIVISTA
1'adito al cardinale Griulio del Medici, il quale, sul cadere del 1517,.
10 toglie a suo secretario, ma solo per breve tempo; poiche, morto-
11 27 luglio 1519 Zenobio Acciaiuoli, bibliotecario della Vaticana,
Leone X, quel giorno stesso, fa venire a se 1'Aleandro e lo costi-
tuisce successore al dotto e pio domenicano. Nel nuovo officio
spiega mirabile energia per migliorare la tan to a lui cara biblio-
teca *, pure seguitando ad essere 1'agente del La Marck, finche, scop-
piata la tempesta della Kiforma in Germania, Leone X ve lo invia
nel luglio 1520 a promulgarvi la bolla Exurge che condannava le
dottrine di Lutero. Con questa nunziatura hanno principio le sue
faticose missioni per la religione cattolica e i romani pontefici, nelle
quali risplende e grandeggia per alto senno e zelo ardente in di-
fendere i dommi della fede ed in promuovere la riforma della Chiesa
nel vero.senso cattolico, e tutto ci6 per un lungo periodo di quasi
ventidue anni quanti ne corrono dal luglio 1520 a tutto il gen-
naio 1542, tempo della sua morte.
1 Leggiadro monumento delle sue sollecitudini per la Biblioteca va-
ticana, o palatina, come allora comunemenle chiamavasi, e la lettera scritta.
al Pontefice nell'ottobre 1519 e pubblicata dal Mai nello Spicilegium Ro-
manum, 2, 234. 11 Paquier 1'inseri nel capo IV del libro III in una < le-
gante versione. Noi crediamo far cosa grata ai lettori che sono in grado di
gustare le grazie della lingua del Lazio riportandola nell'originale suo testo*
« Optas tu quidem, Pater beatissime, et non parvo desiderio expetis
uberem pluviam, per quam remisso paulisper aestu ad anniversarios tuo*
secessus, optimae tibi valetudinis fomites, redeas. Neque id immerito
optas ; nam non homines modo, quorum tu omnium pater, et in terris pro
Deo es, sed et plantae et terra ipsa nimia siccitate fatiscens, tanturn non
emissa voce, largum a superis imbrem precatur. At palatina tua biblio-
theca, qua nihil pulchrius aut preciosus orbis terrarum videt, sola ipsa.
aestatem prorogari cupit, hiemes reformidat, pluvias expavescit procellas
aeris deprecatur. Timet enini ne transversa aliqua vis venti, detorto per
fenestras specularibus orbatas ircbre, dulces animi fructus (sic enim meo
quidem indicio praeclare vocat Pindarus libros) intolerabili iniuria afficia^
quorum seminaria a tot inclytis heroibus chartaceo quidem et tenui solo,
sed Messalae marmoribus magis duraturo credita, bibliothecam tuam ve-
luti eois gemmis et erythraeis unionibus, longo ordine et magno numero
exornant. Atqui vereor ne iidem illi heroes, quorum bona pars iam nu-
mernm Deorum auxit et pluviam prohibeant et tantum cladem a suis fruc-
feibus defendant. Proinde, si voti compos fieri vis, si imbrem tibi e caelo
dari, iube feneatras specularibus muniri; et siquid aliud est, quod damnum
ei loco intentare videatur, id tuo numine arcendum procura. Si semel hoc
adnuas, turn aerem mutari videas, turn obduci caeluna nubibus et tri-
duanis aut quadrituanis imbribus aestivos ardores extingui et mox sere-
nissimam et placidissimam Martinalium aestatulam sequi; quo tempore
tua Sanctitas et felicissime rusticabitur et felicius in suam urbem redibit. »
BELLA STAMPA 705
Tale, a rapidissimi tratti, fu 1'uomo che il Paquier si prese a
studiare e far come rivivere nella nostra memoria, benche saggia-
mente si restrinse a descrivere quella piu larga parte soltanto della
sua vita, che va sino al 1529, allorche 1'Aleandro, astrettovi da
Clemente YII, Iasci6 la sua sede di Brindisi per recarsi novamente
alia corte di Roma.
Una solida trattazione e duratura di quest'argomento, intima-
mente congiunto con le vicende della vita letteraria, religiosa e
politica nella prima meta del secolo XVI in Europa, trovavasi a
superare non lieve difficolta nell'eccessiva abbondanza delle fonti,
non poche delle quali tuttavia inedite. Egli e ben vero che in questi
ultimi decennii, merce 1'istancabile ardore onde in Germania, in
Francia ed in Italia si attese allo studio del Rinascimento, pa-
recchi document! che dovevano essere come i capi saldi dell'edi-
ficio avevano veduto la luce per le accurate cure di valenti critici;
ci basti ricordare i diarii o note biografiche lasciate dallo stess©
Aleandro e dall'Omont, pubblicate il 1895, sui mss. di Parigi e
della biblioteca arcivescovile di Udine 4. Se non che quanto ancora
rimane d' inedito, specie nella corrispondenza del grand' uomo, 6
sempre in cosi copiosa misura che rende faticoso lo scrivere sopra
di lui, come ben sa chi abbia mai fatto la prova della diversa fatica,
per non dire travaglio, che porta seco lo studio sopra fonti inedite
piuttosto che sulle gia pubblicate. Ora questo non lieve lavoro fu
intrapreso e coraggiosamente condotto innanzi dal Paquier. Intese
bene egli, conforrne rilevasi piu che dalle sue parole dal metodo
da lui seguito, che la prima fonte per una vita fondamentale del-
1'Aleandro dovevano essere gli stessi suoi scritti : i diarii, le sue
lettere e quelle ancora dei contemporanei a lui ; e su questo vasto
campo, senza perd trascurare quanto da altri si venne scrivendo
e pubblicando in proposito sino dal secolo XYII, volse in modo
particolare la sua diligente indagine. Ne si rimase a fare uso di
tali fonti solo per se; ma raccolse e ordino tutta la ricca sup-
pellettile di manoscritti e di opere a stampa, e ne compose una
introduzione (III-LXXIII) e due appendici (361-372), le quali, se
potranno ricevere ritocchi e perfezionamenti, come sempre avviene
in lavori bibliografici, rimarranno sempre due utili guide a chi voglia
studiare direttamente 1'Aleandro o anche solo i suoi tempi 2.
1 Videro la luce nelle Notices et extraits des manuscrits de la Biblio-
theque nationale et auires bibliotheques. Tom. 35, parte I.
2 Ne abbiaino gfa una prova nel lavoro del DELARUELLE, fJit recucil
d' Adversaria autographes de G. Aleandro venuto alia luce nelle Melanges
Seme XVII, vol. AT/, fasc. 1212. 45 6 dicembre 1900.
706 RIVISTA
Accertare con saggio criterio la scelta delle fonti, saperle va-
gliare a dovere, e necessario fondamento di ogni lavoro storico;
fondamento che pur troppo si vede mancare, nonostante il vantato
splendore di critica, in alcuni autori moderni, i quali mostrano
a'fatti di non sapere neppure che cosa mai sia fonte di prima, di
seconda e di terza mano ; tanto sono facili ad attingere, senza discu-
tere, dovunque trovino notizie che facciano in qualche guisa al loro
subbietto. Nondimeno e anche verissimo che la scelta delle fonti,
per giudiziosa che sia, non basta da se sola a darci un'opera che
raggiunga, nella misura deH'iimana debolezza, la vera idea della
storia; idea che tutta e riposta nel dare nuova vita al passato, ripro-
ducendolo nella sua obbiettiva verita, come il valente pittore per-
petua fedelmente sulla tavola le fattezze di una persona che presto
piu non sara. Quanti libri di genere storico non ci vengono ogni
giorno in mano, nei quali dovrebbesi innanzi tutto cambiare il titolo
di biografia o di vita, che portano in fronte, con 1'altro molto piu
appropriate di raccolta di document!, o simile, per la vita del per-
sonaggio del cui nome si fregiano ? Che la materia, benche derivata
da buona sorgente, non v'e punto digerita; la parte che chiame-
remo letteraria, senza della quale e inutile sperare vera opera sto-
rica, e presso che minima, per non dire nulla, e tutto il grosso
volume, messo insieme con ingente lavoro di forbici, sara bensi
ampio repertorio, anche troppo copioso, di documenti riportati per
disteso, ma rimarra lontano le mille miglia dall'essere quel ritratto
della persona che lo scrittore avrebbe dovuto presentare ai posteri
viva e parlante. Tutto altrimenti nel Paquier. L'Aleandro, con i suoi
diari, con le sue lettere, e con gli altri suoi scritti, rimane senza
dubbio, come pur si doveva, la fonte precipua alia quale ricorre;
ma il modo del farlo e governato con criterio di parsimonia sul-
1'esempio delle classiche opere del Htibner, del Reumont, del Janssen
e di altri grandi storici dei nostri tempi. Quindi non lunghi, inter-
minabili tratti di documenti che con brevi passaggi si susseguono
e quasi connettono 1'un 1'altro, come diversi anelli di una catena;
ma invece un procedere compendiando le fonti con vantaggio di
et d' Histoire (an. XX. fas. l-II-gen.-marzo 1900, pp. 1-21)
qnasi nello stesso tempo che 1' opera del Paquier. Quest! Adversaria, sfug-
giti, come ben nota il Delaruelle alle pazienti ricerche del Paquier alia Vati-
cana, contengono note filologiche dell'umanista; hanno nondimen« qualche
ragguaglio biografico, il quale ornesso nelle altre fonti, non pote essere usato
nella nuova biografia dell'Aleandro. Tale e la notizia che.il giovane Girolamo
studio per breve tempo auche la medicina sotto Francesco Cavalli.
DELLA STAMP A 707
brevita e senza inutili ripetizioni ; i passi poi, inseriti testualmente in
una traduzione fedele, non soverchiamente prolissi, e scelti con tanto
fine giudizio e collocati eiascuno al suo proprio laogo sicche aggiun-
gono evidenza al racconto, lo ravvivano e la lettura del libro ren-
dono ugualmente istruttiva che dilettevole.
Q.ueste doti, che possono dirsi letterarie, per pregevoli che siano,
non sono certamente qaelle che fanno del libro del Paquier un lavoro
cui debbano d'ora innanzi ricorrere quanti vorranno conoscere dap-
presso 1'Aleandro e le opere sue. Se il Paquier ci avesse dato del ce-
lebre nunzio un ritratto piu o meno infedele, 1'opera sua sarebbe
stata da rifarsi, prima morta che nata. Ma egli seppe evitare il pericolo,
che pure si presentava non lieve, di ritrarre cioe un Aleandro piu fit-
tizio che vero. Homo, che se brilla come umanista, risplende incom-
parabilmente piu qual personaggio di stato e formidabile avversario
dell'eresia luterana, 1' Aleandro trovasi esposto ad essere giudicato
piu a seconda degli umori predominant! nelle parti contrarie da lui
sostenute o avversate che non alia stregua imparziale della sola
verita storica. Consultisi, a cagion d'esempio, la biografia che n«
fece il Cardella. Quanto egli scrive in sua lodo, eccettuate alcune
inesattezze in punti non principali, e provatamente vero; pure non
e tutto il vero; i difetti della vita dell' Aleandro sono ombre che
indarno ricerchi in quella tela, dove, piu che lo storico, ci senti
il panegirista i. Leggasi il Brieger nella Realencylopcidie per la teo-
logia protestante ; qui ti spiacciono non solo alcune inesattezze, che
pur troppo non mancano nel dotto uorno, ma trovi ch'egli, libero
dalla cura di celare parte alcuna del vero, non sa poi guardarsi di
chiudere il passo al falso 2.
1 CARDELLA, Memorie storiche de' Cardinal i, ecc. Roma, Pagliarini, 1793,
4, 177-188. 11 Cardella ci sembra degno di scusa quando asserisce che 1' Alean-
dro non pote eseguire la missione affidatagli dal nunzio di Alessandro VI,
Angelo Leonini. Egli -non conobbe le note dell'Aleandro, pubblicate ora
daH'Omont sul Codice di Parigi, le quali non lasciano piu luogo a dubbio:
Dec. 5 [1501] Missus fiti a legato ad Hangaros latunis xni, millia cccxxxn A/2 du-
catorum, nomine Alexandra pontificis maximi. Resignavi pecuniam in arce
Seniae; non tamen recte memhii qumtave an sexta die discesserim Venetils.
(OMONT, Journal authobioyraphique, ecc., pag. 9 deirEstratto delle Notices
sopra citate. Cf. PAQUIER, 16).
? II Brieger, a cagion d'esempio, ripete Terrore che teste notammo nel
Cardella. Ingiusta quant' altra mai e Taccusa che muove all'Aleandro di
non avere operate nulla in osservanza della residenza episcopale cui era
tenuto. ,1 fatti attestano il contrario; parti da Brindiai nel 1529, e non vi
torno piu a risiedere, perche i papi credettero di maggior gloria di Dio
occuparlo in negozii interamente rivolti al ben3 universale della Chiesa. Non
708 RIVISTA
Tra quest! estremi tutti e due riprovevoli, benchd il secondo in-
comparabilmente piu del primo, il solo giusto mezzo pud sodisfare
pienamente uno spirito retto avvezzo a ricercare innanzi tutto in
ogni opera storica il precipuo suo fine che e 1'esposizione genuina
del vero nel corso dei fatti umani. Tl giusto mezzo, diciamo; quello
cioe del biografo, al cui sguardo I'uomo che prende a ritrarre, per
alto e faraoso che sia, non e gia a priori I'eroe, come solevano chia-
marlo i biografi del secolo XYII e XYIII, ma niente piu che I'uomo
quale fu, visse, opero con le sue grandi o piccole virtu, con i suoi
gravi o leggeri difetti, con i suoi errori volontarii o no, con i suoi
vizii ancora, se sventuratamente li ebbe. Ebbene, sotto questo giusto
punto di vista consider^ il Paquier 1'Aleandro, ci6 che forma il
pregio piu bello del suo volume. L'Aleandro, qual esso fu, vi e
studiato e descritto con ispirito retto di storico sincero. Ascoltisi,
per esempio, come nella conclusione riepiloga quanto venne parti-
tamente divisando nel corso dell'opera: « Aleandro, cosi egli, e nel
secolo XYI uno dei piu belli esempi d'uomini divenuti celebri per
merito del proprio ingegno e della loro energia; ma questa energia
e quanto umana, altrettanto soprannaturale. Per tutta la sua vita
mantenne 1' indole d'un umanista italiano ; coscienza del suo valore
e sollecitudine di far camera. Non ebbe nulla del Nirvahna indiano
ne di quel nascondimento che troviamo nelF individuo del medio
evo. La sua profonda devozione alia Chiesa non seppe in tutto pre-
scindere d'ogni proprio secondo fine, ne la sua vita privata fu sce-
vra di debolezze morali : andrebbe incontro a disinganno chi ricer-
casse in lui il disinteresse e 1'austerita di un santo 1. »
In questa guisa il Paquier ha dato ancora bel saggio come un
figlio ossequente della Chiesa e ministro del santuario possa dire
liberamente la verita, ed ha mostrato con nuovo esempio quanto
sia falsa 1'opinione di alcuni razionalisti che nella fede sincera e
nell'amore filiale e riverente alia Chiesa si ostinano di riconoscere
un invincibile ostacolo a trattare con retto senso e spirito non par-
tigiano parecchie delicate question! di storia ecclesiastica. Ma pas-
siamo innanzi.
a torto osserva il Paquier (p. 356) che questa memoria del Brieger, in-
serita nella 3a edizione della RealencyclopacUe, piu che sopra 1'Aleandro e
oontro di lui. Nella precedente edizione aveva brevemente trattato del-
FAleandro il Plitt, non senza insinuazioni poco benevole. Della voce falsa-
mente sparsa in Germania, che il padre dell'Aleandro fosse giudeo, dice
solo che non e dimostrabile (yiclit erweislicty, laddove e provatissimo che
fu cristiano egli e i suoi avi, Dio solo sa da quante generazioni.
1 Pag. 359.
DELLA STAMPA 709
Quanto venimmo sin qui discorrendo intorno 1'opera del Paquier
nel suo tutto e le doti procipue che la rendono coraraendevole, sem-
bra richiedere che si discenda ora ai particolari. E parecchi per verita
ce se ne presentano fra i non pochi che venimmo notando nella
lettura del libro. Per non riuscire nondimeno soverchio prolissi ci
terremo paghi di stenderci sopra due solamente.
Una delle arti con le quali i nemici dell'Aleandro cercarono di
ronderlo inviso alle genti alemanne, tra le quali 1'aveva inviato
Leone X, fu il divulgare che fosse iiato di famiglia ebrea e forse
non 1'avessero neppure battezzato. La calunnia, messa fuori dapprima
a modo di maligna insinuazione da Erasmo divenutogli in quel
tempo avversario, fu raccolta e sfruttata dai due piu violenti suoi
nemici, Martino Lutero e Ulrico Hutten. L'Aleandro, bencho omai
adusato alle villane invettive lanciategli contro dai piu arrabbiati
novatori, credo bene doversi purgare di questa pretesa macchia nel
memorando discorso fatto in Worms il 13 febbraio 1521 alia pre-
senza di Carlo Y e degli elettori. Le sue parole parve sortissero
il desiderate effetto ; che da quel tempo in poi la calunnia sembrd
arme dismessa e spuntata. Se nonche, come sull'autorita del Wrede
riferisce il Paquier, nel 1536 i suoi nemici tornarono a rimetterla
in voga per escluderlo dai cardinalato 1. Ora lo studio che facemmo
delle lettere dell'Aleandro al Morone, conservate neH'Ambrosiana
di Milano, ci mette in grado di allegare un passo di una sua au-
tografa del 21 di gennaio 1537, colla quale confermasi a tutta evi-
denza 1'asserito dai Wrede. Questa lettera per quanto sappiamo non
fu usata sin qui, e riesce tanto piu pregevole in quanto che ci da
le parole genuine deH'arcivescoyo di Brindisi : laddove, com'e noto,
il discorso teste" ricordato del 13 febbraio 1521 ci fu tramandato in
non piu che nel brevissimo sunto fattone dall'Aleandro in una sua
-a Griulio de' Medici e in quello piu ampio che ne distese il can-
celliere di Sassonia presente alia dieta 2. Eccolo dunque, piu deci-
frato quasi che trascritto dai difficile autografo.
' PAQUIER, 1. 6, 201.
2 PAQUIEH, 198. Questo discorso e anche nel Pallavicino (Storia del
<tf. Trento, 1. 1. c. 25) posto dall'autore direttamento in bocca all'Aleamiro
ma cavato coui'egli professa « dalle lettere delTAleandro e da due i.stru-
zioni Tuna portata da lui di Roma, Valtra data da esso ad alcuni ora tori
cesarei per indurre il Sassone a procedere contro Lutero ». Ma in quest a
solenne concione non inserl aft'atto il Pallavicino la parte che riguanla In
calunnia suU'origine del Nuncio.
710 R1VISTA
« .... Intendo per piu vie die detto Rizio 4 mi vuol male, et dice
male per non haver io voluto far quello che lui desiderava, perche ser
io ho studiato hebreo, non sono pero hebreo, cosi non pur nianco son
greco per saper greco, et son nato 25 miglia appresso Venetia in luoco
ove mai sta permesso star hebrei ; et credono riecessario che V. S. advert!
con la sua prudenza che ne il Riccio, ne li suoi fautori facessero mala
relatione di me ; certo quello pericolo per li principi catholic! di Ger-
mania et per forza (?) la M*a del Ee o Mons.°r Rev. mo di Trento havreb-
bero a male la mia promotione 2. Peroche di quella calunia di essere
hebreo [fu?] trovata come dice Hutteiio da Erasmo per invidia et mali-
gnita che so difendere la fede, et per conseguente era necessario impu-
gn are insieme le opere soe, dico quelle irnpie poi condannate in Paris!.
Oltre che io sono receptus canonicus et prepositus leodiensis, ut nobilis et
quondam laterile ('?), la S.ta diN. S.re e inolto ben informata dal Nunzio
di Venetia, il quale ha visto casa mia et li miei tutti homini da conto,
et non come dicoiio li maligni. Et se fusse stato altramente come sarei
io stato fatto arcivescovo dalla Sede Apostolica et mandato in tante le-
gation!? Per la pressa del corrieri non saro piu in questo prolisso 3... »
II secondo punto, col quale prima di conchiudere ci piace trat-
tenere i lettori, Io desumiamo dal settimo ed ultimo libro intitolata
Ennuis et conversion tantopieno di cose nella suabrevita(pp.339-359).
Chi voglia ritrarre fedelmente 1'Aleandro dal lato morale, non meno
di alcun altro scabroso, deve scrutare in lui due personaggi, le-
cui parti in different! tempi sostenne, 1'umanista cioe e 1'uoma
di chiesa. Come umanista ebbe non pure sentiment! cristiani, ma
costumi che differiscono quanto il cielo dalla terra da quelli di tanti
altri suoi ben noti coetanei. Aldo Manuzio nella prefazione dell'Iliade
non si peritd di lodarne la purita dei costumi, e il Yatablo nella
edizione della Grammatica del Crisolora gli diede la stessa lode 4 ;
elogi che se specie per ragione del tempo in che furono tributati
non escludono fall! e cadute nella vita d'un uomo, non possono certo
1 Nella parte della lettera che precede espone 1'Aleandro le cagioni
che muovevano il Rizio a fargli quell'occulta guerra.
2 Dopo certo, o forse innanzi ad esso, gli rimase nella penna qualche pa-
rola, probabilmente un rappresentando o termine soraigliante. Della fedeltlu
della copia non e a dubitare, avendocela collazionata cortesemente, mentre
• eravamo per darla alle stampe, il rev. dott. A. Ratti, bibliotecario del-
1'Ambrosiana.
3 BiU. Ambros. 0 229 sup. f. 103. E da avvertire che le lettere ori-
ginali di questo volume, scritte daH'Aleandro al Morone il 13 e 20 gennaio,
il 27 aprile 1537 e il 23 luglio 1538 sono document! di maesima importanza
per chi abbia a scrivere della sua promozione al cardinalato sotto Paolo III-
* PAQUIER, p. 346.
DELLA STAMPA 711
oonciliarsi con abiti piu o meno pubblicamente viziosi. Infatti, e
1'osserva giustamente il Paquier, gli error! della sua gioventu accen-
nati da lui nel giornale colla schiettezza d'un bambino, oltre che
poco numerosi sono riferiti come fa chi per tali li riconosce e punto
in essi si compiace ; tutt'altrimenti dal pravo costume d'innumerabili
umanisti addormentati nelle pravo loro consuetudini. Si risguardi
ora nell'Aleandro 1'uomo di chiesa. Tale nel senso piu ampio della
parola divenne non prima del 1509, allorche ricevette la tonsura
e probabilmente gli ordini minori. Diacono e sacerdote non fu che
da uomo provetto, cioe il 9 ottobre 1524, lo stesso giorno che fu.
<3onsacrato vescovo, quando perci6 aveva gia valicato il quaranta-
quattresimo anno dell'eta sua. Ci mancano document! per accertare
in qual tempo fosse iniziato all'ordine di suddiacono, costandoci solo
dall'atto di nomina alia sede arcivescovile di Brindisi che gia 1'aveva
ricevuto nel 1524 l. Chi dunque si faccia a studiare questo non breve
jratto della sua vita colla scorta de' suoi ricordi biografici trova che
il tempo che piu dovette deplorare innanzi a Dio fu quello del primo
soggiorno in Roma (1516-1521). Durante la nunciatura di Worms
e nell'altre sue missioni apparve sempre esemplare. Ritornato in
Roma nel novembre 1522 sembra avesse nuova ricaduta; poscia,
Tordinazione sacerdotale, i disinganni che tennero dietro alia sua
andata presso Francesco I, i mali che vide scatenati sulla Chiesa
e F Italia, non escluea i'eta matura, contribuirono a riformarlo sta-
bilmente. Alia frequenza della celebre Accademia romana e alia
conversazione degli umanisti del tempo succede quella dell' Oratorio
del Divino Amore presieduto da un Santo, Gaetano Tiene e dal-
1'austero suo compagno, Gian Pietro Carafa ; e F Aleandro di giorno
in giorno non pure con le parole e colle opere pubbliche, ma con
1'esempio di una vita dedita agli studii sacri e agli esercizii di pieta
diventa membro attivissimo della vera ed unica riforma cattolica di
che abbisognava la Chiesa di Cristo.
E qui potremmo concludere. Ma ci piace dar luogo ad alcune
considerazioni che in una sensatissima nota fa il Paquier, dopo di
avere toccato con fedelta di storico imparziale il bene e il male della
vita delP Aleandro prima del sacerdozio.
1 A proposito della promozione dell' Aleandro noteremo un punto che
in un libro di argomento cosi speciale avremino voluto vedere trattato in
qualche modo. E egli vero che fu da Olemente VII eletto vescovo di Oria
e poscia, dopo breve tempo, trasferito all'arcivescovato di Brindisi V (Cf. CAR-
.DELLA. Memorie storiche ecc. 4, 185).
712 KIVI8TA
« La storia 11011 deve essere ne jmnto ne poco un'opera di polemica^
quindi se stesse solo in noi non aggiungeremmo piu nulla a queste lineer
le quali, ci giova sperarlo. saranno trovate pienamente conform! alia
verita. Se 1'Aleandro non fosse stato die uomo di lettere, avremmo gia
troppo seritto per provare a chi eonosce il Kinascimento la nostra as-
serzione; per il tempo appunto in che visse si puo dire che egli menasse
vita ben ordinata e saggia. Ma 1'Aleandro non fu solo umanista. Nel
1520 ebbe incarico da Leone X di combattere la Riforma nascente, e da
questo pun to in poi fu uno dei suoi piu temuti avversari. Ed ecco si
fanno innanzi un numero grande di scrittori a spiare con occhio linceo
le debolezze della sua vita, per togliere il credito all'avversario di Lu-
tero. Quei medesimi che piu inneggiano alia serena imparzialita della
storia soiio essi i primi die qui la dimenticano. E dunque giusto met-
tere a riscontro Aleandro e Lutero per tirarne eonclusioni in favore del-
1'una parte o dell'altraV Nel 1520 Lutero era un monaco cattolicamente
educate, che aveva trascorso la . g'iovinezza nel ritiramento e negli eser-
cizii della vita claustrale. Lutero, scrive uno dei suoi storici, crebbe,
come un vero monaco, senza famiglia e sen/a patria (Th. Kolde, Lu-
ther und der Reichstag zu Worms 1521; Gotha, 1883, 3). In quel nie-
desimo tempo 1' Aleandro non era che un umanista nutrito della lettura
di Teocrito, Ovidio e Luciano, giovane letterato pieno di spirito die.
viaggia da Pordenone a Venezia, da Venezia a Parigi, da Parigi a
Liegi e a Roma, che a formare i costumi non ha se non la conversa-
zione degli umanisti del tempo suo. Chi dunque potra meravigliarsi se
in questo periodo il teologo e superiore airumanista, 1'eremita al let-
terato che viaggia per il mondo, il monaco e il sacerdote a colui die
solo esternamente, e secondo 1'uso di quelTeta, appartiene al chiericatoV
« Ma dato pure, tutto cio nonostante, che si voglia istituire un para-
gone tra 1'Aleandro e Lutero in favore di chi riuscirebbe esso mai? Co-
ininciando dal 1520 Lutero s'allontana dalla fede cattolica. Or noi cre-
diamo di non fare stupire ne offenderc alcuno affermando chenello stesso
tempo la sua moralita comincia a scendere in basso. Chi oserebbe in-
fatti di sostenere che il Lutero della Catticita di Bcibilonia, il Lutero
dei Discorsi sul matrimonio, il Lutero di Caterina Bora e delle Convvr-
sazioni alia mensa abbia un valore morale cosi elevato, come il Lutero
dei Salmi di Penitenza e dell'Oraaione domenicale, come il sacerdote cat-
tolico avanti la dieta di Worms l? Ma per 1'Aleandro, questa dieta segna
il punto di partenza in senso contrario. Egli divenendo 1'uomo del Cat-
tolicismo e Tavversario della Riforma sente die deve correggere la sua.
vita. Dal 1522 in poi s'eleva, mentre Lutero si abbassa. La Riforma fa
di Lutero a quarantadue anni un inuainorato e il monaco si congiunge-
con una monaca ; alia stessa eta la lotta contro la Riforma risveglia
1'Aleandro, gli fa spezzare i suoi vincoli e 1'umanista del Rinascimento
1 Cf. WALCH Luthers Scriften, Halle, 1740, 9, 1300; DOLLINGKK, Die lie-
formation, Regensburg, 1, 40> 306-848; 3, 215-274: — Das Luther -monument
zu Worms (1869} 170-181. Kirchenlexicon (1893 2a ediz.) 8, 344. Nota del
Paquier.
BELLA STAMP A 713
tramuta in sacerdote cattolico di ansteri cost urn i. Forse la ricordan/a
dei suoi errori servi a spingorlo pin t'ervorosamente verso il bene : rerto,
se Agostino nou fosse precipitate eosi profondo non avrebbe giammni
poggiato si alto. La Ri forma ebbe in parecchi uoinini, nmnischiati nelle,
Hue lotte, nn cft'ctto contrario ; qnclli die a lei si diedero passarono dal
bone al male; quell i per contrario die essa ridesto dal loro Ictar^o pas-
sarono dal male al bene *. »
Egregiamente detto. Conchiuderemo manifestando il desiderio
-che il Paquier medesimo, coroni 1'opera si bene avviata. A pro-
seguire la vita delFAleandro conviene attendere siano usciti alia luce
i volumi Y e YI dei Dispacd dei Nimzi in Qer mania, che va pub-
blicando F Istituto storico prussiano ed ancora gli imminenti lavori
<lella Societa del Gorres sopra il Concilio di Trento ; per questo
^ppunto ci piacque che il Paquier siasi arrestato al 1529. Pubblicate
-che siano le dette fonti ci giova sperare che il chiaro Autore vorra
<lescrivere in un secondo volume gli ultinri dodici anni dell'Alean-
dro, periodo fecondo di nobili fatiche e rallietato di frutti copiosi,
da lui raccolti non meno con la cristiana prudenza nel negoziare
«he con Fesempio di vita integerrima.
1 PAQUIER, 348-319.
BIBLIOGRAFIA1
ALLIEYO GIUSEPPE, prof. — Gian Paolo Richter e la sua Levana
o scienza della educazione. Torino, Unione tip. editrice, 1899, 8° di
pp. 10G. — L. 2,00.
Lo scrittore protestante Richter, tivo-critico della Levana, con la com-
morto sin dall'anno 1825, tra le molte petenza di profondo pedagogo, istitui-
opere date alia luce pubblico la sua see una analisi accurata di cio ch&
Levana, o scienza di educazione, ad- merita lode, perche conforme alia
dimostrandosi fornito di una mente verita, e di cio che merita biasimo,
eletta e di una vasta coltura. Ed il perche o inesatto od anche evidente-
ch. prof. Allievo nel Saggio esposi- mente erroneo.
ALLECHI FERRION1. — Schede storico-archeologiche intorno al ve-
tusto tempietto di San Michele Arcangelo in Levizzano Rangoni.
Modena, tip. Tonietto, 1900, 16° di pp, 108. — L. 1,00. Si vende
a beneficio dei restauri dell 'Oratorio.
ALLEGRETTI PIERANTOGNO ED ARIODANTE. — Libro de' ri-
cordi maggiori dal 1497 al 1624, pubblicato la prima volta con com-
menti da Emilio Chiarini. Grosseto, tip. dell' Ombrone, 1900, 16°
di pp. 156.
ALFIER1 ALESSANDRO, sac. — Per monti e per valli. Roma, Desclee,
1900, 8° gr. di pp. 136. — L. 1,25.
Sono sette novelle, non fatte sol- rica, o una nozione scientifica, o un
tanto per passare giocondamente il intendimento sociale. Sara dunque-
tempo, ma aventi per lo piu uno scopo una lettura non solo piacevole, ma-
nobile ed alto, vale a dire un inse- anche utile alia gioventu.
gnamento morale, o una notizia sto-
ALPHONSE (Saint) DE LIGUORI. — Avertissements de la Providence
dans les calamites publiques. Paris, Tequi, 1900, in 2.° — Cent. 60.
Noto il libro e notissimo PAutore. dice a questo volumetto e ag-giunta
Arvertiamo soltanto che in appen- Paureo opuscolo sulla Preghiera.
. I Jibri e gli opnscoli, amiunziati nella Bibliografia (o nelle Hiviste
della Stamp a) della « Civilta Cattolica », non pnd TAmministrazione assuniere in nessnna
raaniera 1' incarfco di provvederli, salvo che i detti libri non sieno indicati come vendibilt
presso la stessa Amministrazione. Ci6 vale anche per gli annnnzi fatti sulla Copertina del
periodico.
L'AMMINISTRAZIONB.
BIBLIOGRAFIA 715
AMIAMO GESU. Omaggio al Redentore per la fine del secolo XIX.
Rieti, tip. Trinchi, 1900, in 16.° — Cent. 20.
Questo ctoe ora annunziamo, non ma un altro lavoro, scritto da un
£ una seconda edizione del libro del P. Cappuccino, buono anch'esso e de-
P. Laurenti d. C. d. G. cosi intitolato, gno d'esser diffuse.
AMOR Y NEVEIRO CONSTANTE. — Examen critico de las nuevas
escuelas de Derecho penal. Memoria. Madrid, impr. del Asilo de
Huerfanos, 1899, 8° di pp. 330.
ANGELONI ITALO MARIO. — Le nevi. Poesie. Torino, Roux, 1900,
18° di pp. 88. — L. 1,00.
Insieme con questo libro abbiamo si discuterk ancor piu (item): ma
ricevuto con pregkiera di pubblica- nessuno vorra negargli una nuova
zione un cartellino in lode, s'intende, limpida sincerita (se non c't altri,
di queste poesie, il quale si chiude la neghiamo not questa limpida sin-
con le seguenti parole: « E un pic- cerita, perchd in mold luoghi abbiamo
colo libro elegante (e vero), cbe si invece trovato una torbida nebulo-
leggera molto (ne dubitiamo), e che sita). »
APOLLONIO FERDINANDO. — Anna M. Marovich. Memorie. Venexia,
tip. Emiliana, 1900, 16° di pp. XVI-304. — L. 2,00.
Donna di virtu non comune, d'in la vita. Ma nel ringraziare il ch. Mon-
gegno raro, di annegazione operosa signore Apollonio d'aver si bene ap-
fu questa Marovich, ben nota ai Ve- pagato il lungodesideriodi tante per-
Beziani che nella loro citta la videro sone, facendo anche rivivere intorno
seppellire nei silenzii della casa pa- alia Marovich le attraenti figure del
terna e poi nel chiostro, e nella cura Card. Monico e di Don Daniele Canal,
di fanciulle e giovani bisognose di esprimiamo il voto ch'ei voglia com-
;aiuto per la loro riparazione morale, pir l'opera,pubblicando in un secondo
quelle doti onde avrebbe potuto bril- volume una raccolta dei migliori
lare e farsi un nome nel mondo. Chi scrittidi quell'anima bella, e special-
scrive queste linee e tra coloro che mente di que' suoi Versi di Filotea,
1'hanno personalmente conosciuta, e che saranno sempre profondamente
molto desiderate che se ne scrivesse gustati dachi ama lapoesiadel cuore.
BARBIERI P. PIERPAOLO, d. C. d. G. - - Vita del giovinetto Ales-
sandro Fedele Baldissera genovese. 2a edizione riveduta ed am-
pliata. Uiliw, tip. del Bianco, 1900, in 1 6.°
La prima edizione di questa cara di dire che, per lo spirito di pieta e
Titerella fa da noi annunziata e rac- pel pregi di lingua e di stile, questo
comandata nel quaderno del 15 feb- libretto pud dirsi un gioiello. Si dif-
braio 1867, e fu poi tradotta in te- fonda largamente, che ne verrk gran
desco ed in polacco. Nell'annunziare bene alia gioventu studiosa.
ora questa seconda ci contenteremo
BARRERA JOSE M.a SALVADOR, can. — Discurso inaugural leido
en la solemne apertura del curso academico del 1899 a 1900 en
el insigne Colegio-Seminario de Teologos y Juristas del Sacro-Monte
de Granada. Granada, impr. Guevara, 1899, in 4.°
716
BIBLIOGRAFIA
Nobilissima poi e 1'ode con la
quale egli fa rivivere dinanzi a noi
1'illustreP. VannutelU, una delle vit-
time dell'eccidio ferroviario di Caslel
Giubileo, che funesto Roma e tanta,
parte d' Italia nel passato Agosto.
BARTOLENI AGOSTINO, Monsignore. -- Dante Francescano e Ter-
ziario Francescano — Padre Vincenzo Yaiinutelli. Roma, Scuola
tip. Salesiana, 1900, in 8.°
Fra i tanti aspetti sotto i quali
e considerate ai dl nostri il sommo
poeta, bello e vederlo studiato nelle
sue relazioni col Poverello d'Assisi,
e studiato da tale che nelle dantesche
cose, per universale giudizio, e molto
addentro.
BAUMGARTNER ALEXANDER S. I. — Die grieohische und latei-
nische Literatur des klassischen Altertums. Erste und zweite Au-
flage. Freiburg iniBreisgau, Herdersche Yerlagshandlung, 1900, 8°di
pp. 596.
11 cb. P. Baumgartner, conti-
nuando la sua opera gigantescadella
storia di tutte le letterature, ci oifre
nel presente volume quella dei Greci
e dei Romani.
Storie della letteratura greca e
latina ve ne sono moltissime, rna non
ne conosciamo alcuna che in fatto
di ampiezza, di metodo, e di chia-
rezza possa stare alia pari con questa
che annunciamo. Unisce insieme due
pregi singolari : e storia nello stretto
senso della parola, fatta cioe secondo
tutti i canoni della critica moderna,
ed allo stesso tempo e una hella an-
divisa in tre libri : il primo risgnarda.
la letteratura classica greca; il se-
condo, la Jatina ; e il terzo, di pochi
capitoli, tratta della letteratura greca
al tempo dell'impero romano. Dei
principali lavori letterarii greci. e-
latini 1'A. ci da la storia, la critica,
Tanalisi, e un discreto saggio. Vj
aggiunge inoltre in giustissimi boz~
zetti la vita e il carattere dei varii
autori, ci6 che getta una luce sma-
gliante sull'opera stessa, ben sapendo
ognuno, che se lo stile ci mostra
1'uomo, il carattere dell'autore pari-
mente si riflette nello stile. Insomma
questa storia e un bellissimo lavoro,.
che fa degno seguito all'altra, anche
essa pregevolissima, delle letterature
oriental}.
tologia, dove il lettore, ignaro del
greco e del latino, puo gustare, tra-
dotti nell'idioma tedesco, i tratti piu
belli della classica antichita.
L'opera del ch. Baumgartner e
BELANtfER P. A. S. I. - - Lss Mesoauas. Ce que sont les Reli-
gieux; ce qu'ils foat. A quoi ils servent. Paris, Lecoffre, 1901,
16° di pp. YI-240. — L. 2,50.
L'autore, che gia fu allievo della zioni, e messe sulla bilancia si veg-
scuola politecnica di Parigi, prende
qui a ribattere le principali accuse
coutro i religiosi da lui stesso udite
nel mondo. Incomincia con uno stu-
dio sui voti religiosi nelle loro
relazioni con la dignita umana e
Tutilita sociale. Poi vengono le ric -
chezze scandalose delle Congrega-
gono ridursi a ben poco, benche il
Waldeck Rousseau parlasse a Tolosa
del famoso miliardo delle Congre-
gazioni. Segue poi la dimanda, se
i Religiosi siano ostili alia Repub-
blica. E la questione e trattata senza
ambagi e risolta in modo chiaro e
preciso. Non ci dovevano, ben si ca
BIBLIOGRAFIA
717
place, mancare i Gesuiti, e il capi- commovente dei servizi resi alia so-
tolo dato IOPO e forse il piu ghiotto. cieta da quest! innocenti, odiati per-
Finalmente il libro si chiude con tre che sconosciuti. II libro e fatto per
important! capitoli, ne' quali e trac- la Francia, ma ben si vede che puo
ciato a grandi linee, ma con Tap- far molto bene anche in Italia,
poggio di molte citazioni, un quadro
BRANDT P. SALYATORE S. I. -- II Matrimonio cristiano dinanzi
al Senate del Regno. Studio giuridico. Roma, tip. A. Befani, 1900,
in 8.° — Prezzo L. 1,00. Yendibile presso 1'Amministrazione della
Civilta Cattolica.
La discussione serena, che in
questo lavoro vien fatta, di tutti gli
argomenti, coi quali hanno voluto
sostenere la necessita della prece-
denza del matrimonio civile, e efflca-
cissima a porre in piena luce di
mezzogiorno 1'inanita di quelli, non-
che 1'avversione sistematica e per-
tinace delle sette contro il rito santo,
onde, giusta la nostra antica Fede,
si fondano legittimamente ed incrol-
labilmente le famiglie. Le belle pa-
gine del R P. Brandi son tutte succo
di dottrina canonica e giuridica, e
con logica stringata ribattono i so-
fismi, ritorcendoli contro gli stessi
fautori della precedenza, in guisa, cbe
ne risulti essere il rimedio da loro
imaginato contro i tanto lamentati
disordini present! assai peggiore del
male. Ne consegue pero definitiva-
mente una risposta trionfale ai tanti
spropositi gia detti in Senato ed
un'anticipata confutazione di quelli
cbe si udiranno alia Camera dei De-
putati ove il disegno di legge vi fosse
discusso. E pero il libro si racco -
manda da se stesso a quanti vogliano
con illuminata coscienza tener dietro
a questa cbe e una delle question!
piu gravi per la Religione e per 1'av-
venire delle famiglie.
BREVIARIUM ROMANUM, 4 vol. in- 16 (16X94/8).
Nuova e.dizione, dedicata a S. S.
Leone XIII, 1900, stampata su vera
carta Indiana solidissima e perfetta-
mente opaca. Ogni volume di 1100
pagine circa non ha di spessore piu
di 18 a 20 millimetri, e legato, non
pesa che 300 grammi. Malgrado il
piccolo volume di quest'edizione il
carattere e grosso e di bell'occhio;
nel minore spazio possibile. L'edi-
zione e in rosso e nero ed ornata
in ogni tomo di numerose sacre in-
cisioni. — Sciolto, L. 24. — In zi-
grino, taglio oro (14 sp.), L. 42 -
In zigrino lucido, la qualita, mono-
grammi dorati, taglio rosso e oro
(N. 17), L. 47. Roma. Desclee Lefebvre
e C.
e inciso appositamente per ridurlo
BRICOLO FRANCESCO. -- Melilla o la Figlia dell' Assassinate di
R. De Navery. Riduzione dal francese. Terza edizione. Treviso,
tip. Turazza, 1900, 16° di pp. 384. — L. 1,50.
Essendo la gioventu tanto avida in italiano questo interessante rac-
di romanzi, e ove non ne abbia dei
buoni leggendone essa dei cattivi, il
Rev. prof. Fr. Bricolo ha fatto opera
veramente utile a recare dal francese
conte del De Navery. Solo vorremmo
vedervi la lingua piu pura, e che
sentisse meno della Senna donde
venne.
718
BIBLIOGRAFIA
BRUNEAU JOSEPH P. S. S. — Synopse Evangelique. Paris, V. Le-
coffre, 1901, 16° di pp. XXIY-198. — Fr. 3,00.
sinossi,non un commentario, e quella
stessa non ad uso del dotti, ma degli
stndenti di sacra Scrittura. Non si
cerchi qui dunque uno studio di cri-
tica letterale, ma vi e quanto basta
per ispiegare le apparenti contrad-
dizioni tra gli evangelisti, e per ista-
bilire, almeno con una certa proba-
bilita, la cronologia dei fatti principali
del divin Redentore.
Non e una sinossi in senso di
compendio, ma di concordanza o ar-
monia dei vangeli. I singoli racconti
dei quattro evangelisti sono messi
1'uno di fronte all'altro in altrettante
colonne, di guisa che con un'occhiata
si puo vedere in quali particolarita
differiscono 1'uno dall'altro. A pi& di
pagina poi vi sono note, ma solo le
strettamente necessarie, percb.6 1'Au-
tore dichiara d'aver voluto fare una
CARRARA BELLING, prof. — La matematica nei Lice,i del regno
esposta in lezioni ed esempi alia gioventu studiosa. — Algebra.
2a edizione Milano, Albrighi, Segati & C. 1901, in 8° di pp. 542.
— L. 3.
Quest'opera ha fatto buona prova,
se tra tanti corsi d'algebra elemen-
tare e giunta alia seconda edizione.
Riferendoci a quanto ne dicemmo
per occasione della prima (4ottobre
1890), ci basti soggiungere ch' essa
e notevolmente scemata di mole,
eppero migliorata; e crediamo che ci
sia campo a restringerla ancora, nel-
I'interesse dei giovani per 1'appunto,
i quali inteso che abbiano dalla viva
voce del professore e penetrati bene
i principii, godono mirabilmente di
trovare chiaro e succinto tutto ii
tiene dell'esposizione orale. Quanto
ai numeri negativi il ch. A. po-
trebbe, a nostro avviso, pronun-
ciarsi anche piu esplicitamente e ri-
solversi a non vederci se non una
pura convenzione; e la regola dei
segni nella moltiplicazione dedurla
con piu rigore per altra via. Ma co-
teste non sono cose di conseguenza
nella pratica del calcolo algebrico, a
cui si vede che mira sopratutto il
valente professore, il quale aggiun-
gendo copiosi e ben scelti esercizii a
ciascun capitolo, ha dato un manuale
che, oltre al testo, scusa largamente
un libro apposito di esempi.
succo delle lezioni, e rinunziauo di
buon grado a quel soprappiu che
— La selenografia antica e moderna, studio storico-scientifico. Pavia,
F.m Fusi, 1900, in 8° di pp. 116.
La perfezione degli strumenti
ottici moderni, che permisero di scru-
tare piu minutamente la superflcie
del nostro satellite, e in questi ul-
timi anni 1'adattamento di appositi
grandi obbiettivi fotografici, richia-
marono sulla luna Pattenzione gene-
rale e la curiosita scientifica: tanto
che dall'osservatorio di Parigi i si-
gnori Loewy e Puiseux mandarono
fuori un grande atlante di ciascuna
parte della superficie lunare, opera
di tale perfezione che eccit6 1'ammi-
razione di tutti gl'intendenti di astro-
nomia e di fotografia. Su questo fonda-
mento, col confronto delle immagini
future, molto si spera per la cogni-
zione della costituzione fisica della
luna. Divulgare questi studii, e quelli
che li precedettero, da Galileo al Ric-
cioli, autore della nomenclatura di
que' mari e crateri, e giu giu flno
BIBLIOGRAFIA 719
a' giorni nostri, & 1'intento di questa tifica di Pavia, ora riuniti in un inte-
monografia del P. Carrara, pubbli- ressante volumetto ricco di notizie
cata per articoli con alcune belle e di erudizione storica.
carte lunari nella nuova Rivista scien-
CHARAUX CLAUDE-CHARLES, prof. — Le caractere national et le
genie de la France. Paris, A. Pedone, 1900, in 16.°
CHARDON, mgr. — L'Ange et le Pretre. Paris, P. Lethielleux, 16" di
pp. 204. — Fr. 2,00.
Poco prima di passare a miglior morte. Vi si trovera, come negli altri
vita, Monsignor Chardon agli altri suoi scritti, una dottrina attinta a
suoi libri sugli Angeli aggiunse que- buone fonti, e insegnamenti non meno
sto, che fu poi pubblicato dopo la sua sodi che divoti.
CHIMINELLO FRANCESCO. — Nuova grammatichetta della lingua
italiana per le scuole elementari superior!. Como, D. Grossi edi-
tore, 1900, in 16. »
CICERONIS M. T. Philippica III et IV in M. Antonium. Con note
del sac. Luigi Brunelli. Augustae Taurinorum, ex officina Sale-
siana, 1900, in 16.° — Cent. 15.
COLLELL JAUME, can. — Catalunya a Palestina. Barcelona, impr.
dels germans Subirana, 1900, 16° di pp. XV1-200. -- Pes. 2.
CONTI AUGUSTO. — La mia corona del Rosario. Pensieri. Firenze,
tip. S. Giuseppe, 1900, 16° di pp. 128. — Cent. 50. Yendibili presso
il P. L. Ferretti, S. Marco, Firenze.
— Idem. 2a edizione. 16° di pp. 120. — Cent. 50. Yendibile, come
sopra.
II solo titolo fa divozione. Sentire Con tale intento, premesse alcune no-
un venerando vecchio, che 6 tutt'in- tizie general! sul Rosario, egli illu-
sieme valente letterato e filosofo forse stra i singoli misteri coi passi del
il piu illustre che oggi onori 1' Italia, Nuovo Testamento, massime de' Van-
dire con una certa ingenuita infan- geli ; e fa veder poi come le arti tutte,
tile la mia Corona, e fame soggetto e specialmente la pittura, la scultura
di un libro, & veramente cosa che e la poesia, li abbiano celebrati con
muove a tenerezza. E la tenerezza opere insigni. L'Autore del caro libro
cresce accompagnando il buon vec- fu benedetto dal S. Padre ; e il P. Mae-
chio per tutto il corso del libro, scritto stro Generale dell'Ordine Domeni-
col fine d' infer vorare se stesso e al- cano con una sua lettera «c lo fece
trui nel recitare questa santa pre- esultare e lacrimare rammentandogli
ghiera, poi confutare 1'errore di chi promessa la vita eternale a chi glo-
non approva questo santo esercizio, rifica la Madre di Gesu » (p. V).
come se fosse cosa da femminelle.
COPPEE FRANCESCO dell'Accademia francese. — Saper soffrire !
Traduzione dal francese. Milano, Peregalli, 1900, 16° di pp. XXXVI-
160. — L. 1,50.
Chi non conosce questo letterato rino oggi la Francia? Chi non sa del
e poeta, uno de'piu illustri che ono- suo pieno ritorno alle credenze e alle
720
BIBLIOGRAFIA
pratiche cristiane avvenuto tre anni
or sono, quando un£ malattia fisica fu
foriera della sua guarigione morale?
Ma pochi, che noi sappiamo, cono-
scono questo suo libro (il quale e una
compilazioned'articolidettati in letto
per un giornale, proprio nel tempo
di quella sua crisi fisica e religiosa)
clie pure in Francia ha avuto piii
decine d'edizioni, ma comparisce tra
noi' in veste italiana ora per la prima
volta, destinato a fare un gran bene.
Le pagine di Prefazione, ove 1'Autore
descrive la sua conversione, hanno
una semplicitk e un candore che inna-
mora. Nel libro poi, ove sono bozzetti
d'una freschezza squisita, in quasi
tutti i capitoli vibra la nota alta e
soave della fede e della morale cri-
stiana. Si legge come un romanzo
e fa del bene come una predica; e
pero noi vorremmo che le buone
madri, le buone sorelle lo mettessero
in mano a quei loro figli o fratelli
sviati da Dio e dalla fede, ai quali
e inutile parlare di libri religiosi :
presentando loro questi spigliati ar-
ticoli delTillustre poeta, membro del-
PAccademia di Francia, quanti di
essi abboccherebbero 1'amo a salute!
COSTA LORENZO, parr. — Pel secolo XX. Melodramma in tre atti.
Brisighella, tip. Servadei, 1900, in 16.° — Cent. 50. Rivolgersi
all'Autore in Valsenio (Imola).
Questo bel melodramma e inteso,
come dichiara 1'egregio Autore, a
mettere sotto gli occhi delle molti-
tudini le funeste conseguenze deri-
vate dal tentative di far senza la Re-
ligione cattolica nelle scienze, nelle
lettere, nelle arti, nelle invenzioni,
e specialmente nella societa e nel
popolo del secolo XIX: triste retaggio
della Rivoluzione, che proclamd le
tre mentite parole di liberta, fratel-
lanza, uguaglianza. II dramma pero
si chiude, traendo dal presente ri-
sveglio di fede cristiana felice au-
gurio pel nuovo secolo, gli albori del
quale sono qui descritti. II lavoro e
diviso in tanti quadri ben coloriti e
secolo XIX, rivoluzione, religione,
scienze ecc. appariscono tutte per-
sonificate; e benche il soggetto non
si prestasse a quell' intreccio com-
plicato che suol rendere interessanti
i drammi, 1'Autore per6 vi ha sup-
plito con la vivezza della descrizione,
e con 1'onda melodica delle strofe
acconcissime alia musica, e di metri
molto svariati. Qualche secolo fa,
quand'erano in voga le rappresen-
tazioni simboliche , questo lavoro
avrebbe forse destato entusiasmo;
ma oggi dubitiamo se trovera chi lo
metta in musica e lo rappresenti sulle
scene. Ad ogni modo sara sempre
una lettura utile e gioconda.
smaglianti, ne' quali le suddette cose,
CRISTOFERII IOANNIS, can., Episcopi Ecclesiae Apuanae et excel-
lentes Seminarii Apuani doctores. Apuae, ex Officina R. Rossetti,
1900, 8° di pp. 128. — L. 1,50.
Quantunque il castello, che fu
poi citta, di Pontremoli sia molto
antico, antica non ne e la diocesi,
che fu eretta soltanto nel 1787. Ma
in questo poco piu d'un secolo fu
illustrata da sette Vescovi degnissimi
4i serbarne memoria. E appunto per-
che questa non abbia a perire il
ch. Autore ha voluto consegnarla a
queste pagine, nelle quali si leggono
sugosi cenni biografici di ciasche-
duno, scritti con accuratezza storica
e in elegante lingua latin a. Neque
inutilem rem aut ingratam (aggiunge
BIBLIOGRAFIA
721
voti che Tesempio sia imitate inmolte
diocesi, a onore del clero in generate,
e in particolare del Seminarii. E
allora si vedra non solo etiam ma
praecipue apud nos aliquid bont exi-
ttere posse.
me facturum putavi si quaedavn
udiicerem de praestantioribus Semi-
narii Apuani doctoribus, nee non in-
dicem virorum illustrium, quiex eius-
<Lem Seminarii sckolis prodierunt. Hoc
tnim argumento erit etiam apud nos
^liquid boni existere posse. Facciamo
CURE AMEDEE, Mgr. — La Communion frequente au point de vue
theoriqueet pratique. Etudes de theologie pastorale. Tome premier.
Paris, 6 rue Cassette, 1900, 16° di pp. 536.
Questo Monsignore, che da piu quente. La trattazione e condotta
anni sta scrivendo in un periodico
sopra questo soggetto, noi lo chia-
meremmo volentieri, con parola tutta
moderna, uno specialista nella ma-
teria della Comunione frequente. In
questo volume abbiamo tre studii.
II primo e come preliminare e gene-
rale, ed espone i principii e le regole
della Comunione frequente. II se-
•condo, piu particolareggiato, esamina
se si debba o no inculcare la Co-
munione frequente, e in qual misura
sia da accordarsi alle diverse classi
di persone che possono usarne. Nel
terzo si risponde ad alcuni casi di
coscienza e si sciolgono alcune dif-
ficolta contro la Comunione fre-
DE CIUTIIS SALYATORE, comte, chambellain intime de Sa Sain-
tete, etc. — Une ambassade portugaise a Rome an. XYle siecle.
Naples, typ. D'Auria, 1899, in 8° di pp. 85.
E una splendida monografia, con- sbarcare in Liguria) una pantera col
tenente un tratto delle relazioni del
r'amoso re portoghese, Emanuele, col
pontefice Leone X. Poco dopo 1'avve-
nimento di questo, il re spedi a Roma
un'ambasciata composta di uomini
illustri, che portavano tra altri pre-
ziosi regali un elefante indiano, un
rinoceronte, (che poi si affogo nello
BE LA RIVE T. — L'esilio e la morte di Pio YI. Roma, Pastet,
1899, in 8.°
DELBREC D. d. C. d. GK — L'enseignement des catechismes sur les
conseils evangeliques et la vie religieuse. Toulouse, imprimerie
catholique Sainke-Cyprien, 1899, in 8.°
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1212. 46 6 dicembre 1900.
con dottrina, chiarezza, ordine luci-
dissimo, esoprattutto con molto buon
senso cristiano ; e guarda il soggetto
sotto tanti rispetti, discende a tante
e si minute particolarita, spazia nel
campo di tante ipotesi, e vi discorre
intorno con si grande sicurezza e
rettitudine, che speriamo ci sara per-
donato il nome di specialista dato
all'Autore. Certo almeno si e che
questo libro, il quale fu gia onorato
di molte autorevoli approvazioni, a
tutti i Confessori tornera utilissimo.
Un altro volume sara poi dato tutto
intero alia Comunione delle Reli-
giose.
negro suo domatore, un cavallo per-
siano, ecc. Cio, con altre notizie sto-
riche riferentisi alle glorie che fu-
rono, espone quest'operetta del ch.
De Ciutiis, il quale si mostra versato
assai nella storia della sua patria, e
nella conoscenza di eccellenti font!
storiche.
722
BIBLIOGKAFIA
non sia il tempo di dare luogo e
modo a un insegnamento speciale e
nelle parrocchie e nelle scuole cri-
stiane intorno a ci6 che costituisce
la vita religiosa e la sequela de' con-
sigli evangelic!. Tanto eseguisce egli
in questo opuscolo, la cui opportu-
nita ed importanza non sfuggira cer-
tamente a nessuno.
Questo lavoro fu letto nel quinto
congresso francescano in Tolosa a'17
agosto di quest'anno. Ed ora, attesa
la sua utilita, viene dato alia stampa
separatamente. Dopo la condanna del-
r ' Americanismo , dinnanzi al pericolo
di certe idee nuove che si fanno
strada e nel popolo e nel clero, molto
opportunamante il ch. P. Delbrec e
venuto nel consiglio di chiedere se
BELLA SANTA GIUSEPPE. — Una pagina storica di due paeselli
friulani (Sequals e Solimbergo). Udine, tip. Dei Bianco, 1900, in 16.*
DIOTALLEVI P. FERDINANDO 0. F. M. — All' Alba del Secolo XX.
Omaggio al Divin Redentore. L' Incarnazione del Yerbo. Discorsi
nove. Cagliari, tip. Valdes, 1900, 8° di pp. 64. — Cent. 50.
DI PALMA FRANCESCO. — II 1799 in S. Elia a Pianisi. Firenze,
1900, in 12° di pp. 58.
Questa monografia d'importanza
locale, potra servire insieme con altre
somiglianti, al future storico della
rivoluzione nelle province napoletane
del 1799. II ch. autore narra i fatti
particolari con ogni diligenza e li
DI SAN MARCO ROSA, contessa. — Feste cristiane. Volume 2.° Mi-
lano, Ditta ed. P. Clerc, 1900, 24° di pp. 376.
Di questa bell'opera, che abbiamo raccomandiamo il secondo ed ultimo-
gia annunziato con lode (ser. XVII, volume, che si stende dal maggio al
vol. XII, p. 78), presentiamo ora e decembre.
DISANO CARMELO. — Guida delle Catacombe e monumenti dell'Ap-
pia antica. Roma, tip. Bracony, 1900, 16° di pp. 76. — Cent. 60.
DOYLE P. JUAN S. I. — Tifones del Archipielago Filipino y mares
circunvecinos 1895 y 1896. Manila, tip. del Observatorio, 1899r
4° di pp. 110 e Tavole XII.
DRUON H., doct. — Bossuet a Meaux. Paris, Lethielleux, 16° di
di pp. 264. — Fr. 3,00.
« Bossuet a Meaux », vale a dire
Bossuet considerate, come Vescovo.
Egli suol essere molto studiato e am-
mirato come oratore, come scrittore
e sotto altri simili rispetti, ma poco
sotto quello di Vescovo. Ora 1' Autore
havoluto studiare questo grand'uomo
anche in un teatro per lui piu mo-
conferma con buoni documenti. L'or-
dine, la chiarezza, le savie conside-
razioni morali e la semplicita dello
stile, rendono la lettura di questa
lavoro molto dilettevole.
desto, e far vedere, come sapeva di-
scendere alle particolarita piu mi-
nute deH'amministrazione diocesana,
e vegliare al bene delle piu umili
parrocchie. Egli stesso pero conviene
che Bossuet a Meaux non pud col-
pire Pimmaginazione, come F6nelon
a Cambrai.
ENCICLICA del Santo Padre Leone XIII del 1 novembre 1900. Di
G-ESU CRISTO REDENTORE. Treviso, tip. Istituto Mouder in 32.° —
BIBLIOGRAFIA 723
Copie 100 L. 3,00; copie 50fJ L. 12; copie 1000 L. 20 ; copie 5000
L. 80. Franche di porto.
EVANOELI (Q-li) di tutte le Domeniche dell'anno spiegati al popolo.
Nuova edizione. (A cura del Circolo di S. Pietro di Roma). Roma,
tip. Seth, 1900, 16° di pp. 208. — Cent. 50. Si vende a beneficio
della diffusione gratuita dei Yangeli della Domenica nelle chiese
di Roma fatta dal Circolo S. Pietro. I medesimi Yangeli in foglietti
volanti sono venduti a cent. 15 il cento, oltre il rimborso delle
spese postali. Rivolgersi al Circolo S. Pietro, piazza di Pietra 26,
Roma.
Di nuovo raccomandiamo di cuore a pag. 473) la quale tornera molto
questa pubblicazione (gik da noian- utile alle famiglie cristiane,
nunziata nel vol. IX di questa serie
FERRABOSCHI ANGELO, sac. - L'Anno Santo e 1'Anno Santificato.
Piccolo Manuale pratico del Giubileo. Graziosa raccolta delle prin-
cipali pratiche di Religione per conservare i frutti dell 'Anno Santo.
Reggio-Emilia, tip. del S. Cuore di Gesu, 1900, in 24.°
FITER P. LUIS IGNACIO, S. I. — Congregacion de Nuestra Seiiora
de Barcelona. Organizacion general de la Congregacion y de sus
secciones y academias. Barcelona, tip. Catolica, 1900, 8° di pp. 252.
- Pesetas 2,50.
GAETA SALYATORE, sac. prof. — Gesu Misericordioso. Omaggio al
Divin Redentore pel secolo XX. Napoli, Chiurazzi, editore, 1901,
16° di pp. XYI-480. — L. 3,00. Rivolgersi all'Autore, Yico Storto
S. Agostino degli Scalzi 12, Napoli.
« Non so quale accoglienza avra Dottori della Chiesa, presentando poi
questo mio povero lavoro » dice mo- ogni cosa con bell'ordine, con chia-
destamente i'Autore. Ebbene glielo rezza, semplicita ed unzione. Se e
diremo noi: avra accoglienze oneste e vero quel che dice nella prefazione
liete; ne ci6 soltanto, ma, quel che il ch. Autore, che a dettar questo
piu importa, fara del bene assai. Que- libro sentissi determinato dai simili
ste due cose non possono mancare volumetti intitolati Gesu Baono, Gesft
ad un libro che tratta di Gesu mise- Santo, Gesft Grande, lo scrittore di
ricordioso, e ne tratta, come il pre- questi puo ben andarne lieto, ed escla-
sente, traendo la materia tutta dal mar con Mose: Quis tribuat ut omnis
Vangelo e i comment! dai Padri e popuJus prophetet? (Num. 11, 29).
GERONIMI EUGENIC, can. prof. — Corso di Sacra Eloquenza ad uso
dei Seminarii secondo le norme della S. Sede. Terza edizione rive-
duta e migliorata dall' Autore. Como, tip. Cavalleri e Bazzi, 1900,
16° di pp. 390. — L. 2,00.
L'episcopato lombardo, nel pro- lume del ch. prof. Geronimi. Un g-iu-
gramma degli studii per i seminari, dizio si autorevole ci dispensa da
ha adottato come libro di testo il vo- qualsivoglia encomio, che noi po-
724
B1BLIOGRAFIA
tremmo aggiungere in lode dell'au- procedere alia terza ristampa del sue
tore, che in breve tempo ha dovuto corso di sacra eloquenza.
GHIRARDI FABIANI Y. — Camir. Scene della vita Indiana. Torino,.
Giulio Speirani e Figli, editori, 1898, di pp. 239. — L. 1,00.
Camir e il nome di un Creole lice repubblica del Paraguay. II rac-
dell' America meridionale, il quale, contino 6 scritto bene, 6 interessante,.
se dobbiamo credere alia brava scrit- ed istruttivo, e piacera, ne siamo-
trice, fu lo strumento scelto da Dio certi, a' suoi numerosi lettorl.
per la fondazione della famosa e fe-
GIANANTONI ALESSANDRO, sac. — Libriccino per gli Operai. Mi-
lano, B. Bacchini, 1900, 16° di pp. 124. — L. 1,20.
Dalla benemerita Biblioteca del contro la religione, e gli ordina-
menti sociali necessariamente richie-
sti per la formazione, mantenimento>
e vita dell'umano consorzio. L'ope-
retta del Gianantoni riesce utilis-
sima ancbe per coloro, che nelle
conferenze e nei circoli popolari si
occupano a combattere i pregiudizi,
e gli errori, conforme ai bisogni ed
alPintelligenza della classe operaia^
Buon Pastore di Milano, che pub-
blica un volume di 150 pagine ogni
mese, & venuto fuori il Libriccino
per gli Operai del degno sac. Gianan-
toni. Noi vorremmo vedere questo
veramente caro libriccino nelle mani
di tutti gli operai, i quali nella let-
tura dei giornali cattivi assorbono il
veleno dell'incredulita e dell'odio
GILARDI AMBROGIO, prof. — Elementi di Rettorica ad uso delle
scuole ginnasiali, tecniche, normali. II edizione. Milano, Cogliati,
1900, 16° di pp. 256. — L. 1,50.
Lodammo gia questo libro (serie raccomandarlo, principalmente per la
XVII, vol. 5, p. 88) quando vide la giustezza dei precetti, e la brevita e
luce la prima volta. Ora torniamo a chiarezza della trattazione.
LEO-GESELLSCHAFT (Societa Leonina di Yienna). — Immagini
sacre classiche — pubblicate per cura della detta societa — da Joseph
Roth, Stuttgart & Wien. 1899.
Fornire al popolo, ai bambini, alia
gioventu immagini innanzitutto sa-
cre veramente, facili a intendere, atte
a secondare ed eccitare il buon gusto
artistico, e con tutto cio a poco prezzo,
e un problema complicato di molte
difficolta. Non piccola tra 1'altre quella
dello spaccio. senza il quale & vana
ogni altra industria.
Un tentative ardito, degno d'es-
sere segnalato e appoggiato da clero
e laici intelligenti, e quello impreso
dalla Societa Leonina di Vienna, che
in una prima emissione di santini in
varii formati, da 58 X 88 mm. a 235 X
315, ci ha dato gia un bel saggio e
da ottime speranze di nuovi continue
progressi. Essa non ammette alia,
riproduzione se non opere di alto va-
lore classico, riconosciuto, fucri con-
troversia:Mantegna, Raffaello, Alber-
to Diirer, Gaudenzio Ferrari, Botti-
celli, Murillo, QuintoMassys, Fiihrich^
Overbeck, ecc. Mette a profitto tutti
i procedimenti moderni fotomeccanici
e d'incisione; industrie, com'^ noto^
che a Vienna sono in pieno fiore.
Ne abbiamo sott'occhio un saggio,.
una vera piccola pinacoteca e quasi
un gabinetto di stampe. II S. Tom-
BIBLIOGRAFIA
725
di quelle colorate p. e., sempre pre-
ferite dal popolo, come il bellissimo
Cuor di Gesu dell'Hellweger (n 397),
e i due cari fanciulli in preghiera,
del Fiihrich (370 a), o di quelle a
mezza tinta, uso stampa antica, come
il S. Cristoforo e la fuga in Egitto
del Diihrer (265, 249). Altre per la
grana della carta e per il coloritoimi-
tano la tela dipinta o i tessuti in seta.
Questa e arte vera, da promuovere e
diffondere ad educazione religiosa e
civile insieme del popolo cristiano.
maso d' Aquino del Ghirlandaio, quanto
intelligente davvero! la Madonna del
Granduca, S. Pietro liberato dalPan-
gelo, di Raffaello; tante belle ripro-
duzioni delle antiche incieioni in le-
gno eseguite da Alberto Diirer pel
popolo appunto. Forse le sue robuste
donne di Norimberga non sembre-
ranno oggi, ne anco ai tedeschi, atte
a fornire il tipo della B. Vergine Ma-
ria ; ma la collezione e ricca e sva-
riata, e 1'impresa, secondo i dati del-
1'esperienza, ha tutto 1'agio di sce-
gliere, scartare, migliorare, abbondare
MARRUCOO S., sac. — Omaggio a Gesu Redentore. Sonetti. Calta-
nisetta, tip. Arnone, 1900, 16° di pp. 108. — L. 2,00.
In questi sonetti si sente 1'anima: stiano. No, la vera arte cristiana non
un'anima di poeta, e di poeta cri- e morta.
MOSCARDI YINCENZO. — Serafino Ciminello nel quarto centenario
della sua morte. Aquila, tipografia cooperativa, 1900, 8° di pp. 30.
Fin tanto che visse (1466-1500) degli altri che giocavano a carte.
Le quali doti singolarissime essendo
morte con lui, ne di lui essendpci
altro rimasto che una parte delle sue
poesie ben mediocri,non e maraviglia
che alia grande nomea d'un tempo
sia succeduta la non curanza dei piu
e quasi 1'intero oblio. Da questo pero
haa cercato redimerlo recentemente
parecchi letterati, e fra essi il ch. Mo-
ecardi, il quale ponendo a confronto
con sana critica gli scritti del Cal-
meta, dell'Antinori, del Luzio e del
Renier, ci ha fornito una bella mo-
nografia del poeta, che sara letta con
gusto dagli etudiosi della storia let-
teraria, e specialmente da' suoi com-
patriotti Aquilani, che in lui ricono-
scono una delle loro glorie.
ORSINI-TOSI E. — Uscito dalla tomba. Racconto. Roma, Pustet, 1900,
due voll. in 16° di pp. 180, 160. — Cent. 70 ciascun volume.
Vi sono delle pagine tenere e buon giovane, il quale dopo aver
commoventi in questo bel racconto passati sei lunghi anni nel fondo di
della signora Orsini-Tosi, e siamo una prigione per un delitto del quale
certi che sara apprezzato secondo il egli era innocente, finalmente trova
BUG merito. L'uscito dalla tomba e un la liberta, e con essa la fidanzata,
questo Ciminello parve qualche gran
cosa; fu riputato il principe degli
improvvisatori del suo secolo; e di-
fatto.il merito d'una certa ispirazione
e di un forte impeto alle sue poesie
non pu6 giustamente negarsi. Ma cio
che dava ad esse maggior rilievo era
la maestria del recitarle e 1'arte di
gposare insieme il verso e il canto.
Aggiungevasi poi la sua sfasciata me-
moriae certe sue abilita straordinarie,
come quella di dire estemporanea-
mente mille e piu nomi e poi repli-
carli con ordine inverse; di dettare
a due copisti insieme due diverse
materie e intanto scriver egli sopra
una terza; di giocare a scacchi e al
tempo stesso tener conto dei punti
726 BIBLIOGRAFIA
che egli credeva perduta per sempre. novellette, buone, sugose, e scritte
II secondo volume si chiude con due in bello stile.
PADANO CESARE. — Briciole sane. Rime. Genova, G. Fassicomo,
1900, 24° di pp. 104.
Vero Tuno e Paltro. Vero che sono giamo ben volentieri : sono per lo piu
briciole, e vero che sono sane. Ma spiritose e gustose.
un'altra qualita o due noi vi aggiun-
PECORARI CAESAR S. T. D. -- Manuale Ordinandorum ea com-
plectens quae Clerici vel necessario vel utiliter scire debent prae-
cipue pro experimentisordinationibus praemittendis, i nsu per Ri turn
ex Pontifical! Romano de Ordinibus conferendis. Roma, Desclee,
18° di pp. IV-328. — L. 2,25.
L'operetta del Pecorari riesce uti- disporli a ricevere e ad esercitare
lissima agli alunni dei seminarii per degnamente gli ordini sacri.
PODESTA Y. — Memorie storiche di Sestri Levante. L' Isola. Chia-
vari, tip. Esposito, 1900, in 8.°
PONZANI T. C. — I doveri degli uomini di Silvio Pellico commen-
tati e iliustrati. Roma, Desclee, 1900, 8° di pp. 204. — L. 2,50.
Non e il piu letto, ma fra gli lastici. A questo doppio scopo mirano
scritti del Pellico e certamente il piu le noticine chiare e sobrie da lui
utile questo libro dei doveri degli medesimo appostevi; i racconti che
uomini. E un vero trattato di educa- seguono ogni capitolo, crescendo alia
zione religiosa, morale e civile, pieno lettura diletto; le poesie del Pellico
di rettitudine e di sodezza, ma spo- stesso e d'altri autori, e pagine me-
glio d'ogni stucchevole forma dida- morabili della nostra letteratura.
scalica, e scritto anzi con molta na- Nulla in somma e trascurato di quel
turalezza, a modo di una semplice che si puo desiderare in un libro di
conversazione alia buona. Egregia- lettura e di premlo per gli istituti
mente dunque fece il professor Pon- d'educazione e per le scuole dette
zani a ridarcelo e, quel ch' e piu, complementari e di perfezionamento.
ridarcelo ornato di nuove attrattive Anche 1'edizione, per carta e caratteri
e reso conforme ai programmi sco- e assai commendevole.
PORTILLA JULIAN, can. — Recitaciones de Derecho Canonico y di-
sciplina eclesiastica de Espaiia por J. Portilla Martin canonico,
doctor en Derecho etc. y Manuel S. Asensio abargado del Colegio
de Salamanca y una advertencia preliminar de Enrique Gil y Ro-
bles. Salamanea, impr. « La Minerva », 1900, 16° di pp. 172.
POTTIER ALOYS, S. I. — Les deux Temoins du Sacre Coeur. Paris,
Douniol, 1900, in 16.° — Fr. 0,30.
RAMPOLLA DEL TINDARO MARIANO, card. — Di un catalogo ci-
miteriale romano. Di una biografia di Santa Melania Giuniore.
Roma, tip. Bertero, in 8° gr.
BIBLIOGRAFIA
T21
RIVISTA DIFIS1CA, MATEMATICA E SCIENZE NATURALI. -
Pavia, Fusi, 1900 (mensile, associazione per 1'Italia: anno L. 12,00,
seinestre L. 7,00 ; perl'Estero : anno L. 14.00, semestre L. 8,00. -
Rivolgersi al Direttore Can. Prof. Pietro Maffi, Pavia).
Fondata per voto del congresso
degli scienziati cattolici italiani, adu-
nati in Como nel 1899, questa ras-
segna ha compiuto omai il primo
anno di vita e con onore suo, e del
Prof. Can.0 Maffi e di tutta la dire-
zione. Quando si dica che essa e con-
dotta con serieta d'intenti e di me-
todo, e detto molto. Gli articoli e me-
morie, che prendono incirca i due
terzi di ciascun fascicolo, sono sva-
riati d'argomento e d'indole; quali
storici, quali didattici, altri di ben
intesa divulgazione scientifica, ed al
cuni pure originali. La seconda parte
del quaderno « cronache e riviste »
contiene una moltitudine di notizie,
raccolte dai periodici e pubblicazioni
Bcientifiche, e distinte per materie,
utilissima e ben scelta: geologia, bo-
tanica, zoologia, fisica, chimica, me-
dicina, chirurgia, geografia, astrono-
mia, ecc. Sicche il periodico risponde
giustamente al titolo che porta in
fronte, e allo scopo pel quale fu
ideato.
Dare alia rivista un carattere
scientific© piu elevato, cioe, trasfor-
marla in un « journal » di fisica o
di matematica o di flsiologia speciale,
sarebbe stato mancare all'intento e
cercar 1' impossibile. Giacche una
pubblicazione scientifica, per quanto
si cerchi di elevarne o abbassarne il
livello, alia fine da se necessaria-
mente prende la sua posizione d'equi-
librio corrispondente alia coltura della
maggioranza de' suoi lettori, e al gra-
do dell' insegnamento che i piu dei
suoi collaborator} professano per uf-
ficio. Ed oggi in Italia I1 insegna-
mento superiore delle scienze, con
tutto il corredo dei laboratorii e delle
biblioteche e i sussidii che solo uno
Stato puo fornire, non e in mano
della parte cattolica, sebbene i cat-
tolici per se non ne siano esclusi.
Ma una rassegna ben diretta
come questa, che oifra campo a cia-
scuno di pubblicarvi i suoi studii,
che accolga ogni cosa buona, escluda
ogni studio contrario alia verita cri-
stiana e per6 a priori condannato a
cadere, come fondato in falso ; una
rassegna somigliante non pu6 altro
che rendere buon servigio alia causa
del bene, merita seria considerazione
e incoraggiamento.
STOPPANI P. -- Yita di Gesu Cristo spiegata nelle scuole. Lezioni
di Religione. Milano, Cogliati, 1900, 16" di pp. XII-208. — L. 2,00.
Non intese gia 1'autore con questa
Vita di Gesu fare un libro di critica
storica. ne ricostruire la vita di lui
col fondo storico ed etnografico, come
nelle grandi opere del Didon e del
Le Camus. II suo intento e stato
semplicemente quello di narrare or-
dinatamente i fatti, quali sono nei
quattro Evangelii. Certamente, libri
tali devono essere da tutti bene ac-
colti. E si necessario moltiplicare le
buone letture per mantenere in alto
i cuori e le menti ! La stampa del
libro di tanto in tanto e interrotta
da fogli bianchi. 11 fine dell'editore
e stato questo: perche gli scolari
notino ivi gli appunti fatti a viva
voce dal maestro; essendoche il libro
e destinato a formare temi di lezioni
scolastiche sulla vita di Gesu Cristo.
In fatti, tutto e diviso in 33 lezioni.
VALENSISK DOMKNICO, mons. — Delle reliquie del Battista di San
Stefano e S. Eufeinia conservate nella chiesa del S. Precursore
sita sul Golfo Lametico. Nicastro, tip. Nicotera, 1900, 16° di pa-
gine 84.
VICENZI BONA VENTURA, sac. — Nuove prediche quaresimali per
il Giubileo Universale dell'anno 1901. Giarre, tip. del « Predica-
tore Cattolico», 1900, in 16.° — L. 1,00. Si vende a benefizio della
nuova chiesa del S. Cuore di Zocca Modenese.
Come annunziammo con piacere che sono come un'appendicedi quelle,
(ser. XVII, vol. IV, p. 850) le Prediche e trattano dell'esistenza di Dio tra-
quaresimali pubblicate pel Giubileo verso i secoli, del tempo, e del quat-
dell'Anno Santo, cosi di gran cuore tro novissimi. Giusta ne e la dottrina
annuoziamo queste Nuove Prediche, e lucida 1'esposizione.
VICINI PAOLO EMILIO, dott. — Di Niccold Matarelli. Bicerche e
critica. Modena, tip. Bassi, 1900, in 8.°
STRENNE ED ALMANACCHI PER L'ANNO 1901
Strenna delle Missioni Cattoliche. 1901. A/itono; tip. S. Giuseppe in 8.*
— Cent. 50.
La Buona Strenna, 1901. Calendario illustrato. Torino, libreria Sale-
siana, in 8 • — Cent. 40.
Almanaceo illustrato delle Famiglie Cattoliche per Tanno 1901. Roma,
Desctee, 1901, in 8.° — Cent. 50.
Calondario Mariano per Tanno 1901. Roma, libreria Pastet, in 8.° -
Cent. 50.
II Galaiituomo. Strenna offerta agli Associati alle Letture Cattotiche di
Torino. Torino, 1900, in 24.° — Cent. 20.
Agenda Krolnsiustica per 1'anno 1901. Questa nuova importante ed uti-
lissima pubblicazione, che incomincia la sua serie con il nuovo secolo, ha
per iscopo di dare ag-li ecclesiastici un piccolo vade mecum su cui notare
tutti gli appunti che ordinariamente si annotano in amende comuni e non
speciali ad ecclesiastici. Essa conterra nella sua prima parte non solo il
Calendario Romano con le principal! indicazioni della quotidiana uiliciatura,
ma anche I'accenno alle priiuMpali devozioni che cadono entro I'anno, ecc.
— Prezzo L. 1.50. Rivolgersi alia libreria Pustet. piazza Fontana di Trovi.
Roma.
D E C R E T U M
VKBIS ET ORBIS
Regi saeculoruin Christo lesu lain prope labentis aevi finem, novi-
que properantis initia soleinniter coiisecrare oinnes, quotquot ubique
terrarum sunt, Redeinptos maxime convonit ; tuin ut pro acceptis ab
Illo, elapso praesertim saeculo, beneficiis gratiae peragantur, turn ut
in tain advorsis rernni vicissitudinibus validiora auxilia ad novum
feliciter ineundum Ipse misericors et cleinens tribuat.
Quibus superiore anno praeludens Beatissimus Pater et Doininus
Noster LEO XIII Decreto S. RR. C. die 13 Novembris dato concessit
ut etiam incipientis lanuarii anni >UMI media nocte in tempi-is ao
sat'ellis t'.nwni posnet adoramluin awpisiiseiinum I'Mcharistiae Sacranicn-
tuni, fact -i potentate legendi rcl canen-.li c<tdem Itora coram Illo unicam
Miss.un ilc festo in Circunicisionc Domini et Octava Natiritati* ; fide-
lilms autcm siw infra,, sive extra Sacrificii aetionem de speeiali gratia
S. Sifniu-ini aiimendi.
Nunc vero cogitanti Beatissimo Patri de novo aliquo stimulo
fidelium pietati addendo, tarn soleinni eventu, innotuit plures Sacro-
runi Antistites, piasque Sodalitates in votis habei-e, ut Christifideles
spiritualis Indulgentiaruin thesauri divitiis adlecti, undequaque ad
Sacrosanctae Eucnaristiae adorationeni invitarentur, qui et illatas
Numini iniurias reparare, et seipsos Eiusdem suavissimo Cordi arctius
coniuugere satagerent.
Quae cum apprime Eius voluntati responderent, Beatissimus Pater
benigne largitus est, ut omnes Christifideles, qui Sacramentali Con-
fessione rite expiati et S. Synaxi refecti in templis ac sacellis, ubi
Sanctissima Eucharistia adservatur, corain Augustissimo Sacramento
publicae adorationi exposito a media nocte diei 31 Decembris ad
meridiem usque diei 1 lanuarii, qua libuerit hora Integra oration!
vacando etiam iuxta inentein Sanctitatis Suae pias ad Deum preces
fuderint, Plenariaui Indulgentiam assequi possint et valeant.
Quantum vero ternporis adoranda Eucharistia exposita manere
debeat, dummoio intra memoratum duodecim horarum spatium fiat,
Sanctitas Sua Ordinariorum prudentiae reliquit.
Contrariis non obstantibus quibuscumque.
Die xvi Novembris anno MDCCCC.
S. CARD. CRETONI
S. C. Indulgg. et SS. Reliqq., Praefedus.
FKANCJSCVS SOGARO, Archiep. Amiden.
Secretariat*,
GRONAGA GONTEMPORANEA
Roma, 23 novembre - 6 dicembre 1900.
I.
DIARIO DELL' ANNO SANTO
1. II ricevimento del giovinetti e delle fanciulle delle scuole cattoliclie
romane in S. Pietro. — 2. I pellegrini di lassy in Rumenia, e quell i di
Alatri, di Cremona, di Nepi e Sutri; personaggi insigni. -- 3. Faci-
litazioni per 1'acquisto del giubileo neile novene deirimmacolata Con-
cezione, del S. Natale; e nell'esposizione della Madonna della neve
a S. Maria Maggiore.
1. Questa volta abbiano pazienza i pellegrini italiani e steameri,
principi o popolani ch'essi siano; cedano il posto e 1'onore ai gio-
vanetti, ai bambini e alle bambine delle scuole cattoliche romane ; i
quali a' 29 dello scorso novembre, in giovedi, giorno sacro alia va-
canza, invitati a specialissima udienza dal Papa, sfidando il mal tempo
e le minacciose onde del Tevere, concorsero in S. Pietro a vederlo,
aoclamarlo, e riceverne la benedizione. Fu questo 1'avvenimento piu
importante nella cronaca giubilare della quindicina, e uno dei piu
singolari ricevimenti di tutto I'&nno.
Erano un 25000 quell'esercito chiassoso, dagli otto o dieci anni
ai venti, alunni dei oollegi ed istituti signorili, dei mezzani, e dei
popolani, delle scuole private ginnasiali, liceali, tecniche, elementari,
popolari, degli oratorii festivi, delle congregazioni mariane, e di tutto
il multiforme piccolo mondo muliebre, che sotto il magistero di mo-
nachelle bianche, nere, e bigie impara tuttodi la dottrina cristiana,
1'alta letteratura ed a far la calza. S'erano viste tante volte nel corso
di quest'anno santo quelle lunghe schiere sfilare sotto buona guida
per le vie e sulle piazze delle basiliche, a guadagnare il giubileo.
Le avevamo sentite quelle vocine recitare preghiere e litanie, ad im-
plorare le misericordie del Cielo per se e per le famiglie e la patria
loro. Era troppo giusto che tanti pellegrini indigeni avessero essi
pure la consolazione e 1'onore di presentarsi al Yicario di Gresu Cristo,
e vederlo i piu di loro per la prima volta. Quanti sono, nati e cre-
sciuti in Roma, che mai non videro il Papa !
CRONACA CONTEMPORANEA 731
Ogni cosa era stata accuratamente regolata dal comitato iniziatore.
Ciascun istituto al suo posto assegnato, i maschili alia destra, i fem-
minili alia sinistra, lungo la bancata dal fondo della basilica fino a
tutti i bracci della crociera. Nell'abside i collegi ecclesiastic! e se-
minarii, pochi gruppi di pellegrini, cioe un quattrocento di Aiatri,
una trentina di lassy in Rumenia, alcuni spagnuoli e qualche altro
forestiero ; tutto il resto gioventu.
Ne manco pure il concerto ; che la fanfara del giardino parroc-
chiale di Trastevere, dopo aver fatte squillare le sue trombe per le
strade arrivando a S. Pietro, sotto le volte della basilica inseri le
note dell' inno pontificio tra le note di quell' iinmenso coro giovanile.
Coro piu bello di soprani e central ti non s'era inteso mai : e non tardo
a farsi vivo, quando verso il mezzogiorno, apertesi sotto Parcata di
fondo le cortine di damasco, comparve sulla sedia gestatoria 1'augusta
persona del Pontefice. I primi a vederlo alzarono tosto la voce giuliva,
che fattasi un'onda acuta e potente si propago rapidamente fino all'al-
tare della confessione. II S. Padre benediceva con la mano tremula,
commosso esorridente; i fanciulli acclamavano, plaudivano; lacrime
di consolazione scendevano dal ciglio dei professori e maestri.
Alle litanie lauretane, intonate come al consueto dagli Agosti-
niani di S. Monica, rispondevane all'ottava acuta un coro di venti-
cinquemila voci bianche, e cantavan di cuore ! Data dal S. Padre la
benedizione, al ritorno nuovi plausi, nuovi osanna. Molti di que' ra-
gazzetti, che volevano veder bene, s'arrampicavano sui gradini e sulle
basi delle colonne e de' pilastri, lasciando protestare i discreti gendarmi
pontificii ; e di lassu sventolavano pezzuole e facevan festa al Padre
comune; e quale non aveva libere le due mani, con Puna si te-
neva da non cascare, e con 1'altra plaudiva picchiando sul marmo.
Fu quel giorno veramente bello e consolante. Non tutta la gioventu
di Roma, che pure e numerosa oltremodo, sfugge all'azione benefica
della Chiesa. Tanti giovanetti e fanciulle che imparano, insieme con le
lettere, a conoscere e temere Iddio, tanti maestri ecclesiastic! , religiosi,
laici, tanti giovanotti di buona volonta che prestano braccio forte
al clero nelle scuole festive e nei giardini ricreatorii con opera di zelo
il piu illuminate : rendono alia citta e al paese il servizio piu in-
signe che ai tempi presenti la Chiesa possa desiderare. La radice
della salute e la fede; diffonderla, crescerla, nutrirla e fortificarla
nella gioventu e cooperare al massimo dei benefizi loro compartiti
dall'Altissimo.
2. Oltre ai pellegrinaggi teste accennati, dei diocesani di Aiatri
giunti il 25 novembre, di lassy in Rumenia venuti il 26, e quelli
ripartiti gia fin dalla precedente settimana cioe di Cremona, di Nepi
e Sutri, sarebbero da annoverare un' infinita di altri gruppi collettivi
732 CRONACA
delle parrocchie, confraternite, ed associazioni romane, che nel corso
di tutto 1'anno sotto la direzione del proprio clero andarono visitando
le basiliche, e sfuggono alle statistiche che registrano solo i forestieri.
E di quest! stessi ne sfugge una quantita, che vengono alia spicciolata,
personaggi insigni non pochi, i quali cercano di soddisfare alia loro
divozione, non la pompa de' ricevimenti. Tra questi per es. annove-
riamo Don Ferdinando di Borbone, Duca di Calabria, colla consorte
Duchessa Maria, nata Principessa di Baviera; il Principe D. Carlo
di Borbone, e la Principessa Donna Maria Immacolata Cristina Pia,
figli del Conte di Caserta ; i quali furono ammessi alia presenza del
S. Padre, con gli onori dovuti a' principi di real sangue, il 25 no-
vembre. II giorno stesso fu presentata al S. Padre la figlia del gene-
rale Giulio Roca, presidente della repubblica Argentina. Frattanto un
nuovo movimento si accenna e si prepara per la chiusura della Porta
Santa.
3. Cosi volge al termine 1'anno giubilare. Le feste tanto care e so-
lenni dell' Immacolata Concezione e del S. Natale richiamano in questo
ultimo mese il pensiero dei popoli ai misteri onde s'inizio 1'opera della
Redenzione. E siccome le novene di dette feste sogliono essere cele-
brate in Roma con gran concorso e solennita, quindi opportunamente
se ne valse la benignita del S. Padre per facilitare ancora a' fedeli
1'acquisto del giubileo in questo scorcio dell' anno. Bastera adunque
a tale effetto fare due visite a ciascuna delle quattro basiliche, anche
in giorni distinti, ed assistere quattro volte alia novena dell' Imma-
colata, o sia nella basilica de' SS. XII Apostoli, ovvero nella chiesa
de' SS. Cosma e Damiano, o in quella di S. G-ioacchino ai prati di
Castello, e in qualche altra che ottenne il medesimo privilegio. II
somigliante e concesso a chi, oltre le due visite alle basiliche, in-
terverra cinque volte alia novena del S. Natale nella chiesa del Gesu.
Piu ancora a S. Maria Maggiore : dove dal 7 al 16 dicembre si
espone solennemente nel mezzo della basilica la famosa immagine
detta la Madonna della neve, venerata nella cappella Borghesiana,
ed e degno riscontro all'esposizione della immagine acheropita fatta la
scorsa primavera a S. Giovanni in Laterano. Quattro volte che vi
s'ascolti la S. Messa, o si assista alia funzione della sera, basteranno,
con una visita a ciascuna delle altre tre basiliche patriarcali, a lu-
crare la grande indulgenza.
CONTEMPORANEA
II.
COSE ROM AN E
3, II Decreto Urbis et orbis. — 2. II primo centenario dell' Istituto del
S. Cuore. — 3. 1 tridui solenni pei novelli canonizzati e beatificati da
Leone XIII. — 4. Ricevimento in Vaticano del Ministro del Chill. —
5. Alle Catacombe di S. Callisto. — 6. La piena del Tevere. — 7. De-
creti delle Congregazioni roinane.
1. II Decreto Urbis et orbis della S. Congregazione de' Riti del
16 novembre, che noi abbiamo gia pubblicato in principio della nostra
Cronaca contemporanea , riguarda (e cid notiamo per quelli che non
capiscono il latino) i tesori spirituali graziosamente concessi dal Santo
P. Leone XIII a chi cristianamente suggella il morente secolo e cri-
stianamente comincia il nuovo. Questo Decreto, rammenta innanzi tutto
Paltro precedente del 13 novembre 1899, col quale venne conceduto
<jhe anche al chiudersi del corrente anno 1900, esposto il Santissimo,
si possa celebrare una Messa alia mezzanotte e possano i fedeli far
la Comunione durante o dopo il S. Sacrificio. Poscia il Decreto ammo-
nisce, che il S. Padre, aderendo alle preghiere di molti Yescovi e
Comunita Religiose, concede PLENARIA INDULGENZA a tutti quei fedeli,
i quali dalla mezzanotte del 31 dicembre 1900 al mezzogiorno del 1° gen-
naio 1901, confessati e comunicati, facciano un'ora d'adorazione, a
loro scelta, innanzi a Gosu esposto in Sacramento, pregando secondo
1'intenzione del Sommo Pontefice.
2. II giorno 21 novembre, festa della Presentazione di Maria SS. al
tempi®, sorse quest' anno per le Religiose del Sacro Cuore auspica-
tissimo. Quei giorno suggellava il priino secolo, dacche il loro be-
nemerito Istituto, fondato a Parigi dalla Yen. Barat, avea gittate
le prime radici nella cappellina in via Touraine il 21 novembre 1800.
E queste radici, fecondate poi dalla grazia divina, germogliarono pel
corso di ben cent'anni una pianta si meravigliosa, che, esuberante
di vita, spande ora i suoi rami dai lidi d'Europa fino all'Australia ed
alle due Americhe. Sotto 1'ombra di questa pianta si raccolgono oggi ben
7000 religiose, che inalberando il vessillo glorioso del S. Cuore, si
sacrificano tutte generosamente all'educazione di migliaia e migliaia
di fanciulle d'ogni eta e condizione.
Percid il 21 di novembre fu celebrate con pompa e con grande
esultanza in tutte le loro Comunita. E qui pure in Roma vollero fe-
steggiarlo nelle loro tre case fiorentissime di Villa Lante, di S. Rufina
« della Trinita de' Monti, con solennissimo triduo, in cui alle funzioni
religiose s'intrecciarono leggiadre accademie di musica, di canto e di
734 CRONACA
poesie bellissime, coronando alfine ogni cosa con una mirabile rap-
presentazione di splendid! quadri plastic! , che, alia presenza del Car-
dinale Di Pietro, loro protettore, e di molte signore della nobilta
romana e straniera, riscossero vivissimi applaasi, e strapparono dagli
occhi a non pochi lacrime di consolazione. A S. Rufina, durante
I'accademia che riusci brillantissima, fj inviato dalle educande e
dalle figlie di Maria, riunite insieme, un telegramma alia Eev. Ma-
dre Generale M. Dygby fra entusiastiche acclamazioni. Una delle
antiche educande poi nel bel mezzo dell'accademia, tutto all'improv-
viso si presento dinanzi alia Superiora con una pergamena artisti-
camente da lei miniata e scritta ; e lesse un indirizzo commoventissima
con tal gagliardia d'affetto che tutti ne restarono altamente com
mossi fino alle lacrime. La principessa Antici-Mattei offri sulla fine
uno splendido regalo a nome di tutte le antiche educande e figlie di
Maria, come pegno di affettuosa riconoscenza alle Madri, che con tanta
cura e amore le hanno educate. Una benedizione speciale del S. Padre,
inviata a tutta la Societa del S. Cuore, pose il suggello alia festa di
questo giorno si memorando.
II Signore conceda a cotes te benemerite Religiose del S. Cuore di
vedere quanto prima, nel secolo che sta per sorgere, la loro venera-
bile Fondatrice sollevata dal Sommo Pontefice agli onori degli altarir
com'e loro vivissimo desiderio.
3. Roma quest'anno e in una continua festa. Tridui solenni si sue-
cedono 1'uno ail'altro. Oggi nelle chiese di S. Agostino e dei Cappuc-
cini e domani in quella di S. Maria della Scala. Si vollero onorare
splendidamente i novelli Santi e Beati. Diciamone quindi unat parolar
ma per summa capita.
A S. Agostino. — In questa magnifica e vasta chiesa, bellainente
parata e illuminata da antefisse e da piu di 150 lampadarii, il 23,
24, 25 novembre, si fece un solennissimo triduo in onore di S. Rita
da Cascia, teste oanonizzata da S. S. Leone XIII. Non ostante dilu-
viasse la pioggia, tutti e tre i giorni da mane a sera il tempio ri-
gurgitava di popolo devoto ed era un continue via vai di donne, di
uomini, di chierici, di fanciulli, di sacerdoti, tutti bramosi di parte-
cipare a si bella festa. Cardinal! e Yescovi pontificarono ; celebri
oratori tesserono le lodi della Santa ; scelta musica, diretta dal Com-
mendatore Moriconi, accompagno le solenni cerimonie, che ogni sera
si chiudevano con isplendida illuminazione alia facciata del tempio
dei RR. PP. Romitani.
Ai Cappuccini. — Negli stessi giorni, che a S. Agostino, anco-
nella chiesa della SS. Coneezione dei Cappuccini a piazza Barberini
si compi con grandiosa pompa un altro triduo, in onore della Beata
Maria Martinengo, Cappuccina. L'addobbo, con finti ma bellissimi
CONTEMPORANEA 735
arazzi, ideato dal celebre pittore Cav. Virginio Monti, riusci a me-
raviglia. Pareva quel tempio, cosi adorno, un vero paradisetto. La gente
che vi si pigiava dentro, ne restava incantata e fuor di se dallo stu-
pore. Ma non tutti vi potevano entrare e quindi gran folia rima-
neva pure al di fuori, a contemplare in sulla via la luminaria della
facciata eseguita su disegni del lodato Cav. Monti, la quale piacque
assaissimo. Oltre gli eminentissimi Cardinali che pontificarono, ogni
mattina si recarono a celebrare ivi la messa Yescovi, Prelati e sacer-
doti in gran numero si del clero regolare come del secolare.
A S. Maria della Scala. — Anche i RR. PP. Carmelitani Scalzi,
in questa lor chiesa che sorge in Trastevere, nei giorni 27, 28, 29
novembre, celebrarono un solenne triduo in onore dei loro confra-
telli, i Beati Martiri Dionisio della Nativitd e Redento della Croce,
recentemente elevati all' onore degli altari dal Sommo Pontefice
Leone XIII. La chiesa era superbamente addobbata e circonfusa
tutta da un soave splendore di luci, che si incentrava nella Gloria
dei Beati, in mezzo ad artistica raggiera, sull'altare maggiore. Le
sacre cerimonie, le orazioni panegiriche, la musica, la devozione del
popolo. accorsovi in gran folia, e la splendida luminaria della fac-
ciata del tempio, corrisposero pienamente ai voti di chi promosse con
tanto zelo si bella festa.
4. Domenica 25 novembre, S. E. il sig. Enrico Salvatore Sanfuertes
presento al Santo Padre le lettere, con le quali viene accreditato
come Ministro Plenipotenziario della Repubblica del Chili presso la
Santa Sede. Sua Eccellenza venne ricevuta col cerimoniale solito usarsi
in tali ricevimenti, e dopo 1'udienza pontificia recossi ad ossequiare
1'E.mo Signor Cardinale Segretario di Stato.
5. II concorso dei visitatori nostrani e stranieri alle Catacombe
di S. Calisto, per la solenne festa di S. Cecilia, fu, quest'anno, gran-
dissimo. Alle ore 10 ant. da Mons. Antonio de Waal, magister del
Collegio dei Cultori de' Martiri, assistito dai canonici D. Sanzio
Sansi, D. Giuseppe Cascioli e da Mons. Carlo Respighi, presbyter del
suddetto Collegio, fu celeb rata la Messa solenne, con iscelta musica
della Scuola Gregoriana diretta dal maestro Rev. Miiller.
Quindi nella soprastante basilica ebbe luogo una stupenda con-
ferenza archeologica del prof. comm. Orazio Marucchi, intorno agli
atti della illustre Martire romana e le memorie esistenti nelle sotto-
poste catacombe e nel Titolo urbano del Trastevere. La cripta della
Santa, secondo il consueto, era sfarzosamente addobbata a festoni di
mirto intrecciati da vaghe corone di fiori, dono dell' illustre Conte
De Richemont. Nel pomeriggio ci fu un' agape fraterna nel bellissiino
triclinio che sovrasta il nartece della grandiosa basilica di S. Petro-
nilla nel cimitero di Domitilla. E vi prese parte la Scuola archeo-
736 CRONACA
logica americana col suo illustre Direttore. Verso sera, in sul ve-
spero, lungo le gallerie delle catacombe di S. Callisto sfilo la pro-
cessione di molte persone (tra le quali eravamo pur noi), cantando
tra quelle ombre, rischiarate dalla luce acetilene, le litanie de' Santi,
che ebbero termine nella devota cripta di S. Cecilia.
6. Per le continue piogge di questi giorni il Tevere torbido, vio-
lento e sinistramente ululante passo sotto i pocti, toccandone quasi
la sommita degli archi, e trascinando nella sua corsa vertiginosa tronchi
d'alberi, pagliai, zolle di terra e bestie morte. Le campagne intorno
ai ponti Salario e Nomentano e quelle nei pressi di S. Paolo furono
trasformate in laghi. L'acqua invase anche la maestosa basilica per
1' altezza di cinque centimetri. II Foro Traiano, il Foro romano>
e il Pantheon fin oltre all' obelisco, inondati ; anche le tombe reali
vennero deturpate dalle acque limacciose. Per le strade di Ripetta,
di Tordinona, della Lungara, alia Bocca della Verita e a Ripa Grande,
tutto sommerso nell'acqua; non si poteva girare che in barca o sopra
carri. Guardie, carabinieri, vigili e soldati del genio in continuo
moto or lungo le sponde del Tevere, or nei luoghi inondati. Le
case dell'Isola San Bartolomeo in parte allagate : il ponte di Ripetta,
minacciante rovina, fu chiuso e sbarrato ai pedoni. Raggiunse il Te-
vere il colmo della sua piena il 2 dicembre con un' altezza sul li-
vello ordinario di metri 17. Una folia immensa si riversd sui ponti
e alle sponde dei muraglioni a contemplare la grandiosa scena, che ri-
cordava quella del 70, quando il fiume sollevossi, tremendo, fino a
metri 17,22 dal suo li vello. Non parliamo dei danni incalcolabili che
tale inondazione reed dentro Roma e nei suoi dintorni ; tutti i gior-
nali ne sono pieni. II peggio fa poi, che, nei calare giu il Tevere,
le acque avendo corrose le fondamenta dei muraglioni, che alia sua
destra si stendevano dal ponte Garibaldi fino al ponte Cestio, per un
bel trttto questi si rovesciarono nei fiume sfrascinandosi dietro e la
terra smossa e gli alberi e i fanali. — Fu uno spettacolo orrendo ! In-
finita gente trasse a vederlo. Lo scoscendimento avvenne il 3 novembre
verso le 9 di sera. Anche un altro tratto di muraglioni sulla stessa
sponda destra del Tevere, presso 1'Isola Tiberina, minaccia di rui-
nare e di far cadere le case vicine.
7. S. CONGREGAZIONE DEL CoNciLio. Pene comminate agli ecclesia-
stiti, dediti ai partiti politid, che abbandonano senxa permesso la
residenza, o smettono Vdbito ecclesiastico , o si fanno volontariamente.
ascrivere alia milizia, o dirigono qualche faito d'armi.
In perturbationibus et intestinis bellis, quibus aliquoties civiles
status exagitantur, ultimis hisce annis interdum accidit, ut ecclesia-
stici viri, partinm studio abrepti, uni vel alteri politicae factioni ultro
se manciparent, et pro ea contra canonicas leges plura agere et mo-
CONTEMPORANEA 737
liri non vererentur, fidentes absolutionem in posterum se facile con-
sequuturos.
Tarn gravi malo occurrere cupiens SS.mus Dominus Noster Leo
PP. XIII, inhaerendo dispositionibus SS. Conoilii Tridentini sess. XIV
in proem, et cap. IV, nee non sess. XXII cap. I de reform., et prae
oculis habita doctrina Benedict! XIV in Instit. 101, per praesentes
S. C. Concilii litteras statuit atque decernit, tit in posterum quisquis
ex clero, ut intestinis bellis et politicis contentionibus opein utcumque
ferat, proprium residentiae locum absque iusta causa, quae a legitima
ecclesiastica auctoritate recognita sit, deseruerit, vel clericales vestes
exuerit, quamvis arma non sumpserit, et humanum sanguinem minime
fuderit; et eo magis qui in civili bello sponte sua nomen militiae
dederit, aut bellicas actiones quornodocumque dirigere praesumpserit,
etsi ecclesiasticum habitum retinere pergat ; ab ordinum et graduum
exercitio, et a quolibet ecclesiastico officio et beneficio suspensus
illico et ipso facto maneat; et inhabilis praeterea fiat ad quaelibet
officia aut beneficia ecclesiastica in posterum assequenda, donee ab
Apostolica Sede restitutus non fuerit, sublata ad hunc effectum re-
spectivis Dioecesium Ordinariis qualibet dispensandi potestate, etiamsi
amplissimis, sive solitis (ut vocant), sive extraordinariis facultatibus
rehabilitandi clericos gaudeant : contrariis quibuscumque minime ob-
stantibus.
Datum Eomae ex S. C. Concilii die 12 lulii 1900.
A. Card. DI PIETRO, Praefectus.
f B. Archiepiscopus NAZIANZENUS, Secretarius.
III.
COSE ITALIANS
1. Riapertura della Camera e prima battag-lia. — 2. II bilancio della guerra.
— 3. La soppressione dei tribunal! militari. — 4. L'on. Saraceo e la
Casa Reale. — 5. Un discorso dell'on. Baccelli all'albergo di Russia. —
6. II VI° Congresso Regionale Romagnolo a Faenza. — 7. Un monumento
in onore dell'Immacolata sul monte Tiberio a Capri.
1. Finalmente il 22 novembre si riaprirono, senza pero alcuna
pompa, le porte di Montecitorio agli onorevoli Deputati del beatissimo
Regno. E i lavori parlamentari si inaugurarono tosto con una prima
battaglia provocata dai socialisti. Questi aveano proposto 1'abolizione
del dazio sul grano. Naturalmente il Governo, che non volea sen tire
da questo orecchio, fece ogni sforzo per impedire che siffatta proposta
prendesse piede, facendola rimandare a tempo indeterminato. In questo
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1212. 47 7 clicembre 1900.
738 CRONACA
pimto ebbe luogo 1'appello nominale. I socialist!, pur consentendo che
la discussione non dovesse precipitarsi, consigliavano che 1'abolizione
del dazio sul grano si avesse a discutere dopo 1'esposizione finanziaria,
vale a dire a breve termine ed in tempo utile a trarne qualche con-
clusione pratica. L'on. Saracco allora propose che la discussione si
rimettesse dopo che fossero esauriti i bilanci, perche terminandosi
1'esame di questi al cominciar delle ferie natalizie, la proposta dei socia-
list] sarebbe stata cosi seppellita dalle feste di Natale e di Capodanno.
L'appello nominale pero mise in chiaro che la Camera non era in nu-
mero sufficiente, sicche dovette essere riconvocata nell' intervallo di
un'ora per procedere ad una seconda votazione.
2. Gli umori di Montecitorio non sembrano gran fatto favorevoli
al Ministero. Gia si sono verificati nella Camera due incident!, cia-
scuno de' quali in altri tempi sarebbe bastato a provocare una crisi,
o per lo meno ad affrettarla.
II primo incidente riguarda il bilancio della guerra, il quale, com-
battuto da tutti gli oratori dell'Estrema sinistra, non fu efficacemente
difeso da nessuno dei Conservator!, salvo che dal relatore, Ton. Ma-
razzi. Quella impugnava il principio, mirando a due fini : alVeconomia
nel bilancio per diminuire poi i tributi; e alia nazione armata. Gene-
ral! e Ministero invece si smarrirono (come nota la Corrispondenza
Verde) nei piccoli incident!, nel discutere sui cavalli da dare ai capi-
tani di fanteria, nel parlare dei foraggi, delle arm! e dei vestiarii, che
si cambiano quattro volte all'anno, come se dell'istituzione in se stessa
nessuno si fosse occupato, fuorche per difenderla e sostenerne 1'intan-
gibilita. A questa pochezza suppli in parte Ton. Marazzi, il quale afferrd
il toro per le corna, e si sforzo di dimostrare che la tesi deU'Estrema
sinistra mancava di fondamento. Egli, colle cifre alia mano, provo,
che, ove si prendesse a modello la Svizzera, come volevano gli Estremi
sinistri, bisognerebbe aumentare la spesa invece di diminuirla; e se
si volesse seriamente la nazione armata, si renderebbe subito neces-
saria una spesa straordinaria di almeno 800 milioni !... Coll'eloquenza
terribile di tali cifre, il relatore fece impressione nella Camera e tutte
le proposte contro il bilancio della guerra vennero respinte.
3. II secondo incidente poi si svolse, quando venne in campo la
questione dei tribunals militari, se fossero da conservarsi o anzi da
sopprimersi tutti. Gia intorno a cio era sorto un po' di conflitto tra
il ministro della guerra e la giunta del bilancio. Questa domandava
la soppressione del tribunale supremo di guerra e marina, colla pre-
sentazione della legge necessaria entro due mesi : il ministro della
guerra si schermiva, affermando che sono pronti per la discussione i
nuovi codici militari e che nelPesame di quelli la soppressione del
Tribunale supremo avrebbe trovato la sua sede naturale. Ma il conflitto
CONTEMPORANEA 739
maggiore s'impegno tra il ministro e 1'Estrema sinistra. Questa porto
la questione piu in alto. Non curandosi gran fatto di vedere, se, per
economia o per altro motive, convenisse ora concentrare nella Corte
di Cassazione le facolta attribuite al Tribunale supremo di guerra e
marina ; essa osservo in primo luogo che i Tribunal! militari sono Tri-
bunali eccezionali e che per cio solo devono scomparire e far posto alia
giustizia comune, una sola per tutti, e davanti alia quale tutti sono
eguali. In secondo luogo noto che e sempre vivo purtroppo il ricordo
di cio che essi sono e dei tristi servigi, resi in tempi eccezionali alia
giustizia, quando 1'arbitrio d'un ministro li chiamo a rendersi cieco
strumento delle piu feroci repressioni.
A questo duplice assalto il ministro della guerra tento dapprima
la clifesa, poi si ripiego adattandosi a sacrificare il Tribunale supremo
di guerra e marina, pur di salvare almeno i Tribunali militari. Ma
non ne fu nulla. Anche questa strategia andd a vuoto, e la Camera,
come avea approvato 1'ordine del giorno che invitava a sopprimere il
Tribunale supremo, approvo anche 1' altro piu vasto e coraprensivo,
che domandava la soppressione in massa di tutti i Tribunali militari.
Cio sarebbe stato sumciente, in altri tempi, a rovesciar dal seggio
qualsiasi ministro. Oggi invece il Ministro della guerra si credette
piu forte di prima, e, a guisa di leon quando si posa, assistette impas-
sibile allo svolgersi d'una terribile interpellanza fatta al Ministero
sulle responsabilita inerenti al regicidio di Monza.
4. « E noto (dice la Corrispondenxa Verde) che 1'on. Pugliese nello
svolgere la sua interpellanza sul regicidio di Monza, invei fieramente
contro il ministro di Casa Keale, e gli aiutanti di campo del Re (cioe
i generali Ponzio Yaglia e 1'Avogadro). Saracco non ebbe una parola
in loro difesa, anzi confermo il severo giudizio del Pugliese giustifi-
candosi col dire che quei funzionarii non entravano nella sfera della
sua competenza. Questa bestemmia costituzionale e stata giudicata
anche piu severamente di quanto 1'on. Pugliese giudicasse gli aiutanti
del Re. I ministri che ebbero coscienza del loro dovere e della loro
responsabilita, hanno saputo esercitare anche coi funzionarii di Casa
Reale il loro diritto. E se non bastava 1'esempio venuto dal Crispi,
Ton. Saracco avrebbe potuto ricordarsi del Lanza, il quale impose a
Yittorio Emanuele 1'allontanamento dalla Corte nientemeno che del
Menabrea, del Cambray-Digny e del Gualtiero. > — Or che faranno
i suddetti aiutanti del Re, Ponzio Vaglia ed Avogadro, dinanzi a si
maligne insinuazioni? Forse dimettersi? Neppure per sogno. Essi se
la rideranno di tante ciarle che si fanno a carico loro in Parlamento
e fuori, lieti e contenti della fiducia che loro ha riconfermata il no-
vello Re Yittorio Emanuele III. II peggio sara pel Ministero presente,
che pare non sia molto ben veduto in Quirinale, e naviga in acque
740 CRONACA
si burrascose, che il suo naufragio, o totale o parziale, non sara molto
lontano.
Infatti lo stesso giornale diplomatic© *• afferma : « La notizia che
si prepari una crisi ha preso consistenza quasi assoluta, ed alia Ca-
mera nessuno piu ne dubita. Essa viene differita al gennaio, per isgom-
brare il terreno dalla discussions dei bilanci, ed evitare la necessita
di una nuova domanda di esercizio provvisorio » . La crisi pero non
sarebbe totale, ma parziale : e gia corre voce, assai fondata, che essa
si prepari con un nuovo rimpasto ministerial di Saracco e di Son-
nino. Aspettiamo gli eventi.
5. Due giorni prima che Montecitorio spalancasse le sue porte ai
battaglieri Deputati e che gli onorevoli Ministri, colla lancia in resta,
ne parassero i colpi micidiali, per non cader giii dal loro seggio ; cio& il
20 novembre, all'albergo di Russia vi fu un sontuosissimo banchetto
di oltre 300 coperti in onore del divo Baccelli, dove quest! pronuncio
un prolisso discorso. Yeramente non varrebbe la pena di parlarne,
tanto piu che, come nota la Corrispondenza Verde, passo pressoehe
inosservdto, ancorche aspirasse 1'oratore ad innalzarsi al grado di capo
partito fra i superstiti della politica crispina ; ma il suo colpo ando
a vuoto e la poca eco della sua rettorica orazione provd soltanto che,
fra i diversi contendenti al potere, 1'on. Baccelli e quello che pos-
siede le minori probability di raccoglierne il pallio. Tuttavia, da quel
discorso si pud trarre un pratico insegnamento, ed e di conoscere
sempre meglio che sorta di gente sieno cotesti Moderati, a Dio spia-
centi ed a nimici sui.
Essi non contentano nessuno. Non i cattolici, poiche 1'on. Baccelli,
elucato dai preti, anzi dai gesuiti stessi nel Collegio Eomano, ardi
nel suo discorso di calunniosamente asserire che I'alto Clero e avverso
alle istituzioni, e pero non si rattiene dall'aiutare coloro che tendono a
demolire la patriaf... Eppure i famosi processi del maggio 1898 smen-
tirono, a luce di sole, siffatta calunnia. Egli poi, tanto favorito dai
Papi qui in Roma, rende loro un bel contraccambio, dicendo, che an-
ch'essi, ora che e sorto suH'orizzonte il sole della italica liberta, deb-
bono rientrare nella legge comune, senza bisogno di privilegi, sudditi
come gli altri de] re d' Italia; non agognare quindi un trono gia per-
duto per sempre, ma contentarsi invece del solo imperio spirituale sui
cattolici di tutto il mondo. E aggiunge : « Altri potra augur ar si conci-
liaxione ancfie maggiore: ma oggi pud bastare U buon vicinato (quanto
e niai carino cotesto buon vicinato dell'on. Baccelli !). AlVafrione con-
tinua e deleteria della chieresia politicante si associano i partiti sovier-
sivi, che da mane a sera predicano la crociata contra il Governo e fo
1 Corrispondenza Verde, N. 95.
CONTEMPORANEA 741
-istituzioni, cui vanno imputando ogni male che awenga su questa terra » .
E non hanno forse essi qualohe ragione? Chi ha precipitate cosi nel-
1'abisso la povera nostra Italia ? Foste voi, o moderati !... Ma, lasciamo
cio, e domandiamo all'on. Baccelli : Di grazia, crede ella proprio che
sia la Chiesa o Yalto Clero che combatta insieme coi socialisti lo Stnto,
turbi le coscienze, e guasti nei giovani il sentimento religiose? 0 non
•e invece lo Stato che ha mosso guerra a morte contro il Clero, il
Papa e la Chiesa? La storia italiana, dal 48 al 70, e via oltre, colla
soppressione delle Congregazioni religiose, colla confisca dei beni ec-
clesiastici e delle opere pie, colla invasione di Roma e con quel che
segue, parla assai chiaro, chi sia 1'aggressore e chi 1'aggredito.
Ma il discorso dell'on. Baccelli non solo spiacque ai cattolici, ma
non contento neppure i suoi confratelli in liberalismo. Basta vedere
i loro giornali, e fra questi e degna d'esser letta la Corrispondenza
Verde, che nel suo Num. 04, esaminando questa gemma di fioritura
baccelliana, gliene rivede cosi bene le bucce, ch'e una delizia.
6. Ma, per giunta alia derrata, a mostrare quanto sia falso che
1'azione della Cheresia politicante (come chiama, sua bonta, * cattolici
intransigent Ton. Baccelli) sia deleteria e complice coi partiti sovversivi
<i demolire la patria, ecco che viene opportunissimo il VI° Congresso
Regionale delle Romagne, il quale, apertosi a Faenza quasi nel tempo
stesso che il Baccelli apri bocca all'albergo di Russia, si propose proprio
quest' unico scopo : combattere efficacemente il socialismo. Tanto e vero,
che, i cattolici politicanti tengono il sacco ai socialisti e fanno con essi
coinunella. E questo sia suggel che 'I Divo sganni !
Le adunanze generali, dunque, di tal Congresso si tennero a Faenza
nella vasta chiesa di S. Domenico, magnificamente disposta all'uopo. Nel
presbitero su grandioso palco, la cui gradinata era adorna di verdi
piante, sedevano i due Cardinal!, Galeati di Ravenna e Svampa di
Bologna, parecchi Vescovi e la Presidenza. In luogo acconcio facea
bella vista di se il pittoresco gruppo delle bandiere cattoliche. Sopra
un bel drappeggiamento rosso spiccava in alto la figura di Sua San-
tita Leone XIII. La chiesa era gremita ; un quattromila congressisti, tra
cui moltissime signore. Presidente effettivo 1' infaticabile prof. Re%-
%ara, a' cui fianchi stavano il conte Grosoli pres. regionale e il conte
Zucchini pres. diocesano. Dopo un eloquente discorso di Mons. Can-
tagalli, vescovo di Faenza, sulla necessita, della rigenerazione sociale
che richiede si incominci dai fanciuiii, il conte Zucchini accenno alia
bufera del maggio 1898, soggiungendo pero che i cattolici, e i faen-
tini in prima fila, non si perdettero rnai d'animo. Eccoci ora di nuovo
riuniti e pieni di vita ! < Stringiamoci tutti sotto la bandiera del-
1'Opera dei Congressi, benedetta dal S. Padre, destinata a riassuinere
la collettivita delle manifestazioni cattoliche. Unianioci e lavorianiOj
742 CRONACA
poiche il lavoro e legge delPumanita bandita dall'Eterno, ed e ribel-
lione il volervisi sottrarre. »
II conte Orosoli insistette anch'egli sulla bufera sorta contro di
noi, ina bufera che servi a purgare il nostro campo. E, dopo avere
ricordato il Congresso di Ferrara, che segno il di del risorgimento
cattolico, prese a parlare d'un nuovo passo innanzi che i cattolici ora
devono compiere in fatto d'economia sociale cristiana, per far fronte
ai socialist! e disse :
« Ma piu di qualunque vittoria io tengo calcolo di un risultato, ed e
questo: la profonda convinzione che sia tempo di dover fare motto di piu,
di dover fare qualche cosa, che sin qui non si e fatta per s altar e il popolo
da ogni parte esposto alle insidie del socialismo. Tale convinzione ha in-
spirato il programma del presente Congresso, il quale per I'importanza su-
perera certo tutti gli altri precedent]', se segnera il principio di nuove
opere, proporzionate a nuovi bisogni, a compimento di tutte quelle fin'ora
coltivate per ridare Cristo alia societa e la societa a Cristo. — Non e senza
trepidanza che ci accingiamo a questo passo : misurandone la gravita in
confronto alia debolezza di ciascuno di noi, dovremmo tremare e indietreg-
giare, dovremo almeno fermarci: ma sarebbe la prima volta che 1'esercito
cristiano s'arresta a Faenza. Questo suolo bagnato e fecondato dai sudori,
e per poco non debbo dire dal sangue, di generosi fratelli cresciuti alia
scuola di un gran Capitano, che il sommo Ponteflce chiamo yaloroso; que-
sto suolo pare che scotti sotto i piedi di chi rallenta la marcia. Avanti
dunque, avanti sempre ! »
Ma qual e questo nuovo passo innanzi da farsi nell'azione cat-
tolica? Ecco come ce lo manifesta il presidente del Congresso, pro-
fessore Bezzara. Egli, fatto cenno al Breve del S. Padre, che 1'as-
semblea poco prima levata in -piedi avea con riverenza ascoltato e
fragorosamente applaudito, cosi favelld :
« II Papa ha pensato che sulla fine di questo secolo sia necessario
che 1'azione cattolica segni un passo in avanti. E noi dobbiamo di-
mostrare che queste parole non sono cadute in terreno sterile ma
fertile. Occorre che la piu accurata organizzazione riesca a strappare
dagli artigli delle sette le nostre forti e generose popolazioni. Rac-
cogliamo e diamo ascolto alia parola del Papa....
« In tutte le quattro Provincie delle Romagne si tratta quindi di
instituire un'associazione che, in attesa di poterla estendere anche
alle classi dirigenti, si occupera intanto di proteggere la classe lavo-
ratrice nel nome della giustizia e della carita.
« Perche questa volta a un Congresso regionale, si e trattato di un
solo argomento e cioe dell' istituita Unione Professional del lavoro ?
Perche si concentrassero tutte le forze in questo mezzo, riconosciuto,
come unico efficace per combattere la propaganda socialista che ha ro-
vinato le falangi dei nostri contadini. »
CONTEMPORANEA 743
L'oratore elogio quindi il lavoro fatto per 1'addietro dal campo
dell'azione cattolica; ma, poi si domando : era un lavoro energico?
L' esperienza ci ha insegnato che quel lavoro era isolate e non piu.
rispondente ai bisogni del Popolo. Bisogna conseguire I'armonia delle
classi sociali. E giunta 1'ora di tentarla, ma occorrono uomini di sa-
crificio, ci vuol tempo, denaro, patimenti e fatiche per riuscirvi. Con-
fido assai nell'opera efflcace del Clero. Contro il uemico che lavora,
bisogua opporsi colPorganizzazione del proletariate cristiano. E, fatto
appello alle Signore presenti, perche concorra anche la donna a questo
santo scopo nel seno della famiglia, chiuse dicendo che questa e 1'ora
nostra; ognuno ricordi il proprio dovere e il proprio posto. — II suo
dire venne accolto da applausi generali. Finalmente, spedito un tele-
gramma di risposta al S. Padre, e un altro all' illustre conte Paganuzzi,
Presidente generale dell' Opera de' Congressi, si suggelld il Congresso
Regionale con un'allocuzione efflcacissima del Cardinale Svampa, sul-
1'armonia delle opere cattoliche.
In questo Congresso, che segnera certo una pagina gloriosa nel
niovimento cattolico, regno in tutti una concordia d'animi meravi-
gliosa; e, che e piu, vi si ebbe un ottimo argomento dell'armonia fra
le classi sociali nel fatto che 1'organizzazione del proletariate, 1'opera
piu democratica a cui si possa pensare, e stata ivi promossa da gente
in gran parte aristocratica, e colla piu grande naturalezza e cordia-
lita. A Faenza dunque, nelle Romagne, antiche terre de' Papi, s'e
gittato omai il nuovo seme. Speriamo che presto se ne raccoglieranno
i frutti.
7. Sul monte Tiberio, nell'isoladi Capri, e stata posta la prima
pietra d'un monumento che cola sorgera in onore dell'Immacolata.
Su quelle alture. ove Tiberio reggeva i destini del mondo e il paga-
nesimo teneva il suo trono per essere il Palazzo Imperiale dedicate
a Giove, e stato pensiero delicatissimo quello di erigere su quelle
rovine un monumento cristiano, ed importante dal lato mistico, nel
voler su quegli avanzi mitologici e di una grandezza passata, posare
la SS. Yergine Immacolata, regina e trionfa trice dei secoli.
II disegno dell'opera redatto dall' ingegnere comm. Ferdinando de
Rosenheim di Napoli e artistico, grandiose. Su una base di traver-
tino alta metri 8, decorata di grande bassorilievo, sorgera la Statna
in bronzo alta metri 3,60; e posta sul punto piu alto del monte, guar-
dera i due superbi golfi di Napoli e Salerno, potendosi vedere fin'oltre
30 iniglia, e stara a cavaliere sulle bocche di Capri. Una speranza
adunque di piu pel marinaro che traversa il mare ed una decorazione
nuova al bel golfo di Napoli. L'opera si erige per dono e voto d'un
occulto benefattore, forse estero; costera oltre le 30 mila lire ed ha
lo scopo di commemorare il nuovo secolo.
744 CRONACA
Un plauso di cuore all'occulto, generoso oblatore che arricchisce
1'isola d'un monumento artistico cristiano, e insieme innalziamo voti
al cielo che I'lmmacolata vinca 1'eresia moderna dalle alture del monte-
Tiberio e conduca nella vera Chiesa di Cristo i suoi figli dissident!..
IV.
COSE STRANIERE
(Notizie G-enerali). 1. ESTREMO ORIENTE. Disaccordo grave tra le potenze.
Ritirata della Russia. Le operazioni militari in Cina. Trionfo della corn-
media. — 2. AFRICA AUSTRALE. La situazione aggravata nel TransvaaL
Kriig-er e il suo viag-gio } er PEuropa. — 3. INGHILTERRA. Convocazione-
straordinaria del Parlamento. — 4. FRANCIA. Votazione dei bilanci. La
vendita delle decorazioni nel bilancio degli esteri. — 5. BELGIO. La con-
g-iura di Boullion. — 6. RUSSIA. Lo Czar. — 7. SPAGNA. Riapertura delle-
Cortes. Conservator! e liberal!. La data del matrimonio della Principessa
delle Asturie. — 8. PORTOGALLO. Crisi e rimpasto del Gabinetto. —
9. STATI BALCANICI. Riapertura della Camera e Discorso della Corona.
Processo di Bucarest e condanna dei rei convenuti. Ritiro del ministro
della guerra, bulgaro. — 10. STATI UNITI. II Messagg-io di Mac-Kinley.
1. (ESTREMO ORIENTS). Le condizioni da proporre alia Cina per
venire a trattative non erano ancora formulate che si manifesto un
disaccordo grave tra le Potenze, nel momento che si dovevano dare-
istruzioni perentorie ai ministri resident! a Pechino. I capi saldi della
punizione esemplare ai ribelli principal! e sobillatori di stragi, e 1'in-
dennita da esigere dalla Cina hanno subito diminuzione, e sono passati
fra le proposte non irrevocabili per iniziativa degli Stati Uniti ; cui
ha fatto buon viso la Russia, la quale sembra abbia voluto cogiiere-
una occasione per fir dispetto alia Germania che voleva da principio-
un'azione senza pieta alcuna per i violatori dei diritti delle genti.
Questa che pud chiamarsi una ritirata della Russia, sconcerta assai
il concerto che pareva definitive sulla famosa Nota Delcasse. Questi,
frattanto, e lo stesso conte Billow, i quali, 1'uno alia Camera francese^
1'altro al Reichstag avevano annunziato, il giorno 19 di novembre,
che tutte le potenze erano di pieno accordo intorno alle proposte-
franco-tedesche, sono contradetti dagli avvenirnenti e dalla sorpresa
che stava loro preparando la diplomazia russa. Y'hanno dei pubblicisti
fra noi, come il Popolo romano ed altri, i quali, nelle divergenze
sorte, all'ultim'ora, non vedono alcun pericolo di disaccordo pieno-
e definitive. Per non essere pessimist!, ci piace inclinare verso la spe-
ranza di non giudicare rotte le trattative comuni, per un assestarnento
dalle cose cinesi, ma non possiamo disconoscere che il contegno della
Russia conduce direttamente a rimandare gli accordi all 'indefinite.
CONTIMPORANEA 745
Frattanto sembra che si venga delineando una divisione nelle Potenze
riguardo alia maniera di trattare con la Cina. Da una parte Russia
con Francia, Giappone e Stati Uniti; dall'altra Germania, Inghilterra,
Austria-Ungheria ed Italia. Tutto sta a sapere se la Germania dara
alia fine maggiore importanza a non veder rompere 1'accordo che si
era formato o ad insistere per la sanzione delle principali proposte,
quali erano la pena di morte ai capi dei ri belli e 1' indennizzo fissato
in 1500 milioni. Quei che si mostrano piu irritati della condotta della
Kussia sono i fogli inglesi, dei quali lo Standard, in modo particolare,
-accagiona la diplomazia moscovita di compiacersi di aderire alle
proposte delle potenze per avere la soddisfazione di ritirarsi, all' im-
provviso, impedendo che si metta capo a qualunque buona conclu-
•sione.
Le operazioni militari delle colonne miste di tedeschi, francesi ed
italiani dirette a Kalzan e comandate 1'una dal colonnello Jork von
Wartenburg e 1'altra dal maggiore Miihleffes hanno avuto favorevole
successo e, dopo aver occupato alcuni punti strategici della grande
muraglia, sono rientrate a Pechino, senza il colonnello Jork, morto per
avvelenamento prodottogli dal vapore dei carboni, il 27 di novembre
nelle vicinanze di Kalzan. Lo ricondussero a Pechino, cadavere. Di
sangue ne e stato sparso molto da ambo le parti, atti di valore non
sono mancati fra gli europei di tutte le nazionalita, ma non siamo
giunti ad alcun benefico risultato pratico.
L'altalena delle potenze favorisce la malafede e la ferocia dei cinesi
e, finora, quella che mostra tenacita efficace e la Corte irnperiale, la quale
non accenna a ritornare nella capitale, ne a piegarsi ad alcuna sorta
<ii condizione, non ostante che i troppo creduli abbiano fatto metter
fuori un editto all' Imperatore Kuang-su, nel quale si deplorava la
condizione presente cagionata dalle mostruosita dei ribelli e si decre-
tava la niorte dei principi Tuan, Tsal-fan, Pa-Gin, Tsai-Gun, Ciuan
e di altri dignitarii. La commedia, o meglio la farsa e deplorabile, per
-causa anche delle dicerie, e ci sarebbe da divertirsi, se alia parte co-
mica non si aggiungessero le tragiche scene della immane ferocia dei
boxers e delle rappresaglie contro di essi.
2. (AFRICA ATJSTRALE). Pareva che questo titolo non si dovesse
riaprire piu mai e che i fatti che sarebbero seguitati ancora, per qualche
tempo, ad avverarsi laggiu non dovessero essere se non una breve ap-
pendice delle cose d' Inghilterra e da considerarsi alia coda di esse. Ma,
in quest'ultima quindicina specialmente, la situazione rnilitare nel
Transvaal enell'Orange si e aggravata e la stella dei boeri da dei lampi
di luce frequentissimi che abbagliano. La guerra si pud dire che e ritor-
nata piu viva che non si credeva possibile, quasi come, al tempo dell'oc-
cupazione di Pretoria, ed e ora finita come era finita a quel tempo. La
746 CRONACA
guerriglia comincia a far impressione nella Gran Brettagna, e il comando
militare delle truppe inglesi in Africa e il governo di Londra sono im-
pensieriti del contegno degli afrikanders della Colonia del Capo. Frat-
tanto i boeri condotti dal guerrigliero Dewet e dallo Steyn, ex presidente
dell'Orange, in numero di circa 3000 sorpresero Dewetsdorp, piccolo
paesello e, la mattina del 23 scorso, gl' Inglesi che lo presidiavano
dovettero arrendersi. Cosiffatto successo dei boeri e da mettere fra gli
avvenimenti di qualche gravita per gl' inglesi, non tanto per se, quanto
per le circostanze, con le quali si connette. La guerriglia accenna a
passare nell'Orange, seppure non vi e passata, e a molestare la Colonia
stessa del Capo. I giornali inglesi sono scossi dalPaudacia delle re-
liquie dei boeri e v'ha chi sparge la notizia che il generale Kitchener
non sia alieno dal pensiero di dover organizzare una nuova campagna
che metta fine alle sorti anche della guerriglia. Lord Roberts, il quale
sembra certo siasi deciso a lasciare il Transvaal, non ha scelto davvero il
piu bel momento, quando alcune recentissime notizie del 2 di dicembre
riferiscono un combattimento importantissimo, ingaggiato tra i boeri
comandati dal Dewet e gl' inglesi sotto la guida del generale Knot a
Rouxville, al confine della colonia del Capo, ed altre non ineno gravi
che annunziano, come Dewet sia a contatto con lo stesso generale a
nord di Bethulia distante piu di cento chilometri da Rouxville e in
condizioni di non essere disfatto ne catturato come alcuni telegrammi,
datati in Londra lo stesso giorno del 2 di dicembre, vorrebbero far
credere.
II Presidente Kriiger, benche lontano dalla sua patria, pud notare
la coincidenza del risveglio del valore dei boeri, col suo viaggio trion-
fale a tra verso la Francia sino a Parigi, dove le popolazioni lo hanno
acclamato e festeggiato, e il governo della Repubblica, senza offen-
dere le delicatezze inglesi, non ha, per mezzo del capostesso dello
Stato, risparmiato le simpatie al personaggio eminente colpito dalla scia-
gura. II Kriiger, sbarcato a Marsiglia il 22 novembre, ne riparti per Di-
gione il 23, da dove mosse per far capo a Parigi e vi fece il suo in-
gresso alle 10 e 30 del 24 acclamatissimo. Quivi sostette sino al
1° corrente e si e recato a Colonia, da dove andra direttamente al-
1'Aia avendogli fatto sapere 1'Imperatore che, se andasse a Berlino,
non lo riceverebbe. II che significa che la causa del Transvaal, ben-
che presa a cuore dai popoli e dalle classi dirigenti, le quali hanno
iisato ed useranno deferenza al Kriiger, e finita, sebbene 1' Inghil-
terra ne porti il fianco insanguinato e, al presente, ne sia imbarazzata
gravemente, per non avere le mani totalmente libere in Cina.
3. (INGHILTERRA). Per quanto possiamo noi divinare, il governo in-
glese si prepara, nel momento che scriviamo, a proclamare 1'annes-
sione delle repubbliche boere. II Parlamento, frattanto, e stato con-
CONTEMPORANEA 747
vocato straordinariamente, pel 3 corrente, allo scopo speciale di
<chiedere i credit! necessarii per la prosecuzione della guerra, la quale
dura non ostante le prevision! che le class! dirigenti inglesi avevano
fatte dopo i trionfi. di Lord Roberts. I credit! saranno certamente con-
cessi, ma i liberal! faranno alcune riserve sul significato del voto e di-
chiareranno, si dice, che non intendono di approvare tutta la politica
del Gabinetto. Di questo e di altro, che concerne assai da vicino le
fasi della politica interna della Gran Bretagna, parlera diffusamente,
a suo tempo, il nostro corrispondente da Londra.
4. (FRANCIA). La votazione dei bilanci, in Francia, precede rego-
larmente dopo 1'entrata trionfale in porto di quello degli ester!.
Anche questa volta fu respinta la mozione relativa alia soppressione
dell'ambasciata francese presso il Vaticano.
Nella discussione de' bilanci Rivot interrogo . sulle voci che al-
cune decorazioni siano state conferite a pagamento. II ministro delle
ColonieDecrais, cui si riferisce rinterrogazioneprotest6,giustificandosi.
Altrettanto fece il Millerand. II Presidente del Consiglio rimproverd i
diffamatori, i quali prendono di mira la politica del governo. Con 370
voti contro 31 un ordine del giorno appro v6 la dichiarazione del go-
Terno. Le catas.trofi ferroviarie di Dax, Pont a Mareq, Cambrai,
Serrigny hanno gettata la desolazione in seno a molte famiglie di
varia nazionalita. II « Libro Giallo » sulla Cina, distribuito al Parla-
mento il 12, contiene 414 document! che riasstimono la storia degli
avvenimenti che si svolsero in Cina dal mese di luglio 1899 sino al
mese di ottobre 1900. La proposta di abolire il Ministero dei culti
non ebbe alcun'eco importante ed anche questo bilancio e quello
dell' interne furono approvati senza contrast! di qualche rilievo.
5. (BELGIO). Si e fatto un gran parlare di una congiura anarchica
organizzata a Boullion da parecchi militari che appartengono alia
scuola detta reggimentale, cui hanno acceduto, o meglio da to im-
pulso, alcuni borghesi. Pare che sia stata sequestrata la lista dei desi-
.gnati a morte e anche sia caduto nelle mani della polizia lo statute
dei congiurati. II giorno che venne scoperta la congiura era il de-
signate alia strage. Un gruppo di borghesi ha tentato di liberare i
militari arrestati, sfondando le porte della prigione. La cittadinanza
e atterrita dagli avvenimenti, dei quali non aveva alcun sospetto.
6. (RUSSIA). La salute dello Czar va migliorando, di giorno in giorno,
benche non manchino tristi pensieri sullo stato generale deH'infermo,
del quale alcuni deplorano la debolezza costituzionale.
7. (SPAGNA). Le Cortes spagnuole iniziarono i loro lavori il 20 di
novembre e il ministro delle finanze presento ii 23 il bilancio, nel
quale le entrate eccedono le spese, di 6 milioni. Vi e scissura tra i
conservator!. Sagasta capo dell'opposizione, in una riunione estrapar-
748 CRONACA
lamentare del suoi fedeli, attacco la politica del Gabinetto, e li esortfr
a tenersi pronti a subentrare al posto del responsabili attuali. II ma-
trimonio della principessa dell' Asturie, contrastato dai liberal!, non
andra piu in la del gennaio prossimo.
8. (PORTOGALLO). La crisi del Gabinetto portoghese per le dimis-
sioni del ministri delle finanze e dei lavori pubblici e stata risolutar
avendo Fernando Mattosa assunto il portafoglio delle Finanze e Manuel
Yargas quello dei Lavori Pubblici.
9. (STATI BALCANICI). Un discorso ftella Corona ha aperto il 21 il
Parlamento rumeno. II re si diffuse sulla parte finanziaria ed econo-
mica e si auguro che, concluso il processo di Bncarest, le relazioni
della Romania con la Bulgaria saranno riprese. Quanto al processo
che si asjitava da varie settimane, a Bucarest, per 1' assassinio di
Fitowski e del professore e pubblicista rumeno Mikaileann e per la
congiura contro re Carlo di Rumania, esso e stato concluso con la
condanna dei ventidue imputati, tredici dei qnali contumaci. In Bul-
garia il ministro della guerra Paprikow si e dimesso per causa di un-
disaccordo con Radoslavow ministro dell' interno.
10. (STATI UNITI). II Presidente della Confederazione Mac-Kinley
ha diretto un messaggio al Congresso. La questione cinese e il punto
piu importante della politica estera. Spera ch'essa venga presto ap-
pianata. La liberta religiosa dovra essere rispettata e si dovra dichia-
rare dalle Potenze 1'integrita del celeste impero. II messaggio parla
della Mostra di Parigi, della sisternazione di alcune questioni con la
Germania, delle buone relazioni con 1' Inghilterra, della morte di
re Umberto e degli assassinii dei cinque italiani, linciati nel 1899 a
Jallulak, i quali non poterono essere deferiti ai tribunal!, non ostante
gli sforzi del governo federale, raccomandando al Congresso di dare
alia magistratura il diritto di giudicare gli affari internazionali di tal
genere e chiedendo un' indennita per le vittime. Loda i giapponesi
del posto che hanno conseguito tra le nazioni moderne. Comunica che-
i negoziati per un trattato con la Spagna sono a buon termine. Esprime
il desiderio di mantenere ottime relazioni commercial! con tutti i paesi
e nell'istesso tempo non nasconde di voler resistere a legislazioni ostili
riguardanti il commercio, il quale, per la prima volta, tra importa-
zioni ed esportazioni supero due miliardi di dollar!. II Presidente rac-
cpmanda la riduzione delle imposte, 1'aiuto alia marina mercantile
e di combattere i sindacati detti di accaparramento. Quanto alle Fi-
lippine, afferma che il dominio degli Stati Unit! si e stabilito, benche
la guerriglia ne ritardi il progresso, e raccomanda che vengano votate
leggi umane dirette a rendere benevoli e sudditi pacific! gli abitanti
delle isole. Chiede di poter portare a 100,000 uomini 1' esercito di
Cuba e di Portorico, e approva le proposte relative alia costruzione
di nuove navi della marina da guerra.
CONTEMPORANEA 749
AUSTRIA UNGHERIA (Nostra corrispondenza). — 1. II « Fremdenblatt »
e la questione del Trentino. — 2. Agitazione elettorale nel Tirolo, e
nelle altre province cisleitane. -- 3. L'affare Hlilsner, dopo la revi-
sione del primo processo.
1. Nelle <Notizie general! » contenute nel Quaderno 1209, 3 no-
vembre p. p., venne asserito, che la « questione delPautonomia del
Trentino e stata messa nel suo vero aspetto dall'ufficioso Fremdenblatt,
il quale da ragioni sufficientissime del rifiuto del Presidente del Con-
siglio » di concedere qualsivoglia autonomia alia parte italiaiia del
Tirolo. II ch. estensore di quelle < Notizie » non pose certo mente al
carattere del giornale Viennese da esso citato, ed allo spirito tenden-
zioso, come dicono, di quel suo articolo ; e giudicando di lontano pro-
nuncio un giudizio, il quale non corrisponde punto alia realta. Ora
sono sicuro di fare cosa grata alia Direzione della Civilta Cattolica,
la quale ha per costume di curare la verita con esattezza scrupolosa.
in tutte le sue pubblicazioni, rimettendo al suo posto d'onore la ve-
rita storica, officiosamente sacrificata in questo caso del Fremdenblatt
alle esigenze de' suoi padroni ed ispiratori. Procurerd di esporre il pin
breveinente possible i fatti, quali mi veiine fatto di appurare, attin-
gendo a fonte diretta le necessarie informazioni, acciocche ognuno
possa recarne un giudizio imparziale.
La questione dell'autonoinia del Trentino, sebbene riguardi sol-
tanto una piccola regione della monarchia austro-ungarica, non cessa
di essere grave in se rnedesima, vuoi per le ragioni sacrosante di di-
ritto e di giustizia che essa implica, vuoi per i rapporti che pud avere
col problema generale del nuovo assetto politico-amministrativo, che
apparisce sempre piu indispensabile qual unico rimedio agli abusi e,l
alle minacce del centralismo liberale tedesco. Ed anzitutto essa non e
questione di ieri; mercecche, prescindendo anche dalle prove della
sua istanza forniteci dalla prima meta di questo secolo, sono gia cin-
quanta anni che i trentini lottano alia luce del sole, con tenacia da
montaoiari, contro 1' ibrido nesso provinciale e la dispotica supremazia
della Dieta tirolese. Ci sarebbe da fare un bel volume delle loro proteste
e de' reclami pubblicati in questo argomento, de' memorial! dei loro
deputati al governo cetatrale, degli indirizzi dei Comuni a S. M. 1' Im-
peratore, e di tutte le altre manifestazioni somiglianti, ripetute inces-
santemente lungo quest'ultima meta del secolo. Bastera accennare di
volo all'astensione dei deputati trentini dalla Dieta tirolese fino dalla
sua prima costituzione, la quale dopo 1' interruzione di parecchi anni
essendo stata ripigliata nel 1891, non finira, a quanto sembra, se non
per far luogo all'opposizione estrema, e forse all'ostruzione nel seno
della Dieta medesima, in risposta al dissennato,.rifiuto del presidente
750 CRONACA
Koerber. A tanto clamore di proteste, il governo centrale rispose piu
volte colla violenza ; ma non riuscendo a soffocarle, moltiplico promesse,
e studii, e disegni, caduti Tun dopo 1'altro nel dimenticatoio.
« Quando tutto un popolo (cosi si esprimono i deputati trentini nel-
1' ultimo memoriale, presentato al presidente del Consiglio conte Thun
nel 1898) con alia testa la rappresentanza di tutti i municipii e co-
muni, i dignitarii ecclesiastic! con tutto il clero, perfino gli i. r. im-
piegati, continua per 96 anni a reclamare lo stesso provvedimento,
tale domanda deve posare sopra una base di necessita e di giustizia,
cotanto forte ed evidente, che a toglierla dalla discussione non arri-
veranno mai ne gli intrighi degli interessati, ne le industrie di co-
loro, i quali chiamati a decidere stimano d'aver corrisposto all'obbligo
loro, quando riescono a tirarne in lungo la soluzione, od a cansarla. »
Di fatto le diversita di lingua, di nazione, di costumi, di tradi-
zioni, di cliina, di bisogni, di condizioni economiche, e via dicendo,
fra il Trentino ed il Tirolo, sono tanto profonde e spiccate, che ne
fanno due paesi da non potersi assolutamente amalgamare o fondere
insieme. Eppure quanto con si buon fondamento richiede il Trentino,
e indarno richiese fino ad ora, venne gia senza lotta e da gran pezza
conceduto al Yorarlberg, piu piccolo del Trentino, e tedesco di lingua
come il Tirolo, ed alia provincia del Litorale, la quale ha il lusso di
tre Diete, una per la sola citta di Trieste, senza che ne abbia sofferto
punto 1'unita intangibile della provincia, ne tampoco quella dello Stato.
Nel resto fu storicamente dimostrato nel citato memoriale, che la
maggioranza tedesca della Dietainnsbrucchese, alia quale il sig. Koerber
nella sua risposta pretenderebbe consegnare mani e piedi legati i rap-
presentanti del Trentino, e al tutto incapace di amministrare questa
parte della provincia, come i tirolesi medesimi ebbero a confessare
in privato ed in pubblico. E dimostrato, che il Trentino, trascurato
anzicheno dal governo centrale, nel suo nesso forzato col Tirolo non
venne trattato con giustizia, tantoche potrebbesi affermare, che nella
Dieta innsbrucchese si e perpetuate lo spirito tradizionale, onde gli
antichi Conti del Tirolo, abusando in tutti i modi del titolo di avvo-
cati della Chiesa tridentina, finirono coll'esautorare i Principi Yescovi
di Trento molto tempo prirna, che il principato ecclesiastico venisse
soppresso, ed aggiogatone definitivamente il (erritorio con tutto il
resto del Trentino alia contea del Tirolo, sul principiare di questo
secolo (1802-1816).
Ma lasciamo da parte le storie vecchie, le quali ci porterebbero
troppo per le lunghe, e veniamo all'ultima fase della questione. Le
tappe storiche di data piu fresche sono le seguenti. Nel 1893, S. M.
1'Imperatore promise alia deputazione trentina recatasi ad Innsbruck
per fargli omaggio di sudditanza, che farebbe prendere in esame dal
CONTEMPORANEA 751
suo Governo la dimanda del Trentino. Cadnto il Taaffe prima di po-
ter far nulla, il Badeni eel 1895 incomincio ad occuparsene, entrando
in trattative coi deputati trentini al Consiglio delPImpero. Nel 1897,
costoro, riconoscendo impossibile nelle attuali circostanze dello Stato
austriaco la concessions di ima Dieta propria italiana a Trento, ela-
borarono, entro le linee piu ristrette proposte dal Governo, un nuovo
disegno di separazione ptiramente ainministrativa, il quale, tollerando
una Dieta unica ad Innsbruck, si contentava di dividerla in due se-
zioni per gli interessi specifici delle due parti della provincia, serban-
done intatta 1'unita politica, e salva sempre 1'autorita della Dieta ple-
naria in tutti i negozii d'interesse comune della provincia.
Se non che il Luogotenente o governatore del Tirolo, notoriamente
partigiano del centralismo tedesco liberale, ed avverso ad ogni con-
cessione per gli italiani, prese la mano al Badeni, il quale fini col
rigettare anche 1'ultima modestissima domanda dei trentini. Frat-
tanto la maggioranza tedesca della Dieta avendo profittato dell'as-
senza degli italiani per aggiungere nuovi e piu gravi torti contro di
essi sul terreno del diritto nazionale e degli interessi economici, 1'in-
tero Trentino sorse unanime a protestare con un Atto sottoscritto da
424 comuni, da 422 curatori d'anime, e da 351 associazioni ed isti-
tuti pubblici. Ma anche il Ministero Thun cadde senza poter fare
nulla, ed allo stesso modo caddero gli altri che tennero dietro fra le
tempeste delle Camere, finche venne al potere il D.r Koerber, il quale
promise ai deputati trentini di studiare o far studiare a fondo la que-
stione, e di venire finalmente ad una conclusione. In questo frat-
tempo il deputato tirolese D.r Kathrein, capo del circolo popolare cat-
tolico nella Camera, e gia presidente della medesima, convinto della
giustizia della causa trentina, aveva promosso alcune pratiche di con-
ciliazione fra i deputati trentini e tirolesi, sulla base della separa-
zione amministrativa piu sopra accennata, da proporsi alPapprova-
zione del Governo centrale, in seguito allo sperato accordo comune
fra le due parti. Ma siffatte pratiche, gia bene avviate, non erano
ancor giunte al termine, quando capito ai deputati trentini la risposta
del Koerber, suggerita dal luogotenente del Tirolo piu sopra lodato,
e da ultimo difesa dall'umcioso Fremdenblatt contro il biasimo di quasi
tutta la stampa austriaca indipendente d'ogni colore. I motivi in essa
addotti per coonestare il rifiuto assoluto di qualunque concessione al
Trentino sono in si aperta contraddizione coi fatti storici, e per giunta
tanto sconclusionati, da dover deplorare sinceramente, che il capo del
Governo austriaco, in questo momento in cui si sentono traballare le
fondamenta stesse dello Stato, abbia apposto la firma a quell' atto pub-
blico di Governo.
Le conseguenze della risposta del Koerber non possono riuscire che
752 CRONACA
dannose, e non finiranno cosi presto, se non viene revocata. L'esa-
sperazione del trentini, dopo tanto pazientare salita al colmo si ma-
nifesto tantosto con una energica quanto calma protesta di tutti i loro
deputati al sig. Koerber, cui viene rimproverato fra 1'altro di avere
fomentato nel Tirolo 1'odio di razza proprio nel momento, che ita-
liani e tedeschi stavano cercando di buon accordo la via, da porre
le basi d'una pace durevole nella provincia. Fra le altre province
austriache, tutte piu o meno funestate dalla lotta sempre piu selvag-
gia per la questione linguistica e nazionale, il Tirolo andava quasi
del tutto immune, e potevasi considerare come 1'unico angolo ancora
tranquillo dell'Austria. Poiche 1'azione legale dei trentini per la loro
autonomia amministrativa, e cosi pure la moderata reazione dei me-
desimi contro i piu recenti tentativi di germanizzazione, fatti dai ra-
dicali tirolesi partigiani del Wolfe dello Schulverein germanico, con-
nivente in parte la Dieta innsbrucchese, non erano certamente tali da
turbare irremediabilmente la pace della provincia.
Sotto tali auspici il 17 dicembre p. v., sara riaperta la Dieta pro •
vinciale. Un corrispondente della N. F. Presse di Yienna scrive, che
tra gli effetti della risposta del sig. Koerber ci sara anche quello di
rinforzare nel Trentino I'irredentismo, il quale, ridotto che era a' mi-
nimi termini, si dovra dire in appresso importato dal settentrione, piut-
tosto che dal mezzogiorno. E si potrebbe aggiungere, che ne fara suo
pro anche il socialismo, altra merce settentrionale introdotta nel Tren-
tino da alcuni studenti, reduci dallM/ma mater Viennese e da altre
universita tedesche. Ecco la questione deH'autonomia del Trentino nel
suo vero aspetto.
2. Prima di uscire dai confini del Tirolo cade in acconcio di ri-
volgere uno sguardo all' attuale agitazione elettorale per la nuova
Camera, che sara convocata nel prossimo anno. Mentre nel Trentino
i cattolici trovarono la via di riunirsi e stringersi insieme almeno con
un compromesso elettorale, che li presenta compatti nella lotta contro
i comuni nemici, nella parte tedesca della provincia divento pur
troppo ancor piu acerba di prima la nota scissura fra il vecchio par-
tito conservatore, ed il nuovo de' Cristiani sociali, capitanato dal
D.r Schoepfer, professore di teologia nel Seminario di Brixen. L'ac-
canimento fra i due partiti si e manifestato con tanta passione, da
contristare 1' animo d' ogni buon cattolico, specie nella guerra furi-
bonda scatenatasi contro la persona delPex-ministro barone Dipauli
del partito popolare cattolico. Un compromesso malamente tentato non
ritisci se non a rinfocolare la discordia, e ad inacerbire la lotta elet-
torale. Un altro compromesso, stretto fra cattolici e liberali tirolesi
del grande possesso nobile, senza partecipazione e a danno degli ita-
liani, sopravvenne a peggiorare le relazioni fra le due parti della pro-
vincia.
CONTEMPORANEA 753
E sempre in Tirolo, i cattolici sono conturbati da un processo
<contro il Yescovo di Trento, citato dalla Corte superiore di giustizia
in Innsbruck a rispondere dinanzi ai giurati di un suo atto legittimo
di giurisdizione ecclesiastica. II Yescovo venne accusato di leso onore
da una gazzetta tedesca della sua diocesi, la Bozner Zeitung, perche
fra i motivi della proibizione da esso pubblicata nel 1898 contro quel
giornale dichiaratamente anticattolico ed empio, aveva accennato alia
« volgarita » delle sue aggressioni contro la Religione. E questo basta
perche un Yescovo possa oggi anche qui da noi essere trascinato ai tri-
bunali, e Dio sa quali laici saranno chiamati a decidere sulla sua reita!
Da un paio di mesi ferve in tutte le province austriache il lavoro
preparatorio per le elezioni politiche generali; che cosa ne uscira, lo
vedremo nella prima quindicina del p. v. gennaio. Tuttavia fin d'oggi,
in mezzo al cozzo de' parti ti, e sopra un clamore confuso della loro
propaganda elettorale, si sente brontolare il tuono delle future tem-
peste parlamentari, piu grosse delle passate. Di fatto i tedeschi libe •
rali di tutte le gradazioni proclamano alto il loro famoso programma della
Pentecoste, ossia 1'egemonia tedesca e la lingua tedesca di Stato, contro
i diritti di tutte le altre nazioni della Cislaitania. L'urto fra tedeschi
e slavi ne seguira tremendo; e per quanto i czechi sieno travagliati
da discordie intestine di diverso genere, non v'ha dubbio che faranno
gli sforzi estremi per sab-are la minacciata loro esistenza politica;
tanto piu che il Koerber, trascinato forse dalla corrente tedesca, salto
fuori in mal punto ad aizzarli con un nuovo decreto, che impone 1'uso
esclusivo della lingua tedesca in tutto il servizio interno del ramo giu-
diziario della Boemia.
3. Chi tenne dietro alle passate corrispondenze avra forse vaghezza
di sapere, come sia andata a finire la revisione del processo di Polna,
che erasi chiuso a Kuttenberg in Boemia colla condanna a morte
dell'ebreo Hiilsner, 1'assassino della giovane cristiana Agnese Hruza.
II cadavere della vittima totalmente dissanguato, ed altre circostanze
venute a galla in quel processo, avevano rafforzato soprammodo il so-
spetto popolare, che si trattasse d'un cosiddetto assassinio rituale. Non
e a dire, quanto s'adoperassero, e in palese e in secreto, gli Ebrei,
e segnatamente i viennesi padroni della stampa, per ottenere una
revisione del processo, tanto compromettente per la Sinagoga. E la
revisione venne accordata, in seguito ad accuse del condannato contro
wltre persone (chiaritesi dipoi del tutto innocenti) che rendevano ne-
cessario un nuovo processo. II quale apertosi a Pisek, fini con una
nuova condanna a morte dello Hiilsner, convinto reo d' un secondo
assassinio d' un' altra giovane cristiana, e per giunta anche di ca-
lunnia. Ma i giudei, che avevano tenuto dietro allo svolgimento del
processo con ansia indescrivibile, se non vennero a capo di conseguire
Serie XVII, vol. XII, fasc. 1212. 48 7 dicembre 1900.
754 CRONACA
1'assoluzione del colpevole, pure raggiunsero lo scopo principale, che
era quello di non vedere confermato legalmente con una sentenza
giudiziaria il sospetto popolare dell'assassinio rituale. Accadde infatti,
che contro la perizia medica del primo processo di Kuttenberg, la
quale aveva messo in sodo il quasi perfetto dissanguamento, e la
scomparsa del sangue della vittima, la Facolta medica dell'Universita
di Praga, richiesta del suo parere tecnico dalle Assise di Pisek, sen-
tenzio, qualmente la quantita del sangue rinvenuto negli indumenti
dell' assassinata, corrisponde appuntino al peso del suo corpo. In
omaggio a codesto verdetto della scienza, contraddicente a quello dei
medici che fecero la prima ispezione della vittima appena assassinata,.
il procuratore di Stato ed il presidente del tribunale di Pisek esclu-
sero affatto 1'assassinio rituale, come quello che riducevasi ad una
fiaba ridicola, inventata dall' odio di razza, ed accreditata dall' odia
di religione. Al qual proposito non bisogna dimenticare, che nel primo
processo di Kuttenberg il sospetto d'un assassinio rituale, sorto nella
popolazione, affermato dal D.r Baxa, avvocato della parte civile, e
confortato, come si disse, dalla perizia medica. era stato accolto eziandio
dal procuratore di Stato nella sua requisitoria, per la qual cosa gli
Ebrei avevano sollevato uno scandalo enorme, e chiesta a dirittura
la destituzione dell' impru den te magistrato. Ciascuno nnalmente pufr
imaginarsi da se le pressioni, esercitate con tutti i mezzi, non escluse
le lettere minatorie ai testimoni citati nel processo; basti dire, che
uno di costoro non avendo avuto il coraggio di esporre quanto sapeva
nel primo processo, presto nel secondo tali testimonianze, che poste
in rilievo dall 'avvocato D.r Baxa, spinsero la popolazione di Pisek a
fare una dimostrazione in senso antisemitico ai giurati, i quali con
voto unanime avevano dichiarato colpevole 1'accusato. Per tal guisa
anche il secondo processo non riusci a dissipare interamente nella
coscienza popolare la fosoa nube dell'assassinio rituale. Di che tur-
bata oltremodo, la stampa giudaica va gridando ad una voce, che
1'affare Hiilsner e tutt'altro che terminate, e che si rende necessaria
una nuova revisione del processo, naturalmente colla prospettiva d'una
sentenza di assoluzione finale. Ci riusciranno? Intanto e un fatto, che
I'Hiilsner, il quale si rifiuto ostinatamente a metter fuori il nome
de' veri complici, accolse la sentenza di morte con un sorriso. E non
conviene dimenticare il procedimento ed il risultato finale del famoso
processo della Ezlar in Ungheria, e di tanti altri consimili, che i
lettori della Oiviltd C., istruiti in proposito assai meglio d'ogni altro
lettore di periodic!, senza dubbio non hanno dimenticato.
CONTEMPORANEA 755
IRLANDA (Nostra Corrispondenza). 1. II risveglio celtico e la lingua irlan-
dese. - 2. La visita della Reg-ina in Irlanda. La guerra crudele. —
3. Le elezioni g-enerali. 11 nuovo partito irlandese. — 4. II continue
spopolamento dell' Irlanda.
1. Due anni or sono incomincio a manifestarsi in Irlanda un movi-
mento destinato ad avere conseguenze importantissime. Questa mani-
festazione non e affatto d' indole politica, ne potrebbe dirsi che uo-
mini politic! abbiano contribuito specialmente al suo sviluppo, ma
siccome essa e puramente nazionale ed autoctona, coloro che non
hanno il coraggio di parteciparvi si scusano di questa loro con-
dotta col dire che tale patriottica manifestazione rischia di crear
cattivo sangue fra noi ed i nostri governanti. Ma questa causa non
e altro che un mescrhino sotterfugio, poiche trattandosi d'una mani-
festazione puramente irlandese, tutti i nostri dovrebbero appoggiarla,
indipendentemente dalle loro idee politiche. II movimento in parola
ha niolti punti in comune col risveglio celtico. Per questo s' intende
il rifiorire d' interesse nella nostra storia e nella antichissima lingua
nostra, lo studio amorevole e la rievocazione del passato, un movimento
<3ioe d' indole essenzialmente letteraria. Invece il movimento Gaelico
abbraccia un orizzonte molto piu vasto, si propone uno scopo ben piu
ambizioso ed esercita un' influenza senza paragone piu efflcace. Non
occorre essere profondi conoscitori della nostra storia per sapere che
per parecchi secoli si fecero atti inauditi diretti a soffocare la nostra
lingua nazionale ed a screditare le antiche usanze del popolo nostro.
I nostri governanti seguirono una linea di politica costante, e in gran
parte vittoriosa, avente per scopo di sradicare tutto cio che, a parere
loro, tendeva a mantenere i caratteri distintivi della nazionalita irlan-
dese. S' incomincio col proscrivere la lingua celtica. Poi le antiche
e savie leggi, cosi bene adattate alia speciale indole del popolo, ven-
nero denunciate come barbare da coloro, il cui concetto della giustizia
si riassumeva in questa parola : confiscare, ed il passaggio dei quali,
quando in orde armate scorazzavano per il paese, veniva segnalato da
stragi e da rovine indescrivibili. L'antico sistema agrario, che ben si
confaceva ad tin popolo dedito alia pastorizia, venne sovvertito per
soddisfare alle brame dell' ingorda soldataglia che invase il paese.
Neppure la religione dell' Irlanda pote sfuggire ai loro attacchi, e gli
insegnanti nelle sctiole furono perseguitati colla medesima ferocia di
cui erano vittime i sacerdoti. Tutti sanno come tale persecuzione sorti
in gran parte il desiderate successo. I/ Irlanda venne anglicizzata,
fino al limite del possibile, e la pesante coltre d'una forzata igno-
ranza fu distesa sul popolo. Affine di reagire contro questa to tale
oppressione e sorto il movimento Gaelico, i cui risultati finora sono
756 CRONACA
veramente stupefacenti. Sembrera ineredibile, ma e pur vero, che in
quei distretti, dove la lingua irlandese aveva sopravvissuto ed era
ancora la lingua parlata, cioe sulla costa occidentale e meridionale,
era proibito d' insegnarla o di parlarla nelle scuole primarie ! Orbene,
tale severita ha ora dato luogo a grande indulgenza, tanto che 1'in-
segnamento bilingue e permesso. L'antica lingua dei Celti e in via
di risurrezione, la conoscenza della sua bellezza, lo studio della sua
letteratura, sono vieppiu in aumento, ed e facile osservare un risor-
gere ed un rafforzarsi dello spirito nazionale che autorizza a ben spe-
rare per Pav venire. Essendo perfettamente indipendente da fazioni
politiche, questa manifestazione pud e deve trovare appoggio in tutti
gli uomini di sangue e di nascita irlandese. Ne avrebbe potuto fare
si rapidi progressi se la sua politica, il suo programma e il suo scopo
non fossero perfettamente in armonia colle aspirazioni e con le sim-
patie del popolo. Ci e dunque lecito sperare che verra un tempo in
cui avremo una vera e propria letteratura irlandese, a cui faranno
corona musica edjarti proprie dell' indole nostra. Fra i piu autorevoli
ed efficaci cooperatori in questo movimento, ci e caro nominare il no-
stro venerando Primate, il Cardinale Logue, insieme a S. E. Revifia
1'Arcivescovo di Dublino, di cui 1'Irlanda ricordera sempre con pro
fonda riconoscenza 1'efficace contributo portato ad una causa veramente
nazionale.
2. Ma 1'opinione pubblica in Iiianda e stata ultimamente agitata da
ben altre commozioni che non quelle fatte sorgere dal suddetto pacifico
risveglio. Dopo un'assenza equivalente quasi al termine normale d'una
vita umana, la Regina Vittoria si decise di recarsi ancora una volta a
visitare il suo reame d'Irlanda.
Molti e gravi avvenirnenti ebbero luogo in Irlanda durante il lungo
periodo di tempo che separa il 1862 dall'anno presente. Di questi alcuni
furono buoni, altri cattivi, ma bisogna ammettere che, tirando la linea
e facendo i conti finali, vi e un notevole aumento dalla parte del bene.
Pero le relazioni dell'Irlanda con 1'Inghilterra, e quelli dell'Inghil-
terra con 1'Irlanda, sono rimaste sempre le medesime, caratterizzate
cioe da sfiducia, sospetto e odio. Tenendo conto di questo stato degli
animi, la cui agitazione latente avrebbe potuto divampare maggior-
mente dopo gli attacchi della stampa imperialista, che cercava di attri-
buire scopi politici alia visita reale, deve tan to piu ammirarsi il con-
tegno della popolazione, che ricevette la Regina in modo correttissimo.
Dopo un lungo periodo di totale abbandono, la « Regina Impera-
trice > non era venuta per chieder venia d'un passato che e tutta una
serie di oppressioni e d'ingiustizie, ma bensi per raccogliere soldati,
vittime designate per le guerre d'oggidi. La fortuna della guerra non
aveva sorriso^alle armi inglesi nel Natal, ma i soldati irlandesi di Sua
CONTEMPORANEA 757
Maesta si batterono bene, salvando la situazione, e la Regina ricono-
seente, voile venire ella stessa in Irlanda per esprimere la sua grati-
tudine. E 1'accoglienza che ricevette fu non solamente cordiale, ma
neppure oscurata da un solo incidente spiacevole. Pero sarebbe errore
credere che un momentaneo entusiasmo abbia potato renderci favorevoli
alia guerra nel Sud- Africa, una guerra che sapevamo significare, non
solamente un aumento di tasse e un grave danno all'industria e al com-
mercio, ma soprattutto la rnorte o la mutilazione di centinaia di bravi
soldati irlandesi. II popolo si sentiva naturalmente legato da un vin-
colo di simpatia con la valorosa nazione Boera, combattente una lotta
ineguale per la liberta e per i patrii lari, e seguiva con ansia indi-
cibile le vicende dell a lotta impegnata fra tin grande impero tutto in
armi contro un manipolo di 30000 contadini, decisi a vincere o morire.
3. La eonfusione che per solito caratterizza le elezioni politiche del
nostro paese e stata di gran lunga minore degli altri anni, a causa
forse del tempo inaspettato in cui ebbero luogo. In Inghilterra la que-
stione principale da cui dipendevano i risultati era la politica del
Governo nel Sud-Africa. II partito liberale naturalmente protesto contro
la malafede del governo che fisso la data delle elezioni appunto per
1'epoca in cui 1'agitazione guerresca del popolo raggiungeva il suo
massimo a causa del ritorno in patria di numerose truppe che ave-
vano partecipato alia guerra Sud-Africana. Si disse che la guerra era
stata felicemente condotta a terinine, che ogni resistenza era finita,
e che oramai non rimaneva altro da fare che di indirizzare i nuovi
paesi per la via della pace e della prosperita. Ma queste ilhisioni fu-
rono ben presto dissipate quando durante le elezioni giunsero no-
tizie poco favorevoli agli inglesi, dimostranti come la resistenza
boera fcsse molto meglio organizzata di quanto si voleva far credere.
Pero la corrente favorevole al governo era preponderante e coloro
che disapprovavano apertamente la guerra e il modo in cui veniva
condotta, furono non solamente denunciati dalla stainpa come tradi-
tori, ma anche trattati come tali. Finalmente il Governo riusci a sal-
varsi. Qui in Irlanda nulla vi e stato di cambiato. Vi e ancora un
gruppo composto di 84 Naxionalisti, pronti a difendere con entusiasmo
il loro paese ed a fare qualunque sacrificio per esso.
Sarebbe troppo 1'aspettarsi che i migliori candidati siano sempre
eletti. Anzi avviene spesso che nella eonfusione delle elezioni si pre-
sentino con successo uomini di minor valore, aiutati da interessi lo-
cali o da fazioni politiche, ma tutto considerate, non possiamo tro-
varci malcontenti dei risultati delle elezioni, benche dobbiamo deplo-
rare la scomparsa di alcuni uomini politici, i quali, anche a costo di
gravi sacrifici personali, si dedicarono con amore disinteressato alia
causa del popolo. Se fosse stato seguito il consiglio del Cardinale Logue,
758 CRONACA
le cose sarebbero anche piu soddisfacenti. Sua Eminenza consiglio gli
irlandesi di sciogliere i problem! politic! da se stessi, di eleggere a
loro rappresentanti uomini senza inacchia o sospetto, di respingere
qualunque ingerenza tendente ad influire sul loro libero voto, e so-
prattutto a scegliersi uomini che sarebbero veramente i loro rappre-
sentanti e non i loro padroni. Finora non possiamo sapere in qua!
modo essi esplicheranno la loro attivita durante la sessione parlamen-
tare ventura, ma siamo sicuri che essi daranno prova di zelo e di
energia, quando si presentera loro 1'occasione di eliminare alcuni dei
mali che pesano sul nostro paese.
4. E che quest! mali sono numerosi e profondi e cosa ben nota. Per
esempio, non si potrebbe fare qualche cosa per permettere agl' irlan-
desi di rimanere nel proprio paese? E assurdo il dire che essi godono
di maggiore prosperita in lontane region!, che essi sono destinati col
loro esiglio a portare il lume della fede nei paesi dove si trasferiscono.
Ma perche non potrebbero rimanere nella terra dei loro padri, perche
non potrebbero essere felici e godere d'una onesta prosperita in casa
propria? Fra i molti mali che affliggono 1'Irlanda, uno dei maggiori
e senza dubbio 1'esodo continue della sua popolazione, che prende la
forma di emigrazione verso altri paesi, alcuni dei qnali non sono
sempre piu favoriti dalla natura. E un assioma economico che quando
la popolazione d'un paese naturalmente fertile e costretta ad emigrare
vi deve essere qualche forte tarlo nella condizione del paese stesso.
Gia da quarant' anni 1'elemento giovane della popolazione irlandese,
uomini e fanciulle nel fiore dell'eta, emigrano continuamente dal paese
della loro nascita. Ne segue che la popolazione attuale dell'Irlanda
e numericamente uguale a quella d'un secolo fa, mentre in altri paesi
il numero degli abitanti si e triplicate e quadruplicate, e la ricchezza
individuale ha aumentato vent! o cento volte. Le tasse sempre cre-
scenti, insieme a leggi economiche ingiustissime, hanno ridotto 1' Ir-
landa alia miseria, benchS una commissione parlamentare abbia do-
vuto ammettere che noi paghiamo circa tre milioni di sterline in ec-
cesso di quello che dovremmo contribuire allo Stato. Tre milioni
all'anno significa un capitale di cento milioni di sterline (Lire ita-
liane 2,500,000,000) ingiustamente toltoci. Le spese della presente
guerra anglo-boera, nonche quelle per gli atimenti della marina,
debbono in parte essere sopportate da noi, cosicche la popolazione
irlandese avra ancora a subire vessazioni e sofferenze. L'aumento di
tasse e in ragione diretta dell'aumento d'emigrazione. Negli ultimi
40 anni, emigrarono dalPIrlanda ben 3,800,000 individui, cifra che
rappresenta i due terzi della popolazione media d'Irlanda durante
mezzo secolo. Se non fosse per questo tremendo esodo, la popolazione
odierna invece di contare 4,500,000 conterebbe probabilmente 10 o
CONTEMPORANEA 759
12 milioni di anime. Durante lo stesso periodo la provincia di Munster
ha perduto, causa 1'emigrazione, 130,000 abitanti numero molto su-
periore a quello della sua popolazione presents.
Quest! fatti terribili spiegano sufficientemente 1' irrequietezza, la
miseria e Pamaro sentimento di ribellione che trovansi cosi fre-
quentemente nel popolo nostro. Poiche esso si trova alia merce d'un
sisteina che fatalmente lo trascina ogni anno piu vicino alia miseria
irreparabile. E 1'auinento dell' impero non reca ad essa profitto o
gloria, ma solamente un aumento di peso.
5. Dopo tutto, pero, abbiamo ancora di che ringraziare il cielo, giae-
che le condizioni nostre non sono ancora cosi disperate come quelle
di molti milioni di sudditi britannici nelle Indie Orientali. Se 1'at-
tenzione pubbiica non fosse stata tutta attirata dalla guerra Sud-Afri-
cana, e certo che la triste storia della carestia indiana, cogli orribili
parti colari delle sofferenze di tanti milioni, per fame e per malattie in-
fettive, avrebbe commosso il popolo inglese fino nel piu profondo del
cuore. II Vicere dell' India, Lord Curzon, dovette ammettere che per
un certo tempo il 15 per cento della popolazione indiana veniva man-
tenuto a spese dello Stato.
Eppure egli fu costretto a fare appello alia generosita del pubblico,
giacche il Governo piu ricco del mondo non poteva essere in grado di
salvare i suoi sudditi dalla fame mentre durava ancora la guerra sud-
africana, che aveva fatto rivolgere le cupidigie inglesi verso Johan-
nesburg e le miniere d'oro del Transvaal. Purtroppo noi non abbiamo
potuto recare molto sollievo alle popolazioni sofferenti dell' India,
giacche anche nel nostro disgraziato paese il demone della fame ha
fatto non poche vittime e tormenta continuamente la povera popola-
zione, a cui non resta che il conforto della rassegnazione e di una
profonda fiducia nell' inscrutabile saviezza della Provvidenza Divina.
V.
COSE VARIE
1. Un monumento a Cristo Redentore nelle isole Cicladi. — 2. La princi-
pessa Caterina di Hohenzollern ed i Benedettini di Beuron. — 3. L'Al-
berg-o popolare di Milano. — 4. Una lingua poco conosciuta ma molto
diffusa.
1. Un monumento a Cristo Redentore nelle isole Cicladi. II giorno
4 dello scorso mese di novembre, 1'isola di Tine, fra il suono delle
trombe e delle campane, tra i cantici e gli inni festeggiava la bene-
dizione della gran Croce di marmo bianco eretta a gloria del Reden-
tore degli uomini sulla vetta del monte Xoborgo. La croce misura
760 CRONACA
cinque metri di altezza, il piedestallo e alto tre metri e mezzo, oltre
la roccia, su cui poggia : il monte poi a 540 metri dal livello del
mare s' innalza maestoso nel bel centro dell' isola e ne domina i ses-
santa villaggetti da cui e frastagliata. Sicche il segno della nostra
Redenzione, visibile a tutti, stende le forti sue braccia da Oriente in
Occidente, e par che dica ai vicini ed ai lontani : In Tine io regno.
OoH'unanime assenso di tutti, non esclusi gli stessi scismatici, e
col loro obolo, aiutati ed incoraggiati dal loro zelante Pastore, Mon-
signor Francesco di Mento, i missionarii di Tine si accinsero all'ardua
impresa, dico ardua, fatta ragione deH'asperita del sito e della defi-
cienza di ordegni atti a tali opere. Pur nondimeno colla buona vo-
lonta e col numero delle braccia si e supplito al difetto, e la cosa puo
dirsi riuscita con piena soddisfazione di tutti.
Stabilito il giorno della benedizione, si recarono tutti a mezza costa
del monte, nel santuario del Cuor di Gesu, che sorge fra le macerie del-
1'antica capitale dell' isola, ora deserta. Quivi, celebrati i sacri Mi-
steri, si ordino la processione e si mosse per 1'erta. Monsignore li
avea preceduti ed in mitra e piviale li attendeva a pie' della Croce.
Intonato il Vexilla Regis e recitate le preci rituali, aspersa la Croce
di acqua santa ed incensata, siccome menava una brezza abbastanza
fredda, Monsignore decise di parlare in Chiesa. Fu allora che un Padre
rnissionario invito il popolo ad un grido di evviva alia Croce ed a
Gesu Redentore, e 1'evviva scoppio fragoroso dalle labbra e dal cuore
deH'affollata moltitudine ripercotendosi nella sottoposta vallata. Scen-
clerono quindi alia Chiesa processionalmente, e la festa si chiuse con
un bei discorso di Monsignore, che fra le altre cose, congratulossi
con Tine d'avere il primato ia Oriente, essendo la sola finora che
avesse alzata una Croce monumentale a gloria del comun Redentore.
I Tiniotti vollero addimostrare la loro fede al nostro Redentore col
dedicargli altresi una grossa campana, la quale fusa in Yerona, nella
fonderia di L. Cavadini e figlio, porta la seguente iscrizione : Christo
Redemptori — Saeculo undevicesimo exeunte — Sacram hanc nolam —
Sub nomine — Rosariae Leoniae — Caiholici Tenenses — Dedicavere.
Essa quanto prima verra riposta nel nuovo campanile condotto a
termine dal presente Yescovo e costruito secondo il disegno del sa-
cerdote tiniotto D. Giovanni Filippuzzi, rettore del Seininario di Tine.
2. La principessa Caterina di Hohenzollern ed i Benedettini di Beuron.
Leggevasi nella Qermania di Berlino del 26 giugno, n.° 143 : « La teste
defunta principessa Caterina di Hohenzollern non era soltanto piissima
cattolica, ma insieme la piu grande protettrice dell'Ordine benedet-
tino. Da questa nobile signora il detto Ordine riconosce la magnifica
arciabbazia di Beuron nel principato di Hohenzollern-Sigmaringen.
Come si ritrae dal volume XI delle St. Benedicks-Stimmen, i due bene-
CONTEMPOR ANE A 761
dettini del monastero di S. Paolo di Roma, pp. Mauro e Placido Wolter,
presero la risoluzioae di trapiantare in Germania il loro Ordine. Ora
mediatrice di questo disegno fu la coinpianta principessa Caterina, la
quale con cuore aperto e con somma gioia entro nel peusiero di fon-
dare in Germania un monastero benedettino, riconoscendo nel P. Mauro
1'uomo dalla Provvidenza destinato a si grande opera. II 29 settem-
bre 1860 i due monaci entravano nella sala del trono pontificio. Vi-
cina a Pio IX sui gradini del trono stava la principessa, qual testi-
inonio della solenne benedizione del Capo della Chiesa ai monaci co-
raggiosi. Essi fondarono dapprima una residenza a Materborn presso
Cleves nel Reno inferiore, la quale casa in presenza della sola princi-
pessa fu benedetta il 10 febbraio 1861. Ma dovendo i buoni monaci
deciders! nel 1862 ad abbandonare volontariamente quel luogo, fu loro
indicate Beuron da un bravo sacerdote di Sigmaringen. In Beiuon esi-
steva fino alia secolarizzazione del 1806 una badia di Canonici rego-
lari di S. Agostino; allorche fu istallato 1'Abbate Donienico nel 1798,
il p. Lechleitner, agostiniano, fece la seguente profezia : — L'Abbate,
che oggi solennemente insediamo, sara 1'ultimo di questa badia. Per
sessant'anni essa sara abbandonata ; ma poi sara di nuovo ripresa, e
non passera piu in mani profane. — (Questa profezia si legge incisa
in pietra sulla porta della cella dell'Arciabbate di Beuron). Dopo la
cacciata degli Agostiniani, Beuron venne in possesso del principe di
Hohenzollern. Or dunque, allorche i Benedettini, dopo lasciato Ma-
terborn, cominciarono le trattative per istabilirsi a Beuron, la princi-
pessa compero 1'antico fabbricato con una piccola possessione intorno,
ed a questo fine e per la ristorazione e dotazione del monastero diede
tutto il suo avere, cosi che d'allora in poi si considero come una pove-
rella di Cristo e come un'oblata del monastero. II 6 decembre 1862 i
Padri entrarono in Beuron, ma la solenne benedizione del monastero
si diede soltanto il 24 maggio 1863. La degna signora venne sempre
chiamata dai Benedettini con filiale amore la nostra principessa, ed
essa con amore e sollecitudine veramente materna pensava al suo
monastero; il suo cuore non batteva che pe' monaci; tutte le sue pre-
ghiere, tutti i suoi desiderii, tutte le sue speranze erano per loro.
De' sacrificii materiali da lei fatti, tace il cronista citato ; ma pero
aggiunge : — Non solo doni ella ci reca, la nobile benefattrice, ma i
suoi doni sono indorati ed irnporporati con 1'intenzione piu pura e con
1'opera delle sue mani, colle quali essa lavora incessantemente pel mo-
nastero e per la chiesa. Se alcuna cosa le diminuisce il dolore di dover
vivere si a lungo sulla terra, qu,est'e il pensiero di continuarci la sua
protezione, il suo conforto, il suo consiglio. — » Fin qui la Germania.
Quanto piu divengono rari a' nostri giorni questi esempii insigni
di beneficenza cristiana ne' principi e grandi del secolo, tanto piu essi
762 CRONACA CONTEMPORANEA
sono degni che se ne conservi imperitura memoria. L'opera della princi-
pessa Caterina di Hohenzollern fa largamente benedetta da Dio. Dal
monastero di Beuron i benedettini tedeschi si moltiplicarono larga-
mente ed oggi contano otto Monasteri e circa 500 Religiosi.
3. L'Albergo popolare di Milano. Alle notizie date, nel quad. 1208,
pag. 254, intorno alle Eowton Houses, stabilite a Londra, Berlino,
Parigi, Nuova York, siamo lieti di aggiungere che 1'esempio dato dal
nobile Lord inglese e stato seguito anche in Italia nella citta di Mi-
lano. L'Albergo popolare, la cui costruzione fu iniziata nell'agosto del
1899, e oramai compiuto, e potra col nuovo anno 1901 cominciare ad
accogliere i suoi inquilini. L'Albergo, che al 31 ottobre del corrente
anno, aveva gia un capitale sottoscritto di lire 362,000 e costituito
in societa separata dall'Unione cooperativa milanese, ed ha una pro-
pria amministrazione sotto la presidenza del signer Luigi Buffoli.
4. Una lingua poco conosciuta ma molto diffusa. Alia Mostra di Pa-
rigi del 1889 si reed dalla Polonia una compagnia di attori ebrei per
dare alcune rappresentazioni in lingua ebraico-tedesca (Judendeutsch).
Quest'anno una compagnia simile dara le medesime rappresentazioni
al teatro Talia a Berlino. Tra esse e note vole una produzione che tratta
della storia di Bac-Koceba, capo degli ebrei che dal 132 al 135 dell'Era
volgare fecero un ultimo tentative per riconquistare la loro indipen-
denza politica. II Judendeutsch potrebbe chiamarsi la lingua nazionale
degli ebrei dei nostri tempi. Questa lingua si e formata nel decimo-
quarto e decimoquinto secolo dal tedesco conservato dagli ebrei emigrati
dalla Germania in Polonia ; vi sono mescolate molte parole ebraiche e
polacche ed ha assunto una pronuncia speciale ed una grammatica iera-
tica. In una parola, e un idioma deformato ed infarcito di espressioni
straniere. Per iscriverlo si usano i caratteri ebraici. II Judendeutsch ha
una letteratura molto estesa ; il che si spiega nel fatto che e parlato da
circa sei milioni di persone in Polonia, Qalizia, Russia, Boemia ecc.
Ben 23 giornali si pubblicano in questa lingua. Attualmente una tipo-
grafia di Berlino stampa in 750,000 esemplari la traduzione del nuovo
testamento in Judendeutsch. II resto del mondo nulla sa di questa lingua
che nessuno impara: cosicche, eccetto gli ebrei, non vi e quasi alcuno
che la sappia parlare o leggere. I compositori della tipografia sopra
ricordata sono tutti ebrei. E veramente un fatto curioso vedere un
popolo disperse in mezzo ad altre genti e sopra immense region),
conservare la sua lingua parti colare, ma e anche piu strano che un
popolo si formi un idioma speciale a parte. Poiche il Judendeutsch
si e formato appunto durante la dispersione degli ebrei. Esso deriva
dal tedesco, il fondo e tedesco, ma ha preso un'altra forma, ne
pud essere cornpreso che dagli iniziati. I tedeschi non ne capiscono
INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOL. XII
Articoli.
IL PLEBISCITO ROMANO DELL' ANNO
SANTO. Pag. 5
IL CARDINALE SFORZA PALLAVICINO E
LA REPUBBLICA DI VENEZIA. 18
LA REITA DELLA DlNASTIA MANCIU-
RESE NELLE STRAQI ClNESI. 35
LE SCUOLE ELEMENTARI IN BALIA DEL-
LO STATO. 129
DELLA STELA DEL FORO E DELLA SUA
ISCRIZIONE ARCAICA. 147, 398, 673
CONCLUSIONS DELLE TRATTATIVE DEL
CONCORDATO. 157, 415
IL DIR1TTO Dl PREGARE E LA PREGHIERA
PE' MORTI. 257
LA QUESTIONS DEL TRIBUNALS INTER-
NAZIONALE. Nuovo studio. 277
L'ARTE E LA STORIA ALL'ESPOSIZIONE
DI PARIGI. 291, 653
DELLA CURA MORALE DELL'!TALIA. 385
DETERMINISMO E LIBERTA. 427
DE JESU CHRISTO REDEMPTORE. En-
ciclica di S. S. Leone Kill. 487
Lo STATO EDUCATORS. 513
LA MEDICINA MODERN A E i MICROBII
PATOGENI. 531
LE PENSIONI OPERAIE NEL BfiLGlO. 555
L'OfiOLO PER LE MONACHE. 578
I MlSSIONARII CATTOLICI ED I DISOR-
DINI IN ClNA. 641
CHARITAS. Racconto contemporaneo.
52, 172, 304, 562, 685
Riviste.
Chiese romaniche e gotiche della
Germania (ff artel). Pag. 64
Gian Domenico Mansi e le Grand!
Collezioni Conciliari (Quentin). 187
La Proprieta letteraria delle Ban-
diere in Chiesa (Brandi). 198
I Monaci d'Oriente anteriori al Con-
cilio di Calcedonia (Besse) Pag. 322
II Papato amico dell'umanita (Bri-
ganti). 437
11 Diritto Pubblico Ecclesiastico se-
condo la mente di Leone XIII
(Barba). 440
Gesu Cristo e Budda (Dahlmann). 442
Delia potesta delle Chiavi nei primi
secoli della Chiesa (De San). 586
Girolamo Aleandro iPaquter). 702
Appendici.
SCIENZE NATURALI. Dall' Esposizione
di Parigi. Pag. 206
BIBLIOGRAFIA. 68, 330, 596, 114
ARCHEOLOGIA. Relazione tra alcune
feste cristiant antiche e alcune
usanze pagane. 450
LE « ROWTON HOUSES » OSSIA GLI AL-
BERGHI DEGLI OPERAI. 254
L'lMMINENTE PERSECUZIONE RELIGIOSA
IN FRANCIA 634
DECRETUM URBIS ET ORBIS. 729
Cronache contemporanee.
Dal 7 settembre al 6 decembre 1900.
Diario dell' Anno Santo.
* . Nuovo movimentodi pellegrinaggi
in Roma. Operosita degli ordina-
tori dei medesimi. 2. I Congress!
tenuti in Roma nel settembre 1900.
3. Ricevimenti e udienze del Santo
Padre. 4. Le Figlie di Maria adu-
nate a pareccbie migliaia in S. Pie-
tro. 5. Nuovi pellegrinaggi pel Con-
gresso dei Terziarii francescani.
6. Dispensa dal coro pei canonic!
e beneficiati che attendono alle
confessioni dei pellegrini. Pag. 91
764
INDICE
S. La Madonna delle Scuole Pie di
Frascati recata a Roma da apposito
pellegrinaggio. — Prodezze della
polizia italiana. 2. Ricevimenti del
S. Padre in S. Pietro: italiani di
tutte le province, tedeschi di Ber-
lino, di Colonia, del Reno, bavaresi,
austriaci, spagnuoli, argentini, fran-
cesi. — I canti religiosi nazionali.
Pag-. 216
3. II pellegrinaggio inglese. Sua im-
portanza singolare; una lettera del
duca di Norfolk. 2. Gli albanesi di
Scutari a Roma ed a Genazzano.
3. Ricevimenti del S. Padre: alba-
nesi, spagnuoli, inglesi, napoletani,
Lucca, Livorno; tedeschi, ungbe-
resi, altri spagnuoli ; Assisi, Spo-
leto, Reggio Emilia; altri unghe-
resi e tedescbi ; terziarii serviti,
veneti. irlandesi. 4. Indulgenza giu-
bilare a S. Maria sopra Minerva.
348
4. Pellegrinaggio degli irlandesi, e
loro indirizzo al S. Padre. 2. Pel-
legrinaggio della Sabina: veneti,
terziarii serviti, ungheresi, bolo-
gnesi, di Segni, del Mezzogiorno
d' Italia, di Ferentino. 3. Pellegri-
naggio spagnuolo. 4. Fatti parti-
colari degni di nota. 5. La festa
dei SS. Quattro Coronati al Monte
Celio. 459
5. Dedicazione della cbiesadi S. An-
selmo al collegw benedettino sul-
1'Aventino. 2. II sottimo pellegri-
naggio piemontese ; pellegrinaggi
delle diocesi meridionali, dell'A-
bruzzo, di Carpineto e Maenza,
di Perpignano; personaggi illu-
stri. 3. Pellegrini dell'Agro ro-
mano ; di Porto e Santa Rufina.
Altri deirUmbria, Orvieto, Narni,
Acquapendente, delle Marche, della
repubblica di S. Marino. 4. II conte
Ledochowski punito iDgiustamente
in Austria, onorato in Roma come
perfetto gentiluomo cristiano. 607
G. II ricevimento dei giovanetti e
delle fanciulle delle scuole catto-
liche romane in S. Pietro. 2. I
pellegrini di lassy in Rumenia, e
quelli di Alatri, di Cremona, di
Nepi e Sutri; personaggi insigni.
3. Facilitazioni per Pacquisto del
giubileo nelle novene deH'Immaco-
lata Concezione. del S. N&tale,e nel-
1'esposizione della Madonna della
neve a S. Maria Maggiore. Pag. 730
Cose romane.
i. II XVII0 Congresso Cattolico Ita-
liano. — 2. II 1° Congresso Inter-
nazionale degli Universitarii Cat-
tolici. — 3. I Giovani Universitarii
in San Pietro, e poi in Vaticano
a' piedi del S. Padre. 4. Pellegri-
naggio internazionale e Congresso
della Gioventu Cattolica. 5. So-
lenne Beatificazione della Yen. Qio-
vanna Lestonnac, fondatrice delle
Figlie di Nostra Signora. Pag. 94
fc. II Congresso internazionale dei
Terziarii Francescanj. 2. Lo scio-
pero dei vetturini romani. 3. Bea-
tificazione del Ven. Antonio Grassi,
della Congregazione dell'Oratorio.
4. Un ingente furto in Vaticano.
5. L'lmperatore della Dottrina Cri-
stiana assalito in Borgo dai que-
sturini. 220
3. La solenne Beatificazione della
Ven. Crescenzia Huss, Terziaria
Francescana. 2. Le due Rome se-
condo un socialista. 3. Calunnie
contro il ricreatorio festivo mili-
tare dell'Immacolata. 4. Una valigia
misteriosa. 5. Dicerie della stampa
giudaico-liberale sull'ambasciatore
austnaco presso la S. Sede, offi-
cialmente smentite. 352
4. Un dono del Papa alia Madonna
di Begona in Spagna. 2. II Kedive
d'Egitto a S. S. Leone XIII. 3. La
condanna del Principe Chigi per un
quadro del Botticelli. 4. II ricrea-
INDICE
765
torio educative Sebastiani 5. Ri-
sveglio cattolico nel quartiere di
S. Lorenzo e nella Parrocchia di
Santa Maria in Monticelli. 6. La
scuola serale ncaschile cattolica di
Hague estere. 7. II nuovo amba-
sciatore di Spagna presso la Santa
Sede. 8. II trionfo della Vera Roma.
9. Una preghiera pel Papa da re-
citarsi in tutto il mondo Pag. 462
S. Lettere Apostoliche di S. S. Leo-
ne XIII pel nuovo Collegio Porto-
ghese in Roma. 2. Principi illustri
in Vaticano. 3. Privata udienza pon-
tificia al sig. Descle"e de Maredsous.
4. I RR. PP. Benedettini dinanzi al
t.rono di Leone XIII. 5. Nuova luce
sul furto in Vaticano. 6. I lavori
nella Chiesa di S. Cecilia a Traste-
vere. 7. Triduo solenne a Santa
Maria in Minerva ad onore dei
Beati Martiri Cinesi ed Annamiti.
8. Decreti delle Congregazioni Ro-
mane. 612
«l. 11 Decreto Urbis €t orbis. 2. II
primo centenario dell'Istituto del
5. Cuore. 3. I tridui solenni pei
novelli canonizzati e beatificati da
Leone XIII. 4. Ricevimento in Va-
ticano del Ministro del Chili. 5 Alle
Catacombe di S. Callisto. 6. La
piena del Tevere. 7. Decreti delle
Congregazioni romane. 733
Cose italiane.
1. L' ingresso solenne di S. E. Mon-
signorBacilieri, Vescovo di Verona.
2. Soppressione delle temporalita
al Vescovo di Andria. 3. La voce
del buon senso per 1'indipendenza
del Papa. 4. Pel cinquantesimo
dairinvenzione del corpo di Santa
Chiara d'Assisi. 5. Un monumento
al Ven. Cottolengo in Bra. — 6. II
ritoruo del Duca degli Abruzzi dal
viaggio polare. 7. La festa dei
XX Settembre. 102
fc. Una evoluzione parlamentare in
vista. 2. Prodezze burocratiche in
Italia. 3. Inondazioni terribili in
Liguria e in Piemonte. 4. Le feste
di S. Gerardo Sagredo a Venezia.
5. II trasporto delle reliquie di San-
t'Agostino nella basilica di S. Pie-
tro in Ciel d'Oro. 6. San Pietro sul-
I'Appennino bolcgnese. Pag. 226
3. I denigratori dell' Italia nuova.
2. II padiglione d' Italia all'Esposi-
zione di Parigi. — 3. La santifica-
zione de'monti in omaggit a Cristo
Redentore. 4. II ventesimoquinto
del Santuario di Pompei. 358
4. Una nobile protesta e un bell'e-
sempio da imitare. 2. La santifica-
zione de'monti in omaggio a Cristo
Redentore. 3. La morte dell'amba-
sciatore De Renzis. 4. Edificante
letterina della marchesa Salvago-
Raggi. 5. Consolanti notizie del
Cappellano militare in Cina, P. Ge-
roni, minorita. 468
•V II processo Casale a Napoli. 2. La
Massoneria smascherata dai Socia-
listi. 3. La amnistia pel genetliaco
del Re, e 1'esercito dei graziati.
4. II programma del Ministero Sa-
racco. 5. II sig. Chamberlain e la
soppressione uffieiale dell'idioma
italiano a Malta. 6. L'assoluzione
del Parroco di Tornolo, condan-
nato pel rifiuto d'amministrare un
Sacramento. 617
ft. Riapertura della Camera e prima
battaglia. 2. II bilancio della guer-
ra. 3. La soppressione dei tribunal!
militari. 4. L'on. Saracco « la Casa
Reale. 5. Un discorso dell'ou. Bac-
celli all'albergo di Russia. 6. II VI°
Congresso Regionale Romagnolo a
Faenza. 7. Un monumento in onore
deU'lmmacolata sul monte Tiberio
a Capri. 737
766
IN DICE
Cose straniere.
Notizie general!.
f . AFRICA AUSTRALE. I Boeri stretti
dagli Inglesi a Komati-Poors. Ul-
timi sforzi. Artiglierie distrutte.
Kriiger rifugiato a Lourenco Mar-
quez. II suo viaggio per PEuropa.
Un appello supremo dei signori
Fischer, Wolmarans e Wessels ai
govern! e popoli civili. 2. INGHIL-
TERRA. La prossimita delle elezloni
general!. Condizioni present! del
liberalismo inglese. Grandi riforme
riservate alia nuova legislatura.
3. RUSSIA. Una manifestazione del
« Novoie Vremia » in favore dei
Boeri. Quale importanza pratica si
possa attribuirle. Pag- 109
fc. AFRICA AUSTRALE. Gli inconcilia-
bili. Deliberazioni del Congresso
della pace sulla guerra sud-afri-
cana. Kriiger in Europa. 2. INGHIL-
TERRA. I primi risultati delle ele-
zioni. 3. AUSTRIA UNGHERIA. L'lm-
peratore Francesco Giuseppe in
Gorizia e le accoglienze prodigate-
gli. Preparativi elettorali. 4. ESTRE-
MO ORIENTE. Riassunto delle prati-
che delle Potenze europee e perti-
nacia della Corte cinese. Esigenze
tedesche. Intorno alle incertezze.
5. AFRICA SETTENTRIONALE. Pre-
tesa mira della Francia sul Ma-
rocco. 6. BALCANI. Composizione
quasi sicura del conflitto bulgaro-
rumeno. Viaggio del Principe Gior-
gio di Grecia in Europa. 232
3, INGHILTERRA. Notizie generali delle
elezioni ingles!. Al Transvaal. Im-
barco del Kriiger. 2. ESTREMO 0-
RIENTE. L'accordo Anglotedesco.
Disposizioni della Cina. Proposte
respinte dagli ambasciatori. San-
zione dell' integrita delPImpero ce-
leste. I boxers del Sud. Speranze
di pace. 3. GERMANIA. Ritiro del
Cancelliere Hohenlohe e successio-
ne del Billow. Sua energia. 4. AU-
STRIA UNGHERIA. La questione del
Trentino. 5. SPAGNA. Alia Presi-
denza del Senato. Dimissioni del
Presidente della Camera. Condi-
zioni critiche economicbe. Nuovo
ministero. 6. AMERICA DEL NORIX
Intorno alia elezione del Presi-
dente delle Citta federate. Pag. 363
4. ESTREMO ORIENTE. Ancora 1'ac-
cordo delle potenze. Basi della
pace. Speranze ipotetiche. II prin-
cipe Tuan. Condizione degli inter-
nazionali. Rappresaglie. 2. INGHIL-
TERRA. Modificazioni del ministero
Lansdowne e la stampa inglese.
Discorso di Chamberlain alia City.
Nel Transvaal. 3. SPAGNA. Agita-
zione carlista. Provvedimenti del
Governo. D. Carlos sconfessa gli
agitatori. 4. AUSTRIA-UNGHERIA. In-
cidente alia frontiera dell'Erzego1-
vina di austriaci con montenegrini.
Fantasie intorno a conquiste au-
striache nei Balcani. 5. GERMANIA.
II conte Posadowsky, Titolare a Se-
gretario di Stato degli aflfari esterL
Primi discorsi del Biilow. 6. FRAN-
CIA. Loubet a Lione. Apertura della
Camera. 7. STATI-UNITI. Notizie fa-
vorevoli all'elezione di Mac-Kinley.
472
». ESTREMO ORIENTE. Basi dell'ac-
cordo tra le potenze in Cina. Voci
contradditorie. I russi e Waldersee.
2. INGHILTERRA. II ministero com-
pito. Discorsi dei Lords Rosebery
e Salisbury. II Transvaal. 3. GER-
MANIA. Inaugurazione del Reich-
stag e nomina del Presidente. Pre-
sentazione di proposte di legge.
4. RUSSIA. Malattia dello Czar. La
Czarina. 5. SPAGNA. L'insurrezione
carlista. Congresso iepano-ameri-
cano. Matrimonio della Principessa
delle Asturie. 6. Stati Uniti. 62a
INDICE
767
ORIENTE. Disaccordo
le potenze. Ritirata della
i. Le operazioni militari in
Cina. Trionfo della commedia. 2.
AFRICA AUSTRALE. La situazione ag-
gravata nel Transvaal. Kriiger e il
suo viaggio per 1'Europa. 3. IN-
OHILTERRA. Convocazione straor-
dinaria del Parlamento. 4. FRANCIA.
Votazione del bilanci. La vendita
delle decorazioni nel bilancio degli
esteri. 5 BELGIO. La congiura di
Bouillon. 6. RUSSIA. Lo Czar. 7.
SPAGNA. Riapertara delle Cortes.
Conservator! e liberali. La data
del matrimonio della Principessa
delle Asturie. 8. PORTOGALLO. Crisi
e rimpasto del Gabinetto. 9. STATI
BALCANICI. Riapertura della Camera
e Discorso della Corona. Processo
di Bucarest e condanna dei rei
convenuti. Ritiro del ministro della
guerra, bulgaro. 10. STATI UNITI.
IlMessaggio di Mac Kinley.Pag.744
Nostre corrispondenze.
GERMANIA.
1. L'Europa e la Cina; i missionari
e la Chieea. 2. Politica europea; in-
giustizie verso la Chiesa. 3. Morte
dei Sigg. Liebknecbt e Nitzsche.
Pag. 114
3J. La Germania e la Cina. — 2. Re-
lazioni coll'estero. 3. 11 ritiro del
principe Hohenlhoe e gli affari
interni; la legge contro i Gesuiti
e 1'attitudine della Baviera. 4. La
persecuzione contro i polacchi e
la loro lingua. 5. II Congresso
cattolico di Bonna. 6. Pellegri-
naggi a Roma ed a Gerusalemme.
626
CINA.
3. Partenza da Pecbino. 2. Dispo-
sizioni della Corte per i Ministri.
3. Partenza della colonna di soc-
corso da Tien-tsin. 4. Forze cinesi
nel Nord. 5. Approvvigionamento
delle forze cinesi. 6. Li - Hong -
Tcbang a Chang-bai. 7. La difesa
di Cbang-bai. 8. Notizie delle Mis-
sioni. 9. La Corte ed i Cristiani.
Pag. 121
4. Presa di Pecbino. 2. Sollecitudini
dei Vicere per le persone imperiali.
3. Atti della Corte di Pecbino.
4. Difesa di Changhai. 5. Li-Hong-
Tcbang.6.L'Ingbilterra ed il Giap-
pone. 7. Persecuzione religiosa. 8.
Uccisione di Mons. Fantosati e di
due Missionarii. 244
5. Cospirazione dei riformisti ad
Han-Keou. 2. Difesa di Changhai.
3. I giapponesi ad Amoy. 4. Gl' in-
gles! a Tcbong-King. 5. Notizie
della Corte. 6. Negoziati per la
pace. 7. Notizie religiose. ' 379
A USTRIA-UNGHERI A .
€». Scioglimento della Camera Vien-
nese ; minacce diritorno all'assolu-
tismo e loro valore ; nuove elezioni
general! ; previsioni sul loro esito
finale. 2. II settantesimo natalizio
dell'imperatore ; il matrimonio mor-
ganatico dell'arciduca Francesco
Ferdinando presuntivo erede del
trono. 3. II duello nell' i. r. eser-
cito ; coraggio cristiano di due uffi-
ciali vittime del pregiudizio e della
prepotenza militaresca. 4. Movi-
mento religiose nell'Austria e nel-
1'Ungberia; atti vita delle associa-
zioni cattolicbe ; gli apostati del
« Los von Rom »; congress! catto-
lici ; le feste centenarie dell' Un-
gheria. Pag. 238
7. II « Fremdenblatt» e la questione
del Trentino. 2. Agitazione eletto-
rale nel Tirolo, e nelle altre pro-
vincie cisleitane. 3. L'aflEare Hiil-
smer, dopo la revisione del primo
processo. 749
768
IN DICE
INDIA.
8. La peste nell'Oriente e la Civilta
occidentale. 2. La fame. 3 La de-
cadenza del porto di Brindisi. 4.
La morte di Mgr. Mayer, Coadiutore
dell'Arcivescovo di Madras. Pag. 249
FRAXCIA.
9. II risveglio del sentimento catto-
lico neH' ultimo ventennio. Cause
molteplici originate da influenze
diverse e talvolta anche contrarie.
2. II risveglio cattolico nella filo-
sofia, nella critica storica, nella
letteratura, nell'arte. 3. Cause che
paralizzano tale slancio e ne impe-
discono lo sviluppo. 4. L' inse-
gnamento superiore cattolico. La
stampa periodica. 5. Buone spe-
ranze. Pag. 367
BRASILE.
JLO.Le nuove camere.,2. Cospirazione.
3. Finanze e cambio. 4. Primo Con-
gresso cattolico nel Brasile. 5. Con-
cilio latino-americano ; nuovi de~
creti e indulti. 6. Disegni di divor-
zio e della precedenza obbligatoria
del matrimonio civile; attentato
contro i beni degli Ordini religiosi.
7. Peste .bubonica. Pag. 373
BELGIO.
•II. La riapertura del parlamento. II
matrimonio del Principe Alberto
2. La questione militate successio-
dizione in Cina. 4. Le mTaa. 4. Au-
ghe in Cina. 5. L'abdicazione del
re Leopoldo. Pag. 4:0
SVIZZERA.
«$. Note di politica federale. 2. La
duplice iniziativa 3. II partito ra-
dicale svizzero nazionale contro le
riforme democratiche. Pag. 481
AUSRALIA.
1«*. II bill della Costituzione austra-
liana. 2. La consecrazione della
chiesa metropolitana di Sydney.
3. 11 primo Congresso cattolico
australiano. Pag. 631
IRLANDA.
14 II risveglio celtico e la lingua
irlandese. 2. La visita della Regina
in Irlanda. La guerra crudele. 3.
Le elezioni generali. II nuovo par-
tito irlandese. 4. II continue spo-
polamento delP Irlanda. Pag. 755
Cose varie.
1. Un monumento a Crjsto Reden-
tore nelle isole Cicladi. 2. La prin-
cipessa Caterina di Hohenzollern
ed i Benedettini di Beuron. 3. Lo
Albergo popolare di Milano. 4. Una
lingua poco conosciuta ma molto
diffusa. Pag. 759
CON APPRO VAZIONE DELL'AlJTORITA ECCLESIASTICA
J »
Does Not Circulate
BX 804 .C58 SMC
La Civi Itaa cattolica.
AIP-2273 (awab)
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