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Full text of "La Civiltà cattolica"

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•HA 


iico 


V- 


LA 


CIVILTA  CATTOLICA 


ANNO  CINQUANTES1MOPRIMO 


Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1207.          1          24  settembre  1900. 


\ 


LA 


CIVILTA  CATTOLICA 


ANNO  CINQUANTESIMOPRIMO 


Beatus  populus  cuius  Dominus  Deus  eius. 
PSALM.  CXLIII,  18. 


VOL.  XII. 

BELLA    SERIE   DECIMASETTIMA 


ROMA 

DIEEZIONE  E  AMMINISTRAZIONE 
Via  di  Ripetta  246 

1900 


1957 


PROPRIETA  LETTERARIA 


Roma,  Tip.  A.  Befani,  Via  Oelsa  6. 


IL  PLEBISCITO  ROMANO 

'A.1V]VO     SA.1VTO     1OOO 


I. 


Sono  oggi  passati  trent'anni,  da  che  un  esercito  di  ses- 
santamila  uomini,  bombardata  Roma,  vi  entro  per  una  brec- 
cia e  vi  prepare  quel  plebiscite,  che  anche  ora  si  da  per 
fondamento  giuridico  della  esautorazione  civile  del  Papato 
nella  Sede  sua.  Ma  noi  non  intendiamo  ragionare  di  questo, 
116  della  romanifca  del  suo  valore;  bensi  di  quello  che  si  sta 
compiendo  nel  corrente  1900,  preparato,  non  da  bombe  di- 
struggitrici,  ma  da  invitazioni  edificatrici ;  e  magnificamente 
si  compie  in  Roma,  non  pure  dai  cittadini  viventi  nelle  sue 
mura,  ma  sopratutto  dai  cittadini  della  Roma  onde  «  Cristo 
e  romano  »,  i  quali  a  schiere  e  schiere  vi  accorrono. 

Per  certo  gli  autori  del  prime  non  si  sarebbero  ne  meno 
sognato  che,  sei  lustri  dopo  la  fortunata  loro  impresa,  sarebbe 
accaduto  in  questa  Roma,  attorno  al  Papa  rinchiuso  nel  Va- 
ticano,  quello  che  ora  vi  si  vede  e  vi  si  ammira.  Senonch6 
dei  tempi  non  e  padrone  Tuomo,  e  gli  avvenimenti  che  vi 
si  alternano  sono  regolati  da  una  mano,  che  non  teme  bombe, 
ne  cogli  artifizii  si  vince. 

Lo  diciamo  plebiscite,  perche  e  Concorde  manifestazione 
d'  innumerevoli  volonta,  e  lo  diciamo  romano,  perche  tutto 
cio  che  6  cattolico  fa  corpo  colla  romanita,  di  cui  il  succes- 
sore  di  S.  Pietro  e  capo,  centre  e  vita  immortale.  Esso  non 
e  direttamente  politico,  e  religiose.  Tuttavia  la  politica  dei 
nostri  giorni  si  e  voluta  intrecciare  colla  religione  di  guisa, 


6  IL  PLEBISCITO  ROMANO 

che  il  colore  delPuna  facilmente  apparisce  nell'altra,  e  ne 
nasce  poi  quella  confusione  di  concetti  nelle  menti,  che,  oscu- 
rata  dall'  ignoranza,  e  uno  del  primarii  mail  della  civilta  mo- 
derna. 

Anzi  il  nostro,  a  rigor  di  termini,  non  si  dovrebbe  nep- 
pure  chiamare  plebiscito.  Ma  posto  che,  nelF  Italia  segnata- 
mente,  &  venuto  in  uso  di  darne  il  nome  a  tutte  le  manife- 
stazioni,  quali  che  si  sieno,  pubbliche  e  clamorose,  ancorche 
partigiane;  cosi  che  vi  si  vengono  celebrando  plebisciti  di 
amore,  plebisciti  di  dolore,  plebisciti  di  gioia,  plebisciti  di 
ammirazione,  e  chi  piu  ne  ha  piu  ne  metta;  cosl  non  ci 
sembra  incongruo  darlo  altresi,  con  maggiore  verita  di  si- 
militudine,  alle  grandiose  dimostrazioni  di  religiosita  che, 
nel  volgente  Anno  Santo,  i  pellegrini  dell'orbe  cattolico  si 
succedono  del  continue  a  celebrare  nella  Roma  del  Papa. 


II. 


A  noi  non  accade  far  notare  la  spontaneita  e  la  moltitu- 
dine  dei  concorrenti  al  singolare  plebiscito.  Ognuno  intende 
che  i  romei  dei  nostri  giorni  non  vengono  nella  Citta  santa 
pagati,  ne  istigati  da  umani  riguardi,  ne  impauriti  da  mi- 
nacce,  come  si  sa  di  altri  plebisciti :  ma  invece  pagano  essi 
del  loro,  si  disagiano  non  poco,  e  godono  di  venirvi  ad 
offerir  il  loro  voto  di  fede  e  di  pieta  alia  Roma  di  Cristo  ed 
al  suo  Vicario.  Chi  poi  ha  occhi  per  vedere,  non  abbisogna 
di  cifre,  a  fare  che  si  accorga  che  a  centinaia  di  migliaia 
sono  gik  venuti  e  proseguono  a  venirvi,  da  ogni  parte  e  di 
ogni  condizione,  con  un  cosl  vario  avvicendarsi  e  raggrup- 
parsi,  che,  pei  tempi  odierni,  ha  del  meraviglioso.  Ond'e  che, 
se  si  contano,  si  ha  un  numero  smisurato;  se  si  pesano,  si 
ha  una  eletta  di  persone,  delle  quali  i  manipolatori  dei  ple- 
bisciti piu  romorosi  si  sarebbero  tenuti  onorati. 

Inoltre  va  considerate,  che  i  membri  di  questi  pellegrinaggi 
non  rappresentano  soltanto  i  voti  dei  singoli  individui  che  li 


DELL'ANNO  SANTO  1900  7 

compongono,  ma  in  genere  formano  delegazioni  rappresentanti 
miriadi  e  miriadi  di  altri;  di  maniera  che,  nel  caso  no- 
stro,  il  valore  numerico  del  voti  raggiunge  una  cosi  alta 
espressione  di  volonta,  che  sfugge  ad  ogni  compute.  Di  fatto 
chi  potrebbe  calcolare  quanti  suffragi  esprimessero,  verbi- 
grazia,  i  dugento  e  piu  mila  pellegrini  di  nazioni  diversis- 
sime,  che,  nel  maggio  trascorso,  visitarono  Roma  per  1'ac- 
quisto  del  giubileo,  e  si  prostrarono  ai  piedi  di  Leone  XIII, 
a  venerarne  la  paternita  suprema  e  ad  acclamarne  i  diritti? 
II  medesimo  si  dica  delle  migliaia  di  altri  simili,  aggregati 
a'  numerosi  pellegrinaggi,  che  sono  convenuti  e  seguitano  a 
convenire  nella  Citta  di  S.  Pietro,  in  questo  cadente  mese 
di  settembre,  nel  quale  scriviamo. 

Al  qual  proposito  giova  osservare,  che  la  prevalenza  del 
nuinero  e  finora  toccata  alle  regioni  che,  per  lungo  e  per 
largo,  si  distendono  neir  Italia.  Si  ascrivera  cio  forse  alia 
prossimita  maggiore  di  queste  regioni  con  Roma :  ne  lo  ne- 
gheremo.  Per  altro  noi  crediamo  di  poterlo  ascrivere  piii  par- 
ticolarmente  alia  fede  che  anima  i  nostri  popoli;  ed  anche 
al  nobile  intendimento  di  protestare,  col  fatto,  contro  la  vile 
calunnia  delle  sette  massoniche  e  liberalesche,  che  T  Italia 
popolare,  quell'  Italia  su  la  quale  si  e  preteso  di  fondare  la 
forza  dei  plebisciti,  sia  ostile  al  Papato  ed  alia  sovrana  li- 
berta  del  sacro  suo  minis tero. 

Questo  carattere  di  fede  e  di  intensa  devozione  papale, 
e  stato  il  piu  proprio  e  spiccato  dei  pellegrinaggi  deH'Anno 
8anto  del  1900,  com'e  stato  il  piii  evidente  dei  tre  Congress! 
cattolici  che,  ai  primi  del  settembre,  si  sono  adunati  in  Roma. 
In  essi  e  giovani  e  adulti,  e  italiani  e  forestieri  si  sono  mo- 
strati  insaziabili  di  professare  la  soggezione  loro  al  Papa,  di 
esaltare  il  Papa  e  di  acclamare  il  Papa,  con  un  calore  piii 
del  solito  vivace.  Ne  andiamo  lungi  dal  vero,  se  lo  riferiamo 
al  desiderio  di  opporre  quest 'ardore,  nei  Congressi,  allo  schia- 
mazzo  del  giornalismo,  delle  logge  e  delle  sinagoghe,  che  allora 
stava  rabbiosamente  abbaiando  contro  la  veneranda  canizie 
di  Leone  XIII  e  gittavagli  la  bava  d'  ingiurie  atroci,  perch6 


8  IL   PLEBISCITO   ROMANO 

aveva  esclusa  la  politica  del  farisei  dai  suffragi  all'anima  del 
Re  Umberto  di  Savoia,  poc'anzi  assassinate. 


III. 


Ma,  conforme  si  e  detto  piu  sopra,  in  questo  plebiscito 
dell'Anno  Santo  non  trattasi  della  sola  Roina,  ne  dell' Italia 
sola :  trattasi  della  romanita  del  cattolicismo,  sparso  per  tutta 
la  terra.  I  Romani  della  Citta  sacra  hanno  certamente  dati 
ai  Romani  della  cattolicita  memorabili  esempii  deiranimo 
loro,  fedele  a  Cristo  e  lealissimo  al  Sommo  Pontefice.  Basta 
ricordare  i  cinquantamila  di  loro,  che  il  15  di  luglio,  nella 
grande  basilica  vaticana,  fecero  al  Papa  una  di  quelle  ova- 
zioni,  che  qualsiasi  sovrano  si  stimerebbe  fortunato  di  rice- 
vere  da'  suoi  soggetti. 

Or  che  ha  significato  e  che  signifiea,  nella  sostanza,  il 
plebiscito  di  cui  ragioniamo  ?  La  generalita  del  mondo  civile,, 
senza  distinzione  di  culto  e  di  paese,  vi  ha  riconosciuta  1'affer- 
raazione  solenne  di  questi  due  punti :  Roma  essere  legata  ad 
una  causa  internazionale,  interessante  Torbe  intero;  e  questa 
causa  percio  richiedere  che  chi  ne  6  il  vincolo  goda  di  una 
liberta,  non  dipendente  da  altro  nazionale  Potere.  Questo 
punto  e  conseguente  dell'altro;  in  quanto  che  Tuniversale 
comprende  si  il  particolare,  ma  questo,  viceversa,  non  puo 
comprendere  quello.  In  una  parola,  il  plebiscito  romano  del 
giubileo  ha  manifestato  il  Concorde  volere  della  romanita 
cristiana,  espresso  cosi  bene,  fra  una  tempesta  di  applausi, 
da  un  oratore  nel  uostro  recente  Congresso :  che  «  Roma  sia 
seinpre  la  vera  e  veramente  intangibile  Capitale  del  mondo 
cattolico  ». 

Ci  sarebbe  facile  accumulare  prove,  tolte  da  gravissime 
dichiarazioni  di  cattolici  e  di  eterodossi.  Per  quelli,  ci  conten- 
tiamo  di  allegare  le  proposizioni  del  dottor  Porsch,  deputato 
al  Reichstag  di  Berlino,  applauditissime,  con  unanime  con- 
senso,  dall' ultimo  Congresso  dei  cattolici  tedeschi  di 


DBLT/ANNO   SANTO    1900  9 

davanti  il  qualo  le  proferi.  In  simto  egli  disse  —  che  le  mi- 
gliaia  e  migliaia  di  pellegrini,  da  ogni  parte  dell'orbe  venuti 
in  Roma  per  TAnno  Santo,  insegnavano  ai  liberal!  d' Italia 
che  il  Papato,  quivi  sedente,  non  e  una  istituzione  italiana 
subordinata  agl1  interessi  suoi  nazionali :  che  il  Papato  sten- 
deva  1'autorita  sua  sopra  il  mondo,  e  Roma  era  la  Citt&  eterna, 
patria  di  tutti  i  credenti,  seggio  intangibile  del  successor! 
di  Pietro :  che  finalmente  la  questione  della  liberta  papale, 
dopo  roccupazione  armata  del  1870,  non  era  per  anco  riso- 
luta,  e  doveyasi  pure  un  giorno  risolvere,  conformemente 
al  diritto  che  il  Papa  reclama  e  con  lui  reclamano  i  cattolici 
di  tutte  le  nazioni. 

Per  gli  eterodossi,  lasciando  in  disparte  giornali  luterani 
che  hanno  confermato  in  sentenza  il  detto  del  Porsch  nel 
Congresso  di  Bonn,  ci  giova  di  citare  il  poderoso  scritto  di 
un  insigne  protestante,  del  Sedgwick,  pubblicato  teste  in 
un  periodico  dei  piii  riputati  degli  Stati  Uniti  d'  America, 
nel  quale,  presa  occasione  dalle  stupende  manifestazioni  di 
Roma  pel  giubileo,  illustra  la  internazionalita  del  loro  yalore, 
e  mostra  che  appunto  la  romanit&  inter nazionale  del  catto- 
licismo  avra,  nella  grande  Repubblica  americana,  la  Vigoria 
di  attirarla  a  s&  in  grandissima  parte,  se  non  in  tutto.  E  di 
cio  lungamente  ragiona,  pronosticando  alia  Chiesa  romana, 
perche  unica  Chiesa,  che  abbraccia  tutti  i  popoli,  trionfi  e 
conquiste,  par!  ai  trionfi  ed  alle  conquiste  da  essa  riportate  nel 
medio  evo. 

Di  questo  pronostico  pone  la  radice  «  nel  potere  miste- 
rioso  »,  il  quale  e  poi  Tassistenza  indefettibile  che  Cristo  le  ha 
promessa,  e  soggiunge :  «  Fatto  singolare !  Se  la  Chiesa  ro- 
mana ha  il  privilegio  di  questa  misteriosa  virtu,  lo  deve  al 
suo  carattere  di  universalita.  Essa  e  stata  sempre  interna- 
zionale.  Ha  avuti  Papi  inglesi,  olandesi,  alemanni,  spagnuoli, 
francesi  ed  italiani.  I  suoi  templi  sollevano  le  guglie  dalla 
Norvegia  alia  Patagonia,  dalla  Sicilia  al  Canada.  I  suoi  mis- 
sionarii  sono  sparsi  per  ogni  plaga  del  globo,  e  da  per  tutto 
hanno  sacrificati  gli  agi  e  versato  il  sangue.  Dalla  sua  uni- 


10  IL    PLEBISCITE   ROMANO 

versalita  le  viene  la  forza.  L'Inghilterra  riconosce  nella  Re- 
gina  1'autorita  suprema  della  chiesa  anglicana.  La  Russia 
riguarda  lo  Zar  quale  capo  della  sua  religione.  Ma  la  Chiesa 
romana  non  conosce  frontiere,  ne  politiche,  ne  natural!.  Cor- 
rente  il  secolo  che  nasce,  quando  le  barriere  che  separano 
i  popoli  si  saranno  abbassate,  la  voce  sua  che  chiama  alia 
sua  propria  obbedienza  universale,  piu  che  mai  risonera  ga- 
gliarda  e  piena  di  efficacia.  » 

II  Sedgwick  poteva  aggiungere  che  il  «  potere  misterioso  » 
non  6  effetto  della  universalita  della  Chiesa  Romana,  ma  ne 
e  causa.  Perocche  questo  potere,  cioe  Tassistenza  continua 
di  Dio,  e  stata  promessa  a  quella  Chiesa  che  doveva  essere 
Tunica  di  Cristo,  come  unico  e  Cristo  medesimo,  Redentore, 
non  di  una  parte,  sibbene  dell'  universo  genere  umano. 
L'autore  poi,  continuando,  conchiude:  «  Gli  American!  non 
possono  piegare  le  ginocchia  innanzi  ad  un  Re  d7  Inghilterra, 
ne  umiliarsi  al  cospetto  di  uno  Zar :  la  democrazia  ameri- 
cana  e  la  Chiesa  romana  non  tarderanno  a  mettere  in  ar- 
monia  le  forze  loro  e  ad  accordarsi.  Gli  awenimenti  pre- 
parano  quest 'accordo.  Tra  loro  due  non  saranno  gelosie,  ne 
rivalita.  Noi  non  abbiamo  nessun  Credo  nazionale  da  opporre 
alle  credenze  cattoliche.  Roma  non  ha  ambizioni  commerciali 
contradditorie  delle  nostre.  »  Cosi  il  dotto  scrittore,  dotto  ma 
protest  ante. 


IV. 


Niun  dubbio  pertanto  che  il  plebiscite  romano,  ossia  uni- 
versalmente  cattolico,  del  quale  discorriamo,  esprime  un'anti- 
tesi  di  cio  che  il  liberalismo  anticristiano,  o  semicristiano, 
tuttodi  sostiene  ne'  suoi  comizii  e  ne'  suoi  giornali.  —  La  que- 
stione  di  Roma  non  esce  dai  confini  delle  relazioni  tra  Chiesa 
e  Stato  italiano ;  essa  6  gia  bella  e  sciolta  colla  legge  delle 
guarentige ;  ed  e  percio  questione  di  ordine  interne,  nella  quale 
nessuno  di  fuori  ha  diritto  d'impacciarsi.  Tal  e  il  suo  assunto. 


DELL' ANNO   SANTO    1900  11 

Ma  e  assurdo.  Se  la  questione  di  Roma,  cioe  della  liberta 
del  Papato,  non  esce  dai  confini  delle  relazioni  tra  Chiesa  e 
Stato  italiano,  per  chi  si  e  fatta  la  legge  delle  guarentige, 
promulgandola  come  legge  fondamentale  del  medesimo  Stato  ? 
Non  per  lo  Stato,  che  non  poteva  guarentire  se  stesso  contro 
se  stesso :  non  pel  Papa,  che  1'ha  ricusata.  Per  chi  dunque, 
se  non  per  gli  altri  Stati,  aventi  relazioni  colla  Santa  Sede, 
e  pei  cattolici  dell'universo  mondo?  Conseguentemente  la  que- 
stione di  Roma,  dallo  Stato  medesimo  italiano,  e  stata  formal- 
mente  ammessa  per  questione  de  iure  et  de  facto  internazio- 
nale.  Se  non  fosse  cosl,  il  14  novembre  del  1899,  sull'aprirsi 
dell 'An  no  Santo,  sei  lustri  dopo  la  fabbricazione  della  legge 
delle  guarentige,  a  che  fine  il  Re  Umberto,  nel  suo  discorso 
della  Corona,  avrebbe  ricordati  grimpegni  presi,  con  detta 
legge,  e  promessane  al  mondo  cattolico  1'osservanza,  nella 
congiuntura  del  prossimo  giubileo? 

Quindi  e  che  la  internazionalit£  di  Roma,  rispetto  al  Pa- 
pato, che  vi  ha  la  Sede,  afferinata  di  fatto,  con  tanto  splen- 
dore,  dal  plebiscite  mondiale  di  quest'anno,  corrisponde  per- 
fettamente  a  cio  che  e  steibilito  nella  legge  delle  guarentige; 
e  non  altri  che  i  nemici  dello  Stato  italiano,  qual  e,  possono 
osare  di  negarla,  o  di  metterla  in  controversia.  Eppure  tutti 
cosioro  militano  nel  campo  del  liberalismo,  che  si  e  usurpato 
il  monopolio  dell' amor  patrio  e  del  patrio  diritto,  e  nei  di- 
versi  suoi  gradi  costituisce  il  Governo.  E  poi  s'inalberano, 
se  si  rammenta  loro  il  Mentita  est  inlquitas  sibi? 

Quanto  aila  risoluzione  della  questione  della  liberta  del 
Papa,  in  virtu  della  legge  delle  guarentige,  la  cosa  cammina 
bene  altrimenti.  Certo  e  che  il  Papa  nega  che  siasi  risoluta; 
e  certo  e  che  una  tale  legge  non  e  per  anco  entrata  nel  gius- 
pubblico  europeo.  Diplomaticamente  parlando,  la  questione  si 
considera  come  «  riservata  »  o  sospesa,  non  come  risoluta. 
Seguita  essa  oggi  a  rimanere  effettivamente  nello  stato  in  cui 
era,  quando  fu  manipolata,  di  spediente  temporaneo,  in  via 
di  esperienza.  Si  pu6  contrastarla  flnche  piace,  ma  questa  e 


12  EL  PLEBISCITO   ROMANO 

la  condizione  reale  ed  internazionalmente  giuridica  della  que- 
stione. 

Tra  il  Papa  che  nega  di  essere  libero,  coi  privilegi  con- 
cessigli  dalla  legge,  e  lo  Stato  che  asserisce  possedere  lui,  con 
questa  legge  di  privilegi,  ogni  desiderabile  liberta,  il  giudizio 
della  romanita  cattolica  non  e  dubbioso.  Or  questo  giudizio 
si  e  appunto  voluto  manifestare  col  plebiscite  dell' Anno  Santo* 
Si  e  voluto  mostrare  che  i  cattolici  di  ogni  paese  stanno  col 
Papa,  quando  egli  si  richiama  della  apostolica  sua  libertfc  me- 
nomata  in  Roma ;  e  quando  egli  protesta  di  rivolere,  per  la 
sua  Sede,  le  giustizie  di  S.  Pietro  che,  secondo  ogni  diritto 
umano  e  divino,  gli  appartengono ;  e  formano,  di  tutte  le  gua- 
rentige  di  liberty  papale,  quella  che  e  piii  evidente  e  piu  sicura. 


V. 


Non  e  proposito  nostro  Tentrare  in  discussione  di  questa 
materia,  intorno  alia  quale  abbiamo  in  addietro  stampati  vo- 
lumi.  Noi  accertiamo  il  fatto,  che  la  cattolicita,  nella  questione 
della  liberta  pontificia,  fra  il  Sommo  Pontefice  e  lo  Stato  ita- 
liano,  crede  al  Pontefice  e  tiene  le  parti  sue. 

E  in  verita,  pu6  il  liberalismo  dare  torto  al  Papa,  che  si 
lagna  di  vivere  in  balia  di  un  Potere  nemico,  il  quale  da  ne- 
raieo  lo  tratta ;  e  quelle  sole  offese  gli  risparmia,  che  non  puor 
appunto  per  necessity  di  riguardi  internazionali,  recargli,  o 
darlicenza  che  gli  sieno  recate? 

Accenniamo,  per  amore  di  brevita,  due  soli  capi.  I  pelle- 
grini,  convenuti  in  Roma  nel  corso  di  quest'Anno  Santo,  che 
hanno  tutti  osservato  e  deplorato?  L'inceppamento  del  culto 
pubblico  cattolico,  nella  Citta  metropoli  del  cattolicismo,  ben- 
che  siasi  guarentito  che  sarebbe  sempre  «  Sede  rispettata  » 
del  supremo  Pastore  della  Chiesa.  Fuori  dei  templi,  ogni  me- 
noma  manifestazione  di  fede  cristiana  e  di  religiosita,  in  questa 
contingenza  straordinaria  del  giubileo,  vi  e  stata  severamente 
interdetta.  La  liberta  adunque  del  culto  cattolico,  nella  Roma 


DELL'ANNO  SANTO    1900  13 

del  Papa,  e  Tesplicamento  delle  sue  forme  piii  solenni  e  po- 
polari,  vi  6  incatenata:  ed  in  questo  il  Sommo  Pontefice  e 
cosi  poco  libero,  che,  se  vuole  celebrare  con  pompa  i  riti  del 
culto,  e  costretto  di  farlo  a  porte  chiuse.  Ora,  cio  posto,  non 
hanno  mille  ragioni  i  cattolici  del  mondo  di  asserire,  che  il 
Papa  non  gode  liberta  nella  sua  Sede,  che  6  in  uno  stato  poco 
dissimile  dai  predecessor!  suoi,  i  quali  esercitavano  il  divin 
culto  nelle  catacombe,  e  che,  rispetto  a  questo,  hanno  piu 
liberta  i  missionarii  fra  i  Turchi,  che  non  il  Capo  augusto 
della  Chiesa,  sotto  i  privilegi  largitigli  in  Roma  dal  Governo 
italiano  ? 

Ma  in  questo  scorcio  dell'Anno  Santo  vi  e  stato  peggio.  II 
primo  dei  privilegi,  che  la  legge  guarentisca  al  Papa,  e  I'in- 
violabilita  della  sua  sovrana  persona,  parificata  a  quella  del 
Re.  Di  quale  ignominioso  spettacolo  pero  non  sono  stati  testi- 
monii  i  pellegrini,  concorsi  ad  acquistare  il  giubileo  in  Roma 
fra  lo  spirare  dell'agosto  ed  il  volgere  del  settembre?  Se  una 
millesima  parte  delle  contumelie,  scagliate  alia  venerata  di- 
gnita  e  persona  del  Papa  Leone  XIII  dai  giornali  liberaleschi, 
si  fosse  gittata  contro  il  Re,  quanti  sequestri  non  si  sarebbero 
operati,  e  quante  gravi  sentenze  di  pena  non  sarebbero  pio- 
vute  sul  capo  dei  temerarii  ingiuriatori  ?  Ma  trattandosi  del 
Papa,  guarentito  inviolabile,  nulla  di  tutto  cio.  Si  e  lasciata 
sciolta  la  bocca  a  tutti  i  piu  ringhiosi  abbaiatori  della  stampa 
Tenduta,  o  ligia  alle  sette.  E  com '6  possibile  che  i  pellegrini 
stranieri  non  abbiano  da  cio  dedotto,  che,  nella  pratica,  la 
guarentigia  della  inviolabilita  non  e  a  favore  del  Papa,  ma 
ad  impunita  de'  suoi  codardi  oltraggiatori ?  E  com'e  possibile 
che  non  abbiano  provati  i  sensi  dei  cattolici  italiani,  che,  nel 
loro  Congresso  nazionale,  hanno  alzata  la  vore  in  protesta  di 
tanta  indegnita  i. 

1  Kcco  la  protesta,  che  venne  unanimemente  approvata  neirultiina 
ad  u  nan /a  generate  del  Congresso  medesimo. 

«I  cattolici  italiani,  adunati  nel  XVII  loro  Congresso,  nella  Citta 
saiata,  sovrana  dell'orbe,  rappresentanti  di  tutte  le  region!  e  di  tutti  i 
aodalizi  cattolici  della  nazione  papale  per  eccellenza,  inorriditi  degli  inve- 


14  IL   PLEBLSCITO   ROMANO 

Ecco  dunque,  a  tacere  di  altri  molti,  sopra  quali  argo- 
menti  si  fondino  le  lagnanze  della  romanita  cattolica,  perche 
il  Capo  della  Chiesa,  strernato  di  liberta  nella  sua  Sede,  vi 
si  trova  sub  hostili  dominatione;  stato  che  non  pu6  essere 
permanente.  Per  conseguenza,  ecco  giustificato  il  pacifico  si, 
ma  ponderoso  plebiscite  che,  sotto  gli  occhi  di  Leone  XIII, 
essa  ha  compiuto  e  viene  compiendo,  nel  decorrere  di  que- 
st'Anno  Santo. 


VI. 


Molto  bene  sappiamo  che  il  liberalismo  finge  di  non  cre- 
derlo  ponderoso,  e  mostra  anzi  di  riderne  e  di  beffarsene. 
Ma  non  ne  ride,  ne  se  ne  befta  sul  serio.  Se  cio  fosse,  non 
si  sentirebbe  necessitate  ad  ogni  pie  sospinto  a  gridare,  in  tutti 


recondi  oltraggi  onde  in  questi  ultimi  giorni,  a  strazio  di  ogni  legge 
divina  ed  umana,  fu  fatto  segno  il  piu  augusto  e  intemerato  dei  Prin- 
cipi,  il  piu  longanime  ed  indulgente  dei  padri,  il  prime  e  piu  glorioso 
e  benefico  degli  Italiani,  e,  cio  che  e  piu,  la  veneranda  persona  del  Vi- 
cario  di  Gesii  Cristo,  nell'esercizio  dell'eccelso  suo  ministero  spirituals, 
in  pro  dell'integrita  e  purezza  della  fede  e  delle  inviolabili  norme  della 
giustizia : 

«Sperando  ancora  che,  in  base  alle  leggi  fondamentali  del  nostro 
paese  ed  in  oniaggio  alia  suprema  autorita  del  Poiitefice,  a  cui  tutte  le 
piu  alte  potesta  della  terra  riverenti  s'inchinano,  sia  fatta  valere  da  chi 
di  ragione  1'azione  giuridica,  che  un  fatto  cosl  grave  ha  provocato ; 

« Protestario  contro  gli  incivili  e  sacrileg'hi  eccessi,  suprema  offesa 
alia  religione  ed  alia  fede  del  popolo  italiano,  e  fomite  poteritissimo  della 
piu  spaventosa  anarchia  sociale; 

« Rinnovano  al  santo,  all'indoinito,  al  glorioso  Pontefice  Leone  XIII, 
con  1'assicurazione  del  piu  profondo  cordoglio  per  gli  antichi  e  recenti 
suoi  dolori,  che  sono  dolori  della  cristianita  e  della  cristianita  italiana 
sopratutto,  gl'inalterabili  e  riugagliarditi  sentimenti  d'illimitata  devo- 
zione,  d'imperitura  riconoscenza,  di  ainmirazione  e  di  afFetto  indomabili ; 
piu  che  mai  decisi  a  non  risparmiare  forze,  sudori  e  fatiche,  sinche  una 
doverosa  e  redentrice  resipiscenza  non  conduca  tutti  i  loro  fratelli  ita- 
liani  ai  piedi  del  successore  di  Pietro,  che  benigno  li  in  vita,  persuasi 
di  non  poter  trovare  altrove,  che  nella  pace  con  lui  e  nella  filiale  obbe- 
dienza  a  lui,  la  salute,  la  grandezza,  la  prosperita  deH'amatissima  patria 
comune. » 


DELL 'ANNO  SANTO  1900  15 

i  toni;  che  la  sorte  del  Papato,  in  Roma,  ancorch^  esso  non 
si  sottometta  all'  Italia,  cio6  al  massonismo  giudaico,  dopo  la 
breccia  della  Porta  Pia,  e  fissata  per  sempre;  e,  checch6 
dicano  in  contrario  i  cattolici  dell'orbe,  la  condizione  delle 
cose  introdottavi  e  «  immutabile  »,  com'6  «  intangibile  la  con- 
quista  »  che  di  Roma  si  e  fatta.  Se  questo  si  ritiene  proprio 
per  fermo,  qual  bisogno  vi  e,  passati  gia  trent'anni,  di  ripe- 
terlo  del  continuo  e  di  perpetuarne  ogni  giorno  1'assicura- 
zione  nei  fogli,  nei  libri,  nelle  pergamene,  nei  metalli,  nei 
iiarmi?  Qual  bisogno  vi  6  di  cantarlo  e  ricantarlo,  con  fiacco- 
l&te  e  sbandierate,  nelle  commomorazioni  di  frequenti  anni- 
yersarii?  Chi  6  sicuro  del  proprio  diritto,  non  ispreca  tempo, 
o  penna,  o  voce  ad  affermarlo  tutt'i  momenti.  La  mania  della 
ripe'izione  costante  indica  un  clubbio,  che  si  vorrebbe  occul- 
tare,  ma  non  si  puo  dissipare.  Per  lo  che,  da  questo  lato, 
anche  stando  alle  regole  di  una  volgare  prudenza,  il  libera- 
lismo  ^on  cio  pregiudica,  non  suffraga  la  sua  causa. 

Oltre  questo,  che  senno  &  promulgare  la  «  immutabilita 
ed  intargibilita  »  negli  ordini  politici,  al  cadere  di  un  secolo, 
nei  quab  tutto  si  6  venuto  mutando  e  si  e  toccato,  nelle 
nazioni,  aei  regni,  negl'  imperi,  negli  statuti,  nei  trattati  e 
nelle  conqiiste?  Nascente  per  appunto  questo  secolo,  1'orgo- 
glioso  Napoleone  Bonaparte,  cingendo  la  Corona,  minacci6 
guai  a  chi  Tavesse  toccata;  la  giur6  «  intangibile  ».  Eppure 
non  and6  guari,  e  quella  Corona  fu  toccata,  e  colla  Corona 
il  suo  impero,  e  coll'  impero  la  sua  persona,  e  colla  persona 
la  sua  dinastia.  Tutto  svani  come  un'ombra. 

Altri  non  pochi  esempii  si  potrebbero  pur  troppo  addurre 
della  mutability  e  della  tangibilita  delle  cose  e  delle  persone 
umane.  Quante  grandezze  che,  nei  giro  del  nostro  secolo, 
s'  incielavano,  pei  trionfi,  quasi  imperiture,  sono  state  spaz- 
zate  via,  non  che  toccate ;  ed  in  fine,  vivendo  o  morendo,  han 
dovuto  sclamare  con  Napoleone  Bonaparte,  nello  scoglio  di 
S.  Elena :  Manus  Domini  tetigit  me,  la  mano  di  Dio  mi  ha 
tocco  l !  Massimamente  poi  allorche,  non  pure  le  cose,  ma  le 

1  lob,  XIX,  21. 


16  1L   PLEBISCITE)   ROMANO 

persoue  si  sono  ri volte  contro  la  Chiesa,  e  contro  il  Papato, 
che  unicamente  hanno  divina  promessa  d'  immutabilita  e  di 
intangibilita  perenne.  Noi  non  facciamo  presagi  sinistri,  ne 
esprimiamo  voti  di  distruzione:  tutt'altro!  Ci  sta  anzi  som- 
mamente  a  cuore  di  presagire  lieta  prosperita  all'  Italia,  e  di 
augurarle  stabile  edificazione.  Ma  la  storia,  non  solo  del  se- 
colo  spirant  e,  si  bene  dei  diciotto  che  lo  hanno  preceduto, 
con  legge  infallibile,  ci  mostra  la  verita  di  quello  che  Adolfo 
Thiers  ebbe  a  dire  nel  Parlamento  di  Francia:  Qui  mangf 
du  Pape  en  crere. 

Percio  noi  che,  per  dovere  di  carita,  non  desideriamo  il 
male  di  nessuno,  ma  invece  preghiamo  che  chi  e  nella  ria 
della  perdizione  si  metta  in  quella  della  salute,  abbiamo  $pe- 
ranza,  che  il  plebiscite  romano  dell'Anno  Santo  fruttifidiera 
all'  Italia,  alia  Chiesa,  al  mondo  la  pace :  ma  una  pace  che, 
dovendo  esser  vera,  dalla  giustizia  rampolli  e  nelte,  ^iusti- 
zia  riposi. 


VII. 


Ci  si  domandera :  —  Sopra  che  stabilite  voi  le  vostre  spe- 
1-anze?  Rispondiamo  che  sopra  il  rinnovamento  della  fede, 
sopra  le  tante  opere  meritorie  e  sopra  le  infinite  supplica- 
zioni  a  Dio,  che  sono  effetti  preziosi  del  giubileo.  E  siccome 
a  questo  tesoro  di  atti  espiativi  ed  impetrativi  1'  Italia,  nazio- 
nalmente,  in  larga  misura  ha  partecipato ;  cosi  abbiamo  fidu- 
cia  che  Dio  ne  terra  conto,  e  ne  riversera  i  frutti  di  mise- 
ricordia  anche  sopra  quella  porzione  della  patria  nostra,  che 
gli  ha  demeritati.  Questa  e  speranza  cristiana. 

Delia  quale  ci  porge  un  pegno  assai  valido  la  specie  di 
portentosa  provvidenza  che  Dio,  a  vista  di  ognuno,  sfoggia 
intorno  aH'augusta  persona  del  Santo  Padre  Leone  XIII.  Chi 
si  e,  in  questi  mesi,  abboccato  coi  pellegrini  di  qualsifosse  lin- 
gua, coltura  o  condizione,  all'uscire  delle  magnifiche  udienze 
e  benedizioni  del  venerando  Vegliardo,  nelle  aule  o  nella  basi- 


DELL 'AN  NO   SANTO    1900  17 

lica  del  Vaticano,  li  ha  trovati  attoniti  piu  che  ammirati  di 
lui ;  onde  a  plena  bocca  lo  intitolavano  e  seguitano  a  intito- 
larlo  Papa  miracoloso,  e  miracolo  di  Papa ;  unendovi  quelle 
considerazioni  che  il  sentimento  di  ciascheduno  lor  detta. 

A  noi  piace  finire,  con  quella  che  un  veterano  della  stampa 
cattolica  rappresentava,  non  molto  fa,  alia  stessa  Santita  Sua, 
la  quale  si  era  degnata  ammetterlo  al  suo  cospetto  :  -  -  Padre 
Santo,  consentitemi  di  dirvi,  che  voi  avete  da  Dio  la  grande 
missione  di  fare  splendere  in  yoi  la  divinita  del  Papato,  alia 
generazione  scredente  che  oppugna  in  voi  Gesu  Cristo,  e  di 
preparare,  colla  diuturna  vostra  passione,  un  prossimo  trionfo 
della  Chiesa.  In  voi  Dio  adempie  alia  lettera  quattro  pro- 
messe  profetiche,  comprese  in  poche  parole  di  un  salmo  l. 
Ivi  e  detto,  che  egli  sar&  sempre  col  servo  suo  diletto  e  tri- 
bolato:  r.um  ipso  sum  in  tribulations.  Com'e  stato  cio  vero 
nel  lungo  vostro  Pontificato!  Voi,  in  tutta  Toperazione  vostra 
apostolica,  avete  resa  visibile  la  sapienza,  la  fortezza  e  la 
bonta  di  Dio.  E  detto,  che  lo  campera  dai  pericoli :  eripiam 
eum.  E  voi  da  quante  insidie,  da  quante  perfidie,  da  quanti 
tradimenti  siete  stato  campato !  E  detto,  che  gli  dara  gloria: 
glorifi.cabo  eum.  E  voi  siete  divenuto  Puomo  piu  glorioso  del 
mondo ;  e  i  piii  bei  raggi  delle  vostre  glorie  sono  usciti  dalle 
tenebre  dei  nemici  vostri.  E  detto,  che  lo  saziera  di  lunghi 
giorni:  longitudine  dierum  replebo  eum.  La  vostra  sempre 
florida  e  pressoche  giovanile  longevita,  muove  tutti  a  stu- 
pore,  e  cava  lacrime  di  tenera  gioia  agli  occhi  de'  vostri 
flgliuoli.  Santo  Padre,  voi  siete  la  speranza  della  cattolicita, 
e,  lasciatemelo  dire,  Tarra  sicura  della  salvezza  d'  Italia. 
Salus  Italiae  Pontifex! 

1  S.  XC,  15-16. 


Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1207.          2          24  settembre  1900. 


1L  GARDINALE  SFORZA  PALLAVIGINO 

E 

LA  REPUBBLICA  DI  VENEZIA 


VII. 


Mentre  a  Venezia,  in  istile  cosl  poco  degno  di  pubblico 
Revisore  e  di  Riformatori  dello  studio  di  Padova7  come  abbiam 
veduto  in  un  precedente  quaderno  *,  si  censurava  e  condan- 
nava  Toper  a  del  Pallavicino,  a  questo  dovettero  arrivarne 
prontamente  le  novelle  per  letter  e  d'amici.  Perocche  da 
Roma  I'S  giugno  Tambasciatore  Correr  avvisava  il  suo  Go- 
verno : 

Sono  alcune  settimane  che  il  Padre  Sforza  va  passando  meco  qualche 
doglianza,  perche  resti  impedita  la  vendita  costa  dell'opere  stampate  ulti- 
mamente  da  lui  contro  1'Istoria  del  Concilio  di  Trento,  che  corre  sotto 
nome  di  Pietro  Soave...  lo  ho  portato  avanti  quanto  ho  potato,  sperando 
beneffizio  dal  tempo,  ma  quanto  piii  s'avanza,  tant'egli  mostra  passione 
maggiore,  concittato  da  lettere  continove  che  tiene  di  costa  e  da  uni- 
formi  voci  della  Corte  che  publicano  restino  a  Venezia  1'opre  sue  sud.t® 
prohibite...  Asserisce  non  haverne  la  Beat.ne  Sua  notizia  alcuna,  ben 
altam.te  s'esprime,  che  risapendolo,  se  ne  offenderebbe  e  procurarebbe 
il  rimedio.  Proffessa  che  1'opra  sia  stata  particolarm.te  stampata  da  lui 
per  sodisfazione  e  comando  del  Papa  med.mo... 

E  recate  le  varie  discolpe  prodotte  dall'autore  sul  non 
aver  egli  inteso  di  offender  menomamente  la  Repubblica,  fau- 
trice  sempre  dichiarata  del  Concilio  Tridentino,  e  novamente 
toccato  del  disgusto  che  potrebbesi  ingenerare  neH'animo 
d'Alessandro  VII,  conchiudeva : 

1  Vedi  Civ.  Catt.  quad.  1205  del  1  settembre  1900,  p.  350  e  segg. 


IL   CARPINALE   SFORZA   PALLAVICINO  19 

10  tutto  porto  pero  sotfc'  il  riflesso  della  publica  prudenza,  clie  ben 
comprende  la  qualita  delle  congionture  e  quanto  quest'uomo,  che  sem- 
pre  piu  nell'affetto  e  nella  stima  del  Pontefice  s'avanza,    possa    all'oo 
casione  avvantaggiarle  o  preg'iudi  carle... 

Ben  poco  veramente  questo  ambasciatore  mostra  di  cono- 
scere  il  Pallavicino  e  la  grandezza  deiranimo  suo,  sospet- 
tandolo  capace  di  danneggiare  per  ripicco  d'un'offesa,  che  a 
Venezia  si  diceva  privata,  gli  interessi  della  Repubblica,  che 
nella  mente  e  nel  cuore  del  Pallavicino  erano  interessi  della 
causa  cristiana.  Eppure  appunto  di  que'  giorni,  nel  piu  forte 
della  contro  versia,  il  p.  Sforza  lavorava,  a  procacciar  per 
Candia  nuovi  sussidiid'armi  e  a  conciliar  Savoia  con  Venezia  i. 

11  Senato  alia  lettera  del  suo   ambasciatore  rispose  esor- 
tandolo  a  destreggiarsi  in  maniera  da  persuadere  il  Pallavicino 
della  gratitudine  della  Repubblica  per  lui  e  indurlo  ad  acquie- 
tarsi  alia  proibizione  della  sua  storia,  «  essendo  in  essa  sparsi 
molti  concetti  che  toccano  il  governo  et  che  offendono  et  lace- 
rano  la  memoria  d'un  fedel  suddito  e  servitore  della  Repub- 
blica, qualificando  Pietro  Soave  per  il  Padre  Fra  Paolo...  » 
Che  se  non  si  era  contro  il  libro  proceduto  con  quel  rigore 
e  quelle  forme  rissolute  che  prescrivono  le  formalitd  della 
legge,  cio  essere  stato  per  ispeciale  considerazione  verso  Fau- 
tore  e  del  suo  gran  merito  e  dignissime  conditioni.  E  pero 
dovra  il  Correr  operar  di  tal  guisa  che  «  in  un  istesso  tempo 
levando  intieramente  le  speranze  che  si  sia  per  assentir  alia 
liber atione  de'  libri  »  si  faccia  «  spicar  il  concetto  degnissimo 
che  havemo  del  Padre  Sforza  sudetto  et  la  conoscenza  del 
suo  merito  ».  Cosl,  sperava  il  Senato,  questo  disgustoso  affare 
si  sarebbe  tranquillamente  sopito,  rinianendone  ognuno  con- 
tento.  Politica,  allora  e  poi,  troppo  in  uso:  voler  pace  e  con- 
cordia  a  detrimento  della  verita  e  della  giustizia !  II  decreto 
fu  approvato  con  109  voti  favorevoli  contro  sette  sfavorevoli 
e  trenta  non  sinceri 2. 


1  Archivio  di  Stato,  Venezia  :  Dispacci,  Roma,  29  g'iugno  1658. 

2  Arch.  Stato,  Venezia:  Senato  Deliberazioni  Roma.  A.  1658.  F.a  99. 


20  IL   CARDINALE   SFORZA  PALLAVICIXO 

VIII. 

Non  pot6  cosl  subito  I'ambasciatore  eseguire  i  comandi 
della  Signoria,  occupato  dall'udienza  Pontificia,  dalle  funzioni 
della  Cappella  per  la  corrente  festa  di  S.  Pietro  e  per  varie 
scritture  che  dove  spedire  sollecitamente.  Ebbe  solo  tempo 
di  toccare,  cosi  alia  sfuggita,  alcuna  cosa  dell'affare  al  Pal- 
lavicino, che,  dice  egli,  «  impaziente  per 6  ha  voluto  saperne 
la  sostanza  ».  Riservandosi  adunque  di  trattarne  con  piu  agio 
altra  volta,  al  suo  ritorno  da  S.  Pietro,  si  trovo  recata  in 
casa  una  lettera  dello  stesso  Pallavicino,  nella  quale,  se- 
condo  lui,  questi  «  sfoga  con  qualch'ardore  la  passione  che 
lo  affligge,  per  vedersi  negato  cio  che  tanto  bramava  »  *. 

E  pregio  dell' opera  riportar  qui  per  esteso  tal  lettera, 
anche  perch  6  il  lettore  possa  da  se  vedere  qual  valore  s'ab- 
bia  da  attribuire  alle  affermazioni  dell'ambasciatore,  troppo 
spesso  mordace  e  sleale  sul  con  to  del  Pallavicino,  che  pure 
nel  Correr  riponeva  tanta  confidenza,  fino  a  lasciare  scritte 
parole  in  gran  lode  di  lui  nella  vita  di  Alessandro  VII. 

Ill.mo  et  Ecc.mo  Sig.p  mio  e  Pad.*e  Col."0 

Ho  veduto  quel  che  Vostra  Ecc.za  s'e  degnata  di  significarmi  intorno 
a  sensi  dell'  Ecc.mo  Senate  cosl  sopra  la  mia  persona,  come  sopra  la 
mia  Istoria. 

Le  lodi  della  prima  non  hanno  altro  fondamento  che  la  mera  beni- 
gnita  di  que'  signori:  i  quali  anche  troppo  m'attribuiscono  oltra  la  mia 
debolezza  col  riputar  ch'io  porga  veruiio  aiuto  agli  affari  della  Ser.ma 
Republica,  non  concedendomi  il  mio  stato  ch'io  la  serva  con  altro  che 
con  1'orazioni. 

In  quanto  appartiene  all' Istoria:  il  sentirmi  opporre  che  io  v'abbia 
sparsi  molti  concetti  i  quali  toccano  il  Governo,  m'arriva  novissimo  ; 
non  essendo  io  mai  ne  pure  per  incidenza  entrato  a  discorrer  quivi 
intorno  al  Governo  della  Republica;  ne  havendo  parlato  di  lei  se  non 
con  gli  encomij  meritati  da  Sua  Serenita  nella  pia  cooperazione  et  accet- 
tazione  del  Coijcilio  Tridentino. 

Ben  e  vero  1' altro  punto,  cioe :  Ch'  io  habbia  detto  assai  contro  la 
memoria  dell'Autor  dell' Opera  da  me  impugnata.  Ma  questo,  ciascun 

1  Ibid.  Dispacci,  Roma  F.a  144. 


E  LA   REPUBBLICA   DI  VENEZIA  21 

puo  vedere  che  m'e  stato  necessario  per  difender  dalle  sue  calunnie  le 
ordinazioni  e  le  diftinizioni  di  quel  Santo  Concilio  ch'e  la  divisa  de'  Cat- 
tolici  dagli  Eretici.  Parimente  e  vero  ch'io  habbia  mostrato  di  conoscero 
che  '1  predetto  Autore  fosse  Fra  Paulo  Sarpio.  Ma  cio  da  una  parte  era 
notissimo  a  tutti  senza  che  veruno  il  negasse;  tanto  che  nella  stes.sa 
vita  di  lui,  stampata  fin  daH'aiino  1646,  e  posto  un  eatalogo  delle  sue 
opcrc,  nel  qual  si  leggono  queste  parole:  Historia  del  Concilio  Triden- 
tino  sotto  il  no  me  di  Pietro  Soave  Polano  ch'&  I'anagramma  di  Paolo 
Xari>io  Veneto :  e  dall'altra  parte  a  me  il  dirlo  sommainente  conferiva 
per  torre  il  credito  a  quel  nocivo  componimento ;  mostrandosi  che  '1  suo 
scrittore  havea  professata  come  vera  con  I'azioni  esterne  una  Religione 
la  quale  negli  scritti  havea  derisa  et  impugnata  come  falsa:  ed  oltre 
a  cio  facendo  io  pales  e  per  varie  sue  lettere  1'animo  ostile  ch'egli  havea 
contro  la  fede  cattolica,  e  '1  gran  desiderio  d' introdurre  1' Eresia  in 
Italia  1 :  il  che  leva  ogni  credenza  in  questa  causa  alle  sue  per  altro 
ben  orpellate  narrazioni.  Si  che  dovendosi  anteporre  il  servizio  publico 
della  Religione  al  privato  d'un  huomo,  chiunque  egli  sia,  ho  creduto 
che  tutto  il  Christianesimo  Cattolico,  e  principalmente  la  Ser.ma  Repu- 
blica,  la  qual  e  tanto  religiosa,  me  ne  dovesse  non  solamente  scusare 
ma  commendare. 

Intorno  aH'ordinar  io  che  da  Venezia  s'estraggano  i  corpi  de' libri 
cola  inviati;  del  che  in  benigno  modo  mi  significano  la  lor  volonta  quei 
signori;  io  ne  faro  parola  al  libraro  che  qui  ha  fatta  la  stampa  e  che 
ne  ha  il  dominio  e  la  cura;  mandandosi  a  Venezia  con  buona  fede, 
della  quale  havea  quel  gran  fondamento  ch'e  noto  a  Vostra  Ecc.za  e 
sopra  il  che  potrebbe  far  qualche  considerazione  la  bonta  di  quei  Signori. 

Ed  a  Vostra  Ecc.za  bacio  con  umile  affetto  le  maiii. 

S.  Andrea  il  di  28  di  Giugno  1658 
Di  Vostra  Ecc.z» 

Um.mo  ed  Obb.mo  Servitor 
SPORZA  PALLA VICING  8. 


1  Che  qui  il  Pallavicino   non  esagerasse,  niuno  e  che  possa   oggidl 
piu  negarlo,  dopo  le  tante  testimonialize  che  su  cio  sono  uscite  in  lu.ce. 
Cfr.  tra  le  Opere  del  BBXTIVOGLIO,  la  lettera  del  27  febb.  1619  (Vol.  Ill, 
pag.  288,  Firenze  1867).  Le   lettere  poi  dello  stesso  SARPI  (Opere,  XII. 
Napoli,    1790)  riboccano  di  aspirazioni   a  veder  1'eresia  e  gli  eretici  in 
Italia.  Famoso  il  suo  destreggiarsi  col  Mornay  perche  venisse  mandato 
a  Venezia,  al  seguito  dell'ambasciatore  inglese,   « qualche  zelatore  della 
religione  riformata  » ,  potendo  egli   «  molto  nuocere  ai  conati  che  ogni  dl 
andava  facendo  la  religione  Romanesca  »  (Lettere  I,  247.  Firenze,  1863). 

2  Arch,  di  Stato,  Venezia:   Dispacci  Roma  N.  144.  Allegato  al  di- 
spaccio  29  giugno  1658.   Dobbiamo   I'mdicazione   di   questa    bellissima 


22  IL   CARDINALE   SFORZA  PALLA VICING 


IX. 


Questa  scrittura  cosi  grave  e  dignitosa  non  mosse  punto 
Tanimo  del  signori  veneziani.  II  Correr,  primad'abboccarsicol 
Pallavicino,  come  s'  era  proposto,  cerco  per  mezzo  d'altri  spiarne 
i  sentiment!  e  scandagliar  quanto  profonda  ferita  gli  avesse 
cagionata  il  ripetuto  diniego.  Ne  ebbe,  esser  Tanimo  del  Padre 
concitatissimo:  pronto,  se  r opera  fosse  stata  d'altri,  a  pren- 
derne  altamente  le  difese,  contro  tutte  le  opposizioni :  «  do- 
lergli  ch'essendo  lui  desideroso  di  far  sempre  bene,  possa  da 
cosa  dipendente  da  se  derivar  alcun  male,  prottestare  che 
non  n'  havrebbe  alcuna  parte  mai  rimessosi  intieramente  nel 
Signor  Dio  *...  »  Ma  quando  poco  appresso  fu  a  fargli  visita 
e  venne  a  toccar  dell'affare,  dove  confermare  che  il  Palla- 
vicino,  oltre  il  riceverlo  «  colle  solite  maniere  cortesi  »,  non 
s7  oppose  alle  ragioni  di  lui  con  ardore  alcuno,  contento  di 
sostener  solamente,  che  non  aveva  mai  parlato  in  discredito 
del  governo  di  Venezia:  che  se  Taver  in  qualche  punto, 
collo  svelare  le  nequizie  e  le  malignita  di  Fra  Paolo,  data 
occasione  di  pensar  male  della  Repubblica,  che  era  tutto  il 
nodo  della  questione,  esser  pronto  a  levar  quelle  espressioni 
e  a  modificarne  le  frasi.  E  Tambasciatore  cosl  conclude : 

Mi  partii  da  lui  lasciandolo  in  apparenza  assai  sereno,  e  senza  di- 
scapito  di  quella  confidenza,  chi  dianzi  ho  seco  passata:  procurero  di 
coltivarla,  e  di  divertir  quanto  sia  possibile  piu  le  male  sodisfazioni  del 
Papa,  che  grand' interesse  prende  in  tutto  cio  che  coiicerne  quelle  del 
Padre,  e  che  de'  scritti  suoi  ha  cura  particolare,  a  segno  che  promul- 
gates! poi  stampe  in  difesa  di  Paolo  quarto,  e  che  con  libere  forme  di- 
sapprovano  cio,  che  nel  suo  libro  ha  il  medesimo  Padre  Sforza  detto 
di  lui,  si  che  fu  con  scrittura  in  forma  di  letter  a  necessitate  risponder 
alia  prima,  ha  Sua  SantM  ordinato  che  siano  proibite,  ed  abolite  tutte 
e  due  2. 

lettera  alia  cortese  gentilezza  del  Sig.r  G.  Dalla  Santa,  sottoarchivista 
di  quell'Arch.0  di  Stato. 

1  Ibid.  Dispacci  Roma  F.a  144.  6  luglio  1658. 

2  Ibid.  L'una  e  1'altra  sono  opera,  a  quel  che  sembra,  del  P.  Fr.° 
M.a  Maggi,  teatino,   ed  hanno  per  titolo:  Difesa  del  gloriosissimo  Pon- 


E   LA  REPUBBLICA   DI   VENEZIA  23 

E  a  premunirsi  contro  ogni  possibile  risentimento  del  Pon- 
tefice  il  Correr  cerc6  trar  dalla  sua  il  Card.  Chigi,  che  non 
si  mostro  alieno  dal  passar  buoni  ufficii  con  lo  zio  per  met- 
ter  la  cosa  in  tacere,  e  consolavasi  intanto  per  voci  che  cor- 
revano  (infondate  per6,  com'ebbe  presto  ad  accorgersi),  che 
anche  a  Napoli  e  a  Firenze  si  fosse  per  imitar  Venezia  nella 
proibizione  delP  Istoria  del  Pallavicino  '.  Dall'altra  parte, 
p.  Oliva,  che  fu  poi  Generale  de'  gesuiti,  predicatore  allora  del 
Papa  e  uomo  di  gran  credito  a  Palazzo,  tent6  comporre  ogni 
cosa  chiedendo  tutto  da  seall'ambasciatore,  se  levandosi  alcuni 
capitoli  della  introduzione,  dove  piu  direttamente  si  assaliva 
la  persona  di  fra  Paolo,  1'opera  avrebbe  potuto  aver  corso 
negli  Stati  della  Repubblica:  ma  n'ebbe  assolutamente  che 
no  2.  Sicch6  fu  giocoforza  quietarsi,  con  gran  soddisfazione 
del  Senato,  che  temeva  non  forse  per  questa  faccenda  si  ve- 
nissero  a  intorbidar  vie  piu  le  sue  relazioni  con  Roma,  con 
la  quale  era  entrato  di  que'  giorni  in  nuova  lite  per  1'inter- 
vento  laico  nelle  cause  ecclesiastiche. 


X. 


Ma  non  pot6  T  ingiusto  affronto  ricevuto  scemar  d'  un 
punto  lo  zelo  del  Pallavicino  per  la  prosper ita  della  Repub- 
blica nella  sempre  piii  difficile  guerra  di  Candia.  A'  10  no- 
vembre  1659  egli  fu  nominate  Cardinale  insieme  con  Antonio 
Bichi,  vescovo  d'Osimo  e  fratello  del  Priore.  Gia  da  due  anni 
la  cosa  era  aspettata,  sapendosi  che  Alessandro  VII  Taveva 
designate  a  quella  dignita  fin  dal  19  aprile  1657  :  ma  Tumilta 

fefice  Paolo  IV  dalle  false  calunnie  d'un  moderno  scrittore,  data  in  luce 
da  FR.°  VELLI,  Napolitano.  Torino,  per  Franc.  Ferrosino.  La  risposta 
del  Pallavicino  e  in  forma  di  lettera  al  Sig.r  Gianluca  Durazzo.  Corse 
allora  a  penna,  ne  fu  stampata  che  tardi.  Anche  lo  Scotti  attacco  rab- 
biosamente  la  Storia  nelle  sue  « lulii  dementis  Notae  LXIV....  »  edite 
a  Padova  o  Venezia  colla  falsa  data  di  Colonia.  Cfr.  Apr6.  Opus.  cit. 

1  Ibid.   Dispacci   Roma.  F.  144.   Dispaccio  13  luglio  1658. 

2  Ibid.  Dispaccio  20  luglio. 


24          IL  CARDINALE  SFORZA  PALLAVICINO 

del  padre  aveva  potuto  sino  a  quel  tempo  allontanare,    cio 
ch'ei  diceva  un  castigo. 

II  Correr  ne  mando  subito,  a  volta  di  corriere,  la  notizia 
al  Senate,  facendo  in  poche  e  leali  parole  1'elogio  del  due 
nuovi  porporati : 

Nel  Concistoro  di  Lunedi  segul  infine  la  dichiarazione  de'  Card.11  Ma 
di  doi  sogg'etti  ,solam.te...  I  due  promossi  sono  Mons.1'  Bichi  Vescovo  di 
Osimo  et  il  Padre  Sforza  Palavicino  Gesuita ;  il  primo  come  Nipote  del 
Papa  e  ben  amato  da  Lui  essendo  stato  seco  lung-am. te  in  Germania  e 
1'altro  come  amico  di  molt'anni,  di  continua  et  strettiss.a  confidenza.  Con- 
corrono  in  quello  la  bonta  e  1'integrita  de'  costumi,  risplendono  in  questo 
oltre  la  nobilta  de'  natali,  insigni  prerogative  di  virtu  e  d'ingegno,  dirsi 
potendo  che  negli  studij  della  Theologia  hnpartic.™  habbi  oggi  pochi 
pari,  1'innocenza  e  1'esemplarita  della  vita  non  meno  rendendo  acclamato 
il  suo  nome...  1. 

La  mattina  sussegnente  rambasciatore  ebbe,  come  di  con- 
sueto,  udienza  dai  novelli  Cardinal! :  e  «  Palavicino  non  distin- 
guendo  come  Card.10  le  confidenze  usate  meco  dal  p.  Sforza 
(cosl  appunto  disse  con  affetti  di  tenerezza)  mi  confirmo  quelli 
dell'amor  suo,  promettendomi  d'usarli  in  avantaggio  de'  pu- 
blici  interessi,  sempre  che  1' occasion!  se  gli  faccin  opportune, 
mostrando  di  sperarle  maggiori  in  avvenlre...  e  di  rneglio 
valersene,  porche  potra  parlare  con  minore  rispetto  2.  » 

Vedremo  presto  come  egli  attenesse  lealmente  questa  pro- 
messa,  eziandio  con  proprio  discapito.  Ma  intanto  quel  giorno 

1  Ibid.  Dispacci  da  Roma.  Dispaccio   15   nov.  1659.  Non  pote  pero 
a  meno  il  Correr  d'aggiungervi,  secondo  1'indole  sua,  una  nota  maligna: 
« Ostenta  egli  (il  Pallavicino)  d'haversi  humiliato  alia  volonta  del  Papa, 
ricevendo  la  grazia  c'  haveva  voluto  fargli   piu  p.  ubbidienza  che  per 
ambizione  o  genio  c'havesse  di  turbar  colla  vanita   del   mondo   quella 
quiete  che  ne'  Chiostri  godeva,  e  la  porta  con  tal  disinvoltura  che  molti 
se  lo  persuadono. »  Ma  troppo  schietta  e  grand'anima  era  quella  del  Pal- 
lavicino e  non  aveva  bisogno  di  ricorrere  a  tali  ipocrisie.  Due  anni  di  re- 
sistenza,  il  rigoroso  precetto  che  dove  dargli  il  Papa,  tutto  il  tenore  della 
sua  vita  passata  smentiscono  1'insinuazione  del   Correr.  Nel  resto    ben 
capiva  fin  d'allora  il  Pallavicino  quali  conseguenze  si  sarebbe  presto  ti- 
rato  dietro  quell' inn alzamento. 

2  Ibid.  —  Dispaccio  15  nov.  1659. 


E   LA   REPUBBLICA   1)1   VENEZIA  25 

stesso  voile  il  Cardinale  certificare  il  Senato  delle  sue  buone 
disposizioni  per  lui,  e  invece  della  solita  partecipazione  nelle 
fredde  forme  di  prammatica,  fece  avere  la  seguente  lettera 
al  Correr,  che  la  trasmettesse  a  Venezia: 

Ser.mo  Sig.r  mio  Oss.mo 

E  piaciuto  alia  Santita  di  N.  Sig.re  collocar  nella  mia  persona  la 
dignita  del  Cardinalato,  costringendomi  con  rigoroso  precetto  ad  accet- 
tarla ;  mentre  io  si  per  la  cognizione  del  mio  poco  merito  e  della  mia 
jnabilita;  si  per  1'amore  della  vita  Religiosa  da  me  goduta  lungo  tempo 
con  indicibil  consolazioue,  1'haveva  pregato  umilissiniam.tp  a  lasciarmi 
nel  Chiostro. 

Se  per  verun  capo  io  mi  dovessi  rallegrar  di  questo  successo,  sa- 
rebbe  perche  mi  porge  qualche  maggior  facolta  di  servire  alia  Serenita 
V.ra  ed  a  cotesto  Ser.mo  Dominio,  secondo  le  innumerabili  obblig.n*  che 
ne  porto  si  per  1'eredita,  de'  miei  Maggiori,  e  speeialm.te  di  quello  del 
quale  ho  preso  il  nome  ',  si  per  le  grazie  compartite  ultimam.te  dalla 
Serenita  V.ra  alia  Religione  in  cui  sono  educate,  si  per  gli  onori  che 
m'ha  fatti  e  per  la  coniidenza  die  s'e  degnato  d'havere  in  me  il  Sig.r  Ca- 
valier Correro  prudentissimo  Ambas.re  di  V.ra  Serenita  in  questa  Corte ; 
le  cui  egregie  parti  si  corn'io  ho  sempre  ammirate,  cosi  non  potrei  de- 
gnam.te  lodare.  Onde  non  solo  io  vengo  a  dare  alia  Serenita  V.ra  rive- 
rente  ragguaglio  di  questo  mio  avvenimento,  ma  insieme  ad  offerirle  con 
ogni  piu  cordiale  ossequio  cio  che  mi  si  aggiugne  dal  nuovo  grado  per 
impiegarlo  tutto  in  servigio  di  cotesta  Inclita  Republica ;  alia  quale  anche 
per  sua  natura  mi  rende  piu  obligate  il  carattere  di  Cardinale,  essendo 
ella  Io  splendore  e  '1  sostegno  dell'Italia  e  1'antemurale  del  Cristianesimo. 

Ed  alia  Serenita  V.ra  bacio  affettuosissim.te  le  mani. 
Roma  il  di  15  di  Novembre  1959. 

Devot.mo  Serv.rc 
SFORZA  Card.1  PALLA VICING  2. 


1  L'avolo  suo  adottivo,  Sforza  Palla.vicino,  march,  di  Corteniaggiore 
e  Busseto,  in.  nel  1585,  generale  de'  Veneziani  in  Terraferma  nel  1559, 
poi  in  Levante  nella  guerra  di  Cipro. 

2  Allegato  alia  precedente  corrisporidenza  del  Correr.  Questa  lettera 
e  tutta  di  pugno  del  Cardinale.  L'accompagnava  un  biglietto  per  Io  stesso 
Correr:  rna  solo   la   firma  e  del  Pallavicino.    Nella    raccolta    di  Letters 
scelte  del  Cardinale  Sforza  Pallavicino  (Como,  Pietro  Ostinelli,  1825),  a 
pag.  260  si  ha  la  risposta   dello    stesso  Card,    alle   congratulazioni  del 
Senato  :  ripete,  sotto  altra  forma  molti  dei  concetti  espressi  qui  sopra. 


26  IL  CARDINALE  SFORZA  PALLAVICINO 

E  non  furono  sole  parole.  In  Venezia,  guerreggiante  da 
ormai  sedici  anni  col  Turco;  vedeva  realmente  il  Pallavicino 
1'unico  baluardo  della  Cristianita,  tanto  piii  degno  d'esser  soc- 
corso,  quanto  piii  Tastiosa  gelosia  delle  potenze  1'aveva  fino 
allora  abbandonato.  Ma  soprattutto  gli  premeva  1'onore  della 
S.  Sede. 


XI. 


Alessandro  VII  aveva  fatto  per  verita  quanto  umaiiamente 
si  poteva  per  aiutar  la  Repubblica.  «  Creda,  diceva  egli  al- 
Tambasciatore  nell'udienza  del  20  dicembre  1659,  che  per 
Noi  siamo  a  tutto  disposti:  che  la  volonta  nostra  non  puo 
esser  migliore :  che  non  habbiamo  rimorso  di  coscienza  di  non 
haver  fatto  tutto  il  possibile  per  lo  passato,  ne  poter  haver 
migliore  volonta  per  1'avenire  »  1.  Tuttavia  il  Senato  non  se 
ne  contentava:  stimolava  1'ambasciatore  a  scuotere  il  Papa 
perch6  uscendo  «  dalle  proposition!  gnali  d'affetto  et  di  cor- 
tesia,  si  dilati  ad  attioni  valide  »  2 :  e  1'ambasciatore  faceva 
capo  alia  sua  volta  al  Pallavicino.  Questi,  che  il  Papa  avrebbe 
voluto  alloggiato  in  Palazzo,  per  riguardo  ai  nipoti  di  Sua 
Santita  che  s'adombravano  «  di  quella  moltaconfidenza  »,  aveva 
preso  stanza  provvisoria  nel  palazzo  del  principe  di  Carbo- 
gnano,  suo  cugino,  e  benche  prowisto  di  benefizii,  cavalli 
e  carrozze,  si  viveva  assai  ritirato  e  modesto  3.  Non  si  ne- 
gava  pero  alle  richieste  del  Correr,  e  ogni  volta  che  gli  si 
porgesse  il  destro  sollecitava  il  Pontefice  di  qualche  aiuto 
straordinario. 

Era  opinione  comune  che  nel  vegnente  anno  1660  le  sorti 
della  guerra  si  sarebbero  decise.  Venezia  era  risoluta  a  uno 
sforzo  supremo :  aspettava  aiuti  di  Francia :  sperava  dal  Papa 
genti  e  danaro.  Alessandro  VII  non  si  risolveva.  « lo  dir6  a 
V.ra  Ecc.za  liberamente  cio  che  penetro  e  credo  »,  confessava 

1  Arch.  Stato,  Venezia.  Dispacci  da  Roma.  Dispaccio  20  die.  1659. 

2  Ibid.  Dispaecio  all'Ambasciatore.  3  germ.  1659  more  veneto. 

3  Ibid.  Dispaccio  22  nov.  1659. 


E   LA  REPUBBLICA   DI   VENEZIA  27 

il  Pallavicino  al  Correr.  «  Par  mi  di  scuoprire  ch'il  Papa  stia 
nelle  risoluzioni  sue  ondeggiando,  per  iscuoprire  cio  che  ve- 
ramente  siano  per  fare  le  corone,  perche  s'elle  si  muovino  e 
lo  facino  da  dovero,  sara  necessario  ch'egli  ancora  le  second! 
e  faci  la  parte  sua ;  se  no,  ad  quid  gettare  tanto  danaro,  che 
bisogna  necessariam.te  nell'uscita  delle  galere  impiegare,  senza 
speranzad'alcunbene  come  s'e  perpiu  anni  sperimentato?... »  *. 
E  altre  ragioni  ancora  aveva  di  quei  giorni  il  Pontefice  per 
mostrarsi  ritenuto  con  la  Repubblica ;  e  in  una  delle  ultime 
udienze  che  concesse  al  Correr  «  fattosi  severo  pass6  a  molte 
fiere  doglianze  circa  la  poca  corrispondenza  che...  pretende 
di  ricevere,  quanto  piu  egli  propenso  alle  gratie  si  mostra, 
tanto  parendo,  disse,  ch'elle  si  rettirino  dal  soddisfarlo  ance 
nelle  cose  giustiss.6  »  2. 

Tre  erano  i  capi  di  queste  doglianze:  che  la  Repubblica 
pretendesse  in  materia  d'Inquisizione  no  vita  non  mai  piu  ve- 
dute ;  che  a  Venezia  gli  Ebrei  tenessero  impunemente  servi 
e  balie  cristiane,  anzi,  che  cola  i  battezzati  altrove  vivessero 
senza  disturbo  alia  giudaica;  e  che  finalmente  dalle  cause 
criminali  degli  ecclesiastic!  si  volesse  escluso  il  Vicario,  contro 
Tuso  e  le  ordinazioni  della  stessa  Bolla  di  Paolo  III,  allegata 
dal  Senato  in  proprio  favore. 

Non  6  a  dire  quanto  queste  querele  dolessero  al  Pallavi- 
cino: sentiva  ben  egli  e  sosteneva  fortemente  le  ragioni  di 
Roma,  violate  dalla  politica  irriverente  di  Venezia:  ma  si 
attristava  che  la  Repubblica  dovesse  per  questo  esser  lasciata 
sola  nella  terribile  distretta  della  guerra  di  Candia,  quando 
la  sua  disfatta  poteva  trarsi  dietro  la  rovina  d'ltalia.  E  gia 
le  fuste  barbaresche  correvano  TAdriatico  e  il  Tirreno,  assa- 
lendo,  bruciando,  rapinando  audacemente  i  paesi  della  costa 
d'Ancona,  e  Fiumicino  stesso  alle  porte  quasi  di  Roma.  Se 
Venezia  vince  (ragionava  egli  col  novello  ambasciatore  Ni- 
colo  Sagredo,  succeduto  al  Correr  nell'aprile  1660)  e  si  possa 
dire  che  dal  Papa  non  ebbe  valido  aiuto,  qual  disonore  non 

1  Ibid.  Dispacci  da  Roma.  Dispaccio  27  die.  1659. 
*  Ibid.  Dispaccio  29  genii.  1659  more  veneto. 


28  IL  CARDINALE   SFORZA  PALLAVIOINO 

ne  verrebbe  alia  Sede  Apostolica?  Se  soccombe,  e  come  non 
sark  che  tutto  il  mondo  non  ne  getti  la  colpa  sul  Papa?  Si 
offeriva  percio  di  farsi  anche  una  volta  intercessore,  e  « lo 
havrebbe  fatto  per  il  debito  di  buon  Ecclesiastico,  d'ltaliano, 
ma  anche  per  quello  di  servitore  di  Sua  S.**,  conoscendo  che 
v'era  impegnata  la  gioria  sua...  »  *.  Nello  stesso  tempo  pero 
francamente  esponeva  e  sosteneva  le  lagnanze  del  Pontefice. 
«  Esser  certissimo  ch'egli  ama  e  ama  teneramente  la  Rep.c»... 
Pungerlo  d'altra  parte  che  non  si  consideri  a  rimovere  il 
Pont.ce  dal  concetto  che  tiene  di  non  esser  stimato.  Supplicar 
pero  1'Ecc.  Senato  considerar  se  fosse  bene...  Taddolcirsi  la 
araarezza  presente  »  2. 


XII. 


Parve  che  finalmente  le  cose  prendessero  una  piega  mi- 
gliore.  Col  marzo  1660  Tambasciatore  Correr  usciva  di  carica, 
e  11  20  di  quel  mese  accompagnava  alia  prima  udienza  di 
Sua  Santita  il  vecchio  Nicolo  Sagredo,  destinatogli  a  succes- 
sore.  II  quale  introdottosi  a  parlare  con  le  formole  d'uso, 
entr6  a  favellar  direttamente  delle  speranze  e  dei  desiderii 
del  Senato :  e  visto  che  il  Papa  gli  porgeva  volentieri  atten- 
zione,  s'allargo  in  descrivere  le  tristi  condizioni  della  Repub- 
blica :  continue,  sanguinose  le  aggressioni  turchesche  in  Dal- 
mazia:  necessario  alzare  un  forte  presidio  sui  Dardanelli, 
per  chiudere  ogni  soccorso  all'armata  ottomana  nelle  acque 
di  Candia :  questa  doversi  rifornire  di  gente,  stremata  dalle 
fatiche  e  dalle  malattie  la  guarnigione  delle  piazze :  correr 
voce  che  i  Tartari  col  nuovo  aprile,  toltisi  dalle  bandiere 
polacche,  prenderebbero  servigio  tra  le  milizie  ottomane, 
disegnando  invader  T  Italia  per  la  parte  del  Friuli;  a  tutte 
queste  rovine  opporsi  la  Repubblica  di  S.  Marco,  sola,  esausta, 
esangue. 

1  Ibid.  Dispacci  da  Roma.  Dispaecio  1°  maggio  1660. 
*  Ibid.  Dispaecio  22  maggio  1660. 


E   LA  REPUBBLICA   DI  VENEZIA  29 

Alessandro  VII  si  mostro  commosso :  avevangli  prima  par- 
lato  in  favor  di  Venezia  i  Cardinal!  Barberino  e  Pallavicino. 
Rispose  dunque  ai  due  ambasciatori :  «  Delia  nostra  buona 
volonta  possono  Elle  assicurarsi:  le  forze  ogn'un  conosce  le 
proprie.  Quando  ascendemo  al  Pontificate  ci  sorprese  la  ca- 
restia  et  bisogno  man  dare  in  Ansterdam  600m  scudi :  li  due 
anni  seguenti  havessimo  la  peste,  tra  morti  et  feriti  furono 
30  <a  di  questi  poveri,  li  quali  tutti  alimentassimo  e  ci  costano 
Tun  per  1'altro  27  scudi  per  testa.  Gl'altri  Prencipi  Christian! 
spendono  altrettanto  per  mandarli  ad  amazar  nelle  guerre ; 
noi  li  habbiam  spesi  per  presservarne  piu  della  meta,  non 
essendo  stati  li  morti  che  14m,  e  sappiamo  haver  fatto  un'opera 
grata  a  Dio  ».  E  scolpatosi  dell'accusa,  che  gia  cominciava 
a  darglisi,  d'aver  troppo  beneficati  i  parenti,  proseguiva :  «  Se 
noi  diremo  che  la  Camera  Apostolica  6  essausta,  ci  sara  cre- 
duto,  perche  e  cosa  patente  e  troppo  vera ;  se  voi  direte  che 
la  Republica  e  essausta  non  penso  vi  sara  cosi  facilmente 
creduto,  perche  si  sa  che  oltra  1'esser  facoltosi,  sete  buoni 
politici  et  sapete  valervi  del  denaro  degl'altri  et  risparmiar 
il  proprio...  » 

Tuttavia  «  ben  dieci  volte  replied  che  la  sua  volonta  era 
buona,  ma  le  forze  deboli  l.  »  Poteva  per  6  dar  consolanti 
notizie :  aver  gia  interposti  i  suoi  ufficii  presso  il  Re  di  Francia: 
questi,  promessi  seimila  fanti,  darne  almeno  quattromila : 
Spagna  esibir  150.000  scudi  2 :  Toscana  mancare  al  debito 
proprio  d'ar mar  galere :  Genova  e  Savoia  per  ora  non  aver 
risposto  nulla:  ma  la  speranza  di  stringere  tutta  la  Cristia- 
nita  in  una  gran  lega  a  soccorso  di  Venezia,  non  essere  ancora 
svanita. 

E  il  10  aprile  1660,  il  Pontefice,  detto  «  che  in  Spagna 
s'era  doluto  che  cosi  debolmente  la  grandezza  di  quel  Re 
soccorresse  la  Republica:  che  haveva  portato  per  essempio 

1  Ibid.  Dispacci  da  Eoma.  Dispaccio  20  marzo  1660  scritto  in  comune 
dal  Sagredo  e  dal  Correr. 

2  Ibid.   «  exhibitioiie  la  quale  (il  Papa)  ricev6  con  sorriso   dicendo, 
die  cesa  rilleva  questo  al  Re  Cattolico?* 


30  1L   CARDINALE   SFORZA  PALLAVICINO 

la  Sede  Apostolica,  tanto  impoverita  et  angustiata,  et  la  quale 
in  ogni  modo  tutti  gli  anni  spendeva  molto  piu  di  quello  in 
ima  volta  sola  voglia  dar  il  Cattolico...  »  *,  partecipo  al  Sagredo 
d'avere  gia  spediti  Brevi  a'  varii  suoi  nunzii,  che  dovessero 
far  calde  istanze  alle  corti  cattoliche  in  favor  di  Venezia: 
tra  poco  altri  volerne  inviare  agli  Elettori  ecclesiastici  del- 
rimpero,  perche  anch'essi  concorressero  nello  stesso  fine. 
Concedeva  intanto  alia  Repubblica  D.  Innocenzo  Comi,  il  va- 
loroso  generate  da  lei  sospirato,  col  permesso  di  levare  nello 
Stato  della  Chiesa  un  reggimento  di  fanti,  che  passasse  a 
presidiar  la  Dalmazia.  Ma  sopra  il  punto  tanto  sollecitato 
dalla  Serenissima,  d'avere  altro  danaro  con  la  soppressione 
d'alcune  corporazioni  religiose  e  con  una  imposizione  stra- 
ordinaria  sopra  tutto  il  clero  d'  Italia,  Alessandro  si  rendeva 
malagevole ;  ne  senza  ragione,  temendo  suscitar  malumore 
nei  varii  Governi  della  penisola,  specialmente  nello  spagnolo 
di  Napoli.  Alia  per  fine  pero  s'indusse  a  devolvere  per  la 
guerra  di  Candia  le  decime  ecclesiastiche  della  Repubblica 
e  piii  tardi  anche  quelle  del  resto  <T  Italia. 


XIII. 


II  Pallavicino  a  tutti  questi  negoziati  fu  estraneo.  Si  con- 
tent6  di  assicurar  il  Sagredo,  se  «  haver  contribuito  ogni  suo 
potere  per  spuntar  qualche  soccorso...  et  desiderar  infinita- 
mente  che  il  Pontefice  lo  facesse  col  conceder  il  sussidio  Eccle- 
siastico,  mentre  egli  del  suo  bramerebbe  contribuir  tutto, 
restando  col  solo  pane  per  vivere...  »  2. 

Ma  la  sua  condizione  era  oggimai  cangiata :  si  buccinava 
non  godesse  piii  Tantica  famigliarit^  col  Pontefice :  era  lasciato 
in  disparte  in  affari  della  massima  rilevanza :  di  rado  andava 


1  Ibid.  Dispaccio  10  apr.  1660. 

9  Arch.  Stato.   Venezia.   Dispacci   da  Roma.  Dispaccio  del  22  mag- 
g'io  1660. 


E   LA  REPUBBLICA   DI  VENEZIA  31 

a  conversazione  a  Palazzo.  La  cosa  era  preveduta.  «  II  Palla- 
vicino  ha  sin  qui  goduta  unico  la  confidenza  di  Sua  Beat.ne  » 
scriveva  1'ambasciatore  veneziano  fino  dal  1°  maggio.  «  Dico 
sin  qui  perch&  e  probabile  et  tutti  credono  che  da  qui  avanti 
si  ridurra  anch'egli  nella  riga  degli  altri  Cardinal!,  nessuno 
de'  quali  ha  confidente  o  liber o  addito  a  Sua  Beat.ne  »  1.  E 
presto  la  probabilita  diveniva  certezza :  «  Pallavicino  non 
e  piu  considerate  per  confidente  »  2.  E  occorso  di  quei  giorni 
un  disgustoso  alterco  tra  il  Cardinal  d'Este  e  il  Card.  Nipote, 
per  la  prepotenza  de'  servitori  di  quello,  fe'  gran  meraviglia 
che,  nella  commissione  de'  tre  Cardinal!  eletti  ad  accomodar 
la  vertenza,  non  fosse  stato  posto  anche  il  Pallavicino. 

Di  questa,  che  si  stimo  disgrazia,  non  si  poterono  mai, 
ne  allora  ne  poi,  appurar  le  cagioni.  Si  voile  che  Alessan- 
dro  VII  si  disgustasse  delle  franche  rimostranze  che  il  Pal- 
lavicino gli  avrebbe  fatte  sullo  smodato  ingrandimento  di  casa 
Chigi :  e  certo  il  Cardinale  era  uomo  da  non  trasandare  per 
veruna  paura,  quanto  reputava  debito  del  nuovo  suo  grado. 
Anzi  s'e  scritto,  che  egli  togliesse  allora  per  sempre  la  mano 
dalla  Vita  di  Alessandro  VII,  di  cui  nella  prima  parte  aveva 
altamente  lodato  il  disinteresse  e  il  distacco  dai  parenti.  Pero 
gli  ambasciatori  veneti  ad  altra  cagione  riferiscono  questo 
raffreddamento  delTantica  amicizia:  al  carattere,  cioe,  del 
Papa,  che  non  amava  d'aversi  troppo  strette  ai  fianchi  per- 
sone,  che  con  I'autorita  e  il  grado  loro  paressero  compro- 
mettere  in  faccia  al  pubblico  la  liberta  delle  sue  iniziative. 

Ad  ogni  modo  disgrazia  non  fu.  Alessandro  continue  a  sti- 
mare  e  adoperare  il  Pallavicino  in  ufficii  delicatissimi  d'affari 
ecclesiastic!,  ne  gli  scemo  Tantico  affetto.  «  In  questo  nu- 
mero  (di  Cardinal!  visitati)  » ,  scrive  Pietro  Basadonna,  succe- 
duto  al  Sagredo,  ch'era  passato  come  Residente  ordinario  ad 
altra  Corte,  «  m'e  parso  necessario  di  porre  il  Pallavicino,  come 
quello  che  sebbene  non  frequenta  piu  la  conversazione  di 


1  Ibid.  Dispaccio  11  giugno  1660. 

2  Ibid.  Dispaccio  26  giugno. 


32  IL  CARDINALE   SFORZA  PALLAVICINO 

Palazzo,  e  nondimeno  amato  dal  Papa  e  possiede   la  stima 
di  tutto  il  Collegio  !.  » 

Ma  questa  qualunque  si  fosse  diminuzione  di  confidenza, 
porto  seco  di  conseguenza  un  rallentamento  nelle  relazioni 
gia  cosi  strette  del  Cardinale  coi  ministri  della  Serenissima. 
Nei  costoro  dispacci  il  suo  nome  figura  sempre  piii  di  rado  : 
le  poche  volte  ch'essi  gli  vanno  a  far  visita,  egli  si  contenta 
di  dar  loro  buoni  consigii 2  e  d'augurare  alia  Repubblica 
i'assistenza  di  Dio.  Non  tace  pero  il  suo  desiderio  di  vedere 
((  che  la  Santa  Sede  prendesse  parte  maggiore  nelli  presenti 
pericoli  della  Christianita  »:  ma  anche  a  Venezia  rinfaccia 
aperto  Tusurpazione  de'  diritti  ecclesiastici  e  le  prepotenzo 
negli  affari  della  Inquisizione,  che  «  erano  state  le  prime  a 
turbar  ranimo  del  Papa...  »  E  quanto  ai  due  punti  tanto 
controversi  della  precedenza  del  magistrato  laico  e  delle 
denunzie  volute  non  piii  secrete,  anche  in  materie  gelosis- 
sissime  del  S.  Ufficio,  disse  chiaro  al  Basadonna  «  che  la 
prima  e  un  semplice  puntiglio  e  Taltra  una  novita  contraria 
a  quello  che  senza  interruzione  si  prattica  nella  stessa  citt& 
di  Venezia  »  3. 

XIV. 

Ma  quand' anche  avesse  potuto  il  Pallavicino  mantenere 
tutto  1'antico  ascendente  suiranimo  del  Pontefice,  difficilmente 

1  Ibid.  Dispacci  da  Roma.   Dispaccio  11   giugno  1661.  —  II  Correr 
nella  sua  Relazione  finale,  che  fu  letta  in  Senato  il  9  luglio  1660,  lascia 
intendere  che  non  tbssero  estranei  a   questo  intepidamento  di  amieizia 
i  parenti  del  Papa  « a  quali  non  piace  vedere  un  Card.le  accreditato  et 
authorevole   di  continovo   aH;orecchio  del  Papa  »    (Arch,  di  Stato,  Ve- 
iiezia:  Relazioni  da  Roma.  Busta  22).  La  Relazione  del  Sagredo  fu  edita 
nel  Vol.  2°  delle  Relazioni  (Leila  Corte  di  Roma  lette  al  Senato  dagli  Am- 
basciatori  veneti  ecc.  »  per  cura  del  Barozzi  e  Berchet  (Venezia,  Narato- 
Tich,  1879). 

2  «  Aiicorche  il  Cardinal  Pallavicino  sia  declinato  dall'antica  confi- 
denza col  Papa...  riesce  ad  ogni  modo  non  disutile  la  prattica  seco,  al- 
meno  per  li  lumi  che  daU'esperienza  sua  si  possono  ricavare.  »  Dispaccio 
giugno  1661. 

3  Dispaccio  cit.  dell'll  giugnc  1661. 


E   LA  REPUBBLICA   DI   VENEZIA  33 

sarebbe  riuscito  a  conseguirne  quegli  aiuti  che  tanto  bramava 
pel  bene  di  Venezia  e  per  1'onor  della  Chiesa.  Troppo  s'era 
mutata  la  condizione  delle  cose :  inaspritasi  una  seconda  volta 
e  piii  fieramente  nel  1660  la  contesa  di  Castro:  perpetui  i 
torbidi  in  Roma  per  i  litigi  e  le  zuffe  giornaliere  tra  i  ser- 
vitori  delle  varie  ambasciate  e  de'  Cardinali :  Luigi  XIV  ri- 
soluto  a  guerra  aperta,  per  vendicar  gli  insulti  toccati  al  suo 
rappresentante,  il  Duca  di  Crequi,  e  implacabile  nel  voler 
depressa  e  umiliata  la  S.  Sede :  irifine  la  lega  svanita,  dopo 
tanto  lavoro  e  tante  speranze,  per  le  eterne  rivalita  tra  la 
Francia  e  Tlmpero.  Alessandro  VII,  gia  vecchio  e  malaticcio, 
non  resse  a  tanti  dispiaceri :  infermo  sul  principio  del  1667 
di  dolorosissimo  morbo:  pur  anche  suH'estremo  concesse  a 
Venezia  una  leva  di  200  fanti  dello  Stato  romano  e  ordino 
al  Prior  Bichi  di  rimettere  in  assetto  la  squadra  per  una 
nuova  spedizione  a  Candia.  Moriva  ai  22  di  maggio  del  1667, 
assistito  dal  p.  Oliva  suo  confessore,  da  Giovanni  Bona  e  dal 
Card.  Pallavicino,  al  quale  si  vuole  avesse  pochi  giorni  prima 
consegnata  in  iscritto  un'ordinaiiza,  che  inibiva  per  sempre 
la  restituzione  di  Castro  ai  Farnesi.  L'  integrita  della  sua 
vita,  la  pieta  e  la  rettitudine  d'animo,  che  questo  Papa  mostro 
specialmente  nella  scelta  di  buoni  soggetti  ai  piu  alti  officii 
ecclesiastici,  venue  riconosciuta  dagli  stessi  ambasciatori  di 
Venezia1.  E  il  Senate,  nella  lettera  di  condoglianza  inviata  al 
Nunzio,  dopo  lodato  il  defunto  come  «  ornato  delle  piii  rare 
et  cospicue  doti  »,  rimpiange  la  perdita  di  lui  per  «  la  me- 
moria  del  zelo  santo  con  il  quale  haveva  applicato  et  con- 
tinuava  ad  applicare  alle  vesationi  molestissime  da  Turchi 
inferite  alia  Xta  »  2. 

Due  sole  settimane  appresso,  a'  5  di  giugno,  nel  Noviziato 
de'  Gesuiti  a  S.  Andrea,  dove  s'era  ritirato  da  tre  mesi,  mo- 
riva  anch'esso  il  Card.  Pallavicino 3.  Moriva,  dolendosi  ancora 

1  Ibid.  Dispacci  da  Roma.  Dispacci   del  21,  22  e  23  maggio   1667. 

2  Ibid.  Deliberazioni.  Roma.  Secreta.  Deliberazione  del  27  maggio  1667. 

3  Era  gia  da  tempo  malato.   «  Se  e  vero   quello   che  viene  scritto, 
potrebbe  anch'essere  che  S.  Em.z»  (Pallavicino)  morisse  prima  del  Papa 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1207.          3          26  settembre  1900. 


34  IL  CARDINALE  SFORZA  PALLAVICINO 

col  p.  Oliva  d'essere  stato  tratto  dall'oscura  vita  del  chiostro 
e  risospinto  tra  quegli  onori  e  quelle  dignita  che  aveva  si 
volentieri  fuggite.  Ma  poteva  morir  contento  d'aver  sempre 
fatto,  secondo  che  s'eraprotestato  da  principle,  il  suo  dovere 
di  «  buon  Ecclesiastico  e  di  buon  Italiano  ».  L' ultimo  suo 
pensiero  fu  rivolto  al  bene  della  Chiesa.  Chiamato  a  se  il 
p.  Oliva,  gli  disse  «  che  lo  pregava  istantemente  che  per 
suo  nome  avvisasse  quegli  Emi  Padri  (del  Conclave)  ad  eleg- 
gere  un  Papa  buono  e  sopratutto  disinteressato,  levando  in 
quanto  fosse  possibile  la  disonesta  del  Nepotismo ;  et  in  questo 
s'era  il  Card.10  predetto  di  molto  affisato,  apparecchiato  scrit- 
ture  et  Dottrine  per  formar  Capitoli  »  *,  che  dovessero  venir 
giurati  dal  nuovo  Pontefice  innanzi  la  sua  elezione.  Venti- 
cinque  anni  dopo,  Innocenzo  XII  pubblicava  la  famosa  Bolla 
che  stirpava  per  sempre  dalla  radice  il  Nepotismo:  ma  al 
Pallavicino  rimarra  sempre  il  gran  merito  d'essere  stato  uno 
de'  primi  e  piii  operosi  iniziatori  di  questa  riforma. 

Quanto  a  Venezia,  egli  le  era  stato  aruico  fedele  e  gene- 

roso :  aveva  per  lei  fatto  quanto  umanamente  si  poteva,  desi- 

• 

derandola  per  una  parte  piii  ossequente  a  Roma,  per  1'altra, 
piii  aiutata  da  Roma.  Ma  e  doloroso  vedere  che,  ne  gli  amba- 
sciatori  della  Repubblica  nei  loro  dispacci,  ne  il  Senatonelle  sue 
risposte,  abbiano  una  parola  di  rimpianto  per  la  perdita  d'un 
uomo  tanto  benemerito.  Eppure  quel  dl  stesso,  5  giugno  1667, 
spronato  dal  Cardinale  e  accompagnato  da'  suoi  fervidi  voti, 
il  vecchio  Prior  Bichi  sferrava  da  Civitavecchia,  spiegando 
a  nome  del  Conclave  lo  stendardo  di  S.  Pietro,  per  aiutare 
Venezia  in  quell 'ultimo  suo  gloriosissimo  sforzo,  che  non 
valse  pero  ad  impedire  la  resa  finale  (6  sett.  1669). 


essendo  tomato  a  star  male,  e  la  qualita  del  d.°  suo  male  dev'essere 
eh'cgli  e  divenuto  Idropico  » .  Cosl  in  una  lettera  da  Firenze  al  Duca 
di  Mantova  della  fine  del  maggio  1667  (in  Arch.0  Gonzaga-Esterni.  — 
N.  XXVIII.  3.  1135). 

1  Arch,  di  Stato,  Venezia:  Dispacci  da  Roma.  Dispaccio  dell'll  giu 
gno  1667. 


LA  REITA  DELLA  DINASTIA  MANCIURESE 

NELLE  STRAGI  DELLA  CINA 

PROVATA  COI  DOCUMENTI  UFFICIALI 


I. 

Le  bandiere  delle  potenze  europee,  alleate  nella  guerra 
contro  la  Cina,  sventolano  sulle  torri  e  sui  palazzi  imperial! 
di  Pechino,  e  T  imperatore  e  I'imperatrice  profughi  dalla  loro 
capitale,  si  veggono  a  poco  a  poco  sfuggir  di  mano  il  governo 
della  Cina.  Ma  coll'entrata  delle  truppe  europee  in  Pechino 
non  e  finito  il  gravissimo  compito  delle  Potenze  europee  ; 
anzi  in  verita  non  ha  fatto  che  cominciare.  Si  temette  per 
un  istante  che  miserabili  gelosie  nazionali  turbassero  il 
concerto  europeo  nella  questione  Cinese,  ma  il  buon  senso 
e  viste  piu  ampie  di  sana  politica  prevalsero,  la  Dio  merce, 
a  cupidigie  particolari,  e  ormai  le  principal!  fra  le  Potenze 
sono  d'accordo  sopra  due  importantissimi  punti :  la  necessita 
di  punire  severamente  gli  autori  delle  stragi  commesse  sugli 
europei  e  sui  cristiani ;  e  di  esigere  una  tale  riparazione  che 
tolga  per  sempre  alia  Cina  la  volonta  e  il  potere  di  rinno- 
varle.  Restava  a  sapere  chi  fossero  i  principali  istigatori  delle 
orribili  stragi,  e  questo  compito  di  giustizia  cadde  sugli 
ambasciatori  e  sui  generali  europei  resident!  a  Pechino. 

Da  indagini  accurate  e  coscienziose  si  venne  in  chiaro 
che  il  governo  stesso  deirimperatrice  aveva  da  lunga  mano 
preparato  la  rivolta,  e  che  i  macelli  furono  eseguiti  non 
solo  colla  cbnnivenza  ma  ad  istigazione  di  due  fra  i  piii  co- 
spicui  principi  della  famiglia  imperiale,  di  parecchi  generali, 
di  grandi  mandarini  e  di  altri  personaggi  addetti  al  governo 
manciurese.  Questa  conclusione,  da  tutti  gia  sospettata  fino 
dal  principio  dei  torbidi  cinesi,  trovera  una  conferma  sma- 
gliante  nei  documenti  ufficiali  che  ora  recheremo,  document! 
tratti  da  fonte  sicura,  e  che  Tegregio  nostro  corrispondente 


36  LA  KEITA  BELLA  DINASTIA  MANCIURESE 

della  Cina  ci  ha  gentilmente  inviati.  Viene  innanzi  tutto 
una  descrizione  sommaria  ma  esatta  della  presente  guerra 
o  rivoluzione  cinese,  da'  suoi  primordii  nel  dicembre  1899 
flno  al  26  giugno  dell'anno  corrente,  quando  rammiraglio 
inglese  Seymour  dovette  suo  malgrado  rinunciare  alia  marcia 
su  Pechino  e  ritirarsi  a  Tien-tsin.  La  narrazione  6  tratta 
dal  North  China  Daily  News,  giornale  che  conosce  profon- 
damente  la  lingua,  i  costumi  e  la  politica  cinese. 

II. 

Narrazione  degli  avvenimenti  in  Cina. 
Dal  North  China  Daily  News  delli  18  luglio  1900. 

La  crisi  presente  &  provenuta  da  una  serie  di  disegni  astutamente 
concertati.  Nella  compagine  di  questi  disegni  si  trasse  partito  in  ogni 
dove  da  tutti  gl'impulsi  corrompitori  e  da  tutti  gli  elementi,  che  son 
frutti  del  fanatismo  e  della  ignoranza,  cotalche  i  varii  legati  stranieri, 
anche  in  tempo  a  noi  vicinissimo,  non  volevano  credere  alia  perfidia 
della  Corte  manciura,  appo  cui  sono  accreditati.  Trovandosi  i  nostri 
rispettivi  governi  disgiunti  per  grande  distanza  da'  proprii  nazionali 
e  da'  luoghi  ove  gli  odierni  fatti  sono  avvenuti,  desideriamo  esporre 
ad  essi  con  la  piu  scrupolosa  esattezza  un  compendio  degli  avveni- 
menti sopravvenuti,  per  ordine  cronologico,  e  parlarne  loro  per  minuto, 
acciocche  sieno  messi  a  piena  conoscenza  di  quanto  accadde. 

Primieramente  la  sommossa  scoppio  nelle  provincie  dello  Chantong 
e  dellc  Tcheli,  dove  avventurieri  e  gente  della  peggiore  plebaglia, 
incoraggiati  da  editti  imperial!  e  dal  patrocinio  delle  autorita  colle- 
garonsi  in  compagnie  nomate  « della  concordia  per  la  giustizia  > . 
Assunsero  anche  il  titolo  di  «  Boxers  difensori  della  giusta  unione  » . 
Costoro,  ingannati  da  alcuni  fanciulli  che  i  bonzi  avevano  ipnotizzati, 
chiamando  in  causa  la  paura  e  la  superstizione,  signoreggiarono  le 
turbe  popolari.  II  governo  manciuro  bramava  tanto  che  la  nazione 
tutta  si  costituisse  in  un  vasto  campo  d'armati  per  vincere  gli  stra- 
nieri, che,  sebbene  incantesimi  e  diavolerie,  miste  a  scongiuri  e  fat- 
tucchierie,  si  adoperassero  dai  caporioni  per  esaltare  le  teste  della 
gente,  le  autorita  dei  luoghi,  fatte  avvertite  da  istruzioni  venute  dai 
principal!  centri  governativi,  furono  costrette  a  fare  come  se  ignorassero 
cio  che  si  operava.  Quindi  e  che  durante  1'  8a  luna  (settembre  1899) 
il  governatore  di  una  provincia  d&  questo  consiglio  ai  Boxers :  «  Di- 
struggete,  bruciate,  saccheggiate  a  vostro  talento  i  possedimenti  degli 
etranieri;  solamente  fate  loro  grazia  della  vita,  non  li  uccidete». 


NELLE  STRAGI  DELL  A  GIN  A  37 

Parecchie  volte  fu  dato  avviso  al  governo  di  Pechino  del  nefandi 
oltraggi  commessi  dai  loro  protetti,  i  Boxers ;  ma  senza  alcun  costrutto. 
Anzi,  il  suddetto  governatore  dello  Chantong,  Yu-hien,  non  pure  non 
fu  cassato  dall'  ufficio,  ma  fu  proinosso  a  piu  alto  grado,  ov'  e  di 
presente. 

Addi  31  dicembre  1899,  «  quest!  leali  difensori  >  quale  avea  caro 
di  nomarli  1'  iniperatrice  (e  che  furono  gia  chiamati  a  vita  da  un  suo 
speciale  comando,  secondo  il  consiglio  avuto  da  Kang-y  e  dal  prin- 
cipe  Touan),  trucidarono  a  sangue  freddo  il  rev.  M.  Brooks.  Inoltre 
questi  leali  difensori  nell'aprile  1900  furono  altamente  encomiati;  e 
soltanto  furono  ammoniti  con  parole  amabilissime  e  sommamente  bene- 
vole,  che  non  ricevessero  nella  societa  loro  ne  traditori  ne  tristi  arnesi. 
Si  accieco  talmente  il  governo  manciuro  per  cagione  della  sua  stessa 
corruttela,  e  delle  fattegli  domande  di  riforme,  che  tutta  1'autorita 
del  trono  usurpato,  dall'  imperatrice,  fu  messa  nelle  mani  di  queste 
societa,  le  quali,  secondo  le  leggi  dell'impero,  scellerate  erano  e  proi- 
bite,  perocche  furono  gia  soppresse  dall'  imperatore  Kia-k'ing  nel  1809. 
Ogni  cosa  andava  a  seconda  pel  buon  esito  della  causa  dei  «  parteg- 
giatori  della  giusta  armonia  »  (la  quale  cosa  1'imperatrice  vedova  in 
ordinanze  confidenziali  avea  comandato  si  tenesse  segreta),  quand'ecco 
alcuni  cotali,  piu  temerarii  degli  altri,  posti  a  capo  del  movimento, 
non  potendo  stare  alle  mosse  fino  alia  9a  luna,  che  era  la  data  pre- 
scritta  per  entrare  in  campo,  si  misero  in  mo  to  nello  scorso  maggio, 
e  a'  2  di  giugno  uccisero  i  reverendi  Norman  e  Eobinson.  La  mac- 
china  era  stata  messa  in  azione  troppo  presto,  perche  i  leali  promo- 
tori  del  movimento  avevano  stabilito  di  cacciar  via  nell'autunno  tutti 
gli  stranieri,  secondoche  si  era  operate  da  una  setta  risuscitata  nel 
1747  durante  il  regno  di  K'ien-long  e  col  suo  patrocinio. 

I  Boxers  dunque  inoltraronsi  verso  Pechino,  colla  speranza  di  tro- 
varci  buone  accoglienze.  I  legati  stranieri,  che  aveano  udito  parlare 
dell'appressarsi  di  questa  marmaglia,  chiesero  licenza  al  governo  ci- 
nese  di  far  venire  nella  capitale  alquanti  drappelli  di  soldati  per  pro- 
teggere  le  legazioni,  e  soltanto  dopo  reiterate  istanze  il  governo  con- 
cesse  suo  mal grado  la  licenza  richiesta.  Intorno  a  questo  tempo  quelle 
belve  avendo  gia  gustato  il  piacere  di  saccheggiare  i  cristiani  del  luogo 
e  di  trucidarli,  assassinarono  anche  il  cancelliere  giapponese. 

Allora  le  legazioni  sentironsi  minacciate  dai  soldati,  che  dipen- 
devano  da  ufficiali  ascritti  alia  societa  dei  Boxers;  eppero  pregarono 
d'urgenza  gli  ammiragli  di  stazione  dinanzi  a  Ta-kou  che  lor  man- 
dassero  milizie  in  soccorso.  La  colonna  di  queste  si  pose  in  cammino 
annunziando  che  non  aveva  per  iscopo  di  muover  guerra  alia  Cina, 
ma  di  liberare  i  loro  connazionafi  dalle  mani  di  una  plebaglia  infel- 
lonita,  che  doveva  la  propria  esistenza  al  governo  di  Pechino.  Addi 


38  LA  REITA  DELLA  DINASTIA  MANCIUKESE 

15  giugno  il  sommo  comando  del  Boxers  fu  affidato  al  principe  Touan, 
e  la  sua  nomina  fu  inserita  ufficialmente  nella  Grazzetta  di  Pechino- 

Per  coprire  la  ritirata  della  colonna  soccorritrice  dell'ammiraglio 
Seymour,  era  necessario  £che  i  fortilizii  di  Ta-kou  non  fossero  ado- 
perati  a  danno  suo ;  ma  quando  si  no  to,  che,  giusta  i  comandi  venuti 
da  Pechino,  s'  introduce vano  con  tutta  diligenza  milizie  indigene  in 
quei  fortilizii,  e  che  vi  si  faceva  ogni  specie  di  apprestamenti  per 
un'azione  offensiva;  gli  ammiragli  fecero  sapere  al  comandante  del 
fortilizii  stessi,  che  dovevano  essere  sgombrati,  altrimenti  sarebbero 
occupati  per  forza  il  17  alle  due  del  mattino.  Un'ora  prima  che  spi- 
rasse  il  termine  concesso,  i  fortilizii  cominciarono  a  far  fuoco  contro 
Tarmata  dei  collegati;  e  per  conseguenza  i  fortilizii  furon  presi  d'as- 
salto.  Siccome  1'armata  cinese  ebbe  I'accorgimento  di  non  opporsi  a 
cio  che  facevano  le  nazioni  straniere  (la  qual  cosa  del  rimanente  era 
piu  conforme  agl'jinteressi  della  nazione  sua),  le  fu  concesso,  caso 
mai,  di  filare  verso  il  Tangtse. 

In  questo  mezzo  tempo,  quando  il  Seymour  cacciandosi  bellamente 
innanzi  forze  poderosissime  proseguiva  nel  suo  intento,  generoso,  ma 
impossibile,  di  soccorrere  gli  stranieri  a  Pechino,  il  governo  man- 
ciuro  spediva  decreti  a  tutti  i  vicere,  comandando  ad  essi  di  fare 
ogni  lor  possa  per  iscacciare  gli  stranieri.  Addi  21  i  vicere  ricevet- 
tero  1'ordine  di  concentrare  le  loro  armate  e  di  espellere  dall'Tangtse 
le  navi  straniere  che  c'erano.  Cos!  pure  nello  stesso  giorno  in  un  de- 
creto  imperiale  [annunciavasi  che  il  principe  Touan  e  Kang-y  erano 
nominati  comandanti  supremi  degl'I-houo-Toan  (Boxers).  II  24  ai  le- 
gati  stranieri  si  comando  di  lasciare  Pechino  entro  ventiquattr'ore,  e 
nello  stesBO  tempofsi  comincio  a  bombardare  le  legazioni. 

Anche  il  sig.  Roberto  Hart,  ingiese,  da  quarant'anni  a'  servigii 
del  governo  manciuro,  dovette  procacciarsi  asilo  alia  legazione  in- 
glese,  d'onde  mando  agli  europei  un  messaggio  disperato.  Se  alcuni 
avessero  tentato  comechessia  di  salvarsi  dentro  i  luoghi  resi  sacri 
dalla  persona  dell'  imperatore,  avrebbero  dovuto  uscire  dalle  legazioni 
ove  si  erano  rifugiati.  L'avessero  ancora  potuto  fare,  arrischiandosi 
a'  pericoli  della  fnga,  sarebbe  stato  tutta  via  un  cercar  riparo  entro 
palazzi  teste  protetti  dagli  alleati  dei  Boxers. 

Ora  apprendiamo  da  un  documento  che  fa  stupire,  venuto  da  Pe- 
chino, che  in  appresso  le  milizie  e  la  bordaglia  ebbero  piena  liberta* 
I  mandarini  manciuri  [aveano  udito  dire  che  il  Seymour,  cinque  giorni 
innanzi,  verso  il  19,  era  stato  costretto  a  ritirarsi,  impacciato  sover- 
chiamente  nelle  sue  mosse  dagl'  infermi  e  dai  feriti,  che  non  potea 
lasciare  in  balia'delle  selvaggie  orde  bestiali,  onde  si  serve  adesso  il 
governo  manciuro.  Com' ebbero  saputo  i  barbari  manciu  che  per  il  mo- 
mento  non  poteva  essere  inviato  alle  legazioni  verun  aiuto,  ricoper- 


NELLE   STRAGI   DELLA   C1NA  39 

sero  di  loro  protezione  quelle  orde  feroci,  mentre  davansi  a  saccheggi 
ed  eccidii,  che  hanno  poi  seguitato  del  continue. 

Al  ricevere  la  novella  di  questi  lieti  successi,  in  tutto  il  setten- 
trione,  turbe  di  gente  si  adunarono,  e,  cosa  degna  di  considerazioiie, 
il  governo  avendo  dato  parecchie  volte  la  sua  protezione  a'  membri 
delle  societa  della  Giusta  Armenia,  rampogno  coloro  che  volevano  assa- 
lirli.  Proibi  perfino  di  tentario  ;  quindi  e  che  niun  soccorso  efficace 
fu  porto  alle  legazioni  dal  governo.  Un  certo  giorno  i  legati  ebbero 
invito  di  recarsi  negli  uffici  dello  Tsong-li-yamen,  e  in  quella  appunto 
che  il  legato  tedesco  trapassava  fra  la  «  Guardia  d'Onore  »,  fu  colpito 
da  una  schioppettata.  Allora  la  guardia  tedesca  con  mirabile  pro- 
dezza  fece  una  irruzione  ed  incendio  gli  uffici  dello  Tsong-li-yamen. 
Cominciata  la  guerra  coll'assassinio  del  cancelliere  giapponese,  il 
governo  manciuro  si  niise  franco  per  quella  via,  procedendo  fiducioso 
sotto  la  guida  del  principe  Touan,  che  credevasi  sicuro  di  scacciare 
gli  stranieri  dalle  terre  cinesi,  e  bramava  servirsi  della  pelle  degli 
stranieri  per  farsene  una  coperta  da  letto. 

Adesso  le  rimostranze  dei  vicere  e  dei  governatori  del  mezzogiorno 
hanno  cominciato  a  far  capire  al  governo  manciuro,  imbrattatosi  di 
sangue,  la  gravita  della  faccenda  in  cui  s'era  gittato  a  capo  fitto. 
Hanno  imparato  che  le  milizie  dell'  intero  mondo  civile,  le  quali 
rappresentano  una  somma  di  popoli,  due  tanti  maggiori  di  quelli  della 
Cina.  armate  di  cannoni  e  fucili  di  somma  perfezione,  ottimamente 
disciplinate,  rese  entusiaste  della  santita  della  loro  causa,  si  appa- 
recchiano  ad  uscire  in  cainpo.  Colti  da  subita  paura  gia  sentono  il 
romor  de'  passi  misurati  delle  milizie,  di  poderose  legioni  provenienti 
da  tutte  le  parti  della  terra,  le  quali  legioni  prestamente  stringeranno 
in  una  cerchia  i  colpevoli  e  giudicheranno  con  somma  equita  un  go- 
verno, il  quale  altro  non  fu  che  una  perenne  sequela  d'  iniquita. 
Come  cani  codardi  si  ritraggono,  ed  escono  dai  loro  canili  mettendo 
lamentevoli  guaiti  per  ottenere  di  esser  trattati  generosamente. 

II  governo  manciuro,  presentandosi  innanzi  alle  potenze  offese 
come  un  innocente  cui  fu  fatta  ingiuria,  aggiunge  1'  insulto  alle  ma- 
niere  violente.  Solo  per  un  audace  oltraggio  a  tutti  i  sentimenti  di 
giustizia,  puo  essere  paragonato  al  demonio  che  incede  vestito  da 
angelo  di  luce.  L'editto  imperiale,  promulgato  il  29  giugno  per  dare 
norme  speciali  ai  legati  cinesi,  e  tal  documento  che  svela  una  furberia 
diabolica.  Mostra  luminosamente  anche  una  volta,  che  non  e  mai  a 
sperare  di  ottenere  per  le  ordinarie  vie  diplomatiche  dal  governo  man- 
ciuro, ch'esso  adempia  agli  obblighi  imposti  da'  trattati,  che  tuteli  il 
godimento  de'  diritti  internazionali,  o  che  almeno  conceda  agli  stra- 
nieri quelle  prove  di  cortesia,  che  si  costumano  fia  tutte  le  nazioni 
incivilite. 


40  LA  REITA   DJSLLA   DINASTIA   MANCIURESE 

Quanto  al  mentire  e  trarre  conclusion!  logiche  di  premesse  astute 
e  false,  non  havvi  diplomatico  europeo,  dal  solo  turco  infuori,  che  possa 
gareggiare  coi  mandarin!  di  Pechino,  salvo  she"  si  chiamino  in  aiuto  i 
galeotti  della  cristianita,  gli  scellerati  pifc  notorii  per  1'astuzia  loro. 
Le  date  e  i  fatti  susseguenti  possono  confrontarsi  con  gli  editti  o  de- 
creti  imperial!. 

Non  erano  ancora  trascorsi  tre  mesi  dal  celebre  colpo  di  Stato 
del  1898,  cioe  nel  novembre  dello  stesso  anno,  che  un  editto  fu  promul- 
gate dalla  iniperatrice  vedova  (5  nov.  1898),  che  ordinava  la  costitu- 
zione  e  1'ordinamento  di  un  corpo  di  volontarii,  detti  I  houo-toan  «per 
trasformare  la  nazione  tutta  in  un  campo  d'armi,  dato  che  un  giorno 
se  ne  avesse  a  sentire  il  bisognoi. 

Addi  16  maggio  1899  il  gran  Lama  buddista  dono  una  grossa  somma 
di  denaro,  la  quale  fu  assegnata  ad  un  certo  rnonte  creato  dalla  impe- 
ratrice  vedova  pei  bisogni  del  fornimento  d'armi. 

Di  buon  mattino,  nel  maggio  e  giugno  di  quello  stesso  anno  1899, 
Kang-y  nella  sua  girata  per  ispezioni  ed  estorsioni  nel  Kiang-nan,  seco- 
portava  gli  ordini  della  imperatrice  vedova,  prescrivendo  a  tutti  gli 
alti  mandarin!  la  istituzione  di  compagnie  territorial!  (cioe  d'  Y-houo- 
toan) ;  nel  numero  delli  31  luglio  del  North  China  Herald  pud  vedersi 
la  versione  della  risposta  data  dal  sottoprefetto  di  Chang  -ha!  ai  comandi 
di  Kang-y,  per  cio  che  concerne  la  sua  sottoprefettura.  Kang-y  rac- 
colse  od  estorse  dalle  autorita  presso  a  un  milione  di  tads,  che  dove- 
vano  assegnarsi  allo  stesso  fine  sovraccennato.  Di  quel  tempo  riceve- 
vansi  quotidiane  novelle  sulla  compera  e  introduzione  di  nuove  e  pode- 
rose  armi.  Yerso  il  4  settembre,  le  gazzette  di  Chang-hai  annunziarono 
qualmente  i  Boxers  si  apparecchiavano  ed  esercitavano  insieme,  colla 
mira  di  una  mossa  antistraniera. 

Addi  28  settembre  venne  a  luce  un  decreto  imperiale,  che  a  tutte 
le  autorita  civil!  e  militari  comandava  1'esatta  osservanza  di  sedici 
norme  dettate  da  Yong-tcheng  sulle  sedici  sentenze  di  Kang-hi,  ed  in 
particolare  quella  degl'insegnamenti  dello  stesso  imperatore  Yong-tcheng 
contro  1'eterodossia  di  queste  dottrine.  Al  tempo  istesso  la  corte  coman- 
dava ai  mandarin!  di  assegnare  in  ciascun  mese  certi  giorni  per  ispie- 
gare  alle  turbe  del  popolo  quegli  stessi  insegnamenti. 

Nel  periodo  della  9a  luna,  Yu-hien  governatore  dello  Chan-tong, 
paleso  i  suoi  buoni  sentiment!  verso  i  Boxers,  dopo  una  battaglia  avve- 
nuta  fra  costoro  e  le  milizie  regolari,  nella  quale  fu  uociso  un  centi- 
naio  di  Boxers.  Egli  depose  il  prefetto  della  prefettura,  ove  il  fatto 
ebbe  luogo,  e  gli  surrogd  un  manciu  parente  di  un  suo  amico. 

A'  27  di  dicembre,  il  corrispondente  del  North  China  Herald  scri- 
veva  da  Tsi-nan-fou  ad  esso  giornale,  che  essendo  stata  tratta  1'atten- 
zione  del  Governo  dalle  mene  dei  Boxers,  esso  avea  spedito  loro  un 


NELLE  STRAGI  DELLA  CINA  41 

messaggio  in  quest!  termini :  c  Potete  distruggere,  saccheggiare  e  bru- 
ciare  (gli  edifizi  dei  cristiani  e  de'  missionarii),  ma  non  attentate  alia 
loro  vita.  »  Lo  stesso  numero  del  giornale  suddetto  pubblicava  ancora 
una  lettera  del  suo  corrispondente  da  Hia-tsin,  nella  quale  dicevasi 
ohe  il  sottoprefetto  avea  grande  paura  di  operare  contro  i  Boxers,  perch& 
sapeva  one  il  governatore  lo  deporrebbe  incontanente. 

A*  27  dicembre  la  stessa  gazzetta  pubblicava  un  editto  speciale  ai 
vicerd  e  governatori,  lor  comandando  di  apparecchiarsi  gagliardamente 
alia  guerra  contro  gli  stranieri,  i  quali  «  come  tigri  divoravano  il  paese  > . 

II  31  dicembre  il  rev.  Brook  fu  trucidato  dai  Boxers  nello  Chan-tong. 

Al  cominciare  del  1900  lo  Chan-tong  si  senti  sollevato  alquanto  pel 
lichiamo  del  suo  governatore  Yu-chien,  e  per  la  nomina  di  Yuen  Che-kai : 
ma  il  male  s'era  gia  radicato  profondamente. 

Yu-hien,  non  che  essere  degradato,  fu  promosso  a  piu  alto  e  piu 
lucroso  impiego,  vale  a  dire  fu  nomina  to  governatore  dello  Chan-si. 
In  un  decreto  imperiale  de'  17  aprile,  le  compagnie  disciplinate  degli 
I-houo  sono  menzionate  con  benevole  espressioni,  e  sono  pregate  di 
scansare  con  diligenza  di  accettare  mali  arnesi  nelle  loro  file. 

A'  2  di  giugno  i  rev.dl  Robinson  e  Norman  furono  trucidati  dai 
Boxers,  cani  da  caccia  dello  Stato. 

Dal  6  al  9  giugno  avvenne  nel  recinto  di  Pechino  il  saccheggio  e 
la  distruzione  degli  edifizii  pertinenti  alle  missioni  ed  ai  cinesi  con- 
vertiti  al  cristianesimo. 

II  giorno  10  l'ammiraglio  Seymour  si  parti  da  Tien-tsin,  a  capo 
delle  milizie  collegate,  alia  volta  di  Pechino. 

L'll,  il  cancelliere  giapponese  fu  trucidato  nella  detta  citta  dalle 
orde  sopraccennate. 

II  13  usci  un  decreto  riferentisi  alia  uccisione  del  cancelliere  giap- 
ponese. Nello  stesso  tempo  v'era  fatto  menzione  della  lealta  delle  bande 
degli  I-houo  ossia  dei  Boxers;  salvoche  si  soggiungeva  che  alquanti 
ribelli  eransi  fra  essi  traforati. 

II  18  comparve  altro  decreto,  il  quale  affermava  che  le  milizie  fa- 
cevano  causa  comune  coi  Boxers,  e  che  il  comando  delPesercito  era 
stato  affidato  al  principe  Toan,  a  Kang-y  ed  a  Yong-tou.  II  che  si- 
gnifica  che  il  sindacato  su  tutte  le  milizie  erasi  dato  a  tre  persone, 
due  delle  quali  note  all'universale  siccome  caporioni  dei  Boxers. 

II  17  giugno  i  fortilizii  di  Takou  furono  conquistati  dalle  armate 
de'  collegati,  allo  scopo  di  assicurarsi  le  comunicazioni  col  Seymour. 

Questi,  addi  19,  fu  costretto  a  ritirarsi,  in  quella  che  era  distante 
solo  una  giornata  da  Pechino;  cotalche"  quel  giorno  stesso,  o  il  sus- 
seguente,  il  Governo  manciuro  dovette  aver  contezza  della  ritirata. 

II 20,  mediante  ordini  segreti,  i  vicere  ed  i  governatori  furono  avver- 
titi  di  fare  ogni  lor  possa  per  resistere  alia  invasione  degli  stranieri 


42  LA   REITA  DELLA   DINASTIA   MANCIURESE 

e  sterminarli.  Gl'I-houo-toan,  ossia  le  compagnie  del  Boxers,  da  quel 
momento  sono  menzionati  nei  decreti  sotto  nome  di  genie  associata  o 
di  Boxers  leali. 

II  21  giugno  fu  spedito  ordine  ai  vicere  ed  ai  governatori  delle 
provincie  meridional!  del  Fiume  Giallo,  di  adunare  i  loro  navigli  da 
guerra,  di  assalire  le  armate  straniere  e  di  cacciarle  via  (dal  Fiume 
Azzurro).  In  questo  medesimo  giorno  fu  reso  noto  a  tutti,  merce  un 
decreto,  che  ii  principe  Toan  e  Kang-y  erano  stati  nominate  duci  su- 
pretui  dei  Boxers. 

A'  24  di  giugno  i  legati  stranieri  ricevettero  1'intimazione  di  uscir 
da  Pechino  entro  24  ore.  Yenuto  questo  termine  si  doveano  apporre 
i  suggelli  alle  legazioni  e  le  antenne  delle  bandiere  dovevano  essere 
tagliate. 

In  quello  stesso  giorno  24,  sir  Roberto  Harts,  invio  (a  Tien-tsin) 
un  dispaccio  breve  e  disperato. 

II  24  usci  un  decreto  imperiale,  nel  quale  mostravasi  allegrezza 
delle  disfatte  inflitte  agli  stranieri. 

Addi  26,  rammiraglio  Seymour  era  soccorso  e  liberato,  a  sei  mi- 
glia  da  Tien-tsin,  dopo  aver  combattuto  per  quattordici  giorni,  a  capo 
di  1800  soldati.  In  questo  periodo  di  tempo  ebbe  62  uomini  uccisi  e 
212  feriti;  inoltre  gli  era  forza  impiegare  piu  di  due  terzi  delle  sue 
milizie  a  portare  i  feriti. 

Se  alouno  richiedesse  maggiori  prove  di  quelle  date  qui  sopra  per 
assicurarsi  che  lo  stesso  Governo  manciuro  ispiro,  inizio  e  protesse  le 
compagnie  dei  Boxers,  airintento  ben  deciso  di  scacciare  gli  stranieri 
daH'impero,  e  che  poi  sempre,  con  questa  mira.  si  e  prevaluto  delle 
idee  superstiziose  delle  moltitudini  per  istigarle  a  odiare  i  diavoli  stra- 
nieri (Fan-koue),  chiamando  inoltre  in  suo  aiuto  tutti  i  Boxers  del 
paese,  massimamente  quelli  del  settentrione ;  studii  sul  serio  la  vita 
dei  conosciuti  capi  dei  Boxers,  quali  1'imperatrice  vedova,  il  principe 
Toan  e  Kang-y ;  legga  altresi  con  cura  gli  affissi  che  si  sono  pubbli- 
cati  dai  Boxers  nel  corso  di  questi  due  anni,  ricordandosi  che  molte 
volte  il  Q-overno  ha  patrocinato  i  Boxers,  e  che  furono  fatte  proteste 
contro  di  loro  da  Tchang  Tche-t'ong  e  Licou  Koen-i.  i  due  vicere  della 
valle  dell'Yangtse. 


m. 


Fin  qui  la  narrazione  del  North  China  Daily  News.  Ora 
si  noti  quali  furono  le  immediate  conseguenze  della  ritirata 
deirammiraglio  Seymour.  Giunta  la  notizia  a  Pechino  che  i 
soldati  europei,  sopraffatti  dalle  milizie  cinesi,  non  avevano 


NELLE  STRAGI  DELLA  CINA  43 

potato  proseguire  la  loro  marcia  sulla  capitale,  la  corte  im- 
periale  canto  vittoria,  e  venne  tosto  emanato  un  decreto  nel 
quale  si  levava  a  cielo  la  facile  vittoria,  e  con  lodi  puerili 
si  esaltavano  i  vincitori.  II  decreto  porta  la  data  del  24  giu- 
gno,  pochi  giorni  dopo  la  ritirata  deirammiraglio  inglese. 

DECRETO  DEL  28°  GIORNO  BELLA  5a  LUNA  (24  GIUGNO  1900). 

Yu-lou  Ci  ha  p6rto  un  memoriale  in  cui  Ci  manifesta  qualmente 
gli  Europei  ruppero  in  atti  ostili,  le  Nostre  milizie  combatterono  pa- 
recchie  volte  con  gli  Europei  ed  alfine  hanno  ottenuto  vittoria.  Al 
leggere  quel  memoriale  Ci  siamo  veramente  rallegrati  e  confortati. 
La  Nostra  dinastia  da  piu  anni  $  in  buone  relazioni  coi  reami  stra- 
nieri:  ma  qui  di  corto,  sendo  sorte  nimicizie  fra  cristiani  e  non  cri- 
stiani,  i  reami  stranieri  giunsero  a  rompere  le  loro  relazioni  con  Noi. 
Valendosi  delle  loro  buone  navi  da  guerra  e  della  perfezione  dell'armi 
loro,  uscirono  da  Tientsin  per  varie  strade  per  assalire  le  milizie 
Nostre ;  ma  You-lou  da  quattro  lati  oppose  loro  dei  soldati.  Inoltre 
i  nostri  sudditi  che  parteggiano  per  la  giustizia  fecero  quant'era  in 
essi  per  aiutare  le  milizie,  e  senz'altre  armi  infuori  delle  proprie  per- 
sone,  si  opposero  ai  fanti  e  cavalieri  del  nemico.  II  21°,  22°  e  23° 
giorno  della  luna  (17,  18  e  19  giugno)  distrussero  due  navi  ed  ucci- 
sero  buon  numero  di  nemici.  II  coraggio  e  la  risolutezza  della  mol- 
titudine  avendo  acquistato  la  saldezza  di  una  inuraglia,  e  cosi  essen- 
dosi  rinsaldato  il  cuore  del  popolo,  nuovo  incremento  n'ebbe  lo  spi- 
rito  militare.  I  membri  della  Societa  dei  Boxers,  che  p6rsero  loro 
aiuto  (alia  Nostra  milizia)  in  queste  fazioni,  non  hanno  usato  pure 
un'arma  pertinente  allo  Stato,  nd  speso  alcuna  delle  sue  provvigioni 
militari.  L'ardore  bellicose  e  giunto  a  tal  segno  che  dei  giovinetti 
ancora  impugnarono  armi  (scudi  e  lancie)  per  difendere  1'  impero  ; 
per  una  speciale  protezione  degli  avi  Nostri  predecessori,  miriadi  di 
turbe  trovaronsi  animate  da  uno  stesso  pensiero.  A  questi  prodi  zelatori 
della  giustizia  mandiamo  anzitutto  le  Nostre  gratulazioni,  e  tostoche  sara 
finita  la  guerra,  aggiungeremo  a  loro  pro  novelli  favori.  Yoi,  membri 
della  Societa  dei  Boxers,  conservate  sempre  1'unione  dei  sentiment! 
e  fate  quanto  potete  per  rintuzzare  1'  insulto  (die  vogliono  farci  gli 
stranieri),  ne  mai  smettete  da  questi  sentimenti  sino  alia  fine.  Noi 
ne  abbiamo  salda  speranza.  —  Decreto  imperiale. 

IV. 

Molto  si  scrisse  in  Europa  sulla  fine  di  giugno  intorno 
alFaudace  tentative  di  Lord  Seymour  di  marciare  con  soli 


44  LA  REITA   BELLA  DINASTIA   MANCIURESE 

1800  uomini  sulla  capitale  della  Cina.  Alcuni  lo  tacciarono 
di  imprudenza,  altri  dissero  ohe  il  suo  fu  a  dirittura  un  atto 
da  pazzo.  Ma  quando  si  prendano  in  considerazione  le  no- 
tizie  che  allora  correvano  in  Europa  e  sulle  coste  della  Cina 
del  rischio  estremo  in  che  erano  a  Pechino  gli  ambasciatori 
europei,  le  loro  famiglie,  i  missionarii  e  i  cristiani,  Tatto 
deirammiraglio  Seymour  apparira  sotto  tutt'altra  luce,  e  si 
comprenderk  la  nobile  difesa  che  egli  fece  di  se  medesimo. 
«  Sarebbe  stata  estrema  vergognaper  r  Europa  e  un  delitto  di 
lesa  umanita,  oosl  egli,  lasciare  perire  i  rappresentanti  del- 
F  Europa,  senza  fare  almeno  un  tentativo  per  liberarli.  » 
Inoltre  i  critici  di  Lord  Seymour  male  conoscono  gli  asia- 
tici;  e  non  sanno  che  un  pugno  di  europei,  possono,  se  ben 
guidati,  tentare  in  quei  lontani  paesi  cio  che  in  Europa  sa- 
rebbe  follia  estrema.  La  guerra  cino-giapponese  e  gli  ultimi 
combattimenti  sulla  via  di  Pechino  hanno  dimostrato  che  cuore 
abbiano  i  Cinesi,  benche  ora  siano  meglio  armati  che  non 
quando  affrontarono  i  soldati  del  Giappone.  Ad  ogni  modo 
Tapparente  impotenza  dell' Europa  acceco  a  dirittura  il  go- 
verno  manciurese,  il  quale  nel  colmo  della  follia  non  si  pe- 
rito  punto  di  dichiarar  guerra  formale  all7  Europa  intera.  Le 
gazette  cinesi  di  Shanghai  pubblicarono  un  decreto  imperiale 
del  27  giugno,  nel  quale  il  governo  manciurese,  travisando 
a  modo  suo  la  causa  degli  eccidii  degli  europei  e  dei  mis- 
sion ari,  incitava  tutti  i  suoi  sudditi  a  rigettare  colle  armi  i 
soldati  delle  potenze  europee.  Ecco  il  decreto  imperiale  tra- 
dotto  dair  originate  cinese  nel  nostro  volgare. 

Dichiarazione  di  guerra  agli  Europei. 
DECKETO  DEL  1°  GIOKNO  DELLA  6a  LUNA  (27  GIUGNO  1900). 

La  Nostra  dinastia  pel  corso  di  200  e  qualche  decina  d'anni  si 
mostrata  benevolissima,  e  molti  furono  i  suoi  beneficii.  Tutti  gli  stra- 
nieri  venuti  di  lontano  in  Cina  furono  bene  accolti  e  ben  trattati  dai 
Nostri  avi  illustri,  seguendo  in  ci6  il  dettarae  che  insegna  di  amare 
gli  stranieri  e  di  mostrarsi  miti  verso  di  essi.  Al  tempo  degl'impe- 
ratori  Tao-koang  e  Hien-fong,  fu  loro  permesso  di  fare  commercio  coi 
Nostri  sudditi,  e  concesso  (Ai  Missionari)  di  diffondere  in  Cina  la  reli- 
gione  cristiana. 


y 


NELLE  STRAGI  DELLA  CINA  45 

Attesoche  questa  religione  proponsi  di  condurre  le  persone  a  ben- 
fare,  il  Nostro  governo,  facendo  violenza  a  se  Btesso,  concedette  licenza 
di  predicare  la  dottrina  ch'essa  domandava.  Sulle  prime  il  Nostro  go- 
verso  segui  la  via  designatagli  dagli  stranieri,  e  si  conformo  ai  trat- 
tati  conchiusi  con  essi.  Ma  in  questi  ultimi  anni  gli  stranieri  vollero 
signoreggiare  ed  opprimere  il  Nostro  impero;  s'impadronirono  ingiu- 
stamente  delle  Nostre  terre;  calpestarono  i  sudditi  Nostri,  ed  estSrsero 
loro  le  ricchezze.  Non  appena  si  affievoliva  un  tantino  la  Nostra  corte, 
incontanente  gli  stranieri  se  ne  giovavano  a  dar  libero  il  corso  alle 
loro  crudeli  ingiustizie.  Siffatte  enormita  di  giorno  in  giorno  vennero 
aumentando  e  sono  giunte  all'estremo  segno  (non  v3  ha  cosa  ingiusta 
che  non  facessero).  I  piccoli  reami  hanno  ingannato  ed  oppresso  le 
genti  del  popolo  cinese,  ed  i  reami  forti  insultarono  perfino  le  deita 
deH'impero.  I  nostri  sudditi  (bambini  neonati)  presero  in  uggia  gli 
stranieri  e  li  ebbero  in  conto  di  nemici ;  essi  vollero  alfine  soddisfarsi 
vendicandosi  una  volta  di  quelli.  Ecco  Torigine  dell'incendio  delle 
chiese  e  dell'eccidio  de'  missionarii.  Cio  non  di  meno  la  Nostra  corte 
non.  voleva  rompere  guerra  agli  stranieri,  e,  come  per  lo  passato,  dava 
loro  efficace  protezione.  Noi,  per  timore  di  recar  nocumento  al  Nostro 
popolo,  abbiamo  promulgate  due  decreti,  comandando  da  una  parte  ai 
grandi  official!  di  provvedere  alia  tutela  delle  legazioni  estere  e  por- 
gere  soccorso  benevolo  ai  cristiani,  e  dall'altra  esortando  tutti  i  no- 
stri sudditi  a  far  si  che  spariscano  i  vecchi  rancori.  Yeramente  il  Nostro 
governo  spinse  all'ultimo  confine  1'osservanza  della  mitezza  e  benevo- 
lenza  verso  gli  stranieri.  Costoro,  ahi!,  non  pur  mostraronsi  ingrati 
alia  benevolenza  Nostra,  ma  ben  piu  si  valsero  senza  freno  della  forza 
per  metterci  paura.  Di  questi  ultimi  giorni  un  missionario  scrisse  pub- 
blicamente  una  comunicazione  officiale  al  comandante  dei  fortilizii  di 
Takou,  ingiungendogli  di  ritrarne  le  Nostre  milizie  e  consegnarli  agli 
Europei ;  altrimente  questi  li  assalirebbero  tosto  e  li  piglierebbero  colla 
forza.  Le  sue  parole  erano  minacciose,  ed  il  loro  significato  era  che 
gli  Europei  stavano  per  dar  libero  il  corso  alia  loro  follia  e  cosi  im- 
paurire  la  Nostra  capitale.  Ne'  giorni  ordinarii  il  Nostro  governo  non 
ha  mai  violate  le  leggi  che  governano  le  relazioni  delle  nazioni  amiche, 
ed  ecco  che  adesso  nazioni,  le  quali  menano  van  to  di  voler  convertire 
gli  altri  e  insegnar  loro  la  dottrina  vera,  si  danno  contro  tutte  le  re- 
gole  all'ingiustizia !  Giovandosi  della  forza  dei  loro  soldati  e  della  pre- 
valenza  delle  armi  loro,  da  s6  medesimi  hanno  di  tal  guisa  spezzato 
i  legami  di  amicizia  che  a  Noi  le  univano.  Noi,  durante  i  venti  e  piu 
anni  che  abbiamo  governato  1' impero,  abbiam  sempre  trattato  i  Nostri 
sudditi  come  gli  stessi  figli  Nostri,  e  i  Nostri  sudditi  Ci  riveriscono 
come  il  celeste  imperatore.  Di  piu  1'imperatrice  vedova  ha  rialzato 
I'impero,  e  dappertutto  i  sudditi  furon  ricolmi  de'  suoi  benefizii.  Affi- 


46  LA  REITA   DELL  A  DINASTIA   MANCIURESE 

dandoci  alia  protezione  del  Nostri  avi  ed  a  quelle  delle  delta,  che  com- 
mosse  (dalla  Nostra  sinceritd)  Ci  verranno  in  aiuto,  speriamo  che  tu.tti 
i  Nostri  sudditi  saraiino  pieni  di  uno  stesso  sentimento  di  sdegno,  sic- 
come  tal  cosa  non  fu  mai  vista  nelle  precedent!  generazioni. 

Ora,  piangendo,  lo  ho  fatto  conoscere  tutto  agli  avi  nel  tempio 
loro,  e  di  gran  cuore  fo  il  giuramento  al  cospetto  del  mio  esercito. 
Piuttosto  che  vivere  in  maniera  indegna  ed  essere  argomento  di  ver- 
gogna  alle  diecimila  generazioni,  non  e  meglio  forse  allargare  il  pro- 
prio  coraggio  e  combattere  contro  gli  stranieri,  per  decidere  in  una  bat- 
taglia  chi  sara  il  vincitore,  se  essi  o  Noi?  Per  parecchi  giorni  filati 
abbiamo  convocato  e  radunato  mandarini  grandi  e  piccoli  per  pren- 
dere  consiglio,  e  sono  stati  concordi  tutti.  Oltre  a  cio  ne'  dintorni 
della  capitale,  nello  Chan  tong  ed  in  altre  provincie,  dei  soldati  (dei 
popolani?)  solleciti  della  giustizia,  senza  precedence  accettazione,  in 
uno  stesso  giorno  si  sono  aduiiati  a  centinaia  di  migliaia ;  si  son  visti 
perfino  unirsi  ad  essi  dei  fanciulli  ed  ogni  fatta  uomini  appena  in 
grado  d'impugnare  un'arme  per  difendere  il  paese.  Gli  stranieri  si 
fondano  sopra  menzogne  astute;  Noi  Ci  foadiamo  sul  Nostro  diritto 
naturale ;  essi  fanno  assegnamento  sulla  forza  materiale ;  Noi  nel  cuore 
degli  uomini.  Non  parliamo  di  cio  che  sono  le  armi  offensive  e  di- 
fensive  del  nostro  impero,  la  fedelta,  la  sincerita,  il  decoro  e  la  ret- 
titudine,  ne  dell'esser  tutti  i  Nostri  sudditi  audaci  fino  alia  morte : 
all'infuori  di  questo,  1' impero  vasto  qual  e,  abbraccia  in  se  piu  di 
vent!  provincie,  ed  i  suoi  abitatori,  solleciti  della  giustizia,  sommaDO 
ad  oltre  quattrocento  milioni.  Cid  posto,  quale  difficolta  avremo  Noi 
a  frangere  e  rintuzzare  la  furia  degli  stranieri  e  ad  aumentare  la  pos- 
sanza  del  Nostro  impero?  Se  fra'  Nostri  sudditi  ve  ne  sara,  che  av- 
vivati  dagli  stessi  Nostri  sentimenti  e  bramosi  di  vendicarsi  dei  ne- 
mici,  nella  battaglia  si  spingano  per  mezzo  agli  eserciti  nemici,  oppure 
per  1'alta  loro  stima  della  giustizia,  conferiscano  del  proprio  ad  aiu- 
tare  il  vettovagliamento  delle  milizie,  la  Corte  non  si  mostrera  avara 
con  essi;  concedera  loro  senza  dubbio  straordinarie  ricompense.  In 
quanto  a  coloro,  che  si  appartassero  da  quelli  che  nacquero  e  vivono 
nell' impero,  che  fuggissero  al  momento  di  oombattere,  che  preten- 
dessero  di  seguire  a  cuor  contento  i  ribelli;  cotestoro  sono  decisa- 
mente  Cinesi  traditori  dell'  impero.  Incontanente  infliggereino  ad  essi 
la  meritata  punizione;  non  useremo  ad  essi  misericordia.  0  voi  tutti, 
mandarini  superior!  ed  inferior!,  possiate,  con  vivo  sentimento  di  fe- 
delta e  di  rettitudine,  dare  unitamente  libero  sfogo  allo  sdegno  uni- 
versale.  Ne  abbiamo  salda  speranza.  —  Decreto  imperiale. 


NELLE   STRAGI   BELLA   GIN  A  47 

V. 

Nella  prima  parte  di  questo  articolo  abbiamo  esposto  colle 
parole  stesse  del  North  China  Daily  News  i  segreti  maneggi 
del  Governo  manciurese  per  accendere  in  tutto  Timpero  una 
grande  rivoluzione  contro  gli  europei.  Giustizia  per6  e  lealta 
richiede  che  si  dia  ascolto  alia  Cina  stessa,  la  quale  in  una 
nota  spedita  alle  diverse  Potenze  europee  ten  to  di  scusarsi  e 
di  mostrarsi  innocente  degli  orrendi  eccidii.  La  Nota  fu  rice- 
vuta  dal  Tsong-li-yamen  il  30  giugno,  e  quel  consiglio  degli 
Esteri  cinese  si  affrett6  a  comunicaiia  ai  legati  cinesi  presso 
le  Potenze  europee. 

Innocenza  della  Cina  —  Nota  del  governo  cinese  a}  suoi  legati  presso 
le  potenxe  straniere. 

La  nota  fu  ricevuta  dal  gran  Gonsiglio  il  3°  giorno  della  6a  luna 
(30  giugno  1900). 

In  questo  momento  la  Cina  e  le  straniere  nazioni  hanno  fra  loro 
degli  argomenti  di  discordia.  Le  circostanze  che  condussero  le  fac- 
cende  a  questo  punto,  sono  molto  svariate  e  tennero  tutte  un  anda- 
mento  anormale.  Quindi  e  che  si  giunse  a  tali  estremita  che  niuno 
poteva  prevedere.  Gli  ambasciatori,  inviati  ai  reami  stranieri,  sendo 
separati  dalla  Cina  da  parecchi  mari,  sono  privi  dei  mezzi  acconci  a 
conoscere  ben  addentro  lo  stato  dei  negozii ;  per  conseguenza  non  pos- 
sono  neppure  far  note  ai  ministri  pei  negozii  stranieri  i  veri  inten- 
dimenti  del  Nostro  Governo.  Per  ovviare  a  questo  inconveniente  Noi 
sporremo  loro  per  minuto  cid  che  avvenne.  Dapprima  nelle  due  pro- 
vincie  dello  Tcheli  e  dello  Chan-Fong,  una  certa  classe  di  sudditi 
rivoltosi  si  reed  di  casale  in  casale  per  addestrare  le  genti  nel  pu~ 
gilato  e  nel  maneggio  del  bastone,  nello  stesso  tempo  intramezzavano 
que'  loro  esercizii  con  pratiche  di  magia.  Le  autorita  dei  luoghi  man- 
carono  al  loro  debito  di  sopravveglianza,  cotalche  a  poco  a  poco,  in- 
gannandosi  essi  scambievolmente,  1'esercizio  del  pugilato  e  la  pratica 
degli  incantesimi  sono  diventati  una  costumanza,  e  nello  spazio  di  un 
mese  si  diffusero  per  ogni  dove.  Questa  costumanza  si  traford  perfino 
nella  Nostra  capitale ;  gli  abitatori  andavano  a  vedere  le  esercitazioni 
dei  Boxers,  come  se  fossero  cose  fuor  del  comune  ed  univansi  ad  essi. 
Fu  allora  che  uomini  astuti  e  perversi  levarono  il  grido  di  odio  e 
nimicizia  contro  la  religione  (cristiana),  e  che  nella  2a  decade  della 
5a  luna  (dal  14  al  24  giugno)  d'improvviso  cominciarono  a  suscitare 
tumulti,  incendiando  le  cappelle  e  uccidendo  i  cristiani.  (Tutta  la 
citta  imperiale  era  nel  massimo  scompiglio);  era  come  un  torrente 


48  LA  REITA  DELLA  DINASTIA  MANCIURESE 

che  spingesse  le  sue  acque   d'ogni   parte,   senza  che  ci  fosse   mezzo 
alcimo  d'opporvisi  per  arrestarlo. 

Da  quanto  asserisce  questa  Nota,  si  crederebbe  che  la  Corte 
cinese  ignorasse  completamente  il  fermento  della  plebaglia  ci- 
nese, si  a  Pechino  come  in  gran  parte  delPimpero,  contro  i 
cristiani  e  gli  europei.  Ma  cio  e  evidentemente  una  scusa, 
infantile.  Era  ormai  un  anno  dacch6  in  quasi  tutta  la  Cina 
si  commettevano  saccheggi  e  assassinii  contro  gli  europei  e 
i  missionari  e  i  consoli  e  gli  stessi  missionari  cristiani  non 
avevano  mancato  di  avvertirne  il  Tsong-li-yamen.  II  fatto  si 
£  che  la  Corte  cinese  usando  della  doppiezza  orientale  aiutava 
sottomano  i  Boxers,  e  si  proclamava  allo  stesso  tempo  inno- 
cente  al  cospetto  dell'Europa.  La  Nota  continua  nel  seguente 
tenore : 

Quando  proruppero  le  prime  voci  di  quei  tumulti,  i  legati  delle 
potenze  straniere  Ci  domandarono  licenza  di  far  venire  nella  capitale 
milizie  europee  per  tutelare  le  legazioni.  Attesoche  le  circostanze  urge- 
vano  davvero,  Noi,  per  grazia  straordinaria,  consentimmo  alia  domanda, 
e  il  numero  totale  de'  soldati  europei  renuti  tosto  nella  capitale  tra- 
passo  i  500.  Ecco  una  prova  manifesta  dell'alta  stima  che  la  Cina 
professa  alle  potenze  straniere.  La  residenza  dei  Legati  a  Pechino, 
ne'  giorni  ordinarii,  non  era  riputata  dagli  abitatori  ne  qual  beneficio, 
n&  qual  cagione  di  risen timen to.  Ma  dopoche  i  soldati  stranieri  vi  fu- 
rono  entrati  (fu  tutt'altra  cosa).  L'  unico  fine  della  loro  venuta  era 
quello  di  proteggere  le  legazioni;  ma  ben  tosto  alcuni  saiivano  di 
tratto  in  tratto  sulle  mura  per  isparare  i  loro  fucili;  altre  volte 
uscivano  d'ogni  lato  per  fare  le  ronde.  In  queste  congiunture  accadde 
spesso  che  cittadini  Cinesi  fossero  feriti  d'arme  da  fuoco.  Inoltre  i  sol- 
dati, recandosi  dappertutto  a  loro  talento,  vollero  quasi  a  forza  varcare 
la  porta  Tong-houa-men,  e  si  fermarono  soltanto  quando  furono  impe- 
diti  di  andar  oltre.  Per  queste  ragioni  i  soldati  e  i  popolani  concepi- 
rono  scambievole  ran  core,  ed  in  lingue  diverse  le  parole  (di  nimid- 
%ia)  erano  le  stesse  dall'una  e  dall'altra  parte.  I  malfattori  trassero 
lor  pro  da  questa  condizione  di  cose  per  gittarsi  ovunque  a  trucidare 
i  cristiani  e  dar  fuoco  alle  costoro  dimore,  coH'aumento  delPaudacia 
e  senza  alcun  freno. 

Or  qui  si  domanda:  quali  provvedimenti  aveva  preso  il 
Governo  cinese  per  prevenire  questi  saccheggi  e  questi  eccidii, 
e  poi  per  farli  cessare?  Dove  erano  i  soldati  e  la  polizia  du- 
rante  quelle  orribili  notti? 


NELLE   STRAGI   BELLA    CINA  49 

Le  nazioni  straniere  mandarono  incontanente  un  rinforzo  di  soldati 
europei :  costoro  furono  fermati  a  m3zza  strada  da  bande  di  ribelli 
che  ne  uccisero  alcuni,  sicche  non  poterono  inoltrarsi  (e  dwettero  ri- 
tornare  a  Tien-fain). 

Anche  qui  la  Nota  pronuncia  un'aperta  menzogna.  L'am- 
miraglio  Seymour  ne7  suoi  dispacci  ufficiali  ha  narrate  all'Eu- 
ropa  intera,  che  egli  nella  marcia  su  Pechino  non  ebbe  a  com- 
battere  i  soli  Boxers  ma  le  stesse  milizie  regolari  cinesi.  Inoltre 
pochi  giorni  prima  il  Governo  cinese  aveva  promulgate  un 
decreto  in  onore  dei  vindtori  deirammiraglio  inglose.  E  non 
e  questo  un  farsi  solidale  delle  crudelta  e  delle  violenze  dei 
Boxers  ? 

In  quel  momento  le  bande  dei  ribelli  dello  Tcheli  edello  Chart g-tong 
eransi  riunite  per  costituirne  una  sola,  ne  piu  era  possibile  separarle. 
Perocche  non  e  a  pensare  che  la  Corte  non  volesse  dare  comandi  per  in- 
frenare  colla  forza  dell'armi  quella  classe  di  rivoltosi ;  ma  nol  fece  per 
cagione  degli  inconvenienti  che  c'erano  a  farlo.  Infatti  la  Corte  forte- 
mente  temeva  che,  operando  con  energia  per  sottomettere  i  ribelli,  non 
le  fosse  piu  possibile  proteggere  le  legazioni,  eche  si  avessero  a lamentare 
grandi  sciagure.  Inoltre  essa  temeva  che,  operando  ad  un  tratto  contro  i 
rivoltosi  delle  due  provincie  dello  Tcheli  e  dello  Chan-tong,  costoro  ucci- 
dessero  tutti  i  missionarii  e  tutti  i  cristiani,  senza  veruna  eccezione. 
Per  queste  ragioni  la  Corte,  in  quel  momento,  mostravasi  indecisa,  non 
sapendo  a  qual  partito  appigliarsi.  Ma  il  tempo  non  pativa  dilazione ; 
non  potendo  agire  in  altra  guisa,  Noi  comandammo  ai  legati  stranieri 
di  ritirarsi  per  alcun  tempo  a  Tien-t'sin.  In  quella  appunto  che  sta- 
vasi  deliberando  su  questo  argomento,  il  legato  di  Germania  signer  de 
Ketteler,  recandosi  allo  Tsong-li-Yamen,  fu  ferito  da  torme  di  malan- 
drini.  II  legato  di  Germania  aveva  scritto  il  giorno  innanzi  allo  Tsong-li 
Yamen  una  lettera,  designando  a  qual'ora  si  recherebbe  all'ufficio  del 
ministero.  Ma  ben  sapendo  lo  Tsong-li-Yamen  che  la  via  era  occupata 
da  torme  di  malandrini,  non  gli  consent!  il  colloquio  per  1'ora  indicata. 

E  perch6  il  Governo  cinese,  domanda  il  nostro  corrispon- 
dente,  non  prese  i  provvedimenti  necessari  per  domare  i 
tumulti,  e  rendere  sicure  le  strade?  Inoltre  e  ormai  messo 
fuori  di  dubbio  che  Tambasciatore  di  Germania  venne  ucciso 
non  dai  malandrini  o  dai  boxers,  ma  da  un  soldato  cinese 
per  comando  di  un  mandarino  rnilitare,  o  di  un  principe 
come  vogliono  i  giornali  di  Shanghai. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1207.          4          26  settembre  1900. 


50  LA  REITA   DELLA  DINASTIA   MANCIURESE 

Dopo  questo  misfatto  il  popolo  in  rivolta  si  fe'  piu  audace  e  mi- 
naccioso,  e  questo  fu  cagione  che  non  potesse  recarsi  ad  effetto  il  di- 
visamento  di  condurre  sotto  buona  scorta  a  Tien- ts' in  i  legati  stra- 
nieri.  Niun  altro  spediente  Ci  rimase  che  ordinare  ai  soldati  incaricati 
della  tutela  delle  legazioni,  di  raddoppiare  la  vigilanza  loro  per  im- 
pedire  imprevedute  sciagure. 

Lasciamo  ai  lettori  il  portar  giudizio  sull'amore  del  Go- 
verno  cinese  per  la  verita.  Come  scrive  il  North  China 
Daily  News  dinanzi  citato,  e  ormai  tutto  il  mondo  sa,  le  le- 
gazioni europee  furono  per  parecchie  settimane  bombardate 
giorno  e  notte  dalle  truppe  regolari  cinesi,  e  la  Nota  ha  il 
coraggio  di  asserire  che  dalla  Corte  si  provvide  alia  loro 
sicurezza. 

II  20°  giorno  della  5a  luna  (16  giugno)  accadde  la  faccenda  di 
Ta-kou.  Gli  ufficiali  europei  ebbero  un  colloquio  col  generale  Louo 
Yong-koang,  incaricato  della  difesa  dei  fortilizii,  e  lo  pregarono  di 
consegnarli  loro,  altrimenti  il  giorno  appresso,  alle  ore  del  mattino, 
li  prenderebbero  per  forza.  Louo  Tong-koang,  fedele  al  dover  suo> 
come  mai  poteva  aderire  a  siffatta  domanda?  II  di  seguente,  infattir 
le  forze  europee  cominciarono  a  bombardare  i  fortilizii.  Si  combatte 
per  qualche  tempo,  finche  quei  fortilizii  non  potendosi  piu  difendere 
(caddero  in  potestd  del  nemico).  In  questa  mostra  delle  ostilita,  non 
furono  le  Nostre  forze  a  cominciare. 

Altra  menzogna  manifesta.  Tutte  le  relazioni  private  ed 
ufficiali  dei  comandanti  europei  si  accordano  nel  dire  che  il 
bombardamento  cominci6  da  parte  dei  fortilizii  cinesi. 

Del  rimanente,  |come  mai  la  Cina,  sebbene  non  conosca  le  proprie 
forze  (sebbene  non  cerchi  i  proprii  vantaggi)  potrebbe  muovere  ostilita 
ad  un  tempo  contro  tutte  le  nazioni  insieme?  Ben  piu,  come  mai  sarebbe 
giunta  a  tal  segno  (dipaxzia),  da  fare  assegnamento  sopra  sudditi  ri- 
belli  per  muover  guerra  a  tutte  le  nazioni  straniere?  I  varii  governi 
piglieranno  a  meditare  a  fondo  queste  considerazioni,  come  altresi  i 
fatti  piu  sopra  manifestati  con  le  loro  circostanze.  Volgeranno  del 
pari  1'attenzione  agl' inevitabili  impacci,  in  cui  si  &  trovato  il  Nostro 
governo  in  tutta  questa  faccenda.  I  Nostri  legati  presso  le  potenze 
manifesteranno  per  minuto  ci6  che  in  questa  nota  contiensi  ai  mini- 
stri  esteri  dei  diversi  reami,  acciocche  conoscano  al  postutto  gl'in- 
tendimenti  Nostri.  Di  presente,  Noi  comandiamo  severamente  agli  of- 
ficiali  comandanti  di  milizie,  che  proteggano,  come  per  lo  addietro,  le 


NELLE   STRAGI   BELLA   CINA  51 

legazioni  estere,  facendo  all'uopo  ogni  lor  possa.  Dal  canto  Nostro 
adoperiamo  spedienti  opportuni  per  punire  questa  specie  di  sudditi 
ribelli.  Gontinuino  i  Nostri  legati  presso  le  straniere  potenze  a  trat- 
tare  i  negozii  di  loro  competenza,  come  il  fecero  sinora,  senza  dar 
vista  della  menoma  negligenza.  Sia  comunicato  questo  decreto,  me- 
•diante  il  telegrafo,  a  coloro,  ch'esso  riguarda.  —  Decreto  imperiale. 

VI. 

Con  quest 'ultimo  documento  si  chiude  la  serie  delle  men- 
zogne  cinesi.  Nell'Oriente,  la  verita,  purtroppo,  e  tenuta  in 
bassissima  stima,  e  i  Cinesi  hanno  dimostrato  che  essi,  almeno 
per  questa  volta,  hanno  il  primato  della  menzogna. 

Ora  il  compito  delle  Potenze  europee  e  difficile  ma  chiaro. 
«  Una  cosa  e  assolutamente  necessaria,  scrive  fra  gli  altri 
Luciano  Wolff  nella  Fortnightly  Review  di  Settembre ;  bisogna 
impadronirsi  ad  ogni  costo  dei  principal!  istigatori  degli  ec- 
cidii, punirli  severamente,  e  non  risparmiare,  se  sara  d'uopo, 
neppure  la  vecchia  imperatrice,  essendo  essa  co'  suoi  editti 
e  segreti  maneggi  personalmente  responsabile  della  presente 
rivoluzione.  »  Allo  scrittore  della  Fortnightly  Review  fanno 
eco  gli  sciittori  delle  altre  grandi  riviste  inglesi  e  tedesche 
e  tutti  gli  uomini  politici  di  quelle  due  nazioni.  E  pare  che 
questa  risoluzione  sia  stata  suggerita  alle  Potenze  dai  loro 
ambasciatori  e  generali,  i  quali  scrivono  da  Pechino  che 
perdonare  ai  Cinesi  i  passati  e  i  presenti  eccidii  sarebbe  una 
estrema  follia.  I  Cinesi,  come  abbiamo  dimostrato  in  altro 
articolo,  sono  veri  barbari,  e  come  tali  non  stimano  la  giu- 
stizia  che  allora  quando  e  accompagnata  dalla  spada  insan- 
guinata. 

Quanto  poi  al  futuro  assetto  politico  da  dare  alia  Cina, 
tutti  parimenti  convengono  nelFaffermare  che  esso  deve  essere 
tale  da  rendere  impossible  la  ripetizione  degli  eccidii  che  da 
ben  quarant'anni  insanguinano  il  suolo  della  Cina.  Certo  6 
che  le  Potenze  europee  verrebbero  meno  al  loro  dovere  di 
Nazioni  civili  e  cristiane,  se  ora,  che  ne  hanno  il  destro,  non 
mettessero  la  grande  razza  gialla  sulla  via  del  vero  progresso 
e  della  civilta  cristiana. 


CHABJTAS 


XXV. 
La  pecorella  smarrita. 

Dietro  i  consigli  del  Vescovo  la  povera  Agnese  si  sfogo 
colla  signora  Caterina,  apparentemente  con  questo  solo  van- 
taggio,  che  dopo  il  colloquio  vi  erano  due  anime  addolorate 
invece  di  una  sola.  La  buona  signora  aveva  gia  da  tempo 
sospettato  che  in  fatto  di  fede,  come  anche  quanto  a  costumi, 
il  suo  Ottavio  non  fosse  piu  quello  di  una  volta ;  ma  amava 
illudersi,  e  temeva  di  sollevare  il  velo  che  copriva  i  disor- 
dini  morali  del  figlio.  Ella  adorava  Ottavio,  e  incantata  dalle 
belle  doti  natural!  di  lui,  si  sforzava  a  credere  che  anche 
Tanima  sua  andasse  di  pari  colla  belta  del  corpo.  Ella  pur- 
troppo  s'ingannava  a  partito,  ma  chi  avrebbe  cuore  di  bia- 
simarla  ?  La  poverina  era  madre !  E  non  vive  forse  un  cuore 
di  madre  di  speranze,  di  fantasie,  e  di  illusion!  continue? 

Le  parole  di  Agnese  penetrarono  come  una  spada  tagliente 
nel  cuore  della  signora  Caterina,  e  tutta  Tamareggiarono. 
Scandaglio  il  turpe  abisso  in  cui  il  figliuolo  era  caduto,  e  ri- 
solvette  di  metter  tutto  in  opera  per  cavarnelo  fuori.  Si  reco 
dunque  da  Monsignor  Orlandi,  e  colle  lagrime  agli  occhi  lo 
scongiuro,  come  un'altra  Monica,  a  salvargli  il  figliuolo.  II 
Vescovo  conosceva  molto  bene  la  famiglia  della  signora,  anzi, 
anni  prima,  il  fanciulletto  Ottavio  soleva  di  tanto  in  tanto 
servirgli  la  messa,  e  ne  aveva  sempre  in  dono  qualche  san- 
tino,  o,  se  non  altro,  carezze  e  confetti.  II  cuore  caritatevole 
del  prelato  tutto  s'impietosi  al  racconto  di  quella  desolata,  e 
le  promise  che  farebbe  da  parte  sua  quanto  potesse  per  ri- 
durgli  il  figliuolo  a  migliori  sentimenti.  Ella  intanto  pregasse : 
Dio  non  poteva  chiuder  le  orecchie  alle  preghiere  ed  alle  la- 
grime  di  una  madre,  e  se  le  bastava  il  cuore,  domandasse  al 


CHARITAS  -  RACCONTO  CONTEMPORANEO  53 

Signore  o  la  conversione,  o  la  morte  anche  precoce,  purch& 
penitente,  dell'amato  figliuolo.  Se  fine  ultimo  della  vita  umana, 
aggiunse,  fosse  il  passeggiero  godimento  dei  beni  terreni,  una 
tal  preghiera  in  bocca  di  una  madre  sonerebbe  bestemmia; 
ma  consistendo  in  realt&  il  nostro  ultimo  fine  neU'eterna  feli- 
cita  in  paradiso,  non  6  egli  sapienza,  non  6  amore,  non  6  ca- 
rit&  eroica,  sacrificare  la  vita  terrena,  corruttibile,  mortale, 
per  la  celeste  ed  eterna? 

Alcuni  giorni  dopo,  Monsignor  Orlandi  capito  tutto  solo, 
giusta  il  convenutone,  in  casa  della  signora  Caterina,  e  Otta- 
vio, benche  a  malincuore,  fu  costretto  a  fare  al  Vescovo  gli 
onori  di  casa.  La  madre,  colto  il  destro,  bellamente  si  ritiro, 
e  Ottavio  rimase  alle  prese  col  Vescovo.  Questi  naturalmente 
entro  in  ragipnamento  interrogando  il  giovane  intorno  ai  suoi 
studii,  ai  professori,  ai  compagni,  ai  libri  usati  in  iscuola,  e 
alia  vita  di  studente  universitario,  cose  tutte  sulle  quali  Otta- 
vio aveva  la  lingua  lunga  un  miglio.  II  Vescovo  si  mostrava 
ben  intendente  di  medicina,  di  viste  larghe,  e  pieno  di  indul- 
genza  per  quelle  scappatelle  nelle  quali  troppo  spesso  incor- 
rono  gli  studenti  universitarii,  di  che  il  giovane  rimase  preso, 
e  abbocco  Tamo.  Infatti,  non  accortosi  egli  dell'arte  fina  del 
suo  interlocutore,  fra  un  raccontino  e  Taltro  scappo  fuori  coi 
suoi  principii  irreligiosi,  e  fece  a  dirittura  professione  di 
miscredenza. 

II  Vescovo,  a  cotanta  audacia,  divento  subito  serio  e  grave 
in  volto,  e  fisso  in  faccia  il  giovane  con  uno  sguardo  donde 
traspariva  tutta  Tamarezza  dell'animo. 

-  Ottavio,  egli  disse,  ed  e  questo  che  voi  avete  imparato 
all'universita?  Rigettarc  le  credenze  piu  sacre  del  mondo  ci- 
vile, o  rinnegare  la  fede  nella  quale  siete  nato?  —  E  qui 
tacque,  dardeggiando  piii  vivo  sul  giovane  lo  sguardo  scruta- 
tore,  e  aspett6  in  silenzio  una  risposta. 

Ottavio  rimase  per  un  momcnto  turbato,  e  gli  morl  la 
franca  parola  sulle  labbra;  ma  presto  si  riebbe,  e  risolvette, 
dovendo  pur  combattere,  di  venir  subito  a  lama  corta. 

—  Monsignore,  disse,  giacch^  ho  cominciato  il  credo,  gli 
e  meglio  che  vada  fino  all' amen.  Mi  sono  lasciato  scappar 


54  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

di  bocca  che  non  credo  phi  a  niente,  e  tale  in  verita  e  lo 
stato  presente  della  mia  coscienza.  Accompagno,  e  vero,  le 
domeniche  e  le  altre  feste  comandate,  la  mamma  a  Messa, 
ma  lo  faccio  per  non  recarle  dolore,  perch6  la  poverina  crede, 
crede  anche  per  me;  ed  io  Tamo  molto;  si,  Tamo  molto.  Ora, 
vuole  sapere,  Monsignore,  Torigine  di  questa  mia  miscre- 
denza?  Eccola.  Quando  andai  il  primo  anno  all'universita, 
mi  gettai  a  capo  fitto  nello  studio  della  medicina,  e  feci  mia 
delizia  la  lettura  delle  piii  insigni  opere  di  medici  nostrani  e 
forestieri,  specie  tedeschi.  Da  cotale  studio  si  venne  a  poco 
a  poco  maturando  in  me  la  persuasione  che  la  credenza  all'im- 
mortalita  dell'anima  6  una  fiaba  da  bambini,  e  che  ben  a 
ragione  la  scienza  moderna  la  rilega  fra  le  leggende  dei  po- 
poli  fanciulli.  Mi  eonvinsi  che  tutti  i  fenomeni  morali,  intel- 
lettuali  o  altrimenti  psichici  cjie  hanno  luogo  nell'uomo,  si 
possono  benissimo  spiegare  colle  sole  forze  fisiche  della  ma- 
teria,  verbigrazia,  per  via  di  correnti  elettriche,  di  fluidi 
imponderabili,  di  vibrazioni  nervose  e  simili,  senza  ricorrere 
alia  vieta  teoria  di  un' anima  per  se  sussistente,  immateriale, 
immortale.  Infatti,  chi  vide  mai  quest 'anima  di  cui  tutti  par- 
lano?  Chi  la  studio  a  tu  per  tu,  e  a  faccia  a  faccia?  Chi  la 
sottopose  all'esame  del  coltello  anatomico?  Si  e  dato  mai  il 
caso  di  un  morto  che  sia  venuto  d'oltre  tomba  a  darci  no- 
tizia  di  se?  Dunque  alia  spiritualita  ed  immortalita  dell'anima 
non  credo  piu.  Si  persuada,  Monsignore,  non  senza  fatica  e 
dolori  morali  arrival  ad  abbracciare  questa  conclusione.  II 
mio  cuore  in  principio  si  ribello  alia  testa,  e  fece  sangue, 
perch&  lei  sa  bene  come  fui  educato ;  ma  alia  fine,  dagli  oggi, 
dagli  domani,  mi  liberal  da  quelle  pastoie,  ed  ora  mi  sento 
affatto  libero  per  correre  senza  intoppi  di  sort  a  sulla  via  del 
progresso  moderno  e  della  liberta. 

II  Vescovo,  a  queste  parole  di  Ottavio  pronunciate  con 
baldanza  piii  che  giovanile,  fremette  tutto  internamente,  ma 
si  contenne,  e  rimase  immobile  a  sentire  il  resto. 

-  Perduta  la  fede  nella  spiritualita  ed  immortalita  del- 
1; anima,  continue  il  giovane,  a  che  credere,  domandai  a  me 


XXV.    LA   PECORELLA   SMARRITA  55 

stesso,  alia  liberta  delTarbitrio,  aH'ordine  morale,  alia  reli- 
gione  naturale,  alia  rivelata,  a  Gesii  Cristo,  a  Dio?  L'esi- 
stenza  a  se  dell'universo,  non  fatto,  nori  create,  ma  eterno, 
senza  una  causa  prima,  senza  un  principio  intelligente,  senza 
autore,  ci  pare  assurda,  e  vero,  e  la  nostra  ragione  stenta 
a  capacitarsene.  Ma  che  sappiamo  noi  del  segreti  della  na- 
tura?  Ha  detto  forse  la  scienza  moderna  T ultima  sua  parola 
sulle  forze  occulte  della  materia  bruta  ?  Che  cosa  diranno  su 
certe  question!  gli  scienziati  dei  secoli  futuri  ?  Intanto,  non  e 
forse  stato  messo  in  chiaro  che  la  materia  si  svolge  lentamente 
attraverso  tutti  gli  ordini  delTente  fisico,  fino  a  produrre  il 
protoplasma  o  la  cellula  germinale  della  vita?  Se  dunque 
I'evoluzione  basta  a  spiegare  il  mondo  materiale,  perche  non 
basterebbe  a  spiegare  il  cosi  detto  mondo  morale  ?  —  Ma  io 
mi  divago  piu  del  necessario.  —  La  scienza  moderna  prova 
ad  evidenza  che  anima  non  c'e,  ma  solo  forze  fisiche,  spesso 
occulte  bensl,  ma  che  pero  non  sorpassano  Tordine  della  ma- 
teria. Dunque  non  occorre  darcl  pensiero  della  religione  e 
di  Dio.  Se  anche  Dio  esiste,  non  esiste  per  noi.  L'ovolo  umano 
si  svolge  dietro  certe  leggi  fisiche,  senza  il  suo  aiuto ;  Fuomo 
continua  a  vivere  finche  dura  la  somma  di  quella  energia 
che  in  potenza  era  contenuta  nell'ovolo,  e  quando  essa  e  spesa, 
consumata,  esaurita,  Tanimale  muore,  e  tutto  e  finito.  Mon- 
signore,  questa  mia  confessione  le  dara  pena,  come  da  infi- 
nita  pena  alia  mamma,  ne  sono  sicuro ;  ma  mi  pregio  di  esser 
franco,  e  poi  a  che  fare  Tipocrita?  Gia  presto  o  tardi  i  miei 
concittadini  mi  dovranno  pur  conoscere,  e  perche  non  ora? 

Qui  il  giovane  tacque,  e  per  una  volta  in  vita  sua,  si  mo- 
str6  veramente  serio,  concentrate  e  quasi  stanco.  Aveva  fatto 
lo  spavaldo  dinanzi  al  Vescovo,  ma  in  verita  quella  confes- 
sione gli  era  costata  d'assai,  e  sentiva  una  stretta  al  cuore, 
e  avrebbe  voluto  piangere  la  perdita  della  propria  fede,  di 
che  egli  aveva  fatto  getto,  come  quel  capitano  di  vascello, 
che  non  potendo  salvare  la  nave  dalla  furia  dei  marosi,  la 
gettd  egli  stesso,  disperato,  a  infrangersi  sugli  scogli. 

Monsignor  Orlandi  lancio  un'occhiata  al  giovane  e  gli  lesse 
in  cuore  il  rimorso,  il  dolore,  la  disperazione,  e  tocco  da  im- 


56  CHARITAS  -  RACCONTO  CONTEMPORAtfEO 

mensa  compassione  gli  getto  le  braccia  al  collo,  e  Iasci6  ca- 
dere  sopra  di  lui  una  lagrima  bollente.  Ottavio  non  fuggl, 
non  si  svincolo  da  quella  stretta ;  la  sofferse,  la  tollero,  e  pur 
senza  cedere,  sentl  un  senso  di  arcana  mestizia  scendergli 
in  cuore,  e  gli  parve  di  ritornare  a  quei  tempi,  quartdo  fan- 
ciulletto  innocente  pregava  fervorosamente  in  compagnia  della 
pia  genitrice,  ornava  di  freschi  fiori  la  tomba  del  padre,  e 
sperava  di  rivederlo  in  paradise.  Ed  ora?  Muto  era  per  lui 
il  cielo,  e  la  terra  altro  non  era  se  non  una  stalla  immensa, 
dove  gli  uomini  nascevano,  mangiavano,  si  propagavano  e 
morivano  senza  lasciar  traccia  immortale  di  s6 ! 

—  Ottavio,  disse  il  Vescovo  quando  si  riebbe  dalla  sua 
prima  commozione,  io  vi  ho  lasciato  parlare  a  vostro  bell7 agio : 
ora  vi  prego,  state  a  sentir  me  un  istante.  Dalla  negata  spi- 
ritualita  ed  immortalita  deH'anima  umana  voi  negate  Tor  dine 
soprannaturale  e  mettete  in  dubbio  persino  Tesistenza  di  Dio. 
Cio  torna  di  lode  al  vostro  ingegno,  giacche  capite  come  Dio, 
religione,  paradiso,  inferno,  ordine  morale,  virtu  e  vizio  siano 
intimamente  connessi  colla  spiritualita  e  immortalita  del  no- 
stro  spirito,  di  guisa  che,  tolta  questa  ultima,  tutte  le  altre 
non  hanno  piii  ragione  di  essere.  Ci6  va  benissimo,  e  in  questo 
sono  perfettamente  d'uno  stesso  sentire  con  voi.  Ma  regge 
ella,  la  vostra  premessa,  alia  stregua  della  ragione  e  dei  fatti  ? 
E  egii  vero  che  noi  non  siamo  altro  che  una  razza  di  bruti, 
un  po'  di  ciccia,  un  branco  di  animali  bipedi,  e  che,  noi  morti, 
tutto  e  finite  per  noi?  Voi  allegate  in  vostro  favore  1'autorita 
della  scienza  moderna,  e  vi  fate  forte  delle  scoperte  degli 
odierni  scienziati,  specie  in  fatto  di  fisiologia  e  patologia.  Ora 
ponderate  un  pochino,  mio  caro  Ottavio.  Che  cosa  e  quella 
scienza  moderna  che  tanto  ardisce,  che  non  si  perita  di  metter 
la  bocca  persino  in  cielo? 

—  E  una  scienza,   disse   con   calore  il  giovane,  che   ha 
fatto  incredibile  progresso  in  ogni  ramo  dello  scibile  umano, 
e  della  quale  i  preti  sanno  poco  o  niente.  Come  vuole,  mon- 
signore,  che   io  ascolti   un  professore   di  filosofia  cattolica, 
quando  mi  par  la  deiruomo,  della  natura,  dello  Stato,  e  mo- 


XXV.    LA   PECORELLA   SMARRITA  57 

stra  d'ignorare  completamente  quanto  si  e  detto  e  scritto  su 
quest!  soggetti  da  migliaia  di  valentuomini  che  sono  1'onore 
e  la  gloria  del  nostro  secolo  ? 

-  Ecco,  mettiamo  le  cose  al  loro  posto.  Che  vi  siano  molti 
sacerdoti  che  ignorano  le  scienze  moderne  e  innegabile,  ma 
ci6  non  si  deve  porre  sempre  a  loro  carico,  perche  non  a  tutti 
sono  necessarie,  o  altrimenti  utili.  Che  importa,  per  esempio,  ad 
un  pretino  che  andra  a  finire  in  cura  di  anime  in  un  oscuro 
villaggio  di  montagna  di  esser  dotto  in  biologia,  medicina, 
econoniia  politica  e  simili  ?  E  vorrebbe  egli  forse  passar  tutta 
la  sua  vita  in  mezzo  a  rozzi  montagnoli  se  sapesse  di  queste 
scienze?  A  lui  fa  di  mestieri  essere  ben  ferrato  in  teologia 
dogmatica  e  morale,  e  sopra  tutto  di  avere  una  buona  dose 
di  amore  di  Dio  e  del  prossimo.  Quanto  poi  a  quei  profes- 
sori  di  filosofia  e  teologia  i  quali,  content!  dei  polverosi  vo- 
lumi  del  medio  evo,  trascurano  di  tener  conto  delle  moderne 
scoperte,  essi  errano,  errano  bruttamente,  e  su  questo  punto 
sono  d'accordo  pienamente  con  voi.  Ma,  permettete  che  ve 
lo  dica,  intorno  a  cio,  io  non  ho  nulla  a  rimproverarmi.  Voi 
sapete  che  prima  di  diventar  Vescovo,  insegnai  filosofia  per 
molti  anni  nel  seminario  diocesano.  Orbene,  non  appena  fui 
fatto  professore  mi  recai  a  dovere  di  tener  dietro  a  tutte 
le  scoperte  della  scienza  moderna,  le  quali  o  direttamente  o 
indirettamente  hanno  sempre  qualche  attinenza  colla  filosofia, 
in  modo  particolare  colla  psicologia  e  colla  metafisica.  Ho 
comprato  libri,  ho  letto  del  continuo  periodic!  scientific!,  ho 
eonsultato  uomini  dotti  in  biologia,  in  fisica,  in  medicina,  in 
patologia  mentale  e  via  discorrendo,  ed  ecco  a  che  cosa  sono 
riuscito.  Lo  studio  intense  ed  accurate,  e  le  molte  letture 
mi  hanno  convinto  che  il  progresso  della  scienza  moderna, 
progresso  vario,  immenso,  incontrastato,  si  tiene  piii  dal  lato 
pratico  che  da  quello  speculative,  ed  e  piuttosto  volto  a  ren- 
dere  piii  commoda  la  vita  che  a  sciogliere  i  grand!  problemi 
dell'umanita.  Pero,  eccezione  fatta  delle  scienze  sociali  e 
affini,  dove  si  entra  piu  o  meno  in  filosofia  ed  etica,  non 
sempre  cristiana,  tutte  le  altre  scienze  si  riducono  a  sistemi 


58  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

empiric!,  nei  quali  si  studiano  e  si  trovano  sempre  nuove 
applicazioni  delle  forze  quasi  infinite  della  materia.  Ma  quando 
si  viene  a  studiare  la  costituzione  stessa  della  materia,  della 
cellula  embrionale,  della  forza  primigenia,  del  protoplasma 
primitive,  1'origine  iiisomma  e  la  natura  di  cio  che  forma 
1'essenza  della  materia  organica  ed  inorganica,  che  sa  dirci 
la  scienza  moderna?  Non  va  ella  brancicando  fra  le  tenebre? 
Voi,  dotto  in  lingua  tedesca,  avrete  certamente  letto  il  cele- 
bre  libro  del  professor  Dubois-Reymond,  intitolato  Die  Sieben 
Weltrathsel,  i  sette  misteri  del  mondo.  Ebbeiie,  vi  ricordate 
voi  il  principale  di  questi  misteri? 

-  L'essenza  della  materia,  rispose  Ottavio,  un  po'  abbac- 
chiato  dalla  logica  calma  ma  stringente  del  Vescovo. 

-  Orbene,  se  quel  famoso  professore,  che  e  invecchiato 
fra  gli  studii,  ha  dovuto  finalmente  confessare  che  1'essenza 
della  materia  6  per  lui  un   mister o,  come  potrete  voi  asse- 
rire  che  la  materia  basta  da  sola  a  produrre  il  pensiero,  tanto 
diverso,  per  comune  consenso,  dalla  sua  genitrice^? 

-  Cio  viene  insegnato   da   molti  valentuomini  in   quasi 
tutte  le  cattedre  moderne. 

—  Sia,  sia,  ma  che  vale  la  loro  asserzione,  quando  e 
sfornita  di  prove?  E  poi,  non  e  vero,  che  quasi  tutti  gli 
scienziati  moderni  neghino  la  spiritualitk  ed  immortalita  del- 
ranima.  Sono  in  realta  la  minor  parte,  e  certamente  non  la 
piu  dotta.  Ad  ogni  modo  che  vale,  ripeto,  la  loro  asserzione, 
quando  non  &  appoggiata  a  solidi  argomenti?  Essi,  che,  in 
fatto  specialmente  di  fisiologia,  non  vanno  d'accordo  sulle 
cose  piii  ovvie,  sulla  spiegazione  dei  fenomeni  piii  comuni, 
dei  fatti  piii  ordinarii,  quando  poi  si  tratta  delTanima  vogliono 
trinciare  a  destra  e  a  sinistra,  come  se  proprio  1'avessero  ve- 
duta  essi  1'anima,  1'avessero  toccata  col  dito,  studiata  col  mi- 
croscopio,  anatomizzata  col  coltello  nella  sala  delle  sezioni.  Cari 
miei,  non  sapete  ancora  a  che  cosa  serve  la  milza,  qual  sia 
la  funzione  fisiologica  della  glandola  tiroide,  e  di  cento  altre 
parti  del  corpo  umano,  e  poi  mi  venite  ad  oracolare  intorno 
all'anima?  Leggete,  mio  caro  Ottavio,  il  celebre  trattato  di 


XXV.    LA  PECOKELLA  SMARRITA  59 

fisiologia  del  Landois,  e  vedrete  che  toltone  la  descrizione 
del  fenomeni  fisiologici,  nella  quale  i  piu  convengono,  quando 
si  viene  a  darne  la  spiegazione  subito  comincia  1'incertezza, 
il  dubbio,  la  divisione;  i  dotti  si  contra  ddicono,  si  acca- 
pigliano  a  vicenda,  e  si  arriva  alia  solita  conclusions ;  tot 
sententiae  quot  capita.  Che  se  questo  6  vero  in  generale  del 
varii  tessuti  del  corpo  umano,  lo  e  specialmente  rispetto  ai 
nervi  ed  al  cervello,  sui  quali  i  fisiologisti  ne  hanno  sballate 
di  cosi  grosse  e  contrarie  le  une  alle  altre  che  non  ci  si  rac- 
capezza  piii.  Insomnia  la  6  una  vera  babele  di  voci  discordi, 
da  far  venir  voglia  di  abbandonar  per  sempre  lo  studio  della 
fisiologia.  Leggete  e  comparate  insieme  i  piu  grandi  fisiologi, 
il  Landois  per  esempio,  il  Dubois-Reymond,  T  Hermann,  il 
Foster ,  1'Albertoni  e  Stefani,  il  Baker,  il  Carpenter,  e  tocche- 
rete  voi  stesso  con  mano  se  ho  detto  il  vero. 

-  Monsignore,  lei  ha  ragione  in  quanto  ha  detto  fin  qui, 
ma  ci6  prova  poco.  Puo  ben  accadere  che  quegli  scienziati 
siano  dubbii  o  anche  errino  nei  punti  da  lei  toccati,  e  colgano 
nel  segno  intorno  alia  questione  di  cui  noi  disputiamo.  Per- 
che  non  potrebbero  aver  ragione  quando  negano  rimmorta- 
lita  delFanima?  Non  si  sbaglia  in  ogni  cosa ! 

-Ragione?  ragione?  Ma  e  su  quali  argomenti  1'appog- 
giano  essi  mai?  Non  hanno  mai  veduta  I'anima.  Benissimo! 
E  chi  vi  dice  che  la  dobbiate  e  la  possiate  vedere  ?  Voi,  fisio- 
logisti, nei  vostri  studii  avete  per  oggetto  il  corpo  fisico,  ma- 
teriale,  tangibile;  Tanima  non  6  della  vostra  provincia.  Lo 
spirito  appartiene  ad  un  altro  ordine  di  cogriizioni,  e  per 
disputarne  bisogna  far  uso  di  principii  different!  dai  vostri, 
e  maneggiare  altri  strumenti.  Che  direste  voi  di  un  falegname, 
.che  col  criterio  della  squadra,  della  pialla  e  della  sega  vo- 
lesse  giudicare  dell'arte  di  Raffaello?  Non  capite  che  il  pen- 
siero  e  la  volonta  sono  cose  soprassensibili,  spirituali,  ineta- 
fisiche,  cio6  non  osservabili  cogli  occhi  e  colla  mano  ?  Voi 
cercate  Tanima  in  un  cadavere,  e  poi  dite  che  non  ve  la 
trovate.  Incauti  che  siete  !  PercM  anclate  a  cercare  la  vita 
nel  seno  stesso  della  morte  ?  Cercate  Tamma  nel  lampo  degli 


60  CHARITAS  -  KACCONTO   CONTEMPORANEO 

occhi  di  un  artista,  nel  sorriso  di  un  pargoletto,  nella  pre- 
ghiera  di  una  madre,  nel  palpito  amante  di  giovine  sposa. 
La  cercate  il  principle  vitale,  ranima,  il  pensiero,  1;  idea 
feconda  e  luminosa,  e  la  troverete.  E  il  pensiero  che  ci  se- 
para  dal  bruto  animale,  che  segna  il  limite  fra  la  vita  sen- 
sitiva  e  intellettiva,  che  ci  rassomiglia  a  Dio.  E  il  pensiero 
che  sposato  alia  religione  creo  la  civilta  del  mondo  cristiano, 
scrisse  la  Divina  Commedia,  il  Grius  Romano,  la  Citta  di  Dio, 
la  Somma  Teologica.  Si  deve  a  un  pensiero,  la  meravigliosa 
cupola  di  Santa  Maria  del  Fiore,  e  quella  di  S.  Pietro.  II 
Mose  di  Michelangelo,  la  Trasfigurazione  di  Raffaello,  PAs- 
sunta  del  Tiziano,  1'  Immacolata  del  Murillo  sono  frutti  di 
una  idea  divina,  luminosa,  che  baleno  nell'anima  dei  loro 
autori.  E  questo  pensiero,  in  se  cosl  nobile,  spirituale,  scevro 
di  materia,  non  stretto  da  leggi  fisiche,  non  legato  da  spazio 
o  tempo,  e  da  nessun'altra  di  quelle  qualita  che  invariabil- 
mente  accompagnano  la  materia,  questo  pensiero,  dico,  dovra 
dirsi  figlio  della  materia,  nato  di  materia,  prodotto  da  dispo- 
vsizioni  fisiche  della  materia,  da  vibrazioni  molecolari,  da  cor- 
renti  elettriche,  da  movimenti,  ignoti  se  volete,  ma  pur  sem- 
pre  materiali?  L'effetto  dunque  superera  la  causa  donde 
procede?  Potra  la  morta  cellula  partorire  la  vita,  e  la  ma- 
teria, di  per  se  inerte,  infeconda,  trasformarsi  per  virtu 
propria  in  un  vivo  protoplasma  ? 

-  Or  come  va,  monsignore,  che  queste  teorie,  le   quali 
a  lei  paiono  manifeste  assurdita,  vengono  tuttavia  insegnate 
da  quasi  tutte  le  cattedre   universitarie  di  Europa?  Se   in 
esse  tutto  fosse  falso,  sarebbe  mai  possibile  che  avessero  tanto 
credito,  e  fossero  tanto  in  fiore? 

-  Prima  di  tutto  rispondo  che  tutti  i  professori  di  Europa 
nulla  valgono  contro  la  coscienza  del  genere  umano.  II  mondo 
intero  civile  e  barbaro,  cristiano  e  pagano,  crede,  e  sempre 
ha  creduto  alia  spirituality  ed  immortality  delFanima  umana. 

,  Scorrete  tutti  i  popoli  della  terra,  e  dappertutto  troverete 
la  religione  delle  tombe  avere  per  fondamento  la  credenza 
all'  immortalita.  Rispondo  in  seeondo  luogo,  che  Tuomo,  es- 
sendo  libero,  puo,  ove  il  voglia,  non  assentire  a  verita  di 


XXV.   LA  PECORELLA  SMARRITA  61 

per  s6  chiare,  benehe  non  evident!,  e  troppo  spesso  e  indotto 
A  cio  fare  dal  turpe  predominio  di  abbiette  passion! .  Che  poi 
i  govern!  permettano  che  simili  teorie  s'  insegnino  dai  banchi 
delle  scuole,  e  sciagura  estrema,  e  se  ne  avvederanno  presto 
o  tardi  a  loro  danno.  Un  uomo  che  piii  non  crede  alia  im- 
mortalita  del  suo  spirito,  non  ha  piu  nessuna  norma,  legge 
e  freno  morale  per  rattenere  le  sue  malvage  passion! .  Da- 
temi  un  popolo  intero  educate  di  questa  guisa  e  vedrete  la 
rivoluzione,  il  socialismo,  Tanarchia  regnar  sovrana  e  met- 
tere  in  iscompiglio  la  societa.  Or  se  c!6  accade  di  rado,  cio 
avviene  perche  Dio  e  buono,  e  non  permette  che  una  nazione 
intera  rigetti  del  tutto  quella  verita,  su  cui  sola  poggia  la  spe- 
ranza  dei  premi  e  il  timore  dei  castighi  eterni.  Mio  caro 
Ottavio,  ve  ne  scongiuro,  non  rigettate  la  fede  cristiana,  che 
ha  costato  il  sangue  di  un  Dio  e  di  milioni  di  martiri  gene- 
rosi.  Ricordatevi  della  vostra  dignita,  e  come  uomo,  e  come 
cristiano.  Non  vogiiate  con  una  vita  indegna  spegnere  in  voi 
la  speranza  soave  dell7  immortalita,  e  tenete  per  fermo  che 
il  peccato  fa  infelice  1'uomo  non  solo  nella  vita  avvenire,  ma 
anche  nella  presente. 

Qui  monsignor  Orlandi  si  levo  e  prese  commiato.  Ottavio 
lo  accompagno  alia  porta,  e  poscia  ritornato  in  salotto  rimase 
assorto,  colla  testa  fra  le  man!,  in  profonda  consider azione. 
La  signora  Caterina  venne  a  spiare  alia  porta,  e  vedutolo 
in  quella  positura,  spero  bene  di  lui.  A  pranzo  mangio  poco 
e  parlo  meno,  non  usci  a  passeggio,  dimentico  il  velocipede 
e  il  sigaro,  e  passo  quasi  tutto  il  suo  tempo  a  sfogliare  libri 
f ranees!  e  tedeschi  di  fisiologia  e  biologia.  Verso  sera  venne 
a  trovarlo  il  signor  Pietro  e  s'  intrattenne  a  lungo  con  lui. 
Finito  il  colloquio  il  giovane  annuncio  alia  madre  che  il  giorno 
dopo  per  tempo  si  sarebbe  recato  a  Napoli  per  affari  del 
signor  Casali,  e  diede  ordini  al  servo  di  casa  che  lo  sve- 
gliasse  air  alba. 

Tuttavia  non  fidandosi  troppo  della  puntualita  del  servo, 
Ottavio  quella  notte  lascio  aperti  gli  scuretti  della  finestra, 
affinche  il  primo  chiarore  del  giorno,  ferendogli  gli  ocehi,  lo 
aiutasse  a  svegliarsi. 


62  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

Albeggiava  appena  quando  la  signora  Caterina  entro  in 
punta  di  piedi  nella  stanza  del  figlio.  Dormiva  Ottavio  pla- 
cidamente,  e  alia  bellezza  virile  del  volto,  alia  tranquillity 
del  sonno,  alia  giacitura  composta  si  sarebbe  potuto  credere 
una  bella  statua,  simbolo  di  virtu.  La  madre  gli  si  sedette 
accanto,  e  nel  volto  del  figlio  lesse  la  storia  dei  suoi  primi 
anni.  Ripenso  il  suo  primo  amore  di  vergine,  il  matrimonio 
con  I'uomo  del  suo  cuore,  la  felicita,  ahi  troppo  breve!  della 
vita  coniugale,  la  nascita  di  Ottavio,  e  poco  dopo  la  morte 
dello  sposo  adorato.  Le  si  presento  dinanzi  alia  imaginazione 
un  altro  uomo,  bello,  buono,  stimato,  che  a  lei  giovane  ve- 
dovella  offriva  il  cuore  e  la  mano ;  ma  essa  gelosa  dell'amore 
di  Ottavio,  aveva  rigettato  Tofferta  e  tutta  si  era  consacrata 
all'educazione  del  suo  bambino.  Oh  quanto  ella  aveva  amata 
quel  suo  figliuolo !  Oh  quanti  sospiri,  palpiti  ed  affetti  udi 
quella  cuna  che  aveva  contenuto  quel  vezzoso  pargoletto ! 
Ed  ora?  Oh  Dio !  II  suo  Ottavio,  era  grande,  forte,  bellor 
istruito,  ma  quanto  diverse  da  quello  di  una  volta !  Un  abisso 
lo  separava  da  lei;  essa  credente,  egli  miscredente;  essa 
sperava,  anzi  si  teneva  certa  che  un  giorno  sarebbe  volata  in 
paradise,  dove  la  stava  ad  aspettare  il  suo  sposo,  cost  buono, 
cosi  pio,  cosi  virtuoso.  E  non  creo  Dio  il  paradiso  per  coloro- 
che  lo  amano  ?  Ma  Ottavio !  ma  Ottavio !  Oh  Dio !  che  rac- 
capriccio !  se  andando  lei  in  paradiso  il  suo  figliuolo  dovesse 
essere  eternamente  separate  da  lei ! 

La  povera  madre  esterrefatta,  tremante,  piangente  si  chino 
sul  figlio,  e  mentre  lo  baciava  sulla  bocca,  gli  lascio  cadere 
una  lagrima  ardente  sulla  fronte  e  lo  sveglio  dal  sonno. 

-Mamma,  che  c'e?  grido  il  giovane  quando   aperti  gli 
occhi,  vide  la  donna  china  sopra  di  lui. 

Ma  la  madre  non  rispose ;  se  non  che  cingendogli  col  braccio 
destro  teneramente  il  capo  e  stringendolo  al  seno  esclamava. 
fra  i  singhiozzi,  Dio  mio !  Dio  mio ! 

II  giovane  si  sforzo  piu  volte  di  rizzarsi  e  cosi  liberarsi 
da  quegli  amplessi;  ma  non  gli  venue  fatto,  che  la  madre 
se  lo  teneva  stretto  come  Fellera  il  muro,  e  piangeva  ama- 
ramente. 


XXV.    LA  PECORELLA   SMARRITA  63 

—  Mamma,  disse  finalmente  Ottavio  tocco  sinceramente 
da  tan  to  dolor  e,  queste  lagrime  sono  io  che  ve  le  faccio  spar- 
gere?  perch6  lo  so,  sono  cattivo,  e  vi  ho  dato  infmiti  dispiaceri. 
Ma  me  ne  pento,  me  ne  dolgo,  e  imploro  il  vostro  perdono. 
Mi  vorrete  voi  perdonare?  dimenticherete  voi  le  mancanze 
e  le  disubbidienze  che  ho  commesso  contro  di  voi? 

-  Si,  Ottavio,  perdono  tutto,  dimentico  tutto,  ma  ritorna, 
ritorna  a  Dio !  0  Gesii  mio !  E  vuoi  tu  che  tua  madre  non 
sia  che  un  po'  di  fango  organato?  tuo  padre  un  ricordo  vano 
e  nulla  piu?  Vuoi  tu  che  fra  me  e  il  cane  di  strada  non  vi 
sia  differenza  alcuna?  E  tu  stesso,  il  mio  Ottavio,  il  figlio 
delle  mie  viscere,  non  altro  che  un  bruto  animale?  E  quando 
tu  sarai  morto  nulla  piii  restera  di  te,  anima  mia,  mio  sole, 
luce  degii  occhi  miei,  vita  della  mia  vita,  niente  piii  restera 
di  te  che  un  pugno  di  cenere !  Chi  ti  ha  messo  in  cuore  tali  be- 
stemmie  ?  Chi  ti  insegno  questa  dottrina  infer nale  ?  Quel  pro- 
fessore  non  avra  mai  avuto  una  madre !  Forse  6  un  Caino, 
profugo,  errante,  senza  famiglia,  senza  patria,  senza  Dio.  E 
tu  1'ascolti?  E  dimentichi  la  voce  di  Gesu  Cristo,  quella  dei 
santi,  di  venti  secoli,  e  1'amore  immortale  di  tuo  padre  e  di 
tua  madre?  Ottavio  ritorna,  ritorna  alia  religione  dei  tuoi 
padri.  Mi  vuoi  forse  veder  morta  di  dolore?  Ma  se  6  cosi, 
piglia  un  coltello  e  uccidimi,  non  mi  far  morire  a  goccia  a 
goccia!  Perch6  non  ami  tua  madre?  perch6?  perch6? 

II  giovane  rimase  estremamente  commosso  da  quegli  accenti 
pietosi,  e  fece  di  tutto  per  consolare  la  poveretta,  la  quale 
per  la  grande  passione  fu  a  un  pelo  di  cadece  in  un  accesso 
di  isterismo,  da  lei  non  mai  prima  provato.  Quando  poi  la  vide 
piii  quieta  e  rassegnata  le  promise  che  avrebbe  fatto  del  suo 
meglio  per  rigettare  quelle  dottrine  che  le  davano  tanta  pena, 
e  raccomaudatala  a  quei  di  casa,  dopo  un  po'  di  colazione, 
uscl  di  casa  a  fine  di  pigliare  il  treno  per  Napoli. 


RI VISTA  BELLA  STAMPA 


CHIESE  ROMA  NICHE  E  GOTICHE 
DELLA  GBRMANIA. 

La  seconda  meta  di  questo  secolo,  e  gli  ultimi  trent'anni  prin- 
cipalmente,  avranno  nella  storia  dell'architettura  religiosa  un  posto 
d'onore  ben  meritato,  per  il  risveglio  di  buon  gusto,  che  torno  in 
luce  tante  bellezze  antiche,  sepolte  gia  o  distrutte  nelle  aberrazioni 
di  tre  lunghi  secoli,  e  suscitft  una  moltitudine  di  nuovi  edifizi  per- 
fettamente  ideati  ed  eseguiti.  Diedero  occasione  a  questo  sviluppo 
1'esigenze  delle  popolazioni  che  nelle  citta  van  no  crescendo  conti- 
nuamente;  il  sorgere  e  propagarsi  di  nuovi  Istituti  religiosi;  poi 
Taumento  della  ricchezza  generale.  Ma  il  gusto  e  la  saviezza  del 
procedere  sono  dovuti  senz'alcun  dubbio  al  rifiorire  degli  studii  me- 
dievali,  che  richiamarono  1'attenzione  del  nostro  secolo  su  quella 
civilta,  la  quale  aveva  dato  al  cristianesimo  i  suoi  templi  piu 
stupendi. 

In  Italia,  dove  questi  studii  sono  meno  avanzati  e  la  coltura 
generale  e  piu  scarsa,  siamo  necessariamente  piu  addietro  anco  nel 
nuovo  rifiorimento  dell'arte  religiosa :  ma  1'opera  di  non  pochi  va- 
lenti  e  colti  architetti,  che  fornirono  gia  eccellenti  restauri  e  nuove 
pregevoli  costruzioni,  va  acquistando  favore  ogni  giorno,  e  1'incon- 
trera  sempre  maggiore  cosi  presso  il  clero  come  tra  le  popolazioni, 
a  misura  che  crescera  la  coltura  storica  e  1'attenzione  ai  monument! 
del  medio  evo. 

Ov'e  da  notare  attentamente  che  col  riabilitare,  diciamo  cosi, 
nella  nostra  stima  quell'eta  tanto  screditata  un  tempo  e  mal  voluta, 
non  intendiamo  gia  di  rinunziare  ai  progressi  dell'eta  moderna ;  ma 
non  intendiamo  pure  di  rinunziare  per  verun  conto  a  quel  prezioso 
patrimonio,  che  ci  spetta  per  eredita  de'  nostri  avi,  e  che  il  malau- 
gurato  secentismo  ci  aveva  derubato.  Poiche  da  un  canto  niuna  cosa 
sarebbe  piu  conforme  allo  spirito  dei  costruttori  del  medio  evo,  che 
recare  nelle  fabbriche  dell'eta  corrente  le  modificazioni  e  i  miglio- 
ramenti,  che  i  sussidii  dell'  industria  consentono,  e  che  esigono  i  co- 
stumi  presenti:  e  da  altro  canto  tale  adattamento  non  lo  potra  n& 
intendere  n£  effettuare  niun  artista  che  ignori  la  storia  dell'arte  sua. 

Ora  tra  gli  altri  aiuti  di  opere  storiche  e  pratiche,  uno  prege- 
vole  singolarmente  $  quello  che  fu  ideato  dall'architetto  della  cat- 
tedrale  di  Strasburgo,  Augusto  Hartel,  troppo  presto  rapito  agli 


Rl  VISTA  DELL  A.   STAMPA  65 

studii.  Egli  raccolse  in  due  serie,  ciascuna  di  55  tavole  in  fototipia, 
una  scelta  di  particolari  della  struttura  e  della  decorazione,  che  si 
riscontrano  in  alcune  delle  piu  insigni  chiese  romaniche  e  gotiche 
della  Germania  l.  Ritratti  in  gran  formato,  cioe  34  X  48  cm.,  merce 
la  fedelta  della  fotografia,  1'uso  degli  apparecchi  e  degli  obbiettivi 
grand'angolari  piu  perfetti,  la  scelta  giudiziosa  dei  punti  di  vista  e 
dell'  illuminazione,  quei  monumenti  e  le  loro  parti  si  godono  e  si 
studiano  con  tutto  1'agio,  quasi  diremmo  con  miglior  agio  che  sul 
luogo  stesso,  ove  raramente  e  dato  ai  visitatori  di  godere  tutti  i 
vantaggi,  che  si  mettono  in  opera  per  occasione  di  un  jrandioso 
rilievo  fotografico  come  il  presente.  II  quale  grazie  alia  competenza 
dell'autore  e  alia  solerzia  d'un  editore  intelligente  come  1'Hessling, 
e  riuscito  una  bellezza  nel  genere  suo. 

La  prima  serie  si  riferisce  alle  chiese  dell'epoca  piu  antica,  cioe 
allo  stile  romanico  e  al  gotico  primitive,  di  transizione;  del  quale 
periodo  restano,  sparsi  per  la  regione  del  Reno,  monumenti  della  piu 
alta  importanza  storica  ed  artistica :  sobrii  e  severi  generalmente  nella 
decorazione  ;  modanatura  grossa,  poche  sculture,  frequenti  remini- 
scenze  bizantine.  Magonza,  Worms,  Treviri,  S.  Maria  in  Campidoglio 
a  Colonia,  Limburg,  Minister  in  Yestfalia  ecc.  sono  ben  noti  agli 
studiosi.  Ora  di  tutti  questi  monumenti  importa  agli  architetti  non 
tanto  avere  le  vedute  generali  delle  i'acciate  o  degli  interni,  e  simili : 
queste  sono  divulgatissime  per  le  stampe  e  le  fotografie  d'ogni  ma- 
niera ;  ma  piuttosto  i  particolari  sia  della  struttura  che  delle  porte 
p.  e.,  delle  finestre,  delle  volte,  degli  speroni,  colonne,  pilastri,  capi- 
telli,  altari,  pulpiti,  plutei,  ecc.  PerciO  1'Hartel  delle  chiese  prescelte 
presenta  in  generale  le  parti  piu  interessanti,  ora  pel  rispetto  sto- 
rico,  ora  per  1'artistico. 

Ecco  per  es.  nella  tav.  4  il  coro  occidentale  della  famosa  catte- 
drale  di  Magonza,  con  le  due  torri  ottagone  che  lo  fiancheggiano  e 
il  torrione  di  mezzo ;  ritratto  ogni  cosa  con  meravigliosa  nitidezza, 
da  numerare  le  pietre  e  gli  embrici  ad  uno  ad  uno ;  discernere  ne'  co- 
lonnini  delle  bifore  e  negli  archi  ogni  collarino  e  modanatura.  Poi 
accanto  al  coro  in  altre  due  tavole  il  portale  del  lato  Nord,  co'  suoi 
due  aspetti  esterno  e  interno,  naturalmente  in  scala  molto  maggiore. 

Al  duomo  di  Limburg  (1213-1242)  sono  assegnate  cinque  tavole, 
ove  si  scorge  ad  evidenza  lo  stile  di  transizione,  e  nella  torre  (M 

1  Architektonische  Details  und  Ornamente  der  Kirchlichen  Baukunst  in 
den  Stylarten  des  Mittdalters  zusammengestellt  von  AUG.  HABTBL,  mit  Kunst- 
Listorischem  Text  von  Dr.  D.  IOSKPH.  Dritte  Aufl.  2  Serien  von  je  55  Licht- 
drucktateln,  Berlin,  1896,  Hessling,  gr.  in  folio.  —  (Ciaseuna  serie,  March!  40). 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1207.          5          27  scttembre  1900. 


66  RIVISTA 

destra  che  porta  finestre  ogivali,  mentre  la  sinistra  sta  sempre  col 
pieno  centre ;  e  nelle  volte  che  gia  si  reggono  sulle  nervature,  e  nella 
sezione  del  pilastri :  in  una  parola,  nel  carattere  gotico  che  ivi  co- 
mincia  a  sbocciare  sotto  Tinflusso  e  secondo  la  maniera  derivata 
dall'Isola  di  Francia,  dove  quello  stile  aveva  gia  toccato  il  suo 
apogeo. 

Lo  scorrere  queste  tavole  e  un  viaggio  ameno  per  quelle  regioni 
ricche  d'arte,  di  natura,  e  di  civilta.  Qual  prospettiva  si  potrebbe 
immaginare  piu  bella  di  quell'incantevole  fuga  di  archi  e  navate 
nell'mterno  del  duomo  di  Mtinster,  ritratto  nella  tav.  29?  Pilastri 
poderosi  reggono  gli  archi  leggermente  acuti,  bassi,  ma  di  smisu- 
rata  apertura  ed  enorme  spessore;  alleggeriti  perO  da  un  frasta- 
gliamento  di  pitture,  parte  simboliche  e  ornamental!,  parte  figurate, 
che  la  luce  tranquilla,  diffusa  dalle  ampie  finestre  trifore,  avvolge 
in  un'aureola  di  pace  e  di  mistero.  Ivi  s'erge  splendente  ne'  marmi 
delle  colonne  che  lo  portano,  superbo  nelle  sue  scolture,  parlante 
ne'  draghi  e  ne'  grifoni  intrecciati  co'  fogliami  nel  fregio  della  scala, 
il  pulpito,  emulo  dei  capilavori  di  Siena  e  di  Pisa. 

Opportunissima  compare  nella  collezione  la  bella  chiesa  di  Santa 
Elisabetta  a  Marburg,  primo  esempio  (1236)  della  disposizione  a 
sala,  che  alle  tre  navate  gotiche  da  la  medesima  altezza.  E  il  duomo  di 
Magdeburgo  meritava  esso  pure  le  sue  dodici  tavole,  sette  delle 
quali  formano  da  se  tutto  un  museo  di  capitelli.  Mentre  1'incom- 
parabile  Liebfrauenkirche,  cioe  Nostra  Signora  di  Treviri  col  suo 
bel  portale  antico  a  pieno  sesto,  populate  di  santi,  con  le  due  ve- 
dute  del  suo  interno,  e  il  nuovo  altare.  eretto  a'  nostri  tempi  sui 
disegni  dello  Statz,  mostra  come  si  possano  molto  ben  conciliare 
la  perfetta  intelligenza  dello  stile  antico  colle  esigenze  del  gusto 
contemporaneo.  Quest'altare  e  un  vero  modello  nel  genere. 

Col  secondo  volume,  cioe  un'altra  serie  di  55  tavole,  s'entra 
nel  bel  mezzo  del  regno  gotico.  Siamo  a  Strasburgo  p.  e.,  ora  dal 
lato  settentrionale  ora  da  mezzogiorno,  e  passando  pei  diversi  portali, 
dinanzi  alle  statue  delle  vergini  prudenti,  e  agli  svariatissimi  capitelli, 
veniamo  a  traversare  i  diversi  periodi  storici  di  quel  mirabile  mo- 
numento.  Le  tavole  4,  7,  veri  capilavori  fotografici,  ci  trasportano 
su  per  le  gallerie  dei  tetti  e  le  balaustrate  a  rnirare  da  vicino  che 
pare  di  palparli,  gli  archi-eontrafforti,  e  le  loro  giunture,  e  dove 
s'innestano  sui  pilastri,  i  tabernacoli,  le  cuspidi,  e  tutto  quel  po- 
polo  di  statue,  e  di  animali  che  o  seggono  rattrappiti  in  vetta  ai 
comignoli,  o  si  stirano  in  forma  di  doccioni  a  scolar  per  la  gola 
1'acque  piovane. 


BELLA   STAMP  A  67 

Da  Strasburgo  in  an  volo  siamo  a  Friburgo  in  Brisgovia,  e  di 
la  a  Metz,  sempre  sulle  cornici  e  sui  tetti,  anzi  in  cima  alia  torre, 
tra  quei  trafori  di  sasso,  leggeri,  delicati,  come  intagli  d'avorio. 

Col  duomo  di  Xanten  (tav.  23,  segg.)  comincia  una  serie  di 
particolari  desunti  quasi  tutti  dall' interne:  stalli  di  coro,  pulpiti, 
cancelli,  e  altari  principalmente :  alcuni  antichi,  come  quello  di  Co- 
Ionia,  con  un  ricchissirno  trittico  di  bassorilievi,  gia  riportato  ad- 
dietro  nella  tav.  1,  quelli  di  Calcar,  di  Francoforte,  di  Gladbach  ecc., 
non  pochi  dei  quali  hanno  fornito  il  soggetto  a  pregevoli  invenzioni 
nei  medesimi  stili,  per  opera  di  architetti  moderni  e  sono  qui  ri- 
portati  nelle  tavole  47-55.  Un'occhiata  alle  medesime  basterebbe  a 
far  giustizia  del  pessimo  gusto  che  preferisce  talora  (tra  noi  molto 
spesso  pur  troppo)  le  cataste  di  candelieri  rozzamente  scolpiti,  e  in- 
discretamente  dorati,  all 'opera  fine  e  significativa  dello  scarpello,  ai 
ricchi  musaici,  o  ai  gentili  dipinti  inquadrati  in  tritici  leggeri, 
donde  parlano  al  riguardante  la  passione  di  N.  S.,  o  la  storia  della 
Nativita,  Fadorazione  dei  Magi,  o  le  vite  dei  Santi.  Quanta  vacuita 
ha  introdotto  nel  santuario  la  decadenza  dell'arte  oristiana  invalsa 
dal  secolo  XVI  in  poi ! 

II  favore  che  ha  ritrovato  quest'opera  deirHartel  presso  gli 
architetti  e  gli  studiosi  dell'arte  generalmente,  presso  il  clero  colto, 
illuminato,  e  zelante  del  buon  gusto,  che  dovrebbe  entrare  sempre 
come  primo  elemento  nel  decoro  della  casa  di  Dio ;  lo  dimostra  il 
rapido  smercio  delle  due  prime  edizioni.  Quella  che  abbiamo  sot- 
t'occhio  e  la  terza,  che  credemmo  utile  presentare,  sia  pure  dopo 
qualche  anno  dalla  sua  comparsa,  ai  nostri  lettori  per  le  ragioni, 
che  omai  abbiamo  ripetutarnente  accennate.  Essa  si  avvantaggia 
sulle  precedent!  per  il  testo  che  accompagna  le  tavole,  e  fu  nggiunto 
dal  Dr.  Joseph  gia  professore  di  storia  dell'architettura  a  Berlino 
ed  ora  a  Bruxelles.  Testo  succinto,  ridotto  a  compendiose  ed  esatte 
monografie  storiche  sui  monumeni  rappresentati.  Di  guisa  che  1'opera 
riesce  utile  non  solo  agli  architetti  di  professione,  ma  a  quanti  si 
interessano  della  storia  dell'architettura,  e  al  decoro  del  tempio 
cristiano.  Anzi,  grazie  all'ampiezza  e  nitidezza  delle  tavole,  alia  co- 
pia  di  quelle  ordinate  preeisamente  a  riprodurre  in  scala  maggiore 
i  particolari  piu  notevoli,  questa  collezione  supplisce  con  vantag- 
gio  le  fotografie  ordinarie,  e  puo  servire  ottimamente  in  una  scuola 
della  storia  dell'arte  per  accompagnare  la  descrizione  ed  i  confront! 
©rali  con  la  rappresentazione  sensibile  degli  oggetti.  E  per  un'opera 
che  consta  quasi  di  sole  figure,  se  anche  alcuno  non  conosce  la 
lingua  del  brevissimo  testo,  poco  se  ne  risente,  mentre  che  1'oe- 
chio  intende,  e  se  ne  dilejta,  e  impara,  e  fa  tesoro. 


BIBLIOGRAFIA  l 


ALESSI  D.r  GIUSEPPE,  mons.  prof.  —  Gesu  Cristo  Re  de'  secoli  e 
i  suoi  trionfi  nel  secolo  XIX.  Conferenze.  Padova,  tip.  del  Semi- 
nario  vescovile,  1900,  in  8°  di  pp.  264.  —  L.  3,00. 


Invitato  dal  suo  veneratissimo  Ve- 
scovo,  S.  E.  Mons.  Callegari  ad  ini- 
ziare  con  una  serie  di  discorsi  le 
grandi  fe&te  che  si  sarebbero  cele- 
brate a  Padova  in  omaggio  a  Cristo 
Redentore,  mons.  Alessi,  uno  dei  piu 
illustri  oratori  d' Italia,  recit6  nel 
duomo  queste  splendide  Conferenze, 
in  cui  egli  riassume  mirabilmente 
nelle  sue  grandi  linee  storiche  il  se- 
colo che  muore,  e  dimostra  a  fil  di 
logica,  come,  non  ostante  i  suoi  er- 
rori  e  le  sue  prevaricazioni,  esso  abbia 
fornito  alia  storia  una  novella  prova 
delPimmortalita  della  Cbiesa  e  della 
divinita  del  suo  Fondatore. 

Dapprima  PA.  espone  con  altezza 
e  nobilta  di  concetti,  con  vivezza  ve- 
ramente  sioiliana  e  con  isplendore  di 
sensibili  imagini  la  cattolica  dot- 
trina  della  Provvidenza  nella  storia 
e  del  posto  sovrano  occupato  da  Gesu 
Cristo,  a  cui  ogni  cosa  fa  capo,  nello 
svolgersi  degli  umani  avvenimenti. 
Quindi  passa  bellamente  in  rassegna 
i  trionfi  particolari  di  Cristo,  Re  im- 
mortale  de' secoli,  cosl  nella  vita  este- 
riore  della  Cbiesa,  come  nella  sua  vita 
intima,  sia  nell'ordine  intellettuale, 
s*a  nell'ordine  morale  e  sociale.  In- 


fine,  ricordando  le  infallibili  promesse 
del  divino  Maestro,  studiando  1'eterne 
leggi,  cbe  Dio  ha  date  alia  natura 
umana,  e  scrutando  a  fondo  i  segni 
caratteristici  manifestatisi  nella  so- 
cieta  moderna  sulla  fine  del  secolo 
morente,  rivolge  lo  sguardo  al  secolo 
che  sta  per  sorgere,  e,  con  incalzante 
ragionamento,  avvivato  da  dolce  spe- 
ranza,  squarcia  il  velame  del  futuro, 
e  felicemente  divina  i  nuovi  trionfi 
di  Colui,  al  quaie  appartengono  i  se- 
coli e  Peternita. 

Ma,  siccome  non  si  pu6  parlare 
del  divin  Redentore,  senza  rammen- 
tare  insieme  1'augusta  nostra  Corre- 
dentrice,  cosl  a  suggello  del  suo  la- 
voro,  il  cbiarissimo  Autore  aggiunge 
uno  stupendo  discorso  suite  G-lorie  di 
Maria  nel  secolo  XIX;  poiche  a  buon 
diritto  questo  secolo  venne  dai  fedeli 
ad  una  voce  salutato  il  Secolo  di  Maria. 

Ecco  il  sublime  concetto  di  queste 
splendide  Conferenze.  Ho  saputo  at- 
tuare  i  miei  intendimenti  ?  domanda 
peritoso  1'Autore  con  quella  modestia 
ch'e  propria  degli  animi  grandi.  E 
noi,  che  abbiamo  lette  con  infinito 
piacere  queste  pagine  sfolgoranti  di 
maschia  eloquenza  e  bagnate  talora 


libri  e  gli  opuscoli,  aanunziati  nella  Biblioffrafia  (•  nelle  Riviste 
della.  Stampa)  della  «  CMlta  Cattolica  »,  non  puo  1'Amministrazione  assnmere  in  nessnna 
maniera  1'iacarico  di  provvederli,  salvo  che  i  detti  libri  non  sieno  indioati  come  vendibili 
presw  la  stessa  Amministrazione.  Ci6  vale  anche  per  gli  annuazi  fatti  sulla  Copertina  del 
periodic*. 

L'AMMINISTRjLZIONK. 


BIBLIOGRAF1A 


69 


corrode  la  moderna  societa;  e  in  pari 
tempo  additato  1'unico  rimedio  in 
Cristo,  il  pietoso  Samaritano,  che  solo 
potra  tergere  col  suo  balsamo  divino 
e  guarire  la  piaga  incancrenita. 

Perci6  raccomandiamo  non  pure  ai 
predicatori,  ma  a  tutti  i  cattolici  ita- 
liani  quest'opera  di  Mons.  Alessi,  la 
quale,  oltre  che  mirabilmente  giovare 
a  conforto  degli  animi  abbattuti,  ser- 
vira  di  fulgido  monumento,  piu  du- 
raturo  ancora  di  quelli  in  bronzo  o  in 
marmo  che  sorgeranno  sutle  cime  dei 
nostri  monti,  a  gloria  ed  omaggio  di 
Cristo  Redentore :  monumentum  aere 
perennius. 


•di  dolci  lagrime,  gli  rispondiamo, 
senza  tema  d'essere  smentiti,  che  s\. 
E  non  solo  gli  ha  attuatt  degnamente, 
ma  il  suo  vasto  disegno  1'ha  ancora 
incarnato  e  colorito  si  vagamente,  che 
ne  restammo  presi  a  vagheggiarlo, 
essendoci  in  mente  formata  un'altis- 
sima  idea  di  Cristo  Redentore,  e  ac- 
cesa  in  cuore  una  dolcissima  speranza, 
che  il  secolo  venture  ci  abbia  a  re- 
care  1'alba  del  sospirato  trionfo. 

Ne  si  puo  dire  che  1'A.,  nel  dipin- 
.gere  i  mali  del  secolo  morente,  abbia 
tii  soverchio  caricate  le  tinte.  No,  egli 
anzi,  con  mirabile  acutezza  facendone 
senza  esagerazione  la  sintesi,  ha  pro- 
prio  posto  il  dito  sulla  vera  piaga,  che 
ANNUAIRE  de  I'Universite  catholique  de  Louvain  1900.  Soixante- 

quatri£me  annee.  Louvain,  typ.  de  J.  Yan  Linthout,  16°  di  pp.  726. 

Se  non  ci  fosse  altro  argomento  e  delle  promozioni  ai  gradi  accade- 
per  provare  lo  stato  floridissimo  del- 
1'  Universita  cattolica  di  Lovanio,  ba- 
sterebbe  a  cio  la  lettura  del  presente 
volume  contenente  Pannuario  movi- 
mento  dei  professori,  degli  studenti 
BARBIER,  ab.  —  I  tesori  di  Cornelio  Alapide  tratti  da'  suoi  commen- 

tarii  sulla  S.  Scrittura.  Prima  versione   italiana  dal  francese  del 

sac.  F.  M.  Faber.  Yoll.  Y-YIII   ed  ultimo.  Edizione  2.a  Parma, 

libr.  Fiaccadori,  1900,  16°  di  pp.  600;  584;  612;  692.  —  Prezzo 

degli  otto  volumi  L.  18,00. 
BARNABE  P.  0.  F.  M.  —  Le  Mont  Thabor.  Notices  historiques   et 

descriptives.  Paris,  Mersch,  1900,  16°  di  pp.  176. 

II  Tabor !  AI  solo  suono  di  questa  sue  rovine,  con  in  fine  uno  schizzo 
parola  in  ogni  cuore  cristiano  si  desta 
un  ienso  di  grandiosita  e  di  gioia ; 
quindi  un  libro  che  ne  tratti,  puo  star 
sicuro  d'essere  bene  accolto.  Molto  piu 
questo  che  ha  tanti  pregi  suoi  proprii. 
Qui  sono  esposti  per  ordine  cronolo- 
gico  gli  avvenimenti  de'qualiil  Ta- 
bor fu  teatro:  1°  al  tempo  della  con- 
quista  egiziana:  3°  al  tempo  degli 
Israeliti:  3°  dall'era  cristiana  fino 
alle  crociate:  4°  dalle  crociate  fino 
ai  giorni  .nostri.  Vien  poi  la  descri- 


mici,  non  che  di  tutte  quelle  altre 
opere  svariate  di  pieta  e  di  zelo, 
che  si  esercitano  in  quel  nobilissimo 
Ateneo. 


«iome  del  monte  e  la  spiegazione  delle 


del  panorama  che  si  scopre  dalla  sua 
cima.  L'edizione  e  nobile  ed  ornata 
di  carte  geografiche  e  topografiche 
a  illustrazione  del  testo,  e  d'altre 
fototipie  fuori  teato.  Cosi  trovasi  qui 
raccolto  quanto  appartiene  alia  storia 
del  Tabor,  incominciando  dai  Faraoni 
della  XIIIa  dinastia  fino  ad  oggi.  Era 
difficile  illustrar  meglio  questo  bel 
monte,  che,  al  dire  del  Gue>in  «  si 
innalza  verso  il  cielo  come  un  Altare 
che  il  Creatore  ha  innalzato  a  ge 
stesso.  » 


70  BIBLIOGRAFIA 

BEGUINOT  mgr  eveque  de  Nimes.  —  Elevations  au  Sacre  Coeur  de 
Jesus.  Quatrieme  edition  entierement  refondue,  mise  en  rapport 
avec  les  nouvelles  Litanies  du  Satire  Coeur  de  Jesus.  Paris,  Le- 
thielleux,  16°  di  pp.  384.  —  Fr.  3,50. 

Oggi  che  le  Litanie  del  S.  Cuore  appuntocioffreopportunamenteMon- 
sono  approvateed  anzi  Taccomandate  signer  Vescovo  di  Nimes,  e  noi  per6 
per  tutta  la  Chiesa,  non  pu6  tornar  siamo  certi  che  la  sua  offerta  sara 
altro  che  utile  assai  e  gradevole  accolta  di  gran  cuore  da  tutte  le 
1'avere  di  quei  singoli  titoli  un'ac-  anime  religiose, 
curata  e  dotta  spiegazione.  Or  questa 

BERT1NI  PIETRO,  prof.  —  Foglie  d'Autunno.  Quinte  Liriche.  Pa- 
dova,  tip.  Sanavio,  1900,  8°  di  pp.  120. 

Ha  una  gran  vena  questo  prof.  Bertini,  ma  se  fosse  men  ampia,  sarebbe 
forse  piu  limpida  e  piii  preziosa. 

BEYILACQUA  AMERIGO,  can.  dott.  —  Trattato  dommatico,  giuridico 
e  morale  sul  matrimonio  cristiano,  coll'aggiunta  di  una  parte  spe- 
ciale  riguardante  le  leggi  civili  e  le  disposizioni  del  Codice  civile 
italiano  sul  matrimonio  e  la  filiazione.  —  Roma,  Desclee,  1900,  8* 
di  pp.  400.  —  L.  6,00. 

aver  cognizione  e  lume  intorno  alia 
celebrazione,  alle  condizioni  de'  con- 
traenti,  alle  conseguenze  del  sacra- 
mento  del  matrimonio.  Questi  pregi, 
oltre  quello  d'essere  scritto  in  lingua 
italiana  e  in  istile  semplice  e  chiaro, 
rendono  questo  volume  non  solamente 
utile  ma  forse  indispensabile  per  quelli 
che  hanno  mano  nell'importantissimo 
ministero  di  queeto  saeramento. 
BLONDEL  GEORGE.  —  Le  Drarne  de  la  Passion  a  Oberainmergau. 
Etude  historique  et  critique.  Paris,  V.  Lecoffre,  1900,  in  16.° 
Fr.  1,25. 

BORG  PIETRO  PAOLO,  sac.  —  La  questione  matrimoniale  in  Malta. 
Studio  filosofico,  canonico  e  politico.  Napoli,  tip.  Festa,  1900,  8* 
di  pp.  170. 

Con  grande  soddisfazione  abbiamo 
letto  1'importante  e  dotta  monografia 
che  qui  annunziamo.  Si  tratta  in  essa 
di  una  grave  questione  che  gia  per 
parecchi  anni  ha  agitato  gli  animi 
de'  Maltesi,  e  per  la  cui  soluzione  il 
Governo  inglese  non  dubit6  di  no- 
minare,neH'ottobre  del  1889,  il  signer 
L.  A.  Simmons  Inviato  straordioario 
di  Sua  Maestk  la  Regina  e  Ministro 


La  S.  Sede  onor6  FAutore  di  que- 
eto  trattato  con  un  Breve  de'  30  lu- 
glio  1900.  E  1 'opera  lo  meritava,  sic- 
come  quella  che  &  veramente  prege- 
vole.  Nella  parte  dogmatica  e  specula- 
tiva,  la  dottrina  6  data  compiutamente, 
senza  gli  arzigogoli  di  sottigliezze ; 
nella  parte  morale  e  pratica,  nulla  k 
tralaeciato  di  quanto  e  nella  cerchia 
sacra  e  nella  civile  si  richiede  per 


plenipotenziario  presso  la  Santit^  di 
N.  S.  Leone  XIII.  La  questione  ri- 
guarda  la  validitk  de'  matrimonii 
degli  acattolici  e  de' matrimonii  mi- 
sti  celebrati  o  da  celebrarsi  in  Malta, 
dove,  come  tutti  concedono,  vige  il  De- 
creto  Tametsi  del  Concilio  di  Trento. 
II  ch.  Autore,  sebbene  eiprofesso  non 
pigli  in  esame  se  non  la,  questione, 
per  cosl  dire,  locale,  pure  non  tra- 


BIBLIOGRAFIA 


71 


iascia  di  svolgere  tutti  quei  principii 
generali  di  fllosofla,  di  diritto  cano- 
nico  e  di  politica  che  direttarnente 
o  iudirettamente  contribuiscono  a 
definirne  o  illustrarne  la  soluzione. 
In  tal  guisa  la  Monografla  ch'egli  ci 
offre  riesce  una  trattazione  succinta 
si,  ma  piena  e  di  grande  utilita  sia 
in  particolare  agli  studiosi  della  con- 
troversia  maltese,  sia  in  generale  a 
quell i,  i  quali,  mentre  ferve  dap- 


pertutto  e  massimamente  in  Iiaiia 
la  guerra  al  Matrimonio  cristiano, 
desiderano  conoscere  la  genuina  dot- 
triua  e  la  legittima  disciplina  della 
Chiesa  Cattolica. 

Nel  congratularci  col  ch.  Autore, 
ci  auguriamo  che  questo  suo  lavoro, 
ben  riuscito,  gli  serva  di  sprone  e  di 
incoraggiamento  a  pubblicarne  altri 
anche  di  maggior  lena  e  sempre  a 
difesa  della  Fede  e  della  Chiesa. 


BRANCIA  YINCENZO,  sac.  —  Un'ora  in  difesa  del  Papa,  Mondovi, 
tip.  Yescovile,  1900,  16°  di  pp.  104. 


Spender  Topera  e  la  parola  in  di- 
fesa del  Papa  e  sempre  lodevolissima 
cosa:  quindi  ognuno  fara  plauso  al- 
1'egregio  Autore  d'avere  raccoUe  que- 
ste  sue,  com'egli  le  chiama,  fronde 
sparte,  per  deporle  a'piedi  del  sommo 
Ponteflce.  Egli  medesimo  poi  definisce 
il  suo  lavorocosi:  «Sono  degli  schizzi, 
e  non  altro:  del  pensieri,  poveri  si, 
ma  conditi  ad  esuberanza  di  santo 


ardore,  di  cui  per  natura  e  per  edu- 
cazione  mi  sento  pieno.  lo  nacqui  in 
una  illustre  casa  d'antichissima  in- 
crollabile  fede:  i  miei  maggiori  furon 
sempre  dei  valorosi  difensori  di  Gesu 
Cristo,  del  Papa  e  della  Patria.  lo 
dunque  n'ereditai,  sebbene  indegna- 
mente,  la  mente  e  il  cuore.  »  E  noi 
ce  ne  rallegriamo  con  lui  e  co'  suoi 
gloriosi  antenati. 


CAPECELATRO  ALFONSO,  card.  —  Opere.  Vol.  XX.  Vita  della  Serva 
di  Dio  Paoia  Frassinetti  fondatrice  delle  Suore  di  Santa  Dorotea. 
JRoma,  tip.  di  S.  Giovanni  Erangelista,  1900, 8°  dipp.  540.  —  L.  4,50. 


E  poi  si  dice  che  il  nostro  secolo 
non  da  Santi.  A  parlar  solo  delle  donne 
e  doiine  fondatrici,  abbiamo  gia  la 
Barat,  fondatrice  delle  Religiose  del 
S.  Cuore;  abbiamo  la  Verzeri,  fon- 
datrice delle  Figlie  del  S.  Cuore ;  ab- 
biamo altre  fondatrici  recenti,  e  tra 
queste  la  fondatrice  delle  Suore  di 
S.  Dorotea,  Paola  Frassinetti,  tutte 
gia  incamminate  per  la  via  degli  al- 
tari.  Quest'ultima  poi  ha  avuto  la 
sorte  di  trovare  uuo  storico  illustre, 
che  ne  fara  certamente  correr  la  vita 
anche  per  le  mani  di  certi  schizzi  - 
nosi,  che  dalle  vite  delle  pie  donne 
rifuggono  quasi  da  piccolezze;  non 
riflettendo  che,  se  nelle  vite  degli 
uomini  santi  ricorrono  piu  spesso  le 
geste  ammirabili,  pero  le  virtu  imi- 
tabili,  le  virtu  interiori,  quelle  che 


sono  il  fondamento  della  perfezione 
cristiana,  si  trovano  ugualmente  e 
forse  meglio  campeggiano  nelle  don- 
ne. Comunque  sia  noi  confldiamo  che, 
se  il  Cardinale  Capecelatro,  dopo 
avere  scritto  la  vita  di  quei  grandi 
che  furono  un  S.  Filippo  Neri,  un 
S.  Alfonso  Liguori,  un  P.  Ludovico 
da  Casoria,  non  ha  creduto  abbas- 
sarsi  dettando  quella  della  Frassi- 
netti; questa  tornera  accetta  non 
pure  alle  Suore,  non  pure  alle  donno 
cristiane,  ma  anche  agli  uomini  serii. 
Molto  piu  che  il  ch.  Autore  ha  sa- 
puto  intrecciarvi  non  pochi  fatti  della 
storia  contemporanea  religiosa  e  ci- 
vile, i  quali  la  rendono  anche  piii 
istruttiva  ed  attraente.  Intanto  ci 
rallegriamo  di  cuore  colle  RR.  Ma- 
dri  Dorotee  d'ave»re  avuto  per  fun- 


72 


BIBLIOGRAFIA 


datrice  una  Madre,  che  in  questo  vo-       come    donna  fortissimo,  e   nel    bene 
lume  6  rappresentata   si    vivamente       santamente  audace. 
CASEY  P.  H.,  S.  I.  —  The  Bible  and  its  interpreter.   Philadelphia,. 
John  Jos.  McVey,  1900,  di  pp.  94. 


II  valoroso  Padre  Casey  S.  J.,  pro- 
fessore  di  teologia  dogmatica  nel  col- 
legio  di  Woodstock  negli  Stati  Uniti 
hascrittounaltro  libro  che  si  faraleg- 
gere  con  piacere,  non  solo  dai  catto- 
lici,  ma  anche  dai  protestanti.  II  sog- 
getto  ne  £  la  Sacra  Scrittura  e  il  le- 
gittimo  interprete  di  lei,  la  Chiesa 
Cattolica.  11  chiaro  professore  passa 
in  rivista  ad  una  ad  una  tutte  le  dif- 
ficolta  che  i  protestanti  accampano 
contro  la  dottrina  cattolica  rispetto 
alia  Bibbia,  e  le  scioglie,  e  le  confuta 
vittoriosamente.  Lo  stile  dell'  illustre 
autore  e  chiaro,  terso,  facile  e,  direi 
quasi,  ameno,  onde  nou  si  fa  gia  fa- 
tica  a  leggere,  ma  a  lasciar  di  leg- 
gere.  L'operetta  6  divisa  in  due  parti: 
il  diritto  di  interpretazione  privata; 
e  il  diritto  di  infallibilita.  Nella  prima 
parte  e  beilo  specialmente  il  capito- 
letto  intitolato,  Una  religione  senza 
dogma,  quale  a  lungo  andare  diven- 


principio  del  libero  eeame  e  della  pri- 
vata iuterpretazione  della  Scrittura.. 
Nella  seconda  parte,  ricca  di  concetti 
e  di  argomenti,  ci  piace  sopra  tutto 
dove  discorre  dello  sviluppo  ed  evo- 
luzione  della  Fede  cattolica.  Quivi  il 
chiaro  Autore  distingue  due  specie 
di  evoluzioni  alle  quali  anche  la  fede- 
cattolica  and6  soggetta.  Evoluzione 
o  sviluppo  della  fede  nelle  formule 
colle  quali  viene  espressa,  mentre  cia 
che  prima  si  credeva,  ma  non  si  espri- 
meva  con  formola  propria,  fissa,  e, 
diremo  cos\,  consacrata,  trov6  piu 
tardi  una  formola  determinata  e  am- 
messa  da  tutti.  Un  ulteriore  sviluppo 
si  ha  quando  una  verita,  sempre  prima 
creduta,  entra  piu  chiaramente  e  piu 
universalmente  nella  coscienza  del 
fedeli.  Insomnia  1'operetta  del  chiaro 
P.  Casey  6  riuscita  bene,  e  otterra, 
ne  siamo  certi,  il  fine  pel  quale  fu 
acritta. 


tera,  il  protestantesimo  in  virtu  del 

CATHREIN  VICTOR  S.  I.  —  Religion  und  Moral  oder  Gibt  es  erne- 

Moral  ohne  Gott?  Eine  Untersuchung  des  Yerhaltnisses  der  Moral 

zur  Religion.  Freiburg,  i.  B.,  Herder,   1900,  8°   di   pp.  142.  - 

M.  1,90. 

L'illustre  filosofo  moralista  P.  Ca- 
threin  tratta  qui  e  risolve  dapari  suo 
una  delle  question!  piu  important! 
che  si  agitino  ai  giorni  nostri.  Pud 
darsi  una  morale  senza  Dio?  Tutti 
i  materialist!,  ateisti,  panteisti,  posi- 
tivisti  predicano  la  morale  indipen- 
dente;  in  Germania  s'6  pure  fondata, 
a  fine  di  promuoverla  su  larga  scala, 
la  Societa  tedesca  per  la  coltura 


etica.  <  Si  comprende,  dice  TAutore 
(p.  85)  dopo  avere  esposta  la  storia 
della  morale  indipendente  e  del  suo 
ampio  apostolato,  non  solo  la  neces- 


sita  della  morale  e  della  coscienza 
del  dovere,  ma  anche  la  necessita 
della  rigenerazione  di  questa  co- 
scienza del  dovere.  Spaventa  il  mi- 
rare  1'abisso  verso  il  quale  si  preci- 
pita  1'uman  genere  scaduto  dai  cri- 
stianesimo ;  si  vuol  salvarlo,  si  vuol 
condurlo  alia  felicita,  ma  senza  cri- 
stianesimo,  anzi  senza  religione.  » 
Ora  1'A.  dimostra  con  invitti  argo- 
menti come  ci6  non  sia  in  nessua 
modo  possibile.  Egli  esamina  dap- 
primae  definisce  partitamente  il  giu- 
sto  concetto  della  morale  e  della  re- 


BIBLIOGRAFIA 


73 


ligione ;  quindi  si  fa  a  provare  come 
sia  assolutamente  insostenibile  la  mo- 
rale indipendente,  ponendola  in  con- 
fronto  col  concetto  stesso  della  mo- 
rale, con  1'ultimo  fine  dell'uomo,  col 
valore  e  pregio  dell'umana  vita,  con 


la  felicita  vera,  la  liberta,  il  dovere, 
la  sanzione  dell'ordine  morale,  il  di- 
ritto  ed  i  doveri  particolari  della  vita. 
Ne  discende  limpida  la  conclusione, 
che  1'A.  riassume  e  novamente  con- 
ferma  in  un  ultimo  capitolo. 


CHIESA  LUIGI,  prof.  —  La  Bionieccanica  il  Neovitalismo  ed  il  Yita- 

lismo  tradizionale.  Roma,  Desclee,  in  8°  di  pp.  76.  — L.  1,25. 
OOLOMBO  G1ACOBBE.  —  II   cavaliore   della   morte.   Fantasia   me- 

dioevale  in  dieci  canti.  Milano,  Cogliati,  1900,  in  8.° — L.  1,00. 

Rivolgersi  all' An  tore  in  Yia  Giuseppe  Giusti  37,  Milano. 

La  lega  lombarda  contro  il  Bar-      mere  un  desiderio:  esortando  cioe  i 


tmrossa,  della  quale  furono  come 
nucleo  e  corona  Milano  e  Legnano, 
forma  il  soggetto  di  questo  che  1'au- 
tore  chiama  carme,ossia  poema  lirico 
diviso  in  dieci  canti,  ciascuno  dei 
<juali  in  un  metro  suo  proprio.  E 
questo  dunque  un  poema  patriottico, 
ma  ben  diverse  dalle  Fantasie  del 
Berchet,  e  daWAlgiso  del  Cantu;  ed 
•e  steso  in  uno  stile  fantastico  e  re- 
boante,  del  quale  un  saggio  possono 
dare  le  seguenti  parole,  con  cui  si 
chiude  la  prefazione,  dall'Autore  chia- 
mata  Orientamento. 

«  Trepidante  per  le  celsitudini 
<3ell'assunto,  cosi  da  richiedere  ga- 
gliardo  impiumo  a  dominarlo,...  io 
mi  espongo  anche  una  fiata  al  giu- 


giovani  arruolantisi  nella  milizia 
delle  lettere  a  non  sciupare  le  loro 
vitali  energie  in  temi  scipiti  di  sdol- 
cinati  erotismi,  o  di  melensaggini 
insulse  (giusta  esortazione)...  N6  si 
creda  questa  ch'io  lancio  parenesi 
intempestiva,  ne  ch'  io  rieda  dal- 
1'Utica  censore  catoneggiante.  II  di- 
lagare  di  dottrine  deleterie,  la  marea 
limacciosa  del  sensualismo  invadente 
impongono  a  tutti  gli  uomini  di  pe- 
regrino  e  pulito  ingegno  di  conver- 
gere  titanici  conati  ad  una  pronta 
catarsi,  per  guisa  che  agl'incompoBti 
deliranti  ruggiti  della  came  salutar- 
mente  echeggino  le  geriche  tube. » 
Ed  ora  dopo  questa  prosa  legga 


chi  vuole  la  poesia. 
clizio  del  pubbiico,  non  senza  espri- 

COMMEMORAZ10NE  del  P.  Kaffaele  Bonora  dell' Oratorio.  Bologna, 

tip.  Garagnani,  in  8.° 

Lastima  che  godeva  meritamente 
in  Bologna  questo  venerando  Filip- 
pino,  il  quale  avevasi  in  conto  di  uno 
•dei  piu  degni  e  zelanti  sacerdoti  di 
quellavastaArchidiocesi  che  neconta 
pur  tanti,  ha  suggerito  la  pubblica- 

DE  LA  SERYIERE  J.  S.  I.  —  Un  professeur  d'ancien  regime.  Le 
pere  Charles  Poree  S.  I.  (1676-1741).  Paris,  Oudin,  1899,  8°  di 
pp.  XL-492. 

Nessun  letterato  in  Francia  e  non  Ma  ben  pochi,  specialmente  fra  noi, 
molti  in  Italia  ignorano  il  nome  del  vanno  piu  oltre  che  a  conoscere  il 
maestro  in  lettere  di  Voltaire,  P.Por^e.  nome  di  quest'uomo,  che  in  qua- 


zione  di  questa  Comtnemorazione,  la 
quale  sara  letta  con  piacere  anche 
daquelli  che  non  conobbero  1'egregio 
sacerdote,  spirato  il  5  luglio  dell'anno 
corrente. 


74 


B1BLIOGRAFIA 


rant'anni  d' insegnamento  form6  i 
figli  delle  principali  famiglie  di  Fran- 
cia,  e  contd  fra  i  suoi  discepoli,  oltre 
il  Voltaire,  il  Cardinale  di  Bernis, 
Turgot,  Malesherbes  ed  altri  uomini 
celebri.  A  metterlo  dunque  in  piena 
]  uce  ha  provvidamente  pensato  1'egre- 
g-io  Autore,  spendendo  intorno  a  lui 
tempo  e  fatica  non  lieve  in  minute 
fd  accurate  ricerche,  dalle  quali  e 
uscito  questo  grosso  volume,  che  sara 
letto  con  molto  interesse  special - 
meme  dagli  studios?'  di  letteratura 
e  pedagogia.  Noi  ci  contenteremo  di 
riferire  il  ritratto  morale  che  ci  offre 
egl'  stesso  del  suo,  non  diremo  eroe, 
ma  sogrgetto. 

II  Pore"e  non  fu,  come  lo  predi- 
carono  parecchi  contemporanei,  ne 
ilprincipe  degli  oratori  del  suo  tempo, 
ne  un  modello  d'eloquenza  e  di  poesia, 
ne  un  glorioso  rivale  di  Corneille  e 
di  Racine;  ma  neppure,  come  altri 
dissero,  un  insipido  Retore  di  Col- 
legia, ne  unfacitore  d'antitesi,  ne  un 
brillante  pilluccatore  di  sillabe.  Tutto 
j>e'  suoi  allievi  e  alieno  da  ogni  al- 
tra  distrattiva  occupazione,  religioso 
<1uro  per  se  e  molto  dolce  per  gli 
altri,  cuore  amante  ed  aperto.  fati- 
catore  ostinato  e  modesto  in  mezzo 
ai  piu  grandi  successi,  il  Pore"e  e  uno 

—  De  Jacobo  I.  Angliae  Rege  cum  Cardiuali  Roberto  Bellarmino  S.  I. 
super  potestate  cum  Regia  turn  PoDtificia  disputante.  (1607-1609). 
Parisiis,  Oudiu,  1900,  8°  di  pp.  XXXII-172. 


di  quei  nobili  tipi  d'affezione  indo- 
mita  al  dovere  professionale,  che  a 
quando  a  quando  s'incontrauo  iiella 
storia  dell'  insegnamento  di  questi 
tre  ultimi  secoli.  Dall'altro  canto, 
intelligenza  piu  graziosa  che  forte, 
piu  versatile  che  profonda;  semplice, 
come  tutti  quelli  che  non  conoscono 
il  mondo  se  non  dai  libri  e  dai  ra- 
gazzi,  e  pero  inetto  al  maneggio  dei 
grandi  negozii ;  gettato  per  tempo  e 
per  sempre  in  quel  Collegio  di  Luigi 
il  Grande,  dove  gli  umanisti  e  i  bei 
parlatori  erano  succeduti  agli  austeri 
dotti  d'una  volta;  dove  una  gioventu 
nobile,  attiva,  avida  di  sapere,  raffi- 
nata  dalla  educazione  di  famiglia,  ma 
non  di  rado  gia  tocca  dalla  corru- 
zione,  esigeva  guide  dalla  mano  piu 
destra  che  vigorosa,  il  professore  di 
Voltaire  si  mostr6  fin  da  principle. 
e  poi  sempre  piu,  quel  che  1'ha  de- 
finite il  suo  discepolo,  un  bellissimo 
spirito.  Adunque,  un  uomo  di  zelo, 
sollecito  anzi  tutto  del  bene  de'suoi 
alunni;  un  uomo  di  spirito,  ma  spesso 
piu  scintillante  che  sodo;  tiu  uomo 
infine  che  il  suo  spirito  metteva  tutto 
a  servizio  del  suo  zelo :  ecco  il  Por£e 
quale  ci  viene  ampiamente  descritto 
dai  P,»de  la  Serviere. 


Sara  difiicile  1'additar  contro- 
versia  che,  vuoi  per  la  qualita  dei 
due  campioni  avversarii,  vuoi  per  la 
importanza  dell'argomento,  sia  piu 
eolenne  di  quella  che  si  agitd  tra 
Giacomo  I  Re  d'Inghilterra  e  il  Car- 
dinale Bellarmino  intorno  all'essere 
o  no  legittima  1'autorita  che  i  Poii- 
tefici,  almeno  dopo  Gregorio  VII,  si 
attribuivano  di  deporre  i  sovrani  mal- 
vagi,  e  sciogliere  i  loro  sudditi  dai 


giuramento  di  fedelta;  intorno  al- 
1'avere  i  Re  ricevuto  la  loro  auto- 
rita  immediatamente  da  Dio,  ovvero 
mediante  il  popolo ;  e  intorno  ad  altri 
punti  che  dai  suddetti  (dipendono. 
Questa  materia  gravissima  si  vedra, 
dunque,  con  vivo  piacere  trattata  nel 
presente  libro,  diviso  in  tre  parti : 
delle  quali  la  prima  cerca  1'origine 
del  dissidio,  narra  la  storia  del  giu- 
ramento proposto  a'  suoi  sudditi  da 


BIBLIOGRAFIA 


75 


questa  disputa,  specialmente  in  Fran- 
cia,  e  si  da  un  saggio  dei  principal! 
libri  scritti  su  tal  materia  dai  teo- 
logi  d'ambedue  le  parti.  Questo  cenno 
ci  par  cbe  basti  ad  invogliare  ben 
molti  di  questo  prezioso  libro. 


Giasomo  I,  e  delle  lettere  scritte  dal 
Ponteflce  Paolo  V  e  dal  Card.  Bel- 
larmino  contro  qnel  giuramento:  la 
seconda  espone  e  bilancia  le  materie 
contenute  nei  quattro  libri  d'ambe- 
due  gli  avversarii :  nella  terza  s'  in- 
dagano  le  conseguenze  prodotte  da 
i)BLEDDA  GRAZIA.  —  La  Giustizia.  Romanzo  illustrate.  Giulio  Spei- 

rani  e  Figli  Editor!.  16°  di  pp.  226.  —  L.  1,00. 
—  II  Tesoro.  Romanzo.  Giulio  Speirani  e  Figli  Editori,  16°  di  pp.  310. 

L.  1,00. 

La  signora  Grazia  Deledda,  au- 
trice  di  parecchi  romanzi  noti  ai  let- 
tori  della  biblioteca  romantica  Spei- 
rani, si  &  messa  in  questi  ultimi  tempi 
sopra  una  cattiva  strada.  I  suoi  primi 
romanzi,  come,  La  via  del  male,  Rac- 
conti  Sardi,  Anime  oneste,  11  tesoro, 
sono  scritti  benino,  e  bench6  non 
acevri  di  difetti  piuttosto  gravi,  si 
fanno  legg-ere  volontieri  da  ragazze 
sentimental!  e  disoccupate.  Ma  nei 
suo  ultimo  racconto  La  Giustizia  essa 
ha  voluto  imitare  il  D'Annunzio,  e 
per6  ha  scritto  un  libro  che  per  amor 
del  buon  gusto  vorremmo  fosse  morto 
allo  stato  di  crisalide  nei  cervello 
dell'autrice.  Let  G-iustizia  di  Grazia 
Deledda  e  un  libro  scritto  sulla  falsa 
riga  del  D'Annunzio  e  ha  tutti  i  di- 
fetti di  quell'autore.  Descrizioni  pro- 
lisse,  interminabili:  pitture  di  per- 
sone  e  cose,  fantastiehe,  vaghe,  esa- 
gerate  da  disgradarne  un  secentista; 
similitudini,  paragon!  e  tropi  ricer- 
cati,  lontani,  nordici,  incomprensibili; 
e  flnalmente  i  soliti  aggettivi  sten- 
tati,  merlettati,  tirati  dal  greco,  dal 
latino,  per  dare  a  cose  comuni,  vol- 
gari  e  da  tutti  conosciute,  un'aria  di 


mistero,  un  sapore  esotico,  un  odore 
orientale,  che  piacera  forse  a  po  - 
chi  giovani  senza  cervello,  ma  che 
deve  produrre  un  disgusto  profondo  a 
chiunque  conserva  ancora  un  po- 
chino  di  gusto  letterario.  Nei  ro- 
manzo  della  Deledda  trovi  «  un  bel- 
lissimo  adolescente  dai  capelli  rossi, 
i  glauchi  occhi  obliqui,  e  i  denti  di 
perla  (pag.  171);  la  glauca  dolcezza 
del  cielo  madreperlaceo  (pag.  159), 
1'ora  dolcemente  rossa  del  tramonto 
(pag.  160),  la  delicata  e  violacea  au- 
rora autunnale  che  sale  dal  mare, 
come  un  immenso  petalo  di  glicinia 
(pag.  170),  le  gazze  che  gorgheggiano 
i  loro  liquidi  richiami  sul  bosco 
rabbrividente  (pag.  167)  etc.  etc.  In- 
somma,  consigliamo  la  signora  Gra- 
zia a  ritornare  alia  sua  antica  ma- 
niera  di  scrivere,  lasciando  il  D'An- 
nunzio e  il  suo  stile  artistico  a  chi 
si  diletta  di  idee  strambe,  di  frasi 
vuote,  e  di  parole  esotiche,  e  di  darci 
dei  buoni  pensieri  esposti  in  parole 
naturali,  chiare  e  vivaci,  e  non  un 
bazar  di  ninnoli  oriental!  quale  & 
purtroppo  riuscito  il  suo  ultimo  ro- 


manzo  La  Gimtizia. 
DE  LUCA  GIUSEPPE,  sac.  prof.  —  Cenni  d'una  Cosmologia  cristiana. 

Parte  prima.  Molfetta,  tip.  De  Bari,  1900,  8°  di  pp.  340.  —  L.  3,00. 

E  questa  un'opera  di  gran  polso      tempo  e  lo  spazio  e  ordinato  rappre- 
e  profondamente  meditata.  L'illustre      sentare  nella  cronologia  cristiana. 
Autore  dipinge  teologicamente  e  fllo-  Poiche  lo  scopo  finale  dell'estrin- 

soflcamente  il  gran  dramma,  che  il      seca  azione  divina  &  una  manifesta- 


76 


BIBLIOGRAFIA 


zione  del  mutuo  amore  delle  tre  di- 
vine Persone,  ma  scope  immediate 
dell'  Universo  e  Cristo,  per  quern 
omnia  facta  sunt,  il  quale  mediante 
le  creature  deve  rivelare  quell'atto 
di  amore  sovranamente  maraviglioso. 
II  ch.  De  Luca,  bencb.6  professore 
di  scienze  fisiche,  pure  in  questo  suo 
lavoro  si  palesa  e  profondo  teologo  e 
valoroso  filosofo,  calcante  spesso  le 
orme  dell'Angelico,  e  procedente  sem- 
pre  con  ragionamento  serrato  e,  per 
quanto  lo  comporta  la  sublimissima 
materia  che  tratta,  con  pari  chia- 
rezza.  Non  e  pero  pane  questo  per 
tutti  i  denti.  E  fatto  specialmente 
per  coloro  che  drizzaro  il  collo,  come 
direbbe  il  Poeta,  per  tempo  al  pan 
degli  angeli  (Par.  II).  Piu  accessibili 
a  tutti  sono  le  stupende  pagine,  dove 
1'A.  ragiona  del  disegno  divino  in 
rapporto  colla  colpa  delle  creature, 


e  dove  magnificamente  ti  rappre- 
senta  le  glorie  della  Croce,  come- 
altare  di  Cristo  e  come  insegna  di 
Cristo  e  del  cristiano,  e  qual  simbolo 
di  dolore  nell'ordine  cosmico.  Tutta- 
via  qua  e  Ik  certe  espressioni  troppo 
ardite  e  poco  chiare,  specie  parlando 
del  Verbo  come  luce  e  voce  mentale 
delle  intelligenze  create,  potrebbero 
ingenerare  ombre  e  dubbii,  o  essere 
prese  in  senso  non  giusto. 

Del  resto  il  lavoro  piacera  assai 
a  chi  si  diletta  del  sublime,  poich&- 
in  esso,  a  parer  nostro,  si  trova  am- 
piamente  sviluppato  quel  concetto 
altissimo  della  cosmologia  cristiana^ 
che  in  una  sola  terzina  racchiuse  il 
genio  del  divino  Allighieri,  dicendo : 


Cib  che  non  muore  e  c!6  che  puo  morire 
Non  e  se  non  splendor  di  quella  Ide*, 
Che  partorisce,  amando,  il  nostro  Sire. 
(Par.  XIII). 

DE  MANDATO  PIO,  S.  I.  —  Institutiones  Philosophicae  ad  normam. 
doctrinae  Aristotelis  et  S.  Thomae  Aquinatis.  Editio  tertia.  Prati^ 
G-iachetti,   1899-900,  due  voll.  in  8°  di  pp.  332;  484.  —  L.  9,00. 
Rivolgersi  al  Deposito  libri  via  del  Seminario  120,  Roma. 
II  rapido  succedersi  delle  edizioni      terza  edizione,  conservando  tutto  ci6 


di  quest'opera  filosoficadelchmo  Pro- 
fessore della  Pontificia  Universita 
Gregoriana,  R.  P.  De  Mandate  d.  C. 
d.  G.  basta  di  per  se  solo  a  mostrarne 
il  pregio  e  1'utilita.  Nella  rivista,  che 
ne  facemmo  della  la  edizione  (Ser.  XV 
vol.  12«  pag.  705  e  segg.)  segna- 
landone  la  chiarezza,  profondita  e 
forza  dimostrativa  congiunte  a  per- 
fetta  conformita  coi  principii  filosofici 
d'Aristotile  e  di  S.  Tommaso  d'Aquino, 
ne  facemmo  i  piu  lieti  pronostici. 
L'evento  ha  pienamente  corrisposto 
alia  nostra  aspettazione.  Essa  si  e 
fatta  ampia  strada  nelle  scuole,  nelle 
quali  con  serieta  si  siegue  1'impulso 
dato  dal  glorioso  Pontefice  Leone  XIII 
agli  studi  della  soda  fllosofla,  essendo 
stato  prescelto  come  testo  in  molti 
atenei  in  Italia  ed  all'Estero.  Questa 


che  le  precedent!  contenevano,e  stata 
ampiamente  arricchita  di  nuove  tesi 
e  question!.  Ci  piace  notare  nella 
Logica  la  tesi  sulla  certezza;  nel- 
1'Ontologia  quella  del  supposto;  nella 
Filosofia  Naturale  la  questione  dei 
principii  intrinseci  dei  corpi,  materia, 
forma,  e  loro  produzioni,  quelle  dei 
sistemi  modern!  sulla  vita,  sensazione, 
evoluzione.  Una  profonda  conoscenza 
dei  moderni  ritrovati  delle  scienae 
naturali  si  accoppia  a  sicura  critica 
ed  a  ben  intesa  applicazlone  dei  prin- 
cipii della  vera  filosofia.  Chiunque 
leggera  quest'opera  ne  restera  cer- 
tamente  invaghito  e  giudichera  con 
noi  che  essa  in  qualsivoglia  atenea 
potraessere  accettata  eonpieno  auc- 
ceseo. 


BIBLIOGRAFIA 


77 


DE  PEYROUZET,  cure.  —  Mengue  et  la  devotion  a  Saint  Antoine 
Termite.  Autun,  impr.  du  Sacre"  Coeur,  1900,  in  24.°  —  Cent.  60. 
Franco  per  posta  Cent.  75.  Rivolgersi  all'Autore  Aulon  (Haute- 
Garonne). 

DESMAREST  P.  M.  —  Quinze  ans  de  haute  police  sous  le  Consulat 
et  PEmpire  par  P.  M.  Desmarest  chef  de  cette  division  au  Mini- 
stere  de  la  Police  Generale,  suivi  du  siege  de  Valenciennes  (1793). 
Edition  annotee  par  L.  Grasilier  et  precedee  d'une  etude  sur  Des- 
marest et  la  haute  Police  par  A.  Savine.  Paris,  Gamier,  1900, 
16°  di  pp.  LXXVI-454.  -  Fr. 
II  semplice  titolo  annunzia  e  con- 


tiene  tutta  1'attrattiva  del  volume.  II 
Desmarest  fu  il  capo  della  polizia, 
il  braccio  destro  di  Fouche  e  di  Sa- 
vary,  ne'  tempi  del  Consolato  e  del- 
1'Impero  per  15  anni.  Quindi  le  cose 


3,50. 

descritte,  furono  da  lui  o  vedute  o 
sapute  di  certo.  Lodevole  fu  dunque 
il  pensiero  de'  ffr.  Gamier,  di  pre- 
sentare  al  pubblico  una  nuova  edi- 
zione  di  quest'opera,  accresciuta  e 
corredata  di  prefazione  e  di  note. 


DE  STEFANO  OTTAYIO,  dott.  cav.  —  Epifenomeni  del  catarro  di  sto- 
maco  che  si  credono  ancora  malattie  primarie.  Napoli,  A.  Delle  Donne 
•ditore,  via  Atri  37,  1900,  in  8.°  —  Lire  8,00. 


Noi  ci  congratuliamo  col  ch.  dot- 
tor  Ottavio  De  Stefano  per  questo 
BUG  bellissimo  lavoro.  Nella  presente 
opera  Tautore  ci  da  il  frutto  di  50  anni 
di  esperienza  clinica  intorno  al  ca- 
tarro di  stomaco,  dalla  quale  e  ve- 
nuto  in  chiaro  che  sono  epifenomeni 
di  detto  catarro  tutte  le  alterazioni 
funzkmali  e  nervose  del  cuore,  come 
il  cardiopalma,  1'angina  di  petto,  il 
gozzo  esottolanico,  e  in  generale  molte 
di  quelle  malattie  di  cuore  che  fin  qui 
si  attribuivano  a  difetti  organici  del- 
1'organo  stesso.  Inoltre  sono  epifeno- 
meni del  catarro  di  stomaco  1'asma 
bronchiale,  la  nevrastenia,  1'isterismo, 
la  malacia,  il  vomito  incoercibile  delle 
donne  incinte,  la  cirrosi  ipertrofica 
del  fegato,  Pitterizia,  la  diarrea  bi- 
liosa,  1'albuminaria,  il  diabete  ecc. 
Tutte  queste  malattie  adunque  non 
sono  affezioni  primarie,  ma  seconda- 
rie;  e  sono  prodotte  dal  catarro  di 
stomaco,  il  quale  sempre,  o  palese- 
mente  o  in  occulto,  coesiste  alle  stesse 
malattie,  ed  &  Torigine  e  la  causa  pri- 
maria  di  tutte  loro. 


Ma  quali  sono  le  cagioni  che  de- 
terminano  il  catarro  di  stomaco?  de- 
manded il  let-tore.  A  questa  domanda 
il  chiaro  autore  risponde  in  due  luo- 
ghi,  apagina  118  e  197,  distinguendo 
le  cagioni  in  due  ordini,  fisiche  e  mo- 
rali;  e  mostra  che  queste  ultime 
hanno,  non  meno  delle  prime,  una 
fatale  efficacia  in  determinare  1'affe- 
zione  catarrale  del  cardia,  la  quale 
a  sua  volta  produce  altri  disordini  in 
tutto  Porganismo.  Per  guarire  questo 
catarro,  1'autore  in  cinquant'anni  di 
pratica  medica  fece  uso  di  una  me- 
dicina  di  cui  da  la  ricetta  in  piu  luo- 
ghi,  ma  specialmente  a  pag.  22.  L'ef- 
fetto  della  sua  medicina  fu  sempre 
felicissimo,  scomparendo  insieme  col 
catarro  di  stomaco,  qualche  volta 
occulto,  tutte  quelle  malattie  che  ordi- 
nariamente  si  dicono  primarie,  ma 
che  1'esperienza  del  chiaro  dottor  De 
Stefano  mostra  chiaramente  non  es- 
sere  che  epifenomeni  dello  stesso  ca- 
tarro di  stomaco. 

In  questi  ultimi  settant'anni  la 
medicina  ha  fatto  progresso  immenso, 


78 


BIBLIOGRAFIA 


ma  piu  dal  lato  fisiologico  che  dal 
patologico.  Non  basta  conoscere,  de- 
finire,  dividers,  suddividere  e  clas- 
sificare  le  malattie.  Bisogna  anche 
osservare  in  quale  ordine  stanno  fra 
di  loro,  quali  hanno  ragione  di  causa, 
quali  di  effetto;  altrimenti  sara  im- 
possibile  prescrivere  il  conveniente 
rimedio,  e  guarire  I'ammalato  che  e 
fine  ultimo  della  medicina.  Che  me- 
raviglia  per  es.  che  il  digitale  o  lo 


cuore  che  e  affezione  concomitante  o 
epifenomeno  d'un  catarro  di  stomaco, 
il  quale  e  la  vera  e  propria  causa 
delPaffezione  cardiaca?  II  chiaro  dot- 
tor  De  Stefano  con  questo  suo  libro 
ha  messo  il  dito  sulla  piaga  della  me- 
dicina moderna,  e  facciamo  voti  per- 
che  i  suoi  colleghi  sappiano  far  pro 
dei  fatti  che  egli  adduce  e  delle  con- 
clusion! alle  quali  arriva  in  questo 
suo  bel  libro. 


strofanto  non  guariscano  un  mal  di 

DI  SAN  MARCO  ROSA,  contessa.   ~  Feste  cristiane.  Vol.  I.  Mikmo, 


P.  Clerc  ed.,  1900  24°  di  pp.  346. 


Con  nobiie  forma  e  con  vivo  sen- 
timento  religioso  sono  qui  descritte 
in  altrettanti  capitoli  le  principali 
feste  deH'anno  fino  a  Pasqua,  il  rito 
liturgico  della  loro  celebrazione,  e  la 
augusta  pompa  delle  loro  ceremonie, 
considerandone  1'alto  significato  mo- 
rale e  traendone  opportune  ascetiche 


sublimi  ed  altre  semplici  e  candide, 
che  ci  sono  piaciute  anche  piu  delle 
prime.  Ce  ne  rallegriamo  colla  no- 
bile  scrittrice,  animandola  a  prose - 
guire  il  ben  cominciato  lavoro;  ne 
vogliamo  lasciare  senza  una  parola 
di  lode  la  Casa  Clerc,  che  ci  ha  dato 
una  edizione  veramente  elegante. 


riflessioni.  Vi  abbiamo  trovato  pagine 

ERMINI  FILIPPO.  —  Lo  Stabat  Mater  e  i  pianti  della  Yergine  nella 
lirica  del  Medio  Evo.  Roma,  tip.  Salesiana,  1900,  in  8.° 
Messo  in  sodo  1'autore  dello  Sta-      presso  si  considera  il  dolore  femmi 

bat,  c'he,  ad  esclusione   d'altri   sei, 

giustamente  si  afferma  essere  Fra  la- 

copone  da  Todi,  si  fa  un  commento 

erudito  della  pietosa   sequenza,  te- 

nendo  anche  conto  delle  non  poche 

variant*.  Poi  le  ricerche  si  allar^ano 


nile  nei  classic!  greci  e  latini,  e  si 
mostra  quanto  questi  riesc;mo  infe- 
rior! al  povero  Francescano.  Final  - 
mente  anche  tra  gli  artisti  cristiani, 
poeti  o  pittori  o  scultori,  si  fa  ve- 
dere  che  i  piu  efficaci  son  quelli  che 
meno  si  scostano  dalla  scultoria  sem- 
plicitk  e  freschezza  di  lacopone.  E 
uno  studio  ben  fatto  e  che  si  legg-e 
con  gusto. 


alle  altre  liriche  medievali  intorno 
il  pianto  della  Vergine,  e  si  passano 
in  rassegna  le  greche,  le  latine  e  le 
italiane,  secondo  i  recenti  lavori  dei 
Daniel,  del  Chevalier  e  di  altri.  Ap- 

ERPIANIS  G.  —  II  Romanzetto  di  un  Ciclista.  Roma,  Pustet,  1900, 

16°  di  pp.  176.  —  Cent.  70. 

II  signer  G.  Erpianis  e  noto  al 
mondo  letterario  per  altri  racconti,  i 
piu  scritti  per  la  gioventu,  ma  che 


pur  si  leggono  con  diletto  anche  da- 
gli  adulti.  II  romanzetto  di  un  Ci- 
clista e  la  storia  di  un  amore  fortu- 


nate che  termina  felicemente  nel 
santo  matrimonio.  II  brio  dello  stile, 
la  vivezza  dei  caratteri,  la  gioia  in- 
nocente  che  spira  da  tutto  il  rac- 
contino,  lo  renderanno  certamente 
caro  ai  lettori. 


BIBL10GRAFIA 


79 


GARINO  GIOVANNI.  —  Nuova  grammatica  greca  ad  uso  del  Gin- 
nasii.  Parte  prima.  Fonologia  e  morfologia.  Torino,  tip.  Salesiana, 
1900,  in  8.°  —  L.  0,80. 

GHIONE  ANACLETO.  —  Igiene  popoiare   moderna  approvata  da  di- 
stinti  medici  specialist!.   Torino,  libreria  salesiana  editrice,  1900, 
16°  di  pp.  954. 
L'Autore  non  e  nuovo  in  questo 

caiipo.  Aveva  gia  compilato  ventotto 

diversi  fascicoli  di  materie  igieniche, 

del  Quali  in  soli  quattro  annl  se  ne 


cedenti  fascicoli,  in  modo  chiaro  e 
senza  ombra  di  pericoio  per  la  mo- 
rale, e  approvato  da  valenti  medici. 
Lo  raccomandiamo  ai  direttori  d'isti- 
tuti  d'educazione,  ai  capi  di  famiglia, 
e  a  quanti  hanno  cura  della  propria 
salute. 


sono  spacciate  ben  novantasette  mila 
eopie.  Pud  dunque  con  animo  franco 
presentare  ora  al  pubblico  questo 
compito  Manuale,  scritto,  come  i  pre- 

KIRSOE  J.  P.  —  Die  Lehre  von  der  Gemeinschaft  der  Heiligen  im 
christl.  Alterthum.  (Forschungen  znr  christlichen  Litteratur-und 
Dogmengeschichte  I  Band.  I  Heft.)  Mainz,  Franz  Kirchheim,  1900, 
8°  di  pp.  232.  —  Associazione  per  quattro  fascicoli  prezzo  M.  16. 


I  professori  Dr.  A.  Ehrard   del- 
1'  Universita  di  Vienna  e  Dr.  G.  P. 
Kirsch  dell'Uaiversita  di  Friburgo  in 
Isvizzera  hanno  messo  mano  ad  una 
pubblicazione  periodica  di  grande  ri- 
le vanza.  Ha  per  titolo:  Investigazioni 
per  la  storia  della  letteratura  cristiana 
e  de'dogmi,  ed  e  destinataacontenere 
dissertazioni    strettamente  scientifi- 
che  su  tale  argomento,  scritte  dai  piu 
illustri  scienziati  cattolici,  con  lo  sco- 
po  di  promuovere  sempre  meglio  sif- 
fattistudii  e  di  mostrare  alia  scienza 
razionalistica  quanto  sia  infondato  il 
rimprovero  ch'ella  rivolge  alia  teo- 
logia    cattolica,  di  considerare   cioe 
nella  storia  dei  dogmi  la  propria  ne- 
mica.  Ogni  fascicolo  del  nuovo  perio- 
dico    deve  contenere  di  regola  uno 
studio    compiuto:    quattro   fascicoli 
formano    un    volume,    ogni    volume 
un'annata. 

II  primo  quaderuo  ci  offre  un  bel- 
li asimo  studio  del  prof.  Kirsch  sulla 
Dottrina  della  Comunione   de'  Santi 
neir  antichitd    cristiana.    Parecchie 
iscrizioni  cristiane  del  secolo  II  e  gli 


accenni  di  Tertulliano  dimostrano 
come  fin  da  quei  primi  tempi  fosse 
svolto  appieno  1'uso  di  pregare  pei 
morti  e  di  ricordarli  nella  sacra  li- 
turgia.  II  ch.  Autore  ne  prese  occa- 
sione  aflSne  di  investigare  le  origini 
e  lo  svolgimento  della  dottrina  cat- 
tolica sulla  Comunione  de' Santi,  ri- 
manendo  per6  entro  gli  stretti  con- 
flni  de'  primi  cinque  secoli,  cioe  fino 
all'  introduzione  nel  simbolo  delle 
parole  sanctorum  comunionem,  ci6 
che  si  da  per  certo  essere  avvenuto 
nelle  Chiese  della  Gallia  meridionale 
verso  la  meta  del  sec  V  (p.  214  e  segg.). 
Nell' Introduzione  viene  esposta  la 
dottrina  evangelica  ed  apostolica, 
chiarissimo  fondamento  del  dogma 
in  tutte  le  parti  in  cui  si  and6  poscia 
esplicando;  quindi  in  tre  capitoli  se- 
guono:  1°  le  testimonianze  ne' tempi 
primitivi  fino  all'anno  180  d.  C.;  2°  lo 
svolgimento  della  dottrina  fino  al 
principle  del  secolo  IV;  8°  la  plena 
sua  determinazione  e  la  sua  difesa 
nei  secoli  IV  e  V.  L'argomento,  fe- 
condo  assai,  conduce  l'A.  a  trattare 


80 


B1BLIOGRAFIA 


ampiamente  delle  intime  relazioni 
che  passano  tra'  seguaci  di  Cristo, 
tra'vivi  e  defunti,  tra  quanti  lottano 
in  terra  ed  i  beati  comprensori  in  cielo, 
Santi  ed  Angeli;  quindi  della  pre- 
ghiera  vicendevole,  delPintercessione 
e  de'frutti  che  dall'una  e  dall'altra 
ricavansi;  del  culto  liturgico,  prima 
de'  Martiri,  poi  de'  Santi  in  genere, 
degli  Angeli,  della  B.  V.  Maria,  cbe 
di  mano  in  mano  dur-ante  quei  prirni 
secoli,  come  germe  spontaneo  di  que- 
sta  dottrina,  si  va  diffondendo  e  ra- 
dicando. 

Pregio  particolare   del   lavoro   e 


con  vero  guadagno  degli  studii  teo- 
logici,  raccoglie  in  un  quadro  solo 
e  sotto  un  unico  punto  di  vista  tutte 
le  piu  important!  testimonianze  a  tale 
proposito  de'  monument!  ecclesia- 
stici  e  de'Padri  e  scrittori  de' primi 
secoli.  II  carattere  della  dimostra' 
zione  e  strettamente  scientifico;  no»- 
dimeno  1'A.  ha  saputo  dare  al  sao 
libro  cosl  bell'ordine  e  tanta  clia- 
rezza  d'esposizione,  anche  dal  lato 
della  lingua  e  dello  stile,  chenulla 
vi  si  riacontra  di  arido,  anzi  J'anirno 
del  lettore  ne  ritrae  pascolo  gratis- 
simo  alia  mente  ed  al  cuove. 


questo   ch'esso   per  la  prima  volta, 

LAMBERTICH  LAMBERTO,  dott.  —  La  piccola   grammatica   latina 

di  Ferdinando   Schultz   tradotta  e   rifusa   per   le  scuole  italiane. 

Como,  D.  Gross!  editore,  1900,  8°  di  pp.  262.  —  L.  2,00. 

Perche  una  nuova  grammatica?  citati  nei  libri  d'esercizii  e  di  com- 
O  piuttosto  perche  rifondere  quella 
nota  dello  Schultz?  Perche  questa 
dall'un  canto  e  la  piu  diffusa,  dal- 
1'altro  nella  morfologia  contiene  er- 
rori.  Pero  il  dottor  Lambertich  ha 
preso  a  rifonderla,  senz'alterar  la  so- 
stanza,  1'ordine,  il  metodo  del  testo 
delle  edizioni  anteriori  a  quella  del 


Wetzel,  ma  correggendo  tutti  gli  er- 
rori  linguistici  della  morfologia,  ren- 
dendo  piu  chiara  e  precisa  Pesposi- 
zione  delle  regole  sintattiche,  e  tut- 
tocio  conservando  rigorosamente,  al- 
meno  dal  "70  in  poi,  la  numerazione 
antica  dei  paragraft,  come  vengono 


menti  ai  classici.  Per  conseguenza 
noi  non  dubitiamo  d'affermare  che 
questa  nuova  edizione  dello  Schultz 
e  migliore  di  quelle  che  sono  ap- 
parse  flnora.  Ma  di  qui  appunto  na- 
sce  un  guaio ;  come  dal  male  viene 
talvolta  un  bene,  cosl  tal  altra  volta 
dal  bene  pu6  nascere  un  male.  E  un 
male  sara  certamente,  a  detta  di  pa- 
recchi,  se  il  miglioramento  apportato 
dal  Lambertich  allo  Schultz,  fara  si 
che  sia  continuata  ancora  per  altro 
tempo  agl'  Italiani  questa  ignominia, 
d'essere  ammaestrati  nella  loro  an- 
tica lingua  con  un  testo  straniero. 


LANZA  GIO.  can.  —  Storia  Sacra  dei  due  Testamenti.  Torino-Roma, 
Paravia,  1899,  16°  di  pp.  XII-356.  —  L.  1,50. 


Ai  giorni  nostri  non  v'e  Istituto 
scolastico  d'adolescenti,  nel  quale  non 
vengano  istruiti  con  qualche  ampiezza 
nella  storiaromana,  nella  storiagreca, 
nella  storia  italiana.  S'insegna  egli 
altrettanto  la  storia  sacra  ?  Ne  dubi- 
tiamo. Comunque  sia,  ecco  un  buon 


manuale  per  chi  volesse  servirsene 
neH'insegnamento  religioso  :  un  ma- 
nuale sufficientemente  ampio,  e  al 
tempo  stesso  molto  esatto,  e  condotto 
con  giusto  criterio  e  buona  forma 
letteraria;  il  perche  noi  confldiamo 
che  sia  per  incontrare  molto  favore. 


LAUNAT  ADRIEN  des  Miss.  Etrangeres.  —  Les  Bienheureux  de  la 
Sociefce  des  Missions  Etrangeres  et  leurs,  compagnons.  Paris,  Dou- 


BIBLIOGRAFIA 


81 


niol,  1900,  16°  di  pp.  XII-332.  —  Fr.   3,50.  Yendibile   alia   Li- 

breria  Desclee  in  Roma. 

libro  la  vita;  ma  invece  di  tessere 
una  serie  di  bitgrafie,  egli  ha  preso 
dalle  parole,  dagli  atti  e  dagli  ecritti 
dei  Martiri  ci6  che  vi  era  di  piu 
bello  e  piu  istruttivo,  e  tutti  quest! 
gioielli  ha  incastrato  in  descrizioni 
rive  e  riflessioni  sobrie  e  bene  scol- 
pite.  E  questo  uno  dei  migliori  scritti 
del  ch.  Autore. 
LAURIA  ANGrELO,  sac.  —  S.  Franco  di  Assergi.  Yita  e  riflessioni. 

Aquifa,  tip.  Aternina,  1899,  in  16.°  —  Cent.  10. 
LEONARDI  LEONARDO,  arc.,  miss.  ap.  —  Esposizione  pratica  e  po- 

polare  della  Penitenza  Cristiana.  Edizione  seconda.  Pesaro,  tip.  No- 

bili,  1900,  16°  di  pp.  512. 

Vedi  il  giudizio  che  abbiamo  dato  della  prima  edizione  ser.  XIV,  vol.  I, 
p.  336. 
LODI  SAC  RE  che  si  cantano  negli  Istituti  Salesiani.  Torino,  libr.  sa- 

lesiana,  1900,  in  16.°  —  L.  1,50. 

Ecco   una   buona   raccolta  delle       montano  al  secolo  scorso  ed  ai  tempi 


II  giorno  27  Maggio  il  Sommo 
Ponteflcesollevavaall'onore  dei  Beati 
alcuni  di  questi  eroici  missionarii  e 
molti  dei  loro  fedeli,  che  dal  1798 
al  1856  sono  caduti  sotto  la  spada 
dei  tiranni  di  Cocincina,  del  Tonchino, 
della  Cina,  predicando  il  vangelo  e 
praticando  la  dottrina  di  Gesu  Cristo. 
II  P.  Launay  ce  ne  offre  in  questo 


lodi  piu  divulgate  in  Italia  e  solite 
a  cantarsi  nelle  Congregazioni  ma- 
riane  o  nelle  missioni  popolari.  I  testi 
delle  poesie  sono  in  buona  parte 
quelli  di  S.  Alfonso  di  Liguori,  ed 
anche  alcune  melodie  sono  forse 
composizione  del  Santo  o  certo  ri- 


di  lui,  come  il  Tu  scendi  dalle  sielle, 
grazioso  canto  natalizio.  Altre  me- 
lodie sono  piu  recenti.  Musicalmente 
non  tutte  hanno  egual  valore;  ma 
tutte  pero  hanno  1'impronta  di  me- 
lodia  popolare  e  cantate  devotamente 
•servono  a  nutrimento  della  pieta. 


LONGHI  P.  DIONISIO  S.  D.  S.  —  La  nostra  Fede  e  Fede  ragione- 
vole  di  Em.  Huch.  Traduzione  dal  tedesco.  Roma,  tip.  del  Divin 
Salvatore,  1900,  16*  di  pp.  VIII-204.  —  L.  1,50. 


colarmente,  come  di  speciale  inte- 
resse  ai  giorni  nostri,  il  capitolo;  <c  II 
Cristianesimo  dalle  scienze  natural! 
ha  tutto  da  sperare  e  nulla  da  te- 
mere  ».  Noi  giudichiamo  questo  libr® 
utilissimo  ai  credenti,  agPincreduU 
e  ai  titubanti. 


In  23  capitoli  abbiamo  qui  una 
concisa  confutazione  degli  errori  mo- 
derni  in  fatto  di  religione.  Le  piu 
frequenti  obiezioni  contro  1'esistenza 
di  Dio,  1' immortalitk  dell'anima,  la 
istituzione  della  Chiesa  ed  altre  sif- 
fatte  veritk  capitali,  vi  si  trovano  di- 
scusse  e  stritolate.  Additiamo  parti- 
LUONGO  YINCENZO,  sac.  prof,  --  L'evoluzione  e  la  psicologia. 

Chieti,  tip.  Ricci,  1899,  in  8°  pp.  33. 
LUPANO  COSTANTINO,  teol.  —  Moncalvo  sacra.    Notizie    edite    ed 

inedite.  Moncalvo,  tip.  Sacerdote,  1900, 16°  di  pp.  200.  —  L.  1,00. 

Tutto  cio  che  in  fatto  di  memorie      tra  Asti  e  Casale,  e  detto  Moncalvo, 
storiche    riguarda   il    paese,  situate      si  trova  in  queste  pagine.  Schietta- 

Seric  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1207.          6          21  settembre  1900. 


82 


BIBLIOGRAFIA 


mente  si  vede  che  1'Autore  non  ha      un  piccolo   ma   prezioso    contributa 

risparmiato  fatiche,  per  dare  a'  suoi      alia   storia   religiosa   e  politica  del 

lettori  una  monografia  compiuta  per      Monferrato. 

ragguagli  e  document!.  La  reputiamo 

M.  C.  GL  —  La  Santa  degl'  impossibili.  Novelle  grazie  straodinarie  ot- 

tenute  ad  intercessione  di  S.  Rita  da  Cascia.  Quarta  edizione.  Con 

nuova  appendice  di  grazie  posteriori  alia  Canonizzazione.  Nwpoli, 

tip.  degli  Artigianelli,  1900,  16°  di  pp.  176. 

Non  c'e  che   dire,  questa  Santa      sempre  piu  e  la  sua  gloria  e  il  no- 
si  fa  onore  co' suoi  impossibili.  Dia-       stro  hene. 
mole  dunque  occasione  di  accrescere 
MARBOT  E.,  Chapelain  de  N.  D.  de  la  Seds,  Aumonier  du  Saint-Sa- 

crement.  —  La  Liturgie  Aixoise.  "Etude  bibliographique  et  histo- 

rique.  Aix,  imp.  Makaire,  1899,  8°  di  pp.  430.  —  Fr.  5. 

«  V  avviso,    amico    lettore,    che      dizionale  per6,  per  deliberazione  del 


questo  libro  comincia  dove  gli  altri 
flniscono.  Ed  appunto  il  suo  princi- 
pale  oggetto  e  uno  studio  speciale 
di  que' documenti,  riputati  poco  ri- 
creativi,  che  si  chiamano  con  altro 
nome  pitces  justificatives  e  che  d'or- 
dinario  si  rilegano  ad  un'appendice 
che  nessuno  legge.  »  Cosl  1'Autore 
nella  prefazione.  Gli  specialist!  per6 
trovano  il  massimo  gusto  precisa- 
mente  in  que'  documenti,  che  nes- 
&uno  legge ;  perche  di  la  traggono  il 
retto  criterio  onde  giudicare  i  lavori 
destinati  al  comune  de'  lettori  ed 
attingono  lume,  spesse  volte  inatteso, 
onde  giungere  a  nuove  scoperte. 

La  prima  parte  deU'erudito  la- 
voro  e  destinata  alia  descrizione  del 
manoscritti  liturgici  piu  importanti, 
che  appartengono  alia  Chiesa  di  Aix 
in  Provenza.  Tra  i  codici  piu  preziosi 
sono  da  notare  1'Evangeliario  del  se- 
colo  X,  il  Missale  del  1423  con  su- 
perbe  miniature  del  Murri,  il  Libro 
d'Ore  del  Re  Renato  (sec.  XV)  e  gli 
stupendi  libri  corali  in  pergamena, 
scritti  e  miniati  dal  beneficiato  Pietro 
Burle.  Nel  1620  per  ordine  del  Ca- 
pitolo  essi  furono  corretti  dal  Victrix, 
per  ridurli  alia  lezione  del  Messale 
e  Breviario  di  Pio  V.  II  canto  tra- 


Capitolo  28  ottobre  1619,  non  fu  alte- 
rato  (p.  219),  e  come  nota  1'A.  (p.  67) 
«  le  differenze  dei  testi  non  erano  nu- 
merose ;  si  trattava  solo  di  toglierne 
alcuni,  di  cangiare  qualche  volta  due 
o  tre  parole,  od  anche  un  testo  in- 
tero,  il  piu  sovente  modificarne  Tor- 
dine  ».  SeguoDO  i  documenti  spettanti 
al  diritto  liturgico:  concilii,  sinodi,, 
ordinanze,  statuti  capitolari,  e  simili ; 
come  pure  altri  documenti  secondarii, 
ma  che  pure  riguardano  cose  litur- 
giche:  tutti  notevoli  per  la  storia.  Tra 
questi  noteremo  i  ceremonial!  di  varii 
tempi  che  descrivono  i  riti  partico- 
lari  della  Chiesa  d'Aix. 

L'ultima  parte  dell'opera  e  la 
storia  della  liturgia  d'Aix,  quale  si 
desume  dai  documenti  citati.  L'A. 
ritiene  che  la  Chiesa  aquense  seguisse 
il  rito  romano-francese  di  Carlo- 
magno  e  ci&  fino  al  1620,  quando  fu 
definitivamente  adottato  il  romano 
di  Pio  V.  Nondimeno  le  piu  antiche 
ceremonie  particolari,  care  al  popolo, 
furono  sempre  conservate  sino  alia 
Rivoluzione  francese  (p.  342),  ed  oggi 
ancora  se  ne  mantengono  alcune 
tracce  (p.  370  e  segg.).  II  capitolo 
piu  importante  di  questa  parte  con- 
tiene  la  descrizione  della  liturgia 


BIBLIOGRAFIA 


83 


aquense  dal  secolo  XIV  fino  al  Con-       lavoro    pu6    servire  di  fondo  buono 

xjilio  di  Trento.  L'A.  ne  mette  in  ri-      per  esaminare  e  mettere  a  riacontro 

lievo  tutte  le  particolarita  ed  il  suo      altre  simili  liturgie    d'aitre  Chiese. 

MARIA  DI  GARDO.  Caccia  al  marito.  Romanzo.  Torino,  Giulio  Spei- 
rani  e  Figli  Editor!.  Via  Geneva  3,  in  16.°  —  L.  1,00.  —  Brutta. 
Romanzo.  Giulio  Speirani  e  Figli,  in  16°  di  pp.  302.  -  -  L.  1,00. 
L'autrice  di  questi  due  romanzi  dotti,  la  forma  e  corretta,  e  i  carat- 

e  di  altri  pregevoli  racconti  e  senza 

dubbio   una   scrittrice    di   vaglia,  e 

nobile  e  morale   e    il   fine   che  ella 

scrivendo  si  propone.  Nel   primo  di 

questi  due  romanzi  mostra  la  misera 

fine  di  una  buona  e  bella  giovinetta, 

la  quale  spintavi  dalla  pazza  genitrice 

diventa  la  vittima  di  due  amori  inde- 

gni  di  lei;  nel  secondo  poi,  1'eroina,  la 

povera  Ghika,  per  troppo  amore  della 

fainiglia,  disubbidisce  alia  chiara  voce 

di  Dio  che  la  chiamava  allo  stato  re- 

ligioso,  e  incontra   perci6    dolori   e 

colpe  senza  fine.  Gl'intrecci  di  questi 

due  racconti  sono  buoni  e  ben  con- 

MATTIUSSI  GUIDO  S.  I.  —  Omaggio  alia  Vergine  chiudendo  il  se- 
colo dell'Immacolata.  Mon%a,  tip.  Artigianelli,  1900,  in  8.Q 
Poche  pagine,  ma  di  un  merito      des  una  si  lunga  serie  di  maraviglie 

particolare  per  1'argomento,  e  per6 

ne  parliamo.  Mentre  si  sta  preparando 

il  solenne  omaggio  a  N.  S.  Gesu  Cri- 

fito,  il  ch.  A.  promuove   il  disegno, 

gia  presentato  da  alcuni,  di  non  la- 

eciar  morire  questo  aecolo,  senza  che 

si  offra  anche  alia  Vergine  un  omag- 

gio  particolare.  «  Si  chiude,  infatti, 

il  secolo  dell'Immacolata:  si  chiude 


teri,  in  generale,  sono  descritti  con 
grande  naturalezza  e  verita.  Le  gio- 
vanette,  smaniose  di  lettura,  trove- 
ranno  in  questi  due  romanzi  un'onesta 
ricreazione,  e  potranno  impararvi 
qualche  cosa.  L'efficacia  del  romanzo 
a  correggere  i  costumi  e  ad  inse- 
gnare  il  segreto  per  vivere  felice,  e 
per  lo  meno  dubbia  assai;  ma  in 
mezzo  a  tanti  romanzi  apertamente 
cattivi,  ci  gode  1'animo  di  poter  rao- 
comandare  questi  due,  scritti  con 
intendimenti  morali,  e  pregevoli  per 
lingua,  stile  ed  arte. 


il  secolo,  in  principle  del  quale  il 
Vicario  di  Cristo  ebbe  gran  ragione 
di  galutare  Maria  validissimo  aiuto 
del  popolo  cristiano;  il  secolo  che 
nel  suo  corso  fa  testimone  di  chia- 
rissimi  segni  della  potenza  della  Ver- 
gine e  della  sua  materna  bonta;  che 


operate  a  intercessione  della  gran 
Signora,  quale  forse  dopo  le  origini 
del  cristianesimo  non  fu  mai  nella 
storia;  e  il  secolo  finisce  mentre  1'eco 
ancor  suona  deg-li  alti  preconii  coi 
quali  il  regnante  Pontefice  pel  lungo 
corso  d'oltre  a  quindici  anni  ha  esal- 
tato  la  Regina  del  santo  Rosario,  ec- 
citando  i  fedeli  a  porre  in  lei  piena 
flducia  fra  le  distrette  che  opprimono 
la  Chiesa  di  Dio  >  (p.  4).  Queste  ra- 
gioni  qui  accennate  il  ch.  A.  svi- 
luppa  e  lumeggia  con  tanta  effica- 
cia,  che  il  lettore  si  sente  indotto  ad 
abbracciar  di  gran  cuore  la  sua  pro- 
posta. 


negli  ultimi  quarant'aniii  vide  a  Lour- 

MERCHE  SALYATORE,  sac.  —  Primitiae.   Yersi.  Siena,  tip.  S.  Ber- 
nardino, 1900,  in  16.* 
€  Stampo  questi  verei,  solamente      dre,  le  mie  sorelle  e  i  fratellini  e  il 

perche  mi  ricordano  il  mio  caro  pa-      mio  dolce  paesello,  dove  essi  dormono 


84 


BIBLIOGRAFIA 


il  sonno  del  giusti,  dove  io  ho  pianto 
e  pregato  per  loro,  dov'  e  mia  madre 
e  tante  altre  anime  che  mi  amano. 
Non  avendo  quindi  i  versi  altre  pre- 


tese,  i  Mevii  della  penna  si  diano 
pace  ».  Cosi  1'Autore.  E  noi,  o  Mevii 
o  Mezii  che  siamo,  ci  diamo  subito 
pace. 


MOLA  CARLO  D.  0.  Yescovo  di  Foggia.  —  Sermoni  per  la  Quare- 
sima  con  un  corso  di  Spiritual!  Esercizii.  Siena,  tip.  S.  Bernar- 
dino, 1900,  8°  di  pp.  320.  —  L.  3,50. 


Tra  quei  che  usano  a  predica,  la 
maggior  parte  o  non  e  colta,  o  an- 
che  essendo  mezzanamente,  non  sa 
levarsi  colla  intelligenza  tropp'alto. 
V'ha  poi  altri  uditori  d'assai  difficile 
contentatura.  Or  non  potrebbe  tro- 
varsi  una  via  di  mezzo,  da  non  riu- 
scire  ne  astruso,  ne  volgare,  o  noioso? 
Inoltre,  le  verita  religiose  e  morali 
sono  di  lor  natura  si  splendide,  che 
basta  esporle  e  chiarirle,  perch6  ab- 
biano  forza  di  vera  persuasione,  senza 
entrare  in  polemiche  contro  miscre- 
denti  od  eretici  che  non  sono  in  chiesa, 
o  se  vi  sono,  troppo  altro  ci  vorrebbe 
per  ritirarli  dai  loro  errori.  Ancora, 
torna  utile  il  predicare,  piuttosto  che 
sui  vizii,  sulle  virtu  cristiane,  pin  di 
quello  che  comunemente  suol  farsi, 


e  parlar  tutto  insieme  all'intelletto, 
al  cuore,  alia  immaginativa,  cioe  a 
tutto  1'uomo.  A  questi  pensieri  ispi- 
rossi  il  degnissimo  Filippino  nel  det- 
tare  i  sermoni  che  ora,  da  Vescovo, 
consente  sieno  dati  alia  luce ;  e  noi 
possiamo  assicurare  che  all' idea  con- 
cepita  risponde  pienamemente  1'ese- 
cuzione.  E  per6  noi  raccomandiamo 
il  libro  principalmente  al  giovine 
clero,  il  quale  vi  trovera  una  parola 
semplice,  affettuosa,non  di  rado  calda 
ed  efficace,  sempre  poi  pienamente 
sacra;  cosi  che  si  puo  bene  appli- 
carle  cio  che  S.  Paolo  disse  della 
propria  predicazione  :  non  in  persua- 
sibilibus  humanae  sapientiae  verbis, 
sed  in  ostensione  spiritus  et  virtutit 
(1  Cor.  2,  4). 


—  Un   libro   per  gl'  Infermi.  Seconda   edizione.  Milano,  B.  Bacchini 
editore,  1900,  16°  di  pp.  112.  —  L.  1,20. 

Libro  utilissimo,  pieno  d'ammonimenti,  d'esempii,  di   preghiere   confa- 
centisi  agl'infermi. 

OSTA  AMELIA.  —  Senza  macchia.  Romanzo.  Torino,  Giulio  Speirani 
e  Figli.  1898.  16.°  di  pp.  224.  —  L.  1,00. 

—  Mignon   Sartori.   Romanzo.    Torino,   Giulio   Speirani  e  Figli  Edi- 
tori,  1898,  in  16.°  di  pp.  218.  —  L.  1,00. 

Senza  macchia  e  Mignon  Sartori  bata,  che  forte  di  fede  e  castitk  cri- 
della  Signora  Amelia  Osta  sono  due  stiana  uccide  nel  proprio  cuore  1'a- 
raccontini  i  quali,  pur  con  superando 
la  mediocrita  nella  materia  e  nella 
forma,  saranno  letti  con  piacere  da 
quella  numerosa  s«hiera  di  lettrici 
per  le  quali  leggere  un  romanzo  e 
parte  integrante  della  vita.  II  fine  che 


Tautore  vi  si  propone  e  morale,  di- 
mostrando  nel  primt,  in  Maria  Oredo, 
Peroina  senza  macchia,  la  moglie  illi- 


more  di  Fausto  Altieri,  e  sacrifica  la 
bella  giovinezza  al  dovere  di  amare 
e  servire  un  marito  vecchio,  amma- 
lato,  senza  cuore  e  indegno  di  lei. 
Nel  secondo,  Mignon  Sartori,  figlia 
di  un  giocatore,  rinunzia  alia  pro- 
pria dote  per  salvare  il  padre  dal 
disonore,  e  ottiene  in  ricompensa  la 
mano  di  Fausto  Zanero,  il  primo  ed 


BIBLIOGRAFIA 


85 


tmieo  amore  della  sua  tribolata  gio- 
ventu.  I  due  racconti,  come  dicemmo, 
BODO  buoni,  e  possono  correre  fra  le 
mani  di  tutti,  ma  sarebbero  anche 
migliori,  se  la  valente  scrittrice  avesse 
usato  una  forma  piu  corretta.  Nel 
Senza  macchia  lo  stile  si  risente  qua 
e  la  della  maniera  affettata  del  D'An- 
nunzio  Compaiono  troppo  spesso  due 
aggettivi  che  si  chiudono  in  mezzo 
a  braccetto  un  povero  sostantivo, 
come  «  triste  camera  sllenziosa », 
«  buoni  occhi  sereni  »,  «  fragile  in- 
volucro  debolissimo  »  «  bianco  volto 


giovane  e  fine  >.  Gli  aggettivi  stanno 
quasi  sempre  dopo  il  sostantivo,  e  a 
pag.  125  se  ne  trovano  otto  di  cotali 
anomalie.  Finalmente  la  brava  scrit- 
trice ha  creduto  bene  di  mandare  in 
esiglio  1'acca  che  fln  qui  accompa- 
gnavail  presente  indicative  del  rerbo 
Avere,  ond'ella  scrive :  6,  ai,  a,  abbia- 
mo,  arete,  anno.  Sappiamo  molto  bene 
che  la  nostra  autrice  non  e  sola  ad 
odiare  le  acche,  ma  talvolta  anche 
un'acca  e  necessaria,  e  serve,  se  non 
a  bellezza,  a  utilita  e  complemento 
della  grammatica. 


PAROCCHI  LUCIDO  M.,  cardinale.  —  Mauro   Ricci.   Discorso   letto 
all' Arcadia.  Roma,  Scuola  tipografica  Sales iana,  1900,  in  8.° 


Chi  vuol  conoscere,  se  lo  ignora, 
Mauro  Ricci,  o  riconoscerlo,  se  ne  ha 
contezza,  getti  1'occhio  sulle  prime 
due  pagine  di  questo  discorso,  e  ve- 
dra  il  ritratto  parlante  dell'uomo  che 
egli  fu.  Lo  scrittore  poi  e  delineate 
in  tutto  il  seg-uito  di  questo  studio, 
e  principalmente  1'epigraflsta  che  s'e 
guadagnato  il  posto  di  legislatore  e 


principe  della  epigrafia  italiana,  e  il 
filologo  cui  nessuno  de'  coetanei  ha 
superato  ntlla  vasta  conoscenza  e  nel- 
I'uso  elegante  della  lingua  parlata  in 
Toscana.  Tutto  il  lavoro  e  condotto 
con  quella  periziadel  soggetto  e  quel- 
1'atticismo  di  forma,  che  siamo  soliti 
da  un  pezzo  ad  ammirare  negli  scritti 
dell'esimio  Porporato. 


PARODI  GIUSEPPE.  —  II  socialismo  svelato.   Cagliari,  tip.  Yald£s, 

1900,  in  16.°  —  Cent.  10. 

La  Conferenza  intorno  al  Socia- 
lismo svelato  &  dalPautore  dedicata 
ai  soldati  del  R.  Esercito.  Merita  lode 
un  uffiziale  militare,  qual  e  il  Parodi, 
che  ispirandosi  alia  fede  ed  alia  mo- 
rale cristiana  cerca  di  premunire  i 
giovani  soldati  contro  le  teorie  sedu- 
centi  del  socialismo.  Dio  volesse,  che 
i  governi  ammodernati,  dopo  tanti 
PAROLE  di  vita  al  secolo  che  muore  e  al  secolo  che  sorge.  Yol.  I. 

Perugia,  tip.  Santucoi,  1900,  16*  di  pp.  XVI-180.  —  L.  1,00.  Ri- 

volgersi   ai  RR.  PP.  Barnabiti  via   del  Yerzaro   n.°  23,  Perugia. 

Quel   non   so  che  di  troppo  so-      ha  diritto  di  parlare  a  tutti  i  secoli, 


luttuosi  esperimenti  di  disordini  so- 
ciali  cagionati  dalle  sette  sovverti- 
trici,  comprendessero  alia  fine,  che 
I'esercito  per  essere  un  fedele  difen- 
sore  contro  i  nemici  interni  ed  esterni 
delle  nazioni,  ha  assoluto  bisogno  di 
mantenersi  credente  e  di  praticare 
i  doveri  della  religione! 


noro  che  a  prima  vista  presenta  que- 
ato  titolo,  sara  anzi  riconosciuto  giu- 
stissimo,  come  prima  si  sappia  che 
queste  Parole  di  vita  sono  di  colui 
che  s'  intitola  Vita  e  che  e  il  Re  dei 
secoli;  1'unico  per  conseguenza  che 


e  prometter  loro  quella  vita  che  in 
lui  solo  si  trova.  L'opera  e  divisa  in 
due  parti,  da  svolgersi  in  piu  volumi. 
La  prima  parte  sara  una  semplice  e 
fedele  esposizione  di  tutte  le  sen- 
tenze  di  N.  S.  Gesu  Cristo,  e  potra 


86 


BIBLIOGRAFIA 


riuscire  meglio  adatta  ai  credent!  e 
alle  anime  pie.  La  seconda  parte  dara 
alle  singole  sentenze  piu  largo  com- 
mento,  fara  di  ease  una  scuola  al 
secolo  che  muore  e  al  secolo  die  sorge, 
e  quindi  sara  utile  prineipalmente  a 
coloro,  che  avessero  attinto  dall'eta 
moderna  il  veleno  della  miscredenza 
o  1'alito  del  pessimismo.  Di  qui  vede 
ognuno  1'importanza  dell'opera,  es- 
sendo  certissimo  che  nel  Vangelo 
meditato  ed  attuato  sia  riposta  la  ri- 


il  genere  umano.  Questo  primo  vo- 
lume si  apre  col  Testamento  del  se- 
colo nostro,  che  lascia  al  venture 
questi  due  legati :  Sacrifizio  e  fede. 
Poi  seguono  cento  parole  di  Geau 
nel  suo  apostolato,  riferite  letteral- 
mente  in  latino  e  in  volgare,  poscia 
dichiarate  con  un  breve  commento 
morale.  L'Autore  e  anonimo,  ma  ia 
sua  penna  e  viva,  calda,  potente:  egli 
in  somma  rivelasi  un  uomo  di  vaglia 
e,  ci6  che  piu  monta,  un  uomo  di  Dio. 


generazione  civile  e  sociale  di  tutto 

PIGHI  GIOVANNI  BATTLsTA,  can.  prof.  —  Giammatteo  Giberti  ve- 
scovo  di  Verona.   Verona,  tip.  GK  Marchiori,  8°  di  pp.  166-LVI. 
II   lamecto    d'Alfredo    Reumoat,      all'Aleandro,  al  Giosio  e  al  Bonfadio, 

ha  finalmente  trovato  nel  prof.  Pighi 
il  suo  storico  diligente  ed  amoroso, 
che  ce  lo  ha  messo  in  tutta  quella 
pienezza  di  luce  che  meritava.  Pur 
desiderando  dire  tutto  quanto  si  sa 
aver  fatto  il  Giberti,  e  dirlo  bene,  egli 
teme  modestamente  di  non  aver  fatto 


che  nel  suo  «  Vittoria  Colonna  »  si 
doleva  che  intorno  a  Grian  Matteo 
Giberti  mancasse  ancor  sempre  una 
monografla,  questo  lamento,  diciamo, 
d'ora  innanzi  non  si  potra  piu  ripe- 
tere.  Eccola  qui  la  monografia,  ca- 
vata  dalle  fonti  che  il  Reumont  in- 
dicava,  e  da  altre  ancora  che  egli 
non  conosceva.  L'insigne  diploma - 
tico,  1'illustre  Vescovo,  il  munifico 
mecenate  che  del  suo  episcopio  fece 
un  vero  ateneo,  accogliendovi  il  Berni, 
il  Florimonte,  il  Flaminio,  il  Bembo, 
il  Contarini,  il  Polo,  il  Fracastoro,  e 


ne  1'uno  ne  Taltro.  A  noi  invece  sem- 
bra  che  si,  perehe  le  cose  certe  e 
bene  appurate  le  troviamo  qui  tutte, 
e  le  troviamo  esposte  in  una  forma 
che  ad  una  schietta  naturalezza  ac- 
coppia  la  dignita  che  si  addice  al 
merito  del  soggetto. 


profondendo  favori  al  Molza,  al  Vida, 

ROBERTI  GIUSEPPE  MARIA  dell'Ordine  dei  Minimi.  —  L'Onoma- 
tologia  del  divin  Redentore  nel  Nuovo  Testamento.  Studio  esege- 
tico  morale  per  il  solenne  omaggio  a  Gesu  Cristo.  Con  appendice 
sul  Nome  della  Vergine  Madre  di  Dio.  Roma,  tipografia  di  Pro- 
paganda, 1900,  16°  grande  di  pp.  404. 
Tra  i  libri  stati  pubblicati  que-  in  otto  esametri  ne  raccoglie  43,  ed 

st'anno  pel  solenne  omaggio  che  si 

prepara  al  divin  Redentore,  questo  e 

forse  il  piu  ponderoso.  Essendo  che 

i  nomi  dati  nella  santa  Scrittura  al 

divin  Redentore  ci  svelano  tutti  qual- 

cuna  delle  sue  proprieta,  ognuno  vede 

quanto  conferisca  alia  cognizione  di 

lui  la  cognizione  de'  nomi  coi  quali 

viene  appellato.  Di  questi  S.  Damaso 


Ennodio  ve  ne  aggiunge  degli  altri. 
II  ch.  Autore  dunque  ne  ha  preso  a 
studiare  i  principali,  dividendoli  in 
tre  classi:  nomi  sostantivi,  attribv- 
tivi,  sinonimi.  Di  ciascun  nome  o 
titolo  accenna  1'origine  etimologica 
o  storica;  poi  ne  dimostra,  col  sus- 
sidio  della  teologia,  le  ragioni  di  con- 
venienza,  mettendone  in  luce  le  pro- 


BIBLIOGRAFIA 


87 


sono  coltivati  con  tan  to  ardore,  ben- 
che  spesso  applicati  a  soggetti  di  ben 
poco  rilievo ;  non  e  bello  il  vedere 
siffatte  pazienti  e  minuziose  ricercbe 
rivolte  sopra  colui  che  e  TAlfa  e 
1'Omega  di  tutte  le  scienze?  Che 
sempre  vera  restera  la  sentenza  di 
S.  Agostino :  Ula  quae  de  hoc  mundo 
quaeruntur,  nee  satis  ad  beatam  ni- 
tam  obtinendam  tnihi  videntur  per- 
tinere,  et  si  aliquid  afferunt  volup- 
tatis  cum  investigantur,  metuendwn 
est  tanien  ne  tempus  absumant  rebus 
impendendum  melioribus.  Epist.  XI, 
ad  Nebridium. 


prieta  e  1'eccellenza;  da  ultimo  ne 
desume  qualche  rifleesione  morale. 
Tutto  il  lavoro  e  fondato  suH'inse- 
gnamento  dei  SS.  Padri  e  dei  piu 
rinomati  interpret}.  dall'Areopagita 
fino  ai  nostri  contemporanei,  ed  e 
condotto  con  tale  ordine  e  chiarezza 
di  dettato,  che  si  fa  intendere  senza 
fatica  ed  altresi  con  diletto.  Questo 
&  dunque  nno  studio  assai  dotto  e 
insieme  acconcissimo  a  rafforzare  la 
fede  e  riaccendere  la  pieta  nolle 
anime  intif-pidite.  Nfc  ;taceremo  che 
e  anche  molto  adattato  air  indole 
scientiflca  dell'eta  moderna.  In  que- 
sto  tempo,  in  cui  gli  studii  fllologici 

ROGCI  LORENZO,  prof,  e  dott.  —  Trattato  di  Prosodia  e  nozioni  di 
metrica   latina.   Torino,  tip.   Paravia,    1900,    4°   di  pagg.  67.  — - 

L.  1,50. 

Questo  prezioso  Trattatello  di  Pro- 
sodia  latina,  tntto  succo  e  polpa  di 
scienza  glottologica  e  di  erudizione 
classica,  sara  di  grande  aiuto  a  fare 
intendere  la  meravigliosa  struttura 
deirantica  metrica,  cost  svariata- 
mente  ricca  di  movimenti  e  di  sttoni, 
e  verso  la  quale  (come  nota  il  ch. 
Autore)  ben  povera  cosa  sono  i  rit- 
mi,  per  quanta  scerrevoli  e  sonanti, 
dei  nuovi  idiomi, 

II  metodo,  che  1'A.  ivi  tiene,  e 
veramente  nuovo,  frutto  di  molto 
studio  e  di  lunga  esperienza,  acqui- 
stata  in  parecchi  anni  d'insegna- 
mento.  Con  mirabile  chiarezza  sono 
esposte  le  Regole  di  Prosodia,  e  la 


prima  abbraccia  il  testo,  che  espone 
il  necessario  a  sapersi;  la  seconda 
comprende,  a  pie'  di  pagina,  erudite 
note  e  dotte  appendici,  che  servono 
a  chiarir  meglio  la  regola  stessa,  con 
vantaggio  grande  dei  giovani  piu  in- 
telligenti,  ai  quali  certo  torna  piu 
facile  e  gradito  il  vederne  rintima 
ragione,  che  apprenderne  i  soli  ed 
aridi  precetti,  a  mo'  de'  pappagalli. 
L'Autore  ha  infine  raccolto  nelle  sue 
dilucidazioni  il  piu  bel  fiore  de'  con- 
tinui  progress!  che  va  facendo  la 
scienza  glottologica.  E  dunque  que- 
sto  un  lavoro  altamente  commende- 
vole :  e  i  Professori,  a  cui  vivamente 
lo  raccomandiamo,  se  ne  troveranno 
content!  nel  vedere  in  esso  appianata 
la  via  e  resa  molto  spedita  per  una 
materia  d' insegnamento  in  se  stesea 
alquanto  arida  e  scabrosa. 


stampa  stessa  co'  suoi  svariati  e  bei 
caratteri,  or  piu  grossi  or  meno,  se- 
condo  Timportanza,  coopera  a  fissar 
meglio  in  capo  ai  giovani  i  precetti. 
II  lavoro  si  divide  in  due  parti:  la 
KOSATI  PIETRO.  —  Pax.  Carmen  Petri  Rosati  interamnatis  in  cer- 

tamine  poetico  Hoeufftiano  magna  laude  ornatum.  Amsteldami,  apud 

I.  Mullerum,  1900,  in  8.° 

Questo  carme,  in  cui  si  celebra      1'Haya,  con  le  debite  lodi  all'inizia- 
il  congresso  per  la  pace  tenuto  al-      toreNiccoldllimperatordelleRuBsie, 


88 


BIBLIOGRAFIA 


al  pontefice  Leone  XIII,  e  alia  regina      amico   delle    Muse    latine    apparira 
d'Olanda  Guglielmina,  a  qualsivoglia      degno  del  premio  che   gli   fu  dato. 

RUMOR  SEBASTIANO.  —  Sempre  lacrime...  Racconto.   Quarla  edi- 
zione.  Lonigo,  tip.  Popolo,  1900,  16°  di  pp.  144.  — L.  1,00. 
Ecco  un  altro  romanzo  del  solito      e  scritto  benino,  e  innocente,  e  pn6 

genere  sentimentale,  e  sempre  sullo      ben  far  passare  lecitamente  il  tempo 

stesso  eterno  argomento  dell'amore      a  chi  vuole  divertirsi. 

umano.  Tuttavia  dobbiamo  dire  che 

SACCONI  GIOVANNI,  can.  —  Cadelbosco.  Memorie  storiche.  Eeggio 
nell'  Emilia,  tip.  degli  Artigianelli,  1899,  in  16.° 
E  una  piccola,  ma   sugosa   mo-       serie  delle  persone  che  hanno  fatto 


nografia  del  comune  di  Cadelbosco- 
sopra,  situato  a  poehi  km.  da  Reggio 
Emilia.  Contiene  le  notizie  storiche 
e  religiose,  che  si  conoscono,  con  la 


del  bene  o  hanno  arrecato  lustro  al 
loro  paese.  II  ch.  Autore  porta  cos* 
un  tributo  utile  alia  storia  della  pa- 
tria  EtniliaBa. 


SALVI  EDYIGE.  —  Alga  e  Felce,  Romanzo.  Torino,  Giulio  Speirani 
Figli,  di  pp.  226.  —  L.  1,00. 


E  stato  scritto  per  le  giovanette 
questo  romanzo,  e  ad  esse  piacera 
certamsnte,  giacche  vi  si  tocca  al 
solito  la  corda  sentimentale  e  amo- 
rosa.  Tuttavia  il  libro  e  buono,  e  se 
in  Ada  troveranno  il  tipo  di  una  ra- 
gazzadi  uncarattere  difficile  e  troppo 
sensibile,  potranno  specchiarsi  invece 
in  Maria,  buona,  amabile  e  generosa 
al  segno  di  sacrificare  la  propria  feli- 
cita  all'amicizia  di  Ada.  Vorremmo 
tuttavia  osservare  che  le  prime  ses- 
santa  pagine,  dove  si  descrive  la  for- 
zata  educazione  di  Ada  nel  convento 
di  Venezia,  potrebbero  far  credere  a 


di  educanda  sia  tutt'altro  che  bella. 
Questo  forse  non  era  nell'  intenzione 
dell'autrice,  e  se  lo  era  s'inganne- 
rebbe  a  partito,  giacche  il  piu  delle 
volte  le  giovanette  ricevono  negli 
educatorit  religiosi  quell' educazio- 
ne che  indarno  potrebbero  avere 
nel  mondo,  e  piu  tardi  ricordano 
quegli  anni  come  i  piu  belli  della 
loro  vita.  Se  Ada  Balbi  non  potfc 
restare  in  convento,  la  colpa  non  fu 
delle  religiose  o  del  sistema,  ma  dei 
nervi  esaltati  della  ragazza,  della  sua 
eta  troppo  matura  e  della  cattiva 
educazione  fino  allora  ricevuta. 


qualche  piccola  lettrice  che   la  vita 

SCARPA  FRANCESCO  SAYERIO,  S.  I.  —  I  giovani  cattolici  devoti 
del  Sacratissimo  Cuore  di  Gesft.  Esortazioni  del  P.  F.  Saverio 
Scarpa  d.  C.  d.  G.  Modena,  tip.  Immacolata,  1900,  in  24.°  —  L.0,25. 
Vogliamo  racomandato  caldamen-  a  gittare  negli  animi  teneri  dei  gio- 

teagliistituti  cattolici  questo  grazioso      vanetti  e  delle  giovanette  il  germe 

libriccino,  che  colla  sua  aurea  sem-      fecondo  della  divozione  al  Cuore  dol- 

plicitk  e  devota  unzione  e  nato  fatto      cissimo  di  Gesu. 

TERRIEN  J.  B.  S.  I.  —  La  Mere  de  Dieu  et  la  Mere  des  hommes, 
d'apres   les   Peres  et  la  Theologie.  Premiere  partie.  La  Mere  de 
Dieu.   Paris,  P.  Lethielleux,  XXIV-396 ;  430.  —  Fr.  8,00. 
II  titolo  e  chiaro.  Non   si   creda      Donna  siano  trascurati.  Al  contrario 

per6  che  gli  altri  privilegi  della  gran      tutte  le  grandezze,  tutte   le   glorie, 


BIBLIOGRAFIA 


89 


tutte  le  prerogative  di  Maria  Vergine 
sono  qui  studiate  con  tale  profondita 
ed  esposte  con  tale  ampiezza  che  in 
pochilibrimodernisitroveraruguale; 
ma  tutto  questo  e  fatto  in  visfea  della 
maternita,  di  cui  quelle  doti  sono  le 
conseguenze  e  1'appannaggio.  Le  sor- 
genti  poi  alle  quali  il  ch.  Autore  ha 
attinto  la  sua  vasta  dottrina,  sono 
principalmente  la  S.  Scrittura,  i  Padri, 
la  Liturgia,  i  Teologi. 

Per  dir  soltanto  dei  Padri,  giu- 
stamente  nota  1'Autore  che  e  una 
pieta  il  vedere  con  quale  incredibile 
leggerezza  sono  allegati  i  testi  dei 
Padri  in  molti  libri  sulla  Madonna, 
anche  recenti.  E  veramente  non  man- 
cavano  scuse  agli  scrittori  dei  tempi 
andati,  che  si  servivano  d'edizioni 
assai  difettose,  fatte  in  tempi  in  cui 
la  critica  spuntava  appena;  donde 
procedeva  che  spesso  errassero  nel- 
1'attribuzione  dei  testi.  E  pur  pure 
se  si  trattasse  solo  d'attribuire  ad  un 


Padre  quel  ch'e  d'un  altro.  Ma  il 
peggio  e  che  di  molti  testi  e  impos- 
sibile  trovare  la  provenienza,  e  che 
sono  inventati  di  pianta,  benche  si 
presentino  sotto  1'egida  d'autorice- 
lebri  per  la  scienza  e  la  santita.  II 
qual  non  piccolo  male  precede,  com'e 
chiaro,  da  questo,  che  molti  scrittori, 
invece  di  salire  faticosamente  alle 
fonti,  si  contentano  di  copiarsi  1'un 
1'altro,  lavoro  certamente  piu  facile, 
ma  non  piu  conducente,  a  dir  vero, 
alia  gloria  della  Vergine.  Or  quello 
che  era  scusabile  una  voita,  non  e 
piu  all'alba  del  secolo  vigesimo;  e 
pero  il  dotto  Autore  si  e  preso  cura 
d'indicare  minutamente  la  fonte  dei  te- 
sti di  cui  si  serve  in  tutto  il  corso  del 
suo  poderoso  lavoro.  I  Padri  sono  ci- 
tati  secondo  la  Patrologia  del  Migne. 
Chi  avra  letto  questi  due  volumi 
sulla  MADRE  DI  Dio,  sollecitera  coi 
voti  la  comparsa  degli  altri  due  che 
ci  offriranno  la  Madrc  degli  uomini. 


YANZI  MUSSINI  FANNY.  —  Illusion!  estreme.  Romanzo.  Torino,  Giu- 
lio  Speirani  e  Figli,  16°  di  pp.  234.  —  L.  1,00. 


Forse  non  a  tutti  piacera  questo 
racconto  della  signora  Fanny,  ma 
tutti  per6  dovranno  confessare  esser 
lei  una  scrittrice  di  vaglia,  e  dalla 
quale  ci  possiamo  promettere  lavori 
di  miglior  polso.  La  lingua  e  buena, 
lo  stile  chiaro  e  terso,  e  i  caratteri 
bene  delineati,  specialmente  quelli 
dell'artista  Morelli,  di  sua  figlia  Maria, 
deH'avventuriera  russa  Maximoff,  e 
della  fam\glia  tedesca  Albrecht.  II 
giovane  artista  Morelli,  egoista,  vi- 
zioso,  snaturato,si  sposa;  edopo  aver 


donna  a  cui  aveva  dato  la  mano  ma 
non  il  cuore,  sacrifica  anche  la  figlia 
Maria,  che  per  amore  del  padre  sna- 
turato  aveva  cercato  di  soffocare  nel 
suo  cuore  un  onestiasimo  amore.  II 
raccontino  e  bello,  ma  vi  domina  un 
po'  troppo  la  nota  triste  e  malinco- 
nica.  Inoltre  a  pagine  25  e  26  vi  e  una 
scenetta  i  cui  colori  sono  forse  un 
po'  troppo  vivi  per  gli  occhi  di  ra- 
gazze  innocenti,  qnali  si  suppone 
siano  le  lettrici  dei  romanzi  della 
casa  Speirani. 


uccisa  coi  suei  mali   trattamenti  la 

YITELLESCHI  GIOYANNI  MARIA  S.  I.  —  Liriche.  Prato,  tip.  Gia- 

chetti,  1900,  16°  di  pp.  150.  —  L.  2,00. 

Ecco  un  libro  di  poesie  che  si  o  Varie,  o  Sacre,  splendono  sempre 
sollevano  sopra  il  livello  di  quelle,  di  sentimenti  elevati,  che  nutrono  la 
che  comunemente  ci  vengono  ai  no-  mente  e  il  cuore,  innalzandoli  alle 
stri  di  presentate.  0  sieno  Laziali,  serene  region!  del  bello,  del  vero  e 


90 


BIBLIOGRAFIA 


delPonesto.  Ma  forse  piu  del  conte- 
nuto  ne  e  commendevole  la  forma, 
finamente  elaborata.  Nella  forbitezza 
della  frase,  nell'epitetare  sapiente, 
nel  magistero  del  verso  e  dell'armo- 
n<a,  nel  movimento  lirico  di  tutto  il 
componimento  1'Autore  si  rivela  vera 
anima  d'artista.  Dote  poi  sua  carat- 
teristica  ci  sembra  un  certo  far  si- 
gnorile  alia  pariniana,  che  mai  non 
si  smentisce :  nobile  sempre,  sublime 
speaso,  non  6  pedestre  mai;  ed  anche 
Fra  i  Ciociari  (p.  33)  dopo  averli 
fedelmente,  ma  elegantemente  di- 
pmti,  sa  sollevarsi  ad  impensate  al- 
tezze.  Oltre  il  Parini,  sentesi  in  lui 


il  Leopardi  e  qualche  nota  d'autor 
piu  moderno,  ma  niuna  servilita;  che 
da  essi  il  piu  bel  fiore  cogliendo,  ha 
saputo  formare  Lo  bello  stile  che  gli 
ha  fatto  onore,  stile  non  originate 
ma  suo. 

Forse  taluno  lagnerassi  che  queste 
Liriche  qua  e  cola  non  s'  intendono 
alia  prima,  ma  bisogna  rileggerle 
studiosamente  ;  tal  altro  notera  1'uso 
di  certi  latiniemi,  come  sene  (p.  117), 
incedua,  (p.  17  e  altrove  ;  ma  noi 
siamo  persuasi  che  questi  medesimi 
nei  saranno  da  altri  avuti  in  conto 
di  pregi  d'una  poesia  concettosa  e 
non  volgare 


YON  DOSS  P.  ADOLFO,  S.  I.  —  La  scelta  delio  stato  ponderata  al 
lume  della  Fede  e  della  ragione.  Yersione  del  P.  M.  Yivari  stima- 
tino.  2*  edizione  riv.  e  migliorata.  Pavia,  tip.  Artigianelli,  1899, 
24°  di  pp.  156. 
Ecceliente  librino,  del  quale  abbiamo  gia  parlato  nella  Ser.  XVI,  vol.  I, 

p.  600. 

WUESCHBR-BECCHI  E.  —  Qrsprung  der  papstlichen  Tiara  (regnum) 

un  der  bischoflichen  Mitra,  aus  den  antiken  Monumenten  erklart. 

Rom,  Buchdr.  der  Qesell.  des  gott  Heil.,  1899,  8°  di  pp.  32  con 

tavoie  illustrative. 

La  sentenza,  che  fa  derivare  le 
vesti  primitive  ecclesiastiche  dei  cri- 
stiani  dalle  consimili  adoperate  nel 
culto  giudaico,  e  oramai  abbandonata, 
specie  dopo  le  accurate  dimostrazioni 
del  Wilpert  nel  suo  dotto  opuscolo: 
Un  capitolo  di  storia  del  vcstiario 
(Roma,  1898).  Le  vesti  sacre  hanno 
origine  diretta  dalle  vesti  profane  de- 
gli  ultimi  tempi  dell'impero  romano. 
II  medesimo  deve  dirsi  della  tiara  e 
della  mitra,  che  dall'Oriente  proven- 

ZACCARIA  D.  —  Teofila,  ossia   1'anima   amante   di  Dio.  Considera- 
zioni  e  Preghiere.  Faenza,  16°  di  pp.  384.  —  L.  1,40. 
Abbiamo  gia  di  questo  libro  par-      luce  in  una  seconda  edizione,  tor- 

lato    con   favore    nel    quaderno   del      niamo  di  buon   grado  a  raccoman- 

!•  febbraio  1899.  Ora  che  rivede  la      darlo. 


gono  solo  per  via  indiretta,  in  quanto 
simili  ornamenti  del  capo  passarono 
anche  ai  popoli  indogermanici,  e  fu- 
rono  comuni  ai  Greci  e  Romani.  Le 
molte  ed  erudite  prove,  recate  dal 
ch.  Autore  per  ogni  singola  parte 
del  suo  lavoro  e  con  formate  con  bel- 
lissimi  disegni  tratti  da'  monumenti 
antichi,  lasciano  il  lettore  convinto 
della  bonta  e  verita  della  tesi  qui 
sostenuta. 


CRONACA  GONTEMPORANEA 


Eonia,   7-25  settembre  1900. 


I. 
D1ARIO  DELL' ANNO  SANTO 

1.  Nuovo  movimento  di  pellegrinaggi  in  Roma.  Operosita  degli  ordinatori 
dei  medesimi.  —  2.  I  Congress!  tenuti  in  Roma  nel  settembre  1900.  — 
3.  Ricevimenti  e  udienze  del  S.  Padre.  —  4.  Le  Figlie  di  Maria  adunate 
a  parecchie  migliaia  in  S.  Pietro.  —  5.  Nuovi  pellegrinaggi  pel  Congresso 
dei  Terziarii  francescani.  —  6.  Dispensa  dal  coro  pei  canonici  e  bene- 
flciati  che  attendono  alle  confessioni  dei  pellegrini. 

1.  Passato  il  bollore  deila  state,  e  calmata  in  parte  la  commozione 
violenta  che  il  luttuoso  avvenimento  del  29  luglio  aveva  eccitata  negli 
animi,  Roma  torno  a  riprendere  il  movimento  e  la  vita,  che  omai  erano 
divenuti  il  suo  aspetto  abituale  e  il  suo  carattere  nel  corso  di  quest'anno 
giubilare.  Yita  e  movimento  che  non  offende  nessuno,  pereh$  non  & 
dimostrazione  profana,  ma  religiosa ;  non  e  agitazione  politica,  ma  esplo- 
sione  di  fede,  di  preghiera,  di  ossequio  all'Altissimo,  del  quale  implora 
le  misericordie  su  tutto  il  mondo. 

I  pellegrinaggi  che  concorsero  nella  citta  santa  nel  settembre  di 
quest'anno,  a  mala  pena  si  contano.  Yengono,  vanno,  s'intrecciano, 
circolano  sotto  la  guida  de'  loro  capi,  di  Eminentissimi  Cardinali  loro 
pastori,  dei  loro  vescovi  e  di  molti  zelanti  sacerdoti  e  laici,  di  Roma 
e  delle  diverse  diocesi.  Ora  il  ricevere  i  nomi,  numerarli,  distribute 
le  tessere,  procacciare  i  ribassi  ferroviari,  ordinare  alloggi  in  Roma  e 
nelle  altre  citta  e  santuarii,  dare  schiarimenti,  guidare  talora  quasi 
per  mano  gente  semplice,  ignara  del  paese  e  di  tutto,  che  spesso  non 
era  uscita  mai  di  casa  sua,  ne  aveva  perduto  di  vista  un  giorno  il 
campanile  del  villaggio  natio;  tutto  questo  lavorio  intelligente,  a  cui, 
fatto  ragione  delle  molteplici  difficolta  quotidiane,  corrispose  nel  fatto 
un  andamento  meraviglioso ;  tutto  questo  e  una  prova  evidente  della 
carita,  dell'abnegazione,  non  meno  che  dell'abilita'  e  destrezza,  dello 
spirito  organizzatore  di  quelle  egregie  persone  d'ogni  paese,  cui  tocco 
rendere  a  Dio  quest' omaggio  delP opera  loro  e  alia  Chiesa  questo  ser- 
vigio.  Le  cose  mutano,  le  istituzioni  nascono  e  tramontane,  sia  pure 


92  CRONACA 

talvolta  per  effetto  dell'ingiustizia  degli  uomini ;  ma  lo  spirito  di  Dio 
d  sempre  quello.  Cosi  se  la  confraternita  della  SSma  Trinita  de'  Pel- 
legrini non  puo  ora  rinnovare  le  prove  di  carita  fatte  per  1'addietro 
in  servigio  delle  moltitudini  che  accorrono  al  giubileo,  fasti  registrati 
a  suo  onore  nella  storia  degli  anni  santi ;  ma  i  Circoli  cattolici,  quelli 
di  S.  Pietro  e  dell'Immacolata,  in  particolare,  le  varie  Commissioni 
pontificie  de'  pellegrinaggi  e  degli  alloggi,  ecc.  hanno  pure  fatto  e  fanno 
tuttora  non  minor  lavoro  ne  minori  servigi. 

2.  II  inovimento  de'  cattolici  verso  Roma  in  questo  mese,  oltre  che 
nei  pellegrinaggi  generali,  si  concentre  nei  diversi  Congressi,  che  tol- 
sero  occasione  dell'Anno  Santo  per  tenere  in  Roma  le  loro  adunanze, 
ancorche  i  loro  programmi  non  riguardassero   questa  occasione  e  eo- 
lennita  in  particolare.  Yogliamo  dire  il  Congresso  generale  dei  catto- 
lici italiani,  il  Congresso  della  gioventu  cattolica  italiana,  il  Congresso 
internazionale  degli  studenti  universitari  cattolici,  poi  il  Congresso  dei 
terziarii  francescani,  dei  quali  riferiamo  particolarmente  nella  cronaca 
delle  cose  romane. 

3.  II  S.  Padre,  come  si  puo  pensare,  si  voile  pure  fare  tutto  a  tutti, 
e  tutti  consolare  della  sua  presenza  e  benedizione  i  benemeriti  promo- 
tori  e  ordinatori  di  queste  opere  di  risorgimento  cattolico,  i  capi  e  gli 
organizzatori  dei  pellegrinaggi,  le  moltitudini  stesse  dei  pellegrini. 

II  22  agosto  aveva  ricevuti  e  benedetti  nella  Cappella  Sistina  i  pel- 
legrini sardi ;  il  31  scese  nella  basilica  vaticana  ove  lo  attendevano 
desiderosi  i  pellegrini  di  Padova,  Trento,  Trieste,  Udine,  Bologna,  Ve- 
roli,  Foligno  insieme  coi  loro  vescovi,  e  1'Emo  Card.  Respighi  Yicario 
di  S.  S.  rappresentante  1'Emo  Svampa  Arcivescovo  di  Bologna,  e  Mon- 
signor  Marconi  vescovo  di  Piilati  in  Albania  delegate  del  vescovo  di 
Trento.  II  giorno  appresso  un  centinaio  di  giovani  seminaristi  veneti, 
di  Trento  e  di  Yeroli  ebbero  ancora  un'udienza  speciale  nella  sala 
Clementina. 

II  6  settembre  20,000  persone  incirca  s'adunavano  allo  stesso  effetto 
in  S.  Pietro,  convenuti  dagli  estremi  confini  dell'Italia,  dalle  varie 
diocesi  del  Pieinonte,  della  Liguria,  della  Toscana,  Pescia  e  Firenze, 
dalle  Marche,  da  Todi,  Manfredonia,  dalla  provincia  romana,  da  Bene- 
vento,  da  Malta,  dalla  Sicilia  Palermo,  Girgenti,  Trapani,  Siracusa, 
Caltagirone,  Caltanisetta,  Lipari.  Da  tutte  queste  diocesi  numerosi  erano 
i  giovani  alunni  dei  seminarii,  e  furono  presentati  al  S.  Padre  in  spe- 
ciale udienza  I'll  settembre  dall'Emo  Cardinale  Celesia  arci vescovo  di 
Palermo,  da  Mons.  Alfonso  Mistrangelo  arci  vescovo  di  Firenze  e  dagli 
altri  loro  vescovi. 

II  12  settembre  fu  la  volta  degli  studenti  universitarii  cattolici, 
dei  quali  una  Commissione  delegata  fu  ammessa  all'augusta  presenza 
di  S.  S.  nella  sala  del  Trono  e  consolata  de'  piu  benigni  incoraggia- 


CONTEMPORA^EA  93 

menti.  Gli  altri  student!,  che  per  il  numero  non  poterono  godere  tal 
venttira,  il  giorno  stesso  s'unirono  ai  pellegrinaggi  di  S.  Miniato,  Yi- 
terbo,  Mantova,  Yerona,  Crema,  Como,  delle  Marche  e  varii  gruppi  di 
francesi  tolosani,  un  quindicimila  persoue  incirca,  che  il  Santo  Padre 
benedisse  in  S.  Pietro.  Altri  20,000  succedettero  il  16  settembre  in 
S.  Pietro  similmente,  di  Arezzo,  Bergamo,  Yerona,  Mantova,  Cortona 
delle  Marche  ecc. 

.  4.  Questa  fu  udienza  notevole  sopratutto  per  la  turba  Candida  delle 
parecchie  migliaia  di  figlie  di  Maria,  giovinette  ascritte  al  pio  soda- 
lizio  in  tutte  le  citta  e  terre  d'ltalia,  coi  bianchi  veli  e  serici  sten- 
dardi,  le  quali  fecero  plauso  della  loro  innocenza  al  Yicario  di  Cristo 
Agnello  immacolato. 

«  Sui  visi  di  quelle  migliaia,  era  la  gioia  che  prelude  ad  un  av- 
yenimento  per  la  maggior  parte  da  tanto  tempo  desiderate.  I  varii 
gruppi  alternavano  canti  religiosi  della  cui  melodia  echeggiavano  le 
volte  gigantesche  della  Basilica  Yaticana,  e  che  trasportavano  la  mente 
ed  il  cuore  commossi  ai  canti  verginali  liturgici  sulle  tombe  delle  Ce- 
<?ilie  e  delle  Agnesi  e  di  altre  martiri,  nei  cimiterii  cristiani  prima 
della  pace. 

«  Quando  Leone  XIII  apparve  tra  quelle  inconscie  di  traviamenti 
della  vita  e  di  rimorsi,  serene,  come  il  cielo  nei  di  dei  trionfi  del 
suo  azzurro,  si  levd  verso  la  Sua  veneranda  figura  uno  di  quegli  ap- 
plausi  che  i  present!  non  dimenticheranno  mai  per  il  carattere  spe- 
ciale  di  entusiasmo,  di  tono,  di  slancio.  Era  la  verginita  che  si  levava 
a  baciare  la  canizie  immacolata,  confondendo  i  desiderii,  le  brame 
nell'oceano  della  carita  divina,  rappresentata  dal  Sommo  Sacerdote 
Leone  XIII. 

«  E  sul  volto  del  nostro  Santo  Padre  appariva  la  commozione,  e  i 
suoi  occhi  sfavillavano  del  sentimento  profondo  della  sua  mistica  pa- 
ternita,  e  la  mano  si  alzava  sopra  quelle  migliaia  di  teste  che  si  agi- 
tavano,  su  quei  visi  pieni  di  letizia,  su  quei  Labari,  lavoro  finissimo 
an  che  di  egregii  artisti,  a  benedire. 

<  L' Italia  cattolica,  inviando  ai  piedi  di  Leone" XIII,  in  occasione 
dell'Anno  Santo,  una  cospicua  rappresentanza  dei  fiori  piu  eletti  che 
crescono  sotto  la  protezione  singolarissima  di  Maria,  ha  ben  meritato 
anche  della  patria  civile,  perche  dove  la  mente  e  il  cuore  delle  fan- 
ciulle  $  educato  alia  virtu  della  modestia  cristiana,  sintesi   di   tutte 
le  altre,  ivi  e  caparra  di  generazione  suddita  di   moralita,  di   carat- 
tere e  di  fortezza... 

<  Onore  dunque  agli  organizzatori  di  questo  pellegrinaggio,  ma  piu 
di  tutto  ai  Direttori  ed  Istitutori  di  questi  drappelli  nelle  varie  citta, 
borgate  e  terre  d'ltalia.  Essi  saranno   i   sal va tori   delle   generazioni, 
indirizzando  a  vita  modesta  la  gioventu  femminile,  presa  di  mira  dal 


94  CRONACA 

laicismo,  che  vnole  sfruttarla  pel  suoi  ideal!  di  emancipazione  della 
famiglia  e  della  societa  da  Dio  e  dalla  Chiesa.  »  ( Voce  della  Veritd, 
18  sett.  1900). 

5.  Intanto  sopraggiunsero  altri  pellegrini  dall'estero :  500  tedeschi 
da  Colonia,  altrettanti  polacchi  dalla  Galizia  condotti  dal  P.  Stefano  Po- 
dowski,  del  Minor! ,  all'acquisto  del  Giubileo  e  al  Congresso  del  Ter- 
ziarii  francescani  poi  un  20  mila  terziarii  d'ogni  nazione.  E  mentre 
scriviamo  la  Svizzera,  1'Ungheria,  e  sempre  nuove  province  d' Italia 
riversano  in  Koma  i  loro  rappresentanti :  omai  ci  si  £  fatto  1'occhio, 
nia  i  frutti   dell'anno  santo   gia   si  veggono  maturare  anco  fuori   di 
Eoma;  dove  il  risveglio  del  sentimento  religioso,  della  divozione   al 
Yicario  di  Cristo  e  pero  a  Gesu  Cristo  stesso  si  vanno  potentemente 
propagando. 

6.  Riferiamo  da  ultimo  una  benigna  e  provvida  disposizione   del 
S.  Padre  per  soccorrere  piu  largamente  ai  bisogni  spiritual!  dei  pel- 
legrini in  tanta  affluenza  di  questi  giorni.  E  stata  pubblicata  dal  Vi- 
cariato  uca  Notificazione,  con  la  quale  si  diehiarano   dispensati  dal- 
1'ufficiatura   corale,  pro  diebus  et  lioris,    quei    canonici  o  beneficiati 
delle  Chiese  di  Roma,  i  quali,   appro vati  pel  ministero  della  confes- 
sione,  sotto  la  guida   del  predetto  Direttore  si  prestano  ad  ascoltare 
le  confession!  dei  pellegrini  durante  1'Anno  Santo,  in  qualsiasi  chiesa 
(ii  questa  Dominante. 

II. 
COSE  ROMANE 

1.  II  XV1I°  CoEgresso  Cattolico  Italiano.  —2.  II  1°  Congresso  Internazio- 
nale  degrli  Uciversitarii  Cattolici.  —  3.  I  Giovani  Universitarii  in  San 
Pietro,  e  poi  in  Vaticano  a'  piedi  del  S.  Padre.  —  4.  Pellegrinaggio  in- 
ternazionale  e  Congresso  della  Gioventu  Cattolica.  —  5.  Solenne  Bea- 
tificuzione  della  Yen.  Giovanna  Lestonnac,  fondatrice  delle  Figlie  di 
Nostra  Signora. 

1.  II  XVII0  Congresso  Cattolico  Italiano,  tenutosi  in  Roma,  nei 
giorni  1,  2,  3,  4,  5  di  settembre,  ebbe  un  esito,  sopra  ogni  espetta- 
zione,  felicissimo.  Come  cronisti,  non  possiamo  diffonderci  a  lungo^ 
ina  soltanto  volgere  uno  sguardo  siatetico  a  questa  si  solenne  mani- 
festazione  italiana,  facendone  rilevare  1'altissima  importanza,  sia  pel 
luigo,  dove  si  e  inaugurata,  cioe  nelFeterna  citta  sotto  gli  occhi  del 
Sommo  Pontefice,  sia  per  la  presidenza  onoraria  del  Cardinale  Re- 
spighi,  Yicario  di  S.  Santita,  sia  per  1'  intervento  di  4  Cardinali,  di 
6  Arcivescovi  e  di  ben  26  Yescovi  venuti  d'ogni  parte  della  Peni- 
sola,  e  sia  ancora  per  la  mirabile  concordia  ed  armonia  che  tra  i  Con- 


CONTEMPORANEA  95 

gressisti  regno  costante,  e  per  la  praticita  delle  deliberazioni  formu- 
late dopo  serii  e  lunghi  studii  da  questo  Congresso,  che  segnera  certo 
una  pagina  gloriosa  nella  storia  del  movimento  cattolico  in  Italia. 

GUi  offici  delle  varie  Sezioni  furono  posti  nelle  scuole  del  Ponti- 
ficio  Seminario  di  S.  Apollinare,  e  la  chiesa  fa  trasformata  in  aula 
per  le  adunanze  generali.  Sopra  un  alto  palco  nell'abside,  a  modo  di 
grandiosa  gradinata,  in  derate  poltrone  sedevano  i  Cardinal!  e  gli  Ar- 
civescovi  e  Yescovi.  Nel  fondo,  sotto  un  ricco  panneggiamento  in  vel- 
luto,  campeggiava  un  magnifico  ritratto  di  Leone  XIII,  opera  del- 
I'Ugolini.  Tutto  attorno,  appoggiati  alle  pareti,  sfolgoravano  pittoreschi 
gruppi  di  labari  e  di  bandiere  delle  varie  associazioni  cattoliche. 

A  presidente  effettivo  del  Congresso  fu  nominate  il  Conte  Com- 
mendatore  Carlo  Santucci,  di  Roma,  che  disimpegno  il  suo  scabroso 
ufficio  con  soddisfazione  universale.  Al  suo  fianco  sedeva  il  Conte  Pa- 
ganuzzi, come  Presidente  generale  dell' Opera,  e  il  Segretario  gene- 
rale  il  Comm.  Rezzara.  Y'erano  poi  molti  altri  vice-presidenti  e  se- 
gretarii.  Alls  9  e  45  del  1°  di  settembre  entro  nell'aula,  gia  gremita 
di  congressisti,  S.  Em.  il  Cardinale  Yicario,  accompagnato  da  tre  altri 
Cardinali  e  da  molti  Arcivescovi  e  Yescovi  e  recitate  le  preci  d'aper- 
tura,  e  salutata  I'assemblea,  dicendo :  Sia  lodato  Gesu  Cristo!  inau- 
guro  solennemente  il  Congresso,  mentre  tutti  in  coro  a  gran  voce  ri- 
spondevano:  Sempre  sia  lodato! 

Quindi,  come  Presidente  d'onore,  I'Emo  Card.  Yicario  rivolse  ai 
Congressisti  pel  primo  la  parola,  veramente  paterna,  ricordando  in 
prima  il  Congresso  di  Ferrara,  e  poi  raccomandando,  come  eco  fedele 
del  Breve  Papale,  (da  noi  riferito  a  suo  luogo),  la  concordia,  la  pace, 
e  la  serenita  nelle  discussioni,  perche  da  queste  sorgano  pratiche  pro- 
poste  a  vantaggio  della  Chiesa  e  della  civile  societa.  Dopo  una  fra- 
gorosa  salva  di  applausi  al  nobile  discorso  del  Card.  Yicario,  sorse  in 
piedi  il  Conte  Paganuzzi,  che,  impossibile  a  tenergli  dietro  nella  sfol- 
gorante  sua  eloquenza,  riassunse  bellamente  i  temi  piu  importanti  del 
program  ma,  propostosi  dal  Congresso,  sia  nell'ordine  religioso,  edu- 
cativo,  economico-sociale,  sia  riguardo  alia  stampa  e  alle  associazioni. 
<  La  nostra  azione  (conchiuse  1'  illustre  Oratore)  dev'essere  cattolica 
papak,  subordinata  ai  nostri  Pastori ;  allora  sara  potentissima.  »  E, 
finendo  con  un  elogio  al  conte  Santucci,  onore  del  patriziato  e  del 
Ibro,  e  con  un  evviva  a  Leone  XIII,  vien  fatto  segno  dal  Congresso 
ad  una  ovazioue  entusiastica  e  prolungata. 

Si  levo  quindi  il  Presidente,  conte  Santucci,  e  con  una  facondia 
ed  eleganza  veramente  romana,  fece  omaggio  al  Card.  Yicario  e  agli 
altri  Prelati,  ringrazio  il  conte  Paganuzzi,  dichiarandosi  immeritevole 
dell7 onore  conferitogli,  e,  toccando  poi  leggiadramente  le  gloriose  tra- 
dizioni  dei  nostri  Comuni,  disse,  fra  molte  stupende  cose,  che  Italia 


96  CRONACA 

e  Papa,  cattolicismo  e  gloria  della  patria  sono  inseparabili :  che  1'Italia 
col  Papa  e  al  disopra  di  tutte  le  nazioni :  che  per  la  prosperita  della 
patria,  deve  la  concordia  de'  buoni  fare  disparire  1'assurdo  dissidio  su- 
scitato  dagli  empi  tra  Chiesa  e  Stato.  II  Papa  ha  diritto  sacrosanto 
alia  indipendenza,  condizione  esseuziale  per  1'autorita  di  Lui,  e  per 
la  pace  di  tutti  i  popoli  della  terra.  Noi  vogliamo  senza  scosse,  gui- 
dati  dal  Papa,  risolvere  i  veri  problemi  della  vita  sociale.  —  Ed  in- 
fine  esortando  al  lavoro  indefesso  e  concorde,  suggello  il  suo  splen- 
dido  discorso,  gia  dato  alle  stampe,  con  una  magaifica  apostrofe  di 
invito  ad  acclamare  Leone  XIII,  qual  Principe  della  pace.  —  L'as- 
semblea  surta  in  piedi,  proruppe  in  applausi  fragorosi  e  prolungati 
fra  ripetute  grida  di  Viva  Leone  XIII! 

La  nota  caratteristica  di  questo  Congresso  fu  la  praticita  dei  lavori 
delle  sezioni  e  delle  conseguenti  deliberazioni  e  voti.  Si  e  parti  to  dal  cri- 
terio  generale  d'esaminare  il  lavoro  fatto,  i  risultati  ottenuti  e  di  mirare 
all'avvenire  migliorando.  Impossibile  per  noi  il  discendere  ai  minuti 
particolari.  Ci  vorrebbe  un  grosso  volume.  Diciamo  soltanto,  che  le 
Sezioni  furono  sempre  affollatissime,  e  in  ognuna  d'esse  si  discussero 
con  ardore  si,  ma  congiunto  alia  migliore  cordialita,  materie  impor- 
tantissime  e  di  pratica  utilita.  Nelle  adunanze  generali  poi  1'eloquenza 
dei  varii  oratori,  accesi  di  vero  spirito  cattolico  e  papale,  riporto  plausi 
meritatissimi.  Parlarono  i  Yescovi  di  Padova.  di  Recanati  e  Loreto, 
di  Catanzaro,  d'Albany  in  America,  e  di  Lucera,  chi  del  Papa,  chi 
del  laicato  cattolico,  e  chi  degli  oltraggi  lanciati  dalla  stampa  liberale 
contro  il  Sommo  Pontefice.  Parlarono  i  campioni  del  movimento  cat- 
tolico, e  fra  questi  si  segnalarono  il  Cerruti  e  il  Simonetti  due  apo- 
stoli  infaticabili  delle  casse  rurali  e  operaie ;  Mons.  Radini  sulla  orga- 
nizzazione  delle  societa  cattoliche  femminili  e  sulla  preservazione  della 
fede  in  Roma  contro  Teresia  invadente;  il  nostro  collega  P.  Zocchi 
con  maschia  eloquenza  elettrizzo  1'assemblea  parlando  a  lungo  sulla 
liberta  d'insegnamento,  per  cui  fu  inviato  subito  un  telegramma  al 
Ministro  della  Pubblica  Istruzione  * ;  il  prof.  Persichetti  con  isfolgo- 
rante  facondia  ed  ardenza  d'affetto  sull'omaggio  solenne  a  Cristo  Re- 

1  Ecco  il  telegramma  mandate  al  Governor 

Al  Ministro  della  P.  I.  —  Roma. 

Rappresentanti  di  migliaia  di  associazioni,  i  cittadini  cattolici  italiani 
convenuti  a  congresso  generale  a  Roma,  dolenti,  che  le  precedent!  loro 
petizioni  per  la  liberta  d'  insegnamento  non  siano  state  nemmeno  diseusge, 
rinnovano  le  loro  istanze  perchfc  i  supremi  pateri  dello  Stato  riconoscano 
il  diritto  naturale  dei  padri  di  famiglia  per  la  liberta  dell' istruzione  dei 
loro  flgli. 

Firmato  SANTUCCI. 


CONTEMPORANEA  97 

dentore  ;  il  Kezzara  sulla  fondazione  di  scuole  eerali  industrial!  e 
agricole;  il  bravo  D.r  Sacchetti  splendidamente  sull'obbedienza  e  sulla 
docilita  ai  Capi  dell' Opera.  Sulla  stampa  con  rara  competenza  tratto 
il  comm.  Pacelli :  il  Cavanna  suiremigrazione  permanente  e  tempo- 
ranea;  1'illustre  Toniolo,  fra  un  uragano  d'applausi,  sulla  necessita 
di  ritornare  alle  Corporazioni  d'arti  e  inestieri  ed  unioni  professional!, 
ed  alia  rappresentanza  per  classi ;  ed  il  conte  Soderini  trattd  delle 
elezioni  ammini strati ve  e  di  parecchie  altre  question!  che  riguardano 
piu  da  vicino  il  problema  cosi  arruffato  del  lavoro  tra  gli  operai. 
L'illustre  Marucchi  sull'archeologia  cristiana  e  sul  sentimento  reli- 
gioso  da  ritemprarsi  nelle  Catacombe.  Ci  scuseranno  gli  altri  valorosi 
oratori,  se  non  possiamo  qui  neppure  nominarli,  perche  lo  spazio  e 
tiraimo.  Terminarono  il  Congresso  il  Pres.  Santucci  con  bellissime 
parole  di  ringraziamento,  e  il  Conte  Paganuzzi  con  un  importantissimo 
discorso,  che  si  potra  leggere  stampato  sull5  Osservatore  Romano.  11 
Card.  Yicario  finalmente  con  bella  esortazione  suggello  degnamente 
ogni  cosa  svolgendo  questo  concetto  che  solo  ubbidendo  al  Papa  e 
possibile  la  vittoria  dei  cattolici.  E  noi,  congratulandoci  vivamente 
coi  Capi  illustri  del  movimento  cattolico  in  Italia,  ricordiamo  a  tutti 
quelli  che  combattono  sotto  le  loro  bandiere.  la  bella  apostrofe  loro 
rivolta  dal  Papa  nel  suo  Breve:  Flos  catholicae  Italiae,  egregium  im- 
motae  in  Pontificem  fidei  retinete  nomen,  quod  initio  adscivistis.  Col 
nome  del  Papa,  scolpito  in  fronte  e  piu  nel  cuore,  slanciatevi  pure 
fiduciosi  alia  lotta  e  la  vittoria  sara  vostra ! 

2.  Al  XVII  Congresso  Cattolico  Italiano  tenne  dietro  nel  medesimo 
luogo  il  primo  Congresso  Internazionale  degli  Studenti  Cattolici  Uni- 
versitarii.  Si  temeva  che  un  congresso  di  baldi  giovani  non  sarebbe 
riuscito  che  una  farsa  o  al  piu  una  semplice  accademia.  Tutt'altro. 
Fu  piu  serio  e  grave  di  quel  che  si  potesse  imaginare  e  fecondissimo 
di  pratiche  ed  utili  deliberazioni.  Basti  dire,  che  fra  tanti  Congressi 
cattolici  che  si  tennero  qui  in  Koma,  quello  che  piu  diede  nei  nervi 
all'ebraica  Tribuna,  fu  proprio  questo.  Ottimo  presagio  !...  Satana  per 
fermo  e  i  suoi  addetti  non  possono  veder  di  buon  occhio,  che  una 
falange  si  compatta  di  giovani  franchi  e  forti  entri  in  battaglia  con 
tutto  1'ardore  de'  loro  vent'anni,  a  difesa  della  religione,  per  inneg- 
giare  all' idea  cattolica,  incarnata  nella  sapienza  del  grande  Leone  XIII. 

II  Congresso  si  tenne  nei  locali  di  S.  Apollinare,  e  nella  chiesa 
le  adunanze  plenarie.  L'aula  era  addobbata  come  nel  Congresso  Cat- 
tolico, salvo  lievi  varianti  nella  Presidenza,  dove  sedettero  i  rappre- 
sentanti  d' Italia,  Francia,  Belgio,  Inghilterra,  Spagna,  Germania, 
Austria  ed  Ungheria  nei  loro  speciali  costumi :  fra  i  quali  spiccavano 
i  pittoreschi  della  Ferdinandea  di  Praga  e  della  Rodolfina  di  Yienna. 

La  maggior  concordia  regno  fra  la  piu  vivace  animazione.  Si  vi- 

Serie  XVII,  vol.  XI,  fasc.  1207.  1  28  ottobre  1900. 


98  CRONACA 

dero  nella  sala  graziosamente  intrecciati  i  color!  del  diversi  berretti 
degli  Universitarii,  come  pure  si  intrecciavano  ivi  tutti  i  dialetti 
d' Italia  e  le  lingue  d'Europa.  Quivi  aleggio  veramente  lo  spirito 
della  fratellanza  universale,  quale  Gesu  Cristo  e  venuto  a  portare  nel 
mondo.  Splendidi  furono  i  discorsi  del  Tovini,  eletto  a  presidente 
effettivo  del  Congresso,  (la  presidenza  onoraria  era  tenuta  dal  Card.  Pa- 
rocchi)  del  Cav.  Codeglia,  infaticabile  Presidente  del  Circolo  Univer- 
sitario  Cattolico  di  Eoma,  e  dei  Delegati  nazionali  Meyer,  Segnier, 
Poncelet,  Gschladt,  Darmstia,  De  Pomes,  oltre  a  quello  dell'Emo 
Card.  Parocchi  che  bellamente  fe'  rifulgere  le  speranze  dell' a v venire 
preparate  da  una  gioventu  esemplare  ne'  costumi  e  forte  nella  scienza. 
Yenne  accolto  con  entusiasmo  il  bellissimo  Breve  del  S.  Padre,  diretto 
a  que'  bravi  giovani,  in  cui  S.  Santita,  manifestando  peculiare  e  stra- 
ordinaria  letizia  pel  loro  Congresso,  approve  altamente  il  loro  programma 
«  di  promuovere  in  voi  e  ne}  vostri  compagni  la  fermezza  della  fede,  la 
puritd  dei  costumi  e  la  costanxa  dei  propositi.  » 

Un  momento  assai  commovente  fu  quando  alia  chiusa  dello  splen- 
dido  discorso  del  bar.  Yoltolini-Mathaus,  rappresentante  dell'  illustre 
deputato  del  Centro  di  G-ermania,  sig.  Hertling,  tutta  1'assemblea  sorse 
in  piedi  ad  applaudire  a  Leone  XIII  ed  il  gruppo  dei  tedeschi,  ve- 
stiti  in  costume,  sguainarono  le  loro  spade  e  le  agitarono  in  alto  con 
triplice  giro  gridando  Hoch,  in  onore  del  Papa.  E  piu  commovente 
ancora  quando,  presa  la  parola  il  conte  Paganuzzi,  fra  un'ovazione 
di  applausi,  disse  che  con  molto  piacere  avea  sentito  un  giovane  con- 
gressista  parlare  affettuosamente  di  Maria  SSma  e  delle  Congregazioni 
Mariane,  ma,  non  conoscendolo  di  persona,  desiderava  gli  fosse  presen- 
tato.  Ed  ecco,  condotto  dal  Presidente, Jfarsegli  innanzi  il  simpatico 
giovane,  marchese  Benito  de  Pomes  y  Pomar  di  Barcellona;  e  sul 
palco,  alia  vista  di  tutti,  venire  abbracciato  e  baciato  in  fronte  dal 
Paganuzzi  fra  la  commozione  e  gli  applausi  dell'assemblea. 

Con  un  elegante  discorso  del  Card.  Parocchi,  coll'adesione  di  ben 
12  mila  studenti  d'ogni  parte  del  mondo,  colla  fondazione  d'un  Comi- 
tato  Internationale  e  d'un  periodico  pei  giovani  universitarii,  si  sug- 
gello  questo  memorando  Congresso  di  700  studenti  universitarii  di 
Europa,  dopo  d'avere  con  ammirabile  edificazione  partecipato  al  ban- 
chetto  divino  nella  Chiesa  di  S.  Ignazio,  ed  adorato  ivi  il  Santissimo 
Sacramento,  per  attingere  dal  Eedentore  del  mondo  quella  forza,  di 
che  abbisognano  i  lor  cuori  giovanili,  nella  sublime  impresa,  che  si 
sono  prefissi,  di  sviluppare  il  movimento  religioso  in  s&  e  nei  loro 
compagni,  di  profondirsi  nello  studio  delle  questioni  sociali,  secondo 
le  norme  Pontificie,  e  di  promuovere  la  scienza  antica  e  moderna  sem- 
pre  in  armonia  con  la  Fede.  Bravi  i  nostri  giovani  eroi!... 

3.  II  Congresso  internazionale  degli  studenti  universitarii  ebbe  il 


CONTEMPORANEA  99 

suo  felice  coronamento  prima  in  S.  Pietro  e  poi  in  Yaticano,  dove 
Sua  Santita,  approvando  altamente  il  lor  contegno  edificantissimo 
(checche  ne  dica  in  contrario  la  Corrispondenza  Verde,  e  1'ebraica 
Tribuna),  gli  accolse  con  una  bonta  veramente  paterna. 

A  San  Pietro  il  6  settembre  nella  basilica,  ottennero  per  mezzo 
del  Card.  Parocchi,  un  posto  privilegiatissimo,  cioe  nella  Cappella  del 
Sacramento,  dove  nessuno  dei  pellegrini  puo  mettere  il  piede  quando 
vi  discende  il  Papa.  Quivi  i  bravi  giovani,  terminata  ch'ebbe  il  Santo 
Padre  la  breve  visita  al  SSmo,  furono  i  primi  a  fargli  un'ovazione  si 
grandiosa  e  si  solenne  che  mai  1'eguale,  agitando  in  alto  i  loro  berretti 
dai  mille  colori  e  i  rappresentanti  delle  societa  tedesche,  vestiti  in 
assise  sfarzose,  sfoderando  le  loro  spade.  Indi,  sollevato  il  Papa  in 
sedia  gestatoria,  per  fare  il  suo  passaggio  nel  mezzo  della  basilica  a 
benedire  quelle  migliaia  di  pellegrini,  quella  moltitudine  di  studenti 
si  riverso  tutta  insieme,  come  un  torrente,  dietro  al  Papa,  acclaman- 
dolo  fino  alia  Confessions.  Per  parte  mi  a  (disse  uno  studente)  ve  lo 
assicuro,  ho  gridato  viva  il  Papa  tanto  da  arrochire.  E  cosi  pure  fecero 
nel  ritorno.  Tutti  i  pellegrini  ne  restarono  commossi,  e  in  modo  par- 
ti colare  1'augusto  Yegliardo,  che  di  tanto  in  tanto  si  rivolgeva  a 
questi  baldi  giovani,  future  speranze  della  patria,  con  un  sorriso 
di  compiacenza  inesprimibile. 

Quanto  poi  alia  udienza  pontificia  ch'ebbero  in  Yaticano  il  12  set- 
tembre, lasciamo  la  parola  ad  uno  di  questi  fortunati  studenti,  che 
vi  si  trovo  presente. 

«  Roma  12.  —  Ne  torno  ora  entusiasta  e  commosso,  entusiasta  della 
portentosa  vecchiaia  del  Santo  Padre  e  commosso  della  sua  infinita 
bonta  verso  i  giovani. 

«  Alle  ore  11,45  di  oggi  il  conte  Ludovico  Pecci,  esente  delle  guardie, 
introduceva  nella  sala  del  trono  uno  smagliante  gruppo  di  30  stu- 
denti rappresentanti  delle  varie  organizzazioni  universitarie  cattoliche 
intervenute  al  congresso  internazionale  teste  finite  fra  la  generale 
soddisfazione. 

«  Sua  Santita  usciva  allora  con  passo  tremulo  dai  suoi  apparta- 
menti  per  salire  sulla  portantina  che  doveva  recarlo  in  San  Pietro, 
ed  appunto  in  tal  momento  era  stato  fissato  che  avrebbe  ricevuto  gli 
studenti. 

«  I  giovani  infatti,  pallidi  per  1'emozione  di  vederlo  cosi  vicino,  si 
precipitarono  ai  piedi  del  Papa  contornandolo  per  intiero  da  ogni 
parte  e  stringendolo  presso,  presso.  II  Santo  Padre  guardava  e  sorri- 
deva  loro  con  indicibile  espressione  di  benevolenza  e  d'affetto. 

«  Poi  alzo  la  diafana  mano  ed  incomincio  a  parlare  con  voce  chiara, 
ferma,  con  espressione  amorevole,  sostando  qualche  volta  a  riguardare 
quel  gruppo  che  gli  stava  prostrato  d' intorno  e  davanti. 


100  CRONACA 

«  II  S.  Padre  —  tutto  spirante  benevolenza  paterna  —  ci  ricordo  i 
consigli  del  Card.  Parocchi  sulla  serieta  degli  studi  e  la  fermezza  del 
carattere  e  disse  di  farli  suoi  e  di  lasciarli  ai  present!  come  sua  me- 
inoria :  accenno  al  nuovo  secolo  che  molto  attende  dalla  gioventu  cat- 
tolica  mostrando  la  sua  soddisfazione  per  i  promettenti  risultati  del 
congresso  :  indi  ci  benedisse  colle  nostre  famiglie. 

c  Poi  ad  uno  ad  uno  i  giovani  baciarono  la  mano  ed  il  piede  del 
Santo  Padre  che  per  tutti  ebbe  una  parola  speciale  :  ad  Amedeo  Rossi 
ed  a  Giulio  Cesare  de  Rossi  ricordo  il  breve  onde  li  aveva  onorati, 
a  Paolo  Arcari  concesse  la  benedizione  per  Y  Osservatore  cattolico  accom- 
pagnandolo  con  un  bene  forte  e  lusinghiero;  al  dott.  Longinotti,  del 
confratello  Cittadino  di  Brescia  nomino  le  glorie  di  Brixia  e  fidelis ; 
a  Marc  Sangnier  prese  fra  le  mani,  stringendola  a  se,  la  testa  infan- 
tile e  gli  parld  del  suo  splendido  discorso  di  sabato  scorso :  Ah!  c'est 
vous  qui  avez  parle  du  Pape;  a  Nelis  disse  una  parola  elogiosa  peril 
Belgio ;  cosi  coi  Marchesi  di  Yalle  Amena  e  De  Ponies  ebbe  motto  di 
benedizione  per  la  Spagna  e  parimente  per  tutti  gli  svizzeri,  per  i 
teleschi,  per  gli  sloveni,  eccetera;  con  Francesco  Codeglia  presidente 
del  circolo  di  Roma  rinnovello  il  proprio  contento  per  il  Congresso.  » 

4.  II  3  settembre  ebbe  luogo  il  pellegrinaggio  internazionale  della 
Gioventu  Cattolica,  il  quale,  giunto  in  Roma,  si  divise  in  due  rami, 
1'uno  degli  studenti  dei  Circoli  Universitarii  Cattolici,  di  cui  gia 
abbiamo  parlato,  e  1'altro  di  quegli  ascritti  ai  Circoli  della  Gioventu 
Cattolica  e  ad  altre  Societa  affini ;  per  ricongiungersi  poi  amendue  nel- 
1'ultimo  giorno  in  una  comune  manifestazione  di  fratellanza  e  di  fede. 

Compiute  con  molta  pieta  ed  edificazione  le  visite  prescritte  per 
1'acquisto  del  S.  Q-iubileo,  il  giorno  5  cominciarono  i  lavori  delle 
adunanze  generali  della  Societa  della  Gioventu  Cattolica  nell'aula 
massima  del  Seminario  Romano,  presiedute  dal  march.  Giulio  Sacchetti, 
che  aveva  a'  suoi  fianchi  per  segretario  generate  il  Sig.  Del  Chiaro 
e  per  vice-presidente  1'avv.  Pericoli  e  per  vice  assistente  ecclesiastico 
Mons.  Respighi,  in  luogo  di  Mons.  Cavagnis.  Le  adunanze  ebbero 
questo  scopo,  di  discutere  un  programma  efficace  d'azione,  da  recarsi 
in  atto  nei  varii  Circoli  della  penisola.  II  programma  percio  presen- 
tava  una  serie  molteplice  e  varia  di  opere,  lasciando  cosi  maggior 
liberta  di  scelta  ad  ognuno,  secondo  le  diverse  esigenze  e  condizioni 
locali.  Si  trattd  nella  prima  adunanza  dunque  con  molto  senno  e 
con  pratica  utilita  dell'istituzione  di  Congregazioni  e  Oratorii  festivi, 
dei  Pellegrinaggi,  delle  Prime  Comunioni  pei  figli  del  popolo,  delle 
Opere  della  propagazione  e  preservazione  della  fede  e  della  diffusione 
del  Yangelo  domenicale,  suH'esempio  di  quanto  in  questa  parte  fa 
con  tan  to  zelo  il  Circolo  di  S.  Pietro  in  Roma.  Si  chiuse  con  un  bel 
discorso  del  prof.  Persichetti  sull'opera  deH'oniaggio  a  Cristo  Reden- 


CONTEMPORANEA  101 

tore.  L'adunanza  del  giorno  6  ebbe  principio  colla  discussione  del 
mezzi  piu  acconci  per  raccoglier  1'  Obolo  di  S.  Pietro ;  e  qui  sorse 
S.  E.  Mons.  Mistrangelo,  arcivescovo  di  Firenze,  caldeggiando  affet- 
tuosamente  si  bell'opera  e  tanto  utile  alia  cristianita.  Si  proseguirono 
le  discussioni  sui  temi  risguardanti  il  Segretariato  del  popolo  ed  altre 
istituzioni  di  beneficenza  pubblica,  la  fondazione  di  scuole  professio- 
Dali  ed  agrane  e  di  cooperative,  e  in  modo  speciale  1'opportunita  di 
fondare  un  giornale  cattolico  sul  tipo  delVAvanti.  L'adunanza  del 
giorno  7  ebbe  carattere  assolutamente  private  e  vi  si  tratto  degli  aifari 
concernenti  1'organizzazione  della  Societa. 

L'  8  finalmente,  festa  della  Nativita  di  Maria  SS.  giorno  di  chiu- 
sura,  la  mattina  nel  tempio  di  S.  Ignazio  fu  celebrata  la  S.  Messa 
dal  Card.  Macchi,  nella  quale,  dopo  infocate  parole  del  P.  Zocchi,  s'acco- 
starono  alia  Comunione  parecchie  centinaia  di  giovani  d'ogni  nazione. 
Sul  pomeriggio  il  Card.  Parocchi  tenne  nell'aula  massima  del  Semi- 
nario  Komano  uno  splendido  discorso  alia  Gioventu  Cattolica  inter- 
nazionale ;  e  poi  di  nuovo  a  S.  Ignazio  a  ricevere  la  benedizione  del 
Santissimo,  impartita  dal  Card.  Yicario  di  S.  S.,  circondando  1'altare 
di  S.  Luigi  piu  di  cento  giovani  con  la  torcia  in  mano.  A  questo 
Congresso,  si  bene  riuscito  e  benedetto  dal  S.  Padre  in  modo  partieo- 
lare,  segui,  come  appendice,  una  bella  gita  a  Yiterbo,  che  fu  la  culla 
della  Societa  della  Gioventu  Cattolica,  per  tributare  cola  un  dovuto 
omaggio  alia  memoria  del  compianto  suo  fondatore  conte  Mario  Fani, 
morto  a  soli  24  anni  d'eta.  Questa  amena  gitarella,  grazie  alia  splen- 
dida  ospitalita  del  Circolo  di  S.  Eosa,  lascio  in  tutti  il  piu  grato  ricordo. 

5.  Domenica  23  settembre  ebbe  luogo  nella  basilica  vaticana  la 
tsolenne  Beatificazione  della  Yen.  Giovanna  di  Lestonnac,  baronessa 
di  Montferrant-Landiras,  e  fondatrice  dell'Ordine  delle  Figlie  di  Nostra 
Signora. 

Costei,  come  ricaviamo  dal  bellissimo  compendio  della  sua  vita, 
scritto  da  Mons.  Raffaele  M.  dei  Conti  Yirili,  postulatore  della  Causa, 
nacque  a  Bordeaux  da  una  delle  piu  illustri  famiglie  di  Francia 
nel  1556.  Sventuratamente  ebbe  per  madre  una  arrabbiata  calvinista, 
che  le  stava  a  fianchi  per  pervertiiia;  ma  indarno,  perche  il  padre 
suo,  fervente  cattolico,  colla  grazia  divina  preservolla  dal  veleno  di 
quella  eresia.  Questi,  per  tenerla  lontana  dalla  madre,  sua  persecu- 
trice  implacabile,  la  diede  in  isposa,  ancor  giovinetta,  ad  un  eccel- 
lente  cattolico,  al  barone  Q-astone  di  Montferrant-Landiras.  Bench& 
Giovanna  anelasse  al  chiostro,  pure  si  sottomise  ai  voleri  paterni  e 
divenne  modello  di  sposa  e  di  madre.  Da  questa  benedetta  unione 
nacquero  sette  figliuoli,  de'  quali  tre  volarono  al  cielo  bambini ;  degli 
altri  quattro,  il  maggiore  eredito  piu  tardi  il  nome  e  la  virtu  paterna, 
le  due  prime  figlie  si  fecero  religiose,  e  1'ultima,  collocata  in  matri- 


102  CRONACA 

monio,  visse  cristianamente  nel  secolo.  Se  non  che,  mortole  il  padre 
e  lo  sposo,  senti  riaccendersi  piu  che  mai  nel  cuore  il  desiderio  di 
vita  piu  perfetta.  E  nel  1603,  superato  ogni  ostacolo,  vesti  in  Tolosa 
1'abito  religiose  nel  monastero  delle  Cisterciensi.  Ma,  caduta  ben  presto 
inferma,  le  fu  ordinato  di  lasciare  1'  istituto.  Essa  dolentissima  si 
ritiro  nel  castello  di  Landiras  con  suo  figlio.  E  qui  il  Signore  1'aspet- 
tava,  per  infonderle  lumi  speciali,  a  fine  di  fondare  in  Bordeaux 
1'Ordine  delle  Figlie  di  N.  Signora,  che  sotto  la  protezione  della  Ver- 
gine  doveano  dedicarsi  a  santificare  le  famiglie.  Sotto  la  direzione  dei 
Padri  gesuiti,  ella  riusci  felicemente  nel  suo  intento,  e  nel  1610  venne 
appro vato  dalla  S.  Sede  il  suo  Ordine.  Nel  rapido  svolgimento  di 
quest'Ordine  non  le  mancarono  dispiaceri  infiniti,  sino  a  venir  deposta 
dall'ufficio  di  superiora.  Ma  essa,  sopportando  eroicamente  ogni  piu 
dura  croce,  rifulse  piu  che  mai  per  le  sue  virtu  ammirabili,  fin  che, 
pubblicate  alfine  le  regole  dell' Istituto,  il  giorno  della  Purificazione 
del  1640  spiro  placidamente  nel  Signore,  glorificata  dopo  morte  da 
prodigii  strepitosi,  segni  evidenti  della  sua  santita,  e  dal  prodigioso 
estendersi  del  suo  Ordine,  che  conta  oggi  ben  80  Case,  sparse  in  tutto 
il  mondo,  a  vantaggio  delle  famiglie  cristiane. 

La  solenne  cerimonia  della  sua  Beatificazione  si  celebro  in  S.  Pie- 
tro,  secondo  le  formalita  consuete.  Ma  sia  per  il  migliore  addobba 
dell'abside  della  basilica,  sia  per  T  illuminazione  veramente  splendida, 
quasi  tutta  a  luce  elettrica,  anco  dei  lampadarii  pendenti  dagli  archi, 
e  sia  finalmente  per  la  folia  enorine  di  quasi  cinquantamila  persone, 
accorse  nel  pomeriggio  ad  applaudire  festosamente  il  S.  Padre,  ci 
parve  che  tal  funzione  abbia  superato  in  magnificenza  le  passate 
Beatificazioni.  Era  presente  alia  cerimonia  una  parente  della  Beata, 
e  venne  presentata  a  S.  Santita,  che  1'accolse  con  benignita  da  Padre. 
Leone  XIII,  nel  ritornare  in  Yaticano,  manifesto  ai  presenti  il  suo 
sovrano  compiacimento  per  la  straodinaria  affluenza  di  popolo  in  quella 
solennita;  affluenza,  che  riusci  una  protesta  eloquentissima  contro 
1'infernale  gazzarra,  capitanata  dal  Sindaco  principe  Colonna,  del 
XX  Settembre. 

III. 
COSE  ITALIANS 

I.  L'  ingresso  solenne  di  S.  E.  MODS.  Bacilieri,  Vescovo  di  Verona.  —  2.  Sop- 
pressione  delle  temporalita  al  Vescovo  di  Andria.  —  3.  La  voce  del  buon 
senso  per  Tindipendenza  del  Papa.  —  4.  Pel  cinquantesimo  dall'inven- 
zione  del  corpo  di  S.  Chiara  d'Assisi.  —  5.  Un  monumento  al  Ven.  Cotto- 
lengo  in  Bra.  —  6.  II  ritorno  del  Duca  degli  Abruzzi  dal  viaggio  polare. 
—  7.  La  festa  del  XX  Settembre. 

1.  Yerona  il  2  settembre  fu  tutta  in  festa,  e  si  mostro,  ancora 
una  volta,  nell'accogliere  esultante  il  suo  novello  Pastore,  la  eitta 


CONTEMPORANEA  103 

fedele  alia  religione  de' suoi  padri:  Verona  ftdelis.  S.  E.  Mons.  Bar- 
tolomeo  Bacilieri,  che  per  parecchi  anni  assistette  con  amorosa  e  solerte 
intelligenza  nell'apostolico  ministero  il  compianto  CardinaleDiCanossa, 
fece  la  prima  domenica  di  settembre  il  suo  trionfale  ingresso  nella 
citta  e  solennemente  fra  il  plauso  e  le  acclamazioni  spontanee  de'  suoi 
concittadini  prese  possesso  delPillustre  Cattedra  di  S.  Zenone.  II  corteo 
fu  splendido :  la  folia  sterminata  che  traeva  da  tutte  le  parti,  caloro- 
samente  acclamava  :  tutte  le  classi  dei  cittadini  v'erano  rappresentate: 
le  societa  cattoliche  in  gran  nuniero  sfilavano  colle  loro  pittoresche 
bandiere  :  e  le  campane  della  citta  sonavano  gaiamente  a  festa.  La 
cattedrale  tutta  illuminata  e  gremita  di  popolo,  dava  di  se  bellissima 
vista.  Ivi,  terminato  il  pontificate  con  iscelta  musica,  il  novello  Pa- 
store  levandosi  dal  trono,  dove  sedeva,  si  rivolse  a'  suoi  Yeronesi  e 
pronuncio  commosso  un  nobilissimo  discorso,  in  cui,  fra  tante  altre 
bellissime  cose,  disse : 

«  Nei  tremendi  misteri  ho  giurato  di  tener  alto  1'ufficio  Episcopale, 
di  mantenere  intatto  il  deposito  della  fede,  di  stimolarvi  e  spingervi 
ad  osservare  le  divine  leggi  e  1'ecclesiastica  disciplina,  disposto  ad 
immolarmi  per  questa  Chiesa  Veronese,  vale  a  dire  per  la  vostra  santi- 
ficazione  nel  tempo  e  la  vostra  gloria  nell'eternita.  » 

Molti  e  preziosi  doni  vennero  presentati  all'amatissimo  Pastore. 
In  episcopio  raccoltesi  poi  tutte  le  associazioni  cattoliche  coi  loro  ves- 
silli  acclamarono  con  entusiastici  evviva  Sua  Eccellenza,  la  quale, 
fattasi  al  balcone,  benignamente  le  benedisse.  Anche  la  G-iunta  voile 
porgergli  i  suoi  omaggi  e  in  quattro  berline  di  gala  coi  valletti  in 
grande  uniforme,  verso  il  tocco,  si  presento  dinanzi  al  Yescovo  col 
Sindaco,  comm.  Guglielrni,  cogli  assessori  e  il  vice-segretario,  diriz- 
zandogli  nobili  e  cortesi  parole.  L' illuminazione  della  sera,  fatta  spe- 
cialmente  nella  piazza  di  San  Zeno,  in  mezzo  alle  armonie  di  varii 
concerti  musicali,  tra  i  continui  evviva  al  Yescovo,  e  tra  gli  archi 
adorni  di  svariati  palloncini  e  tra  i  festoni  luminosi  che  si  stendevano 
tra  gli  alberi  della  piazza,  fu  uno  spettacolo  verarnente  superbo.  A 
San  Zeno  anche  la  caserma  delle  Guardie  di  finanza  era  splendida- 
mente  illuminata.  Due  grandi  trasparenti  portavano  questa  grande 
scritta :  Dio  —  Patriot,  —  Re  —  W.  il  Vescovo.  Non  parliamo  delle  fiac- 
colate  dei  giovani  di  varii  oratorii,  ne  delle  case  qua  e  la  addobbate 
e  vagamente  illuminate  a  luce  o  di  magnesio  o  di  bengala,  ne  delle 
bande  che  per  ogni  via  ricreavano  gli  animi  con  armonie  dolcissime. 
Una  festa  veramente  splendida,  indimenticabile.  E  benchevi  fosse  tanta 
ressa  di  popolo,  pure  non  si  deploro  il  minimo  disordine.  I  buoni 
veronesi  mostrarono  di  stimare  e  amare  profondamente  il  loro  Pastore, 
si  zelante  e  si  dotto,  e  di  cui  Eoma  stessa  si  gloria  d'averlo  avuto 
tra  le  sue  mura  come  alunno  dell'  Universita  Gregoriana. 


104  CRONACA 

La  spontaneita  e  la  concordia,  con  le  quali  la  cittadinanza  tutta 
voile  onorare  solennemente  1'auspicato  ingresso  del  proprio  Vescovo 
e,  come  pronostica  felicemenie  la  Verona  fedele,  aurora  fulgida  di  un 
bellissimo  giorno,  giorno  che  sara  non  di  ore,  ma  di  anni  e  di  anni 
molti.  Ad  multos  annos. 

2.  Or  vediamo  il  rovescio  della  medaglia,  cio£  quello  che  sanno- 
fare  i  liberali  a  scapito  e  disdoro  d'un  egregio  Prelato  delle  Puglie. 
S.  B.  Mons.  Staiti,  vescovo  d5  Andria,  avendo  consent! to  di  assistere 
ai  funerali  che  si  vollero  fare  nel  duomo  a  re  Umberto,  purche  non 
entrassero  in  chiesa  bandiere  non  benedette,  ne  si  recitasse  la  non  appro- 
vata  preghiera  della  Regina,  conforme  ai  decreti  della  S.  Congregazione; 
s'accorse  durante  la  funzione  che  vi  si  erano  introdotte  bandiere  inter- 
dette,  e  per  prudenza  le  tollerd,  e  infine,  saputo  che  si  voleva  fare  un 
tumulto  contro  di  lui,  se  fosse  disceso  al  tumulo  per  dargli  1'assolu- 
zione,  giudico  prudente  darla  invece  dal  trono  episcopale.  Non  appena 
il  Vescovo  si  ritiro,  ed  ecco  scoppiare  uel  duomo  un  tafferuglio  inde- 
scrivibile,  gridando  da  indiavolati  contro  il  Yescovo:  Abbasso  Mon- 
signore !  Yiva  Savoia !  Viva  Roma  *intangibile !  Queste  grida  echeg- 
giarono  per  le  ampie  volte  del  Duomo,  che  parve  trasformato  in  una 
casa  d' inferno.  Alcuni  piu  arditi,  anzi  veri  energumeni,  si  slanciarono 
contro  il  Vescovo,  che  stava  per  use  ire,  ma  furono  a  tempo  fermati. 
Se  non  successero  maggiori  guai,  nota  il  massonico  Giorno,  fu  per 
lo  rispetto  che  si  ebbe  alle  signore,  ivi  affollate,  non  gia  pel  rispetta 
dovuto  al  tempio  sacrosanto  di  Dio!... 

Si  formo  quindi  una  turba  briaca  di  dimostranti,  che  con  bandiere 
e  colla  banda  cittadina  alia  testa,  si  reed  sotto  i  balconi  del  palazzo 
vescovile ;  e  li,  mentre  si  tentava  con  scale  d'abbatterne  lo  stemma, 
si  urlo,  si  fischid,  si  bestemmid,  e  si  gittd  una  fitta  sassaiuola  contro 
le  fmestre  del  Vescovo,  con  grida  forsennate  di  abbasso  i  pretif 
morte  al  Vescovo!  E  i  carabinieri  che  facevano?  Invece  di  sperdere 
quegli  indiavolati,  si  limitarono  ad  impedir  loro  1'entrata  nel  palazzo 
vescovile.  Orbene  la  notizia  di  questa  ribalderia  senza  nome,  contro 
un  degnissimo  Prelato  di  S.  Chiesa,  il  quale  eseguiva  strettamente  it 
suo  dovere,  attenendosi  alle  prescrizioni  ecclesiastiche  piu  note,  venne 
alle  orecchie  del  ministro  Guardasigilli,  il  quale  subito  fulmino,  questo 
decreto  sbalorditoio : 

«  ROMA,  7  —  Con  odierno  decreto,  visto  il  rapporto  del  procurators 
generale  presso  la  Corte  d'appello  di  Trani,  sul  contegno  trriverente  e  fa- 
zioso  tenuto  dal  vescovo  di  Andria  in  occasione  dei  funerali  del  compianto 
Re  Umberto,  fu  ordinato  il  sequestro,  per  misura  di  repressione,  delle  ren- 
dite  della  menea  vescovile  di  Andria.  Le  rendite  stesse,  dedotte  le  spese> 
si  erogheranno  a  beneficio  dei  preti  poveri.  » 

Ai  nostri  lettori  i  commenti. 


CONTEMPORANEA  105 

3.  Dinanzi  a  cotesta  guerra  si  sleale  deH'anticlericalismo  masso- 
nico  contro  la  Chiesa  e  i  suoi  Ministri,  giovera  sentire  almeno  una 
voce  franca  e  dignitosa,  che  di  questi  giorni  si  levo  in  Italia  dal 
campo  stesso  liberale  a  difesa  del  Papato.  II  Rinnovamento,  foglio  libe- 
ralissimo  di  Cremona,  pubblicd,  non  ha  guari,  una  lettera  dell'avvo- 
cato  Rocco  Grossi,  il  quale,  dopo  avere  affermato  1'assoluta  necessita 
per  1'  Italia  di  riconciliarsi  col  Papa,  si  propone  tale  quesito :  Quale 
delle  due  Autorita  in  conflitto  debba  prendere  le  mosse,  se  doe  I'eccle- 
siastica  o  la  civile.  E  risponde  cosi : 

«  La  risposta  non  pud  essere  difficile  per  chi  conosca  anche  mediocre- 
mente  la  storia  del  nostro  Paese  degli  ultimi  cinquant'anni.  II  Papa  venne 
spogliato  del  suo  potere  temporale  e  fu  costretto  rinchiudersi  nel  Vaticano 
per  opera  del  Governo  nostro,  il  quale,  per  nulla  curandosi  delle  sue  pro- 
teste,  prese  colla  forza  la  citta  di  Roma,  destinata  ad  essere  la  resldenza 
inviolabile  dei  Papi.  II  Governo  italiano  pertanto  ha  il  dovere  di  riparare 
all'offesa  recata  al  Papa  nel  modo  che  a  questi  piacera  di  stabilire. 

«  Ai  cattolici,  ossequenti  in  tutto  agli  ordini  del  Ponteflce,  non  e  detto 
come  avverra  il  componimento  del  dissidio,  e  del  modo  lascino  arbitro  il 
Papa  stesso. 

«  I  cattolici  sanno  soltanto  questo :  che  devono  stare  in  tutto  e  per  tutto 
alle  istruzioni  della  Santa  Sede  e  che  questa  soltanto  ha  potere  di  prefi- 
nire  il  modo  migliore,  col  quale  devono  essere  salvaguardati  i  diritti  sa- 
crosanti  della  Chiesa,  in  guisa  che  questa  possa  esplicarsi  non  solo  quale 
autorita  italiana,  ma  internazionale  e  mondiale,  come  e  nella  genesi  e  nel 
fondamento  della  sua  costituzione. 

«  Sanno  pure  che  il  cuore  e  la  bonta  del  Pontefice  sono  grandi  e  che 
nelPanimo  guo  e  vivo  1'amore  per  la  patria:  che  quindi,  ove  dal  Governo 
si  volesse  fare  un  passo  verso  di  lui,  meno  difficile  apparira  la  possibility 
di  un  amichevole  accordo,  quale  da  ogni  ardente  patriotta  e  desiderate. 

<  L'errore  del  Governo  e  del  partito  liberale,  consiste  nel  credere  e  vo- 
lere  che  per  primo  debba  il  Pontefice  inchinarsi  a  lui  e  riconoscere  per 
necessita  di  cose  e  di  eventi,  un  fatto  compiuto  che  per  lui  suona  offesa, 
mentre  inveee  sarebbe  cbmpito  dello  stesso  Governo  quale  offensore,  fare 
appello  alia  g«nerosita  del  Papa  dopo  aver  avuto  la  franchezza  di  ricono- 
scere d'aver  errato  e  di  riparare  ai  suoi  torti.  » 

Nel  momento  attuale,  mentre  tanti  errori  e  tante  escandescenze 
partono  dal  campo  liberale,  questa  voce  serena  e  piena  di  buon  senso, 
merita  davvero  d'essere  registrata  nella  nostra  Cronaca  per  la  storia 
a  v  venire. 

4.  Solennissiine  feste  furono  celebrate  ad  Assisi  tra  il  19  e  il 
24  settembre  pel  cinquantesimo  anniversario,  da  che  il  venerate  corpo 
di  Santa  Chiara  venne  tolto  all'oscurita,  in  cui  giaceva  da  secoli.  II 
23  settembre  del  1850,  in  cui  avrenne  il  fortunato  ritrovamento,  si 
trovo  presente  ed  operante  il  Sommo  Pontefice  Leone  XIII,  allora  Ar- 
<jiTescovo  e  Cardinala  di  Perugia.  Percid  in  un  bellissimo  Breve,  in- 


106  CKONACA 

viato  per  questa  occasione   all' illustre  e  zelantissimo  Yescovo   d'As- 

sisi,  Mons.  Luigi  De  Persiis,  S.  Santita  cosi  si  esprime: 

«  In  tale  opportunity  il  Nottro  pensiero  rivola  con  piacere  all'ama- 
tissima  Umbria,  massimamente  perche  quel  fatto  teniamo  non  solo  scol- 
pito  nella  nostra  intima  memoria,  ma  abbiamo  come  presence  innanzi 
agli  occhi.  Imperocche  nel  novero  dei  Vescovi  che  il  Pastore  di  Assisi 
aveva  gentilmente  chiamato  dalle  cittd  vicine  a  crescere  fede  e  solennita 
all}  invenzione,  Noi  pure  ringraziamo  Dio  di  essere  stati  presenti. 

«  Con  solenne  rito  e  con  scelto  seguito  di  sacerdoti  e  di  citladini  si 
giunse  ul  Tempio  di  Chiara :  entrammo  nel  cunicolo  profondamente  sca- 
vato  sotto  I'altare  maggiore;  venerabondi  siam  presso  al  loculo  ben  for- 
tificato.  Questo  aperto  alia  Nostra  presenza,  apparisce  la  spoglia  da 
tanto  tempo  desiderata,  giacente  a  mo3  di  chi  dorme,  ornata  di  lauro  ed 
intcrno  spirante  soave  odore. 

«  Allora  a  Noi  soli  toccd  in  sorte,  faticoso  si,  ma  gratissimo  lavorof 
di  estrarre  dal  loculo  ad  una  ad  una  colle  Nostre  stesse  mani  quelle 
preziose  margarite,  da  riporsi  in  area  piu  degna.  » 

Quindi  ricordando  il  Papa  d'avere  in  cio  ammirato  il  disegno  di 
Dio,  perche  dalle  ossa  di  questa  Santa,  quasi  fiorenti  dal  loro  avello, 
largamente  si  diffondesse  il  buon  odore  di  Cristo  a  sprone  di  gene- 
rose  virtu,  ed  esortando  le  Figlie  religiose  perche  insistano  con  ar~ 
dore  sulle  orme  gloriose  della  santa  loro  Madre  Fondatrice,  termina 
il  Suo  Breve  con  quest'atto  di  paterna  munificenza: 

«  Piace  anehe  aggiungere  un  dono  a  testimonio  perenne  della  Nostra 
pietd  verso  Chiara,  che  benigna  vorra  accettarlo,  e  la  Nostra  tarda  etaf 
espc.sta  a  difficili  prove,  giovare  di  sollecito  aiuto. 

«  Discenda  infine  la  copia  dei  divini  favori  per  I'apostolica  benedizione 
che  a  te,  Venerabile  Fratello,  al  Clero  e  alle  stesse  Sacre  Vergini  ed  a 
tutto  il  gregge  con  singolare  affetto  impartiamo.  » 

5.  La  graziosa  cittadella  di  Bra,  celebre  pel  santuario  della  Ma- 
donna de'  fiori  e  patria  del  grande  ministro  della  Provvidenza,  in- 
nalzo,  il  6  di  settembre,  un  magnifico  monumento  al  Ven.  Cotto- 
lengo,  suo  concittadino,  dichiarato  Venerabile  da  Pio  IX  il  19  lu- 
glio  1877.  La  statua  principale,  che  raffigura  il  Servo  di  Dio,  il  gruppo 
alia  base  e  i  fregi  sono  in  bronzo,  opera  veramente  artistica  del  bravo 
soultore  Celestino  Fumagalli. 

II  Cottolengo,  che  campeggia  su  quel  superbo  monumento,  volge 
la  testa  ispirata  al  cielo,  e  rappresenta,  nello  slancio  della  persona  e 
nella  movenza  delle  braccia  a  meta  sollevate,  1' invocazione  dell'aiuto 
celeste  nelle  opere  di  carita.  La  statua  e  ben  modellata,  espressiva, 
armonica.  Ai  quattro  lati  del  basamento  e  un  trionfo  di  gigli  inter- 
calati  da  croci.  In  basso  sta  il  gruppo  della  Carita,  che  sorregge  sulle 
ginocchia  un  povero  malato  e  con  una  ciotola  gli  porge  ristoro.  La 


CONTEMPORANEA  107 

figura  del  malato,  e  quella  dell'angelo  della  Carita  sono  vive,  sentite 
ed  effigiate  con  intelletto  d'amore  e  con  sentimento  d'arte. 

II  canonico  Ferrero,  direttore  della  Casa  della  Divina  Provvidenza 
(Cottolengo)  di  Torino,  fece  la  consegna  del  monumento  alia  citta  di 
Bra,  sicuro  che  lo  custodira  con  affetto  e  da  esso  le  opere  di  pieta 
ritrarranno  maggiore  incremento  a  nuovi  beneficii.  A  questa  solenne 
inaugurazione  erano  presenti  il  Cardinale,  Arcivescovo  di  Torino,  il 
ministro  della  Pubblica  Istruzione,  Ton.  Gallo,  e  le  autorita  del  luogo. 
Fu  quindi  dato  un  lauto  pranzo  a  180  poveri  nell'Ospizio  Cottolengo, 
servito  con  molto  zelo  dalle  signorine  della  citta;  cosa  commoven- 
tissima. 

6.  Dopo  un  viaggio  di  poco  piii  d'un  anno  tra  gli  orrendi  ghiacci 
del  mar  polare,  ecco  di  ritorno  in  Italia  S.  A.  R.  Luigi  di  Savoia, 
Duca  degli  Abruzzi.  La  sua  spedizione  colla  Stella  Polare  fu  certo 
rapidissima,  e,  benche  non  priva  di  disgrazie,  pure  pift  fortunata  delle 
altre,  perche  superd  quella  del  celebre  Nansen,  raggiungendo  1'86° 
grado  e  33  minuti,  vale  a  dire  30  chilometri  piii  vicino  al  Polo  di 
Nansen. 

La  Stella  Polare,  su  cui  veleggiava  il  Duca  degli  Abruzzi,  lascio 
la  Norvegia  a  Vardo  il  26  giugno  1899,  tocco  Arkangel  il  1°  di  luglio, 
e  quindi  abbandono  la  costa  continentale  per  ispingersi  nelle  regioni 
misteriose  del  Nord.  La  prima  fermata  fu  al  Capo  Flora,  posto  al  Sud 
della  Terra  di  Francesco  Giuseppe.  Di  la  la  Stella  Polare  nel  mese 
d'agosto  fe  rotta  verso  nor d-o vest,  ma  nella  baia  della  Tavola  (Tabels- 
bay)  venne  accerchiata  da  immensi  lastroni  di  ghiaccio,  che  per  ben 
undici  mesi  la  tennero  ivi  inchiodata,  sulla  terra  Alessandro  ad 
81  gradi  e  55  minuti.  In  quella  morsa  fa  tale  poco  manco  che  la  mi- 
sera  nave  non  venisse  tutta  stritolata  e  gittata  a  picco  giu  in  mare  : 
fortuna  voile  che  un  movimento  spirale  dei  ghiacci  la  sollevasse  in 
su,  balzandola  da  un  lato  sopra  una  forte  lastra  ghiacciata.  Ebbe  a 
babordo  uno  schiacciamento  di  circa  un  piede  e  mezzo  di  profondita, 
per  cui  1'acqua  entrava  dentro  a  fiotti.  I  marinai  dovettero  abbando- 
nare  la  nave  e  colle  vele  e  le  tavole  formarsi  alia  meglio  una  gran 
tenda,  dove  riparare  da  quel  terribilissimo  freddo  che  cola  discendeva 
fino  a  50  gradi  sotto  zero.  Quivi  durante  il  Natale,  passato  con  alle- 
gria,  in  una  corsa  a  slitte  per  esercitare  i  cani,  il  Duca  ebbe  due  dita 
gelate  e  dovette  rimanersene  in  riposo  per  quattro  mesi,  e  subire 
1'amputazione  delle  estreme  falangi.  Dalla  tenda  pero  si  parti  una 
spedizione  pel  Polo  Nord  guidata  dal  capitano  Cagni:  ma  di  qaesti 
esploratori  alcuni  dopo  pochi  giorni  ritornarono  indietro,  e  tre,  tra 
i  quali  il  tenente  Querini,  smarrirono  la  strada  e  piu  non  se  n'ebbe 
notizia.  Probabilmente  furono  vittime  o  della  neve,  o  de'  ghiacci  che 
cola  ad  ogni  tratto  si  spezzano  sotto  i  piedi  de'  miseri  viaggiatori. 


108  CRONACA 

II  Cagni  piu  ardito  s'avanzo  fino  all'  86°  grado  e  33  minuti,  e  li,  innal- 
zato  una  specie  di  mouumento,  per  mancanza  di  viveri  dovette  ritor- 
narsene,  pascendosi  per  via  delle  carni  de'  cani,  che  trascinavano  la 
slitta,  e,  poi  abbandonata  questa,  fra  mille  peripezie,  veleggiando  sopra 
una  lastra  di  ghiaccio  natante,  giunse  sano  e  salvo  alia  tenda  dopo 
115  giorni,  dacche  n'era  partito.  Quando  il  Cagni  avra  dato  in  luce 
la  relazione  del  viaggio  polare,  sentiremo  i  minuti  particolari  di  quella 
drarnmatica  spedizione,  la  caccia  degli  orsi  bianchi  e  del  vitello  marine, 
le  tempeste  terribili  di  quell'oceano  di  ghiaccio,  le  interminabili  e- 
tenebrose  notti  di  quella  landa  deserta  e  i  risultati  scientific!,  che  ne- 
ritrassero,  poiche  il  Duca  ha  portato  seco  dal  viaggio  duemila  foto- 
grafie  di  quei  luoghi. 

7.  Non  vale  proprio  la  pena  il  deserivere  la  cosi  detta  festa  del 
XX  Settembre,  che  quest'anno  ad  onta  del  S.  Giubileo  e  per  disprezzo 
all'augusta  Persona  del  Papa,  si  volea  celebrare  colla  massima  pompa 
possibile.  Diciamo  non  vale  la  pena  il  descriverla,  perch&  in  tutta 
1' Italia,  specie  in  Roma,  fece  un  vero  fiasco,  non  ostante  che  i  fana- 
tici  brecciaiuoli,  incitati  dalla  massoneria,  si  fossero  adoperati  di 
mani  e  di  piedi  per  farla  riuscire  un  non  plus  ultra.  Tranne  i  soliti 
mestatori,  che  fecero  un  po'di  baccano  e  a  Bologna  tentarono  invadere 
il  palazzo  arcivescovile,  vociando  :  Abbasso  Svampaf  nelle  altre  citta 
della  penisola  la  festa  passo  quasi  inosservata  fra  una  glaciale  indiffe- 
renza.  In  Roma  poi,  dove  si  volea  darle  il  maggior  lustro,  il  fiasca 
settembrino  della  massoneria  ebbe  il  suo  colmo.  La  giornata  fu  sul 
principio  cattiva:  la  pioggia  che  veniva  giu  a  catinelle,  impedi  la  mattina 
il  disegnato  corteo  dei  ricreatorii  laici  a  Porta  Pia  :  una  trentina  soltanto 
di  persone  si  recarono  in  gala  al  Campidoglio  per  consegnare  al  Sin- 
daco  le  medaglie  d'oro  coniate  per  tale  circostanza.  Salvo  agli  edificii 
pubblici,  poche  erano  le  bandiere  tricolor!  che  sventolavano  alle 
finestre  delle  case.  Non  vi  furono  ne  luminarie,  ne  spettacoli  straor- 
dinarii,  come  si  bramava.  Pochissimi  quelli  che  vennero  dalle  varie 
citta  d'  Italia,  come  rappresentanti  delle  associazioni  nazionali,  ben- 
che  si  fossero  fatti  inviti,  anzi  pressioni,  e  dati  eccezionali  ribassi 
per  le  ferrovie.  Quindi  i  due  pellegrinaggi  dei  devoti  brecciaiuoli  sia 
alia  tomba  del  Re,  sia  a  Porta  Pia,  furono  cosi  inagri  e  meschini, 
che  un  Romano  ebbe  a  dire  :  In  una  fiera  di  campagna  si  trova  piu 
gente  che  qui  !  Ma  cid  che  piu  contribui  al  fiasco  settembrino  fu  1'as- 
senza  del  Re,  il  quale,  mostrando  miglior  senno  che  i  signori  del 
palazzo  Giustiniani,  non  voile  recarsi  in  Roma  per  tal  festa,  ancorchd 
da  cotesti  signori  fosse  tempestato  d'  inviti  lusinghieri.  Fu  questa  una 
pillola  amarissima,  che  i  brecciaiuoli,  compresa  la  povera  Tribuna, 
non  poterono  mandar  giu,  guastando  loro  in  bocca  tutta  la  dolcezza 
di  siffatta  baldoria.  Un  solo  conforto  pero  s'ebbero  fra  tanti  disinganni. 


CONTEMPORANEA  109 

in  un  vecchio  prete  garibaldino,  Don  Pasquale  Grraguaniello  da  Soc- 
cavo,  nel  napolitano,  che  apparve  in  mezzo  alia  gazzarra  di  Porta  Pia, 
recante  sopra  la  veste  talare  una  medaglia  d'argento  con  fascetta  trico- 
lore  e  sotto]una  camicia  rossa,  come  cappellano  nelle  file  garibaldine 
alYolturno.  Non  e  a  dire  le  ovazioni  e  i  plausi  che  gli  fecero,  por- 
tandolo  sulle  braccia  in  alto  e  gridando  :  Viva  il  prete  liberate! 

Raccogliamo  in  fine  una  preziosa  confessione,  uscita  dal  labbro 
della  massonica  Tribuna,  manifestante  il  vero  scopo  della  breccia  di 
Porta  Pia.  «  Nella  solennitd  di  domani  (essa  scrisse  nella  vigilia)  non 
si  celebra  solo  la  conquista  che  V Italia  fece  della  sua  capitale,  ma  an- 
che  la  supremazia  del  potere  civile  sul  religioso  >  (N.  262).  Le  grida 
emesse  il  XX  Settembre  a  Porta  Pia  di  Abbasso  il  Vaticano!  e  di 
Morte  ai  Preti!  taciute  nella  sua  fantastica  descrizione  dalla  Tribuna, 
comprovarono  il  suo  detto.  Dunque  il  vero  scopo  deH'occupazione  di 
Roma,  non^fu  tanto  lo  spogliamento  del  potere  temporale,  quanto,  per 
mezzo  di  questo,  1'  incatenamento  del  potere  spirituale  al  carro  trion- 
fante  dello^Stato  ateo.  E  questo  fia  suggel,  ch'ogni  uorno  sganni. 

Alia  massonica  ed  ebraica  Tribuna  poi  rispondiamo  colle  parole 
d'un  giornale  luterano,  il  Messaggero  delV  Unione  Protestante,  il  quale 
cosi  le  manda  all'aria  tutti  i  suoi  fantastic!  castelli  : 

«  Sebbene  noi  non  abbiamo  alcun  motivo  di  farci  gli  avvocati  del 
Papa,  dobbiamo  riconoscere  che  la  Questione  Romana  non  fu  risolta 
colla  invasione  di  Porta  Pia.  E  noi  dividiamo  perfettamente  il  parere 
del  Grrentzboten  (altro  giornale  protestante),  il  quale  ritiene  che  1'oc- 
cupazione  italiana  di  Roma  non  si  consolidera  mai  al  punto  di  per- 
dere  il  suo  unico  e  vero  carattere:  quello  di  un  episodio  che  tosto  o 
tardi  lascierd  il  posto  aWantico  or  dine  di  cose.  » 

IV. 
COSE  STRANIERE 

(Notizie  Generate).  1.  AFRICA  AUSTRALE.  I  Boeri  stretti  dagli  Inglesi  a  Ko- 
mati-Poors.  Ultimi  sforzi.  Artiglierie  distrutte.  Kriig-er  rifugiato  a  Lou- 
renco  Marquez.  II  suo  viaggio  per  1'  Europa.  Un  appello  supremo  dei 
signori  Fischer,  Wolmarans  e  Wessels  ai  govern!  e  popoli  civili.  - 
2.  INGHILTERRA.  La  prossimita  delle  elezioni  generali.  Condizioni  pre- 
senti  del  liberalismo  inglese.  Grand!  riforme  riservate  alia  nuova  leg-i- 
slatura.  —  3.  RUSSIA.  Una  manifestazione  del  «  Novoie  Vremia  »  in  fa- 
vore  dei  Boeri.  Quale  importanza  pratica  si  possa  attribuirle. 

1.  (AFRICA  AUSTRALE).  II  feldmaresciallo  lord  Roberts  ha,  sino  dalla 
meta  del  settembre,  annunziato  nei  suoi  dispacci  iifficiali  al  War 
Office,  che  dell'esercito  boero  non  rimaneva  piu  altro  che  un  certo 


110  CRONACA 

numero  di  piccole  bande  sparse  e  raminghe,  volendo  con  cio  segnalar 
la  fine  delle  regolari  operazioni  di  guerra.  Gli  ultimi  sforzi  del  vinto 
sonosi  compiuti  sul  limitare  del  confine  portoghese  a  Komati-Poort, 
colle  consuete  prove  di  valore  lealmente  riconosciute  dagli  Inglesi; 
onde  le  autorita  di  Louren90  Marquez  furono  costrette  a  prendere 
certe  disposizioni  per  Fosservanza  e  tutela  della  neutralita.  Ma  poi 
fu  giuocoforza  piegare  la  fronte  ai  decreti  del  cielo,  e  ciascuno  pud 
immaginare  di  leggieri  con  quanto  cordoglio  quei  valorosi  Boeri  siansi 
decisi  ad  inchiodare  e  guastare  le  proprie  artiglierie,  affinche  non 
avessero  a  cadere  nelle  mani  del  nemico,  quelle  artiglierie  che,  in 
mezzo  a  tutte  le  vicissitudini  della  tremenda  ed  impari  lotta,  ave- 
vano  custodite,  come  la  pupilla  dei  proprii  occhi,  come  un  amuleto 
possente  a  compensare  la  disuguaglianza  del  numero,  come  il  palladio 
della  patria  indipendenza. 

Ed  invero,  il  segno  piu  eloquente  che  i  Boeri  sentivano  la  pro- 
pria  causa  perduta,  a  conferma  dei  telegrammi  di  lord  Roberts,  eb- 
besi  allorquando  si  udi  che  il  vecchio  Paolo  Kriiger,  Presidente  del 
Transvaal,  erasi  rifugiato  nelle  braccia  del  Portogallo,  a  Lourenco 
Marquez,  col  consenso  bensi  dei  capi  boeri  e  lasciando  a  proprio  so- 
stituto  Schalkburgher,  ma  pur  sempre  colla  certezza  che  il  ritorno 
gli  sarebbe  stato  impossibile,  non  volendo  il  Portogallo  esporsi  in 
alcuna  guisa  alia  taccia  di  violazione  della  neutralita  contro  la  Gran- 
brettagna.  II  signer  Kriiger  fu  quindi  trattato  con  tutti  i  riguardi 
che  si  addicono  al  suo  grado  ed  alia  sua  eta,  quale  rifugiato  politico, 
il  cui  nome  viene  giustamente  onorato  presso  tutte  le  nazioni  colte 
e  civili,  con  piena  liberta  di  partire  per  1'Europa,  se  gli  aggradisse, 
al  solo  patto  di  non  rimettere  piede  sul  suolo  trans vaaliano  e  di  non 
fare  piu  alcun  atto  di  ostilita  contro  1' Inghilterra. 

Alcuni  avevano  per  un  istante  sospettato  e  temuto  che  il  Porto- 
gallo fosse  per  mostrarsi  anche  troppo  compiacente,  per  non  dire  ser- 
vile, verso  la  potente  Inghilterra,  sino  a  far  prigioniero  il  Kriiger  col 
proposito  di  concederne  al  minimo  cenno  1'estradizione.  Ma  era  questo 
un  semplice  sogno  di  sbrigliate  fantasie;  poiche  nemmeno  1' Inghil 
terra  ha  voluto  comparire  ingenerosa  rispetto  ad  un  rispettabile  ve- 
gliardo,  che  ha  difeso  quanto  poteva  1' indipendenza  del  suo  paese,  ed 
ha  fatto  conoscere  a  Lisbona  di  non  volere  frapporre  alcun  ostacolo 
al  trasporto  del  signer  Kriiger  in  Europa.  In  conseguenza  di  cio,  an- 
che la  Q-ermania  aveva  messo  a  disposizione  del  Presidente  uno  dei 
suoi  vapori  transatlantici ;  ma  1'offerta  venne  cortesemente  rifiutata, 
preferendo  il  signor  Kriiger  d'imbarcarsi  in  un  piroscafo  olandese, 
per  andare  a  chiudere  i  suoi  giorni  nella  terra  dei  suoi  antenati.  II 
governo  dell'Aja  ha  percio  spedito  una  delle  sue  navi  a  Lourenpo  Mar- 
quez,  e  dal  suo  bordo  il  vecchio  Kriiger  dara  il  suo  addio,  probabil- 


CONTEMPORANEA  111 

mente  per  sempre,  a  quelle  terre  cosi  amate  e  cosi  piante  dell'Africa 
australe. 

I  giornali  di  Londra  dicono  da  parecchio  tempo  imminente  il  ri- 
chiamo  in  patria  anche  del  feldmaresciallo  lord  Eoberts  di  Candahar, 
che  oramai  pud  aggiungere  ai  proprii  titoli  anche  quelli  d:  Bloem- 
fontein  e  di  Pretoria,  non  certamente  di  facile  acquisto,  e  che  si  e 
mo&trato  artefice  sagace  di  sicure  vittorie.  Sotto  la  sua  direzione  1'eser- 
cito  inglese  e  andato  di  successo  in  successo,  non  ostante  gli  inciampi 
messigli  a  volta  a  volta  sul  cammino  dal  valoroso  nemico.  Dopo  1'oc- 
cupazione  di  Pretoria,  lord  Roberts  abbisogno  di  qualche  tempo,  ino- 
peroso  solo  in  apparenza,  per  incalzare  e  stringere  1'avversario  nei 
suoi  ultimi  ripari,  fra  monti  aspri  e  quasi  inaccessibili.  E  Lydenburg, 
e  Barberton  e  tutte  le  piu  inespugnabili  cittadelle  dei  Boeri  furono 
prese  una  dopo  1'altra,  finche  si  giunse  all'estremo  limite  di  Komati- 
Poort,  ove  si  svolsero  i  decisivi  avvenimenti  dai  quali  abbiamo  preso 
le  mosse  in  questi  appunti. 

Colla  catastrofe  di  Komati-Poort,  colla  partenza  del  Krtiger  dai 
Transvaal,  venne  a  coincidere  la  pubblicazione  di  un  manifesto  dei 
signori  Fischer,  Wolmarans,  Wessels,  delegati  boeri  in  Europa,  mani- 
festo spedito  da  Amsterdam  a  tutti  i  fogli  delle  principal!  citta  del 
mondo.  Per  la  storia  sara  interessante  di  conoscere  e  conservare  al- 
meno  questo  documento. 

—  La  deputazione  delle  Repubbliche  sud-africane,  composta  dei  si- 
gnori Fischer,  Wessels  e  Wolmarans,  vi  prega  di  pubblicare  1'appello 
seguente : 

«  La  guerra  che  le  Repubbliche  sud-  africane  sono  state  costrette 
a  fare  e  che  esse  hanno  cercato  di  evitare  con  tutti  i  mezzi  possibili, 
anche  con  la  proposta  di  sottomettere  la  questione  ad  un  arbitrate ;  que- 
sta  guerra  continua  violando  tutti  i  diritti  e  tutti  gli  usi  della  guerra 
tra  i  popoli  civili.  Gli  Inglesi  lanciano  proclaim  su  proclami  per  bocca 
del  loro  primo  ministro.  La  Gran  Brettagna  ha  dichiarato  che  essa 
non  agognava  ad  un  accrescimento  di  territorio ;  vane  parole  che  non 
furono  pronunziate  che  per  esser  violate.  Anche  1'annessione  della 
Repubblica  sud-africana  fu  proclamata,  ma  essa  non  puo  condurre  e 
non  condurra  mai  alia  sottomissione  dei  Boeri,  come  nessun  effetto 
ebbe  su  questi,  tre  mesi  or  sono,  la  proclamazione  dell'annessione 
dell'Orange:  la  potente  Gran  Brettagna  lo  sa  per  esperienza. 

c  E  vero  che  tale  non  e  lo  scopo  immediate  del  proclama :  questo 
non  fu  pubblicato  che  per  continuare  la  guerra  nel  modo  piu  inumano 
e  crudele,  e  ad  onta  di  tutti  i  principii  del  diritto  delle  genti.  I  capi 
dell'esercito  inglese  vorrebbero  trattare  da  ribelli  le  popolazioni,  gia 
si  travagliate  dalla  guerra,  delle  due  Repubbliche.  Essi  vorrebbero 
spietatamente  perseguitare  fino  alia  morte  i  soldati  di  esse,  gia  si 


112  CRONACA 

spossati.  Ecco  il  vero  scopo  del  proclama ;  ma,  con  1'aiuto  di  Dio, 
esso  non  sara  raggiunto.  1  cittadini  delle  due  Repubbliche  continue- 
ranno  la  lotta,  finche  restera  loro  un  soffio  di  vita.  E  non  si  sono  essi 
mostrati  degni  di  mantenere  integre  la  loro  liberta,  la  loro  patria? 
II  inondo  permettera  che  sieno  sterminati? 

'  «  Non  e  molto  che  le  Potenze  hanno  solennemente  sanciti  principii 
tendenti  a  limitare  1'effusione  del  sangue,  e  le  calami ta  della  guerra. 
Eppure  finora  le  Potenze  non  sono  intervenute  nella  guerra  sud-africana. 
Per  quanto  doloroso  questo  contegno  sia  stato  pel  nostro  popolo,  pure 
poteva  comprendersi,  finche  si  fosse  trattato  di  una  guerra  regolare; 
ma  la  parola  mediaxione  non  sura  essa  pronuaziata  neppur  ora  che  la 
Gran  Brettagna,  con  annessioni  teoriche,  calpesta  tutti  i  principii 
del  diritto  delle  genti,  allo  scopo  di  aprirsi,  con  questo  mezzo,  la 
via  a  tutti  gli  atti  di  violenza,  e,  se  e  possibile,  all'esterininio 
completo  di  un  popolo  libero?  In  nome  della  giustizia,  in  nome  del- 
1'umanita,  noi  ci  rivolgiamo  a  tutti  i  popoli,  il  cui  cuore  batte  per 
noi,  e  li  supplichiamo  di  venire,  in  questo  momento  supremo,  al  soc- 
corso  del  nostro  popolo  e  di  salvare  la  nostra  patria.  Noi  abbiamo 
fiducia  in  Dio  che  il  nostro  appello  sara  ascoltato. 

«I  deputati  delle  Eepubbliche  Sud-Africane : 
« Fischer,    Wessels,    Wolmarans.  » 

I  decreti  di  Dio  sono  imperscrutabili  all'uomo,  e  bisogna  adorarli 
in  silenzio.  L'Europa  e  1' America  sono  state  sorde  alle  ripetute  grida 
di  soccorso  dei  Boeri.  II  sacrifizio  delle  due  Repubbliche  sud-africane 
si  puo  considerare  oggimai  come  consumato.  Le  dichiarazioni  spesso 
ripetute  dai  capi  boeri  di  non  volersi  mai  ed  a  nessun  patto  sotto- 
mettere  agli  Inglesi,  vengono  interpretate  a  Londra  nel  senso  che 
alia  guerra  del  regolare  esercito  di  Burghers  seguira  un  sistema  di 
guerrillas,  che  puo  dare  noie  e  fastidii  per  un  tempo  abbastanza  lungo 
al  vincitore.  Ma  la  conquista  e  compiuta,  e  lord  Roberts  ha  potuto 
proclamare  solennemente  1'annessione  formale  del  Transvaal,  come 
aveva  fatto  di  quella  dell'  Orange. 

2.  (INGHILTERRA).  La  fine  della  guerra  col  Transvaal  viene  in  un 
momento  assai  fortunate  per  il  gabinetto  Salisbury  e  per  il  partito 
conservatore  dell'  Inghilterra.  Questo  autunno,  infatti,  segna  quel 
termine,  in  cui  le  tradizioni  e  le  usanze  vogliono  che  gli  elettori 
siano  chiamati  a  rinnovare  il  Parlamento  britannico,  la  cui  ultima 
legislatura  e  stata  una  delle  piu  lunghe  che  si  ricordino,  abbracciando 
tutto  il  periodo  acconsentito  dalla  non  iscritta  Costituzione  inglese, 
cioe  il  quinquennio.  Ora,  i  comizii  verranno  convocati  sotto  1'impres- 
sione  delle  vittorie  definitive  di  lord  Roberts,  e  di  una  liquidazione 
cosi  compiuta  delle  due  Repubbliche  boere,  che  nessuno  dei  liberali 
osa  piu  di  combattere  o  criticare  1'annessione.  Si  trovera  da  ridire 


CONTEMPORANE  A  113 

sulla  maniera  di  procedere  tenuta,  in  date  fasi  del  conflitto  sud-afri 
cano,  principalmente  dal  signor  Chamberlain,  ministro  delle  Colonie ; 
ma  il  frutto  della  sua  politica  viene  universalmente  accettato.  Ne  si 
dubita  che  il  risultato  delle  elezioni  generali  sanzionera  il  fatto  com- 
piuto  e  significhera  fiducia,  ed  eiicomio  ai  suoi  autori.  Un  dispaccio 
da  Londra  all'Agenzia  Stefani  stabiliva  la  data  del  25  settembre  per 
lo  scioglimento  della  Camera  dei  Comuni,  rimanendo  ancora  da  fissare 
quella  della  riunione  dei  coinizii. 

Un'obbiezione  mossa  dal  partito  liberale  inglese  al  ministero  con- 
servatore,  in  questa  circostanza,  e  che  si  vogliono  fare  le  elezioni 
colle  vecchie  liste,  anziche  attendere  la  compilazione  delle  nuove.  Ma 
nulla  obbliga  il  governo  a  tale  aspettazione,  che  si  estenderebbe  al 
di  la  dei  limiti  prefissi  dalle  consuetudini  costituzionali ;  e,  d'altronde, 
si  capisce  senza  fatica  essere  i  lamenti  della  fedele  Opposizione  di 
Sua  Maesta  molto  relativi  e  sommessi,  per  velare  in  qualche  maniera 
lo  stato  d'  inferiorita  in  cui  sentesi  di  fronte  al  fortunato  partito  rivale. 

Al  futuro  Parlamento  britannico  tocchera  il  compito,  non  solo  di 
sistemare  in  maniera  definitiva  i  paesi  che  furono  le  due  Repubbliche 
sud  africane,  ma  eziandio  di  riformare  le  leggi  dell'Inghilterra  sul- 
1'esercito  di  terra,  nella  misura  dimostrata  necessaria  ed  urgente  dagli 
avvenimenti  dell'Africa  australe ;  questioni  grosse,  che  fanno  palpi- 
pitare  del  piu  alto  interessamento  i  cuori  inglesi,  e  le  cui  soluzioni 
sono  aspettate  con  intensa  curiosita  anche  presso  la  altre  nazioni.  Que- 
sta volta,  dunque,  le  battaglie  delle  urne  avranno  eccezionale  impor- 
tanza  per  la  Granbrettagna,  il  che  non  toglie  che  si  possa  ritenere 
anticipatainente  una  splendida  vittoria  e  la  riconferma  al  potere  dei 
conservatori. 

3.  (RUSSIA).  In  mezzo  a  tali  trionfi.  del  partito  d'lnghilterra  che  ha 
voluto  Tolocausto  dell'Orange  e  del  Transvaal,  una  voce  curiosa  levasi 
da  Pietroburgo,  e  precisamente  dalle  colonne  dell'ufficioso  Novoie  Vre- 
mia,  ove  leggesi : 

«  Come  Presidente  di  una  Repubblica  indipendente,  il  signor  Kriiger 
ha  poteri  amplissimi  per  trattare  con  qualsiasi  Governo;  egli  ha  di- 
ritto  di  appellarsi  al  mondo  intero,  ed  il  mondo  sara  obbligato  ad  ascol- 
tarlo.  Le  accoglienze  che  la  societa  europea  prepara  al  Presidente  del 
Transvaal,  saranno  suscettibili  di  risvegliare  1'Europa  dal  letargo, 
quell' Europa  la  quale  mira  impassibile  il  delitto  atroce  che  gli  Inglesi 
si  accingono  a  consumare  nel  Sud  africano.  Da  oltre  undici  mesi,  gli 
eroici  lottano  contro  un  esercito  piu  numeroso  di  tutta  la  loro  popo- 
lazione  presa  insieme,  con  vecchi,  donne,  fanciulli,  ammalati,  o  co- 
munque  invalidi  alle  armi.  Se  mai  popolo  ha  meritato  la  propria  liberta 
e  indipendenza,  questo  e  certamente  il  boero.  E,  se  oggi  ancora  regna 
fra  le  Potenze  un  silenzio  poco  incoraggiante  pei  forti  sventurati,  non 
Serie  XVII,  vol.  XI,  fasc.  1207.  8  28  ottobrc  1900. 


114  CRONACA 

percio  si  deve  credere  che  siffatto  silenzio  durera  sempre,  o  che  le 
due  Eepubbliche  sud-africane  periranno  senza  avere  ottenuto  da  alcuno 
il  soccorso  che  meritano. » 

Queste  parole  sembrano  indicare  molto  chiaramente  1'intenzione 
della  Eussia  d'intervenire  per  mezzo  della  sua  diplomazia,  prima  che 
sia  totalmente  infranta  la  resistenza  del  Boeri  all'invasione  britannica. 
Ma,  per  vero  dire,  all'  infuori  delle  tonanti  frasi  del  Novoie  Vremia, 
non  si  e  osservato  finora  sull'orizzonte  internazionale  ,11  piu  lieve  in- 
dizio  di  una  mossa  diplomatica,  isolata  o  collettiva,  timida  o  risoluta, 
intesa  allo  scopo  di  aiutare  i  concittadini  di  Paolo  Kriiger,  del  quale 
fu  bensi  asserito  in  sulle  prime  che  venisse  a  compiere  1' opera  del 
signori  Fischer,  "Wolmarans  e  Wessels  per  commuovere  Governi  e  po- 
poli  in  favore  del  proprio  paese,  ma  quindi  prevalse  1'idea  che  egli 
vada  semplicemente  a  ritirarsi  in  Olanda,  ed  a  piangere  nella  solitu- 
dine  le  sventure  della  sua  patria,  fino  al  momento  di  abbandonare 
questa  valle  di  lagrime  e  di  speranze  deluse. 

Q-ERMANIA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  L'Europa  e  la  Cina;  i  missioaari 
e    la  Chiesa.  —  2.    Politica   europea;    ingiustizie   verso   la  Chiesa.  — 
3.  Morte  del  Sigg.  Liebknecht  e  Nitzsche. 

1.  E  uno  spettacolo  veramente  straordinario  ed  imprevisto  vedere 
1'intera  Europa  ed  anche  1'America,  sospese  al  fllo  telegrafico  che 
deve  loro  trasmettere  le  notizie  della  Cina.  Si  direbbe  proprio  che  la 
sorte  del  mondo  dipende  dagli  avvenimenti  di  cui  1'  Impero  di  Mezzo, 
assai  trascurato  fin  qui,  e  ora  il  teatro.  Si  tratta  insomma  di  far  en- 
trare  questo  ricco  paese  di  quattrocento  milioni  d'abitanti  nell'orbita 
dell'evoluzione  europea,  di  tirarlo  a  far  parte  dei  popoli  che  coprono 
il  nostro  globo,  dei  quali  1' Europa  e  la  testa.  Sembra  che  il  nuovo 
secolo  voglia  completare  e  sistemare  la  politica  mondiale,  dando  nuova 
espressione  ad  un  fatto  in  preparazione  da  lungo  tempo.  L'  Europa  si 
e  divisa  ed  ha  colonizzato  il  nuovo  mondo  che  diventa  per  lei  un  ri- 
vale  serio  e  geloso,  ma  essa  se  ne  rifa  gettandosi  sull'Africa  e  sul- 
1'Asia,  della  quale  la  Cina  e  il  piu  grosso  pezzo. 

Cid  che  si  trova  di  meglio  in  questa  impresa  e  1'unione  delle  po- 
tenze  che  si  conservera,  giova  sperarlo,  per  varie  ragioni.  Primiera- 
mente,  perche  1'opinione  pubblica  e  unanime  in  tutta  1' Europa  a 
domandare  che  la  questione  cinese  venga  regolata  di  comune  accordo 
ed  a  vantaggio  di  tutti.  L'Europa  vuole  la  protezione  dei  missionari 
e  dei  cristiani,  ed  essa  mancherebbe  al  principio  di  cui  va  tanto  al- 
tera,  se  non  istabilisse  la  liberta  di  religione  in  Cina.  L'Europa  e 
cosi  compresa  della  sua  missione  civilizzatrice,  che  le  ripugna  di  far 
la  guerra  e  di  stabilirsi  in  Cina  unicamente  a  scopo  di  lucro;  noi 
siamo  diventati  un  poco  alteri  sotto  tale  aspetto.  Sarebbe  cosa  diffi- 
cilissima  di  dividersi  la  Cina,  poiche  il  paese  non  vi  si  presta  e  le 


CONTEMPORANEA  115 

potenze  non  saprebbero  intendersi  a  questo  riguardo ;  ma  la  pacifica- 
zione  di  quella  vastissima  regione,  il  ristabilimento  dell 'or  dine  richie- 
deranno  ancora  molti  anni. 

Fino  ad  ora  la  Russia  ha  la  migliore  posizione  in  Cina.  Grazie 
alia  sua  ferrovia  della  Manciuria,  all'acquisto  di  Port-Arthur  e  di 
Talien-van,  la  sua  influenza  domina  nel  Nord  ed  a  Pechino.  Ora  essa 
vuole  costruire  una  ferrovia  da  Pechino  a  Kiachta  a  traverso  la  Mon- 
golia, mentre  al  Sud  ha  giii  acquistato  il  porto  di  Mosampo  in  Corea. 
L' influenza  politica  della  Russia  potra  dunque  diventare  piu  predo- 
minante. 

L'Inghilterra,  la  Germania  e  la  Francia  potranno  trovarsi  nella 
necessita  di  concertarsi  per  controbilanciare  la  Russia  che  sembra  vo- 
lersi  intendere  pure  cogli  Stati  Uniti.  La  Russia,  la  Germania  e  ]a 
Francia  hanno  impedito  all'  Inghilterra  d'  impossessarsi  di  Chang-hai ; 
si  sono  cosi  sollevate  delle  difficolta  che,  giova  sperarlo,  saranno  ap- 
pianate.  II  Giappone  pure  vuol  farsi  sentire ;  si  potrebbero  dunque 
temere  delle  rivalita,  anzi  delle  lotte  gravissime  fra  le  potenze,  se  la 
Cina  non  fosse  un  paese  eccezionale,  il  paese  piu  insensibile  all' in- 
fluenza altrui  che  esista  al  mondo.  II  Cinese  da  migliaia  d'anni  e"  fissato 
nelle  stesse  idee  e  nelle  stesse  abitudini;  egli  e  soddisfatto  di  tro- 
vare  nel  proprio  paese  quanto  gli  abbisogna  e  disprezza  i  diavoli  eu- 
ropei  che  arrivano  da  lontano  per  acquistare  i  suoi  prodotti.  Nella 
sua  idea  le  altre  potenze  non  sono  che  dei  poveri  satelliti  intorno 
alia  Cina.  La  tutela  sulla  Cina  che  la  Russia  e  le  potenze  tentano  di 
arrogarsi,  sara  per  loro  una  faccenda  assai  difficile,  un  peso  molto  grave. 
II  piu  che  le  potenze  unite  potranno  raggiungere  coi  loro  sforzi  con- 
tinui,  £  il  ristabilimento  dell'ordine  e  le  relazioni  commercial!.  II  re- 
sto,  costruzioni  di  ferrovie,  esercizio  di  miniere  ecc.  ecc.  non  potra 
essere  introdotto  che  molto  lentamente. 

Per  ottenere  qualche  risultato,  vi  sara  indispensabile  per  lungo 
tempo  1'unione  delle  potenze,  ed  e  probabile  che  queste  gia  compren- 
dano  la  necessita  di  essa. 

La  Chiesa  ha  prtceduto  le  potenze  di  qualche  secolo  in  Cina,  tan  to 
che  anche  oggi  dobbiamo  ai  missionarii  ci6  che  sappiamo  di  questo 
immenso  paese.  Senza  di  loro  non  si  sarebbero  mai  potute  stabilire 
laggiii  relazioni  specialmente  commerciali.  E  dire  che  i  nemici 
della  Chiesa  osano  rimproverare  ai  missionari  d'essere  la  causa  dei 
disordini  e  degli  ultimi  spiacevoli  avvenimenti.  Ma  non  sono  certa- 
mente  i  missionarii  che  hanno  indotto  1'  Inghilterra  a  fare  delle  guerre 
per  costringere  il  Celeste  Impero  ad  acquistare  1'oppio;  e  non  sono 
essi  che  hanno  consigliato  le  altre  violenze  ed  ingiustizie  degli  Eu- 
ropei  che  tanto  hanno  irritate  i  Cinesi.  Se  si  fossero  seguiti  1'esempio 
ed  i  consigli  dei  missionarii,  se  si  fosse  lavorato  d'accordo  con  loro, 


116  CRONACA 

saremino  arrivati  a  migliori  risultati,  attiraudo  la  fiducia  delle  po- 
polazioni.  Bisogna  tuttavia  rendere  questa  giustizia  ai  nostri  giornali 
(eccettuati  i  nemici  fanatic!  della  Chiesa)  che  la  maggior  parte  di 
loro  hanno  riconosciuto  i  merit!  dei  missionarii  e  non  hanno  insistito 
nei  rimproveri  ad  ess!  diretti.  Parecchi  diplomatic!  e  viaggiatori  hanno 
testimoniato  dei  servizi  resi  dai  missionari  e  della  grande  considera- 
zione,  della  quale  ess!  godono  tanto  presso  gli  indigeni  quanto  presso 
gli  Europe!.  Hanno  pure  accertato  intrighi,  rivalita  e  discordie  fra 
le  numerose  sette  protestanti  che  fanno  piu  male  che  bene  al  cristia- 
nesimo  in  Cina  non  guadagnando  che  rari  proseliti.  Secondo  le  loro 
stesse  relazioni  i  1300  missionarii  protestanti,  donne  comprese,  non 
contano  che  37,000  pecorelle,  nonostante  le  somme  enormi  che  esige 
il  loro  apostolato. 

Se  accadra  che  la  Cina  si  riavvicini  aU'Europa,  non  sara  certa- 
mente  merito  dei  missionarii  protestanti.  Solo  la  Chiesa  cattolica  ha 
seriamente  preso  posto  in  Cina,  ove  migliaia  e  migliaia  di  cristiani 
hanno  suggellato  col  loro  sangue  la  fede  cattolica.  I  cattolici  in  nu- 
mero  di  1,200,000  non  rappresentano  che  una  modesta  minoranza, 
ma  costituiscono  un  legame,  un  vincolo  fra  la  loro  patria  e  1'Eu- 
ropa,  poiche  coi  loro  missionari  vi  esercitano  una  certa  influenza. 
Se  le  potenze  sapranno  seguire  i  consigli  dei  missionari  e  proteggere 
i  cristiani,  potranno  arrivare  un  giorno  a  stabilire  relazioni  soddisfa- 
centi  col  popolo  cinese.  In  tanto  la  guerra  ha  gia  condotto  le  truppe 
europee  alia  presa  di  Pechino,  ove  gli  uomini  delle  anibasciate  e  gli 
altri  europei  si  sono  trovati  salvi,  nonostante  un  terribile  assedio  di 
qualcSe  mese. 

1  Cinesi  hanno  bombardato  ed  incendiato  le  ambasciate,  gli  uomini 
delle  quali  dovettero  prendere  le  arm!  per  aiutare  i  piccoli  contingent! 
europei  a  difenderli.  Dei  rinforzi  sono  gia  arrivati  dall'  Europa,  e 
2000  tedeschi  sono  entrati  a  Pechino.  Si  parla  gia  di  pace,  la  cui  con- 
clusione  e  stata  affidata  al  famoso  vicere  Li-hung-chang.  Intanto  altre 
truppe  partono  e  la  Grermania  ha  gia  formato  sei  reggimenti  per  la 
Cina,  senza  contare  1'artiglieria  e  la  cavalleria.  In  principio  si  parlava 
di  dieci,  poi  di  quindici  e  venti  mila  uomini.  Piu  di  3000  ufficiali 
e  120000  soldati  e  riservisti  si  sono  offerti  come  volontarii.  Non  sono 
dunque  gli  uomini  di  buona  volonta  che  mancano ;  da  secoli  non  vi 
e  stata  guerra  nel  vecchio  e  nuovo  mondo,  alia  quale  gli  avventurieri 
ed  i  volontarii  tedeschi  non  abbiano  preso  parte.  Alia  partenza  delle 
truppe  Guglielmo  II  ha  loro  parlato  per  dimostrare  che  la  civil  ta  la 
quale  non  ha  per  fondamento  il  cristianesimo,  conta  dei  misfatti  inauditi 
come  quell!  commessi  dai  Cinesi  contro  gli  ambasciatori.  Le  ha  con- 
si  gliate  inoltre  a  compor tarsi  da  cristiani,  giacche  si  trattava  di  di- 
fendere  la  causa  cristiana;  ma  ha  loro  soggiunto  pure  di  non  accordare 


CONTEMPORANEA  117 

quartiere,  e  termind  dicendo :  «  Che  la  benedizione  del  Signore  sia 
con  voi ;  le  preghiere  del  vostri  cari  e  di  un  popolo  vi  seguono  dap- 
pertutto>.  In  seguito  furono  smentite  le  parole  «  di  non  accordare 
quartiere*.  Spesso  arriva  disgraziatamente  che  1'Imperatore,  il  quale 
non  prepara  mai  i  suoi  discorsi,  si  lascia  trasportare  troppo  lontano 
nel  fuoco  della  improvvisazione. 

La  nomina  del  feldmaresciallo  conte  di  Waldersee  a  capo  delle 
truppe  tedesche,  secondo  i  regolamenti  stabiliti,  comprende  per  lui 
il  comando  supremo  di  tutti  i  contingent!  europei  che  operano  in 
Cina.  Si  annunzio  e  quindi  fu  smentito  che  tale  nomina  era  stata 
concertata  colla  .Russia,  ma  resta  sempre  fermo  che  la  Russia,  1'In- 
ghilterra,  gli  Stati  Uniti,  P Austria  vi  hanno  pubblicamente  aderito. 
La  Francia  non  ha  protestato,  anzi  la  sua  attitudine  denota  che  essa 
vi  consente.  Qui  si  crede  che  il  governo  francese  non  abbia  voluto 
scegliere  a  comandante  supremo  uno  dei  suoi  vecchi  generali,  per  non 
provocare  gelosie  fra  i  medesimi.  Ma  vi  e  un'altra  spiegazione  piu 
semplice.  L' Inghilterra  si  sarebbe  opposta  alia  scelta  di  un  genera- 
lissimo francese  o  russo,  la  Russia  e  la  Francia  dal  canto  loro  non 
volevano  un  comandante  inglese;  restava  dunque  il  tedesco.  La  Ger- 
mania  non  ha  che  interessi  secondari  in  Cina,  sebbene  essa  cerchi 
crearsene  degli  importantissimi ;  non  e  troppo  invidiata  dalle  altre 
potenze,  ma  e  in  eguali  buone  relazioni  colla  Russia,  colla  Francia 
e  coll' Inghilterra.  Di  piu  essa  e  seguita  dall' Austria  e  dall' Italia; 
in  conclusione  il  comando  generale  non  ha  che  un'  importanza  rela- 
tiva.  Infatti  il  Generalissimo  e  coadiuvato  da  uno  stato  maggiore  nel 
quale  ciascun  contingente  e  rappresentato ;  non  eseguisce  che  quanto 
e  stato  stabilito  di  comune  accordo  fra  i  diversi  comandanti  nazionali. 
Se  i  capi  dei  contingenti  non  eseguiscono  con  zelo  gli  ordini  del  Capo 
supremo,  (juesti  potrebbe  trovarsi  in  grandissime  difficolta  ed  incor- 
rere  in  responsabilita  molto  gravi;  la  sua  situazione  non  &  certamente 
troppo  da  invidiarsi.  Alia  sua  partenza  il  feldmaresciallo  e  stato  elogiato 
con  discorsi  e  ricevimenti  pomposi  ed  egli  stesso  ha  parlato  con  molta 
enfasi.  Cio  rassorniglia  alquanto  ad  un  trionfo  prematuro ;  speriamo 
pero  che  gli  sara  evitata  qualunque  brutta  sorpresa.  La  nomina  del 
Waldersee  e  stata  pure  giustificata  dal  fatto  che  solo  il  ministro  te- 
desco a  Pechino  e  stato  assassinate  e  che  la  Gerrnania  dovea  special- 
mente  vendicarne  la  morte.  Aggiungero  che  il  ministro  Sig.  Barone 
de  Ketteler,  antico  ufficiale,  appartiene  ad  un'antica  famiglia  catto- 
lica  della  Westfalia  e  che  e  nipote  al  grande  Yescovo  di  Magonza. 

La  Germania  ha  preso  piede  in  Cina  da  quando  comincio,  come 
gia  fece  in  Terra  Santa,  a  proteggervi  i  missionarii  cattoiici  tedeschi. 
In  virtu  di  un  trattato  cogli  Stati  Uniti  e  coll' Inghilterra,  la  Ger- 
mania  ha  preso  posseeso  delle  principali  isole  del  gruppo  Samoen, 


118  CRONACA 

Savai  e  Upolu.  In  questo  gruppo  essa  si  e  sempre  appoggiata  ai  cat- 
tolici,  e  favorendo  Mataafa,  re  legale  e  buon  cattolico,  lo  ha  formal- 
mente  costituito  capo  delle  isole  riconosciute  per  sue.  II  giorno  che 
egli  prese  possesso,  18  luglio,  la  bandiera  della  Gerrnania  era  stata 
benedetta  da  un  sacerdote  cattolico.  Nel  resto  si  osserva  pure  che 
Guglielmo  II  invoca  spesso  1'esempio  dell'antico  impero  romano  ger- 
manico ;  parla  della  sua  ricostituzione  felicemente  avvenuta  e  sostiene 
che  il  nuovo  impero  terminera  1'impresa  cui  non  basto  1'antico.  La 
politica  estera  dell'  Imperatore  differisce  talvolta  da  quella  dei  suoi 
ministri,  ma  questi  finiscono  coll'accomodarvisi  e  coll 'accet  tare  il  fatto 
compiuto.  II  sig.  von  Bulov,  ministro  degli  affari  esteri,  ha  cosi  de- 
finita  la  politica  tedesca :  « In  Asia,  in  Cina,  la  Germania  segue 
una  politica  gelosa,  pacifica,  energica.  Non  provochiamo  ne  attacchiamo 
alcuno,  ma  neppure  faremo  la  parte  della  cenerentola;  la  pace  del 
mondo  sara  sempre  da  noi  difesa.  » 

2.  In  una  festa  di  famiglia,  1' Imperatore  ha  conferito  al  signer 
Conte  de  Ballestrem  il  titolo  di  Eccellenza  che  lo  eleva  allo  stesso 
grado  che  i  ministri  ed  i  pift  alti  dignitari  dello  Stato.  La  stampa 
si  e  affrettata  a  dedurre  da  tale  gentilezza  verso  uno  dei  suoi  membri 
piu  distinti,  un  accordo  del  centro  col  governo.  In  qualita  di  presi- 
dente  del  Reichstag,  il  Conte  de  Ballestrem  ha  provato  la  sua  equita 
verso  tutti  i  partiti,  come  verso  il  governo.  A  somiglianza  del  centro 
egli  non  puo  essere  un  avversario  ingiusto  del  governo  ne  rinunziare 
ai  suoi  principi,  ma  puo  come  il  centro  facilitare  il  lavoro  al  go- 
verno come  deve  fare  ogni  buon  cittadino.  Ma  fino  ad  ora  il  governo, 
non  e  stato  gentile  unicamente  che  verso  il  centro  ed  il  Reichstag; 
al  Landtag  prussiano  ove  egli  puo  trovare  una  maggioranza  all'infuori 
del  centro  e  piuttosto  ostile,  ed  ha  anzi  provocato  direttamente  i  cat- 
tolici;  il  ministro  dei  culti  ha  proscritto  il  polacco  nell' istruzione 
religiosa  delle  scuole  della  citta  di  Posen.  Finora  questa  istruzione 
si  faceva,  secondo  i  casi,  in  tedesco  o  in  polacco  come  in  tutta  la 
provincia. 

II  governo  tende  a  proscrivere  il  polacco  da  tutte  le  scuole  anche 
dove  la  popolazione  non  parla  altro  che  tale  lingua.  E  arrivato  fino  a  pu- 
nire  con  100  marchi  di  multa  alcune  signore  che  insegnavano  a  leggere 
ii  polacco  a  pochi  fanciulli.  Detta  proibizione  della  istruzione  religiosa 
in  polacco  e  stata  decretata  senza  consultare,  anzi  senza  avvertire 
Pautorita  religiosa.  E  superfluo  aggiungere  che  Monsignor  Stablenski, 
arcivescovo  di  Posen  G-nessen  non  si  oppone  alia  propagazione  della 
lingua  tedesca  che  spesso  facilita  a  trovare  lavoro  ed  una  posizione 
sociale,  ma  la  Chiesa  ha  il  diritto  di  fissare  essa  stessa  in  quale  lin- 
gua 1'  insegnamento  religiose  puo  essere  utilmente  dato.  In  ogni  caso 
1'autorita  civile  non  ha  il  diritto  di  diriger  1'istruzione  religiosa  e  rego- 


CONTEMPORANE  A  119 

aria  senza  il  consenso  del  Vescovo.  Consignor  Stablenski  ha  prote- 
stato  e  la  sua  protesta  e  sostenuta  da  tutti  i  giornali  cattolici  ed 
anche  da  alcuni  giornali  protestanti  e  dall'opinione  pubblica.  II  go- 
verno  fa  conto  d'  ignorare  tutto,  e  confida  che,  mancando  la  risposta, 
la  voce  dell'opposizione  nnira  col  dileguarsi.  Ma  1'opinione  e  risve- 
gliata,  i  cattolici  credono  vedere  una  ripresa  del  Kulturkampf,  per- 
che  in  certi  circoli  protestanti  ed  ufficiali  specialmente  fra  gli  impie- 
gati  e  soprattutto  al  ministero  dei  culti  e  dell'  istruzione  pubblica  vi 
e  sempre  per  massima  ostilita  alia  Chiesa  e  disposizione  a  combatterla, 
ad  opprimerla.  La  Volkszeitung  di  Colonia  si  domanda  se  e  vera  la  voce, 
secondo  la  quale  vi  sarebbe  stata  possibile  una  tregua,  e  non  mai  una 
pace  durevole  fra  il  governo  e  la  Chiesa.  II  ristabiliniento  dell'  im- 
pero  ha  rilevato  la  posizione  dei  cattolici  grazie  alPattitudine  ener- 
gica  e  vigilante  del  centro.  Certamente  il  governo  seguira  la  mede- 
sima  strada,  se  la  proibizione  dell'  istruzione  religiosa  in  polacco  e 
accettata  senza  opposizione.  Le  vessazioni,  le  persecuzioni  di  cui  i 
Polacchi  sono  oggetto,  impediscono  la  loro  assimilazione. 

II  25  gennaio  1899,  il  Eeichstag  voto  per  la  terza  volta  e  con  una 
maggioranza  schiacciante,  1'abolizione  della  legge  contro  i  gesuiti. 
L'episcopato  dal  canto  suo  ha  supplicato  il  ministero  di  sopprimere 
questa  legge  di  eccezione,  che  costituisce  una  flagrante  violazione  dei 
diritti  dei  cattolici  ed  un  ostacolo  alia  vita  religiosa.  Ma  fin  qui 
il  consiglio  federale  non  ha  trovato  il  tempo  di  occuparsi  di  una 
decisione  del  Reichstag,  ed  il  ministero  non  ha  neppure  risposto 
all'  Episcopate . 

II  governo  bavarese,  continua  le  sue  scortesie  verso  i  cattolici.  La 
municipality  liberale  di  Monaco  che  deve  la  sua  esistenza  al  governo, 
ha  nominate  direttore  di  una  scuola  primaria  cattolica  il  sig.  Kirschen- 
steiner.  In  tale  sua  qualita  egli  deve  impartire  1 '  istruzione  religiosa 
e  sorvegliare  gli  altri  insegnanti  al  medesimo  soggetto. 

Ora  il  sig.  Kirschensteiner  e  ammogliato  con  una  protestante  e  fa 
educare  i  suoi  figli  nel  protestantesimo.  I  cattolici,  col  loro  Arcive- 
scovo  hanno  protestato  contro  tale  nomina  facendo  notare  che  un  uomo 
che  alleva  i  propri  figli  nel  protestantesimo  non  e  piu  cattolico,  e  colpito 
dalle  censure  della  Chiesa,  non  e  quindi  atto  ad  educare  altri  fan- 
ciulli  nel  cattolicismo.  La  questione  esiste  gia  da  piu  mesi,  ma  il 
governo  non  ha  peranco  dato  segno  di  vita.  Nel  resto  la  maggioranza 
dei  ministri  e  protestante,  ed  il  sig.  Kirschensteiner  non  ha  fatto  che 
seguire  I'esempio  di  altri  molti,  i  quali  hanno  fatta  buona  camera, 
e  sono  giunti  ai  gradi  piu  elevati  abbandonando  i  loro  figli  al  pro- 
testantesimo. 

Nella  festa  del  Corpus  Domini  il  governo  Sassone  aveva  spedito 
dei  gendarmi  a  Wachulburg  per  impedire  i  cattolici  di  assistere  alia 


120  CRONACA 

messa  nella  chiesa  del  caste llo  del  Conte  di  Schoenburg-Forterglau- 
chen.  II  governo  giustifica  tal  provvedimento  dichiarando  che  il  servizio 
non  e  pubblico,  il  Conte  possedendo  il  diritto  di  far  celebrare  i  santi  uffi- 
cii  solo  per  lui,  per  la  sua  famiglia  e  per  le  sue  persone  di  servizio. 
Infatti  il  precedente  confessore  del  Conte  e  stato  condannato  in  via 
amministrativa  alia  multa  di  1050  marchi,  per  avere  ammesso  altre 
persone  alia  messa  da  lui  celebrata.  L'amministrazione  esigeva  che 
avanti  ciascuna  messa  si  allontanassero  dalla  chiesa  tutte  le  persone 
estranee  al  castello.  II  cappellano  ha  dovuto  abbandonare  il  suo  posto, 
ed  il  suo  successore  sara  costretto  di  fare  altrettanto.  Al  Conte  de 
Schoemberg  a  Thammenstein  e  stato  egualmente  proibito  di  ammettere 
agli  officii  del  la  cappella  del  suo  castello  persone  estranee  alia  sua  oasa. 

II  principe  Max  di  Sassonia,  fratello  del  principe  ereditario  e  sacer- 
dote,  come  e  noto,  ha  dovuto  abbandonare  la  Sassonia,  perche  non 
adempiva  le  condizioni  imposte  ai  sacerdoti  cattolici  che  esercitano  il 
loro  ministero  nel  regno. 

Altrettanto  e  accaduto  al  Barone  Wiltitz  figlio  d'un  grande  uffi- 
ciale  del  regno  :  gli  e  stato  proibito  di  esercitare  il  sacro  ministero 
nella  Sassonia  sempre  per  le  solite  ragioni.  II  governo  limita  pure 
1'esercizio  del  culto ;  cosi  non  tollera  che  quattro  messe  all 'anno  a 
Pessig,  Wurzen  ecc.  ecc.  A  Limbach  e  a  Rochtiz  esistono  comunita 
cattoliche  di  500  anime,  che  aveano  chiesto  1'autorizzazione  d'organiz- 
zare  il  loro  servizio  religioso.  II  governo,  dopo  di  aver  preso  il  parere 
dei  pastori  di  queste  due  citta,  rispose  che  esse  non  aveano  bisogno 
di  servizio  religioso.  E  tuttavia  la  pubblica  legge  garantisce  ai  catto- 
lici il  libero  esercizio  del  loro  culto  in  tutta  la  Germania.  I  prote- 
stanti  non  solo  godono  di  questa  intera  liberta  in  tutte  le  parti  del- 
1'  iinpero  dal  1815,  ma  i  governi  pongono  ogni  cura  per  assicurare 
loro  il  servizio  religioso,  e  pagano  loro  dei  pastori.  Ma  cio  non  av- 
viene  per  i  cattolici. 

Nel  Brunsvick,  nel  Meklemburg  ed  altrove,  non  sono  meglio  trat- 
tati  che  nella  Sassonia.  In  quanto  ai  fanciulli  cattolici  costretti  a  fre- 
quentare  le  scuole  protestanti,  si  contano  per  centinaia  di  migliaia. 

3.  La  Q-ermania  ha  perduto  due  uomini  che  hanno  esercitato  su 
di  essa  un'  influenza  nefasta.  Liebknecht,  il  capo  del  socialismo,  che 
ha  creato  e  diretto  il  partito  da  40  anni  al  punto  di  personificarlo  in 
se  medesimo  :  era  un  carattere  energico  ed  un  nemico  giurato  del 
governo.  Rendiamogli  questa  giustizia  che  ha  combattuto  pure  con 
tenacita  gli  abusi  della  burocrazia  e  quantunqtie  combattesse  il  Cri- 
stianesirno  con  rabbia,  non  era  per  la  Chiesa  cosi  ingiusto  come  molti 
protestanti.  II  sig.  Nietzsche,  figlio  d'un  pastore,  e  il  cosi  detto  filo- 
sofo,  animate  d'un  odio  verameute  diabolico  verso  il  Cristianesimo  ed 
il  Salvatore.  Secondo  lui  il  Cristianesimo  e  una  religione  indegna 
perche  insegna  1'umilta  e  la  carita.  Nietzsche  esalta  la  violenza,  la 


CONTEMPORANEA  121 

forza  che  null  a  rispetta,  costringe  ed  assoggetta  gli  altri.  Spinge  cosi 
agli  estremi  il  principle  protestante.  Nietzsche  non  iscrisse  che  degli 
aforismi,  ma  in  stile  magnifico  e  cosi  seducente  che  gli  attird  molti 
lettori,  sebbene  le  sue  dottrine  siano  sempre  contestate  da  tutti  gli 
spiriti  serii.  Saprete  gia  che  da  piu  anni  era  demente. 

CINA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  Partenza  da  Pechino.  —  2.  Disposizioni 
della  Corte  per  i  Ministri.  —  3.  Partenza  della  colonna  di  soccorso  da 
Tien-tsin.  —  4.  Forze  cinesi  nel  Nord.  —  5.  Approvvigionamento  delle 
forze  cinesi.  —  6.  Li-Hong-Tchang  a  Chang-hai.  —  7.  La  difesa  di 
Chang-hai.  —  8.  Notizie  delle  Mission!.  —  9.  La  Corte  ed  i  Cristiani. 

Zi-kanei  6  agosto  1900. 

1.  Finalinente  dopo  una  cosi  lunga  ed  ansiosa  aspettazione,  si  rice- 
vettero  da  Pechino  notizie  sicure  ed  alquanto  particolareggiate,  spedite 
a  Tien- tain  dai  ministri  d' America  e  d' Inghiiterra  e  da  altre  persone. 

Secondo  le  medesime,  che  risalgono  al  21  luglio,  le  legazioni  fu- 
rono  esposte  al  fuoco  della  fanteria  e  deH'artiglieria  di  Tong-Fou-Siang, 
dal  20  giugno  (tre  giorni  dopo  la  presa  dei  forti  di  Ta-ku)  al  16  luglio 
(due  giorni  dopo  la  presa  della  citta  cinese  di  Tien-tsin).  In  un  mo- 
mento  i  Oinesi  giunsero  a  dare  un  assalto  notturno  che  fu  respinio 
con  loro  perdite.  Dall'altra  parte  i  marinai  americani  in  una  sortita 
che  fecero  il  3  luglio  sotto  il  comando  del  capitano  My  res,  sloggia- 
rono  i  Cinesi  dalle  mura  della  citta  mancese,  dominante  le  legazioni 
sopra  una  lunghezza  di  200  yards  (182  metri)  e  presero  loro  bandiere 
e  cannoni  Krupp.  II  20  i  Cinesi  proposero  una  tregua  che  fu  accettata 
dagli  Europei  alia  condizione  che  le  truppe  dei  primi  non  si  sareb- 
bero  maggiormente  avvicinate  alle  legazioni.  —  E  difficile  valutare  le 
perdite  cinesi:  alcuni  le  fanno  salire  a  parecchie  migliaia;  quelle  degli 
Europei  al  20  luglio  erano  di  62  morti  e  di  120  e  piu  feriti.  Riguardo 
ai  guasti  materiali,  tutte  le  legazioni,  ad  eccezione  di  quella  d'lnghil- 
terra  ove  si  sono  rifugiate  le  donne  ed  i  fanciulli,  sono  state  molto 
danneggiate  dai  colpi  di  fucile  e  di  cannone;  quelle  poi  dell'Austria, 
dell'  Italia,  del  Belgio  e  dell'  Olanda  sono  state  bruciate  e  distrutte 
fino  a  fiore  di  terra.  Esistono  ancora  viveri  sufficient!,  ma  le  muni- 
zioni  da  guerra  scarseggiano  in  modo  che  se  il  bombardamento  rico- 
minciasse  gli  Europei  non  potrebbero  resistere  lungo  tempo.  Dal  16  luglio 
cioe  dal  1°  giorno  di  tregua  si  aumentano  attivamente  con  nuovi  fossati 
e  barricate  le  opere  di  difesa  delle  legazioni. 

Nei  messaggi  suddetti,  non  e  fatta  parola  dei  cristiani  indigeni 
che  con  alcuni  missionarii  e  varii  marinai  francesi  resistono  nella  chiesa 
fabbricata  nel  recinto  della  muraglia  rossa.  Le  abitazioni  e  le  cappelle 
dei  missionarii  protestanti  sono  state  distrutte,  ma  finora  nessuno  di 
essi  &  morto,  come  pure  sono  ealvi  gli  uomini  europei  delle  dogane. 


122  CRONACA 

2.  II  20  luglio  la  Corte  rinnovo  ai  Ministri  1'offerta  di  abbandonare 
Pechino  e  di  ritirarsi  a  Tien-tsin;    secondo  il  ministro   inglese,  tale 
proposta  non  fu  accettata.  II  24  la  Corte  ptibblico  un  decreto  nel  quale 
dichiara  che  avea  dato  ordine  di  proteggere  le  legazioni,  e  di  mandare 
ai  ministri  frutta,  legumi  e  commeBtibili.  In  altro  decreto  del  2  agosto 
dice  che  ha  spedito  messaggi  ai  Ministri  per  mezzo   dei  membri  del 
Tsong-li-yamen  per  consolarli  e  per   chiedere  loro   notizie.    Secondo 
quest'ultimo  decreto,  i  ministri,  di  fronte   alle   difficolta  di  ricevere 
in  questo  momento  una  protezione  efficace,  hanno  accettato  di  abban- 
donare la  capitale  e  di  ritirarsi  provvisoriamente  a  Tien-tsin.  In  con- 
seguenza  la  Corte   ordino   al   generalissimo  Yong-lon   di   provvederli 
d'una  scelta  scorta  che  li  protegga  nel  viaggio  da  qualsiasi  spiacevole 
incidente.  Si  noti  che  tale  decreto  e  stato  pubblicato  la  diinane  della 
partenza  delle  truppe  alleate  da  Tien-tsin  verso  Pechino  per  portare 
soccorso  alle  legazioni.  Una  delle  ragioni  che  hanno  dovuto  decidere 
i  Ministri  ad  esporsi  a  cosi  pericoloso  viaggio,  e  stata  certamente  1'idea 
delle  s venture  in  cui  incorrerebbero  inevitabilmente,  nel  caso  molto 
probabile  che   le   truppe  cinesi,  battute   dalle  alleate,  ritornassero  a 
Pechino ;  esse  per  vendicare  la  loro  disfatta  oserebbero  rinnovare  contro 
le  legazioni  gli  attacchi  il  cui  risultato   sarebbe  molto   problematico 
per  gli  Eurof>ei.  Gli  autori  dei  messaggi  sopraindicati  lasciavano  com- 
prendere  tali  apprensioni,  e  speravano  che  1'azione  degli  Alleati  sa- 
rebbe cosi  sollecita  da  togliere  ai  Cinesi  il  tempo  di  eseguire  i  loro 
crudeli  progetti.  I  Ministri  una  volta  in  viaggio,  giungeranno  poi  a 
Tien-tsin  ?  I  Boxers  ed  i  regolari  loro  alleati  non  li   faranno   cadere 
in  un  agguato  ?  II  governo  cinese  ha  qualche  presentimento  di  questo, 
e  quindi  ha  dati  ordini  severissimi  agli  ufficiali  incaricati  della  scorta. 
Speriamo  che  simili  timori  siano  stati  vani. 

3.  Come  vi  ho  detto,  questa  colonna  lascio  Tien-tsin  il  primo  agosto. 
Esiste  una  censura  severissima  sui  movimenti  di  truppe;  eccovi  tuttavia 
le  informazioni  che  ho  potuto  qua  e  la  raccogliere,  e  delle  quali  pero 
non  garantisco  la  certezza.  I  rinforzi  spediti  dall'  Europa,  non  essendo 
ancora  giunti,  la  colonna  di  soccorso  si  compone  di  soli  17000  uomini, 
di  cui  8000  Giapponesi,  4000  Kussi,  2000  Inglesi,  1700  Americani. 
gli  altri  appartengono  alle  altre  diverse  nazioni  alleate,  specialmente  alia 
Erancia.  La  colonna  seguira  il  fiume  Pei-ho,  e  non  potra  avanzare 
presto,  perche  oltre  le  difficolta  che  accompagnano  nelle  marce  ogni 
corpo  d'armata,  essa  dovra  portar  seco  tutto  il  materiale  da  guerra 
1°  per  distruggere  gli  ostacoli  costruiti  dai  Cinesi  nel  fiume,  come 
barche  cariche...  2*  per  costruire  ponti  di  passaggio  sui  canali  e  grandi 
fossati  aperti  dal  nemico...  3°  per  attaccare  Pechino  donde  si  attende 
la  piu  grande  resistenza. 

4.  Le^forze  cinesi  che  si  oppongono  alia  marcia  in  avanti  degli 
Europei,  sono  1°  i  Boxers,  gente  senza  armi  e  senza  organizzazione ; 


CONTEMPORANEA  123 

quantunque  numerosi  non  incutono  grande  timore :  2°  i  regolari  che 
fanno  parte  del  corpi  d'armata,  che  da  due  anni  sono  cantonati  in 
varii  accampamenti  del  Tche-li ;  sono  stati  valutati  a  120000  uomini, 
ina  questa  cifra  che  risulta  dai  registri  e  evidentemente  esagerata. 
Si  sa  infatti  che  in  Cina  1'effettivo  delle  truppe  corrisponde  appena 
alia  meta  della  sua  cifra  nominale  e  che  le  provvisioni  ed  il  soldo 
degli  assenti  costituiscono  la  paga  degli  ufficiali  superiori  e  subal- 
terni.  Cosi  quando  una  grande  rivista  deve  aver  luogo,  si  trovano 
facilmente  uomini  che  per  qualche  sapequer  accettano  di  portare  per 
varii  giorni  le  armi  ed  indossare  la  divisa  militare.  Se  dunque  i  re- 
golari del  Tche-li,  nei  dintorni  di  Pechino  arrivano  a  60000,  e  una 
forza  assai  ragionevole  che  pero  non  e  distribuita  egualmente  nei 
diversi  corpi  d'armata  in  cui  e  divisa;  infatti  varii  di  questi  ultimi 
non  sono  armati  che  di  fucili  di  vecchio  modello,  e  non  sono  stati 
organizzati  da  ufficiali  europei.  Si  crede  in  somma  che  le  truppe  alleate 
si  urteranno  con  30  a  40  mila  uomini,  armati  di  fucili  moderni  ed 
abbastanza  istruiti,  ma  che  difetteranno  d'unita  d'azione,  dovendo  cia- 
scuno  di  essi  ubbidire  a  varii  capi.  In  altra  mia  accennai  alia  grande 
diversita  di  modelli  impiegati  nell'armamento  delle  truppe  cinesi; 
cid  costituisce  una  grande  difficolta  a  provvederle  di  munizioni.  Oltre 
le  forze  suddette  esistono  circa  20000  uomini  che  alcune  grandi  au- 
torita  delle  province  del  Kriang-sou,  del  Tche-Kriang,  del  Kou-nan 
condussero  a  Pechino  in  soccorso  dell'  Imperatore.  Questi  piccoli  corpi 
possono  annoverarsi  fra  quelli  che  sono  male  armati,  e  male  orga- 
nizzati. Per  farvi  un'  idea  di  queste  truppe,  vi  basti  sapere  che  sono 
raccolte  dai  grandi  ufficiali  in  marcia  verso  Pechino  nei  Kriang-sou 
Nord,  e  nei  Chang-tong. 

II  miglior  corpo  dell'armata  cinese  e  quello  che  fu  formato  dopo 
la  guerra  del  GKappone  da  Yuen-Che-Kai,  ora  governatore  del  Chan- 
tong.  Conta  5500  uomini  di  fanteria,  500  cavalli  assai  bene  equipag- 
giati  ed  armati  di  Mannlicher  e  1000  artiglieri  ripartiti  in  nove  bat- 
terie  di  sei  cannoni  ciascuna;  di  queste,  tre  di  cannoni  a  tiro  rapido 
tirati  da  cavalli,  tre  da  campagna  con  cannoni  Krupp  e  tre  da  montagna 
con  piccoli  cannoni  dello  stesso  modello.  Da  quanto  pare  questo  c«rpo 
non  fu  ancora  spedito  a  Pechino.  E  anzi  probabile  che  restera  nei 
Chan-tong  per  opporsi  all'azione  della  Germania. 

5.  Le  operazioni  militari  non  dureranno  lungo  tempo.  All'  infe- 
riorita  gia  indicata  dei  diversi  corpi  d'armata  conviene  aggiungere  la 
scarsezza  delle  provvigioni  raccolte  a  Pechino,  quella  di  denaro  per 
pagare  le  truppe  ed  infine  Paltra  di  munizioni  da  guerra.  Riso,  da- 
naro  e  munizioni  dovevano  essere  spedite  a  Pechino  dalle  provincie  del 
Sud  e  del  Centro;  ma  la  via  di  mare  e  chiusa  ai  Cinesi  per  i  tra- 
sporti,  e  non  resta  loro  che  il  gran  canale  che  e  anche  in  cattivo  steto  ; 
solo  per  questa  via  da  un  mese  in  qua  si  fanno  tutti  gli  invii  alia 


124  CRONACA 

Capitals ;  ma  presto,  come  pare,  si  portera  rimedio  a  tale  inconveniente 
bloccando  la  riva  sinistra  del  Gran  Fiume...  Alcuni  maravigliano  che 
cio  non  sia  gia  stato  fatto.  A  vista  ed  a  saputa  degli  Europei,  legni 
da  guerra  cinesi  sono  venuti  a  caricare  a  Changhai,  munizioni  ed  armi 
destinate  al  Nord.  Innanzi  ai  bastimenti  europei  traversarono  il  Jang-tse 
forti  somme  di  danaro  inviate  esse  pure  verso  il  Nord;  grandi  uffi- 
ciali,  come  Li  Pin-heng,  uno  dei  principal]  nemici  degli  stranieri,  e 
Lan  Tchoam-lin,  governatore  del  Kiang-sou,  suo  amico  ecc.  ecc.  non 
hanno  fatto  mistero  alcuno  del  loro  viaggio  a  Pechino,  chiamativi  dal- 
I'lmperatore  o  dai  capi  del  partito  della  guerra  contro  lo  straniero, 
per  portar  loro  soccorso.  Sembra  che  il  Yicere  di  Nankin,  interro- 
gate, perche  facesse  o  lasciasse  fare  le  cose  in  quel  modo,  mentre 
che  avea  promesso  di  non  ricevere  i  decreti  bellicosi  provenienti  da 
Pechino,  avrebbe  risposto:  «  Che  gli  Europei  non  vadano  a  Pechino... 
ed  allora  non  sara  necessario  che  vi  spedisca  o  vi  faccia  spedire  dei 
soccorsi.  » 

6.  Li  Hong-Tchang  a  Changhai  e  giunto  il  21  luglio,  e  non  si 
ea  quando  si  rimettera  in  marcia,  quantunque  da  varii  decreti  della 
Corte  sia  sollecitato  a  recarsi  a  Pechino.  Ultimamente  avrebbe  pre- 
sentato  alia  Corte  la  domanda  di  20  giorni  di  congedo  per  curare  la 
sua  salute  fortemente  scossa...  ed  incapace  di  sopportare  le  fatiche 
del  viaggio  in  questi  momenti  di  calore.  Si  da  un  altro  motivo  a  que- 
ste  lentezze  del  grande  uomo  per  recarsi  a  Pechino,  ed  e  che  il  par- 
tito della  guerra  contro  lo  straniero  domina  sempre  nella  Capitale; 
verso  il  28  luglio  esso  ottenne  dall' Impera  trice  un  decreto,  per  met- 
tere  a  morte  due  membri  del  Tsong-li-yamen  noti  per  le  loro  opi- 
nioni  favorevoli  agli  Europei;  1'uno  e  Hiuo,  antico  ministro  in  In- 
ghilterra,  e  1'altro  e  Yuen,  or  sono  varii  anni  tau-tai  a  Ou-hon  nel 
Kriang-sou.  Inoltre  i  Cinesi,  che  sono  al  corrente  delle  cose  della  Corte, 
assicurano  che  i  suddetti  due  mandarini  non  sono  le  ultime  vittime 
del  partito  che  e  al  potere. 

Comunque  sia,  nei  venti  giorni  trascorsi  a  Changhai,  Li  Hong- 
Tchang  ha  ricevuto  alcune  visite  dai  consoli,  dai  mandarini  cinesi,  e 
da  alcuni  grandi  personaggi  stabiliti  a  Changhai ;  ha  ricevuto  e  spe- 
diti  molti  telegrammi  ed  infine  ha  preparato  una  paterna  proclama- 
zione  per  i  suoi  subordinati  del  Tcheli,  ove  e  stato  nominate  Yicere. 

Perche  abbiate  un'  idea  di  questo  genere  di  documenti,  ve  ne  spe- 
disco  la  mia  traduzione  pubblicata  nell'Eco  di  Cina. 

Proclama  di  Li  Hong-tchang  ai  popoli  del  suo  vicereame. 

«  lo  Li,  gran  canoelliere  del  Palazzo  di  Ven-hoa-tien,  vicere  interi- 
nale  del  Ci-li,  barone  di  primo  grado,  emano  questo  proclama  a  fine 
di  portare  a  conoscenza  dei  miei  subordinati  alcune  comunicazioni 
urgentissime. 


CONTEMPORANEA  125 

«  lo  vostro  vicere  e  gran  dignitario  dell'  Impero  fui  gia  altra  volta, 
per  una  ventina  d'anni,  vicerS  di  questa  provincia  del  Ci-li,  e  tutte 
le  persone  dabbene  di  questa  provincia  furono  gia  miei  figli.  Ecco 
ormai  sono  sei  anni  che  ho  cessato  di  essere  vostro  vicere  e  certa- 
mente  voi  pensate  a  me,  come  io  penso  a  vol.  Ora  un  grazioso  de- 
creto  della  corte  m'incarica  di  nuovo  di  questo  vice-reame.  Coloro 
tra  voi  che  vivono  onestamente  nell'osservanza  delle  leggi  sono  ga- 
lantuomini  che  io  considero,  come  miei  figli  e  fratelli  minori ;  ma  co- 
loro  che  violano  le  leggi  e  gli  ordini  delle  autorita,  hanno  cagionato 
dei  tumulti,  e  sono  nocevoli  malfattori ;  percio  io  infliggero  loro  ter- 
ribili  castighi.  Quanto  ai  malfattori,  membri  delle  societa  dei  Boxers, 
che  hanno  da  to  il  segnale  della  ribellione,  essi  dicono  che  odiano  solo 
la  religione  cristiana  e  i  suoi  membri;  ma  di  fatto  si  sono  resi  col- 
pevoli  d'  incendii,  di  saccheggi,  di  rapine  e  d'assassinii,  contando  come 
cosa  da  nulla  la  vita  di  molti,  e  cagionando  alia  corte  viva  commozione. 
Estrema  e  la  perversita  di  una  tale  condotta,  e  diffi oilmen te  gli  au- 
tori  di  questi  attentati  potranno  godere  dell'  indulgenza  e  del  perdono 
delle  leggi.  Una  volta  che  vi  siate  lasciati  ingannare  da  loro,  voi  avete 
gettato  nella  riviera  orientale  la  vostra  persona  e  le  vostre  famiglie : 
come  mai  dinanzi  a  un  tale  spettacolo  non  provare  un  gran  dolore? 
Io,  vostro  vicere,  gran  dignitario  delPimpero,  amando  teneramente  i 
miei  antichi  amministrati,  non  posso  decidermi  a  punire  i  colpevoli, 
prima  di  averli  istruiti.  Per  questo  appunto  io  vi  dirigo  questo  ur- 
gente  proclama.  Yoglio  far  sapere  a  voi  tutti,  soldati  e  gente  del  po- 
polo,  che  per  1'avvenire  dovete  prendere  la  ferma  risoluzione  di  com- 
portarvi  bene :  sappiate  dunque  che  i  malfattori,  membri  delle  societa 
dei  Boxers,  sono  uomini  che  danneggiano  la  vostra  vita  e  che  le  loro 
imprese  arrecano  rovina  alle  vostre  famiglie.  Per  conseguenza,  voi, 
padri,  istruite  i  vostri  figli,  e  voi,  fratelli  maggiori,  sorvegliate  i  vo- 
stri  fratelli  piu  piccoli :  tutti  odiate  profondamente  (questi  cattivi  sog- 
getti)  e  rompete  completamente  ogni  relazione  con  loro ;  non  ere- 
diate  ai  loro  cattivi  propositi.  Coloro  pertanto  che  tra  i  malfattori, 
membri  della  societa  dei  Boxers,  non  avessero  fatto  che  seguire  per 
forza  i  Boxers,  se  ne  pentano  e  ritornino  a  me,  io  prometto  di  dar 
loro  i  mezzi  di  lavarsi  di  questa  macchia  (io  li  perdonero).  Parlan- 
dovi  cosi,  io  vostro  vicere,  dignitario  dell'impero,  non  ho  altro  scopo 
che  di  proteggere  tutti  quanti  gli  abitanti  di  questa  provincia.  Coloro 
dunque  che  tra  voi  seguiranno  i  miei  consigli,  si  risparmieranno  molti 
mali ;  coloro  che  resisteranno,  saranno  schiacciati  dalle  disgrazie.  Che 
ciascuno  di  voi  pensi  una  e  piu  volte  a  cid  che  io  ho  detto;  e  il 
mezzo  di  risparmiarvi  un  pentimento  tardivo.  Obbedite  con  gran  ri- 
spetto  a  questo  proclama  che  io  vi  dirigo. 

« II  giorno...  della  VIP  luna  dell'anno  26°  di  Kuang-su  (lu- 
glio  1900).  > 


126  CRONACA 

N.  B.  Questo  proclama,  secondo  il  Chen-pao  $  stato  tirato  a  molte 
migliaia  d'esemplari.  Li  Hong-tchang  ha  delegate  un  mandarine  per 
portarlo  a  Pechino,  a  Tien-tsin  e  in  altri  luoghi  della  provincia  del 
Ci-li. 

7.  Le  concessioni  europee  sono  protette  da  circa  400  uomini  della 
polizia  degli  alleati  ed  indigena,  da  1000  e  piu  volontarii  di  ogni  na- 
zionalita,  organizzati  in  compagnie,  e  specialmente  da  una  quindicina 
di  legni  da  guerra,  ancorati,  sia  alia  sbarra  di  Ou-song  (entrata  del 
Wang-pou)  sia  in  mezzo  di  questo  fiume  di  fronte  alle   concessioni. 
Avanti  ieri  e  giunto  da   Hong-Kong  il  Fieramosca   incrociatore   ita- 
liano,  e  si  aspetta  il  Carlo  Alberto  gia  partito  da  Hong-kong.  Dei  le- 
gni da  guerra,  tre   sono   olandesi,  uno    francese,  uno  tedesco,  8  o  9 
inglesi  di  tutte  le  grandezze,  tre  americani  e  due  giapponesi.  E  stato 
deciso  che  tutte  le  forze  di  terra  sulle  concessioni  e  quelle  di  mare 
saranno  poste  sotto  il  comando  dell'ufficiale  piu  anziano  di   marina. 
Se  gli  Europei,  protetti  da  forze  cosi  considerabili,  si  sentono   tran- 
quilli,  i  Cinesi  invece  temono  che   tutti   questi   bastimenti,  ed  altri 
che  viaggiano  nel  Tang-tu,  meditino  un  colpo,  sia  contro  1'arsenale 
e  la  polveriera  situati  a  piccola  distanza  dalle  concessioni,  sia  contro 
i  forti  e  la  flotta  che  difendono  il  fiume  turchino.  Temono  special- 
mente gli  Inglesi,  che  non  nascondono  i  loro  progetti   ambiziosi   su 
questa  parte  della  Cina  ed  ai  quali  appartiene  il  maggior  numero  di 
legni  che  si  trovano  in  questi  dintorni.  II  timore  dei  Oinesi  ha  au- 
mentato  dal  giorno  delParrivo  deH'ammiraglio  Seymour... 

Qualunque  siano  i  disegni  degli  Inglesi,  in  questo  momento  essi  si 
atteggiano  a  cooperatori  titolari  dei  Vicere  Licou  nel  Kiang-nou,  e  di 
Tchong,  del  Hou-Koang  par  il  mantenimento  dell'ordine. 

La  settimana  scorsa  1'ammiraglio  Seymour  sali  a  Nankin  ove  con- 
fer! lungamente  col  Yicere  Licon,  e  subito  dopo  e  disceso  a  Chang-hai 
ove  e  giunto  ieri.  Mentre  che  1'ammiraglio  inglese  faceva  visita  al 
Yicere,  coincidenza  curiosa,  il  console  britannico  a  Tchony-King  nel 
Se-tchom,  abbassava  la  bandiera,  e  con  qualche  residente  della  sua 
nazione,  col  medico  francese  e  qualche  altro  Europeo  abbandonava 
quella  citta  ripiegandosi  sopra  Hau-Keou...  per  timore  di  ostilita 
in  quella  parte  inferiore  del  Tang-tse.  Nello  stesso  giorno  il  Console, 
ed  il  Comandante  d'un  legno  da  guerra  inglese  diedero  ordine  agli 
Europei  di  Tchony-Yiung  di  preparare  i  loro  bagagli,  e  di  tenersi 
pronti,  al  primo  segno,  a  rifugiarsi  sul  legno  inglese.  La  dimani, 
essendo  svanito  ogni  pericolo,  1'ordine  fu  ritirato. 

8.  Ho  poche  particolarita  da  darvi  su   questo  doloroso   soggetto  : 
Abbiamo  conosciuto  1'uccisione  di  due  Padri  (Mangin  e  Denn  S.  I.)  a 
Kingtcheou  nel  Tcheli,  eseguita  dai  soldati  in  marcia  per  Pechino ;  coi 
Padri  e  morto  buon  numero  di  quei  cristiani.  Le  Missioni  Estere  hanno 


CONTEMPORANEA  127 

perdu  to  altri  due  Padri  in  Mandchourie  (Q-eorjon  e  Leroy)  inessi  a 
niorte  da  non  so  chi.  I  missionarii  milanesi  che  lavorano  nel  Ho-nan 
ineridionale  sotto  Monsignor  Yolonteri,  si  trovano  in  buon  numero 
assediati  nella  loro  residenza  centrale  presso  Nan-Jang-fou. 

E  stato  confermato  1'eccidio  di  Mons.  Fantonati  francescano  e 
di  due  missionarii  a  Heng-tcheon  nell'  Hounan.  Temo  molto  che  la 
lista  dei  martiri  in  Cina  non  sia  ancora  terminata. 

9.  I  cristiani,  per  difendersi  contro  i  Boxers  e  loro  simili,  avevano 
in  piu  luoghi  fortificati  i  loro  villaggi  o  le  loro  chiese ;  si  erano  prov- 
veduti  d'arnii  e  di  mnnizioni,  spesso  coll'assenso  ed  il  concorso  di 
alcuni  buoni  mandarini.  Taluno  fece  valere  alia  Corte  che  quella  ma- 
niera  di  agire  era  propria  dei  ribelli,  visto  specialmente  che  i  Cri- 
stiani in  alcuni  luoghi  ei  erano  rifiutati  di  aprire  le  loro  porte  a 
soldati  regolari,  spesso  da  paventarsi  piu  che  gli  stessi  Boxers. 

La  Corte  ha  ordinato  ai  Cristiani  di  consegnare  le  armi,  di  distrug- 
gere  le  opere  di  difesa  e  di  affidarsi  alia  protezione  dei  mandarini. 
Poveri  cristiani !  Quale  alternativa !  Se  non  si  conformano  a  tale 
decreto,  dopo  la  sua  pubblicazione,  eccoli  dichiarati  in  aperta  ribel- 
lione ;  se  vi  si  conformano,  eccoli  esposti  senza  difesa  ai  capricci  dei 
loro  nemici,  giacche  sappiamo  tutti  quanto  poco  valga  la  protezione 
delle  autorta.  Speriamo. 

Nel  caso  che  voleste  dar  la  traduzione  di  tale  documento  ai  vostri 
lettori,  vi  mando  quella  da  me  fatta  e  mandata  &\YEco  di  Cina. 

llgoverno  cinese  e  i  cristiani. 

DECRETO  DELL'  8°  GIORNO  DELLA  7a  LUNA 

(2  agosto  1900). 

Le  cause  di  discordia  che  esistono  da  qualche  tempo  tra  la  Cina 
€  le  nazioni  straniere  non  sono  state  ancora  appianate ;  pero  la  guerra 
non  ha  nulla  che  fare  con  i  negozianti  stranieri  residenti  nel  nostro 
impero,  ne  colle  missioni  cristiane  che  vi  sono  fondate.  Noi  abbiamo 
percio  emanate  alcuni  decreti,  ordinando  ai  vicere  e  ai  governatori 
delle  province  di  proteggere  gli  uni  e  le  altre  come  per  il  passato. 
In  questo  momento  in  gran  numero  si  riuniscono  le  truppe  nella 
nostra  capitale,  gli  ufficiali  superiori  che  le  conducono  nella  loro 
marcia  debbono  anch'essi  avere  e  secondare  queste  medesime  inten- 
zioni.  Bisogna  che  le  autorita  sopraddette  prendano  provvedimenti  per 
prestare  una  protezione  efficace  a  tutti  gli  stranieri  negozianti  e  mis- 
sionarii ;  cosi  essi  seconderanno  il  desiderio  che  Noi  abbiamo  di  mo  - 
strarci  benevoli  verso  gli  stranieri. 

Quanto  ai  Cristiani  anche  essi  sono  figli  del  nostro  impero;  per 
conseguenza  non  va  fatta  distinzione  tra  loro  e  gli  altri  sudditi  nel- 
ramministrazione.  Fin  dal  giorno  pero  che  tra  Boxers  e  Cristiani 


128  CRONACA  CONTEMPORANEA 

conoinciarono  le  inimicizie,  e  accaduto  che  in  molti  luoghi  i  Cristiani 
si  sono  stabiliti  militarmente  nei  loro  villaggi,  hanno  scavato  delle 
trincee,  hanno  costruito  dei  forti  e  hanno  resistito  alle  nostre  truppe. 
Quest!  modi  di  prooedere  sono  proprii  di  gente  in  rivolta,  percio  non 
si  pud  fare  a  meno  di  reprimerle  con  gran  diligenza.  Ma  riflettendo 
che  i  Cristiani  si  sono  coinportati  in  tal  maniera  indotti  dalla  paura 
del  castigo,  se  vogliono  pentirsi  della  loro  condotta  e  correggersi,  si 
pud  in  favor  loro  togliere  da  una  parte  il  filo  delle  leggi  (dar  loro  il 
modo  di  s  fug  girt  alle  pene  meritate). 

leri  Song-K'ing,  generale  di  divisione,  ci  ha  fatto  sapere  che  i 
Cristiani  di  Ta-pou-tien,  sottoprefettura  di  Pao-ce  nel  Ci-li,  dopo  essere 
stati  avvertiti  e  ripresi  con  gravi  parole,  spontaneamente  hanno  con- 
segnato  le  loro  armi  alle  autorita,  hanno  raso  al  suolo  la  loro  fortezza, 
si  sono  dispersi  e  sono  ritornati  alle  loro  case.  Questa  condotta  mostra 
chiaramente  che  essi  non  volevano  essere  ribelli.  Se  tra  i  Cristiani 
(che  si  fossero  in  qualche  luogo  fortificati  per  opporsi  alle  truppe)  ve 
ne  sono  di  quelli  che  tocchi  dal  rimorso  del  pentimento  ritornano  al 
loro  dovere,  Noi  ordiniamo  ai  mandarini  militari  e  alle  autorita  locali 
di  trattarli  tutti  alia  maniera  suddetta,  senza  che  sia  permesso  di 
assalirli  tutti  indistintamente  e  mandarli  a  morte. 

D'altra  parte  se  i  malfattori  locali  affibbiandosi  il  titolo  di  patriot! 
(i-ming)  cercassero  di  saziare  il  loro  odio  contro  i  Cristiani  ucciden- 
doli,  Noi  ordiniamo  che  immediatamente  le  autorita  facciano  un'  in- 
chiesta  dei  colpevoli  e  subito  li  puniscano.  In  questa  maniera  sara 
soffocato  il  germe  della  discordia.  —  Decreto  imperiale. 

Anche  i  missionarii  protestanti,  hanno  avuto  molte  vittime.  II  tele- 
grafo  ci  ha  fatto  sapere  che  una  cinquantina  di  ministri  —  uomini, 
donne  (e  fandulli?)  sono  stati  trucidati  nel  Chan-si;  quattordici  a 
Pao-ting-fou  nel  Tcheli  e  nove  a  Ziu-tcheon  nel  Tche-Kiang.  A  pro- 
posito  di  questi  ultimi  Monsignor  Reynaud  ha  scritto  all'J&o  di  Cina  : 
«  Questo  delitto  e  doppiamente  odioso  a  causa  dell' eta  e  del  sesso 
delle  vittime ;  quattro  donne  e  quattro  fanciulli !  II  nono  e  il  bravo 
sig.  Thompson  che  tanto  bene  faceva  ai  poveri  malati.  Tutti  sono  stati 
uccisi  dai  soldati  del  prefetto,  accompagnati  dalla  folia  e  condotti 
dai  notabili.  II  sig.  Thompson  e  stato  trafitto  da  numerosi  colpi  di 
baionetta  e  le  altre  otto  vittime  sono  state  decapitate....  Tutti  questi 
cadaveri,  compresi  quelli  del  sotto-prefetto  e  dei  suoi  due  figli,  sono 
stati  portati  alia  residenza  cattolica  parimente  in  ruina.  » 


LE  SCUOLE  ELEMENTARI 

3D&T  ZB^JLjZ^.  ZDEOLOLiO   ST.A.TO 


I. 

In  un  altro  articolo  accennammo  gia  alia  levata  di  scudi 
del  liberalismo,  massime  governativo  e  moderato,  per  pro- 
muovere  una  riforma  generale  dell'  istruzione  del  popolo ; 
quella  finora  impartita,  in  Italia,  essendosi  troppo  chiara- 
mente  dimostrata  non  pur  inetta,  ma  nociva  altresl  e  fune- 
stissima  alia  tranquillity  stessa  del  paese  ed  alia  incolumita 
delle  fondamentali  istituzioni  i.  Massime  dal  delitto  di  Monza 
in  poi,  i  giornali  piu  diifusi  e  gli  uomini  politici  piu  auto- 
revoli  vanno  ripetendo,  essere  necessario  adoperarsi  subito 
di  mani  e  di  piedi,  perch6  le  scuole  elementari,  con  si  gravi 
sacrifizii  mantenute,  incomincino  a  corrispondere  al  loro 
scopo,  che  6  di  educare  le  crescent!  generazioni  a  morige- 
ratezza,  a  carattere,  a  virtu,  cose  tutte,  delle  quali  in  sino  al 
presente  non  si  presero,  puo  dirsi,  pensiero  alcuno,  paghe 
a  dar  comecchessia  ai  figli  del  popolo  una  materialissima  isti- 
tuzione  di  scrittura  e  lettura,  che  va  quasi  sempre  ben  tosto 
obliterata,  lasciandosi  per  lo  piu  dietro  soltanto  uno  strascico 
d'  impertinente  ignoranza  e  di  voglie  sower sive. 

E  fin  qui  ci  troveremmo  pienamente  d'accordo  ancor  noi. 
La  scuola  in  genere  e  la  popolare  in  ispecie  deve  essere  edu- 
cativa,  o  non  essere ;  perch6  la  scuola,  che  non  educa  il  po- 
polo, lo  corrompe,  fa  i  delinquent!,  i  facinorosi,  i  ribelli,  gli 
assassini  ed  i  regicidi.  Or  non  diciamo  che  gli  analfabeti  non 
possano  anch'essi  divenir  tali,  anzi  neppur  neghiamo  che 

1  Vedi,  nel  quaderno  1206  pel  15  sett.  1900,  1'articolo :  Cecitd  liberate. 
Pagg.  671-687. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1208.  9  8  ottobre  1900. 


130  LE    SCUOLE    ELEMENT  A  III 

sieno  sulla  strada  d'  incattivire,  poiche  ignoranza  e  brutalita 
si  danno  la  mano :  ma  diventeranno  brutali  per  impulse  di 
natura,  non  per  istituzione  sociale,  ed  il  saranno  meno  rui- 
nosamente  pel  consorzio  civile.  Sentenzio  Socrate,  con  molta 
acutezza  di  genio  e  maturita  d'esperienza:  «  Ove  Tistruzione 
non  formi  uno  spirito  giusto  e  sano,  rende  gli  uomini  piii 
cattivi,  fornendo  loro  piu  mezzi  di  far  il  male.  »  E  Rabelais 
avea  ragione  d'esclamare:  «  Scienza  senza  coscienza,  ruina 
delFanima !  »  Le  scuole  pertanto  che  non  educano,  non  sono 
scuole  ma  tane,  onde  escono  belve  in  veste  di  uomini,  non- 
ostante  la  civilta;  giacche  questa  pub  far  del  bruti  piu 
bruli  che  allo  stato  di  natura.  secondo  il  detto  verissimo  del 
Mandsley. 

Posto  in  sodo  il  quale  importantissimo  principle  e  rin- 
graziato  Dio  che,  almeno  quanto  ad  esso,  noi  cattolici  abbiamo 
consenziente  il  fior  fiore  dei  liberal!  italiani,  si  venga  dunque 
pur  subito  all' opera  di  educare  le  nostre  generazioni,  come 
solennemente  proclamava  anche  il  giovane  Re  nel  suo  discorso 
inaugurale.  Educhiamo!  —  Ma  ecco  che  dal  bel  principle 
medesimo  uno  screzio,  anzi  un  dissenso  profondo  ci  sepa- 
ra,  rendendo  impossibile  qualunque  pacifica  intesa  tra  noi 
ed  il  liberalismo.  Giacche  prima  di  venire  all'atto  dell' edu- 
care il  popolo,  bisogna  pur  rispondere  a  due  dornande  es- 
senzialmente  pratiche :  Chi  I'educa  ?  A  quali  principii  ne 
va  informata  I'educazione?  E  i  liberali  rispondono  ad  ambedue 
senza  esitanza:  Vogliamo  eduoaiio  noi,  esclusivamente  noi, 
a  nostro  modo  e  secondo  i  principii  nostri. 

Questa  risposta  si  trova  implicita  in  tutti  gli  artieoli  dei 
fogli  liberali,  che  trattarono  ultimamente  della  riforma  sco- 
lastica,  insistendo  soprattutto  sulla  necessita  di  formare  nelle 
scuole  una  generazione  che  pensi  e  senta  e  parli  ed  operi 
a  gusto  dello  Stato,  ossia  del  partito  liberale  spadroneggiante ; 
e  sarebbe  formulata  altresi  esplicitamente  nella  proposta  di 
legge  per  I'avocazione  delle  scuole  elementari  allo  Stato,  la 
quale  e  voce  coinune  che  il  Ministro  Gallo  stia  preparando, 
per  presentarla  quanto  prima  alia  Camera.  Certo  Ton.  Son- 


IN  BALI  A  DELLO  STATO  131 

nino,  che  ne  deve  saper  qualcosa,  si  e  affrettato  nel  suo  pro- 
gramma  di  riforme,  pubblicato  nella  Nuova  Antologia  l,  di  di- 
chiararsi  personalmente  propemo  a  quell' innovazione.  Cosi 
si  risponde  al  telegramma  dei  cattolici,  raccolti  neir  ultimo 
Congresso  romano,  che  invocavano  dai  pubblici  Ppteri  la 
liberta  d'  insegnamento,  in  nome  dei  sacri  ed  inviolabili  di- 
ritti  paterni 2 ;  col  togliere  cioe  anche  quel  poco  di  liberta  nel- 
1'educazione  della  prole,  che  ai  padrifamiglia  indirettamente 
risultava  dair  influenza  esercitata  sulle  Amministrazioni  lo- 
cali,  state  finora  parzialmente  arbitre  delle  scuole  elementari, 
in  virtu  della  legge  Casati. 

Ma  i  cattolici  devono  insorgere  contro  la  nuova  e  si  funesta 
schiavitii  che  loro  si  prepara,  sotto  forma  di  una  legge  sco- 
lastica ;  devono  insorgere  fieri  e  risoluti,  prima  ancora  che  il 
disegno  di  legge  venga  innanzi  al  Parlamento,  massime,  sic- 
come  egregiamente  osservava  V  Osservatore  cattolico,  promo- 
vendo  Fopposizione  anticipata  dei  Consigli  eomunali  della  cam- 
pagna 3.  A  questa  legale  opposizioue  bisogna  per 6  che  la  stampa 
cattolica  spiani  la  via,  illuminando  le  menti  ed  infervorando 
gli  spiriti ;  peroech^  si  tratta  veramente  di  cosa  gravissima, 
innanzi  a  cui  non  e  lecito  rimanere  ne  freddi  ne  indifferenti, 
Tavocazione  delle  scuole  elementari  allo  Stato  costituendo  una 
negazione  dei  principii  di  liberta  ed  una  flagrante  violazione 
dei  piii  sacri  diritti,  senza  vantaggio  alcuno,  anzi  con  danno 
enorme  dell'educazione  popolare,  cui  pure  vorrebbe  prov- 
vedersi. 

II. 

Veramente  par  di  sognare  udenclo  oggi,  in  pieno  reggimento 
di  liberta,  da  certe  bocche  di  liberali  di  quattro  cotte,  pro- 
poste  cosi  retrive  e  reazionarie,  che  nessun  arrabbiato  fau- 
tore  dei  Governi  assoluti  avrebbe  osato  fare  cinquanta  e  cento 

1  Fasc.  690  pel  16  sett.  1900,  pp.  342-364. 

2  Recammo  il  testo  del  telegramma  nel  nostro  qnaderno  ultimo  pel 
6  ottobre,  a  pag.  96. 

3  L' 'Osservatore  cattolico,  N.°  224  pel  28-29  settembre  1900. 


132  LE   SCUOLE  ELEMENTARI 

anni  addietro.  Ma  tant'e.  Tutto  lo  spirito  della  legislazione, 
in  questo  nostro  secolo,  si  paleso  sempre  viziato  ad  un  modo 
di  stridente  e  vergognoso  contrasto,  tra  la  liberty  e  1'ugua- 
glianza,  che  si  vorrebbero  sancire  in  ossequio  ai  principii  del 
1789,  e  la  tirannide  delle  oligarchic,  che  s'impone  nel  nome 
dello  Stato.  Della  potenza  dello  Stato  e  dell'ampiezza  delle 
funzioni  sue  i  politicanti  liberal!  moderni  si  formano  un  con- 
cetto eccessivo,  che  non  6  sol  vieto  ed  antiquato,  ma  addirit- 
tura  da  museo ;  giacch6,  per  rintracciarlo,  fa  mestieri  ricor- 
rere  ai  monumenti  legislativi  anteriori  al  cristianesimo.  Infatti 
il  cristianesimo  frantum6  quel  mostruoso  colosso  del  cesarismo 
pagano,  che  tutto  faceva  servire  a  se  stesso,  anche  la  coscienza 
individuale  ed  i  diritti  inviolabili  della  famiglia.  Ma  la  legisla- 
zione moderna  studiasi  a  tutto  potere  di  rimetterlo  in  piedi, 
pretendendo  che  lo  Stato  debba  esser  tutto,  porre  le  mani  su 
tutto,  stringere  nel  suo  pugno  di  ferro  1'uomo  intiero,  assor- 
bire  persino  la  paternita  e  la  podesta  maritale.  A  guisa  del 
Cesare  romano,  lo  Stato  moderno  sentenzia,  che  quel  che  place 
al  principe  deve  aver  forza  di  legge ;  perch6  la  sua  sovra- 
nita  non  ha  confini  ed  il  suo  dominio  si  estende  a  tutte  le 
manifest azioni  della  vita  pubblica  e  privata.  Che  importa  che 
il  Cesare  abbia  mutato  abiti,  e  invece  della  clamide  indossi  il 
frak  borghese  od  il  camiciotto  plebeo,  in  luogo  del  diadema 
porti  sul  capo  il  berretto  frigio?   E   sempre  un  Cesare   con 
tutte  le  sue  prepotenze  ed  i  suoi  dispotismi. 

Quindi,  analizzando  le  legislazioni  moderne,  tutte  piii  o 
meno  modellate  sul  codice  di  quel  fior  di  tiranno  che  fu  Napo- 
leone  I,  riscontriamo  agevolmente,  farvisibensl  luogo  all'ugua- 
glianza  ed  alia  liber ta,  che  sono  la  bandiera  del  tempi  mo- 
derni, ma  sol  tanto  quanto  non  contrastino  con  niuna  putata 
prerogativa  o  niun  asserito  diritto  dello  Stato.  Se  pero  di  tale 
contrasto  scorgasi  pur  dalla  lontana  il  menomo  pericolo,  li- 
berta  ed  uguaglianza  son  messe  sotto  i  piedi :  e  cio  partico- 
larmente  quando  vi  si  mescoli  la  passione  irreligiosa  e  set- 
taria,  il  livore  e  1'odio  contro  la  Chiesa  cattolica;  perch6  allora 
la  liberta  non  6  piu  un  diritto,  ma  una  minaccia  contro  le  isti- 


IN   BALIA   DELLO   STATO  133 

tuzioni,  e  1'uguaglianza  un'abdicazione  vergognosa  e  funesta 
del  Poteri  civili  a  profltto  deU'eterno  nomico,  il  prete. 

Questo,  che  noi  accenniamo  in  generale,  e  comprovato  da 
cento  esempii ;  manifcstasi  pero  piu  chiararaente  nella  mu- 
teria  delicatissima  dell'  insegnamento,  dove  la  supremazia 
dello  Stato  ha  tanto  piii  motivo  d'ingelosire  d'ogni  diminu- 
zione  vera  o  supposta,  cosl  per  rintrinseca  importanza  degli 
interessi  vital!  che  vi  concorrono,  come  pel  maggior  numero 

0  vivacita  dei   concorrenti.   Laonde  non  6  da  stupire  che, 
essendo  lo  Stato  moderno  stranamente  preso   della  sua  po- 
tenza  ed  autorita,  faccia,  in  opera  d'  istruzione   e  d'educa- 
zione  della  gioventii,  man  bassa  su  tutto  e  su  tutti,  non  sal- 
vando  altra  liber ta  che  la  sua,  e  quanto  ad  uguaglianza,  non 
ammettendone  che  una:  i  suoi  maestri,  le  sue   scuole  ed  i 
suoi  scolari  sieno  tutto;  i  maestri,  le  scuole,  gli  scolari  estranei 
si  monopolio  ufficiale,  nulla ! 

N6  gridisi  alPesagerazione,  quasi  che  noi  calunniassimo 
lo  Stato,  per  rabbia  di  partito.  Noi  esprimiamo  sintetica- 
mente  una  condizione  generica  di  cose,  senza  fermarci  a 
certi  particolari,  o  piuttosto  esprimiamo  una  tendenza  dello 
Stato  ad  usurpare  ogni  dl  piu  il  monopolio  esclusivo  del- 
T  istruzione :  e  in  questo  senso  diciamo  verissimo,  ne  siam 
soli.  Stanno  per  noi  uomini  autorevoli  di  tutti  i  parti ti, 
professori,  giornalisti,  personaggi  e  scrittori  politici:  e  in 
buon  punto  ci  soccorre  a  rincalzo  un  libro  recente  dell'il- 
lustre  pedagogista  Giuseppe  Allievo,  professore  nell'  Univer- 
sita  torinese,  che  fin  dalla  bella  prima  pagina  scrive  cosl : 
« II  supremo  principio  pedagogico  riposto  nella  personalitafinita 
dell'  io  umano  subordinata  alia  personalita  infinita  divina,  e 
oggidi  disconosciuto  e  posto  a  durissima  prova  dalla  Stato- 
latria  e  dal  positivismo  contemporaneo.  Lo  Stato,  varcando 

1  limiti  segnati  al  suo  potere,  usurpa  la  sfera  di  attivitk  riser- 
vata  ai  singoli  individui,  e  spogliandoli  della  personalita  loro 
propria,  li  assorbe  nella  sua  orbita  sconfinata,  dove  ciascun 
io  smarrisce  la  coscienza  del  suo  essere,  la  liberta  del  suo 
operare.  Questo  deplorabile  assolutismo  dello  Stato  fa  tristis- 


134  LE   SCUOLE   ELEMENTARI 

sima  mostra  di  se  segnatamente  nell' ordine  pedagogico,  dove 
il  Governo  siede  arbitro  e  giudice  supremo  delTeducazione 
universale,  e  stende  irrefrenabile  il  suo  potere  su  tutti  gli 
istituti  scolastici,  dagli  asili  infantili  alle  Universita  l.  »  Pa- 
role d'oro,  espressione  coraggiosa  e  fedele  della  rcalta,  mas- 
sime  in  Italia,  che  fra  tutte  le  nazioni  e  indubitatamente 
quella,  dove  1'istruzione  e  piu  inceppata  dal  monopolio  go- 
vernativo,  i  diritti  della  Chiesa,  delle  famiglie,  del  singoli 
cittadini,  in  ordine  alia  liberta  d'  insegnamento,  sono  piu 
manomessi. 


III. 


Non  e  stato  da  noi,  per  verita,  sempre  cosi  ad  uu  modo 
ed  al  grado  medesimo.  Liberta  vera  d'insegnamento  non  ci 
fu  mai,  ne  mai  fu  data  facolta  di  aprire  Universita  libere, 
come  ne  hanno  quasi  tutte  le  altre  nazioni  civili ;  ma  qua- 
rant'anni  addietro  il  piccolo  Piemonte,  incitato  dall'esempio 
della  Francia  del  1850,  niostro  di  volersi  mettere  risoluta- 
mente  sulla  via  della  liberta,  con  quella  legge  Casati  del 
13  novembre  1859,  che  divenne  poi  la  legge  organica  della 
pubblica  istruzione  per  tutto  il  Regnod' Italia.  In  essa,  accanto 
airinsegnaniento  pubblico  e  fatto  posto  onorevole  al  private, 
e  coll' art.  3,  si  determina  molto  chiaramente,  che  il  Ministro 
governa  bensl  rinsegnamento  pubblico,  ma  quanto  al  private, 
soltanto  lo  sopravveglia  a  tutela  della  morale,  deU'igiene, 
delle  istituzioni  dello  Stato  e  deW ordine  pubblico:  il  che 
costituisce  gia  per  s£  una  grande  franchigia  di  liberta,  sot- 
traendo  al  monopolio  dello  Stato  una  moltitudine  considere- 
vole  di  giovani  studiosi  e  d7 istituti  educativi.  Ma  la  legge 
Casati  va  assai  piii  innanzi  per  quella  maestra  e  splendida 
via  di  liberta;  perocche  cogli  articoli  251  e  252  proscioglie 
da  ogni  vincolo  di  ispezione  per  parte  dello  Stato  cosi  1'istru- 

1  Gian  Paolo  Eichter  e  la  sua  Levana  o  Scienza  dell- Educazione. 
Sag-gio  espositivo  critico  di  GIUSEPPE  ALLIEVO.  Torino,  Unione  Tipo- 
grafico-Editrice,  1899. 


IN  BALI  A  DELLO  STATO  135 

z io ne  secondaria  paterna  data  nel  seno  della  famiglia,  come 
Tistruzione  di  piu  padri  di  faraiglia  associati  fuori  di  essa, 
e  quanto  airistruziono  elementare,  lascia  nell'a.rt.  326  ai  padri 
ed  a  coloro  die  ne  faranno  le  veci  facolta  di  procacciare  ai 
figli  dei  due  sessi  1'istruzione,  nel  modo  che  crederanno  piu 
conveniente;  della  stessa  istruzione  elementare  pubblica  e 
gratuita  poi,  incarica  i  Comuni,  in  proporzione  delle  loro 
facolta  e  secondo  i  Msogni  dei  loro  abitanti,  come  e  detto 
letteralmente  all'art.  317. 

Qual  fosse  il  concetto  informatore  di  tutte  queste  dispo- 
sizioni  appariva  molto  perspicuamente :  era  quello  della  li- 
berta d'  insegnamento.  Ed  il  Ministro  Casati,  nella  sua  Rela- 
zione  al  Re,  diceva  anzi,  in  maniera  esplicita,  d'aver  accet- 
tata  la  massima  della  liberta  d' insegnamento,  come  la  piu 
equa,  la  piu  conforme  alle  condizioni  moderne  di  civilta,  la 
piii  universalmente  gradita  alia  pubblica  opinione;  e  scusan- 
dosi  di  noil  poterla  applicare  allora  intieramente,  faceva  voti 
che  si  progredisse  sempre  per  quella  via,  allargando  vieppiu 
le  maglie  ferrate  del  monopolio,  in  favore  della  liberta.  I  suoi 
successor!  non  fecero  per  converse  che  andar  sempre  indietro, 
serrando  ognora  piu  quelle  maglie  e  riprendendo,  con  de- 
creti  e  con  metodi  talvolta  anche  brutali,  una  dopo  1'altra, 
le  liberta  che  la  legge  avea  concesse.  Non  basto  ai  Ministri 
innumerabili,  quasi  tutti  frammassoni,  passati  quali  meteore 
sanguigne  o  grandinate  sterminatrici  per  gli  ufficii  della  pub- 
blica istruzione,  di  muovere  guerra  asprissima  a  tutti  gli 
istituti  secondarii  privati  e  paterni,  massime  cattolici,  dipen- 
denti  o  in  qualunque  modo  guidati  da  religiosi  e  da  preti, 
con  ipocrisia  continua,  fingendo  di  serbare  loro  incolumi  i 
diritti  legalij  e  intanto,  per  sempre  nuovi  congegni  ammini- 
strativi  o  balzelli  od  angherie,  togiiendo  loro  1'alimento  ed  il 
respire ;  eccoli  ora  in  procinto  di  dar  un  colpo  mortale  alia 
stessa  istruzione  primaria,  merce  Tavocazione  delle  scuole 
elementari  allo  Stato,  avocazione,  la  quale,  vuol  dire  niente 
ineno  che  questo:  gittare  dentro  le  voraci  canne  del  mono- 
polio  governativo  continaia  di  migliaia  d' istituti  educativi 


136  LE   SCUOLE  ELEMENTARI 

del  popolo,  che  quarant'anni  fa  la  legge,  per  fare  atto  di  ci- 
vilta,  di  giustizia,  di  liberty  gli  aveva  sottratte. 

Non  occorrerebbe,  ci  pare,  aggiunger  altro,  per  che  qua- 
lunque  uomo  di  buona  fede  formasse  giusto  giudizio  della  ri- 
forma  scolastica  die  ci  si  minaccia,  alia  quale  Ton.  Sidney 
Sonnino  porge  con  tanto  garbo  la  valorosa  sua  destra,  e  che 
la  Tribuna  ed  i  giornali  di  quel  pelo  non  si  stancano  ad  ogni 
tratto  d;  inculcare,  come  necessaria.  Sono  liberali,  che  odiano 
la  liber ta ;  son  persecutor!  emeriti  di  sognati  reazionarii  e  co- 
dini,  che  vogliono  tutte  le  leggi  piu  severamente  e  realmente 
codine  e  reazionarie;  son  progressisti,  che  rinnegano  tutti  i 
progress!  buoni  ed  utili,  per  fare  retrocedere  la  civilta,  11011 
solo  di  quaranta  e  cinquanta,  ma  di  almeno  cento  anni,  in 
sino  al  dispotismo  di  Napoleone  I,  il  quale,  a  testimonianza  del 
Taine,  diceva :  «  Circa  gli  affari  pubblici,  che  sono  affari  miei, 
in  materia  politica  sociale  e  morale,  rispetto  a  storia,  massime 
recente  o  moderna,  nessuno,  nella  generazione  presente,  pen- 
sera,  tranne  me,  e  nella  generazione  prossima  tutti  pense- 
ranno  come  me  4.  » 

Ne  ci  si  obbietti,  che  I'avocazione  delle  scuole  elementari 
pubbliche  allo  Stato  lascierebbe  sempre  sussistere,  scevre  di 
ogni  ingerenza  d;  insegnamento  governativo,  le  scuole  pri- 
vate e  paterne,  a  cui  potrebbero  avere  ricorso  le  famiglie, 
conforme  ai  proprii  gusti  od  alia  coscienza.  Si,  1'obbiezione 
avrebbe  qualche  valore  per  le  scuole  secondarie,  rispetto  alle 
quali  e  sempre  in  facolta  dei  genitori  di  fame  a  meno  (bench6 
con  sacrifizio),  dicendo,  suH'esempio  di  quel  valente  padre  cat- 
tolico :  o  sono  in  grado  di  pagare,  e  fo  educare  mio  figlio 
negli  istituti  cristiani ;  o  nol  sono  piu,  e  lo  mando  ad  un  me- 
stiere :  ma  voglio  ad  ogni  costo  che  cresca  a  modo  mio,  vir- 
tuoso e  credente.  Ove  pero  si  tratti  di  scuola  elementare,  questo 
ragionamento  non  regge  piu;  perche,  in  forza  della  legge 
15  luglio  1877,  essa  6  obbligatoria,  e  i  genitori  o  quei  che  ne 
fanno  le  veci,  mancando  a  tale  obbligo,  incorrono  ammende 
e  pene  e  discapiti  considerevoli.  Ne  conseguita  pero  che  tutti 

1  TAINE,  Le  Regime  moderm:  I'ecole.  Tom.  VI. 


IN  BALIA  DELLO  STATO  137 

coloro  (e  sono  la  massima  parte),  i  quali  non  trovansi  in  grado 
di  provvedere  altrimenti  ai  proprii  figli  1'istruzione  elemen- 
tare, sarebbero  eostretti,  se  le  scuole  divenissero  governative, 
di  soggettare,  senza  riparo,  quelle  tenere  pianticelle  all'  in- 
fluenza assoluta  del  laicismo,  che  contrasta  colla  loro  coscienza, 
osteggia  I'istruzione  religiosa,  eombatte  ed  oppugna  quanto 
a/  cattolici  torna  piu  caro,  e  di  darli  in  plena  balla  del  Mi- 
nistero  dell'istruzione,  stato  sempre  campo  aperto  a  spretati 
e  sfratati,  atei  e  settarii,  e  ognora  considerate  come  il  piii 
llgio  e  servile  alle  ingiunzioni  delle  loggie. 

IV. 

Perocche  non  illudiamoci :  movente  primo  e  massimo  di 
questo  asservimento  intiero  deH'insegnamento  elementare  al 
Governo,  nei  piii  di  coloro  che  lo  zelano,  e  proprio  la  totale 
laicizzazione  deirinsegnamento  stesso,  impossibile  o  certo  non 
facile,  finche  esso  rimanga  comunale,  ossia  immediatamente 
sottoposto  alia  vigilanza  delle  famiglie,  di  cui  il  Comune  6 
la  piii  naturale  ed  omogenea  propaggine.  Finche  spetta  al 
Municipio  di  bandire  il  concorso;  di  nominare  i  maestri  e  di 
licenziarli,  di  fissare  loro  Tassegno  ed  allestirne  Tabitazione, 
di  eleggere  le  Commissioni  ed  i  Deputati  di  vigilanza,  sic- 
come  ora  e  disposto  nelle  Leggi  e  nei  Regolamenti 4,  la  scuola 
elementare  6  guardata  dappresso,  ogni  giorno,  da  custodi  non 
solo  interessati  per  affetto,  ma  altresl  potenti  in  effetto  a  man- 
tenerla  sulla  retta  via  od  a  ricondurvela,  se  traligni.  Ogni  fa- 
miglia,  ogni  persona  influente  e  dabbene,  il  Parroco,  anzi  ogni 
elettore  puo  moralmente  obbligare,  colla  minacciosa  prospet- 
tiva  della  scheda,  Sindaco,  assessor!,  consiglieri  a  mutar  mae- 
stri e  maestre,  ove  questi  instituiscano  la  puerizia  contraria- 
mente  alia  volonta  del  maggior  numero  di  padri  famiglia,  ed 
anche  a  far  dare,  come  richiedesi  per  legge  e  troppo  spesso  non 
vSi  fa,  T  istruzione  religiosa  ai  giovanetti  da  persone  idonee  e 

1  Vedi  Regolamento  generate  per  I' istruzione  elementare,  approvato  con 
Decreto  reale  del  9  ottobre  1895,  massime  ai  Titoli  II,  XI,  XII,  XIVf 


138  LE   SCUOLE   ELEMENTARI 

quando  occorra,  dai  Ministri  stessi  della  Religione  dello  Stato, 
che  sono  i  sacerdoti  cattolici  \ 

Cio  brucia  immensamente  ai  settarii,  braraosi  di  foggiarsi 
tutta  un'Italia  a  propria  immagine ;  costoro,  sotto  il  prete- 
•sto  specioso  di  migliorare  le  condizioni  del  maestri  e  di  dar 
al  popolo  un'educazione  nazionale,  gittano  intorno  1'idea  del- 
ravocazione  delle  scuole  elementari  al  Governo,  e  trovano, 
fra  i  melensi,  gli  sventati,  gli  ambiziosi,  partigiani  molti 
che  la  mandano  innanzi,  prontissimi  a  sacrificare  diritti  e 
liberta  comunali,  diritti  e  liberta  domestiche  alia  supremazia 
dello  Stato,  dandosi  a  credere,  forse  in  buona  fede,  che  lo 
Stato  educhera  le  nuove  generazioni  meglio  che  nol  facciano 
ora  i  Municipii.  Ma  troppo  age  vole  e  il  prevedere  che,  se  tanti 
cattivi  maestri  abbiamo  ora,  che  son  vigilati  eosi  da  vicino 
e  da  molti  personalmente  interessati  per  dovere,  per  coscienza, 
per  cuore  ad  aveiii  buoni,  il  numero  dei  malvagi  ed  anzi  dei 
pessimi,  senza  fede,  senza  principii  fermi  d'onesta,  senza 
amore  alia  propria  professione,  bestemmiatori,  scandalosi, 
predicatori  di  socialismo,  tormento  perpetuo  del  Parroco, 
aumentera  a  dismisura,  quando  dovranno  temere  soltanto  le 
tarde  repressioni  di  un'autorita  lontana,  distratta  da  mille 
cure,  continuamente  mutabile  di  persone  e  di  principii,  e  volta 
certamente  piu  a  crescere  fautori  delle  proprie  idee  politiche, 
che  ad  educare  cittadini  onesti  e  buoni  cristiani.  Eppure  le 
famiglie  saranno  obbligate  per  legge  a  mandare  i  figliuoletti 
a  scuola  da  que'  corrompitori  di  cuori  e  di  teste,  per  veder- 
seli  poi  crescere  ad  ogni  bruttura,  con  istrazio  deU'anima  e 
violazione  crudele  della  paterna  potesta! 

E  curioso  davvero,  che  un  Ministro  per  la  pubblica  istru- 
zione  pensi  ad  introdurre  nelle  scuole  elementari  sistema 
di  tanto  servaggio,  sol  cinque  anni  dopo  che  un  suo  Prede- 
cessore,  pubblicando,  in  un  Regolamento  generale,  unificate  e 
riordinate  tutte  le  disposizioni  relative  all'istruzione  elemen- 
tare,  oltre  al  professare  il  massimo  rispetto  dell'autorita  pa- 
terna, pro  test  ava,  nella  Relazione  alia  Maesta  del  Re,  di  non 

1  Legge  Casati  art.  315 ;  Regolamento  su  citato  art.  3. 


IN  BALI  A  DELLO  STATO  139 

essersi  discostato  dal  sixteina  di  liberta  inaugurate  dal  legisla- 
tors del  1859.  E  soggiungeva  solennemente :  «  N6  da  questo 
sistema  nessuno,  penso,  in  Italia  vorra  alloutanarsi,  poich6 
gli  eccessi  della  liberta  noil  sono  temibili  e  possono  facil- 
mente  reprimersi  in  uno  Stato,  che  ha  coscienza  dei  suoi 
diritti  e  della  sua  forza  *.  »  Onorevole  Baccelli,  a  voi,  autore 
di  questa  sentenza,  a  voi  lo  sfolgorare  colla  vostra  romana 
loquela  1'onorevole  Gallo,  se  osasse  con  un  disegno  di  legge, 
qua]  e  quollo  che  si  minaccia,  gittarvi  in  volto  tanta  men- 
tita.  Poiche  1'avocare  le  scuole  elemeritari  allo  Stato  non  e 
solo  scostarsi  dal  legistore  del  1859,  ma  voltarglisi  contro  per 
abbatterlo,  e  far  a  brandeili  e  conculcare  la  bandiera  di 
liberty  da  lui  impugnata. 

E  curioso  davvero,  che  in  tanto  bisogno  di  discentramento, 
mentre  da  tutte  le  parti  gente  di  opposte  opinion!  gridano,  che 
fra  le  massime  cagioni  della  nostra  nazionale  decadenza  e 
delle  intestine  fierissime  lotte,  che  ci  tolgono  ogni  vigore  di 
propositi  e  di  atti  2,  va  noverata  la  pazza  voglia  di  tutto 
sommettere  ad  una  stregua,  dall'Alpi  al  Lilibeo,  con  viola- 
zione  ai  popoli  intollerabile  delle  svariatissime  costumanze, 
delle  memorie,  dei  diritti  di  ciascuno,  sorgano  uomini  di 
Stato  a  proporre  una  violazione  nuova  ed  un  nuovo  incen- 
trarnento,  in  cosa  cosl  strettamente  collegata  colle  piii  sacre 
affezioni  locali,  qual  6  1'educazione  dei  teneri  germogli,  in 
cui  famiglie  e  comuni  ripongono  le  loro  piii  care  speranze. 


*  Relazione  a  S.  M.  il  Re,  di  S.  E.  il  Ministro  Baccelli,  preposta  al 
Regolamento  Generate  per  I'  Istruzione  elementare,  approvato  con  decreto 
del  9  ottobre  1895. 

2  II  Senatorc  Villari,  facendosi  eco  del  sentimeiito  universale,  scrive 
nella  sua  lettera  politica  al  Corriere  della  Sera  (23-24  sett.  1900):  « Libe- 
rated una  volta  da  queste  division!  che  ci  consumano,  da  questo  scon- 
forto  che  recide  i  nervi  ed  uccide  la  fede,  da  questo  delirio  di  scontento 
che  acceca,  e  gi&  troppe  volte  ha  spinto  a  delitti  che  ci  rieuipiono  di 
dolore  e  ci  coprono  di  vergogna.  » 


140  LE   SCUOLE   ELEMENT ARI 

V. 

Chi  in  tale  proposta  non  ravviserebbe  i  caratteri  (Tuna 
insensata  provocazione  ?  Nulla  certo  di  piu  proprio  a  guada- 
gnare  a'  proponent!  1'impopolarita ;  e  percio  tutti  i  piu  cospi- 
cui  parlamentari,  che  di  questi  giorni  in  forme  diverse  espo- 
sero  il  proprio  programma,  all'  intento  di  render  si  vieppiu 
chiari  e  di  spianarsi  innanzi  la  via  al  potere,  il  Giolitti,  il 
Villa,  il  Villari,  Tastuto  vecchio  Francesco  Crispi,  parlarono- 
bensi  di  miglioramenti  del  sistema  tributario,  di  allevia- 
mento  dei  balzelli,  di  socialismo  borghese,  di  concordia  dei 
partiti,  d'ogni  cosa  che  potesse  volgere  a  lor  favore  Topinione 
pubblica ;  ma  si  astennero  dal  toccare  quel  tasto  dell'avoca- 
zione  delle  scuole  elementari  allo  Stato :  tutti,  tranne  Ton.  Son- 
nino,  abbacinato  forse  dalla  sua  stessa  ormai  cronica  ambi- 
zione  di  supremazia.  S'avvide  pero  anch'egli  del  grave  pe- 
ricolo  d'  impopolarita,  in  che  incappava,  e  voile  poire  avanti 
le  mani,  scrivendo:  «  Ma  non  mi  nascondo  che  una  propo- 
sta cosi  radicale  non  riscuoterebbe  forse  Tassenso  di  una 
gran  parte  dei  nostri  uomini  politici,  sui  quali  preme  1'opi- 
nione  delle  Amministrazioni  locali,  che  non  vogliono  vedersi 
togHere  tanta  parte  d'azione  e  d'influenza  4.  »  Studiossi  quindi 
di  mitigare  la  proposta,  sostituendo  allo  Stato  la  Provincia. 

Ma  la  Provincia  non  ha  colle  famigiie  quelFattinenza  intima 
che  ha  il  Comune,  e  i  padri  e  le  madri,  massime  nelle  solinghe 
e  disperse  campagne,  si  troverebbero  quasi  del  pari  disar- 
mati  contro  i  soprusi  dei  maestri.  Peggio  senza  dubbio  se 
le  scuole  dipendessero  direttamente  dal  Potere  centrale  dello- 
Stato.  A  difendere  il  candore  delle  bambine  loro,  a  prote- 
stare  contro  le  bestemmie  del  maestro,  a  chiedere  pei  figliuoli 
Tistruzione  catechistica,  da  chi  andrebbero  quei  poveri  conta- 
dini,  che  pure  hanno  anima  talvolta  piu  nobile  e  sentimenti 
piu  delicati  dei  colti  e  ricchi  signori  della  citta?  —  Dal  Par- 
roco?  Non  puo  nulla. — Dal  Sindaco?  dalle  persone  impor- 

1  Nuova  Antologia,  Fascicolo  690  pel  16  sett.  1900,  pag.  349. 


IN  BALI  A  DELLO  STATO  141 

tanti  del  Municipio  ?  Risponderebbero,  che  fu  tolta  al  Comune 
ogni  ingerenza  nolle  scuole;  che  il  Governo  vi  fa  tutto  ed 
al  Comune  tocca  sol  di  pagare.  —  Non  manderemo  dunque 
piu  alia  scuola  ne  la  fanciulla,  ne  il  garzoncello,  poiche  non 
vogliamo  che  si  corrompano,  perdano  la  fede,  crescano  fur- 
fan  ti.  SI :  ma  allora  si  vedrebbero  capitar  in  casa  il  bargello 
ad  intimar  le  multe,  a  chiamarli  d'  innanzi  il  Pretore,  per 
esserne  puniti,  conforme  alia  legge. 

Chi  non  vede  che  quell'  improvvida  legge  getter ebbe  in 
mezzo  al  popolo  una  nuova  fiamma  di  odii  contro  lo  Stato,  di 
antipatie  contro  i  suoi  uomini,  le  sue  leggi,  le  sue  istituzioni, 
una  divisione  maggiore  di  quella  che  gia  esiste  tra  1'Italia  le- 
gale  e  T  Italia  reale,  il  popolo  ed  i  suoi  governanti  ?  Ah  !  se  in 
Parlamento,  al  proporsi  di  quel  disegno  di  legge,  diretto  prin- 
cipalmente  ad  avvilire  la  Chiesa  e  ad  esaltare  lo  Stato,  po- 
tesse  echeggiare  I'eloquenza  calda  e  trionfatrice  d'un  Mon- 
talembert,  egii  ripeterebbe  senza  dubbio  quel  che  disse  in 
Maggio  1844  alia  Camera  dei  Pari:  «  Voi  farete  molto  male 
alia  Chiesa,  ma  voi  ne  farete  molto  piu  ancora  allo  Stato. 
E  inoltre  voi  non  riuscirete  a  nulla.  Ci6  che  realmente  otter- 
rete,  eccolo :  ecciterete  contro  di  voi,  in  grembo  alia  porzione 
piu  tranquilla  e  piii  eletta  del  popolo,  una  di  quelle  resistenze, 
che  son  lente  a  formarsi,  ma  assai  piu  lente  a  sparire,  e  la 
quale  a  poco  a  poco  diverra  per  voi  il  piii  tremendo  osta- 
colo ;  una  di  quelle  resistenze,  di  cui  non  si  viene  a  capo  colla 
forza  materiale,  ma  che  sopravvivono  a  tutte  le  violenze  del 
pari  che  a  tutte  le  astuzie  della  politica.  SI,  sappiatelo :  nel- 
1'angolo  riposto  d'ogni  canonica,  ai  piedi  d'ogni  altare,  presso 
ogni  focolare  domestico,  ovunque  si  raccoglieranno  cattolici, 
accanto  ogni  cuna  ove  vegliera  una  madre  cristiana,  voi  ar- 
merete  contro  voi  stessi  i  sentimenti  piu  profondi  ed  energici, 
che  il  cuor  umano  possa  nutrire.  E  voi  avrete  fatto  tutto  ci6 
unicamente  per  paura  della  liber ta,  per  compiacenza  a  vecchie 
passioni,  a  tradizioni  de'  peggiori  tempi  della  nostra  istoria.  » 


142  LE   SCUOLE   ELEMENT  ARI 

VI. 

Quest 'ultimo  periodo  dell'eloquentissimo  paladino  della 
liberta  d'insegriamento  in  Francia  6  particolarmente  notevole, 
per  che  prova  che  i  liberal!  non  si  convertono  mai.  Anche 
adesso  in  Italia,  come  oltre  cinquant'anni  fa  in  Francia,  pre- 
tenderebbero  di  spogiiare  padri,  madri  e  Comuni  della  liberta 
di  educare  le  nuove  generazioni  secondo  coscienza,  e  giusta  i 
bisogni  e  le  tradizioni  locali,  e  di  livellare  in  tutta  Italia  1'isti- 
tuzione  elementare  sotto  il  pugno  di  ferro  dello  Stato,  per 
ottenere,  come  dicono,  un'educazione  nazionale  uniforme,  e 
premunire  lo  Stato  contro  lo  spargersi  di  dottrine  sovversive 
per  mezzo  dei  maestri  di  scuola :  il  primo  motivo  e  un  pre- 
giudizio  dei  govern!  dispotici,  il  secondo  6  confessione  umi- 
liante  di  debolezza,  e  vera  e  propria  paura  della  liberta. 

Quanto  si  e  all' educazione  nazionale,  pur  consentendo  di 
gran  cuore  anche  noi,  che  sia  da  coltivarsi  fin  nella  prima  eta 
un  sano  patriottismo,  stiamo  fermi  pero  a  negare  che  mai  in 
niun  caso  possa,  sotto  pretesto  di  educazione  nazionale,  con- 
culcarsi  o  pur  solo  porsi  da  banda  il  fine  sostanziale,  uni- 
versale,  immutabile  di  ogni  educazione,  che  6  for  mare  1'uomo 
ed  il  cristiano.  Quindi  n6  si  potra  allo  Stato  o  Governo  (che 
puo  ben  essere  un'oligarchia  ostile  al  vero  spirito  nazionale) 
dar  balia  di  opprimere  i  diritti  religiosi  e  domestici,  per 
falso  zelo  di  educazione  nazionale ;  n6  al  medesimo  intento 
si  potra  gittare  tutta  la  tenera  prole  di  un  popolo  dentro  il 
crogiuolo  della  costituzione  politica  nazionale,  distruggendo 
la  personality  individua,  per  cavarne  degli  idolatri  dello 
Stato  e  degli  schiavi  del  Potere,  come  a  Sparta  e  nelTantica 
Roma.  Vogliano  o  no,  la  civilta  presente  6  cristiana,  e  biso- 
gna  che  Govern!  e  Par  lament!  Faccettino  qual'e,  almeno  come 
un  fatto  universale,  indistruttibile,  e  vi  si  uniformino.  Ora, 
secondo  i  pfincipii  della  civilta  cristiana,  scritti  nel  Vangelo, 
il  sentimento  di  nazionalita  non  6  Tunico  e  neppure  il  primo 
fattore  di  educazione;  perocch6  il  cristianesimo  gli  ha  dato 


IN   BALIA   DELLO    STATO  14P) 

a  fondamento  il  rispetto  e  Tamore  delTumanita,  per  Iddio, 
in  ciascua  uomo  e  famiglia,  e  fra  tutte  le  genti.  In  conse- 
guenza  di  che,  un' educazione,  per  quanto  si  voglia  raffinata, 
sarebbe  falsa  e  condannevole,  ove  fosse  esclusivamente  nazio- 
nale,  cioe  opposta  all' universality  del  cristianesiino  ed  alia 
liberta  e  dignita  umana. 

L'educazione  nazionale  era  messa  innanzi  anche  in  Fran- 
cia  cinquant'anni  addietro  dal  Cousin,  dal  Villemain  e  dagli 
altri  parrucconi  del  centralismo  didattico:  ribatteva  pero  il 
Montalembert :  «  Lo  Stato  puo  aver  il  diritto  di  offrire  una 
educazione  nazionale,  ma  non  ha  certamente  il  diritto  d'  im- 
porla.  »  L'educazione  6  di  pertinenza  domestica,  e  dovere 
inalienabile  dei  genitori;  non  puo  pertanto  mai  tramutarsi, 
senza  tirannide,  in  un  attribute  del  Potere  civile  e  politico. 
E  se  pur  lo  Stato  interviene  in  materia  d'  insegnamento  «  non 
e,  diceva  assai  bene  il  de  Broglie  nella  Camera  francese  dei 
Pari,  in  qualita  di  Sovrano,  benst  di  protettore  e  di  guida 
e  per  supplire  alle  famiglie,  le  quali,  per  la  maggior  parte, 
non  sono  in  grado  d'impartire  nel  loro  interne  ai  figii 
un' educazione  puramente  domestica.  » 

Contro  queste  pretensioni  napoleoniche  e  dispotiche  d' edu- 
cazione nazionale,  cioe  a  dire  governativa,  levavasi  potente 
la  voce  del  Lamennais,  e  con  logica  serrata  la  sfolgorava 
cosi :  «  A  qual  titolo  il  Governo  sarebbe  padrone  assoluto 
deir educazione?  Forse  come  legislature?  Ma  chi  mai  penso 
di  regolare  per  legge  cio  che  si  deve  credere  e  si  deve  sa- 
pere?  —  Forse,  <^ome  amministratore?  Ma  quando  mai  si  6 
inteso  parlare  di  amministrazione  clelle  credenze  e  della  mo- 
rale, di  amministrazione  dello  studio  del  greco  e  del  latino, 
dell'eloquenza  od  anche  solo  dell'alfabeto?  Qui  la  ridicolag- 
gine  da  negli  occhi.  Le  credenze  e  la  morale  sono  di  do- 
minio  della  Religione;  il  rimanente  e  di  dominio  indivi- 
duale.  II  diritto  del  Governo  si  limita  a  consigliare,  a  diri- 
gere,  ad  offrire  a  tutti,  senza  costringimenti,  i  mezzi  d'istruirsi, 
a  sorvegliare  gli  stabilimenti  liberi,  anche  a  sopprimerli,  se 
sono  di  rovina  allo  Stato  ed  ai  buoni  costumi,  o  se  servono  a 


144  LE   SCUOLE   ELEMENT ARI 

propagare  dottrine  funeste  alia  societa.  Tutti  i  diritti,  che 
lo  Stato  s'arroga,  oltre  a  questi,  sono  un'usurpazione  della  po- 
desta  paterna.»  (Du  droit  du  gouvernement  dans  V Education). 


VII. 


Ne  certamente  per  via  di  usurpazioni  siftatte  di  diritti 
inviolabili,  conferiti  dalla  natura,  consacrati  dalla  Reli- 
gione  ed  in  particolare  dal  Vangelo,  per  la  bocca  istessa  del- 
1J  Uomo-Dio,  confer mati  dalla  storia,  ammessi  nello  Statute 
fondamentale  e  nelle  leggi  del  Regno,  il  liberalismo  ita- 
liano  arrivera  ad  arrestare  1'invasione  nelle  scuole  pur  solo 
elementari  delle  dottrine  sowersive  di  socialismo  e  di  anar- 
chia,  omettendo  ancor  di  riflettere  che  sarebbe  pazzia  voler 
infrenare  I'istruzione  primaria,  lasciando  libero  spaccio  d'ogni 
perversione  morale  e  sociale  alle  Cattedre  che  ne  formano  i 
maestri.  Per  impedire  efficacemente  che  quelle  dottrine  entrino 
nelle  scuole  popolari,  non  bisogna  cominciare  dairescluderne 
la  Religione,  sola  capace  d'infondere  nelle  anime  dei  giova- 
netti  il  rispetto  delTordine,  per  un  convincimento  intimo  ed 
indiscutibile  di  coscienza,  Tossequio  sincero  alle  autorita  civili 
ed  ai  Poteri  dello  Stato,  per  amor  di  Dio,  che  essi  rappresen- 
tano:  non  bisogna  cominciar  dal  confondere  coi  sovversivi 
e  gli  anarchici  i  cattolici,  fedeli  al  Papa,  che  sono  anche 
i  migliori  cittadini,  e  dalPesigliare  dagli  istituti  educativi  il 
catechismo,  cioe,  a  detta  del  Diderot,  il  migliore  e  piu  sicuro 
trattato  di  pedagogia,  gridandolo,  come  si  fa  in  Italia  da  per- 
sonaggi  dello  stesso  Ministero  per  Tistruzione,  inconciliabile 
coir  amor  di  patria. 

Per  reprimere  le  usurpazioni  funestissime  degli  anarchici, 
non  deve  lo  Stato  farsi,  egli  il  primo,  usurpatore,  confiscando 
a  pro  di  una  oligarchia,  la  liber ta  d'  insegnamento,  che  6  un 
diritto  naturale  di  tutti  i  cittadini,  e  in  particolare  un  diritto 
da  Gesii  Cristo  conferito  alia  Chiesa  ed  a  questa  riconosciuto 
da  tutti  i  secoli  cristiani.  E  qui  ci  si  conceda  una  citazione 
domestica,  che  quadra  all'uopo:  rechiamo  un  tratto  solo  del 


IN  BALIA  DELLO   STATO  145 

discorso  sulla  liberta  d'  insegnamento,  risuonato,  la  mat- 
tina  del  4  settembre  teste  decorso,  nell'aula  del  XVII  Con- 
gresso  generale  cattolico. 

«  Contro  questo  monopolio  dell' insegnamento  si  e  reclamato  e  si 
reclama  in  Italia,  non  soltanto  da  noi  cattolici,  ma  da  uomini  di  tutt'al- 
tro  pensare,  professor!  insigni,  pedagoghi,  statist!  e  deputati.  Teste  leg- 
gevamo  persino  questo :  «  II  modo  con  cui  in  Italia  dallo  Stato  si  regge 
rinsegnamento  e  1'educazione  pubblica  sconvolge  tutti  i  criteri  ammessi 
ed  accettati  dai  Gpverni  civili,  che  sono  consapevoli  dei  loro  doveri,  ed 
avvia  le  generazioni  nuove  alia  confusione  ed  al  disordine » .  Chi  cio  scri- 
veva,  o  signori,  era  la  Tribuna,  portavoce  di  quel  grosso  partito  libe- 
rale  che  osteggia  incessanteinente  e  in  tutti  i  modi  i  cattolici.  Ebbene, 
come  si  rimedia  a  tanta  ruina  dell'istruzione  pubblica?  Date  addosso  ai 
clericali,  rispondono  i  nostri  avversari :  accrescetc  la  vigilanza  gover- 
nativa  massime  nelle  scuole  sostenute  e  dirette  dai  preti ;  avocate  intie- 
ramente  le  scuole  elementari  e  primarie  allo  Stato.  Noi  piu  veramente 
liberali,  a  quella  domanda:  come  si  rimedia V  noi  cattolici  rispondiamo 
iiivece :  date  la  liberta  dell' insegnamento. 

« Voi  liberal!  non  sapete,  non  volete,  non  potete  educare,  come  si 
conviene,  la  gioventu  d'ltalia.  Spaventati  da  recenti  catastrofi  vi  siete 
messi  a  predicare  in  tutti  i  ton! :  educhiamo !  educhiamo !  Educhiamo, 
si,  ma  chi  lo  dice?  (L'oratore  spiega  davaiiti  all'uditorio  un  numero  della 
Tribuna,  e  prosegue  mostrandola  colla  destra)  Eccolo;  chi  un  paio  di 
colonne  dopo,  in  giro  peril  mondo,  fa  allusion!  trivial!  e  sozze  cosi  da 
arrossirne  un  moro,  e  nella  quarta  pagina  fomenta  le  cattive  tresche  e 
si  presta  ad  insidiarc  1'onesta  del  talamo!  —  Ah!  liberali,  voi  non  sapete, 
non  volete,  non  potete  educare;  lasciateci  dunque  liberi  d'educare,  col 
catechismo  e  col  Vang*elo,  noi  cattolici,  che  sappiamo,  possiamo,  vogliamo 
educare  cristianamente  la  nostra  cara  gioventu. 

«  Cessi  finalmente  quel  mostruoso  monopolio,  che  rappresenta  nel- 
1'istruzione  un  assolutismo  non  mai,  ne'  secoli  andati,  accolto  tra  le  genti 
cristiane.  Non  vi  fu  monopolio  mai  nel  medio  evo,  quando  le  scuole  alte 
e  basse,  le  Universita  del  pan  che  le  scolette  dell'abici,  erano  libere, 
come  1'aria.  Non  vi  fu  monopolio  vero  nemmeno  sotto  i  Governi  che  si 
chiamano  con  disprezzo  dispotici  e  tiranni.  Sotto  Luigi  XVI,  in  Fran- 
cia,  era  rispettata  la  liberta  d' insegnamento,  e  quel  Sovrano  scrivera : 
« Vi  sono  nel  Regno  due  sorta  di  scuole,  le  une  governate  daH'Univer- 
sita  (il  monopolio  ufficiale)  le  altre  sussistenti  per  se  stesse:  noi  dob- 
biamo  a  tutte  la  nostra  protezione  reale  e  la  nostra  attenzione  paterna.  » 
Era  questa  la  tradizione  antica  e  costante  della  Monarchia  francese. 

«  Sotto  la  Convenzione  ed  il  Terrors,  sorge  Danton  a  proclamare  che 

S&rie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1208.  10  8  ottobre  1900. 


146          LE   SCUOLE  ELEMENTARI   IN    BALIA   DELLO   STATO 

i  fanciulli  appartengono  alia  repubblica  prima  di  appartenere  ai  loro  ge- 
nitori;  ma  tra  tanti  furiosi  demagoghi  non  v'e  chi  1'approvi,  tranne  il 
Robespierre,  il  tagliatore  di  teste.  Chaptal,  incaricato  dal  Bonaparte  di 
riformare  1'  istruzione,  scrive  nel  suo  rapporto,  che  la  libertA,  d'insegna- 
mento  e  necessaria,  altrimenti  ogni  emulazione  sarebbe  tolta  tra  le  seuole, 
e  ogiii  libero  pensamento  diverrebbe  un  delitto.  Ma  Napoleone,  fattosi 
Imperatore,  voleva  assicurare  la  sua  potenza  personale  e  la  sna  di- 
nastia  ;  pretese  quindi  che  s'  insegnasse  a  modo  suo,  specialmente  la 
storia  moderna ;  proprio  tal  quale  pretendesi  ora  dai  liberal!  iiostri,  che 
accusano  le  seuole  cattoliche  di  falsificare  la  storia,  tmicamente  perche 
non  vi  s'insegna  a  glorificare  tutti  gli  eroi  delle  borabe  e  del  delitti  po- 
litici,  che  hamio  fatta  1' Italia;  ma  s'inciilca  iiivece  d'ubbidire  all'au- 
torit&  legittima,  qual  rappresentaiite  di  Dio. 

«  II  Cesare  Bonaparte  ha  fatto  scuola,  e  aiiche  in  Italia  si  vuole 
unico  signore  e  donno  dell' istruzione  il  monopolio  ufficiale.  Noi  catto 
lici  pero  non  cesseremo  di  domandare  la  liberfca  dell'insegnamento,  iioi 
non  cesseremo  di  lavorare  con  tutti  i  mezzi  legittimi  per  ottenerla.  Que- 
sta  santa  causa  ha  bisogno  in  Italia  di  uomini  di  mente  e  di  cuore,  clit- 
vogliano  sacrificarsi  per  essa,  come  in  Francia  vi  si  sacrificarono  qnoi 
generosi,  laici,  sacerdoti  secolari  e  regolari,  Vescovi,  statisti  e  giorna- 
listi,  che  avevaiio  nome  Montalembert,  Lacordaire,  de  Ravignan,  de  Fal- 
loux,  Dupanloup,  Parisis,  Veuillot,  i  quali  nel  1850  la  fecero  finalmente 
trionfare.  » 

Noi  speriamo  fer ma  mente  che  tali  uomini  non  manche- 
ranno  all'Italia  almeno  per  impedire  1'incrudimento  addirit- 
tura  feroce  del  monopolio  che  ora  si  minaccia,  col  disegno 
d'avocazione  delle  seuole  elementari  allo  Stato :  non  manche- 
ranno  soprattutto  nei  Consigii  comunali  e  negli  stessi  Con- 
sigli  provincial!,  dove  sono  tanti  cattolici  valorosi,  fedeli  alia 
causa  della  Religione,  eloquent!  ed  impavidi.  Essi  devono, 
con  una  pronta  e  nudrita  agitazione  legale,  adoperarsi  in 
maniera  cosi  efficace,  che  una  proposta  come  quella,  tanto 
ingiuriosa  per  la  liberta,  onde  sarebbero  rapite  ai  nostri  Co- 
muni  anche  le  ultime  reliquie  d'indipendenza,  non  possa 
nemmen  comparire  dinnanzi  al  Paiiamento.  E  a  migliorare 
la  condizione  degli  insegnanti  si  pensi  in  altro  moclo,  se  e 
necessario :  noi  vi  applaudiremo. 


BELLA  STELA  DEL  FORO 


E 


BELLA  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA 


SOMMAHIO:  Cause  della  diversita  delle  interpretazioni.  Forza  del  pro- 
concetto  iiell'interpretazione  deU'Enmann.  Esame  critico  di  essa.  II 
dio  Termine,  sua  antica  sede  e  qualita  del  suo  culto.  La  leggenda 
di  lui  e  il  «  Capitoli  immobile  saxum  »  di  Virgilio.  II  dialetto  dell'iscri- 
zione,  secondo  il  Ceci,  sua  dicliiarazione  esplicita  del  valore  etimo- 
logico  de'  vocaboli  dell'iscrizione,  da  lui  studiati.  L'Otto  e  il  suo  cri- 
terio  filologico  smentito  dalla,  cronologia.  Gli  altri  argomenti:  la 
paleografia,  il  bustrofedismo,  i  punti  : ,  : ,  non  provano,  senza  il 
criterio  cronologico  fornito  dalla  stipe,  1'alta  antichita  della  stela. 
Osservazioni  sulle  interpretazioni  del  prof.  Comparetti  e  del  prof.  Ea- 
morino.  Filologi  ed  archeologi  nella  questione  presente.  Meriti  del 
Gamurrini  e  del  von  Dukn,  riconosciuti  dal  Ceci  e  a  lui  favorevoli 
nella  questione  cronologica. 

Quanto  da  noi  fu  detto  deirinterpretazione  congetturale 
dell'iscrizione7  proposta  dal  prof.  Ceci,  deve  di  pari  affermarsi 
delle  interpretazioni  del  Comparetti,  deU'Enmann  e  di  tutte 
le  interpretazioni  future,  flntantoche  non  sia,  per  ventura, 
ricuperata  la  parte  mancante  del  testo.  N^  la  ragione  che  ci 
persuade  a  cosi  giudicare  e  di  quelle  che  dipendono  da  par- 
ticolar  o  soggettiva  condizione  delFanimo,  cio6  dire  una  no- 
stra  opinione,  ma  e  una  ragione  palese,  quanto  6  palese  lo 
stato  deU'iscrizione,  la  quale  non  porge  veruna  proposizione 
chiara  ed  intera,  e  il  tutto  che  se  ne  raccoglie,  partecipa  del- 
Tincertezza  delle  singole  parti.  E  in  effetto,  dalle  medesime 
parole  e  dalle  sillabe  e  letter  e  isolate  dell'iscrizione,  diver  si 
interpret!  ci  hanno  dato  interpretazioni  diverse. 

II  Ceci  vi  trova  vacche  pregnant!,  scrofe  e  pecore  per  il 
sacrifi zio  alia  dea  Lucina :  il  Comparetti  non  re  le  scorge,  e 


148  DELL  A  STELA  DEL  FORO 

in  luogo  di  forde,  di  sorde  e  di  hapine,  vede  un  luogo  invio- 
labile,  nel  quale  e  vietato  di  far  sozzure.  Senonch6  viene 
1'Enmann  e  ci  fa  sapere  che  lasciate  dall'im  de'  lati  vacche, 
scrofe  e  lordure,  dobbiamo  inchinarci  al  dio  Terrnine,  di  cui 
nell'iscrizione  non  v'&  sillaba,  rappresentato  dal  tronco  di 
cono.  Come  e  donde  pro  viene  questa  diver  sita  d'interpreta- 
zioni?  Primieramente  e  soprattutto  dalla  condizione  infelice 
del  testo,  che  si  presta  a  diverse  letture :  dall'ignoranza  del 
valor  e  de'  punti,  donde  1'arbitrio  degl' interpret!  ora  di  rite- 
nerli  come  segni  di  distinzione,  ed  ora  di  trascurarli  formando 
di  due  una  sola  parola  e,  finalmente,  dalla  necessita  di  far 
tutto  servire  ad  una  particolare  e  propria  congettura  un  testo 
dove  non  v'e  una  sola  proposizione,  la  quale  dia  un  senso 
determinate  e  in  connessione  con  1'altra.  Imperocche,  salvo 
questi  pochi  vocaboli,  quoi,  sakros,  recei,  kalatorem  e  ioux- 
menta,  tutto  il  rimanente  e  d'incerta  lettura  e  d'incerto  si- 
gnificato.  Costruire,  pertanto,  un' inter pretazione  con  si  pochi 
elementi  e  un  far  verificare  il  motto  che  Quod  volumus,  fa- 
cile credimus. 

II  preconcetto  dell'Enmann  6  che  1'iscrizione  del  Cippo  sia 
una  legge  sacra  terminale  e  pero  con  la  guida  di  Festo  e  di 
Dionigi  d'Alicarnasso,  che  trovo  citati  dal  prof.  Cortese  in 
un  suo  appunto  circa  il  significato  dell'iscrizione,  (Notiz.  d. 
Scaviy  maggio  1899)  supplisce  quel  che  non  si  legge  per  che 
non  esiste  nel  testo,  con  formole  ricordate  da'  due  autori,  le 
quali  danno  la  sanzione  delle  leggi  che  parlano  de'  Termini. 
Laonde  si  devono  trovare  nell'iscrizione  le  seguenti  proposi- 
zioni:  1.°  Colui  che  occulta  o  toglie  il  Termine  e  degno  di 
morte:  2.°  Deve  vivere  appartato  dal  popolo:  3.°  E  lecito  al 
re  di  venderne  le  cose  di  famiglia,  cio6  i  beni,  per  la  dea 
Dia:  4.°  Quelli  che  il  re  vuol  vendere,  li  faccia  prendere  dal 
suo  kalatore  e  li  leghi  se  fuggono :  5.°  Si  tolgano  i  giumenti, 
e  si  mettano  sotterra  i  tori:  6.°  I  cittadini  che  lo  vogliano, 
uccidano  il  reo  n6  percio  saranno  parricidi,  se  votino  con 
giusto  voto.  Cosi  1'Enmann  interpreta. 

Esaminiamo  ciascuna  delle  proposizioni.  La  la  e  data  in 


E   BELLA   SUA   ISCRIZIONE   ARCAICA  149 

forza  di  sakros  esed,  ma  la  causale  o  la  materia  della  colpa 
non  puo  dedursi  da  un  semplice  quoi  ho.  La  seconda  e  creata 
da  una  sola  sillaba  Sor,  supplendo  Sorsum  per  seorsum,  ma 
di  popolo  e  di  vita  non  v'&  ombra.  La  3a  e  fabbricata  con 
una  sola  voce  intera  recei,  due  smozzicate  ...iasias  ed  eram 
e  una  lettera  isolata  I.  La  4a  risulta  da  quos  re,  m.  kala- 
torem,  hap.  giod,  La  5a  ch'&  de'  giumenti,  ci  e  data  da  ioux- 
menta  kapia:  do  e  tau  che  tutti  leggono  dota  o  dotav,  non 
do  e  tau.  Con  w  i :  ter  non  ostante  i  due  punti,  si  trova 
non  Yiter  del  Comparetti,  si  bene  la  terra,  nella  quale  de- 
vono  cacciarsi  e  seppellirsi  i  tori,  prendersi  i  giumenti,  e 
1'operazione  si  vuol  far  subito,  statim,  parola  che  si  crea  da 
un  solo  m  finale !  La  6a  ed  ultima  si  ra'ccoglie  eziandio  da 
un  my  da  quoi  ha  velod  che  da  tutti  6  letto  intero  havelod, 
sostantivo  non  pronome  ha  =  haec,  e  verbo  velod —  volunt; 
nequ  od  iovestod  oi  voviod;  dove  non  e  parola  per  reo,  ucoi- 
dere,  cittadini,  parricidi.  Dopo  le  quali  cose,  rinterpreta- 
zione  deir  Enmann  e  certamente  ingegnosa,  ma  resta  pur 
sempre  congetturale. 

Senonch6  tanto  il  Ceci  quanto  il  Comparetti  ed  ora  1'En- 
mann,  non  hanno  considerate  che  a  bene  stabilire  le  loro 
interpretazioni  faceva  mestieri  dimostrar  false  o  mal  fondate 
le  asserzioni  del  Gamurrini  intorno  alia  materia  e  la  forma  del 
monumento,  della  stipe  votiva  e  del  Cippo  che  vi  6  strettamente 
connesso.  Se,  infatti,  il  Gamurrini  e  il  von  Duhn  sono  nel 
vero,  che  il  monumento  e  la  stipe  sieno  di  genere  funebre 
e  che  T  iscrizione  deve  riferirsi  al  monumento,  la  legge  in 
essa  contenuta  non  puo  essere  se  non  una  lex  loci,  e  pero 
il  dio  Termine,  la  nettezza  pubblica,  la  dea  Lucina  e  la  dea 
dia  dell'  Enmann,  non  hanno  nulla  che  fare  con  la  tomba 
o  Theroon  di  Romolo  che  quivi  sarebbe  onorato.  Mancherebbe 
cosl  il  fondamento  storico  alle  interpretazioni  finora  pubblicate. 

L'Enmann  tuttavia  doveva,  secondo  noi,  giustificare  la 
presenza  del  dio  Termine,  dell7 iscrizione  terminale,  del  cono 
tronco  e  della  stipe  votiva  che  gli  era  addossata.  Imperocch& 
se  il  dio  Termine  che  si  riscontra  dall'  Enmann  nel  tronco 


150  DEL.LA   STELA   DEL   FOKO 

di  cono,  dovette  segnar  un  confine,  questo  non  poteva  esser 
campestre,  perehe  in  questa  parte  del  Foro  non  v'erano  ne 
campi,  ne  orti.  Molto  meno  poteva  indicare  il  limite  fra  due 
popolazioni,  la  palatina  e  la  sabina ;  perciocche  fin  dal  tempo 
di  Romolo  e  di  Tito  Tazio,  Romani  del  Palatino  e  Sabini  del 
Capitolio  e  del  Quirinale,  erano  gia  divenuti  un  sol  popolo 
della  stessa  citta  e  sotto  il  comun  nome  di  Quiriti.  E  d'altra 
parte,  la  qualita  della  stipe  votiva  non  corrisponde  a  quella 
che  ne7  piu  antichi  saerifizii  al  dio  Termine,  soleva  off'erirsi. 
Da  questa,  infatti,  era  escluso  tutto  cio  che  fosse  animate, 
e  solo  si  offer ivano  doni  semplici  di  focacce  e  primizie  di  frutti. 
Qual  differonza  tra  siffatta  stipe,  se  pur  si  puo  chiamare 
stipe,  e  la  stipe  votiva  del  monumento  e  del  Cippo  del  Foro, 
dove  le  ossa  di  animali  d'ogni  genere  sono  a  centinaia,  e 
tutti  gli  altri  oggetti  di  natura  non  vegetale  ne  di  cose  man- 
gerecce ! 

Che  se  nel  tronco  di  cono  si  vuol  riconoscere  il  dio  Ter- 
mine, come  semplice  divinita  protettrice  e  tutelare  della  pro- 
prieta  civile,  e  non  gia  come  segno  di  confini,  anche  sotto 
un  tal  rispetto,  dovrebbesi  giustificare  la  presenza  del  dio 
in  questo  luogo  del  Foro,  essendo  noto  che  il  suo  sacello  edi- 
ficato  da  Numa  Pompilio,  e  il  suo  culto  speciale  e  antichis- 
simo  era  sul  monte  Tarpeo.  Ed  in  vero,  si  racconta  che  vo- 
lendo  Tarquinio  Frisco  (altri  dicono  il  Superbo)  innalzare  per 
voto  fatto,  sulla  rupe  Tarpea,  un  tempio  a  Giove,  Giunone 
e  Minerva,  nel  porre  le  fondamenta  vi  trovo  sacelli  di  altri 
dei,  dedicati  gia  da  Numa  e  da  Tazio.  Di  che,  preso  consiglio 
dall'augure  Accio  Navio,  conobbe  che  tutti  gli  altri  dei  ce*- 
devano  il  luogo  a  Giove,  salvo  il  dio  Termine.  Lattanzio  ed 
altri  danno  la  leggenda  non  per  la  rupe  Tarpea  ma  per  il 
Campidoglio  che  Tarquinio  voleva  fabbricare,  consenzienti 
tutti  gli  altri  dei,  contradicente  Termine  che  solo  vi  rest6, 
donde  Lattanzio  spiega  il  Capitoli  immobile  saxum  di  Vir- 
gilio  *.  Dopo  le  quali  osservazioni,  conchiudiamo,  Tinterpre- 

1  Cfr.  LILII  GREGORII  GYRALDI,  Hist,  deorum.  Syntagma  Primum, 
pag.  54-55. 


E  BELLA   SUA   ISCRIZIONE   ARCAICA  151 

tazione  dell'  Enmann  non  contenente  minori  difficolta  delio 
altre  sia  per  la  parte  filologica  e  sia  per  la  rronologica,  come 
or  a  vedremo. 

II  Ceci,  considerando   1'iscrizione  essere  1'argomento  iu- 
trinseco,  dal  quale  si  doveva  trarre  la  prova  dell'antichita 
della  stela  e  del  monumento,  ci   ammaestro  con  molta  dot- 
trina  glottologica  e  filologica,  intorno  le  proprieta  del  dialetto 
del  Cippo  confrontandolo  col  dialetto  sabino  e  con  altri  dia- 
letti  italici.  Ma  si  puo  rispondere  che  certe  proprieta  di  questo 
o  quel  dialetto  possono  essere  contemporanee  e  spiegarsi  suf- 
ficientemente,  senza  ricorrere  al  criterio  d'una  maggiore  an- 
tichita.  L'uso,  intanto,  di  adoperar  I'h  invece  dell'/"  nel  dia- 
letto dell' iscrizione,  non   ci   sembra  provato.  Se,  infatti,  in 
ho-  non  si  riconosce  horda  —  forda,  e  in  havelod  non  si  ac- 
cetta  il  riscontro  con  faveo;  ma  si  legge   ha  e  velod,  come 
fa  F  Emnann,  la  caratteristica  della  lingua  del  Cippo  non  sa- 
rebbe  che  una  pura  ipotesi  fondata  sopra  due  sole  parole,  e 
tutte  e  due  lette  e  interpretate  diversamente  dal  Comparetti 
la  prima,  e  Paltra  dalT  Enmann.  Senonche  saremmo  ingiusti 
attribuendo  al  Ceci  quello  ch'egli  non  pensa,  le   sue  inter- 
pretazioni  cioe  e  le  indagini  etimologiche  doversi  stimare  as- 
solute  e  valevoli  per  se  stesse.  Imperocche,  cosi  egli  chiude 
il  suo  Saggio  d* inter preiaz lone:  «  Non   per  scusare   la  po- 
chezza  niia,  ma  per  il  diritto  della  verita  scientifica,  debbo 
affermare  che  Tindagine  etimologica  comparativa. . .  riesce  a 
determinare  la  farniglia  di  voci  a  cui  il  nuovo  ed  ignoto  vo- 
cabolo  appartenga,  ma   non   puo   essa   sola,  quando  manchi 
aifatto  la  tradizione  e  quando  non  si  abbia  im  testo  che  per- 
metta  ragguagii  d'  indole  filologica,  fermare  Taccezione  viva 
e  vera  del  vocabolo.  La  parola  non  ha  solo  una  storia,  come 
organismo  fonetico,  ma  ha  eziandio   una   storia  e  forse  piu 
ampia  e  piu  alta,  come  espressione  del  pensiero.  E  clii  pensi 
alle  molte  e  svariate  accezioni  che  la  parola  assume  nel  tempo 
e  nello  spazio,  accezioni  che  viene  studiando,  come  in  pro- 
vincia  sua,  la  Semasiologia  e  la  Lessicografia,  facilmente  vede 
come  non  si  possa  determinare  il  valor  e  preciso  di  havelod, 


152  DELL  A  STELA  DEL  FORO 

poniamo,  anche  quando  esso  vocabolo  vada,  come  noi  pro- 
ponemmo,  riconnesso  con  faveo,  faustus  (p.  183).  » 

Queste  dichiarazioni  fanno  on  ore  al  Ceci  mentre  servono 
parimente  a  dimostrar  sempre  piu  1'  intenzione  di  lui  nel- 
T  interpretazione  dell'  iscrizione,  di  ricercare  cioe  la  verita 
per  se  stessa  e  non  per  altro  fine  non  degno. 

L'Otto  dalla  forma  d]evam  dell' iscrizione,  come  da  tutti 
e  supplito  il  vocabolo,  deduce  1'eta  non  molto  antica  della 
iscrizione,  la  quale  sarebbe,  secondo  lui,  del  400  a.  C.  Noi 
gia  scrivemmo  del  nessun  valore  di  cotesta  data,  e  della  ri- 
sposta  del  Ceci.  Resta  pero  sempre  vero  che  la  certezza  del- 
rantichita  della  stela  non  si  puo  trarre  sicuramente  da  con- 
troversie  filologiche,  ma  fa  mestieri  ricorrere  a  un  criterio 
certo,  qual'e  qui  1'archeologico.  Se,  in  eftetto,  la  forma  devam 
fosse  posteriore  a  quella  di  deivam  che  si  dice  la  piu  an- 
tica, £  1' iscrizione  di  Dueno  ci  d&  deivos,  questa  sarebbe  an- 
teriore  a  quella  del  Cippo.  II  simile  si  dica  della  paleografia 
e  de'  punti:  e  |  dell' iscrizione,  come  dell' andamento  bustro- 
fedico,  tutte  cose,  le  quali  non  sono  proprie  e  particolari  del- 
1'  iscrizione  del  Cippo,  ma  che  si  hanno  in  pareechie  epigrafi 
d'et^  posteriore.  L' iscrizione,  dunque,  non  pu6  invocarsi 
quale  argomento  intrinseco  che  valga  a  provare  1'antichita 
certa  e  determinata  del  VII  secolo ;  e  tutte  le  interpretation! 
varie  e  diverse  fin  qui  ricavate  da  cotesto  argomento  intrin- 
seco dell'  iscrizione,  non  meritano  altra  stima  da  quella  in- 
fuori,  di  congetture  piii  o  manco  dotte,  ma  pur  sempre  in- 
sufficienti  a  provare  1'antichita  storica  del  VII  secolo  ed  an- 
che del  VI,  cio  ch'6  1'  importanza  nella  presente  questione 
della  storica  esistenza  de'  re  di  Roma.  II  Pais,  adunque,  e  il 
Ceci  rigettando  gli  argomenti  estrinseci  e  particolarmente 
quello  della  stipe  votiva,  come  poco  valevoli  per  risolvere 
la  questione  cronologica,  rigettano  per  cio  stesso  la  sola  prova 
che  puo  dirsi  certa,  1'archeologica,  e  restano  cosi  senza  prova 
veruna,  perciocche  la  filologica  del  testo  epigrafico  e  soltanto 
congetturale,  non  certa  ne  storica. 

Alle  stesse  conclusioni  ci  condurrebbe  1'esame  critico  del- 


E   DELLA   SUA   ISCKIZIONE   ARCAICA  153 

T  interpretazione  del  dotto  prof.  Comparetti,  s'egli  medesimo 
non  ci  scusasse  la  noia  d'un  lavoro  inutile. 

E  per  vero  dire,  le  conclusion!  nostre  sulla  natura  con- 
getturalc  delle  interpretation!  del  Ceci  e  dell'  Enmann,  il 
Comparetti  le  trae  da  se  per  la  sua.  Eccone  le  premesse. 
«  La  mancanza  (della  parte  del  testo  epigrafico)  6  pero  tale, 
dice  il  Comparetti,  che  unita  alle  incertezze  e  alle  deflcienze 
in  piii  parti  di  quel  che  rimane,  non  e  possibile  senza  dire 
addio  alia  serieta  e  lavorar  vanamente  di  fantasia  risuscitar 
la  parola  e  la  frase  antica  in  tutte  le  lacune  di  questo  mo- 
numento,  che  va  tan  to  piii  rispettato  quanto  piii  e  prezioso. 
L£t  dove  per  la  scarsezza  dei  dati?  la  gravita  delle  incertezze 
di  lezione,  1'ampiezza  delle  lacune,  si  vegga  che  troppo  nu- 
merosi  e  diversi  potrebbero  essere  i  supplement!  imaginabili, 
ogni  buon  e  serio  epigrafista  si  astiene  dal  supplire,  limi- 
tandosi  a  quei  complementi  parziali,  sui  quali  per  avventura 
non  potesse  cader  dubbio  '.  »  Un'altra  premessa  che  fa  certa- 
mente  onore  air  illustre  ellenista  e  la  dichiarazione  seguente  : 
«  Tanto  sia  da  me  detto  per  ora  su  questa  grande  avola  di 
tutte  le  iscrizioni  pubbliche  romane,  sulla  quale  mi  propongo 
di  ritornare  con  nuovi  e  sempre  rispettosi  studi  2.  »  Noi 
nonpertanto  siamo  persuasi  che  i  nuovi  studii  del  Compa- 
retti non  si  restringeranno,  specialmente  per  quel  che  s'at- 
tiene  alia  data  dell7  iscrizione,  alia  sola  filologia,  ma  che  terra 
conto  dell'elemento  archeologico,  il  quale  dopo  le  spiegazioni 
del  Gamurrini  e  del  von  Duhn,  e,  secondo  noi,  del  tutto  ne- 
cessario,  e  senza  del  quale  si  restera  sempre  nel  puro  genere 
congetturale  8. 

Alle  confession!  sincere  e  giuste  del  Comparetti  si  vogliono 
far  seguire  quelle  del  prof.  Ramorino  e  teggonsi  nella  sua 
Lettera  aperta  al  prof.  Ceci,  riportata  nel  Popolo  Romano 
del  18  agosto  1899.  «  Quando  un'  iscrizione  bustrofedica  come 


e  Roma,  Ann.  II,  N.  10,  Luglio-agosto,  1899,  p.  153-154, 

2  L.  c.  p.  164. 

3  II  Comparetti  ritornava  sulla  Stela  con  un  altro  lavoro,  ma  senza 
tener  conto  dell'argomento  archeologico. 


154  DELLA   STELA   DEL   FORO 

questa,  si  trova  troncata  a  quel  modo,  e  le  lacune  souo  cosi 
lunghe  e  gravi  e  le  parole  con  certezza  leggibili  cosi  searse, 
6  evidente  che  si  possono  fare  varie  congetture  sulla  parte 
lacunosa  dipendentemente  dal  significato  generale  che  si 
attribuisce  all' iscrizione.  Un  epigrafista  diligente  deve  ten- 
tare  tutte  le  vie  e  proporre  i  vari  sensi  possibili.  »  Dopo 
questa  e  le  altre  testimonianze  gia  recate  del  Ceci,  e  del 
Comparetti,  non  puo  mettersi  piu  in  dubbio  la  natura  con- 
getturale  delle  interpretazioni  gia  tentate  e  che  si  tenteranno 
per  I'avvenire,  deir  iscrizione  arcaica  del  Foro.  Cio  posto,  si 
fa  manifesta  e,  al  tempo  stesso,  necessaria  la  prova  archeo- 
logica  nella  presente  questione  filologica  e  storica,  dalla  quale 
dipende  1'eta  del  monumento  e  della  stela  inscritta. 

Questa  necessita  dell'elemento  o  criterio  archeologico,  puo 
dirsi,  in  generale,  poco  riconosciuta  dagli  interpret!  dell' iscri- 
zione e  con  poco  loro  vantaggio.  II  Ceci,  il  Pais,  il  Compa- 
retti, 1'  Enmann  ovvero  rigettarono  questo  criterio  estrinseco 
siccome  non  utile  a  stabilire  1'eta  dell' iscrizione,  ovvero  se 
ne  passarono  senza  tenerne  conto.  Ma  la  logica  e  inesorabile 
e  grida  alto  a  tutti  gl'  interpret!  present!  e  futuri:  Voi  non 
avete  sciolta  la  questione  storica  dell' eta  dell'  iscrizione  ne 
la  sciorrete  mai  se  continuerete  a  separare  il  criterio  filolo- 
gico  dall' archeologico,  1' iscrizione  dal  monumento  e  dalla 
stipe  votiva.  Quello  e  soltanto  congetturale,  stante  la  condi- 
zione  del  testo,  e  questo  che,  per  se  da  certezza,  voi  non 
lo  curate. 

Chi,  pertanto,  volesse  indagare  la  causa  di  questo  fatto, 
del  trascurare  cioe  Pelemento  archeologico  sulla  questione, 
la  trovera  di  leggeri  nella  diversita  di  professione  degli  scrit- 
tori.  I  filologi  e  glottologi  vogliono  naturalmente  trattare  e, 
in  generale,  possono  farlo  con  autorita,  question!  proprie  della 
loro  disciplina;  laddove  Tarcheologia  domanda  altri  studii  ed 
altra  erudizione,  la  quale  si  acquista  con  la  continua  ispe- 
zione  e  pratica  de'  monument!.  Acciocche,  dunque,  in  una 
questione  complessa,  com'e  la  nostra,  la  quale  non  puo  risol- 
versi  con  un  solo  criterio,  si  giunga  a  scoprire  la  verita,  forza 


E   DELLA   SUA   ISCUIZ1ONE   AKCA1CA  155 

&  che  1'interprete  fllologo  non  trasaudi  do  rb<i  gli  tori; 
I'archeologo  (v  vieeversa.  II  fatto  prova  la  verita  dell'acca- 
duto  neirinterpretazione  dell'epigrafe.  II  Ceci,  il  Comparetti, 
TEnmann  si  sono  ooeupati  nella  filologia  del  tcsto,  e  fecero 
bene,  perche  filologi:  ma  non  dovevano  conchiudero  all'eta 
deiriscrizione,  la  quale,  attesa  la  mala  condizione  del  testo, 
non  pud  con  certezza  dedursi.  Se  il  Ceci  colse  nel  segno,  la 
sua  fu  piii  ehe  altro,  una  fortunata  divinazione. 

Gli  archeologi,  per  converse,  non  si  curarono  gran  fatto 
deiriserizione  e  solo  studiarono  il  luogo  dove  sorge  la  stela, 
il  monumento  e  la  stipe  votiva,  e  dallo  stile  dell'uno  e  del- 
Taltra  conchiusero  air  eta  deiriscrizione  del  Cippo,  perciocche 
tutte  queste  parti  sono  fra  loro  viclne  e  connesse.  Questa  fu 
T opera  meritoria  del  Gamurrini,  del  von  Duhn,  del  Gatti  e 
del  Mariani,  e  noi  siamo  con  loro. 

Delia  spiegazione  data  nella  conferenza  al  XII  Congresso 
degli  Oriental! sti  dal  Gamurrini,  non  avevamo,  se  non  quanto 
fu  brevemente  accennato  nel  «  Popolo  Romano  »  del  14  ot- 
tobre.  Awegnache  caldamente  pregato  da  noi  di  pubblicare 
in  qualche  rivista  la  sua  conferenza  e  ce  ne  facesse  graziosa 
promessa,  nulla  finora  ci  era  dato  leggere  nelle  solite  riviste 
di  siifatti  lavori.  Gli  scrivemmo  per  sollecitarlo  e  non  rice- 
vemmo  risposta,  il  che,  per  Tamicizia  nostra  e  la  nota  gen- 
tilezza  del  Gamurrini,  ci  lasciava  in  qualche  inquietezza.  II 
lavoro,  finalmente,  vide  la  luce  neiraprile  di  quest'anno. 

II  Gamurrini,  intanto,  come  fu  il  primo  a  darci  la  lettura 
deir  iscrizione,  cosi  deve  ricevere  da  noi  le  dovute  grazie  e 
le  sincere  congratulazioni  per  essere  stato  altresi  il  primo 
a  interpretare  archeologicamente  quanto  riguarda  il  monu- 
mento, la  stipe  e  per  indiretto,  la  stela  inscritta.  E  poiche 
nello  stesso  senso  e  con  gli  stessi  criterii  archeologici  e  tra- 
dizionali,  fu  data  dal  von  Duhn  la  sua  interpretazione,  giusto 
e  che  la  priorita  ne  sia  attribuita  a  colui  che  primo  la  fece 
di  pubblica  ragione.  Al  Gamurrini,  pertanto,  e  dovuto  ma- 
nifestamcnte  cotesto  onore,  mercecche  la  sua  conferenza  al 
Congresso  fu  fatta  nelTottobre  1899,  e  il  von  Duhn  pubbli- 


156  BELLA  STELA  DEL  FORO  E  DELL  A  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA 

cava  la  sua  interpretazione  nel  decembre  dello  stesso  anno, 
comech6  1'opuscolo  porti  la  data  di  luglio  1899.  Noi  salutiamo 
Tuna  e  1'altra  come  le  migliori  spiegazioni  che  sieno  state 
pensate  e  scritte  intorno  alia  preziosa  scoperta  del  Foro,  per- 
ciocch6  le  troviamo  corrispondenti  alia  tradizione  e  alia  cro- 
nologia  della  stipe  votiva,  mentre  le  altre  spiegazioni,  le 
filologiche,  si  rendono  da  se  stesse  improbabili  per  la  diversity 
della  lettura  e  dell' interpretazione  de'  vocaboli  e  delle  frasi. 
II  Ceci  non  6  altrimenti  scontento  ne  puo  essere,  che  il 
Gamurrini  dia  una  spiegazione  differ ente  dalla  sua,  perciocche 
la  cronologia,  che  in  questa  questione  e  1'importanza,  nell'una 
e  nell'altra  e  la  stessa,  1'epoca  dei  re  di  Roma.  E  il  Ceci, 
infatti,  letto  il  sunto  della  spiegazione  del  Gamurrini,  cosi 
scriveva  da  Alatri,  il  14  ottobre :  «  Ad  ogni  modo,  1'archeo- 
logia  del  Gamurrini  e  la  filologia  mia  si  accordano  nel  rife- 
rire  il  monumento  all' eta  regia :  io  sto  risolutamente  per  il 
settimo  secolo ;  il  Gamurrini,  che  prima  opinava  per  la  prima 
meta  del  secolo  sesto  av.  Or.  (Notizie  degli  scavi,  maggio, 
p.  159),  ora  deter mina  piu  risolutamente  1'eta  tra  la  fine  del 
settimo  e  il  principio  del  sesto  secolo.  Ebbene,  le  illazioni 
storiche  da  me  dedotte  sono  sempre  le  medesime :  il  trionfo 
della  tradizione!  »  (Popolo  Romano  del  15  ott.  1899).  Nel 
prossimo  articolo  vedremo  che  il  Ceci  e  di  pari  soddisfatto 
e  contento  del  von  Duhn  per  quel  che  scrive  dell' eta  del 
monumento  e  della  stela.  Imperocche  questa  volta  la  divi- 
nazione  del  Ceci  riceve  la  piu  solenne  confer  ma  da  uno  de'  piii 
chiari  archeologi  della  patria  de'  Niebuhr,  de'  Mommsen,  degli 
Hiilsen,  degli  Skutsch  e  degli  Otto  *. 


1  Delia  nuova  questione  sorta  teste  intorno  alia  stipe  votiva,  diremo 
a  suo  luogo  e  quando  il  Boni  arra  parlato. 


GONGLUSIONE  DEL  CONGORDATO 


SOMMAKIO. 

I.  Stato  di  animo  del  card.  Consalvi  nel  rccarsi  alia  conferenza  co'  ple- 
nipoteiiziarii  trancesi,  dopo  la  notizia  delle  cambiate  disposizioni.  — 
II.  Se  il  Primo  Console  ed  i  suoi  nuovi  negoziatori  erano  autori  e 
parte  del  tranello  diplomatico,  che  fu  teso  in  ultimo  a'  plenipoten- 
ziarii  pontificii.  —  III.  Fortunose  vicende  della  conferenza,  durata 
per  tutta  la  notte  de'  13-14  luglio  e  la  meta  del  giorno  seguente: 
sdegni  del  Primo  Console,  e  suo  colloquio  col  card.  Consalvi  di- 
nanzi  a  tutto  il  corpo  diplomatico,  per  la  fallita  conclusione  del  trat- 
tato.  —  IV.  Si  discute  la  yerita  storica  di  quel.  colloquio. 


I. 

Rinvenuto  presto  dallo  sbalordimento,  in  cui  I'inaspettata 
vista  del  tramutato  disegno  avevalo  gittato  *,  il  Cardinal  Con- 
salvi non  si  smarri.  Fece  trarre,  come  egli  dice,  di  volo  una 
copia  di  quel  nuovo  capo  d'arte  di  elasticita  diplomatica  e  ri- 
volse  quindi  all' abb.  Bernier  quel  biglietto,  nel  quale  espri- 
meva  la  sua  «  maraviglia  ed  angoscia  nel  vedersi,  come 
abbiamo  gia  riferito  2,  chiamare,  non  a  segnar  un  progetto 
gia  stabilito  e  concordato  collo  stesso  governo,  ma  bensi  a 
discutere  tutto  da  capo,  e  con  due  persone  affatto  nuove  della 
mater ia,  sotto  la  legge  di  dover  sottoscrivere  fra  poche  ore 3.  » 

II  Bernier,  visto  il  cattivo  giro  che  avrebbe  preso  il  ne- 
gozio  con  quell1  animo  cosi  mal  disposto  del  Cardinale,  lo  and6 
a  trovare  ad  alta  ora  in  quella  stessa  mattina  del  13,  e  gli 
«  ripet6  con  dolci  parole  le  speranze  che  aveva  accennate 
nel  biglietto,  cio&  che  non  disperasse,  e  che  la  cosa  finirebbe 
bene ;  ma  noi,  soggiunge  il  Consalvi,  non  lasciammo  di  fargli 
conoscere,  quanto  era  forte  cio  che  si  praticava  con  noi,  e 

1  Ved.  quad.  1206  (15  settembre  1900)  p.  694. 

2  Ibid. 

3  Letter,  cit.  del  Consalvi  al  Doria,  16  luglio,  1801,  (Archiv.  Vatic.), 


158  CONCLUSIONS 

quanto  erano  poco  fondate  tali  lusinghe.  »  In  quell' abbocca- 
mento  fu  stabilito  che  anche  il  P.  Caselli  dovesse  sottoscri- 
vere;  che  non  avendole  allora,  gli  si  farebbero  spedire  da 
Roma  le  dovute  facolta. 

Con  I'animo  presago  de'  tempestosi  ayvenimenti  che  si 
preparavano  nel  fosco  cielo  della  prossima  notte,  il  Consalvi 
ed  i  suoi  due  compagni  nella  sera  di  quel  giorno  si  recarono 
in  casa  di  Giuseppe  Bonaparte  J,  dove  gia  erano  convenuti 
1'abb.  Bernier  ed  il  consigliere  Cretet.  «  Subito,  cosi  il  Con- 
salvi,  dalle  cui  storiche  parole  pigliamo  il  filo  del  racconto, 
si  pose  mano  alia  discussione,  che  incominclo  appunto  alle 
ore  24  (le  otto  della  sera).  Immagini  V.  Emza  quale  fu  la 

1  Giuseppe  Bonaparte,  fratello  maggiore  del  Primo  Console,  era 
persona  molto  conosciuta  dal  cardinale  Consalvi.  Nel  1797  quando  Giu- 
seppe era  ambasciatore  del  Direttorio  in  Eoma,  e  quando  per  la  morte 
del  Duphot  (18  decembre)  lascio  Roma  fuggendo  studiosamente  a 
Firenze  ed  indi  a  Parigi,  il  Consalvi  trovavasi  a  capo  della  Congre- 
gazione  militare,  da  cui  dipendeva  il  soldato  che  uccise  il  generale 
francese.  Non  sembra  poter  esser  dubbio,  che  alia  relaziono  che  Giu- 
seppe Bonaparte  fece  a  Parigi  dell'accaduto  in  Roma,  va  attribuita  la 
irivasione  e  il  saccheggio,  onde  la  Citta  fu  rovinata  nel  1798-9  per  la  pro- 
clamazione  della  famosa  repubblica.  Per  cio,  il  Consalvi  nelle  sue  let- 
tere  non  parla  del  ftituro  re  di  Napoli  e  di  Spagna  se  non  poco,  alia 
sfuggita,  e  in  bene.  Ne  e  maraviglia:  al  Consalvi  che  amava  Roma  e 
le  sue  bellezze  come  la  pupilla  degli  occhi,  la  vista  di  quell 'uomo  non 
poteva  far  baon  sangue. 

Non  senza  maraviglia  abbiamo  scorto  una  tutt'altra  figura  che  1'am- 
basciatore  Giuseppe  avrebbe  fatto  in  Roma,  specie  nelle  circostanze  della 
morte  del  Duphot,  secondo  che  narra  il  ch.  A.  DUFOURCQ  nella  sua  pre- 
gevole  opera  recente:  Le  Regime  Jacobin  en  Italic,  1798-1799  (Paris, 
Perrin  et  C.ie,  1900).  Questo  chiaro  scrittore  nel  parlare  della  sommossa 
di  porta  Settimania  avrebbe  dovuto  discernere  ed  usare  con  miglior  cri- 
tica  gli  autori  che  ne  trattano  :  per  es.  1'autorita  del  Piranesi,  patriotta  e 
settario;  quella  dell'Azara,  gran  nemico  di  Roma  e  filosofo;  quella  di 
Giuseppe  Bonaparte,  autore  certamente  e  parte  di  quella  rivoluzione, 
non  hanno  nessun  valore  dimostrativo :  ed  eg'li  sopra  cotesti  relatori 
imbastisce  si  puo  dire  tutto  il  suo  racconto,  tralasciando  per  fino  la  rela- 
zione  ufficiale  del  capitano  Amedei  a  Mgr.  Consalvi,  la  quale  deve  pure 
avere  qualche  valore  ! 

Sulla  relazione  di  Giuseppe  Bonaparte  scrissero  con  giusto  criterio 
(il  d'A^LONViLLE)  Memoire  tires  des  papiers  d'  une  homme  d' Etat  (1832), 
V,  209  segg.;  F.  MASSON  Napoleon  et  sa  famille  (4897),  I,  192,  213  segg. 


DEL   CONCORDATO  159 

sorpresa  di  quei  due  (i  quali  solamente  in  quella  mattina 
avevano  rice vu  to  dalla  segreteria  degli  affari  esteri  la  mi- 
nuta,  di  cui  ho  parlato  di  sopra,  e  non  avevano  altra  idea 
dell' aff are 9  non  che  quella  ad  essi  ispirata  dal  governo), 
immagini,  dico,  qual  fu  la  loro  sorpresa  nel  sentir  noi,  che 
in  luogo  di  prestarci  a  sottoscrivere  la  buona  copia,  che 
gia  si  era  fatta,  opponernmo  di  non  poterlo  fare  assolu- 
tamente,  reclamando  che  si  dovesse  segnare  quella  che  si 
era  da  noi  concordata  col  governo,  e  da  lui  ammessa,  come 
costava  da  tutte  le  note  ufficiali  dell'abbate  Bernier,  non  che 
dalle  mie.  Mi  e  assolutamente  impossibile  di  descrivere  a 
V.  Eraza  cosa  fu  quella  notte,  e  il  giorno  seguente  per  noi. 
Dico  notte  e  giorno  seguente,  perche  quel  congresso  duro 
venti  ore  sane,  senza  tornare  a  casa  a  dormire,  senza  cenare, 
e  solo  facendo  una  colazione  la  mattina,  benche  V.  Em.  puo 
immaginare  se  ne  avemmo  voglia.  » 

II. 

Qui  si  presentano  due  question!  di  non  piccolo  momento, 
le  quali  esigono  uno  scioglimento  prima  di  presentar  1'esito 
di  quelle  discussioni  famose,  che  si  protrassero  per  tutta  quella 
notte  e  p<?c  la  meta  del  giorno  seguente.  E  innanzi  tratto,  e  egli 
vero  che  i  due  plenipotenziarii  ignorarono  sino  alFarrivo 
de'  ministri  del  Papa,  il  vero  stato  della  questione,  come  ha 
scritto  e  sembra  esserne  persuaso  il  Consalvi?  Noi  ne  dubi- 
tiamo  alquanto,  e  non  senza  fondamento  storico.  II  giorno 
innanzi  (il  12  del  mese)  Giuseppe  Bonaparte  aveva  ricevuto 
e  la  sua  nomina  di  plenipotenziario  e  insieme  i  due  disegni 
di  convenzione  sugli  affari  ecclesiastici.  Di  questi  uno,  no- 
tato  A,  era  stato  rimesso  dall'abb.  Bernier  e  concordato  col 
Consalvi.  L'altro,  notato  B,  era  lo  scelto  dal  governo.  II  se- 
gretario,  nell'atto  di  spedirli  tutti  e  due  al  fratello  del  Primo 
Console,  cosi  ne  lo  informava:  «  II  seniplice  confronto  di 
questi  due  documenti,  fara  conoscere  ai  plenipotenziarii  fran- 
cesi  i  motivi  delle  mutazioni  che  il  governo  6  stato  costretto 


160  CONCLUSIONE 

di  adottare.  II  cittadino  Bernier,  che  e  perfettamente  infor- 
mato  di  questa  faccenda,  dara  alia  commissione  tutti  gli 
schiarimenti  di  cui  potra  abbisognare  4.  » 

Si  tratta  qui  di  due  disegni  di  concordato,  diversi  in  molte 
parti  e  discordi,  la  qual  cosa  per  chi  li  doveva  discutere 
suppone  ed  esige  necessariamente  uno  studio  di  confronto  ed 
un  lavoro  di  preparazione.  E  egli  quindi  possibile,  che  i  due 
incaricati  governativi  si  conducessero  alia  conferenza,  senza 
aver  prima  studiato  o  almeno  letto  i  due  disegni?  Cio  non 
si  puo  supporre,  ne  manco  per  il  caso  ch'essi  fossero  stati 
incaricati  solamente  di  sottoscrivere ;  ma  nel  caso,  che  e  il 
vero,  che  avessero  incombenza  di  discutere  gli  articoli  de'  due 
schemi,  Tipotesi  riesce  addirittura  inverosimile  2. 

Per  le  quali  ragioni,  anche  nella  supposizione  che  i  due 
documenti  non  sieno  stati  consegnati  ai  plenipotenziarii  se  non 
nella  mattina  del  giorno  dopo,  ossia  del  13  luglio,  risulta 
chiaro  da  questa  lettera,  che  essi  erano  stati  istruiti  dello 
stato  vero  della  questione.  Quindi,  nelTabboccarsi  co'  minis tri 
del  Papa  e  nelle  onestissime  accoglienze  con  cui  li  ricevet- 
tero  e  di  cui  il  Cardinale  si  loda  assai;  e  sopratutto  nelle 
espressioni  di  maraviglia  che  significarono  nel  dar  principio 
alia  discussione,  essi  dissimularono  con  molta  disinvoltura. 

Dallo  stesso  documento  e  da  quaiito  accadde  dopo,  si  de- 
duce pure  che  il  Primo  Console,  Napoleone  Bonaparte,  tent6 
con  un'ultima  soperchieria  di  sopraffare  ranimo  de'  plenipo- 

4  Maret  a  Caillard,  Paris,  23  rnessidor  an  IX  (12  higlio  1801).  Docum. 
Concord.,  pi,  n.  637,  p.  199  (Aff.  etrang.,  Rome,  vol.  931).  «La  simple  com- 
paraison  de  ces  deux  pieces  fera  connaftre  aux  plenipotentiaires  francais 
les  motifs  des  changements  que  le  gouvernement  a  ete  force  d' adopter. 
Le  citoyen  Bernier,  qui  est  parfaitement  au  courant  de  cette  negotiation, 
donnera  a  la  commission  tons  les  eclaircissements  dont  elle  pourra  avoir 
besoin.  » 

2  In  una  lettera  al  Thibeaudeau  (24  maggio  1826)  Giuseppe  Bona- 
parte dava  a  questo  storico  alcuni  ragguagli  sul  dibattimento  intorno 
aH'articolo  del  culto  pubblico.  E  dice  che  se  i  negoziatori  pontificii  non 
Avessero  ammollato,  si  sarebbero  rotte  le  trattative:  le  premier  consul 
m' ay  ant  donne  I'ordre  de  rompre  plutdt  tout  traitt  avec  Home  (I^e  Con- 
temporain,  1882,  p.  257). 


DEL   CONCORD ATO  161 

tenziarii  del  Papa,  collo  strappare  loro  nello  stretto  tempo  di 
ventiquattr'ore,  quell7 assentimento  a'suoi  volerichenon  aveva 
potato  ottenere  nello  spazio  di  lunghi  mesi.  II  fatto  e  inne- 
gabile ;  in  quanto  poi  alle  intenzioni,  e  probabile  ch'egli  usasse 
di  cotale  ammennicolo,  tanto  per  poter  dare  una  soddisfazione 
agli  osteggiatori  numerosi,  che  gli  stavano  attorno.  Ma,  con- 
vinto  e  bramoso  com' era  di  voler  la  paciflcazione  religiosa  della 
Francia,  avra  lasciato  intendere  all'abb.  Bernier,  informatis- 
simo  della  faccenda,  di  concludere  a  ogni  modo  anche  secondo 
il  disegno  concertato  col  Consalvi,  qualora  questi  si  ricu- 
sasse  assolutamente  di  sottoscrivere  il  primo. 

II  P.  Theiner,  ne'  suoi  due  volumi :  Histoires  des  deux 
Concordats  (I,  232  segg.),  pretende  di  provare  che  tanto 
Tabb.  Bernier  come  i  due  plenipotenziarii  francesi  erano 
netti  di  ogni  partecipazione  a  quella  insidia.  Per  cio  ostenta 
la  contraddizione  tra  le  Memorie  del  card.  Consalvi  e  la  sua 
relazione  del  16  luglio,  ch'egli  stesso  riferisce.  Infatti  nelle 
prime  il  Consalvi  tace  la  circostanza  dell'essere  stato  infor- 
mato  nella  mattina  del  13  dall'abb.  Bernier,  intorno  al  cambia- 
mento  del  disegno  di  convenzione  da  firmare ;  anzi  in  quelle 
Memorie  egli  rammenta  un  tal  cambiamento  come  presen- 
tatogli  per  la  prima  volta  e  con  sorpresa  nell'atto  stesso  in 
cui  si  diede  principio  alia  discussione  e  si  intavolo  la  carta 
per  essere  firmata. 

Non  si  puo  negare,  che  in  questa  circostanza,  la  quale  ri- 
guarda  il  tempo,  il  luogo  e  le  persone  di  quanto  accadde  in 
questo  punto  scabroso  e  delicato  storicamente,  T  esattezza 
storica  manchi  nelle  Memorie  del  Consalvi :  intendiamo  pero 
T  esattezza  mater iale.  Perche,  in  quanto  a  quella  che  abbiamo 
chiamato  soperchieria,  e  ch'egli  chiama  sorpresa  da  parte 
del  Primo  Console  e  in  certo  modo  dello  stesso  Bernier,  vale 
a  dire  in  quanto  al  fatto  principale,  la  verita  rimane  in- 
tatta:  che  ci  sia  stata  soperchieria  o  sorpresa  preparata  a 
bello  studio,  e  un  fatto  innegabile!  La  consapevolezza  del- 
1'abb.  Bernier  e  lo  sdegnoso  sgomento  del  Consalvi  sono  fatti 
altresi  prettamente  'storici.  Ora  di  questo  sopra  ogni  altra 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1208.  11  10  ottobre  1900. 


162  COXCLUSIONE 

cosa  era  rimasta  compresa  la  mente  del  Consalvi,  e  questo 
intese  egli  di  lumeggiare  nel  descriverne  il  racconto  nelle  sue 
Memorie,  sebbene  dopo  dodici  anni  d' inter  vallo,  la  ritenitiva 
non  glie  ne  presentasse  piu  i  ragguagli  secondarii  nell'ordine 
cronologico  esattissimo  in  cui  accaddero.  Cio  e  tan  to  vero 
die  negli  schiarimenti  alia  sua  storica  relazione  de'16  agosto, 
scritti  non  gik  dopo  dodici  anni,  e  neH'oscurita  di  una  carcere, 
e  in  mezzo  alle  privazioni  dell'esilio,  ma  dopo  soli  tre  giorni 
dall'accaduto,  descrive  sottosopra  questa  circostanza  come  fece 
nelle  Memorie.  Ecco  come  informa  dell'articolo  intorno  al 
culto,  di  cui  abbiamo  gia  fatto  e  faremo  discorso:  «  Si  era 
creduto  che  (!'  ultima  nota  del  Consalvi}  fosse  stata  am- 
messa,  come  si  ebbe  luogo  a  dedurre  dal  sig.  abbate  Ber- 
nier  (per  essere  quella  nota,  stata  concertata  con  lui).  Ma 
che?  Nel  congresso  notturno  dei  plenipotenziari,  con  somma 
sorpresa  trovammo  scassata  dallo  stesso  Primo  Console  la 
nostra  redazione,  e  scritto  di  suo  pugno  il  periodo  come 
prima  1.  » 

Nel  farsi  dunque  rivendicatore  della  franchezza  e  since- 
rita  del  Primo  Console  in  questo  punto  della  controversia, 
il  P.  Theiner  ha  perduto  il  tempo  e  gittata  la  fatica,  e  forse 
compromesso  la  sua  indipendenza  di  storico.  Altro  punto  se  gli 
offriva  in  questa  medesima  negoziazione,  in  cui  avrebbe  po- 
tuto  riportare  un  trionfo  sicuro  sul  traduttore  francese  delle 
Memorie  del  Consalvi,  non  pero  mai  sull'autenticita  di  queste. 
Ma  la  sua  poca  accortezza  non  gli  lascio  scorgere  il  vero 
punto  vulnerable,  mentre  facendogli  inastare  la  lancia  contro 
parti  inattaccabili,  egli  se  la  senti  poi  spezzare  in  mano 
da'  colpi  bene  assestati  che  gli  meno  Tavversario.  Ma  di  cio 
tra  breve. 

III. 

Ritornando  ora  alle  fortunose  vicende  della  discussione 
incominciata  tra  i  plenipotenziarii  di  ambe  le  parti,  il  Con- 

1  Schiarimenti  del  Proyetto  di  convenzione,  (aniiessi  ;ilhi  lettera 
do'  1(3  lag'lio),  sottoscritto  da  ambedue  le  parti.  Archiv.  Yatir.,  Doc  urn. 
Concord.,  Ill,  n.  648,  p.  242. 


DEL  CONCORD ATO  163 

salvi,  nella  lettera  citata,  cosi  le  descrive :  «  Non  si  aspetti 
V.  Emza  ch'  io  le  riferisca  tutto  quello  che  passo  fra  noi, 
perche  mai  la  finirei.  Solo  le  diro,  che  avendo  inutilmente 
reclamato  che  si  stasse  al  progetto  concordato  (risponden- 
dovisi  che  fino  alia  sottoscrizione  sempre  si  pud  cambiare, 
e  che  tale  era  V ultima  volonta  del  Primo  Console  d),  bisogn6 
riassumere  ex  in-tegro,  come  se  mai  ne  qui,  ne  in  Roma,  si 
fosse  esaminato  1'affare,  e  con  due  persone  aifatto  nuove, 
attaccate  agli  ordini  ricevuti,  una  lunghissima  discussione, 
articolo  per  articolo,  di  tutta  la  convenzione,  non  gia  sulla 
minuta  nostra  (concertata  prima  col  Bernier),  ma  sulla  loro 
(fatta  di  pianta  II  giorno  prima),  distante  dalla  nostra  mille 
miglia.  Dopo  esserci  trovati  dieci  o  venti  volte  all' ultimo 
orlo  di  sconcludere  affatto,  vietandoci  le  regole  della  religione 
di  aderire  (poco  parlo  dell'estensione  de'  miei  poteri,  al  che, 
ridotte  le  cose  a  quelli  estremi,  non  fu  piii  possibile  di  ba- 
dare,  e  bisogno  presumere  che  Sua  Santita,  se  mi  avesse 
veduto  in  quella  posizione,  mi  avrebbe  certamente  autorizzato 
fino  a  cio  che  non  fosse  intrinsecamente  illecito,  piuttostoche 
esporre  la  Chiesa  e  lo  Stato  a  conseguenze  funestissime), 
finalmente,  a  forza  di  usare  delle  migliori  maniere  possibili, 
e  di  parlare  piu  convincentemente  che  si  seppe  riuscire,  giun- 

1  Vale  il  pregio,  che  si  oda  qui  il  P.  Theiner  a  propugnare  la  legit- 
tiraita  di  un  tal  canouc  diplomatico.  II  quale,  espresso  in  parole  quasi 
identiche  nelle  Memorie  del  Consalvi,  dava  naturalmente  qualche  fasti- 
dio  allo  storico  de'  due  concordati,  gittatosi  di  suo  capo  o  per  ispinta 
altrui  nel  rischioso  cimento  di  combattere  Tautenticita  delle  Memorie  del 
ministro  di  Pio  VII.  «  Ajoutons  en  troisieme  lieu,  et  c'est  la  le  prin- 
cipal, que  cettemaxime  est  legitime  et  de  droit  commun,  lorsque,  comme 
dans  le  cas  present,  les  circostances  out  completement  change  dans 
1'intervalle  de  la  redaction  a  la  signature  (Op.  e  vol.  cc.,  I,  237). »  Tutto 
e  verissiino  quanto  egli  dice,  o  meglio  gli  si  passa  tutto  di  buon  grado ; 
ma  il  biion  P.  Theiner  con  cio  si  scalza  il  terreno  sotto  la  penna.  Sono 
dunque  vere  quelle  parole  « tale  era  I1  ultima  volonta  del  Primo  Con- 
sole » .  II  Primo  Console  era  dunque  1'Autore  del  cambiamento  fatto  adun 
concordato  gia  convenuto ;  ed  i  plenipotenziarii  nel  tirare  in  mezzo  co- 
tale  scusa,  davano  manifestamente  a  vedere  di  essere  stati  informati 
gia  prima  e  della  questione  e  del  tranello.  Questo  6  il  punto,  che  il  Con- 
salvi dipinse  in  nero  nelle  sue  Memorie,  e  questo  6  il  punto  che  il  Theiner 
divagando  nel  la  questione  di  diritto  naturale,  che  nessimo  gli  ha  mai 
impugnato,  lascia  integralmente  intatto  ! 


164  CONCLUSIONS 

gemmo  alia  sospirata  conclusione,  di  cui  articolo  per  articolo 
fu  steso  il  foglio.  »  Fin  qui  il  Consalvi. 

Ed  il  foglio  fu  steso,  ma  non  fu  firmato  altrimenti :  perche 
i  plenipotenziarii  francesi  ebbero  paura  d'incontrare  la  disap- 
provazione  del  Primo  Console.  Infatti,  appena  terminata  la 
stipulazione  di  tutti  gli  articoli,  il  Consalvi  che  era  destris- 
simo  a  cogliere  il  vero  punto  nelle  cose  intricate,  si  strinse 
subito  attorno  a'  plenipotenziarii  francesi  perche  si  stendes- 
sero  due  fogli  in  buona  copia  e  la  convenzione,  nella  quale 
dopo  immani  contese  erano  convenuti,  fosse  flrmata  di  pre- 
sente  da  ambe  le  parti.  Erano  pronte  ed  allestite  le  copie, 
quando  tutto  ad  un  tratto  essi  plenipotenziarii  francesi  si  rifiu- 
tarono :  «  essi  dissero,  che  meglio  pensando  non  credevano  di 
doversi  arbitrare  (erigersi  ad  arbitri)  senza  prima  riferire  al 
Primo  Console,  perche  erano  convenuti  in  cose  troppo  distanti 
dalle  commesse  da  lui  1...  » 

II  punto  principale,  che  trattenne  i  due  consiglieri  di  Stato 
francese  dall'apporre  la  fir  ma  al  convenuto  contratto,  fu  di 
nuovo  quello  del  culto  pubblico  della  religione.  Abbiamo  gia 
visto,  che  dall' articolo  relativo  a  quest  a  materia  il  Primo  Con- 
sole aveva  cancellato  di  suo  pugno  sulla  convenzione  concor- 
data  tra  il  Consalvi  e  il  Bernier,  il  periodo  che  diceva :  «  Tutti 
gli  ostacoli  (all* esercizio  pubblico  e  liber o  di  esso  culto)  sa- 
ranno  levati  via  2.  »  Or  bene  la  conservazione  di  questo  pe- 
riodo fu  1'oggetto  di  lunga,  ostinata  contesa.  Dopo  la  quale 
riusci  finalmente  al  Consalvi  di  sostituire  una  versione,  a  suo 
senso  migliore  eziandio,  che  fu  espressa  in  questi  termini: 
«  Gli  ostacoli  che  possono  ancora  sussistere  saranno  tolti.  » 
Rimanevano  le  parole,  riferentisi  air  inter  venzione  del  Go- 
verno  nelle  manifestazioni  esterne  del  culto  secondo  i  rego- 
lamenti  della  polizia.  Intorno  a  questo  punto  la  lotta  fu  pure 
fortissima.  Finalmente,  narra  il  Consalvi,  dopo  lungo  contrasto 
«  vinti  in  parte  dalla  stanchezza,  in  parte  dalle  preghiere  e 
ragioni  da  noi  adotte,  consentirono  »  che  1'esercizio  pubblico 

1  Lett,  cit.,  16  ag.  1801. 

2  Tons  les  obstacles  seront  leves. 


DEL   CONCORD ATO  165 

del  culto  si  conformerebbe  «  ai  regolamenti  di  polizia,  che  le 
circostanze  del  tempo  presente  rendono  necessarii  *  ». 

Sospesa  dunque  la  conferenza  dopo  si  lungo  dibattimento, 
i  plenipotenziarii  francesi  inviarono  la  pattuita  convenzione 
al  Primo  Console,  per  averne  1'assenso  prima  di  flrmarla  di 
loro  mano.  Ma  il  Bonaparte,  come  prima  Febbe  letta,  ne  fu 
cosi  scontento  e  ne  concepi  tanto  sdegno  che  fece  loro  inten- 
dere,  che  «  se  avessero  segnato  quel  foglio,  egli  lo  avrebbe 
egualmente  lacerato  loro  nel  viso  2  » .  «  La  sua  collera,  rac- 
conta  il  Consalvi,  nella  lettera  citata,  fu  si  grande,  che  getto 
la  carta  sul  fuoco  (giacche  qui  fa  tanto  freddo  che  si  sta  ancora 
al  camino),  e  ci  fece  dire,  che  per  ultimo  ultimissimo  ulti- 
mato  ci  faceva  ripresentare  quel  suo  progetto  tal  quale,  e  che 
se  noi  non  Tavessimo  sottoscritto,  potevamo  particene  subito, 
protestandosi  che  le  conseguenze,  che  ne  risulterebbero,  sa- 
rebbero  state  nostra  colpa,  e  non  sua,  e  facendoci  apertamente 
dire,  che  non  voleva  ricevere  alcuna  risposta,  n6  ammettere 
la  minima  modificazione.  Tal  fu,  continua  il  plenipotenziario 
pontificio,  il  doloroso  termine  delle  lunghe  fatiche  di  quella 
notte,  e  della  meta  del  giorno  susseguente,  giorno  della  gran 
festa  di  luglio.  » 

Nel  qual  giorno  il  Primo  Console  aveva  bandito  solenne 
ricevimento  de'  ministri  esteri  nella  mattinata,  e  nel  pome- 

1  « En  se  conformant  aux  reglements  de  police  que  les  circostances 
de  ces  temps  rendent  necessaires. »  Ibid.  —  Nella  lettera  sopra  riferita 
di  Giuseppe  Bonaparte  al  Thibeaudeau,  1' ex-re  di  Spagna  cosi  si  esprime 
su  questo  articolo :  « Le  premier  consul  ne  voulut  jamais  consentir  a  ce 
que  le  culte  catholique  put  se  manifester  hors  des  eglises  par  des  pro- 
cessions.   C'etait  bien  le  culte  des  trois   individus  qui  etaient   consuls, 
mais  ce  n'etait  pas  le  culte  unique  de  la  nation.  La  neg-ociation  fut  su- 
spendue  et  prete  a  etre  rompue,  les  cardinaux  (sic)  pretendant  ne  pou- 
voir  pas  ceder  sur  un  point  de  doctrine  absolue  (le  processioni !) ;  ils  ce- 
derent  cependant,  le  premier  consul   m'ayant  donne  1'ordre  de  rompre 
plutot  tout   traite    avec  Rome  (op.  et  1.    c.).  »   Veramente  dalla    lettera 
del  Consalvi,  scvitta  subito  dopo  la  conferenza,  pare  che  Giuseppe  Bo- 
naparte ceclesse   sul   punto   contro verso,  e  non  i  cardinali ;   suH'accon- 
sentir  all' intervento  della  polizia  nelle  manifestazioni  esterne  del  culto, 
il  Consalvi  cedette  in  parte,  dopo  le  spiegazioni  officiali,  che  vedemmo 
essergli  state  date  dal  Bernier  per  parte  dello  stesso  governo. 

2  Schiarimenti  cc. 


166  CONCLUSTONE 

riggio  pranzo  diplomatico  solennissirao.  Al  quale,  credendo 
che  la  convenzione  si  sarebbe  conchiusa  conforme  a'  suoi  vo- 
leri  nella  conferenza  della  passata  notte,  aveva  pure  invitato 
il  Consalvi,  siccome  ambasciatore  straordinario  della  Corte  di 
Roma.  Ma  per  i  casi  occorsi  non  avendo  il  Consalvi  potuto 
assistere  al  ricevimento  diplomatico,  intervenne  al  convito 
insieme  con  Mgr  Spina.  «  Credo,  cosi  descrive  egli  stesso  al 
card.  Doria  questo  momento  trepidamente  solenne,  che  V.  Emza 
immaginera  che  il  rivedere  (il  Primo  Console)  in  quella  posi- 
zione,  dopo  cio  ch'era  accaduto,  non  poteva  non  darmi  del 
pensiero.  Mi  feci  coraggio,  come  megiio  seppi,  e  andai.  Mi 
accolse  con  gentilezza,  ma  subito  mi  entro  in  materia  e  mi 
disse,  che  tale  dilazione  era  irritante,  e  che  assolutamente 
egli  non  si  rimoveva;  onde  conchiuse:  0  questo,  o  niente ; 
ed  io  so  bene  come  prendere  il  mio  partito.  —  lo  gli  parlai 
nel  miglior  modo  che  seppi  e  che  potei  in  si  gran  folia,  e  lo 
attaccai  di  nuovo  anche  dopo  il  pranzo.  Iddio  mi  assist6  in 
modo,  che  egli  (che  veramente  ha  buono  il  cuore)  mi  si  presto 
al  discorso,  e  tanto  potei  scarpire,  che  nel  nuovo  congresso 
intimato  per  il  di  seguente  (che  fu  ieri,  15  del  mese),  non  si 
dovesse  stare  tassativamente  a  cio  ch'egli  aveva  di  suo  pugno 
marcato,  ma  che  potessimo  accordarci  fra  noi  in  qualche  modo : 
cio  che  mi  parve  moltissimo,  benche  lo  vedessi  difficilissimo  *. » 

Ecco  come  successe  una  tale  arrendevolezza  del  Bonaparte. 
Accanto  al  Consalvi,  mentre  s'intratteneva  col  Primo  Console, 
trovavasi  1' ambasciatore  austriaco,  conte  di  Cobenzl,  uomo 
assai  compito  e  stimato  assai  dal  Bonaparte,  con  il  quale  stava 
allora  trattando  di  ristabilire  rarmonia  diplomatica  tra  la 
Casa  d' Austria  e  la  nuova  Francia.  Discutendo  col  Cardinale 
e  trovatolo  restio  alle  sue  esigenze,  il  Primo  Console  «  si  ri- 
volse  al  conte  di  Cobenzl,  e  disse  che  lo  pigliava  per  giudice  » 
della  controversia,  che  si  andava  agitando  tra  loro  due.  Cui 
il  Consalvi,  quasi  col  dare  alia  cosa  un'aria  di  celia,  rispose  che 
acconsentiva  di  buon  grado.  Intanto  informo  bene  T  ambascia- 
tore austriaco  del  punto  giusto  della  controversia,  ch'era  quello 
dell' inter vento  del  Governo  nell'esercizio  esterno  del  culto: 

1  Lett,  cit.,  1.  c. 


DEL   CONCORD ATO  167 

il  quale  intervento  il  Con  sal  vi  non  voleva  ammettere  cosi  sec- 
camente  espresso  con  quelle  parole  «  se  conformant  aux  re- 
glements  de  police  »,  senza  nessuna  aggiunta  la  quale  ne  mo- 
tivassela  stipulazione  solenne  e  ne  attutisse  I'imperiosa  forza. 
Spiego  chiaro  al  Cobenzl  che  il  Papa  sebbene  soffra  il  fatto, 
come  si  pratica  pure  a  Vienna  e  in  altri  paesi  cattolici,  non 
pu6  dirlo  pero  in  una  solenne  convenzione,  nella  maniera  che 
voleva  il  Primo  Console.  II  quale,  se  da  una  parte  «  era  astretto 
dalla  necessita  di  dirlo  nelTarticolo  »,  per  iscansare  le  lamen- 
tanze  del  clero  nel  veder  disturbate  le  processioni  dalla  intol- 
leranza  giacobina,  dall'altra  non  voleva  «  poi  dirlo  con  frasi 
restrittive.  »  Perche,  come  finamente  osservava  il  Consalvi, 
ad  un  secolo  di  distanza  da'  riostri  tempi,  non  intendeva  il 
Primo  Conole  di  «  pregiudicare  i  suoi  diritti,  quali  egli  pre- 
tende  (come  tutti  i  principi,  nella  riga  di  protettori  e  di 
rustodi  della  Chlesa)  essere  general!,  e  non  ristretti  ne  da 
durata  di  tempo,  ne  da  qualita  di  circostanze  *.  » 

II  Cobenzl,  avendoci  molto  pensato,  suggeri  che  si  pote- 
vano  usare  queste  espressioni :  sous  la  surveillance  du  gou- 
vernement.  Al  Consalvi  pero,  sebbene  in  fondo  non  le  disap- 
provasse,  quelle  parole  parvero  contenere  un  senso  «  in  atto 
pratico  piii  generico,  che  il  loro  vero  significato  non  dica.  » 
Temeva  quindi  che  sotto  pretesto  di  «  surveiller  »,  gli  editti 
governativi  si  estendessero  a  tutto.  »  Inoltre  aggiunse  sem- 
brargli  indecente  una  cosiffatta  espressione,  «  mentre  si  vor- 
rebbe  detto  che  si  mettesse  in  «  surveillance  »  la  religione, 
come  or  a  ci  si  mettono  gli  emigrati  2.  »  Pure  il  Conte  pro- 
pose quel  ripiego  al  Primo  Console,  il  quale  rispose  che  non  gli 
dispiaceva:  e  ne  tenne  discorso  col  Cardinale.  «  Credetti,  cosl 
il  Consalvi,  di  non  impugnarlo  di  fronte,  e  gli  dissi  che  ci 
pensasse,  come  ci  avrei  pensato  ancor  io.  E  mi  contentai  di 
cavar  da  cio  un  gran  vantaggio,  nel  farlo  cosi  piegare  ad 
ammettere  una  qualche  variazione,  smontando  da  quella  asso- 

1  Schiarimenii  albi  U>tt.  c. 

2  Gli  emip-ati,  il  cui  noine  era  stato  cancellato  dalla  lista  deg'li  t'si- 
liati,  erano  posti  sotto  la  vigilanza  delle  aiitoritA  della  Repubblira. 


168  CONCLUSIONE 

luta  pretensione  che  si  adottasse  tal  quale  la  formola  sua  *.  » 
Ne  per  verita  fu  questo  piccolo  vantaggio ;  la  sua  influenza 
concorse,  come  vedremo,  alia  finale  riuscita  delle  trattative 
del  giorno  seguente. 

IV. 

Nel  descrivere  quel  celebre  colloquio  che  il  card.  Consalvi 
ebbe  col  Primo  Console,  dopo  interrotte  le  trattative,  e  dal 
quale  il  Bonaparte  si  aspettava  un  esito  conforme  alle  sue 
intimazioni,  si  sara  accorto  il  lettore  che  non  abbiamo  tenuto 
nessun  conto  di  qualche  circostanza  famosa,  corrente  tuttavia 
per  le  bocche  e  per  le  imaginazioni  di  molti.  Alludiamo  alia 
risposta,  che  il  Cardinale  assalito  alle  corte  dal  Bonaparte 
gli  avrebbe  fatto  son  are  al  cospetto  di  tutto  il  corpo  diplo- 
matico  presente  a  quella  scena !  Ecco  come,  secondo  le  Me- 
morie  del  Consalvi,  pubblicate  nella  traduzione  francese,  sa- 
rebbe  avvenuto  quel  fatto :  «  Vous  avez  voulu  rompre,  avrebbe- 
gli  gridatoil  Bonaparte,  eh  bien  soit,  puisque  vous  1'avez  vouliu 
«  Quand  partez-vous  done?  —  Apres  diner;  general  »,  repli- 
quai-je  d'un  ton  calme  2.  » 

Per  verita  il  Consalvi  non  ha  mai  detto  quelle  parole. 
Tralasciamo  da  uno  de'  lati  il  considerare  se  la  circostanza 
era  tale  da  acconsentirgli  un  linguaggio  di  quella  fatta :  la 
storia  non  si  occupa  di  cosiffatte  fantasticaggini,  e  non  cam- 
bia  in  fatti  avverati  le  cose  desiderate.  Le  parole  verer 
scritte  dal  Consalvi  nelle  sue  Memorie,  sono  le  seguenti  (nel 
foglio  15  del  manoscritto) : 

«...  Non  mi  vide  appena,  che  acceso  in  volto,  e  con 
voce  sdegnosa  e  forte  mi  disse:  «  Ebbene,  Sigr.  Cardinale, 
avete  voluto  rompere?  sia  pur  cost.  Non  ho  bisogno  di  Roma. 
Farb  da  me.  Non  ho  bisogno  del  Papa.  Se  Enrico  VIII,  che 
non  aveva  la  vigesima  parte  della  mia  potenza,  seppe  mu~ 
tare  la  religione  del  suo  paese  e  riescirvi,  molto  piu  lo  saprb- 
e  potrb  far  io.  Col  mutarla  nella  Francia,  la  muterb  in 
quasi  tutta  I'Europa,  dovunque  arriva  I'influsso  del  mio 

1  Schiarimenti  cc. 

2  Mdmoires  du  Cardinal  Consalvi...  par  J.  CR^TINEAU-JOLY  (1866)^ 
I,  388. 


DEL  CONCORD ATO  169 

potere.  Roma  si  accorgera  della  perdita  che  avrd  fatto  e  la 
piangerd  quando  non  ci  sard  piii  rimedio.  Voi  potete  par- 
tire,  non  essendoci  altro  da  fare.  Avete  voluto  rompere,  e 
$ia  pur  cosi,  giacche  lo  avete  voluto.  »  A  queste  parole  dette 
in  pubblico  e  col  tono  il  piu  vivo  e  forte,  risposi  che  lo  non 
potevo  ne  oltrepassare  i  miei  poteri,  ne  convenire  in  cose 
che  fossero  contrarie  ai  principj  che  professa  la  S.  Sede. 
Che  nelle  cose  ecclesiastiche  non  si  pub  fare  tutto  quello  che 
in  casi  estremi  pub  farsi  nelle  temporali.  Che  cib  non  ostante 
non  ml  sembrava  che  potesse  dirsi,  che  si  fosse  voluto  rom- 
pere dalla  parte  del  Papa,  subito  che  si  era  convenuto  in 
tutti  gli  altri  articoli,  alia  riserva  di  uno  solo,  sul  quale 
avevo  proposto  di  consultare  il  Papa  stesso,  ne  i  miei  Corn- 
miss ionati  avevano  su  cib  dissent ito.  Egli  mi  interruppe  di- 
<jendo :  che  non  voleva  lasciare  niente  d'imperfetto,  e  che  o 
voleva  concludere  sul  tutto,  o  niente.  Replicando  io  che  non 
avevo  facolta  di  concludere  sull' articolo  sospeso,  volendosi 
che  fosse  precisamente  tal  quale  si  proponeva,  e  non  am- 
mettere  alcima  modificazione,  rispose  vivissimamente  che 
lo  voleva  tal  quale,  senza  una  sillaba  ne  di  meno  ne  di  piu9 
e  replicando  io  che  cosi  non  lo  avrei  mai  sottoscritto,  per- 
che  non  lo  potevo  in  conto  alcuno,  egli  ripete,  per  questo 
io  dico  che  avete  voluto  romper  e,  e  consider  o  I'affare  per 
terminato,  e  Roma  se  ne  accorgera  e  piangerd  a  lagrime 
di  sangue  questa  rottura.  E  in  cio  dire  vedendosi  vicino  il 
€onte  di  Cobenzl 1...  » 

1  II  Cretineau  Joly  commise  un'  imprudenza,  nell'alterare  in  questo 
punto  il  testo  delle  Memoric  Consalviane.  Diciamo  imprudenza,  perch6, 
interpolando  anche  pochissime  linee,  egli  si  accatto  con  fondamento  dai 
lettori  il  sospetto  di  aver  trattato  cosi  anche  le  altre  parti  del  testo.  Ag- 
giungiamo  pero  :  in  questo  punto,  perche  abbiamo  la  prova  de  visu,  che 
nelle  altre  parti  delle  Memorie,  egli  e  traduttore  fedele. 

Non  possiamod'altra  parte  non  istupire  della  poca  acutezzadel  P.Thei- 
ner,  il  quale,  tralasciando  questo  punto,  in  cui  avrebbe  potuto  ridurre 
ravversario  a  inal  partito,  taccio  invece  di  suppositizia  la  versione  del  Cre- 
tineau in  quella  parte,  che  si  riferisce  alia  partecipazione  dell'abb.  Ber- 
nier  nella  soperchieria  del  Primo  Console  riguardo  allo  scambio  repen- 
tino  del  disegno  da  firmare,  come  abbiamo  narrate  -piu  sopra.  Cola  la 
Tersione  del  traduttore  e  esatta ;  come  provo  lo  stesso  Cretineau  Joly, 


170  CONCLUSIONS 

Tale  e  la  narrazione  genuina,  fatta  e  scritta  colla  sua 
mano,  dal  card.  Consalvi  nel  tempo  che  la  prepotenza  del 
Bonaparte,  divenuto  imperatore,  ebbe  gittato  nelle  career!  e 
cardinal!  e  pontefice,  i  quali  si  erano  opposti  a7  suoi  voleri 
insensati.  Egli  le  scriveva  dal  1811-1818  nella  sua  carcere  di 
Reims  affrettatamente  e  di  nascosto,  col  proposito  poi  di  ri- 
toccarle  ed  emendarle,  del  che  la  molteplicit&  delle  occupa- 
zioni  non  gli  acconsentl  mai  ne  agio  n6  tempo.  II  passo  ci- 
tato lo  abbiamo  copiato  dallo  stesso  manoscritto  originale. 

Dalle  quali  osservazioni  possiamo  dedurre  una  prova  della 
maniera,  con  cui  si  formano  le  leggende.  Appariva  piu  ca- 
vallerescamente  diplomatico  il  Ministro  romano,  col  fargli 
risonare  in  bocca  quella  risposta,  capace  di  sconcertare  un 
Bonaparte.  E  certi  retori,  per  non  parlare  cle'  volgari  ammi- 
ratori  delle  fierezze  non  esistenti  se  non  nelle  fantasie  facili 
e  grandi,  ci  avrebbero  trovato  argomento  a  un  quadro  retto- 
rico,  da  ingemmarne  un  qualche  discorso  apologetico.  Ma  lo 
storico,  indagatore  de'  fatti,  piglia  sceverandolo  in  mano  il 
vero  e  non  teme  di  proclamarlo  a  costo  di  non  andare  a 
versi  ai  placidi  ammiratori  di  gloriose  tradizioni. 

Intanto  pero  il  lettore  avra  scorto  in  questa  circostanza, 
quanto  le  risposte  del  Consalvi  sieno  sovranamente  dignitose, 
accorte  e  prudentissime,  e  quindi  quanto  piii  sensate  e  piu 
veramente  ammirabili,  di  quello  che  non  sieno  le  altre  cose 
da  lui  ne  dette  ne  pensate  mai.  Inoltre  non  gli  sar&  sfug- 
gito,  come  il  testo  delle  Memorie  convengasi  esattamente  colla 
narrazione  esposta  nelle  letter  e  del  Consalvi. 

E  qui  si  potrebbe  con  ragione  chiedere  se  le  irose  parole 
del  Primo  Console  riferite  dal  Consalvi  in  questo  brano  delle 
sue  Memorie,  sieno  veramente  state  dette  dal  Bonaparte. 
Siamo  pienamente  convinti,  che  tali  parole  nel  loro  concetto 
sostanziale  sieno  veramente  state  proferite  da  quell' uomo  in 
quella  circostanza.  Egli  era  uomo  da  cio  non  per  convinci- 
mento  proprio,  ma  per  suggestione  di  chi  lo  circondava,  che 
era  gente  tutta  pervertita,  come  avremo  campo  di  dimostrare 

pubblicando  il  facsimile  del  testo  originale  delle  Memorie.  La  passione, 
diversa  ne'  due  scrittori,  ha  fatto  gabbo  ad  entrambi ! 


DEL   CONCORD ATO  171 

piu  innanzi.  E  d'altra  parte  il  card.  Consalvi,  sebbene  di  li 
a  dodici  anni  scrivesse  egli  pure  con  1'animo  esacerbato  per 
le  prepotenze  tiranniche  deirantico  Primo  Console,  non  era 
persona  da  inventare  e  molto  meno  da  scrivere  cose  di  tanto 
rilievo,  le  quali  non  fossero  veramente  accadute. 

II  non  averle  poi  espresse  nelle  sue  lettere  scritte  allora 
allora  da  Parigi,  sara  un  argomento  da  appagarsene  un 
Thciner,  ma  non  da  persuadersene  chiunque  rifletta  per  poco 
al  nessun  valore  di  un  tale  argomento  negativo.  II  card.  Con- 
salvi,  che  conosceva  a  prova  il  risico  e  Timprudenza  somma 
di  fidarsi  alia  discrezione  de'corrieri,  non  poteva  commettere 
a  un  carteggio  anche  cifrato  nessuna  cosa  che  fosse  di  sfre- 
gio  al  governo  o  a'  minis tri  francesi.  Quindi  nelle  sue  rela- 
zioni  scritte  si  tenne  sulle  generali,  e  schivo  di  ragione  ve- 
duta  ogni  ragguaglio  pericoloso,  rimettendosi  sempre  alle 
spiegazioni  che  darebbe  a  voce :  cio  s'  incontra  nelle  sue  ultime 
lettere  ripetuto  a  ogni  pi&  sospinto  come  a  guisa  di  ritor- 
nello.  Per  dare  un  esempio  :  nella  sua  cifra  de'  13  luglio, 
quando  gia  ebbe  veduto  la  mala  parata,  scriveva :  «...  Diro 
solamente  il  necessario  in  questa  cifra,  riservandomi  a  spie- 
gare  meglio  ogni  cosa  a  voce....  Potro  meglio  spiegarlo  colla 
viva  voce  al  mio  ritorno.  »  E  dopo  le  peripezie  delle  confe- 
renze  interrotte  e  riprese  con  dubbio  e  poi  con  prospero,  ma 
contrastato  successo,  riscriveva  al  card.  Doria  queste  parole 
significantissime,  ommesse  naturalmente  dal  Theiner:  «  ...  lo 
ho  troppo  fondamento  di  temere  i  casi,  che  si  possono  dare 
anche  ad  un  corriere  proprio,  per  non  dovere  arrischiare  di 
piu  dime  a  V.  Emza,  e  nel  riserbarmi  a  spiegare  in  voce  il  vero 
tenore  della  situazione  delle  cose,  lascero  intanto  che  V.  Emza 
concepisca  da  se  medesimo  quei  dati,  che  io  mi  astengo  dal- 
Tesporre...  Della  critica  situazione  in  cui  ci  siamo  trovati... 
posso  dirle  con  verita,  che  non  ci  6  stata  mai  la  simile.  Altro 
non  credo  di  dover  aggiungere...  (cifra  16  luglio,  Archiv. 
Vatic.)...  )> 

La  verita  del  racconto  delle  Memorie  Consalviane  rimane 
dunque  indiscutibile,  il  confronto  con  le  sue  lettere  dandogli 
anzi  confermazione  nonch^  toglierli  credito. 

Ed  or  a  ripiglieremo  il  filo  in  un  altro  articolo. 


CHARITAS 


XXVI. 
A  scuola  da  Rebecca  Levi. 

-  Pronti !  Si  parte !  gridava  il  conduttore  del  treno  Apamia- 
Napoli. 

-  Presto,  signori,  in  treno !  Si  parte !  faceva  eco  un  altro 
impiegato. 

-  Via !  suona !  partenza  !  ripeteva  un  terzo. 

-  Potenza  in  terra !  esclamo  Ottavio,  ritto  davanti  alia 
sportello  di  una  carrozza  di  seconda  classe.  E  un  buon  quarto 
d'ora  dacche   gridate  partenza,   partenza,    e   siamo  ancora 
fermi,  come  se  al  treno  fosse  toccato  un  accidente  a  secco. 

II  conduttore  lancio  uno  sguardo  di  compassione  al  bel 
giovinotto,  ripete  a  squarciagola,  Pronti !  partenza !  Poi  and6 
lemme  lemme  ad  accendere  il  sigaro,  bevette  un  caffe  nero,. 
e  comincio  a  discorrere  col  capo  stazione  del  caldo  che  faceva. 

Finalmente,  come  Dio  voile,  il  conduttore  ripete  Tordine^ 
il  capo  stazione  fece  sonare  la  campana,  gl'  impiegati,  i  fac- 
chini,  i  venditori  di  giornali,  di  frutta,  di  paste,  avvertirono 
in  coro  i  passeggieri  che  1'ora  della  partenza  era  realmente 
venuta,  un  branco  d'oche  che  pascolava  fra  i  piedi  dei  fac- 
chini  confermo  Tavviso  con  un  fragoroso  gracidio,  la  macchina 
diede  un  fischio,  un  buffo  e  un  sospiro,  e  si  mise  in  moto. 

Ottavio  era  solo  nella  sua  carrozza,  o  a  meglio  dire  vi 
era  un  altro,  ma  non  contava,  perche,  disteso  quanto  era 
lungo  sopra  il  sedile,  russava  placidamente.  II  giovane  si 


CHARITAS  -  RACCONTO  CONTEMPORANEO  173 

sedette  vicino  al  finestrino,  cavo  un  sigaro,  ne  smozzico  la 
punta,  e  invece  di  buttar  via  quella,  gettd  il  sigaro  per  la 
finestra. 

-  Accidenti !  mormoro  il  giovane,  e  un  lampo  di  stizza 
mal  represso  passo  sopra  il  suo  volto. 

Cavo  un  altro  sigaro,  compi  1'operazione  preliminary  e 
tratto  di  tasca  la  scatola  dei  cerini  si  provo  ad  accenderne 
uno.  Ma  invece  di  fregarlo  sul  ruvido  della  scatola  lo  passo 
e  ripass6  piii  volte  sul  liscio  dei  ealzoni,  e  naturalmente  non 
riuscl  a  niente. 

-  Alia  malora  sigari  e  cerini,  il  vizio  del  fumare,  e  chi 
ha  portato  il  tabacco  dall' America  in  Europa !  grido  Ottavio 
ormai  fuori  dei  gangheri.  Si  levo  in  piedi,  mise  le  mani  nelle 
tasche  dei  calzoni,  e  fermo  dinanzi   al   finestrino  guardo  le 
verdi  campagne,  le  colline,  i  monti,  le  ville  e  le  bianche  ca- 
sette  che  rapide  comparivano  e  scomparivano  dal  suo  sguardo. 
Ottavio  le  vedeva,  o  per  meglio  dire,  il  ridente  paesaggio  si 
specchiava  nella  pupilla  di  lui,  ma  egli  non  vi  poneva  mente. 
II  giovane  sentiva  ancora  il  caldo  abbracciamento  della  ma- 
dre,   la  lagrima  ardente  che  gli  era  caduta    sulla  fronte,  e 
alle  sue  orecchie  risonavano  ancora  le  parole  di  lei:  —  E  non 
sark  tua  madre  altra  cosa  che  un  po'  di  fango  organato  ?  E 
tuo  padre  un  ricordo  vano?  Niente  piii  ormai  rimane  di  lui?... 

II  giovane  si  fisso  in  questi  pensieri,  e  vi  rimase  assorto, 
ne  piu  senti  alcuna  cosa  fino  al  suo  arrivo  a  Napoli.  Quivi 
giunto,  discese  dalla  carrozza  e  uscito  dalla  stazione  si  avvio 
a  piedi  verso  Tabitazione  di  Abramo  Levi.  Mentre  passava 
per  un  vicoletto  fuori  di  mano  e  camminava  con  gran  prudenza 
per  evitare  il  pattume  di  che  quello  era  straordinariamente 
ricco,  comparve  alia  finestra  di  una  casa  al  secondo  piano 
una  donna  colla  cassetta  della  spazzatura  in  mano. 

-  Carmela,  e  passata  la  guardia  municipale?  grido  quella 
della  cassetta  a  una  sua  vicina  di  casa. 

-  No,  rispose  T  interrogata  dagli  antri  oscuri  e  caldi  di 
una  stanzaccia  a  pian  terreno. 

-  Allora,  per  diascolina !  egli  vedra  fra  le  altre  anche 


174  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPURANEO 

queste  immondezze,  e  che  vi  incespichi,  e  si  rompa  quel  collo 
che  gli  ha  fatto  la  mamma !  E  cosi  dicendo  vuoto  la  cassetta 
nella  strada;  e  si  fermo  con  una  certa  compiacenza  a  vederne 
I'effetto. 

Nella  cassetta  e'er  a  un  po'  di  tutto.  II  piu  del  contenuto 
apparteneva  al  regno  vegetale,  e  propriamente  alia  specie 
dei  pomidori,  fagiuoli,  meloni,  cocomerij  zucche  e  simili.  Vi 
era  anche  rappresentato  il  regno  animale  nella  persona  di 
un  topolino  morto  e  scodato,  e  da  certe  ossa  di  animali  in- 
certi,  ossa  spogliate  gia  della  lor  carne  dalla  famiglia  rispet- 
tabile  di  quella  donna,  pulite  di  poi  dal  cane  e  levigate  dal 
gatto.  II  resto  finalmente  si  componeva  di  polvere,  di  cocci 
e  di  altri  rimasugli  senza  nome. 

Ottavio,  camminando,  si  guardava  con  tanta  attenzione 
i  piedi  da  dimenticare  che  a  Napoli,  come  in  altre  citt&  di 
questo  mondo,  il  pericolo  maggiore  viene  generalmente  dal- 
Falto,  e  per  conseguenza  un  coccio  e  due  buccie  di  cocomero 
gli  volarono  sul  cappello. 

-  Accidente  di  una  vecchia !   grido   Ottavio  alzando  gli 
occhi  verso  la  donna,  chi  ti  ha  insegnato  la  creanza  di  but- 
tare  le  immondezze  di  casa  su  quelli  che  passano? 

-  Oh  Madonna  del  Carmine !  la  perdoni,  signorino !  Non 
Faveva  visto!  Ma  che  vuole !  Noi  si  gitta  tutto  per  la  fmestra ! 
II  municipio  vorrebbe  che   le  immondezze  si  ritenessero   in 
casa  e  si  portassero  fuori  solo  quando  passa  il  carretto,  e  la 
guardia  municipale  sta  con  tanto  d' occhi.  Ma  le  pare?  Che  ne 
dici,  Carmela?  Si  sono  mai  avute  di  queste  leggi  a  Napoli? 

-  Hai  ragione,  Maria,  rispose  la  Carmela,  che  era  uscita 
in  mezzo  alia  strada  a  prender  parte  al  battibecco.  Le  immon- 
dezze si  sono  sempre  buttate  sulla  via  pubblica,  e  continue- 
remo  nei  nostri  usi  a  dispetto  del  municipio.  Si  provi  a  venir 
qui  lui ;  gli  conceremo  il  cappello,  gli  conceremo.  E  lei,  si- 
gnoriuo,  si  tenga  in  corpo  nn'altra  volta  il  suo  accidente  e 
la  sua  vecchia,  e  non  venga  qui  ad  ingiuriare  delle  povere 
donne.  Se  lei  e  giovane,  non  e  suo   merito ;    ne  ringrazi  la 
mamma,  che  deve  tutto  a  lei.  Signorino,  se  crede...  non  fo 
per  dire...  qui  non  c'entra  il  municipio...   si  comanda  noi. 


XXVI.  A  SCUOLA  DI  REBECCA  LEVI  175 

-  Brava !  bene !  gridarono  altre  died  o  dodici  donne  chc 
erano  apparse  alle  fines tre  vicine.  E  chi  e  questo  giovinastro 
che  viene  a  insultarci  a  casa  nostra  ?  —  E  qui  fu  scaraven- 
tato  contro  Ottavio  uno  scroscio  di  ingiurie,  una  serqua  di 
improper!!,  e  una  batteria  tale  di  accident!,  di  fulmiui  e  altri 
generi  di  morti  repentine  che  egli  ne  fu  il  malcapitato.  In- 
somma,  la  vittoria  rimase  intera,  gloriosa,  assoluta  alle  lingue 
donnesche,  e  il  povero  Ottavio,  per  non  incontrare  di  peggio, 
dove  battere  in  ritirata  il  piu  presto   possibile,  e  correre  a 
rifugiarsi  entro  la  casa  del  giudeo  strozzino. 

-  Dimmi,  Abramo,  comincio  il  giovane,  non  appena  fu 
alia  presenza  del  vecchio  usuraio,  che  razza  di  gente  e  quella 
che  abita  qui  vicino,  in  via  della  scrofa  ? 

II  giudeo  fisso  il  giovane  con  un  paio  d'occhi  furbi  e  ma- 
ligni,  e  gii  fece  una  grinza  intesa  per  un  sorriso. 

—  Si  potrebbe   sapere,   signor  Ottavio,  il  perche   mi  fa 
questa  domanda? 

-  Al  diavolo  il  tuo  perche !  Tu  vuoi   sempre   sapere   il 
perche  di  ogni  cosa.  Da  per  tutto  tu  vedi   insidie,  tranelli, 
e  birbonate,  e  supponi  che  ogni  domanda  che  ti  vien  fatta,  na  - 
sconda  una  brama  segreta  di  derubarti.  Ebbene,  se  vuoi  sa- 
pere il  mio  perche,  eccolo !  Voglio  pregare  il  Padre  Eterno 
a  mandare  il  diluvio,  a  fine  di  lavare  e  spazzare  dalla  faccia 
della  terra  quel  vicolo   feccioso,  e  tutti  i  suoi  abitanti.  Ma 
se  fra  questi  vi  fossero  degli  ebrei,  vorrei  fare  un'eccezione 
in  loro  favore,  per  mostrarti  quanto  ti  voglio  bene. 

—  No !  no !  no !  in  via  scrofa  non  vi   sono   giudei,  ch'  io 
mi  sappia ;  sono  tutti  cristiani.  Preghi  pur  Dio  liberamente, 
che  io  me  le  associo  di  gran  cuore.  Ah !  se  sapesse,  signor 
Ottavio,  quanti  di  quella  gente  mi  hanno  truifato.  Vengono 
a  pregarmi,  a  scongiurarmi  di  far  loro  un  imprestito  e  poi  ? 
Chi  si  e  visto,  si  e  visto,  e  a  me  tocca  il  danno  e  le  beffe. 

-  Si,  ti  credo,  proprio  io !  A  me,  dici   di   queste    cose  ? 
Tu  truffato?  Tu  che  inganneresti  cento  diavoli  dell' inferno  ? 

-  Oh  santo  padre  Abramo !  Non  mi  faccia  questa  ingiu- 
stizia!  Vede  la  quello  scartafaccio '?  E  pieno... 


176  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

-  Di  bugie,  di  ladrerie,  di  usure  al  trenta,  al  cinquanta, 
al  cento  per  cento.  Pur  troppo,  lo  conosco  bene  io  quel  libro 
maledetto !  Ma  non  parliamo  piu  oltre  di  quest!  trenta  soldi, 
che  questa  mattina    ho    la    mattana.  leri    ci  chiamasti    per 
telegramma  al  tuo  ufficio...  Che  c'e  di  nuovo?  Sbrigati,  per- 
ch6  fo  conto  di  ritornare  a  casa  col  treno  delle  due  pome- 
ridiane. 

-  Pel  limbo  del  santo  padre  Abramo !  Come   e   scortese 
questa  mattina !  Ed  io  che  non  voglio  altro  che  il  loro  bene, 
e  mi  piglio  tanti  fastidii,  e  arrischio  tanti  denari,  e  mi  metto 
a  tanti  pericoli... 

-  Auf !  0  la  finisci,  o   me   ne  vado !    grido  Ottavio,  pe- 
stando  con  rabbia  i  piedi  sul  pavimento. 

-  Per  misericordia !  faccia  piano  signor  Ottavio !  La  casa 
6  vecchia,  e  ci  potrebbe  tornbolare  in  capo.  L'acqua  del  Se- 
rino!  ah  1'acqua  del  Serino!  mi  ha  rovinato  la  casa! 

-  Dunque?  ripete  il  giovane  frenando  1'ira  crescente. 

-  Ecco,  veniamo  a  noi.  Le  diro  tutto   in  due  parole.  I 
nostri,  cioe,  i  loro  affari,  camminano  a  gonfle  vele. 

-  Hai  detto  bene,  i  nostri  affari,  giacche  sono  piu  tuoi 
che  nostri,  e  a  te  senza  dubbio  tocchera  la  parte  del  leone. 

L'usuraio  fece  vista  di  non  udire  Tosservazione  di  Ottavio 
e  tiro  via  di  lungo.  * 

—  Dunque,  come  diceva,  i  loro  affari  camminano  a  gonfie 
vele.  II  topo  e  caduto  nella  trappola!  Ah!  ah!  ah!  Lo  cre- 
deva  piu  furbo  il  topolino !  Ah !  ah !  ah !  E  giovane,  si  vede, 
e  giovane  ed  ha  avuto  paura! 

—  Paura  di  che  ?  spiegati ! 

—  Paura  dei  famosi  telegrammi  argentini.  Quando  il  si- 
gnor Bonavita   seppe   dai   nostri  telegrammi   che  gli   affari 
delle   miniere    dell' Argentina   andavano    male,    assai    male, 
.aperse  i  suoi  forzieri  e  vendette  un  gran  numero  di  azioni, 
a  basso  prezzo  s'intende,  ed  ora  il  mercato  n'e  pieno.  Che 
sia  lui  il  venditore  avrebbe  dovuto  rimanere  segreto,  ma  io 
ho  presso  un  grosso  banchiere  un  amico   fidato,  e   natural- 
mente.., 


XXVI.  A  SCUOLA  DI  REBECCA  LEV1          177 

—  Va  benissimo  ;  il  Bonavita  e  rovinato !  amen !  Ma  non 
vedo  ancora,  come  noi  siamo  cosi  for  tuna  ti.  Dove  sta  questo 
terno  al  lotto? 

—  Un  po'  di  pazienza,  signor  Ottavio !  C'e  tempo  fino  alle 
due!   E  poi  oggi  prendera  un  boccone  a  casa  mia,  non   e 
vero  ?  Oggi  non  deve  an  dare  alia  locanda  !  Oggi  si  fa  festa ! 

-  Si,  mi  fiderei  proprio  a  mangiare  in  casa  tua !  Bel  de- 
sinare  mi  daresti!  Pane  impastato  nel  sangue  di  cristiano, 
polpette  di  stracci,  bistecche  di  suole  vecchie,  umido  di  carta 
pesta,  lesso  di  stoppa,  e  frutta  del  deserto ! 

—  Ah  !  ah  !  ah !  Eccoci  alle  solite !  Che  capo  ameno,  que- 
sto signor  Ottavio!  Ma  le  pare?  pane  impastato  nel  sangue 
di  cristiano?  Ah  !  ah  !  ah  !  E  lei  crede  ancora  queste  vecchie 
fa  vole?  E  le  crede  lei?  Giusto!  Giusto! 

-  Eh  via !  torniamo  a  bomba,  che   il  tempo  passa,   mio 
bel  giudeo! 

-  Ebbene !  Ma  che  cosa  diceva  ?  Oh  santo  padre  Abramo ! 
Ah,  eccolo !  Diceva  dunque  che  le  azioni   del  signor  Bona- 
vita, stavano  ieri  sul  mercato,  quando  certi  banchieri  miei 
aniici  hanno  avuto  per  telegrafo,  dalla  banca  Baring  di  Lon- 
dra,  un'assoluta  smentita  ai  nostri  telegrammi,  e  hanno  sa- 
puto  con  piena  certezza  che  la  guerra  civile  dell 'Argentina 
ha  lasciato  intatte  le  miniere,  le  quali  anzi  di  questi  giorni 
fanno  piu  affari  che  mai.  Cio  posto,  lei  signor  Ottavio  vede 
la  conseguenza,  non  e  vero? 

—  Vale  a  dire  che  le  azioni,  oggi  o  domani  cresceranno 
di  prezzo,  e  fortunato  chi  ne  fece  acquisto. 

-  Per  Tappunto.  Naturalmente,  appena  saputa  la  notizia 
volai  dal  banchiere  e  comprai   un   certo   numero  di   queile 
azioni,  che  fra  pochi  giorni,  ne  son  certo,  saliranno  non  poco 
sopra  il  prezzo  ora  corrente. 

-  Insomnia,  la  rovina  del  Bonavita  e  stata  la  tua  for- 
tuna,  e  tu  ci  hai  fatti  di  grossi  guadagni.  Mi  piace  saperlo, 
ma  per   cotesto   non  era  necessario   farmi  venire  a  Napoli. 
Una  lettera  era  piii  che  sufficiente. 

—  Ma  non  ho  finito !  Abbia  un  po'  di  pazienza!  Dunque, 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1208.  12  10  ottobre  1900. 


178  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

diceva,  io  ho  fatto  acquisto  di  un  certo  numero  di  azioni, 
raa  non  tutte  per  me;  alcune  sono  per  il  signer  Pietro,  se 
vuole  arrischiare  qualche  migiiaio  di  lire.  Io  non  ci  vogiio 
guadagnar  sopra,  proprio  niente,  solo  la  solita  provvisione; 
un  tanto  per  cento.  L'occasione  e  propizia.  Persuada  il  si- 
gnor  Casali  a  fame  acquisto,  e  fara  un  affarone.  Gli  e  come 
un  pigliare  la  fortuna  per  il  ciuffetto. 

Alia  proposta  dell'usuraio,  Ottavio  resto  un  poco  sopra 
pensiero,  e  pens6  fra  di  se :  —  Qui  gatta  ci  cova :  se  vera- 
mente  cio  che  il  giudeo  mi  propone  fosse  un  affarone,  le  com- 
prerebbe  lui  quelle  azioni,  e  se  le  ha  gia  comprate,  se  le  ter- 
rebbe.  Tuttavia,  forse  si  contenta  della  provvisione.  II  fur- 
fan  te  e  volpe  vecchia.  Vedremo ;  ma  in  cotesta  faccenda 
bisogna  andare  con  pie  di  piombo. 

-  Ottimamente,  rispose  Ottavio,  la  risposta  a  quanto  pro- 
poni  ti  arrivera  stasera.  Intanto  dammi  il  listino  dei  valori, 
ne  parlero  col  signor  Casali,  e  prima  del  tramonto  avrai  un 
telegramma.  Ma  bada  bene:  se  la  compra  si  fa,  pagheremo 
le  azioni  al  prezzo  corrente  di   quest 'oggi,  non  a  quello   di 
domani.  Siamo  intesi? 

—  S'intende!  s'intende!  Rimane  Io  stesso  prezzo  fino   a 
mezzanotte.  Ma  bravo  signor  Ottavio!  Vegga  di  persuadere 
il  signor  Casali.  Sara  un  affarone,  mi  creda,  sara   un   affa- 
rone. 

Qui  Ottavio  si  alzo  in  piedi  e  prese  il  cappello  per  andar- 
sene. 

-  Ma  come  ?  dunque  non  resta  a  pranzo  ?  vuole   andar- 
sene  davvero?  Oh  quanto  mi  displace! 

—  Senti,  mio  bel  giudeo !  Se  accettassi  il  tuo  invito  tu  cre- 
peresti  dal  dolore,  ed  io  ti  vogiio  troppo  bene  e  non  vo'  farti 
morire  di  morte  cosi  obbrobriosa.  Dunque,  figlio  di  Abramo, 
addio ! 

L'usuraio  accompagno  il  giovane  fino  alia  porta  del  suo 
studio,  e  fra  mille  compliment!,  sorrisi,  e  salamelecchi  Io 
accommiato. 

-  Quando  Ottavio  passo  dinanzi   all'uscio   della  cucina, 


XX \  I.    A   SCUOLA   DI   REBECCA    LEVI  179 

mise  dentro  la  testa,  e  vide  Rebecca  tutta  intenta  a  tagliuz- 
zare  del  minuzzoli  di  carne  e  di  grasso. 

-  Che  si  fa,  signorina?  disse  il  giovane   fra  un  inchirio 
e  un  sorriso. 

—  Prepare  la  carne  per  fare  un  poco  di  salame  d'oca, 
rispose  la  ragazza,  senza  levare  gli  occhi  dal  roltello.  Babbo 
6  molto  ghiotto  di  salame  d'oca,  e  babbo  dice  che  e  molto 
superiore  al  salame  dei  cristiani,  e  babbo  conosce  molto  bene 
queste  cose. 

-  Babbo  e  un  pozzo  di  sapienza !  fece  eco  il  giovane. 

-  Senza  dubbio.  Sa  a  mente  gran  parte   del  Libro,  co- 
nosce poi  il  talmud,  la  mishna,  il  midrash  e  la  massora. 

-  E  1'aritmetica,  aggiunse  Ottavio. 

La  ragazza  11011  rispose,  e  nel  silenzio  che  segui  si  sen- 
tiva  solo  il  tac  tat-  del  coltello  che  trinciava  il  future  salame 
d'oca. 

-  Sentite,  signorina,  ripiglio  il  giovane,  abbandonando  a 
poco  a  poco  la  soglia  della  porta  e  avvicinandosi  al  salame 
d'oca;  potrei  rivolgervi  una  domanda? 

Rebecca  alzo  gli  occhi  e  il  coltello  dal  salame,  e  a  bocca 
aperta  stette  a  sentire  la  domanda. 

-  Vorrei  sapere  una  questione  che  mi  sta  molto  a  cuore. 
Ditemi,  signorina,  credono  i  giudei,  crede  vostro  padre,  cre- 
dete  voi  all' immortalita  dell'anima? 

A  queste  parole  la  giovane  spalanc6  tanto  d' occhi  e  per 
la  meraviglia  lascio  quasi  cadere  il  coltello  che  teneva  in 
mano. 

-  Ah,  signor  Ottavio,  e  perche  dubita?  E  perche  ci  crede 
cosl  cattivi  da  non  credere  all' immortalita  dell'anima?  Ma 
certo,  babbo  dice  che  tutti  i  giudei  credono  alia  immortalita 
dell'anima;  e  che  i  buoni  andranno  dopo  morte  nel  seno  di 
Abramo,  e  i  cattivi  nella  geenna  del  fuoco.  Babbo  crede  al- 
1'  immortalita  dell'anima,  e  babbo  dice  che  io  vedro  la  mamma 
nel  seno  di  Abramo.  Ah,  signor  Ottavio  !  perche  crederci  cosi 
cattivi? 

La  ragazza  pronimcio  queste  parole  con  tanta  semplicita, 


180  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

convinzione  e  fervore  che  Ottavio  ne  fu  tocco,  e  in  quel  mo- 
mento  si  senti  capace  di  poter  amare  di  vero  amore  1'  inno- 
cente  figliuola  dell'usuraio. 

-  Rebecca,  disse,  non  intendeva  di  offender  vi.  So  che  voi 
siete  una  buona  figliuola,  e  vi  ammiro  e  vi  rispetto.  Credete, 
vi  ho  rivolto  quella  domanda  per  soddisfare  un  dubbio  che 
mi  tormentava,  e  la  vostra  risposta  mi  ha  fatto  proprio  bene, 
grazie. 

La  giovane  a  queste  parole  si  rassereno  tutta,  sorrise,  e 
abbassati  gli  occhi  continue  a  trinciare  il  futuro  salame  d'oca. 

-  Ora  lasciate,  continue  il  giovane,  che  alia  mia  domanda 
aggiunga  un'altra  cosa.  Credevano  gli  antichi  giudei  al  pari 
di  voi  all' immortalita  dell'anima?  Formava  questa  credenza 
un  dogma  di  fede  per  gli  antichi  figli  d'Israello? 

—  Ma  certamente !  rispose  con  calore  la  ragazza.  Babbo 
dice  che  i  cristiani  hanno  pigliato  da  noi  questa  credenza, 
e  i  cristiani  credono  all1  immortality  dell'anima.  Babbo  dice 
che  gli  antichi  patriarch!,  i  profeti,  i  giudici,  i  re,  i  giusti 
tutti  dell'antico  testamento  credevano  all'  immortalita  del- 
l'anima; e  babbo  conosce  molto  bene  queste  cose,  perche 
babbo  ha  studiato  il  Libro,  il  midrash,  la  mishna,  e  la 
massora. 

-  Grazie,  Rebecca,  disse  il  giovane  con  atto  e  voce  gen- 
tile. Voi  siete  una  buona  ragazza,  e  anche  bellina.  Qua  la 
mano,  e  grazie  di  nuovo  per  la  vostra  bonta. 

La  figliuola  dell'usuraio  sorrise  e  arrossi  alle  parole  ca- 
valier esche  del  bel  giovane  che  le  stava  dinanzi.  Gli  diede 
la  mano,  lo  salut6,  lo  accompagno  sul  pianerottolo  della  scala, 
si  specchio  con  una  certa  compiacenza,  rientrando  in  cucina, 
sul  fondo  lucido  di  una  casseruola,  e  quando  fmalmente  le 
pulsazioni  del  cuore  ritornarono  allo  stato  normale,  cio  che 
accadde  in  brevissimo  tempo,  continue  in  perfetta  pace  a 
trinciare  il  futuro  salame  d'oca. 


XXVII.   UN  PASSO  RISOLUTO  181 


XXVII. 
Un  passo  risoluto. 


La  signora  Caterina  racconto  ad  Agnese  la  profonda  ira- 
pressione  che  le  parole  di  monsignor  Orlandi  avevano  fatto 
sul  figlio,  e  la  esorto  a  confidare.  La  ragazza,  sempre  pronta 
a  scusare  T  idolo  del  proprio  cuore,  s;  imagine  subito  che  egli 
fosse  gia  convertito,  e  penso  di  cambiare  le  suppliche  ch'ella 
faceva  a  Dio  per  la  conversione  di  Ottavio,  in  inni  di  rin- 
graziamenti.  Ma  il  vescovo  col  quale  si  confido  la  tolse  da 
quella  illusione:  Ottavio  era  uscito  dal  colloquio  veramente 
commosso  e  forse  anche  dubbioso  della  saldezza  dei  proprii 
principii,  ma  una  testa  come  la  sua,  non  si  cambiava  in  un 
tratto.  Ci  voleva  tempo,  e  bisognava  aiutarlo  colla  preghiera, 
e  coi  buoni  suggerimenti. 

La  seconda  impresa  alia  quale  Agnese  mise  tutta  1'energia 
e  la  forza  della  sua  bell'anima  fu  di  ritrarre  il  padre  dalla 
mala  via  in  cui  si  era  messo.  Ma  a  farlo  accorto  del  suo  er- 
rore  fu  nulla.  Gli  dimostro  I'ingiustizia  che  commetteva  nel 
perseguitare  un  signore  cosi  buono,  onesto  e  generoso,  quale 
era  il  Bonavita;  il  pericolo  che  correva  di  cadere  egli  stesso 
nella  fossa  che  scavava  per  lui ;  come  a  lungo  andare  i  suoi 
intrighi  verrebbero  a  galla,  e  che  rovina  sarebbe  per  tutta 
la  famiglia  se  fosse  citato  ai  tribunal! .  A  queste  ragioni,  la 
fanciulla  aggiunse  preghiere,  scongiuri,  lagrime,  ma  tutto 
inutilmente.  II  padre  rimase  piii  che  mai  ostinato  nel  pro- 
posito  di  schiacciare  il  suo  rivale,  e  seccato  dall' insistenza 
della  figliuola  ruppe  in  minaccie,  imprecazioni  e  bestemmie. 

Non  essendo  Agnese  riuscita  nel  pio  intento,  zio  Carlo 
ten  to  a  sua  volta  di  ridurre  il  fratello  a  miglior  consiglio. 


182  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

Ma  egli  non  era  Tuomo  da  ci6.  In  molti  punti  i  due  fratelli 
si  rassomigliavano  come  due  gocce  di  acqua,  ambedue  ar- 
denti,  ostinati,  e  di  prima  impressione,  onde  nacque  fra  loro 
im  diverbio  tremendo,  che  mise  sottosopra  la  easa,  e  getto 
nello  spavento  e  nella  costernazione  la  signora  Giuliana  e  i 
due  figliuoli.  Zio  Carlo  aveva  giurato  che  avrebbe  fatto  ve- 
nire al  fratello  la  pelle  d'oca,  ma  in  verita  la  pelle  d'oca 
venne  a  lui,  che  inferorito  Pietro  per  la  severa  sgridata  di 
lui,  dalle  male  parole  venne  a  peggiori  fatti,  e  dato  di  piglio 
a  un  nodoso  bastone  gii  si  scaglio  addosso  per  fame  crudo 
governo.  Alle  grida  di  Carlo,  di  Ernesto  e  delle  donne  cor- 
sero  alquanti  operai,  e  a  stento  riuscirono  a  frenare  il  pa- 
drone, il  quale  ormai  era  piu  bestia  che  uomo. 

Alia  lite  seguirono  parecchi  giorni  di  silenzio,  nei  quali 
i  due  fratelli  non  si  rivolsero  non  che  una  parola  n6  anche 
uno  sguardo,  e  la  casa  Casali  divento  un  mortorio.  La  si- 
gnora Giuliaua,  debole  di  carattere,  sfinita  dai  dolori  morali, 
avvilita,  pregava,  lavorava  e  piangeva  in  silenzio;  Agnese 
poi,  teneva  compagnia  alia  madre,  e  troppo  spesso  piangeva 
con  lei.  Ernesto  annoiandosi  in  casa,  usciva  di  buon  mat- 
tino,  e  passava  quasi  tutto  il  giorno  in  compagnia  di  Gen- 
narino  e  di  Mariuccia  Del  Giudice,  parlando  per  lo  piu  di 
poesia  col  primo,  e  di  mode  colla  seconda.  Ernesto  era  in- 
timo  colla  casa  Del  Giudice,  e  a  Napoli,  durante  T  inverno, 
soleva  per  lo  piu  passare  la  serata  da  loro,  col  pieno  con- 
senso  di  quei  signori  che  lo  sapevano  giovane  morigerato  e 
dabbene.  Da  queste  conversazioni  intime,  nacque  fra  Ernesto 
e  la  Mariuccia  una  certa  simpatia,  che  a  poco  a  poco  nel 
giovane  si  cambio  in  vero  amore,  e  nella  ragazza,  buona  si, 
ma  di  carattere  assai  leggiero,  rest6  allo  stato  di  dormive- 
glia  amorosa.  La  Mariuccia  amava  innanzi  tutto  1'aria,  la 
luce,  i  fiori,  i  profumi,  il  teatro,  e  sopra  ogni  altra  cosa  la 
eleganza  del  vestire.  Questi  amori  occupavano  certamente 
due  terze  parti  del  suo  cuore.  La  quarta  era  divisa  fra  il 
papa,  la  mamma  e  Gennarino.  Ma  giacch6  e  pur  necessario 
che  una  ragazza  tra  i  diciotto  e  i  vent'anni  ami  qualcuno 


XXVII.    UN   PASSO   RISOLUTO  183 

fuori  della  famiglia,  perche  non  serbare  un  cantoncino  del 
suo  cuore  anche  per  Ernesto,  che  per  compenso  le  dava  tutto 
il  suo  ?  La  Mariuccia  dunque  amava  il  giovane  Ernesto,  ma 
il  suo  era  una  specie  di  amore  intermittente,  quieto,  calmo, 
pacifico,  che  non  faceva  crescere  di  un  battito  le  pulsazioni 
del  cuore  di  lei,  e  affrettarne  di  un  istante  la  circolazioiie 
del  sangue.  --  E  poi  che  vale  scaldarsi?  pensava  talvolta  la 
giovane.  Ernesto  e  ancora  uno  studente:  egli  mi  ha  detto 
che  dobbiamo  aspettare  almeno  quattro  anni,  e  intanto  mi 
godero  il  mondo.  E  con  ci6  intendeva  il  mondo  delle  mode, 
pel  quale  ella  solamente  viveva,  beata  e  contenta  di  potere 
mostrare  all'occhio  invidioso  delle  compagne  un  merletto  di 
Fiandra,  una  trina  di  Parigi,  un  busto  di  Londra,  un  paio 
di  guanti  di  Nuova  York  e  un  dorato  colibro  del  rio  delle 
Amazzoni. 

E  intanto  in  casa  Casali  durava  il  mortorio.  Zio  Carlo 
era  stato  assente  da  Apamia  per  quattro  giorni,  e  aveva  la- 
sciato  detto  che  andava  a  Napoli.  Ritornato  che  fu,  ebbe  una 
lunga  conferenza  col  fratello,  presente  un  avvocato.  La  si- 
gnora  (liuliana  ed  Agnese  non  sapevano  che  pensarne.  Le 
cose  dovevano  essere  serie,  giacch6  zio  Carlo  dopo  la  ma- 
laugurata  lite  col  fratello  non  parlava  piu,  mangiava  poco, 
era  sgarbato  con  tutti,  e  non  si  apriva  neppure  colla  sua 
diletta  Agnese.  Questa  aveva  tentato  piii  volte  di  sapere  da 
lui  che  cosa  mulinasse,  ma  ne  aveva  avuto  sempre  la  stessa 
risposta :  —  Angelo  mio,  lo  saprai  fra  pochi  giorni :  attacca 
la  voglia  al  chiodo ;  non  tentarmi  per  ora,  che  faresti  come 
colui  che  menava  Torso  a  Modena:  perderesti  il  tempo,  le 
parole  e  i  passi.  Piu  oltre  non  aveva  voluto  dire.  II  signor 
Pietro  poi  era  ricaduto  nella  sua  taciturnita  abituale.  Parlava 
poco,  fumava  molto  e  frequentava  1'osteria  piu  del  consueto. 
Ottavio  veniva  dai  Casali  su  per  giu  come  prima,  e  aveva 
lunghi  colloqui  col  signor  Pietro.  Ma  essendosi  accorto  che 
Agnese  a  bella  posta  lo  schivava,  aveva  smesso  di  farle  la 
corte,  e  si  limitava  nelle  brevi  conversazioni  a  raccontare 
le  novelle  del  giorno,  o  a  mordere  satiricamente  i  suoi  pro- 


184  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

fessori.  Era  chiarp  che  il  giovane  era  preoccupato  da  un 
pensiero  che  lo  teneva  triste  e  serio  piu  del  solito.  Erano  gli 
affari  del  signer  Pietro  che  pigliavano  una  cattiva  piega,  o 
pure  il  sermoncino  di  monsignor  Orlandi  che  agitavagli  la 
coscienza?  Le  donne  inclinavano  ad  attribuire  il  suo  contegno 
alia  conversione  che  maturava ;  zio  Carlo  invece,  avendo  per 
caso  udita  la  pia  interpretazione,  scosse  la  testa  e  pronuncio 
ricisamente :  la  volpe  perde  il  pelo  ma  non  il  vizio. 

Erano  scorsi  dodici  giorni  dalla  lite,  quando  un  dopo  pranzo 
zio  Carlo  capito  nel  salotto  dove  la  signora  Giuliana  ed  Agnese 
stavano  lavorando. 

II  vecchio  si  mise  a  sedere,  e  con  grande  solennita  si 
soffio  il  naso,  pesto  i  piedi,  e  fece  un  mondo  di  rumore,  quasi 
per  attirare  1'attenzione  della  cognata  e  della  nipote  che  la- 
voravano  quietamente. 

—  Ebbene  che  c'e  di  nuovo,  Carlo?  domando  la  signora. 

-  Giuliana,  disse  1'altro,  debbo  parlarvi  di  una  cosa  molto 
seria,  e  ho  scelto  questo  momento  quando  mio  fratello  e  alia 
fabbrica,  ne  verra  ad  interrompermi. 

—  Dunque,  disse  la  donna  con   accento  addolorato,  non 
mi  fate  stare  in  pena ;  forse  qualche  altra  lite,  o  una  nuova 
disgrazia  ? 

-  No,  no,  non  trepidate !  niente  di  nuovo  !  Ma  statemi  a 
sentire,  e  non  zittite!...  lo  voglio  bene  a  voi,  ad  Agnese  e 
ad  Ernesto  assai  piu  di  quell' uomo... 

—  Ma!...  sospiro  la  donna  dando  un'occhiata  suppliche- 
vole  a  zio  Carlo. 

—  Lasciatemi  continuare,  non  parlero  di  lui.  Dunque  io 
vi  voglio  bene,  e  1'amore  e  la  fede  dall'opere  si  vede.  Sap- 
piate  dunque   che   qualunque  cosa   sia   per  accadere  a  mio 
fratello  voi  potrete  sempre  confidare  in  me.  Io  saro  il  vostro 
sostegno,  ne  mai  vi  abbandoner6. 

Le  due  donne  guardarono  sbalordite  il  vecchio,  e  non  sa- 

pevano  intendere  dove  andasse  a  parare. 

-  Dunque  ci  sovrasta  una  nuova  disgrazia !  mormoro 
Agnese. 


LXVII.    UN  PASSO   RISOLUTO  185 

-  Forse  si,  e  forse  no ;  io  sono  convinto  di  si ;  ma  non 
voglio  metter  bocca  dove  non  mi  tocca.  Intanto  vi  diro  questo 
solo,  che  dopo  matura  riflessione  mi  sono  separate  legalmente 
da  Pietro,  e  non  ci  ho  piii  niente  a  fare  nella  fabbrica.  Quindi 
innanzi  egli  restera  da  s6  a  pelare  i  suoi  polli.  Io  ho  ritirato 
i  miei  capitali,  e  se  domani,  ripeto,  capitasse  una  disgrazia, 
sapete  dove  potete  rifugiarvi.  Resto  io,  e  tutto  quello  che  ho 
e  a  vostra  disposizione. 

-  Come !  vi  siete  separate  da  mio  marito  ?   domando  la 
signora  Giuliana  fuori  di  se  per  Io  stupore. 

-  Oh  zio !  e  come  vi  siete  condotto  a  questo  passo  ?  ag- 
giunse  Agnese. 

-  Vi  diro  tutto,  e  statemi  bene  a  sentire.  Da  parecchi 
mesi  mio  fratello  fa  una  guerra  spietata,  ingiusta,  vigliacca 
al  signor  Bonavita,  ed  io  non  posso  in  nessuna  maniera  coope- 
rare  a  tanta  iniquita.  Pietro  non  ha  voluto  cedere  alle  mie 
preghiere ;  dunque  non  mi  resta  altro  che  fare  fagotto  e  andar- 
mene  pe'  fatti  miei.  Inoltre  senza  il  mio  previo  consenso  egli 
si  6  imbarcato  in  speculazioni  dubbie,  incerte  e  che  io  credo 
affatto  rovinose.  Ha  comprato  per  circa  cinquanta  mila  lire 
di  azioni  argentine,  e  non  mi  ha  detto  verbo ;  ha  fatto  lega 
con  un  sindacato  anglo-italiano,  e  non  si  degn6  di  avvertirmi. 
Se  domani  accade  un  disastro  finanziario  ci  resteremo  tutti 
e  due  alia  schiaccia.  Ci  rimanga  lui,  se  Io  vuole ;  io  me  ne 
sono  tirato  fuori.  Intanto  io  stesso  volli  informarmi  a  Napoli 
su  questa  faccenda  delle   azioni   argentine,  e  non  ne  potei 
sapere  il  netto.  Insomma,  buio  via  buio  fa  buio.  Ma  io  sto 
col  proverbio:  mercanzia  non  vuole  amici.  Egli  vuol  far  di 
capo  suo:  ebbene  arrischi  i  suoi  capitali,  i  miei   non   glieli 
do  da  buttar  al  diavolo.  E  cosi  ci  siamo  separati,  e  domani 
lasciero  anche  la  casa  e  andr6  a  vivere   nel  villino  Giusti- 
niani  a  porta  Carno,  e  T  ho  gia  affittato  e  ammobigliato  di 
tutto  punto. 

A  queste  parole  un'esclamazione  di  dolorosa  sorpresa  use! 
allo  stesso  tempo  dal  cuore  e  dalle  labbra  delle  due  donne. 


186'  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

La  signora  Giuliana  comincio  a  piangere  quietamente  e  Agnese 
ruppe  in  un  singhiozzo  semi  affogato. 

-  Non  vi  affliggete  per  cotesto.  Rimango  a  due  passi  da 
voi.  Dopo  tutto  quello  che  e  accaduto  non  poteva  restar  piii 
in  casa  di  Pietro:  ma  sara  per  poco.  Tutti  i  nodi  vengono 
al  pettine,  e  temo  che  mio  fratello  dovra  presto  ricordarsi 
del  proverbio  che  dice:  cattivo  quel  guadagno  che  cagiona 
maggior  danno.  Egli  vuol  fare  grassi  guadagni  violando  la 
legge  di  Dio  e  le  leggi  della  prudenza,  ed  io  vi  dico  che  la 
farina  del  diavolo  va  tutta  in  crusca.  Ce  ne  accorgeremo  al 
trarre  dei  conti,  e  chi  vivra  vedra.  Ad  ogni  modo,  ho  detto 
e  ripeto :  confidate,  voi.  Qualunque  disgrazia  v'  incolga,  ri- 
mango  io,  e  basta. 

La  partenza  di  zio  Carlo  pel  suo  villino  mise  il  colmo 
alia  tristezza  che  gia  regnava  in  casa  di  Agnese.  Ernesto 
domando  al  padre  e  ottenne  di  accompagnare  i  Del  Giudice 
a  Napoli  dove  finirebbe  il  resto  delle  vacanze,  le  due  donne 
non  trovando  consolazione  fra  gli  uomini  si  rifugiarono  a 
cercarla  in  Dio,  e  il  signor  Pietro  cerco  distrazione  e  sol- 
lievo  nella  pipa,  nella  bottiglia,  e  nell'odio  ognor  piii  vivo 
contro  il  suo  rivale. 


RIVISTA  BELLA  STAMPA 


i. 

GlAN   DOMENIGO    MANSI 
E    LE    GRANDI   COLLEZIONI    CONCILIARI. 

Nella  scorsa  primavera  il  rinomato  editore  H.  Welter  di  Parigi 
(Rue  Bernard-Palissy,  4)  annunziava  la  gigantesca  intrapresa  di  rimet- 
tere  in  luce  la  Sacrorum  Conciliorum  nova  et  amplissima  Collectio 
di  Giov.  Domenico  Mansi,  pubblicata  tra  gli  anni  1759-1798  in  31  vo- 
lumi  in  folio,  e  si  propone  ?a  di  aggiungervi  altri  otto  o  nove  volumi 
pei  Concilii  piu  recenti  e  per  le  tavole  e  registri  dell'opera  intera. 
II  lavoro,  condotto  con  nuovi  processi  tipografici,  deve  ridare  1'edi- 
zione  del  secolo  scorso  tale  e  quale  gia  esiste,  pagina  per  pagina, 
linea  per  linea,  fino  ne'  suoi  piu  minuti  particolari,  cosi  che  le  cita- 
zioni  che  da  cent'anni  gli  eruditi  vanno  riferendo  a  quella  vecchia 
edizione  trovino  il  riscontro  piu  perfetto  nella  nuova  *. 

Trattasi  forse  di  una  riproduzione  per  mezzo  della  fotografia  e 
zincotipia?  Cio  e  in  uso  gia  da  tempo  presso  gli  amatori,  ma  per 
le  opere  antiche  di  molto  pregio  e  divenute  assai  rare. 

Che  la  collezione  del  Mansi  sia  molto  rara,  veramente  non  si 
potrebbe  dire.  Essa  si  trova  sparsa  nelle  biblioteche  pubbliche  e  pri- 
vate, special mente  in  Italia,  quanto  pud  bastare  al  bisogno  comune 
degli  studiosi.  Certo  e  tuttavia  che  non  si  trova  piu  nel  commercio 
librario  e  che  le  ultinie  copie  d'occasione,  messe  in  vendita,  salirono, 
come  nota  1'editore,  fino  al  prezzo  di  6000  e  6500  franchi.  Chi 
dunque  non  la  possiede  e  la  desidera,  o  chi  non  la  possiede  com- 
piuta  e  vuole  compierla  acquistando  i  volumi  mancanti,  accogliera 
volentieri  la  nuova  ristampa,  il  cui  primo  volume  apparira  nel  gen- 

1  L'editore  dichiara  di  voler  ristampare  il  Mansi  par  un  precede  noit- 
/•cau,  et  au  moyen  ditquel  Vani'iennv  edition  se  trouve  reprodnite  avcc  nix* 
similitude  et  une  exactitudine  <ie  details  absolnment  parfctita. 


188  RIVISTA 

naio  1901  e  gli  altri  in  seguito,  uno  ogni  due  mesi,  cosi  che  nel 
1906  tutta  1'opera  sia  terminata  1. 

Quanto  al  suo  pregio  intrinseco,  1'editore  non  ha  nessun  dubbio. 
Per  ricchezza  e  pienezza  di  materia,  come  pure  per  la  bonta  della 
critica  nella  determinazione  dei  testi  e  nelle  ricerche  storiche  e  teolo- 
giche,  egli  la  crede  superiore  a  tutte  le  collezioni  conciliari  che  pre- 
cedettero  il  Mansi;  e  siccome  tra  gli  altri  il  Jaffe  nei  suoi  Regesta 
e  1'Hefele  nella  sua  Storia  de'  Concilii  la  vanno  citando  di  prefe- 
renza,  stima  che  essa  risponda  oggi  ancora  a  tutte  le  esigenze  della 
storia  e  della  critica  e  che  quindi,  tenendo  conto  del  grande  ardore 
in  che  a'  tempi  nostri  sono  gli  studii  storici,  sia  veramente  profit- 
tevole  farle  1'onore  di  una  copia  scrupolosissima,  moltiplicandone 
gli  esemplari  a  sussidio  e  comodita  maggiore  degli  eruditi  2. 

Tali  pregi  per6  non  riscontra  in  questa  collezione  il  r.  p.  Enrico 
Quentin,  benedettino  di  Solesmes,  e  nel  suo  dotto  lavoro  Giando- 
menico  Mansi  e  le  grandi  collezioni  conciliari*  scrive  fin  dal  prin- 
cipio  la  sentenza,  che  e  sintesi  del  libro  intero :  «  ^Amplissima  non 
e  compiuta,  e  nieno  ancora  pud  dirsi  edizione  critica.  »  Non  sap- 
piamo  se  lo  studio  del  monaco  di  Solesmes  sia  la  risposta  della  scienza 
critica  all'appello  delPeditore  parigino ;  certo  e  che  questi,  dopo  tale 
evidente  ed  irrefutabile  dimostrazione,  dovrebbe  per  avventura  riflet- 
tere  di  nuovo,  se  veramente  gli  convenga  metter  mano  a  lavoro  si 
grande  e  dispendioso  e  se  gli  eruditi  ne  trarranno  di  fatto  quei  van- 
taggi  a  sussidio  dei  loro  studii,  ch'egli  con  si  ardito  divisamento 
s'impromette. 

Prima  di  dare  le  ragioni  della  sua  sentenza,  il  ch.  p.  Quentin  si  fa 
ad  esporre  sommariamente  in  una  prima  parte  (pp.  7-58)  la  storia  delle 

1  Pel  primi  duecento    associati   ogni   volume   costera  fr.  60 ;   in  tutto 
fr.  2,400  incirca.  Gli  altri  che  sottoscrivono  un  po'  piii  tardi  dovranno  sbor- 
sare  per  ogni  volume  fr.  60,  75  e  forse  anche  100,  a  seconda  dei  casi;  poiehe 
1'edizione  nou  dipende  dal  numero  degli  associati  ed  i  ritardatarii  dovranno 
pagare  il  fio  della  lor  negligenza  nel  dare  il  nome. 

Chi  poi  intende  acquistare  separatamente  alcuni  volumi,  dovra  darne 
rindicazione  prima  del  30  desembre  1900  e  dovra  pagare  fr.  75  per  ogni 
tomo  dal  1°  al  28°,  e  fr.  200  pei  tomi  29,  30  e  31. 

2  Tanto  si  ritrae  da  un  invito  a  stampa  pubblicato  daU'editore. 

3  R.  P.  HENRI  QUENTIN,  Benedictin  de  Solesmes.  —  Jean- Dominique  Mansi 
et  les  grandes  Collections  Conciliates.  Etude  d'histoire  litttraire  suivie  d'une 
correspondance  inedite  de  Baluze  avec  le  Cardinal  Casanate  et  cle  lettres  de 
Pierre  Marin,  Hardouin,  Lupus,  Mabillon  et  Monfaucon.   Paris,  Ernest  Le- 
roux,  1900.  Un  volume  in  8°  di  pp.  272. 


DELL  A   STAMPA  189 

edizioni  generali  del  Concilii,  che  dalla  meta  del  secolo  XVI  sino 
alia  fine  del  XYIII  si  succedettero  1'una  all'altra  quasi  senza  inter- 
ruzione.  «  Nulla  e  tanto  curioso,  dic'egli  (p.  5),  quanto  lo  spettacolo 
delle  trasformazioni  incessanti  di  un'opera,  il  cui  fondo  non  varia 
mai,  ma  che,  di  giunta  in  giunta,  dopo  aver  cominciato  con  due 
meschini  volumi,  termina  poi  nella  gran  massa  di  trentun  volumi 
in  foglio  grande ;  in  seguito  poi  si  scopre  come  gli  otto  editori  suc- 
cessivi  s'attengono  si  strettamente  1'uno  all'altro,  che  torna  impos- 
sibile  giudicare  rettamente  delPultimo,  se  prima  altri  non  si  e  reso 
conto  del  lavoro  de'  predecessori  di  lui.  » 

Yolendo  riassumere  il  piu  brevernente  che  torni  possibile  il 
poderoso  lavoro  del  solerte  Benedettino,  sara  bene,  per  comodo  del 
lettore,  porre  qui  anzitutto  uno  specchio  delle  varie  edizioni  conci- 
liari,  strettamente  derivanti  1'una  dall'altra: 

1)  Parigi   1524  in  2  volumi,  di  Giacomo   Merlin,  canonico  di 

Parigi.  Ristampe   1530  e  1535. 

2)  Colonia  1538  in  3  volumi,  del  p.  Pietro  Crabbe,  franceseano 

di  Malines. 

3)  Colonia  1567  in  4  volumi,  del  certosino  Lorenzo  Surio. 

4)  Venezia  1585  in  5  volumi,  di   Domenico   Nicolini. 
5)  Colonia  1606  in  5  volumi,  di  Severino  Bini.  Ristampe   nel 
1618   e    1636 ;  quest'ulthna  in  11  volumi. 

6)  Roma  1608-1612  in  4  volumi,  detta  di  Paolo  V. 

7)  Parigi  1644  in  37  volumi,  detta  Reale  del  Louvre. 

8)  Parigi  1671-1677  in  17  volumi,  dei  gesuiti  pp.  Filippo  Labbe 

e  Gabriele  Cossart. 

9)  Parigi  1683   di   Stefano   Baluze.  Fu   pubblicato  il 
solo  1°  volume. 

10)  Parigi  1715  in  11  volumi,  del  gesuita  p.  Giovanni 
Hardouin. 

11)  Venezia  1728-1733  in  23  volumi,  di  Nicolb  Coleti. 

12)  Venezia  1759-1798  in  31  volumi,  di  Giandomenico  Mansi. 

Al  Merlin  spetta  il  vanto  d'aver  collocata  nel  15241apietra  fon- 
damentale  di  si  vasto  edificio.  Nel  primo  volume  egli  raccolse  Fopera 
del  pseudo  Isidore,  cioe  quattro  concilii  generali,  quarantotto  pro- 
vinciali  e  le  decretali  de'  Papi  da  S.  Pietro  a  Zaccaria  I,  un  ammasso 
di  vero  e  di  falso,  senza  critica  alcuna,  tratto  da  un  manoseritto 
del  secolo  XII  o  XIII,  a  quanto  pare,  e  per  giunta  mendosissimus, 
come  lo  giudicd  1'Hinschius.  L'altro  volume  contiene  il  Y  e  VI  Con- 
cilio  generale,  quello  di  Oostanza  preso  da  una  edizione  particolare, 
e  quello  di  Basilea  tratto  dagli  Atti  autentici. 

II  Crabbe  ristampd  il  Merlin  con  1'aggiunta  di  75  concilii, 
tratti  da  manoscritti  e  pubblicati  con  critica  sufficiente,  ma  con 


190  RIVISTA 

non  pochi  error!  di  cronologia.  Egli  perd  ebbe  il  merito  d'  impri- 
mere  all'opera  altra  forma  migliore,  quella  che  poi  rimase  in  seguito 
presso  gli  altri,  compreso  il  Mansi.  Cioe  diede  ordine  cronologico 
ai  documenti;  pose  in  testa  di  ogni  pontificate  la  vita  del  Papa 
traendola  dal  Liber  Pontificalis ,  del  quale  per  conseguenza  il  Crabbe 
sarebbe  il  primo  editore;  mise  in  margine  le  varianti,  e  prima  o 
dopo  i  testi  pose  le  note  storiche  o  critiche  che  a  suo  giudizio  po- 
tevano  occorrere. 

Or  questo  po'  di  buono,  viene  tosto  rovinato  dal  Surio.  Aggiunge 
egli  bensl  parecchi  nuovi  document!  inediti  ed  ana  trentina  d'altri 
Concilii;  ma  ristampando  il  Crabbe,  sopprime  parecchie  sue  varianti, 
sopprime  o  ristampa  in  caratteri  ordinarii  quel  che  il  Crabbe,  per 
maggiore  distinzione  critica,  aveva  pubblicato  in  caratteri  minuti 
entro  il  testo,  e  di  sovente  altera  di  suo  capriccio  i  testi  stessi 
originali. 

Le  infedelta  suriane  passarono  intatte  nelle  collezioni  seguenti 
ed  anzitutto  in  quella  del  Mcolini ;  la  quale,  se  non  fu  molto  con- 
siderata  dai  compilatori  seguenti,  introdusse  pero  una  novita,  che 
rese  poi  ben  facile  la  briga  di  moltiplicare  i  volumi  con  poca  spesa 
di  fatica  e  di  studio.  Invece  di  mettere  a  stampa  documenti  inediti, 
si  comincid  qui  a  rimpinzare  la  collezione  con  opere  parti colari, 
precedentemente  stampate.  «  La  critica,  nota  1'Autore  (p.  21),  non 
guadagnera  gran  fatto,  e  la  purezza  de'  testi  andra  piuttosto  decre- 
scendo  durante  il  corso  delle  stampe  successive.  » 

11  Bini  s'attenne  con  iscrupolo  veramente  soverchio  al  Surio. 
Poco  aggiunse  d'inedito ;  tolse  invece  alcune  cose  all'edizione  del  Ni- 
colini  ed  altre  parecchie  aggiunse  dalle  opere  particolari  a  stampa. 
Ma  il  suo  torto  massimo  e  stato  1'avere  accolto  per  intero  nell'edi- 
zione  del  1618,  e  con  poco  giudizio,  quella  di  Paolo  Y.  L'edizione 
romana  non  era  certo  priva  di  merito,  perocche  pubblicava  per  la 
prima  volta  parecchi  testi  greci,  tratti  dalla  Biblioteca  Yaticana. 
Ma  gli  editori,  sotto .  pretesto  di  eleganza  di  frase,  ritoccarono  le  an- 
tiche  version!  latine,  fino  a  renderle  talvolta  irreconoscibili.  E  ben 
vero  che  i  nuovi  pass!  tradotti  furono  stampati  con  tip!  diversi, 
perche  tosto  fossero  riconosciuti  dai  lettori ;  ma  il  Bini  non  vi  bado, 
e  nella  sua  ristampa,  che  servi  di  modello  immediato  alle  seguenti, 
confuse  ogni  cosa,  lasciando  i  testi  nello  stato  deplorevolissimo,  nel 
quale  ancor  oggi  si  trovano. 

L'edizione  del  Louvre,  ^-ondotta  con  lusso  veramente  regale,  al- 
tro  non  fa  che  ricopiare  quella  del  Bini,  aggiungendo  i  tre  volumi 
dei  Concilii  della  Gallia  del  Sirmond  ed  il  primo  dei  Concilii  di 


DELLA   STAMPA  191 

Inghilterra  dello  Spelman.  Meno  splendida  e  di  minor  mole  appa- 
rente  e  1'edizione  del  Labbe.  Essa  pero  fa  molte  aggiunte  a  quella 
del  Louvre,  e  tra  1'altro  pubblica  buon  numero  di  assemblee  vesco- 
vili,  alcune  delle  quali  possono  dirsi  veri  concilii.  Questa  novita  piac- 
que  ai  compilatori  seguenti,  che  perd  andarono  fino  all'eccesso,  acco- 
gliendo  assemblee  di  poca,  anzi  niuna  importanza,  come  consacra- 
zioni  di  vescovi,  traslazioni  di  reliquie  e  siinili.  Quanto  a'  testi,  il 
Labbe  ritorna  con  maggiore  fedelta  all'edizione  del  Bini,  ed  ha 
molta  cura  di  mettere  in  rilievo  le  varianti  delle  parole,  mentre 
passa  sotto  silenzio  differenze  notevolissime  e  perfino  intere  omis- 
sioni  di  frasi :  nuovo  difetto  ereditario  delle  collezioni  seguenti. 

Non  e  a  dire  p$r6  che  questo  modo  di  procedere  in  tanto  fer- 
vore  di  ristampe  conciliari  non  fosse  avvertito  dai  dotti,  e  non  sor- 
gesse  una  salutare  reazione.  II  Baluze  e  dopo  lui  il  p.  Hardouin  mi- 
sero  mano  all'opera  con  ben  altro  criterio ;  ma  ambedue,  sebbene 
in  modo  differente,  videro  rovinata  la  loro  impresa  a  cagione  della 
questione  sulle  libertfi  gallicane.  II  Baluze  dedico  il  suo  primo  vo- 
lume ai  Santissimi  Padri  della  Chiesa  Gallicana  con  manifesta 
tendenza  in  ogni  cosa  di  levare  a  cielo  quei  funesti  principii  dot- 
trinarii  contro  la  Chiesa  di  Eoma.  Tante  furono  le  opposizioni  dei 
ben  pensanti,  che  1'opera  falli  e  rimase  a  quel  primo  volume. 
L'  Hardouin  invece  pote  cornpieiia.  Uomo  origin alissi mo,  com'era, 
trovo  modo  di  farsi  dare  1'  incarico  pel  suo  lavoro  dalla  stessa  famosa 
Assemblea  del  Clero  di  Francia,  con  assegnamento  perfino  di  una 
pensione.  AllorchS  apparve  la  stampa,  apriti  cielo!  Yi  aveva  serni- 
nato  par  entro  a  piene  mani  le  massime  piu  contrarie  alle  liberta 
gallicane;  tutto  vi  era  infetto,  dalla  vignetta  in  capo  al  primo  vo- 
lume, fino  alle  tavole  ed  ai  registri  dell'ultimo.  Non  gli  fu  piu  per- 
donato.  La  critics  piu  acerba  infuriO  contro,  e  fu  subito  proibita  la 
vendita  dei  volumi  appena  usciti  dai  torchi  nel  1715;  nel  1722  fu 
permessa  bensi,  ma  con  tali  restrizioni  che  rendevano  inutile  la  con- 
cessione.  Solo  nel  1725  fu  dato  all'opera  libero  corso,  quando  ora- 
mai  il  suo  discredito  era  assodato.  «  Eppure,  nota  il  Quentin  (p.  48), 
oonvien  dirlo  a  voce  alta,  nessun  editore  aveva  mai  fatto  meglio 
del  p.  Hardouin,  ed  il  suo  lavoro  sorpassava  di  gran  lunga  tutti  quelli 
che  1'avevano  preceduto  » .  Ed  in  vero  1'  Hardouin  s'  era  proposto 
di  togliere  i  documenti,  che  nulla  hanno  che  fare  con  la  materia 
de'  Concilii,  di  sopprimere  le  note  inutili  o  d'argomento  oramai  anti- 
quato  e  di  ridurre  i  testi  alia  lezione  de'  manoscritti  ovvero  alia 
prima  loro  edizione  a  stampa,  se  i  manoscritti  manchino.  «  A  giu- 
dizio  di  tutti,  conchiude  mestamente  1'Autore  (p.  58),  e  colpa  della 


192  RIVISTA 

querela  gallicana,  se  il  testo  de'  Concilii,  una  delle  fonti  primarie 
della  storia,  del  diritto  e  della  teologia,  si  trova,  a'  giorni  nostri,  piu 
d'ogni  altro  in  ritardo  ». 

Di  fatto,  quando  Mcold  Coleti  s'accinse  nel  1728  alia  sua  nuova 
edizione  de'  Concilii,  stimd  bene  lasciare  quasi  del  tutto  in  un 
canto  1'  Hardouin  e  riprendere  col  massimo  scrupolo  il  Labbe,  tor- 
nando  quietamente  al  comodissimo  metodo  tradizionale  di  ridare 
il  compilatore  precedente  con  la  solita  aggiunta  di  altre  opere  gia 
messe  a  stampa. 

Aggiungere  volumi  a  volumi:  tale  sembra  essere  1'unico  intento 
e  per  conseguenza  il  piu  grave  difetto  delle  varie  collezioni  conci- 
liari.  «  Di  critica  non  si  fa  questione.  Dai  manoscritti  traevansi 
volentieri  alcune  varianti,  piu  volentieri  ancora  traevansi  delle  ag- 
giunte,  specie  quand'erano  considerevoli ;  ma  che  tra  i  manoscritti 
1'uno,  fosse  anche  il  piu  antico,  avesse  o  sembrasse  avere  delle 
lacune  in  paragone  al  testo  gia  stampato,  non  curavasi  quasi  mai, 
omettendo  del  tutto  di  additare  queste  differenze,  che  pur  sono  tanto 
important!  »  (p.  164). 

Questa  e  1'eredita  che  ora  vedremo  passare  in  mano  del  Man  si 
e  rimanere  intatta  fino  a  noi. 

Giandomenico  Mansi  nacque  a  Lucca  nel  1692.  Giovinetto  di 
sedici  anni  entr6  nella  Congregazione  de'  Chierici  regolari  della  Madre 
di  Dio  e  vi  passo  tranquillamente  la  vita  nell'esercizio  delle  virtu 
religiose,  finche  nel  1765  fu  eletto  e  consecrate  arcivescovo  di  Lucca. 
Quivi  morl  il  27  settembre  1769. 

La  gran  fama,  ch'ebbe  ed  ha  tuttavia  tra  gli  eruditi,  non  tanto 
gli  provenne  dall'esser  egli  scrittore  originale,  sibbene  dall'avere  posto 
il  suo  no  me  in  fronte  a  ben  novanta  volumi  in- folio,  senza  con- 
tare  i  molti  in-quarto.  Pareva  non  potesse  vivere  senz'essere  occu- 
pato  in  qualche  stampa  e  spesso  in  piu  stampe  insieme.  Egli  tra- 
duce le  opere  altrui  o  le  ripubblica  con  1'aggiunta  di  dissertazioni, 
di  note,  di  varianti.  Comincid  questa  sua  attivita  fecondissima  nel  1725 
con  la  traduzione  dell'opera  del  Calmet  sulla  Bibbia,  chefini  nel  1738; 
ma  entro  quegli  anni  ristampd  la  Veins  disciplines  del  Thomassin. 
Dal  1738  al  1756  ripubblica  gli  Annali  del  Baronio  e  del  Kaynald, 
28  volumi  in-folio,  e  frattanto,  tra  il  1748  ed  il  1752  mette  in  luce 
i  sei  volumi  in-folio  del  Supplementum  alia  Collezione  de' Concilii 
del  Coleti. 

Di  qui  all'  idea  di  fondere  in  un  corpo  solo  il  Supplementum 
con  la  collezione  coletiana  il  passo  era  breve.  S'accorda  nel  1756 


BELLA   STAMP  A  193 

con  lo  stampatore  Zatta  di  Yenezia  e  nel  1759  esce  fuori  il  1°  vo- 
lume della  Saerorum  Conciliorum  nova  et  amplissima  Collectio. 
II  Mansi,  quando  mise  raano  all'impresa,  aveva<64  anni.  Nel  1764, 
otto  anni  piii  tardi,  tatto  il  lavoro  preparatorio  era  compiuto  e  lo 
stampatore  di  Yenezia  riceveva  il  31mo  ed  ultimo  volume  fo\Y Am- 
plissima gia  pronto  pe'  torchi,  che  perc)  non  doveva  vedere  la  luoe 
se  non  nel  1798. 

Eppure  all'attivita  di  quell' uomo,  neppure  questo  lavoro,  per  se 
medesimo  immaue,  parve  sufficiente.  Spende  due  anni  in  viaggi 
(1757-58)  a  Yienna,  aBoma,  a  Napoli  in  cerca  di  document!.  Nel  1758 
ripubblica  la  Teologia  morale  del  Beiffenstuel  in  un  volume,  e  rnette 
mano  a  purgare  Y  Encyclopedia  francese,  di  cui  compie  il  1°  volume. 
Contemporaneamente  comincia  la  pubbiicazione  della  Storia  eccle- 
siastim  di  Natale  Alessandro,  nove  volumi,  finiti  nel  1762.  Intanio 
nel  1760  ripubblica  la  Teologia  morale  del  Laymann  in  due  vo- 
lumi e  nel  1761  ristampa  la  Miscellanea  del  Baluze  in  quattro  vo- 
lumi. Compiuta  quest'edizione  nel  1762,  s'accinge  a  quella  della 
Storia  ecclesiastica  del  Graveson  in  due  volumi.  Tutte  opere  in- folio 
con  note  ed  addizioni,  meutre,  non  si  dimentichi,  era  in  corso  1'al- 
lestimento  &Q\V  Amplissima. 

C'e  da  stordire  davvero.  Ma  nello  stesso  tempo  la  mente  ri- 
corre  al  noto  proverbio:  pluribus  inlentus  minor  est  ad  singula 
sensus,  e  chiede  con  pieno  diritto,  come  mai  un  uomo  solo,  diviso 
fra  tante  brighe,  potesse  in  si  breve  tempo  preparare  con  la  debita 
serieta  e  col  voluto  metodo  critico  un'  opera  gigantesca  di  31  vo- 
lumi in  foglio.  II  lavoro  materiale  procedeva  certo  assai  lesto.  Nella 
copia  del  Coleti,  che  serviva  di  fondo  alia  nuova  edizione,  egli  in- 
dicava  i  luoghi  dove  si  dovevano  inserire  le  nuove  opere  a  stampa 
e  le  varie  parti  del  Supplemento  gia  pubblicato;  in  margine  no- 
tava  le  variant!  che  traeva  dai  suoi  proprii  manoscritti ;  entro  le 
pagine  incastrava  le  copie  de'  documenti  nuovi.  Di  mano  in  mano 
che  aveva  cosi  compiuto  un  volume,  lo  spediva  a  Yenezia,  e  senz-a 
piii  occuparsene  e  lasciando  interarnente  allo  stampatore  la  revi- 
sione  e  la  correzione  delle  bozze,  a  suo  tempo  riceveva  ogni  cosa 
stampato  in  grossi  volumi  in  foglio.  Tanto  sappiamo  da'  suoi  bio- 
grafi.  Ma  la  notizia  non  giova  a  commendazione  dell'opera ;  piu  tosto 
le  pregiudica.  Giandomenico  Mansi  ha  senza  dubbio  il  rnerito  d'aver 
fornito  molti  documenti  nuovi  e  d'avere  derivato  ne\V Amplissima 
aggiunte  considerevolissime,  talvolta  di  volumi  interi,  tratti  dalle  opere 
particolari  gia  messe  a  starnpa,  specialmente  dai  Concilii  d'lnghil- 
terra  del  Wilkins  e  dagli  Scriptores  del  Martene.  Ma,  come  nota 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1208.  13  IS  ottobre  1900. 


194  RIVISTA 

1'Autore  (p.  66),  fatta  questa  doverosa  ginstizia,  la  critica  ha  pure 
i  suoi  diritti  e  vuol  farli  valere. 

Qui  non  possiamo  seguire  il  ch.  Benedettino  nell'esame  critico, 
ampio  e  minuzioso,  che  intraprende  di  ogni  singolo  volume  del- 
VAmplissima,  con  erudizione  profonda,  con  riscontri  di  codici  ed 
opere  a  stampa,  e  sempre  con  tale  possesso  dell'  ingente  ed  arruf- 
fata  materia,  che  ben  dimostra  essere  il  suo  lavoro  frutto  di  lunghi 
e  pazienti  studii  e  forse  prodroino  di  una  qualche  nuova  e  critica 
collezione  conciliare.  Ci  basti  richiamare,  a  titolo  di  saggio,  qual- 
cuna  delle  tante  sue  osservazioni,  perche  non  sembri  avventato  il 
giudizio  finale  di  disapprovazione,  che  su  tutta  1'opera  del  Mansi  e 
poi  costretto  di  pronunciare. 

Parrebbe  invero  che  mira  precipua  del  Mansi  fosse  d'accrescere 
il  numero  de'  volumi,  senza  troppo  curarsi  ne  della  scelta  delle  ma- 
terie,  ne  soprattutto  di  mettere  in  armonia  le  nuove  aggiunte  col 
testo  preesistente  del  Coleti,  e  provvedere  alia  comodita  de'  lettori. 
Ad  esempio,  egli  pubblica  dal  Wilkins  la  lettera  di  convocazione  del 
Si/nodus  Pontefractepisw,  come  se  fosse  il  sinodo,  e  tralascia  il 
Responsum  cleri,  che  e  il  sinodo  propriamente  detto  (p.  71).  Le 
addizioni  poi  delle  opere  a  stampa  sono  inserite  tanto  ciecamente, 
che  ritengono  le  citazioni  ed  i  rinvii  proprii  dell'edizione  originale ; 
onde  il  lettore,  pur  avendo  nelYAmplissima  una  massa  ingente  di 
opere  a  stampa,  altrove  pubblicate,  deve  ancora  ricorrere  alle  edi- 
zioni  originali  se  vuol  riscontrare  il  passo  citato  o  consultare  una 
fonte  (p.  74).  Ne  basta.  Come  il  Coleti  professa  di  ristampare  il 
Labbe  coi  suoi  errori,  cosi  il  Mansi  ristampa  il  Coleti  coi  suoi  er- 
rori,  con  quelli  perfino  da  lui  inedesimo  acerbamente  criticati  nel 
Supplementum,  accontentandosi  solamente  d'  inserire  la  sua  propria 
critica  alia  fine  del  documento  (p.  83).  Non  sarebbe  stato  piu  spiccio 
correggerne  il  testo  ?  Talvolta,  con  un  semplice  tratto  di  penna, 
egli  avrebbe  potuto  sostituire  il  testo  migliore,  che  aveva  alia  rnano, 
allo  scorretto  che  trovava  nel  Coleti. 

Un  altro  esempio.  II  Coleti  nei  Concilii  d'  Inghilterra,  secondo 
il  suo  solito  copia  il  Labbe,  che  da  1'edizione  dello  Spelman.  II 
Mansi  invece  trae  dal  Wilkins  parecchie  aggiunte  a  quei  Conci- 
lii e  le  inserisce  a  suo  luogo;  ma  si  guarda  bene  dal  toccare  gli 
altri  testi,  che  trova  gia  stampati  secondo  lo  Spelman,  anche  quando 
non  hanno  senso  alcuno.  Si  giudichi  da  questo  breve  confronto,  che 
riguarda  un  passo  delle  Costituzioni  delFarcivescovo  Giovanni  Peck- 
man,  irreconoscibile  nel  Coleti  e  quindi  nel  Mansi,  inentre  e  chia- 
rissimo  nel  Wilkins  (p.  69,  n.  4): 


DELL  A   STAMP  A  195 

WILKINS.  MANSI,  Amplissima  XXIV,  262. 

In  quas  siquidem   poenas  vere-  In  quo...    quidam   penes   veren- 

mur  vos  vel  aliquos,  tamquam  teme-  tur  nos,  vel  aliquos  tamquam  teme- 

ratores  constitutionum  in  ipsis  edi-  ratores  constitutionum  in  ipsis  edi- 

tarum   conciliis,  incidisse;    veremur  tarum    concilio    incidisse    verentur ; 

o'tiam  ne  sic   ligati   divina  celebra-  et    ne   sic   ligati    dominia    celebra- 

veritis,  et  officia  vestra  ut  prius  fue-  verint  et  officia  noskra  ut  prius  fue- 

ritis  executi:  veremur  etiam  ne  notam  rint  executi  verentur,  et  ne  notam 

irregularitatis   contraxeritis    in    hac  irregularitatis     contractus     in     hac 

parte...  parte... 

Rispetto  a'  document!  inediti,  il  Mansi  nella  prefazione  fa  pro- 
messe  mirabili.  Ma  esaminati  a  parte  a  parte,  ben  si  tocca  con  mano 
quanto  la  realta  rimanga  al  di  sotto  della  promessa.  II  Synodicum 
Casinense  sul  Concilio  di  Efeso,  doveva  essere  la  perl  a  preziosa  del- 
V Amplissima.  Lunga  $  la  storia  di  quel  codice  e  delle  sue  vicende 
(pp.  113-142) *;  ma  sebbene  il  Mansi  promettesse  di  darlo  per  la  prima 
volta  in  accurata  edizione,  ristampd  in  realta  la  lezione  del  Baluze, 
com'era  nel  Coleti,  con  alcune  magre  varianti,  tratte  dalla  collazione 
sommaria  che  il  Tamburini  aveva  fatta  sul  codice  cassinese.  II  co- 
dice fu  pubblicato  solamente  ai  nostri  giorni  nella  Bibliotheca  Ca- 
sinensis,  e  quel  che  piu  monta  1'accertamento  critico  del  testo  e  ancora 
da  fare:  I' etablissement  critique  du  texte  reste  a  faire  (p.  141)! 

Nel  vol.  I,  pp.  815-817,  del  Supplemento  il  Mansi  aveva  dato, 
come  primizia  inedita  tutta  sua,  VEpistola  canoniea  pro  clericis  recens 
initiatis  del  codice  125  di  Lucca.  Ma  essa  era  gia  stata  pubblicata 
dal  Baluze  e  poscia  dai  Ballerini  con  lezione  molto  piu  corretta  e 
riscontrata  con  altri  quattro  codici  delle  biblioteche  di  Roma.  Perd 
nel  pubblicare  V Amplissima  egli  s'accorge  che  il  suo  documento  e 
gia  edito.  Che  fa?  Ristampa  di  nuovo  la  lettera  secondo  il  codice 
di  Lucca,  ingentibus,  com'egli  dice,  barbarismis  et  solaecismis  vi- 
tiatam,  ed  aggiunge  soltanto  Pavvertenza  che  il  Baluze  ed  i  Balle- 
rini 1'avevano  gia  pubblicata  (p.  85)! 

Quest'altra  e  piu  curio sa  ancora.  Nel  tomo  III  dell' Amplissima 
egli  da  solennemente  come  del  tutto  inedito  il  Concilium  sub  Liberw 
secondo  il  codice  490  di  Lucca.  Eppure  Pietro  Crabbe  1'aveva  gia 
pubblicato  fin  dal  1551  col  titolo  di  Gesta  Liberii.  Esso  fu  poscia 
espunto  dal  Surio,  non  si  sa  perche,  e  rimase  quindi  fuori  delle  sus- 
seguenti  collezioni  conciliari.  Intanto  perO  il  Constant  1'aveva  ripub- 
blicato  nel  1721.  Ma  il  Mansi  non  se  ne  ay  vide;  neppure  s'avvide 
di  averlo  egli  stesso  inserito  poco  prima  nel  tomo  II  dell' Amplissima 

1  Interessanfeissima  a  questo  proposito  e  la  oorrispondenza  epistolane 
che  il  ch.  Autore  pubblica  in  fine  come  appendice. 


196  BIVISTA 

insieme  con  altri  document!  pubblicati  gia  dal  Coustant  (pp.  94-96).  E 
cosi  il  Concilium  sub  Liberia  si  trova  due  volte  nella  collezione! 
Simili  ripetizioni  di  document!  s'incontrano  anche  altrove,  e  lo  sto- 
rico  Hefele  ne  not6  uaa  dozzina  nei  soli  tre  ultimi  tomi  dell'Amplis- 
sima,  dove  qualche  documento  ritorna  perfino  tre  e  quattro  volte  in 
luoghi  divers!  (p.  172). 

Quest!  appunti  non  toccano  che  il  metodo,  troppo  invero  super- 
ficiale,  seguito  dal  Maasi  nel  suo  lavoro.  Ma  da  c!6  solo  si  faccia 
ragione,  s'egli  poteva  avere  la  pazienza  benedettina,  che  ora  ha  il 
suo  critico  di  Solesmes,  di  esaminare  a  fondo  i  testi,  a  stampa  e 
manoscritti,  delle  collezioni  conciliari  e  di  metterne  in  rilievo  i 
pressoche  infiniti  difetti.  Eppure  molte  e  molte  cose  avrebbe  potuto 
correggere  assai  di  leggeri  il  Mans!  stesso. 

JS"el  1724  Francesco  Salmon,  dottore  e  bibliotecario  della  Sor- 
bona  di  Parigi,  aveva  messo  in  luce  un  Traite  de  V etude  des  Con- 
dies  et  de  leurs  Collections:  opera  seria  assai  e  ricca  di  censure 
cridche  molto  assennate.  II  Coleti  non  parve  conoscerlo;  ma  il  Mansi 
1'ebbe  in  mauo,  ne  parlc-  nel  1°  volume  del  Supplement©,  e  nel  vol.  XII 
fe\¥ Amplissima  (col.  870)  trasse  di  la  un  documento  importante. 
Ma  salvo  alcune  correzioni  di  test!  e  qualche  modificazione  nelle  date 
cronologiche,  che  il  Mansi  cava  di  la  ed  introduce  nella  sua  colle- 
zione, tutto  il  resto  fu  trascurato !  E  par  bene  che  i  contemporanei 
se  n'accorgessero ;  perocche  nel  1764  apparve  a  Yenezia  coi  tip!  del 
Baglioni  la  traduzione  latina  del  Trattato  del  Salmon :  tacita  ma  ter- 
ribile  critica  della  nuova  impresa.  «  Quale  censura,  dice  il  Quentin, 
in  questa  semplice  frase,  scritta  dal  dottore  della  Sorbona  cinquant'anni 
prima,  ed  ancor  vera  sotto  la  penna  del  suo  traduttore !  Si  quae  novae 
[collections]  prodierunt,  eae  non  ad  severissimas  artis  criticae  re- 
gulasj  sed  ad  auctoris  quaeque  sui  ingenium  elaboratae,  dubia  su- 
binde,  obscura,  falsa,  magna  rerum  confusione  legentibus  expressa  -» 
(p.  150). 

Intanto  procedendo  1'edizione,  insieme  con  le  critiche,  si  leva- 
vano  d'ogni  parte  lament!  del  pochissirno  che  VAmplissima  offe- 
riva  di  nuovo.  Chi  aveva  il  Coleti  col  Supplement©  del  Mansi, 
poteva  benissimo  risparmiare  i  denari.  Ed  il  Mansi,  per  farli  ta- 
cere,  s'accinse  negli  ultimi  anni  a  comporre  una  Synopsis  generale 
delV Amplissima  in  quattro  volumi,  la  quale,  prendendo  per  base, 
non  VAmplissima  ma  il  Coleti,  indica  a  quali  pagine  di  quest'edizione 
debbonsi  riferire  i  document!  del  Supplemento  e  reca  poi  in  esteso 
a'  proprii  luoghi  quanto  di  nuovo  conteneva  VAmplissima  *.  Ne 

1   Collections  Conciliorum  synopsis  amplissima,  quae   in  praecedentibits 
editionibus  ac  in  Supplement^  P.  lo.  Dom.  Mansi  contineltantiir.  Turn 


DEL  LA   STAMP  A  197 

r-uitore  ne  lo  stampatore  potevano  offerire  dimostrazione  migliore  di 
-questa  circa  la  quasi  assoluta  inutilita  della  rmova  edizione,  poichd 
tanto  facilmente  e  con  tanto  minore  spesa  poteva  essere  supplita 
(p.  153). 

Certo  e  ad  ogni  inodo  die  VAmplissima  and6  di  mano  in 
mano  decadendo  nella  stima  del  pubblico.  Alia  niorte  del  Mansi 
(1.769)  s'erano  gia  pubblicati  quattordici  volumi  in  dieci  anni;  ci 
vollero  invece  altri  trent'anni  per  giungere  in  qualche  modo  alia 
fine,  ed  i  tre  ultimi  volumi  sono  cosi  negletti  e  vi  regna  tanta  con- 
fusione,  che  quasi  neppure  e  piu  possibile  giudicarli.  II  Quentin  li 
chiama  addirittura  la  honte  de  la  collection  (p.  174).  Pare  che  lo 
Zatta  medesimo,  perduto  di  coraggio,  desse  mantis  v-ictas,  poiche 
lascid  incompleto  1'ultimo  tonio  a  mezzo  il  Concilio  di  Firenze. 

Stando  cosi  le  cose,  lasciamo  al  lettore  il  giudicare  qual  profitto 
possa  provenire  oggi  alia  scienza,  quale  vero  sussidio  allo  studio 
dei  dotti  da  una  riproduzione,  chiamamola  cosi,  diplomatica  dell'J.ra- 
plissima.  Ben  altrimenti  serio  e  il  voto  espresso  dal  ch.  Benedettino 
neH'ultima  pagina  del  suo  ottimo  libro. 

Le  dimostrazioni  fatte.nel  corso  di  questo  lavoro  ci  lasciano  alquanto 
delusi.  In  vero,  s'  e  potato  piu  d'una  volta  toccare  col  dito  I'insigne 
debolezza  delle  collezioni,  dove,  oggi  ancora,  siamo  costretti  a  cercave  le 
fonti  piu  important!  della  storia  del  domma  e  del  diritto  ecclesiastico.  Sara 
permesso  ad  uno  sconosciuto  di  chiudere  queste  dimostrazioni  con  1'espri- 
mere  una  speranza?  Cio  che  e  superiore  alle  forze  di  un  sol  uomo,  non 
potrebbe  essere  messo  in  opera  da  parecchi,  unendo  essi  insieme  fraterna- 
icente  e  aenza  interesse  i  loro  lavori?  Noi  crediamo  che  si,  e  fermamente 
•periamo.  Saremmo  frattanto  troppo  fortunati,  se  queste  pagine,  nelie  quali 
non  osiamo  ancora  inserire  una  promessa,  potessero  conquistare  allo  studio 
dei  testi  conciliarii  —  altra  volta  in  grande  onore,  oggi  tanto  negletti  — 
qualcuna  delle  giovani  iorze,  che  in  questo  niomento,  stanno  ancora  cer- 
cando  un  terrene,  dove  utilmente  impiegarsi. 

Che  il  P.  Enrico  Quentin  si  metta  a  capo  dell'  impresa ;  egli 
gia  si  inostra  ottimamente  agguerrito  a  ben  dirigerla  e  condurla  a 
fine.  Trovera  seuza  dubbio,  specie  nelle  Congregazioni  benedettine 
di  Erancia  e  di  Gennania,  le  invocate  giovani  furze,  capaci  di  se» 
condarlo.  Intanto  gli  resta  il  merito  d'aver  offerto  ai  dotti  un'opera 
critica  di  gran  valore.  Essa  non  deve  maneare  nelle  biblioteche 
dove  trovasi  il  Mansi,  quale  guida  a  correggerne  gli  errori  piu 
sostanziali,  fincho  altrimenti  non  si  provvegga. 

ft  ca  inlegre.  rrferens,  (/•  '^slma  Veneta  collections  «1)  •  <,  ;  >m  P.  Mansi 

adiecta  sunl.  Venetiis...  Typis  Ant.  Zatta  etc.  I  volumi  recano  le  date  1768, 
1779,  1785,  1798;  ma  non  furono  inessi  in  vendita  se  non  nel  1798. 


198  RI  VISTA 


II. 


LA  PROPRIETA  LETTERARIA 
DELLE  «  BANDIERE  IN  GHIESA  » 


Tra  le  «  Novita  italiane  »  annunziate  recentemeDte  dagli  editor! 
E.  Loescher  e  C.,  v'ha  un  Opuscolo  sulle  Sandier e  in  Chiesa,  che 
dices!  scritto  dall'Avv.  Laigi  Centola  e  fii  pubblicato  non  ha  guari 
dalla  Tipografia  artistica  coinmerciale  di  Eoma. 

Avendo  anche  noi  trattata  piii  volte  la  medesima  questione  1,  e 
sapendo  ch'essa  fu  risollevata  di  questi  giorni  a  proposito  de'  fu- 
nerali  celebrati  in  varie  chiese  d' Italia  in  suffragio  del  compianto 
Re  Umberto,  fummo  naturalmente  curiosi  di  esaminare  il  detto  opu- 
scolo,  affine  di  conoscere  qual  fosse  la  sentenza  in  tale  materia  di 
uno  scrittore  laico  e  di  un  avvocato  che  nessuno  ha  sospettato  mai 
di  clericalismo.  Aprimmo  quindi  1'opuscolo  e  francainente  confes- 
siamo  d'averlo  trovato  ben  fatto  e,  per  una  ragione  che  il  lettore 
capira  tosto  da  se,  attraente  per  modo,  che  non  sapemmo  distac- 
carcene  senza  averlo  letto  da  cima  a  fondo. 

Ci6  diciamo  della  sua  sostanza,  prescindendo,  cioe,  da  certe 
affettate  profession!  di  patriottismo  ch'esso  contiene  e  massimamente 
dal  modo,  non  elegante  per  verita,  in  cui  e  scritto  e  che,  in  fatto 
di  grammatica  e  di  sintassi,  lascia  non  poco  a  desiderare. 

Quanto  dunque  alia  sostanza,  ch'e  la  dottrina  esposta  nell'opu- 
scolo,  essa  e  pienamente  ortodossa  ed  e  svolta  in  tutte  le  sue  parti 
con  ordine,  chiarezza  e  brevita.  II  ch.  Avvocato  riepiloga  anzitutto 
nei  tre  punt!  seguenti  il  vero  stato  della  controversia. 

1.°  Non  si  tratta,  ne'  decreti  della  Santa  Sede,  di  escludere  dalle 
Chiese  «  la  bandiera  della  Patria  » ,  ossia  la  bandiera  na%ionale 
propriamente  detta.  Si  tratta  invece  di  escludere  quelle  sole  ban- 
diere,  le  quali,  a  qualsivoglia  societa  privata  o  sodalizio  apparten- 
gano,  non  sono  bandiere  della  Chiesa  o  dalla  Chiesa  benedette. 

1  Nei  quaderni  1143  del  5  febb.  1898,  pagg.  257-272  e  1173  del  6  mag- 
gio  1899,  pagg.  290-300.  Tutti  e  due  questi  lavori  sono  stati  pubblicati  a 
parte  dalla  tip.  Befani  col  nome  del  loro  autore,  il  nostro  collega  S.  M.  BRANDT, 
e  portano  respettivamente  il  titolo  Le  Bandiere  in  Chiesa  e  Un  quesito  ul 
Consiglio  di  Stato  a  proposito  delle  Bandiere  in  Chitsa. 


BELLA   STAMP  A  199 

2.°  La  legge  ecclesiastica,  che  interdice  a  tali  bandiere  Fin- 
gresso  nelle  chiese.  non  e  una  legge  locale  o  di  circostanza  per  la 
sola  Italia;  ma  una  legge  universale,  la  quale  vige  da  per  tutto  e 
si  applica  egualmente  in  tutti  i  paesi  del  mondo  cattolico. 

3.°  La  legge  infine  non  riguarda  affatto  i  colori  spiegati  dalle 
auzidette  bandiere.  Siano  essi  gF  italiani,  i  francesi,  gli  austriaci,  gli 
arnericani,  gl'  inglesi,  i  tedeschi  o  quelli  di  qualsiasi  altra  nazione. 
La  Chiesa  tutte  le  esclude,  se  non  rispondono  alle  condizioni  da 
lei  richieste. 

Cio  posto,  FAvvocato  si  domanda:  «  Sono  tenuti  i  parroci  ad 
osservare  e  fare  osservare  questa  legge,  col  diritto  d'impedire  Fac- 
cesso  o  Fasporto  delle  bandiere  non  benedette  ?  »  E  risponde :  «  Fran- 
camente  a  noi  pare  di  si,  e  qnesto  nostro  giudizio  trovasi  in  buona 
compagnia  1.  > 

Precede  quindi  alia  dimostrazione  della  sua  tesi,  illustrandola 
con  ogni  fatta  di  erudizione  canonica,  giuridica  e  storica.  Si  ricor- 
dano  i  decreti  del  Sant'Ufficio,  della  Penitenzieria  e  del  Yicariato 
di  Roma;  si  commentano  tutte  le  sentenze  delle  nostre  Corti  d'Ap- 
pello  e  di  Cassazione  che  direttamente  o  indirettamente  toccano  Far- 
gomento;  si  invocano  in  conferma  i  giudizii  di  illustri  giuristi,  di 
deputati  e  di  ministri  di  Stato ;  si  ribadisce  finalrnente  la  tesi  con 
tatti  storici,  avvenuti  in  altri  paesi  e  persino  negli  Stati  Uniti  del- 
FAmerica  del  Nord. 

Degne  poi  di  speciale  encomio  sono  le  pagine,  dove  FAvvocato, 
esaminando  Farticolo  115  del  nostro  Codice  penale  riguardante  lo 
sfregio  fatto  alia  bandiera  nazionale,  dimostra  non  potersi  esso  ap- 
plicare  a'  parrochi,  ne  potersi  giuridicamente  sostenere,  che  nella  loro 
condotta  ossequente  alia  legge  ecclesiastica  si  trovi  alcun  che  di 
offensive  alia  dignita  dello  Stato  ed  alle  sue  istituzioni.  Lo  stesso 
dicasidel  succoso  commentario  ch'egli  offre  a' lettori  sull'articolo  134 
del  Codice  peiiale,  in  risposta  al  quesito  proposto  dal  Governo  al 
Consiglio  di  Stato:  Se  cioe  Fautorita  civile  potesse  legalmente  ob- 
bligare  i  parrochi,  sotto  le  pene  sancite  nel  detto  articolo,  ad  ammet- 
tere  nelle  loro  chiese  le  bandiere  non  benedette. 

«  Dal  fin  qui  detto,  conchiude  FAvvocato,  sta  chiaro  che  per  le 
bandiere  non  benedette  di  associaxioni  private  non  vi  pu6,  ne  vi 
deve  essere  legge  che  portando  un'offesa  alle  leggi  fondamentali  dello 


1  Opusc.,  -pag.  4. 


200  RIVISTA 

Stato,  susciti  uno  spiacevole  conflitto  tra  questo  e  le  leggi  della, 
Chiesa  i.  > 

Che  se  ad  evitare  i  dolorosi  fatti  che  spesso  si  ripetono  in  Italia, 
in  occasione  di  pubbliche  solennita  e  di  funerali,  vuolsi  ad  ogni 
costo  fare  una  nuova  legge,  si  faccia  pure;  ma  questa,  soggiunge 
1'Avvocato,  sia  una  «  legge  regolamentare  raccomandata  per  1'ese- 
cuzione  all'autorita  di  pubblica  sicurezza  » .  Si  dovrebbe  cioe  «  di- 
sporre,  che  le  bandiere  delle  diverse  associazioni,  non  volute  in 
Chiesa,  perche  ritenute  non  benedette,  non  debbono  entrarvi,  po- 
tendo  benissimo  restare  sul  limitave  della  Chiesa  ed  attendere  lo 
espl  i  camento  della  funzione  2  » . 

Dalle  nostre  lodi  e  molto  piii  dal  breve  cenno  che  abbiamo  qui 
dato  del  contenuto  di  questo  Opuscolo,  i  lettori  potrebbero  rallegrarsi 
e  forse  anche  meravigliarsi  che  uno  scrittore  apertamente  liberale 
abbia  cosi  bene  dato  nel  segno  e  ragionato  come  non  si  potrebbe 
rneglio  da  un  giurista  cattolico,  versato  nelle  cohtroversie  che  si. 
agitano  in  Italia  tra  la  Chiesa  e  lo  Stato. 

So  non  che  tutto  si  fonderebbe  sopra  un  false  presupposto ;  poiche 
1'Opuscolo  sulle  Bandiere  in  Chiesa,  annunziato  dagli  editori  Loe- 
scher,  sebbene  porti  il  nome  dell' Aw.  Luigi  Centola,  pure,  nella  so- 
stanza  da  noi  sopra  lodata,  non  e  suo.  Egli,  nel  pubblicarlo,  piu 
che  della  penna  si  e  servito  delle  forbici,  non  avendo  quasi  fatto 
altro  che  ristampare,  compendiando  in  parte  e  in  parte  copiando, 
quanto  il  P.  Brandi  pubblico  sul  medesimo  argomento  e  sotto  lo 
stesso  titolo,  prima  in  questo  nostro  Periodico  e  poscia  in  due  opu- 
scoli  separati. 

Quel  che  noi  in  tutto  questo  altamente  dcploriamo  non  e  it 
semplice  fatto  dell'avere  1'Avv.  Luigi  Centola  ristampato  in  paite 
gli  scritti  nostri;  si  bene  di  aver  ciO  fatto  contro  la  legge  vigente 
in  Italia  3,  sotto  il  proprio  nome  e  senza  mai  citare  ne  la  Civilta 
Cattolica  che  li  pubblicd,  ne  il  nome  del  nostro  collega  che  ne  fu 
1'autore. 

Eccone  le  prove.  L'Avvocato  si  appropria  anzitutto,  senza  la- 
sciarne  neppur  uno,  tutti  i  documenti  riguardanti  la  controversia 
delle  Bandiere,  raccolti  con  non  lieve  fatica  e  pubblicati  insieme  per 
la  prima  volta  dalla  Civilta  Cattolica. 

1  Opusc.,  pag.  20. 

2  Opusc.,  pag.  32. 

3  Cf.  II  Tcsto  unico  delle  leggi  e  regolamenio    sul    diritti   spettanti  agli 
i  delle  opere  dell'ingegno.  Roma,  stamperia  Reaie,  1898. 


DELLA  STAMPA 

Cosi  le  risposte  della  Penitenzieria,  i  decreti  del  vSant' Ufficio, 
la  circolare  del  Cardinal  Vicario,  da  noi  citati  alle  pagg.  264  e 
265  del  quaderno  1143,  sono  da  lui  riprodotti  alle  pagg.  4  e  14 
del  suo  opuscolo. 

Quest!  document!  costituiscono  la  legislazione  ecclesiastica  mo- 
derna. Quanto  all'antica,  la  Civilta  Cattolica,  in  una  nota  speciale, 
asserl  e  provo  con  altri  document!,  ch'essa  era  nella  sostanza  identica 
con  la  moderna.  L'Avvocato  si  appropria  ancor  quest!  document!. 
Tagliata  con  le  forbici  la  nota  della  Civilta,  egli  1'inserisce  nel  suo 
opuscolo,  aggiungendovi  di  suo  due  gross!  spropositi  di  nome  e  di 
data.  Eccola  in  prospetto : 

CMtM  Cattotica  Aw.  Ccntola 

Quad.  1143,  pag.  263.  Opuscolo,  pag.  11. 

Sill!'  antica  legislazione,  identica  E  chiunque    abbia    voglia   potra 

•quanto  alia  sostanza  con  la  legisla-  consultare   il  MUHLRANER   [sic]  (De~ 

zione  moderna,  si  consulti  il  MUHL-  creta);  le  lettere   di    S.  CARLO  BOR- 

*AUER  (Decreta   auth.}.    Si   veggano  ROMEO  del  17  giugno  1850  [sic]  pub- 

a.ltresi  le  lettere  del  17  giugno  1580  blicate  daM.  E.  MOTTA  nel  Butt.  Stor. 

4i  S.CARLO  BORROMEO,  pubblicate  da  della    Svizzera   italiana   (an.    1895): 

M.  E.  MOTTA    nel  Bull.    Stor.    della  YEpist.  ad  Archiepiscopiim  Parisien- 

Svizzera    italiana    (anno    1895)...    e  sem  del  26  ottobre  1865    di   Pro  IX 

YEpist-.  ad  Archicpiscopum  Parisien-  negli  Acta  S.  Sedis,  e  troverk  che  Tan- 

fcm  (26  ottobre  1865)  di  Pio  IX  negli  tica  legislazione   e   identica   quanto 

Acta  S.  Sedis,  vol.  II,  p.  210.  alia  sostanza  con  quella  moderna. 

Era  i  document!,  i  piu  important!  e  piu  difficili  a  rintracciare, 
furono  le  varie  sentenze  delle  Corti  d'Appello  e  di  Cassazione  del 
Eegno  che  stabiliscono  nettamente  la  giurisprudenza  italiana  in 
riguardo  al  diritto  de'  vescovi  e  de'  parrochi  di  escludere  dalle  loro 
chiese  le  bandiere  non  benedette.  Q.ueste  sentenze  furono  da  noi 
raccolte  e  pubblicate,  alle  pagg.  269,  270,  271  del  quad.  1143  e 
alle  pagg.  295,  296  e  297  del  quad.  1173.  Ora  1'Avvocato,  senza 
jiccennare  neppure  da  lontano  ch'esse  sono  il  frutto  delle  ricerehe, 
non  sue,  ma  della  Civilta  Cattolica,  le  ristampa  tutte,  nel  niede- 
simo  ordine  e  con  le  stesse  parole,  alle  pagg.  4,  5,  9  e  10  del  suo 
opuscolo. 

A  ribadire  la  nostra  tesi  e  respingere  da'  parrochi  1'accusa  di 
offendere  col  loro  operato  il  sentimento  nazionale,  citainrno  (quad.  1 143, 
pp.  260,  263,  265,  266,  272)  1'art.  17  della  legge  dolle  guareutige 
e  le  autorita  de'  rninistri  Zanardelli  e  Yisconti-Venosta,  del  depu- 
tato  C-ivallotti  e  del  prof.  Olmo.  Lo  stesso  articolo  17  e  tutte  e 


202  RIVISTA 

quattro  quelle  autorita  sono  ripetute  dall'Avv.  Centola  alle  pagg.  2, 

5,  10,  11,  15,  16  del   suo  opuscolo. 

Ne  questo  e  tutto.  Egli  fa  suoi  persino  i  fatti  storici  da  noi 
ricordati.  Tali  sono,  e.  g.,  quello  della  bandiera  italiana  bruciata 
nel  Brasile  da  uno  stuolo  di  student!  (quad.  1143,  pag.  260),  e 
quello  della  bandiera  americana  fatta  escludere  da  una  ehiesa  di 
Nuova  York  (Ibid.,  pag.  262).  Che  1'Avvocato  in  questa  riprodu- 
zione  o,  per  usare  un  termine  legale,  «  contraffazione  » ,  si  sia  ser- 
vito  delle  forbici  piu  che  della  penna,  apparira  evidente  dal  seguente 
confronto  del  testo  della  Civilta  Cattolica  con  quello  dell'Avvocato. 

Civitta  Cattolica  ATT.  Oiitola 

Quad.  1143,  pag,  262.  Opmc.,  pag.  17-18. 

Una  prova  reeentissima  togliamo  E  qui  ci  piace  ricordare  un  fatto 

da'  giornali  americani  The  Brooklyn  da  poco  tempo  avvenuto  in  America 

Citizen  e   The  Neiv  York  Times  del  e    riportato  dai   giornali    americani 

24  e  25  dec.  1897.  L'Eccmo  Mons.  Me.  The  Booklyn  e  TheNew  Yorch  Times: 

Donnell,  vescovo  di  Brooklyn  si  recb  il  Vescovo   di   Booklyn,   Monsignor 

il  giorno  19  del  teste  scorso  mese  di  Donnel  si    recb  un  giorno   a  conse- 

decenibre   ad   una   ehiesa   della  sua  crare  Pal  tare  di  una   ehiesa  di  una 

citta  vescovile  per  consecrarvi  un  al-  sua  dioccsi  [sic].  All'altare  facevano 

tare.  Appenaeraeglientratoinchiesa,  corona  diverse  bandiere,  e  tra  queste 

quando  seorta  una  bandiera  ameri-  ve  n'era  una  dalle  44  stelle.  Appena 

cana   posta    dietro    1'altare,    ordinb  entrato,   il   vescovo   si   accorse    che 

ch'essa  fosse  immantinente  rimossa.  dietro  quell'altare  vi  era  quella  ban- 

L'ordine   fu  eseguito   e  la  bandiera  diera,  ordinb  che  fosse  subito  tolta, 

da'  colori   nazionali  fu  abbassata  ed  e  quella  bandiera  non  ostante   che 

usci  dal  luogo  sacro.  aveva  i  suoi  colori  nazionali  fu  im- 

mediatamente  portata  via;   e  di  cib 
non  si  levb  alcun  lamento. 

Anche  qui  1'Avvocato  non  ha  altro  di  proprio  che  gli  spropositi 
da  lui  introdotti  nelle  «  variazioni »  e  nella  ortografia  inglese.  Nel 
copiare  sette  parole  inglesi,  egli  ne  storpia  tre  e  ne  ornette  due, 
cambiando  cosi  il  nome  di  un  Yescovo  ed  il  titolo  di  un  giornale ! 

Si  fosse  almeno  contentato  di  questo.  Per  qualche  stranissimo 
caso  di  telepatia  si  potrebbe  forse  spiegare,  come  1'  Avvocato, 
ignaro  delle  pubblicazioni  della  Civilta  Cattolica,  si  fosse  deciso  a 
trattare  un  argomento  da  essa  trattato,  a  trattarlo  nello  stesso  modo, 
sotto  lo  stesso  titolo,  consultando  le  stesse  fonti,  citando  gli  stessi 
document!,  le  stesse  autorita,  gli  stessi  fatti.  Tutto  ci6,  diciamo,  po- 
trebbe in  qualche  modo,  sebbene  non  facilmente,  spiegarsi ;  poiche 


DELLA    STAMP  A  203 

la  Civilta  Oattolica  non  invent^  ne  le  fonti,  ne  i  documenti,  n&  le 
autorita,  ne  i  fatti  da  lei  citati.  Questi,  sebbene  sparsi  qua  e  la,  esiste- 
vano  tuttavia,  e,  come  furono  da  lei  cercati,  raccolti  e  pubblicati, 
cosl  potevano  parimente  essere  dall'Avvocato.  Quello  perd  che  non 
si  spiega  affatto  e  1'identita  de'concetti  e  1'identico  loro  svolgimento 
logico  con  le  identiche  parole,  che  si  riscontra  nell'opuscolo  dell'Av- 
vocato  e  negli  scritti  della  Civilta  Cattolica. 

Per  non  tediare  i  lettori  ne  daremo  due  esempii.  Discorrendo  la 
Civilta  Cattolica  degli  articoli  del  Codice  penale  riguardanti  le  ban- 
diere, cioe  dell'art.  115  sulla  bandiera  italiana  e  dell'art.  129  sulla 
bandiera  degli  Stati  stranieri,  osservava  (quad.  1143,  pag.  268)  che 
i  detti  articoli  non  potevano  trovare  la  loro  applicazione  se  non  in 
quei  casi,  nei  quali  si  verificasse  « 1'essenza  di  fatto  sostanziale  sA 
delitto,  cioe  il  togliere,  il  distruggere,  lo  sfregiare  la  bandiera  dello 
Stato.  »  L'Avvocato,  citati  gli  stessi  articoli  (Op use.  pag.  19),  esprime 
lo  stesso  concetto  e  lo  svolge,  come  or  yedranno  i  lettori,  con  le 
stesse  parole  della  Civilta  Cattolica. 


drill*  Cattoitca 

Quad.  1143,  pag.  268. 

II  Parroco,  ricusando  di  ammet- 
tere  le  bandiere  non  benedette  nella 
sua  chiesa,  non  fa  nulla  di  tutto  que- 
sto  (ciob  non  toglie,  distrugge  o  sfregia 
la  bandiera  dello  Stato).  Egli  qual  sol- 
dato  fedele  alia  consegna  seinpliee- 
mente  intima  a  coloro  che  portano 
la  bandiera  1'ordine  dell'autorita  ec- 
clesiastica. 

Nel  resto,  quand'  anche  il  Par- 
roco strappasse  la  bandiera  dalle 
mani  di  coloro,  i  quali  contro  la  sua 
proibizione  entrassero  con  essa  nella 
iua  chiesa, man cherebbe  sempre  nella 
fattispecie  un  elemento  essenziale  a 
costituire  il  delitto  contemplate  nel- 
Tarticolo  115,  cioe  il  dolo  specifico  di 
fare  atto  di  disprezzo  alia  sovranila 
dello  Stato. 

Questo  dolo  non  deve  eupporsi,  ma 
provarsi;  ora,  nelle  circostanze  dei 
casi  sopra  accennati,  esso  in  neasun 
modo  si  dimostra,  essendo  chiara  la 


Aw.  Ccnfola 

Opusc.,  pag.  19. 

II  Parroco  che,  ricusa  di  ammet- 
tere  le  bandiere  non  benedette  nella 
chiesa  non  fa  nulla  di  tutto  questo 
(cioe  non  toglie,  distrugge  o  sfregia  la 
bandiera  dello  Stato).  Egli  obbediente 
alia  consegna  adempie  al  suo  dovere. 


Ed  ammesso  per  ipotesi  che  esso 
Parroco  strappasse  la  bandiera  non 
benedetta  dalle  mani  di  coloro,  i  quali 
contro  il  suo  divieto  entraasero  con 
essa  nella  chiesa,  non  offenderebbe 
la  prescrizione  dell'art.  115  del  Co- 
dice,  perche  Felemento  essenziale  a 
costituire  il  delitto  contemplate  da 
questo  arfcicolo  e  il  dolo  specifico  di 
fare  atto  di  disprezzo  alia  sovranitd 
dello  Stato. 

Or  questo  dolo  non  deve  sup- 
porsi,  ma  deve  provarsi :  nella  fat- 
tispecie e  impossible  raggiungere  tale 
dimostrazione,  riuscendo  evidente  e 


204 


presunzione  di  djrifcto  e  di  fatto  d'aver 
i)  Parroco  co.si  operate  non  per  fare 
at, to  di  disprezzo  allo  Stato,  ma  piut- 
tosto  per  fare  atto  di  obbedienza 
alia  Chiosa. 


RIVISTA 

chiara  la  prescrizione  [sic]  di  diritto 
e  di  fatto  che  1'operato  del  Parroco- 
non  fu  per  disprezzo  alia  legge  dello 
Stato,  ma  per  un  atto  di  obbedienza 
alia  Chiesa. 


L'altro  es.empio  e  fornito  da  quelle  pagine  delPopuscolo,  dove 
si  commenta  1'articolo  434  del  Codice  penale  che  il  Groverno,  sul 
parere  favorevole  del  Consiglio  di  Stato,  avrebbe  voluto  applicare- 
a'  parrochi  obbedienti  alia  legge  ecclesiastica.  Anche  qui  1'indebita 
riproduzione  e  evidente.  II  plagio  poi  ha  questa  circostanza  aggra- 
vante,  che  FAvvocato,  non  solo  non  avverte  il  lettore  che  gli  argo- 
menti  ed  i  concetti  ch'egli  riferisce  sono  tolti  dalla  Civilta  Cat- 
tblica ;  ma  positivamente  assevera  che  sono  suoi  e  ch'o"  egli  e  non 
altri  che  parla. 


Catt&ilcn 

Quad.  1173,  pag.  298. 
II  Parroco,  il  quale,  obbedendo 
ai  decreti  poutificii,  ricosa  di  am- 
mettere  nella  sua  chieaa  le  bandiere 
con  benedette,  non  fa  la  legge,  ma 
I'eseguisce.  Secondo  il  dettato  del- 
1'antica  sapienza:  luris  executio  nul- 
lam  habet  iniuriam.  E  il  Codice  pe- 
nale vigente  in  Italia  e  informato 
del  medesimo  concetto.  Nel  Titolo  IV 
del  Libro  I,  trattando  delta  imputa- 
bilita  e  delle  cause  che  la  escludono 
o  la  diminuiscono  (Art.  49)  sancisce... 

Quindi  la  Civilta  Cattolica  pro- 
segue: 

fe  tolto  forse  a' Parrochi  1'obbligo 
d'ubbidire  ai  decreti  dell'autorita  ec- 
clesiastica, o  cessa  questa  d'essere 
rautoritacompetente  nella  sfera  delle 
cose  sacre  o  riguardanti  il  culto  di- 
rino  ed  il  suo  esercizio,  sol  perche 
1'autorita  laica  dello  Stato  si  arroga, 
nella  medesima  sfera,  il  diritto  di 
fare  leggi  o  di  dare  ordini  contrarii  a 
quelli  della  Chiesa  ? 


Aw. 
Opusc.y  pag.  18. 

II  prete  che  esclude  dalla  Chiesa 
le  bandiere  non  benedette  secondo- 
la  preacrizione  pontificia...  non  fa  chft 
eaeguire  la  legge  che  gli  viene  su- 
periormente  imposia.  luris  executi* 
nullam  habet  iniuriam;  ed  il  nostro 
Codice  Penale  nel  Titolo  IV  del  Li- 
bro I,  parlando  della  imputabilita  «- 
delle  cause  che  la  escludono  e  la  di- 
minuiscono (Art.  49)  si  uniforraa  a 
questo  principio. 


Quindi  1'Avvocato  proseguer 

Ora  NOI  diciamo  (sic) : 

E  tolto  forse  1'obbligo  a'  Parroci 
di  obbedire  ai  decreti  al  riguardo 
dell'autorita  ecclesiastica  concernenti 
il  culto  divino  ?  o  cessa  questa  di 
essere  1'autorita  competente  nella 
sfera  delle  cose  sacre,  sol  perche 
Tautorita  laica  dello  Stato  si  arroga 
nella  medesirna  sfera  il  diritto  di  fare 
leggi  o  di  dare  ordini  contrarii  a 
quelli  della  Chiesa? 


DELLA   STAMPA  205 

II  caso  che  abbiamo  qui  deplorato  non  e  il  solo.  Ci  accade  spesso 
di  rileggere  le  cose  nostre  in  altre  pubblicazioni,  anche  apertamente 
liberal!  o  fatte  da  chi,  pur  ostentando  il  piu  profondo  disprezzo 
de'  preti  e  massime  de'  gesuiti,  non  si  perita  punto  di  appropriarsi 
in  tutto  o  in  parto  i  loro  scritti  e  di  farsi  beDo  della  dottrina  ed 
erudizione  loro. 

Pigliando  pertanto  occasione  dali'opuscolo  dell' Aw.  Centola,  ci 
sentiaino  obbligati  di  dichiarare  novamente,  che  il  contenuto  de'  qua- 
derni  della  Civilta  Cattolica  ed  i  lavori  de'  suoi  scrittori  pubblicati 
a  parte  sono  nostra  proprieta  letteraria,  come  si  avverte  in  capo 
di  ciascun  Yolume,  e  che  per5  non  e  lecito  senza  nostro  specials 
permesso  ristampare  in  tutto  o  in  parte  siffatti  lavori  o  gli  studii 
special!,  particolarmente  se  continuati,  come  sono  le  nostre  tratta- 
zioni  teologiche,  filosofiche,  giuridiche,  storiche  e  scientifiche.  Che 
se  solarnente  si  tratti  delle  notizie  contenute  nella  nostra  cronaca 
contemporanea,  delle  bibliografie  e  riviste  della  stampa  e  degli  arti- 
coli  spicciolati  sopra  diver  si  argomenti,  che  si  stimino  degni  di 
maggior  diffusione  a  sostegno  e  difesa  della  causa  cattolica,  si  con- 
cede ben  volentieri  ed  a  tutti  la  facolta  deila  ristampa,  purche  se 
ne  citi  ogni  volta  la  fonte,  come  richiede,  non  solo  la  legge  vigente 
in  Italia,  ma  altresi  il  dovere  di  cortesia  e  di  lealta. 


SCIENZE  NATURALI 


DALL'ESPOSIZIONE    DI    PARIGI 


1.  II  vapore  a  servizio  deU'elettricita.  —  Ancora  la  canservazione  dell'ener- 
gia.  —  I  due  grand!  camini  del  Campo  di  Marte.  —  Motori  sempre  piu 
veloci  richiesti  dai  generator!  elettrici.  —  La  turbina  a  vapore  Laval.  — 
Delicatezza  della  costruzione :  pieghevolezza  dell'albero  motore.  —  Vee- 
menza  del  getto  di  vapore.  —  Estrema  rapidita  di  rotazione.  —  Appli- 
cazione  alia  navigazione  della  turbina  sistema  Parsons.  —  Le  turbine 
costruite  dal  Breguet  come  motori  delle  dinamo.  —  Vantaggi  pratici 
ed  economic!.  —  La  turbina  nella  piccola  industria.  —  2.  Una  nuova 
locomotiva  da  120  chilometri  all'ora,nel  padiglione  del  Creusot.  —  Fattori 
della  potenza  d'una  locomotiva. —  Diametro  delle  ruote  motrici ;  potenza 
della  caldaia;  area  e  volume  del  focolare. —  II  sistema  Crampton.  —  La  lo- 
comotiva Thuyle.  —  Rapporto  tra  il  lavoro  motore  e  il  consumo  di  vapore. 
3.  Una  gara  di  velocita  tra  un  treno  espresso  e  un  tram  elettrico.  — 
II  record  della  velocita  nei  treni  diretti  di  diverse  nazioni. 

1.  L'elettricita,  energia  potente  e  terribile,  rimasta  fino  al  cominciare 
di  questo  secolo  quasi  tesoro  nascosto  in  seno  alia  gelosa  natura,  sve- 
lata  dappoi  per  mano  del  Yolta,  del  Faraday,  del  Gramme  e  costretta 
a'  servigi  del  genere  umano,  stende  di  giorno  in  giorno  il  suo  regno, 
illumina,  scalda,  spinge  e  trascina  i  carri  e  le  navi,  invade  ogni  cosa, 
e  per  poco,  dicesi,  non  soppianta  le  altre  forze  della  natura.  L'avve- 
nire  e  deU'elettricita,  si  dice  pure  e  si  ripete.  Yi  da  noia  il  fumo  delle 
locomotive  sulle  ferrovie?  abbiate  pazienza  un  pochino,  1'elettricita 
sostituira  il  vapore.  E  rincarato  il  carbone  per  via  della  guerra  del 
Transvaal?  o  teniete  che  alia  fin  fine  anco  le  miniere  del  carbon  fos- 
sile  s'abbiano  ad  esaurire?  Niente  paura:  gia  abbiamo  i  forni  elettrici, 
fabbricheremo  delle  dinamo,  grandi  quanto  basta,  e  de'  motori  elet- 
trici; essi  daranno  la  vita  a'  torchi,  a'  telai,  ai  tornii  delle  nostre  offi- 
cine,  ci  passeremo  del  minerale  nero  e  ne  staremo  piu  consolati  e  pu- 
liti.  Gia  gli  &  un  brutto  vedere  quelle  grandi  citta  industrial!  coperte 
sempre  d'una  nuvola  di  fumo  e  vapore  che  insudicia  ogni  cosa  e  fa 
velo  all'astro  del  giorno.  Vienna,  Berlino,  Parigi,  Londra,  Manchester... 
che  uggia !  Yiva  dunque  1'elettricita  :  agente  poderoso  e  pulito  insieme  : 
1'av venire  d  suo. 


SCIENZE   NATURAL!  207 

Quante  liete  speranze,  ma  di  quanti  error!  intralciate !  Quella  be- 
nedetta  legge  o  principle  della  conservazione  dell'energia  ha  pure  da 
patire  anch'essa  i  suoi  sfregi :  a  francarnela  una  buona  volta  e  met- 
terla  al  sicuro,  converra  trovarle  un'altra  veste  piti  popolare  ed  enun- 
ciarla  cosi :  «  con  ntilla  non  si  fa  nulla  »  o  meglio  ancora  «  senza  fuoco 
la  pentola  non  bolle  » .  Allora  si  potra  ragionare  e  capacitare  ognuno 
che  volendo  produrre  1'elettricita,  cio&  una  forma  d'energia,  con- 
viene  spendervi  attorno  altrettanta  energia,  sotto  un'altra  forma,  se- 
condo  rapporti  rigorosamente  esatti;  che  nella  trasformazione  non  vi 
sara  guadagno,  anzi  si  perdera  qualcosa,  ma  col  vantaggio  di  avere 
una  quantita  di  forza  disponibile  facile  a  distribuire,  trasportare,  di- 
ramare  ecc.  ecc. 

Cio  che  non  di  rado  trae  in  inganno  gli  spiriti  superficial!  si  e  il 
vedere  che  la  corrente  sgorga  dalle  macchine  dinamo-elettriche  col 
semplice  movimento  di  rotazione  che  3oro  s'imprime.  Onde  si  danno 
a  credere  che  basti  facilitare  il  moto  perfezionando  gli  ordigni,  lu- 
brificando  i  perni,  alleggerendo  le  ruote,  ecc.  e  per  tal  guisa  si  giun- 
gera  con  piccolissimo  sforzo  a  produrre  grandissima  quantita  di  elet- 
tricita.  E  non  riflettono  che  il  contrasto  alia  rotazione  non  e  opposto 
tanto  dagli  sfregamenti  e  dalle  resistenze  d'inerzia,  quanto  dall'energia 
per  1'appunto,  che  di  mano  in  mano  si  produce  girando  la  macchina. 
Sicche  quanto  piu  copioso  £  il  frutto  che  le  si  domanda,  tanto  piu 
intenso  ha  da  essere  il  lavoro  meccanico  che  le  si  spende  attorno ;  e 
siccome  questo  non  si  crea  dal  nulla,  ma  si  ha  da  cercare  in  natura 
o  nella  potenza  del  fuoco.  o  dell'acqua,  o  del  vento,  quindi  a  una  di- 
namo  generatrice  va  sempre  assaciato  un  mo  tore. 

Questa  necessita,  che  sarebbe  per  se  tanto  evidente  quanto  il  prin- 
cipio  di  causalita,  e  messa  in  bella  mostra  anch'essa  all'Esposizione 
di  Parigi,  seppure  1'osservatore  non  sara  tanto  sbadato  o  distratto  in 
quel  maremagnum  di  gallerie  e  di  castelli  dipinti,  che  gli  sfuggano 
inosservati  i  due  altissimi  camini  eretti  a' due  capi  della  galleria  del- 
1'elettricita  lungo  le  Avenues  'La-Bourdonnais  et  Suffren.  Di  grandezza 
sono  torri,  di  ufficio  sono  camini,  alti  80  metri,  del  diametro  interne 
6m,50  alia  base,  cioe  da  9  metri  circa  di  diametro  esterno,  che  vanno 
assottigliandosi  leggermente  verso  la  cima.  Da  parecchi  mesi  quelle 
bocche  esalano  all' aria  nugoli  di  fumo,  prodotto  nei  fornelli  generator! 
di  quei  200000  chilogrammi  di  vapore  prodotti  ogni  ort  e  necessarii 
a  mettere  in  moto  le  macchine  d'illuminazione  elettrica  e  d'energia 
meccanica,  sparse  per  tutta  1'Esposizione  e  alimentate  da  un  canapo 
della  lunghezza  di  40  chilometri.  I  due  fumaioli  si  sollevano  svelti  e 
giganteschi  insieme,  nella  onorevole  decorazione  di  mattoni  multicolor! 
e  di  seinplici  smalti,  senza  mentire  il  proprio  ufficio  e  pure  senza  la 
prosaica  nudita  d'un  tubo  dritto  che  fuma  uno  strascico  di  caligine  : 


208  SCIENZE 

si  sollevano  all'aria  torreggiando  sulle  gallerie  dell'industria  ad  affer- 
mare  che  senza  consume  d'energia  non  si  produce  energia,  fosse  pure 
1'elettrica. 

Contuttoeid  e  vero  altresi  che  migliorati  al  possibile  i  motori  ne 
torneranno  attenuate  le  perdite,  cioe  il  puro  passivo  nella  produzione. 
Tra  gli  altri  fattori  importa  al  sommo  potere  applicare  alle  dinarno 
generatrici  dei  rnotori  sempre  piu  veloci ;  nel  qual  rispetto  la  palma 
toeca  alle  turbine  a  vapore,  inventate  in  questi  ultimi  anni,  o  se  vo- 
gliamo,  recate  a  una  perfezione  sconosciuta  per  1'addietro.  Gia  s'ebbe 
occasione  di  rammentarle  in  queste  pagine  * ;  1'importanza  dell'oggetto 
nierita  qualche  cenno  piu  ampio. 

A  rifarci  un  po'  dall'alto,  1'eolipila  di  Erone  (120  a.  C.)  non  e 
che  una  turbina  a  vapore,  una  turbina  a  reazione  senza  palette  ;  sicche 
a  buoni  conti  la  piu  antica  maochina  a  vapore  ebbe  la  forma  di  tur- 
bina, e  ora  alia  stessa  forma  si  ritorna.  Che  se  fin  qui  nell'applica- 
zione  del  vapore  come  forza  motrice  ci  s'era  ridotti  alle  macchine  a 
stantuffo  unicameate,  sfruttando  la  forza  espansiva  del  vapore  a  di- 
verse pressioni,  n'era  cagione  1'insumcienza  dell'arte,  non  capace  per 
anco  di  fabbricare  ruote  cosi  rapide  da  secondare  1'incredibile  veemenza 
e  rapidita  del  moto  traslativo  d'un  getto  di  vapore,  quando  sotto  forte 
pressione  si  sprigiona  dalla  cannella. 

Una  turbina  ad  acqua  ridotta  a'  suoi  elementi  essenziali  &  una 
ruota  orizzontale,  fornita  di  palette  generalmente  elicoidi,  e  girevole 
intorno  ad  un  asse  verticale.  Nella  turbina  a  vapore  non  occorre  te- 
nere  1'asse  dritto,  anzi  esso  e  disposto  orizzontalmente,  sicche  la  ruota 
gira  in  un  piano  verticale.  Essa  e  rinchiusa  in  una  cosiddetta  camera 
di  vapore  e  viene  mossa  in  giro  da  uno  o  piu  getti  di  vapore,  i  quali 
investono  le  sue  palette  con  tale  impeto  che,  nella  forma  datale  dal- 
1'  ingegnere  Laval,  la  ruota  puo  compiere  fino  a  30000  giri  in  un 
minuto.  Questo  e  la  pi»  rapida  e  piu  perfetta  eostruita  finora:  mac- 
china  trapotente,  e  insieme  d'una  delicatezza  estremarnente  ingegnosa. 

Tale  delicatezza  si  rendeva  qui  necessaria,  giacche  con  velocita 
cosi  disusate,  la  piu  piccola  ineguaglianza  nella  distribuzione  clella 
massa  metallica  rotante,  per  effetto  della  forza  centrifuga  subito  si  fa 
sen  tire  come  una  pressione  eccentrica  sull'albero,  e  pero  sui  cusci- 
netti  dov'esso  s'impernia.  Quindi  uno  sfregamento,  un  logorarsi,  una 
notevole  resistenza.  Come  rimediare?  —  Converrebbe  che  la  ruota  po- 
tesse  girare  spontaneamente  intorno  al  suo  asse  principale  d'  inerzia 
che  passa  pel  suo  vero  centre  di  gravita,  come  se  fosse  libera,  e  non 
costretta  con  isforzo  continue  a  volgersi  sopra  un  altro  asse  obbligato. 

1  V.  Tart.  11  presente   e  il  passato    della   Meccanica  all' Ssposizione  di 
Parigi,  nel  quad,  del  15  sett.  1900. 


NATURALI  209 

Detto  fatto:  il  De  Laval  assottiglia  1'albero  d'acciaio  alia  grossezza  d'un 
bastone,  8mm  o  al  piii  15mm,  secondo  i  casi;  cosi  esso  e  pieghevole 
e,  nel  girare  della  ruota,  s'inflette  quanto  a  quella  abbisogna,  ridu- 
cendosi  la  pressione  sui  cuscinetti  al  piccolo  sforzo  di  flessione. 

Un'altra  ingegnosa  disposizione  e  quella  che  mette  a  profitto  a  un 
tratto  tutta  intera  la  differenza  di  tensione  tra  il  vapore  e  1'atmosfera, 
conducendolo  a  scagliarsi  sulle  palette,  quasi  rasente  alia  ruota,  con 
la  velocita  di  900  e  fino  a  1100  metri  al  secondo.  Onde  avviene  che 
la  ruota  motrice,  secondo  la  potenza  della  macchina  e  la  quantita  del 
vapore,  puo  compiere  da  2000  a  30000  giri  al  minuto,  come  dianzi  dice- 
vamo.  Che  se  queste  velocita  sono  eccessive  per  certi  scopi  particolari, 
un  rocchetto  dentato  dall'albero  principale  trasmette,  median te  una 
ruota  dentata  di  gran  diametro,  ad  un  altro  albero  il  suo  moto,  che 
tosto  vien  ridotto  a  niinore  rapidita. 

Orbene  ottenere  simili  effetti  dalle  macchine  a  stantuffo  non  era 
possibile,  tra  1'altre  ragioni  per  questa  pure,  che  esse  insomma  vanno 
per  moto  alternate,  e  al  termine  della  corsa,  quando  cambia  verso,  lo 
stantuffo  sempre  s'arresta  un  istante ;  dovecche  il  moto  deile  turbine  e 
continuo.  Inoltre  esse  prendono  poco  spazio,  sono  piu  facili  a  gover- 
nare,  consumano  meno  oHo,  girano  piu  lisce  ed  uguali,  fan  meno ru- 
more,  meno  scosse,  meno  crolli.  Di  gaisa  che  i  motori  ordinarii  a  va- 
pore fin  qui  adoperati  avranno  d'ora  innanzi  de'  potenti  competitori. 

Anco  sulle  navi  gia  furono  provate  le  turbine,  e  con  buon  successo. 
La  «  Turbinia  > ,  torpediniera  inglese  che  per  la  prima  ne  ricevette 
tre  del  sistema  Parsons,  raggiunse  d'un  tratto  la  velocita  di  30  nodi 
cioe  57  4/2  chiiom.  circa,  colla  forza  di  1576  cavalli.  Un'altra  torpedi- 
niera inglese  «  Viper  »  con  otto  turbine  disposte  sugli  alberi  di  al  tret- 
tan  te  eliohe,  con  una  forza  di  11,000  cavalli  fila  35  nodi  e  mezzo. 

Ma  tornando  alle  applicazioni  elettriche,  la  turbina  Laval  Don  ha 
che  1'agguagli  per  motore  delle  dinamo  generatrici.  II  Breguet  di  Pa- 
rigi  ne  espone  nella  grande  galleria  delle  macchine  due  esemplari  della 
potenza  di  300  cavalli  che  muovono  due  dinamo  di  200  kilowatts  a 
250  volts :  il  tutto  in  piccolissimo  spazio.  Ne  con  tutto  cio  il  consume 
di  vapore  in  una  turbina  e  maggiore ;  secondo  la  teoria  sarebbe  anzi 
niinore  che  nelle  macchine  a  cilindro :  esso  non  oltrapassa  i  15  o  16 
chilogrammi  all'ora  per  ciascun  cavallo  di  forza. 

II  peso  poi  di  tutta  la  macchina  in  rapporto  della  forza  svilup- 
pata  riesce  molto  piii  esiguo  ancora.  Una  turbina  Laval  da  30  cavalli 
p.  e.  non  pesa  che  410  chilogr.,  le  sue  dimension!  in  lungo  e  in  largo 
sono  lm,135  per  Om.620,  e  lm,02  d'altezza.  Che  se  ad  alcuno  bastasse 
anche  meno,  poniaino  5  cavalli,  come  accade  spesso  nella  piccola  indu- 
stria,  per  muovere  un  tornio,  una  macchina  litografica,  una  sega,  o 
simili,  egli  ne  pud  uscire  con  una  turbina  del  peso  di  130  chilogr. 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1208.  14  12  ottobre  1900. 


210  SCIENZE 

appena,  delle  dimension!  di  m.  0,795  X  0,365  X  0,730.  Come  si  vede 
una  macchinetta  somigliante  e  un  gingillo  in  una  stanza,  e  pure  vi  fa 
tranquillamente,  cosi  piccina,  i  suoi  tremila  giri  al  minuto.  Per  pic- 
coli  impianti  si  pud  desiderare  di  meglio?  —  L'avvenire  e  delle  tur- 
bine adunque?  o  dell'elettricita?  —  Sara  dell'une  e  dell'altre  insieme. 
giacche  questa  non  si  pud  generare  da  se,  e  migliori  servigi  finora  non 
li  ebbe  certo  da  altri  motori,  a  parita  delle  altre  condizioni. 

2.  Da  canto  loro  gl'ingegneri  delle  ferro vie  nelle  nazioni  ricche  e 
animose,  sapendo  di  non  lavorare  invano  ma  di  essere  secondati  dalle 
Compagnie,  vanno  continuamente  studiando  nuovi  perfezionamenti  e 
nuovi  sistemi,  sopratutto  per  le  locomotive,  che  le  Compagnie  si  affret- 
tano  di  provare  e  accettare  nella  pratica :  e  migliorato  il  servizio,  cre- 
sciuto  il  traffico,  ci  rifanno  largamente  le  spese.  Cosi  la  velocita 
media  di  87  chilometri  all'ora  tra  Parigi  e  Bayonne,  che  importa  una 
velocita  fisica  di  90  a  95  chilom.  e  quella  di  97  chilom.  nel  treno 
di  lusso  tra  Parigi  e  Amiens,  che  risponde  a  meglio  di  100  chilo- 
metri effettivi,  non  pare  che  vogliano  restare  a  lungo  insuperate. 

All'  Esposizione  di  Parigi  nel  padiglione  del  Creusot  e  in  mostra 
una  locomotiva,  ivi  costrutta  nelle  officine  Schneider  sui  disegni  del- 
1'  ing.  Thuyle,  sperimentata  gia  lo  scorso  giugno  sulla  linea  dello 
Stato  tra  Chartres  e  Thouars,  capace  di  rimorchiare  un  convoglio 
di  175  a  200  tonnellate  con  la  velocita  di  120  chilometri  all'ora.  Un 
treno  composto  di  16  vetture,  del  peso  complessivo  di  208  tonnellate, 
sopra  una  linea  quasi  piana  che  presentava  pero  qualche  curva  del 
raggio  di  500  metri,  fu  trascinato  alia  corsa  di  103  chilometri  all'ora. 
Provata  in  salita,  con  lo  stesso  carico,  per  un  tratto  di  circa  5  chi- 
lometri con  1'  inclinazione  del  10  per  mille,  la  detta  locomotiva  riusci 
a  sferrare  il  grave  convoglio  e  a  condurlo  in  vetta  con  la  velocita 
di  70  chilom.;  una  cifra  che  i  nostri  beati  e  pacifici  treni  non  rag- 
giungono  se  non  a  stento,  sulla  piu  liscia  pianura. 

Ad  apprezzare  le  qualita  della  nuova  macchina  conviene  ricordare 
che  da  molti  elementi  dipende  la  velocita  e  la  potenza  d'una  loco- 
motiva. Anzitutto  il  suo  passo  non  e  altro  che  la  circonferenza  delle 
ruote  motrici ;  le  quali  ad  ogni  corsa  dello  stantuffo  compiendo  un 
giro,  s'avanzano  sulle  rotaie  di  tanto  appunto  quanto  e  lo  sviluppo 
del  proprio  cerchio.  Sicche  ingrandire  le  ruote,  gli  e  come  allungare 
il  passo,  o  meglio,  le  gambe  del  motore.  A  questo  appunto  mirava 
uno  dei  primi  perfezionamenti  recati  alia  locomotiva  dall'  inglese 
Crampton  nel  1851,  trasmesso  dappoi  come  qualita  ereditaria  a  tutte 
le  macchine  destinate  ai  treni  celeri.  II  Crampton  rimosse  le  ruote 
motrici  dalla  posizione  di  mezzo,  che  occupavano  prima,  e  le  trasportd 
indietro;  e  con  cio  pote  assegnar  loro  un  diametro  molto  maggiore, 
cioe  fino  a  2M  80,  guadagnando  a  un  tratto  una  velocita  superiore  di 


NATURALI  211 

uii  terzo  e  piu  alle  usitate  fino  allora;  inoltre  pote  ingrandire  note- 
volmente  il  focolare  aumentando  la  quantita  di  vapore.  Al  tempo 
stesso  collocd  i  cilindri  e  i  ineccanismi  fuori  delle  ruote,  allontano 
gli  assi  delle  coppie  estreme,  e  il  centre  di  gravita  di  tutta  la  mac- 
china  lo  abbasso  al  possibile ;  onde  essa,  senza  perdere  in  velocita 
ne  in  potenza,  acquisto  in  stabilita  d'equilibrio,  con  vantaggio  ine- 
stimabile  per  se  e  pei  viaggiatori.  E  si  vide  alia  prova:  quando  acca- 
dendo  per  qualche  intoppo  di  uscire  dalle  rotaie,  dove  le  altre  loco- 
motive si  rovesciavano,  la  macchina  Crampton  si  resse  in  piedi  segui- 
tando  anco  fuori  del  binario,  e  fino  sulla  scarpata,  a  fornire  tanto  di 
cammino  da  smorzare  1'urto  e  consumare  la  forza  viva  posseduta  per 
inerzia  da  tutto  il  treno,  eke  altrimenti  si  sarebbe  sfracellato. 

Yenendo  ora  alia  locomotiva  Thuyle  sopraccennata,  essa  aggiunge 
alle  particolarita  del  sistema  Crampton,  oggi  divenute  usuali,  alcune 
nuove  disposizioni  che  ne  aumentauo  ancora  poderosamente  la  forza  i. 
Primo  fattore  e  la  potenza  della  caldaia,  che  a  sua  volta  dipende  dalla 
grandezza  della  superficie  di  riscaldaniento  e  del  focolare.  Ora  nelle 
migliori  locomotive  francesi  la  superficie  complessiva  di  riscaldamento 
era  formata  di  107  tubi  con  uno  sviluppo  areale  di  192  mq.  Nella 
nuova  locomotiva  del  Thuyle  al  corpo  cilindrico,  che  rinchiude  tutti 
cotesti  tubi,  fu  data,  in  luogo  della  sezione  rotonda  consueta,  una 
sezione  quasi  ovale,  allungata  per  1'  insu,  capace  di  183  tubi  del  dia- 
metro  esterno  di  7  cm.  ciascuno,  i  quali  portano  la  superficie  interna 
di  riscaldamento  da  192  a  273  mq. 

Se  non  che  ampliata  questa  superficie  conveniva  ingrandire  a  pro- 
porzione  il  focolare :  difficolta  non  leggera.  Infatti  finora,  costretti 
come  s'era  a  collocarlo  fra  le  ruote,  non  gli  si  poteva  assegnare  una 
larghezza  guari  maggiore  d'un  metro;  e  conveneudo  da  altro  canto 
estendere  quanto  piu  si  potesse  la  graticola  delle  braci  ardenti,  non 
restava  altro  parti  to  che  allungarla,  tanto  solo  che  il  fochista  ci  potesse 
arrivare  a  rifornirlo  di  carbone  e  attizzare  il  fuoco.  Cosicche  2  mq.  60 
per  la  superficie  della  graticola  era  una  bella  cifra,  la  piu  alta  che 
fosse  raggiunta  sulle  locomotive  piu  potenti  delle  reti  francesi. 

Ma  il  Thuyle  con  gli  altri  ingegneri  del  Creusot  si  spacciano  di 
questi  legami,  trasportano  il  focolare  fuori  delle  ruote  motrici,  alia 
parte  posteriore,  e  dandogli  un  carretto  apposito  o  tender  a  sei  ruote 
basse,  lo  allargano  a  piacimento  raddoppiando  addirittura  1'area  della 
graticola,  che  tocca  i  4  mq.  68.  Questa  larghezza  e  1'ampiezza  del 
focolare  assicurano  una  viva  e  perfetta  combustione  del  carbone,  il 


1  Togliamo  questi  dati  a  una  bella  relazione  del  aig.  Guidon  pubbli- 
Cftta  nel  Cotmos  del  28  luglio  scorso. 


212  SCIENZE 

quale  in  virtu  ancora  della  lunghezza  dei  tubi  della  caldaia  e  goduto 

e  sfruttato  tutto,  producendo  una  elevatissima  vaporizzazione. 

E  caleolato  che  il  focolare  d'una  buona  locomotiva  consuma,  in 
un'ora,  mezza  tonnellata  di  carbone  per  ciascun  metro  quadrate  della 
graticola ;  e  siccome  ogni  chilogrammo  di  carbone  puo  trasforrnare  in 
vapore  secco  7,5  litri  d'acqua  alia  pressione  di  15  chilogr.,  la  caldaia 
della  nostra  locomotiva  pud  fornire  17550  chilogr.  di  vapore  ogni  ora. 

Di  qui  si  pud  stimare  in  cavalli  vapore  il  lavoro  utile  fornito  dalla 
macchina,  quando  si  tenga  conto  d'un  secondo  fattore  dal  quale  di- 
pende  la  sua  potenza :  cioe  del  consumo  di  vapore  corrispondente  a 
ciascun  cavallo  di  forza  e  per  lo  spazio  d'un 'ora.  Nel  caso  presente 
fu  trovato  di  10,2  chilogr.  che  e  all'  incirca  la  cifra  che  si  riscontra 
nelle  buone  locomotive.  Sicche  il  lavoro  sviluppato,  alia  circonferenza 
delle  ruote  motrici,  riesce  di  1720  cavalli.  Dedotto  il  lavoro  neces- 
sario  a  muovere  la  locomotiva  stessa  che  pesa  la  bellezza  di  80  ton- 
nellate,  e  del  tender  che  ne  pesa  41  in  media  (vuoto  23  tonn.  ed  e 
capace  di  7  tonn.  di  carbone  e  27500  litri  d'acqua)  lavoro  che,  posta 
la  velocita  di  120  chilometri  all' ora,  ammonta  a  1160  cavalli,  ne 
restano  1720  — 1160  cioe  560  disponibili  al  gancio  del  tender,  come 
si  dice  in  linguaggio  tecnico-ferroviario ;  i  quali,  sempre  stanno  a 
quella  velocita,  equivalgono  al  trascinamento  d'un  peso  di  175  ton- 
nellate.  Occorre  poi  appena  ricordare  che,  volendo  accrescere  il  ca- 
rico?  si  ha  da  rinunziare  ad  una  parte  proporzionata  di  velocita,  o 
sia  che  aumenti  in  peso  direttamente  il  treno  stesso,  ovvero*che  cre- 
sca  indirettamente,  dovendolo  rimorchiare  in  salita  su  per  un  piano 
inclinato. 

Aggiungiamo  da  ultimo  un  cenno  di  alcune  novita  nella  forma 
esterna  della  macchina.  Essa  misura  in  lunghezza  to  tale  14  rnetri,  e 
portata  su  quattordici  ruote,  distribute  in  tre  sistemi  o  telai,  snodati 
tra  loro  e  articolati,  da  girar  facilmente  nelle  curve :  cioe  le  quattro 
grandi  ruote  motrici  accoppiate,  del  diametro  di  2m50,  che  reggono 
la  caldaia;  le  sei  ruote  del  tender  e  focolare  del  diametro  di  Im06 
alia  parte  posteriore ;  e  sul  dinanzi  altre  quattro  ruote  eguali  che  por- 
tano  un  casotto  in  forma  di  prora  da  fendere  1'aria,  fornito  di  cri- 
stalli,  entro  il  quale  sta  il  maochmista.  Questi  cosi  sta  veramente  in 
capo  al  treno,  dinanzi  al  fumaiuolo,  in  perpetua  vedetta :  ed  ha  alia 
mano  il  regolatore  del  vapore  ai  cilindri  degli  stantuffi,  1'apparecchio 
da  volgere  innanzi  o  indietro  la  corsa,  la  chiavetta  del  freno  ad  aria 
compressa,  della  tromba  di  compressione,  e  della  piccola  dinamo  da 
illuminare  il  casotto  e  accendere  le  lanterne.  Sul  tender  al  luogo  so- 
li to  stanno  due  fochisti ;  che  un  solo  non  basterebbe  al  continuo  ri- 
fornimento  del  carbone  consumato  daH'immane  colosso. 


NATURALI  213 

Fatto  il  rapporto  tra  il  peso  clella  macchina  e  la  sua  potenza,  si 
trova  la  cifra  di  40  chilogrammi  appena  per  ogni  cavallo  vapore,  cifra 
fin  ora  non  otteuuta  altrove,  stando  essa  nelle  macchine  mtgliori 
sui  50  chilogrammi  almeno.  E  1'averla  potuta  ridurre  cosi  baasa  e 
merito  dei  calcoli  rigorosi  nel  bilanciare  tutti  gli  organi  e  le  loro 
parti,  e  non  poco  ancora  della  scelta  squisita  dei  materiali  di  costru- 
zione,  acciaio  e  nikel. 

3.  L'uomo  si  potrebbe  veramente  definire  un  essere  incontentabile : 
ogni  giorno  cerca  iiuove  forme  di  comfort,  cioe  nuovi  aiuti  alia  vita 
comoda.  Tra  questi  uno  dei  pensieri  e  delle  sollecitudini,  che  aguzzano 
tutted!  Pingegno  dei  meccanici,  e  trovar  modo  di  accrescere  la  rapi- 
dita  dei  treni  ferroviarii,  o  sieno  mossi  dal  vapore  o  dall'elettricita, 
senza  pero  esporre,  in  Europa,  i  viaggiatori  al  rischio  prossimo  di  fiac- 
carsi  il  collo.  Diciamo  in  Europa,  a  bella  posta ;  perche"  quest'ultiina 
riser va  in  qualche  altro  paese  di  questo  mondo  non  ha  luogo.  In  Ame- 
rica infatti  della  vita  si  fa  meno  caso,  come  a  tutti  e  noto ;  e  poiche 
cosi  vuole  1'opinione  pubblica,  cosi  e  disposto  1'ambiente,  come  oggi 
si  dice,  qual  meraviglia  che  le  Compagnie  ferroviarie  ci  si  adattino 
esse  pure  quanto  possono,  e  della  sicurezza  dei  viaggiatori  si  diano 
meno  pensiero  che  in  Europa?  A  raccoglierne  gli  esempii,  che  si  rac- 
contano,  se  ne  farebbe  un  volume.  Oggi  ne  riportiamo  uno  recente,  il 
quale  per  due  capi  en  tra  in  questa  rubrica  delle  notizie  di  scienze  naui- 
rali :  primo,  perche  mostra  1'audacia,  diciam  meglio,  la  temeraria  spen- 
sieratezza,  che  e  una  delle  qualita  psichiche  piu  caratteristiche  del  po- 
polo  degli  Stati  Uniti ;  la  quale  come  e  donde  si  sia  sviluppata  nei 
cervelli  della  schiatta  anglc-sassone  trapiantata  sulle  sponde  del  Mis- 
souri e  del  Mississipi,  e  questions  che  s'appartiene  al  biologo  d'inve- 
stigarla.  Noi  accogliamo  la  notizia  pel  secondo  riguardo  piuttosto,  cioe 
per  1'esempio  della  massima  velocita  che  finora  abbia  animato  un  tram 
elettrico  alia  corsa :  evsempio  che  mostra  la  possibilita,  speriamo  non 
lontana  dall'effettuarsi,  di  sostituire  generalmente  1'elettricita  al  va- 
pore nella  trazione  sulle  ferrovie,  rimovendo,  con  IP  noia  del  fumo  e 
del  carbone,  anco  i  pericoli  dell'aefissia  entro  alle  gallerie. 

Eiferisce  il  Cosmos,  togliendolo  dallo  Street  Railway  Journal  del 
26  maggio  scorso,  una  gara  di  velocita  tra  un  tram  elettrico  a  filo  aereo 
della  linea  Kansas  City  a  Leavenworth  e  un  treno  rapido  della  Com- 
pagnia  t'erroviaria  del  Missouri  Pacific.  La  corsa  avvenne  in  un  tratto 
compreso  tra  Pomeroy  e  la  citta  di  Wolcott,  ove  essendo  le  due  linee 
piane,  diritte,  parallele  e  di  soda  costruzione,  tutte  le  circostanze  costi- 
tuivano  per  gli  americani,  meglio  che  un  invito  alia  gara,  quello  che  si 
direbbe  una  vera  suggestione.  II  macchinista  del  treno  a  vapore  veden- 
dosi  correre  a  fianco  il  tram  elettrico,  punto  di  quella  presunzione,  senza 
scomporsi,  ordina  al  fochista  di  cacciare  carbone  a  forza  nel  fornello,  e 


214  SCIENZE 

girata  la  manovella,  spinge  il  treno  a  corsa  disperata.  Ma  il  conduttore  o 
wattmaim  del  tram,  intesosi  per  un  cenno  col  fattorino,  gira  anch'egli  la 
sua,  e  la  vettura,  via  come  una  saetta.  Si  correva  vertiginosamente  dalle 
due  parti.  I  viaggiatori,  penseremmo  noi,  dovevano  sentirsi  indosso  i 
brividi,  protestare...  nulla  di  nulla.  Eccoli  tutti  agli  sportelli  e  fine- 
strini  del  treno  e  del  tram,  agitare  cappelli  e  pezzuole,  nrlando  per 
pazza  gioia,  e  quasi  spronando  le  loro  macchine  a  non  darsi  vinte.  Per 
un  miglio  il  vapore  ebbe  qualche  metro  di  vantaggio  sull'elettricita ; 
per  un  secondo  miglio  andarono  pari ;  infine  il  wattmann  gira  un  altro 
poco  la  manovella,  e  1'elettrico  passa  innanzi  alia  lo?omotiva;  la  quale 
aveva  raggiunto  il  massimo  di  velocita.  All'entrata  di  una  galleria, 
ove  le  due  vie  si  separano,  il  tram  aveva  vinto  il  treno  di  27  metri ; 
1'uno  e  1'altro  correvano  colla  velocita  effettiva  di  88  chilometri  all'ora. 

Ma  lasciando  gli  sforzi  momentanei  ed  i  puntigli,  questa  gara  di 
velocita  richiama  alia  mente  il  confronto,  tanto  spesso  dibattuto  e 
sempre  interessante,  tra  le  velocita  onde  si  spingono  i  treni  diretti 
nei  diversi  Stati  del  mondo.  Si  citano  a  ogni  tratto  le  ferrovie  ame- 
ricane  quali  portenti  di  celerita;  si  vanta  1'audacia  dei  macchinisti 
e  viaggiatori  di  quella  nazione,  eroica  sprezza trice  della  vita,  i  quali 
corrono  a  rompicollo  per  le  immense  distese  i  giorni  interi  e  le  setti- 
mane.  Che  i  treni  americani  sieno  arrischiati,  e  un  fatto;  clie  sieno 
i  piu  rapidi,  e  un  pregiudizio.  La  palma  della  rapidita  oggi  non  1'hanno 
punto  gli  americani,  ma  gli  europei ;  e  in  Europa  non  la  portano  gli 
inglesi,  ma  i  francesi.  Le  ferrovie  americane  infatti,  appunto  per  la 
sterminata  lunghezza  in  cui  si  estendono,  traversando  a  diverse  lati- 
tudini  quel  continente  dall'Atlantico  al  Pacifico,  e  solcandolo  in  tutte 
le  direzioni,  non  possono  essere  ne  cosi  accuratamente  costruite,  ne 
cosi  attentamente  sorvegliate  da  potervisi  lanciare  a  quelle  grandi  velo- 
cita, che  la  costruzione  delle  macchine  odierne  per  se  consentirebbe. 
II  che  non  avviene  in  Europa ;  dove  una  moltitudine  di  guardiani  sta 
sempre  in  vedetta  lungo  tutta  la  linea,  a  distanze  fisse ;  dove  le  ispe- 
zioni  sono  piu  frequenti,  le  rotaie  con  piu  studiata  diligenza  e  con 
inaggiore  spesa  assicurate  alle  traversine,  i  terrapieni  e  le  scarpate  sono 
lasciate  ineglio  rassodare ;  in  una  parola  la  via  e  piu  salda  e  pud  senza 
pericolo  reggere  a  corse  piu  vertiginose. 

Ecco  intanto  alcune  cifre  tolte  ai  piu  recenti  indicatori  ferroviarii ; 
ed  esprimono  le  velocita  commerciali  dei  treni  diretti,  cio&  le  velocita 
medie,  le  quali  risultano  scemate  alquanto  rispetto  alle  velocita  reali 
o  fisiche  per  cagione  del  rullentamento  presso  alle  stazioni  di  fermata. 


NATURALI 


215 


Distitiiza        Duratu 
kilom.       del  tragitto 


Veluoita         Feimate 
kil.  all'ora     intermedle 


/  Londra-Douvres 

\  Londra-Exeter 

Inghilterra<  T 

)  Londra-Newcastle 

'  Londra-Liverpool 


Francia 


Germania 


Italia 


'  Parigi- Amiens 
(linea  Calais) 
Macon-Parigi 
Parigi-Bayonne 
Parigi-Le  Havre 

Berlino-Amburgo 

Berlino-Colonia 

Berlino-Dresda 

Torino-Milano-Venezia. 

Milano-Bologna 

Pisa-Roma 


125 
312 
438 
323 

131 


415 
216 
333 


3  43 

5    17 

4  15 


1    30 


440  5 
781  9 
228  3 


42 


286  3  36 
589  8  51 
175  2  47 


23 

25 

5 


73 

84 
88 
76 


Vs 


77 
87 


66 
63 

49 
63 
54 


2 
5 

1 

1 
6 
2 

18 
6 
4 


Come  si  vede  le  ferrovie  italiane  non  possono  competere  ne  pur 
da  lungi  con  le  inglesi  ne  con  le  francesi :  sebbene  concorrano  nel 
confronto  i  tratti  serviti  coi  treni  piu  rapidi,  e  le  vie  piu  dirette  e 
piane  e  nieglio  costruite.  La  linea  Torino  Milano,  che  &  delle  migliori 
in  tutto  il  regno,  viece  ora  percorsa  con  maggior  lentezza  che  or  fanno 
pochi  anni,  ancorche  non  sia  complicata  ne  di  curve  notevoli,  ne  di 
salite,  e  tutta  sia  fornita  di  doppio  binario  da  capo  a  fondo  e  di  solida 
costruzione.  Ma  le  ferrovie  italiane  non  pare  che  si  propongano  anzi- 
tutto  di  servire  al  trasporto  dei  viaggiatori  e  delle  mercanzie,  bensi 
di  fornire  lauti  guadagni  e  risparmii  agli  azionisti :  non  sono  opere  di 
pubblica  utilita,  ma  un  giuoco  di  guadagneria. 


CRONACA  CONTEMPORANEA 


Roma,  25  settembre  -  10  ottobre  1900. 

I. 
DIARIO  DELL' ANNO  SANTO 

1.  La  Madonna  delle  Scuole  Pie  di  Frascati  recata  a  Roma  da  apposito 
pellegrinaggio.  — Prodezze  della  polizia  italiana.  —  2.  Ricevimenti  del 
S.  Padre  in  S.  Pietro:  italiani  di  tutte  le  province,  tedeschi  di  Berlino, 
di  Colonia,  del  Reno,  bavaresi,  austriaci,  spagnuoli,  argentini,  francesi. — 
I  canti  religiosi  nazionali. 

1.  Nella  chiesa  delle  Scuole  Pie  di  Frascati  e  in  gran  venerazione 
da  trecent'anni  incirca  un'  immagine  della  SSma  Vergine  col  Bam- 
bino, la  quale  per  istituzione  di  San  Giuseppe  Calaaanzio  stesso  soleva 
essere  portata  in  Eoma  per  la  ricorrenza  di  ciascun  anno  giubilare, 
e  solennemenfce  esposta  nella  chiesa  di  San  Pantaleo  annessa  alia 
casa  generalizia.  La  pia  pratica,  rinnovata  I'ultima  volta  nelPanno 
santo  1825  con  solenne  processione,  fu  ripresa  pure  in  quest'anno 
corrente,  con  questo  benefizio  concesso  da  S,  S.  il  Papa  Leone  XIII, 
eke  chhmque  accompagnasse  a  piedi  la  prodigiosa  immagine  da  Fra- 
scati a  Roma,  potesse,  aggiunta  una  sola  visita  a  S.  Giovanni  in  Late- 
rano,  lucrare  1' indulgenza  plenaria  del  giubileo;  e  chi  non  avesse 
voluto  o  po  fcu  to  fare  a  piedi  quei  21  chilonietri  di  strada,  si  fosse  pero 
unito  alia  visita  comune  nella  detta  basilica,  con  altre  due  visite,  in 
giorni  distinti,  a  ciascuna  delle  tre  rimanenti  basiliche  maggiori,  gua- 
dagnasse  del  pari  1'  indulgenza.  Pubblicato  1'  invito,  oltre  a  due  mila 
persone  di  Frascati  e  dintorni  s'adunarono  la  mattina  del  26  settembre 
per  tempissimo  alia  po'rta  del  santuario  in  Frascati ;  donde  levata 
la  sacra  effigie  dai  P.  Angelini  Rettore  di  detta  chiesa  e  collocata  in 
una  carrozza,  al  suono  festoso  delle  campane,  tra  i  plausi  della  folia 
e  le  grida  «  Viva  Maria !  >  il  numeroso  corteo,  alle  3  A/2  ant-  sotto  1° 
splendido  cielo  della  campagna,  mosse  giubilante  verso  Roma.  Alter- 
nando  inni,  laudi,  rosario  e  preghiere  diverse,  il  pio  peliegrinaggio 
s'accostava  alle  mura  dell'eterna  citta. 

E  intanto  Roma  che  faceva? —  Roma  dormiva;  dormiva  quieta, 
senza  alcun  sospetto  del  terribile  pericolo  che  le  sovrastava.  Da  Fra- 
scati, diciamo  piu  solennemente,  da  Tuscolo,  da  Rocca  di  Papa,  dal 


CRONACA  CONTEMPORANEA  217 

verde  Campo  d'Annibale  era  partita  una  spedizione  formidabile  armata 
di  vessilli,  di  torce,  di  rosarii...  Annibale  era  alle  porte,  e  Roma  dor- 
miva !  Buon  per  lei  che  vegliava  il  regio  commissario  di  Pubblica 
Sicurezza,  cavaliere  Alliata  Bronner,  spalleggiato  da  alouni  delegati  e 
buon  nerbo  di  guardie ;  il  qual  cavaliere,  cinta  la  sciarpa  tricolore,  si 
fe5  animosainente  incontro  alle  minaccevoli  schiere  fin  mezzo  miglio 
fuori  della  porta  S.  Giovanni,  la  quale,  com'e  noto,  prese  il  posto 
dell'antica  porta  asinaria,  murata  nel  1408. 

Erano  le  7  J/2-  H  signor  cominissario  intimo  lo  scioglimento  del 
corteo.  Proteste,  indignazione,  non  servirono  a  nulla,  si  capisce;  la 
potenza  romana  triorifo  agevolinente  anche  di  queste.  Convenne  darsi 
vinti :  e  Roma  fu  salva,  ne  si  ebbe  a  deplorare  lo  sconcio  che  sulla 
deserta  piazza  di  San  Giovanni  in  Laterano,  nel  tragitto  de'  ducento 
passi  che  corrono  dalla  porta  della  citta  alia  soglia  della  chiesa,  na- 
scessero  tuinulti  da  parte  di  una  turba  che  non  c'era. 

Adunque  la  carrozza  che  portava  1'immagine  di  Maria  passo  la  prima 
e  sola,  e  poi  a  poco  a  poco,  alia  spicciolata,  con  molta  precauzione, 
piccoli  gruppi  di  pellegrini,  che  tornarono  a  radunarsi  nel  portico  della 
basilica  lateranense. 

Alle  8  i/4  1'Eino  Cardinale  Serafino  Vannutelli,  vescovo  di  Frascati 
e  Penitenziere  maggiore  di  S.  S.,  assistito  da  due  canonici  della  ba- 
silica e  clagli  alunni  del  proprio  serninario,  venne  alia  porta  maggiore 
del  tempio  a  ricevere  la  S.  Icone,  che  egli  stesso  reed  e  collocd  sull'al- 
tare  eretto  nel  mezzo  dinanzi  alia  Confessione.  Indi  celebro  la  S.  Messa 
dist-ribuendo  la  comunione  ai  pellegrini. 

Terminata  la  funzione,  seguendo  1'antica  consuetudine,  la  venerata 
immagine  fu  recata  in  Vaticano,  accompaghata  in  una  carrozza  chiusa 
della  principessa  Lancellotti,  dal  P.  Rettore  delle  Scuole  Pie,  dal  Priore 
e  dal  Cappellano  dell'Arcieonfraternita.  I  quali  con  una  commissione 
dei  principali  del  pellegrinaggio  processionalmente  la  portarono  negli 
appartamenti  pontificii  presentandola  al  S.  Padre  neila  sala  del  Trono. 
Yenerolla  il  S.  Pontefice  e  baciolla  due  volte,  benedisse  tutti  i  presenti, 
e  poco  stante,  sceso  in  S.  Pietro,  consolo  del  pari  tutti  i  pellegrini  ivi 
adunati  con  altri  di  diverse  nazioni  e  province. 

La  sera  stessa  colla  stessa  carrozza  della  mattina  la  «  Madonna » 
tornd  a  Frascati,  ove  giunse  a  un'ora  di  notte,  accoltavi  dal  giubilo 
del  popolo,  con  suoni,  luminarie,  scampanio,  e  ogni  segno  di  festa. 
2.  Intanto,  seguitando  1'avviamento  preso  nel  mese  di  settembre, 
il  movimento  dei  pellegrini  verso  Roma  ando  continuamente  crescendo, 
toccando  in  sullo  scorcio  del  mese  e  sull'entrare  d'ottobre  il  colmo 
forse  della  frequenza  raggiunta  finora  nell'anno  giubilare.  La  domenica 
30  settembre  solennizzandosi  in  S.  Pietro  la  beatificazione  del  vene- 
rabile  Antonio  Grassi,  dell' Oratorio,  specialmente  alia  funzione  pome- 


218  CKONACA 

ridiana  quando  il  S.  Padre  vi  scese  a  venerare  la  prima  volta  il  no- 
vello  beato,  la  folia  di  forestieri  e  romani  ivi  convenuti  fu  calcolata 
a  piu  di  50000  forse  a  60000,  persone.  Queste  celebrita  religiose,  che 
sono  tra  le  piu  auguste  e  solenni  nella  chiesa  cattolica,  accrescono 
lustro  all'anno  giubilare,  risvegliano  la  fede  nella  vita  beata  di  lassii, 
mentre  per  se  stesse  e  per  il  loro  splendore  eccitano  la  divozione  e 
il  desiderio  delle  moltitudini,  che  parte  vi  si  conducono  apposta  an  che 
da  lontani  paesi. 

Accorsero  i  Francesi  coll'Efno  Card.  Richard,  arcivescovo  di  Parigi, 
a  onorareiloro  santi  e  beati  novellamente  glorificati  sugli  altari :  accorse 
tutta  Italia  a  onorare  parimente  i  suoi,  accorse  la  Germania  essa  pure 
inviando  la  scorsa  domenica,  7  ottobre,  da  5000  Bavaresi,  co'  loro 
vescovi,  di  Bamberga,  di  Augsburg,  di  Wiirzburg,  a'  piedi  della 
beata  Maria  Grescenzia  Ho'ss  terziaria  francescana,  nativa  per  1'ap- 
punto  di  Kaufbeuren  nella  Baviera  sveva.  Queste  sono  inoltre  occasioni 
offerte  alle  turbe  di  pellegrini  di  godere  dell'augusta  presenza  del 
Yicario  di  Cristo  e  riceverne  la  benedizione.  Esse  non  bastano  pero 
alle  moltitudini  che  continuamente  affluiscono  e  ripartono  da  Eoma; 
e  vi  supplisce  la  paterna  carita  del  S.  Padre,  che  parecchie  volte  la 
settimana  ora  nella  Cappella  Sistina,  ora  nella  basilica  vaticana,  o 
al trove  scende  a  benedire  e  contentare  i  suoi  figli. 

Cos!  fece  il  22  settembre  per  duemila  tedeschi,  belgi,  polacchi,  riu- 
niti  nella  cappella  Sistina,  presenti  nobili  e  ragguardevoli  personaggi 
di  Berlino,  associazioni  artistiche  ed  operaie,  congregazioni  di  dame,  i 
deputati  D.r  Hille,  Schult  e  Stopp  del  centro  tedesco.  II  27  settembre 
lo  aspettavano  in  S.  Pietro  un  50000  persone:  erano  4000  lombardi 
condotti  dall'Emo  Card.  Arcivescovo  di  Milano,  erano  quelli  di  Fra- 
scati  dianzi  rammentati,  marchigiani,  umbri  di  Nocera,  Citta  di  Ca- 
stello,  altri  di  Aversa  ecc.,  preceduti  da' loro  vescovi  e  pastori,  e  poi 
tutti,  si  pud  dire  i  terziarii  francescani  intervenuti  al  eongresso,  ita- 
liani,  francesi ,  tedeschi,  spagnuoli;  i  quali  prima  e  dopo  la  comparsa 
del  Papa  alternarono  i  loro  canti  religiosi  nazionali  sotto  le  dorate 
volte  della  basilica.  Gustato  e  ammirato  il  canto  dei  bravi  alunni  del 
seminario  milanese,  ov'  e  seria  ed  ottima  scuola,  gustati  del  pari  i 
canti  degli  spagnuoli,  nuovi  ai  piu  dei  presenti.  Piu  poderose  di 
tutte  pero,  piu  disciplinate  e  sicure,  apparvero  le  voci  tedesche,  di 
quel  popolo  d'ordine,  d'  iniziativa,  di  lavoro,  di  scuola.  Cola  non 
v'  ha  bambino  che  fin  dai  primi  anni  con  1'alfabeto  e  colla  gramma- 
tica  non  apprenda  pure  a  leggere  musica  ed  eseguirla,  per  gradi, 
ben  inteso  e  con  metodo  costante;  gia  nei  libretti  di  divozione 
accanto  agl'mni  e  ai  cantici  egli  trova  segnate  le  note  musicali  onde 
s'  hanno  a  modulare  ;  le  scholae  cantorum  sono  ivi  cosi  regolarmente 
costituite,  e  gli  esercizi  corali  cosi  puntualmente  ripetuti  in  tutte  le 


CONTEMPORANEA  219 

parrocchie  del  villaggi  come  raramente  s'incontra  nelle  prime  catte- 
drali  di  questa  nostra  Italia. 

Nell'Aula  concistoriale  il  giorao  appresso  il  Papa  ricevette  1'omag- 
gio  di  altri  pellegrini,  350  ungheresi,  500  tedeschi  di  Colonia,  Tre- 
viri  e  delle  province  renane,  i  quali  erano  sbarcati  a  Civitavecchia 
dal  vapore  Amphytrite  e  col  medesimo  proseguirono  poi  per  Terra 
Santa,  dove  di  questi  giorni  fecero  corona  all'arcivescovo  di  Colonia,  che 
poneva  la  prima  pietra  della  nuova  chiesa  cattolica  eretta  sul  suolo 
della  Dormitio  Virginis  regalato  dall'  Imperatore  ai  cattolici. 

II  30  settembre  da  capo  si  adunano  in  S.  Pietro  altre  30,000  per- 
sone,  pellegrini  i  piu  di  Catalogna,  coi  vescovi  di  Tarragona,  Barcel- 
lona,  Salsona;  tedeschi  di  Stuttgart,  svizzeri  di  quasi  tutti  i  cantoni, 
accompagnati  da  Mons.  Esseiva,  Mons.  Bonard,  Colonnello  de  Reding- 
Bibregg,  prof.  Beck  dell'  Universita  di  Friburgo,  ecc.;  poi  delle  Mar- 
che,  di  Basilicata,  di  Yelletri,  Albano  e  Palestrina,  con  gli  Effri  Car- 
dinali  Agliardi  e  Yincenzo  Yannutelli,  vescovi  suburbicarii,  e  gli  al- 
tri vescovi. 

II  1°  ottobreTera  la  beatificazione  del  ven.  Antonio  Grassi,  nuova 
moltitudine  a  S.  Pietro  :  il  4  vengono  pugliesi,  siciliani,  toscani  di 
Siena,  Prato  e  Pistoia  ;  napoletani,  di  Salerno,  d'Acquapendente,  di 
Lucania,  tedeschi,  svizzeri,  austriaci,  americani  dell'Argentina  ;  e  per 
tutti  il  S.  Padre  scende,  s'affatica,  benedice  :  senza  contare  i  ricevi- 
menti  privati  concessi  agli  argentini  nella  Sala  Clementina  e  all'ari- 
stocrazia  Viennese,  che  contava  i  nomi  piu  illustri,  il  principe  Clary 
e  Aldringen,  principe  Lobkowiz,  principessa  Thurn  e  Taxis,  Con- 
tessa  Auersperg,  Contessa  Schonborn-Sternberg  ecc.,  alcuni  consiglieri 
comunali  di  Yienna,  e  a  capo  del  pellegrinaggio  Mons.  Schopfleu- 
chtner,  e  il  parroco  Eisener. 

Passati  appena  questi  pellegrinaggi,  altri  si  accalcavano  alle  porte 
di  Roma  e  di  S.  Pietro.  Gli  spagnuoli  baschi,  i  perugini,  napoletani, 
diocesani  di  Aquino,  Pontecorvo  e  Sora,  quei  di  Lucca,  i  francesi  di 
Bayeux  col  loro  vescovo,  alcuni  gruppi  di  portoghesi,  convenuti  tutti 
nella  basilica  vaticana  il  martedi  9  ottobre  alia  benedizione  del  Papa. 

Questo  movimento  incessante  si  trasmette  di  necessita  nelle  altre 
parti  e  citta  italiane,  sopratutto  in  quelle  situate  sulle  vie  che  dal- 
1'Alpi  menano  a  Roma :  a  JMilano,  Geneva,  Firenze,  e  un  continue 
passaggio  di  forestieri,  che  girano  e  ammirano  le  bellezze  del  nostro 
paese  e  lasciano  dappertutto  guadagno,  e  buon  esempio. 

I  romani  ricorderanno  d'avere  veduto  ne'  giorni  passati  scorrere 
le  vie  di  Roma  e  fermarsi  alle  basiliche  patriarcali  una  quarantina 
di  carrozze  di  rispetto  a5  due  cavalli,  cocchiere  e  servitore  in  livrea, 
che  portavano  a  gruppi  di  tre,  quattro,  un'eletta  schiera  di  signori  e 
dame  francesi,  che  in  abito  di  societa  e  strascichi  di  seta,  non  per  va- 


220  CRONACA 

nita,  ina  per  onore  di  Die  e  de'  luoghi  santi,  compievano  le  loro  vi- 
site  giubilari.  A  Dio  si  prostrano  grand!  e  piccoli,  che  grand!  e  piccoli 
sono  oggetto  della  misericordia  e  compiacenza  di  Lui,  come  gia  pa- 
stor! e  Re  magi  furono  invitati  a  Befclemine. 

II. 
COSE  ROM  AN  E 

1.  II  Congresso  internazionale  dei  Terziarii  Francescani.  —  2.  Lo  sciopero 
del  vetturini  roma.ni.  —  3.  Beatificazione  del  Ven.  Antonio  Grassi,  della 
Congregazione  dell'Oratorio.  —  4.  Un  ingente  furto  in  Vaticano.  —  5.  L'lm- 
peratore  della  Dottrina  Cristiana  assalito  in  Borgo  dai  questurini.  — 

1.  Mentre  il  23  se.ttembre  inauguravasi  a  Parigi  nella  sala  Wagram 
il  Congresso  socialista  internazionale  in  mezzo  a  scene  e  tumult!  d'ogni 
genere;  qui  a  Roma,  proprio  il  giorno  prima,  s'era  gia  inaugurate  solen- 
nemente  e  tranquillainente  nella  vasta  chiesa  di  S.  Andrea  della  Yalle 
il  Congresso  internazionale  dei  Terziarii  Francescani,  che  fu  uno  degli 
avvenimenti  piu  meniorabili  e  piu  consolanti  di  quest'anno  gitibilare. 
Tale  coincidenza  di  tempo,  che  a  prima  fronte  parrebbe  casuale,  a  noi 
inveee  sembra  un  tratto  mirabile  di  provvidenza  divina,  la  quale  vuol 
servirsi  del  Terz'Ordine  di  S.  Francesco,  come  di  argine  potentissimo 
per  rintuzzare  la  ftumana  irrornpente  del  Socialismo. 

Noi  entrando  nel  tempio  di  S.  Andrea  della  Yalle  rimanernmo  stu- 
piti  nel  vederlo  quasi  riempito  da  ben  15  mila  Terziarii  d'ogni  lingua 
e  d'ogni  nazione.  L'abside,  trasformata  in  grandiose  palco  addobbato 
con  damasciii  a  frange  d'oro,  rapiva  per  la  sua  bellezza  e  magnifi- 
cenza  gli  sguardi  di  tutti.  Un  magnifico  padiglione.  che  dalla  cima  di- 
scendeva  giu  abbracciando  bellamente  i  due  lati  dell'abside,  ne  copriva 
il  fondo;  in  alto  sotto  ricco  panneggiamento,  sormontato  da  una 
croce,  campeggiava  un  grande  stendardo  con  1'imagine  deH'Imma- 
colata,  e  di  sotto  lo  stemma  dell'Ordine  Francescano;  nel  mezzo  del 
palco  sopra  un  cippo  spiccava  un  bel  busto  in  marmo  bianco  di 
S.  S.  Leone  XIII.  circondato  da  quattro  doppieri  di  cera.  Quattro  bel- 
lissimi  candelabri,  portanti  ciascuno  nove  lampade  elettriche,  ilJumi- 
navano  graziosamente  la  maestosa  gradinata  del  palco,  dove  sedevano 
in  derate  poltrone  Cardinal!,  Arcivescovi,  Yescovi,  Prelati  e  Capi  d'Or- 
dini  religiosi.  Al  banco  della  presidenza  presero  posto  il  Card.  Yives 
y  Tuto,  dell'Ordine  de'  Cappuccini,  i  quattro  General!  francescani,  il 
conte  Santucei,  il  comm.  Harmel,  il  P.  Stefano  Ivancic',  procuratore 
generale  del  Terz'Ordine  regolare,  ed  alcuni  altri. 

Yi  furono  present!  9000  terziarii  italiani,  circa  2000  tedeschi,  2000 
francesi,  1000  spagnuoli  e  un  rnigliaio  di  diverse  altre  nazioni,  sviz- 


CONTEMPORANEA  221 

zeri,  croati,  polacchi  e  va  dicendo.  Con  uno  zelo  veramente  infatica- 
bile  S.  Eminenza  il  Card.  Yives  y  Tuto  presiedette  a  tutte  le  adu- 
nanze  general!,  tenute  in  S.  Andrea  della  Yalle,  dove  valorosi  oratori 
di  varie  nazioni  presero  suceessivainente  la  parola ;  e  furono  tutti  applau- 
ditissimi.  I  loro  discorsi  eloquent!  si  potranno  leggere  con  piacere,  rac- 
colti  in  un  volume  dalla  Vera  Roma.  Anima  pero  di  tutto  il  Congresso 
fu  1'  illustre  conte  Santucci,  che  colla  sua  attivita  meravigliosa  coo- 
pero  granclemente  alia  felicissima  riuscita  del  medesimo.  Desto  entu- 
siasmo  e  commozione  la  comparsa  sulla  tribuna  del  P.  Placido  da 
Castellamare,  ininorita,  in  abito  da  cinese  con  tan  to  di  codino  dietro 
le  spalle.  « Non  vi  spaventate  (disse  sorridendo),  non  sono  un  Boxer, 
sono  un  cristiano,  sono  un  umile  figlio  di  S.  Francesco,  scampato  mira- 
colosamente  alle  stragi  e  portato  qua  dal  mio  Angelo  Custode  per  ritem- 
prare  la  mia  fede  e  prepararmi  al  martirio  qui  su  questa  terra  di  mar- 
tiri.  >  Quindi  ricordate  le  stragi  recent!  della  Cina,  mandate  un  caldo 
saluto  ai  nuovi  eroi  caduti,  e  accennando  al  progresso  del  cristiane- 
simo  in  Cina,  ne  dedusse  che  non  e  lontano  cola  il  trionfo  della  civilta, 
e  il  trionfo  si  otterra  in  gran  parte  per  opera  dei  figli  del  Terz'Ordine 
Francescano,  novelli  Maccabei  sotto  le  mura  di  Gerico. 

Uno  scoppio  di  applausi  accolse  le  parole  infocate  del  missionario 
cinese.  Nella  seduta  solenne  del  25  avvenne  una  scena  commovente, 
quando  il  Generale  dei  Domenicani,  il  E.  P.  Friihvirth,  fu  presentato 
alPassemblea.  II  card.  Yives  y  Tuto,  levandosi  in  piedi,  salutd  il 
Generale  rdei  Domenicani,  ricordando  1'amicizia  di  S.  Domenico  e  di 
S.  Francesco,  amicizia  che  si  perpetuo  nei  due  Ordini,  ne  venne  meno 
giainmai.  Alia  fine  del  discorso,  il  Cardinale  abbraccid  e  bacio  il 
P.  Friihvirth,  invitandolo  a  seders!  al  suo  fianco,  inentre  gli  altri 
Padri  Francescani  e  Domenicani  s'abbracciarono  pur  essi  insieme  fra- 
ternamente  e  intonarono  il  bel  responsorio  dell'officio,  che  si  suol 
cantare  quando  i  due  Ordini  celebrano  insieme  i  lor  Fondatori. 

Non  potendo  distenderci  in  piu  minuti  ragguagli,  rimandiamo  i  nostri 
lettofi  ai  cinque  Numeri  di  un  Bollettino  speciale,  pubblicato  dall'egregia 
Vera  Roma  intorno  a  questo  Congresso,  suggellato  degnamente  dal 
Card.  Presidente  con  un  beilissimo  discorso  in  latino,  nel  quale  ringrazid 
il  S.  Padre  della  sua  protezione  speciale  sul  Terz'Ordine,  i  Cardinal! 
e  Yescovi  assistenti,  e  il  Generale  de'Teatini,  che  graziosamente  offerse 
al  Congresso  1'ospitalita  nella  vasta  chiesa  di  S.  Andrea  della  Yalle. 
I  congressisti  si  recarono  poi  a  S.  Pietro  per  la  grande  udienza  del 
Papa  la  mattina  del  26 ;  e  in  sul  pomeriggio  nella  stessa  basilica 
cantarono  soiennemente  il  Te  Deum,  intonato,  dopo  la  lettura  del- 
1'atto  di  consacrazione  dei  Terziarii  al  S.  Cuore  di  Gesu,  da  S.  Einza, 
il  Cardinale  Rampolla,  pur  egli  iscritto  nel  Terz'  Ordine. 

Questo  grandioso  Congresso  di  Terziarii  riusci  dunque.  come  a  Dio 


222  CRONACA 

piacque,  oltremodo  solenne  e  importante,  si  a  pel  numero  stragrande 
di  Congressisti  d'ogni  nazione  del  mondo,  sia  pel  discorsi  eloquen- 
tissimi  ivi  tenuti,  improntati  sempre  di  spirito  papale,  e  sia  finalmente 
per  gli  argomenti  profondarnente  discussi  in  private  sezioni,  e  per  le 
pratiche  e  rilevantissime  risoluzioni  adotitate,  tanto  sull'ammissione 
e  professione  del  nuovi  Terziarii,  quanto  sulla  maniera  di  vita  spec- 
chiatissima  che  devono  tutti  menare,  perche  il  Terz'Ordine  di  S.  Fran- 
cesco sempre  meglio  fiorisca  a  gloria  di  Dio  e  a  vantaggio  del  popolo 
cristiano.  II  S.  Padre  resto  contentissimo  del  felice  risultato  di  questo 
Congresso,  e  percio  trasmise  al  Card.  Yives  y  Tuto  una  bellissima  let- 
tera  di  congratulazione.  La  stampa  liberale  invece  guardo,  e  vero, 
cotesto  Congresso  con  affettata  indifferenza  e  con  un  sorriso  di  bef- 
farda.  ironia :  c  Eppure  in  queste  pacifiche  assisie  degli  ascritti  al  Sera- 
fico  Ordine,  come  nota  bene  il  Cittadino  di  Genova,  e  la  sfida  piu 
grande  e  piu  formidabile,  che  il  mondo  cattolico  nei  nostri  tempi 
lancia  ai  conventi  massonici  spadroneggianti  in  Europa.  > 

2.  Nel  medesimo  tempo  che  cotesto  esercito  internazionale  di  15  mila 
Terziarii  dava  di  se  spettacolo  stupendo  di  quella  vera  civilta  che  da 
Cristo  soltanto  germoglia ;  qui  pure  in  Roma  un'altra  falange  di  ben 
di  versa  natura,  un  tremila  vetturini,  aggirati  dai  gerofanti  della  mo- 
derna  civilta,  falsa,  liberale,  socialistica,  e  massonica,  porsero  per  varii 
giorni  spettacolo  poco  edificante  di  uno  sciopero  senza  giuste  ragioni 
e  senza  utilita  veruna.  Poiche  le  loro  esagerate  pretese  contro  la  So- 
cieta  de'  trams  elettrici  non  furono  ascoltate,  e  cosi  restarono  privi 
di  quasi  ducentomila  lire,  che  per  la  straordinaria  affluenza  dei  pel- 
legrini  avrebbero  potuto  di  leggieri  intascare.  Ma  piu  deplorevole  che 

10  sciopero  dei  vetturini  e  stata  la  insigne  debolezza  delle  autorita 
politiche  ed  amministrative,  specie  del  Sindaco  Colonna,  che,  pur  di 
averli  al  suo  servizio  per  la  cara  sua  festa  del  XX  Settembre,  fece 
loro    promesse  che  non   poteva   fare,   anche   a   scapito   del   Prefetto 
della  citta.  Cotesta  debolezza  purtroppo  e  triste  presagio  per  Pav venire 
di  Roma  e  d' Italia,  mentre  la  rivoluzione  sociale  e  politica  si  avvi- 
cina  a  gran   passi  nella  nostra  Penisola.  Quando   Sindaci,  Prefetti, 
Ministri,  (come  osserva  acutamente  la   Vera  Roma)  si  fanno  imporre 
pretensioni  ingiustificate  da  questa  o  da  quella  classe  di  scioperanti, 

11  principio  d'autorita  e  morto,  poichS  allora  e  la  piazza  che  comanda; 
e  le  conseguenze  non  possono  tardare  a  manifestarsi  fatali,  disastrose, 
anticivili. 

3.  Domenica  30  settembre  ebbe  luogo  nella  basilica  di  S.  Pietro  la 
solenne  Beatificazione  del  Yen.  Servo  di  Dio  Antonio  Grassi  della  Con- 
gregazione  dell' Oratorio. 

II  B.  Antonio  nacque  in  Fermo  il  13  novembre  del  1592  da  genitori 
illustri  per  nobilta  di  sangue  e  di  virtu,  mentre  era  aacora  vivo  S.  Fi- 


CONTEMPORANEA  223 

iippo  Neri.  Fin  da  giovinetto  fu  a  tutti  specchio  esemplare  di  purezza 
angelica,  di  pieta,  d'austerita  di  vita  e  di  ammirabile  piacevolezza 
di  modi,  con  cui  adescava  a  s&  i  suoi  compagni,  per  istillare  nei  loro 
cuori  1'ainore  di  Dio  e  del  prossimo.  A  sedici  anni  entro  nella  Con- 
gregazione  dell' Oratorio,  dove  rifulse  per  esimie  virtu  e  dove  emulo 
1'amabile  santita  del  suo  santo  Istitutore,  di  cui  si  rese  viva  imagine. 
Allo  studio  delle  cose  celesti  accoppio  quello  delle  scienze  e  delle  let- 
tere.  Devotissimo  della  Madonna  si  recava  spesso  alia  S.  Casa  di  Lo- 
reto,  per  ivi  sfogare  con  lei  i  suoi  affetti  piu  calorosamente.  Nel  1625 
peregrind  a  Roma  per  1'Anno  Santo,  e  quivi  edifico  tutti  col  fervore 
delle  sue  visite  alle  Basiliche.  Tomato  in  Fermo,  venne  eletto  a  pre- 
posito  della  Congregazione,  e  nel  governo  d'  essa  si  modello  in  tutto 
sullo  spirito  del  Neri.  Grandissima  la  sua  riverenza  ed  affezione  verso 
il  Sommo  Pontefice,  ne  soffriva  punto  che  altri  parlasse  del  Yicario 
di  Cristo  con  poco  rispetto.  Ebbe  doni  soprannaturali  e  di  profezia  e 
di  conoscimento  degli  spiriti,  si  che,  al  solo  aspetto,  come  S.  Filippo, 
s'accorgeva  degli  incontinenti.  Pontefici,  Cardinali  e  Prelati  illustri 
1'ebbero  in  grande  stima  e  ne  magnificarono  le  virtu,  cosi  in  vita, 
come  dopo  la  beata  sua  morte,  avvenuta  il  13  dicembre  1672  con  segni 
inanifesti  di  santita,  che  Dio  poi  voile  suggellare  con  prodigi  numerosi. 
La  solenne  cerimonia  della  Beatificazione,  secondo  le  norme  con- 
suete,  si  svolse  con  magnificenza  singolare,  (essendo  Postulatore  della 
Causa,  1'  illustre  Mons.  Raffaele  M.  dei  conti  Yirili)  dentro  1'abside 
di  S.  Pietro,  in  un  mare  sfolgorantissimo  di  luce,  che  riverberava  dai 
mille  lampadarii  pendenti  artisticamente  dagli  archi  e  forniti  tutti  di 
lampadine  elettriche,  con  un  effetto  veramente  incantevole.  La  stu- 
penda  corona  di  stelle  a  luce  elettrica,  intorno  al  bellissimo  traspa- 
rente  che  rappresentava  il  Beato  in  gloria,  opera  del  Bottoni,  rapiva 
ogni  sguardo.  Di  siffatta  illuininazione,  che  in  quest'  Anno  Santo 
s'  inauguro  nella  basilica  di  S.  Pietro  e  riscosse  gli  applausi  di  tutti, 
il  merito  principale  deve  attribuirsi  all'eminentissimo  Card.  Aloisi- 
Maselia,  Pro-prefetto  della  Cougregazione  dei  Riti,  che  ne  fu  il  piu 
caldo  promotore.  Belli  pure  i  due  vessilli,  che  pendevano  dai  due 
arconi  laterali  dell'abside,  ramguranti  i  miracoli  del  B.  Grassi,  la- 
vori  del  Caroselli  e  del  Paloinbi.  Nel  sommo  della  grande  arcata, 
dietro  la  Confessions,  messo  a  festoni  di  damasco  rosso  e  a  frange 
d'oro,  spiccava  meravigliosamente  un  gigantesco  stemma  di  Leone  XIII 
sorretto  da  due  angeli,  opera  del  Cisterna,  con  la  scritta :  Conserva, 
Domine,  Pontificem  nostrum  Leonem.  Pareva  di  trovarsi  la  come  in 
paradiso.  E  quando  il  S.  Padre,  disceso  in  S.  Pietro  e  dall'alto  della 
sedia  gestatoria,  e  traversata  la  immensa  basilica  fra  le  grida  entu- 
siastiche  di  giubilo  e  1'agitarsi  delle  candide  pezzuole  di  piu  che 
50  mila  persone,  giunse  dinanzi  all'abside,  tutta  illuminata,  noi  lo 


224  CRONACA 

vedemmo  alzare  gli  occhi  in  atto  di  meraviglia  dinanzi  a  tanto  sfol- 
gorio  di  bellezze  e  di  luci,  quindi  posare  3 a  mano  al  petto  col  sor- 
riso  sulle  labbra,  quasi  dicesse:  Sono  eontentof 

Nella  tribuna  a  destra,  con  alcune  famiglie  ragguardevoli  di  Fermo, 
patria  del  novello  Beato,  trovavasi  il  Sig./conte  Antonio  Luigi  Grassi 
Fonseca,  parente  del  B.  Grassi,  che  poi  fu  presentato  al  S.  Padre. 
Tanto  gli  Svizzeri,  quanto  i  Gendarmi  pontificii,  nell'uscire  dalla  ba- 
silica per  rientrare  in  Yaticano,  furono  fatti  segno,  come  di  solito,  a 
molti  applausi  della  folia  entusiasta ;  ma  piu  calorosamente  fu  ap- 
plaudita  la  Guardia  palatina,  che  per  la  prima  volta  fece  la  sua  sfilata, 
uscendo  di  S.  Pietro,  nel  vestibolo.  Non  ostante  la  straordinaria  mol- 
titudine  di  piu  che  cinquanta  mila  persone  nella  basilica,  molte  altre 
centinaia  dovettero  rimanersene  di  fuori,  impeditone  1'  ingresso  dalla 
truppa  italiana  accorsavi,  perche  per  la  soverchia  affluenza  non  ac- 
cadessero  inconvenienti  deplorevoli  4. 

4.  Non  v'e  rosa  senza  spina,  dice  il  proverbio.  E  purtroppo  in 
mezzo  a  queste  consolantissime  dimostrazioni  d'affetfeo  il  S.  Padre  ebbe 
a  provare  la  spina  d'un  grave  dispiacere,  per  un  furto  ingente,  per- 
petrato  da  ignoti  ladri  in  Vaticano  durante  queste  ultirne  solennita. 

Nel  Palazzo  del  Yaticano  dopo  i  cortili  di  San  Damaso  si  trova  una 
scala  ampia  che  conduce  dalla  segreteria  di  Stato  al  secondo  piano, 
dove  in  ampio  locale  vi  §  Pufficio  d'amministrazione  delle  Opere  Pie  e 
dove  e*  colloeata  la  cassaforte,  le  cui  chiavi  sono  custodite  da  Monsignor 
Contini.  L'ufficio  rimase  chiuso  nei  giorni  di  sabato  e  donienica,  ma, 
aperto  lunedi  per  la  prima  volta,  una  ben  triste  sorpresa  si  presento 
ai  primi  che  misero  piede  neli'uffieio.  La  cassaforte  di  robustissima 
fattura  (sistema  Vertheim  di  Yienna)  era  sfasciata  e  non  si  rinven- 
nero  lire  360,000  in  cartelle  di  rendita  che  essa  conteneva.  Altri  va- 
lori  non  visti  o  non  creduti  agevoli  a  riscuotersi  dai  malandrini  si 
trova vano  dentro  la  cassaforte. 

Si  crede  che  i  ladri  sieno  entrati  con  chiavi  false  nell'ufficio,  op- 
pure  ritnpiattati  in  qualche  angolo  si  sieno  a  bella  posta  fatti  rin- 
ehiudere  nel  locale  la  notte  di  venerdi.  Ed  e  quasi  impossibile  poter 
elevare  sospetti  particolari  per  1'enorme  quantita  di  persone  che  in 
questi  giorni  praticarono  il  Yaticano  e  gli  uffici  d'amministrazione: 
appunto  per  1' affluenza  non  fu  possibile  una  sorveglianza  molto  attiva. 

II  grosso  furto  fu  denunaiato  alia  Questura,  e  dalle  prime  indagini 
operate  dalP  ispettore  Manfroni  si  ritiene  che  non  si  tratti  del  perso- 
nale,  ma  di  estranei  ai  palazzi  Apostolici  e  forse  di  operai  avventizi, 
pratici  degli  uffici,  perche  gia  chiamati  per  lavori  o  riparazioni.  I  nu- 
meri  delle  cartelle  rubate  furono  telegrafati  a  tutte  le  Questure  d'  Italia 
1  Della  solenne  Beatificazione  della  Ven.  Crescenzia  Hoss,  terziaria 
francescana,  eompiutasi  il  7  ottobre,  parleremo  nella  prossima  Cronaca. 


CONTEMPORANEA  225 

e  alle  Polizie  dell'estero.  II Papa  dichiaro  che  rifondera  lasomina,  non  vo- 
lendo  che  le  Opere  Pie  sieno  dunneggiate  da  questo  tristissimo  i'atto. 
L'  ispettore  di  Borgo  coinm.    Manfroni    crede  di  essere  gia  in  sulle 
tracce  dei  colpevoli,  avendo  arrestato  un  cotal  Cefalo,  chiavaro,  il  quale 
a\ea  gia  fatto  dei    lavori  in  Yaticano,  ed  e  ben  noto  alia  questura 
per  falsificazione   di  chiavi  e  scassinamenti.  Anche  dentro  il  Palazzo 
Apostolico  si  stanno  facendo  accurate  indagini  sotto  la  direzione  del 
giudice  pontificio  Zingarini,  e  pare  che  presto  si  possa  venirne  a  capo. 
Ma  certo  non  si  verra  a  capo  delle  question!  giuridiche  che  questo 
fatto  torna  a  ravvivare  per  la  miliesima  volta,  come  se  mai  non  se 
ne  fosse  detto  o  scritto  nulla.  Esse  riguardano  principalmente  la  fa- 
mosa  legge  delle  guarentige,  con  cui  si  era  preteso  di  provvedere  a 
tutto,  e  intanto  ogni  di  eccoti  un   incidente  nuovo,  un  caso   diverso 
dai  precedent!  o  la  ripetiziona  di  casi  gia  avvenuti,  a  dimostrare  che 
ebbe  ogni  ragione  il  Papa  di  non  volerne  sapere  di  quel  guazzabuglio 
di  oscurita  e  di  contraddizioni.  Perocche,  si  ha  un  bel  dire  dai  giu- 
reconsulti  ligi  al  Governo  che  le  guarentige  non  ricoiiobbero  al  Pon- 
tefice  gli  attributi  reali  della  Sovranita;  nel  fatto  il  Papa  e  in   pos- 
sesso  di  questi  attributi  e  gli  esercita  altresi,  come  si  vede  anche  nel 
caso  presente,  facendo  a'  giudici  suoi  istruire  un  formale  processo,  nel- 
1'inviolabile  territorio  suo,  per  iscoprire  il  reo.  Ne  1'autorita  italiana 
vi  ha  nulla  a  ridire;  anzi  ammette,  di  fatto  almeno,  che  il  Papa  sta 
nel  suo  diritto,  perche  accetta  1'istruttoria  del  Vaticano  e  le  fa  dare 
esecuzione  dai  suoi  tribunal!,  non  osando  di  porre  neppur  un  dito  cola 
dentro  il  Palazzo    pontiacio,  a  perseguire  il  reo  o  verificare   gli  ag- 
giunti  del  reato.  —  Si  osserva  da  qualcuno  che  qui  e  una  contraddi- 
zione:  bella  novita!  Y'e  di  sicuro;  ma  non  proviene  gia  dai  Papa  che 
e  perfettameate  logico,  dicendosi  sovrano  e  agendo  come  tale;  bensi 
da   chi    lo  proclamo    Sovrano   per   burla,  intendendo  di  trattarlo  da 
suddito ;  ma  nel  fatto  poi  e  ridotto  nella  necessita  o  di  lasciare  impu- 
niti  i  delitti  o  di  riconoscere  al  Papa  gli  attributi   della   sovranita. 
Percio  aveva  ragione  il ;  Giorno,   affermando  che    <  ogni  volta  che  la 
legge  delle  guarentige  deve  essere  esumata,  se  ne  vede  1'inutilita,  1'as- 
surdita,  1'inapplicabilita. »  E  come  pretendere  poi  che  il  S.  Padre  se 
ne  contenti?  Qui  appunto  sta  1'assurdo   maggiore,  fonte  di  tutti  gli 
altri,  nd  potna  togliersi  se  non  in  uno  di  questi  due  modi :  o  invadere 
addirittura  il  Yaticano,  o  dare  al  Papa  1'indipendenza  plena,  reale, 
manifesta,  sicura  che  egli  domanda.  Tutto  il  resto  e  cicaleccio  vano. 
5.  Sabato,  festa  di   S.  Michele,  nella  chiesa   di   S.  Ignazio,  son- 
tuosamente  addobbata,  ebbe  luogo  la  consueta  premiazione  della  Dot- 
trina  Gristiana,  in  cui  venne  proclamato  Imperatore,  fra  entusiastiche 
acclamazioni,   il    giovinetto   Maffei   Griovanni;  Principi,   i   giovanetti 
Franco   Felice,  Landi  Alfonso,  Landi  Amedeo,  Giacchetti  Giovanni; 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1295.  15  &  ottobre,  1990. 


226  CRONACA 

Capitano,  Coccia  Nazzareno,  ed  Alfiere,  Massoni  Giuseppe.  Non  de- 
scriveremo  qui  la  bella  festa,  perche  altre  volte  1'abbiamo  fatto.  Ma 
solo  registriamo,  a  titolo  di  cronaca,  un  curioso  episodic  avvenuto  al- 
V Imperatore,  quando  con  la  sua  corte  in  carrozza  si  reco  nella  chiesa 
di  S.  Michele  in  Borgo,  succursate  di  S.  Pietro  e  sua  parrocchia,  per 
cantare  ivi  solennemente  il  Te  Deum. 

Come  e  uso,  1' Imperatore  della  Dottrina  Cristiana  teneva  appog- 
giata  allo  sportello  della  sua  carrozza  la  bandiera,  una  semplice  ban- 
diera  rossa  a  ganzo  d'oro,  con  la  croce  dorata  nel  centre.  Fino  a  Borgo 
tutto  ando  bene,  e  nessuno  agente,  per  quanto  zelante,  vide  in  cid 
un  attentato  alle  istituzioni  o  un  segno  sovversivo.  Ma  in  Borgo  ecco 
che  la  scena  cangia  d'aspetto.  Un  nugolo  di  agenti  in  borghese  e  in 
divisa,  di  delegati,  di  carabinieri,  non  appena  apparve  quell' inse- 
gna,  saltano  su  di  botto,  rincorrono  la  carrozza,  la  circondano  e  fanno 
togliere  agli  sguardi  del  pubblico  la  terribile  bandiera,  andando  poi, 
come  osserva  argutamente  1'  Osservatore  Romano,  a  farsi  coronare  in 
Campidoglio,  per  aver  salvato  la  patria,  meglio  delie  oche  di  classica 
memoria.  Si  rendono  veramente  ridicoli  con  queste  ed  altre  siffatte 
vessazioni;  e  i  pellegrini  che  anch'essi  ebbero  a  soffrirne  non  poche, 
diranno,  tornando  ai  loro  paesi,  di  qual  liberta  godano  i  cattolici  nel 
beatissimo  Regno  d' Italia,  anche  in  quest'Anno  Santo. 

III. 
COSE  ITALIANS 

1.  Una  evoluzione  parlamentare  in  vista.  —  2.  Prodezze  burocratiche  in 
Italia.  —  3.  Inondazioni  terribili  in  Liguria  e  in  Pieinonte.  —  4.  Le 
feste  di  S.  Gerardo  Sagredo  a  Venezia.  —  5.  II  trasportp  delle  reliquie 
diS.  Agostino  nella  basilica  di  San  Pietro  in  Ciel  d'Oro.  —  6.  San  Pietro 
suH'Appeniiino  bolcgnese. 

1.  Mentre  nella  Cina  i  nostri  bravi  bersaglieri  e  i  soldati  della 
nostra  marina  sul  campo  di  battaglia  raccolgono,  a  spese  del  loro 
sangue  e  della  loro  vita,  gloriosi  allori ;  i  nostri  politici,  specie  quelli 
che  agognano  di  risalire  al  potere,  Sonnino,  Giolitti,  Crispi  ed  altri 
di  minor  conto,  durante  le  vacanze  di  Montecitorio,  fanno  parlare  di 
se  in  tutta  la  Penisola  con  programmi  magniloquenti,  i  quali  pro- 
mettono,  come  i  Dulcamara  sulle  piazze,  specifici  infallibili  ad  ogni 
male,  ond'e  gravemente  inferma  la  nostra  miserrima  Italia. 

Fra  cotesto  diluvio  di  chiacchiere  inutili,  I'unica  cosa  buona,  che 
se  ne  pud  ricavare,  e  la  preziosa  confessione,  che  fanno  questi  gero- 
fanti  della  rivoluzione  italiana,  dei  grandi  guai  rnorali,  economic! , 
politici  e  amministrativi  che  nell'infausto  spazio  di  ben  trent'anni 


CONTEMPORANEA  227 

dalla  famosa  Breccia  aveano  gia  tante  volte  deplorato  i  cosi  detti  Cleri- 
cali.  Ma  a  quest!  non  si  voleva  aggiustar  punto  fede,  perche  (si  diceva) 
sono  esagerati,  perche  non  vedono  in  Italia  altro  colore  che   il  color 
nero,   perche  pessimist!  all'eccesso.  Dobbiamo  dunque  saper  grado  ai 
tre  sullodati  campioni  del  Liberalismo  di  queste  loro  confession!  sin- 
cere, perche  tratte  loro  di  bocca  dall'evidenza  stessa  dei  fatti.  Se  non 
che  queste  fosche  pitture,  in  cui  essi  ci  ritraggono  si  al  vivo  lo  stato 
miserando  d' Italia,  a   chi  gioveranno  poi?  Proprio  ai   socialist!  e  ai 
republican! ,  che  ne  traggono  il  maggior  profitto  possibile,  e   i   cui 
orator! ,  per  ora  tacciono,  ma  lavorano  indefessamente.  Essi  lavorano 
e  si  studiano  a  tutt'uomo  di   calcare  le  orme  dei  loro   confratelli  di 
Francia,  i  quali  nel  recente  Congresso  socialista  di  Parigi  hanno  de- 
liberate potersi  i  socialist!  intruppare,  senza  tanti  scrupoli,  cogli  ab- 
borriti  borghesi  al  potere,  a  fine  poi  di  fame  a  tempo  suo  una  scor- 
pacciata  solenne,  restando  loro  i  padroni  del  campo.  E  gia  VAvanti, 
organo  magno  dei  socialist!,  non  ne  fa  mister! :  anzi  spiattella  chiaro 
che  il  suo  partito  non  e  extralegale,  per   conchiuderne   naturalmente 
che  pud  e  deve  aver  parte  nel  futuro  Ministero.  E  per  giunta  e  anco 
da  notare,  che  Sonnino,  Giolitti,  Crispi  e  compagnia  bella  nei  loro  pro- 
grammi  di  quest!  giorni  hanno  dichiarato,  che  parecchie  delle  idealitd 
dei  socialist!,  al  trar  de'  conti,  sono  accettabilissime.  Se  le  dichiara- 
zioni  di  costoro  fossero  sincere  e  non  suggerite  da  mero  opportunismo 
politico,  vi  sarebbe  da  rallegrarsi   per  un   principio  di  resipiscenza, 
di  cui  1'oligarchia    borghese    darebbe    segno,   rimovendosi    alquanto 
dalPostinata  ed  ingiusta  pretesa  di  dominazione  assoluta  rispetto  alle 
class!   umili  e  lavoratrici.  In   pratica   pero  che  cosa   sara   quindi  da 
aspettarsi  ?  Probabilmente,  in  una   prossima   crisi  ministeriale,  una 
evoluzione  parlamentare,  e  si  vedra,  come  in  Francia,  anche  nel  ga- 
binetto  italiano  un  ministro  socialista. 

E  questa  evoluzione  parlamentare  e  voluta  risolutamente  dai  so- 
cialist! d' Italia,  e  vi  riusciranno  :  dappoiche  i  liberal!,  che  gia  dichia- 
rarono  esservi  pure  del  buono  neW utopia  socialistica,  cascano,  per  logica 
conseguenza,  nella  trappola  tesa  loro  cosi  bellamente  dai  socialist!, 
ora  avversarii,  ma  poscia  forse  amici  come  i  ladri  di  Pisa. 

2.  Ma  passiamo  ad  altro.  Volgiamo  uno  sguardo  alle  prodezze  bu- 
rocratiche,  che  si  compiono  in  Italia  e  di  cui  la  Gazzetta  di  Parma, 
giornale  certamente  non  sospetto,  ci  da  un  bel  saggio  in  una  sua  cor- 
rispondenza  da  Roma  : 

«  Sono  terminati  gli  esami  delle  maestre  al  ministero  dell'  istru- 
zione :  erano  un  mondo  di  signorine,  ehiama.te  qui  a  dare  una  prova 
per  essere  nominate  maestre  giardiniere,  maestre  assistenti,  e  profes- 
soresse  nei  giardini  d'infanzia  e  nelle  scuole  normal!. 

€  A  questo  proposito  voglio  farvi  un  po'  di  conti.  Mettiamo  che 


228  CRONACA 

le  maestre  veiiute  a  Eoma  fossero  un  migliaio.  Esse  si  fermarono  in 
media  6  giorni,  spendendo  presso  a  poco  25  lire,  quindi  sono  gi& 
25,000  lire.  Mettete,  per  restare  nel  minimo  possibile,  che  abbiano 
speso  per  viaggio  10  lire  per  una,  e  siamo  a  35,000  cavate  di  tasca 
alia  classe  piu  povera  di  quella  categoria  di  persone  che  viene  chia- 
mata  borghesia!  Pazienza  ancora  se  almeno  100  di  quelle  ragazze 
venissero  collocate,  ma  non  c'e  un  solo  posto  vacante ! 

«  Ma  ora  sentite  il  per  finire.  A  370  ragazze  che  aspirano  al  titolo 
di  maestre  assistenti  e  stato  fatto  dare  un  esame  di  lavoro;  tagliare 
imbastire  e  cucire  una  camicia  da  uomo  (ciasctina  dovette  comprarsi 
1'occorrente,  spendendo  in  media  L.  3). 

«  La  camicia  e  stata  fatta  con  una  sola  manica  e  resta  in  pro- 
prieta  del  ministero.  Concludendo  si  sono  fatte  spendere  710  lire  an- 
cora piu  inutilmente  e  sciupare  della  tela  che  andra  a  finire  chi  sa 
dove.  Ma  almeno  le  avessero  fatte  finire  queste  camicie,  si  sarebbero 
potute  dare  per  carita !  » 

3.  Alia  disgrazie  morali,  ond'e  oppressa  la  misera  Italia,  s'aggiun- 
gono  anco  le  fisiche.  Tra  gli  ultimi  giorni  di  settembre  e  i  primi  di 
ottobre  terribili  nubifragii  e  uragani  spaventosi  si  rovesciarono  sulle 
spiagge  ridenti  della  Liguria  e  del  Piemonte,  e  portarono  in  ogni  dove 
desolazione  e  lutto.  Ecco  alcuni  ragguagli  dei  danni  recati  dalle  re- 
centi  inondazioni,  giunti  al  Ministero  dei  lavori  pubblici. 

Lungo  la  strada  provinciale  da  Pietra  Ligure  a  Finalmarina,  si 
vedono  mucchi  enormi  di  sabbia.  Nuinerosi  operai  attendono  ad  aprire 
un  passaggio  alle  vetture.  Migliaia  di  persone  disseminate  sulla  strada 
raccolgono  gli  alberi  e  la  legna  che  le  onde  vengono  gettando  sulla 
spiaggia. 

L'impressione  che  produce  Finalmarina  e  desolante :  si  pud  dire 
che  ivi  i  danni  sono  centuplicati.  Tutte  le  strade  del  paese,  tutte  le 
cantine,  le  cucine  e  le  stanze  a  pian  terreno  sono  ancora  sepolte  nel- 
1'acqua  e  nella  melma.  Yaste  distese  di  carnpagne  sembrano  banchi 
di  inelma,  da  cui  spuntano  le  cime  degli  alberi.  Caddero  i  muri  che 
segnano  i  confini  e  qua  e  la  si  vedono  le  rovine  di  alcune  case.  La 
popolazione  all'aperto  asporta  melma  dalle  case,  da  cui  gli  abitanti 
uscirono  gettando  tavole  sui  muri.  La  maggior  parte  di  questi  danni 
furono  prodotti  dal  torrente  Tanero,  che  precisamente  a  Finalborgo, 
ove  si  trova  il  noto  reclusorio,  abba,tte  tutto,  asportando  e  distrug- 
gendo  campi  ed  abitati.  Scarseggiano  dapportutto  i  viveri  essendo  rotte 
le  comunicazioni,  ed  e  fortuna  trovare  pane  e  frutta.  E  impossibile 
ancora  calcolare  i  dannia  che  devono  essere  rilevantissimi. 

Vado  presenta  il  rnedesimo  spettacolo  di  desolazione.  Le  strade  sono 
converti te  in  letti  di  torrenti.  Si  vedono  uomini,  donne  e  bambini  pian- 
gere  disperatamente :  le  masserizie  accumulate  nelle  strade :  la  gente 


CONTEMPORANEA  229 

sommersa  fino  ai  ginocchi  intenta  a  trarre  la  melma  dalle  case;  per 
tutto  scene  di  dolore  e  di  miseria. 

Anche  a  Yoltri  il  torrente  Leira,  soverchiamente  gonfiato,  straripd 
-allagando  le  strade  lateral!  fino  all'altezza  d'un  metro.  Presso  Cairo- 
Montenotte  si  trovarono  quasi  tutfci  i  cadaveri  della  catastrofe  di  Pian 
Heiiino.  Lo  straripamento  del  Polcevera  fece  pur  gravissiini  danni.  La 
furia  dell'acque  trasportd  via  un  ponte  di  ferro.  A  Sarapierdarena, 
furono  inondati  quasi  tutti  i  negozi  di  via  Campi,  le  officine  del  gaz,  la 
fabbrica  dei  cartoni.  In  via  dell'Argine  duemila  litri  di  vino  si  pt  r- 
•dettero.  Una  casetta  sulla  riva  del  Polcevera  fu  invasa  dall'acqua  e 
la  famiglia  che  1'abitava,  per  salvarsi,  dovette  sfondare  un  muro. 

A  Zinola  ii  28  settembre  precipito  il  ponte  ferroviario  in  ferro,  ri- 
manendo  cosi  del  tutto  isolati  dalla  riviera  di  ponente,  poiche  era  stato 
portato  via  dall'acqua  anche  il  ponte  in  legno.  Quivi  durante  il  nubi- 
fragio  accaddero  commoventi  episodii.  I  soldati,  i  pompieri  e  i  marinai 
lavorarono  indefessi  con  barclie  a  trarre  le  person  e  dalle  case  crollanti 
-e  recarle  in  salvo.  In  questa  nobile  gara  tutti  era  no  animati  dal  sen- 
timento  del  dovere  e  dell'aiuto  fraterno.  Una  povera  donna  venne  sal- 
vata  da  una  bottega,  mentre  gia  aveva  1'acqua  alia  gola.  Un'altra, 
inadre  di  famiglia,  fu  salvata  da  alcuni  coraggiosi,  mentre  stava  in 
una  officina  con  1'acqua  che  la  ricopriva  quasi  del  tutto,  tenendo  in 
alto,  con  isforzo  sovrumano,  i  suoi  tre  bimbi. 

Da  Alessandria  le  notizie  delle  inondazioni  sono  ben  tristi.  Le  con- 
tinue piogge  nel  Savonese,  straordinariamente  gonfiarono  la  Bormida, 
che,  straripando,  allago  vastissime  zone  di  campagne.  La  piena  giunse 
improvvisa  e  colse  nel  sonno  i  miseri  contadini  ivi  abitanti.  Aiiehe  ad 
Albenga  il  ponte  ferroviario  ruind.  II  povero  ex-sindaco  aw.  Berlingeri 
fu  vittima  dell'acque  furiose  del  Letimbro.  Ma  impossibile  riportare 
nella  nostra  cronaca  gli  immensi  danni,  cagionati  dalle  inondazioni, 
•avvenute  in  Liguria  e  in  Piemonte.  Tutti  i  giornali  son  pieni  di  par- 
ticolari  strazianti.  II  cuore  dei  buoni  cattolici  si  niuova  quindi  a  pieta 
di  tante  infelici  famiglie,  rimaste  spoglie  d'ogni  cosa,  e  che  implorano 
la  carita  dei  loro  fratelli. 

4.  Yenezia  sulla  fine  di  settembre  fu  tutta  in  gran  festa  pel  suo 
patrizio  San  Gerardo  Sagredo,  prinio  vescovo  e  primo  martire  d'Un- 
gheria,  celebrando  colla  massinia  pompa  il  millesimo  della  sua  na- 
scita. 

Infatti,  quando,  mill'anni  fa,  S.  Stefano  re  d'Ungheria  aggiogava 
quel  regno  al  carro  trionfale  di  Cristo,  entrato  un  giorno  colla  regina 
^  col  suo  figliuolo  Icaro  nel  convento  di  Pannonhalina,  sent!  un  bel- 
lissimo  sermone  d'uu  benedettino.  Ne  riniase  colpito,  e  chiesto  chi 
fosse  quel  monaco  che  con  tanta  dottrina  e  aifetto  predicava,  venne 
a  sapere  ch'era  un  nobile  di  Yenezia,  giunto  dal  monastero  deirisola 


230  CRONACA 

di  S.  Giorgio  e  gia  in  via  di  muovere  per  Terrasania.  Allora  il  Re, 
abboccatosi  con  lui,  lo  prego  di  rimanere  in  Ungheria  e  gli  affido  la 
educazione  di  Icaro. 

Compiuta  la  quale,  Gerardo  Sagredo  fu  dal  Re  eletto  vescovo  di 
Czanad.  In  breve  il  novello  Prelato  con  dieci  altri  benedettini,  che 
avea  seco,  conquisto  a  Cristo  tutto  quel  popolo,  e  fondo  il  primo  Se- 
minario  ungherese.  Se  non  che,  morto  il  Santo  Re  Stefano,  e  non  vo- 
lendo  il  Yescovo  Gerardo  porre  la  corona  regale  sul  capo  di  chi  si 
era  fatto  suscitatore  di  discordie  e  di  guerre  civili,  percio  fu  dai  pa- 
gani  martirizzato  e  gittato  giu  da  una  rupe.  Nel  secolo  XY  la  Re- 
pubblica  di  Yenezia  voile  per  se  le  ceneri  del  suo  nobile  figlio  e  fin 
da  quel  tempo  esse  riposano  nella  meravigliosa  basilica  di  S.  Donato 
nella  gaia  isoletta  di  Murano. 

Quindi,  come  PUngheria  nell'agosto  scorso  aveva  con  magnifica 
pompa  celebrate  il  millesimo  del  natalizio  di  S.  Gerardo,  cosi  pur  Ye- 
nezia nel  mese  susseguente,  emulando  quella  nobile  Nazione,  voile 
festeggiarlo  con  grandissima  solennita,  alia  quale,  parteciparono  ben 
cinquecento  pellegrini  Ungheresi,  venuti  col  loro  Yescovo  e  con  il- 
lustri  Magnati  dalla  diocesi  appunto  di  Czanad,  a  venerare  devota- 
mente  le  ossa  del  loro  santo  Patrono. 

5.  Domenica,  7  settembre,  cominciarono  le  solennissime  feste,  gia 
da  lungo  tempo  preparate,  per  la  traslazione  ed  esaltazione  delle  pre- 
ziose  reliquie  di  S.  Agostino  dalla  cattedrale  di  Pavia  nella  basilica, 
omai  quasi  del  tutto  ristaurata,  di  San  Pietro  in  Ciel  d'Oro,  dove 
furono  per  tanti  secoli  venerate,  prima  della  barbaresca  confisca  e 
chiusura  di  quell' insigne  monumento,  vdlto  ad  usi  profani. 

II  Santo  Padre  invio  a  S.  E.  Mons.  Riboldi,  vescovo  di  Pavia,  che 
tanto  s'e  adoperato  per  questa  festa,  priina  un  bellissimo  Breve  sul 
religiose  avvenimento,  e  poscia  anco  alcuni  eleganti  distici,  che 
S.  Santita  si  degno  di  comporre  per  tale  occasione  in  onore  di  S.  Ago- 
stino, e  de'  quali  vogliamo  ora  infiorare  la  nostra  Cronaca. 

DE  SANCTO  AUGUSTINO  DOCTORE 

OB   RELIQUIAS   EITJS 

E     TEMPLO     MAXIMO 

IN   AEDEM   PETRI   AP.    PAPIENSEM 

A   COELO   AITREO 

RESTITUTAS 

Doetrinae  laus  et  virtutum  fama  tuarum 

Late,  Magne  Pater,  nee  peritura  sonat. 
At  sanctum  nomen  maior  reverentia,  maior 

Prosequitur  populi  Te  Papiensis  amor. 


CONTEMPORANEA  231 

Namque  pius,  clemens,  laetis  et  rebus  in  arctis 

Nos  placido  recreas  lumine  largus  ope. 
Excelsa  ast  hodie  Superum  de  sede  videris 

Sumere  cum  populo  gaudia  sancta  tuo. 
Visus  enim  COELO  splendescere  laetior  ATJREO, 

Redder e  et  exuvias,  ossaque  sacra  Petro. 
Auspicium  felix!  Italae  sic  reddita  genii 

Alma  reflorescat  pax  et  avita  fides. 

LEO    PP.    XIII. 

II  giorno  prima  della  traslazione  solenne  Mons.  Yescovo  procedette 
alia  ricognizione  delle  relique  di  S.  Agostino,  per  toglierne,  colla 
licenza  della  S.  Sede,  una  delle  costole  del  Santo  da  conservarsi  nella 
Cattedrale.  Assistevano,  oltre  Mons.  Yescovo,  anche  il  Sindaco  e  varii 
altri  cospicui  personaggi.  Aperta  la  cassa  d'argento,  si  lesse  il  de- 
creto  di  S.  Santita,  che  concede  la  suddetta  licenza.  Quindi  il  Ye- 
scovo estrasse  una  delle  costole  del  Santo  e  collocolla  in  apposito 
reliquiario.  La  cassa  venne  quindi  richiusa  e  nuovamente  suggellata. 

La  mattina  seguente,  in  domenica,  ebbe  luogo  la  grandiosa  pro- 
cessione dal  Duomo  alia  basilica  di  S.  Pietro  in  Ciel  d'Oro,  che  sorge 
fuori  di  citta  presso  le  mura.  II  corteo,  lungo  piu  d'un  chiiometro, 
passo  fra  due  ale  fittissime  di  popolo.  Immensa  era  la  folia  agglome- 
rata  sulla  piazza  del  Duomo  e  di  San  Pietro;  e  in  quest'ultima  un 
drappello  di  carabinieri  e  un  battaglione  di  fanteria  prestava  il  servizio 
d'onore  e  di  sicurezza.  Tutte  le  finestre  e  i  balconi  delle  case  lungo 
la  via  percorsa  dalla  processione  erano  gremite  di  persone,  ed  ornate 
riccamente  di  drappi  splendidi  e  di  fiori  d'ogni  fatta.  Non  vi  fu  il 
menoino  disordine,  e  il  contegno  di  tutti  gli  accorsi  non  poteva  essere 
ne  piu  serio  ne  piu  rispettoso. 

Apriva  la  processione  lo  stendardo  della  Cattedrale  :  lo  seguivano 
le  Benedettine,  le  signore  della  Societa  di  San  Yincenzo  e  di  S.  Mo- 
nica, le  Confraternite,  gli  Artigianelli,  le  Sezioni  giovani,  i  PP.  Ago- 
stiniani,  la  Cappella  dei  Cantori  della  Cattedrale  :  poi  i  chierici  e  i 
professori  del  Seminario,  i  Figli  di  Maria  e  gli  Stimmatini,  i  Rettori 
delle  chiese  parrocchiali,  gli  Arcipreti  e  i  Prevosti,  il  Clero  della  Cat- 
tedrale. Ma  quanclo  finalmente  dalla  porta  del  Duomo  si  videro  uscire 
gli  eccellentissimi  Yescovi,  pontificalmente  vestiti,  e  subito  dopo  la 
inagnifica,  urna,  contenente  le  sacre  ceneri  di  S.  Agostino,  portata  in 
ispalla  da  quattro  Yescovi,  e  dietro  il  Cardinale  Cretoni,  rappresen- 
tante  del  Papa,  in  gran  manto  rosso,  con  tutta  la  Curia  generalizia 
degli  Agostiniani  ed  una  selva  di  labari,  di  bandiere  e  di  gonfaloni 
d'ogni  specie  ;  allora  un  fremito  religiose  invase  gli  animi  di  tutti, 
e  non  pochi  piansero  per  corninozione  a  si  grandioso  spettacolo. 


232  CRONACA 

Le  sacre  reliquie  vennero  deposte  nella  storica  area,  stupendo  mo- 
numento  di  scoltura,  tutto  in  marmo  bianco  con  infinite  figure  a  bas- 
sorilievo,  della  scuola  lombarda.  Pfonuncio  un'  omelia  il  Vescovo 
d' Alessandria,  agostiniano.  II  Sindaco,  Prof.  Pavesi,  intervennein  forma 
umciale  alia  solennissima  cerimonia,  ed  anche  il  Prefetto  della  citta 
vi  assistette.  La  illuminazione,  che  si  fece  la  sera,  del  vetustissimo 
tempio  di  San  Pietro  in  Ciel  d'oro  riusci  a  meraviglia.  Non  si  poteva 
meglio  glorificare  le  gloriose  ceneri  del  genio  piu  fulgido  del  cristia- 
nesiino. 

6.  La  bella  e  sublime  idea,  vagheggiata  dall'illustre  commendator 
avv.  Assuero  Ruggeri,  veterano  dell'esercito  pontificio,  di  trasportare 
sulle  baize  dirupate  dell'Appennino  bolognese  i  ricordi  di  San  Pietro 
di  Roma,  ora  non  solo  s'e  felicemente  incarnata,  ma  sta  conseguendo 
il  suo  peri'ezionamento  nella  monumentale  Chiesetta  di  Lognola,  (pressa 
Monghidoro)  la  quale,  come  un  emblema  o  una  bandiera  d'altissimi 
sensi,  ravvivera  nel  cuore  di  que'  montanari  un  novello  soffio  di  quella 
fratellanza  cristiana  e  di  que'  sentimenti  papali,  che  formarono  sempre 
la  gloria  piu  fulgida  de'  nostri  antenati. 

Questa  chiesetta,  non  piu  povera  come  prima,  ma  decorata  con 
elegante  semplicita  ed  arricchita  di  molti  doni,  che  ricordano  special- 
men  te  Roma  e  il  suo  San  Pietro,  venne  con  istraordinaria  concessions 
del  Sommo  Pontefice  aggregata  alle  due  piu  grandi  e  rinomate  Basi- 
liche  del  mondo.  L'egregio  signor  Aw.  Ruggeri,  a  cui  sta  tanto  a 
cuore  questa  sua  ncbilissima  o£era  «  San  Pietro  sull}  Appennino  Bo- 
lognese »  brama  ardentemente  che  diventi  una  manifestazione  comune 
pei  fedeli  di  solenne  omaggio  a  Cristo  e  al  suo  Yicario,  che  pel  primo- 
diede  I'esempio  dell'incoraggiamento  e  dell'aiuto.  E  percio  fa  un  caldo 
appello  ai  cuori  generosi,  affinche  ciascuno  voglia,  con  un  obolo  qua- 
lunque  anche  tenuissimo,  dare  la  stia  adesione  a  questo  monumento- 
di  vera  fede  e  di  cristiana  fratellanza.  «Non  e  tanto  all'offerta  (dic'egli), 
quanta  all3 importanza  morale  del  concorso,  cui  io  tendo.  >  Per  ischia- 
rimenti  rivolgersi  al  Sig.  AVY.  Assuero  Ruggeri,  Via  Governo  Vecchio  3- 
Roma. 

IV. 
COSE  STRANIERE 

(Notizie  Generali).  1.  AFRICA  AUSTRALE.  Gli  inconciliabili.  Deliberazioni  del 
Congresso  della  pace  sulla  g'uerra  sud-africana.  Kriiger  in  Europa.  — 
2.  INGHILTERRA.  I  primi  risultati  delle  elezioni.  —  3.  AUSTRIA- UNGHERIA, 
L'Imperatore  Francesco  Giuseppe  in  Gorizia  e  le  accoglienze  prodig-a- 
tegli.  Preparativi  elettorali.  —  4.  ESTREMO  ORIENTE.  Riassunto  delle  pra- 
tiche  delle  Potenze  europee  e  pertinacia  della  Corte  cinese.  Esigenze 


CONTEMPORANEA  233 

tedesche.  Intorno  alle  mcertezze.  —  5.  AFRICA  SETTENTRIONALE.  Pretesa 
mira  della  Francia  sul  Maroc-'o.  —  6.  BALCAM.  Composizione  quasi  si- 
cura  del  conflitto  bulgaro-rumeno.  Viaggio  del  Principe  Giorgio  di  Grecia 
in  Europa. 

1.  (AFRICA  AUSTRALE).  Oramai  questo  articolo  di  cronaca,  per  ci6 
•che  spetta  alia  campagna  sostenuta  eroicamente  dai  popoli  boeri,  puo 
dirsi  definitivamente  chiuso.  E  se  di  tanto  in  tanto  avremo  da  notare  nel 
Transvaal  del  fatti,  essi  non  apparterranno  che  alia  cronaca  degli  isolati, 
i  quali  tuttavia  eserciteranno  la  strategia  ed  il  valore  dei  soldati  icglesi 
coutro  le  truppe  degli  inconciliabili,  Di  questi  si  ebbero  ultimarnente 
notizie  che,  in  numero  di  4000,  erano  entrati  nel  distretto  di  Zoutpan- 
sberg  situate  tra  le  boscaglie  settentrionali  ed  orientali  del  Transvaal. 
Sino  al  presente  non  e  avvenuto  alcun  atto  da  parte  di  lord  Roberts 
che  non  assiouri  aiiche  alle  reliquie  dei  combattenti  di  essere  trattati 
come  belligeranti.  Chi  sa  tuttavia  se,  persistendo  esse  a  tener  forte 
per  conto  proprio  in  questo  o  in  quel  distretto,  la  pazienza  dei  vinci- 
citori  non  venga  meno  e  affine  di  sollecitare  una  resa  generale  non 
si  cominci  a  venire  a  quel  trattameiito  speciale  che  spetta  ai  ri belli? 
Sarebbe  desiderabile,  in  ogni  modo,  che  bastussero  le  vittiine  e  che  i 
boeri  si  persuadessero  essere  inutile  cozzare  contro  le  disposizioni  della 
Provvidenza,  la  quale,  se,  per  fini  imperscrutabili,  perniise  che  fossero 
vinti  scrisse  a  loro  gloria  una  pagina  di  storia  che  non  perira  giam- 
niai  nella  memoria  degli  uomini  e  delle  guerre  per  1'autonomia  degli 
Stati.  E  lord  Roberts  fara  bene  se  si  mostrera  mite  verso  quei  che  si 
arrer.dono,  senza  colpirli  della  pena  della  deportazione,  la  quale  riu- 
*cirebbe  gravissima  per  quelle  famiglie  che  non  si  sentono  la  virtu  di 
.preferire  1'esodo  al  nuovo  dominio  di  gia  proclamato  nell'estremo  mez- 
zogiorno  dell' Africa,  benche  ancora  non  ne  siano  state  fatte  partecipi 
ufficialmente  le  Potenze. 

A  cose  finite,  e  venuto  fuori  il  Congresso  della  pace  radunato  a 
Parigi,  composto  dei  delegati  di  tutte  le  nazioni  sot-to  la  presidenza  di 
Novicov,  il  quale  ha  prese  le  deliberazioni  seguenti : 

II  Congresso,  senza  avere  la  pretensione  d'arrogarsi  il  diritto  d'im- 
mischiarsi  negli  aft'ari  di  una  nazione  arnica  altrimenti  che  per  mante- 
nere  altamente  aftermati  i  principii  della  giustizia  universale,  e  con- 
«iderando : 

1°  che  il  Governo  inglese  ha  rifiutato  categoricamente  di  ascoltare 
^Ii  appelli  tendenti  a  far  sottoporre  il  conflitto  sud-africano  ad  un 
arbitrate ; 

2°  che  il  Governo  della  repubblica  sud-africana  ha  accettato  non 
meno  categoricamente  questo  arbitrate,  e  non  ha  mai  desistito  dal 
domandarlo,  dichiara  che : 

1°  la  responsabilita  della  guerra,  la  quale  derasta  attualmente  1' Africa 


234  CRONACA 

del  Sud,  incombe  a  quella  delle  due  parti  che,  a  piu  riprese,  ha  rifiu- 
tato  1' arbitrate,  cioe,  al  Governo  inglese; 

2°  il  Governo  inglese,  sconoscendo  i  principii  del  diritto  e  della  giu- 
stizia  che  hanno  consacrato  la  gloria  della  grande  nazione  inglese,  cioe 
rifiutando  ogni  forma  d' arbitrate  e  sottomettendo  al  verdetto  della 
forza  brutale  un  conflitto  che  avrebbe  pottito  essere  risolto  con  trat- 
tative  giuridiche,  ha  commesso  un  attentato  palese  al  diritto  delle  genti. 
A  guisa  di  conclusione  un  altro  capoverso  e  stato  aggiunto  in  quest! 
termini : 

3°  II  Congresso  esprime  il  suo  cordoglio  perche  la  maggior  parte 
delle  nazioni  rappresentate  alia  Conferenza  dell'Aia  non  abbiano  ten- 
tato  apertamente  alcun  passo  per  assicurare  il  rispetto  di  risoluzioni 
che  costituivano  per  loro  un  impegno  d'onore. 

Queste  deliberazioni  proposte  alPassemblea  generale  hanno  provo- 
cato,  all'unanimita,  meno  un  voto,  una  proposta  di  biasimo  al  Governo 
inglese  che  rifiuto  1' arbitrate  nella  questione  del  Transvaal,  proposta 
che  suona  cosi : 

Sul  Governo  inglese  incombe  la  responsabilita  della  guerra.  Questo 
Governo,  ripudiando  i  principii  di  diritto  e  di  giustizia  che  hanno  fatto 
la  gloria  della  grande  nazione  britannica,  ha  commesso  un  attentato 
al  diritto  dei  popoli. 

A  titolo  di  curiosita  riferiamo  che  la  Commissione  permanente  per 
la  pace,  dopo  i  deliberati  e  la  proposta  suddetti,  ha  opinato  che,  dato 
il  caso  di  un  ricorso  del  Kriiger,  questo  non  sarebbe  accolto  per  la 
ragione  che  il  governo  del  Transvaal  ha  finite  di  esistere. 

Ed  ecco  a  che  si  riduce  il  Congresso  permanente  della  pace:  ad 
aspettare,  come  ha  notato  un  po'  vivacemente  qualche  giornale,  che 
vi  ricorra  il  piu  forte  favorite  dalla  for  tuna. 

Quando  le  asseinblee  escludono  Dio  e  il  suo  rappresentante  in  terra, 
non  possono  fare  a  meno  di  eliminare  i  deboli  e  gli  sventurati  dai 
loro  consigli.  Esse  s'  inchineranno  sempre  alia  fortuna,  abbandonando 
i  piccoli  alia  merce  dei  grandi  prepotenti. 

Secondo  le  notizie  ultime,  1'ex  Presidente  Kruger  s'  imbarchera 
per  1'Europa  salendo  sulla  nave  olandese  Genderland  e  prendera  sta- 
bile dimora  a  Bruxelles,  o  nelle  sue  vicinanze. 

2.  (INGHILTEBRA).  Dicevamo  nel  Quaderno  ultimo  che  la  fine  della 
guerra  del  Transvaal  veniva  in  un  momento  assai  fortunate  per  il 
gabinetto  Salisbury  e  per  il  partito  conservatore  dell'  Inghilterra.  E 
se  ne  ha  la  conferma  nel  trionfo  elettorale  che  va  ottenendo  il  partito, 
benche  ci  voglia  ancora  qualche  giorno  prima  che  i  risultati  finali 
siano  noti.  Non  v'ha  dubbio  che  1'esito  numericamente,  sara  a  favore 
del  gabinetto,  ma  non  cosi  compiuto  moralmente  come  esso  si  augu- 
rava,  poiche  1'ardore  del  Chamberlain  contro  i  critici  della  sua  politica 


CONTEMPORANEA  235 

ha  impedito  che  vi  fosse  molto  entusiasmo  pei  candidati  conservatori- 
unionisti  finora  eletti. 

Delle  elezioni  inglesi  e  se  esse  siano  per  essere  una  vittoria  del 
ininistro  delle  Colonie,  fautore  di  una  maggioranza  di  unionist!,  o  dei 
liberali  piu  moderati,  e  delle  conseguenze  che  ne  deriveranno  parlera 
accuratamente  il  corrispondente  di  Londra  ad  elezioni  finite  e  dopo 
la  convocazione  del  Parlamento,  stimando  noi  essere  prematura  ed 
intempestiva  ogni  congettura,  che  si  fondi  sui  parziali  risultati  favo- 
revoli  ottenuti  sinora  dai  conservator!. 

3.  (ATJSTRIA-UNGHERIA).  II  viaggio  dell'Imperatore  Francesco  Giu- 
seppe a  Gorizia,  dove  Sua  Maesta  imperiale  reale  giunse  il  29  dello 
scorso  settembre,  ha  destato  grandissimo  entusiasmo  fra  quelle  popo- 
lazioni.  II  sovrano  fu  accompagnato  dal  Presidente  del  Consiglio  de 
Koerber  e  dal  primo  aiutante   di   campo    generale  De  Paar.  Al  suo 
seguito  erano  i  generali  Deyenfeld  e  Iheuffenbach  e  il  colonnello  ba- 
rone  Bianchi  e  il  luogotenente   conte   de   Goess.  Al  saluto  rivoltogli 
in  italiano  dal  Podesta,  Francesco  Giuseppe  rispose  pure  in  italiano  e 
questa  delicatezza  verine  assai  gradita  dai  nostri  connazionali. 

La  giornata  del  29  passo  in  con  tin  ui  ricevimenti  ed  acclamazioni. 
Nella  residenza  municipale  venne  offerta  a  Sua  Maesta  la  medaglia 
del  quarto  centenario  del  dominio  austriaco.  Cordialissima  fu  pure 
Pudienza  accordata  al  Cardinale  Arcivescovo  Missia  e  al  clero  della 
Diocesi.  L' Imperatore  inoltre  assiste  allo  scoprimento  della  lapide  che 
ricorda  Puuione  della  Contea  di  Gorizia  alPAustria  e  inauguro  la 
Mostra  di  frutticultura  e  la  Casa  di  ricovero  intitolata  dal  suo  nome. 
Riparti  per  Yienna  nelle  ore  pomeridiane  del  30,  soddisfattissimo  del- 
Paccoglienza  affettuosa  e  rispettosa  cui  fu  fatto  segno  da  quelle  brave 
popolazioni,  e  ne  voile  esternare  i  sentiment!,  dirigendo  un  autografo 
al  Governatore  del  Litorale,  il  quale  fece  affiggerne  copia  in  Jutta  la 
Contea  di  Gorizia  e  Gradisea. 

Se  la  presenza  di  Sua  Maesta  imperiale  reale  tra  i  sudditi  della 
Contea  potra  servire  a  cementare  gli  animi  degli  italiani  e  degli  slavi, 
il  rifiuto  del  Presidente  del  Consiglio  di  accordare  Pautonomia  poli- 
tica  al  Trentino  ringagliardira,  forse,  la  lotta  elettorale  nei  prossimi 
comizii,  in  quelle  region!. 

Si  va  preparando  1'ambiente  in  tutto  P  Impero  d' Austria  per  queste 
elezioni  politiche,  ma  e  difficile  sinora  poter  indovinare  su  quale  terreno 
si  combattera  la  lotta  che  accenna  ad  essere  piuttosto  aspra,  princi- 
palmente  per  la  questione  delle  lingue,  essendovi  correnti  fortissimo 
dirette  a  formulare  delle  proposte  concilianti  nella  questione  sud- 
detta  da  una  parte,  e  dall'altra  per  prendere  determinazioni  esclusive 
come  vorrebbero  i  czechi  della  Boemia. 

4.  (ESTREMO  ORIENTE).  Dei   fatti   tragici   e  delle  loro  particolarita 


236  CRONACA 

ferocissime,  la  nostra  corrispoiidenza  cinese  ha  cominciato  a  tenere  a 
giorno  i  lettori  della  «  Civilta  Cattolica  »  e  seguitera  regolarmente 
nell'  intrapresa. 

Non  e  fuori  di  proposito  frattanto  ragguagliare  i  lettori  delle  fasi 
ultime  della  diplomazia  europea  attorno  alia  questione  che  e  vitalis- 
sima,  della  inaniera  piu  o  meno  spedita,  piu  o  meno  acconcia  di  dare 
all'Impero  Celeste  un  assetto  che  garantisca  la  cessazione  delle  stragi 
e  delle  ostilita  contro  gli  stranieri  e  tolga-  il  pericolo  che  si  abbiano 
a  rinnovare. 

La  storia  delie  proposte  sino  alia  prima  decade  di  questo  mese  si 
epiloga  in  breve.  Fallita  1'  idea  espressa  dalla  Germania  di  conse- 
gnare  i  capi  del  ribelli  e  cessata  1'apprensione  che  desto  la  Russia  con 
le  sue  manifestazioni  di  ritiro  e  di  disinteressamento  intorno  al  peri- 
colo giallo,  e  passate  in  seconda  linea  le  vie  di  fatto  dell'  Impero  mo- 
scovita  sulla  Manciuria,  vennero  abilmente  pensate  le  seconde  proposte 
tedesche,  con  le  quali  si  rinunziava  all'estradizione  suddetta,  lascian- 
done  1'incarico  ai  Cinesi  alle  cui  classi  dirigenti  si  offriva  innanzi 
un  piano  di  accoinodamento  sulla  base  della  ricostituzione  dell' Im- 
pero, mettendone  a  capo  il  Principe  Kuang-su  che  1'Impera trice  aveva 
portato  seco  nella  sua  fuga  da  Pechino. 

A  queste  nuove  e  piu  ragionevoli  condizioni  in  massima  avevana 
di  gia  aderito  le  maggiori  Potenze  interessate,  e  la  nota  francese  del 
ministro  Delcasse  corrispondeva  alle  vedute  generali  di  seconda  ma- 
niera  dell' Imperatore  di  Germania  e  del  signer  Billow. 

Ridotte  le  cose  a  tal  pun  to,  si  era  cominciato  a  nutrire  la  speranza 
che,  date  le  buone  disposizioni  dei  capi  del  governo  cinese  ed  anche 
la  stanchezza  di  stragi  e  di  condizioni  anormalissime  della  capitale  e 
del  paese,  le  cose  accennassero  a  prendere  buona  piega.  Quand'ecco, 
all' improvviso  giungere  notizie  che  i  Russi  hanno  abbandonato  Pe- 
chino, che  i  francesi  si  dispongono  a  seguirli  e  che  altrettanto  faranno- 
gli  americani  del  Nord. 

Inoltre  ci  viene  segnalato  che  1' Imperatore  Kuang-su,  invece  di  fare 
buon  viso  alle  proposte  concilianti  dell'accordo  internazionale  e  di  av- 
viarsi  verso  Pechino,  se  ne  allontana  sempre  piu,  portando  la  sede 
dell'impero  oltre  a  mille  iniglia  lontano. 

Cosiffatto  contrattempo  improvviso  ripiomba  ogni  cosa  nell'  incer- 
tezza,  nelle  difficolta,  nel  buio  e  probabilmente  condurra  a  questo,  che 
le  Potenze  riprenderanno  la  loro  liberta  d'azione  per  la  quale  fin  da 
ora  si  prevede  che  tutto  andra  a  beneficio  della  Russia,  la  quale  ha 
fatto  palese  di  non  essere  affatto  aliena  da  annessioni  sbrigative  e  tali 
da  allargare  efficacemente  la  sua  potenza  nell'estremo  oriente. 

II  mondo  cinese  e  per  1'Europa  quel  che  fu  1' Africa  per  gli  ita- 
liani,  una  sorgente  cioe  inesauribile  di  sorprese. 


CONTEMPORANEA  237 

Frattanto,  per  la  storia,  ecco,  secondo  autorevoli  informazioni,  quali 
sarebbero  state  le  richieste  della  Germania,  seguitando  1'accordo  e  ve- 
nendo  la  Corte  a  trattative :  La  decapitazione  pubblica  esemplare  del 
principe  Tuan  e  compagni. 

Yersamento  di  treuta  milioni  di  march!  alia  vedova  dell'assassi- 
nato  barone  Ketteler. 

Urn  milione  d'  indennizzo  per  ogni  missionario  ucciso. 

Indennizzi  adeguati  a  tutti  i  sudditi  gerinanici  feriti  e  saccheg- 
giati. 

Ricostruzione  di  tutte  le  mission!  incendiate,  o  abbattute. 

La  pena  di  morte  per  chiunque  aggredisse  in  avvenire  un  cri- 
stiano. 

Un  indennizzo  di  circa  cento  milioni  pei  parenti  dei  Cinesi  cri- 
stiani  uccisi,  pei  feriti  e  svaligiati. 

Distruzione  delle  fortezze  di  Ta-ku. 

Occupazione  militare  permaneute  della  citta  europea  a  Pechino  e 
della  strada  Pechmo  Tien-tsin. 

Se  le  altre  Potenze  imitassero  la  Germania  nelle  esigenze,  non 
sappiamo  davvero,  come  andrebbe  a  finire  1'impero  cinese.  Sarebbe 
una  specie  singolare  di  conquista  cui  gli  toccherebbe  andare  sog- 
getto. 

5.  (AFRICA  SETTENTMONALE).  Sul  tappeto  della  diplomazia,  intricata 
nelle  spine  della  questione  dell'estremo  oriente,  fa  capolino  qualche 
novita  nel  Marocco.  E  la  novita  mette  in  grave  apprensione  la  stampa 
italiana,  la  quale  gia  prevede  le  mene   della  Franeia  per   imposses- 
sarsi  a  poco  a  poco  dell'  impero  del  Sultano,  a  danno   degl'  interessi 
e  dell' influenza  dell' Italia,  e  dell'equilibrio  del  mediterraneo. 

La  Tribuna  fra  i  giornali  della  penisola  e  quella  che  piu  si  agita. 
Non  crediarno  tuttavia  che  essa  abbia  ragione  di  inquietarsi  e  che  tutto 
si  ridiica  ad  apprensioni  non  giustificate,  ed  ingrandite  dalle  circo- 
stanze  delle  gravi  distrazioni  delle  potenze  in  Cina,  le  quali,  secondo 
la  stampa  francofoba  italiana,  non  avrebbero  tempo  di  dimandare  alia 
Francia,  perche  agglomera  corpi  di  eserciti  alia  frontiera  maroc- 
china  infestata  da  briganti. 

6.  (BALCANI).  Le  dichiarazioni  pacifiche  dei  rappresentanti  russi  a 
Sofia  e  a  Bucarest  hanno  smussato  gli  angoli  che  erano  divenuti  piut- 
tosto  irti  del  conflitto  bulgaro-rumeno.  Oramai   si   pud  essere  sicuri 
che  nella  penisola  balcanica  non  avverranno  cambiamenti.  Cosi  sara 
piu  facile  di  conseguire  che  la  Bulgaria  se  la  intenda  con  la  Rumania 
suila   base   di   una  soddisfazione   che   questa   non   ricusera  certo   di 
darle. 

II  Principe  Giorgio  governatore  di  Greta  ha  deciso  di  viaggiare 
in  Europa,  forse  per  ottenere  che  il  suo  titolo  provvisorio  di  Gover- 


238  CRONACA 

natore  di  Greta  diventi  stabile,  sobbarcandosi,  tuttavia,  ad  essere  vas- 
sallo  del  Sultano.  I  pubblicisti  piu  accreditati  convengono  nella  opi- 
nione,  che,  se  questo  e  lo  scopo  della  visita  del  principe  greco  alle 
primarie  corti  d'Europa,  lo  raggiungera  sicuramente,  avendo  i  govern! 
troppe  brighe  in  una  volta,  che  loro  impediranno  in  qualunque  modo 
di  lasciare  riaccendere  una  questione,  alia  meglio  composta,  a  breve 
distanza  di  tempo. 

AUSTRIA  UNG-HERIA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  Scioglimento  della  Ca- 
mera Viennese;  minacce  di  ritorno  all'assolutismo  e  loro  valore ;  nuove 
elezioni  general! ;  prevision!  sul  loro  esito  finale.  —  2.  II  settantesimo 
natalizio  dell'imperatore ;  il  matrimonio  morganatico  dell'arciduca  Fran- 
cesco Ferdinando  presuntivo  erede  del  trono.  —  3.  II  duello  nell'  i.  r. 
esercito;  eoraggio  cristiano  di  due  ufficiali  vittime  del  pregiudizio  e 
'della  prepotenza  militaresca.  —  4.  Movimento  religioso  nell'Austria  e 
nell' Ungberia;  attivita  delle  associazioni  cattoliche ;  gli  apostati  del 
«  Los  von  Rom  »;  congress!  cattolici ;  le  feste  centenarie  dell'Ungheria. 

1.  L'ultima  cronaca  austriaca  chiudevasi  colla  notizia,  che  il  par- 
lamento  era  stato  chiuso  al  primo  scoppiare  dell'ostruzione  violenta 
da  parte  degli  Czechi;  ora  un  nuovo  periodo  e"  incominciato  collo 
scioglimento  della  Camera  elettiva,  cui  terranno  dietro  nella  prima 
quindicina  del  nuovo  anno  le  nuove  elezioni  generali.  Abbiamo  adun- 
que  dinanzi  a  noi  tre  lunghi  mesi  di  agitazione  elettorale,  della  quale, 
in  mezzo  a  tan  to  accanimento  di  lotte  nazionali  e  partigiane,  e  age- 
vole  presagire  gli  eccessi  ed  i  pericoli,  ma  non  altrettanto  facile  pre- 
vedere  1'esito  finale. 

Appena  chiuso  a'  primi  di  giugno  il  Parlamento,  il  presidente  Koer- 
ber  tentd  invano  di  guadagnare  i  Tedeschi  e  gli  Czechi  al  suo  disegno 
dr  legge  sulle  lingue,  che  gli  uni  e  gli  altri,  ma  piu  brutalrnente  i 
Tedeschi,  lo  rigettarono,  accampando  nuove  e  sempre  piu  esagerate 
pretese.  Falliti  tutti  i  tentativi  di  conciliazione  e  di  ricostruzione  di 
una  maggioranza  parlamentare,  il  Koerber  recossi  ad  Ischl  dall'  im- 
peratore,  per  esporgli  lo  stato  delle  cose,  e  prenderne  gli  ordini  sul 
da  farsi;  ma  passarono  settimane  e  mesi,  s'avvicendarono  per  tutta 
Testate  andirivieni  e  consigli  ministeriali,  fra  le  dicerie  piu  stram- 
palate  della  stampa  che  tirava  ad  indovinare  una  conclusione,  senza- 
che  nulla  di  fatto  si  conchiudesse,  e  buio  pesto  peggio  di  prima.  Final- 
mente  quando  appunto  davasi  per  certa  la  prossima  riconvocazione 
della  Camera,  comparve  colla  data  del  7  settembre  nella  gazzetta 
ufficiale  dell'impero  una  laconica  patente  imperiale,  colla  quale  dichia- 
ravasi  chiusa  la  Camera,  ed  indicevansi  nuove  elezioni  generali.  Qual 
commento  alia  detta  patente  sovrana  ed  appello  agli  elettori  seguiva 
una  nota  ufficiosa,  nella  quale,  deplorata  la  sospensione  della  vita 


CONTEMPORANEA  239 

costituzionale  in  questi  tre  ultimi  anni,  e  1'  inutilita  degli  sforzi  fatti 
dal  governo  per  rimettere  in  carreggiata  il  Parlamento,  e  provvedere 
nelle  giuste  vie  ai  bisogni  urgenti  della  pubblica  amministrazione, 
conchiudevasi  con  un  fervorino  alle  popolazioni,  terminante  con  queste 
parole  di  colore  oscuro :  «  Tocchera  agli  elettori  decidere,  se  P  inesti- 
mabile  vataggio  della  continuita  delle  istituzioni  costituzionali  debba 
essere  del  tutto  sacrificato,  quando  avesse  a  ricostituirsi  una  rappre- 
sentanza,la  quale  si  rifiutasse  a  qaalsivoglia  lavoro  pratico  e  positivo.» 
A  che  cotesta  minaccia  ?  Tutto  il  mondo  sa,  che  1'unione  dell'Au- 
stria  colPUngheria  rende  impossibile  un  ritorno  all'assolutismo,  del 
quale  1'  Ungheria  profitterebbe  tosto,  per  denunciare  il  patto  fonda- 
mentale  del  1867,  ed  effettuare  il  tanto  desiderato  distacco  dall' Au- 
stria e  proclamare  la  propria  autonomia  politica  e  militare,  degradando 
cosi  lo  Stato  austriaco  a  potenza  di  secondo  ordine,  al  livello  della 
Spagna,  e  dei  Paesi  bassi.  Del  resto  lo  scioglimento  della  vecchia 
Camera  non  era  certamente  ne  1'unico  ne  il  migliore  rimedio,  che 
ancora  rimanesse  a  tentare  per  la  salvezza  dello  Stato.  La  stessa 
N.  F.  Presse,  la  quale  1'aveva  suggerito  e  caldeggiato  per  mire  di  par- 
tito,  sperando  che  il  governo  avrebbe  fatto  nelle  nuove  elezioni  causa 
comune  col  partito  deU'egemonia  teutonica,  a  fatto  compiuto  se  ne 
mostro  sgomentato  e  malcontento,  presentendo  che  la  nuova  Camera 
differira  dalla  vecchia  soltanto  per  un  nuovo  aumento  di  element! 
radicali  ed  estremi,  il  quale  portera  alia  sua  volta  un  rnaggiore  rin- 
crudimento  nell'ostruzione  e  nel  dissidio  nazionale.  Se  non  che  ancor 
prima  di  queste  postume  resipiscenze  giudaiche,  il  Vaterland  di  Yienna 
aveva  affermato,  essere  opinione  pressoche  generale,  che  le  nuove 
elezioni,  nello  stato  attuale  degli  animi,  non  faranno  altro  che  portar 
acqua  ai  partiti  estremi,  con  sicuro  peggioramento  delle  condizioni 
parlamentari.  E  si,  che  a  tanto  piccola  distanza  dallo  scioglimento 
della  Camera  italiana  con  quel  magnifico  risultato  delle  nuove  ele- 
zioni, che  tutti  sanno,  avrebbe  P  Italia  dovuto  fare  scuola  anche  per 
la  sua  alleata  nella  Triplice. 

Cosi  PAustria  sara  condannata,  Dio  sa  fino  a  quando,  a  mutar  lato 
affannosamente,  cercando  invano  un  alleviamento  a'  suoi  rnali,  come 
P  inferma  di  Dante,  per  lo  meno  fintanto  che  i  suoi  reggitori  non 
troveranno  il  coraggio  di  farla  finita  una  buona  volta  col  sistema  cen- 
tralista-burocratico,  sfruttato  da  una  minoranza  tedesca  a  danno  di 
tutte  le  altre  nazioni  dello  Stato ;  il  coraggio  di  affrontare  finalmente 
il  problema  d'una  revisione  della  Costituzione  nel  senso  d'un  nuovo 
assetto  di  federazione  nazionale,  invocato  unanimemente  dalla  mag- 
gioranza  delle  popolazioni  austriache.  II  Koerber  &  senza  dubbio  un 
bravo  impiegato,  ed  ha  dato  prova  di  buona  volonta,  ma  questo  co- 
raggio non  P  ha  peranco  trovato,  e  forse  di  darselo  non  sarebbe  capace 


240  CRONACA 

se  non  il  genio  d'un  uomo  di  Stato,  quale  1*  Austria  non  possedette 
piu  dopo  il  Metternich.  grande  a  sue  modo,  ma  grande.  Se  non  si  ri- 
torna  all'antico,  vale  a  dire  alle  origini  storiehe  dello  Stato  austriaco 
per  tanti  secoli  fsderaiistico,  tenendo  conto  anche  dei  diritti  nazionali 
de'  singoli  popoli  della  monarchia,  il  proverbiale  «  Austria  erit  in 
orbe  ultima  »  dovra  ben  presto  interpretarsi  in  un  senso  del  tutto 
opposto  a  quello  eke  finora  si  voile  attribuirgli. 

Frattanto  i  diversi  partiti  hanno  gia  incominciato  ad  affilare  le 
armi  per  la  lotta  elettorale.  Conferenze  di  capi-partito,  discorsi  di 
uomini  politic!,  commissioni  ed  adunanze  elettorali,  articoli  di  gior- 
nali  ecc.  si  seguono  e  s'  incalzano  con  foga  crescente  nella  eapitale 
e  nelle  province.  Maggiore,  coin'e  naturale,  e  il  fermento  in  Boemia 
ed  in  Moravia,  donde  e  partita  la  prima  scintilla  dell'  incendio,  e 
dove  la  lotta  fra  tedeschi  e  czeehi  e  giunta  al  grado  acutod'un  vero 
odio  di  stirpe. 

I  Tedeschi  di  tutte  le  province  fanno  sforzi  estremi  per  galvaniz- 
zare  il  cadavere  della  vantata  solidarieta  tedesca,  proclamata  solen- 
nemente,  anche  pochi  giorni  sono  a  Yienna,  in  una  loro  adunanza 
generate,  dove  ribadirono  il  chiodo  della  loro  supremazia  coila  indispen- 
sabile  lingua  tedesca  di  Stato,  da  far  montare  sulle  furie  gli  Czeehi 
e  tutti  i  non  tedeschi  dell'Austria.  Ma  sta  il  fatto,  che  in  tanta  di- 
visione  dei  Tedeschi  in  partiti  e  sotto- partiti  1'un  contro  1'altro  stiz- 
zati,  come  i  polli  di  Renzo,  dascun  cerca  di  tirar  1'acqua  al  suo  mu- 
lino,  guardando  in  cagnesco  gli  altri,  nonostante  tutte  le  affinita  di 
programrna,  ed  il  comune  interesse  nazionale.  Naturalmeate  chi  piu 
si  arrabbatta  a  pescare  nel  torbiclo  e  il  partito  socialista,  ed  in  ge- 
nere  la  parte  piu  radicale  de'  singoli  partiti  politici,  fra  i  quali  di- 
stinguonsi  i  giovani  Czeehi,  risoluti  di  non  abbandonare  1'  ostruzione, 
finche  non  sia  riformata  la  Costituzione,  ed  abolito  il  Parlamento  cen- 
trale.  Ed  intanto,  in  mezzo  al  clamore  di  queste  sterili  lotte,  va  sol- 
levandosi  sempre  piu  alto  il  grido  di  dolore  del  ceto  commerciale, 
industriale  ed  agricolo,  che  indarno  implorano  il  soccorso  dello  Stato 
per  sostenere  i  loro  interessi,  compromessi  fioo  al  punto,  da  dovere 
prevedere  non  lontana  una  catastrofe  econoinica,  quando  non  si  metta 
inano  sul  serio  al  riordinamento  della  pubblica  amministrazione. 

2.  -la  queste  circostanze  S.  M.  1'  Imperatore  Francesco  Giuseppe 
compi  felicemente  il  18  agosto  p.  p.  il  settantesimo  anno  di  sua 
vita,  manifestando  la  ferma  sua  volonta  contraria  ad  ogni  sfoggio 
di  festeggiamenti  straordinarii.  Tuttavia  nelle  province  il  natalizio 
di  S.  M.  venne  celebrato  con  qualche  solennita  inaggiore  deH'usato, 
ed  a  Yienna  si  fece  una  grandiosa  illuminazione  elettrica  de'  quar- 
tieri  e  palazzi  principal!.  A'  primi  di  luglio  la  Corte  imperiale  aveva 
pure  compiuto  un'altra  solennita,  la  quale  passo  tutta  nel  piu  stretto 


CONTEMPORANEA  241 

circolo  di  famiglia :  il  matrimonio  dell'arciduca  Francesco  Ferdinando 
colla  contessa  boema  Sofia  Chotek,  il  quale  non  riuscira  nuovo  a  ehi 
lia  tenuto  dietro  alle  passate  corrispondenze.  S.  M.  1'  Imperatore  non 
cedette  alia  decisa  volonta  del  nipote,  se  non  dopo  lunga  resistenza, 
ed  a  patto  che  egli,  come  erecle  presuntivo  del  trono,  avesse  a  riram- 
ziare  con  giuramento  alia  successione  imperiale  per  i  figli  naseituri, 
negati  alia  sposa  i  diritti  e  la  dignita  di  imperatrice,  ed  a'  suoi  figli 
il  titolo  di  arciduchi.  II  giuramento  venne  prestato  nelle  forme  piu 
solenni,  ed  il  relative  documento  scritto  in  lingua  tedesca  ed  ungarese, 
fu  deposto  negli  archivii  dello  Stato.  Tutte  queste  restrizioni  e  pre- 
cauzioni  non  sembreranno  superfine  od  esagerate  a  chi  ponga  mente 
ai  rapporti  della  Corona  austriaca  col  regno  d'Uiigheria.  Non  appena 
s'  ebbe  sen  tore  colaggiu  dell'  ideato  matrimonio,  il  deputato  Fran- 
cesco Kossuth,  figlio  del  famoso  cospiratore  morto  a  Torino  e  capo 
del  partito  dell'  indipendenza,  intraprese  un'agitazione  politica,  diretta 
a  suscitare  question!  intorno  alle  conseguenze  giuridiche  del  detto  ma- 
trimonio morganatico,  ed  allo  scopo  evidente  di  far  propaganda  per 
il  sospirato  distacco  definitive  dell'Ungheria  dall'Austrta.  Di  fatto 
nella  tornata  di  riapertura  del  parlaniento  ungarese,  il  29  giugno,  i 
deputati  del  partito  kossuthiano  interpellarono  su  quest'oggetto  il  go- 
verno,  sostenendo  che  il  matrimonio  morgana tico  dell'erede  della  Co- 
rona era  contrario  alia  costituzione  ungarese.  Se  non  che  il  governo 
rigetto  1'interpellanza,  e  il  deputato  Ugron  di  sinistra  vi  si  oppose 
dimostrando.  che  la  contessa  Chotek,  tostoche  1'arciduca  suo  marito 
avesse  a  salire  sul  trono  imperiale,  pur  non  avendo  il  titolo  di  im- 
peratrice, diverra  regina  d'Ungheria,  e  come  tale  dovra  essere  inco- 
ronata. 

3.  Condannato  dalle  leggi  divine  ed  umane,  proibito  con  severe 
sanzioni  dal  codice  civile  e  dai  regolamenti  militari,  biasiinato  ogni 
anno  nel  parlamento  e  nelle  Delegazioni,  vietato  espressamente  nel 
1895  colle  piu  forti  espressioni  dall' imperatore  Francesco  Giuseppe 
al  suo  esercito,  il  duello  continua  ad  essere  la  piaga  piu  vergognosa 
dell'esercito  austro-ungarese.  Due  fatti  succedutisi  nel  p.  p.  agosto  a 
poca  distanza  1'uno  dall'altro  richiamarono  1'attenzione  del  pubblico 
su  questa  vergogna  intollerabile,  lasciando  una  penosissima  impres- 
sione  segnatamente  fra  i  cattolici. 

II  tenente  marchese  Tacoli,  ed  il  capitano  di  stato  maggiore  conte 
Ledochowski  vennero  cancellati  dal  ruolo  degli  ufficiali  dell'  i.  r.  eser- 
cito, perche  sfidati  non  vollero  accettare  il  duello,  per  non  fare  cosa 
contraria  alia  loro  coscienza  cattolica.  Qual  rifiuto  piu  coraggioso,  e  no- 
bile,  e  giustificato?  Eppure  i  due  valorosi  gentiluomini  vennero  espulsi 
ignominiosamente  dal  corpo  degli  ufficiali,  come  vilissimi  malfattori 
indegni  di  appartenervi !  Sembra  perfino  impossible,  come  tanta  bar- 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1205.  1«  13  ottobre  1900. 


242  CRONACA 

barie  possa  avere  il  coraggio  di  comparire  alia  luce  di  questa  fine  di 
secolo,  e  di  sfidare  impunemente  cielo  e  terra  in  uno  Stato  civile  e 
nella  sua  maggioranza  cattolico,  proposto  le  tante  volte,  come  esem- 
pio  imitabile  di  reggimento  cattolico.  Non  sarebbe  il  caso  d'una  crociata 
civile  di  tutte  le  popolazioni  cattoliche  dell'  impero  contro  siffatte  in- 
famie?  Ma  pur  troppo,  e  non  in  questo  solo  caso  si  e  costretti  a  ri- 
petere  coll'Apostolo :  multi  imbecilles,  et  dormiunt  multi. 

Pur  qualche  voce  di  pro  testa  si  e  levata,  oltreche  nella  stampa 
cattolica,  da  parte  del  principe  Don  Alfonso  di  Borbone,  il  quale  scrisse 
al  marchese  Tacoli  una  nobilissima  lettera  di  congratulazione,  appro- 
vata  con  giusta  lode  da  S.  E.  il  cardinale  Gruscha.  II  venerando  arci- 
vescovo  di  Vienna  ringrazio  il  principe  a  nome  di  tutta  la  societa 
civile,  ma  specialmente  del  popolo  cattolico  —  «  il  quale, versa  in  grave 
pericolo  di  perdere  la  sua  fede  nella  santita  del  diritto  e  nella  efficacia 
della  legge,  quando  vede  certe  classi  sociali.  non  solo  violare  impu- 
nemente le  leggi  divine  ed  umane,  ma  anzi  punire  1'osservanza  di 
queste  stesse  leggi,  coll'escludere  dal  loro  seno  que'  coraggiosi,  che 
si  schierano  contro  1'assurdo  e  barbaro  pregiudizio  del  duello.  »  — 
L'energica  dichiarazione  non  passo  senza  fare  qualche  impressione 
nelle  sfere  dell'aristocrazia  ed  anche  ne'  circoli  militari,  cotalche  gli 
indirizzi  di  congratulazione  a'  due  egregi  ufficiali  scandalosamente  de- 
stituiti,  andarono  coprendosi  di  firme  abbastanza  numerose.  Ora  si 
annunzia  imminente  la  pubblicazione  del  romanzo  del  marchese  Filippo 
Crispolti,  che  comparira  tradotto  nelle  appendici  del  Vaterland  Viennese. 

4.  II  movimento  religioso  di  questi  ultimi  tempi  non  ci  offre  una 
messe  troppo  ricca  di  fatti  da  raccogliere;  anzi  pare  sia  subentrata 
da  qualche  tempo  una  certa  fiaccona.  Ne'  pellegrinaggi  per  i'anno  Santo 
a  Roma  si  segnalarono  alcune  diocesi,  mentre  alcune  altre  finora  non 
si  mossero,  o  non  parteciparono  in  proporzione  alle  loro  forze;  pro- 
babilmente  si  riservano  di  supplire  in  quest'ultimo  scorcio  dell' anno 
Santo.  A  Vienna  vennero  aperte  al  culto  con  grande  solennita  alcune 
chiese  di  nuova  erezione,  delle  quali  estremo  bisogno  sentivasi  in  tanta 
vastita  di  sobborghi  incorporati  nella  capitale.  II  movimento  del  «  Los 
von  Rom  »  ossia  dell'apostasia  dalla  Chiesa  cattolica,  promosso  dal 
famigerato  Schoenerer  e  compagni  ultra-tedeschi,  ha  raggiunto  nel 
p.  p.  aprile  le  cifre  dei  10,000  convertiti  a  rovescio,  promessa  due 
anni  fa,  e  messa  insieme  a  furia  di  denaro  germanico  e  di  propaganda 
evangelica,  predicata  anche  nelle  birrerie  da  pastori  ed  emissarii  della 
grande  Germania.  II  maggior  contingente  di  questi  neo-protestanti, 
che  per  verita  di  cattolici  non  avevano  nulla  fuor  del  battesimo,  venne 
fornito  dalla  Boemia  settentrionale,  poi  dalP Austria  inferiore  e  dalla 
Stiria;  nella  Boemia  la  propaganda  con tinua  tuttora.  Soltanto  da  un 
mese  1'eroe  iniziatore  del  «  Los  von  Rom  »  dalla  nessuna  religione 


CONTEMPORANEA  243 

che  diceva  di  avere  si  senti  chiamato  a  passare  pubblicamente  al  lute- 
raaesimo,  che  a  buon  diritto  pud  andar  superbo  di  si  gloriosa  conquista. 

L'attivita  delle  numerose  associazioni  cattoliche,  fiorenti  nella  ca- 
pitale  e  nelle  province  della  inonarchia,  porgerebbe  argomento  a  molte 
considerazioni  eke  lo  spazio  assegnatomi  non  consente  di  fare.  Non 
vuole  tuttavia  essere  passata  sotto  silenzio  la  «  Leo-Gesellschaft  »  di 
Vienna,  la  quale  dal  1892  cerca  in  tutti  i  modi  di  compiere  in  Austria 
1'ufficio  della  piu  antica  e  benemerita  «  Gorres-Gesellschaft  »  di  Ger- 
rnania.  Anima  di  questa  importante  societa  scientifico-letteraria  e  il 
suo  presidente,  1'ottantenne  barone  de  Helfert,  il  cui  merito  venne 
riconosciuto  dal  S.  Padre  coll'onorificenza  della  gran  croce  dell'ordine 
di  S.  Gregorio  Magno.  I  congressi  annuali  della  <  Leo-Gesellschaft  > 
riescono  altrettante  splendide  feste  della  scienza  e  dell'arte  cattolica 
in  Austria ;  nel  congresso  gia  recente  di  Merano  venne  approvata  fra 
le  altre  la  proposta  di  fondare  un  Archivio  per  la  storia  ecclesiastica 
austriaca,  che  incomincera  le  sue  pubblicazioni  col  1901,  sotto  la  di- 
rezione  dell'  illustre  professore  D.r  Ehrhard  di  Vienna.  Fu  pure  sta- 
bilita  la  pubblicazione  d'una  nuova  poderosa  Rivista  di  lettere,  scienze 
ed  arti,  col  titolo  «  Die  Weltsohau  » . 

Passandomi  questa  volta  della  benemerita  societa  per  le  scuole 
popolari  cattoliche,  promossa  con  zelo  istancabile  dal  D.r  Porzer,  accen- 
nero  di  volo,  sebbene  in  ritardo,  il  secondo  corso  pratico  di  sociologia 
cristiana  tenuto  a  Vienna  a  cinque  anni  di  distanza  dal  primo,  nel 
quale  erasi  segnalato  per  ampiezza  e  profondita  di  dottrina  il  padre  Bie- 
derlak  d.  C.  d.  G.,  oggi  rettore  del  Collegio  Germanico  e  Professore 
dell'  Universita  Gregoriana  in  Roma.  Numeroso  fu  il  concorso  di  eccle- 
siastici  e  di  laici,  venuti  anche  dalle  province  per  istudiare  sul  luogo 
il  forte  organamento  de'  cattolici  della  capitale  contro  il  liberalismo 
e  il  socialismo.  Parlarono  applauditissimi  sulla  questione  sociale  il  prin- 
cipe  Luigi  Liechtenstein,  e  il  gesuita  padre  Abel,  1'oratore  preferito 
dei  viennesi;  il  deputato  Schopfer,  professore  di  teologia  a  Brixen 
tenne  una  bella  conferenza  intorno  alle  associazioni  cattoliche  degli 
operai.  La  sezione  femminile  assembratasi  in  altra  sala  contava  niente- 
meno  che  3000  donne. 

Un' altra  societa,  detta  «  della  famiglia  cristiana  > ,  sorta  nella  ca- 
pitale in  obbedienza  alle  encicliche  di  Leone  XIII,  diede  segno  di  vita 
fiorente  in  un'adunanza  di  tremila  soci  fra  padri  e  padri  di  famiglia, 
raccoltisi  a  deliberare  sui  mezzi  migliori  di  provvedere  a'  figliuoli  mal- 
trattati  da  genitori  snaturati,  de'  quali  due  erano  stati  condannati  a 
morte  per  si  orribile  delitto.  Nel  p.  p.  maggio  venne  pure  inaugurate 
a  Vienna  il  congresso  delle  opere  di  beneficenza,  sotto  il  protettorato 
di  S.  E.  il  Card.  Gruscha,  con  un  discorso  del  borgomastro  D.r  Lueger. 
E  prossimamente  il  sodalizio  di  S.  Pietro  Claver  inaugurera  pure  a 
Vienna  il  primo  congresso  antischiavista  dell' Austria. 


244  CRONACA 

Nelle  province^nulla  di  straordh -p.rio,  tranne  un  congresso  de'  mae- 
stri cattolici  del  Vorarlberg,  un  altro  di  cattolici  polacchi  e  ruteni  a 
Leopoli,  uno  piu  recente  degli  Sloveni  a  Lubiana,  e  pochi  altri.  D'un 
congresso  generale  de'  cattolici  austriaci  neppur  quest' anno  si  pot& 
parlare,  a  cagione  delle  tristissime  condizioni  politiche  attuali,  ed  anche 
de'  dissidii  tutt'altro  che  sopiti  fra  i  diversi  partiti  cattolici,  che  stanno 
ancor  disputando  fra  1'altro,  se  il  partito  della  riforma  sociale  debbasi 
chiamare  cristiano,  come  per  forti  motivi  di  opportunita  fu  battezzato 
a  Yienna,  o  non  piuttosto  cattolico.  Final mente  per  dire  qualche  cosa 
anche  dell'Ungheria,  vuolsi  prendere  nota  delle  grandiose  feste  cele- 
bratesi  a  Graz  per  il  nono  centenario  delFincoronazione  di  S.  Stefano 
e  della  conversione  del  regno  al  Cristianesimo.  Fu  inaalzata  una  co- 
lonna  monumentale,_colla  benedizione  del  Cardinal  primate,  e  coll'in- 
tervento  di  quindici  vescovi,  de'  ministri  e  d'un  rappresentante  del  re. 
Sulla  fine  dei^settembre  il  vescovo  di  Csanad  condusse  un  grande  pel- 
legrinaggio  a  Venezia,  per  venerarvi  le  reliquie  di  S.  Q-erardo,  il  pa- 
trizio  veneto,  divenuto  primo  vescovo  di  Csanad,  e  1'apostolo  martire 
del  regno  di  S.  Stefano.  A  Budapest  si  tennero  tre  congressi  cattolici, 
uno  generale  in  occasione  delle  feste  centenarie,  un  altro  eucaristico, 
ed  un  terzo  de'  maestri  cattolici. 

G1NA  (Nostra  Corrispondenza) .  1.  Presa  di  Pechino.  —  2.  Sollecitudini  dei 
Vicere  per  le  persone  imperial*.  —  3.  Atti  della  Corte  di  Pechino.  — 
4.  Difesa  di  Cbanghai.  —  5.  Li  Hong-tchang.  —  6.  LMnghilterra  ed  il 
Giappone.  —  7.  Persecuzione  religiosa.  —  8.  Uccisione  di  MODS.  Fanto- 
sati  e  di  due  Missionarii. 

Zi  Ka-wei,  21  agosto  1900. 

1.  La  notizia  piu  importante  della  quindicina  &  la  presa  di  Pechino  e 
quindi  la  liberazione  dei  Ministri,  delle  guardie,  dei  missionarii  e  d'altri, 
che  non  erano  rimasti  morti  o  feriti  combattendo  nei  60  e  piu  giorni 
d'assedio  che  aveano  sostenuto.  Non  si  hanno  ancora  particolari  delle 
suddette  operazioni  e  specialmente  delie  perdite  degli  alleati,  ma  sap- 
piamo  fin  d'ora  che  le  loro  vittorie  avvennero  :  la  prima  a  Pei-tsang  il 
giorno  5,  la  seconda  a  Yang-tinen  il  6,  la  terza  a  Tong-tchou  il  13  e 
1'ultima  il  15  in  cui  furono  forzate  le  mura  della  capitale. 

In  quanto  ai  Cinesi,  per  ora,  si  sa  che  hanno  perduto  Yu-lou  vi- 
cere  dei  Tcheli,  Li  Pin-heng  generale  di  dmsione  per  la  circostanza, 
Tchen-tselin  aitro  generale  di  divisione,  Tchang'Wan-tchoau  general® 
di  brigata...  di  piu  Ma-Yu-koen  generale  di  divisione  e  stato  grave- 
men  te  ferito. 

Cinque  giorni  prima  dell'arrivo  degli  alleati  a  Pechino,  1'Impera- 
trice,  1'Imperatore  ed  i  Principi  ne  sortirono  precipitosamente,  diri- 
gendosi,  dicesi,  prima  verso  il  Nord,  e  quindi,  dopo  avere  oltrepas- 


CONTEMPORANEA 


245 


sata  la  grande  muraglia,  verso  il  S.-O.  per  fermarsi  momentaneainente 
a  Ou-tai-chan  (Montagna  delle  Cinque  Torri)  nel  Chan-si.  Non  si  sa 
ancora  se  gli  alleati  li  inseguiranno. 

2.  Dopo  la  presa  di  Tong-tchou  avvenuta  il  13,  i  vicere  del  Hou- 
koung  e  del  Kriung-nau  spedirono  un  dispaccio  urgentissimo  ai  con- 
soli  delle  sei  principal!  nazioni  estere,  pregandoli  di  telegrafare  ai  ge- 
nerali  delle  truppe  di  non  attaccare  Pechino  onde   evitare   disgrazie 
all'Imperatore  ed  all'Imperatrice,  perche  in  tale  caso,  dicevano   essi 
in  suono  di  minaecia,  « tutti  i  Cinesi  ne  sarebbero  irritatissimi,  e  non 
possiamo  prevedere  le  sventure  che  ne  seguirebbero.  » 

Secondo  una  Nota  del  ministro  Cinese  nel  Giappone,  1'Imperatore 
di  questa  nazione  avrebbe  mandate  ordini  alle  proprie  truppe  di  pro- 
teggere  le  persone  imperial* ,  perche  qui  non  si  vuole  la  morte  dell'Im- 
peratrice,  ma  si  sarebbe  contentissimi  di  vederla  partire  per  S.  Elena 
e  finirvi  i  suoi  giorni. 

3.  Non  so  se  fra  le  truppe  cinesi  sia  avvenuto  qualche  malinteso 
a  causa  dell'uniforme  mezzo  europeo   di  alcuni  suoi  battaglioni,  del 
suono  dei  tamburi  e  delle  trombe ;  il  fatto  sta  che  qualche  giorno  dopo 
la  presa  di  Pechino,  la  Corte  emise  un  decreto  col  quale  proscriveva 
assolutainente  ai  suoi  soldati  il  costume,  la  tattica,  le  trombe  ed  i  co- 
mandi  europei,  e  temendo  che  qualche  generale  si  mostrasse  recalci- 
trante  ad  obbedire,  quattro  giorni  dopo  sorti  un  altro  decrefeo  che  riba- 
diva  la  disposizione  del  precedente.  Non  so  come  tali  decreti  siano 
stati  accettatunel  Nord,  ma  Licou-Koen  vicere  del  Kiang-nan-y,  Tchang- 
tche-tong  vicere  del  Hou-Koang  ecc.  hanno  subito  disposto  per  ripren- 
dere  Pantico  costume  e  la  vecchia  tattica,  e  sono  stati  imitati  dallo 
stesso  Li  Hong-tchang  per  quanto  riguarda  la  scorta  dei  200  uomini 
che  Paccompagnano  nel  suo  lento  viaggio  verso  il  Nord. 

NelPultima  mia  vi  cliceva  che  il  28  luglio  Hin-King-tcheng  e  Yuen 
Tchang,  membri  del  Tsong-li-yamen,  erano  stati  decapitati :  la  di- 
mane  un  decreto  tardivo  annunziava  all'impero  nei  termini  seguenti  i 
pretesi  delitti,  non  molto  gravi,  ch'erano  stati  loro  imputati.  «Piu  volte 
«  questi  ufficiali  ci  sono  stati  denunciati  come  uomini  di  cattiva  ripu- 
«tazione:  nei  giorni  di  ordinario  assestamento  degli  affari  europei, 
c  essi  nutrivano  vedute  interessate,  ed  ogni  volta  che  sono  stati  ehia- 
<  mati  alia  nostra  tidienza,  hanno  osato  sottoporci  relazioni  inconsi- 
«  derate  e  anche  provato  di  mettere  il  disordine  nell'amministrazione 
c  e  la  divisione  nella  corte,  servendosi  di  termini  che  non  si  possono 
«  ripetere.  » 

La  ragione  vera  e  stata  che  questi  due  grandi  ufficiali  nelle  riunioni 
del  consiglio  tentarono  di  difendere  i  ministri  esteri,  e  s'opposero 
francamente  ai  partigiani  della  guerra  di  sterininio  contro  gli  europei. 

Sui  primi  del  mese,  dietro  ordine  della  Corte,  fa  decapitate  Tchang 


246  CRONACA 

Tu-hoan,  grande  mandarine  molto  conosciuto  in  Inghilterra,  quantunque 
tale  pena,  inflittagli  or  sono  due  anni,  all'epoca  della  caduta  dei  Ri- 
formisti,  gli  fosse  stata  commutata  in  quella  dell'esiglio  alle  frontiere 
per  intercessione  del  Ministro  inglese. 

Mi  viene  riferito  che  in  virtu  d'altro  ordine  dato  daJl'Irnperatore 
alcuni  giorni  prima  di  lasciare  Pechino,  sono  stati  anche  decapitati 
Hin  Yung  y,  Lien  Yuen,  membri  essi  pure  del  Tsongli  Yamen,  e 
Li  Chang  vice  presidente  di  un  ministero.  Cosi  si  fa  giustizia  in  questi 
paesi ! 

4.  Come  vi  scrissi  la  difesa  di  Changhai  era  stata  affidata  all'am- 
miraglio  inglese  Seymour  come  al  comandante  piu  anziano  di  questi 
legni  da  guerra.  Gomposti  egli  i  suoi  piani,  e  giudicato  che  per  la  pro- 
tezione  comune  delle  concessioni  abbisognavano  3000  uomini  oltre  le 
forze  navali,  i  volontarii  e  le  guardie  municipal]  che  gia  avea  ai  suoi 
ordini,  si  reed  presso  il  vicere  del  Kiang-nou  a  Nankin,  ed  ottenne 
da  lui  la  necessaria  autorizzazione  di  sbarcare  3000  soldati  inglexi. 
II  governo  inglese  da  parte  sua,  sollecitato  per  telegrafo  dalPammi- 
raglio,  autorizza  1'  invio  di  tale  contingente,  ma  i  consoli  esteri  av- 
vertiti  di  questa  spedizione  dal  loro  collega  di  Hong  Kong,  si  fanno 
un  dovere  di  ottenere  la  stessa  concessione  per  truppe  delle  loro  ri- 
spettive  nazioni.  II  vicere  allarmato  da  tale  richiesta,  e  le  trattative  coi 
consoli  non  essendo  ancora  ultimate,  protesta  contro  lo  sbarco  degl'in- 
glesi  ed  un  primo  loro  trasporto  gia  giunto  a  Changhai  e  costretto 
a  ritornare  a  Hong-Kong  ove  tre  altri  erano  pronti  a  levar  1'ancore. 
Questi  quattro  trasporti  sarebbero  partiti  subito  verso  il  Nord,  se  le 
altre  nazioni,  per  evitare  al  credito  europeo  il  grave  colpo  che  gli 
avrebbe  portato  il  retrocedimento  degli  ingiesi,  e  riservandosi  ciascuna 
il  diritto  di  sbarcare  le  proprie  truppe  a  tempo  opportune,  non  aves- 
sero  accordato  all' Inghilterra  di  mettere  a  terra  le  sue.  Cosi  2700 
indous  sono  stati  sbarcati  a  Changhai  e  stabiliti  aU'estrernita  Nord 
delle  concessioni,  mentre  che  i  francesi  per  affermare  il  loro  diritto 
vi  hanno  introdotto  20  uomini  del  Paschal  e  30  dell'ammiraglio  Charnes, 
nell'attesa  di  riceverne  col  prossimo  loro  postale  varie  centinaia,  man- 
date dal  sig.  Doumer,  governatore  generale  del  Tonchino. 

Sembra  che  in  questa  circostanza  1' Inghilterra  non  abbia  agito 
con  molta  destrezza,  lasciando  nel  Sud  i  rinforzi  che  arrivano  dalle 
Indie  in  luogo  di  mandarli  nel  Nord  ove  ha  pochi  soldati.  Di  piii, 
perche  il  Seymour  incaricato  della  difesa  comune  ha  chiesto  la  fa- 
colta  di  sbarcare  soltanto  truppe  ingiesi  e  si  opponeva  allo  sbarco 
di  truppe  delle  altre  nazioni?  Se  1' Inghilterra  vanta  dei  diritti  di 
preminenza  sulla  vallata  del  Yangtse  e  per  conseguenza  sulla  sua 
foce,  tali  diritti  non  sono  ne  abbastanza  fondati  ne  sufficientemente 
riconosciuti,  perche  in  queste  province  del  S.  E.  della  Cina  esistono 


CONTEMPORANEA  247 

altri  europei  oltre  gli  Inglesi,  ed  il  commercio  che  vi  si  fa  non  co- 
stituisce  un  appannaggio  per  la  sola  Inghilterra. 

5.  Dopo  la  partenza  della  colonna  di  soccorso  da  Tien-tsin,  la 
Corte  il  2  agosto  telegrafo  al  vecchio  grande  uomo  Li  Kong-tschang 
un  decreto  per  conferirgli  poteri  di  aprire  trattative  di  pace  con  gli 
stranieri,  e  per  dirgli  fra  le  altre  le  seguenti  cose :  «  Le  ostilita  sono 
«  state  provocate  da  comuni  disaccordi  fra  la  Cina  e  le  nazioni  estere ; 
c  di  piu  alcuni  mandarini  avrebbero  commessi  degli  errori  nella  loro 
«  amministrazione...  la  guerra  non  formerebbe  la  felicita  del  mondo... 
«  Si  ordina  a  Li  Kong-tschang  di  pregare  per  dispaccio  le  nazioni 
«  estere  di  sospendere  le  operazioni  militari  e  di  trattare  con  lui  delle 
<  condizioni  di  pace.  > 

Qui  si  solleva  la  questione,  se  i  poteri  conferiti  per  telegrafo  sono 
sufficient!  e  da  chi  in  realta  essi  emanano.  E  vero  pero  che  Li  Kong- 
tchang  ha  telegrafato  ai  governi  europei,  i  quali,  da  quanto  si  dice  avreb- 
bero imposte  le  seguenti  condizioni  prima  di  trattare  col  furbo  di- 
plomatico :  La  Russia  esige  la  cessione  delle  tre  province  situate  fuori 
della  grande  muraglia;  la  Germania  vuole  vendicare  la  morte  del 
proprio  Ministro;  le  altre  nazioni  decideranno  sul  da  farsi  dopo  la 
presa  di  Pechino.  Presto  vedremo  il  risultato  di  queste  trattative. 

6.  II  giorno  8  del  luglio   scorso  1' Inghilterra,  senza   esserne  ri- 
chiesta,  offri  al  Giappone  di  guarentirgli  le  spese  delle  sue  operazioni 
in  Cina. 

Qualche  gioriio  dopo,  non  avendo  il  Giappone  subito  risposto  se 
accettava  o  no  1'offerta,  della  quale,  aveva  semplicemente  presa  nota 
senza  neppure  pubblicarla,  il  telegrafo  con  linguaggio  ruvido  e  laco- 
nico  annunzio  al  mondo  intero  che  1' Inghilterra  ritirava  la  parola 
data  ai  Giapponesi,  perche  le  loro  truppe  spedite  in  Cina  erano  insuf- 
ficienti  ed  eranvi  giunte  troppo  tardi.  Allo  stesso  tempo  la  stampa 
inglese  di  qui,  pur  lodando  il  soldato  giapponese,  usava  a  suo  ri- 
guardo  restrizioni  e  giudizi  poco  favorevoli  e  lusinghieri,  come  si  puo 
giudicare  dai  due  seguenti :  « I  Giapponesi  si  battono  con  molto  co- 
c  raggio,  ma  i  loro  uniformi  sono  vecchi  quanto  la  loro  tattica ;  contro 
«  nemici,  come  i  boeri,  sarebbero  spazzati...  Puo  essere  che  il  soldato 
«  inglese  risenta  per  il  giapponese  la  stessa  ripulsione  che  Toperaio 
«  bianco  della  Colombia  britannica  e  di  Seattle  per  il  coole  giappo- 
«  nese,  il  quale  in  somma  e  della  stessa  natura  del  soldato  giappo- 
«  nese.  » 

7.  I  Giapponesi  si  sono  sentiti  offesi  e  rimasero  indegnati  nel  vedersi 
considerati  come  mercenarii  al  soldo  dell' Inghilterra. 

La  loro  stampa  alia  sua  volta  ha  potuto  facilmente  provare  il  disin- 
teresse  della  nazione,  poiche  20000  giapponesi  si  erano  imbarcati  per 
la  Cina  il  6  luglio,  cioe  2  giorni  prima  che  giungesse  1'offerta  gene- 


248  CRONACA 

rosa  e  disinteressala  dell'Inghilterra,  alia  quale  rimprovera  nel  mede- 
simo  tempo  i  suoi  cattivi  procedimenti.  Quest!  del  resto  da  due  set- 
timane  formano  qui  il  soggetto  di  tutte  le  conversazioni. 

Poco  e  mancato  che  non  si  rinnovi  nel  Hon-Koang  la  persecuzione 
in  seguito  di  un  proclama  che  il  Tchang-Tche-tong  pubblico  il  giorno 
7  per  comunicare  il  decreto  imperiale  del  2,  che  vi  mandai  nella  mia 
ultima.  Infatti  quei  contadini  scorgendo  in  esso  un  biasimo,  anzi  una 
condanna  della  condotfca  dei  cristiani,  coniinciarono  ad  agitarsi,  e 
chi  sa  quali  nuove  sventure  sarebbero  accadute  se  i  consoli  di  Hon- 
Keon  subito  avvisati  non  avessero  ottenuto  che,  il  giorno  stesso,  il 
Yicere  mandasse  alle  autorita  ordine  di  distruggere  i  proclami  gia 
affissi  e  proibizione  di  amggerne  altri  esemplari. 

Inoltre  i  giornali  inglesi  di  Hong-Kong  hanno  raccontato  che  il 
P.  Geremia  fu  salvato  da  una  donna  pagana,  che  lo  tenne  nascosto 
per  sei  giorni  in  una  grande  cassa  o  paniere  ove  si  conserva  il  riso, 
e  cha  il  P.  Stefano  fu  trasportato  a  Lien-tcheoii  racchiuso  in  nna  cassa 
da  morto ;  viaggio  funebre  che  durd  sette  giorni  per  percorrere  la  di- 
stanza  di  quaranta  leghe. 

Ai  quattro  nomi  dei  PP.  delle  Mission!  estere  uccisi  nella  Manciuri, 
dativi  nelPultima  mia,  conviene  aggiungere  gli  altri  quattro  seguenti : 
PP.  Bourgevis,  Agnius,  Lequervel  e  Yiand.  Di  piu  altri  quattro  missio- 
narii  non  hanno  da  lungo  tempo  dato  loro  notizie  e  non  si  sa  che  sia 
loro  accaduto.  I  giornali  aveano  annunziato  1'uccisione  anche  del 
K.  P.  Freindemetz,  provicario  del  Chan-tong,  e  di  altri  quattro  missio- 
narii,  ma  ieri  un  missionario  della  medesima  Congregazione  ha  fatto 
saptre  ad  un  nostro  Padre  che  fortunatamente  la  notizia  era  falsa. 
Ieri  sono  giunte  a  Changhai  buone  notizie  di  Mons.  Yolonteri  vicario 
apostolico  dell'Ho-nan  meridionale.  Eg!!  deve  la  sua  vita  all'energia 
delle  autorita  di  Nan-Jan?,  che  hanno  preso  a  cuore  la  difesa  del  Ye- 
scovo  e  dei  suoi  rnissionarii. 

8.  Yi  mando  la  corta  relazione  ricevuta  daun  missionario  e  pubbli- 
cata  nolYEco  di  Oina  sul  crudele  martirio  di  Mons.  Fantosati  e  di  due 
suoi  compagni. 

«  Lettera  di  un  missionario  del  Hou-nan  meridionale.  Nel  nostro 
vicariato  la  persecuzione  e  gravissima.  Tutte  le  chiese  che  possede- 
vamo  nella  prefettura  di  Heng-tcheau  e  tutte  le  case  di  quei  cristiani 
sono  state  distrutte  o  bruciate  il  4  luglio  e  nei  giorni  seguenti.  Nes- 
suno  fra  i  cristiani  e  stato  ucciso  o  battuto,  ma  fra  i  missionarii  due 
europei  hanno  sofferto  il  martirio  insieme  al  nostro  Yicario  apostolico 
Mons.  Fantosati.  II  primo,  preso  il  4  luglio  a  Houang-kawan,  fu 
subito  asperso  di  petrolio  e  bruciato  vivo.  II  secondo  fu  catturato 
il  9  a  Heng-tcheau  nel  medesimo  tempo  che  Mons.  Vicario  apostolioo, 
mentre  quest!  ritorriava  da  Chamou-kiao  ove  dirigeva  la  costruzione 


CONTEMPORANEA  249 

d'una  cappella.  II  P.  Quirino  avendogli  scritto  che  il  3  luglio  i  sedi- 
ziosi  aveano  distrutto  la  casa  del  protestanti,  Monsignore  si  mise  su- 
bito  in  viaggio  per  recarsi  sul  luogo  del  pericolo.  La  sua  barca  appena 
giunta  in  porto  fu  circondata  da  altre  di  pescatori,  ed  i  malfattori  si 
gettarono  sopra  di  lui  come  altre ttanti  lupi  sopra  un  agnello,  facendo 
soffrire  a  lui  ed  al  suo  compagno  ogni  sorta  di  cattivi  trattamenti. 
A  Monsignore  in  particolare  furono  prima  strappati  gli  occhi,  e  quindi 
fu  impalato  e  cosi  spiro.  II  suo  cadavere  e  quello  del  missionario  furono 
bruaiati  sulla  riva  di  fronte  alia  chiesa  Jen-ngai-t'ong  presso  la  quale 
la  missione  manteneva  un  orfanotrofio  di  100  e  piu  orfanelli  di  ogni 
eta  che  nella  sommossa  pure  scomparvero. 

«  La  causa  di  questa  terribile  persecuzione  e  il  tao-tai  del  luogo,  che 
prima  ha  lasciato  fare  ai  malfattori  quanto  hanno  voluto,  e  dopo  ha 
emanato  un  proclama  col  quale  minaccia  di  lasciare  senza  protezione 
in  balia  dei  pagani  tutti  quei  cristiani  che  non  volessero  abbandonare 
la  loro  religione.  Ora  sono  forse  1'unico  prete  di  questo  vicariato  che 
ancora  possa  celebrare  la  S.  Messa.  Degli  altri  misaionarii  alcuni  sono 
discesi  a  Han-k'eou,  alcuni  si  sono  nascosti  per  evitare  di  cadere  nelle 
mani  dei  pagani,  e  non  ho  piu  notizie  da  Yang-tcheou  ove  si  tro- 
vano  due  niissionarii  che,  se  sono  scoperti  dai  pagani,  subiranno  pure 
la  inorte.  Questa  e  una  breve  relazione  sulle  sventure  cadute  sul 
nostro  vicariato.  > 

INDIA  (Noslra  Corrispondenza).  1.  La  peste  nell'Oriente  e  la  Civilta  occi- 
dentale.  —  2.  La  fame.  —  3  La  decadenza  del  porto  di  Brindisi.  — 
4.  La  morte  di  Mgr.  Mayer,  Coadiutore  dell'Arcivescovo  di  Madras. 

1.  La  peste  non  &  ancora  sparita  del  tutto  nella  gran  penisola  in- 
diana,  ma  tende  a  diventare  endemica,  e  pur  mietendo  un  minor 
numero  di  vittime  pare  si  voglia  stabilire  definitivamente  nel  paese, 
dove  da  ben  tre  anni  mena  strage.  II  Governo  inglese  con  rara  co- 
stanza  ed  abilita  1'ha  combattuta  con  tutte  le  armi  della  civilta  oc- 
cidentale,  ma  alia  fine  ha  dovuto  dichiararsi  vinto  dinanzi  alia  miste- 
riosa  «e  terribile  malattia.  La  scienza  moderna  direttamente  non  puo 
nulla  contro  la  peste.  Questa  e  la  conclusioue  alia  quale  e  arrivata 
la  Commissione  inglese,  la  quale  un  anno  fa,  ebbe  ordine  dal  Governo 
di  studiare  il  morbo  in  tutti  i  suoi  aspetti,  i  metodi  adoperati  per 
estirparlo,  e  i  provvedimenti  da  prendersi  in  future.  Sulla  fine  di 
luglio  teste  decorso  la  Commissione  presento  al  Govern©  una  lunga 
relazione,  della  quale  riferiamo  ai  lettori  i  punti  principal!. 

a)  Caratteri  della  malattia.  L'attacco  della  peste  e  generalmente 
subitaneo.  L'animalato  sentesi  ad  un  tratto  affetto  da  un  mal  essere 
generate,  con  lassezza,  brividi,  cefalalgia,  e  prova  acuti  dolori  sotto 
le  ascelle,  all'  inguinaia,  nel  collo  e  altrove.  Spesso  vi  si  aggiungono 


250  CRONACA 

nausee  e  vomiti.  II  volto  dell' infermo  prende  un'espressione  di  stu- 
pidezza ;  lo  sguardo  &  fosco,  abbattuto  e  talvolta  feroce ;  le  palpebre 
semichiuse;  la  bocca  aperta,  e  il  passo  e  vacillante  come  di  persona 
in  istato  d'ebbrezza.  Dopo  alcune  ore,  la  prostrazione  diventa  estrema, 
i  membri  sono  flosci  e  cascanti,  il  capo  si  abbandona  sul  petto,  il 
polso  debole  e  irregolare  batte  con  grande  frequenza ;  la  voce  diventa 
fioca,  appaiono  tumori  e  buboni  alle  ascelle,  all'inguinaia,  e  geae- 
ralmente  dovunque  sono  vasi  e  ganglii  linfatici :  macchie  livide  e  vio- 
lacee  sul  tronco  e  sul  petto ;  1'ammalato  perde  in  breve  la  conoscenza 
e  muore  entro  il  terzo  o  quarto  giorno.  Non  sempre  pero  la  peste  in 
India  ha  seguito  questo  corso.  Nell'altipiano  del  Daccan,  per  esempio, 
i  buboni  non  comparivano  sempre  alia  superficie  del  corpo,  ma  intac- 
cavano  i  polmoni  degli  ammalati  e  persino  il  cuore,  cagionando  la 
morte,  spesso  in  poche  ore,  e  non  di  rado  in  pochi  minuti.  Per  con- 
trario  nei  paesi  bassi  e  paludosi,  il  vomito  e  la  diarrea  accompagna- 
vano  generalmente  la  peste,  e  se  riusciva  mortale  come  la  prima, 
non  era  pero  cosi  rapida,  e  pigliava  il  carattere  di  febbre  bubonica  o 
infettiva. 

b)  Eimedii  preventivi.  La  Commissione  fa  un  lungo|elenco  dei  ri- 
medii  preservativi,   e  indica  fra   i  principali  i  seguenti :  Un  regime 
leggero  e  poco  eccitante;  evitare   colla  massima  cura^ogni  sorta  di 
eccessi,  avendo  1'esperienza  dimostrato  che  1'  intemperanza  nel  cibo 
e  nei  piaceri  dispone  emcacemente  1'ammalato  a  contrarre  il  morbo ; 
mantenere  attiva  quanto  piu  possibile  la  funzione  della  pelle,  osser- 
vando  la  piu  scrupolosa  nettezza  e  facendo  a  quest'  uopo  un  uso  mo- 
derato  di  bagni,  non  mai  freddi  pero,  ma  piuttosto  tiepidi;  lasciare, 
quando  sia  possibile,  il  luogo  infetto,  e  andare  ad  abitare  la  campagna, 
o  meglio  ancora  in  riva  del  mare  sotto  le  tende ;  finalmente  far  uso 
di  un  esercizio  moderate,  e  mantenere  nella  propria  casa  una  venti- 
lazione  perfetta. 

c)  Eimedii  curativi.  Un  rimedio  che  si  possa  veramente  dire  sp&- 
cifico  contro  la  peste  non  esiste,  ovvero,  non  fu  ancora  trovato.  L'  ino- 
culazione  ha  fatto  buona  prova  in  certe  province,  in  altre  fall!  mise- 
ramente,  e   moltissimi   sono   i   casi   di   coloro,  i  quali,  essendo  stati 
inoculati   due  e  anche  tre  volte,  contuttocio  contrassero   il   crudele 
morbo  e  ne  morirono.  In  generale  i  medici  inglesi  nella   cura  della 
peste  si  sono  limitati  a  combattere  i  sintomi  locali,  a  sostenere  con 
un  regime  nutritivo  le  forze  deirammalato,  e  dare  rimedii  antipire- 
tici  contro  le  infiammazioni  delle  vie  digestive.  In  Bombay  molti  del 
volgo  dovettero  la  ricuperata   sanita  a  un   dotto  Gesuita  tedesco,  il 
quale  fece  uso   felicissimo  di  una  medicina  da  lui  cornposta,  e  dove 
entravano  in  debita  proporzione  le  medicine  seguenti :  aloe  di  Socotra, 
solfato  di  chinino,  ipecacuana  in  polvere,  josciamo,  radice  di  gelso- 


CONTEMPORANEA  251 

mino,  canfora  e  glicerina.  L'  ipecacuana  in  modo  particolare,  anche 
da  se  sola  e  a  dosi  elevate,  e  stata  trovata  utilissima,  ed  e  forse  la  me- 
dicina  che  piu  di  ogni  altra  si  trova  aver  qualche  efficacia  sulla  ter- 
ribile  malattia. 

d)  Provvedimenti  del  Ooverno  inglese  contra  la  peste.  Questi  si  pos- 
sono  disporre  sotto  tre  capi :  a)  Misure  prese  per  iscoprire  i  casi  di 
peste.  b)  Per  arrestare  o  limitare  1'infezione.  c)  Per  impedire  che  la 
malattia  fosse  trasportata  fuori  dell' India. 

Rispetto  alle  prime  si  fe'  noto  al  popolo  il  suo  dovere  di  mani- 
festare  i  casi  di  peste ;  si  sorvegliarono  strettamente  tutti  coloro  che 
arrivavano  da  un  luogo  infetto;  ftirono  stabilite  ricompense  in  da- 
naro  a  quelli  che  dessero  informazioni  sulla  malattia :  si  formo  una 
squadra  di  volontarii  che  spargendosi  nelle  citta  attaccate  dal  morbo 
procurassero  di  scoprirlo ;  i  villaggi  vicini  alle  citta  infette  furono  vi- 
sitati  da  uno  o  piu  medici,  e  finalmente  quando  il  morbo  comincio  ad 
infierire,  si  mandarono  i  soldati  europei  a  fare  il  giro  di  tutte  le  case 
dei  luoghi  infetti. 

Per  arrestare  o  limitare  1'infezione,  fu  ordinato  che  gli  ammalati 
fossero  condotti  ad  appositi  ospedali;  le  famiglie  dove  accadeva  un 
caso  di  peste  vennero  segregate ;  citta  intere  o  porzioni  di  esse,  e 
molti  villaggi  vennero  temporaneamente  abbandonati,  vivendo  gli  abi- 
tanti  sotto  capanne  di  frasche;  e  infine  gli  abiti,  gli  utensili  dome- 
stici,  le  inobiglie  e  persino  le  case  dove  accadeva  un  caso  di  peste, 
furono  rigorosamente  disinfettate. 

Quanto  poi  ad  impedire  che  la  peste  dall' India  venisse  portata 
al  trove,  il  Governo  inglese  per  tre  anni  inter!  fece  visitare  da  medici 
a  cio  deputati  tutti  coloro  che  per  mare  partivano  dall' India  o  vi 
arrivavano  da  un  luogo  infetto,  non  permettendo  1'arrivo  o  la  partenza 
che  dietro  certificate  del  medico  stesso.  A  tutte  le  stazioni  principal! 
delle  ferrovie  interne  del  paese  medici  europei  e  indigeni  visitavano 
i  viaggiatori,  non  permettendo  che  i  malati  penetrassero  nelle  citta 
ancora  sane.  I  bagagli  dei  passeggieri,  sia  per  mare  come  per  terra, 
vennero  rigorosamente  disinfettati,  e  qualche  volta  si  arrivd  persino  a 
sopprimere  certe  linee  della  ferrovia,  e  si  tirarono  dei  cordoni  per 
impedire  1'esodo  degli  ammalati  dai  luoghi  dove  il  morbo  infieriva. 

La  Commissione  conchiude  il  suo  lavoro  osservando  che  nessuna 
di  queste  misure  fu  di  per  se  sufficiente  ad  impedire  o  ad  arrestare 
il  male ;  ma  che  tutte  insieme  contribuirono  certainente  a  limitarlo, 
e  a  risparrniare  all' India  quelle  terribili  mortalita  delle  quali  resta 
fatale  ricordo  nella  storia  del  paese.  Non  si  pud  sapere  con  certezza 
quante  sieno  state  le  vittime  del  terribile  morbo,  ma  non  va  lungi 
dal  vero  chi  le  fa  ascendere  ad  un  milione,  e  forse  questa  cifra  e 
infer iore  alia  realta. 


252  CRONACA 

2.  Sa  il  flagello    della    peste  tende  a   diventare  endemico,  anche 
la  fame  sta  per  finire.  o,  per  meglio  dire,  si  spera  che  entro   pochi 
mesi  avra  fine.  Le  pioggie  regolari  del  monsone,  in  questi  ultimi  inesi, 
sono  state  abbondanti,  e  si  spera,  la  Dio  merce,  un  copioso  raccolto. 
Ma  e  opinione  di  uomini  competenti   che   si   richiederanno   pareechi 
anni  prima  che  1'  India  si  riabbia  interamente  da  questa  terribile  cala- 
mita.  In  parecchie  vaste  province   tutti   gli   animali  da   lavoro  sono 
morti  di  fame  ;  in  altre    la   popolazione   e    diminuita  di  un   terzo  o 
anche  della  meta.  In  molti  luoghi  al  sopraggiungere  delle  tanto  sospi- 
rate  pioggie  o  inancavano  gli  animali  per  lavorare  la  terra,  o  le  brac- 
cia  degli  agri  col  tori  erano   cosi   deboli   per  la  sofferta   fame  da  non 
poter  sostenere  la  menoma  fatica.  Nessuno  mai  sapra  ii  numero   del 
morti  di  fame.  Nelle  Province  direttamente  soggette  al    Governo  in- 
glese  la  carita  pubblica  e  privata  hanno  salvato  centinaia  di  migliaia 
di  affamati.  Gli  StatiUniti  di  America,  la  Geraiania  le  Colonie  inglesi 
e  1'  Inghilterra  sopra  tutto  sono  venute  generosamente  in  soccorso  del 
poveri  Indiani :  ma  negli  Stati  indigeni  semi  indipendenti  si  teme  pur 
troppo  che  la  somma  dei   morti  saiga    a   pareechi  millioni.  In  certe 
Province  si  ebbero  delle  scene  terribili.  I  genitori  non   potendo   piii 
mantenere  i  figlioletti  li  vendevano  per  pochi  centesimi ;  altrove  tra- 
scinandosi  i  meschini  a  cercar    radici    nelle  vicine  foreste    cadevano 
morti  sulle  pubbliche  vie  o  restavano  facii  preda  delle  bestie  feroci. 
In  inolti  luoghi  manco  1'acqua  per  modo  che  non  solo  i  fiumi,  le  sor- 
genti  e  i  pozzi  ne  andarono  asciutti,  ma  gli  stessi  alberi  delle  foreste 
per  grande  siccita   perdevano    le    foglie,  e  le  bestie  feroci  spinte  da 
crudelissima  sets  vagarono  di  pieno  giorno  nei  villaggi,  dissetandosi 
di  sangue  umano.  La  presente  carestia,  per   lunghezza   di   tempo  ed 
estensione  dell' area  affetta,  non  trova  riscontro  che  in  quella  terribile 
del  1877,  e  se  non  ha  mietuto  un  maggior  numero  di  vittime  si  deve 
al  Governo  inglese,  il  quale  per  ben  due  anni  mantenne  tutto  del  suo 
da  cinque  a  sei  milioni  di  persone. 

3.  Un.porto  pel  quale  1'Italia  e  1'India  sono  ugualmente  interes- 
pate  e  quello  di  Brindisi,  donde  fa  vela  la  cosi  detta  valigia  delle  Indie. 
Fino  a  questi  ultimi  anni  quasi  tutti  i  passeggieri  che  arrivavano  dal- 
1'India  o  partivano  a  quella  volta  sbarcavano  o  s'imbarcavano  a  Brin- 
disi, schivando  in  questa  maniera  tre  giorni  di  mare,  spesso  incerto 
e  fortunoso.  Ma  al  presente  non  e  piu  cosi.  I  passeggieri  che  nel  1891 
arrivarono  o  partirono  da  Brindisi  per  1'India  furono  5440,  e  nel  1899 
invece  discesero  a  1162,  e  si  teme  che  andranno  sempre  piu  diminuendo. 
La  ragione  di  questa  sensibile  diminuzione  di  passeggieri  sta  in  cio 
che  da  un  anno  in  qua  i  grandi  vascelli  della  Peninsular  and  Oriental 
Company  non  toccano  piu  il  porto  di  Brindisi,  ma  proseguono  diret- 
tamente per  Marsiglia.  Continueranno  per  la  via  di  Brindisi  i  soli  bat- 


CONTEMPORANEA  253 

telli  postal!,  pel  quali  la  ferrovia  continentale  da  Londra  a  Brindisi 
risparmia  la  bellezza  di  cinque  giorni.  Ma  i  passeggieri  che  non  hanno 
fretta  preferiscono  il  porto  di  Marsiglia,  ed  e  a  temere  ohe  fra  pochi 
anni  quello  di  Brindisi  sara  in  gran  parte  abbandonato.  Le  ragioni  che 
hanno  mosso  i  direttori  della  Peninsular  and  Oriental  Company  a  mu- 
tare  di  porto,  sono  le  cattivissime  condizioni  del  porto  di  Brindisi,  i 
bassifondi,  in  certe  stagioni,  pericolosi,  il  molo  incommodo  e  in  parte 
mancante  affatto,  la  ferrovia,  che  come  pur  dovrebbe,  non  arriva  fino 
al  luogo  delPimbarco,  la  citta  sporca  e  malsana,  la  cattiva  condizione 
delle  sale  di  aspetto  e  degli  alberghi,  e  la  poca  o  niuna  coscienza  dei 
vetturini,  dei  facchini  e  dei  garzoni  degli  alberghi.  II  Governo  italiano 
aveva  promesso  alle  autorita  inglesi  di  provvedere  a  togliere  quest! 
gravi  inconvenienti,  ma  non  ne  fu  nulla.  II  municipio  di  Brindisi  trovo 
denaro  per  fabbricare  un  vasto  teatro,  ma  non  ebbe  un  soldo  per  mi- 
gliorare  il  porto  e  i  luoghi  vicini,  ed  ora  deplora  inutilmente  la  per- 
dita  di  tanti  forestieri  che  lasciavano  annualmente  alia  citta  una  gran 
fiomina  di  denaro.  Facciamo  voti  che  Brindisi  sappia  ritenersi  almeno 
i  battelli  postali,  perche  ove  questi  le  venissero  a  mancare,  sarebbe 
irreparabile  la  sua  rovina.  Nel  1894  si  sbarcarono  dai  soli  vapori  po- 
stali inglesi  19,846  sacchi,  e  se  ne  imbarcarono  per  1'India  70,304; 
ma  1'anno  scorso  dopo  1'introduzione  da  parte  dell'Inghilterra  deli'/w- 
perial  penny  postage  i  sacchi  spediti  in  India  salirono  a  98.918,  e  gli 
sbarcati  a  27,239.  La  posta  dunque  di  Brindisi  cresce  ognora  piu,  ma 
i  passeggeri  diminuisoono,  cagionando  al  porto  e  alia  citta  la  perdita 
di  40,000  lire  sterline  alPanno. 

4.  Dobbiamo  registrare  con  dolore  la  morte  di  Sua  Eccellenza  Eevma 
Monsignor  Teofilo  Mayer  Yescovo  titolare  di  Arcadiopolis  e  coadiu- 
tore  dell'Arcivescovo  di  Madras.  II  defunto  Prelate  nacque  da  famiglia 
francese  a  Monreal  nel  Canada  nel  1850.  Fu  educato  nel  Canada,  a 
New  York,  e  al  Collegio  di  S.  Giuseppe,  Mill  Hill  London,  fondato  da 
Sua  Em.  il  Cardinale  Vaughan,  per  le  Missioni  Estere.  Ordinato  Sa- 
cerdote  nel  1876,  lascid  1'anno  dopo  1' Inghilterra  per  1' India,  dove 
per  ben  ventitre  anni  si  adopero  instancabilmente  per  la  salute  delle 
anime.  Nel  1882  divento  Yicario  Generale  dell'Archidiocesi  di  Madras, 
e  nel  1894  Sua  Santita  Papa  Leone  XIII  lo  nomino  Yescovo  di  Ar- 
cadiopolis e  Ausiliare  dell'Arcivescovo  di  Madras.  La  sua  morte  lascia 
un  vuoto  che  non  sara  colmato  cosi  di  leggieri.  Quanti  lo  conobbero, 
furono  costretti  a  stimarlo  ed  amarlo  per  le  sue  belle  virtu,  i  suoi 
talenti,  la  sua  eloquenza,  e  la  sua  generosa  carita,  che  in  vent'anni 
e  piu,  passati  nell' India,  lo  fecero  caro  a  tutti,  ed  ora  lasciano  la 
sua  memoria  in  benedizione.  R.  I.  P. 


254  CRONACA 

V. 

LE  «  ROWTON  HOUSES  »    OSSIA  ALBERGHI  DEGLI  OPERAI. 

Lord  Rowton,  colpito  dal  miserando  spettacolo  che  presentano 
in  Londra  quei  vasti  casamenti,  dove  si  affollano  le  class!  povere 
e  spesso  le  piu  depravate,  penso  di  sottrarre  da  questo  centre  malsano 
almeno  1'elemento  numerosissimo  degli  operai  scapoli,  che  non  hanno 
altra  alternativa  che  lo  scegliere  fra  quella  maniera  di  vita  e  1'altra 
non  meno  pericolosa  di  acconciarsi  a  pigione  presso  compagni  ammo- 
gliati.  Allontanata  1' idea  di  elemosina,  il  nobile  Lord  ideo  dei  grandi 
alberghi  degli  operai,  dove,  median te  un  prezzo  modicissimo,  se  si  ec- 
cettui  1'  indigenza  estrema,  gli  operai  potessero  ottenere  non  solo  un 
alloggio  decente  e  pulito,  ma  anche  i  vantaggi  e  gli  agi  di  un  circolo, 
senza  contare  i  vantaggi  morali  che  ne  deriverebbero  dalla  benefica 
istituzione.  Nel  1893  fu  aperta  la  prima  casa  con  475  letti,  1'anno 
appresso  si  dove  por  mano  ad  una  seconda ;  e  sul  finire  del  1897  se 
ne  apriva  una  terza  nelle  vicinanze  di  Newington  Butts  con  804  letti, 
la  quale  riusci  un  modello  di  tal  genere  di  edifizii.  L'esempio  e  stato 
seguito  a  New  York,  a  Berlino  e  a  Parigi,  e  le  Rowton  Houses  di- 
spongono  attualmente  in  Londra  di  1966  letti  che  rendono  il  5('/0  dei 
capitali  iinpiegativi ;  cosicche,  giusta  1'espressione  di  lord  Rosebery, 
abbiaino  una  istituzione  caritatevole  che  rende  un  interesse. 

La  casa  di  Newington  Butts,  alia  quale  abbiamo  accennato,  e  si- 
tuata  in  posizione  centrale,  ed  il  lusso  fu  limitato  ai  comodi  interni 
e  alia  buona  qualita  del  materiale ;  poiche  si  cerco  di  evitare  lo  sciu- 
pio  continue  delle  spese  di  restauro,  inevitabili  in  tal  genere  di  lo- 
cali  abitati  da^piu  di  800  persone.  II  fabbricato  occupa  un'area  di 
2,500  m.  ed  e  composto  di  sottosuolo,  pianterreno  e  sei  piani  dormi- 
torii  a  galleria.  Studio  precipuo  nella  distribuzione  di  questo  vasto 
locale  fu  di  ottenere  quanta  piu  aria  e  luce  fosse  possibile.  Interna- 
mente  tutti  i  imuri  sono  in  mattoni  a  smalto  (portland  bricks)  che  ren- 
dono facilissima  la  pulizia  e  conservano  quell'aspetto  quasi  di  lusso, 
che  generalmente  tanto  difetta  nei  pubblici  ricoreri.  I  pavimenti  sono 
in  legno  di  quereia,  e  cosi  pure  le  tavole,  i  banchi,  le  sedie  e  gli  scaf- 
fali.  Seguiamo  nell'  interno  uno  dei  frequentatori.  Egli  e  ammesso  pre- 
sentando  un  biglietto  che  si  procura  con  pagamento  anticipate  all'uf- 
ficio  posto  all'entrata.  II  biglietto  costa  6  pence  (cent.  60) ;  e  gli  da 
diritto  ad  uno  scompartimento  nei  dormitorii  (cubical),  all'uso  delle 
sale  diurne,  dei  lavatoi  e  d'altre  comodita.  La  prima  sala  che  gli  si 
presenta  e  quella  da  pranzo,  spaziosa  ed  elegante,  adorna  di  belle  in- 
cisioni  con  larghi^finestroni.  Tavole  e  banchi  sono  collocati  in  giro 


CONTEMPORANEA  255 

per  circa  400  persone.  Nel  centre  e  situata  la  dispensa  che  comu- 
nica  colle  cucine  e  coi  magazzini  del  sottosuolo,  e  presso  la  quale 
1'operaio  trova  pronto  a  qualunque  ora  del  giorno  ed  a  prezzo  modi- 
cissimo  cio  che  desidera,  ad  esclusione  del  vino,  della  birra  e  delle 
bevande  alcooliche.  Colui  poi  che  non  amasse  fornirsi  presso  1'ammi- 
nistrazione  della  casa,  puo  portare  seco  le  proprie  provvigioni  e  cuo- 
cersi  il  cibo  in  fornelli  disposti  in  varie  parti  di  questa  vastissima 
sala.  L'amministrazione  gli  da  gratuitamente  il  sale  ed  il  fuoco  e 
mette  a  sua  disposizione  gli  utensili  necessarii  a  cucinare  e  mangiare. 
Annesse  alia  sala  da  pranzo  sono  quelle  da  fumo  e  di  lettura.  Quivi 
1'operaio  trova  giuochi  di  domino,  di  scacchi  e  di  dama  (le  carte  sono 
proibite),  i  giornali  ed  una  libreria  di  opere  scelte  con  la  massima 
cura.  L'adito  alle  sale  che  conduce  ai  dormitorii  e  chiuso  da  can- 
celli.  Non  prima  delle  ore  19  1'operaio  presenta  al  guardiano  il  suo 
biglietto,  contrassegnato  del  numero  del  letto  che  dovra  occupare. 

I  dormitorii  hanno  forma  di  lunghe  gallerie   facenti   il   giro   del- 
1'edifizio.  Esse  sono  divise  in  piccoli  compartimenti  (1,80x2,25)   ai 
quali  si  accede  da  un   corridoio   centrale.    Ogni   cubicolo   ha  la   sua 
finestra  e  contiene  un  letto  a  rete  in   ferro,  materasso,  cuscino,  co- 
perta,  lenzuola,  una  sedia  e  un  attaccapanni.  I  tramezzi  che  separano 
uno  scompartimento  dall'altro   sono   di   legno  verniciato,  solidissimi, 
lasciando  superiorrnente  uno  spazio  vuoto  per  la  ventilazione.   Nei 
dormitorii  e  rigorosamente  proibito  di  fumare,  cantare,  parlare  ad  alta 
voce  o  disturbare  i  vicini.  Ogni  piano  ha  due  guardiani,  e  1'operaio 
pud  essere  svegliato  all'ora  che  vorra  indicare.  Alle  9  ant.  chi  resta 
ancora  nella  carnerata  e  invitato  a  scendere.  L'operaio  uscendo  dai 
dormitorii  scende  nel  sottosuolo,  dove  trova  un  vasto  lavatoio  con  piu 
di  60  bacini  provveduti  ciascuno  d'acqua  calda  e  fredda  e  di   asciu- 
gatoi,  numerose   sale   da   bagno,  dove  col  pagamento  di  un  penny 
(10  cent.)  si  ha  sapone  ed  asciugatoi ;  una  stanza  con  lavapiedi  fissi 
al  muro,  un'altra  dove  gli  operai  possono  lavare  essi  stessi  la  bian- 
cheria  propria,  con  adatti  fornelli  per  asciugarla,  una  per  disinfettare 
abiti,  ed  altre  infine  per  pulire  scarpe,  abiti  ed  asciugare  panni   ne 
mancano  le  botteghe  da  barbiere,  da  calzolaio   e   da  sarto.  Tutte  le 
precauzioni  furono  prese  per  combattere  le  infezioni  ed  il  fuoco.  Co- 
sicche  la  parte  contaminata  o  attaccata  dal   fuoco,  puo  essere  istan- 
taneamente  chiusa  ed  isolata  senza  che  il  restante  della  casa  abbia 
a  soffrirne. 

II  primo  albergo  fu  costruito  interamente  a  spese  di  lord  Rowton ; 
ma  il  successo   finanziario   ottenuto   fece   sorgere  la  Societa   Rowton 
Houses  limited  con  un  capitale  di  st.  250,000,  la  quale    ha  dato   un 
dividendo  agli  azionisti  di  poco  inferiore  al  6  °|0.   A   questi   alberghi 
accorrono  persone  d'ogni  ceto,  professione  e  mestiere.  Nessuna  inve- 


256  CRONACA  CONTEMPORANEA 

stigazione  e  fatta  sull'avventore  che  si  presenta ;  e  fino  a  che  si  ino- 
stri  sobrio,  sano,  netto  della  persona  e  si  conduca  rispettosamente,  le 
porte  gli  sono  sempre  aperte.  Nonostante  la  grande  liberta  concessa  ai 
frequentatori  e  I'umile  condizione  di  molti  fra  essi,  colui  che  visita  que- 
ste  case  resta  meravigliato  dall'ordine  e  dalla  tranquillita  che  ivi  regnano. 
Nelle  sale  da  fumo,  da  lettura  e  da  pranzo  seduti  in  crocchi  intorno 
a  grandi  fuochi,  gli  operai  fumano,  lesrgono  e  discorrono  senza  mai 
alzare  la  voce  e  senza  venire  a  lite.  Non  vi  sono  guardie  di  polizia, 
perche  tutti  sembrano  apprezzare  altamente  il  grado  inusitato  di  agia- 
tezza  che  li  circonda  e  cercano  mostrarsene  degni.  QueH'ambiente  di 
benessere  influisce  su  loro,  sveglia  il  loro  amor  proprio  e  li  rattiene 
dal  condursi  rozzamente  e  dal  profittare  delle  frequenti  occasion!  che 
avrebbero,  di  abusare  della  liberta  loro  consentita. 

Potrebbe  una  simile  istituzione  essere  accolta  in  Italia?  Noi  cre- 
diamo  che  metterebbe  il  conto  di  farne  1'esperimento  a  Torino,  a  Grenova, 
a  Milano,  ed  invitiamo  qualche  capitalista  di  buon  cuore  a  porre  a 
frutto  in  tal  modo  il  suo  capitale,  esclusa  pero  1'  idea  di  adattare  a 
tal  fine  un  vecchio  edifizio.  Sarebbe  anche  questo  un  niodo  di  fare  la 
carita,  e  se  lassu  in  cielo  renderebbe  il  cento  per  uno,  in  terra  ver- 
rebbe  a  rendere  il  5  °/0,  ed  inoltre  1'istituziooe  non  andrebbe  soggetta 
al  pari  di  altre  opere  di  beneficenza  al  fluttuante  e  talora  insufficiente 
aiuto  di  caritatevoli  soscrittori,  e  all'  ingombro  di  persone  che  non 
interessate  direttamente,  lasciano  correre  1'acqua  alia  china  e  sono 
elette  con  criterii  non  sempre  giusti. 

Qualche  cosa  di  questo  genere  fu  tentato  a  Roma,  or  sono  oltre 
quindici  anni,  dai  Socii  del  Circolo  S.  Pietro  ;  essi  fondarono  due  dor- 
mitorii  pubblici  a  pagamento  minimo,  1'uno  in  S.  Maria  in  Cappella, 
1'altro  alle  Mantellate;  dormitorii  che  sono  seralmente  frequentati 
da  250  persone.  Non  raggiungono  la  perfezione  delle  Rowlon  Houses; 
ma  furono  certo  un  primo  passo  verso  il  loro  ideale.  Piu  conforme 
alia  iatituzione  delle  «  Rowton  Houses  »  e  1'Albergo  dei  piccoli  operai 
fondato  da  molti  anni  in  Milano  dal  Circolo  SS.  Ambrogio  e  Carlo. 
In  detto  Albergo  i  piccoli  operai  ricevono  alloggio  e  vitto  e^di.piu 
settimanalmente  1'  istruzione  religiosa. 


IL  DIRITTO  DI  PREGARE 

E    LA    PREGHIERA    PE1  MOBTI 


I. 

Nel  doloroso  pervert!  mento  degli  animi,  che  hanno  dichia- 
rato  guerra  a  Dio  ed  alia  Chiesa,  forse  non  era  ancora  mai 
avvenutb  che  s'impugnasse  direttamente  perfino  la  preghiera 
liturgica.  Quale  atto  di  professione  religiosa,  essa  esulo  da 
tempo  dalle  abitudini  delia  nuova  civilta  laica;  ne  puo  far 
meraviglia,  che  uomini  cosi  spregiudicati  sdegnino  piegare  il 
ginocchio,  congiungere  le  palme  della  mano  e  ripetere  con 
la  Chiesa  nell'assemblea  del  fedeli  le  dolci  espressioni,  che 
pure  appresero  bambini  sulle  ginocchia  della  madre.  Oggi 
quella  preghiera  non  e  piii  ne  puo  essere  1'eco  fedele  de'  sen- 
timenti  deiranima:  essa  e  il  compito  scolastico  che  si  assegna 
ad  ore  fisse  ed  in  frasi  precise ;  e  un  formulario  e  null'altro  ; 
e  una  parola,  non  nata  dalla  sincerita  del  nostro  impeto  di 
dinore  e  di  dolore,  di  fede  e  di  umilta;  pregare  insomnia  con 
la  Chiesa  e  ripetere  a  memoria  parole  che  non  traducono 
il  sentimento  e  il  patimento  deU'anitno  nostro,  ma  che  ser- 
bano  la  rigidita  delle  pagine  de'  santi  padri 1. 

Chi  cosi  scrive  bestemntia  quel  che  ignora;  non  ha  mai 
aperto  un  libro  di  preghiere  liturgiche  ;  non  ne  ha  mai  pene- 
trato  il  senso  profondo,  mistico  e  perfino  sovranamente  poe- 
tico  che  le  informa;  non  sa  che  la  prece  piu  sublime  che 
possa  1'uomo  innalzare  al  suo  Dio  ci  fu  insegnata  da  Gesii 
Redentore ;  non  sa  che  la  maggior  parte  di  quelle  for  mole 
risonarono  sulle  cetre  divinamente  ispirate  dei  Padri  e  Pro- 
feti  dell'Antico  Testamento,  che  altre  uscirono  dalla  bocca  degli 

1  II  diritto  di  pregare,  articolo  della  Tribuna  n.  231  di  <iucst','inno. 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.  17  23  ottobre  1900. 


258  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

Apostoli  e  de'  martiri,  altre  dal  cuore  innocente  di  candide 
vergini,  altre  dal  petto  di  anime  sante  di  ogni  et&  e  di  ogni 
luogo :  slancio  d'amore,  grido  di  gioia,  gemito  di  compunzione, 
espressione  di  umilta  sincera,  di  fede  invitta,  di  costanza 
indomabile. 

Quelle  pagine  ridanno  il  palpito  de'  secoli ;  e  perch6  piene 
di  quella  vita  che  tutti  vivono,  in  ogni  tempo  furono  rammi- 
razione  di  chi  si  pose  a  meditarle  e  farle  sue,  conforto  del- 
ranima,  ispiratrici  di  calda  poesia  e  d'arte  vera.  Oggi  invece 
ridanno  formole  rigide  e  stecchite ! 

Altra  6  la  preghiera  che  oggi  si  vuole,  e  questi  uomini, 
che  non  pregano,  che  non  pregarono  mai,  in  un  momento 
di  subitaneo  fervore,  eccoli  maestri  consummati  di  orazione 
perfetta  ! 

Come  i  fmmi  vanno  al  mare  per  difformi  valli,  come  gli  uccelli  vanno 
all'azzurro  per  obliquo  volo,  come  il  nostro  amore  va  alia  sua  creatura 
per  impreparati  destini,  cosi  il  dolor  della  vita  va  a  Dio  per  spontanee 
e  genuine  preghiere. 

II  che  vuol  dire  che  quanto  piu  ciecamente  e  pazzamente 
altri  prega,  tanto  6  piu  spontanea  e  genuina  la  sua  orazione. 
Le  similitudini  qui  addotte,  con  quei  restrittivi  delle  difformi 
valli,  dell'obliquo  volo,  degli  impreparati  destini,  non  altro 
che  un  cieco  e  pazzo  moto  significano. 

E  non  la  dove  la  littirgia  intuona  i  suoi  piu  eletti  canti,  non  la  dove 
la.  memoria  de'  sacerdoti  ripete  i  piu  cattolici  versetti,  ma  la  dove  scoppia 
in  un  gran  cuore  un  grande  sentimento  umano,  la  scende  luce  di  reli- 
gione,  la  si  ritrova  il  rispetto  della  divinita,  la  dovrebbe  la  suprema  auto- 
rita  ecclesiastica  pieg'ar  la  dura  cervice  orgogliosa  sotto  il  soffio  possente 
del  suo  Signore. 

Dunque  la  fede,  la  religione,  Dio,  non  si  trovano  piu  nel 
tempio,  durante  la  celebrazione  de'  sacrosanti  misteri,  quando 
la  Chiesa  prostrata  innanzi  1'altare  offre  alia  Vittima  divina 
le  sue  preghiere  e  i  suoi  canti.  Queste  cose  eran  di  ieri.  Oggi 
bastera  un  cuore,  purche  grande ;  in  quel  cuore  bastera  uno 
$coppio,  lo  scoppio  di  un  sentimento,  non  religioso  n6  sopran- 
natu^ale,  si  noti  bene,  ma  puramente  umano,  purch6  grande : 


I 


E   LA   PREGHIERA  PE'  MORTI  259 

ed  ecco  illuminata  la  religiono  e  ritrovata  la  divinita ;  quivi 
e  il  vero  soffio  del  Signore  e  la  Chiesa  deve  ad  esso  piegare. 
La  dura  rcrrire  orgogliosft  di  questi  uomini  impudent!, 
come  ha  gia  SCOSSD  ogni  giogo  d'autorita  in  cose  di  fede,  cosi 
celebra  ora  reman«'ipazione  della  preghiera;  invoca  il  dfri//o 
di  pregare,  che  nessuno  certo  le  contende,  ma  quel  diritto 
per  loro  e  licenza ;  si  vuol  pregare  come  pare  e  piace,  senza 
freno  alcuno  di  legge,  e  a  chi  ha  il  mandato  di  ricordare 
quel  freno,  perche  da  Dio  stesso  imposto  e  voluto  dalla  na- 
tura  e  dal  carattere  della  preghiera,  si  risponde  con  ingiuria 
e  vituperi. 

II. 

Se  la  preghiera  e  1'elevazione  della  mente  a  Dio,  Tinfi- 
nita  distanza  che  passa  tra  la  creatura  e  la  maesta  divina 
imprime  in  chi  prega  il  senso  della  sinrera  umilta  e  della 
riverenza  profonda,  senza  tuttavia  escludere  la  fiducia  amo- 
rosa  e  perfino  quella  santa  insistenza;  che  Gesu  ha  insegnato, 
e  che  rasenta  quasi  T  importunita.  Tutto  questo  Iddio?  che 
e  amore,  accoglie  bem'gno,  mentre  res-isle  a*  superbi.  Chi 
dunque  la  liberta  di  pregare  ponesse  nell'esaltazione  delle 
proprie  virtu  religiose,  peggio  se  neglette  anche  queste  ri- 
cordasse  le  virtu  sue  naturali,  siano  pure  la  bonta,  la  lealta, 
la  dolcezza,  Tamore  domestico  o  civile  o  patrio  che  sia,  o 
per  questi  meriti,  che  per  se  medesimi  possono  non  avere 
relazione  alcuna  con  la  salute  eterna,  chiedesse  i  premi  ce- 
lesti  ed  eterni,  andrebbe  senza  dubbio  errato  e  mancherebbe 
alia  prima  condizione  della  retta  preghiera.  II  divino  Maestro 
condanna  il  fariseo,  che,  avanzatosi  nel  tempio,  si  ferma  pet- 
tor  uto  innanzi  1'altare,  ed  in  uno  scoppio  di  sentimento  umano 
assai  grande,  esclama:  — Ti  ringrazio,  che  non  sonocomegli 
altri  uomini,  ladri,  ingiusti,  adulteri ;  digiuno  e  pago  le  de- 
cime.  Gesu  invece  loda  il  pubblicano,  che  fermatosi  alia  sogiia 
del  tempio,  in  atto  umile,  non  osa  levare  gli  occhi  a  Dio,  si 
batte  il  petto  e  chiede  misericordia  £. 

1  Liic.  XVIII,  10.  Anche  la  Tribuna  crede  bene  di  lodare   il   pub- 


260  IL   D1RITTO   DI   PREGARE 

Un'altra  legge  regola  la  preghiera  riguardo  il  suo  oggetto. 

Una  madre,  certo  di  gran  cuore,  mossa  da  intense  affetto 
verso  due  suoi  cari  figliuoli,  apostoli  per  giunta,  aveva  chiesto 
a  Gesu,  che  fossero  essi  i  primi  nel  suo  regno  e  sedessero 
Funo  a  destra,  1'altro  a  sinistra  di  lui.  Quella  domanda  era 
1'espressione  di  un  grande  sentimento  umano.  Ma  Gesii  ri- 
spose:  Non  sapete,  che  vi  domandiate  i .  Vi  sono  dunque 
preghiere  imprudenti,  che  riguardano  cose  non  buone,  non 
degne  di  Dio,  che  non  possono  essere  esaudite  e  che  quindi 
non  debbono  neppure  essere  fatte. 

E  quando  gli  Apostoli  chiesero  al  Maestro:  Signore  in- 
segnaci  a  pregare,  Gesu  non  rispose :  Dite  quel  che  il  sen- 
timento umano,  o  il  cuore  o  la  fantasia  suggeriscono,  sibbene : 
Voi  pregherete  cost:  Padre  nostro  che  set  ne*  cieli,  con 
quel  che  segue  2,  indicando  con  quella  brevissima  formola 
tutto  quello  che  legittimamente  possiamo  e  dobbiamo  chiedere 
a  Dio  di  beni  spiritual!  e  temporal!,  e  Tordine  degli  uni  e 
degli  altri,  che  sorge  dalla  natura  stessa  delle  cose. 

Quest  Je  dottrina  di  catechismo.  Ma  non  puo  far  meraviglia 
che  il  laico  mondo  odierno  1'abbia  del  tutto  dimenticata. 

Che  se  tali  leggi  reggono  ogni  preghiera,  anche  privata 
ed  espressa  dal  semplice  sentimento  del  cuore,  molto  piii 
debbono  reggere  la  pubblica,  quella  cio&  che  con  formole 
determinate  si  propone  a'  fedeli,  perch6  sia  ad  alta  voce  ed 
a  comune  edificazione  recitata  in  pubblico.  Siccome  pero  la 
preghiera  pubblica  e  di  natura  sua  elemento  essenziale  del 
culto  ed  espressione  esterna  della  fede  che  congiunge  in  un 
corpo  solo  tutti  i  membri  della  Chiesa,  ben  si  vede  quanto 
delicata  cos  a  essa  sia,  e  come  possa  toccare  perfino  le  dot- 
trine  piii  pure  e  i  dommi  piu  sacri  della  Chiesa,  dove  non 
vi  e  accuratezza  che  basti.  Tutto  cio  6  per  se  e-vidente,  ma 

blicano,  specie  perche  pregava  senza  la  dignita  e  la  conoscenza  de'  riti 
che  ornavano  V atteggiamento  del  fariseo.  Che  il  fariseo  compiesse  un 
atto  di  preghiera  rituale  non  s'era  mai  saputo  da  nessuno  flnora !  Sa- 
rebbe  forse  quella  la  preghiera  rituale  odierna  della  sinagoga? 

1  Matt.  XX,  20. 

2  Matt,  VI,  9. 


E   LA   PREGHIERA   PE;  MORTI  261 

non  inopportune  a  richiamare  per  que7  tanti  casi,  che  nelle 
•circostanze  della  vita  privata  e  pubblica  occorrono,  e  la  cui 
inavvertenza  pu6  senza  dubbio  tornare  funesta  assai  e  met- 
tere  gli  animi  in  iscompiglio. 

III. 

Per  meglio  illustrare  gli  anzidetti  principii  e  vedere  come 
si  applichino  ne'  casi  pratici,  viene  in  buon  punto  la  pre- 
ghiera  che  la  Chiesa  in  questi  primi  giorni  del  mese  di  no- 
vembre  ci  ammonisce  di  fare  pe'  nostri  cari  defimti.  Forse 
in  niun  altro  esempio  si  scorgono  si  aperte  le  leggi  che  deb- 
bono  regolarla,  116  e  dato  vedere  si  chiaramente,  come  da 
quelle  leggi  siasi  svolto  nel  corso  der  secoli  tutto  quel  com- 
plesso  di  for  mole  rituali,  che  costituiscono  1'officiatura  dei 
morti.  Esse  appieno  rispondono  a  tutto  cio  che  il  cuore  cri- 
stiano  puo  nobilmente  bramare;  sono  inoltre  espresse  con 
pensieri  di  cosi  oletta  poesia,  che  ben  possono  proporsi  a 
iiorma  e  modello  d'ogni  altra  preghiera,  o  privata  o  pubblica, 
•che  voglia  offerirsi  su  tale  argomento. 

II  di  de'  morti  e  sempre  nuovo  lutto  pe'  cuori  ben  fatti. 
£i  riaprono  ferite  che  i  mesi  e  gli  anni  non  hanno  ancora 
saputo  rimarginare;  tornano  al  ciglio  le  lagrime  della  su- 
prema  separazione,  e  dal  petto  ulcerato  esce  il  lamento  della 
Scrittura :  Cosl  disgiungi  o  morte  amara  ?  l  Ma  6  pure  con- 
forto  al  cristiano  aggirarsi  tra  le  tombe  del  cimitero  e  ricer- 
<3are  la  croce?  sotto  la  cui  ombra  riposano  i  nostri  cari,  e 
baciare  quelle  sante  zolle  e  spargere  nuovi  fiori  e  cogliere  i 
quivi  nati;  quasi  fossero  essi  gli  eredi  di  quella  vita  che  lacri- 
miamo  spenta  la  sotto.  Quel  fiorellino  appunto  ci  rammenta 
che  in  quelle  ossa  e  in  quella  polvere  v'e  una  semente,  git- 
tata  si  nella  corruzione  del  sepolcro,  ma  che  rivivra  nella 
gloria.  I  fratelli,  i  figli,  la  madre,  il  padre  nostro,  non  sono- 
•veramente  morti  sotto  quella  fredda  terra ;  essi  riposano,  dor- 
mono,  come  dice  la  parola  della  Chiesa,  ed  attendono  a  ri- 

1  1  Reg.  XV,  32. 


262  IL   DIRITTO   DI   PREGAKE 

svegliarsi  lo  squillo  della  tromba  angelica,  per  accorrerer 
rinnovellati  nella  loro  came  stessa  di  un  d\,  innanzi  al  giu- 
dice  Cristo  Redentore. 

Intanto  pero,  la  miglior  parte  di  loro,  Tamma  immortale, 
sferratasi  dalle  angustie  del  corpo,  ha  gia  spinto  il  volo  verso 
1'eternita,  o  beata  in  seno  a  Dio,  o  infelice  nella  pena  eterna. 

Pur  troppo  la  vita  di  alcuni,  quaggiu  condotta,  ci  lascia 
talvolta  immersi  in  un  dubbio  ben  doloroso  sulla  loro  sorte.. 
-  0  non  sapete,  dice  S.  Paolo  *,  che  gii  iniciui  non  posse- 
deranno  il  regno  di  Dio?  Non  vogliate  errare;  ne  i  forni- 
catori,  ne  gli  idolatri,  ne  gli  adulteri,  ne  i  dati  alle  mollezze 
e  ad  altri  delitti  della  carne,  ne  i  ladri,  ne  gli  avari,  ne  gli 
inteinperanti,  ne  i  maledici,  n6  i  rapaci  di  beni  altrui  pos- 
sederanno  il  regno  di  Dio !  Chi  condusse  vita  tan  to  difforme 
dalla  legge  di  Dio  e  fu  colto  dalla  morte,  senza  aver  mai 
prima  dato  alcun  segno  di  pentimento,  peggio  poi  se  posi- 
tivamente  nego  di  darlo,  rifiutando  perfino  il  perdono,  che 
la  Chiesa  qual  madre  sollecita  della  sua  salute  veniva  ad 
offrirgli,  come  puo  dare  fiducia  della  sua  eterna  salvezza? 
E  s'egli  visse  e  mori  volontariamente  e  pubblicamente  se- 
parato  dalla  Chiesa,  non  puo  dalla  Chiesa  essere  accolto  dopo 
morte,  n6  riposare  in  terra  benedetta,  ne  ricevere  i  suifragi 
liturgici  con  la  celebrazione  de'  santi  mister  i  e  la  recita  delle 
pubbliche  preci  sul  suo  cadavere  o  in  sua  memoria.  I  riti 
funebri  non  sono  semplici  onoranze  esterne,  che  i  sopravvi- 
venti  tributano  al  defunto,  ma  sono  formalrnente  la  stessa 
preghiera,  che  la  Chiesa  cattolica  offre  pe'  suoi  figii,  pei 
membri  del  corpo  mistico  di  Gesu  Redentore,  affinche  sieno 
ricevuti  nella  pace  eterna  dei  giusti.  Invocare  diritti  su  que- 
sta  solenne  preghiera  per  chi  mori  separate  dalla  comunita 
dei  fedeli,  sarebbe  un  controsenso,  un  violare  il  diritto  piu 
sacrosanto  che  ha  la  Chiesa  di  non  riconoscere  per  suo  se 
non  chi  le  fu  figliuolo  sommesso,  un  mettere  a  forza  sulle 
labbra  de7  sacerdoti  parole  e  formole  che  in  tale  caso  nulla 
significano. 

1  1  Cor.  VI,  9. 


E   LA   PREGHIERA    PEI  MORTI  263 

Contuttocio  116  6  tolto,  ne  si  puo  togliere  il  diritto  di  pre- 
gare  privatamente  e  nel  segreta  del  cuore,  anche  per  un 
anima  tan  to  Intel  ice,  quale  qui  si  suppone.  Misteriose  sorio 
le  vie  della  misericordia  divina;  ne  possiamo  mai  sapere 
che  si  passi  tra  T anima  e  Dio  negli  ultimi  istanti  dell'ago- 
nia,  quando  al  moribonclo  non  e  piu  dato  di  far  conoscere 
neppure  col  piu  piccolo  segno  esterno  il  mutamento  avvenuto. 

Poscia  eh'  i'ebbi  rotta  la  persona 

Di  due  punte  inortali,  io  mi  renclei 

Piangendo  a  quei  che  volentier  ])erdona. 
Orribil  furon  li  peccati  miei ; 

Ma  la  bont&  intinita  ha  si  gran  braccia, 

Che  prende  cio,  che  si  rivolge  a  lei. 

Cosi  TAlighieri  imagina  che  gli  parlasse  Tanima  di  Man- 
fredi,  morto  in  battaglia,  contumace  alle  censure  e  scorn  u- 
niche  della  Chiesa  e  pero  non  sepolto  in  luogo  sacro,  ma  tras- 
mutato  a  lume  spento  ed  abbandonato  in  aperta  campagna  l. 

Che  se  un  tal  moribondo  abbia  dato  comechessia,  prima 
di  perdere  i  sensi,  un  qualche  segno  certo  di  pentimento, 
anche  la  Chiesa,  imitando  il  suo  divino  Sposo, 

ha  si  gran  braccia 
Che  prende  cio  che  si  rivolge  a  lei, 

e  tosto  gli  perdona  in  nome  di  Dio  e  dopo  la  sua  morte  prega 
pubblicamente  per  lui.  Nel  Sacramentario  leoniano,  che  e  il 
piu  antico  che  si  conosca,  gia  fin  dal  V  secolo  si  trovano 
assegnate  orazioni  e  collette,  tutte  proprie  per  le  messe  di 
quei  defunti,  che  diedero  segni  di  penitenza  negli  ultimi  istanti 
di  loro  vita. 

Onnipotente  e  misericordioso  Iddio,  presso  eui  la  volonta  umana  si 
prende  pel  fatto,  concedi,  te  ne  preghiamo,  che  pel  conseguiinonto  del 
perfetto  riinedio  basti  airaniina,  del  tuo  servo  avere  con  vivo  desiderio 
voluta  la  penitenza. 

E  quest'altra : 
1  Purg.  Ill,  118-123. 


264  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

0  Dio,  dal  quale  tutto  cio  die  e  buono  viene  ispirato  ai  cuori 
come  hai  concesso  all'anima  del  tuo  servo  di  volere  la  penitenza,  cosi 
misericordioso  concedigli  il  bramato  perdono  !. 

Ma  se  vi  ha  tempo  ancora,  chi  puo  descrivere  la  solleci- 
tudine  della  Chiesa  nell'accorrere  al  capezzale  del  penitente 
e  nell'accogliere  con  amorosa  tenerezza  tra  le  sue  braceia 
la  pecorella  che  si  credeva  perduta?  Quel  moribondo  era  forse 
suo  nemico  aperto,  suo  persecutore,  usurpatore  de'  suoi  di- 
ritti.  Non  importa:  tutto  in  quell' istante  si  dimentica,  tutto 
si  perdona,  e  le  lacrime  della  madre  si  confondono  con  quelle 
del  figliuolo  riconquistato. 

Ecco  come  in  quel  caso  pregava  e  tuttavia  prega  la  Chiesa: 

0  Dio  misericordioso,  o  Dio  clemente,  che  la  tua  indiilgenza  11011 
restringi  ad  alcuna  legge  di  tempo,  ma  le  porte  della  tua  misericordin 
apri  a  chi  batte,  e  non  respingi  i  penitent!  neppure  nello  stesso  ter- 
inine  della  vita,  guarda  propizio  questo  tuo  servo,  che  con  piena  con- 
fessione  del  cuore  chiede  il  perdono  di  tutti  i  suoi  peccati.  Rinnova  in 
lui,  o  Padre  piissimo,  quanto  con  1'opera,  con  la  parola,  col  pensiero 
per  inganno  diabolico  fu  viziato  e  ricongiungi  all'unita  del  corpo  della. 
Chiesa  un  membro  della  tua  redenzioiie.  Miserere  de'  suoi  gemiti,  mise- 
rere delle  lacrime  sue,  e  poiche  egli  non  coniida  oramai  se  non  nella 
tua  misericordia,  lo  ammetti  al  sacramento  della  riconciliazione.  Di 
iiiun'anima  ancor  vivente  nel  corpo,  e  presso  te  o  difficile  o  tarda  la. 
cura.  Perocche  tu  sei  fedele  nelle  tue  parole,  ed  hai  detto  che  il  pecca- 
tore  convertito  non  si  deve  rimettere  a  lunghi  spazii  di  tempo,  ma  appena. 
ha  dato  un  gemito  si  deve  salvare.  Per  Cristo  Signer  Nostro.  Cosi  sia  2. 


T  MIGNE  P.  L.  LV,  135.  Altre  simili  antichissiine  preghiere  riporta. 
il  Sacramentarium  gelasianum  (III,  98).  Ad  esempio :  Onnipotente  e  mi- 
sericordioso Iddio  nella  cui  podesta  e  riposta  la  condizione  dell'uomo,  as- 
solvi,  te  ne  pregliiamo,  I'anima  del  tuo  servo  da  tutti  i  peccati,  perche, 
prevenuto  dalla  morte,  non  perda  il  frutto  della  penitenza  che  ha  bramato 
la  sua  volontct. 

2  E  questa  1'  antichissima  Reconciliatio  poenitentis  ad  mortem,  del 
Sacram.  gelas.  (I.  38).  Essa  vi  fu  inserita  un  po'piu  tardi,  ma  come  nota 
il  PROBST  (Die  Altesten  rom.  Sacram entarien  u.  Ordines,  Minister  1892, 
p.  204)  nulla  contiene  che  non  convenga  a' tempi  di  Papa  Gelasio  (sec.  V). 
La  preghiera,  con  qualche  lieve  modificazione,  e  pevvenuta  fino  a  noi 
e  si  recita  ancora  nell'odieruo  rito  della  raccomandazione  deH'anima. 


E   LA   PREGHIERA   PE7  MORTI  265 

IV. 

Tuttavia,  per  quanto  ci  consoli  la  speranza  che  un  nostro 
fratello  sin  veramente  spirato  nel  bacio  del  Signore,  non  e 
possibile  andarne  si  certi,  che  una  qualche  sollecitudine  per 
la  sua  sorte  non  ci  prema  ancora.  Come  ha  superato  quel- 
Tanima  le  ultime  lotte  dell'agonia,  quando  il  demonio,  che 
sempre  durante  la  vita  nostra  ci  s'aggira  intorno  qual  leone 
rnggente  in  cerca  di  preda,  raddoppia  allora  i  suoi  sforzi 
per  strapparla  da  Dio?  Ha  pianto  cosi  i  suoi  peccati,  che 
possa  fidare  nel  perdono  divino  e  sicura  di  se  farsi  innanzi 
a  queU'eterno  giudice,  che,  purezza  infinita,  negli  stessi  suoi 
Angeli  ravvisa  la  pravita?  E  non  le  restano  pene  e  debit! 
-da  scontare,  poiche  Gesii  ha  detto  al  servo  negligente,  che 
non  ascirebbe  dalle  tenebre  esteriori  finche  non  abbia  sbor- 
$ato  I*  ultimo  quattrino?  E  quali  sono  le  sue  opere  buone, 
le  sue  virtu,  i  suoi  merit!  ?  Chiamata  incontro  lo  sposo,  reca 
•seco  la  lampana  accesa,  come  le  vergini  prudent!?  Invitata 
alle  nozze  eterne,  indossa  la  veste  nuziale,  senza  cui  non  e 
possibile  assidersi  al  banchetto  celeste?  Sul  fondamento  Cristo 
Gesu  che  ha  edificato  ?  oro,  argento,  pie I re  preziose  ?  ovvero 
vi  ha  mescolato  dentro  legno->  fieno,  paglia  da  purgare  nel 
fuoco  ?  *  E  per  quanto  siano  e  veri  e  sodi  i  suoi  meriti,  non 
e  sempre  una  povera  creatura,  che  ritorna  a  quel  Dio,  da 
cui  ebbe  ogni  cosa,  e  che  ha  bisogno  di  gittarsi  nel  seno 
della  misericordia  infinita  e  riconoscere  la  sua  salute  unica- 
mente  dai  meriti  di  Gesu,  figiiuolo  di  Dio  vivo,  pel  cui 
Sangue  preziosissimo  fu  redenta  e  santificata? 

Tutte  queste  amorose  sollecitudini  ci  sono  suggerite  dalla 
fede,  cioe  da  quel  complesso  di  dottrine  dommatiche  che  ri- 
guardano  la  salute  eterna  di  un'anima  nel  passare  che  fa  di 
questa  vita.  E  perocch6  vivi  e  defunti  formiarno  un  corpo 
solo  in  Gesu  Cristo,  il  piu  stretto  dovere  di  carita  ci  obbliga 
tutti  di  accorrere,  con  le  preghiere  e  co'  sutt'ragi,  in  aiuto 

1  Cor.  Ill,   11-15. 


266  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

di  chi  non  e  piu  capace  di  pregare  o  di  soddisfare  per  se 
medesimo.  E  quanto  piu  i  vincoli  del  sarigue  e  delPamicizia 
ci  stringevano  sulla  terra  con  quell' anima  car  a,  tan  to  mag- 
giore  sorge  il  dovere  di  pregare  per  lei ;  cuori  ben  fatti 
ne  sentouo  anzi  bisogno  si  prepotente,  che  quel  dovere  con- 
siderano  come  un  diritto.  Quel  diritto  non  puo  essere  tolto, 
non  contrastato,  ne  impedito  comechessia,  e  se  dalcuore  amba- 
sciato  esce  una  voce  pietosa,  supplichevole  a  Dio,  nessuno 
puo  imporre  a  quella  voce  altre  leggi,  salvo  quelle  che  se- 
condo  lo  spirito  e  le  dottrine  della  Chiesa  nascono  dalla  na- 
tura  stessa  della  preghiera,  fatta  da  un  cristiano  per  un 
defunto  cristiano. 

La  letteratura  patristica  offre  esempii  stupendi  di  quest! 
sfoghi  del  cuore.  Erano  quei  Padri  anime  veramente  grand!, 
che  amarono  assai  in  vita  i  loro  cari  e  che  piansero  e  pre- 
garono  sulla  loro  tomba  con  sentito  dolore  umano,  ritemprato 
per  6  dalla  fede.  Non  si  possono  leggere  seuza  commozione  le 
tenere  pagine  scritte  da  S.  Ambrogio  in  morte  del  suo  fratello 
Satiro  * ;  quelle  di  S.  Gregorio  Nazianzeno  per  Cesario  e  Gor- 
gonia,  similmeute  suoi  fratelli 2 ;  quelle  delPaustero  S.  Giro- 
lamo  per  le  sue  sante  figiiuole  spiritual!  Paola,  Blasilla,  Lea  % 
ed  altre  assai  di  altri  Padri  che  non  sarebbe  difficile  ricordare. 

Ma  forse  niuno  mai  eguaglio  finora  S.  Agostino  nelle  Con- 
fessioni,  la  dove  descrisse  Pestasi  e  la  morte  di  Monica  sua 
madre  e  Panimo  suo  proprio  acerbamente  straziato  4.  «  lo  le 
chiusi  gli  occhi  e  mi  piombo  nel  cuore  smisurata  angoscia 
che  voleva  traboccare  in  lacrime ;  ma  gli  occhi  miei  sotto  il 
violento  impero  della  ragione  le  facevano  ringorgare,  fino  a 
restare  asciutti  e  penavo  in  questa  lotta  malamente.  »  Lot- 
tava  egli  non  solo  per  un  proposito  di  fermezza,  fllosofica  od 
ascetica  che  fosse,  ma  anche,  dic'egli,  «  perch6  ci  pareva  che 
quello  non  fosse  un  funerale  da  farci  11  cor r otto,  che  per  lo 

1  MIGNE,  P.  L.  XVI,  1290.  —  2  Ib.  P.  G.  XXXV,  735,  790.  —  3  Ib. 
P.  L.  XXII,  878,  465,  426. 

4  Confessionum,  1.  IX,  c.  12  e  segg.  Adoperiamo  qui  e  ne'  tratti 
seguenti  la  traduzione  del  BINDI. 


E   LA   J'REtiHIERA   ]>E'  MORTI  267 

piu  accompagna  le  morti  infelici,  o  che  nori  hanno  speranza 
di  vita.  Mala  sua  morte  non  era  infelice,  ne  intera.  Noi  n'era- 
vamo  corti  per  rargomento  do'  santi  costumi  di  lei  e  della 
sua  fede  non  finta.  »  Contuttocio  I'ambascia  durava  e  rad- 
doppiavasi  lo  sforzo  del  reprimere  il  pianto;  vi  riuscl  Tun 
.giorno  e  1'altro,  ma  all' ultimo  la  natura  vinse  nel  suo  diritto 
e  voile  il  tribute  delle  lacrime.  Agostino  sull'albeggiare  si 
sveglia;  il  sonno  1'aveva  rinfrancato,  e  cosi  come  stava  sul 
suo  letticciuolo  pensa  ad  alcuni  versi  di  Ambrogio.  «  Quindi, 
cosi  racconta,  tornai  a  poco  a  poco  a'  primi  pensieri,  alia  me- 
moria  della  tua  ancella,  si  devota  a  te,  a  me  si  piamente 
carezzevole,  si  condiscendente :  e  Tavevo  perduta!  cosi  ad 
un  tratto !  e  sentii  voglia  di  piangere,  dinanzi  a  te,  di  lei  e 
per  lei;  di  me  e  per  me.  E  sciolsi  il  freno  rattenuto  dclle  la- 
crime,  per che  sgorgassero  a  lor  posta,  e  il  mio  cuore  ci  si 
riposo  come  sopra  un  guanciale.  » 

Segue  la  memoranda  preghiera  di  Agostino  per  la  madre, 
che  nessuno  certo  ha  mai  letto  la  prima  volta  ad  occhi  asciutti: 

Ma  ora  che  il  cuore  m'e  g'uarito  di  quella  piaga...  spando  dinanzi 
a  te,  mio  Dio,  per  quest  a  donna,  tua  serva,  ben  altre  lacrime!  elle  son 
lacrime  di  sbigottimento,  a  considerare  i  pericoli  d'ogni  anima  che  muore 
in  Adamo. 

So  bene  che  costei,  vivificata  in  Gesii  Cristo,  visse,  mentre  che  fu 
legata  al  corpo,  in  tal  in, 11  n era  da  glorificare  il  tuo  iiome  colla  fede  e 
coi  costumi;  pure  non  oscroi  affermare  che,  dappoi  che  la  rigenerasti 
pel  battesimo,  non  le  fuggisse  mai  parola  contraria  a'  tuoi  precelti...  E 
guai !  anche  all'uomo  piu  santo,  so  tu  volessi  disaminarlo  in  disparte 
dalla  tua,  misericordia !  Ma  poiche  non  pigli  a  scrutare  le  colpe  a  rigore, 
confidentemente  spcriamo  di  trovare  qualche  luogo  nella  tua  indulgenza. 

Per  contrario,  se  alcuno  ha  veri  meriti  da  contare  dinanzi  a  te,  fa 
egli  altro  che  contare  i  tuoi  doni?  Oh!  se  gli  uomini  si  conoscessero 
uomini!  Deh !  colui  che  ha  da  gloriarsi,  si  glorii  nel  Signore. 

Pero  gloria  mia !  mia  vita !  Dio  del  mio  cuore !  lasciando  da  banda 
le  buone  opere  di  lei,  delle  quali  ti  ringrazio  con  gioia,  ti  prego  ora 
pei  peccati  di  mia  madre  ;  mi  esaudist-i  per  amore  di  colui  che  sospcso 
a  un  legno  d'ignominia  si  e  fatto  medico  delle  nostre  ferite,  e  che  og'gi 
seduto  alia  tua  destra  <  continamente  intercede  per  noi  » . 

So  bene  ch'ella  ha  fatto  misericordia,  e  che  di  cuore  «  ha  condo- 
nato  il  debito  a'  suoi  debitori  »  :  condona  dunque  anche  tu  i  debit!  di 


268  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

lei,  se  alcuno  ne  contrasse  in  tanti  anni  dopo  le  acque  salutari;  con- 
dona,  Signore,  condona  anche  a  lei :  «  non  entrare  con  essa  in  giudizio !  > 
«  Deh !  la  tua  miser icordia  trascenda  la  tua  giustizia  » ,  poiche  le- 
tue  parole  sono  verita,  ed  hai  promesso  a'  misericordiosi  misericordia : 
a'  misericordiosi,  cui  tu  hai  dato  di  esser  tali ;  perciocche  « tu  usi  pieta 
a  chi  ti  piace  di  usarne,  e  fai  grazia  a  chi  tu  vuoi.  » 

Qui  ricorda  come  Monica,  sollecita  non  de'  suoi  funeral! ,. 
ma  del  suffragi  per  Panima  sua,  questo  unicamente  aveva 
raccomandato  al  figliuolo  «  che  avessimo  memoria  di  lei  al 
tuo  altare  »,  ben  sapendo  che  «  la  si  dispensava  la  santa  vit- 
tima,  per  la  quale  fu  cancellato  il  chirografo  die  ci  era 
contrario  e  vinto  il  nemico,  mentre  cercava  e  faceva  il  conto 
de'  nostri  peccati  per  gittarceli  in  faccia.  »  E  prosegue: 

Tal  e  il  sacramento  di  redenzione,  a  cui  la  tua  serva  lego  1'anima 
sua  col  vincolo  della  fede.  Che  niuno  la  strappi  mai  dalla  tua  prote- 
zione:  ne  per  frode  mai  le  si  attraversi  la  bestia  che  ha  del  lione  e  del 
serpe.  Non  rispondera  essa  di  non  esser  debitrice  di  nulla,  per  non  es- 
sere  colta  in  falso,  e  predata  dall'astuto  accusatore :  ma  si  dira  esserle 
stati  condonati  i  suoi  debiti  da  colui,  al  quale  niuno  mai  restituira  cio 
che,  senza  esser  debitore,  ha  per  noi  pagato. 

Riposi  ella  dunque  in  pace  coH'uomo  che  fu  suo  unico  marito,  e  cui 
ella  servi  con  pazienza,  della  quale  aveva  a  te  destinato  il  frutto,  per 
poter  lui  pure  guadagnare  a  te. 

Conchiude  il  Santo  con  una  supplica  aifettuosa  a  quanti 
leggeranno  le  sue  Confessioni,  per  che  vogliano  ricordarsi  di 
Monica  al  sacro  altare:  «  Cio  ch'ella  mi  chiese  negli  estremi 
momenti  Tottenga  piii  abbondevolmente  alle  preghiere  di 
molti !  » 

V. 

La  preghiera  di  Agostino  e  preghiera  privata,  ma  niuno 
sarebbesi  mai  opposto  se  pure  si  fosse  recitata  nelle  adunanze 
ecclesiastiche,  non  essendo  essa  se  non  un  riflesso,  quanto 
mai  fedele,  delle  preghiere  della  Chiesa.  Di  fatto  Ago- 
stino scrisse  sotto  Timpressione  delle  medesime;  perocche 
quale  argomento  precipuo  della  lotta  angosciosa,  che  dovette 
sostenere  per  non  dare  in  pianto  dirotto,  reca  le  preghiere 


E   LA  PREGHIERA  PE'  MORTI  269 

de'  morti  udite  in  chiesa.  «  Nemmeno  in  quelle  preghiere 
che  si  fecero  offrendo  per  lei,  il  sacrificio  del  nostro  riscatto, 
allorch6  il  cadavere  e  sull'orlo  della  fossa  e  sta  per  calarvi; 
no,  nemmeno  in  quelle  preghiere  gettai  una  stilla!  » 

Quali  esse  fossero  alia  fine  del  secolo  IV  non  ci  e  dato 
deter  minare  esattamente,  mancando  di  quell'  epoca  i  sacra- 
mentarii  e  gli  altri  libri  liturgici.  Pero  1'odierna  liturgia 
mortuaria  reca  impressi  tali  caratteri  di  antichita,  che  per 

10  meno    molte  sue   parti    sono    quelle    che  pure   allora   si 
adoperavano,  e  ad  ogni  modo  furono  quivi  sempre  espressi 
i  medesimi  concetti,  appunto  perche  regolati  dalla  immuta- 
bile  dottrina  cattolica  e  dalla  natura  dell'oggetto  per  cui  si 
pregava.  I  secoli  altro  non  fecero  che  rivestirli  di  forme  let- 
ter arie  determinate,  quali  oggi  possediamo  *. 

II  martire  S.  Giustino  (morto  tra  gli  anni  163-167)  6  forse 

11  primo  scrittore  che  abbia  avuto  occasione  di  ricordare  in 
ispecie  una  delle  preghiere  che  allora  facevasi  sul  cristiano 
moribondo.    E   il  salmo  XXI,  Deus   meus   quare  me  dereli- 
quisti,  che  Gesu  recito  nell'agonia  della  croce.  II  martire  ne 
adduce  i  versetti  21,  22  :  Liber  a  o  Signore  I'anima  mia  dalla 
spada,  e  dal  potere  del  cane  la  mia  unigenita;  salvami  dalla 
bocca  del  leone  e  salva  I'umilta  mia  dalle  corne  degli  uni- 
corni.  Gesu  ha  cosl   pregato,    «  perche  giunti   ancor   noi  al 
fine  della  vita,  di  questo  supplichiamo  Iddio,  che  puo  allonta- 
nare  da  noi  ogni  temerario  (nemico),  ogni  malo  angelo,  per- 
che non  prenda  1'anima  nostra  »  2. 

Ora  la  preghiera  per  la  liberazione  dalle  insidie  della 
mala  bestia,  del  dragone,  del  leone  ruggente,  divenne  pre- 
ghiera caratteristica  nella  officiatura  pe'  moribondi  e  pe'  morti. 

1  Tra  le  opere-  piu  recenti  si  consulteranno  con  frutto  intorno  questo 
argomento:  KIRSCH,  Die  I^ehre  von  der  Gemeimchaft  der  Heiligen  im 
christL  Alterthiim  (Mainz,  Kircheim,  1900)  nei  varii  capitoli  dove  tratta 
della  preghiera  pe'  defunti;  Die  Acclamahonen  und  Gebete  der  altchrixt  li- 
chen Grabscrifteu  (Koln,  Bachem,  1897)  del  medesimo  autore;  CABROL, 
Le  livre  de  la  pri&re  antique  (Paris,  Oudin,  1900),  p.  175  e  seg-g.,  p.  4r>:; 


*  IUSTINI  Dial,  cum  Triphone,  c.  105  (MiGNE,  P.  (r.  VI,  219-222). 


270  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

Sempre  s'  incontra  nelle  allusion!  de'  tempi  antichi  e  ne'  ri- 
tuali  posteriori.  I  soggetti,  dipinti  cosi  di  frequente  nelle  ca- 
tacombe  romane  o  scolpiti  sui  sarcofagi  cristiani,  die  rap- 
presentano  la  liberazione  da  un  qualche  pericolo,  altro  non 
sono  die  1'eco  dell'arte  alle  preghiere  della  liturgia:  Enoch 
ed  Elia  liberati  dal  mondo,  Noe  dal  diluvio,  Daniele  dalla 
fossa  dei  leoni,  Susanna  dal  false  delitto,  Isacco  dal  ferro  di 
Abramo,  Mose  dall'  Egitto,  Giona  dal  ventro  del  pesce  ed 
altri  ancora.  Questi  fatti  sono  pure  con  frequenza  ricordati 
dai  martiri  nelle  preghiere  che  fanno  prima  di  compiere  il  loro 
sacrificio,  e  quel  che  e  piii  notevole  ciascun  fatto.  viene  quasi 
sempre  espresso  coi  medesimi  termini,  il  chedimostra  che  sono 
tolti  da  preghiere  usuali  e  tradizionali.  II  Le  Blant  ne  rac- 
coglie  parecchie  dai  varii  Atti  de'  Martiri,  che,  poste  insieme, 
ridanno  quasi  alia  lettera  le  stupende  invocazioni  della  Chiesa 
neirodierno  rito  della  raccomandazione  dell'anima  l : 

Ci  libera,  o  Signore,  come  liberasti  i  tre  fanciulli  dal  camino  del 
fuoco,  Daniele  dal  lago  de'  leoni,  Mose  dalla  mano  di  Faraone,  Susanna 
dal  falso  delitto,  Giona  dal  ventre  del  pesce... 

Per  questa  ragione  deve  dirsi  altresi  antichissima  e  forse 
primitiva  nella  sua  sostanza  la  solenne  preghiera  dell'Offer- 
torio,  che  oggi  cantiamo  nella  messa  de'  defunti. 

Signore,  Gesu  Cristo,  Re  della  gloria,  libera  le  anime  di  tutti  i  fe- 
deli  defunti  dalle  pene  d'inferno  e  dal  lago  profondo.  Le  libera  dalle 
fauci  del  leone:  che  non  le  inghiotta  il  tartaro,  che  non  precipitino  nella 
tenebra!  Ma  il  vessillifero  San  Michele  le  presenti  nella  santa  luce:  in 
quella  luce  che  un  di  promettesti  ad  Abramo  ed  al  seme  di  lui... 

1  LE  BLANT.  Les  bas-reliefs  des  sarcophages  Chretiens  et  les  liturgies 
funeraires  m  Revue  archeologique  (1879,  II)  pp.  223-241;  276-292.  A  p.  231 
1'Autore  ricorda  la  famosa  tazza  di  vetro  di  Podgoritza  in  Albania  (sec.V), 
dove  i  gruppi  di  figure  recano  iscrizioni,  evidentemente  cavate  a  me- 
moria  dalle  preci  liturgiche:  DANIEL  DE  LACO  LEONIS  —  TRIS  PVERI  DE 
EGNE  CAMI  (de  igne  camini)  —  SVSANNA  DE  FALSO  CRIMINE  —  DIVNAM 
(lonam)  DE  VENTRE  QVETI  (ceti)  LIBERATVS  HJST.  Cfr.  CABROL,  op.  cit. 
pp.  177-178,  dove  e  riportata  per  disteso  la  preghiera  del  martire  S.  Se- 
vero  (sec.  IV),  in  cui  e  molto  ampia  1'enumerazione  dei  santi  personaggi 
cosi  liberati  da  Dio. 


E  LA   PREGHIERA   PE'  MORTI  271 

L'  invocazione  a  S.  Miehele  in  questa  forma  e  forse  un 
aggiunta  fatta  fin  dal  secolo  V  o  VI  *,  quando  si  diffuse  assai 
in  occidente  la  venerazione  del  detto  arcangelo,  quale  forza 
di  Dio,  opportunissima  quindi  ad  essere  invocata  nella  su- 
prerna  battaglia  contro  il  dragone  d' inferno. 

VI. 

Un  secondo  carattere  della  prece  funebre  e  I'implorare 
la  misericordia  di  Dio  sui  peccati  del  trapassato.  Abbiam 
visto  come  S.  Agostino  v'insista  per  sua  madre,  per  una  tal 
madre;  sembra  quasi  che  egli  travalichi  il  giusto  limite.  Ma 
chi  puo  mai  dirsi  santo  e  puro  innanzi  gli  occhi  di  Dio? 

La  Chiesa  nel  momento  piu  solenne  de'  funerali,  che  e 
quello  delTassoluzione  al  tumulo,  recita  una  preghiera,  anti- 
chissima  senza  dubbio  ed  alia  quale  allude  lo  stesso  S.  Ago- 
stino nelle  pagine  ricordate: 

Non  entrare  in  giudicio  col  tuo  servo,  o  Signore,  perche  niun  uomo 
sara  innanzi  te  giustificato,  se  per  te  non  gli  sia  concessa  la  remissione 
di  tutti  i  peccati.  Adunque,  te  ne  supplichiamo,  la  sentenza  del  tuo  giu- 
dizio  non  prema  colui  che  le  vere  suppliche  della  fede  cristiana  ti  rac- 
comandano ;  ma  col  soccorso  della  tua  grazia  meriti  egli  di  scansare  il 
giudicio  della  vendetta,  mentre  durante  la  sua  vita  porto  impresso  il  segno 
della  santa  Trinita :  o  tu  che  vivi  e  regni  ne'  secoli.  Cosi  sia. 

No,  la  colpa  non  si  copre,  non  si  scusa ;  ma  si  confessa 
quale  6  nella  sua  gravezza,  pure  implorando  con  umilta  e 
fiducia  il  perdono  di  Dio,  la  pace.  Pace,  si  trova  scritto  nei 
piii  antichi  epitaffii  cristiani:  semplice  parola,  supremamente 
significativa :  Pace  in  Dio!  Pace  con  Dio!  6  Taugurio  fre- 
quente  che  leggesi  nelle  catacombe.  E  la  necessita  della  pre- 
ghiera  per  ottenere  da  Dio  il  perdono  delle  colpe  a'  morenti 
ed  ai  morti,  si  fa  sempre  piu  viva  ed  esplicita  negli  scritti 
de'  Padri  e  negli  Atti  dei  Martiri.  Le  suppliche,  che  erompe- 

1  Si  noti  che  un' invocazione  a  S.  Michele  e  gi£  inserita  nel  Sacram. 
gelas.  all'orazione  ad  sepuMirum,  priusquam  sepeliatur  (III,  91):  Adsit 
ei  angelus  testamenti  tui  Michael. 


272  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

vano  dal  petto  di  quest!  eroi  cristiani,  forse  meglio  d'ogni 
altro  documento,  come  s'e  detto,  rispecchiano  la  liturgia  fu- 
neraria  della  Chiesa.  Or  nel  momento  di  piegare  il  collo  alia 
mannaia,  non  fidavano  gi&  nel  sangue  che  doveva  sgorgare 
dalle  loro  ferite ;  ma  pure  offerendo  il  massimo  sacrificio  che 
possa  fare  I'uomo  in  testimonianza  della  sua  fede,  ricorda- 
vano  d'essere  peccatori  ed  imploravano  il  psrdono  di  Dio  pei 
merit!  del  Sangue  prezioso  di  Gesu  e  del  sacrificio  del  Cal- 
vario  1. 

Mentre  il  fedele  sta  lottando  nella  sua  agonia,  la  prece 
per  la  remissione  de'  peccati  ritorna  sotto  forme  molteplici. 
Ne  abbiamo  ricordata  una  piu  sopra;  quest'altra  e  pure 
tenerissima : 

Rallegra,  o  Signore,  1'anima  di  lui  nel  tuo  cospetto,  e  non  ricordarti 
delle  iniquita  sue  antiche  e  delle  ebbrezze,  che  ha  suscitato  il  fervore 
del  desiderio  cattivo.  Ha  peccato,  si !  Pure  non  neg'6  il  Padre,  il  Fi- 
gliuolo  e  lo  Spirito  Santo,  ma  credette,  ed  ebbe  in  se  lo  zelo  di  Dio,  e 
Dio,  autore  di  og*ni  cosa,  fedelmente  adoro  *.  Non  ricordare,  o  Signore, 
te  ne  preghiamo,  i  delitti  della  sua  gioventu;  ma  secondo  la  graiide  tua 
misericordia  ti  rammenta  di  lui  nella  gloria  della  tua  chiare/za. 

E  tutta  Tofficiatura  de7  funerali  ^  poi  composta  con  que- 
sto  medesimo  spirito.  Si  recitano  i  salmi  piii  espressivi  di 
David  penitente;  si  leggono  le  pagine  piu  vibrate  insieme  e 
piu  dolorose  di  Giobbe.  Ora  la  Chiesa  alza  da  sola  la  sua 
voce;  ora  unisce  al  suo  gemito  tutta  Tassemblea  dei  fedeli; 
ora  con  arte  drammatica  veramente  sublime  e  poetica  in- 
troduce lo  stesso  defunto  a  confessara  ed  a  piangere  innanzi 
tutti  le  colpe  sue. 

Signore,  quando  verrai  a  giudicare,  dove  ra'ascondero  io  dalla  tua 
iraV  Perche  ho  peccato  assai  nella  inia  vita.  Pavento  quel  che  ho  com- 
niesso  ed  arrossisco  innanzi  a  te ;  quando  verrai  a  giudicare  iion  i-ni 
condannare... 

1  Si  veggano  nel  CABROL  citato  (pp.  175  e  segg.)  alcune  di  tali  bel- 
lissiine  preghiere  dei  martiri  prima  di  andare  al  martirio. 

2  Questa  parte  della  preghiera  si  legge  nel   Sacram.   gelas.  sotto  il 
titolo  Post  obitum  hominis  (III,  91).  II  PROBST  (1.  c.  296)  la   crede   piu 
antica  del  sec.  V. 


E   LA  PREGHIERA   PE?  MORTI  273 

Aliiiii<\  Signore,  perche  ho  peccato  assai  nella  mia  vita  !  Clio  faro, 
inisoro?  dove  riparero,  se  11011  presso  te,  o  mio  Dio?  Abbi  pieta  di  me, 
quando  verrai  neH'ultimo  giorno!  L'anima  mia  e  turbata  assai,  ma  tu, 
Signore,  vicni  in  suo  soecorso ! . . 

Non  ricordarti  de'  miei  peccati,  o  Signore,  quando  verrai  a  giudi- 
(.•arc  il  secolo  col  fuoco.  Dirigi,  o  Signore,  la  mia  via  nel  tuo  cospetto. 

II  salutare  spavento  del  giudizio  estremo  si  manifesta  in- 
fine  con  accenti  d'  incomparabile  grandezza  tratti  da  Sofonia 
nel  responsorio  dell'assoluzione: 

Mi  libera,  o  Signore,  dalla  morte  eterna  in  quel  giorno  tremendo, 
quando  si  moveranno  i  cieli  e  la  terra,  quando  verrai  a  giudicare  il  se- 
colo col  fuoco. 

lo  tremo  tutto  e  pavento,  finche  venga  la  discussione  e  1'  ira  ven- 
tura :  quando  si  moveranno  i  cieli  e  la  terra. 

Quel  giorno,  giorno  d'  ira,  di  calamita  e  di  miseria,  giorno  g'rande 
ed  amaro  assai;  quando  verrai  a  giudicare  il  secolo  col  fuoco. 

I  monaci  del  medio  evo  illustrarono  in  piu  modi  con  versi 
ritmici  i  concetti  di  questo  celebre  responsorio,  e  fra  Tom- 
maso  da  Celano  (f  1255  incirca),  raccogliendo  alcuni  di  quei 
ritmi  ed  altri  a  quelli  aggiungendo,  nel  segreto  della  cella  e 
quale  sfogo  privato  di  pieta  e  di  santo  timore,  compose 
1'  incomparabile  sequenza  Dies  irae.  Presto  essa  si  sparse ; 
presto  fu  accolta  qua  e  cola  nelle  singole  Chiese,  come  pre- 
ghiera  comune ;  fmch£  la  Chiesa  universale  v'  impresse  il  ca- 
rattere  di  preghiera  sua  propria,  inserendola  nella  solenne 
liturgia  de'  defunti. 

VII. 

Dobbiamo  tralasciare  gran  numero  d' altri  sentimenti  bel- 
lissimi  rhe  in  queste  preghiere  troviamo  scolpiti;  solo  e  da 
mettere  in  rilievo  qui  sull' ultimo  quell'altra  loro  nota  carat- 
teristica,  che  e  la  confidenza  in  Dio;  la  fiducia  nel  perdono  otte- 
nuto,  la  fede  vivissima  in  Cristo  Redentore,  la  speranza  di 
pur  giungere  al  possesso  de'beni  eterni. 

Per  Tanima  del  trapassato  la  Chiesa  implora  ripetutamente 
il  riposo  eterno,  la  luce  della  celeste  visione,  i  gaudii  beati 
del  paradiso. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fase.  1209.  18  23  ottobre  1900. 


274  IL   DIRITTO   DI   PREGARE 

Ti  rammenta,  o  Signore,  de'  servi  e  delle  serve  tue,  che  ci  prece- 
dettero  col  segno  della  fede  e  dormono  nel  sonno  della  pace.  A  loro  ed 
a  quanti  riposano  in  Cristo  concedi,  te  ne  preghiamo,  il  luogo  del  refri- 
gerio,  della  luce  e  della  pace. 

Sono  parole  del  Memento  odierno  de'  morti,  che  e  la  loro 
commemorazione  durante  il  santo  sacrificio.  Esse  gi£  si  tro- 
vano  identiche  nel  Sacramentario  gregoriano,  ma  senza  dubbio 
debbono  riferirsi  a  tempi  piii  antichi  del  secolo  VI  *,  poich6 
ripercotono  1'eco  delle  voci,  che  ogni  di  risonavano  nelle  cata- 
combe  e  che  i  cristiani  de'  primi  tre  secoli  scolpivano  sulle 
tombe  dei  loro  carl  2. 

Ad  ogni  istante  dell'officiatura,  s' inter rompono  le  preghiere 
con  quel  grido  d'augurio  tanto  solenne:  L'eterna  requie  da 
loro,  o  Signore,  e  la  luce  perpetua  per  loro  s'accenda  3 ;  la 
Messa  con  questo  grido  comincia, .  e  prosegue  col  plauso  su- 
blime di  David  alia  grandezza  e  maesta  del  Signore,  prin- 
cipio  e  termine  d'ogni  cosa :  A  te  spetta,  o  Dio,  il  cantico 
di  Sionne,  e  a  te  scioglierassi  il  voto  nella  celeste  Gerusa- 
lemme;  ascolta  la  mia  preghiera:  ecco,  a  te  ritorna  ogni 
carne! 

Quanto  puo  esprimere  il  desiderio  delTanima  di  giungere 
a  Dio,  e  la  fede  potente  nella  risurrezione  della  carne,  tutto 
e  disposto  a  suo  luogo. 

L'anima  mia  ha  sete  del  mio  Dio;  quando  verro  ed  appariro  innanzi 
la  faccia  del  Signore?... 

1  Una  colletta  del  Sacram.  gelas.  (Ill,  105)  chiede  pel  defunto:  re- 
frigerii  sedem,  guietis  beatitudinem,  luminis  claritatem. 

2  Notiamo  tra  le  molte :  Dulcissimo  Antistheni  coniugi  suo,   refrige- 
rium  —  Secunda,  esto  in  refrigerio  —  In  refrigerio  anima  tua,   Victorine 
— Parentes  Paulinae  ftliae  dulcissimae,  cuius  spiritum  in  refrigerium  su- 
scipiat  Dominus  —  Bolosa,  Deus  tibi  refrigeret,   ecc.   (Cfr.  KIRSCH,   Die 
Acclamationem  etc.   p.  14  e  segg.).   La   parola  refrigerium,  significa   il 
gaudio  celeste,  ed  allude  propriamente  al  banchetto  delle  nozze  eterne 
a  cui  lo  sposo  divino  ammette  1'anima  beata.  Essa  risponde  esattamente 
al  nostro  termine  rinfresco,  usato  in  tal  senso. 

3  Aeterna  tibi  lux,  Timothea  in  Christo  (KIRSCH  I.e.);  Luce  nova  frueris, 
lux  tibi  Christus  adest,  sta  scolpito  sul  sarcofago  di  Sesto  Petronio  Probo 
del  IV  secolo  (DE  Rossi,  Inscript.  christ.  2,1,  '348). 


E   LA   PREGHIERA  PE'  MORTI  275 

Mi  libcra  o  Signore  dalle  vie  dell' inferno,  o  tu  die  spcx/asti  le  porte 
•di  bronzo  e  visitasti  I'inf'erno.  Ed  hai  data  la  luce,  perche  ti  vedes^ero  : 
la  luce  a  quelli  die  erano  nelle  pene  delle  tenebre,  e  gridavano  e  di- 
cevano :  Sei  giunto,  o  Redentore  nostro!... 

Credo  di  dover  vedere  le  ricdiezze  del  Signore  nella  terra  de'viventi... 

Credo  die  il  mio  Redentore  vive  e  che  nell'ultimo  giorno  risorgero 
dalla  terra;  e  vedro  Dio  nella  came  mia ;  e  lo  vedro  io  stesso  e  non 
altri  e  gli  ocdii  iiiici  fisseranno  lo  sguardo!... 

Con  questa  viva  fede  nel  cuore  la  Chiesa  e  I'assemblea 
de?  fedeli  danno  r ultimo  saluto  aLTamma  del  trapassato,  prima 
di  colloearne  il  cadaver  e  nella  tomba. 

LA  CHIESA  :  Ti  guidino  gli  Angeli  al  paradiso  !  Al  tuo  arrivo  t'accol- 
gano  i  martiri  e  ti  conducano  nella  citta  santa  Gerusalemme  !  II  coro 
degli  Angeli  ti  accolga  e  tu  con  Lazaro  altra  volta  povero  abbi  1'eterno 
riposo  i  I 

I  FEDELI:  Venite  o  Santi  di  Dio,  accorrete  o  Angeli  del  Signore: 
accogliendo  1'anima  sua,  offerendola  nel  cospetto  dell'Altissimo. 

LA  CHIESA:  T 'accolga  Cristo  che  ti  ha  chiamato,  e  nel  seno  di  Abramo 
gli  Angeli  ti  conducano  ! 

I  FEDELI:  Accogliendo  1'anima  tua,  offerendola  nel  cospetto  dell'Al- 
tissimo. 

LA  CHIESA:  L'eterna  requie  le  concedi,  o  Signore,  e  per  lei  la  luce 
perpctun  s'accenda! 

I  FEDELI  :  Accogliendo  1'anima  sua,  offerendola  nel  cospetto  dell'Al- 
tissimo. 

T' accolga  Cristo  che  ti  ha  chiamato !  Qual  dolce  augurio  ! 
Tante  volte  Gesu  ha  promesso  nel  Vangelo  di  venire  in  per- 
sona ad  accogliere  le  anime  a  lui  care  e  condurle  alle  nozze 
sempiterne!  Quest'e  il  momento  di  mantenere  la  promessa 
e  la  Chiesa  glielo  rammenta  con  amorosa  fiducia. 

1  Quanto  6  bello  e  poetico  questo  invito  agli  Angeli  e  questo  ricordo 
del  mendico  Lazaro !  Factum  est  autem  ut  moreretur  mendicus  et  por- 
taretur  db  Angalis  in  sinum  Abrahae,  racconta  Gesu  (Lac.  XVI,  22).  Si 
noti  pure  1'espressione:  cum  Lazaro  quondam  paupere,  che  e  antichissima 
ed  una  di  quell  e  frasi  che  sempre  ricorrono  allo  stesso  modo  nell'antica 
letteratura  cristiana.  Veggasi  adesempio  S.  Girolamo,  Epist.  23,  De  exitu 
Leae  ad  Marcellam  (MiGNE  P.  L.  XXII,  426):  Nunc  igitur  pro  brevi 
labore  aeterna  beatitudine  fruitur,  excipitur  Angelorum  choris,  Abrahae 
sinibus  confovetur,  et  cum  pauper  e  quondam  Lazaro...  stillam  digiti  mi- 
noris  cernit  inquirere. 


276      IL  DIRITTO  DI  PEEGARE  E  LA  PREGHIERA  PEI  MORTI 

S.  Pier  Damiani,  nel  secolo  XI,  doveva  consolare  un  suo 
amico  moribondo ;  prende  la  penna  e  scrive  1 : 

Ti  raccomando  a  Dio  onnipotente,  fratello  carissimo,  e  ti  rimetto 
a  colui  del  quale  sei  creatura ;  affinche  sopravvenuta  la  morte  e  pagato 
1'umano  tribute,  ritorni  al  tuo  fattore  che  ti  formo  dal  fango  della  terra. 

All'uscire  adunque  dell'anima  tua  dal  corpo,  s'avanzi  a  te  la  ful- 
gente  coorte  degli  Angeli,  il  senate  degli  Apostoli  giudici  ti  venga  innanzi, 
1'esercito  trionfatore  de'  Martiri  t'  incontri,  ti  circondi  la  lucida  schiera 
de'  Confessori  infiorata  di  gigli,  ti  riceva  il  coro  giubilante  delle  Vergini 
ed  in  seno  alia  quiete  beata  ti  stringa  1'amplesso  de'  Patriarchi. 

Mite  e  festive  t'appaia  1'aspetto  di  Cristo,  e  comaiidi  egli  che  ti  trovi 
sempre  tra  quei  che  stanno  al  suo  fianco... 

Ceda  al  tuo  passo  il  terribile  Satana  co' suoi  satelliti;  al  tuo  giun- 
gere  in  compagnia  degli  Angeli  tremi  egli  e  s'asconda,  fuggendo  nel 
caos  immane  dell'eterna  notte... 

Ti  liberi  dalle  pene  Cristo,  che  per  te  fu  crocifisso. 

Ti  liberi  dalla  morte  eterna  Cristo,  che  per  te  degnossi  morire. 

Cristo,  figliuolo  di  Dio  vivo,  ti  collochi  nelle  sempre  amene  e  ver- 
deggianti  piagge  del  suo  paradiso,  e  tra  le  sue  pecorelle,  egli,  vero 
pastore,  ti  riconosca. 

Egli  t'assolva  da'  tuoi  peccati  e  ti  ponga  alia  sua  destra  nella  sorte 
de'  suoi  eletti. 

Che  tu  vegga  il  tuo  Redentore  a  faccia  a  faccia,  e  che  sempre  a 
lui  vicino  tu  possa  contemplare  la  verita,  apertissima  agli  occhi  beati. 
Posto  cosi  tra  le  schiere  de'  beati,  possa  tu  gustare  in  eterno  la  dolcezza 
della  divina  contemplazione.  Cosi  sia. 

La  preghiera  privata  di  Pier  Damiani  fu  poscia  accolta 
dalla  Chiesa,  si  recita  oggi  ancora  al  capezzale  dei  mori- 
bondi  e  puo  ben  dirsi  la  piu  bella  sintesi,  che  penna  umana 
abbia  mai  scritto,  della  prece  funeraria  cattolica. 

Ma  e  da  finire. 

Queste,  che  abbiamo  ricordato  pur  brevemente,  sono  le 
pagine  rigide  de'  SS.  Padri !  queste  il  cbmpito  scolastico  che 
si  assegna  ad  ore  fisse  ed  in  frasi  precise!  queste  il  for- 
mulario  che  non  traduce  il  sentimento  dell'animo,  la  sin- 
cerita  dell9  imp eto  d'amore,  di  dolore,  di  fede,  di  umilta! 

Deh?  come  torna  qui  spontaneo  al  labbro  il  pungente  epi- 
fonema  dell' Aiighieri : 

0   TERRENI   ANIMALI   O   MENTI   GROSSE  ! 
1  Epist.  1.  VIII,  15  (MiGNE  P.  L.  CXLIV,  497). 


NUOVO    STUDIO 


I. 

II  piu  gran  passo  per  la  civilta,  fattosi  in  questa  fine  del 
nostro  secolo,  &  stato  senza  dubbio  quello  del  Congresso  in- 
ternazionale  dell'  Aia,  indetto  per  istituire  un  tribunale  di 
tutte  le  genti  civili,  a  fine  di  regolare  i  supremi  interessi 
delle  nazioni  e  de'popoli  ne'  casi  di  conflitti  internazionali.  E, 
benche  Teffetto  non  sia  stato  ancora  pienamente  raggmnto, 
pure  si  sono  con  esso  sparsi  nel  mondo  piu  germi  di  vero  incivi- 
limento  che  non  sieno  contenuti  nella  grandiosa  mostra  pari- 
gina  di  quest 'anno.  In  fatti  in  questa  tutti  i  portentosi  trovati 
deiringegno  e  dell'arte  mirano  solo  ad  agevolare  all'uman 
genere  la  sua  falicosa  via,  laddove  in  quel  Congresso  si  mi- 
rava  a  risparmiare  le  vite  umane,  vittime  delle  guerre  mi- 
cidiali. 

Un'autorita  poliarchica  di  tutte  le  genti  e  di  tutti  gii 
Stati  non  e  ancora  costituita,  e  vero  ;  del  pari  che  ai  pri- 
mordii  della  vita  del  genere  umano  non  era  ancora  costituita 
I'autoritd  civica,  ne  Yautorita  politica.  Ma?  siccome  il  bi- 
sogno  e  il  dovere  indusse  dapprima  gii  uomini  alia  societa 
domestica,  quindi  alia  civica  e  finalmente  alia  politica,  cosi 
bisogni  anche  piu  estesi  e  doveri  anche  piu  gravi  indurranuo 
quandochessia  le  genti  tutte  a  formare  Tetnarchia  di  tutti 
gii  Stati,  restando  questi,  ben  inteso,  indipendenti  e  liberi 
dentro  i  loro  limit! .  La  vita  delle  nazioni  si  misura  a  secoli ; 
e  non  6  meraviglia  che,  rispetto  a  quel  punto  d'incivili- 
mento  si  stia  ancora  indietro,  e  si  stia,  come  bene  osserva 
il  Taparelli,  in  uno  stato  di  transizione.  Poich6  e  chiaro  che 


278          LA   QUESTIONS   DEL   TRIBUNALE   INTERNAZIONALE 

la  natural  tendenza  porta  la  etnarchia,  a  voler  che  nel  mondo 
regni  il  diritto  e  non  la  forza  4.  Anche  S.  Agostino  nel  trat- 
tato  della  Citta  di  Dio  parlava  della  societa  di  tutte  le  genti, 
come  di  oggetto  gia  considerate  da  molti  filosofi,  societa  che 
sarebbe  per  formare  un  altro  grade  di  associazione  dopo  la  fa- 
miglia,  la  cilta  e  il  regno  2.  Talche,  come  1'autorita  civica 
appiana  le  vie  all'operare  individuale  e  come  la  politica  ap- 
piana  le  vie  all'operare  sociale,  cosi  1'autorita  etnarchica  o 
internazionale  sara  per  mettere  ordine  agl'  indefiniti  e  mol- 
teplici  interessi  degli  Stati  tra  loro,  quando  vengano  in  con- 
flitto. 

Questo  noi  speriamo  dal  naturale  sviluppo  delle  leggi 
del  morale  perfezionamento  sociale,  inerenti  in  tutte  le  menti 
e  in  tutti  i  cuori :  perfezionamento  che  si  fa  lentamente, 
come  lentamente  crescono  le  piante  e  si  maturano  i  frutti. 
Quando  varie  famiglie  si  unirono  per  la  prima  volta  in  so- 
cieta, cio  non  fu  altra  cosa  se  non  un  perfezionamento  na- 
turale, posti  i  principii  di  sociabilita  umana,  per  provvedere 
a  que'  bisogni  della  vita,  a  cui  non  era  dato  sopperire  se 
1'uomo  e  le  famiglie  fossero  state  isolate.  Quando  s'  isti- 
tuirono  i  tribunali,  per  dirimere  le  liti,  quando  si  forma- 
rono  le  milizie  per  comune  difesa,  quando  furono  costituiti 
rnagistrati  che  dovessero  dirigere  la  pubblica  cosa,  tutto  cio 
fu  perfezionamento  giusto  e  doveroso.  Dio  aveva  posto  nel- 
1'uomo  i  germi  di  tuttocio,  affinche  egli  liberamente  e  con 
dolce  inclinazione  di  natura  li  sviluppasse.  Esempii  bellissimi 
di  tal  generale  principio  si  hanno,  non  solo  nella  parte  arti- 
stica,  scientiflca  ed  industriale  (in  cui  il  perfezionamento  fatto 
di  secolo  in  secolo  e  manifesto  a  tutti)  ma  altresi  nella  stessa 
intelligenza  della  rivelazione  cristiana.  II  eristianesimo,  rima- 
nendo  immutato  nella  sostanza,  quale  lo  predicarono  gli  Apo- 

1  Saggio  teoretico  di  diritto    naturale.   Civilta  Cattolica,  Roma  1900, 
v.  II,  n.°  1378. 

2  Ecco  le  sue  parole :  Post  civitatein  vel  urbem  sequitur  orbis  terrae, 
in  quo  tertium  gradum  ^ponunt  societatis   humanae,  incipientes  a  domo, 
et  inde  ad  urbem,  deinde  ad  orbem  progrediendo  venientes...  (De  civit. 
Dei,  1.  XIX,  c.  5). 


NUOVO   STUDIO  279 

stoli,  ha  avuto,  chi  volesse  far  confront!,  un  immenso  s\i- 
luppo  di  secolo  in  secolo :  dogmi  definiti  e  schiariti,  disciplina 
regolata,  pratiche  del  culto  sviluppate,  eccetera.  Dunque  non 
sarebbe  niuna  meraviglia,  tornando  alia  nostra  questione,  se 
per  un  giusto  sviluppo  delle  leggi  regolatrici  della  perfezione 
sociale  si  giungesse  a  questo  :  che  un  tribunale  internazio- 
nale  si  costituisse  per  legge  quale  arbitro  e  giudice  di  quelle 
question!  che  non  possono  risolversi  dalle  nazioni  singole. 

II. 

Le  ragioni  di  questa  conclusione  sono  di  due  specie :  altre 
sono  intrinseche,  altre  estrinseche.  Le  prime  sono  quelle  gia 
accennate,  ossia,  quelle  della  naturale  perfettibilita  sociale. 
Vale  a  dire:  come  dalla  naturale  tendenza  umana  e  dalla 
necessita  di  provvedere  agli  umani  bisogni  si  deduce  la  legge 
di  natura  e  quindi  1'obbligo  che  I'uomo  ha  di  associarsi  in 
consorzio  civile  e  formare  lo  Stato,  cosi  dalla  medesima  ten- 
denza e  dalla  medesima  necessita,  in  cui  si  trovano  i  singoli 
Stati,  si  deduce  la  legge  dell'associazione  degli  Stati  stessi 
in  una  etnarchia.  Sarebbe  portar  acqua  al  mare  addurre 
argomenti  che  mostrino  tal  necessita :  la  veritk  da  diffondere 
a  chi  Tignora;  i  commercii  tra  le  varie  genti;  gl'interessi 
dinastici ;  la  protezione  de'  connazionali  emigrati  in  altri  Stati; 
i  conflitti  che  sorgono  e  possono  sorgere  tra  Stato  e  Stato, 
eccetera,  lo  provano  a  sufficienza.  «  Se  pure  non  vogliamo 
dire  che  quella  Provvidenza,  che  non  voile  abbandonare  alle 
poche  forze  di  due  individui  cozzanti  i  meschini  loro  inte- 
ressi  pecuniarii,  voglia  poi  lasciare  in  balia  della  violenza 
gl'  interessi,  la  tranquillita  e  la  vita  di  dieci  o  dodici  nazioni, 
il  cui  bene  veniva  compromesso  da  quell' una  che  ribolliva 
nei  torbidi  della  discordia  ».  Cosi  egregiamente  il  piu  gran 
maestro  di  diritto  de'  tempi  modern!  l. 

Le  ragioni  estrinseche  poi  sono  certi  fatti  e  consuetudini 
internazionali,  le  quali  implicitamente  suppongono  la  neces- 

1  TAPARELLI,  Saggio  teoretico  di  diritto  naturale,  v.  II,  n.°  1372. 


280         LA   QUESTIONS   DEL   TRIBUNALS  INTERNAZIONALE 

sita  di  tale  autorita  etnarchica  o  tribunale  inter  nazionale. 
In  fatti,  che  cosa  sono  le  ambascerie,  il  codice  delle  gentiy 
le  leg  he,  le  note  diplomatiche  e  simili  altre  manifestazioni 
con  cui,  in  occasione  di  contese  tra  varii  popoli,  si  tenta  di 
provare  a  tutti  i  Sovrani  la  bonta  della  propria  causa  ?  Che 
cosa  e  mai  altro  il  cosi  detto  concerto  europeo,  ossia  I'unione 
delle  grandi  Potenze  d'Europa/  ultimamente  nella  guerra  di 
Candia  e  presentemente  in  quella  della  Cina  ?  Che  cosa  fu  mai 
I'accennato  Congresso  internazionale  dell'Aia,  di  cui  1'eco  non 
e  ancora  spenta  nel  mondo  ?  Che  sono  altro  se  non  un  appellare 
ad  un' autorita  superiore  ed  imparziale,  riconoscendone  impli- 
citamente  la  necessita?  E  notisi  che  i  detti  appelli  non  sono 
solamente  dimande  di  aiuto  di  forza,  ma  prima  e  principal- 
mente  riconoscimento  di  diritto.  II  che  non  e  altro  se  non 
un  fatto  piu  grande,  ma  simile  in  tutto  ad  uno  piu  piccolo, 
che  vediamo  ogni  giorno  an  che  nelle  piazze  e  nei  trivii,  quando 
litiganti  privati  per  istinto  di  natura  ricorrono  agli  astanti, 
chiamandoli  arbitri  del  litigio. 

E  nessuno  dica  che  questo  invocato  tribunale  delle  nazioni 
sia  una  diminutio  capitis  per  la  loro  indipendenza  e  sovra- 
nita.  Poiche  dinanzi  al  diritto  tutti  devono  chinar  la  testa,  e 
non  vi  e  indipendenza  da  quello.  E  poi  gli  Stati  ne'  litigi 
che  sorgono  tra  essi  e  i  sudditi  non  si  sottomettono  anch'essi 
ai  tribunal!  comuni  ed  alle  leggi?  Dunque  che  meraviglia 
se  dovessero  sottostare  per  cose  piu  gravi  ad  un  tribunale 
superiore?  Di  piu:  tal  diminuzione  d' indipendenza,  se  cosl 
vuol  chiamarsi,  e  abbondantemente  compensata  da  altri  beni. 
La  famiglia,  il  cui  padre  ha  sopra  di  se  T autorita  civile,  6 
compensata  assai  bene  nella  tutela  che  essa  ha  da  questa 
nei  casi  che  il  padre  fosse  un  malvagio.  E  nel  medio  evo, 
sotto  qual  dispotismo  non  sarebbe  caduta  la  civilta,  se  quegli 
sfrenati  regnanti  non  avessero  trovato  un  argine  nell' auto- 
rita pontiflcia?  La  liberta  d'uno  Stato  non  istk  nella  sfrena- 
tezza  di  chi  governa,  ma  neU'esenzione  dagli  impediment! 
al  retto  governo. 


NUOVO   STUDIO  281 

III. 

Naturalmente,  noi  qui  indichiamo  solo  una  legge  suprema 
sociale,  la  cui  necessita  sgorga  evidente  dallo  studio  dell'uomo 
sociale,  non  deter miniamo  il  modo  e  la  maniera  della  sua 
attuazione  (e  molto  meno  la  persona  fisica  o  morale,  qual 
soggetto  della  stessa  autorita)  dipendendo  essa,  come  la  so- 
vranitS,  del  singoli  Stati,  da  fatti  e  circostanze  di  cui  alcuni 
sono  soggetti  alia  liberta  umana,  altri  no. 

Ma  una  cosa  non  possiamo  trascurare;  ed  e  1'investi- 
gare  qual  relazione  potrebbe  e  dovrebbe  avere  verso  tal  tri- 
bunale  il  Papato. 

II  Papato  e  il  magistero  della  verita  nel  mondo :  verita 
speculating,  riguardante  1'  origine  e  il  tine  delle  cose,  e 
verita  pratica,  ossia  morale,  riguardante  tutte  le  azioni 
umane.  Questo  magistero  abbraccia  di  diritto  tutte  le  genti 
e  tutti  gli  Stati;  di  fatto  poi  comprende  gia  tutto  il  mondo 
civile,  mentre  gli  apostoli  e  i  messi  di  Cristo  dilatano  ogni 
giorno  piu  questD  gran  regno  sino  agli  ultimi  confini  della 
terra.  Inoltre  questo  magistero  e  infallibile ;  e  bench6  il  suo 
oggetto  sieno  direttamente  le  verita  religiose,  nulladimeno 
per  grinfiniti  contatti  che  le  verita  naturali  hanno  con  quelle, 
anche  le  verita  naturali  restano  assodate.  Le  veritk  moral! 
poi  e  la  moralita  stessa  delle  umane  azioni  tutte,  senza  er- 
cezione,  sono  oggetto  di  quel  magistero. 

Non  fa  qui  d'uopo  provare  la  legittimitk  ed  autenticita 
di  tale  istituto;  istituto  fondato  dal  Figlio  stesso  di  Dio,  e 
quindi  legittimo  ed  autentico  quanto  e  legittimo  ed  autentico 
il  diritto  di  Dio. 

Ma  quel  che  fa  d'uopo  sommamente  osservare  6  che  appunto 
questo  magistero  di  verita  era  necessario  pel  consorzio  civile 
nel  mondo,  e  molto  piu  per  la  suprema  di  tutte  le  societa, 
che  &  1'etnarchica  di  tutti  gli  Stati.  In  fatti,  da  una  parte 
Vunione  delle  intelligence  circa  un  bene  da  conseguire  6  il 
fondamento  d'ogni  societa;  poiche  dove  manca  1'unione  e 


282         LA  QUESTIONS   DEL   TRIBUNALS   INTERNAZIONALE 

barbarie.  Dall'altra  6  provato  che  gli  uomini  (prescindendo 
dal  magistero  infallibile  cristiano)  non  si  sono  mai  accordati 
ne  mai  si  accorderanno  circa  il  vero;  perche  essi,  nello 
studio  della  verita,  si  dividono  e  suddividono  in  mille  opinioni, 
e  niuno,  che  non  sia  infallibile,  ha  diritto  d'imporre  la  sua, 
come  vera  *.  Eppure  tale  accordo  e  di  assoluta  necessita; 
poieh6  la  vita  civile  e  fondata  sulla  veritk  e  sulla  moralita 
e  dalla  verita  e  dalla  moralita  dipendono  i  diritti  e  i  doveri, 
che  sono  le  due  ruote  che  fanno  camminare  la  civilta.  Per 
conseguenza  nel  magistero  di  verita,  che  e  il  Papato,  trova 
il  mondo  il  punto  d'appoggio  e  il  fondamento  vero  della  civilta. 
Ne  fa  meraviglia  che  una  societa  inferiore,  qual  sarebbe 
la  societ^  civile,  trovi  il  suo  perfezionamento  nella  society 
religiosa.  Poiche  tutto  e  concatenate  nell'universo:  un  regno 
della  natura  si  collega  con  un  altro  a  lui  superiore,  la  societa 
domestica  con  la  civica,  questa  con  la  politica.  Ne  e  una 
novita  che  quel  che  non  si  ha  presso  di  se,  si  cerchi  presso 
altri.  E  una  legge  universale  nel  mondo ;  quindi  non  e  mera- 
viglia che  la  societa  civile  attinga  la  sua  forza,  che  e  nella 
verita,  dal  magistero  cristiano  che  e  il  Papato,  benche  questo 
sia  d'ordine  superiore  per  origine  e  per  fine.  Anzi,  appunto 
per  cio,  esso  farebbe  Tufficio  nobilissimo  di  ultimo  anello 
che  congiungerebbe  la  terra  col  cielo. 

IV. 

Cio  posto,  sembra  manifesto  che  la  relazione  del  Papato 
al  tribunale  delle  nazioni  deve  essere  quella  di  capo  e  mo- 
deratore  supremo.  Poich6,  essendo  il  Papa  interprete  infallibile 
delle  verita  religiose  (alle  quali,  piii  o  meno  strettamente,  si  col- 
legano  tutte  le  altre  verita)  ed  essendo  maestro  supremo  della 
morale,  qual  miglior  capo  si  potrebbe  dare  ad  un  tribunale 
delle  nazioni  di  colui  che  da  Cristo  stesso  fu  fatto  arbitro  tra  il 

i  Veggansi  i  due  nostri  articoli:  La  perdita  dell'unita  intellettuale 
(quad,  del  3  marzo  1900)  e  La  perdita  dell'unita  intellettuale :  il  male, 
la  causa,  il  rimedio  (quad,  del  5  maggio  1900). 


NUOVO    STUDIO  283 

cielo  e  la  terra,  e  le  cui  sentenze  in  terra,  in  quanto  riguar- 
dano  il  lecito  e  1'illecito,  sono  approvate  anche  in  cielo"?  Molto 
piii  che  ogni  questions  di  diritto  e  un  caso  morale  da  sciogliersi. 

Questa  conclusione  fu  creduta  si  vera  ne'  secoli  piu  cri- 
stiani  del  nostro,  che  anche  senza  il  tribunal  e  internazionale, 
di  cui  parliamo,  il  Papa  fu  tenuto  e  considerate  capo  assoluto 
dell'etnarchia  de'  popoli  cristiani,  vogliamo  dire  durante  tutto 
il  tempo  del  Sacro  Romano  Impero. 

Mettendo  dunque  il  Papa  a  capo  del  tribunals  delle  nazioni, 
si  riprenderebbe  in  parts  1'antica  tradizione  storica;  tradi- 
zione  non  del  tutto  interrotta  anche  dopo  lo  smsmbramsnto 
della  crist  ianita,  ossia  dsir unions  de' popoli  cristiani ;  anche 
dopoch6  a  quella  compagins  delle  genti  succssse  la  diplomazia, 
la  quale  non  &  alia  fin  fine  se  non  Tembrione  di  quel  supremo 
tribunale  etnarchico  di  cui  qui  disputiamo.  II  gran  litigio  fra 
Portoghesi  e  Spagnuoli,  definite  da  Alessandro  VI  colla  famosa 
linea  di  dchmrca:-ione  e  quello  tra  la  Germania  e  la  Spagna 
ai  tempi  nostri,  deciso  da  Leone  XIII,  lo  provano  a  sufficienza. 
E,  anche  senza  rimontare  tanto  giu  negli  anni,  nel  recentis- 
simo  Congrssso  dell'Aia,  benche  il  Papa  fosse  stato  escluso 
per  intrighi  del  Governo  nostro,  come  si  sa,  pure  alia  chiu- 
sura  del  Congresso,  che  fu  il  29  lugiio  del  decorso  anno  1899, 
il  Papa  apparve  in  quel  Congresso  come  il  padre  di  tutto  il 
mondo  civile.  Cio  fu  per  la  letter  a  della  Regina  di  Olanda 
spedita  gia  al  Pontefice  ed  ivi  letta  pubblicamente,  nella 
quale  si  richiedeva  il  Papa  dell'alta  sua  approvazione  e  del  suo 
aiuto  per  i  lavori  del  Congresso  l.  Alia  qual  lettera  Leone  XIII 
nobilmente  rispondeva : 

« Noi  crediamo  che  sia  parte  speciale  del  nostro  compito  non  sola- 
niciitc  il  prcstare  a  tali  imprese  un  aiuto  morale,  ma  anche  il  cooperarvi 
effetti varnente ;  perche  si  tratta  di  uii  oggetto  iiobilissirno  per  >sua  natura 
e  intimamente  legato  col  nostro  augusto  ministero,  il  quale,  per  mezzo 
del  diviuo  fondatorc  della  Chiesa  ed  in  virtu  delle  tradizioni  secolari,  ha 
una  s])ecie  di  alta  investitura,  come  mediatore  della  pace.  In  fatti,  1'au- 
torita  del  Pontificato  supremo  passa  i  confini  delle  nazioni;  essa  abbraccia 

1  Civilta  Catt.  quad.  1180,  anno  1899,  pag.  486. 


284         LA   QUESTIONS   DEL   TRIBUNALS   INTERNAZIONALE 

tutti  i  popoli  allo  scopo  di  confederarli  nella  vera  pace  dell' E van gelo  ; 
la  sua  azione,  per  promuovere  il  bene  generale  dell'umanita,  si  eleva 
sopra  gl'interessi  particolari  che  hanno  in  vista  i  varii  Capi  di  Stato,  e 
meglio  di  qualsiasi  altra  autorita  essa  puo  mettere  in  concordia  tanti 
popoli  di  si  di  versa  indole. 

«La  storia,  a  sua  volta,  attesta  quanto  abbiano  fatto  i  nostri  pre- 
decessori  per  addolcire  con  la  loro  autorit&  le  leggi  disgraziatamente  ine- 
vitabili  del  la  guerra ;  per  arrestare  anche  i  conflitti  che  sorsero  tra  popoli 
e  Principi;  per  terminare  all'amichevole  le  controversie  piu  pungenti  tra 
nazioni ;  per  sostenere  coraggiosamente  il  diritto  dei  deboli  contro  la  pre- 
potenza  dei  forti.  » 

V. 

I  vantaggi  che  ne  avra  il  mondo,  quando  sark  giunto  a 
questo  supremo  grado  d'incivilimento,  sono  assai  chiari.  Ci 
place  accennarne  solamente  due :  uno  e  appunto  il  dirimersi 
delle  question!  col  diritto  non  colla  spada.  E  vero  che,  non 
ostante  il  tribunale,  giudice  del  diritto,  vi  sara  sempre  qualche 
nazione  ostinata  che  ricorrera  alia  violenza.  Ma  cio  non  toglie 
i  preziosi  vantaggi  di  quel  tribunale  per  la  civil ta,  come  le 
violenze  di  due  sanguinarii  e  vendicativi  non  menomano  nel 
mondo  Timportanza  vera  e  reale  dei  tribunal!  per  la  vita  ci- 
vile ;  molto  piii  che  quella  violenza  non  dovrebbe  rimanere 
inulta  per  parte  della  suprema  autorita  internazionale. 

Manifestamente,  non  intendiamo  qui  di  parlare  di  guerra 
quando  e  una  difesa  del  diritto  oppresso;  poiche  in  questa 
come  in  ogni  altra  aggressione,  e  lecito  senz'altro  difendersi. 
Ma?  piu  che  d' altra,  si  parla  di  guerra  che  e  detta  di  pu- 
nizione.  E  poi,  lasciando  da  banda  le  varie  specie  di  guerre, 
questo  e  certo  che  in  ognuna  si  deve  precedentemente  avere 
cognizione  giuridica  del  diritto.  Tal  cognizione,  da  una  parte 
e  necessaria;  perche,  essendo  la  guerra  una  violenta  difesa 
dell'ordine,  fa  d'uopo  prima  conoscere  il  diritto,  ossia  Tordine. 
Ball' altra  parte,  mancando  un  tribunale  competente,  a  cui 
poter  ricorrere,  puo  accadere,  ed  e  pur  troppo  accaduto,  che  si 
prenda  dbbaglio  nella  conoscenza  del  diritto,\come  facilmente 
accade  di  due  litiganti  che  si  fanno  giudici  e  parti  all'  istesso 
tempo.  Non  avendo  finora  le  nazioni  arbitro  a  cui  ricorrere, 
ed  essendo  ognuna  soeietk  suprema  e  collocata  all' ultimo 


NUOVO   STUDIO  285 

grado  della  gerarchia  sociale,  venendo  a  cozzo  con  una  so- 
cieta  simile,  era  naturale  che  il  diritto  si  rimettesse  alia 
coscienza  de'  Sovrani,  «  come  i  litigi  individual!,  ove  manca 
un  terzo,  rimettonsi  alia  coscienza  de'  due  litiganti  *.  »  Quindi 
fu  detto  che  il  cannone  era  ultima  ratio  regum;  ma  filoso- 
ficamente  parlando  non  il  cannone,  ma  il  diritto  dovrebbe 
essere  1' ultima  ragione  dei  ragionevoli. 

Ora  istituiscasi  questo  tribunale ;  e  le  nazioni  avranno  un 
mezzo  piu  civile  ed  umano  per  comporre  i  loro  litigi,  po- 
niamo  pure  che  non  riesca  perfettissimo  per  le  condizioni 
delle  cose  umane. 

VI. 

L'altro  vantaggio  riguarda  la  tanto  discussa  questione  della 
tirannide,  in  cui  la  lotta  del  diritto  non  e  tra  nazione  e  na- 
zione,  sibbene  tra  il  Principe  e  il  popolo. 

Innanzi  tutto  si  dimanda :  quando  un  Sovrano  e  ti- 
rciimo?  La  risposta  puo  percorrere  una  scala  indeflnita  piu 
lunga  e  variata  d'una  tastiera  di  pianoforte,  e  quindi  puo 
esser  certa  o  incerta  secondo  i  casi.  Manifestamente,  se  vi 
fosse  un  Sovrano  che  tagliasse  le  teste  de'  sudditi,  come 
Tarquinio  il  Superbo  recideva  le  teste  dei  papaveri;  se  si 
desse  un  nuovo  Nerone  che  si  servisse  de'  corpi  umani  di- 
vampanti  per  illuminare  la  notte;  se  tornasse  in  vita  Ez- 
zelino  da  Romano,  che,  assoggettatasi  Padova,  fe'  tagliar  la 
testa  a  tutti  quei  cittadini  che  gli  davano  ombra,  che  fa- 
ceva  murare  le  porte  delle  prigioni  donde  le  povere  vittime 
mandavano  grida  spaventose,  che  da  sgherri  appostati  ai 
confini  del  suo  Stato  faceva  tagliare  una  gamba  o  svellere 
gli  occhi  a  chi  fuggiva  la  sua  tirannia,  senza  dubbio  tali 
mostri  sarebbero  tiranni. 

Ma,  oltre  questi  casi  certi,  il  prisma  della  tirannide  c-i 
presenta  sfumature  indecifrabili,  in  cui  la  cosa  e  assai  dubbia, 
e  puo  servire  di  vero  pretesto  ai  faziosi.  In  fatti  e  da  dirsi  ti- 
raimo  un  Re  perche  punisce  di  morte  i  sovvertitori  della  pub- 
blica  pace'?  o  perche  bombarda  co'  suoi  cannoni  una  citta  ri- 

1  TAPARELLI,  ivi,  vol.  II,  n.°  1337. 


286         LA  QUESTIONS   DEL   TRIBUNALE   INTERNAZIONALE 

belle,  come  fece  Ferdinando  II  con  Palermo  e  Vittorio  Emanuele 
con  Genova?  o  perche  ricupera  dalle  mani  de'  suoi  nemici  una 
citta  so  vvertita,  come  fece  Pio  IX  con  Perugia  ?  o  perche  manda 
a  morte  un  Monti  ed  un  Tognetti,  i  quali  fecero  saltare  una 
caserma  con  la  morte  di  sedici  soldati  ?  o  perche  le  sue  mi- 
lizie  fecero  fuoco  contro  una  ribelle,  come  una  Giuditta  Ar- 
quati  ostinata  a  far  fuoco  contro  i  soldati?  Che  se  quest  a  6 
tirannia,  che  dovrk  dirsi  d'un  Governo  quando  estorce  dai 
suoi  sudditi  tasse  enormi?  o  quando,  puta  caso,  senza  ne- 
cessita  evidente  mette  una  citta  o  provincia  in  istato  d'as- 
sedio?  o  quando,  senza  preveggenza  e  conoscenza  tecnica, 
lancia  in  una  guerra  alia  morte  diecimila  suoi  sudditi?  o 
quando  spogliasse,  col  pretesto  di  pubblico  bene,  ventimila  e 
piii  cittadini  delle  loro  rendite? 

Come  si  vede,  i  casi  sono  indefiniti. 

Lasciando  quindi  da  parte  tutte  le  varie  ipotesi,  questo 
almeno  e  certo  che,  prima  di  togliere  comechessia  lo  scettro 
ad  un  Sovrano,  e  necessario  decider  e  praticamente  se  egli  e 
tiranno  o  no.  Poiche,  se  non  si  deve  condannare  un  citta- 
dino  sanza  un  legittimo  giudizio,  molto  meno  un  Sovrano. 

VII. 

Ma  chi  in  pratica  sara  il  giudice  che  sentenzii  sens' ap- 
pello  essere  un  Sovrano  od  un  Governo  reo  del  delitto  di 
tirannia  ? 

Per  quanto  si  sieno  moltiplicate  risposte  a  tal  quesito,  esse 
(comprese  anche  le  suddivisioni)  si  riducono  a  questo  tri- 
lemma:  cioe,  o  convien  dire  che  il  giudizio  della  questione 
appartiene  al  Sovrano,  o  che  appartiene  al  popolo  o  che  ap- 
partiene  ad  un  terzo  (se  pur  si  riesce  a  trovarlo) .  Da  questo 
trilemma  e  impossibile  uscire.  La  divisione  introdotta  da  al- 
cuni  statisti  nel  secondo  membro,  cioe  il  giudizio  apparte- 
nere  non  a  tutto  il  popolo  ma  ai  pin  saggi,  fa  variar  di  poco 
il  trilemma.  Nulla  vieta  per  altro  che  si  tenga  conto  anche 
di  questa  suddivisione. 

Ciascuna  delle  parti  di  questa  risposta  disgiuntiva,  data 
alia  famosa  questione,  ha  i  suoi  sostenitori.  L'  Hobbes  e  il 


NUOVO   STUDIO  287 

Bossuet  stanno  per  la  prima  parte  del  trilemma,  bench&  gui- 
dati  da  diversi  principii.  L'  Hobbes,  avendo  fatto  del  So- 
vrano  un  minislro  irrerocabile  del  popolo,  conchiude  la 
inviolabilita  di  lui  in  tutti  i  casi.  II  Bossuet  afferma  la 
stessa  inviolabilita,  ma  per  un  altro  principio;  poiche  con- 
sidera  il  Sovrano  qual  ministro  im-iolabile  di  Dio.  Am- 
bedue  questi  scrittori  dunque  stanno  per  la  prima  parte  del 
trilemma,  cioe  dicono  appartenere  al  Sovrano  il  giudizio  della 
tirannide ;  il  che  equivale  a  dire  che  egli  deve  continuare 
a  godere  il  possesso  delTautorita,  non  supponendosi  che  egli 
voglia  sentenziare  contro  di  se  stesso.  La  seconda  opinione, 
suddivisa  in  due,  ha  questi  patrocinatori :  quella,  che  asse- 
risce  tutto  il  popolo  esser  giudice  della  tirannia,  e  insegnata 
dal  Rousseau  e  dai  suoi  seguaci  nel  cosl  detto  patto  sociale; 
quella  che  asserisce  solo  i  piu  saggi  potere  nella  detta  ipo- 
tesi  dar  sentenza  e  caldeggiata  dal  Burlamacchi  e  dallo  Spe- 
dalieri.  La  terza  finalmente,  che  ricorre  ad  un  giudice,  fuori 
dei  litiganti ,  e  desiderata  in  prima  dal  Leibnitz,  che  pro- 
pose appunto  un  tribunale  internazionale  per  decidere  la 
gran  lite;  secondo,  fu  di  fatti  messa  in  esecuzione  dai  cristiani 
nel  medio  evo  ed  e  stata  nuovamente  appoggiata  da  moltis- 
sime  mentitelette,  come  il  De  Maistre:  essa  &  di  ricorrere 
al  giudizio  del  gran  Maestro  de'  cristiani,  il  Sommo  Pontefice. 

VIII. 

Determinati  cosl  i  giudici  possibili  di  questa  causa,  assog- 
gettiamo  alTesame  critico  le  tre  sentenze.  E  innanzi  tutto, 
ci  sembra  impossible  che  possa  essere  giudice  tutto  il  popolo. 

Primieramente,  perche,  quando  una  lite  e  tra  due,  niuna 
delle  parti  litiganti  pud  esser  giudice  e  parte.  E  assioma 
antico  e  non  contrastato.  E  poi  la  sentenza  tocca  I'assurdo 
se  si  considera  che  quel  popolo,  il  quale,  quando  e  tranquillo, 
ha  bisogno  d'esser  governato  da  un  Sovrano,  debba  poi  giu- 
dicare  se  il  Sovrano  governi  giustamente,  e  debba  dare  questo 
giudizio  nell'ebbrezza  dei  tumulti  e  neir  imperversare  delle 
ambizioni  dei  capipopoli  che  agognano  alia  successione  del 
potere!  Poiche  a  questo  si  riduce  in  pratica  il  giudizio  del 


288          LA  QUESTIONS   DEL   TRIBUNALS   INTERNAZIONALE 

popolo :  a  far  sua  la  sentenza  e  il  furore  o  d'  un  Bruto, 
o  (Tun  Arnaldo  da  Brescia  o  d' un  Cola  di  Rienzo  o  d' un 
Michele  di  Lando  o  d'  un  Masaniello  o  d'  un  Ciceruacchio 
o  di  quanti  altri  capipopoli  rivoltosi  sono  esistiti  al  mondo, 
compresi  anche  quelli  piu  civili  de'  tempi  moderni.  Giudichi 
ognuno  se  da  tali  tumulti  possa  uscir  fuori  un  giudizio  equo 
e  ponderato.  Se  da  tal  tribunale  deve  esser  giudicato  un  So- 
vrano, non  6  necessario  ch'egli  sia  tiranno  per  esser  detro- 
nizzato,  bastando  all'effetto  il  caro  de'  viveri,  come  fu  nella 
rivoluzione  di  Masaniello,  bastando  una  falsa  dottrina  pro- 
pagata,  come  fu  in  quella  di  Arnaldo  da  Brescia,  bastando 
un  sasso  lanciato  da  un  Balilla.  Finalmente  approvata  che 
fosse  tale  teorica,  sarebbe  senz'altro  stabilito  il  principle  del- 
T  anarchia  nel  rnondo,  cioe :  che  il  popolo  ha  natural  diritto 
di  giudicare  se  debba  obbedire. 

-  Giudicheranno  i  pw  saggi,  rispondono  alcuni.  — Ma  chi 
ha  il  diritto  di  dirsi  piii  saggio?  Da  chi  viene  T  autorita  a 
questi  piu  saggi?  Non  si  sa  forse  che  ne'  tumulti  politici 
anche  i  piu  saggi  si  lasciano  infatuare?  E  poi,  come  si  adu- 
neranno  i  piu  saggi  a  giudicare?  E  il  Sovrano  non  avrebbe 
anch'egli  i  suoi  fedeli  che,  naturalmente,  sarebbero  anch'essi 
parte  notabile  della  nazione  e  naturalmente  avrebbero  se- 
guaci  che  li  riputerebbero  saggi? 

Da  qualunque  lato  la  cosa  si  consider!,  si  fa  manifesto 
che  il  giudizio  della  tirannide  non  puo,  come  pri/idpio,  at- 
tribuirsi  al  popolo:  ne  a  tutto,  n&  a  pochi. 

In  un  solo  caso,  pero,  tal  giudizio  puo  attribuirsi  al  po- 
polo o  ai  suoi  rappresentanti.  Cioe,  quando  un  Sovrano  avesse 
avuto  Tautorita  dal  liber  o  e  revocabile  consemo  del  popolo. 
II  qual  caso  si  verifica  solo  ne'  Governi  elettivi.  Ma  anche 
allora  il  giudizio  6  communito  con  certe  formalita  e  condi- 
zioni  (a  guisa  di  patto  fondamentale),  non  osservate  le  quali, 
il  giudizio  sarebbe  illegittimo;  formalita  e  condizioni  neces- 
sarie,  perch6  la  sentenza  non  si  trasformi  in  ua  subitaneo  e 
tumult uario  subbuglio.  Questa  eccezione  noi  qui  registriamo 
soltanto  per  esaurire  Tanalisi  che  stiamo  facendo;  non  per  che 
essa  suffraghi  in  alcun  modo  il  principio  di  costituire  il  po- 


NUOVO   STUDIO  289 

polo  giudice  della  tirannide.  Molto  piii  che  i   sostenitori  di 
tal  sentenza  non  intendono  parlare  de'  Govern!  elettivi,  ma 

di  ogni  G  over  no. 

IX. 

Esclasa  1'  ipotesi  impossibile  di  costituire  il  popolo  giudice 
della  tirannide,  esaminiamo  la  seconda,  che  e  quella  di  far 
giudice  lo  stesso  Sovrano  —  Questa  sentenza,  chi  ben  consi- 
deri,  equivale  a  dire  die  del  giudicare  non  se  ne  fa  nulla; 
essendo  chiaro  che  niun  Sovrano  giudichera  contro  di  s£, 
sentenziandosi  tiranno. 

Che  dire  di  questa  ipotesi  ?  Contro  di  essa  parrebbe  stare 
la  ragione  addotta  di  sopra :  Ne-mo  index  in  causa  propria, 
ossia,  niuno  poter  esser  giudice  e  parte.  Ma  questa  ragione  non 
vale  (soggiungono  gii  statist! ,  difensori  di  tale  opinione);  poi- 
che  tale  nor  ma  di  diritto  non  puo  applicarsi  a  chi  e  nel  su- 
premo grado  della  scala  sociale,  ed  e  sovrano  indipendente. 
E  dicono  il  vero.  In  fatti,  non  solo  secondo  la  dottrina  catto- 
lica,  ma  anche  secondo  la  filosofia,  non  si  puo  dare  una  serie 
indtfinita  di  giudici.  Quindi  la  Chiesa,  per  esempio,  e  giu- 
dice inappellabilede'suoi  diritti  nelconflitto  colla  societa  civile, 
ed  i  tribunal!  d'appello  dello  Stato,  benche  non  sieno  infalli- 
bili,  giudicano  in  ultima  istanza  nei  litigi  de'  cittadini.  Tale 
e  la  condizione  immutabile  clelle  cose  umane.  Che  se  in  tale 
sistema  resta  aperto  il  varco  ad  una  oppressione  tirannica, 
egli  sarebbe  uri  male  inevitabile,  conseguenza  logica  della 
lirnitazione  della  natura  umana,  come  e  inevitabile  il  male 
d'un  terremoto  e  d'una  epidemia. 

Questa,  che  sembra  dura  conclusione,  oltreche  rientra 
pacificamente  nel  no  vero  dei  mali  inevitabili  della  vita  (il 
che  deve  contentare  qualsiasi  filosofo)  ha  una  spiegazione 
altissima  nel  sistema  del  Cristianesimo,  secondo  la  cui  dot- 
trina la  vita  presente  e,  quale  ruota  inferiore,  subordinate 
alia,  maggiore,  che  e  la  vita  futura.  II  Cristianesimo,  cioe, 
oltre  i  giudici  della  terra  che  diconsi  inappellabili  ad  honorem. 
ci  addita  un  giudice  supremo,  inappellabile  di  fatto,  giusto 
e  infallibile  che  giudichera  tutti  e  che  risarcira  tutte  le  in- 
giustizie  umane. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.  19  24  otfobre  1900. 


290          LA   QUESTIONE   DEL   TRIBUNALS   INTERNAZIONALE 

X. 

Come  ognuno  facilmente  da  se  stesso  intende,  quest 'ul- 
tima spiegazione  sarebbe  veramente  Tunica  a  cui  si  puo 
giungere  colla  ragione.,  fino  a  ehe  non  si  trovasse  adito  alia 
terza  parte  del  trilemma  proposto ;  vale  a  dire,  fin  one  non 
si  trovasse  1'arbitro  e  il  giudice  del  diritto  tra  i  due  liti- 
ganti. 

Or,  precisamente  col  nostro  studio,  il- giudice  sembra  bell'e 
trovato  uel  tribunale  etnarchico  o  Internationale.  In  tal 
modo,  rimanendo  ancora  dentro  i  termini  della  vita  terrena, 
la  societa  sarebbe  in  grado  di  riparare  al  danno  della  tiran- 
nide,  anche  prima  di  fare  appello  al  giudizio  ultimo  di  Dio, 
all' istessa  maniera  ond'ella  ripara  al  danno  delle  altre  liti 
co'  tribunal!  inferior!.  E  cosl  la  paurosa  questione  della  ti- 
rannide,  oggetto  pel  passato  di  tante  apprensioni  e  di  tante 
declamazioni,  e  pur  troppo  pretesto  di  tante  rivoluzioni, 
avrebbe  una  soluzione  ragionevole,  di  cui  niun  filosofo  o  sta- 
tista  potrebbe  lamentarsi. 

Questi  due  punti  accennati,  sulla  guerra  e  sulla  tirannide, 
non  costituiscono  certamente  1'intero  compito  del  tribunale 
internazionale ;  ne  i  vantaggi  per  la  civilta  si  restriugono  a 
que'  due  soli  casi.  Molto  meno  pretendiamo  con  questo  studio 
su  tal  questione  di  avere  esaurito  tutto  quel  che  si  potrebbe 
dire  su  di  essa;  ma,  certo,  quanto  alia  sua  ragionevolezza 
e  convenienza  per  1' incivilimento  sociale,  non  CL  sembra  che 
si  possa  dissentire.  Anzi,  considerate  il  progresso  fattosi  nel 
mondo  con  congress!  internazionali  e  mostre  internazionali ; 
considerata  1'  incredibile  facilita  di  comunicazioni  e  di  com- 
merci;  considerato  lo  sviluppo  delle  idee  di  fratellanza,  onde 
sempre  piu  si  stringe  insieme  il  genere  umano  in  una  sola 
grande  famiglia;  considerata  la  vita  sempre  piii  rigogliosa 
del  Cristianesimo,  perno  e  cardine  di  unita  e  di  civilta,  si 
puo  facilmente  predire  che  il  secolo  ventesimo  sia  per  co- 
gliere  il  desiderato  frutto  di  quella  suprema  civilta  che  sa- 
rebbe il  tribunale  internazionale. 


L'ARTE  E  LA  STORIA 

ALL'  ESPOSIZIONE     DI    PARIGI 


La  storia  e  entrata  per  tutte  le  porte  air  Esposizione  di 
Parigi  del  1900,  vi  si  e  assisa,  ed  ha  steso  il  suo  braccio  e 
fatta  la  sua  comparsa  un  po'  per  tutte  le  gallerie,  i  padi- 
glioni  ed  i  palazzi,  non  quasi  emula  invidiosa  o  invidiata 
delFeta  moderna,  ma  chiamatavi  dal  gusto  e  dal  sentimento 
moderno  per  1'appunto,  e  accolta  con  onore,  con  festa  ed 
amrnirazione  sincera.  Tralasciare  questo  carattere  sarebbe 
disconoscere  uno  dei  tratti  piu  spiccati  e  piu  importanti 
che  distinguono  la  Mostra  del  1900  da  tutte  le  precedent!, 
ch'essa  gia  per  ogni  altro  riguardo  si  lascia  addietro  di  smi- 
surato  inter vallo. 

Nel  che  non  s'ha  da  ravvisare  un'idea  personale  di  al- 
cuno  tra  i  piii  autorevoli  personaggi  eletti  a  capo  di  questa 
impresa.  Esso  e  un  frutto  spontaneo  della  tendenza  generale 
dello  spirito  umano  nel  secolo  che  sta  per  finire,  tendenza 
positiva,  come  oggi  suol  dirsi,  la  quale  porta  a  non  trascu- 
rare  nulla  nelTordine  dei  fatti:  ne  dei  fatti  naturali,  ne  degli 
avvenimenti  storici,  ne  delle  manifestazioni  dell'ingegno,  o 
delle  potenze  morali  delFuomo,  a  dir  breve  nulla  di  cio 
che  costituisce  Telemento  materiale  delia  cognizione,  cio6  il 
fondamerito  della  scienza.  Ben  guidata  e  rettamente  questa 
tendenza  non  puo  portare  altro  che  buoni  frutti;  giacche  il 
vero  yalore  delle  opere,  anzi  di  quegli  stessi  che  si  chiamano 
principii  delle  scienze  e  delle  arti,  non  puo  essere  giusta- 
mente  apprezzato  se  non  al  lume  della  storia.  Averlo  ri- 
conosciuto,  essersi  1'uomo  rivolto  con  cognizione  riflessa  a 
considerare  nel  passato  r opera,  le  conquiste  e  gii  error!  del 
proprio  ingegno,  e  uno  dei  progress!  piii  insigni  del  secolo 
presente  su  tutti  i  secoli  trascorsi.  Indi  Tuniversale  favore 


292  L'ARTE  E  LA  STORIA 

che  accolse  quei  musei  centenarii  ed  esposizioni  retrospettive, 
che  associati  alle  diverse  sezioni  scientifiche,  artistiche  e 
industrial!,  mostrano  per  dir  cosi  in  forma  visibile  e  palpa- 
bile  la  suddetta  tendenza  e  I'indole  dell'odierna  coltura;  cose 
che  per  essere  in  certo  modo  astratte  e  spiritual!,  non  sono 
pero  meno  reali,  ne  poteva  raancare  che  non  comparissero 
anch'esse  nell' Esposizione  mondiale  dei  frutti  della  civilta. 
Riscontrarlo  parte  per  parte  sarebbe  un  percorrere  da  un 
capo  all'altro  e  giudicare  quell'  immense  emporio  dello  sci- 
bile  e  del  fattibile ;  il  che  trapassa  la  nostra  competenza.  Ci 
bastera  fermare  Fattenzione  sopra  alcuni  punti,  ove  ci  parve 
che  gli  effetti  della  coltura  storica,  intesa  in  quel  senso  piii 
vasto  e  piu  adeguato,  risultassero  piu  manifest!  o  in  se  stessi, 
o  nei  vantaggi  recati  ad  alcuni  rami  di  diverse  art!.  Vogliamo 
dire  i  padiglioni  principal!  sulla  ria  delle  Nazioni,  il  petit 
Palais,  le  art!  decorative  e  1'oreficeria,  la  religiosa  in  par- 
ticolare. 


Invitate  tutte  le  nazioni  a  prendere  parte  alia  festa  uni- 
versale  del  lavoro  e  della  civilta,  la  Francia,  sempre  caval- 
leresca,  assegna  a  tutte,  oltre  gli  spazi  occorrenti  a'  loro 
prodotti  nelle  graudi  gallerie,  un  sito  sul  quai  d'Orsay  lungo 
la  sponda  sinistra  della  Senna,  parte  amenissima  della  citta, 
dove  possa  ciascuna  a  suo  talento  alzare  un  palazzo,  un  ca- 
stello,  un  padigiione,  quel  che  vorra,  in  quella  forma,  in  quello 
stile,  a  quell'uso  che  meglio  le  piaccia,  da  allogarvi  molto  o 
poco,  vecchio  o  nuovo,  come  in  casa  sua.  Accolto  T  invito  gra- 
zioso,  ecco  sorgere  per  incanto  quella  successione  meravigliosa 
di  edifizi,  che  ciascuna  nazione  elegge  di  foggiare  conforme 
all'  indole  propria,  alia  storia  ed  al  carattere  del  suo  paese : 
tanto  nello  stile  di  fuori,  come  nell'arredo  interno:  edifizi  ai 
qaali  r essere  di  materia  leggera  e  posticeia  non  scema  nulla 
di  bellezza  ne  di  pregio,  tanto  e  bene  imitato  e  naturalmente 
ripreso  il  colorito  del  tempo  ed  ogni  altra  particolarita ;  ma 


ALL'  ESPOSIZIONE  DI  PAKIGI  29:3 

il  rincrescimento  e  che  non  sieno  destinati  a  restare,  splon- 
dido  testimonio  dell'accoglienze  fattc  al  mondo  intero  in 
quella  citta  cosmopolita. 

Collocate  suirangolo  in  capo  al  ponte  degli  Invalidi,  al 
posto  d'onore,  il  padiglione  dell'  Italia  colle  due  facciate  sco- 
perte  al  largo  ov'e  maggior  passaggio,  attira  a  se  gli  sguardi 
-e  fln  da  principio  s'ebbe  il  plauso  e  la  simpatia  universale. 
Entro  una  pianta  rettangolare  di  65m  per  38.50  e  ricavata 
una  croce  greca  a  bracci  diseguali,  coronata  al  centre  da 
una  grande  cupola  bizantina,  e  quattro  cupolette  agli  angoli, 
le  quali  richiamano  il  coronamento  della  basilica  di  S.  Marco 
a,  Venezia,  e  mandano  lontano  la  gaiezza  e  lo  splendore  dei 
raggi  dorati.  A'  quattro  capi  della  croce,  rispondenti  ai  centri 
delle  quattro  facciate,  s'aprono  le  quattro  porte  d'  ingresso, 
modellate  sulla  famosa  porta  della  carta  del  palazzo  ducale 
a  Venezia.  Quel  grande  arco  a  pieno  centre  che  si  svolge 
tra  gli  alti  pilastri  gotici,  abbracciando  porta  e  terrazzo  e  fine- 
strone  con  arcature  e  tondi  quadrilobati,  col  suo  svelto  tim- 
pano mistilineo  sormontando  il  tetto,  diviene  il  concetto 
dominante  tutta  la  decorazione  esterna.  Mosaici,  pilastri,  ta- 
•bernacoli  gotici,  pietrami  traforati,  e  mattoni  policromi,  sta- 
tue e  putti  che  reggono  Tarme  delle  citta  italiane,  sono 
tolti  qua  e  la  a  varii  monumenti,  parte  a  Orsanmichele,  il 
piu  al  palazzo  dei  dogi;  mescolanza  armonica  pero,  fusa 
in  un  colorito  locale  felicissimo.  II  carattere  della  decora- 
zione italiana  vi  e  reso  perfettamente,  anc-he  in  cio,  ch'essa 
non  e  determinata  per  nulla  dalla  struttura  della  fabbrica. 
Giacche  dinanzi  a  quelle  cupole  bizantine,  ad  ornare  e  ri- 
vestire  le  porte  e  finestre  delle  quattro  facciate  si  poteva 
cosi  bene  applicare  un  g3iiere  di  decorazione  orient  ale,  come 
il  genere  gotico  che  fu  prescelto  di  fatto,  owe  re  il  rinasci- 
mento,  o  altro  ancora.  Quanto  valga  tal  sistema  sotto  il  ri- 
spetto  tecnico,  architettonico,  lasciamo  andare ;  non  e  qui 
luogo  ricercarlo;  tanto  piii  che  trattandosi  d'una  fabbrica  di 
parata  e  da  durar  pooo  tempo,  non  incombeva  ai  valenti 
architetti  Tobbligo  di  discutere  un  sistema  di  costruzione  e 


294  L'ARTE  E  LA  STORIA 

di  decor azione,  ma  di  rappresentarlo  qual  era  in  effetto ; 
scegiiendo  tra  gl'  infiniti  esempii  che  loro  offriva  tutta  Ita- 
lia, quello  che,  piacevole  all'occhio,  parve  insieme  meglio 
staccarsi  dal  consueto  degli  altri  paesi.  E  1'intenzione  riusci. 
Riusci  tanto,  che  quello  sfarzo  parve  anche  troppo ;  o  come 
ebbe  a  dire  coll'  arguzia  consueta  ai  francesi  un  nostro 
amico  gentile,  che  ci  accompagnava  per  la  via  delle  Na- 
zioni:  «  un  pavilion  magniflque,  d'une  splendeur  presque 
insolente  ».  Certo  e  che  la  ricchezza  presente  d'  Italia  e 
e  la  sua  posizione  politica  nel  mondo  non  s'  hanno  da  giu- 
dicare  dalle  cupole  d'oro  luccicanti  per  sei  mesi  cola  sulla 
Senna.  Niuno  pero  fu  coll'Italia  si  crudele  da  volerle  negare 
Tinnocuo  passatempo  di  evocare  un  passato  glorioso ;  ne  di 
ricoverare  sotto  quelle  volte  pompose  le  ceramiche  fiorentine, 
le  terrecotte  di  Signa,  i  vetri  di  Murano,  i  pizzi  del  Jesururn, 
i  piccoli  bronzi  e  marmi  ricopiati  dai  musei  di  Roma,  sul 
fare  di  quelli  onde  riboccano  le  vetrine  di  piazza  di  Spagnar 
via  Condotti  e  del  Babuino;  quantunque  si  poteva  osser- 
vare  che  tanta  magnificenza  d'oro  e  di  mosaico  per  acco- 
gliere  quei  gingilli...  via,  non  era  necessaria,  e  ne  anco 
proporzionata.  Ma  il  pubblico  non  badava  cosl  pel  sottile,  ne 
in  alcun  altro  dei  palazzi  delle  nazioni  si  accalcava  cosi  fre- 
quente,  come  in  niun  altro  paese  accorrono  piu  numerosi  fo- 
restieri,  studiosi,  artisti  e  viaggiatori. 


*  * 


Ad  ogni  modo  chi  si  sentisse  ofteso  dall'esuberanza  ita- 
liana,  non  mancano  altrove  i  compensi  deU'estrema  sempli- 
cita.  Vada  oltre  due  passi,  e  salutato  il  bazar  turco,  si  fermi 
dinanzi  all'altissimo  padiglione  degii  Stati  Uniti  dell' America 
settentrionale.  Una  bella  gradinata  attraverso  un  portico  clas- 
sico  sormontato  di  genii  alati  e  quadrighe,  lo  introduce  in 
uno  spazio  ottagono,  vuoto,  insignificante,  tutto  cupola.  Ivi 
non  e  oro  ne  altro  sfarzo ;  ma  solo  nel  mezzo,  tra  un  muc- 
chio  rustico  di  macigni  e  di  palme,  si  divincola  un  gruppo 


ALL'  ESPOSIZIONE  DI  PARIGI  295 


di  cavalli  dai  colli  stirati,  le  nari  gonfie,  tra  lo  spasimo  e  lo 
sforzo.  Forso  e  il  modello  d'una  fontana;  ma  6  poco  piace- 
vole  in  verita ;  116  in  tutta  la  sala  c'e  altro.  Quanto  alia  de- 
eorazione  i  buoni  Yankees  si  appigliarono  ad  un  partito 
molto  semplice:  si  direbbe  volessero  simulare  il  cortile  d'una 
casa  da  pigione  con  quei  tre  ordini  sovrapposti  di  terrazzini 
e  ringhiere  di  semplici  bacchette  di  forro,  alle  quali  applica- 
rono  lo  stemma  della  Federazione,  quaranta  volte  in  giro, 
sempre  lo  stesso,  e  nel  lanternino  della  cupola  un'altra  volta 
ancora,  per  a  more  della  varieta.  In  quegli  spazii  poi,  che  in 
un  tempio  ottagono  formerebbero  cappelle,  sono  alcuni  salotti 
con  giornali  e  sedie  da  riposare,  1'ufficio  postale,  altri  d'infor- 
mazioni,  di  cambio,  macchinette  da  scrivere,  e  basta.  Infine 
per  complcmento,  o  se  vuolsi  per  inserire  la  nota  poetica  in 
queirarmonia  di  bellezze  pratiche  e  positive,  neirampio  spa- 
zio  si  diffonde  un'aura  soave  d'ambrosia,  esalatadalla  cucina 
del  rextfur/'cmt,  che  occupa  la  cripta  del  tempio,  ed  a  certe 
ore  non  dispiace  ne  anco  agli  europei;  ma  ivi  sotto  le  ali  della 
potente  aquila  americana  e  mirabilmente  in  carattere. 

Dicono  che  Tedifizio  considerate  nella  struttura  materiale 
fu  ben  condotto,  stupenda  I'  illuminazione  elettrica,  comodi 
gli  ascensori.  E  che  poteva  egli  esibire  piu  opportunamente 
un  popolo  che  quasi  non  ha  storia,  non  arti,  ne  pretese  d'ar- 
tista,  e  che  da  altro  canto  s'e  largamente  rifatto  nello  splen- 
dido  saggio  dato  al  Campo  di  Marte  della  sua  potenza  mec- 
canica?  Forse  che  percio  esso  doveva  rinunziare  a  far  mostra 
di  se  sulla  via  delle  Nazioni,  ove  le  altre  potenze  quasi  tutte 
amarono  comparire  in  abbigliamento  storico  di  parecchi  se- 
coli  addietro  ?  Siamo  ragionevoli :  niuno  aveva  cola  imposto 
un  programma  storico,  ne  tanto  meno  esclusa  la  storia  con- 
temporanea.  «  Le  persone  —  lascio  gia  scritto  Giacomo  Leo- 
par  di  —  non  sono  ridicole  se  non  quando  vogliono  par  ere  o 
essere  cio  che  non  sono...  Ne  persone  solamente,  ma  com- 
pagnie,  anzi  popolazioni  intere.  »  Sicch^  anche  il  padiglione 
degli  Stati  Uniti,  vuoto  com'e,  e  pronto  a  ricevere  le  speranze 
deH'avvenire,  e  storicamente  fedele. 


296  L'ARTE  E  LA  STORIA 


E  cosi  veritiera  essa  pure  e  la  comparsa  dell' Austria,  la 
quale  dal  secolo  XVII  in  poi  chiamando  a  se  una  pleiade  di 
artisti  ed  architetti  italiani  informati  gia  tutti  alia  maniera 
barocca,  non  conobbe  lo  stile  puro  del  primo  e  vero  rinasci- 
mento,  ma  solo  la  decadenza.  Pure  la  battezzo  impropria- 
mente  con  quel  nome,  fe'  suo  quello  stile  che  trovo  accomo- 
dato  al  gusto  sfarzoso  del  tempo  e  alle  ricchezze  abbondanti,. 
lo  fomento,  lo  trapianto  ne'  palazzi  imperial!,  nelle  ville,. 
nelle  chiese,  e  lo  innesto,  si  puo  dire,  sulle  eime  di  tutti  i 
•campanili.  Sicche  oggi  ancora,  non  ostante  il  rifiorire  del- 
Fantico,  della  stima  e  studio  del  medioevo,  risvegliatosi  nelln 
prossima  Germania  e  ch'essa  ben  lungi  dal  rifiutare,  accolse 
saviamente  e  promosse  a  sua  volta,  1'Austria  conserve  per  la 
sua  maniera  barocca  come  una  simpatia  tradizionale,  che  si 
manifesta,  per  esempio,  in  moltissime  delle  nuove  grand! 
costruzioni  della  capitale,  in  molte  opere  di  manifattura  in 
metallo,  ferro  battuto,  ori  e  argenti  per  tavola,  mobilio,  ecc. 
Naturalissimo  quindi  che  F Austria  a  Parigi  si  facesse  rappre- 
sentare  da  un  elegante  palazzotto  di  quella  maniera,  ispirato 
alia  Winter-Reitxcliide  (cavallerizza  d'inverno)  che  sorge  a 
Vienna  accanto  alia  Ho f burg  o  palazzo  imperiale. 

La  scelta  del  disegno  non  era  atta  ad  assicurarle  la 
palma  nel  concorso  delle  nazioni;  Focchio  dei  moderni  piu 
volentieri  si  posa  sulle  forme  semplici  e  pure :  ma  egli  e  certo 
che  passando  cola  dinanzi,  quand'anche  niun  segno  ne  niuna 
scritta  ne  avvertisse,  si  dice  spontaneamente :  —  Ecco  F  Au- 
stria, &  dessa  in  persona  e  il  ritratto  non  poteva  essere  piu 
somigiiante.  - 

Segue  la  Bosnia  sobria,  quasi  campestre,  pittoresca.  Ma 
tosto  un'alta  torre  rustica,  munita  d'ogni  apparato  di  vedetta 
e  di  difesa,  che  s'avanza  sulla  via  fino  alForlo  del  fiume 
sbarrando  il  passo,  vi  costringe  a  valicare  Fampio  portone 
archiacuto,  e  separandovi  dal  lusso  e  dalle  forme  moderne 
onde  avete  ancora  plena  la  testa,  vi  trasporta  d'un  tratto 


ALL' ESPOSIZIONE   DI   PARNJI  297 

iiella  quiete  sovora  e  veneranda  d'altri  tempi  e  d'altre  rne- 
morie.  Siamo  in  Ungheria,  regno  unito  ma  non  confuso  colla 
corona  imperiale  degli  Absburgo,  il  quale  ebbe  storia  propria 
•e  proprie  glorie  e  non  lascia  passare  occasione  di  riaft'ermarlo 
al  cospetto  del  mondo.  Cio  non  ostante  una  parte  degli  oggetiti 
che  adornano  le  sale  di  questo  suo  padiglione  sono  tolti  dallo 
stesso  palazzo  imperiale  di  Vienna,  dalle  famose  collezioni 
del  castello  di  Ambras :  sicrhe  1'  Ungheria,  ancorche  prevalga 
con  la  sua  contribuzione  propria,  riesce  a  formare  il  comple- 
mento  dell'esposizione  di  tutto  1'impero. 

L'edificio  e  un  gruppo  di  diverse  parti  eterog3nee,  di  luoghi 
e  stili  diversi.  La  torre  per  la  quale  siamo  passati  or  ora 
£  tolta  dal  castello  di  Kormocz  ;  segue  un  fianco  e  1'abside 
d'una  cappella  gotica,  con  alti  fines troni  a  vetri  colorati,  e 
piloni  di  pietrami  antichi,  che  meglio  non  avrebbero  anneriti 
sei  secoli  d'intemperie.  Quindi,  innestate  sul  vecchio,  le  forme 
nuove  e  barocche  del  palazzo  Klobusiczy  e  della  chiesa  serba 
di  Budapest ;  mentre  sul  lato  di  mezzogiorno  s'apre  la  bella 
porta  romanica  dell'abazia  di  Jaak,  ed  a  levante  fornisce  i 
motivi  architettonici  1'eta  del  rinascimento  con  varie  parti 
del  palazzi  municipal!  di  Bartfa  e  di  Locse.  Che  se,  a  dire 
il  vero,  tale  mescolanza  in  sulle  prime  riesce  un  po'  cruda, 
quasi  una  dissonanza  ardita ;  essa  pero  si  risolve  da  s6  tosto 
•o  spontanoamente,  e  alia  fine  piace,  essendo  stata  intesa  e 
ricercata  a  bella  posta  quale  immagine  viva  e  compendiosa 
della  successione  dei  varii  stili  adoperati  in  diversi  tempi  in 
quel  regno. 

Paese  un  tempo  di  gran  religione  e  d'alto  valore  militare, 
il  regno  di  Santo  Stefano  presenta  nelle  sale  del  suo  palazzo 
ufficiale  tesori  d'  incalcolabile  valore,  le  glorie  della  croce  e 
della  spada:  oreficerie  delle  chiese  piu  antiche,  non  disperse 
niai  da  guerre  o  rivoluzioni;  e  armi  d'ogni  fatta,  venute  per 
qualche  mese  a  narrare  sulla  Senna  i  fasti  delle  vittorie  ri- 
portate  sul  Danubio,  e  quasi  a  rammentare  all'  Occidente  le 
benemerenze  acquistate  per  la  civilta  nella  fiera  lotta  seco- 
lare  sostenuta  dall'  Ungheria  contro  1'  Islamismo.  Cosl  sapesse 
quella  schiatta  di  eroi  intendere  tuttora  dove  furono  un  di 


298  L'ARTE  E  LA  STORIA 

le  sue  glorie,  e  quanto  merit!  d'amore  quella  fede  che  ar man- 
dole  gia  il  braccio  la  scampo  dal  giogo  ignominioso  del  Turco, 
conservandola  all'onore  delle  nazioni  civili. 

I  francesi,  anzi  tutti  i  forestieri  lassu  convenuti,  sanno  grado 
alia  generosita  deirimperatore  Francesco  Giuseppe  e  di  quegli 
altri  nobili  signer! ,  che  consentirono  a  staccare  dalle  pareti 
degli  aviti  castelli  que'  trofei  delle  loro  vittorie,  inviandoli 
per  qualche  tempo  nel  centro  di  coltura  piii  frequentato  in 
tutto  il  mondo. 

La  grande  sala  dei  cavalieri  modellata  su  quella  del  ca- 
stello  di  Vaida-Hunyad,  donato  a  Mattia  Corvino  dal  re  Si- 
gismondo,  contiene  un'armeria  oltremodo  inter essante,  noil 
tanto  per  la  ricchezza  dei  metalli,  delle  cesellature,  delle  incro- 
stazioni  d'oro  e  d'argento;  quanto  per  la  storia  che  narra  ai 
visitatori.  Quelle  spade,  scimitarre,  seudi,  mazze,  lance  ecc.r 
a  detta  degli  intendenti,  furono  ordinate  e  classiflcate  dalla 
commissione  ungherese  con  rara  intelligenza.  La  lotta  contro 
la  mezzaluna  fu  lotta  d'ogni  giorno,  per  varii  secoli,  quasi 
senza  tregua:  quindi  non  armi  di  lusso,  ma  ferri  micidiali :  • 
bandiere  laeere,  scolorite,  insanguinate,  ma  gloriose:  spade 
che  portano  le  tracce  dell'uso,  passate,  eredita  preziosa,  di 
padre  in  figlio,  e  secondo  il  volgere  della  moda  ornate,  ri- 
toccate,  nelle  montature  e  nelle  fogge  delle  lame ;  varieta  di 
else,  di  piastre,  di  simboli,  di  inotti,  in  cui  i  conoscitori  spe- 
cialist! ravvisano  scuole,  influenze,  date  di  tempo  e  di  luogo 
e  ci  si  divertono  un  mondo,  A  poco  a  poco  le  armi  prese  al 
nemico  impongono  il  proprio  tipo:  ed  ecco  comparire  nelle 
bardature  e  selle  dei  cavalli  le  fogge  asiatiche,  con  gli  arcioni 
potentemente  rialzati ;  ecco  le  spade  cristiane  incurvarsi  anche 
esse  di  mano  in  mano  a  uso  delle  scimitarre  turchesche,  ori- 
ginarsi  la  sciabola.  E  colla  sciabola,  la  maglia  di  ferro  passare 
essa  pure  neirarmamento  degli  usseri,  quella  cavalleria  leg- 
gera  formidabile  in  guerra,  ungherese  per  eccellenza,  che  la 
prefer!  lungo  tempo  in  cambio  della  rigida  corazza.  Questa  di 
fatto  raramente  s'incontra  in  Ungheria  prima  del  secolo  XVII. 
II  corpo  degli  usseri,  imitato  poi  dalle  altre  nazioni,  ha  ivi 
in  armi  e  in  quadri  descritta  tutta  la  sua  storia. 


ALL' E8POSIZIONE   DI  PARIGI  299 

Belle  pure  le  spade  d'investitura  lunghe,  larghe,  piatte,  a 
due  tagli,  simboli  della  giurisdizione  temporale  che  i  principi- 
vescovi,  e  altri  principi  si  faceano  recar  dinanzi  nolle  solonni 
comparse ;  non  simboli  soltanto  per6,  ma  forma  concreta  del 
diritto  di  alta  e  bassa  giustizia,  che  esercitavano  di  fatto  e 
si  protrasse  realmente  fino  al  principio  di  questo  secolo. 


Dall'Ungheria  la  somiglianza  deirargomento  ci  trasporta 
naturalmente  alia  Spagna,  che  ha  essa  pure  una  superba 
collezione  storica,  scelta  di  pochi  cimelii  dell'armeria  reale 
di  Madrid,  trenta  capi  soltanto,  ma  di  belle zza  e  magnificenza 
veramente  reale.  Anche  la  Spagna  ebbe  una  vita  di  guerra : 
guerra  per  la  fede  e  per  la  civilta  cristiana.  E  1'Europa  diplo- 
matica,  nel  mirare  quelle  memorie  e  quelle  vittoriose  insegne, 
forse  non  riesce  a  sottrarsi  a  un  senso  di  interno  rossore,  per 
la  calcolata  indifferenza  tenuta  negli  ultimi  anni  dinanzi  alle 
sventure  e  alle  prepotenze  patite  da  quella  generosa  nazione. 

S.  M.  la  regina  reggente  Maria  Cristina  d' Austria  con 
larghezza  sovrana  invio  a  Parigi  una  serie  di  elmi,  di  scudi, 
e  di  arazzi  che  non  ha  forse  gli  eguali  al  mondo;  e  rari  e 
difficili  a  vedere  come  sono  nelle  sale  di  Madrid,  formano 
per  compenso  in  questi  mesi  le  delizie  degli  amatori. 

L'anno  1492  fu  per  doppio  titolo  memorabile  nei  fasti  di 
Castiglia:  la  scoperta  dell' America  e  I'espugiiazione  di  Gra- 
nata,  cui  segui  1'annientamento  dei  Mori  nellapenisola  iberica. 
Vicino  a  questa  citta  si  mostra  tuttoraun  sito  denominate  «  1'ul- 
timo  sospiro  dei  Mori  »  perche  di  la  avrebbe  rivolto  alia  citta 
espugnata  uno  sguardo  supremo,  T ultimo  re  Boabdil  cac- 
ciato  in  esilio  dalle  armi  di  Ferdinando  il  cattolico.  Ora  grazie 
alia  geuerosita  della  marchesa  di  Viane,  dama  d'onore  della 
regina  reggente,  nel  padiglione  di  Spagna  ognuno  puo  vedere 
la  tunica  di  Boabdil,  in  super  bo  veliuto  cremisi  vivo  come 
se  fosse  tinto  ieri,  istoriato  a  larghi  fiorami  geometrici,  e 
orlato  d'oro.  Poi  due  spade  e  una  daga  di  lui,  ricchissime, 
nelle  cui  impugnature  oro,  avorio,  argento  e  smalto  gareg- 
giano  di  splendor  e  e  sfoggiano  in  arabeschi  i  piii  autentici. 


300  L'ARTE  E  LA  STORIA 

L'industria  italiana  del  secolo  XVI,  la  fiamminga  e  la 
tedesca  sono  ivi  pure  venute  a  concorso  co'  superbi  elmi  e 
barbute  e  targhe  di  Carlo  V  e  Filippo  II,  lavori  che  occu- 
pavano  in  que'  tempi  artisti  di  gran  vaglia  e  gareggianti  tra, 
loro  con  viva  passione,  in  opera  di  cesello,  d'  incrostazione, 
di  sbalzo,  d'incisione,  con  disegni  e  invenzioni  meravigliose. 
Le  armi  d'oggi  sono  foggiate  in  prosa;  la  poesia  e  1'eleganza 
hanno  lasciato  gli  arsenali  forse  per  sempre.  II  Negroli  di 
Milano,  i  Cole  man  di  Augsburg,  e  gli  altri  si  rallegrerebbero 
di  sapere  che  oggi  gli  studiosi  a  Parigi  non  si  saziano  di  con- 
templare  le  loro  opere  piii  famose. 

Tutto  questo  splendore  6  allogato  in  un  palazzo  condegnor 
di  stile  del  rinascimento,  che  diremmo  composito,  con  quattro 
torri  ineguali  agli  angoli,  e  riproduce  in  parte  il  collegio  di 
S.  Idelfonso  nella  citta  di  Alcala  de  Henares,  patria  del  Cer- 
vantes; e  parte  1' Alcazar  di  Toledo. 


L'influenza  della  dominazione  ottomana,  distruttiva  d'ogni 
civilta  nelle  nazioni  che  sventuratamente  ebbero  a  soggia- 
cervi,  si  manifesta  indirettamente  sulla  via  delle  Xazioni 
negli  edifizi  della  Grecia,  della  Serbia  e  degii  altri  infelici 
Stati  della  penisola  dei  Balcani.  I  quali,  se  vollero  ritrovare 
in  se  qualcosa  di  nazionale  e  di  bello,  dovettero  risalire  ai 
secoli  innanzi  la  loro  caduta.  Cosi  la  Grecia  presenta  il  tipo 
d'una  chiesa  bizantina  d'Atene,  modesta  si,  ma  molto  acconcia 
a  definire  il  carattere  di  quella  costruzione,  perfettamente 
razionale,  e  che  anco  nella  forma  esterna  accenna  chiara- 
mente  la  distribuzione  interna,  d'una  croce  greca,  con  cu- 
pola centrale,  bassa,  ricoperta  d'embrici ;  forma  nata  da  se 
per  la  necessita  di  fornire  nei  bracci  sporgenti  e  nei  pilastri 
d'angolo  la  controspinta  della  volta  centrale.  Quello  e  il  tipor 
che  svolto  su  ampie  proporzioni,  e  sontuosamente  decorato, 
per  la  munifieenza  di  Giustiniano  diede  il  tempio  di  Santa 
Sofia  a  Costantinopoli,  da  quattro  secoli  e  mezzo  profanato 
pur  troppo,  ma  che  di  perfezione  architettonica  e  bellezza 


ALL' E8PO6IZIONE   DI   PAKIGI  301 

d'insieme  non  fu  superato  da  alcun  altro  edifizio  cristiano  no 
d'oriente  n6  d'occidente. 

Q ues to  padigiione  greco  fatto  quasi  tutto  di  buon  mate- 
riale,  marmo,  ferro,  e  mattoni  scelti,  terminata  che  sia  1'Espo- 
sizione,  sara  smontato  e  trasportato  ad  Atene  dove  servira 
di  accademia  delle  belle  arti.  L'architetto  e  il  francese  si- 
gner Magne,  allievo  gia  della  scuola  francese  d'Atene  e  ora 
professore  di  storia  deirarchitettura  in  qnella  stessa  citta. 

Al  medeshno  stile  bizantino  ebbero  ricorso  parimente  la 
Ssrbia  e  la  Rumenia.  Piii  modesti.  che  quelli  dell'occidente  que- 
gli  edifizi  racchiudono  pero  in  se  stessi  preziosi  insegnamenti. 


Ritornando  per  ora  sui  nostri  passi  ci  contenteremo  d'uno 
sguardo  fuggevole  al  padigiione  di  Monaco,  graziosa  ricostru- 
zione  e  grande?  vistosa  assai,  diremmo  quasi  audace,  per 
non  consentire  con  quelli  a  rui  parve  grande  quasi  come  tutto 
il  principato.  Ma  due  altri  modesti  principati  richiamano  la 
nostra  attenzione,  Inghilterra  e  Germania. 

L'  Inghilterra  fe'  quasi  ricopiare  il  Kingston  House,  ca- 
stello  della  contea  di  Wiltshire,  le  cui  muraglie  Tarchitetto 
costrui  tutte  d'aceiaio  ricoprendole  di  stucco,  all'effetto  di 
preservare  in  caso  d'  incendio  le  preziose  opere  d'arte  ivi 
raccolte.  II  principe  di  Galles  infatti  e  varii  siguori  inglesi 
e  pubblici  musei  inviarono  ad  ornare  le  sale  del  nuovo  Kingston 
House  molti  capilavori  original],  della  scuola  inglese  di  pit- 
tura,  paesaggi  e  ritratti,  segnati  dei  nomi  di  Turner,  Reynolds, 
Bonington,  Gainsborough,  Beechey,  ecc. 

L'arredo,  il  mobilio,  la  clecorazione,  ogni  cosa  e  fedelment(^ 
ricopiato  e  disposto  con  ricchezza  veramente  signorile.  Con 
tutto  cio  il  castello  non  e  sfarzoso,  ne  solenne,  ma  ivi  il  lusso 
mira  al  comfort ;  nulla  che  richiami  pur  da  lungi  gli  appar- 
tamenti  di  Fontainebleau  o  di  Chantilly ;  non  ampii  vestiboli 
dorati,  ne  scaloni  marmorei,  ma  una  bella  e  comoda  scala 
di  legno  con  parapetti  e  ripari  sobriamente  intagliati. 

Quanto  allo  stile  dell'architettura,  mentre  si  potrebbe  dire 
che  Tinterno  quasi  non  ne  segue  alcuno  (e  che  necessita  v'ha 


302  L'ARTE  E  LA  STORIA 

egli  di  legarsi  servilmente  alia  stilistica  fln  dentro  le  piu 
intime  stanze?)  -  -  1'esterno  non  ne  mostra  gran  fatto  ne 
anch'esso;  ovvero  vi  si  puo  vedere  un  compromesso  tra  la 
maniera  medievale  della  tradizione  inglese  e  il  rinascimento 
italiano.  Trasportato  quel  castello  sul  Tamigi  o  nelle  verdi 
praterie  della  sua  patria,  nessuno  ci  baderebbe;  ma  chi  vi 
prendesse  stanza,  piu  non  se  ne  staccherebbe :  perch.6  i  co- 
moducci  della  vita  valgono  pure  un  briciolo  d'estetica.  Ne 
agl'inglesi  si  potra  rivolgere  questo  biasimo  d'aver  creduto 
mai,  che  il  prime  requisite  d'una  casa  ben  fatta  sia  di  piacere 
a  chi  passa  di  fuori. 

Non  s'  ha  da  scordare  per  altro  che  la  semplicita  di  Kings- 
ton House  sulla  via  delle  Nazioni  riesce  un  po'  troppo  scialba 
pel  contrasto  di  quel  graziosissimo  palazzo  municipale  di 
Audenarde,  che  il  Belgio  gli  ha  eretto  di  faccia,  colla  sua 
sveltissima  torre,  tutto  gotico,  jin  traforo,  un  ricamo,  d'un'ar- 
monia  incomparabile.  II  Belgio ,  fu  detto  con  ragione  b  il 
paese  dell'architettura  civile :  qui  ne  ha  dato  un  saggio,  che 
e  il  gioiello  del  concorso  inter nazionale. 


La  Ger mania,  a  cui  arriviamo  da  ultimo,  voile  salvare 
il  suo  carattere  nazionale,  ed  al  tempo  stesso  gareggiare  di 
cortesia  con  la  Francia  che  T  invitava.  Quindi  un  castello 
che  nelFossatura,  chiaramente  visibile  anche  di  fuori,  s'attiene 
alle  razionali  esigenze  dell'abitazione  signorile  conforme  Tuso 
del  medio  evo  e  del  secolo  XV  a  cui  6  ispirato ;  alti  fronton! 
che  seguono  esattamente  il  pendio  de'  tetti,  un'altissima  torre 
suH'angolo  principale  di  quasi  80  m.,  torri  minori,  terrazzini 
sporgenti  e  coperti,  ecc.  Ma  nella  decorazione  applicata  accetta 
le  no  vita  del  rinascimento  inoltrato,  come  avvenue  di  fatto, 
e  come  si  vede  tuttora  in  quelle  citta  stesse  che  meglio  con- 
servano  T  impronta  medievale.  E  con  cio  6  soddisfatto  la  fe- 
delt^  al  patrio  stile. 

L'interno  poi  6  uno  splendore.  Una  copia  degii  appar- 
tamenti  imperiali  di  Potsdam,  delizia  gia  di  Federico  il  grande, 
quel  re  di  Prussia,  che  amico  entusiasta  dei  francesi,  e  ci6 


ALL' ESPOSIZIONE   DI   PARIGI  303 

che  fu  male,  dello  spirito  razionalista  e  leggero  del  letterati 
p  filosofanti  d'allora,  Voltaire,  d'Alembert,  ecc.  fece  parte  al 
suo  regno  delle  maligne  influenze.  I  mobili,  gli  ornament!, 
i  quadri  di  quegli  appartamenti,  tutto  6  francese.  I  Boucher, 
Chardin,  Lancret,  Watteau,  ecc.  sono  li,  non  nelle  copie,  ma 
negli  original!  dei  loro  frivol!  soggetti.  Ma  i  parigini  che  non 
sono  facili  a  prendere  scandalo  della  leggerezza  e  monda- 
nita,  lusingati  e  alter!  dell'onore  recato  loro  dal  successore 
di  Federico,  non  ci  veggono  se  non  la  galanteria  del  potente 
sovrano,  e  ricambiano  cortesia  con  cortesia.  II  padiglione 
dell'Allemagna  riporto  il  grand  prix  tra  tutti  gli  altri.  II 
quale  quando  si  consider!  tutto  I'insieme  dell'architettura, 
della  decorazione  superba,  del  valore  intrinsoco  delle  opere 
allogatevi,  le  stupende  vetriere  dipinte  del  gran  vestibolo, 
con  le  sue  pitture  allegoriche,  il  ricco  rivestimento  di  marmo 
rosso ;  1'esposizione  della  stampa  libraria  tedesca,  la  quale 
produce  in  media  24000  libri  all' anno,  oltre  i  giornali  che 
sono  7500;  quando  si  dia  il  suo  merito  pure  alle  cantine  dei 
vini  del  Reno  e  della  Mosella  e  alia  birra,  che  si  contenta- 
rono  dei  locali  sotterranei,  ma  sono  pietosamente  visitati  da 
forestieri  e  dai  buoni  teutschen,  che  si  trovano  in  terra  aliena ; 
quando  si  consider!  che  tutto  questo  e  un  soprappiu  della 
contribuzione  gigantesca  data  dalla  Germania  all'Esposizione 
sul  Campo  di  Marte  e  sulla  spianata  degli  Invalid! ;  il  premio 
assegnatole  dal  Giuri  internazionale  non  sembrera  un  favore 
n6  un  complimento,  ma  un  atto  di  giustizia. 

E  la  Francia,  domander£  alcuno,  non  ha  parte  sulla  via 
delle  Nazioni,  nell'Esposizione  storica?  La  Francia  ha  mezza 
1'Esposizione  per  se,  le  sue  mostre  retrospettive  sono  sparse 
un  po'  per  tutto.  Un  cantuccio  storico  ex  professo  6  il  borgo 
del  Vieux  Paris,  e  sopratutto  tesori  raramente  visibili  in  altre 
occasion!  ha  accumulati  nel  petit  Palais  destinato  a  questo 
scopo  precisamente.  Ma  tanto  il  Vieux  Paris  quanto  il  petit 
Palais  sono  sull'altra  sponda  della  Senna;  e  omai  i  nostri 
lettori  sono  stracchi  del  viaggio  e  amano  rimetterne  a  uri 
altro  giorno  la  continuazione . 


CIIARITAS 


XXVIII. 
I  frutti  della  carita. 

Mentre  ad  Apamia  era  guerra  rotta  fra  i  due  frateJli  Ca- 
sali,  a  Car  no  si  andava  spargendo  fra  il  popolo  e  gli  operai 
che  gli  affari  del  signor  Bonavita  andavano  piuttosto  male. 
Le  notizie  della  guerra  civile  dell' Argentina,  tanto  disastrosa 
per  le  sue  miniere,  erano  corse  fra  gli  operai,  e  per  1'amore 
che  questi  portavano  al  loro  padrone  ne  erano  rimasti  afflit- 
tissimi.  A  confer  mar  li  nei  loro  dubbii  dolorosi,  ci  era  il  fatto 
che  si  vedeva  spesso  in  quei  giorni  il  soprintendente  della 
fabbrica,  stretto  a  segreti  colloqui  col  padrone,  e  il  Bonavita 
stesso  recarsi  quasi  ogni  giorno  a  Napoli.  II  signor  Luigi 
aveva  un  bel  fare  ad  assicurarli  che  il  pericolo  era  stato 
allontanato,  che  le  cose  volgevano  a  meglio,  e  la  presente 
ristrettezza  sarebbe  seguita  da  maggiore  prosperita ;  gli  operai 
troppo  temendo  per  s6  e  per  1'amato  padrone  non  volevano 
prestargli  fede,  e  si  struggevano  dall'ansieta  e  dal  dolore. 

Dalla  piazza  e  dall'officina  le  tristi  notizie  giunsero  presto 
in  canonica,  e  cagionarono  ai  due  preti  un  vivo  rammarico. 
D.  Paolo  cerco  di  sapere  indirettamente  il  netto  di  tutta 
quella  faccenda,  ma  dovette  attaccar  la  voglia  al  chiodo,  per- 
che  il  soprintendente  non  si  lascio  flscaleggiare,  e  il  signor 
Bonavita  era  assente  da  Carno  quasi  tutto  il  giorno.  Ma  non 
appena  quest' ultimo  cesso  dal  recarsi  a  Napoli,  i  due  sacer- 
doti  non  si  tennero  piu  sulle  mosse,  e  andatolo  a  trovare 
iieH'ufficio,  di  punto  in  bianco  1'  interrogarono  sullo  stato  dei 
suoi  affari. 


CHARITAS  -  RACCONTO  CONTEMPORANEO  305 

II  signer  Andrea  tutto  si  commosse  a  vedore  1'  interesse 
che  i  due  degni  sacerdoti  mostravano  per  la  sua  prosperity 
e  li  ringrazio  cordialmente. 

—  Miei  cari  araici,  aggiunse,  a  voi  non  terro  celata  cosa 
alcuna.  Intanto  pero  vi  dico  che  il  pericolo  di  un  gran  dis- 
sesto  flnanziario  e  veramente  allontanato,  e  spero  di  uscire 
da  questa  tempesta  piii  forte  che  mai ;  ma  non  posso  negare 
che  una  settimana  fa  c'era  veramente  pericolo  di  far  nau- 
fragio. 

-  Razza  di  ladri!  esclamo  D.  Paolo.  E  dire  che   hanno 
abolito  il  capestro!  Vorrei  essere  io  per  ventiquattro  ore  a 
capo  del  governo,  vedreste  che  piazza  pulita  farei  di  quella 
genia ! 

-  D.  Paolo,  osservo   il  Bonavita  sorridendo,    se   voleste 
impiccare  tutti  i  ladri,  vi  sarebbe  troppo  da  fare  in  questa 
nostra  Italia.  Tuttavia  osservate  che  nel  caso  presente,  alia 
malvagita  umana  si  congiunse  la  solita  mutabilita  del  com- 
mercio,  e  quindi  sarebbe  una  vera  ingiustizia  far  carico  di 
tutte  le  mie  disgrazie  al  Casali. 

-  Come  ando  dun'que  la  faccenda?  domando  D.  Giovan- 
nino,  al  quale  tardava  di  udire  il  racconto  di   queH'avven- 
tura  commerciale. 

-  Ecco  in  poche  parole  quanto  fa  al  caso  nostro.  Al  prin- 
oipio  dell'anno,  come  gia  avrete  udito7  ad  alcune  fabbriche 
inglesi  e  italiane  venne  in  mente  di  formare  un   sindacato, 
merc6  il  quale  si  potesse  regolare  la  produzione  delle  stoffe 
di  cotone,  e  in   conseguenza   anche   i   loro   prezzi,   i   quali, 
stante  la  grande  concorrenza,  erano  troppo  in  basso.  Si  trat- 
tava  dunque  di  fare  un  grande  monopolio,  alia  maniera  della 
Standard  oil  Coi/t/Htnt/  e  simili  compagnie  degli  Stati  Uniti, 
e  invitarono  anche  me  a  fame  parte.  Io  riflutai  recisamente 
per  due  ragioni  :  prima  di  tutto  perch^  in  cotali  monopolii  le 
fabbriche  di  minor  conto  perdono  presto  o  tardi  la  loro  autono- 
mia ;  e  poi  perch^  le  armi  di  che  si  fa  uso  in  quella  guerra  si 
accordano  ben  di  rado  colla  giustizia.  Io  dunque  rimasi  fuori,  e 
la  conseguenza  fu  che  pei  primi  due  mesi  dovetti  comprare  il 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.  20  24  ottobre  1900. 


306  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

cotone  a  prezzi  piuttosto  alti,  e  feci  qualche  perdita.  Ma  al 
sindacato  fu  impossibile  impadronirsi  di  tutto  il  cotone  esi- 
stente  nel  mondo,  e  un  monopolio  non  riesce  se  non  a  con- 
dizione  di  esser  solo  a  disporre  della  materia  greggia.  Mi 
aspetto  quindi  d'ora  in  ora  un  grande  fallimento,  dal  quale 
io,  la  Dio  merce,  sono  sicuro,  laddove  le  fabbriche  del  sin- 
dacato saranno  miseramente  travolte.  In  questa  prima  stret- 
tezza  commerciale  ho  perduto  da  circa  ventimila  lire,  delle 
quali  pero  mi  potro  rifare  interamente  n  on  appena  il  cotone 
tornera  ad  abbassare  di  prezzo. 

Pm  seria  era  la  questione  delle  azioni  argentine.  Prima 
di  stabilirmi  in  Italia  avevo  pensato  di  ritirare  i  miei  fondi 
dalle  miniere  argentine,  le  quali,  a  dir  poco,  sono  assai  mal- 
sicure,  causa  la  instabilita  dei  corsi  monetarii  nella  repub- 
blica,  la  mancanza  di  strade,  il  rincaro  dei  trasporti,  le  fre- 
quenti  rivoluzioni,  e  simili.  Tuttavia  aveva  tanta  amicizia 
e  relazioni  commerciali  coi  direttori  delle  miniere,  che  non 
mi  fu  possibile  eseguire  il  mio  divisamento.  Tre  settimane 
fa  apparvero  sui  giornali  i  famosi  telegrammi  che  tutti  hanno 
a  mente.  lo  sospettai  subito  una  congiura,  e  telegrafai  a  mio 
fratello  Edoardo  che  s'informasse  alia  borsa  di  Parigi  del  vero 
stato  delle  cose.  Egli  mi  rispose  che  le  azioni  dell' Argentina 
erano  allo  stato  normale,  ma  che  realmente  si  prevedeva  un 
forte  ribasso.  Questo  venne,  e  le  azioni  andarono  giu,  giu, 
fino  a  perdere  il  sessanta  per  cento.  Stando  cosi  le  cose,  ne 
accennando  a  migliorare,  anzi  vedendosi  vicina  una  cata- 
strofe,  un  gran  numero  di  azionisti  gettarono  sul  mercato  le 
proprie  azioni,  contentandosi  di  poco,  pur  di  non  perdere 
tutto.  lo  era  angustiatissimo,  e  non  sapevo  che  partito 
prendere.  Vendendo  le  rnie  azioni  avrei  fatto  una  perdita 
enorme;  serbandole,  correva  il  rischio  di  perder  un  capitale 
di  mezzo  milione  di  lire.  Quando  stava  sul  punto  di  pren- 
dere una  risoluzione  disperata,  i  miei  congiunti  di  Buenos 
Ayres  telegrafarono  ad  Edoardo  di  non  vendere  le  azioni 
argentine,  giacchk  il  ribasso  di  allora  sarebbe  presto  seguito 
da  un  rialzo  proporzionale.  Quando  questo  avvenisse  si  met- 


XXVIII.    I    FRUTTI .  DELLA   CARITA  307 

tessero  pure  sul  mercato  ch&  troverebbero  compratori,  e  11011 
si  indugiasse  piii  oltre.  Edoardo  mi  comunico  il  telegramma, 
e  in  conseguenza  aspettammo  gli  awenimenti.  Ne  questi 
tardarono  molto  a  compiersi.  La  banca  Baring  di  Londra, 
essendo  impegnata  per  parecchi  milioni  di  sterline  nelle  mi- 
niere  argentine,  cerc6  di  rialzare  artificialmente  il  valore 
delle  sue  azioni,  e  vi  riusci.  Al  primo  scoraggiamento  suc- 
cesse  nel  pubblico  una  confidenza  cieca,  una  fiducia  illimi- 
tata,  e  le  azioni  argentine  andarono  su,  su,  raggiunsero  quasi 
il  valore  nominale,  e  accennavano  a  oltrepassarlo.  Vi  fu  allora 
un  serra  serra  di  compratori,  ed  io,  ben  sapendo  che  cosa 
si  nasoondeva  dietro  le  quinte,  eolsi  il  buon  destro  e  ven- 
detti  le  mie  azioni.  Quest  a  tattica  mi  ha  salvato.  lo  ho  riavuto 
quasi  per  intero  il  mio  capitale,  e  quegl'incauti  che  hanno 
comprato  le  azioni  argentine  resteranno  alia  schiaccia,  giac- 
che  e  pur  troppo  vero  che  gli  eserciti  combattenti  in  quel- 
rinfelice  paese  hanno  in  parte  rovinate  le  miniere,  e  1'aggio 
delForo  e  cosi  alto  che  la  stessa  'banca  Baring  corre  rischio 
di  fallire.  Le  perdite  dunque  che  io  ho  fatto  in  questo  mese 
avyenturoso  non  superano  le  cinquanta  mila  lire,  e  pero, 
tenuto  co n to  del  rischio,  posso  ringraziare  Iddio.  Di  piu,  come 
dissi,  questi  denari  ritorneranno  senza  dubbio,  e  probabil- 
mente  con  un  guadagno  del  quaranta  per  cento. 

-  Ma  e  chi  ha  comprato  le  vostre  azioni  ?  domando  D.  Paolo. 

-  Non  mi  sono  curato  di  saperlo ;  per6  mi  e  stato  riferito 
che  uno  dei  compratori  fu  un  certo  Abramo  Levi,  giudeo  stroz- 
zino,  e  assai  noto  in  Napoli;   e  quel  bell'arnese  le  avrebbe 
rivendute  al  signor  Casali.  Se  cio  e  vero,  il  mio  rivale  6  ro- 
vinato,  e  me  ne  displace  sinceramente. 

-  Non  intendo,  osservo  qui  D.  Griovannino,  perch6  mai  il 
giudeo  abbia  comprato  le  azioni  per  poi  rivenderle  al  Casali. 

-  La  cosa  &  semplicissima.  II  Levi  compro  le  azioni  quando 
erano  in  ribasso,  e  questa  6  buona  tattica  commerciale.  Ma 
il  giudeo  ha  il  naso  flno,  e  accorgendosi  che  il  rialzo  non  era 
naturale,  ma  artificiale,  cerco  di  venderle,  e  trovo  il  citrullo 
da  gabbare.  II  Casali,  lusingato  dal  ribasso  attuale,  e  vedendo 


308  CHARITAS  -  RACCONTO  CONTEMPORANEO 

che  tendevano  a  rialzarsi,  le  compro,  e  il  giudeo  riebbe  indietro 
tutto  il  suo  denaro,  e  di  piu  la  provvigione  del  due  per  cento. 
Se  il  signor  Pietro  le  rivendette  quando  toccarono  il  massimo 
del  rialzo,  me  ne  congratulo  con  lui ;  ma  se  non  e  stato  abba- 
stanza  accorto  da  farlo,  ovvero  non  trovo  compratori,  egli  ci 
perdera  una  grossa  somma  di  denaro. 

-  Insomnia,  si  corre  meno  risehio  a  fare  il  parroco  che 
a  fare  il  mercante,  osservo  D.  Paolo. 

-  Dite  bene,  mio  caro  amico.  A'  nostri  giorni  non  si  riesce 
a  condurre  innanzi  con.  profitto  una  fabbrica,  se  non  si  e  for- 
niti  di  due  cose:  un  forte  capitale  e  una  testa  forte.  Le  tasse 
in  Italia  aggravano  straordinariamente  rindustriale  operoso, 
e  la  concorrenza  straniera  leva  quel  poeo  che  il  Governo  ci 
ha  lasciato.  Non  si  va  innanzi  se  non  a  condizione  di  supplire 
coirindustria  e  colla  diligenza  alle  circostanze  av verse.  Questo, 
la  Dio  merce,  ho  fatto  fin  qui,  e  continuero  per  1'av venire. 
Infine  non  e  per  mio   interesse  particolare :    e  un  debito   di 
pieta  che  debbo  al  mio  defunto  padre,  e  a  questa  buona  gente 
di  Car  no. 

—  Voi  siete  la  benedizione  del  paese,  disse  D.  Paolo,  e,. 
non  fo  per  dire,  il  Signore  e  tenuto  in  coscienza  ad  aiutarvi. 
Di  che  cosa  vivrebbe  tanta  gente  se  voi  veniste  meno?  Non 
siete  voi  la  Provvidenza   divina  in   questa  mia  parrocchia? 

-  Ottimamente ;  dunque  tutto  va  bene  al  presente,  e  rin- 
graziamone  Iddio.  Ora  passiamo  ad  altro.  Voi  D.  Giovaimino 
dovete  rendermi  conto  delle  nostre  buone  opere  a  favore  degli 
operai.  II  mese  scorso  sono  stato  cosi  occupato  che  non  ho 
proprio  avuto  tempo  di  attendervi.  Punto  primo :  come  vanno 
le  cucine  economiche? 

—  A  meraviglia  bene.  Quasi  tutti  gli  operai  si  servono  alia 
nostra  cucina  economica,  e  ne  vanno  dicendo  maraviglie. 

-  Sfido  io  a  parlarne  altrimenti,  salto  su  D.  Paolo.  Con 
una  miseria  da  niente  hanno  un  pranzo  da  sagra.  Non  hanno 
mai  mangiato  cosi  bene  in  vita  loro,  quei  furfanti ! 

-  E  dove  mettete  tanta  gente?  (Ionian do  il  Bonavita. 

-  Ecco  come  ho  sciolto  il  problema,  rispose  D.  Giovan- 


XXVIII.    I   FRUTTI   DELL  A   CARITA  309 

nino.  Degii  operia  circa,  un  duecento  cinquanta  sono  ammo- 
gliati,  e  i  piu  vivono  nel  paese  stesso  o  nei  dintorni.  Or  io 
ho  dato  ordine  che  tutti  gli  operai  ammogliati  che  vivono  a 
poca  distanza  da  Carno  devono  andare  a  mangiare  a  casa 
loro,  e  a  questo  fine,  o  la  loro  moglie,  o  alcuno  del  figliuolj, 
viene  a  pigiiarsi  il  desinare  e  la  cena  che  poi  mangiano  tutti 
insieme  nel  seno  delle  loro  famigliuole.  E  con  cio  ho  ottenuto 
tre  cose:  prima  di  tutto  non  c'&  piu  tanta  calca  alle  cucine; 
in  seconclo  luogo  gli  uomini  mangiano  in  famiglia;  e  in  tcrzo 
luogo  evitano  la  tentazione  di  ber  vino,  cio  che  forse  fareb- 
bero  se  fossero  soli  in  paese. 

-  Va  benissimo.  Ma  e  i  molti  altri  che  restano,  dove  li 
mettete  voi? 

-  Una  buona  met&  si  siede  nei  soliti  stanzoni,  e  per  gli 
altri  sto  ora  tirando  su  due  tettoie  rozze  si,  ma  forti  e  ben 
riparate,  che  saranno  finite  entro  pochi  giorni. 

-  Le  ho  gia  vedute  in  passando.  Ma  ditemi,  chi  paga  per 
tutti  questi  lavori? 

-  Signor  Andrea,  rispose  il  pretino    sorridendo,  ho  tro- 
vato  una  buon'anima  che  mi  ha  aperto  la  sua  borsa. 

-  Ma  vedete  un  poco,  esclamo  il  parroco,  che  razza  di  bugie 
mi  dice  oggi  il  mio  D.  Giovannino.  Signor  Andrea,   donian- 
date  a  me  chi  sia  quella  buon'anima,  e  vedrete  che  Tindovino 
io.  Come  se  quella  buon'anima  che  apre  la  borsa  non  fosse 
proprio  lui!  0  D.  Giovannino,  e  non  vi  vergognate  alia  vostra 
et&  di  dir  bugie  corne  i  ragazzi  della  dottrina? 

II  Bonavita  a  questa  scappata  di  D.  Paolo  rise  cordial- 
mente.  Egli  sapeva  molto  bene  che  il  degno  parroco  ci  entrava 
non  poco  nelle  frequenti  generosity  del  suo  giovane  compagno, 
e  si  credeva  oft'eso  se  il  suo  coadiutore  non  Io  mettesse  a 
parte  cle'  suoi  disegni  e  delle  sue  spcse. 

-  Bravi,  amici  miei  cari,  e  mille  grazie  per  tutto  quello 
che  fate  a  pro  di  questa  buona  gente  di  Carno.  Veniamo  al 
secondo  punto.  Si  mette  bene  la  cassa  di  risparmio? 

-  Quanto  a  cio  ho  trovato   maggtore   difficolta  che  non 
credeva.  Tutti  gli  operai  naturalmente  vogliono  fame  parte, 


310  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

e  fin  qui  va  bene.  Ma  il  difficile  sta  a  trovare  un  tre  o  quattro 
uomini  capaci,  dabbene,  operosi,  che  per  amor  di  Dio  o  dietro 
una  leggiera  retribuzione  possano  o  vogliano  prenderne  1'am- 
ministrazione.  Come  voi  sapete,  il  nostro  sistema  porta  che 
gli  stessi  operai,  per  quanto  e  possibile,  amministrino  le  so- 
cieta  fondate  per  loro  utilita,  e  la  cassa  di  risparmio  6  una 
delle  principal!. 

D.  Paolo  scosse  la  testa.  In  questo  punto,  disse,  non  vado 
d'accordo  con  D.  G-iovannino.  Questi  rozzi  villani  non  saranno 
mai  da  tanto  di  prendersi  essi  stessi  ramministrazione  di  una 
cassa  di  risparmio.  Pare  a  me  che  sarebbe  meglio  giovarsi 
delle  casse  postali  di  risparmio.  In  esse  il  denaro  e  sicuro, 
n6  vi  sono  tanti  fastidii. 

—  Vero,  verissimo,  osservo  il  Bonavita,  ma  le  casse  po- 
stali danno  un  interesse  troppo  esiguo.  Nel  caso  nostro  invece 
io  stesso  investo  nella  fabbrica  i  piccoli  capitali  de'  miei 
operai,  e  cio  oltre  a  fruttare  il  nove  o  died  per  cento,  for- 
mer a  un  vincolo  sempre  maggiore  fra  il  padrone  e  gli  operai. 
Ma  in  questo  sistema  e  assolutamente  necessario  che  rammi- 
nistrazione sia  in  mano  di  un  consiglio  misto  di  padroni  ed 
operai,  perch6  Toperaio  quanto  piu  e  povero  tanto  piu  e  ge- 
loso  del  suo  peculietto.  Inoltre  qui  si  tratta  di  educare  Toperaio 
a  far  da  s6,  di  aiutarlo  a  levarsi  nella  scala  sooiale,  come 
gia  si  e  fatto  in  Inghilterra,  in  Belgio,  in  America,  in  Francia 
e  altrove,  e  a  questo  fine  contribuisce  grandemente  il  sistema 
da  noi  prescelto.  Cio  posto,  come  ve  la  siete  cavata,  D.  Gio- 
vannino? 

-  Per  ora  faccio  tutto  da  me,  aiutato  ben  s'intende  dal 
signor  Luigi,  che  rappresenta  '  ramministrazione  della  fab- 
brica. In  questo  frattempo  pero  vado  istruendo  a  poco  a  poo-o 
tre  operai  che  mi  sembrano  piii  atti  al  nostro  scope.  Non  si 
tratta  in   fine   di  una  grande   amministrazione,  e  spero   di 
riuscirvi. 

-  Vedremo,  vedremo,  ripiglio  D.  Paolo.  Io  non  ci  credo; 
questi  villani  dovrebbero  nascere  un'altra  volta  per  riuscire 
da  tanto. 


XXVIII.    I   FRUTTI   DELL  A   CARITA  311 

-  Una  buona  educazioiie  e  una  seconda  nascita,  osservo 
gentilmente  il  Bonavita. 

-  Un  terzo  punto  e  la  farmacia  gratuita  agli  amrnalati, 
disse  D.  Giovanni  no. 

-  Perfettamente,  annul  il  signer  Andrea.  E  come  stiamo 
a  questo  riguardo? 

-  A  cavallo !    esclamo  D.  Paolo.  Questo   bel   giovanotto 
ha  tirato  dalla  sua  Monsignore,  e  natural mente  ha  ottenuto 
da  lui  quanto  desiderava.  Denari,   caro   signer  Andrea,  de- 
nari  sonanti ! 

—  Me  ne  congratulo  di  cuore.  Dunque  anche  rispetto  alia 
farmacia  siamo  a  buon  punto,  osserv6  il  Bonavita. 

-  Ma  il  parroco  qui,  aggiunse  D.  Giovannino,  non  hadetto 
cio  che  egli  ha  fatto  a  vantaggio  dei  nostri  ammalati. 

—  Una  birbonata !    tono   ridendo   D.   Paolo.    E   che  cosa 
sanno  fare  i  vecchi  se  non  tirar  prese  di  tabacco? 

-  Glielo  diro  io,  signor  Andrea,  che  cosa  ha  fatto  D.  Paolo, 
ripiglio  il  giovane  prete.  Lei  forse  non  sa  che  il  nostro  par- 
roco ha  un  vecchio  amico  in  Apamia,  il  signor  Salviati,  uno 
dei  principal!  farmacisti   della   oitta.  Or  bene,  D.  Paolo  gli 
ha  fatto  una  visita,  e  colle  belle  belline  lo  ha  indotto  a  met- 
terci  su  una  farmacia  completa  per  la  miseria  di  mille  lire. 
Non  tutti  i  farmachi,  s'intende,  saranno   di   prima  qualita, 
ma  i  nostri  operai   non   sono   signorine   isteriche,  e   le  loro 
malattie... 

-  Si  cur  a  no  con  tre  sole  medicine,  continuo   D.  Paolo : 
olio  di  ricino,  dieta  e  becchino,  ed  io  vi  posso  dire,  signor 
Andrea,  che  lo  so  per  esperienza. 

—  Avreste  fatto  anche  T esperienza  del  becchino?  domando 
ridendo  il  Bonavita.  Poi  aggiunse :  —  Tutto  va  bene ;    mille 
lire.  Ma  e  dove  avete  buscato  tutti  questi  denari? 

-  Lo  dimandi  alia  borsa   di   Monsignore  e  a  quella   del 
mio  coadiutore,  rispose  ridendo  D.  Paolo. 

-  E  dopo  averlo  chiesto  alia  mia  borsa,  entro  a  dire  di 
ripicco  il  giovane  prete,  passi  anche  ad  interrogare  la  cassa 
del  nostro  bravo  parroco.  Ah !  D.  Paolo   ha  una  cassa   me- 


312  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

ravigliosa,  sapete  voi?  Non  contiene  nulla,  a  sentir  lui,  pro- 
prio  nulla :  un  breviario  vecchio,  alcuni  stracci,  un  po'  di 
cera  benedetta  pel  suo  proficiscere  e  nulla  piii :  ma  intanto 
egli  1'apre  di  nascosto,  e  ne  cava  certi  biglietti  rossi,  nuovi, 
fiammanti !  Gia  non  contiene  altro  die  pochi  stracci  e  una 
candela  benedetta  pel  suo  proficiscere!  Ah!  D.  Paolo  come 
siete  furbo  ! 

Durante  la  parlata  di  D.  Giovannino,  il  degno  Parroco 
andava  a  dirittura  in  visibilio.  Rideva,  strizzava  gli  occhi 
verso  il  Bonavita,  lo  toccava  co'  piedi  e  in  altri  modi  gli 
accennava  di  non  credere ;  che  erano  tutte  fandonie  che  Don 
Giovannino  diceva  per  nascondere  la  sua  generosita.  Ma  il 
Bonavita  sapeva  bene  che  tesori  di  amore  si  nascondevano 
in  quei  due  cuori  sacerdotali,  e  nel  segreto  della  sua  anima 
tutto  godeva  che  i  suoi  operai  fossero  confidati  al  Parroco  e 
al  coadiutore  di  Carno. 

—  Va  bene,  sono  contento,  arcicontento  di  quanto  fate 
pe;  miei  operai,  e  vi  ringrazio  di  tutto  cuore,  conchiuse  il 
Bonavita.  Ma  di  cio  parleremo  un'altra  volta  a  nostro  bel- 
1'agio.  Intanto  vi  avverto  che  fra  pochi  giorni  arrivera  da 
Parigi  mio  fratello  Odoardo,  e  restera  qui  alcuni  giorni  prima 
di  recarsi  a  Genova  colla  famiglia,  per  indi  far  vela  per 
T  America. 

-  E  cosl  voi  restore te  solo,  osservo  D.  Giovannino. 

-  Solo,  soletto,  ripiglio  il  Bonavita  con  accento  grave  e 
serio. 

-Ma  che  solo  d'Egitto!  esclamo  D.  Paolo.  Si  chiama 
egli  un  viver  da  solo,  quando  si  ha  intorno  a  se  quasi  cin- 
quecento  operai? 

-  E  due  cari  amici,  come  D.  Paolo  e  D.  Giovannino?  — 
conchiuss  il  signor  Andrea,  mentre  levatosi  da  sedere  con- 
gedava  i  due  sacerdoti. 

-  Eppure  sono  veramente  solo,  penso  fra  se  il  Bonavita, 
mentre  i  suoi  amici  si  avriavano  a  piccoli  passi  sullo  stra- 
done  della  fabbrica.  Sono  solo,  non  ho  famiglia,  e  sento  che 
T amore  per  questi  poveri  operai  non  e  incompatibile  con  un 


XXVIII.    I   FRUTTI    DELLA   CARITA  313 

altro  amore  benedetto  da  Dio,  e  che  forma  da  s6  solo  gran 
parte  della  felicita  umana.  E  tomato  al  suo  studio,  si  sedette 
e  rimase  per  qualche  tempo  assorto  in  un  desiderio  intense 
di  amare  e  di  essere  riamato. 

XXIX. 
In  trappola. 

Una  certa  sera,  il  Casali  era  tutto  aftaccendato  a  prepa- 
rare  una  borsa  da  viaggio. 

-  Dove  fate  conto  di  andare,  Pietro '?  gli  domando  timi- 
damente  la  signora  Giuliana. 

-  Vado  a  Guglia,  e  Ottavio  verra  meco,  le  rispose  secco 
secco  il  marito. 

-  Prenderete  la  strada  comunale,  non  e  vero?  suggeri  la 
mogiie.  Voi  sapete  che  la  via  per  il   bosco  e  qualche  volta 
infestata  dai  briganti. 

-  Prendero  la  strada  che  mi  fara  piu  comodo,  e  se  in- 
cappo  nei  briganti  tanto   meglio !  Gia,  la  vita   fra   i   boschi 
deve  essere  migliore  della  mia,  sempre  fra  gente  che  man- 
tiene  un  palmo  di  muso.  Per  tutti  i  diavoli  dell' inferno!  non 
c'e  modo  di  aver  pace  in  questa  casa?  Dove  6  quella  pette- 
gola  di  Agnese?  sta  forse  con  quel  cane  di  mio  fratello? 

-  No,  e  in  camera   sua,  e   se  volete   la   mando  a  chia- 
mare. 

-  No,  resti  dove  e,  e  non  si  faccia  piii  vedere  che  sara 
meglio  per  me  e  per  lei!    Accidempoli  a  tutte  le  donne  e  a 
rnc  quando  ebbi  la  maledetta  idea  di  prender  mogiie! 

La  donna  sospiro  e  tacque.  Piangere,  sospirare  e  pregare 
erano  i  soli  conforti  che  la  poveretta  aveva  fra  i  continui 
screzii  cagionati  dal  malumore  costante  del  marito. 

Era  passata  di  poco  la  mezzanotte  quando  il  Casali  e  Ot- 
t;ivio  montarono  in  una  carrozza  di  affitto  a  due  cavalli  e 
partirono  per  Guglia.  Per  un  cento  tratto  la  strada  correva 
lungo  il  mare,  e  poi  si  internava  fra  i  colli,  sui  quali  si  ap- 
poggia  Tappennino  napolctano.  I  due  viaggiatori  arrivarono 


314  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

al  villaggio  di  Salini  poco  prima  dell' alba,  ma  essendo  il 
cielo  coper  to  da  grosse  nuvole,  a  quell' ora  era  ancora  buio 
pesto. 

-  Che  strada  vogliono  prendere  ?  domando   il  vetturino 
a'  suoi  passeggieri.  E  aggiunse :  —  A  poche  miglia  di  qui  la 
strada  si  biforca :  c'e  la  comunale  che  arriva  a  Guglia   fa- 
cendo  una  lunga  giravolta,  e  quella  pel  bosco  ehe  va  diritta; 
ma  e  mono  buona,  e  poi,  talora  si  hanno  brutti  incontri. 

Ottavio  interrogo  eollo  sguardo  il  Casali,  ma  questi  non 
si  fece  vivo.  In  verita.  neppur  egli  sapeva  che  fare.  Prima 
di  uscire  di  casa  aveva  risoluto  di  passare  pel  bosco,  ma  ora 
gli  era  passata  un  po'  la  voglia.  D'altra  parte,  a  prendere 
la  strada  comunale  si  perdeva  una  buon'ora  di  tempo. 

-  Fate  voi,  disse  finalmente  il  Casali  al  vetturino.  Pas- 
sate  per  dove  volete.  A  buon  conto  ho  preso  con  me  il  re- 
volver e  in  caso  di  bisogno  servira,  a  qualche  cosa. 

La  vettura  si  fermo  a  Salini  una  buona  mezz'ora,  e  quando 
ripartl,  la  notte  fuggiva  ormai  rapidamente  e  Falba  imbian- 
cava  le  case  del  villaggio  e  le  vette  dei  monti  vicini. 

Giunsero  al  bivio  che  spuntaAra  il  sole.  Durante  il  viag- 
gio  i  due  passeggieri  avevano  piii  o  meno  dormicchiato,  ma 
da  Salini  in  poi  Ottavio  era  stato  con  tanto  d'occhi  aperti, 
anche  per  vedere  se  il  vetturino  si  teneva  alia  strada  co- 
munale, ovvero  prendesse  quella  del  bosco.  Con  suo  grande 
piacere  si  accorse  che  quegli,  lasciando  la  piii  corta,  ma  pe- 
ricolosa  della  macchia,  mantenne  i  cavalli  sulla  comunale. 
Tuttavia  al  bivio  noto  cosa  che  gli  fece  impressione.  Fra  le 
rade  piante  del  bosco  incipiente  vide  un  omaccio,  brutto, 
rozzo,  selvaggio,  seduto  su  di  un  cavallaccio  piu  brutto 
ancora  di  lui.  QueH'uomo  fisso  due  occhi  di  lince  su  Otta- 
vio e  il  Casali,  e  poi  dato  di  volta  al  cavallo  spari  fra  gli 
alberi  della  foresta,  mentre  la  carrozza  continuava  la  sua 
strada.  —  Che  faceva  colui  a  quel  bivio?  domando  Ottavio  a 
se  medesimo.  Chi  aspettava  egli  mai?  Ma  non  sara,  nulla: 
non  e  credibile  che  i  briganti  abbiano  tanto  fegato  di  assa-  • 
lirci  a  pieno  giorno  sulla  strada  comunale.  —  II  Casali  con- 


XXIX.    IN   TKAPPOLA  315 

tinuando  a  dormicehiare,  Ottavio  prese  il  revolver  che  gia- 
ceva  sul  sedile  e  si  diede  ad  esaminarlo. 

La  strada  continue  piana  per  trc  quart!  di  rriiglio,  e  poi 
comincio  a  salire.  I  cavalli  dal  trotto  si  misero  al  passo,  e 
il  vetturino  lascio  le  redini  penzolanti  sui  loro  colli  bassi  e 
affaticati.  A  sinistra  e'er  a  una  montagna  alta,  ripida,  quasi 
nuda  di  alberi :  a  destra  invece  nereggiava  un  bosco  di  abeti, 
denso,  fresco,  profumato,  e  pieno  di  ombre  misteriose. 

Mentre  passeggieri  e  vetturino  erano  occupati  a  guardare 
attorno,  uscirono  di  repente  dal  bosco  a  destra  cinque  uomini 
armati  fino  ai  denti  i  quali  slanciatisi  alia  testa  dei  cavalli 
li  arrestarono. 

-  Sferza  i  cavalli,  diavolo !  grido  il  Casali,  quando  si  avvide 
di  die  si  trattava.  E  quell' uomo  forte  e  prode  si  levo  in  piedi 
quasi  in  atto  di  attaccare  i  briganti. 

II  Casali  non  aveva  ancor  chiuso  bocca,  che  un  colpo  parti 
dal  revolver  di  Ottavio  e  ando  a  colpire  un  brigante,  nell'atto 
che  si  avvicinava  alia  carrozza. 

-  Giu  quell  'arme  !  tono  con  voce  terribile  il  capobandito,  e 
in  cosi  dire  assesto  col  calcio  del  fucile  un  tal  eolpo  al  braccio 
del  giovane,  che  aprendogli  automaticamente  la  mano  gli  fece 
saltare  il  revolver  a  parecchi  passi  di  distanza.  II  Rinuccini, 
che  tale  era  il  brigante,  si  chino,  raecolse  il  revolver  e  se 
lo  mise  in  tasca.  Tutto  questo  avvenne  in  un  istante. 

Segui  una  lotta  breve,  ma  terribile.  I  due  passeggieri  si 
difesero  eome  leoni,  ma  infine  sopraffatti  dai  quattro  briganti, 
pesti  ed  ammaccati,  furono  fatti  prigionieri.  II  vetturino,  spa- 
ventato,  e  quasi  morto  pel  terrore,  era  tenuto  a  bada  durante 
la  lotta  dal  brigante  ferito,  il  quale,  pur  giacendo  sull'orlo 
della  strada,  puntava  la  pistola  contro  il  malcapitato  auto- 
medonte.  Ma  non  vi  era  bisogno  di  tan  to.  Non  che  difendere 
i  due  passeggieri  non  gli  sarebbe  bastato  1'anirno  e  la  forza 
di  fuggire. 

L'emozione  della  lotta,  il  dolore  delle  membra  peste,  1'ira 
terribile,  la  disperazione  tremenda  tolsero  al  Casali  e  ad  Ot- 
tavio la  forza  di  gridare  al  soccorso ;  e  per  un  momento  giac- 


31-6  CHARITAS  -  RACCUNTO   CONTEMPORANEO 

quero  sulla  strada  pubblica  legati  strettamente,  e  inert!  come 
corpi  morti.  Per  ordine  del  Rinuccini  il  Casali  venne  tolto 
di  peso  e  posto  sul  cavallaceio  che  poco  prima  era  apparso 
al  bivio,  e  guidato  da  uno  del  briganti  spari  ben  presto  fra 
le  piante  del  boseo:  Ottavio  poi  fu  a  forza  imbavagliato  e 
portato  a  braccia  in  altra  parte  della  foresta.  Sulla  strada 
rimasero  il  capo  della  banda,  il  brigante  ferito  e  il  vetturino. 

-  Ora  a  noi,  disse  il  Rinuccini  rivolto  a  quest' ultimo  che 
trcmava  ancora  di  paura;  tu  puoi  andartene;  sei  libero.  Ma 
apri  bene  gli  occhi,  e  ascolta  quanto  ti  dico.  Ritornerai  in- 
dietro,  e  ti  fermerai  colle  bestie  ai  tre  cipressi  a  mezzo  mi- 
glio  da  Salini.  Cola  aspetterai  uno  dei  due  prigionieri.  Quando 
egli  arrivera  gli  aprirai  la  vettura,  e  sferzando   i  cavalli  a 
tutta  camera  faral   ritorno  in   citta.  Bada  bene  di  non  fer- 
marti  per  istrada,  n6  di  parlare  con  anima  viva  di  quanto 
e  accaduto.  Se  parli  sei  morto:  morto  capisci?  Ti  ammazzero 
come  un  cane,  anche  se  ti  avessi  a  rifugiare  in  braccio  della 
Madonna  del  Carmine.  --  E  qui  il  brigante  si   torco  per  ri- 
spetto  la  punta  del  cappello,  imitato  in  cio  dal  vetturino  e 
dal  ferito. 

-  Chi  mi  paga  la  corsa?  domando  timidamente  il  vettu- 
rino nell'atto  di  salire  a  cassetta.  . 

-  Te  la  paghera  il  prigioniero   liberate ;  glielo  coman- 
dero  io.  Va  dunque,  e  acqua  in  bocca,  se  ti  preme  la  pelle. 
II  vetturino  non  se  lo  fece  dire  due  volte,  e  voltati  i  ca- 
valli spari  in  un  baleno  dalla  presenza  dei  due  briganti. 

-  E  grave  la  ferita?  domando  in  tono  e  voce  amorevole 
il  Rinuccini  al  compagno. 

-  No,  che  io  mi  sappia.  Sono  stato  colpito  alia  spalla  si- 
nistra  e  non  posso  muovere  il  braccio.  Ma  quel  cane  me  la 
paghera ! 

-  Taci!  grido  il  capo  della  banda.  Non  una  parola  di  piu. 
Hanno  combattuto  da  valorosi,  e  se  ti  e  toccata  una  ferita, 
non  ti  puoi  lamentare.  Bada  bene,  non  voglio  ne  meno  una 
goccia  di  sangue;  intendi? 

II  brigante  quaglio  sotto  la  voce  e  il  gesto  imperioso  del 


XXIX.    IN   TRAPPOLA  317 

suo  capo ;  ma  chi  gli  avesse  guardato  gli  occhi,  alia  pupilla 
ardente  e  alia  cornea  sanguigna  vi  avrebbe  letto  una  sete 
inestinguibile  di  vendetta. 

II  Rinuccini  aiuto  il  compagno  ad  alzarsi  in  piedi,  e  so- 
stenendogli  con  una  certa  tenerezza  i  passi  vacillanti  entra- 
rono  ambedue  in  quella  parte  del  bosco  dove  era  stato  con- 
dotto  Ottavio.  Quivi,  dopo  breve  cammino  trovarono  il  giovine 
seduto  contro  un  albero,  col  bavaglio  in  bocca,  e  tutto  ancora 
legato,  e  due  briganti  che  gli  facevano  la  guardia.  All'appa- 
rire  del  Rinuccini  i  due  ribaldi  portarono  la  mano  al  cappello 
e  si  misero  in  atto  di  chi  aspetta  ordini. 

-  Va  bene,  disse  il  capobandito  lanciando  un'occhiata  ad 
Ottavio ,  lasciatemi  solo  con  costui.  Voi  altri  due  prendetevi 
in  mezzo  il  Mazzarullo,  e  portatelo  o  accompagnatelo  dove 
sapete.  Poi  guardando  d'attorno  aggiunse:    avete  portato  il 
latte  come  vi  aveva  comandato  ? 

-  Si,  rispose  uno  degli  sgherri:  sta  dietro  quell'albero  la. 

-  Ottimamente  ;  adesso  andate. 

I  due  briganti  si  presero  in  mezzo  il  Mazzarullo  e  si 
mossero  per  obbedire  agli  ordini  ricevuti:  ma  il  ferito  passandp 
davanti  ad  Ottavio  si  fermo  un  istante,  lo  fisso  in  volto  e  una 
fiamma  di  rabbia  intensissima  arross6  per  un  momento  la 
sua  faccia  di  Caino. 

-  Presto !  via !  tono  il  Rinuccini.  E  quelli  sparirono  nel 
folto  della  foresta. 

Partiti  i  compagni,  il  Rinuccini  tolse  al  giovane  il  ba- 
vaglio, lo  slego  e  permise  si  levasse  in  piedi. 

Alia  prima  ira  della  lotta,  alia  disperazione  della  pri- 
gionia  era  seguita  in  Ottavio  una  certa  calma,  onde  pot6 
fissare  in  faccia  il  Rinuccini  piu  con  disprezzo  che  con  ira. 

-  Misorabile  assassino,  grido,  che  vuoi  fare  di  me '?  Dove 
hai  fatto  condurre  il  mio  compagno?  parla,  che  vuoi  da  me? 

-  Lo  saprete   quanto   prima,    rispose   il   brigante  senza 
punto  turbarsi.  Intanto,  sappiate  che  se  io  non  1'avessi  im- 
pedito,  quel  mio  compagno  che  avete  ferito  vi  avrebbe  tolto 
la  vita.  Dunque,  saro   un   brigante,  se   volete,  ma   n®n  un 
assassino. 


318  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

Ottavio  abbasso  gli  occhi  a  terra  e  si  chiuse  in  uno  sde- 
gnoso  silenzio. 

-  Signore,  ripiglio  il  Rinuccini  offrendogli  un  bicchiere  di 
latte,  bevete  ch6  vi   fara  bene.  Mi  dispiace  di   essere  stato 
costretto  a  far  uso  della  forza,  ma  non  fu  colpa  mia.  Se  vi 
foste  arresi  senza  resistenza  vi  sareste  risparmiato  una  lotta 
inutile  e  pericolosa. 

II  giovine  non  rispose,  ma  dopo  un  momento  di  riflessione,. 
prese  il  bicchiere  dalle  mani  del  brigante  e  lo  vuoto. 

-  Cosi  va  bene.  Un  altro? 

-  No,  per  ora  bastera  uno. 

-  La  bottiglia  inter  a  e  a  vostra  disposizione.  Adesso  se  vi 
sedete  un  momento,  vi  spieghero  quali  sieno   le  mie  inten- 
zioni   a  vostro   riguardo   e   specialmente  intorno   al  vostra 
eompagno. 

Ottavio  ubbidi  al  comando  del  capobandito. 

-  Signore,  comincio  il  Rinuccini,  avrete  gia  capito  che 
qui  si  tratta  di  un  ricatto,  non  su  voi,  ma  sul  vostro  eom- 
pagno. Ecco  la  mia  volonta.  Voi  uscirete  di  qui  affatto  libero. 
Ai  tre  cipressi,  a  mezzo  miglio  da  Salini,  troverete  la  car- 
rozza  colla  quale  siete  venuti.  II  vetturino  6  1&  che  vi  aspetta. 
Voi  ritornerete  in  citta,  annunzierete  alia  famiglia  del  signor 
Casali  la  sua  cattura,  e  aggiungerete  che  essi  devono  entro- 
una  settimana  trovar  cinquantamila  lire  per  riscattarlo. 

-  Cinquantamila  lire?  ripete   Ottavio   quasi  macchinal- 
mente. 

-  Si,  cinquantamila  lire,  ne  piu  ne  meno.  Quarantanove- 
mila  in  biglietti  da  mille,  e  mille  in  biglietti  da  dieci.  Avuta 
il  denaro,  voi  ritornerete  qui  e  me  lo  consegnerete,  e  in  quel 
momento  stesso  il  signor  Casali  sara  messo  in  liberta. 

Ottavio  stette  un  poco  sopra  pensiero,  e  poi  guardando  in 
faccia  il  brigante  disse: 

-  E  se  negassi  risolutamente   di   ubbidirti,  che  cosa  mi 
faresti? 

-  Nulla  di  male,  rispose  il  Rinuccini  con  grande  flemma. 
Vi  manderei  a  raggiungere  il  Casali    riel  luogo  sicuro  dove 


XXIX.    IN   TRAPPOLA  319 

egli  si  trova,  e  la  vostra  faraiglia  per  avervi  libero  dovrebbe 
pagare  un  forte  riscatto. 

-  Quanto  per  esempio  ? 

-  Ventimila  lire,  mi  pare,  non  sarebbero  troppe.  II  vostro 
valore  e  il  vostro  sangue  freddo  sono  maggiori  di  quella  somma. 

Un  leggiero  sorriso  sfioro  le  labbra  di  Ottavio,  al  quale 
persino  in  quelle  tristissime  circostanze  corse  alia  lingua  un 
frizzo  mordace:  ma  si  rattenne,  e  resto  un  momento  in  si- 
lenzio. 

-  E  se  la  famiglia  del  signor  Casali,  ripiglio  Ottavio,  non 
potesse  trovare  la  somma  richiesta,  ti  contenteresti  di  meno? 

-  No,  no,  devono  essere  cinquantamila.  II  signor  Casali, 
lo  so  troppo  bene,  puo  subire  questo  salasso  senza  morirne. 
Solo  la  sua  fabbrica  vale  da  presso  a  mezzo  milione. 

-  In  questi  ultimi  tempi,  il  mio  amico  ha  fatto  qualehe 
perdita,  ed  e  in  procinto  di  fame  una  piii  grande. 

-  Non   importa,  grido   sdegnosamente  il   Rinuccini.  Ha 
tanto  rubato  a  quei  suoi  poveri  operai,  che  poco  monta  se  il 
mio  ricatto  lo  manda  alia  malora ! 

-  Cinquantamila  e  dunque  la  somma  assolutamente  indi- 
spensabile?  torno  a  dire  il  giovane. 

-  Si,  cinquantamila,  e  non  la  diminuir6  di  un  quattrino. 

-  E  se  invece  di  venir  io  stesso  a  portarti  i  denari  man- 
dassi  in  mia  vece  i  carabinieri? 

-  Provatevi  se  vi  garba !  I  carabinieri  saranno  presi  a 
fucilate,  e  il  signor  Casali  restera  in  mia  mano. 

-  Supponiamo  il  caso  che  il  mio  amico  non  venga  affatto 
riscattato:  che  ne  farai  tu  mai? 

-  Sara  ucciso,  rispose  freddamente  il  brigante. 

-  Ho  capito ;  quando  6  cosi,  posso  ritornare  ad  Apamia. 
E  si  levo  in  piedi  per  andarsene. 

-  Un  momento,  disse  il  Rinuccini,  non  ho  ancora  finito. 

-  Fa  presto  dunque,  ch&  ogni  momento  perduto  e  un  sup- 
plizio  pel  mio  amico.  ---  E  si  rimise  a  sedoiv. 

-  Quando  ritornerete  col  denaro,  lascierete  la  carrozza 
a  Salmi ,  e  tutto  solo  proseguirete  la  strada  comunale.  A  un 


320  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

certo  punto  scorgerete  un  uomo  a  cavallo  rasente  il  bosco. 
Seguitelo  entro  la  foresta,  e  la  troverete  una  persona  alia 
quale  potrete  con  tutta  sicurezza  consegnare  la  somma  ri- 
chiesta.  Pero  e  assolutamente  necessario  die  arriviate  a  Sa- 
lini  all' alba. 

-  Potrei  vedere  il  mio  amico,  prima  di  partire?  domando 
Ottavio. 

-  No,  rispose  risolutamente  il  brigante. 

-  Riferirai  a  lui  la  conversazione  avuta  con  me  ? 

-  No,  egli  la  saprk  da  voi  stesso  alia  sua  liberazione. 
-Dove  Thai  messo? 

A  questa  domanda  il  Rinuccini  non  rispose. 

-  Che  cosa  gli  darai  da  mangiare?  aggiunse  Ottavio,  ve- 
dendo  che  alia  domanda  antecedente  non  otteneva  risposta. 

-  Pane  e  latte  in  abbondanza,  un  po'  di  cacciagione,  e 
un  bicchierino  di  acquavite. 

-  Niente  vino? 

-  Se  lo  desidera,  1'avra. 

-  Fa  a  modo  mio ;  manda  subito  a  pigiiare  un  barile  di 
vin  bianco,  e  vedrai  che  alia  fine  della  settimana  sara  vuoto. 

-  II  vino  e  pericoloso  pei  cavalieri  della  macchia,  osservo 
sorridendo  il  brigante. 

-  Donde  ti  procuri  tan  to  bene  di  Dio?  domando  ancora 
una  volta  il  giovane. 

—  Basta !  grido  il  Rinuccini  con  voce  stentorea,  e  la  sua 
faccia  prese  un  aspetto  selvaggio. 

-  Allora  posso  andarmene,  non  e  vero?  ripiglio  Ottavio. 

-  Si,  e  ormai  tempo.  Dunque  siamo  intesi.  Cinquantamila 
lire,  entro  una  settimana.  Arrivate  air  alba  a  Salmi,  prose- 
guite  la  strada  da  solo,  troverete  un  uomo  a  cavallo ;  ed  egli 
vi  condurra  nella  foresta.  II  resto  lo  vedrete  cogli  occhi  vostri. 

I  due  uomini  presero  insieme  un  sentiero  che  menava  fuori 
della  macchia:  il  Rinuccini  dinanzi  e  Ottavio  dietro.  A  uu 
certo  punto  Ottavio  domando  al  brigante  se  gli  voleva  resti- 
tuire  il  revolver. 


XXIX.    IN    TRAPPOLA  321 

-  No,  rispose  il  capobandito.  Un  revolver  e  piu  utile  a 
me  che  a  vol. 

-  Appartiene  al  signor  Casali,  osservo  il  giovane. 

-  Una  ragione  di  piu  per  non  restituirlo  a  vol. 
Arrivati  all'orlo  estremo  della  macchia  il  brigante  si  fermo, 

e  addito  al  giovane  la  strada. 

-  Ecco  la  via  pubblica,  potete  andare.  Pagherete  il  vet- 
turino,  e  ricordatevi  di  eseguire  a  puntino  i  miei  comandi. 

-  Signor  cavaliere  della  foresta,  disse  sorridendo  Ottavio, 
grazie  della  breve  ma  cortese  ospitalita.  E  giacch6  siete  cosl 
gentile,  mi  perdonerete  un' ultima  domanda.  Mi  potreste  sug- 
gerire  il  modo  di  liber  are  questi  boschi  dai  briganti  che  li 
infestano?  II  brigadiere  dei  carabinieri  di  Apamia  vi  sarebbc 
assai  tenuto  dell' opportune  suggerimento. 

II  Rinuccini  non  rispose  a  queste  ultime  parole  di  Ottavio, 
ma  sorridendo  gli  addito  la  strada  e  scomparve. 

Ai  tre  cipressi  di  Salini  il  giovane  trovo  il  vetturino,  come 
gli  aveva  detto  il  brigante. 

-  Fermati  un  poco  nel  villaggio,  disse  Ottavio  al  vettu- 
rino, mentre  entrava  in  carrozza. 

-No!  no!  no!  esclamd  energicamente  il  poveraccio:  e 
schioccata  la  frusta  mise  alia  corsa  i  cavalli,  ne  piu  si  fermo 
fino  alle  porte  di  Apamia. 


Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.  21  26  ottobre  1900. 


R1VISTA  BELLA  STAMPA 


I  MONACI  D' ORIENTE 

ANTERIORI    AL    GONCILIO    DI    GALGEDONIA    (451)  J. 


II  dotto  Padre  benedettino  J.  M.  Besse  sebbene  non  abbia  inteso 
di  scrivere  col  presente  volume  la  storia  del  Monaci  d'Oriente,  non- 
diineno,  servendosi  del  documenti  piu  accertati  dell'antichita  eccle- 
siastica,  ci  descrive  la  parte  piu  importaiite  e  1'epoca  piu  fiorente 
del  monachismo  orientale.  L'argomento  prescelto  dall'autore  e  di 
grande  rilievo,  mentre  la  vita  di  quei  monaci  ha  strettissima  atti- 
nenza  colla  vita  di  tutta  quanta  la  Chiesa  d'  Oriente  nei  primi  secoli 
cristiani. 

II  Besse  nel  primo  capitolo  intitolato,  topografia  monastica  del- 
l' Oriente,  passa  in  rassegna  le  varie  regioni  popolate  allora  dai  nio- 
naci.  Immediatamente  dopo  la  conversione  deH'imperatore  Costan- 
tino  e  la  sua  vittoria  sopra  Licinio,  il  monachismo  ebbe  in  Oriente 
una  rapida  e  meravigliosa  estensione.  Nel  giro  di  pochi  anni  esso 
trovasi  impiantato  in  tutte  le  province,  malgrado  le  division!  pro- 
fonde,  che  I'arianesimo  disseminava  tra  le  diverse  chiese.  Laonde 
S.  Gregorio  di  Nazianzo  con  apostolica  fierezza,  nelle  sue  eloquenti 
orazioni  contro  Giuliano  apostata,  descrive  1'imponente  spettacolo 
offerto  al  mondo  da  quella  moltitudine  di  monaci  sparsi  nelle  citta 
e  tra  le  foreste  2.  E  Sant' Epifanio  ci  parla  eziandio  di  migliaia  e 
migliaia  di  cristiani,  che  affrontavano,  siccome  egli  si  esprime,  i 
nobili  combattimenti  della  castita  nei  monasteri  di  uomini  e  di 
donne  3. 

L'Egitto  fu  la  terra  classica  del  monachismo  tanto  pel  nurnero 
quanto  per  la  pieta  dei  religiosi.  Tra  le  altre  testimonianze  auto- 

1  BESSE  DOM  J.  M.  Les  Moines  d' Orient  anterieurs  au  Concile  de  Chal- 
cedoine  (451).    Paris,  Oudin,   1900,  8  di  pp.   VIIt-560. 

2  S.  GREG.  NAZIAN.   Oratio  IV  contra  Julianwn. 

3  S.  EPIPH.  Adversus  haereses,  lib.  2,  haer.  58. 


RIVISTA   DELL  A   STAMP  A  323 

revolissime  il  Besse  riporta  quella  di  S.  Giovanni  Crisostomo;  che 
in  una  delle  sue  omelie  esalta  con  entusiasmo  le  virtu  di  quei  ce- 
nobiti:  «  Se  voi  andate  in  Egitto,  egli  dice,  troverete  una  solitudine, 
che  sorpassa  qualsivoglia  luogo  di  delizie ;  voi  incontrerete  seicento 
cori  di  angeli  rivestiti  di  forma  umana,  dei  popoli  di  martiri,  delle 
assemblee  di  vergini.  In  quelle  contrade  1'impero  di  Satana  e  di- 
strutto,  il  regno  di  Gesu  Cristo  risplende  di  pieno  fulgore...  II  cielo 
con  i  varii  cori  delle  sue  stelle  non  uguaglia  in  bellezza  1' Egitto 
rivestito  delle  tende  dei  suoi  monaci  l.  »  Passate  le  frontiere  del- 
1'  Egitto  noi  incontriamo  anche  nella  Tebaide  un  popolo  di  religiosi, 
che  San  Girolamo  fa  ascendere  a  cinquantamila  2.  Gruppi  di  mo- 
nisteri  erano  disseminati  nel  Cairo,  e  nel  deserto  di  Nitria.  La  Me- 
sopotamia, la  Siria,  Gerusalemme,  Antiochia,  e  Costantinopoli,  nuova 
sede  delPirnpero  bizantino,  rigurgitavano  di  conventi  (pp.  1-18). 

Dal  capitolo  II  sino  al  XY  1'autore  con  copia  di  erudizione  parla 
distintamente  delle  varie  famiglie  di  monaci,  delle  regole  monasiiche, 
dei  voti  religiosi,  dell'insegnamento  ascetico,  delle  preghiere  e  della 
liturgia,  discendendo  pure  a  descriverci  la  foggia  del  loro  abito,  la 
fabbrica  delle  loro  celle,  ed  il  vitto  assegnato  pel  loro  sostenta- 
mento  (pp.  19-319).  Lo  spazio  non  ci  permette  di  riassumere  neanche 
brevemente  tutto  quello,  che  1'autore  espone,  in  quel  lungo  tratto 
di  quattordici  capitoli.  Noteremo  soltanto  due  cose.  Priniieramente 
il  Besse  ha  saputo  con  fino  discernlmento  distinguere  ci6  che  spetta 
alia  storia  della  vita  menata  dai  cenobiti  in  quel  primo  periodo  di 
loro  esistenza ;  e  mettere  da  canto  le  fole  e  goffaggini  insulse,  colle 
quali  certi  autori  antichi  e  moderni  pretesero  di  far  cadere  nel  ri- 
dicolo  la  pratica  dei  consigli  evangelici  sin  dal  suo  primo  apparire 
nel  seno  della  Chiesa  cattolica.  In  secondo  luogo  percorrendo  quei 
capitoli  il  lettore  rimane  sorpreso  nel  ritrovare,  riguardo  alia  so- 
stanza  ed  a  moltissime  regole  di  disciplina  e  di  organamento  in- 
terno,  la  vita  dei  religiosi  in  Oriente  somigliante  a  quella  dei  loro 
confratelli  succeduti  piu  tardi  nelTOccidente.  Non  senza  ragione  la 
Chiesa  riconosce  nei  santi  fondatori  degli  ordini  religiosi  delle  per- 
sone  elette  da  Dio,  affinche  si  perpetuasse,  sotto  varie  forme  appro- 
priate ai  tempi,  lo  stato  di  perfezione,  che  ha  per  autore  lo  stesso 
Gesu  Cristo. 

Ma  forse  che  quella  turba  sterminata  di  cenobiti  si  dedicava 
esclusivamente  alL'esercizio  della  vita  contemplativa,  senza  punto 

1  S.  JOAN.  CHRYS.  in  Matt.  horn.  8. 

2  S.  HIEROMY.   Translatio  regulae  1.  Pachomii,  praef. 


324  RIVISTA 

curarsi  del  lavoro  manuale  ed  intellettuale  ?  E  questo  par  troppo 
il  vezzo  di  quegli  autori,  che,  scrivendo  la  storia  col  deliberate  pro- 
posito  di  screditare  la  religione,  fingono  d'impietosirsi  del  benessere 
sociale,  che  rimane  privo  del  concorso  di  tante  braccia  divenute 
inerti  pel  genere  di  vita  praticato  nei  conventi.  II  Besse  coi  docu- 
inenti  alia  mano  dimostra,  che  il  genere  di  vita  attiva  unita  alia 
contemplativa,  istituito  dal  grande  Benedetto,  patriarca  dei  monaci 
d'  Occidente,  si  usava  prima  di  lui  dai  monaci  dell'  Oriente.  JSTon 
mancarono  al  certo  dei  monaci,  che  datisi  in  balia  della  pigrizia 
vollero  sottrarsi  alle  obbligazioni  della  legge  del  lavoro.  Lo  stesso 
San  Basilio  racconta  di  averne  conosciuti  parecchi,  che  non  dubi- 
tavano  di  citare  in  appoggio  della  loro  tesi  le  parole  di  nostro  Signore 
(jesu  Cristo,  raccomandando  ai  suoi  discepoli  di  vivere  senza  solle- 
citudine  per  tutto  quello,  che  si  riferiva  al  nutrimento  ed  alle  vesti  *. 
E  Sant' Epifanio  condanna  le  conseguenze  piu  obbrobriose,  che  dalla 
falsa  interpretazione  di  quelle  parole  tiravano  alcuni  solitarii.  I  quali 
a  forza  d'  illusioni,  e  gittando  sulla  loro  condotta  un  velo  di  misti- 
cisrno,  si  credevano  di  potere  lecitamente  seguire  gl'istinti  delle  pas- 
sioni  del  senso  2.  Per6  queste  erano  delle  eccezioni,  che  la  regola 
monastica  condannava  quali  colpe,  e  severamente  puniva. 

I  solitarii  di  Egitto,  di  Palestina,  e  di  Siria  cercavano  per  mezzo 
del  lavoro  il  pane  che  faceva  loro  bisogno.  L'agricoltura  formava 
la  loro  principale  occupazione.  Nella  vallata  del  Mlo  il  terreno 
era  agevolmente  dissodato.  Pero  nel  fondo  dei  deserti,  dove  i  mo- 
naci avessero  potato  ritrovare  una  sorgente  di  acqaa,  affronta- 
vano  tosto  le  piu  dure  fatiche,  disboscando  selve  secolari,  scavando 
canali  d'irrigazione,  e  tagliando  persino  dei  massi  enormi  di  rocce. 
Ne  i  monaci  avevano  solamente  di  mira  il  provvedere  al  proprio 
sostentamento  coi  frutti  raccolti  nei  terreni  divenuti  fertili  per  i  loro 
sudori.  Ma  oltre  alle  carovane  dei  viandanti,  che  usavano  di  ripo- 
sarsi  lungo  il  viaggio  nell'ospitale  .dimora  dei  conventi,  gli  abitanti 
dei  villaggi  e  delle  citta  circonvicine  ricorrevano  ai  cenobiti,  e  non 
mai  invano,  per  chiedere  soccorso  ai  loro  bisogni. 

Inoltre  il  lavoro  materiale  andava  unito  a  quello  mentale.  I  mo- 
naci forniti  d'ingegno  non  comune  si  davano  allo  studio  delle  scienze 
sacre,  e  segnatamente  ad  approfondire  le  Sante  Scritture;  e  molti 
fra  di  essi  impiegavano  il  loro  tempo  nel  copiare  i  manoscritti,  perche 
potessero  servire  ai  religiosi,  ed  anche  agli  ecclesiastici  secolari.  E 
le  chiese  d'Oriente  videro  uscire  dalla  solitudine  dei  cenobii  insigni 

1  S.  BASIL.,  Regulae  brev.  tract,  int.  69. 

2  S.  EPIPH.  op.  cit.  haer.  8. 


BELLA   STAMPA  325 

Dottori  e  Padri  della  Chiesa.  Ed  il  Besse,  che  non  scrive  un'apo- 
logia,  ma  un  periodo  di  storia,  non  tralascia  di  notare  le  sbagliate 
e  fantastiche  interpretazioni,  che  alcuni  monaci  davano  ai  testi  del 
libri  santi.  PerO  se  nei  convent!  erano  corretti  e  puniti  gl'infingardi, 
lo  stesso  metodo  si  praticava  riguardo  ai  presuntuosi  semidotti 
<pp.  355-397). 

L'autore  passa  quindi  a  trattare  della  parte  molto  rilevante,  che 
i  monaci  d'Oriente  ebbero  nelle  discussion!  teologiche,  e  nella  difesa 
dei  dommi  impugnati  dagli  eretici  di  quel  tempo.  Le  Chiese  orien- 
tali  furono  allora  profondamente  tarbate  dagli  assalti  appassionati 
e  violenti,  coi  quali  si  combattevano  le  verita  fondamentali  del  cri- 
stianesimo,  la  Trinita,  1'Incarnazione,  la  grazia.  Se  purtroppo  e  vero, 
<che  alcuni  dei  corifei  oppugnatori  della  fede  uscirono  dal  chiostro, 
rimane  vero  altresi,  che  i  monaci  lottarono  da  prodi,  e  contribui- 
rono  largamente  pel  trionfo  della  verita  sull'errore. 

L'arianesimo  fu  la  prima  grande  eresia,  contro  la  quale  i  mo- 
naci vennero  alle  prese.  Le  stragi  di  anime,  cagionate  dagli  ariani 
in  Egitto,  riempivano  di  tristezza  il  cuore  di  Sant'Antonio.  Gli  ere- 
tici, per  trarre  in  inganno  la  folia,  si  provarono  di  coprire  il  loro 
errore  col  prestigio  del  suo  nome,  affermando,  che  Antonio  li  ammet- 
teva  nella  sua  comunione.  Ma  non  appena  una  si  strana  novella  per- 
venne  alle  orecchie  di  Antonio,  questi  non  esitd  un  solo  istante  ad 
abbandonare  la  sua  cara  solitudine,  e  recarsi  nella  citta  di  Ales- 
sandria, dove  i  Padri  del  Concilio  di  Nicea  erano  adunati,  e  pub- 
blicamente  rinnovare  alia  loro  presenza  la  professione  della  sua  fede 
nelia  divinita  della  persona  del  Yerbo  incarnato.  Questo  avvenimento, 
siccome  attesta  Sant'Atanasio  nella  vita  da  lui  scritta  di  Sant'An- 
tonio, fu  occasione  per  tutti  i  cattolici  di  una  viva  allegrezza.  L'esempio 
di  Antonio  trasse  dietro  la  grande  maggioranza  degli  abitanti  del  de- 
serto ;  ed  il  loro  zelo  nel  sostenere  1'ortodossia  affermata  e  proclamata 
dal  Concilio  contribui  potentemente  alia  vittoria  definitiva  l.  E  lo 
stesso  Sant'Atanasio,  nel  quale  si  personifica  la  lotta  contro  1'eresia 
ariana,  trov6  nei  monaci  i  suoi  amici  piu  fedeli  e  devoti.  II  suo 
nome  era  per  essi  a  guisa  di  una  bandiera,  dietro  la  quale  vole- 
vano  sempre  camminare,  credendosi  sicnri  da  ogni  inciampo.  Laonde 
tutte  le  volte,  che  entravano  in  disputa  cogli  eretici,  ovvero  tra  loro 
stessi  insorgeva  un  dubbio  da  risolvere,  gli  scritti  di  Atanasio  deci- 
devano  inappellabilmente  la  controversia. 

1  SOZOMEXO,  Hist.  EccL  lib.  Ill,  c.  13. 


326  RIVLSTA 

Che  se  i  monaci  delle  varie  region!  dell'Oriente  diedero  prove 
luminose  della  loro  ortodossia,  i  loro  confratelli  dell'  Egitto  e  della 
Tebaide  meritarono  Fonore  di  partecipare  largamente  alle  persecu- 
zioni,  mosse  dagli  ariani  contro  i  cattolici  sotto  il  patriarca  intruso 
Giorgio.  L'eroica  pazienza  dei  monaci,  molto  piu  che  le  loro  pa- 
role, incoraggiavano  i  cristiani  a  rimanere  costanti  nella  fede.  Ma 
fu  principalmente  dopo  la  morte  di  Atanasio  che  il  furore  degli 
eretici  comincid  a  scatenarsi  con  violenza  contro  i  monaci  difensori 
della  consustanzialita  del  Yerbo  col  Padre.  L'Imperatore  Yalente  avea 
dato  ordine  al  suo  prefetto  in  Egitto  di  procedere  con  rigore  contro  tutti 
quelli,  che  sarebbero  stati  a  lui  design  ati  dal  patriaroa  intruso,  1'ariano 
Lucio.  E  ben  tosto  si  videro  drappelli  di  soldati  percorrere  i  de- 
serti,  e  fare  strage  di  monaci,  che  spargendo  il  loro  sangue  otten- 
nero  la  palrna  del  martirio.  Altri  in  gran  numero  di  quei  solitarii 
furono  condanriati  all'esilio,  o  all'improbo  lavoro  delle  miniere;  ed 
altri  vennero  relegati  sulle  montagne  del  Ponto  e  dell' Armenia. 

II  Besse  ci  descrive  dipoi  la  difesa  sostenuta  dai  monaci  contra 
le  eresie  di  Nestorio  e  di  Eutiche.  Non  possiamo  trattenerci  a  fame 
un  riepilogo.  Ma  il  lettore,  da  quello  che  abbiamo  accennato  del- 
1'opera  dei  monaci  nel  combattere  1'arianesimo,  potra  formarsi 
un'idea  di  ci&,  che  essi  fecero  negli  assalti  posteriori  patiti  dalla 
fede  nelle  contrade  dell'Oriente. 

L'autore  per6  non  nasconde  le  defezioni  che  amareggiarono  gli 
abitatori  dei  conventi;  mentre  quasi  tutte  1'eresie,  che  infestarono  le 
Chiese  orientali,  trovarono  tra  i  monaci  degli  a'derenti  piu  o  mena 
sinceri.  Nondimeno  il  numero  dei  caduti  formo  sempre  un'ecce- 
zione  di  fronte  all' immensa  famiglia  dei  cenobiti,  che,  durante  il 
primo  periodo  della  loro  storia,  rimasero  fedeli  agF  insegnamenti  tra- 
dizionali  della  Chiesa  (pp.  379-411). 

Passando  quindi  il  Besse  al  concorso  dato  alle  Chiese  di  Oriente 
dai  monaci  insigniti  della  dignita  sacerdotale  ed  episcopale,  giusta- 
mente  osserva,  come  in  quei  tempi  poco  favorevoli  alia  formazione- 
del  chiericato  secolare,  si  ricorreva  spesso  ai  cenobiti  perche  entras- 
sero  a  far  parte  nei  varii  gradi  della  gerarchia.  Che  anzi,  nel  re- 
cinto  medesimo  dei  conventi,  tranne  rare  eccezioni,  non  rnancavano 
monaci,  che  erano  promossi  al  sacerdozio,  affinche  potessero  eser- 
citare  il  loro  ministero  in  vantaggio  spirituale  dei  loro  confratelli. 
Da  ci6  si  deduce  doversi  giudicare  priva  di  fondamento  1'opinione 
di  alcuni  scrittori,  che  sostengono  nei  primi  secoli  della  vita  ceno- 
bitica,  essere  stata  ritenuta  incompatibile  la  professione  di  monaco 


BELLA   STAMPA  327 

<col  carattere  sacerdotale.  Infalti  i  monaci  saeerdoti  compariscono  di 
buon'ora  nei  centri  del  monasteri  di  Egitto,  e  della  Tebaide.  Ru- 
fino  fa  menzione  dell'  abate  Dioscoro,  che  governava  un  centinaio 
di  religiosi,  e  contemporanearnente  esercitava  le  sue  funzioni  di 
prete.  E  preti  s'incontrano  tra  i  solitarii  abitanti  il  Sinai,  la  Pa- 
lestina,  la  Siria  e  1'Asia  ininore.  Numerosa  poi  riesce  la  serie  del 
monaci  promossi  all'episcopato,  durante  il  primo  periodo  della  storia 
monastica.  Bastera  ricordare  un  Basilio,  un  Gregorio  Nazianzeno, 
un  Epifanio  ed  un  Giovanni  Crisostomo,  grandi  luminari  della 
Chiesa  orientale  (pp.  411-430). 

Per  la  qual  cosa  1'apostolato  monastico  in  Oriente,  osserva  il 
Besse,  e  un  fatto  che  s'impone  all'attenzione  dello  storico.  II  ge- 
nere  di  vita,  che  menavano  in  quelle  regioni  i  religiosi  durante 
quell'epoca  fiorente  del  monachisrno,  li  preparava  a  divenire  operai 
infaticabili  per  la  diffusione  del  Yangelo.  Essi  colla  loro  virtu  e  colla 
loro  operosita  contribuirono  potentemente  ad  aumentare  il  numero 
delle  conversion!  al  cristianesimo,  sotto  il  governo  di  Costantino  e 
dei  suoi  successor!.  Dopo  che  si  e  percorso  il  capitolo,  nel  quale 
il  Besse  narra  1'esteso  e  laboriosissimo  apostolato  di  quei  monaci, 
tanto  presso  i  cristiani  quanto  presso  gl'idolatri,  non  si  puo  fare 
a  meno  di  convenire,  che  la  prosperita  e  la  decadenza  della  Chiesa 
orientale  vanno  segnate  coi  secoli  di  prosperita  e  decadenza  del  suo 
monachismo  (pp.  431-453). 

Degno  di  nota  e  1'ultimo  capitolo,  dove  trattasi  «  del  meravi- 
glwso  nella  vita  dei  monaci  orientali»  (pp.  501-533).  E  certamente 
le  manifestazioni  straordinarie  e  prodigiose  della  vita  soprannaturale 
nelle  anime,  mostraronsi  varie  e  continue  durante  il  primo  periodo 
della  storia  monastica.  Miracoli  di  ogni  sorta,  visioni,  fenomeni 
straordinarii  abbondano  sotto  la  penna  degli  scrittori,  che  ne  hanno 
trasmesso  alia  posterita  il  racconto.  Si  devono  tutte  quelle  narra  - 
zioni,  osserva  1'autore,  confinare  nel  dominio  della  frode  o  di  una 
troppo  ingenua  credulita  ?  Ad  una  tale  dimanda  rispondono  afferma- 
tivamente  quelli  che  o  non  ammettono  1'esistenza  di  Dio,  ovvero 
negano  a  Lui  la  potesta  sulle  leggi,  che  regolano  1'ordinario  svol- 
gimento  dell'attivita  negli  esseri  creati. 

Ma  lo  storico,  che  nel  giudicare  i  fatti,  nello  sceverare  il  vero 
dal  falso,  non  prende  a  norrna  gli  assiomi  gratuiti  di  una  filosofia 
per  quanto  miscredente  altrettanto  irragionevole,  seguira  anche  nel 
caso  nostro  ad  usare  di  una  sana  critica.  Or  bene  questa  non  gli 


328  RIVISTA 

permette  di  rigettare  in  un  fascio  tutti  gli  scrittori  monastic!,  tac- 
ciandoli  di  menzogna,  o  di  balordaggine.  Ne  veniamo  a  dire  con 
cio,  che  tutte  le  narrazioni  di  prodigi,  di  visioni,  e  di  estasi  narrate 
nelle  cronache  raonastiche  siano  da  accogliersi  ad  occhi  chiusi. 
Giacche  in  non  poche  di  esse  evidenternente  predomina  lo  spirito  e 

10  stile  di  leggende,  raccolte  da  persone  piu  o  meno  degne  di  fede. 
Ma  tra  gli  scrittori  monastici  v'  e  un  numero  considerevole  di  per- 
sone, che  nella  qualita  di  storici  fanno  autorita ;  e  per  conseguenza 
sarebbe  atto  di  stupida  leggerezza  deriderne  la  testimonianza. 

II  Besse  dice  in  altre  parole  quello,  che  noi  ora  diciamo.  Ma 

11  tratto,    che   egli   riporta  del  Goerres,  va  molto   di  la  dei   con- 
fini  di  quella,  che  abbiamo  chiamata  una  sana  critica.  «  L'  imagi- 
nazione  e  1'  istinto  poetico  dei  primi  solitarii,  dice  il  Goerres,  non 
era  stato  punto  indebolito  dall'austerita  della  loro  vita.  Separati  inte- 
rarnente  dal  mondo,  e  da  ogni   relazione    sociale,   erano    obbligati 
a  cercare  in    una  regione  superiore  un    campo    per   la    loro    atti- 
vita ;  ed  elevandosi  al  disopra  delle  forme  e  degl'  istinti  della  vita 
ordinaria,  le  facolta  della  loro  anima  si  espandevauo  in  una   sfera 
poetica  e  ideale  '.  »  -  -  Ma  e  un  errore  il  rappresentarsi  i  primi  soli- 
tarii, che  prevenuti  ed  aiutati  dalla  grazia  divina  avevano,  e  spessa 
con  un  atto  di  grande  eroismo,  rinunziato  al  mondo  per  seguire  piu 
da  vicino  Gesu  Cristo,  come  se  non  facessero  poi  altro  di  meglio  tra  le 
lunghe  nieditazioni  e  preghiere  e  le  asprezze  della   penitenza,  che 
esercitare  1'  istinto  poetico  di  una  imaginazione  fabbricante  castelli 
in  aria !  Che  se  noi  interroghiamo  il  Goerres,  perche  ci  dica  in  che- 
modo  quelle  fantastiche  rappresentanze  giugnessero  a  trasformarsi  in 
iatti  reali,  egli  risponde  col  supporre,  che   «  tutte  quelle  imagini  nate 
nel  silenzio  e  nella  solitudine  del  deserto,  caricandosi  sempre  di  nuovi 
colori,  acquistavano  una  forma  precisa  e  determinata;   e  quindi  si 
vollero  tramandare  alia  posterita  col  nome  di  storia  » . 

Sebbene  il  Goerres  restringa  ai  primi  solitarii  questi  suoi  apprez- 
zamenti  intorno  alia  loro  vita  ascetica,  nondimeno  egli  si  allontana 
con  troppa  evidenza  dal  vero,  attribuendo  a  tutta  la  classe  degli 
antichi  cenobiti  le  aberrrazioni  prodotte  da  una  fantasia  indiscipli- 
nata  in  alcuni  di  loro.  Per  convincersi  di  ci6  bastera  leggere  le 
regole,  colle  quali  i  primi  grandi  maestri  del  monachismo  orientale 
dirigevano  per  la  via  della  perfezione  i  loro  seguaci.  Che  profonda 
conoscenza  non  si  rivela  in  quelle  regole  intorno  al  cuore  umano 
ed  alle  sue  passioni!  Xorrne  sapientissime  souo  prescritte,  affinche 

1  GOERRES,  La  mystique  divine,  naturelh  et  diabolique,  t.  I.  31. 


BELLA   STAMPA  329 

si  possano  evitare  le  illusion!,  ed  attendere  all'acquisto  delle  sode 
virtu.  Delle  schiere  di  uomini  ripieni  di  santita  e  di  zelo  uscirono 
in  quei  primi  tempi  dal  recinto  dei  monasteri ;  e  lavorarono  stre- 
nuamente  per  la  difesa  e  propagazione  della  fede,  e  della  morale 
cristiana.  Se  dalla  bonta  dei  frutti  si  rileva  la  bonta  dell'albero,  che 
li  produce,  la  scuola  ascetica,  nella  quale  si  educavano  gli  antichi 
cenobiti,  non  poteva  essere  che  quella  del  vangelo,  vale  a  dire 
delle  massime  di  vita  perfetta  insegnate  da  nostro  Signore  Gesu 
Cristo.  Uistinto  poetlco  coi  suoi  voli  imaginarii  non  sarebbe  stato 
buono  ad  altro,  che  a  travolgere  il  cervello  di  quei  buoni  monaci,  e 
tramutare  i  conventi  in  nianicomii. 

II  Besse  meritamente  osserva,  che  sarebbe  ingiusto  confondere 
€ol  misticismo  falso  dei  neoplatonici  d'Alessandria  e  degli  stregoni 
di  Egitto,  le  manifestazioni  straordinarie  della  vita  soprannaturale 
largita  da  Dio  ai  primi  monaci  deH'Oriente.  Si  possono  trovare  nelle 
cronache  dei  fatti  inventati  di  pianta,  ed  altri,  che  dallo  storico  non 
si  devono  registrare  come  certi.  Ma  cid  che  rimane,  dopo  una  pru- 
dente  scelta,  e  piu  che  sufficiente  per  la  vera  storia  dei  primi  se- 
coli  del  monachismo  orientale. 

Ed  ora  volendo  conchiudere,  torniamo  a  dire,  che  il  volume  dato 
alia  luce  dal  ch.  P.  Bosse  riesce  utilissimo,  tanto  per  la  storia  mo- 
nastica,  quanto  per  quella  generale  della  Chiesa  di  Oriente.  Ma  per- 
ch&  mai  Fautore,  domandera  taluno,  si  e  arrestato  nel  suo  lavoro  al 
tempo  del  concilio  di  Calcedonia  ?  Ed  il  Besse  risponde,  che  quella 
data  inaugura  il  periodo  delle  grandi  division!  dottrinali,  che  semi- 
narono  la  desolazione  tra  i  monaoi  d'Oriente,  e  segnarono  per  essi 
un  principio  di  decadenza.  E  poiche  1'autore  intese  di  far  conoscere 
le  sorgenti  del  monachismo  occidentale  nei  maestri  e  nei  discepoli 
del  monachismo  orientale,  non  potendo,  dopo  quell'epoca,  continuare 
-a  proporli  ne  a  duci  ne  ad  esemplari,  pose  fine  al  suo  libro. 


BIBLIOGR  API  A  ' 


ABATI  ISAIA,  sac.  —  Un  secolo  e  mezzo  di  sani  esempli.  Monografia 
sulla  Chiesa  prepositurale  di  Castione  della  Presolana.  Bergamo, 
tip.  S.  Alessandro,  1899,  16°  di  pp.  180.  —  L.  1,50. 


In  mezzo  a  tanto  frugare  d'ar- 
chivii  che  oggi  si  va  facendo,  con- 
sola  assai  il  vederne  tratto  tratto 
uscir  fuori  belli  esempii  di  fede  ope- 
rosa.  Di  che  va  data  lode  al  degnis- 
simo  Prevosto  di  Castione,  il  quale 
rivangando  qua  e  cola,  con  pazienza 
sol  nota  a  chi  ha  pratica  di  siffatti 
lavori,  e  riuscito,  brandello  per  bran- 
dellor  a  ricostruirci  la  storia  di  quella 
prepositura,  traendo  in  luce  taute 


ediflcanti  memorie;  ricostruzione  che, 
atteso  lo  stato  dei  documenti,  di  qui 
a  pochi  anni  forse  non  sarebbe  piu 
stata  possibile.  II  suo  libro  sara  letto 
con  piacere  non  solo  dai  parrocchiani, 
non  solo  dagli  emigrant!  a  cui  egli 
ha  rivolto  un  particolare  gentil  pen- 
siero,  ma  anche  fuori  di  que'paraggi, 
tanto  piu  che  1'ariditk  propria  di  tali 
lavori  egli  ha  saputo  vincere  spesso 
con  la  leggiadria  dello  stile. 


ALLIEYO  GIUSEPPE,  prof.  —  Saggio  di  una  introduzione  alle  Scienze 
Sociali.   Torino,  Uuione  tip.  editrice,  1899  in  8.°  —  L.  1,20. 


solidissime  e  dimostra  la  vera  na- 
tura  deireconomia  sociale,  e  della 
scienza  giuridica,  rilevando  snche  le 
tristissime  conseguenze  del  sociali- 
smo  e  della  politica  utilitaria. 


II  Saggio  del  cb.  Prof.  Allievo 
merita  di  essere  letto  da  tutti  coloro, 
che  si  occupano  di  scienze  sociali. 
Egli  col  sussidio  dei  principii  della 
sana  filosofia,  e  colla  norma  della 
morale  cristiana  stabilisce  sopra  basi 

ARDEMANI   ERNESTO,   Prete   della   Missione.  —  Colonia  Eritrea. 

Agricoltura,  Pastorizia,  Sottosuolo,  Varieta.  Roma,  Paravia,  1900,, 

8°  di  pp.  72.  —  L.  1,00. 

Sono  osservazioni  e  ricordi  degli 
anni  che  il  bravo  missionario  passo 
nella  Colonia  Eritrea:  cose  vere  e 
semplici,  e  di  incantevole  lettura. 


L'Autore  parla  di  ci6  che  ha  egli 
veduto  e  toccato  con  mauo.  Egli  vi 
descrive  il  poco  o  nulla  che  gl'in- 
digeni  fanno  in  vantaggio  dell'agri- 


coltura,  le  difficolta  che  si  frappon- 
gono  al  progresso  materiale  della 
Colonia,  e  i  dissennati  provvedimenti 
finora  adoperati  dal  Governo  ita- 
liano.  Fra  le  molte  proposte  e  pra- 
tiche  che  non  approdarono  a  bene^ 
egli  ne  propone  una  che  sarebbe,. 
secondo  noi,  di  felicissimo  riusci- 


I  iibri  e  gli  opnscoli,  anuuiiziati  nella  Bibliografia.  (o  nelle  Rivisto 
della.  Stamp  a)  della  «  Civilta  Cattolica  »,  noil  pn6  I'Ammmistrazioue  assumere  in  ness  una 
•anlera  1'incarico  di  provvederli,  salvo  che  i  detti  Iibri  non  sieno  indicati  come  veudihili 
presso  la  stessa  Amministrazione.  Cio  vale  anche  per  gli  annunzi  fatti  sulla  Copertina  del 
feriodico. 

L'AMMINISTEAZIONE. 


BIBLIOGRAFIA 


331 


mento,  e  fnfallibile.  Ma  non  piacera 
alia  stupida  avarizia  degli  affaristi. 
La  Eritrea  nell'altipiano  da  speranze 
di  certa  prosperita;  ma  converrebbe 
darvi  forza  e  incremento  affidando 
1'opera  delle  migliorie  ad  Istituti  re- 
ligiosi.  Questi  hanno  gia  mostrato 
ai  fatti  quanto  e  potente  ed  eificace 
la  loro  opera  morale  ad  un  tempo 
ed  economica  nelle  riduzioni  del  Pa- 
raguay e  di  Mindanao;  e  piu  recen- 
teiuente  nel  dissodamento  del  Congo 
b-lga,  della  Australia,  del  Natale, 
della  Rodesia  e  di  alcuni  terreni 
dell'  Eritrea,  ridotti  a  splendide  fat- 


torie  e  a  coltivazioni  di  ricca  pro- 
duzione.  Sono  pagine  che  parlanoalla 
mente  e  al  cuore,  mentre  dilettano 
la  immaginazione  coi  fatti  benissimo 
scelti  e  descritti.  Continui  1'Autore, 
continui  pure  a  pubblicare  ci6  che 
ha  pronto  per  le  stainpe.  Con  ci6 
egli  mettera  nelle  mani  degli  Italiani 
libri  utili,  e  se  egli  non  e  ascoltato 
orj,  sara  forge  accolta  in  appresso 
la  verita  che  egli  propone.  E  se  non 
altro,  chi  vuol  sapere  il  vero  circa 
1'Eritrea,  potra  istruirsi,  senza  in- 
ciampare  in  libri  dettati  da  partigiani 
o  da  settarii. 


BARBERIS  GL  —  Nozioni  di  geografia  secondo  i  programmi  delle  ^cuole 
ginnasiali  inferior!,  tecniche  e  normali.  Edizioue  7.a  Torino,  li- 
breria  Salesiana  ed.,  1900,  8°  di  pp.  YIII-288  e  ua  Atlante. 


Quando  apparve  questo  libro  la 
prima  volta,  pochi  anni  sono,  noi 
chiudevamo  il  nostro  giudizio  molto 
onorevole  con  1'augurio  che  esso  ve- 
nisse  accettato  in  tutte  le  scuole,  a 


grande  vantaggio  morale  e  lettera- 
rio  della  cristiana  gioventu.  Ora  1'es- 
sere  questa  la  settima  edizione  del- 
1'opera,  mostra  chiaro  che  il  nostro 
augurio  non  cadde  a  vuoto. 


BAUMGARTNER  ALEXANDER  S.  I.  —  Geschichte  der  Weltlite- 
ratur.  II.  Die  Literaturen  Indiens  und  Ostasiens.  Freiburg  i.  B., 
Berder,  1897,  8°  di  pp.  XVI-630.  —  M.  9,60. 


II  valoroso  Padre  Baumgartner  S.  I. 
•continua  nella  sua  opera  gigantesca 
che  tanto  onora  la  Compagnia  di 
Gesu,  alia  quale  il  chiaro  autore 
appartiene,  e  la  sua  patria  tedesca. 
Diciamo  opera  gigantesca,  perch6  stu- 
diare,  esaminare  coscienziosamente, 
e  dare  un  saggio  di  tutte  le  lette- 
raturedelmondo  importa  tanto  studio 
e  tale  fatica  da  farci  a  buon  diritto 
meravigliare  che  un  uomo  solo  basti 
al  bisogno.  Ne  abbiamo  un  esempio 
nel  bel  volume  che  ci  sta  dinanzi,  dove 
Tesimio  autore  tratta  della  lettera- 
tura  dell'Asia  orientale  e  dell'India  in 
particolare.  Quanto  alia  prima  e  uno 
sguardo  rapido  si,  ma  sicuro,  pieno, 
«  che  abbraccia  in  una  mirabile  sin- 
tesi  quanto  su  tal  argomento  e  stato 
scritto  dai  moderni  orientalisti.  Ma 


intorno  all' India  in  modo  particolare 
il  Padre  Baumgartner  svolge  piena- 
mente  il  suo  soggetto.  In  una  dotta 
introduzione  da  al  lettore  un'  idea 
generale  ed  esattissima  della  lette- 
ratura  pali  e  sanscrita.  Fa  seguito 
per  primo  capitolo  la  letteratura  Ve- 
dica,  sulla  quale  scrive  un  vero  e 
proprio  trattato  che  abbraccia  ogni 
sua  parte.  Passa  poi  in  rivista  i  due 
grandi  poemi  il  Mahabharata  e  il 
Ramayana  dei  quali  egli  ci  da  una 
bella  analisi.  Quindi  prende  a  discor- 
rere  dell'epica,  della  lirica,  dell'arte 
drammatica,  dei  romanzi,  delle  fa- 
vole,  degli  apologhi,  lasciatici  dagli 
antichi  autori  sanscriti,  il  tutto  illu- 
strando  con  appositi  esempii  e  cita- 
zioni.  E  questa,  e,  diciamo  coai,  la 
parte  generale  dell'opera. 


332 


BIBLIOGRAFIA 


Ma  quello  che  piu  interessa  e  la 
letteratura  speciale  dei  diversi  popoli 
che  vissero,  o  vivono  anche  presen- 
temente  nell 'India.  L'autore  discorre 
in  modo  particolare  della  letteratura 
degli  antichi  e  dei  moderni  buddisti, 
della  letteratura  indostanica,  benga- 
lese,  sindica,  gugiaratta,  maratta, 
koncanica,  tamulica,  telegulica,  ca- 
narese  e  malayala.  Per  chi  conosce 
la  difficolta  di  studiare  queste  lette- 
rature  speciali,  ignote  o  quasi,  ai 
dotti  di  Europa,  potra  di  leggieri 
formarsi  un'idea  della  costanza  sin- 
golare  del  dotto  autore.  Quanto  poi 
alia  esattezza  delle  medesime  pos- 
siamo  portare  un  esempio  straordi- 
nario.  Fino  a  pochi  anni  or  sono  la 
dotta  Europa  ignorava  assolutamente 
che  esistesse  al  mondo  una  lingua 
e  letteratura  koncanica,  la  quale 
venne  dissepolta  e  messa  in  luce 
per  opera  specialmente  di  un  bravo 
missionario  ora  defunto,  il  P.  Angelo 
Maffei  S.  I.  Or  bene  il  nostro  A. 
tratta  della  letteratura  koncanica 
con  tale  cognizione,  citando  e  por- 
tando  brani  dei  pochi  libri  antichi 
e  moderni  di  quella  singolare  lette- 
ratura che  piii  e  meglio  non  avrebbe 
potuto  fare  se  avesse  passato  tutta 
la  suavita  fra  quei  popoli  al  12°grado 
di  latitudine  boreale,  e  sulle  verdi 


rive  dell'oceario  indiano. 

E  quello  che  egli  ha  fatto  per 
1'India,  1'ha  fatto,  benche  in  propor- 
zioni  piu  modeste,  per  gli  altri  po- 
poli dell'Asia  orientale.  I  Singalesi,  i 
Birmani,  i  Siamesi,  i  Tibetani,  i  Mon- 
goli,  i  Kalmucchi,  i  Manciesi,  i  CinesiV 
i  Giapponesi,  i  Koreani,  gli  Annamiti, 
i  Giavanesi,  i  Malesi,  sono,  gli  uni 
dopo  gli  altri,  passati  dinanzi  al 
P.  Baumgartn^r,  e  hanno  subito  un 
esame  pieno,  coscienzioso,  intelligen- 
te,intorno  allaloro  lingua,  e  lettera- 
tura, inprosae  poesia.  Sarebbe  ottima. 
cosa  se  un  qualche  dotto  italiano  tra- 
ducesse  questa  beliissima  opera  nella 
nostra  lingua.  La  fatica  sarebbe  bene 
spesa,  e  se  ne  avvantaggerebbero  la 
civilta  e  la  religione  ;  giacche  il  fine 
che  il  chiaro  autore  si  6  proposto  in 
questo  immane  lavoro  non  e  soltanto 
di  promuovere  le  belle  lettere,  ma  la 
civilta  e  la  religione,  come  egli  lascia 
intravedere  nelle  tre  ultime  linee 
colle  quali  chiude  il  volume.  «Facendo 
noi  ritorno  dalToriente  alle  rive  del 
mediterraneo,  donde  gia  nscl  il  lieta 
Messaggio,  pronunciamo  sospirando, 
tutti  d'accordo  e  pieni  di  speranza> 
la  preghiera  del  profeta:  Illuminare 
his  qui  in  tenebris  et  in  umbra  mortis- 
sedent:  ad  dirigendos  pedes  nostroa 
in  viam  pacis.  » 


BENIGNI  U.  —  I  Cristiani  e  1'  incendio  di  Roma.  Roma,  F.  Pustet, 
1900,  in  8.°  —  L.  1,00. 


molto  bene  le  bucce  il  professor  Be- 
nigni,  mostrando  1'inanita  de'  suci 
argomenti  e  1'innocenza  di  quelli. 


Al  professor  Pascal,  cui  e  venuto 
il  ticchio  di  rinnovare  la  neroniana 
calunnia,  che  dell'  incendio  di  Roma 
chiamava  autori  i  cristiani,  rivede 

BOISSARIE,  doct.  —  Les  grandes  guerisons  de  Lourdes.  Paris,  Dou- 

niol,  1900,  8°  gr.  di  pp.  XVI-560.  —  Fr.  10. 

Da  presso  a  cinquant'anni  la  terra      vata  di  scienza,  rimane  co^a  sconfitta 
di  Lourdes  e  divenuta  teatro  del  mi- 
racolo  permanente  ;  e  uon  rare  volte 
noi  abbiamo  cio  diuaostrato  ai  nostri 


lettori.  La  incredulita  moderna,  lar- 


e  ridotta  al  ridicolo  od  al  silenzio. 
Questo  bel  volume,  illustrato  da  140 
fototipie  e  stampato  con  lusso  at- 
traente,  ne  e  prova  manifesta.  II  ce- 


BIBLIOGRAFIA 


333 


lebre  dottore  Boissarie,  preside  del- 
1'ufficio  medico,  stabilito  cola  per 
verificare  i  casi  di  guarigione  cbe  di 
continue  vi  si  succedono  e  di  veri- 
ficarli  col  concorso  di  altri  numerosi 
medici  di  ogni  nazione  che  vi  con- 
vengono,  ne  &  PAutore  accreditatis- 
simo.  Chi  ama  avere  un  concetto 
chiaro  e  sicuro  del  miracolo  di  Lour- 
des,  con  questo  volume  in  mano  e 
colPesame  di  tutto  quello  cbe  vi  e 
esposto,  sara  sodisfatto.  II  dubbio  di 
falsita,  o  ancor  solo  di  esagerazione  e 
rimosso.  1  testimonii,  i  certificati,  i 
fatti  palpabili  parlano  da  se.  II  rac- 
conto  cosl  svariato  di  questi  fatti, 
colle  rappresentazioni  dei  ritratti  dei 
guariti  e  prirna  e  dopo  la  guarigione, 
alletta  in  guisa,  cbe  le  pagine  del 
libro  non  si  vorrebbero  leggere  ma 
divorare.  La  piaga  di  ieri  oggi  &  cica- 
trizzata;  il.moribondo  di  ieri  torna 
sano  e  vivace  a  casa  sua.  Tutte  le 


passano  sotto  gli  occbi,  e  in  poohi 
istanti  le  vedete  sparite.  L'  immer- 
sione  nelle  piscine  dell'acqua  della 
mirifica  Grotta,  il  gemito  mandato 
alia  Vergine  biancbeggiante  nel  fondo 
di  essa,  il  grido  di  pieta  rivolto  alia 
divina  Eucaristia  nelle  popolose  pro- 
cessioni  dei  pellegrinaggi;  bastano 
il  piu  delle  volte  ad  ottenere  mera- 
viglie  si  fatte.  Chi  non  crede,  o  dubita, 
prenda  questo  splendido  volume  nelle 
mani  e,  se  non  vuole  rinnegare  la 
ragione,  dovra.  confessare  che  la  terra 
di  Lourdes,  sotto  il  regno  materno 
della  Vergine  Immacolata,  e  vera- 
mente  la  terra  del  prodigio  inces- 
sante.  Enrico  Lasserre,  test6  defunto, 
colla  sua  storia,  ed  il  dott.  Boissarie, 
con  questo  magnifico  lavoro,  hanno 
legato  il  loro  nome  al  gran  Santuario 
di  Lourdes,  e  gli  hanno  eretto  un 
monumento  di  gloria,  che  in  nessun 
secolo  av venire  potra  mai  offuscarsi. 


forme   di   morbi   i  piu    insanabili  vi 

BOUDINHON  A.  doct.  —  La  nouvelle  legislation  de  1'  Index.  Texte 
et  commentaire  de  la  Constitution  «  Officiorum  ac  munerum  »  du 
25  Janvier  1897.  Paris,  Lethielleux,  8°  di  pp.  396.  —  Fr.  4,50. 
La  Costituzione  apostolica,  ema-  particolare  al  suo  clero,  e  lo  loda 


nata  dal  nostro  Santo  Padre  Leone  XIII 
intorno  alia  proibizione  dei  libri,  e 
dottamente  spiegata  e  commentata 
dal  ch.  ab.  Boudinhon,  professorenel- 
Plstituto  cattolico  di  Parigi.  II  Car- 
dinale  Richard,  approvando  il  volume 
dell'autore,  lo  raccomanda  in  modo 


«  per  Pesposizione  chiara  e  scientifica, 
per  gli  argomenti  solidi  e  ben  fon- 
dati,  e  per  la  pratica  utilitk  nel  risol- 
vere  tutte  le  questioni,  che  potranno 
presentarsi  ai  direttori  spiritual!  ed 
ai  fedeli  ossequenti  all'autorita  della 
Chiesa  nella  lettura  dei  libri  ». 


CADDEL  CECILIA  MARIA.  —  Agnese  la  povera  cieca.  Yersione  dal- 
Pinglese  per  ALFONSO  MARIA  GALEA.  Malta,  tip.  del  Malta,  1898,  8° 
di  pp.  176.  —  Prezzo  per  1'Estero  (cioe  fuori  di  Malta)  L.  1,20 
compresa  la  spesa  di  posta.  Yendesi  a  beneficio  delle  Piccole  Suore 
dei  Poveri. 
Questo  raccontino  della  signora 

Caddel  non  &  buono  solamente,  ma 

pio,  e  ben  a  ragione  fu  dal  traduttore, 


signer  Alfonso  Galea,  dedicate  alle 
Figlie  di  Maria.  Da  Agnese,  Peroina 
del  racconto,  esse  impareranno  ad 


amare  il  santissimo  Sacramento,  pel 
quale  solamente  la  povera  cieca  visse 
e  mori.  La  traduzione  6  buona,  e  se 
Peditore  avesse  dato  al  libro  un  se- 
sto  migliore,  il  raccontino  se  ne  sa- 
rebbe  vantaggiato  non  poco. 


334  BIBLIOGRAFIA 

CH [\LENTI  B \ULIO,  sac.  —  Belcastro  patria  di  S.  Tommaso  d' Aquino. 

Napoli,  tip.  Taranto,  1900,  in  16°  di  pp.  31.  Cent.  60.  Rivolgersi 

all'Autoie  in  Montalto. 

Son  esposti   in   questo  opuscolo  a  p.  28,   sarebbe  veramente   apodit- 

gli  argomenti,    co' quali  il  sac.  Chi-  tico:   ma   1'autenticita   di   quell'atto 

menti  si  fa  a   sostenere   essere  San  non  e  apoditticamente  dimostrata.  E 

Tommaso  d'Aquino  nato  e  battezzato  ci  sembra  che  il  dotto  scrittore,  in- 

in  Belcastro  di  Calabria ;  e  non  gia  vece  di  discutere  tanto  nelle  pagine 

in  Aquino,  n6  in  Roccasecca.  Gli  ar-  anteriori,  avrebbe  dovuto  dare  a  que- 

gomenti  di  tradizione   e   di  autorita  sto  documento  tutta  1'estensione  delle 

storica  non    ci    sembrano  dimostra-  prove,  che  avesse  potuto  maggiore; 

tivi  cosi,  che  tolgano   alle    opinioni  cosl  avrebbe,  come  si  dice,  recisa  la 

contrarie  la   loro  probabilita.  L'atto  testa  al  toro. 
del  battesimo,  recato  dal  ch.  Autore 

CICERONIS  M.  TULLII  pro  M.  Marcello  Oratio.  Con  introduzione 
e  note  del  prof.  GIUSEPPE  ISNARDI.  Augustae  Taurinorum,  ex  offi- 
cina  Salesiana,  1900  in  16.°  —  Cent.  30. 

CLARK  SIDNEY  F.  —  Elementi  di  prosodia  e  metrica  latina  per  gli 
alunni  del  Ginnasio.  Traduzione  dal  francese  per  ITALO  GUELFO.  Ta- 
ranto, Martucci,  1899,  in  16.°—  L.  1 ,00.  Yendibile  presso  1'Edi- 
tore  in  Taranto. 

COLLANA  di  Yite  di  Santi.  Disp.  296.  —  Yita  del  ven.  P.  Marcello 
Francesco  Mastrilli  d.  C.  d.  G.  Monza,  tip.  de'  Paolini,  1900,  16° 
di  pp.  276.  —  Yita  di  S.  Nicolo  vescovo  di  Mira.  Monza,  tip. 
de'  Paolini,  1900,  24°  di  pp.  192. 

CORNELY  RODOLFO,  S.  I.  —  Psalmorum  synopses.  Parisiis,  Lethiel- 
leux,  in  24.°  —  Cent.  80. 
E  un  elegante  estratto  dell'opera       Sacrorum  che  annunziammo  nel  qua- 

maggiore  Synopses  omnium  Librorum      derno  del  7  aprile,  p.  78. 

CORSINI  YITTORiO,  dott,  prof.  —  Tucidide.  La  grande  spedizione 
ateniese  in  Sicilia.  Parte  III.  L'assedio  di  Siracusa  fino  all'arrivo 
di  Gilippo.  Torino,  tip.  Salesiana,  1900,  in  24.°  —  L.  1,20. 

COSTAGLI  ACHILLE,  sac.  —  Breve  vita  del  B.  Giordano  fta  Rivalto. 

Siena,  S.  Bernardino,  1900,  16°  di  pp.  200.  —  Cent.  60. 

I  periti  nella  storia  della  sacra  elo-  ere,  come  benemerito  della  civil  so- 
quenza  italiana  conoscono  ed  hanno  cieta.  Gli  amanti  poi  di  discussion! 
in  riverenza  il  B.  Giordano  da  Ri-  -locali  vedranno  gli  argomenti  coi 
valto,  come  il  piu  antico  e  primario  quali  1'Autore,  contro  certi  Pisani, 
predicatore  del  nostro  idioma.  Main  rivendica  al  suo  Rivalto  la  gloria 
questo  volumetto,  ed  essi  e  quanti  d'essere  patria  del  grande  uomo.  Noi 
altri  lo  vogliano  potranno  apprendere  per6  non  intendiamo  d'entrare  in 
anche  gli  altri  suoi  meriti  come  re-  questa  questione. 
ligioso,  come  maestro  di  scienze  sa- 


BIBLIOGRAFIA  335 

COSTANZI  PIETRO,  prof.     -  Corso  di  Storia    d' Italia  per  le  scuole 
secondarie  inferiori.  Milano,  E.   Trevisini    editore,   1900,    voll.    3, 
16°  di  pp.  132,  148;  128.  —  Ciascun  volume  L.  1,00. 
Questo  Corso  di  Storia   d1  Italia,       tivi,  e  poi  e  chiaro,  ordinato,  con   i 
compreso  in  tre  volumetti,  ci  sembra      debiti  capoversi    dal   titolo   in  gras- 
avere  tutti  que'  pregi  che  si  deside-       setto  per  facilitare  la  memoria  gio- 
rano  in  un  libro  scolastico  ad  uso  di       vanile.  Finalmente    e    tale    che,  di- 
giovanetti  delle  prime  scuole  ginna-       cendo    il    vero,  non    attizza   nessun 
siali  o  tecniche.   Innanzi    tutto  esso      partito  contro  1'altro;  e  si  pu6  met- 
e  conforme  ai  programmi   governa-       tere  in  mano  a  tutti  senza  timore. 
D.  P.  S.  —  Piccola  guida  ai  principal!  monumenti  di  Ravenna.  Accre- 
sciuta,  corretta  ed  offerta  ai  Pellegrini  del  Santuario  di  Porto.  Ra- 
venna, tip.  Calderini,  1899,  in  16.°  —  Cent.  20. 
DALLA  SANTA  GIUSEPPE.  —  Le  appellazioni  della  Repubblica  di 
Venezia  dalle  sconmniche  di  Sisto  IV  e  Giulio  II.   V&ne%ia,  tip.  Vi- 
sentini,  1899,  in  8.°  —  Estratto  dal  Nuovo  Archivio  Veneto,  t.  XVII, 
parte  II. 

DANIEL!  ALOISIUS.  —  Parochialis  Methodus  instniendi  pueros  pri- 
mis  christianae  Fidei  veritatibus  eosque  ad  primam  Co  mm  union  em 
provehendi  breviter  explicata  et  proposita.  Romae,  Desclee  Lefebvre 
et  soc.,  1900,  8°  di  pp.  80.  —  L.  1,25. 

E  un  manuale  compito,  benche  niera  di  servirsi  delle  narrazioni  tolte 
compendioso,  di  cio  che  deve  inse-  dai  libri  sacri,  il  metodo  per  fare  ai 
gnare  e  fare  un  parroco  per  disporre  giovinetti  piccoli  discorsi,  e  non  vi 
i  fanciulli  alia  prima  Comunione.  Noa  mancano  altri  accorgimenti.  E  poi 
contiene  solo  le  consuete  interroga-  scritto  in  latino  nella  previsione  che 
zioni  e  risposte,  ma  vi  6  insegnato  il  il  libro  passi  la  frontiera  italiana. 
modo  di  fare  il  catechismo,  la  ma- 

DE  CRESCENZO  VINCENZO.  —  Un  difensore  di  Nerone.  Napott, 
F.  Bicchierai,  1900,  16°  -  L.  0,85. 

Questo  difensore  e  il  prof.  Pascal,      «,nche  il  Benigni  ed  altri,  gli  mostra 
che  ha  tolto    a    scagionare    Nerone      sodamente  che  qui  e  proprio  il  caso 
dell'  incendio  di  Roma,  per  rovesciare      di  dire:  Caussa  patrocinio   non  bona 
invece  1'accusa  sopra  i  cristiani :  ma      peior  erit. 
il  De  Crescenzo,  come    hanno    fatto 

FORNARI  VIRGINIA.  —  Ch'io  ti  vegga.  Romanzo.  Torino,  Giulio  Spei- 
rani  e  Figli,  Editori,  16°  di  pp.  203. 

L'eroe  del  racconto  Ch'io  ti  vegga  1'immortalita  dell'anima  in  Gina,  gio- 
e  un  bravo  e  buon  giovane  dell'Italia  vinetta  buona,  brava  e  colta,  che  egli 
meridionale,  ilqualedatosiallo  studio  sposa,  e  sono  felici.  II  racconto  si 
della  medicina  ue  acquista  la  scienza,  svolge  a  modo  di  ricordi  che  i  due 
e  perde  allo  stesso  tempo  la  fede  eroi  scrivono  alternativamente,  e  che 
neirimmortalitk  dell'anima.  Verso  la  i  lettori  leggeranno  con  interesse, 
fine  del  racconto  il  bravo  medico  benche  non  si  distinguano  per  pregi 
riacquista  la  fede  perduta,  e  vede  speciali. 


336 


B1BLIOGRAFIA 


GIANELLI  GUGLIELMO.  —  Piccolo  Eomanzo.    Torino,  Giulio  Spei- 
rani  e  Figli  Editor!  di  pp.  176.  —  L.  1,00. 


II  Piccolo  Romanzo  del  Big.  Gia- 
nelli  e  veramante  piccolo,  sia  riguardo 
alia  materia,  sia  rispetto  all'  intreccio 
che  non  potrebbe  essere  piii  semplice. 
Si  tratta  di  una  bella  ragazza  geno- 
vese  che  va  a  passare  un  mese  di 
estate  in  Sardegna  presso  la  famiglia 
di  sua  zia,  e  la  trova  marito  nella 
persona  di  suo  cugino  Gavino.  Per6 
il  racconto  non  manca  di  pregi,  sia 
per  lo  stile,  come  anche  per  la  di- 
pintura  degli  aifetti.  Vorremmo  per6 
osservare  due  cose.  La  caduta  del 
faggio  nella  foresta  durante  1'ura- 
gano  e  propriamente  un  Deus  ex 
machina,  e  il  ripiego  e  troppo  artifi- 
ciale  e  quindi  non  piacera  ad  un  let- 


tore  intelligente.  In  secondo  luogo 
vorremmo  dimandare  all'autore  che 
cosa  e  quel  «  punto  radioso,  eccelso 
che  si  erge  nel  mezzo  dell'orizzonte 
della  nostra  vita,  ed  e  il  supremo  fine 
di  ogni  creatura  ».  pag.  175.  E  egli 
forse  pigliar  moglie,  o  marito,  se- 
condo i  casi  ?  Se  cosi  fosse,  come  ben 
pare  dal  contesto,  Tautore  del  piccolo 
romanzo  si  sbaglia,  perche  il  matri- 
monio  non  e  fine  in  se,  ma  mezzo 
come  tutti  sanno,  e  non  occorre  spie- 
garci  piu  oltre.  II  raccontino  del  si- 
gnor  Gianelli  ha  avuto  1'onore  di 
venir  presentato  al  mondo  letterario 
da  una  bella  prefazione  di  Anton 
Giulio  Barrili. 


GISMONDI H.,  S.  I.  —  Linguae  Syriacae  Grammatica  et  Chrestomathia 
cum  Glossario,  scholis  accommodata.  Editio  altera.  Berythi  Phoe- 
niciorum,  typ.  PP.  Soc.  lesu,  1900,  8°  di  pp.  320.  —  L.  7,50. 

—  Chrestomathia  Syriaca  glossario  et  tabulis  flexionum  instructa.  Be- 
rythi Phoeniciorum,  typ.  PP.  Soc.  lesu,  1900, 8°  di  pp.  270.  —  L.  5,50. 
Rivolgersi  al   Direttore   del   deposito   di  libri,  Eoma  Yia  del  Se- 
minario  120. 
Molto  pregevole  ci  sembra  la  nuo- 

va  edizione  di  questa  Grammatica  si- 

riaca  corredata  di  copiosa  antologia 

e   del   rispettivo   lessico.  Opportuni 

miglioramenti  nella  parte  precettiva 

e  considerevoli  aggiunte  nella  Cre- 

stomazia  fanno  si  che  la  ristampa  di 

quest'opera   si  avvantaggi   di  molto 

sulla   prima   edizione,   che  pure  gli 

studiosi    di    siriaco    aveano  trovata 

molto    acconcia   e    comoda    per   un 

primo  studio  di  quelTidioma.  Ed  in 


vero  il  metodo  che  vi  e  seguito  si 
raccomanda  per  la  sobrieta  e  la  chia- 
rezza.  II  ch.  Autore  non  suppone  nel 
lettore  alcuna  conoscenzadi  altre  lin- 
gue  semitiche;  non  accumula  in  uno 
stesso  punto  regole  comuni  a  cose 
diverse,  quando  di  queste  non  si  puo 
avere  contezza  che  successivamente, 


ma  ne  da  avviso  partitamente  nelle 
rispettive  materie.  E  in  genere,  in 
tutta  1'opera  non  usa  dilungarsi  in 
ragguagli  troppo  minuti,  in  enume- 
rare  anomalie  poco  frequenti  o  cose 
simili  meno  necessarie,  che  la  mente 
dello  studente  non  pud  aft'errare  o 
ritenere  prima  di  aver  preso  pratica 
nell'idioma  con  sufficiente  lettura. 
Tuttavia  1'insegnamento  che  il  disce- 
polo  vi  riceve  e  pienamente  baste - 
vole  a  porlo  in  grado  di  poter  intra- 
prendere  lo  studio  degli  autori. 

Per  la  parte  della  morfologia  sa- 
ranno  di  gran  vantaggio  i  numerosi 
paradigmi,  completi  e  s\  ben  dispo- 
sti  che  1'occhio  pu6  sempre  con  uno 
sguardo  abbracciarli  intieri  in  un  sol 
quadro.  In  special  modo  6  poi  com- 
mendevole  il  capitolo  della  sintassi : 


BIBLIOGRAFIA 


337 


non  vi  e,  naturalmente,  esaurita  la 
vasta  materia,  ne  questo  solo  baste- 
rebbe  a  poter  comporre  in  siriaco  con 
sicurezza  e  correttamente;  ma  il  ch. 
Autore  ha  saputo  raccogliere  in  una 
ventiua  di  paragrafi  quanto  fa  d'uopo 
conoscere  in  fatto  d'idiotismi  e  co- 
struzioni  speciali  a  questa  lingua,  in 
guisa  che  il  discepolo,  nel  percorrere 
poi  le  opere  classiche,  di  rado  si  tro- 
vera  perplesso  nel  ravvisare  il  senso 
racchiuso  in  locuzioni  meno  usuali. 
Numerosi  esempii  acconciameute  trat- 
ti  dai  miglioriscrittoriaccompagnano 
le  osservazioni  ivi  esposte  e  contri- 
buiscono  molto  a  bene  imprimerle 
in  mente. 

La  Crestomazia  e  un  vero  tesoretto 
di  letteratura  siriaca.  Non  pochi  del 
migliori  autori  vi  sono  rappresentati: 
oltreaipiuantichi,Bardesane,Afraate, 
Efrem,  Narsete,  ve  ne  ha  un'altra  ven- 
tina  fino  a  Barebreo  ed  Ebedjesu  di 
Nisibi.  N&  vi  manca  il  pregio  dell'ine- 
dito;  notiamo  come  piu  ragguarde- 
voli  fra  i  passi  ora  per  la  prima  volta 
pubblicati  in  questa seconda  edizione, 
quelli  di  Giovanni  di  Dara,  di  Mose 
BarKefa,  di  Bar  Pinkaya,  una  lettera 
di  Mar  Papa  ed  un'altra  di  Giacomo 
di  Nisibi.  I  pezzi  scelti  sono  molto 
varii  di  argomento :  passi  biblici,  tratti 
di  genere  omiletico  e  polemico,  fa- 
volette,  narrazioni,  decreti,  lettere, 
inni,  poemetti  e  via  dicendo.  Sono 
generalmente  o  brevi  o  di  giusta  lun- 

GUIDETTI  GIUSEPPE.  —  La  questione  linguistica  e  1'amicizia  del 
padre  Antonio  Cesari  con  Vincenzo  Monti,  Francesco  Yallardi  ed 
Alessandro  Manzoni  narrata  coll'aiuto  di  document!  inediti.  Reggio- 
Emilia,  collezione  letteraria,  1900,  16°  di  pp.  XVI-220.  —  L.  2,60. 
Rivolgersi  all'Autore  in  Reggio  Emilia. 

Ecco  che  il  ch.  Guidetti  ci  torna  pone  principalmente  dimostrare  come 
innanzi  un'altra  volta  col  sno  padre  il  maltalento  dei  piu  feroci  nemici 
Cesari,  al  quale  ha  posto  tanto  amore.  del  Cesari  non  riusci  neppure  ad  offu- 
In  questo  nuovo  volume  egli,  col-  scare  minimamente  1'onore  di  quel 
I'aiuto  di  document!  inediti,  si  pro-  sommo,  che  fuvera  gloria  dellaChiesa 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.  22  26  ottobre  1900. 


ghezza,  e  di  gradevole  lettura:  solo 
eccede  il  carme  di  Giacomo  di  Sarug 
sopra  Alessandro  M.  (circa  700  versi 
dodecasillabi),  ed  e  anche  alquanto 
monotone  nella  seconda  psrte;  ma 
per  la  eleganza  della  dizione  e  un 
vero  gioiello :  e  quindi  da  rallegrarsi 
che  ee  ne  abbia  ora  un'edizione  accu- 
rata,  che  1'antica  del  Knoes,  gia  quasi 
irreperibile,  lasciava  troppo  a  deside- 
rare.  L'edizione  e  nitida  ed  elegante. 
Vi  sono  rappresentati  i  tre  diversi 
caratteri  della  scrittura  siriaca,  gia- 
cobita,  estranghelo,  nestoriana:  reca 
quindi  maraviglia  che  parecchi  passi 
di  autori  nestoriani'vi  flgurino  in  ca- 
ratteri giacobiti;  forse  il  ch.  Autore 
ha  voluto  con  quei  caratteri  piu  sem- 
plici,  adoperati  nella  maggior  parte 
dell'opera,  dare  agio  al  discepolo  di 
renders!  sufficieatemente  familiare  la 
lingua  prima  di  applicarsi  a  leggere 
in  una  scrittura  piu  complicata;  nel 
resto  quei  passi  vi  sono  presentati 
coll'ortografia  e  la  vocalizzazione  oc 
cidentale.  Lodiamo  il  pensiero  di  aver 
pubblicato  questa  crestomazia  anche 
in  edizione  separata,  corredata  del  pro- 
prio  lessicoe  dei  paradigmi  delle  fles- 
sioni.  Auguriamo  ora  alch.  Autore  di 
vedere  ampiamente  adottate  queste 
sue  pubblicazioni  nei  Seminarii  ed  al- 
tri  istituti  dove  s'insegnano  le  lingue 
oriental!:  professori  e  discepoli  se  ne 
chiameranno  content!. 


338 


BIBLIOGRAFIA 


di  quel  valente  si  sta  allestendo  per 
cura  di  una  societa  cattolica  lette- 
raria;  e  che  tra  poco  vedra  la  luce 
un  altro  volume  intitolato:  «  Antonio 
Cesari  giudicato  e  onorato  dagl'Ita- 
liani  e  dagli  stram'eri  ».  A  questi 
degni  propositi  auguriamo  il  meri- 
tato  successo. 

HUONDER  ANTON,  S.  I.  —  Deutsche  Jesuitenmissionaredes  17.  und 
18.  Jahrhunderts.  Ein  Beitrag  zur  Missionsges<;hiehte  nnd  ?ur  dent- 
schen  Biographie.  Freiburg  i.  B.,  Herder,  1899,  8°  di  pp.  IV-230. 
—  M.  3,20. 


e  deiritalia  Anche  torna  gradito  il 
cenno  che  qui  e  fatto  dell'unita  let- 
teraria  del  Cesari  col  Monzoni,  tanto 
degno  della  stima  ed  amicizia  che 
gli  profeesava  il  grande  filippino  Ve- 
ronese. Nell'annunziare  questo  vo- 
lume ci  gode  1'animo  di  far  conoscere 
che  una  edizione  cornpleta  delle  opere 


S'era  gia  notato  da  altri  il  gran 
numero  di  Gesuiti  tedeschi  che  la- 
vorarono  in  ogni  tempo  nelle  Mis- 
sioni  cattoliche  delle  varie  parti  del 
mondo.  Senza  voler  fare  confront!  con 
altre  nazioni,  ne  aspirare  a  prepon- 
deranze,  mentre  e  riconosciuto  che 
dal  tempo  delle  scoperte  in  poi  il 
contingent^  piu  numeroso  de'  mis- 
sionarii  fu  dato  dalle  nazioni  latine 
e  nel  nostro  secolo  hanno  la  palma 
i  Frances},  il  p.  Huonder  puo  met- 
tere  nondimeno  in  bellissima  luce  gli 
ottocento  missionarii  tedeschi  di  un 
solo  secolo  (1670-1770),  oltre  gli  altri 
moltissimi  de'  quali  s'e  perdutaogni 
memoria.  Vi  sono,  tra  quelli,  uomini 
al  tutto  insigni  per  opere  da  loro  in- 
traprese,  per  istudii  e  scienza:  meri 
tevoli  quindi  d'essere  ricordati  dalla 
storia,  ad  onore  della  religione  e  della 
patria.  II  ch.  Autore  consacra  una 


prima  parte  del  libro  a  considerazioni 
piu  generali ;  le  prime  spedizioci  d'ol- 
tremare  de'  Gesuiti  tedeschi,  i  paesi 
loro  assegcati,  i  viaggi  di  que'  tempi, 
le  diverse  opere  alle  quali  i  missio- 
narii dovevansi  dedicare,  e  simili.  Poi 
segue  il  registro  particolareggiato 
de' missionarii  con  notizie  hiografiche 
e  bibliografiche;  il  tutto  ben  diviso 
a  seconda  dei  paesi  e  delle  province, 
dove  quelli  vissero  ed  operarono.  Nel- 
1'Appendice  si  leggono  varii  preziosi 
document!  original]'.  Toccano  il  cuore 
le  lettere  tenerissime,  con  che  i  Paclri 
e  Fratclli  chieggono  al  Generale  di 
Roma  la  grazia  di  essere  inviati  alle 
Missioni.  Queste  lettere  di  leggieri 


si  sarebbero  potute  aumentare  di  nu- 
mero; qui  nelYArchivio  di  Stato  di 
Roma  noi  ne  abbiamo  percorse  pa- 
recchie,  tuttavia  inedite,  anche  di  Ge- 
suiti tedeschi. 

KR1EO  CORNELIUS,  dr.  prof,  an  der  Universitat  Freiburg,  i.  Br.  - 
Encyklopadie  der  theologischen  Wissenschaften    nebst  Methoden- 
lehre.  Zu  akademischen  Yorlesungen  und  zum  Selbststudhim.  Frei- 
burg i.  Br., Herder,  1899,  8°  di  pp.  XII-280.  —  M.  4. 
Lo  studio  dell'Enciclopedia  delle      zione  generale  allo  studio  della  teo- 
scienze  teologiche  serve  a  dare   un 
giusto  concetto  non  solo  delle  varie 
scienze  che  la  compongono,  ma  so- 
prattutto  deH'intimo  legame  che  que- 
ste  hanno  tra  loro  e  col  tutto  di  cui 


si  considerano  come  parti.  L'Enci- 
clopedia  6  quindi  una  vera  introdu- 


logia  ed  in  parecchie  Universita  viene 
trattata,  come  materia  a  parte,  senza 
dubbio  con  grande  utile  degli  udi- 
tori. 

II  prof.  Krieg,  dopo  esposto  il  con- 
cetto e  la  storia  deH'Eiiciclopedia  in 
genere  ed  in  ispecie  di  quella  delle 


BIBLIOGRAFIA 


339 


scienze  teologiche,  tratta  in  una  prima 
parte  della  teologia  nel  suo  complesso 
o  nella  sua  sintesi,  discutendone  1'og- 
getto  e  la  dottrina  e  passando  poscia 
a  discorrere  delle  qualita  personal!, 
che  deve  avere  il  giovane  nel  dedi- 
carsi  alle  scienze  sacre  (disposizioni 
naturalie  moral!  e  vocazione  celeste), 
e  de'  previi  suoi  studii,  se  intende 
avvicinarsi  il  piu  che  sia  possibile 
all'ideale  del  perfetto  teologo.  Me- 
ritano  d'essere  letti  attentamente  i 
paragrafi  dove  quest'  ideale  del  per- 
fetto teologo  e  descritto. 

Nella  seconda  parte  PA.  esamina 
la  teologia  nelle  varie  scienze  che  la 
compongono :  alia  teologia  storied 
ascrive  gli  studii  biblici  e  la  storia 
ecclesiastica;  alia  teologia  specula - 
tiva,  riduce  1'apologetica,  la  domma- 
tica  e  la  morale;  alia  teologia  pra- 
tica  inflne  riporta  il  diritto  canonico 
e  la  cosiddetta  teologia  pastorale,  la 


quale  comprende  la  didattica  o  1'elo- 
quenza  sacra,  la  soienza  liturgica  e 
la  cura  d'anime.  Parlando  di  ogni  sin 
gola  scienza  ne  definisce  il  concetto, 
ne  esamina  le  relazioni  con  le  altre 
scienze  sorelle,  ne  descrive  1'impor- 
tanza  sotto  i  suoi  varii  aspetti  e  da 
pure  le  notizie  piu  importanti  che 
riguardano  la  sua  storia,  con  buone 
indicazioni  di  fonti  e  documeuti  bi- 
bliografici,  ai  quali  ricorrere,  ove  si 
voglia  continuare  da  se  lo  studio  sul 
proposto  argomento. 

Nelle  notizie  storiche  e  biblio- 
grafiche  si  potrebbero  notare  varie 
lacune  ed  inesattezze ;  v'e  pure  qua 
e  cola  qualche  riserva  a  fare  nelle 
dottrine  proposte;  ma  il  libro  e  bel- 
lissimo  e  nato  fatto  a  dare  una  stu- 
penda  idea  degli  studii  teologici  e 
ad  eccitare  efficacemente  i  giovani 
student!  a  dedicarvisi  con  amore  ap- 
passionato e  con  perseverante  energia. 


KROSE  H.  A.  S.  I.  —  Der  Einfluss  der  Konfession  auf  die  Sittlich- 
keit.  Nach  den  Ergebnissen  der  Statistik.  Freiburg  i.  B.  Herder, 
1900,  16°  di  pp.  101.  —  M.  1. 

di 


Come  si  fa  a  negare  Tautorita 
della  Chiesa  cattolica  ai  nostri  giorni 
e  la  grandezza  dell'innusso  ch'essa 
esercita  in  ogni  parte  del  mondo?  E 
cosa  puramente  esterna,  rispondono 
i  protestanti;  alia  Chiesa  cattolica 
manca  la  forza  intima  di  nobilitare 
gli  uomini  e  renderli  virtuosi.  E  re- 
cano  in  prova  la  frequenza  delle  na- 
scite  illegittime  in  Austria  ed  in  Ba- 
viera,  i  numerosi  delitti  che  si  com- 
mettono  in  Italia  e  Francia  e  simili 
argomenti,  levando  a  cielo  in  con- 
fronto  di  tanta  iminoralita  la  purezza 
de'  costumi  e  le  virtu  aminirabili  dei 
protestanti.  II  p.  Krose  voile  esami- 
nare  questa  grave  questione,  ed  ado- 
perando  specialmente  le  prove  ine- 
sorabili  delle  statistiche  d'officio,  giu- 
dicare  la  verita  del  rimprovero,  a 


fine  di  ben  definire  qual  sia  Vin- 
Jlusso  della  confessione  religiosa  sulla 
moralita  che  e  Pargomento  del  libro. 
In  quattordici  capitoli  egli  discute  a 
parte  a  parte  i  principal!  element!, 
onde  si  suoi  dedurre  la  pubblica  im- 
moralita,  quali  sono  le  nascite  ille- 
gittime, i  delitti  contro  il  codice  pe- 
nale,  i  suicidii  e  i  divorzii.  Pero  egli 
non  si  ferma  a'  pur!  numeri;  ma  con 
logica  stringentissima  trae  in  consi- 
derazioue  anche  altri  element!  com- 
provati  dai  fatti,  che  servono  a  chia 
rire  le  statistiche  e  dar  loro  il  peso 
che  hanno  realmente.  Ad  esempio, 
e  ben  piu  grave  la  pubblica  immo- 
ralitk  in  un  paese  dove  domini  la 
sterilita  volontariamente  procurata, 
che  non  in  un  altro,  dove  in  com- 
parazione,  le  nascite  illegittime  ap- 


340 


BIBLIOGRAFIA 


paiono  bensi  piu  frequent!,  ma  in- 
sieme  quel  deplorevolissimo  delitto 
non  si  conosce.  Ora  di  tal  delitto  la 
statistica  nulia  pud>  dire. 

La  conclusione  alia  quale  giunge 
1'A.  dopo  le  singole  dimostrazioni 
e  la  seguente  :  «  Abbiamo  veduto,  che 
ceteris  paribus  le  nascite  illegittime 
e  tutto  cio  cbe  le  accompagna  sono 
di  gran  luuga  piu  rare  tra'  cattolici 
che  non  tra  i  protestanti.  Rispetto 
al  suicidio  ed  al  divorzio  la  condi- 
zione  favorevole  ai  cattolici  salta  al- 
1'occbio  per  tal  guisa,  che  ogni  one- 
sto  pensatore  avversario,  se  pure  co- 
nosce lo  stato  reale  delle  cose,  deve 
francamente  confessarla.  Solamente 


nel  campo  della  criminalita,  per  lo 
meno  nella  Polonia  ed  in  alcune  parti 
della  Baviera,  non  si  puo  dimostrare 
rinflusso  benefico  del  cattolicismo ; 
cio  che  pero  puo  spiegarsi  tenendo 
conto  di  certe  condizioni  sociali  e 
nazionali,  proprie  di  quei  paesi.  II  re- 
sultato  finale  e  dunque  senza  dubbio 
favorevole  ai  cattolici.  I  nostri  con- 
cittadini  protestanti  ci  sorpassano  in 
ricehezza  e  potenza  politica;  hanno 
preso  pure  un  notevole  sopravvento 
nelle  varie  discipline  scientiftche,  gra- 
zie  all'  incameramento  de'  beni  di 
chiese  ed  istituti  cattolici,  ma  sotto  il 
riguardo  della  moralita  spetta  ai  cat- 
tolici la  preminenza.  » 


LECUYER  0.  P.  —  Le  Pretre  educateur.  Introduction  par  le  R.  P.  REY- 
NIER  du  meme  Ordre.  Paris,  P.  Lethielleux,  16°  di  pp.  XLIY-266. 
-  Fr.  3,00. 
Sono  dodici  conferenze  sull'edu- 

cazione,  le  quali,  mentre  direttamente 

tendono  a  formare  il  maestro  e  Tedu- 

catore,  indirettamente  danno  ampia 

materia  per  1'istruzione  delPalunno. 

I  temi  sono:  La  forza,  o  fortezza,  la 

giustizia,    la   verita,    la  virtu   della 

religione,   la  carita,    la   castita,   la 

dottrina  religiosa,  la  confessione,  la 


Intorno  a  questi  temi  (di  cui  m\ 
indice  analitico  fa  vedere  tutta  la 
tela)  1'Autore,  che  fu  insigne  maestro 
nell'educare,  ha  raggruppato  tutte  le 
belle  qualita  necessarie  ad  un  sacer- 
dote  fatto  educatore  de'  giovani.  II 
tutto  e  profondamente  pensato  ed 
esposto  con  chiarezza.  Le  conferenze 
sono  precedute  dalla  vita  deH'illustre 
Domenicano  che  fu  allievo  del  P.  La- 
cordaire. 


pregliiera,  Vannegazione,   il  lavoro, 
lo  spirito  di  sacrifizio. 
MAROHERITA.  —  Le  spose  delle  Corviere.  Romanzo.  Torino,  Giulio 
Speirani  e  Figli,  editor!,  di  pag.  204.  —  L.  1,00. 


L'autrice  di  questo  romanzo  e 
nota  per  altri  racconti,  tutti  buoni 
per  indole  ed  educativi.  In  questo 
pero  ci  pare  che  la  nota  triste  do- 
mini  un  po'  troppo,  e  che  Tanalisi 
del  sentimento  sia  spinta  all'eccesso. 
Qui  non  c'e  un  carattere  che  sollevi 
Panima:  Vinco  e  un  uomo  rozzo, 
beone  e  bestiale;  Martina  una  pove- 
retta,  che  sconta  con  una  tristissima 
vita  un  passo  falso;  Gian  Carlo  e  un 
mezzo  imbecille,  che  sta  colle  mani 
alia  cintola  mentre  la  casa  gli  va  in 


rovina.  Resta  la  dolce  figura  di  Alda> 
bella,  buona,  soave,  la  quale  pero  e 
quella  che  meno  appare  nel  racconto, 
il  quale  compendia  la  verita  di  quel 
detto  della  Scrittura  che  milizia  e  la 
vita  dell'uomo  sopra  la  terra.  Questo 
quanto  alia  materia. Quanto  alia  forma 
poi  ci  dispiace  che  la  valente  scrit- 
trice  abbia  pagato  tributo  allo  stile 
d'Annunziano.  Ci  sono  delle  pagine 
che  riboccano  dei  soliti  aggettivi,  av- 
verbi  e  sostantivi  eterei,  irnpalpabili, 
assurdi  e  grotteschi.  Si  ricordi  la 


BIBLIOGRAFIA 


341 


forava  autrice  che  la  descrizione  della 
scena  deve  ornare  non  soifocare  il 
racconto,  e  che  la  cosi  detta  analisi 
psicologica  quando  sia  spinta  all'ec- 
cesso  diventa  una  vera  caricatura. 
Rilegga  le  prime  tre  pagine  del  rac- 
MICHEL  P.  e  Soc.  Miss.  Afric. 
rior  etc.  —  Theologiae  Moralis 
vol.  I,  in  8°  di  pag.  XH-472. 
Dopo  di  avere  percorso  il  primo 
volume  della  teologia  Morale  del 
ch.  prof.  P.  Michel  facciamo  nostri 
gli  encomii,  che  nella  lunga  lettera 
di  approvazione  Sua  Eminenza  Re- 
verendisaima  il  Cardinale  Lange- 
nieux,  Arcivescovo  di  Reims,  tributa 
all'autore,  che  6  suo  Vicario  gene- 
rale.  Il  inerito,  che  sovra  ogni  altro 
distingue  1'opera  del  Michel,  e  il 
processo  rigorosamente  scientifico, 


conto,  e  vedra  se  diciamo  il  vero. 
Ma  che  percio?  II  racconto  e  buono, 
e  mostra  che  1'egregia  scrittrice 
pensa  fortemente  e  sa  mettere  in 
carta  i  suoi  pensieri. 

in  Seminario  Binsonensi  Supe- 
principia.  Paris,  Lecoffre,  1900, 

col  quale  egli  coordina  e  sviluppa  i 
principii  della  teologia  Morale,  ri- 
ducendoli  ad  un  solo  corpo  di  dot- 
trina.  In  tal  guisa  gli  scolari,  oltre 
a  conoscere  i  principii,  ne  possede- 
ranno  la  scienza,  che  e  indispensa- 
bile  per  formare  in  essi  quel  sano 
criterio,  senza  del  quale  si  rischia  di 
errare  soventi  volte  nella  pratica  ap- 
plicazione  delle  teorie  imparate  nella 
scuola. 


MORANDO  GIUSEPPE,  prof.  —  Compendio  del  Corso  elementare  di 


Filosofia   ad   uso   dei   Licei.  Yol. 

16°  di  pp.  216.    -    L.  2,25. 

Leggendo  noi  il  volume  del  pro- 
fessore  Morando  ci  rallegravamo  nel 
trovare  asserite  e  difese  delle  verita, 
che  non  ostante  la  loro  evidenza  sono 
rigettats  siccome  vane  illusioni  dai 
filoson*  ammodernati.  Pero  il  nostro 
contento  non  tardo  molto  a  cedere 
il  posto  ad  una  penosissima  impres- 
sione.  Citeremo  due  soli  esempii. 

Intorno  all'origine  delle  idee  1'au- 
tore  oltre  a  far  sua  1'opinione  di  co- 
loro,  che  ammettono  doversi  ritenere 
innata  1'idea  dell'essere  (pag.  63), 
pretende  nientemeno  che  S.  Tom- 
maso  abbia  insegiiato  lo  stesso  (p.  67). 
Parlando  poi  deH'origine  dell'anima 
umana  il  Morando  sostiene,  «  che  il 
lume  ideale  della  ragione  basta  a 
rendere  intellettiva  un'anima,  la  qua- 
le senza  di  esso  sarebbe  puramente 
«ensitiva»  (p.  201).  Per  conseguenza 
se  all'anima  sensitiva  del  bue  o  del 
gatto  si  aggiungesse  quel  lume  ideale, 


I.   Milano,   tip.  Cogliati,   1900, 

passerebbero  entrambi  ad  essere  no- 
stri compagni  nella  specie  degli  ani- 
mali  ragionevoli!  Ed  applicando  la 
sua  teoria  all'anima  umana,  il  Mo- 
rando oltre  a  dirla  non  creata  im- 
mediatamente  da  Dio,  la  vuole,  come 
quella  degli  altri  animali,  di  natura 
puramente  sensitiva:  macheillumi- 
nata  quindi  «  dalla  luce  che  scatu- 
risce  inestinguibile  dal  seno  del- 
1'eterno  »  (ivi),  «  non  si  annienta, 
ma  diventa  d'altra  specie,  sensitiva, 
intellettiva,  e  razionale  ad  un  tempo  » 
(pag.  202).  Da  ultimo  in  quanto  al 
sistema  evoluzionistico  il  Morando 
assicura,  che  «  se  anche  fosse  vera 
la  teoria  deU'evoluzione,  essa  non 
sarebbe  minimamente  favorevole  al 
materialismo,  ma  anzi  allo  spiritua- 
linmo  piu  elevato  »  (pag.  209).  Re- 
stano  dunque  avvisate  le  persone  pie, 
che  il  mezzo  piu  acconcio  per  innal- 
zarsi  alia  piu  sublime  perfezione  dello 


342 


BIBLIOGRAFIA 


spirito,    debba    riporsi    nel    trasfor- 
mismo! 

Da  cio  chiaramente  si  rileva,  che 
1'autore  ha  voluto  tentare  un  con- 
nubio  ibrido  tra  alcune  verita  inse- 


gnate  dalla  sana  filosofia  ed  alcuni 
errori  della  scienza  moderna.  Ma 
quelle  prime  messe  al  contafcto  coi 
second!  ci  danno  1'  imagine  del  mo- 
stro  oraziano. 


OMAGGIO  FUNEBRE  a  Michele  de  Chiara  addormitosi  nel  Signore 
il  di  17  Maggio  1900.  Aversa,  tip.  Fabozzi,  16°  di  pp.  94. 


sepolcro  noi  ameremmo  vedere  scol- 
piti  questi  suoi  versi : 

T'ama!  fanciullo,  or  piu  cara  mi  sei, 
Bella  t'ede  immortal  de' padri  miei: 

Te  cantero,  finch6  ritorni  a  Dio 
La  furfalletta  dell'ingegno  mio. 


Un  uomo  valente  come  poeta, 
come  scienziato,  come  novelliere, 
come  giornalista,  qual  fu  Michele  de 
Chiara,  onore  d'Aversa,  ben  meritava 
che  un  drappello  di  letterati  si  unisse 
a  celebrarne  con  degne  prose  e  poesie 
la  memoria.  Ma  sul  marmo  del  suo 

PAGLIA  FRANCESCO,  doct.  in  S.  T.  —  Brevis  Theologiae  Specula- 

tivae   cursus.    Editio   altera.  Tonms  primus.    De  vera   Religione. 

Augustae  Taurinorum,  ex  offioina  Salesiana,  1899,  8°  di  pp.  XII- 272. 

—  L.  2,50 

La  seconda  edizione,  che  il  ch.  dimostra  il  favore,  col  quale  fu  ac- 
prof.  Paglia  ha  dovuto  intraprendere  colta  1'opera  dagli  studiosi  di  scienze 
del  suo  corso  di  teologia  dommatica,  sacre. 

PESCH  CHRISTIAN,  S.  I.       Theologische  Zeitfragen  Freiburg  i.  B.} 
Herder,  1900,  8°  di  pp.  168.  —  M.  2,20. 

Col  titolo  di  questioni  teologiche      trapiantate  in  Germania  ed  ampliate 

dallo  Schell,  trovano  qui  la  loro  piena 
confutazione.  Le  discussioni  sull'Apo 
logetica,  agitate  particolarmente  in 
Francia,  sono  ridotte  al  loro  giusto 
punto  di  vista.  La  terza  questione 
e  interamente  diretta  coatro  lo  Schell , 
il  quale  insegno  Dio  essere  causa  di 
pe  medesimo  attuando  se  medesimo 
col  suo  intelletto  e  volonta.  II  ch.  A. 
dimostra  che  tal  dottrina  e  quella  dei 
neoplatonici,  non  punto  nuova,  anzi 
gia  conosciuta  dai  Padri  antichi  e 
dai  teologi  scolastici  e  dai  medesimi 
rifiutata. 

POLETTO  GIACOMO,  mons.  —  La  vita  intellettuale  di  Dante  Alii- 

ghieri.  Discorso  del  Prof.  D.  Giacoino  Poletto,  Prelate  Domestico 

di  S.  Santita.  Bassano,  tip.  Silvestrini,  1900,  8°  di  pp.  88. 

Questo  dottissimo  discorso,  in  GUI       lui  recitato  nella  solenne  accademia, 

1'illustre  A.  ricerca  con  maravigliosa       ofFerta   al   Congresso  Internazionale 

siiitesi  tutto  il   lavorio    intellettuale       d'Archeologia  cristiana  nello  scorso 

deU'altissimo  Poeta,  fu  dapprima  da      aprile,  e  poscia   dato  alle  stamps  e 


correnti  (del  tempo  o  del  giorno,  come 
altri  dicono)  sono  qui  pubblicate  tre 
importantissime  dissertazioni:  1)  II 
magistero  della  Chiesa  e  la  liberta 
della  scienza  teologica;  2)  Antica  e 
nuova  Apologetica;  3)  E  Dio  causa 
di  se  stesso?  Chi  ha  tenuto  dietro 
alle  controversie,  suscitatesi  tra  i  cat- 
tolici  negli  ultimi  tempi,  riconoscera 
subito  la  grande  opportunita  del  pre- 
sente  lavoro,  dovuto  alia  penna  del 
dotto  e  profondo  teologo,  che  e  il 
p.  Cristiano  Pesch.  Parecchie  dottrine 
erronee  del  cosiddetto  americanismo, 


BIBLIOGRAFIA 


343 


dedicate  a  S.  S.  Leone  XIII  pel  suo 
giorno  onomastico. 

Dalle  pagine  stupende  di  questo  di- 
scorso  traspare  luminosamente  tutto 
il  processo  del  genio  immortale  di 
Dante,  il  quale  iniziando  la  sua  vita 
mentale  coll'operetta  della  Vita  Nuo- 
va,  che  n'e  come  il  primo  germe, 
venne  poi  a  mano  a  mano  sviluppaa- 
dosi  nelle  seguenti  del  Canzoniere, 
del  Convito,  del  De  Vulgari  eloquio, 
e  del  Trattato  de  Monarchic ,  opere 
di  minor  lena,  e  vero,  ma  tutte  sa- 
pientemente  ordite  in  bell'armonia, 
come  fila  diverse  d'una  stessatrama, 
per  riuscire  in  fine  a  quel  capolavoro 
di  meravigliosa  tela,  a  cut  ha  posto 
mano  e  cielo  e  terra,  cioe  la  fede  e 
la  ragione,  1'umano  e  il  divino,  il 
tempo  e  1'eternita,  la  filosofia  e  la 
teologia,  1'Impero  e  il  Sacerdozio, 
1'umanita  e  Dio;  qual' e  la  sublimis- 
sima  trilogia  della  Divina  Commedia. 

Osserva  bene  il  chiarissimo  Dan- 
tista  che  1'anima  di  Dante  si  rivelo, 
piu  che  in  altra  delle  Opere  minori, 
nell'opera  de  Monarchia,  checche  ne 
dicano  altri  in  contrario.  Quindi  il 
Poletto  si  sofferma  con  piu  cura  in 
questa,  per  dimostrare  a  luce  di  sole, 
come  fosse  stata  da  molti  falsamente 
intesa,  e  come  in  essa  si  trovi  la  vera 
chiave  d'oro,  che  ci  dischiude  meglio 
di  qualsiasi  altra,  la  retta  intelligenza 
del  Sacro  Poema.  E  quantunque  pel 
soverchio  abuso,  che  nei  tempi  an- 


ne  fece  dai  Ghibeliini,  pigliando  in 
mala parte certe  espressioni un  po'am- 
bigue,  quasi  fosaero  contrarie  alia 
fede,  la  Chiesa  sia  stata  costretta, 
come  alcune  volte  fa  per  prudenza, 
di  proibirne  a  tempo  la  lettura;tut- 
tavia  al  presente  essendosi  dichiarato 
meglio  il  senso  ivi  racchiuso,  e  non 
correndo  piu  quei  pericoli  d'altro 
tempo,  il  Sommo  Pontefice  Leone  XIII, 
che  sommamente  pregia  lo  studio  di 
Dante,  con  recente  Costituzione  della 
S.  Congregazione  dell'Indice,  levo  sif- 
fatta  proibizione.  Sara  per6  bene,  che 
a  vantaggio  degli  studiosi,  riapparisca 
quest'opera  alia  luce,  ma  corredata 
di  sagge  note,  che  dissipino  a  pieno 
ogn'  ombra  o  di  dubbii  o  d'  errori. 
Monsignor  Poletto  sarebbe  1'uomo  da 
cio,  e  i  cultori  di  Dante  gliene  sapreb- 
bero  grado  assai. 

Qui  in  fine  ci  sia  lecito  esporre 
al  chiarissimo  Autore,  un  nostro  de- 
siderio.  Sapendo  che  egli  ha  in  animo 
di  fare  un  Compendio  dei  tre  grossi 
volumi  del  suo  Commento  sulla  Di- 
vina Commedia,  ci  sembra  che  il  sul- 
lodato  discorso,  ridotto  a  piu  modeste 
proporzioni,  potrebbe  servire  di  bel- 
lissima  prefazione  a  quel  Compendio, 
poiche  faciliterebbe  di  molto  ai  gio- 
vani  e  ai  non  giovani  il  comprendere 
con  esso  tutta  la  mirabile  architet- 
tura  di  quell'incomparabile  edificio, 
opera  d'un  genio  supernamente  ispi- 
rato,  ch'e  la  Divina  Commedia. 


dati,  specie  di  Ludovico  il  Bavaro  se 

REBELLIAN  ALFRED.  --  Bossuet  (Leb  grands  ecrivains    franpais). 
Paris,  Hachette,  1900,  18°  di  pp.  208. 
Chi  vuol  conoscere  quello  che  era       del  ch.   Re"bellian.    E  scritto  in  una 


il  celeberrimo  vescovo  di  Meaux, 
integro  uomo,  severo  ecclesiastico, 
oratore,  filosofo,  teologo,  educatore, 
diplomatico,  controversista,  e  sopra- 
tutto  altissimo  ingegno,  non  ha  se 
non  a  recarsi  in  mano  questo  volume 


forma  cosi  classicamente  scorrevole, 
piena  di  sentenza  e  di  piacevolezza, 
che  non  ti  pare  di  leggere  un'opera 
di  argomento  scientifico  e  vasto,  ma 
una  descrizione  di  cose  amene.  Di- 
ciamo  per6  schietto,  che  alcune  con- 


344 


BIBLIOGRAFIA 


seguenze  che  1'illustre  scrittore  de- 
duce da  qualche  opera  di  controversia 
di  quell'aquila  che  fu  il  Bossuet,  ci 
sembrano  essere  da  lui  spinte  sover- 
chio.  Cosi  per  es.,  se  il  controversista 
cattolico  mette  a  nudo  la  falsa  po- 
sizione  dell'eresia,  che  ha  rotto  i 


freni  e  i  vincoli  dell'autorita,  quale 
colpa  pu6  avere  il  Bossuet  dell'avere 
a  forza  di  logica  fatto  vedere  a'  pro- 
testanti,  che  da'  loro  principii  al  li- 
bero  pensiero,  all'  indifferenza,  al- 
I'ateismo  il  passo  era  facile  ed  aperto 
(p.  152-153)? 


REFFO  EUGENIO  ed  ENRICO.  —  Le  serate  di  carnevale.  Fasc.  XIII- 
Anima  per  anima,  ossia  una  espiazione.  Dramma  in  4  atti.  —  L'in- 
sonnia.  Scherzo  comico.   Torino,  tip.  Artigianelli,  1900,  in  24.°  — 
Cent.  40. 

RICORDO  delle  feste  in  onore  del  Beato  Raimondo  da  Capua  cele- 
brate a  Roma  nella  Basilica  di  S.  Maria  sopra  Minerva  e  a  Capua 
nella  Chiesa  Cattedrale.  Roma,  tip.  A.  Befani,  1900,  8°  di  pp.  X-88. 

SALEMBIER  L.  —  Le  grand  schisme  d' Occident.  Paris,  Y.  Lecoffre, 
1900,  16°  di  pp.  XII-432.  —  Fr.  3,50. 
Triste  e  lungo  periodo  e  questo       mazione,  han  confrontato  quelli  con 


che  corre  dalla  elezione  di  Urbano  VI 
alia  fine  del  concilio  di  Costanza  e 
all'elezione  di  Martino  V  (13*78-1417) : 
periodo  torbido,  in  cui  la  Chiesa  vide 
prima  due,  poi  tre  che  portavano  al 
tempo  stesso  il  titolo  di  Papa  e  ne 
esercitavano  il  ministero.  Non  e  dun- 
que  meraviglia  che  questa  grande 
epoca  abbia  tirato  a  se  1'attenzione 
degli  studios!  in  una  eta,  qual  e  la 
nostra,  che  si  compiace  di  scrutare 
tanti  altri  fatfci  storici  di  ben  minore 
importanza.  L'eta  nostra  non  si  e 
contentata  dei  document!  raccolti  da 


queste,e  non  sembralontano  il  giorno 
in  cui  fra  mezzo  a  tante  tenebre  sara 
fatta  piena  luce.  Intanto  ecco  il  bel 
lavoro  del  Salembier,  che  giovandosi 
di  questi  ultimi  studii,  ci  presenta 
quell'epoca  nel  suo  vero  aspetto,  ac- 
coppiando  alia  critica  una  lodevole 
moderazione.  Quella  grande  crisi  re- 
ligiosa  e  da  lui  esposta  in  maniera 
che,  pur  non  tacendo  verita  amare 
al  cuore  d'un  cristiano,  vi  lascia  in 
fondo  una  certa  consolazione;  perche 
viene  subito  in  mente  un  confronto 
fra  le  prove  cui  allora  ando  soggetta 
la  Chiesa  e  quelle  per  cui  passa  pre- 
sentemente,  e  insieme  la  ferma  fiducia 
che  dalle  present!  uscira  vittoriosa 
come  dalle  antiche. 


certi  annalisti  del  secolo  XVI  o  del 
XVII,spesso  ingannati  dai  pregiudizii 
o  accecati  dalla  passione.  I  nostri 
dotti  hanno  vagliato  quei  documenti, 
hanno  trovato  nuove  fonti  d'  infor- 
SCHIAPPACASSE  NICOLO,  sac.  --  Memorie  storiche  fino  al  1500. 

S.  Pier  d' Arena,  tip.  Salesiana,  1900,  in  8.° 
SCORZI  DONATO,  cav.  —  Memorie  storiche  delle  Basiliche,  Chiese 

ed  altri  luoghi  venerandi  di  Roma.  Siena,  tip.  S.  Bernardino,  1900, 

32°  di  pp.   136.  —  Cent.  30. 
SCOTTI  GIOVANNI.  —  Elementi  di  Geometria.    Torino,   tip.  Sale- 

siani,  1900,  in  16.°  —  L.  1,00. 
SEQUI  P.  GABRIELE  MARIA  M.  C.  —  Pensieri  e  risoluzioni  ai  piedi 

di  Gesu  Crocifisso.  Sassari,  tip.  G.  Dessi,  in  16.° 


B1BLIOGRAFIA 


345 


Mittheilungen  dem  zweiten  internationalen 
Congress  fiir  christliche  Archaeologie  zu  Rom,  gewidmet  vom  Col- 
legium des  deutschen  Campo    Santo.  Rom,   Buchd.  d.   Gesell.   d. 
gott.  Heil..  1900,  8°  di  pp.  132,  con  tavole. 
I  varii   membri   del   Collegio    al       202-211,  1'Aube  pel  249-260,  il  ch.  A. 


Campo  Santo  de'  Tedeschi  hanno  pre- 
sentato  al  2°  Congresso  internazio- 
nale  d'archeologia  cristiana,  celebra- 
tosi  in  Roma  nell'aprile  scorso,  un 
scelto  grflppo  di  dissertazioni,  rac- 
colte  nell'annunciato  STP«>|JUXT;IOV.  Ne 
diamo  i  titoli  in  nostra  lingua:  A. 
DE  WAAL,  Ricordi  del  pellegrinaggio 
di  Roma  nel  Medioevo.  1  pellegrini 
ricevevano  in  dono  e  recavauo  seco 
alle  patrie  loro  lampadine,  pezzuole 
e  brandelli  di  stoffa  cbe  avevano  toc- 
cato  il  sepolcro  dei  SS.  Apostoli,  chia- 
vette  contenenti  limature  delle  ca- 
tene  di  S.  Pietro,  crocette,  e  un  po'piu 
tardi  medaglie  di  bronzo  e  di  piombo 
con  Veffigie  dei  SS.  Apostoli  ecc.  — 
Dr.  A.  BAUMSTARK,  La  traduzione 
siriaca  dell'Ordinamento  apostolico, 
E  il  terzo  iibro  dell'Ottateuco  in  lin- 
gua siriaca,  secondo  la  lezione  di  un 
codice  del  museo  borgiano,  che  1'A. 
rida  in  siriaco  ed  in  tedesco,  aggiun- 
gendo  alcune  sue  ottime  osservazioni 
critiche.  —  C.  M.  KAUFMANN,  Itessuti 
egiziani  nel  museo  del  Campo  Santo. 
Sono  52  pezzi,  dal  1°  al  7°  secolo, 
alcuni  preziosi  assai.  —  Dr.  P.  A. 
KIRSCH,  L'anno  della  morte  di  S.  Ce- 
cilia. Variano  le  sentenze  de'  dotti, 


pel  229-230,  quindi  sottoPapa  Urbano 
e  1' imperatore  Alessandro  Severo, 
come  vogliono  gli  Atti  di  S.  Cecilia. 
La  piu  grave  difficolta  proviene  dalla 
pace  goduta  dai  Cristiani  sotto  Ales- 
sandro Severo.  Noi  pensiamo  che 
prima  di  dare  una  risposta  definitiva 
che  dipende  solo  dalle  indicazioni 
degli  Atti,  converrebbe  esaminare 
criticamente  gli  Atti  stessi  ed  accer- 
tarne  laprovenienza.—  A.  STEGENSEK, 
Un  altar  e  longobardo  in  S.  Maria  del 
Priorato  sull'Aventino.  —  J.  ZETTIN- 
GER,  L'imagine  del  Salvatorein  Santa 
Prassede.  La  tradizioce  scritta  che 
tale  imagine  fosse  stata  donata  da 
S.  Pietro  al  Senatorc  Pudente  suo 
ospite,  appare  la  prima  volta  nel 
sec.  XVI.  L'esame  accurato  del  qua- 
dro  —  1'  imagine  e  ora  interamente 
scancellata  —  fa  credere  chesia  opera 
bizantina  del  IX  o  X  sec.,  quivi  recata 
allorche  i  Greci  offlciavano  S.  Pras- 
sede. —  W.  SCHNYDER,  Le  rappresen- 
tazioni  del  calice  eucaristico  nella 
antiche  iscrizioni  sepolcrali  di  Roma 
ed  il  loro  significato  nella  stmbolica 
sepolcrale.  —  Dr.  J.  WIEGAND,  Osser- 
vazioni  sulle  porte  di  bronzo  dell'an- 
tica  basilica  di  S.  Paolo. 


il  De  Rossi  sta  pel  177,  1'Erbes  pel 

TORALDUS  JOSEPHUS  FELICIS  films.  —   Torquati  Tassi  Hieroso- 

lyma  liberata  e  versibus  italicis  in  latinos  conversa.  Romae,  Descl6e, 

1900,  8°  di  pp.  392. 


Non  era  certo  un'  irnpresa  da  pi- 
gliare  a  gabbo  quella  di  voltare  in 
esametri  la  Gerusalemme:  eppure  ec- 
cola  qui  condotta  a  termine  nel  bel 
volume  che  abbiamo  sott'occhio.  E 
possiamo  ben  aggiungere  condotta 
felicemente.  Imperocche,  quantunque 


ci  siamo  qua  e  Ik  imbattuti  in  qual- 
che  improprieta  di  parola  o  inele- 
ganza  di  frase  ed  anche  in  qualche 
licenza  non  giustificata;  in  generale 
pero  vi  abbiamo  trovato  felice  ma- 
neggio  della  lingua  virgiliana,  spon- 
taneita  di  stile,  e  soprattuto  un  certo 


346 


BIBLIOGRAFIA 


maestoso  e  solenne  andamento  confor- 
me  a  quello  che  doroina  appunto  nella 
Gerusalemme,  la  quale  perci6  in  que- 
sta  traduzione  non  sembra  un'altra, 
come  un'altra  nella  versione  del  Caro 
sembra  VEneide.  Due  cose  poi  conci- 
liano  particolare  simpatia  all'autore:  il 
sapersi  cio6  ch'  egli  era  un  venerando 
vecchio,  il  quale  attese  a  questo  la- 
voro  negli  ultimi  anni  della  novan- 
tenne  sua  vita  spentasi  nello  scorso 
aprile  ;  e  la  grande  modestia  con  cui 
egli  si  presenta  al  pubblico  nel  pro- 
logo,  del  quale  ecco  alcuni  versi. 

Otium  ut  effugerem  longo  indulgere  labor! 
Nunc  suasit  pietas,  laudis  non  vana  cupido. 
Nv,n  ego  sum  vates,  anser  verum  inter  olores, 


Conditor    et    rudiutn   tantummodo    versicii- 

[lorum, 
Credulus  baud  illis  qni  me  dixere  poetam. 

Gli  amatori  delle  latine  lettere  sa- 
pranno,  dunque,  grado  al  Nobile  Fe- 
lice Toraldo  d'aver  pubblicato  questo 
lavoro  del  venerando  suo  zio;  e  noi  dal 
canto  nostro  vorremmo  anche  pre- 
garlo  di  compir  Popera,  regalandoci 
altresi  quell'altro  scritto  che  e  indi- 
cato  nel  principio  del  suddetto  pro- 
logo. 


Ille  ego  qui  quondam  latia  testudine  dixi 
Supremum  vatem,  ceclnit  cm!  Tartara  Ditis, 
Et  loca  ubi  levibus  nudi  sine  c^rpore  Manes 
Purgantur  maculis,  coeli    et  postremo  vire- 

[tum.... 

TUFFOLINO  LAURO.  —  II  roinanzo  di  nonno  Pietro.  Mortara-  Vige-, 
vano,  tip.  Cortellezzi,  1899,  16°  di  pp.  240. 


Ecco  un  racconto  che  si  legge 
tutto  d'un  fiato,  e  che  manifesta  nel- 
1'autore  uno  scrittore  non  ordinario. 
La  vivacita  e  spigliatezza  dello  stile 
sono  veramente  ammirabili,  e  Olivia 
1'eroina  del  racconto,  e  ritratta  in 
maniera  artistica,  patetica  e  sublime. 
Non  sappiamo  se  questo  sia  il  primo 


ma  certo  non  vorremmo  che  fosse 
anche  1'ultimo.  Forse  la  poverta  estre- 
ma  di  Nonno  Pietro  e  descritta  troppo 
vivamente,  e  pero  contrista  1'aniino 
del  lettore.  Ci  pare  che  1'arte  vera  e 
bella  richiede  una  certa  sobrieta,  al- 
trimenti  invece  di  dilettare  addolora, 
ci6  che  e  contro  il  fine  dell'arte. 
racconto  del  signor  Lauro  Tuffolino, 

YAN  DEN  BERGE  J.,  can.  —  Ordo  Missae  sen.  precum  ac  caeremo- 
niarum  Missae  interpretatio  theologico-ascetica  et  Meditationes  ac 
Examina  ad  nsum  Sacerdotis  recollectionem  menstruam  instituen- 
dis,  additis  Precibus  ante  et  post  Missam.  Brugis  Flandrorum,  Yan 
de  Yyvere-Petyt,  1900,  16°  di  pp.  XIY-290.  —  Fr.  1,25. 
II  titolo  e  cosi  particolareggiato      vare  a  si    modesto   prezzo   un  altro 
che,  per  raccomandare  il  libro,  basta      Manuale  si  pieno  e  si  pregevole. 
aggiungere  che  e  molto  difficile  tro- 

YIRGILIO.  —  Eneide  tradotta  da  Annibal  Caro.  Annotata  ed  illustrata 
per  uso  delle  scuole  e  riveduta  sui  migliori  codici  antichi  da  E.  CALVI. 
I  restanti  libri  nove.  Twino,  libr.  Salesiana,  1900, 16°  di  pp.  185-836. 
—  L.  2,40. 


Se  gli  studenti  avranno  in  mano 
questo  commento,  ben  poco,  crediamo 
noi,  restera  da  fare  al  professore, 
tanto  ci  sembra  erudito,  giudizioso, 
compito.  Ma  in  alquanti  passi  ben 
potra  il  professore  diseentire  dal  giu- 


dizio  del  commentatore,  come  cola 
dove  questi  da  per  finite  e  ben  finito 
il  poema  coila  uccisione  di  Turno, 
la  quale  inoltre  sostiene  non  scemar 
punto  ad  Enea  la  fama  di  pio. 


BIBLIOGRAFIA 


347 


WIELAND  FR.,  dr.  —  Ein  Ausflug  ins  altchristliche  Afrika.  Zwang- 
lose  Skizzen.  Stuttgart  und  Wien  J.  Roth'sche  Yerlagshandhmg, 
1900,  8°  di  pp.  196.  —  M.  4,20. 


II  cb.  dr.  Wieland  sta  preparando 
un'opera  di  fondo  sull'antica  Africa 
cristiana;  intanto  pero  vuol  comuni- 
care  al  lettore  le  prime  impressioni 
che  ritrasse  nella  gita  da  lui  fatta 
cola  nell'ottobre  1898.  Appena,  dice 
egli,  abbiamo  noi  una  languida  idea 
della  civilta  cbe  altra  volta  in  quei 
paesi  fioriva.  Tutto  e  oggi  rovina; 
ma  mentre  dalle  rovine  cbe  si  scor- 
gono  in  Italia  e  nella  Francia  meri- 
dionale,  torna  spesso  difficile  rico- 
struire  il  passato,  a  cagione  delle 
fabbricbe  cbe  loro  si  soprapposero 
sfigurandole,  laggiu  il  mondo  antico 
si  fa  innanzi  nella  sua  immutabile 
originalita,  cosi  come  1'Islamismo  1'ha 
lasciato  nel  secolo  VIII  durante  la 
sua  corsa  devastatrice  :  tant'e  la  flem- 
matica  indolenza  delle  popolazioni 
arabe.  Oggi  ancora  centinaia  e  mi- 
gliaia  di  rovine  dormono  tranquille 
sotterra:  ma  il  Governo  francese,  con 
generosa  liberalita,  permette  agli 
scienziati  d'investigare  in  ogni  tempo 
e  con  piena  sicurezza  il  paese,  e  di 
continue  vengono  a  luce  sempre 
nuovitesorid'antichitk  cristiane  epa- 
gane.  II  bel  volume  presenta  al  lettore 
tutte  le  attrattive  che  suol  avere  la 
descrizione  di  un  viaggio  di  diporto 
in  paese  sconosciuto,  e  le  molte  ed 
assai  accurate  illustrazioni  in  zinco- 


tipia  vivificano  allo  sguardo  i  luo- 
gbi  descritti.  Ma  oltre  ci6  vi  e  in 
ogni  pagina  un  fondo  di  scienza,  di 
storia,  d'arte,  che  ben  rivela  nell'A. 
il  lungo  studio  preparatorio  al  suo 
viaggio.  I  ricordi  dell'Africa  cristiana, 
gli  uomini  illustri  cbe  la  popolarono, 
i  santi  vescovi  e  i  martiri,  le  dispute 
coi  Donatisti  e  le  loro  persecuzioni, 
il  ferro  carnefice  e  il  fuoco  distrut- 
tore  dei  Vandali,  tutto  passa  innanzi 

10  sguardo  a  tempo  e  luogo.  E  cosi 
pure  passano  le  grandi  memorie  di 
Cartagine,  di  Tagasta patria  di  S.  Ago- 
stino,  di  Teveste  o  Tebessa  col  suo 
magnifico  tempio  di  Minerva,  conser- 
vato   nella   sua   interezza,   e   con  la 
grandiosa  sua  basilica  cristiana.  Ecco 
Madaura,  che,  nel  198,  mando  al  cielo 

11  protomartire  d'Africa,   S.    Nanfa- 
rione  coi    suoi    compagni    Miggino, 
Lucita  e  Sanae;  ecco  Timgad,  citta. 
pagana  nelle  sue  grandi   rovine,  si- 
mili  a  quelle  della  nostra  Pompei;  e 
poiCostantinao  1'antica  Circe,  e  Mila 
o  Mileve   tanto  celebre   nella  storia 
pel  suo  vescovo  Ottato,  ed  altre  care 
memorie  che  lungo  sarebbe  annove- 
rare.  I  dotti  attenderanno  con  impa- 
zienza  1'opera  piu  grande  e  piu  scien- 
tifica,  promessadal  ch.  Autore,poiche 
in  questi  saggi  egli  si  mostra  si  ben 
conoscente  della  materia  a  trattare. 


ZACCARIA  ANTONIO,  parr.  —  Tesoro  di  racconti.  Nona  edizione.  Bo- 
logna, tip.  Mareggiani,  1900,  8°  di  pp.  VII1-774.  —  L.  6,00. 
Di  questo  utilissimo  libro  abbiamo       zione  si  vantaggia  sulle  precedenti 
gia  parlato  piu  volte:  ci  basti  dunque      per  la  giunta  d'oltre  a  cento  racconti 
ora  1'annunziare  che  questanora  edi-      recenti  e  interessanti 


CKONACA  CONTEMPORANEA 


Eoma,  11  -  25  ottobre  1900. 


I. 
DIARIO  DELL' ANNO  SANTO 

1.  II  pellegrinaggio  inglese.  Sua  importanza  singolare ;  una  lettera  del  duca 
di  Norfolk.  —  2.  Gli  albanesi  di  Scutari  a  Roma  ed  a  Genazzano.  — 
3.  Ricevimenti  del  S.  Padre:  albanesi,  spagnuoli,  inglesi,  napoletani; 
Lucca,  Livorno;  tedeschi,  ungberesi,  altri  spagnuoli ;  Assisi,  Spoleto, 
Reggio  Emilia;  altri  ungheresi  e  tedeschi;  terziarii  eerviti,  veneti, 
irlandesi.  —  4.  Indulgenza  giubilare  a  S.  Maria  sopra  Minerva. 

1.  II  10  ottobre  giunsero  in  Roma  circa  1200  cattolici  inglesi,  d'ogni 
oondizione:  400  circa  erano  operai,  ed  ospitarono  a  S.  Marta  ;  gli  altri, 
ecclesiastici,  nobili,  borghesi,  trovarono  alloggio  parte  negli  istituti 
inglesi  di  Roma,  parte  negli  alberghi  principali.  Si  trattennero  una 
settimana  incirca,  soddisfecero  alia  loro  divozione,  visitarono  le  bel- 
lezze  di  Roma,  ebbero  dal  S.  Padre  la  benedizione  in  S.  Pietro  a'  13  del 
mese,  e  ripartirono  contenti,  lasciando  in  citta  la  migliore  impressione. 
I  religiosi  alunni  dei  Pallottini,  quelli  del  Collegio  Beda  e  dell'altro 
Collegio  inglese  di  Roma  accompagnarono  i  loro  connazionali  facen- 
dosi  loro  guida  per  la  citta.  Giacche  questo  e  carattere  di  Roma,  che 
niuno  vi  giunge  tanto  forestiero,  il  quale  non  vi  ritrovi  subito  gente 
della  sua  lingua;  e  per  cio  pure  la  Chiesa  eattolica  si  dimostra  vera- 
mente  universale,  che  nel  suo  centro  rispecchia  le  varieta  di  tutto 
il  mondo.  Se  non  che,  questo,  che  brevemente  abbiamo  rammentato,  e 
1'andamento  di  tutti  i  pellegrinaggi  ch»  si  succedono  da  dieci  mesi 
in  Roma.  Eppero  non  sarebbe  occorso  di  fame  menziome  piu  partiao- 
lareggiata,  se  esso  non  avesse  un'  importanza  speciale  dopo  le  false 
apprensioni  e  le  maligne  insinuazioni,  messe  in  giro  dai  giornali  la 
scorsa  prirnavera,  riguardo  aH'alienazione  d'animo  di  quei  cattolici 
dal  Sommo  Ponteflce  romano.  S'era  voluto  far  credere  che  la  S.  Sede 
parteggiasse  pei  Boeri  nella  malaugurata  guerra  del  Transvaal ;  che 


CRONACA   CONTEMPORANEA  349 

perd  in  segno  di  pro  testa  gl'  inglesi  non  avrebbero  preso  parte  al  giu- 
bileo.  Se  cosi  stolti  fossero  stati  veramente,  loro  danno.  II  giu- 
bileo  non  e  egli  stato  bandito  a  benefizio  del  cristiani  ?  Ma  la  miglior 
risposta  fu  quella  del  fatti.  Dalla  Riforma  in  poi,  si  numeroso  pelle- 
grinaggio  dalP  Inghilterra  non  era  mosso  verso  Roma.  II  P.  Bannin, 
dei  Pallottini,  rettore  della  chiesa  cattolica  italiana  di  Hatton  Garden  a 
Londra,  insieme  con  Lord  Denbigh  presidente  delP  «  Associazione  cat- 
tolica d'  Inghilterra  »  ordinarono  il  pellegrinaggio,  riuscito  in  tutto 
e  per  tutto ;  il  quale  non  e  che  preambolo  d'un  altro,  che  si  aspetta 
in  Roma  per  la  chiusura  dell'Anno  Santo. 

L'accompagnarono  i  vescovi  di  Liverpool,  Mons.  Witheside  ;  di 
Nottingham,  Mons.  Gilpin  Bagshawe,  e  molti  insigni  personaggi.  Di 
quelli  poi  che  non  poterono  ora  prendervi  parte,  mandarono  le  loro 
adesioni  non  pochi,  riservandosi  di  venire  alia  prossima  occasione. 
Tra  gli  altri  il  Duca  di  Norfolk  scrisse  al  P.  Bannin  la  lettera 
seguente  : 

Caro  Padre  Bannin, 

Non  potrei  veder  partire  il  pellegrinagg-io  organizzato  fall' Associazione 
Cattolica  senza  manifestarvi  quanto  mi  rincresca  di  non  poterlo  accompa- 
gnare.  In  occasione  delle  grand!  solennita  che  saranno  celebrate  in  Roma, 
come  ben  sapete,  nel  proesimo  g-ennaio,  i  Vescovi  ing-lesi  hanno  mostrato 
il  desiderio  che  VUnione  Cattolica  mandi  una  deputazione  ovvero  un  altro 
pellegrinaggio.  Come  presidente  tioWUnione  non  vorrei  per  chin  conto  man- 
care  in  Roma  a  quel  tempo :  d'altra  parte  far  due  viag-gi  in  quattro  mesi 
non  posso.  Consentite  pertanto  ch'io  mi  contenti  ora  di  mandare  a  voi,  e* 
a  quanti  v'accompagnano,  i  miei  voti  piu  cordiali  e  i  miei  augurii. 

Possa  la  vostra  presenza  consolare  il  S.  Padre,  assicurandolo  della  fer- 
mezza,  dell'amore  e  della  lealta  dei  cattolici  inglesi.  Auguro  a  tutti  i  pel- 
legrini  che  ritornino  colmi  di  benediztoni,  e  vi  prego  che  vi  ricordiate  di 
me  sulla  tomba  degli  Apostoli. 

Credetemi,  caro  Padre, 

Sheffield  22  settembre  1900. 

Vostro  devotis-simo 
NORFOLK. 

Come  adunque  gP  inglesi  si  ripromettevano,  cosi  avvenne,  e  della 
loro  presenza  e  devozione,  il  S.  Padre  fu  veramente  consolato ;  il  che 
si  compiacque  di  esprimere  Egli  stesso  al  Comitato  direttivo  del  pelle- 
grinaggio nell'udienza  particolare  concedutagli  il  16  ottobre,  rispon- 
dendo  al  loro  bellissimo  indirizzo  di  devozione  e  fedelta.  E  nei  voti 
comuni,  e  gia  se  ne  veggono  segni  presaghi  da  molte  parti,  che  a 
poco  a  poco  la  vera  fede  riconquisti  tutta  quella  nazione,  la  quale  da 
oltre  tre  secoli  vaga  incerta  d'uno  in  altro  errore,  e  non  trova  k, 
pace  dello  spirito. 


350  CRONACA 

2.  Peggio  ancora  degl'inglesi  sviati  dalla  riforma  protestante,  si 
trovano  sotto  il  giogo  musulmano  i  popoli  dell'Oriente.  Non  manca- 
rono  pero  cola,  tra  le  infinite  defezioni,  troppo  facili  di  fronte  alia  vio- 
lenza,  popoli  generosi  e  reliquie  fedeli  alia  religione  avita.  Tra  questi 
sono  gli  Albanesi,  esempio  di  quel  che  possa  la  fede  quando  e  pro- 
fondamente  radicata  negli  animi  e  passata  nella  tradizione  nazionale 
d'un  popolo. 

Una  trentina  di  essi,  uomini,  donne  e  giovinetti  si  videro  in  Roma 
in  questo  ottobre,  ov'erano  giunti  coll'arcivescovo  di  Scutari  Monsi- 
gnor  Guerini  il  10  del  mese.  Non  meno  dei  loro  costumi  nazionalir 
mezzo  orientali,  di  gente  che  vive  e  dorme  con  1'arme  in  pugno,  at- 
tirava  la  curiosita  dei  romani  ed  eccitava  un'ammirazione  mista  di 
rispetto  la  fierezza  maschia  spirante  dai  loro  volti  abbronzati.  Essi  pero 
e  le  donne  loro,  alte,  robuste,  co'  lunghi  veli  bianchi  e  vivaci  colori 
delle  gonnelle,  tra  le  colonne  e  sulle  gradinate  di  piazza  S.  Pietro 
non  apparivano  sgomenti  o  stupiti,  ne  de'monnellucci  romani  che  li 
guatavano  curiosi,  si  curavano  piu  che  di  nulla.  Ma  quei  vestiti  vario- 
pinti  e  quei  gruppi  insoliti,  sulla  maesta  classica  dei  travertini  illumi- 
nati  dallo  stupendo  sole  d'autunno,  faceano  quadretti  nuovi,  che  gli 
acquerellisti  romani  non  avranno  lasciato  sfuggire  certamente.  E  cola 
entro  v'era  ben  meglio  che  un  giuoco  di  colori :  a  S.  Pietro,  a  San 
Paolo  e  all'altre  basiliche  quei  gagliardi  montanari  erano  condotti  da 
una  divozione,  che  se  ha  molto  del  sensibile,  e  pure  profonda  e  sin- 
cera.  Quella  gente  lungi  dal  turco  tiranno  respirava  a  pieni  polmoni 
la  fede  romana,  e  non  si  saziava  di  godere  queste  sacre  memorie. 

La  stessa  divozione  li  condusse  col  loro  arcivescovo  a  venerare  in 
G-enazzano  la  famosa  immagine  della  Madonna  del  Buon  Consiglio,  che 
la  pia  leggenda  fa  venire  miracolosamente  da  Scutari  appunto.  Ivi  la 
mattina  della  domenica  14  ottobre  alle  4 1/2  furono  accolti  a  gran 
festa  da  tutto  il  popolo  con  torce  e  ceri,  e  accompagnati  al  santuario, 
ove  offersero  un  bel  calice  votivo,  lavoro  in  filigrana  d'argento.  Festa 
tutto  il  giorno,  in  chiesa  e  fuori  e  per  le  case,  e  dal  sindaco  e  dal- 
1'Emo  Card.  Yannutelli,  vescovo  suburbicario  della  vicina  Palestrinar 
che  li  accolse  regald  e  benedisse  con  paterna  benevolenza. 

3.  Stante  il  loro  piccolo  numero,  gli  albanesi  erano  stati  ammessi 
a  ossequiare  il  S.  Padre  il  13  del  mese  in   una  sala  degli  apparta- 
menti  pontificii,  mentr'Egli  vi  passava  recandosi   in  S.  Pietro  a  be- 
nedire  inglesi,  napoletani  e  calabresi  e  molti  altri  d'ogni  paese,  che 
numerosi,  co'  loro  vescovi  e  capi  de'  pellegrinaggi  1'aspettavano.  Ma 
sul  passaggio  stesso  gia  altri  erano  stati  ammessi,  cio§  gli  spagnuoli 
delle  province  basche  adunati  nella  sala  Clementina. 

Lucca  ne'  medesimi  giorni  aveva  mandate  a  Roma  un  quattrocento 
pellegrini,  Livorno  trecento;  sopraggiunsero  poi  settecento  terziarii 


CONTEMPORANEA  351 

tedeschi,  indi  120  ungheresi,  e  800  tirolesi  il  12  corr.  II  14  soprav- 
vennero  altri  spagnuoli,  di  Compostella,  con  I'Emo  Cardinale  de  Her- 
rera  y  de  la  Iglesia  loro  areivescovo ;  di  Burgos  e  Siviglia,  con  altri 
otto  vescovi,  molti  membri  del  clero,  della  nobilta,  signori  e  popolani. 
Quindi  buon  numero  d'italiani,  d'Assisi,  Spoleto,  di  Reggio  Emilia. 
Poi  ungheresi  da  capo,  800  incirca,  coll'arcivescovo  di  Colocza  Mon- 
signor  Czaszka ;  e  500  tedeschi  di  Friburgo  nel  Baden.  Tutti  questi 
si  adunarono  in  S.  Pietro  il  sabato  20  corrente  a  ricevere  la  bene- 
dizione  del  S.  Padre. 

II  quale,  sebbene  non  poco  affaticato  dalle  continue  udienze  e 
pubblici  ricevimenti,  il  18  gia  aveva  accolto  in  particolare  i  bravi  e 
fedeli  tirolesi  nella  sala  Clementina ;  e  di  questi  giorni  accordera  lo 
stesso  favore  ai  pellegrinaggi  de'  terziarii  serviti,  dei  veneti,  e  degli 
irlandesi,  i  quali  mentre  scriviamo  stanno  visitando  le  basiliche  pa- 
triarcali,  e  le  catacombe. 

4.  II  pontificate  di  Leone  XIII  restera  memorabile,  tra  gli  altri  titoli, 
per  questo  pure  del  rifiorire  la  bella  divozione  del  rosario.  Nell'anno 
santo  corrente  poi  uno  speciale  privilegio  attiro  moltitudine  maggiore 
del  consueto  alle  funzioni  dei  rosario  nella  chiesa  di  S.  Maria  sopra 
Minerva.  Simile  a  cio  che  s'era  fatto  a  S.  Giovanni  in  Laterano  per 
1'esposizione  deH'immagine  acheropita  del  SS.  Salvatore,  poi  a  S.  Maria 
in  Campitelli  e  a  S.  Maria  in  Trastevere,  S.  S.  concesse  pure  a  S.  Maria 
sopra  Minerva  il  privilegio  dell'  indulgenza  giubilare  sotto  le  seguenti 
condizioni:  a)  Assistere  per  died  volte,  anche  non  consecutive,  ad  una 
delle  tre  funzioni,  che  si  tengono  nella  chiesa  della  Minerva;  potendo, 
piu  volte  anche  al  giorno.  b)  Accostarsi  ai  SS.  sacramenti.  c)  Yisitare 
per  tre  volte  le  basiliche  di  S.  Giovanni,  di  S.  Pietro,  di  S.  Maria 
Maggiore  e  di  S.  Paolo,  senza  pero  1'obbligo  di  fare  queste  visite  in 
una  medesima  giornata,  e  neppure  nel  corso  del  mese  di  ottobre,  ba- 
stando  che  si  facciano  prima  della  fine  dell'anno  santo. 

Questa  facilitazione  attiro  gran  gente  alle  funzioni,  e  forni  agli 
zelanti  religiosi  domenicani,  che  uflBziano  la  detta  chiesa,  una  pro 
pizia  occasione  di  iniziare  anche  da  noi  la  pratica  del  Rosario  perpetuo, 
che  fiorisce  gia  e  fruttifica  Jargamente  in  Francia,  in  Belgio,  e  in 
altri  paesi.  Scelto  a  piacimento  un  giorno  e  un'ora  di  ciascun  mese, 
gli  aderenti  concorrono  tra  loro,  anche  da  diversi  lontani  paesi,  a 
formare  una  successione  non  interrotta  nella  recita  di  questa  divo- 
zione, provata  gia  si  efficace  nelle  necessita  della  chiesa  e  dei  privati. 
Anche  questo  sara  un  frutto  che  sopravvivra  all'anno  giubilare. 


352  CRONACA 

II. 

COSE  ROMANS 

1.  La  solenne  Beatificazione  della  Ven.  Crescenzia  Hoss,  Terziaria  France- 
scana.  —  2.  Le  due  Rome  secondo  un  socialista.  —  3.  Calunnie  con- 
tro  il  riereatorio  festive  militare  dell'Immacolata.  —  4.  Una  valig-ia  mi- 
steriosa.  —  5.  Dicerie  della  stampa  giudaico-liberale  suH'ambasciatore 
austriaco  presso  la  S.  Sede,  officialmente  smentite. 

1.  Domenica,  7  ottobre,  nella  basilica  di  S.  Pietro  ebbe  luogo  Pul- 
tima  delle  solenni  beatificazioni  di  quest'Anno  Santo.  La  novella  Beata 
si  chiama  Suor  Maria  Crescenzia  Hoss,  terziaria  francescana,  nata  il 
20  ottobre  1682  in  Kaufbeuren,  diocesi  di  Augsburg,  in  Baviera. 
Ebbe  genitori  religiosissimi,  e,  bench e  non  agiati,  pure  assai  carita- 
tevoli  verso  il  prossimo.  Fin  da  bambina,  Anna,  che  tale  era  il  suo 
nome  al  secolo,  fu  chiamata  figlia  della  celeste  grazia,  perche  favorita 
di  straordinarie  visioni  da  Gesu  bambino,  che  la  resero  amante  delle 
piii  sublimi  virtu  e  della  piu  rigida  penitenza.  Ben  presto  divenne 
siffatto  modello  di  perfezione,  di  pieta  e  di  amore  verso  Dio  e  il  pros- 
simo, che  sopra  di  se  attiro  l'ammirazione  non  solo  dei  cattolici,  ma 
dei  protestanti  ancora  e  di  person aggi  cospicui,  tra'  quali  primeggio 
la  duchessa  di  Savoia,  prineipessa  di  Lichtenstein,  la  quale  ebbe  in 
gran  concetto  di  santita  la  giovinetta  Anna.  Anzi,  poiche,  per  man- 
canza  di  dote,  non  poteva  Anna  essere  ammessa  nel  monastero  di 
Kaufbeuren,  il  Sindaco  stesso  del  paese,  quantunque  protestante,  ado- 
perossi  in  ogni  guisa  perche  giungesse  a  far  paghi  i  suoi  voti  e  ve- 
stisse  1'abito  di  S.  Francesco.  Mentre  il  18  giugno  1702  faceva  la 
sua  solenne  professione,  prendendo  il  nome  di  Suor  Maria  Crescenzia, 
le  apparve  il  suo  sposo  Gesu  colla  divina  Madre,  in  atto  di  porgerle 
in  dito  1'anello,  simbolo  delle  mistiche  sue  nozze.  II  qual  fatto  venne 
dipinto  dal  pennello  del  valente  sig.  Yirginio  Monti,  in  un  bellissimo 
quadro,  che  fu  posto  sulla  porta  maggiore  della  basilica  di  S.  Pietio 
per  la  sua  Beatificazione. 

A  quali  cime  di  altissima  santita  spiccasse  il  volo  la  giovane  Suor 
Maria  dentro  le  sacre  mura  del  chiostro,  non  e  a  dire;  ognuno  se  lo 
pud  imaginare.  Divenutane  ben  presto  Superiora,  duro  in  tale  ufficio 
molto  tempo,  riscuotendo  l'ammirazione  non  pure  del  luogo  natale, 
ma  della  Germania,  dell'Ungheria  e  d'altre  nazioni,  sicche  regnanti 
e  principi  non  dubitarono  di  ricorrere  spesso  a  lei  per  consiglio.  Ri- 
colma  di  meriti  e  di  virtu  insigni,  predicendo  la  sua  fine,  rese  la 
bella  anima  sua  al  Signore  nel  giorno  di  Pasqua  del  1744  a  64  anni 


CONTEMPORANEA  353 

di  eta.  La  sua  tomba  venne  onorata  da  frequent!  pellegrinaggi,  poi- 
che  Iddio  voile  suggellare  la  farna  di  santita  della  sua  Serva  con 
prodigi  strepitosi,  che  la  innalzarono  poi  all'onore  degli  altari. 

Delia  solenue  cerimonia  della  Beatificazione,  che  si  svolse  con 
grandissima  pompa,  tanto  la  mattina  del  7  ottobre,  quanto  nel  po- 
meriggio  alia  discesa  in  S.  Pietro  del  S.  Padre;  come  pure  dello  splen- 
dido  addobbo  e  della  illuminazione  veramente  sfolgorante  dell'abside, 
non  fa  mestieri  di  parlare  in  particolare,  poiche  furono  le  medesime 
delle  altre  Beatificazioni.  Chi  poi  volesse  averne  una  descrizione  mi- 
nuta  ed  esatta,  potra  leggere  la  Voce  della  Verita  al  N.  231.  Osser- 
vereino  qui  soltanto,  che  nella  basilica  vaticana  oltre  S.  A.  R.  la 
Principessa  Matilde  di  Sassonia-Coburgo  col  suo  Consorte  e  seguito, 
che  stavano  nella  tribuna  dei  Sovrani,  si  trovarono  nel  terapio  di  Sum 
Pietro  piii  di  quaranta  mila  persone,  che  come  un  sol  uomo  accla- 
marono  entusiasticamente  il  Yicario  di  Gesu  Cristo. 

2.  Nel  Secolo  di  Milano  apparve  di  questi  giorni  un  articolo  cosi 
intitolato  « Le  due  Rome  s>  scritto  dall'on.  Gustavo  Chiesi,  compagno 
di  prigione  in  Finalborgo  dell'illustre  Don  Albertario.  E  bene  fame 
tesoro,  perche  vi  si  trovano  entro  verita,  che,  uscendo  dalla  bocca  dei 
nostri  awersarii,  riescono  preziosissime.  Lo  scrittore  liberale  e  socia- 
lista  incomincia  ad  osservare  che  Roma,  voluta  trasformarsi  dall'Italia 
jmova  in  capitale,  dopo  ben  trent'anni  di  fatiche  e  di  sudori  non  e 
ancor  divenuta  vera  capitale  d' Italia.  Ecco  le  sue  parole :  «  Questa  citta 
che  colla  graudezza  incomparabile  del  nome  e  de'  suoi  ricordi  storici, 
colla  niagnificenza  monumentale,  co'  suoi  tesori  artistici,  con  lo  splen- 
dore  del  cielo,  la  mitezza  del  clima,  la  genial  e  cordialita  della  popo- 
lazione,  ha  tutti  i  requisiti  per  essere  una  delle  piu  belle,  delle  piii 
grandi  capitali  del  mondo,  sente  e  vede  di  non  essere  ancora  bene  e 
davvero  la  capitale  del  regno  d'ltalia.  »  —  E  qui  prova  a  lungo  la  sua 
tesi  passando  in  rassegna  lo  stato  miserando  della  Roma  uffieiale  nelle 
varie  stagioni  dell'anno.  La  Corte,  dic'egli  in  sostanza,  e  un  po'  a 
Napoli.  un  po'  a  Yenezia,  un  po'  a  Torino,  un  po'  sulle  Alpi,  un  po'  dap- 
pertutto,  meno  che  a  Roina.  II  Parlamento?...  A  palazzo  Madama 
si  potrebbero  mettere  i  eaten  acci,  tanto  e  vuoto;  a  Montecitorio  non 
vi  sono  che  gli  operai  che  buttano  giu  il  baraccone  Comotto  —  «  vero 
simbolo  dell'opera  nostra  di  trent'anni  in  questa  citta  eterna  »  —  dice 
il  Chiesi,  sostituito  con  altro  di  legname,  gesso  e  cartapesta,  non  meno 
mfradiciabile  del  primo.  Niente  Conimissioni  che  preparino  leggi,  niente 
Giunte  che  studino  bilanci,  niente  Governo,  niente  ambasciatori,  niente 
grandi  corpi  dello  Stato,  niente  Consigli  Superior!. ..  «E  chi  se  n'e 
mai  accorto,  in  Roma,  della  esistenza  loro?>  si  domanda  lo  scrittore. 

Dopo  siffatta  descrizione  di  Roma  italiana,  il  Chiesi  si  fa  a  descri- 
vere  la  Roma  papale.  Cediamogli  la  parola : 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.  23  27  ottobre  1900. 


354  CRONACA 

<  Passiamo  dalL'altra  parte  del  fiume.  Qui  e  un'altra  Roma :  una 
Roma  diversa  da  qnella  ufficiale  italiana,  che  si  compendia  in  un  pa- 
lazzo  e  in  una  basilica.  Ma  quivi  vi  e  una  Roma  capitale:  capitale, 
che  purtroppo  si  vede  e  sente,  di  tutto  un  mondo  spirituale,  stenden- 
tesi  al  di  la  dei  monti  e  dei  mari,  in  tutti  i  paesi  dell'orbe.  E  questa 
Roma  capitale  cattolica  sopravvissuta  alia  morte  del  potere  teinporale, 
si  e  innestata  pill  rigogliosa  che  mai  nella  Roma  italiana,  ed  e  quella 
che  impedisce  alia  capitale  nostra  di  formarsi,  di  essere  come  dovrebbe. 

«  L'antitesi  potenziale  fra  le  due  capitali  che  stanno  al  di  qua  ed 
al  di  la  del  Tevere,  non  potrebbe  apparire  piu.  evidente  come  in  questi 
giorni  nei  quali  la  capitale  italiana  e  —  per  usare  la  parola  piu  be- 
nigna  —  assente.  Nel  palazzo  e  nella  basilica  ove  si  compendia  tutta 
questa  capitale  spirituale,  v'e  una  Corte  che  non  1'abbandona  mai : 
v'e  una  mente,  individuale  o  collettiva,  il  cui  pensiero  vibra  riflesso 
in  milioni  e  milioni  di  menti.  Yi  sono  Congregazioni  e  generalati  di 
ordini  che  valgono  ben  piu  dei  nostri  ministeri,  diramanti  il  pensiero, 
la  volonta  del  gerarca,  non  a  dei  semplici  prefetti  e  sottoprefetti  di 
un  sol  regno,  ma  alle  moltitudini  di  tutto  il  mondo,  mediante  una 
organizzazione  che  non  ha  1'eguale,  per  compattezza  ed  ubbidienza. 
Gli  ambasciatori  delle  maggiori  Potenze,  che  stanno  sempre  all'erfca 
perche  alia  Corte  Pontiflcia  non  si  dorme,  non  si  va  via,  sono  costretti 
piu  degli  altri  a  starsene  al  loro  posto. 

«  E  questa  Corte,  che  al  cospetto  della  Roma  italiana,  ogni  anno, 

0  per  una  ragione  o  per  1'altra,  da  lo  spettacolo  della  propria  influenza, 
mobilitando  le  sue  forze  col  chiamare  qui  le  torme  dei  pellegrini  da 
ogni  parte  del  mondo. 

c  Proprio  in  questi  giorni,  mentre  tutto  cio  che  e  o  dovrebbe  essere 
di  Roma  italiana,  non  appare,  sta  rimpiattito  non  si  sa  dove,  gli  sciami 
dei  pellegrini  d'ogni  paese  popolano  le  vie  della  citta,  occupano  gli 
alberghi,  invadono  le  stazioni,  stipano  le  basiliche,  fanno  correre  ie 
botti  e  guadagnare  la  povera  gente. 

« Interrogate  1'albergatore,  1'oste,  1'affittacamere,  il  caffettiere,  il 
bottegaio,  il  bottaro,  il  cicerone,  il  cerinaro,  il  venditore  di  cartoline 
illustrate,  o  che  so  io : 

« — Embe,  come  la  va? 

«  — Eh!  se  non  ci  fosse  sta  provvidenza  dei  pellegrini... 

«.  La  risposta,  nella  sua  semplici ta,  non  pud  essere  piu  eloquente ; 
e  si  capisce  come  nell'anima  di  questa  gente  che  ha  da  mangiare  tutti 

1  giorni  ed  interessi  da  difendere,  di  fronte  al  doppio  spettacolo  delle 
due  Rome,  non  sia  ancora  uscito   il  concetto  della  Roma  papale,  nd 
peranco  entrato  quello  della  Roma  italiana.  > 

Bisogna  ricordarsi  che  lo  scrittore  deirarticolo  e  un  anticlericale, 
un  socialista,  e  quindi  non  si  da  pensiero  che  dei  vantaggi  materiali, 


CONTEMPORANEA  355 

mentre  tutti  sanno  quanti  vantaggi  moral!  rechi  il  Yaticano  alia  no- 
stra  Roma.  Curiosa  davvero  e  la  conclusione,  che  ne  trae  il  Chiesi, 
affermando,  che  coteste  due  Rome  cesseranno  d'essere  in  si  desolante 
antagonismo,  sol  quando  i  cinquanta  chilometri  di  campagna,  che  accer- 
chiano  la  citta,  diventeranno  una  vasta  zona  di  produzione  agricola. 
Povera  logical...  Migliore  conclusione  invece  e  quella  del  Giarelli,  che 
trattando  dello  stesso  argomento  sul  Caffaro  di  Genova,  e  facendo  quasi 
suoi  i  pensieri  del  Chiesi,  suggella  il  suo  dire  cosi : 

«  Conchiudiamo  con  Bovio  che  1'indirizzo  sbagliato  dell'Italia  uffi- 
ciale  e  fallito  nell'impresa  di  crearsi  una  Roma  sua.  Da  cid,  se  la  no- 
stra  capitale  e  un  simulacro  rachitico  e  spettrale.  La  Roma  mondiale 
giganteggia  invece  nella  citta  Leonina.  II  fenomeno  e  sconfortante  ma 
assiomatico.  Deploriamolo  e  studiamolo  ancora.  > 

Insomma,  dopo  trent'anni  dal  famoso  seppellimento  della  questione 
romana...  si  studia  ancora,  e  non  si  riesce  mai  a  trovare  il  bandolo 
a  cotesta  matassa  tan  to  arruffata. 

3.  L'ebraica  Tribuna,  prima  di  lasciarsi  vendere  al  senatore  Roux, 
voile  disfogare  il  suo  odio  massonico,  con  un  violento  attacco  contro 
i  ricreatorii  militari  cattoliei,  opera  veramente  salutare,  che  qui  in  Roma 
fiorisce,  promossa  e  sostenuta  dal  benemerito  Circolo  dell' Immacolata. 
Per  1'attacco,  non  avendo  armi  migliori,  s'appiglio  a  quella  infame  della 
calunnia.  Riferisce,  come  ricevuta  da  un  assiduo,  una  lettera,  ch'e  un 
vero  tessuto  di  menzogne  e  di  falsita.  L'anonimo  accusatore  infatti 
pretende  di  avere  una  domenica  assistito  in  un  di  questi  ricreatorii 
militari,  via  dello  Statute,  alia  rappresentazione  d'un  dramma  inti- 
tolato  «  Pietro  Micca  »,  dove  erano  accorsi  un  centinaio  e  piu  di  gra- 
natieri.  E  mentre  cola  si  offrono  ai  soldati  buone  letture,  serii  con- 
sigli,  onesti  passatempi,  sostenendoli  coi  buoni  esempii  e  colla  scuola 
dei  buoni  principii  nel  conscienzioso  adempimento  dei  loro  doveri, 
1'anonimo  scrittore  della  Tribuna  ha  udito  invece  un  socio  del  Circolo 
dell' Immacolata  insegnar  loro  il  come  e  il  quando  sia  lecito  e  doveroso 
il  inancare  d'ubbidienza  ai  loro  superior! .  E  poiche  in  costui  (cioe 
nell'anonimo  accusatore)  la  potenza  inventiva  doveva  andare  di  pari 
passo  nell'udito  e  nella  vista,  esso  ha  veduto,  proprio  cosi,  veduto 
coi  suoi  occhi  una  grottesca  parodia  di  un  ufficiale  italiano  preso 
dalla  paura,  parodia  che  finisce  colla  vittoria  dei  francesi  e  la  disfatta 
degli  italiani,  fra  suoni  di  giubilo,  applausi  e  canti  festosi. 

Colorita  cosi  la  sua  calunnia,  ecco  il  bravo  anonimo,  accendersi 
in  volto  di  santo  sdegno,  e  atteggiandosi  a  C atone  gridare  ai  quattro 
venti:  «  Che  cosa  fa  il  Governo  di  fronte  a  siffatto  obbrobrio?  Che 
cosa  fa  1'autorita  militare  che  non  si  accorge  di  nulla?  Dovranno 
i  nostri  soldati  continuare  a  farsi  attirare  in  simili  luoghi  per  appren- 
dervi  lo  sprezzo  delle  cose  piu  alte,  e  piu  nobili?...  »  e  via  via  di 


356  CRONACA 

questo  tono,  da  disgradarne  quasi  un  Fra  Cristoforo.  A  queste  domande 
del  nostro  assiduo  (soggiunge  la  Tribuna}  non  sapremmo  che  cosa  ri- 
spondere,  vedendo  che  le  autorita  railitari  fanno  sempre  1'orecchio  sordo. 
No,  non  e  vero,  consorella  dolcissima;  1'autorita  militare  non  fece 
punto  la  sorda,  ma  indago  tosto  accuratamente  ogni  cosa.  Infatti  il 
bravo  Generale  Fecia  di  Cossato,  venuto  a  sapere,  che  tutto  quello  che 
aveve  la  Tribuna  scritto  era  un  impasto  di  bugie  e  di  calunnie,  le 
sorisse  una  pepata  letterina  di  solenne  smentita.  Ma  essa,  da  quell'ebrea 
che  e,  fece  finta  di  non  sentirci  da  quell'orecchio,  e,  furbescamente 
virando  di  bordo,  invece  di  ricredersi,  com'era  suo  dovere,  voile  dargli 
un  po'  di  lezione.  —  Signer  Generale,  le  pare?  permettere  ai  sol- 
dati  lo  star  coi  Preti?  Ohibo!...  Questo  e  uno  sbaglio  madornale.  Si 
scompagina  con  cio  1'esercito :  la  disciplina  militare  va  in  fumo :  e 
le  Istituzioni  del  regno  corrono  gran  rischio...  A  cotale  sfuriata  il 
Gen.  Fecia  di  Cossato  deve  certo  aver  ben  riso  in  cuor  suo,  conoscendo 
a  fondo  1'umor  massonico  di  cotal  bestia  e  la  grandissima  utilita  dei 
Ricreatorii  militari  cattolici,  che  nei  giorni  festivi  tengono  lontani  i 
soldati  da  mille  pericoli  d'anima  e  di  corpo.  Ma  la  ragione  di  tanto 
scalmanarsi  della  Tribuna  sapete  in  fine  qual  e?  La  poverina  teme 
di  perdere  i  suoi  assidui,  se  i  Preti  discoprono  ai  soldati  certi  altarini 
della  sua  setta,  e  allora  non  potrebbe  piu  pescar  nel  torbido.  Or  pero 
consoliamoci  che  sotto  la  direzione  del  Sen.  Roux  avra  a  mettere  un 
po'  di  giudizio  in  capo,  liberandosi  dalle  pastoie  della  massoneria. 

4.  II  1°  di  ottobre  gli  agenti  di  polizia,  trovandosi  di  servizio, 
racconta  il  Giorno,  in  Via  del  Pellegrino,  videro  il  noto  anarchico 
Amanzo  Yincenzoni  accompagnarsi  ad  uno  sconosciuto  che  portava 
una  piccola  valigia.  I  due  s'  incamminaroDO  verso  piazza  Campo  dei 
Fiori;  quando  ad  un  certo  punto  il  compagno  del  Yincenzoni  si  fermd 
dinanzi  alia  bottega  di  un  orefice  e  fece  atto  di  consegnare  la  valigia. 
Gli  agenti  allora  invitarono  il  Yincenzoni  e  lo  sconosciuto  a  recarsi 
in  questura.  Quest'u'ltimo  si  qualified  per  Artano  Fiorelli.  Intanto 
apertasi  la  valigia,  gli  agenti  vi  trovarono  cinque  pugnali  arrugginiti, 
sei  toghe  corte  di  tela  nera,  sei  cappucci  della  stessa  stoffa,  un  velo 
di  color  verde,  ed  una  sciarpa  rossa  con  frangia  nera. 

II  Fiorelli  non  seppe  o  non  voile  dare  alcuna  spiegazione  su  questi 
oggetti,  e  soltanto  disse  di  aver  rice vuto  la  valigia  tre  o  quattro  giorni 
prima  da  un  individuo  che  non  conosceva. 

Per  citazione  direttissima  fa  rinviato  innanzi  alia  prima  Pretura 
Urbana  per  rispondere  di  porto  d'arme  insidiosa,  e  condannato  ad  UH. 
anno  di  arresto'.  II  Fiorelli  ha  gia  interposto  appello. 

Lo  stesso  giornale  ci  assicura  che  il  Fiorelli  e  un  ottimo  amico 
delle  istituzioni,  e  che  non  sapeva  che  cosa  contenesse  la  valigia  e  fa 
le  maraviglie  come  sia  stafco  condannato  lui  quafe  anarchico,  senza 


CONTEMPORANEA  357 

•che  neppure  sia  stato  sentito  colui  cui  doveva  esser  consegnata  la 
valigia.  Inoltre  fa  manifesto  che  quegli  oggetti  erano  di  pura  deco- 
razione  di  una  Loggia  Massonica  o  di  altre  Societa,  che  lo  Stato  non 
ha  mai  avuto  ragione  di  consider  are  pericolose. 

II  fatto  sta,  che  Vottimo  amico  delle  istitutioni  (perche  secondo  il 
Giorno  rappresento  il  municipio  native  ai  funerali  di  re  Umberto)  il 
Yiorelli,  fu  scoperto  appartenere  alia  Carboneria,  antica  setta  che  or 
rifiorisce  ptirtroppo  in  Roma,  e  lavora  di  soppiatto  cogli  anarchici  a 
scalzare  le  Istituzioni  e  qualche  altra  cosa,  avendo  per  suoi  gin  gill  i 
e  decorazioni  nullameno  che  pngnali  e  oggetti  di  travestimento,  come 
«imboli  parlanti  di  quel  che  si  cova  nei  suoi  consigli  contro  i  troni  e 
gli  altari.  Erudimini,  qui  judicatis  gentes. 

5.  Di  questi  giorni  si  fece  dalla  stampa  giudeo-liberale  una  gran 
levata  di  scudi  contro  il  Vaticano,  contro  1'Arcivescovo  di  Seraje^o 
Mons.  Stadler,  e  contro  1'ambasciatore  austriaco  conte  Revertera,  per 
dimostrare  che  le  relazioni  tra  la  Santa  Sede  e  la  Corte  di  Vienna,  se 
non  rotte  addirittura,  doveano  essersi  raffreddate  di  molto.  Le  paterne 
parole  del  S.  Padre  alle  principesse  austriache,  il  ricevimento  dell'ar- 
-civescovo  Stadler,  il  ritiro  del  conte  Revertera,  e  il  ritorno  del  nunzio 
monsignor  Taliani  furono  dai  ghettaiuoli  di  qua  e  di  la  dell'Alpi  pi- 
gliate  a  volo  come  ottime  occasion!  per  pungere,  aggredire,  morsicare 
•coll1  insinuazione  freddamente  architettata  nel  cervello  calcolatore,  pro- 
prio  della  lor  razza  di  computisti. 

Se  non  che,  a  farlo  a  posta,  venne,  come  un  secchio  d'acqua  frelda, 
la  nota  del  Fremdenblatt,  organo  officioso  del  ministero  degli  esteri, 
a  spegnere  tosto  questa  nammata  di  poca  paglia,  suscitata  dal  ghetto 
Viennese.  Essa  smentisce  categoricamente  che  il  governo  sia  malcon- 
tento  dell'ambasciatore  presso  il  Vaticano  ;  smentisce  le  notizie  di 
relazioni  molto  tese  tra  1'Austria  e  la  S.  Sede,  e  lascia  capire  che 
tutto  si  riduce  a  questo,  che  il  conte  Revertera,  vecchio  di  74  anni 
e  dopo  50  di  servizio,  ha  fatto  intendere  che  1'anno  venture  vorrebbe 
ritirarsi.  Ma  1'organo  del  ghetto  Viennese,  a  cui  tien  bordone  quello 
di  Roma  rappresentato  dalla  Tribuna,  non  se  ne  da  per  inteso,  e  con- 
tinua  a  ringhiare  sordamente.  Non  gli  par  vero  di  avere  tra'  denti 
un  osso  clericale  da  rosicchiare,  e,  nonostante  le  sonore  botte  che  gli 
piovono  sul  groppone,  non  vuole  lasciarselo  sfuggir  di  bocca. 

La  causa  vera  di  tutta  questa  levata  di  scudi  fu  messa  in  piena 
luce  dall'ottima  Voce  cattolica  di  Trento,  che  cosi  scrive: 

*  Noi  crediamo  di  non  andare  errati,  affermando  che  uno  dei  pre- 
cipui  scopi  a  cui  tendono  la  Neue  ft'reie  Press*,  e  consorti,  e  quello 
•di  ridestare  gli  antichi  furori  e  gli  odii  del  liberalisrno  tedesco  per 
approfittarsene  nella  suprema  lotta  contro  la  reazione  che  da  partito 
dominante  lo  ha  ridotto  a  non  poter  far  altro  che  1'ostruzione.  L'an- 


258  CRONACA 

ticlericalismo  e  Pegemonia  tedesca  furono  sempre  i  due  sproni  piii 
potenti  con  cui  la  sinistra  liberate  tedesca  eccito  i  suoi  alia  battaglia, 
ed  essa  spera  che  anche  oggi  le  possano  rendere  qualche  servizio. 
Ah !  se  le  riuscisse  di  tornare  con  forze  maggiori  al  parlamento,  se 
potesse  riafferrare  il  mestolo  del  governo,  vedreste  come  sparirebbe 
per  incanto  1'ostrtizione,  e  come  quest!  becchini  della  monarchia  e 
della  vita  costituzionale  si  atteggerebbero  a  paladini  dell'ordine  !  In 
questi  loro  sforzi  essi  sono  aiutati  dai  liberali  ungheresi.  » 

Come  si  vede  la  indecente  campagna  della  stampa  giudaica,  inte- 
ressata  a  turbare  i  rapporti  amichevoli  fra  la  Santa  Sede  e  1'  impero 
austro-ungarico,  non  e  riuscita  certo  nel  suo  intento,  avendo,  come 
si  suol  dire,  fatto  un  buco  nell'acqua. 


III. 
COSE  ITALIANS 

1.  I  denigratori  dell' Italia  nuova.  —  2.  II  padiglione  d' Italia  alPEsposizione  di 
Parigi.  —  3.  La  santificazione  de'  monti  in  omaggio  a  Cristo  Reden- 
tore.  —  4.  II  ventesimoquinto  del  Santuario  di  Pompei. 

1.  Siccome  Montecitorio  tiene  le  porte  chiuse,  e  soltanto  nelle 
segrete  loro  stanze  s'arrabattono  tra  loro  i  Ministri  per  trovarsi  d'ac- 
cordo  sopra  un  nuovo  programma  d'azione;  cosi,  noi  poveri  profani, 
non  possiamo  sapere  nulla  di  certo,  che  cosa  si  vada  cola  mulinando 
a  vantaggio  o  a  danno  della  nostra  Penisola.  Quindi,  tacendo  nella 
nostra  Cronaca  di  politica,  facciamo  invece  tesoro  di  quei  sentimenti 
di  sfiducia  e  di  poca  stima,  che  a  mano  a  mano  vanno  manifestan- 
dosi  nelle  colonne  del  giornalismo  liberale  verso  gli  edificatori  di 
questa  mal  congegnata  fabbrica  che  si  chiama  P  Italia  nuova. 

Una  volta  erano  i  clericali  gli  eterni  piagnucoloni  dello  stato  pre- 
sente  di  cose,  essi  erano  i  soliti  denigratori  d'ltalia,  almeno  cosi  assi- 
curavano  i  patrioti.  Ora  sono  i  liberali  stessi  della  piii  bell'acqtia,  gli 
amici  piu  sviscerati  del  governo  che  fanno  della  nuova  Italia  un 
quadro  dei  piu  desolanti.  Ecco  come  ne  parla  Pon.  De  Nicolo  nel 
Corriere  delle  Pug  lie: 

«  E  convinciamoci  che  questa  Italia,  quale  la  rifece  la  rivoluzione  po- 
litica del  1860,  e  una  Italia  che  pochi  la  vollero,  e  che  fu  principalmente 
il  portato  di  un  memento  di  insperata  fortuna,  e  di  un  lavorio  d'immagi- 
nazione  che  si  impose  alia  inerzia  dei  piu. 

«  Della  fortuna  per6  non  ci  mostrammo  degni;  doveva  morifarci  tutti,  e 
non  sapemmo  rifare  neppure  la  giustizia,  al  cui  posto  mettemmo  il  fisca- 


CONTEMPORANEA  359 

lismo.  Invece  di  rifarci  ci  gonflammo,  ci  credemmo  grandi,  sogriammo  im- 
peril e  dominii  universal!,  e  diveuimmo  un  popolo  di  spostati  e  di  malcon- 
tenti,  cessando  di  essere  un  popolo  di  artisti.  Unimmo  le  nostre  miserie, 
rinnegando  le  nostre  virtu  regionali.  Cosi  non  va  intesa  1'  Italia  nuova,  ma 
cosi  solo  poteva  apprestarsi  il  gran  camposanto,  fra  le  Alpi  ed  i  tre  mari 
ad  ogni  fortuna  d' Italia. 

«  II  sentimento  religiose,  invocato  dall'amico  Molmenti,  pero,  solo  servira 
a  spargere  acqua  benedetta  sulle  tombe,  ove  giacciono  le  nostre  illusion! 
di  artisti.  » 

C'e  timore,  osserva  argutamente  la  Voce  della  Verita,  che  non  ci 
sia  neppure  1' acqua  benedetta,  perehe  il  sentimento  religioso,  come 

10  intende  Ton.  Molmenti.  non  arriva  fino  al pregiudizio  dell'acqua  santa. 

2.  Sull'affermazione  verissima  dell'on.  De  Nicolo,  che  noi  italiani, 
volendoci  gonfiare  come  la  rana  d'Esopo  per  giungere  alia  grossezza 
d'un  bue,  col  sognare  imperil  e  dominii  universal*,  siamo  poi  riusciti 
a  divenire  un  popolo  di  spostati  e  di  malcoltenti,  cessando  d' essere  un 
popolo  d' artisti,  ecco  viene  opportunissima  ]'  Ora  di  Palermo,  giornale 
cor  unum  et  anima  una  colla  Tribuna  e  percio  nulla  sospetto,  a  porre 

11  suo  suggello.  Un  suo  corrispondente  cosi  le  scrive  da  Parigi : 

«  Per  carita  di  patria  lo  consiglio  a  tutti  coloro  che  ancora  visiteranno 
I'Esposizione  di  Parigi  a  non  entrare  nel  padiglione  Italiano.  Si  contentino 
di  guardarlo  esteriormente,  si  contentino  d'illudersi  che  e  il  piu  grandee 
il  piu  bello  di  tutti.  Poi,  dopo  aver  dato  un'ultima  occhiata  ai  falsi  mosaici 
e  ai  falsi  marmi  della  facciata,  dopo  aver  salutato  la  bandiera  che  pende 
abbrunata  dal  balcone  centrale,  proseguano  nella  loro  via. 

«  Perehe  se  vi  entrassero,  se  1'allettamento  della  decorazione  spingesse 
il  disgraziato  italiano  a  voler  vedere  quello  che  rappresenta  T  Italia,  ne 
proverebbe  un  impeto  cosi  violento  di  sdegno  che  guasterebbe  tutto  il  pia- 
•cere  della  sua  giornata.  Nessuna  nazione  —  nemmeno  gli  staterelli  balca- 
nici,  nemmeno  il  principato  di  Monaco  —  oflfre  uu  insieme  cosi  completo 
di  volgarita,  di  disordine,  di  confusione. 

«  Noi  ci  siamo  lamentati,  percbe  non  abbiamo  avuto  molte  ricompense, 
ma  dovremmo  arrossire  di  quello  che  abbiamo  messo  insieme.  Mentre  tutti 
g-li  altri  popoli  hanno  avuto  1'amor  proprio  di  mostrare  al  mondo  le  loro 
attivita  e  le  loro  Industrie,  noi  ci  siamo  contentati  di  aver  il  padiglione 
piu  grande  per  affittarlo  a  tutti  i  mercanti  di  figurine  di  gesso,  di  pasto- 
relle  napoletane,  di  ceramiche  avariate,  che  ancora  allietano  con  la  loro 
mercanzia  il  pubblico  dei  caflfe  e  delle  birrerie  internazionali. 

«  Nessuna  organizzazione  seria,  nessun  sentimento  di  dignita  nazionale 
nessun  decoro  del  proprio  nome,  nessuna  preoccupazione  di  vincere :  quest! 
governanti  italiani  figurano  nella  mostra  parigina  al  di  sotto  di  qualunque 
altro  popolo.  » 

La  lettera  del  corrispondente  continua  su  questa  corda  stonata  pifi 
oltre  assai,  deplorando  la  brutta  figura  che  i  nostri  padroni  fanno  fare 


360  CRONACA 

all'  Italia  in  quella  gara  mondiale  di  ricchezza  e  di  coltura.  Per  noi 
ce  n'e  qui  d'avanzo,  per  farci  capire,  che  nel  nostro  padiglione  a  Pa- 
rigi  1' Italia  governativa  ritrova  la  sua  imagine  bell'e  scolpita  al  vivo: 
una  grande  povertd  nascosta  sotto  un'apparenza  di  lusso.  Solo  doman- 
diamo  di  passaggio :  a  chi  venne  affidata  1'  impresa  dell'esposizione 
italiana  nella  capitale  della  Francia?  Personaggi  autorevoli  ci  risj.cn- 
dono :  alia  massoneria  e  per  essa  all'illustre  33.-.  Tommaso  Villa !... 

3.  Da  questa  morta  gora  passiamo  a  piu  spirabile  aere.  Traspor- 
tianioci  sulla  cima  de'  monti  a  vedere  un  poco  quello  che  sa  fare, 
non  1'  Italia  legate,  ma  1'  Italia  reale  e  cattolica  in  omaggio  di  Cristo 
Redentore,  da  cui  solamente  la  patria  nostra  pud  aspettarsi  salute, 
pace  e  vera  grandezza.  Di  questi  monti,  eletti  a  tributare  il  debito- 
onore  al  Re  immortale  de'  secoli,  scegliamo  soltanto  quelli,  dove  gia 
si  e  innalzata  o  una  croce  o  una  statua  del  Salvatore,  per  dime  in 
breve  qualche  cosa. 

Mombarone.  —  II  23  settembre  si  inauguro  sulla  vetta  del  Mom- 
barone,  alta  2370  metri,  presso  Ivrea,  un  magnifico  monumento  a, 
Gesu  Redentore.  E  una  grandiosa  statua  di  bronzo  dentro  una  guglia 
ottagonale,  che  con  la  Cappella  misura  16  metri  di  altezza,  il  tutto 
in  pietra  lavorata,  e  di  stupendo  eff'etto.  Fin  dalle  quattro  e  mezzo 
cominciarono  ad  arrivare  colassu  gruppi  di  pellegrini  che  avevana 
camminato  tutta  la  notte  col-lumicino  in  mano.  Su  quell'alta  vetta 
si  raccolsero  cinquemila  persone,  delle  quali  un  trecento  ancor  di- 
giune,  per  poter  durante  il  S.  Sacrificio  ricevere  la  Comunione,  dopo- 
quattro  o  cinque  ore  di  faticosissima  salita.  II  tempo  fu  veramente 
splendido  per  tutta  la  mattina.  Cinquecento  metri  sotto  la  vetta  si 
distendeva  verso  la  pianura  nno  strato  di  candidissima  nebbia,  che- 
pareva  uno  sterminato  tappeto  d'argento.  Intorno  intorno  le  altissime- 
vette  delle  Alpi,  il  Moncenisio,  il  Rocciamelone,  il  Gran  Paradiso,  il 
Monte  Bianco,  il  Cervino,  il  Monte  Rosa,  non  offuscate  da  inenoma 
nube,  sembravano  come  rivestite  a  festa  dall'abbagliante  luce  del  sole 
e  schierate  intorno  all'aitare  del  Dio  vivente,  per  adorare  il  Re  de'  re, 
il  Salvatore  del  mondo.  Alle  9  d/2  Mons.  Filipello,  Yescovo  d'  Ivrea, 
celebro  su  quella  cima  la  S.  Messa,  benedisse  solennemente  il  monu- 
mento, intono  il  Te  Deum,  e  diede  la  benedizione  col  Santissimo  e  si 
canto  quindi  un  inno  al  Redentore,  poi  1'  invitatorio  Redemptoretn 
saeculorum  etc.,  con  un  entusiasino  e  commozione  da  strappare  le  la- 
crime  a  non  pochi.  Quando  si  arriva  al  lago  del  Mombarone,  un  300 
e  piu  metri  piu  basso  del  monumento,  il  simulacro  di  Gesu  Reden- 
tore si  presenta  allo  sguardo  di  chi  sale  come  una  visione  divina 
nell'azzurro  de'  cieli. 

Monte  del  Forte.  —  Anche  la  diocesi  di  Mondovi  ha  il  suo  monu- 
mento alpino  a  Cristo  Redentore,  che  fu  teste  inaugurate.  E  una  croce 


CONTEMPORANEA  361 

«retta  sullo  storico  monte  del  Forte  colle  oblazioni  del  cittadini  di 
€eva.  E  di  proporzioni  grandiose :  misura  7  metri  d'altezza,  4  di  lun- 
ghezza  delle  braccia,  e  0,55  di  larghezza :  e  in  ferro  fuso  ed  esce  dalJa 
rinomata  fonderia  Manfredi  di  Mondovi.  Sorregge  la  Croce  un  piede- 
stallo  di  marmo  bianco  di  Frabosa  alto  1,20  per  1,60  di  larghezza 
alia  base,  su  cui  &  scolpita  la  dedica  lesu  Christo  Deo  Hominum  Re- 
demptori.  Affine  di  rendere  il  monuraento  visibile  da  tutta  la  citta,  fu 
necessario  costrurre  un  basamento  di  3  metri  di  altezza,  a  forma  pi- 
ramidale,  e  su  di  esso  venne  posato  il  piedestallo  e  la  croce.  Un  ]ato 
•del  medesimo  e  occupato  da  una  scala  di  pietra  di  sei  gradini,  che 
conduce  sulla  piattaforma  e  questa  e  chiusa  all'  ingiro  da  un  leggero 
riparo  di  ferro.  Sugli  altri  tre  lati  sta  scritto  con  lettere  gettate  in 
ghisa:  Christus  vincit,  Chrislus  regnat,  Christus  imperat. 

Monte  Baldo.  —  Yerona  anch'essa  di  questi  giorni  ha  innalzata  sul 
Baldo,  e  precisamente  sulla  punta  di  Naole,  una  bella  Croce,  in  me- 
moria  della  fine  del  secolo,  e  in  omaggio  al  Redentore.  Essa  misura 
metri  3,50  di  altezza,  e  di  forma  quadra  e  di  marmo  bianco,  onde 
posta  sulla  piii  alta  vetta  del  Monte  Baldo,  a  m.  1660  sul  livello  del 
mare,  potra  essere  veduta  non  solo  da  Caprino  Veronese,  ma  anco 
•dai  paesi  d'oltre  il  lago  di  Garda,  come  pure  alia  sinistra  dell'Adige. 
La  Croce,  lavorata  gratuitamente  dai  bravi  scalpellini  di  S.  Ambrogio, 
sull'asta  verticale  porta  questa  scritta :  lesus  —  Christus  —  Vincit 
—  Regnat  —  Imperat  —  MCM.  —  E  nell'asta  orizzontale  si  legge  in- 
rece  scolpito :  Deus  et  Homo. 

Monte,  Penice.  —  Domenica,  14  ottobre,  su  questo  monte  che  so- 
Trasta  la  citta  di  Bobbio,  a  1450  metri  sul  livello  del  mare,  da  Mons. 
Vescovo  Porrati  s'  inauguro  con  gran  pompa  un  altro  insigne  monu- 
mento,  con  bellissima  statua  in  rame,  rappresentante  il  Divin  Salva- 
tore,  che  colla  destra  benedice,  colla  sinistra  tiene  la  croce  col  motto  In 
hoc  signo  vinces,  e  sul  petto  porta  scolpito  il  cuore  circondato  di  raggi. 
La  statua  poggia  sopra  un  magnifico  piedestallo  in  marmo,  dove  si 
legge  un'elegante  iscrizione  del  Can.  Muzio.  Benche  in  sul  mattino 
il  tempo  fosse  indiavolato,  pure  una  folia  numerosa  con  croci  e  sten- 
dardi,  sfidando  impavida  e  pioggia  e  vento  e  tuoni  e  larnpi,  per  lunga 
erta  montana,  tocco  la  cima  del  Penice.  E  qui,  non  appena  giunto  il 
Vescovo  dinanzi  al  monumento  col  suo  lungo  corteo,  a  mo'  di  proces- 
sione,  canonici,  seminaristi,  parroci  di  molti  luoghi,  associazioni,  con- 
fraternite  coi  loro  vessilli  e  colla  taumaturga  statua  della  Yergine ; 
ecco,  tutto  ad  un  tratto,  il  sole  dianzi  oscurato,  quasi  in  omaggio  al 
Salvatore,  vero  sole  di  giustizia,  illuminare  con  meraviglia  e  gioia  di 
tutti  quelPaltura,  mentre  una  fittissima  nebbia  involgeva  le  vallate 
sottostanti  come  un  velo  immenso,  quasi  separasse  il  Monte  del  Si- 
gnore  dai  mondo  profano.  Allo  scoprirsi  della  statua  del  Redentore  un. 


362  CRONACA 

grido  fragoroso  e  prolungato,  la  cui  eco  risono  giu  per  quelle  vallir 
proruppe  spontaneamente  da  tutti  i  cuori :  Sia  lodato  Gesii  Cristo!  Da 
queste  parole  il  zelantissimo  Yescovo  tolse  argoinento  per  un  bellissimo- 
discorso  di  circostanza,  e,  cantati  alcuni  inni  sacri,  intonate  il  Te 
Deum,  colla  benedizione  del  Santissimo  suggello  festa  si  commovente. 
—  La  vetta  del  monte  Penice,  che  si  scorge  da  quasi  tutti  i  punti 
della  Diocesi  di  Bobbio,  domina  gigante  le  vallate  della  Trebbia,  della 
Staffora,  del  Tidone,  del  Po;  e  Mons.  Vescovo  (come  conchiude  la 
bella  relazione  doll'  Osservatore  Cattolico)  potra  dire  della  sua  diocesi 
eio  che  il  reale  Salmista  diceva  di  Grerusalemme :  Monies  in  circuitu 
eius,  et  Domiuus  in  circuitu  pcpuli  sui  ex  hoc  nunc  et  usque  in  saeculum.. 

Degli  altri  monument],  che  in  questa  nobilissima  gara  tra  le  varie 
regioni  d'  Italia  sono  stati  gia  inaugurati  o  si  inaugureranno  in  sulle 
piu  alte  cime  de'  monti,  come  del  Gewroso,  del  Fasce,  dell'Incontro, 
del  Guadagnolo  e  via  dicendo,  ci  riserbiamo  a  parlare,  quando  ne 
avremo  piu  precise  notizie  o  saranno  gia  belli  e  compiti. 

4.  IL  giorno  7  ottobre  restera  memorando  a  Yalle  di  Pompei.  Mi- 
gliaia  e  migliaia  di  fedeli  da  Napoli,  da  Portici,  da  Torre  del  Greco, 
da  Roma  e  da  ogni  parte  d'  Italia  accorsero  in  quel  di  giubilanti  per 
fare  omaggio  alia  Vergine  del  Rosario,  nel  venticinquesimo  anno  dalla 
fondazione  del  suo  Santuario  sulle  rovine  di  una  pagana  citta  sepolta. 
NelP  ampia  piazza  della  fontana  dell'Orfanotrofio  ed  in  altri  due  posti, 
erano  stati  eretti  altari,  e  un'onda  di  popolo  infinito  assisteva  divota- 
mente  alle  Messe,  che  cola  si  succedevano  senza  posa.  Davanti  al  San- 
tuario immensa  animazione.  Alle  11  le  campane  cominciarono  a  sonare 
alia  distesa,  e  la  folia  si  riverso  tutta  sul  passaggio  della  processione. 
II  corteo  fu  grandiose  e  interininabile.  Sventolavano  in  aria  trecento 
stendardi  pittoreschi  e  stemini  di  vescovi,  arcivescovi,  confraternite, 
citta  e  comuni.  Quello  del  comime  di  Napoli,  bellissimo,  fu  donato 
dal  Sindaco  al  Santuario.  Seguivano  il  clero,  i  seminaristi,  e  i  dignitari 
ecclesiastici.  La  miracolosa  Imagine  era  preceduta  da  ventiquattro  tra 
Arcivescovi  e  Yescovi,  pontificalmente  vestiti,  in  piviale  e  mitra.  Era 
portata  a  spalla  da  ventiquattro  cavalieri  dell'ordine  del  Rosario.  Dietro- 
alia  taumaturga  Effigie  veniva  1'Emo  Card.  Manara,  vescovo  d'Ancona 
e  rappresentante  del  Card.  Prisco :  poi  il  Comm.  Bartolo  Longo  ed  il 
cav.  Auriemma,  che  rappresentava  il  mimicipio  di  Napoli,  con  un  largo 
seguito  di  pompieri  e  guardie  municipali,  sotto  gli  ordini  del  capitano 
Contardi,  tutti  in  alta  tenuta  di  gala.  In  fine  le  orfanelle  dell'Isti- 
tuto  e  migliaia  di  fedeli.  La  processione  si  fermo  neH'atrio  di  un 
nuovo  grandioso  edifizio  pei  figli  dei  carcerati :  e  quivi  il  Yescovo  di 
Nola,  dopo  la  recita  della  supplica,  imparti  la  benedizione  col  Santis- 
simo. Indi  la  processione  si  aggiro  per  la  piazza  della  Nuova  Pompei, 
ove  venne  imj'artita  la  benedizione  papale  dal  Cardinal  Manara  ad  una 


CONTEMPORANEA  363 

iminensa  folia  di  persone  inginocchiate  a  terra,  mentre  i  sacri  bronzi 
squillavano  a  festa  e  le  salve  di  mortal  echeggiavano  contemporanea- 
mente  in  piu  parti,  frammiste  alle  armonie  soavi  dei  concert!  musi- 
cali.  A  tutela  dell'ordine  pubblico  eranvi  uno  squadrone  di  carabinieii 
ed  un  battaglione  di  fanteria,  i  quali  crescevano^decoro  e  lustro  alia 
bellissirna  solennita,  che,  salvo  qualche  lieve  incidente,  riusci  a  me- 
raviglia  in  omaggio  alia  santissima  Yergine  del  Rosario. 


IV. 
COSE  STRANIERE 

{Notizie  Q-enerali).  1.  INGHILTERRA.  Notizie  general!  delle  elezioni  inglesi. 
Al  Transvaal.  Imbarco  del  Kriiger.  —  2.  ESTREMO  ORIENTE.  L'accordo 
Anglotedesco.  Disposizioni  della  Cina.  Proposte  respinte  dagli  amba- 
sciatori.  Sanzione  dell'  integrita  dell'  Impero  celeste.  I  boxers  del  Sud. 
Speranze  di  pace.  --  3.  GERMANIA.  Ritiro  del  Cancelliere  Hohenlohe 
e  successione  del  Biilow.  Sua  euergia.  —  4.  AUSTRIA-UNGHERIA.  La  que- 
stione  del  Trentino.  —  5.  SPAGNA.  Alia  Presidenza  del  Senato.  Dimis- 
sioni  del  Presidente  della  Camera.  Condizioni  critiche  economiche. 
Nuovo  ministero.  —  6.  AMERICA  DEL  NORD.  Intorno  alia  elezione  del 
Presidente  delle  Citta  federate. 

1.  (INGHILTERRA).  Noi  ci  apponevaino  dicendo,  nel  Quaderno  ultimo, 
<3he  1'esito  delle  elezioni  inglesi  non  sarebbe  stata  una  vittoria  morale 
del  gabinetto  conservatore,  poiche,  ad  elezioni  finite,  la  rnaggioranza 
-del  governo  non  ha  subito  uno  spostamento  in  meglio.  Secondo  i  risul- 
tati  che  crediamo  sicuri  essa  non  supera  la  passata  che  per  un  numero 
esiguo  di  voti,  i  quali  non  vanno  oltre  ai  quattro  o  cinque.  La  cam- 
pagna  elettorale  posta  e  combattuta  sul  terreno  del  patriottismo  e  dei 
nuovi  acquistati  dominii  africani  doveva  essere,  a  parere  deijpubbli- 
cisti  piu  reputati,  piu  gloriosa  pel  Salisbury.  Cid  non  toglie,  tuttavia 
che  sia  una  vittoria  sulla  quale  esso  pud  fare  assegnamento  per  le 
riforme  necessarie  nella  Gran  Brettagna  tanto  neH'ordiue  militare 
che  politico  e  sociale.  Se  sara  il  caso  di  modificazioni  nel  gabinetto, 
egli  potra  attendere  a  studiare  anche  la  ragione  e  la  forma  di  esse. 
II  tempo  non  glie  ne  manca  di  certo  quanto  a  queste  ultime,  perche 
il  Parlamento  non  verra  convocato,  secondo  un  decreto  della  Regina 
che  ai  15  di  febbraio.  Frattanto  sin  da  ora  si  pud  dire  che  qualun- 
que  modificazione  avvenga  nel  seno  del  gabinetto,  Chamberlain  e  Sa- 
lisbury resteranno  al  posto  che  occupano  attualmente,  non  essendo 
cosi  facile  sostituire  il  primo  alle  Colonie  in  questi  ^momenti  di 


364  CRONACA 

nuove  annessioni,  ne  il  secondo  in  piena  qnestione  cinese  agli  affari 

stranieri. 

11  Transvaal  seguita  ad  infastidire  Lord  Roberts  ed  il  governo 
centrale,  ed  e  cosi  che  1'esito  felice  delle  elezioni  non  basta  a  far 
riposare  quietamente  gli  uomini  politici  dell' Inghilterra  usciti  vitto  • 
riosi  dalla  lotta.  II  comandante  delle  forze  inglesi  nella  estrema  Africa 
dovra  rimanere  ancora  per  qualche  tempo  laggiu  per  vedere  netta- 
mente  sino  a  qual  punto  le  reliquie  dei  boeri  saranno  tanto  solide  da 
esigere  una  grande  vigilanza  ed  una  direzione  militare,  da  parte  degli 
inglesi,  che  risen ta  di  continuita.  Seguitano  delle  scaramucce  sirnili 
a  combattimenti,  nei  quali  gli  inglesi  soffrono  delle  perdite  relativa- 
mente  assai  gravi.  In  uno  degli  ultimi  dispacci  pervenuti  a  Londra. 
si  annunciava  che  un  distaccamento  boero  riusci  a  penetrare  in  lager's 
Doptein  dove  in  un  combattimento  gli  inglesi  lasciarono  sul  terreno 
11  dei  loro.  L'ex  presidente  Kriiger  sarebbesi  imbarcato  il  19  sul 
Niederland  come  si  era  detto.  E  atteso  a  Parigi. 

2.  (EsTREMO  ORIENTE).  A  furia  di  accordi  annunziati  ogni  giorno 
dal  telegrafo  di  tutte  le  maggiori  capitali  delle  potenze  intorno  alia 
Cina,  a  quest'ora  sembrerebbe  che,  nelFestreuno  Oriente  non  ci  fossa 
piu  nulla  da  fare.  II  comandante  Yaldersee  per  conto  suo,  si  dieer 
avrebbe  fatto  sapere  che  la  campagna  militare  e  finita  ed  aspetta  di 
essere  richiamato.  Si  era  in  grande  trepidazione,  non  sapendosi  s& 
1'  Inghilterra  avesse  acceduto  alia  Germania  circa  la  proposta  di  ser- 
bare  1'  integrita  dell'Impero  cinese :  ma  oggi  e  sparito  ogni  dubbio 
anche  su  questo  punto,  e  1' Inghilterra  ha  ammesso  la  politica  ger- 
manica  della  «  porta  aperta  >.  E  pur  nondiineno,  la  parte  piu  iuteres- 
sata  ossia  la  Cina,  senza  la  quale  non  si  puo  nulla  concludere  pacift- 
camente,  non  si  piega  ad  alcun  negoziato  che  sia  accettabile.  E  percio 
noi  non  sappiamo  veramente  a  che  approdi  1'accordo,  da  alcuni  tanto- 
magnificato  degl' internazionali,  ad  impedire  che  vengano  alle  mani 
fra  loro.  Ma  sono  andati  per  questo  in  Cina?  Sono  andati,  hanna 
preso  Pechino,  liberate  le  Legazioni  e  sonosi  impossessati  di  altri 
luoghi  per  stabilire  una  tranquillita  perpetua  e  finalmente  per  costi- 
tuire  in  Cina,  un  governo  forte  che  desse  garanzie,  per  1'avvenire, 
alL'Europa  che  mai  piu  non  si  rinnoverebbero  le  levate  di  lance  e  le 
stragi  feroci.  Quanto  a  questo  che  e  la  somma  delle  cose  non  c'e  dav- 
vero  alcun  principio,  e  la  Corte  Cinese  fugge  sempre  lontano  e  si  an- 
nunzia  il  suo  arrivo  a  Sin-gan-fu.  Cio  non  ostante  Li-Hung-Chang 
e  il  principe  Ching  hanno  convenuto  di  trattare  un  accomodamento,. 
poiche  i  prelirninari  basati  sulla  cessazione  delle  ostilita  e  sulla  con- 
dizione  che  ciascuna  potenza  formuli,  separatamente  le  sue  pretese 
coa  il  corrispettivo  di  giudicare  e  di  punire  i  principi  e  i  mini^tri  col- 
pevoli  a  norma  delle  leggi  cinesi,  di  concedere  le  indonnita  per  1& 


CONTEMPORANEA  365 

sole  Legazioni  distrutte  e  di  ritornare  sugli  antichi  protocolli  per  di- 
scuterli  e  apportarci  modificazioni.  Ma,  poiche  quest!  preliminari 
meritaroHO  la  disapprovazione  energica  degli  ambasciatori,  non  c'e  da 
sperare  alcuna  soluzione.  E  tanto  meno  perche  gli  ambasciatori  stessi, 
collettivainente,  per  mezzo  del  ministro  francese  Pichon  risposero  che 
non  si  pud  parlare  di  cessazione  di  ostilita  sino  a  tanto  che  non  siano 
stati  esemplarmente  puniti  i  maggiori  responsabili  delle  atrocita,  Ci- 
nang,  Kang-yi  e  Jung-fu-sciug.  Non  ostante  adunque  che  1'Inghil- 
terra  abbia  quasi  dichiarato  di  non  avere  alcuna  mira  sulla  vallata 
del  Yang  tse  e  di  acconciarsi  alle  vedute  tedesche  sugli  affari  com- 
merciali  in  Cina,  e  che  in  complesso  le  volonta  convengono  sulle  pro- 
poste  della  Nota  francese,  e  1'accordo  anglo-germanico  sancisca  per 
tutte  le  potenze  1'integrita  dell'Impero  celeste,  siamo  sempre  come 
in  un  teatro  dove,  oramai,  si  e  ristucchi  del  sapere  che  1'orchestra, 
in  ordine,  non  si  decide  mai  a  suonare  perche  manca  una  delle  prime 
parti  che  nel  caso  nostro  e  la  Cina,  la  quale,  in  realta,  non  manca, 
ma  non  e  disposta  a  secondare  1'orchestra  pronta. 

Frattanto  1' insurrezione  dei  boxers  si  propaga  al  sud  dell'Impero 
celeste  e  ne  sono  minacciati  i  possessi  inglesi  di  Hong  Kong  e,  di 
molte  citta  nel  Wait-cheu,  sonosi  gia  impadroniti  i  ribelli  o  meglio 
i  compari  delle  classi  dirigenti  della  Cina. 

Proprio,  quando  siamo  per  licenziare  alia  stampa  questo  nostro 
riassunto,  notizie  da  Parigi,  da  Berlino,  da  Londra,  da  New  York  e 
da  Yienna  constatano  la  soddisfazione  comune  delle  Potenze  per  1'ac- 
cordo anglo-tedesco  e  recano  la  speranza  che  si  possano  aprire  nego- 
ziati  di  pace,  fra  breve,  con  la  Cina.  Vedremo  su  quale  base,  con  chi 
e  con  quale  fondamento  di  riuscita  parziale  per  1'Impero  celeste  e 
generale  per  1' Europa  e  per  1' America  del  Nord  e  pel  G-iappone. 

3.  (GERMANIA).  La  stampa  di  tutto  il  rnondo  politico  si  e  occupata 
e  si  occupa  del  ritiro  del  Cancelliere  germanico  principo  di  Hohen- 
lohe,  quale  in  un  senso,  quale  in  un  altro,  cercando  di  divinare  le 
ragioni  semplici  e  composte  dell'  improvviso  avvenimento.  Spesso  ac- 
cade  che,  per  voler  troppo  sottilizzare  nella  critica  dei  fatti,  si  va 
lontani  dai  veri  motivi  che  li  hanno  prodotti.  Attorno  agli  uomini 
politici  tutto  deve  far  capo  alia  politica,  secondo  alcuni.  A  noi  ar- 
ride  la  spiegazione  piu  semplice,  il  Principe  di  Hohenlohe  e  grave  di 
anni  e  ha  creduto  di  non  essere  piu  in  grado  di  sobbarcarsi  alle  fa- 
tiche  ohe  importa  1'umcio  del  grancancellierato  tedesco.  E  poiche  la 
eredita  poteva  essere  raccolta  opportunamente  dal  Segretario  di  Stato 
per  gli  affari  esteri  e  conte  di  Billow,  1'  Imperatore  non  ha  esitato  a 
concedere  il  riposo  al  suo  vecchio  amioo.  Al  conte  De  Billow  si  attri- 
buisce  spirito  intraprendente  che  lo  rassomiglia  alquanto  al  Bismarck, 
per  il  quale  spirito  alcuni  prevedono  che  Guglielmo  II  dovra  essere 


366  CRONACA 

molto  deferente  verso  di  lui.  E  certo  che  e  in  gran  parte  merito 
del  De  Billow,  se  la  Germania,  negli  affari  della  Cma,  ha  preso  quasi 
il  mestolo  in  mano  ed  ha  aperto  la  via  a  stabilire  il  modo  piu  facile 
di  venire,  per  parte  delle  Potenze,  ad  una  eonclusione  soddisfacente 
per  tutte. 

II  nuovo  Cancelliere  dell'  Impero  germanico  si  fara  onore  al  Reich- 
stag, nel  quale  lo  attendono  pel  14  di  novembre,  data  della  convo- 
cazione,  attacchi  poderosi  nel  campo  della  politica  estera  ed  interna 
e  commerciale.  Gli  agrarii  che  sono  protezionisti  combatteranno  viva- 
mente  in  lui  il  favoreggiatore  conosciuto  dei  trattati  commerciali  e 
dei  liberi  scambi. 

4.  (AusTRiA-UxGHERiA).  La  questione  deirautonomia  del  Trentino 
e  stata  messa  nel  suo  vero  aspetto  dall'ufficioso  Fremdenblatt,  il  quale 
da  ragioni  sufflcientissime,  del  rifiuto  del  Presidente   del   Consiglio, 
al  quale  accennarnmo  nei  nostro  Quaderno  ultimo.  I  deputati  trentini 
avevano  domandato  che  nella  Dieta  d'  Innsbruck  s'istituisse  una  sezione 
italiana  ed  una   tedesca,  le  quali   governassero  amministrativamente 
ciascuna  la  propria  sezione.  Cid  avrebbe  dato  motive   e  ragione  alle 
due  sezioni  di  fare,  separatamente,  i  propri  vantaggi   sezionarii.  Ma 
allora  dimanda  Pufficioso :  Al  bisogni  generali  del  Trentino  come  si 
sarebbe  provveduto?  Riconosce  tuttavia,  che  alcune  questioni  ammi- 
nistrative  debbono  essere  studiate  affinche  le  due  sezioni  settentrionale 
e  meridionale  non  abbiano  a  risentire   danni   economici:  questa  per 
la  clausola  dei  vini,  quella  per  la  difficolta  dell'uso  dei  pascoli  e  per 
le  tariffe  ferroviarie.  Riorganizzandosi   la  Dieta   e,  cessando  Pasten- 
sione  degli  italiani  da  essa,  che  dura  da  circa  un  decennio,  il  Frem- 
denblatt promette   1'appianamento  della  questione.  Frattanto  il  presi- 
dente  del  Consiglio,   negando   di   accondiscendere   alle   dimande   dei 
deputati  trentini,  si  mostra  molto  largo  a  concedere  le  piu  ampie  fa- 
cilitazioni  nel  ramo  amministrativo. 

5.  (SPAGNA).  Al  posto  di  Presidente  del  Senate  spagnuolo  lasciato 
vuoto  per  le  morte  di  Martinez  Campos  fu  nominate  il  generale  Azcar- 
raga  ministro  della  guerra.  Non  e  stato  sinora  sostituito  il  signor  Pidal 
che  aveva  rinunziato,  dicono,  per  motivi  di  salute,  alia  presidenza  della 
Camera.  Alle  Cortes  si  proporra  1'aumento  del  bilancio  della  guerra 
affine  di  rifornire  Partiglieria.  La  Spagna  traversa  una  crisi  industriale 
ed  economica  piuttosto  grave  risentendosi  naturalmente  dei   disastri 
patiti  nella  lunga  ed  infelice  guerra  con  gli  Stati  Uniti.  All'ultim'ora 
si  annunzia  che  il  Ministero   dimissionario   e  stato    ricostituito  cosi: 
Presidenza,  generale  Azcarraga        Giustizia,  Yadillo  —  Affari  esteri, 
Campos  -  Interno,  Uyarte  —  Pubblica  istruzione,  Q-arcia  Alix  —  Agri- 
coltura,  Sanchez  de  Toca  —  Guerra,  generale  Linares  —  Marina,  ne 
ha  preso  P  interim  il  gen.  Azcarraga  —  Finance,  San  Allen  de  Salazar. 


CONTEMPORANEA  307 

6.  (AMERICA  DEL  NORD).  La  elezione  del  Presidente  degli  Stati  fe- 
deral! del  Nord  e  fissata  pel  6  novembre  e  come  si  approssima  il  giorno 
cresce  il  fervore  della  lotta,  la  quale  e  indetta  oramai  definitivamente 
fra  due  candidati,  tra  1'uscente  repubblicano  Mac  Kinley  e  il  demo- 
cratico  O'Bryan.  La  maggioranza,  per  riuscire  eletto  &  di  224  voti. 
Le  previsioni  riguardano  piu  il  numero  dei  suffragi  che  le  persone, 
essendo  fin  da  ora,  con  ogni  probability  assicurata  la  rielezione  di 
Mac  Kinley,  il  quale,  nello  Stato  di  New  York,  sara  portato  trionfal- 
mente  sugli  scudi.  La  fortuna  della  guerra  con  la  Spagna  e  gli  ideali 
espansionisti  stanno  per  Mac  Kinley.  Gli  contrastano  altre  cose,  come 
per  esempio :  la  diuturna  irrequietezza  delle  Filippine  e  quella  certa 
inquietudine  che  arreca  la  indefinita  politica  imperialista.  Ma  tuttavia 
non  saranno  queste  difficolta  che  lo  faranno  restare  a  piedi,  salvo  casi 
sinora  imprevisti. 


FRANC1A.  (Nostra  Corrispondenza).  1.  II  risveglio  del  sentimento  catbolico 
nell'ultimo  ventennio.  Cause  molteplici  originate  da  influenze  diverse 
e  talvolta  anche  contrarie.  —  2.  11  risveglio  cattolico  nella  filosofia, 
nella  critica  storica,  nella  letteratura,  nell'arte.  —  3.  Cause  che  para- 
lizzano  tale  slancio  e  ne  impediscono  lo  sviluppo.  —  4.  L' insegnamento 
superiore  cattolico.  La  stampa  periodica.  —  5.  Buone  speranze. 

1.  II  Rev.  Abbate  Delfour,  critico  letterario  che  i  cattolici  ricono- 
scono  con  ragione  come  uno  dei  loro  migliori  difensori,  scriveva  ulti- 
mamente  nella  «  Revue  de  TUniversite  catholique  »  (n.  8,  p.  519)  pub- 
blicata  a  Lione,  le  riflessioni  seguenti  che  sono  lieto  di  citare: 

«  E  evidentissimo  che  il  miglior  mezzo  di  fare  rinascere  lo  spirito 
«  francese  sta  nel  favorire  la  fede  religiosa,  cioe  il  cattolicismo,  perche 
«  ne  costituisce  in  guisa  tale  la  base  ed  il  fondamento  che  quanti 
«  1'amano  di  vero  amore,  saranno  presto  o  tardi  dei  nostri.  Lasciamo 
«  fare  a  Dio,  al  tempo,  ed  all'anima  francese ;  in  tan  to  dobbiamo  su- 
«  bito  dire  ove  deve  tendere,  e  ove  realmente  tende  questo  movimento 
«  che  trasporta  quasi  tutti  i  moderni  scrittori.  Tende  al  cattolicismo.  » 

Ho  voluto  citare  qmesto  magnifico  passaggio  d'uno  stimatissimo 
ecclesiastico,  la  cui  profonda  dottrina  e  meritamente  apprezzata  al  pari 
della  sua  critica,  e  che  in  pari  tempo  non  e  ligio  ad  alcuna  scuola  troppo 
assolutista  o  troppo  liberale.  Di  fatto  da  12  o  15  anni  assistiamo  ad 
una  reazione  salutare  contro  il  cosmopolitismo  libero  pensatore,  egoi- 
sta,  e  spesso  immorale,  che  da  troppi  lunghi  anni  ci  ha  invasi,  e  che 
il  sig.  Rene  Doumic,  professore  della  universita  di  Parigi,  certa- 
mente  non  sospetto  di  clericalismo  e  meno  ancora  di  preconcetto  contro 
la  filosofia  e  la  letteratura,  ha  per  carattere  presentito  e  quindi  rico- 


368  CRONACA 

nosciuto  quale  importazione  esotica  pericolosa,  in  materia  d'arte  e  di 
scienza,  per  il  nostro  paese.  <  L'  idea  di  cosmopolitismo,  egli  dice,  & 
«  vuota  di  ogni  nozione  morale;  il  suo  e  un  ideale  di  egoisino  e  di 
«  godimento...  il  che  costituisce  la  sua  immoralita  ». 

Lo  stesso  professore  essendo  stato  incaricato  d'insegnare  precisa- 
mente  la  letteratura  alle  ragazze  dei  corsi  superiori,  non  tralascio  di 
rilevare  il  pericolo  risultante  da  tale  abbandono,  piu  o  meno  ineo- 
sciente,  delle  tradizioni  francesi  da  parte  della  donna,  la  cui  azione 
diviene  ognora  piu  preponderante  in  Francia  ed  all'estero,  credo,  non 
solo  in  cose  di  gusto  e  di  moda,  ma  piu  ancora  negli  usi  della  buona 
societa  e  nell'  influenza  sulla  famiglia.  «  Quando  una  donna  abbraccia 
un  partito,  scrive  lo  stesso  sig.  Doumic,  lo  prende  sul  serio;  non 
ammette  ne  attenuazioni,  ne  mezze  misure,  e  arriva  subito  agli  estremi; 
e  dessa  che  colla  sua  voce  gentile  proroinpe  nei  termini  piii  incivili, 
e  che  colle  sue  graziose  dita  lancia  le  freccie  piu  micidiali.  » 

Alcune  discussioni  cui  ho  personalmente  assistito  nel  recente  con- 
gresso  femminista  tenutosi  a  Parigi  dal  4  all'8  settembre  scorso,  mi 
hanno  fatto  comprendere  la  profonda  verita  delle  parole  sopra  citate. 
Infatti  in  tale  occasione  furono  presentate  delle  proposte  e  sostenute 
tesi  d'un'  audacia  irreligiosa  tale,  che  non  si  sarebbero  neppure  so- 
spettate  in  riunioni  di  liberi  pensatori  e  di  atei  dichiarati. 

Queste  riflessioni  mi  sembrarono  necessarie,  perche,  a  parer  mio, 
rivelano  la  causa  intima  e  profonda,  quantunque  incosciente  in  ori- 
gine,  donde  emana  il  movimento  nazionale,  il  risveglio  religiose  (non 
oso  ancora  dire  cattolico),  che  ci  rallegra  vedere  da  qualche  anno,  il 
cui  continue  progresso  riempie  di  speranza,  tanto  le  anime  sempli- 
cemente  oneste,  quanto  i  cuori  generosi  di  quei  francesi,  che  per  altro 
i  pregiudizi  di  educazione,  o  la  societa  in  cui  vivono,  tengono  tuttora 
lontani  dalle  pratiche  religiose. 

Or  sono  30  anni  circa,  cioe  poco  tempo  avanti  le  s venture  che  la 
guerra  del  1870  scateno  sulla  Francia,  e  per  qualche  tempo  dopo,  il 
libero  pensiero  poco  si  curava  di  celare  un  grossolano  ateismo;  1'  im- 
moralita nel  teatro  e  nel  romanzo  sembrava  aver  raggiunto  1'estrema 
audacia ;  le  riviste  filosofiche,  letterarie  e  storiche  erano  quasi  esclu- 
sivamente  aperte  agli  scienziati,  artisti  e  letterati,  che  manifestassero 
profondo  disprezzo  per  il  cristianesimo  (non  dico  neanche  del  catto- 
licismo),  per  la  sua  dottrina,  la  sua  morale,  e  sopratutto  per  le  sue 
pratiche  religiose.  II  Renan  e  1'About,  per  esempio,  erano  due  oracoli, 
1'uno  in  filosofia  religiosa  e  in  istoria  critica,  1'altro  in  letteratura; 
il  sig.  Taine  altro  profondo  filosofo  e  psicologo  sottile  pubblicava  opere 
ed  articoli  di  rivista,  il  cui  funesto  effetto  dura  ancora.  Un  quarto, 
tuttora  vivente,  del  quale  gli  stranieri,  a  loro  onta  e  vergogna,  gu- 
stano  le  oscene  descrizioni  e  la  letteratura  corruttrice,  lo  Zola,  faceva 


CONTEMPORANEA  369 

penetrare  fino  nelle  classi  mezzo  istruite  o  appena  dirozzate,  il  veleno 
mortale  del  suo  sozzo  materialismo.  Passo  sopra  altri  non  meno  colpe- 
voli,  ma  rneno  conosciuti  ali'estero.  Orbene  1'eccesso  del  male  ha  pro- 
vocato  una  benefica  reazione  ed  una  volta  di  piu  si  e  realizzata  alia  let- 
tera  da  noi  la  massima,  spesso  richiainata,  del  Tertulliano  :  «  L'anima 
semplicemente  onesta  e  naturalmente  cristiana.  » 

2.  S'  io  non  in'  inganno,  la  reazione  seria  contro  il  materialismo 
nella  filosofia  e  nelle  arti,  come  pure  la  lotta  energica  della  morale 
contro  le  tendenze  irreligiose  e  corruttrici  che  ci  aveano  invaso,  data 
d'una  trentina  d'anni.  Non  voglio  dire  che  prima  di  questo  periodo, 
una  pleiade  di  uomini    eminenti,  il  cui  nobile    carattere,  il  disinte- 
resse,  oggi  forse  piu  raro,  e  la  purita  dei  costumi  imposero  rispetto 
ai  loro  awersarii,  non  avesse  ottenuto  dei  successi  splendidi  in  questa 
gara  per  il  trionfo  della  sana  morale  e  della  verita  religiosa.  Sarebbe 
ingiustizia  e  leggerezza  fingere  di  dimenticare,  o   d3  ignorare  1'opera 
di   rinnovazione   adempiuta  nel   nostro  paese  dagli  uomini   della  ge- 
nerazione  che  ci  ha  preceduto.  I  cattolici  francesi   non   dimentiche- 
ranno  mai  i  nomi  venerati  di  Lacordaire,  di  Montalembert,  di  de  Ravi- 
gnan,  di  Dupanloup,  di  L.  Yeuillot  e  di  altri  che  sostenuti  ed  imitati 
da  venti  altri  campioni  e  cristiani  intrepidi  combatterono   per  la  li- 
berta della  Chiesa,  per  la  liberta  d' insegnamento  e  per  fondare  e  pro- 
pagare  opere  sociali  di  beneficenza  e  di  moralizzazione. 

Restavano  a  conquistarsi  ancora  due  preziose  liberta,  quella  d.'asso- 
ciazione  e  diritto  di  riunione  e  quella  d' 'insegnamento  superior  e,  senza 
le  quali  tutte  le  altre  riescono  incomplete  ed  imperfette,  che  e  quanto 
dire,  infruttuose.  I  cattolici  francesi  le  hanno  in  parte  ottenute  dallo 
stabilimento  della  terza  repubblica  in  poi,  e  nulla  hanno  essi  trascn- 
rato  per  estenderle  e  svilupparle.  Ma  ora  col  piu  profondo  rammarico 
dobbiamo  riconoscere  che  quelle  liberta,  a  si  caro  prezzo  conquistate, 
corrono  in  questo  inomento  il  piu  grave  pericolo,  e  all'apertura  delle 
oamere  una  fiera  battaglia  le  aspetta. 

3.  Queste  liberta  si  trovano  sempre  in  uno  stato  d'imperfezione  in 
quanto  che,  in  materia  di  riunione,  il  potere  amminis^rativo  pud,   se 
gli  pare  opportune,  restringerne  o  anche  sopprimerne  il  diritto,  e  che 
iii  fatto  di  diplorai  d'insegnamento  superiore,  solo  le  sedici  facolta  dello 
Stato  possono  conferirli.  Siceorne  pero  tali  liberta,  frutto  di  tanti  sa- 
crifizi,  sebbene  incomplete,  sono  indispensabili  ai  francesi  cattolici  nella 
loro  attuale  situazione  sociale,  cosi  all'apertura  delle  Camere  una  ter- 
ribile  battaglia  sara  impegnata  su  questo  terreno,  e  gli  sforzi  che  si 
tenteranno  per  occulta  impulsione  delle  logge  massoniche  e  colla  con- 
nivenza  piu  o  meno  palese  dei  poteri  civili,  sara  una  prova  evidente 
del  bene  che  i  cattolici  avevano  operate  valendosi  con  giudizio  delle 
medesime. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1209.          24  27  ottobre  1900. 


370  CRONACA 

II  diritto  di  riunione  non  assoluto,  ma  regolato,  era  gia  stato  con- 
sent! to  dal  Governo  imperiale  nel  1869  sotto  la  pressione  di  reite- 
rate domande  dei  deputati  liberali  e  repubblicani  del  corpo  legislative. 
Sotto  la  terza  repubblica  fu  conservato,  e,  pud  dirsi,  anche  esteso, 
ed  i  cattolici  ne  approfittarono,  come  era  loro  diritto.  Cosi  in  que- 
st'anno  nel  corso  dell'esposizione  universale,  130  congressi  si  sono  riu- 
niti,  e  continuano  a  riunirsi  in  Parigi  senza  che  il  Governo  vi  ponga 
il  minimo  ostacolo. 

In  quanto  alia  liberta  d'insegnamento  dopo  una  vigorosa  lotta  che 
duro  vari  anni  essa  fu  accordata  nel  1875  ed  applicata  nel  1876  colia 
fondazione  d'universita  libere  a  Parigi.  Lilla,  Angers,  Lione  e  Tolosa. 
A  prezzo  di  sacrifizii  considerevoli,  che  ammontarono  a  milioni,  i  cat- 
tolici francesi,  sotto  1 'impulse  ardente  dei  loro  Yescovi  stabilirono  questo 
insegnamento  superiore,  che  mancava,  e  senza  il  quale,  conviene  con- 
fessarlo  francamente,  i  risultati  anche  buoni  o  passabili  ottenuti  dal- 
1'insegnamento  primario  e  secondario  rimasti  cristiani,  sono  presto  ste- 
rilizzati,  soffocati,  paralizzati. 

Riportero  qui  le  gravi  parole  d'un  oratore  di  grande  talento,  d'un 
educatore,  i  cui  metodi  e  certe  idee  furono  contestate,  il  quale  pero 
ad  un  grande  zelo  per  il  bene  morale  univa  un  ardente  patriottismo.  II 
celebre  P.  Didon  dell'Ordine  dei  Predicatori,  defunto  non  ha  molto  a 
Tolosa,  e  direttore  della  scuola  libera  d'Arcueil,  ha  scritto  le  seguenti 
linee  d'una  verita  profocda. 

(Les  Allemands  n.  210-214). 

«  Lungi  dal  disconoscere  i  merit!  dell'  insegnamento  pubblico  in 
«  Francia,  io  mentirei  alle  mie  convinzioni,  se  nel  doloroso  dovere 
<  che  ne  provo,  non  ne  segnalassi  i  vizi.  Sono  gravi  aberrazioni : 
«  1.°  L' insegnamento  primario  (ufficiale)  senza  religione.  2.°  L'inse- 
«  gnamento  secondario,  follemente  enciclopedico.  3.°  L'  insegnamento 
«  superiore,  abbandonato  allo  sminuzzamento  indefinite...  II  fanciulle 
«  educate  senza  la  conoscenza  di  Die  non  sara  mai  un  uomo ;  1'ado- 
«  lescente  oppresso  da  un  insegnamento  superficiale  restera  il  piu  so- 
«  vente  uno  snirito  superficiale,  e  lo  specialista  uscito  dalle  scuole 
«  eve  e  stato  ristretto,  manchera  sempre  deU'ampiezza  d'  idee,  senza 
«  la  quale  non  si  concepisce  una  ragione  virile  e  superiore.  Da  un 
€  secolo  in  poi  la  Francia  e  divenuta  deista,  perche  la  scienza  reli- 
«  giosa  e  stata  soppressa  dal  programma  ufficiale  e  cosi  la  Francia  e 
«  ignorante  ed  indifferente  in  religione.  » 

4.  Per  reagire  contro  queste  tendenze  e  contro  le  conseguenze  d'un 
insegnamento  puramente  razionalista,  se  non  irreligioso,  si  fondarone 
le  universita  cattoliche,  alle  quali  poco  dopo  (1878)  fu  tolto  il  diritte 
di  partecipare  agli  uffici  e  giuri  misti  d'esame  che  conferiscono  i  di- 
plomi. 


CONTEMPORANEA  371 

II  clero  secolare  e  regolare  possedeva  bensi  professor!  capaci  di 
dare  alia  gioventu  cattolica  uscita  dagli  stabilimenti  d'  insegnamento 
secondario  un'istruzione  superiore  in  teologia  filosofia  e  letteratura, 
ma  siccome  ne  difettavano  per  quelle  di  matematica  e  fisica  e  di  lin- 
guistica,  cosi  se  ne  sono  format!  dippoi  degli  eminenti  sotto  la  dire- 
zione  di  professor!  venuti  dall' universita  dello  Stato.  Anzi  or  sono 
cinque  anni  1'  universita  di  Lilla  apri  una  facolta  di  medicina,  il 
cui  insegnamento  spiritualista,  non  che  danneggiare,  favori  gli  splen- 
did! success!  ottenuti  negli  esami  subiti  innanzi  il  giuri  dello  stato 
dai  giovani  dottori  che  essa  avea  format!.  In  questo  momento  le  no- 
stre  cinque  universita  regional!  cattoliche  possono  rivaleggiare  con  le 
facolta  ufficiali  e  1' insegnamento  che  esse  danno,  non  e  ne  meno 
esteso  ne  meno  solido :  e  cio  che  e  meglio  ancora,  posso  asserire  che 
senza  mirare  ad  un  dogmatismo  intransigente  nelle  scienze  che  non 
lo  comportano,  esso  e  tanto  sostanziale  e  tanto  indipendente  da  ogni 
partigianeria,  quanto  deve  essere  e  restare. 

In  conclusione,  da  questo  vigoroso  sforzo  verso  un  insegnamento 
superiore  in  tutti  i  rami  delle  scienze,  che  rispettando  il  dogma  cat- 
tolico  definito  e  da  tutti  ammesso,  sa  essere  nuovo  e  conservarsi 
tuttavia  ortodosso,  discende  in  gran  parte  la  rinnovazione  intellettuale 
e  morale  della  nostra  gioventu. 

Si  deve  adunque  all'organizzazione  dell'alto  insegnamento  cristiano, 
o  piuttosto  cattolico,  nel  nostro  paese,  la  nuova  e  vivissima  impul- 
sione  religiosa  nella  classe  colta,  che  si  fe'  sentire  prima  nella  classe 
media,  e  si  trasfuse  finalmente  nella  popolazione  operaia. 

Queste  facolta  non  furono  appena  seriamente  organizzate,  colla  ge- 
nerosita  dei  fedeli  e  coll'appoggio  dei  Yescovi,  che  uomini  eminenti 
del  ceto  ecclesiastico  e  laico,  tanto  laboriosi  quanto  avid!  della  verita 
religiosa  trovarono  nelle  universita  in  cui  furono  chiamati  ad  inse- 
gnare,  una  favorevole  occasione  d'esercitare  un  energico  apostolato. 
Per  non  offendere  la  modestia  di  quell!  che  vivono,  mi  contentero  di 
citare  i  nomi  di  alcuni  che  una  morte  prematura  strappo,  ancora  gio- 
vani, a  quest!  nobili  lavori  ed  a  quest'opera  di  rigenerazione :  mon- 
signor  d'Hulst  alia  facolta  di  Parigi,  il  sig.  ab.  Guiol  a  quella  di 
Lione,  il  sig.  de  Morgerie  a  quella  di  Lilla,  il  sig.  Duilhe  de  S*.  Projet 
a  quella  di  Tolosa.  Inoltre  dottissimi  ed  insigni  professor!  dell' Uni- 
versita di  Francia  cambiarono  volentieri  la  loro  posizione  ufficiale  e 
ben  retribuita  per  andare  ad  insegnare  nelle  facolta  cattoliche. 

Debbo  ancora  rammentare  il  sig.  Marco  Sagnier,  nipote  del  ce- 
lebre  Avvocato  Sig.  Lachaud,  a  cui  spetta  1'  onore  principale  nel- 
1'  organizzare  e  propagare  1' opera  essenzialmente  moralizzatrice  delle 
Universita  popolari  cristiane,  che  quantunque  di  recente  fondazione 
diedero  eccellenti  risultati.  Infatti  vent!  di  quest!  Circoli  -de til  di  studi 


372  CRONACA 

esistono  a  Parigi,  ed  altri  saranno  stabiliti  nelle  grand!  citta  industrial! 
e  commercial!.  II  Sagnier  coadiuvato  poi  da  amici  dotti  ed  affezio- 
nati  all' opera,  fondo  la  valorosa  rivista  bimensile  «  Le  Sillon  »  che  ha 
subito  conquistato  la  simpatia  dei  cattolici  di  tutti  i  partiti  politic!. 
E  poiche  mi  si  presenta  1'occasione  devo,  per  essere  giusto  verso  altri 
che  lavorano  all'opera  di  generazione  cristiana  della  Francia,  citare 
almeno  i  titoli  delle  riviste  piu  note  che  per  tendenza  e  spirito  sono  net- 
tamente  e  formalmente  cattoliche :  La  Quinzaine;  Le  Correspondant; 
Les  Etudes  religieuses,  redatti  dai  PP.  Gesuti  francesi;  La  Revue 
du  Clerge  Franpais ;  La  Revue  Thomiste  dei  PP.  Domenicani ;  La 
Revue  Franciscaine  ;  La  Revue  du  Monde  Catholique  ;  La  Revue  de 
Lille,  organo  dell'universita  cattolica  di  quella  citta;  L'Oniversite 
Catholique,  pubblicata  a  Lione  ;  Le  Bullettin  de  1'Institut  Catho- 
lique,  di  Tolosa;  La  Science  Catholique;  La  Reforme  Sociale;  L'En- 
seignement  Chretien  ;  La  Revue  de  Philosophic  ;  La  Revue  Catholique 
des  Institutions  et  du  droit;  La  Revue  d'Histoire  et  de  litterature 
religieuse,  eoc.,  ecc. 

5.  Questa  enumerazione  molto  incompleta  bastera  certo  per  dare  a! 
nostri  amici  d'  Italia  un'  idea  abbastanza  precisa  dell'  importanza,  e 
dello  sviluppo  considerevole  che  ha  ottenuto  in  Francia  da  30  anni 
in  qua,  il  movimento  religioso,  e  il  risveglio  cattolico. 

II  ritorno  ai  principii  cristiani,  alle  aspirazioni  piu  elevate  d'una 
sana  morale,  le  simpatie  francamente  cattoliche  delle  quali  si  consta- 
tano  presso  eminenti  scrittori  indubbi  segni,  non  sono  meno  notevoli 
e  segnalati  ct>n  amaro  dispetto  dai  nemici  irreconciliabili  del  catto- 
licismo.  Basti  ricordare  i  nomi  del  Coppee,  del  Lemaitre,  Brune- 
tiere,  ecc.  e  il  presente  indirizzo  preso  da  quell'  insigne  periodico  che 
e  la  Revue  des  deux  mondes. 

Da  una  ventina  d'anni  questa  reazione  salutare,  contro  la  fredda 
empieta  e  questa  lotta  contro  la  letteratura  corruttrice  s'  e  manife- 
stata  su  divers!  punt!  ed  essa  prende  ogni  giorno  un  maggiore  svi- 
luppo. Una  nuova  generazione,  arrivata  all'eta  virile,  si  presenta  armata 
per  la  lotta  leale  e  sincera,  ma  senza  compromessi  colla  falsa  scienza 
e  con  la  morale  cosi  detta  indipendente.  Essa  combatte  colla  penna 
in  riviste  e  giornali,  colla  parola  nelle  conferenze  e  riunioni  perio- 
diche  ove  e  convocata  la  gioventu  che  ha  ricevuto  un'  istruzione  piu 
ampia,  e  nei  circoli  popolari  ove  sono  riuniti  gli  opera!  ed  i  figli 
del  popolo,  ed  infine  essa  agisce  rnediante  una  cooperazione  diretta, 
personale,  devota  e  disinteressata  in  una  quantita  d'opere  di  preser- 
vazione  e  di  perseveranza.  Casse  rural!,  scuole  d'apprendisti,  e  di  gio- 
vani,  catechismi  di  perseveranza,  societa  di  mutuo  soccorso,  opere  per 
gli  adulti,  conferenze  popolari  sopra  soggetti  religiosi  o  semplicemente 
storici,  scientific]",  professional!,  ecc.  Piaccia  a  Dio  che  vediamo  ma- 


CONTEMPORANEA  373 

turare  i  frutti  di  tanto  lavorio  e  tante  sante  intenzioni  ch'egli  stesso 
suscita  in  cuore  ai  generosi  figli  di  Carlomagno  e  di  San  Luigi. 


SRASfLE  (Nostra  Corrispondenza).  1.  Le  nuovecamere.  —2.  Cospirazione. 

—  3.  Finanze  e  cambio.  —  4.  Primo  Congresso  cattolico  nel   Brasile. 

—  5.  Concilio  latino-americano  ;  nuovi  decreti  e  indulti.  —  6.  Dlsegni 
di  divorzio  e  della  precedenza  obbligatoria  del  matrimonio  civile ;  at- 
tentato  contro  i  beni  degli  Ordini  religiosi.  —  7.  Peste  bubonica. 

1.  Abbiamo  avuto  le  elezioni,  rinnovandosi  interamente  la  Camera 
dei  Deputati  e  un  terzo  del  Senate,  come  si  fa   di   tre   in    tre  anni. 
Le  elezioni,  tranne  poche  eccezioni,  corsero  pacificamente,  non   per- 
che non  vi  fossero   disparita  di  opinioni,  ma  perche   quelli  che   non 
stavano  col  governo  preferirono  il  sistema  di  disputar  1'elezione  nella 
Camera,  al  che  fare  la  nostra  legge  elettorale  apre  facilmente  1'adito. 
In  ciascuno   stato  il  governo   locale  propose  la  sua  lista,    concertata 
col  Presidente  della  Repubblica.  Poca  o  nessuna   speranza  si  poteva 
avere  di  soppiantarla,  molto  piu  che  si  vedeva  anche  un  movirnento 
notevole    di    soldati    verso   i   luoghi    ove    1'  opposizione    si    mostrava 
piu  forte.    Si  ricorse  dunque  al  sistema  delle  duplicate,  facendo  ele- 
zione  a  parte,  e  presentandosi   alia  Camera   con  un  diploma.   La   fu 
lunga  e  accanita  la  lotta,  sicche  il  riconoscimento  dei  Deputati  duro 
due  buoni  mesi,  cioe  meta  del  tempo  della  sessione  legislativa.  L'esito 
fu  quello  che  si  prevedeva ;  il   governo   ebbe  la  vittoria,  ed  ha  una 
camera  tutta  sua.  I  vinti  accusavano  il  Presidente  della  Repubblica 
d'  intervenire  indebitamente  nell'elezione  e  riconoscimento  dei  Depu- 
tati, e  Taccusa  dalla  Camera  passo   ai   giornali,  ove   si   scateno  una 
vera  tempesta  contro   il    Presidente,  attaccandolo  persino   nella   vita 
privata ;  di  che  ne  venne  a  soffrir  non  poco  la  sua  riputazione  e  la  sua 
autorita.  Molto  si  e  discorso  del  motive   di  questa  pressione   del  go- 
verno, piu  che  nel  passato,  sulle  elezioni.  Fra  le  ragioni  addotte  pri- 
meggia  quella,  di  assicurare  la  sanzione  del   futuro   Presidente,  alia 
quale,   benche  sia  di  qui  a  due  anni,  gia   si   pensa  seriamente,  e  si 
addita  il  candidate   del   governo,  e    si    sussurra    persino   di   qualche 
influenza  o  imposizione  straniera.  Dopo  la  ricognizione  dei  deputati, 
non  pochi  si  sono  sbandati ;  sicche  spesso  manca  i]  numero  legale  per 
le  votazioni.  Anche  per  questo,  fuori  dei  bilanci,  poche  sono  le  leggi 
che  si  presentano  a  discutere,  tranne  alcune  di  interesse  particolare 
o  di  partito. 

2.  Del  resto  la  politica  al  presente  sta  in  calma,  almeno  apparen- 
temente,  sia  perche  ancora   non  si  sono  organizzati  i  partiti  propria- 
mente  detti,  e  pare  che  il  Presidente  della  Repubblica  lo  impedisca, 


374  CRONACA 

sia  perche  il  governo  continua  nell'  impegno  preso  di  conservare  ad 
ogni  costo  la  pace  interna,  condizione  indispensabile  del  suo  pro- 
gramma  finanziario.  Un  fatto  peraltro  e  venuto  a  rompere  in  qualche 
modo  questa  monotonia  politica,  e  il  governo,  non  che  occultarlo,  pare 
gli  abbia  voluto  metterlo  in  rilievo  e  dargli  importanza.  Nel  mese  di 
febbraio  fu  egli  avvisato  che  si  tramava  una  sollevazione.  Difatti  non 
passo  quel  mese,  e  si  venne  a  capo  di  scoprire,  che  tra  gli  implicati  vi 
erano  dei  soldati  di  polizia.  Furono  sorpresi  nel  loro  quartiere,  e  ivi 
stesso  se  ne  istitui  il  processo.  Secondo  gli  atti,  alcune  guardie  di 
polizia,  istigate  da  un  loro  maggiore,  aveano  formato  una  combrie- 
cola,  col  fine  di  deporre  il  Presidente  della  Repubblica,  e  sostituirgli 
una  giunta  governativa,  per  fare  un  appello  al  popolo  sulla  forma  del 
governo.  Erano  circa  due  mesi  dacche  stavano  ordendo  la  trama,  aggre- 
gando  soldati  dell'esercito  e  della  marina,  e  persone  di  ogni  classe, 
essendo  aiutati  con  grandi  somme  di  danaro  da  alcuni  monarchisti. 
Ventisei  dei  principali  sono  stati  denunziati  e  messi  in  prigione.  Un- 
dici  sono  militari,  e  tra  essi  un  tenente  colonnello  e  un  generale 
riformato.  II  popolo  e  i  giornali  non  mostrano  far  gran  caso  di  questa 
cospirazione,  ma  il  governo  pare  che  voglia  procedere  con  rigore,  spe- 
cialmente  contro  quelli  che  appartengono  al  partito  monarchico. 

3.  Come  nei  due  anni  scorsi,  il  pensiero  che  piu  occupa  go- 
verno e  popolo  e  quello  delle  finanze  e  del  cambio.  II  governo,  con 
nuove  economie  e  imposte,  ha  potuto  presentare  il  bilancio  con  un 
saldo  di  17,000  Contos,  cioe,  al  cambio  presente,  circa  18  milioni  di 
franchi,  quasi  il  doppio  di  quello  delPanno  passato.  L'entrata  piu 
notevole  e  piu  utile  al  governo  e  1'aumento  del  10  °/0  in  oro  sugli  oggetti 
di  importazione,  sicche  al  1°  gennaio  1901  dal  15  che  era  salira 
al  25  °/0.  I),  fine  principale  di  questa  entrata  e  di  assicurare  una 
rendita  fissa  allo  Stato,  rendendolo  indipeadente  dalle  oscillazioni  del 
cambio.  Per  altra  parte  potendo,  per  circostanze  impreviste,  crescere 
eccessivamente  la  tassa  cambiale,  il  cornmercio,  col  25  °/0  in  oro,  sa- 
rebbe  esposto  a  troppi  gravi  pesi  e  pericoli.  Percio  il  governo  vi  ha 
messo  un  limite,  dichiarando  che  non  si  esigerebbe  un  pagamento 
maggiore  di  quello  che  importava  il  15  °/0  in  oro  al  le  gennaio  1900  : 
dal  che  risulta,  che  il  massimo  dell'  importo  d'  importazione  nel  nuovo 
anno  sara,  in  moneta  corrente,  di  139  °/0  della  tabella  della  tariffa. 
II  cambio,  dopo  un  aumento  lento  e  graduale,  si  e  conservato  quasi 
stazionario.  Al  principio  di  luglio  sali  rapidamente  e  a  salti ;  ma  fu 
un  giuoco  di  borsa,  in  cui  i  suoi  promotori  e  i  negozianti  piu  ac- 
corti  poterono  fare  grandi  guadagni,  mentre  altri  meno  sagaci  o  piu 
avventati  ne  soffrirono  gravi  perdite.  Poco  dopo  il  cambio,  colla 
stessa  rapidita,  torno  a  scendere,  fino  a  tornare  nel  suo  stato  primi- 
tivo.  Si  ha  fondamento  a  sperare  che  vada  ancor  migliorando ;  giacche 


CONTEMPORANEA  375 

il  credito  dello  Stato  aU'estero  va  sempre  crescendo  e  consolidandosi, 
come  sappiamo  dalla  stampa,  principalmente  inglese.  La  ragione  prin- 
cipale  si  e  la  puntualita  del  governo  nel  soddisfare  a'  suoi  pagamenti 
in  Europa,  e  nel  compiere  tutte  le  clausule  del  contratto  inglese, 
particolarmente  quello  della  soppressione  graduale  di  gran  parte  della 
carta  monetata.  Anche  il  valore  del  caffe  e  cresciuto  notabilmente,  e 
se  ne  va  propagando  1'esportazione ;  al  che  ha  pure  contribuito  non 
poco  il  ribasso  di  20  centesimi  per  kilogramme  che  si  e  ottenuto  dalla 
Francia  e  dall' Italia  sull'importo  del  caffe.  II  nostro  governo  esigeva 
il  ribasso  di  50  centesimi ;  ma  non  lo  pote  ottenere  con  trattative  di- 
plomatiche,  ne  colla  minaccia  delle  tariffe  diiferenziali. 

4.  Si  e  celebrate  il  primo  congresso  cattolico  del  Brasile,  che  quanto 
si  vedea  necessario,  tanto  parea  difficile  a  realizzarsi.  II  P  Barto- 
lomeo  Taddei  S.  L,  che  come  fu  il  primo  promotore,  cosi  e  tuttavia 
Panima  dell'Apostolato  della  preghiera,  e  ne  conosce  per  esperienza 
Fefficacia  e  la  forza,  ebbe  il  pensiero  di  invitare  i  Direttori  dioce- 
sani  dell'Apostolato  a  prendere  1'  iniziativa  di  quest'opera  eminente- 
mente  apostolica.  L'  idea  fu  accolta  con  piacere  ed  applauso,  e  il  detto 
padre,  animato  dall'approvazione  e  benedizione  del  Sommo  Pontefice, 
si  accinse  alPopera,  accompagnato  e  aiutato  dal  Canonico  Zaccaria  dos 
Santos  Luz,  che  era  redattore  del  Messaggero  brasiliano  del  Cuor  di 
Gesu.  Si  scelse  la  citta  di  Bahia,  come  quella  che  fu  la  culla  della 
Religione,  la  prima  sede  vescovile  ed  ora  sede  primaziale  del  Brasile, 
il  cui  popolo  conserva  piu  vivi  e  radicati  i  sentimenti  di  fede  e  di 
pieta.  L'effetto  mostro  che  mal  non  si  erano  apposti.  Si  costitui  la  com- 
missione  promotrice,  composta  di  tutti  i  direttori  diocesani  dell'Apo- 
stolato e  presieduta  dall'Arcivescovo  primate,  nominate  presidente  ono- 
rario  del  Congresso.  Si  fece  e  distribui  il  programma  delle  materie 
da  trattare,  e  gli  Statuti  del  Congresso,  pigliando  per  norina  quelli 
dei  Congressi  cattolici  d' Europa.  L'Arcivescovo  voile  che  il  Congresso 
fosse  preceduto  da  una  processione,  per  implorare  Paiuto  divino  e  per 
eccitare  lo  spirito  religioso  del  popolo.  Fu  duaque  celebrata  la  dome- 
nica  27  di  maggio,  e  per  lo  zelo,  industria  ed  influenza  dell'  illustre 
Prelato  riusci  un  atto  di  tal  pompa  e  solennita,  che  certo  niuna  citta 
del  Brasile  vide  mai  Puguale. 

II  religioso  corteggio  impiego  ben  due  ore  a  sfilar  dalla  cattedrale, 
e  uscitone  alle  3  porn,  solo  vi  rientro  alle  7  1/2.  Yi  presero  parte  Col- 
legi  e  scuole  particolari  e  pubbliche  coi  loro  stendardi ;  Commission! 
del  ginnasio  dello  Stato,  dell'  istituto  normale,  delle  facolta  di  medi- 
cina  e  di  diritto,  delle  redazioni  di  giornali,  degli  istituti  di  benefi- 
cenza  e  di  arti.  I  centri  dell'Apostolato,  con  molte  centinaia  di  associati, 
che  facevano  principal  risalto  per  la  ricchezza  delle  insegne  e  degli 
stendardi,  e  pel  loro  religioso  contegno,  recitando  il  rosario  e  can- 


376  CRONACA 

tando  inni  devoti.  Membri  del  Congresso  eattolico;  Conferenze  di  S.  Yin- 
cenzo  di  Paola;  cinquanta  confraternite ;  Religiosi  Benedettini,  Car- 
melitani,  Francescani,  Domenicani,  Gesuiti,  Lazzaristi,  Cappuccini, 
Salesiani;  il  Seminario,  il  Capitolo;  Parrochi ;  varii  Monsignori,  infine 
1'Arcivescovo  Primate  e  i  Vescovi  di  Para  e  Petropolis.  Piu  di  trenta 
erano  le  statue  portate  su  ricchi  piedistalli  e  troni  delle  confraternite 
e  associazioni  religiose;  ultima  veniva  quella  del  Cuore  di  Gesu,  po- 
sando  il  piede  sopra  un  globo  terraqueo,  corteggiato  da  una  guardia 
d'onore  militare  e  da  21  giovanetti  che  rappresentavano  gli  Stati  della 
Repubblica.  Vi  intervennero  le  autorita  civili  e  militari ;  il  presidente 
del  municipio  con  i  suoi  assessori,  il  Generale  comandante  delle  armi, 

10  stato  maggiore,  ufficiali  di  tutti  i  corpi  di  terra  e  di  mare,  final- 
mente  i  ministri  di  Stato  coi  due  governatori,  cic&  sia  1'attuale,  sia 

11  nuovo  eletto  a  cui  il  di  seguente  dovea  trasmettere  il  governo.  Yen- 
timila  persone  accompagnavano  e  seguivano  la  processione,  oltre  quelle 
che  assistevano  dalle  finestre  e  dai  balconi  riccamente  tappezzati,  e 
gittavan  Mori  sull'immagine  del  Redentore,  e  tutti  si  mostravan  rapiti 
allo    sfilare  di  quel   maestoso   corteggio,  alle  devote   melodie  che   si 
alternavano  al  suono  di  cinque  bande  militari. 

La  domenica  seguente,  2  di  Giugno,  festa  di  Pentecoste,  si  celebro 
la  sessione  di  apertura  del  Congresso  nella  chiesa  cattedrale,  ricca- 
mente adorn ata,  spiccando  nell'arco  dell'altar  maggiore  una  grande 
statua  del  Cuor  di  Gesu  in  un  ricco  trono  a  largo  panneggio  a  liste 
di  stoffa  dei  colori  nazionali.  Dopo  la  messa  celebrata  dal  Yescovo 
del  Para,  e  il  canto  del  Veni  Creator,  1'Arcivescovo  Primate  recito 
il  discorso  inaugurale  di  apertura,  col  qnale  commosse  ed  eccito  fino 
aU'entusiasmo  quella  numerosa  e  scelta  assemblea.  Oltre  i  membri 
del  Congresso  gia  pervenuti  da  tutte  le  parti  della  Repubblica,  e  tatti 
gli  ordini  del  clero,  vi  assisteva  il  Governatore  dello  Stato  col  suo 
stato  maggiore,  ministri,  senatori,  deputati,  autorita  municipali,  uffi- 
ciali di  tutti  i  corpi  dell'esercito,  rappresentanti  delle  facolta  di  di- 
ritto  e  medicina  e  di  varii  istituti  e  associazioni  ecclesiastiche  e  civili. 
Si  elesse  il  Presidente  del  Congresso  e  quelli  delle  varie  commissioni, 
e  quel  giorno  stesso  si  die  principio  dagli  oratori  gia  designati  ai 
primi  lavori  del  Congresso,  chiudendosi  la  sessione  colla  solenne  pro- 
fessione  di  fede  recitata  daH'Arcivescovo  e  ripetuta  da  tutti  gli  astanti. 
II  Congresso  duro  otto  giorni,  tenendo  giornalmente  due  adunanze,  una 
particolare,  per  la  discussione  delle  materie  delle  varie  sessioni,  e  per 
la  redazione  delle  risoluzioni  da  presentarsi  alia  susseguente  assemblea 
generale.  Tre  di  queste  furono  pubbliche,  quelle  di  apertura  e  di 
chiusa,  ed  un'altra  il  giorno  6,  in  omaggio  al  Yescovo  di  S.  Paolo 
arrivato  il  di  precedente  con  altri  congressisti,  ritardati  per  le  disin- 
fezioni  prescribe  a  quelli  che  venivano  da  Rio  de  Janeiro.  Nel  trattare 


CONTEMPORANE A  377 

le  materie  proposte  e  nell'ordine  delle  session!  si  procure  seguire  il 
sistema  che  si  suol  tenere  nei  principali  congressi  Cattolici  d'Europa. 
Fu  oltre  ogni  aspettazione  ammirabile  1'operosita  dei  membri  delle 
commission!,  che  talora  dovettero  prolungare  i  loro  lavori  fino  a  7 
ed  8  ore;  come  pure  la  commune  concordia  dei  congressisti  e  la  oppor- 
tunita  delle  risoluzioni,  quali  sono,  per  indicarne  alcune:  la  fonda- 
zione  di  circoli  cattolici  e  di  Congregazioni  mariane;  mezzi  per  ri- 
chiamare  al  loro  spirito  le  confraternite  ed  associazioni  religiose;  Opera 
del  catechismo  e  dei  catechisti  volontari ;  Opera  delle  vocazioni  eccle- 
siastiche ;  questione  operaia  nel  Brasile,  societa  di  mutuo  soccorso  per 
gli  operai,  protettorato  dei  fanciulli  poveri ;  istruzione  e  educazione 
cattolica  dei  giovanetti,  scuole  notturne  e  domenicali ;  mezzi  da  opporre 
al  protestantesimo,  alia  massoneria,  allo  spiritismo,  e  altre  sette  che 
si  stanno  propagando  nel  Brasile ;  matrimonio  civile  e  religiose,  legit- 
tiinazione  dei  matrimonii ;  etc.  etc.  Nell'ultima  sessione  fu  dato  il 
luogo  d'onore  alia  questione  Romana,  sulla  quale  peroro  caldamente 
Mons.  Francesco  Maia  Vescovo  di  Petropolis.  Fatta  una  eloquente 
esposizione  della  missione  divina  del  Papato,  e  della  sua  benefica  in- 
fluenza nella  societa,  inostro  la  verita  storica  e  la  necessita  provvi- 
denziale  del  governo  teinporale  del  Papa,  e  presento  alcune  risoluzioni, 
che  furono  calorosamente  acclamate,  come  protesta  contro  1'  inva- 
sione  di  Roma.  Dopo  di  che  si  canto  V  Oremus  pro  Pontifice  nostro 
> Leone.  Si  lesse  quindi  il  inessaggio  da  mandare  al  Papa,  dandogli 
conto  dell'esito  del  Congresso,  protestando  unione,  obbedienza  e  som- 
inessione  dei  cattolici  brasiliani  alia  Sede  apostolica:  fu  ricevuto  con 
caloroso  applause. 

Infine  1'Arcivescovo  primate  fece  il  discorso  di  chiusura.  Prese  per 
assunto,  che  la  Chiesa  di  Gesu  Cristo,  colla  sua  dottrina  e  la  sua  legge, 
puo  essa  sola  sottrarre  la  societa  dall'abisso  dei  mali  in  cui  il  mate- 
rialismo  del  secolo  1'ha  precipitata.  Deplora  che  la  nazione  abbia  ri- 
gettato  da  se  questo  genne  di  vita  e  di  rigenerazione.  Di  qui  proven- 
gono  le  miserie  in  cui  ci  troviamo,  e  le  peggiori  che  ci  sovrastano. 
Che  fare?  adoperarci  a  tutt'uomo  perche  Gesu  Cristo  e  la  sua  Chiesa 
ricuperino  il  loro  posto  di  onore  nella  nostra  societa.  Percio  e  neces- 
sario  che  dirigiamo  al  Congresso  nazionale  una  rappresentazione,  in 
cui  gli  chiediamo,  in  nome  del  sentimento  religioso  del  popolo  il  quale 
nella  quasi  totalita  e  cattolico,  che  siano  elirninati  dalla  Costituzione 
gli  articoli  che  non  sono  in  armonia  colla  sua  fede.  Questa  rappre- 
sentazione, dice,  vi  sara  distribuita,  perche  la  portiate  ai  vostri  Stati, 
la  facciate  pubblicare  nei  giornali  e  sottoscrivere  da  tutti  quelli  che 
si  dicono  cattolici,  affinche  a  tempo  opportune  sia  inviata  al  Congresso. 
Sara  questo,  conchiuse,  il  piu  bel  monumento  che  noi  cattolici  innal- 
zeremo  al  Redentore  nel  4°  centenario  della  scoperta  del  Brasile,  al 


378  CRONACA 

tramonto  del  secolo  XIX.  La  proposta  fti  accolta  con  vivi  applausi,  e 
fu  questa  la  chiave  d'oro,  con  cui  1'Arcivescovo  Primate  chiuse  il  primo 
Congresso  cattolico  del  Brasile. 

5.  I  decreti  del  Concilio  Latino-americano  gia  sono  stati  pubbli- 
cati,  e  questo  vostro  periodico  ne  ha  dato  un  cenno.  Essi  entreranno 
in  vigore  il  1°  gennaio  1901,  e  se  ne  attende  la  promulgazione  auto- 
revole  dei  Vescovi.  Intanto  la  Santa  Sede,  che  mostra  grande  impegno 
per  1'organizzazione  religiosa  dell'America  del  Sud,  ha  emanato  varii 
decreti,  coi  quali  mentre  da  un  lato  con  opportune  ordinazioni  tende 
a  conservare  e  corroborare  la  disciplina  ecclesiastica,  dall'altra  con  be- 
nigne  concessioni  e  temperamenti  ne  facilita  e  raddolcisce  la  pratica. 
Gia  con  le  lettere  apostoliche  Trans  Oceanum  del  17  aprile  1897,  con- 
siderando  che  le  facolta  e  privilegii  conceduti  in  varii  tempi  e  circo- 
stanze  alle  diocesi  dell'America  latina,  sia  per  la  loro  moltiplicita  e 
varieta,  sia  per  la  mutazione  dei  tempi  erano  divenuti  inutili  o  inop- 
portuni  o  di  difficile  esecuzione ;  li  dichiard  aboliti,  e  ne  diede  un  nuovo 
elenco,  piu  conforme  alle  circostanze  attuali.  A  domanda  poi  dei  Ve- 
scovi teste  adunati  in  Roma,  con  lettere  della  Sacra  Congregazione  pei 
negozii  ecclesiastici  del  1°  gennaio  e  4  maggio  di  quest' anno  ha  con- 
cesso  loro  nuove  ed  ampie  facolta  e  privilegi,  e  fra  essi  uno  che  ne 
contiene  molti  e  di  gran  rilievo,  1'estensione  all'America  latina  della 
costituzione  Romanes  Pontifices  dell'8  maggio  1881  pubblicata  per  1'In- 
ghilterra  e  la  Scozia.  In  due  lettere  apostoliche  del  15  maggio  1897 
e  18  settembre  1899  da  ordinazioni  e  regole  pei  Seminarii.  Per  un 
decreto  della  S.  Congregazione  del  Concilio  del  6  luglio  1899,  i  fedeli 
in  tutta  1'America  latina  possono  essere,  sol  che  lo  vogliano  e  lo  di- 
inandino  alle  persone  per  cid  autorizzate  dal  Yescovo,  dispensati  dalla 
legge  del  digiuno  ed  astinenza,  osservando  solo  Je  prescrizioni  seguenti : 
1°  digiuno  senza  astinenza  nei  venerdi  dell'Avvento  e  mercoledi  di 
Quaresima;  2°  digiuno  con  astinenza  il  giorno  delle  Ceneri,  i  venerdi 
di  Quaresima  e  il  Oiovedi  Santo ;  3°  astinenza  senza  digiuno  nelle 
vigilie  di  Natale,  Pentecoste,  Assunta  e  SS.  Apostoli  Pietro  e  Paolo. 
OH  Indiani  poi  e  i  Negri  che  qui  vivono,  approfittando  pure  d'un  altro 
privilegio  loro  conceduto  nella  sopracitata  lettera  Trans  Oceanum,  re- 
stano  solo  obbligati  a  digiunare  i  venerdi  di  Quaresima  e  ad  osservare 
astinenza  senza  digiuno  la  vigilia  di  Natale.  Finalmente  una  lettera 
della  Secreteria  di  Stato  del  1°  maggio  di  quest'anno  ordina  che  i  Ve- 
scovi  di  ciascuna  provincia  ecclesiastica  si  radunino  ogni  tre  anni  per 
trattare  specialmente  dell'esecuzione  dei  decreti  del  Concilio  plenario. 
6.  Intanto  i  nemici  della  Chiesa  non  dormono.  Per  non  parlare 
ora  dei  Protestanti  ed  altre  sette  malsane,  nel  Senato.  appena  si  e 
aperto,  &  stato  presentato  un  nuovo  disegno  sul  divorzio,  ben  che  1'anno 
scorso  un  altro  ae  fosse  stato  rigettato  a  grande  maggioranza  di  voti,  nella 


CONTEMPOKANEA  379 

Camera  del  Deputati,  in  seguito  a  proteste  numerosissime  di  persone 
di  ogni  classe.  E  pure  questo  disegno  era  limitato  a  due  soli  casi 
assai  rari,  mentre  il  nuovo  e  larghissimo,  bastando  per  divorziarsi 
anche  la  semplice  volonta  dei  due  coniugi.  Si  spera  che  la  proposta 
non  passera,  anche  perche  si  crede  che  il  Presidente  della  Repub- 
blica,  che  ora  &  1'arbitro  supremo  delle  Camere,  non  la  stima  oppor- 
tuna.  Ma  sara  sempre  un  nuovo  scandalo,  e  un  passo  avanzato  per 
accelerarne  il  decreto.  Al  tempo  stesso  nel  Parlamento  si  discute  un 
disegno  sull'obbligo  di  premettere  il  matrimonio  civile  al  religiose, 
con  sanzione  penale.  Di  questo  si  ha  maggior  timore  che  sia  accet- 
tato;  ma  per  quest'anno  non  vi  sara  tempo.  Si  e  pur  rnessa  nuo- 
vamente  in  campo  la  questione  dei  beni  degli  Ordini  religiosi  nazio- 
nali.  Si  pretende  che  cessando  i  religiosi  nazionali  (e  sono  assai  pochi 
e  vecchi)  la  corporazione  si  estingue,  e  per  conseguenza  i  beni  sca- 
dono  al  governo.  Sin  qui  la  questione  si  era  contenuta  sui  giornali. 
Ora  e  stata  presentata  ai  tribunali,  e  un  Procuratore  della  Repubblica 
ha  emanate  un  protesto  giudiziale  contro  1' Internunziatura  Aposto- 
lica  e  promosso  una  inquisizione  sulla  amministrazione  dei  beni  degli 
Ordini  religiosi.  L'lnternunzio  ha  protestato  presso  il  Ministro  degli 
Esteri,  e  gli  ha  presentato  un  Memorandum,  in  cui  luminosamente 
espone  la  questione  e  difende  i  diritti  dei  Religiosi.  Yedremo  la  ri- 
sposta,  se  pure  non  crederanno  meglio,  almeno  per  ora,  rnetterci  sopra 
una  pietra. 

7.  Abbiamo  nuovamente  in  casa  la  peste  bubonica.  Per  buona 
sorte  e  molto  blanda,  e  lirnitata  alia  citta  di  Rio  de  Janeiro,  anzi  ad 
una  parte  sinora  non  oltrepassata.  Comincio  a  manifestarsi  al  prin- 
cipio  di  aprile,  con  casi  assai  rari,  che  andarono  lentarnente  crescendo 
fino  a  5  o  6  per  giorno.  La  media  giornaliera  dei  morti  e  di  2  a  3,  che, 
in  una  popolazione  di  circa  800  mila  anime,  &  assai  tenue,  percid  il 
popolo  non  mostra  di  fame  gran  caso,  anzi  neppur  mancano  di  quelli 
che  non  ci  credono. 


CINA  (Nostra   Corrispondenza).  1.  Cospirazione  dei  riformisti  ad  Han-Keou. 

—  2.  Difesa  di  Changhai.  —  3.  I  g-iapponesi  ad  Amoy.  —  4.  Gl'inglesi 
a  Tchong-Kiag.  —  5.  Notizie  della  Corte.  —  6.  Neg-oziati  per  la  pace. 

—  7.  Notizie  religiose. 

Zi  Ka-wei,  9  settembre  1900. 

1.  Eccomi  a  narrarvi  i  principali  fatti  e  avvenimenti,  occorsi  dopo 
1' ultima  mia  di  tre  settimane  addietro.  La  cospirazione  dei  riformisti 
doveva  prorompere  ai  22  dello  scorso  agosto ;  ma  proprio  nella  sera 
del  giorno  precedente  il  vicere  Tchang-Tche-tong  spedi  milizie  in  una 


380  CRONACA 

delle  concession!  straniere ;  e  queste  il  di  dopo,  di  buon  mattino,  sor- 
presero  una  trentina  di  cospiratori,  ch'eransi  adunati  in  una  casa 
affittata  da  giapponesi.  Ai  cospiratori  furono  sequestrate  lettere,  qua- 
derni  e  proclaim,  scritti  in  inglese  ed  in  cinese,  che  dovevano  essere 
distribuiti  sul  punto  d'  iniziare  1'  insurrezione.  Vi  trascrivo  alcune  frasi 
che  chiariscono  il  fine  inteso  dai  cospiratori :  <  Attesoche  il  moto  det 
Boxers  fu  istigato  e  incoraggiato  dal  principe  Giovanni,...  noi  imbran- 
diamo  le  armi,  ma  assicuriamo  in  pari  tempo  a  tutti,  quanto  appresso: 
Non  riconosceremo  piu  alcun  governo  niancese ;  e  debito  nostro  rinno- 
vellare  la  Cina...  Ristoreremo  sul  suo  trono  1'imperatore  Koang-siu, 
e  ci  foggeremo  un  governo  costituzionale.  Ci  metteremo  d'intesa  con 
le  potenze  collegate,  per  reprimere  i  Boxers  e  punire  gli  usurpatori 
ostili  agli  stranieri...  Aboliremo  tutte  le  leggi  tiranniche  del  paese, 
alPuopo  d'  istituire  un  governo  incivilito  ecc.  ecc.  »  —  II  proclama 
e  dato  al  pubblico  in  nome  della  societa  per  la  indipendenza  della 
Cina  (Chine  independence- Association).  Per  giungere  all'intento  s'era 
divisato  di  appiccare  il  fuoco  in  parecchi  punti  di  Han-Keou,  Han-yang 
ed  Ou-tchang,  e  di  giovarsi  del  tumulto  per  impadronirsi  dell'arsenale 
di  Han-yang  e  de'  palazzi  delle  autorita,  di  metter  queste  in  prigione 
o  a  morte,  e  di  insediare  membri  della  congiura  negli  ufficii  vacanti. 
Ma  per  buona  ventura,  la  gagliarcla  operosita  del  vicere  impedi  1'ese- 
cuzione  di  questi  malaugurati  divisamenti.  Una  ventina  di  congiurati 
pagarono  colla  propria  testa  la  loro  audacia.  In  questi  ultimi  giorni 
le  gazzette  hanno  tentato  di  scagionare  i  riformisti,  riversando  la  colpa 
della  congiura  sui  membri  della  Societa  segreta  del  Kao-lao-hoei ;  ma 
dubito  che  riescano  al  loro  scopo.  Sol  si  puo  loro  concedere  che  i 
Kao-lao-hoei  dovevan  essere  gli  esecutori  delle  condanne  a  morte  pro- 
ferite  dalla  congiura,  ma  i  capi  di  questi  erano  i  riformisti.  Fra  i 
prigionieri  messi  a  morte  fu  riconosciuto  un  honnanese  T'ang  Tsai- 
tchang,  celebre  riformista,  alcuni  membri  del  collegio  per  le  scienze 
europee,  istituito  da  Tchang-Tche-tong,  ed  alquanti  giovani  mandati 
nel  Giappone  dallo  stesso  Tchang-Tche-tong  agli  studii.  E  K'an-Yeou- 
wei,  patrono  e  duce  del  parti  to  ov'era  egli  intanto?  Corse  voce,  e  ben 
a  ragione,  in  Changhai  che  si  era  imbarcato  ad  Han-Keou  sopra  una 
nave  da  guerra  inglese,  e  che  fuggendo  verso  Changhai  erasi  rifugiato 
sopra  altra  nave  da  guerra  della  stessa  nazione.  Per  ora  la  tranquillita 
e  ristabilita  in  questa  parte  superiore  dell' Tang- tse. 

2.  Le  potenze  non  vollero  lasciare  all' Inghilterra  1'onore  di  di- 
fendere  sol  essa  le  concession!  straniere  di  Changhai.  Addi  30  agosto 
la  Francia  sbarco  quattro  compagnie  del  9°  reggimento  di  fanti  di 
marina  ed  una  batteria  di  cannoni,  800  uomini  in  complesso :  anche 
la  Germania  mando  a  terra  500  soldati,  che  porranno  il  campo  a  po- 
newte  della  concessione  inter nazionale.  Con  queste  forze,  aggiunte  a 


CONTEMPORANEA  381 

quelle  navali  di  stanza  o  nell'Hoang-pou,  o  ad  Ou-song  alia  foce  del 
fiume,    possiarao  vivere  tranquilli.  * 

3.  Yerso  il  25  agosto  fiu  incendiato  ad  Amoy,  non  si  sa  ben  come, 
un  piccolo  tempio  giapponese.  II  bonzo  si  reco  a  darne  avviso  al  suo 
console,  e  questi  incontanente  fe'  sbarcare  milizie  nella  concessione  ed 
entrare  nella  citta  qualche  centinaio  di  soldati.  Due  giorni  dopo,  fu 
annunziata  la  partenza  di  1300  soldati  con  artiglierie,  provenienti  da 
Formosa.  Gli  abitanti  ne  furono  impauriti  molto,  e  in  pochi  di  cin- 
quantamila  persone  trasportarono  i  lor  penati  altrove.  II  console,  pre- 
gato  di  rirnandare  le  milizie  scese  a  terra,  rispose  che  aspettava  or- 
dini  dal  suo  governo.  II  vicere  di  Fou-  chien  nel  cui  territorio  e  sito 
Amoy,  spedi  lettere  alle  autorita  inglesi,  pregandole   d'  interporre   i 
loro  buoni  ufficii  presso  i  giapponesi ;  scrisse  inoltre  a  Li  Hong-tchang, 
incaricandolo  di  scrivere  in  via  officiosa  alia  corte  del  Griappone.  Alia 
perfine,  sullo  scorcio  del  mese,  si  die  annunzio  che  le  milizie  giap- 
ponesi avean  lasciato  la  citta  cinese,  e  che  il  console  era  stato  richia- 
mato  dal  suo  governo  nel  giappone.  Fra  gl' incident!   di   questa  fac- 
cenda  fu  notata  la  prestezza  con  cui  1'Inghilterra  mando   una   nave 
da  guerra  ad  Amoy,  e  fe'  scendere  a  terra,  con   licenza   delle   auto- 
rita cinesi,  i  suoi  marinai  per  proteggere  gli  europei  resident!  nella 
concessione. 

4.  Dissi  in  una  delle  mie   ultime  lettere,  che  il   sig.  Fraser  con- 
sole inglese  avea  calato  la  bandiera,  si  era  imbarcato  sopra  un  piccolo 
piroscafo  con  le  persone  del  consolato   e   delle   dogane,  ed  era  sceso 

1  Ecco  1'elenco  delle  navi  ancorate  nella  rada  di  Changhai,  addl  7  set- 
tembre:  Admiral  Korniloff,  russa,  di  tonnellate  5000,  Changhai;  Alacrity 
-  Cradock  inglese,  1700,  Nanking  ;  Arethusa  —  Startia,  ingl.,  4300,  Yo- 
koama;  Admiral  Charner  —  Boelune,  francese,  4792,  Saigon;  Bonaven- 
ture  —  Sawle,  ingl.  4360,  Wei-haiwei ;  Centurion  —  Jellicoe,  ingl.,  10,500, 
Wei-haiwei;  Esk  --  Chadvick,  ingl.,  363,  Chinkiang ;  Ft'irst  Bismarck, 
tedesca,  10,650;  Qefton —  Rollmann,  ted.,  4500,  Taku  ;  Gremiastchy  —  Mi- 
hiashevsky,  russa,  1490,  Port  Arthur ;  Hart  —  Armstrong,  ingl.,  260,  in 
crociera  ;  Holland  —  Sybrandi,  olandese,  4050,  Taku ;  Iltis  —  Lans,  ted., 
1000,  Taku  ;  Itsukushima  —  Nujima,  giapponese,  4300,  Kure  ;  K.  W.  der 
Nederlanden  —  J.  P.  van  Ressun,  oland.,  4600,  Hongkong- ;  Limat  —  Sprey, 
ingl.,  756,  Kinkiang- ;  Maya,  giapp.,  Kure  ;  New  Orleans  —  Green,  Stati 
Uniti  d'America,  3437,  Manila;  Orlando—  Burke,  ingl.  56SO,  Hong  kong ; 
Pascal  -  Nicolle,  franc.,  4000,  Taku  ;  Picthein  —  Janson,  oland.,  3500, 
Hongkong;  Princeton  --  Knox,  Stati  Uniti  1000,  Amoy;  Suisse  —01- 
dham,  ingl.,  85,  in  crociera ;  Togchashi  —  Sakanoto,  giapp  Sasebo  ;  Un- 
daunted—  Charke,  ingl.  560,  Hongkong;  Woodcock  Watson,  ingl.,  150, 
in  crociera;  Tayeyama  —  Kagakaiva,  giapp.,  1COO,  Hankow  ;  Eridan  —  Ode, 
franc.,  1797,  Haiphong  ;  Kaipan  —  Myhre,  cinese,  500,  Ta-ku,  dogane. 

La  squadra  tedesca  tomincia  ad  arrivare. 


382  CRONACA 

pel  fiume  alia  volta  di  I-tchang.  Questo  suo  contegno  fu  interpretato- 
in  maniere  diverse.  Ad  ogni  modo  il  console  qui  da  ultimo  ha  ricevuto 
ordine  di  risalire  a  Tchong-king  sullo  stesso  battello  e  di  farsi  accom- 
pagnare  da  alquanti  soldati  inglesi,  per  tutela  sua  e  de'  suoi  conna- 
zionali.  Ecco  dunque  dei  soldati  inglesi  nel  Se-tch'oca  come  un  adden- 
tellato  :  gl'  inglesi  vogliono  asserire  ognor  di  piu  lor  diritti  su  questa 
porzione  della  valle  del  Yang-tse. 

5.  Della  Corte  cinese  qui  abbiamo  poche  novelle ,  non  si  sa  nep- 
pure  qual  luogo  abbiano  scelto  a  lor  dimora  le  Loro  Imperial!  Maesta. 
Secondo  un  decreto  pubblicato  dalle  gazzette  cinesi,  il  20  agosto  la 
corte  era  a  Tay-yuen-fou  nello  Chan-si.  Questa  mutazione  di  residenza 
non  sembra  aver  mutato  le  sue  idee.  In  quel  decreto  dato  fuori  a 
stimolare  la  fedelta  delle  autorita  cinesi  verso  la  dinastia,  1'  impera- 
tore fra  1'altre  cose  dice  cosi :  «  Fin  dalle  prime  comparse  degli  eu- 
ropei,  intorno  al  1840,  la  dinastia  avea  ricolmo  1'  impero  di  benefizii 
e  1'avea  salvato  da  ogni  fatta  di  pericoli ;  ma,  cominciando  dagl'im- 
peratori  Tao-koan  e  Hien-fong,  le  sciagure  provocate  dagli  stranieri 
andarono  a  poco  a  poco  crescendo...  Ultimamente  ha  provocata  la  di- 
scordia  fra  la  Cina  ed  i  governi  stranieri,  per  che  i  Boxers  ed  i  cristiani 
non  hanno  saputo  vivere  in  buon  accordo  fra  loro.  Gli  avvenimenti  sono 
andati  cosi  a  precipizio,  che  il  tempio  degli  avi  n'  ha  risentito  forti 
scosse,  e  la  nostra  madre  adottiva,  1'  imperatrice,  ha  dovuto,  salita 
in  palanchino,  trasferire  la  sua  residenza  altrove  » .  Un  po'  piu  innanzi 
T  imperatore  dice  :  «  Fra'  cristiani  ve  n'  ha  de'  buoni  e  de'  cattivir 
come  in  un  campo  c'  e  frammisto  buon  grano  e  zizzania.  Se  i  cristiani 
non  si  riuniscono  a  gruppi  per  suscitare  rivolture,  sono  anch'essi  i 
figliuoletti  (neonati)  del  nostro  impero,  e  come  tali,  debbono  ricevere 
dai  mandarini  eguale  protezione...  »  Avrete  notato  certamente  le  frasi 
in  corsivo.  A  credere  quel  che  dice  Sua  Maesta,  1°  i  cristiani  sareb- 
bero  rei  quanto  i  Boxers,  se  pure  costoro  sono  riconosciuti  per  colpe- 
voli,  dappoiche  sono  avuti  in  conto,  protetti,  adoperati  dalla  corter 
qual  veri  patrioti.  A  farla  corta,  i  soli  cristiani  furono  occasions 
delle  presenti  sciagure;  2°  i  cristiani  si  radunerebbero  per  ribel- 
iarsi...  II  fatto  sta  che  dovettero  riunirsi  e  fortificarsi,  e  vigorosamente 
si  difesero  in  alcune  province  del  settentrione,  ma  soltanto  contro  gli 
assalti  dei  Boxers,  e  tal volta  ancora  contro  quelli  delle  milizie  rego- 
lari,  che,  d'  intesa  coi  Boxers,  volevano  trucidarli.  In  questo  non  c'& 
la  piu  piccola  idea  di  ribellione.  —  In  altro  decreto,  pubblicato  a, 
Changhai  1'altro  ieri,  1'  imperatore  richiede  da  coloro  che  han  dritto 
a  presentargli  memoriali,  che  vogliano  indicargli  quegli  errori  che 
avessero  rilevato  nel  suo  diportarsi  o  nell'amministrare,  come  altresi 
quanto  a  loro  avviso  conduce  alia  prosperita  o  allo  scapito  dell'im- 
pero.  Ohe  umilta  codesta  se  fosse  verace !  Che  brama  di  essere  illu- 


CONTEMPORANEA  383 

minato,  se  fosse  sincera !  Ma  le  son  formule  stereotipate,  e  tutti  sanno 
quel  che  valgono. 

6.  Da  otto  giorni  gli  europei  di  Changhai,  Hongkong  ecc.  sono 
ewitatissimi  per  cagione  delle  proposte  della  Russia,  la  quale  invita 
le  altre  potenze  ad  abbandonare  Pechino  e  starsene  paghe  delle  pro- 
messe  di  protezione  al  traffico  straniero,  fatte  dalia  corte  cinese...  Qui 
non  si  riesce  a  capire  come  mai  possano  le  potenze  appagarsi  di  si 
poca  cosa  per  mettere  riparo  al  passato  ed  ovviare  in  appresso  a  so- 
miglianti  sciagure.  Si  pensa  che  in  Europa  molti  non  facciano  buona 
ragione  degli  eccidii  degli  europei  e  de'cinesi  cristiani,  dei  saccheggi, 
degli  incendii  che  avvengono,  delle  rovine  cagionate  alle  societa  fer- 
roviarie  e  telegrafiche,  al  commercio,  alle  missioni,  e  va  dicendo,  senza 
tener  conto  degli  orrendi  misfatti  commessi  contro  il  corpo  diploma  - 
tico  durante  un  assedio  di  due  mesi  a  Fechino.  Molto  meno  si  riesce 
a  capire  la  ritirata  si  affrettata  delle  milizie  da  Pechino,  se  realmente 
accada,  prima  ancora  che  siasi  sottoscritta  la  pace.  Prestamente  i  cinesi 
faranno  sapere  per  tutto  1'  impero  che  gli  europei,  vinti,  hanno  dovuto 
fuggire  al  cospetto  delle  milizie  vittoriose  di  Tong  Fousiang  e  dei 
Boxers.  Con  cio  varranno  a  crescere  ed  allargarsi  1'odio  contro  gli  stra- 
nieri,  la  bramosia  di  scacciarli  dai  porti  e  gli  sforzi  a  questo  inten- 
dimento.  II  governo  cinese  non  perdera  tempo  a  meglio  disciplinare 
le  sue  turbe  di  soldati,  a  meglio  armarle  ed  istruirle,  ed  allora  non 
sara  piu  si  agevole  signoreggiare  la  Cina,  come  nella  presente  occa- 
sione.  In  quanto  alle  promesse  cinesi  di  protezione  sono  cose  scritte 
sulFarena.  La  corte  cinese  nell'arte  del  mentire  pud  fare  da  maestra  a 
chiunque.  —  In  un  nuovo  decreto,  teste  giunto,  1'imperatore  fa  noto 
all'  impero  «  che  ha  protetto  i  legati  stranieri  per  ogni  guisa,  che 
non  li  offese  in  cosa  veruna....,  e  meravigliasi  dei  provvedimenti 
degli  stranieri,  e  del  loro  fallire  alle  promesse....  >  A  tanto  e  giunta 
1'audacia  della  Corte  cinese  !  —  Parecchi  a  Changhai  pensano  ancora 
che  le  potenze  collegate  non  aderiranno  alle  proposte  della  Russia. 
Speriamo  intanto  che,  comunque  avvenga,  Dio  benedetto  fara  volgere 
gli  avvenimenti  a  sua  maggior  gloria.  —  Li  Hong-tchang  rimane  sem- 
pre  a  Changhai ;  qui  di  corto  ha  sofferto  due  grandi  umiliazioni :  i 
legati  stranieri  fecero  sapere  che  reputavano  questo  vecchio  grand'uomo 
complice  degli  atti  della  corte  di  Pechino  qui  negli  ultimi  tempi. 
Inoltre  la  stampa  di  queste  regioni  fa  ogni  sua  possa  ad  impedir  sem- 
pre  ch'egli  sia  dalle  potenze  riconosciuto  quale  plenipotenziario  per 
il  trattato  di  pace.  D'altro  canto  negli  ultimi  scorsi  giorni,  una  tren- 
tina  di  grandi  mandarini  di  Pechino  gli  hanno  telegrafato  che  colla 
massima  sollecitudine  si  rechi  alia  capitale  per  mettersi  in  relazione 
con  gli  stranieri.  Finora  pero  egli  non  si  e  mosso  *. 

1  UQO  de1  segretarii  di  LI  Hong-tchang,  per  nome  Ma  Kien-tchong,  che 


384  CRONACA   CONTEMPORANEA 

7.  Sono  ben  lieto  di  poter  smentire  la  notizia  dell'eccidio  di  cin- 
que Padri  nello  Tche-li,  nello  scorso  luglio.  Benche  fosse  mandata  a 
Changhai  dal  console  francese  di  Tchen-fou,  e  poi  confermata  da  uu 
altro  dispaccio  di  S.  E.  Cheng  direttore  dei  telegrafi,  si  e  verificato 
che  e  falsa.  I  Padri  perd  non  vanno  scevri  da  pericoli.  Si  attendono 
novelle  de'  missionarii  dello  Chan- si.  Parecchie  voci  sul  conto  dei 
pritni  sono  corse  qui ;  sono  si  gravi,  che  non  ho  coraggio  di  registrarle 
qui  prirna  che  ne  abbia  ricevuto  la  riconferina.  Dopo  la  liberazione 
di  Pechino,  i  Padri  lazzaribti  scrissero  una  lettera,  secondo  la  quale 
il  p.  Adosio  (napolitano ?)  fa  preso  da'  Boxers  o  soldati  regolari,  men- 
tre  camminava  solo  per  la  via  delle  legazioni  recandosi  al  Petang 
per  portare  a  mons.  Favier  la  novella  dell'arrivo  de'  collegati ;  poco 
dopo  egli  fu  decollate ;  i  padri  Dore  e  Q-arcigne  furono  bruciati  1'uno 
nella  chiesa  di  Si- fang,  1'altro  in  quella  di  Toug-t'ang.  Altri  quattro 
sacerdoti  paesani  e  due  religiosi  de'  Piccoli  Fratelli  di  Maria  furono 
anch'essi  uccisi  a  Pechino,  ed  un  altro  sacerdote  paesano  fuori  della 
capitale.  Mine  scavate  dai  cinesi,  scoppiarouo  sotto  gli  edifizii  delle 
donne  presso  il  Petang,  uccidendo  molte  persone  e  una  cinquantina 
di  bambinelli.  Le  Suore  rimasero  illese.  Soltanto  dopo  la  liberazione 
e  morta  suor  Jaurie  di  78  anni.  —  Nel  Petang  v'erano  coi  francesi, 
a  quanto  pare,  dieci  guardie  o  soldati  italiani :  di  essi  cinque .  per- 
dettero  la  vita  per  lo  scoppio  di  una  mina.  II  giovane  sig.  Luigi  de 
Lucca,  figlio  del  gia  ministro  italiano,  e  tornato  da  Pechino  a  Chang- 
hai e  sta  bene.  —  Nulla  dicovi  delle  faccende  militari,  perche  nulla 
ne  so  di  sicuro.  Dopo  la  presa  di  Pechino  le  milizie  riposano,  in  attesa 
che  ne  giungano  altre  di  rinforzo. 

sui  primi  d'aprile  pass6  per  Roma  e  ottenne  udienza  dal  Sommo  Ponteflce, 
&  morto,  nou  ha  guari,  dopo  aver  ricevuto  gli  ultimi  sacramenti.  Cagiorie 
della  sua  malattia  e  della  sua  morte  sarebbe  stato  un  aumento  eccessivo 
di  lavoro  impostogli  dal  padrone. 


ERRATA  CORRIGE 

Alia  riga  20  della  pag.  224  del  passato  quaderno  1208,  si  legga: 
Nel  palazzo  del  Yaticano  in  fondo  al  cortile  di  S.  Damaso  si  trova  una 
scala  a  sinistra  che  conduce  alia  Segreteria  di  Stato.  Al  piano  infe- 
riore  a  questa  ecc. 


BELLA  CURA  MORALE  DELL' ITALIA 


I. 

Ogni  qualvolta  la  nuova  Italia,  inferma  sempre,  cade  in 

grave  crisi,  i  liber ali,  conservator!  suoi  piu  caldi  o  piu  inte- 

ressati,  si  mettono  le  mani  ne'  capelli  e  gridano  esterrefatti : 

-  Ahi,  il  caso  6  brutto,  che  si  tratta  di  male   morale !  Pen- 

siamo  alia  cura.  Ma  cura  morale  vuol  essere,  e  cura  pronta. 

Per  non  rifarci  troppo  indietro,  chi  non  ricorda  la  famosa 
crisi  degli  scandali  bancarii  del  1893-94?  Allora  non  si  rifi- 
niva  dal  predicare,  con  Ruggero  Bonghi,  in  tutti  i  toni,  la 
necessita  prementissima  «  di  un  risanamento  morale  deH'am- 
biente  politico  »;  attesoche,  soggiungevano  i  suoi  ripetitori, 
«  siamo  discesi  all' ultimo  gradino  della  corruzione;  e,  svelato 
al  popolo  il  turpe  arcanum  imperil  delle  cupidigie  personal!, 
non  e  meraviglia  che  la  ribellione  serpeggi  nelle  vene  popo- 
lari,  e  gli  sfruttatori  del  disordine  muovano  la  folia  contro 
gli  sfruttatori  dell'ordine  ».  Quindi  piangevano  sopra  «  il  sen- 
timento  perduto  di  fiducia  nella  missione  della  patria,  e  1'in- 
fiacchimento  della  coscienza  italiana  » .  Per  lo  che  ogni  salute 
deiristituto  politico  era  posta  in  una  sollecita  cura  morale 
del  paese  *. 

Se  non  che,  attutiti  gli  scandali  con  una  generale  asso- 
luzione  di  tutti  quanti  «  gli  sfruttatori  deH'ordine  »,  e  colla 
sentenza  del  chi  ha  avuto  ha  avuto,  non  se  ne  parli  piu ;  il 
pensiero  della  cura  altresl  fu  smesso,  n6  se  ne  par  16  piu  dav- 
vero,  abbandonandosi  ne'  suoi  dolori  la  inferma, 

che  non  puo  trovar  posa  in  su  le  piunie. 

Anzi  tanto  ella  peggioro,  che  il  senatore  Saracco,  oggi  pre- 
sidente  del  Gonsiglio  dei  ministri,  tre  anni  appresso,  non  esito 

1  V.  Nuova  Antologia  del  30  novembre  1893.  La  Nazione  di  Firenze 
c  Y  Opinion?  di  Roma  del  12  febbraio  1894. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1210.          25          6  novembre  1900. 


386  BELLA   CURA  MORALE 

a  stampare,  che  «  le  leggi  in  Italia  si  fanno  per  ingannare 
il  prossimo  £.  »  E  le  cose  proseguirono  ad  andare,  in  punto 
di  morale,  di  precipizio  in  precipizio. 

Non  molto  dopo,  sopravvenne  la  crisi  dei  sanguinosi  tu- 
multi  del  maggio  1898 ;  crisi  che  fece  tremare  le  vene  e  i 
polsi  a  tutti  i  conservator!  di  ogni  grado.  I  quali  non  si  stan- 
cavauo  mai  dall'  inculcare  nuovamente  la  cura  morale,  che 
doveva  sopra  tutto  riguardare  la  pubblica  educazione  ed  il 
sisteina  tributario.  In  quell'anno,  il  senatore  Gaetano  Negri 
cosl  compendiava  la  essenza  del  male  in  crisi  e  della  sua 
cura.  «  Se  le  tristi  condizioni  economiche  sono  un  massimo 
fattore  della  demoralizzazione  di  un  paese,  questa  e  il  massimo 
ostacolo  al  risanamento  economico.  L'  Italia  e  politicamente 
immorale.  Se  noi  non  riusciremo  a  guarirla  da  questa  ma- 
lattia,  non  faremo  mai  nulla.  L' Italia  settentrionale  e  infe- 
stata  da  passion!  feroci  e  piccine  insieme,  che  corrompono 
ogni  rettitudine  di  giustizia  e  di  sentimento.  L' Italia  meri- 
dionale  e  inferma  d'un'altra  malattia,  la  corruzione  ammi- 
nistrativa.  Bisogna  che  T  Italia  si  ridesti  moralmente,  senza 
di  che  non  possiamo  nulla  sperare  2.  » 

II. 

Ma,  quanto  all'effetto,  la  sua  fu  voce  nel  deserto.  L'anno 
seguente,  il  senatore  Pasquale  Villari,  alia  vigilia  della  solenne 
apoteosi  che  dai  conservator!,  in  ispecie  toscani,  stava  per  ri- 
cevere,  ad  un  suo  studio  sopra  i  nuovi  problemi,  ossia  cura  delle 
piaghe  che  tormentano  T  inferma,  premetteva  questo  esordio : 
«  Se  voi  percorrete  F  Italia  da  un  estremo  all'altro,  vedrete 
regioni,  uomini,  societa  diversissime :  sentirete  su  tutto  e  su 
tutti  i  piu  opposti  e  contradditorii  giudizii.  V'6  pero  una  cosa 
sola,  in  cui  la  concordia  e  perfetta,  il  giudizio  unanime :  nel 
dir  male  del  nostro  Governo.  Certo  anche  dei  Govern!  del- 
FAustria,  dei  Borboni,  del  Papa,  dei  Duchi  si  diceva  un  gran 

1  Nuova  Antologia  del  30  novembre  1897. 

2  Perseveranza  di  Milano,  num.  del  22  ottobre  1898. 


DELL' ITALIA  387 

male;  ma  i  loro  affezionati  ne  dicevano  bene,  li  difendevano. 
Del  nostro  invece  dicono  male  quegli  stessi  che  lo  hanno 
fondato,  che  ne  fanno  parte,  che  ne  cavano  vantaggio.  II  peggio 
e  che,  siccome  questo  Governo  nessuno  ce  lo  ha  imposto, 
siamo  noi  che  lo  abbiamo  scelto  e  lo  abbiamo  formato;  cosi 
il  gran  male  che  ne  diciamo  finisce  col  farci  perdere  ogni 
fiducia  in  noi  stessi,  il  che  6  anche  piu  dannoso  di  quella 
fede  illimitata  che  avevamo  altra  volta  l.  »  Dal  che  si  deduce 
che  tutti  i  consult!  medici  e  tutte  le  panacee  suggerite  dai 
conservator!,  o  sono  rimaste  inefficaci,  o  non  punto,  o  male 
si  sono  applicate  alF  inferma. 

Di  fatto,  la  crisi  politica  del  1900,  co'  suoi  scandali  par- 
lamentari,  col  suo  ostruzionismo,  e  colle  sue  elezioni  socia- 
listiche,  inasprita  poi  dall'esecrabile  regicidio  di  Monza,  ha 
mostrato  quale  sorta  di  cancrena  ne  roda  le  viscere.  Ecco 
gia  piii  mesi,  che  lo  schiamazzo  dei  conservatori  ci  assorda, 
colle  loro  invocazioni  di  rimedii  morali,  per  via  dell'educa- 
zione,  e  di  rimedii  economic!,  per  via  di  riforme  fiscali.  Ed  oggi 
piu  che  mai,  sul  riaprirsi  del  Parlamento,  non  danno  tregua 
alia  penna  od  alia  gola.  L'onorevole  Niccola  Gallo,  ministro 
della  pubblica  istruzione,  dubitoso  di  giungere  in  tempo  a 
cantare  nella  Camera,  ha  teste  cantato  nella  Nuova  Anto- 
logia,  sino  a  farvi  udire  una  sinfonia  su  questo  motivo :  «  Se 
non  temessi  di  essere  troppo  ardito,  direi  che  la  parola  edu- 
cazione  6  nel  labbro  di  tutti,  ma  la  cosa  negli  ordini  nostri 
esiste  appena  2.  »  Cio  dopo  quarant'anni  di  reggimento  libe- 
rale !  Ed  a  lui  si  era  ivi  unito  il  senatore  Nobili  Vitelleschi, 
deplorante  che,  trascorso  tanto  tempo,  da  che  si  era  fatta 
F  Italia,  non  si  fosse  ancora  posto  mano  a  fare  gl'  Italiani, 
come  Massimo  d'Azeglio  insegnava;  il  che  e  dire,  non  si  fosse 
per  anco  pensato  a  «  creare  una  sana  e  forte  educazione  na- 
zionale  3.  » 

In  somma,  il  male   spacciasi  venuto  a  tale  estremo,  che 

1  Nuova  Antologia  del  16  novembre  1899. 

2  Quaderno  del  16  ottobre  1900. 
?  Ivi. 


388  DELLA   CUBA   MORALE 

Tottobre  di  quest'anno  1'onorevole  Fortunate,  deputato  di 
Melfi,  conchiudeva  un  suo  discorso  agli  elettori  di  Lavello 
in  Basilicata,  con  queste  memorande  parole :  «  Se  1'Italia  non 
vuole,  prima  o  poi,  tornare  ad  essere  cio  che  era,  un  semplice 
museo  di  curiosita  artistiche,  un  semenzaio  di  cantanti  e  di 
cicisbei,  il  paese  per  antonomasia  dei  banditi,  essa  deve  tutta 
rifarsi  da  capo  nell'ultima  sua  essenza  morale,  sinceramente 
contrita  di  quel  suo  vano  inganno,  di  quel  vieto  suo  orgoglio, 
che  sono  stati  origine  di  tutti  i  suoi  guai,  causa  principale, 
se  non  unica,  della  debolezza  che  la  inceppa  e  la  fa  malcon- 
tenta  di  se  e  di  tutto,  dei  pericoli  che  1'assediano,  del  quali 
sembra  non  voglia  rendersi  ben  conto  i.  » 

Parole  codeste  che  poco  dipoi  hanno  avuto  un  commento 
cl  amoroso,  nel  processo,  dal  gi&  onorevole  deputato  Casale 
mosso  ai  socialisti  di  Napoli.  I  quali  non  solamente  da  accusati 
si  sono  fatti  accusatori  d'inaudite  marachelle  di  alta  camorra, 
ma  dal  tribunale  hanno  avuta  causa  vinta,  con  gran  crepa- 
cuore  e  vergogna  del  liber  alismo  conservator  e.  L'  arcanum 
imperil  de'  suoi  paladini,  anche  questa  volta  si  e  svelato  essere 
1'auri  sacra  fames,  saziata  con  ogni  sorta  di  mariuolerie  e 
di  raggiri.  Del  che  dolentissima,  la  Tribuna,  rifatta  a  nuovo, 
si  lagnava  in  questi  termini :  «  Cosi  da  un  lato  cadono  in  di- 
scredito  le  istituzioni,  la  coscienza  pubblica  perde  la  perce- 
zione  del  lecito  e  deH'illecito ;  e,  dall'altro,  hanno  buon  giuoco 
i  partiti  estremi,  ai  quali  si  lascia  in  tal  modo  il  monopolio 
dell' opera  di  puriflcazione,  e  rufficio  di  ristabilire  Pequilibrio 
delle  colpe  e  delle  pene  2.  » 


III. 

Come  i  lettori  v'eggono,  in  queste  pagine  non  abbiamo 
niente  messo  del  nostro ;  ma  le  abbiamo  conteste  di  confes- 
sion! e  di  lamentazioni,  uscite  dalla  bocca  o  dalla  penna  di 
conservator!,  fra  i  piu  autorevoli  della  nuova  Italia,  quale  negli 

1  V.  II  Mattino  e  il  Don  Marzio  di  Niapoli  il  14  ottobre  1900. 

2  Num.  del  1°  norembre  1900. 


DELL'  ITALIA  389 

aimi  1859-60  venne  plasmata,  con  tutta  quella  maestria  di 
&rti  e  di  plebisciti,  che  la  storia  narra.  Ma  da  queste  confes- 
sion! e  lamentazioni,  che  avremmo  potato  moltiplicare  a  cento 
a  cento  e  rispondono  ad  una  dolorosissima  esperienza,  si  rac- 
coglie,  non  pure  1'accertamento  del  male,  ma  1'indicazione 
della  sua  sede  e  la  sostanza  di  una  diagnosi,  che  non  puo 
recarsi  in  dubbio  da  nessuno.  II  male  e  la  immoralita,  la- 
drcrie,  peculati,  corruttele  d'ogni  sorta;  la  sede  e  tutto  1'orga- 
nismo  dello  Stato,  Parlamento,  amministrazione,  giustizia, 
ossia  il  triplice  potere  legislative,  esecutivo,  giudiziario;  la 
diagnosi  e  negii  scandali  universal!,  cui  corrispondono  un  pari 
dispregio  ed  una  pari  sfiducia  popolare. 

Questo  poi  e  quello  che  noi  clerical!  non  ci  siamo  ritenuti 
mai  di  dire  e  ridire,  non  ostante  che  il  dirlo  e  ridirlo  ci  accat- 
tasse  tante  odiosit&  e  vituperazioni.  Per  di  piii,  ne  abbiamo 
costantemente  additata  1'origine  e  la  radice  infettiva,  d'onde 
il  male  ha  preso  vigore :  cosa  non  fatta  mai  dal  liberalismo 
anche  piii  rigidamente  conservatore,  anzi  aborrita,  perche  al 
suo  tornaconto  nociva. 

Un  organismo  politico,  sorto  da  una  rivoluzione  intrinse- 
oamente  im  morale,  non  poteva  non  essere  viziato  d'immora- 
lita.  Tal  e  questa  Italia,  la  cui  formazione  fu  regolata  dai 
due  magistral!  aforismi,  nei  quali  e  poi,  per  otto  lustri,  sempre 
sussistita.  Li  abbiamo  qualche  altra  volta  mentovati :  ma  in 
questa  materia,  repetita  iuvant.  II  primo  fu  posto  dal  conte 
di  Cavour,  quando,  reduce  nel  1858  da'  suoi  colloquii  con 
Napoleone  III  in  Plombieres,  svolgendo  ad  un  gruppo  di  amici, 
nella  sua  villa  di  Leri,  il  modo  che  si  terrebbe  di  fare  1'Italia, 
uditosi  interrogare  come  questo  modo  si  concilierebbe  colla 
morale,  rispose:  --  La  morale  si  ha  da  mettere  in  disparte. 
L'altro  fu  proferito  da  Vincenzo  Salvagnoli,  ministro  della 
dittatura  ricasoliana  in  Firenze,  e  fu  che:  Colla  reritn  non 
.v  f/overnfi. 

D'indi  6  proceduto  il  morbo,  che  pi  an  piano  si  e  diffuso 
per  tutte  le  arterie  e  le  ossa  e  il  midollo  del  corpo  politico 
dell'Italia:  dal  veleno  cio&  di  quei  due  capital!  aforismi,  appli- 


390  DELLA   CURA  MORALE 

cati  praticamente  a  tutte  le  attinenze  della  vita  pubblica :  la 
quale,  senza  onesta  e  senza  verita,  necessariamente  doveva 
ridursi  ad  una  sentina  di  nequizie,  mal  ricoperte  dalle  fra- 
sche  di  un  ipocrito  patriottismo. 

Siccome  poi  molto  importava  mantenere  ptira  e  vivida  la 
forza  di  quei  due  aforismi,  o  principii  organici,  espressi  con 
forma  negativa,  ma  equivalent:  alia  positiva  di  pravild  e  di 
menzogna,  percio,  a  difendere  il  corpo,  nato  e  cresciuto  pei 
loro  influssi,  da  influssi  contrarii,  si  ricorse  al  terzo  aforismo 
della  liber  a  Chiesa  in. liber  o  Stato,  il  quale  si  restrinse  poscia 
nel  vocabolo  piu  barbaramente  sintetico  di  secolarizzazione* 
e  quindi  nell'altro  di  laicismo.  In  virtu  della  secolarizzazione, 
si  separava  la  vita  civile  da  ogni  relazione  colla  Chiesa  e 
colle  leggi  del  cristianesimo,  se  non  fosse  per  offenderle :  in 
virtu  del  laicismo,  si  separava  inoltre  da  Dio  e  da  ogni  dipen- 
denza  da  una  sua  legge  naturale,  se  non  fosse  per  falsarla. 
Cosl  il  preservative  dagl' influssi  contrarii  ai  principii  rige- 
nerativi  dell'Italia  era  assicurato,  e  \' ctHibiente,  per  la  forma- 
zione  della  nuova  coscienza  italiana,  era  bene  stabilito. 

Di  fatto,  in  quest'ambiente  politico  e  sociale,  si  e  allevata, 
nutrita,  educata,  non  solamente  la  generazione  che  ci  delizia 
con  quattromila  omicidii  e  con  centomila  minorenni  delin- 
quenti  1'anno,  ma  la  turba  altresi  di  coloro,  onde  via  via  si 
e  venuto  compaginando  lo  Stato :  gente,  qual  piu  qual  menor 
senza  Cristo,  bench6  nata  cristiana,  senza  Credo,  senza  Dio, 
senz'altro  Decalogo,  fuorch6il  codice  penale,  senz'altro  timore, 
fuorch6  le  manette  del  carabiniere,  senz'altra  coscienza,  fuor- 
che  1' italiana,  regolata  a  libito  di  libero  pensiero. 

Di  qui  la  giustezza  del  corollario,  che  il  nobile  senatore 
Vitelleschi  poc'anzi  cosi  deduceva:  «  L'educazione  dei  popoli 
si  fa  con  le  istituzioni.  Le  istituzioni  sono  fatte  dagli  uomini. 
E  quindi  il  piu  sicuro  partito,  per  trattare  i  difetti  come  le 
qualita  di  un  popolo,  e  di  ricercarne  le  cause  nelle  istituzioni 
che  lo  governano,  e  ricondurne  le  responsabilita  a  coloro  che 
le  hanno  date.  Portata  la  qucstione  su  (juesto  terreno,  non 
sara  difficile  il  dimostrare,  che  il  popolo  italiano,  dell' Italia 


DELL'  ITALIA  391 

risorta,  e  in  gran  parte  quel  che  Than  fatto  quaranta  o  cin- 
quant'armi  di  governo,  il  cui  epilogo  si  e  riassunto  in  quelle 
che  avrebbero  dovuto  essere  le  nozze  d'oro  della  sua  ricosti- 
tuzione,  e  che  sono  invece  state  celebrate  in  quel  triste  pe- 
riodo,  che  e  corso  fra  le  barricate  di  Milano  e  la  tragedia  di 
Monza  3.  »  Sentenza,  che  in  lingua  povera  significa,  genuini 
frutti  deirambiente  fomentatore  della  nuova  coscienza  ita- 
liana,  essere  stati  anarchia  e  regicidio. 

II  male  adunque  vi  e :  ed  e  gravissimo  ed  ogni  di  piu 
cresce.  In  cio  siamo  concordi,  clericali  e  liber ali.  Esso  anzi 
tocca  tal  colmo  che,  come  gi&  se  ne  crucciava  un  sopra  citato 
discepolo  del  Bonghi,  «  gli  sfruttatori  del  disordine  »,  dema- 
goghi,  faziosi,  socialist!,  anarchic!,  sono  mossi  e  ricevono 
impulse  dal  tristo  esempio  degli  «  sfruttatori  dell'ordine  », 
deputati,  magistrati,  ex  ministri,  ufficiali  di  pubblici  dicasteri. 

IV. 

Ma  dov'e  il  rimedio?  Per  questo  capo  1'accordo  fra  i  libe- 
rali  ed  i  clerical!  si  rompe.  I  liberal!  si  angustiano,  strepi- 
tano,  gridano  che  la  cura  morale,  per  impedire  lo  sfacelo  del 
corpo  incancrenito,  e  di  necessita  estrema;  a  condizione  pero 
che  si  usi  il  sistema  omeopatico  del  similia  similibus.  Noi 
clericali  «  e  converso  »  teniam  fermo  che,  se  non  si  va  col  si- 
stema allopatico  del  contrariacontrariis,  la  cura  6  disperata, 
n6  rimane  piii  altro  che  il  disfacimento. 

Con  noi  parrebbe  stare  Ton.  Fortunato,  che  sostiene  «  tutta 
doversi  rifare  da  capo  questa  malfatta  Italia,  fino  all' ultima 
sua  essenza  morale  » .  Pero,  piuttosto  che  una  cura  allopatica, 
domanderebbe  un  annientamento  e  poi  una  novella  creazione. 

Delle  due  parti,  quale  ha  ragione  ?  II  liberalismo  nei  princi- 
pii  stessi  che  hanno  infetta  la  massa  del  sangue  della  nazione, 
cerca  il  rimedio.  Suggerisce  il  ristoramento  della  coscienza, 
ma  fuori  della  fede  cristiana  ;  suggerisce  la  buona  educazione, 
ma  indipendente  da  qualsiasi  religiosita  e  data,  per  monopolio, 

1  L.  eit. 


392  BELLA   CUR  A   MORALE 

dallo  Stato  ateo  e  depravatore;  suggerisce  regole  di  onesta 
umana  e  civile,  ma  senza  riguardi  a  verunDio  personale.  Nella 
liber ta  del  vero  e  del  falso,  del  vizio  e  della  virtu,  salvo  il  codice 
penale,  ripone  la  panacea  sanatrice  di  ogni  malanno.  Stimolo 
potente  alia  virtu  dev'essere  la  «  fede  gagliarda  »  nell'intrin- 
seca  bonta  dello  Stato,  anche  quando  fornisce  una  floritura  di 
concussionarii,  o  di  saccheggiatori  delle  banche ;  e  dev'essere 
«  1'alta  flducia  nella  missione  della  patria»,che  s'identificaeollo 
Stato.  Ciascuno  abbia  pure  la  sua  coscienza  di  cristianor 
se  gli  aggrada;  ma  questa  sia  soggetta  alia  coscienza  di  cit- 
tadino,  la  quale  non  ammette  che  si  abbia  da  ubbidire  prima 
a  Dio  e  poi  agli  uomini ;  bensi  prima  agli  uomini,  component! 
lo  Stato,  e  poi,  se  si  vuole,  a  Dio.  In  una  parola,  il  rimedio 
liberalesco  sta  nel  rinforzare  i  germi  del  male  medesimo  e 
propagarli  viepiu  nel  corpo  putrescente.  Lo  Stato  corrotto  e 
corruttore,  corrompendosi,  risana  se  e  la  societa  che  esso 
corrompe.  Tal  e  in  sostanza  la  formola  della  terapeutica  libe- 
rale,  proposta  eziandio  dai  conservatori  curanti  e  consulentL 
Quella  invece  della  terapeutica  clericale  e  tutta  opposta, 
Gia  e  stata  espressa  ed  illustrata  le  mille  volte.  Ma,  da  gran 
maestro,  la  indico  il  Papa  Leone  XIII,  in  un  suo  celebre  di- 
scorso  ai  rappresentanti  del  popolo  romano.  Egli  lo  tenne  il 
28  gennaio  del  1894;  ma  oggi  si  direbbe  che  torna  piii  oppor- 
tune che  allora.  «  E  inutile  dissimularlo ;  diss'egli  sapiente- 
mente;  le  rovine  religiose,  volute  e  operate  a  disegno,  son 
quelle  che  hanno  aperta  la  via  alia  rovina  morale  e  mate- 
riale.  Non  giustizia  soltanto,  ma  senno  politico  sarebbe  ri- 
fare  il  cammino  a  ritroso  :  riporre  debitamente  in  onore  la 
santa  religione  dei  nostri  padri  e  nostra :  accostarsi  con  fiducia 
e  senza  sospetti  a  Colui,  che  della  religione  tiene  da  Dio  il 
magistero  supremo  :  giacche  le  parole  di  vita  eterna,  che  egli 
possiede,  hanno  virtu  di  far  prospera  eziandio  la  vita  ma- 
teriale.  » 


DELL'  ITALIA  393 


V. 

Assai  bene  ricordiamo  le  risposte,  fatte  allora  dal  libe- 
ralismo  di  ogni  eolore  a  questo  paterno  ammonimento  del 
Santo  Padre.  --  Rifare  il  cammino  a  ritroso,  sommariamente 
sclamarono,  6  un  dire  che,  per  curarlo,  si  ha  da  rifar  cristiano 
lo  Stato :  cosa  impossibile !  Perocch6  Stato  cristiano  significa 
v<Tit£  cristiana,  morale  cristiana,  cristianesimo  nelle  leggi, 
nell'educazione,  nella  vita  pubblica.  Dove  se  n'andrebbe  la 
liberta  ?  Questa  sarebbe  una  reazione  bella  e  buona,  che 
arresterebbe  il  progresso,  umilierobbe  la  civilta,  ucciderebbe 
lo  Stato  moderno. 

Ed  ai  cattolici  che  facevano  osservare  come,  in  caso  di- 
verso,  la  morte  verrebbe  dalla  rivoluzione  sociale,  ossia  dagli 
«  sfruttatori  del  disordine  »,  gente  che  vuol  buttare  a  flume, 
o  far  saltare  in  aria  colle  istituzioni  vigenti  i  loro  fautori, 
replicavano :  —  Ai  neri,  che  siete  voi,  preferiamo  i  rossi.  Se 
si  ha  da  morire,  meglio  e  morire  di  rivoluzione,  che  di  rea- 
zione. —  E  tal  sia  di  loro ! 

Concediamo  che  il  liberalismo  non  aspetta  soccorsi  e  ri- 
medii  dai  cattolici  e  dal  Papa,  eccetto  il  sottomettersi  ad  esso 
e  farsi  strumento  suo  servile.  Per  altro  negare  non  si  puo, 
che  ai  cattolici,  se  nulla  importa  di  uno  Stato,  che  Pasquale 
Villari  a  piena  bocca  accusa  di  «  corrotto  e  corruttore  '  », 
importa  assai  della  nazione  e  della  patria;  le  quali,  grazie 
a  Dio,  non  sono  lo  Stato.  Onde  allorche  si  ha  da  impedire 
che  si  scateni  dentro  il  paese  una  rivoluzione  socialistica  ed 
anarchica,  essi  ancora  hanno  voce  in  capitolo  e  diritto  di 
faiia  udire ;  essendo  italiani  quanto  gli  altri,  ed  avendo  per 
giunta,  ci6  che  non  hanno  tutti  gli  altri,  le  mani  nette  dalle 
disonesta  e  dalle  corruttele. 

E  non  si  creda  che  quest 'abbominio  deU'elemento  cri- 
stiano nello  Stato  sia  fisima  o  delirio  deH'uno  o  dell' altro  del 
partiti  demagogici,  non  pero  del  liberalismo  in  generale.  Sa- 

1  L.  cit. 


394  DELLA   CURA   MORALE 

rebbe  error  grande  credeiio.  In  sostanza,  moderati  e  radi- 
cal!, monarchic!  e  repubblicani,  conservatori  e  socialist!  hanno 
per  comune  programma  la  rivoluzione,  in  qualche  grado  an- 
ticristiana.  Salve  le  ipocrisie  e  le  grullerie,  il  resto  e  acces- 
sorio.  Perisca  1'  Italia,  ma  non  sia  cristiana,  o  per  lo  ineno 
non  sia  cattolica  col  Papa:  crolli  lo  Stato,  ma  non  lo  santi- 
fichi  il  segno  della  croce  di  Cristo,  fattogli  sopra  dal  suo  Vi- 
car io  in  terra.  E  sempre  il  vieto  programma  recato  in  trionfo 
dal  Garibaldi:  --  0  Roma  o  morte;  che  voleva  dire  e  vuol 
dire:  o  Roma  posseduta  da  noi  coir  Italia  e  scristianizzata ; 
o  distruzione  dell' opera  nostra  politica,  per  iscristianizzare 
Roma  e  1'  Italia.  Fuori  di  questo,  lo  Stato  liber alesco  d'  Italia 
non  ha  ragione  di  essere. 

Se,  per  riuscire  all'intento,  non  puo  ricorrersi  alia  vio- 
lenza,  si  usino  le  male  arti.  Se  non  lice  cacciare  il  Papa  da 
Roma  e  dall'  Italia,  si  lavori,  sott'acqua,  a  disgregare  le  mem- 
bra della  ecclesiastica  gerarchia,  a  distaccare  il  «  basso  clero  » 
dall'  «  alto  »,  i  parroci  dai  Vescovi,  i  Vescovi  dal  successore 
di  S.  Pietro :  si  trami  uno  scisma,  e  se  ne  faccia  la  provar 
per  via  del  trenta  denari  dell'  Iscariota.  A  cio  mira  la  fa- 
zione  dei  piii  balordamente  astuti,  fra  i  moderati  del  mezzo- 
giorno  della  Penisola.  Sognano  ess!  che  Toro  possa  fare,  nel 
clero  e  neir  Episcopato,  i  miracoli  che  fece,  Tanno  1860,  nel- 
Tesercito  e  nei  ministri  di  Francesco  II.  Gia  si  sa  che  sempre 
Torso  sogna  pere.  II  fine  ultimo  pero  sarebbe  di  servirsi,  se 
fosse  possibile,  di  uno  scisma,  per  separare  dalla  romanita 
della  Santa  Sede  la  cristianita  cattolica  dell'  Italia.  Non  e  egli 
vero  che  costoro  variano  di  tinta,  ma  sono  tutti  di  una 
buccia? 


VI. 


Ragionando  con  alcuno  degli  eterni   predicatori   di   cura 

morale  dello  Stato,  e  sia  pure  di  quei  conservatori,  che  oggi 

si    qualificano   per  cattollci    non    clericali,    se   voi    entrate 

un  poco  a  parlare  della  necessita  d'infondere   spirito   cri- 


DELL'  ITALIA  395 

stiano  nel  corpo  della  nazione,  volentieri  si  concordera  con 
voi;  ma  a  patto  che  sia  spirito  scevro  da  ogni  politica,  e 
sopra  ogni  cosa  da  ogni  politica  papale.  Che  se  voi  gli  di- 
mostrate  che  essa  e  una  politica,  la  quale  fa  tutt'uno  colla 
piii  sacra  delle  liberty  religiose,  che  e  la  liber ta  del  supremo 
ministerio  apostolico  nel  mondo  intero,  e  ne  inferite  che,  per 
la  cura  morale  dell' Italia,  bisogna  prima  di  tutto  che  sia 
resa  giustizia  al  Romano  Pontefice,  e  lo  Stato  si  riconcilii  con 
lui ;  apriti  cielo !  II  vostro  conservatore  «  cattolico  non  cle- 
ricale  »  si  corruccia,  s'  infiamma,  si  contorce  c  strepita,  quasi 
gli  si  parlasse  di  suicidio.  Avviene  di  lui  press 'a  poco  quello 
che  di  un  ossesso,  allorch&  si  esorcizza :  s'  indraca,  smania, 
spuma,  si  dibatte:  non  cede,  se  non  ad  un  impero  sovra- 
naturale. 

E  la  siinilitudine  calza,  poiche,  fuori  di  un  influsso  dia- 
bolico,  non  pu6  intendersi,  in  gente  battezzata  ed  allevata 
cristiana,  un'avversione  si  pazza  alia  fede  ricevuta  nell'  in- 
fanzia,  al  Dio  degli  avi,  alia  religione  che  pure,  nella  quasi 
sua  totalita,  la  nazione  italiana  professa. 

D'indi  appare  1'odio  giudaico,  dalla  massoneria,  vivente 
di  anticristiano  talmudde,  inserito  nel  liberalismo. 

Ne  si  dica  che,  con  questa  illazione,  noi  stranamente 
confondiamo  il  liberalismo  colla  massoneria.  No,  confusione 
non  c'e.  II  liberalismo,  in  quanto  costituisce  un  sistema  teo- 
rico,  s'  immedesima  in  tutti  i  suoi  gradi  colla  massoneria, 
come  i  teoremi  della  matematica  variamente  s'immedesimano 
colla  meccanica.  Si  da  per  concesso,  che  non  ogni  liberale 
e  massone :  ma  deve  ammettersi  eziandio,  che  ogni  massone 
e  liberale,  e  che  dovunque  signoreggia  il  liberalismo,  ivi  do- 
mina  sovrana  la  massoneria. 

II  primo  principio  del  liberalismo,  che  e  la  tolleranza, 
non  solo  civile,  ma  dottrinale  di  ogni  culto,  e  ancora  il  primo 
articolo  del  simbolo  massonico.  L'uno  e  Taltro  equivalgono 
a  non  riconoscerne  nessuno  per  vero.  Molti  liberal!  non  sono 
registrati  materialmente  nei  ruoli  della  setta,  ne  hanno  ac- 
cesso  alle  sue  logge:  ma  tutti  in  diversa  misura  ne  parte- 


396  BELLA   CUR  A   MORALE 

cipano,  cogli  error!  e  colle  tenderize,  lo  spirito  malefico.  Or, 
sia  detto  con  pace  loro,  i  nostri  conservator!  «  cattolici  non 
clerical!  »,  secondando  come  fanno,  col  pretesto  della  liberta 
patria,  1'odio  massonico  alia  liberta  del  Capo  dell'unica  vera 
Chiesa  di  Cristo,  scienti  od  inscienti,  si  mostrano  da  questo 
spirito  compresi,  o  invasati. 

Ma  da  cio  appare  altresi  la  insipienza  di  coloro,  che  spe- 
rano  il  nostro  liberalismo  governante  potersi  un  giorno  acco- 
modare  colla  Chiesa,  colle  giustizie  del  Papato  e  coi  diritti 
dei  cattolici  italiani.  Ai  liberal!  non  cale  nulla,  ne  di  questi 
diritti,  ne  degi'Italiani  che  non  piegano  il  ginocchio  al  Baal 
dello  Stato,  come  V  intendono  essi.  Per  loro,  la  patria  6 
quest'idolo.  Chi  non  gii  sacrifica  coscienza,  buon  senso  na- 
turale  ed  interessi,  non  merita  riguardi,  non  ha  ragione  di 
cittadino,  deve  trattarsi  da  nemico.  —  0  con  uoi  e  sotto  noir 
o  contro  noi.  —  Questo  e  il  dilemma,  espressivo  della  liberta 
da  cui  questi  signori  prendono  il  nome. 

Forseche  non  sanno  e  non  veggono  che  essi,  in  luogo  di 
moralmente  curarla,  perdono  Fltaliae  la  conducono  all'estrema 
rovina?  Lo  sanno  e  lo  veggono  assai  bene ;  come  sanno  e  veg- 
gono assai  bene,  che  lo  scandalo  della  loro  corruzione  ed  il 
mendacio  dei  loro  principii,  in  quella  che  depravano  il  paese, 
scrollano  dalle  fondamenta  il  loro  Stato.  Anzi  tanto  lo  sanno 
e  lo  veggono,  che  non  dubitano  di  confessare  a  gran  voce, 
che  il  loro  assoluto  dominio  di  quarant'anni,  un  passo  avanti 
Faltro,  ha  incamminata  T  Italia  verso  i  baratri  del  socia- 
lismo,  deiranarchia  e  del  regicidio. 

VII. 

Ma  lode  a  Dio,  che  116  costoro  sono  il  paese,  ne  da  costoro 
il  paese  aspetta  salvezza.  E  altro  in  Italia  che  si  attira  gli 
sguardi  e  cogli  sguardi  le  speranze  del  cuore :  ed  e  il  Papato, 
dall'irradiamento  del  cui  fuoco  salutifero  e  divino  niuna  parte 
del  mondo  puo  nascondersi,  e  molto  meno  quella  che  nel  suo 
seno  Talberga.  Per  buona  sorte  i  piu  degi'Italiani,  in  quella 
che  giudicano  insanabile  dalle  cure  della  rivoluzione  lo  Stato, 
giudicano  sanabilissima  la  nazione  dalle  cure  del  Papato. 


DELL'  ITALIA  397 

Percio  la  dolorosa  diagnosi  che  il  liberalismo  tuttodi  viene 
istituendo  del  mail  che  minacciano  1'opera  sua  propria,  deve 
raddoppiare  neiranimo  del  cattolici  la  fiducia,  che  di  quest! 
mail  medesimi  Dio  sia  per  servirsi,  a  fare  che  il  Papa  riacqui- 
sti  la  necessaria  liberta  di  potere  salvare,  so  non  cio  che  e 
incurabile,  almeno  la  patria  che,  gran  merce  del  cielo,  e  tut- 
tora  salvabile. 

Se  non  che  ai  cattolici,  oltre  il  dovere  di  moltiplicarvi 
al  possibile  le  istituzioni  di  carita  salutare,  esemplarmente 
disinteressate  e  cristiane,  ne  resta  un  altro  da  compiervi.  Ed 
e  quello  di  sempre  meglio  disingannare  il  pubblico,  sul  conto 
dei  malefizii  commessidal  liberalismo,  con  mascheradi  liberta, 
e  dei  peggiori  che  e  pronto  a  commettere  il  socialismo,  da 
esso  generate,  se  arriva  a  succedergli  nella  dominazione. 
Spetta  a  loro  svolgerne  il  processo  ed  i  programmi,  smi- 
nuzzandoli  e  adattandoli  alia  capacita  del  volgo,  colla  stampa, 
coi  ragionamenti  domestici,  colle  popolari  conferenze. 

Questo  smascheramento  del  liberalismo,  piangente  con 
lagritne  di  coccodrillo  il  male  da  se  fatto,  che  strugge  Tltalia, 
e  porzione  potissima  deH'apostolato  dei  cattolici,  tra  il  popolo 
italiano.  Lo  domanda  la  salvazione  della  patria,  lo  richiede 
il  bene  della  religione.  Bisogna  sempre  e  con  veridica  efficacia 
mettere  sotto  gli  occhi  della  gente  i  misfatti,  le  menzogne, 
le  imposture,  le  iniquita  di  chi  ha  osato  sinora  chiamare  vizio 
la  virtu,  nemico  Tamico,  morte  la  vita.  Bisogna  rendere  alle 
parole  il  vero  loro  significato.  Bisogna  che  si  tocchi  con  mano. 
che  ne  liberta,  ne  civilta,  ne  patriottismo  possono  piu  valere 
di  coper tina  alia  prepotenza  ed  ai  latrocinii.  Non  odio  a  per- 
sone,  ma  guerra  all'errore;  non  amore  di  parti,  ma  zelo  del 
prossimo ;  non  cupidigia  d'  interesse,  ma  desiderio  della  co- 
mune  salvezza  ha  da  muovere  i  cattolici  a  giovarsi  delFodierno 
accasciamento  del  liberalismo,  per  illuminare  le  plebi,  rimo- 
verle  dai  nuovi  inganni  del  socialismo,  e  ricondurle  sempre 
piu  vicino  alia  Chiesa  ed  al  Papato ;  memori  del  motto,  che 
epiloga  per  noi  Tunica  ed  infallibile  terapeutica  morale: 
Salus  Italiae  Pontifex. 


BELLA  STELA  DEL  FORO 


E 


DELIA  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA 


SOMMARIO:  Uno  scritto  del  Dr.  Christiano  Hiilsen,  intitolato:  La  tomba 
di  Romolo.  Fortuna  de'  suoi  precedent!  lavori  intorno  il  monumento 
e  la  Stela  del  Foro.  Meraviglia  di  lui  per  la  parte  presa  nella  con- 
troversia  dal  Dr.  O.  E.  Schmidt.  La  cronologia  fondata  nella  metro- 
logia,  non  ammessa  e  confutata  da' prof.  L.  Mariani  e  Q-.  De  Saiictis. 
La  topografia  circa  i  Rostri,  il  Comizio,  il  Volcanale  non  accolta  dal 
De  Sanctis.  Nella  paleografia,  filologia  e  interpretazione  dell'epi- 
grafe  non  ha  nulla  di  suo  e  segue  gli  altri.  La  «  splendida  osser- 
vazione  »  del  Thurneysen,  non  rischiara  1'iscrizione.  La  scienza 
tedesca  intromessa  nella  controversia,  non  c'entra  e  non  e  compro- 
messa  se  non  da  lui.  Malafede  nelle  sue  citazioni  dalla  Civilta  Cat- 
tolica  e  primo  suo  dardo  contro  di  noi.  Nostra  risposta.  Le  nostre 
ricerche  intorno  gli  Hethei-Pelasgi  giudicate,  per  disprezzo,  antedi- 
luviane.  Secondo  dardo  che  ci  scaglia.  Risposta  che  danno  alia  sua 
finta  ignoranza  e  vera  malafede  gli  Orientalist! ,  assiriologi  ed  archeo- 
logi,  stranieri  ed  italiani.  Momento  male  scelto  di  assalirci.  Le  ultime 
scoperte  de'  Tedeschi  in  Oriente,  degl'Inglesi  a  Cnossos  e  degl'Ita- 
liani  a  Phaestos.  Le  righe  orizzontali  nelle  iscrizioni  delle  tavolette 
scoperte  dall'  Evans  nel  palazzo  miceneo  di  Cnossos,  da  noi  gia 
dichiarate  caratteristiche  delle  iscrizioni  hethee  d'Asia,  riscontran- 
dole  nel  frammento  d'iscrizione  non  greca,  trovato  a  Praesos,  ca- 
pitale  degli  Eteocretesi.  Vezzo  di  certi  Tedeschi  d'ingiuriare  i  dotti, 
biasimato  dal  Mommsen  nel  Parlamento  prussiano,  e  vezzo  di  lui 
d'ingiuriare  intere  nazioni,  cor.ie  1' Italia  antica  e  moderna. 

II  Dr.  Christiano  Hiilsen,  dell' Istituto  Germanico,  puo  dirsi 
uno  de'  primi  e  piu  caldi  sostenitori  della  non  alta  antichit& 
dell' iscrizione  del  cippo  ].  Nel  marzo  di  quest'anno  pubbli- 
cava  uno  scritto  in  tedesco,  intitolato :  La  tomba  di  Romolo  2, 
e  lo  ripubblicava  in  italiano  8  «  con  alcune  lievi  modifica- 

1  Cf.   Berl.   Philol.    Wochenschr.,   1899;   ArcheoL   Anzeiger,    n.   49, 
1900,  n.  1. 

2  Cf.  Das  humanistische   Gymnasium,  Vol.    XI,    (Heidelberg   1900) 
fasc.  3. 

3  Cf.  Rivista  di  Storia  Antica,   fasc.  2°-3°,    anno  V.   Nuova   Serie, 
Messina,  30  ottobre  1900. 


DELLA  STELA  DEL  FORO  E  DELLA  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA    399 

zioni  »,  p.  e.  era  indispensabile  di  prendere  nota  delle  im- 
portant! osservazioni  del  Savignoni  edel  Thurneysen  ».  Esa- 
mineremo  questo  lavoro  della  Tomba  di  Romolo,  fornito  dal- 
rHtilsen  al  Tropea,  direttore  della  Ki vista  di  Storia  Antica, 
non  perche  vi  sia  riulla  di  nuovo  per  i  nostri  lettori,  si  sola- 
mente  perche  il  dotto  archeologo,  proprio  in  questo  articolo, 
ci  ha  voluto  far  1'onore  di  una  sua  frecciata  da  Parto.  Ma 
non  soliti  fuggire,  a  chi  dimentica  nelle  discussioni  scien- 
tifich<3  le  leggi  dell'onesto  e  il  rispetto  dovuto  alle  persone, 
risponderemo  con  la  liberta  e  il  coraggio  della  legittima  difesa. 
E  primieramente  gli  si  vuol  tener  conto  delle  disposizioni 
deU'animo  non  certo  tranquillo  ne  lieto,  in  tutto  il  corso 
de'  dibattimenti  non  pochi  ne  freddi,  circa  le  scoperte  del 
Foro,  ne'  quali,  comeche  rHtilsen  pugnasse  fieramente  e  desse 
colpi  con  armi  da  punta  e  da  taglio,  non  ebbe,  tuttavia,  la 
fortuna  di  veder  accolte  le  soluzioni  da  lui  proposte  alle  varie 
question!  mosse  e  agitate  intorno  al  monumento  e  alia  Stela. 
Anche  nel  modo  di  combattere  non  fu  neppure  molto  prudente, 
perciocche  tolse  inopportunamente  ad  accusare  gl'Italiani  di 
chauvinismo,  come  se  T  Italia  non  avesse  potuto  far  nulla  in 
questa  occasione,  senza  1'aiuto  degli  Alemanni.  Di  che  natu- 
ralmente  doveva  aspettarsi  un  carpiccio  di  santa  ragione  e 
1'ebbe  dal  Ceci  *.  Nel  presente  articolo  rHtilsen  si  duole  che 
«  il  signor  O.  E.  Schmidt  ha  conservato  1'obbiettivita,  poco 
invidiabile  come  sembra  a  me,  di  riguardare  le  volgarita 
plebee  lanciate  dal  signor  CECI  contro  la  Germania  e  la  scienza 
tedesca  semplicemente  come  una  «  interessante  controversia  » 
e  pero  non  e  sfuggito  alia  sorte  di  essere  lodato  dal  Popolo 
Romano  (p.  17  dell'Estratto,  n.  1).  »  E  alia  pag.  16  cosl  scrive 
dello  stesso  autore :  «  Ma  difficilmente  si  comprende  che  anche 
in  una  rivista  tedesca,  diffusa  e  rispettabile,  (1'altra  rivista 
da  lui  citata  contro  di  noi,  e  la  Civilta  Caltolica,  come  diremo 
appresso),  un  filologo  tedesco  (0.  E.  SCHMIDT  nei  «  Neue  Jahr- 
bucher  fur  Thil.  di  Ilberg  und  Richter  »  1900  fasc.  I)  s'unisca 

1  Cf.  L' Iscrizione  antichissima  del  Foro  e  lo  Chauvinismo  italiano, 
Risposta  al  D.r  Ch.  Hiilsen,  Roma,  1899. 


400  BELLA   STELA   DEL  FORO 

a  questo  coro  e  venga  a  dirci  seriamente,  come  sia  tragico 
che  proprio  nel  momento  in  cui  esce  il  nuovo  volume  della 
storia  secondo  lui  troppo  seettica  del  Pais,  apparisca  il  ve- 
nerando  cippo  per  porre  un  imperioso  alt!  airipercritica.  » 
Quel  che  difficilmente  si  comprende  da  noi,  e  il  non  veder  disa- 
minato  e  confutato  il  lavoro  dello  Schmidt,  dalFHulsen,  dal  Pais 
e  dal  Tropea  nella  sua  «  Cronaca  »,  dov'egli  e  chiamato  « tradi- 
zionista  intransigente  »  e  «  invasato  da  cieco  furore  »  e  1'opu- 
seolo  «  privo  di  contenuto  scientifico  » .  Asserzioni  senza  prove 
e  percio  senza  valore.  Lo  Schmidt  fu  pure  lodato  da  noi,  e 
I'Hiilsen  per  cotesto  ci  d&  una  seconda  ceffata,  come  vedremo. 
Ecco,  intanto,  qual  e  stata  la  fortuna  de'  lavori  deirHiilsen. 

In  quanto  alia  cronologia  ricavata  dalle  misure  del  piede 
attico,  ropinione  deirHiilsen  non  e  stata  seguita  da  nessuno 
e  neppure,  in  tutto,  dal  Pais.  Ma  in  questo  scritto  di  cui 
rendiamo  conto,  ritiene  ancora  verisimile  la  sua  ipotesi.  II 
Sacellum  per  lui  sarebbe  «  una  costruzione  del  IV  secolo... 
ma  dall'epoca  della  costruzione  del  Sacellum  non  si  puo  pren- 
dere  un  argomento  decisive  per  quella  della  Stela  (p.  11,  n.  1).  » 
II  prof.  Mariani  non  aceetto  queste  conclusioni  deirHiilsen, 
primieramente  perche  fondate  «  &\\\\.' ipotesi  del  Mommsen  che 
tale  misura  (del  piede  attico)  venisse  introdotta  in  Roma  sol- 
tanto  nel  450.  Ma...  il  piede  di  circa  30  cm.  e  anche  la  misura 
fondamentale  delle  terremare,  cio6  delle  stazioni  primitive 
degli  italici,  poteva  quindi  essere  conosciuta  dai  Romani  prima 
del  450  e  prima  che  venisse  in  uso  presso  di  loro  il  piede 
osco  4.  »  II  De  Sanctis,  a  parer  nostro,  diede  1' ultimo  colpo 
al  criterio  metrologico  dell'  Hiilsen,  il  quale  fondava  le  sue 
considerazioni  sopra  gli  studii  del  Dorpfeld.  Costui  «  aveva 
cercato  di  dimostrare  dalle  misure  di  edifizi  ateniesi  che  il 
piede  attico  introdotto  da  Solone  6  di  m.  0,2957  (Athen.  Mittheil. 
VII  1882  segg).  E  ben  noto  che  lo  stesso  Dorpfeld  ha  infirm ato 
queste  sue  conclusioni  quando  in  seguito  ha  asserito  che  il 
piede  di  m.  0,2957,  pur  essendo  stato  introdotto  da  Solone,  non 
6  stato  mai  adoperato  in  Atene  fino  all' eta  romana  (Athen. 

1  Of.  L.  MARIANI,  Rivista  Storica  Italiana,  Torino,  1900,  p.  196. 


E   DELLA   SUA   ISCRIZIONE  ARCAICA  401 

Mittheil.  XV  1890  p.  167  segg.),  e  ritiene  ora  che  il  piede 
attico  posteriore  a  Solone  e  di  m.  0,328  ».  Cosi  il  De  Sanctis, 
il  quale  cita  anch'egli  I'opinione  del  Pigorini  «  che  i  terra- 
maricoli  avessero  una  unit&  di  misura  corrispondente  circa 
al  piede  romano  di  m.  0,2963  (v.  p.  e.  Bull,  di  paletnologia 
italiana  XXIII  1897  p.  649.  » 

Se  poi  dalla  questione  cronologica  voluta  risolvere  dal- 
rHiilsen  col  oriterio  metrologico,  passiamo  alia  topografica, 
le  opinioni  di  lui  intorno  alia  posizione  de'  Rostri,  del  Comi- 
zio  e  del  suo  rigoroso  orientamento,  del  Volcanale,  del  lastri- 
cato  nero  collocato  nel  sec.  IV  d.  Cr.,  da  Massenzio,  sono 
state  discusse  con  molto  senno,  con  erudizione  ben  appro - 
priata  e  con  temperanza  di  modi,  dal  Da  Sanctis,  e  non 
accettate  1. 

Resterebbe  a  cercare  se  mai  THiilsen  sia  stato  piu  for- 
tunato  nella  parte  paleografica,  glottologica  e  filologica  del- 
Tepigrafe,  ma  credlamo  che  la  for  tuna  per  lui  non  piccola, 
sia  stata  1'aver  trovato  fatto  da  altri  quanto  di  piu  difficile 
presentava  la  lettura,  Finterpretazione  e  lo  studio  de'  voca- 
boli.  Costretto  a  seguir  gli  altri  in  question!  che  non  sono 
proprie  delFarcheologo  e  del  topografo  particolarmente,  leg- 
giamo  in  questo  suo  articolo  le  piu  grandi  lodi  del  Thurneysen, 
per  «  la  splendida  osservazione  »...  L'acume  del  Thurneysen, 
me ntre  ci  libera  dairenimmatico  harelod,  ci  fornisce  due  pa- 
role continue  e  ben  intelligibili,  iovestod  velod  —  iusta  volun- 
tate  oppure  iusto  dilectu,  ed  inoltre  un  pronome  relative 
quoiham,  perfettamente  conforme  al  quoiho...  dellariga  I.  2  » 

La  «  splendida  osservazione  »  e  1'acume  del  Thurneysen 
rischiarano  roscurit^t  del  testo  epigrafico,  o  non  piuttosto 
confondono  quel  che  finora  si  stimava  in  qualche  modo,  acqui- 
stato  con  la  lettura  e  Tedizione  critica  del  Comparetti?  Se 
quoiho...  6  un  pronome  come  quoiham y  vengono  a  scompa- 

1  Cf.  G.  DB  SANCTIS  :  II  lapis  niger  e  la  iscriziom  areaica  del  Foro  Ro- 
mano, nella  «  Rivista  di  Filologia  e  d'lstruxione  classica  »,  anno  XXVIII. 
Fascicolo  III. 

2  O.  c.,  p.  II,  n.  2, 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.   1210.          26          6  novembre  1900. 


402  DELLA   STELA   DEL   FORO 

rire  hordas  ho[n~ke]locom  ovvero  Terminom,  del  Comparetti 
e  delFEnmann,  e  non  si  sa  piii  come  connettere  il  quoiho 
con  sacros  esed.  La  luce  che  F  Enmann,  secondo  il  De  Sanctis. 
(o.  c.  p.  27),  «  ha  portato  sulle  parole  quoi  ha  velod  =.  qui 
haec  volunt,  si  ottenebra  » ;  mentre  velod  per  il  Thurneysen, 
va  congiunto  con  iovestod  e  si  deve  interpretare  iusta  volun- 
tate  o  iusto  dilectu.  Ma  come  e  con  quali  prove  si  certifica 
un  sostantivo  velod  nel  significato  di  volonta  ovvero  di  scelta? 
Michele  Breal  scrivendoci  nel  passato  luglio:  L' inscription 
du  Forum  est  le  texte  latin  qui,  des  a  present,  a  eu  le  plus 
de  commentateurs,  conchiudeva  argutamente:  Mauvais  signe! 
II  Thurneysen,  certamente,  6  degno  di  encomio  per  le  sue  inda- 
gini  in  tor  no  la  lettura  delF  epigrafe  del  cippo  inscritto1,  come 
gia  aveva  ben  meritato  per  Finterpretazione  di  quella  del  vaso 
Dressel,  ma  tanto  Funa  quanto  Faltra  restano  tuttora  oscure. 

Dopo  le  quali  cose,  gli  sforzi  dell'  Hulsen  avvegnach6 
sostenuto  dallo  Skutch  e  dalFOtto,  non  furono  molto  felici,  ne 
diedero  di  lui  e  della  sua  scienza  critica  prove  troppo  lumi- 
nose.  Miglior  consiglio  fu,  senza  dubbio,  quello  del  Mommsen, 
del  Biicheler,  del  Brugmann,  di  Gio.  Schmidt  e  d'altri  alemannir 
i  quali  pensarono  doversi  indugiare  e  aspettare  il  prosegui- 
mento  degli  scavi,  e  cosi  non  esporsi  a  disinganni,  che  pur 
troppo  si  annunziano.  In  tutto  questo  scalpore  menato  dal- 
F  Hulsen,  la  scienza  tedesca  non  era  per  nulla  compromessa, 
com'egli  suppose.  I  due  soli  lavori  tuttoch6  di  genere  diffe- 
rente,  del  von  Duhn  e  di  O.  E.  Schmidt,  Funo  archeologico 
e  Faltro  di  critica  storica,  fecero  meritamente  onore  alia  dotta 
Germania ;  e  se  F  Hulsen  non  ebbe  pari  felicita,  non  6  colpa 
della  scienza  n6  della  critica  tedesca,  due  cose  non  facili  a 
ritrovarsi  sempre  e  in  tutti  e  singoli  gli  scrittori  delFAlemagna 
e  di  qualsiasi  altra  nazione  del  mondo. 

Senonch6  Fopera  delF  Hulsen  finch6  si  restrinse  dentro  i 
limiti  delle  question!  considerate  in  se  stesse  o,  come  dicono, 
oggettivamente,  e  nella  discussione  delle  altrui  opinion!  si 
rispettarono  i  diritti  della  verita,  non  vi  fu  nulla  a  ridire. 

1  Cf.  Rhein.  Museum  1900  p.  484-485. 


E   BELLA   SUA   ISCR1ZIONE   ARCA1CA  403 

Ma  per  mala  ventura,  1'animo  di  lui  contristato  per  tante 
sconfitte  delle  sue  opinion!,  cerco  un  qualche  sollievo  nel 
mordere  coloro  che  non  le  avevano  ammesse.  Uno  de'primi 
fra  gli  addentati,  dopo  il  Ceci,  fu  lo  scrittore  di  queste  pa- 
gine,  il  quale,  tuttavia,  non  intende  rendergli  pan  per  focac- 
cia,  perciocch6  gli  basta  mostrare  il  danno  ch'egli,  cosi  ope- 
rando,  si  6  fatto  da  s6  stesso,  essendo  vero  che  Nemo  lae- 
ditar  nisi  a  zeipso. 

Ecco  ci6  che  T  Hulsen  scrive  di  noi  nella  Rivista  di  Storia 
Antica  del  30  ottobre  1900  (p.  16  dell'  Estratto) :  «  Non  pu6 
arrecar  meraviglia,  che  tali  declamazioni  (del  Ceci),  adorne 
di  frasi  patriottiche  altisonanti  abbiano  trovato  plauso  in  una 
parte  della  stampa  italiana,  specialmente  nei  giornali  politici : 
ne  si  puo  pretendere  che  gli  scrittori  di  questi  periodic! 
abbiano  dei  lavori  del  Mommsen  e  di  altri  moderni  critici 
un  concetto  che  non  sia  molto  nebuloso.  Per  caratterizzarli 
in  genere  basta  sapere  che  uno  di  essi  (il  padre  De  Cara 
nella  Civilta  Cattolica,  quaderno  1192)  conclude  con  la  vi- 
gorosa  sentenza  che  chi  ora  non  creda  alia  verita  della  storia 
dei  sette  re  di  Roma  non  debba  chiamarsi  italiano,  ma  vi- 
gliacco.  » 

Rispondiamo,  che  il  primo  e  il  piu  elementare  canone  di 
critica  storica  e  letteraria,  6  quello  di  leggere  attentamente 
e  di  riferire  con  fedelt^  il  detto  da  uno  scrittore  che  si  vuol 
giudicare.  La  mancanza  poi  diventa  piu  grave  qualora  nonche 
leggere  il  testo  in  fonte,  si  prende  il  giudizio  da  un  altro  e 
si  da  come  proprio,  perciocch6  lo  scopo  dell' uno  e  dell' altro 
sia  di  togliere  stima  ed  autorita  al  comune  avversario  delle  loro 
opinioni .  In  questo  caso?  la  malafede  6  palese  e  si  perde,  a 
ragione,  il  diritto  d'essere  piu  creduto.  Ora  il  p.  De  Cara  non 
ha  mai  detto  116  scritto  quanto  gli  viene  attribuito  dair Hulsen 
che  cita  il  quaderno  1192  della  Civilta  Cattolica:  e,  d'altra 
parte,  il  giudizio  di  lui  6  conforme  a  quello  espresso  dal  Tropea 
nella  «  Cronaca  » ;  e,  dunque,  manifesto  che  1' Hulsen  attinse 
non  dal  testo  che  non  ha  letto,  si  bene  dalla  «  Cronaca  »  del 
Tropea,  da  noi  dichiarata  e  provata  infedele,  parziale  e  non 


404  DELLA   STELA   DEL   FORO 

accurata,  come  e  parimente  certo  che  runo  e  1'altro  si  pro- 
posero  lo  stesso  fine  di  darci  mala  voce  e  farci  disistimare. 

Chi  poi  consideri  che  fin  dal  passato  agosto  la  falsa  impu- 
tazione  del  Tropea,  era  gia  stata  respinta  da  noi,  che  cosa  si 
dovra  pensare  deirHiilsen,  il  quale  nel  suo  articolo  pubbli- 
cato  il  30  ottobre,  nella  Rivista  del  Tropea,  senza  dir  motto 
della  nostra  risposta,  rifrigge  la  stessa  accusa?  Dov'e  qui 
Tonesta?  dov'e  I'dcxp^ewt,  cio6  dire  la  pienezza  ed  esattezza 
delle  informazioni  tanto  lodata  ne;  dotti  Alemanni? 

Veniamo  alle  prove  e  citiamo  le  nostre  parole  (Civ.  Catt., 
Serie  XVII,  Vol.  IX,  Quad.  1192,  del  17  febbraio  1900).  «  E 
poich6  la  controversia  prese  le  mosse  e  gagliardamente  s'in- 
vigori  dentro  e  fuori  d' Italia,  per  le  conclusion!  storiche  che 
primo  di  tutti  ne  trasse  il  prof.  Luigi  Ceci,  I'iscrizione  cioe 
del  Cippo  doversi  porre  al  VII  secolo  a.  C.  e  Fepoca  perci6 
de'  re  non  essere  mitica  ne  favolosa,  come  fin  qui  contesero 
gl'ipercritici,  egli  fu  ed  6  tuttora  d'ogni  parte  assalito.  Noi 
difenderemo  a  viso  aperto  ed  anche  contro  lui  stesso,  la  sua 
divinazione,  mercecchk  quanto  egli  divino  o,  come  ora  si  dice, 
intul,  non  6  altrimenti  vero  e  incontrastabile  in  virtu  della 
sola  sua  interpretazione  dell'epigrafe  del  Cippo,  ma  e  prin- 
cipalmente,  come  vedremo,  degli  argomenti  estrinseci  e,  in 
particolar  modo,  della  stipe  votiva. 

«  Per  la  qual  cosa,  negare  al  Ceci  questa  pubblica  testi- 
monianza  di  riconoscenza  e  di  grande  ammirazione  per  avere 
rivendicato  a  Roma  e  air  Italia  una  parte  cost  bella  e  impor- 
tante  della  sua  storia,  non  sarebbe  certo  da  italiano,  ma  da 
vigliacco.  » 

L/epiteto,  dunque,  di  vigliacco  non  ha  nulla  che  fare  con 
la  credenza  «  alia  verita  della  storia  dei  sette  re  di  Roma  » 
come  scrive  THiilsen,  ma  e  dato  ipoteticamente  all 'Italiano, 
il  quale  negasse  riconoscenza  al  Ceci  che  primo  rivendic6 
una  parte  importante  della  Storia  di  Roma,  Tepoca  cio6  sto- 
rica,  non  mitica  ne  favolosa  de'  suoi  re,  senza  specificarne  i 
nomi  ne  il  numero  di  sette,  come  fa  THulsen. 

Questo  concetto  medesimo  si  par  chiaro  dalla  nostra  ri- 


E    BELLA   SUA  1SCRIZIONE   ARCAICA  405 

spostaal  Tropea  (Civ.  Catt.,  Serie  XVII,  Vol.  XI,  Quad.  1204, 
18  agosto  1900):  «  II  Tropea  ci  fa  I'onore  di  ricordare  il  no- 
stro  primo  articolo,  e  secondo  suo  costume,  non  riesce  a  sapor 
distinguere  il  vero  dal  falso.  Se  ci6  sia  difetto  d'ingegno  o 
altro,  non  monta  indagare.  Egii,  dunque,  afterma  che  «  a 
quan ti  non  accettano  I'opinione  sua  (la  nostra)  e  del  prof.  Ceci 
che  egli  sostieno,  regala  1'epiteto  di  vigliacco.  »  In  questr 
pocho  parole  vi  e  una  doppia  falsita.  Vigliacchi,  per  noi,  sono 
quegli  Italian!  che  senza  fare  o  sapor  fare  cio  che  torna  in 
onore  degli  studii  italiani  intorno  la  storia  dell'antica  Roma, 
si  piacciono  nel  raccogliere  i  detti  e  le  sentenze  degli  stra- 
nieri  contro  gl'Italiani  che  si  faticano  con  dotti  lavori,  di 
rivendicare  le  patrie  tradizioni.  Chiamar  vigliacco  chi  non 
pensi,  come  noi  pensiamo,  che  non  opini,  come  noi  opiuiamo, 
e  tale  eccesso  che  al  solo  Tropea  poteva  venir  in  mente. 
L'altra  falsita  e  che  noi  sosteniamo  I'opinione  del  prof.  Ceci 
e  che  essa  sia  la  nostra.  Nel  1°  articolo  dichiarammo  che 
nostre  erano,  senza  dubbio,  le  conclusion!  storiche  del  Ceci, 
non  la  interpretazione  dell'epigrafe,  la  quale  e  puramente 
congetturale.  » 

Di  che  segue,  che  il  dardo  scagliatoci  contro  dairHUlsen, 
era  fornito  dal  turcasso  del  Tropea,  ed  era  spuntato:  telum 
imbelle  sine  ictu  (ViRG.  Aen,  II,  v.  544). 

In  una  nota  del  medesimo  articolo  «  La  tornba  di  Romolo  » 
(p.  18)  THulsen  si  ricorda  un'altra  volta  di  noi,  e  chiama  il 
padre  De  Cara  «  autore  delle  ricerche  antidiluviane  sugli 
Hethei-Pelasgi,  di  cui  abbiamo  citato  sopra  un  passo  carat- 
teristico.  »  II  passo  caratteristieo  6  gia  noto  a'  lettori  da  quan  to 
abbiamo  detto  or  ora.  Ci  rimane,  pertanto,  a  vedere  se  noi 
siamo  veramente  autori  di  ricerche  antediluviane,  non  anti- 
diluriane,  come  scrive  FHtilsen,  ricerche  cio6  contro  il  di- 
luvio  ovvero  contro  i  tempi  del  Diluvio.  Egli  necessariamente 
intese  dire  che  noi  siamo  autori  di  ricerche  di  veruna  impor- 
tanza  e  non  degne  deirattenzione  de'  dotti.  L'esame  di  questo 
giudizio  dell'Hulsen  fara  conoscere  due  cose :  la  scienza  del- 
Tarcheologo  tedesco  e  le  conseguenze  d'una  sua  seconda  eolpa 


406  BELLA   STELA   DEL  FORO 

di  malafede.  E  poiche  non  ebbe  egli  n&  prudenza  ne  garbo 
nel  prendersi  giuoco  di  noi  e  deir  opera  nostra,  domandiamo 
scusa  a'  nostri  lettori  se,  costretti  dal  diritto  della  legittima 
difesa,  dovremo  parlar  di  noi  e  delle  nostre  ricerche  intorno 
agli  Hethei-Pelasgi,  volute  screditare  e  dispregiare  da  lui. 

II  titolo  del  nostro  1°  Volume  e  questo:  Gli  Hethei-Pe- 
lasgi  Ricerche  di  Storia  e  di  Archeologia  orientale,  greca 
ed  italica.  La  storia  e  Tarcheologia  orientale,  greca  ed  ita- 
lica,  non  richiedendo  ricerche  antidiluviane,  e  manifesto  che 
THulsen  ci  attribuisce  cio  che  non  ci  appartiene  e  che  si  e 
finora  ignorato  da  noi  e  da  quanti  lessero  le  nostre  ricerche 
e  ne  portarono  giudizio.  Questo  fatto,  nondimeno,  puo  spie- 
garsi  ovvero  per  T  ignoranza  deirHiilsen  che  non  conoscendo 
il  Hbro,  pure  lo  giudica,  e  in  questo  caso  sara  tacciato  per 
lo  meno,  di  leggerezza;  ovvero  lo  conosce  e  a  fin  di  scre- 
ditarci  gli  da  un  falso  titolo,  e  avremmo  allora  un  secondo 
fatto  della  sua  malafede.  Nell'una  ipotesi  e  nell'altra,  nonche 
farci  danno,  rHiilsen  danneggia  se  stesso,  laeditur  a  seipso. 

Senonche  questo  modo  di  procedere  deirHiilsen  potrebbe 
avere  uua  terza  spiegazione,  ch'egli  'cio6  non  faccia  gran 
conto  delle  ricerche  storiche  e  archeologiche  intorno  agli 
Hethei-Pelasgi,  non  essendo  orientalista,  e  non  coltivando  del- 
Tarcheologia  classica  se  non  quella  parte  che  riguarda  la  to- 
pografia  di  Roma.  Se  cio  fosse  vero,  resterebbe  sempre  la 
colpa  di  aver  osato,  lui  non  orientalista,  giudicare  deir  impor- 
tanza  d'una  questione  storica  ed  archeologica  qual  e  quella 
degli  Hethei,  intorno  alia  quale  i  dotti  d'  Inghilterra,  di  Ame- 
rica, di  Francia  e  di  Germania  posero  e  tuttora  pongono 
T opera  loro,  di  esplorazioni  e  di  studii  costanti,  massima- 
mente  che  la  civilta  greca  ed  etrusca  non  trova  le  sue  ori- 
gini  se  non  nella  civilta  orientale,  e  la  micenea,  soprattutto, 
in  quella  degli  Hethei-Pelasgi. 

Gli  articoli  delle  nostre  ricerche  storico-archeologiche  in- 
torno gli  Hethei-Pelasgi,  erano  letti  e  giudicati  della  maggiore 
importanza,  da'  dotti  orientalisti,  assiriologi,  egittologi  e  ar- 
cheologi,  quali  Sayce,  Maspero,  Ramsay,  Boissier,  Sogliani, 


E   BELLA   SUA   ISCRIZIONE   ARCAICA  407 

Patroni,  Mariani,  Milani,  Chantre,  Tiele,  Sal.  Reinach  ed  altri. 
La  Zeitschrift  fur  Assyriologie  nella  Bibliographie,  gli  an- 
nunziava  costantemente  dal  1890  sino  al  Marzo  d  1  1899,  e 
di  pari  gli  annunziava  nelle  sue  Chroniques  d' Orient,  Sal. 
Reinach,  il  quale  ne  dava  anche  il  sunto  e  quando  il  1°  Vo- 
lume venne  in  luce,  cosl  scrisse:  «  La  critique,  jtisqu' a  pr£- 
sent  tres  reservee,  a  le  devoir  de  la  prendre  (!' Opera)  d 
corps  et  d'en  discuter  d  fond  tons  les  arguments:  c'est  du 
reste,  le  meilleur  hommage  qu'elle  puisse  rendre  d  une  oeu- 
vre  qui,  vraie  ou  fausse  dans  ses  grandes  lignes,  n'en  reste 
pas  moins  une  des  plus  importantes  de  notre  temps  par 
V erudition,  la  bonne  foi  et  la  singuliere  inge'niosite  de  son 
auteur  i.  »  L'Hiilsen  ci  faceva  I'omaggio  di  qualificare  le 
nostre  ricerche  d'antidiluviane,  ed  era  ben  padrone  di  farlo, 
come  siamo  padroni  anche  noi,  di  non  accettarlo. 

Fin  dal  novembre  1895  1'HPAKAEION  traduceva  in  greco 
i  nostri  quattro  articoli  sull'isola  di  Greta,  e  lo  Chantre  ci 
scriveva  nel  giugno  del  1896 :  Je  suis  Men  heureux  de  voir 
que  par  de  voies  diffgrentes  nous  arrivons  d  peu  pres  aux 
memes  conclusions.  Je  ne  sais  pas  encore  ce  que  V etude  de- 
taillee  de  mes  richesses  archeologiques  que  j'ai  rapportees 
de  Cappadoce  me  donnera,  mms,  des  d  present,  il  me  sem- 
ble  que  Pelasges,  Hetheens,  Kobaniens  et  Mycdniens  sont  bien 
parents,  si  non  par  le  sang  du  moins  par  la  civilisation. 
II  magnifico  volume  dello  Chantre  fu  pubblicato  con  ricche 
illustrazioni  e  ne  fu  fatta  la  rivista  da  noi,  con  particolare 
soddisfazione,  perciocch&  la  nostra  opinione  vi  trovava  una 
nuova  conferma  2.  II  Sayce,  professore  di  Assiriologia  nel- 
TUniversita  di  Oxford  ed  ora  Presidente  della  Societa  di  Ar- 
cheologia  biblica  di  Londra,  cominciava  la  rivista  dell' Opera 
nostra  dichiarando,  che  se  doveva  trovarvi  una  colpa,  questa 
era  d'essere  troppo  dotta  e  di  non  lasciare  indietro  nessuna 


1  Chron.  d' Orient,  Deux.  Serie,  p.  393. 

2  Cf.  Civ.  Catt.,  ERNEST  CHANTRE.  Eecherches   archeologiques   dans 
I'Asie  Occidental*.  Ser.  XVII,  Vol.  IV,  p.  325  e  segg. 


408  DELLA   STELA   DEL   FORO 

cosa  che  si  avesse  a  sapere.  II  che  non  le  avrebbe  fatto  tro- 
vare,  come  merita,  un  gran  nusnero  di  lettori :  If  I  have  a 
fault  to  find  with  Father  de  Card's  new  ivork,  it  is  that  it 
is  too  learned  and  exhaustive  to  find  as  large  a  circle  of 
readers  as  it  deserve  4.  » 

L/archeologo  Sogliani  nella  sua  rivista,  con  ordine  e  chia- 
rezza  singolare,  esamina  gli  argomenti  ch'egli  chiama  «  i  ca- 
pisaldi  della  nostra  nuova  teorica  »,  e  fra  gli  altri  quello  della 
propagazione  della  cerarnica  antica  per  mezzo  degli  Hethei- 
Pelasgi,  che  fu  ammesso  da  tutti  e  che  noi  svolgemmo  in  una 
Memoria  inviata  al  IX  Congresso  internazionale  degli  Orien- 
talisti  tenuto  in  Londra,  nel  settembre  del  1891,  e  premiata 
dal  medesimo  col  Certificato  d'Onore  e  la  pubblicazione  di 
parecchie  centinaia  di  copie,  a  sue  spese.  Ma  piu  notevole  e 
la  conclusione  del  dotto  archeologo :  «  Che  le  costruzioni  po- 
ligone  nell'Asia  Minore,  col  loro  simbolismo  dei  leoni  e  del 
fallo,  siano  identiche  a  quelle  dette  pelasgiche  in  Grecia  ed 
in  Italia,  e  un  fatto,  del  quale  non  si  puo  dubitare.  Che  il 
costume  della  copertura  del  capo,  delle  vesti,  dei  calzari  con 
la  punta  rivolta  aH'insu,  delle  armi,  quale  appare  nei  monu- 
menti  figurati  della  Siria  e  dell' Asia  Minore  attribuiti,  per  la 
presenza  delle  iscrizioni  ideografiche  hethee,  al  popolo  degli 
Hethei,  trovi  un  perfetto  riscontro  neirantichissimo  costume 
greco  ed  italico,  e  per  me  e  per  altri  un  fatto  del  pari  certo. 
Troviamo  dunque  una  medesima  arte  di  edificare  e  un  me- 


1  Cf.  The  Academy,  May  25,  1895.  «The  book  is,  in  fact,  an  exhaus- 
tive inquiry  into  the  ethnology,  history,  and  art  of  the  Hittites,  and 
their  relations  to  the  poeple  and  culture  of  early  Greece  and  Italy. 
Dr.  de  Cara  identifies  them  with  the  Pelasgians,  and  seeks  to  show  that 
the  primitive  civilisation  of  Asia  Minor  and  Southern  Europe  was  dis- 
tinguished by  certain  common  characteristics,  which  radiated  from  the 
original  home  of  the  Hittite  population  in  the  East.  His  results  coincide 
with  those  of  M.  Salomon  Reinach,  with  one  important  exception.  Whereas 
M.  Reinach  makes  the  West  the  source  of  this  ancient  culture,  Dr.  de 
Cara  brings  it  from  Asia,  and  the  arguments  with  which  he  combats 
M.  Reinach's  view  seem  to  me  to  be  convincing.  » 


E   BELLA   SUA   ISCKIZIONE   ARCAICA  409 

rlesimo  costume  cosi  presso  gli  Hethei  come  presso  i  Pelasgi 
della  tradizione  classica.  E  certo  un  fenomeno  ch(3  esige  una 
spiegazione,  e  al  quale  il  p.  De  Cara  ha  il  merito  di  aver 
dato  il  debito  rilievo.  Quando  si  consideri  la  identita  delle 
sedi,  che  i  monumenti  attribuiscono  agli  Hethei  e  la  tradi- 
zione ai  Pelasgi,  e  1'alta  antichita  delle  costruzioni  pelasgiche 
nei  paesi  classici,  le  quali  oggi  si  ascrivono  a  quella  remota 
civilta,  che  porta  il  nome  convenzionale  di  micen<>a  o  di  egea, 
la  nuova  suggestione  1  del  De  Cara,  per  cui  gli  Hethei  sareb- 
bero  i  Pelasgi,  non  puo  non  esser  presa  in  seria  considera- 
zione  e  quindi  discussa.  »  Noi  siamo  content!  che  il  Sogliani 
nella  conclusione  scriva :  «  Ma,  qualunque  sia  il  giudizio  che 
altri  portera  dell' opera  del  p.  De  Cara,  non  gli  si  puo  negare 
il  merito  di  aver  ringiovanita  la  vecchia  questione  pelasgica 
in  un  tempo,  nel  quale  6  possibile  darle  la  desiderata  solu- 
zione  mediante  scavi  sistematici  delle  necropoli,  che  certo  non 
possono  mancare  la  dove  sorgono  costruzioni  pelasgiche.  Le 
superbe  moli  di  Segni,  di  Norba  e  di  Alatri  nel  Lazio,  di  Nu- 
mistrone  e  di  altre  citta  senza  nome  in  Basilicata,  sono  altret- 
tanti  centri  di  esplorazioni  archeologiche,  che  T Italia  risorta 
ha  il  dovere  d'intraprendere  2.  » 

L'effetto,  intanto,  che  segul  dalle  nostre  ricerche  in  Italia 
e  fuori,  fu  una  grande  meraviglia  e  una  viva  curiosita  d'in- 
dagare  seriamente  le  origini  de'  nostri  paesi  dove  esistono  tut- 
tora  monumenti  pelasgici.  II  ch.  Architetto  G.  B.  Giovenale 
studiava  1'acropoli  di  Alatri  e  dava  contezza  delle  sue  con- 
clusioni  in  Roma,  all'Istituto  Germanico  e  &\Y Asxociazione 
artistica  fra  i  cultori  di  architettura  in  Roma,  la  quale  chie- 
deva  al  Ministro  della  Istruzione  Pubblica  che  «  s'iniziassero 
scavi  nelle  localita  dell' Italia  centrale  piu  ricche  di  avanzi 
ciclopici 3.  »  II  Pigorini  nel  suo  Bullettino  di  paletnologia  ita- 

1  Questo  nome  suggestione  fu  dato  da  noi  alia  nostra  i-on^ettura  che 
il  Sogliani  ed  altri  chiamarono  nuova  per  quanto  ardita. 

*  Cf.  Rendiconto  dell'  Accademia  di  Archeologia,  Letter?  e  Itelfa  Arti, 
di  Napoli,  Fasc.  di  gennaio  a  marzo  1895. 

3  Vedi  Annunzio  delV Associazione.  Anno  VI,  Roma,  IsiMi. 


410  DELL  A  STELA  DEL  FORO 

liana,  faceva  anch'egli  le  piu  calde  istanze  e  riceveva  in  ri- 
sposta  dal  Direttore  Generale  di  Antichita,  di  quel  tempo,  la 
formale  promessa  che  presto  si  sarebbe  posto  mano  agli  scavi 
di  Norba:  ma  poi  non  ne  fu  nulla. 

Fra  i  nostri  valorosi  giovani  archeologi  degno  di  partico- 
lare  encomio  nel  promovere  e  illustrare  questo  genere  di 
monument!  e  di  studii,  e  il  D.r  Lucio  Mariani,  Professore  di 
archeologia  nell'Universita  di  Pisa,  il  quale  scriveva  nella 
Nuova  Antologia  l  la  piu  ampia  rivista  del  nostro  1°  volume 
svolgendo  la  questione :  Dei  recenti  studi  intorno  le  princi- 
pali  civilta  d'Europa  e  la  loro  origins,  e  nel  Bullettino  della 
Commissions  archeologica  Comunale  2,  1'altra  soprammodo 
importante :  /  resti  di  Roma  primitiva.  Egli  conosce  meglio  di 
tutti  le  nostre  ricerche,  e  ci  e  dolce  ripetere  oggi  dopo  sei 
anni,  quel  che  di  lui  scrivemmo  nella  Introduzione  al  1°  vo- 
lume :  «  Possa  questo  giovane  ricco  d'ingegno  e  nudrito  di 
forti  studii  archeologici,  porre  1'opera  sua  in  questa  nuova  e 
bella  palestra  delle  ricerche  hetheo-pelasgiche,  nella  quale 
non  veggo  in  Italia  chi  piu  di  lui  ne  riconosca  Timportanza, 
e  che  meglio  di  lui  sia  pari  all'impresa.  » 

Anche  1'egregio  Direttore  del  Museo  Archeologico  di  Fi- 
renze  e  d'accordo  con  noi  nell'identificare  gli  Hethei  co'  Pe- 
lasgi  e  con  gli  Etruschi :  «  Gli  studii  pazienti  e  valorosi  che 
il  ch.  padre  De  Cara  consacra  a  questo  popolo  (Thetheo)  appro- 
dano  gia  a  dimostrare  la  identity  coi  Pelasgi  e  quindi  anche 
con  gli  Etruschi  3.  » 

Finalmente,  quest 'anno  il  ch.  Architetto  G.  B.  Giovenale 
pubblicava  la  sua  Dissertazione :  I  monumenti  Preromani 


1  Cf.  N.  Antologia,  Vol.  XV,  Serie  III,  febbraio  1895. 

2  Anno  XXIV,  fasc.  1  e  2.  1896. 

3  MILANI,   Tomba  italica  a  pozzo  del  Centra  di  Firenze,  e  cippo  etrusco 
di  egual  provenienza  con  V  immagine  del  Dio  Supremo  degli  Etruschi,  nelle 
Notizie  degli  Scavi,  decembre  1892.  Qui  stesso  scriveva :   « Per  le  inter- 
pretazioni  di  quest!  rilievi  ini  riferisco  alia  splendida  dimostrazione  del 
ch.  padre  De  Cara  (Civilta  Cattolica  1891,  Vol.  X,  quad.  980,  aprile  1891), 
il  quale  ci  ha  rirelato  il  vero  soggetto  del  rilievo. » 


E   DELLA   SUA   ISCRIZIONE    ARCAICA  411 

del  Lazio,  letta  alia  Pontiflcia  Accademia  Romana  di  Archeo- 
logia  il  30  novembre  1899.  In  essa  1'argomento  archeologico 
da  noi  tante  volte  proposto  e  difeso,  della  somiglianza  fra  loro 
delle  costruzioni  pelasgiche  d'Asia,  di  Grecia,  delle  isole  del- 
TEgeo  e  d'ltalia,  e  percio  d'un'arte  tradizionale  di  popoli  affini, 
e  trattato  con  la  piii  grande  autoriti  e  maestria,  la  quale  non 
poteva  mancare  ad  un  architetto  di  chiara  fama  per  lavori 
universalmente  lodati,  e  nella  presente  questione  per  la  cono- 
scenza  delle  costruzioni  poligonie  di  Grecia,  dove  per  ben  due 
volte  si  reco  a  studiarle.  Noi  siamo  lieti  di  veder  confermate 
per  ragioni  d'arte  e  di  tecnica  architettonica,  le  nostre  con- 
el  usioni  fondate  nella  tradizione,  nell'archeologia  e  nel  criterio 
del  buon  senso. 

Ma  non  abbiarno  fin  qui  domandato  air  Hulsen  la  spie- 
gazione  d'un  fatto  ch'egli  non  puo  ignorare  e  che  dimostra 
le  ricerche  nostre  intorno  gli  Hethei-Pelasgi,  esser  tutt'altro 
che  antediluviane,  cioe  senza  import anza.  E  il  fatto  e  questo. 
LJ  Helbig  nella  tornata  del  4  aprile  18977  dell' Accademia  dei 
R.  Lincei,  si  mostrava  molto  impensierito  perch67  «  L'Ar- 
cheologia  italiana  sta  sotto  la  funesta  influenza  dello  spettro 
degli  Hittiti.  »  Nel  1898  il  Petersen,  Segretario  delFIstituto 
Germanico,  spaventato,  come  scrivemmo  allora,  del  pro- 
gresso  che  in  Italia  fa  la  critica  «  se  non  inaugurata,  certo 
sostanzialmente  rafforzata  dall'autore  del  grosso  libro  sopra 
gli  Hethei-Pelasgi  »,  vaticinava  che  «  a  ogni  modo  prima  che 
certi  tentativi  guadagnino  terreno,  dovrebbe  anzitutto  esser 
battuta  morta  la  critica  * .  »  Qui  si  parla  da  due  dotti  archeo- 
logi,  non  di  ricerche  antediluviane?  cioe  frivole,  ma  di  veri 
pericoli  che  corra  Tarcheologia  italiana  per  T  influenza  di 
coteste  ricerche  intorno  gli  Hethei-Pelasgi.  Se  cosi  e,  convien 
dire  che  qualche  importanza  la  devono  pur  avere,  e  allora 
come  si  puo  scusare  T  Hulsen  che  le  chiama  antediluviane 
cioe  di  nessun  valore? 


1  Vedi  MittheiL,  d.  K.  D.  Arch.  Inst.:  vol.  XIII,  fasc.  2°,  1898,  p.  174, 
e  la  nostra  risposta  nella  Civ.  Catt.,  Ser.  XVII,  Vol.  IV  p.  328-329. 


412  BELLA   STELA    DEL   FOKO 

Dalle  cose  fin  qui  esposte  e  discusse,  conseguita,  che  1'Hul- 
sen  volendo  ferirci  nella  riputazione,  si  feri  da  se  nella  sua: 
che  le  ricerche  da  lui  dispregiate,  erano  e  sono  stimate  e 
lodate  da  orientalisti  e  da  archeologi,  mentre  le  sue  frecce 
senza  punta  contro  di  noi,  non  ci  hanno  toccata  la  pelle.  II 
momento  poi  di  pungerci  non  fu  colto  felicemente  dall'Hiilsen, 
percioeche  mentre  egli  si  fa  beffe  delle  nostre  ricerche  hethee, 
la  scoperta  fatta  dal  Koldewey  *  in  Orients  e  propriamente 
a  Babilonia,  d'un  insigne  monumento  hetheo  con  bassorilievo 
e  un'  iscrizione  in  geroglifici  hethei,  e  salutata  con  plauso, 
da'  dotti  Orientalisti.  Aggiungi,  che  al  tempo  stesso,  gl'  In- 
glesi  a  Cnossos  e  gl'  Italiani  a  Phaestos  nelT  isola  di  Greta, 
scoprivano  due  superbi  palazzi  dell'epoca  micenea,  con  pit- 
ture  e  bronzi  e  ceramiche  in  gran  numero,  e  quel  che  phi 
rende  sommamente  prezioso  lo  scavo  dell'  Evans,  e  Taver  tro- 
vato  nel  palazzo  di  Cnossos  mille  e  cinquecento  tavolette  con 
iscrizioni  simili  alle  iscrizioni  hethee  e  in  lingua  preellenica  2. 
Noi  scrivendo  di  Praesos,  citta  capitale  degli  Eteocretesi, 
facemmo  notare  che  nel  frammento  d'epigrafe  ivi  trovato  e 
di  cui  disse  il  Comparetti  d'essere  in  lingua  certamente  non 
greca,  il  testo  6  diviso  da  righe  orizzontali  come  nelle  iscri- 
zioni hethee  della  Siria  e  dell'Asia  Minore.  Nelle  tavolette 
di  Cnossos  si  ha  lo  stesso  modo  di  chiudere  il  testo  fra  righe 
orizzontali.  Si  tenga,  intanto,  delle  nostre  ricerche  e  della 
iiostra  teoria  quel  conto  che  ne  tien  F  Hiilsen,  e  quanto  si 
scoperse  per  gli  scavi  dello  Schliemann  e  per  i  posteriori  fino 


1  Cf.  R.  KOLDEWEY,  Die  Hettische  Inschrift  gefunden  in  cler  Koe- 
nigsburg  von  Babylon,    Leipsig,    1900.   E  il  1°   fascicolo  della   pubbli- 
cazione   della  Socijta    tedesca    Orientale :    Wissenschaftliche     Veroeffen- 
tlichungen.  Vedi  la  rivista  del  CLERMONT-GANNEAU  nella  Rev.  Crit.,  del 
25  giugno  1900. 

2  Cf.  SAL.  REINACH,  Bulletin  Mensuel  de  I'Acad.  des  Inscript.;  seanee 
an  4  mai  1900  nella  Rev.  archeol.,  t.  XXXVII,  trois.  ser.  juillet-aout,  1900, 
p.  151.  « II  est  aussi  certain  aujourd'hui  que  cette  ecriture  primitive  n'est 
pa.s  un  emprunt  fait  a    1'Egypte  ou  a  l'AssjTrie,  mais  se  rattache  a  un 
Kysteine  graphique  particulier  auquel  appartient  cgalement,  selon  toute 
apparence,  I'hieroglyphisme  hetheen.  » 


E   BELLA   SUA   ISCRIZIONE   ARCAICA  413 

a'  recenti7  inglesi  ed  Italian!,  non  avra  spiegazione  ragione- 
vole  e  solidamente  fondata. 

Tutti  sanno  che  noi,  parlando  e  scrivendo  degli  altri,  siamo 
inchinati  da  natura,  a  dime  tutto  il  bene  che  si  possa  desi- 
derare,  e  solo  ingiustamente  provocati  ci  rechiamo  sulle  di- 
fese  e  rilanciamo  nell'offensore  I'offesa.  II  grande  Orientalista 
Arcibaldo  Enrico  Sayce  dianzi  ricordato,  ci  chiamava :  «  II  piii 
cortese  de'  controversisti  i.  »  L'Hulsen  come  non  pochi  della 
sua  gente,  ed  anche  i  dottissimi,  non  sembra  che  sieno  felici 
se  ne'  loro  scritti  non  mordano  o  graffino  qualcuno.  Nel  pas- 
sato  agosto  Sal.  Reinach,  facendo  la  rivista  dell' opera  insigne 
del  Furtwaengler  sulle  Gemme  antiche  2,  si  domandava: «  Mais 
pourquoi  faut-il  qu'il  eprouve  (il  Furtwaengler)  le  besoin, 
m§me  dans  un  ouvrage  de  haute  science,  dans  -un  ouvrage 
ne  pour  durer,  je  ne  dis  pas  de  contredire,  mais  d'injurier 
ceux  qui  ne  pensent  pas  comme  lui?  »  E  recati  gli  esempii, 
conchiude  dicendo  che  simili  procedimenti  fanno  pensare  al 
motto  di  Talleyrand  su  Napoleone:  «  Quel  dommage  qu'un 
si  grand  homme  ait  ete  aussi  mal  eleve !  »  Nel  dibattimento 
del  16  marzo  al  Landtag  prussiano,  circa  la  spesa  fatta  fare 
allo  Stato,  di  20,000  talleri  per  1'acquisto  delle  false  figuline 
moabite,  il  Mommsen  scusava  il  Governo  e  dava  la  colpa  al 
primo  corpo  scientificodeirAlemagna,  conchiudendo  con  queste 
parole  tradotte  testualmente  dal  Clermont-Ganneau  che  aveva 
scoperta  la  frode  e  scrisse  la  storia  deH'avvenuto :  «  Je  dois 
avouer  d'ailleurs,  Messieurs,  que  j'ai  rarement  vu  une  di- 
scussion scientifique  Internationale  menee,  du  cote  allemand, 
avec  une  pareille  inconvenance  (Unanstaendigkeit).  C'est 
seulement  par  un  aveu  public  qu'il  est  possible  d'attenuer 
un  peu  ce  tort.  La  facon  dont  les  savants  francais  et  anglais 


1  «  Dr.  de  Cara  is  strongest  in  his  criticism  of  the  theories  of  other 
scholars.   He  has  a  keen  eye  for  their  weak  points  though  at  the  same 
time  he  is  the  most  courteous  and  sympathetic   of  controversialists.  Aca- 
dcmtj,  25  May  1895.  » 

2  Cf.  Rev.  crit.,  6  aout  ?900  p.  105. 


414  DELLA  STELA  DEL  FORO  E  BELLA  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA 

les  plus  estimables  ont  ete,  jusqu'au  moment  ou  Ton  a  du 
reconnaltre  qu'ils  avaient  raison,  traites  par  les  savants  et 
quasi-savants  allemands,  est  absolument  indigne  et  imper- 
donnable  J.  » 

Eppure  lo  stesso  Mommsen,  il  quale  condanna  qui  di  poca 
educazione  nelle  discussioni  internazionali,  dotti  e  semidotti 
alemanni,  6  noto  per  incredibili  ingiurie  contro  gl'  ingegnir 
la  letteratura  e  Tarte  dell' Italia  antica  e  moderna^  compresi 
Cicerone  e  Dante  con  la  Divina  Commedia,  lavoro  di  pas- 
sione  retorica  2. 

Conchiudiamo,  che  il  Dr.  Hulsen  non  provocato,  non  pre- 
gato,  ma  da  s&  e  sui  juris  et  arbitrii,  voile  con  le  sue  frec- 
ciate  far  sapere  a  noi  e  a'  dotti  di  tutto  il  mondo,  che  a 
giudicare  antediluviane  le  nostre  ricerche  hetheo-pelasgiche, 
ci  voleva  un  antediluviano,  e  vi  6  riuscito. 


1  Cf.  CLBRMONT-GANNEAU,  Les  fraudes  Archtologiques  en  Palestine, 
Paris  1885  p.  181. 

2  Romische  Geschichte.  Vol.  I,  220  e  segg. 


SOMMARIO. 

I.  Criteri  di  saiita  ed  altissima  prudenza,  con  cui  il  Consalvi  ed  i  suoi 
compagni  si  preparano  all'ultiraa  conferenza.  Acerrima  contesa  sul- 
1'articolo  intorno  la  pubblicita  del  culto :  sottile  ripiego  del  Con- 
salvi e  lieto  successo.  —  II.  Si  adopera  a  fine  di  far  sottoscrivere  di 
presente  la  convenzione  concordata  dopo  dodici  ore  di  discussione, 
e  vi  riesce:  sottoscritti  gli  articoli  e  presentati  al  Primo  Console, 
ne  incontrano  la  soddisf'azione.  —  III.  Vera  gloria  del  Primo  Con- 
sole ;  merito  del  card.  Consalvi ;  il  Concordats  e  Pio  VII :  inizia- 
zione  di  una  nuova  era  politica  e  religiosa.  —  IV.  Le  nostre  seguenti 
trattazioni. 

I. 

La  notte  seguente  a  quella  storica  giornata  1  e  tutta  la 
prima  meta  del  seguente  giorno  15  luglio,  si  passarono  dal 
Consalvi  e  dai  suoi  due  socii  in  «  raccomandarsi  a  Dio  e  nel- 
T  esaminare  ansiosissimamente  e  pesare  nella  bilancia  ci6 
che  vi  rimaneva  da  fare.  Ci  vedevamo  ridotti,  cosi  il  Car- 
dinale  gia  uscito  fuori  del  pelago  alia  riva,  al  pas  so 
estremo  di  giocar  tutto  ». 

Queste  riflessioni  gravissime  del  cardinale  ministro,  danno 
ad  intendere,  come  egli  avesse  capito  benissimo  il  gioco  degli 
osteggiatori  della  religione  cattolica,  ed  afferrato  nel  giusto 
punto  la  condizione,  in  cui  versava  il  Primo  Console.  Quelli 
volevano  a  ogni  modo  rotta  ogni  trattativa  di  pace  religiosa, 
da  genuini  figliuoli  di  una  rivoluzione  empia  e  libertina,  la 
quale  in  veste  repubblicana  non  era  se  faon  la  stessa  setta 
massonica,  nemica  accanita  della  religione  che  ha  Gesu  Cri- 
sto  PIT  autore.  Ma  volevala  il  Bonaparte,  ispirato  poniamo 
pure  da'  vasti  disegni  che  celava  nella  mente  e  non  gia  per 
sentimento  di  cuore,  siccome  colui  che  all'assecuzione  del 

1  Vedi  quad.  1028. 


416  CONCLUSIONS  DELLE  TRATTATIVE 

potere  imperatorio,  cui  non  sognava  piii,  ma  si  teneva  ora- 
mai  stretto  in  pugno,  piu  che  conducente  stimava  la  restau- 
razione  della  religione  cattolica  essenzialmente  necessaria; 
e  necessaria  la  reputava  altresi,  con  giudizio  rettissimo  e 
strettamente  patrio,  all'acquisto  della  concordia  e  della  pace 
della  massima  parte  del  popolo  francese.  Laonde  il  Consalvi 
cui  1'esperienza  aveva  reso  guardingo  nell'affldare  a  lettere, 
anche  in  cifra,  riflessioni  svantaggiose  al  governo  Consolare, 
aggiunge  subito  questa  riflessione,  che  dentro  il  velo  di  una 
figura  di  reticenza,  dice  puremolto:  «  V.  Emza  sia  certis- 
sima  che  tutto  poteva  accadere,  benche  ogni  umana  politico, 
.potesse  assicurare  del  contrario:  in  voce  potrb  meglio  spie- 
garle  questa  verissima  verita.  » 

Convennero  dunque  tutti  e  tre  i  ministri  pontificii,  d;  in- 
ter pretare  largamente  la  legge  imposta  dal  S.  Padre,  di  con- 
cedere  ogni  cosa  purclie  fosse  salra  la  sostanza:  applicando 
questa  parola  non  gia  al  disegno  pontificio,  del  quale  «  con 
la  omissione  di  alcune  cose  qui  invincibilmente  ricusate  la 
sostanza  veniva  a  perire...  ma  alia  cosa  stessa  »,  badando 
quindi  «  fin  dove  si  poteva  giungere  senza  offesa  della  reli- 
gione. » 

Cosi  preparati  e  disposti  si  recarono  alia  novissima  con- 
fer enza,  che  comincio  «  al  mezzo  giorno  in  punto  »  del  giorno 
quindicesimo  di  luglio.  La  discussione  non  fu  tanto  varia, 
come  T  ultima  volta,  ne  tanto  lunga,  ma  non*  meno  combat- 
tuta  ne  meno  trepida.  Rimesso  in  disputa  Tarticolo  del  culto, 
rinacque  la  contesa  forte  ed  ostinata  per  una  parte  e  per 
Taltra.  Gli  oratori  francesi,  conscii  e  pavidi  della  volonta 
del  Primo  Console  di  non  mutar  sillaba  della  formula  scritta 
di  suo  proprio  pugno,  tenevano  sodo:  e  il  Consalvi,  conscio 
per  il  colloquio  der  giorno  innanzi,  di  una  qualche  arrende- 
volezza  del  Bonaparte,  esigeva  o  una  modificazione  o  un'ag- 
giunta.  Voleva  egli  che  le  parole :  conformandosi  a'  regola- 
menti  di  polizia  fossero  soppresse,  per  non  nuocere  alia  pub- 
blicita  officiale  del  culto ;  o  almeno  vi  si  apponesse  la  giunta 
di  queste  altre:  per  ragione  della  pubblica  tranquillita.  I 


PER  IL   CONCORDATO  417 

ministri  francesi  «  sostennero  acerrimamentr  che  niuna  giunta 
avra  luogo,  perche  la  parola  police,  essendo  parte  o  dispo- 
sizione  governativa  non  aveva  altro  scopo,  so  non  di  tute- 
lare  la  tranquillita  pubblica  e  proteggere  lo  stesso  culto :  ne 
entrava  nel  pensiero  del  governo  «  d'  incatenare  dentro  le 
chiese  »  i  ministri  o  le  cose  della  religione;  come  d' altra 
parte  non  si  poteva  pretendere  di  permettere  «  una  proces- 
sione  dove  la  conosciamo  pericolosa.  » 

Pigliandoli  al  loro  stesso  ragionamento,  il  Consalvi  pro- 
pose premurosamente  1'aggiunta  della  clausula  «  pour  la 
tranquillity  publique  »,  insistendo  «  vivamente  nel  dire,  che 
subito  che  essi  confessavano  che  questa,  e  non  altra,  era  la 
iutelligenza  della  parola  «  police  »,  non  dovevano  aver  dif- 
ficolta  di  abbondare  nel  piu  chiaramente  dichiararla.  »  II  Con- 
salvi intendeva  di  ottenere  con  quell'aggiunta  due  vantaggi: 
II  primo,  di  evitare  che  «  Nostro  Signore  si  sottoscrivesse  a  un 
articolo  sine  causa  »  ;  sembrando,  anzi,  nagionevolissimo  che 
«  nelle  circostanze  nelle  quali  si  trova  la  Francia  »  il  S.  Padre 
non  disapprovi  che  il  culto  pubblico  «  si  conformi  ai  rego- 
lamenti  di  polizia,  che  per  la  pubblica  tranquillita  sareb- 
bero  giudicati  necessarii.  »  II  secondo  vantaggio  era  quello  di 
limitare  la  natura  di  cotali  regolamenti  di  polizia,  «  che  non 
ci  6  piii  pericolo  che  possano  estendersi  ad  altra  cosa,  o  al- 
meno  il  Papa  non  dice  altro.  »  Ottime  riflessioni  per  verita, 
qualora  una  legge  cosiffatta  e  cosi  intesa,  fosse  applicata  da 
un  governo  onesto  !  Altrimenti  la  tranquillita  pubblica  corre 
risico  di  divenire  uno  strumento  sconfinato  di  partigiana  ti- 
rannia  ed  universale.  A  ogni  modo  Taggiunta  di  queste  due 
parole  restringeva  di  molto  Testensione  di  quell' articolo,  e 
gli  dava  aspetto  di  provvedimento  veramento  ragionevole:  non 
fu  quindi  piccolo  vantaggio  ottenuto  dal  ministro  pontificio. 

«  Dopo  un  fortissimo  e  lunghissimo  contrasto,  prosegue 
il  Consalvi  ne'  suoi  Schiarimenti  al  Card.  Doria,  essi  si  arre- 
sero,  con  una  condizione,  cioe  che  invece  di  dire :  che  saranno 
(i  regolamenti  di  polizia)  giudicati  necessarii  per  la  tran- 
<l«i  Hit  a  pubblica,  si  dicesse  come  aveva  espresso  in  principio 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1210.          27          8  novembre  1900. 


418  CONCLUSIONS  DELLE  TRATTATIVE 

10  stesso  Primo  Console:  die  il  governo  giudicherd;  necessarii 
per  la  tranquillita  pubblica.  »  Fecero  osservare  i   ministri 
francesi,  con  un'accortezza  adoperata  a  proposito  a  fine  d'in- 
durre  il  Consalvi  a  mostrarsi  piu  corrivo,  che  se  vi  era  una 
speranza  di  ottenere    1'approvazione  del  Primo   Console,  si 
otteneva  «  appunto  col  richiamargli  all'orecchio  quellaparola 
«  governo  »,  gia  da  lui  proposta. »   «  Noi,  osserva  il  Consalvi, 
credemmo  di  fare  buon  guadagno,  ottenendo  1'aggiunta  delle 
interessantissime   parole  «  per  la  tranquillita  pubblica  »,  al 
prezzo   di  una  parola   indifferente,  mentre  la  stessa  parola 
«  polizia  »  diceva  1'equivalente,  giacche  la  «  polizia  »  non  si 
esercita  se  non  dal  governo.  » 

L'articolo  insomnia  era  cosi  espresso :  «  II  culto  sara 
pubblico,  avendo  tuttavia  riguardo  ai  regolamenti  di  polizia, 
che  il  governo  conoscera  necessarii  per  la  pubblica  tranquil- 
lita. »  «  In  tale  forma,  conclude  il  Consalvi,  ci  e  par  so  che 
la  cosa  non  ferisca  le  orecchie,  n6  la  massima,  e  che  si  pre- 
sent! in  un  aspetto  di  cui  ognuno  ravvisi  la  ragionevolezza.  » 

Un'altra  acerrima  contesa  fu  impegnata  per  determinare 
la  nomina  de'  parrochi.  Nella  notte  antecedente  si  era  riusciti 
a  farla  ammettere  in  questa  forma :  (I  vescovi)  «  faranno  le 
nomine  alle  parrocchie;  non  sceglieranno  i  pastori,  se  non 
dopo  essersi  accertati,  ch'  essi  sono  forniti  delle  qualita  ri- 
chieste  dalle  leggi  della  Chiesa,  e  godono  della  fiducia  del 
governo. »  Era  costato  sangue  al  Consalvi  I'e^ssere  riuscito  a 
combinare  insieme  coll' abb.  Bernier  questa  formola  col  disegno 
propostosi  dal  Primo  Console.  II  quale  dopo  averla  approvata, 
«  improvvisamente  si  cambio  »  e  rivolle  la  sua  propria  for- 
mola :  (I  vescovi)  «  nomineranno  alle  parrocchie  con  r appro- 
vazione  del  governo.  »  Anzi,  dopo  visto  e  gittato  nel  fuoco 

11  fogiio  della   convenzione   eoncordata   la   notte  innanzi,  la 
peggior6  eziandio   con   questi  termini:  Le  loro  nomine  non 
saranno  valide,  se   non   dopo   di   essere  state  gradite  dal 
governo. 

«  Queste  parole  egli  le  scrisse  di  sua  mano.  Niente  meno 
dunque  che  una  tal  frase,  osserva  il  Consalvi,  e  scritta  da 


PER  IL   CONCORD ATO  419 

tal  mano,  dovemmo  noi  combattere  ieri  nel  sec-ondo  <;on- 
gresso.  »  Dopo  negazioni  e  riprese,  dopo  varie  proposte  non 
acconsentite,  dopo  infiniti  tentamenti  «  fu  miserirordia  di 
Dio  »  che  infine  si  potesse  convenire  in  questa  norma:  «  La 
loro  SCELTA  non  potrd  cadere  se  no/i  in  JHTSOH.C  gradite  dal 
governo  '.  » 

II. 

Non  isfuggi  al  ministro  di  Pio  VII  1'appiglio  forte,  che 
con  una  nomina  di  cotal  fatta  si  metteva  in  mano  al  governo, 
massimamente  avendo  riguardo  Sill'attopratico,  con  cui  quelle 
nomine  si  eseguirebbero.  Ma  &  indubitabile  che  ottenne  il 
massimo,  che  si  potesse  sperare  in  quelle  circostanze.  Gli 
era  stato  detto  dal  Primo  Console,  e  il  Consalvi  lo  registra 
ripetendolo  nelle  sue  lettere  alia  sua  Corte,  che  bisognava 
allora  «  considerare  la  Francia  come  al  secondo  e  terzo  se- 
colo,  per  rimettervi  una  religione  quasi  del  tutto  bandita,  e 
che  va  a  estinguersi  a  occhiate  (cosa  in  se  verissima).  » 

Essendo  cosi  lo  stato  delle  cose,  e  avendo  a  trattare  con 
un  governo  gia  esasperato  ed  impaziente  d'indugi,  (-apace  di 
qual  si  fosse  piu  arrischiato  partito,  penso  saviamente  il 
Legato  del  Papa  di  contentarsi  di  un  bene  inferiore  a'  suoi 
desiderii,  ma  di  molto  al  di  la  delle  sue  speranze  2.  Laonde, 
quasi  scusando  apologeticamente  T opera  sua  :  «  Alia  fine, 
esclama,  subito  che  un  governo  non  costituzionalmente  cat- 
tolico  non  vuole  ammettere  che  ci  siano  parrochi  (se  non  a 
esso  gorerno  graditi),  chi  pud  arere  il  coraggio  di  rompere 
un  trattato  e  non  rendere  la  religione  atla  Francia  per  tale 
motivo  ?  »  Stupende  parole,  e  veranaente  onorifiche  alia  me- 

1  Avrobbe  il  Consalvi  voluto  adoperare  1'espressione  «  agreables  au 
gouvernement  »  :  ina  in  Parig'i  quella  parola  avrebbe  potuto  avere   «  nn 
senso  di  tencro  ridicolo  (les  agredbles  de  Paris);  onde  non  si  e  voluta  ». 
Lett.  cit. 

2  «  Come  Dio  voile,  arrivammo  aconvcniiv,  otteiiendo  (lo  dico  chiaro; 
eondiscendenze  non  cyuaU  al  nostro  desiderio,  m<(  certo  saperiori  aile  nostre 
spcranxc  in  si  deplorabile  situazione.  »  Consalvi  a  Doria,  l(j  Ing'lio  1801, 
(Arch.  Vatic.,  vol.  cit.;  Docum.   Concord.,  III.  p.  283). 


420  CONCLUSIONS   DELLE   TRATTATIVE 

moria  di  un  principe  della  Chiesa,  il  cui  zelo  per  la  religione 
di  Gresu  Cristo  era  secondato  proporzionatamente  da'  doni 
singolari  di  un  chiarissimo  ingegno! 

Stipulati  gli  articoli,  e  discuss!  i  motivi  per  una  parte  e 
per  1'altra,  e  convenuti  i  trattatori  in  ragguaglio  dopo  dodici  ore 
dicongresso  nell'esito  cosi  lungamente  desiderate,  sidestreggio 
il  Consalvi,  perche  al  lavoro  fatto  si  apponessero  le  firme  di 
presente.  Egli  si  era  accorto  perbene  della  tattica  seguita  fin 
li :  a  ogni  ripresa  il  Bonaparte  aveva  imposto  condizioni  sem- 
pre  crescenti  verso  il  peggio.  N6  con  quell' uomo,  e  peggio 
con  quella  gente  che  gli  stava  attorno,  valevano  i  ragiona- 
menti  e  i  raggiri :  dinanzi  al  suo  ferreo  volere  tutto  dovea 
cedere  o  spezzarsi  *.  II  perche,  temeva  sovranamente  il  Con- 
salvi  che  non  si  facesse  per  parte  degli  incaricati  francesi 
«  un  secondo  ricorso  al  Primo  Console,  per  averne  Tassenso 
innanzi  alle  firme  ». 

«  Tutto  questo,  scrive  narrando  egli  stesso,  mi  fece  far 
di  tutto  per  assicurare  di  sottoscrivere  ieri  sera  stessa;  ma 
sa  Dio  quali  difficolta  incontrai !  II  trattamento  fatto  dal 
Primo  Console  al  suo  stesso  fratello  Giuseppe,  la  mattina 
antecedente,  per  avere  ammesso  quelle  cose  che  egli  ricuso, 
lo  aveva  scontentato  talmente,  che  non  voleva  azzardarsi  in 
conto  alcuno  a  sottoscrivere  senza  prima  interpellarlo.  Im- 
magini  V.  Emza  se  ricusandovisi  il  fratello,  vi  si  ricusavano 
molto  piu  gli  altri  due  2.  Mi  trovavo  in  un  bruttissimo  bivio, 

1  Le  disposizioni  de'  ministri   e   de'  segretarii,   circondanti   e   consi- 
glianti  il  Primo    Console,    sono    descritte    graficamente   nelle   seguenti 
parole,  inviate  in  cifre  al  card.  Doria  (13-16  luglio): 

«  ...  Immagiiii  V.  Emza  cosa  si  puo  guadagnare  con  gente  che  in 
fondo  non  vuole  la  cosa,  che  e  nemica  per  massima,  che  poco  o  niente 
s'intende  della  materia,  che  misura  queste  cose  colla  politica  e  1'inte- 
resse  e  non  colle  regole  della  Chiesa,  che  non  si  prende  la  pena  di  leg- 
gere,  non  che  di  esaininare  le  ragioni  che  si  adducono,  e  che  con  un 
bon  mot  declina  qualunque  piu  forte  argomento  (Archiv.  Vatic.)...* 

2  II  Cretet  e  1'abbate    Bernier.  Notabile  cosa  :    nelle   sue  hmghe   e 
ragguagliate  relazioni,  intorno  alle  discussioni  nel  congresso,  il  Consalvi 
non  menziona  per  nulla  1'abb.  Bernier.  L'attore  priucipale  e  si  puo  dir 
solo,  della  parte  francese,  fu  Giuseppe  Bonaparte.  II  Bernier  11011  figura 


PER  IL   CONCORDATO  421 

o  di  espormi  ad  una  nuova  dilazione,  il  di  cui  esito  sarebbe 
stato  pe-ssimo,  o  di  mettere  i  plcnipotcnziarii  in  sospctto  c 
farli  ricusare  anche  per  una  ragione  di  piii,  cioe  per  la  s mania 
medesinia  che  io  ne  mostrassi.  Mi  rcgolai  come  meglio  scppi, 
o  a  meglio  dire  come  Dio  mi  suggerl,  e  finalmentc  strappai, 
nemmen  io  so  come,  la  loro  adesione  alia  sottoscrizione  '.  » 
II  tcsto  della  nuova  eonvenzione  piacque  fortunatamente 
al  Primo  Console.  La  qual  cosa  rifcrita  al  Consalvi  dai  due 
plcnipotcnziarii  in  persona,  nel  giorno  seguente,  16  di  luglio, 
Io  tolse  «  da  una  grande  angustia  ».  Solo  avendo  osservato 
che  mancava  la  determinazione  del  tempo  per  la  ratificazione 
dei  due  Sovrani,  voile  « onninamente  che  s'  inserisse  nel 
fine  del  foglio  »,  il  che  fu  eseguito  facilmente  in  quella 
stessa  mattina.  II  Consalvi  avendo  fatto  osservare  che  il  cor- 
riere  di  Parigi  a  Roma  metteva  dieci  giorni  e  altrettanti  al 
ritorno,  o  che  dieci  giorni  erano  neccssarii  per  i  lavori  in 
Roma,  si  combino  per  Io  spazio  di  40  giorni,  con  cinque  in 
piu  :  passato  il  qual  tempo,  se  non  veniva  la  confermazione 
da  Roma,  la  eonvenzione  sarebbe  annullata. 


III. 

Cosi    terminarono    quelle    celebri  trattative,    delle    quali 
tra  la  Francia  e  la  Santa  Sede  non  ne  furono  mai  agitate  ne 

qui  se  non  come  teste  ed  esecutore  delle  volonta  bonapartesche.  L'adope- 
rarsi  i'he  free  nel  disegno  concordat©  prima  col  Consalvi,  abbiamo  visto 
che  non  fu  tenuto  in  conto;  laddove  il  Legato  pontificio  si  loda  assai 
della  saviezza  e  ragionevolezza  di  Giuseppe  Bonaparte,  parlando  del 
Bernier  lisa  qiiesta  proposizione  sbrigativa :  «  Non  parlero  dell'abbate 
Bernier,  di  cui  gia  V.  Eiiiza  e  da  luiig'o  tempo  informata.  »  Non  in- 
tendiiiino  ])ero  di  sot-trarre  nnlla  al  concorso  e  a'desiderii,  onde  in  que- 
tstc  trattative  1'antico  parroco  della  Vandea  si  rese  Ix'ncnierito  dinanzi 
•alia  storia.  Forse  pero  il  suo  merito  si  sarebbe  accresciuto  di  qualche 
puiito,  sc  invece  di  ber<>  sovcrchio  allc  fonti  gallicane  si  fosse  istruito 
della  sola  teologia.  Ma  egli  aveva  gia  scritto  al  Talleyrand:  Je  suis  fran- 
^ais  et  non  romain.  Con  nuiggior  senno  e  |>iu  verita  avrebl)e.  dovuto  dire 
di  esserc  insieme  e  romano  e  francese. 

1  Lett.  dt. :  Consalvi  a  Uoria,  16  ag.  1801.  Archiv.  Vatic.;  Docum. 
Concord.  Ill,  n.  G47,  p.  284. 


422  CONCLUSIONS  DELLE  TRATTATIVE 

piu  gravi  e  piu  important!,  ne  di  piu  vitale  interesse  per  la 
nazione  francese.  II  Primo  Console,  al  cui  elevatissimo  inge- 
gno  va  attribuito  il  primo  merito,  coll' aver  dato  alia  prima 
nazione  cattolica  il  nuovo  patto  di  pace  religiosa,  ossia  di 
concordia  cittadina,  eresse  alia  sua  fama  un  monumento,  sul 
cui  frontispizio  la  storia  gli  ha  scolpito  in  bronzo  il  titolo  di: 
Restauratore  della  Religions  nel  paese  de'  Franchi1.  Le  sue 
glorie  militari  possono  splendere  tuttavia  ne'  molti  trofei, 
che  lo  figurano  come  il  piu  grande  capitano  del  mondo :  ma 
quelle  glorie,  oltre  I'amarezza  di  un  effimero  splendore  e  la 
gramaglia  che  le  velo,  furono  sino  dalP  origine  bruttate 
d'immenso  sangue  e  sparse  d'  infinite  lacrime  materne.  In 
quella  vece  1'opera  benefira,  alma,  pacificatrice,  del  eon- 
rordato  religioso  ancora  mantiene  nelle  terre  di  Clodoveo  e 
di  Carlo  Magno,  e  ne?  petti  franchi  la  scintilla  della  fede  e 
il  verde  della  speranza,  cui  n&  vicende  politiche,  ne  biechi 
consigli  di  una  setta  distruggitrice  e  da  sperare  che  va.rrauno 
a  spegnere  mai ! 

II  cardinale  Consalvi,  coll'essere  venuto  a  riva  di  un'im- 
presa  co&i  fortunosa  segno  nella  sua  carriera  di  ministro  di 
Pio  VII  il  primo  passo,  la  cui  mossa  rese  cospicuo  il  suo 
nomc  in  tutta  1'  Europa  cristiana.  La  sua  destrezza,  il  suo 
consiglio  assennato  e  prudente,  la  sua  moderazione  mista  di 
garbo  e  di  fortezza  rialzarono  agli  occhi  de'  nuovi  goverua- 
tori  della  Francia  e  dell'  Europa  tutta,  Tantico  valore  della 
diplomazia  romana. 

Le  cose  da  lui  ottenute  nella  conclusione  di  questo  Con- 
cordato  furono  di  gran  lunga  superior!  alia  comune  aspetta- 
zione.  Infatti  cosi  egli  stesso  lo  attestava  scrivendone  al  Doria 
(24  luglio):  M  In  mezzo  a  tutte  queste  amarezze,  diro  pero 
a  V.  Emza  che  tutti  i  i//htisfri  esteri  che  sono  qui,  e  tuttc  le 


lettera  in  cifra  al  card.  Doria  (16  luglio)  il  Consalvi  diet' 
chiavanu'iite:  ...«Si  persuada  il  S.  Padre  e  il  Sacro  Collegio,  che  il 
Primo  Console  e  il  solo  che  abbia  voliito  fare  1'accomodamento.  Si  per- 
suada die  tutti  gli  altri  sono  nemici,  e  quello  che  e  peggio,  nemici  po- 
tenti  (Archiv.  Vatic.).  » 


PER  IL   CONCORD ATO  423 

istruite  trovano  un  /v/-o  mirarolo  nell'esssersi potuto 

coitcludere  il  trattato,^  nell'aveiio  concluso,  dicono  essi,  assai 
piii  yantaggiosamente  che  nclla  posizione  attuale  delle  cose 
sembrava  possibile.  A  dir  vero  la  cosa  6  cosi.  lo  stesso  lo 
vedo  concluso,  e  quasi  non  ci  credo.  In  voce  spiegherb  tutto *.  » 

Tuttavia,  dopo  avere  studiato  ben  addentro  i  lunghi  rag- 
giri  e  tortuosi  di  questa  negoziazione,  non  mi  perito  di  asserire, 
che  se  il  Consalvi  avesse  avuto  a  trattare  col  solo  Primo 
Console,  egii  sarebbe  riuscito  ad  ottenere  concessioni  eziandio 
maggiori.  Egli  si  era  accorto,  che  il  Primo  Console  non  era 
piu  il  furioso  giacobino,  il  quale  fattosi  strumento  de'  cinque 
tirannelli  del  Direttorio  aveva  dettato  gli  articoli  di  Tolen- 
tino,  degni  di  un  conquistatore  barbaro:  ne  per  anco  mo- 
strava  quell' albagia  tirannica,  che  doveva  accecare  il  futuro 
imperatore. 

Quel  tempo  fortunoso  seguava  per  il  Primo  Console  uno 
di  que'  solennissimi  moment!  storici,  che  Iddio  supremo  mo- 
deratore  degli  avvenimenti  umani  sa  far  venire  in  quel  punto 
deila  serie  de'  tempi,  cui  la  sua  sapienza,  impervia  allo  sforzo 
dell'umana  portata,  distingue  e  dispone.  L'occhio  del  Bona- 
parte lo  intui,  e  la  sua  gran  mente  ne  intese  il  valore  pre- 
sente :  forse  egli  rivolse  al  vantaggio  insperato  della  propria 
fortuna,  quello  che  la  Provvidenza  aveva  assegnato  per  il 
rinnovamento  delle  fortune  di  un  popolo  e  per  vera  gloria 
e  duratura  di  lui  stesso.  A  ogni  modo  egli  era  in  quelle 
circostanze  strumento  assai  ben  disposto  ed  acconcio  a  se- 
condare  quegli  arcani  disegni.  Ma  la  ressa  degli  antichi  Con- 

1  A  costo  pero  di  quali  e  quante  fatiche  fosse  giunto  il  Consalvi  a 
quel  terinine  appena  sperabile,  lo  potra  concepire  di  leggieri,  chi  abbia 
seguito  la  serie  de'  casi  fortunosi  a'  quali  fu  esposto  questo  neg-ozio. 
Tra  le  tante  attestazioni,  scegliamo  questo  passo  di  un  suo  dispaccio 
in  cifra  al  card.  Doria  (16  luglio),  in  ciii  si  esprime  cosi: 

«  ...  Le  pene  da  me  sofferte  nella  durata  di  questa  trattativa  supc- 
rano  ogni  idea,  e  sicuramente  la  inia  salute  se  n'e  risentita  molto,  jx'rt-he 
posso  dire  con  verita  che  tali  pene  sono  giunte  veramente  usque  ad  di- 
visionem  animae  ac  spiritus... 

...  Per  riuscire  a  mantenere  la  xostanza  degli  articoli  stesi  in  Roma, 
posso  dire  con  verita,  che  ho  provato  i  dolori  della  morte...  (Archiv. Vatic.  |,» 


424  CONCLUSIONS   DELLE   TRATTATIVE 

venzionali,  che  gli  bisbigliavano  all'orecchio  parole  di  paura 
e  di  minaccia;  Tagitazione  del  clero  scismatico  adunatosi 
a  spauracchio  in  conventicola  nazionale  sotto  la  presidenza 
di  un  Gregoire,  scismatico  pericoloso;  e  sopratutto  Tinfluenza 
tan  to  nefasta  quanto  efficace  dell'altro  apostata,  che  era 
a  capo  delle  relazioni  estere  dello  stesso  governo,  furono 
la  vera  causa  che  infreno  la  mano  al  Primo  Console  e  re- 
strinse  i  confini  della  religione  di  fronte  alia  larga  cerchia 
delle  liberta  e^delle  dominazioni,  dentro  la  quale  voile  che 
spaziasse  la  potesta  civile.  Eppure  il  Concordato,  anche  con- 
cluso  e  firmato  nelle  condizioni  e  ne'  termini  convenuti,  fu 
reputato  una  vera  restaurazione  dell'antico  ordine  religioso, 
un  nuovo  trionfo  del  principio  cristiano,  ed  una  vittoria  se- 
gnalata  di  Roma  papale.  Tanto  che  la  rivoluzione,  incarnata 
ne'  nuovi  reggitori  capitanati  da  un  Talleyrand,  da  un  Fouche, 
da  un  Carnot  e  consorti,  si  credette  in  obbligo  di  farsi  alia 
riscossa  come  di  una  sconfitta  toccata  '.  E  ci  si  accinse  poi 
da  pari  sua,  come  vedremo,  vale  a  dire  col  non  stare  a'  patti, 
e  col  cavare  alia  pubblica  luce  il  parto  violentemente  scaltro 
degli  articoli  organici,  da  Roma  considerate  sempremai  sic- 
come  spurio. 

Ed  in  altrettali  condizioni  storiche  e  provvidenziali  del 
Primo  Console  trovavasi  pure  il  novello  Pontefice  di  Roma 
Pio  VII.  Egli  con  quella  figura  di  pace,  di  umile  e  tacita 
virtu  cristiana,  onde  si  contornava  come  dentro  una  aureola 
sfavillante  di  sovrumana  luce,  Y  augusto  Successore  di  Pietror 
presenta  un  contrasto  assai  rilevato  di  fronte  al  vincitore 
di  Marengo,  nel  campo  storico  di  quelFepoca  singolare.  Mentre 
il  suo  ministro  in  Parigi  si  agitava  con  tutte  le  forze  del- 

1  In  una  lettera  confidenziale  degli  11  ottobre  1801,  Mgr  Spina  con- 
fessava  ingenuamente  al  Consalvi  il  gran  colpo,  ch'erano  riusciti  a  dare 
a' nemici  della  religione  col  concludere  il  Concordats  :  «...  Voi  dovete 
immaginare  che  abbiamo  consumato  un  atto,  che  dai  nemici  della  Francia 
non  ci  sara  mai  perdonato...  (Archiv.  Vatic.,  Nunziatura  di  Francia, 
vol.  587).  »  Per  nemici  della  Francia  Mgr  Spina  intendeva  pure  gli 
stessi  francesi  settarii,  i  quali  sono  certamente  nemici  della  loro  patria^ 
quando  ne  osteggiano  1' unita  religiosa,  ossia  nazionale! 


PER   IL   CONCORD ATO  425 

1'ingegno  in  una  lotta,  dove  si  decidevano  alti  e  svariati 
destini,  e  dove  gli  contrastavano  avversarii  poderosi  e  sriu- 
tillanti  di  armi  vittoriose,  la  voce  di  lui  non  risonava  clamo- 
rosamente,  di  lui  non  appariva  al  di  fuori  nessuna  manife- 
stazione  romorosa.  L'uomo  guerriero,  esaltato  di  fresca  gloria, 
strepitava  con  voci  minacciose  costringendo  soldatescamente 
<*  tempi  ed  uomini  a'  suoi  voleri :  e  1'antico  monaco,  in  mezzo 
a'  silenzi  delle  aule  Vaticane  scioglieva  dairanima  innoceiite 
I'limile  preghiera,  e  adorando  sopra  la  tomba  degli  apostoli 
sollevava  in  alto  lo  sguardo  e  le  mani  candide ! 

Saputo  la  notizia,  egli  n'ebbe  contentezza  pari  alia  forza 
del  desiderio,  con  cui  ne  aveva  sospirato  1'avvenimento.  J^a 
Francia  era  ridonata  a  Gesu  Cristo :  e  1'  uomo  rappresentante 
del  Figliuolo  di  Dio  in  terra  salutava  il  lieto  presagio  del  suo 
pontificato  e  le  liete  speranze  del  secolo  test6  dischiuso  alia 
serie  de'  tempi.  Ogni  altra  considerazione  contava  poco  nel- 
1'anima  di  Pio  VII.  La  compagine  delle  nuove  costituzioni 
civili,  la  vita  saliente  da'  popoli  verso  1'alto,  lo  scoscendi- 
mento  delle  antiche  istituzioni  non  lo  intimorivano :  le  isti- 
tuzioni  umane  passano,  i  popoli  si  rinnovellano  ma  rimangono. 
E  quando  le  altezze  si  sottraggono  da  se  stesse  all'onda  vitale 
sgorgante  dalla  divina  sorgente,  onde  s'  irriga  la  Chiesa  cat- 
tolica,  questa  ne  rivolge  a  dirittura  verso  i  popoli  a'  quali 
e  destinata,  la  vena  vivificatrice. 

Tale  fu  Timportanza  di  quel  Concordato  solenne,  col  quale 
si  fermarono,  per  felice  concordia  de'  due  piu  grandi  poteri 
del  mondo,  al  cospetto  dell'attonita  Europa,  le  basi  del  nuovo 
assestamento  di  una  nazione,  die  era  la  primogenita  della 
Chiesa:  nella  sua  prodigalita  furente,  la  Francia  se  le  era 
strappata  dal  seno,  ed  ora  la  figura  paterna  del  Vicario  di 
Gesu  Cristo  se  la  stringeva  nuovamente  al  petto  1. 

1  Intorno  alia  contentezza  ed  alle  sollecite  cure,  con  cui  Pio  VII  si 
adoperava,  neH'ultimare  il  grande  negozio,  il  miuistro  francese  Cacault 
dava  al  suo  Governo  i  seguenti  ragguagli,  che  meritano  veramente  di 
csscM'c  rifcriti  siecome  quelli  che  dipingono  al  vivo  il  santo  Poiitefice. 
Dopo  aver  detto,  che  trovandosi  a  letto  il  Consalvi  per  la  stanchezza  e 


426  CONCLUSIONE  DELLE  TKATTATIVE  PER  IL  CONCORD ATO 


IV. 


Ma  la  conclusione  delle  trattative  e  la  sottoscrizione  delle 
niedesime  per  parte  degli  incaricati  ministri,  non  era  se  non 
il  primo  passo  per  la  pacificazione  della  Francia.  La  pattuita 
convenzione  doveva  essere  ratificata  dai  sovrani  delle  due 
parti,  quindi  venir  pubblicata,  ed  infine  messa  ad  esecuzione 
dal  Governo,  dal  clero,  e  dal  popolo.  Quanto  tutte  queste 
cose  costassero  di  tempo,  di  fatiche,  d'inganni  e  di  dolori^ 
come  il  Primo  Console  a  mano  a  mano  divenuto  piu  potente 
e«  creatosi  imperatore  disvelasse  Tanimo  suo,  e  come  Pio  VII 
per  parte  sua,  conosciuti  i  disegni  del  falso  Carlomagno,  si 
mostrasse  di  fronte  al  dominatore  delFEuropa  1'unico  sovrano 
e  forse  Tunico  uomo  in  Europa  che  a  quelle  prepotenze  si 
opponesse,  vedremo  ne'  seguenti  articoli,  se  Iddio  ci  dia  le 
forze ! 

per  la  infermita  contratta  nel  precipitoso  viaggio  diParigi  a  Roma,  il  Papa 
veniva  di  persona  a  lavorare  nella  camera  del  suo  ministro,  soggiunii'e : 
«  Le  sacre  College  entier  doit  coneourir  a  la  ratification :  tons  les  docteurs 
de  premier  ordre  sont  employes  et  en  mouvement.  Le  Saint  Pere  ost 
dans  1'agitation,  1'inquietude  et  le  desir  d'une  jeune  epouse,  qui  n'ose 
se  rejouir  du  grand  jour  de  son  mariag'e.  Jamais  on  n'a  vu  la  cour  pon- 
tifical e  plus  recueillie,  plus  serieusement  et  plus  secretement  occupee  de 
la  iiouveaute  sur  le  point  d'eclore,  sans  que  la  France  dont  il  s'agit  et 
pour  laquelle  on  travaille,  intrigue,  promette,  donne,  ni  brigue  ici  sui- 
vant  les  anciens  usages. 

«  Le  premier  Consul  jouira  bientot  de  raccomplissement  de  ses  vues 
4  1'egard  de  Taccord  avec  le  Saint-Siege,  et  cela  sera  arrive  d'une  ma- 
niere  nouvelle,  simple  et  vraiment  respectable. 

«  Ce  sera  1'ouvrage  d'un  heros  et  d\m  saint :  car  le  Pape  est  d'une 
piete  reelle. 

«I1  m'a  dit  plusieurs  fois :  « Soyez  sur  que  si  la  France,  au  lieu 
d'etre  puissance  dominante,  etait  dans  1'abattement  et  la  faiblesse  a 
I'eg'ard  de  ses  ennemis,  je  n'en  ferais  pas  moins  tout  ce  que  j'accorcle 
aujourd'hui.  » 

« Je  ne  crois  pas  qu'il  soit  arrive  souvent,  qu'un  si  grand  resul tat, 
dont  dependra  beaucoup  desormais  la  tranquillite  de  la  France  et  le 
bonheur  de  1'Europe,  ait  et6  obtenu  sans  violence  et  sans  corruption. 

«J'hai  1'honneur...  »  (Docum.  Concord.,  Ill,  n°  722,  Aff.  etrang.r 
Rome,  vol.  931 ;  Theiner,  I,  255;  Tliiers.  Le  Consulatet  I' Empire,  III,  271). 


DETERMINISMO  E  LIBERIA1 


XXIII. 

II  cavallo  di  battagiia,  col  quale  i  deter ministi  intransi- 
yenti  e  conciliatori  si  lusingano  di  riportare  una  decisiva 
vittoria  contro  i  sostenitori  del  libero  arbitrio,  sono  le  cosl 
dette  idee- for ze.  Per  essi  ogni  idea,  che  si  affaccia  alia  no- 
stra  mente,  incomincia  col  presentarsi  languida,  e  poi  di- 
venta  viva;  e  quindi  crescendo  sempre  in  intensita  giunge 
ad  imporre  necessariamente  al  soggetto  pensante  di  proce- 
dure airazione.  Che  se  i  deterministi  conciliatori  rimprove- 
rano  ai  loro  confratelli  intransigenti  di  non  volere  ammet- 
tere  1'  idea  della  liberta,  la  diiferenza  tra  i  contendenti  si 
riduce  ad  un  suono  vano  di  parole.  Infatti  1'idea  di  liberta 
pei  deterministi  conciliatori  percorre  lo  stesso  processo  di 
qualsivoglia  altra  idea,  sino  al  punto  di  divenire  ancor  essa 
un'  idea- for za.  Per  conseguenza  sia  pure  che  la  volonta  si 
determini  ad  operare  guidata  e  mossa  dair  idea  di  liberta; 
ma  se  questa  idea  produce  un  impulso,  al  quale  la  volonta 
non  puo  resistere,  anche  la  determinazione  e  Tatto,  che  ne 
conseguita,  non  saranno  liberi,  ma  necessarii. 

II  determinista  conciliatore  Fouillee  dopo  di  averci  data 
quella  infelicissima  ed  assurda  genesi  della  liberta,  siccome 
dimostrammo  neH'articolo  antecedente,  mette  in  servigio 
del  suo  disegno  di  conciliazione  la  non  meno  infelice  ed 
assurda  teoria  delle  idee- for  ze.  E  rivolgendosi  ai  sostenitori 
del  libero  arbitrio,  li  assicura  che  il  deter minismo  moderate, 
tra  le  idee,  che  esercitano  un' influenza  sulle  nostre  azioni, 
accoglie  eziandio  quella  della  liberta.  E  vero,  che  in  luoga 

1  Vedi  i  quaderni  1195,  1197,  1204. 


423  DETERMINISMO 

di  una  facolta  e  potenza  intrinseca  alia  natura  della  volonta,, 
qual'e  il  libero  arbitrio,  si  viene  a  sostituire  un'idea,  1'idea 
della  liberta;  ma  1'idea  nel  sistema  deterministico  prende  il 
luogo  di  potenza,  giungendo  al  grado  d;  idea-forza.  (La  quale 
confondendo  Vordine  ideale  col  reale,  merita  di  essere  chia- 
mata  idea-fissa,  anziche  idea-forza}.  E  rivolgendosi  quindi 
ai  deterministi  intransigent!  il  Fouillee  li  esorta  a  non  temere 
che  vacilli  il  loro  sistema,  se  ammetteranno  T  idea  di  liberta 
tra  le  idee-forze,  mentre  quella  al  pari  delle  altre  puo  as- 
sociarsi  col  determinismo. 

Parra  forse  a  taluno  immeritata  la  censura  d'  infelice  ed 
assurda  appiccata  da  noi  alia  teoria  moderna  delle  idee-forze* 
Dappoiche  a  prima  vista  sembreremmo  di  non  riconoscere- 
la  grande  influenza,  che  sulla  nostra  volonta  esercitano  le 
idee,  mentre  invece  per  mezzo  di  esse  apprendiamo  il  bene, 
che  trovasi  nelle  cose;  e  quanto  piu  Tidea  di  un  bene  qua- 
lanque  e  viva  e  forte,  tanto  maggiormente  la  nostra  volonta 
si  sente  stimolata  a  ricercarlo.  Pero  convien  riflettere  che  i 
deterministi  intendono  ben  altro,  e  si  spingono  troppo  innanzi 
colla  loro  teoria  delle  idee-forze.  Le  quali,  secondo  essi,  non 
si  restringerebbero  a  stimolare  piii  o  meno  fortemente  la 
volonta,  ma  lasciandola  pur  libera  nella  determinazione 
dei  suoi  atti.  Al  contrario  le  idee-forze,  secondo  il  con- 
cetto, che  se  ne  fanno  i  deterministi,  moverebbero  necessa- 
riamente  la  volonta  a  volere  o  non  volere  una  cosa :  ad 
operare  in  un  modo  ovvero  in  un  altro ;  a  contraddire,  cioe, 
alia  sua  natura  che  e  quella  di  potenza,  la  quale  non  puo 
essere  appagata  se  non  dal  bene  universale  e  perfetto,  e  per 
conseguenza  e  capace  di  rimanere  sempre  libera  nelle  sue 
determinazioni,  che  si  riferiscono  a  qualsivoglia  bene  fi- 
nito.  Cio  posto,  una  teoria,  che  bistratta  e  rinnega  la 
natura  nobilissima  della  nostra  volonta,  facendola  discen- 
dere  al  livello  di  un  appetito  sensitive,  e  la  dichiara  impo- 
tente  di  resistere  a  qualsivoglia  idea-forza,  fosse  pure  bal- 
zana,  merita  certamente  di  essere  giudicata  infelice  ed  as- 
surda. 


E   LIBERTA  429 


XXIV. 

Volendo  il  Fouilliee  prendere  le  difese  dell' idea  di  liberta 
secondo  la  teoria  delle  idee-forze,  rigetta  sdegnosamente,  senza 
punto  comprenderla,  quella  che  i  filosofi  chiamano  liber  ta  d'in- 
differenza.  «  La  liberte  d'indifference  est  impossible :  le  libre 
arbitre,  qui  s'y  ramene,  est  impossible  en  tant  que  puissance 
de  vouloir  au  meme  instant,  dans  les  memes  conditions,  deux 
choses  contraires:  un  telle  puissance  n'est  congue  que  par 
1' abstraction  des  reelles  conditions  de  la  volonte.  Et  cette 
abstraction  1'opere  en  toute  seule  par  le  seul  effet  de  1'igno- 
rance  *.  »  Vittime  adunque  dell'ignoranza,  per  sentenza  del 
determinista  moderato  Fouilliee,  sarebbero  tutti  coloro,  che, 
partendo  da  un'astrazione,  figiia  dell'ignoranza  delle  reali  con- 
diziorii  della  volonta,  si  danno  a  credere  possibile  la  liberta 
d'indifferenza,  e  possibile  il  libero  arbitrio  in  quanto  esso  ^ 
potenza  di  volere  nel  medesimo  istante,  e  nelle  stesse  condi- 
zioni  due  cose  affatto  contrarie.  Verissimo,  rispondiamo  noi 
al  Fouilliee;  con  questa  giunta  pero,  che  Tignoranza  non  si 
trova  dalla  parte  nostra,  ma  dalla  parte  di  chi  concepisce 
erroneamente  la  natura  della  liberta  d'indifferenza.  Secondo 
lui  consisterebbe  questa  nella  potenza  di  volere  due  cose  con- 
trarie nel  medesimo  istante  e  nelle  medesime  condizioni,  come 
sarebbe,  a  mo'  d'esempio,  il  volere  nel  medesimo  istante  cam- 
minare  per  due  vie  opposte.  Difformata  in  tal  guisa  la  liberta 
d'indifferenza,  appena  riuscirebbe  tollerabile  di  sentirsela  an- 
nunziata  da  un  inquilino  di  manicomio.  Ed  &  questo  pur  troppo 
il  vezzo  di  non  pochi  filosofi  ammodernati,  che ,  travisando  le 
dottrine  di  quella  filosofia  chiamata  da  essi  retrograda,  me- 
nano  poi  vanto  di  poterle  additare  al  disprezzo  degii  scien- 
ziati  loro  pari. 

NeU'esaminare,  che  facemmo  a  suo  luogo,  la  natura  della 
liberta,  noidimostrammonon  essere  questa  una  potenza  distinta 
dalla  nostra  volonta,  ma  la  medesima  volonta,  in  quanto  al 

1  FOUILL&E,  La  liberte  et  le  determinisme,  p.  221. 


430  DETERMINISMO 

modo  di  verso,  col  quale  essa  tende  al  bene  universale  e  perfetto, 
ed  al  bene  particolare  e  finite.  Riguardo  al  primo  la  volonta 
si  porta  a  cercarlo  necessariamente,  perche  e  obbietto  ade- 
quate della  sua  potenza  volitiva;  riguardo  al  secondo  essa 
tende  altresi  a  possederlo  per  la  ragiorie  di  bene,  che  ritro- 
vasi  anche  nel  particolare  e  finito.  Pero  la  volonta  non  puo 
venire  astretta  da  necessita  ad  abbracciarlo,  stante  la  spro- 
porzione,  che  corre  tra  un  bene  particolare  e  finito  ed  una 
facolta  che  tende  al  bene  universale  e  perfetto.  Or  dunque  si 
present!  per  mezzo  dell'mtelletto  alia  nostra  volont&  un  qual- 
sivoglia  bene  particolare,  essa  potra  al  certo  inclinarsi  ad 
abbracciarlo  a  motivo  della  ragione  di  bene,  che  in  quello  si 
racchiude;  ma  potra  anche  non  volerlo,  perche  limitato  ed 
imperfetto.  Questo  stato  della  volonta  capace  di  accogliere 
ovvero  di  rifiutare  un  qualsiasi  bene  particolare  e  finito,  6 
appunto  lo  stato  d'indifferenza,  che  rende  libera  T  elezione 
della  volonta.  La  quale  determinandosi  nella  sua  scelta  tra 
due  beni  finiti  anche  opposti  tra  loro,  non  li  vuole  contem- 
poraneamente  entrambi  insieme,  come  pretenderebbe  il  Fouil- 
liee;  ma  vuole  quello  soltanto,  al  quale  liberamente  da  la 
preferenza. 

XXV. 

Se  la  teoria  delle  idee- for ze,  caldeggiata  dai  filosofi  deter- 
ministi,  non  e  buona  ad  altro  che  a  combattere  la  liberta 
delle  nostre  azioni,  ed  a  confondere  la  potenza  intellettiva 
colla  volitiva,  la  dottrina  invece  della  sana  filosofia  difende 
la  prima,  e  distingue  ed  armonizza  tra  loro  le  seconde.  E 
primieramente  poiche  T  obbietto  della  volontk  e  il  bene  cono- 
sciuto,  tutt'  i  filosofi  convengono  che  la  sola  cognizione  sen- 
sitiva  di  un  bene  non  sia  sufficiente  a  muovere  la  volonta, 
ma  che  si  richiegga  la  cognizione  intellettiva.  Dappoiche, 
essendo  le  potenze  appetitive  un  complemento  delle  conosci- 
tive,  la  nostra  volonta,  che  6  potenza  spirituale,  non  puo 
procedere  all'atto  pria  che  la  proposta  del  bene  non  le  venga 


E   LIBERT  A  431 

fatta  dall'  intelletto,  potenza  spirituale.  N6  a  cio  si  oppone 
la  sentenza  dell'Angelico  Dottore  ;  il  quale  dice  che  la  volonta 
non  solamente  6  mossa  dal  bene  universale  appreso  per  mezzo 
della  ragione,  ma  anche  dal  bene  appreso  per  mezzo  dei  sensi : 
«  Voluntas  non  solum  movetur  a  bono  universal!  apprehenso 
per  rationem,  sed  etiam  a  bono  apprehenso  per  sensum  l.  » 
Giacch6  il  Santo  Dottore  non  dice  che  la  sola  apprensione 
del  bene  avuta  per  I'azione  dei  sensi  basti  a  muovere  la 
volonta,  esclusa  la  conoscenza  da  parte  della  potenza  in- 
tellettiva. 

Ed  in  altro  luogo  San  Tommaso  rimontando  alia  incli- 
nazione  universale,  che  hanno  le  creature  di  tendere  al  bene, 
le  distingue  in  rapporto  alia  conoscenza  del  bene,  al  quale 
sono  inclinate.  Le  creature  inanimate  e  le  piante  tendono  al 
bene,  ma  colla  semplice  inclinazione  naturale,  senz'affatto 
conoscerlo.  Altre,  come  gli  animali,  non  apprendono  la  ragione 
di  bene,  ma  per  mezzo  dei  sensi  conoscono  il  bene  in  partico- 
lare,  e  distinguono,  a  mo'  d'esempio,  il  dolce  dall'amaro,  il  nero 
dal  bianco.  Altre  invece,  qualisono  le  creature  ragionevoli,  sono 
inclinate  al  bene,  conoscendo  la  stessa  ragione  di  bene,  cio 
che  6  proprio  delF  intelletto;  e  quindi  la  loro  tendenza  e  per- 
fettissima,  mentre  si  porta  verso  il  bene  universale ;  e  questa 
loro  inclinazione  &  chiamata  volonta.  Ci  piace  di  riportare 
nella  sua  integrita  il  testo  del  Santo  Dottore:  «  Cum  omnia 
procedant  ex  voluntate  divina,  omnia  suo  modo  per  appetitum 
inclinantur  in  bonum,  sed  diver simode.  Quaedam  enim  incli- 
nantur  in  bonum  per  solam  naturalem  habitudinem  absque 
cognitione  sicut  plantae  et  corpora  inanimata;  et  talis  in- 
clinatio  ad  bonum  vocatur  appetitus  naturalis.  Qusedam  vero 
ad  bonum  inclinantur  cum  aliqua  cognitione;  non  quidem 
sic  quod  cognoscant  ipsam  rationem  boni,  sed  cognoscunt  ali- 
quod  bonum  particulare,  sicut  sensus  qui  cognoscit  dulce  et 
album,  et  aliquid  huiusmodi.  Inclinatio  autem  hanc  cognitio- 
nem  sequens  dicitur  appetitus  sensitivus.  Quaedam  vero  incli- 
nantur ad  bonum  cum  cognitione,  qua  cognoscunt  ipsam  boni 

'  1.  S.  TH.  1,  2,  q.  10,  a.  3. 


432  DETERMINISMO 

rationem,  quod  est  proprium  intellectus;  et  haec  perfectissime 
inclinantur  in  bonum ;  non  quidem  quasi  ab  alio  solummodo 
directa  in  bonum,  sicut  ea  quae  cognitione  carent;  neque 
in  bonum  particulariter  tantum,  sicut  ea  quibus  est  sola  sen- 
sitiva  cognitio ;  sed  quasi  inclinata  in  ipsum  universale  bonum: 
et  haec  inclinatio  dicitur  voluntas  *.  » 

Esiste  adunque,  siccome  in  piu  luoghi  insegna  lo  stesso 
San  Tomrnaso,  una  mutua  spinta  alFazione  tra  Fintelletto 
e  la  volonta,  sebbene  in  modo  diverso.  Giacche  F  intelletto 
muove  la  volonta  proponendole  il  fine  da  conseguire,  vale  a 
dire,  il  bene ;  la  volont&  invece  muove  F  intelletto,  e  se  mede- 
sima,  e  tutte  le  altre  potenze  colFesercizio  della  sua  atti- 
vita  :  «  Intellectus  regit  voluntatem,  non  quasi  inclinans  earn 
in  id  in  quod  tendit,  sed  sicut  ostendens  ei,  quo  tendere  de- 
beat  2  »  Ed  altrove :  «  Intellectus  movetur  a  voluntate  ad 
agendum,  voluntas  autem  non  ab  alia  potentia,  sed  a  seipsa 3 » . 

Nondimeno  spesso  avviene,  che  F  intelletto  proponga  alia 
volont^  due  beni,  che  o  si  uguagliano  tra  loro  ovvero  diffe- 
riscono  nel  grado  maggiore  o  minore  di  bonta.  Or  si  domanda 
se  la  volonta  conservi  pure  in  tal  casolasua  liberta  nella  scelta. 
I  filosofi  deterministi  colla  teoria  delle  idee-forze  rispondono 
recisamente  di  no.  Dappoich6  facendo  essi  dipendere  Fatto 
del  volere  dalla  maggiore  o  minore  intensita,  colla  quale  F  idea 
del  bene  spinga  all'azione  la  volonta,  non  rimarrebbe  a  questa 
altro  compito,  che  la  necessaria  elezione  di  quel  bene,  che  le 
viene  presentato  ed  imposto  dalFidea  piu  forte. 

Ma  da  quello  che  abbiamo  gi&  dimostrato  intorno  alia  na- 
tura  della  volonta,  chiaramente  si  deduce,  che  se  essa  e 
libera  nel  desiderare  qualsivoglia  bene  particolare  ovvero  a 
rigettarlo,  debba  essere  altresi  libera  nella  scelta  di  due  beni 
di  uguale  o  disuguale  bont&  ;  stante  che  Funo  dei  due,  con 
tutto  il  grado  di  maggioranza  in  confronto  delF altro,  rimane 


1  S.  TH.  1,  p.  q.  59,  a,  1. 

-  S.  TH.  de  veritate,  q.  22  a.  11. 

3  S.  TH.  de  malo,  artic.   anic. 


E   LIBERT  A  433 

setnpre  un  bene  finito,  e  per  conseguenza  incapace  di  muo- 
vere  necessariamente  la  volonta  ad  abbracciarlo. 

Ma  supponiamo  pure,  oi  repliea  il  Fouillee,  che  i  due  mo- 
tivi  o  tenderize  contrarie  siano  delle  forze  equivalent!,  essi 
si  annullano,  e  la  scelta  della  volonta  verrebbe  allora  ad  essero 
indeterminata  e  senza  raotivo :  «  Supposons  quo  les  deux  mo- 
tifs ou  tendances  contraires  soient  des  forces  equivalentes, 
ils  s'annulent;  et  le  choix  de  la  volonte,  qui  a  lieu  cepen- 
dant,  est  indetermine  ou  sans  motifs.  »  Se  poi;  prosegue  a 
dire  il  Fouillee,  i  due  motivi  non  sono  uguali,  ed  io  seel  go 
1'atto  corrispondente  alia  forza  minore  ed  alia  minore  pres- 
sione  motriee,  in  tal  caso  opero  non  solamente  senza  motivo, 
ma  contro  ogni  motivo:  «  S'ils  ne  sont  pas  equivalents  et 
que  je  choisisse  1'acte  dont  les  motifs  et  mobiles  out  en  moi 
le  moins  de  force,  le  moins  de  tension  niotrice,  j'agis  non 
seulement  sans  motif,  mais  centre  tout  motif.  »  E  finalmente 
se  io  mi  determino  secondo  la  direzione  delle  tendenze,  che 
sono  piu  forti  nel  seno  della  mia  coseienza,  ci  sarebbe  allora 
uu  motivo;  ma  pero  non  si  vede  in  che  modo  io  avrei  po- 
tuto  eolla  stessa  disposizione  interna,  colla  stessa  mia  indole, 
e  nelle  medesime  circostanze,  prendere  una  determinazione 
diametralmente  opposta :  «  Enfin,  si  je  me  determin  dans  la 
direction  des  tendances  les  plus  puissantes  au  sein  de  ma 
conscience,  il  y  a  alors  motif;  mais  aussi  on  ne  voit  pas 
comment  j'aurais  pu,  avec  la  m6me  dispositions  interieure, 
avec  le  meme  caractere  et  dans  les  memes  circonstances, 
prendre  une  determination  diametralement  opposee  l.  » 

Abbiamo  voluto  citare  per  intero  il  lungo  tratto  del  Fouil- 
lee, affinch&  si  tocchi  con  mano  il  bassissimo  concetto,  che 
i  deterministi  intransigent!  e  moderati  si  sono  formati  della 
volonta  umana,  riducendola  ad  una  banderuola,  la  quale  spinta 
da  due  venti  contrarii  e  di  uguale  forza  resterebbe  immobile. 
Nel  caso  poi,  che  le  due  eorrenti  fossero  disuguali,  ed  essa 
si  piegasse  a  seguire  la  direzione  della  piu  debole,  avremmo 
un  effetto,  del  quale  non  si  potrebbe  assegnare  la  causa.  E 

1  FoyiLLtiE,  L'idee  nwderne  du  droit,  p.  219. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1210.          28          8  novembre  1900. 


434  DETERMIN1SMO 

se  da  ultimo,  siccome  sempre  avviene,  la  banderuola  cede 
alFimpulso  proveniente  dalla  corrente  piu  forte,  non  si  riu- 
scirebbe  a  comprendere  una  sua  possibile  pieghevolezza  nel 
medesimo  istante  dal  lato  opposto. 

Ma  il  Fouillee  ragiona  dei  motivi,  che  determinano  la  vo- 
lonta all'azione,  supponendo,  che  quelli  operino  su  di  essa 
in  quel  modo,  che  i  venti  sulla  banderuola,  o  il  vapore  sulla 
locomotiva,  vale  a  dire  con  fisica  preponderant  a.  All'opposto 
Tinflusso,  che  esercitano  i  motivi  sulla  volonta  e  di  ordine 
morale,  allettandola  col  bene,  che  essa  otter rebbe,  determi- 
nandosi  all'azione  ehe  le  vien  proposta.  In  che  modo  la  vo- 
lonta sente  la  forza  di  queH'influsso  morale?  Secondo  la  pro- 
pria  natura,  che  e  quella  di  potenza,  che  non  puo  essere  co- 
stretta  ad  inclinarsi  necessariamente  ad  abbracciare  un  bene 
finito ;  ed  e  liber  a  per  conseguenza  ad  accoglierlo  ovvero  no. 
La  censura  inflitta  dal  Fouillee  alia  liberta  d'  indifferenza 
consiste  nel  paragonarla  al  caso,  regolatore  universale  nel 
sistema  di  Epicuro ;  perch6  si  determina  con  una  benda  in- 
nanzi  agli  occhi,  e  senza  sapere  la  vera  cagione  dei  suoi  atti : 
«  M'attribuer  ce  pouvoir,  c'est  toujours  placer  en  moi  le  hasard 
d'Epicure,  la  liberte  d' indifference  qui  se  determine  a  tatons 
avec  un  bandeau  sur  les  yeux,  sans  savoir  la  raison  de  son 
acte  »  (ivi).  Sostituisca  il  Fouillee  alia  liberta  d' indifferenza  le 
idee- for z e,  e  sara  ben  meritata  la  censura ;  mentre  la  volonta 
in  balla  delle  idee- for ze  6  dichiarata  dai  deter ministi  inca- 
pace  di  opporre  resistenza,  e  costretta  a  seguire  anche  i  ca- 
pricci  espressi  con  forza  da  un'idea! 

XXVI. 

Conchiuderemo  esaminando  brevemente  1' ultimo  tentativo 
di  conciliazione  proposto  dal  Fouillee  tra  il  determinismo  e 
la  liberta.  Egli  comprende  benissimo,  che  la  teoria  delle  idee- 
forze  applicata  all' or  dine  morale  lo  turba  e  sconvolge  dal 
fondamento,  mentre  si  toglierebbe  air  individuo  operante  sotto 
1' impulse  dell' idea-forza  ogni  responsabilita  delle  sue  azioni. 


E   LIBERTA  435 

Orbene  la  proposta  conciliativa  del  Fouillee  si  puo  riassu- 
mere  nel  modo  segue  nte :  «  Poiche  116  la  liberta  umana  ne 
il  determinismo  intransigente  si  possono  dimostrare  con  valid! 
argomenti,  fermiamoci  tutti  all'  idea  della  liberta.  Questa  idea 
congiunta  al  desiderio  ed  all'amore,  che  sentiamo  per  essa, . 
bastera  a  farci  operare  liberamente,  e  quindi  a  renderci  re- 
sponsabili  delle  nostre  azioni.  Per  siffatta  guisa  contenteremo 
i  deterministi  intransigent!,  mentre  non  andiamo  al  di  la  di 
un7  idea  della  liberta ;  e  contenteremo  i  sostenitori  del  libero 
arbitrio,  che  non  potranno  rimproverare  ai  deterministi  la 
distruzione  deH'ordine  morale  contenuta  nella  teoria  delle 
idee-forze.  » 

Ma  che  specie  di  liberta  ci  regala  il  conciliatore  Fouillee? 
Una  liberty  che  egli  chiama  relativa,  e  che  puo  conciliarsi 
col  determinismo  relativo :  «  Par  1&  nous  obtenons  une  liberte 
relative,  qui  peut  se  concilier  avec  le  determinisme  relatif  »; 
una  certa  liberta  di  fatto  dovuta  all'  idea  stessa  di  liberta  : 
«  nous  pourrons  admettre  do  commun  accorde  une  certaine 
liberte  »;  e  il  determinismo  intellettuale,  che  si  cambia  ine- 
vitabilmente  in  una  sorta  di  liberta  intellettuale  sotto  1'dea 
direttrice  della  liberta :  «  le  determinisme  intellectuel  qui  se 
change  inevitablement  en  une  sorte  de  liberte  intellectuelle 
sous  1'idee  directrice  de  liberte  »  (pp.  233-245). 

Innanzi  tutto  noi  rispondiamo  al  filosofo  conciliatore,  che 
la  sua  teoria  nel  modo  di  concepire  la  liberta,  conflnandola 
in  un'  idea,  in  un'opinione,  e  per  conseguenza  variabile  se- 
condo  i  gusti,  i  pregiudizii,  e  le  passioni  degli  individui,  non 
puo  servire  di  elemento  stabile  per  Tordine  morale.  Sara, 
come  egli  stesso  ci  dice,  una  liberta  relativa ;  e  quindi  non 
buona  ad  altro,  che  a  porsi  in  servigio  di  una  morale  relativa , 
cioe  mute  vole  e  proteiforme;  ed  a  coonestare  ogni  azione  piii 
turpe,  purche  questa  venga  appresa  come  relativamente  mo- 
rale dair  individuo  operante.  Inoltre  il  Fouillee  ci  esorta  a 
contentarci  di  una  liberta  di  fatto,  la  quale  si  debba  ripe- 
tere  clall'idea  stessa  di  liberta  persuadendoci  di  possederla, 
quantunque  realmente  non  esista  in  noi  la  potenza  e  pro- 


436  DETERMINISMO   E   LIBERTA 

prieta  naturale  del  libero  arbitrio.  Ma  una  tale  persua- 
sione  o  si  poggia  sul  vero  o  sul  falso.  Se  nasce  dal  vero, 
dall7  esistenza,  cioe,  del  libero  -  arbitrio  nella  nostra  vo- 
lonta,  pel  fatto  medesimo  e  anche  falso  il  determinismo  mo- 
derato  proposto  dal  Fouillee.  Se  invece  si  erige  sul  falso,  per 
supplire,  cioe,  alia  mancanza  del  libero  arbitrio  nella  nostra 
volonta,  si  verrebbe  allora  a  tramutare  1' uomo  in  un  essere 
mostruoso,  che  ha  bisogno  di  false  persuasioni,  a  fine  di  con- 
seguire  la  sua  perfezione  piu  nobile,  qual'6  certamente  la 
morale.  E  da  ultimo  se  falsa  puo  essere  la  persuasione  della 
liberta,  puo  altresi  essere  falsa  quell' ^a  direttrice  della 
liber td,  e  falsa  quella  specie  di  metamorfosi  del  determinismo 
intellettuale  in  una  specie  di  libertd  intellettuale . 

Per  combattere  il  libero  arbitrio  sembra  [ragionevole  al 
Fouillee  ogni  espediente,  non  escluso  quello  delle  false  idee 
e,  delle  false  persuasioni!  Ed  6  pero  che  tanto  i  deterministi 
intransigenli  quanto  i  sostenitori  della  vera  libertd  possono 
rispondere  al  Fouillee:  II  vostro  disegno  di  conciliazione  po- 
tendosi  basare,  siccome  voi  stesso  dite,  su  di  una  falsa  per- 
suasione, riesce  a  dimostrare  una  cosa  sola ;  vanissimo,  cioe, 
riuscire  ogni  tentative,  col  quale  a  furia  di  affermazioni  gra- 
tuite,  e  d'  ipotesi  combinate  daH'imaginazione-forza  si  cer- 
chi  di  conciliare  il  determinismo  colla  liberta. 


R1VISTA  BELLA  STAMPA 


i. 

IL  PAPATO  AMICO  DELL'UMANITA  *. 


Bel  teraa  e  ben  trattato. 

Che  il  Papato  sia  nemico  della  umanita,  e  specialmente  dell'Italia 
nostra,  e  stato  mille  volte  bestemmiato  in  verso  e  in  prosa,  in  alto 
e  in  basso,  nei  parlamenti  e  nelle  piazze;  e  di  siffatte  bestemmie  il 
ch.  Mons.1'  Brigand  ha  avuto  la  pazienza  di  spigolarne  tante  da  em- 
pirne  quattro  ben  fitte  pagine,  e  avrebbe  potato  empirne  ancora  non 
si  sa  quante. 

Delle  quali  empieta  e  spudoratezze  giustaniente  indignato,  egli  ha 
tolto  a  combatterle  direttamente  con  quell'arma  che  e  fra  tutte  effi- 
cacissiraa,  vale  a  dire  quella  dei  fatti,  mostrando  con  la  storia  alia 
mano  che,  tutto  al  contrario,  il  Papato  non  ha  fatto  altro  che  trascor- 
rere  di  secolo  in  secolo,  seminando  nel  mondo  ogni  maniera  di  bene- 
fizii,  a  soraigliaDza  del  suo  divin  Fondatore,  del  quale  e  scritto  che 
pertransiit  benefaciendo  (Act.  10,  38).  Vero  e  che  suo  assunto  non 
era  di  tessere  una  storia  dei  Papi,  ma  solo  di  cogiiere  da  quel  vasto 
campo  i  fiori  piii  belli  ed  olezzanti,  vogliamo  dire  di  mettere  in  luce 
i  piu  grandi  e  decisivi  avvenimenti,  i  fasti  piu  gloriosi  che  hanno 
immortalato  i  Pontefici,  quanto  bastasse  a  provare  trionfalmente  la 
tesi  propostasi  delle  perpetue  benemerenze  del  Papato  \erso  1'umana 
famiglia. 

Mostrato  dunque  nei  due  primi  capitoli  essere  il  Papato  d'isti- 
tuzione  divina,  e  come  tale  appartenere  anch'esso  alia  serie  delle  ve- 
rita  dommatiche  di  nostra  augustissima  religion  e,  entra  difilato  nel 
campo  storico,  percorrendolo  a  vol  d'uccello  dal  primo  aH'ultimo  Papa. 

Nei  primi  tre  secoli  i  Pontefici,  ascosi  nelle  catacombe  per  fuggir 
1'ira  dei  Cesari,  colsero  quasi  tutti  la  palma  del  rnartirio  in  ossequio 

1  BRIGANTI  ANTONIO,  Arcivescovo  titolare  d'Apamea.  II  Papato,  I'aniico 
della  utnanita,  rimpetto  al  gridlo  massonico :  «  Voila  1'ennemi,  la  Papaute  ». 
Napoli,  tip.  Michele  d'Auria,  1900.  1G°  di  pp.  536.  Prezzo  L.  2,50. 


438  RIVISTA 

e  difesa  della  verita  cattolica ;  e  con  ci6  furono  essi  che  salvarono 
il  mondo  dalla  barbarie  e  dalla  tirannide  pagana,  e  consolidando  la 
Chiesa  di  Cristo  gittarono  le  fondamenta  stabili  della  societa  cristiana. 
Quando  poi  la  Chiesa,  levando  il  capo  dall'oppressione,  passo  dalle 
catacombe  al  Campidoglio,  inalberandovi  solennemente  la  croce,  i  Pon- 
tefici  iniziarono  un'era  di  civilta,  di  vera  liberta,  di  vera  sapienza  e 
virtu,  cosi  che  la  faccia  della  terra  si  parve  rinnovellata.  Da  Costan- 
tino  a  Carlo  Magno  furono  egualmente  i  Pontefici  che  riportarono 
i  piu  segnalati  trionfi  sulla  barbarie  e  sulla  ignoranza,  mansuefacendo 
tutte  quelle  orde  di  Goti,  d'Unni,  di  Vandali  ed  altrettali  popoli  piom- 
bati  dal  settentrione  a  desolare  Italia  ed  Europa,  dirozzando,  istruendo, 
civilizzando  que'  barbari,  onde  poi  si  venne  a  poco  a  poco  formando 
la  civilta  cristiana  europea,  mentre  andava  spegnendosi  la  pagana. 
E  qui  anche  si  narra  quanto  essi  meritassero  della  Chiesa  e  della 
societa  durante  il  regno  dei  Longobardi,  con  i  quali  ebbero  a  soste- 
nere  lunghe  lotte  e  gloriose. 

Seguono  poi  nel  medio  evo  altre  lotte  anche  piu  ardue  fra  i  Pon- 
tefici e  gl'Imperatori  alemanni,  all'ombra  de'  quali  sorsero  tanti  par- 
titi  ostili  al  Papato  nella  stessa  Roma;  e  Roma  e  1'Italia  furon  piu 
volte  sul  punto  di  ricadere  nella  barbarie,  per  opera  principalmente 
di  un  Enrico  IY,  di  un  Barbarossa,  di  un  Federico  II,  se  preser- 
vate  non  ne  le  avessero  la  rnente  e  il  braccio  di  un  Gregorio  YII, 
di  un  Innocenzo  III,  di  un  Alessandro  III,  e  d'altri  grandi  Pontefici. 

Nella  Rinascenza  un  altro  genere  di  battaglie  aspettava  i  Ponte- 
fici :  non  piu  contro  la  barbarie,  uia  contro  una  civilta  paganeggiante, 
che  a  forza  d'errori,  di  sofisnii,  di  pregiudizii,  voleva  cacciar  dall'Eu- 
ropa  1'antica  Chiesa  detta  Romana,  per  sostituirvi  un  cristiauesimo 
ammodernato,  sotto  il  nome  di  Protestantismo,  di  Gallicanismo,  di 
Giansenismo,  ai  quali  tenne  poi  dietro  il  Eilosofismo,  foriere  della 
grande  Rivoluzione  civile  e  religiosa.  E  a  tutti  questi  torrenti  chi 
pose  un  argine,  chi  salvd  1'Europa  dall'abisso  che  se  le  scavava  di- 
nanzi,  se  non  i  Pontefici,  che  a  tutto  1'imperversare  delle  sette  oppo- 
sero  sempre  un  formidabile  muro  di  bronzo  ?  II  solo  Concilio  di  Trento 
e  splendida  prova  di  quanto  valga  1'azione  del  Papato  alia  incolu- 
mita  della  Chiesa  e  al  ben  essere  della  civile  convivenza. 

Eccoci  finalmente  aH'ultimo  periodo,  che  iniziato  con  la  Rivolu- 
zione francese  si  stende  a  tutto  il  nostro  secolo ;  e  qui  il  ch.  Autore 
dimostra  che  anche  in  questo  tempestoso  secolo  nostro,  se  v'e  stato 
un  poco  di  ordine,  di  luce,  di  tranquillita  in  Europa  e  segnatamente 
in  Italia,  ne  va  dato  merito  principalmente  ai  grandi  Pontefici  che 
in  esso  regnarono,  da  Pio  YII  a  Leone  XIII. 


DELLA   STAMPA  439 

Ball  a  quale  rassegna  fatta  con  la  debita  aceuratezza,  egli  viene 
.a  raccogliere  questa  conclusione  generale,  che  e  come  il  sugo  di  tutto 
il  libro :  «  Tutto  il  bene,  tutto  il  vantaggio  di  cui  ha  potato  fruire 
il  civile  consorzio  e  I'umanita,  dall'epoca  fortunata  in  cui  S.  Pietro 
fondo  la  sua  cattedra,  il  suo  trono  nella  gran  Roma,  sino  al  felice- 
mente  regnante  Leone  XIII,  tutto  si  deve  ripetere  principalmente  dal 
Papato,  che  si  bestemmia  nemico  »  (p.  512). 

Come  rincalzo  alia  tesi,  egli  istituisce  un  confronto  fra  le  due 
serie,  1'una  di  Papi  e  1'altra  di  sovrani,  che  ha  dovuto  incontrare 
nel  corso  di  questo  studio.  Quanto  alia  prima,  egli  conta  nei  primi 
tre  secoli,  cioe  sino  a  Papa  Silvestro,  trentaquattro  Papi,  tutti  santi 
e  per  la  maggior  parte  martiri :  dal  3°  al  4°  secolo,  sino  a  S.  Gre- 
gorio  M.,  altri  ventotto,  tutti  egualmente  santi :  nei  secoli  seguenti 
interpolatamente  altri  diciannove:  in  coniplesso  dunque  81  Pontefici 
santi,  cioe  circa  un  terzo  della  lunga  serie  di  266,  che  tutti  li  abbraccia. 
Altri  poi  furono  segnalati  o  per  sapere,  o  per  accortezza  pratica,  o 
per  ingegno  governativo,  o  per  altri  pregi  particolari.  Dove  i  Papi 
indegni,  in  una  serie  di  266,  sono  si  pochi  da  contarsi  sulle  dita 
d'una  mano.  Per  converso,  un'occhiata  sulla  serie  dei  sovrani  laici 
fa  vedere  che  furono  nella  grande  maggioranza,  non  quali  avrebbero 
dovuto  essere,  Dei  ministri  in  bonum  (Rom.  13,  4),  ma  invece  stru- 
menti  di  male  ai  popoli.  Donde  ritorna  la  conclusione,  che  il  genere 
uniano  di  tutto  il  bene  che  ha  potuto  godere  va  in  massima  parte 
debitore  al  Papato. 

Ben  si  comprende  che  1'illustre  Prelato  non  si  e  prefisso  di  trar 
fuori  dalla  polvere  degli  archivii  nulla  di  nuovo,  ne  di  scrivere  come 
che  fosse  un  libro  pei  dotti.  Questi  non  mancano,  riflette  egli,  «  ma 
servono  d'ordinario  ad  ornamento  delle  biblioteche,  senza  essere  nep- 
pure  degnati  d'uno  sguardo  aniico,  specialmente  da  quelli  che  piu 
avrebbero  bisogno  di  leggerli  e  meditarvi  sopra  posatamente  »  (p.  508). 
Egli  dunque  ha  voluto  fare  piuttosto  un 'opera  di  divulgazione,  intesa 
a  rassodare  nel  popolo  cristiano  la  stima  e  1'affetto  verso  la  Santa 
Sede,  e  premunirlo  contro  le  principal!  accuse  onde  i  tristi  la  ven- 
gono  diffamando.  Nel  quale  non  meno  nobile  che  utilissimo  assunto 
noi  crediamo  ch'egli  sia  felicemente  riuscito;  e  se  questo  volume, 
scritto  neH'ottantesimo  terzo  anno  della  sua  vita,  esser  dovesse,  come 
egli  sembra  temere,  ma  noi  non  crediamo,  1'ultimo  della  sua  penna, 
il  venerando  Arcivescovo  potrebbe  sernpre  consolarsi  al  pensiero  d'aver 
lasciato  alle  famiglie  cristiane  e  soprattutto  ai  Seminarii,  non  solo 
un  bel  monumento  della  sua  affezione  al  Pontificate,  ma  anche  un'arma 
di  buona  tempra  a  ribattere  gli  assalti  de'  suoi  nemici. 


440  RIVISTA 

II. 

IL   DlRITTO   PUBBLICO   ECGLESIASTICO 
SEGONDO    LA    MENTE    DI    LEONE    XIII. 

A  Leone  XIII  6  toccato  di  dover  propugnare  la  giustizia  in  un 
tempo,  nel  quale  il  lume  della  verita  di  Dio  esseudosi  molto  oscu- 
rato  nelle  menti,  1'osservanza  della  sua  legge,  nella  pratica  del  vi- 
vere  civile,  6  grandemente  scaduta  e  i  diritti  della  Chiesa  non  pure 
s'invadono,  nia  si  calpestano  in  solido  e  si  rinnegano.  II  qual  tempo, 
non  senza  ragione,  e  stato  definito  di  apostasia  da  Cristo  e  dalla 
Chiesa  per  parte  di  Groverni,  che  ogni  opera  sembrano  pone  al  fine 
di  divellere  i  popoli  dalle  braccia  del  Dio  Redentore  e  del  suo  Vi- 
cario  in  terra. 

Al  suo  salire  nel  seggio  di  Pietro,  Leone  XIII  vide  che,  come 
la  luce  della  verita  rivelata  altamente  e  costantemente  bandita  con- 
quistd  gia  a  Cristo  1'antico  mondo  idolatra  e  fu  madre  feconda  della 
vera  civilta  e  del  benessere  delle  nazioni,  cosl  la  luce  stessa,  immu- 
tabile  sempre,  avrebbe  avuta  virtu  di  ridonargli  il  mondo  traviato 
e  risanare  la  civile  societa,  ravvivandone  lo  spirito  con  saldi  prin- 
cipii  morali.  E  percio  il  suo  primo  atto  di  culto,  anzi  il  massimo 
ossequio  ch'egli  si  propose  di  rendere  costantemente  alia  giustizia 
del  Regno  di  Dio  fu  di  propalarne  la  verita  e  di  far  sen  tire  a  tutta 
1'umana  famiglia  1'alto  conforto  della  divina  dottrina  e  della  celeste 
virtu  di  cui  e  ricca  la  Chiesa,  non  solamente  per  la  salvezza  eterna 
delle  anime,  ma  anche  nell'ordine  temporale  per  la  prosperita  della 
vita  presento. 

A'  nobili  propositi  seguirono  i  fatti.  No  sta  in  prova  la  serie  ben 
voluminosa  de'  suoi  atti,  delle  sue  encicliche  dottrinali,  delle  sue 
allocuzioni  e  de'  suoi  svariatissimi  discorsi.  Ne  sta  in  prova  altresi, 
per  ci6  che  riguarda  1'azione  illuminatrice  ch'egli  ha  esercitato  nel 
campo  sociale,  il  bel  volume  teste  pubblicato  dall'illustre  Parroco 
F.  M.  Barba  *,  Maestro  dell'almo  collegio  de'  teologi  e  gia  profes- 
sore  di  testo  canonico  nel  Liceo  arcivescovile  di  Napoli. 

Intento,  se  non  unico,  certamente  principalissimo  del  ch.  Autore 
e"  stato  appunto  di  mettere  in  rilievo  questo  fatto,  che  cioe  Leone  XIII 
ha  dato  il  vero  e  sicuro  indirizzo  alle  scienze  sociali  e  che  chi  me- 
dita  le  sue  encicliche,  lungi  dal  trovarvi  le  forme  fossil  izzate  delle 

1  //  diritto  pubblico  ecclesiastico  sccondo  la  mente  di  Leone  XIII  per 
FRANCESCO  M.  BARIIA,  Dottore  nell'uno  e  nell'alfcro  diritto  ec«.  Vol.  I,  Na- 
poli, tip.  Giannini,  1900,  in  8  di  pp.  XX,  380.  Pre*zo  L.  5.00. 


DELL  A   STAMP  A  441 

teorie  giuridiche  del  medio  evo,  come  affermano  i  Socialist!,  vi  rin- 
viene  un  prezioso  tesoro  di  insegnarnenti  sicuri,  opportuni  e  adat- 
tatissirui  a'  bisogni  de'  uostri  tempi.  «  Questo  fatto,  scriv'egli  A,  co- 
stituisce  un  criterio  storico  e  so^iale  della  piu  alta  importanza  che 
distingue  il  Pontificate  di  Leone  XIII  e  lo  rende  immortale  negli 
annali  del  cristianesimo.  » 

Leone  XIII  infatti,  con  limpido  sguardo  e  sintetico,  ha  svolto, 
nel  corso  di  pochi  anni,  tutti  i  grandi  problem!  politici  e  social! 
che  turbano  ed  agitano  1'eta  presente.  Bastera  qui  rammentare  le 
sue  encicliche  sui  mail  che  affliggono  da  ogni  parte  1'umana  so- 
cieta  2,  contro  i  funesti  error!  de'  socialisti  3,  intorno  al  politico  prin- 
cipato  4,  sulla  cristiana  costituzione  della  societa  civile  5,  sulla  liberta 
secondo  il  Vangelo  6,  sull'abolizione  della  schiavitu  7,  contro  la  Mas- 
soneria  8,  sulla  santita  e  indissolubilita  del  matriraonio  cristiano  y, 
sui  doveri  de'  cittadini  Io,  sulla  condizione  degli  opera! 14,  sugli  ine- 
stimabili  beni  che  vengono  a'  Principi  e  a'  popoli  dall'unita  della 
fede  12  e  via  dicendo. 

Ora  se  il  magistero  di  Leone  XIII  nel  campo  sociale  non  deve 
rimanere  lettera  morta;  se  esso  e  destinato  a  formare  un  elemento 
essenziale  nello  svolgimento  della  vera  e  solida  civilta  degli  Stati 
modern!,  ognuno  si  avvede  della  necessita  di  renderlo  sempre  piu 
noto,  di  propagarlo  e  diffonderlo  in  tutte  le  scuole  di  diritto,  mas- 
simamente  in  quelle  dove  si  educano  i  futuri  ministri  del  Santuario 
e  i  maestri  del  popolo. 

E  fuor  d'ogni  dubbio  adunque  che  il  ch.  Prof.  Barba  nel  det- 
tare  le  sue  lezioni  di  diritto  pubblico  ecclesiastico  secondo  la  mente 
di  Leone  XIII,  ha  fatto  opera  desideratissima  e  non  solo  oppor- 
tuna,  ma  eziandio  di  grande  utilita  al  Clero  in  particolare  e  in 
generale  all'  Italia  nostra,  dove,  com'egli  rettamente  osserva,  «  gli 
odii  e  le  passioni  politiche  si  spesso  penetrano  anche  nel  tempio 

1  Pag.  XV. 

2  Inscrutabili,  21  aprile  1878. 

3  Quod  aposto'ici  munerist  28  decembre  1878. 

4  DiuturnutHf  29  giuorno  1881. 

5  Immortale  Dei,  1   novembre  1885. 

6  Libertas,  20  giugno   1888. 

7  Catholicae  Ecclesiae,  20  novembre  1890. 

s  Jlninanum  genus,  20  aprile  1884;  Inimica  vis,  8  decembre  1892. 
'•'  Arcanum,  10  febbraio  1880. 

10  Sapientiae  christianae,  10  gennaio  1890. 

11  Rerum  novarum,   15  ma.ggio  1891. 

12  Prtteclara  gratulationis,  20  giugno  1894. 


442  RIVISTA 

sacro  alia  scienza,  da  far  trascurare  il  gran  benefizio  che  viene  alia 
nostra  nazione  dall'  aver  avuto  nel  suo  grerabo  eretta  divinamente 
la  eattedra  infallibile  del  romano  Pontificate  1.  » 

Percorrendo  i  dieci  capi 2,  onde  si  compone  il  Yolume  qui  accen- 
nato,  vi  e  da  commendare  insieme  colla  brevita  e  chiarezza  non 
comune,  la  bonta  e  sodezza  della  dottrina.  Lo  stadioso  vi  ode  di 
continue  la  voce  non  solo  del  private  dottore,  la  cui  parola  non 
ha  altra  forza  se  non  quella  degli  argomenti  che  arreca,  ma  eziandio 
del  dottore  pubblico,  universale  e  supremo  della  Chiesa,  costituito 
da  Cristo  per  regolare  col  suo  magistero  la  credenza  ed  i  ccstumi 
del  popolo. 

Queste  doti  raccomandano  il  libro  come  eccellente  corso  di  Di- 
ritto  pubblico  ecclesiastico,  il  cui  studio  serio  e  costante  vuolsi  tanto 
inculcare  al  Clero,  specialmente  a'  giorni  nostri,  in  cui  scrittori, 
quanto  ignoranti  di  cose  religiose,  altrettanto  audaci  nel  sentenziare, 
accumulano  spropositi  intollerabili  intorno  la  costituzione  e  la  con- 
dizione  giuridica  della  Chiesa  e  del  Papato. 

III. 
GESU  CRISTO  E  BUDDA  3. 

Non  vi  e  forse  scienza,  o  genere  di  cognizioni  che  in  questo 
ultimo  scorcio  di  secolo  abbia  fatto  progresso  maggiore,  dello  studio 
delle  religioni  comparate.  Nato,  si  pud  dire,  un  cinquant'anni  fa,  e 
riuscito  in  poco  tempo  a  guadagnarsi  la  stima  e  1'amore  dei  dotti 
di  Europa  e  di  America,  e  i  libri  scritti  su  tale  argomento  fanno 
ormai  da  se  soli  una  grande  biblioteca.  L'Inghilterra  si  e  segnalata 
in  modo  particolare  colla  stupenda  collezione  dei  libri  sacri  del- 
1'Oriente  tradotti  dal  pali,  dal  sanscrito,  dal  cinese,  dall'arabo,  dal 

1  Pag.  XIX. 

*  Ecco  i  titoli  degli  argomenfci  in  essi  svolti.  Cap.  I.  Delia  Costituzione 
della  Chiesa,  II.  De' diriUi  della  Chiesa  come  societa  etico-religiosa,  III.  Delia 
forma  del  g  over  no  ecclesiastico,  IV.  Della  sacra  gerarchia,  V.  Della  potesta 
di  magistero  nella  Chiesa,  VI.  Del  Sommo  Pontiftcato  romano,  VII.  Delia  forza 
e  ragione  del  Primaio,  VIII.  De'  varii  gradi  di  potesta  nella  sacra  Gerar- 
chia, IX.  Dell'  Episcopato  cattolico,  X.  Della  sovraniia  temporal^  del  romano 
Ponlefice. 

3  BUDDHA.  Ein  Culturbild  des  Ostens,  von  JOSEPH  DAHLMANN  S.  L,  Berlin, 
Verlag  von  Felix  L.  Dames  J898,  di  pag.  223. 

Apologetische  Studien  herausgegeben  von  der  LEO-GESELLSCHAFT.  I.  Band, 
I.  Heft:  Christus  und  Buddha  in  ihrem  himmUschen  Vorleben,  von  W.  Ph.  EN- 
GLERT,  Vien,  Veriag  von  Mayer  und  Co.,  1898,  di  pag.  124. 


DELLA   STAMPA  443 

persiano,  per  cura  di  una  bella  schiera  di  dotti,  capitanati  da 
Max  Mtiller,  glorioso  veterano  in  cotali  studii  *.  La  Germania 
e  seconda  solo  all'Inghilterra  nell'ardua  impresa,  no  la  Francia  e 
il  piccolo  Belgio  restano  molto  addietro  alle  due  prime.  Oltre  le 
magnifiche  edizioni  degli  Annali  del  Museo  Guimet,  esce  in  Erancia 
la  Revue  de  V  Histoire  des  Religions,  dove  scrivono  alcuni  fra  i  mi- 
gliori  orientalisti  di  quella  e  di  altre  nazioni.  Quanto  al  Belgio 
poi  basta  il  nome  deH'illustre  Mgr.  C.  De  Harlez,  teste  defunto, 
per  onorarlo  altamente.  Nella  nostra  Italia  per6  cotal  genere  di  studii 
e  ancora  quasi  afPatto  trascurato,  e  quei  pochissirni  che  vi  attesero, 
si  limitarono  a  lavori  di  seconda  mano,  o  a  riferirci  le  opinioni  al  - 
trui  sopra  un  punto  o  1'altro  del  vastissimo  argomento. 

Le  cagioni  che  hanno  dato  origine  allo  studio  delle  religioni  com- 
parate  sono  varie  e  molteplici.  Yiene  in  primo  luogo  il  risveglio 
universale  della  coscienza  umana  e  la  febbre  del  sapere,  che  da 
cent'anni  in  qua  stanno  agitando  la  parte  piu  colta  del  mondo.  D 
progresso  meraviglioso  delle  scienze  etnografiche,  delle  quali  Jo  studio 
delle  religioni  cornparate  e  un  ramo  speciale  o  parte  subordinata  ;  le 
agevolate  comunicazioni  fra  Toccidente  e  1'oriente,  che  rendono  i 
viaggi  all'estero  e  alle  piu  lontane  plaghe,  facili,  comodi  e  poco  co- 
stosi ;  1'irapeto  nuovo  che  le  missioni  cattoliche  e  protestanti  hanno 
preso  fra  gPinfedeli,  onde  maggiore  e  la  facilita  degli  studii  sulle 
diverse  religioni,  e  sui  varii  confronti  fra  loro  ;  la  persuasione  in- 
tima  e  pressoche  universale  fra  i  pensatori  europei,  che  Dio,  padre 
comune  degli  uomini,  non  pu6  aver  lasciato  senza  mezzo  di  salute 
la  maggioranza  non  cristiana  del  genere  umano,  e  la  brama  d'  inve- 
stigare  quel  mezzo,  e  di  venir  a  capo  di  scoprirlo  ;  il  dominio  so- 
vrano  che  parecchi  Stati  europei  hanno  su  gran  parte  dell'Asia,  del- 
1'Africa  e  delFOceania,  onde  maggiore  e  il  contatto  e  la  consuetudine 
della  vita  fra  gli  europei  e  gli  oriental! ;  il  desiderio  innato  nel  cuore 
dell'uomo  d'investigare  sottilmente  quanto  s'appartiene  ai  misteri 
d'oltre  tomba,  dei  quali  la  chiave  si  conserva  nel  santuario  della 
religione ;  la  brama  intensa  di  seiogliere  il  problema  della  prima 
origine  e  ultimo  fine  dell'uomo,  problema  che  da  quaranta  secoli 
esercita  1'ingegno  umano,  e  la  cui  soluzione  viene  offerta,  a  creder 
loro,  da  quasi  tutte  le  religioni ;  finalmente,  stimolo  possente  allo 
studio  delle  religioni  comparate  fu  in  molti  dotti  europei  1'odio  occulto 
o  palese  contro  la  religione  rivelata  da  Gesu  Cristo,  la  quale,  aven- 

1  Trubner's  Oriental  Series,  Paternoster  House,  Charing  Cross  Road, 
London,  componente>i  di  parecchie  centiir.ua  di  volurai,  stampati  con  gran 
lusso  e  non  rninore  diligenza. 


444  RIVISTA 

dola  essi  rinnegata,  volevano  scientificamente  dimostrare  non  essere 
dappiu  delle  corrotte  religion!  orientali. 

L'ultiraa  ragione  che  abbiamo  recata,  ci  aiuta  a  capire  il  perche 
degli  innumerevoli  volumi  che  i  dotti  orientalisti  hanno  scritto  sul 
dio  Crishna,  sopra  Budda  e  la  religione  di  lui.  In  Crishna  si  voile 
vedere  1'archetipo  di  Gesu  Cristo,  e  nel  Buddismo  si  credette  di  aver 
scoperte  le  origini  del  cristianesimo.  Era  una  temporanea  follia  ed 
aberrazione  dell'ingegno  umano,  la  quale,  come  a  Dio  piacque,  e 
ormai  quasi  passata,  dando  luogo  ad  una  salutare  vergogna  e  nobile 
resipiscenza.  Ma  cio  non  deve  punto  recar  meraviglia.  Nella  storia 
della  scienza  e  dei  varii  sistemi  scientific!  sta  in  grande  evidenza  il  pe- 
riodo  dell'entusiasmo,  quando  i  cultori  di  quella,  tutti  pieni  dei  prin- 
cipii  nuovi  e  delle  nuove  scoperte,  dommatizzano  con  immensa  sicu- 
rezza,  e  dan  no  per  infallibili  le  opinioni  nate  pur  ieri  nei  loro  cervelli. 
Ma  a  questa  imprudente  baldanza  non  tarda  a  tener  dietro  una  sa- 
lutare reazione,  e  subentra  il  periodo  dello  scoraggiamento  e  dei 
disinganni,  proclamando  ad  alta  voce  il  fallimento  totale  o  parziale 
delPidolatrato  sistema.  Cosl  e  accaduto  coi  nuovi  studii  delle  reli- 
gioni  comparate.  Alia  sicurezza  blasfema  del  Jacolliot,  del  Burnouf, 
dell'Hartmann  e  di  parecchi  altri,  tiene  ora  dietro  la  dotta  prudenza 
di  molti  odierni  orientalisti,  i  quali  tutti  intenti  a  mettere  in  evi- 
denza i  punti  di  somiglianza  e  di  discrepanza  che  passano  fra  il 
cristianesimo  e  le  religion!  orientali,  si  fermano  qui,  ne  osano  andar 
oltre,  ben  sapendo  che  essendo  la  loro  scienza  ancor  bambina,  non 
ha  gambe  che  bastino  a  correre  d'un  tratto  il  piu  aspro,  difficile, 
ed  oscuro  cammino  che  si  sia  presentato  fin  qui  all'ingegno  umano. 

E  vaglia  il  vero,  la  scienza  delle  religion!  comparate  deve  tenersi 
in  sella  fra  due  correnti  opposte:  1'una  che,  mettendo  il  cristianesimo 
e  le  religion!  orientali  alia  pari,  non  riconosce  in  queste  piu  che  in 
quello  il  principio  soprannaturale  di  una  divina  rivelazione ;  1'altra  cor- 
rente  opposta  e  di  quei  molti  i  quali  non  indagando,  non  studiando, 
non  meditando  le  misericordie  di  Dio  sul  genere  umano,  non  iscorgono 
nelle  religion!  orientali  che  aberrazioni  dell'ingegno  umano,  tranelli 
dello  spirito  cattivo,  astuzie  di  sacerdoti  interessati  per  mantenere  in 
miserabile  schiavitu  mrlioni  di  anime  create  ad  imagine  e  somiglianza 
di  Dio.  Ma  il  vero,  come  sempre,  sta  fra  questi  due  opposti  estremi. 
Dallo  studio  serio,  sincere  e  profondo  delle  religioni  orientali  viene 
a  brillare  di  candidissima  luce  la  verita  del  cristianesimo,  come  sola 
religione  rivelata,  e  che  in  se  contiene  tutto  intero  il  messaggio  por- 
tato  dal  cielo  in  terra,  da  nostro  Signor  Gresu  Cristo;  e  dall'altra 
parte  si  fa  manifesto  che  non  e  tutto  cattivo  quanto  insegnano  e 


BELLA    STAMPA  445 

praticano  le  altre  religion!,  secondo  il  principio  filosofico  che  il  male 
di  per  se  non  esiste,  non  essendo  altra  cosa  che  la  corruzione  del 
bene,  e  la  sentenza  di  S.  Agostino  che  «  nulla  falsa  doctrina  est  quae 
non  aliqua  vera  interinisceat  '  » .  E  quanto  e  maggiore  la  somma  di 
quelle  verita  che  una  religione,  di  per  se  falsa,  contiene,  tanto  e 
maggiore  1'influenza  che  esercita  sopra  i  suoi  settatori,  il  bene  spi- 
rituale  e  materiale  che  pud  loro  procacciare,  e  piu  lunga  la  sua 
durata  nel  mondo.  Questa  tesi  potrebbe  di  leggieri  illustrarsi  colla 
storia  delle  varie  sette  cristiane,  e  molto  piu  con  quella  delle  diffe- 
ronti  religioni  in  cui  il  mondo  fu  diviso  fin  qui;  ma  non  bastan- 
doci  il  tempo  a  tanto  assunto,  ci  limitiamo  a  toccare  di  volo  il  bud- 
disino,  come  quello  che,  attese  le  sue  somiglianze  colla  religione 
rivelata,  continua  ad  attirare  in  modo  speciale  1'attenzione  dei  dotti 
orientalisti  e  degli  studiosi  di  religioni  comparate. 

Innumerevoli  sono  i  libri  stampati  e  che  tuttora  si  stampano  su 
Budda  e  sulla  sua  religione.  Chi  lo  esamina  da  un  lato,  chi  da  un 
altro.  Questi  studia  la  persona  stessa  di  Sakiamuni,  quegli  le  sue 
dottrine,  quali,  piu  o  meno  sincere,  sono  state  tramandate  fino  a 
noi  da'suoi  discepoli.  Altri  prende  a  compararne  la  morale  con  quella 
del  cristianesimo,  1'influenza  che  ella  ebbe  sui  costumi  dei  popoli 
che  1'abbracciarono,  e  si  piace  d'  investigare  se  la  religione  di  Budda 
fosse  una  scuola  filosofica  e  un  sistema  di  etica,  oppure  una  reli- 
gione propriamente  detta  avente  dogmi,  riti  e  organizzazione  propria. 

A  tanti  libri  ne  possiamo  aggiungere  due  altri  di  non  comune 
valore  che  abbiamo  piu  sopra  annunciati.  II  chiaro  professore  W. 
Ph.  Englert,  con  dottrina  pari  alTardire,  rnette  a  confronto  la  divi- 
nita  di  Gesu  Cristo  e  la  supposta  di  Buddha,  donde  alia  fine  del 
libro  conchiude,  che  anche  secondo  le  leggende  piu  o  meno  auten- 
tiche  dell' India,  del  Tibet  e  di  Ceylan,  il  fondatore  del  buddismo 
non  fu  altro  che  un  uomo,  mentr©  il  fondatore  del  cristianesimo 
fu  indubitatamente  figlio  di  Dio  2.  II  Bev.  P.  J.  Dahlmann  invece 
considera  Budda  e  la  sua  dottrina  dal  lato  filosofico  e  in  connes- 
sione  colla  civilta  orientale.  Dividendo  il  suo  bel  libro  in  tre  parti, 
prende  a  fare,  per  cosi  dire,  la  fitologia  del  grande  albero  del  bud- 
dismo, e  ne  esamina  scientificamente  la  radice  e  il  primo  germe, 
la  natura  e  il  crescimento  meraviglioso,  la  rapida  fioritura  e  il 
precoce  decadimento.  L'  intero  libro  del  P.  Dahlmann  prova  la  tesi 
che  abbiamo  stabilita  piu  sopra:  il  buddismo,  insieme  ad  element! 
materialistic!  e  nichilistici  3,  conteneva  molte  verita  morali,  le  quali, 

1  S.  AUG.  Lib.  II,  quaest.  Evang.,  cap.  40. 

2  Cfr.  Opusc.  cit.  pag.  117  e  seg. 

3  Cfr.  IOSEPH  DAHLMANN'S,  Buddha,  p.  120  e  seg. 


446  R1VISTA 

nella  corruzione  quasi  universale  del  paganesimo  di  quei  tempi  re- 
moti,  costituivano  un  ritorno  verso  le  male  abbandonate  verita  della 
rivelazione  primitiva.  Queste  verita  e  1'  influenza  personale  del  fon- 
datore  e  dei  primi  capi,  furono  la  cagione  precipua,  se  non  unica, 
dello  sviluppo  e  della  diffusione  meravigliosa  della  religione  di  Sa- 
kiamuni.  Quanto  poi  al  suo  precoce  decadirnento,  1'autore  mostra 
che  non  si  deve  gia  attribuire  alle  persecuzioni  dei  bramini,  ma 
alia  debolezza  inerente  al  buddismo  stesso,  il  quale,  porto  in  se 
fino  dal  suo  primo  germe,  il  seme  di  vecchiaia  e  di  morte  precoce. 
Questa  debolezza  il  P.  Dahlmann  3 a  fa  consistere  nei  principii  dis- 
solvent!  della  filosofia  buddistica,  secondo  la  quale,  come  ogni  cosa 
viene  dal  nulla,  cosi  tutto,  compreso  1'uomo,  ritorna  al  nulla  primiero. 
Quest!  principii,  e  chiaro,  bastano  da  se  soli  a  distruggere  qualsiasi 
religione  o  sistema  di  etica,  ma  non  bastano  a  spiegare  la  nascita  e 
il  fiorire  di  una  siffatta  religione,  essendo  essi  in  pert'etto  antago- 
nismo  colla  SUH  esistenza.  Ci  pare  per6  che  gii  autori,  quando  parlano 
del  buddismo,  concedano  troppo  facilmente  quella  essere  stata  una. 
religione.  anzi  una  religione  universale.  A  noi  pare  invece,  che  il  bud- 
dismo altro  non  sia  stato  che  una  dottrina  sociale,  una  specie  di  so- 
cialismo  predicate  sulle  piazze  contro  la  tirannia  dei  bramini.  E  a  cifr 
Budda  dovette  il  suo  meraviglioso  successo.  Egli  venne  a  rornpere  la 
barriera  della  casta,  egli  levd  lo  stendardo  della  rivolta  contro  la  ti- 
rannia dei  pochi  sui  molti,  e  non  e  meraviglia  che  molti  abbiano 
abbracciata  la  dottrina  di  lui.  I  bramini  seguivano  una  religione 
esoterica  e  misteriosa,  che  solo  gl'iniziati  potevano  sperare  d' in- 
terfere appieno;  Budda  invece  e  i  suoi  discepoli  predicavano  in 
pubblieo,  ed  esponevano  i  loro  dommi  alia  moltitudine.  Nel  sistema 
religiose  braminico,  il  sacerdozio  era  un  privilegio  della  casta  dei 
bramini,  ed  essi  soli  potevano  studiare  i  Yedas  ed  insegnare  all& 
turbe  i  mezzi  per  arrivare  alia  vita  eterna.  Budda  invece  invitava 
tutti  gli  uomini,  senza  distinzione  di  stirpe,  colore  o  casta,  al  sa- 
cerdozio, e  tutti,  persino  le  donne,  potevano  menar  vita  religiosa  nei 
monasteri  di  lui.  II  bramanismo  era  la  religione  dei  santi,  dei  due 
volte  nati  di  Brahma ;  il  buddismo  invece  apriva  le  braccia  a  tutti, 
offriva  a  tutti  il  perdono  dei  peccati,  ammetteva  tutti  nella  sua  su- 
cieta,  e  dichiarava  tutti  uguali  davanti  a  Dio  ed  alia  legge.  Tale 
era  il  sistema  morale  di  Budda.  Ma  quanto  a  religione  la  cosa  e- 
ben  diversa.  In  un  famoso  discorso  che  egli  tenne  a  cinque  dei 
suoi  discepoli,  espone  i  fondamenti  della  sua  dottrina,  e  sono: 
1.°  L'universo  non  esiste  in  realta  che  nella  nostra  imaginazione ; 
2.°  Ogni  credenza  appartiene  al  regno  del  niente;  3.°  II  inondo* 


DELLA   STAMPA  447 

muano  e  in  uno  stato  di  miseria  universale;  4.°  Tutto  cid  che  & 
create  deve  finire;  5.°  Tutto  cio  che  vive  deve  perire;  6.°  Tutto 
cid  che  e  riunito  deve  venire  disperse.  Questa  e  la  somma  della 
filosofia  buddistica.  I  suoi  precetti  religiosi  sono  i  seguenti :  1°  non 
uccidere  alcuna  cosa  viva ;  2°  non  rubare ;  3°  esser  casto ;  4°  non 
portar  falso  testimonio;  5°  non  giurare;  6°  non  mentire;  7°  non 
dire  parole  impure;  8°  essere  disinteressati ;  9°  non  vendicarsi; 
10°  non  essere  superstiziosi.  Come  si  vede,  qui  non  e  parola  di 
Dio;  ed  ogni  religione  si  fonda  neoessariamente  sulla  ricognizione 
della  divinita,  e  sui  doveri  che  legano  Puomo  a  Dio.  Con  quale  di- 
ritto  dunque  pud  dirsi  il  buddismo  una  religione,  anzi  una  religione 
universale,  come  pretende  Raffaele  Mariano,  il  quale,  mentre  con- 
fessa  a  pagina  163  il  buddismo  «  essere  religione  poco  umana  e 
niente  storica  » ,  altrove  la  dice  «  prima  religione  universale  e  re- 
dentrice  1  ?  »  II  vero  si  e  che,  come  afferma  Fillustre  professore 
C.  P.  Tiele,  «  il  buddismo  non  fu  in  origine  ne  una  chiesa,  anzi 
neppure  una  religione.  Era  un  ordine  di  monaci  mendicanti,  come 
quelli  che  gia  esistevano  nel  seno  del  bramanismo.  Ma  non  volendo 
riconoscere  i  Yedas,  togliendo  le  caste,  aprendo  la  propria  societa 
ai  paria,  il  buddismo  venne  ben  presto  combattuto  dai  bramini,  e 
fu  costretto  a  far  scisma,  e  organizzarsi  a  parte,  come  una  setta 
speciale  2  » .  II  buddismo  dunque  fu  una  teoria  sociale,  e  nulla  piu. 
Quanto  a  dogmi  e  riti  religiosi  trasportd  dal  bramanismo  1'idola- 
tria  in  quasi  tutta  la  sua  interezza,  come  ne  fanno  prova  gli  an- 
tichi  e  i  moderni  buddisti,  i  quali  in  fatto  di  pratiche  superstiziose 
non  la  cedono  agli  idolatri  piu  corrotti. 

Kirnane    1'asserzione   del   P.  Dahlmann,   del  Barth  3  e   di   pa- 

1  RAFFAELE  MARIANO,   Cristo  e  Budda,  e  altri  dii   dell'oriente.  Studii  di 
religione  comparatd.  Firenze,  G.  Barbera;  editore,  1900. 

2  C.  P.  TIELE,    Un  essai  de  Philosophic  de  I'histoire  religiens?,  presso  la 
Rerue  de  I'histoire  des  religions,  mars-avril  1900  pag.  216 

3  BARTH,  Les  religions  de  I'Inde. 

Non  sappianio  conciliare  la  sentenza  dcirillustre  A.  Barth  con  quanto 
egli  scrive  nel  suo  libro  sfcesso  Les  religions  de  I' hide.  Infatti  dopo  aver 
confessato  a  piigina  80  che  il  buddismo  fece  uso  per  propagarsi  anche  di 
me/.zi  violenti,  e  che  la  letteratura  buddistica  ribocca  di  odio  e  di  invettive 
coutro  i  bramini,  cosi  egli  continua:  «  Les  brahmanes,  il  est  vrai,  ne  tar- 
derent  pas  a  repondre  sur  le  meme  ton.  Les  religions  sectaires,  non  moina 
apres  a  la  propagande  que  le  bcuddhisine,  furent  profondement  fanatiques; 
lea  disciples  de  Kumtirila  et  de  (,'.inkara,  organises  en  orclres  militants,  se 
tiront  les  defenseurs  acharnes  de  1'ortodoxie  sur  le  terra:n  de  la  tradition 
et  de  la  speculation.  Que  daos  ces  luttcs  multiples  on  ne  se  soit  pas  tou- 
jours  servi  des  seules  armes  de  la  persuasion,  que  les  chefs  de  secies  aient 


448  RIVISTA 

recchi  altri,  i  quali  dicono  che  la  decadenza  precoce  del  buddismo 
non  fu  cagionata  in  modo  alcuno  dalle  persecuzioni  da  parte  del 
bramini.  E  qui  il  chiaro  A.  ci  permetta  di  dissentire  un  poco  da 
lui.  Che  la  psrsecuzione  del  bramini  non  sia  stata  la  cagione  prin- 
cipale  della  decadenza  del  buddismo,  ben  volentieri  lo  concediamo, 
ma  che  non  vi  abbia  anch'essa  cooperate ,  lo  neghiamo.  La  storia 
dell' India  asserisce  esplicitamente,  che  durante  il  periodo  storico, 
che  corse  fra  i  due  re  Vicramaditia  secondo  e  terzo,  i  buddisti  soffri- 
rono  crudeli  persecuzioni,  e  quella  storia  non  e  stata  ancora  smeutita. 
Sappiamo  bene  che  T.  W.  Rhys  Davids  1  si  provo  a  difendere  i 
bramini  e  particolarmente  i  re  Pushyamitra,  Mihirakula,  Sasanka  ed 
altri,  dall'accusa  di  persecuzione,  ma  dubitiamo  assai  se  egli  sia 
riuscito  nel  suo  intento.  Inoltre,  sono  sparse  per  tutta  1'India  le 
rovine  dei  monumenti  buddisti,  e  molti  mostrano  i  segni  evident! 
della  violenza,  ed  e  difficile  credere  che  tali  rovine  sieno  effetto  di 
guerre  civili  o  di  ricerca  per  tesori. 

Si  aggiunga  che  nel  celebre  Vinaya  buddista  dei  Mahasanghikas, 
detto  storico  dal  famoso  pellegrino  cinese  Fa-hien,  occorre  una  testi- 
monianza  formale  delle  atroci  persecuzioni  sostenute  dai  buddisti  da 
parte  dei  bramini.  Infatti,  in  fondo  alia  traduzione  cinese  del  sopra 
detto  Yinaya,  cosi  si  legge :  «  Nell'India  centrale,  a  quel  tempo,  re- 
gnava  un  re  malvagio,  sotto  il  quale  tutti  i  bhilcsiis  (religiosi  men- 
dicanti  baddisti)  si  diedero  alia  fuga  e  quelli  che  conoscevano  i  tre 
pitakas  (scritture  sacre  dei  buddisti)  vennero  dispersi  da  tutti  i  lati. 
Alia  morte  del  re  malvagio  gli  successe  un  buono  che  richiamd  i  cra- 
manas  nel  suo  regno  2.  »  E  questa  testimonianza  del  Yinaya  e  con- 

re'ussi  parfois  a  obtenir  intervention  brutale  de  quelque  raja  ou  a  emeuter 

centre  les  bouddhistes  les  passions  de  la  multitude,    .  .  . 

on  1'admettra  sans  peine.  »  II  fatto  e  che  i  dotti  europei  credono  troppo 
facilmente  alia  pietesa  mansuetudine  dei  bramini,  ma  la  storia  antica  e  la 
recente  mostra  il  contrario.  I  missionarii  cattolici  che  da  tre  secoli  evan- 
gelizzano  V  India  lo  sanno  bene  a  loro  coato !  II  Barth  nega  una  persecu- 
zione  sistematica,  universale,  contro  il  buddismo,  e  avra  forse  ragione;  ma 
che  importa  il  sisteraa  quando  il  fine  voluto  si  ottiene  ugualmente?  Ai 
bramini  importava  grandemente  di  soffocare  la  religione  nemica;  tuttavia, 
invece  di  muoveve  «  une  veritable  campagne  de  persecution  »  lo  schiaccia- 
rono  con  «  des  echauffourees  locales  »  e  la  religione  di  Sakiamuni  rapida- 
mente  e  in  modo  misterioso,  spari  dall'India.  Chi  conosce  la  natura  ser- 
pentina  e  vendicafciva  dei  bramini  pub  farsi  un'  idea  in  che  cosa  consistessero 
queste  «  echauffourees  locales  »  dell'illnstre  orientalista. 

1  T.  W.  RHYS  DAVIDS,  Persecution  of  Buddists  in  India)  in  the  Journal 
of  the  Pali-Text  Society  for  1899. 

2  M.  WASSILIEFF.    Le   Buddhisme   d'apres   les    Vinayas,    nella   Revue  de 
I'histoire  des  Religions.  Tome  34,  pag.  319.  Discorr.endo  diquesto  testo  lo  stesso 


BELLA   STAMPA  449 

fermata  dall'autoritu  di  M.  Wassilieff,  noto  pel  suoi  scritti  intorno 
al  buddismo. 

In  conferma  di  ciu  valeilfatto  che  inmolte  pagode  dell'antico  regno 
di  Madura,  esistono  anche  al  presente  rappresentazioni  grafiche  di 
uomini  messi  a  morte  fra  i  tormenti,  e  la  tradizione  popolare  vuole  che 
i  tormentati  fossero  i  buddisti  la  cui  religione  anticamente  dominava 
nel  paese.  Di  piu  tutti  sanno  che  i  Giaini  furono  i  fratelli  e  gli  eredi 
dei  buddisti,  e  rappresentano  il  buddismo  sul  continente  indiano. 
Ora  sta  il  fatto  che  i  Giaini  vennero  perseguitati  ferocemente  dai 
bramini,  di  modo  che  nel  Nord  dell'India  sparirono  quasi  interamente, 
e  nel  sud  si  ridussero  a  vivere  nelle  province  piu  appartate,  come 
nel  Mysore  e  nel  Canara,  per  esempio,  ed  anche  quivi  fanno  vita 
quasi  eremitica  in  riva  ai  fiumi,  fra  le  montagne,  o  nel  cuore  delle 
vergini  foreste.  Chi  pone  mente  poi  alle  guerre  civili  lunghe  e  cru- 
delissirne  che  in  India,  anche  in  tempi  a  noi  vicini,  scoppiarono  nel 
seno  stesso  del  bramanismo  a  cagione  di  sodalizii,  ordini  monastici, 
o  sette  filosofiche  contrarie,  pu6  dubitare  saviamente  della  soliditfi 
delPopinione  che  asserisce  non  aver  il  buddismo  patito  persecuzione 
da  parte  della  casta  dominante. 

A  nostro  credere  il  buddismo,  fin  dal  suo  primo  n.-iscere,  fu  una 
dottrina  sociale,  non  una  religione.  Si  propago  rapidamente  perche 
favoriva  1'emancipazione  dei  popoli  indiani  tenuti  sotto  i  piedi  dai 
bramini.  Corse  vittorioso  1' India  intera  e  si  propago  per  quasi  tutto 
il  resto  delPAsia,  perche  il  re  Asoka  e  mold  dei  regoli  di  quel 
tempo  lo  presero  a  difendere  e  a  propagare.  Mancatogli  1'appoggio 
del  braccio  secolare,  decadde  rapidamente  per  vizii  interni,  e  final- 
mente  mori,  almeno  nell'India,  sotto  i  ripetuti  colpi  dei  suoi  impla- 
cabili  persecutor!,  i  bramini  vittoriosi.  Yi  e  una  religione  sola  che 
pu6,  per  virtu  interna  indefettibile,  resistere  a  tutte  le  persecuzioni, 
e  questa  e  il  cristianesimo.  Ci6  forma  uno  dei  caratteri  speciali 
della  religione  rivelata,  che  essa  sola  possiede  e  non  ha  comune 
con  nessun'altra. 

Rhys  Davids  confessa  che  «  probabilmente  vi  e  un  gernie  di  verita  in  quanto 
dice,  quantunque  non  gli  si  possa  prestar  fede  nelle  particolarita  »  Acte 
du  Onzieme  Congres  international  des  Orientalistes,  Paris  1897.  Premiere 
Section  pag.  145.  Imprimerie  national.  Ernest  Leroux,  editeur,  rue  Bona- 
parte, 28,  1899.  Non  possiamo  sapere  con  certezza  il  modo  che  tenne  il 
buddismo  nello  stabilirsi  nell'India  meridionale;  ma  se  dobbiamo  credere 
ai  tre  grandi  predicatori  della  riforma  braminica,  Sankaria  Charya,  Rama- 
nuja  e  Madhwa,  fra  i  mezzi  che  usb  non  ultimi  furono  quelli  della  violenza. 
E  il  bramanismo  gli  rese  pan  per  focaccia  cacciandolo  colle  armi  spiritual! 
e  temporal!  da  tutta  T  India  meridionale,  donde  prese  rifugio  estremo  nel- 
I'isola  di  Ceylan.  

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1210.          29          9  novembre  1900. 


ARCHEOLOG-IA 


124.  RELAZIONE  TEA  ALCUNE  FESTE  CRISTIANE  ANTICHE 
E  ALCUNE  USANZE  PAGANE 


Che  tra  gli  usi  e  le  osservanze  religiose  dei  primitivi  cristiani  al- 
cune  avessero  una  cotale  attinenza  con  certe  pratiche  e  consuetudini 
del  paganesimo,  &  cosa  nota  oggidi  a  tutti  gli  eruditi.  Erano  pratiche 
troppo  care  al  popolo,  erano  consuetudini  troppo  profondamente  radi- 
cate e  penetrate  in  tutta  la  vita  pubblica  e  privata  del  mondo  antico ; 
ne  la  Chiesa  madre  benigna  e  saggia  credette  di  doverle  estirpare ; 
ma  piuttosto  trasformandole  in  senso  cristiano,  innalzandole  a  nuova 
nobilta  e  nuova  vita,  se  ne  prevalse  come  di  un  mezzo  potente  e  soave 
insieme  da  guadagnare  a  se  senza  strepito  gli  animi  delle  moltitudini 
e  delle  persone  colte. 

Pregiudizii  e  corte  vedute  fecero  gia  rinfacciare  alia  Chiesa  che 
essa,  con  tale  accomodamento  avesse  insomma  ceduto  un  tantino  ai 
costumi  de'  pagani  e  alia  loro  superstizione.  Usavano  i  gentili,  p.  es., 
in  Eoma  offerire  doni  votivi  ne'  ternpli  degli  dei :  il  cristianesimo 
a  sua  volta,  non  solo  non  vieto,  ma  favori  di  molto  1'usanza  di 
presentare,  in  adempimento  di  voto,  regali  alle  ricche  basiliche. 
Adunque  —  s'inferi  talora,  da  protestanti  massimamente  —  1'usanza 
di  quei  donativi,  colle  corrispondenti  iscrizioni  di  ringraziamento  a 
Dio  ed  a'  suoi  santi,  fu  tolta  di  peso  ed  alia  cieca  dalle  costumanze 
del  gentilesimo,  per  debolezza  e  per  politica,  sicche  a  buoni  conti  fu 
una  concessione  all'errore  e  una  ricaduta  nel  paganesimo. 

Certo  non  si  leggono  senza  meraviglia  su  molte  lampade  pagane, 
di  bronzo  o  di  nobile  metallo,  quelle  iscrizioni  votive  che  dicono  come 
esse  sono  destinate  ad  ardere  innanzi  alia  statua  o  al  tempietto  di 
questo  o  quel  dio  per  riconoscenza  del  benefizio  ricevuto :  ne  piu  ne 
meno  di  quanto  si  pratica  davanti  alle  immagini  di  santuarii  cristiani. 
Anzi  fin  sulle  pubbliche  strade  s'accendevano  lumi  a  onore  degli  dei : 
e  chi  fosse  uscito  la  sera  per  Roma  pagana,  avrebbe  vedute  agli  angoli 
delle  case,  ai  crocicchi  delle  vie  e  delle  piazze  splendere  le  lampade 


ARCHEOLOGIA 


451 


che  indicavano  i  tabernacoli  e  le  edicole,  dedicate  agli  del  tutelar! 
delle  pubbliche  vie,  ai  Lares  compitales.  Di  piu,  dal  tempo  d'Augusto 
in  poi,  sotto  il  quale  per  abbellimento  della  citta  si  moltiplicarono 
quei  tempietti,  non  manco  ai  medesimi  anco  1'ornamento  dei  fiori  che 
due  volte  all'anno  vi  si  recavano  —  cosi  per  1'appunto  come  noi  cri- 
stiani  sogliamo  nelle  nostre  feste  portar  mazzi  e  ghirlande  ai  taber- 
nacoli e  cappelle  delle  nostre  Madonne  e  de'  nostri  santi. 

Orbene  tanto  non  deve  meravigliare  che  si  riscontrino  gia  presso 
i  gentili  de'  costumi  conservati  poi  e  divenuti  cosi  cari  nel  cristiane- 
simo,  che  anzi,  in  tale  rassomiglianza  non  s'ha  da  ravvisare  altro  che 
1'espressione  del  bisogno  intimo,  istintivo,  dello  spirito  umano,  il  quale 
al  mondo  sensibile  domanda  simboli  e  ornamenti  da  onorare  1'essere 
supremo,  1'invisibile.  Sono  reminiscenze  di  Roma  antica,  alle  quali 
meglio  si  riconosce  1'  indole  universale  della  Roma  cristiana,  e  che 
gittano  piu  chiara  luce  sul  lato  veramente  umano,  essenzialmente  as- 
sociate al  carattere  divino  della  nuova  religione. 

Del  resto,  quale  abisso  fosse  di  mezzo  a'  due  culti  bastavano  a 
mostrarlo  apertamente  le  pubbliche  dottrine  e  i  riti  solenni  della 
Chiesa ;  n£  ad  alcuno  spirito  poteva  sfuggire  la  profondita  e  1'altezza 
della  nuova  fede,  di  fronte  alle  vane  illusion!  tra  cui  il  mondo  s'era 
aggirato  fin  allora. 

Altrove  gia  chi  scrive  queste  pagine  ebbe  occasione  di  rammentare 
1'antica  processione  romana  di  S.  Marco  (25  aprile)  sostituita  dai  Papi 
alia  solenne  pompa  onde  i  pagani  celebravano  i  Robigalia,  uscendo 
alia  campagna  per  la  stessa  porta  Flaminia,  e  seguendo  il  medesimo 
percorso,  e  al  medesimo  intento  di  implorare  le  celesti  benedizioni 
sulle  messi  dei  campi.  In  tutto  ci6  la  Chiesa  romana  non  fece  che 
valersi  d'una  pratica  cara  al  popolo  per  introdurre  im  rito  santo  e 
scevro  d'ogni  superstizione,  il  quale  passo  passo  divenne  universale 
e  dura  tuttora.  La  processione  cristiana  in  Roma,  come  dicevamo  or 
ora,  tenne  per  lungo  tempo  il  medesimo  itinerario  dei  sacerdoti  e  del 
popolo  gentile,  per  la  Porta  Flaminia  (oggi  del  Popolo)  e  la  Via  Fla- 
minia parimente  movendo  al  ponte  Milvio ;  donde  passato  il  fiume, 
torceva  pei  campi  alia  basilica  di  San  Pietro,  celebrandovi  colla  sta- 
zione  il  S.  Sacrificio  della  Messa;  laddove  la  processione  pagana,  va- 
licato  il  ponte,  si  recava  ad  un  boschetto  sacro,  posto  sulla  Via  Claudia 
alia  quinta  pietra  miliaria,  per  sacrificarvi  a  JRobigo,  dio  della  brina, 
che  dava  il  nome  alia  festa,  robigalia  i. 

Circostanze  del  tutto  somiglianti  si  riscontrano  in  alcune  altre  feste 
cristiane  de'  primi  tempi,  che  porgono  un  soggetto  meritevole  della 


1  H.  GRJSAR,  Storia  di  Roma  e  dei  Papi   nel   medio  evo  vol.  I,  p.  IIa 
(Roma,  Desclee,  1897)  pa&  537-539. 


452  ARCHEOLOGIA 

nostra  attenzione,  come  quelle  che  segnano  il  passaggio  dal  pagane- 
simo  alia  religione  cristiana. 


Prima  ci  si  presenta  la  festa  delle  Collette,  cioe  delle  elemosine, 
assai  spesso  rammentata  da  S.  Leone  Magno,  e  non  piu  dopo  di  lui, 
forseperche,istituite  che  furono  le  Diaconie  romane,  essendo  dato  ordine 
alia  regolare  distribuzione  delle  elemosine  fu  smessa  anco  quella  festa. 
II  papa  S.  Leone  la  riguarda  come  festa  antichissima  della  chiesa 
romana,  e  la  fa  rimontare  fino  ai  tempi  apostolici,  racconiandando 
nelle  sue  omelie  ai  fedeli  con  ripetute  istanze,  che  in  questo  giorno 
colla  loro  carita  vengano  in  aiuto  ai  pastori  della  chiesa  dando  loro 
di  che  soccorrere  alle  necessita  dei  cristiani  piu  bisognosi.  Ora  la  festa 
delle  collette  cadeva  precisamente  ne'  giorni  dei  ludi  apollinares,  dal 
5  al  13  di  luglio ;  giuochi  singolari  per  questo  costume  che  vi  si  rac- 
coglievano  le  contribuzioni  per  rifarne  le  spese.  Posta  dunque  la  co- 
stumanza  che  ciascuno  in  tale  occasione  facesse  del  suo  una  piccola 
offerta  per  la  festa  comune,  pare  che  i  cristiani  in  Roina  mutassero 
semplicemente  il  dono,  solito  fare  per  i  giuochi,  in  un'elargizione  per 
i  poveri  *. 

Altro  esempio.  II  22  di  febbraio  era  presso  i  pagani  dedicate  ad 
una  festa  molto  amata  dal  popolo,  la  Cara  Cognatio,  festa  dell'amore 
dei  congiunti,  cioe  della  memoria  dei  cari  trapassati.  Ma  essa  si  ce- 
lebrava,  come  tante  altre,  con  tali  banchetti,  a'  quali  i  cristiani  non 
potevano  convenientemente  prender  parte.  Ora  tra  le  feste  cristiane 
piu.  antiche  si  ritrova  precisamente  al  22  febbraio  quella  dell'  «  erezione 
della  Cattedra  di  S.  Pietro  > ,  Natale  Petri  de  cathedra.  La  coincidenza 
non  e  fortuita.  Basta  ricordare  come  S.  Pietro  nella  comunita  cri- 
stiana di  Roma  era  venerate  e  amato  qual  padre  di  quella  famiglia, 
che  la  dignita  di  lui  quasi  vincolo  soprannaturale  riuniva  insieme ; 
e  allora  s'intendera  perche  si  scegliesse  quel  giorno  appunto,  con- 

1  Cf.  D.  GERMAIN  MORIN  in  Revue  Btntdictine  de  Maredsous  1897  p.  340. 
DelPeccellente  trattazione  (pp.  337-346)  che  si  riferisce  alPorigine  dell« 
quattro  tempora,  ci  siamo  serviti  qui  ripetutamente.  II  Morin  tra  le  altre 
citazioni  di  S.  Leone  Magno,  riporta  dai  sermoni  8  e  9  relativi  alle  collette 
le  seguenti  parole,  che  sono  veramente  earatteristiche  e  della  piu  alta  im- 
portanza  nella  questione  deH'origine  delle  feste  qui  esaminate :  «  Nam  illi 
beatissimi  discipuli  veritatis  hoc  divinitus  inspirati  commendavere  doctrina, 
ut  quotiens  caecitas  pagaiiorum  superstitionibus  suis  esset  instantior,  tune 
praecipue  populus  Dei  orationibus  et  operibus  pietatis  instaret....  Ut  quia 
jn  hoc  tempore  gentilis  quondam  populus  superstitiosius  daemonibus  ser- 
Tiebat,  contra  profanas  hostias  impiorum  sacratissima,  nostrarum  celebra- 
retur  oblatio.  » 


ARCHEOLOGIA  453 

secrato  gia  ai  ricordi  di  famiglia,  per  commemorare  lo  stabilimento 
della  Cattedra  apostolica  nella  citta  di  Roma.  La  tradizione  veramente 
non  accennava  ad  alcun  giorno  particolare  per  1'erezione  della  cat- 
tedra ;  ma  a  quel  modo  che  nel  29  giugno  si  festeggiava  la  memoria 
della  gloriosa  morfce  di  Pietro,  cosi  si  voile  pure  celebrare  il  comin- 
oiainento  del  suo  episcopate  in  Roma ;  tanto  piu  che  generalmente,  del 
vescovi,  oltre  al  giorno  della  loro  deposizione  (sepoltura),  si  soleva  pure 
tener  memoria  del  natale,  cioe  dell'entrare  in  ufficio  1. 


Un'altra  analogia  con  un  giorno  del  calendario  pagano  la  presenta 
secondo  ogni  apparenza  la  data  del  giorno  25  dicembre,  dedicate  alia 
Nativita  di  N.  S.  E  noto  come  nelle  chiese  orientali  il  giorno  6  di 
gennaio,  sotto  il  titolo  di  Apparizione  del  Signore,  si  celebrasse  P  in- 
gresso  di  Gesu  Cristo  nel  mondo,  e  come  da  altro  canto  il  giorno  pre- 
oiso  della  nascita  di  Gesu  Cristo  non  fosse  conosciuto  per  nessuna 
tradizione  sicura.  Ora  fin  dallo  scorcio  del  secolo  III  in  Roma  fu  scelto 
a,  celebrarne  la  memoria  quel  tempo  dell'anno,  in  cui  cadeva  il  sol- 
stizio  d'  inverno,  e  secondo  il  calendario  romano  si  festeggiava  il  Sol 
novus.  Quanto  poi  alia  data  precisa,  e  da  notare  che  nella  raccolta 
filocaliana  il  calendario  profano  reca  pel  25  dicembre  il  Natalis  in- 
victi,  cioe  dire  il  giorno  dell'invitto  dio  del  sole;  che  inoltre,  se- 
oondo  il  culto  di  Mitra,  nel  terzo  e  quarto  secolo  tanto  ampiamente 
diffuse  per  tutto  il  mondo  pagano,  al  25  dicembre  appunto  cominciava 
la  salute  apportata  da  esso  Mitra  dio  del  sole. 

Posta  adunque  la  tendenza,  gia  ricordata,  d'  impossessarsi,  per 
dir  cosi,  delle  annuali  ricorrenze  del  calendario  pagano  trasforman-- 
dole  in  senso  cristiano,  era  cosa  ovvia  assegnare  a  quel  giorno  stesso 
la  celebrazione  della  nascita  del  vero  sole  e  vera  luce  del  mondo, 
<jhe  e  Cristo.  Tanto  piu  che  per  tal  modo  i  computi  ribattevano  assai 
bene.  Infatti  il  tempo  della  morte  del  Signore  si  conosceva  a  un  di- 
presso,  un'opinione  assai  comune  ponendola  al  25  marzo;  e  si  ceo  me 
un'altra  opinione  dava  a  tutta  la  vita  di  lui  trentatre  anni  precisi, 
basto  probabilmente  comprenderli  dalla  concezione  alia  morte,  fare 
coincidere  pure  la  concezione  al  25  marzo,  perche  senz'altro  il  Natale 
ricorresse  nove  mesi  appresso,  cioe  verso  la  fine  di  dicembre. 

Tale  almeno  e  la  piu  verisimile  supposizione  a  spiegare  perch& 
gia  il  calendario  filocaliano  cristiano,  compilato  in  Roma  Panno  336, 
ponga  giusto  al  25  dicembre  la  festa  della  Nativita  di  Cristo;  e  per- 
che la  tavola  degli  anniversari  dei  vescovi,  che  e  contemporanea, 
faccia  cominciare  I'anno  liturgico  tra  i  giorni  8  e  27  dicembre  2. 

1  DUCHESNE,  Origines  du  culte  chrft.,  2  6dit.  p.  266,  s. 

2  MORIN  1.  c.  p.  340.  Cf.  DuchESNE  1.  c.  p.  247  ss 


454  ARCHEOLOG1A 


Ma  piii  sorprendente  ancora  delle  precedent!  e  la  coincidenza  con 
certe  feste  pagane,  che  si  riscontra  nelle  tre  piu  antiche  di  quelle 
osservanzeg  che,  accresciute  poi,  divennero  le  Quattro  tempora.  Da 
principio  infatti  non  si  celebravano  fuor  che  in  Roma  solainente,  e 
non  piii  che  tre  volte  all'anno,  cioe  nel  quarto  mese,  nel  settimo  e 
nel  decimo,  che  rispondono  nell'antica  maniera  di  computare  a  giu- 
gno,  settembre  e  dicembre.  Era  adunque  costume  presso  i  gentili  di 
dedicare  in  questi  medesimi  tempi  alcuni  giorni  particolari,  che  chia- 
mavano  feriae,  ad  invocare  sui  frutti  dei  campi  la  protezione  degli  Deir 
giacche  in  sull'entrar  della  state  era  imminente  la  mietitura  del  fru- 
mento,  al  cominciare  dell'autunno  occorreva  la  vendemmia,  e  sul  far 
dell'  inverno  le  semenze  affidate  alia  terra. 

Confrontando  ora  la  liturgia  cristiana  dei  giorni  delle  quattro  tem- 
pora, non  pud  non  far  meraviglia  che  le  lezioni  della  Sacra  Scrittura 
ivi  occorrenti  siano  scelte  giusto  in  quei  passi  che  si  riferiscono  alia 
coltivazione  e  ai  frutti  dei  campi.  Basterebbe  questo  a  concluderne 
con  qualche  probabilita,  che  queste  funzioni  cristiane  sieno  state  isti- 
tuite  a  somiglianza  degli  usi  correnti  gia  presso  il  popolo  gentile, 
offerendo  al  vero  Dio  i  digiuni  e  le  preghiere  e  le  stazioni  di  quei 
tre  tempi  dell'anno,  all'intento  d'impetrare  la  benedizione  e  1'aiuto 
del  cielo  sopra  i  frutti  della  terra,  del  grano  cioe  e  del  vino  *. 

Ma  per  stringere  1'argomento  piu  da  presso,  conviene  ricordare 
come  delle  tre  predette  ferie  dei  pagani,  le  feriae  messis  cadevano  in 
giugno  o  sui  primi  di  luglio,  secondo  i  luoghi  e  le  qualita  dei  frutti ;. 
le  feriae  vindemiales  tra  il  19  agosto,  la  festa  dei  vinalia  e  Pequinozio 
di  settembre ;  e  finalmente  le  ferie  sementinae,  che  delle  tre  erano  le 
principali,  ricorrevano  nella  settimana  avanti  il  solstizio  d'  inverno. 
Era  pero  lasciato  in  piacere  del  sacerdote  di  determinare  piu  preci- 
samente  i  giorni,  dandone  a  tempo  1'avviso;  ed  e  verisimile  che  altret- 
tanto  si  facesse  per  le  altre  ferie,  delle  quali  tuttavia  ci  pervennero 
piu  scarse  notizie.  Nel  giorno,  stabilito  dal  pontefice  per  le  feriae 
sementinae,  si  pagava  un  sacrificio  a  Tellus  e  a  Cerere ;  feste  rammen- 
tate  da  Ovidio,  quando  celebra  poeticamente  la  pace  che  circonda  il 


1  MORIN  1.  c.  p.  341  ss.  Intorno  alle  ferie  pagane  v.  Particolo  Feriae  di 
C.  JULLIANS  in  DAREMBERG  ET  SAGLIO,  Dictionnaire  des  antiquit^s  grecques 
et  rdmaines. 


ARCHEOLOGIA  455 

regno  di  Cerere,  e  il  vanto  di  lei  per  cui  benefizio  i   ferri  micidiali 
della  guerra  tornarono  in  vomeri  e  pacifiche  marre  l. 

In  modo  del  tutto  somigliante  le  tempora  cristiane  non  erano  da 
principio  legate  a  giorni  cosi  precisamente  determinate  come  oggidi, 
ma  variamente  con  una  cotal  liberta,  sempre  pero  nell'ordine  e  nei 
mesi  predetti.  E  quantunque  in  progresso  di  tempo  si  cercasse  di 
connettere  quelle  ferie  in  alcune  determinate  settimane  del  ciclo 
liturgico  delle  feste,  cio  non  ostante  nell'anno  683  per  es.  troviamo 
ancora  rimesso  il  sabato  delle  tempora  d'estate  alia  terza  settimana 
dopo  Pentecoste,  cioe  al  27  giugno,  rnentre  che  in  seguito  si  uso  sem- 
pre celebrarlo  entro  1'ottava  di  Pentecoste.  Questa  mobilita  dei  giorni 
e  delle  feste  obbligava  dunque  i  capi  della  Chiesa  romana  ad  avver- 
tire  il  popolo  dei  termini  fissati  per  la  celebrazione,  cosi  per  1'appunto 
come  si  usava  dai  gentili  per  le  loro  ferie.  Tan  to  ci  dicono  le  formole 
che  abbiamo  tuttora  per  la  Denuntiatio  ieiuniorum  quarti,  septimi  et 
decimi  mensis;  onde  pel  mercoledi  e  venerdi  veniva  indetto  il  digiuno, 
pel  sabato  poi,  oltre  al  digiuno,  tvigilia  a  S.  Pietro  » ,  cioe  veglia 
notturna  con  preghiera  e  lezione  nella  basilica  vaticana ;  avviso  che 
tra  gli  altri  leggiamo  nel  discorso  di  S.  Leone  papa,  al  secondo  not- 
turno  delPufficiatura  della  terza  domenica  d'avvento  2. 


1  OVID.  Fast.  1,  v.  597  sqq. : 

Bella  diu  tenuere  viros,  erat  aptior  ensis 

Vomere;  cedebat  taurus  arator  equo. 
Sarcula  cessabant,  versique  in  pila  ligones, 

Factaque  de  rastri  pondere  cassis  erat. 
Gratia  dis  domuique  tuae :  religata  catenis 

lam  pridem  nostro  sub  pede  bella  iacent. 
Sub  iuga  bos  veniat,  sub  terras  semen  aratas. 

Pax  Cererem  nutrit,  pacis  alumna  Ceres. 

2  Quattro  tempora  del  giug-no  683,  v.  Liber  pontif.  1.  360,  Leo  II,  n.  150 
collanota  11.  Avviso  delle  tempora  nel  Sacramentarium  Gelasianum  l,n.  82: 
«  Denuntiatio  ieiuniorum  quarti,  septimi  et  decimi  mensis.  Anniversarii,  fra- 
tres  carissimi,  ieiunii  puritatem,  qua  et  corporis  acquiritur  et  animae  sancti- 
tas,  nos  commonet  illius  mensis  instaurata  devotio.  Quarta  igitur  et  sexta 
feria  sollicito  convenientes  occursu,  offeramus  Deo  spiritale  ieiunium  ;  die 
vero  sabbati   apud  beatum    Petrum,    cuius    nos    intercessionibus    credimus 
adiuvandos,   sanctas    vigilias    Christiana    pietate  celebremus,    ut    per  hanc 
institutionem  salutiferam  peccatorum  sordes,  quas  corporis  fragilitate  con- 
trahimus,  ieiuniis  et  eleemosynis  abluamus,  auxiliante  Domino  nostro  lesu 
Christo,  qui  cum  Patre  et  Spiritu    sancto    vivit  et  regnat  Deus  per  omnia 
saecula  saeculorum.  »  —  Cf.  Leo  M.,  Serm.  78.  80   86.  88.  89  etc.,  dov'egli 
ha  le  parole  del  tutto  somiglianti:  «  Quarta  igitur  et  sexta  feria  ieiunemus 
sabbato  autem  ad  beatum  Petrum  apostolum  pariter  vigilemus.  » 


456  ARCHEOLOGIA 

A  quella  guisa  che  le  ferie  del  pagani  presupponevano  una  purifi- 
cazione  e  come  una  santificazione  in  coloro  che  vi  dovevano  prendere 
parte,  cosi  gli  avvisi  soliti  farsi  nella  chiesa  cristiana  ammoniscono 
del  pari  che  «  per  il  digiuno  annuale  viene  santificato  il  corpo  e  lo  spi- 
rito  insieme  > ,  che  per  la  salutare  istituzione  di  quest!  giorni  ci  sen- 
tianio  eccitati  «  a  deporre,  mediante  il  digiuno  e  I'eleinosina,  la  sordi- 
dezza  del  peccato  contratta  per  umana  fragilita.  >  Oltraccio,  che  1'osser- 
vanza  di  quei  giorni  si  riferisse  pure  ad  impetrare  benedizioni  sui 
frutti  della  terra,  risulta  chiaramente,  conie  gia  abbiamo  osservato, 
dallo  stesso  testo  letterale  delle  preghiere  e  lezioni  liturgiche.  Nelle 
tempora  di  decembre  per  es.  la  Chiesa  prega  a  Dio  che  la  semenza 
consegnata  alia  terra  torni  in  benedizione  temporale  del  popolo :  quindi 
presa  occasione  delle  vicine  feste  natalizie  solleva  il  pensiero  al  vero 
grano  di  frumento,  che  e  Cristo ;  e  per  tal  guisa  con  cristiani  concetti 
trasforma  e  innalza  aH'ordine  spirituale'  le  tradizionali  feriae  semen- 
tinae  dell'antichita  romana.  «  Discende  la  divina  semenza  in  terra  (dice 
il  Prefazio  del  sacramentario  leonino)  e  mentre  che  i  frutti  del  campo 
alirnentano  la  nostra  vita  corporale,  quelPaltra  piu  eccelsa  semente  e 
cibo  dell'anima  per  1'immortalita.  Biade,  vino  ed  olio  ci  ha  donati  la 
terra,  ma  ora  s'avvicina  1'ineffabile  nativita  di  Colui,  che  nella  sua 
benignita  assicura  il  pane  eterno  ai  figliuoli  di  Dio.  »  Parole  che  me- 
glio  fanno  intendere  1'invocazione  che  in  quei  giorni  la  liturgia  re- 
plica col  profeta  ad  ogni  tratto  :  t  Rorate  caeli  desuper  et  nubes  pluant 
iustum,  aperiatur  terra  et  germinet  salvatorem  4.  > 

Oggi  ancora  nel  mercoledi  delle  tempora  di  Natale  si  legge  nella. 
Messa  un  passo  d'Isaia,  che  richiama  perfettamente  la  sopra  mento- 
vata  lode  della  pace,  celebrata  da  Ovidio  in  onore  di  Cerere:  «Et  con- 
flabunt  gladios  suos  in  vomeres,  et  lanceas  suas  in  falces :  non  levabit 
gens  contra  gen  tern  gladium,  nee  exercebuntur  ultra  ad  praelium.  » 
Ma  piu  immediata  attinenza  alia  benedizione  delle  messi  hanno  i  passi 
che  si  leggono  nel  venerdi  delle  tempora  di  Pentecoste,  nei  quali  si 
rammentano  le  promesse  fatte  a'  Giudei  della  fertilita  del  suolo  e  1'ob- 
bligo  loro  di  offrire  a  Dio  le  primizie  dei  covoni  e  del  pani  2. 

A  meglio  intendere  le  parole  di  S.  Leone  Magno  in  questo  propo- 
sito,  e  bene  notare  che  quando  egli  teneva  quei  discorsi,  le  ferie  delle 
tempora  lion  avevano  ancora  quella  quasi  esclusiva  e  preponderant© 


1  Sacramentar.  G-elas.  2,  n.  85;  «  Nee  est  nobis    seminum  desperanda 
fecunditas,  cum  pro  supplicatienibus   nostris    annua  devotione   venerandus 
etiam  matris  Virginia  fructus  salutaris  intervenit  Christus  Dominus  noster.  » 
— 11  «PraiQfatio»  del  Sacramentar.  Leon,  nell'edizionedel  FELTOE  (1896)  p.  117.. 

2  Is.  2,  4;  Levit.  23,  10  ss.;  Deut.  26,  10. 


ARCHEOLOGIA  457 

•significazione  che  ottennero  dappoi,  di  giorni  cioe  della  consecrazione 
del  clero  romano :  eppero  il  santo  pontefice  parla  della  stretta  atti- 
nenza  di  quei  giorni  con  la  ricolta  de'  campi.  «  Come  noi  dobbiamo 
ringraziare  Iddio  —  dice  egli  in  una  omilia  pel  digiuno  del  decimo 
mese  —  nella  speranza  della  felicita  che  per  la  fede  aspettiamo,  per 
1'altezza  della  vita  a  cui  egli  ci  vuol  preparare ;  cosi  noi  dobbiamo 
parimente  onorarlo  e  lodarlo  per  i  doni  terreni,  che  nel  corso  di  ciascun 
anno  ci  elargisce;  poiche  egli  fin  da  principio  ordino  di  tal  guisa  la 
fecondita  della  terra  e  per  ciascun  germe  e  ciascun  seme  fisso  le 
leggi  onde  si  sviluppano,  che  mai  non  possono  fallire,  anzi  nella  na- 
tura  sempre  meglio  risalta  la  provvidenza  del  benigno  Creatore.  Tutto 
-quanto  a  benefizio  dell'uomo  forniscono  i  campi,  le  vigne  e  gli  uliveti, 
tutto  precede  dalla  larghezza  del  nostro  Iddio  *.  » 


Un  accenno  alia  connessione  delle  ferie  delle  tempora  con  le  pre- 
ghiere  per  le  campagne  si  trova  eziandio  presso  1'autore  del  Liber 
pontificalis ;  sebbene  egli  con  la  consueta  inesattezza  ne  attribuisce  la 
istituzione  a  Papa  Callisto,  di  cui  tacciono  tutte  le  fonti,  e  di  piu 
allega  im  luogo  del  profeta  Zaccaria  (8,  19),  il  quale  non  ha  che  fare 
col  presente  proposito,  come  se  di  li  il  papa  ne  avesse  preso  occasione. 
Egli  dice :  «  Questo  papa  ordino  un  digiuno  in  tre  sabati  dell'anno, 
quelli  del  grano,  del  vino  e  dell'olio,  conforme  alia  profezia. »  Anche 
egli,  e  bene  osservarlo,  come  gia  in  qualche  modo  S.  Leone  Magno 
ne'  discorsi  sopra  ricordati,  connette  le  tempora  d'  inverno  con  la  ri- 
colta delle  ulive.  Questa  infatti  cade  in  Italia  precisamente  dopo  le 
tempora  di  dicembre ;  sicche  sembra  piu  che  naturale  riferire  altresi 
le  preghiere  e  i  digiuni  di  que'  giorni  ai  buon  successo  di  quel  rac- 
colto  cosi  importante  pel  paese.  Ma,  cio  che  e  piu  note  vole  ancora, 
il  libro  pontificale  parla  di  tre  digiuni  e  non  dei  quattro,  onde  gia 
al  tempo  dello  scrittore  constavauo  le  quattro  tempora.  Fin  dal  se- 
colo  sesto  infatti  alle  tre  antiche  e  principal!  settimane  di  digiuno 
del  giugno,  setternbre  e  dicembre,  s'era  aggiunta  la  prima  settimana 
di  quaresitna  col  suo  mercoledi,  venerdi  e  sabato ;  e  cosi  veramente 
si  poteva  parlare  di  quatuor  tempora.  Tale  aggiunta,  che  occorre  gia 
sotto  Leone  Magno,  era  presupposta  quando  Gelasio  papa  stabili  che 
nei  giorni  delle  quattro  tempora  si  tenessero  in  Roma  le  sacre  ordi- 


1  LEO  M.,  Serm.  5  in  ieiunio  mensis  decimi  n.  1. 

2  Lib.  pont.  1,  141,  Callistus  n.  17.  Papa  Gelasio    stabilisce  le  ordina- 
quarti  mensis  ieiunio,  septimi  et  decimi,    sed    etiam    quadragesimalis 

initii.  Epist.  ad  episc.  Lucaniae  n.  11.  THIEL.  p.  368;  JAFFE-KALTENBRUNNER 
n.  636. 


458  ARCHEOLOGIA 

Se  poi  la  prima  origine  delle  tempora  rimonti  al  terzo  secolo, 
quando  sedette  il  papa  Callisto  rammentato  dal  libro  pontificate,  ov- 
vero  risalga  piii  alto  ancora,  non  si  pud  definire.  S.  Leone  Magno  cre- 
deva  ohe  1' istituzione  fosse  molto  piii  antica;  poiche  in  uno  de' suoi 
discorsi  egli  la  fa  derivare  «  dai  nostri  santi  padri  » ,  in  varii  altri 
egli  la  riporta  addirittura  fino  agli  apostoli,  senza  pero  dare  di  tale 
sua  opinione  argomenti  abbastanza  sicuri  1. 

Checche  ne  sia,  1'osservanza  delle  tempora  appare  sempre  in  qual- 
che  modo  connessa  con  Tantichissimo  costume  dei  tre  digiuni  setti- 
manali  del  mercoledi,  venerdi  e  sabato. 

Da  ultimo  e  da  notare  che  il  rito  delle  quattro  tempora  in  origine 
era  un'osservanza  locale  della  sola  chiesa  romana;  il  che  concor- 
derebbe  molto  ben  e  coll'ipotesi  gia  esposta  che  derivasse  dalla  tras- 
formazione  delle  ferie  celebrate  in  Roma  dai  gentili.  E  soltanto  dal 
tempo  di  papa  Gelasio  in  poi  1'osservanza  passo  ad  altre  chiese  in- 
sieme  colla  prescrizione  di  tenere  in  quei  tempi  le  ordinazioni  sacre; 
e  prima  si  estese  alle  diocesi  dipendenti  dalla  provincia  di  Roma,  poi 
a  tutta  1' Italia,  indi  ad  altri  paesi,  fintantoche  i  Carolingi,  che  tanto 
promossero  tutti  gli  usi  romani  generalmente,  la  fecero  accettare  dap- 
pertutto,  eccettuate  la  Spagna  e  Milano. 


1  LEO  M.,  Serm.  16,  n.  2:  «  in  quo  sancti  patres  nostri  divinitus  inspi- 
rati  decimi  mensis  sanxere  ieiunium.  »  Serm.  12,  n.  4:  «  apostolicis  traditio- 
nibus.  »  Serm.  93,  n.  3 :  «'et  apostolicis  et  legalibus  institutionibus. »  —  Le 
legales  institutiones  sarebbero  un'usanza  g-iudaica,  che  la  Chiesa  avrebbe 
conservata,  come  S.  Leone  stesso  dice  in  altri  luoghi.  II  ch.  DUCHESNE 
(Origines  du  culte  chrttien  p.  222),  come  il  MORIN  non  ammette  un' in- 
fluenza di  usi  delFantico  testamento ;  ma  ne  anco  vede  nelle  quattro  tem- 
pora una  connessione  con  le  ferie  pagane,  si  bene  le  riguarda  come  un. 
resto  dei  piu  antichi  digiuni  settimanali  della  Chiesa  romana. 


CRONACA  CONTEMPORANEA 


Roma,  26  ottobre  -  8  novembre  1900. 

I. 
DIARW  DELL'ANNO  SANTO 

1.  Pellegrinaggio  degli  irlandesi,  e  loro  indirizzo  al  S.  Padre.  —  2  Pelle- 
grinaggio  della  Sabina:  veneti,  terziarii  serviti,  ungheresi,  bolognesi, 
di  Segni,  del  Mezzogiorno  d' Italia,  di  Ferentino.  —  3.  Pellegrinaggio 
spagnuolo.  —  4.  Fatti  particolari  degni  di  ;nota.  —  5.  La  festa  dei 
SS.  Quattro  Coronati  al  Monte  Celio. 

1.  In  quest'ultima  quindicina  due  pellegrinaggi  farouo  notevoli 
tra  gli  altri,  quello  degli  Irlandesi,  e  quello  della  diocesi  suburbi- 
oaria  di  Sabina.  GT  Irlandesi  non  erano  molti,  un  250  incirca  ;  che 
se  per  una  malintesa  combinazione  non  fosse  stato  fissato  troppo  alto 
il  prezzo  di  tutto  il  viaggio,  anche  a  costo  di  qualche  privazione  quella 
gente  aveva  cuore  e  fede  da  muovere  in  massa  alia  citta  di  S.  Pietro. 
Ma  la  presenza  di  quei  ducentocinquanta  voleva  dir  molto.  Gli  Irlan- 
desi non  sono  ricchi  di  denaro,  ma  di  religione;  mentre  i  loro  pa- 
droni, gli  Inglesi,  hanno  molto  oro,  ma  non  la  vera  fede,  parlando 
della  grandissima  maggioranza  della  nazione.  E  1'oppressione  secolare 
patita  dai  figli  di  S.  Patrizio  fece  nella  loro  gente  cio  che  suol  fare 
la  prova  della  tribolazione  nelle  persone  particolari  e  nelle  famiglie 
cristiane :  stringerle  a  Dio. 

II  Pellegrinaggio  irlandese  adunque,  condotto  dal  Rev.  P.  Ring. 
0.  M.  I.  giunse  a  Roma  il  23  ottobre.  Ne  facevano  parte  1'Emo  Car- 
dinale  Logue,  arcivescovo  di  Armagh  e  primate  di  tutta  1'  Irlanda,  coi 
vescovi  di  Killala,  Ross,  Meath  e  Ardagh,  e  una  rappresentanza  di  tutta 
la  popolazione,  secolare  e  religiosa.  Oltre  a  numerosi  sacerdoti  vi  erano 
alcuni  membri  degli  agostiniani,  dei  domenicani  e  francescani,  e  laici 
appartenenti  alle  inigliori  famiglie  della  societa.  Di  piii  al  pellegri- 
naggio  si  erano  associati  spiritualmente  mezzo  milione  di  fedeli  irlan- 
desi, cui  il  forte  costo  del  viaggio,  come  dicevamo,  ed  altre  ragioni 
avevano  tolto  di  venire  in  persona.  II  rettore  del  Collegio  irlandese 


460  CRONACA 

Mgr.  Kelly  e  il  P.  Ring   furono  Tanima  del   pellegrinaggio,  e  sotto 
la  loro  direzione  tutto  passo  nel  modo  migliore. 

Kicevuti  in  udienza  dal  Santo  Padre  gli  presentarono  una  perga- 
mena  bellamente  ininiata  nella  quale  fra  le  altre  si  leggevano  le- 
seguenti  nobili  espressioni :  «  Santissinio  Padre,  Noi  pellegrini  irlan- 
desi,  siamo  venuti  alia  citta  eterna  per  guadagnare  le  indulgenze- 
dell'anno  santo.  Prostrati  ai  piedi  di  Yostra  Santita,  veniamo  a  testi- 
ficarvi  il  nostro  attaccamento  e  la  nostra  devozione  alia  sede  di  San 
Pietro,  e  ad  esprimervi  i  sentimenti  di  riverenza  e  di  amore  che  i 
nostri  concittadini  nutrono  per  la  persona  di  Y.  S.  Per  quasi  quin- 
dici  secoli,  i  piu  stretti  vincoli  di  fede  e  di  affetto  hanno  legato  la 
stirpe  irlandese,  piu  di  qualunqne  altra,  alia  santa  romana  Sede, 
madre  e  niaestra  di  tutte  le  chiese  della  terra.  Fu  il  vostro  illustre 
predecessore,  Celestino  I  che  mando  in  Irlanda  S.  Patrizio,  dal  quale 
i  nostri  antenati  ricevettero  il  Yangelo  di  Cristo...  Ne  dimenticheremo 
mai  la  cura  e  la  benevolenza  tutta  paterna  colla  quale  nei  tristi  giorni 
della  persecuzione,  i  vostri  predecessor!,  e  particolarmente  Grego- 
rio  XILT,  Clernente  YIII,  Paolo  Y,  e  Urbano  VIII,  portarono  ai  nostri 
padri  tribolati  aiuto  e  conforto  d'ogni  maniera,  da  rnetterli  in  caso- 
di  disprezzare  allegrainente  le  prove  e  le  tribolazioni,  la  perdita  delle- 
sostanze,  e  anche  della  vita  per  la  preservazione  della  loro  fede,  rite- 
nendo  essi  sempre  in  mente  il  salutare  ammonimento  del  nostro  Apo- 
stolo,  S.  Patrizio.:  —  In  quella  gaisa  che  voi  siete  figli  di  Gesu  Cristo, 
siate  anche  figli  di  Roma  — .  » 

2.  II  pellegrinaggio  sabinu  poi,  oltre  che  pel  numero  di  circa 
5000  persone,  venute  la  maggior  parte  a  piedi,  aveva  una  specials 
importanza,  quella  cioe  di  una  protesta  e  di  una  splendida  professions 
di  fede  contrapposta  agli  empii  tentativi  di  quell'  infelice  Angelini, 
fattosi  pastore  protestante,  che  in  questi  anni  addietro  aveva  cercato- 
cola  di  seminare  1'errore  e  lo  scisma.  A  capo  del  pellegrinaggio  era 
1'Emo  Yescovo  suburbicario  Cardinale  Mocenni,  col  Yescovo  suffra- 
ganeo  Mons.  Mirra,  Mons.  Pezzani,  molti  sacerdoti,  i  professori  e  i 
gli  alunni  del  seminario  diocesano  di  Magliano,  e  popolo  senza  fine.  Ai 
sabini  s'erano  uniti  i  fedeli  della  vicina  diocesi  di  Poggio  Mirteto  e 
quelli  soggetti  alia  giurisdizione  dell'abbazia  di  S.  Paolo  fuori  le  mura. 

Tutto  questi,  irlandesi,  veneti,  bolognesi,  coi  terziarii  serviti  della 
Toscana.  con  un  notevole  gruppo  di  ungheresi,  un  altro  di  Segni,  di 
Ruteni  della  Galizia,  e  molto  altro  popolo  e  forestieri  convennero  il 
28  ottobre  in  S.  Pietro  a  ricevere  dal  S.  Padre  la  benedizione  apo- 
stolica. 

II  2  novembre  un  nuovo  pellegrinaggio  del  mezzogiorno  d'  Italia, 
a  cui  s'erano  aggiunti  non  pochi  della  diocesi  di  Sora  e  Yalmontoner 
ebbero  lo  stesso  favore  nella  Sala  Clementina ;  1'  8  del  mese  1'ebbero. 


CONTEMPORANEA  461 

a  loro  volta  nella  basilica  vaticana  i  diocesani  di  Ferentino  col  loro 
Yescovo,  clero  e  seminario. 

3.  Similmente  il  6  noveinbre,  nella  sala  del  trono  S.  S.  aveva  ri- 
cevuto  un  gruppo  d'una  trentina  di  nobili  signori  spagnuoli  del  Co- 
initato  cattolico  di  Madrid,  e  alcuni  mernbri  del  circolo  operaio  cat- 
tolico,  che  gli  furono  presentati  da  Mons.  Merry  del  Yal,  arcivescovo 
titolare  di  Nicea,  presidente  dell'Accademia  ecclesiastica  in  Roma.  A 
questi  erano  stati  associati  in  Roma  clue  operai  di  Yalenza  e  Tarra- 
gona, che  aveano  fatto  a  piedi  tutto  il  lungo  viaggio :  e  poi  altri  due 
marmisti  di  Madrid,  con  un  ragazzino  di  undici  anni  figliuolo  d'uno 
di  loro.  I  quali  parimente  per  spirito  di  penitenza,  partiti  da  Madrid 
senza  un  quattrino  in  tasca,  a'  di  21  agosto,  per  Lourdes  e  la  riviera 
limosinando  se  n'erano  venuti,  a  piedi    sempre,    fino    a    Roma,  ove 
entrarono  a'  primi   di   novembre.    E   contavano  come  dovevano  esser 
trecento  a  fare  questo  viaggio;  ma  ne   il    governo    spagnuolo,  ne  il 
francese  Pavevano  consentito,  fuori  che  a  loro  tre :  e  ch'essi  dapper- 
tutto  avevano   trovato   soccorso  e  simpatia  :  consumate  le  scarpe   tre 
volte,  anche  di  quelle  erano  stati  riforniti,  e  un  giorno,  tra  gli  altri, 
un  signore  incontrato  per  la  strada   si  levo  le  sue  e  le  dette  a  un  di 
loro.  In  Roma  poi  piu  non  mancarono  aecoglienze,  alloggiati  a  Mon- 
serrato,  e  voluti  a  pranzo  a  gara  or  dalPuno  or  dall'altro  dei  catto- 
lici  romani.  Ammessi  co'  detti  signori  di  Madrid    alia    presenza   del 
S.  Padre,  n'ebbero  le  piu  benigne  parole,  e  quel  bambino  undicenne 
specialmente  le  amorevoli  carezze  paterne.  Quanto  al  ritorno,  avreb- 
bero  voluto  rifare  a  piedi  la  lunga  via ;    ma   quei  buoni  signori  nol 
consentirono,  e  pagarono  essi  il  viaggio  in  ferrovia. 

4.  Non  pochi  altri  spagnuoli  nell'anno  corrente  vennero  pellegri  - 
nando  a  piedi,  alia  spicciolata  pero,   rinnovando  gli    esempi  antichi. 
Fra  tanto  movimento   di  gente  di  ogni    nazione  e  di  ogui  provincia, 
non  e  a  stupire  che  passino   quasi  inosservati    molti    tratti   graziosi, 
degni  di  inernoria,  e   ii  molto  merito  dinanzi  a  Dio.  Cosi  nella  prima 
meta  dello  scorso  ottobre,  si  videro   un  giorno  andare    per  le  strade 
delle  basiliche  un  cento  giovani,  vispi  ma  composti  ed  edificanti.  Pochi 
ci  badivano.  Essi  erano    residenti  in  Roma  veramente,  ma  poco  cu- 
stoditi  fin  allora,  e  buon  numero  di  loro  stati  ascritti  a  scuole  anti- 
cattoliche  e  sovversive :  ed  ora  li  aveva  guadagnati  colle  buone  ma- 
mere  e  colla  carita,  e  riunitili  insieme,  un  bravo  giovane  calabrese  il 
sig.  Yincenzo  Triolo,  da  Cosenza,  che  con  molta  pazienza  insegnando 
loro  a  cpnoscere  e  temere  Iddio  li  rimise  sulla  via  della  virtu. 

Un  altro  fattarello  grazioso.  II  25  ottobre  ripartirono  da  Roma  col 
pellegrinaggio  di  lesi  i  seminaristi  di  quella  diocesi.  Erano  venuti 
tutti:  ma  quel  viaggio  era  stato  preparato  e  pagato  dalla  lunga.  Per 
quasi  un  anno  avevano  spontaneamente  rinunziato  a  qualche  parte 


462  CRONACA 

del  loro  desinare,  al  dolce,  per  raggranellare  il  necessario.  Poi  il  Ret- 
tore  suppli  al  rimanente ;  e  i  bravi  giovani  vennero  e  si  consolarono 
della  devozione  e  della  vista  di  Roma  e  del  Yicario  di  Cristo. 

5.  Anche  1'arte  gode  i  benefizi  del  movimento  giubilare.  Gia  nel- 
1'ultimo  giubileo  del  1825  il  Cardinale  Zurla,  allora  Yicario  di  S.  S., 
aveva  colta  quell' occasione  per  raccomandare  lo  studio  e  la  pratica 
della  musica  veramente  sacra,  che  nello  spirito  della  Chiesa  e  tanta 
parte  del  culto  esterno.  II  somigliante  ha  fatto  ora  1'Emo  Cardinal 
Respighi,  Vicario  di  S.  S.,  colPesempio  del  solenne  pontificale  cele- 
brato  nella  basilica  de'  SS.  Quattro  Coronati,  suo  titolo  cardinalizio, 
il  di  della  festa,  8  novembre.  Per  espresso  desiderio  di  S.  E.  fu  ese- 
guita  una  messa  del  Palestrina,  colle  parti  variabili  in  canto  grego- 
riano  secondo  i  codici  antichi  della  Chiesa  romana,  riprodotti  nell'edi- 
zione  di  Solesmes.  Diresse  il  ch.  Capocci,  maestro  di  cappella  a  S.  Gio- 
vanni in  Laterano.  Erano  presenti,  oltre  gli  alunni  del  Seminario 
romano,  che  servivano  all 'al  tare,  un  pubblico  eletto,  molti  collegi 
ecclesiastici  di  Roma,  che  seguivano  con  grande  interesse  la  bellissima 
esecuzione. 

II. 
COSE  ROM  AN  E 

1.  Un  douo  del  Papa  alia  Madonna  di  Begona  in  Spagna.  —  2.  II  Kediv& 
d'Egitto  a  S.  S.  Leone  XIII.  —  3.  La  condanna  del  Principe  Chigi  per 
un  quadro  del  Botticelli.  —  4.  II  ricreatorio  educative  Sebastiani  —  5.  Ri- 
sveglio  cattolico  nel  quartiere  di  S.  Lorenzo  e  nella  Parrocchia  di  Santa 
Maria  in  Monticelli.  —  6.  La  scuola  serale  maschile  cattolica  di  lingue 
estere.  —  7.  II  nuovo  ambasciatore  di  Spagna  presso  la  S,  Sede.  —  8.  II 
trionfo  della  Vera  Roma.  —  9.  Una  preghiera  pel  Papa  da  recitarsi  in 
tutto  il  mondo. 

1.  Nell'ultimo  pellegrinaggio  spagnuolo  era  stata  offerta  in  dono 
al  S.  Padre,  dentro  un'  artistica  gabbia,  una  colomba,  la  quale  du- 
rante  la  solenne  processione  fatta  a  Bilbao  della  Madonna  di  Begona 
volandole  graziosamente  intorno  era  ita  a  posare  piu  volte,  quantunque 
discacciata,  sulla  spalla  di  quella  taumaturga  statua.  S.  S.  Leone  XIII, 
avendo  gradito  assai  quel  dono,  voile  in  contraccambio  inviare  alia 
Yergine  di  Begona  un  ricco  rosario  con  medaglia  d'  oro.  II  regalo 
pontificio  venne  recato  a  Bilbao  da  Mons.  Riccardo  Sanz  de  Samper, 
suo  cameriere  segreto.  I  buoni  Bilbaini,  che  da  pochi  giorni  sono 
tornati  in  patria  reduci  da  Roma  dopo  1'acquisto  del  S.  Giubileo,  ri- 
cevettero  con  giubilo  la  notizia,  e  accolsero  festosamente  il  Messo  pon- 
tificio. Infatti  il  4  novembre,  come  iltelegrafo  annunzio  all'  Osservatore 
Romano,  Monsignor  De  Samper,  all'  Offertorio  della  Messa  cantata, 
fece  1'offerta  del  dono  inviato  dal  S.  Padre  alia  Madonna  di  Begona, 
presenti  il  Clero  regolare  e  secolare,  e  le  autorita  cosi  civili  come 


CONTEMPORANEA 


463 


militari,  riunite  nel  santuario.  Monsignore,  data  lettura  della  lettera 
pontificia,  pronuncio  nella  basilica  uno  splendido  discorso  in  lingua 
spagnuola,  che  suscito  entusiastici  applausi  e  grida  unanimi  di  €  viva 
Leone  XIII*. 

2.  S.  A.  R.  il  Kedive  d'Egitto  invio  in  regalo  al  S.  Padre  alcuni 
antichissimi  e  pregevolissimi  oggetti  d'archeologia  egiziana  per  mezzo 
di  S.  E.  Mons.  Francesco  Sogaro,  arcivescovo   titolare   di   Amida,   il 
quale  in  quest'anno  medesimo   s'  era    recato    sulle    sponde  del  Nilo, 
incaricato  da  S.  Santita  d'  una  speciale  missione  per  i  Copti  cattolici. 
La  scelta  degli  oggetti  spediti  a  Roma  si  deve  alia  cortesia   dell'  il- 
lustre  Direttore  del  Museo  del  Cairo,  prof.   Maspero,  e  di  due    altri 
suoi  subalterni.  Mons.  Sogaro  di  questi  giorni  ne  fece  la  formale  con- 
segna  a  S.  E.  Mons.  Della  Volpe  maggiordomo  di  S.  S.  e  soprainten- 
dente  dei  Musei  Pontificii.  Benche  gli  oggetti  non  siano  molti,  sono 
pero  importantissimi,  si  perche  rimontano  alcuni  a  secoli  remotissimi 
prima  di  Cristo,  e  si  anco  perche,  opportunamente  scelti,  vengono  a 
colmare  in  parte  le  lacune  esistenti  nel  Museo  egizio    del  Yaticano. 
L'  illustre  archeologo,  prof.  Orazio  Marucchi,  direttore  di  questo  Museo 
pontificio,  nel  N.  250  dell'  Osservatore  Romano,  ne  fece  una  bellissima 
rassegna,  classificandoli  in  ordine  cronologico  e  brevemente  indicando 
1'eta  e  1'  importanza  di  ciascuno. 

3.  II  tribunale  penale  di  Roma  nel  giorno  25  ottobre  dichiaro  il 
principe  don  Mario  Chigi  ed  Edmondo  Desprez  responsabili  del  reato, 
previsto  dagli  articoli  9,  23,  61  dell'Editto  Pacca  in  relazione  all'arti- 
colo  5  della  legge  28  giugno  1871;  e,  visti  i  detti  articoli   non  che 
gli  articoli  37  e  39  del  Codice  penale  e  568  e  569  del  Codice  di  pro- 
cedura  penale,  li  condannd  solidariamente  al  pagamento  di  lire  315  mila, 
prezzo  del  venduto  quadro  «  La  Vergine  col  bambino  benedicente  Vofferta 
d'  un  angelo  »  di  Sandro  Botticelli,  quale  surrogate  della  confisca,  e  ai 
danni  verso  la  parte  civile  e  alle  spese  del  processo.  II  principe  Chigi 
&  ricorso  in  appello,  sostenendo  che  la  sua  buona  fede  fu  ingannata 
e  che  egli  non  partecipo  all'esportazione,  tanto  piu  che  avea  per  tempo 
avvisato  il  Ministero  della  vendita  di   detto  quadro,  parecchi   giorni 
prima  che  venisse  trafugato  all'estero. 

La  Tribuna  (N.  297)  in  un  suo  articolo  di  fondo  «Equita  nello  Stato* 
fa  delle  giuste  osservazioni  sopra  questa  assai  discutibile  condanna, 
che  si  appoggia  all'Editto  Pacca,  dicendo  che  tale  Editto  non  solo 
contempla  1'acquisto  dei  tesori  d'arte  da  parte  dello  Stato,  ma  risar- 
cisce  i  proprietarii  dei  danni  sofferti  in  conseguenza  del  loro  artistico 
patrimonio.  «  II  Regno  d'  Italia,  invece,  approfitta  sugli  utili  della 
legislazione  pontificia,  ma  si  nega  ai  pesi  » .  L'equita  vuole,  dic'essa 
in  sostanza,  che  si  faccia  una  legge,  in  cui  o  lo  Stato  stesso  faccia 
1'acquisto  del  tesoro  artistico,  ovvero  ne  permetta  al  suo  possessore 


464  CRONACA 

la  vendita  (sia  pure  d'eeportazione)  con  pagamento  d'  una  tassa  pro- 
porzionata  al  diritto  che  lo  Stato  pud  vantare  sui  tesori  d'arte,  pos- 
sedtiti  da  privati  cittadini.  E  conchiude  con  questa  esortazioncella : 
«  Sia  dunque  finalmente  equita  nella  giustizia  e  nella  legge.  E  sia 
per  Roma  come  pel  resto  d'  Italia  ;  che  I'  Italia  non  deve  essere  in  Roma 
per  far  desiderare  e  la  legge,  e  la  giuslizia,  e  V equita  del  Papato  » .  II 
che,  espresso  in  moneta  spicciola,  vuol  dire,  che  in  Roma  sotto  il  dc- 
minio  dei  Papi  si  stava  meglio,  quanto  a  legge,  giustizia  ed  equita, 
che  sotto  il  regime  dell'  Italia  nuova  entratavi  a  forza  per  la  breccia 
di  Porta  Pta. 

4.  Nel  Rione  Monti,  in  via   delle  Sette  Sale,   dentro  vasto  e  ben 
arieggiato  edifizio  si  inauguro,  giorni  sono,  solennemente  alia  presenza 
delPEmo  Card.  Respighi,  Yicario  di  S.  S.  e  sotto  gli  auspicii  del  bene- 
merito  Circolo  c  San  Michele*  il  Ricreatorio  Educative,  intitolato  «  Se- 
bastiani »  per  atto  di  riconoscenza  verso  la  generosita  di  Mons.  Seba- 
stiani,  per  la   quale  ebbe  vita   quest' opera   si   santa.  Erano  present! 
diverse  squadre  di  giovanetti  dei  varii  ricreatorii  cattolici,  che,  gen- 
tilmente  invitati,  erano  accorsi  volonterosi  colle  loro  fanfare  e  concerti 
a  rallegrarsi  per  1'inaugurazione  del  novello  ricreatorio. 

Non  appena  giunto  il  Card.  Yicario,  fu  salutato  dalle  liete  fanfare 
e  dal  bravo  concerto  di  S.  Dorotea.  Assisosi  sopra  maestoso  trono,  cir- 
condato  dal  Revmo  Mons.  Sebastiani,  dalla  Presidenza,  da  parecchi 
Rev.dl  Parrochi  e  da  altri  ragguardevoli  signori,  benedisse  il  vasto  edi- 
fizio. Quindi  il  cav.  Bonanni,  presidente  del  Circolo  e  del  Ricreatorio, 
con  piacevole  discorso  fe'  rilevare  i  pericoli,  che  circondano  la  gio- 
ventii  e  tratteggio  a  vive  tinte  Popera  santa  dei  ricreatorii  cattolici. 
Si  canto  un  inno  in  omaggio  al  S.  Padre  e  poi  Mons.  Perngini,  assi- 
stente  ecclesiastico,  svolse  bellamente  il  programma  del  Ricreatorio, 
che  si  propone  una  sana  e  religiosa  educazione.  Finalmente,  dato  un 
breve  saggio  di  evoluzioni  ginnastico-militari,  tutti  que'  giovani,  di- 
visi  in  varie  squadre,  sfilarono  in  bell'ordine  dinanzi  al  trono  del- 
PEmo Cardinal  Yicario,  il  quale,  dette  loro  savie  ed  utili  parole  di 
conforto  a  batter  la  via  della  virtu,  paternamente  li  benedisse  a  nome 
del  Sommo  Pontefice. 

5.  Nel  quartiere  di  San  Lorenzo  il  risveglio  cattolico,  per  grazla 
del  cielo,  comincia  a  dilatarsi  sempre  piu  con  molta  consolazione  dei 
buoni.  Sul  cantone  della  piazza  Tiburtina  si  benedisse,  suJla  fine  di 
ottobre,  la  prima  imagine  della  SS.  Yergine,  che  sia  stata  finora  posta 
nel  detto   quartiere.    L'imagine    di   marmo,    assai   bella,  donata   dal 
sig.  Alfonso  Nardi,  rischiarata  da  tre  ricchi  candelabri,  fu  visitata  e 
ossequiata  per  tutto  il  giorno  dalla  popolazione  devota. 

Per  chiusa  del  mese  del  S.  Rosario,  ebbe  an  che  luogo  una  bella  e 
numerosa  processione,  che  usci  sul  piazzale  della  Parrocchia.  Attorno 


CONTEMPORANEA  465 

all'Imagine  della  Madonna  si  stringevano  le  «  Figlie  di  Maria  » ,  tutte 
bianco-vestite  e  le  Sucre  Canossiane  recanti  torcie.  Un  concerto  era 
alia  testa  del  corteo,  e  dietro  i;Imagine  un  interminabile  seguito  di 
gente,  devotamente  recitante  il  Rosario,  chiudeva  la  processione,  che 
si  svolse  tra  fitte  ale  di  popolo  genuflesso  e  inneggiante  a  Maria. 

Una  bellissima  manifestazione  di  fede,  in  sostanza,  che  fa  onore 
al  quartiere  di  San  Lorenzo,  e  piu  fa  onore  a  quei  bravi  signori,  che 
in  unione  al  ff.  di  Parroco,  tanto  indefessaniente  lavorano  pel  bene 
religiose  e  morale  di  quei  quartiere  popoloso  e  finora  tanto  abbandonato. 

Cosi  pure  il  sentimento  cattolico  si  ridestd  nella  parrocchia  di 
S.  Maria  in  Monticelli,  dove  la  domenica  del  28  ottobre  ebbero  ter- 
mine  le  sante  missioni,  ivi  date  con  molto  zelo  e  con  pari  eloquenza 
dai  PP.  Passionisti  in  occasione  della  festa  di  Gesu  Nazareno,  la  cui 
prodigiosa  Imagine  venerasi  nella  stessa  chiesa.  II  frutto  spirituale  & 
stato  immense,  perche  anche  straordinario  e  stato  il  concorso  dell'atfol- 
lato  e  devoto  popolo  per  1'acquisto  del  Giubileo,  giusta  la  concessione 
del  Sommo  Pontefice.  Moltissimi  fedeli  appressaronsi  alia  S.  Mensa 
nella  comunione  generale  ed  assisterono  alia  predica  e  alia  funzione 
di  chiusa. 

6.  II  30  ottobre  si  inauguro  con  una  bella  accademia,  in  via  del- 
I'Umilta  n.  36,  il  nuovo  anno  scolastico  della  Scuola  serale  maschile 
cattolica  di  lingue  estere.   Erano   presenti,  oltre  il  Yicario  Generale 
di   S.  Santita,  il   Cardinale   d'Irlanda,  I'Erho   Logue,   Mons.  Adami, 
Mons.  Angeli,  Mons.  Kelly,  rettore   del   Collegio  Irlandese,   parecchi 
signori  e  300  giovani  alunni.  La  musica  fu  diretta  dal  prof  Moriconi 
ed  eseguita  da  bravi  artisti.  II  sacerdote  D.  Grossi,  Direttore,  tenne 
un  applaudito  discorso  sull'origine  del  linguaggio  e  dei  diversi  idiomi, 
come  siasi  sviluppata  la  scienza  glottologica  e  quanto  sia  necessario  a 
giorni  nostri  lo  studio  di  varie  lingue.  Quindi  il  P.  De  Mandato,  ge- 
suita,  si  rivolse  ai  giovani  raccomandando  loro  1'amor  fraterno,  la  cri- 
stiana  carita  che  tutto  solleva  e  nobilita,  e  la  riconoscenza  verso  co- 
loro  che  promossero  si  bella  istituzione,  specie  verso  il  S.  Padre,  a  cui 
sta  profondamente  a  cuore.  Anche  S.  Ema  il  Card.  Yicario  pronuncio 
un  bel  discorso.  Col  cuore  sulle  labbra,  come  un  tenero  padre  co'  suoi 
figliuoli,  inculco  a  que'  giovani  la  costanza  nello  studio,  riferendo  ogni 
cosa  a  gloria  di  Dio,  fonte  e  datore  d'ogni   bene.    L'Inno  del   Papa, 
entusiasticamente   acclamato  da  quei  giovani,  finalmente  suggello  si 
cara  festicciuola. 

7.  La  Corrispondenza  verde  annunziando  che  1'ambasciatore  di  Spa- 
gna  sig.  Merry  del  Yal  e  stato  richiamato  a  Madrid  per  ragioni  po- 
litiche   e    surrogate    dal    sig.  Pidal,  prende  un  granchio  a  secco  nel 
soggiungere  che  il  sig.  Merry  del  Yal  fosse  accreditato  presso  il  Quiri- 
nale    per  Tunica  ragione  che  il  suddetto  era    ambasciatore  presso  la 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1210.          30  9  novembre  WOO. 


466  CRONACA 

S.  Sede.  Un  certo  altro  Merry  del  Yal,  e  vero,  era  accreditato  presso 
il  Quirinale,  ma  ora  non  esiste  pin  al  mondo,  perche  da  due  anni  e 
morto.  Ecco  come  si  fabbrica  la  storia  contemporanea. 

II  signer  Alessandro  Pidal  y  Mon,  pur  ora  presidente  della  Ca- 
mera popolare,  ossia  delle  Cortes,  e  una  delle  figure  piu  cospicue  del 
partito  conservatore.  Oratore  brillante,  scrittore  colto,  filosofo  e  lette- 
rato,  si  segnalo  nel  difendere  i  principii  conservator!,  e  quindi,  man- 
tenendo  intatte  le  strette  relazioni  che  oggi  esistono  tra  la  Spagna  e 
il  Yaticano,  riuscira  senza  dubbio  un  degno  successore  dell'egregio 
signer  Merry  del  Yal,  che  laseia  in  Eoma  si  bella  fama  di  se. 

8.  La  Vera  Roma,  dopo  una  lunga  lotta  di  ben  tre  anni,  sostenuta 
con  infiniti  sacrificii  in  difesa  della  nostra  santa  Religione  contro  il 
Pastore  evangelico,  Luigi  Angelini,  ex-parroco  di  Forano  in  Sabina, 
ha  finalmente  riportato  uno  splendido  trionfo. 

Per  questa  lotta  1'  intrepido  suo  Direttore,  sig.  Enrico  Filiziani, 
fu  piu  volte  citato  innanzi  alia  giustizia  italiana,  la  quale  benche  gli 
si  mostrasse  avversa  in  primo  e  secondo  grado  non  ostante  le  requi- 
sitorie  a  lui  sempre  favorevoli  dei  Procuratori  del  Re,  pure  si  paleso 
correttissima  ed  esemplare  nell'alte  sfere  della  Suprema  Corte,  dove 
venne  per  ben  due  volte  annullata  la  grave  condanna  inflittagli  di 
18  mesi  di  carcere  con  parecchie  migliaia  di  lire  per  multe,  danni 
e  spese.  Ma  ecco  che  1'ultimo  di  ottobre,  alia  vigilia  d'un  nuovo  giu- 
dizio  innanzi  la  Corte  d'Appello  in  Ancona,  il  suddetto  Pastore  evangelico 
sig.  Luigi  Angelini  invio  spontaneamente  al  sig.  Filiziani  un  suo  rap- 
presentante  nell'egregia  persona  del  sig.  Aw.  Cav.  Francesco  Rosi, 
dicendosi  pronto  a  rivocare  la  qnerela  sporta  e  a  venire  ad  un  accordo 
amichevole.  La  proposta  fu  insieme  concretata  con  pubblica  dichia- 
razione,  in  cui  da  una  parte  il  Filiziani  attesta  di  non  aver  combat- 
tuto  la  persona  deU'Angelini,  ma  soltanto  le  sue  dottrine  religiose; 
e  dall'altra  1'Angelini  desiste  da  tutte  le  querele  esposte  contro  la 
Vera  Eoma  per  pretesa  diffamazione,  e  nello  stesso  tempo,  ritenendo 
le  3  mila  lire  gia  ricevute,  rinuncia  ad  ogni  altro  compenso  verso 
i  dieci  Consiglieri  di  Forano,  che  a  sua  querela  furono  condannati  a 
40  lire  di  multa  e  al  risarcimento  dei  danni  liquidati  dal  Pretore 
in  L.  18,350  e  per  cui  pendeva  ancora  il  ricorso. 

Cosi  felicernente  e  terminata  questa  lotta,  che  la  Vera  Roma  con 
tanto  coraggio  e  gagliardia  sostenne  per  un  triennio  contro  1'opera 
e  non  contro  la  persona  deU'Angelini,  il  quale  cercava  di  trarre  al 
protestantesimo  gli  abitanti  della  Sabina,  ma  che  ora  promette  al 
sig.  Filiziani  di  astenersene  nel  suo  paese  di  Forano.  Noi,  congratu- 
landoci  vivamente  colla  valorosa  «  Vera  Roma  >  e  col  suo  intrepido 
Direttore  di  cosi  inaspettato  trionfo,  innalziamo  al  cielo  una  preghiera, 
perche  1'  infelice  apostata  compia  1'opera  incominciata,  ritornando 


CONTEMPORANEA  467 

pentito  in  grembo  alia  sua  madre,  la  Chiesa  Cattolica,  da  lui  si  mi- 
seramente  abbandonata. 

9.  La  Societa  Primaria  Romana  per  gl'  interessi  Cattolici  pub- 
blica  nella  Voce  della  Veritd  la  seguente  nota : 

E  sembrato  alia  Societa  Primaria  Romana  per  gl'  interessi  Catto- 
lici, che  ai  festeggiamenti,  con  i  quali  si  celebrera  il  doppio  Giubileo 
Pontificale  e  Cardinalizio  di  Leone  XIII,  debba  precedere  in  tutto  il 
mondo  una  preghiera,  affinche  1'Altissimo  voglia  conservarlo  ancora 
lungamente  al  bene  della  Chiesa  ed  all'amore  dei  suoi  figli.  E  quanto 
alia  preghiera  da  recitarsi,  che  essa,  identica,  erompa  dalle  bocche 
dei  fedeli,  e  fervida  e  costante  s'  innalzi  fino  a  Dio  a  fargli  dolce  vio- 
lenza  affinche  si  degni  di  esaudirla. 

Ha  quindi  proposto  la  seguente,  che  e  gia  stata  approvata  dall'Au- 
torita  Ecclesiastical 

Prostrati,  o  Signore,  dinanzi  alia  vostra  divina  Maesta,  vi  suppli- 
chittmo  a  volgervi  benigno  alle  ardenti  preghiere  che  vi  facciamo  per  il 
nostro  venerando  Pontefice  Leone  XIIL  Rinnovate  per  lui  il  miracolo 
che  operaste  per  I'Apostolo  San  Pietro,  le  cui  catene  vennero  spezzate 
dall'Angelo,  mentre  i  fedeli  pregavano  istantemente  per  lui. 

II  Vicario  di  Gresu  Cristo  geme  anche  ora  nella  condizione  di  ser- 
vitu  fatta  alia  Chiesa  dalla  nequizia  d^insolenti  nemici.  Deh!  voi  difen- 
detelo  e  eonservatelo  a  maggior  gloria  del  vostro  santissimo  nome,  e  a 
bene  della  eattolicitd  tutta  quanta. 

E  poiche  siete  ricco  in  miserieordia,  acconsentite,  o  Signore,  che 
Leone  XIII  vegga  e  superi  gli  anni  di  Pietro  nella  Cattedra  Romana, 
e  gli  sia  dato  di  assistere  al  trionfo  della  Chiesa  sulle  potestd  avverse, 
€  al  ritorno  di  tanti  ftgliuoli  traviati  nella  Casa  del  Padre  comune. 
Cosi  sia. 

Questa  orazione  sara  tradotta  in  tutte  le  lingue,  e  diffusa  per  1'uni- 
verso  cattolico.  Verra  trasmessa  a  tutti  i  Yescovi,  pregandoli  a  farla 
recitare  alia  stessa  ora  in  tutte  le  chiese  del  mondo,  il  primo  giorno 
del  1901,  e  il  vigesimo  del  mese  di  febbraio,  anniversario  della  ele- 
vazione  al  Pontificate  di  Leone  XIII . 

Nel  giorno  percio,  cfye  iniziera  il  nuovo  secolo,  e  nell'altro,  che  si 
celebrera,  per  la  prima  volta,  nel  nuovo  secolo,  1'anniversario  della 
creazione  del  Sommo  Pontefice  Leone  XIII,  sara  elevata  a  Dio  uni- 
versalmente  da  un  polo  all'altro  e  da  una  mezzanotte  all'altra,  giusta 
la  differenza  dei  meridiani,  una  non  interrotta  preghiera,  affinche  il 
suo  Yicario  vegga  gli  anni  di  S.  Pietro  nella  Cattedra  Romana. 

Prepariamoci,  adunque,  pregando;  e  sia  questa  preghiera  una  no - 
bile  e  dignitosa  protesta  di  tutti  i  Fedeli  contro  coloro,  i  quali  villa- 


468  CRONACA 

namente   oltraggiarono   la  veneranda   canizie   del   Maestro  infallibile 

delle  genti. 


HI. 
COSE  ITALIANS 

1.  Una  nobile  protesta  e  un  bell'esempio  da  imitare.  —  2.  La  santificazione 
de'  monti  in  omaggio  a  Cristo  Redentore.  —  3.  La  morte  dell'amba- 
sciatore  De  Renzis.  —  4.  Edificante  letterina  della  marchesa  Salvago- 
Raggi.  —  5.  Consolanti  notizie  del  Cappellano  militare  in  Cina,  P.  Ge- 
roni,  minorita. 

1.  Altamente  ammirevole  e  degna  d'essere  imitate  e  la  delibera- 
zione  che  prese  di  questi  giorni  il  Consiglio  Comunale  di  Condro, 
cospicuo  Comune  della  provincia  e  diocesi  di  Messina.  Convocata  una 
straordinaria  adunanza,  il  Sindaco  e  tutti  i  Consiglieri,  nessuno  escluso, 
ad  unanimita  di  voti,  espressero  coraggiosamente  il  proprio  sdegno  per 
i  recenti  insulti  lanciati  al  Supremo  Gerarca  della  Chiesa  da  una  stampa 
per  versa,  manifestando  cosi  in  una  nobile  protesta  la  loro  filiale  de- 
vozione  alia  Santa  Sede.  Ecco  la  deliberazione  del  Consiglio  Comu- 
nale nella  sua  eloquente  semplicita  e  chiarezza: 

€  IL  CONSIGLIO 

«  Ritenuto  ehe,  per  il  1°  articolo  dello  Statute  fondamentale  del  Eegno, 
la  religione  caltolica  e  la  religione  dello  Stato  ; 

«  Ritenuto  che  gl'insulti  lanciati  al  Papa  in  questi  giorni  da  una 
stampa  xconsigliata,  e  I'agitaxione  inconsuitamente  promossa  contro  la 
Chiesa  cattolica,  oltre  a  violare  lo  Staluto  del  Regno,  costituiscono  una 
grave  provocations  ed  offesa  della  coscienxa  naxionale,  e  tendono  ad  im- 
pedire  la  pace  in  Italia  tra  la  Chiesa  e  lo  Stato,  recando  gravi  danni 
alia  Nazione  ; 

«  Delibera 

«  Diprotestare  altamente  contro  tali  insulti  e  conlro  siffatta  agitaxione, 
mantenendo  tutti  la  fede  di  cittadini  obbedienti  alle  leggi  dello  Stato,  e 
di  Cattolici  osservanti  dei  loro  doveri  religiosi,  e  devoti  al  Papa.  » 

Un  applauso  di  cuore  ai  bravi  Consiglieri  e  all'egregio  loro  Sin- 
daco di  Condro  !  Speriamo  che  gli  altri  Comuni  d' Italia  abbiano  a 
seguire  si  splendido  esempio. 


CONTEMPORANEA  469 

2.  Manteniamo  la  parola  data  nella  precedents  Cronaca,  riguardo 
alia  santificazione  de'  monti  in  omaggio  al  Redentore.  Avendo  rice- 
vuto  notizie  piu  particolareggiate  della  solenne  erezione  della  Croce 
sul  monte  Fasce  a  Geneva,  e  sul  monte  Pizzuto  nella  Sabina,  ora  ne 
diremo  in  breve  qualche  cosa,  a  lode  cosi  dei  Sabini  come  del  Ge- 
novesi. 

Monte  Fasce.  —  La  mattina  del  21  ottobre  il  tempo  non  era  bello. 
Uno  strato  di  nuvole  copriva  1'orizzonte,  e  spirava  un  vento  gagliardo. 
Tuttavia  fin  dalle  prime  ore  del  mattino  la  via  che  mena  a  S.  Mar- 
tino  d'Albaro,  la  salita  di  Apparizione,  e  i  sentieri  del  monte  Fasce, 
alto  833  metri,  brulicavano  di  persone.  A  mano  a  mano  che  la  luce 
del  giorno  si  avanzava,  discoprivansi  lunghe,  interminabili  file  di  po- 
polo,  che  disegnavano  sui  fianchi  della  montagna,  mobili  striscie  va- 
riopinte.  Poco  dopo  le  7  */2  il  lieto  suono  delle  campane,  lo  sparo 
dei  mortaretti  e  uno  scopmo  di  prolungati  evviva  annunziarono  1'ar- 
rivo  ad  Apparizione  di  Mons.  Arcivescovo.  Egli  qui  celebro  nella  chiesa 
parrocchiale  la  Messa,  distribui  la  Comunione  a  numerosissimo  po- 
polo,  e  poi  verso  le  dieci  sopra  una  seggiola,  portata  dai  baldi  gio- 
vani  del  Circolo  Cattolico,  alteri  di  tanto  onore,  giunse  il  venerate 
Pastore  sull'alta  cima  del  monte,  a  pie  della  maestosa  Croce,  che  ivi 
gia  sorgeva  sublime  a  12  e  piu  metri  sopra  il  suo  zoccolo  di  cemento, 
assicurata  da  quattro  corde  metalliche  contro  la  furia  dei  venti. 

Quale  spettacolo  stupendo  fu  allora  il  vedere  cola  un  popolo  fitto 
di  ben  cinquemila  e  piu  persone,  coprire  tutto  intorno  la  vetta  della 
montagna  e  assistere  silenzioso  e  devoto  al  Santo  Sacrificio  della  Messa, 
che  sopra  un  altare  provvisorio  presso  la  Croce  celebrava  il  Prevosto 
della  parrocohia  di  Apparizione,  mentre  quel  commovente  silenzio  ve- 
niva  soltanto  rotto  dal  soffiare  del  vento  impetuoso  e  dalle  armonie 
delle  musiche  di  Santa  Zita  e  di  Bogliasco !...  Terminata  la  Messa, 
Mons.  Arcivescovo  comincio  la  non  breve  cerimonia  della  Benedi- 
zione ;  compita  che  fu,  s'accosto  alia  Croce  e,  commosso  fino  alle  la- 
grime,  teneramente  la  bacio.  —  Fu  un  momento  solenne,  in  cui  pochi 
cigli  rimasero  asciutti.  E  intanto  le  voci  argentine  dei  ragazzi  degli 
Artigianelli  e  delle  Figlie  di  Maria  salivano  al  cielo,  cantando  un 
bell'Inno  alia  Croce,  colPaccompagnamento  della  banda  di  S.  Zita. 
Un  applauso  prolungato  saluto  quel  canto  e  suggello  degnamente  si 
bella  inaugurazione.  E  un  simile  applauso  mandiamo  pure  noi  a  quei 
bravi  Genovesi  e  in  modo  speciale  al  periodico  «  11  Cattolico  militante  > 
che  fu  auspice  e  promotore  di  tal  monumento. 

Monte  Pizzuto.  —  Un  altro  solenne  omaggio  a  Cristo  Redentore  fu 
reso  a  Roccantica,  ridente  angolo  della  Sabina,  il  25  ottobre.  —  Per 
iniziativa  del  novello  zelantissimo  parroco  di  Roccantica,  D.  Guglielmo 
Bargellini,  con  la  contribuzione  del  Collegio  lombardo  e  del  Semi- 


470  CRONACA 

nario  Romano,  tutti  resident!  in  villa  in  quei  dintorni,  fu  eretta  sulla 
cima  del  monte  Pizzuto,  a  1284  m.  sul  livello  del  mare,  una  croce 
alta  quasi  dieci  metri.  II  legname  venne  gentilmente  ceduto  dal  mu- 
nicipio. 

Giovedi  mattina,  quando  appena  il  cielo  cominciava  a  schiarire, 
salirono  alia  vetta  del  Pizzuto  i  buoni  abitanti  di  Roccantica  e  quasi 
tutti  gli  alunni  del  Seminario  Romano  col  loro  Rettore  Mons.  Buga- 
rini,  gentilmente  invitato  dal  parroeo  a  benedire  la  croce  ed  a  cele- 
brare  lassu,  previo  il  permesso  del  Yicario  generale  di  Poggio  Mir- 
teto,  la  S.  Messa.  A  questo  scopo  era  stata  eretta,  proprio  ai  piedi 
della  croce,  una  tenda,  e  sotto  di  questa  1'altare.  Era  uno  spettacolo 
commoventissimo. 

La  solenne  benedizioae  della  croce  fu  fatta  dopo  il  canto  dell'inno 
<  Vexilla  Eegis  prodeunt  »  eseguito  in  coro  da  tutto  il  Seminario ;  poi 
si  canto  la  messa. 

Alia  coinunione,  parecchi  degli  assistenti  si  accostarono  alia  sacra 
mensa.  Intanto  a  far  giungere  anche  piu  lontano  1'eco  di  quella  festa, 
venivano  sparati  numerosi  colpi  di  mortaretti,  ai  quali  rispondevano 
dal  basso,  dalla  villa  del  seminario,  altri  colpi  ed  il  suono  festoso 
delle  campane. 

3.  Ad  Auteuil  in  Francia,  ove  trovavasi  ammalato  da  alcuni  giorni, 
e  morto  il  barone  Francesco  De  Renzis,  ambasciatore  italiano  a  Lon- 
dra.  Nacque  a  Capua  il  1836,  abbraccio   la  carriera  delle   armi   nel 
Collegio  militare  di  Napoli.  Nel   1860   dall'esercito   napolitano  passd 
con  lo  stesso  grado  d'ufficiale  in  quello  del  Regno  d' Italia,  prendendo 
parte  all'assedio  di  Gaeta,  con  quella  ben  nota  fedelta  al  suo  antico 
Sovrano,  di  cui  molti   altri   suoi   pari   diedero   purtroppo  tristissimo 
esempio.  Combatte  nel  1866  contro  1'Austria.  Nel  74  si  diede  a  fare 
il  politico  e  fu  deputato  per  parecchi  anni  al  Parlamento.  Quindi  entro 
nella  diplomazia  1'anno  1890,  prima  come  ministro  a  Bruxelles,  poi 
come  ambasciatore  a  Madrid  e  finalmente  come  tale  pure  a  Londra. 
II  barone  De  Renzis,  che  di  fresco  era  stato  eletto  a  senatore  del  re- 
gno,  godeva  fama  anco  di  pubblicista,  di  commediografo  e  di  roman- 
ziere. 

4.  Di  questi  giorni  la  marchesa  Gropallo   Rossi   di  Genova   rice- 
vette  una  lettera  da  Miyanoshita  Hakom   in  Giappone,  mandatale   il 
20  settembre  da  sua  figlia,  la  marchesa  Camilla,  moglie  del  Ministro 
d' Italia  in  Cina,  marchese   Salvage  Raggi.  E   poiche   questa   lettera 
rappresenta  al  vivo  i  sentimenti  squisitamente  cristiani  di  chi  la  scrisse, 
mentre  si  trovava  in  mezzo  agli  orrori  di  morte  e  di  fame  a  Pechino, 
cosi  crediamo  bene  di  riferirne  un  tratto,  degno   d'  una   matrona   si 
illustre  e  si  pia. 

«  Mia  buona  mamma  —  Due  righe  per  darti  nostre  nuove,  quelle 


CONTEMPORANEA 


471 


di  Paris  e  mie,  che,  ringraziando  Dio,  vanno  diventando  ogni  giorno 
migliori:  1'esser  qui  fuori  da  ogni  pericolo  non  piu  fra  gli  obici  e  i 
proiettili  d'ogni  maniera,  non  soffrendo  piu  la  fame  e  le  privazioni 
tutte,  parmi  d'essere  in  paradiso.  La  vita  non  mi  e  mai  sembrata 
tanto  bella  e  mai  non  1' ho  cosi  goduta;  ne  sia  ringraziato  il  Cielo, 
il  solo  che  ci  ha  salvati.  Due  giorni  ancora  di  ritardo  all'arrivo  delle 
truppe,  eravamo  finiti.  Si  sono  scoperte  delle  mine  enormi  che  do- 
vevano  far  saltare  tutta  la  legazione  d'Inghilterra.  A  quello  scopo  due 
soli  giorni  di  lavoro  abbisognavano  ancora,  ma  la  Vergine  SS.  ci  ha 
voluti  salvi  il  14  agosto,  la  vigilia  della  sua  festa.  NOQ  puoi  farti 
un'  idea  delle  giornate  orribili  che  abbiamo  passato.  » 

5.  Un'altra  lettera,  consolante  per  le  mamme  d' Italia,  ci  viene 
dalla  Cina.  II  R.  P.  Geroni,  dei  Minori,  gia  Curato  di  Ognissanti  in 
Firenze  ed  ora  Cappellano  militare  presso  le  truppe  italiane  nell'e- 
stremo  oriente,  scrisse  da  Tien-tsing  il  17  settembre  all'illustre  di- 
rettore  della  Unitd  Cattolica  una  bellissima  lettera  intorno  ai  suoi 
soldati  che  cola  accampano.  Dopo  avere  succintamente  accennato  al 
felice  viaggio  che  fecero  per  si  lungo  tragitto  di  oceani,  e  al  loro 
bene  stare  in  quella  citta,  dove  si  trovano  forniti  d'ogni  ben  di  Dio 
e  di  bravi  ufficiali,  che  ne  hanno  grandissima  cura,  si  rivolge  il 
P.  Q-eroni  alle  madri  di  questi  intrepidi  e  baldi  giovanotti,  dicendo 
loro  cosi: 

«  Non  ve  lo  abbiate  a  male,  o  povere  mamme  italiane,  se  io  ve 
lo  dico  liberamnte  :  no,  i  vostri  flgli  non  sono  cosi  melanconici  e  tristi 
quali  forse  ve  1'immaginate,  a  causa  della  distanza  dalla  f ami  gli  a  ! 

«  Non  nego  che  essi  pensino  spesso  anche  ai  loro  cari  lontani ; 
nego  pero  che  questo  pensiero  tolga  loro  il  buon  umore  e  li  renda 
meno  celioni  dei  loro  camera ti  d'  Italia.  Dal  lato  poi  morale  e  reli- 
gioso  questi  hanno  su  quelli  un  vantaggio  di  cui,  voi,  o  genitori, 
dovreste  esser  ben  lieti. 

«  Dal  lato  morale,  perch&  qua  mancano,  per  essi  almeno,  quegli 
incentivi  al  mai  costume  che  si  trovano  sgraziatamente  in  tanta  copia 
nelle  civilissime  nostre  citta,  dove  con  una  impunita  che  non  riesco 
a  comprendere,  si  permette  a  tante  sciagurate  di  attossicare  le  fonti 
della  vita  a  tanta  povera  e  disgraziata  gioventu. 

«  Dal  lato  religioso,  perche  qui  possono  piu  facilmente  soddisfare 
ai  loro  doveri  religiosi.  Non  gia  che  in  Italia  manchi,  per  chi  voglia 
approtittarne,  la  comodita :  manca  la  spinta  dell'esempio  collettivo  e 
dei  superiori,  mentre  qui  c'e  spesso  1'uno  e  Paltro. 

«  leri,  per  esempio,  terza  domenica  di  settembre,  com'era  bello 
la  nel  gran  piazzale,  presso  a  cui  sono  attendati  i  nostri  soldati  e  su 
cui  sventola  alta  e  maestosa  la  bandiera  d'  Italia,  com'era  bello,  dico, 
veder  sorgere  il  modesto  altarino  da  campo  e  intorno  ad  esso  schie- 


472  CRONACA 

rata  in  bell'ordine  la  fanteria,  i  bersaglieri,  il  genio,  con  quasi  tutti 
i  loro  rispettivi  ufficiali,  cominciando  dai  comandanti  dei  due  batta- 
glioni,  cavalier  Sala  ed  Agliardi !...  » 

Indi,  riepilogando  il  bel  fervorino  che  in  questa  occasione  tenne 
loro  sul  duplice  stendardo,  la  Croce  e  la  bandiera,  che  si  presentava 
la  in  quel  gran  piazzale  al  suo  sguardo,  termina  assicurando  il  Di- 
rettore  della  valorcsa  Unitd  Cattolica,  che  la  sua  salute  e  stata  sempre 
eccellente  e  che  la  simpatia  pel  medesimo  e  pel  suo  giornale,  e  ri- 
masta  pur  sempre  inalterable.  Bravo  il  nostro  P.  Geroni!... 


IV. 
COSE  STRANIERE 


(Notizie  Generali).  1.  ESTREMO  ORIENTE.  Ancora  Taccordo  delle  potenze. 
Basi  della  pace.  Speranze  ipotetiehe.  II  principe  Tuan.  Condizione  degli 
internazionali.  Rappresaglie.  —  2.  INGHILTERRA.  Modificazioni  del  mini- 
stero  Lansdowne  e  la  stampa  inglese.  Discorso  di  Chamberlain  alia  City. 
Nel  Transvaal.  -  3.  SPAGNA.  Agitazione  carlista.  Provvedimenti  del  Go- 
verno.  D.  Carlos  sconfessa  gli  agitatori.  —  4.  AUSTRIA-UNGHERIA.  Inci- 
dente  alia  frontiera  dell'Erzegovina  di  austriaci  con  montenegrini. 
Fantasie  intorno  a  conquiste  austriache  nei  Balcani.  —  5.  GERMANIA. 
II  conte  Posadowsky.  T;tolare  a  Segretario  di  Stato  degli  affari  esteri. 
Primi  discorsi  del  Biilow.  —  6.  FRANCIA.  Loubet  a  Lione.  Apertura  della 
Camera.  —  7.  STATI-UNITI.  Notizie  favorevoli  all'elezione  di  Mac-Kinley. 

1.  (ESTREMO  ORIENTE).  Siamo  sempre  all'accordo,  del  quale  tenemmo 
discorso  nel  quaderno  ultimo.  Hanno  acceduto  alia  combinazione 
anglo-tedesca  tutte  le  potenze  della  «  porta  aperta  » :  Russia,  Francia, 
e  Stati  Uniti;  soltanto,  con  la  clausola  di  non  molestare  quegli  Stati 
che  avessero  delle  velleita  annessioniste.  Quanto  alle  basi  della  pace, 
hanno  fatto  onore  alle  proposte  del  signer  Delcasse  che  consistono 
nelPesigere  dalla  Cina  la  punizione  esemplare  dei  principali  colpe- 
voli  e  solide  garanzie  di  tranquillita  per  1'avvenire.  Le  speranze  si 
fondano  tuttavia,  anche  sino  all'ora  che  scriviamo,  sull'  ipotesi  che 
1'Imperatore  Kuang-su  si  risolva  a  non  tenersi  lontano  da  Pechino. 
Le  proposte  che  si  sottoporrebbero,  per  modo  di  dire,  alia  sua  accet- 
tazione  non  sono  ancora  formulate  esattamente,  checche  ne  abbia  par- 
lato  e  sparlato  la  stampa  di  tutti  i  paesi.  Si  e  scritto  molto  anche 
della  scomparsa  del  principe  Tuan.  Tra  le  cose  che  si  dicono  di  lui 
vi  £  anche  la  storiella  che  siasi  fatto  frate.  Alcuni  lo  vogliono  ripa- 
rato  in  Mongolia.  Di  questo  cugino  dell'  Imperatore  Kuang-su,  prin- 


CONTEMPORANEA  473 

cipale  autore  della  mostruosa  tragedia  cinese  e  che  sperava  di  tra- 
smettere  nella  sua  casa  1'eredita  dell'Impero,  si  vuole  la  morte  esemplare 
tanto  dalle  Potenze,  quanto  dalla  Corte  cinese,  ma  egli  se  la  ride  delle 
line  e  dell'altra  ed  e  forse  egli  stesso  che  fa  spargere  la  notizia  di 
essersi  ritirato  dal  mondo  per  farsi  monaco. 

L'esercito  internazionale,  occupato  Pao-ting-fu  e  Siling  alle  «  tombe 
imperial!  » ,  non  ha  piu  nulla  da  fare  innanzi  che  passi  la  stagione 
invernale.  Ivi  attendera  1'esito  dell'accordo  delle  Potenze.  Dispacci 
da  Londra  del  5  annunziano  che  il  comandante  Waldersee  si  accinge 
a  partire  per  Tien-tsin.  Frattanto  c'e  da  deplorare  che  la  diuturna 
feroce  condotta  dei  boxers  abbia  eccitato  talmente  gli  animi  degl'in- 
ternazionali  da  condurli  a  rappresaglie  che  sarebbero  orribili  se  fos- 
sero  quali  i  telegrammi  ce  le  hanno  comunicate.  Speriamo  che  vi  sia 
esagerazione. 

2.  (INGHILTEBRA).  La  quindicina  ultima  ci  ha  dato  la  sorpresa  del 
rimpasto  del  Gabinetto  inglese  contrariamente  alle  previsioni  del 
mondo  politico.  Pareva,  infatti,  che  Lord  Salisbury  fosse  ancora  ne- 
cessario  al  ministero  degli  Affari  Esteri,  come  Chamberlain  alle  Co- 
lonie.  All'  iinprovviso  invece  dal  Foreign  Office  egli  e  scomparso  se- 
guendo  il  collega  Goeschen  che  poco  prima  delle  elezioni  lasciava  la 
carica  di  Primo  Lord  dell'ammiragliato.  Lord  Salisbury  ritenne,  tut- 
tavia,  la  Presidenza  del  Consiglio  ed  accetto  1'ufficio  di  Lord  del  Si- 
gillo  privato.  Alia  direzione  degli  Affari  Esteri  venne  nominate  Lord 
Lansdowne,  del  quale  il  Times  dice  che  possiede  eminenti  qualita 
personali,  oltre  ad  essere  discendente  di  una  delle  piu  nobili  farniglie 
inglesi.  Inoltre  che  e  gran  signore  e  porta  un  nome  illustre  nella  storia  : 
la  qual  cosa  importa  molto,  perche  lo  gradiscano  le  potenze.  Egli  ha 
sostenuto  uffici  importanti  e  si  e  occupato,  specialmente,  della  politica 
internazionale.  Fu  vicerS  del  Canada  e  delle  Indie,  dove  lascio  fama 
di  abile  amministratore.  Quanto  alle  sue  qualita  private,  egli  e  cor- 
tese,  simpatico  ed  affabile. 

E  poiche  agli  elogi  del  Times  non  si  acquietava  la  stampa  inglese 
che,  pur  riconoscendo  nel  marchese  Lansdowne  qualita  personali 
eminenti,  non  lo  reputava  1'uomo  della  situazione,  lo  stesso  giornale 
si  affrettava  a  soggiungere  che  Lord  Salisbury,  sebbene  fosse  stato 
costretto  dalla  grave  eta  a  cercare  un  po'  di  riposo,  avrebbe  proseguito, 
come  Primo  ministro,  a  presiedere  aH'andamento  della  cosa  pubblica, 
in  Inghilterra.  Successore  del  Goeschen  a  Primo  Lord  deH'ammira- 
gliato  venne  scelto  il  conte  di  Selborne.  II  discorso  tenuto  da  Cham- 
berlain alia  City  fu  riboccante  d'  imperialism©,  dispensatore  secondo 
lui  di  liberta,  di  giustizia,  di  civilta  e  di  pace. 

Qualcuno  ha  domandato  se,  in  questa  difesa  quasi  convulsa  del- 
1'opera  principalissima  sua,  nell'estremo  mezzogiorno  dell'Africa,  non 


474  CRONACA 

ci  sia  stato  un  riflesso  del  malumore  ehe  ha  preso  1'uomo  di  Stato 
inglese,  vedendo  che  le  elezioni  non  erano  riuscite  com'egli  si  ripromet- 
teva,  ad  un  trionfo  compiuto,  cioe  morale,  dell'  imperialismo.  Sono 
seguitate  le  ostilita  tra  inglesi  e  boeri  nel  Transvaal  e  nelP Orange, 
con  alcune  perdite  degli  inglesi  e  con  incendii  di  citta  intere  da 
parte  di  questi  come  e  avvenuto  di  Yentersburg.  Oltre  6000  Boeri 
sono  ancora  bene  in  armi  risoluti  a  tentare  le  ultimo  prove  di  va- 
lore.  Cid  ha  impedito  a  Lord  Roberts  di  lasciare  il  teatro  della  guerra, 
contrariamente  a  quanto  si  era  gia  detto. 

3.  (SPAGNA).  La  crisi  industriale  ed  economica  della  Spagna,  di  che 
demmo  un  accenno  ultimamente,  specie  nella  provincia  di  Barcellona, 
ha  contribuito  a  rianimare  il  carlismo,  il  quale  del  resto  non  ha 
forza  d'impedire  che  la  grande  maggioranza  della  nazione  pensi  non 
essere  stata  colpa  del  Governo  se  le  difficolta  politiche  e  i  disastri  mi- 
litari  hanno  cagionato  serii  guai  economic!  alle  popolazioni.  II  movi- 
mento  carlista  pud  impedire  soltanto  una  cosa :  che  la  Spagna  cioe 
seguiti  in  quel  raccoglimento  che  ha  iniziato  per  sanare  la  sua  ferita. 
Ma  quanto  a  successi  decisivi  felici,  non  ha  davvero  dove  fondarli.  Frat- 
tanto  vengono  spedite  alcune  navi  sulle  coste  catalane  per  guardarle  che 
non  si  sbarchino  armi.  A  Madrid  tutto  e  bene  disposto  per  reprimere 
qualunque  tentative  d'insurrezione  e,  in  tutta  la  Spagna,  per  decreto, 
sono  state  sospese  le  gaurentigie  costituzionali  perche  le  autorita  pos- 
sano  agire  energicamente  e  senza  revisioni  intempestive.  Alcuni  capi 
carlisti  come  ilSangarren  e  il  marchese  Yilladarias  furono  arrestati. 

I  giornali  carlisti  sono  stati  soppressi  quasi  tutti,  e  messi  in  prigione 
moltissimi  che  davano  sospetti  fondati  al  Governo  in  varie  province, 
6  stabilita  una  speciale  sorveglianza  affinch&  dai  confini  della  Francia 
non  entrino  armi.  La  Regina  reggente  ha  tutta  la  fiducia  nel  Ministero 
che  e  al  completo  con  la  nomina  a  titolare  della  Marina  deirammiraglio 
Ramos  Izquierdo.  Vengono  annunziati  da  Barcellona,  in  data  del  4, 
arrivi  d'incrociatori  inglesi,  francesi,  tedeschi  ed  italiani  per  la  tutela 
dei  ris petti vi  connazionali.  Fino  alPora  che  scriviamo,  ci  pare  che  ci 
sia  molta  esagerazione  nei  timori  che  all'estero  ha  suscitato  1'idea  di 
tali  provvedimeuti.  E  accertato  che  Don  Carlos  abbia  sconfessato  gl'in- 
sorti  e  che  le  province,  nelle  quali  il  carlismo  e  piu  dichiarato,  come 
nella  Navarra,  nella  Valenza,  nella  Biscaglia,  nella  Castiglia,  regna 
tranquillita  perfetta.  Si  ha  da  ritenere,  adunque,  che  il  movimento, 
per  quanto  vivo  nella  Catalogna,  e  di  natura  isolato. 

4.  (ATJSTRIA-UNGHERIA).  Sull'  incidente  di  una  pattuglia  austriaca 
in  perlustrazione  sorpresa  da  montenegrini,  nei  dintorni  di  Autovac, 
i  quali  avevano  oltrepassato  i  confini  dell' Erzegovina,  e  nel  quale, 
furono  uccisi  un  tenente  ed  un  caporale  montenegrini  e  feriti  due 
soldati  austriaci,  si  e  voluto  ricamare  un  serio  pericolo  di  minacce 


CONTEMPORANEA  475 

contro  il  Montenegro  da  parte  dell 'Austria.  Ma  la  verita  e  che  1'in- 
cidente  non  avra'seguito  grave  e  che  le  buone  relazioni  dell'Austria- 
Ungheria  col  Principe  Nicola  seguiteranno  ad  essere  cordialissime,  ed 
appurate  che  siano  le  cause  del  fatto  spiacevolissimo  e  date  le  dovute 
riparazioni,  sono  gia  in  corso  trattative  per  appianare  gli  attriti. 

La  costruzione  di  due  nuove  linee  ferroviarie  di  cui  1'una  va 
a  congiungere  Spalato  con  Serajevo,  e  1'altra  dalla  capitale  della 
Bosnia  si  spinge  fino  a  Nooi-Bozar,  rimette  in  campo  le  preoccupazioni 
degli  appaltatori  di  notizie  allarmanti  per  le  pretese  viste  dell' Austria 
sull'Albania  e  sulla  Macedonia  attraverso  Salonicco.  Ma  non  si  tratta 
che  di  fantasie  e  tutto  si  riduce  ad  affare  di  viabilita  nei  consigli 
tenuti  dai  ministri  della  monarchia;  e  nessun  uomo  politico,  a  Vienna, 
pensa,  in  realta,  ad  uscire  di  una  linea  dal  protocollo  di  Berlino  per 
cio  che  spetta  air  Austria  nella  penisola  balcanica. 

5.  (GERMANIA).  Si  e  fatto  un  gran   dire  intorno   al  segretario   di 
Stato  per  1'interno,  conte  Posadowsky,  per  la  leggerezza  con  la  quale 
si  rivolse  alle  societa  industrial!,  invitandole  a  versare  12000  marchi 
per  concorrere  all'agitazione  a  pro   della   sua   proposta   diretta  a  far 
convalidare   una   legge  contro  gli  operai  sobillatori  allo  sciopero.  La 
stampa  piu  autorevole  dell'impero  non  accoglie  neppure  il  piu   lon- 
tano  sospetto  sulla   onorabilita   del   conte   Posadowsky,  ma  e  severa 
con  la  sua  condotta  soprammodo  leggiera  e  crede  che  non   possa  ri- 
manere  al  suo  posto.  A  Segretario  di  Stato  degli  affari  Esteri  venne 
nominato  il  barone  Richthofen,  il  quale  era  stato  sinora  sottosegretario 
dell'  istesso  Dicastero.  II  nuovo  Cancelliere  conte  de  Billow  ha  gia  par- 
lato  al  minister©   prussiano   e   al  Consiglio   federale  e  crediamo   che 
siasi  affrettato  a  farsi  udire,  per  avere  sollecito  mezzo  di  elogiare  il 
principe  Hohenlohe,  come  ha  fatto  largamente.  I  suoi  primi  discorsi 
sono  stati  improntati  al  piu  vivo  desiderio  di  secondare  Plmperatore 
nelle  idee  della  politica  interna  e  nella  brama  di  accordi  tra  i  governi 
della  Confederazione. 

6.  (FRANCIA).  II  viaggio  del  Presidente  Loubet  a  Lione.  dove  giunse 
il  4  acclamatissimo,  fu  concluso  con  una  specie  di  trionfo  politico  per 
la  parte  che  voile  prendere  all'inaugurazione  del  monumento  a  Carnot 
Plmperatore  Nicolo  della  Russia,  inviando  al  Presidente  della  repub- 
blica  francese  un  telegramma  nel  quale  ricordd   la    cooperazione  del 
defunto  alia  grande  opera  di  un  intimo  ravvicinamento  tra  la  Francia 
e  la  Russia  ainiche  ed  alleate  a  scopo  pacifico.  II  signor  Loubet  rispose 
al  telegramma,  che  la  Francia  associa  nello  stesso  culto  i  nomi  della 
Czar  Alessandro  e  del  Presidente  Carnot,  non  dimenticando  la  parte 
che  lo  Czar  Alessandro  ebbe  nell'opera  di  ravvicinamento  fra  la  Russia 
e  la  Francia.  Le  accoglienze  festose  e  simpatiche  di  che  fu  fatto  segno 
il  Presidente  della  Repubblica   francese  a  Liene  lungo   il   viaggio  e 


476  CRONACA 

le  acclamazioni  riportate  dal  suo  discorso  di  risposta  al  sindaco  hanno 
sconcertato  i  partiti  radical!  ed  anarchic!  delusi  nelle  loro  pessime 
speranze  di  torbidi,  di  tumult!  e  chi  sa  forse  di  qualche  altro  inci- 
dente  gravissimo.  II  sig.  Loubet,  partito  da  Lione  alle  10  del  4, 
giunse  a  Parigi  alle  6  del  medesimo  giorno. 

II  6  furono  ripresi  i  lavori  dalla  Camera  francese.  Grande  affluenza 
di  deputati.  II  Presidente  Deschanel  legge  una  lista  lunghissima  d'  in- 
terpellanze.  Waldeck-Rousseau  propone  che  si  discutano  subito  quelle 
sulla  politica  generale  e  si  rimandino  le  altre  a  dopo  la  discussione 
dei  bilanci.  Intorno  alia  politica  generale  del  governo  Vazeille  chiede 
la  revisione  della  Costituzione.  II  Presidente  del  Consiglio  risponde 
che  prima  d'ogni  altra  cosa  si  hanno  da  discutere  i  bilanci  e  la  ri- 
forma  della  legge  sulle  bevande  e  sulle  associazioni  e  la  proposta  per 
la  Cassa-pensioni  a  favore  degli  opera!.  Dopo  una  dichiarazione  del 
ministro  Millerand,  il  quale,  rispondendo  al  deputato  Eibot  che  lo 
accusava  di  essersi  pronunziato  in  favore  dello  sciopero  obbligatorio, 
nel  discorso  tenuto  a  Leus,  affermo  che  egli  entrando  nel  gabinetto 
non  intese  di  rinunciare  alle  sue  idee  particolari  sulla  riforma  sociale, 
la  discussione  venne  rinviata  al  giorno  8. 

7.  (STATI  UNITI).  All'ultim'ora,  mentre  licenziamo  alia  stampa  la nostra 
cronaca  dalle  cose  straniere,  giungono  telegrammi  da  Londra,  nei  quali 
si  dice  che  le  notizie  di  New  York,  di  Washington  e  di  Chicago  sono 
concordi  nelPasserire  che  la  vittoria  di  Mac  Kinley  e  superiore  a 
quella  del  1896. 


BELG1Q  (Nostra  Corrispondema).  1.  La  riapertura  del  parlamento.  II  ma- 
trimonio  del  Principe  Alberto  —  2.  La  questione  militare.  —  3.  La  spe- 
dizione  in  Cina.  —  4.  Le  mission*  belghe  in  Cina.  —  5.  L'abdicazione 
del  re  Leopoldo. 

1.  La  vita  politica  in  questo  regno  e  prossima  a  ricominciare.  Se- 
condo  la  costituzione,  le  due  Camere  si  debbono  adunare  in  sessione 
•rdinaria  il  secondo  martedi  del  corrente  novembre,  e  fin  d'ora  pud 
presagirsi  che  le  fazioni  non  tarderanno  guari  a  venir  fra  loro  alle 
prese,  e  1'opposizione  a  battaglie  col  governo.  Specialmente  per  cid 
che  riguarda  1'opposizione,  o  piuttosto  le  due  opposizioni,  che  in  fatti 
sono  due  schiere,  cioe  i  liberal!  e  i  socialist!,  gia  vedesi  fin  d'adesso 
qual  sia  il  disegno  strategico  o  «  piano  di  campagna  »  come  suol  dirsi 
piu  volgarmente,  che  intendono  recare  ad  effetto.  I  socialist!  hanno 
il  proposito  di  tornar  da  capo  coi  subbugli,  che  riuscirono  loro  si  gio- 
vevoli  al  tempo  della  revisioae  costituzionale,  e  poscia  contro  il  prime 
disegno  di  rappresentanza  proporzionale,  opera  del  sig.  Yan  den  Pee- 
reboom.  Bssi  attendono  con  la  piu  grande  impazienza  il  momento  di 


CONTEMPORANEA  477 

ricominciare  la  loro  tattica  sommovitrice,  perche  debbono  riconqui- 
stare  quel  notevole  tratto  di  terreno  che  da  alquante  settimane  hanno 
perduto.  —  II  matrimonio  del  principe  Alberto  del  Belgio  con  la  du- 
chessa  bavarese  EJisabetta,  porse  occasione  di  grand!  festeggiamenti 
a  Bruxelles,  i  quali  attrassero  alia  metropoli  un'affluenza  sterminata 
di  curiosi  e  fecero  prorompere  il  pubblico  in  uno  scoppio  inusi- 
tato  di  entusiasmi.  Ha  fatto  gran  meraviglia  questo  anche  ai  piu 
devoti  alia  regale  famiglia.  II  principe  Alberto,  benche  non  sia  molto 
popolare,  come  dicesi  adesso,  e  nostro  future  re,  siccome  unico  figlio 
del  conte  di  Fiandra,  il  quale  e  1'erede  presuntivo  della  corona,  e  gode 
generale  benevolenza ;  ma  cio  che  ha  suscitato  1'entusiasmo  nelPanimo 
ingenuo  delle  turbe  e  stato  la  graziosita  spontanea  ed  attraente  della 
«  principessina  » ,  qual  fu  tosto  battezzata  dal  paese  tutto  quanto,  la 
novella  sposa.  Aggiungero  che  la  principessina,  non  ostante  la  con- 
sueta  rigidita  della  corte  di  Bruxelles  verso  i  giornali,  ha  ricevuto 
ottime  accoglienze  dalla  stampa,  e  che  i  giornali  possono  rivendicare 
per  se  larga  parte  nel  favore  del  popolo,  che  da  un  mese  godono  i 
giovani  sposi.  Apparecchiavansi  dunque  grandi  feste  per  1'arrivo  a 
Bruxelles  del  principe  Alberto  e  della  principessa  Elisabetta,  quando 
d'un  subito  i  socialisti  deliberarono  di  turbare  i  festeggiamenti  con  una 
manifestazione  a  pro  del  suffragio  universale  puro  e  semplice  e  del- 
ramnistia  per  Moineau;  di  queste  due  rivendicazioni,  com'essi  le 
chiamano,  vi  parlero  piu  innanzi.  Non  valse  ogni  cura  di  spiegar  loro, 
che  il  suffragio  universale  puro  e  semplice  rende  necessaria  una  nuova 
revisione  della  costituzione,  e  quindi  non  puo  essere  decretato,  del 
pari  che  un'ammistia,  se  non  dalle  camere  e  dal  re,  vale  a  dire  dai 
tre  rami  della  potesta  legislativa,  e  che  il  principe  Alberto,  essendo 
persona  privata,  senz'alcun  ufficio  politico,  sarebbe  stata  una  vera 
sguaiataggine  ricevere  con  ostili  manifestazioni  una  sposa  giovinetta, 
ignara  affatto  delle  cose  politiche  del  Belgio ;  i  caporioni  della  fazione 
socialista  si  ostinarono  nel  loro  proposito.  Solamente  allorche  videro 
gli  energici  provvedimenti  attuati  dal  borgomastro  di  Bruxelles,  essi 
rinunziarono  all'ultim'ora  al  proprio  disegno ;  nel  che  mostrarono 
molto  accorgimento,  perche  la  loro  manifestazione  avrebbe  fatto  sor- 
gere  combattimenti  per  le  pubbliche  vie,  e,  per  inasprimento  del  pub- 
blico, i  socialisti  certo  non  ne  sarebbero  usciti  vincitori.  Lasciarono 
pertanto  in  questa  avventura  parte  della  loro  riputazione  ;  e  sic- 
come  sanno  bene  che  nei  tempi  ordinarii  le  turbe  si  lasciano  sempre 
trascinare  da  manifestazioni  per  le  vie,  deliberarono  di  ricorrere  a 
questo  spediente,  per  andare  a  ritroso  della  corrente  al  mese  di  no- 
vembre,  quando  si  sara  alquanto  cancellato  1'effetto  del  loro  tentative 
abortito.  Parlano  adesso  di  darsi  di  bel  nuovo  all'ostruzionismo  nella 
Camera  ed  alle  manifestazioni  tumultuose  per  le  vie  di  Bruxelles,  al- 


478  CRONACA 

1'  intento  di  conseguire  due  vantaggi  che  ora  servon  loro  di  campo  di 
azione,  cioe  il  suffragio  universale  puro  e  semplice  e  I'amnistia,  o  per 
lo  meno  la  grazia  del  Moineau.  Esiste  gia  qui  nel  Belgio  il  suffragio 
universale,  ma  con  quell  a  speciale  modalita  che  e  il  suffragio  plu- 
rimo.  Ogni  belga  che  sia  fornito  delle  condizioni  di  eta,  vale  a  dire 
25  anni  per  la  Camera  e  30  per  il  senate,  puo  dare  un  suffragio  ;  uno 
supplementare  e  concesso  all'eta  di  35  anni  agli  uomini  ammogliati 
e  ai  vedovi  con  prole  legittima  che  paghino  cinque  franchi  di  con- 
tributo  personale ;  finalmente  agli  elettori  che  posseggono  uno  stabile 
da  2000  franchi  od  una  cartella  da  100  franchi  di  rendita  a  debito 
dello  Stato.  Due  suffragi  supplementari  sono  concessi  a  chi  possiede 
un  attestato  di  studii  secondarii,  o  un  diploma  dell'universita,  e  cosi 
anche  a  coloro  che  tennero  o  tengono  speciali  ufficii  pubblici.  Nessuno 
pud  cumulare  piu  di  tre  suffragi.  Yedete  dunque  che  non  e  mestieri 
godere  di  una  situazione  stupenda  per  aver  diritto  a  suffragi  supple- 
mentari, e  difatti  i  socialisti  nelle  loro  schiere  hanno  gran  numero 
di  elettori  plurimi.  Nondimeno  questa  disuguaglianza  fra  gli  elettori 
fornisce  ad  essi  un  ottimo  trampolino  politico ;  essi  pretendono  1'abo- 
lizione  di  questo  suffragio  plurimo,  e  che  sia  assegnato  un  unico  voto 
a  ciascun  elettore  ;  questo  e  cid  che  essi  chiamano  «  il  suffragio  uni- 
versale puro  e  semplice  » .  Non  e  possibile  dire  a  quali  risultamenti 
elettorali  si  arriverebbe  con  questo  nuovo  sistema.  Quanto  a  me  credo 
che  la  proporzione  dei  partiti  non  ne  sarebbe  punto  variata ;  ma  ben 
inteso  questo  non  e  altro  che  un  mio  opinamento.  Soggiungero  che 
questo  non  mi  toglie  di  reputare  inaccettabile  la  pretensione  de'  so- 
cialisti, perche  trarrebbesi  dietro  un'altra  revisione  della  costituzione, 
lo  scioglimento  delle  camere,  1'elezione  di  un'assemblea  costituente, 
la  necessita  di  una  maggioranza  dei  due  terzi  di  essa.  Ed  ecco  an- 
cora  parecchi  anni  di  crisi  politica.  Ora  e  lecito  opinare  che  i  dieci 
anni  di  crisi  in  cui  versa  il  Belgio  dal  1890  in  poi  sono  gia  piu  che 
bastanti. 

Ecoomi  adesso  alia  questione  Moineau.  Questi  e  un  antico  ufficiale 
dell'esercito  belga.  Qualche  anno  fa  egli  era  a  Liegi  caporione  d'  una 
masnada  di  anarchici ;  depose  bombe  di  dinamite  davanti  a  parecchi 
edifizii  di  quella  citta;  sottrasse  dalle  officine  carbonarie  di  quella 
contrada  oltre  a  3000  cartucce  di  dinamite.  Per  buona  ventura  fu 
tratto  in  prigione,  e  cosi  ebbe  fine  la  sua  propaganda  a  fatti.  Nel  car- 
cere  di  Lovanio  ov'e  rinchiuso,  non  ha  mutato  affatto ;  e  si  professa 
sempre  pronto  a  tornare  daccapo.  Si  assicura  che  all'  annunzio  del- 
1'assassinio  della  imperatrice  Elisabetta,  si  mise  a  ballare  esultante 
e  a  gridare  evviva  I'anarchia !  Egli  ricuso  perfino  di  sottoscrivere  una 
domanda  di  grazia.  Nondimeno  i  socialisti  pretendono  che  il  governo 
gliela  conceda  d'  officio,  per  rimunerare  la  fedelta  di  lui  alle  idee 


CONTEMPORANEA  479 

anarchiche.  Chiaro  si  vede  che  farebbe  getto  del  proprio  onore  un 
governo  che  rimettesse  in  liberta  un  malfattore,  che  si  professa  pronto 
a  ricominciare.  —  Or  ecco  i  disegni  de'  socialist!  al  riaprirsi  delle 
camere :  una  proposta  di  revisione  della  costituzione,  ed  una  proposta 
di  amnistia  al  Moineau,  se  il  governo  non  prevenga  all'uopo  conce- 
dendogli  la  grazia.  II  ministero  si  opporra  alia  presa  in  considera- 
zione,  come  dicesi  in  gergo  parlamentare,  della  revisione  della  costi- 
tuzione, e  gli  dara  sostegno  tutta  la  maggioranza  ed  una  parte  della 
minoranza  liberale.  II  che  ci  ripromette  novelle  tornate  musicali.  Gia 
i  socialisti  annunziano  che,  ove  sia  respinta  la  proposta  loro,  rico- 
minciera  rostruzionismo  alia  camera,  e  si  tornera  daccapo  coi  tumulti 
per  le  vie.  —  II  partito  liberale  e  scisso  profondamente.  Quando  vi 
diedi  contezza  delle  elezioni  dello  scorso  maggio,  vi  feci  notare  che 
un  cotal  numero  di  liberali  andavan  debitori  dei  loro  seggi  a'  suf- 
fragi  de'  socialisti ;  i  quali  suffragi  lor  furono  concessi  in  virtu  di 
questo  pat  to :  i  liberali  promettevano  di  propugnare  insieme  coi  so- 
cialisti il  suffragio  universale  puro  e  semplice,  e  i  socialisti  davano 
promessa  di  appoggiare  la  rappresentanza  proporzionale,  giovevole  ai 
liberali.  Da  quel  momento  il  vincolo  fra  le  due  fazioni  anticattoliche 
si  e  rallentato  ad  occhi  veggenti.  La  falsa  mossa  de'  socialisti  quando 
volleco  turbare  i  festeggiamenti,  ordinati  ad  onore  del  principe  Al- 
berto e  della  principessa  Elisabetta,  ha  da  to  agio  al  piu  de'  liberali 
di  ravvedersi,  di  separare  la  loro  causa  da  quella  de'  socialisti,  e  di 
darsi  a  manifestazioni  di  lealta  dinastica.  Altra  cagione  di  discordia 
e  sopraggiunta :  i  socialisti  di  Liegi,  di  Mons  e  di  Charleroi,  scon- 
tenti  di  aver  dovuto,  per  effetto  della  rappresentanza  proporzio- 
nale, cedere  alcuni  seggi  a'  cattolici  ed  a'  liberali,  risolsero  di 
combattere  con  ogni  spediente  la  rappresentanza  proporzionale.  Cos! 
dunque  il  partito,  ed  una  parte  di  liberali  ha  stabilito  di  abban- 
donare  a  sua  volta  il  suffragio  universale  puro  e  semplice,  per  atte- 
nersi  al  suffragio  plurimo  qual  e  gia  registrato  nella  presente  costi- 
tuzione. Questo  sussidio  rafforzera  il  governo  nelle  sue  opposizioni 
alle  pretensioni  socialiste,  a  patto  che  nou  si  accinga,  per  ismodata 
brama  di  buoni  accordi,  a  governare  liberalescamente ;  la  qual  cosa 
allontanerebbegli  parte  de'  suoi  amici.  —  In  quanto  alia  fazione  radi- 
cale  del  partito  liberale,  avverra  che  questa  si  accostera  maggiormente 
al  partito  socialista ;  e  dopo  qualche  tempo  questo  I'avra  interamente 
assorbita.  La  fazione  daensista  si  agita  da  qualche  tempo.  Lo  scia- 
gurato  sacerdote  Daens  tiene  frequenti  conferenze  in  sale  socialiste, 
a  favore  della  revisione  costituzionale,  del  suffragio  universale,  del- 
1'  insegnamento  obbligatorio,  del  servizio  militare  personale,  e  della 
tassa  progressiva  airindennito. 


480  CRONACA 

2.  La  questione  militare  va  annoverata  fra  le  principal!  trappole, 
nelle  quali  1'opposizione  cerchera  di  cogliere  il  governo,  al  riaprirsi 
del  parlamento.  Le  elezioni  han  fatto  manifesta  una  mossa  poderosa 
della  pubblica  opinione,  favorevole  al  mantenimento    della    surroga- 
zione  e  della  diminuzione  di  tempo  nel  servizio  militare  senza  accre- 
scere  il  contingente.  D'altro  canto  a  tutti  e  noto  che  al  re  sta  gran- 
demente  a  cuore  il  servizio  personale  e  il  rafforzamento  dell'esercito. 
Da  cid  un  antagonismo  che  mette  il  ministero,   costretto  a  barcame- 
narsi  fra   il  re  e  gli  elettori,    in  una  situazione    scabrosa  e  delicata 
insieme.  I  liberali    si  apprestano  a  trarne  loro  pro,    sollevando    una 
grossa  interpellanza  su  queste  materie,  proponendo  a  conchiusione  di 
essa  che  si  nomini  una  commissione  coll'  incarico  di  studiare  il  rior- 
dinamento  dell'esercito.  II  nominare  siffatta  commissione  e  chiaro  che 
sarebbe  un  atto  di  sfiducia   verso  il  governo,    che  per  tal   modo  sa- 
rebbe  dichiarato  sospetto  in  materia  di  milizia.  II  ministero,  a  parare 
il  colpo,  intende  proporre  alia  deliberazione  della  Camera,  una  dimi- 
nuzione del  tempo  di  servizio  con  un  aumento  ragguardevole  del  con- 
tingente militare:  terrebbe  ferma  la  surrogazione  personale,  i  surro- 
gati  pero  dovrebbero  servire  per  qualche  rnese  a  spese  proprie.   Molte 
persone  di  giudizio  teniono  che  di  tal  guisa  si  faccia  capo  ad  impac- 
ciare  le  vocazioni  ecclesiastiche  ed  a  fare  scontenti  gli  elettori,  senza 
appagare  i  militaristi.  E  il  solito  difetto  dei  mezzi  termini.  La  que- 
stione  certamente  e  spinosissima ;  essa,  da  lunga  pezza,  e  una  delle 
piu  tremende    difficolta,    contro    le   quali    vanno  a  battere  i  govern! 
cattolici  nel  Belgio. 

3.  Altro  argomento  d'  interpellanza  parlamentare  al  riaprirsi  delle 
camere,  e  la  malaugurata  spedizione    belga  in  Cina,    si  leggermente 
consentita  dapprima,  e  non  meno  alia  leggiera  abbandonata.  Si  cer- 
chera di  far  ricadere  la  malleveria  di  questa  triste  faccenda  sul  mi- 
nistero, ma  con  molta  ingiustizia :  non  fu  esso  che  si  ponesse  in  capo 
di  mandare  un  corpo  di  armati  in  Cina;  no;  egli  consent!  alcune  age- 
volezze  agli  ordinatori,  non  di  suo  pieno  gradimento,  ma  perche  so- 
spintovi  da  forze   esteriori.    Fin  dalle    prime  gli  accorti    videro    che 
s'andava  per  una  via  priva  d'uscita.  II  Belgio,  a  cui  il  patto  che  il 
fa  sussistere  impone  una  perpetua    neutrality,  non    poteva   mandare 
milizie  a  guerreggiare  sotto  la  sua  bandiera:  parimente  era  impossibile 
affatto  far  militare  i  nostri  volontarii  in  servizio  della  Germania,  della 
Francia,  dell' Inghilterra  o  della  Russia,  che  peraltro  non  ne  avreb- 
bero  voluto  sapere.  In  fine  poi  un  corpo  indipendente  non  potea  guari 
comporsi  col  concetto  della  guerra,  che  implica  una  potesta  militare  con 
dritto  di  infliggere  castighi  e  pene  fino  a  quella  capitale,  diritto  che 
soltanto  puo  competere  a  sovrana  potesta,  e  non  a  un  colonnello  e  nep- 
pure  a  un  generate  che  operi  in  nome  di  nessuno;  perocche  il  Belgio, 


LO  STATO  EDUCATORS 


I. 

Abbiamo  il  dovere  di  ringraziare  la  stampa  cattolica, 
pel  generale  e  straordinariamente  cortese  accoglimento 
fatto  al  nostro  articolo  sulle  scuole  comunali  in  baha 
dello  Stato  *;  e  mentre  ne  prendiamo  buon  auspicio  di  una 
ripresa,  pur  tanto  necessaria,  di  solidarieta  piu  sentita  e  piii 
costante  tra  i  giornali  di  parte  nostra,  ci  consoliamo  grande- 
mente  di  questa  nobilissima  testimonianza  resaci  della  op- 
portunita  della  nostra  trattazione.  Miglior  prova  pero  d'intima 
e  piena  soddisfazione  non  sapremmo  daxe,  del  rifarci  sull'ar- 
gomento,  ma  generalizzandolo.  Giacche  non  dobbiamo  noi 
cattolici,  in  Italia,  illuderci  sulle  intenzioni  di  coloro  die  go- 
vernano  a  proprio  senno  tutta  1'istituzione  giovanile:  essi 
ne  vogiiono  assolutamente  fare  uno  strumento  di  dispotismo 
politico.  Laonde,  anziche  prestare  orecchio  alle  giustissime 
proteste  nostre  contro  le  minaccie  d'  un;  invasione  da  lungo 
tempo  meditata  nelle  scuole  comunali,  per  accentrarle  in- 
tieramente  allo  Stato,  si  accingono  a  fabbricare  nuove  e  pm 
salde  catene  ancor  per  tutte  le  altre,  classiche  e  tecniche 
e  superiori,  affinche  non  vi  sia  piii  in  Italia  letteralmente 
altro  educatore  degli  italiani  che  il  Governo,  nonostante 
la  famosa  sentenza  di  Ruggero  Bonghi,  affermante  essere  il 
Governo,  a  pari  titolo,  e  ateo  e  asino. 

II  rornbo  deir  uragano  distruggitore  d;  ogni  reliquia  di 
liber ta  nell'  insegnamento  fu  fatto  teste  udire  dal  Ministro 
della  pubblica  istruzione,  sotto  la  forma  insolita  di  im  magno 
articolo,  pubblicato  in  capo  alia  Ntiora  Antologia,  che  e 
TAreopago  di  tutti  i  sapienti  dell'  Italia  ufficiale.  L'on.  Gallo 
distese  in  ventinove  pagine  Tessenza  delle  concezioni  sue,  in 
materia  d'  educazione  e  d'istruzione,  avvertendo  bensi  che 

1  Vedi  la  Cimlta  Cattolica,  Quad.  1208  pel  20  ott.  1900. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.   1211.         33         20  novembre  1900. 


514  LO   STATO 

questo  lavoro  era  stato  scritto  da  lui  sin  dal  1889,  quando 
non  era  Ministro,  ma  soggiungendo  subito  di  avervi  poco  o 
nulla  a  modificare  ora  che  lo  e,  anzi  di  giudicarne  oppor- 
tuna  proprio  oggi  la  pubblicazione,  rimasta  sospesa  per 
undici  anni.  Voile  dunque  fare  una  manifestazione  di  go- 
verno,  e  pur  restringendosi  apparentemente  nel  titolo  del- 
Tar  ticolo  alle  scuole  secondarie,  in  realta  scorrazza  poi  per 
tutto  1'amplissimo  campo  deirinsegnamento,  dall'asilo  infan- 
tile in  sino  all'  imiversita  *. 

Or  qui  probabilmente  volea  nascondersi  un  tranello.  Poiche 
gia  si  era  propalata  la  notizia,  che  egli  apprestavasi  a  pro- 
porre  in  Parlamento  Yavocazione  delle  scuole  comunali  allo 
Stato,  e  tale  notizia  avea  commosso  non  poco  gli  animi  di 
molti  e  dispostili  alia  resistenza,  cosi  egli  penso  di  deviare 
1'attenzione  dalle  scuole  elementari,  fingendo  di  portare  i  suoi 
colpi  di  Ministro  sol  sulle  secondarie.  E  infatti,  mentre  si  era 
universalmente  intesi  a  commentare  le  idee  esposte  dal  Mi- 
nistro circa  una  riforma  delle  scuole  secondarie  tecniche  e 
classiche,  ed  anche  la  stampa  cattolica  le  discuteva  in  vario 
senso,  una  nota  ufficiosa  d&\\' Agenzia  italiana  introducevasi 
come  di  traforo  a  dire  cosi :  «  Un'opinione  erronea  si  va  dif- 
fondendo,  che  cioe  non  sia  possibile  1'avocazione  dell'istru- 
zione  primaria  allo  Stato  per  cagione  della  spesa.  Quando  si 
e  parlato  di  questa  eventuale  riforma,  si  e  detto  che  essa  si 
estendeva  ai  Comuni  inferior!  ai  20  mila  abitanti,  giacche 
gli  altri  adempiono  regolarmente  il  loro  ufficio,  e  cio  sem- 
plifica  di  molto  la  questione  finanziaria.  Ma  neppure  di  questa 
semplificazione  ci  sarebbe  bisogno,  perche  attualmente  la  spesa 
e  sostenuta  dai  Comuni,  e  siccome  T  avocazione  allo  Stato 
non  avrebbe  altro  eflfetto,  se  non  quello  di  assicurare  Tadem- 
pimento  degli  obblighi,  ai  quali  oggi  alcuni  Comuni  mancano, 
il  fondo  stanziato  nei  bilanci  comunali  dovrebbe  restarvi  come 
contributo. 

«  Paiono  quindi  poco  o  nulla  fondati  gli  argomenti,  con  i 
quali  si  combatte  la  riforma  dal  lato  finanziario ;  perche  far 

1  Vedi  la  Nuova  Antologia  fasc.  692  del  16  ottobre  1900.  Pagg.  569-597. 


EDUCATORS  515 

credere  ad  un  maggiore  onere  per  lo  Stato  di  40  milioni,  e 
una  deduzione  che  non  risponde,  n&  all'equita,  ne  alia  verit&  ». 

Evidentemente  miravasi  con  questa  chiacchierata  a  distri- 
buire  unpo'd'erbatrastulla,  affinch6  1'opposizione  contro  1'avo- 
cazione  delle  scuole  elementari  allo  Stato  sbollisse,  pel  lato 
piu  pericoloso,  cioe  il  nuovo  aggravio  delle  esauste  finanze,  il 
quale  certamente  avrebbe  assicurato  all'  opposizione  stessa 
adesioni  numerosissime  e  vivacissime,  pur  tra  coloro  che 
poco  o  nulla  si  danno  pensiero  del  principio  morale  capita- 
lissimo,  minacciato  da  quella  settaria  riforma.  Diminuita  per 
questa  parte  la  eccitazione  degli  animi,  condensata  per  1'altra 
1'attenzione  sulle  riforme  deir  insegnamento  secondario,  di 
cui  pareva  ormai  dovesse  unicamente  trattarsi,  il  Ministro 
tirava  avanti  intanto  piii  allegramente  a  preparare  il  suo 
colpo  anche  contro  le  scuole  elementari. 

Ed  ecco  che  oggi  appunto,  mentre  scriviamo  (13  no- 
vembre),  ci  giungono  i  giornali  romani  colla  notizia,  che 
Ton.  Gallo  ha  presentato  all'esame  del  Consiglio  Superiore 
dell' istruzione,  per  averne  l'avviso?  disegni  di  legge  risguar- 
danti  cosl  Tistruzione  secondaria,  come  la  primaria;  e  per 
quest 'ultima,  propone,  tra  1'altro,  di  deferire  quind' innanzi 
in  tutti  i  Comuni,  eccettuati  i  maggiori,  la  nomina  dei  mae- 
stri al  Consiglio  provinciale  scolastico.  E  1'attuazione  in  bella 
sostanza  dell'avocazione  delle  scuole  elementari  allo  Stato, 
benche,  per  ora,  col  temperamento  suggerito  dall'on.  Son- 
nino  4,  come  si  narro  nel  nostro  articolo  del  20  ottobre.  Ma 
dovevamo  aspettarci  questo  ed  ancor  peggio,  dace-he,  nell' ar- 
ticolo della  Nuova  Antologia,  1'eccellente  Ministro  faceva 
pompa  del  suo  assolutismo  cesareo,  spregiatore  di  ogni  diritto 
dei  Municipii,  dei  privati  e  degli  stessi  padrifamiglia. 

1  Giova  qui  ricordare  che  il  Consiglio  scolastico  provinciale  e  costi- 
tuito  dal  Regio  Provveditore,  dal  Reg-io  Ispettore,  dai  Presidi  de'  Licei 
e  Direttori  dei  Ginnasi,  Istituti  tecnici  e  Scuole  tecniche,  da  due  membri 
scelti  dalla  Deputazione  Provinciale  e  da  due  membri  scelti  dal  Miuai- 
cipio  del  Capo-luogo,  vale  a  dire,  nella  maggioranza,  da  funxLonarii 
dello  Stato  e  da  persone  legate  iiitimamente  al  Governo.  (Vedi  la  legge 
erg^anica  Casati,  Art.  39,  confrontato  cogli  Articoli  205  e  230). 


516  LO    STATO 

II. 

Troppe  cose  rimangono  oscure  e  perfino  incomprensibili 
in  quell'articolo,  dove  il  Gallo  affastella  quanto,  in  vita  sua, 
ha  potato  piu  o  meno  perfettamente  mettersi  in  testa  di  an- 
tropologia,  di  pedagogia,  di  storia  letteraria,  di  politica  ed 
anche  di  metafisica,  nonch6  di  non  sappiamo  quante  altre 
cose,  contraddicendosi  spesso  e  volentieri,  con  esempio  tut- 
t'  altro  che  edificante  pe'  maestri  suoi  sudditi,  ai  quali  pure 
muove  aspra  e  generale  rampogna  d'  imperizia  didattica.  Ma 
un  punto  vi  e  scolpito  molto  chiaro  e  preciso,  quel  che  ri- 
guarda  il  monopolio  dello  Stato  rispetto  all'educazione.  «  Si 
discuta  (cosi  egli)  e  si  contenda  pure  se  lo  Stato  possa  essere 
o  no,  buon  costruttore  e  buon  esercente  di  ferrovie;  se  lo 
vStato  possa  oppur  no,  in  certi  casi,  assumere  il  monopolio  di 
certe  industrie :  ma  non  si  discuta  e  non  si  contenda  il  diritto 
dello  Stato  ed  il  dovere  insieme  di  regolare  direttamente  tutto 
cio  che  si  riferisce  alia  educazione  »  i.  Sicche  siamo  avver- 
titi:  per  infallibile  oracolo  di  S.  E.  il  Ministro  Gallo,  niuno 
piu,  tranne  lui  stesso  ed  i  suoi  onorevoli  coadiutori  della  Mi- 
nerva, deve  osare  di  metter  lingua  in  materia  di  studii,  di 
programmi  scientifici,  di  metodi  educativi  della  gioventu; 
anzi  neppur  piii  osi  chicchessia,  per  qualunque  titolo,  muo- 
vere  il  menomo  dubbio  circa  Tautorita  del  Governo  in  tale 
materia;  che  e  questione  risolta  senz'appello,  e  dogma  irre- 
vocabilmente  definite,  a  cui  guai  chi  si  ribella  !  L' educa- 
zione e  monopolio  esclusivo  dello  Stato ! 

Quindi  reccellentissimo  signor  Ministro  tira  giu  lieta- 
mente  conseguenze  sopra  conseguenze:  per  esempio,  che  il 
fine  della  pubblica  educazione  si  deve  trovare  nel  fine  stesso 
dello  Stato,  che  la  finalita  dello  Stato  essendo  il  benessere 
generale  in  tutte  le  niarnfestazioni  della  esistenza  social'e, 
lo  Stato  curera  le  forze  fisiche  delle  crescenti  generazioni, 
ne  promuovera  T  istruaione,  secondo  le  diverse  condizioni, 
rkivigorira  in  esse  il  germe  delle  tendenze  buone  e  sradi- 

1  Art.  cit.  pag.  577. 


EDUCATORS  517 

chera  o  attenuera  quello  delle  cattive;  insomma  far&  colle 
crescent!  generazioni  da  babbo  e  da  mamma,  da  medico,  da 
pedagogo,  da  maestro,  da  padre  spirituale  e,  se  occorra,  altresl 
da  balio.  Colla  qual  logica  piii  terribile  di  quella  del  diavolo 
dell'  Alighieri,  si  puo  senza  esitazioue  dimostrare,  che  lo 
•Stato,  puta,  ha  Tobbligo  rigoroso  di  coscienza  di  scendere 
in  cucina  a  definire  le  vivande  da  preferirsi  ed  il  modo  di 
condhie.  E  come  no'?  L;  igiene  non  entra  forse  nella  fina- 
lita  dello  Stato?  Or  certo  all' igiene  conferisce  non  poco  la 
-qualita  della  cucina. 

Noi  siamo  pertanto  stupiti  che  un  uomo  d7  ingegno,  quale 
e  Ton.  Gallo,  non  siasi  addato  del  meschinissimo  aspetto  in 
•che  ponevalo  il  suo  programma,  essenzialmente  collettivista, 
davanti  ai  conservator!  di  buona  lega,  i  quali  rigettano  ogni 
socialismo,  sia  pure  quello  di  Stato.  E,  inoltre,  qual  pessima 
figura  non  fa  egli  col  suo  programma,  informato  al  piii  vieto 
assolutismo,  ove  esso  si  confront!  colle  dottrino  di  liberta,  che 
sono  anima  e  vita  di  tutti  i  progress!  della  civilta  moderna? 
IS  L~nivers  di  Parigi,  dando,  in  una  corrispondenza  da  Roma, 
diligentissimo  ragguaglio  dello  scritto  di  questo  Grand-Maitre 
d' T  i  liters  ite,  diceva :  «  Tale  e  il  programma  che  il  signor 
Oallo  scriveva  undici  anni  fa.  Or  ecc-o  son  presso  a  23  se- 
coli,  che  un  celebre  filosofo  greco  formulava  le  parti  sostan- 
^iali  di  esso  in  termini  identici.  A  quel  tempo  la?  Sparta  mo- 
riva  per  aver  vissuto  il  sogno  socialistico  di  Platone  £  !  »  Be- 
nissimo  detto  !  Colle  teorie  dell'on.  Gallo,  torniamo  di  botto 
alia  repubblica  di  Platone,  airassoliitismo  greco,  al  cesarismo 
romano,  quando  Tuomo,  la  famiglia,  la  patria  potesta  non 
erano  nulla,  e  tutto  invece  lo  Stato;  quando  Tuomo  nasceva, 
viveva  e  moriva  unicamente  per  servire  alia  grandezza  del- 
Tente  proteiforme,  che  prendeva  nome  di  Repubblica,  di  Regno, 
d'Impero,  oppure  anche  di  nazione,  di  patria,  di  paese,  ma 
non  era  poi,  in  concrete,  che  lo  Stato  politico  o  meglio  il  Go- 
verno,  spesso  in  mano  di  un  tiranno,  individuo  od  oligarca. 
Da  diciannove  secoli  pero  1'  idea  e  mutata,  per  Topera  rc1- 

del  27  ottobre  11M.M). 


518  LO   STATO 

deiitrice  del  Cristo :  il  cittadino  non  e  piu  per  rimperante, 
ma  questo  per  quello.  Che  il  Signer  Ministro  Gallo,  personal- 
mente  o  qual  portavoce  della  setta  che  signoreggia  nei  dica- 
steri  della  Minerva,  preferisca  al  cristiano,  veramente  libe- 
rale,  il  dispotico  concetto  pagano  del  Potere,  passi :  e  affar 
suo  e  di  chi  lo  ispira.  Ma  che  poi  egli  voglia  imporlo  qual 
indiscutibile  aforisma  di  governo,  massime  nella  materia  tanto 
delicata  delPeducazione,  oh!  questo  davvero  non  e  tollerabile. 
II  diritto  dello  Stato  a  regolare  direttamente  tutto  cio  che 
concerne  1'educazione  non  si  discuta,  esclama  egli.  Ma  tutto 
all'opposto,  proprio  qui  sta  il  punto  capitale  della  discussione, 
perche  qui  tutto  si  regge,  e  vacillando  questo  fondamento, 
T  intiero  suo  edifizio  educative  necessariamente  ruina.  II  di- 
ritto dello  Stalo  non  si  discuta.  Ma  ponga  mente,  Eccellenza, 
che  un  diritto  allora  solo  non  si  discute  quando  ne  sono  evi- 
denti  i  titoli  o  nessuno  lo  nega ;  qui  invece  non  abbiamo  ne 
Tuna  cosa,  ne  1'altra.  Quali  infatti  sarebbero  mai  i  titoli  cosi 
evidenti  dell'asserito  diritto  dello  Stato?  Una  delegazione  ?  — 
Chi  glie  Tha  data?  Dio,  le  famiglie,  i  plebisciti?  Egli  nol 
dice,  niuno  il  sa.  --  Una  patente  d'idoneita?  —  La  mostri  1 
Quali  studii  ha  fatto  lo  Stato  per  acquistarsela  ?  Quali  prove 
ha  date  di  meritarsela?  Ma  se  anzi  il  Signor  Ministro  medesimo 
afferma  ripetutamente,  che  in  cinquant'anni  non  s'e  potuto 
ancora  capire  che  cosa  sia  educazione;  che  la  parola  edu- 
cazione  e  nel  labbro  di  tutti,  ma  la  cosa  negli  ordini  nostri 
esiste  appena  l.  E  alia  risposta,  la  quale  potrebbe  pur  farsi 
con  qualche  speciosita,  che,  cioe,  tale  ignoranza  e  del  volgo, 
non  delle  persone  colte  che  governano  il  paese,  s'incarica 
di  dare  la  mentita  egli  stesso,  diffondendosi  in  tutto  il  suo 
articolo  a  lamentare,  che  in  quelle  sfere  governative  la  que- 
stione  educativa  non  si  e  mai  studiata  a  fondo,  e  che  negli 
istituti  pubblici,  massime  secondarii  e  superiori,  non  si  6  data 
mai  alcuna  educazione,  in  questo  mezzo  secolo,  perche  si  e 
sempre  giudicato  che  bastasse  semplicemente  istruire.  Or 
chi  dunque  sarebbe  presentemente  chiamato  a  far  le  leggi 
1  Pag.  570. 


EDUCATORE  519 

educative  ?  Ci  par  chiaro  e  larapante  come  il  sole :  per  con- 
fessione  del  Ministro  stesso,  gente  non  educata,  la  quale  non 
vediamo  poi  come  possa  vantare  quel  diritto  indiscutibile  di 
educare  1'  intiera  nazione. 

III. 

E  questo  diritto  il  Ministro  sa  benissimo  essere  tutt'altro 
che  consentito  unanimemente  e  pacificamente  riconosciuto  allo 
Stato ;  poiche,  esposta  la  sua  idea  di  statolatria,  secondo  la 
quale  spetterebbe  allo  Stato  il  diritto  ed  il  dovere  di  prov- 
vedere  a  tutto  e  di  tutto  manipolare  a  suo  senno,  soggiunge: 
«  So  bene  che  1'  indirizzo  scientifico  e  positive  dei  tempi  at- 
tuali  e  contrario  a  questa  idea ;  ma  io  insisto  nella  mia  opi- 
nione,  e  ritengo  fermameute  che  i  limiti  dell'azione  dello 
Stato  moderno,  col  progresso  dei  tempi,  tenderanno  ad  allar- 
garsi,  e  che  questo  influsso  d'  idee  restrittive  conduce  alia 
incertezza  continua  dell' opera  pratica  dello  Stato  ed  alia 
imperfezione  della  coscienza  sua1.  »  Oh!  non  Comitati  par- 
rocchiali  e  Congressi  cattolici  soltanto  protestano  energica- 
mente  contro  Tinvasione  dello  Stato  in  tutte  le  appartenenze 
del  private  cittadino  o  della  famiglia ;  non  i  soli  genitori  cat- 
tolici si  ribellano  al  sistema  accentratore,  cosi  careggiato 
deH'on.  Gallo,  e  chieggono  ripetutamente,  istantemente,  in 
nome  della  coscienza,  del  diritto  naturale,  della  legge  divina, 
delle  franchigie  civili,  la  liberta  dj  educare  come  loro  talenta 
i  propri  figii ;  non  la  Chiesa  sola,  non  il  solo  Sacerdozio  cat- 
tolico  danno  addosso  all'  ingiusto  monopolio,  che  il  Governo 
politico  si  arroga  d' insegnare  e  d' educare,  monopolio  viola- 
tore  del  mandato,  espressamente  da  Cristo  conferito  ai  suoi 
Ministri,  di  ammaestrare  le  genti.  L'on.  Gallo  sa  molto  bene, 
che  le  proteste  medesime  e  le  stesse  incriminazioni,  con  piglio 
assai  piu  violento,  escono  dalle  file  di  liberali,  talvolta  ne 
cattolici,  116  cristiani,  ne  forse  pure  credenti  in  Dio. 

Noi  non  pretendiamo  che  egli  ricordi  i  grandi  nomi  del  Mon- 
talembert,  del  Lacordaire,  del  Taparelli  d'Azeglio,  del  Cantu, 

•   Pao-.  578. 


520  LO   STATO 

del  D'Ondes  Reggio,  difensori  della  liberta  d'  insegnamento,. 
oppositori  acerrimi  del  monopolio  di  Stato;  perch6  son  di  catto- 
lici,  e  il  Gallo  del  cattolici  non  vuol  tenere  alcun  conto,  si 
noverino  pure  a  milioni,  in  Italia,  ed  abbiano  pure  per  se  di- 
ritti  sacrosanti,  anteriori  e  superiori  a  qualunque  pretensione 
govern  a  tiva.  Ma  non  dovrebtoe  ignorare  die  un  Guizot,  un 
Lamennais,  un  Thiers  stettero  per  la  liberta  dell'  insegna- 
mento. E  negli  atti  medesimi  del  Parlamento  italiano  ha  senza 
dubbio  dovuto  riscontrare  le  invettive  amarissime,  lanciate  con- 
tro  quel  monopolio  del  sapere,  ond'egli  fa  allo  Stato  un  diritto- 
indiscutibile,  da  Senator!  e  Deputati,  che  il  posero  cento  volte 
alia  gogna,  comparandolo  ben  anche  al  contatore  meccanico, 
che  il  Sella  invento  per  la  tassa  del  macinato.  Non  istaremo 
a  ripetere  le  infuocate  filippiche  del  Pacchiotti,  professors 
nell'Ateneo  torinese,  contro  la  centralizzazione  Imrocratica 
del  «  potere,  che  tratta  la  scienza,  senza  la  scienza?  contro 
di  lei,  alTinfuori  di  lei,  perche  6  incompetente  »J;  ne  le  pon- 
derate e  pero  ancor  piu  attendibili  censure  di  quell'altro  pro- 
fessore  dello  stesso  Ateneo,  TAllievo,  pedagogista  insigne,. 
da  noi  gia  altra  volta  con  onore  citato.  E  la  citazione  clei 
testimoni  d'ogni  parte  politica  e  religiosa,  contro  il  monopolio 
governativo  dell^insegnamento,  potrebbe  protrarsi  molto  piu 
in  lungo. 

Dopo  tutto  cio,  che  vien  dunque  a  significare  la  sentenza 
del  Ministro  Gallo:  non  si  discuta  <'  non  si  contenda  il  diritto 
'  dello  Stato  al  monopolio  delFeducazione'?  Unicamente  questo: 
So  d'aver  torto  e  di  sostenere  Tassurdo;  ma  lo  vogiio,  per- 
che comando  io !  Tale  atteggiamento  cinicamente  dispotico 
d'un  Ministro,  in  una  Monarchia  che  dicesi  liberale,  sarehbe 
inverosimile,  ove  non  si  sapesse  parte  d'un  disegno  generale  di 
reazione  contro  la  liberta,  stabilito  dai  cosi  detti  conservatori 
delle  istituzioni,  massime  dopo  la  tragedia  di  Monza.  Ma  poco 
si  capisce  ad  ogni  modo  come  il  Gallo  possa  spirigersi  tanto 
innanzi,  nella  via  della  reazione  paurosa  ad  un  tempo  e  spa- 
valda,  che  si  faccia  persino  a  deridere  chi  invoca  per  gi'istitiiti 

1  Discorso  d' inaugoirazione  deH'aniio  accademico,  proiluiiziato  daL 

prof.  Pacchiotti  nell'  Universita  di  Torino,  il  16  nov.  1875. 


EDUCATORE  521 

privati  un  po'  di  giustizia  e  d'uguaglianza,  in  nome  della 
liberta.  Queste  egli  chiama  fixiwc  Uhcrdlcxrlic  e  interpreta- 
zione  della  liberta  retorica  ed  antiquata  l ;  perocche,  secondo 
lui,  nel  concetto  veramente  moderno,  Teducazione  non  puo 
^ssere  che  un  istrumento  di  Stato,  a  sostegno  dell'unita  mo- 
narchica  attuale,  contro  ogni  specie  di  dissident!,  dal  cleri- 
€ale  airanarchico;  e  perci6  maestri  e  profess»ri  non  possono 
^ssere  che  agenti  elettorali  del  Governo ;  scienza,  letteratura 
e  numeri,  fattori  di  politica  governativa ;  indirizzo  didattico 
<e  programmi,  macchine  da  fabbricar  paladini  della  presente 
ineravigliosa  costituzione  del  bello  Italo  Regno. 

IV. 

Mettiam  pegno,  che  gli  stessi  piu  caldi  sabaudisti  si  sde- 
gnano  in  cuor  loro  di  tal  Ministro  guastamestieri,  che  rende 
cosi  antipatica  la  loro  causa;  e  che,  se  il  Senatore  Pan- 
taleoni  ed  il  Senatore  Marchese  Alfieri  di  Sostegno  fossero 
vivi,  si  leverebbero  ancora,  come  fecero  nel  1876,  a  bollare 
di  santa  ragione  questi  giurisdizionalisti  ed  autoritarii, 
<questo  radicalismo  autoritario 2  di  liberali,  che  disonorano  la 
liberta,  non  solo,  ma  rendono  altresi  un  pessimo  servigio 
alia  Monarchia,  cui  pure  vorrebbero  puntellare.  Perch6 
troppo  chiara  cosa  e,  che  un  Ministero  non  dura  eterno.  E 
se  domani  succedesse  a  questo  un  Governo  di  repubblicani, 
non  avrebbero,  in  forza  del  principio  posto,  diritto  e  dovere 
di  educare  a  repubblicanismo  le  crescenti  generazioni?E  se 
domani  Taltro  arrivasse  alia  Minerva  un  Ministro  imperia- 
lista,  non  avrebbe  diritto  e  dovere  di  far  degli  scolari  ita- 
liani  altrettanti  Napoleoni  in  sedicesimo?  E  i  Governi  asso- 
luti,  contro  i  qucili  il  Gallo  adunca  si  feroce  gli  sproni,  non 
aveano  diritto  e  dovere,  grazie  al  suo  principio,  di  educare 
airassolutismo? 

L'educazione  dunque  non  puo  essere  lasciata  in  balia  dei 
Governi,  anche  perch6  questi  si  mutano,  laddove  essa  ha 

1  Ivi  pn«\  082  c  5«s|. 

2  Vedi  la  Nuova  Antologia,  Fasc.  di  gennaio  1876,  e  1 '  Opinion*  del 
9  ffennaio  ste»so  anno. 


522  LO   STATO 

una  parte  sostanziale  che  non  puo  e  non  deve  mutarsi  mai : 
non  deve  mutarsi  mai,  perch6  riguarda  essenzialmente  la 
personalita  umana,  uguale  a  se  stessa  dappertutto  e  sempre, 
le  leggi  evolutive  delle  facolta  e  deU'essere  nostro,  che  sono 
per  natura  costanti,  il  destino  nostro  ultramondano,  al  quale 
vanno  pur  sempre  subordinate  le  vicende  variabili  della 
destinazione  terrena.  Tutto  questo  non  entra  in  capo  all'ono- 
revole  Gallo,  che  prese  le  sue  lezioni  alia  scuola  del  Darwin ; 
quindi,  dopo  aver  molto  e  sottilmente  almanaccato  sul  fine 
che  lo  Stato  deve  prefiggersi,  educando,  conclude :  diguisache 
I' educazione  deve  proporsi  la  selezione  artificiale  della  specie 
umana;  come  sarebbe  a  dire,  se  mal  non  ci  apponiamo,  il 
miglioramento  della  razza  umana.  Ma  allora,  Eccellenza,  in 
verita,  r  educazione  non  &  piii  affar  vostro,  e  dovreste  pas- 
sarla  al  vostro  onorevole  Collega  dell'agricoltura. 

II  fatto  6  che,  nelle  idee  che  il  Ministro  va  laboriosa- 
mente  esponendo,  con  rappezzamenti  e  -rigiri  continui,  in- 
torno  alia  quiddita  delFeducazione,  v'6  confusione  molta,  ne 
alia  fine,  interrogate  che  cosa  precisamente  intenda  per  edu- 
care,  saprebbe  forse  rispondere  egli  stesso.  Distingue  molto 
reciso  (e  di  cio  gli  va  data  lode)  tra  educazione  ed  istruzione, 
ed  &  esatto  quando  afferma  essere  T  istruzione  nient'  altro 
che  strumento  d' educazione,  ed  istruzione  ed  educazione  dover 
fondersi  in  un  unico  tutto.  Quindi  giustamente  condanna  co- 
loro  che,  in  questi  ultimi  tempi  (e  furono  i  liberali  d'  ogni 
gradazione,  quasi  tutti),  giudicarono  essere  Tistruzione  Tunica 
forma  di  educazione.  Ma  poi  anch'egli,  ragionando,  passa 
dall'  una  all'altra,  in  guisa  che  il  lettore  non  s'accorge  piu 
trattarsi  di  due  cose  diverse,  e  per  riformare  T  educazione 
non  propone  che  mutamenti  di  programmi  scolastici  e  di 
metodi  didascalici,  i  quali,  come  ognun  vede,  appartengono 
esclusivamente  all'  istruzione.  Laonde,  benchk  una  volta  tan  to 
affermi  una  cosa  molto  chiara,  cioe  che  T  educazione  deve 
fare  Vuomo  ed  il  cittadino,  ove  pero  si  applicassero  i  prin- 
cipii  suoi  e  le  sue  proposte,  non  arriveremmo  di  sicuro  a  for- 
mare  n6  1'  uno,  n6  I7 altro. 


EDUCATORE  523 

Imperocche  in  quella  irta  selva  di  provvedimenti,  indiriz- 
zati,  neH'intenzione  del  Ministro,  a  fare  I'uomo  ed  il  cittadino, 
si  trova  un  gran  vuoto:  non  vi  si  parla  di  Religione,  non 
di  catechismo,  od  istruzione  religiosa  e  morale ;  che  anzi  vi 
si  trattano  con  un  tal  quale  disprezzo,  come  picciolezze  ed 
inezie,  disdegnate  dalla  scienza  modcrna,  secondo  la  quale,  a 
detta  sua,  «  r  educazione  morale  piu  vigorosa  e  piu  forte  e 
quella  che  viene  dalUesempio  continue,  dalle  osservazioni  op- 
portune, durante  gl'  insegnarnenti,  dalla  pratica  e  dai  consigli, 
piu  che  dai  catechismi  e  dagli  articolati  »  *.  E  cosl  conveniva 
che  fosse,  posto  che,  nel  modo  di  vedere  positi vista  del- 
Tonorevole  Gallo,  lo  Stato  deve  attingere  le  norme  di  un  com- 
piuto  sistema  educativo  nella  percezione  della  vita  moderna,  e 
che  la  forma  nuova  di  questa  e  quella  di  scopo  a  se  stessa.  Essa 
«  non  nega,  soggiunge  il  Gallo,  altre  forme  possibili  ulterior!, 
ma  afferma  solamente  la  sua  attualita,  e  tutte  le  sue  forze 
impiega  alia  conoscenza  ed  allo  sviluppo  di  se  stessa  »  2:  onde, 
in  buon  italiano  intelligibile,  si  viene  a  dire,  che  la  perfetta 
educazione  da  darsi  dallo  Stato,  coir  intento  di  formare  I'uomo 
ed  il  cittadino,  non  deve  curarsi  ne  di  Dio,  ne  di  vita  av- 
venire,  ne  di  verita  e  realta  ultramondane,  ma  soltanto  del 
mondo  di  qua,  lasciando  la  Religione  ed  il  catechismo  ai 
bigotti,  privi  d'ogni  luce  di  vita  e  di  scienza  moderna. 

V. 

Ma  Sua  Eccellenza  trovera  difficilmente  tra  i  piu  insigni 
e  rispettati  professori  di  pedagogia  un  solo,  il  quale  suffraghi 
la  sua  sentenza.  Tutti,  eccetto  i  materialisti  ed  i  positivisti 
della  stoffa  del  Sicilian! ,  convengono  nel  porre  a  fondamento 
indispensabile  d' educazione  T  insegnamento  religioso,  e  nel- 
raffermare  che  senza  di  esso  e  impossibile  del  fanciullo  fare 
un  uomo  ed  un  buon  cittadino.  Cosi  il  Pestalozzi,  cosi  il  Lam- 
bruschini,  cosl  il  Girard,  cosl  TAporti.  E  se  costoro  gli  sem- 
brano  antiquati  rispetto  allo  stato  attuale  della  civilta  e  della 

1  Pag.  583. 

2  Pag.  578. 


524  LO   STATO 

scienza,  ascolti  1'Allievo,  che  vive  ed  insegna  scmpre  peda- 
go.ida  in  una  Universita  del  Regno.  A  quelli  che  vorrebbero 
escluso  1'  insegnamento  religiose  dall'educazione,  per  meglio- 
conformarla  all'  idea  moderna  della  civilta,  egli  dice,  con 
tutta  franchezza,  che  il  loro  pensiero  «  non  risponde  sicura- 
mente  alia  coscienza  della  civilta  moderna,  a  cui  fanno  caldo- 
appello,  e  che  non  respinge  dal  suo  seno  il  concetto  ed  il 
sentimento  religioso,  tranneche  pretendano  di  essere  essi  soli 
1'espressione  vivente  della  civilta1.  »  A  coloro  poi,  che  queir in- 
segnamento vorrebbero  escluso  in  nome  della  scienza,  risponde, 
distinguendo  la  scienza  che  si  regge  su  ipotesi  insussistenti,  e 
la  scienza  vera  che  abbraccia  la  realta  dell'  universo.  «  La 
scienza  della  prima  sorte  (scrive  egli)  soppianta  ogni  religio- 
sita  fin  dalle  sue  fondamenta :  ma  la  scienza  vera,  schietta 
la  riconosce  siccome  un  principio  divino  da  essa  distinto,  il 
quale,  appunto  perche  superiore  alia  scienza  stessa,  diventa 
oggetto  di  un  insegnamento  affatto  peculiare.  La  scienza  vera 
adunque  non  rinnega  la  religione,  come  la  vera  religione  non 
ripudia  la  scienza;  e  se  la  religione  senza  lumi  puo  tralignare 
in  cieco  fanatismo  od  irragionevole  superstizione,  i  lumi  senza 
religione  sono  fuochi  fatui,  che  ci  fanno  scambiare  1'appa- 
renza  colla  realta  e  gittano  un  sinistro  bagiiore  sulle  sorti 
della  vita 2.  » 

Cio  e  senza  dubbio  verissimo  e  magnificamente  espresso^ 
e  dovrebbe  bastare  a  confutazione  dell'assurdo  sistema  del 
Ministro,  tutto  poggiato  sul  falso  e  sul  vuoto.  Ma  poiche  egli 
si  da  a  divedere  positi  vista  e  fa  pomp  a  d'attenersi,  come  tale, 
ai  fatti,  anziche  alle  astrazioni,  qual  fatto,  chiediamo  noi,  piu 
accertato,  piu  universale,  piu  costante  della  Religione,  che 
mostrasi  sempre  accanto  alia  natura  umana,  germinante  da 
essae  da  essa  non  separabile?  Calza  ben  quil' adagio :  Natn- 
ram  expellas  furca,  fa-men  usque  recurrct:  adoperatevi  pure 
quanto  potete  a  frastornare  dall'uomo  il  sentimento  religiose, 
non  ci  riuscirete.  Dove  e  I'umanita,  ivie  religiosita,  e  non  puo  a 

1  Delle  dottrine  pedagogidie  di  Enrico  Pestalozzi,  Albertina  Neker  ecc. 
per  GIUSEPPE  ALLIEVO.  Torino  1884,  pag*.    176. 

2  ALLIEVO,  iri,  pag.  178. 


EDUCATORS  525 

forza  staccarsi  questa  da  quella,  senza  imbastardire  la  prima 
e  fare  deiruomo  un  bruto.  Or,  se  e  cosl,  come  puo  imagi- 
narsi  un  sistema  accettabile  di  educazione,  non  diciamo  esclu- 
dendone  la  Religione,  ma  anche  solo  prescindendo  da  essa? 
E  come  mai  senza  religione  fare  un  uomo  ?  Peggio,  come  for- 
mare  un  popolo  ?  «  La  forza  di  questa  -verita,  nota  I'Allievo, 
si  impose  ad  alcuni  positivisti  inglesi,  i  quali  nelle  loro  opere 
pedagogic-he  concessero  air  istruzione  religiosa  un  posto  suo 
proprio,  accanto  alle  altre  materie  d' insegnamento  1.  » 

Notisi  pero  che  la  Religione  di  un  popolo  non  s'  inventa 
a  capriccio,  nonche  da  un  Ministro,  nemmeno  da  un  Cesare 
o  da  un  Conquistatore.  Or  la  Religione  degli  Italian!  e  la  cat- 
tolica.  Sul  catechismo  cattolico  sara  dunque  mestieri  fondare 
1'educazione  degli  Italian!,  o  bisognera  rassegnarsi  ad  averli 
incivili,  immoral!,  cattivi  uomini,  pessimi  cittadini,  dediti  ad 
ogni  turpitudine,  capaci  d'ogni  delitto,  in  fino  alia  ribellione 
armata,  alia  strage  ed  al  regicidio.  Perche  I'eductiziouc  in- 
segna  la  moralitd,  e  la  moralitd  concreta  e  pratica  di  un 
popolo  si  fonda  sopra  la  sua  religione,  siccome  nello  stesso 
quaderno  della  Nuova  Antologia,  ove  e  Tarticolo  dell'ono- 
revole  Gallo,  scrive  ilSenatoreVitelleschi.il  quale conchiude : 
«  L'umanitk  e  cosl  fatta.  Si  puo  discutere  il  proprio  compia- 
cimento  nel  suo  ordinamento,  ma  questo  non  puo  cambiarsi 
piu  che  non  si  possono  mutare  le  leggi  che  governano  1'uni- 
verso  2.  » 

Folle  consiglio  pertanto  6  stato  quello  del  Ministro  Gallo,  di 
volere  snaturare  Tumanita,  posandone  Teducazione  sugli  sci- 
lomi  del  positivismo,  anziche  sulle  massime  e  sui  precetti  della 
Religione  cattolica  :  non  meno  folle  della  guerra  che  i  par- 
titi  popolari,  vincitori  nelle  ultime  elezioni  municipal!,  muo- 
vono  al  catechismo,  ai  quali  Milano,  la  loro  principale  for- 
tezza,  diede  non  ha  guari  risposta  degna  di  se,  colla  do- 
manda  dell'  insegnamento  religioso  nelle  scuole,  fatta  dall'85 
per  cento  dei  suoi  cittadini,  cioe  in  concrete  dalla  totalita 
dei  milanesi  cattolici. 

1  ALLIEVO,  luogo  ova  citato. 

2  Nu&va  Antologia,  fasc.  del  16  ott.  1900.  Pag.  696. 


526  LO   STATO 

Ed  una  profonda  melanconia  tutta  avvolge  ed  opprime 
I'anima,  leggendo  in  un  documento  tanto  grave,  qual  e  la 
Relazione  teste  indirizzata  al  giovane  Sovrano  dal  Presidente 
del  Consiglio  on.  Saracco,  che  dovrebbe  nella  lunga  vita 
aver  pure  imparato  qualche  cosa,  come  i  Governanti  inten- 
dano  molto  bene  la  necessita  di  difendere  I'ordine  sociale, 
terribilmente  minacciato,  piu  che  colle  leggi  restrittive  e  colle 
pene,  «  colla  virtu  della  scuola  e  della  pubblica  educazione, 
che  forma  il  costume  e  la  piu  valida  e  la  piu  sicura  difesa 
sociale  » ;  ma  nel  tempo  stesso  manchi  loro  anche  il  rudi- 
mentale  concetto  di  quel  che  richiederebbesi  a  rialzare  la 
potenza  educativa  ed  il  prestigio  della  scuola,  perche  a  cio 
non  sanno  imaginar  altra  via,  che  migliorar  le  finanze  dei 
maestri  e  confondere  viepiu  gli  ordinamenti  scolastici,  senza 
un  cenno  a  restaurazione  di  sentimenti  e  di  pratiche  della 
Religione,  in  cui  e  moralita,  e  retto  vivere  civile,  ed  ogni 
ordinamento  di  tranquilla  convivenza  sociale  s'imperniano. 

VI. 

Non  dovrebbero  aprire  gli  occhi  tutti  gli  onesti,  tutti  i 
veri  amici  dell' educazione  popolare,  e  intendersi  e  stringers! 
in  fascio  potente,  affin  di  redimere  1'istituzione  della  gio- 
ventu  italiana,  in  tutti  i  suoi  gradi,  dagli  artigli  di  gente 
che  ne  vuol  fare  propaganda  ogni  di  piu  attiva  di  laicismo, 
distruggitore  della  coscienza  religiosa?  Non  si  vede  da  eccle- 
siastici,  da  laici,  dai  genitori  soprattutto  e  dalle  famiglie, 
far  si  ogni  di  piu  ur  gente  la  necessita  di  lavorare,  con  energia 
di  voleri  e  con  efficacia  di  mezzi,  per  la  liberta  dell'inse- 
gnamento '? 

II.  Governo  liberale,  aizzato  dalle  sette  massoniche,  an- 
zich^  allargare  le  maglie  di  ferro  del  suo  monopolio,  le  va 
restringendo  e  serrando  sempre  piu.  Ha  paura  della  liberta. 
Acciecato  da  questa  paura,  tira  giu  all7  impazzata  colpi  di 
scure  sugii  istituti  secondarii  privati,  per  iscalzarli  e  schian- 
tarli,  ove  gli  riuscisse,  credendo  con  cio  di  salvare  dall'ec- 
cidio  Tltalia  una  e  la  sua  capitale  intangibile ;  e  Ton.  Gallo 


EDUCATORS  527 

non  arrossisce,  egli,  padrone  e  donno  di  una  ventina  di  Univer- 
sit£,  di  centinaia  di  grandi  ginnasi  e  licei,  di  Convitti  nazionali, 
di  scuole  tecniche,  normali  e  magistral!,  non  arrossisce,  di- 
ciamo,  d'intimare  una  guerra  piccina  e  gretta  al  pareggia- 
mento  di  qualche  modestissimo  Istituto,  retto  da  ecclesiastic!, 
e  persino  alle  scuole  che  le  Congregazioni  religiose  hanno 
alPestero,  perche,  dice  che  queste  bestemmiano  nelPidioma 
italiano  Punita  della  patria,  tra  i  forestieri,  e  che  «  qualunque 
insegnante  d'Istituto  pareggiato,  nelP  insegnar  la  storia,  puo 
corrompere  Panimo  piii  appassionato  per  ogni  santo  ideale 
patriottico  1.  » 

Ma  come  intende  costui  la  liberta  ?  Se  la  liberta,  come 
il  liberalismo  ha  ssmpre  finora  gridato  ai  quattro  venti,  e 
Parma  sicura  ed  invincibile  per  la  conquista  di  tutti  i  nobili 
ideali  di  verita  e  di  giustizia,  non  abbia  tante  paure.  Accetti 
la  battaglia  da  combattersi  lealmente  ad  armi  pari,  e  vada 
franco,  che  quegli  ideali  patriottici,  da  lui  proclamati  santi, 
trionferanno  sempre,  e  dalla  lotta  non  potra  loro  venire  che 
maggior  gloria  e  splendore.  0  che?  incomincierebbe  forse  a 
dubitare  an  che  della  giustizia  e  della  verit£  di  quegli  stessi 
ideali?  Tanto  maggiore  anzi  dovrebbe  essere  la  larghezza 
sua  verso  gP  Istituti  di  educazione  ecclesiastic!,  perch&  egli 
riconosce  che  gli  ecclesiastic!  provarono  di  saper  educare ; 
laddove  a  questo  scopo  educative,  che  parrebbe  stargli  tanto 
a  cuore,  le  scuole  tutte  governative,  per  detto  suo,  hanno 
finora  sempre  ed  universalmente  fallito.  «  Convien  confessare, 
egli  scrive,  che  la  educazione  ecclesiastica  6  la  sola  che  si 
prefigga  rigorosamente  un  fine,  e  che  tutti  i  mezzi  a  questo 
fine  pazientemente  conformi.  I  gesuiti,  dal  loro  punto  di 
vista,  sono  stati  percio  gli  educatori  piu  abili  e  piu  efficaci 2.  » 
Si  lascino  dunque  liberi  di  educare  i  preti  ed  anche  i  laid 
cattolici,  che  volentieri  si  associano  coi  preti,  in  questa  santa 
missione :  si  lascino  liberi  di  educare,  non  solo  i  gesuiti,  ma 
ancora  tutte  le  altre  Congregazioni  religiose  maschili  e  fem- 
minili,  che  alia  nobilissima  meta  delP  educazione  giovanile 

•  Pagg.  582-583. 
2  Pag.  576 


528  LO   STATO 

dedicarono  eroicaraente  la  loro  vita,  per  amor  di  Dio.  Perch  & 
invece  accanitamente  combattcrli  ?  Perche  inceppaiii?  Per- 
che volerli  ad  ogni  costo  spenti  e  tutta  concentrata  nelle 
mani  dello  Stato  1'educazione  della  gioventu  italiana? 

II  perche  e  facile  inferirlo  dall'articolo  dell'on.  Gallo 
e  da  quanto  noi  stessi  abbiamo  fin  qui  discorso.  Vogliono 
una  generazione  d'  Italiani  che,  in  luogo  di  Dio,  adorino 
come  un  feticcio  la  Patria ;  anzi  neppure  propriamente  la 
Patria,  ma  un  assetto  determinate  di  essa,  architettato, 
e  mantenuto  da  settarii  in  odio  al  Cattolicismo,  alia  liberta 
ed  indipendenza  sovrana  del  Supremo  Pontificato:  vogliono 
Italiani  che,  al  posto  de'  Santi,  pongano  Garibaldi,  Mazzini 
e  i  martiri  della  rivoluzione,  che  in  un  laicismo  tutto  car- 
nale  affoghino  le  aspirazioni  soprassensibili  del  Cristianesimo 
e  gli  eff'etti  soprannaturali  della  Redenzione.  E  come  a  cio 
1'educazione  dei  prcti  e  dei  buoni  cattolici  non  potra  mai 
acconciarsi,  sia  abolita,  e  lo  Stato  divenga  unico  educatore. 

VII. 

In  qucsto  generale  disegno  entra  naturalmente,  come  parte, 
1'avocazione  allo  Stato  delle  scuole  elementari,  che  finora  ven- 
nero  lasciate  ai  Comuni.  Percio,  come  rilevasi  anche  dalia 
Relazione  dell'  on.  Saracco  al  Re,  non  si  togliera  il  diritto 
di  nomina  dei  maestri  ai  Comuni  maggiori,  i  quali  pensano 
gia  da  se  a  laicizzare  Teducazione;  ma  solo  ai  minori,  che 
rimangono  piu  agevolmente  sotto  Tinfluenza  religiosa.  Quando 
i  Consigli  Provinciali  scolastici  abbiano  balia  di  mandarvi 
maestri  e  maestre  di  loro  genio,  non  dubitate  che  sapranno 
scegiiere  gli  apostoli  del  laicismo. 

Noi  crediamo  pertanto  che  la  riforma  proposta,  nonostante 
la  sua  relativa  moderazione,  sia  da  combattersi  come  peri- 
colosa  alia  liberta  delle  coscienze :  ne  alcuno  si  lasci  illudere 
dalla  speranza,  che  essa  possa  rialzare  davvero,  colle  sorti 
dei  maestri,  anche  il  livello  dell'educazione  nelle  campagne, 
e  guarire  la  piaga  di  tanti  analfabeti,  onde  all' Italia  proviene 
onta  d'  inferiorita  rispetto  ad  altre  nazioni.  La  recente  sta- 
tistica,  pubblicata  dalla  Direzione  Generale  Primaria  e  Nor- 


EDUCATORE  529 

male  per  Tanno  scolastico  1897-98,  basta  a  dimostrare  che  i 
1  Comuni  sanno  generalmente  fare  il  loro  dovere,  dentro  i  li- 
miti  del  possibile ;  poich6  50,558  scuole  son  quasi  tutte  tenute 
a  cura  e  a  carico  del  Comuni,  che  vi  spendono  da  oltre  50 
railioni.  Lo  Stato  non  potrebbe  certo  fare  di  piii  ;  ne  ha  vo- 
lonta  di  farlo,  dal  momonto  che  tutto  1'onere  della  spesa 
lascia,  come  prima,  sulle  spalle  ai  Comuni.  N6  i  Consigli 
Provinciali  od  i  ntiovi  Direttori  didattici,  che  si  creerebbero, 
opereranno  il  miracolo  di  avvicinare  ai  centri  maggiori  oltre 
un  milione  di  abitanti,  dispersi  cosi  per  gli  aspri  e  romiti 
<?asolari,  che  non  possono  mandare  i  figliuoletti  loro  alia  scuola; 
e  neppure  impediranno  che  i  bambini,  dovendosi,  per  le  ne- 
cessita  delle  povere  loro  famiglie,  licenziare  dalla  scuola  in 
-eta  tenerissima,  dimentichino  subito  quel  che  hanno  impa- 
rato  e  tornino  analfabeti. 

Cosi  e  chiaro  che  i  Comuni  continueranno  a  fare  enormi 
sacrifizii,  senz'altro  risultamento  effettivo,  che  di  vedersi  cre- 
-scere  in  casa  la  baldanza  e  la  sicurezza  di  maestri,  i  quali, 
scelti  dai  Consigli  scolastici  senza  molti  riguardi  al  loro  ca- 
rattere  morale  e  religioso,  con  criterii  politici  o  puramente 
tecnici,  e  fatti  indipendenti  dalla  vigilanza  locale,  non  por- 
ranno  piu  limiti  alle  loro  irreligiose  manifestazioni.  II  Go- 
verno  avra  forse  guadagnato  sostenitori  alia  sua  politica,  tutta 
fatta  di  ateismo,  di  an ti cleric alismo  e  di  rappresaglie  contro 
la  Chiesa ;  ma  non  se  ne  sara  punto  vantaggiata  T  istruzione 
<e  Teducazione  morale  delle  popolazioni,  e  Tanarchia,  che  vo- 
le va  arrestarsi,  fara  viepiu  baldo  il  suo  cammino. 

E  tutto  questo  per  la  fisima  di  ordinare  ogni  cosa,  pero 
anche  Teducazione  del  popolo  italiano,  al  mantenimento  del- 
F  unita  politica  tal  quale  &  stata  artifiziata  per  violenze  di 
sette,  contro  T  indole  stessa  etnica  e  storica  della  penisola, 
non  per  ispontanea  cospirazione  delle  volonta.  Uno  scrittore 
francese,  elegante  e  vivace,  dava  non  ha  guari  in  un  ar- 
ticolo  della  Revue  des  deux  Mondes,  sotto  il  titolo :  Aube 
de  Regne,  un'  analisi  profonda  di  questo  fenoraeno  politico, 
predicendone,  con  logica  sicura,  le  conseguenze  disastrose, 
dalle  quali,  per  altro,  egli  assai  bene  avverte  non  mferirsi 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1211.         34         20  novembre  1900. 


530  LO   STATO   EDUCATORE 

che  sia  da  distruggere  T  unita  nazionale,  ma  solo  che  debba 
pensarsi  se  1' opera  non  possa  essere  altrimenti  rifatta.  Noi 
invitiamo  a  riflettere  su  quell' articolo  i  politicanti  pertinaci, 
che  reputano  di  dover  tutto  sacrificare  al  mantenimento  ma- 
teriale  e  quasi  superstizioso  d'  un  sogno,  il  quale  ogni  giorno 
piu  chiaramente  si  va  palesando,  sotto  gli  occhi  nostri, 
fatale,  massime  per  la  irreparabile  scissura  che  perpetua  tra 
la  Religione  e  la  Patria.  Gl'  invitiamo  a  considerare,  col 
medesimo  nobilissimo  scrittore,  che  «  nella  penisola,  tutto  si 
&  venuto  modificando,  ad  eccezione  dell'augusta  protesta  del 
Vaticano,  il  quale  deve  vedere  e  vede  piii  alto  e  piu  lungi 
delF  Italia,  e  non  ha  bisogno  d'accomodare  le  sue  massime 
ed  i  suoi  procedimenti  ai  capricci  effimeri  della  storia  »  A. 
Oh  !  quanto  presto  e  quanto  bene  si  provvederebbe  all'educa- 
zione  del  popolo,  se,  d'accordo  col  Vegliardo  del  Vaticano, 
se  ne  seguissero  le  norme  e  se  ne  ascoltassero  i  responsi ! 
I  cattolici  non  possono  accettare  un  concetto  d'educazione 
che  prescinda  dalla  Religione.  L'educazione,  razionale  e  libero 
avviamento  della  personalita  umana  alia  sua  perfezione,  deve 
abbracciare  tutto  1'uomo,  colla  sua  doppia  finalita,  terrestre 
ed  ultramondana  :  provvedere  soltanto  alia  prima,  e  spezzare 
1'armonia  voluta  dal  Creatore,  6  togliere  alia  vita  del  fan- 
ciullo  reccitamento  migliore  ed  anzi  la  ragione  unicamente 
salda  e  sicura  di  moralita ;  non  6  insomnia  educar  veramente, 
ma  abusar  del  Potere  per  violentare  le  coscienze  e  farsele 
schiave.  A  questo  noi  vi  ci  opponiamo  e  ci  opporremo  sempre 
con  tutte  le  nostre  forze,  siccome  a  cosa  non  solo  anticatto- 
lica,  ma  ancora  antiliberale,  antisociale,  antinazionale. 


Per  la  parte  deWarticolo  dell'  on.  Ministro  Gallo,  che 
riguarda  le  ri forme  da  lui  divisate  nell' ordinamento  degli 
studii  secondarily  stimiamo  meglio  di  aspettare  chevengano 
innanzi  al  Parlamento  in  forma  concreta  e  precisa,  per  che 
allora  soltanto  sard  possibile  lo  sceverarne,  con  sicurogiu- 
dizio,  quel  che  vi  pub  essere  di  accettabile. 

1  Revue  des  deux  Mondes  Tom.  161.  Quad,  del  15  settembre  1900. 
Pagg.  297-325.  


LA  MEDICINA  MODERNA 

E 

I   MICROBII   PATOGENI 


Incertezze  della  medicina. 

E  scienza  la  medic-ilia?  ehiese  un  giorno  al  famoso  me- 
dico seozzese  G.  Brown  un  suo  intimo  amico.  «  Tu  mi  pro- 
poni  una  questione  difficile,  rispose  1'autore  del  Brownismo. 
Se  per  scienza  medica  s'intende  una  cognizione  certa  di  una 
malattia  e  de'  suoi  rimedii,  derivata  dalla  cognizione  delle 
cause  che  Thanno  prodotta,  la  medicina  non  e  ancora  scienza, 
e  troppo  cammino  le  resta  a  fare  per  divenirlo.  Ma  se  per 
scienza  s'  intende  una  probabile  cognizione  della  malattia, 
donde  si  deduce  una  cura  ugualmente  probabile,  in  questo 
caso  la  medicina  puo  in  certo  modo  decorarsi  del  nome  di 
scienza.  » 

Sono  passati  cent'anni  dalla  morte  del  Brown,  e  la  sentenza 
dell'  illustre  medico  seozzese  resta  ancor  vera.  La  medicina, 
pur  concedendole  di  aver  fatto  un  progresso  notevole,  e  ancora 
ben  lungi  dall'essere  quella  scienza  esatta  che  tanto  si  pregia 
di  essere.  I  medici  che  veramente  studiano  sono  costretti  a 
cambiare  di  continue  opinione  intorno  alia  natura  e  alia  causa 
delle  malattie,  perche  i  fenomeni  morbosi,  manifestandosi  ad 
ogni  istante  sotto  forme  diverse,  traggono  in  err  ore  anche 
i  piii  accorti.  La  storia  della  medicina  di  questi  ultimi  cin- 
quant'anni  e  la  storia  di  opinioni  discordi,  cozzanti  le  une 
colle  altre,  contrarie,  disparate,  e  se  altri  vuol  accertarsene 
non  ha  che  ad  aprire  uno  dei  quaranta  volumi  della  gigantesca 
enciclopedia  di  medicina  e  chirurgia  edita  dal  Dott.  Jaccoud, 
per  trovarne  la  dolorosa  confer  ma.  Non  v'e  quasi  punto  della 
medicina  e  delle  varie  sue  parti  che  sia  pienamente  sicuro, 
e  sopra  ogni  questione  vi  sono  in  media  da  tre  o  quattro 


532  LA   MEDICINA   MODERNA 

opinion!  diverse.  Come  un  tempo  non  si  vedeva  che  cogli 
occhi  degii  arabi  e  dei  greci,  e  si  giurava  per  Ippocrate  e 
Galeno  senza  neppur  intenderli,  ora  invece  si  e  trascorsi 
all'eccesso  opposto,  e  ogni  giorno  che  spunta  trova  un  nuovo 
sistema,  una  nuova  cura,  una  nuova  teoria  sulla'  natura  e 
sulle  cause  del  morbo. 

Eppure  dopo  tanti  studii  e  dopo  tante  ricerche  sappiamo 
noi  forse  in  che  cosa  consista  la  malattia?  No.  L'unica  cosa 
in  cui  tutti  i  medici  convengono  si  e  nell'affermare  che  con- 
siste  in  imo  stato  contrario  alia  sanita,  e  ne  sapete  quanto 
prima.  Ciascuno  la  definisce  secondo  i  suoi  principii,  e  le 
liti  di  Cos  e  di  Cnido  dividono  anche  al  presente  le  scuole 
di  medicina.  Si  ricerca  ancora  indarno  se  la  malattia  sia  spon- 
tanea  ovvero  sia  sempre  dovuta  a  cause  esterne  all'orga- 
nismo ;  se  quando  un  organo  e  ammalato  anche  tutto  il  resto 
del  corpo  subisca  qualche  alterazione,  ovvero  ne  vada  esente; 
se  la  malattia  consista  in  qualche  essere  particolare  che  attacchi 
gli  organi  e  i  tessuti,  o  si  debba  alle  cellule  stesse  che  dege- 
nerando  cambiano  di  compos  izione  chimica  e  cagionano  la 
malattia.  La  patologia,  ossia  studio  della  natura  e  della  causa 
della  malattia,  e  ancora  a'  suoi  principii.  Per  spiegare  la  ge- 
nesi  dei  morbi  si  proposero  una  moltitudine  di  teorie  piii  o 
meno  dotte,  piii  o  meno  probabili,  senza  che  nessuna  di  esse 
abbia  flnora  ottenuto  il  comune  consenso.  Tenner  o  il  campo  un 
dopo  1'altro  rumorismo  d'  Ippocrate  e  di  Galeno,  i  principii 
contrarii  del  medio  evo,  il  solidismo  puro  del  Themison  e  del 
Cullen,  il  fermento  umorale  del  Willis  e  del  Sylvius,  1'ebulli- 
zione  del  sangue  del  Sidenham,  i  semi  morbosi  del  Trousseau, 
Teccitabilita  e  gli  eccitamenti  del  Brown,  il  meccanismo  del 
Boerhaave,  ranimismo  dello  Stahl,  il  virus  specifico,  i  miasmi 
aerei,  il  vizio  psorico,  le  ostruzioni  o  ingorghi  dei  tessuti,. 
le  alterazioni  cellulari,  le  ptomaine  o  veleni  alcaloidi  e  flnal- 
mente  i  germi  microscopici,  conosciuti  sotto  il  nome  di  mi- 
crobii.  «  Ed  ora,  domandera  il  lettore,  in  che  consiste  nella 
sua  essenza  la  modificazione  che  subisce  Torganismo  sotto 
Tazione  delle  cause  esterne  ed  interne  che  cagionano  la  ma- 


E   I   MICROBII  PATOGENI  533 

lattia?  Questo  e  certamente  il  mistero  del  misteri.  II  dovere 
della  scienza  &  di  constatare  la  modificazione  morbosa,  non 
di  spiegarla  *.  »  E  dopo  questa  confessione  fatta  da  uno  del 
professor!  dell'arte  salutare,  avra  ancora  diritto  la  medicina 
di  portare  con  dignita  la  livrea  della 


Danni  di  questa  incertezza. 

Se  non  che  mentre  i  dotti  si  accapigiiano  fra  di  loro  sul 
valore  dei  sognati  sistemi,  gli  ammalati,  non  curati  conve- 
nientemente,  perdono  la  vita.  In  altri  rami  dello  scibile  umano 
le  differenze  di  opinion!  e  i  divers!  sistemi  poco  danno  pro- 
ducono  airumanita,  ma  non  cosi  quando  si  tratta  della  me- 
dicina. «  Le  sort!  della  patologia,  ha  scritto  il  chiaro  Da- 
remberg  2,  sono  intimamente  legate  a  quelle  della  fisiologia, 
onde  ogni  errore  in  questa  cagiona  un'aberrazione  parallela 
in  quella.  »  Gli  error!  che  si  commettono  nella  cura  terapeutica 
provengono  quasi  sempre  dalla  diagnosi,  e  questa  dipende 
in  gran  parte  dal  sistema  che  segue  il  medico.  Quel  sistemi 
esclusivi,  che  vogiiono  ridurre  ad  unita  tutte  le  cause  delle 
malattie,  benche  diversissime,  anzi  spesso  contrarie  le  une 
alle  altre,  hanno  dato  origine  a  metodi  curativi  parimente 
esclusivi,  che  sono  11  vero  flagello  della  medicina  moderna 
come  furono  deH'antica.  Ha  torto  ugualmente  quel  medico 
che  pretende  di  curar  tutte  le  malattie  col  sistema  omeopa- 
tico,  e  quello  che  usa  esclusivamente  Tallopatico.  Per  alcuni 
.Tidroterapia  e  tutto?  per  altri  Telettromeopatia.  Questi  cura 
o  pretende  curare  tutti  i  morbi  colla  elettricita,  quegli  segue 
entusiasticamente  la  novissima  terapia  dei  supplement!  chi- 
mici  o  la  massoterapia.  Tizio  per  ogni  malattia  prescrivc  Tanti- 
pirina;  Caio  uno  specifico  da  lui  stimato  panacea  universale. 

1  Dott.  RAYNAUD  MAURICE,  all'arti(*olo  Maladie\w\  Nouveau  Diction- 
naire  de  Medicine  et  de  Chirurgie  pratique,  Paris,  Librairie  J.  B.  Bail- 
liere  et  Fils  1875,  Tom.  21,  pag.  475. 

2  CH.   DAREMBERG,    Histoire  des  Sciences  medicales  ;   2   vol.   in   8.° 
Paris  1870. 


534  LA   MEDICINA   MODERNA 

Alcuni  hanno  messo  in  Yoga  per  ogni  morbo  uno  specifico  di 
medicine  allopatiche  in  dose  omeopatica,  altri  invece  suggeri- 
scono  ad  ogni  gruppo  di  malattie  affini,  un  gruppo  analogo  di 
medicine.  E  quasi  cio  non  bastasse,  vi  sono  i  bagni  di  aria  fredda 
e  calda,  i  bagni  di  luce  naturale,  di  luce  elettrica,  di  luce  co- 
lorata,  la  ginnastica  curativa  svedese,  la  tedesca,  1'inglese, 
e,  crediamo,  anche  I' Internationale.  Ma  intanto  con  tutti 
questi  metodi  e  sistemi,  si  e  forse  riusciti  a  trovare  una  cura 
certa  di  una  sola  malattia?  La  risposta  ai  periti  dell'arte 
salutare.  «  La  storia  della  medicina  in  questi  due  ultimi  se- 
coli,  scriveva  trent'anni  or  sono  il  sopra  citato  Daremberg, 
e  la  storia  di  un  lungo  combattimento  per  cacciare  il  misti- 
cismo  dal  suo  seno.  Ottenuta  la  vittoria,  siamo  ora  trascorsi 
aU'eccesso  opposto:  quando  un  dottore  ha  dato  la  formola  di 
un  fenomeno  patologico,  crede  di  aver  fatto  tutto,  ne  si  ricorda 
che  fine  della  medicina  e  guarire,  non  limitarsi  solamente  a 
descrivere  un  fenomeno  morboso.  » 

Difficolta  dell'arte  salutare. 

Tuttavia,  non  vogiiamo  con  cio  dir  male  dei  cultori  della 
medicina  e  delle  scienze  affini.  L'arte  salutare  e  difficilissima, 
e  non  per  niente  ci  avverte  la  Scrittura  di  onorare  il  medico 
per  necessita  che  abbiamo  di  lui.  Le  altre  scienze  procedono 
da  principii  certi,  ammessi  da  tutti;  sanno  donde  vengono  e 
dove  vanno.  Niente  di  tutto  cio  nella  medicina.  I  fenomeni 
organici,  e  in  modo  particolare  le  manifestazioni  morbose,  sot- 
tostanno  alle  influenze  deH'ambiente,  e  cambiano  visibilmente 
secondo  i  luoghi,  le  stagioni,  le  stirpi,  le  eta?  i  sessi,  i  tem- 
peramenti?  Tatavismo,  le  passioni  e  simili,  onde  la  stessa 
malattia  piglia  gli  aspetti  piu  diversi,  e  ci  si  puo  gabbare 
anche  il  medico  piu  accorto.  Si  aggiungano  i  sistemi  e  le 
dottrine  mediche  erronee,  le  quali,  da  sole,  bastano  a  met- 
tere  un  medico  poco  esperto  sulla  falsa  strada  e  ad  uccidere 
I'ammalato.  E  nota7  per  esempio,  anche  ai  profani  la  divi- 
sione  delle  malattie  in  primarie  e  secondarie.  L'idea  e  feli- 


E   I   MICROBII   PATOGENI  535 

cissima,  e  tenuto  con  to  dell1  unite  somma  del  composto  umano, 
si  capisce  bene  che  una  malattia  di  un  organo  principale 
debba  produrre  per  varie  ragioni  uno  seoncerto  piu  o  meno 
note  vole  in  varie  altre  parti  del  corpo.  Ma  sono  d'accordo 
i  medici  nel  dar  la  lista  delle  cosi  dette  malattie  primarie  e 
delle  secondarie?  Anzi,  e  egli  possibile  a  rigore  di  logica 
una  simile  enumerazione?  Non  puo,  posta  una  diversa  causa, 
essere  oggi  malattia  primaria  quella  che  ieri  in  uno  stesso 
o  in  un  altro  ammalato  era  secondaria?  II  dott.  cav.  de  Ste- 
fano  '  in  cinquant'anni  di  esperienza  ha  messo  in  chiaro  che 
certe  malattie,  le  quali,  ancora  si  dicono  e  si  credono  pri- 
marie, come  le  alterazioni  nervose  e  funzionali  del  cuore, 
Tasma  bronchiale,  la  nevrastenia,  T  isterismo,  la  malacia,  la 
cirrosi  ipertrofica  del  fegato,  la  diarrea  biliosa,  Talbuminaria, 
il  diabete  e  altre  parecchie,  non  sono  che  epifenomeni  del 
catarro  di  stomaco ;  e  ne  6  prova  invincibile  il  fatto  che  tutte 
e  sempre  guarirono  non  appena  scomparve  il  catarro  di  sto- 
maco che  le  avea  cagionate. 

Pero,  la  radice  del  male  sta  nel  voler  fondare  la  scienza 
medica  sopra  un  sistema  piu  o  meno  esclusivo,  onde  essa 
diventa  una  teoria  a  priori,  e  per  provarla  vera,  si  violenta 
Tosservazione  e  T  esperienza  dei  fatti  a  dimostrare  quello  che 
non  dimostrano  punto.  Qui  sta  Terrore,  il  quale  tuttavia  pro- 
cede  da  piii  alte  cagioni. 

E  cosa  nota  anche  ai  bimbi  che  nell'universo  e  perfettis- 
sima  unita  e  quasi  inflnita  varieta.  L/unita  risulta  dalla  re- 
lazione,  dall'attinenza  e  dal  collegamento  vicendevole  dei  varii 
esseri  che  lo  compongono,  donde  segue  che  «  investigando  il 
Cosmos  si  arriva  alia  conoscenza  della  connessione  tra  le  forze 
della  natura,  e  il  sentimento  intimo  della  loro  dipendenza 
mutua  2.  »  In  questa  connessione  e  dipendenza  mutua  con- 
siste  propriamente  1'ordine,  merce  il  quale,  la  molteplice  va- 

1  DK  STEFANO  OTTAVIO  dott.  cav.,  Epifenomeni  del  catarro  di  sto- 
maco che  si  credono  ancora  malattie  primarie,  Napoli,  A.  Delle  Donne, 
editoi*e,   Via  Atri  31,  1900  in  8.° 

2  HUMBOLDT,  Cosmos,  vol.  1°  Paris,  1855. 


536  LA   MEDICINA   MODERNA 

rieta  dell' universe  si  riduce  a  perfettissima  unita.  Si  osservi 
pero  che  tale  unita  e  unita  di  ordine  finale,  non  unita  di 
principii  materiali  e  formali.  E  unita  che  risulta  dalla  con- 
nessione  ammirabile  delle  parti  col  tutto,  e  della  mutua  di- 
pendenza  tra  loro,  non  dalla  soppressione  dei  moti  ed  ordi- 
namenti  particolari  e  della  propria  autonomia  dentro  a  certi 
limiti.  E  unita  di  causa  prima  efficiente  ed  esemplare,  non 
di  cause  seconde  e  formali.  La  varieta  poi  si  ottiene  dai  moti 
ed  ordinamenti  particolari,  donde  ciascuna  parte  deH'universo 
appare  quasi  autonoma  e  padrona  di  se,  non  soggetta  a  stra- 
nie  influenze.  Cio  posto,  oggetto  delle  scienze  non  metafi- 
siche  e  di  cercare  le  cause  immediate  dei  fenomeni  natu- 
ral!, la  loro  natura,  e  le  varie  leggi  onde  quell!  sono  retti, 
e  non  gia  di  costringere  a  forzata  unita  di  causa  e  di  leggi 
la  molteplice  variety  dell'universo.  Da  questo  esagerato  istinto 
e  desiderio  di  unita,  •  che  I'uomo  sempre  e  in  ogni  cosa  ma- 
nifesta,  tutte  le  scienze,  quali  piu,  quali  meno,  hanno  avuto 
a  soffrire.  La  fisica  antica  ridusse  tutte  le  cose  a  constare  di 
quattro  elementi,  e  noi  sappiamo  con  quanta  ragione ;  i  varii 
sistemi  filosofici  oscillarono  continuamente  lungo  il  corso  dei 
secoli  fra  il  monismo  e  il  dualismo,  ne  ancora  hanno  trovato 
quiete  nella  verita  *;  I'astronomia,  fra  altri  errori,  disse  i 
cieli  coll'Halley  e  coll'Olbers  una  serie  non  interrotta  di 
stelle  2,  mentreche,  invece,  Tosservazione  ci  mostra  il  con- 
trario ;  la  biologia  poi  cerco  dimostrare  col  Darwin  che  ogni 
specie  di  viventi  si  svolge  e  si  trasforma  da  un  germe  unico, 
a  quel  modo  che  si  svolge  dal  bruco  la  farfalla.  Tutte  queste 
scienze  si  lasciarono  in  cio  trasportare  da  un  desiderio  esa- 
gerato di  unita,  e  pero  incapparono  in  brutti  error!. 

Ma  forse  piii  di  tutte  le  altre,  la  scienza  medica  incaglid 
in  uno  scoglio  tanto  funesto.  Se-ben  si  osservi,  tutti  i  sistemi 
di  medicina  da  noi  sopra  enumerati,  si  possono  ridurre  a  tre 

1  Cfr.  A'UGUSTO  CONTI,  L'armonia  delle  cose.  Firenze,  Successor!  Le 
Monnier  1898.  Vol.  1°  pag.  262  e  seg. 

*  A'  nostri  giorni  e  in  voga  la  teoria  dell'etere  intrastellare,  e  col- 
1'etere  si  deve  spiegar  tutto! 


E   I   MICROBII   PATOGENI  5o7 

o  quattro  solamente,  e  quest!  si  restringono  nella  loro  essenza 
ad  un  fatale  monismo  o  dualismo.  Eppure  niente  e  piu  con- 
trario  alia  ragiorie  ed  alia  quotidiana  esperienza.  Infatti,  es- 
sendo  cosl  varii  i  tessuti  del  corpo,  e  molteplici  i  suoi  ele- 
ment! chimici,  perche  ma!  dovrebbe  essere  uno  solo  il  modo 
della  loro  degenerazione,  uno  solo  il  disordine  cellulare,  uno 
solo  il  vizio  psorico,  uno  solo  il  tossico  die  le  cellule  dege- 
nerando  producono  ?  Non  sarebbe  piu  conforme  a  buon  razio- 
cinio  e  a  scienza  vera  il  tenere  per  fermo  che  cause  diverse 
danno  origine  a  disordini  e  lesioni  organiohe  diverse,  donde 
anche  una  vis  morbi  proporzionata  alia  ris  causae?  Ci  consta 
che  una  stessa  malattia  puo  venir  prodotta  da  diverse  cause. 
Ottimarnente;  ma  siei-e  voi  certi  che  e  veramente  la  stessa 
malattia  quella  che  tale  vi  sembra  ?  E  in  caso  la  scienza  di 
assicurarci  che  la  lesione  organica  del  tetano  traumatico  e 
in  tutto  identica  alia  lesione  conseguente  al  tetano  idiopa- 
tico,  o  a  quello  prodotto  artificialmente  per  eccitazione  del 
gangii  cerebro-spinali?  E  propriamente  la  stessa,  la  lesione 
cutanea  cagionata  da  un  acarus  qualunque,  e  1'irritazione 
prodotta  da  una  delle  tante  malattie  della  pelle?  E  non  sono 
quasi  infinite  le  cause  che  possono  modificare  attivamente 
la  natura  e  il  progresso  di  un  fenomeno  morboso?  Tenete 
dietro  alle  trasformazioni  meravigliose  di  un  frutto,  di  un 
boccone  di  pane,  di  un  catollo  di  carne  lungo  il  tubo  dige- 
stivo  e  i  tessuti  fino  ad  essere  incorporate  neir  individuo  vi- 
vente  e  senziente,  e  poi  ditemi  se  potete  descrivere  il  pro- 
cesso  contrario,  e  dar  nome  ai  diversi  stati  pei  quali  passa 
la  materia  quando,  avendo  lavorato  la  vita,  stanca  e  non 
piu  atta  al  lavoro  vitale,  degenera  e  viene  espulsa  dall'or- 
ganismo.  Se  dunque,  torniamo  a  ripetere,  tante  sono  in  realta 
le  cause  prossime  e  remote,  interne  ed  esterne  della  malattia, 
perche  volerle  tutte  ridurre  ad  una  sola,  fabbricando  sistemi 
esclusivi  che  non  solo  sviano  la  scienza  tisiologica  e  patolo- 
gica  clal  retto  sentiero,  ma  di  piu  fanno  della  terapeutica  un 
grande  inganno  e  nulla  piu? 


538  LA   MEDICINA  MODERNA 

I  microbii. 

Quanto  siamo  venuti  dicendo  fin  qui,  si  deve  in  modo  par- 
ticolare  applicare  al  sistema  ora  piu  in  voga,  vogliamo  dire 
alia  batteriologia  e  alia  sieroterapia.  In  questi  ultimi  ven- 
t'anni  si  e  voluto  fare  del  parassitismo  una  legge  universale, 
e  una  certa  parte  dei  cultori  della  scienza  non  veggono  che 
microbii.  I  batteridi  non  si  contano  gia  a  milioni,  ma  a  miliardi 
di  milioni.  L'aria  ne  e  talvolta  impregnata.  Per  sfuggire 
all'  azione  deleteria  di  queste  spore  audaci  bisognerebbe 
vivere  abitualmente  a  tre  mila  metri  di  altezza,  perche, 
dice  la  scienza,  i  microbii  non  si  levano  tan  to  alto ;  ov- 
vero  seppellirsi  un  quattro  o  cinque  metri  sotto  terra,  non 
amando  essi  le  regioni  tenebrose  del  sepolcro.  Fortunati 
i  morti  che  almeno  essi  non  hanno  a  combattere  coi  microbii 
dell' ambiente !  Non  sputate  per  terra,  vi  avverte,  dopo  Pa- 
rigi,  il  S.  P.  Q.  R.  perche  il  vostro  sputo  formicolera  in 
breve  ora  di  microbii,  che  daranno  Tassalto  ai  pacifici  citta- 
dini.  Non  segnatevi  coll'acqua  santa,  vi  ammoniscono  certi 
giornali,  perche  quelle  pile  sono  una  vera  coltura  di  bacilli 
patogeni.  Non  appressate  la  mucosa  della  bocca  alia  grata 
dei  confessionali,  dicono  altri,  poiche  essa  e  coperta  da  uno 
strato  di  bacilli  avvelenatori.  Non  frequentate  i  teatri,  le 
osterie,  i  ritrovi  di  piacere,  diremo  noi,  perche  ivi  1'aria  & 
satura  di  ogni  genere  di  batteridi.  Guardatevi  dal  baciare 
le  persone  a  voi  care,  perche  tutta  la  pelle  del  nostro  corpo, 
anche  quella  del  volto  piu  bello,  e  coperta  da  un  denso 
strato  di  stafilococchi  bianchi,  cattivi,  birboni,  infettivi  oltre 
ogni  dire.  Nulla  diremo  poi  dei  cibi :  salvo  che  non  vi  rasse- 
gniate  ad  inghiottirli  caldi,  bollenti,  anzi  ardenti,  insomnia 
a  140  gradi,  voi  non  sarete  mai  sicuri  di  non  avere  ad  in- 
gollare  piu  microbii  che  cibo.  E  non  crediate  gia  che  giunti 
quei  mostri  nelle  oscure  profondita  dello  stomaco  trovino  ivi 
la  morte.  Ne  manco  per  sogno !  Molti,  e  vero,  muoiono,  ma 
i  piu  vi  s'  ingrassano  e  moltiplicano  a  dismisura;  e  conti- 


E   I   MICROBII   PATOGENI  539 

nuano  la  passeggiata  trionfale  pel  canale  intestinale,  di  1& 
pigliano  tutto  le  trincee,  assalgono  tutti  i  luoghi  meglio  difesi, 
devastano  e  divorano  ogni  cosa.  Ma  1'acqua,  1'acqua  e  1'ele- 
mento  prediletto  del  batteridi!  Essa  ne  genera  o  riceve  ad 
albergo  un  numero  sterminato :  secondo  il  Miquel,  un  litro 
dell'acqua  della  Senna  ne  contiene  oltre  a  dodici  milioni, 
e  un  litro  dell'acqua  piovana,  che  pure  n'6  quasi  priva,  presso 
a  trecento  mila. 

E  volesse  il  cielo  che  tutti  questi  microbii,  questi  bacilli, 
spirilli,  vibrioni,  virgole,  cocchi,  ecc.  ecc.,  fossero  inerti  od 
innocenti !  Tutt'altro !  Un  gran  numero  fra  loro  appartiene 
alia  mala  genia  dei  traditori  e  degli  assassini,  e  si  affaticano 
giorno  e  notte  per  assassinare  i  loro  ospiti  cortesi.  Sono  la 
camorra,  la  teppa  e  la  mafia  del  genere  umano!  Nei  tene- 
brosi  loro  conciliaboli,  tenuti  nel  segreto  delle  cellule,  negli 
interstizii  e  neir  intimo  dei  nostri  tessuti,  persino  dentro  il 
nostro  sangue,  come  vogiiono  alcuni,  vanno  aguzzando  le 
spade,  colle  quali  ci  danno  morte,  non  sempre  rapida,  ma 
sempre  sicura.  I  protisti  patogeni  sono  innumerevoli,  e  quelli 
che  noi  conosciamo  o  almeno  crediamo  di  conoscere,  formano 
gia  una  grossa  schiera.  Vi  e  il  bacillo  del  carbonchio  antra- 
cico,  del  carbonchio  sintomatico,  dell' edema  maligno,  della 
tubercolosi,  della  lebbra ;  lo  spirillo  del  colera  asiatico  e  quello 
del  colera  nostrano ;  il  bacillo  del  tifo  addominale,  della  difte- 
rite,  dell'  influenza,  del  tetano ;  il  batteride  del  vaiuolo ;  il 
microbio  della  malaria,  quello  della  rabbia  canina,  il  micro- 
cocco  della  pneumonite,  lo  streptococco  dell'eresipela,  la 
grande  falange  dei  micrococchi  piogeni,  e  dei  micrococchi 
sifilitici,  (*  molti  altri  che  i  batteriologisti  hanno  gia  trovato 
e  stanno  trovando  a  questo  momento,  nei  laboratorii  batterio- 
logici  delle  cinque  parti  del  mondo.  Dinanzi  a  pericoli  co- 
siftatti,  pericoli  reali,  multiform!,  subdoli,  costanti,  universal!, 
quasi  inevitabili,  non  sarebbe  cosa  prudente,  come  gia  Amleto 
meditante  il  suicidio,  deciderci  a  morir  subito,  e  dire  col- 
1'eroe  di  Shakspeare: 


540  LA   MEDICINA   MODERNA 

To  be,  or  not  to  be,  that  is  the  question.  - 

To  die  :  to  sleep  i 

No  more,  and  by  a  sleep  to  say  we  end 
The  heart-ache,  and  the  thousand  natural  shocks 
That  nesh  is  heir  to,  'tis  a  consummation 
Devoutly  to  be  wished  1. 


I  fondamenti  scientific!  della  batteriologia. 

Fuori  di  celia.  Quali  sono  i  fondamenti  della  scienza  bat- 
teriologica?  Passera  essa  intatta,  o  migliore  del  presente,  ai 
nostri  posteri,  oppure,  come  tanti  altri  sistemi  monistici  e 
dualistici,  uscira  di  moda,  e  restera  ricordo  vano  nella  storia 
della  patologia  e  nulla  piii  ?  Sarebbe  troppo  audace  ed  impru- 
dente  chi  volesse  rispondere  a  tanto  quesito.  Questo  tuttavia 
sappiamo  di  certo,  che  al  presente,  nella  evoluzione  del  si- 
stema  batteriologico,  attraversiamo  la  fase  deU'entusiasmo, 
e  che  I'entusiasmo  (cagionato  probabilmente  da  un  microbio, 
forse  il  micrococcus  enthusiasm!)  appartiene  piii  al  dominio 
della  patologia  che  a  quello  della  psicologia,  onde  non  deve 
recar  meraviglia,  se  i  batteriologisti,  sotto  Tazione  di  quel 
microbio,  sono  andati  al  di  la  dei  limiti  della  vera  scienza. 
Pero  e  legge  universale  nella  storia  dei  varii  sistemi  scien- 
tific!, che  al  periodo  dell'  entusiasmo  succede  una  reazione 
salutare,  la  quale  mette  generalmente  le  cose  al  loro  posto 
e  rende  unicuique  suum.  La  reazione  contro  la  batteriologia 
spinta  aU'eccesso  sta  per  cominciare,  e  gia  se  ne  veggono 
in  diverse  parti  del  mondo  scientifico  i  segni  precursor!.  Ci 
fu  non  ha  molto  una  levata  di  scudi  contro  la  batteriologia, 
o  meglio  la  sieroterapia  in  Francia,  e  poco  dopo  in  Germania. 
Ora  si  fa  innanzi  T  Inghil'terra,  nella  persona  di  alcuni  ce- 

1  <  Mi  debbo  io  ammazzare?  questo  e  il  quesito.  Morire !  Dormire! 
Nient'altro!  E  con  un  voltar  di  fianco  poterla  finire  una  buona  volta 
con  gli  strazii  del  cuore  e  i  mille  accidenti  naturali  (vale  a  dire  i  mi- 
crobii)  che  sono  il  retaggio  di  nostra  carne !  E  una  gran  bella  cosa,  e 
da  desiderarsi  assai!  » 


E   I   MICROBII   PATOGENI  541 

lebri  medici  di  quella  nazione.  Infatti  nella  Westminster 
Review  *  del  settembre  pr.  pass,  e  stato  pubblicato  un  arti- 
colo  che  porta  questo  titolo  significativo :  «  Sono  i  microbii 
intrinsecamente  patogeni  »?  e  1'autore,  Maurice L.  Johnson,  con 
buon  nerbo  di  argomenti,  sostenuto  dal  giudizio  di  scietiziati 
insigni  e  da  uno  stringentissimo  raziocinio,  prova  che  se  pure 
i  microbii  esistono,  sono  di  per  se  perfettamente  innocui,  e 
contraggono  le  quality  morbose  che  spesso  mostrano,  dall'am- 
biente  ammalato  in  cui  per  caso  si  trovano. 

Noi  non  negheremo  1'esistenza  stessa  dei  microbii,  poiche 
essi  esistono  veramente :  non  chiameremo  con  una  parte  non 
piccola  della  scienza  medica  inglese,  la  teoria  dei  microbii  pa- 
togeni «  uno  scientifico  ignis  fatuus  »  2  una  «  chimera  »  ed  un 
«  errore  gigantesco  »  a  gigantic  mistake  3.  Ci  limiteremo  so- 
lamente  ad  aggiungere  a  quelle  del  dott.  Johnson  alcune  nostre 
osservazioni  di  or  dine  strettamente  scientifico. 

E  innanzi  tutto,  supposta  e  non  discussa  la  realta  dei  mi- 
crorganismi  in  quest ione,  ci  facciamo  lecito  di  rivolgere  alia 
scienza  batteriologica  tre  question!,  dalla  cui  soluzione  di- 
pende  in  gran  parte  1'esistenza  e  il  futuro  progresso  di  lei. 

Qtiali  sono  le  conclusioni  attuali  della  scienza  sulla  natura 
dei  microbii,  sulla  loro  struttura,  sui  loro  movimenti,  sulle 
loro  differenze  specifiche '?  La  scienza  intorno  a  questo  primo 
punto  e  ancora  discorde.  I  piu  dei  batteriologisti  fanno  dei 
microbii  tanti  piccoli  esseri  vegetali  ed  organizzati,  e  si  ap- 
poggiano  per  provar  la  loro  tesi  sui  cosi  detti  movimenti 
spontanei  dei  microbii,  sopra  la  loro  incredibile  fecondita, 
1'uguaglianza  delle  dimension!,  la  regolarita  delle  forme  e 
i  caratteri  chimici.  Ora  tutti  questi  argomenti  non  solo  sono 
dubbii,  ma  da  un  gran  numero  di  fisiologisti  vengono  a  dirit- 
tura  confutati.  II  carattere  della  mobilita  non  conchiude  niente, 

1  7V    Westminster  Review.    September  1900.    MICROBES  :    Are   they 
inherently  pathogen ic-V  />//  Maurice  L.  Johnson.  London  15  Bedford  Street, 
Strand. 

2  Ibid.,  pag.  326. 
*  Ibid.,  pag.  328. 


542  LA   MEDICINA   MODERNA 

perche  lo  stesso  microbio,  per  confessione  comune,  si  pre- 
senta  alle  volte  nella  piu  assoluta  immobi'lita,  e  per  contrario, 
posto  in  diverse  circostanze  di  nutrizione,  secondo  il  Conn,  o  di 
contrazione  protoplasmica,  secondo  il  Van  Tieghem,  offre  in  uno 
istante  i  movimenti  piu  svariati.  Inoltre,  le  opinioni  sulle 
ciglia  vibratili,  considerate  dalla  scienza  come  organ!  loco- 
motori  del  microbii,  sono  ancora  cosi  varie,  discord!  e  fra 
loro  cozzanti :  tanto  grande  e  il  pericolo  di  prendere  per  mo- 
vimento  proprio  ai  microbii  il  cosi  detto  movimento  brown- 
iano  i :  ed  e  cosi  difficile  una  sicura  osservazione  microsco- 
pica,  da  indurre  in  ogni  sereno  pensatore  un  dubbio  ragio- 
nevole  sulle  loro  qualita  dimotori,  e  persino  sulla  loro  esistenza. 
Ma  gia,  i  batteriologisti  non  si  perdono  per  cosi  poco :  i  mi- 
crobii non  hanno  punto  bisogno  di  gambe  per  muoversi,  e 
n'e  prova  il  fatto  indisputabile  che  molti  microbii  essendo 
privi  di  ciglia  vibratili,  pure  si  muovono,  oscillano,  rotano, 
vibrano  e  guizzano  come  tanti  demonii.  L'uguaglianza  delle 
dimensioni  e  la  regolarita  delle  forme  non  provano  nulla, 
perche  a  detta  di  molti  batteriologisti,  lo  stesso  microbio 
«  puo  prendere  le  forme  piu  diverse:  prima  apparire  come 
una  spora  germinale,  poi  diventare  uno  spirillo,  quindi  un 
bacillo,  poscia  aggrupparsi  con  altri,  indi  isolarsi  dibel  nuovo, 
e  via  con  queste  metamorfosi  in  infinitum  »  2  onde  lo  stesso 
Nageli,  gran  batteriologista,  6  costretto  a  confessare  che  «  una 
medesima  specie  di  microbii,  dopo  alcune  generazioni  prende 

1  B  infatti  i  batteridi  «  nella  condizione  di  riposo  offrono  a;*eneral- 
mente  il  movimento  browniano  »  proprio  come  qualunque  altro  pulvi- 
scolo.  LEOPOLDO  MAGGI.  Protistologia,  Ulrica  Hoepli,  1882,  pag.  53.  Si 
aggiunga  inoltre,  che  i  recentissimi  esperimenti  di  Allan  Maefaydan  e 
Sydney  Rowland  fanno  pm  che  sospettare  che  la  mobilita  dei  microbii 
sia  dovuta  semplicemente  a  cause  meccaniche,  sia  cioe  browniana.  Infatti, 
avendo  essi  sottoposto  per  dieei  ore  i  bacilli  del  cholera,  del  tifo  e  del  la 
difterite  a  un  freddo  artificiale  di  250  gradi  centigradi  sotto  zero,  i  mi- 
crobii non  mostrarono  alterazione  alcuna,  ne  quanto  a  forma  e  struttiira, 
ne  quanto  al  vigore  delle  colture  susseguenti.  Non  e  cosa  ammirabiley 
anzi  appena  credibile,  che  cor  pi  vim  possano  sopportare  senza  morirne 
wn  freddo  cosi  intense?  —  Cfr.  The  Dublin  Review.  No.  255, 1900  p.  378. 

8  The  Westminster  Review  citata;  pag.  326. 


E   I   MICROBII   PATOGENI  543 

successivamente  delle  forme  different!,  variabili  morfologi- 
camente  e  fisiologicamente....  Le  medesimc  forme  danno  il 
tifo  o  la  febbre  ricorrente  o  il  colera  o  la  febbre  intermit- 
tente  »  Ml  carattere  della  fecondita  prova  ancor  meno,  perche 
anche  i  pulviscoli  del  Brown  veduti  sotto  il  microscopic  si 
dividono,  si  scindono,  si  rompono,  scoppiano,  e  si  sporificano 
ne  piu  ne  meno,  dei  microbii.  Cio  posto,  mancherebbe  forse 
al  rispetto  dovuto  alia  scienza  chi,  essendo  profano,  pensasse 
che  i  batteriologisti  vedono  molto  spesso  davanti  all'obiet- 
tivo  dei  loro  microscopii  delle  lucciole  per  lanterne? 

Restano  i  caratteri  chimici  per  determinare  la  natura  vege- 
tale  ed  organizzata  dei  microbii,  ed  anche  quest!  non  sono  piii 
cert!  degli  altri.  Circa  la  composizione  chimica  delle  cellule 
vegetal!  ed  animali,  il  Robin,  e  dopo  di  lui  altri  batteriologisti, 
hanno  ammessa  come  certa,  sicura,  infallibile  e  non  piu  di- 
sputabile,  la  teoria  fisiologica  del  Blainville,  che  insegna,  i 
principii  ternai'ii  predominare  nelle  piante,  mentre  per  con- 
trario  i  principii  quaternarii  azotati  prevalgono  negli  ani- 
mali.  Accettata  questa  teoria,  il  Robin  ed  altri  hanno  con- 
chiuso  che  i  microbii  appartengono  alia  classe  dei  vegetali 
organizzati,  e  non  sono  punto  animali  come  altri  sospetta- 
rono.  Ma  e  forse  certa^la  teoria  del  Blainville?  Evvi  mai  chi 
sia  tan  to  ardito  da  dirla  sicura  ed  infallibilmente  vera?  II 
Kolliker,  grande  autoritk  in  fatto  di  istologia,  ci  assicura 
che  «  vi  e  un'assoluta  identita  chimica  ed  istologica  tra  il 
plasma  primitive  delle  cellule  animali  e  quello  delle  vegetali, 
e  anche  fra  le  cellule  gia  formate  dei  due  regni  sono  tali  e 
tante  le  analogic  che  riesce  difficilissimo  il  distinguerle  con 
sicurezza  »  2.  E.  lo  stesso  Blainville  e  costretto  confessare  che 
quasi  tutti  i  caratteri  chimici  sono  comuni  ai  due  regni  ve- 
getale  ed  animale,  e  non  differiscono  che  nelle  proporzioni 
diverse,  cioe  nel  piu  e  nel  rneno.  Ora  bastera  forse  il  piu  e 

J  Dr.  NAGELI  presso  G.  CAXESTRIXI,  Ilattertologia,  seconda  edizione, 
I'lrico  Hoepli,  Milano  1896,  pag.  64. 

2  A  KOLLIKER.  Elements  d' histologie  humaine,  Paris,  Victor  Masson  et 
Filx,  pag.  5,  19,  e  st»g. 


544  LA  MEDICINA   MODERNA 

il  meno  a  far  differire  due  esseri  non  pur  di  specie  ma  per- 
fino  di  genere?  Si  leggano  le  pagine  magistrali  che  sulla 
composisione  chimica  delle  cellule  vegetati  ed  animali  ha 
lasciato  scritto  il  celebre  Wundt  *,  e  giudichi  il  lettore  dei 
fondamenti  della  batteriologia.  Quanto  stiamo  dicendo  e  cosi 
vero  che  THaeckel  e  molti  altri  batteriologisti,  disperando 
di  riuscire  a  scoprire  la  segreta  natura  dei  microbii,  ne  fe- 
cero  a  dirittura  un  regno  a  parte,  ne  animale  n6  vegetale, 
ed  associandoli  colle  monere,  colle  diatomee  e  cogli  infu- 
sorii  flagellati  crearono  di  sana  pianta  con  un  fiat  onnipo- 
tente,  il  regno  dei  prothti  2.  E  con  cio  la  scienza  rimase  sod- 
disfatta,  e  i  profani  intorno  alia  natura  dei  tanto  temuti 
microbii  ne  sanno  quanto  prima,  cioe  nulla  di  nulla. 

Secondo  quesito :  si  danno  veramente  dei  microbii  intrinse- 
camente  patogeni?  cio6,  sono  essi  in  se  stessi  morbosi,  oppure 
contraggono  le  qualita  tossiche  che  mostrano,  dall'ambiente 
ammalato,  nel  quale  si  trovano  e  vivono?  Alcuni  fra  i  corifei 
della  batteriologia  e  della  patologia  affermano  che  vi  sono 
veramente  dei  microbii  intrinsecamente  patogeni,  ma  un  gran 
numero  di  altri  scienziati  lo  negano  risolutamente,  e  la  ra- 
gione  e  i  fatti,  a  nostro  credere,  stanno  per  questi  ultimL 
Infatti,  e  cosa  ormai  perfettamente  provata  che  gli  stessi  mi- 
crobii detti  patogeni,  si  trovano  comunemente  negli  ammalati 
e  net  sani.  «  II  professor  Mercoli  tiene  gli  streptococchi  e  gli 
stafllococchi  piogeni  per  causa  specifica  della  rachitide:  eppure 
egli  stesso  confessa  che  cotali  microbii  si  trovano  costante- 
mente  in  bocca  di  bambini  sani  e  vengono  da  loro  inghiot- 
titi  senza  punto  soffrirne  3.  »  II  tubo  digestive  di  persons  per- 

1  AY.  WUNDT,,  Nouveaux  Elements  de  Physiologic  humaine,  Paris  1872, 
pag\  19  e  segueiiti. 

-  Cfr.  HAECKBL,  Das  Protistenreich,  Leipzig,  1878,  dove  occorrono 
le  seguenti  parole :  «  II  protoplasma  chiamato  da  Huxley  la  base  fisica 
della  vita,  tanto  nei  vegetali  che  negli  animali  assorbe  ossigeno, 
esala  acido  carbonico,  e  produce  calore  e  luce...  onde  gli  scambii  delle 
sostanze,  le  trasformazioni  dei  material!  osservate  nei  Protisti  (microbii) 
non  ci  recano  iiessun  schiarimeiito  sulla  loro  vera  natura.  » 

3  Presso  la  Westminster  Review  citata,  pag.  326. 


$  I   MICKOBII   PATOGENI  545 

fettamente  sane,  formicola  abitualmente  di  microbii  patogeni, 
dunque  quest!  non  sono  necessariamente  tali.  II  professor 
Kanthack  ha  dimostrato  che  il  bacillux  coli,  uno  del  piu  viru- 
lenti,  e  un  costante  inquilino  del  nostro  intestino  <•  la  sua 
presenza  non  ci  fa  n6  caldo  116  freddo  !.  II  celebre  bacillo 
virgola  del  Koch,  generatore  del  cholera,  6  stato  trovato  spesse 
volte  anche  nelle  fecce  di  non  cholerosi :  e  un  innocuo  abita- 
tore  delle  acque  lacustri  dell'  India,  insieme  agii  eleganti  fiori 
di  loto  e  alia  bellissima  nymphaea  superba,  e  probabilmente 
e  un  povero  calunniato  e  nulla  piu.  Infcitti,  nel  recente  cholera 
di  Calcutta,  1'ufficiale  sanitario  di  quella  citta  ha  dichiarato 
ufficialmente  che,  esaminata  batter iologicamente  1'acqua  po- 
tabile,  non  vi  aveva  trovato  ne  anche  un  bacillo  virgola  del 
Koch,  mentre  d'altra  parte  consta  che  il  cholera  scoppio  in 
seguito  a  grande  umidit&  e  ad  un  repentino  abbassarsi  della 
temperatura.  In  questo  caso  almeno  il  cholera  di  Calcutta  del 
settembre  pross.  pass,  fu  cagionato  non  dai  bacilli  virgole 
del  Koch,  ma  da  un  volgare  colpo  di  freddo  2.  Inoltre,  non  si 
dimentichi  che  un  gran  numero  di  scrittori  come  lo  Strauss, 
il  Finckler,  il  Lerois  ed  altri,  hanno  messo  in  dubbio  il  pro- 
cesso  e  le  conclusioni  del  Koch,  n&  hanno  per  anche  ritrat- 
tato  la  loro  opinione  3.  E  quanto  abbiamo  detto  pei  microbii 
del  cholera,  valga  per  quelli  di  tutte  le  altre  malattie,  essendo 
tutti  nello  stesso  caso. 

Nel  marzo  dell' an  no  scorso,  Giorgio  Granville  B-intock 
M.  D.,  F.  R.  C.  S.  E.  tenne  dinanzi  alia  Societa  britanoica 
di  ginecologia  una  conferenza,  dove  sfato  a  dirittura  tutta 
intera  la  teoria  dei  germi  generator!  delle  malattie,  e  con- 
chiuse  colle  parole  seguenti  :  «  Credo  dunque  di  aver  di- 
mostrato che  i  veleni  del  vaiuolo,  del  vaccino  e  della  si- 
filide  non  sono  e  non  possono  essere  il  prodotto  di  un  ba- 

1  Ibid.,  pag.  328. 

1  Relaxione  dello  Statesman,  portata  dal  Madras  Ww.kli/  ^fall  del 
4  ottobre  1900. 

8  Cfr.  il  magistrate  art4colo  di  J.  SCIIMITT  sui  ^^w^obii  nel  Dizionario 
di  Mtdicina  e  di  Ohirurgia  sopra  citato,  vol.  40,  pair.  ^-'51  c  sog. 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1211.          35         22  novembre  1900. 


546  LA  MEDICINA   MODERNA 

cillo ;  che  il  bacillo  del  Loeffler  non  e  un  elemento  costante, 
e  quindi  non  puo  essere  essenziale  alia  produzione  della  difte- 
rite;  che  nel  caso  della  gonorrea,  r elemento  essenziale  non 
e  il  gonococco ;  che  il  bacillo  del  tifo  non  ha  nulla  che  fare 
col  tifo;  che  questo  bacillo  non  puo  vivere  nelle  fogne,  e  non 
fu  mai  scoperto  nell'aria  infetta  da  vicina  fogna,  e  pero  non 
si  puo  attribuire  a  lui  come  a  germe  la  febbre  tifoidea;  che 
nelle  epidemic  di  Maidstone  e  King's  Lynn  (in  Inghilterra) 
non  si  pote  mai  dimostrare  che  1'acqua  fosse  contaminata 
dalla  presenza  del  bacillo  del  tifo;  che  non  c'e  ancora  dimo- 
strazione,  degna  di  questo  nome,  che  la  tubercolosi  sia  do- 
vuta  al  bacillo  tubercoloso  (il  quale  del  resto  si  distingue  poco 

0  nulla  da  quello  della  lebbra);  che   il   bacillo    virgola   non 
puo  considerarsi  come  1' essenziale  generatore  del  cholera,  e 
lo  stesso  deve  ripetersi  della  peste  e  del  suo  microbio;  che 

1  cosi  detti  microrganismi  patogeni  si  trovano  costantemente 
in  circostanze  compatibili  colla  migliore  sanita,  e  che  in  molti 
casi  non  solo  sembra  che  facciano,  ma  fanno  realmente  bene 
alia  sanita.  Tutte  queste  cose,  che  sono  fatti,  non  opinioni, 
capaci  di  dimostrazione  e  di  prova,  mostrano   ad   evidenza 
che  la  dottrina  moderna  della  batteriologia  e  un  err  ore  gi- 
gantesco;  che  noi  stiamo  all' alba  della  reazione,  e  che  pos- 
siamo  predire  che,  fra  non  molto,  si  arrivera  a  dimostrare 
che  i  varii  bacilli  compiono  un  salutare  ufficio  neU'economia 
della  natura  l.  » 

E  queste  conclusion!  del  Bantock  sono  state  confermate  e 
provate  vere  con  copia  grande  di  fatti,  dai  dottori  Adams, 
Foster  Palmer,  Maurice  L.  Johnson  e  molti  altri.  Si  tiene  ora 
da  parecchi  che  il  tetano  sia  di  origine  microbica ;  ma  i  vivi- 
sezionisti  lo  sogliono  produrre  artificialmente  negli  animali, 
stimolando  coll'elettricita  certi  centri  nervosi.  Come  puo  mai 
1'irritazione  dei  ganglii  cerebro-spinali  generare  uno  specifico 
microrgariismo  ?  Si  dovra  tornare  ad  ammettere  la  genera- 
zione  spontanea,  non  piu  ex  putri,  bensi  ex  stimulo?  Inoltre, 
qualche  volta  il  tetano  idiopatico  e  cagionato  da  una  forma 

1  The  Westminster  Review  sopra  citata,  pag.  328. 


E   I   MICROBII  PATOGENI  f>47 

di  dispepsia,  sopravviene  al  delirium  trcmens  e  perfino  ai  ge- 
loni :  or  si  domanda :  in  questi  casi,  come  mai  entro  il  bacillo 
nel  sistema?  E  giacche  abbiamo  portato  1'esempio  di  una  rna- 
lattia  a  serie  morlx^a,  quante  volte  non  s'  incontrano  dai 
medici  di  cosiffatte  malattie,  le  quali  partendo  da  piccoli  prin- 
cipii,  spesso  da  un  raffreddore,  da  un  reumatismo,  dalla  scar- 
lattina  o  simili,  passano  per  varie  fasi  e  conducono  Tamma- 
lato  a  morte !  Or  bene,  in  questi  casi,  alcune  di  quelle  fasi, 
spesso  anche  molte,  sono  malattie  riputate  ora  microbiche, 
parassitarie :  si  pregano  i  batteriologisti  a  spiegare  la  subi- 
tanea  comparsa  e  la  meravigliosa  trasformazione  dei  microbii 
corrispondenti  alle  varie  fasi  della  malattia.  Sarebbe  forse  il 
microbio  un  altro  deus  ex  machina,  disceso  dal  cielo  per  scio- 
gliere  il  nodo  della  tragedia? 

Quanto  non  si  e  parlato  in  questi  giorni  del  microbio 
della  malaria  * !  Una  decina  di  anni  fa  i  batteriologisti  Klebs 
e  Tommaso-Crudeli  trovarono  il  bacillo  della  malaria  nel- 
1'aria,  nel  suolo  e  nell'acqua  delle  paludi  pontine ;  lo  Stem- 
berg  colle  sue  colture  malariche  dell'America  meridionale, 
giunseinvece  a  conclusioni  oppostealle  loro;  ilLiverand'altra 
parte,  non  riusci  a  scoprire  con  certezza  il  bacillo  della 
malaria  nelle  paludi,  ma  ben  lo  trovo  nel  sangue  dei  febbri- 
citanti  stessi,  contro  Topinione  del  sommo  Pasteur,  il  quale 
ha  definito  (e  glie  ne  siamo  grati),  che  nel  sangue  non  pos- 
sono  vivere  microbii  d'alcuna  sorte.  Ora  invece  il  bacillo 
della  febbre  ha  emigrato,  e  dall'aria,  dall'acqua  e  dal  suolo 
ha  messo  su  casa  nel  ventre  delle  zanzare  per  indi  trasfe- 
rirsi  a  suo  bell'agio,  nel  corpo  di  qualche  sfortunato.  Non  vo- 
gliamo  sciogliere  noi  quest 'ardua  questione  della  malaria  e 
delle  zanzare,  ne  punto  mettere  in  dubbio  Tesattezza  delle 
esperienze  che  si  sono  fatte  e  si  stanno  facendo  a  questo  pro- 
posito;  tuttavia  osiamo  affermare  che  bene  spesso  c'e  la  febbre 
malarica  senza  le  zanzare  anofele,  e  vi  sono  le  zanzare  ano- 
fele  senza  la  febbre  malarica.  Per  esempio,  i  batteriologisti 

1  Cfr.  il  citato  art.  sui  Microbii  del  Die.  di  Med.  e  Chir.  del  ,)A(  ( orn. 
Vol.  40.  pag.  327;  e  la  Batieriologia  del  Prof.  CANKSTRINI   a  pag.  262. 


548  LA  MEDICINA  MODERNA 

anglo-indiani  hanno  trovato  le  zanzare  anofele  in  molti  di- 
stretti  della  costa  Occident  ale  dell' India,  tutti  messi  a  risaie, 
dove  tuttavia  non  regna  di  solito  la  malaria,  ma  solo  si  danno 
dei  casi  sporadic! ;  e  d'altra  parte,  1' Hertz  attesta  che  «  sugli 
Apennini  della  Toscana  la  febbre  palustre  incontrasi  anche 
ad  un  altezza  di  metri  1100;  sui  Pirenei  a  5000  m. ;  a  Ceylan 
fino  a  6,500  m.;  e  nel  Peru  fino  a  10  ed  11,000  m.  *.  » 

I  batteriologisti  farebbero  pero  cosa  prudente,  se,  prima  di 
giudicare  in  ultima  istanza  della  relazione  della  malaria  colle 
zanzare  anofele,  si  accertassero  della  esistenza  di  queste  ultime 
a  cinque,  sei  ed  undici  mila  metri  di  altezza,  tanto  piii  che 
il  dottor  Silva  asserisce  che  i  germi  malarici  non  si  solle- 
vano  mai  oltre  quattro  o  cinque  metri  in  senso  verticale, 
onde  non  si  capisce  come  questi  o  quelle  o  tutti  e  due  ab- 
biano  potuto  levarsi  cosi  vicino  alle  nubi  !  Si  confrontino 
inoltre,  le  teorie,  le  testimonianze  e  i  fatti  recati  dal  Cane- 
strini  neir opera  sopra  citata,  colle  teorie  sulla  malaria  ora  in 
voga,  e  si  vedra  che  fatta  la  media,  il  risultato  e  zero  2!  Quanto 
poi  a  quella  cellula  nella  zanzara  anofele  che  alcuni  battez- 
zano  per  bacillo  della  malaria,  si  crede  da  certi  medici  e  bat- 
teriologisti dell' India  che  essa  sia  quella  parte  dell'uovo  fecon- 
dato  che  corrisponde  alia  testa  della  larva,  la  quale,  essendo 
voracissima,  e  provveduta  di  una  bocca  proporzionata.  II  ba- 
cillo dunque  della  malaria  altro  non  sarebbe  che  una  delle 
due  o  trecento  uova  che  la  zanzara  suole  mettere  al  mondo, 
cinque  o  sei  volte  all' anno,  a  fine  di  promuovere  gli  studii 
dei  batteriologisti,  e  inoculando  a  milioni  di  poveretti  la  ma- 
laria, assicurare  il  necessario  equilibrio  di  entrata  ed  uscita 
nella  stirpe  umana.  Ecco  le  precise  parole  di  un  batteriolo- 

1  GIOVANNI  CANESTRIXI,  Batteriologia,    Ulrica  Hoepli,  Milano  1896, 
pag.  261. 

2  Ibidem,  pag.  262  e  seg.  II  Canestrini  nel  1896  scrisse  fra  le  altre 
queste  parole :   « In  seguito  a  stndii  ulteriori   eseguiti  da  altri  autori,  il 
bacillo  di  Klebs  e  Tommasi-Crudeli  ha  perduto  la  sua  importanza,  ed 
oggi  dalla  maggioranza  non  viene  piu  considerate  come  la  causa  della 
febbre  palustre.  »  —  Chi  puo  assicurare  che  fra  breve  non  iebba  il  Cane- 
strini ripetere  queste  stesse  parole  pel  bacillo  della  zanzara  anofele  ?  O 
scienza,  quaiido  mai  arresterai  la  tua  girevole  ruota? 


E   I   MICROBII   PATOGENI  54t> 

gista  anglo-indiano :  «  Dopo  che  le  uova  della  zanzara  sono 
state  fecondate  si  allungano  in  forma  di  dita ;  ed  uno  dei  capi 
dove  si  sviluppera  la  testa  della  larva  e  piu  largo  e  schiac- 
ciato  dell'altro.  Si  e  la  dove  si  sviluppa  una  cellula  piena  di 
materia  albuminosa,  e  circondata  da  certi  filamenti  raggianti 
&  modo  di  Stella...  E  forse  questa  la  cellula  che  i  batteriolo- 
gisti  assegnano  come  il  germe  della  malaria  o  zygote?  Se  cosi 
e,  possiamo  assicurarli  che  la  cellula  in  questione  nulla  ha 
che  fare  colla  malaria,  non  essendo  altra  cosa  che  quella  parte 
dell'uovo  dove,  piu  tardi,  si  svilupper£  la  testa  e  la  bocca 
della  larva  *.  »  Cio  posto,  possiamo  a  buon  diritto  conchiudere 
che  i  microbii  non  sono  per  se  stessi  patogeni,  ma  contrag- 
gono  le  qualita  tossiche  che  talora  dimostrano,  dairarnbiente 
<immalato,  nel  quale  si  trovano.  Quando  im  bambino  viene 
^ttaccato  dalla  difterite,  i  bacilli  Loeffler  che  vivono  nelle  sue 
fauci,  quantunque  di  per  se  buoni  ed  innocenti,  oontraggono 
-anch'essi,  a  modo  loro,  la  difterite,  e  non  e  necessario  essere 

1  Corrispondenza  del  giornale  inglese  Pioneer,  riportata  dal  Madras 
Weekly  Mail  di  giugno  1900.  --  «  After  the  egg%s  are  fertilised  they 
"become  finger-shaped;  one  end,  in  which  the  larva's  head  is  deve- 
loped, being  somewhat  broader  than  the  other.  At  this  end  of  the 
egg  a  cell  is  developed,  inside  the  capsule  or  egg-shell,  which  is  filled 
with  albuminous  nutritive  material,  and  has  a  peculiar  star-shaped 
arrangement  of  fine  lines....  This  cell  can  be  detached  from  the  egg, 
-as  it  very  often  is  during  the  dissection  of  the  gravid  female  mosquito.... 
Is  it  this  cell  which  has  been  mistaken  by  the  plasmodists  for  a  malaria 
body  in  the  mosquito,  and  which  has  been  described  and  pictured 
by  them  as  the  malaria  zygote?  However  that  may  be,  there  is  no 
doubt  that  this  cell  has  nothing  whatever  to  do  with  malaria? »  Chi  scrive 
qursto  articolo  ha  vissuto  pur  troppo,  per  parecchi  anni,  in  una  certa 
familiarita  personale  colle  zanzare,  avendo  passato  parte  della  sua  vita 
nel  lontano  Oriente,  a  pochi  gradi  dall'equatore,  e  in  mezzo  alle  risaie 
del  contado  di  Valencia  in  Ispagna,  dove  le  zanzare  si  trovano  at  home, 
<lirebbero  gl'Inglesi,  cioe,  come  in  casa  propria.  Ora,  il  lettore  non  puo 
ragionevolmente  aspettarsi  che  egli,  sotto  il  pungigHone  di  quel  terribile 
Jtnimaletto,  stesse  ad  osservare  se  la  zanzara  che  lo  morsicava  fosse  ma- 
scliio  o  femina;  pero  e  opinione  ammessa  dagli  entomologist!,  che  solo 
la  femina  punge,  mentre  il  masdiio  attende  solamente  a  propagare  quella 
non  desiderabile  razza.  Terribile  animal  foemina!  Cio  posto  qual  mcra- 
viglia  so  i  battcriologisti  hanno  scambiato  una  parte  di  una  clelle  200 
o  300  uova  della  zanzara  pel  germe  della  malaria?  E  che  cosa  non  si 
vede  sotto,  dentro  o  dinanzi  al  microscopic? 


550  LA   MEDICINA   MODERNA 

un  bacillo  Loeffler  per  patire  cosi  rea  sorte.  In  caso  di  cho- 
lera tutto  T intestine  del  choleroso  e  profondamente  inquinato : 
e  come  farebbero  in  tal  caso  grinnocui  abitatori  del  tubo  dige- 
stivo  a  serbarsi  immuni  dalla  generale  infezione? 

Ma  v'ha  di  piu.  Non  solo  i  microbii  non  sono  nocivi,  e 
generator!  di  malattie,  ma  sembrano  necessarii  alia  perfetta 
sanit^.  II  dottor  Kijanizin,  dopo  ripetute  esperienze,  ha  messo 
in  chiaro  che  il  cibo  e  la  bevanda  sterilizzati  di  microbii  non 
sono  piu  digeribili,  e  molte  esperienze  da  lui  fatte  sugli  ani- 
mali,  lo  provano  indubitatamente :  cio  vuol  dire  che  i  microbii 
sono  necessarii  alia  perfetta  digestione  £.  II  dottor  Stok  rife- 
risce  constare  a  lui  per  esperienza  personale,  che  nella  cura 
delle  ferite  quanto  piu  abbondano  gli  streptococchi  e  gli  sta- 
filococchi  piogeni,  di  mala  fama,  tanto  piu  presto  le  ferite 
guariscono  2.  Ascoltino  i  barbieri  un  nostro  consiglio :  siguar- 
dino  bene  dallo  sterilizzare  i  loro  rasoi,  come  vorrebbera 
alcuni,  perche  lo  stafilococcus  albus,  abitatore  ordinario  della 
pelle  del  volto  umano,  non  solo  non  e  nocivo,  ma  le  aggiunge 
grazia  e  bellezza,  ne  puo  dispiacere  ad  alcuno  se  median te- 
il  rasoio  si  trasporta  da  una  faccia  alTaltra  3. 

Veniamo  per  ultimo  alia  sieroterapia,  la  quale  secondo  rin-. 
tenzione  dei  batteriologisti,  doveva  essere  lo  specifico  infalli- 
bile  contro  i  microbii  e  i  loro  prodotti  tossici.  Ora,  sarebbe 
forse  troppo  asserire  che  tutti  o  quasi  tutti  i  sieri  od  innesti 
trovati  fin  qui,  hanno  fallito  miseramente  ?  L'innesto  contro- 
la  tubercolosi,  dopo  aver  ucciso7  come  tutti  sanno,  a  Berlino, 
a  Napoli,  in  Spagna  ed  altrove,  parecchie  migliaia  di  per- 
sone,  fu  proibito  dalle  pubbliche  autorita,  ne  piii  si  parlo  di  lui. 
L'  innesto  contro  il  cholera,  come  pure  contro  la  malaria, 
non  e  stato  ancora  trovato.  Quello  della  rabbia  canina  6 
dubbio,  talmente  dubbio,  che  lo  stesso  Professore  Cane- 
strini  consiglia  a  non  fame  uso  se  non  quando  e  assoluta- 

1  The   Westminster  Review,  pag\  326. 

2  The  West.  Rev.,  pag.  327. 

3  Avverta  il  lettore  che  noi  parliamo  dello  stafilococcus  albus  non  di 
foruncoli,  flemmoncini,  tumoretti  e  simili  poco  geniali  escrescenze   della 
pelle. 


E   I  MICROBII   PATOGENI  551 

mente  necessario,  cioe  in  casi  disperati  1.  Dei  due  innesti 
contro  la  peste,  quello  dell'  Yersin  e  1'altro  dell'  Haffkine, 
il  primo  si  trovo  non  solo  inutile  ma  ben  anco  nocivo,  e  fu 
abbandonato.  II  secondo  poi  si  regge  ancora  in  piedi  per  virtu 
del  leone  britannico  che  1'  ha  adottato  per  suo.  Del  resto,  il 
siero  Haffkine  non  e  curativo,  ma  preventivo  solamente ;  non 
rende  immune  dalla  peste  se  non  nel  caso  che  il  paziente  si 
faccia  inoculare  due  o  tre  volte  all 'anno ;  e  anche  in  questo 
caso  arrivera  a  sfuggire  il  terribile  morbo  solo  quando  cio 
sia  scritto  negli  eterni  decreti  di  Dio.  Cio  posto,  non  vale 
meglio  fidarsi  della  divina  provvidenza,  anzi  che,  a  fine  di 
sfuggire  un'  infezione  piu  o  meno  ipotetica,  esporsi  a  contrarla 
inesorabilmente?  Lascieremo  da  parte  1'innesto  del  vaiuolo, 
per  che  guai  a  chi  ne  parla  male!  Solo  osserveremo  che  in 
Ger  mania,  in  America  ed  in  Inghilterra  c'  e  stata  di  recente 
una  vera  levata  di  scudi  contro  la  vaccinazione,  e  in  Inghil- 
terra, da  obbligatoria  che  prim  a  era  per  legge,  e  or  a  liber  a. 
Cio  accadde  per  gravi  ragioni  e  piu  gravi  fatti,  e  gli  scien- 
ziati  veri  prevedono  non  lontano  il  giorno  quando  la  vacci- 
nazione, la  preventiva  almeno,  sara  del  tutto  abbandonata. 

Un  suggerimento. 

Ma  dunque,  dira  taluno,  e  tutto  falso,  tutto  inganno,  tutto 
illusione,  quanto  insegna  la  batteriologia  ?  No,  non  e  tutto 
falso  quanto  insegnano  i  batteriologisti,  ma  quei  microrga- 
nismi,  quei  punti,  quelle  virgole,  quei  bastoncini,  quei  ba- 
cilli che  vibrano  e  guizzano  dinanzi  al  microscopic,  si  de- 
vono  spiegare  in  altra  maniera.  Questa  risposta  e  ripetuta 
parimente  dal  Maurice  Johnson,  e  noi  osiamo  dire  che  forse 
e  la  sola  vera.  «  Se  un  organo,  egli  dice,  viene  a  disordi- 
narsi  nelle  sue  funzioni,  puta  caso  a  cagione  di  freddo,  di 
modo  che  si  gonfii  e  s'  infiammi  per  congestione  di  sangue, 
ciascuna  sua  cellula  partecipera  al  comune  disordine,  e  ap- 
parira  anormale  nella  sua  struttura  e  proprieta.  Quelle  cel- 
lule ammalate,  rigettate  per  secrezione  dall' organo  aftetto,  po- 

1  G.  CANESTRIXI,  Batteriologia  gia  citata,  pag.  274.  la  alcuni  luoghi 
va  diventando  popolare  la  cura  della  idrofobia  col  bagno  di  vapore  del 
Buisson. 


552  LA   MEDICINA   MODERN  A 

tranno  presentare  una  tale  apparenza  morbosa  da  esser  prese 
per  microbii  patogeni,  i  microbii  tipici  delle  malattie  speci- 
fiche.  In  tal  modo,  le  cellule  anormali  c-he  s'  incontrano  nelle 
varie  secrezioni,  negli  organ!  ammalati,  e  nelle  correnti  del 
sangue,  possono  ben  essere  le  stesse  cellule  per  lo  innanzi 
gia  vive  e  sane,  le  quali,  sotto  T  influenza  della  malattia. 
hanno  subito  una  tale  moKfologica  degenerazione  da  fane 
credere  dotate  di  qualita  tossiche  e  mortifere,  le  quali,  del 
resto,  cotali  cellule  debbono  senza  alcun  dubbio  possedere. 
E  queste  qualita  tossiche  e  mortifere  avranno  maggiore  o> 
minore  influenza  sulle  parti  ancor  sane  deH'organismo  a  mi- 
sura  della  maggiore  o  minore  deviazione  dalla  sanita  l.  »  Fin 
qui  il  Johns  311.  I  microbii  dunque  studiati  con  tanta  cura  dai 
batteriologisti  non  sono  che  i  materiali  di  rifiuto  od  escre- 
mentizii  che  gli  organi  vanno  continuamente  eliminando.  Non 
si  tratta  dunque  di  un  regno  di  esseri  misteriosi,  ne  vege- 
tali,  ne  animali,  del  regno  dei  protisti,  come  vuole  1'  Haeckelr 
ma  del  regno  delle  spazzature,  regno  niedio  fra  le  cose  sane 
ed  utili,  e  le  putrefatte  ed  inutili.  Forse  questa  conclusions 
parra  ad  alcuni  poco  dignitosa?  ma  la  verita,  e  bella  anche 
nuda.  Che  se  si  vuole  dare  a  questi  materiali  escrementizii 
una  certa  livrea  scientifica,  suggeriamo  di  chiamarli  copro- 
lipsani  (%o7tpoXeu|>ava)  e  con  cio  la  veritk  e  il  decoro  della 
scienza  saranno  del  pari  appagati.  Resta  che  soggiungiamo 
xiue  parole  di  conferma. 

a}  E  assioma  non  disputabile  che  il  corpo  animale  ossi- 
dandosi  rigetta  da  s6  ed  elimina  del  continue,  in  varii  modi 
e  per  vie  diverse,  tutte  quelle  cellule  che  essendo  gia  ossi- 
date  non  sono  piu  capaci  di  ulteriore  conibustione,  ck>6  non 
possono  piu  servire  al  lavoro  della  vita,  b)  E  cosa  parimente 
certa  che  a  avendo  ogni  organo  ed  ogni  sua  parte  different! 
proprieta  e  funzioni,  cosi  la  loro  materia  escrementizia  non 
&  esattamente  la  stessa,  ma  si  assomiglia  solo  in  quanto  e 
il  prodotto  deH'ossidazione.  La  materia  di  rifiuto  del  muscolo- 
11011  e  identica  con  quella  del  cervello  o  del  fegato  2.  »  c)  Si 
deve  anche  tenere  per  certo  che  le  cellule  degenerate,  essenda 

1  The  Westminster  Review,  pag.  330. 

2  M.  FOSTER,  Physiology.  London  18Q6. 


E   I   MICROBII   PATOGENI  553 

in  via  di  decomposizione,  prenderaano  forme,  strutture  e  ca- 
ratteri  varii  ed  instabili,  dalla  forma  cellularc  flno  a  quella 
granulare  o  altra  qualsiasi,  assumendo  negli  stati  intermedii 
le  forme  di  bacilli,  di  vibrioni,  di  virgole,  di  bastoncini  e 
simili,  fino  a  ridursi  in  grani  o  in  atomi  in  un  numero  piii 
o  meno  grande  di  element!  primi.  Tutto  cio  e  stato  dimostrato 
dal  Kolliker,  quantunque  per  altro  fine,  neir opera  sopra  ci- 
tata,  a  pagine  52  e  seg.  d)  Finalmente  si  ammette  ora  da 
molti,  e  generalmente  anche  dai  batteriologisti  pel  loro  mi- 
crobii, che  le  cellule  ammalate,  e  noi  crediamo  anche  le  sane, 
in  certe  fasi  della  loro  decomposizione,  separano  tossici  o 
veleni  di  vario  genere,  che  altri  chiamano  ptomaine,  leu- 
•coptomaine,  o  semplicemente  toxin  e.  Cio  posto,  i  microbii 
-sani  altro  non  sono  che  le  cellule  degenerate,  ma  non  mor- 
bose,  e  i  tanto  temuti  microbii  patogeni,  le  cellule  amrna- 
late  o  decomposte  e  le  loro  toxine.  Queste,  ove  non  siano 
rigettate  a  tempo  dall'organismo,  ovvero  se  riassorbite  dagli 
organi,  sono  la  vera  causa  interna  della  rnalattia,  diversa 
•s'intende,  secondo  la  diversita  dei  rifiuti  escrementizii  tossici 
non  eliminati,  oppure  riassorbiti.  Conclusione  finale:  i  mi- 
crobii non  sono  altro  che  coprolipsani. 

II  rimedio. 

E  come  faremo  a  liber arci  dai  coprolipsani?  domandera 
11  lettore.  Una  farmacia  di  Bristol  fece  un  mondo  di  quat- 
trini  vendendo  una  medicina  Microbe  Killer  (Microbocida), 
nella  quale  entravano  fra  gli  altri  gli  element!  seguenti :  fiori 
<li  solfo,  nitrato  di  soda,  ossido  nero  di  manganese,  clorato 
di  potassa  e  legno  di  sandalo,  il  tutto  fortemente  redolente 
di  acido  solforico  '.  Questo  specifico  contro  i  microbii  avrebbe 
potuto  chiamarsi  a  buon  dritto,  Man  Killer  (omicida),  che  tale 
titolo  gli  conveniva  perfettamente.  Altro  che  microbii  e  Mi- 
crobe Killer !  Volete  uno  specifico  infallibile  contro  i  copro- 
lipsani ?  Astenetevi  dalle  tavole  troppo  riccamente  imbandite, 
fuggite  da  certe  case  e  persone  immonde,  non  abusate  dei 
piaceri  leciti,  osservate  le  leggi  dell'  igiene,  nella  persona, 
nel  modo  di  vivere  e  nella  casa,  non  abbiate  paura  dell' aria 

1  The  Westminster  Review,  pag.  329. 


554          LA  MEDICINA  MODERNA  E   I  MICROBII  PATOGENI 

e  dell'acqua,  e  poi  potrete  impunemente  mangiare  pane  e 
microbii  pel  rimanente  di  vostra  vita.  La  batteriologia  ha 
recato  in  questi  ultimi  vent'anni  un  vero  benefizio  all'uma- 
nita,  promovendo  in  mille  modi  T  igiene  pubblica  e  privata. 
Ora,  medici  italiani,  compite  la  nobile  impresa :  rendete  po- 
polare,  come  hanno  fatto  teste  collettivamente  i  vostri  col- 
leghi  tedeschi,  questa  certissima  verita,  vale  a  dire,  che  le 
male  passioni  moltiplicano  i  coprolipsani  e  li  rendono  pato- 
gerd.  Mostrate  al  popolo  che  ad  ogni  sfogo  di  passione  tien 
dietro  nell'organismo  una  diminuzione  di  energia  vitale,  onde 
e  meno  atto  ad  eliminare  i  prodotti  tossici,  ovvero  li  riassorber 
e  vi  renderete  benemeriti  della  inoralita  pubblica.  «  La  cor- 
ruzione  dei  costumi,  scrive  il  Dr.  Foster  Palmer,  dispone  il 
corpo  alle  infezioni,  e  le  toxine  (auto-intoxication)  sotto  r in- 
fluenza della  lussuria,  della  intemperanza  nel  mangiare  e  nel 
bere  e  della  infingardaggine,  preparano  il  soggetto  alle  ma- 
lattie  zimotiche.  Sappiamo  dalla  storia  che  la  prima  parte 
del  secolo  decimo  quarto  fu  orrendamente  scorretta  di  costumi, 
e  la  peste  che  ne  segul,  fece  strage  di  quegli  uomini  licenziosL 
Da  cio  ancora  si  spiega  la  grande  facilita,  colla  quale  gli 
Orientali  contraggono  il  cholera  e  la  peste,  mentre  gli  Europei 
vi  resistono  meglio :  i  primi  in  generate,  sono  assai  piu  cor- 
rotti  dei  second!  1.  »  Si  osservino  dunque  le  leggi  della  na- 
tura  e  della  morale,  e  niente  si  avra  da  temere  dai  microbii 
o  coprolipsani  patogeni,  come  fra  gli  altri  la  pensava  r'in- 
signe  batteriologista  Pasteur.  Trovandosi  egli  un  giorno  a 
tavola  in  compagnia  di  altri  medici  suoi  amici,  cadde  il  di- 
scorso  sui  microbii  patogeni,  e  ciascuno  fece  a  gara  per  esa- 
gerarne  T  importanza  e  la  virulenza  insidiosa.  II  Pasteur  per 
tutto  commento  prese  un  grappoletto  di  ciliege  e  si  pose  a 
lavarle  con  grande  diligenza,  dentro  unbicchiere.  Amici,  disse 
il  glorioso  veterano  della  scienza  quando  ebbe  flnita  Tope- 
razione,  quest'acqua  e  naturalmente  piena  di  microbii;  ma 
per  mostrarvi  che  io  non  ho  paura  di  loro,  me  la  berro  tutta ; 
e  accompagnando  Tatto  alle  parole  inghiotti  quella  lavatura 
fino  all' ultima  goccia: 

E  questo  fia  suggel  ch'  ogni  uoino  sg-anni. 
1  The  Westminster  Review,  pag.  332. 


Sentiamo  e  veggiamo  di  quest!  giorni  un  grande  movi- 
mento  e  un  grande  lavorio  nel  Belgio  per  dare  la  maggiore 
estensione  ehe  si  possa  alle  cosi  dette  pensioni  operate,  quali 
furono  disciplinate  dalla  legge  del  10  maggio  del  corrente  anno; 
legge  che  andra  in  vigore  il  prime  gennaio  del  nuovo  seeolo. 
L'esperienza  che  se  ne  fara  nel  Belgio  potendo  fornire  utili 
ammaestramenti  anche  alia  nostra  Italia  e  ad  altri  Stati,  non 
sara  inopportuno  spiegarne  brevemente  il  processo  e  inten- 
dere  per  quali  vie  il  legislatore  belga  abbia  raggiunta  la 
soluzione  di  un  problema,  quanto  difficile,  altrettanto  impor- 
tante  e  fecondo  nel  vasto  campo  della  questione  sociale. 

II  primo  passo  fu  fatto  con  la  istituzione  di  una  Cassa 
generate  di  risparmio  e  di  pensione.  Cio  avvenne  nel  1860, 
quando  il  signer  Frere  Orban,  condottiero  assoluto  del  partite 
liberale  e  settario,  teneva  nel  governo  belga  1'ufficio  di  ministro 
delle  finanze.  Tra  i  niolti  mali  ch'egli  fece  alia  sua  patria, 
fece  questo  bene  di  che  lo  lodiamo.  La  sua  Cassa,  sebbene 
in  virtu  dei  suoi  statuti  formasse  un  sodalizio  SH/'  juris  ed 
un  ente  giuridico  diverse  dalle  State,  pure  ripetendo  la  sua 
forza  e  il  suo  credito  dalla  guarentigia  che  le  dava  lo  State 
stesso,  non  poteva  sottrarsi  alia  sorveglianza,  che  questo  le 
imponeva.  E  questa  fu  sempre  severissima  e  si  estese  persino 
alia  nomina  de'  suoi  amministratori,  del  suo  consiglio  supe- 
riore  e  del  suo  direttore  generate. 

Come  tutte  le  grand!  imprese,  la  nuova  Cassa  di  risparmio 
e  di  pensione  incontro  nella  pratica  non  poche,  ne  piccole 
difficolta ;  si  dovette  quindi  piii  volte  modificare  la  sua  primi- 
tiva  istituzione.  Cio  non  ostante  e  benche  non  mancassere 
uomini  di  grandi  menti  e  di  non  rninore  cuore,  i  quali  con 


556  LE   PENSIONI   OPERAIE 

ogni  industria  si  consacrarono  al  suo  successo,  pure,  dopo 
numerosi  tentennamenti,  non  si  riusci  se  non  a  darle  vita 
per  quella  parte  soltanto  che  riguarda  il  risparmio.  Quan to- 
all' altra  che  si  riferisce  alle  pensioni,  la  nuova  Cassa  pres- 
soche  abort!,  essendosi  trovato  appena  qualche  centinaio  di 
persone,  le  quali  volessero  profittarne,  portandovi  il  loro  de- 
naro  ed  assicurandosi  per  la  vecchiaia  una  pensione,  cher 
al  tirar  de'  conti,  era  generalmente  poco  piu  che  un  nonnulla. 

Cosi  stavano  le  cose  allorche,  nel  1891,  il  governo  cat- 
tolico,  capitanato  dal  signer  Beernaert,  senza  ancor  pensare 
alle  pensioni  operaie,  prese  alcuni  provvedimenti  che  contri- 
buirono  grandemente  allo  svolgimento  della  Cassa  generate 
delle  pensioni  e  felioemente  prepararono  la  via  alia  grande  e 
benefica  particolare  istituzione  delle  pensioni  per  gli  operaL 
Un  credito  di  20,000  franchi  fu  iscritto  allora  nel  bilancio 
dello  Stato,  e  destinato  come  sussidio  a  quelle  societa  di 
mutuo  soccorso,  le  quali,  con  T  intento  di  assicurare  pensioni 
a' loro  membri,  li  ascrivessero  all'anzidetta  Cassa. 

Ecco  pertanto  la  maniera  molto  semplice  di  ripartire  tale 
sussidio :  per  ogni  franco  depositato  dalle  societa  a  vantaggio 
de'  loro  membri,  lo  Stato  assegnava  un  punto,  rappresentante 
una  somma  designata  anno  per  anno.  II  valore  di  cotal  punto 
oscillava  tra  sessanta  centesimi  e  un  franco,  cotalche,  pi- 
gliando  a  base  il  valore  di  sessanta  centesimi,  un  versamento 
di  12  franchi  da  parte  della  societa  produceva  sul  libretto  di 
pensione  il  registro  di  un  capitale  di  fr.  19,20,  de'  quali  7,20 
qual  sussidio  dello  Stato.  In  breve  le  province  e  molti  co- 
muni  assegnarono  parimente  somme  da  ripartirsi  nella  stessa 
guisa;  cosl  avvenne  che  in  piu  luoghi  il  complesso  dei  sus- 
sidii  passo  la  somma  de'  versamenti  in  cassa  e  si  moltipli- 
carono,  con  grande  beneficio  della  classe  indigente,  le  so- 
cieta di  mutuo  soccorso,  sopra  accennate. 

II  primo  credito,  come  pur  ora  dicevamo,  fu  di  soli 
20,000  franchi.  Nell'anno  appresso  (1892),  esso  fu  pertato  a 
50,000  franchi,  poi  negli  anni  seguenti  a  100,000,  a  200,000, 
a  500,000,  a  600,000,  senza  che  neppur  questa  somma  ba- 


NEL    BELGIO  557 

stasse  a  soddisfare  pienamente  a  tutte  le  domande  del  nu- 
mero  sempre  crescente  degli  ascritti  alia  predetta  Cassa. 

Siffatto  splendido  ed  insperato  successo  suggerl  il  provvi- 
denziale  ordinamento,  di  cui  qui  discorriamo  :  del  sistema 
cio6  che  assicura  in  modo  speciale  a  tutti  gli  operai,  sieno 
uomini  o  donne,  un  assegno  congruo  e,  quasi  diremmo,  lauto 
per  i  giorni,  spesso  tristi  e  sempre  incerti,  della  loro  vecchiaia. 

La  recente  legge  del  10  maggio  1900,  che  sanci  questo  nuovo 
sistema,  non  promette  semplici  favori  a'  membri  delle  societa 
di  mutuo  soccorso,  ma  conferisce  loro  in  date  condizioni  il 
possesso  di  un  libretto  della  Cassa  delle  pensioni.  Ne  saranno, 
quind'  innanzi,  essi  soli  quelli  che  fruiranno  de'  sussidii  con- 
cessi  dallo  Stato ;  degli  stessi  vantaggi  godranno  altresi  tutti 
quegli  operai,  i  quali,  senza  appartenere  ad  una  speciale  so- 
cieta di  mutuo  soccorso,  separatamente  si  affilieranno  alia 
medesima  Gassa. 

Lo  Stato,  si  noti  bene,  non  concede  pensioni,  n&  a'  membri 
delle  suddette  societ^,  ne  agli  operai,  ma  soltanto  incoraggia 
gli  uni  e  massimamente  gli  altri  a  prowedere  pel  loro  futuro 
e  costituirsi,  con  la  loro  industria  e  con  i  loro  risparmii,  una 
pensione.  Lo  Stato  incoraggia  in  doppio  modo,  primo  coll'assi- 
curare  la  pensione  meglio  assai  che  qualsiasi  altro  istituto 
di  credito ;  secondo  col  concorrere  egli  stesso  ad  aumentarla 
col  suo  sussidio  aggiuntovi.  Nel  resto  lo  affiliarsi  direttamente 
o  indirettamente  alia  Cassa  delle  pensioni  e  libero,  e  lo  Stato 
interviene  soltanto  a  condizione  che  Toper aio  provegga  per 
quanto  esso  puo  da  se  stesso  a  prepararsi  una  pensione:  e 
chi  nulla  versa,  nulla  riceve.  I  sussidii  sono  dati  a  quelli 
solo  che  sono  bisognosi ;  e  pero  non  vengono  concessi  a  co- 
loro  che  versano  annualmente  piu  di  60  franchi  alia  Cassa 
delle  pensioni,  ne  a  chi  paga  da  50  a  80  franchi  di  tasse  dirette,  a 
seconda  della  importanza  del  Comuni.  Si  presume  che  tali  per- 
sone  godano  bastante  agiatezza  per  fare  a  meno  degli  aiuti 
dello  Stato.  Nondimeno  anche  queste  persone  godono  dei 
sussidii,  se  fanno  i  versamenti  mediante  una  societa  di 
mutuo  soccorso:  e  questo  uno  degli  stimoli  alia  mutualita, 


558  LE   PENSIONI   OPERAIE 

mantenuti  in  vigore  dalla  nuova  legge.  Un  altro  stimolo  6 
il  seguente:  i  sussidii  di  regola  generate  sono  concessi  sol- 
tan  to  ai  libretti  di  pensione,  i  cui  titolari  abbiano  1'eta  di 
16  anni ;  or  bene  questa  eta  e  stata  abbassata  ai  6  anni  pel 
ragazzi  asoritti  ad  una  societa  di  mutuo  soccorso. 

Le  quote  possono  vefsarsi  dagli  operai  a  fondo  perso  o 
a  capitale  riservato,  ma  i  sussidii  sono  sempre  versati  dallo 
Stato  a  capitale  perduto.  L'et&  per  cominciare  a  fruire  della 
pensione  non  puo  essere  al  di  sotto  dei  55  anni,  ne  oltre- 
passare  i  65.  Tuttavolta,  pel  caso  d'impotenza  al  lavoro  prima 
dell'eta  fissata,  il  titolare  ha  facolta  di  cominciar  tosto  a  ri- 
scuotere  la  sua  pensione,  salva  ben  inteso  una  riduzione  pro- 
porzionata;  puo  eziandio,  in  tal  caso,  se  fece  i  versamenti 
a  capitale  riservato,  convertire  il  suo  capitale  in  una  pen- 
sione provvisoria  che  avra  termine  quel  giorno  che  comin- 
ciera  il  suo  diritto  alia  pensione  definitiva.  II  sussidio  dello 
Stato  secondo  il  valore  del  punto,  e  fissato  a  60  centesimi 
per  ognuno  dei  primi  15  franchi  versati  nel  cor  so  dell' anno 
su  ciascun  libretto.  Inoltre  puo  essere  concesso  un  sussidio 
annuale  fisso  di  2  franchi  per  libretto.  Un  versamento  adunque 
di  15  franchi  cagionera  una  iscrizione  di  11  franchi  contri- 
buiti  dallo  Stato.  Le  province  v'aggiungono  sussidii  per  conto 
loro :  il  20  per  cento  nelle  province  d'Anversa  e  di  Namur  ; 
nella  Fiandra  occidentale  il  30  per  cento  pei  primi  12  fran- 
chi ;  nel  Brabante  il  50  per  cento  pei  primi  24  franchi  per 
gli  adulti  e  sui  primi  12  franchi  pei  membri  delle  societa 
mutualiste  scolastiche;  il  50  per  cento  fino  a  6  franchi  nel 
Limburgo ;  il  100  per  cento  sui  primi  4  franchi  nella  Fiandra 
orientale;  il  100  per  cento  sui  primi  12  franchi  e  il  50  per 
cento  sui  12  franchi  successivi  nello  Hainaut.  I  sussidii  dello 
Stato  cessano  quando  il  titolare  ha  acquisito  un  diritto  alia 
pensione  annua  di  360  franchi. 

Tal  e  Tordinamento  per  le  pension!  operaie.  Ma  bisognava 
pur  provvedere  a  quelle  persone,  a  cui  1'eta  non  consent! 
di  vantaggiarsi  della  nuova  legge,  per  assicurare  a  se  stesse 
una  pensione  per  la  vecchiaia.  Ora  anche  a  queste  si  e  prov- 


NEL   BELGIO  559 

veduto  con  alcune  disposizioni  transitorie.  —  Coloro  che  hanno 
raggiunto  i  40  anni,  godono  del  sussidii  dello  Stato  pel  primi 
24  franchi  che  versano  annualmente  (invece  di  15).  Ne  viene 
die  per  loro  il  sussidio  dello  Stato  puo  sommare  a  franchi  16,40 
air  anno  invece  di  11. 

Gli  operai  bisognosi  che,  al  1°  di  gennaio  p.  v.,  contano 
gia  65  anni  di  vita,  oonseguono  graziosamente  una  pensione 
di  65  franchi  senza  essere  obbligati  a  nessun  versamento. 
Quelli  poi  che,  alia  data  suddetta,  abbiano  gia  raggiunta  1'eta 
di  58  anni,  sono  in  diritto  anch'essi  senza  alcuna  condizione,  di 
ottenere  la  stessa  pensione,  quando  arriveranno  agli  anni  65 ; 
quelli  infine  che  ne  hanno  55,  otterranno  bensl  la  stessa 
pensione  giunti  che  sieno  ai  65 ;  ma  a  patto  che  abbiano  ver- 
sato  in  quote  sparse  in  tin  periodo  di  tre  anni  un  capitale 
complessivo  di  18  franchi,  cosa  ben  tenue.  Anche  in  questo 
le  donne  sono  agguagliate  agli  uomini,  cotalche,  in  forza  della 
nuova  legge,  la  pensione  sara  di  130  franchi  per  una  famiglia 
di  due  persone. 

Qui  si  e  avuto  di  mira  specialmente  gli  operai :  si  e  anzi 
esplicitamente  dichiarato  che  la  pensione  sara  concessa  uni- 
camente  agli  operai  salariati.  La  sezione  centrale  della  Ca- 
mera aveva  proposto  di  conferire  il  diritto  egualmente  agli 
artigiani ;  ma  Temendamento  fu  messo  da  banda.  Si  spera 
pero  che  con  una  legge  di  rettifica  si  provvederk  piii  tardi 
anche  a  questa  classe  che  non  e  meno  numerosa  e  bisognosa 
dell'altra. 

Bimane  la  questione  del  d'onde  ricavare  le  somme  occor- 
renti.  Lo  Stato  versa  annualmente  alia  cassa  dei  depositi  e 
delle  pensioni  dodici  milioni  da  assegnarsi  all'adempimento 
della  legge.  Si  fa  ragione  che  le  pensioni  di  65  franchi  con- 
cesse  a  titolo  transitorio  agli  operai  in  eta  di  65  anni,  im- 
portano  la  somma  di  circa  7  milioni;  il  che  suppone  un 
po'  piu  di  100,000  pensionati.  Gli  altri  5  milioni  saranno 
assegnati  ai  sussidii.  Se  poi,  come  la  legge  prevede  esplici- 
tamente, la  somma  di  12  milioni  fosse  insufficiente,  il  ministro 
delle  finanze  dovra  provvedervi  a  seconda  del  bisogno. 


560  LE  PENSIONI   OPERAIE 

Torna  ad  onore  del  Clero  belga  1'essersi  messo  a  capo 
di  questo  moto  e  di  aver  coperto,  per  cosi  dire,  il  paese  di 
migliaia  di  Societa  di  mutuo  soccorso  per  gli  anni  di  riposo. 
Fra  poco  nel  Belgio  non  vi  sara  neppure  un  comune,  il  quale 
nonabbia  qualcheduna  di  siffatte  istituzioni,  ispirate  e  guidate 
dal  clero.  Questa  rigogliosa  floritura  avra  contribuito  inoltre 
a  ridestare  la  cristiana  fratellanza,  perche  di  frequente  il 
modesto  obolo  del  poverello,  accresciuto  dalle  offerte  dei  pro- 
tettori,  basta  a  costituire  una  pensione  valevole  a  far  si- 
euro  il  riposo  della  vecchiaia.  Si  conoscono  gia  parecchi  vil- 
laggi,  ove  gli  operai,  privandosi  ogni  domenica  d'  uno  dei  tre 
o  quattro  soliti  bicchieri  di  birra  e  versando  nella  cassa  per 
le  pensioni  i  10  centesimi  che  costerebbe  quel  bicchiere  (cioe 
fr.  5.20  all' anno),  ad  anno  finito,  vedranno  il  loro  libretto  di 
pensione  aumentato  di  12  franchi  versati  dalle  societa  (fr.  5,20 
di  versamento  personale,  e  fr.  6,50  provenienti  dalle  quote 
dei  Socii  onorarii),  piu  2  franchi  di  sussidio  fisso  dallo  Stato, 
piu  franchi  7,20  di  sussidio  proporzionale,  piu  6  franchi 
di  sussidio  provinciale,  piii  4  franchi  di  sussidio  comunale; 
in  complesso  franchi  31,20;  il  che  basta  ad  un  giovane  di 
25  anni  per  costituirsi  a  65  anni  una  pensione  di  475  franchi. 

Dall'altro  canto,  niente  impedisce,  che  se  vi  ha  miserelli 
si  meschini  da  non  poter  metter  da  parte  neppure  questo 
tenue  risparmio  di  10  centesimi  la  settimana,  altre  caritate- 
voli  persone  facciano  il  versamento  per  loro.  Si  ha  la  sicurezza 
inoltre  che  molti  padroni  aggiungeranno  versamenti  per  conto 
proprio  a  quelli  dei  loro  operai,  contribuendo  cosi  efficace- 
mente  a  metterli  al  riparo  dalla  miseria  nei  di  della  vecchiaia, 
o  ad  assicurare  alle  costoro  famigiie  un  modesto  capitale, 
qualora,  per  morte  prematura,  venisse  loro  a  mancare  il  padre 
ed  il  sostegno. 

Per  tutte  queste  ragioni  1'  iniziativa  belga  merita  di  essere 
segnalata  in  esempio,  e  servire  di  modello  ad  altre  nazioni. 
E  un' opera  di  vera  civilta  cristiana  e  di  saggia  previdenza. 
—  Vuolsi  dire  percio  che  T  opera  sia  scevra  di  difetti?  Mai 
piu:  niuna  cosa  umana  e  perfetta.  Cosi  e  accaduto  che  la 


NEL   BELGIO  561 

legge,  a  parer  di  molti,  ha  sorvolato,  forse  un  po'  alia  leg- 
giera,  sui  pericoli  che  s;  incontrano  per  I'accumularsi  pro- 
gressive di  un  cospicuo  numero  di  milioni,  procedente  dai 
versamenti  e  dai  sussidii,  nelle  mani  deiramministrazione 
della  cassa  delle  pensioni.  Fara  d'uopo  molta  vigilanza  del 
Governo,  e  forse  qualche  altra  legge  sussidiaria.  Sara  d'uopo 
scegliere  con  molta  accortezza  gli  ufficiali  per  amministrare 
con  piena  sicurta  capital!  che,  aggiunti  a  quelli  gia  raccolti 
in  tutto  il  paese  dalla  cassa  di  risparmio,  fra  qualche  anno 
toccheranno  in  complesso  il  miliardo  di  franchi.  Finora  la 
cassa  di  risparmio  e  delle  pensioni  e  riuscita  a  far  sempre 
salvi  da  qualsiasi  rischio  i  capitali  ad  essa  affidati.  II  presente 
ribasso  di  tutti  i  titoli  a  rendita  fissa  T  ha  colpita  bensi,  ma 
non  T  ha  scossa ;  questo  ribasso  peraltro  6  stato  compensato 
dall'aumento  del  saggio  del  riporti  e  dello  sconto.  Speriamo 
che  la  cassa  e  lo  Stato  seguiteranno  a  dar  prova  di  savio  accor- 
gimento  e  previdenza,  e  che  1'opera  delle  pensioni  operaie, 
istituita  dai  legislatore,  non  correra  mai  verun  pericolo  per 
cagione  di  leggerezza  o  di  mire  audaci  e  rischiose  di  spe- 
culatori  o  d'uomini  politici. 

Quel  che  con  tanto  vantaggio  degli  operai  si  e  fatto  nel 
Belgio,  perche  non  si  fara  in  Italia  e  altrove  ?  Nel  resto  6  bene 
non  dimenticare,  che  in  tutti  i  paesi  civili,  massime  se  molto 
industries!,  gii  operai  sprecano  in  ispese  vane  e  dannose,  alia 
spicciolata  e  senza  rendersene  conto,  molti  milioni:  milioni 
che  se  fossero  raccolti,  disciplinati,  capitalizzati,  aprirebbero 
una  larga  fonte  di  benessere  agli  operai  stessi,  invecchiati, 
e  alle  loro  famiglie. 


Serie  XVII,  vol.  XII,  fase.  1211.         36         22  novembre  1900. 


CHARITAS 

IR^OOOUSTTO 


XXX. 
I  consigli  di  un  tenente  dei  Reali  Carabinieri. 

La  notizia  della  cattura  del  Casali  arriv6  ad  Apamia  come 
un  fulmine  a  ciel  sereno,  e  getto  nella  costernazione  la  fami- 
glia  di  lui.  Zio  Carlo  usci  dal  suo  ritiro  e  recatosi  alia  casa 
del  fratello  trovo  la  cognata  e  la  nipote  piii  morte  che  vive. 
Egli  si  associo  al  loro  dolore,  le  conforto,  le  esorto  a  sperare, 
e  conchiuse  dicendo  che,  eccetto  il  forte  salasso  alia  cassa 
di  Pietro,  egli  non  avrebbe  a  patire  altro  male.  La  signora 
Giuliana  ed  Agnese  scongiurarono  Zio  Carlo  a  far  di  tutto 
per  liberare  il  fratello,  e  la  donna  protesto  che  era  pronta, 
ove  occorresse,  a  riscattare  anche  colla  prepria  dote  Tinfe- 
lice  marito  :  vedesse  egli  dunque  di  farlo  uscire  dalle  mani 
dei  briganti  il  piu  presto  possibile;  che  ogni  minuto  d'indugio 
era  per  lei  un'agonia. 

Questi  erano  pure  i  pensieri  di  Zio  Carlo,  e  bench6  del- 
1'amore  pel  fratello  non  ne  sentisse  poi  tanto,  pure  la  carita 
cristiana  gli  suggeriva  di  adoperarsi  a  subito  liberarlo  ;  n6 
egli  venne  meno  ai  doveri  che  il  sangue  e  la  religione  gli 
imponevano.  Dal  momento  che  Ottavio  gli  porto  la  triste 
notizia  egli  non  si  diede  piu  tregua.  Accompagnato  dal  gio- 
vane,  divenuto  in  queste  circostanze,  suo  inseparabile  com- 
pagnoj  fece  visita  al  Prefetto  della  citta,  ai  magistrati,  alia 
polizia,  sollecitando  aiuto  per  strappare  il  fratello  dalle  mani 
dei  briganti.  Naturalmente  ebbe  da  per  tutto  buone  parole 
e  promesse  di  soccorso,  ma  in  fine  tutti  lo  consigliavano  a 


XXX.  I  CONSIGLI  DI  UN  TENENTE  DEI  REALI  CARABINIEKI     563 

pagare  a  fine  di  evitare  le  inutili  sofferenze  del  fratello,  e 
forse  anche  una  dolorosa  catastrofe.  Questa  pure  era  1'opi- 
nione  degli  amici  ai  quali  ricorse,  di  guisa  che  la  sera  dello 
stesso  giorno  della  cattura  egli  arrive  alia  oonclusione  che 
bisognava  pagare. 

E  pure  gli  ripugnava  enormemente  togliere  dalla  cassa  del 
fratello  la  somma  di  cinquantamila  lire.  Che  direbbe  egli  mai 
quando  fosse  di  ritorno  ad  Apamia?  Non  lo  accuserebbe  forse 
di  averlo  rovinato  ?  di  non  aver  fatto  un  passo  per  liberarlo 
senza  pagare  quella  grossa  somma  ?  Se  andava  in  bestia  per 
poche  centinaia  di  lire,  che  farebbe,  che  direbbe,  alia  perdita 
di  cinquantamila  ?  Paga  dunque  tu  il  ricatto,  del  tuo,  gli  sug- 
geriva  il  suo  buon  cuore.  No !  No !  rispondeva  egli  mental- 
mente.  Del  mio  denaro  ne  ho  bisogno  io.  So  dove  andra  a 
finire,  il  mio  denaro  !  Mio  fratello  presto  o  tardi  fara  falli- 
mento,  e  allora  io  diventero  la  provvidenza  della  cognata  e 
dei  nipoti.  No,  paghi  lui !  paghi  lui  ! 

Zio  Carlo  dunque  si  risolvette  a  pagare  a  nome  del  fra- 
tello la  grossa  somma.  Ma  prima  ten-to  un  altro  colpo.  Accom- 
pagnato  da  Ottavio,  ando  il  giorno  dopo  a  far  visita  al  tenente 
dei  carabinieri  di  Apamia  sotto  al  cui  distretto  si  trovavano 
Salini  e  Guglia. 

II  tenente  dei  carabinieri  di  Apamia,  certo  Antonio  Bevi- 
lacqua, era  uomo  sulla  cinquantina,  alto  dalla  persona,  grasso 
e  rubicondo,  un  bell' uomo  in  somma,  se  non  in  quanto  uno 
sberleffe  tanto  fatto  nel  viso,  ricevuto  nell'adempimento  dei 
suoi  doveri,  gli  aveva  lasciata  una  cicatrice  che  guastava 
non  poco  la  bellezza  di  quella  sua  faccia  virile.  II  tenente 
Bevilacqua  discendeva  da  una  famiglia  di  carabinieri.  A  me- 
moria  d'uomo  in  casa  Bevilacqua  vi  era  sempre  stato  un 
carabiniere,  un  impiegato  e  un  prete,  e  pero  in  casa  loro  la 
Chiesa  e  lo  Stato  camminavano  in  perfetta  armonia.  Ma  di 
queste  tre  vocazioni  la  militare  era  la  piu  popolare,  e  i  pic- 
coli  Bevilacqua  trepidavano  al  momento  solenne  quando  il 
padre  o  il  nonno  distribuiva  a  suo  piacere  la  sottana  da  prete, 
il  vestito  a  lunghe  falde  da  impiegato  e  runiforme  di  reale 


564  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

carabiniere.  Nell'incertezza  pero  della  sorte  futura  i  piccoli 
Bevilacqua  praticavanp  tutti  quei  giuochi  od  esercizii  fisici 
che  li  potevano  disporre  all'ambita  professione,  e  durante  le 
lunghe  serate  invernali,  non  potendo  far  altro,  esercitavano 
la  propria  fantasia  ed  avvedutezza  a  scovare  i  topi  di  cui 
la  casa  paterna  abbondava,  e  per  loro,  rappresentavano  i 
ladri  e  gli  assassini  del  paese. 

Antonio  Bevilacqua  dunque,  avendo  sortito  il  genio  e  la 
for  tuna  di  carabiniere,  corse  tutti  i  gradi  della  reale  arma 
fino  a  quello  di  tenente,  e  tre  anni  prima,  dal  Piemonte  donde 
era  nativo,  era  stato  traslocato  ad  Apamia  al  governo  de'cara- 
binieri  di  quel  distretto. 

In  Apamia  lo  stato  di  pubblica  sicurezza  non  differiva 
punto  da  quello  delle  altre  province  meridionali  d' Italia.  Vi 
fioriva  il  brigantaggio,  la  malavita  e  la  mafia,  tre  piante 
affini,  esotiche  in  altre  parti  d'  Italia,  ma  che  crescono  natu- 
ralmente  nel  suolo  ferace  dell' Italia  meridionale.  II  tenente 
Bevilacqua  strabilio  in  prima  a  tanto  rigoglio  di  sette,  dove 
che  al  trove  aveva  solo  da  combattere  la  teppa.  Pero  subito  mise 
mano  ai  ferri,  risoluto  a  sradicarle  affatto  dal  suo  distretto ; 
ma  dopo  avervi  speso  intorno  le  fatiche  di  Ercole  si  accorse 
che  era  tempo  per  so,  e  che,  tenuto  conto  del  clima,  del  popolo, 
delle  condizioni  economiche  e  geografiche  del  paese,  e  della 
natura  dei  governanti  supremi,  era  presso  che  impossibile  di 
venirne  a  capo.  Si  rassegno  dunque  a  toller  are  pazientemente 
il  brigantaggio,  la  mala  vita  e  la  mafia ;  pero  metteva  cura 
che  non  crescessero  troppo,  e  di  tanto  in  tanto  le  potava,  ma 
con  tanta  arte,  e  cosl  gentilmente  che  il  paese  gliene  era 
grato,  e  le  male  piante  stesse  non  ardivano  di  lamentarsene. 
Insomnia  il  Bevilacqua  era  un  carabiniere  modello  e  un  filo- 
sofo  per  giunta.  Infatti  perche,  pensava  egli,  dovrei  mettere 
a  repentaglio  la  mia  pelle  per  togliere  certi  usi  che  il  paese 
ha  sempre  tollerato  ?  Queste  piante  sono  di  ceppo  antico  nel- 
r  Italia  meridionale.  Vi  era  il  brigantaggio  a' tempi  dei  Greci, 
dei  Romani,  degli  Arabi,  dei  Normanni,  degli  Spagnuoli,  dei 
Francesi  e  dei  Borboni.  C'e  ora,  e  probabilmente  vi  sara 


XXX.  I  CONSIGLI  Dl  UN  TENENTE  DEI  REALI  CARABINIERI     565 

sempre.  E  poi,  se  si  distruggessero  davvero  il  brigantaggio 
e  la  mafia,  si  toglierebbe  una  sorgente  perenne  di  bello  art!- 
stico  nella  letteratura  del  basso  popolo.  D'estate,  al  chiaro 
di  lima,  le  vecchie  raccontano  ai  nipoti  le  prodezze  del  bri- 
ganti.  Le  mamme  non  trovano  pei  loro  bambini  diminutivo 
piu  grazioso  che  quello  di  brigantiello.  Le  geste  eroiche  della 
mafia  fanno  capolino  in  quasi  tutte  le  canzoni  popolari.  I 
teatrini  ambulant!  e  le  gallerie  pittoriche  da  mercato,  vivono 
di  mafia  e  di  mala  vita.  Dunque  conchiudiamo :  cio  che  non 
hanno  voluto  o  non  hanno  potuto  fare  tante  teste  coronate 
e  tante  spade  di  guerrieri,  non  e  prudenza  che  si  tenti  dal 
tenente  Antonio  Bevilacqua.  No,  le  male  piante  esistono,  non 
si  puo  negare,  ma  io  non  posso  sradicarle ;  le  terro  dunque 
constantemente  potate,  faro  in  modo  che  non  crescano  troppo, 
e  cosi  potro  continuare  a  scrivere  nelle  mie  relazioni  mensili 
al  quartier  generate  che  il  distretto  di  Apamia  gode  di  pro- 
fonda  pace. 

II  distretto  di  Apamia  godeva  dunque  di  una  profonda 
pace,  quando  la  cattura  del  signor  Casali  venne  a  togliere  il 
tenente  Bevilacqua  dal  suo  stato  filosofico,  e  lo  getto  nel  mare 
magno  delle  agitazioni  umane.  Naturalmente,  appena  venne 
a  cognizione  del  tristo  fatto,  pubblico  ordini,  fece  fremere 
il  telegrafo,  e  chiamo  i  marescialli  di  Salini  e  di  Guglia  a 
consul ta  ufficiale.  Si  trattava  proprio  di  un  brutto  caso.  II 
Casali  era  persona  conosciutissima,  non  molto  popolare  e  vero, 
ma  infine,  uno  dei  principali  industrial!  di  Apamia.  E  poi 
Taggressione  era  avvenuta  di  giorno,  sulla  pubblica  via,  in 
circostanze  troppo  audaci  e  insultanti  airarma  dei  carabi- 
nieri.  II  brigante  era  notissimo,  un  vero  re  fra  cotal  genere 
di  gente,  prudente,  e  di  solito  discrete,  un  cavaliere  insomnia, 
ma  bisognava  pure  prendere  qualche  provvedimento,  e  lo 
prenderebbe  di  sicuro,  egli,  Antonio  Bevilacqua;  altrimenti 
che  cosa  direbbero  i  superior!  ?  E  che  fracasso  non  farebbero 
i  giornali,  piu  potenti  di  tutti  i  re  e  ministri  del  mondo? 

Zio  Carlo  fu  ammesso  alia  presenza  del  tenente  quando 
appunto  quest' ultimo  stava  a  consulta  co'  pezzi  gross!  della 
sua  squadra. 


566  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

-  Ma  benvenuto,  signer  Casali,  esclamo  il  tenente  andando 
incontro  a  zio  Carlo.  Grli  e  per  me  un  vero  piacerone  il  fare 
la  sua  conoscenza,  poniamo  pure  che  le  circostanze  siano  piut- 
tosto  tristi.  Ma  si  rassegni,  mio  caro  signore.  Quando  i  bri- 
ganti  fanno  un  ricatto,  e  buon  segno  per  la  persona  ricattata. 
Vuol  dire  che  ha  denari,   caro  signore.  Non  si  sente  mai  a 
dire  che  un  povero  disperato  sia  preso  dai  briganti.  Per  esem- 
pio,  non  si  e  dato  mai  il  caso  che  abbiano  ricattato  uno  della 
reale  arma,  non  e  vero,  giovinotti? 

I  carabinieri,  dei  quali  era  pieno  I'ufficio,  assentirono  in 
mille  modi  alia  proposizione  del  loro  superiore. 

-  Dunque  vegga  qua,  signer  Casali,  continue  il  tenente 
mostrando   a   zio   Carlo   una   topografia    delle    montagne    di 
Guglia,  che  teneva  distesa  sulla  tavola.   Stava   consultando 
co7  miei  ragazzi  il  modo  di  fare  una  retata  di  quei  birbanti 
che  le  hanno  catturato  il  fratello.  Vede  dunque?  Qui  e  Sa- 
lmi :  questa  e  la  strada  comunale.  L'assalto  e  avvenuto  qui, 
vede  lei? 

—  Un  po;  piii  in   su,   osservo   melodiosamente   una  voce 
dietro  il  gruppo  dei  carabinieri. 

II  tenente  alzo  gli  occhi   dalla  carta  e  guardo  quell' au- 
dace  che  aveva  osato  racconciargii  il  latino  in  bocca. 

—  Che  ne  sa  lei,  egli  chiese  con  sussiego,  che  ne  sa  lei, 
che  parla  con  tanta  prosopopea? 

-  Dovrei  saperne  qualche  cosa,   io,   rispose   con  grande 
flemma  Ottavio,  mentre  fra  le  spalle  di  due  robusti  carabi- 
nieri alternava  gli  sguardi  semplicetti  ora  sul  tenente  ed  ora 
sulla  carta  geografica. 

Egli  era  con  mio  fratello  quando  fu  assalito  dai  briganti, 
si  affretto  a  dire  zio  Carlo,  prima  che  il  tenente  gli  togliesse 
per  sempre  la  parola. 

-  Ah !  lei  e  il  compagno  del  signer  Casali !  Ma  bene !  ma 
bravo!  Avventura  poco  piacevole,  non  e  vero?  Ma  interes- 
sante,  Fassicuro  io;  le  servira  di  ammaestramento,  non  vi 
ha  dubbio.  Dunque  vedano  qui.   Questo  e  Salini,  questa  la 
strada  comunale;  quassu,  come  dice  il  signore,  avvenne  Tin- 


XXX.  I  CONSIGLI  DI  UN  TENENTE  DEI  REALI  CAKABINIERI     567 

contro  coi  briganti.  Ora  si  domanda:  dove  e  stato  condotto 
il  signer  Casali? 

-  A  destra  della  strada,  osservo  il  maresciallo  di  Salini. 

-  Probabilmente,  disse  Ottavio  con  un  mezzo  sorriso.  E 
aggiunse:  a  sinistra  non  vi  sono  boschi  di  sorta. 

-  Dunque  a  destra ;    fin  qui  tutto  e  chiaro.  Ma  dove   a 
destra?  La  montagna,  come  disse  il  maresciallo   di  Guglia, 
si  stende  per  quasi  venti  chilometri.   Qui,  per  esempio,  c'e 
una  gola  profonda. 

-  E  uno  sbaglio,  tenente,  osservo  modestamente  il  mare- 
sciallo di  Guglia.  La  non  c'6  gola  di  alcuna  sorta,  e  quei  del 
genio  nel  fare  la  carta  hanno  pigliato  un  granchio  a  secco. 

-  Questo  non  va,  disse  con  aria  concentrata  il  tenente. 
Se  le  carte  non  sono  fedeli,  come  si  fa  a  perlustrare  il  paese? 

-  Dunque,  sign  or  tenente,  grido  zio  Carlo  scoppiando  dalla 
rabbia,  si  fa  o  non  si  fa  qualche  cosa? 

-  Ma  non  vede,  caro  signore  ?  rispose  il  tenente  con  infi- 
nita  dolcezza.  E  che  stiamo  facendo  ora?  Ho  chiamato  apposta 
questi  valentuomini  dai  loro  posti  per  consigliarmi  con  loro 
sul  da  fare. 

—  Dunque?  ripet6  zio  Carlo,  dunque  si  faccia,  e  presto, 
per  che  del  senno  di  poi  ne  son  piene  le  fosse. 

-  Ma  caro  signore,  non  si  alteri  per  cosi  poco.  A  mezzo- 
giorno  partiranno  pei  loro  posti  i  signori  marescialli  di  Guglia 
e  di  Salini,  e  cominceranno  a  perlustrare  le  valli  e  i  monti 
intorno  al  luogo  della  cattura. 

-  Altro  che  perlustrare  intorno   al  luogo  della  cattura! 
Bisogna  invadere  il  campo  nemico,  salire  sulle  vette,  discen- 
dere  nei  burroni... 

-  E  farsi  ammazzare  inutilmente,  osservo  sdegnosamente 
il  maresciallo  di  Salini.  Lasci  a  noi  questa  faccenda :  noi  siamo 
pratici  del  paese,  e  verremo  a  capo  di  ogni  cosa. 

-  Con  cinque  soldati,  osservo  Ottavio  sorridendo  dietro 
le  spalle  del  maresciallo  di  Salini. 

-  Si,  e  vero,  sono  pochi,  disse  il  tenente,  prendendo  le 
difese  dei  suoi  subalterni,  ma  i  due  marescialli   di  Salini  e 


568  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

di  Guglia  uniranno  i  loro  corpi,  e  avremo  dieci  soldati  e  due 
comandanti.  lo  poi  mandero  una  squadra  speciale  di  perlu- 
strazione  e  qualche  cosa  si  far  a. 

-  Ma  intanto  il  tempo  passa,  e  mio  fratello  e  in  catene, 
esclamo  zio  Carlo  con  accento  di  vivo  dolore.  Signor  tenente, 
che  mi  consiglia  in  fine  di  fare? 

-  Di  pagare,  signor  Casali.  Paghi,  paghi  subito,  e  rimetta 
in  liber ta  il  fratello.  Quando  poi  i  briganti  cadranno  in  mano 
della  giustizia  ella  riavra  indietro  in  tutto  o  in  parte  il  suo 
denaro:  ma  ora  paghi,  anche  per  evitare  disgrazie. 

Alia  prudente  proposta  del  tenente  assentirono  tutti  i  ca- 
rabinieri  presenti,  e  probabilmente  anche  i  lontani. 

-  Senta,  signor  tenente,  disse  Ottavio,   un   amico  a  cui 
ne  scrissi,  mi  ha  suggerito  un  ripiego  che  mi  va  a  sangue, 
per  riscattare  il  signor  Casali  e  non  pagare. 

-  Si  spieghi,  caro  signore,  fece  eco  il  tenente. 

-  Quel  mio  amico  mi  suggerisce  di  pagare  i  briganti  con 
biglietti  falsi. 

Se  in  quel  momento  si  fosse  aperto  il  soffitto  delTufficio 
e  fosse  piombato  giu  un  mostro  portentoso,  un  uomo  pesee, 
per  esempio,  una  donna  con  una  testa  di  oca,  una  rana  grossa 
quanto  un  bue,  non  avrebbero  prodotto  maggior  stupore  di 
quello  che  la  proposta  dell' amico  di  Ottavio  cagiono  nell'as- 
semblea. 

-  Biglietti  falsi !  esclamo  il  tenente.  Che  sento,  per  diana ! 
Ma  non  sa  lei  che  spargere   biglietti  falsi  6  un  delitto  gra- 
vissimo  contro  lo  stato?   II  ricatto  6  una  colpa   grave,    non 
puo  negarsi,  ma  infine  viene  commessa  contro  una  persona 
particolare;    ma   quell'altro   attacca  a  dirittura  i  diritti  piii 
sacrosanti  dello  stato !  Non  vede  lei  I'enormita  della  proposta? 

-  Ma  il  brigante  non   ha  diritto   ad  avere  biglietti  sin- 
ceri,  ripiglio  il  giovane.  Egli  coll'astuzia  e  colla  violenza  si 
6  impadronito  del  signor  Casali  e  sarebbe  bene  pagaiio  della 
sua  stessa  moneta. 

-  Qual  da,  tal  riceve,  pronuncio  zio  Carlo. 

—  Si,  va  benissimo,  ripiglio   il   tenente,  ma  qui   non   si 


XXX.  I  CONSIGLI  DI  UN  TENENTE  DEI  REALI  CARABINIERI     569 

tratta  del  soli  briganti.  Se  quei  biglietti  falsi  restassero  in 
tasca  del  Rinuccini  e  compagni,  passi  per  la  tattica ;  ma  sa- 
ranno  messi  in  circolazione,  e  allora? 

A  questo  punto  il  tenente  volse  intorno  uno  sguardo  in- 
terrogativo,  e  vedendo  che  nessuno  rispondeva7  continue  trion- 
falmente : 

-  La  proposta  del  suo  amico,  caro  signore  e  criminale,  e 
si  vede  che  egli  e  peggiore  del  brigante  Rinuccini.  Costui  e  reo 
di  molti  delitti,  ma  non  ha  mai  sparse  biglietti  falsi.  Quando 
gli  avviene  di  pagare,  da  carta  e  argento  sincere,  e  su  questo 
capo  non  mi  e  mai  giunto  lamento  alcuno  a  suo  carico ;  in- 
somma  per  brigante  e  un   vero   galantuomo.    Intanto  vorrei 
sapere :  come  si  chiama  questo  suo  amico ! 

-  Rispondero  quando  ne  saro  interrogate   in   tribunale. 
rispose  asciutto  asciutto  il  giovane. 

-  Ma  questo  suo  amico  possiede  biglietti   falsi,    torn6  a 
dire  il  tenente. 

-  No,  che  mi  sappia ;  egli  mi  suggerisce  di  pagare  il  bri- 
gante in  biglietti  falsi,  e  aggiunge  nella  sua  lettera  che  si 
potrebbero  trovare  facilmente  al  banco  di  Napoli  o  nei  ripo- 
stigli  della  polizia.  Se  ne  sequestrano  tanti ! 

II  tenente  a  questa  risposta  non  seppe  che  dire,  e  rimase 
in  silenzio. 

-  Signor  tenente,  disse  il  maresciallo  di  Guglia,  mi  per- 
metta  un'osservazione. 

-  Dite  pure,  dite   pure,  rispose  con   degnazione  1'uomo 
rubicondo. 

—  La  proposta  dei  biglietti  falsi  potrebbe  essere  a  propo- 
sito  in  altri  casi,  ma  non  mai  nel  nostro.  II  Rinuccini  non 
e  uomo  sanguinario,  ma  sentirebbe  terribilmente  la  beffa,  e 
me  prenderebbe  atroce  vendetta.  Se  a  questo  giovane  signore 
pesa  la  pelle  in  dosso,  pi*6  tentare  Tesperimento. 

A  queste  parole  segui  un  lungo  silenzio.  Evidentemente 
1'argomento  non  ammetteva  replica. 

-  Allora  restiamo  cosi,  disse  Zio  Carlo.  lo  paghero,  e  lei 
trovi  modo  di  catturare  i  briganti,  e  si  ricordi  che  lei   e  i 
suoi  bravi  uomini  non  res ter anno  senza  ricompen.sa.  Del  de- 


570  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

naro  ricuperato  io  mi  obbligo  a  dar  loro  il  dieci  per  cento, 
e  un  regalo  speciale  a  colui  o  a  quelli  che  far  anno  la  cattura. 
Queste  parole  di  Zio  Carlo  fecero  1'effetto  di  un  raggio 
di  sole.  I  volti  austeri  e  ruvidi  del  carabinieri  in  un  baleno 
si  rasserenarono,  e  i  due  visitatori  furono  licenziati  colle 
espressioni  piu  gentili  e  cordiali. 

-  Dunque,  disse  Ottavio  quando  furono  sulla  via  pubblica, 
domani  andro  a  fare  la  mia  strana  gita. 

-  Si,  non  resta  altro  che  ubbidire  al  brigante.  Dopo  pranzo 
procurero  i  quarantanove  biglietti  da  mille  e  i  cento  da  dieci, 
e  domattina  vi  metterete  in  viaggio. 

-  Sarebbe  meglio  avere  una  scorta  fino  a  Salini,  osservo 
il  giovane. 

-SI,  e  vero;  la  domanderemo  alia  polizia. 

-  Avete  veduto,  signor  Carlo,  che  ho  quasi  messo  in  im- 
picci  il  mio  amico  Abramo  Levi? 

—  Se  lo  domandassero  a  me,  rispose  con  voce  e  accento 
severo  il  vecchio,  darei  subito  il  mio  voto  perche  a  quello 
strozzino  toccasse  la  sorte  che  si  merita.  Se  voi  non  siete 
piu  quale  vi  conobbi  un  cinque  o  sei  anni  fa,  la  colpa  prin- 
cipale  e  di  quel  tristo  di  Giudeo. 

Ottavio  a  queste  parole  non  rispose,  ma  accorgendosi  che 
tirava  cattivo  vento,  ammaino  le  vele  e  si  ridusse  in  porto. 

XXXI. 
Cinquantamila  lire. 

II  terzo  giprno  dopo  la  cattura,  Ottavio  viaggiava  colle 
cinquantamila  lire  alia  volta  di  Salini.  Quivi  giunto  lascio 
le  due  guardie  di  pubblica  sicurezza  che  Tavevano  accom- 
pagnato,  e  tutto  solo  continue  la  strada  comunale.  A  un  certo 
punto  trovo,  come  era  stato  convenuto,  uno  sgherro  del  Ri- 
nuccini  che  Taspettava,  e  s'interno  nel  bosco  dietro  di  lui. 
Camminarono  uno  dopo  Taltro  per  buona  mezz'ora  giu  per 
un  burrone  profondo  tutto  pieno  di  pruni,  di  sterpi  e  di  vir- 
gulti,  finch  &  salita  la  costa  del  monte  opposto  riuscirono  in 
•una  foresta  di  faggi,  cosi  folta,  che  non  lasciava  vedere 


XXXI.    CINQUANTAMILA   LIK'K  571 

chiaro  di  cielo.  Quivi  sbucd  fuori   all7  improvviso,   non   ben 
si  sapeva  donde,  il  brigante  Rinuccini. 

-  Oh,  signore !  grido  egli  con  voce  cadenzata  quando  vide 
il  giovane;  e  si  tocco  il  cappello  in  segno  di  rispetto. 

-  Ah,  sei  qui !  esclamo  Ottavio.  Ho  portato  le  cinquan- 
tamila  lire.  Dove  6  il  signor  Casali? 

-  Vallo  a  prendere,  disse   il   brigante   allo  sgherro  che 
aveva  condotto  il  giovane. 

Lo  sgherro  saluto  il  Rinuccini  e  scomparve  neH'ombra 
della  foresta. 

-  Ora  a  noi,  disse  il  brigante  con  una  certa  flemraa.  Vo- 
lette  un  bicchiere  di  latte? 

-  Non  fara  male,  dopo  una  gita   tanto   ingrata,  rispose 
il  giovane ;  e  presone  dalle  mani  del  Rinuccini  un  bicchiere 
colmo,  lo  bevette  avidamente. 

-  Dunque  avete  portato  il  denaro,  ripiglio  il   brigante ; 
datemelo ! 

-  Eccolo  qua ;  quarantanove  biglietti  da  mille,  e   cento 
da  dieci. 

II  Rinuccini  prese  in  silenzio  i  biglietti,  li  conto  ad  uno 
ad  uno,  li  tasto,  li  palpeggio,  li  osservo  contro  la  luce,  e  poi 
assicuratosi  che  tutto  era  in  ordine,  trasse  dalla  tasca  in- 
terna  del  suo  panciotto  una  borsa  di  cuoio  e  ve  li  pose 
dentro. 

-  Va  bene,  disse  il  Rinuccini  quando  ebbe  finito  di  ab- 
bottonarsi  il  panciotto.  Da  qui  a  cinque  minuti  arrivera  il 
signor  Casali  e  potrete  far  ritorno  in  citta.  E  stato  il  primo 
ricatto  che  egli  ha  sofferto,  e  sark  Tultimo.  Quindi   innanzi 
potra  viaggiare  liberamente  per  tutta  la  provincia  che  a  di- 
fenderlo  dai  malviventi  ci  pensero  io. 

Ottavio  lancio  al  brigante  un'occhiata  di  meraviglia  e  di 
dubbio. 

-  Le  tue  parole,  disse,  mi  fanno  credere  che  tu  hai  un 
potere  illimitato  sui  briganti  del  distretto. 

-  Sono  rispettato,  come  il  piu  anziano,  e  il  piu  accorto ; 
e  mi  servo  di  questo  mio  potere  per  impedire  lo  spargimento 
di  sangue.  Si  fa  qualche  ricatto,  perch&  bisogna  vivere,  ma 


572  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

io  abborro  dal  sangue.  I  carabinieri   di  Salini  lo   sanno,  e 
girano  senza  timore  intorno  a  queste  montagne. 

-  E  se  saltasse  loro  il  ticchio  di  metterti  i  ferri  ai  piedi, 
come  te  la  caveresti? 

-  Per  ora  non  c'&   pericolo.   Nessun   carabiniere  6  cosl 
pazzo  da  internarsi  fra  queste   montagne.   Qui  comando  io, 
ed  essi  non  mi  danno  punto  fastidio. 

-  Ma  non  esci  mai  da  questi  boschi  ? 

-  Raramente ;  pure  qualche  volta  vado  nei  villaggi  vi- 
cini.  Ma  allora  i  carabinieri  non  sono  sul  luogo,  ovvero  se 
ne  vanno  subito  in  direzione  opposta.  Fra  me  e  loro  c'e  una 
specie  di  istinto  antipatico;  non  ci  troviamo  mai  insieme,  e 
do  &  nell'interesse  di  ambedue  le  parti. 

Ottavio  rimase  un  poco  in  silenzio  e  si  fermo  a  contem- 
plare  quell' uomo  strano  che  gli  sedeva  dinanzi,  bruno,  ispido, 
armato  fino  ai  denti,  un  vero  tipo  di  brigante,  il  re  assoluto 
di  quelle  macchie. 

-  Debbo  avvertirvi  di  una  cosa,  ripiglio  il  Rinuccini  dopo 
una  breve  pausa.  Voi,  tre  giorni  fa,  feriste,  sebbene  non  gra- 
vemente,  uno  dei  miei  compagni.  E  un  uomo  brutale  colui, 
feroce,  sanguinario,  vendicativo.  Fin  che  vivo  io,  egli  non  vi 
torcera  un  capello,  ve  ne  do  parola ;  ma  se  mai  udiste  che 
io  sono  morto,  o  catturato,  o  che  altrimenti  la  mia  banda  e 
stata  disciolta,  guardatevi  da  Mazzarullo.  Egli  cova  un  odio 
mortale  contro  di  voi,  e  si  vendichera  anche  dopo  vent'anni. 
Conosco  quell'uomo,  io. 

-  Grazie  del  tuo  avviso.  Giova  sperare  che  non  sarai  mai 
eatturato,  e  se  lo  sarai,  speriamo  che  il  Mazzarullo  andra  in 
domo  Petri  prima  di  te. 

—  Sono  qui  che  vengono,  disse  il  Rinuccini  tendendo  Torec- 
chio  al  lontano  rumore  che  egli  solo  udiva. 

-  Ottimamente,  rispose  Ottavio.  Mi  viene  un'idea:  bri- 
gante  galantuomo,  fammi  una  ricevuta  delle  cinquantamila 
lire,  affinche  possa  dar  conto  al  signor  Casali  del  mio  operate. 

-  Non  occorre ;  glie  lo  diro  io  a  voce. 

I  due  uomini  si  levarono  in  piedi,  e  si  voltarono  dalla 
parte  donde  veniva  il  rumore  dei  passi  ormai  vicini.  Dopo 


XXXI.    CINQUANTAMILA  LIRE  573 

un  istante  infatti  comparve  il  Casali  fra  due  sgherri  del  Ri- 
nuccini. 

-  Signer  Casali,  voi  siete  libero,  disse  il  brigante  andando 
incontro  alia  sua  vittima. 

-  Si  parta  dunque,  grido  il  signer  Pietro  quasi  cieco  dalla 
rabbia.  Ma   non  era   aria  di  braveggiare.  E  solo   infondo  al 
cuore  egli  ripeteva:  Maledetti,  me  la  pagherete,  ve  lo  giuro! 

-  E  fece   un  passo  verso   Ottavio,    il  quale   in   quel  primo 
incontro  si  sforzo  a  mostrargli  la  sua  compassione. 

-  Signor  Casali,   ripiglio  il  brigante   accostandosegli  un 
momenta,  prima  di  partire  ascoltate  una  parola  sola.  Questo 
signore  mi  ha  consegnato  pel  vostro  riscatto  cinquantamila 
lire,  quante  cioe  io  ne  aveva  domandate. 

-  Cinquantamila  lire  ?  esclamo  il  Casali ;  e  diede  un  urlo, 
e  si  getto  le  mani  pei  capelli,  e  fuggl  disperato  giu  per   la 
montagna. 

-  Di  qua !  di  qua !  gridava  il  brigante  che  doveva  fare 
da  guida. 

II  Rinuccini  saluto  Ottavio  con  un  triste  sorriso,  e  mentre 
i  due  cittadini  di  Apamia  lasciavano  la  sua  montagna,  egli 
diritto  in  piedi,  appoggiato  al  suo  fucile,  freddo,  impassibile  • 
continue  a  guardarli  finche  disparvero  fra  le  piante. 

II  Casali  durante  la  discesa  non  aprl  bocca.  A  frequenti 
mtervalli,  muggiva,  ruggiva,  imprecava  a  bassa  voce,  con 
parole  e  motti  inintelligibili.  Seguiva  macchinalmente  Ottavio 
e  la  guida,  ma  non  vedeva  nulla.  La  sua  fantasia,  la  sua 
mente  era  fissa  in  un  pensiero  solo.  Egli  aveva  dovuto  pa- 
gare  cinquantamila  lire  ai  briganti,  ed  era  rovinato  per  sem- 
pre.  Quando  giunsero  sulla  strada  pubblica,  il  brigante  li 
lascio,  e  soli  contintiarono  la  via  verso  il  villaggio. 

-  Cinquantamila  lire !  comincio  ad  urlare  il  Casali,  cin- 
quantamila lire  !  Son  rovinato !    maledetti !    boia !    assassini ! 
canagiia ! ! !  Son  rovinato  !  son  rovinato  !  Cinquantamila  lire ! 
La  e  finita  per  me !  E  quel  diavolo  del  Bonavita  trionfa.  E 
lui  il  ribaldo !  lui !  lui !  Egli  ha  macchinato  il  ricatto  !  Lo  so ! 
lo  so  !  Che  il  diavolo  lo  porti  air  inferno  !  vendetta  !  vendetta ! 

-  E  lo  sciagurato  camminava   a  gran   passi,  dimenando  le 
braocia,  e  urlando  disperatamente. 


L'  OBOLO 

PER  LE  POVERE  MONACHE  D'  ITALIA 


I. 

Al  sorgere  dell'anno  ventiquattresimo,  da  che  1'opera  pietosa  di 
quest'Obolo  ebbe  principio,  crediamo  superfluo  rinnovare  il  ricordo 
delle  leggi,  del  fatti  e  delle  loro  conseguenze  d'  inenarribili  miserie, 
che  ne  originarono  1' istituzione.  I  nostri  lettori  non  possono  avere 
dimeaticate  le  condizioni  compassionevoli,  alle  quali  Fabolizione  degli 
Ordini  religiosi  in  Italia,  dove  da  quaranta  e  dove  da  trentadue  anni, 
privandoli  di  ogni  loro  patrimonio,  hanno  ridotti  a  centinaia  e  cen- 
tinaia  i  Monasteri  di  vergini  consecrate  a  Dio,  non  di  altro  ree,  se 
non  di  avere  un  patrimonio  utile  ad  incamerare,  e  di  essere  sacre 
a  un  Dio,  che  la  rivoluzione  non  voleva  piu  adorato,  ne  servito. 

Piu  volte  abbiamo  commentate  queste  leggi,  abbiamo  illustrati 
questi  fatti  e  ne  abbiamo  esposte  le  crudeli  conseguenze.  Percid  se 
qualche  nuovo  nostro  lettore  amasse  averne  particolareggiata  notizia, 
ce  ne  avvisi  liberamente  ;  e  noi  di  buon  grado  gli  faremo  dono  del- 
1'uno  o  dell' altro  degli  opuscoli,  che,  intorno  all'argomento  di  que- 
st'Obolo, in  diverse  lingue  abbiamo  pubblicati. 

In  quella  vece  metteremo  sott'occhio  a  tutti  alcune  delle  tante 
lettere,  che  da  varii  Monasteri  quest'anno  ci  sono  venute,  o  per 
chiedere  soccorso,  o  per  ringraziare  di  averlo  ricevuto.  Lo  faremo 
come  per  saggio  delle  moite  e  molte  che  ci  sono  state  scritte,  e 
con  poca  scelta ;  giacche  tutte,  quale  piu  quale  meno,  si  rasso- 
migliano. 

Ci6  sappiamo  essere  gradito  a  chi  ci  legge  ed  in  ispecie  a  chi 
ci  manda  offerte,  per  alimentare  1'opera  nostra  di  si  necessaria 
carita.  La  quale  del  resto  non  puo  essere  meglio  raccomandata,  che 
da  si  fatte  lettere,  esprimenti  al  vivo  pene  gravissime,  non  supe- 
rate  se  non  da  una  pazienza,  eroica  nel  sopportarle. 

II. 

II  12  gennaio  ci  era  ricapitata  una  lettera  della  superiora  di 
un  Monastero  di  Clarisse,  indigentissime  e  di  rigida  osservanza. 
Yeniva  dall1  Italia  centrale  e  vi  si  leggeva  :  «  Le  povere  Clarisse  di 


L'OBOLO    PER  LE   POVERE   MONACHE   D'  ITALIA  579 

questo  luogo,  trovandosi  nella  piu  penosa  angustia,  si  presentano 
a  lei  supplicandola,  colle  mani  innalzate  al  cielo,  ad  avere  commi- 
serazione  di  loro,  a  cui  manca  il  piu  stretto  necessario  alia  vita. 
Per  la  santa  nostra  clausura,  noi  non  possiamo  andare  di  porta  in 
porta,  quindi  stendiamo  la  mano  all'animo  generoso  di  V.  R.  per 
un  sussidio.  Oh,  se  potessimo  farle  conoscere,  anche  nella  minima 
parte,  lo  stato  nostro  al  sommo  penosissimo,  ella  ne  sentirebbe  la 
piu  profonda  compassione !  In  questi  giorni,  col  liquefarsi  della  neve, 
1'acqua  e  penetrata  pur  anco  nei  poveri  nostri  pagliericci ;  onde 
fummo  costrette  riposare  in  una  seggiola,  mancandoci  i  mezzi,  per 
riparare  i  tetti  infranti.  II  cuore  di  Y.  R.,  lo  spero,  vorra  sovve- 
nirci,  compiendo  verso  noi,  poverelle  di  Gesu,  un  atto,  non  solo 
di  carita,  ma  di  miser icordia,  che  sara  molto  accetto  al  pietoso 
nostro  Dio.  » 

Subito  1'afflitta  superiora  fu  da  noi  consolata,  con  uno  straor- 
dinario  sussidio,  opportune  alia  necessita ;  e  ne  avemmo  una  risposta 
ridondante  di  gratitudine,  con  promesse  d'  infinite  orazioni  pei  bene- 
fattori.  Poi  vi  si  soggiungevano  queste  parole :  «  La  nostra  comu- 
nita  essendo  mancante  di  tutto  ed  in  tutto,  io  mi  vedo  obbligata 
a  battere  a  molte  porte.  Ma  che  vuole?  Io  non  credo  che  le  nostre 
tribolazioni  cesseranno :  perche,  in  tutta  confidenza  e  riserbo,  le  dico, 
che  quasi  tutte  ci  siamo  offerte  vittime  a  Gesu,  parte  per  la  con- 
versione  dei  peccatori,  parte  pel  trionfo  di  santa  Chiesa.  Come  vit- 
time assai  imperfette,  poco  o  nulla  si  ottiene,  ma  cio  non  ostante 
se  ne  provano  gli  effetti.  » 

II  21  dello  stesso  mese,  dall'  Umbria,  un'altra  superiora  ci  scri- 
veva :  «  Le  scrivo  queste  due  righe,  colle  lagrime  agli  occhi,  per- 
che mi  trovo  in  angustie  grandissime.  Io  non  mi  arrischiava  di 
farlo,  attese  le  tante  carita  che  la  R.  Y.  ci  fa  continuamente.  Ma 
le  mie  consorelle  mi  hanno  detto:  —  Si  faccia  coraggio,  scriva  al 
nostro  buon  Padre  e  benefattore:  vedra  che,  se  puo,  ci  dara  un 
qualche  sussidio  straordinario.  Perci6  mi  fo  coraggio,  e  le  notifico 
il  bisogno  estremo  in  cui  siamo.  Io  non  ho  che  pochi  soldi:  mi  e 
convenuto  di  dare  la  poca  pensione  che  abbiamo  a  quello  che  ci  da 
il  grano ;  e  ne  pure  ho  saldato  il  debito :  ho  pagata  la  tassa  di  fami- 
glia,  che  ci  hanno  accresciuta  della  meta:  non  abbiamo  olio,  ne 
strutto,  ne  piu  nulla,  con  tanti  bisogni  di  vestiario  e  di  altro.  Io 
non  so  come  fare.  Ho  chiesta  qualche  cosa  in  elemosina :  ma  nes- 
suno  da  nulla.  Tutti  sono  aggravati  dai  dazii,  e  percid  non  vi  e 
chi  si  muova  a  compassione  di  noi  povere  Religiose.  Abbiamo  pre- 
gato  tanto  la  Madonna  SS.  ed  il  nostro  divin  Bambino,  che  aves- 


580  L'OBOLO 

sero  pieta  di  noi.  Non  avendo  trovato  nessuno,  in  questa  estremita, 
io  mi  rivolgo  a  Y.  R  che  prego  di  perdonarmi  la  importunita.  Se 
ella  potesse  vedere  i  nostri  bisogni !  II  Signore  vuole  cosi :  e  sia 
fatto  il  santo  suo  volere  !  Noi  non  abbiamo  altro  che  lei,  che  si 
rammenti  di  noi  e  ci  aiuti.  Non  possiamo  far  altro  che  pregare  per 
lei  e  per  tutti  i  benefattori;  e  1'assicuro  che  lo  facciamo  del  conti- 
nuo,  di  giorno  e  di  notte.  » 

III. 

Alia  piu  stringente  penuria  di  ogni  cosa,  si  sono  sopraggiunte 
le  malattie.  II  10  febbraio,  da  un  miserabilissimo  Monastero  della 
provincia  di  Roma,  ci  s'  indirizzava  una  lettera  di  questo  tenore  : 
«  Oppressa  da  un'ambascia  la  piu  profonda,  vengo  a  parteciparle 
dolorose  notizie.  Da  parecchi  giorni,  il  male  dell'  influenza  e  ve- 
nuto  a  colpirci,  e  tutte  siamo  state  costrette  a  metterci  in  letto. 
Travagliate  da  continue  e  fortissime  febbri  e  da  acuti  dolori  alle 
ossa,  incapaci  di  nulla  ritenere  nello  stomaco,  tutte  eravamo  ridotte 
in  lagrimevole  stato.  Qualche  giovane  restava  in  piedi,  per  servirci ; 
ma  lo  faceva  con  grande  violenza,  ne  arrivava  ad  assisterci  tutte. 
Eravamo  restate  senza  chinino,  senza  olio  di  riccico,  senza  ma- 
gnesia, senza  nulla.  II  signer  Sindaco  ci  ha  fatta  la  carita  di  pro- 
curarcene  un  poco.  Ma  mentre  alcune  si  alzavano,  ecco  cadere 
malata  la  M.  Abbadessa  ed  un'altra  anziana,  che  lo  stesso  giorno  vo- 
larono  ambedue  in  paradiso.  Erano  due  angeli  in  carno  uniana. 
Beate  loro !  Ma,  oh  Dio,  quale  sia  stata  la  desolazione  di  tutte  noi, 
non  e  a  dire!  Pianti  e  sospiri  si  udivano  per  ogni  dove;  lutto  e 
tristezza  regnava  da  per  tutto.  Una  povera  sorella,  vedendoci  tanto 
soffrire,  ci  e  restata  senza  loquela,  ed  ancora  non  possiamo  darle 
la  crudele  notizia.  Padre  mio,  se  vedesse  in  che  stato  siamo,  le  si 
spezzerebbe  il  cuore  per  compassione  !  Tutte  afflittissime,  in  lagrime, 
coile  mani  giunte,  ci  raccomandiamo  a  lei.  » 

Ai  12  dello  stesso  mese,  la  superiora  di  un  altro  Monastero  delle 
Marche,  cosi  domandava  soccorso :  «  II  bisogno,  divenuto  estremo, 
mi  fa  vincere  ogni  ripugnanza  a  parerle  troppo  seccante,  fiduciosa 
nella  bonta  del  Signore  e  nella  sperimentata  carita  di  Y.  R.  che 
naai  non  mi  ha  negato  aiuto.  Da  varie  settimane,  il  male  dell' in- 
fluenza tiene  tutta  la  comunita  in  desolazione.  Le  bronchiti,  le  pleu- 
riti,  le  polmoniti  ci  flagellano.  Benche  Dio,  buono  sempre,  ci  abbia 
fmora  preservace  dalle  morti,  pure  non  pud  negarsi  che  le  malattie 
sono  grandi  e  vere  disgrazie,  massime  quando  vadano  congiunte 


PER  LE  POVERE  MONACHE  D'  ITALIA          581 

oon  una  miseria  quale  e  la  nostra.  Le  cure  prescritte  dal  medico  sono 
•assai  costose :  ed  io  non  solo  ho  gia  spesi  i  pochi  soldi  che  aveva, 
ma  ho  fatti  debiti  col  macellaio,  col  farmacista  e  con  altre  persone, 
tutte  ristrettissime  di  finanze.  Questi  poverini  ogni  giorno  mi  fanno 
istanze  per  essere  pagati,  no  mi  possono  piu  fare  credenza.  Io,  non 
isapendo  piu  che  fare  e  non  reggendomi  il  cuore  di  far  perire  le 
mie  figliuole,  per  mancanza  dei  rimedii  piu  necessarii,  mi  rivolgo 
-a  Y.  R.  colle  lagrime  agli  occhi  e  coH'ammo  oppresso,  e  la  sup- 
plico  di  un  sussidio,  Dopo  Dio  e  S.  Antonio,  che  e  il  Santo  dei 
miracoli,  ogni  mia  speranza  e  in  lei.  Sono  certa  di  non  essere  de- 
lusa.  » 

Nel  tempo  stesso,  dalPalta  Italia  ci  arrivava  quest'altra  lettera 
<ii  una  superiora  di  Clarisse :  «  Prostrata  ai  piedi  di  Y.  R.  vengo 
-a  domandare  soccorso  per  questa  povera  comunita,  che  non  ha  omai 
piu  persone  benefattrici  a  cui  poter  fare  ricorso,  nelle  strettezze  in 
•cui  si  trova.  Quindi  si  rivolge  a  V.  R.  per  ottenere  pieta  e  mise- 
ricordia.  Noi  siamo,  da  circa  un  mese,  quasi  tutte  ammalate  e,  per 
-doppia  disgrazia,  non  possiamo  prendere  lavori,  perche  mancano  le 
maui.  In  somma,  siamo  ridotte  ad  uno  stato  deplorabile  per  ogni 
tato;  e  per  maggior  dolore,  stiamo  attendendo  la  fatale  sentenza 
deirespulsione.  Lascio  pensare  a  lei  in  quali  angustie  peniamo !  » 

IT. 

A  proposito  di  queste  espulsioni,  conviene  avvertire,  che  quando 
il  Groverno,  colle  sue  leggi,  confisco  i  beni  tutti  delle  singole  comu- 
nita, assegno  pure  al  demanio  gii  edifizii  ed  i  mobili  dei  Monasteri, 
dei  quali  le  depredate  Religiose  non  ritenevano  piu  se  non  1'  uso. 
Dei  mobili  poi  segnatamente,  e  grandi  e  piccoli,  fino  ai  rami  della 
€ucina  ed  alle  stoviglie  da  mensa,  si  fece  registro  in  minutissimi 
inventarii.  Quando  le  Religiose  medesime,  allora  pensionate,  fossero 
ridotte  a  cinque  od  a  sei,  il  Croverno  si  riserbava  il  diritto  di  ven- 
<iere  ogni  cosa  all'asta,  e  di  cedere  gli  edifizii  ai  municipii,  che  se 
ne  volessero  servire  per  fine  di  scuole,  o  di  opere  di  beneficenza : 
alle  Religiose  pensionate,  portate  via  dai  loro  Monasteri,  si  procu- 
rerebbe  un  altro  posto  per  diniora.  Ma  siccome  le  pensionate,  vec- 
<*,hie  gia  e  malandate  di  salute,  non  si  possono  separare  da  altre 
non  rieonosciute  per  la  pensione,  che  le  assistono;  cosl  d'ordinario 
<e  accaduto  ed  accade,  che,  all'atto  della  espulsione,  hanno  ricusato 
e  ricusauo  il  posto  offerto  loro  altro ve  dal  Governo,  e,  per  non  isban- 
darsi,  trattano  coi  municipii,  o  si  accomodano  in  quartieri  a  pigioue, 


582  L'OBOLO 

a  costo  di  durissimi  sacrifizii.  Quest'avvertenza  giovera  ad  intendere- 
meglio  le  due  lettere  che,  ad  esempio,  qui  trascriviamo ;  tacendo,  per 
buoni  riguardi,  la  regione  d'onde  ci  si  sono  spedite. 

La  prima,  del  13  maggio,  cosi  diceva:  «  Supplico  Y.  R.  che 
voglia  perdonarmi  e  compatirmi,  se  io,  povera  e  tribolata  superiora, 
ardisco  pregarla,  col  cuore  sul  labbro,  a  degnarsi  di  usarmi  carita, 
per  amor  di  Dio  e  del  la  Beatissima  Yergine,  ad  onore  della  quale- 
il  presente  mese  e  consecrato.  Affinche  cornprenda  qaanto  sia  in- 
felicissimo  il  nostro  stato,  sappia  che  questo  mio  Monastero  e  uno 
dei  piii  miserabili  che  esistano.  Perche  trovasi  in  un  paesetto,  noiv 
fuori  che  da  Y.  R.  siamo  state  sempre  poste  in  dimenticanza  e  dere- 
litte.  Non  abbiamo  piu  nessuna  rendita,  ne  mezzi  di  sussistenza.  La 
scarsa  pensione  di  una  sola  di  noi,  restata  vivente  delle  rieonosciute 
dal  Governo  d'  Italia,  ed  il  nostro  lavoro  :  ecco  tutto  quello  che  ab- 
biamo. E  con  si  poco,  com'e  possibile  campare  ?  Si  debbono  mante- 
nere  la  comunita,  la  chiesa  aperta  al  pubblico  e  gl' inservienti  neces- 
sarii.  Di  piu,  si  ha  da  pagare  1'affitto  di  una  parte  del  Monastero  da 
noi  abitata;  e  fummo  ristrette  fino  dall'anno  1868.  Tutte  queste  spese 
si  hanno  a  fare  colla  sola  speranza  in  Dio.  Padre,  mi  raccomando, 
abbia  pieta  e  compassione  di  noi !  Non  mi  lasci  nell'abbandono  ed 
in  si  grande  miseria.  Preghi  ancora,  che  Dio  non  permetta  che  siamo 
discacciate  da  questo  sacro  chiostro.  Sono  poi  afflittissima,  perche, 
fra  breve,  il  Governo  ci  levera  e  vendera  tutti  gli  oggetti  inventa- 
riati  della  chiesa  nostra  e  del  nostro  Monastero.  Penetri  il  nostro 
dolore!  » 

La  seconda,  del  18  giugno,  conteneva  quanto  segue:  «  Nelle  an- 
gustie  della  vita  a  chi  ricorrere,  se  non  a  persone  di  carita  grande  ? 
Siamo  nella  piu  trista  desolazione.  Abbiamo  avuto  lettere  dal  nostro 
municipio  di  dover  lasciare,  fra  poche  settimane,  il  Monastero,  che 
per  ben  180  anni  e  stato  abitato  da  Religiose  deH'Ordine  nostro. 
Pud  ella  comprendere,  Padre  mio,  da  quale  ambascia  siamo  op- 
presse.  Prive  di  mezzi,  anche  necessarii,  pel  sostentainento  della 
comunita,  ora  nuove  angustie  ci  logorano  la  vita.  Dobbianio  tro- 
vare  una  casa  in  affitto  :  ma  come  pagarne  la  pigione  ?  Abbiamo 
sole  tre  lire  al  giorno,  e  la  comuuita  e  composta  di  dodici  suore : 
due  di  esse  sono  gravemente  malate ;  quasi  tutte  poi  siamo  impo- 
tenti  a  guadagnare  un  centesirno.  Speriamo  che  Y.  R.  voglia  darci 
qualche  aiuto,  anche  per  le  grandi  spese  che  dobbiamo  sostenere, 
per  1'acquisto  dei  mobili  necessarii;  giacche  rimarremo  spogliate 
di  tutti  i  nostri,  che  da  quarant'anni,  il  Governo  ha  inventariati 
per  suoi,  od  in  parte  dovremo  riscattarli.  Ora  si  che  possiamo  chia- 


PER  LE  POVERE  MONACHE  D'  ITALIA          583 

anarci  figliuole  della  santa  poverta  e  spose  di  Gesu,  il  piu  povero  degli 
uomini!  Si  figuri  che  prima  ci  tolsero  quindici  poderi,  patrimonio 
<;omune :  ed  oggi  ci  scacciano  dalla  casa  nostra.  II  Signore  pen- 
sera  a  noi.  Intanto  per6  il  caritativo  cuore  di  Y.  K.  che  piu  e  pift 
volte  ci  ha  consolate,  non  ci  abbandoni  in  questo  estremo  nostro 
bisogno.  II  compenso  delle  nostre  orazioni,  pei  benefattori  e  per  lei, 
non  verra  mai  meno.  » 

Y. 

Si  pensi  che  di  queste  e  simili  lettere,  che  potremmo  ricopiare 
•sino  a  formarne  un  volume,  ce  ne  arrivano  quasi  ogni  giorno ;  e  si 
avra  un  concetto  del  gran  patire  di  centinaia  di  onorevoli  famiglie 
<di  sacre  Yergini,  dalle  spogliazioni  legali  della  rivoluzione,  gittate 
in  balla  della  piu  lagrimevole  inopia.  In  verita  possiamo  dire  che, 
dal  piccol  saggio  dato  delle  tribolazioni  di  poche,  si  pu6  argomen- 
tare  cid  che  patiscono  e  come  patiscono  tutte,  senza  eccezione,  le  altre. 

E,  quel  che  e  peggio,  impotenti  come  sono  ad  aiutarsi  da  se, 
veggonsi  derelitte  nel  loro  penare.  II  Santo  Padre  Leone  XIII,  nel 
breve  col  quale  encomiava  la  colletta  deH'Obolo,  a  sollievo  di  queste 
nobilissime  pazienti,  cosl  esprimevasi :  «  Sommamente  e  da  deside- 
rare  che  non  venga  meno  la  liberalita  dei  cristiani;  essendo  soliti  per 
ordinario  gli  uomini  impietosirsi  bensi  all'aspetto  ed  alle  suppliche 
dei  bisognosi,  ma  scordarsi  piu  facilmente  delle  pene  che  si  pati- 
scono nel  segreto  delle  domestiche  mura.  »  Or  questa  dimenticanza 
.delle  pene  che  non  si  vedono,  aerumnarum  quas  paries  domesticus 
occultat,  ha  causato  un  tale  abbandonamento  delle  suddette  famiglie 
religiose,  che,  se  non  fosse  il  tenue  sussidio,  recato  loro  dalla  nostra 
colletta,  per  la  massinia  parte,  non  riceverebbero  d'altronde  niuno,  o 
presso  che  niun  conforto. 

Ecco  adunque  i  mali  che  1'Obolo,  il  quale  noi  ci  studiamo  di 
raccogliere,  si  spande  a  raddolcire ;  ecco  le  venerande  vittime  della 
fede  giurata  a  Dio,  che  serve  a  consolare.  Per  virtu  di  questo,  nei 
dodici  mesi  dell'anno  spirante,  abbiam  potuto  in  qualche  modo  soc- 
•correre  piu  di  400  comunita ;  e  soccorrerle  tutte  quattro  volte,  ed  un 
gran  numero  anche  piu  spesso,  secondo  i  bisogni  che  ci  hanno  ma- 
nifestati.  Gran  bene  certamente  e  cotesto:  ma  e  un  bene,  del  quale 
Iddio  terra  sommo  conto  agli  oblatori  di  limosine,  e  dara  loro  il 
degno  premio  di  grazie  in  questa  vita,  e  di  gloria  nelFeternita. 

Rammentiamo  le  grazie  ancora  in  questa  vita.  Perocche  le  co- 
stanti  preghiere  delle  sacre  Yergini,  anime  si  care  a  Dio,  per  chi  le 


584  L'OBOLO 

benefica,  ne  impetrano  e  di  molte.  Noi  possedianir  fasci  di  lettere- 
che  ce  1'attestano.  In  una  ultima  del  21  settembre  scorso,  1'oblatore 
di  una  piccolissima  carita,  chiedente  una  grazia  temporalo,  soggiun- 
geva :  «  A  gloria  di  Dio  ed  a  sua  consolazione  le  dird,  che  quelle  grazie 
per  le  quali  ricorsi,  come  oggi,  a  lei,  sei  o  sette  anni  fa,  dalle  pre- 
ghiere  delle  sante  spose  di  Gesu  si  sono  tutte  compiutamente  otte- 
nute.  Non  so  se  ella  ricorda,  fra  le  altre,  che  si  domandava  la  sa- 
lute di  un  giovane  chierico,  gia  molto  compromesso  di  petto,  e  da 
qualche  medico  gia  spacciato.  Oggi  egli  e  parroco  zelantissimo  da 
due  anni ;  e  non  solo  non  ha  piu  sofferto  del  male,  ma  si  trova  in* 
si  floride  condizioni,  che  fa  dimenticare  aff'atto  le  angustie 
da  tutti  i  suoi  parenti,  superiori  ed  amici.  » 


VI. 


Da  alcuni  si  fa  osservare,  che  i  bisogni  sono  grandi  da  per  tuttor 
che  non  si  finisce  niai  di  dare,  che,  dopo  una  questua,  ne  viene  un'altrar 
che  ognuno  deve  pensare  ai  poveri  suoi,  che  le  ristrettezze  dell'eeo- 
nomia  domestica  crescono  del  continue;  e,  se  si  va  innanzi  di  questo 
passo,  le  opere  buone  si  distruggeranno  a  vicenda,  1'una  ingoiando 
quello  che  per  1'altra  si  vorrebbe  assegnare. 

La  carita  vera,  rispondiamo  noi,  ha  le  mani  larghe  e  non  si  stanca 
di  fare  il  bene :  fara  poco,  giusta  le  scarse  forze  sue,  ma  fara  per 
tutti.  Or  il  proverbio  insegna,  che  molti  pochi  fanno  un  assai.  Se 
molti  facessero  un  pochino,  oh  che  frutti  si  conseguirebbero ! 

E  poi  quanti  sono  che  facciano  propriamente  molto  ?  Eppure  vi 
ha  ancor  tanti  che  lo  potrebbero  fare,  senza  troppo  disagiarsi.  Carita 
cristianamente  bella  e  sopra  tutte  quella  che  si  fa,  togliendo  il  pos- 
sibile  alle  vanita,  alle  volutta,  alle  superfloita,  secondo  1'aureo  docu- 
mento  di  S.  Leone  Magno :  impendamus  virtuti,  quod  substrahimu& 
voluptati:  diamo  alia  virtv>  cio  che  leviamo  al  piacere.  Un  po'  meno 
di  divertimenti,  un  po'  meno  di  lussi,  un  po'  meno  di  ghiottornie,, 
presto  fornirebbero  ad  assai  persone,  che  si  dicono  buone  e  pietose^ 
il  modo  di  soccorrere  le  nostre  povere  Monache,  senza  che  percifr 
avessero  a  lamentare  grandi  sacrifizii.  Cosi,  coll'uno  o  col  due  di  ca- 
pitale,  acquisterebbero  presso  Dio  il  cento  di  frutto. 

Nella  passata  primavera,  una  buona  madre  di  famiglia  ci  scri- 
veva :  «  Sebbene  in  ritardo,  per  la  strenna  della  Pasqua,  le  rimetto- 
lire  due,  che  favorira  unire  a  quelle  tante  che  riceve,  per  sollevare 
le  povere  spose  di  Gesu,  spogliate  dei  loro  averi.  Questa  tenue  offerta 


PER  LE  POVERE  MONACHE  D'  ITALIA          585 

«  frutto  di  una  privazione,  che  una  giovanetta  s'impose,  espressa- 
mente  per  tale  scopo,  astenendosi  dall'assistere  in  carnevale  ad  una 
recita  di  commedia,  nel  teatro  del  proprio  paese.  Essa  implora  le  pre- 
ghiere  dalle  sante  Keligiose,  si  potenti  presso  il  divin  Cuore,  per  la 
buona  riuscita  di  un  suo  caro  fratello,  studente  in  Koma,  e  per  altro 
affare,  non  meno  iraportante,  che  la  riguarda.  » 

Ecco  un  bello,  meritorio  ed  imitabilissimo  esempio  di  carita  e 
<li  mortificazione !  Ma  il  male  si  e,  che  troppi  sono  coloro,  i  quali 
«i  rendono  si  ad  aprire  la  borsa,  per  fare  del  bene  ad  altri;  con 
questo  perd.  che  il  farlo  rechi  lucre-  o  sollazzo.  Si  da  volentieri,  colla 
speranza  di  vincere,  in  una  tombola  od  in  una  lotteria,  un  premio 
ricco,  o  grazioso ;  e  si  da  volentieri,  pel  gusto  di  sentire  una  musica 
rara,  o  di  prender  parte  a  danze  allegre.  Se  non  che,  con  pace  di 
chi  pensa  diversamente,  la  carita  che  si  fa,  per  guadagnare,  o  go- 
<lere,  non  e  carita  cristiana;  e  filantropia  naturale  e  spesso  masso- 
nica  ed  anticristiana :  e  una  carita  che  recipit  mercedem  suam,  non 
nel  cielo,  ma  nella  polvere  della  terra.  II  che  sia  detto  di  passaggio ; 
•e  terminiamo. 

Quest' anno  altresi  ci  siamo  proposto  di  mandare  agli  oltre  400 
Monasteri,  che  abbiamo  nella  lista,  la  solita  strenna,  per  le  feste 
natalizie  e  pasquali;  ne  dubitiamo  che  i  benefattori,  ministri  della 
Provvidenza,  secondo  il  solito,  ci  saranno,  il  piu  che  possono,  gene- 
rosi  di  aiuto :  del  che  anticipatamente  li  ringraziamo.  Insieme  poi  con 
loro,  assai  ringraziamo  i  giornali  cattolici,  che,  nelle  varie  region! 
d'ltalia,  raccolgono  le  oblazioni  e  cortesemente  ce  le  spediscono.  Tutti, 
ed  oblatori  e  collettori,  partecipano  ad  un  inestimabile  tesoro  di  me- 
riti  e  di  benedizioni;  dovendosi  ritenere  per  verissimo  il  detto  di 
im'anima  sublime,  che  «  queste  carita,  fatte  alle  martiri  occulte  dei 
nostri  tempi,  Dio  se  le  scrive  nel  piu  intimo  del  Cuore  ». 


RIVISTA  BELLA  STAMPA 


BELLA  POTESTA  DELLE  CHIAVI  NEI  PRIMI  SECOLI  DELLA  CHIESA  l^ 

Molti  SODO  ai  giorni  nostri  i  trattati  di  teologia  dommatica,  che- 
si  pubblicano  per  le  stampe.  Perd  quelli  destinati  per  uso  del  corsi 
compendia!!  nei  Seminarii  costringono  gli  autori  a  mantenersi  negli 
stretti  limiti  del  Decessario.  E  dato  solamente  ai  professori  delle 
Universita  cattoliche,  e  di  altri  centri  importanti  di  studio  pel  clero 
secolare  e  regolare  1'investigare  a  fondo  nei  loro  volumi  il  domma,  ser- 
vendosi  di  quei  tesori  di  scienza  scolastica  e  patristica,  che  oltre 
a  confermare  le  verita  rivelate,  servono  a  dimostrare  il  nesso,  che 
quelle  hanno  a  vicenda,  la  loro  estensione  e  fecondita. 

II  ch.  Padre  Ludovico  de  San  S.  I.,  professore  nei  collegio  della 
Compagnia  di  Gesu  in  Lovanio,  ci  presenta  un  trattato  di  teologia 
sulla  Penitenza;  il  quale,  secondo  il  nostro  parere,  e  d'annoverarsi 
tra  i  migliori  usciti  dalla  penna  dei  grandi  teologi  contemporaneL 
D  merito  principale  del  de  San  consiste  nell'aver  egli  saputo  fare 
una  scelta  delle  question!,  che  bisognava  svolgere  con  maggiore- 
ampiezza,  tenendo  in  vista  gli  errori,  che  intorno  alia  Penitenza, 
eonsiderata  come  virtu  e  come  sacramento,  furono  e  sono  tuttora  in 
voga  presso  i  protestanti,  e  vennero  accolti  quale  arme  poderosa 
dalla  moderna  incredulita,  per  combattere  il  ministero  di  riconci- 
liazione  tra  Bio  e  gli  uomini,  affidato  da  Cristo  alia  sua  Chiesa. 

Yolendo  ora  noi  dare  un  saggio  del  modo,  col  quale  il  de  San 
propone  e  svolge  nei  suo  volume  le  question!,  abbiamo  scelto  quella, 
che  &  dai  protestanti  agitata  frequentemente,  e  creduta  da  essi  una 
prova  irrefutabile  contro  la  istituzione  del  sacramento  di  Penitenza, 
«  La  Chiesa  primitiva,  dicono  i  protestanti,  non  conobbe  altra  pe- 
nitenza  all'  infuori  della  pubblica,  che  non  era  sacramentale.  Dunque 
nell'antichita  cristiana  non  esisteva  il  sacramento  di  Penitenza.  » 
Ognuno  comprende,  che  se  fosse  vero  I'argomento  addotto  dai  prote- 
stanti, ne  scenderebbe  per  necessaria  conseguenza,  che  il  sacramento 
di  penitenza  non  potrebbe  ritenersi  come  istituito  da  Gesu  Cristo : 

1  DE  SAN  LUDOVICUS  S.  I.,  Tractatus  de  Poenitentia,  Bruges  (Belgio)  C.  Be- 
yaert,  1900,  in  8°  pp.  692. 


RIVISTA   BELLA   STAMPA  587 

perche  sarebbe  un  assurdo  11  solo  pensare,  die  nella  Chiesa  di  Cristo 
si  fosse  omesso  per  piu  secoli  1'uso  di  un  Sc^cramento,  quantunque 
creduto  mezzo  necessario  a  fine  di  ottenere  la  remissione  dei  pec- 
cati  cooimessi  dopo  il  battesirao.  II  protestante  M.  Lea  in  un  grosso 
volume  intitolato  «  La  storia  della  confessions  aurisolare  »  ha  ri- 
petuto  in  Filadelfia  con  molto  apparato  d'erudizione,  raffazzonata  ed 
interpretata  a  suo  modo,  la  vecchia  accusa.  E  gia  in  America  gli 
ha  risposto  il  Padre  Casey  con  un  opuscolo,  dove  evidentemente 
si  mettono  in  rilievo  le  citazioni  inesatte,  ed  il  metodo  strano  di 
polemica  seguito  dal  Lea  1.  Ma  torniamo  al  de  San. 

L'autore  premette  essere  stata  doppia  la  penitenza,  che  sin  dai 
primi  secoli  del  cristianesimo  s'imponeva  dai  ministri  della  Chiesa 
ai  fedeli  penitenti,  la  privata,  cioe,  e  la  pubblica,  che  si  raantenne 
in  vigore  sino  ai  primi  anni  del  nono  secolo.  C'erano  inoltre  due 
sorti  di  penitenza  pubblica,  la  semplice.e  la  solenne.  Quella  prirna 
consisteva  o  nella  pubblica  accusa  del  delitto  commesso,  o  in  qualche 
pubblica  umiliazione,  ovvero  in  ambedue  insieme ;  poteva  durare 
per  un  tempo  lungo  o  breve,  e  talvolta  anche  brevissimo,  quale  fu 
la  penitenza  del  Gran  Teodosio :  ed  era  talvolta  spontaneamente  pra- 
ticata  dai  fedeli.  Invece  la  penitenza  pubblica  e  solenne,  oltre  ad 
essere  prescritta  dalla  Chiesa,  s'  imponeva  con  riti  speciali,  discac- 
clando  il  fedele  penitente  dal  ternpio,  imponendogli  un  certo  numero 
di  digiuni,  ecc.,  e  lo  assoggettava  al  graduale  passaggio,  secondo  il 
tempo  prefisso  dai  sacri  canoni,  dalPuna  all'altra  delle  quattro  ca- 
tegorie  o  stazioni  (Fletus,  Auditionis,  Substrationis,  Consistentiae) 
assegnate  ai  penitenti  dai  sacri  canoni.  E  sebbene  la  penitenza  so- 
lenne si  potesse  talvolta  estendere  ad  un  lungo  numero  di  anni,  ri- 
maneva  pero  sempre  nella  potesta  del  Yescovo  il  temperare  la  se- 
verita  dei  canoni,  e  restringerno  la  durata,  siccome  non  di  rado 
avveniva. 

In  quanto  poi  al  fine,  la  penitenza  privata  mirava  a  soddisfare 
la  giustizia  di  Dio  per  le  colpe  commesse,  ed  apparteneva  al  foro 
penitenziale  interno.  Quella  pubblica  invece,  oltre  al  fine  di  dare 
soddisfazione  a  Dio,  era  ordinata  a  dare  soddisfazione  alia  Chiesa 
per  rammirazione  e  lo  scandalo  cagionato  dal  peccatore  nel  ceto 
dei  fedeli.  Ed  e  perd,  che  Sant'Agostino  parlando  della  penitenza 
pubblica  cosi  si  esprime :  «  Kecte  constituuntur  ab  iis  qui  ecclesiae 
praesunt  tempora  poenitentiae,  ut  fiat  etiam  satis  ecclesiae,  in  qua 

1  CASEY  S.  L,  Notes  on  a  history  of  auricular  confession,  Me  Vey,  Fila- 
•delphia,  1899. 


588  RIVISTA 

rernittuntur  peccata  »  (in  Enehiridio,  c.  65).  Inoltre  convien  osser- 
Tare,  che  la  penitenza  pubblica  s'imponeva  solamente,  siccome  av~ 
verte  lo  stesso  Santo  Dottore,  in  pena  di  pubblici  peccati  e  noto- 
riamente  conosciuti:  «  Si  peccatum  alicuius  non  solum  in  gravi 
eius  malo,  sed  etiam  in  tanto  scandalo  sit  aliorum,  atque  hoc  ex- 
pedire  utilitati  ecclesiae  videatur  antistiti,  in  notitia  multorum  vet 
etiani  totius  ecclesiae  agere  poenitentiam  non  recuset,  non  resistat... 
Corripienda  sunt  coram  omnibus  quae  peccantur  coram  omnibus, 
ipsa  vero  corripienda  sunt  secretius  quae  peccantur  secretius  » 
(Serm.  351,  n.  9).  Che  anzi,  secondo  che  espressamente  attestano- 
Tertulliano,  S.  Cipriano,  ed  altri  Padri,  la  penitenza  pubblica  era. 
ristretta  a  tre  soli  peccati,  all'  idolatria,  cioe,  alPadulterio  ed  al- 
1'omicidio.  Da  ultimo  e  da  por  mente,  che  la  penitenza  pubblica. 
non  si  concedeva  al  fedele,  che  una  volta  sola,  durante  la  vita ;  che 
per  imporla  ai  coniugati  era  necessario  il  consenso  delPaltro  con- 
iuge;  e  che  in  luogo  di  essa  s'infliggeva  ai  chierici  la  pena  della 
deposizione  e  degradations  (pp.  172-182). 

II  de  San  passa  quindi  a  dimostrare,  che  nell'antica  Chiesa  fi* 
perpetua  e  costante  la  pratica  di  rimettere  i  peccati  commessi  dopo  il 
battesimo,  non  solamente  nel  foro  esterno,  ma  principalmente  nel  fora 
interno.  Ne  questa  remissione,  fatta  dal  sacerdote  nel  foro  interne,, 
consisteva  ad  eccitare  unicamente  il  peccatore,  siccome  pretende- 
rebbero  i  protestanti,  alia  confidenza  in  Dio,  ed  al  dolore  dei  suoi 
falli;  ma  era  un  vero  e  reale  perdono  della  colpa,  quale  offesa  di 
Dio,  ed  una  vera  e  reale  condonazione  della  pena  eterna.  I  prote- 
stanti  concedono  essere  esistito  ed  esistere  nella  Chiesa  il  fora 
esterno;  nel  quale  essa  con  pubblica  autorita  punisce  i  peccati  in 
quanto  sono  offesa  di  lei  perche  commessi  contro  il  suo  divieto; 
esige  una  riparazione  per  lo  scandalo  cagionato  alia  comunita  dei 
fedeli:  e  pu6  anche  condonare  in  tutto  od  in  parte  le  pene  stabi- 
lite  dalle  leggi  canoniche.  Ma  negano  1'esistenza  del  foro  interno,. 
nel  quale  la  Chiesa  abbia  la  potesta  di  rimettere  i  peccati  e  la  pena 
dei  peccati,  in  quanto  sono  offesa  di  Dio  e  soggetti  ad  una  pena 
inflitta  dal  medesimo  Dio.  In  prova  della  loro  sentenza  i  protestanti 
si  appellano  alia  penitenza  pubblica;  la  quale,  secondo  essi,  fu  la 
sola  praticata  per  piu  secoli,  e  riguardava  esclusivamente  1'esercizio 
di  potesta  nel  foro  esterno,  senza  punto  estendersi  a  quell' interno. 

Ma  e  proprio  vero,  che  nella  penitenza  pubblica  praticata  nel- 
1'antica  Chiesa  non  si  scorga  nessun  vestigio  della  sua  potesta  nel 
foro  interno?  0  uon  e  vero  piuttosto,  che  in  luogo  di  una  traccia 
se  ne  dimostri  evidentemente  1'esercizio? 


BELLA   STAMPA  589 

Di  fatto  basta  leggere  i  varii  libri  penitenziali  anticamente  in  uso, 
tanto  nella  Chiesa  greca  quanto  nella  latina,  e  considerare  le  formole 
di  assoluzione,  che  sovra  i  pubblici  penitent!  si  recitavano  dai  sa- 
cerdoti,  perche  dia  negli  occhi  anche  dei  ciechi  come  il  perdono  accor- 
dato  riguardava  principalmente  la  colpa  quale  offesa  di  Dio,  e  me- 
ritevole  delPeteraa  dannazione.  Laonde  quella  soddisfazione,  che  da- 
vasi  dai  peccatori  colla  loro  pubblica  penitenza  non  era  diretta  sol- 
tanto  alia  Chiesa,  ma  anche  ed  in  primo  luogo  a  Dio.  Si  pu6  dispu- 
tare  se  1'assoluzione  sacramentale  era  impartita  ai  pubblici  penitenti 
dai  sacerdote  nell'atto  d'imporre  loro  la  penitenza  pubblica,  o  dopo 
che  ne  fosse  stata  da  essi  eseguita  una  parte,  ovvero  totalmente  per- 
corsa.  Ma  Te  questa,  come  nota  il  de  San,  una  questione,  che  si 
riferisce  non  all' 'esistenza  della  potesta  nel  foro  intern  o,  ma  al  tempo, 
nel  quale  si  credeva  piu  conveniente  di  esercitarla  (p.  196). 

In  conferma  del  significato,  che  viene  espresso  dalle  formole  dei 
libri  penitenziali,  abbiamo  la  testimonianza  dei  Padri  e  Dottori,  che 
vivevano  e  scrivevano  durante  il  periodo,  nel  quale  la  penitenza  pub- 
blica era  praticata.  Essi  in  molti  luoghi  chiaramonte  fanno  menzione 
dell'assoluzione  sacramentale,  che  o  precedeva  o  seguiva  la  pubblica 
penitenza.  Ed  oltre  a  cio  la  lotta  che  la  Chiesa  sostenne  contro  Peresia 
dei  Novaziani,  i  quali  pretendevano  di  restringere  al  solo  battesimo 
Tesercizio  della  potesta  della  Chiesa  in  rimettere  i  peccati,  basta  a 
confutare  1'errore  dei  protestanti  antichi  e  moderni.  Quell'eresia  fa 
dai  Padri  radunati  in  concilio  solennemente  condannata  per  ben  due 
volte;  nel  concilio  romano  sotto  il  Papa  Cornelio,  e  nel  primo  con- 
cilio ecumenico  di  Nicea  (p.  139). 

Ci  piace  di  riportare  alcune,  tra  le  molte  e  sceltissime  prove,  che 
il  de  San  toglie  dai  Padri  della  Chiesa.  II  Paciano,  vescovo  di  Bar- 
cellona,  e  anteriore  a  Sant'Agostino,  scrivendo  ad  un  certo  Simpro- 
niano,  seguace  dell'eresia  novaziana,  gli  dimostra  essere  inconclu- 
dente  la  ragione  addotta  dagli  eretici,  i  quali  rivendicando  a  Dio  solo 
la  potesta  di  rimettere  i  peccati,  pretendevano  di  negarla  ai  sacer- 
doti ;  mentre  e  sernpre  Dio,  che  pel  ministero  sacerdotale  perdona  i 
peccati,  secondo  la  potesta  largita  agli  apostoli  da  Cristo  4.  Sant'Am- 
brogio  rimprovera  ai  Novaziani  la  loro  ipocrita  riverenza  inverse  Dio ; 

1  «  Solus  hoc  (peccata  condonare),  inquies,  Deus  poterit.  Verum  est,  sed 
et  quod  per  sacerdotes  suos  facit,  ipsius  potestas  est.  Nam  quid  est  illud 
quod  apostolis  dicit  quae  ligaveritis  in  terra,  ligata  erunt  et  in  coelis.  Cur 
hoc  si  ligare  hominibus  et  solvere  non  licebat.  »  PACIANUS,  epist.  1&  ad  Sym~ 
pronianum. 


590  RIVISTA 

giacche  sotto  pretesto  di  onorarlo,  gli  facevano  la  piu  grande  ingiuria, 
non  volendo  sottostare  alia  divina  ordinazione,  ed  all'uffizio  com- 
messo  da  Dio  medesimo  alia  Chiesa  di  ritenere  e  perdonare  i  pec- 
cati ;  se  pure  non  si  voglia  dire  che  si  onori  meglio  il  Signore  disub- 
bidendo  ai  suoi  precetti,  di  quello  che  si  faccia,  siccome  pratica  la 
Chiesa,  osservandoli  *.  Sant'Agostino  a  sua  volta  redarguisce  i  Nova- 
ziaui,  perche  negano  che  la  Chiesa  di  Dio  possa  perdonare  tutt'i  pec- 
cati;  e  li  chiama  miseri,  che  con  loro  danno  non  intendono  il  signifi- 
cato  di  pietra  nella  persona  di  Pietro,  ne  vogiiono  credere  a  quella 
potesta  delle  chiavi  del  regno  dei  cieli  affidata  alia  Chiesa  2.  E  San  Gio- 
vanni Crisostomo  apertamente  asserisce,  che  la  potesta  dei  sacerdoti 
di  rimettere  i  peccati  non  solamente  si  esercita  nel  sacramento  di 
rigenerazione,  qual  e  il  battesimo,  ma  anche  dopo  di  quello.  Stabi- 
lendo  quindi  un  confronto  tra  i  sacerdoti  dell'antica  e  della  nuova 
legge,  egli  dice,  che  i  primi  non  rnondavano  dalla  lebbra,  ma  dichia- 
ravano  legalmente  mondi  i  gia  guariti  lebbrosi:  al  contrario  i  se- 
condi  oltre  al  distinguersi  dai  primi,  perche  il  loro  ministero  riguarda 
non  la  lebbra  del  corpo,  ma  le  sozzure  delPanima,  purificano  questa 
a  dirittura ;  ne  si  restringono  a  semplicemente  dichiararla  purificata 
(pp.  138-143)  3. 

I  protestanti,  che  nelPinterpretare  il  senso  della  Scrittura  riven  - 
dicano  per  ciascun  individuo  il  privilegio  della  ispirazione  privata  a 
tal  segno,  che  un  medesimo  testo  dei  libri  santi  possa  subire  inter- 
pretazioni  non  pure  contraddittorie,  ma  anche  contrarie,  sono  natu- 
ralmente  portati  ad  estendere  il  loro  supposto  privilegio  anche  quando 

1  «  Sed  aiunt  (Novatiani)  se  Domino  deferre  reverentiam,  cui  soli  re- 
mittendorum  criminum  potestatem  reserverit.  Immo  nulli  maiorem  iniuriam 
faciunt,  quam  ei  cuius  volunt  mandata  rescindere,  commissum  munus  refun- 
dere.  Nam  cum  ipse  in  evangelic  suo  dixerit  Dominus  Jeaus :  Accipite  Spi- 
ritum  Sanctum:    quorum   remiseritis  peccata,    remittuntur,  et   quorum  deti- 
nueritis,   detenta   sunt ;   quis   est   qui  magia    honorat,    utrum    qui   mandatis 
obtemperat,  an  qui  resistit?  Ecclesia  in  utroque  servat  obedientiam  ut  pec- 
catum  et  alliget  et  relaxet.  »  S.  AMBE.,  de  poenitentia,  lib.  I,  c.  2. 

2  «  Nee  eos  (Novatianos)  audiamus  qui  negant  Ecclesiam  Dei  omnia  pee- 
cata  posse  dimittere.  Itaque   miseri,  dum  in  Petro  petram  non  intelligunt 
et  nolunt  credere  datas  Ecclesiae  claves    regni   coelorum,  ipsi  eas  de  ma, 
nibus  amiserunt.  »  S.  AUGUST.,  lib.  de  agone  christiano,  n.°  33. 

3  «  Neque  enim  soluin  cum  nos  regeneranfc,  sed  postea  etiam  condonan- 
dorum  nobis  peccatorum  facultatem  obtinent...  Corporis  lepram  purgare,  seu 
verius  dicam,  baud  purgare  quidem,  sed  purgatos  probare,  ludaeorum  sa- 
cerdotibus  solis  licebat...  At  vero  nostris  sacerdotibus  non  corporis  lepram, 
verum  animae  sordes,  non  dico  purgatas  probare,  sed  purgare  prorsus  con- 
cessum  est.  >  S.  JOAN.  CHRYS.,  De  sacerdotio,  lib.  3,  c.  6. 


BELLA   STAMP  A  591 

trattasi  del  libri  del  Padri  della  Chiesa  (e  persino  del  monument! 
dell'arte  cristiana).  Tutte  le  volte,  che  un  testo  di  un  Padre  antico 
della  Chiesa  afferma  una  qualche  verita  contenuta  nel  deposito  della 
rivelazione,  ma  ripudiata  dal  protestantesimo,  essi  ricorrono  ad  inter- 
pretazioni  ipercritiche  fondate  non  gia  sulle  regole  della  sana  critica, 
ma  sul  giudizio  preconcetto  della  impossibility  cioe,  che  si  possa  tro- 
vare  negli  scritti  degli  antichi  Padri  della  Chiesa  insegnato  un  domma 
non  ammesso  dai  seguaci  della  Riforma.  E  di  ci6  ne  abbiamo  un 
esempio  nella  controversia  riguardante  1'uso  della  potesta  delle  Chiavi 
nei  primi  secoli  della  Chiesa.  Potevano  quei  Padri  e  Dottori  con- 
temporanei  esprimersi  in  modo  piu  chiaro  di  quello,  che  or  ora  ve- 
demmo?  Kimane  dunque  dimostrato  (per  tutti  coloro  almeno,  che 
non  vantino  il  non  invidiabile  sussidio  di  una  fantastica  ispirazione 
privata),  che  la  dottrina  e  la  pratica  della  Chiesa  intorno  all'efficacia 
del  sacramento  di  penitenza  nel  rimettere  i  peccati,  fu  sempre  la 
stessa,  anche  durante  quel  periodo  di  secoli,  nei  quali  si  mantenne 
1'esercizio  della  pubblica  penitenza. 

II  de  San,  dopo  di  avere  confutato  i  protestanti,  passa  ad  esami- 
nare  la  sentenza  di  alcuni  teologi  cattolici,  specialmente  del  se- 
colo  XVII.  La  questione  con  questi  secondi  non  versa  intorno 
all'esistenxa  della  potesta  delle  chiavi  negata  dai  protestanti,  ma  ri- 
guarda  Yuso  che  di  quella  potesta  si  voile  fare  dalla  Chiesa  per  mo- 
tivi  di  disciplina,  allorquando  vigeva  la  pratica  della  penitenza  pub- 
blica. «  Nell'antica  Chiesa,  dicono  quei  teologi,  era  negata  1'assoluzione 
sacramentale  anche  in  articolo  di  niorte,  ai  fedeli,  che  si  fosseso  resi 
colpevoli  di  alcuni  enormi  delitti.  Inoltre  1'assoluzione  sacramentale 
non  si  accordava  ai  rei  di  gravi  peccati  se  non  dopo  che  avessero 
fatta  la  penitenza  e  compiuta  la  soddisfazione.  » 

I  Giansenisti  con  alia  testa  il  loro  Arnaldo  non  si  contentano 
di  difendere  a  spada  tratta  la  sovraccennata  sentenza,  ma  procedono 
di  gran  lunga  innanzi,  stabilendo  esser  fuori  di  ogni  controversia  i 
due  punti  seguenti :  che,  cioe,  nell'antica  chiesa  tutti  i  peccati  mortali, 
tanto  occulti  quanto  pubblici,  andavano  soggetti  alia  pubblica  peni- 
tenza; e  che  non  mai  si  concedeva  ai  peccatori  1'assoluzione  sacra- 
mentale se  prima  non  avessero  compiuta  la  soddisfazione,  percor- 
rendo  tutti  gli  stadii,  nei  quali  la  penitenza  pubblica  veniva  espiata. 
Da  queste  due  asserzioni  gratuite,  perche  prive  di  ogni  fondamento 
storico  e  dottrinale  e  poggiate  unicamente  sulla  falsa  interpreta- 
zione  di  alcuni  testi  di  Santi  Padri,  i  Giansenisti  inferiscono,  che 
la  pratica  posteriormente  invalsa  nella  Chiesa  di  dare,  cioe,  1'asso- 


592  RIVISTA 

luzione  al  peccatore  dopo  che  quest!  abbia  confessati  i  suoi  falli, 
senza  pero  aspettare  che  egli  adempia  la  soddisfazione  ingiunta, 
costituisca  un  abuso  ed  una  corruttela  ugualmente  contraria  alia 
legge  di  Cristo,  ed  alia  natura  stessa  del  sacramento.  La  quale  loro 
dottrina,  siccome  tutti  sanno,  fu  condannata  dal  Pontefice  Ales- 
sandro  YIII. 

Molto  opportunamente  il  de  San  fa  notare  il  grande  appoggio 
e  la  quasi  paternita,  che  per  rapporto  al  giansenismo  devesi  attri- 
buire  alia  sentenza,  che  egli  si  accinge  a  confutare.  Ma  innanzi  di 
procedere  oltre,  Tautore  avverte,  che  andrebbe  errato  chiunque  vo- 
lesse  spostare  la  controversia,  argomentando  dalla  consuetudine 
osservata  in  qualche  regione  o  chiesa  particolare,  di  accordare,  cioe, 
1'assoluzione  sacramentale  nei  limiti  voluti  da  quei  teologi  opposi- 
tori.  I  quali  se  giungessero  anche  a  provare,  che  in  una  determi- 
nata  regione  o  chiesa  ebbe  realmente  luogo  per  alcun  tempo  un 
tanto  erroneo  provvedimento,  non  conchiuderebbero  affatto  nulla. 
Giacche  trattasi  di  dimostrare  la  pratica  della  Chiesa  universale,  e 
la  dottrina  insegnata  dai  Komani  Pontefici,  dai  concilii  ecumenici, 
e  dai  Padri  e  Dottori  intorno  all'esercizio  della  potesta  di  assolvere 
i  fedeli  dai  loro  peccati. 

Gli  argomenti,  coi  quali  gli  avversarii  cercano  di  provare  la  loro 
sentenza,  sono  dal  de  San  esposti  in  tutta  quanta  la  loro  forza  ed 
ampiezza  (pp.  183-194).  Per  darne  un  brevissirao  cenno  diremo, 
che  secondo  la  sentenza  dei  teologi  oppositori,  sino  al  principio  del 
terzo  secolo  sarebbe  stata  assolutamente  tolta  ogni  speranza  di  otte- 
nere  il  perdono,  mediante  il  sacramento  di  peuitenza,  a  coloro,  i 
quali  dopo  ricevuto  il  battesimo  fossero  caduti  nel  peccato  dell'ido- 
latria,  o  dell'adulterio,  o  delFomicidio.  Un  tal  rigore  di  disciplina, 
secondo  essi,  comincid  ad  infrangersi  sotto  il  Papa  Zefirino  riguardo 
al  solo  peccato  di  adulterio;  ma  per  gli  altrt  due  peccati  si  man- 
tenne  1'antica  severita  sino  al  tempo  di  Papa  Cornelio. 

II  de  San  confuta  gli  avversarii  con  chiarissime  risposte ;  e  con 
documenti  storici  irrefragabili  dimostra,  che  dal  tempo  degli  Apo- 
stoli  e  durante  il  primo  secolo  ed  una  buona  parte  del  secondo  la 
disciplina  della  Chiesa  fu  molto  semplice,  e  piu  inclinata  alia  mise- 
ricordia  inverso  coloro,  che  si  fossero  resi  colpevoli  anche  di  gros- 
sissimi  falli.  Dipoi  circa  la  fine  del  secondo  secolo  troviamo  gia 
stabilite  leggi  piu  severe ;  e  ci6  a  motivo  della  sempre  crescente 
persecuzione ;  e  della  frequente  moltitudine  dei  rinnegati ;  ed  anche 
per  contrapporre  un  riniedio  all'eresia  dei  Montanisti  e  di  altre  non 


BELLA   STAMPA  593 

dissimili  fazioni,  che  cercavano  <T  introdurre  un  troppo  esagerato  ri- 
gore.  Laonde  ebbero  cominciamento  Delia  Chiesa  le  pubbliche  peni- 
tenze  distinte  in  varie  categoric,  come  apparisce  dagli  scritti  di  Ter- 
tulliano,  di  Origene,  e  di  San  Cipriano.  Perd  sino  alia  meta  del 
terzo  secolo  le  penitenze  non  erano  molto  gravi;  ne  si  protraevano 
per  un  periodo  assai  lungo  di  tempo.  Da  ultimo  nella  persecuzione 
mossa  dall'  imperatore  Decio,  essendo  a  dismisura  aumentato  il  nu- 
rnero  degli  apostati,  fu  decretato  da  Papa  Cornelio  nel  concilio  ro- 
mano,  e  da  Cipriano  nel  concilio  cartaginese,  che  venisse  allungata 
la  penitenza  (trailer etur  in  longum  poenitentia)  da  imporsi  ai  fedeli 
ravveduti.  Ed  una  tale  misura  di  piu  stretto  rigore  fu  giudicata 
altresi  necessaria,  per  impedire  la  propaganda  dell'eresia,  sorta  allora 
dei  Novaziani ;  i  quali,  sotto  pretesto  della  indulgente  disciplina  della 
Chiesa,  cercavano  di  trarre  al  loro  partito  i  ferventi  cristiani.  Per 
la  qualcosa  noi  vediamo,  subito  dopo  la  morte  di  Cornelio,  apparire 
man  rnano  nelle  varie  chiese  di  oriente  e  di  occidente  molti  di  quei 
canoni  penitenziali  oltremodo  severissimi,  coi  quali  si  punivano  i 
singoli  delitti  capitali,  e  se  ne  protraeva  il  tempo  dell'espiazione  ad 
un  buon  numero  di  anni,  e  non  di  rado  anche  sino  al  termine  della 
vita.  Ma  questi  gradi  supremi  di  rigore  andarono  a  poco  a  poco 
scemando ;  e  quasi  totalmente  scomparirono  nel  sesto  secolo  in 
oriente,  e  circa  1'ottavo  nell'oecidente.  Per  la  qualcosa  non  ha  alcun 
fondamento  di  verita  1'opinione  di  quei  teologi,  che  asseriscono 
essere  stata  una  norma  seguita  dalla  Chiesa  dei  primi  secoli  il  non 
accordare  Passoluzione  sacrarnentale  ai  colpevoli  di  alcuni  delitti 
enormi.  Le  stesse  pene  sancite  provano  ad  evidenza,  ch'erano  di- 
rette  ad  ottenere  la  remissione  di  qualsivoglia  peccato  (pp.  201-212). 

Bipugna  poi  in  modo  particolare  al  sentimento  cristiano  I'am- 
mettere,  siccome  fanno  gli  avversarii,  che  la  Chiesa,  madre  pietosa, 
ed  informata  dallo  spirito  del  suo  divino  Fondatore,  che  accordd  un 
gran  perdono  al  ladro  morente,  abbia  per  alquanti  secoli  voluto  pra- 
ticare  la  crudelissima  se  verita  di  negare  1'assoluzione  sacramentale 
a  quei  peccatori  moribondi,  i  quali  fossero  ricaduti  nel  peccato  dopo 
di  avere  espiata  la  pubblica  penitenza,  ovvero  dimandata  1'avessero 
neU'estremo  della  loro  vita. 

Tra  le  prove  convincentissirne  addotte  dal  de  San,  noi  ne  sce- 
gliamo  due  sole,  che  sono  le  principal!.  Primieramente  1'autore  cita 
il  tredicesimo  canone  del  Concilio  di  Nicea :  «  De  his  qui  ad  exitam 
veniunt,  etiarn  nunc  lex  antiqua  regularisque  servabitur,  ita  ut  si 
quis  egreditur  e  corpore,  ultimo  et  necessario  viatico  minime  pri- 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1211.         38         23  novembre  1900. 


594  RIVISTA 

vetur  » .  Se  v'era  luogo,  dove  il  Concilio  avrebbe  dovuto  fare  una 
esplicita  menzione  di  quella  categoria  di  peccatori  moribondi  ai 
quali,  secondo  la  vigente  ed  universale  disciplina  della  Chiesa  in 
quel  tempo,  si  proibiva  di  accordare,  come  pretendono  gli  avversariir 
la  remissione  dei  peccati,  era  certamente  nel  sopracitato  canone,  che 
si  riferisce  appunto  all'amministrazione  dei  sacramenti  ai  moribondi. 
Or  bene  il  Concilio,  non  solo  si  esprime  con  termini  generali,  ma  posi- 
tivamente  vieta  ogni  eccezione  (si  quis  egreditur  e  corpore...  mi- 
nime  privetur);  ed  inoltre  dichiara  essere  questa  non  gia  una  nuova 
disposizione,  ma  1'antica  legge  e  disciplina  della  Chiesa  (lex  antiqua 
regularisque  servabitur). 

Un'altra  prova  contro  gli  avversarii  e  la  celebre  lettera  di  Papa 
Celestino  I,  scritta  nell'anno  428  ai  Yescovi  delle  province  di  Yienna 
e  di  Narbona;  nella  quale  il  Pontefice  deplora  e  condanna  1'uso 
introdotto  cola  di  negare  la  riconciliazione  ai  peccatori  moribondir 
e  lo  definisce  contrario  all'ecclesiastica  disciplina  (contra  ecclesia- 
sticam  disciplinam);  oltraggioso  a  quella  pieta,  colla  quale  il  Signore 
e  sempre  pronto  ad  accogliere  in  ogni  momento  quelli  che  a  Lui 
si  rivolgono  pentiti;  e  crudelissimo  in  verso  i  moribondi,  costretti 
ad  incorrere,  oltre  la  morte  del  corpo,  anche  quella  delPanima  *. 

Da  una  si  autorevole  testimonianza  di  Papa  Celestino  rirnane 
fuori  di  ogni  dubbio  dimostrato,  che  non  mai  nella  Chiesa  romanar 
ne  per  conseguenza  nella  Chiesa  cattolica,  fu  in  vigore  la  consue- 
tudine  di  negare  ai  peccatori  moribondi  1'assoluzione  sacramentale. 
Giacche  ripugna,  che  il  Pontefice  riprovasse  quale  empia  la  con- 
suetudine  di  quelle  chiese  particolari,  se  la  stessa  consuetudine  fosse 
stata  comune  a  tutta  quanta  la  Chiesa  universale  (pp.  212-224). 

L' ultimo  quesito,  che  il  de  San  prende  ad  esaminare,  e  1'opi- 
nione  di  alcuni  teologi,  i  quali  sostengono  che,  nei  primi  secoli 
della  Chiesa,  per  legge  ordinaria  non  si  concedesse  1'assoluzione 
sacramentale  dai  peccati  piu  gravi,  se  non  dopo  espiata  intera  la 

1  «  Horremus,  fateor,  tantae  impietatis  aliquem  reperiri  ufc  de  Dei  pie- 
tate  desperet:  quasi  non  possit  ad  se  quovis  tempore  concurrent!  succurrere, 
et  periclitantem  sub  onere  peccatorum  hominem,  pondere,  quo  se  ille  expedire 
desiderat,  Hberare.  Quid  hoc,  rogo,  aliud  e&t  quam  morienti  (corporaliter) 
mortem  (animse)  addere,  eiusque  animam  sua  crudelitate,  ne  absoluta  esse 
possit,  occidere  ».  Ep.  COELESTINI  I,  cap.  2.  Dalle  parole,  colle  quali  il  Pon- 
tefice si  esprime,  cJiiarissimamente  si  vede  trattarsi  della  remissioue  dei 
peccati,  e  della  salvezza  dell'anima,  e  non  gia,  siccome  opinano  gli  oppo- 
sitori,  di  una  remissione  delle  pene  inflitte  dai  sacri  canoni  ai  fedeli  pre- 
varicatori. 


DELL  A   STAMP  A  595 

penitenza.  L'autore  dimostra  che  una  tale  opinione  ha  origine  dal 
confondere,  che  quegli  autori  fanno,  i  due  tribunal!  distinti,  1'interno 
e  1'esterno ;  ed  inoltre  dall'asserire  gratuitamente,  che  per  legge  ordi- 
naria  non  si  concedesse  ai  pubblici  penitent!  1'assoluzione  nel  foro 
interne,  se  prima  non  avessero  ottenuto  1'assoluzione  nel  foro  esterno. 
E  percorrendo  quindi  il  de  San  le  testimonianze  citate  dagli  avver- 
sarii  in  conferma  della  loro  sentenza,  le  dimostra  destituite  di  ogni 
solido  fondamento.  Dappoiche  quelle  espressioni  usate  dai  Padri 
(perdono,  pace,  riconcilia&ione)  possono  molto  bene  riferirsi  alia 
pubblica  riconciliazione  dei  penitenti,  ed  al  diritto  che  si  restituiva 
loro  di  partecipare  al  sacramento  delPEucaristia,  e  non  gia  al  tempo, 
nel  quale  doveva  impartirsi  1'assoluzione  sacramentale.  Certamente 
in  quei  primi  secoli  dovea  accadere  (ci6  che  avvenne  sempre,  ed 
avviene  anche  ai  giorni  nostri),  che  per  giuste  ragioni  si  fosse  tal- 
volta  differita  1'assoluzione  sacramentale  ed  aspettato  I'adempimento 
della  soddisfazione.  E  sia  pure,  che  in  qualche  chiesa  particolare 
il  potere  delle  chiavi  nel  foro  interno  si  esercitasse  allora,  conforine 
all'opinione  sostenuta  dai  teologi  avversi.  Ma  non  si  riuscira  giammai 
a  dimostrare,  che  per  legge  ordinaria  anticamente  nella  Chiesa  uni- 
versale  il  perdono  nel  foro  interno  non  si  conseguiva,  che  a  peni- 
tenza e  soddisfazione  compiuta  (pp.  224  233). 

Dal  saggio,  che  abbiamo  dato,  percorrendo  succintamente  una 
sola  delle  questioni  trattate  dal  de  San,  potranno  i  lettori  argo- 
mentare  con  quale  perizia  e  profondita  di  dottrina  scolastica  e  pa- 
tristica  sono  svolte  le  altre  contenute  nel  suo  volume  De  Poenitentia. 
Noteremo  in  particolare  quelle  due,  che  riguardano  la  contrixwne 
e  Vattri&ione  (pp.  375-559);  e  la  necessita  della  confessione  auri- 
colare  (pp.  559-662).  Di  questa  seconda,  nella  quale  con  par!  dot- 
trina e  facile  esposizione  sono  confutati  tutti  gli  error!  e  pregiudizi 
antichi  e  moderni,  diretti  ad  allontanare  i  fedeli  dal  sacramento  di 
penitenza  ed  a  confer  mare  i  protestanti  nel  loro  odio  contro  le  pra- 
tiche  della  Chiesa  cattolica,  sarebbe  utilissima  una  traduzione  in 
lingua  volgare. 


BIBLIOGRAFIA1 


ALLARD  PAUL.  —  Julien  1'Apostat.  Paris,  Lecoffre,  1900,  vol.  I  in 
8°  di  pp.  IV-504. 


L'Autore,  gib  chiaro  per  altri 
scritti  e  principalmente  per  la  Storia 
delle  persecution^,  ci  offre  il  primo 
volume  di  un 'opera  che  attirera  for- 
temente  1'attenzione  di  quanti  por- 
tano  amore  alia  storia.  Si  tratta  di 
far  meglio  conoscere  quelPenigma- 
tico  Giuliano,  che  ha  in  se  tutto  in- 
sieme  dell'attraente  e  del  ributtante, 
benche  di  questo  assai  piu  che  di 
quello.  Ma  per  ottenere  1'  intento,  bi- 
sognava  presentarci  questa  figura  un 
po'strana,  bene  inquadrata  nella  sua 
naturale  cornice;  vale  a  dire  farci 
prima  conoscere  con  molta  precisione 
1'epoca  in  cui  visse  e  1'ambiente  in 
cui  si  mosse;  e  per6  1'Autore  im- 
piega  la  meta  di  questo  primo  vo- 
lume nello  stendere  una  magistrale 
esposizione  dello  stato  del  pagane- 
simo  e  della  societa  a  mezzo  il  se- 
colo  quarto.  Bisognava  inoltre  stu- 
diare  con  diligenza  la  formazione  mo- 


fa  principalmente  analizzando  i  suoi 
scritti,  ne'  quali  costui  ci  ha  lasciato 
non  poche  memorie  autobiografiche. 
A  questo  periodo  della  sua  giovi- 
nezza  tien  dietro  il  primo  periodo 
della  sua  vita  pubblica,  cioe  quei 
cinque  anni  ch'egli  passb  nelle  Gal- 
lie,  fra  il  giorno  che  ricevette  la  di- 
gnita  di  Cesare  e  quello  in  cui  prese 
il  titolo  d'Augusto.  E  questo  il  solo 
momento  della  sua  carriera  imperial  e 
che  si  pu6  ammirare  e  lodare  senza 
riserva;  e  tra  per  questa  ragione,  e 
per  essere  il  libro  scritto  da  un  fran- 
cese  e  per  francesi,  intorno  a  que- 
sto periodo  1'A.  s'indugia  con  visi- 
bile  compiacenza,  e  con  esso  chiude 
il  presente  volume,  riservando  al  se- 
guente  le  odiose  cose  che  nell'Apo- 
stata  offendono  gli  occhi  dell'univer- 
sale.  L'erudizione,  la  critiea,  lo  stile 
dell'Allard  sono  ben  noti,  e  nel  pre- 
sente lavoro  ei  non  si  mostra  di  certo 
inferiore  a  se  stesso. 


rale  di  un  tal  soggetto ;  e  questo  egli 

BABUDRI  FRANCESCO.  —  Carmina.  Parenxo,  tip.  Coana,  1900,  16* 
di  pp.  56. 
Questi  versi  di  un  giovine  diciottenne  sono  una  buona  promessa. 

BASETTI  SANI  GIROLAMO,  dott.  —  Repertorio  di  legislazione  e  giu- 
risprudenza  civile  in  materia  ecclesiastica.  Firenze,  tip.  Ciardi> 
1900,  in  8.°  —  Cent.  50. 

1  Nota.  I  Jibri  e  gli  opnscoli,  annunziati  nella  Bibliografia  (o  nelle  Riviste 
della  Stampa.)  della  «  Civilta  Cattolica  »,  non  pud  TAmmmistrazione  assnmere  in  nessuna 
naniera  1'  incarico  di  provvederli,  salvo  che  i  detti  libri  non  sieao  indicati  come  vendiblli 
presso  la  stessa  Amministrazione.  Cid  vale  anche  per  gli  aununzi  fatti  sulla  Copertina  drt 
periodico. 

L  'A  MMINISTR  AZIONE. 


BIBLIOGRAFIA 


597 


seguaci  di  sistemi  filosofici  ,  per 
quanto  assurdi,  pur  troppo  in  voga 
ai  giorni  nostri.  —  Esaurita  gia  la 
prima  edizione,  1'autore  ne  offre  una 
seconda  migliorata  ed  accresciuta. 


BOEDDER  BERNARDO  S.  I Psychologia   rationalis  sive   philo- 

sophia  de  anima  humana  in  usum  scholarum.  Editio  altera  aucta 
et  emendata.  Friburgi  Brisgoviae,  Herder,  1899,  16°  di  pp.  XVIII- 
422.  —  Fr.  5. 
II  fine,  che  il  ch.  p.  Boedder  si 

propose  nel  pubblicare  il  suo  trat- 

tato   di   psicologia,  fu   quello   prin- 

cipalmente  d'illustrare  quei  punti  di 

dottrina,  che  sono  presi  di  mira  dai 

BROGI  TOMMASO.  —  La  Marsica.  Roma,  tip.  Salesiana,  1900,  16°  di 

pp.  436.  —  L.  2,50. 

Questo  lavoro  e  diviso  in  due 
parti  di  pregio  ineguale:  la  prima 
che  tratta  delle  origini  delle  guerre 
e  del  dominio  romano,  non  e  la  prin- 
cipale  ne  la  piu  profittevole,  perche 
di  seconda  mano.  L' altra  e  certa- 
mente  la  migliore  e  molto  ricca  di 
documenti  che  illustrano  la  storia 


Marsica  nel  Medio  Evo  a  cominciare 
dal  X  secolo.  La  lettura  e  istruttiva 
e  piacevole  e  il  ch.  Autore  pu6  chia- 
marsi  contento  d'aver  fornito  abbon- 
danti  notizie,  altre  nuove  ed  altre 
meglio  appurate.  Di  che,  certi  siamo, 
gli  sapranno  grado  i  nepoti  de'  for- 
tissimi  Marsi. 

BUONAMICI.  —  La  Civilta  Egiziana.  Firenze,  tip.  Calasanziana,  1900, 

in  8°  di  pp.  71. 

11  prof.  Giulio  Buonamici  com- 
pendia qui  tutti  gli  element!  della 
civiltk  degli  Egizii,  teologia,  filosofia, 
legislatura,  governo  arti  ed  indu- 
strie;  architettura,  pittura;  lavora- 
zione  di  metalli,  agricoltura,  naviga- 
zione,  milizia,  scrittura,  lingua,  lette- 
ratura;  riti  funebri,  medicina,  mum- 
mificazione  etante  altre  cose  indicate 
nel  Sommario  e  debitamente  svolte 
in  questo  Opuscolo,  con  erudizione 
varia  e  molta  chiarezza.  La  sua  let- 
—  Notizie  di  alcune  voci  egiziane  che  hanno  affinita  di  forma  e  di 

significato  con  parole  indoeuropee   specialmente   greche    e  latine 

preceduta  da  un  Discorso  sull'Origine  del  linguaggio.    Pisa,  Ma- 

riotti,   1900,  in  8°  di  pp.  71. 

casi  cotesta  identita  per  via  d'im^ 
portazione,  di  immigrazione  e  di  etno- 
genia,  non  resta  altra  ipotesi  se  non 
1'unita  primitiva  del  linguaggio.  Noi 


tura  risparmiando  spesa  e  fatica  al 
lettore,  e  piu  che  sufficiente  a  fargli 
conoscere  e  stimare  una  delle  piu 
antiche  civilta  oriental!  connessa  con 
la  civiltk  greca  e  romana.  Intorno 
alia  derivazione  dell'alfabeto  fenicio 
dalla  scrittura  ieratica  egizia,  non 
siamo  del  parere  del  de  Rouge,  e  la 
nuova  scoperta  di  due  altre  scritture 
geroglifiche  e  lineari  di  Greta  in 
relazione  con  Thethea  d'Asia,  fanna 
pensare  ad  altra  origine. 


II  lavoro  del  prof.  Buonamici  ha 
due  parti  connesse  fra  loro,  1'origine 
cioe  del  linguaggio  e  alcuni  gruppi 
di  lingue  antiche,  1'egizia,  la  greca 
e  la  latina,  nelle  quali  si  riscontrano 
molti  vocaboli  con  medesimezza  di 
forma  e  di  significato.  Sostiene  egli 
che,  non  potendosi  spiegare  in  certi 


ammettiamo  questa  conclusione  e 
1'autore  potra  vedere  cio  che  noi  pen- 
siamo  intorno  1'origine  del  linguag^ 
gio  e  la  confusione  e  diversita  delle 


598  BIBLIOGRAF1A 

lingue,  nell'Opera  nostra:  «  Del  pre-  il  significato  da'  determinativi,  e  al- 

sente  stato  degli  studi  linguistic!  ».  lora  conviene  riscontrare  le  voci  gre- 

Esame  critico,  Prato,  1887,  un  vol.  che  e  latine  con  le  egizie  prese  in 

di  pagg.  419.  uno   de'    significati  particolari     (Cf. 

I  riscontri  di  voci  egizie  con  voci  ^^K^^K^^EinliundertBei^pieleAegy- 
greche   e   latine   sono,  in  generate,  ptischen   G-egensinns,  nell'Etud.  Ar- 
ben  fatti,  ma  v'e  un  pericolo  in  cio,  cheol.,  linguist,  et  historiq.  dediees 
che  moltissimi  vocaboli  egizii  hanno  a  M.  le  D.r  D  Leemans,  Leide.  Brill, 
due  significati  different!  e  taloracon-  1885,  p.  13). 

trarii :  nella  scrittura  se  ne  distingue 

—  Platone  e  la   Filosofia   Orientale.    Pisa,  Mariotti,  1899,   in   8°  di 
pp.   57. 

II  ch.  Autore,  disaminati  tutti  i  due  filosofie.  Reca  inoltre  le  proba- 
sistemi  filosoficiorientali,  le  dottrine  bili  vie  per  le  quali  TOriente  comu- 
cioe  intorno  Dio,  1'uomo  e  il  mondo,  nicava    con  r  Occidente,  i  viaggi,  i 
conchiude con grande  probability  che  commerci,  la  civilta,  le  guerre  e  le 
la  filosofia  greca  e   particolarmente  conquiste.  Noi  crediamo  non  esservi 
la  platonica,  ha  molti  riscontri   con  ragione  di  dover  sentire   altrimenti 
1'orientale,  come  si  scorge   da'  con-  dall'erudito  e  sagace  autore. 
fronti  opportuni   e  molteplici  fra  le 

CAPPELLAZZI  ANDREA,  sac.  —  Roma.   Ricordo   dell' Anno   Santo. 

Crema,  tip.  S.  Pantaleone,  1900,  16°  di  pp.  128. 
II  ch.  professore  ha  qui  raccolte      e  la  pieta  profonda,  a  cui  le  mara- 
ed  esposte  le  impressioni  da  lui  pro        viglie  di  Roma  hanno  fornito  pascolo 
vate  nella  sua  venuta  in  Roma  per      abbondante,  strappandogli  dalla  penna 
TAnno  Santo.  Se  in  altri  scritti  egli      questa  sublime   parola :  «  Non   sono 
ci  aveva  fatto  ammirare  la  sua  bella      scienziato,  non  sono  artista:  sono  cri- 
mente  e  soda  dottrina,  in  questo  ci       stiano,  cattolico :  entrando  in  Roma 
ha  dato  a  conoscere  il  suo  bel  cuore       ho  sentito  il  divino  »  (p.  10). 
CASTING  LIN  A.  —  Nemici !  Romanzo.  Torino,  Giulio  Speirani  e  Figli, 

editori,  via  Genova  3,  di  pp.  222.  —  L.  1,00. 

I  Nemici  sono  due  cugini,  Guido       raccontino  non  si  raccomandapernes- 
e  Virginia   Ubizzi,    i  quali   tuttavia,       sun  pregio  speciale,  ed  ha  parecchi 
nonostante  1'inimicizia,  sulla  fine  del      difetti  di  lingua,  di  stile,  e  special- 
racconto  fanno  pace,  e  la  suggellano      mente  di  dialogo. 

col    diventare  marito    e   moglie.    II 

—  Soavi  Affetti.  Romanzo.    Torino,   Giulio   Speirani  e  Figli,   editori, 
via  Genova  3,  16°  di  pp.  208.  —  L.  1,00. 

II  titolo  conviene  letteramente  al  che  si   amano  fra  s6  di   santissimo 
raccontino.   Sono   affetti  soavi,  rac-  amore  e  si  aiutano  a  vicenda  ad  arri- 
contati  con  uno  stile  chiaro,  sincero,  vare  alia  felicita.  Questo  raccontino 
affettuoso.  Qui  non  trovi  i  soliti  eroi  della  signora  Castino  piacera  certa- 
da  romanzi,  ma  due  persone  in  carne  mente  alle  giovinette  e  fara  loro  del 
ed  ossa,  un   fratello  ed  una  sorella  bene. 

CHARRIER  P.  PIETRO,  S.  J.  —  Yita  del  ven.  P.  Claudio  De  la  Co- 
lombiere  della  Compagnia  di  Gcsu,  scritta  coll'aiuto  di  document! 


BIBLIOGRAFIA 


599 


inediti.  (Traduzione  dal  francese).  Praia,  tip.  Giachetti,  1900,  due 
voll.  in  8°  di  pp.  452  ;  396  —  L.  4.00. 


Di  questa  vita  abbiamo  lunga- 
mente  e  onorevolmente  parlato  (ser. 
XVI,  vol.  VII,  p.  322),  quando  vide 
la  luce  1'originale  francese.  Ed  ora 
siamo  ben  lieti  di  vederla  offerta  an- 
che  agl'italiani  in  questo  tempo,  in 
cui  gli  animi  si  sono  tanto  rinfoco- 
lati  nella  divozione  al  Sacro  Cuore, 


il  principal  promotore  in  unione  colla 
B.  Alacoque.  Qual  lettura  piu  oppor- 
tuna  di  questa,  in  apparecchio  alle 
feste  che  si  preparano  a  N.  S.  Gesu 
Cristo  pel  nuovo  secolo  ?  Lettura  che 
tornera  anche  assai  comoda  per  1'e- 
dizione  dall'un  canto  nitidissima, 
dair  altro  poco  dispendiosa. 


della  quale  il   Venerabile    Padre  fu 

DE  MATTIA  GIUSEPPE,  mons.  —  La  mente  di  S.  Tommaso  intorno 

all'origine  delPanima,  sua  unione  col  corpo  ed  origine  delle  idee. 

Napoli,  tip.  Errico,  1900,  in  8.° 

Sebbene  1'autore  non  abb1' a  inteso      1'Angelico  Dottore  intorno  ai  trepunti 


di  scrivere  un  trattato  sull  'importante 
e  vasto  argomento,  pur  nondimeno 
nelle  tre  dissertazionidachiara  ed  or- 
dinata  contezza  della  dottrina  del- 

ELPI  G.  —  La  lingua  universale. 

1900,  16°  di  pp.  20.  —  Cent. 

L'autore  dimostra  con  saldi  argo- 
menti  che  dovendosi  scegliere  una 
lingua  per  comunicare  con  le  nazioni 
d'Europa,  non  6  necessario  ne  utile 
ricorrere  alingue  artificiali  inventate, 
ma  che  la  lingua  latina,  come  gia  fu, 
ritorni  ad  essere  la  lingua  universale. 
Le  difficolta  delle  diverse  pronunzie 
di  consonant!  e  di  dittonghi,  si  po- 
trebbero  superare  per  Concorde  giu- 
dizio  di  filologi  delle  nazioni  princi- 
—  Notizie  intorno  ad  Alessandro 

auto  re. 

In  queste  notizie  si  ha  una  storia 
importante  di  un  ottimo  cittadino  na- 
politano,  che  primo  miglioro  e  pro- 
pago  1'arte  ginnastica  in  Napoli  e  al- 
trove,  ed  ebbe  onori  grandissimi  e 
-  Arte  del  dire,  dello  stesso. 

Vi  si  riscontrano  tutti  i  pregid'uno 
scrittore  filosofo,  il  quale  conosce  pie- 
namente  le  piu  riposte  bellezze  e  le 

FEANgOIS  (SAINT)  DE  SALES.  - 
les  autographes  et  les  Editions 


proposti,  e  la  spiega  in  modo  da  ren- 
derla  intelligibile  anche  a  coloro,  che 
non  sono  molto  versati  nella  scienza 
filosofica. 

Seconda  edizione.  Firenze,  Paravia, 

15. 

pali  d'Europa,  riuniti  in  Congresso, 
e  introdursene  1'uso  fin  dalle  prime 
scuole  di  latino.  Questo  opuscoletto 
dovrebbe  essere  diffuso,  non  solo  in 
Italia  tra'  professori  delle  nostre  Uni- 
versita,  ma  in  tutte  le  altre  di  Eu- 
ropa,  perciocche  cosl  una  parva  gcin- 
tilla  potra  accendere  in  molti  la 
fiamma  d'un  desiderio  e  di  un 'opera 
eflScace. 

La  Pegna  il  ginnastico,  dello  stesso 

grandissimi  dispiaceri  che  sopportd 
con  magnanima  fortezza.  La  narra- 
zione  e  viva,  i  casi  varii  e  dramma- 
tici  sono  svolti  e  descritti  in  pura 
lingua  italiana. 

ragioni  vere  dell'arte  del  dire  e  del 
ben  dire,  fondate  nella  natura  del- 
1'uomo  e  delle  sue  passioni. 

-  Oeuvres.  Edition  complete  d'apres 
originales  enrichie  de  nombreuses 


600 


BIBLIOGRAFIA 


pieces  ine*dites.  Tome  XL  Lettres.  ler  volume.  Annecy,  impr.  J.  Nie- 
rat,  1900,  8°  di  pp.  XXXII-484. 


Dopo  la  Filotea,  tra  gli  scritti  di 
S.  Francesco  di  Sales  le  piu  ricer- 
cate  e  gustate  sono  le  sue  Lettere, 
tanto  in  queste  risplendono  i  pregi 
tutti  di  natura  e  di  grazia,  di  cui 
queH'anima  bella  era  adorna.  Meri- 
tamente  pero  il  ch.  Benedettino  Don 
Mackey  e  le  sue  degne  collaboratrici 
hanno  messo  ogni  cura  nel  darci  di 
queste  lettere  una  edizione  vera- 
mente  insigne.  Gia  non  e  poco  il  dire 
che  la  presente  conterra  un  500  let- 
tere piu  dell'edizione  di  Migne,  stata 
flnora  )?„  piu  ricca  di  tutte.  Ma  poi, 
per  assicurarsi  della  integrita  dei 
testi,  gli  editori  sono  risaliti  alle  fonti, 
cioe  agli  original!  o  alle  copie  auten- 
tiche,  tutte  le  volte  che  cio  e  stato 
possibile.  Inoltre  con  pazienti  inda- 
gini  ban  messo  in  sodo  la  data  di 
ciascuna  lettera,  e  la  persona  a  cui 
era  indirizzata,  rilegando  alia  fine 
della  pubblicazione  quelle  di  data 
incerta.  Ma  il  merito  principale  di 
questa  edizione  sta  nelle  note  bio- 
grafiche  e  storicbe  che  raggruppano 
intorno  allo  scrivente  tutti  i  perso- 


za  ci6,  scrive  1'illustre  Benedettino, 
il  lettore  sarebbe  condannato  ad  er- 
rare  in  un  mondo  cosi  impersonate, 
che  non  puo  destare  interesse;  e  in- 
fatti  il  leggere  le  lettere  del  nostro 
Santo  nella  maggior  parte  delle  edi- 
zioni  antiche,  e  come  un  incontrarsi 
in  tombe  senza  epitaffii.  Noi  invece 
pretendiamo  di  risuscitar  questi  morti, 
di  trasformare  questo  cimitero  in  una 
passeggiata  pubblica,  dove  non  si 
incontrano  che  visi  conosciuti  »  (p. 
XXIII).  Intanto  questo  primo  volume 
corrisponde  agli  anni  giovanili  del 
Santo;  e  quindi  abbraccia  principal- 
mente  il  suo  apostolato  nel  Chablais. 
Qui  piu  che  altrove  convien  cercare 
la  storia  di  quella  importantissima 
missione,  qui  in  queste  lettere  si  vive, 
si  calde,  si  piene  di  zelo  apostolico. 
L'editore  poi  fa  un  caldo  appello  a 
quanti  posseggono  lettere  di  S.  Fran- 
cesco, affinche  vogliano  farle  a  lui 
pervenire,  assicurandoli  che  ne  avran- 
no  in  ricambio  la  protezione  dell'ama- 
bilissimo  Santo,  e  la  riconoscenza  di 
tutti  i  suoi  divoti. 


naggi  coi  quali  egli  ha  da  fare.  «  Sen- 

GALLERANI  P.  ALESSANDRO,  d.  C.  d.  G.  —  Gesu  Grande,  ossia 
la  sudditanza  a  N.  S.  Gesu  Cristo  con  appendice  sul  Giubileo. 
Modem,  tip.  deli'Imm.  Concezione,  1900,  16°  di  pp.  200.  Edi- 
zione 2.a  —  L.  1,00. 

di  questa  operetta  sia  alquanto  piu 
elevato,  la  trattazione  corre  limpida 
e  snella  non  meno  che  nell'altre  due 
precedent!,  spargendo  raggi  di  luce 
soave  non  solamente  sulla  grandezza 
di  Gesu  Cristo,  ma  anche  sulla  sua 
Madre,  sulla  sua  Sposa,  sul  suo  Vi- 
carib,  e  su  altri  soggetti,  che  si  ve- 
dono  splendere  dintorno  a  lui,  come 
i  pianeti  dintorno  al  sole.  I  tre  vo- 


Al  Gesu  Buono,  diretto  ad  inspi- 
rare  confidenza  in  N.  S.  Gesu  Cristo, 
«  al  Gesu  Santo,  inteso  a  proinuo- 
verne  I'imitazione,  ecco  che  succede 
per  ultimo  il  Gesu  Grande,  ordinato 
a  farci  concepire  un'alta  idea  di  que- 
«to  divino  Signore,  e  quindi  muo- 
verci  ad  obbedirgli,  a  porgergli  ogni 
maniera  d'ossequio  e  principalinente 
-quel  solenne  Omaggio  che  gli  sta 
preparando  la  Chiesa  per  gli  albori 
del  nuovo  secolo.  Benche  il  soggetto 


lumetti   poi,  sebbene    possano  stare 
ciascun  da  se,  ognun  vede  pero  che 


BIBLIOGRAFIA 


601 


sugo  di  tutta  la  dottrina  riguardante 
il  Giubileo,  e  viene  sventato  un  pre- 
giudizio  comune  intorno  la  difficolta 
d'acquistarlo. 


uniti  insieme  ci  danno,  in  un  giusto 

volume  di  circa  600  pagine,  un  tutto 

compito  e  bene  armonico. 

Raccomandiamo  in  modo  parti- 

colare  1'Appendice,  nella   quale  e  il 

HORAE  DIURNAE  Breviarii  Romani.  Edizione  diamante  in  carta 
indiana  e  caratteri  gross!  Volume  elegantissimo  e  della  massima 
leggerezza.  —  Sciolto,  L.  4.  —  Leg.  7  bis  soffice,  L.  5.75.  —  14  sp., 
L.  6.50.  —  14  sp.  angoli  arrot.  L.  6.75.  —  17  grenat,  L.  9.50. 
Roma,  Desclee  Lefevre  e  C. 
Questa  nuova  edizione  del  Diurno, 

test&  uscita  in  luce  dalla  tanto  rino- 

mata  tipografia  Desclee,    e  un  vero 

gioiello  d'arte  tipografica,ed  e  la  piu 

LAURENTI  PIETRO,  d.  C.  d.  GK  —  Question!  moderne  religiose  e 
moral!  esposte  in  modo  popolare.  Roma,  Libreria  Salesiana,  1900, 
16°  di  pp.  344.  —  L.  2,00.  —  Vendibile  alia  Libreria  Desclee, 
Via  S.  Chiara,  Roma. 


compiuta  di  quante  finora  eono  state 
pubblicate  in  conformita  degli  ultimi 
decreti  della  S.  C.  dei  Riti. 


L'importanza  delle  question!  trat- 
tate  in  questo  volume,  si  manifesta 
da  s&  col  solo  annunziarne  i  titoli,  i 
quali  sono  i  seguenti.  I.  C'e  o  non 
c'e  un'altra  vita?  —  II.  Perche  non 
si  crede?  —  III.  Perche  si  deve  cre- 
dere? —  IV.  lo  credo  in  Dio,  ma  non 
ai  preti.  —  V.  Se  la  Chiesa  romana 
sia  intollerante.  —  VI.  Se  la  Chiesa 
sia  nemica  della  civilta  e  della  scienza. 
— VII.  La  carita,  suggello  divino  della 
vera  Chiesa  di  Gesu  Cristo.  —  VIII.  II 
Papa.  —  IX.  Dagli  ai  preti !  —  X.  I 
Protestanti. —  XI.  I  miracoli. —  XII.  La 
Massoneria.  —  XIII.  La  Religione  e  il 
dolore.  —  XIV.  L'empio  prosperato. 
—  XV.  La  Religione  e  il  piacere.  — 
XVI.  La  stampa  al  tribunale  della 
Chiesa.  —  XVII.  La  stampa  al  tri- 
bunale della  coscienza.  —  XVIII.  I 
tavolini  giranti  e  parlanti.  —  XIX.  La 
educazione  moderna.  —  XX.  L'ope- 


Or  questi  importantissimi  argo- 
menti  e  tutti  del  giorno  sono  trat- 
tati  con  solidita,  con  chiarezza,  e  con 
un  certo  fare  spigliato  e  brioso,  tutto 
proprio  dell'egregio  Autore,  che  ne 
ha  dato  gia  prove  in  altri  suoi  pre- 
giati  lavori.  Quest'ultimo,  lasciando 
stare  che  puo  tornar  utile  anche  ai 
Ministri  della  divina  parola,  noi  vor- 
remmo  che  entrasse  in  tutti  i  col- 
legi,  i  conservatorii,  gl'istituti  d'edu- 
cazione  di  qualsiasi  genere:  vorrem- 
mo  anzi  vederlo  in  mano  a  tutti  i 
giovani  d'ambo  i  sessi,  persuasi  che 
vi  troverebbero  un  potente  contrav- 
veleno  agl'insidiosi  errori  che  suc- 
chiano,  ancor  non  volendo,  in  tanti 
altri  libri  e  giornalt.  Ne  pu6  fare 
ostacolo  il  prezzo,  che  anzi  e  mite 
verso  il  merito  dell'edizione,  com- 
mendevole  per  correttezza  di  testo, 
belta  di  carta  e  nitidezza  di  tipi. 


raio. 

LESSIOO  ECCLESIASTICO  illustrate.  M.il*no,  F.  Vallardi  editore, 
in  8°  gr.  a  due  colonne.  Si  pubblica  a  dispense  di  pp.  32  al  prezzo 
di  L.  1,00  ciascuna,  ed  usciranno  due  volte  al  mese. 
Non  si  puo  dir   certamente  che       ginali  e  tradotte,l'Italia  soffragrande 

d'enciclopedie  ecclesiastiche,  tra  ori-      penuria.  Ma  con   le  scienze  profane 


602 


BIBLIOGRAFIA 


anche  le  sacre  ban  camminato  di  buon 
passo  in  quest!  ultimi  anni,  e  pero  pa- 
recchie  opere  banno  molto  perduto 
della  loro  importanza,  almeno  Delia 
parte  cbe  riguarda  le  ultimo  scoperte 
o  applicazioni.  Giunge  dunque  oppor- 
tunissimo  questo  Lessico  Ecclesia- 
stico,  cbe  si  propone  di  contribute  al- 
1'incremento  della  coltura  del  clero 
italiano  coll'offrirgli  in  modo  cbiaro  e 
concisoil  risultatodegliultimi  studii, 
in  tutte  le  materie  cbe  possono  inte- 
ressare  il  sacerdote  ai  nostri  giorni. 
Oltre  dunque  la  Teologia  Dogmatica, 
la  Morale  e  il  Diritto  Canonico,  dara 
largo  luogo  agli  Studi  biblici,  alia 
Storia  ecclesiastica,  e  &\YArcheologia 
sacra;  ne  sara  trascurata  la  Filosofia, 
la  Liturgia,  YAscetica,  gli  Studi  so- 
ciali  ed  altre  discipline  confacentisi 


ai  sacerdoti.  La  revisione  ecclesia- 
stica che  il  Lessico  porta  in  fronte, 
il  valore  de'  suoi  molti  compilatori, 
il  merito  dei  non  pochi  articoli  usciti 
gia  alia  luce  ci  danno  affidamento 
della  felice  riuscita  di  tuttal'opera. 
L'illustre  Cardinale  Paroccbi,  in  una 
sua  lettera  del  22  ottobre  alia  Reda- 
zione,  scriveva,  fra  1'altre,  queste  pa- 
role: Gli  articoli  pubblicati  sin  qui, 
irreprensibili  per  sanitd  di  dottrina, 
sono  eziandio  pregevoli  per  freschezza 
di  notizie  moderne.  E  pregevoli  sono 
altresl  le  molte  incisioni  onde  il  Les- 
sico e  illustrate.  Mentre  scriviamo  e 
giunto  a  650  pagine  ;  e  piu  va  innanzi 
il  lavoro,  piu  e  a  sperare  cbe  vengasi 
perfezionando,  e  togliendo  que'difetti 
che,  in  opere  di  questo  genere,  sono 
nei  principii  quasi  inevitabili. 


LUIGI  (Fra)  DA  PARMA  dei  Minor! ,  gia  Ministro  Generate  dell'Or- 
dine.  —  Vita  del  B.  Giovanni  da  Parma  YII  Generale  Ministro 
dell'Ordine  dei  Frati  Minori.  Seconda  edizione.  Quaraeehi,  tip.  San 
Bonaventura,  1900,  16°  di  pp.  YIII-188. 


Questo  Beato  non  solo  offre  in  se 
stesso  all'asceta  un  bel  modello  di 
santo  disprezzo  delle  vanita  del  mon- 
do,  d'amor  di  Dio  e  del  prossimo,  di 
zelo  per  la  divina  gloria,  e  d' altre 
virtu  religiose  da  imitare,  ma  pre- 
senta  ancbe  allo  storico  e  al  Densa- 
tore  un  fatto  gravissimo  da  meditare. 

Era  egli,  per  la  sua  pieta,  dot- 
trina  e  prudenza,  salito  all'alto  uffizio 
di  Ministro  Generale  del  suo  Ordine  ; 
e  zelatore  caldissimo  dell'osservanza 
regolare  e  soprattutto  della  stretta 
poverta  volutada  S.  Francesco,  aveva 
tosto  messo  mano  a  sradicare  gli  abusi 
cbe  a  poco  a  poco  s'erano  venuti  in- 
troducendo.  E  vi  era  riuscito  in  gran 
parte.  Ma  i  rilassati  si  risentirono 
tanto,  cbe  giunsero  fino  a  portare 
accuse  contro  di  lui  al  trono  del 
Sommo  Pontefice  Alessandro  IV.  Di 
cbe  egli  delibero  di  scendere  sponta- 


neo  dall'alto  grado,  e  convocato  il  Ca- 
pitolo  generale  a  Roma  pel  due  feb- 
braio  1257,  ivi  diede  formalmente  la 
sua  rinunzia,  ed  ebbe  per  successore 
S.  Bonaventura.  Ma  i  suoi  avversarii 
non  furon  pagbi  di  questo,  e  tanto 
si  adoperarono  presso  il  nuovo  Gene- 
rale,  cbe  lo  indussero  ad  ordinare  un 
processo  contro  di  lui.  Due  erano  i 
capi  d'  accusa:  sovercbia  rigidezza 
usata  come  Generale.  e  sospetto  di 
eresia  incorso  per  adesione  all'Abate 
Gioaccbino.  Fu  dunque  giudicato  nel 
convento  di  Citta  della  Pieve,  prese 
dendo  al  Consesso  il  Card.  Orsini, 
protettore  dell'Ordine.  Dalla  prima 
accusa  fu  facilmente  assoluto,  nou 
cosi  facilmente  dalla  seconda:  ma 
intervenuto  il  Cardinale  Fiescbi  (cbe 
fu  poi  Papa  col  nome  di  Adriano  V), 
il  quale  scrisse  una  energica  lettera 
al  Card.  Orsini,  scongiurandolo  a 


BIBLIOGRAFIA 


603 


non  procedere  con  imprudenza  contro  circostanze   principali.   Le    molte   e 

un   uomo  santo,    e  protestando  che  gravi  riflessioni  a    cui    da    luogo,  e 

qualunque  oltraggio  a  lui  si  facesse,  che  noi  non  abbiamo    agio   di    fare, 

I'avrebbe  riconosciuto  come  fatto  a  se  le  fara  il  lettore  da  se,  e  alcune  le 

stesso,  la  cosa  non  passo  oltre,  e  1'ac-  troveraanche  molto  saviamente  espo- 

cusato  fu  messo  in  liberta.  ste  dal  ch.  Autore. 
Questo  e  il  nudo  fatto  nelle  sue 

MASTELLONI  FRANCESCO.  —  Zeila  di  Jefte.  Tragedia  in  versi   in 
cinque  atti.  Firenze,  Seeber,  1900,  16°  di  pp.  110.  —  L.  2,50. 


II  voto  di  Jefte,  considerate  in  se 
stesso,  fu  temerario  ed  ingiusto :  cosi 
la  pensano  generalmente  i  santi  Pa- 
dri,  tra  i  quali  S.  Girolamo  dice  che 


intenzione  di  rendere  onore  a  Dio, 
ma  il  mezzo  fu  scelto  male.  E  noi 
non  abbiamo  coraggio  di  dire  che 
sia  stato  un  bene  lo  scegliere  a  tema 


Jefte  fu   stolto  net  fare  il   voto,  ed  di  tragedia  questo  soggetto,  che  in 

empio  nell'adempirlo.  Tutt'al  piu  pu6  molti  pud  destare  sensi  d'abbominio 

ammettersi  in  quest'uomo  semplice  contro    il    sentimento     religioso.    II 

e  militare  la   buona  fede  e  la  retta  dramma  pero  e  ben  condotto. 

MUSTO  MICHELE,  d.  C.  d.  GL  —  Dramini  e  dialoghi  per  giovinette 
educande.  Modena,  tipografia  dell'lmmacolata  Concezione,  in  16° 
(Fanno  parte  del «  Piccolo  teatro  delle  Case  di  educazione  » .  Disp.  106, 
108,  109). 

OPERA  (L})  dei  Congressi  e  dei  Comitati  Cattolici  in  Italia.  Linea 
recta  brevissima.  S.  Pier  d*  Arena,  Scuola  tip.  Salesiana,  1900,  in  8.° 
Colla  consueta  chiarezza  e  dirit-  di  secolo  opportunissima  ai  present! 


tura,  1'  inflessibile  laico  cattolico,  che 
ha  per  impresa  il  linea  recta  brevis- 
sima, espone  qui  1'organismo  e  1'  a- 
zione  dell'Opera  dei  Congressi,  rag- 
gruppando  il  tutto  sotto  varii  capi- 
toli  corrispondenti  al  quis,  quid,  ubi, 
quibus  auxiliis,  cur,  quomodo,  quando 
della  scolastica.  II  merito  di  questa 
esposizione  consiste  massimamente 
nell'esattezza,  onde,  senza  bisogno 
di  rettorici  adornamenti,  risulta  un 
quadro  dell'Opera  che  innamora  di 
essa  e  basta  per  se  solo  a  distrug- 
gere  le  obbiezioni  dei  malevoli  o  dei 
poco  benevoli. 

L'autore  dedica  questo  ben  pen- 
eato  lavoro  ai  giovani;  ed  e  certo 
ottimo  divisamento  il  suo,  perche  tra 
i  giovani  soprattutto,  che  poco  co- 
noscono  1'  indole  d'  un'  istituzione, 
esperimentata  gia  per  piu  d'un  quarto 


bisogni  della  Chiesa  e  della  societa 
in  Italia,  si  vanno  gittando  semi  di 
diffidenza  ingiustificata,  perniciosissi- 
mi  pel  movimento  cattolico.  Leg- 
gendo  le  pagine  dove  il  ch.  A.  lor 
mette  innanzi  quel  che  i  Comitati 
dell'Opera  dei  Congressi  hanno  fatto 
e  fanno  in  pro  del  popolo,  i  giovani 
si  avvedranno  (se  sono  retti  di  spi- 
rito)  che  mal  consiglio  sarebbe  la- 
sciare  questa  via  battuta,  per  pren- 
derne  altre,  le  quali  non  sappiamo  ove 
possano  condurre.  E  impareranno  al- 
tresl  a  rispettare  il  grande  principle 
informatore  dell'Opera  dei  Congressi, 
che  e  1'unione  intima  di  mente  e  di 
cuore  e  di  opere  colla  Chiesa  e  col 
Supremo  Gerarca  di  espa,  il  Papa,  la 
cui  liberta  ed  indipendenza  deve  star 
sempre  in  cima  a  tutto. 


604 


BIBLIOGKAFIA 


ORLAND1NI  LODOVICO,  Priore  di  S.  Matteo  in  Pisa.  —  Genea- 
logia  del  B.  Giordano  da  Rivalto.  Pisa,  tip.  Arciv.  di  P.  Orso- 
lini-Prosperi,  1900,  in  8°  di  pp.  76. 


In  quest'anno  1900  fa  celebrato 
dai  Pisani  cattolici  con  bellissima 
solennita  il  VI  centenario  dell'isti- 
tuzione  dell'  Arciconfraternita  del 
SS.  Salvatore,  delta  del  Crocione, 
fatta  dal  Beato  Giordano;  e  ad  onore 
di  esso  fu  anche  pubblicato  un  bel- 
lissimo  Numero  Unico.  Questo  figlio 
di  S.  Domenico  fu  santo  e  dotto  e, 
quel  che  a  non  moltissimi  oggi  e 
conto,  fu  un  oratore  sacro  degno  di 
annoverarsi  nella  schiera  gloriosa  dei 
Vincenzi  Ferreri,  Bernardinida  Siena, 
Bernardifii  da  Feltre,  Giovanni  da  Ca- 
pistrano,  Giovanni  della  Marca,  Savo- 
narola ed  altrettali,  che  nei  secoli 
X[V  e  XV  si  trassero  dietro  le  mol- 
titudini  rapite  al  fascino  della  loro 
eloquenza.  Anzi  il  B.  Giordano  fu  tra 
i  primissimi  per  tempo,  e  quindi  i 
euoi  sermoni  hanno  importanza  mas- 


gare,  di  cui  rendono  mirabilmente 
1'ingenuita  e  la  purezza  nativa.  Pec- 
cato  che  ci  rimangano  quasi  solo  i 
sunti  raccolti  dagli  uditori  contem- 
poranei,  i  quali  non  furono  per 
verita  cosi  diligenti  come  quelli  di 
S.Bernardino  a  Siena.  Ora  e  giusto 
che  Rivalto,  luogo  del  Pisano  in 
Valle  d'Era,  si  adoperi  a  rivendicar.e 
1'  onore  altissimo  d'  aver  dato  i  na- 
tali  ad  un  tanto  uomo:  e  I'Orlan- 
dini  che  sostiene  in  questo  opu- 
scolo  siffatto  onore  con  argomenti 
tratti  dagli  archivii,  dail'  autorita  e 
dalla  tradizione,  merita  lode  per  1'a- 
more  che  con  cio  dimostra  al  paese 
originario  della  propria  famiglia;  ma 
noi  abbiamo  giadichiarato  altra  volta 
di  voler  tenerci  fuori  dalla  contro- 
versia  che  si  agita  intorno  a  questo 
punto  fra  alcuni  scrittori  viventi. 


sima  rispetto  alia  lingua  nostra   vol- 

SCHLOPPA  LORENZO,  sac.  prof.  —  II  Papa  nel  Diritto  Internazio- 
nale  dopo  il  1870.  Studio  giuridico.  Napoli,  tip.  Giannini,  1900, 
in  8.°— L.  1,50. 

in  tutto  lo  Stato  Pontificio,  innanzi 
che  questo  gli  fosse  tolto?  —  La  ri- 
sposta  del  ch.  professor  Schioppa  e 
affermativa,  e  rettamente.  Egli  stre- 
nuamente  ribatte  1'opposto  parere 
dei  giuristi  ligi  alia  causa  liberale 
italiana,  dimostrando  che  al  Papa  ri- 
mangono  tuttavia  gli  attributi  della 
sovranita  vera  ed  eifettiva,  dentro  il 


II  ch.  professore  napoletano  si  pro- 
pone di  esavninare  con  tutta  serenita 
t  senza  spirito  di  parte,  se  la  posi- 
zione  giuridica  del  Papa  nel  diritto 
delle  genti  siasi  mutata  per  1'occu- 
pazione  violenta  di  Roma,  seguita  il 
20  settembre  1870,  ovvero  sia  rima- 
sta  sostanzialmente  quella  di  prima. 
Egli  sta  per  questo  secondo  avviso, 
e  conforta  la  sua  sentenza  con  copia 
grande  di  citazioni,  mostrando  dap- 
prima  che  quella  condizione  giuridica 
non  fu  mutata  dalla  capitolazione 
militare,  poi  che  non  pote  esser  mu- 
tata dal  plebiscite. 

Subeutra  quindi  naturalmente  la 
questione  :  il  Papa  e  sovrano  vero 
ed  effettivo  nel  Vaticano,  come  1'era 


recinto  del  Vaticano.  Qui  pero,  a  ver» 
dire,  ci  pare  piu  felice  nella  parte 
negativa,  di  risolvere  le  obbiezioni, 
che  nella  positiva  di  stabilire  latest 
della  perdurante  sovranita  reale  ed 
effettiva  del  Papa  Non  troviamo  in- 
fatti  in  queste  pagine  posto  al  primo 
luogo  e  con  evidenza  piena  quello 
che,  a  nostro  modo  di  vedere,  e  il 


BIBLIOGRAFIA 


605 


cardine  precipuo,  vale  a  dire  il  fatto 
della  non  seguita  occupazione  del 
Vaticano,  onde  risulta  evidentemente 
che  cola  dentro  il  Papa  rimase  come 
prima  sovrano  reale  ed  effettivo.  II 
giuoco  della  divina  Provvidenza,  mi- 
rabile  per  verita,  9  stato  questo,  che 
gl'  invasori  di  Roma  si  dessero  a  cre- 
dere d'aver  scoronato  il  Pontefice, 
e  intanto  non  ponessero  la  condi- 
zione  voluta,  secondo  il  diritto  delle 
genti,  perch6  tale  scoronazione  effet- 
tivamente  seguisse. 

II  ch.  professor  Schioppa,  s'indu- 
gia  molto  dottamente  nella  questione 
della  personalita  giuridica  internazio- 
nale  della  Chiesa  cattolica :  ma  essa 
non  s'identifica  colla  sovranita  effet- 
tiva  del  Papa,  di  cui  e  qui  questione ; 
tauto  e  vero  che  il  Fiore  ammette 


quella  e  rifiuta  questa.  Anche  del- 
1'istituzione  dei  tribunal!  vaticani, 
che  sono  argomento  fortissimo  per  la 
sovranita,  avremmo  desiderate  una 
particolare  ed  ampia  trattazione.  Ne 
fa  meraviglia  che  noi  muoviamo 
all'opuscolo  dell'egregio  professore 
Schioppa,  per  altro  cosl  bellamente 
scritto  e  profondamente  meditato, 
qualche  appunto  ;  poiche  avendo  noi 
stessi  dovuto  studiare  la  tesi,  di  cui 
appositamente  discorremmo  in  un 
nostro  articolo,  (Quad.  1183,  del 
7  ott.  1899)  che  diede  luogo  a  vasta 
polemica  del  giornalismo  liberale,  ci 
siamo  convinti  che  il  modo  d'impo- 
stare  la  questione,  come  ora  dicesi, 
dovea  essere  un  poco  diverso  dal 
prescelto  dal  ch.  Schioppa. 


RITUALE  Romanum  Pauli  Y,  P.  M.,  jussu   editum  etc.  cui  novissima 
accedit  Benedictionum  et  instructionum  Appendix.   Romae,    Tor- 
naci,  Desclee,  1900,  in  32°  di  pp.  XYI-706.  —  L.  2,00.  Legato  in 
tela  L.  2,75.  Yendibile  in  Roma,  presso  la  Libreria  Desclee. 
Questo    volumetto     elzeviriano,       del  medio  evo,  e  il  piu  compito  Ri- 

stampato  a  due  colori  ed    illustrate      tualeche  conosciamo  e  insieme  anche 

da  vignette  ed  incision!    dello   stile      il  piu  comodo. 

SAINATI  GIUSEPPE,  can.  -  La  patria  del  B.  Giordano  e  Pisa.  Dis- 

sertazione.  Pisa,  tip.  Orsolini  Prosperi,  1900,  16°  di  pp.  32. 

Annunziamovolentieri  questa  eru-       scritto  dal  Pievano  Costagli,  il  quale 

dita  dissertazione  del   veuerando  ca-       assegna  al  Beato  per  patria  Rivalto  : 

nonico  Sainati,  come  abbiamo  fatto       ma,  come  allora  dicemmo,  non  inten- 

altra   volta    dell' opuscolo   contrario       diamo  entrar  giudici  della  questione. 

SCHIAYI  LORENZO,  can.  prof.  —  La  Martire  S.  Anastasia,  tragedia. 

Natalia  ed  Irene  di  Ortona,  dramma   in    due    brevi    atti.   Roma, 

tip.  Salesiana,  1900,  in  16.° 

Non  inferior!  di  merito  agli  altri 
lavori  drammatici  del  ch.  Autore,  gia 
da  noi  fatti  conoscere  ai  nostri  lettori, 
ci  si  presentano  ora  questi  altri  due, 
per  sole  donne.  Per  lo  spirito  religiose 


cbe  li  anima,  per  la  naturalezza  del- 
i'intreccio,  pei  caratteri  bene  spiccati 
e  le  commoventi  scene,  sono  ambedue 


assai  commendevoli;  ma  riputiamo 
che,  se  la  tragedia  sara  dai  lettori 
forse  piu  ammirata,  dagli  spettatori 
invece  sara  accolto  con  piu  favore  il 
dramma,  che  e  piu  sereno,  non  lascia 
1'animo  amareggiato  e  si  risolve  gran- 
diosamente. 


606  BIBLIOGRAFIA 

SCHIMID  G.  GW.  —  Catechismo  storico,  ossia  spiegazione  completa 
del  Catechismo  per  via  di  esempi  veri  ed  antichi.  Prima  versione 
italiana  dal  Francese  dell'abb.  P.  Belet  pel  sac.  G.  BOBBIO,  bar- 
nabita.  (2a  edizione)  Parma,  Fiaccadori,  1899-900,  3  voll.  in  16* 
di  pp.  X1I-388;  436;  400.  —  Prezzo  dei  tre  voll.  L.  4,50. 
S1ENKIEVICZ  E.  —  Quo  vadis?  Nuova  traduzione  ad  uso  della  gio- 
ventu  e  delle  famiglie  del  prof.  Enrico  Salvador!  con  introdu- 
zione  del  prof.  Orazio  Marucchi  e  con  una  pianta  topografica  di 
Roma  dei  tempi  di  Nerone.  Roma,  Desclee  1900,  8°  di  pp.  XL-500.. 
—  L.  2.00. 

Pregevolissimaquesta traduzione.  proposto  (ser.  XVII.  vol.  X,  p.  702),. 
Essa  ci  rida  11  Quo  vadis?  scevro  vuolsi  rammentare  che  noi  mede- 
bensl  di  quelle  macchie  che  pote-  simi  ivi  dicemmo  che  a  tal  uopo  si 
vano  offendere  occhi  inesperti,  ma  sarebbe  richiesta  la  mano  medesima 
pero  in  tutta  la  sua  integrity  morale  dell'autore.  Ci6  non  ostante,  questa 
ed  artistica,  in  guisa  che  delle  can-  versione,  atteso  i  pregi  sovrindicati 
cellatureo  modificazionieseguitenon  e  la  dotta  ed  erudita  introduzione 
apparisce  traccia;  e  inoltre  ce  lo  rida  che  la  precede,  noi  non  esitiamo  a 
in  una  forma  per  lingua  e  per  stile  giudicare  ottima  fra  quante  ne  sono 
veramente  italiana,  qual era  da  aspet-  apparse  in  Italia;  e  cordialmente  ci 
tarsi  dalla  penna  del  ch.  professore  rallegriamo  coll'  egregio  professore 
toscano-romano.  Che  se  1'emenda-  d'avere  si  ben  coiidotto  un  lavoro, 
zione,  per  zelo  di  rispettare  1'arti-  assai  piu  difficile  di  quel  che  dai 
etica  integrita  del  lavoro,  in  qualche  poco  intelligenti  si  crede. 
parte  non  raggiunge  1'  ideale  da  uoi 

TACCONI  PIETRO  MARIA.  —  II  Bello  e  1'arte.  Roma,  tip.  A.  Befsnir 
1900,  in  16.° 

TEATRO  (II)  della  vita,  ossia  scene  tragiche  e  comiche,  domestiche 
e  sociali  dei  tempi  che  corrono.  Napoli,  Pierro  e   Veraldi,  1900,. 
8°  di  pp.  432;  452   —I  due  volumi  L.  6,(K».  Dirigersi  in  Napoli 
al  Gerente  della  Civilla  Catlolica,  Calata  trinita  Maggiore,  53. 
All'autore   anonimo,   che  e   una      piacevole.  varia,ed  istruttiva  insieme. 

degna  persona  conosciuta  da  noi,  va      Lo  zelo  sacerdotale  ha  mosso   1'au- 

applicato    il    verso  di   Orazio:  omne      tore  a  pubblicarli  in  vantaggio  spe- 

tulit  punctum  qui  miscuit  utile  dulci.       cialmente  della  gioventu  di  entrambi 

I    due   volumi    oftrono    una   lettura       i  sessi. 

VOLPI  GIOVANNI.  Vesc.  Tit.  di  Dionisiade  e  Ausil.  di  Lucca.  - 
Per  la  prima  Comunione  della  giovinetta  Virginia  dei  Conti  Sardi.. 
Lucca,  tip.  Baroni,  16°  di  pp.  46. 
Bel  libricino,  ben  concepito,  bene       ^vire  di  strenna  in  somiglianti  occa- 

steso,  bene  stampato,  che  pud  ser-       sioni. 


CRONACA  GONTEMPORANEA 


Roma,  8-22  novembre  1900. 

I. 
D1ARIO  DELL' ANNO  SANTO 

1.  Dedicazione  della  chiesa  di  S.  Anselmo  al  collegio  benedettino  sull'Aven- 
tino.  —  2.  II  settimo  pellegrinaggio  piemontese  ;  pellegrinaggi  delle 
diocesi  meridionali,  dell'  Abruzzo,  di  Carpineto  e  Maenza,  di  Per- 
pignano ;  personaggi  illustri.  —  3.  Pellegrini  dell'  Agro  romano ;  di 
Porto  e  Santa  Ruflna.  Altri  dell'  Umbria,  Orvieto,  Narni,  Acquapen- 
dente,  delle  Marche,  della  repubblica  di  S.  Marino.  —  4.  II  conte  Le- 
dochowski  punito  ingiustameute  in  Austria,  onorato  in  Roma  come  per- 
fetto  gentiluomo  cristiano. 

1.  Sul  ciglio  del  monte  Aventino,  che  guarda  tra  mezzodi  e  ponente, 
sorge  da  pochi  anni  un  superbo  edificio,  che  nella  poderosa  distribu- 
zione  delle  masse,  nei  padiglioni  turriti  e  nelle  muraglie  a  scarpa  pog- 
giate  sul  suolo  ineguale,  richiama  la  saldezza  d'un  castello  fortificato  ; 
mentre  che  nei  particolari  del  pietrami  gentilmente  lavorati,  nella  pro- 
porzione  delle  parti,  negli  accenni  del  rinascimento  che  timido  spunta 
sul  robusto  stile  romanico  medievale,  dimostra  chiaro  1'opera  dell'arte 
•calcolata  e  riflessa.  Questo  £  il  nuovo  collegio  internazionale  dei  mo- 
nad benedettini,  sorto  per  iniziativa  e  munificenza  del  S.  Padre 
Leone  XIII,  sui  disegni  dell' Abate  Hemptinne,  primate  deH'ordine,  e 
destinato  ad  avviare  negli  studii  e  nelle  scienze  sacre  i  giovani  mo- 
naci  inviati  da  tutte  le  parti  ove  e  sparse  1'ordine  di  S.  Benedetto. 

II  monastero  fu  cominciato  ad  abitare  fin  dal  1896,  ma  la  bella 
chiesa  basilicale  con  la  sua  cripta  non  furono  terminate  che  nei  cor- 
rente  anno  del  giubileo.  E  a  ques-t'anno  ne  resto  cosi  opportuna- 
mente  riserbata  la  solenne  dedicazione,  funzione  la  piu  splendida 
tra  le  solennita  liturgiche  che  Roma  vedesse  dopo  1'apertura  della 
Porta  santa  in  S.  Pietro  e  la  canonizzazione  de'  Santi.  II  Sommo  Pon- 
tefice,  pel  vivo  amore  portato  a  questa  sua  istituzione,  avrebbe  vo- 
luto  darle  egli  stesso  in  persona  il  compimento  consecrandone  il  tempio: 
ma  per  ovvie  ragioni  impedito,  si  degno  nominare  suo  Legato  a  later  e 
per  tale  effetto  1'Emo  Cardinale  Mariano  Rampolla,  Segretario  di  Stato. 
L'atigusta  volonta  del  Pontefice  imprimeva  cosi  alia  solennita  il  ca- 
rattere  di  funzione  papale,  eppero  vi  intervennero  i  cleri  dei  due  i?iti, 


608  CRONACA 

i  latini,  cioe,  e  gli  oriental!,  che  alia  messa   cantarono  essi  pure  in 

greco  1'epistola  e  il  vangelo. 

Niuno  di  quanti  ebbero  la  fortuna  di  assistervi  dimentichera  mai 
lo  spettacolo  grandiose  che  il  tempio  offeriva  durante  la  messa  pon- 
tificale.  Nel  coro  de'  monaci,  che  occupa  due  terzi  della  navata  di 
mezzo,  avevano  preso  posto  ban  cinquantadue  abbati  benedettini,  con- 
venuti  da  ogni  parte  del  mondo ;  piu  su  a  destra  assistevano  in  ban- 
cate  speciali  molti  arcivescovi  e  veseovi,  forestieri  e  resident!  in  Roma; 
tutti  poi,  vescovi  ed  abbati  in  abiti  pontifical!  e  mitra  in  capo,  spic- 
cando  tra  tutti  i  vescovi  oriental!  e  gli  abbati  basiliani  nello  splendore 
dei  loro  paludamenti ;  nel  magnifico  trono  1'  Emo  Card.  Legato  cele- 
brante  circondato  dai  ministri  d'ambidue  i  riti,  greco  e  latino,  e 
dall'  intero  collegio  de'  ceremonieri  pontificii ;  nelle  tribune  riservate 
undici  Emi  Cardinal!,  il  corpo  diplomatico  presso  la  S.  Sede  ed  una 
larga  rappresentanza  del  patriziato  romano;  nelle  navate  del  tempio 
gran  numero  di  prelati  in  abito  di  ceremonia,  rettori  di  collegi,  mo- 
naci e  religiosi  di  ogni  ordine,  collegiali  di  tutte  le  nazioni,  signori 
e  signore  d'ogni  ceto.  II  raccoglimento  profondo  di  tutti  i  presenti, 
la  pieta  solenne  dell'  Emo  celebrante,  le  mistiche  purissime  note  delle 
antiche  melodie  gregoriane  che  prime  risonarono  nel  tempio  novello, 
andavano  al  cuore.  Esse  furono  eseguite  dalla  Schola  dei  monaci  sotto 
1'abile  direzione  del  R.  P.  Don  Lorenzo  Janssens,  rettore  di  S.  An- 
selmo,  mentre  il  canto  orientale  degli  alunni  del  collegio  greco  era 
diretto  dal  R.  P.  Don  Ugo  Gaisser. 

II  momento  piu  solenne  della  funzione  fu  senza  dubbio  quello  del- 
1'  ingresso  trionfale  nel  tempio  delle  SS.  Reliquie,  portate  processional- 
mente  dalla  sala  del  Capitolo,  dove  erano  state  deposte  e  riconosciute 
la  sera  innanzi,  e  dove  s'erano  celebrate  le  vigilie  durante  la  notte. 
Sostarono  esse  innanzi  la  porta  ancor  chiusa,  e  quivi  1'arcidiacono 
lesse  solennemente  la  formola  di  presa  di  possesso  del  nuovo  tempio 
in  nome  della  Chiesa,  intimando  la  scomunica  a  chiunque  atten- 
tasse  di  mettere  la  mano  sacrilega  sulla  medesima,  togliendone  o  di- 
straendone  i  beni.  Cio  fatto  e  consecrate  col  crisma  le  parti  esterne 
della  porta,  questa  si  aperse  ed  entrarono  i  Corpi  santi  al  canto  della 
splendida  antifona:  Entrate  o  Santi  di  Dio ;  e  preparata  dal  Signore 
I'abitazione  e  la  sede  vostra;  ma  anche  il  popolo  fedele  con  gaudio  vi 
segue  nella  vostra  via,  affinche  per  noi  preghiate  la  maesta  di  Dio.  Al- 
leluia! 

Indi  fu  consecrate  1'altar  maggiore,  e  con  esso  altri  diciotto  altari, 
due  nella  chiesa  stessa  in  fondo  alle  navate  laterali,  e  sedici  nella 
cripta,  per  opera  di  due  Vescovi  benedettini  e  di  sedici  Abbati  del- 
1' Ordine,  che  si  valsero  percio  d'un  privilegio  particolare  congiunto 
alia  loro  giurisdi»ione  di  abbati  cassinesi. 


CONTEMPORANEA  609 

La  funzione  cominciata  poco  dopo  le  otto  della  mattina  dtiro  fino 
alle  due  e  mezzo  pomeridiane.  Un  suntuoso  rinfresco  fu  quindi  ser- 
vito  a  piu-  di  quattrocento  invitati  nel  grande  refettorio  ed  in  un'altra 
ampia  sala  del  monastero.  Si  leggeva  nel  volto  di  tutti  la  soddisfazione 
pienissima  per  la  magnifica  festa  e  per  1'ordine  ammirabile,  mantenuto 
in  tanta  moltitudine  di  officianti  ed  in  un  complesso  di  cerimonie  li- 
turgiche,  per  se  medesimo  intralciatissimo.  Le  congratulazioni  ven- 
nero  d'ogni  parte  sincere,  ed  appena  pote  darsi  libero  sfogo  al  senti- 
mento  dell'animo  per  tante  ore  represso,  ben  si  vide  1'entusiasmo  ge- 
nerale  ne'  ripetuti  calorosissimi  applausi  onde  furono  accolte  le  laudi 
medievali  che  la  Schola  de'  monaci  eseguiva  in  semplicissimo  canto 
gregoriano  durante  la  refezione.  Erano  quelle  laudi  medesime  che 
nel  medioevo  solevano  esser  cantate  a  due  cori  in  simili  circostanze 
alia  fine  della  solennita  liturgica.  Christus  vincit,  Christus  regnai, 
Christus  imperat,  cominciava  Tun  coro,  e  1'altro  rispondeva  :  Sanctis- 
simo  Domino  Leoni,  Anselmiensis  Collegii  Conditori  munifico,  augu- 
sto,  lustra  fausta,  benedicta  in  aevum  memoria:  il  primo  coro  aggiun- 
geva  1'  invocazione  de'  singoli  santi  a  maniera  di  litania,  a  cui 
ognivolta  replicava  il  secondo  coro  Tu  ilium  adiuva.  Tutti  ebbero  cosi 
1'augurio  loro  proprio:  il  Papa,  1'  Emo  Legato,  i  Principi  della  Chiesa,  . 
i  Principi  e  capi  di  Stato,  i  Yescovi  ed  Abbati,  i  Capi  degli  Ordini 
religiosi,  i  rettori  e  presidi  de'  Collegi  di  Roma,  gli  amici  tutti : 
Amicorum  coronae  dulcissimae^  rituum  artiumque  cultoribus  inclytis, 
fidi  animi  pignus,  diuturna  prosperitas  ! 

Non  ci  resta  che  augurare  anche  noi  ogni  migliore  prosperita  ad 
multos  annos  alia  novella  istituzione,  gloria  della  S.  Sede,  onore  di 
Roma  e  dell'  inclito  Ordine  Benedettino,  ai  monaci  tutti  che  vi 
convennero,  ma  in  modo  particolarissimo  al  Revmo  Padre  Don  Ilde- 
brando  de  Hemptinne,  Abate  di  S.  Anselmo  e  Primate  dell'Ordine, 
anima  d'ogni  cosa,  che  vide  cosi  bellamente  coronate  le  sue  fatiche  e 
legato  il  suo  nome  ad  uno  de'  piu  insigni  monumenti  eretti  in  questo 
secolo  nella  Citta  dei  Papi. 

2.  Frattanto  il  movimento  dei  pellegrini  verso  Roma,  non  che  smet- 
tere  al  volgere  dell'anno,  si  ravviva,  frutto  del  fervore  eccitato  nelle 
province  lontane  dai  pellegrini  reduci  alle  case  loro.  Dal  Piemonte  il 
12  corr.  giunse,  condotto  da  Mons.  Pampirio,  arcivescovo  di  Vercelli 
e  da  Mons.  Balestra  vescovo  d'Acqui,  un  settimo  pellegrinaggio  di 
4500  persone,  a  cui  s'aggiunsero  non  pochi  liguri  raccolti  sul  passag- 
gio  per  la  riviera.  Centoventi  chierici  del  Seminario  di  Yercelli  furono 
condotti  e  spesati  dal  loro  arcivescovo  ;  e  Mons,  Colomiatti,  provicari* 
generale  di  Torino,  diresse  lo  stuolo  di  300  figlie  di  Maria,  le  quali 
incontrarono  nelle  loro  consorelle  romane  a  S.  Agnese  la  piu  cordiale 
accoglienza.  Esse  furono  vedute  piu  volte  colle  loro  medaglie  e  nastri 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1211.  39  24  novembre  1900. 


610  CRONACA 

celesti  al  collo,  ordinate  per  schiere,  recitando  sommessamente  il  ro- 
sario,  attraversare  tutta  Roma  per  le  vie  piu  frequentate,  senza  che  nes- 
suno  desse  loro  noia;  che  anzi  ne  restavano  edificati  i  passanti  e  si 
scoprivano  il  capo.  Co'  piemontesi  si  trovarono  in  Roma  i  pellegrini 
di  Carpineto  e  Maenza,  guidati  dal  conte  Luigi  Pecci  nipote  di  S.  S. 
e  dall'arciprete  Santesarti;  i  quali  soddisfatto  alia  divozione  ebbero, 
oltre  al  ricevimento  generale  in  S.  Pietro,  una  speciale  udienza  dal 
S.  Padre  nelPaula  delle  carte  geografiche  il  16  novembre.  Quello  non 
fu  ricevimento  di  formalita,  ma  festa  di  famiglia,  per  cosi  dire;  il 
S.  Padre  diede  a  tutti  a  baciare  la  mano,  ravvisando  gli  uni,  doman- 
dando  degli  altri  conoscenti  antichi,  ricordando  aneddoti,  e  ascoltando 
con  paterna  compiacenza  i  compliment!  poetici  de'  nipotini :  e  poi  tutti 
rimando  consolati  e  benedetti. 

Altri  1100  pellegrini  di  varie  diocesi  meridionali  e  Abruzzi,  circa 
200  francesi  di  Perpignano,  con  quelli  di  G-enazzano,  i  predetti  di  Car- 
pineto e  Maenza,  di  Sezze  romano  e  Chiaravalle,  ed  i  piemontesi,  si  riu- 
nirono  tutti  in  S.  Pietro  il  15  novembre  per  ricevere  la  benedizione 
del  S.  Padre.  Tra  la  moltitudine  dei  figli  del  popolo,  erano  numerosi 
signori  delle  diverse  province,  e  varii  principi  di  sangue  reale :  Fer- 
dinando  d' Orleans  Duca  d'Alenpon,  col  nglio  Emanuele  Duca  di  Yen- 
dome,  Gastone  d' Orleans  Conte  d'Eu  colla  consorte  Isabella  di  Braganza, 
che  gia  il  S.  Padre  aveva  amnaessi  in  private  udienze  con  gli  onori 
del  loro  grado. 

Un  tratto  delicato  fu  quello  dei  pellegrini  d'Olevano,  in  diocesi 
di  Palestrina;  che  memori  ancora  dei  benefizi  e  dell'amore  del  loro 
Yescovo,  il  compianto  Cardinal  Mazzella,  si  recarono  tutti  alia  tomba 
di  lui  a  Campo  Yerano,  ed  ivi  pregandogli  pace  porsero  all'anima  be- 
nedetta  an  sincero  tribute  di  bel  cuore  e  di  riconoscenza. 

3.  Sopravvennero  intanto  altri  1500  pellegrini  dell'Agro  romano,  della 
diocesi  di  Porto  e  Santa  Rufina,  onde  e  vescovo  1'Emo  Cardinale  Pa- 
rocchi :  il  quale  diresse  in  persona  il  pellegrinaggio. 

La  campagna  di  Roma  per  le  infelici  condizioni  topografiche  ed 
igieniche  difficile  a  coltivare  e  ad  abitare,  si  trova  tuttora,  come  e  noto, 
rimota  piu  di  molte  altre  province  dai  benefizi  della  civilta.  Tra  i  molti 
sforzi  e  tentativi  fatti  da  zelanti  persone  del  clero  e  del  laicato  per  sua 
istruzione  e  vantaggio,  e  da  notare  la  lodevolissima  iniziativa  presa 
dall'  Opera  per  I'assistenza  religiosa,  morale  e  civile  delVAgro  romano 
insierne  coiristituto  de'  Cento  Preti  di  Roma,  per  coadurre  alle  visite 
giubilari  la  numerosa  moltitudine  dei  giovani  della  campagna.  Aiutata 
dai  parrochi  suburbicarii  1'impresa  riusci,  e  parte  il  giorno  1.7  parte 
il  18  di  questo  mese  si  videro  entrare  in  citta  moltitudine  di  quei 
bravi  giovinotti  e  ragazzi,  pregare,  ricevere  i  sacramenti,  e  la  carita 
d'una  generosa  refezione  nei  locali  di  Belvedere  in  Yaticano. 


CONTE  MPOR  ANE  A  611 

All'udienza  che  il  S.  Padre  concesse  loro  con  gli  altri  pellegrini 
di  Porto  e  S.  Rufina  il  18  corr.  nelPaula  delle  beatificazioni,  oltre 
alPEmo  Cardinal  Parocchi  intervennero  pure  il  principe  D.  Camillo 
Rospigliosi  proprietario  delle  vastissime  tenute  di  Maccarese,  il  prin- 
cipe D.  Luigi  Barberini  presidente  della  summentovata  Opera  d'assi- 
stenza,  con  altri  signori  della  presidenza. 

Seguitarono  il  19  nuovi  pellegrinaggi  dall'  Umbria,  500  di  Or- 
vieto  col  loro  vescovo,  molti  di  Acquapendente,  300  di  Narni,  2000 
delle  Marche  e  della  Repubblica  di  S.  Marino  sotto  la  direzione  del  Ve- 
scovo di  Montefeltro,  Mons.  Andreoli,  poi  un  migliaio  di  varie  pro- 
vincie  della  Media  e  Alta  Italia,  i  quali  s'adunarono  tutti  in  S.  Pietro 
il  21  di  questo  mese  a  ricevere  la  benedizione  del  S.  Padre. 

4.  Tra  i  personaggi  insigni  venuti  quest' anno  ad  pedes  beati  Petri 
merita  menzione  speciale  un  gentiluomo  di  gran  cuore,  di  condizione 
privata,  insigne  dinanzi  al  mondo  intero  per  la  ragione  appunto  che 
lo  ridusse  a  vita  privata.  Egli  e  il  conte  Giuseppe  Ledochowski,  fino 
a  mezzo  luglio  scorso  capitano  di  stato  maggiore  e  ciambellano  di  Sua 
Maesta  apostolica  Francesco  Giuseppe  d'Absburgo  imperatore  d'Au- 
stria ;  oggi  milite  semplice,  ulano  nella  milizia  territoriale.  Gia  ram- 
mentammo  il  fatto  nella  nostra  corrispondenza  austriaca  del  quaderno 
20  ottobre  scorso.  II  giovane  marchese  Antonio  Tacoli,  ciambellano  di 
Corte  anch'egli  e  tenente  nel  15°  reggimento  degli  usseri,  aveva  fie- 
ramente  ricusato  di  battersi  in  duello,  appunto  «  perche  cattolico  con- 
vinto  e  praticante  » .  Fu  giudicato  ufficialmente  e  condannato,  e  in- 
corporate nel  5°  regg.  ussari  come  semplice  soldato  della  riserva.  Poi 
nacque  sospetto  che  il  Ledochowski  amico  del  Tacoli  fosse  dello  stesso 
sentire  e  cosi  lo  avesse  consigliato.  Deferito,  interrogato,  costretto, 
anzi  sforzato  a  spiegarsi,  rispose  animosamente  che  si,  che  egli  pure 
c  per  la  sua  ferma  convinzione  di  cristiano  e  di  persona  civile,  aveva 
consigliato  il  marchese  Tacoli  di  non  accettare  duelli  » .  Fu  condan- 
nato e  deposto  anch'egli.  Giudizi  tutti  decretati  ed  eseguiti  dalla  su- 
prema  autorita  militare,  consapevole  che  il  codice  militare  vieta  se- 
veramente  il  duello. 

Ora  il  Ledochowski  venne  a  Roma  per  acquistare  il  giubileo ;  e 
fu  accolto  con  grande  amore  ed  onore  dall'  Emo  Cardinale  Ledochowski 
suo  zio,  prefetto  di  Propaganda,  accolto  pure  con  non  minor  benevo- 
lenza  e  onorato  di  una  specialissima  udienza  dal  Santo  Padre.  Sulla 
fronte  di  lui  brilla  qualcosa  di  meglio  che  le  caduche  insegne  mili- 
tari :  splende  1'aureola  della  fortezza  cristiana,  e  della  vera  grandezza 
d'animo,  quale  non  alberga  in  quei  cuori  meschini,  i  quali,  conforme 
al  detto  di  Cristo,  dilexerunt  gloriam  hominum  magis  quam  gloriam 
Dei  (lo.  12,  43).  II  conte  Ledochowski  voile  fare  a  piedi  tutte  le 
sue  visite  alle  quattro  basiliche,  e  sono  venti  chilometri  almeno  per 


612  CRONACA 

ogni  giro,  a  calcolare  le  vie  piu  corte.  «  Ho  fatto,  diceva,  come  sol- 
el  ato  tante  marce  pel  mio  sovrano  terreno,  e  vedete  quel  che  mi  ha 
fruttato:  perche  non  dovro  fare  questa  piccolezza  per  1'anima  mia  e 
per  omaggio  al  Sovrano  celeste?  » 

II. 
COSE  ROMANS 

1.  Lettere  Apostoliche  di  S.  S.  Leone  XIII  pel  nuovo  Collegio  Portoghese 
in  Roma.  —  2.  Principi  illustri  in  Vaticano.  —  3  Privata  udienza  pon- 
tificia  al  sig.  Desclee  de  Maredsous.  —  4.  I  RR.  PP.  Benedettini  dinanzi 
al  trono  di  Leone  XIII.  —  5.  Nuova  luce  sul  furto  in  Vaticano.  —  6.  I 
lavari  nella  Chiesa  di  S.  Cecilia  a  Trastevere.  —  7.  Triduo  solenne  a 
S.  Maria  in  Minerva  ad  onore  dei  Beati  Martiri  Cinesi  ed  Annamiti.  — 
8.  Decreti  delle  Congregazioni  Romane. 

1.  L'  Osservatore  Romano  del  13  novembre  pubblico  un  nobilissimo 
documento  di  S.  S.  Leone  XIII,  risguardante  1'istituzione  d'un  Col- 
legio  nella  citta  eterna  per  1'educazione  dei  giovani  Portoghesi,  che 
abbracciano  lo  stato  ecclesiastico.  Eccone  la  sostanza. 

II  S.  Padre  comincia  dal  far  1'elogio  della  nazione  portoghese,  ri- 
cordandone  la  devozione  e  le  benemerenze  verso  la  S.  Sede :  devo- 
zione  ricambiata  mai  sempre  di  paterno  affetto  dai  Pontefici  Eomani 
suoi  predecessor!.  Rammenta  le  due  Encicliche,  da  lui  dirette  all'Epi- 
scopato  del  Portogallo,  e  si  compiace  dei  buoni  effetti  che  ne  conse- 
guirono,  fra  i  quali  principalissimo  quello  di  aver  rivolto  1'animo  alia 
fondazione  di  un  Collegio,  da  aprirsi  in  Roma  pei  giovani  chierici  di 
quella  nazione  secondo  i  suoi  desiderii. 

Leone  XIII  dimostra  1' opportunity,  anzi  la  necessita  di  tale  opera, 
facendone  risaltare  i  vantaggi  pel  bene  della  Chiesa  non  meno  che 
della  nazione  portoghese.  Addita  1'esempio  di  altri  collegi  fiorentis- 
simi  nazionali  e  si  rallegra  che  anche  nel  Portogallo  siasi  da  quel- 
1' Episcopate  e  da  illustri  secolari  cominciato  a  studiare  e  a  provve- 
dere  i  mezzi  necessarii  pel  conscguimento  di  cosi  nobilissimo  fine.  E 
qui  il  Papa  dichiara  i  nomi  di  due  munifici  portoghesi,  il  signer  Souza 
Rebello  Yahia,  visconte  di  S.  Giovanni  di  Pesqueira,  e  la  sua  nobilis- 
sima  consorte,  i  quali  liberalmente  offersero  una  somma  cospicua  pel 
primo  stabilimento  del  Collegio. 

Ora  che  le  cose  sono  felicemente  avviate,  perche  meglio  e  piu  ce- 
leremente  procedano,  il  S.  Padre  ha  stimato  di  intervenire  colla  sua 
autorita.  Percio  a  maggior  gloria  di  Dio  e  a  vantaggio  e  decoro  del- 
1'  inclita  nazione  portoghese,  con  le  present!  Lettere  apostoliche, 
Leone  XIII  fonda  e  costituisce  in  Roma  il  Collegio  dei  chierici  por- 
toghesi, ponendolo  sotto  la  dipendenza  e  tutela  sua  e  de'  suoi  sue- 


CONTEMPORANE  A  613 

cessori,  e  dichiarando  di  voler  provvedere  a  proprie  spese  i  local!  per 
F  Istituto.  II  Rettore  sara  nominate  dallo  stesso  Pontefice  ed  esso  in- 
sieme  coi  vescovi  della  nazione  lusitana  decideranno  intorno  1'am- 
missione  degli  alunni  da  scegliersi  tan  to  nel  regno  continental,  quanto 
nelle  colonie  portoghesi ;  stabilendosi  per  ora  il  numero  di  due  alunni 
per  ogni  diocesi,  almeno  del  Continente.  II  S.  Padre  inoltre  dispone 
che  i  quattro  alunni  portoghesi  che  ora  sono  nel  Pontificio  Seminario 
Romano  si  trasferiscano  nel  nuovo  Collegio,  e  raccomanda  infine  Flsti- 
tuto  nascente  al  Cardinale  protettore  della  nazione  portoghese,  e  agli 
alunni  la  fedele  corrispondenza  a  tanto  beneficio  del  Signore,  di  guisa 
che  la  Chiesa  Lusitana  possa  un  giorno  rallegrarsi  di  loro,  come  di 
tanti  altri  suoi  figliuoli,  modelli  insigni  di  santita,  di  dottrina  e  di 
carita  veramente  operosa. 

2.  II  giorno   15   novembre,   Sua  Santita   ricevette   in   particolare 
udienza,  cogli   onori   dovuti   al  suo  grado,  S.  A.  R.  il  Principe  Ga- 
stone  d'Orleans,  Conte  d'Eu,  insieme  colla  consorte  S.  A.  I.  Princi- 
pessa  Isabella,  nata  Principessa  di  Braganza.  Accompagnavano  le  LL. 
AA.  il  signer  Barone  Muritiba,  Ciambellano   di   S.  A.  R.  e  la   con- 
sorte, dama  d'onore  della  Principessa.  Nel  giorno  17  poi  il  S.  Padre 
ha  ricevuto  in  udienza  il  principe  Sanguszko,  governatore  della  Ga- 
lizia,  insieme  colla  consorte  contessa  Zamoyska,  la  principessa  Cztew- 
rivnska  coi  figli,  la  contessa  de  Castaneda  ed  il  conte  Ledochowsky, 
gia  Ciambellano   di  S.  Maesta  Apostolica   1'Imperatore    d'Austria,    e 
cristianamente  glorioso    d'essere  stato  espulso  dall'esercito,  per  aver 
disapprovata  la  barbarie  del  duello. 

3.  Cinque  giorni  prima  ebbe  un  tal  favore,  di  essere  accolto  privata- 
mente  dal  S.  Padre,  anco  il  benemerito  sig.  Enrico  Desclee  di   Ma- 
redsous,  uno  dei  famosi  proprietarii  della  Societa  editrice  di  S.  Gio- 
vanni Evangelista  e  della  Societa  di  S.  Agostino,  le  quali  recano  tanto 
decoro  alia  Chiesa  e  tanto  vantaggio  ai  fedeli,  specie  al  Clero,  colla 
diffusione  de'  buoni  libri. 

II  sig.  Desclee  era  accompagnato  dalla  sua  Signora,  da  quattro  suoi 
figli  e  dalle  signorine  De  Brouwer.  A  nome  della  Societa  di  S.  Gio- 
vanni, egli  umilio  ai  piedi  di  Sua  Santita  le  edizioni  liturgiche  giu- 
bilari,  consistent!  in  un  magnifico  Messale,  rilegato  in  marocchino  con 
ricche  placche  in  argento,  un  Breviario,  nuova  splendida  edizione  in 
quattro  volumi,  ed  un  graziono  Diurno ;  queste  ultirne  opere  rilegate 
artisticamente  in  bianco.  A  nome  poi  della  Societa  di  S.  Agostino, 
il  signor  Desclee  umilio  ai  piedi  di  Sua  Santita  il  volume  sesto  della 
raccolta  delle  Encicliche,  stampato  espressamente  in  carta  pergamena, 
con  ricca  riquadratura  in  cromolitografia  ad  ogni  pagina  e  racchiuso 
in  ricchissiuio  astuccio. 

II  S.  Padre  arnrnird  e  gradi  moltissimo  i  doni,  e  rallegrandosi  col 


614  CRONACA 

signer  Desclee  del  progress!  fatti  dalle  due  tanto  benemerite  Societa,. 
impartiva  a  lui,  alia  famiglia  e  a  tutti  gli  impiegati  ed  operai  1'apo- 
stolica  benedizione. 

4.  La  mattina  dello  stesso  giorno,  12  novembre,  c«me  raccogliamo 
dall'  Osservatore  Romano,  la  Santita  di  Nostro  Signore,  nella  sala  del 
Trono,  ricevette  in  udienza  gli  Illmi  e  End  Abati  delle  diverse  Con- 
gregazioni  Benedettine  di  tutto  il  mondo,  ed  i  RR.  Priori  delle  Con- 
gregazioni  stesse,  convenuti  in  Roma,  per  assistere  alia  solenne  con- 
sacrazione  della  Chiesa  di  S.  Anselmo  annessa  all'Abazia  e  Collegio 
Internazionale  dell'Aventino. 

Essi  venivano  presentati  a  Sua  Santita  dal  P.  Abate  D.  Ildebrando 
De  Hemptinne,  Abate  Primate,  il  quale  a  piedi  del  Trono  lesse  in  ita- 
liano  un  devotissimo  indirizzo  di  attaccamento  e  di  affetto  dell'intiero 
Ordine  Benedettino  alia  Santa  Sede  ed  alia  Sua  Augusta  Persona. 

II  Santo  Padre  degnossi  rispondere  con  un  elevatissimo  discorso 
latino,  impartendo  in  fine  la  Benedizione  Apostolica.  Dopodiche  mo- 
strando  la  sua  compiacenza  per  la  splendida  riuscita  della  solenne 
cerimonia  di  ieri,  alia  quale  voile  egli  stesso  prendere  parte  inviando 
il  Suo  Segretario  di  Stato,  come  Cardinale  Legato,  manifesto  il  desi- 
derio  di  esserne  ulteriormente  informato.  E  data  da  ultimo  a  baciare 
a  ciascuno  la  mano,  ritirossi  nelle  sue  stanze  private. 

5.  Dopo  tante  ricerche  e  indagini  un  po'  di  luce  finalmente  si  viene 
a  poco  a  poco  facendo  intorno  all'ingente  furto,  commesso  in   Yati- 
cano.  Un  corrispondente  da  Genova  scrive  alia  Tribuna  il  10  corrente : 

«  Dal  delegate  Sileo  fu  operata  una  nuova  perquisizione  nello  studio 
del  procuratore  Pescio,  arrestato,  come  e  noto,  sotto  1'  imputazione  di 
ricettazione  dolosa  dei  valori  rubati  al  Yaticano.  E  convinzione  della 
autorita  inquirente  che  il  Pescio  oltre  alle  52  cartelle  sequestrategli 
ne  possedesse  altre  che  avrebbero  dovute  essere  nascoste  in  qualche 
parte  della  sua  abitazione  o  del  suo  studio.  La  perquisizione  compiu- 
tasi  nell'ufficio  del  procuratore  Pescio  ha  avuto  un  esito  schiacciante. 
Fu  accertato  che  tutti  i  valori  sottratti  al  Yaticano  passaron  per  le 
mani  del  Pescio.  Si  rinvennero  nascoste  tra  i  fogli  di  alcuni  libri 
cinque  obbligazioni  e  le  minute  di  alcuni  conteggi  fatti  per  le  altre 
obbligazioni  per  1'  importo  di  ottantasei  mila  lire.  Dall'agente  di 
cambio  Pontremoli  furono  presentati  29  coupons  venduti  dal  Pescio 
per  lire  326.  Si  spiccarono  mandati  di  cattura  contro  persone  gra- 
vemente  indiziate.  Si  aggiunge  che  dall'  inchieste  fatte  risulta  che  tra 
i  clienti  del  Pescio  c'era  da  cinque  anni  certo  Scotto,  noto  pregiudi- 
cato  genovese,  residents  a  Marsiglia,  e  fratello  della  arrestata  Angela 
Scotto  in  Ellena.  Costui  sarebbe,  a  quanto  e  dato  supporre,  uno  dei 
principal!  autori  dell'  ingentissimo  furto.  Infatti  i  due  arrestati,  il 
Pescio  e  la  Ellena,  dichiararono,  fino  dal  primo  loro  interrogators, 


CONTEMPORANEA  615 

4i  aver  avuto  i  titoli  dallo  Scotto,  e  per  mezzo  suo.  La  Angela  Ellena 
anzi  specified  di  avere  avuto  da  un  giovanotto  inviato  dal  fratello  le 
cartelle  che  poi  rivende  ad  un  agente  di  Borsa.  » 

II  sig.  Bruzzone  pero,  genero  del  procuratore  Pescio,  avverte  la 
Tribuna,  che  nella  perquisizione  fatta  in  casa  di  costui,  dopo  il  suo 
arresto  come  ricettatore  di  titoli  rubati  alia  cassa  del  Buco  nero  in 
Yaticano,  furono  trovate  altre  5  cartelle,  pel  capitale  di  lire  2500,  e 
non  gia  di  86  mila ;  e  che  il  Pescio  aveva  gia  prima  dichiarato  tro- 
varsi  nel  suo  ufficio.  Ed  ecco  un  nuovo  incidente  curioso.  Ottantamila 
lire  di  titoli  americani,  parte  del  furto  vaticano,  arrivanu  da  Geneva 
a  Roma,  mandate  da  persona  ignota,  per  posta  sotto  fascia,  con  fran- 
catura  semplice  come  fosse  un  pacco  di  giornali,  al  commissario  di 
polizia  comm.  Bonerba.  II  pacco  poi  conteneva,  oltre  i  titoli  inclusi 
nella  lista  de'  rubati  e  oltre  molti  cuponi  staccati,  alcuni  altri  titoli 
ivi  non  compresi.  La  matassa  comincia  ad  arruffarsi,  speriamo  che  presto 
o  tardi  sapranno  dipanarla,  come  si  conviene,  e  che  la  verita  venga 
fiualmente  a  galla.  Intanto  il  procuratore  Pescio,  su  cui  gravano  si 
forti  sospetti,  non  si  stanca  di  asserire  che  siffatte  obbligazioni,  se- 
questrategli  in  casa,  sono  di  sua  legittima  proprieta. 

Tuttavolta  il  Giorno  afferma  :  <  Ormai  appare  evidente,  che  il  Pescio 
ebbe  in  mano  tutta  la  massa  del  furto,  il  cui  valore  e  superiore  a  quello 
effettivamente  denunciato.  II  valore  raggiungerd  il  mitione.  »  Ma  la  Voce 
soggiunge  a  proposito,  rettificando  quanto  dice  il  Giorno,  che  la  somma 
dei  valori  derubati  e  quella  gia  denunziata  dal  Yaticano  a  tempo  de- 
bito,  e  non  gia  quella  di  sole  357  mila  lire,  come  fu  indicata  in  sul 
principio  dai  giornali.  Che  il  Pescio  o  lo  Scotto  che  sta  a  Marsiglia, 
o  altri  sia  poi  1'autore  principale  del  furto,  questo  si  vedra  a  tempo  suo, 
quando  la  giustizia  dei  tribunali  gittera  miglior  luce  sul  triste  fatto. 

6.  Passiamo  ad  altro.  I  restauri  della  basilica  di  S.  Cecilia  in 
Trastevere,  iniziati  1'anno  scorso  dalla  munificenza  e  dalla  pieta  sin- 
golare  dell'Eiho  Titolare,  il  Card.  Rampolla  del  Tindaro,  Segretario 
di  Stato  di  S.  S.,  continuano  felicemente.  Nello  sterro  dei  sotterranei 
della  suddetta  basilica,  vennero  alia  luce  avanzi  di  edificii  dell'epoca 
romana,  pavimenti  a  inosaico  e  mura,  che  probabilmente  costituivano 
la  casa  di  S.  Yaleriano,  sposo  di  S.  Cecilia.  Ma  scopo  precipuo  dei 
restauri  era  quello  di  costruire  una  cripta  pifi  ampia  e  piu  sontuosa, 
dinanzi  al  sepolcro  della  Santa,  che  non  fosse  1'antica,  troppo  angusta, 
che  misurava  un  metro  e  mezzo  appena  di  profondita  con  tre  piccoli 
altari,  quel  di  mezzo  sacro  a  S.  Cecilia  e  gli  altri  due  di  fianco  a 
S.  Agata  e  a  S.  Agnese. 

A  tal  fine  si  abbasso  il  livello  della  cripta  fino  a  tre  metri  e  mezzo, 
e  si  atterro  il  muro  che  chiudeva  la  parte  sottostante  all'altare,  si- 
tu ato  nel  presbitero  e  dietro  il  quale  dovevano  trovarsi  le  sacre  re- 


616  CRONACA 

liquie.  Infatti  ivi  si  trovarono  tre  sarcofaghi  antichi  di  marmo  e  di 
bella  fattura :  de'  quali  il  primo  contiene  le  ceneri  di  S.  Cecilia,  che 
il  papa  S.  Urbano  dalle  catacombe  ivi  trasporto ;  il  secondo  sarcofaga 
racehiude  i  corpi  dei  SS.  Valeriano  e  Tiburzio;  e  il  terzo  quelli  di 
S.  Massimo  e  dei  due  santi  Pontefici  Urbano  e  Lucio.  Nell'abbassare 
che  si  fece  i  tre  sarcofaghi  al  livello  della  nuova  cripta,  quello  della 
Santa  si  scoperchio  da  se,  rimanendo  in  alto  attaccato  il  coperchio 
marmoreo  ;  quindi  si  pote  vedere  1'urna  d'argento  (che  racehiude  Pan- 
tioa  di  cipresso)  contenente  le  ceneri,  dono  di  Clemente  VIII,  che 
vi  spese  la  somma  di  scudi  4380.  L'urna  d'argento  estratta  dal  sar- 
cofago  alia  presenza  del  Card.  Rampolla,  che  voile  di  sua  mano  ter- 
gere  1'ossido  che  la  ricopriva  e  avvolgerla  di  nuovi  e  preziosi  drappi, 
togliendone  i  vecchi,  fu  per  qualche  giorno  esposta  alia  venerazione 
in  un  lato  della  cripta,  dove  le  monache  si  recarono  a  venerarla,  e 
poscia  venne  ricollocata  nel  suo  sarcofago,  posto  nel  nuovo  piano  della 
cripta,  che  misurando  ora  metri  9,50  per  7,30,  verra  quanto  prima 
ornata  di  colonne  di  granito  e  incrostata  di  marmi  preziosi  con  opus 
sextile,  imitazione  dei  lavori  del  IX  secolo. 

7.  La  vasta  e  bellissima  chiesa  di  S.  Maria  in  Minerva,  edifizio 
di  stile  gotico,  dove  i  giorni  16,  17  e  18  di  novembre  si  tenne  un 
solennissimo  triduo  a  gloria  dei  novelli  BB.  Martiri  Cinesi  e  Anna- 
miti  per  cura  e  zelo  della  Societa  delle  Missioni  Estere  di  Parigi  e 
dei  Rmi  PP.  delPinclito  Ordine  Domenicano,  apparve  si  splendida- 
mente  illuminata  da  infiniti  lampadarii,  e  con  si  bell'arte  collocati 
seguendo  le  linee  architettoniche  del  tempio,  ch'era  una  bellezza  e 
un  vero  incanto  a  vedere. 

II  popolo  devoto,  che  in  questi  giorni  accorse  straordinariamente 
numeroso,  ad  ascoltare  la  eloquente  parola  di  valorosi  oratori  e  ad  assi- 
stere  ai  solenni  pontificali  e  vespri,  celebrati  da  Cardinal!  e  Yescovir 
pareva  che  non  fosse  mai  sazio  di  contemplare  si  bello  spettacolo. 

Nel  fondo  dell'abside  spiccava  fra  una  raggiera  d'oro,  illuminata 
a  luce  elettrica,  il  gran  quadro  della  gloria  dei  novelli  Martiri,  bea- 
tificati  il  27  maggio  decorso  da  Leone  XIII,  opera  assai  pregevole  dei 
professori  Bottoni  e  Francisi,  e  veramente  ispirata  dall'arte  cristiana. 
A  destra  dell'altare  maggiore  sotto  P  organo,  pendeva  lo  stendardo 
della  scena  pietosa  del  martirio  del  B.  Andrea  Tronc,  dipinto  dal 
prof.  Bartolini:  a  sinistra  lo 'stendardo  del  miracolo  operate  nella  per- 
sona della  Suora  S.  Bernardo  di  Reims,  lavoro  del  prof.  Grillotti.  In 
fondo  poi  alia  chiesa  sopra  la  porta  centrale  stava  esposto  il  bel  quudro 
del  Capparoni,  che  comprende  varii  generi  di  torture  inflitte  ai  Beati 
Martiri  e  che  gia  figure  nel  portico  di  S.  Pietro,  come  gli  altri  sul- 
lodati  flgurarono  dentro  la  basilica  Vaticana.  La  facciata  infine  della 
Minerva  venne  ogni  sera  vagamente  illuminate,  a  lampadine  di  varii 
oolori,  con  bel  disegno  che  risentiva  del  gotico  stile  del  tempio. 


CONTEMPORANE A  617 

Q-li  oratori  furono  Mons.  Yincenzo  Sardi,  il  R.  P.  Luigi  Meddi 
delle  scuole  Pie,  e  1'Arcivescovo  di  Yercelli,  S.  E.  Mons.  Carlo  Lo- 
renzo Pampirio,  delPOrdine  Doinenicano.  La  musica  nelle  funzioni 
del  solenne  triduo  fu  eseguita  dai  Professor!  delle  Cappelle  di  Roma, 
sotto  la  direzione  del  M.  Emilio  Calzanera.  Un  applauso  ben  di  cuore 
ai  zelantissimi  Postulatori  Generali,  tanto  della  benemerita  Societa 
per  le  Missioni  Estere  di  Parigi,  quanto  dell'illustre  Ordine  dei  Pre- 
dicatori,  che  procacciarono  ai  nuovi  loro  Beati  si  splendido  lustro,  e 
ai  fedeli  di  Roma  festa  si  commovente  e  cara. 

8.  DECRETI  DELLE  CONGBEGAZIONI  ROMANE. 

1.°  Sull'abiura  degli  eretici.  E  stata  chiesta  alia  S.  Sede  la  soluzione 
di  questo  dubbio:  Se  I'abiura  degli  eretici  possa  essere  ricevuta  senza 
P  intervento  d'un  notaio,  cioe  dinanzi  un  solo  sacerdote  dal  Yescovo 
delegate  o  dinanzi  a  tale  sacerdote  e  ad  un  testimone.  Ora  colla  data 
del  28  marzo  1900  il  S.  Uffizio  rispose :  «  Haereticorurn  abjurationem 
recipi  posse  coram  qiwpiam  ab  Episcopo  delegate  ut  Notario  et  aliquibus 
personis  ut  testibus  > . 

2.°  Suit' ordinaxione  d'un  sacerdote.  Un  Yescovo  espose  al  S.  Padre 
questo  dubbio :  —  Neli'ordinazione  d'  un  sacerdote,  tenuta  nel  luglio 
del  1897,  fu  fatta  la  prima  imposizione  delle  inani,  ma  senza  il  tatto 
fisico  sul  capo  deH'ordinando  da  parte  del  Yescovo  e  dei  preti  assi- 
stenti.  Benche  a  taluni  sia  parsa  valida  tale  ordinazione,  secondo  il 
Perrone,  che  ripone  nella  seconda  imposizione  delle  mani  la  materia 
essenziale  del  presbiterato,  non  venendo  la  prima  da  nessuna  forma 
di  parole  determinata;  nondimeno,  per  maggior  sicurezza  in  cosa  cosi 
rilevante,  umilmente  chiede  che  cosa  debba  fare  per  la  detta  ordina- 
zione. La  Congregazione  del  S.  Uffizio,  esaminata  la  cosa,  rispose,  con 
data  4  luglio  1900:  «  Ordinationem  esse  iterandam  ex  integro  sub  con- 
ditione  et  secreto,  quooumque  die,,  facto  verbo  cum  SSmo  ut  suppleat  de 
thesauro  Eeclesiae,  quatenus  opus  sit,  pro  Missis  celebratis  ut  in  casu.  » 
II  giorno  6  dello  stesso  inese  ed  anno,  nella  solita  udienza  di  S.S.  Leo- 
ne XII I,  SSmus  resolutionem  EE.  ac  RR.  Patrum  adprobavit  ac  gratiam 
benigne  concessit.  (Analecta  Eccles.  Fasc.  YI1I  et  IX.  Aug.  et  Sept.  1900. 
pag.  339). 

III. 

COSE  I  TALI  AN  E 

1.  II  processo  Casale  a  Napoli.  —  2.  La  Massoneria  smascherata  dai  So- 
cialisti.  —  3.  La  amnistia  pel  genetliaco  del  Re,  e  1'esercito  dei  graziati. 
—  4.  II  programma  del  Ministero  Saracco.  —  5.  II  sig.  Chamberlain  e  la 
soppressione  ufficiale  dell'idioma  italiano  a  Malta.  —  6.  L'assoluzione 
del  Parroco  di  Tornolo,  condannato  pel  rifiuto  d'amministrare  un  Sa- 
cramento. 

1.  Non  avendo  potuto  prima  parlare  nella  nostra  cronaca  del  pro- 
cesso Casale,  che  tanto  grido  levo  a  Napoli  e  in  tutta  P  Italia,  par- 


618  CRONACA 

liamone  ora  un  po'  distesamente :  tanto  piu  che  in  questo  frattempo 
molte  altre  marachelle,  utili  a  sapersi,  vennero  a  galla. 

Durante  le  recent!  elezioni  un  giornale  socialista  «  La  Propaganda  > 
mosse  all' on.  Casale,  deputato  di  Napoli  e  consigliere  municipale,  co 
testa  questione  un  poco  indiscreta :  Come  fa  1'on.  Casale  a  vivere 
cosi  sontuosamente,  senza  professione,  senza  fondi  e  senza  entrate? 
—  S'adontd,  com'era  naturale,  1'Onorevole  di  tal  domanda  imperti- 
nente  e  cito  quel  giornale  dinanzi  alia  corte  di  giustizia.  Ma  il  po- 
verino  non  s'era  accorto  della  trappola  tesagli  contro.  I  suoi  avver- 
sarii  s'erano  gia  prima  armati,  contro  la  sua  probita,  di  prove  irre- 
fragabili. 

Ma  chi  e  cotesto  Casale?  Ci  si  domandera.  Eccone  un  cenno  che 
ci  fara  capire  1'uomo.  Costui,  di  condizione  assai  modesta,  entro  nel 
1874  nella  vita  pubblica :  s'atteggio  dapprima  a  rigido  Catone,  pro- 
mettendo  di  far  rifiorire  nell'amministrazione  napoletana  la  moralita, 
e  cosi  s'  infiltro  nel  municipio  talniente,  che  in  breve  ne  divenne 
Parbitro  supremo.  Tutto  passava  per  le  sue  mani,  di  guisa  che  quando 
il  Summonte  ne  fu  create  Sindaco,  secondo  che  afferrna  il  suo  accu- 
satore  1'Altobelli:  Summonte  regnava,  ma  Casale  governava.  Pero,  a 
meglio  tenersi  in  sella,  egli  si  fece  nominare  presidente  degli  impie- 
gati  municipal!  riuniti  in  societa.  Tutti  dipendevano  da  lui,  pronti 
ad  ogni  suo  cenno.  Essi  servivano  Pon.  Casale  nei  suoi  loschi  affari, 
ed  egli,  di  ricambio,  mantellava  le  loro  scappatelle,  piccole  o  grosse 
che  fossero,  poco  montava.  In  una  parola,  si  tenevano  il  sacco  a  vi- 
cenda :  una  vera  camorra.  Nel  1896  il  partito  liberale  s'accorse  di 
questa  corruzione,  che  gia  s'era  infiltrata  in  tutti  i  rami  delPammi- 
nistrazione  municipale  di  Napoli.  L'Altobelli,  incaricato  di  fame  in- 
chiesta,  raccolse  denunce  di  gravissimo  peso.  Tutti  gli  impiegati  ne 
furono  in  iscompiglio.  D'ogni  parte  piovvero  sollecitazioni  e  scongiuri, 
perche  si  mettesse  ogni  cosa  in  tacere.  Ma  1'Altobelli  fermo  al  chiodo. 
Se  non  che  1'avea  a  fare  con  un  Casale.  c  Nella  seduta  del  comitato 
segreto,  dove  si  aveano  a  votare  le  conclusioni  dell' inchiesta,  rac- 
conta  1'Altobelli,  noi  vedemmo  aprirsi  di  tanto  in  tanto  una  porta. 
Di  la  entravano  degli  uscieri  a  cercare,  1'uno  dopo  1'altro,  un  certo 
numero  di  consiglieri ;  e  questi  uscivano  dalla  sala,  dov'era  la  seduta, 
per  entrare  in  una  camera  vicina  a  ricevere  P  imbeccata  del  Casale.  > 
E  pero  P  inchiesta  dell' Altobelli  ando  in  fumo :  Pamministrazione  si 
trovava  stretta  tra  morse  troppo  tenaci,  e  gli  impiegati  bacati  furono 
lasciati  in  pace,  ringraziando  poi  pubblicamente  il  Casale,  che  li 
aveva  si  bene  difesi.  Ecco  chi  e  Ton.  Casale.  Ed  ora  contempliamolo 
in  tribunale  alle  prese  coi  Socialist!. 

Egli,£appoggiato  sul  concorso  potente  de'  suoi  fidi,  si  presento  con, 
fronte^alta  dinanzi  al  giudice,  per  chiedere  ragione  delle  insinuazioni 


CONTEMPORANEA  619 

lanciategli  contro  dal  foglio  La  Propaganda.  Ma,  ahime !  i  testimonii, 
da  lui  stesso  citati,  non  ardirono  di  dargli  la  fedina  di  galantuomo. 
D'altra  parte  le  deposizioni,  a  suo  carico,  furono  addirittura  schiac- 
cianti.  La  SocietaBelga  si  affermo  che  dovette  pagargli  un  80,0(JU  lire  : 
la  Societa  della  luce  elettrica,  che  aveva  sborsato  in  favore  di  poche 
persone  influenti,  tra  quali  il  Casale,  dalle  450  alle  500  mila  lire. 
Si  venne  a  scoprire  che  le  cariche  municipali  erano  messe  all'incanto ; 
sensale  di  si  turpe  mercato  il  D'Amelio.  In  prova  di  cid  1'Altobelli 
addusse  questo  esempio.  Un  certo  Pelella,  uomo  onesto,  bramando  di 
essere  ufficiale  delle  guardie  municipali  e  non  isperando  punto  di 
giungervi  senza  passare  sotto  coteste  forche  caudine,  offri  al  D'Amelio 
la  somma  di  3000  lire.  Ma  Pofferta  non  fu  giudicata  sufficiente,  perche 
Ton.  Casale,  non  vendeva  tal  posto  per  meno  di  5000  lire!... 

La  causa  dunque  prendeva  una  piega  cattiva  :  anzi  era  disperata. 
Quindi  il  Casale  cerco  di  prender  tempo,  tirandola  a  lungo,  e  pro- 
voco  dilazioni.  Ma  un  accusatore  socialista,  levatoglisi  contro,  1'apo- 
strofo  terribilmente  cosi :  «  II  deputato  Casale  e  i  suor  difensori  cercano 
una  ritirata  onorevole :  ma,  ritornando  a  casa  sua,  non  potra  il  Casale 
scancellare  mai  dalla  fronte  il  nome,  che  questo  processo  vi  scolpi, 
di  ladro...  ».  L'onorevole  ne  ando  su  tutte  le  furie,  grido,  protesto, 
dichiaro  che  la  corte  non  tutelava  a  sufficienza  la  sua  dignita,  che 
egli  non  poteva  fermarsi  cola  piu  a  lungo.  E,  voltato  tanto  di  spalle, 
abbandono  il  tribunale  e  si  reco  al  Procuratore  del  Re  per  deporre 
nelle  sue  mani  una  nuova  querela.  Ma  questo  colpo  di  scena  non  gli 
giovo  punto.  II  Pubblico  Ministero  conchiuse  ch'egli  non  aveva  po- 
tuto  dimostrare  la  sua  onesta,  neppure  in  modo  generale,  e  che  La 
Propaganda  invece  aveva  fornite  prove  sufficient!  delle  sue  accuse. 
Quindi  1'organo  de'  Socialist!  venne  trionfalmente  assolto,  e  1'onore- 
vole  Casale  condannato  alle  spese  del  processo. 

2.  Ma  il  sig.  Casale  non  e  il  solo.  Ben  altri  si  trovarono  nel 
municipio  di  Napoli  infetti  dalla  tabe  di  siffatta  corruzione.  E  perd 
fu  spedito  da  Roma  cola  un  Commissario  Regio,  perche  purghi  una 
volta  questa  stalla  d'Augia  d'ogni  sozzura.  Ci  riuscira  il  Comm.  Guala? 
Ne  dubitano  molti,  e  ne  dubitiamo  ancor  noi.  E  perche?  Perche  si 
venne  a  sapere  dall'organo  magno  dei  socialisti,  VAvanti,  che  i  prin- 
cipali  corruttori  delPamministrazione  municipale  di  Napoli  sono  tutti 
massoni  della  piu  bell'acqua.  E  vero  che  il  venerabile  Gran  Maestro 
dell'  Ordine,  Ernesto  Nathan,  s'affretto  subito  a  scrivere  all'  Avanti, 
che  ne  il  Casale,  ne  il  Summonte,  ne  il  Sandonato  n&  altri  di  quel 
municipio  appartengono  punto  alia  massoneria.  Ma  non  riusci  nell'in- 
tento.  Poiche  venne  tosto  la  Provineia  di  Padova,  certo  non  sospetta 
di  clericalismo,  a  rompergli  le  uova  nel  paniere,  scrivendo  che  in 
Italia  vi  sono  tre  sette  massoniche,  discordi  su  certi  punti  del  loro 


620  CRONACA 

programma,  ma  concordissime  nelle  linee  fon  da  men  tali  e  nel  fine  su- 
premo di  distruggere  la  religione  e  di  propagare  1'ateismo.  La  prima, 
piu  diffusa  e  potente,  ha  la  sua  sede  in  Roma,  capitanata  apparen- 
temente  dal  Nathan,  ma  in  sostanza  dal  venerabile  Lemmi :  la  seconda 
risiede  a  Milano  ed  ha  per  duce  il  De  Cristoforis :  la  terza  melte  capo- 
a  Napoli,  protende  i  suoi  tentacoli  in  tutto  I'ex-regno  delle  Due  Sicilie 
ed  e  quella  della  quale  sono  PARS  MAGNA  *  Sandonato,  i  Summonte,  i 
Casale,  i  Vollaro  De  Lieto  e  molti  al'.ri  pezzi  grossi  della  Camera,  del 
Senato  e  delle  amministrazioni  locali.  E  conchiude  la  Provincia  cosi : 
c  La  dichiarazione  del  Grande  Oriente  di  Roma  puo  essere  esatta  per 
quanto  riguarda  in  ispecie  la  frazione  massonica  presieduta  dal  signor 
Nathan,  ma  non  lo  e  assolutamente  per  quanto  riguarda  la  Massoneria 
ilaliana  in  generale  » . 

Cosi  viene  sciolto  1'enigma,  e  in  pari  tempo  si  discopre,  quanto 
sieno  valenti  i  nostri  massoni  nella  famosa  teoria  delle  restrizioni 
mentali,  di  cui  tanto  s'incolpavano  i  Gesuiti.  II  venerabile  Nathan 
ce  ne  ha  dato  qui  uno  splendido  saggio ;  vedremo  poi,  se  egli  osera 
mandare  una  mentita  anche  al  foglio  padovano.  Finora,  per  quanto 
sappiamo,  non  ardi  aprir  bocca.  E  basta  di  questa  bruttura,  che  fa 
veramente  stomaco. 

3.  La  Gazzetta  Ufficiale  riporto  I'll  novembre  sopra  le  sue  colonne 
quattro  lunghi  Decreti  di  amnistia  e  di  indulto,  che  il  nuovo  Re  pel 
Siio  giorno  genetliaco  voile  ampiamente  elargire  ai  suoi  sudditi,  per 
i  reati  comuni,  per  le  contravvenzioni  alle  leggi  finanziarie  e  per  i 
reati  commessi  dai  militari,  tanto  di  terra  quanto  di  mare.  Questa 
atnuistia,  se  ben  si  consider!,  e  una  delle  piu  larghe,  che  la  clemenza 
reale  abbia  mai  concesso,  dalla  costituzione  del  beatissimo  regno 
d 'Italia  in  poi.  Basti  notare,  che  il  numero  dei  graziati  e  un  vero  eser- 
cito  forrnidabile  ;  chi  lo  fa  salire  a  sedicimila  persone  e  chi  fino 
all'enorme  cifra  di  quarantamila !  Non  c'e  che  dire.  Questa  volta  e 
proprio  una  indulgenza  plenaria,  in  onor  forse  dell'Anno  Santo.  Le 
prigioni  si  spopolano  e  quelli,  che  vi  restano  dentro,  respireranno 
miglior  aria.  Chi  stara  peggio?  Saremo  noi,  che  avremo  ai  fianchi 
questo  novello  esercito  d'avventurieri.  Attenti  alia  borsa  !... 

Se  non  che  in  tanta  larghezza  di  clemenza,  due  sole  eccezioni  fu- 
rono  fatte,  come  osserva  giustamente  1'  Unita  Cattolica:  cioe  per  gli  omi- 
cidi  e  per  i  preti.  Furono  esclusi  dalla  grazia  i  rei  dei  piu  teroci  de- 
litti,  e  i  preti,  colpiti  senza  processo  da  Emmanuele  Gianturco  e  pri- 
vati  delle  loro  temporalita.  «  L'  infinite  numero  dei  condannati,  dice 
essa,  per  pretesa  apologia  di  regicidio  godra  dell'  indulto  di  sei  mesi 
di  carcere:  ma  S.  Ecc.  Mons.  Vescovo  d'Andria,  colpevole  di  aver 
benedetto  il  tumulo  dal  trono,  anziche  a'  piedi  del  catafalco,  nei  fu- 
nerali  di  Re  Umberto,  continuera  a  vivere  privo  del  suo  benefizio. 
L'anticlericalismo  elettorale  non  transige.  >  —  Ottimamente  detto  ! 


CONTEMPORANEA  621 

4.  Alia  vigilia  quasi  della  riapertura  delle  Camere,  che  avverra 
il  22  di  novembre,  il  Presidente  del  Ministri,  1'on.  Saracco  presento 
al  Re  un  nuovo  programma,  ch'&  una  fioritura  di  belle  promesse.  Ma 
purtroppo  e  da  temere  che  la  continua  pioggia  di  nuove  tasse  e  so- 
prusi  convertira,  (per  dirla  col  Poeta)  in  bozzacchioni  le  susine  vere. 
—  In  questo  programma  il  governo  s'afferma  pienamente  consapevole 
dei  doveri,  che  nell'ora  presente  gli  incombono :  dice  d'essere  conscio 
d'aver  seinpre  rispettata  ed  applicata  rigidamente  la  legge.  Ivi  si 
parla  del  bilancio  gia  in  corso ;  del  disegno  di  legge  sull'emigrazione ; 
dei  premii  per  la  marina  mercantile ;  delle  riforme  amministrative ; 
dell'abolizione  del  domicilio  coatto,  del  rafforzare  il  servizio  di  P.  S. 
e  di  nuove  disposizioni  contro  gli  anarchici.  Riguardo  alle  scuole,  si 
accenna  al  disegno  di  legge  per  migliorare  le  condizioni  dei  maestri 
delle  scuole  elementari  e  secondarie,  ed  alle  riforine  vagheggiate  dal- 
1'on.  Gallo.  Per  le  spese  militari  si  riconosce  che  la  flotta  e  in  istato 
di  inferiorita  e  che  bisogna  continuare  a  spendere  come  per  lo  passato. 
-  Si  parla  poi  di  prendere  in  esame  le  annose  questioni  che  versano 
sulle  decime,  sul  procedimento  sommario,  sul  concordato  preventive  e 
sulla  procedure,  dei  piccoli  fallimenti,  per  la  tutela  dei  privati  interessi 
e  della  pubblica  morcdita;  e,  per  colmo  alia  derrata,  della  repressione 
delPusura  cittadina  e  rurale,  dei  probi-viri,  di  larghezza  maggiore  alia 
Cassa  nazionale  di  previdenza  per  la  vecchiaia  e  invalidita  degli 
operai. 

Seguono  i  disegni  di  legge,  si  per  V appannaggio  alia  regina  Mar- 
gherita,  come  pel  monumento  ad  Umber  to  I,  che  deve  sorgere  qui  nella 
sua  Roma.  Yengono  quindi  le  promesse  sul  sistema  tributario.  Si 
vuole  la  trasformazione  riguardo  le  tasse  di  consume,  si  parla  di  al- 
leviamento  del  contribuenti,  ma  (e  qui  1'asino  casca)  bisogna  proce- 
dere  guardinghi.  Del  togliere  la  tassa  sui  cereali,  che  pure  aggrava 
tanto  il  povero  popolo,  ne  verbum  quidem.  —  Dopo  un  accenno  ai  ne- 
gozianti  commerciali,  si  passa  alia  questione  ferroviaria  e  si  dice  che 
a  preparare  un  ragionevole  ordinamento  di  esercizio  governativo  ci 
vuole  del  tempo  assai.  Intanto,  a  rendere  men  grave  e  fastidioso  il 
carico  delle  pubbliche  gravezze,  si  promette  che  senza  indugio  verra 
presentatoun  complesso  di  provvedimenti  economici  e  finanziarii,  salvo 
pero  sempre  T  intangibilita  del  pubblico  erario ;  poiche  il  Programma 
cosi  conchiude :  «  Ma  limite  assoluto  alle  nostre  proposte  sara  il  con- 
servare  stabilita  al  pubblico  erario :  violare  questo  principio,  equivale 
a  tradire  la  patria !  > 

I  giudizii  della  stampa,  di  ogni  tinta,  sono  diversi,  ma  in  generale 
poco  favorevoli  a  questo  programma,  benche  lavorato  con  molt'arte. 
Troppa  e  la  sfiducia  che  si  ha  in  certe  promesse,  che  richiamano 
spesso  alia  mente  il  verso  alighieriano,  posto  in  bocca  al  conte  Guido 
da  Montefeltro :  Lunga  promessa  con  attender  corto. 


622  CRONACA 

5.  II  tribunale  civile  dell'  isola  di  Malta  ha  gia  dato  la  sua  prima 
sentenza  in  inglese.  Quindi  la  soppressione  graduale  dell'idioma  del 
si,  nei  tribunali  che  fin  dal  secolo  XI Y  usavano  i  Maltesi,  per  decreto 
ministerialediLondra,  e  omai  un  fatto  compiuto.  Poco  importa  al  sig.  Mi- 
nistro delle  colonie  inglesi,  che  nel  gruppo  delle  isole  di  Malta,  Gozo, 
Comino,  siano  i  Maltesi  in  numero  di  ben  170,000  italiani,  e  soltanto 
10,000,  tra  soldati  e  civili,  siano  gli  inglesi:  tutti  pero,  da  un  secolo  in 
qua,  soggiacciono   egualmente   alia  potenza  del   Lione  Britannico.  II 
Sig.  Chamberlain,  che  di  questi  giorni  visito  Tisola,  ai  Maltesi,  che 
se  ne  lagnarono  e  lo  pregarono  di  far  ritirare  il  decreto,  rispose  altera- 
mente  cosi :   «  Inutile  ogni  vostra  agitazione :  le  liberta  che  avete  sono 
anco  troppo  ampie,  soltanto   voi  siete  incapaci  di  usarne  e  goderne.  » 
—  Quindi  rivolgendosi  ad  un  di  loro,  al  Sig.  Mizzi,  gli  osservo  sor- 
ridendo:    Voi  non  avete  davvero  I' aria  d'uno  schiavo.  —  A  cui  il  Mizzi 
di  ripicco  :  //  mio  pensiero  e  libero,  ma  questa  e  la  mia  sola  liberta  f ... 
E  il  sig.  Chamberlain,  fermo  al  chiodo,  rispose  secco  secco :  Ho  parlato 
chiaro,  e  bastaf 

Non  e  a  dire  quindi  la  triste  impressione  che  un  tal  contegno  del 
Ministro  destasse  in  tutti  i  Maltesi.  Questi  altamente  di  cio  sdegnati 
non  vollero  prendere  parte  ad  una  fiaccolata,  in  onor  suo,  e,  benehe 
il  governatore  dell'  isola  avesse  fatto  distribuire  gratuitamente  molte 
bandiere  inglesi,  non  apparvero  ne  sui  balconi  ne  alle  finestre ;  non 
un  grido,  non  un  evviva  al  signer  Chamberlain,  ma  invece  un  silenzio 
glaciale  assai  significativo.  Tuttavia  bisogna  osservare  che  il  decreto 
inglese  risguarda  soltanto  i  tribunali,  nei  quali  1'uso  dell'  italiano 
non  sara  proscritto  che  dopo  quindici  anni. 

I  giornali  italiani,  d'ogni  colore,  si  scagliarono  furibondi  contro 
cotesto  decreto  veramente  draconiano  e  ne  dissero  di  cotte  e  di  crude 
al  sig.  Chamberlain,  e  il  Giorno  arrivo  fino  a  lanciare  percio  una  mi- 
naccia  di  guerra  al  Britannico  Lione.  Sola,  in  questa  levata  di  scudi, 
resto  muta,  come  un  pesce,  la  famosa  Societa  t  Dante  Alighieri  >  che 
pure  ha  per  iscopo  di  propagar  la  lingua  italiana  all'estero.  Gia  si  sa, 
ch'essa  e  carne  ed  ugna  colla  massoneria ;  e  pero  e  da  temere  che  qui 
gatta  ci  covi.  Ma  piu  curioso  e  il  Resto  del  Carlino,  giornale  pur  esso 
massonico,  il  quale  oso  affibbiare  ai  cattolici  la  colpa  delle  violenze 
del  Chamberlain,  dicendo  che  il  suo  decreto  pare  suggerito  dalle  mene 
dei  gesuiti.  E  sempre  in  ballo  cotesti  terribili  gesuiti.  Risum  teneatis, 
amid!...  In  tan  to  il  Ministro  delle  colonie  inglesi,  dopo  aver  vagheg 
giate  le  bellezze  della  incantevole  Partenope,  ora  s'aggira  qui  in  Roma 
a  contemplarne  i  vecchi  e  i  nuovi  monumenti,  per  iscopi,  gia  s'  in- 
tende,  d'alta  politica  internazionale. 

6.  Diciamo  finalmente  una  parola  del  trionfo  riportato  dal  Parroco 
di  Tornolo  alia  Corte  di  Cassazione.    II  tribunale  di  Borgotaro   nello 


CONTEMPORANEA  623 

scorso  mese  di  agosto,  confermando  la  sentenza  del  pretore  di  Bedonia, 
aveva  condannato  Don  Antonio  Franchi,  parroco  di  Tornolo,  a  lire  30 
di  multa,  per  avere  rifiutato  in  pubblico  ad  una  persona  il  Sacra- 
mento dell'Eiicarestia,  ritenendo  che  tale  fatto  costituisse  un'  ingiuria 
per  la  persona,  a  cui  veniva  quel  Sacramento  rifiutato.  II  condannato 
ricorse  in  Cassazione,  e  questa,  dando  piena  ragione  al  Parroco,  annulld 
senza  rinvio  la  sentenza  del  tribunale  di  Borgotaro  per  inesistenza  di 
reato.  «  La  sentenza  della  Corte  Suprema  ha  cosi  confermato  (nota  sag- 
giamente  il  Contenzioso  Ecclesiastico  di  Genova)  cio  che  gia  altra  volta 
fu  deciso  dai  magistrati,  che  ramministrazione  dei  Sacramenti  dipende 
unicamente  dalle  regole  ecclesiastiche,  di  cui  e  esclusivo  interprete 
il  sacerdote  che  li  amministra  e  l'autorit&  ecclesiastica  da  cui  dipende 
—  ne  e  possibile  ritrovare  nel  fatto  dell'amministrazione  o  del  rifiuto 
d'un  Sacramento  gli  estremi  di  un'  infrazione  alle  leggi  civili  e  pe- 
nali  ».  (10  Nov.  N.  21). 

Noi,  applaudendo  alia  giustizia  della  Suprema  Corte,  non  solo  ci 
congratuliamo  per  si  bella  vittoria  col  Parroco  di  Tornolo,  ma  anche 
coll'  illustre  Direttore  della  valorosa  Unitd  Cattolica,  il  quale,  avendo 
strenuamente  difeso  il  detto  Parroco  in  un  magistrale  articolo,  si  ebbe 
1'onore  d'un  processo,  intentatogli  contro  dallo  stesso  pretore  di  Be- 
donia, chiuso  pero  col  recesso  del  querelante,  dopo  una  semplice  di- 
chiarazione  del  querelato. 


IV. 
COSE  STRANIERE 

(Notizie  Generali).  1.  ESTREMO  ORIENTE.  Basi  dell'accordo  tra  le  potenze 
in  Cina.  Voci  contradditorie.  I  russi  e  Waldersee.  —  2.  INGHILTERRA. 
II  ministero  compito.  Discorsi  dei  Lords  Rosebery  e  Salisbury.  II 
Transvaal.  —  3.  GERMANIA.  Inaugurazione  del  Reichstag  e  nomina  del 
Presidente.  Presentazione  di  proposte  di  leg-ge.  —  4.  RUSSIA.  Malattia 
dello  Czar.  La  Czarina.  —  5.  SPAGNA.  L'insurrezione  carlista.  Congresso 
ispano-americano.  Matrimonio  della  Principessa  delle  Asturie.  —  6. 
Stati  Uniti. 

1.  (ESTREMO  ORIENTS).  Le  Potenze  per  mezzo  dei  ministri  resident! 
a  Pechino  sono  convenute  circa  le  basi  di  una  proposta  da  farsi  alia 
Cina,  nella  quale  si  contiene  il  germe  di  un  trattato.  Gli  articoli  tut- 
tavia  non  sono  ancora  formulati  con  precisione,  non  ostante  che  fin 
da  ora  si  possa  dire  che  essi  nella  sostanza,  conterranno  irrevocabil- 
mente  la  dimanda  di  soddisfazione  speciale  alia  Germania,  di  puni- 
zione  capitale  dei  principal!  responsabili  degli  eccidii  e  dei  disordini, 


624  CRONACA 

e  d'  indennita.  Sebbene  1'accordo  sia  accertato,  pure  corrono  voci  con- 
trad!  ttorie  sul  contegno  delle  class!  dirigenti  cinesi,  le  quali,  ora  accen- 
nano  a  far  ragione  alle  Potenze,  ora  danno  motivo  a  credere  che  non 
se  ne  diano  per  intese.  Giorni  sono,  infatti,  veniva  annunziato  che 
1'  Imperatore  Kuan-su  avrebbe  fatto  ritorno  a  Pechino,  e  oggi  che 
scriviamo  vi  e  fondainento  a  credere  che  tan  to  egli  quanto  rimpe- 
ratrice  se  ne  andranno  a  Jecheng-tu-fu ,  e  il  principe  Tuan,  che  ave- 
vano  alcuni  poco  meno  che  visto  con  la  cocolla,  e  Fung-fu-siang 
siano  invece  piu  inorgogliti  di  prima  e  a  capo  di  nuovi  eccidii  nella 
provincia  di  Ko-uang-su,  e  finalmente  che,  nel  mezzo-giorno  deH'Im- 
pero,  la  rivolta  sobillata  dagli  stessi  rappresentanti  della  Corte  si 
allarghi  ed  infierisca  contro  gli  stranieri.  Quale  fede  pud  avere,  in 
tanta  disparita  di  notizie,  quella  che  assicura  essere  fissata  per  la 
fine  di  novembre  la  presentazione  fall' ultimatum  delle  Potenze?  A 
chi?  Dove  lo  presenteranno  quest'  ultimatum  gli  amici  e  gli  alleati? 
Non  sara  piuttosto  da  prestar  fede  a  quei  che  predicono  1'aggravarsi 
del  pericolo  giallo,  specie  anche  perche  si  avanza  la  stagione  dei  freddi 
intensi,  i  quali  arresteranno  le  operazioni  militari  degli  intern  azio- 
nali?  Frattanto  per  accrescere  la  confusione  degli  stranieri,  il  Daily 
Mail  riceve  da  Tientsin  che  i  Russi  si  rifiutano  di  stare  agli  ordini 
di  Waldersee.  E  opinione  generalmente  invalsa  che  i  cinesi  daranno 
filo  da  torcere  alle  Potenze  oltre  al  previdibile,  e  che  tutto  il  lojo 
artifizio,  nel  quale  sono  maestri,  consistera  nel  prender  tempo,  nel  ri- 
mandare  le  decisioni,  nelio  stancare  insomma  il  mondo  civile  sinoa 
metterlo  tra  i  piu  gravi  imbarazzi  politici,  militari  ed  economici. 

2.  (INGHILTERRA).  Lord  Hanbury  e  il  valentissimo  personaggio  che 
compie  il  Gabinetto  inglese.  Egli  ha  preso  il  portafoglio  dell'Agri- 
coltura.  Non  si  puo  dire  che  il  potere  esecutivo  della  Gran  Bretagna 
scarseggi  di  titolari.  Ma  le  mansioni  dei  responsabili,  a  Londra,  sono 
tanto  varie  e  diverse  che  non  fanno  parere  evitabile  un  cosi  gran 
numero  di  ministri.  E'  stata  presa  la  decisione  di  convocare  il  Par- 
lamento  per  una  breve  seduta  straordinaria  nel  dicembre,  rimandando, 
come  si  sapeva,  la  solenne  inaugurazione  al  febbraio  prossimo.  Questa 
parentesi  legislativa  e  determinata  dalla  necessita  di  dimandare  nuovi 
prestiti  per  1'Africa  occidentale. 

LT  imperialistic  infatua  gli  uomini  pubblici  della  Gran  Bretagna. 
Lord  Rosebery  se  ne  e  fatto  acerrimo  banditore  in  un  discorso,  pro- 
nunziato  il  17  a  Glasgow  nella  sua  qualifica  di  rettore  di  quella  uni- 
versita.  La  concorrenza,  egli  disse,  che  le  altre  nazioni  fanno  all'  In- 
ghilterra  la  obbliga  a  combattere  fino  all'ultimo  per  la  sua  esistenza, 
ingaggiando  e  sostenendo  lotte  solenni  e  decisive  nel  campo  militare, 
industriale  e  politico.  Piu  improntato  a  teinperanza  fu  il  discorso  che 
tenne  Lord  Salisbury  al  banchetto  offertogli  dal  Lord  Mayor,  nel  quale, 


CONTEMPORANEA  625 

facendo  notare  1'accordo  anglo-tedesco,  disse  di  ripromettersi  1'acces- 
sione  di  tutte  le  Potenze ;  e  in  ogni  modo,  che  quanto  piu  presto  si  con- 
cludera  la  pace  tanto  minori  pericoli  sorgeranno  per  1'  integrita  della 
Cina.  Fanno  contrasto  due  notizie  intorno  al  Transvaal.  Una  vuole 
che  fra  gli  inglesi  e  i  boeri  seguiti  e  s'  inasprisca  la  guerriglia  assai 
dannosa  ai  primi :  un'altra  che  il  generale  boero  Botha  accenni  a  inta- 
volare  trattative  di  resa  e  di  pace.  Mentre  la  prima  notizia  trova  fede 
universalmente,  1'altra  e  messa  in  quarantena,  se  anzi  non  le  si  da 
1'istesso  valore  della  monacazione  del  principe  cinese  Tuan.  II  pre- 
sidente  Kruger  frattanto  e  arrivato  a  Marsiglia  il  22. 

3.  (G-ERMANIA).  Secondo  che  era  stato  annunziato,  il  Reichstag  te- 
desco  s'  inauguro,  il  giorno  14  e  ne  venne  eletto  a  Presidente  il  de- 
putato  del  Centre,  Ballestrem.  II  discorso  imperiale  si  diffuse  molto  sulla 
Cina  e  tocco  appena  la  questione  dei  trattati  di  commercio,  verso  i  quali 
prevalgono  le  aspirazioni  dei  piu  influenti  rappresentanti  dell'industria 
tedesca,  oltre  che  dello  stesso   Imperatore  e  del  suo  Oancelliere.  Al 
Reichstag  fu  presentata  la  proposta  di  legge   preceduta  da  una  rela- 
zione  sulle  cose  cinesi,  con  la  quale  si  chiedono  che  vengano  appro - 
vati  i  crediti  per  la  Cina.  Insieme  a  questa  proposta  principalissima 
per  la  circostanza,  vennero  pure  presentati :  il  regolamento  di  navi- 
gazione ;    il    disegno    sulla    societa    d'  assicurazione    privata ;    quello 
delle  Convenzioni  che  vietano  1' introduzione  d'acquavite  e  di  alcool 
in   alcuni  territori  africani  e  quello  di  contabilita.  Delle  interpellanze 
presentate  e  del  discorso  del  Cancelliere  sulla  Cina,  parlera  il  nostro 
corrispondente  germanico. 

4.  (RUSSIA).  Le  notizie  della  malattia  pericolosa  dello  Czar  hanno 
destato  gravissima  apprensione  nell'  impero  e  in  tutta  1'Europa.  L'at- 
tacco  d'  influenza  superato  dall'  imperatore   degenero  in  tifo  uddomi- 
nale.  All'ora  che  scriviamo  le  nuove  sullo  stato  dell'  illustre  infermo 
soao  migliori  e  la  Corte  tanto  imperiale,  quanto  di  Copenaghen  sono 
rassicurate   sull'esito   della   malattia.    Neppure,  tuttavia,    la   Czarina 
gode  al  presente  il  bene  perfetto  della  salute.  Medico  personale  dello 
Czar  e  il  D.r  Hirsch.  A  Livadia  furono  chiamati  a  consulto  i  piu  ce- 
lebri  medici  della  Russia. 

5.  (SPAGNA).  Come  avevamo  previsto  il  movimento   insurrezionale 
del  carlismo  e  fallito.    Ne    giova   che  alcuni    si    affannino    a    soste- 
nere   che    1'  insuccesso  si    ha   da   ripetere   dalla    troppa    fretta    che 
hanno  avuto   i   carlisti    della    Catalogna.    Non     fu  effetto   di   fretta, 
ma  piuttosto  di  volonta    nella   grande   maggioranza    degli    spagnuoli 
di  non    creare    imbarazzi    alPattuale    regime    della   nazione  e  di  at- 
tendere  a   rinfrancare    il   paese   dai    danni   patiti   pei   disastri   della 
guerra.  II  governo  fa  bene   tuttavia  a  non  revocare  ancora   le  leggi 
eccezionali  e  a  vigilare  che  non    accadano  nuovi  torbidi.  Madrid  ha 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1211.         40         24  novembre  1900. 


626  CRONACA 

accolto  i  rappresentanti  delP America  del  Sud  a  Congresso  con  i  rap- 
presentanti  della  Spagna,  allo  scopo  di  stringere  una  Lega  diretta  a 
difendere  tutti  gli  Stati  americani  latini  contro  la  politica  imperialista 
degli  Stati  Uniti.  II  Congresso  conchiuse  i  suoi  lavori  il  19.  E  fissata 
il  matrimonio  tra  il  principe  Carlo  di  Borbone,  figlio  del  conte  di  Ca- 
serta  con  Donna  Eulalia  principessa  delle  Asturie.  Avra  luogo  nella 
primavera  prossima. 

6.  (STATI  UNITI).  Come  era  da  tutti  preveduto  Mac  Kinley  venne 
rieletto  a  Presidente  per  altri  quattro  anni,  negli  Stati  Uniti  d'Ame- 
rica.  I  nostri  lettori  comprendono,  che,  trattandosi  di  elezione  di  se- 
condo  grado,  il  risultato  ottenuto  il  6  e  la  preparazione  prossima  im- 
mediata  di  quella  che  avra  luogo  definitivamente  allorche  gli  elettori 
vittoriosi  nello  scrutinio  ultimo  si  raccoglieranno  per  eleggere  il  Pre- 
sidente e  il  vice  Presidente  della  Confederazione,  ma  fin  d'ora  e 
assicurata  la  elezione  di  Mac  Kinley.  Quanto  alle  norme,  con  le  quali 
si  compi  la  votazione  del  6,  giova  sapere,  che  ogni  Stato  nomina  un 
numero  di  elettori  uguale  al  numero  dei  senatori  e  deputati  che  ha 
diritto  di  avere  nel  Congresso.  Dei  447  elettori  presidenziali  eletti? 
142  appartengono  al  partito  democratico  del  Bryan  e  305  al  repub- 
blicano  del  Mac  Kinley. 

GERMANIA  {Nostra,  Corrispondenza}.  1.  La  Germania  e  la  Cina.  —  2.  Re- 

lazioni  coll'estero.  —  3.  II  ritiro  del  principe  Hohenlhoe   e    gli   affari 

interni ;  la  legg-e  contro  i  Gesuiti  e  1'attitudine  della  Baviera.  —  4.  La 

persecuzione  contro  i   polacchi    e   la   loro   lingua.  —  5.  II   Cangresso 

cattolico  di  Bonna.  —  6.  Pellegrinag-gi  a  Roma  ed  a  Gerusalemme. 

1.  II  centro  di  gravita  della  politica  si  e  piu  che  mai  trasportato 

nelPestremo  Oriente,  ove  1'Europa  che  da  circa  un  trentennio  gode 

d'un  periodo  pacifico  quasi  senza  uguale  negli  ultimi  secoli,  trovera, 

a  parere  di  serii  pensatori,  il  germe  della  prossima  guerra  fra  le  potenze. 

E  certo  che  se  anche  queste  s'accordano  per  ristabilire  1'ordine  in  Cina, 

per  punire  o  fame  punire  i  perturbatori,  non  sara  altrettanto  per  1'asse- 

stamento  degli  altri  affari  dell'impero.  Per  ora  tutti  sono  sorpresi  dalla 

convenzione,  in  virtu  della  quale  la  Germania  e  1'Inghilterra  si  impe- 

gnano  tanto  a  mantenere  1'integrita  della  Cina,  pur  lasciando  a  tutti 

liberta  d'accesso  alle  sue  coste  e  di  commercio  con  essa,  quanto  ad 

intendersi  nel  caso  che  le  altre  nazioni  volessero  agire  diversamente. 

I  nostri  officiosi  hanno  spiegato  tale  convenzione  come  mezzo  assolu- 

tamente  necessario  per  tutelare  i  grandi  interessi  ognora  crescenti  che 

la  Germania  possiede  in  quelle  con  trade.  Infatti  varie  compagnie  te- 

desche  mantengono  servizi  di  navigazione  importantissimi  sopra  tutte  le 

coste  del  Celeste  Impero  e  dell'Estrema  Asia,  e  altri  capitali  ingenti 

sono  impegnati  specialmente  nel  bacino  si  ricco  e  tanto  agognato  del 

Yang-tse-Kiang. . . . 


CONTEMPORANEA  627 

2.  L'adesione  data  dalle  potenze   alia   convenzione  anglo-tedesca, 
attesta  novamente  le  nostre  pacifiche  relazioni  coll'estero  al  cui  svi- 
luppo  scambievole  fra  i  popoli  stessi  di  tutti  gli  stati  ha  molto   con- 
tribuito  1'esposizione  universale  di  Parigi  che  per  la  riuscita  ebbe  dalla 
Germania  un  potentissimo  concorso,  tan  to  pel  numero,  la  scelta  e  la 
qualita  degli  oggetti  espostivi,  quanto  pel  visitatori  che  vi  accorsero 
in  tale  numero  da  costituire  il  contingente  straniero  piu  importante, 
e  da  compensare  1'assenza  dell'elemento  inglese. 

In  modo  speciale  poi  i  numerosi  dotti,  industrial!  ed  in  genere 
-gli  altri  personaggi  che  parteciparono  ai  congressi  internazionali,  fu- 
rono  dalle  autorita  ricolmati  di  tante  attenzioni  e  cortesie,  che  non 
reco  sorpresa  che  per  la  prima  volta  dopo  il  1869  una  missione  mi- 
litare  francese,  guidata  dal  generale  Michel,  abbia  assistito  alle  grandi 
manovre  dell'esercito  tedesco,  e  che  i  due  Stati  in  Cina  e  ovunque  in 
tutte  le  questioni  esterne,  ove  i  loro  interessi  sono  in  giuoco,  cerchino 
e  riescono  sempre  ad  intendersi. 

Dopo  il  primo  dell 'anno  avra  luogo  il  matrimonio  della  Regina 
Guglielmina,  figlia  di  madre  tedesca  (principessa  di  Waldecke  Pyr- 
mont)  che  si  e  fidanzata  al  Duoa  Enrico  di  Mecklemburg  Schwerin 
nipote  del  granduca  regnante  e  lontano  parente  di  Guglielmo  II*.  Non 
conviene  pero  da  tale  fatto  dedurre  un  ravvicinainento  dell'Olanda  colla 
Germania,  giacche  la  prima,  come  la  Danimarca  e  la  Svezia,  contri- 
bui  potentemente,  e  vero,  al  successo  della  riforma  fra  noi,  ma 
grazie  alia  inedesima,  questi  Stati  rimasero  nostri  nemici  nonostante 
che  le  loro  dinastie  siano  tedesche. 

Prima  della  Riforma  tutti  i  paesi,  come  la  Polonia,  la  Boemia 
(che  facevano  parte  della  Germania)  e  1'Ungheria,  erano  nostri  amici 
ed  alleati  perche  il  cattolicismo  che  aveano  ricevuto  coll'appoggio,  anzi 
per  mezzo  della  Germania,  li  avea  avvicinati  a  noi ;  ed  ora  i  calvinisti 
dell'Ungheria,  come  i  Czechi  della  Boemia  che  si  approssimano  almeno 
sotto  il  rapporto  politico  agli  Hussiti,  sono  i  nemici  piu  accaniti  di 
quanto  e  tedesco  o  austriaco,  mentre  che  i  Fiamminghi  cattolici  del 
Belgio  sono  nostri  amici.  La  Riforma  non  ci  ha  dunque  suscitato  che 
inimicizie  ed  ha  cosi  potentemente  diminuito  la  influenza  della  Ger- 
mania all'estero. 

3.  Subito   dopo   la   convenzione   coll'  Inghilterra,   il   Principe   di 
Hohenlohe  si  e  ritirato  dal  posto  di  cancelliere  dell'  impero  dandone 
egli  per  ragione  1'avanzata  sua  eta  di  81  anni,  ed  altri  la  stessa  sua 
situazione  diventata  assai  difficile.  Di  fatto  da  lungo  tempo  non  pren- 
deva  piu  parte  molto  attiva  agli  affari,  ed  e  notorio  che,  dirigendo  Gu- 
glielmo  II  da  se  stesso   specialmente  gli  affari  esteri,  al  cancelliere 
titolare  dell'  impero  ed  ai  ministri  non  resta  che  a  seguirlo  e  a  ripa- 
rare  certe  piccole  difficolta  e  certi  eccessi  di  linguaggio. 


628  CRONACA 

Questa  volta  1'  Imperatore  s'e  impegnato  con  molto  ardore  nella 
guerra  di  Cina,  che  richiede  spese  considerevoli  non  previste.  Per  ri- 
sparmiare  la  riserva  metallica  della  banca  dell'Impero  sono  gia  stati 
collocati  negli  Stati  Uniti  100  milioni  di  marchi  in  boni  del  tesoro, 
ma  si  aspettano  in  proposito  vivissimi  dibattimenti  e  difficolta  al 
Reichstag,  convocato  per  il  15  novembre  quantunque  il  sig.  de  Bil- 
low, sottosegretario  agli  affari  esteri  da  varii  anni,  e  nominate  can- 
celliere  ne  goda  il  favore,  e  quale  uomo  di  stato  d'un  reale  valore,  ne 
possa  ottenere  la  sanzione  e  1'  indulgenza  a  furia  di  concessioni  nella 
politica  interna.  Alcuni  giornali  sono  di  parere  che  il  governo  sara 
obbligato  di  conciliarsi  il  Centre  e  che  con  lui  il  Consiglio  Federale 
dovra  ratificare  1'abolizione  della  legge  contro  i  Gesuiti,  votata  gia  per 
tre  volte  dal  Reichstag.  Certo  e  che  il  Centro  e  deciso  di  costringere 
il  governo  a  spiegarsi  sul  disprezzo  che  egli  manifesta  da  molti  anni, 
di  una  legge  votata  varie  volte  e  con  forte  maggioranza  dai  rappre- 
sentanti  della  nazione.  Fu  detto  che  1'Imperatrice,  che  non  si  inge- 
risce  di  politica,  impiegava  contro  i  cattolici  1'  influenza  reale  di  cui 
godeva  nelle  questioni  religiose ;  io  non  lo  credo  perche  i  nostri  fun- 
zionarii  superiori,  scelti  esclusivamente  fra  i  signorotti  protestanti  delle 
antiche  provincie,  imbevuti  come  sono  di  tutti  i  pregiuclizii  possibili 
contro  la  Chiesa  e  amanti  delle  assemblee  legislative,  bastano  larga- 
mente  per  creare  ostacoli  alle  decision!  del  Reichstag.  L'odio  del  catto- 
licismo  e  passato  loro  nel  sangue,  ed  e  stata  necessaria  tutta  1'autorita 
e  la  formale  volonta  dell' Imperatore  per  nominare  cattolici  ad  alcuni 
posti  elevati. 

Quando  il  Principe  di  Hatzfell-Frankenberg  fu  nominate  presi- 
dente  (governatore)  della  provincia  di  Slesia,  la  Kreuzzeitung  organo 
dei  signorotti,  degli  alti  funzionarii,  dell'esercito  e  della  corte  si  mostro 
addolorata  perche  il  principe  era  cattolico.  Di  poi  1'Imperatore  no- 
mind  il  sig.  Pold  presidente  della  reggenza  d'Oppeln  in  Slesia  ed  il 
sig.  Gescker  a  quella  della  Westfalia,  la  cui  corte  d'appello  e  pure 
presieduta  da  un  cattolico,  succeduto  al  sig.  Falk  1'antico  terribile 
ministro  del  Kulturkampf,  il  quale,  a  dir  vero,  come  presidente  della 
stessa  corte  era  giustissimo  e  punto  ostile  ai  cattolici. 

4.  Da  dodici  anni  in  poi,  Famministrazione  prussiana  infierisce 
contro  le  lingue  straniere,  il  Danese  ed  il  Lituano,  che  si  parlano  da 
soli  protestanti  in  una  piccola  parte  dello  Schleswig,  ed  in  alcuni 
distretti  della  Prussia  orientale,  ed  il  Polacco ;  pero  la  persecuzione 
ha  aumentato  anziche  spegnere  la  opposizione  della  popolazione  Danese 
contro  il  regime  prussiano,  e  fra  i  Lituani  che  hanno  sempre  fatto 
parte  della  Prussia  e  che  sono  sempre  stati  molto  patriottici,  si  e 
formato  un  parti  to  contrario  che  nelle  ultime  elezioni  riusci  a  far  sur- 
rogare  il  candidate  conservatore  da  un  Lituano  avversario  dei  liberali. 


CONTEMPORANEA  629 

La  Slesia  ha  per  lungo  tempo  fatto  parte  della  Polonia  e  ne  e  sepa- 
rata dal  XIV  secolo,  ina  il  sentimento  nazionale  polacco  non  vi  e  mai 
esistito,  sebbene  di  5  milioni  di  abitanti,  un  milione  e  500  mila  circa 
parlino  un  dialetto  polacco.  La  popolazione  invece  e  strettamente  affe- 
zionata  alia  Prussia  ed  e  molto  patriottica.  Fino  dall'epoca  del  Kultur- 
kampf  si  comincio  a  proscrivere  il  polacco  dalle  scuole  ove  i  fanciulli 
non  imparavano  che  alcuni  element!  di  tedesco  e  spesso  ne  anche  a 
leggere  il  polacco,  che  e  quanto  dire  che  il  livello  dell'  istruzione 
generale  e  diminuito.  Da  varii  anni  poi  s'impone  Pistruzione  religiosa 
in  tedesco,  cio  che  fa  un  torto  grandissimo  alia  vita  morale  di  questa 
popolazione  generalmente  poco  ricca,  ed  ora  si  vuole  costringere  il 
clero  a  servirsi  della  stessa  lingua,  anche  per  preparare  i  fanciulli 
alia  prima  comunione;  pero  tutto  il  clero  della  parte  polacca  della 
provincia  ha  chiesto  di  conservare  nello  stesso  suo  interesse  Pistru- 
zione religiosa  in  polacco.  II  governo  ha  risposto  con  un  rifiuto  osti- 
nato,  ma  la  persecuxione  in  certi  luoghi  ha  gia  preparato  la  via  al 
socialismo,  e  dapertutto  la  popolazione  e  cosi  malcontenta,  che  il  Centre, 
cui  e  rimasta  fedele,  dura  fatica  a  farla  pazientare. 

Nelle  province  di  Posen  e  della  Prussia  occidentale  trovasi  un  mi- 
lione e  mezzo  circa  di  abitanti  polacchi  insieme  ad  un  milione  di  te- 
deschi,  la  cui  parte  maggiore  e  stata  riunita  alia  Prussia  nel  1815; 
la  lingua  tedesca  ha  fatto  grandi  progress!  in  Slesia  e  altrove ;.  dal 
1848  in  poi,  da  quando  cioe  tutta  la  Ofermania  era  in  ebullizione,  non 
si  sono  piu  verifioati  movimenti  insurrezionali,  e  tanto  nella  stessa 
epoca  quanto  nel  1866  1870,  i  soldati  d'origine  polacca  hanno  riva- 
leggiato  in  valore  ed  in  fedelta  coi  loro  camerati  tedeschi.  Dal  1871 
si  lavora  con  tale  ardore  alia  soppressione  del  polacco  in  tutte  le  scuole 
pubbliche,  che  a  Berlino  stesso,  ove  trovansi  molti  polacchi,  furono 
soppresse  qrtattordici  piccole  classi  e  puniti  colla  prigione  i  giovaui 
che  vi  insegnavano  la  lettura  de) la  lingua  polacca.  Si  cercano  insomma 
sempre  nuovi  mezzi  per  affrettare  la  germanizzazione  delle  popolazioni 
e  per  raggiungere  tale  scopo  in  questi  ultimi  giorni,  quattro  ministri, 
fra  i  quali  quello  dei  culti,  si  sono  recati  a  Posen  per  istudiarne 
sul  posto  i  mezzi,  ma  se  essi  vogliono  informarsi  da  chi  di  diritto, 
s'accorgeranno  che  la  oppressione  genera  il  malcontento  e  la  resi- 
stenza.  II  governo,  grasie  al  sig.  Bismarck,  ha  speso  200  milioni 
per  acquistare  grandi  proprieta  in  Polonia,  e  divisele  in  piccole 
fattorie  ne  affido  la  cultura  a  20000  coloni  tedeschi  quasi  tutti 
protestanti.  Oltrech&  con  tal  sistema,  P  intera  Germania  non  baste- 
rebbe  a  surrogare  con  tedeschi  i  4500000  polacchi,  spessissimo  e  acca- 
duto  che  proprietarii  poveri  o  altrimenti  gravati  hanno  ricostituito  le 
loro  fortune,  vendendo  i  loro  beni  a  caro  prezzo  airamministrazione, 
e  che  insomma  le  dette  espropriazioni,  e  la  colon izzazione  relativa  non 


630  CRONACA 

riuscirono  a  distruggere  Pelemento  polacco,  ma  unicamente  a  provo- 
care  nuovi  sforzi  di  resistenza.  Bisogna  pero  aggiungere  che  sotto  altri 
rapporti  I'amministrazione  prussiana  riusci  profittevole  al  popolo, 
perche  esso  ha  prosperato  e  fatto  maggiore  progresso  che  nella  Polonia 
russa  ed  austriaca. 

Sarebbe  dunque  stato  facile  di  affezionarselo  totalmente,  ammet- 
tendo  quelli  delle  class!  elevate  nell'  ufficio  del  funzionari  e  degli 
uomini  d'affari,  fosse  pure  con  qualche  pregiudizio  del  signorotti  che 
pretendono  riservarsi  il  monopolio  degli  impieghi  pubblici.  E  questo 
un  punto  essenziale. 

La  lingua  tedesca  e  imparata  con  sollecitudine  anche  nelle  classi 
inferiori  perche  gli  operai  e  gli  artigiani  emigrano  in  massa  nelle 
con  trade  tedesche  per  trovare  del  lavoro  rimuneratore.  Essi  vi  si  sta- 
biliscono  spesso  per  sempre.  Insomma,  1'assimilazione  si  fa,  quan- 
tunque  lentamente.  1  principali  ostacoli  si  trovano  nelle  misure  ves- 
satorie,  persecutrici,  ostinatamente  ostili  deiramministrazione. 

5.  In  presenza  dell'attitudine  ostile  del  Governo  bavarese  e  della 
persecuzione  dei  cattolici  in  Prussia,  il  47mo  Congresso  cattolico  della 
Germania,  riunito  a  Bonna  dal  3  al  6  settembre,  ha  fatto  un  appello  a 
tutti  i  cattolici,  d'impiegare  tutti  i  mezzi  legali  per  assicurare  in  tutto 
1'Impero  il  libero  esercizio  della  religione  cattolica.  Questo  congresso 
ha  pure  rivendicato  con  energia  la  soppressione  di  tutti  gli  ostacoli  che 
impediscono  lo  svolgimento  dell'azione  cattolica.  Tutti  gli  anni  il  Con- 
gresso ha  rivendicato  Pindipendenza  temporale  del  S.  Padre.  II  Con- 
gresso ha  raccomandato  di  nuovo  le  opere  cattoliche  specialmente  le 
numerose  opere  sociali,  Popera  di  S.  Bonifazio  per  procurare  Passi- 
stenza  religiosa  ai  cattolici  dispersi  fra  i  protestanti.  Esso,  con  molta 
ragione,  si  e  sopra tutto  pure  occupato  d'un' opera  molto  recente  che 
mira  a  mantenere  gli  studenti  cattolici.  Spessissimo  i  giovani  sono  fer- 
mati  nei  loro  studi  per  disgrazie  di  famiglia.  Perdite  di  simile  genere 
sono  tanto  piu  sensibili  quanto  che  i  cattolici  non  sono  molto  numerosi 
nelle  classi  liberali  ed  istruite. 

II  congresso  internazionale  dei  dotti  cattolici  si  e  riunito  quest'anno 
a  Monaco,  ove  le  autorita  gli  hanno  fatta  buona  accoglienza :  varii  prin- 
cipi  della  casa  reale  vi  hanno  assistito.  II  numero  degli  aderenti  era 
di  3000,  quello  dei  membri  present!  di  700.  La  stampa  non  cattolica 
ha  tenuto  migliore  riserva  che  non  si  era  sperato.  Yarii  giornali  sono 
stati  apertamente  simpatici  ed  hanno  parlato  con  rispetto  dei  dotti  cat- 
tolici e  dei  loro  lavori  in  congresso.  Quando  si  pretende  d'essere  un 
dotto,  non  si  puo  disprezzare  gli  sforzi  scientifici  anche  degli  avver- 
sarii  politici. 

6.  A  Roma  si  sono  certamente  accorti  che  i  pellegrini  tedeschi  del 
giubileo  erano  numerosissiini.  Indian  3rd    solamente  quello  di  Berlino 


CONTEMPORANEA  631 

di  500  persone,  il  primo  che,  dopo  la  Riforma,  si  sia  recato  a  Roma. 
II  pellegrinaggio  si  e  fermato  pure  a  Einsiedeln  in  Isvizzera,  celebre 
santuario  fondato  da  S.  Maurizio,  che  apparteneva  alia  famiglia  degli 
Hohenzollern.  Fin  qui  i  cattolici  di  Berlino  s'erano  riuniti  agli  altri 
pellegrinaggi  per  recarsi  a  Roma.  Giovera  ricordare  altresi  il  pellegri- 
naggio di  500  persone  in  Terra  Santa  per  assistere  alia  posa  della  prima 
pietra  della  Chiesa  di  N.  S.  della  Dorinizione,  che  e  passato  per  Roma 
per  ricevere  la  benedizione  e  gP  incoraggiamenti  del  S.  Padre.  Con- 
viene  sperare  che  la  nuova  chiesa  tedesca  a  Gerusalemme  attirera  un 
numero  ognora  crescente  di  pellegrini  tedeschi  in  Terra  Santa ! 

AUSTRALIA  (Nostra  Corrispondenza). —  1.  II  bill  della  Costituzione  austra- 
liana.  —  2.  La  consecrazione  della  chiesa  metropolitana  di  Sydney.  —  3. 11 
primo  Congresso  cattolico  australiano. 

1.  La  legge  della  Costituzione  (Commonwealth  bill)  australiana,  la 
quale  unira  le  sei  grandi  colonie  dell'Australia  britannica  in  un  sol 
corpo  amministrativo,  e  stata  approvata  dalle  due  Camere  inglesi ;  ed 
il  9  luglio  ricevette  la  regia  sanzione.  Questa  legge  crea,  per  cosi 
dire,  una  nazione  australiana  ;  ed  il  ministro  Chamberlain,  a  nome 
del  governo  centrale,  invio  un  messaggio  di  congratulazione  al  go- 
verno  ed  al  popolo  dell'Australia  per  il  compimento  della  grande 
impresa,  alia  quale  avevano  cooperate  con  tanta  abilita  ed  abnegazione. 
Come  dichiara  il  Times,  1'approvazione  del  Commonwealth  bill  &  il 
passo  piu  grande  che  ai  nostri  giorni  siasi  fatto  per  il  consolidamento 
dell'  impero  britannico. 

La  nostra  Regina  ha  avuto  la  mano  felice  nello  scegliere  al  posto 
importantissimo  di  Governatore  generale  dell'Australia  federata,  lord 
Hopetown,  il  quale,  parecchi  anni  or  sono,  governava  con  segnalato 
successo  la  colonia  di  Yictoria.  Egli  sara  il  primo  Governatore  gene- 
rale;  la  nuova  Costituzione  sara  proclamata  ufficialmente  il  1  gen- 
naio  1901.,  ed  il  nuovo  Parlamento  federale  sara  aperto  a  Melbourne 
nel  marzo  seguente. 

In  tale  occasione  solenne,  il  duca  di  York,  nipote  della  Regina, 
rappresentera  la  Sovrana.  II  telegramma  ufficiale  che  dava  questa 
notizia,  era  cosi  concepito :  «  Quantunque  S.  M.  la  Regina  Vittoria 
abbia  una  naturale  ripugnanza  a  separarsi  dal  suo  nepote  per  un 
tempo  si  lungo,  pure,  riconoscendo  essa  la  grande  importanza  dell'oc- 
casione  che  raggruppa  le  sue  colonie  d'Australia  in  una  unione  fede- 
rale, ama  dare  questa  speciale  prova  del  suo  interesse  per  tutto  quello 
che  si  riferisce  al  benessere  de'  suoi  sudditi  australiani.  Nel  medesimo 
tempo,  S.  M.  la  Regina  vuole  significare  la  sua  gratitudine  per  la 
lealta  e  la  devozione  che  hanno  spinto  le  Colonie  ad  offrire  con  tanta 
larghezza  spontanei  soccorsi  nella  guerra  sud-africana;  e  per  la  insigne 
prodezza  delle  sue  truppe  coloniali.  > 


632  CRONACA 

2.  A  Sydney,  si  e  celebrate  un  solenne  triduo  in  apparecchio 
alia  consecrazione  della  chiesa  cattedrale  di  S.  Maria,  metropolitana 
dell' Australia:  consecrazione  ch'ebbe  luogo  il  sabbato,  8  settembre; 
ma  la  festa  pubblica  si  fece  il  di  seguente.  Esso  comincio  con  una 
solenne  processione  alia  quale  presero  parte  S.  E.  il  Card.  Moran, 
tre  Arcivescovi  e  nove  Yescovi  con  molti  sacerdoti  secolari  e  regolari 
nonche  cinque  cavalieri  di  S.  Gregorio.  Una  folia  immensa  gremiva 
la  cattedrale:  fra  i  presenti  si  notavano  il  conte  Beauchamp  gover- 
natore  della  Nuova  Galtes  del  Sud,  lord  Lamington  governatore  del 
Queensland  ed  il  sig.  Le  Hunte  vicegovernatore  della  Nuova  Guinea, 
vestito  nell'uniforme  del  reggimento  Windsor.  Questi  personaggi  fu- 
rono  ricevuti  da  una  guardia  di  onore  dei  tiratori  irlandesi,  e  salutati 
dal  Cardinale  che  li  condusse  nel  coro,  dove  eran  preparati  appositi 
seggi.  Fra  i  rappresentanti  locali  notavansi  il  sig.  F.  Barley  capo  della 
giustizia,  il  sig.  G.  W.  Gray,  M.  L.  L.,  membro  del  ministero  del 
Queensland,  varii  membri  del  governo  della  Nuova  Galles  del  Sud, 
i  sigg.  F.  Anderson,  M.  L.  A.  di  Victoria  ed  il  sig.  G.  Coleman,  sin- 
daco  di  Wagga-Wagga. 

Dopoche  Sua  Eminenza  ebbe  preso  posto  sal  trono,  1'Eccmo  Mon- 
signor  Dwyer,  vescovo  ausiliare  di  Maitland,  celebro  la  Messa  ponti- 
ficale;  la  musica  del  Mozart  fu  eseguita  magistralmente  da  un  coro 
di  220  voci,  aocompagnate  dall'organo,  e  da  22  egregi  suonatori  di 
istrumenti  a  corda  e  a  legno.  L'esecuzione  naissima  di  quella  ma- 
gnifica  musica  produsse  grande  impressione. 

II  discorso  d'occasione,  pronunziato  dall'  Eccmo  Mons.  Redwood, 
Arcivescovo  di  Wellington  (Nuova  Zelanda),  si  aggiro  sul  testo:  «  Egli 
regnera  nella  casa  di  Giacobbe  in  eterno,  ed  il  suo  regno  non  avra 
fine  » ;  e  tratto  con  cristiana  eloquenza  delle  relazioni  della  Chiesa 
verso  Gesu  Cristo  e  verso  il  mondo.  II  Redentore,  disse,  il  venerando 
Prelato,  non  ha  fondato  una  scuola  scientifica,  ne  un  impero  mondano, 
ne  una  setta  con  umane  passioni:  sibbene,  una  societa  religiosa,  cioe 
la  Chiesa,  con  divina  potesta.  Questa  Chiesa  egli  la  fece  una,  santa, 
cattolica  ed  apostolica:  ora  confrontate  questo  tipo  divino  della  vera 
Chiesa  con  le  cento  denominazioni  protestanti  che,  contraddicendosi 
fra  loro,  si  agitano  in  seno  all'  impero  britannico  ed  in  altre  parti 
del  globo.  Quest'  anarchia  protestantica,  germinata  dal  libero  esame, 
ha  generate  1'odierna  peste  dell'incredulita  e  dell'agnosticismo.  Con- 
frontate invece  la  Chiesa  cattolica,  splendente  nella  sua  apostolica 
unita,  santita  ed  universalita  ;  e  vi  troverete  attuato  il  tipo  della 
vera  Chiesa  di  Cristo.  L'oratore  conchiuse  congratulandosi  con  1'Emo 
Moran  per  il  fausto  compimento  della  grande  opera,  per  la  quale  egli 
ed  il  suo  antecessore  hanno  cosi  coraggiosamente  lavorato. 

Si  fece  una  colletta  per  il  nuovo  tempio,  la  quale  frutto  1850  ster- 
line  (46,250franchi).  II  Cardiaale,  ringraziando  la  generosa  assemblea, 


CONTEMPORANEA  633 

assicuro  che  durante  1'anno  furono  raccolte  12  mila  sterline  (300  mila 
franchi).  Evvi  ancora  un  ammanco  di  17  o  18  mila  sterline ;  peraltro 
continuano  a  venire  le  offerte,  e  si  spera  che  il  debito  sara  presto 
saldato.  Nel  pomeriggio  ebbe  luogo  un  grande  banchetto  nei  locali  della 
metropolitana  (S.  Mary's  hall),  al  quale  intervennero  circa  400  per- 
sone.  Presiedeva  1'Emo  Sig.  Cardinale,  il  quale  annunzio  ai  convitati 
la  speciale  benedizione  inviata  dal  S.  Padre  per  la  festa  della  con- 
sacrazione  e  per  il  Congresso  cattolico. 

Ai  vespri  pontifico  Mons.  Arcivescovo  di  Melbourne ;  Mons.  Ve- 
scovo  di  Rockhampton  tenne  un  importante  discorso.  La  grande  so- 
lennita  rimane  un  dolcissimo  indimenticabile  ricordo  pel  cattolici 
australiani. 

3.  II  Congresso  cattolico  dell' Australasia  e  della  Nuova  Zelanda 
fu  inaugurate  il  10  settembre  ;  e  per  il  numero  degl'  intervenuti  e  la 
importanza  delle  sedute  attiro  1'attenzione  di  tutta  la  stampa.  Basti 
qui  citare  il  commento  della  protestante  Review  of  Reviews :  «  La 
Chiesa  cattolica  romana  e  stata  fortunata  ne'  suoi  capi  in  Australia : 
uomini  abili,  senza  eccezione,  e  che  hanno  fatto  una  coraggiosa  po- 
litica.  Essi  presentaronsi  al  pubblico  francamente,  ben  intendendo 
che  una  Chiesa,  la  quale  non  potesse  resistere  al  fuoco  della  pubblica 
discussione,  avrebbe  poca  speranza  di  riuscita.  Gli  articoli  dei  gior- 
nali  cattolici  di  Sydney  priina  del  Congresso  furono  molto  accorti  e 
coraggiosi  nel  preparare  il  terreno.  > 

II  Congresso  fu  aperto  nella  S.  Mary's  Hall  dal  Cardinale  Moran 
con  piu  di  750  rappresentanti  del  clero  e  del  laicato  cattolico  austra- 
lasiano.  L'Emo  Presidente  nel  discorso  inaugurale  dichiard  che  il  Con 
gresso  erasi  adunato  alia  fine  del  XIX  secolo  per  rendere  un  solenne 
omaggio  a  Cristo  Redentore  in  ringraziamento  delle  molteplici  bene- 
dizioni  da  Lui  elargite  in  questo  secolo  all' Oceania ;  e  per  unirsi  in 
sulla  soglia  del  nuovo  secolo,  alle  altre  chiese  della  Cattolicita  per 
implorarne  i  celesti  favori,  non  meno  che  per  offrirgli  un  omaggio 
di  riparazione  agli  oltraggi  di  che  gli  einpi  del  secolo  che  muore  lo 
fecero  segno. 

Gravissimi  argomenti  furono  trattati  nelle  sessioni:  le  relazioni  della 
Chiesa  con  lo  Stato,  gli  studii  biblici,  la  questione  sociale,  Peduca- 
zione  della  gioventu,  il  divorzio,  le  missioni  estere,  la  scienza  e  la 
letteratura  cattolica. 

Durante  il  Congresso  S.  E.  il  Governatore  oiM  agl'  intervenuti 
(circa  1200)  una  festa  di  giardino  (garden  party)  nel  palazzo  gover- 
natorale  di  Sydney. 

Nel  discorso  di  chiusa,  Mons.  Carr,  Arcivescovo  di  Melbourne,  di- 
pinse  con  parola  eloquente  i  risultati  pratici  del  Congresso  e  le  giu- 
stificate  speranze  che  se  ne  erano  concepite. 


634  CRONACA   CONTEMPORANEA 

€  Noi  siam  qui  (egli  aggiunse)  per  render  grazie  a  Dio  non  solo 
come  membri  della  sua  Chiesa,  ma  altresi  come  cittadini  di  un  grande 
Stato.  II  nuovo  secolo  sara  inaugurate  in  tutta  1'Australia  con  la  pro- 
clamazione  della  Federazione  coloniale  australiana.  Durante  la  loro 
separazione,  essa  venne  favorita  mirabilmente  dalla  Divina  Provvi- 
denza :  ne  guerre  interne  ne  aggressioni  esterne  hanno  perturbato  la 
sua  storia,  od  arrestato  il  suo  progresso.  Cid  che  la  Federazione  dovra 
d'ora  innanzi  fare  per  1'Australia,  e  scritto  a  caratteri  d'oro :  essa 
vuole  sostituire  un'armonica  cooperazione  a  pericolose  rivalita ;  vuole 
1'unione  che  fa  la  forza,  non  la  separazione  che  genera  debolezza. 
Essa  presentera  un  petto  di  bronzo  agli  attentati  dei  nemici;  essa 
affratellera  tutti  gli  australiani :  e  noi  sappiamo  bene  che  «  un  fra- 
tello  aiutato  dal  fratello,  e  come  una  citta  fortificata  ».  Quando  1' Au- 
stralia sara  unita,  noi  avremo  un  paese  che  colla  salubrita  e  varieta 
del  suo  clima,  con  la  qualita  e  varieta  de'  suoi  prodotti,  coll'esten- 
sione  del  suo  territorio  e  1'omogeneita  de'  suoi  abitanti,  entrera  nella 
via  del  vero  progresso  in  condizioni  cosi  favorevoli,  come  mai  nes- 
sun'altra  nazione  antica  o  moderna  ebbe  a  goderne.  > 


L'IMMINENTE  PERSECUZIONE  RELIGIOSA 

IN  FRANCIA 


Richiamiamo  tutta  I'attenzione  dei  nostri  lettori  italiani 
e  stranieri  sopra  quest'  importante  relazione  inviataci  dal 
nostro  corrispondente  di  Francia:  e  insieme  raccomandiamo 
caldamente  alle  loro  preghiere  la  causa  di  Dio,  che  ivi  sta 
per  essere  fieramente  combattuta. 

Nell'ultima  mia  corrispondenza  avevo  rappresentato  ai  vostri  let- 
tori  alcuni  degl' importanti  risultati,  conseguiti  dai  cattolici  fran- 
cesi  in  questi  ultimi  vent'anni,  nel  lode  vole  intento  di  ottenere  un 
miglioramento  della  nostra  legislazione,  accettando  lealmente  il  regime 
repubblicano  stabilito  da  trent'anni.  Questa,  come  sapete,  e  stata  pure 
la  condotta  raccomandata  dal  S.  Padre  a  diverse  riprese.  Non  ostante 
alcune  deplore voli  ritrosie,  dovute,  credetelo  pure,  piuttosto  a  mal- 
intesi  che  ad  una  resistenza  sistematica  alle  direzioni  pontificie,  i 
cattolici  francesi  hanno  ottenuto  dei  notevoli  successi  cosi  nell'opi- 
nione  generale  come  in  certe  sfere  per  1'addietro  del  tutto  ostili,  ed 
hanno  contribuito  non  poco  al  gagliardo  risveglio  dello  spirito  cri- 
stiano  nel  nostro  paese.  I  nostri  cuori  sono  ancora  commossi  dalla 


L'IMMINENTE  PERSECUZIONE  RELIGIOSA  IN  FRAN  CIA  635 
gioia  sincera  che  provammo  per  1'aperta  professione  di  fede,  lunga- 
mente  preparata  e  maturata,  fatta  dal  signer  Brunetiere  di  quest! 
giorni  appunto  nel  suo  discorso  «  Les  raisons  de  croire  »,  all'adunanza 
finale  del  Congresso  dei  cattolici  del  Nord,  tenuta  a  Lilla.  Le  per- 
sone  di  alta  intelligenza,  e  di  larghi  studii,  si  vanno  accostando  con  uno 
spiccato  movimento  alia  dottrina  cattolica,  alia  fede  di  Gristo.  II  che 
e  molto.  Contuttocio  non  possiamo  dissimulare  che  nel  campo  pura- 
mente  politico  i  successi  non  risposero  alle  speranze. 

Le  funeste  conseguenze  dello  scacco  toccato  nelle  ultime  elezioni  le- 
gislative del  maggio  1898,  non  sono  per  anco  finite:  credo  bene  di  trat- 
tenervici  sopra  un  momento.  Esso  procedette  da  un  difetto  di  tattica 
in  fatto  di  elezioni.  Sarebbe  fuor  di  proposito  entrare  in  recrimina- 
zioni  divenute  inutili ;  ma  e  bene  ricordarle  per  guardarsi  in  avvenire. 

Nell'assemblea  generale  dei  diversi  gruppi  cattolici  tenuta  nel  no- 
vembre  1897,  disgraziatamente  non  -ci  fti  modo  che  s'  intendessero  su 
questi  due  punti  :  1)  A  quei  candidati  che  venissero  a  sollecitare  il 
voto  dei  cattolici,  si  doveva  o  no  imporre  un  programma  confessio- 
nak,  cioe  dire  esclusivamente  cattolico,  scartando  a  priori  i  dissident!, 
ossia  i  protestanti  e  i  liberali  detti  opportunist ;  i  quali  promettevano 
bensi  di  non  combattere  i  voti  e  i  desiderata  del  parti  to  cattolico,  nia 
ricusavano  d'accogliere  nel  loro  programma  elettorale,  quale  tutte 
quale  una  parte  delle  rivendicazioni  dei  cattolici  ?  —  2)  In  quelle  cir- 
coscrizioni  elettorali  dove  manife&tamente  i  cattolici  non  avevano  niuna 
probabilita  di  essere  eletti,  si  poteva  accettare  la  candidatura  di  depu- 
tati  opportunisti,  progressist!  o  antisemiti;  perche,  sebbene  questi  non 
si  volessero  impegnare  formalmente  in  favore  dei  cattolici,  almeno  si 
mirava  per  mezzo  loro  ad  escludere  i  candidati  liberi  pensatori,  so- 
cialist! e  frammassoni  dichiarati? 

La  divergenza  profonda  manifestata  in  quell'adunanza,  s'aggravo 
al  momento  dell'elezioni  nella  tattica  dei  cinque  gruppi  de'  cattolici, 
e  fu  causa  dello  scacco  toccato  al  partito  conservatore  e  cattolico. 
Quindi  entrarono  alia  nuova  camera  gli  elernenti  piu  disparati,  incoe- 
renti  o  del  tutto  ostili ;  e  sono  quelli  coi  quali  oggi  s'  ha  a  lottare. 

Tornati  a]Parigi  da  quindici  giorni,  i  nostri  legislator!,  presi  di 
straordinario  fervore,  deliberarono  tosto  di  tenere  due  sedute  ogni 
giorno,  eccetto  il  sabato  e  la  domenica,  per  aver  campo  di  terminare 
il  vasto  programma  propostosi.  Infatti,  essi  sanno  molto  bene  che  il 
loro  mandate  legale  spira  fra  diciotto  mesi,  de'  quali  dieci  soltanto 
sono  occupati  nelle  sedute,  e  vogliono  almeno  far  credere  a  se  stessi 
che  sono  assidui  lavoratori.  Si  vedra  se  reggono  alia  prova.  Osser- 
viamo  frattanto  che  di  585  deputati  piu  di  300  mancano  alle  tornate 
del  mattino,  deliberate  per  altro  dalla  niaggioranza.  Fosse  questa  la 
sola  contraddizione  de'  nostri  legislator!! 


636  L' IMMINENTB  PEESECUZIONE    RELIGIOSA 

Yotato  che  sia  il  bilancio  del  1901  (che  difficilmente  arrivera  avanti 
il  fine  dell'anno  corrente)  saranno  proposti  dal  ministero,  e  probabil- 
mente  accettati  dalla  maggioranza  uscita  dalle  elezioni  del  1898,  due 
disegni  di  legge  d'  importanza  capitale.  L'tmo  riguarda  le  associazioni 
in  genere,  ma  sopratutto  gli  ordini  religiosi,  e  le  congregazioni,  auto- 
rizzate  o  non  autorizzate ;  1'altro  riguarda  il  cosi  detto  stage  scolaire, 
o  tempo  di  prova,  e  indirettamente  torna  a  danno  anch'esso  delle  as- 
sociazioni religiose,  che  il  ministero,  non  la  nazione,  vuole  schiac- 
ciare  ad  ogni  costo.  Siccome  questi  disegni  di  legge  importano  le  piu 
funeste  conseguense  per  il  nostro  paese,  e  saranno  oggetto  di  una 
accanita  battaglia,  i  vostri  lettori  italiani  e  stranieri  gradiranno  qual- 
che  schiarimento.  In  Francia  sulla  stampa  quotidiana,  e  sulla  perio- 
dica  delle  rassegne  politico-letterarie  ed  economiche,  dura  gia  da  sei 
mesi  una  polemica  vivace. 

II  28  ottobre  scorso  in  occasione  d'un  banchetto  a  bella  posta  pre- 
parato  e  provocato  a  Tolosa,  il  presidente  del  consiglio  Waldeck- Rous- 
seau, in  un  discorso-programma  accortamente  elaborate  manifesto  le 
due  idee  maestre,  che  guidano  la  sua  politica  e  quella  de'  suoi  col- 
leghi.  Le  malignita  verso  la  Chiesa  e  i  perfidi  sofismi  calcolatamente 
intessuti  in  quel  diseorso,  ebbero  un'eco  notevole  in  Francia :  basti  ricor- 
dare  le  giuste  critiche  o  gli  elogi  tributatigli  nei  due  campi  opposti. 

Ma  quel  che  piu  importa  e  che  addoloro  profondamente  tutti  i 
cattolici,  aderenti  o  no  alia  presence  forma  di  governo,  fu  lo  scorgere 
in  quel  programma  un'aperta  dichiarazione  di  guerra  alia  Chiesa  cat- 
tolica,  che  e  la  Chiesa  di  Francia,  e  a  tutti  i  cattolici.  Tale  fu  il 
loro  giudizio  unanime ;  tale  pure  quello  del  partito  repubblicano  sin- 
cere, dalla  parte  piu  moderata  rappresentato  p.  e.  dalla  Liberte,  fino 
ai  giornali  detti  progressisti  e  al  principale  di  loro  che  e  la  Repu- 
blique  franpaise,  fondato  gia  dal  Gambetta,  diretto  oggi  e  ispirato  dal 
sig.  Meline,  che  fu  presidente  del  consiglio  per  24  mesi  dal  1896  al  1898. 

Concorsero  a  confermare  tale  inter pretazione  i  giornali  rivoluzio- 
narii,  organi  del  libero  pensiero  e  del  socialismo,  che  si  profusero  in 
elogi  ed  approvazioni  al  detto  diseorso. 

In  esso  anzi  apparve  cosi  spiccata  la  nota  ostile  alia  Chiesa,  che 
il  gran  giornale  il  Temps,  molto  diffuso  all'estero,  e  interprete  fedele 
della  politica  ministeriale,  si  credette  obbligato  a  far  delle  riserve  e 
a  dar  consigli  di  prudenza  —  che  pur  troppo  non  saranno  ascoltati. 

Ma  perehe  lo  possiate  giudicare  voi  stessi,  eccovi  alcuni  passi  di 
questo  discorso-programma,  vera  dichiarazione  di  guerra  alle  congre- 
gazioni religiose  e  pieno  di  minacce  alle  scuole  libere,  le  quali  in 
Francia  sono  quasi  interamente  dirette  dal  clero  secolare  e  regolare  : 

c  II  Concordato,  dice  il  Ministro,  aveva  riservato  esclusivamente 
al  clero  secolare  e  gerarchico,  sottoposto  a  una  disciplina  ecciesiastica 


IN   FRANCIA 


637 


e  al  sindacato  dello  Stato,  la  celebrazione  del  culto,  la  predicazione 
nelle  chiese,  e  la  preparazione  alle  funzioni  ecclesiastiche. 

«  Ed  ecco  che  abbiamo  trovato  le  congregazioni  insegnanti  nei  se- 
minarii,  i  pergami  usurpati  dalle  mission!,  e  la  chiesa  minacciata 
dalla  cappella. 

«  Dispersi,  ma  non  soppressi,  gli  ordmi  religiosi  risorsero  piu  nu- 
merosi  e  piu  militanti,  ricoprendo  il  territorio  con  la  rete  d'un'orga- 
nizzazione  politica  di  cui  un  processo  recente  ancora  (allude  ai  PP.  Ago- 
stiniani  dell'  Assunzione)  ha  rivelato  le  maglie  fitte  fitte :  ed  ecco 
che  consapevoli  della  loro  potenza,  si  sono  fatti  cosi  audaci  da  sfidare 
quei  depositarii  dell'autorita  della  Chiesa,  che  non  si  volessero  ren- 
dere  loro  vassalli.  » 

Non  sarebbe  difficile  rilevare  in  si  perfido  e  odioso  discorso  quanto 
v'ha  di  esagerazioni  manifeste,  di  errori  preveduti  ed  eccitazioni 
calcolate.  Esse  non  isfuggirono  all'acume  di  varii  eminenti  scrit- 
tori ;  ma  non  voglio  trasformare  in  polemica  la  mia  corrispondenza. 
Si  potrebbe  tuttavia  fare  osservare  al  sig.  Waldeck-Rousseau,  che 
neppure-una  delle  congregazioni  da  lui  deminziate,  ne  anco  quelle 
che  sono  esenti  (capira  egli  il  significato  di  questa  parola  ?)  —  e  che 
egli  accusa  d'avere  usurpato  i  pergami,  1'insegnamento  clericale  e 
il  ministero  —  nessuna  pud  esercitare  queste  funzioni  senza  il  con- 
senso  formale,  o  tacito  almeno  ed  autorizzato  da  una  consuetudine 
quasi  secolare  degli  Ordinarii.  —  Dov'e  dunque  1'  invasione  illegale, 
dove  1'usurpazione?  Non  sono  essi  i  Yescovi  medesimi  che  chiama- 
rono  i  religiosi  nei  loro  seminarii,  non  sono  i  preti  secolari  che  in- 
vitano  i  religiosi  a  predicare  nelle  loro  chiese?  —  Ma  il  signor  Pre- 
sidente  sapeva  molto  bene  con  quale  uditorio  aveva  a  fare,  troppo  igno- 
rante  di  cose  religiose  e  ottimamente  disposto  alle  passioni  settarie. 
Gli  facevano  bisogno  i  plausi  della  stampa  massonica  e  socialista,  che 
ora  sostiene  lui  co'  suoi  colleghi,  pronta  a  rovesciarlo  appena  otte- 
nuto  il  tristo  intento. 

Quanto  all'altra  legge  dello  stage  scolaire  essa  contiene  una  cosi 
flagrante  ingiustizia,  che  niuno  avrebbe  potuto  pensare  cinquant'anni 
dopo  la  legge  liberale  del  1850.  In  forza  di  tal  legge,  a  tutti  i  gio- 
vani  alunni  delle  scuole  private  sarebbe  imposto  di  passare  nei  licei 
e  collegi  dello  Stato  uno  stage  cioe  un  tempo  di  prova,  per  gli  ultimi 
tre  anni  almeno  dell'  inseguamento  secondario,  ed  imposto  come  con- 
dizione  sine  qua  non,  per  avere  diritto  di  concorrere  agli  esami  delle 
scuole  superior!  civili  e  militari,  le  quali  dipendono  dallo  Stato  uni- 
catnente  ed  assicurano  a  chi  ne  esce  gli  uffizi  civili  o  militari. 

Con  un  ragionamento,  che  e  un  intreccio  di  sofismi,  il  Ministro 
oppone  al  diritto  dei  padri  di  famiglia  il  diritto  dello  Stato,  superiore, 
secondo  lui,  o  uguale  per  lo  meno  al  loro,  per  quanto  concerne  il 


638  L'IMMINENTE  PERSECUZIONE  RELIGIOSA 

modo  di  educare  ed  istruire  i  loro  figli.  Afferma  «  che  servire  alia 
Stato  non  e  una  professione,  ma  una  funzione;  che  non  basta  appor- 
tarvi  la  rassegnazione,  ma  ci  vuole  devozione  e  sacrifizio,  e  che  se 
una  coscienza  delicata  prova  scrupolo  a  ricevere  dallo  Stato  1'insegna- 
mento,  perche  non  ne  prova  altrettanto  adaccettarne  gl'impieghi?» 

Certo  per  la  passione  il  Ministro  non  pote  vedere  o  almeno  finse 
di  non  vedere  che,  se  valesse  1'  argomento  del  quale  tanto  si  compiace, 
pud  venire  un  giorno,  che  il  terribile  e  sleale  sofisma  si  potra  ri tor- 
cere  contro  di  lui  e  i  suoi  appro va tori.  I  governi  e  i  minister!  in  Krancia 
e  altrove  sono  ben  effimeri ;  e  quando  i  suoi  avversari  politici  o  un  altro 
governo  trionfasse,  non  potrebbe  rivolgere  contro  il  vincitore  di  ieri 
1'arme  che  questi  gli  ha  apprestate? 

Non  mette  conto  di  sventare  1'ingiuriosa  accusa  dal  Ministro  lan- 
ciata  gratuitamente  contro  le  scuole  delle  Congregazioni  religiose,  cioe 
che  vi  si  preparano  i  giovani  a  combattere  Lo  Stato  !!  Protestano  e  smen- 
tiscono  questo  indegno  oltraggio  la  moltitudine  innumerevole  di  bravi, 
onesti  e  leali  cittadini,  che  usciti  in  questi  cinquant'anni  dai  collegi 
e  dalle  scuole  religiose,  hanno  fedelmente  servito  lo  Stato  e  la  Patria, 
anche  a  costo  del  sangue,  nelle  cariche  civili  e  militari.  Niuno,  ne 
private  ne  Ministro,  ha  diritto  di  lanciare  simili  calunnie  e  contumelie 
contro  la  parte  piu  degna  e  piu  onesta  della  nazione.  Che  se  qualche 
individuo  uscito  da  quelle  scuole  s'e  gittato  a  suo  rischio  e  pericolo 
nella  mischia  per  ragioni  puramente  politiche,  che  non  risguardano  ne 
toccano  .punto  1'onore  o  la  probita  della  persona;  cotesti  sono  inci- 
denti  della  lotta,  che  non  si  possono  a  ragione  allegare  contro  1'in- 
segnamento  e  1'educazione  impartita  dalle  Congregazioni  religiose. 
Queste,  torniamo  a  ripeterlo  in  faccia  a  tutta  la  Francia  e  a  tutto  il 
mondo,  non  avevano  altro  scopo  che  di  fornire  alle  famiglie,  al  paese, 
allo  Stato  forti  cristiani  e  valenti  cittadini.  Tal  era  1'  intenzione,  tale 
1'effetto  conseguito;  e  la  storia  non  si  cancella. 

Siamo  dunque  alia  vigilia  d'una  fiera  lotta  e  sleale,  preparata 
nelle  logge  massoniche  contro  la  Chiesa  di  Francia.  La  nuova  legge 
trovera  una  Camera  tanto  ignorante  dei  veri  interessi  del  paese  da  vo- 
tarla,  e  un  ministero  tanto  ambizioso  del  potere  e  tanto  prepotente  da 
farla  eseguire. 

Alia  prepotenza  questo  aggiunge  1'astuzia.  Per  escludere,  se  gli 
venisse  fatto,  la  vigilanza  dei  Yescovi,  esso  cerca  di  creare  opposizione 
tra  il  clero  secolare  e  il  clero  regolare,  e  divider  e  le  forze;  che  cosi  gli 
verra  fatto  di  schiacciare  gli  uni  dopo  gli  altri  piu  facilmente.  An- 
zitutto  colla  legge  sulle  associazioni  rendera  impossibile  1'esistenza 
anche  solo  materiale  di  qualunque  Congregazione ;  e  poi  con  una 
legge  scolastica  verarnente  tirannica  e  con  una  mentita  neutralita 
confessionale  sottrarra  la  gioventii  a  qualsivoglia  istruzione  religiosa. 


IN   FRANCIA  639 

II  Ministro  lo  disse  apertamente :  <  Se  noi  poniamo  tanta  importanza 
in  una  legge  sulle  associazioni,  la  ragione  e  questa  che  essa  e  stret- 
tamente  connessa  colla  soluzione,  parziale  almeno,  del  problema  del- 
1'insegnamento...  Quindi  la  legge  sulle  associazioni  &  per  noi  il  punto 
di  partenza  della  piu  grande  e  piii  libera  evoluzione  sociale,  e  al  tempo 
stesso  la  garanzia  indispensabile  delle  prerogative  piu  necessarie  alia 
societa  moderna.  » 

A  mostrare  ai  lettori  della  CiviM  Cattolica,  la  vastita  del  campo 
di  battaglia  sul  quale  stanno  forse  per  risolversi  le  sorti  della  reli- 
gione  nel  nostro  paese,  terminero  questa  relazione  con  un  quadro  sta- 
tistico  esatto  del  clero  secolare  di  Francia,  e  delle  Congregazioni 
religiose,  le  quali  gli  danno  sinceri  ausiliarii  e  per  nulla  usurpatori  inva- 
denti,  come  si  sforzano  di  rappresentarli  i  nemici  di  entrambi.  Queste 
cifre  varranno  a  darvi  un  concetto  dell'importanaa  ftegrinteressi  cat- 
iolici  che  non  per  la  Francia  soltanto,  ma,  lasciate  ch'io  lo  dica,  pel 
mondo  intero  sono  impegnati  in  questa  lotta. 

CLERO  SECOLARE. 

Non  ostante  i  pericoli  interni  ed  esterni  che  la  minacciano,  la 
Francia,  tra  le  nazioni  che  sono  cattoliche  nella  maggioranza  degli 
abitanti,  Italia,  Spagna,  Austria,  Belgio,  Portogallo,  Baviera,  tiene  il 
primato  nel  numero.  Infatti  la  Francia  colle  sue  colonie  (Algeria  e 
Antille)  conta 

Arcivescovadi  18 

Vescovadi  (g-li  uni  e  gli  altri  riconosciuti  e  re- 

tribuiti  dallo  Stato)  72 

Cure  con  titolari  inamovibili  3452 

Curati  amovibili  31000 

Vicarii  retribuiti  dallo  Stato  6923 

Totale     41465 

A  questi  si  debbono  aggiungere  i  direttori  e  professori  dei  grandi 
seminarii,  i  cappellani,  i  vicarii  (vice-curati)  non  retribuiti,  ma  rico- 
nosciuti dallo  Stato  nelle  citta  che  passano  i  5000  abitanti,  e  si  giunge 
alia  cifra  di  55436.  Coinputando  poi  ancora  i  preti  non  addetti  a  par- 
rocchie  o  diocesi  determinate,  quelli  delle  congregazioni  ed  ordini 
religiosi,  si  arriva  alia  cifra  di  circa  72000  :  numero  che  eguaglia, 
s'io  non  erro,  quelli  che  esistono  in  tutti  gli  altri  stati  d'  Europa 
cattolici  o  dissidenti. 

RELIGIOSI. 

Le  comunita  religiose  autorizzate  dai  governi  precedenti  sono  293 , 
di  cui  28  di  uomini  e  265  di  donne;  e  tutte  hanno  residenti  in  Francia 
i  loro  superiori  generali. 


640    L'IMMINENTE  PERSECUZIONE  RELIGIOSA  IN  FRANCIA 

Delle  comunita  maschili  autorizzate  5  sono  di  preti,  e  23  di  fra- 

telli.  A  queste  aggiungete  le  comunita  non   riconosciute   legalmente 

cioe  :  Domenicani,  Francescani,  Gresuiti,  Benedettini,  Redentoristi,  ecc. 

Quanto  alle  comunita  femminili  autorizzate  esse  si  distinguono  cosi 

puramente  ospitaliere  8 

ospitaliere  e  insegnanti  185 

solo  insegnanti  62 

infermiere  private  10 

Totale      265 

Oltre  a  queste  esistono  delle  comunita  puramente  contemplative, 
Carmelitane,  Clarisse,  ecc. 

Di  guisa  che  in  questo  scorcio  del  secolo  XIX,  110  anni  dacche 
la  bufera  rivoluzionaria  del  1790  sconvolse  e  soppresse  tutti  gl'isti- 
tuti  religiosi  regolari,  si  contano  facilmente  in  Francia: 

circa     72,000  preti  secolari  o  regolari 

40,000  religiosi,  non  sacerdoti,  di  varii  ordini 
da  120,000  a  130,000  religiose. 

E  tutti  questi  istituti  dedicati  a  sollevare  le  sofferenze  delPuma- 
nita,  a  insegnare  la  morale,  a  servire  e  far  grande  la  patria,  con  be- 
nemerenze  e  sacrifizi  che  niuno  pud  negare,  tutti  questi  hanno  da 
essere  vittime  delle  sette  anticristiane?  Con  qual  diritto  insomnia? 

E  la  massoneria,  che  e  pure  un'associazione,  sara  essa  soppressa? 
Dica  il  Sig.  Waldeck-Rousseau  se  non  e  questo  appunto  il  suo  intento 
di  far  schiacciare  le  associazioni  religiose  dall'associazione  antireligiosa 
per  essenza.  Egli  sa  troppo  bene  che  se  oggi  v'e  ancora  religione  in 
Francia,  lo  dobbiamo  in  gran  parte  ai  religiosi  educatori  ed  educa- 
trici ;  validi  ausiliari  dei  sacerdoti  e  dei  vescovi  gia  troppo  occupati 
nelle  cure  del  ministero  ordinario  e  parrocchiale.  E  dacche  la  Chiesa 
esiste,  clero  secolare  e  regolare  lavorarono  entrambi  a  insegnare  la 
dottrina  evangelica  e  indirizzare  le  anime  a  Dio.  Solo  malizia  o  pic- 
cineria  pud  disconoscere  tale  verita. 

Non  accade  poi  ch'  io  in  questo  luogo  faccia  piu  che  accennare 
il  contingente  preponderante  e  di  persone  e  di  denaro  fornito  dalla 
Francia  cattolica  per  la  grande  opera  della  propagazione  della  Fede 
e  del  vangelo  di  Cristo.  Che  diverranno  queste  opere? 

Noi  speriamo  che  tante  opere  buone,  tante  preghiere  ardenti,  tanto 
zelo  e  sacrifizio  per  la  gloria  di  Dio  e  il  bene  degli  uomini,  non  re- 
steranno  senz'effetto  al  cospetto  di  Lui.  Egli  trovera  modo  di  sventare 
intenti  cosi  perversi,  diciamolo  francamente,  cosi  diabolici,  e  rispar- 
miera  alia  Francia,  al  mondo  intero  il  disastro  che  porterebbe  la 
rovina  di  tante  comunita,  che  insomma  sono  odiate  dalla  setta  perche 
fanno  professione  dei  consigli  evangelici  dati  da  Cristo  Figliuolo  diDio. 


I  MISSIONARII  CATTOLICI 

ED  I  DISORDINI  IN  CINA 


RELAZK7NE  DI  UN  MISSIONARY)  CINKSK 


Pare  omai  che  non  si  possa  pensare  ne  parlare  del  dramma 
sanguinoso  che  si  svolge  in  questo  estremo  Oriente,  senza 
che  si  aceenni  pure  alia  sua  origine  e  scaglisi  qualche  frase 
contro  i  missionarii  cattolici.  Si  giustificheranno  le  loro  inten- 
zioni,  ma  non  si  lascia  tuttavia  di  criticarne  duramente  lo  zelo 
intempestivo. 

Prendendo  a  ragione  o  a  torto  davanti  ai  mandarini  la 
difesa  del  loro  gregge,  i  missionarii  sarebbero  stati  cagione 
che  i  pagani  fossero  oppressi  dai  cristiani  e  ingiustamente 
condannati  dalle  loro  autorita.  I  pagani  quindi  avrebbero 
dapprima  cercato  di  difendersi,  poi  di  vendicarsi ;  e  per  riu- 
scire  con  migliore  efficacia  neir  intento  sarebbonsi  uniti  in 
societa,  come  quella  dei  Boxers  ed  altre  angora.  Cosi  il  mo- 
vimento  propagandosi  sempre  piii,  si  sparse  dappertutto,  e 
dalla  provincia,  dove  comincio,  passo  alle  province  vicine. 

Sarebbe  questa  senza  dubbio  la  spiegazione  piu  semplice 
del  mondo ;  ma  se  poi  domandate  a  questi  filosofi  superficial! 
una  qualche  prova  a  dimostrazione  dei  loro  asserti,  essi  si 
contentano  di  rispondere  con  una  frase  generale:  «  Tale  e 
rinclinazione  dei  missionarii  cattolici,  e  la  conseguenza  d'un 
fatto  particolare,  cioe  del  famoso  decreto  dell'anno  scorso,  il 
quale  accorda  dei  privilegi  esorbitanti  ai  vostri  missionarii...  » 

Prima  di  ribatter  queste  accuse  e  le  loro  pretese  prove, 
prego  il  lettore  d'osservare  chi  son  quelli  che  per  i  primi  hanno 
spar  so  tali  dicerie  nel  dominio  del  pubblico.  Credo  di  non 
calunniare  nessuno,  se  aftermo  che  sono  stati  certi  ministri 
protestanti  ed  alcuni  impiegati  del  corpo  diplomatico,  consoli, 
addetti  d'ambasciata  ed  altri.  I  primi  vogliono  gettare  sui  cat- 
tolici loro  vicirii  le  pietre  scagliate  dapprima  contro  di  essi ; 
gli  ultimi  fanno  eco  alle  lagnanze  mandate  ai  consolati  o  alle 

S&rie  XVII,  vol.  XII,  fasc    1212.          41  4  dicembre  1900. 


642  I  MISSIONARII   CATTOLIC1 

legazioni  da  qualche  mandarino  cinese,  scontento  del  nostri 
missionarii.  Questa  marca  d'origine  sulle  accuse  contro  i  mis- 
sionarii  cattolici  dovrebbe  almeno,  mi  pare,  mettere  in  guar- 
dia  il  pubblico. 

Ma  veniamo  alle  accuse  stesse.  Siccome  esse  sono  generi- 
che,  anche  la  nostra  risposta  sara  pure  un  po'  generale.  Che 
i  missionarii  cattolici  tendano  a  prender  sempre  la  difesa 
dei  neoflti  presso  le  autorit&,  non  si  puo  asserire  universal- 
mente.  Ma  accordato  pure  per  un  momento  ai  nostri  av- 
versarii  che  quest 'accusa  sia  fondata,  puo  essa  essere  bastante 
a  spiegare  il  «  tolle,  tolle  »  sanguinario  dei  loro  nemici  ?  La- 
sciamo  da  parte  la  predicazione  del  Vangelo  dalla  yenuta  del 
P.  Ricci  in  Cina  fino  all'epoca  del  trattato  della  Cina  con  le  na- 
zioni  straniere ;  piu  di  mezzo  secolo  e  scorso,  da  quest'ultima 
data,  e  durante  questo  tempo  la  maniera  di  predicare  il  Van- 
gelo non  &  cambiata  visibilmente.  Infatti  i  missionarii  cattolici 
non  sono  individui  isolati  che  lavorino  in  Cina  secondo  le  loro 
ispirazioni  o  secondo  il  proprio  gusto.  Essi  appartengono  a 
societa,  alcune  delle  quali  furono  istituite  parecchi  secoli  fa 
nell'lmpero  del  Mezzo ;  esse  hanno  le  loro  tradizioni,  le  quali, 
come  un  sacro  deposito,  vengono  trasmesse  dai  veterani  del- 
Tapostolato  ai  nuovi  venuti.  Cio  posto,  possiamo  domandare 
con  pieno  diritto:  come  mai,  durante  piii  di  cinquant'anni,  i 
cinesi  non  pensarono  a  riunirsi  insieme  per  proteggersi  contro 
Toppressione  dei  cattolici?  Ancor  piu:  il  cattolicismo  ha  mis- 
sionarii sparsi  per  tutte  le  province  della  Cina.  In  alcune  vi 
sono  anche  parecchi  vicariati  che  lavorano  alia  stessa  opera 
eTangelizzatrice  con  metodi  simili:  come  mai  in  nessun'altra 
provincia,  eccetto  che  nel  Chan-tong  e  nel  Tcheli,  i  cinesi 
•ppressi  dai  cattolici  non  tentarono  di  formar  leghe  contro 
i  loro  oppressor!? 

Questa  doppia  considerazione  indicia  assai  chiaramente  che 
nel  Chang-tong  vi  devono  essere  state  circostanze  speciali,  e 
senza  dubbio  estranee  alia  sola  predicazione  della  religione 
cristiana.  Ne  riparleremo  di  poi. 

Ma  si  oppone  :  non  dimenticate  il  decreto  del  1899  che 
concedeva  dei  singolari  poteri  ai  vostri  missionarii.  Non 


ED   I   DISORDINI   IN   CINA  643 

10  dimentico,  poich6  1'  ho    sotto    gli   occhi  in  francese  ed.  in 
cinese.  Pero,  prima   d'esaminarlo  piii  a  fondo,  osservo   che 
alcuni  dei  nostri  amid,  gli  d5nno  piu  importanza  che  esso  non 
merita.  Sono   scorsi   circa  due  anni  dalla  promulgazione  dl 
questo  decreto:    credete   voi  che  siansi  percio   cangiate  ra- 
dicalmente  le  relazioni  tra  i  missionarii  ed  i  mandarini?  lo 
non  so  che  cosa  suceeda  negli  altri  vicar  iati,  ma  in  questo 
del  Kiang-nan,  dove  sono  da  venti  anni,  non  ho  notato  alcun 
cambiamento  introdotto  dal  decreto.  Ora,  come  per  il  passato, 
non  vi  sono  che  i  ministri  di  sezione,  i  quali  hanno  ricevuto 
dai  superiori  maggiori  la  facolta  di  presentarsi  ai   tribunal! 
dei  mandarini  e  trattare  con  essi  gli  affari ;  corne  per  il  pas- 
sato gli  affari  sono  trattati  od  almeno  conchiusi  per  iscritto : 
come  per  il  passato  una  copia  degli  scritti  ufficiali,  mandati 
ai  mandarini  e  ricevuti  da  essi,  deve   essere  inviata  ai  su- 
periori maggiori. 

Con  tale  procedura,  e  mai  possibile  che  il  famoso  decreto 
imperiale  abbia  cambiato  molto  le  relazioni  fra  i  mandarini 
ed  i  missionarii? 

Esaminiamo  or  a  il  decreto  stesso.  Esso  regola  question!  di 
cerimoma ;  stabilisce  che  i  negozii  important!  delle  mission! 
siano  rimessi  nelle  mani  dei  consoli  o  del  ministro,  quantunque 

11  Vescovo  ed  i  missionarii  «  possano  egualmente  ricorrere  alle 
autorita  locali »  per  trattarli  d'accordo ;  infine  i  missionarii 
«  non  possono  ingerirsi  e  dare  ai  cristiani  la  loro  protezione 
con  parzialita  »  nei  processi  che  potrebbero  aver  luogo  tra  essi 
ed  i  pagan! .  Tali  sono  i  punti  principal!  del  decreto.  Dove  si 
trova  dunque  nascosta  questa  straordinaria  influenza  accor- 
data  ai  missionarii  presso  le  autorita  ?  La  cerco  e  non  la  trovo. 
Ma  fosse  pur  essa  dichiarata  espressamente,  temo  che  presso 
un  gran  numero  di  mandarini  il  decreto  non  abbia  avuto  che 
il  valorc  d'  un  foglio  stampato  qualsivoglia ;  ed  i  miei  timori 
vengono  dall'  indipendenza,  con  la  quale  parecchi  mandarini 
amministrano   le    terre  di  loro  giurisdizione,    e    daU'animo 
ostile,  che  riguardo  ai  cattolici  ed  ai  missionarii  dimostrano, 
tanto  le  autorit&  subalterne  quanto  le  superiori.  Presso  alcuni 
governatori  e  vice-re,    T  opposizione  ostinata  dei  mandarini 


644  1  MISSIONARII  CATTOLICI 

inferior!  ai  ricorsi  dei  missionarii  e  il  miglior  titolo  di  rac- 
comandazione  in  favore  del  loro  talento  amministrativo. 

I  miei  timori  sono  inoltre  appoggiati  sulla  storia  di  cio 
che  e  avvenuto  nel  corso  di  questi  ultimi  quarant'anni.  Pa- 
recchi  diritti  esposti  chiaramente  con  ogni  particolarita  nel 
decreto  ottenuto  dal  signor  Pichon,  si  trovano  inseriti  in 
globo,  ma  pure  assai  distintamente,  negli  articoli  dei  trattati 
del  1858  e  del  1860  e  nei  decreti  imperial!  ottenuti  dall'Impe- 
ratore  dopo  preghiera  del  ministro  francese,  per  T  interpo- 
sizione  del  Tsong-li-yamen ;  e  nonostante  cio,  presso  certi  man- 
darini  son  essi  rimasti  letter  a  morta.  In  partieolare,  nel  trat- 
tato  o  convenzione  del  1860,  sono  chiaramente  affermati  il 
diritto  di  comprare,  di  possedere,  di  fabbricare  e  simili,  accor- 
dati  ai  mission arii.  Nonostante  la  chiarezza  di  queste  conces- 
sion!, furono  esse  determinate  ancor  piu  minutamente  nella 
convenzione  Berthemy,  fatta  nel  1864,  e  bisogno  uno  spazio 
di  tempo  di  piu  di  trent'anni  e  1'energia  del  signor  Gerard, 
ministro  di  Francia  a  Pechino,  per  ottenere  una  buona  volta 
nell'anno  di  grazia  1897,  che  il  trattato  non  restasse  sempre 
letter  a  morta. 

No  davvero !  N&  la  tendenza  ad  ingerirsi  presso  i  man- 
darini  per  proteggere  i  cattolici  opprimendo  i  pagani,  ne  il 
decreto  del  1899  in  favore  degli  stessi  missionarii  sono  suf- 
ficienti  a  spiegare  il  movimento  sanguinario  dei  Boxers  nel 
Chan-tong.  Bisogna  attribuirlo  ad  altre  cause. 

Per  ragione  di  chiarezza  distinguiamo  nel  movimento  dei 
Boxers  tre  tempi  ben  distinti.  Prima  fino  al  mese  di  no- 
vembre  1897,  nel  quale  avvenne  Toccupazione  di  Kiao-tcheou 
per  parte  dei  tedeschi ;  poi  fino  alia  spedizione  dell'  ammi- 
raglio  Seymour,  fatta  nel  mese  di  giugno  1900;  infine  dal 
mese  di  giugno  1900  fino  ad  ora. 

Quest' ultimo  tempo,  evidentemente  non  puo  esser  contra- 
stato ;  tutti  s'accordano  nel  riconoscere  il  carattere  antistra- 
niero  del  movimento.  Percio  lo  lascio  da  parte  per  non  occu- 
parmi  che  degli  altri  due. 

E  dapprima,  anteriormente  aH'occupazione  dei  tedeschi 
mel  Chan-tong,  si  puo  benissinio  ammettere  che  le  societal 


ED   I   DISORDINI   IN   CINA  645 

del  Boxers  fossero  indifferent!  riguardo  ai  missionarii  e  agli 
stranieri.  Quolle  societa  erano  state  abolite  nell'anno  1809 
dairimperatore  Kia-king,  ma  non  avevano  cessato  di  esistere 
nel  Chan-tong  sotto  altri  nomi:  esso  nascondevano  lo  scopo 
•antidinastico  e  rivoluzionario  che  avevano  avuto  nel  loro  prin- 
-cipio,  e  non  lasciavano  apparire  che  certi  vantaggi  utili  ai 
loro  membri.  I  Bo.rers  si  esercitavano  al  Boxing  (cioe  al  pu- 
gilato),  e  si  riunivano  spesso  insieme,  sia  per  divertirsi,  sia 
per  esercitarsi  tra  loro  alia  pratica  della  difesa  personale 
•contro  ogni  possibile  aggressione.  Essendo  il  popolo  del  Chan- 
tong,  famoso  pe'  suoi  brigantaggi,  si  puo  ragionevolmente 
supporre  che  il  Boxing  fosse  in  onore  fra  essi,  per  prepararsi 
appunto  a  detta  professione  con  minorc  rischio  personale.  Vi 
sono  pur  nella  stessa  provincia  alcune  bande  protettrici  delle 
strade,  le  quali,  mediante  pagamento,  preservano  i  viaggia- 
tori  da  incontri  molesti.  Quindi  anche  i  loro  membri  devono 
•essere  esercitati  bene  neJl'arte  di  dar  pugni  e  di  bastonare, 
per  poter  all'occasione  mantenere  la  promessa  guarentigia.  In 
tutto  cio,  lo  ripeto,  non  c'e  niente,  ne  di  anticristiano  ne  di 
-antistraniero.  Se  fra  i  briganti  che,  il  1°  novembre  1897,  assa- 
lirono  e  ammazzarono  i  Padri  Mes  e  Heule,  vi  furono  dei  Box- 
•ers,  questi  vi  si  trovarono,  come  briganti  volgari  e  niente 
piu.  Si  sa  inoltre,  che  quindici  giorni  dopo,  quando  le  mi- 
lizie  tedesche  occuparono  Kiao-tcheoa,  la  societa  dei  Boxers 
^bbandono  quel  luogo  e  prese  una  nuova  direzione.  L'odio 
•dei  Boxers  per  lo  straniero,  sempre  latente  nel  cuore  dei 
cinesi,  si  risveglio  all'  improvviso  e  non  fece  che  svilupparsi 
-e  invelenirsi,  per  causa  dei  fatti  che  si  successero  quasi  uno 
•dopo  Taltro. 

La  presa  di  Kiao-tcheou  fu  seguita  da  presso  dalla  cessione 
di  Port- Arthur  ai  russi  (marzo"1898),  di  Wei-hai-wei  agl'inglesi 
(aprile  1898),  di  Koang-tcheou-wau  ai  francesi  (aprile  1898) 
e  di  Kou-long  agl'inglesi  (giugno  1898).  Nello  stesso  tempo, 
[e  nazioui  straniere  andavano  ottenendo  dal  governo  cinese  le 
concessioni  di  miniere  ed  il  permesso  di  costruire  s trade 
ferrate,  e  subito  alcune  compagnie  cominciarono  i  lavori. 
Aggiungete  a  cio  che  in  quei  giorni,  nei  giornali  europei 


646  I   MISSIONARII   CATTOLICI 

non  si  parlava  quasi  di  altro  che  dei  varii  disegni  da  parte 
del  loro  governi  di  dividersi  la  Cina,  o  almeno  di  allargare 
e  mantenere  le  loro  sfere  dj  influenza.  In  verita  non  potevano 
i  cinesi  sospettare  con  molta  ragione  che  il  loro  paese  non 
fosse  gia  caduto  nelle  mani  degli  stranieri?  Questi  ed  altri 
consimili  (quantunque  di  minore  importanza)  sono  i  fatti,  che 
al  movimento  dei  Boxers  impressero  la  nuova  direzione.  Allo 
straniero,  nemico  comune,  si  decise  di  opporre  una  resi- 
stenza  comune  e  organizzata.  Mancando,  almeno  visibilmente, 
la  resistenza  delle  classi  dirigenti,  si  rinforzo  sempre  piu 
quella  delle  classi  basse  facenti  capo  per  lo  piu  alle  societa 
dei  Boxers.  Nei  primi  mesi  del  1898,  questi  disegni  erano 
tenuti  piu  o  meno  nascosti;  vennero  poscia  a  poco  a  poco 
comunicati  ai  proseliti,  e  verso  la  fine  dell' anno,  divennero 
pubblici.  Durante  quest'anno  1898,  Tchang-joumei  governava 
il  Chang-tong.  Egli,  in  conseguenza  della  visita  fatta  da 
Li-Hong-tchang  alle  province  del  Fiume  Giallo,  fu  denunziato 
aPechino,  e  nei  primi  mesi  dell' anno  seguente  venne  deposto 
dalla  sua  carica. 

Al  predetto  Tchang-joumei  successe  Yu-hien,  uomo  di  ne- 
fasta  memoria.  Sotto  la  sua  alta  protezione  la  societa  dei  Boxers- 
si  sviluppo  rapidamente  e  si  segnalo  per  le  sue  gesta.  Alcuni 
onesti  mandarini  tentarono  di  opporsi  al  movimento,  cattu- 
rando  qualche  colpevole:  se  non  che,  invece  di  ricompensa, 
s'  attirarono  il  biasimo  del  governatore,  ed  alcuni  di  loro  fu- 
rono  persino  deposti  dalle  loro  cariche.  Conosciuti  i  senti- 
menti  del  governatore,  le  autorita  inferiori,  servili  adulatrici 
del  potere  in  Cina,  lasciarono  fare,  rispondendo  alle  lagnanze 
dei  missionarii  con  buone  parole  e  promettendo  di  riferire 
le  loro  querele  al  governatore  e  niente  piu. 

Soprattutto  a  quest'epoca  del  governo  di  Yu-hien,  le  idee 
antistraniere  dei  Boxers  apparvero  piu  chiaramente;  esse 
sono  esposte  in  piena  luce  nelle  quattro  parole  scritte  sulle 
loro  bandiere,  di  cui  parlano  le  corrispondenze  dei  missio- 
narii :  Fou-tsing,  mie-yang,  cioe  a  dire :  Viva  la  dinastia  dei 
Tsing,  morte  agli  europei.  Quelle  stesse  parole  si  ripetono 
anche  ne'  pubblici  loro  avvisi,  quando  debbono  dare  Tappun- 


ED   I  DISORDINI  IN   CINA  647 

tamento  agli  associati  prima  di  una  loro  impresa.  La  strage, 
il  saccheggio,  1'incendio  che  facevano  correre  da  un  capo 
all'altro  del  Chan-tong  fino  al  Tcheli,  mostrano  ancor  piii  chia- 
ramente  le  loro  intenzioni.  Essi  si  dirigono  nel  centro  della 
missione,  ove  il  missionario  europeo  colloca,  generalmente, 
le  sue  opere  piii  important!:  scuole  interne,  orfanotrofii,  di- 
spensarii  :  si  dirigono  verso  le  chiese,  dove  i  cristiani  rice- 
vono  i  missionarii  stranieri  per  le  loro  visite  apostoliche  abi- 
tuali,  e  se  fanno  violenza  alle  case  dei  cristiani,  si  e  per 
Tunica  ragione  che  questi  hanno  abbracciato  la  fede  predi- 
cata  dai  missionarii  stranieri  J. 

A  conferma  di  quanto  s'  e  detto,  bisognerebbe  riferire 
statistiche,  con  cifre  esatte  sulle  rovine  accumulate.  Non  ho 
queste  cifre  tra  le  mani  ;  ma  posso  affermare  con  piena  si- 
curezza  sul  fondamento  di  alcune  lettere  ricevute  da  Sciangai, 
che  la  missione  tedesca  di  Monsignor  Anzer  e  Titaliana  di 
Monsignor  Marchi,  poste  tutt'e  due  nel  Chang-tong,  come 
pure  una  buona  parte  duila  missione  di  Monsignor  Poulte  nel 
Tcheli  sud-est,  verso  la  fine  del  1899,  furono  interamente 
distrutte  2. 

Verso  la  stessa  epoca,  Yu-hien,  perch6  caduto  in  disgra- 
zia,  lasciava  il  Chang  -tong  :  ma  a  eorte  fu  ricevuto  con  stra- 
ordinarii  ^onori.  L'Imperatrice  lo  fece  venire  a  se  ripetu- 
tamente,  perche  le  mostrasse  cio  che  aveva  fatto  nell'anno 
del  suo  governo  in  provincia.  Ella  ne  fu  si  soddisfatta  che 
gli  fece  pubblicamente  regali  e  poco  dopo  lo  promosse  alia 


1  Probabilmente,  dal  fatto  che  i  Boz'err  .si  sono  dapprirna  rivolti  con 
furore  contro  i  cristiani  indigeni  e  contro  le  chiese,  parecchi  ii.inno  con- 
siderato  le  societa  dei  Boxers  ed  altre  come  Anti-cln-ixti<ui  socu'tii's,  e  le 
loro  gesta  sono  state  chiainate  Anti-christian  movement.  Cosi  si  legge  nel 
Libro  az/Airro  ing-lose  (n.  3,  1900),  ne1  document!  106  del  24  aprile  e  -JT.'J 
del  21  maggio.  In  queste  due  date  il  ministro  ing-lose,  sig-nor  Mac  Donald, 
nella  corrispondenza  a  Lord  Salisbury,  si  sorviva  ancora  delFospressioni 
sotto  linoato.   Qualcho  g'iorno  dopo  g'li  parlava  audio    dcll'A/iti-fweign 
movement. 

2  I  disastri  accuiiiulati  nol  vicarinto  di  \Tonsig-nor  Mardii  sono  rac- 
«ontati  noirA'c/jo  de  Clnnc  del  29  dec.  1899;  quolli  del  vk-arialo  di  Mon- 
signor Poulte  nel  periodico  Lex  Etudes  del  5  agosto  1900. 


648  I  MISSIONARII  CATTOLICI 

carica  di  governatore.de!  Chan-si.  Yu-hien  dovette  promettere- 
di  pagare  gli  onori,  i  regali  e  la  carica  ricevuta,  facendo  nel 
Chan- si  tutto  quello,  ed  anche  piu  se  fosse  stato  possibile,. 
ch'egli  aveva  fatto  nel  Chan-tong. 

Yuen  fu  nominate  governatore  del  Chan-tong  al  posto  di 
Yu-hien,  e  il  principio  del  suo  governo  fu  insanguinato  dal- 
Tassassmio  del  R.  P.  Brooks  (31  dicemb.  1899).  Si  deve,  mi 
sembra,  considerare  questo  attentato  come  una  conseguenza 
della  liberta  data  ai  Boxers  dal  governatore  precedente,  piut- 
tosto  che  come  una  prima  licenza  del  nuovo  governatore. 
Qualcuno  ha  fatto  notare  che,  sotto  il  governatore  Yuen,  il 
fuoco  e  la  rivolta  sembravano  essere  spenti  nel  Chan-tong,  per 
iscoppiare  nel  Tcheli ;  ma  cio  e  forse  dovuto  alia  fermezza. 
del  nuovo  governatore?  Non  sarebbe  piuttosto  perch6  nel 
Chan-tong,  essendo  stato  distrutto  ogni  cosa  (eccetto  in  alcune? 
grandi  citta  sorvegliate  immediatamente  dalle  autorita),  Pin- 
cendio  e  stato  trasportato  in  un  altro  luogo  dove  erano  mate- 
rial! da  consumare?  Non  sarebbe  piuttosto  perche  la  societa, 
dei  Boxers,  seiripre  piu  forte,  voile  avvicinarsi  alia  capitale,. 
dove  era  stata  chiamata  da  alti  protettori  per  continuare  piu. 
in  grande  la  sua  opera  di  distruzione?  In  ogni  modo,  sta  il 
fatto  che,  negli  ultimi  mesi  di  aprile  e  maggio,  la  societa  dei 
Boxers,  proseguendo  sempre  piii  il  suo  scopo  antieuropeo,  si 
stabiliva  nei  dintorni  di  Pechino  e  a  Pechino  stesso.  Alcune- 
lettere  del  P.  Gaillard  scritte  in  aprile  *,  del  sig.  Chavanne  * 
e  di  Monsignor  Favier  3  scritte  in  maggio,  ci  mostrano  i 
Boxers  che  si  riuniscono,  il  giorno  e  la  notte,  in  certe  pagode 
ed  in  certi  luoghi  nascosti  neirinterno  delle  mura.  I  loro 
affissi  incendiarii  e  sanguinosi  coprivano  allora  le  mura  della. 
capitale  4. 

Forti  della  protezione  di  certi  principi,  essi  osano  a  Pe- 
chirio  stesso  scrivere  sulle  loro  bandiere  la  sentenza  gia  sopra- 

1  Etudes,  quad,  del  5  luglio  1900  p.  10  17  et  21. 

'2  Miss  cathol.  n.  del  13  lug-lio  1900. 

3  Miss  cathol.  n.  del  20  luglio  1900. 

J  II  Libro  azzurro  inglese,  China  (1900),  al  documento  n.  273,  da  la 
traduzione  di  tino  di  questi  avvisi  incendiarii,  messo  fuori  sui  muri  di 
Pechino  in  aprile  e  strappato  il  20  maggio. 


ED   I   DISORDINI   IN   CINA  649 

indicata:  Proteggiamo  la  dinastia  dei  Tsing  e  disiruggiamo 
gli  stranieri:  oppure  quest'altra:  Per  ordine  imperiale  di- 
struggiamo  gli  stranieri.  —  A  Pechino,  alia  fine  di  maggio, 
i  Boxers  non  facevano  che  minacce ;  ma  gli  atti  selvaggi  da 
loro  gi&  compiuti  contro  gli  stranieri,  missionarii  ed  inge- 
gneri,  e  contro  le  loro  opere,  cio6  cappelle,  stazioni  e  material! 
•di  strade  ferrate,  pali  telegrafici,  eccetera,  mostrarono  bene 
•che  le  loro  minacce  non  erano  vane. 

Questi  attentati  sono  stati  gia  descritti  parecchie  volte ,  e 
sono  noti  ad  ogni  specie  di  persone ;  mi  contentero  di  aggiun- 
;gere  alia  loro  storia  straziante  la  testimonianza  che  You-lou, 
vice-re  del  Tcheli,  ci  ha  lasciata  in  una  sua  Memoria  alia  Corte 
«lel  25  giugno.  «  Le  persone,  egli  scrive,  arrolate  ultimamente 
nelie  societa  dei  Boxers  per  la  prefettura  di  Tien-tsin  son  piii 
•di  30,000.  Lalorooccupazionequotidianaconsisteva  nel  bruciar 
le  chiese  e  nell'ammazzar  gli  stranieri.  »  La  testimonianza 
"venuta  da  un  personaggio  di  si  alto  grado,  e  cosl  ben  infor- 
mato,  mi  dispensa  dal  riprodurne  altre. 

E  dunque  evidente  che  i  Boxers,  dalla  loro  risurrezione 
nel  1897  fino  al  giugno  del  1900,  Tavevano  a  morte  non  sol- 
tauto  coi  missionarii,  ma  in  genere  cogli  europei.  II  rnovi- 
mento  non  e  stato  meno  antistraniero  che  antireligioso.  E 
allora,  ritornando  al  seggetto  di  questa  dimostrazione,  con 
qual  diritto  si  dice  che  i  missionarii  cattolici  furono  i  provo- 
•catori,  per  il  loro  zelo  imprudente,  del  disordine  di  cui  sono 
stati  le  prime  vittime? 

In  una  conversazione  che  Mons.  Anzer  tenne  col  famoso 
Yu-hien,  questi  avrebbe  detto  al  suo  interlocutore :  «  Se  i  mis- 
sionarii non  fossero  venuti  a  predicare  la  loro  religione  nel 
Chan-tong,  non  sarebbero  stati  ammazzati,  ed  i  vostri  compa- 
triotti  non  avrebbero  preso  Kiao-tcheou.  Essendo  i  vostri  mis- 
-sionarii  la  causa  delle  disgrazie  della  Cina,  non  vi  stupite 
-che  i  mandarini  ed  il  popolo  vi  abbiano  in  orrore  e  cerchmo 
la  maniera  di  vendicarsi.  »  Che  cosa  rispondere  a  quest 'in- 
sulto?  Se  esso  avesse  qualche  forza,  cadrebbe  prima  su  nostro 
^ignore  e  sul  suo  Vicario,  i  quali  mandano  i  missionarii 


650  I   MISSIONARII   CATTOLICI 

dl  pace  in  tutte  le  parti  del  mondo ;  poi  sui  mission arii,  ed 
infine  sui  governi  stessi,  che  hanno  accolto  la  liberta  della 
predicazione  del  Vangelo,  e  la  protezione  dei  missionarii  e  dei 
neofiti  negli  articoli  del  loro  trattato  con  la  Cina.  Nel  resto 
Fargomentazione  di  Yu-hien  non  e  che  un  sofisma  noto  a  tutti ; 
chi  mai  vorrebbe  render  Iddio  responsabile  di  tutti  gli  adulterii, 
di  tutte  le  rapine  e  malvagita  degli  uomini  ?  Eppure  ne  gli  uni, 
ne  le  altre  avrebbero  luogo  se  Iddio  non  avesse  istituito  il 
matrimonio  in  questo  mondo,  e  se  non  avesse  stabilito  fra  gli 
uomini  il  diritto  di  proprieta.  Si  puo  anche  dire,  che  Yu-hien,. 
rendendo  i  missionarii  responsabili  della  presa  di  Kiao-tcheou 
per  parte  dei  tedeschi,  confonde  la  causa  con  Toccasione,  le 
quali,  tutti  sanno,  non  sono  la  medesima  cosa.  In  luglio, 
qualcuno  oso  dire  che  la  scelta  di  Kiao-tcheou, .  di  preferenza 
ad  un  altro  porto  di  mare  in  Cina,  fu  suggerita  aH'impe- 
ratore  tedesco  da  Monsignor  Anzer.  Infatti  nel  novembre  1897, 
il  Vicario  apostolico  di  Chan-tong  era  ritornato  in  Germania, 
e  fu  ricevuto  e  Berlino  in  udienza  daH'Imperatore.  Durante 
rabboccamento,  1'Imperatore  consulto  egli  il  Vicario  aposto- 
lico? ovvero  ricevette  da  questo  un  consiglio  che  non  chie- 
deva?  Confesso  che  non  posso  rispondere  a  queste  domande. 
E  probabile  che  il  consiglio,  chiesto  o  offerto,  sia  stato  dato, 
ma  cio  non  e  certo.  Se  il  consiglio  non  fosse  stato  dato,  1'ac- 
cusa  che  si  muove  oggi  contro  i  missionarii  cattolici,  ca- 
drebbe  da  se.  Siamo  pero  generosi  verso  il  nostro  avver- 
sario,  e  accordiamogli  che  Monsignor  Anzer  abbia  consigliato 
alTImperatore  di  Ger mania  di  prendere  Kiao-tcheou.  La  re- 
sponsabilita  del  consigliero  imperiale  non  e  tanto  grave,  come 
le  apparenze  potrebbero  forse  far  credere.  Per  giudicare  sa- 
viamente  tale  questione,  non  bisogna  perder  d'occhio  le  circo- 
stanze  di' tempo,  nelle  quali  il  consiglio  sarebbe  stato  dato. 
Dopo  il  favore  reso  alia  Cina  dalla  Germania,  unitamente 
con  la  Russia  e  la  Francia,  per  fermare  il  Giappone  nella  sua 
corsa  vittoriosa  verso  Pechino  e  obbligaiio  a  restituire  alia 
Cina  qualcuna  delle  posizioni  conquistate,  che  cosa  aveva 
fatto  la  Cina  fino  al  novembre  del  1897  in  favore  della  sua 


ED   I   DISORDINI   IN   CINA  651 

benefattrice  per  mostrarle  la  propria  riconoscenza?  La  Ger- 
mania  poteva  credersi  piu  o  meno  offesa,  vedendo  che  i  russi 
ill  Nord,  ed  i  francesi  al  Sud,  avevano  ricevuto  dalla  Cina  delle 
prove  manifeste  di  gratitudine,  per  ogni  sorta  di  concession!. 
<(  La  Gor  mania,  cosi  par  la  il  signor  Pinon,  aveva  sperato 
t'avori  particolari  per  il  -suo  commercio  in  Cina,  ma  non  puo 
strappar  niente  all'ingratitudine  del  Tsong-li-yamen...  tutto 
quello  che  il  Figlio  del  Cielo  accordo  alia  Germania,  fu 
una  concession?  a  Tien-tsin,  magro  risultato  in  confronto 
degli  enormi  vantaggi  militari  e  commerciali  ottenuti  dalla 
Russia  e  dalla  Francia  £.  »  In  faccia  ad  una  generosita  della 
€ina  tanto  parziale,  prima  dei  maneggi  dei  missionarii, 
la  Germania  non  aveva  essa  digia  preso  di  mira  qualche  porto 
cinese?  Alia  vista  delle  possession!  russe  a  Vladiwostock, 
delle  francesi  nella  Indo-Cina,  si  capisce  che  la  Germania 
abbia  pensato  piu  volte  ad  alzare  la  sua  bandiera  in  qualche 
posto,  dove  potesse  stabilire  i  suoi  deposit!  di  carbone,  farvi 
una  stazione  navale  e  con  cio  poter  meglio  difendere  i  suoi 
interessi  commerciali  e  politic!,  i  quali  s'ingrandisconosempre 
piu  nell'Estremo  Oriente. 

Se  ci  fosse  permesso  di  frugare  negli  archivii  del  mini- 
ster o  degli  affari  esteri,  forse  ci  trover emmo  alcune  note  a 
questo  riguardo.  Allora  chi  oserebbe  imputare  a  delitto  a 
Monsignor  Anzer  Taver  richiamata  1'attenzione  del  suo  go- 
verno  sulla  provincia  della  Cina  che  egli  stesso  evangelizzava 
e  che  da  dieci  anni  aveva  posto  sotto  il  protettorato  imperiale? 
Sembra  che  egli,  con  la  condizione  espressa  di  non  parlare 
come  Vicario  apostolico,  ma  unicamente  come  una  persona 
qualunque  che  vuole  il  bene  della  propria  patria,  rigettasse 
T  idea  di  un  certo  personaggio,  il  barone  Von  Hey  king,  inca- 
ricato  d'affari  aPechino,  ilquale  aveva  consigliato  il  governo 
prussiano  di  scegliere  un  porto  nel  sud  presso  Amoy.  II  giorno 
dopo,  I'lmperatore  ricevette  Mgr.  Anzer  in  udienza,  e  gli  do- 
mando  il  suo  parere  sulla  scelta  di  un  porto  nel  Fou-kien. 

1  La  Chine  qui  s'ouvre  par  M.  PINOX,  pp.  53-59. 


652        I  MLSSIONARU   CATTOLICI  ED   I    DISORDINI  IN  CINA 

Mgr  Anzer  ripete  all'Imperatore  quanto  aveva  detto  il  giorno 
prima  sul  disegno  del  barone  Von  Heyking.  L'Imperatore 
domando  poi  al  vescovo  quale  altro  punto  occupato  dalle- 
sue  milizie  sarebbe  piii  vantaggioso ;  allora  soltanto,  per  la 
prima  volta,  Monsignore  credette  bene  di  far  parola  di  Kiao- 
tcheu.  Ecco  tutto  T  inter vento  del  Vicario  apostolico  del  Chan- 
tong  in  questa  faccenda.  Confessiamolo :  I'azipne  sua  non 
e  stata  nulla,  ma  neppure  e  stata  tanto  grande,  quanto  i  ne- 
mici  dei  missionarii  cattolici  non  cessano  di  proclamaiia  in 
tutti  i  modi.  Gia  Tlmperatore  era  risoluto  di  occupare  un  porto- 
nella  Cina,  prima  per  compensare  lo  svantaggio  in  che  tro- 
vavasi  in  confronto  della  Russia  e  della  Francia ;  poi  per  pro- 
teggere  efficacemente  il  suo  cornmercio  neU'estremo  Oriente^. 
e  poter  meglio  difendere  i  missionarii,  vendicare  i  delitti  san- 
guinosi  commessi  contro  due  dei  suoi  sudditi,  ed  infine  per 
dare  alia  Cina  una  salutare  lezione  che  la  rendesse  neiravve- 
nire  piii  fedele  a  mantener  le  promesse.  Ora  il  vescovo  non 
ha  detto  che  una  parola  sola,  la  quale  ha  forse  potuto  distorre- 
lo  sguardo  imperiale  dal  Sud  della  Cina  per  dirigeiio  verso- 
TEst.  Si  puo  egli  forse,  per  una  piccolezza  simile,  per  una. 
parola  data  con  tanta  restrizione,  condannare  giustamente 
Monsignor  Anzer  e  tenerlo  responsabile,  lui  ed  i  suoi  missio- 
narii, dei  sentimenti  di  odiosa  vendetta  concepiti  dagli  abitanti 
dell'est  della  Cina? 

Ma  mi  avvedo  che  la  mia  dissertazione  si  e  prolungata 
piti  di  quello  che  non  mi  ero  proposto ;  non  me  ne  dispiace- 
rebbe  pero,  se  fossi  riuscito,  come  ne  avevo  Tintenzione,  a 
convincere  il  lettore,  che  i  disordini  della  Cina  non  sono  in 
nessuna  maniera  imputabili  ne  alia  propaganda  cattolica  dei 
missionarii,  116  ai  modi  che  tengono  nel  trattare  con  la  genta 
del  popolo  o  con  le  autorita  cinesi. 

Zi-Kaivei,  21  ottobre  1900. 

L.  T. 


L'ARTE  E  LA  STORIA 

ALL'  ESPOSIZIONE     DI    PARIGI 


V'ha-alcune  citta  nel  mondo,  e  in  esse  cittii  de*  quartieri 
e  ne'  quartieri  alcuni  siti  particolari,  che  si  direbbero  sedi  nate 
dell'arte:  donde  ne  per  fortuna  ne  per  altro  sconvolgimento 
fu  potuta  snidare  mai,  ne  impedire  che  cacciata  per  un  verso 
non  rientrasse  tosto  per  un  altro,  contenta  di  qualunque 
soggiorno,  o  palazzo  o  abituro.  Uno  di  questi  cotali  quar- 
tieri e  in  Parigi  quello  che,  situato  sulla  riva  sinistra  della 
Senna  quasi  dirimpetto  al  palazzo  del  Louvre,  comprende  la 
scuola  clelle  belle  Arti,  1'Istituto  di  Francia,  la  Zerra.  Per 
le  vie  che  lo  ripartiscono  hanno  oggi  le  loro  botteghe  artisti, 
antiquarii,  pittori,  fotografl,  ecc.;  e  il  ponte  rhe  ivi  e  gittato 
sulla  Senna,  chiamato  Pont  des  beaux  Arts  per  1'appunto, 
riesce  air  ingresso  della  grande  corte  quadrata  del  Louvre, 
ove  sono  tesori  d'ogni  arte  e  d'ogni  civilt&  antica  e  moderna. 

Fu  tempo  gia  ^he  di  musel  cola  non  si  parlava  ne  si  pen- 
sava.  Ma  nel  castello  che  vi  sorgeva,  munito  allora  di  torri 
e  di  mastio  a  difesa  del  flume,  dimorava  un  sovrano  pro- 
tettore  dell'arti,  il  re  Francesco  I;  il  quale  poi  demoli  egli 
stesso  Tantico  castello  per  rifabbricarlo  nelle  forme  eleganti 
dello  stil  nuovo,  interpretato  dal  suo  Pierre  Lescot  i-n  ma- 
niera  cosl  felice  e  cosi  francese  insieme,  che  non  fu  rag- 
giunta  piu,  non  che  superata  dappoi.  Dal  castello  del  Louvre 
non  era  raro  allora  vedere,  accompagnato  di  gran  corteggio, 
uscire  quel  principe,  e  valicato  il  flume,  volgere  il  passo  ad 
una  casa  o  piccolo  castello,  posto  quasi  in  fronte  alia  reggia, 
dove  ora  e  T  Istituto  di  Francia  con  le  sue  cinque  accademie, 
quella  delle  belle  arti  compresa.  Ivi  allora  finiva  la  citta ;  e 
in  quella  casa,  detta  il  piccolo  Nello,  appiccata  conbro  le 
mura,  si  lavorava  d'oro  e  d'argento  e  di  bronzo ;  e  come  di 


654  L'ARTE   E   LA    STORIA 

ceselli,  e  d'incudini,  di  martelli,  cosi  ell'era  ben  fornita  di 
picche  e  di  spade,  che  non  ci  stavano  cosi  per  bellezza  sol- 
tanto,  ma  servivano  molto  bene  al  padrone  di  casa,  il  nostro 
Benvenuto  Cellini,  orafo,  scultore  e  spadaccino  senza  rivali. 
Francesco  I  gli  aveva  dato  1'abitazione,  fattagli  la  medesima 
provvisione  che  gia  a  Leonardo  da  Vinci  pittore,  e  con  lui  lar- 
gheggiava  d'oro  e  di  protezione  e  d'una  quasi  dimestichezza, 
che  il  valente  artista  sapeva  accortamente  sfruttare,  valen- 
dosene  arditamente  a  sua  difesa,  ma  al  tempo  stesso  ripagava 
lealmente  con  opere  meravigliose.  Egli  era  sempre  bene 
accolto  dal  re:  alia  vista  de'  suoi  lavori  e  de'  modelli  che 
gli  proponeva,  spesso  re  Francesco  trovava  sollievo  dalle  noie 
che  gli  davano  «  quelle  diavolerie  della  guerra  con  Timpe- 
ratore  »;  e  una  volta  tra  1' altre  che  Benvenuto  lo  aveva  cosi 
rallegrato  e  divertito  da  que'  fastidiosi  ragionamenti  in  che  era 
stato  piii  di  due  ore,  racconta  il  Cellini  stesso  che  nel  conge- 
darlo  gli  dette  in  su  la  spalla  con  la  mano  dicendogli :  «  Mon 
ami  (che  vuol  dire  amico  mio)  io  non  so  qual  si  6  maggior 
piacere,  o  quello  d'un  Principe  Taver  trovato  un  uomo  se- 
condo  il  suo  cuore,  o  quello  d'un  virtuoso  Taver  trovato  un 
Principe  che  gli  dia  tanta  comodita,  che  lui  possa  esprimere 
i  suoi  gran  virtuosi  concetti.  Io  (seguita  ;1  Cellini)  risposi, 
che  se  io  ero  quello  che  diceva  Sua  Maesta,  Tera  stato  molto 
maggior  ventura  la  mia.  Rlspose  ridendo :  diciamo  che  la  sia 
eguale.  »  E  Benvenuto  partissi  con  grande  allegrezza,  e  tor  no 
alle-sue  opere. 

Queste  opere  pur  troppo  sono  ora  la  massima  parte  di- 
sperse e  perdute  o  sconosciute.  La  bella  saliera  tutta  d'oro 
della  grandezza  di  due  terzi  di  braccio,  colle  due  figure  della 
terra  e  del  mare,  e  le  onde  di  smalto  e  tanti  pesci  e  animali 
marini,  lavorata  appunto  per  il  re  Francesco  I,  si  ritrova 
oggi  a  Vienna  nel  tesoro  della  casa  imperiale  d' Austria.  Altre 
opere  presero  altre  vie,  e  non  6  facile,  ne  forse  pure  possi- 
bile  rintracciarle.  Vasi,  medaglie,  boccali,  statue  di  metalli 
preziosi,  ori  e  argenti  si  donano  e  si  rubano  e  si  fondono  e 
spariscono  facilmente. 


ALL' ESPOSIZIONE  DI  PARIGI  655 

Non  e  pero  dimenticato  re  Francesco,  al  quale  quest'anno 
in  plena  repubblica  e  tra  il  eoncorso  di  popoli  d'ogni  nazione, 
tocco  la  nel  bel  mezzo  del  vestibolo  del  petit  Palais  fare  gli 
onori  e  1'accoglienze  a  quanti  entravano  a  visitare  le  ine- 
stimabili  collezioni  dell'  esposizione  retrospettiva  dell'  arte 
francese. 

DIVUS   FRANCISCUS   FRANC.  REX 

LIBERALIUM    ARTIUM    PATDR    AC    RENOVATOR 
OMNIBUS  HAS   ^EDES    ARTIBUS    DICATAS 

ADEUNTIBUS 

SALUTEM    DAT    OPTIMAM    ET    PACEM 
SALVE 

Cosl  stava  scritto  sulla  base  dell'effigie  equestre  di  Fran- 
cesco I,  rivestita  dell'armatura  di  lui,  cavaliere  e  cavallo : 
montatura  sulla  quale  gl'intelligenti  d'arme  antiche  trova- 
rono  a  ridire,  ma  che  noi  consideriamo  qui  solo  pel  nome 
che  opportunamente  richiamava,  il  piu  famoso  cioe  nella 
storia  dell' arte  francese  moderna. 

*  *  * 

II  petit  Palais,  cosi  denominato  solo  per  riguardo  al  grand 
Palais  che  gli  sta  di  fronte  sulla  grande  avenue  Nicolas  II, 
e  stato  giustamente  qualificato  il  gioiello  dell 'Esposizione, 
cosl  in  grazia  dell'eleganza  dell'architettura,  come  per  il  pre- 
gio  raro  e  la  ricchezza  del  contenuto.  E  siccome  a  differ enza 
di  quasi  tutti  gli  altri  edifizi  posticci  gia  cominciati  a  demo- 
lire,  questo  palazzo,  costruito  di  materiale  sodo,  di  colonne 
di  marmo  e  granito,  ed  in  gran  parte  di  cemento  armato, 
e  destinato  a  sopravvivere  per  accogliere  nuove  collezioni,  e 
appar terra  in  proprio  alia  citta  di  Parigi;  cosl,  anche  a  festa 
finita,  merit  a  un  ricordo  speciale.  II  Signor  Girault,  suo  archi- 
tetto,  ebbe  il  raro  onore  e  la  soddisfazione  di  vedere  il  suo 
disegiio  accolto  al  primo  concorso,  e  deliberatane  senz'altro 
1'esecuzione,  senza  nessun  ritocco  di  momento.  Esso  risol- 
veva  infatti  nel  modo  piu  felice  il  problema  non  facile  di 
elevare  sopra  un'area  trapezoidale  un  palazzo  destinato  a  un 


656  L'ARTE  E  LA  STORIA 

museo,  da  servire  intanto  all'  Esposizione,  con  diverse  fac- 
ciate,  che  potessero  comparire  onorevolmeate  in  quell'ele- 
gante  quartiere  della  piu  elegante  citta  d'Europa,  tra  i  giar- 
dini  della  piazza  della  Concordia,  il  viale  dei  Campi  Elisi, 
il  ponte  Alessandro  III;  vincolato  per  giunta  dalla  condi- 
zione  di  non  sciupare  con  sproporzionata  altezza  la  bella  pro- 
spettiva  che  per  I' avenue  Nicolas  II,  at  tr  aver  so  il  detto  ponte 
mette  capo  lontano  lontano  alia  cupola  dorata  della  chiesa 
degli  Invalid!.  E  vi  riusci  alia  prima  con  un  lavoro  geniale, 
di  getto.  La  facciata  principale  che  si  stende  per  circa  130 
metri,  e  formata  d'un  ordine  solo  cio6  di  un  colonnato  io- 
nico,  sollevato  sopra  un  robusto  basamento;  e  le  colonne, 
staccate  dal  muro,  lasciano  negli  intervalli  adito  alle  ampie 
finestre.  Rompono  la  lunga  linea  e  danno  movimento  all'in- 
sieme  i  due  padiglioni  eretti  a'  due  capi  colle  loro  basse 
cupole  quadrangolari,  e  quel  di  mezzo,  che  regge  la  grande 
cupola  sferica  del  vestibolo  di  Francesco  I.  Questo  s'avanza  piu 
degli  altri  con  le  sue  colonne  e  un  bell'arco  a  tutto  sesto,  al 
quale  s'entra  per  una  larga  gradinata  mistilinea,  ornata  di  sta- 
tue e  vasi.  L'ampia  vetrata,  il  ricco  cancello  di  ferro  battuto, 
gli  stucchi  dell'ingresso,  e  un  poco  tutta  la  decorazione,  richia- 
mano  Teleganza  un  tantino  sfarzosa  onde  gli  architetti  francesi 
si  compiacciono,  dal  tempo  di  Luigi  XIV  in  poi.  Sebbene,  a 
esser  giusti,  qualcosa  s'ha  da  concedere  al  parigino,  il  quale 
per  la  civilta  di  lunghi  secoli  raffinato  in  estremo,  grazie 
alia  moltitudine  dei  monument!  che  Tattorniano,  ed  al  com- 
mercio  del  mondo  intero  che  ivi  concorre,  sente  vivo  lo  sti- 
molo  della  varietk  e  si  trova  necessitate  a  cercare  nella  mobile 
fantasia  sempre  nuovi  eifetti.  Laonde  s'egli  prodiga  gli  orna- 
menti,  se  attacca  festoni  un  po'  per  tutto,  se  torce  e  con- 
torce  e  accartoccia,  siccome  lo  sa  fare  con  grazia  ed  ele- 
ganza,  pero  gli  si  perdona  di  buon  grado.  Questo  carattere 
dell'architettura  e  della  decor azione  francese  apparisce  per 
altro  moderate  assai  nel  petit  Palais  ;tanto  moderate  che  esso, 
non  che  sciupare  Teffetto  generale,  corrisponde  anzi  assai 
bene  alle  collezioni,  appartenenti  in  gran  parte  all'arte  con- 


ALL' ESPOSIZIONE   DI   PARIGT  657 

temporanea  al  suo  stile.  Altrettanta  moderazione  non  si  po- 
trebbe  dire  che  fosse  osservata  in  tutti  gli  altri  palazzi  e 
gallerie  di  stucco  bianco  che  facevano  pompa  di  s6  sulla 
spianata  degli  Invalid!  e  sul  campo  di  Marte. 

Dalle  difficolta  che  nascevano  per  la  forma  trapezoidale 
dell'area  il  Girault  usci  con  un  ingegnoso  espediente.  Pianta 
agli  angoli  de'  padiglioni  tondi  che  raccordano  le  sale,  sicch6 
queste  non  patiscono  nella  loro  giusta  forma  rettangolare.  II 
cortile  lo  riduce  a  un  semicerchio,  inscritto  nel  trapezio  e 
circondato  d'una  galleria  a  colonne,  che  ricorda  il  motive 
della  gran  facciata,  mentre  le  aiuole  variopinte  e  le  vordi 
zollc  del  giardinetto,  che  fiorisce  nel  mezzocerchio,  riposano 
I'occhio  e  la  mente  del  visitatore  stanco  di  girar  per  le  sale. 
Da  qualsivoglia  punto  del  museo  si  puo  uscire  a  passeggiare 
e  respirare  un  tratto :  non  piccolo  pregio  anche  questo,  non 
«ssendo  cosa  piu  faticosa  che  il  mirare  intensamente  e  senza 
intermissione  quelle  fantasmagorie  di  oggetti  multiformi  accu- 
mulati  nelle  vetrine  dei  musei. 

Quanto  alle  altre  fac-ciate  esse  non  sono  inferior!  di  bel- 
lezza  alia  principale;  anzi  forse  la  vincono  di  grazia  e  di 
semplicita.  Ripetono  le  linee  orizzontali  della  medesima  e 
s'aprono  con  larghe  finestre  arcate  inserite  tra  pilastri,  a  uso 
del  celebre  intercolunnio  inventato  dal  Palladio  per  la  basilica 
di  Vicenza.  Arricchire  una  Parigi  d'un  nuovo  edificio,  nuovo 
veramente  di  bellezza  ed  originale,  non  era  agevole  cosa :  per 
consentimento  universale,  e  dei  periti  e  del  pubblico?  il  Girault 
ha  ottenuto  Teffetto  e  vinta  la  prova. 


Le  reminiscenze  italiane  di  quell' arehitettura  non  ne  fanno 
pero  un'opera  straniera;  essa  anzi  non  6  che  un  ritorno 
(non  una  copia)  ai  partiti  piu  semplici  della  rinascenza  fran- 
cese  dei  tempi  primitivi  di  Francesco  I  ed  Enrico  II.  Non  si 
tratta  ora  di  deflnire  se  quella  che  fu  chiamata  rinascenza 
sia  stata  per  la  Francia  un  progresso  nella  via  dell'arte  in 
genere;  n6  esaminare  -quanto  i  tre  secoli  che  precedettero 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1212.  42  4  dicembre  1900. 


658  L'ARTE  E  LA  STORIA 

il  XVI  avrebbero  da  disdegnare  o  da  invidiare  alle  creazioni 
del  medesimo.  Al  cadere  del  secolo  XIX  i  giudizii  a  tal  ri- 
guardo  sono  ben  diversi  da  quelli  che  bollivano  in  capo  agli 
entusiasti  artisti  Italian!  di  tutta  la  scuola  di  Fontainebleau. 
Egli  6  certo  pero  che  T  iniziativa  di  quel  movimento  venne 
d' Italia;  ma  accolta  che  1'ebbe,  la  Francia  la  fece  sua,  e 
cammino  per  una  via  parallela  e  indipendente.  Non  gia  che 
fossero  esclusi  dappoi  ne  gli  artisti  n6  i  modelli  italiani ; 
architetti,  scultori,  pittori  e  poeti  italiani  ebbero  per  lunga 
pezza  onori  e  favori  in  Francia,  anche  passati  i  regni  delle 
due  famose  regine  Caterina  e  Maria  de'  Medici. 

Era  curioso  a  vedere  nelle  collezioni  del  petit  Palais  come 
attraverso  1'arte  medievale  francese,  e  nella  piu  francese  per 
1'appunto,  a  poco  a  poco  facesse  capolino  e  trapelasse  Talito  del 
rinascimento  italiano.  Per  esempio  negli  splendidi  smalti  di 
Leonardo  di  Limoges  (1505-1577)  si  ravvisano  aperti  accenni 
a  Raffaello  ed  a  Michelangelo,  anche  fuori  delle  copie  pro- 
priamente  dette,  come  nelle  belle  figure  dei  dodici  apostoli, 
smaltate  su  altrottante  grandi  tavole  a  poche  tinte,  quasi  in 
chiaroscuro  su  fondo  turchiniccio  cupo,  che  fu  la  maniera  con- 
sueta  di  quella  citta.  Queste  appartengono  oggidi  alia  chiesa  di 
S.  Pietro  di  Chartres,  di  cui  sono  tesoro  incomparabile  e  quasi 
nascosto,  ma  quest 'anno  uscito  per  sei  mesi  alia  luce  con  una 
moltitudine  di  oggetti  consimili  ivi  esposti,  a  gran  consolazione 
dei  buongustai,  degli  antiquarii,  dei  raccoglitori  e  degl'intel- 
ligenti  e  studiosi  della  storia  dell'arte,  che  in  niun  luogo  sono 
si  frequenti  come  a  Parigi. 

Ivi  si  poteva  seguire  per  minuto  lo  svolgimento  e  le  di- 
verse epoche  di  quest'arte,  che  ebbe  nella  citta  di  Limoges 
il  suo  centro  principale,  vera  specialita  del  paese,  come 
oggi  si  direbbe.  Lo  smalto  era  nel  medio  evo  la  decor azione 
favori ta  per  i  sacri  vasi  e  tutto  Tarredo  dell'altare.  Usavano 
da  principio  formare  con  una  laminetta  metallica,  applicata 
contro  la  lastra  e  saldata  a  fuoco,  cellette,  nodi  e  mean- 
dri  e  qualunque  altra  figura,  riempiendo  poi  i  vani  colla 
polvere  di  vetro,  che  mescolata  con  diversi  ossidi  metallic! 


ALL' ESPOSIZIONE  DI  PAKK;I  659 

e  fusa  al  fuoco  tingendosi  in  varii  color!  faceva  lo  smalto. 
Questa  era  la  maniera  degli  smalti  che  noi  potremmo  din* 
incastrati  o  incastonati,  e  i  francesi  dissero  cloixoniH>x,  cioe 
serrati  dentro  gli  spazi  distinti  da  quel  filo:  lavoro  di  gran 
pazienza  e  perizia,  usato  gi&  ab  antico  presso  i  Greci  e  gli 
Egizii,  a  Bisanzio,  e  in  Europa  nell'alto  medio  evo ;  conser- 
vato  oggi  nella  Cina  e  in  Giappone.  Piu  tardi,  cioe  dal  se- 
colo  XIII  in  poi,  per  facilitare  il  lavoro  e  potersi  arrischiare  a 
piu  liberi  disegni,  gli  artisti  preferirono  gli  smalti  champlevdx, 
che  si  fanno  intagliando  e  scavando  la  lastra  del  metallo,  e 
deponendo  poi  lo  smalto  nelle  cavita  preparate,  a  un  dipresso 
come  nelle  opere  di  niello. 

Agevolata  1'arte  per  tal  modo,  essa  si  diffuse  largamente, 
cosi  ad  abbellire  gli  oggetti  di  lusso,  armi,  fibbie,  smani- 
glie  eccv  come  soprattutto  il  vasellame  e  gli  arredi  di  chiesa. 
I  tesori  delle  cattedrali,  i  musei  di  provincia  (che  in  Francia 
sono  molto  bene  ordinati  e  studiati  da  eruditi  conservator!), 
non  pochi  signori  privati  dalle  loro  collezioni  ne  inviarono  in 
quest 'occasione  a  Parigi  una  quantita  senza  fine.  La  catte- 
drale  di  Chartres  per  es.  mando  un'arca-reliquiario  in  forma 
di  trittico  profondo,  quasi  un  armadietto?  le  cui  pareti  e  gli 
sportelli  sono  ornati  di  rabeschi  su  fondo  azzurro  in  smalto 
con  figure  in  rilievo.  Due  belle  piastre  mando  la  cattedrale 
di  Lione,  raffiguranti  Tuna  Cristo  in  croce  e  1'altra  il  Signore 
in  atto  di  benedire;  graziosi  disegni  in  oro  su  smalto  tur- 
chino  di  Limoges.  Poi  molti  cofanetti  per  reliquie,  con  le  pa- 
reti storiate  allo  stesso  modo?  d'un  bellissimo  vedere.  Ram- 
mentiamo  ancora  due  candelieri  da  mensa  d'altare,  della 
collezione  del  Sig.  Leroy,  decorati  di  smalti,  di  singolare 
leggerezza  ed  eleganza  nella  loro  semplicita.  Inoltre  reli- 
quiarii,  agnus  Dei,  paci,  calici,  pietre  d'altare  incorniciate, 
colombe  eucaristiche,  croci  processionali,  ecc. 

Piu  tardi,  cioe  sul  cadere  del  secolo  XV,  i  Limosini  co- 
minciarono  a  dipingere  in  smalto,  cioe,  sopra  un  fondo  ge- 
nerale  nero  o  turchino  scuro,  distendere  uno  smalto  bianco, 
nel  quale  incidevano  contorni  e  ombre ;  indi  passarono  a  tin- 


660  L'ARTE  E  LA  STORIA 

gere  con  smalti  trasparenti  quest!  stessi  disegni,  quando  in 
semplice  chiaroscuro,  quando  invece  con  pallidi  colori  sui 
volti  e  sulle  carni  dei  personaggi.  Le  parti  metalliche  che 
emergono  sopra  questi  strati  di  smalto  si  fanno  di  mano  in 
mano  piu  rade,  qualche  rabesco  o  rosetta  qua  e  la,  con  tocchi 
molto  sobrii,  fino  a  scomparire  del  tutto.  Anche  di  questa  ma- 
niera  uscirono  dalle  officine  di  Limoges  lavori  di  gran  pregio 
per  1'esecuzione,  e  di  gusto  eccellente  per  T  invenzione.  L'alito 
dello  stil  nuovo  cioe  del  rinascimento,  vi  si  fa  sentire  in  ornati 
e  fiorami  di  una  grazia  che  innamora.  Disgraziatamente  tra. 
molti  soggetti  religiosi  o  di  semplice  fantasia  per  ornamento 
della  tavola  o  deirabbigliamento,  si  fa  strada  sempre  piu  lar- 
gamente  anche  la  fredda  ispirazione  umanistica  colle  sue 
fa  vole  e  la  sua  mitologia  invereconda.  Ma  quanto  al  lavoro 
dell'opere  e  alia  leggiadria  del  disegno,  esse  appaiono  condotte 
con  sempre  maggior  perfezione;  come  p.  e.  in  un  bel  vasa 
compartito  in  tre  zone  dove  sono  smaltati  in  bianco  e  nero 
fogliami,  scimmie  e  diversi  animali,  che  vanno  scherzando  in 
giro ;  oppure  nel  ritratto  di  papa  Paolo  III,  copia  del  Tiziano, 
o  nel  gruppo  di  Enea  col  fido  Acate  a  cui  fa  sfondo  un  cielo 
dai  riflessi  azzurro-cangiante  cosi  caldi,  che  vince  le  piu 
belle  labradoriti. 

Da  tale  maniera  di  lavorare  lo  smalto  era  facile  il  passo 
a  quell'altra  che  uso  il  secolo  XVII  e  il  successive,  e  che 
divenne  una  vera  pittura  o  miniatura,  differente  solo  in  questa 
dall'ordinaria,  che  i  colori  non  si  liquefanno  coir  olio  o  col- 
1'acqua,  ma  col  fuoco.  Apriva  largo  campo  la  moda,  il  lusso- 
e  la  frivolezza  crescente:  onde  si  vide  pel  mondo  quell'  in- 
vasione  di  miniature  con  amorini,  ritratti,  scene  galanti,  ecc. 
smaltate  sulle  tabacchiere,  sui  medaglioni,  astucci,  ciondoli, 
orologi  da  caminetto  e  da  tasca,  tondi,  ovali,  quadri,  in  forma 
di  cuore,  di  ogni  capriccio  ;  de'  quali  una  larga  rappresentanza 
era  in  mostra  al  Petit  Palais  e  in  altre  parti  dell'Esposizione. 

*  *  * 

I  costumi  della  corte  dei  due  Luigi  XIV  e  XV  sono  ri- 
specchiati  fedelmente  in  quei  ninnoli;  sicch6  a  buoni  conti 


ALL' ESPOSIZIONE   DI   PARIGI  661 

una  pagina  di  storia  si  pu6  scrivere  anche  sullo  sraalto  e 
sull'oro,  storia  tanto  piii  autentica,  quanto  che  eselude  ogni 
premeditazione.  I  soggetti  ritraggono  il  pensiero  e  i  costumi 
del  loro  tempo;  1'esecuzione  tecnica  rivela  la  coltura  dell'ar- 
tefice,  e  la  perfezione  degli  arnesi ;  lo  stile  richiama  influenze 
di  scuola,  di  tradizioni  locali,  di  ordinamenti  sociali,  di  scuole 
monastiche,  corporazioni,  maestranze,  eec. 

Che  se  cosiffatto  linguaggio  e  tali  caratteri  richieggono 
occhio  alquanto  piii  attento  che  quello  di  un  semplice  curioso, 
qualche  istruzione  e  qualche  avviamento;  non  e  da  credere 
pero  che  quelli  abbiano  a  restare  sempre  tesori  riserbati  uni- 
camente  agli  eruditi  di  professione.  Per  esempio  non  cre- 
diamo  che  alia  moltitudine  che  scorreva  incessante  dinanzi 
ai  4774  numeri,  ordinati  e  classificati  in  quelle  vetrine, 
sia  sfuggito  questo  carattere  generate,  non  proeurato  con 
industria,  ma  risultato  spontaneo,  dell'esposizione  reti'ospet- 
tiva:  che  gli  oggetti  medievali  appartenevano  per  la  gran- 
dissima  parte  all'arte  religiosa;  e  che  dal  rinascimento  in 
poi  1'arte  passa  all'uso  profane  di  mano  in  mano  piii  larga- 
mente,  e  al  tempo  stesso  1'arte  religiosa  decade.  Osserva- 
zione  ovvia,  che  la  riunione  di  quelle  parecchie  migliaiad' og- 
getti in  piccolo  spazio,  dimostrava  in  modo  per  dir  cosi  pal- 
pabile,  e  facile  anche  a  coloro  a  cui  ne  altre  letture  n^  viaggi 
1'avessero  mai  suggerita. 

L'erudito  conservatore  del  museo  del  Louvre,  il  signer 
Molinier,  a  cui  era  stato  affidato  1'  ordinamento  di  quegii 
oggetti,  aveva  saviamente  pensato  di  classificarli  in  21  ca- 
tegorie,  tenendo  per  prima  guida  non  Tordine  del  tempo, 
ma  della  materia,  avuto,  ben  inteso,  qualche  riguardo  di  non 
troppo  sparpagliare  talora  oggetti  disparati  di  genere,  ma  che 
ragioni  special!  consigliavano  di  tenere  raccolti  in  una  stessa 
vetrina.  La  cronologia  sottentrava  poi  a  determinare  1'ulte- 
r-iore  classificazione  di  ciascuna  categoria,  dall'eta  del  pe- 
riodo  gallo  e  gallo-  romano,  dove  occorresse,  pei  periodi  me- 
rovingio,  carolingio,  medievale  e  moderno  fino  al  1800.  Quindi 
avorii,  bronzi,  opere  di  ottone,  di  piombo,  di  stagno ;  ferro : 


662  L'ARTE  E  LA  STORIA 

armi,  chiavi  e  serrature,  coltelli ;  cer arnica,  oreficeria,  mi- 
nuteria,  gioie,  orologi,  smalti  a  niello,  smalti  dipinti;  mobilio, 
lavori  in  legno,  tappeti  ed  arazzi,  tessuti  e  ricami,  cuoio, 
legature  di  libri,  manoscritti  e  miniature  su  pergamena, 
miniature  su  lastra  e  ventagli,  monete  galliche  e  francesi 
anteriori  al  1789  (collezione  bellissima  riprodotta  in  galvano- 
plastica),  medaglie  francesi ;  una  stupenda  collezione  d'  im- 
pronte  di  sigilli  francesi,  in  cera  naturale  o  rossa  o  verde 
cupo ;  pitture,  scolture,  e  vetrerie.  Sotto  ciascun  numero,  si 
intende  facilmente,  venivano  talora  parecchi  capi  consimili ; 
onde  si  puo  far  calcolo  della  ricchezza  di  tutta  la  collezione. 


#  *  * 


Dinanzi  a  tale  evocazione  del  passato  altro  6  T  interesse 
che  prova  e  v'apporta  1'archeologo,  altro  1'artista,  altro  lo 
storico,  altro  ancora  T  industriale  :  ciascuno  vi  trova  il  fatto 
suo  e  largamente.  Nei  bronzi  gallo-romani  si  ravvisano  a 
prima  vista  i  tipi  e  le  movenze  classiche,  o  sieno  soggetti 
mitologici,  o  lampade  o  animali ;  come  ad  esempio  nella  mo- 
Tenza  feroce  e  sveltissima  di  quella  leonessa  che  azzanna 
in  pieno  petto  un  cavallo  col  cavaliere,  mentre  il  cavallo 
indarno  si  divincola  e  dibatte  e  dimostra  nelle  narici  contorte 
lo  spasimo.  E  un  frammento  dell'ornato  d'un  carro,  e  appar- 
tiene  al  museo  di  S.  Raimondo  di  Tolosa. 

Pregio  artistico  non  si  domander&  alia  statuaria  dell' alto 
medio  evo,  per  es.  alia  famosa  statua  di  Santa  Fede  del  te- 
soro  di  Conques,  tutta  d'oro,  un  capolavoro  del  X  secolo, 
non  greco  per  verita,  coronata  e  seduta  in  trono,  co'  suoi 
grandi  occhi  di  smalto  dallo  sguardo  vitreo,  con  le  mani  rigi- 
damente  sollevate,  cospersa  di  gemme  e  pietre  antiche;  ci- 
melio  prezioso  e  venerando  tra  i  molti  di  quel  tesoro.  Pro- 
cedendo  negli  anni  il  medio  evo  si  vede  maturare,  il  lavoro 
far  si  piii  accurate,  far  si  valere  anche  un  po'  di  s  quadra,  i 
profili  delinearsi  piu  esatti,  gli  ornamenti  svolgersi  piu  liberi, 
la  figura  trattata  meno  puerilmente ;  finch6  il  secolo  XV  ci 
da  tra  tante  cose  belle  le  due  statue  in  bronzo  di  S.  Pietro  e 


ALL' ESPOSIZIONE  DI  PARIGI  663 

S.  Martino,  e  quel  grazioso  gruppo  di  Luigi  XI,  raffigurato  in 
un  S.  Uberto  che  col  suo  corno  da  eaccia  sta  genuflesso  dinanzi 
al  cervo  miracoloso,  mentre  questo  con  leggerissima  mossa 
solleva  la  zampa  sinistra.  Insomnia  con  la  perfezione  tecnica  si 
ingentilisce  delpari  1'espressione  del  sentimento  religioso,  che 
per  tutta  quell'eta  conserva  1'  impronta  d'una  divozione  inge- 
nua  ed  austera.  Nel  secolo  XV  percio,  mentre  1'architettura 
gotica  invecchiata  gia,  si  consumava  in  fantasie  e  sminuzza- 
menti  dello  stile  detto  fiorito,  ne'  quali  il  perfezionamento 
tecnico  consent! va  ad  architetti  e  scarpellini  di  sbizzarrirsi  a 
talento ;  la  statuaria  e  1'oreficeria  seppero  valersi  esse  pure 
de'  progress!  conseguiti,  slanciarsi  all'espressione  dramma- 
tica,  dar  vita  e  movimento  all' opera,  facendo  per  es.  soste- 
nere  a  due  angeli  il  cristallo  cilindrico  del  reliquiario  di  Ma- 
beuge;  motivo  grazioso  del  quale  poi  si  abuso  in  seguito, 
come  avviene  d'ogni  cosa. 

Cosi  la  celeste  espressione  e  T  indicibile  candore  verginale 
che  spirava  quella  bella  testa  in  bronzo  di  Santa  Fortunata, 
del  secolo  XV  essa  pure,  a  quale  artista,  che  non  fosse  pa- 
drone assoluto  della  materia,  bastava  1'animo  di  ridurla  in 
atto,  dato  pure  che  1'avesse  concepita  in  idea? 

L'arte  ha  necessariamente  coH'archeologia  molti  punti  di 
contatto,  sopratutto  pel  tempo  de'  suoi  primi  tentativi,  che 
rispondono,  diciamo  cosi,  all'eta  dell' infanzia :  ma  il  fervore 
archeologico  non  deve  farci  dimenticare,  che  la  grazia  d'un 
fanciulletto  non  sogliamo  confonderla  colla  buona  volonta  di- 
mostrata  nell'aste  ch'egli  incomincia  a  vergare  sulla  carta. 


*  *  * 


Orbene  i  procedimenti  tecnici  de'  nostri  giorni,  che  con- 
sentono  nella  lavorazione  de'  metalli  una  perfezione  senza  con- 
fronto  maggiore  di  quella  del  medio  evo,  ci  danno  modo  di  ap- 
prezzare  giusto  1'alto  valor  e  artistico  e  religioso  delle  orefi- 
cerie  antiche,  che  avemmo  la  buona  sorte  di  contemplar  riunite 
nelle  Sale  del  petit  Palais.  Esse  furono,  per  dir  cosi,  la  causa 
esemplare  di  un  vero  rin  ascimento  di  questa  parte  dell'arte 


664  L'ARTE  E  LA  STORIA 

sacra,  il  quale  cominciato  in  Francia  da  circa  mezzo  secolo, 
col  rifiorire  degli  studii  medievali  in  genere,  propagatosi  pure 
in  Ger mania  e  in  Austria,  ivi  6  un  fatto  compiuto,  che  ha 
fornito,  si  puo  dirlo  senza  la  menoma  esagerazione,  quanto 
di  piii  bello  e  di  piu  perfetto  sia  stato  lavorato  a  servigio 
dell'altare,  dair  inizio  del  cristianesimo  in  poi.  Meglio  che 
i  ragionamenti  e  le  descrizioni  varrebbe  una  visita  alle  ve- 
trine  del  Poussielgue-Rusand,  del  Le  Roux,  del  Brunet,  tutti 
orefici  parigini,  e  specialmente  di  Armand  Calliat  di  Lione;  le 
quali  occupavano  un  bello  spazio  nelle  gallerie  alia  spia- 
nata  degli  Invalid!;  come  pure  a  quelle  del  Brems  Varain 
di  Treviri,  di  Gabriele  Hermeling  di  Colonia,  e  dell' Hugger 
di  Rottweil.  Tutti  questi  valenti  arteflci  ad  un  aecuratissimo 
studio  degli  stili  e  delle  forme  associano  la  fedelta  all'ispira- 
zione  cristiana  improntata  sui  modelli  medievali,  de'  calici, 
ostensorii,  reliquiarii,  candellieri,  delle  pissidi,  croci,ecc.,  non 
ricopiando  materialmente,  ma  trattando  i  loro  soggetti  con 
disinvoltura,  pigiiando  dall'antico  quanto  ha  di  buono  e  di 
bello,  e  apportandovi  quanto  di  grazia  puo  aggiungervi  la 
correttezza  del  disegno  ne'  soggetti  storiati,  la  precisions 
geometrica  de'  contorni,  la  nitidezza  di  tocco  del  bulino  e 
del  cesello,  il  taglio  perfetto  delle  gemme,  la  delicatezza  della 
filigrana,  lo  splendore  calmo  degli  smalti,  che  la  chimica 
odierna  sa  tingere  con  infinita  varieta  e  sicurezza  in  tutti 
i  colori. 

Dinanzi  ad  opere  siffatte  quando  si  potessero  esaminare, 
diciamo  anzi,  gustare  e  studiare  con  agio,  crediamo  che  non 
tarderebbe  a  cadere  un  pregiudrzio  pur  troppo  comune  assai: 
cio^  che  Farte  sacra  o  religiosa  consista  quasi  unicamente 
nei  dipinti,  nelle  scolture  e  negli  edifizi  dedicati  al  culto  di- 
vino.  Che  nel  rimanente  sien©  i  paramenti  tessuti  e  ricamati 
con  piu  o  meno  gusto,  magari  anche  ritagliati  da  una  pezza 
di  stoffa  come  le  tappezzerie  di  carta  stampata,  poco  monta ; 
tanto  poco,  che  molti,  a  cui  pure  dovrebbe  importare,  non 
se  n'avveggono.  Quando  un  calice  per  es.  abbia  la  coppa  d'  ar- 
gento  dorato  all'  interno,  che  volete  di  piu  ?  Tanto  appunto 


ALL'ESPOSIZIONE  DI  PARIGI  <;r>5 

prescrivono  le  leggi  della  Chiesa.  Che  la  forma  sia  bell  a  o 
brutta,  confacevole  allo  scopo  e  alia  materia  ovvero  in  con- 
traddizione  con  loro,  ornata  con  gusto  ovvero  con  strazio  del 
buon  senso,  sono  tutte  question!  secondaries  se  pure  sono 
question! :  ogni  cosa  era,  ed  in  Italia  6  pur  troppo  tuttora, 
quasi  sernpre  lasciata  air  idea  anzi  al  capriccio  dell'orence. 
II  quale,  non  conoscendo  per  prova  le  qualita  occorrenti 
agli  oggetti  del  culto,  badera  a  scapricciarsi  neH'ornato  senza 
curarsi  d'altro,  e  creder£  d'aver  fat  to  un' opera  d'arte  quando 
sara  riuscito  a  far  cosa  che  abbia  bell'occhio,  secondo  il  suo 
gusto,  seguace  fedele  del  sistema  invalso  oraai  da  quattro 
secoli:  far  bella  mostra,  e  nulla  piu.  Raro  e  che  in  tal  ge- 
nere  sia  consultato  il  ministro  dell'altare,  al  quale  pure  spet- 
terebbe  suggerire  almeno  le  esigenze  pratiche  del  culto ;  raro, 
che  consultato  faccia  questione  altro  che  della  spesa ;  raro 
fors'anche  che  gli  venga  in  mente  se  tali  oggetti  cadano  pro- 
priamente  nel  dominio  dell'arte. 

Ci  sovviene,  a  tal  proposito,  d'una  domanda  curiosa  che 
occorse  di  sentire,  sono  pochi  ami!,- ad  un  nostro  amico  in 
una  delle  nostre  citt&  piii  colte.  Aveva  egli  celebrato  la  Messa 
nella  chiesa  d'una  comunita  in  giorno  di  gran  festa.  Para- 
menti,  calice,  ciborio,  ogni  cosa  era  di  gusto  veramente  squi- 
sito  ^  lavori  di  Lione  e  di  Parigi,  di  gran  pregio  per  la  ma- 
teria e  per  T opera,  condotta  sullo  stile  medievale,  del  genere 
teste  accennato.  Sul  congedarsi  il  sacerdote  rivolse  ai  sopra- 
stanti  un  complimento  sincero  per  la  bellezza  rara  di  quel  cor- 
redo,  vera  opera  d'arte. — Come?  rispose  il  superiore  colla 
piu  Candida  meraviglia  —  c'6  Tarte  anche  in  queste  cose? 

-  Certamente ;  e  voi  ne  avete  un  saggio. 

-  Non  ci  avevo  mai  badato ;  sono  cose  regalate.... 
Che  un  briciolino  di  conoscenza  non  avesse  aumentata  an- 

cora  la  gratitudine  verso  il  donatore? 


Parrebbe  del  resto  tanto  ovvio  che  Tarte  offra  i  suoi  servigi 
intorno  ai  vasi  d'oro  e  d'argento  destinati  a  toccare  diretta- 


666  L'ARTE  E  LA  STORIA 

mente  i  sacrosanti  misteri  dell'eucaristia !  Naturalmente  ne 
verrebbero  escluse  tante  stravaganze  a  cui  ci  avvezzarono  gli 
orefici  dal  tempo  del  rinascimento  in  poi,  e  tanto  piu  inesora- 
bilmente  ne  sarebbero  bandite  le  scomposte  figurine  e  putti  e 
altre  indecenze,  a  cui  un  vero  abbassamento  morale  aveva 
talora  trovato  luogo  persino  sul  piede  del  calice  che  contiene  il 
sangue  di  Cristo.  Che  se  gli  artisti  del  cinquecento,  i  primitivi 
massimamente,  quanto  alia  forma  preferiscono  la  coppa  ci- 
lindrica  col  labbro  leggermente  rovesciato,  il  nodo  a  pera  e 
il  piede  alquanto  colmo  e  ristretto,  e  generalmente  si  mo- 
strano  solleciti  di  dare  al  calice  un  bel  profilo ;  egli  e  certo 
pero  che  di  mano  in  mano  s'ando  esagerando  e  rinunziando 
sempre  piu  cecamente  ad  ogni  comodita,  ad  ogni  riguardo  al 
metallo  che  s' aveva  a  lavorare,  fino  a  finger vi  sopra  archi- 
tetture,  scogli,  mari,  conchiglie  cartocci  e  volute  le  piu  ca- 
pricciose.  Quindi  s'invitarono  ad  abitare  sul  piede  dei  calici 
varii  personaggi,  ora  le  tre  virtu  teologali,  ora  i  quattro  dot- 
tori  della  Chiesa,  ovvero  gli  evangelist!  co'  loro  libri  e  gli 
animali  simbolici:  talora  (Tesempio  e  recentissimo)  si  con- 
dannarono  due  angeli  a  star  legati  al  bottone  come  Prometeo 
allo  scoglio  per  reggere,  dicevasi,  la  coppa  a  uso  delle  ca- 
riatidi;  di  maniera  che  lo  strumento  non  si  poteske  impu- 
gnare  pel  nodo?  troppo  grosso  e  irto  di  punte,  di  teste,  di 
gambe ;  ne  sopra  per  difetto  di  spazio,  ne  sotto  senza  dar 
noia  agli  evangelist!  ivi  seduti,  anzi?  sdraiati  colle  gambe  a 
•cavalcioni  o  scompostamente  distese. 

Qui  veramente  avrebbe  luogo  quella  domanda  poco  dianzi 
riferita:  «Come?  c'e  arte  in  queste  cose?  »  e  anche  que- 
st'altra  :  «  E  valeva  la  spesa  di  lavorare  in  oro  cotali  fan- 
•ciullaggini  ?  e  fame  uno  strumento  alto  trenta  centimetri  che 
ne  si  puo  impugnare  per  la  forma;  ne  quasi  alzare  pel  peso?  » 

Seppure  non  si  volesse  menar  buona  una  risposta  simile 
a  quella  d'un  architetto,  che  avendo  eretto  di  sana  pianta 
il  palazzo  d'un  museo,  elegantissimo  di  fuori,  scomodissimo 
dentro  e  per  la  distribuzione  e  per  la  luce,  si  giustifico  con 
questo  fiero  epifonema :  «  io  non  volli  fare  un  museo,  ma  un 
monumento!  »  Fatto  storico  anche  questo. 


ALL'ESPOSIZIONE  DI  PARIGI  667 

*  *  * 

Quanto  piu  ragionevoli  compariscono  generalmente  i  mo- 
delli  de'  ealici  antichi,  che  non  mostrano  sforzo  ma  rives tono 
anzitutto  le  forme  a  cui  di  buon  grado  si  piega  il  metallo; 
e  portino  una  coppa  emisferica,  con  piede  tondo,  come  i 
romanici;  ovvero,  come  i  gotici,  la  coppa  conica  od  ovoide 
e  il  piede  ora  tondo  ora  poligono,  sempre  sono  bassi  colla 
base  larga,  due  elementi  che  assicurano  la  stabilita,  senza  bi- 
sogno  di  accrescerne  il  peso  con  una  zavorra  di  piombo. 

Una  visita  all'oreficeria  religiosa  moderna,  nelle  gallerie 
della  spianata  degli  Invalidi,  ricreava  come  un  giardino  quieto 
e  distinto  de'  fiori  piu  delicati.  Ma  per  arrivarci  bisognava 
per  forza  attraversare  la  sezione  contigua  dell'oreficeria  pro- 
fana  e  delle  gemme.  Quivi  era  un  scintillare  di  brillanti,  di 
rubini,  di  zaffiri  e  di  quante  bellezze  la  terra  nasconde  in 
seno,  legate  dai  gioiellieri  parigini,  che  si  mantengono  sempre 
i  sovrani  dominatori  del  gusto,  in  collane,  diademi,  smaniglie, 
pendenti  e  vezzi  di  nuove  forme,  da  ciascuno  di  loro  inven- 
tate  ogni  anno  e  spacciate  pel  mondo  come  ultima  moda  e 
stile  proprio  della  casa.  Si  capisce  facilmente  che  gli  occhi 
e  i  cuori  muliebri  cedessero  di  buona  voglia  al  fascino  di 
quei  lampi,  e  che  pero  quello  fosse  uno  dei  quartieri  piu  fre- 
quentati  dal  mondo  elegante,  dall'alta  aristocrazia  del  sangue 
e  della  finanza,  dalla  turba,  a  Parigi  non  piccola,  di  coloro 
che  possono  annoverare  nel  numero  dei  possibili  quella  meroe 
che  concentra  tutto  un  patrimonio  in  una  scatoletta.  Re  e 
imperatore  di  quel  regno  era  senza  contrasto  il  gran  diamante 
di  239  carati,  il  piu  grande  che  esista  tagliato  in  quella  forma 
di  perfettissimo  brillante,  di  un'acqua  limpida  come  un  ru- 
scello  alpino ;  che  glorioso  di  vincere  in  bellezza  e  quasi  del 
doppio  in  mole  il  famoso  reggente  di  Francia  (136  carati)  che 
splende  ora  nel  museo  del  Louvre,  ed  e  stimato  da  12  a  15 
milioni  di  franchi,  ebbe  anch'egli  per  tutto  il  tempo  dell'Espo- 
sizione,  Tonore  d'una  sentinella  addetta  alia  sua  persona.  Solo, 
isolato  sopra  un  gambo  sottile,  e  su  alta  base,  protetto  da  arnpii 
cristalli,  il  brillante  del  Transvaal  si  pavoneggiava  menando 


668  L'ARTE  E  LA  STORIA 

lentamente  in  giro  le  sue  facce  e  i  fasci  iridati,  dinanzi  agli 
spettatori  tenuti  a  giusta  distanza  da  un  riparo,  necessario 
quanto  le  trincee  degli  infelici  ed  intrepidi  Boeri. 

Usciti  da  questa  folia,  eccoci  in  un  quartiere  piu  tranquillo, 
in  un  altro  mondo.  Passando  tra  i  bronzi  da  salotto  e  gli 
argenti  da  tavola,  ove  il  gusto  odierno  ricerca  con  spiccata 
tendenza  motivi  larghi  e  semplici  desunti  alia  natura  e  pas- 
sati  per  un  leggero  stampo  di  stile,  giungiamo  al  santuario, 
per  dir  cosi,  ove  sono  riuniti  gli  arredi  sacri,  i  piii  bei  la- 
vori  dei  quattro  orefici  sopra  rammentati.  La  mente  e  Tocchio 
godono  di  vedere  questo  genere  d'arte,  dato  definitivamente 
1'addio  al  barocco,  ritornare  risolutamente  alia  purezza  del- 
rantiche  tradizioni  e  air  espressione  chiara  e  devota  del 
senso  cristiano.  Fin  da'  tempi  piu  antichi,  ci  ricorda  Ter- 
tulliano,  i  vasi  destinati  ai  sacri  misteri  portavano  1'effi- 
gie  del  buon  Pastore,  o  altra  che  li  dimostrasse  alieni  e  se- 
gregati  dall'uso  profano.  Quindi  per  tutti/  il  medioevo  calici 
e  patene,  che  sono  gli  strumenti  principal!,  portano  con  bella 
industria  effigiate  rimmagine  del  Salvatore,  la  crociflssione, 
Tagnello  di  Dio,  iscrizioni  bibliche,  1'A  e  1'Q  e  simboli  somi- 
glianti.  Cosi  a  proporzione  il  rimanente  vasellame. 

Quelle  forme  ringentilite  e  rinfrescate  dalla  tecnica  mo- 
derna,  tornano  ora  in  vita,  e  nei  paesi  piu  avanzati  nella 
conoscenza  della  storia  dell'arte,  hanno  quasi  sbancato  e  scre- 
ditato  per  sempre  quell'altre  vanita,  a  cui  sopra  accenna- 
vamo.  II  Le  Roux  tra  Taltro  ci  mostra  un  bel  calice  d'ar- 
gento  ossidato  all'acqua  forte  e  filettato  d'oro,  piccolino,  con 
larga  coppa  alia  foggia  romanica  e  le  sue  ampolline  e  il  cam- 
panello,  tutto  compagno  di  stile ;  un  piccolo  ostensqrio  tondo, 
smaltato  a  varii  colori,  raggi  corti,  d'una  rara  semplicita, 
pieno  d'eleganza.  Riproduce  dal  museo  di  Cluny  un  altro  bel 
modello  di  calice  gotico  del  sec.  XIII ;  poi  un  grande  osten- 
sorio  quadrilobato,  con  smeraldi,  perle  e  diamanti,  e  il  piede- 
stallo,  sopra  e  sotto  il  nodo,  per  leggerezza  ridotto  a  un  fa- 
scio  di  quattro  svelti  colonnini. 

II  Poussielgue-Rusand,  come  mostrano  i  nomi  piu  illustri 


ALL/ ESPOSIZIONE   DI   PARIGI  669 

della  letteratura  archeologica  di  Francia,  Viollet-le-Duc,  Cor- 
royor,  ecc.,  cho  gli  fornirono  schizzi  e  disegni,  si  com- 
piace  di  seguire  le  vie  sicure  dello  studio;  e  cosi  riproduce 
diversi  calici  storici  come  quello  d'lldesheim,  romanico,  d7  ar- 
gento interamente  dorato,  con  smalti  e  filigrane ;  la  cui  larga 
coppa  emisferica  rammenta  i  calici  ministeriali,  che  anti- 
camcnte  il  diacono  adoperava  per  distribuire  al  popolo  la 
comunione  sotto  le  due  specie,  ovvero  i  calici  &&\\' offer- 
to  rio  che  ricevevano  il  vino  offerto  dai  fedeli.  Similmente  il 
famoso  calice  di  San  Remigio,  uno  dei  piu  preziosi  monu- 
menti  deH'oreficeria  francese  del  secolo  XII,  il  cui  origi- 
nate si  ammirava  nell'esposizione  del  petit  Palais.  Esso  non 
e  alto  che  17  cm.  appena,  ricco  di  pietre  e  di  smalti,  col 
grosso  nodo  vicinissimo  alia  coppa.  II  Poussielgue  ve  lo  rida 
copiato  esattamente,  se  volete,  oppure  imitato  con  qualche 
liber ta,  che  senza  alterarne  il  tipo,  lo  rende  piu  comodo 
e  piu  gentile.  Bello  pure  il  calice  detto  deLTElettore  di  Ba- 
viera  (sec.  XVI)  dagli  smalti  translucidi,  e  quello  di  S.  Pa- 
troco,  romanico,  alto  15  cm.,  semplice,  comodo  ed  elegante. 
I  motivi  architettonici,  poco  adatti  alia  decorazione,  tanto 
meno  al  disegno  generale  del  vasellame  d' alt  are,  che  deve 
essere  tirato  in  coppe  rotonde,  fa  invece  buona  prova  nelle 
arche  e  ne'  tempietti  destinati  a  custodire  le  reliquie.  Cosl 
con  felice  successo  vi  ricorse  1'architetto  Astruc.  nel  gran 
reliquiario  della  santa  Croce,  eseguito  dal  Brunet  in  argento 
dorato,  smalti  e  gemme,  per  Notre  Dame  di  Parigi.  Circon- 
dato  di  angeli  e  santi,  il  tempietto  gotico  &  sorretto  da  un 
S.  Renato  re  e  dalla  regina  d'Angio,  genuflessi  in  atto  di 
adorazione :  lavoro  ricco,  di  buon  gusto  e  fine  esecuzione, 
valutato  un  25,000  lire.  Non  minor  gusto  ha  guidato  la  mano 
che  segno  le  semplici  linee  d'  un  bel  mesciacqua  col  suo  piatto 
e  le  ampolle,  bugia,  il  tutto  intagliato  in  argento ;.  ovvero  il 
bel  bastone  pastorale  ehe  tra  brillanti  e  fogliami  gentilmente 
cesellati  porta  nel  riccio  due  soggetti :  Gesu  che  da  le  chiavi 
a  S.  Pietro,  e  sotto,  vS.  Giorgio  che  combatte  il  dragone.  Nel 
calice  gotico  del  P.  Armailhac  gareggiano  coll'eleganza  del 


670  L'ARTE  E  LA  STORIA 

disegno,  la  squisitezza  dell'opera  e  la  pieta  d'una  cristiana 
matrona,  che  forni  i  propri  brillanti  e  rubini  a  onorare  le 
primizie  del  sacerdozio  d'  un  figlio  amato. 

Certo  che  la  pieta  del  fedeli  gode  di  concorrere  del  suo 
allo  splendore  del  culto:  altrimenti  non  si  saprebbe  inten- 
dere  come  in  questi  tempi,  per  la  religione  pure  cosi  tristi, 
si  possa  metter  mano  ad  opere  somiglianti  a  quelle  del  lio- 
nese  Armand  Calliat,  che  sono  il  trionfo  della  fede  e  del- 
1'arte  sui  metalli  preziosi.  Lo  smalto  ubbidisce  alle  fiamme 
delle  officine  del  Calliat  come  i  colori  al  pennello.  Gli  artisti 
di  Limoges  si  erano  ristretti  quasi  solo  al  turchino  scuro, 
gli  smaltatori  del  Reno  preferivano  il  verde:  qui  invece  non 
c'&  restrizione,  ma  ne  pure  abuso;  che  il  gusto  piii  severo 
regge  la  scelta  delle  tinte,  e  grazie  alia  chimica,  che  gli 
fornisce  ossidi  di  ogni  metallo:  cromo,  cobalto,  rame,  man- 
ganese, ecc.,  non  c'e  tinta  che  gii  sfugga.  Ecco  uno  stupendo 
ostensorio,  ove  alle  gemme  si  associa  lo  smalto  bianco-avorio, 
inserito  tra  i  profili  d'oro ;  il  calice,  la  pisside  e  le  ampolle 
del  B.  Chanel,  che  presentano,  istoriata  con  signorile  delica- 
tezza  in  bianco  e  oro,  la  vita  del  beato  martire  della  Cina. 
La  cappella,  come  dicono  i  francesi,  cioe  tutto  il  corredo 
episcopale  di  Mons.  Gouthe-Soulard,  il  compianto  arcive- 
scovo  di  Aix,  calice,  ciborio,  croce,  pastorale,  anello,  am- 
polle, piatto  e  boccale,  vasetti  del  crisma,  mestola  e  mar- 
tello,  tutto  in  vermeil  cioe  argento  dorato,  e  intonata  in  smalto 
nero,  rilevato  d' argento.  Quella  del  vescovo  d' Angers,  nello 
stile  del  sec.  XIII,  e  del  pari  in  smalto  nero  con  tocchi  di 
azzurro  turchesia;  mentre  Toltremare  serpeggia  tra  Toro 
in  quella  di  Mons.  de  Terris  vescovo  di  Frej us ;  e  lo  smalto 
rosso  sul  bastone  pastorale  del  Card.  Foulon,  sulla  croce 
processionale  e  quella  pettorale.  S.  Antelmo,  vescovo  di  Bel- 
ley  e  generale  dei  certosini,  in  gran  venerazione  in  quei 
monti,  dopo  aver  visto  le  sue  reliquie  profanate  dalla  rivo- 
luzione  francese  del  secolo  scorso,  poi  raccolte  e  salvate  dalla 
fede  di  quei  popoli,  si  rallegra  da  due  anni  che  i  suoi 
figli  della  gran  certosa  di  Grenoble  fornirono  loro,  con  in 


ALL' ESPOSIZIONE   DI   PARIGI  671 

signe  rnunificenza,  un'arca  degna  di  tanta  venerazione.  Con- 
cepita  nello  stile  romanico,  corrispondente  al  tempo  del  santo 
(f  1178),  sorretta  da  otto  lupe  (che  sono  1'arme  della  citta) 
essa,  piii  che  un'opera  di  metallo,  e  un  poema,  che  si  svolge 
e  sulla  base  storiata,  e  nella  mistica  palla  azzurra  con  le 
stelle  della  Certosa,  tra  gli  stemmi  e  gli  angeli  reggenti  ai 
quattro  canti  le  lampade,  accese,  conforme  la  leggenda,  da 
mani  miracolose  che  spuntano  daH'avello. 

Una  grata  sorpresa,  a  chi  veniva  da  Roma,  era  1'  incon- 
trare  in  quelle  vetrine  del  valente  artefice  di  Lione  una  gloria 
delFanno  santo,  un  omaggio  della  Francia  alia  citta  dei  papi ; 
cioe  il  martello  d'argento  che  servi  all'apertura  della  Porta 
santa  di  S.  Giovanni  in  Laterano.  L'Armand  Calliat  non  e 
nuovo  in  Roma.  Basterebbero  a  dargli  cittadinanza  le  croci 
processional!  della  cappella  Sistina,  il  corredo  dell'altare 
papale,  una  croce  pettorale,  dono  principesco  offerto  a  S.  S. 
nel  giubileo  del  1888.  Lavori  tutti  che  non  tenaono  confront!, 
ne  antichi  n&  moderni. 


Gli  orefici  francesi  fin  qui  rammentati  preferiscono  gene- 
ralmente  lasciare  all' or o  quella  pelle  opaca  che  delicatamente 
lo  appanna;  &  stile  di  meno  sfarzo,  ma  non  meno  ricco,  e  certo 
piu  nobile  e  delicato.  I  tedeschi  invece  amano  Toro  brunito 
e  lustrante,  che  esso  pure  ha  il  suo  bello ;  e  non  poco  si  dilet- 
tano  delle  architetture  di  metallo.  II  Brems  Varain  di  Tre- 
viri,  per  esempio,  in  un  grande  ostensorio,  a  oorpo  cilindrico, 
sviiluppa  un  bel  tabernacolo  gotico,  leggero  ed  elegante,  con 
statuette  d'argento  e  molte  cuspidi,  che  se  non  fosse  desti- 
nato  all'esposizione  del  SS.  Sacramento  soltanto,  certo  non 
sarebbe  n6  maneggevole  ne  comodo  ad  impugnare  nelle  pro- 
cessioni.  In  un  altro  ostensorio  a  raggiera  tonda,  intersecata 
da  una  gran  croce  terminata  in  quattro  medaglioni,  sfoggiano 
sottili  filigrane ;  mentre  in  un  terzo  mistilineo,,  a  quadro  e 
cerchi,  lo  smalto  verde  che  graziosamente  ricorre  nel  con- 
torno  ripiglia  le  antiche  tradizioni  renane. 


672      L'ARTE  E  LA  STORIA  ALL'ESPOSIZIONE  DI  PARIGI 

Passando  dinanzi  al  libro  d'oro  della  citta  di  Dortmund> 
libro  degli  ospiti^  possiamo  mandare  un  saluto  e  una  cordials 
congratulazione  all'Eyth,  orefice  di  Karlsruhe,  che  ne  Iavor6 
la  coper ta  in  lastra  d'oro,  nel  piu  felice  stile  gotico  tardivo, 
con  bassirilievi  storiati,  fregi  e  cordoni,  e  I'arme  in  smalto, 
cioe  una  fiera  aquila  nera  da7  piedi  rossi;  lavofo  superbo. 
E  cosi  rallegramenti  air  Hermeling  di  Colonia,  air  Hugger 
di  Rottweil,  tutti  concordi  in  ridare  alia  Chiesa  Tomaggia 
del  buon  gusto;  oinaggio  che  vale  piu  ancora  che  quello  della 
materia  preziosa. 

E  T  Italia,  domandera  piu  d'uno  al  termine  di  questa  ras- 
segna,  1'Italia,  che  produce  ella  di  buono  in  questo  genere?  — 
Dare  una  troppo  cruda  risposta  ci  saprebbe  male.  Diciamo 
dunque  cosi :  le  recenti  mostre  d'arte  sacra,  tenute  a  Torino 
nel  1898,  a  Como  e  a  Pistoia  nel  1899  e  poi  a  Verona,  ecc.> 
oltre  quelle  di  Orvieto  e  Milano  per  occasione  de'  congress! 
eucaristici ;  tutte  queste  esposizioni  hanno  messo  in  vista. 
una  vera  dovizia  di  oreficerie  antiche  in  ogni  genere.  Modelli 
superbi  non  mancano :  rallegriamoci  di  cuore  delle  ricchezze 
ereditate  dagli  avi.  Ma  purtroppo  i  nostri  tesori  rimangono 
quasi  tutti  inoperosi,  e  sepolti  negli  armadi  profondi  delle 
chiese  antiche,  le  quali  peraltro  non  ebbero  a  patire  Tun 
cento  i  rubamenti  e  le  devastazioni  della  rivoluzione  di 
Francia.  Eppure  cola  e  in  Ger mania,  si  e  fatto  tanto :  ed  a 
noi  invece,  diciamolo  francamente,  tocca  «  andare  tra  color 
con  bassa  fronte  »  !  Orbene,  finche  ,le  opere  belle  stanno  al 
buio,  nessun  le  vede :  finche  non  si  studiano,  non  s'  impara 
a  capirle,  ne  ad  amarle,  ne  ad  iniitarle;  e  fintanto  che  gli 
artefici  non  riceveranno  le  commissioni,  non  usciranno  dal 
vezzo  deplorevole  di  lavorare  di  sbalzo  lastrina  d'argento  in 
stile -barocco  o  senza  stile,  che  e  il  caso  piu  frequente. 

II  lusso  nel  mobilio,  nella  mensa,  e  nella  vita,  cresce  ogni 
giorno  ;  e  non  e  regolato  a  casaccio,  ma  con  studio  e  con  arte» 
Che  solo  le  chiese  ci  abbiano  a  scomparire?  e  che  le  novella 
Industrie,  il  mondo  le  sappia  sfruttare  si,  non  pero  coloro  a 
cui  e  affidato  il  decoro  della  casa  di  Dio?  Se  a  taluno  sembras- 
simo  un  po'  pessimist!,  veda  e  confront!  che  ci  dara  ragione 
da  vender  e. 


BELLA  STELA  DEL  FORD 


E 


BELLA  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA 


SOMMARIO  :  La  Memoria  del  prof.  Federico  vonDuhn.  Esposi/ione  degli 
argomenti  tradizionali  ed  archeologici  in  favorc  doUVtA,  anterepub- 
blicana  del  monumento  e  della  Stela.  Memoria  o  Nota  del  Gaimir- 
rini  sulla  natura  funebre  dello  stesso  monumento  od  heroon  di  Ro- 
molo,  provata  massimamente  dalla  quality  funebre  della  stipe  votiva. 
II  significato  della  colonna  conica  ne'  sepolcri.  Pert-he  nella  stipe  non 
si  son  trovati  oggetti  preziosi.  Lode  singolare  data  a  questa  Memoria 
dal  Modestov,  professore  emcrito  dell'Universita  di  Pietroburgo. 

II  prof.  Ceci,  come  accennammo  in  un  articolo  precedente, 
non  poteva  non  esser  contento  della  Memoria  del  dotto  archeo- 
logo  tedesco  F.  von  Dunn.  Ecco,  infatti,  come  fu  da  lui  giu- 
dicata  nel  «  Popolo  Romano  »  dell' 8  gennaio  1900.  «  II  nuovo 
secolo  ci  reca  una  buona  novella :  1'Alemagna  dotta  comincia 
ad  ammettere  one  Tantichit^  del  cippo  e  altissima,  che  il  mo- 
numento va  posto  nel  bel  mezzo  dell' eta  dei  Re,  che  quel 
po'  po'  di  roba  messa  in  luce  al  Foro  Romano  dalla  zappa  di 
Guido  Baccelli,  6  anteriore  alia  dinastia  dei  Tarquini.  Queste 
cose  dice  e  sostiene  colla  piu  precisa  e  decisa  vigoria  il  pro- 
fessor e  F.  von  Dunn  dell'Universita  di  Heidelberg  (Neue  Hei- 
delberger  Ja/trbi'rrher,  p.  107-120).  »  Ora7  prima  del  von  Duhn, 
il  Ceci  nel  Saggio  d'interpretazione,  con  la  maggior  vigoria 
difendeva  1'eta  anterepubblicana  del  cippo  e  della  sua  iscri- 
zione.  II  Gamurrini  e  il  Ceci  furono,  dunque,  i  primi  che  ri- 
conobbero  Falta  antichita  della  Stela,  ponendola  quegli  al  VI 
e  questi  alia  meta  del  VII;  ma  nell'ottobre  dello  stesso  anno 
18997  il  Gamurrini  si  dichiaro  risolutamente  per  il  VII,  come 
il  Ceci.  Laonde  il  von  Dunn,  per  cio  che  spetta  alia  crono- 
logia  della  scoperta  monumentale,  segue  1'opinione  gi&  nota 
agli  studiosi,  de7  due  dotti  italiani  Gamurrini  e  Ceci,  percioc- 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1212.  43  5  dicembre  1900. 


674  BELLA   STELA   DEL   FORO 

che  la  sua  Memoria  che  porta  la  data  del  luglio  1899,  non  fu 
fatta  conoscere  se  non  nel  decembre  dell' anno  stesso  i. 

II  Ceci  duolsi  che  il  suo  nome  non  sia  ricordato  dal 
von  Duhn,  il  Vaglieri  si  meraviglia,  per  parte  sua,  che  il 
Boni  non  sia  mai  nominate  nella  stessa  Memoria.  Di  questo  si- 
lenzio  in  riguardo  del  Ceci,  ilvon  Duhn  medesimo  cosi  scriveva 
al  nostro  glottologo:  a  Del  resto,  il  prof.  Ceci  conosce  molto  bene 
le  ragioni  serie,  che  mi  vietarono  di  occuparmi  il  menomo 
possibile  della  sua  persona  pregevolissima.  »  II  Ceci  crede  che 
«  queste  parole  sieno  di  colore  oscuro.  »  No,  caro  professor  Ceci. 
Se  le  parole  sono  di  colore  oscuro,  il  senso  loro  e  chiaro. 
Ed  in  vero,  il  von  Duhn  con  la  sua  Memoria,  d'un  merito 
certamente  grande,  prova  Tantichita  del  monumento  e  della 
Stela  con  argomenti  irrefutabili,  tolti  dalla  tradizione  e  con- 
fermati  dall'archeologia.  Ma,  d'altra  parte,  con  la  sua  di- 
mostrazione  viene  egli  tedesco,  a  condannare  la  scuola  iper- 
critica  tedesca  passata  e  presente,  i  Niebuhr,  i  Mommsen, 
gli  Hiilsen,  gli  Skutsch,  i  Wissowa  e  gli  Otto,  contro  i  quali 
non  ha  mai  cessato,  Ella,  professore  italiano,  di  propugnare 
coraggiosamente  i  diritti  della  tradizione.  Che  doveva  o  po- 
teva  fare  il  von  Duhn  in  siffatte  circostanze?  Difese  dotta- 
mente,  nobilmente  la  tradizione,  come  di  pari,  1'aveva  difesa 
il  professore  italiano,  senza,  pertanto,  ricordare  un  nome  gia 
diventato  notissimo  in  Italia  e  in  Alemagna,  ma  se  rispetta- 
bile,  non  caro,  senza  dubbio,  a'suoi  avversarii  fuori  e  dentro 
d'ltalia.  In  somma,  nessuno  fra  noi,  e  solo  il  von  Duhn  in 
Germania,  diede  al  Ceci  la  soddisfazione  di  veder  confermata 
con  prove  archeologiche,  la  sua  felice  divinazione.  Tan  to  gli 
basti:  i  Pais  e  i  suoi  proseliti  confutino  d'ora  in  avanti  gli 
argomenti  del  von  Duhn ;  ossi  duri,  secondo  noi,  ma  che  ci 
faran  conoscere  quanto  i  denti  loro  sien  forti. 

II  Vaglieri  poi,  mentre  non  ha  nulla  da  notare  per  il  ta- 
ciuto  nome  del  Ceci,  fa  le  meraviglie  che  il  von  Duhn  non 
abbia  ricordato  quello  del  ch.  architetto  Boni.  Non  vediamo 

1  Cf.  CECI,  Per  la  polemica  del  Cippo,  nel  «  Popolo  Eomano »  8  gen- 
iiaio  1900. 


E   BELLA   SUA  ISCRIZIONE   ARCAICA  675 

bene  perche  non  si  dovessero  nominare  tutti  e  due,  il  Ceci 
e  il  Boni,  ma  solo  il  Boni. 

La  Memoria  del  prof,  von  Duhn  dell'Universita  di  Hei- 
delberga,  fu  pubblicata  ne'Neue  Heidelberger  Jahrbiicher,  col 
titolo:  Fundumstande  und  Fundort  der  altesten  lateinischen 
Steinmschrift  am  Forum  Romanum,  nel  decembre  1899, 
quantunque,  come  dicemmo  al trove,  porti  la  data  del  luglio. 
II  Vaglieri  ne  diede  un  sunto  nel  «  Fanfulla  della  Dome- 
nica  »  del  4  febbraio  di  quest'anno.  Ma  crediamo  dover  no- 
tare  a  questo  proposito,  un  fatto,  che  ci  sembra  psicologica- 
mente  curioso.  II  Vaglieri,  di  questa  Memoria  del  von  Duhn, 
giudicata  importantissima  da  quant i  1'hanno  letta,  filologi  ed 
archeologi,  e  che  lo  stesso  Ceci  non  nominato  in  essa,  pur 
la  dichiara  una  precisa  e  decisa  conferma  delle  proprie  con- 
clusion! storiche,  non  dice  verbo,  quasi  nella  presente  que- 
stione  non  dovesse  contar  per  nulla,  mentre  e  la  prima  scrit- 
tura  che  tratta  la  parte  archeologica  e  tradizionale  del  mo- 
numento.  II  Vaglieri  e  preoccupato  d'una  persona  sola,  del 
ch.  architetto  Boni:  «  II  von  Duhn  non  cita  neanche  una 
volta  Tarch.  Boni,  neanche  per  isbaglio,  neanche  per  com- 
battere  1'opinione  che  il  sacrificio  sia  stato  uno  solo.  »  E  cosl, 
per  una  questione  secondaria  ed  accidentale,  il  Vaglieri  si 
passa  d'una  questione  sommamente  importante,  di  archeolo- 
gia,  senza  fiatare. 

La  Memoria  del  prof,  von  Duhn,  messa  da  parte  la  pa- 
gina  10,  7-8,  tocca  primieramente  1'elemento  tradizionale  che 
si  ha  ne'  testi  di  Dionigi  e  di  Varrone.  II  primo  ricorda  il 
leone  di  pietra  ch'era  nel  luogo  piii  cospicuo  del  Foro  ro- 
mano  presso  i  Rostri,  e  che  alcuni  dicono  posto  sopra  il  corpo 
di  Faustolo  sepolto  la  dove  fu  trovato  morto,  per  essersi  cac- 
ciato  fra  le  schiere  combattenti  de;  due  fratelli  Romolo  e 
Remo  da  lui  gia  educati.  Tive$  6e  xal  i6v  Xiovia  TOV  Xi'Stvov,  5$ 
exetio  1%  aY°P«S  T^?  TWV  eP(0{iato)v  iv  iw  xpaitatcp  X^P^V  ^ap* 
,  £Tcl  TW  aa){JiaTt  TOO  OauaiOXou  T£0yjva:  cpaaiv  ev0a  Ivieaev 
£up6vi(ov  la^evTo^  l.  Dell'altro  abbiamo :  Nam  et  Varro  pro 

1  Dio.  HAL.,  I,  87, 


676  DELLA   STELA   DEL   FORO 

rostris  sepulcrum  Romuli  dixit,  ubi  etiam  in  huius  diei  me- 
moriam  duos  leones  erectos  fuisse  constat,  unde  factum  est, 
ui  pro  rostris  mortui  laudarentur  £.  Negli  scolii  del  cod.  pa- 
rig.  7975  leggesi :  Plerumque  aiunt  in  rostris  Romulum  se- 
pultum  fuisse  et  in  memoriam  huius  rei  leones  duos  ibi 
faisse,  sicut  hodieque  in  sepulcris  videmus  atque  inde  esse 
ut  pro  rostris  mortui  laudarentur. 

Alia  pag.  109  indica  brevemente  cio  che  riguarda  la  forma 
dclle  lettere  della  stela  e  1'eta  dell' iscrizione ;  confrontan- 
dola  con  quella  della  fibula  prenestina,  fra  il  VII  e  il  prin- 
cipio  del  VI  secolo,  dichiarandola  piu  antica  della  nota  iscri- 
zione  del  vaso  triplice  del  Dressel. 

Non  ammette  (pag.  110)  che  nel  nome  regei  si  abbia  il 
rex  sacrorum,  ma  semplicemente  il  rex  politico :  «  der  rex 
selbst,  naturlich  nicht  der  rex  sacrorum  der  republikani- 
schen  Zeit.  »  Ma  1'autore  e  sollecito  di  porre  ogni  suo  studio 
nella  stipe  votiva,  dalla  quale  chiara  si  vede  Tantichita  ma- 
lamente  ridotta  dagP  ipercritici,  al  V  e  IV  secolo  a.  C. ;  do- 
vech6  quanto  fu  trovato,  frammenti  di  vasi,  tavolette  fittili? 
statuette  in  bronzo  di  stile  egittizzante  e  somiglianti  avanzi 
d'ogni  genere,  non  possono  appartenere,  secondo  i  canoni  ar- 
cheologici,  se  non  al  VII- VI  secolo.  Nella  parte  ceramica  il 
von  Duhn  ha  dalla  sua  Tautorita  dell'Hartwig,  il  quale  crede 
i  frammenti  di  vasi  greci  essere  per  lo  piu  calcidici,  e  il  piu 
recente,  Dionyso,  cioe,  sul  mulo?  non  potersi  fare  piu  mo- 
derno  della  ineta  del  VI  secolo.  Si  aggiunga  il  fatto  nega- 
tivo  che  THartwig  comunicava  al  von  Duhn,  non  trovarsi 
nessun  frammento  in  ceramica  a  figure  nere  o  rosse  piu 
recente.  Quindi  T  autore  logicamente  deduce,  la  stela  e 
i  basamenti  dover  essere  anteriori  alia  stipe  votiva  e  met- 
tersi  nel  VII  secolo  e  piuttosto  piu  su.  Probabilmente,  se  si 
esamina  la  lista  tradizionale  de'  re,  sono,  Tuna  e  gli  altri 
piu  antichi  della  dinastia  de'  Tarquinii  (p.  111). 

Alia  questione  del  quando  e  del  come  siasi  formato  e  rac- 
colto  lo  strato  archeologico,  T autore  dice  che,  stante  la  difte- 

1  Schol.  Cruq.  all'epod.  Oraz.  16,  13. 


E   BELLA   SUA   ISCR1ZIONE   ARCA1CA  677 

renza  di  antichita  urgli  oggetti  trovati,  la  supposizione  che 
tutto  sia  sorto  insieme  per  occasione  di  una  qualche  azione 
riparatrice  o  purificazione,  e  impossibile.  Questo  e  contro  la 
opinione  del  Lanciani  (Athenaeum  1899,  696,  3  giugno).  E 
d'altra  parte,  la  grande  distanza  del  V  secolo,  dato,  come 
quello  della  distruzione,  dall'eta  della  stipe,  ronde  improba- 
bile  I'opinione  deirHiilsen.  Lo  strato,  secondo  il  von  Duhn, 
si  e  formato  a  poco  a  poco  nel  decorso  d'un  secolo  e  forse 
piii  a  lungo.  Sebbene  poi  non  sia  inverisimile  che  sacrifizii 
si  sieno  potuti  offerire  a  divinita  maschili  e  femminili  in 
questo  luogo,  pare,  nondimeno,  piu  probabile  che  si  tratti  di 
sacriflzio  funebre  fatto  nella  cremazione  ovvero  dappoi,  in 
memoria  del  defunto,  ne  di  un  defunto  qualunque,  ma  d'alto 
stato  e  particolarmente  benemerito  della  citta.  Senonche  const  a 
non  essere  cremati  i  morti,  ne  sepolti  dentro  la  citta,  ma 
fuori,  non  pero  molto  da  lungi.  La  legge  delle  XII  Tavole 
•£  chiara:  Hominem  mortuom  in  urbe  neve  sepelito  neve 
urito.  Dunque,  non  6  improbabile  che  nel  luogo,  dove  fu- 
rono  fatte  le  recenti  scoperte,  fosse  il  rogo,  perciocche  il 
tempio  di  Vesta  donde  si  poteva  prendere  il  fuoco,  era  an- 
ch'esso  fuori  della  citta,  appunto  per  timore  del  fuoco,  causa 
di  facili  incendii  quando  le  case  non  erano  fabbricate  in 
pietra  (p.  112-113). 

Ora,  quest'area  dove  si  cremavano  i  morti  e  che  com- 
prendeva  il  luogo,  nel  quale  sorse  il  comizio,  il  tempio  della 
Ooncordia,  Tarco  di  Severo  ecc.,  fu  sacra  a  Vulcano,  e  la 
Mat  a  Mater  venerata  nel  Foro,  e  in  relazione  stretta  con 
Vulcano  o  il  suo  culto  (p.  114-115).  Ma  il  culto  di  Vulcano 
non  era  qui  il  solo,  stantech6  vi  si  esercitava  eziandio  quello 
della  folgore,  perciocchk  diveniva  proprieta  di  Vulcano  chi 
dalla  folgore  fosse  colpito  (p.  116). 

Dalla  tradizione  sappiamo  che  Romolo  scomparve  fra  tuoni 
e  lampi,  e  quando  questa  tradizione  si  fece  universale,  si 
diede  per  luogo  deiravvenimento  il  Volcanale,  e  si  pose  in 
esso  anche  la  tomba  di  Romolo.  La  poesia  diede  nuove  forze 


678  BELLA   STELA  DEL   FOKO 

alia  leggenda  e  la  ingrandl,  ma  non  valse  a  fame  dimenticare 
il  fondamento  primitive  (p.  117). 

In  questo  riposa  la  collocazione  del  sepolcro  di  Romolo,  e 
il  niger  lapis,  segno  di  morte,  servi  ad  indicarlo,  quando  gia 
lo  strato  era  scomparso  all'occhio  e  non  ne  rimaneva  piu  che 
un  vago  ricordo.  II  von  Duhn  cosi  spiega  1'andamento  delle 
cose,  e  non  ci  pare  che  mal  si  apponga.  La  prima  repub- 
blica  non  voile  saperne  piu  de'  re,  e  forse  presto  favor  e  alia 
distruzione  del  monumento  che  porta  i  segni  della  violenza. 
In  tempi  piu  tardi  e,  specialmente,  con  la  monarchia  impe- 
riale,  si  ritorna  alle  antiche  memorie  e,  in  particolar  modo, 
al  ricorrere  del  millennio.  II  niger  lapis  sarebbe  sorto  durante 
questo  movimento,  nel  luogo  dove  non  tanto  si  sapeva  ma 
si  sospettava  il  culto  di  Vulcano  e  degli  eroi  (p.  118). 

Quando  Romolo  fu  creduto  essere  una  cosa  stessa  con  Qui- 
rino,  si  faceva  sacriflzio  nel  medesimo  giorno,  a  Vulcano  e  a 
Quirino.  Una  volta  entrata  negli  animi  la  persuasione  che 
le  ceneri  di  Romolo  fossero  state  deposte  nell'area  di  Vulcano, 
era  naturale  che  si  supponessero  o  veramente  fossero  quivi 
sepolti  altri  eroi  de'  primi  tempi  di  Roma  (p.  119). 

DalFessersi  ritenuto  che  in  questa  regione  fosse  stato  se- 
polto  Romolo,  la  regione  stessa  ricevette  una  speciale  con- 
seer  azione,  la  quale  crebbe  vieppiu  per  la  tradizione  di  altri 
simili  sepolcri  che  si  facevano  riconoscere  per  via  di  arti- 
stici  ricordi  ([xv^aia)  (come  p.  es-.  i  leoni,  de'  quali,  con  gran- 
dissima  probabilita,  si  son  trovate  le  basi).  II  che,  parimente, 
spiega  il  fatto  dell' essere  questo  luogo  diventato  il  centro  della 
vita  pubblica  di  Roma.  Senonche  nel  decorso  del  tempo  per- 
desi  il  concetto  del  luogo  strettamente  sacro  (120).  Vero  e, 
tuttavia,  che  il  popolo  non  perde  mai  del  tutto  1'antica  tra- 
dizione che  sacro  fosse  il  luogo,  e  n'6  chiara  prova  1'uso  di 
recitare  i  discorsi  funebri  a7  rostri,  e  quel  che  Varrone  ci 
lascio  detto  de'  leoni  e  il  rogo  di  Cesare  nel  Foro,  poco  lungi 
clal  monumento  scoperto  lo  scorso  anno. 

Abbiamo  compendiato  il  meglio  che,  per  noi,  si  poteva,  la 
dotta  Memoria  del  valoroso  archeologo  d'Heidelberga,  n6  ere- 


E   BELLA   SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA  679 

diamo  essersi  fin  qui  scritto  nulla  di  comparabile  a  questa 
dissertazione,  per  cio  che  spetta  alia  parte  archeologica  e  tra- 
dizionaledella  preziosa  scoperta.  Archeologo,  tolse  a  illustrarla 
con  argomenti  archeologici  che  non  possoho  rivocarsi  in  dubbio 
dagli  altri  archeologi :  il  che  significa  che  1'eta  del  monumento 
e  dell'epigrafe,  fra  il  VII  e  VI  secolo,  6  provata  archeologi- 
camente.  Ora,  1'archeologia  ha  suoi  canoni  fondati  sulla  natura 
de'  monumenti  e  la  loro  conoscenza  e  pero  canoni  certi.  Dunque, 
1'eta  assegnata  al  monumento  e,  per  conseguenza,  alia  Stela 
iscritta,  6  certa.  La  filologia,  al  contrario,  non  valse  a  cer- 
tificarci  su  questa  questione  dell'eta  donde  assolutamente  di- 
pende  il  fatto  storico  dell'epoca  de'  re  di  Roma,  perch6  non 
tenne  conto  degli  argomenti  estrinseci  anzi  li  dichiaro  di  poco 
valore.  Cosi  tutti  gl'interpreti  deiriscrizione  ci  si  son  dati  a 
vedere  discordi  fra  loro  nella  interpretazione,  e,  salvo  il  Ceci, 
nessun  di  loro  colse  nel  segno  nell'attribuire  all'  iscrizione 
Teta  che  le  appartiene. 

Avendo  fin  dal  principio  dichiarato  che  le  interpretazioni 
della  Stela  non  potevano  accettarsi  qualora  nella  questione 
storico-cronologica  del  monumento,  non  si  fosse  tenuto  conto 
della  stipe  votiva,  ci  corre  ora  Tobbligo  di  provare  la  nostra 
asserzione,  e  lo  faremo  con  Tautoritk  degli  archeologi  che  po- 
sero  un  particolare  studio  neU'esame  degli  oggetti  onde  si  corn- 
pone  la  stipe.  Se,  dunque?  parte  di  cotesti  oggetti  si  deve  rife- 
rire  al  VI  e  parte  al  VII  secolo  a.  C.?  il  monumento  e  la  Stela 
devono  incontrastabilmente  riportarsi  al  VII  o  VI  secolo.  Di 
che  conseguita  non  potersi  considerare  se  non  erronee  le  inter- 
pretazioni di  coloro  che  Stela  e  monumento  affermano  essere 
del  V  ovvero  del  IV  secolo  a.  C. 

Fra  gii  archeologi,  intanto,  che  descrissero  la  stipe  e  cro- 
nologicamente  la  classificarono,  corredando  il  proprio  giudizio 
de'  testi  opportuni,  merita  una  lode  speciale  il  Gamurrini, 
archeologo  di  chiaro  nome  e  singolarmente  benemerito  delle 
antichita  etrusehe.  Ed  in  vero,  la  natura  della  sua  interpre- 
tazione del  monumento,  che  esso  cio6  e  quanto  lo  concerne, 
compresa  la  stipe  votiva,  sia  un  monumento  funebre  in  onore 


680  BELLA   STELA   DEL   FORO 

di  Romolo,  gli  forniva  1'occasione  insieme  e  1'obbligo  di  pro- 
vare  1'antichita  del  culto  della  sua  tomba,  con  1'antichitk  della 
stipe  onde  si  faceva  pubblicamente  manifesto.  Noi,  dunque, 
daremo  qui  le  prove  che  il  Gamurrini  dottamente  svolge  nella 
Nota  o  Memoria  presentata  airAccademia  de'  R.  Lincei,  nella 
tornata  del  18  marzo.  Notiamo,  di  passata,  che  il  dotto  uomo 
significa  la  sua  contentezza,  di  trovarsi  col  von  Duhn  piena- 
mente  d'accordo,  tuttockfc  1'uno  non  sapesse  delle  idee  deH'al- 
tro,  intorno  la  medesima  questioner  « II  ch.  prof.  F.  von  Duhn 
ha  pubblicato  nella  fine  dell' anno  scorso  nei  Neue  Heidelberger 
JahrMwher,  una  dotta  dissertazione  intesa  a  provare,  che  il 
monumento  colla  Stela  seritta  scoperto  nel  Foro,  sia  il  sepolcro- 
di  Romolo  indicate  da  Van-one.  Con  molto  piacere  vidi  da. 
lui  confermato  quanto  avevo  esposto  nell'ottobre  al  Congresso 
degli  orientalisti.  L'uno  non  sapeva  dell'altro;  ed  ambedue 
per  vie  diverse  siamo  giunti  alia  medesima  meta ;  il  che  pure 
&  una  prova  molto  lusinghiera  della  verity  della  tesi.  » 

II  Gamurrini  riportati  i  testi  gia  da  noi  citati  altrove,  af- 
ferma  la  tradizione  di  due  leoni  i  quali  potevano  posare  gia- 
centi,  su'  due  basamenti  scoperti,  secondo  «  il  costume  orien- 
tale  ed  etrusco,  a  guardia  della  funebre  fossa  »  costituita  per 
due  lati  da'  basamenti  rettangolari.  Che  ne'  monument!  di  cui 
si  tratta,  vi  sia  connessione  intima  e  di  natura  funebre,  co- 
talch6  si  abbia  qui  I'heroon  di  Romolo,  1'autore  lo  prova  dal- 
Tantico  costume  delle  citta  greche,  le  quali  solevano  consa- 
crare  al  loro  fondatore  un  sepolcro  od  heroon  nel  foro  prin- 
cipale  o  nel  centro  della  citta.  Ma  la  fossa  non  mancava  mai 
all' heroon  e  n'era  anzi  «  la  parte  principale,  dove  si  condu- 
ceva  e  s'immolava  la  vittima,  e  se  ne  sgorgava  entro  il  sangue,. 
affinche  i  Mani  invocati  e  richiamati  ne  gustassero  e  ne  giois- 
sero.  »  Ora;  sotto  il  niger  lapis  si  ha  la  fossa  e  nella  parte- 
dinanzi  v'e  infissa  una  pietra  quadrata  che  si  avanza  e  s'in- 
terna  e7  secondo  1'autore,  serviva  per  posarvi  e  sgozzare  la 
vittima.  Per  la  fossa,  dunque,  e  i  leoni  che  ne  stavano  a  guar- 
dia, come  scrisse  Varrone,  la  qualita  funebre  del  monumento 
lion  puo  mettersi  in  dubbio,  perciocchS  lo  stesso  Varrone  dice 


E   BELLA   SUA   ISCRIZIONE  ARCAICA  681 

conservarsi  al  suo  tempo  lo  stesso  costume  di  porro  looni  nei 
sepolcri:  «  sicut  hodieque  in  sepulcris  videmus  ].  » 

Funebre,  pariraente,  6  il  significato  della  colon  na  conica 
presso  la  fossa,  e  fu  posta  per  memoria,  monimentum,  in 
•onore  doll'eroe.  «  Columnae  mortuis  nobilibus  superponun- 
tier  (SERV.  ad  Aen.  VII,  v.  664).  »  L'autore  adduce  molti  altri 
esempii,  e  quello  massimamente  della  via  de'  sepolcri  presso 
il  Dipylon  di  Atone,  dove  le  colon ne  erano  frequenti.  Un  altro 
<elemento  principalo  dell'heroon  6  1'ara  che  sempre  si  elevava 
presso  i  sepolcri  insigni  e  dove  in  certe  ricorrenze  dell' anno, 
si  faoevano  i  sacrifizii  alia  presenza  del  popolo. 

Veniamo  alia  stipo  votiva  e  alia  sua  qualita  di  funebre 
al  pari  del  monumento.  Chiama  1'autore  assurda  1'opinione 
del  Boni,  che  la  stipe  fosse  I'effetto  d'un  sol  giorno  di  espia- 
zione.  «  Tutte  le  stipi,  dice  il  Gamurrini,  dedicate  a'  sepolcri 
ed  a'  tempi!  sono  composte  con  iterate  offerte.  »  Gli  oggetti 
poi  che  costituiscono  le  stipi  sogliono,  generalmente,  essere 
minuti :  perche,  secondo  Ovidio: 

Parva  petunt  Manes:  pietas  pro  divite  grata  est 
Munere,  non  avidos  Styx  habet  ima  deos. 

Fast.  II,  535. 

Ora,  tali  sono  quelli  trovati  intorno  al  monumento,  alia 
Stela  od  alia  colonna  conica,  e  il  periodo  di  tempo,  secondo 
Tautore,  corre  dalla  fine  del  settimo  a  tutto  il  sesto  secolo 
a.  C.  «  Domina  nei  vasellini  infranti  il  tetro  colore,  e  per  lo 
piii  il  loro  impasto  ^  friabile  di  bucchero  nero  etrusco  o  la- 
ziale,  onde  non  si  potevano  usare,  ma  erano  fatti  e  dedicati 
soltauto  a  scopo  funerario.  Presentano  forme  svariate,  di  cio- 
tole,  di  piattelli,  di  boccaletti,  di  tazzine,  tutti  rotti  delibe- 
ratamente,  e  sovente  un  solo  frammento  lasciatovi  per  segno 
di  offerta  dopo  la  libazione...  Di  questo  corredo  vascolare, 
sebbeno  infranto,  come  in  tal  caso  Tesigeva  il  rito  sepolcrale 
(OviD.,  Fast.  II,  v.  566),  e  non  mai  quello  verso  gli  dei,  pos- 
siamo  fare  il  facile  confronto  con  quello  vetustissimo  della 

1  Cf.  WELCHBR,  Monum.  d.  Inst.  arch.;  1856,  p.  3;  che,  cita  il  HO- 
polcro  di  Lconicla. 


682  BELLA   STELA   DEL  FORO 

necropoli  falisca,  esposto  al  museo  di  Villa  Giulia,  e  di  quello 
deirEsquilino  al  Kircheriano  e  preistorico,  e  ne  riconosce- 
remo  di  subito,  per  essere  la  stessa  civilta  e  il  medesimo  ritor 
la  loro  destinazione  ed  il  loro  tempo :  e  rimarremo  persuasi,. 
che  quei  vasi  sono  di  peculiare  carattere  funebre,  e  che  il 
tempo  a  cui  spettano  si  determina  fra  il  sesto  e  il  settimo 
secolo  av.  C.  »  L'autore,  dopo  d'aver  affermato  che  fra  tante 
centinaia  di  frammenti  non  ve  n'ha  nessuno  di  et&  piu  tardar 
conchiude  logicamente,  alia  veneranda  vetusta  del  monumento^ 
perciocch6  esso,  naturalmente,  &  prima  del  culto  che  vi  si  pre- 
stava  e  della  stipe  che  vi  si  deponeva,  e  delle  ceneri  e  del 
carboni  del  sacrifizio  consumato  nell'ara  superior  e,  i  quali 
erano  con  la  stipe  commisti  !. 

Fra  gli  oggetti  votivi  furono  raccolti  due  unguentarii  o 
bonibyli  di  forma  sferica  dipinti  nello  stile  arcaico-corinzio  e 
che  spesso  nelle  tombe  etrusche  accompagnano  le  offerte.  Essi 
sogliono,  in  generate,  riportarsi  al  secolo  settimo.  Di  stile  pe- 
culiare e  ben  determinato  fra  il  settimo  e  il  principio  del 
sesto,  e  il  frammento  dell'anfora  con  Bacco,  il  quale  sopra 
Tasino  sostiene  il  cantharos.  Due  altri  frammenti  di  anfore 
attiche  a  figure  nere  di  stile  severo,  anteriori  pero  alia  fine 
del  sesto  secolo,  «  e  questa  data,  dice  il  Gamurrini,  si  puo 
assegnare  come  la  piii  recente.  »  Le  fibule  di  varie  forme, 
alcune  somiglianti  alle  prenestine,  i  cui  esemplari  in  oro  e 
in  argento  furono  trovate  nella  gran  tomba  di  Preneste  la 
quale  risale  al  settimo  secolo,  mentre  Tuso  delle  fibule  nel- 
T Italia  media,  cesso  in  gran  parte  nel  secolo  sesto.  I  vaghi 
di  vetro  e  di  terracotta,  le  fusaiuole,  i  dischetti  pieni  e  forati 
e  le  pietruzze  erano  simboli  non  solo  votivi  ma  espiatoriL 
Cotesti  piccoli  donativi  (parva  munera)  aggiunti  a'  sacrificii 
costituivano  le  inferiae  e  le  februa  ad  onore  dei  morti.  Nella 
stessa  stipe  v'  erano  piramidette  in  terra  cotta  tronche  e 
bucate  nella  cima,  che  facevano  parte  degli  altri  oggetti  espia- 

1  Contro  questa  sentenza  cf.  SAVIGNONI,  Notizie  d.  scavi,  aprile,  1900,. 
al  quale  rispondera,  certain  en  te,  il  Garaurrini,  come  rispose  il  Milani  nei 
Rend.  d.  Ace.  d.  Lincei,  tornata  del  maggio  1900,  la  cui  Memoria  sara. 
da  noi  disaminata  a  suo  tempo. 


E   DELLA   SUA  ISCRIZIONE   ARCAICA  683 

torii  e  di  quelli  da  sospendere  detti  oscilla,  genus  purgatio- 
nis,  quod  est  maximum  perche  significava  gli  uomini  e  gli 
umani  sacrificii  agli  dei  e  a'  Mani  del  morti.  (Cf.  MACROB., 
Saturn.  C.  C.  7). 

Le  statuette  votive  di  bronzo  e  ancora  di  succino  trovate 
nella  stipe  sacra  di  cui  facevano  parte  (vexpwv  dtyaXfiaia)  «  rap- 
presentano  il  tipo  arcaicissimo  della  figura  deiruomo  nudo 
colle  gambe  strette  e  le  braccia  stese  aderenti  ai  fianchi  senza 
alcun  segno  di  movimento.  Alcune  sono  fasciate  come  dei 
morti,  e  rivelano  sempre  il  concetto  della  suprema  espiazione 
e  del  sacrifizio  umano.  »  In  quanto  all' eta  di  queste  statuette 
gli  archeologi  le  pongono  al  VI  secolo  a.  C.,  e  il  Gamurrini 
rispetto  allo  stile  fa  notare  che  «  ammesso  quanto  si  voglia 
ieratico,  e  quindi  di  lunga  durata,  si  puo  dire  che  deriva  da 
un  tempo  anteriore  al  settimo  secolo,  ma  non  si  prova  che 
sia  giunto  al  quinto;  perchk  con  oggetti  di  questa  eta,  per 
quanto  io  sappia,  non  si  sono  mai  trovate  simili  immagini 
di  maniera  cosl  rigida.  » 

Altri  oggetti  in  grandissima  quantita  rinvenuti  fra  la  stipe, 
sono  ossetti  o  malleoli  del  piede  di  animali  ad  ugna  fessa, 
detti  astragali  da'  Greci,  tali  o  taxelli  da'  Latini;  dadi  di 
osso  e  pietruzze  lusorie  o  calculi.  Siffatti  oggetti  minuti  tut- 
toche  usati  per  giucare,  fecero  spesso  parte  della  suppel- 
lettile  funebre  in  Grecia  e  in  Italia  (BACHOFEN,  Ann.  d. 
Istit.  arch.,  a.  1858,  p.  Ill  e  segg.).  Vero  e  che  gran  parte 
di  quegli  ossi,  come  osserva  il  Gamurrini,  «  denota  i  sacri- 
fizii  compiuti  di  montoni  e  di  agnelle  al  precipuo  fine  del- 
r espiazione,  ed  a  rendere  benigne  le  infere  deita.  »  Final- 
men  te  la  stipe  ci  da  pezzetti  di  aes  rude,  come  si  son  tro- 
vati  ne'  sepolcri  arcaici  deir Italia  centrale,  ma  nessuna 
moneta,  donde  1'autore  deduce  che  la  mancanza  totale  di  essa, 
prova  indirettamente,  non  esser  vero  che  il  re  Servius  primus 
signavit  aes,  mentre  conferma  1'opinione  de'  nummografi  che 
prima  de'  decemviri  non  fu  emessa  moneta  propria  in  Roma. 

Le  due  tavolette  fittili  del  guerriero  a  cavallo  e  della  pro- 
tome  del  Foro,  sono  dello  stesso  stile  e  risalgono  al  principio 
del  sesto  secolo.  II  grande  acroterio  col  rilievo  del  Gorgoneion 


684  BELLA  STELA  DEL  FORO  E  BELLA  SUA  ISCRIZIONE  ARCAICA 

D  della  testa  della  Gorgone  dipinta,  e  d'arte  arcaicissima  e  di 
eta  non  inferiore  al  settimo  secolo.  Dalla  presenza  di  questo 
acroterio  I'autore  argomenta  che  nella  parte  superiore,  il  breve 
spazio  dell'ara  era  coper  to,  e  colla  f route  dalla  parte  del- 
Faccesso  ove  sono  i  scalini,  cioe  verso  il  clivo  sacro  capi- 
tolino :  e  agli  angoli  si  vedevano  di  prospetto,  le  due  teste 
gorgoniche,  e  quindi  al  di  sotto  per  fregio  erano  alternate 
le  tavolette  votive,  che  presentavano  or  a  1'eroe  a  cavallo, 
or  a  un  animale  da  sacrifizio.  L'autore  confer  ma  Tesistenza 
della  copertura  del  monumento  fin  da'  primi  tempi,  dallo  stato 
di  conservazione  delle  sue  pietre,  stato  «  quasi  vergiiie  e 
fresco  »  che  non  potrebbero  avere  se  fossero  state  esposte 
all'aperto. 

Le  altre  considerazioni  dell'autore  sul  Volcanale  e  le  sue 
strette  attinenze  col  sepolcro  di  Romolo,  concordano  con  quelle 
del  von  Duhn.  Degne  di  nota  crediamo  le  sue  osservazioni 
intorno  al  significato  del  regifugium  e  del  populifagium 
che  si  credevano  un  ricordo  della  cacciata  de'  Tarquinii,  ma 
che,  in  realta,  ebbero  origine  diver sa. 

Dalla  succinta  esposizione  degli  argomenti  del  Gamurrini^ 
congiunti  con  gli  altri  del  von  Duhn,  ci  sembra  provata  con 
molta  probabilita,  la  tradizione  che  la  tomba  od  heroon  di 
Romolo,  sia  stata  nel  posto  del  monumento,  della  colonna 
conica  e  della  Stela.  II  nostro  dotto  amico,  il  prof.  Basilio  Mo- 
destov,  nel  «  Giornale  del  Ministero  deir  Istruzione  Pubblica  » 
in  un  articolo  che  fa  seguito  ad  altri  precedent!  «  intorno. 
a' monument!  del  periodo  de'  Re  e  la  piu  antica  iscrizione  al 
Foro  Romano  »  cosi  scrive  del  Gamurrini :  «  La  piu  grande  im- 
pressione  produsse  la  Memoria  del  Gamurrini:  «  La  tomba  di 
Romolo  e  il  Volcanale  nel  Foro  Romano  ».  Questa  Memoria  nel 
pensiero  del  suo  autore  fu  cosi  dimostrativa  in  favore  del- 
1;  idea  che  sotto  il  lapis  niger  abbiamo  il  sepolcro  di  Romolo^ 
da  non  esservi  luogo  di  pensare  altrimenti.  E  veramente^ 
salvo  qualche  sbaglio  filologico  e  qualche  asserzione  arri- 
sohiata,  e  il  migliore  studio  che  si  sia  fatto  su'  monumenti 
in  questione,  e  la  tesi  dell'autore  si  puo  dire  dimostrata  come 
un  fatto  positive.  » 


CHARITAS 


XXXII. 
Sotto  il  peso  dell'accusa. 

Due  giorni  dopo  i  fatti  da  noi  narrati,  mentre  il  signer 
Andrea  Bonavita  si  intratteneva  nel  suo  studio  col  fratello 
Edoardo,  ritornato  allora  allora  da  Parigi,  si  presento  a  lui 
il  brigadiere  dei  carabinieri  di  Carno,  e  con  parole  ed  atti 
di  sincerissimo  dolore  gli  consegno  nelle  mani  da  parte  del 
Procuratore  del  Re  un  mandato  di  cattura. 

II  Bonavita  stupi,  trasecolo,  ma  non  smarri  punto  a  quel 
colpo  inaspettato.  Sicuro  della  propria  innocenza,  conforto  il 
fratello  che  non  poteva  riaversi  dallo  stupor  e,  e  aperse  il  do- 
cumento  fatale.  In  esso  il  Bonavita  veniva  formalmente  ac- 
cusato  dal  signor  Pietro  Casali  di  aver  indotto  il  brigante 
Rinuccini  a  ricattarlo,  e  il  giudiee,  dietro  gravi  indizii  della 
reitk  dell'accusato,  aveva  ordinato  si  desse  corso  all'accusa. 

-  Edoardo,  disse  il  Bonavita  al  fratello,  converra  che  tu 
dift'erisca  la  partenza  per  Buenos  Ayres.  Dovro  pur  conse- 
gnare  la  fabbrica  a  qualcheduno,  e  tu  sei  Tuomo  da  cio. 

-  Fa  tu,  rispose  il  fratello  col  cuore  gonfio  dal   dolore. 
Speriamo  che  questo  brutto  imbroglio  avra  fine  prestamente. 

-  Non  c'e  dubbio  alcuno,  osservo  il  brigadiere.  Deve  es- 
sere  uno  sbaglio,  e  si  chiarirS  quanto  prima.  Intanto  lei  potra 
ottenere  dal  Procuratore  del  Re  la  liberta  provvisoria  e  met- 
tere  la  sua  causa  nelle  mani  di  un  buon  avvocato. 

-  Quando  e  cosi,  non  resta  altro  che  andarcene,  osservo 
il  Bonavita.  Spero  che  voi,  brigadiere,  vi  sarete  provveduto 
.di  una  carrozza  chiusa. 


686  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

-  Senza  dubbio,  ed  &  gia  qui  che  aspetta  davanti  al  por- 
tone.  Intanto  pero  la  debbo  avvertire  che  ho  avuto  Tor  dine 
di   chiudere  e  sigillare  questo    studio   in  attesa  del   giudice 
istruttore   che  verra  qui  prima  di  sera. 

-  Fate  pure,  rispose  il  Bonavita ;  sono  sicuro  che  niente 
si  trovera  a  mio  carico. 

Lo  studio  del  Bonavita  venne  chiuso  e  sigillato  in  pre- 
senza  di  parecchi  testimonii,  e  la  carrozza  parti  per  Apamia. 

II  Procuratore  del  Re  ricevette  il  Bonavita  con  gran  sus- 
siego.  Ascolto  la  domanda  dell'accusato,  e  dopo  molte  inter- 
rogazioni  e  matura  ponderazione,  manifestata  specialmente 
nello  spesso  grattarsi  il  capo  e  tirarsi  le  grigie  basette,  final- 
mente  concesse  benignamente  il  favore  di  che  veniva  richiesto. 
L'accusato  deposito  una  forte  cauzione,  e  fu  dichiarato  tem- 
poraneamente  libero. 

-  Signore,  disse  il  Procuratore  del  Re  al  Bonavita  nel 
congedarlo,  lei  gode  fama  di  industriale  bravo  ed  onesto,  e 
per6  voglio  credere  che  si  tratti  di  uno  sbaglio  o  di  una  ca- 
lunnia.  Ma  la  malvagita  del  cuore  umano  e  cosl  sconfinata ! 
Mi  displace  del  fastidio  che  le  ho  recato,  ma  la  legge,  signore, 
la  legge !  Bisogna  bene  mettere  in  sicuro  la  maesta  della  legge ! 
II  risorgimento  nazionale  deve  la  sua  grandezza  alia  maesta 
delle  leggi.  Sotto  i  Borboni,  le  cose  non  camminavano  cosi 
liscie.  II  Borbone  ripeteva  il  detto  tirannico  di  Luigi   deci- 
moquarto :  la  lois  c'est  mois.  Ma  noi,  no,  signore;   noi  no, 
no !  no !  La  maesta  della  legge  e  sopra  tutti ;  anche  i  re  di 
corona  si  devono  incur vare  davanti   a  lei.  Non   dico   bene, 
caro  signore? 

-  Benissimo !  esclamo  il  Bonavita,  mentre   prendeva   la 
porta  per  uscire.  E  riverito  il  Procuratore,  se  ne  ando  colla 
testa  tutta  piena  della  malvagita  umana  e  della  maesta  della 
legge. 

Di  ritorno  a  Carno  trovo  cola  il  giudice  istruttore,  coi  de- 
legati  che  Taspettavano ;  onde  dinanzi  a  testimonii  si  pro- 
cedette  senza  phi  all'esame  delle  carte  e  dei  libri  del  suo 
studio.  Apersero  cassetti,  cassettoni,  scrivanie,  armadii;  sfo- 


XXXII.    SOTTO   IL   PESO   DELI/ACCUSA  687 

gliarono  i  libri  del  conti,  esaminarono  ad  una  ad  una  tutte 
le  carte  volanti,  e  quando  ormai  disperavano  di  nulla  tro- 
vare  che  facesse  per  loro,  misero  per  caso  la  mano  sopra 
una  lettera  che  tir6  un  oh!  di  raeraviglia  dalla  rauca  gola  del 
delegati.  i 

—  Di  che  si  tratta  ?  domando  il  Bonavita. 

-  Lo  sapra  dal  tribunale,  rispose  il  difensore  della  legge 
con  grande  solennita.  E  aggiunse,  voltandosi  verso  i  compa- 
gni :  —  Ora  possiamo  andare.  E  partirono  infatti  portando 
seco  il  corpo  del  delitto  e  lasciando  in  una  incredibile  ansieta 
i  testimonii  di  quella  scena. 

La  notizia  dell'accusa  e  dell'arresto  del  Bonavita  si  sparse 
in  un  baleno  per  Carno,  e  getto  nella  -costernazione  tutto  il 
paese.  II  signor  Andrea  fu  assediato  nel  suo  studio  da  una 
folia  di  amici  che  venivano  a  fare  le  loro  condoglianze,  a 
udire  i  particolari  del  fatto,  e  a  suggerire  il  modo  di  sven- 
tare  la  trama ;  perch6  era  certamente  una  trama,  essi  dice- 
vano,  una  congiura  bell'e  buona  ordita  da  quello  scellerato 
del  Casali  per  rovinare  il  nobile  industriante  di  Carno.  D.  Paolo 
poi  e  D.  Giovannino  non  si  sapevano  dar  pace.  II  vecchio 
parroco  tutto  di  suo,  penso  subito  a  darne  avviso  a  monsi- 
gnor  Orlandi,  e  noleggiata  una  carrozza  si  porto  difllato  ad 
Apamia.  D.  Giovannino  poi,  non  potendo  far  altro,  offerse  al 
signor  Andrea  1'aiuto  di  un  suo  cugino,  valentissimo  awo- 
cato,  il  quale  avendo  trattato  piii  volte  cause  di  simil  genere 
avrebbe  saputo  liberarlo  da  quella  trama  scellerata.  Ma  quelli 
che  sentirono  o  almeno  dimostrarono  piii  dolore  per  la  disgra- 
zia  del  Bonavita,  furono  i  suoi  numerosi  operai. 

L'operaio  italiano,  benche  buono,  bench^  cristiano,  6  sem- 
pre  tuttavia  figlio  del  suo  paese,  e  1'Italia  e  la  terra  dei  vul- 
cani,  dei  terremoti,  degli  zolfi  fumanti  e  delle  lave  ardenti. 
In  conseguenza,  nella  maggior  parte  degli  Italiani  predomina 
la  fantasia,  il  sentimento  e  Timpressione  del  momento.  Queste 
consider azioni  spiegano,  almeno  in  parte,  il  triste  fatto  che 
T  Italia  ha  sopra  tutte  le  altre  nazioni  il  primato  nei  reati 
di  sangue,  e  da  noi  si  commettono  delitti  che  altrove  han 


688  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

luogo  solamente  fra  i  barbari.  Gli  operai  dunque  del  Bona- 
vita  venuti  in  cognizione  dell'accusa  lanciata  contro  Tamato 
padrone,  andarono  a  dirittura  in  bestia.  Arrivarono  alia  con- 
clusione  che  il  solo  Casali  era  1'autore  dell'esecrando  'atten- 
tato,  e  prima  che  il  Bonavita  potesse  "sospettarlo,  chiusa,  la 
sera,  la  fabbrica,  si  recarono  in  numero  di  oltre  a  duecento 
in  citta,  e  assalirono  colle  urla,  coi  fischi  e  coi  sassi  la  fab- 
brica  del  Casali.  La  signora  Giuliana  e  TAgnese  ne  prova- 
rono  una  paura  mortale ;  i  servi  e  le  donne  di  servizio  cor- 
sero  a  sbarrare  le  porte  di  casa  e  a  chiudere  le  finestre:  e 
il  Casali,  infuriato,  tolto  un  fucile  da  caccia,  si  apposto  dietro 
una  finestra,  e  comincio  senza  piii  a  spar  are  sulla  moltitudine. 
Alle  grida  incondite,  al  rumoredei  vetri  che  cadevano  infranti, 
allo  sparo  del  fucile  del  Casali  corsero  da  ogni  parte  le  guar- 
die  di  pubblica  sicurezza  e  i  carabinieri,  i  quali,  fatti  al- 
cuni  arresti,  dispersero  gli  operai  e  ridonarono  la  calma  al 
quartiere. 

Quando  il  Bonavita,  il  giorno  dopo,  seppe  1'accaduto,  ne 
rimase  addoloratissimo,  e  recatosi  alia  fabbrica  raduno  tutti 
i  suoi  operai,  e  dopo  averli  ringraziati  per  la  simpatia  che 
gli  mostravano  nella  sua  disgrazia,  li  minaccio  di  scac- 
ciarli  immediatamente  dalla  sua  officina  se  in  avvenire  si 
fossero  permessi,  in  pubblico,  un  gesto,  un  grido  6  una  pa- 
rola  contro  il  signor  Casali.  La  mia  innocenza,  egli  aggiunse, 
non  si  prova  coll'assalire,  armata  mano,  il  presunto  nemico; 
questo  e  il  modo  di  mettere  a  rischio  la  mia  causa.  Dunque 
siamo  intesi :  non  un  gesto,  non  un  grido,  non  una  parola, 
in  pubblico,  contro  il  signor  Casali  o  i  suoi  operai.  Chi  dis- 
obbedisce  ai  miei  ordini  sara  immediatamente  licenziato. 
Gli  operai  promisero  che  starebbero  a'  suoi  comandi,  e  quieti 
quieti  si  ritirarono  ai  proprii  telai. 

Verso  sera,  D.  Paolo,  tutto  arzillo  e  rubicondo  ritorno  dalla 
citta.  Evidentemente  al  bravo  uomobolliva  in  mente  un  dise- 
gno,  grosso,  ardito,  straordinario,  giacch6  egli  non  capiva  piu 
in  se  dalla  gioia,  e  cercava  una  certa  persona  colla  quale 
sbottonarsi  in  confidenza.  Tuttavia  prima  di  ritornare  in  ca- 


XXXII.    SOTTO   IL  PESO   DELL'ACCUSA  689 

nonica  dove  abitava  la  persona  che  cercava,  passo  dal 
Bonavita  che  egli  trovo  come  di  solito  seduto  nel  suo  studio 
e  tutto  in  ten  to  a  discoi'rere  con  un  avvocato. 

-  Ma  entrate  pure,  D.  Paolo !  esclamo  il  Bonavita  quando 
vide  la  falda  del  cappello  del  parroco  apparire  dinanzi  alia 
porta. 

-  Due  parole  sole,  caro  signor  Andrea,  rispose  D.  Paolo, 
salutando  con  una  sola  scappellata  i  due  personaggi. 

-  Anche  tre,  se  vi  piace ;  noi  abbiamo  tempo ;  gia,  ad  ogni 
modo  il  signore  qui  non  ritorna  stasera  ad  Apamia. 

L'avvocato  sorrise  e  inchin6  gentilmente  il  suo   cliente. 

-  No,  due  parole  sole,  insiste  il  parroco,  e  sono  queste. 
Prima  di  tutto,  vorrei  sapere  quando  si  terr£  il  processo. 

-  Oggi  otto,  alle  dieci  del  mattino,  rispose  Tavvocato. 

-  Ottimamente ;  dunque  oggi  otto.  Eccellente;  6  proprio 
quello  che  voleva  io. 

-  E  Taltra  parola?  domando  il  Bonavita  sorridendo. 

-  Ecco  1'altra  parola,  signor  Andrea.  Qualunque  cosa  sia 
per  accadere,  non  vi  sgomentate  punto ;  m'intendete?  non  vi 
sgomentate !  Monsignor  Vescovo  ed  io  abbiamo  combinato  in- 
sieme  un  tal  piano  di  campagna,  che  quel  furfante  matrico- 
lato  dovra  mettersi  la  coda  fra  le  gambe,  e  via !  —  E  cosi 
dicendo  il  bravo  prete  accompagno  con  un  certo  gesto  assai 
espressivo  la  velocissima  parola. 

-  Naturalmente,  ripiglio  il  Bonavita,   non  sarebbe   cosa 
prudente  domandarvi  in  che  cosa  consista  questo  vostro  piano, 
non  e  vero? 

-Eh  si!  Non  posso  proprio  dirlo!  Capirete  bene!  C7  6 
impegnato  Mousignore !  E  poi !  Ci  sono  tanti  ma, 'se,  forse, 
pure,  ecc.  ecc.  Insomma  ho  fretta,  signor  Andrea,  a  bel  rive- 
derci !  Allegro,  sapete  ?  Quel  furfante  dovra  mettersi  la  coda 
fra  le  gambe,  e  via!  A  buon  rivederci,  signor  Andrea,  che 
la  Madonna  del  Carmine  vi  benedica !  Allegro  !  Allegro ! 

D.  Paolo  tiro  via  diritto  come  una  saetta  verso  la  cano- 
nica.  D.  Giovannino  era  tomato  allora  allora  da  una  visita 
ad  un  malato,  e  alia  luce  incerta  del  dl  che  moriva,  sfogliava 

Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1212.  44  5  dicembre  1900. 


690  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

un  libro  davanti  la  finestra,  tanto  per  rovinarsi  la  vista,  come 
gli  soleva  spesso  predicare  D.  Paolo. 

D.  Giovannino  sporse  il  capo  dalla  finestra  e  vide  il  par- 
roco  che  smontava  dalla  vettura. 

-  Buone  nuove !  D.  Giovannino,  grido  il  vecchio  prete  sa- 
lendo  le  scale.  Abbiamo  fatto  il  beccoall'oca!  Quel  furfante 
sara  colto  nella  trappola  che  ha  preparato  pel  Bonavita.  Ma 
che  bravo  uomo,  Monsignore !  Non  per  niente  ce  1'hanno  dato 
per  vescovo!  Non  per  niente! 

-Dunque?  doniando  D.  Giovannino  dall'alto  del  piane- 
rottolo  della  scala. 

-  Ma  mio  bel   giovanotto,  lasciatemi   pigliar   fiato,   diro 
tutto,  vi  spieghero  tutto.  Auff!  quella  carrozza  mi  ha  scosso 
il  fegato ! 

—  Come  &  an  data  dunque?  tornd  a  domandare  D.  Giovan- 
nino, quando  il  vecchio  parroco  si  fu  seduto  sulla  poltrona 
del  suo  coadiutore. 

—  Ma  non  posso  dir  niente !  esclamo  solennemente  D.  Paolo. 
E  un  mistero,  un  segreto  che  non  deve  passare  queste  mura. 
Vi  diro  solamente  questo :  domattina  ci  leveremo  alle  tre  dopo 
mezzanotte,  diremo  Messa,  e  poi  colla  vettura  che  sta  giu  par- 
tiremo  pel  villaggio  di  Salini.  La  poi  faremo !  faremo !  Insomnia 
vedrete  che  meraviglia!  Ma  acqua  in  bocca,  giovinotto  mio 
bello !  Acqua  in  bocca !  se  no !  Auff !   Quella  benedetta  car- 
rozza mi  ha  proprio  scosso  il  fegato! 

-  Andiamo  forse  a  trovare  il  brigante?  mormoro  D.  Gio- 
vannino. 

-  Ssss !  Ssss  !  Che  anche  1'aria  non  lo  sappia !  Se  no  gua 
a  noi  altri !  —  E  qui  il  bravo  prete  si  guardo  d'attorno,  e  corse 
prima  all'uscio  poi  alia  finestra,  e  non  si  quieto  se  non  quando 
si  fu  assicurato  che  veramente  nessuno  aveva  ascoltate  le  fa- 
tali  parole  del  suo  coadiutore. 


xxxm.  L'EPOPEA  DEI  DUE  PRETI  DI  CARNO  691 

XXXIII. 
L'epopea  dei  due  preti  di  Carno. 

Spuntava  1'alba  nel  cielo  grigio,  fresco  e  rugiadoso  di 
Salini,  quando  i  due  preti  di  Carno  vi  arrivarono,  e  fecero 
fermare  la  vettura  dinanzi  alia  casa  del  parroco  di  quel  luogo. 

-  Adesso  ti  voglio,  a  svegliare  D.  Antonio !  mormor6  il 
parroco  di  Carno,  mentre  dava  una  forte  strappata  al  cam- 
panello  della  canonica. 

Dlin  dlin  dlin!  rison6  dentro  la  casa;  ma  nessuno  si 
fece  vivo. 

-  Naturalmente,  D.  Antonio  avra  una  donna  di  servizio; 
osservo  D.  Giovannino. 

-  Si,  una  vecchia  strega,  sorda  come  un  tamburo,  che 
non  la  sveglierebbe  neppure  un  colpo  di  cannone. 

-  Pr  ovate  a  sonar  e  un'altra  volta. 

-  Temo  che  dovremo  ripetere  il  gioco  per  una  dozzina 
di  volte,  rispose  D.  Paolo  mentre  sonava  a  stormo. 

Ma  non  ci  fu  bisogno  di  tanto.  Alia  quarta  sonata  si  udi 
in  una  camera  sopra  la  porta  un  solenne  patratac,  e  aperta 
la  finestra,  comparve  D.  Antonio  in  berretta  da  notte. 

-  Ah !  siete  voi,  D.  Antonio,  disse  il  parroco  di   Carno 
voltando   gli   occhi   in   su,  e   strizzandoli  verso   la   berretta 
bianca. 

-  Come,  D.  Paolo  !  Voi  qui  a  quest'ora?  Che  c'e  di  nuovo  ? 
E  forse  morto  il  Papa? 

-  Grossi  affari,  D.  Antonio.  Presto  fateci  aprire  la  porta 
e  ne  sentirete  delle  marchiane. 

-  Bisognera  svegliare  la  sorda ;   aspettate   un  momento 
D.  Paolo;  non  andate  in  collera,  veh ! 

-  Si,  avremo  pazienza,  ma  non  ci  fate  aspettare  troppo ! 

-  E  la  prima  volta  che  vengo  da  queste  parti,  osserv6 
D.  Giovannino,  sottovoce. 

-E  che  maraviglia?  Siete  nato  ieri,  voi! 

-  E  un  ieri  ormai  un  po'  lontano,  disse  il  pretino  ridendo 


692  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

—  Che  seccatori !  Venire  a  disturbarci  a  quest 'ora !  tono 
la  serva  di  D.  Antonio  in  un  soliloquio  segreto,  mentre  to- 
glieva  la  catena,  tirava  il  catenaccio,  e  faceva  scricchiolare 
la  grossa  chiave  nella  toppa  della  porta  di  casa. 

-  Marta,  Marta,  grido  D.  Paolo   all'orecchio   della  per- 
petua,  ci  preparate  un  po'  di  caffe,  non  e  vero?  Da  brava! 
vi  do  un  quarto  d'ora  di  tempo.  Un  sorso  di  caffe,  ma  buono, 
veh !  non  cicoria !    mi  raccomando !  Vedete  ?   siamo  in  due. 
E  chiaro,  a  quest' ora  non  avrete  latte ;  ma  un  ovetto  frul- 
lato  fara  lo  stesso.  Gia,  voi  m'  intendete !    Ma  attenti  veh ! 
Siamo  in  due!  Due  ovetti,  Marta!  Marta! 

-  Tutte  queste  raccomandazioni  furono  fatte  con  un  tal 
tono  di  voce  che  tutte  le  Marte  del  vicinato  avrebbero  potuto 
servire  D.  Paolo.  Pero  anche  la  Marta  di  D.  Antonio  le  intese, 
e  dopo  aver  lanciato  un'occhiata  al  padrone,  che  aspettava 
i  suoi  ospiti  sul  pianerottolo  della  scala,  spari  dietro  le  sue 
ciabatte  ad  accendere  il  fuoco  in  cucina. 

-  Dunque  ?  domando  il  parroco  di  Salmi  quando  fu  a  tu 
per  tu  coi  due  preti  di  Carno.  Qua!  e  quel  grosso  affare  che 
vi  ha  portati  qua  di  cosi  buon'ora?  Credevate  forse  che  ci  fosse 
la  sagra  oggi  a  Salini? 

-  Che  sagra  d'  Egitto  !  Altro  che  sagra!  esclamo  D.  Paolo. 
Ma  prima  di  tutto,  siamo  ben  sicuri  che  nessuno  e  per  ascoltare 
quello  che  vi  diro ! 

II  parroco  di  Salini  fisso  in  volto  D.  Paolo  e  aggrinzo  la 
fronte. 

—  Spiegatevi,  caro  D.  Paolo,  io  non  capisco  dove  vogliate 
parare;  non  mi  tenete  piu  oltre   sulla   corda.  Quanto  poi  a 
sicurezza,  non  temete  punto:  a  quest'ora  non  volano  intorno 
alia  mia  canonica  che  i  pipistrelli  e  i  preti  di  Carno.  Dunque 
sentiamo  questo  finimondo.  Parturient  monies...  Ehm!  Voi 
sapete  il  resto,  caro  D.  Paolo;  Orazio  la  sapeva  lunga! 

-  Lunga,  lunga  quanto  volete,  ma  non  sapeva  quello  che 
io  sto  per  dirvi,  D.  Antonio  mio  bello;  e  voi  potevate  tenervi 
nel  gozzo  quel  verso  di....  non  fo  per  dire,  ma.... 

-  La  cosa  e  molto  semplice,  entro  a  direD.  Giovannino. 
Si  desiderava  da  voi  un  favore. 


xxxin.  L'EPOPEA  DEI  DUE  PKETI  DI  CARNO  (j(,)3 

-  Appunto  appunto,  si  affretto  asoggiungere  D.Paolo.  Ecco 
quello  che  voglio :  Ho  bisogno  assolutamente  di  vedere  il  fa- 
moso  brigante  Rinuccini,  e  ci  rivolgiamo  a  voi  perch6  ci  otte- 
niate  da  lui  il  favore  di  un  colloquio. 

-  Voi  volete  vedere  il  brigante  Rinuccini !  csclamo  D.  An- 
tonio manifestando  nel  volto  nei  gesti  e  nel  tono  della  voce 
un  estremo  stupore.  Voi,  volete  vedere  il  Rinuccini?  Ma,  Ma- 
donna santissima !  Che  vi  6  saltato  in  mente?  E  poi,  vi  ri- 
volgete  a  me  per  questo  favore  ?  Mi  volete  for.se  rovinare  ? 
.Avete  forse  pensato  al  pericolo  in  cui  mi  mettete? 

-  Non  vi  scaldate  per  cosi  poco,  D.  Antonio  mio  bello ! 
ripiglio  D.  Paolo  con  enfasi.  Ecco  il  caso  in  soldoni.  II  Rinuc- 
cini ha  ricattato  quel  fur  fan  te  di  Pietro  Casali. 

-  Lo  so !  fece  eco  il  parroco  di  Salini. 

-  Ed  ora,  riprese  1'altro,  quel  furfante  del  Casali  accusa 
formalmente  il  signor  Andrea  Bonavita  di  aver  pagato  il  Ri- 
nuccini perche  lo  ricattasse. 

-  Ah !  questo  non  lo  sapevo ! 

-  E  che  cosa  volete  saper  voi  in  mezzo  a  queste  mon- 
tagne  disperate?  E  che  ci   avete  qui  se  non  cavoli,  ladri  e 
briganti  ? 

-  Ora  voi  vedete  quello  che  vogliamo,  disse  alia  sfuggita 
D.  Giovannino. 

-  Non  lo  vedo  niente  affatto,  rispose  il  parroco  di  Salini. 

-  Ve  lo  faro  veder  io  subito !  esclamo  D.  Paolo,  e  vedrete 
se  sapro  far  partorire  i  monti,  io.  Dunque  io  diceva  che  il 
signor  Bonavita  e  ora  sotto  una  gravissima  accusa. 

-Me  ne  duole:  ma  che  ci  posso  io?  disse  D.  Antonio 
facendo  spallucce. 

-Ma,  Dio  buono !  Fareste  perder  la  pazienza  ai  santi! 
Importa  molto  a  me,  a  D.  Giovannino  qui,  a  tutta  la  mia  popo- 
lazione,  e  specialmente  a  monsignore,  a  monsignore  capite? 
II  nostro  vescovo  aspetta  questo  favore  da  voi,  e  perche  ve- 
diate  che  dico  il  vero,  leggete  questa  lettera  che  egli  stesso 
mi  consegno  ieri  per  voi. 

-  Date  qui !  disse  il  parroco  di  Salini,  e  apertala  la  co- 
mincio  a  leggere. 


694  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

Di  mano  in  mano  che  D.  Antonio  leggeva  la  lettera,  gli 
si  spianava  la  fronte,  gli  si  rischiaravano  gli  occhi,  e  diven- 
tava  un  altro  uomo. 

-  Bene,  disse  egli  alia  tine,  a  monsignore  non  si  puo  ne- 
gare  il  favor  e  che  domanda.  Voi  vedrete  il  signor  Rinuccini, 
e  parlerete  con  lui ;  ma,  mi  raccomando  !  non  mi  tradite !  voi 
ben  capite ;  quello  che  faccio  6  contro  la  legge,  ma  il  briga- 
diere  lo  sa ;  i  carabinieri  lo  capiscono  meglio  di  me.  Questi 
miei  parrocchiani   non  possono  non  aver  relazione  coi  bri- 
ganti.  Eh!  sono  uomini  essi!  Devono  pur  vivere.  II  principio 
comune  in  questo  villaggio  e:  vivere  e  lasciar  vivere. 

-  Inoltre,  disse  D.  Paolo  con  voce  quanto  piu  poteva  armo- 
niosa,  questo  vostro  favore  non  restera  senza  ricompensa.  Per 
esempio :  avreste  bisogno  di  qualche  cosa  per  la  vostra  chiesa? 

—  Madonna  del  Carmine !  che  domanda !  Eh !  avrei  biso- 
gno di  troppe  cose! 

-  Per  esempio  ? 

-  Vorrei  una  muta  di  candellieri  nuovi  per  T  altar  mag- 
giore,  un  po'  di  addobbo  per  la  Madonna  di  Pompei,  la  quale, 
poverina,  ha  un  altare  che  fa  proprio  piet& :  qualche  palma 
di  fiori,  alcuni  banchi  nuovi,  un  pavimento  nuovo  nel  san- 
tuario... 

-  Santo  cielo !  dite  allora  che  volete  una  chiesa  nuova ! 
esclamo  D.  Paolo.  Ma   che  cosa  credete,  che  sia  la  provvi- 
denza  di  Dio,  io? 

-  State  sicuro,  D.  Antonio,  disse  qui  D.  Qiovannino,  che 
il  signor  Bonavita  saprk  ricompensarvi  a  dovere.  Intanto  se 
an  date  subito  a  concertare  per  rabboccamento,  noi  vi  aspet- 
teremo  qui. 

-  Non  qui,  non  qui,  disse  D.  Paolo,  ma  in  cucina,  dove 
donna  Marta  avra  a  quest  'or  a  bell'e  preparato  il  caff6  col- 
Povetto.  Dunque,  D.  Antonio,  presto,  in  gamba,  e  via! 

-  Saro  di  ritorno  in  venti  minuti,  rispose  il  Parroco  di 
Salini.  Fate   di   esser   pronti  a  partire  non  appena   io   sar6 
venuto. 

-  Vi  6  accaduto  altre  volte  di  avere  a  fare  coi  briganti? 
domando  D.  Giovannino  al  vecchio  prete,  mentre  discende- 
vano  in  cucina. 


xxxin.  L'EPOPEA  DEI  DUE  PRETI  DI  CARNO          695 

-  Come  siete   semplice,  giovinotto   mio   bello !    Coi   bri- 
ganti riconosciuti  per  tali  non  ho  mai  avuto  a  fare;  ma  coi 
briganti  segreti,  ahi !  quante  volte !  E  che  cosa  e  mai  questo 
mondo  se  non  una  congregazione  di  briganti  matricolati? 

-Non  mi  diventate  pessimista,  mio  caro  D.  Paolo;  nel 
mondo  non  tutti  sono  cattivi,  molti  sono  i  buoni ;  anzi  piu 
questi  che  quelli. 

D.  Paolo  scosse  la  testa  in  segno  negative. 

-  Per   esempio,  ripiglio  D.  Giovannino,  il  signor  Bona- 
vita  6  un  galantuomo ! 

-  Oh !  6  una  eccezione. 

-  Monsignore  6  un  galantuomo ! 
—  Un'altra  eccezione ! 

-  Voi   siete   un   galantuomo   certamente :   siete  un' ecce- 
zione voi? 

-  Giovinotto  mio  bello,  adagio  a  ma'  passi :  non  andate 
troppo  innanzi  colle  vostre  eccezioni. 

Mentre  il  parroco  di  Salini  era  andato  non  si  sapeva  ben 
dove,  i  due  preti  di  Carno  si  bevettero  il  loro  bravo  caffe 
coll'ovetto,  e  continuarono  a  discutere  il  punto,  assai  contro- 
verso  presso  i  moralisti,  se  nel  mondo  siano  piu  i  galantuo- 
mini  o  i  birboni,  e  naturalmente  ciascuno  rimase  colla  sua 
opinione,  come  accade  in  generale  nelle  dispute  fra  i  dotti 
dell'uno  e  dell'altro  emisfero. 

II  parroco  di  Salini  fece  ritorno  alia  canonica  esattamente 
dopo  venti  minuti,  ed  era  seguito  da  un  ragazzo  fra  i  dieci 
e  i  dodici  anni  di  eta. 

-  Ecco,  D.  Paolo,  disse  egli  presentando  il  ragazzo :  ecco 
la  vostra  guida  e  il  vostro  talismano.  Procedete   colla   car- 
rozza  fin  dove  egli  vi  dira;  poi  seguitelo  nel  bosco,  e  buona 
for  tuna. 

-  Bravo,  bene,  ottimamente,  mio  caro  D.  Antonio.  lo  lo 
sapeva  bene  che  a  rivolgersi  a  un  vecchio  amico,  a  un  com- 
pagno  di  seminario,  non  ci  si  perde  mai.  Dunque,  partiamo 
D.  Giovannino?  D.  Antonio!  a  rivederci !  Pensate  intanto  al 
regalo!  Verra,  D.  Antonio!  verra!  verra!! 

-Dove  mettiamo  questo  ragazzo?  domando  D.  Giovan- 
nino quando  furono  per  rientrare  in  vettura. 


696  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

— -In  cassetta  col  vetturino,  s'  intende  —  Ehi!  come  ti 
chiami  ragazzo  mio? 

-  Gennariello !  rispose  11  fanciullo  fissando  i   suoi  occhi 
gross!  e  sonnolenti  in  faccia  a  D.  Paolo. 

-  Dimmi  un  po'  Gennariello,  quando  ti  sei  lavato  la  faccia 
F  ultima  volta?  Per  Pasqua?  non  6  vero? 

II  fanciullo  abbass6  gli  occhi,  e  per  sottrarsi  agli  sguardi 
esaminatori  dei  due  preti  con  un  salto  monto  a  cassetta  vi- 
cino  al  vetturino,  il  quale,  schioccata  la  frusta,  mise  i  ca- 
valli  alia  corsa. 

-E  un  po'  sporchetto  quel  ragazzo!  osservo  D.  Giovan- 
nino. 

-  Altro  che  sporchetto !    esclamo   il   compagno.  Non  ve- 
dete  che  faccia  ha  quel  mostro?  Ci  si  scorge  il  colore  delle 
bucce  e  del  succo   di   tutti   i   frutti  della   stagione,    special- 
mente  dell'uva,  dei  fichi  e  delle  more. 

-  Insomnia  una  vera  tavolozza  da  pittore,  disse  ridendo 
D.  Giovannino. 

Quando  la  vettura  giunse  su  per  giu  al  luogo  dove  il  Ca- 
sali  era  stato  catturato,  il  ragazzo  la  fece  fermare  e  discesone, 
s'incammino  co' due  sacerdoti  entro  la  foresta. 

-  Quanto  ci  farai  camminare  ?  domando  D.  Paolo  al  ra- 
gazzo. 

-  Fin  la,  rispose  Gennariello,  e  segno  col  dito  un  certo 
punto  a  sinistra,  che  non  ben  chiaro  appariva  se  fosse  il  cielo, 
una  vetta  di  montagna,  o  il  mare  al  di  la  dei  monti. 

-  E  una  strana  gita  la  nostra,   osservo  D.  Giovannino. 
—  E  piu  che  strana,  e  audace,  6  incredibile.  Andare  ad  attac- 

care  nel  suo  covile  quella  belva  furiosa!  Ma,  D.  Giovannino, 
non  fo  per  dire,  potete  imparare  qualche  cosa  da  noi  altri 
vecchi ! 

-  A  Carno  si  va  dicendo  che  il  brigante  Rinuccini  non 
e  uomo  cattivo. 

-0  santa  pazienza!  Allora  beatificatelo,  canonizzatelo, 
fatelo  andare  in  paradiso  collo  schioppo  e  colla  pistola !  Oh 
che  mi  tocca  di  sentire !  Ma  D.  Giovannino!  Vi  pare?  Sono 
cose  da  dire? 


xxxin.  L'EPOPEA  DEI  DUE  PIIETI  DI  CAKNO  697 

-  Aspettate  qui,  disse  il  ragazzo   ai   due  preti ;  vado  e 
tor  no. 

—  Benissimo  !  rispose  D.  Paolo,  vai  e  torni ;  ma  si  potrebbe 
sapere  dove  vai? 

-  Oh  zi'  prete,  vado  a  chiamarlo. 

-  Chi  vai  a  chiamare? 

-  Lui !  e  non  volete  vedeiio? 

-  Ma  e  non  ci  conduci  dentro  la  grotta,  la  caverna,  la 
tana  di  lui? 

II  ragazzo  scosse  energicamente  la  testa  in  segno  nega- 
tivo,  e  scomparve. 

-  Sara  una  conferenza  air  aria  aperta,   osservo  D.  Gio~ 
vannino. 

-  Adesso  che  ci  penso,  e  chiaro  come  il  sole.  Colui  non 
ci  fara  mai  vedere   il   suo   nascondiglio,  ed  e  meglio  anche 
per  noi,  perche  in  simili  casi  la  salvezza  sta  neirignoranza. 

-  Dopo  un  venti  minuti  circa  comparve  di  bel  nuovo  il 
ragazzo,  e  dietro  di  lui  la  figura  alta  e  austera  del  brigante. 
I  due  preti,  visto  il  Rinuceini,  si  levarono  in  piedi,  e  rima- 
sero,  veils  nolis,  con  un  certo  rispetto  alia  sua  presenza. 

-  Gennariello,  disse  il  brigante   al   ragazzo,  te  ne  puoi 
andare. 

II  ragazzo  per  tutta  risposta  diede  una  dentata  a  un  pezzo 
di  pane  che  teneva  in  mano,  e  si  mosse  per  ubbidire. 

-  Ohe !  grido  D.  Paolo,  te  ne  vai  senza  la  mancia,  Gen- 
nariello '? 

II  fanciullo  torno  in  dietro,  intasco  il  denaro  del  prete, 
lo  ringrazio  facendo  ballare  un  paio  di  volte  gli  occhioni  nelle 
loro  orbite,  e  mangiando  allegramente  scomparve  giii  per 
la  china. 

-  Noi  siamo  i  sacerdoti  di  Carno,  villaggio  a  poca  distanza 
da  Apamia,  comincio  a  dire  D.  Giovannino,  giacche  sembrava 
che  D.  Paolo  in  quel  momento  avesse  perduto  la  lingua. 

-  E  venite  per  un  affare  importnnte?  domando  il  brigante. 
Se  e  cosi  vi  potete  sedere. 

-  Ecco  1' affare !  si  sforzo  a  dire  D.  Paolo.  Voi  gia  sapete 
del  ricatto  del  signor  Pietro  Casali. 


698  CHARITAS  -  RACCONTO  CONTEMPORANEO 

-  Qualche  cosa,  rispose  sorridendo  il  brigante. 

D.  Paolo  alle  parole  del  Rinuccini  si  sconcert6  pienamente 
e  perdette  la  bussola. 

-  Non  siamo  venuti  per  parlare  del  ricatto,  si  affrett6  a 
soggiungere  D.  Giovannino   quando  vide  il  turbamento  del 
parroco,  ma  delle  sue  conseguenze. 

—  Delle   sue   conseguenze?   domando   il   brigante.  Forse 
della  perdita  del  denaro? 

—  No,  non  del  denaro ;  ma  delle  conseguenze  che  ne  pa- 
tisce  una  persona  affatto  innocente. 

La  faccia  magra  e  ossuta  del  brigante  si  imbrutti   subi- 
tamente. 

—  Non  capisco,  egli  disse,  che  cosavogliatedire;  spiegatevi. 

-  Conoscete  voi  il  signor  Andrea  Bonavita,    industriale 
di  Carno  ?  domando  D.  Paolo  che  aveva  finalmente  riacqui- 
stato  col  fiato  la  parola, 

-  Ne  ho  sentito  parlare  come  di  un  padrone  eccellente, 
caritatevole  e  amato  da  tutti  qual  padre. 

—  Proprio  cosi ;  proprio  cosi ;  un  vero  padre  degli  operai. 
-Ebbene?  ripet6  il  brigante. 

-  Egli  e  stato  accusato  dal  Casali,  aggiunse  D.  Giovan- 
nino,  di  aver  indotto  voi,   mediante  denaro,    a  ricattarlo,  e 
a  conferma  della  sua  accusa  ha  presentato  al  tribunale  due 
documenti ;  uno  scritto  o  lettera  che  il  Casali  trovo  nel  vostro 
alloggio  fra   queste   montagne,  nel   quale  scritto  occorre  il 
nome  del  Bonavita ;  e  di  piu  una  lettera  vostra  al  Bonavita 
stesso,  nella  quale  accettate  T  incarico  di  ricattare  il  signor 
Casali. 

A  queste  parole  il  brigaate  ruppe  in  una  tremenda  im- 
precazione,  e  si  levo  in  piedi  tutto  agitato. 

—  Una  lettera  mia  al  signor  Bonavita !  esclamo  il  Rinuc- 
cini, ruggendo  come  un  toro  ferito;  e  la  terribile   indegna- 
zione  tutta  gli  scosse  la  ferrea  ossatura. 

—  Dunque  Taccusa  del  Casali  e  una  vile  calunnia!  osservo 
D.  Giovannino. 

—  E  una  calunnia !  una  diavoleria !  un  misfatto  esecrando 
peggiore  di  cento  assassinii !  tono  il  brigante. 


xxxiii.  L'EPOPEA  DEI  DUE  PRETI  DI  OARKO  699 

-  Noi  ce  lo  imaginavamo   bene!    aggiunse  D.   Paolo.  II 
signor  Bonavita  e  un  modello  di  cristiano,   e    benche   offeso 
crudelmente  da  quel  furfante  del  Casali,  gli  ha  sempre  reso 
bene  per  male,  e  pero  non  si  poteva  credere  di  lui  un  tanto 
delitto. 

-  Sapete  voi  chi  mi  persuase  a  ricattare  il  Casali  ?  chiese 
il  brigante. 

-  Chi?  domandarono  in  coro  i  due  preti. 

-  Gli  stessi  operai  del  Casali,  i  quali  detestano,  odiano, 
abbominano  il  loro  padrone,  a  cagione  delle  sue  violenze  e 
ribalderie 

Un  profondo  silenzio  segul  la  rivelazione  del  brigante. 

-  Nel  resto,  ripiglio  dopo  un  momento  il  Rinuccini,  voi 
avete  in  vostra  mano  un  argomento  infallibile  per  isventare 
la  trama  del  Casali,  ed  eccolo:  io  non  posso  aver  scritto  una 
lettera  al  signor  Bonavita  perche  non  so  scrivere.  So  leggere 
un  poco,  ma  quanto  a  scrittura,  non   sono   mai   andato  piu 
in  la  delle  prime  aste,  ed  ora  non  potrei  certamente  scrivere 
il  mio  nome. 

-  Cio  mostra  chiaramente  che  il  signor  Bonavita  e  inno- 
cente,  disse  D.  Giovannino,  ma  sconcerta  tuttavia   i  nostri 
disegni.  Noi  eravamo  venuti  qui  per  ottenere  da  voi  un  do- 
cumento  scritto,  o  almeno  firmato,  col  quale  dichiaravate  di 
non  aver  mai  scritto  al  signor  Bonavita;  ma  ora  il  nostro 
disegno  va  in  fumo. 

-  No,  non  va  in  fumo,  esclamo  sdegnosamente  il  brigante. 
Ci  pensero  io  stesso  a  difendere  il  signor  Bonavita. 

-Voi?  domandarono  ad  una  voce  i  due  sacerdoti. 

-  Si,  io,  e  solo  io,  posso  difenderlo.  Se  anche   scrivessi 
o  firmassi  all'uopo  un  documento,  non  vi  servirebbe  a  niente; 
se  aveste  a  pigliare  la  mia  testimonianza  dinanzi  a  testimonii, 
essa  non  sarebbe   ritenuta  valida:  si  direbbe  che  Toro  del 
Bonavita  mi  hacomprato,  ecco  tutto.  Durante  i  lunghi  anni 
della  mia  vita  scellerata,  ho  studiato  tutte  le  finezze  del  co- 
dice  criminale;  e  pero  vi  assicuro  che  solo  io  potro  distrug- 
gere  questa  rete   d'  inferno  che  il  Casali  ha  tessuto  in  tor  no 
all7  innocente  Bonavita. 

—  Ma  come  farete  voi?  domando  D.  Paolo. 


700  CHARITAS  -  RACCONTO   CONTEMPORANEO 

-  Questo  &  il  mio  segreto,  e  credetemi,  un  segreto  si  puo 
meglio  serbare  da  una  persona  sola  che  da  tre.  Tuttavia  met- 
tete  il  cuore  in  pace.  II  signor  Bonavita  uscira  salvo  da  que- 
sta  trama,  e  quel  diavolo  del  Casali  restera  alia  schiaccia. 
Assicurate  di  cio  il  Bonavita  a  nome  mio. 

-  Ma  ricordatevi   che   ci   restano   appena  pochi  giorni ! 
osservo  D.  Giovannino. 

-  Quando  si  fara  il  processo? 

-  Lunedi  venturo ;  vedete,  non  c'e  tempo  da  perdere. 

-  Lunedi  venturo,  ed  oggi  e  martedi ;  sei  giorni  sono  piu 
che  sufficient!.  Vorrei  sapere  una  cosa:  quanto  tempo  ci  mette 
una  lettera  per  andare  a  Genova  e  ritornare  di  cola? 

-  Non  piii  di  quattro  giorni,  suggeri  D.  Paolo. 

-  Ottimamente ;  tutto  andra  bene.  II  signor  Bonavita  sara 
salvo !  ve  lo  giuro  per  la  Madonna  del  Carmine. 

-Ed  egli  sapra  ricompensarvi !  esclamo  D.  Paolo. 

-  Ricompensarmi !  ricompensarmi !  Che  cosa  mi  puo  dare 
il  signor  Bonavita?  lo  non  ho  bisogno  di  denaro !  II  ricatto 
del  Casali  me  ne  ha  fornito  piu  che  a  sufficienza.  lo  ho  bi- 
sogno di  finire  questa  vita  scellerata,  solitaria,  randagia,  ma- 
ledetta,  in  odio  a  Dio  e  agli  uomini ! 

II  brigante  pronuncio  queste  parole  con  enfasi  straordi- 
naria,  e  tutta  la  tristezza  del  suo  cuore  gli  si  dipinse  sul  volto. 

-  Poveretto !  esclamo  D.  Giovannino,  e  perche  nonuscirne? 
Volete  che  io  vi  dia  una  mano  ?  un  aiuto  ?  Voi  potete  confi- 
dare  nella  protezione  di  Dio  e  di  monsignor  Vescovo.  Dopo 
il  bell'atto  da  voi  fatto,  avete  acquistato  un  diritto  alia  sua 
gratitudine. 

-  E  sarebbe  egli  mai  possibile?  domando  il  Rinuccini  fra 
il  dubbio  e  la  speranza. 

-  E  perchS  no?  Non  e  Dio  infinitamente  buono?  Non  e 
la  Chiesa  qual  madre  amorosa  sempre  pronta  ad  aprirvi  le 
braccia  e  riammettervi  nel  suo  seno? 

-  Ma  resta  la  giustizia  umana. 

-  Verissimo !  Pure  nel  caso  vostro  non  dispero  di  muo- 
vere  a  pieta  anche  la  giustizia  umana.  Voi  non  avete   omi- 
cidii  a  vostro  carico,  e  cio  aiuta  di  molto  il  nostro   affare. 

-  No,  non  ho  mai  assassinate  alcuno ;  tuttavia  ho  sparse 


xxxm.  L'EPOPEA  DEI  DUE  PRETI  DI  CARNO  701 

sangue:  due  carabinieri  morirono  in  seguito  a  ferite  ripor- 
tate  in  una  scaramuccia  che  la  mia  banda  ebbe  con  loro. 

-  E  potreste  voi  giurare  che  furono  proprio  i  vostri  colpi 
che  ferirono  i  carabinieri? 

-  Giurarlo  no ;  tanto  piu  che  allora  aveva  otto  compagni, 
non  sei,  come  al  presente,  e  tutti  concent  ram  mo  i  nostri  fuochi 
sui  pochi  carabinieri  che  vennero  ad  assalirci ;    tuttavia  il 
mio  fucile  non  isbaglia,  ed  io  combattei  come  un  leone... 

-  Passi,  passi,  ma  ad  ogni  modo  la  cosa  6  dubbia,  e  il 
dubbio  militera  in  vostro  favore.  Alia  fin  fine  si  puo  tentare. 
Mi  permettete  di  far  dei  passi  in  vostro  favore? 

-Oh!  se  potessi  raggiungere  mia  sorella  in  Brasile! 
esclamo  il  brigante.  E  a  quell' uomo  di  ferro,  in  apparenza 
selvaggio,  che  forse  non  aveva  mai  pianto  in  vita  sua,  scor- 
sero  due  grosse  lagrime  sulle  ruvide  gote ! 

I  due  preti   di  Car  no   ne   furono   inteneriti.  D.  Paolo  fu 
preso  da  tanta  simpatia  per  quell' uomo  che  gli  avrebbe  dato 
un  bacio ;  D.  Giovannino  poi,  volendo  battere  il  ferro  finche 
era  caldo,  gli  prese  a  ragionare  soavemente   della  bonta  e 
misericordia  di  Dio ;  lo  conforto  a  sperare,  lo  aiuto  a  mutare 
i  suoi  desiderii  in  un  fermo  proposito  di  cambiar  vita,  e  non 
lo  lascio  se  non  quando  il  Rinuccini  ebbe  giurato  per  la  Ma- 
donna del  Carmine,  che,  disciolta  la  sua  banda  sarebbe  ri- 
tornato  a  Dio  ed  alia  societa.  D.  Giovannino  poi  gli  promise 
che  dal  canto  suo   avrebbe  dato  opera  di  ottenere   per   lui 
ad  ogni  costo  il  perdono  della  suprema  autorita. 

II  sole  era  gia  assai  alto  sull'orizzonte  quando  i  due  preti 
di  Carno,  accompagnati  fino  alia  strada  pubblica  dallo  stesso 
Rinuccini,  discesero  dalle  montagne  di  Salini.  D.  Paolo  non 
istava  piu  nella  pelle  per  la  grande  consolazione,  e  gli  tar- 
dava  mille  anni  di  arrivare  a  Carno  per  portare  al  Bonavita 
la  felice  notizia.  II  suo  compagno  poi  benediceva  il  momento 
quando  a  D.  Paolo  era  venuta  la  felice  idea  di  ricorrere  al 
brigante. 

-  Abbiamo  pigliato  due  piccioni   ad   una   fava !  esclamo 
D.  Paolo.   E   che  piccioni  grossi,    Madonna   benedetta!    Che 
piccioni  grossi ! 


RIVISTA  BELLA  STAMPA 


GIROLAMO  ALEANDRO 
DALLA  SUA  NASCITA  ALLA  FINE  DEL  SUO  SOGGIORNO  IN  BRINDISI 

(1480-1529)  *. 


Al  chiudere  il  bel  volume  qui  sopra  annunziato,  che  tutto  atten- 
tamente  percorremmo,  ci  tornarono  spontanee  in  memoria  alcune 
osservazioni,  lette  non  ha  molto,  in  un  dotto  lavoro  del  professor 
Francesco  Novati.  Nella  sua  prefazione  a  sedici  lettere  inedite 
del  celebre  vescovo  d'Alba,  Girolamo  Yida,  1'illustre  critico,  ma- 
nifestando  il  giusto  desiderio  che  quell'epico  cristiano  del  Binasci- 
mento  trovi  chi  si  consacri  a  dettarne  una  vita  d'ogni  parte  com- 
piuta,  v'aggiungeva  sensatamente  la  seguente  ammonizione  al  tutto 
necessaria  ai  tempi  nostri.  «  Ma  badino  bene  coloro  i  quali  con 
tanto  e  cosi  lodevole  ardore  vanno  scorrendo  attraverso  i  campi 
della  nostra  storia  letteraria  in  traccia  di  nuovi  argomenti  da  svol- 
gere,  a  misurare  attentamente  le  loro  forze,  prima  di  gridare :  I'  mi 
sobbarco !  L'  impresa  e  tutt'altro  che  agevole  ed  ove  alcuno  1'assu- 
messe  a  cuor  leggero  finirebbe  per  non  dare  alia  luce  se  non  uno 
dei  soliti  frettolosi  e  manchevoli  abbozzi  i  quali,  mentre  da  una 
parte  non  fanno  che  sfiorare  1'argomento,  dall'altra,  per6,  privan- 
dolo  di  quell'attrattiva  che  1'  integrita  e  la  novita  precipuamente  gli 
conferiscono,  distolgono  studiosi  meglio  provveduti  di  buon  volere 
e  di  dottrina  dal  mettervi  mano  2.  »  Queste  riflessioni,  ci  affret- 
tiamo  a  dirlo,  ci  yenivano  in  mente  per  la  sola  ragione  dei  contrari. 
Che  laddove  non  di  rado  vediamo  giovani,  quanto  pieni  d'inge- 
gno  altrettanto  sforniti  di  preparazione  e  di  mezzi,  i  quali  si  fanno 
baldamente  a  trattare,  specie  nelle  tesi  di  laurea,  argomenti  troppo 

1  Jerdme  Aleandre   de   sa   naissance   a   la    fin   de  son  sfy'our  a  Brindes 
(1480-1529)  avec  son  portrait,  ses  armes,  un  fac-simile  de  son  tcriture  et  un 
catalogue  de  ses  oeuvres  par  J.   PAQUIER,  docteur  es   Lettres,  en  Philosophie  et 
en  Theologie.  Paris,  Leroux,  1900,  in  8,  pp.  LXXI1I-392. 

2  ArcUvio  Storico  Lombardo,  XXV  (1898),  198, 


RIVISTA   DELLA   STAMPA  703 

vasti  e  superior!  alle  loro  forze,  qui  invece  ci  trovavamo  dinanzi  un 
ecclesiastico  francese,  il  rev.  dottore  Paquier,  che,  provveduto  di 
tutto  il  necessario  corredo  di  dottrina,  presenta  alia  Sorbona  di  Pa- 
rigi  per  addottorarsi  in  lettere  un  sodo  studio  sopra  uno  dei  piu 
famasi  umanisti  ed  attivi  prelati  nella  Chiesa  nella  prima  meta  del 
sec.  XYI  *. 

II  nome  di  Girolamo  Aleandro  o  dell'Arcivescovo  Brundusino, 
come  frequentemente  lo  chiamano  i  contemporanei,  non  puo  giun- 
gere  nuovo  a  persona  mediocremente  colta  nella  storia  letteraria  e 
religiosa  del  cinquecento.  Ma  non  tutti  i  nostri  lettori,  eccetto  quelli 
che  piu  dappresso  si  occupano  di  questo  ramo  di  storia,  avranno 
certo  presente  e  distinta  anche  la  sola  tela  della  laboriosa  sua  vita. 
Nato  alia  Motta,  nella  Marca  trevigiana,  di  nobile,  ma  decaduta  fami- 
glia;  il  13  di  febbraio  1480,  pass6  gli  anni  dell'infanzia  e  della 
prima  gioventu  in  parecchie  citta  del  dominio  veneto,  Pordenone, 
Padova,  Venezia,  dove  successivamente  venne  coltivando  il  pronto 
e  versatile  ingegno  e  sali  in  fama  di  valentissimo  umanista,  e  pro- 
fondo  conoscitore  del  latino,  del  greco  e  dell'ebraico.  Alia  Pasqua 
del  1508  lascia  Yenezia  e  1'Accadeinia  di  Aldo,  della  quale  era 
stato  preclaro  ornamento ;  1'amicizia  stretta  con  Erasmo  1'aveva  ac- 
ceso  del  desiderio  di  tentare  fortuna  in  Francia  recandovisi  a  tra- 
piantarvi  il  rinascimento  italiano.  Per  cinque  anni  v'  insegna  il  greco, 
parte  a  Parigi,  parte  ad  Orleans,  dove  si  rifugia  in  tempo  di  peste, 
e  la  bonta  del  suo  metodo  e  i  celebri  discepoli  che  escono  dalla 
sua  scuola  gli  meritano  il  titolo  di  vero  fondatore  dell' insegna- 
mento  di  quella  dotta  lingua  neH'Universita  di  Parigi.  A  trentatie 
anni,  nel  1513,  dal  campo  riposato  e  tranquillo  delle  lettere  passa 
a  quello  agitato  dell'azione,  ripieno  di  tante  cure.  Diventa  uomo  di 
stato ;  si  alloga  prima  a  servigi,  come  al  suo  tempo  si  diceva,  del- 
1'arcivescovo  di  Parigi,  Stefano  Poncher,  poi  a  quelli  di  Erardo  La 
Marck,  vescovo  di  Liegi,  che  nel  1516  1'invia  a  Roma  per  trat- 
tare  i  suoi  negozi  in  curia.  Qui  non  tarda  a  levare  grido  di  se\  La 
cordiale  amicizia  stretta  col  virtuoso  vescovo  di  Yerona,  Matteo  Gi- 
berti,  e  con  Alberto  Pio  di  Savoia,  principe  di  Carpi,  gli  aprono 

1  II  1'aquier,  seguendo  il  saggio  metodo,  che  non  dovrebbe  mai  tra- 
scurarsi  da  chi  desidera  lavorare  con  frutto  stabile  e  duraturo,  venne  eser- 
citandosi,  innanzi  di  pubblicare  quest'opera,  con  monografie  special!  di 
minor  mole  sopra  lo  stesso  argoinento.  Senza  qui  citare  gli  studii  da  lui 
dati  alia  luce  nelle  Melanges  d'Archeologie  et  d'Histoire  e  nella  Revue  des 
Questions  historiques,  ricorderemo  soltauto  Jerome  Aleandre  ei  la  Princi- 
paute  de  Liege,  (Parigi,  Picard,  1896)  giusto  volume  di  375  pp.  in-8. 


704  RIVISTA 

1'adito  al  cardinale  Griulio  del  Medici,  il  quale,  sul  cadere  del  1517,. 

10  toglie  a  suo  secretario,  ma  solo  per  breve  tempo;  poiche,  morto- 

11  27  luglio  1519  Zenobio  Acciaiuoli,  bibliotecario  della  Vaticana, 
Leone  X,  quel  giorno  stesso,  fa  venire  a  se  1'Aleandro  e  lo  costi- 
tuisce    successore  al   dotto   e   pio   domenicano.    Nel   nuovo   officio 
spiega  mirabile  energia  per  migliorare  la  tan  to  a  lui  cara  biblio- 
teca  *,  pure  seguitando  ad  essere  1'agente  del  La  Marck,  finche,  scop- 
piata  la  tempesta  della  Kiforma  in  Germania,  Leone  X  ve  lo  invia 
nel  luglio  1520  a  promulgarvi  la  bolla  Exurge  che  condannava  le 
dottrine  di  Lutero.  Con  questa  nunziatura  hanno  principio  le  sue 
faticose  missioni  per  la  religione  cattolica  e  i  romani  pontefici,  nelle 
quali  risplende  e  grandeggia  per  alto  senno  e  zelo  ardente  in  di- 
fendere  i  dommi  della  fede  ed  in  promuovere  la  riforma  della  Chiesa 
nel  vero.senso  cattolico,  e  tutto  ci6  per  un  lungo  periodo  di  quasi 
ventidue  anni   quanti  ne   corrono  dal  luglio  1520  a  tutto  il  gen- 
naio  1542,  tempo  della  sua  morte. 

1  Leggiadro  monumento  delle  sue  sollecitudini  per  la  Biblioteca  va- 
ticana,  o  palatina,  come  allora  comunemenle  chiamavasi,  e  la  lettera  scritta. 
al  Pontefice  nell'ottobre  1519  e  pubblicata  dal  Mai  nello  Spicilegium  Ro- 
manum,  2,  234.  11  Paquier  1'inseri  nel  capo  IV  del  libro  III  in  una  <  le- 
gante  versione.  Noi  crediamo  far  cosa  grata  ai  lettori  che  sono  in  grado  di 
gustare  le  grazie  della  lingua  del  Lazio  riportandola  nell'originale  suo  testo* 

«  Optas  tu  quidem,  Pater  beatissime,  et  non  parvo  desiderio  expetis 
uberem  pluviam,  per  quam  remisso  paulisper  aestu  ad  anniversarios  tuo* 
secessus,  optimae  tibi  valetudinis  fomites,  redeas.  Neque  id  immerito 
optas ;  nam  non  homines  modo,  quorum  tu  omnium  pater,  et  in  terris  pro 
Deo  es,  sed  et  plantae  et  terra  ipsa  nimia  siccitate  fatiscens,  tanturn  non 
emissa  voce,  largum  a  superis  imbrem  precatur.  At  palatina  tua  biblio- 
theca,  qua  nihil  pulchrius  aut  preciosus  orbis  terrarum  videt,  sola  ipsa. 
aestatem  prorogari  cupit,  hiemes  reformidat,  pluvias  expavescit  procellas 
aeris  deprecatur.  Timet  enini  ne  transversa  aliqua  vis  venti,  detorto  per 
fenestras  specularibus  orbatas  ircbre,  dulces  animi  fructus  (sic  enim  meo 
quidem  indicio  praeclare  vocat  Pindarus  libros)  intolerabili  iniuria  afficia^ 
quorum  seminaria  a  tot  inclytis  heroibus  chartaceo  quidem  et  tenui  solo, 
sed  Messalae  marmoribus  magis  duraturo  credita,  bibliothecam  tuam  ve- 
luti  eois  gemmis  et  erythraeis  unionibus,  longo  ordine  et  magno  numero 
exornant.  Atqui  vereor  ne  iidem  illi  heroes,  quorum  bona  pars  iam  nu- 
mernm  Deorum  auxit  et  pluviam  prohibeant  et  tantum  cladem  a  suis  fruc- 
feibus  defendant.  Proinde,  si  voti  compos  fieri  vis,  si  imbrem  tibi  e  caelo 
dari,  iube  feneatras  specularibus  muniri;  et  siquid  aliud  est,  quod  damnum 
ei  loco  intentare  videatur,  id  tuo  numine  arcendum  procura.  Si  semel  hoc 
adnuas,  turn  aerem  mutari  videas,  turn  obduci  caeluna  nubibus  et  tri- 
duanis  aut  quadrituanis  imbribus  aestivos  ardores  extingui  et  mox  sere- 
nissimam  et  placidissimam  Martinalium  aestatulam  sequi;  quo  tempore 
tua  Sanctitas  et  felicissime  rusticabitur  et  felicius  in  suam  urbem  redibit.  » 


BELLA   STAMPA  705 

Tale,  a  rapidissimi  tratti,  fu  1'uomo  che  il  Paquier  si  prese  a 
studiare  e  far  come  rivivere  nella  nostra  memoria,  benche  saggia- 
mente  si  restrinse  a  descrivere  quella  piu  larga  parte  soltanto  della 
sua  vita,  che  va  sino  al  1529,  allorche  1'Aleandro,  astrettovi  da 
Clemente  YII,  Iasci6  la  sua  sede  di  Brindisi  per  recarsi  novamente 
alia  corte  di  Roma. 

Una  solida  trattazione  e  duratura  di  quest'argomento,  intima- 
mente  congiunto  con  le  vicende  della  vita  letteraria,  religiosa  e 
politica  nella  prima  meta  del  secolo  XVI  in  Europa,  trovavasi  a 
superare  non  lieve  difficolta  nell'eccessiva  abbondanza  delle  fonti, 
non  poche  delle  quali  tuttavia  inedite.  Egli  e  ben  vero  che  in  questi 
ultimi  decennii,  merce  1'istancabile  ardore  onde  in  Germania,  in 
Francia  ed  in  Italia  si  attese  allo  studio  del  Rinascimento,  pa- 
recchi  document!  che  dovevano  essere  come  i  capi  saldi  dell'edi- 
ficio  avevano  veduto  la  luce  per  le  accurate  cure  di  valenti  critici; 
ci  basti  ricordare  i  diarii  o  note  biografiche  lasciate  dallo  stess© 
Aleandro  e  dall'Omont,  pubblicate  il  1895,  sui  mss.  di  Parigi  e 
della  biblioteca  arcivescovile  di  Udine  4.  Se  non  che  quanto  ancora 
rimane  d'  inedito,  specie  nella  corrispondenza  del  grand'  uomo,  6 
sempre  in  cosi  copiosa  misura  che  rende  faticoso  lo  scrivere  sopra 
di  lui,  come  ben  sa  chi  abbia  mai  fatto  la  prova  della  diversa  fatica, 
per  non  dire  travaglio,  che  porta  seco  lo  studio  sopra  fonti  inedite 
piuttosto  che  sulle  gia  pubblicate.  Ora  questo  non  lieve  lavoro  fu 
intrapreso  e  coraggiosamente  condotto  innanzi  dal  Paquier.  Intese 
bene  egli,  conforrne  rilevasi  piu  che  dalle  sue  parole  dal  metodo 
da  lui  seguito,  che  la  prima  fonte  per  una  vita  fondamentale  del- 
1'Aleandro  dovevano  essere  gli  stessi  suoi  scritti :  i  diarii,  le  sue 
lettere  e  quelle  ancora  dei  contemporanei  a  lui ;  e  su  questo  vasto 
campo,  senza  perd  trascurare  quanto  da  altri  si  venne  scrivendo 
e  pubblicando  in  proposito  sino  dal  secolo  XYII,  volse  in  modo 
particolare  la  sua  diligente  indagine.  Ne  si  rimase  a  fare  uso  di 
tali  fonti  solo  per  se;  ma  raccolse  e  ordino  tutta  la  ricca  sup- 
pellettile  di  manoscritti  e  di  opere  a  stampa,  e  ne  compose  una 
introduzione  (III-LXXIII)  e  due  appendici  (361-372),  le  quali,  se 
potranno  ricevere  ritocchi  e  perfezionamenti,  come  sempre  avviene 
in  lavori  bibliografici,  rimarranno  sempre  due  utili  guide  a  chi  voglia 
studiare  direttamente  1'Aleandro  o  anche  solo  i  suoi  tempi  2. 

1  Videro  la  luce  nelle  Notices   et  extraits  des  manuscrits  de  la  Biblio- 
theque  nationale  et  auires  bibliotheques.  Tom.  35,  parte  I. 

2  Ne  abbiaino  gfa  una  prova   nel    lavoro   del    DELARUELLE,    fJit  recucil 
d' Adversaria  autographes  de  G.  Aleandro  venuto    alia   luce  nelle  Melanges 

Seme  XVII,  vol.  AT/,  fasc.  1212.          45  6  dicembre  1900. 


706  RIVISTA 

Accertare  con  saggio  criterio  la  scelta  delle  fonti,  saperle  va- 
gliare  a  dovere,  e  necessario  fondamento  di  ogni  lavoro  storico; 
fondamento  che  pur  troppo  si  vede  mancare,  nonostante  il  vantato 
splendore  di  critica,  in  alcuni  autori  moderni,  i  quali  mostrano 
a'fatti  di  non  sapere  neppure  che  cosa  mai  sia  fonte  di  prima,  di 
seconda  e  di  terza  mano ;  tanto  sono  facili  ad  attingere,  senza  discu- 
tere,  dovunque  trovino  notizie  che  facciano  in  qualche  guisa  al  loro 
subbietto.  Nondimeno  e  anche  verissimo  che  la  scelta  delle  fonti, 
per  giudiziosa  che  sia,  non  basta  da  se  sola  a  darci  un'opera  che 
raggiunga,  nella  misura  deH'iimana  debolezza,  la  vera  idea  della 
storia;  idea  che  tutta  e  riposta  nel  dare  nuova  vita  al  passato,  ripro- 
ducendolo  nella  sua  obbiettiva  verita,  come  il  valente  pittore  per- 
petua  fedelmente  sulla  tavola  le  fattezze  di  una  persona  che  presto 
piu  non  sara.  Quanti  libri  di  genere  storico  non  ci  vengono  ogni 
giorno  in  mano,  nei  quali  dovrebbesi  innanzi  tutto  cambiare  il  titolo 
di  biografia  o  di  vita,  che  portano  in  fronte,  con  1'altro  molto  piu 
appropriate  di  raccolta  di  document!,  o  simile,  per  la  vita  del  per- 
sonaggio  del  cui  nome  si  fregiano  ?  Che  la  materia,  benche  derivata 
da  buona  sorgente,  non  v'e  punto  digerita;  la  parte  che  chiame- 
remo  letteraria,  senza  della  quale  e  inutile  sperare  vera  opera  sto- 
rica,  e  presso  che  minima,  per  non  dire  nulla,  e  tutto  il  grosso 
volume,  messo  insieme  con  ingente  lavoro  di  forbici,  sara  bensi 
ampio  repertorio,  anche  troppo  copioso,  di  documenti  riportati  per 
disteso,  ma  rimarra  lontano  le  mille  miglia  dall'essere  quel  ritratto 
della  persona  che  lo  scrittore  avrebbe  dovuto  presentare  ai  posteri 
viva  e  parlante.  Tutto  altrimenti  nel  Paquier.  L'Aleandro,  con  i  suoi 
diari,  con  le  sue  lettere,  e  con  gli  altri  suoi  scritti,  rimane  senza 
dubbio,  come  pur  si  doveva,  la  fonte  precipua  alia  quale  ricorre; 
ma  il  modo  del  farlo  e  governato  con  criterio  di  parsimonia  sul- 
1'esempio  delle  classiche  opere  del  Htibner,  del  Reumont,  del  Janssen 
e  di  altri  grandi  storici  dei  nostri  tempi.  Quindi  non  lunghi,  inter- 
minabili  tratti  di  documenti  che  con  brevi  passaggi  si  susseguono 
e  quasi  connettono  1'un  1'altro,  come  diversi  anelli  di  una  catena; 
ma  invece  un  procedere  compendiando  le  fonti  con  vantaggio  di 


et  d' Histoire  (an.  XX.  fas.  l-II-gen.-marzo  1900,  pp.  1-21) 
qnasi  nello  stesso  tempo  che  1'  opera  del  Paquier.  Quest!  Adversaria,  sfug- 
giti,  come  ben  nota  il  Delaruelle  alle  pazienti  ricerche  del  Paquier  alia  Vati- 
cana,  contengono  note  filologiche  dell'umanista;  hanno  nondimen«  qualche 
ragguaglio  biografico,  il  quale  ornesso  nelle  altre  fonti,  non  pote  essere  usato 
nella  nuova  biografia  dell'Aleandro.  Tale  e  la  notizia  che.il  giovane  Girolamo 
studio  per  breve  tempo  auche  la  medicina  sotto  Francesco  Cavalli. 


DELLA   STAMP  A  707 

brevita  e  senza  inutili  ripetizioni ;  i  passi  poi,  inseriti  testualmente  in 
una  traduzione  fedele,  non  soverchiamente  prolissi,  e  scelti  con  tanto 
fine  giudizio  e  collocati  eiascuno  al  suo  proprio  laogo  sicche  aggiun- 
gono  evidenza  al  racconto,  lo  ravvivano  e  la  lettura  del  libro  ren- 
dono  ugualmente  istruttiva  che  dilettevole. 

Q.ueste  doti,  che  possono  dirsi  letterarie,  per  pregevoli  che  siano, 
non  sono  certamente  qaelle  che  fanno  del  libro  del  Paquier  un  lavoro 
cui  debbano  d'ora  innanzi  ricorrere  quanti  vorranno  conoscere  dap- 
presso  1'Aleandro  e  le  opere  sue.  Se  il  Paquier  ci  avesse  dato  del  ce- 
lebre  nunzio  un  ritratto  piu  o  meno  infedele,  1'opera  sua  sarebbe 
stata  da  rifarsi,  prima  morta  che  nata.  Ma  egli  seppe  evitare  il  pericolo, 
che  pure  si  presentava  non  lieve,  di  ritrarre  cioe  un  Aleandro  piu  fit- 
tizio  che  vero.  Homo,  che  se  brilla  come  umanista,  risplende  incom- 
parabilmente  piu  qual  personaggio  di  stato  e  formidabile  avversario 
dell'eresia  luterana,  1' Aleandro  trovasi  esposto  ad  essere  giudicato 
piu  a  seconda  degli  umori  predominant!  nelle  parti  contrarie  da  lui 
sostenute  o  avversate  che  non  alia  stregua  imparziale  della  sola 
verita  storica.  Consultisi,  a  cagion  d'esempio,  la  biografia  che  n« 
fece  il  Cardella.  Quanto  egli  scrive  in  sua  lodo,  eccettuate  alcune 
inesattezze  in  punti  non  principali,  e  provatamente  vero;  pure  non 
e  tutto  il  vero;  i  difetti  della  vita  dell' Aleandro  sono  ombre  che 
indarno  ricerchi  in  quella  tela,  dove,  piu  che  lo  storico,  ci  senti 
il  panegirista  i.  Leggasi  il  Brieger  nella  Realencylopcidie  per  la  teo- 
logia  protestante ;  qui  ti  spiacciono  non  solo  alcune  inesattezze,  che 
pur  troppo  non  mancano  nel  dotto  uorno,  ma  trovi  ch'egli,  libero 
dalla  cura  di  celare  parte  alcuna  del  vero,  non  sa  poi  guardarsi  di 
chiudere  il  passo  al  falso  2. 

1  CARDELLA,  Memorie  storiche  de'  Cardinal  i,  ecc.  Roma,  Pagliarini,  1793, 
4, 177-188.  11  Cardella  ci  sembra  degno  di  scusa  quando  asserisce  che  1' Alean- 
dro non  pote  eseguire  la  missione  affidatagli  dal  nunzio  di  Alessandro  VI, 
Angelo  Leonini.  Egli  -non  conobbe  le  note  dell'Aleandro,  pubblicate  ora 
daH'Omont  sul  Codice  di  Parigi,  le  quali  non  lasciano  piu  luogo  a  dubbio: 
Dec.  5  [1501]  Missus  fiti  a  legato  ad  Hangaros  latunis  xni,  millia  cccxxxn  A/2  du- 
catorum,  nomine  Alexandra  pontificis  maximi.  Resignavi  pecuniam  in  arce 
Seniae;  non  tamen  recte  memhii  qumtave  an  sexta  die  discesserim  Venetils. 
(OMONT,  Journal  authobioyraphique,  ecc.,  pag.  9  deirEstratto  delle  Notices 
sopra  citate.  Cf.  PAQUIER,  16). 

?  II  Brieger,  a  cagion  d'esempio,  ripete  Terrore  che  teste  notammo  nel 
Cardella.  Ingiusta  quant' altra  mai  e  Taccusa  che  muove  all'Aleandro  di 
non  avere  operate  nulla  in  osservanza  della  residenza  episcopale  cui  era 
tenuto.  ,1  fatti  attestano  il  contrario;  parti  da  Brindiai  nel  1529,  e  non  vi 
torno  piu  a  risiedere,  perche  i  papi  credettero  di  maggior  gloria  di  Dio 
occuparlo  in  negozii  interamente  rivolti  al  ben3  universale  della  Chiesa.  Non 


708  RIVISTA 

Tra  quest!  estremi  tutti  e  due  riprovevoli,  benchd  il  secondo  in- 
comparabilmente  piu  del  primo,  il  solo  giusto  mezzo  pud  sodisfare 
pienamente  uno  spirito  retto  avvezzo  a  ricercare  innanzi  tutto  in 
ogni  opera  storica  il  precipuo  suo  fine  che  e  1'esposizione  genuina 
del  vero  nel  corso  dei  fatti  umani.  Tl  giusto  mezzo,  diciamo;  quello 
cioe  del  biografo,  al  cui  sguardo  I'uomo  che  prende  a  ritrarre,  per 
alto  e  faraoso  che  sia,  non  e  gia  a  priori  I'eroe,  come  solevano  chia- 
marlo  i  biografi  del  secolo  XYII  e  XYIII,  ma  niente  piu  che  I'uomo 
quale  fu,  visse,  opero  con  le  sue  grandi  o  piccole  virtu,  con  i  suoi 
gravi  o  leggeri  difetti,  con  i  suoi  errori  volontarii  o  no,  con  i  suoi 
vizii  ancora,  se  sventuratamente  li  ebbe.  Ebbene,  sotto  questo  giusto 
punto  di  vista  consider^  il  Paquier  1'Aleandro,  ci6  che  forma  il 
pregio  piu  bello  del  suo  volume.  L'Aleandro,  qual  esso  fu,  vi  e 
studiato  e  descritto  con  ispirito  retto  di  storico  sincero.  Ascoltisi, 
per  esempio,  come  nella  conclusione  riepiloga  quanto  venne  parti- 
tamente  divisando  nel  corso  dell'opera:  «  Aleandro,  cosi  egli,  e  nel 
secolo  XYI  uno  dei  piu  belli  esempi  d'uomini  divenuti  celebri  per 
merito  del  proprio  ingegno  e  della  loro  energia;  ma  questa  energia 
e  quanto  umana,  altrettanto  soprannaturale.  Per  tutta  la  sua  vita 
mantenne  1'  indole  d'un  umanista  italiano ;  coscienza  del  suo  valore 
e  sollecitudine  di  far  camera.  Non  ebbe  nulla  del  Nirvahna  indiano 
ne  di  quel  nascondimento  che  troviamo  nelF  individuo  del  medio 
evo.  La  sua  profonda  devozione  alia  Chiesa  non  seppe  in  tutto  pre- 
scindere  d'ogni  proprio  secondo  fine,  ne  la  sua  vita  privata  fu  sce- 
vra  di  debolezze  morali :  andrebbe  incontro  a  disinganno  chi  ricer- 
casse  in  lui  il  disinteresse  e  1'austerita  di  un  santo  1.  » 

In  questa  guisa  il  Paquier  ha  dato  ancora  bel  saggio  come  un 
figlio  ossequente  della  Chiesa  e  ministro  del  santuario  possa  dire 
liberamente  la  verita,  ed  ha  mostrato  con  nuovo  esempio  quanto 
sia  falsa  1'opinione  di  alcuni  razionalisti  che  nella  fede  sincera  e 
nell'amore  filiale  e  riverente  alia  Chiesa  si  ostinano  di  riconoscere 
un  invincibile  ostacolo  a  trattare  con  retto  senso  e  spirito  non  par- 
tigiano  parecchie  delicate  question!  di  storia  ecclesiastica.  Ma  pas- 
siamo  innanzi. 

a  torto  osserva  il  Paquier  (p.  356)  che  questa  memoria  del  Brieger,  in- 
serita  nella  3a  edizione  della  RealencyclopacUe,  piu  che  sopra  1'Aleandro  e 
oontro  di  lui.  Nella  precedente  edizione  aveva  brevemente  trattato  del- 
FAleandro  il  Plitt,  non  senza  insinuazioni  poco  benevole.  Della  voce  falsa- 
mente  sparsa  in  Germania,  che  il  padre  dell'Aleandro  fosse  giudeo,  dice 
solo  che  non  e  dimostrabile  (yiclit  erweislicty,  laddove  e  provatissimo  che 
fu  cristiano  egli  e  i  suoi  avi,  Dio  solo  sa  da  quante  generazioni. 
1  Pag.  359. 


DELLA   STAMPA  709 

Quanto  venimmo  sin  qui  discorrendo  intorno  1'opera  del  Paquier 
nel  suo  tutto  e  le  doti  procipue  che  la  rendono  coraraendevole,  sem- 
bra  richiedere  che  si  discenda  ora  ai  particolari.  E  parecchi  per  verita 
ce  se  ne  presentano  fra  i  non  pochi  che  venimmo  notando  nella 
lettura  del  libro.  Per  non  riuscire  nondimeno  soverchio  prolissi  ci 
terremo  paghi  di  stenderci  sopra  due  solamente. 

Una  delle  arti  con  le  quali  i  nemici  dell'Aleandro  cercarono  di 
ronderlo  inviso  alle  genti  alemanne,  tra  le  quali  1'aveva  inviato 
Leone  X,  fu  il  divulgare  che  fosse  iiato  di  famiglia  ebrea  e  forse 
non  1'avessero  neppure  battezzato.  La  calunnia,  messa  fuori  dapprima 
a  modo  di  maligna  insinuazione  da  Erasmo  divenutogli  in  quel 
tempo  avversario,  fu  raccolta  e  sfruttata  dai  due  piu  violenti  suoi 
nemici,  Martino  Lutero  e  Ulrico  Hutten.  L'Aleandro,  bencho  omai 
adusato  alle  villane  invettive  lanciategli  contro  dai  piu  arrabbiati 
novatori,  credo  bene  doversi  purgare  di  questa  pretesa  macchia  nel 
memorando  discorso  fatto  in  Worms  il  13  febbraio  1521  alia  pre- 
senza  di  Carlo  Y  e  degli  elettori.  Le  sue  parole  parve  sortissero 
il  desiderate  effetto ;  che  da  quel  tempo  in  poi  la  calunnia  sembrd 
arme  dismessa  e  spuntata.  Se  nonche,  come  sull'autorita  del  Wrede 
riferisce  il  Paquier,  nel  1536  i  suoi  nemici  tornarono  a  rimetterla 
in  voga  per  escluderlo  dai  cardinalato  1.  Ora  lo  studio  che  facemmo 
delle  lettere  dell'Aleandro  al  Morone,  conservate  neH'Ambrosiana 
di  Milano,  ci  mette  in  grado  di  allegare  un  passo  di  una  sua  au- 
tografa  del  21  di  gennaio  1537,  colla  quale  confermasi  a  tutta  evi- 
denza  1'asserito  dai  Wrede.  Questa  lettera  per  quanto  sappiamo  non 
fu  usata  sin  qui,  e  riesce  tanto  piu  pregevole  in  quanto  che  ci  da 
le  parole  genuine  deH'arcivescoyo  di  Brindisi :  laddove,  com'e  noto, 
il  discorso  teste"  ricordato  del  13  febbraio  1521  ci  fu  tramandato  in 
non  piu  che  nel  brevissimo  sunto  fattone  dall'Aleandro  in  una  sua 
-a  Griulio  de'  Medici  e  in  quello  piu  ampio  che  ne  distese  il  can- 
celliere  di  Sassonia  presente  alia  dieta  2.  Eccolo  dunque,  piu  deci- 
frato  quasi  che  trascritto  dai  difficile  autografo. 


'  PAQUIER,  1.  6,  201. 

2  PAQUIEH,  198.  Questo  discorso  e  anche  nel  Pallavicino  (Storia  del 
<tf.  Trento,  1.  1.  c.  25)  posto  dall'autore  direttamento  in  bocca  all'Aleamiro 
ma  cavato  coui'egli  professa  «  dalle  lettere  delTAleandro  e  da  due  i.stru- 
zioni  Tuna  portata  da  lui  di  Roma,  Valtra  data  da  esso  ad  alcuni  ora  tori 
cesarei  per  indurre  il  Sassone  a  procedere  contro  Lutero  ».  Ma  in  quest  a 
solenne  concione  non  inserl  aft'atto  il  Pallavicino  la  parte  che  riguanla  In 
calunnia  suU'origine  del  Nuncio. 


710  R1VISTA 

«  ....  Intendo  per  piu  vie  die  detto  Rizio  4  mi  vuol  male,  et  dice 
male  per  non  haver  io  voluto  far  quello  che  lui  desiderava,  perche  ser 
io  ho  studiato  hebreo,  non  sono  pero  hebreo,  cosi  non  pur  nianco  son 
greco  per  saper  greco,  et  son  nato  25  miglia  appresso  Venetia  in  luoco 
ove  mai  sta  permesso  star  hebrei ;  et  credono  riecessario  che  V.  S.  advert! 
con  la  sua  prudenza  che  ne  il  Riccio,  ne  li  suoi  fautori  facessero  mala 
relatione  di  me ;  certo  quello  pericolo  per  li  principi  catholic!  di  Ger- 
mania  et  per  forza  (?)  la  M*a  del  Ee  o  Mons.°r  Rev. mo  di  Trento  havreb- 
bero  a  male  la  mia  promotione  2.  Peroche  di  quella  calunia  di  essere 
hebreo  [fu?]  trovata  come  dice  Hutteiio  da  Erasmo  per  invidia  et  mali- 
gnita  che  so  difendere  la  fede,  et  per  conseguente  era  necessario  impu- 
gn are  insieme  le  opere  soe,  dico  quelle  irnpie  poi  condannate  in  Paris!. 
Oltre  che  io  sono  receptus  canonicus  et  prepositus  leodiensis,  ut  nobilis  et 
quondam  laterile  ('?),  la  S.ta  diN.  S.re  e  inolto  ben  informata  dal  Nunzio 
di  Venetia,  il  quale  ha  visto  casa  mia  et  li  miei  tutti  homini  da  conto, 
et  non  come  dicoiio  li  maligni.  Et  se  fusse  stato  altramente  come  sarei 
io  stato  fatto  arcivescovo  dalla  Sede  Apostolica  et  mandato  in  tante  le- 
gation!? Per  la  pressa  del  corrieri  non  saro  piu  in  questo  prolisso  3...  » 

II  secondo  punto,  col  quale  prima  di  conchiudere  ci  piace  trat- 
tenere  i  lettori,  Io  desumiamo  dal  settimo  ed  ultimo  libro  intitolata 
Ennuis  et  conversion  tantopieno  di  cose  nella  suabrevita(pp.339-359). 
Chi  voglia  ritrarre  fedelmente  1'Aleandro  dal  lato  morale,  non  meno 
di  alcun  altro  scabroso,  deve  scrutare  in  lui  due  personaggi,  le- 
cui  parti  in  different!  tempi  sostenne,  1'umanista  cioe  e  1'uoma 
di  chiesa.  Come  umanista  ebbe  non  pure  sentiment!  cristiani,  ma 
costumi  che  differiscono  quanto  il  cielo  dalla  terra  da  quelli  di  tanti 
altri  suoi  ben  noti  coetanei.  Aldo  Manuzio  nella  prefazione  dell'Iliade 
non  si  peritd  di  lodarne  la  purita  dei  costumi,  e  il  Yatablo  nella 
edizione  della  Grammatica  del  Crisolora  gli  diede  la  stessa  lode  4 ; 
elogi  che  se  specie  per  ragione  del  tempo  in  che  furono  tributati 
non  escludono  fall!  e  cadute  nella  vita  d'un  uomo,  non  possono  certo 


1  Nella  parte  della  lettera   che  precede  espone  1'Aleandro   le  cagioni 
che  muovevano  il  Rizio  a  fargli  quell'occulta  guerra. 

2  Dopo  certo,  o  forse  innanzi  ad  esso,  gli  rimase  nella  penna  qualche  pa- 
rola,  probabilmente  un  rappresentando  o  termine  soraigliante.  Della  fedeltlu 
della  copia  non  e  a  dubitare,  avendocela  collazionata  cortesemente,  mentre 

•  eravamo  per  darla   alle    stampe,  il   rev.   dott.  A.  Ratti,  bibliotecario  del- 
1'Ambrosiana. 

3  BiU.  Ambros.  0  229  sup.  f.  103.  E   da  avvertire  che  le  lettere  ori- 
ginali  di  questo  volume,  scritte  daH'Aleandro  al  Morone  il  13  e  20  gennaio, 
il  27  aprile  1537  e  il  23  luglio  1538  sono  document!  di  maesima  importanza 
per  chi  abbia  a  scrivere  della  sua  promozione  al  cardinalato  sotto  Paolo  III- 

*  PAQUIER,  p.  346. 


DELLA   STAMPA  711 

oonciliarsi  con  abiti  piu  o  meno  pubblicamente  viziosi.  Infatti,  e 
1'osserva  giustamente  il  Paquier,  gli  error!  della  sua  gioventu  accen- 
nati  da  lui  nel  giornale  colla  schiettezza  d'un  bambino,  oltre  che 
poco  numerosi  sono  riferiti  come  fa  chi  per  tali  li  riconosce  e  punto 
in  essi  si  compiace ;  tutt'altrimenti  dal  pravo  costume  d'innumerabili 
umanisti  addormentati  nelle  pravo  loro  consuetudini.  Si  risguardi 
ora  nell'Aleandro  1'uomo  di  chiesa.  Tale  nel  senso  piu  ampio  della 
parola  divenne  non  prima  del  1509,  allorche  ricevette  la  tonsura 
e  probabilmente  gli  ordini  minori.  Diacono  e  sacerdote  non  fu  che 
da  uomo  provetto,  cioe  il  9  ottobre  1524,  lo  stesso  giorno  che  fu. 
<3onsacrato  vescovo,  quando  perci6  aveva  gia  valicato  il  quaranta- 
quattresimo  anno  dell'eta  sua.  Ci  mancano  document!  per  accertare 
in  qual  tempo  fosse  iniziato  all'ordine  di  suddiacono,  costandoci  solo 
dall'atto  di  nomina  alia  sede  arcivescovile  di  Brindisi  che  gia  1'aveva 
ricevuto  nel  1524  l.  Chi  dunque  si  faccia  a  studiare  questo  non  breve 
jratto  della  sua  vita  colla  scorta  de'  suoi  ricordi  biografici  trova  che 
il  tempo  che  piu  dovette  deplorare  innanzi  a  Dio  fu  quello  del  primo 
soggiorno  in  Roma  (1516-1521).  Durante  la  nunciatura  di  Worms 
e  nell'altre  sue  missioni  apparve  sempre  esemplare.  Ritornato  in 
Roma  nel  novembre  1522  sembra  avesse  nuova  ricaduta;  poscia, 
Tordinazione  sacerdotale,  i  disinganni  che  tennero  dietro  alia  sua 
andata  presso  Francesco  I,  i  mali  che  vide  scatenati  sulla  Chiesa 
e  F  Italia,  non  escluea  i'eta  matura,  contribuirono  a  riformarlo  sta- 
bilmente.  Alia  frequenza  della  celebre  Accademia  romana  e  alia 
conversazione  degli  umanisti  del  tempo  succede  quella  dell'  Oratorio 
del  Divino  Amore  presieduto  da  un  Santo,  Gaetano  Tiene  e  dal- 
1'austero  suo  compagno,  Gian  Pietro  Carafa ;  e  F  Aleandro  di  giorno 
in  giorno  non  pure  con  le  parole  e  colle  opere  pubbliche,  ma  con 
1'esempio  di  una  vita  dedita  agli  studii  sacri  e  agli  esercizii  di  pieta 
diventa  membro  attivissimo  della  vera  ed  unica  riforma  cattolica  di 
che  abbisognava  la  Chiesa  di  Cristo. 

E  qui  potremmo  concludere.  Ma  ci  piace  dar  luogo  ad  alcune 
considerazioni  che  in  una  sensatissima  nota  fa  il  Paquier,  dopo  di 
avere  toccato  con  fedelta  di  storico  imparziale  il  bene  e  il  male  della 
vita  delP Aleandro  prima  del  sacerdozio. 


1  A  proposito  della  promozione  dell' Aleandro  noteremo  un  punto  che 
in  un  libro  di  argomento  cosi  speciale  avremino  voluto  vedere  trattato  in 
qualche  modo.  E  egli  vero  che  fu  da  Olemente  VII  eletto  vescovo  di  Oria 
e  poscia,  dopo  breve  tempo,  trasferito  all'arcivescovato  di  Brindisi  V  (Cf.  CAR- 
.DELLA.  Memorie  storiche  ecc.  4,  185). 


712  KIVI8TA 

«  La  storia  11011  deve  essere  ne  jmnto  ne  poco  un'opera  di  polemica^ 
quindi  se  stesse  solo  in  noi  non  aggiungeremmo  piu  nulla  a  queste  lineer 
le  quali,  ci  giova  sperarlo.  saranno  trovate  pienamente  conform!  alia 
verita.  Se  1'Aleandro  non  fosse  stato  die  uomo  di  lettere,  avremmo  gia 
troppo  seritto  per  provare  a  chi  eonosce  il  Kinascimento  la  nostra  as- 
serzione;  per  il  tempo  appunto  in  che  visse  si  puo  dire  che  egli  menasse 
vita  ben  ordinata  e  saggia.  Ma  1'Aleandro  non  fu  solo  umanista.  Nel 
1520  ebbe  incarico  da  Leone  X  di  combattere  la  Riforma  nascente,  e  da 
questo  pun  to  in  poi  fu  uno  dei  suoi  piu  temuti  avversari.  Ed  ecco  si 
fanno  innanzi  un  numero  grande  di  scrittori  a  spiare  con  occhio  linceo 
le  debolezze  della  sua  vita,  per  togliere  il  credito  all'avversario  di  Lu- 
tero.  Quei  medesimi  che  piu  inneggiano  alia  serena  imparzialita  della 
storia  soiio  essi  i  primi  die  qui  la  dimenticano.  E  dunque  giusto  met- 
tere  a  riscontro  Aleandro  e  Lutero  per  tirarne  eonclusioni  in  favore  del- 
1'una  parte  o  dell'altraV  Nel  1520  Lutero  era  un  monaco  cattolicamente 
educate,  che  aveva  trascorso  la .  g'iovinezza  nel  ritiramento  e  negli  eser- 
cizii  della  vita  claustrale.  Lutero,  scrive  uno  dei  suoi  storici,  crebbe, 
come  un  vero  monaco,  senza  famiglia  e  sen/a  patria  (Th.  Kolde,  Lu- 
ther und  der  Reichstag  zu  Worms  1521;  Gotha,  1883,  3).  In  quel  nie- 
desimo  tempo  1' Aleandro  non  era  che  un  umanista  nutrito  della  lettura 
di  Teocrito,  Ovidio  e  Luciano,  giovane  letterato  pieno  di  spirito  die. 
viaggia  da  Pordenone  a  Venezia,  da  Venezia  a  Parigi,  da  Parigi  a 
Liegi  e  a  Roma,  che  a  formare  i  costumi  non  ha  se  non  la  conversa- 
zione degli  umanisti  del  tempo  suo.  Chi  dunque  potra  meravigliarsi  se 
in  questo  periodo  il  teologo  e  superiore  airumanista,  1'eremita  al  let- 
terato che  viaggia  per  il  mondo,  il  monaco  e  il  sacerdote  a  colui  die 
solo  esternamente,  e  secondo  1'uso  di  quelTeta,  appartiene  al  chiericatoV 

«  Ma  dato  pure,  tutto  cio  nonostante,  che  si  voglia  istituire  un  para- 
gone  tra  1'Aleandro  e  Lutero  in  favore  di  chi  riuscirebbe  esso  mai?  Co- 
ininciando  dal  1520  Lutero  s'allontana  dalla  fede  cattolica.  Or  noi  cre- 
diamo  di  non  fare  stupire  ne  offenderc  alcuno  affermando  chenello  stesso 
tempo  la  sua  moralita  comincia  a  scendere  in  basso.  Chi  oserebbe  in- 
fatti  di  sostenere  che  il  Lutero  della  Catticita  di  Bcibilonia,  il  Lutero 
dei  Discorsi  sul  matrimonio,  il  Lutero  di  Caterina  Bora  e  delle  Convvr- 
sazioni  alia  mensa  abbia  un  valore  morale  cosi  elevato,  come  il  Lutero 
dei  Salmi  di  Penitenza  e  dell'Oraaione  domenicale,  come  il  sacerdote  cat- 
tolico  avanti  la  dieta  di  Worms  l?  Ma  per  1'Aleandro,  questa  dieta  segna 
il  punto  di  partenza  in  senso  contrario.  Egli  divenendo  1'uomo  del  Cat- 
tolicismo  e  Tavversario  della  Riforma  sente  die  deve  correggere  la  sua. 
vita.  Dal  1522  in  poi  s'eleva,  mentre  Lutero  si  abbassa.  La  Riforma  fa 
di  Lutero  a  quarantadue  anni  un  inuainorato  e  il  monaco  si  congiunge- 
con  una  monaca ;  alia  stessa  eta  la  lotta  contro  la  Riforma  risveglia 
1'Aleandro,  gli  fa  spezzare  i  suoi  vincoli  e  1'umanista  del  Rinascimento 


1  Cf.  WALCH  Luthers  Scriften,  Halle,  1740,  9,  1300;  DOLLINGKK,  Die  lie- 
formation,  Regensburg,  1,  40>  306-848;  3,  215-274:  —  Das  Luther -monument 
zu  Worms  (1869}  170-181.  Kirchenlexicon  (1893  2a  ediz.)  8,  344.  Nota  del 
Paquier. 


BELLA    STAMP  A  713 

tramuta  in  sacerdote  cattolico  di  ansteri  cost  urn  i.  Forse  la  ricordan/a 
dei  suoi  errori  servi  a  spingorlo  pin  t'ervorosamente  verso  il  bene  :  rerto, 
se  Agostino  nou  fosse  precipitate  eosi  profondo  non  avrebbe  giammni 
poggiato  si  alto.  La  Ri forma  ebbe  in  parecchi  uoinini,  nmnischiati  nelle, 
Hue  lotte,  nn  cft'ctto  contrario  ;  qnclli  die  a  lei  si  diedero  passarono  dal 
bone  al  male;  quell i  per  contrario  die  essa  ridesto  dal  loro  Ictar^o  pas- 
sarono dal  male  al  bene  *.  » 

Egregiamente  detto.  Conchiuderemo  manifestando  il  desiderio 
-che  il  Paquier  medesimo,  coroni  1'opera  si  bene  avviata.  A  pro- 
seguire  la  vita  delFAleandro  conviene  attendere  siano  usciti  alia  luce 
i  volumi  Y  e  YI  dei  Dispacd  dei  Nimzi  in  Qer mania,  che  va  pub- 
blicando  F  Istituto  storico  prussiano  ed  ancora  gli  imminenti  lavori 
<lella  Societa  del  Gorres  sopra  il  Concilio  di  Trento  ;  per  questo 
^ppunto  ci  piacque  che  il  Paquier  siasi  arrestato  al  1529.  Pubblicate 
-che  siano  le  dette  fonti  ci  giova  sperare  che  il  chiaro  Autore  vorra 
<lescrivere  in  un  secondo  volume  gli  ultinri  dodici  anni  dell'Alean- 
dro,  periodo  fecondo  di  nobili  fatiche  e  rallietato  di  frutti  copiosi, 
da  lui  raccolti  non  meno  con  la  cristiana  prudenza  nel  negoziare 
«he  con  Fesempio  di  vita  integerrima. 


1  PAQUIER,  348-319. 


BIBLIOGRAFIA1 


ALLIEYO  GIUSEPPE,  prof.  —  Gian  Paolo  Richter  e  la  sua  Levana 
o  scienza  della  educazione.  Torino,  Unione  tip.  editrice,  1899,  8°  di 
pp.  10G.  —  L.  2,00. 

Lo  scrittore  protestante  Richter,  tivo-critico  della  Levana,  con  la  com- 
morto  sin  dall'anno  1825,  tra  le  molte  petenza  di  profondo  pedagogo,  istitui- 
opere  date  alia  luce  pubblico  la  sua  see  una  analisi  accurata  di  cio  ch& 
Levana,  o  scienza  di  educazione,  ad-  merita  lode,  perche  conforme  alia 
dimostrandosi  fornito  di  una  mente  verita,  e  di  cio  che  merita  biasimo, 
eletta  e  di  una  vasta  coltura.  Ed  il  perche  o  inesatto  od  anche  evidente- 
ch.  prof.  Allievo  nel  Saggio  esposi-  mente  erroneo. 

ALLECHI  FERRION1.  —  Schede  storico-archeologiche  intorno  al  ve- 
tusto  tempietto  di  San  Michele  Arcangelo  in  Levizzano  Rangoni. 
Modena,  tip.  Tonietto,  1900,  16°  di  pp,  108.  —  L.  1,00.  Si  vende 
a  beneficio  dei  restauri  dell  'Oratorio. 

ALLEGRETTI  PIERANTOGNO  ED  ARIODANTE.  —  Libro  de'  ri- 
cordi  maggiori  dal  1497  al  1624,  pubblicato  la  prima  volta  con  com- 
menti  da  Emilio  Chiarini.  Grosseto,  tip.  dell'  Ombrone,  1900,  16° 
di  pp.  156. 

ALFIER1  ALESSANDRO,  sac.  —  Per  monti  e  per  valli.  Roma,  Desclee, 

1900,  8°  gr.  di  pp.  136.  —  L.  1,25. 

Sono  sette  novelle,  non  fatte  sol-       rica,  o  una  nozione  scientifica,  o  un 
tanto  per  passare  giocondamente   il      intendimento   sociale.    Sara  dunque- 
tempo,  ma  aventi  per  lo  piu  uno  scopo       una  lettura  non  solo  piacevole,  ma- 
nobile  ed  alto,  vale  a  dire  un  inse-       anche  utile  alia  gioventu. 
gnamento  morale,  o  una  notizia  sto- 

ALPHONSE  (Saint)  DE  LIGUORI.  —  Avertissements  de  la  Providence 
dans  les  calamites  publiques.  Paris,  Tequi,  1900,  in  2.°  —  Cent.  60. 
Noto  il  libro  e  notissimo  PAutore.  dice  a  questo  volumetto  e  ag-giunta 

Arvertiamo   soltanto  che    in  appen-      Paureo  opuscolo  sulla  Preghiera. 


.  I  Jibri  e  gli  opnscoli,  amiunziati  nella  Bibliografia  (o  nelle  Hiviste 
della  Stamp  a)  della  «  Civilta  Cattolica  »,  non  pnd  TAmministrazione  assuniere  in  nessnna 
raaniera  1'  incarfco  di  provvederli,  salvo  che  i  detti  libri  non  sieno  indicati  come  vendibilt 
presso  la  stessa  Amministrazione.  Ci6  vale  anche  per  gli  annnnzi  fatti  sulla  Copertina  del 
periodico. 

L'AMMINISTRAZIONB. 


BIBLIOGRAFIA  715 

AMIAMO  GESU.  Omaggio  al  Redentore  per  la  fine  del  secolo  XIX. 

Rieti,  tip.  Trinchi,  1900,  in  16.°  —  Cent.  20. 

Questo  ctoe  ora  annunziamo,  non       ma   un    altro   lavoro,    scritto    da  un 
£  una  seconda  edizione  del  libro  del       P.  Cappuccino,  buono  anch'esso  e  de- 
P.  Laurenti  d.  C.  d.  G.  cosi  intitolato,       gno  d'esser  diffuse. 
AMOR  Y  NEVEIRO  CONSTANTE.  —  Examen  critico  de  las   nuevas 

escuelas  de  Derecho  penal.  Memoria.  Madrid,  impr.  del  Asilo   de 

Huerfanos,  1899,  8°  di  pp.  330. 
ANGELONI  ITALO  MARIO.  —  Le  nevi.  Poesie.  Torino,  Roux,  1900, 

18°  di  pp.  88.  — L.  1,00. 

Insieme  con  questo  libro  abbiamo  si  discuterk  ancor  piu  (item):  ma 
ricevuto  con  pregkiera  di  pubblica-  nessuno  vorra  negargli  una  nuova 
zione  un  cartellino  in  lode,  s'intende,  limpida  sincerita  (se  non  c't  altri, 
di  queste  poesie,  il  quale  si  chiude  la  neghiamo  not  questa  limpida  sin- 
con  le  seguenti  parole:  «  E  un  pic-  cerita,  perchd  in  mold  luoghi  abbiamo 
colo  libro  elegante  (e  vero),  cbe  si  invece  trovato  una  torbida  nebulo- 
leggera  molto  (ne  dubitiamo),  e  che  sita).  » 
APOLLONIO  FERDINANDO.  —  Anna  M.  Marovich.  Memorie.  Venexia, 

tip.  Emiliana,  1900,  16°  di  pp.  XVI-304.  —  L.  2,00. 

Donna  di  virtu  non  comune,  d'in  la  vita.  Ma  nel  ringraziare  il  ch.  Mon- 
gegno  raro,  di  annegazione  operosa  signore  Apollonio  d'aver  si  bene  ap- 
fu  questa  Marovich,  ben  nota  ai  Ve-  pagato  il  lungodesideriodi  tante  per- 
Beziani  che  nella  loro  citta  la  videro  sone,  facendo  anche  rivivere  intorno 
seppellire  nei  silenzii  della  casa  pa-  alia  Marovich  le  attraenti  figure  del 
terna  e  poi  nel  chiostro,  e  nella  cura  Card.  Monico  e  di  Don  Daniele  Canal, 
di  fanciulle  e  giovani  bisognose  di  esprimiamo  il  voto  ch'ei  voglia  com- 
;aiuto  per  la  loro  riparazione  morale,  pir  l'opera,pubblicando  in  un  secondo 
quelle  doti  onde  avrebbe  potuto  bril-  volume  una  raccolta  dei  migliori 
lare  e  farsi  un  nome  nel  mondo.  Chi  scrittidi  quell'anima  bella,  e  special- 
scrive  queste  linee  e  tra  coloro  che  mente  di  que'  suoi  Versi  di  Filotea, 
1'hanno  personalmente  conosciuta,  e  che  saranno  sempre  profondamente 
molto  desiderate  che  se  ne  scrivesse  gustati  dachi  ama  lapoesiadel  cuore. 
BARBIERI  P.  PIERPAOLO,  d.  C.  d.  G.  -  -  Vita  del  giovinetto  Ales- 

sandro  Fedele   Baldissera  genovese.  2a  edizione   riveduta   ed  am- 

pliata.  Uiliw,  tip.  del  Bianco,  1900,  in  1 6.° 

La  prima  edizione  di  questa  cara      di  dire  che,  per  lo  spirito  di  pieta  e 
Titerella  fa  da  noi  annunziata  e  rac-      pel  pregi  di  lingua  e  di  stile,  questo 
comandata  nel  quaderno  del  15  feb-       libretto  pud  dirsi  un  gioiello.  Si  dif- 
braio  1867,  e  fu  poi  tradotta  in  te-       fonda  largamente,  che  ne  verrk  gran 
desco  ed  in  polacco.  Nell'annunziare      bene  alia  gioventu  studiosa. 
ora  questa  seconda  ci  contenteremo 
BARRERA  JOSE  M.a  SALVADOR,  can.  —  Discurso  inaugural  leido 

en  la  solemne  apertura  del  curso  academico  del  1899  a  1900  en 

el  insigne  Colegio-Seminario  de  Teologos  y  Juristas  del  Sacro-Monte 

de  Granada.   Granada,  impr.  Guevara,  1899,  in  4.° 


716 


BIBLIOGRAFIA 


Nobilissima  poi  e  1'ode  con  la 
quale  egli  fa  rivivere  dinanzi  a  noi 
1'illustreP.  VannutelU,  una  delle  vit- 
time  dell'eccidio  ferroviario  di  Caslel 
Giubileo,  che  funesto  Roma  e  tanta, 
parte  d' Italia  nel  passato  Agosto. 


BARTOLENI  AGOSTINO,  Monsignore.  --  Dante  Francescano  e  Ter- 

ziario  Francescano  —  Padre  Vincenzo  Yaiinutelli.  Roma,    Scuola 

tip.  Salesiana,  1900,  in  8.° 

Fra  i  tanti  aspetti  sotto  i  quali 
e  considerate  ai  dl  nostri  il  sommo 
poeta,  bello  e  vederlo  studiato  nelle 
sue  relazioni  col  Poverello  d'Assisi, 
e  studiato  da  tale  che  nelle  dantesche 
cose,  per  universale  giudizio,  e  molto 
addentro. 
BAUMGARTNER  ALEXANDER  S.  I.  —  Die  grieohische  und  latei- 

nische  Literatur  des  klassischen  Altertums.  Erste  und  zweite  Au- 

flage.  Freiburg  iniBreisgau,  Herdersche  Yerlagshandlung,  1900,  8°di 

pp.  596. 

11  cb.  P.  Baumgartner,  conti- 
nuando  la  sua  opera  gigantescadella 
storia  di  tutte  le  letterature,  ci  oifre 
nel  presente  volume  quella  dei  Greci 
e  dei  Romani. 

Storie  della  letteratura  greca  e 
latina  ve  ne  sono  moltissime,  rna  non 
ne  conosciamo  alcuna  che  in  fatto 
di  ampiezza,  di  metodo,  e  di  chia- 
rezza  possa  stare  alia  pari  con  questa 
che  annunciamo.  Unisce  insieme  due 
pregi  singolari :  e  storia  nello  stretto 
senso  della  parola,  fatta  cioe  secondo 
tutti  i  canoni  della  critica  moderna, 
ed  allo  stesso  tempo  e  una  hella  an- 


divisa  in  tre  libri :  il  primo  risgnarda. 
la  letteratura  classica  greca;  il  se- 
condo,  la  Jatina ;  e  il  terzo,  di  pochi 
capitoli,  tratta  della  letteratura  greca 
al  tempo  dell'impero  romano.  Dei 
principali  lavori  letterarii  greci.  e- 
latini  1'A.  ci  da  la  storia,  la  critica, 
Tanalisi,  e  un  discreto  saggio.  Vj 
aggiunge  inoltre  in  giustissimi  boz~ 
zetti  la  vita  e  il  carattere  dei  varii 
autori,  ci6  che  getta  una  luce  sma- 
gliante  sull'opera  stessa,  ben  sapendo 
ognuno,  che  se  lo  stile  ci  mostra 
1'uomo,  il  carattere  dell'autore  pari- 
mente  si  riflette  nello  stile.  Insomma 
questa  storia  e  un  bellissimo  lavoro,. 
che  fa  degno  seguito  all'altra,  anche 
essa  pregevolissima,  delle  letterature 
oriental}. 


tologia,  dove  il  lettore,  ignaro  del 
greco  e  del  latino,  puo  gustare,  tra- 
dotti  nell'idioma  tedesco,  i  tratti  piu 
belli  della  classica  antichita. 

L'opera    del    ch.  Baumgartner  e 
BELANtfER  P.  A.  S.  I.  -  -    Lss  Mesoauas.    Ce  que  sont     les  Reli- 

gieux;  ce  qu'ils  foat.  A  quoi  ils  servent.  Paris,  Lecoffre,    1901, 

16°  di  pp.  YI-240.  —  L.  2,50. 

L'autore,  che  gia  fu  allievo  della      zioni,  e  messe  sulla  bilancia  si  veg- 
scuola  politecnica  di  Parigi,  prende 
qui  a  ribattere   le  principali  accuse 
coutro  i  religiosi  da  lui  stesso  udite 
nel  mondo.  Incomincia  con  uno  stu- 


dio sui  voti  religiosi  nelle  loro 
relazioni  con  la  dignita  umana  e 
Tutilita  sociale.  Poi  vengono  le  ric  - 
chezze  scandalose  delle  Congrega- 


gono  ridursi  a  ben  poco,  benche  il 
Waldeck  Rousseau  parlasse  a  Tolosa 
del  famoso  miliardo  delle  Congre- 
gazioni.  Segue  poi  la  dimanda,  se 
i  Religiosi  siano  ostili  alia  Repub- 
blica.  E  la  questione  e  trattata  senza 
ambagi  e  risolta  in  modo  chiaro  e 
preciso.  Non  ci  dovevano,  ben  si  ca 


BIBLIOGRAFIA 


717 


place,  mancare  i  Gesuiti,  e  il  capi-  commovente  dei  servizi  resi  alia  so- 

tolo  dato  IOPO  e  forse  il  piu  ghiotto.  cieta  da  quest!  innocenti,  odiati  per- 

Finalmente  il  libro  si  chiude  con  tre  che  sconosciuti.    II  libro  e  fatto  per 

important!  capitoli,  ne'  quali  e  trac-  la  Francia,  ma  ben  si  vede  che  puo 

ciato  a  grandi  linee,   ma   con  Tap-  far  molto  bene  anche  in  Italia, 
poggio  di  molte  citazioni,  un  quadro 

BRANDT  P.  SALYATORE  S.  I.  --  II  Matrimonio  cristiano  dinanzi 
al  Senate  del  Regno.  Studio  giuridico.  Roma,  tip.  A.  Befani,  1900, 
in  8.° —  Prezzo  L.  1,00.  Yendibile  presso  1'Amministrazione  della 
Civilta  Cattolica. 
La   discussione    serena,    che    in 

questo  lavoro  vien  fatta,  di  tutti  gli 

argomenti,   coi   quali    hanno   voluto 

sostenere  la  necessita   della   prece- 

denza  del  matrimonio  civile,  e  efflca- 

cissima    a   porre    in    piena    luce   di 

mezzogiorno  1'inanita  di  quelli,  non- 

che  1'avversione   sistematica  e  per- 

tinace  delle  sette  contro  il  rito  santo, 

onde,  giusta  la  nostra  antica  Fede, 

si  fondano  legittimamente  ed  incrol- 

labilmente  le  famiglie.  Le  belle  pa- 


gine  del  R  P.  Brandi  son  tutte  succo 
di  dottrina  canonica  e  giuridica,  e 
con  logica  stringata  ribattono  i  so- 
fismi,  ritorcendoli  contro  gli  stessi 


fautori  della  precedenza,  in  guisa,  cbe 
ne  risulti  essere  il  rimedio  da  loro 
imaginato  contro  i  tanto  lamentati 
disordini  present!  assai  peggiore  del 
male.  Ne  consegue  pero  definitiva- 
mente  una  risposta  trionfale  ai  tanti 
spropositi  gia  detti  in  Senato  ed 
un'anticipata  confutazione  di  quelli 
cbe  si  udiranno  alia  Camera  dei  De- 
putati  ove  il  disegno  di  legge  vi  fosse 
discusso.  E  pero  il  libro  si  racco  - 
manda  da  se  stesso  a  quanti  vogliano 
con  illuminata  coscienza  tener  dietro 
a  questa  cbe  e  una  delle  question! 
piu  gravi  per  la  Religione  e  per  1'av- 
venire  delle  famiglie. 


BREVIARIUM  ROMANUM,  4  vol.  in- 16  (16X94/8). 


Nuova  e.dizione,  dedicata  a  S.  S. 
Leone  XIII,  1900,  stampata  su  vera 
carta  Indiana  solidissima  e  perfetta- 
mente  opaca.  Ogni  volume  di  1100 
pagine  circa  non  ha  di  spessore  piu 
di  18  a  20  millimetri,  e  legato,  non 
pesa  che  300  grammi.  Malgrado  il 
piccolo  volume  di  quest'edizione  il 
carattere  e  grosso  e  di  bell'occhio; 


nel  minore  spazio  possibile.  L'edi- 
zione  e  in  rosso  e  nero  ed  ornata 
in  ogni  tomo  di  numerose  sacre  in- 
cisioni.  —  Sciolto,  L.  24.  —  In  zi- 
grino,  taglio  oro  (14  sp.),  L.  42  - 
In  zigrino  lucido,  la  qualita,  mono- 
grammi  dorati,  taglio  rosso  e  oro 
(N.  17),  L.  47.  Roma.  Desclee  Lefebvre 
e  C. 


e  inciso  appositamente   per    ridurlo 

BRICOLO  FRANCESCO.  --  Melilla  o  la   Figlia  dell' Assassinate   di 
R.   De   Navery.  Riduzione   dal   francese.  Terza  edizione.   Treviso, 
tip.  Turazza,  1900,  16°  di  pp.  384.  —  L.  1,50. 
Essendo  la  gioventu  tanto  avida      in  italiano  questo  interessante  rac- 


di  romanzi,  e  ove  non  ne  abbia  dei 
buoni  leggendone  essa  dei  cattivi,  il 
Rev.  prof.  Fr.  Bricolo  ha  fatto  opera 
veramente  utile  a  recare  dal  francese 


conte  del  De  Navery.  Solo  vorremmo 
vedervi  la  lingua  piu  pura,  e  che 
sentisse  meno  della  Senna  donde 
venne. 


718 


BIBLIOGRAFIA 


BRUNEAU  JOSEPH  P.  S.  S.  —  Synopse  Evangelique.  Paris,  V.  Le- 
coffre,  1901,  16°  di  pp.  XXIY-198.  —  Fr.  3,00. 


sinossi,non  un  commentario,  e  quella 
stessa  non  ad  uso  del  dotti,  ma  degli 
stndenti  di  sacra  Scrittura.  Non  si 
cerchi  qui  dunque  uno  studio  di  cri- 
tica  letterale,  ma  vi  e  quanto  basta 
per  ispiegare  le  apparenti  contrad- 
dizioni  tra  gli  evangelisti,  e  per  ista- 
bilire,  almeno  con  una  certa  proba- 
bilita,  la  cronologia  dei  fatti  principali 
del  divin  Redentore. 


Non  e  una  sinossi  in  senso  di 
compendio,  ma  di  concordanza  o  ar- 
monia  dei  vangeli.  I  singoli  racconti 
dei  quattro  evangelisti  sono  messi 
1'uno  di  fronte  all'altro  in  altrettante 
colonne,  di  guisa  che  con  un'occhiata 
si  puo  vedere  in  quali  particolarita 
differiscono  1'uno  dall'altro.  A  pi&  di 
pagina  poi  vi  sono  note,  ma  solo  le 
strettamente  necessarie,  percb.6  1'Au- 
tore  dichiara  d'aver  voluto  fare  una 
CARRARA  BELLING,  prof.  —  La  matematica  nei  Lice,i  del  regno 

esposta  in  lezioni  ed   esempi   alia   gioventu   studiosa.  —  Algebra. 

2a  edizione  Milano,  Albrighi,  Segati  &  C.  1901,  in  8°  di  pp.  542. 

—  L.  3. 

Quest'opera  ha  fatto  buona  prova, 
se  tra  tanti  corsi  d'algebra  elemen- 
tare  e  giunta  alia  seconda  edizione. 
Riferendoci  a  quanto  ne  dicemmo 
per  occasione  della  prima  (4ottobre 
1890),  ci  basti  soggiungere  ch'  essa 
e  notevolmente  scemata  di  mole, 
eppero  migliorata;  e  crediamo  che  ci 
sia  campo  a  restringerla  ancora,  nel- 
I'interesse  dei  giovani  per  1'appunto, 
i  quali  inteso  che  abbiano  dalla  viva 
voce  del  professore  e  penetrati  bene 
i  principii,  godono  mirabilmente  di 
trovare  chiaro  e  succinto  tutto  ii 


tiene  dell'esposizione  orale.  Quanto 
ai  numeri  negativi  il  ch.  A.  po- 
trebbe,  a  nostro  avviso,  pronun- 
ciarsi  anche  piu  esplicitamente  e  ri- 
solversi  a  non  vederci  se  non  una 
pura  convenzione;  e  la  regola  dei 
segni  nella  moltiplicazione  dedurla 
con  piu  rigore  per  altra  via.  Ma  co- 
teste  non  sono  cose  di  conseguenza 
nella  pratica  del  calcolo  algebrico,  a 
cui  si  vede  che  mira  sopratutto  il 
valente  professore,  il  quale  aggiun- 
gendo  copiosi  e  ben  scelti  esercizii  a 
ciascun  capitolo,  ha  dato  un  manuale 
che,  oltre  al  testo,  scusa  largamente 
un  libro  apposito  di  esempi. 


succo  delle  lezioni,  e  rinunziauo  di 
buon    grado    a  quel    soprappiu    che 
—  La  selenografia  antica  e  moderna,  studio  storico-scientifico.  Pavia, 
F.m  Fusi,  1900,  in  8°  di  pp.  116. 


La  perfezione  degli  strumenti 
ottici  moderni,  che  permisero  di  scru- 
tare  piu  minutamente  la  superflcie 
del  nostro  satellite,  e  in  questi  ul- 
timi  anni  1'adattamento  di  appositi 
grandi  obbiettivi  fotografici,  richia- 
marono  sulla  luna  Pattenzione  gene- 
rale  e  la  curiosita  scientifica:  tanto 
che  dall'osservatorio  di  Parigi  i  si- 
gnori  Loewy  e  Puiseux  mandarono 
fuori  un  grande  atlante  di  ciascuna 


parte  della  superficie  lunare,  opera 
di  tale  perfezione  che  eccit6  1'ammi- 
razione  di  tutti  gl'intendenti  di  astro- 
nomia  e  di  fotografia.  Su  questo  fonda- 
mento,  col  confronto  delle  immagini 
future,  molto  si  spera  per  la  cogni- 
zione  della  costituzione  fisica  della 
luna.  Divulgare  questi  studii,  e  quelli 
che  li  precedettero,  da  Galileo  al  Ric- 
cioli,  autore  della  nomenclatura  di 
que'  mari  e  crateri,  e  giu  giu  flno 


BIBLIOGRAFIA  719 

a'  giorni  nostri,  &  1'intento  di  questa       tifica  di  Pavia,  ora  riuniti  in  un  inte- 

monografia  del  P.  Carrara,  pubbli-       ressante  volumetto   ricco   di  notizie 

cata   per   articoli    con  alcune   belle      e  di  erudizione  storica. 

carte  lunari  nella  nuova  Rivista  scien- 

CHARAUX  CLAUDE-CHARLES,  prof.  —  Le  caractere  national  et  le 

genie  de  la  France.  Paris,  A.  Pedone,  1900,  in  16.° 
CHARDON,  mgr.  —  L'Ange  et  le  Pretre.  Paris,  P.  Lethielleux,  16"  di 

pp.  204.  —  Fr.  2,00. 

Poco  prima  di  passare  a  miglior       morte.  Vi  si  trovera,  come  negli  altri 
vita,   Monsignor  Chardon   agli  altri      suoi   scritti,   una  dottrina  attinta  a 
suoi  libri  sugli  Angeli  aggiunse  que-      buone  fonti,  e  insegnamenti  non  meno 
sto,  che  fu  poi  pubblicato  dopo  la  sua      sodi  che  divoti. 
CHIMINELLO  FRANCESCO.  —  Nuova  grammatichetta   della  lingua 

italiana  per  le  scuole  elementari  superior!.  Como,  D.  Grossi  edi- 

tore,  1900,  in  16. » 
CICERONIS  M.  T.  Philippica   III  et  IV  in  M.   Antonium.  Con   note 

del  sac.   Luigi  Brunelli.   Augustae  Taurinorum,    ex  officina  Sale- 

siana,  1900,  in  16.°  —  Cent.   15. 
COLLELL  JAUME,  can.  —  Catalunya  a  Palestina.  Barcelona,  impr. 

dels  germans  Subirana,  1900,  16°  di  pp.  XV1-200.  --  Pes.  2. 
CONTI  AUGUSTO.  —  La  mia  corona  del  Rosario.  Pensieri.  Firenze, 

tip.  S.  Giuseppe,  1900,  16°  di  pp.  128.  —  Cent.  50.  Yendibili  presso 

il  P.  L.  Ferretti,  S.  Marco,  Firenze. 
—  Idem.  2a  edizione.   16°  di  pp.  120.  —  Cent.  50.  Yendibile,   come 

sopra. 

II  solo  titolo  fa  divozione.  Sentire  Con  tale  intento,  premesse  alcune  no- 
un venerando  vecchio,  che  6  tutt'in-  tizie  general!  sul  Rosario,  egli  illu- 
sieme  valente  letterato  e  filosofo  forse  stra  i  singoli  misteri  coi  passi  del 
il  piu  illustre  che  oggi  onori  1' Italia,  Nuovo  Testamento,  massime  de' Van- 
dire  con  una  certa  ingenuita  infan-  geli ;  e  fa  veder  poi  come  le  arti  tutte, 
tile  la  mia  Corona,  e  fame  soggetto  e  specialmente  la  pittura,  la  scultura 
di  un  libro,  &  veramente  cosa  che  e  la  poesia,  li  abbiano  celebrati  con 
muove  a  tenerezza.  E  la  tenerezza  opere  insigni.  L'Autore  del  caro  libro 
cresce  accompagnando  il  buon  vec-  fu  benedetto  dal  S.  Padre ;  e  il  P.  Mae- 
chio  per  tutto  il  corso  del  libro,  scritto  stro  Generale  dell'Ordine  Domeni- 
col  fine  d' infer vorare  se  stesso  e  al-  cano  con  una  sua  lettera  «c lo  fece 
trui  nel  recitare  questa  santa  pre-  esultare  e  lacrimare  rammentandogli 
ghiera,  poi  confutare  1'errore  di  chi  promessa  la  vita  eternale  a  chi  glo- 
non  approva  questo  santo  esercizio,  rifica  la  Madre  di  Gesu  »  (p.  V). 
come  se  fosse  cosa  da  femminelle. 
COPPEE  FRANCESCO  dell'Accademia  francese.  —  Saper  soffrire ! 

Traduzione  dal  francese.  Milano,  Peregalli,  1900,  16°  di  pp.  XXXVI- 

160.  —  L.  1,50. 

Chi  non  conosce  questo  letterato      rino  oggi  la  Francia?  Chi  non  sa  del 
e  poeta,  uno  de'piu  illustri  che  ono-      suo  pieno  ritorno  alle  credenze  e  alle 


720 


BIBLIOGRAFIA 


pratiche  cristiane  avvenuto  tre  anni 
or  sono,  quando  un£  malattia  fisica  fu 
foriera  della  sua  guarigione  morale? 
Ma  pochi,  che  noi  sappiamo,  cono- 
scono  questo  suo  libro  (il  quale  e  una 
compilazioned'articolidettati  in  letto 
per  un  giornale,  proprio  nel  tempo 
di  quella  sua  crisi  fisica  e  religiosa) 
clie  pure  in  Francia  ha  avuto  piii 
decine  d'edizioni,  ma  comparisce  tra 
noi'  in  veste  italiana  ora  per  la  prima 
volta,  destinato  a  fare  un  gran  bene. 
Le  pagine  di  Prefazione,  ove  1'Autore 
descrive  la  sua  conversione,  hanno 
una  semplicitk  e  un  candore  che  inna- 


mora.  Nel  libro  poi,  ove  sono  bozzetti 
d'una  freschezza  squisita,  in  quasi 
tutti  i  capitoli  vibra  la  nota  alta  e 
soave  della  fede  e  della  morale  cri- 
stiana.  Si  legge  come  un  romanzo 
e  fa  del  bene  come  una  predica;  e 
pero  noi  vorremmo  che  le  buone 
madri,  le  buone  sorelle  lo  mettessero 
in  mano  a  quei  loro  figli  o  fratelli 
sviati  da  Dio  e  dalla  fede,  ai  quali 
e  inutile  parlare  di  libri  religiosi : 
presentando  loro  questi  spigliati  ar- 
ticoli  delTillustre  poeta,  membro  del- 
PAccademia  di  Francia,  quanti  di 
essi  abboccherebbero  1'amo  a  salute! 


COSTA  LORENZO,  parr.  —  Pel  secolo  XX.  Melodramma  in  tre  atti. 

Brisighella,    tip.    Servadei,  1900,   in   16.°  —  Cent.  50.   Rivolgersi 

all'Autore  in   Valsenio  (Imola). 

Questo  bel  melodramma  e  inteso, 
come  dichiara  1'egregio  Autore,  a 
mettere  sotto  gli  occhi  delle  molti- 
tudini  le  funeste  conseguenze  deri- 
vate  dal  tentative  di  far  senza  la  Re- 
ligione  cattolica  nelle  scienze,  nelle 
lettere,  nelle  arti,  nelle  invenzioni, 
e  specialmente  nella  societa  e  nel 
popolo  del  secolo  XIX:  triste  retaggio 
della  Rivoluzione,  che  proclamd  le 
tre  mentite  parole  di  liberta,  fratel- 
lanza,  uguaglianza.  II  dramma  pero 
si  chiude,  traendo  dal  presente  ri- 
sveglio  di  fede  cristiana  felice  au- 
gurio  pel  nuovo  secolo,  gli  albori  del 
quale  sono  qui  descritti.  II  lavoro  e 
diviso  in  tanti  quadri  ben  coloriti  e 


secolo  XIX,  rivoluzione,  religione, 
scienze  ecc.  appariscono  tutte  per- 
sonificate;  e  benche  il  soggetto  non 
si  prestasse  a  quell' intreccio  com- 
plicato  che  suol  rendere  interessanti 
i  drammi,  1'Autore  per6  vi  ha  sup- 
plito  con  la  vivezza  della  descrizione, 
e  con  1'onda  melodica  delle  strofe 
acconcissime  alia  musica,  e  di  metri 
molto  svariati.  Qualche  secolo  fa, 
quand'erano  in  voga  le  rappresen- 
tazioni  simboliche ,  questo  lavoro 
avrebbe  forse  destato  entusiasmo; 
ma  oggi  dubitiamo  se  trovera  chi  lo 
metta  in  musica  e  lo  rappresenti  sulle 
scene.  Ad  ogni  modo  sara  sempre 
una  lettura  utile  e  gioconda. 


smaglianti,  ne' quali  le  suddette  cose, 

CRISTOFERII  IOANNIS,  can.,  Episcopi  Ecclesiae  Apuanae  et  excel- 

lentes  Seminarii  Apuani  doctores.  Apuae,  ex  Officina  R.  Rossetti, 

1900,  8°  di  pp.  128.  —  L.  1,50. 


Quantunque  il  castello,  che  fu 
poi  citta,  di  Pontremoli  sia  molto 
antico,  antica  non  ne  e  la  diocesi, 
che  fu  eretta  soltanto  nel  1787.  Ma 
in  questo  poco  piu  d'un  secolo  fu 
illustrata  da  sette  Vescovi  degnissimi 
4i  serbarne  memoria.  E  appunto  per- 


che  questa  non  abbia  a  perire  il 
ch.  Autore  ha  voluto  consegnarla  a 
queste  pagine,  nelle  quali  si  leggono 
sugosi  cenni  biografici  di  ciasche- 
duno,  scritti  con  accuratezza  storica 
e  in  elegante  lingua  latin  a.  Neque 
inutilem  rem  aut  ingratam  (aggiunge 


BIBLIOGRAFIA 


721 


voti  che  Tesempio  sia  imitate  inmolte 
diocesi,  a  onore  del  clero  in  generate, 
e  in  particolare  del  Seminarii.  E 
allora  si  vedra  non  solo  etiam  ma 
praecipue  apud  nos  aliquid  bont  exi- 
ttere  posse. 


me  facturum  putavi  si  quaedavn 
udiicerem  de  praestantioribus  Semi- 
narii Apuani  doctoribus,  nee  non  in- 
dicem  virorum  illustrium,  quiex  eius- 
<Lem  Seminarii  sckolis  prodierunt.  Hoc 
tnim  argumento  erit  etiam  apud  nos 
^liquid  boni  existere posse.  Facciamo 

CURE  AMEDEE,  Mgr.  —  La  Communion  frequente  au  point  de  vue 
theoriqueet  pratique.  Etudes  de  theologie  pastorale.  Tome  premier. 
Paris,  6  rue  Cassette,  1900,  16°  di  pp.  536. 
Questo  Monsignore,  che    da   piu       quente.    La    trattazione    e   condotta 

anni  sta  scrivendo   in   un   periodico 

sopra  questo  soggetto,  noi  lo  chia- 

meremmo  volentieri,  con  parola  tutta 

moderna,  uno  specialista  nella   ma- 

teria  della  Comunione  frequente.  In 

questo   volume   abbiamo  tre  studii. 

II  primo  e  come  preliminare  e  gene- 
rale,  ed  espone  i  principii  e  le  regole 

della    Comunione    frequente.   II   se- 

•condo,  piu  particolareggiato,  esamina 

se   si   debba  o  no   inculcare  la  Co- 
munione frequente,  e  in  qual  misura 

sia  da  accordarsi  alle  diverse  classi 

di  persone  che  possono  usarne.  Nel 

terzo  si  risponde  ad  alcuni    casi   di 

coscienza  e  si   sciolgono  alcune  dif- 

ficolta     contro     la    Comunione    fre- 

DE  CIUTIIS  SALYATORE,  comte,  chambellain  intime  de  Sa   Sain- 

tete,  etc.  —  Une  ambassade  portugaise  a  Rome   an.  XYle  siecle. 

Naples,  typ.  D'Auria,  1899,  in  8°  di  pp.  85. 

E  una  splendida  monografia,  con-  sbarcare  in  Liguria)  una  pantera  col 
tenente  un  tratto  delle  relazioni  del 
r'amoso  re  portoghese,  Emanuele,  col 
pontefice  Leone  X.  Poco  dopo  1'avve- 
nimento  di  questo,  il  re  spedi  a  Roma 
un'ambasciata  composta  di  uomini 
illustri,  che  portavano  tra  altri  pre- 
ziosi  regali  un  elefante  indiano,  un 
rinoceronte,  (che  poi  si  affogo  nello 
BE  LA  RIVE  T.  —  L'esilio  e  la  morte  di  Pio  YI.  Roma,  Pastet, 

1899,  in  8.° 
DELBREC  D.  d.  C.  d.  GK  —  L'enseignement  des   catechismes  sur  les 

conseils  evangeliques  et  la  vie   religieuse.    Toulouse,    imprimerie 

catholique  Sainke-Cyprien,  1899,  in  8.° 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1212.          46  6  dicembre  1900. 


con  dottrina,  chiarezza,  ordine  luci- 
dissimo,  esoprattutto  con  molto  buon 
senso  cristiano ;  e  guarda  il  soggetto 
sotto  tanti  rispetti,  discende  a  tante 
e  si  minute  particolarita,  spazia  nel 
campo  di  tante  ipotesi,  e  vi  discorre 
intorno  con  si  grande  sicurezza  e 
rettitudine,  che  speriamo  ci  sara  per- 
donato  il  nome  di  specialista  dato 
all'Autore.  Certo  almeno  si  e  che 
questo  libro,  il  quale  fu  gia  onorato 
di  molte  autorevoli  approvazioni,  a 
tutti  i  Confessori  tornera  utilissimo. 
Un  altro  volume  sara  poi  dato  tutto 
intero  alia  Comunione  delle  Reli- 
giose. 


negro  suo  domatore,  un  cavallo  per- 
siano,  ecc.  Cio,  con  altre  notizie  sto- 
riche  riferentisi  alle  glorie  che  fu- 
rono,  espone  quest'operetta  del  ch. 
De  Ciutiis,  il  quale  si  mostra  versato 
assai  nella  storia  della  sua  patria,  e 
nella  conoscenza  di  eccellenti  font! 
storiche. 


722 


BIBLIOGKAFIA 


non  sia  il  tempo  di  dare  luogo  e 
modo  a  un  insegnamento  speciale  e 
nelle  parrocchie  e  nelle  scuole  cri- 
stiane  intorno  a  ci6  che  costituisce 
la  vita  religiosa  e  la  sequela  de'  con- 
sigli  evangelic!.  Tanto  eseguisce  egli 
in  questo  opuscolo,  la  cui  opportu- 
nita  ed  importanza  non  sfuggira  cer- 
tamente  a  nessuno. 


Questo  lavoro  fu  letto  nel  quinto 
congresso  francescano  in  Tolosa  a'17 
agosto  di  quest'anno.  Ed  ora,  attesa 
la  sua  utilita,  viene  dato  alia  stampa 
separatamente.  Dopo  la  condanna  del- 
r ' Americanismo ,  dinnanzi  al  pericolo 
di  certe  idee  nuove  che  si  fanno 
strada  e  nel  popolo  e  nel  clero,  molto 
opportunamante  il  ch.  P.  Delbrec  e 
venuto  nel  consiglio  di  chiedere  se 
BELLA  SANTA  GIUSEPPE.  —  Una  pagina  storica  di  due  paeselli 

friulani  (Sequals  e  Solimbergo).  Udine,  tip.  Dei  Bianco,  1900,  in  16.* 
DIOTALLEVI  P.  FERDINANDO  0.  F.  M.  —  All' Alba  del  Secolo  XX. 

Omaggio  al  Divin  Redentore.  L' Incarnazione  del  Yerbo.  Discorsi 

nove.   Cagliari,  tip.  Valdes,  1900,  8°  di  pp.  64.  —  Cent.  50. 
DI  PALMA  FRANCESCO.  —  II  1799  in  S.  Elia  a  Pianisi.  Firenze, 

1900,  in  12°  di  pp.  58. 

Questa  monografia  d'importanza 
locale,  potra  servire  insieme  con  altre 
somiglianti,  al  future  storico  della 
rivoluzione  nelle  province  napoletane 
del  1799.  II  ch.  autore  narra  i  fatti 
particolari  con  ogni  diligenza  e  li 
DI  SAN  MARCO  ROSA,  contessa.  —  Feste  cristiane.  Volume  2.°  Mi- 

lano,  Ditta  ed.  P.  Clerc,  1900,  24°  di  pp.  376. 

Di  questa  bell'opera,  che  abbiamo      raccomandiamo  il  secondo  ed  ultimo- 
gia  annunziato  con  lode  (ser.  XVII,      volume,  che  si  stende  dal  maggio  al 
vol.  XII,  p.  78),   presentiamo   ora  e      decembre. 
DISANO  CARMELO.  —  Guida  delle  Catacombe  e  monumenti  dell'Ap- 

pia  antica.  Roma,  tip.  Bracony,  1900,  16°  di  pp.  76.  —  Cent.  60. 
DOYLE  P.  JUAN  S.  I.  —  Tifones  del  Archipielago  Filipino  y  mares 

circunvecinos   1895  y  1896.  Manila,  tip.  del  Observatorio,   1899r 

4°  di  pp.  110  e  Tavole  XII. 
DRUON  H.,  doct.  —  Bossuet   a   Meaux.   Paris,  Lethielleux,   16°  di 

di  pp.  264.  —  Fr.  3,00. 

«  Bossuet  a  Meaux  »,  vale  a  dire 
Bossuet  considerate,  come  Vescovo. 
Egli  suol  essere  molto  studiato  e  am- 
mirato  come  oratore,  come  scrittore 
e  sotto  altri  simili  rispetti,  ma  poco 
sotto  quello  di  Vescovo.  Ora  1' Autore 
havoluto  studiare  questo  grand'uomo 
anche  in  un  teatro  per  lui  piu  mo- 


conferma  con  buoni  documenti.  L'or- 
dine,  la  chiarezza,  le  savie  conside- 
razioni  morali  e  la  semplicita  dello 
stile,  rendono  la  lettura  di  questa 
lavoro  molto  dilettevole. 


desto,  e  far  vedere,  come  sapeva  di- 
scendere  alle  particolarita  piu  mi- 
nute deH'amministrazione  diocesana, 
e  vegliare  al  bene  delle  piu  umili 
parrocchie.  Egli  stesso  pero  conviene 
che  Bossuet  a  Meaux  non  pud  col- 
pire  Pimmaginazione,  come  F6nelon 
a  Cambrai. 


ENCICLICA  del  Santo  Padre  Leone  XIII  del  1  novembre  1900.  Di 
G-ESU  CRISTO  REDENTORE.   Treviso,  tip.  Istituto  Mouder   in  32.°  — 


BIBLIOGRAFIA  723 

Copie  100  L.  3,00;  copie  50fJ  L.  12;  copie  1000  L.  20  ;  copie  5000 
L.  80.  Franche  di  porto. 

EVANOELI  (Q-li)  di  tutte  le  Domeniche  dell'anno  spiegati  al  popolo. 
Nuova  edizione.  (A  cura  del  Circolo  di  S.  Pietro  di  Roma).  Roma, 
tip.  Seth,  1900,  16°  di  pp.  208.  —  Cent.  50.  Si  vende  a  beneficio 
della  diffusione  gratuita  dei  Yangeli  della  Domenica  nelle  chiese 
di  Roma  fatta  dal  Circolo  S.  Pietro.  I  medesimi  Yangeli  in  foglietti 
volanti  sono  venduti  a  cent.  15  il  cento,  oltre  il  rimborso  delle 
spese  postali.  Rivolgersi  al  Circolo  S.  Pietro,  piazza  di  Pietra  26, 
Roma. 
Di  nuovo  raccomandiamo  di  cuore  a  pag.  473)  la  quale  tornera  molto 

questa  pubblicazione  (gik  da  noian-      utile  alle  famiglie  cristiane, 

nunziata  nel  vol.  IX  di  questa  serie 

FERRABOSCHI  ANGELO,  sac.  -  L'Anno  Santo  e  1'Anno  Santificato. 
Piccolo  Manuale  pratico  del  Giubileo.  Graziosa  raccolta  delle  prin- 
cipali  pratiche  di  Religione  per  conservare  i  frutti  dell 'Anno  Santo. 
Reggio-Emilia,  tip.  del  S.  Cuore  di  Gesu,  1900,  in  24.° 

FITER  P.  LUIS  IGNACIO,  S.  I.  —  Congregacion  de  Nuestra  Seiiora 
de  Barcelona.  Organizacion  general  de  la  Congregacion  y   de  sus 
secciones  y  academias.  Barcelona,  tip.  Catolica,  1900,  8°  di  pp.  252. 
-  Pesetas  2,50. 

GAETA  SALYATORE,  sac.  prof.  —  Gesu  Misericordioso.  Omaggio  al 
Divin  Redentore  pel  secolo  XX.  Napoli,  Chiurazzi,  editore,  1901, 
16°  di  pp.  XYI-480.  —  L.  3,00.  Rivolgersi  all'Autore,  Yico  Storto 
S.  Agostino  degli  Scalzi  12,  Napoli. 

«  Non  so  quale  accoglienza  avra  Dottori  della  Chiesa,  presentando  poi 
questo  mio  povero  lavoro  »  dice  mo-  ogni  cosa  con  bell'ordine,  con  chia- 
destamente  i'Autore.  Ebbene  glielo  rezza,  semplicita  ed  unzione.  Se  e 
diremo  noi:  avra  accoglienze  oneste  e  vero  quel  che  dice  nella  prefazione 
liete;  ne  ci6  soltanto,  ma,  quel  che  il  ch.  Autore,  che  a  dettar  questo 
piu  importa,  fara  del  bene  assai.  Que-  libro  sentissi  determinato  dai  simili 
ste  due  cose  non  possono  mancare  volumetti  intitolati  Gesu  Baono,  Gesft 
ad  un  libro  che  tratta  di  Gesu  mise-  Santo,  Gesft  Grande,  lo  scrittore  di 
ricordioso,  e  ne  tratta,  come  il  pre-  questi  puo  ben  andarne  lieto,  ed  escla- 
sente,  traendo  la  materia  tutta  dal  mar  con  Mose:  Quis  tribuat  ut  omnis 
Vangelo  e  i  comment!  dai  Padri  e  popuJus  prophetet?  (Num.  11,  29). 

GERONIMI  EUGENIC,  can.  prof.  —  Corso  di  Sacra  Eloquenza  ad  uso 
dei  Seminarii  secondo  le  norme  della  S.  Sede.  Terza  edizione  rive- 
duta  e  migliorata  dall' Autore.  Como,  tip.  Cavalleri  e  Bazzi,  1900, 
16°  di  pp.  390.  —  L.  2,00. 

L'episcopato  lombardo,  nel  pro-  lume  del  ch.  prof.  Geronimi.  Un  g-iu- 
gramma  degli  studii  per  i  seminari,  dizio  si  autorevole  ci  dispensa  da 
ha  adottato  come  libro  di  testo  il  vo-  qualsivoglia  encomio,  che  noi  po- 


724 


B1BLIOGRAFIA 


tremmo  aggiungere  in  lode  dell'au-      procedere  alia  terza  ristampa  del  sue 
tore,  che  in  breve  tempo  ha  dovuto      corso  di  sacra  eloquenza. 

GHIRARDI  FABIANI  Y.  —  Camir.  Scene  della  vita  Indiana.   Torino,. 

Giulio  Speirani  e  Figli,  editori,  1898,  di  pp.  239.  —  L.  1,00. 

Camir  e  il  nome  di   un   Creole       lice  repubblica  del  Paraguay.  II  rac- 
dell' America   meridionale,    il   quale,      contino  6  scritto  bene,  6  interessante,. 
se  dobbiamo  credere  alia  brava  scrit-      ed  istruttivo,    e   piacera,    ne    siamo- 
trice,  fu  lo  strumento  scelto  da  Dio      certi,  a'  suoi  numerosi  lettorl. 
per  la  fondazione  della  famosa  e  fe- 

GIANANTONI  ALESSANDRO,  sac.  —  Libriccino  per  gli  Operai.  Mi- 
lano,  B.  Bacchini,  1900,  16°  di  pp.  124.  —  L.   1,20. 
Dalla  benemerita  Biblioteca   del      contro   la   religione,   e    gli    ordina- 


menti  sociali  necessariamente  richie- 
sti  per  la  formazione,  mantenimento> 
e  vita  dell'umano  consorzio.  L'ope- 
retta  del  Gianantoni  riesce  utilis- 
sima  ancbe  per  coloro,  che  nelle 
conferenze  e  nei  circoli  popolari  si 
occupano  a  combattere  i  pregiudizi, 
e  gli  errori,  conforme  ai  bisogni  ed 
alPintelligenza  della  classe  operaia^ 


Buon  Pastore  di  Milano,  che  pub- 
blica  un  volume  di  150  pagine  ogni 
mese,  &  venuto  fuori  il  Libriccino 
per  gli  Operai  del  degno  sac.  Gianan- 
toni. Noi  vorremmo  vedere  questo 
veramente  caro  libriccino  nelle  mani 
di  tutti  gli  operai,  i  quali  nella  let- 
tura  dei  giornali  cattivi  assorbono  il 
veleno  dell'incredulita  e  dell'odio 

GILARDI  AMBROGIO,  prof.  —  Elementi  di  Rettorica   ad  uso  delle 

scuole  ginnasiali,  tecniche,  normali.  II  edizione.  Milano,  Cogliati, 

1900,  16°  di  pp.  256.  —  L.  1,50. 

Lodammo  gia  questo  libro  (serie      raccomandarlo,  principalmente  per  la 
XVII,  vol.  5,  p.  88)  quando  vide  la      giustezza  dei  precetti,  e  la  brevita  e 
luce  la  prima  volta.  Ora  torniamo  a       chiarezza  della  trattazione. 
LEO-GESELLSCHAFT  (Societa  Leonina   di  Yienna).  —  Immagini 

sacre  classiche  —  pubblicate  per  cura  della  detta  societa  —  da  Joseph 

Roth,  Stuttgart  &  Wien.   1899. 

Fornire  al  popolo,  ai  bambini,  alia 
gioventu  immagini  innanzitutto  sa- 
cre veramente,  facili  a  intendere,  atte 
a  secondare  ed  eccitare  il  buon  gusto 
artistico,  e  con  tutto  cio  a  poco  prezzo, 
e  un  problema  complicato  di  molte 
difficolta.  Non  piccola  tra  1'altre  quella 
dello  spaccio.  senza  il  quale  &  vana 
ogni  altra  industria. 

Un  tentative  ardito,  degno  d'es- 


sere  segnalato  e  appoggiato  da  clero 
e  laici  intelligenti,  e  quello  impreso 
dalla  Societa  Leonina  di  Vienna,  che 
in  una  prima  emissione  di  santini  in 
varii  formati,  da  58  X  88  mm.  a  235  X 


315,  ci  ha  dato  gia  un  bel  saggio  e 
da  ottime  speranze  di  nuovi  continue 
progressi.  Essa  non  ammette  alia, 
riproduzione  se  non  opere  di  alto  va- 
lore  classico,  riconosciuto,  fucri  con- 
troversia:Mantegna,  Raffaello,  Alber- 
to Diirer,  Gaudenzio  Ferrari,  Botti- 
celli, Murillo,  QuintoMassys,  Fiihrich^ 
Overbeck,  ecc.  Mette  a  profitto  tutti 
i  procedimenti  moderni  fotomeccanici 
e  d'incisione;  industrie,  com'^  noto^ 
che  a  Vienna  sono  in  pieno  fiore. 

Ne  abbiamo  sott'occhio  un  saggio,. 
una  vera  piccola  pinacoteca  e  quasi 
un  gabinetto  di  stampe.  II  S.  Tom- 


BIBLIOGRAFIA 


725 


di  quelle  colorate  p.  e.,  sempre  pre- 
ferite  dal  popolo,  come  il  bellissimo 
Cuor  di  Gesu  dell'Hellweger  (n  397), 
e  i  due  cari  fanciulli  in  preghiera, 
del  Fiihrich  (370  a),  o  di  quelle  a 
mezza  tinta,  uso  stampa  antica,  come 
il  S.  Cristoforo  e  la  fuga  in  Egitto 
del  Diihrer  (265,  249).  Altre  per  la 
grana  della  carta  e  per  il  coloritoimi- 
tano  la  tela  dipinta  o  i  tessuti  in  seta. 
Questa  e  arte  vera,  da  promuovere  e 
diffondere  ad  educazione  religiosa  e 
civile  insieme  del  popolo  cristiano. 


maso  d' Aquino  del  Ghirlandaio,  quanto 

intelligente  davvero!  la  Madonna  del 

Granduca,  S.  Pietro  liberato  dalPan- 

gelo,  di  Raffaello;  tante  belle  ripro- 

duzioni  delle  antiche  incieioni  in  le- 

gno  eseguite  da   Alberto  Diirer  pel 

popolo  appunto.  Forse  le  sue  robuste 

donne  di   Norimberga   non  sembre- 

ranno  oggi,  ne  anco  ai  tedeschi,  atte 

a  fornire  il  tipo  della  B.  Vergine  Ma- 
ria ;  ma  la  collezione  e  ricca  e  sva- 

riata,  e  1'impresa,  secondo  i  dati  del- 

1'esperienza,  ha  tutto  1'agio  di  sce- 

gliere,  scartare,  migliorare,  abbondare 

MARRUCOO  S.,  sac.  —  Omaggio  a  Gesu   Redentore.  Sonetti.   Calta- 
nisetta,  tip.  Arnone,  1900,  16°  di  pp.  108.  —  L.  2,00. 
In  questi  sonetti  si  sente  1'anima:       stiano.  No,  la  vera  arte  cristiana  non 

un'anima  di   poeta,  e  di  poeta   cri-      e  morta. 

MOSCARDI  YINCENZO.  —  Serafino  Ciminello  nel  quarto  centenario 
della  sua  morte.  Aquila,  tipografia  cooperativa,  1900,  8°  di  pp.  30. 
Fin  tanto  che  visse  (1466-1500)  degli  altri  che  giocavano  a  carte. 

Le  quali  doti  singolarissime  essendo 
morte  con  lui,  ne  di  lui  essendpci 
altro  rimasto  che  una  parte  delle  sue 
poesie  ben  mediocri,non  e  maraviglia 
che  alia  grande  nomea  d'un  tempo 
sia  succeduta  la  non  curanza  dei  piu 
e  quasi  1'intero  oblio.  Da  questo  pero 
haa  cercato  redimerlo  recentemente 
parecchi  letterati,  e  fra  essi  il  ch.  Mo- 
ecardi,  il  quale  ponendo  a  confronto 
con  sana  critica  gli  scritti  del  Cal- 
meta,  dell'Antinori,  del  Luzio  e  del 
Renier,  ci  ha  fornito  una  bella  mo- 
nografia  del  poeta,  che  sara  letta  con 
gusto  dagli  etudiosi  della  storia  let- 
teraria,  e  specialmente  da'  suoi  com- 
patriotti  Aquilani,  che  in  lui  ricono- 
scono  una  delle  loro  glorie. 

ORSINI-TOSI  E.  —  Uscito  dalla  tomba.  Racconto.  Roma,  Pustet,  1900, 
due  voll.  in  16°  di  pp.   180,  160.  —  Cent.  70  ciascun  volume. 
Vi   sono    delle    pagine  tenere   e       buon    giovane,  il   quale    dopo   aver 

commoventi  in  questo  bel   racconto      passati  sei  lunghi  anni  nel  fondo  di 

della    signora   Orsini-Tosi,   e   siamo      una  prigione  per  un  delitto  del  quale 

certi  che  sara  apprezzato  secondo  il      egli  era  innocente,  finalmente  trova 

BUG  merito.  L'uscito  dalla  tomba  e  un      la  liberta,  e  con  essa   la   fidanzata, 


questo  Ciminello  parve  qualche  gran 
cosa;  fu  riputato  il  principe  degli 
improvvisatori  del  suo  secolo;  e  di- 
fatto.il  merito  d'una  certa  ispirazione 
e  di  un  forte  impeto  alle  sue  poesie 
non  pu6  giustamente  negarsi.  Ma  cio 
che  dava  ad  esse  maggior  rilievo  era 
la  maestria  del  recitarle  e  1'arte  di 
gposare  insieme  il  verso  e  il  canto. 
Aggiungevasi  poi  la  sua  sfasciata  me- 
moriae certe  sue  abilita  straordinarie, 
come  quella  di  dire  estemporanea- 
mente  mille  e  piu  nomi  e  poi  repli- 
carli  con  ordine  inverse;  di  dettare 
a  due  copisti  insieme  due  diverse 
materie  e  intanto  scriver  egli  sopra 
una  terza;  di  giocare  a  scacchi  e  al 
tempo  stesso  tener  conto  dei  punti 


726  BIBLIOGRAFIA 

che  egli  credeva  perduta  per  sempre.       novellette,  buone,  sugose,  e  scritte 
II  secondo  volume  si  chiude  con  due       in  bello  stile. 

PADANO  CESARE. — Briciole  sane.  Rime.    Genova,  G.  Fassicomo, 

1900,  24°  di  pp.  104. 

Vero  Tuno  e  Paltro.  Vero  che  sono       giamo  ben  volentieri :  sono  per  lo  piu 
briciole,  e  vero   che   sono  sane.  Ma      spiritose  e  gustose. 
un'altra  qualita  o  due  noi  vi  aggiun- 

PECORARI  CAESAR  S.  T.  D.  --  Manuale  Ordinandorum  ea  com- 
plectens  quae  Clerici  vel  necessario  vel  utiliter  scire  debent  prae- 
cipue  pro  experimentisordinationibus  praemittendis,  i  nsu  per  Ri  turn 
ex  Pontifical!  Romano  de  Ordinibus  conferendis.  Roma,  Desclee, 
18°  di  pp.  IV-328.  —  L.  2,25. 
L'operetta  del  Pecorari  riesce  uti-  disporli  a  ricevere  e  ad  esercitare 

lissima  agli  alunni  dei  seminarii  per       degnamente  gli  ordini  sacri. 

PODESTA  Y.  —  Memorie  storiche  di  Sestri  Levante.  L'  Isola.  Chia- 
vari,  tip.  Esposito,  1900,  in  8.° 

PONZANI  T.  C.  —  I  doveri  degli  uomini  di  Silvio  Pellico  commen- 
tati  e  iliustrati.  Roma,  Desclee,  1900,  8°  di  pp.  204.  —  L.  2,50. 

Non  e  il  piu    letto,    ma    fra   gli  lastici.  A  questo  doppio  scopo  mirano 

scritti  del  Pellico  e  certamente  il  piu  le  noticine  chiare    e    sobrie   da    lui 

utile  questo  libro    dei    doveri   degli  medesimo  appostevi;  i  racconti  che 

uomini.  E  un  vero  trattato  di  educa-  seguono  ogni  capitolo,  crescendo  alia 

zione  religiosa,  morale  e  civile,  pieno  lettura  diletto;  le  poesie  del  Pellico 

di  rettitudine  e  di  sodezza,  ma  spo-  stesso  e  d'altri  autori,  e  pagine  me- 

glio  d'ogni  stucchevole  forma  dida-  morabili     della    nostra    letteratura. 

scalica,  e  scritto  anzi  con  molta  na-  Nulla  in  somma  e  trascurato  di  quel 

turalezza,  a  modo  di    una    semplice  che  si  puo  desiderare  in  un  libro  di 

conversazione  alia  buona.    Egregia-  lettura  e  di  premlo   per  gli  istituti 

mente  dunque  fece  il  professor  Pon-  d'educazione  e  per  le    scuole    dette 

zani  a  ridarcelo    e,   quel    ch'  e   piu,  complementari  e  di  perfezionamento. 

ridarcelo  ornato  di  nuove  attrattive  Anche  1'edizione,  per  carta  e  caratteri 

e  reso  conforme  ai  programmi  sco-  e  assai  commendevole. 

PORTILLA  JULIAN,  can.  —  Recitaciones  de  Derecho  Canonico  y  di- 
sciplina  eclesiastica  de  Espaiia  por  J.  Portilla  Martin  canonico, 
doctor  en  Derecho  etc.  y  Manuel  S.  Asensio  abargado  del  Colegio 
de  Salamanca  y  una  advertencia  preliminar  de  Enrique  Gil  y  Ro- 
bles.  Salamanea,  impr.  «  La  Minerva  »,  1900,  16°  di  pp.  172. 

POTTIER  ALOYS,  S.  I.  —  Les  deux  Temoins  du  Sacre  Coeur.  Paris, 
Douniol,  1900,  in  16.°  —  Fr.  0,30. 

RAMPOLLA  DEL  TINDARO  MARIANO,  card.  —  Di  un  catalogo  ci- 
miteriale  romano.  Di  una  biografia  di  Santa  Melania  Giuniore. 
Roma,  tip.  Bertero,  in  8°  gr. 


BIBLIOGRAFIA 


T21 


RIVISTA  DIFIS1CA,  MATEMATICA  E  SCIENZE  NATURALI.  - 
Pavia,  Fusi,  1900  (mensile,  associazione  per  1'Italia:  anno  L.  12,00, 
seinestre  L.  7,00  ;  perl'Estero  :  anno  L.  14.00,  semestre  L.  8,00.  - 
Rivolgersi  al  Direttore  Can.  Prof.  Pietro  Maffi,  Pavia). 


Fondata  per  voto  del  congresso 
degli  scienziati  cattolici  italiani,  adu- 
nati  in  Como  nel  1899,  questa  ras- 
segna ha  compiuto  omai  il  primo 
anno  di  vita  e  con  onore  suo,  e  del 
Prof.  Can.0  Maffi  e  di  tutta  la  dire- 
zione.  Quando  si  dica  che  essa  e  con- 
dotta  con  serieta  d'intenti  e  di  me- 
todo,  e  detto  molto.  Gli  articoli  e  me- 
morie,  che  prendono  incirca  i  due 
terzi  di  ciascun  fascicolo,  sono  sva- 
riati  d'argomento  e  d'indole;  quali 
storici,  quali  didattici,  altri  di  ben 
intesa  divulgazione  scientifica,  ed  al 
cuni  pure  originali.  La  seconda  parte 
del  quaderno  «  cronache  e  riviste  » 
contiene  una  moltitudine  di  notizie, 
raccolte  dai  periodici  e  pubblicazioni 
Bcientifiche,  e  distinte  per  materie, 
utilissima  e  ben  scelta:  geologia,  bo- 
tanica,  zoologia,  fisica,  chimica,  me- 
dicina,  chirurgia,  geografia,  astrono- 
mia,  ecc.  Sicche  il  periodico  risponde 
giustamente  al  titolo  che  porta  in 
fronte,  e  allo  scopo  pel  quale  fu 
ideato. 

Dare  alia  rivista  un  carattere 
scientific©  piu  elevato,  cioe,  trasfor- 
marla  in  un  « journal  »  di  fisica  o 


di  matematica  o  di  flsiologia  speciale, 
sarebbe  stato  mancare  all'intento  e 
cercar  1'  impossibile.  Giacche  una 
pubblicazione  scientifica,  per  quanto 
si  cerchi  di  elevarne  o  abbassarne  il 
livello,  alia  fine  da  se  necessaria- 
mente  prende  la  sua  posizione  d'equi- 
librio  corrispondente  alia  coltura  della 
maggioranza  de'  suoi  lettori,  e  al  gra- 
do  dell' insegnamento  che  i  piu  dei 
suoi  collaborator}  professano  per  uf- 
ficio.  Ed  oggi  in  Italia  I1  insegna- 
mento superiore  delle  scienze,  con 
tutto  il  corredo  dei  laboratorii  e  delle 
biblioteche  e  i  sussidii  che  solo  uno 
Stato  puo  fornire,  non  e  in  mano 
della  parte  cattolica,  sebbene  i  cat- 
tolici per  se  non  ne  siano  esclusi. 

Ma  una  rassegna  ben  diretta 
come  questa,  che  oifra  campo  a  cia- 
scuno  di  pubblicarvi  i  suoi  studii, 
che  accolga  ogni  cosa  buona,  escluda 
ogni  studio  contrario  alia  verita  cri- 
stiana  e  per6  a  priori  condannato  a 
cadere,  come  fondato  in  falso ;  una 
rassegna  somigliante  non  pu6  altro 
che  rendere  buon  servigio  alia  causa 
del  bene,  merita  seria  considerazione 
e  incoraggiamento. 


STOPPANI  P.  --  Yita  di  Gesu  Cristo  spiegata  nelle   scuole.  Lezioni 
di  Religione.  Milano,  Cogliati,  1900,  16"  di  pp.  XII-208.  —  L.  2,00. 


Non  intese  gia  1'autore  con  questa 
Vita  di  Gesu  fare  un  libro  di  critica 
storica.  ne  ricostruire  la  vita  di  lui 
col  fondo  storico  ed  etnografico,  come 
nelle  grandi  opere  del  Didon  e  del 
Le  Camus.  II  suo  intento  e  stato 
semplicemente  quello  di  narrare  or- 
dinatamente  i  fatti,  quali  sono  nei 
quattro  Evangelii.  Certamente,  libri 
tali  devono  essere  da  tutti  bene  ac- 
colti.  E  si  necessario  moltiplicare  le 


buone  letture  per  mantenere  in  alto 
i  cuori  e  le  menti !  La  stampa  del 
libro  di  tanto  in  tanto  e  interrotta 
da  fogli  bianchi.  11  fine  dell'editore 
e  stato  questo:  perche  gli  scolari 
notino  ivi  gli  appunti  fatti  a  viva 
voce  dal  maestro;  essendoche  il  libro 
e  destinato  a  formare  temi  di  lezioni 
scolastiche  sulla  vita  di  Gesu  Cristo. 
In  fatti,  tutto  e  diviso  in  33  lezioni. 


VALENSISK  DOMKNICO,  mons.  —  Delle  reliquie  del  Battista  di  San 
Stefano  e  S.  Eufeinia  conservate  nella  chiesa  del  S.  Precursore 
sita  sul  Golfo  Lametico.  Nicastro,  tip.  Nicotera,  1900,  16°  di  pa- 
gine  84. 

VICENZI  BONA VENTURA,  sac.  —  Nuove  prediche  quaresimali  per 
il  Giubileo  Universale  dell'anno  1901.  Giarre,  tip.  del  « Predica- 
tore  Cattolico»,  1900,  in  16.°  —  L.  1,00.  Si  vende  a  benefizio  della 
nuova  chiesa  del  S.  Cuore  di  Zocca  Modenese. 

Come  annunziammo  con  piacere  che  sono  come  un'appendicedi  quelle, 
(ser.  XVII,  vol.  IV,  p.  850)  le  Prediche  e  trattano  dell'esistenza  di  Dio  tra- 
quaresimali  pubblicate  pel  Giubileo  verso  i  secoli,  del  tempo,  e  del  quat- 
dell'Anno  Santo,  cosi  di  gran  cuore  tro  novissimi.  Giusta  ne  e  la  dottrina 
annuoziamo  queste  Nuove  Prediche,  e  lucida  1'esposizione. 

VICINI  PAOLO  EMILIO,  dott.  —  Di  Niccold  Matarelli.  Bicerche  e 
critica.  Modena,  tip.  Bassi,  1900,  in  8.° 


STRENNE   ED   ALMANACCHI   PER  L'ANNO  1901 


Strenna  delle  Missioni  Cattoliche.  1901.  A/itono;  tip.  S.  Giuseppe  in  8.* 

—  Cent.  50. 

La  Buona  Strenna,  1901.  Calendario  illustrato.  Torino,  libreria  Sale- 
siana,  in  8  •  —  Cent.  40. 

Almanaceo  illustrato  delle  Famiglie  Cattoliche  per  Tanno  1901.  Roma, 
Desctee,  1901,  in  8.°  —  Cent.  50. 

Calondario    Mariano   per  Tanno  1901.  Roma,  libreria    Pastet,  in  8.°  - 
Cent.  50. 

II  Galaiituomo.  Strenna  offerta  agli  Associati  alle  Letture  Cattotiche  di 
Torino.  Torino,  1900,  in  24.°  —  Cent.  20. 

Agenda  Krolnsiustica  per  1'anno  1901.  Questa  nuova  importante  ed  uti- 
lissima  pubblicazione,  che  incomincia  la  sua  serie  con  il  nuovo  secolo,  ha 
per  iscopo  di  dare  ag-li  ecclesiastici  un  piccolo  vade  mecum  su  cui  notare 
tutti  gli  appunti  che  ordinariamente  si  annotano  in  amende  comuni  e  non 
speciali  ad  ecclesiastici.  Essa  conterra  nella  sua  prima  parte  non  solo  il 
Calendario  Romano  con  le  principal!  indicazioni  della  quotidiana  uiliciatura, 
ma  anche  I'accenno  alle  priiuMpali  devozioni  che  cadono  entro  I'anno,  ecc. 

—  Prezzo  L.  1.50.  Rivolgersi  alia  libreria  Pustet.  piazza  Fontana  di  Trovi. 
Roma. 


D  E  C  R  E  T  U  M 

VKBIS    ET    ORBIS 

Regi  saeculoruin  Christo  lesu  lain  prope  labentis  aevi  finem,  novi- 
que  properantis  initia  soleinniter  coiisecrare  oinnes,  quotquot  ubique 
terrarum  sunt,  Redeinptos  maxime  convonit ;  tuin  ut  pro  acceptis  ab 
Illo,  elapso  praesertim  saeculo,  beneficiis  gratiae  peragantur,  turn  ut 
in  tain  advorsis  rernni  vicissitudinibus  validiora  auxilia  ad  novum 
feliciter  ineundum  Ipse  misericors  et  cleinens  tribuat. 

Quibus  superiore  anno  praeludens  Beatissimus  Pater  et  Doininus 
Noster  LEO  XIII  Decreto  S.  RR.  C.  die  13  Novembris  dato  concessit 
ut  etiam  incipientis  lanuarii  anni  >UMI  media  nocte  in  tempi-is  ao 
sat'ellis  t'.nwni  posnet  adoramluin  awpisiiseiinum  I'Mcharistiae  Sacranicn- 
tuni,  fact -i  potentate  legendi  rcl  canen-.li  c<tdem  Itora  coram  Illo  unicam 
Miss.un  ilc  festo  in  Circunicisionc  Domini  et  Octava  Natiritati*  ;  fide- 
lilms  autcm  siw  infra,,  sive  extra  Sacrificii  aetionem  de  speeiali  gratia 
S.  Sifniu-ini  aiimendi. 

Nunc  vero  cogitanti  Beatissimo  Patri  de  novo  aliquo  stimulo 
fidelium  pietati  addendo,  tarn  soleinni  eventu,  innotuit  plures  Sacro- 
runi  Antistites,  piasque  Sodalitates  in  votis  habei-e,  ut  Christifideles 
spiritualis  Indulgentiaruin  thesauri  divitiis  adlecti,  undequaque  ad 
Sacrosanctae  Eucnaristiae  adorationeni  invitarentur,  qui  et  illatas 
Numini  iniurias  reparare,  et  seipsos  Eiusdem  suavissimo  Cordi  arctius 
coniuugere  satagerent. 

Quae  cum  apprime  Eius  voluntati  responderent,  Beatissimus  Pater 
benigne  largitus  est,  ut  omnes  Christifideles,  qui  Sacramentali  Con- 
fessione  rite  expiati  et  S.  Synaxi  refecti  in  templis  ac  sacellis,  ubi 
Sanctissima  Eucharistia  adservatur,  corain  Augustissimo  Sacramento 
publicae  adorationi  exposito  a  media  nocte  diei  31  Decembris  ad 
meridiem  usque  diei  1  lanuarii,  qua  libuerit  hora  Integra  oration! 
vacando  etiam  iuxta  inentein  Sanctitatis  Suae  pias  ad  Deum  preces 
fuderint,  Plenariaui  Indulgentiam  assequi  possint  et  valeant. 

Quantum  vero  ternporis  adoranda  Eucharistia  exposita  manere 
debeat,  dummoio  intra  memoratum  duodecim  horarum  spatium  fiat, 
Sanctitas  Sua  Ordinariorum  prudentiae  reliquit. 

Contrariis  non  obstantibus  quibuscumque. 
Die  xvi  Novembris  anno  MDCCCC. 

S.  CARD.  CRETONI 
S.   C.  Indulgg.  et  SS.  Reliqq.,  Praefedus. 

FKANCJSCVS  SOGARO,  Archiep.  Amiden. 
Secretariat*, 


GRONAGA  GONTEMPORANEA 


Roma,  23  novembre  -  6  dicembre  1900. 

I. 
DIARIO  DELL' ANNO  SANTO 

1.  II  ricevimento  del  giovinetti  e  delle  fanciulle  delle  scuole  cattoliclie 
romane  in  S.  Pietro.  —  2.  I  pellegrini  di  lassy  in  Rumenia,  e  quell i  di 
Alatri,  di  Cremona,  di  Nepi  e  Sutri;  personaggi  insigni.  --  3.  Faci- 
litazioni  per  1'acquisto  del  giubileo  neile  novene  deirimmacolata  Con- 
cezione,  del  S.  Natale;  e  nell'esposizione  della  Madonna  della  neve 
a  S.  Maria  Maggiore. 

1.  Questa  volta  abbiano  pazienza  i  pellegrini  italiani  e  steameri, 
principi  o  popolani  ch'essi  siano;  cedano  il  posto  e  1'onore  ai  gio- 
vanetti,  ai  bambini  e  alle  bambine  delle  scuole  cattoliche  romane ;  i 
quali  a'  29  dello  scorso  novembre,  in  giovedi,  giorno  sacro  alia  va- 
canza,  invitati  a  specialissima  udienza  dal  Papa,  sfidando  il  mal  tempo 
e  le  minacciose  onde  del  Tevere,  concorsero  in  S.  Pietro  a  vederlo, 
aoclamarlo,  e  riceverne  la  benedizione.  Fu  questo  1'avvenimento  piu 
importante  nella  cronaca  giubilare  della  quindicina,  e  uno  dei  piu 
singolari  ricevimenti  di  tutto  I'&nno. 

Erano  un  25000  quell'esercito  chiassoso,  dagli  otto  o  dieci  anni 
ai  venti,  alunni  dei  oollegi  ed  istituti  signorili,  dei  mezzani,  e  dei 
popolani,  delle  scuole  private  ginnasiali,  liceali,  tecniche,  elementari, 
popolari,  degli  oratorii  festivi,  delle  congregazioni  mariane,  e  di  tutto 
il  multiforme  piccolo  mondo  muliebre,  che  sotto  il  magistero  di  mo- 
nachelle  bianche,  nere,  e  bigie  impara  tuttodi  la  dottrina  cristiana, 
1'alta  letteratura  ed  a  far  la  calza.  S'erano  viste  tante  volte  nel  corso 
di  quest'anno  santo  quelle  lunghe  schiere  sfilare  sotto  buona  guida 
per  le  vie  e  sulle  piazze  delle  basiliche,  a  guadagnare  il  giubileo. 
Le  avevamo  sentite  quelle  vocine  recitare  preghiere  e  litanie,  ad  im- 
plorare  le  misericordie  del  Cielo  per  se  e  per  le  famiglie  e  la  patria 
loro.  Era  troppo  giusto  che  tanti  pellegrini  indigeni  avessero  essi 
pure  la  consolazione  e  1'onore  di  presentarsi  al  Yicario  di  Gresu  Cristo, 
e  vederlo  i  piu  di  loro  per  la  prima  volta.  Quanti  sono,  nati  e  cre- 
sciuti  in  Roma,  che  mai  non  videro  il  Papa ! 


CRONACA   CONTEMPORANEA  731 

Ogni  cosa  era  stata  accuratamente  regolata  dal  comitato  iniziatore. 
Ciascun  istituto  al  suo  posto  assegnato,  i  maschili  alia  destra,  i  fem- 
minili  alia  sinistra,  lungo  la  bancata  dal  fondo  della  basilica  fino  a 
tutti  i  bracci  della  crociera.  Nell'abside  i  collegi  ecclesiastic!  e  se- 
minarii,  pochi  gruppi  di  pellegrini,  cioe  un  quattrocento  di  Aiatri, 
una  trentina  di  lassy  in  Rumenia,  alcuni  spagnuoli  e  qualche  altro 
forestiero  ;  tutto  il  resto  gioventu. 

Ne  manco  pure  il  concerto ;  che  la  fanfara  del  giardino  parroc- 
chiale  di  Trastevere,  dopo  aver  fatte  squillare  le  sue  trombe  per  le 
strade  arrivando  a  S.  Pietro,  sotto  le  volte  della  basilica  inseri  le 
note  dell'  inno  pontificio  tra  le  note  di  quell'  iinmenso  coro  giovanile. 
Coro  piu  bello  di  soprani  e  central ti  non  s'era  inteso  mai :  e  non  tardo 
a  farsi  vivo,  quando  verso  il  mezzogiorno,  apertesi  sotto  Parcata  di 
fondo  le  cortine  di  damasco,  comparve  sulla  sedia  gestatoria  1'augusta 
persona  del  Pontefice.  I  primi  a  vederlo  alzarono  tosto  la  voce  giuliva, 
che  fattasi  un'onda  acuta  e  potente  si  propago  rapidamente  fino  all'al- 
tare  della  confessione.  II  S.  Padre  benediceva  con  la  mano  tremula, 
commosso  esorridente;  i  fanciulli  acclamavano,  plaudivano;  lacrime 
di  consolazione  scendevano  dal  ciglio  dei  professori  e  maestri. 

Alle  litanie  lauretane,  intonate  come  al  consueto  dagli  Agosti- 
niani  di  S.  Monica,  rispondevane  all'ottava  acuta  un  coro  di  venti- 
cinquemila  voci  bianche,  e  cantavan  di  cuore !  Data  dal  S.  Padre  la 
benedizione,  al  ritorno  nuovi  plausi,  nuovi  osanna.  Molti  di  que'  ra- 
gazzetti,  che  volevano  veder  bene,  s'arrampicavano  sui  gradini  e  sulle 
basi  delle  colonne  e  de'  pilastri,  lasciando  protestare  i  discreti  gendarmi 
pontificii ;  e  di  lassu  sventolavano  pezzuole  e  facevan  festa  al  Padre 
comune;  e  quale  non  aveva  libere  le  due  mani,  con  Puna  si  te- 
neva  da  non  cascare,  e  con  1'altra  plaudiva  picchiando  sul  marmo. 
Fu  quel  giorno  veramente  bello  e  consolante.  Non  tutta  la  gioventu 
di  Roma,  che  pure  e  numerosa  oltremodo,  sfugge  all'azione  benefica 
della  Chiesa.  Tanti  giovanetti  e  fanciulle  che  imparano,  insieme  con  le 
lettere,  a  conoscere  e  temere  Iddio,  tanti  maestri  ecclesiastic! ,  religiosi, 
laici,  tanti  giovanotti  di  buona  volonta  che  prestano  braccio  forte 
al  clero  nelle  scuole  festive  e  nei  giardini  ricreatorii  con  opera  di  zelo 
il  piu  illuminate :  rendono  alia  citta  e  al  paese  il  servizio  piu  in- 
signe  che  ai  tempi  presenti  la  Chiesa  possa  desiderare.  La  radice 
della  salute  e  la  fede;  diffonderla,  crescerla,  nutrirla  e  fortificarla 
nella  gioventu  e  cooperare  al  massimo  dei  benefizi  loro  compartiti 
dall'Altissimo. 

2.  Oltre  ai  pellegrinaggi  teste  accennati,  dei  diocesani  di  Aiatri 
giunti  il  25  novembre,  di  lassy  in  Rumenia  venuti  il  26,  e  quelli 
ripartiti  gia  fin  dalla  precedente  settimana  cioe  di  Cremona,  di  Nepi 
e  Sutri,  sarebbero  da  annoverare  un'  infinita  di  altri  gruppi  collettivi 


732  CRONACA 

delle  parrocchie,  confraternite,  ed  associazioni  romane,  che  nel  corso 
di  tutto  1'anno  sotto  la  direzione  del  proprio  clero  andarono  visitando 
le  basiliche,  e  sfuggono  alle  statistiche  che  registrano  solo  i  forestieri. 
E  di  quest!  stessi  ne  sfugge  una  quantita,  che  vengono  alia  spicciolata, 
personaggi  insigni  non  pochi,  i  quali  cercano  di  soddisfare  alia  loro 
divozione,  non  la  pompa  de'  ricevimenti.  Tra  questi  per  es.  annove- 
riamo  Don  Ferdinando  di  Borbone,  Duca  di  Calabria,  colla  consorte 
Duchessa  Maria,  nata  Principessa  di  Baviera;  il  Principe  D.  Carlo 
di  Borbone,  e  la  Principessa  Donna  Maria  Immacolata  Cristina  Pia, 
figli  del  Conte  di  Caserta ;  i  quali  furono  ammessi  alia  presenza  del 
S.  Padre,  con  gli  onori  dovuti  a'  principi  di  real  sangue,  il  25  no- 
vembre.  II  giorno  stesso  fu  presentata  al  S.  Padre  la  figlia  del  gene- 
rale  Giulio  Roca,  presidente  della  repubblica  Argentina.  Frattanto  un 
nuovo  movimento  si  accenna  e  si  prepara  per  la  chiusura  della  Porta 
Santa. 

3.  Cosi  volge  al  termine  1'anno  giubilare.  Le  feste  tanto  care  e  so- 
lenni  dell'  Immacolata  Concezione  e  del  S.  Natale  richiamano  in  questo 
ultimo  mese  il  pensiero  dei  popoli  ai  misteri  onde  s'inizio  1'opera  della 
Redenzione.  E  siccome  le  novene  di  dette  feste  sogliono  essere  cele- 
brate in  Roma  con  gran  concorso  e  solennita,  quindi  opportunamente 
se  ne  valse  la  benignita  del  S.  Padre  per  facilitare  ancora  a'  fedeli 
1'acquisto  del  giubileo  in  questo  scorcio  dell' anno.  Bastera  adunque 
a  tale  effetto  fare  due  visite  a  ciascuna  delle  quattro  basiliche,  anche 
in  giorni  distinti,  ed  assistere  quattro  volte  alia  novena  dell'  Imma- 
colata, o  sia  nella  basilica  de'  SS.  XII  Apostoli,  ovvero  nella  chiesa 
de'  SS.  Cosma  e  Damiano,  o  in  quella  di  S.  G-ioacchino  ai  prati  di 
Castello,  e  in  qualche  altra  che  ottenne  il  medesimo  privilegio.  II 
somigliante  e  concesso  a  chi,  oltre  le  due  visite  alle  basiliche,  in- 
terverra  cinque  volte  alia  novena  del  S.  Natale  nella  chiesa  del  Gesu. 

Piu  ancora  a  S.  Maria  Maggiore  :  dove  dal  7  al  16  dicembre  si 
espone  solennemente  nel  mezzo  della  basilica  la  famosa  immagine 
detta  la  Madonna  della  neve,  venerata  nella  cappella  Borghesiana, 
ed  e  degno  riscontro  all'esposizione  della  immagine  acheropita  fatta  la 
scorsa  primavera  a  S.  Giovanni  in  Laterano.  Quattro  volte  che  vi 
s'ascolti  la  S.  Messa,  o  si  assista  alia  funzione  della  sera,  basteranno, 
con  una  visita  a  ciascuna  delle  altre  tre  basiliche  patriarcali,  a  lu- 
crare  la  grande  indulgenza. 


CONTEMPORANEA 


II. 

COSE  ROM  AN  E 

3,  II  Decreto  Urbis  et  orbis.  —  2.  II  primo  centenario  dell'  Istituto  del 
S.  Cuore.  —  3.  1  tridui  solenni  pei  novelli  canonizzati  e  beatificati  da 
Leone  XIII.  —  4.  Ricevimento  in  Vaticano  del  Ministro  del  Chill.  — 
5.  Alle  Catacombe  di  S.  Callisto.  —  6.  La  piena  del  Tevere.  —  7.  De- 
creti  delle  Congregazioni  roinane. 

1.  II  Decreto   Urbis  et  orbis  della   S.  Congregazione    de'  Riti    del 
16  novembre,  che  noi  abbiamo  gia  pubblicato  in  principio  della  nostra 
Cronaca  contemporanea ,  riguarda  (e  cid  notiamo  per  quelli   che    non 
capiscono  il  latino)  i  tesori  spirituali  graziosamente  concessi  dal  Santo 
P.  Leone  XIII  a  chi  cristianamente  suggella  il  morente  secolo  e  cri- 
stianamente  comincia  il  nuovo.  Questo  Decreto,  rammenta  innanzi  tutto 
Paltro  precedente  del  13   novembre  1899,  col  quale  venne  conceduto 
<jhe  anche  al  chiudersi  del  corrente  anno  1900,  esposto  il  Santissimo, 
si  possa  celebrare  una   Messa  alia  mezzanotte  e   possano  i  fedeli  far 
la  Comunione  durante  o  dopo  il  S.  Sacrificio.  Poscia  il  Decreto  ammo- 
nisce,  che  il  S.    Padre,  aderendo  alle  preghiere  di  molti  Yescovi   e 
Comunita  Religiose,  concede  PLENARIA  INDULGENZA  a  tutti  quei  fedeli, 
i  quali  dalla  mezzanotte  del  31  dicembre  1900  al  mezzogiorno  del  1°  gen- 
naio   1901,  confessati  e  comunicati,    facciano  un'ora  d'adorazione,  a 
loro  scelta,  innanzi  a  Gosu  esposto  in  Sacramento,  pregando  secondo 
1'intenzione  del  Sommo  Pontefice. 

2.  II  giorno  21  novembre,  festa  della  Presentazione  di  Maria  SS.  al 
tempi®,  sorse  quest' anno  per  le  Religiose   del  Sacro  Cuore   auspica- 
tissimo.  Quei    giorno    suggellava  il  priino  secolo,  dacche  il  loro  be- 
nemerito  Istituto,  fondato  a  Parigi    dalla   Yen.    Barat,    avea    gittate 
le  prime  radici  nella  cappellina  in  via  Touraine  il  21  novembre  1800. 
E  queste  radici,  fecondate  poi  dalla  grazia  divina,  germogliarono  pel 
corso  di  ben  cent'anni  una  pianta  si  meravigliosa,    che,    esuberante 
di  vita,  spande  ora  i  suoi  rami  dai  lidi  d'Europa  fino  all'Australia  ed 
alle  due  Americhe.  Sotto  1'ombra  di  questa  pianta  si  raccolgono  oggi  ben 
7000  religiose,  che  inalberando  il  vessillo  glorioso  del   S.   Cuore,   si 
sacrificano  tutte  generosamente  all'educazione  di  migliaia  e  migliaia 
di  fanciulle  d'ogni  eta  e  condizione. 

Percid  il  21  di  novembre  fu  celebrate  con  pompa  e  con  grande 
esultanza  in  tutte  le  loro  Comunita.  E  qui  pure  in  Roma  vollero  fe- 
steggiarlo  nelle  loro  tre  case  fiorentissime  di  Villa  Lante,  di  S.  Rufina 
«  della  Trinita  de'  Monti,  con  solennissimo  triduo,  in  cui  alle  funzioni 
religiose  s'intrecciarono  leggiadre  accademie  di  musica,  di  canto  e  di 


734  CRONACA 

poesie  bellissime,  coronando  alfine  ogni  cosa  con  una  mirabile  rap- 
presentazione  di  splendid!  quadri  plastic! ,  che,  alia  presenza  del  Car- 
dinale  Di  Pietro,  loro  protettore,  e  di  molte  signore  della  nobilta 
romana  e  straniera,  riscossero  vivissimi  applaasi,  e  strapparono  dagli 
occhi  a  non  pochi  lacrime  di  consolazione.  A  S.  Rufina,  durante 
I'accademia  che  riusci  brillantissima,  fj  inviato  dalle  educande  e 
dalle  figlie  di  Maria,  riunite  insieme,  un  telegramma  alia  Eev.  Ma- 
dre  Generale  M.  Dygby  fra  entusiastiche  acclamazioni.  Una  delle 
antiche  educande  poi  nel  bel  mezzo  dell'accademia,  tutto  all'improv- 
viso  si  presento  dinanzi  alia  Superiora  con  una  pergamena  artisti- 
camente  da  lei  miniata  e  scritta ;  e  lesse  un  indirizzo  commoventissima 
con  tal  gagliardia  d'affetto  che  tutti  ne  restarono  altamente  com 
mossi  fino  alle  lacrime.  La  principessa  Antici-Mattei  offri  sulla  fine 
uno  splendido  regalo  a  nome  di  tutte  le  antiche  educande  e  figlie  di 
Maria,  come  pegno  di  affettuosa  riconoscenza  alle  Madri,  che  con  tanta 
cura  e  amore  le  hanno  educate.  Una  benedizione  speciale  del  S.  Padre, 
inviata  a  tutta  la  Societa  del  S.  Cuore,  pose  il  suggello  alia  festa  di 
questo  giorno  si  memorando. 

II  Signore  conceda  a  cotes te  benemerite  Religiose  del  S.  Cuore  di 
vedere  quanto  prima,  nel  secolo  che  sta  per  sorgere,  la  loro  venera- 
bile  Fondatrice  sollevata  dal  Sommo  Pontefice  agli  onori  degli  altarir 
com'e  loro  vivissimo  desiderio. 

3.  Roma  quest'anno  e  in  una  continua  festa.  Tridui  solenni  si  sue- 
cedono  1'uno  ail'altro.  Oggi  nelle  chiese  di  S.  Agostino  e  dei  Cappuc- 
cini  e  domani  in  quella  di  S.  Maria  della  Scala.  Si  vollero  onorare 
splendidamente  i  novelli  Santi  e  Beati.  Diciamone  quindi  unat  parolar 
ma  per  summa  capita. 

A  S.  Agostino.  —  In  questa  magnifica  e  vasta  chiesa,  bellainente 
parata  e  illuminata  da  antefisse  e  da  piu  di  150  lampadarii,  il  23, 
24,  25  novembre,  si  fece  un  solennissimo  triduo  in  onore  di  S.  Rita 
da  Cascia,  teste  oanonizzata  da  S.  S.  Leone  XIII.  Non  ostante  dilu- 
viasse  la  pioggia,  tutti  e  tre  i  giorni  da  mane  a  sera  il  tempio  ri- 
gurgitava  di  popolo  devoto  ed  era  un  continue  via  vai  di  donne,  di 
uomini,  di  chierici,  di  fanciulli,  di  sacerdoti,  tutti  bramosi  di  parte- 
cipare  a  si  bella  festa.  Cardinal!  e  Yescovi  pontificarono ;  celebri 
oratori  tesserono  le  lodi  della  Santa ;  scelta  musica,  diretta  dal  Com- 
mendatore  Moriconi,  accompagno  le  solenni  cerimonie,  che  ogni  sera 
si  chiudevano  con  isplendida  illuminazione  alia  facciata  del  tempio 
dei  RR.  PP.  Romitani. 

Ai  Cappuccini.  —  Negli  stessi  giorni,  che  a  S.  Agostino,  anco- 
nella  chiesa  della  SS.  Coneezione  dei  Cappuccini  a  piazza  Barberini 
si  compi  con  grandiosa  pompa  un  altro  triduo,  in  onore  della  Beata 
Maria  Martinengo,  Cappuccina.  L'addobbo,  con  finti  ma  bellissimi 


CONTEMPORANEA  735 

arazzi,  ideato  dal  celebre  pittore  Cav.  Virginio  Monti,  riusci  a  me- 
raviglia.  Pareva  quel  tempio,  cosi  adorno,  un  vero  paradisetto.  La  gente 
che  vi  si  pigiava  dentro,  ne  restava  incantata  e  fuor  di  se  dallo  stu- 
pore.  Ma  non  tutti  vi  potevano  entrare  e  quindi  gran  folia  rima- 
neva  pure  al  di  fuori,  a  contemplare  in  sulla  via  la  luminaria  della 
facciata  eseguita  su  disegni  del  lodato  Cav.  Monti,  la  quale  piacque 
assaissimo.  Oltre  gli  eminentissimi  Cardinali  che  pontificarono,  ogni 
mattina  si  recarono  a  celebrare  ivi  la  messa  Yescovi,  Prelati  e  sacer- 
doti  in  gran  numero  si  del  clero  regolare  come  del  secolare. 

A  S.  Maria  della  Scala.  —  Anche  i  RR.  PP.  Carmelitani  Scalzi, 
in  questa  lor  chiesa  che  sorge  in  Trastevere,  nei  giorni  27,  28,  29 
novembre,  celebrarono  un  solenne  triduo  in  onore  dei  loro  confra- 
telli,  i  Beati  Martiri  Dionisio  della  Nativitd  e  Redento  della  Croce, 
recentemente  elevati  all' onore  degli  altari  dal  Sommo  Pontefice 
Leone  XIII.  La  chiesa  era  superbamente  addobbata  e  circonfusa 
tutta  da  un  soave  splendore  di  luci,  che  si  incentrava  nella  Gloria 
dei  Beati,  in  mezzo  ad  artistica  raggiera,  sull'altare  maggiore.  Le 
sacre  cerimonie,  le  orazioni  panegiriche,  la  musica,  la  devozione  del 
popolo.  accorsovi  in  gran  folia,  e  la  splendida  luminaria  della  fac- 
ciata del  tempio,  corrisposero  pienamente  ai  voti  di  chi  promosse  con 
tanto  zelo  si  bella  festa. 

4.  Domenica  25  novembre,  S.  E.  il  sig.  Enrico  Salvatore  Sanfuertes 
presento  al  Santo  Padre    le    lettere,    con  le  quali    viene  accreditato 
come  Ministro  Plenipotenziario  della  Repubblica  del  Chili  presso  la 
Santa  Sede.  Sua  Eccellenza  venne  ricevuta  col  cerimoniale  solito  usarsi 
in  tali  ricevimenti,  e  dopo  1'udienza  pontificia  recossi   ad  ossequiare 
1'E.mo  Signor  Cardinale  Segretario  di  Stato. 

5.  II  concorso  dei  visitatori  nostrani  e  stranieri  alle  Catacombe 
di  S.  Calisto,  per  la  solenne  festa  di  S.  Cecilia,  fu,  quest'anno,  gran- 
dissimo.    Alle  ore  10  ant.  da  Mons.    Antonio  de  Waal,  magister  del 
Collegio    dei    Cultori   de'   Martiri,    assistito   dai  canonici  D.    Sanzio 
Sansi,  D.  Giuseppe  Cascioli  e  da  Mons.  Carlo  Respighi,  presbyter  del 
suddetto  Collegio,  fu  celeb rata  la  Messa  solenne,  con  iscelta  musica 
della  Scuola  Gregoriana  diretta  dal  maestro  Rev.  Miiller. 

Quindi  nella  soprastante  basilica  ebbe  luogo  una  stupenda  con- 
ferenza  archeologica  del  prof.  comm.  Orazio  Marucchi,  intorno  agli 
atti  della  illustre  Martire  romana  e  le  memorie  esistenti  nelle  sotto- 
poste  catacombe  e  nel  Titolo  urbano  del  Trastevere.  La  cripta  della 
Santa,  secondo  il  consueto,  era  sfarzosamente  addobbata  a  festoni  di 
mirto  intrecciati  da  vaghe  corone  di  fiori,  dono  dell'  illustre  Conte 
De  Richemont.  Nel  pomeriggio  ci  fu  un' agape  fraterna  nel  bellissiino 
triclinio  che  sovrasta  il  nartece  della  grandiosa  basilica  di  S.  Petro- 
nilla  nel  cimitero  di  Domitilla.  E  vi  prese  parte  la  Scuola  archeo- 


736  CRONACA 

logica  americana  col  suo  illustre  Direttore.  Verso  sera,  in  sul  ve- 
spero,  lungo  le  gallerie  delle  catacombe  di  S.  Callisto  sfilo  la  pro- 
cessione  di  molte  persone  (tra  le  quali  eravamo  pur  noi),  cantando 
tra  quelle  ombre,  rischiarate  dalla  luce  acetilene,  le  litanie  de'  Santi, 
che  ebbero  termine  nella  devota  cripta  di  S.  Cecilia. 

6.  Per  le  continue  piogge  di  questi  giorni  il  Tevere  torbido,  vio- 
lento    e  sinistramente  ululante  passo  sotto  i  pocti,  toccandone  quasi 
la  sommita  degli  archi,  e  trascinando  nella  sua  corsa  vertiginosa  tronchi 
d'alberi,  pagliai,  zolle  di  terra  e  bestie  morte.  Le  campagne  intorno 
ai  ponti  Salario  e  Nomentano  e  quelle  nei  pressi  di  S.  Paolo  furono 
trasformate  in  laghi.  L'acqua  invase  anche  la  maestosa  basilica  per 
1'  altezza    di    cinque    centimetri.    II  Foro    Traiano,   il   Foro  romano> 
e  il  Pantheon  fin  oltre  all'  obelisco,  inondati ;  anche  le  tombe  reali 
vennero  deturpate  dalle  acque  limacciose.   Per  le  strade  di  Ripetta, 
di  Tordinona,  della  Lungara,  alia  Bocca  della  Verita  e  a  Ripa  Grande, 
tutto  sommerso  nell'acqua;  non  si  poteva  girare  che  in  barca  o  sopra 
carri.  Guardie,  carabinieri,    vigili    e    soldati    del    genio  in  continuo 
moto   or  lungo    le    sponde    del  Tevere,    or  nei    luoghi  inondati.    Le 
case  dell'Isola  San  Bartolomeo  in  parte  allagate  :  il  ponte  di  Ripetta, 
minacciante  rovina,  fu  chiuso  e  sbarrato  ai  pedoni.  Raggiunse  il  Te- 
vere il  colmo    della  sua  piena  il  2  dicembre    con  un'  altezza  sul  li- 
vello  ordinario  di  metri  17.  Una  folia  immensa  si  riversd  sui   ponti 
e  alle  sponde  dei  muraglioni  a  contemplare  la  grandiosa  scena,  che  ri- 
cordava  quella  del  70,  quando  il  fiume  sollevossi,    tremendo,  fino  a 
metri  17,22  dal  suo  li vello.  Non  parliamo  dei  danni  incalcolabili  che 
tale  inondazione  reed  dentro  Roma  e  nei  suoi  dintorni ;   tutti  i  gior- 
nali  ne  sono  pieni.  II  peggio  fa  poi,  che,  nei   calare  giu  il  Tevere, 
le  acque  avendo  corrose  le  fondamenta  dei  muraglioni,  che  alia  sua 
destra  si  stendevano  dal  ponte  Garibaldi  fino  al  ponte  Cestio,  per  un 
bel  trttto  questi  si  rovesciarono  nei  fiume  sfrascinandosi  dietro   e  la 
terra  smossa  e  gli  alberi  e  i  fanali.  —  Fu  uno  spettacolo  orrendo !  In- 
finita  gente  trasse  a  vederlo.  Lo  scoscendimento  avvenne  il  3  novembre 
verso  le  9  di  sera.  Anche  un  altro  tratto  di  muraglioni  sulla  stessa 
sponda  destra  del  Tevere,  presso  1'Isola  Tiberina,   minaccia  di  rui- 
nare  e  di  far  cadere  le  case  vicine. 

7.  S.  CONGREGAZIONE  DEL  CoNciLio.    Pene  comminate  agli   ecclesia- 
stiti,   dediti    ai    partiti  politid,    che    abbandonano  senxa  permesso  la 
residenza,  o  smettono   Vdbito   ecclesiastico ,  o  si  fanno  volontariamente. 
ascrivere  alia  milizia,  o   dirigono  qualche  faito  d'armi. 

In  perturbationibus  et  intestinis  bellis,  quibus  aliquoties  civiles 
status  exagitantur,  ultimis  hisce  annis  interdum  accidit,  ut  ecclesia- 
stici  viri,  partinm  studio  abrepti,  uni  vel  alteri  politicae  factioni  ultro 
se  manciparent,  et  pro  ea  contra  canonicas  leges  plura  agere  et  mo- 


CONTEMPORANEA  737 

liri  non  vererentur,  fidentes  absolutionem  in  posterum  se  facile  con- 
sequuturos. 

Tarn  gravi  malo  occurrere  cupiens  SS.mus  Dominus  Noster  Leo 
PP.  XIII,  inhaerendo  dispositionibus  SS.  Conoilii  Tridentini  sess.  XIV 
in  proem,  et  cap.  IV,  nee  non  sess.  XXII  cap.  I  de  reform.,  et  prae 
oculis  habita  doctrina  Benedict!  XIV  in  Instit.  101,  per  praesentes 
S.  C.  Concilii  litteras  statuit  atque  decernit,  tit  in  posterum  quisquis 
ex  clero,  ut  intestinis  bellis  et  politicis  contentionibus  opein  utcumque 
ferat,  proprium  residentiae  locum  absque  iusta  causa,  quae  a  legitima 
ecclesiastica  auctoritate  recognita  sit,  deseruerit,  vel  clericales  vestes 
exuerit,  quamvis  arma  non  sumpserit,  et  humanum  sanguinem  minime 
fuderit;  et  eo  magis  qui  in  civili  bello  sponte  sua  nomen  militiae 
dederit,  aut  bellicas  actiones  quornodocumque  dirigere  praesumpserit, 
etsi  ecclesiasticum  habitum  retinere  pergat ;  ab  ordinum  et  graduum 
exercitio,  et  a  quolibet  ecclesiastico  officio  et  beneficio  suspensus 
illico  et  ipso  facto  maneat;  et  inhabilis  praeterea  fiat  ad  quaelibet 
officia  aut  beneficia  ecclesiastica  in  posterum  assequenda,  donee  ab 
Apostolica  Sede  restitutus  non  fuerit,  sublata  ad  hunc  effectum  re- 
spectivis  Dioecesium  Ordinariis  qualibet  dispensandi  potestate,  etiamsi 
amplissimis,  sive  solitis  (ut  vocant),  sive  extraordinariis  facultatibus 
rehabilitandi  clericos  gaudeant :  contrariis  quibuscumque  minime  ob- 
stantibus. 

Datum  Eomae  ex  S.  C.  Concilii  die  12  lulii   1900. 

A.  Card.  DI  PIETRO,  Praefectus. 
f  B.  Archiepiscopus  NAZIANZENUS,  Secretarius. 

III. 
COSE  ITALIANS 

1.  Riapertura  della  Camera  e  prima  battag-lia.  —  2.  II  bilancio  della  guerra. 
—  3.  La  soppressione  dei  tribunal!  militari.  —  4.  L'on.  Saraceo  e  la 
Casa  Reale.  —  5.  Un  discorso  dell'on.  Baccelli  all'albergo  di  Russia.  — 
6.  II  VI°  Congresso  Regionale  Romagnolo  a  Faenza.  —  7.  Un  monumento 
in  onore  dell'Immacolata  sul  monte  Tiberio  a  Capri. 

1.  Finalmente  il  22  novembre  si  riaprirono,  senza  pero  alcuna 
pompa,  le  porte  di  Montecitorio  agli  onorevoli  Deputati  del  beatissimo 
Regno.  E  i  lavori  parlamentari  si  inaugurarono  tosto  con  una  prima 
battaglia  provocata  dai  socialisti.  Questi  aveano  proposto  1'abolizione 
del  dazio  sul  grano.  Naturalmente  il  Governo,  che  non  volea  sen  tire 
da  questo  orecchio,  fece  ogni  sforzo  per  impedire  che  siffatta  proposta 
prendesse  piede,  facendola  rimandare  a  tempo  indeterminato.  In  questo 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1212.  47  7  clicembre  1900. 


738  CRONACA 

pimto  ebbe  luogo  1'appello  nominale.  I  socialist!,  pur  consentendo  che 
la  discussione  non  dovesse  precipitarsi,  consigliavano  che  1'abolizione 
del  dazio  sul  grano  si  avesse  a  discutere  dopo  1'esposizione  finanziaria, 
vale  a  dire  a  breve  termine  ed  in  tempo  utile  a  trarne  qualche  con- 
clusione  pratica.  L'on.  Saracco  allora  propose  che  la  discussione  si 
rimettesse  dopo  che  fossero  esauriti  i  bilanci,  perche  terminandosi 
1'esame  di  questi  al  cominciar  delle  ferie  natalizie,  la  proposta  dei  socia- 
list] sarebbe  stata  cosi  seppellita  dalle  feste  di  Natale  e  di  Capodanno. 
L'appello  nominale  pero  mise  in  chiaro  che  la  Camera  non  era  in  nu- 
mero  sufficiente,  sicche  dovette  essere  riconvocata  nell'  intervallo  di 
un'ora  per  procedere  ad  una  seconda  votazione. 

2.  Gli  umori  di  Montecitorio  non  sembrano  gran  fatto  favorevoli 
al  Ministero.  Gia  si  sono  verificati  nella  Camera  due  incident!,  cia- 
scuno  de'  quali  in  altri  tempi  sarebbe  bastato  a  provocare  una  crisi, 
o  per  lo  meno  ad  affrettarla. 

II  primo  incidente  riguarda  il  bilancio  della  guerra,  il  quale,  com- 
battuto  da  tutti  gli  oratori  dell'Estrema  sinistra,  non  fu  efficacemente 
difeso  da  nessuno  dei  Conservator!,  salvo  che  dal  relatore,  Ton.  Ma- 
razzi.  Quella  impugnava  il  principio,  mirando  a  due  fini :  alVeconomia 
nel  bilancio  per  diminuire  poi  i  tributi;  e  alia  nazione  armata.  Gene- 
ral! e  Ministero  invece  si  smarrirono  (come  nota  la  Corrispondenza 
Verde)  nei  piccoli  incident!,  nel  discutere  sui  cavalli  da  dare  ai  capi- 
tani  di  fanteria,  nel  parlare  dei  foraggi,  delle  arm!  e  dei  vestiarii,  che 
si  cambiano  quattro  volte  all'anno,  come  se  dell'istituzione  in  se  stessa 
nessuno  si  fosse  occupato,  fuorche  per  difenderla  e  sostenerne  1'intan- 
gibilita.  A  questa  pochezza  suppli  in  parte  Ton.  Marazzi,  il  quale  afferrd 
il  toro  per  le  corna,  e  si  sforzo  di  dimostrare  che  la  tesi  deU'Estrema 
sinistra  mancava  di  fondamento.  Egli,  colle  cifre  alia  mano,  provo, 
che,  ove  si  prendesse  a  modello  la  Svizzera,  come  volevano  gli  Estremi 
sinistri,  bisognerebbe  aumentare  la  spesa  invece  di  diminuirla;  e  se 
si  volesse  seriamente  la  nazione  armata,  si  renderebbe  subito  neces- 
saria  una  spesa  straordinaria  di  almeno  800  milioni !...  Coll'eloquenza 
terribile  di  tali  cifre,  il  relatore  fece  impressione  nella  Camera  e  tutte 
le  proposte  contro  il  bilancio  della  guerra  vennero  respinte. 

3.  II  secondo  incidente  poi  si  svolse,  quando  venne  in  campo  la 
questione  dei  tribunals  militari,  se  fossero   da   conservarsi   o  anzi  da 
sopprimersi  tutti.  Gia  intorno  a  cio  era  sorto  un  po'  di  conflitto  tra 
il  ministro  della  guerra  e  la  giunta  del  bilancio.  Questa  domandava 
la  soppressione  del  tribunale  supremo  di  guerra  e  marina,  colla  pre- 
sentazione  della  legge   necessaria  entro   due   mesi :  il   ministro  della 
guerra  si  schermiva,  affermando  che  sono  pronti  per  la  discussione  i 
nuovi  codici  militari  e  che  nelPesame  di  quelli  la  soppressione  del 
Tribunale  supremo  avrebbe  trovato  la  sua  sede  naturale.  Ma  il  conflitto 


CONTEMPORANEA  739 

maggiore  s'impegno  tra  il  ministro  e  1'Estrema  sinistra.  Questa  porto 
la  questione  piu  in  alto.  Non  curandosi  gran  fatto  di  vedere,  se,  per 
economia  o  per  altro  motive,  convenisse  ora  concentrare  nella  Corte 
di  Cassazione  le  facolta  attribuite  al  Tribunale  supremo  di  guerra  e 
marina ;  essa  osservo  in  primo  luogo  che  i  Tribunal!  militari  sono  Tri- 
bunali  eccezionali  e  che  per  cio  solo  devono  scomparire  e  far  posto  alia 
giustizia  comune,  una  sola  per  tutti,  e  davanti  alia  quale  tutti  sono 
eguali.  In  secondo  luogo  noto  che  e  sempre  vivo  purtroppo  il  ricordo 
di  cio  che  essi  sono  e  dei  tristi  servigi,  resi  in  tempi  eccezionali  alia 
giustizia,  quando  1'arbitrio  d'un  ministro  li  chiamo  a  rendersi  cieco 
strumento  delle  piu  feroci  repressioni. 

A  questo  duplice  assalto  il  ministro  della  guerra  tento  dapprima 
la  clifesa,  poi  si  ripiego  adattandosi  a  sacrificare  il  Tribunale  supremo 
di  guerra  e  marina,  pur  di  salvare  almeno  i  Tribunali  militari.  Ma 
non  ne  fu  nulla.  Anche  questa  strategia  andd  a  vuoto,  e  la  Camera, 
come  avea  approvato  1'ordine  del  giorno  che  invitava  a  sopprimere  il 
Tribunale  supremo,  approvo  anche  1' altro  piu  vasto  e  coraprensivo, 
che  domandava  la  soppressione  in  massa  di  tutti  i  Tribunali  militari. 
Cio  sarebbe  stato  sumciente,  in  altri  tempi,  a  rovesciar  dal  seggio 
qualsiasi  ministro.  Oggi  invece  il  Ministro  della  guerra  si  credette 
piu  forte  di  prima,  e,  a  guisa  di  leon  quando  si  posa,  assistette  impas- 
sibile  allo  svolgersi  d'una  terribile  interpellanza  fatta  al  Ministero 
sulle  responsabilita  inerenti  al  regicidio  di  Monza. 

4.  «  E  noto  (dice  la  Corrispondenxa  Verde)  che  1'on.  Pugliese  nello 
svolgere  la  sua  interpellanza  sul  regicidio  di  Monza,  invei  fieramente 
contro  il  ministro  di  Casa  Keale,  e  gli  aiutanti  di  campo  del  Re  (cioe 
i  generali  Ponzio  Yaglia  e  1'Avogadro).  Saracco  non  ebbe  una  parola 
in  loro  difesa,  anzi  confermo  il  severo  giudizio  del  Pugliese  giustifi- 
candosi  col  dire  che  quei  funzionarii  non  entravano  nella  sfera  della 
sua  competenza.  Questa  bestemmia  costituzionale  e  stata  giudicata 
anche  piu  severamente  di  quanto  1'on.  Pugliese  giudicasse  gli  aiutanti 
del  Re.  I  ministri  che  ebbero  coscienza  del  loro  dovere  e  della  loro 
responsabilita,  hanno  saputo  esercitare  anche  coi  funzionarii  di  Casa 
Reale  il  loro  diritto.  E  se  non  bastava  1'esempio  venuto  dal  Crispi, 
Ton.  Saracco  avrebbe  potuto  ricordarsi  del  Lanza,  il  quale  impose  a 
Yittorio  Emanuele  1'allontanamento  dalla  Corte  nientemeno  che  del 
Menabrea,  del  Cambray-Digny  e  del  Gualtiero.  >  —  Or  che  faranno 
i  suddetti  aiutanti  del  Re,  Ponzio  Vaglia  ed  Avogadro,  dinanzi  a  si 
maligne  insinuazioni?  Forse  dimettersi?  Neppure  per  sogno.  Essi  se 
la  rideranno  di  tante  ciarle  che  si  fanno  a  carico  loro  in  Parlamento 
e  fuori,  lieti  e  contenti  della  fiducia  che  loro  ha  riconfermata  il  no- 
vello  Re  Yittorio  Emanuele  III.  II  peggio  sara  pel  Ministero  presente, 
che  pare  non  sia  molto  ben  veduto  in  Quirinale,  e  naviga  in  acque 


740  CRONACA 

si  burrascose,  che  il  suo  naufragio,  o  totale  o  parziale,  non  sara  molto 
lontano. 

Infatti  lo  stesso  giornale  diplomatic©  *•  afferma :  «  La  notizia  che 
si  prepari  una  crisi  ha  preso  consistenza  quasi  assoluta,  ed  alia  Ca- 
mera nessuno  piu  ne  dubita.  Essa  viene  differita  al  gennaio,  per  isgom- 
brare  il  terreno  dalla  discussions  dei  bilanci,  ed  evitare  la  necessita 
di  una  nuova  domanda  di  esercizio  provvisorio  » .  La  crisi  pero  non 
sarebbe  totale,  ma  parziale :  e  gia  corre  voce,  assai  fondata,  che  essa 
si  prepari  con  un  nuovo  rimpasto  ministerial  di  Saracco  e  di  Son- 
nino.  Aspettiamo  gli  eventi. 

5.  Due  giorni  prima  che  Montecitorio  spalancasse  le  sue  porte  ai 
battaglieri  Deputati  e  che  gli  onorevoli  Ministri,  colla  lancia  in  resta, 
ne  parassero  i  colpi  micidiali,  per  non  cader  giii  dal  loro  seggio  ;  cio&  il 
20  novembre,  all'albergo  di  Russia  vi  fu  un  sontuosissimo  banchetto 
di  oltre  300  coperti  in  onore  del  divo  Baccelli,  dove  quest!  pronuncio 
un  prolisso  discorso.  Yeramente  non  varrebbe  la  pena  di  parlarne, 
tanto  piu  che,  come  nota  la  Corrispondenza  Verde,  passo  pressoehe 
inosservdto,  ancorche  aspirasse  1'oratore  ad  innalzarsi  al  grado  di  capo 
partito  fra  i  superstiti  della  politica  crispina ;  ma  il  suo  colpo  ando 
a  vuoto  e  la  poca  eco  della  sua  rettorica  orazione  provd  soltanto  che, 
fra  i  diversi  contendenti  al  potere,  1'on.  Baccelli  e  quello  che  pos- 
siede  le  minori  probability  di  raccoglierne  il  pallio.  Tuttavia,  da  quel 
discorso  si  pud  trarre  un  pratico  insegnamento,  ed  e  di  conoscere 
sempre  meglio  che  sorta  di  gente  sieno  cotesti  Moderati,  a  Dio  spia- 
centi  ed  a  nimici  sui. 

Essi  non  contentano  nessuno.  Non  i  cattolici,  poiche  1'on.  Baccelli, 
elucato  dai  preti,  anzi  dai  gesuiti  stessi  nel  Collegio  Eomano,  ardi 
nel  suo  discorso  di  calunniosamente  asserire  che  I'alto  Clero  e  avverso 
alle  istituzioni,  e  pero  non  si  rattiene  dall'aiutare  coloro  che  tendono  a 
demolire  la  patriaf...  Eppure  i  famosi  processi  del  maggio  1898  smen- 
tirono,  a  luce  di  sole,  siffatta  calunnia.  Egli  poi,  tanto  favorito  dai 
Papi  qui  in  Roma,  rende  loro  un  bel  contraccambio,  dicendo,  che  an- 
ch'essi,  ora  che  e  sorto  suH'orizzonte  il  sole  della  italica  liberta,  deb- 
bono  rientrare  nella  legge  comune,  senza  bisogno  di  privilegi,  sudditi 
come  gli  altri  de]  re  d' Italia;  non  agognare  quindi  un  trono  gia  per- 
duto  per  sempre,  ma  contentarsi  invece  del  solo  imperio  spirituale  sui 
cattolici  di  tutto  il  mondo.  E  aggiunge  :  «  Altri  potra  augur ar si  conci- 
liaxione  ancfie  maggiore:  ma  oggi  pud  bastare  U  buon  vicinato  (quanto 
e  niai  carino  cotesto  buon  vicinato  dell'on.  Baccelli !).  AlVafrione  con- 
tinua  e  deleteria  della  chieresia  politicante  si  associano  i  partiti  sovier- 
sivi,  che  da  mane  a  sera  predicano  la  crociata  contra  il  Governo  e  fo 

1  Corrispondenza  Verde,  N.  95. 


CONTEMPORANEA  741 

-istituzioni,  cui  vanno  imputando  ogni  male  che  awenga  su  questa  terra  » . 
E  non  hanno  forse  essi  qualohe  ragione?  Chi  ha  precipitate  cosi  nel- 
1'abisso  la  povera  nostra  Italia  ?  Foste  voi,  o  moderati !...  Ma,  lasciamo 
cio,  e  domandiamo  all'on.  Baccelli :  Di  grazia,  crede  ella  proprio  che 
sia  la  Chiesa  o  Yalto  Clero  che  combatta  insieme  coi  socialisti  lo  Stnto, 
turbi  le  coscienze,  e  guasti  nei  giovani  il  sentimento  religiose?  0  non 
•e  invece  lo  Stato  che  ha  mosso  guerra  a  morte  contro  il  Clero,  il 
Papa  e  la  Chiesa?  La  storia  italiana,  dal  48  al  70,  e  via  oltre,  colla 
soppressione  delle  Congregazioni  religiose,  colla  confisca  dei  beni  ec- 
clesiastici  e  delle  opere  pie,  colla  invasione  di  Roma  e  con  quel  che 
segue,  parla  assai  chiaro,  chi  sia  1'aggressore  e  chi  1'aggredito. 

Ma  il  discorso  dell'on.  Baccelli  non  solo  spiacque  ai  cattolici,  ma 
non  contento  neppure  i  suoi  confratelli  in  liberalismo.  Basta  vedere 
i  loro  giornali,  e  fra  questi  e  degna  d'esser  letta  la  Corrispondenza 
Verde,  che  nel  suo  Num.  04,  esaminando  questa  gemma  di  fioritura 
baccelliana,  gliene  rivede  cosi  bene  le  bucce,  ch'e  una  delizia. 

6.  Ma,  per  giunta  alia  derrata,  a  mostrare  quanto  sia  falso  che 
1'azione  della  Cheresia  politicante  (come  chiama,  sua  bonta,  *  cattolici 
intransigent  Ton.  Baccelli)  sia  deleteria  e  complice  coi partiti  sovversivi 
<i  demolire  la  patria,  ecco  che  viene  opportunissimo  il  VI°  Congresso 
Regionale  delle  Romagne,  il  quale,  apertosi  a  Faenza  quasi  nel  tempo 
stesso  che  il  Baccelli  apri  bocca  all'albergo  di  Russia,  si  propose  proprio 
quest' unico  scopo :  combattere  efficacemente  il  socialismo.  Tanto  e  vero, 
che,  i  cattolici  politicanti  tengono  il  sacco  ai  socialisti  e  fanno  con  essi 
coinunella.  E  questo  sia  suggel  che  'I  Divo  sganni ! 

Le  adunanze  generali,  dunque,  di  tal  Congresso  si  tennero  a  Faenza 
nella  vasta  chiesa  di  S.  Domenico,  magnificamente  disposta  all'uopo.  Nel 
presbitero  su  grandioso  palco,  la  cui  gradinata  era  adorna  di  verdi 
piante,  sedevano  i  due  Cardinal!,  Galeati  di  Ravenna  e  Svampa  di 
Bologna,  parecchi  Vescovi  e  la  Presidenza.  In  luogo  acconcio  facea 
bella  vista  di  se  il  pittoresco  gruppo  delle  bandiere  cattoliche.  Sopra 
un  bel  drappeggiamento  rosso  spiccava  in  alto  la  figura  di  Sua  San- 
tita  Leone  XIII.  La  chiesa  era  gremita  ;  un  quattromila  congressisti,  tra 
cui  moltissime  signore.  Presidente  effettivo  1' infaticabile  prof.  Re%- 
%ara,  a'  cui  fianchi  stavano  il  conte  Grosoli  pres.  regionale  e  il  conte 
Zucchini  pres.  diocesano.  Dopo  un  eloquente  discorso  di  Mons.  Can- 
tagalli,  vescovo  di  Faenza,  sulla  necessita,  della  rigenerazione  sociale 
che  richiede  si  incominci  dai  fanciuiii,  il  conte  Zucchini  accenno  alia 
bufera  del  maggio  1898,  soggiungendo  pero  che  i  cattolici,  e  i  faen- 
tini  in  prima  fila,  non  si  perdettero  rnai  d'animo.  Eccoci  ora  di  nuovo 
riuniti  e  pieni  di  vita !  <  Stringiamoci  tutti  sotto  la  bandiera  del- 
1'Opera  dei  Congressi,  benedetta  dal  S.  Padre,  destinata  a  riassuinere 
la  collettivita  delle  manifestazioni  cattoliche.  Unianioci  e  lavorianiOj 


742  CRONACA 

poiche  il  lavoro  e  legge  delPumanita  bandita  dall'Eterno,  ed  e  ribel- 
lione  il  volervisi  sottrarre.  » 

II  conte  Orosoli  insistette  anch'egli  sulla  bufera  sorta  contro  di 
noi,  ina  bufera  che  servi  a  purgare  il  nostro  campo.  E,  dopo  avere 
ricordato  il  Congresso  di  Ferrara,  che  segno  il  di  del  risorgimento 
cattolico,  prese  a  parlare  d'un  nuovo  passo  innanzi  che  i  cattolici  ora 
devono  compiere  in  fatto  d'economia  sociale  cristiana,  per  far  fronte 
ai  socialist!  e  disse : 

«  Ma  piu  di  qualunque  vittoria  io  tengo  calcolo  di  un  risultato,  ed  e 
questo:  la  profonda  convinzione  che  sia  tempo  di  dover  fare  motto  di  piu, 
di  dover  fare  qualche  cosa,  che  sin  qui  non  si  e  fatta  per  s  altar  e  il  popolo 
da  ogni  parte  esposto  alle  insidie  del  socialismo.  Tale  convinzione  ha  in- 
spirato  il  programma  del  presente  Congresso,  il  quale  per  I'importanza  su- 
perera  certo  tutti  gli  altri  precedent]',  se  segnera  il  principio  di  nuove 
opere,  proporzionate  a  nuovi  bisogni,  a  compimento  di  tutte  quelle  fin'ora 
coltivate  per  ridare  Cristo  alia  societa  e  la  societa  a  Cristo.  —  Non  e  senza 
trepidanza  che  ci  accingiamo  a  questo  passo :  misurandone  la  gravita  in 
confronto  alia  debolezza  di  ciascuno  di  noi,  dovremmo  tremare  e  indietreg- 
giare,  dovremo  almeno  fermarci:  ma  sarebbe  la  prima  volta  che  1'esercito 
cristiano  s'arresta  a  Faenza.  Questo  suolo  bagnato  e  fecondato  dai  sudori, 
e  per  poco  non  debbo  dire  dal  sangue,  di  generosi  fratelli  cresciuti  alia 
scuola  di  un  gran  Capitano,  che  il  sommo  Ponteflce  chiamo  yaloroso;  que- 
sto suolo  pare  che  scotti  sotto  i  piedi  di  chi  rallenta  la  marcia.  Avanti 
dunque,  avanti  sempre !  » 

Ma  qual  e  questo  nuovo  passo  innanzi  da  farsi  nell'azione  cat- 
tolica?  Ecco  come  ce  lo  manifesta  il  presidente  del  Congresso,  pro- 
fessore  Bezzara.  Egli,  fatto  cenno  al  Breve  del  S.  Padre,  che  1'as- 
semblea  poco  prima  levata  in  -piedi  avea  con  riverenza  ascoltato  e 
fragorosamente  applaudito,  cosi  favelld : 

«  II  Papa  ha  pensato  che  sulla  fine  di  questo  secolo  sia  necessario 
che  1'azione  cattolica  segni  un  passo  in  avanti.  E  noi  dobbiamo  di- 
mostrare  che  queste  parole  non  sono  cadute  in  terreno  sterile  ma 
fertile.  Occorre  che  la  piu  accurata  organizzazione  riesca  a  strappare 
dagli  artigli  delle  sette  le  nostre  forti  e  generose  popolazioni.  Rac- 
cogliamo  e  diamo  ascolto  alia  parola  del  Papa.... 

«  In  tutte  le  quattro  Provincie  delle  Romagne  si  tratta  quindi  di 
instituire  un'associazione  che,  in  attesa  di  poterla  estendere  anche 
alle  classi  dirigenti,  si  occupera  intanto  di  proteggere  la  classe  lavo- 
ratrice  nel  nome  della  giustizia  e  della  carita. 

«  Perche  questa  volta  a  un  Congresso  regionale,  si  e  trattato  di  un 
solo  argomento  e  cioe  dell'  istituita  Unione  Professional  del  lavoro  ? 
Perche  si  concentrassero  tutte  le  forze  in  questo  mezzo,  riconosciuto, 
come  unico  efficace  per  combattere  la  propaganda  socialista  che  ha  ro- 
vinato  le  falangi  dei  nostri  contadini.  » 


CONTEMPORANEA  743 

L'oratore  elogio  quindi  il  lavoro  fatto  per  1'addietro  dal  campo 
dell'azione  cattolica;  ma,  poi  si  domando  :  era  un  lavoro  energico? 
L'  esperienza  ci  ha  insegnato  che  quel  lavoro  era  isolate  e  non  piu. 
rispondente  ai  bisogni  del  Popolo.  Bisogna  conseguire  I'armonia  delle 
classi  sociali.  E  giunta  1'ora  di  tentarla,  ma  occorrono  uomini  di  sa- 
crificio,  ci  vuol  tempo,  denaro,  patimenti  e  fatiche  per  riuscirvi.  Con- 
fido  assai  nell'opera  efflcace  del  Clero.  Contro  il  uemico  che  lavora, 
bisogua  opporsi  colPorganizzazione  del  proletariate  cristiano.  E,  fatto 
appello  alle  Signore  presenti,  perche  concorra  anche  la  donna  a  questo 
santo  scopo  nel  seno  della  famiglia,  chiuse  dicendo  che  questa  e  1'ora 
nostra;  ognuno  ricordi  il  proprio  dovere  e  il  proprio  posto.  —  II  suo 
dire  venne  accolto  da  applausi  generali.  Finalmente,  spedito  un  tele- 
gramma  di  risposta  al  S.  Padre,  e  un  altro  all'  illustre  conte  Paganuzzi, 
Presidente  generale  dell' Opera  de'  Congressi,  si  suggelld  il  Congresso 
Regionale  con  un'allocuzione  efflcacissima  del  Cardinale  Svampa,  sul- 
1'armonia  delle  opere  cattoliche. 

In  questo  Congresso,  che  segnera  certo  una  pagina  gloriosa  nel 
niovimento  cattolico,  regno  in  tutti  una  concordia  d'animi  meravi- 
gliosa;  e,  che  e  piu,  vi  si  ebbe  un  ottimo  argomento  dell'armonia  fra 
le  classi  sociali  nel  fatto  che  1'organizzazione  del  proletariate,  1'opera 
piu  democratica  a  cui  si  possa  pensare,  e  stata  ivi  promossa  da  gente 
in  gran  parte  aristocratica,  e  colla  piu  grande  naturalezza  e  cordia- 
lita.  A  Faenza  dunque,  nelle  Romagne,  antiche  terre  de'  Papi,  s'e 
gittato  omai  il  nuovo  seme.  Speriamo  che  presto  se  ne  raccoglieranno 
i  frutti. 

7.  Sul  monte  Tiberio,  nell'isoladi  Capri,  e  stata  posta  la  prima 
pietra  d'un  monumento  che  cola  sorgera  in  onore  dell'Immacolata. 
Su  quelle  alture.  ove  Tiberio  reggeva  i  destini  del  mondo  e  il  paga- 
nesimo  teneva  il  suo  trono  per  essere  il  Palazzo  Imperiale  dedicate 
a  Giove,  e  stato  pensiero  delicatissimo  quello  di  erigere  su  quelle 
rovine  un  monumento  cristiano,  ed  importante  dal  lato  mistico,  nel 
voler  su  quegli  avanzi  mitologici  e  di  una  grandezza  passata,  posare 
la  SS.  Yergine  Immacolata,  regina  e  trionfa trice  dei  secoli. 

II  disegno  dell'opera  redatto  dall'  ingegnere  comm.  Ferdinando  de 
Rosenheim  di  Napoli  e  artistico,  grandiose.  Su  una  base  di  traver- 
tino  alta  metri  8,  decorata  di  grande  bassorilievo,  sorgera  la  Statna 
in  bronzo  alta  metri  3,60;  e  posta  sul  punto  piu  alto  del  monte,  guar- 
dera  i  due  superbi  golfi  di  Napoli  e  Salerno,  potendosi  vedere  fin'oltre 
30  iniglia,  e  stara  a  cavaliere  sulle  bocche  di  Capri.  Una  speranza 
adunque  di  piu  pel  marinaro  che  traversa  il  mare  ed  una  decorazione 
nuova  al  bel  golfo  di  Napoli.  L'opera  si  erige  per  dono  e  voto  d'un 
occulto  benefattore,  forse  estero;  costera  oltre  le  30  mila  lire  ed  ha 
lo  scopo  di  commemorare  il  nuovo  secolo. 


744  CRONACA 

Un  plauso  di  cuore  all'occulto,  generoso  oblatore  che  arricchisce 
1'isola  d'un  monumento  artistico  cristiano,  e  insieme  innalziamo  voti 
al  cielo  che  I'lmmacolata  vinca  1'eresia  moderna  dalle  alture  del  monte- 
Tiberio  e  conduca  nella  vera  Chiesa  di  Cristo  i  suoi  figli  dissident!.. 

IV. 
COSE  STRANIERE 

(Notizie  G-enerali).  1.  ESTREMO  ORIENTE.  Disaccordo  grave  tra  le  potenze. 
Ritirata  della  Russia.  Le  operazioni  militari  in  Cina.  Trionfo  della  corn- 
media.  —  2.  AFRICA  AUSTRALE.  La  situazione  aggravata  nel  TransvaaL 
Kriig-er  e  il  suo  viag-gio  }  er  PEuropa.  —  3.  INGHILTERRA.  Convocazione- 
straordinaria  del  Parlamento.  —  4.  FRANCIA.  Votazione  dei  bilanci.  La 
vendita  delle  decorazioni  nel  bilancio  degli  esteri.  —  5.  BELGIO.  La  con- 
g-iura  di  Boullion.  —  6.  RUSSIA.  Lo  Czar.  —  7.  SPAGNA.  Riapertura  delle- 
Cortes.  Conservator!  e  liberal!.  La  data  del  matrimonio  della  Principessa 
delle  Asturie.  —  8.  PORTOGALLO.  Crisi  e  rimpasto  del  Gabinetto.  — 
9.  STATI  BALCANICI.  Riapertura  della  Camera  e  Discorso  della  Corona. 
Processo  di  Bucarest  e  condanna  dei  rei  convenuti.  Ritiro  del  ministro 
della  guerra,  bulgaro.  —  10.  STATI  UNITI.  II  Messagg-io  di  Mac-Kinley. 

1.  (ESTREMO  ORIENTS).  Le  condizioni  da  proporre  alia  Cina  per 
venire  a  trattative  non  erano  ancora  formulate  che  si  manifesto  un 
disaccordo  grave  tra  le  Potenze,  nel  momento  che  si  dovevano  dare- 
istruzioni  perentorie  ai  ministri  resident!  a  Pechino.  I  capi  saldi  della 
punizione  esemplare  ai  ribelli  principal!  e  sobillatori  di  stragi,  e  1'in- 
dennita  da  esigere  dalla  Cina  hanno  subito  diminuzione,  e  sono  passati 
fra  le  proposte  non  irrevocabili  per  iniziativa  degli  Stati  Uniti ;  cui 
ha  fatto  buon  viso  la  Russia,  la  quale  sembra  abbia  voluto  cogiiere- 
una  occasione  per  fir  dispetto  alia  Germania  che  voleva  da  principio- 
un'azione  senza  pieta  alcuna  per  i  violatori  dei  diritti  delle  genti. 
Questa  che  pud  chiamarsi  una  ritirata  della  Russia,  sconcerta  assai 
il  concerto  che  pareva  definitive  sulla  famosa  Nota  Delcasse.  Questi, 
frattanto,  e  lo  stesso  conte  Billow,  i  quali,  1'uno  alia  Camera  francese^ 
1'altro  al  Reichstag  avevano  annunziato,  il  giorno  19  di  novembre, 
che  tutte  le  potenze  erano  di  pieno  accordo  intorno  alle  proposte- 
franco-tedesche,  sono  contradetti  dagli  avvenirnenti  e  dalla  sorpresa 
che  stava  loro  preparando  la  diplomazia  russa.  Y'hanno  dei  pubblicisti 
fra  noi,  come  il  Popolo  romano  ed  altri,  i  quali,  nelle  divergenze 
sorte,  all'ultim'ora,  non  vedono  alcun  pericolo  di  disaccordo  pieno- 
e  definitive.  Per  non  essere  pessimist!,  ci  piace  inclinare  verso  la  spe- 
ranza  di  non  giudicare  rotte  le  trattative  comuni,  per  un  assestarnento 
dalle  cose  cinesi,  ma  non  possiamo  disconoscere  che  il  contegno  della 
Russia  conduce  direttamente  a  rimandare  gli  accordi  all 'indefinite. 


CONTIMPORANEA  745 

Frattanto  sembra  che  si  venga  delineando  una  divisione  nelle  Potenze 
riguardo  alia  maniera  di  trattare  con  la  Cina.  Da  una  parte  Russia 
con  Francia,  Giappone  e  Stati  Uniti;  dall'altra  Germania,  Inghilterra, 
Austria-Ungheria  ed  Italia.  Tutto  sta  a  sapere  se  la  Germania  dara 
alia  fine  maggiore  importanza  a  non  veder  rompere  1'accordo  che  si 
era  formato  o  ad  insistere  per  la  sanzione  delle  principali  proposte, 
quali  erano  la  pena  di  morte  ai  capi  dei  ri belli  e  1'  indennizzo  fissato 
in  1500  milioni.  Quei  che  si  mostrano  piu  irritati  della  condotta  della 
Kussia  sono  i  fogli  inglesi,  dei  quali  lo  Standard,  in  modo  particolare, 
-accagiona  la  diplomazia  moscovita  di  compiacersi  di  aderire  alle 
proposte  delle  potenze  per  avere  la  soddisfazione  di  ritirarsi,  all'  im- 
provviso,  impedendo  che  si  metta  capo  a  qualunque  buona  conclu- 
•sione. 

Le  operazioni  militari  delle  colonne  miste  di  tedeschi,  francesi  ed 
italiani  dirette  a  Kalzan  e  comandate  1'una  dal  colonnello  Jork  von 
Wartenburg  e  1'altra  dal  maggiore  Miihleffes  hanno  avuto  favorevole 
successo  e,  dopo  aver  occupato  alcuni  punti  strategici  della  grande 
muraglia,  sono  rientrate  a  Pechino,  senza  il  colonnello  Jork,  morto  per 
avvelenamento  prodottogli  dal  vapore  dei  carboni,  il  27  di  novembre 
nelle  vicinanze  di  Kalzan.  Lo  ricondussero  a  Pechino,  cadavere.  Di 
sangue  ne  e  stato  sparso  molto  da  ambo  le  parti,  atti  di  valore  non 
sono  mancati  fra  gli  europei  di  tutte  le  nazionalita,  ma  non  siamo 
giunti  ad  alcun  benefico  risultato  pratico. 

L'altalena  delle  potenze  favorisce  la  malafede  e  la  ferocia  dei  cinesi 
e,  finora,  quella  che  mostra  tenacita  efficace  e  la  Corte  irnperiale,  la  quale 
non  accenna  a  ritornare  nella  capitale,  ne  a  piegarsi  ad  alcuna  sorta 
<ii  condizione,  non  ostante  che  i  troppo  creduli  abbiano  fatto  metter 
fuori  un  editto  all' Imperatore  Kuang-su,  nel  quale  si  deplorava  la 
condizione  presente  cagionata  dalle  mostruosita  dei  ribelli  e  si  decre- 
tava  la  niorte  dei  principi  Tuan,  Tsal-fan,  Pa-Gin,  Tsai-Gun,  Ciuan 
e  di  altri  dignitarii.  La  commedia,  o  meglio  la  farsa  e  deplorabile,  per 
-causa  anche  delle  dicerie,  e  ci  sarebbe  da  divertirsi,  se  alia  parte  co- 
mica  non  si  aggiungessero  le  tragiche  scene  della  immane  ferocia  dei 
boxers  e  delle  rappresaglie  contro  di  essi. 

2.  (AFRICA  ATJSTRALE).  Pareva  che  questo  titolo  non  si  dovesse 
riaprire  piu  mai  e  che  i  fatti  che  sarebbero  seguitati  ancora,  per  qualche 
tempo,  ad  avverarsi  laggiu  non  dovessero  essere  se  non  una  breve  ap- 
pendice  delle  cose  d' Inghilterra  e  da  considerarsi  alia  coda  di  esse.  Ma, 
in  quest'ultima  quindicina  specialmente,  la  situazione  rnilitare  nel 
Transvaal  enell'Orange  si  e  aggravata  e  la  stella  dei  boeri  da  dei  lampi 
di  luce  frequentissimi  che  abbagliano.  La  guerra  si  pud  dire  che  e  ritor- 
nata  piu  viva  che  non  si  credeva  possibile,  quasi  come,  al  tempo  dell'oc- 
cupazione  di  Pretoria,  ed  e  ora  finita  come  era  finita  a  quel  tempo.  La 


746  CRONACA 

guerriglia  comincia  a  far  impressione  nella  Gran  Brettagna,  e  il  comando 
militare  delle  truppe  inglesi  in  Africa  e  il  governo  di  Londra  sono  im- 
pensieriti  del  contegno  degli  afrikanders  della  Colonia  del  Capo.  Frat- 
tanto  i  boeri  condotti  dal  guerrigliero  Dewet  e  dallo  Steyn,  ex  presidente 
dell'Orange,  in  numero  di  circa  3000  sorpresero  Dewetsdorp,  piccolo 
paesello  e,  la  mattina  del  23  scorso,  gl'  Inglesi  che  lo  presidiavano 
dovettero  arrendersi.  Cosiffatto  successo  dei  boeri  e  da  mettere  fra  gli 
avvenimenti  di  qualche  gravita  per  gl' inglesi,  non  tanto  per  se,  quanto 
per  le  circostanze,  con  le  quali  si  connette.  La  guerriglia  accenna  a 
passare  nell'Orange,  seppure  non  vi  e  passata,  e  a  molestare  la  Colonia 
stessa  del  Capo.  I  giornali  inglesi  sono  scossi  dalPaudacia  delle  re- 
liquie  dei  boeri  e  v'ha  chi  sparge  la  notizia  che  il  generale  Kitchener 
non  sia  alieno  dal  pensiero  di  dover  organizzare  una  nuova  campagna 
che  metta  fine  alle  sorti  anche  della  guerriglia.  Lord  Roberts,  il  quale 
sembra  certo  siasi  deciso  a  lasciare  il  Transvaal,  non  ha  scelto  davvero  il 
piu  bel  momento,  quando  alcune  recentissime  notizie  del  2  di  dicembre 
riferiscono  un  combattimento  importantissimo,  ingaggiato  tra  i  boeri 
comandati  dal  Dewet  e  gl'  inglesi  sotto  la  guida  del  generale  Knot  a 
Rouxville,  al  confine  della  colonia  del  Capo,  ed  altre  non  ineno  gravi 
che  annunziano,  come  Dewet  sia  a  contatto  con  lo  stesso  generale  a 
nord  di  Bethulia  distante  piu  di  cento  chilometri  da  Rouxville  e  in 
condizioni  di  non  essere  disfatto  ne  catturato  come  alcuni  telegrammi, 
datati  in  Londra  lo  stesso  giorno  del  2  di  dicembre,  vorrebbero  far 
credere. 

II  Presidente  Kriiger,  benche  lontano  dalla  sua  patria,  pud  notare 
la  coincidenza  del  risveglio  del  valore  dei  boeri,  col  suo  viaggio  trion- 
fale  a  tra  verso  la  Francia  sino  a  Parigi,  dove  le  popolazioni  lo  hanno 
acclamato  e  festeggiato,  e  il  governo  della  Repubblica,  senza  offen- 
dere  le  delicatezze  inglesi,  non  ha,  per  mezzo  del  capostesso  dello 
Stato,  risparmiato  le  simpatie  al  personaggio  eminente  colpito  dalla  scia- 
gura.  II  Kriiger,  sbarcato  a  Marsiglia  il  22  novembre,  ne  riparti  per  Di- 
gione  il  23,  da  dove  mosse  per  far  capo  a  Parigi  e  vi  fece  il  suo  in- 
gresso  alle  10  e  30  del  24  acclamatissimo.  Quivi  sostette  sino  al 
1°  corrente  e  si  e  recato  a  Colonia,  da  dove  andra  direttamente  al- 
1'Aia  avendogli  fatto  sapere  1'Imperatore  che,  se  andasse  a  Berlino, 
non  lo  riceverebbe.  II  che  significa  che  la  causa  del  Transvaal,  ben- 
che  presa  a  cuore  dai  popoli  e  dalle  classi  dirigenti,  le  quali  hanno 
iisato  ed  useranno  deferenza  al  Kriiger,  e  finita,  sebbene  1'  Inghil- 
terra  ne  porti  il  fianco  insanguinato  e,  al  presente,  ne  sia  imbarazzata 
gravemente,  per  non  avere  le  mani  totalmente  libere  in  Cina. 

3.  (INGHILTERRA).  Per  quanto  possiamo  noi  divinare,  il  governo  in- 
glese  si  prepara,  nel  momento  che  scriviamo,  a  proclamare  1'annes- 
sione  delle  repubbliche  boere.  II  Parlamento,  frattanto,  e  stato  con- 


CONTEMPORANEA  747 

vocato  straordinariamente,  pel  3  corrente,  allo  scopo  speciale  di 
<chiedere  i  credit!  necessarii  per  la  prosecuzione  della  guerra,  la  quale 
dura  non  ostante  le  prevision!  che  le  class!  dirigenti  inglesi  avevano 
fatte  dopo  i  trionfi.  di  Lord  Roberts.  I  credit!  saranno  certamente  con- 
cessi,  ma  i  liberal!  faranno  alcune  riserve  sul  significato  del  voto  e  di- 
chiareranno,  si  dice,  che  non  intendono  di  approvare  tutta  la  politica 
del  Gabinetto.  Di  questo  e  di  altro,  che  concerne  assai  da  vicino  le 
fasi  della  politica  interna  della  Gran  Bretagna,  parlera  diffusamente, 
a  suo  tempo,  il  nostro  corrispondente  da  Londra. 

4.  (FRANCIA).  La  votazione  dei  bilanci,  in  Francia,  precede  rego- 
larmente  dopo    1'entrata   trionfale   in    porto    di    quello    degli  ester!. 
Anche  questa  volta  fu  respinta  la  mozione  relativa  alia  soppressione 
dell'ambasciata  francese  presso  il  Vaticano. 

Nella  discussione  de'  bilanci  Rivot  interrogo .  sulle  voci  che  al- 
cune decorazioni  siano  state  conferite  a  pagamento.  II  ministro  delle 
ColonieDecrais,  cui  si  riferisce  rinterrogazioneprotest6,giustificandosi. 
Altrettanto  fece  il  Millerand.  II  Presidente  del  Consiglio  rimproverd  i 
diffamatori,  i  quali  prendono  di  mira  la  politica  del  governo.  Con  370 
voti  contro  31  un  ordine  del  giorno  appro v6  la  dichiarazione  del  go- 
Terno.  Le  catas.trofi  ferroviarie  di  Dax,  Pont  a  Mareq,  Cambrai, 
Serrigny  hanno  gettata  la  desolazione  in  seno  a  molte  famiglie  di 
varia  nazionalita.  II  «  Libro  Giallo  »  sulla  Cina,  distribuito  al  Parla- 
mento  il  12,  contiene  414  document!  che  riasstimono  la  storia  degli 
avvenimenti  che  si  svolsero  in  Cina  dal  mese  di  luglio  1899  sino  al 
mese  di  ottobre  1900.  La  proposta  di  abolire  il  Ministero  dei  culti 
non  ebbe  alcun'eco  importante  ed  anche  questo  bilancio  e  quello 
dell'  interne  furono  approvati  senza  contrast!  di  qualche  rilievo. 

5.  (BELGIO).  Si  e  fatto  un  gran  parlare  di  una  congiura  anarchica 
organizzata  a  Boullion    da   parecchi   militari   che   appartengono   alia 
scuola  detta  reggimentale,   cui   hanno   acceduto,   o   meglio   da  to  im- 
pulso,  alcuni  borghesi.  Pare  che  sia  stata  sequestrata  la  lista  dei  desi- 
.gnati  a  morte  e  anche  sia  caduto  nelle  mani  della  polizia  lo  statute 
dei  congiurati.  II  giorno  che  venne   scoperta  la  congiura   era  il  de- 
signate alia  strage.   Un  gruppo   di   borghesi  ha  tentato  di  liberare  i 
militari  arrestati,  sfondando  le  porte  della  prigione.  La  cittadinanza 
e  atterrita  dagli  avvenimenti,  dei  quali  non  aveva  alcun  sospetto. 

6.  (RUSSIA).  La  salute  dello  Czar  va  migliorando,  di  giorno  in  giorno, 
benche  non  manchino  tristi  pensieri  sullo  stato  generale  deH'infermo, 
del  quale  alcuni  deplorano  la  debolezza  costituzionale. 

7.  (SPAGNA).  Le  Cortes  spagnuole  iniziarono  i  loro  lavori  il  20  di 
novembre  e  il  ministro  delle  finanze  presento  ii  23    il  bilancio,   nel 
quale  le  entrate  eccedono  le  spese,  di  6  milioni.   Vi  e  scissura  tra  i 
conservator!.  Sagasta  capo  dell'opposizione,  in  una  riunione  estrapar- 


748  CRONACA 

lamentare  del  suoi  fedeli,  attacco  la  politica  del  Gabinetto,  e  li  esortfr 
a  tenersi  pronti  a  subentrare  al  posto  del  responsabili  attuali.  II  ma- 
trimonio  della  principessa  dell'  Asturie,  contrastato  dai  liberal!,  non 
andra  piu  in  la  del  gennaio  prossimo. 

8.  (PORTOGALLO).  La  crisi  del  Gabinetto  portoghese  per  le  dimis- 
sioni  del  ministri  delle  finanze  e  dei  lavori  pubblici  e  stata  risolutar 
avendo  Fernando  Mattosa  assunto  il  portafoglio  delle  Finanze  e  Manuel 
Yargas  quello  dei  Lavori  Pubblici. 

9.  (STATI  BALCANICI).  Un  discorso  ftella  Corona  ha  aperto  il  21  il 
Parlamento  rumeno.  II  re  si  diffuse  sulla  parte  finanziaria  ed  econo- 
mica  e  si  auguro  che,  concluso  il  processo  di  Bncarest,  le  relazioni 
della  Romania  con  la  Bulgaria    saranno  riprese.    Quanto  al  processo 
che  si  asjitava  da  varie  settimane,  a   Bucarest,    per    1'  assassinio    di 
Fitowski  e  del  professore  e  pubblicista  rumeno  Mikaileann  e  per  la 
congiura   contro   re  Carlo  di   Rumania,  esso  e  stato  concluso  con  la 
condanna  dei  ventidue  imputati,  tredici  dei  qnali  contumaci.  In  Bul- 
garia il  ministro  della  guerra  Paprikow  si  e  dimesso  per  causa  di  un- 
disaccordo  con  Radoslavow  ministro  dell'  interno. 

10.  (STATI  UNITI).  II  Presidente  della  Confederazione  Mac-Kinley 
ha  diretto  un  messaggio  al  Congresso.  La  questione  cinese  e  il  punto 
piu  importante  della  politica  estera.  Spera  ch'essa  venga  presto  ap- 
pianata.  La  liberta  religiosa  dovra  essere  rispettata  e  si  dovra  dichia- 
rare  dalle  Potenze  1'integrita  del  celeste  impero.  II  messaggio  parla 
della  Mostra  di  Parigi,  della  sisternazione  di  alcune  questioni  con  la 
Germania,   delle   buone  relazioni   con   1'  Inghilterra,   della   morte  di 
re  Umberto  e  degli  assassinii  dei  cinque  italiani,  linciati  nel  1899  a 
Jallulak,  i  quali  non  poterono  essere  deferiti  ai  tribunal!,  non  ostante 
gli  sforzi  del  governo  federale,  raccomandando  al  Congresso  di  dare 
alia  magistratura  il  diritto  di  giudicare  gli  affari  internazionali  di  tal 
genere  e  chiedendo  un'  indennita    per  le  vittime.  Loda  i  giapponesi 
del  posto  che  hanno  conseguito  tra  le  nazioni  moderne.  Comunica  che- 
i  negoziati  per  un  trattato  con  la  Spagna  sono  a  buon  termine.  Esprime 
il  desiderio  di  mantenere  ottime  relazioni  commercial!  con  tutti  i  paesi 
e  nell'istesso  tempo  non  nasconde  di  voler  resistere  a  legislazioni  ostili 
riguardanti  il  commercio,  il  quale,  per  la  prima  volta,  tra  importa- 
zioni  ed  esportazioni  supero  due  miliardi  di  dollar!.  II  Presidente  rac- 
cpmanda  la  riduzione   delle   imposte,  1'aiuto   alia  marina   mercantile 
e  di  combattere  i  sindacati  detti  di  accaparramento.  Quanto  alle  Fi- 
lippine,  afferma  che  il  dominio  degli  Stati  Unit!  si  e  stabilito,  benche 
la  guerriglia  ne  ritardi  il  progresso,  e  raccomanda  che  vengano  votate 
leggi  umane  dirette  a  rendere  benevoli  e  sudditi  pacific!  gli  abitanti 
delle   isole.  Chiede  di  poter  portare  a  100,000   uomini   1'  esercito  di 
Cuba  e  di  Portorico,  e  approva  le   proposte  relative   alia  costruzione 
di  nuove  navi  della  marina  da  guerra. 


CONTEMPORANEA  749 

AUSTRIA  UNGHERIA  (Nostra  corrispondenza).  —  1.  II  «  Fremdenblatt » 
e  la  questione  del  Trentino.  —  2.  Agitazione  elettorale  nel  Tirolo,  e 
nelle  altre  province  cisleitane.  --  3.  L'affare  Hlilsner,  dopo  la  revi- 
sione  del  primo  processo. 

1.  Nelle  <Notizie  general! »  contenute  nel  Quaderno  1209,  3  no- 
vembre  p.  p.,  venne  asserito,  che  la  «  questione  delPautonomia  del 
Trentino  e  stata  messa  nel  suo  vero  aspetto  dall'ufficioso  Fremdenblatt, 
il  quale  da  ragioni  sufficientissime  del  rifiuto  del  Presidente  del  Con- 
siglio »  di  concedere  qualsivoglia  autonomia  alia  parte  italiaiia  del 
Tirolo.  II  ch.  estensore  di  quelle  <  Notizie  »  non  pose  certo  mente  al 
carattere  del  giornale  Viennese  da  esso  citato,  ed  allo  spirito  tenden- 
zioso,  come  dicono,  di  quel  suo  articolo ;  e  giudicando  di  lontano  pro- 
nuncio  un  giudizio,  il  quale  non  corrisponde  punto  alia  realta.  Ora 
sono  sicuro  di  fare  cosa  grata  alia  Direzione  della  Civilta  Cattolica, 
la  quale  ha  per  costume  di  curare  la  verita  con  esattezza  scrupolosa. 
in  tutte  le  sue  pubblicazioni,  rimettendo  al  suo  posto  d'onore  la  ve- 
rita storica,  officiosamente  sacrificata  in  questo  caso  del  Fremdenblatt 
alle  esigenze  de'  suoi  padroni  ed  ispiratori.  Procurerd  di  esporre  il  pin 
breveinente  possible  i  fatti,  quali  mi  veiine  fatto  di  appurare,  attin- 
gendo  a  fonte  diretta  le  necessarie  informazioni,  acciocche  ognuno 
possa  recarne  un  giudizio  imparziale. 

La  questione  dell'autonoinia  del  Trentino,  sebbene  riguardi  sol- 
tanto  una  piccola  regione  della  monarchia  austro-ungarica,  non  cessa 
di  essere  grave  in  se  rnedesima,  vuoi  per  le  ragioni  sacrosante  di  di- 
ritto  e  di  giustizia  che  essa  implica,  vuoi  per  i  rapporti  che  pud  avere 
col  problema  generale  del  nuovo  assetto  politico-amministrativo,  che 
apparisce  sempre  piu  indispensabile  qual  unico  rimedio  agli  abusi  e,l 
alle  minacce  del  centralismo  liberale  tedesco.  Ed  anzitutto  essa  non  e 
questione  di  ieri;  mercecche,  prescindendo  anche  dalle  prove  della 
sua  istanza  forniteci  dalla  prima  meta  di  questo  secolo,  sono  gia  cin- 
quanta  anni  che  i  trentini  lottano  alia  luce  del  sole,  con  tenacia  da 
montaoiari,  contro  1' ibrido  nesso  provinciale  e  la  dispotica  supremazia 
della  Dieta  tirolese.  Ci  sarebbe  da  fare  un  bel  volume  delle  loro  proteste 
e  de'  reclami  pubblicati  in  questo  argomento,  de'  memorial!  dei  loro 
deputati  al  governo  cetatrale,  degli  indirizzi  dei  Comuni  a  S.  M.  1'  Im- 
peratore,  e  di  tutte  le  altre  manifestazioni  somiglianti,  ripetute  inces- 
santemente  lungo  quest'ultima  meta  del  secolo.  Bastera  accennare  di 
volo  all'astensione  dei  deputati  trentini  dalla  Dieta  tirolese  fino  dalla 
sua  prima  costituzione,  la  quale  dopo  1'  interruzione  di  parecchi  anni 
essendo  stata  ripigliata  nel  1891,  non  finira,  a  quanto  sembra,  se  non 
per  far  luogo  all'opposizione  estrema,  e  forse  all'ostruzione  nel  seno 
della  Dieta  medesima,  in  risposta  al  dissennato,.rifiuto  del  presidente 


750  CRONACA 

Koerber.  A  tanto  clamore  di  proteste,  il  governo  centrale  rispose  piu 
volte  colla  violenza  ;  ma  non  riuscendo  a  soffocarle,  moltiplico  promesse, 
e  studii,  e  disegni,  caduti  Tun  dopo  1'altro  nel  dimenticatoio. 

«  Quando  tutto  un  popolo  (cosi  si  esprimono  i  deputati  trentini  nel- 
1' ultimo  memoriale,  presentato  al  presidente  del  Consiglio  conte  Thun 
nel  1898)  con  alia  testa  la  rappresentanza  di  tutti  i  municipii  e  co- 
muni,  i  dignitarii  ecclesiastic!  con  tutto  il  clero,  perfino  gli  i.  r.  im- 
piegati,  continua  per  96  anni  a  reclamare  lo  stesso  provvedimento, 
tale  domanda  deve  posare  sopra  una  base  di  necessita  e  di  giustizia, 
cotanto  forte  ed  evidente,  che  a  toglierla  dalla  discussione  non  arri- 
veranno  mai  ne  gli  intrighi  degli  interessati,  ne  le  industrie  di  co- 
loro,  i  quali  chiamati  a  decidere  stimano  d'aver  corrisposto  all'obbligo 
loro,  quando  riescono  a  tirarne  in  lungo  la  soluzione,  od  a  cansarla.  » 

Di  fatto  le  diversita  di  lingua,  di  nazione,  di  costumi,  di  tradi- 
zioni,  di  cliina,  di  bisogni,  di  condizioni  economiche,  e  via  dicendo, 
fra  il  Trentino  ed  il  Tirolo,  sono  tanto  profonde  e  spiccate,  che  ne 
fanno  due  paesi  da  non  potersi  assolutamente  amalgamare  o  fondere 
insieme.  Eppure  quanto  con  si  buon  fondamento  richiede  il  Trentino, 
e  indarno  richiese  fino  ad  ora,  venne  gia  senza  lotta  e  da  gran  pezza 
conceduto  al  Yorarlberg,  piu  piccolo  del  Trentino,  e  tedesco  di  lingua 
come  il  Tirolo,  ed  alia  provincia  del  Litorale,  la  quale  ha  il  lusso  di 
tre  Diete,  una  per  la  sola  citta  di  Trieste,  senza  che  ne  abbia  sofferto 
punto  1'unita  intangibile  della  provincia,  ne  tampoco  quella  dello  Stato. 

Nel  resto  fu  storicamente  dimostrato  nel  citato  memoriale,  che  la 
maggioranza  tedesca  della  Dietainnsbrucchese,  alia  quale  il  sig.  Koerber 
nella  sua  risposta  pretenderebbe  consegnare  mani  e  piedi  legati  i  rap- 
presentanti  del  Trentino,  e  al  tutto  incapace  di  amministrare  questa 
parte  della  provincia,  come  i  tirolesi  medesimi  ebbero  a  confessare 
in  privato  ed  in  pubblico.  E  dimostrato,  che  il  Trentino,  trascurato 
anzicheno  dal  governo  centrale,  nel  suo  nesso  forzato  col  Tirolo  non 
venne  trattato  con  giustizia,  tantoche  potrebbesi  affermare,  che  nella 
Dieta  innsbrucchese  si  e  perpetuate  lo  spirito  tradizionale,  onde  gli 
antichi  Conti  del  Tirolo,  abusando  in  tutti  i  modi  del  titolo  di  avvo- 
cati  della  Chiesa  tridentina,  finirono  coll'esautorare  i  Principi  Yescovi 
di  Trento  molto  tempo  prirna,  che  il  principato  ecclesiastico  venisse 
soppresso,  ed  aggiogatone  definitivamente  il  (erritorio  con  tutto  il 
resto  del  Trentino  alia  contea  del  Tirolo,  sul  principiare  di  questo 
secolo  (1802-1816). 

Ma  lasciamo  da  parte  le  storie  vecchie,  le  quali  ci  porterebbero 
troppo  per  le  lunghe,  e  veniamo  all'ultima  fase  della  questione.  Le 
tappe  storiche  di  data  piu  fresche  sono  le  seguenti.  Nel  1893,  S.  M. 
1'Imperatore  promise  alia  deputazione  trentina  recatasi  ad  Innsbruck 
per  fargli  omaggio  di  sudditanza,  che  farebbe  prendere  in  esame  dal 


CONTEMPORANEA  751 

suo  Governo  la  dimanda  del  Trentino.  Cadnto  il  Taaffe  prima  di  po- 
ter  far  nulla,  il  Badeni  eel  1895  incomincio  ad  occuparsene,  entrando 
in  trattative  coi  deputati  trentini  al  Consiglio  delPImpero.  Nel  1897, 
costoro,  riconoscendo  impossibile  nelle  attuali  circostanze  dello  Stato 
austriaco  la  concessions  di  ima  Dieta  propria  italiana  a  Trento,  ela- 
borarono,  entro  le  linee  piu  ristrette  proposte  dal  Governo,  un  nuovo 
disegno  di  separazione  ptiramente  ainministrativa,  il  quale,  tollerando 
una  Dieta  unica  ad  Innsbruck,  si  contentava  di  dividerla  in  due  se- 
zioni  per  gli  interessi  specifici  delle  due  parti  della  provincia,  serban- 
done  intatta  1'unita  politica,  e  salva  sempre  1'autorita  della  Dieta  ple- 
naria  in  tutti  i  negozii  d'interesse  comune  della  provincia. 

Se  non  che  il  Luogotenente  o  governatore  del  Tirolo,  notoriamente 
partigiano  del  centralismo  tedesco  liberale,  ed  avverso  ad  ogni  con- 
cessione  per  gli  italiani,  prese  la  mano  al  Badeni,  il  quale  fini  col 
rigettare  anche  1'ultima  modestissima  domanda  dei  trentini.  Frat- 
tanto  la  maggioranza  tedesca  della  Dieta  avendo  profittato  dell'as- 
senza  degli  italiani  per  aggiungere  nuovi  e  piu  gravi  torti  contro  di 
essi  sul  terreno  del  diritto  nazionale  e  degli  interessi  economici,  1'in- 
tero  Trentino  sorse  unanime  a  protestare  con  un  Atto  sottoscritto  da 
424  comuni,  da  422  curatori  d'anime,  e  da  351  associazioni  ed  isti- 
tuti  pubblici.  Ma  anche  il  Ministero  Thun  cadde  senza  poter  fare 
nulla,  ed  allo  stesso  modo  caddero  gli  altri  che  tennero  dietro  fra  le 
tempeste  delle  Camere,  finche  venne  al  potere  il  D.r  Koerber,  il  quale 
promise  ai  deputati  trentini  di  studiare  o  far  studiare  a  fondo  la  que- 
stione,  e  di  venire  finalmente  ad  una  conclusione.  In  questo  frat- 
tempo  il  deputato  tirolese  D.r  Kathrein,  capo  del  circolo  popolare  cat- 
tolico  nella  Camera,  e  gia  presidente  della  medesima,  convinto  della 
giustizia  della  causa  trentina,  aveva  promosso  alcune  pratiche  di  con- 
ciliazione  fra  i  deputati  trentini  e  tirolesi,  sulla  base  della  separa- 
zione amministrativa  piu  sopra  accennata,  da  proporsi  alPapprova- 
zione  del  Governo  centrale,  in  seguito  allo  sperato  accordo  comune 
fra  le  due  parti.  Ma  siffatte  pratiche,  gia  bene  avviate,  non  erano 
ancor  giunte  al  termine,  quando  capito  ai  deputati  trentini  la  risposta 
del  Koerber,  suggerita  dal  luogotenente  del  Tirolo  piu  sopra  lodato, 
e  da  ultimo  difesa  dall'umcioso  Fremdenblatt  contro  il  biasimo  di  quasi 
tutta  la  stampa  austriaca  indipendente  d'ogni  colore.  I  motivi  in  essa 
addotti  per  coonestare  il  rifiuto  assoluto  di  qualunque  concessione  al 
Trentino  sono  in  si  aperta  contraddizione  coi  fatti  storici,  e  per  giunta 
tanto  sconclusionati,  da  dover  deplorare  sinceramente,  che  il  capo  del 
Governo  austriaco,  in  questo  momento  in  cui  si  sentono  traballare  le 
fondamenta  stesse  dello  Stato,  abbia  apposto  la  firma  a  quell' atto  pub- 
blico  di  Governo. 

Le  conseguenze  della  risposta  del  Koerber  non  possono  riuscire  che 


752  CRONACA 

dannose,  e  non  finiranno  cosi  presto,  se  non  viene  revocata.  L'esa- 
sperazione  del  trentini,  dopo  tanto  pazientare  salita  al  colmo  si  ma- 
nifesto tantosto  con  una  energica  quanto  calma  protesta  di  tutti  i  loro 
deputati  al  sig.  Koerber,  cui  viene  rimproverato  fra  1'altro  di  avere 
fomentato  nel  Tirolo  1'odio  di  razza  proprio  nel  momento,  che  ita- 
liani  e  tedeschi  stavano  cercando  di  buon  accordo  la  via,  da  porre 
le  basi  d'una  pace  durevole  nella  provincia.  Fra  le  altre  province 
austriache,  tutte  piu  o  meno  funestate  dalla  lotta  sempre  piu  selvag- 
gia  per  la  questione  linguistica  e  nazionale,  il  Tirolo  andava  quasi 
del  tutto  immune,  e  potevasi  considerare  come  1'unico  angolo  ancora 
tranquillo  dell'Austria.  Poiche  1'azione  legale  dei  trentini  per  la  loro 
autonomia  amministrativa,  e  cosi  pure  la  moderata  reazione  dei  me- 
desimi  contro  i  piu  recenti  tentativi  di  germanizzazione,  fatti  dai  ra- 
dicali  tirolesi  partigiani  del  Wolfe  dello  Schulverein  germanico,  con- 
nivente  in  parte  la  Dieta  innsbrucchese,  non  erano  certamente  tali  da 
turbare  irremediabilmente  la  pace  della  provincia. 

Sotto  tali  auspici  il  17  dicembre  p.  v.,  sara  riaperta  la  Dieta  pro  • 
vinciale.  Un  corrispondente  della  N.  F.  Presse  di  Yienna  scrive,  che 
tra  gli  effetti  della  risposta  del  sig.  Koerber  ci  sara  anche  quello  di 
rinforzare  nel  Trentino  I'irredentismo,  il  quale,  ridotto  che  era  a'  mi- 
nimi termini,  si  dovra  dire  in  appresso  importato  dal  settentrione,  piut- 
tosto  che  dal  mezzogiorno.  E  si  potrebbe  aggiungere,  che  ne  fara  suo 
pro  anche  il  socialismo,  altra  merce  settentrionale  introdotta  nel  Tren- 
tino da  alcuni  studenti,  reduci  dallM/ma  mater  Viennese  e  da  altre 
universita  tedesche.  Ecco  la  questione  deH'autonomia  del  Trentino  nel 
suo  vero  aspetto. 

2.  Prima  di  uscire  dai  confini  del  Tirolo  cade  in  acconcio  di  ri- 
volgere  uno  sguardo  all'  attuale  agitazione  elettorale  per  la  nuova 
Camera,  che  sara  convocata  nel  prossimo  anno.  Mentre  nel  Trentino 
i  cattolici  trovarono  la  via  di  riunirsi  e  stringersi  insieme  almeno  con 
un  compromesso  elettorale,  che  li  presenta  compatti  nella  lotta  contro 
i  comuni  nemici,  nella  parte  tedesca  della  provincia  divento  pur 
troppo  ancor  piu  acerba  di  prima  la  nota  scissura  fra  il  vecchio  par- 
tito  conservatore,  ed  il  nuovo  de'  Cristiani  sociali,  capitanato  dal 
D.r  Schoepfer,  professore  di  teologia  nel  Seminario  di  Brixen.  L'ac- 
canimento  fra  i  due  partiti  si  e  manifestato  con  tanta  passione,  da 
contristare  1'  animo  d'  ogni  buon  cattolico,  specie  nella  guerra  furi- 
bonda  scatenatasi  contro  la  persona  delPex-ministro  barone  Dipauli 
del  partito  popolare  cattolico.  Un  compromesso  malamente  tentato  non 
ritisci  se  non  a  rinfocolare  la  discordia,  e  ad  inacerbire  la  lotta  elet- 
torale. Un  altro  compromesso,  stretto  fra  cattolici  e  liberali  tirolesi 
del  grande  possesso  nobile,  senza  partecipazione  e  a  danno  degli  ita- 
liani,  sopravvenne  a  peggiorare  le  relazioni  fra  le  due  parti  della  pro- 
vincia. 


CONTEMPORANEA  753 

E  sempre  in  Tirolo,  i  cattolici  sono  conturbati  da  un  processo 
<contro  il  Yescovo  di  Trento,  citato  dalla  Corte  superiore  di  giustizia 
in  Innsbruck  a  rispondere  dinanzi  ai  giurati  di  un  suo  atto  legittimo 
di  giurisdizione  ecclesiastica.  II  Yescovo  venne  accusato  di  leso  onore 
da  una  gazzetta  tedesca  della  sua  diocesi,  la  Bozner  Zeitung,  perche 
fra  i  motivi  della  proibizione  da  esso  pubblicata  nel  1898  contro  quel 
giornale  dichiaratamente  anticattolico  ed  empio,  aveva  accennato  alia 
«  volgarita  »  delle  sue  aggressioni  contro  la  Religione.  E  questo  basta 
perche  un  Yescovo  possa  oggi  anche  qui  da  noi  essere  trascinato  ai  tri- 
bunali,  e  Dio  sa  quali  laici  saranno  chiamati  a  decidere  sulla  sua  reita! 
Da  un  paio  di  mesi  ferve  in  tutte  le  province  austriache  il  lavoro 
preparatorio  per  le  elezioni  politiche  generali;  che  cosa  ne  uscira,  lo 
vedremo  nella  prima  quindicina  del  p.  v.  gennaio.  Tuttavia  fin  d'oggi, 
in  mezzo  al  cozzo  de'  parti ti,  e  sopra  un  clamore  confuso  della  loro 
propaganda  elettorale,  si  sente  brontolare  il  tuono  delle  future  tem- 
peste  parlamentari,  piu  grosse  delle  passate.  Di  fatto  i  tedeschi  libe  • 
rali  di  tutte  le  gradazioni  proclamano  alto  il  loro  famoso  programma  della 
Pentecoste,  ossia  1'egemonia  tedesca  e  la  lingua  tedesca  di  Stato,  contro 
i  diritti  di  tutte  le  altre  nazioni  della  Cislaitania.  L'urto  fra  tedeschi 
e  slavi  ne  seguira  tremendo;  e  per  quanto  i  czechi  sieno  travagliati 
da  discordie  intestine  di  diverso  genere,  non  v'ha  dubbio  che  faranno 
gli  sforzi  estremi  per  sab-are  la  minacciata  loro  esistenza  politica; 
tanto  piu  che  il  Koerber,  trascinato  forse  dalla  corrente  tedesca,  salto 
fuori  in  mal  punto  ad  aizzarli  con  un  nuovo  decreto,  che  impone  1'uso 
esclusivo  della  lingua  tedesca  in  tutto  il  servizio  interno  del  ramo  giu- 
diziario  della  Boemia. 

3.  Chi  tenne  dietro  alle  passate  corrispondenze  avra  forse  vaghezza 
di  sapere,  come  sia  andata  a  finire  la  revisione  del  processo  di  Polna, 
che  erasi  chiuso  a  Kuttenberg  in  Boemia  colla  condanna  a  morte 
dell'ebreo  Hiilsner,  1'assassino  della  giovane  cristiana  Agnese  Hruza. 
II  cadavere  della  vittima  totalmente  dissanguato,  ed  altre  circostanze 
venute  a  galla  in  quel  processo,  avevano  rafforzato  soprammodo  il  so- 
spetto  popolare,  che  si  trattasse  d'un  cosiddetto  assassinio  rituale.  Non 
e  a  dire,  quanto  s'adoperassero,  e  in  palese  e  in  secreto,  gli  Ebrei, 
e  segnatamente  i  viennesi  padroni  della  stampa,  per  ottenere  una 
revisione  del  processo,  tanto  compromettente  per  la  Sinagoga.  E  la 
revisione  venne  accordata,  in  seguito  ad  accuse  del  condannato  contro 
wltre  persone  (chiaritesi  dipoi  del  tutto  innocenti)  che  rendevano  ne- 
cessario  un  nuovo  processo.  II  quale  apertosi  a  Pisek,  fini  con  una 
nuova  condanna  a  morte  dello  Hiilsner,  convinto  reo  d'  un  secondo 
assassinio  d'  un'  altra  giovane  cristiana,  e  per  giunta  anche  di  ca- 
lunnia.  Ma  i  giudei,  che  avevano  tenuto  dietro  allo  svolgimento  del 
processo  con  ansia  indescrivibile,  se  non  vennero  a  capo  di  conseguire 
Serie  XVII,  vol.  XII,  fasc.  1212.  48  7  dicembre  1900. 


754  CRONACA 

1'assoluzione  del  colpevole,  pure  raggiunsero  lo  scopo  principale,  che 
era  quello  di  non  vedere  confermato  legalmente  con  una  sentenza 
giudiziaria  il  sospetto  popolare  dell'assassinio  rituale.  Accadde  infatti, 
che  contro  la  perizia  medica  del  primo  processo  di  Kuttenberg,  la 
quale  aveva  messo  in  sodo  il  quasi  perfetto  dissanguamento,  e  la 
scomparsa  del  sangue  della  vittima,  la  Facolta  medica  dell'Universita 
di  Praga,  richiesta  del  suo  parere  tecnico  dalle  Assise  di  Pisek,  sen- 
tenzio,  qualmente  la  quantita  del  sangue  rinvenuto  negli  indumenti 
dell'  assassinata,  corrisponde  appuntino  al  peso  del  suo  corpo.  In 
omaggio  a  codesto  verdetto  della  scienza,  contraddicente  a  quello  dei 
medici  che  fecero  la  prima  ispezione  della  vittima  appena  assassinata,. 
il  procuratore  di  Stato  ed  il  presidente  del  tribunale  di  Pisek  esclu- 
sero  affatto  1'assassinio  rituale,  come  quello  che  riducevasi  ad  una 
fiaba  ridicola,  inventata  dall'  odio  di  razza,  ed  accreditata  dall'  odia 
di  religione.  Al  qual  proposito  non  bisogna  dimenticare,  che  nel  primo 
processo  di  Kuttenberg  il  sospetto  d'un  assassinio  rituale,  sorto  nella 
popolazione,  affermato  dal  D.r  Baxa,  avvocato  della  parte  civile,  e 
confortato,  come  si  disse,  dalla  perizia  medica.  era  stato  accolto  eziandio 
dal  procuratore  di  Stato  nella  sua  requisitoria,  per  la  qual  cosa  gli 
Ebrei  avevano  sollevato  uno  scandalo  enorme,  e  chiesta  a  dirittura 
la  destituzione  dell' impru den te  magistrato.  Ciascuno  nnalmente  pufr 
imaginarsi  da  se  le  pressioni,  esercitate  con  tutti  i  mezzi,  non  escluse 
le  lettere  minatorie  ai  testimoni  citati  nel  processo;  basti  dire,  che 
uno  di  costoro  non  avendo  avuto  il  coraggio  di  esporre  quanto  sapeva 
nel  primo  processo,  presto  nel  secondo  tali  testimonianze,  che  poste 
in  rilievo  dall 'avvocato  D.r  Baxa,  spinsero  la  popolazione  di  Pisek  a 
fare  una  dimostrazione  in  senso  antisemitico  ai  giurati,  i  quali  con 
voto  unanime  avevano  dichiarato  colpevole  1'accusato.  Per  tal  guisa 
anche  il  secondo  processo  non  riusci  a  dissipare  interamente  nella 
coscienza  popolare  la  fosoa  nube  dell'assassinio  rituale.  Di  che  tur- 
bata  oltremodo,  la  stampa  giudaica  va  gridando  ad  una  voce,  che 
1'affare  Hiilsner  e  tutt'altro  che  terminate,  e  che  si  rende  necessaria 
una  nuova  revisione  del  processo,  naturalmente  colla  prospettiva  d'una 
sentenza  di  assoluzione  finale.  Ci  riusciranno?  Intanto  e  un  fatto,  che 
I'Hiilsner,  il  quale  si  rifiuto  ostinatamente  a  metter  fuori  il  nome 
de'  veri  complici,  accolse  la  sentenza  di  morte  con  un  sorriso.  E  non 
conviene  dimenticare  il  procedimento  ed  il  risultato  finale  del  famoso 
processo  della  Ezlar  in  Ungheria,  e  di  tanti  altri  consimili,  che  i 
lettori  della  Oiviltd  C.,  istruiti  in  proposito  assai  meglio  d'ogni  altro 
lettore  di  periodic!,  senza  dubbio  non  hanno  dimenticato. 


CONTEMPORANEA  755 

IRLANDA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  II  risveglio  celtico  e  la  lingua  irlan- 
dese. -  2.  La  visita  della  Reg-ina  in  Irlanda.  La  guerra  crudele.  — 
3.  Le  elezioni  g-enerali.  11  nuovo  partito  irlandese.  —  4.  II  continue 
spopolamento  dell' Irlanda. 

1.  Due  anni  or  sono  incomincio  a  manifestarsi  in  Irlanda  un  movi- 
mento  destinato  ad  avere  conseguenze  importantissime.  Questa  mani- 
festazione  non  e  affatto  d'  indole  politica,  ne  potrebbe  dirsi  che  uo- 
mini  politic!  abbiano  contribuito  specialmente  al  suo  sviluppo,  ma 
siccome  essa  e  puramente  nazionale  ed  autoctona,  coloro  che  non 
hanno  il  coraggio  di  parteciparvi  si  scusano  di  questa  loro  con- 
dotta  col  dire  che  tale  patriottica  manifestazione  rischia  di  crear 
cattivo  sangue  fra  noi  ed  i  nostri  governanti.  Ma  questa  causa  non 
e  altro  che  un  mescrhino  sotterfugio,  poiche  trattandosi  d'una  mani- 
festazione puramente  irlandese,  tutti  i  nostri  dovrebbero  appoggiarla, 
indipendentemente  dalle  loro  idee  politiche.  II  movimento  in  parola 
ha  niolti  punti  in  comune  col  risveglio  celtico.  Per  questo  s'  intende 
il  rifiorire  d'  interesse  nella  nostra  storia  e  nella  antichissima  lingua 
nostra,  lo  studio  amorevole  e  la  rievocazione  del  passato,  un  movimento 
<3ioe  d'  indole  essenzialmente  letteraria.  Invece  il  movimento  Gaelico 
abbraccia  un  orizzonte  molto  piu  vasto,  si  propone  uno  scopo  ben  piu 
ambizioso  ed  esercita  un'  influenza  senza  paragone  piu  efflcace.  Non 
occorre  essere  profondi  conoscitori  della  nostra  storia  per  sapere  che 
per  parecchi  secoli  si  fecero  atti  inauditi  diretti  a  soffocare  la  nostra 
lingua  nazionale  ed  a  screditare  le  antiche  usanze  del  popolo  nostro. 
I  nostri  governanti  seguirono  una  linea  di  politica  costante,  e  in  gran 
parte  vittoriosa,  avente  per  scopo  di  sradicare  tutto  cio  che,  a  parere 
loro,  tendeva  a  mantenere  i  caratteri  distintivi  della  nazionalita  irlan- 
dese. S'  incomincio  col  proscrivere  la  lingua  celtica.  Poi  le  antiche 
e  savie  leggi,  cosi  bene  adattate  alia  speciale  indole  del  popolo,  ven- 
nero  denunciate  come  barbare  da  coloro,  il  cui  concetto  della  giustizia 
si  riassumeva  in  questa  parola  :  confiscare,  ed  il  passaggio  dei  quali, 
quando  in  orde  armate  scorazzavano  per  il  paese,  veniva  segnalato  da 
stragi  e  da  rovine  indescrivibili.  L'antico  sistema  agrario,  che  ben  si 
confaceva  ad  tin  popolo  dedito  alia  pastorizia,  venne  sovvertito  per 
soddisfare  alle  brame  dell'  ingorda  soldataglia  che  invase  il  paese. 
Neppure  la  religione  dell'  Irlanda  pote  sfuggire  ai  loro  attacchi,  e  gli 
insegnanti  nelle  sctiole  furono  perseguitati  colla  medesima  ferocia  di 
cui  erano  vittime  i  sacerdoti.  Tutti  sanno  come  tale  persecuzione  sorti 
in  gran  parte  il  desiderate  successo.  I/  Irlanda  venne  anglicizzata, 
fino  al  limite  del  possibile,  e  la  pesante  coltre  d'una  forzata  igno- 
ranza  fu  distesa  sul  popolo.  Affine  di  reagire  contro  questa  to  tale 
oppressione  e  sorto  il  movimento  Gaelico,  i  cui  risultati  finora  sono 


756  CRONACA 

veramente  stupefacenti.  Sembrera  ineredibile,  ma  e  pur  vero,  che  in 
quei  distretti,  dove  la  lingua  irlandese  aveva  sopravvissuto  ed  era 
ancora  la  lingua  parlata,  cioe  sulla  costa  occidentale  e  meridionale, 
era  proibito  d'  insegnarla  o  di  parlarla  nelle  scuole  primarie  !  Orbene, 
tale  severita  ha  ora  dato  luogo  a  grande  indulgenza,  tanto  che  1'in- 
segnamento  bilingue  e  permesso.  L'antica  lingua  dei  Celti  e  in  via 
di  risurrezione,  la  conoscenza  della  sua  bellezza,  lo  studio  della  sua 
letteratura,  sono  vieppiu  in  aumento,  ed  e  facile  osservare  un  risor- 
gere  ed  un  rafforzarsi  dello  spirito  nazionale  che  autorizza  a  ben  spe- 
rare  per  Pav  venire.  Essendo  perfettamente  indipendente  da  fazioni 
politiche,  questa  manifestazione  pud  e  deve  trovare  appoggio  in  tutti 
gli  uomini  di  sangue  e  di  nascita  irlandese.  Ne  avrebbe  potuto  fare 
si  rapidi  progressi  se  la  sua  politica,  il  suo  programma  e  il  suo  scopo 
non  fossero  perfettamente  in  armonia  colle  aspirazioni  e  con  le  sim- 
patie  del  popolo.  Ci  e  dunque  lecito  sperare  che  verra  un  tempo  in 
cui  avremo  una  vera  e  propria  letteratura  irlandese,  a  cui  faranno 
corona  musica  edjarti  proprie  dell'  indole  nostra.  Fra  i  piu  autorevoli 
ed  efficaci  cooperatori  in  questo  movimento,  ci  e  caro  nominare  il  no- 
stro  venerando  Primate,  il  Cardinale  Logue,  insieme  a  S.  E.  Revifia 
1'Arcivescovo  di  Dublino,  di  cui  1'Irlanda  ricordera  sempre  con  pro 
fonda  riconoscenza  1'efficace  contributo  portato  ad  una  causa  veramente 
nazionale. 

2.  Ma  1'opinione  pubblica  in  Iiianda  e  stata  ultimamente  agitata  da 
ben  altre  commozioni  che  non  quelle  fatte  sorgere  dal  suddetto  pacifico 
risveglio.  Dopo  un'assenza  equivalente  quasi  al  termine  normale  d'una 
vita  umana,  la  Regina  Vittoria  si  decise  di  recarsi  ancora  una  volta  a 
visitare  il  suo  reame  d'Irlanda. 

Molti  e  gravi  avvenirnenti  ebbero  luogo  in  Irlanda  durante  il  lungo 
periodo  di  tempo  che  separa  il  1862  dall'anno  presente.  Di  questi  alcuni 
furono  buoni,  altri  cattivi,  ma  bisogna  ammettere  che,  tirando  la  linea 
e  facendo  i  conti  finali,  vi  e  un  notevole  aumento  dalla  parte  del  bene. 
Pero  le  relazioni  dell'Irlanda  con  1'Inghilterra,  e  quelli  dell'Inghil- 
terra  con  1'Irlanda,  sono  rimaste  sempre  le  medesime,  caratterizzate 
cioe  da  sfiducia,  sospetto  e  odio.  Tenendo  conto  di  questo  stato  degli 
animi,  la  cui  agitazione  latente  avrebbe  potuto  divampare  maggior- 
mente  dopo  gli  attacchi  della  stampa  imperialista,  che  cercava  di  attri- 
buire  scopi  politici  alia  visita  reale,  deve  tan  to  piu  ammirarsi  il  con- 
tegno  della  popolazione,  che  ricevette  la  Regina  in  modo  correttissimo. 
Dopo  un  lungo  periodo  di  totale  abbandono,  la  «  Regina  Impera- 
trice  >  non  era  venuta  per  chieder  venia  d'un  passato  che  e  tutta  una 
serie  di  oppressioni  e  d'ingiustizie,  ma  bensi  per  raccogliere  soldati, 
vittime  designate  per  le  guerre  d'oggidi.  La  fortuna  della  guerra  non 
aveva  sorriso^alle  armi  inglesi  nel  Natal,  ma  i  soldati  irlandesi  di  Sua 


CONTEMPORANEA  757 

Maesta  si  batterono  bene,  salvando  la  situazione,  e  la  Regina  ricono- 
seente,  voile  venire  ella  stessa  in  Irlanda  per  esprimere  la  sua  grati- 
tudine.  E  1'accoglienza  che  ricevette  fu  non  solamente  cordiale,  ma 
neppure  oscurata  da  un  solo  incidente  spiacevole.  Pero  sarebbe  errore 
credere  che  un  momentaneo  entusiasmo  abbia  potato  renderci  favorevoli 
alia  guerra  nel  Sud- Africa,  una  guerra  che  sapevamo  significare,  non 
solamente  un  aumento  di  tasse  e  un  grave  danno  all'industria  e  al  com- 
mercio,  ma  soprattutto  la  rnorte  o  la  mutilazione  di  centinaia  di  bravi 
soldati  irlandesi.  II  popolo  si  sentiva  naturalmente  legato  da  un  vin- 
colo  di  simpatia  con  la  valorosa  nazione  Boera,  combattente  una  lotta 
ineguale  per  la  liberta  e  per  i  patrii  lari,  e  seguiva  con  ansia  indi- 
cibile  le  vicende  dell  a  lotta  impegnata  fra  tin  grande  impero  tutto  in 
armi  contro  un  manipolo  di  30000  contadini,  decisi  a  vincere  o  morire. 

3.  La  eonfusione  che  per  solito  caratterizza  le  elezioni  politiche  del 
nostro  paese  e  stata  di  gran  lunga  minore  degli  altri  anni,  a  causa 
forse  del  tempo  inaspettato  in  cui  ebbero  luogo.  In  Inghilterra  la  que- 
stione  principale  da  cui  dipendevano  i  risultati  era  la  politica  del 
Governo  nel  Sud-Africa.  II  partito  liberale  naturalmente  protesto  contro 
la  malafede  del  governo  che  fisso  la  data  delle  elezioni  appunto  per 
1'epoca  in  cui  1'agitazione  guerresca  del  popolo  raggiungeva  il  suo 
massimo  a  causa  del  ritorno  in  patria  di  numerose  truppe  che  ave- 
vano  partecipato  alia  guerra  Sud-Africana.  Si  disse  che  la  guerra  era 
stata  felicemente  condotta  a  terinine,  che  ogni  resistenza  era  finita, 
e  che  oramai  non  rimaneva  altro  da  fare  che  di  indirizzare  i  nuovi 
paesi  per  la  via  della  pace  e  della  prosperita.  Ma  queste  ilhisioni  fu- 
rono  ben  presto  dissipate  quando  durante  le  elezioni  giunsero  no- 
tizie  poco  favorevoli  agli  inglesi,  dimostranti  come  la  resistenza 
boera  fcsse  molto  meglio  organizzata  di  quanto  si  voleva  far  credere. 
Pero  la  corrente  favorevole  al  governo  era  preponderante  e  coloro 
che  disapprovavano  apertamente  la  guerra  e  il  modo  in  cui  veniva 
condotta,  furono  non  solamente  denunciati  dalla  stainpa  come  tradi- 
tori,  ma  anche  trattati  come  tali.  Finalmente  il  Governo  riusci  a  sal- 
varsi.  Qui  in  Irlanda  nulla  vi  e  stato  di  cambiato.  Vi  e  ancora  un 
gruppo  composto  di  84  Naxionalisti,  pronti  a  difendere  con  entusiasmo 
il  loro  paese  ed  a  fare  qualunque  sacrificio  per  esso. 

Sarebbe  troppo  1'aspettarsi  che  i  migliori  candidati  siano  sempre 
eletti.  Anzi  avviene  spesso  che  nella  eonfusione  delle  elezioni  si  pre- 
sentino  con  successo  uomini  di  minor  valore,  aiutati  da  interessi  lo- 
cali  o  da  fazioni  politiche,  ma  tutto  considerate,  non  possiamo  tro- 
varci  malcontenti  dei  risultati  delle  elezioni,  benche  dobbiamo  deplo- 
rare  la  scomparsa  di  alcuni  uomini  politici,  i  quali,  anche  a  costo  di 
gravi  sacrifici  personali,  si  dedicarono  con  amore  disinteressato  alia 
causa  del  popolo.  Se  fosse  stato  seguito  il  consiglio  del  Cardinale  Logue, 


758  CRONACA 

le  cose  sarebbero  anche  piu  soddisfacenti.  Sua  Eminenza  consiglio  gli 
irlandesi  di  sciogliere  i  problem!  politic!  da  se  stessi,  di  eleggere  a 
loro  rappresentanti  uomini  senza  inacchia  o  sospetto,  di  respingere 
qualunque  ingerenza  tendente  ad  influire  sul  loro  libero  voto,  e  so- 
prattutto  a  scegliersi  uomini  che  sarebbero  veramente  i  loro  rappre- 
sentanti e  non  i  loro  padroni.  Finora  non  possiamo  sapere  in  qua! 
modo  essi  esplicheranno  la  loro  attivita  durante  la  sessione  parlamen- 
tare  ventura,  ma  siamo  sicuri  che  essi  daranno  prova  di  zelo  e  di 
energia,  quando  si  presentera  loro  1'occasione  di  eliminare  alcuni  dei 
mali  che  pesano  sul  nostro  paese. 

4.  E  che  quest!  mali  sono  numerosi  e  profondi  e  cosa  ben  nota.  Per 
esempio,  non  si  potrebbe  fare  qualche  cosa  per  permettere  agl'  irlan- 
desi di  rimanere  nel  proprio  paese?  E  assurdo  il  dire  che  essi  godono 
di  maggiore  prosperita  in  lontane  region!,  che  essi  sono  destinati  col 
loro  esiglio  a  portare  il  lume  della  fede  nei  paesi  dove  si  trasferiscono. 
Ma  perche  non  potrebbero  rimanere  nella  terra  dei  loro  padri,  perche 
non  potrebbero  essere  felici  e  godere  d'una  onesta  prosperita  in  casa 
propria?  Fra  i  molti  mali  che  affliggono  1'Irlanda,  uno  dei  maggiori 
e  senza  dubbio  1'esodo  continue  della  sua  popolazione,  che  prende  la 
forma  di  emigrazione  verso  altri  paesi,  alcuni  dei  qnali  non  sono 
sempre  piu  favoriti  dalla  natura.  E  un  assioma  economico  che  quando 
la  popolazione  d'un  paese  naturalmente  fertile  e  costretta  ad  emigrare 
vi  deve  essere  qualche  forte  tarlo  nella  condizione  del  paese  stesso. 
Gia  da  quarant'  anni  1'elemento  giovane  della  popolazione  irlandese, 
uomini  e  fanciulle  nel  fiore  dell'eta,  emigrano  continuamente  dal  paese 
della  loro  nascita.  Ne  segue  che  la  popolazione  attuale  dell'Irlanda 
e  numericamente  uguale  a  quella  d'un  secolo  fa,  mentre  in  altri  paesi 
il  numero  degli  abitanti  si  e  triplicate  e  quadruplicate,  e  la  ricchezza 
individuale  ha  aumentato  vent!  o  cento  volte.  Le  tasse  sempre  cre- 
scenti,  insieme  a  leggi  economiche  ingiustissime,  hanno  ridotto  1'  Ir- 
landa  alia  miseria,  benchS  una  commissione  parlamentare  abbia  do- 
vuto  ammettere  che  noi  paghiamo  circa  tre  milioni  di  sterline  in  ec- 
cesso  di  quello  che  dovremmo  contribuire  allo  Stato.  Tre  milioni 
all'anno  significa  un  capitale  di  cento  milioni  di  sterline  (Lire  ita- 
liane  2,500,000,000)  ingiustamente  toltoci.  Le  spese  della  presente 
guerra  anglo-boera,  nonche  quelle  per  gli  atimenti  della  marina, 
debbono  in  parte  essere  sopportate  da  noi,  cosicche  la  popolazione 
irlandese  avra  ancora  a  subire  vessazioni  e  sofferenze.  L'aumento  di 
tasse  e  in  ragione  diretta  dell'aumento  d'emigrazione.  Negli  ultimi 
40  anni,  emigrarono  dalPIrlanda  ben  3,800,000  individui,  cifra  che 
rappresenta  i  due  terzi  della  popolazione  media  d'Irlanda  durante 
mezzo  secolo.  Se  non  fosse  per  questo  tremendo  esodo,  la  popolazione 
odierna  invece  di  contare  4,500,000  conterebbe  probabilmente  10  o 


CONTEMPORANEA  759 

12  milioni  di  anime.  Durante  lo  stesso  periodo  la  provincia  di  Munster 
ha  perduto,  causa  1'emigrazione,  130,000  abitanti  numero  molto  su- 
periore  a  quello  della  sua  popolazione  presents. 

Quest!  fatti  terribili  spiegano  sufficientemente  1'  irrequietezza,  la 
miseria  e  Pamaro  sentimento  di  ribellione  che  trovansi  cosi  fre- 
quentemente  nel  popolo  nostro.  Poiche  esso  si  trova  alia  merce  d'un 
sisteina  che  fatalmente  lo  trascina  ogni  anno  piu  vicino  alia  miseria 
irreparabile.  E  1'auinento  dell'  impero  non  reca  ad  essa  profitto  o 
gloria,  ma  solamente  un  aumento  di  peso. 

5.  Dopo  tutto,  pero,  abbiamo  ancora  di  che  ringraziare  il  cielo,  giae- 
che  le  condizioni  nostre  non  sono  ancora  cosi  disperate  come  quelle 
di  molti  milioni  di  sudditi  britannici  nelle  Indie  Orientali.  Se  1'at- 
tenzione  pubbiica  non  fosse  stata  tutta  attirata  dalla  guerra  Sud-Afri- 
cana,  e  certo  che  la  triste  storia  della  carestia  indiana,  cogli  orribili 
parti colari  delle  sofferenze  di  tanti  milioni,  per  fame  e  per  malattie  in- 
fettive,  avrebbe  commosso  il  popolo  inglese  fino  nel  piu  profondo  del 
cuore.  II  Vicere  dell' India,  Lord  Curzon,  dovette  ammettere  che  per 
un  certo  tempo  il  15  per  cento  della  popolazione  indiana  veniva  man- 
tenuto  a  spese  dello  Stato. 

Eppure  egli  fu  costretto  a  fare  appello  alia  generosita  del  pubblico, 
giacche  il  Governo  piu  ricco  del  mondo  non  poteva  essere  in  grado  di 
salvare  i  suoi  sudditi  dalla  fame  mentre  durava  ancora  la  guerra  sud- 
africana,  che  aveva  fatto  rivolgere  le  cupidigie  inglesi  verso  Johan- 
nesburg e  le  miniere  d'oro  del  Transvaal.  Purtroppo  noi  non  abbiamo 
potuto  recare  molto  sollievo  alle  popolazioni  sofferenti  dell' India, 
giacche  anche  nel  nostro  disgraziato  paese  il  demone  della  fame  ha 
fatto  non  poche  vittime  e  tormenta  continuamente  la  povera  popola- 
zione, a  cui  non  resta  che  il  conforto  della  rassegnazione  e  di  una 
profonda  fiducia  nell' inscrutabile  saviezza  della  Provvidenza  Divina. 

V. 
COSE  VARIE 

1.  Un  monumento  a  Cristo  Redentore  nelle  isole  Cicladi.  —  2.  La  princi- 
pessa  Caterina  di  Hohenzollern  ed  i  Benedettini  di  Beuron.  —  3.  L'Al- 
berg-o  popolare  di  Milano.  —  4.  Una  lingua  poco  conosciuta  ma  molto 
diffusa. 

1.  Un  monumento  a  Cristo  Redentore  nelle  isole  Cicladi.  II  giorno 
4  dello  scorso  mese  di  novembre,  1'isola  di  Tine,  fra  il  suono  delle 
trombe  e  delle  campane,  tra  i  cantici  e  gli  inni  festeggiava  la  bene- 
dizione  della  gran  Croce  di  marmo  bianco  eretta  a  gloria  del  Reden- 
tore degli  uomini  sulla  vetta  del  monte  Xoborgo.  La  croce  misura 


760  CRONACA 

cinque  metri  di  altezza,  il  piedestallo  e  alto  tre  metri  e  mezzo,  oltre 
la  roccia,  su  cui  poggia :  il  monte  poi  a  540  metri  dal  livello  del 
mare  s'  innalza  maestoso  nel  bel  centro  dell'  isola  e  ne  domina  i  ses- 
santa  villaggetti  da  cui  e  frastagliata.  Sicche  il  segno  della  nostra 
Redenzione,  visibile  a  tutti,  stende  le  forti  sue  braccia  da  Oriente  in 
Occidente,  e  par  che  dica  ai  vicini  ed  ai  lontani :  In  Tine  io  regno. 

OoH'unanime  assenso  di  tutti,  non  esclusi  gli  stessi  scismatici,  e 
col  loro  obolo,  aiutati  ed  incoraggiati  dal  loro  zelante  Pastore,  Mon- 
signor  Francesco  di  Mento,  i  missionarii  di  Tine  si  accinsero  all'ardua 
impresa,  dico  ardua,  fatta  ragione  deH'asperita  del  sito  e  della  defi- 
cienza  di  ordegni  atti  a  tali  opere.  Pur  nondimeno  colla  buona  vo- 
lonta  e  col  numero  delle  braccia  si  e  supplito  al  difetto,  e  la  cosa  puo 
dirsi  riuscita  con  piena  soddisfazione  di  tutti. 

Stabilito  il  giorno  della  benedizione,  si  recarono  tutti  a  mezza  costa 
del  monte,  nel  santuario  del  Cuor  di  Gesu,  che  sorge  fra  le  macerie  del- 
1'antica  capitale  dell' isola,  ora  deserta.  Quivi,  celebrati  i  sacri  Mi- 
steri,  si  ordino  la  processione  e  si  mosse  per  1'erta.  Monsignore  li 
avea  preceduti  ed  in  mitra  e  piviale  li  attendeva  a  pie'  della  Croce. 
Intonato  il  Vexilla  Regis  e  recitate  le  preci  rituali,  aspersa  la  Croce 
di  acqua  santa  ed  incensata,  siccome  menava  una  brezza  abbastanza 
fredda,  Monsignore  decise  di  parlare  in  Chiesa.  Fu  allora  che  un  Padre 
rnissionario  invito  il  popolo  ad  un  grido  di  evviva  alia  Croce  ed  a 
Gesu  Redentore,  e  1'evviva  scoppio  fragoroso  dalle  labbra  e  dal  cuore 
deH'affollata  moltitudine  ripercotendosi  nella  sottoposta  vallata.  Scen- 
clerono  quindi  alia  Chiesa  processionalmente,  e  la  festa  si  chiuse  con 
un  bei  discorso  di  Monsignore,  che  fra  le  altre  cose,  congratulossi 
con  Tine  d'avere  il  primato  ia  Oriente,  essendo  la  sola  finora  che 
avesse  alzata  una  Croce  monumentale  a  gloria  del  comun  Redentore. 

I  Tiniotti  vollero  addimostrare  la  loro  fede  al  nostro  Redentore  col 
dedicargli  altresi  una  grossa  campana,  la  quale  fusa  in  Yerona,  nella 
fonderia  di  L.  Cavadini  e  figlio,  porta  la  seguente  iscrizione :  Christo 
Redemptori  —  Saeculo  undevicesimo  exeunte  —  Sacram  hanc  nolam  — 
Sub  nomine  —  Rosariae  Leoniae  —  Caiholici    Tenenses  —  Dedicavere. 

Essa  quanto  prima  verra  riposta  nel  nuovo  campanile  condotto  a 
termine  dal  presente  Yescovo  e  costruito  secondo  il  disegno  del  sa- 
cerdote  tiniotto  D.  Giovanni  Filippuzzi,  rettore  del  Seininario  di  Tine. 

2.  La  principessa  Caterina  di  Hohenzollern  ed  i  Benedettini  di  Beuron. 
Leggevasi  nella  Qermania  di  Berlino  del  26  giugno,  n.°  143  :  «  La  teste 
defunta  principessa  Caterina  di  Hohenzollern  non  era  soltanto  piissima 
cattolica,  ma  insieme  la  piu  grande  protettrice  dell'Ordine  benedet- 
tino.  Da  questa  nobile  signora  il  detto  Ordine  riconosce  la  magnifica 
arciabbazia  di  Beuron  nel  principato  di  Hohenzollern-Sigmaringen. 
Come  si  ritrae  dal  volume  XI  delle  St.  Benedicks-Stimmen,  i  due  bene- 


CONTEMPOR ANE A  761 

dettini  del  monastero  di  S.  Paolo  di  Roma,  pp.  Mauro  e  Placido  Wolter, 
presero  la  risoluzioae  di  trapiantare  in  Germania  il  loro  Ordine.  Ora 
mediatrice  di  questo  disegno  fu  la  coinpianta  principessa  Caterina,  la 
quale  con  cuore  aperto  e  con  somma  gioia  entro  nel  peusiero  di  fon- 
dare  in  Germania  un  monastero  benedettino,  riconoscendo  nel  P.  Mauro 
1'uomo  dalla  Provvidenza  destinato  a  si  grande  opera.  II  29  settem- 
bre  1860  i  due  monaci  entravano  nella  sala  del  trono  pontificio.  Vi- 
cina  a  Pio  IX  sui  gradini  del  trono  stava  la  principessa,  qual  testi- 
inonio  della  solenne  benedizione  del  Capo  della  Chiesa  ai  monaci  co- 
raggiosi.  Essi  fondarono  dapprima  una  residenza  a  Materborn   presso 
Cleves  nel  Reno  inferiore,  la  quale  casa  in  presenza  della  sola  princi- 
pessa fu  benedetta  il  10  febbraio  1861.  Ma  dovendo  i  buoni  monaci 
deciders!  nel  1862  ad  abbandonare  volontariamente  quel  luogo,  fu  loro 
indicate  Beuron  da  un  bravo  sacerdote  di  Sigmaringen.  In  Beiuon  esi- 
steva  fino  alia  secolarizzazione  del  1806  una  badia  di  Canonici  rego- 
lari  di  S.  Agostino;  allorche  fu  istallato  1'Abbate  Donienico  nel  1798, 
il  p.  Lechleitner,  agostiniano,  fece  la  seguente  profezia :  —  L'Abbate, 
che  oggi  solennemente  insediamo,  sara  1'ultimo  di  questa  badia.  Per 
sessant'anni  essa  sara  abbandonata ;  ma  poi  sara  di  nuovo  ripresa,  e 
non  passera  piu  in  mani  profane.  —  (Questa  profezia  si  legge  incisa 
in  pietra  sulla  porta  della  cella  dell'Arciabbate  di  Beuron).  Dopo  la 
cacciata  degli  Agostiniani,  Beuron  venne  in  possesso  del  principe  di 
Hohenzollern.  Or  dunque,  allorche  i  Benedettini,   dopo   lasciato  Ma- 
terborn, cominciarono  le  trattative  per  istabilirsi  a  Beuron,  la  princi- 
pessa compero  1'antico  fabbricato  con  una  piccola  possessione  intorno, 
ed  a  questo  fine  e  per  la  ristorazione  e  dotazione  del  monastero  diede 
tutto  il  suo  avere,  cosi  che  d'allora  in  poi  si  considero  come  una  pove- 
rella  di  Cristo  e  come  un'oblata  del  monastero.  II  6  decembre  1862  i 
Padri  entrarono  in  Beuron,  ma  la  solenne  benedizione  del  monastero 
si  diede  soltanto  il  24  maggio  1863.  La  degna  signora  venne  sempre 
chiamata  dai  Benedettini  con  filiale   amore  la  nostra  principessa,   ed 
essa  con   amore   e  sollecitudine  veramente   materna   pensava  al  suo 
monastero;  il  suo  cuore  non  batteva  che  pe'  monaci;  tutte  le  sue  pre- 
ghiere,  tutti  i  suoi  desiderii,  tutte  le   sue  speranze   erano   per  loro. 
De'  sacrificii  materiali  da  lei  fatti,  tace  il  cronista  citato ;    ma  pero 
aggiunge  :  —  Non  solo  doni  ella  ci  reca,  la  nobile  benefattrice,  ma  i 
suoi  doni  sono  indorati  ed  irnporporati  con  1'intenzione  piu  pura  e  con 
1'opera  delle  sue  mani,  colle  quali  essa  lavora  incessantemente  pel  mo- 
nastero e  per  la  chiesa.  Se  alcuna  cosa  le  diminuisce  il  dolore  di  dover 
vivere  si  a  lungo  sulla  terra,  qu,est'e  il  pensiero  di  continuarci  la  sua 
protezione,  il  suo  conforto,  il  suo  consiglio.  —  »  Fin  qui  la  Germania. 
Quanto  piu  divengono  rari  a'  nostri  giorni  questi  esempii  insigni 
di  beneficenza  cristiana  ne'  principi  e  grandi  del  secolo,  tanto  piu  essi 


762  CRONACA   CONTEMPORANEA 

sono  degni  che  se  ne  conservi  imperitura  memoria.  L'opera  della  princi- 
pessa  Caterina  di  Hohenzollern  fa  largamente  benedetta  da  Dio.  Dal 
monastero  di  Beuron  i  benedettini  tedeschi  si  moltiplicarono  larga- 
mente ed  oggi  contano  otto  Monasteri  e  circa  500  Religiosi. 

3.  L'Albergo  popolare  di  Milano.  Alle  notizie  date,  nel  quad.  1208, 
pag.  254,  intorno   alle  Eowton  Houses,   stabilite  a  Londra,  Berlino, 
Parigi,  Nuova  York,  siamo  lieti  di  aggiungere  che  1'esempio  dato  dal 
nobile  Lord  inglese  e  stato  seguito  anche  in  Italia  nella  citta  di  Mi- 
lano. L'Albergo  popolare,  la  cui  costruzione  fu  iniziata  nell'agosto  del 
1899,  e  oramai  compiuto,  e  potra  col  nuovo  anno  1901  cominciare  ad 
accogliere  i  suoi  inquilini.  L'Albergo,  che  al  31  ottobre  del  corrente 
anno,  aveva  gia  un  capitale  sottoscritto  di   lire   362,000  e    costituito 
in  societa  separata  dall'Unione  cooperativa  milanese,  ed  ha  una  pro- 
pria  amministrazione  sotto  la  presidenza  del  signer  Luigi  Buffoli. 

4.  Una  lingua  poco  conosciuta  ma  molto  diffusa.  Alia  Mostra  di  Pa- 
rigi del  1889  si  reed  dalla  Polonia  una  compagnia  di  attori  ebrei  per 
dare  alcune  rappresentazioni  in  lingua  ebraico-tedesca  (Judendeutsch). 
Quest'anno  una  compagnia  simile  dara  le  medesime  rappresentazioni 
al  teatro  Talia  a  Berlino.  Tra  esse  e  note  vole  una  produzione  che  tratta 
della  storia  di  Bac-Koceba,  capo  degli  ebrei  che  dal  132  al  135  dell'Era 
volgare  fecero  un  ultimo  tentative  per  riconquistare  la  loro  indipen- 
denza  politica.  II  Judendeutsch  potrebbe  chiamarsi  la  lingua  nazionale 
degli  ebrei  dei  nostri  tempi.  Questa  lingua  si  e  formata  nel  decimo- 
quarto  e  decimoquinto  secolo  dal  tedesco  conservato  dagli  ebrei  emigrati 
dalla  Germania  in  Polonia ;  vi  sono  mescolate  molte  parole  ebraiche  e 
polacche  ed  ha  assunto  una  pronuncia  speciale  ed  una  grammatica  iera- 
tica.  In  una  parola,  e  un  idioma  deformato  ed  infarcito  di  espressioni 
straniere.  Per  iscriverlo  si  usano  i  caratteri  ebraici.  II  Judendeutsch  ha 
una  letteratura  molto  estesa ;  il  che  si  spiega  nel  fatto  che  e  parlato  da 
circa  sei  milioni  di  persone  in  Polonia,  Qalizia,  Russia,  Boemia  ecc. 
Ben  23  giornali  si  pubblicano  in  questa  lingua.  Attualmente  una  tipo- 
grafia  di  Berlino  stampa  in  750,000  esemplari  la  traduzione  del  nuovo 
testamento  in  Judendeutsch.  II  resto  del  mondo  nulla  sa  di  questa  lingua 
che  nessuno  impara:  cosicche,  eccetto  gli  ebrei,  non  vi  e  quasi  alcuno 
che  la  sappia  parlare  o  leggere.  I  compositori  della   tipografia  sopra 
ricordata  sono  tutti  ebrei.  E  veramente  un    fatto   curioso    vedere  un 
popolo  disperse    in   mezzo  ad  altre    genti  e   sopra    immense  region), 
conservare  la  sua  lingua  parti colare,   ma  e  anche  piu  strano  che  un 
popolo  si  formi  un  idioma  speciale  a    parte.   Poiche  il  Judendeutsch 
si  e  formato  appunto  durante  la  dispersione  degli  ebrei.  Esso  deriva 
dal  tedesco,   il  fondo   e   tedesco,    ma   ha    preso  un'altra    forma,    ne 
pud  essere  cornpreso  che  dagli  iniziati.  I  tedeschi   non  ne  capiscono 


INDICE  DELLE  MATERIE  CONTENUTE  NEL  VOL.  XII 


Articoli. 

IL    PLEBISCITO    ROMANO    DELL' ANNO 

SANTO.  Pag.  5 

IL  CARDINALE  SFORZA  PALLAVICINO  E 

LA  REPUBBLICA  DI  VENEZIA.  18 
LA  REITA  DELLA  DlNASTIA  MANCIU- 

RESE  NELLE  STRAQI  ClNESI.  35 
LE  SCUOLE  ELEMENTARI  IN  BALIA  DEL- 

LO  STATO.  129 

DELLA  STELA  DEL  FORO  E  DELLA  SUA 

ISCRIZIONE  ARCAICA.  147,  398,  673 
CONCLUSIONS  DELLE  TRATTATIVE  DEL 

CONCORDATO.  157,  415 

IL  DIR1TTO  Dl  PREGARE  E  LA  PREGHIERA 

PE'  MORTI.  257 

LA  QUESTIONS  DEL  TRIBUNALS  INTER- 

NAZIONALE.  Nuovo  studio.  277 
L'ARTE  E  LA  STORIA  ALL'ESPOSIZIONE 

DI  PARIGI.  291,  653 

DELLA  CURA  MORALE  DELL'!TALIA.  385 
DETERMINISMO  E  LIBERTA.  427 

DE  JESU  CHRISTO  REDEMPTORE.  En- 

ciclica  di  S.  S.  Leone  Kill.  487 
Lo  STATO  EDUCATORS.  513 

LA  MEDICINA  MODERN  A  E  i  MICROBII 

PATOGENI.  531 

LE  PENSIONI  OPERAIE  NEL  BfiLGlO.  555 
L'OfiOLO  PER  LE  MONACHE.  578 

I  MlSSIONARII  CATTOLICI  ED  I  DISOR- 

DINI    IN  ClNA.  641 

CHARITAS.   Racconto    contemporaneo. 
52,  172,  304,  562,  685 

Riviste. 

Chiese  romaniche  e  gotiche  della 
Germania  (ff artel).  Pag.  64 

Gian  Domenico  Mansi  e  le  Grand! 
Collezioni  Conciliari  (Quentin).  187 

La  Proprieta  letteraria  delle  Ban- 
diere  in  Chiesa  (Brandi).  198 


I  Monaci  d'Oriente  anteriori  al  Con- 
cilio  di  Calcedonia  (Besse)  Pag.  322 

II  Papato  amico   dell'umanita  (Bri- 
ganti).  437 

11  Diritto  Pubblico  Ecclesiastico  se- 
condo  la  mente  di  Leone  XIII 
(Barba).  440 

Gesu  Cristo  e  Budda  (Dahlmann).  442 

Delia  potesta  delle  Chiavi  nei  primi 
secoli  della  Chiesa  (De  San).  586 

Girolamo  Aleandro  iPaquter).       702 

Appendici. 

SCIENZE  NATURALI.  Dall' Esposizione 
di  Parigi.  Pag.  206 

BIBLIOGRAFIA.  68,  330,  596,  114 

ARCHEOLOGIA.  Relazione  tra  alcune 
feste  cristiant  antiche  e  alcune 
usanze  pagane.  450 

LE  «  ROWTON  HOUSES  »  OSSIA  GLI  AL- 
BERGHI  DEGLI  OPERAI.  254 

L'lMMINENTE  PERSECUZIONE  RELIGIOSA 
IN  FRANCIA  634 

DECRETUM  URBIS  ET  ORBIS.  729 

Cronache  contemporanee. 

Dal  7  settembre  al  6  decembre  1900. 
Diario  dell' Anno  Santo. 

* .  Nuovo  movimentodi  pellegrinaggi 
in  Roma.  Operosita  degli  ordina- 
tori  dei  medesimi.  2.  I  Congress! 
tenuti  in  Roma  nel  settembre  1900. 
3.  Ricevimenti  e  udienze  del  Santo 
Padre.  4.  Le  Figlie  di  Maria  adu- 
nate  a  pareccbie  migliaia  in  S.  Pie- 
tro.  5.  Nuovi  pellegrinaggi  pel  Con- 
gresso  dei  Terziarii  francescani. 
6.  Dispensa  dal  coro  pei  canonic! 
e  beneficiati  che  attendono  alle 
confessioni  dei  pellegrini.  Pag.  91 


764 


INDICE 


S.  La  Madonna  delle  Scuole  Pie  di 
Frascati  recata  a  Roma  da  apposito 
pellegrinaggio.  —  Prodezze  della 
polizia  italiana.  2.  Ricevimenti  del 
S.  Padre  in  S.  Pietro:  italiani  di 
tutte  le  province,  tedeschi  di  Ber- 
lino,  di  Colonia,  del  Reno,  bavaresi, 
austriaci,  spagnuoli,  argentini,  fran- 
cesi.  —  I  canti  religiosi  nazionali. 
Pag-.  216 

3.  II  pellegrinaggio  inglese.  Sua  im- 
portanza  singolare;  una  lettera  del 
duca  di  Norfolk.  2.  Gli  albanesi  di 
Scutari  a  Roma  ed  a  Genazzano. 
3.  Ricevimenti  del  S.  Padre:  alba- 
nesi, spagnuoli,  inglesi,  napoletani, 
Lucca,  Livorno;   tedeschi,  ungbe- 
resi,  altri  spagnuoli ;  Assisi,  Spo- 
leto,  Reggio  Emilia;  altri  unghe- 
resi  e  tedescbi ;    terziarii    serviti, 
veneti.  irlandesi.  4.  Indulgenza  giu- 
bilare   a  S.  Maria  sopra  Minerva. 

348 

4.  Pellegrinaggio  degli  irlandesi,  e 
loro  indirizzo  al  S.  Padre.  2.  Pel- 
legrinaggio della   Sabina:  veneti, 
terziarii   serviti,   ungheresi,   bolo- 
gnesi,  di   Segni,  del  Mezzogiorno 
d' Italia,  di  Ferentino.  3.  Pellegri- 
naggio spagnuolo.   4.  Fatti  parti- 
colari  degni  di  nota.   5.  La  festa 
dei  SS.  Quattro  Coronati  al  Monte 
Celio.  459 

5.  Dedicazione  della  cbiesadi  S.  An- 
selmo  al  collegw  benedettino  sul- 
1'Aventino.  2.  II  sottimo  pellegri- 
naggio  piemontese ;  pellegrinaggi 
delle  diocesi   meridionali,  dell'A- 
bruzzo,    di    Carpineto    e    Maenza, 
di    Perpignano;    personaggi    illu- 
stri.    3.    Pellegrini    dell'Agro    ro- 
mano ;   di  Porto  e  Santa    Rufina. 
Altri  deirUmbria,  Orvieto,  Narni, 
Acquapendente,  delle  Marche,  della 
repubblica  di  S.  Marino.  4.  II  conte 
Ledochowski  punito  iDgiustamente 
in  Austria,  onorato  in  Roma  come 
perfetto  gentiluomo  cristiano.  607 


G.  II  ricevimento  dei  giovanetti  e 
delle  fanciulle  delle  scuole  catto- 
liche  romane  in  S.  Pietro.  2.  I 
pellegrini  di  lassy  in  Rumenia,  e 
quelli  di  Alatri,  di  Cremona,  di 
Nepi  e  Sutri;  personaggi  insigni. 

3.  Facilitazioni  per   Pacquisto  del 
giubileo  nelle  novene  deH'Immaco- 
lata  Concezione.  del  S.  N&tale,e  nel- 
1'esposizione  della  Madonna  della 
neve  a  S.  Maria  Maggiore.  Pag.  730 

Cose  romane. 

i.  II  XVII0  Congresso  Cattolico  Ita- 
liano.  —  2.  II  1°  Congresso  Inter- 
nazionale  degli  Universitarii  Cat- 
tolici.  —  3.  I  Giovani  Universitarii 
in  San  Pietro,  e  poi  in  Vaticano 
a'  piedi  del  S.  Padre.  4.  Pellegri- 
naggio internazionale  e  Congresso 
della  Gioventu  Cattolica.  5.  So- 
lenne  Beatificazione  della  Yen.  Qio- 
vanna  Lestonnac,  fondatrice  delle 
Figlie  di  Nostra  Signora.  Pag.  94 

fc.  II  Congresso  internazionale  dei 
Terziarii  Francescanj.  2.  Lo  scio- 
pero  dei  vetturini  romani.  3.  Bea- 
tificazione del  Ven.  Antonio  Grassi, 
della  Congregazione  dell'Oratorio. 

4.  Un  ingente  furto    in   Vaticano. 

5.  L'lmperatore  della  Dottrina  Cri- 
stiana  assalito  in  Borgo  dai  que- 
sturini.  220 

3.  La   solenne   Beatificazione   della 
Ven.    Crescenzia    Huss,    Terziaria 
Francescana.  2.  Le  due  Rome  se- 
condo  un   socialista.    3.  Calunnie 
contro  il  ricreatorio  festivo  mili- 
tare  dell'Immacolata.  4.  Una  valigia 
misteriosa.  5.  Dicerie  della  stampa 
giudaico-liberale  sull'ambasciatore 
austnaco   presso  la  S.  Sede,  offi- 
cialmente  smentite.  352 

4.  Un  dono  del  Papa  alia  Madonna 
di  Begona  in  Spagna.  2.  II  Kedive 
d'Egitto  a  S.  S.  Leone  XIII.  3.  La 
condanna  del  Principe  Chigi  per  un 
quadro  del  Botticelli.  4.  II  ricrea- 


INDICE 


765 


torio  educative  Sebastiani  5.  Ri- 
sveglio  cattolico  nel  quartiere  di 
S.  Lorenzo  e  nella  Parrocchia  di 
Santa  Maria  in  Monticelli.  6.  La 
scuola  serale  ncaschile  cattolica  di 
Hague  estere.  7.  II  nuovo  amba- 
sciatore  di  Spagna  presso  la  Santa 
Sede.  8.  II  trionfo  della  Vera  Roma. 
9.  Una  preghiera  pel  Papa  da  re- 
citarsi  in  tutto  il  mondo  Pag.  462 
S.  Lettere  Apostoliche  di  S.  S.  Leo- 
ne XIII  pel  nuovo  Collegio  Porto- 
ghese  in  Roma.  2.  Principi  illustri 
in  Vaticano.  3.  Privata  udienza  pon- 
tificia  al  sig.  Descle"e  de  Maredsous. 

4.  I  RR.  PP.  Benedettini  dinanzi  al 
t.rono  di  Leone  XIII.  5.  Nuova  luce 
sul  furto  in  Vaticano.   6.  I  lavori 
nella  Chiesa  di  S.  Cecilia  a  Traste- 
vere.   7.  Triduo  solenne   a  Santa 
Maria    in    Minerva    ad    onore   dei 
Beati  Martiri  Cinesi  ed  Annamiti. 
8.  Decreti  delle  Congregazioni  Ro- 
mane.  612 

«l.  11  Decreto  Urbis  €t  orbis.  2.  II 
primo  centenario  dell'Istituto  del 

5.  Cuore.  3.  I    tridui   solenni   pei 
novelli  canonizzati  e  beatificati  da 
Leone  XIII.  4.  Ricevimento  in  Va- 
ticano del  Ministro  del  Chili.  5  Alle 
Catacombe   di    S.    Callisto.    6.   La 
piena  del  Tevere.  7.  Decreti  delle 
Congregazioni  romane.  733 

Cose  italiane. 

1.  L'  ingresso  solenne  di  S.  E.  Mon- 
signorBacilieri,  Vescovo  di  Verona. 
2.  Soppressione  delle  temporalita 
al  Vescovo  di  Andria.  3.  La  voce 
del  buon  senso  per  1'indipendenza 
del  Papa.  4.  Pel  cinquantesimo 
dairinvenzione  del  corpo  di  Santa 
Chiara  d'Assisi.  5.  Un  monumento 
al  Ven.  Cottolengo  in  Bra.  —  6.  II 
ritoruo  del  Duca  degli  Abruzzi  dal 
viaggio  polare.  7.  La  festa  dei 
XX  Settembre.  102 


fc.  Una  evoluzione  parlamentare  in 
vista.  2.  Prodezze  burocratiche  in 
Italia.  3.  Inondazioni  terribili  in 
Liguria  e  in  Piemonte.  4.  Le  feste 
di  S.  Gerardo  Sagredo  a  Venezia. 
5.  II  trasporto  delle  reliquie  di  San- 
t'Agostino  nella  basilica  di  S.  Pie- 
tro  in  Ciel  d'Oro.  6.  San  Pietro  sul- 
I'Appennino  bolcgnese.  Pag.  226 

3.  I   denigratori    dell' Italia    nuova. 
2.  II  padiglione  d' Italia  all'Esposi- 
zione  di  Parigi.  —  3.  La  santifica- 
zione  de'monti  in  omaggit  a  Cristo 
Redentore.   4.   II  ventesimoquinto 
del  Santuario  di  Pompei.          358 

4.  Una  nobile  protesta  e  un  bell'e- 
sempio  da  imitare.  2.  La  santifica- 
zione  de'monti  in  omaggio  a  Cristo 
Redentore.  3.  La  morte  dell'amba- 
sciatore  De  Renzis.   4.  Edificante 
letterina  della  marchesa  Salvago- 
Raggi.    5.  Consolanti    notizie    del 
Cappellano  militare  in  Cina,  P.  Ge- 
roni,  minorita.  468 

•V  II  processo  Casale  a  Napoli.  2.  La 
Massoneria  smascherata  dai  Socia- 
listi.  3.  La  amnistia  pel  genetliaco 
del  Re,  e  1'esercito  dei  graziati. 
4.  II  programma  del  Ministero  Sa- 
racco.  5.  II  sig.  Chamberlain  e  la 
soppressione  uffieiale  dell'idioma 
italiano  a  Malta.  6.  L'assoluzione 
del  Parroco  di  Tornolo,  condan- 
nato  pel  rifiuto  d'amministrare  un 
Sacramento.  617 

ft.  Riapertura  della  Camera  e  prima 
battaglia.  2.  II  bilancio  della  guer- 
ra.  3.  La  soppressione  dei  tribunal! 
militari.  4.  L'on.  Saracco  «  la  Casa 
Reale.  5.  Un  discorso  dell'ou.  Bac- 
celli  all'albergo  di  Russia.  6.  II  VI° 
Congresso  Regionale  Romagnolo  a 
Faenza.  7.  Un  monumento  in  onore 
deU'lmmacolata  sul  monte  Tiberio 
a  Capri.  737 


766 


IN  DICE 


Cose  straniere. 
Notizie  general!. 

f .  AFRICA  AUSTRALE.  I  Boeri  stretti 
dagli  Inglesi  a  Komati-Poors.  Ul- 
timi  sforzi.  Artiglierie  distrutte. 
Kriiger  rifugiato  a  Lourenco  Mar- 
quez.  II  suo  viaggio  per  PEuropa. 
Un  appello  supremo  dei  signori 
Fischer,  Wolmarans  e  Wessels  ai 
govern!  e  popoli  civili.  2.  INGHIL- 
TERRA.  La  prossimita  delle  elezloni 
general!.  Condizioni  present!  del 
liberalismo  inglese.  Grandi  riforme 
riservate  alia  nuova  legislatura. 
3.  RUSSIA.  Una  manifestazione  del 
«  Novoie  Vremia  »  in  favore  dei 
Boeri.  Quale  importanza  pratica  si 
possa  attribuirle.  Pag-  109 

fc.  AFRICA  AUSTRALE.  Gli  inconcilia- 
bili.  Deliberazioni  del  Congresso 
della  pace  sulla  guerra  sud-afri- 
cana.  Kriiger  in  Europa.  2.  INGHIL- 
TERRA.  I  primi  risultati  delle  ele- 
zioni.  3.  AUSTRIA  UNGHERIA.  L'lm- 
peratore  Francesco  Giuseppe  in 
Gorizia  e  le  accoglienze  prodigate- 
gli.  Preparativi  elettorali.  4.  ESTRE- 
MO  ORIENTE.  Riassunto  delle  prati- 
che  delle  Potenze  europee  e  perti- 
nacia  della  Corte  cinese.  Esigenze 
tedesche.  Intorno  alle  incertezze. 
5.  AFRICA  SETTENTRIONALE.  Pre- 
tesa  mira  della  Francia  sul  Ma- 
rocco.  6.  BALCANI.  Composizione 
quasi  sicura  del  conflitto  bulgaro- 
rumeno.  Viaggio  del  Principe  Gior- 
gio di  Grecia  in  Europa.  232 

3,  INGHILTERRA.  Notizie  generali  delle 
elezioni  ingles!.  Al  Transvaal.  Im- 
barco  del  Kriiger.  2.  ESTREMO  0- 
RIENTE.  L'accordo  Anglotedesco. 
Disposizioni  della  Cina.  Proposte 
respinte  dagli  ambasciatori.  San- 
zione  dell'  integrita  delPImpero  ce- 
leste. I  boxers  del  Sud.  Speranze 
di  pace.  3.  GERMANIA.  Ritiro  del 


Cancelliere  Hohenlohe  e  successio- 
ne  del  Billow.  Sua  energia.  4.  AU- 
STRIA UNGHERIA.  La  questione  del 
Trentino.  5.  SPAGNA.  Alia  Presi- 
denza  del  Senato.  Dimissioni  del 
Presidente  della  Camera.  Condi- 
zioni critiche  economicbe.  Nuovo 
ministero.  6.  AMERICA  DEL  NORIX 
Intorno  alia  elezione  del  Presi- 
dente delle  Citta  federate.  Pag.  363 

4.  ESTREMO  ORIENTE.  Ancora  1'ac- 
cordo  delle  potenze.  Basi  della 
pace.  Speranze  ipotetiche.  II  prin- 
cipe  Tuan.  Condizione  degli  inter- 
nazionali.  Rappresaglie.  2.  INGHIL- 
TERRA. Modificazioni  del  ministero 
Lansdowne  e  la  stampa  inglese. 
Discorso  di  Chamberlain  alia  City. 
Nel  Transvaal.  3.  SPAGNA.  Agita- 
zione  carlista.  Provvedimenti  del 
Governo.  D.  Carlos  sconfessa  gli 
agitatori.  4.  AUSTRIA-UNGHERIA.  In- 
cidente  alia  frontiera  dell'Erzego1- 
vina  di  austriaci  con  montenegrini. 
Fantasie  intorno  a  conquiste  au- 
striache  nei  Balcani.  5.  GERMANIA. 
II  conte  Posadowsky,  Titolare  a  Se- 
gretario  di  Stato  degli  aflfari  esterL 
Primi  discorsi  del  Biilow.  6.  FRAN- 
CIA.  Loubet  a  Lione.  Apertura  della 
Camera.  7.  STATI-UNITI.  Notizie  fa- 
vorevoli  all'elezione  di  Mac-Kinley. 

472 

».  ESTREMO  ORIENTE.  Basi  dell'ac- 
cordo  tra  le  potenze  in  Cina.  Voci 
contradditorie.  I  russi  e  Waldersee. 
2.  INGHILTERRA.  II  ministero  com- 
pito.  Discorsi  dei  Lords  Rosebery 
e  Salisbury.  II  Transvaal.  3.  GER- 
MANIA. Inaugurazione  del  Reich- 
stag e  nomina  del  Presidente.  Pre- 
sentazione  di  proposte  di  legge. 
4.  RUSSIA.  Malattia  dello  Czar.  La 
Czarina.  5.  SPAGNA.  L'insurrezione 
carlista.  Congresso  iepano-ameri- 
cano.  Matrimonio  della  Principessa 
delle  Asturie.  6.  Stati  Uniti.  62a 


INDICE 


767 


ORIENTE.  Disaccordo 
le  potenze.  Ritirata  della 
i.  Le  operazioni  militari  in 
Cina.  Trionfo  della  commedia.  2. 
AFRICA  AUSTRALE.  La  situazione  ag- 
gravata  nel  Transvaal.  Kriiger  e  il 
suo  viaggio  per  1'Europa.  3.  IN- 
OHILTERRA.  Convocazione  straor- 
dinaria  del  Parlamento.  4.  FRANCIA. 
Votazione  del  bilanci.  La  vendita 
delle  decorazioni  nel  bilancio  degli 
esteri.  5  BELGIO.  La  congiura  di 
Bouillon.  6.  RUSSIA.  Lo  Czar.  7. 
SPAGNA.  Riapertara  delle  Cortes. 
Conservator!  e  liberali.  La  data 
del  matrimonio  della  Principessa 
delle  Asturie.  8.  PORTOGALLO.  Crisi 
e  rimpasto  del  Gabinetto.  9.  STATI 
BALCANICI.  Riapertura  della  Camera 
e  Discorso  della  Corona.  Processo 
di  Bucarest  e  condanna  dei  rei 
convenuti.  Ritiro  del  ministro  della 
guerra,  bulgaro.  10.  STATI  UNITI. 
IlMessaggio  di  Mac  Kinley.Pag.744 

Nostre  corrispondenze. 

GERMANIA. 

1.  L'Europa  e  la  Cina;  i  missionari 

e  la  Chieea.  2.  Politica  europea;  in- 

giustizie  verso  la  Chiesa.  3.  Morte 

dei    Sigg.  Liebknecbt  e  Nitzsche. 

Pag.  114 

3J.  La  Germania  e  la  Cina.  —  2.  Re- 
lazioni  coll'estero.  3.  11  ritiro  del 
principe  Hohenlhoe  e  gli  affari 
interni;  la  legge  contro  i  Gesuiti 
e  1'attitudine  della  Baviera.  4.  La 
persecuzione  contro  i  polacchi  e 
la  loro  lingua.  5.  II  Congresso 
cattolico  di  Bonna.  6.  Pellegri- 
naggi  a  Roma  ed  a  Gerusalemme. 

626 

CINA. 

3.  Partenza  da  Pecbino.  2.  Dispo- 
sizioni  della  Corte  per  i  Ministri. 
3.  Partenza  della  colonna  di  soc- 


corso  da  Tien-tsin.  4.  Forze  cinesi 
nel  Nord.  5.  Approvvigionamento 
delle  forze  cinesi.  6.  Li  -  Hong  - 
Tcbang  a  Chang-bai.  7.  La  difesa 
di  Cbang-bai.  8.  Notizie  delle  Mis- 
sioni.  9.  La  Corte  ed  i  Cristiani. 
Pag.  121 

4.  Presa  di  Pecbino.  2.  Sollecitudini 
dei  Vicere  per  le  persone  imperiali. 

3.  Atti    della    Corte    di    Pecbino. 

4.  Difesa  di  Changhai.  5.  Li-Hong- 
Tcbang.6.L'Ingbilterra  ed  il  Giap- 
pone.  7.  Persecuzione  religiosa.  8. 
Uccisione  di  Mons.  Fantosati  e  di 
due  Missionarii.  244 

5.  Cospirazione    dei    riformisti    ad 
Han-Keou.  2.  Difesa  di  Changhai. 
3.  I  giapponesi  ad  Amoy.  4.  Gl' in- 
gles!   a    Tcbong-King.   5.  Notizie 
della   Corte.    6.   Negoziati   per   la 
pace.  7.  Notizie  religiose.      '    379 

A  USTRIA-UNGHERI  A  . 

€».  Scioglimento  della  Camera  Vien- 
nese ;  minacce  diritorno  all'assolu- 
tismo  e  loro  valore  ;  nuove  elezioni 
general! ;  previsioni  sul  loro  esito 
finale.  2.  II  settantesimo  natalizio 
dell'imperatore ;  il  matrimonio  mor- 
ganatico  dell'arciduca  Francesco 
Ferdinando  presuntivo  erede  del 
trono.  3.  II  duello  nell'  i.  r.  eser- 
cito ;  coraggio  cristiano  di  due  uffi- 
ciali  vittime  del  pregiudizio  e  della 
prepotenza  militaresca.  4.  Movi- 
mento  religiose  nell'Austria  e  nel- 
1'Ungberia;  atti vita  delle  associa- 
zioni  cattolicbe ;  gli  apostati  del 
«  Los  von  Rom  »;  congress!  catto- 
lici ;  le  feste  centenarie  dell'  Un- 
gheria.  Pag.  238 

7.  II  «  Fremdenblatt»  e  la  questione 
del  Trentino.  2.  Agitazione  eletto- 
rale  nel  Tirolo,  e  nelle  altre  pro- 
vincie  cisleitane.  3.  L'aflEare  Hiil- 
smer,  dopo  la  revisione  del  primo 
processo.  749 


768 


IN  DICE 


INDIA. 

8.  La  peste  nell'Oriente  e  la  Civilta 
occidentale.  2.  La  fame.  3   La  de- 
cadenza  del   porto  di  Brindisi.  4. 
La  morte  di  Mgr.  Mayer,  Coadiutore 
dell'Arcivescovo  di  Madras.  Pag. 249 

FRAXCIA. 

9.  II  risveglio  del  sentimento  catto- 
lico  neH' ultimo   ventennio.  Cause 
molteplici    originate  da   influenze 
diverse  e  talvolta  anche  contrarie. 

2.  II  risveglio  cattolico  nella  filo- 
sofia,   nella   critica   storica,   nella 
letteratura,  nell'arte.  3.  Cause  che 
paralizzano  tale  slancio  e  ne  impe- 
discono    lo    sviluppo.    4.    L'  inse- 
gnamento  superiore  cattolico.  La 
stampa  periodica.   5.  Buone   spe- 
ranze.  Pag.  367 

BRASILE. 

JLO.Le  nuove  camere.,2.  Cospirazione. 

3.  Finanze  e  cambio.  4.  Primo  Con- 
gresso  cattolico  nel  Brasile.  5.  Con- 
cilio    latino-americano ;  nuovi  de~ 
creti  e  indulti.  6.  Disegni  di  divor- 
zio  e  della  precedenza  obbligatoria 
del   matrimonio   civile;    attentato 
contro  i  beni  degli  Ordini  religiosi. 
7.  Peste  .bubonica.  Pag.  373 

BELGIO. 

•II.  La  riapertura  del  parlamento.  II 
matrimonio  del    Principe  Alberto 


2.  La  questione  militate  successio- 
dizione  in  Cina.  4.  Le  mTaa.  4.  Au- 
ghe  in  Cina.  5.  L'abdicazione  del 
re  Leopoldo.  Pag.  4:0 

SVIZZERA. 

«$.  Note  di  politica  federale.  2.  La 
duplice  iniziativa  3.  II  partito  ra- 
dicale  svizzero  nazionale  contro  le 
riforme  democratiche.  Pag.  481 

AUSRALIA. 

1«*.  II bill  della  Costituzione  austra- 
liana.  2.  La  consecrazione  della 
chiesa  metropolitana  di  Sydney. 

3.  11    primo    Congresso    cattolico 
australiano.  Pag.  631 

IRLANDA. 

14  II  risveglio  celtico  e  la  lingua 
irlandese.  2.  La  visita  della  Regina 
in  Irlanda.  La  guerra  crudele.  3. 
Le  elezioni  generali.  II  nuovo  par- 
tito irlandese.  4.  II  continue  spo- 
polamento  delP  Irlanda.  Pag.  755 

Cose  varie. 

1.  Un  monumento  a  Crjsto  Reden- 
tore  nelle  isole  Cicladi.  2.  La  prin- 
cipessa  Caterina  di  Hohenzollern 
ed  i  Benedettini  di  Beuron.  3.  Lo 
Albergo  popolare  di  Milano.  4.  Una 
lingua  poco  conosciuta  ma  molto 
diffusa.  Pag.  759 


CON   APPRO VAZIONE   DELL'AlJTORITA   ECCLESIASTICA 


J      » 


Does  Not  Circulate 


BX   804    .C58  SMC 

La  Civi Itaa  cattolica. 
AIP-2273  (awab) 


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