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Full text of "La Civiltà cattolica"

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LA 


ANNO   QUARTO 


IOTTAD 


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i 


LA 


CIVILTA  CATTOLICA 


ANNO   QUARTO 


Beatus  populus  cuius  Dominus 
Deus  eius. 

Ps.  XCYIII,  18. 


SECONDA    SERIE 
VOL.  SECONDO 


'**/ 

ROMA 

COI  TIPI  DELLA  CIVILTA'  CATTOLICA 

Via  del  Quirinale  Num.  56. 

1853. 


FEB  -  4  1957. 


a/mcm 


/  Compilatori  della  Civilta  Cattolicaj?er  gli  articoli  da  essi  pubbli- 
cati ,  intendono  godere  il  diritto  di  proprietd  letteraria  giusta  le 
convenzioni  stabilite  fravarii  Stati  d"  Italia.  E  cost  riputeranno* 
frodolente  quelle  ristampe  che  sifacessero  di  detti  articoli,  senza 

I' espresso  loro  consenso. 

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RAGIONE 

DELLE  NOSTRE  RIVISTE 


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olge  oggimai  il  quarto  anno  da  che  stiamo  pubblicando  Rivisle 
della  stampa  italiana  ,  le  quali  molti  pensieri  ci  costarono  e  molte 
fatiche ,  e  benches  occupassero  un  sottosopra  il  quarto  dei  nostri 
quaderni ,  staremmo  per  dire  che  ci  rubavano  la  maggior  parte  del 
nostro  tempo.  Ci  confortava  nondimeno  alia  malagevole  e  spesso 
incresciosa  opera  la  rilevanza  che  in  questa  parte  del  nostro  pe- 
riodico  noi  ravvisammo  fin  da  principio,  ed  il  frutto  svariato  ed 
ampio  che  potevamo  promettercene  ci  era  largo  compenso  alia  du-- 
rata  fatica.  Tuttavolta ,  dobbiam  pur  dirlo  schiettamente,  la  novita 
dell'  uffizio  toltoci  a  compiere  non  ci  permise  formarcene  una  chia- 
ra  e  distinta  idea  fin  da  principio,  e  non  prima  di  ora  ci  e  paruto 
trovarci  in  condizione  di  rendercene  a  noi  medesimi  ragione  e  di 
comunicarla  allo  stesso  tempo  ai  nostri  lettori ;  i  quali  nel  leggerci 
avranno  molto  pro.babilmente  versato  nella  medesima  incertezza , 
nella  quale  noi  scrivendo  ci  trovavamo.  II  succedersi  dei  varii  ra- 
si  5  la  copia  e  la  svariata  multiplicita  degli  scritti ,  ondunque  fosse, 
venutici  alia  mano  ;  la  necessita  di  dover  giudicare  quello  da  am- 
mettere  ,  questo  da  rifiutare  $  qualche  lamento  sentito ,  rare  volte 
si,  ma  pur  sentito  5  qualche  menorara  approvazione  trovata:  tutto 
questo  ha  contribuito  a  farci  formare  un  concetto  chiaro  dello  scopo 


6  RAGIONE 

a  cui  tender  debbono  le  nostre  Riviste  ,  della  materia  intorno  a  cui 
debhono  aggirarsi  e  della mnniera  onde  possono  e  debbono  utilmente 
condursi.  Questo  intendiamo  noi  dichiarare  trattando  la  Rayione 
delle  nostre  Riviste;  e  i  nostri  lettori  ce  ne  sapraii  grado,  speriamo, 
in  quanto  puo  loro  riuscire  utilissimo  il  saper  nettamente  che  cosa 
si  preteuda  da  noi  in  quesla  parte  precipua  del  nostro  Periodico. 

Finclie  pochi  lessero  e  piu  pocbi  scrissero,  il  giudizio  delle  opere 
e  degli  Autori  si  portava  nella  maniera  che  e  la  semplicissiraa  e  na- 
turale  ,  leggendo  cioe  i  libri  e  da  essi  facendo  stima  dello  scrittore. 
Ma  quando  lo  scrivere  fu  di  quanti  presunsero  di  poterlo  e  pero  di 
moltissimi;  quando  Tarte  tipografica  perfezionata  rese  agevolissimo 
il  far  correre  attorno  i  proprii  pensamenti  ;  quando  col  crescere  dei 
libri  e  multiplicarsene  gli  esemplari  scemo  in  inversa  ragione  la  vo- 
glia  ed  il  tempo  di  leggere,  si  fe  cosa  malagevole  lo  stare  al  corrente 
delle  opere  cbe  si  venivano  a  mano  a  mano  pubblicando ;  ed  ezian- 
dio  i  meno  pigri  correan  rischio  d'esser  tenuti  per  zotici  ed  ignoranti 
se  non  si  fossero  mostrati  istrutti ,  non  foss'  altro  ,  del  firontespizio 
dell' opera  uscita  noveliamente  alia  luce  nella  propria  citta  o  provin- 
cia.  A  questo  bisogno  si  cerco  forse  sopperire  coi  primi  tentastivi  di 
Riviste  che  apparvero  sui  Giornali,  le  quali  erano  poco  altro  clit'  un 
annunzio  tipografico  con  un  picciol  cenno  del  sugg«tto  dal  nuovo 
libro  tolto  a  trattare.  Era  una  novella  come  le  altre  che  negl'  inizii 
del  giornalismo  si  mandavano  a  guisa  di  lettere  e  manoscritte  a  chi 
ne  voleva  il  comodo  e  ne  pagava  per  conseguenza  lo  scomodo  che 
altri  prendevasi  per  servirlo.  Cosi  con  poca  spesa  gi  potea  nella  sala 
del  giuoco  ,  al  teatro ,  nella  passeggiata  ,  nel  convegno  di  amici  dir 
franco  :  1'  ho  visto ,  lo  conosco  ,  la  e  bella  opera ,  la  e  brutta ,  la 
trattn  questo  o  quell'  altro  argomento. 

Ora  chi  scrive  un  libro  (  c'  intendiamo  )  fa  il  meglio  che  puo ;  e 
scambiando  troppo  spesso  il  suggettivo  coll'  oggettivo  ,  -dall'  aver 
1'atlo  il  meglio  die  puo  passa  non  rade  volte  a  supporre  di  aver 
fatto  il  meglio  che  sia.  Cbi  ha  questa  persuasione  in  capo  ha  natu- 
ralmente  voglia  vivissima  e  si  puo  credere  ancora  di  avere  il  diritto 
che  tutti  i  capaci  di  leggerlo  si  comprrno  il  suo  libro  e  lo  si  leggano 
dal  frontespizio  infino  all'  indice.  Ma  nil  wlitum  quin  praecognitum, 


DELLE  NOSTHE  IUMSTE  7 

diceano  gli  anticlii,  e  crediamo  che  i  modern!  non  pensino  diversa- 
mi-ilk'.  Quinci  1'  impeguo  caldissimo  dell'  Autore ,  dell'  Editore  e  del 
libraio,  che  il  titolo  del  libro  venga  a  notizia  dei  piu  che  si  possn  :  rie 
solo  questo,  ma  con  esso  il  titolo  un  po'  di  schizzo  dell'argomento, 
un  po'  di  encomio  sopra  la  opportunita  di  esso,  un  po'  di  elogio  sopra 
la  eleganza  del  dettato,  senza  che  vi  manchi  una  paroletta  della  cor- 
rezione  tipografica,  della  nitidezza  dei  tipi  e  via  diseorrendo.  Ed  ec- 
covi  una  usanzaper  comododi  chi  legge  riuscita  adessere  strumento 
per  comodo  di  chi  scrive  e  piu  di  chi  stampa  edi  chi  vende.  Di  qui 
quel  diluvio,  quella  infestazione  di  prospetti,  di  manifest!, di  annunzii 
che  nei  paesi  di  grand  i  traffichi  si  danno  a  profusione  a  chi  li  vuole 
e  a  chi  non  li  vuole ,  fino  a  trovarlivi  cacciati  in  tasca  da  una  mano 
mvisihile,  che  in  paesi  meno  civili  ne  avrebbe  portato  via  il  mocci- 
chino  o  la  tabacchiera.  In  somma  e  intervenuto  in  questa  come  in 
cento  altre  cose  che  iniziate  per  altrui  comodo  riescono  per  lo 
meno  a  dargli  noia  e  fastidio.  Proprio  come  in  Napoli  i  cocchieri 
di  piazza  per  la  smania  di  portarvi  in  carrozza  non  vi  lasciano 
andare  a  piedi,  in  Ginevra  i  camerieri  di  locande  per  trascinarvi 
ciascuno  alia  sua  poco  meno  che  non  vi  fanno  a  brani  le  vesti ,  e 
giunto  sul  liodano  a  Lione  vi  vetlete  assalito  nel  rigor  del  termi- 
ne  da  una  turba  di  facchini  che  tutti  ansiosi  di  caricarsi  del  vostro 
bagaglio,  vi  fan  correrenon  lieve  rischio  di  restarvene  nudo  e  crude 
con  quel  solo  che  avete  addosso.  Ma  lasciamo  questa  digressione 
per  tornare  alle  Riviste. 

Le  quali  fatte  presto  strumento  di  traffico  o  di  glorietta  letteraria 
non  avrebbero  recato  grande  nocumento  se  avesser  solo  gabbato 
qualche  credulo  compratore  o  I'rodata  la  longauime  espettazione  di 
qualche  benevolo  lettore.  Ma  il  peggio  si  fu  che  i  tristi  e  segnata- 
mente  gli  enciclopedisti  francesi  del  passato  secolo  s'  impossessarono 
con  rara  solerzia  di  quello  strumento ;  e  nel  dar  conto  1'uno  del  libro 
di  altri  si  servivano  a  meraviglia  lodandosi  ed  incielandosi  scambie- 
volmente,  per  guisa  che  di  un  libro  era  talora  fabbricata  la  riputa- 
zione  prima  che  si  leggesse,  e  fors'  anche  prima  che  fosse  stampato 
o  scritto.  In  questo  nella  prima  meta  del  nostro  secolo  furono  imi- 
tati ,  come  in  altre  cose  assai ,  dai  nostri  riformisti  e  progressist 


RAGIONE 


italiani  ;  e  fatto  quasi  monopolio  degli  organ!  cli  puhhlicita  ,  come 
piarque  chiamare  i  periodici,  cominciarono  a  jabbricare  ({uelle  im- 

meritate  riputazioni  degli  scritti  e  degli  scrittori  ,  giudicati  unica- 

. 
mente  secondo  le  norme  ,  non  diremo  solo  di  un  sistema  ,  ma  di  un 

partito  piu  o  meno  dichiaratamente  ostile  alia  Cattolica  Cliiesa  ed  ai 
leuitlimi  poteri  civili.  E  mentre  quegli  Aristarchi  decretavan  da! 

1  1    •  1  1  1  V 

tnnode  aureola  ed  mcenso  a  qualunque  anche  meno  die  mediocre 

T  •  -1 

scrittura  la  quale  plandisse  le  loro  idee  ,  andavano  invidamente  e 

1 

maliziosamente  soffocando  qualunque  anche  non  comunale  merito 
osasse  sbucciar  dal  guscio  nella  sclnera  avversa.  A  cio  si  provvedeva 
ora  col  sarcasmo  ,  ora  colla  calunnia  ,  piu  spesso  con  un  silenzio 

Mil  T  '          1  f 

sprezzatore,  il  quale  bastava  di  per  se  solo  a  non  iar  aiungere  nep- 

r          •         •-•    •      •  •        v  i-   r          -\      f    i        u 

pure  il  nome  di  quei  scntti  mvisi  agh  orecchi  di  quei  tanti  clie  altra 
bibliografia  ne  altra  norma  di  giudicare  non  conoSceano  fuori  <lt>]- 

T  Osservatare,  dell'  Aniologia  italiana  e  piu  tardi  del  Progresso.  Cosi 

.,.,.,. 
si  stabihrono  i  giudizu  sopra  i  hbri  e  gh  auton  :  cosi  coloro  che  pure 

o  r  a  i 

voller  leffgerequalcbe  cosa,  materia  degna  delle  loro  letture  appena 
.       .        .  r        .... 

trovarono  altrimenti  che  in  conformita  a  quei  giudizii  ,  e  cosi  da 
ultimo  quella  sorda  cospirazione  organata  contro  la  Chiesa  ed  i! 

potere  civile  riusci  a  formarci  questa  ibrida  generazione  d'italianis- 
r  ~i  c 

.simi  ,  che  si  pretende  cattolica  e  rinnega  praticamente  i  principii 
piu  vitali  del  Cattolicismo  :  professa  di  volere  felicitare  la  societa 
temperando  il  potere  sovrano  ,  ma  altro  depositario  per  diritto  non 

ne  conosce  che  se  medesima:  e  quando  nel  fatto  le  riusci  ehermirlo 

f"v  •-       1%       •         -fl  i        • 

ne  le  1  uso  piu  arbitrano  e  intemperato  che  si  potesse. 
t  i  j 

Noi  non  ci  stupiamo  per  nulla  di  questo  effetto  ,  veduta  la  po- 

i 

tenza  delle  cagioni  e  le  attinenze  strettissime  tra  gli  ordini  ideali 

i     tlr    I     '  ** 

ed  i  pratici  :  corrotti  quelli,  e  impossibile  che  questi  alia  loro  vol- 

ta  non  si  corrompano  5  ed  e  impossibile  che  una  societa  ,  niente 

i-          •  i      i 

meno  che  un  mdividuo,  i  quali  pensmo  male  ed  a  rovescio  ,  pos- 

sano  vivere  bene  e.tranquillamente.  Piuttosto  ci  stupiamo  che  per 

^«i;!T  1  1  I 

un  sei  o  sette  lustri  quella  cospirazione  potesse  mantenersi  in  pie- 
di,  operare  per  poco  che  non  dicemmo  a  viso  aperto,  fruttando  quei 

i'rutti  amari  che  vedeano  e  deploravano  tutti  i  buoni  ,  senza  che  le 

1 

si  levasse  contro  un  antidoto  uguale  almeno  alia  vastita  del  veleno. 


DELLE  NOSTRE  RIVISTE  9 

Non  che  mancassero  lamentazioni  e  borbotti  sopra  il  danno  intellet- 
tuale  che  gittava  in  Italia  la  stampa  lihertina  anche  sotto  le  censure 
governative  ,  le  quali  se  in  qualche  paese  non  erano  vessatorie  ed 

insulse,  non  filavan  certo  molto  per  le  sottili  in  fatto  di  Chiesa;  nep- 

. 
pur  vi  mancarono  risposte,  censure  e  polemiche  parziali  dalla  parte 

di  generosi  scrittori  ai  quali  recava  sdegno  e  dispetto  lo  strazio  clie 
faceasi  delle  verita  piu  sante  e  delle  riputazioni  piu  reverende.  Ma 
i  piagnistei  e  i  borbotti  (gia  si  sa)  non  hanno  veruno  effetto  se  non 
fosse  quello  di  scorare  i  piu  operosi  e  di  far  credere  a  chi  li  fa  di 
avere  col  brontolio  salvato  il  mondo.  Gli  scritti  poi  erano  ben  lungi 
dalFagguagliare  il  bisogno:  non  per  manco  d'intrinseco  valore;  che 
molti  ne  conosciamo  d'insigne  merito  e  che  sarebber  potuti  bene  al- 
trimenti  essere  profittevoli  che  non  furono.  Ma  appunto  non  furono 
o  perche  singolari  e  solitarii  non  ebber  seguito  di  periodicita  costan- 
te;  o  perche  eziandio  con  questa,  non  ebbero  quella  diffusione  vasta, 
equabile,  regolata  qual  si  addiceva  ad  un  rimedio  contrapposto  a  mor- 
bo  in  cui  1'  ostinata  pertinacia  dei  partiti  pur  troppo  aveva  quelle 
due  quali  ta  improntate.  Recheremo  esempio  della  prima  maniera, 
di  scritti  cioe  pregevoli  ma  che  non  ebber  seguito,  nei  belli  e  sapo- 
riti  dialoghetti  del  Conte  Monaldo  Leopardi  che  associava  il  suo  no- 
me  ad  una  qualita  d'  idee  ben  different!  da  quelle  che  piu  tardi 
avrebbe  lo  sventurato  suo  figlio  caldeggiate.  Noi  non  ricordiamo  che 
altra  scrittura  per  quel  tempo  acquistasse  tanta  voga  quanta  in  po- 
che  settimane  ne  ottennero  quegli  stupendi  dialoghi  ;  ed  alia  voga 
corrispose  1' effetto.  Ma  ad  averne  effetto  duraturo  dovea  essere  piu 
lunga  la  cagione  5  e  quella  penna  dovea  o  essere  piu  feconda  o  avere 
chi  degnamente  a  lei  mancata  si  sostituisse.  Quanto  all'  altra  maniera 
di  scritti  che  non  ebbero  diffusione  sufficiente  almeno  pari  al  biso- 
gno ,  ne  potreinmo  trovare  esempio  nella  Voce  della  Verita  di  Mo- 
•mpMn  ' 
dena  che  con  tanta  sapienza  e  generosita  rispose  al  suo  titolo  e  fe 

sentire  alia  Italia  delle  verita  forti  ed  utilissime  ,  le  quali  avremmo 
dovuto  meglio  comprendere  e  non  cosi  presto  dimenticare.  Ma  per6 
appunto  che  esse  poco  ampiamente  si  stesero  ,  non  poterono  far 
presa  in  molti  animi  •,  e  tranne  pochi  elettl  uomini  che  partecipa- 

vano  alle  idee  del  benemerito  periodico  ,  esso  trovo  detrattori  molti 

•Ifs  onon 


iO  RAGIONE 

ed  acerbi,  let  tori  scarsi  e  certo  non  guari  zelanti  :  talmenteche  do- 
po  non  lunga  vita  dove  finire  col  rammarico  di  quanti  vi  aveano 
collocato  una  speranza  non  ultima  pel  rinsavimento  delJa  Penisola. 
Da  quel  tempo  a  noi,  clue  vuol  dire  per  un  buon  quarto  di  seco- 
lo  ,  i  ritbrmisti  italianissimi  hanno  presso  che  essi  soli  tenuto  il 
campo  tra  noi  :  essi  ban  distribuita  la  lode,  barmo  gettato  il  biasi- 
mo  a  cui  meglio  si  aflaceva  pei  loro  interessi  ;  il  cbe  oltre  alia  in- 
giustizia  di  creare  immeritate  ripulazioni  e  sofibcarne  nei'nascere 
delle  meritatissime,  produceva  di  rimbalzo  un  altro  nocumento  po- 
co. ossef  vato,  ma  non  men  grave  ;  e  questo  era  cbe  qualunque  im- 
pugnando  la  peuna  per  mandare  al  pallio  qualcbe  suo  lavoro  ,  ove 
mai  avesse  mirato  ad  acquistarne  qualcbe  ripula/ione  nel  suo  pae- 
se  (  e  qual  e  quell'  uomo  che  da  questa  onestissima  tra  le  umane 
vaghezze  non  si  lasci  alcun  poco  sedurre?  )  cbiunque,  diciamo,  mi- 
rato avesse  a  questo  ancbe  per  indiretto,  vedea  benissimo  a  lui  non 
essere  scbiusa  allra  via  da  varcar  la  soglia  nel  tempio  della  Gloria, 
cbe  gratificarsi  in  un  modo  o  in  un  altro  il  partito  prevalente  che 
se  ne  avea  per  somma  ingiuria  usurpate  le  cbiavi.  E  per  parlare 
fuori  metafora  ,  se  a  venire  in  fama  di  scrittore  italiano  vi  volea  il 
beneplacito  del  partito  die  a  poco  a  poco  si  era  appropriate  i  gior- 
nali,  le  riviste,  1'ummo  per  dire  1'intera  stampa,  ci  stupiremo  noi 
cbe  per  quel  tempo  quasi  non  vi  fosse  scrittore  italiano  di  qual- 
cbe nome,  cbe  piu  o  meno  non  parteggiasse  per  le  idee  di  quel 
parlilo?  Le  idee  poi,  gia  si  sa  fmo  alia  nausea,  sono  quell1  inva- 
riato  e  oggimai  stracco  Ibrmolario  di  nazionalita  ,  indipendenza  , 
libei'la  patria  ,  riforme  politiche  ,  cattolicismo  civile,  separazkme 
dello  Stato  dalla  Cbiesa  e  sopra  e  pria  d'ogni  altro  qwl  luogo  co- 
jnune  dei  dispetti  e  delle  ire  contro  il  Principato  temporale  dei  Pa- 
pi  o  eontro  il  governs  clericale  negli  Stati  della  Cbiesa.  Signori 
si !  senaa  un  ritaglio,  una  goccia,  uno  spruzzolo  di  codeste  cosette 
<-ra  nnlla  del  venire  in  onore  non  diremo  di  storico  e  di  pubblicista, 
ma  pertino  di  agiografo  o  di  predicatore;  e  giasappiamo,  senza  cbe 
altri  lo  ci  ricordi.  <]iial  doloroso  tribute  alcuni  ecclesiaslini  eziandio 
ihl  pergaino,  pagassero  a  questa  tirannide  cbe  una  nazione  ad  oc- 
«-lii  M'ggenti  si  era  colla  piu  insigue  sbadataggine  lasciata  imporre. 


BELLI:  NOSTUE  IUVISTE  1 J 

Dopo  un  cinque  o  s«i  lustri  <li  rodesto  giuoro,  qual  maravigtia 
die  arrivasse  nn  anno  di  agitazioni  e  di  vertigini  che  nella  no- 
stra  >-oria  non  hanno  le  soraiglianti  ?  qual  maraviglia  clie  «n  he  I 
giorao  ci  trovammo  tuUi  ua  po"  itali&ni .  uu  po1  itazionali  e ,  se 
non  iia  vergogna  il  dirlo ,  ariche  un  po'  costituzionali ,  non  tbs- 
s'  altro  per  convenienza  ed  aftine  che  iion  ci  si  appiccasse  la  tac- 
cia  di  sentirla  diversamente  <iai  grandi  scrittori .  dai  grandi  uo- 
inini .  dai  grandi  pensatori  della  Penisola?  e  come  potea  essem 
altrimenti,  se  scrittore,  se  pensatore,  se  (yiiasi  uomo  uon  era  te- 
nuto  cbi  osasse  sentire  e  p.irlare  allrimeuli  ? 

•Quel  tera})o  ,  la  Dk>  merce ,  non  e  piu ;  e  sarei>be  bene  che  non 
ce  ne  cadesse  dall'  aninio  k  memoria.  E  ollre  ad  un  lustro  ciie  4a 
parte  verarnente  onesta  e  catAolica  d'  Italia  ha  < •oininciato  ad  avere, 
come  oggi  dicono,  i  suoi  organi  nella  stampa  periodic*  ed  oggimai 
^  impossihile  o  che  un  libro  tristo  prenda  voga  per  gli  speilicati 
eucomii  di  un  partito  ,  s«nza  che  si  levi  qualche  voce  a  sfblgorare 
della  meritata  int'amia  il  lodato  e  i  lodatori;  o  che  un  lavoro  prege- 
vole  resti  sconosciuto  e  cada  dimenticato  senza  che  a  incoraggiare 
ii  verace  inerito  .  sempre  timido  nelle  prime  pruove  ,  non  giunga 
una  voce  all'ettuosa  ed  arnica  che  ne  faccia  giungere  a  moltissimi 
col  nome  la  laude  pel  presente  e  le  speranze  concettene  per  I1  awe- 
wire.  Noi  non  diciamo  che  questo  sia  mezzo  per  se  solo  eflkace  a 
guarire  le  piaghe  della  patria  comune:  queste  sono  piu  univorsali  e 
proibnde  che  altri  noai  crederehbesi,  e  rimedio  vigoroso  non  pu6 
recarvisi  che  dall 'azione  ibrte  e  Concorde  di  molli  elementi  puhblici 
e  privati  ,  tra  i  quali  la  stampa  periodica  tieiie  luogo  cospicuo  e 
forse  [MMiK-ipe  ma  non  solo,  soprattutto  pel  met t ere  che  puo  in  ono- 
re  i  huoni  scritti  e  scredilare  i  malvagi.  Per  ([iiesta  ragione.  avendo 
noi  preso  parte  da  alcuni  anni  nella  stampa  periodica ,  eravamo 
nel  dovere  di  abbracciare  eziandio  quest'  uiii/io  spesso  ingrato,  tal- 
ora  caro  ,  ma  sempre  faticoso  e  rischievole  di  una  critica  ragionata 
delle  opere  contemporanee. 

E  quanto  alia  materie  che  quesla  parte  del  nostro  periodico 
doveva  abbracciare,  e  naturale  cho  essa  dovea  rimanere  ristretta  nel 
giro  Ael  nostro  programma,  Tutti  gli  scritti  adunque  che  riguardano 


,  J^(T 

12  RAGIONE 

la  Civilta  ed  il  Cattolicismo  alia  Civilld  Cattohca  non  sono  estra- 
nei.  Ma  si  osservi  che  a  cio  non  basta  una  qualche  attinenza  di 

uno  scritto  colla  religione  e  colla  civilta:  in  questa  maniera  le  no- 

1 1       f  a.  1-11-        P  i 

stre  riviste  si  sarebber  fatte  una  vera  bibhograha  umversale  ,  m 

quanto  appena  vi  e  ramo  dell'  umano  sapere ,  cbe  in  un  modo  o  in 
un  altro  colla  prima  e  piu  ancora  colla  seconda  non  si  altenga.  La 
medicina,  1'  arcbitettura,  la  legislazione,  1'  arte  militare  o  nautica  e 

lino  le  trattazioni  teoreticbe  o  praticbe  delle  arti  meccaniche  con- 

.   -i     •  •  il  •          ii          -u'         •  *  ^iaaftl 

tnbuiscono  in  qualcbe  maniera  alia  civilta  ;  e  in  questa  condizione 

avrebbono  avuto  un  diritto  alle  nostre  riviste.  Yede  ognuno  cbe 
noi  non  potremmo  abbracciare  tanta  ampiezza  di  materie ,  la  quale 
per  giunta  poco  avrebbe  giovato  al  nostro  intento ,  siccome  quel- 
lo  cbe  non  tanto  e  di  promuovere  in  qualunque  modo  la  civilta  , 
quanto  di  far  si  che  essa  si  mantenga  in  quella  via  di  cattolicismo  in 
cbe  Ja  Chiesa  aveala  iniziata  nelle  societa  moderne. 

Dall'altra  parte  noi  nella  critica  che  inseriamo  nel  nostro  quader- 
no  non  potevamo  assumere  il  carico  di  recare  alia  notizia  dei  nostri 
lettori  i  nudi  titoli  delle  nuove  opere  riducendo  le  Ririsle  a  poco 
piu  cbe  annunzii  tipografici.  Questo  primamente  sarebbe  stato  poco 
utile  per  la  diffusione  delle  buone  scritture,  atteso  le  difficolta  die 
si  scoritrano  nei  diversi  Stati  d'  Italia  per  procurarsi  un  libro  stam- 
pato  in  altri ,  talmente  che  il  sapersi  che  si  e  pubblicato  in  paese 
lontano  un  utile  libro,  puo  ben  dare  occasione  a  qualcbe raro  uomo  di 
•farlosi  venire  con  non  poca  spesa  e  con  non  minore  longanimita  dello 
attendere,  ma  farlo  correre  per  le  mani  dei  piu  non  e  a  pensarvi  se 
ivi  medesimo  non  se  ne  procuri  una  ristampa.  Ora  a  qtiesto  giova 
assai  piu  avere  una  contezza  abbastanza  esatta  del  pregevole  libro, 
la  quale  invogli  qualche  zelante  a  farlo  venire  e  ristampare,  di  quel- 
lo  che  avere  un  nudo  titolo,  che  puo  essere  piu  bello  del  libro  stesso 
e  far  pentire  chi  allettato  dalla  speciosita  di  quello  vi  avesse  speso  i 
quattrini  a  comprarlosi  ed  il  tempo  a  leggerlo. 

A  questa  ragione  tolta  dalla  poca  utilita  di  riviste  somiglianti 
ad  annunzii,  se  ne  aggiunge  un'altra  tolta  dalla  difllcolta  che  vi  tro- 

tlfiiflt  fiJUJilSffl  lJ 

veremmo  noi  ,  pel  tempo  che  vi  dovremmo  spendere  o  pel  ri- 
spondere  della  loro  bonta  a  cbe  in  certa  guisa  ci  obbligheremmo.  Se 


DELLE  NOSTRE  RIVISTE  13 

la  Civilta  CatloUca  annunzia  UH  libro,  vuol  dire  die  ne  giudica 
profittevole  la  k'ttura;  vuol  dire  die  nulla  vi  ha  trovato  di  notevol- 
nii'iile  riprensibile.  Or  questo  parvi  egli  che  possa  farsi  senza  aver 
letto  niolto  posatamente  da  capo  a  fondo  il  libro  medesimo  ?  Per 
dirvi  :  prendete  guardia  del  tal  libro  perche  pericoloso  o  cattivo  , 
hasta  avervi  scorta  una  dottrina  sola ,  un  solo  principle  ,  talvolta 

ancora  una  sola  espressione  die  sia  rea  o  in  se  o  nelle  necessarie  il- 
1 

lazioni  che  altri  ragionandovi  sopra  potrebbe  trarne.  Ma  per  dirsi : 
legga  con  piena  fiducia,  e  come  Girolamo  disse  dei  libri  di  S.  Ilario 
inojfenso  decurrat  pede,  ci  vuol  altro!  Bisogna  non  pure  aver  letto , 
ma  avere  attesamente  considerate,  talmente  che  dove  qualche  passo 
men  sicuro  si  scontri  ,  si  possa  ammonirne  ,  non  che  1'  autore  o  il 
nuovo  editore  a  rettificarlo ,  ma  chi  si  accinge  a  leggerlo  a  star  sul- 
F  avviso.  Or  vede  ognuno  che  questo  a  volersi  far  bene  ,  non  puo 
farsi  di  moltissimi  libri ,  e  posto  che  si  faccia  e  utilissimo  coglierne 
il  destro  sia  per  confermare  le  dottrine  trattate  negli  articoli  prin- 
cipali  e  come  dicono  di  fondo,  sia  per  rincalzarne  quelle  confu- 
tazioni  degli  errori  correnti,  le  quali  negli  articoli  medesimi  non  in- 
frequenti  s'incontrano.  Nel  qual  modo  acquistando  questa  parte  del 
nostro  periodico  una  maggiore  ampiezza  ,  si  aveva  una  nuova  ra- 
gione  per  circoscriverne  la  materia ,  quando  pure  non  si  fosse  vo- 
luto  che  la  Rivisla ,  uscendo  dai  limiti  assegnatile  fin  da  principio  , 
invadesse  lo  spazio  assegnato  alle  altre  parti  integrant]  del  nostro 
quaderno ,  le  quali  se  in  rilevanza  non  pareggiano  tutta  la  rivista , 
giovano  nondimeno  a  mantenergli  quella  varieta  si  necessaria  a  non 
creare  svogliatezza  o  fastidio. 

Sono  pertanto  i  nuovi  scritti  italiani  contemporanei  o  certo  recen- 
tissimi  attenentisi  strettamente  alia  religione  ed  alia  civilta  la  pro- 
pria  materia  delle  nostre  riviste.  II  loro  line  poi  e  di  far  conoscere, 
mettere  in  onore  e  per  indiretto  procurarne  la  diffusione:  ammoni- 
re  delle  parti  meno  buone  che  si  scontrassero  in  qualche  lavoro  al- 
trimenti  pregevole ,  e  da  ultimo  i  gravemente  pericolosi  o  dichiara- 
tamente  tristi  proclamare  a  viso  aperto  come  tali  ,  e  dove  fia  uopo 
gettar  loro  addosso  la  meritata  infamia.  Vero  e  che  tra  quest' ultima 
maniera  di  libri,  che  possono  aver  luogo  nella  Civilta  Cattolica,  noi 


\  i  RAG10HE 

il  piu  spesso  non  noverammo  certe  scritturacce  o  saorilegamente 
empie,  0  svergognatamente  sudicie.  di  che,  grazie  alia  libera  sUim- 
pa  .  alcune  vituperose  officine  italiche  ed  elvetiche  in  quest' ultimo 
lustro  ci  regalarono.  Ci  parve  che  somiglianti  lord u re  erano  fuori 
senon  della  nostra  materia,  almeno  del  nostro  scopo;  in  quanto  ai 
lettori  della  Civilta  Cattolica  era  ben  malagevole  che  capitasse  fra 
ie  mani  qualcuna  di  quelle  nequitose  scritture;  e  quando  vi  Ibsser 
pur  giimte  ,  la  lettura  di  mezza  pagina  potea  bastare  per  farle 
sdegnosamente  scagliar  via  come  oggetto  pestifero  o  caustko,  sen- 
za  che  noi  dovessimo  imbrattar  le  nostre  carte  con  certi  titoli  ©> 
con  certi  argomenti,  che  talora  col  solo  riferirli  sono  uno  scan- 
dalo.  Lo  abl)iam  fatto  di  volo  qualche  rarissima  volta  ;  e  piut- 
tosto  di  passata ,  non  tanto  per  distogliere  dalla  scellerata  lettura 
chi  sicuramente  non  ne  avea  la  voglia  e  neppur  forse  il  pericolo, 
quanto  per  fare  intendere  a  quale  eccesso  di  svergognato  cinismo* 
pu6  schiudere  il  varco  qruesto  cosi  vantato  acquisto  della  civilta 
moderna,  la  libera  stampa.  Piuttosto  ci  siamo  fermati  su  quei  li- 
bri  che  sotto  belle  apparenze  accludono  il  veleno,  o  che  omettono 
ove  pii  ne  sarebbe  il  bisogno  cio  che  e  sovranamente  necessa- 
rio  alia  ristaurazione  intellettuale  e  religiosa  della  eta  moderna. 
Facciasi  questo  per  ipocrisia  che  e  di  pochi ,  o  per  insigne  im- 
pemia  che  e  pur  troppo  di  molti;  1'effetto  e  lo  stesso  o  di  fam 
sorbire  il  tossico  sotto  le  apparenze  di  farmaco ,  o  di  apprestar 
'arrnaco  aiTatto  inefficace;  il  quale  se  non  uccide  eome  il  tossico., 
lascia  morire  per  la  forza  dell'  interne  malore  che  esso  avrebfee 
dovuto  e  prometteva  guarire.  Oh !  qui  si !  abbiamo  scaldati  i  ferri : 
afefeiam  parlato  spesso  severe ,  talora  anche  acerbo,  e  per  quanto 
ci  dolga  il  rammarico  avutone  da  parecchie  gentili  persone  di  am- 
bi  i  sesSi,  lo  diciamo  schietto,  non  siam  guari  disposti  a  gover- 
narci  in  diversa  maniera  per  1'  avvenire. 

Ma  osservate  di  grazia:  fin  qui  abbiam  parlato  di  libri;  ed  ar- 
visatamente  abbiamo  adoperata  questa  parola ,  in  quanto  per  ess* 
abbiam  voluto  escludere  dalla  materia  delle  nostre  Riviste  ^nelk4- 
scritture  che  per  la  piccolezza  della  loro  mole  rion  meritano  quei 
nome :  i  quaderni ,  i  fogli  quasi  rolanti  e  com«  dkortii  i  Frances* 


DELLE  NOSTRE  RIVISTE  15 

brochures.  Non  che  in  poclie  pagine  non  si  possano  talvolta  acclu- 
dere  pregi  grand!  ed  assai ;  ma  perche  queste,  mentre  dall'una  parte 
rare  volte  escono  dal  giro  della  citta  e  provincia  in  cui  vider  la  luce, 
ci  avrebber  dall'  altraper  la  loro  copia  e  svariatezza  sminuzzata  per 
guisa  la  nostra  Rivista ,  die  T  avreJbbon  condotta  ad  essere  quella 
specie  di  Annunzii  bibliografici  cbe  noi  non  volemrao  abbracciare. 
£  come  discorrere  posatamente  e  recare  un  abbastanza  ponderato 
giudizio  di  dieci  o  dodici  opuscoletti  in  un  solo  quaderno;  che 
non  meno  di  tanti  e  forse  piii  se  ne  potrebbero  raccogliere  da 
tutta  Italia  per  ogni  quindicina?  Jntendiamo  bene  che  agli  au- 
lori  sarebbe  caro  che  la  notizia  del  loro  scritto  una  col  loro  no- 
me  si  stendesse  dall'  un  capo  all'  altro  della  Penisola  ;  e  noi  lungi 
dal  riprendere  una  cosi  onesta  vagbezza  ,  la  vorremmo  anzi  di 
tutta  la  nostra  volonta  secondare.  Ma  noi  nella  scelta  degli  scritti 
a  rivedere  dobbiam  governarci  non  tanto  col  piacimento  dei  po- 
ehissimi ,  quanto  colla  veraoe  utilita  dei  piu.  Ora  nei  cenni  stretli 
*  t'ugaci  degli  scritti  brevissimi ,  poniamo  una  biografia ,  una  ora- 
tion funebre ,  un  discorso  aocademico  e  somiglianti ,  noi  vediamo 
pochissima  utilita  pei  nostri  lettori ,  i  quali  non  molto  cerlo  ca- 
verebbero  dal  poco  piu  dei  titoli  che  noi  ne  potremmo  recare  ,  e 
non  avrebbero  il  mezzo  o  la  voglia  di  farsi  venire  da  lontana  citta 
d'  Italia  un  faseicoletto  di  poche  dozzine  di  pagine. 

A  questa  norma  generale  noi  dobbiam  recare,  come  quasi  sem- 
pre  si  suole  ,  una  eccezione  5  e  questa  e  intorno  a  quegli  scritti 
cbe  piccoli  di  mole  banno  un  interesse  universale ,  in  quanto  o 
reeano  qualche  nuovo  concetto ,  o  fanno  felicemente  qualche  pruo- 
va  da  altri  non  tentata ,  ed  in  somma  scrivon  cosa  che  o  per  se 
medesima  o  per  le  circostanze  in  che  versiamo  meriti  di  essere 
universalmente  saputa  ,  non  fosse  altro  ,  come  notizia  letteraria  o 
scientifica.  In  questi  casi  non  sarebbero  mal  collocate  dieci  pagine  di 
rivista  intorno  ad  uno  scritto  anche  di  sole  venti.  IS7oi  gia  lo  abbiam 
fatto  piu  volte ,  ed  il  discorso  sopra  la  Prolusione  del  Professore 
Yallauri  ne  puo  essere  un  esempio  :  e  se  piu  urgent!  materie  non  ci 
avessero  incalzato  ne  avremmo  gia  dato  due  altri  di  genere  tra  loro 
molto  diversi.  La  tragedia  il  Tommaso,Moro  del  Maggio  di  Firenze, 


16  RAGIONE 

e  due  orazioni  panegiriche  del  sac.  Gaelano  Alimonda  di  Geneva 
ci  parvero  degnissime  di  speciale  attenzione ,  e  ci  tarda  davvero 
il  discorrerne  atteso  le  diverse  e  singolari  qualita  di  quei  lavori. 

Lo  stesso  presso  a  pocovuol  dirsi  degli  articoli  di  giornali.  Noi  non 
prendiamo  a  fame  rivista,  se  non  quando  la  speciale  qualita  dell'ar- 
gomento  ci  costringe  a  farla,  massimamente  dove  inculchino  qualche 
massima  erronea  la  cui  diffusiorie  riuscirebbe  di  grave  danuo.  Non 
crediamo  per  altro  doverci  occupare  almen  di  frequente  di  quegli 

i  i  a  i      o 

articol'acci  che  propinano  Tempieta  alia  sfacciata,  di  cui  sono  per  lo 
piu  gremite  le  colonne  della  Gazzella  del  Popolo  e  delF  Opinions  di 
Torino  e  somiglianti.  Trattenerci  in  quel  letame  sarebbe  per  noi  un 
dispendio  di  tempo  e  una  vana  opera  pei  nostri  lettori ,  i  quali  non 
ban  bisogno  d'  essere  ammoniti  della  pestilenziale  dottrina  cbe  si 
manipola  in  quelle  officine  di  menzogna. 

Per  cio  cbe  si  attiene  alle  versioni  pubblicate  tra  noi  di  opere 
straniere  ,  noi  le  consideriamo  come  Stamp  a  ilaliana ,  in  quanto 
una  versione  naturaleggia ,  a  cosi  dire ,  lo  scritto  nel  paese  della 
cui  lingua  lo  veste ,  e  gliene  da  colla  cittadinanza  novella  i  doveri 
e  i  diritti.  Dall'  altra  parte  ve'de  ognuno  che  i  fini  per  noi  pro- 
postici  nelle  riviste  sono  i  medesimi  per  qualunque  libro  corra 
per  la  Penisola ,  vuoi  che  esso  sia  stato  originalmente  dettato  in 
italiano  ,  vuoi  che  tale  sia  stato  fatto  per  una  versione  nel  nostro 
idioma.  Non  cosi  delle  semplici  ristampe  ,  le  quali  facendosi  co- 
munemente  di  libri  gia  certi  nel  pubblico  ,  e  dei  quali  gia  si  e 
formato  nell'  universale  un  giudizio ,  puo  ben  giovare  all'  editore 
che  si  dill'onda  al  possibile  la  notizia  della  ristampa ;  ma  non  ci 
sarebbe  luogo  a  portarne  nuovo  giudizio.  Vero  e  cbe  il  giudizio 
prevaluto  potrebbe  talora  essere  dalla  verita  lontanissimo :  nel  qual 
caso  bella  e  salutare  opera  sarebbe  il  rettificarlo  :  e  se  il  tempo  e  le 
forze  ci  bastano  ci  siam  messo  in  animo  di  farlo  intorno  a  pareccbi. 
Ma  in  questo  caso  si  esce  dall'  ufficio  di  semplice  rivista  per  en- 
trar  nel  campo  della  disquisizione  e  della  polemica,  il  che  meglio  si 
farebbe  negli  articoli  dottrinali;  soprattutto  clie  spessobisognerebbc 
portar  1'esame  sopra  tutto  un  sistema ,  sopra  tutte  le  opere  di  un 
antico  scrittore ,  il  che  malagevolmente  farebbesi  in  una  Rivista. 


(•)  I, 

._ 

DELLE  NOSTRE  RIVISTE  I  / 

] 

Uie  so  un  libro  quasi  dimentico  della  eta  moderna  venisse  inai 
disseppellito  e  recato  quasi  a  nuova  vita  o  dalla  malizia  di  qualchc 
tristo  cui  il  tempo  presente  non  sembri  abbastanza  fecondo  di  inal- 
v;iiro  scritture  ,  o  dal  zelo  di  qualcbe  onesto  uomo  die  da  <.-l;'i 
piu  forte  che  non  e  la  nostra  voglia  derivare  qualcbe  pregevole 
lavoro  cadulo  dalla  inemoria  dei  piu  5  vede  ognuno  die  uria  so- 
migliante  ristampa  deve  aver  per  noi  tutte  le  qualita  ed  i  caratteri 
di  una  nuova  pubblicazione,  come  ne  ba  tutti  i  vantaggi  ed  i  peri- 
coli.  Cosi  facemmo  coi  due  volumi  sopra  la  educazione  scritti  ba 
presso  tre  secoli  dal  Card.  Silvio  Antoniano  e  cosi  faremo  colla  Istirff 
inzionc  crixliana  pei  giomnelli  dcttata  e  oltre  ad  un  secolo  e  mezzo 
dal  P.  Giov.  Crisostomo  Salistri  delle  Scuole  Pie  e  ristampata  lo 
scorso  anno  in  Firenze.  Per  contrario  quel  rincrudimento  delle  ire 

n 1 1*  > 

anticattoliche  che  ferve  inPiemonte  ha  fatto  dissotterrare  una  scem- 
piata  e  trista  scritturaccia  di  un  preteso  prelato  italiano  contro  ii 
diritto  di  proprieta  della  Cbiesa.  Noi  dab"  errore  toglieremo  il  de- 
stro  di  rincalzare  la  verita,  e  c'  intratterremo  di  quel  libercolo  con 
qualche  cosa  piu  prolissa  di  unaRivista. 

Non  ci  resta  che  un'  ultima  categoria  di  libri ,  dei  quali  ci  •' 
pur  forza  il  dire  qualche  parola  per  giustificare  non  tanto  il  mo- 
do  onde  ne  parliamo ,  quanto  le  ragioni  onde  piu  spesso  ne  dob- 
biamo  tacere.  Egli  incontra  piu  di  una  volta  che  persone  altri- 
menti  rettissime  ,  piene  di  zelo  ,  di  fede  e  aggiungiamo  ancora  di 
buon  senso  pratico  ,  vi  scaglino  nel  pubblico  un  libro  'nel  quale  la 
bonta  della  suslanza  non  e  pareggiata  dalle  qualita  della  forma  lino 
a  ledere  i  diritti  che  il  vecchio  Prisciano  si  ha  acquistato  su  d'  o- 
gni  maniera  di  scritture  e  fossero  pure  le  piu  serie  e  le  piu  com- 
mendabili.  Ora  supposto  il  caso  di  un  somigliante  libro  ,  come 
si  farebbe  da  noi  a  parlarne  con  quella  imparziale  equita  che  e 
nostro  debito ,  e  dalla  quale  ci  studiamo  di  non  dipartirci  giam- 
inai?  Direte  lodandone  il  bene  e  riprendendone  colla  dovuta  con- 
venienza  le  imperfezioni  e  le  pecche.  Codesto  si  dice  presto ;  ma 
nel  pratico  ofire  delle  difficolta  di  non  facile  soluzione.  E  prima- 
mente  supposto  che  il  libro  nella  sustanza  sia  buono,  non  si  gua- 
Smell,  vol.  II.  2 


1,S  RAGIONE  DELLE  NOSTRE  RIVISTE 

dagna  nulla  col  metterne  in  rilievo  i  difetti  della  forma ,  i  quail 
passerebbero  forse  inosservati  presso  i  meno  esperti ;  laddove  se- 
<rnati  a  dito  scemerebber  pregio  ad  uno  scritto  che  noi  suppo- 
niamo  utile.  Aggiungete  che  quelle  censure ,  anche  espresse  colle 
forme  della  piu  squisita  gentilezza ,  riuscirebbero  forse  acerbe  ad 
uno  scrittore  che  conscio  della  sua  rettitudine  e  chi  sa  che  non 
anche  carezzato  dagli  encomii  largamente  profusigli  dall'  amici- 
zia  .  non  sa  vedere  differenza  tra  un  bravo !  con  una  stretta  di 
mano  detto  cosi  per  la  via  o  sotto  un  uscio ,  ed  un  giudizio  gra- 
ye ,  ragionato ,  imparziale  che  si  deve  metter  sott'  occhio  a  mezza 
T  Italia.  E  cosi  recherebbe  a  mal  animo ,  a  privati  riguardi  e  si 
superis  placet  anche  a  segreto  rancore  una  censura  temperata ,  mo- 
desta  e  portata  con  ripugnanza ,  solo  per  compiere  il  dovere  di 
non  frodare  la  fiducia  che  in  noi  ban  collocato  i  nostri  lettori.  Ec- 
coci  dunque  colle  proposte  ,  risposte  e  contrarrisposte :  coi  lamenti 
e  colle  giustilicazioni ,  con  insomnia  un  mondo  di  brighe ,  dopo 
le  quali ,  come  gia  si  capisce,  ognuno  resta  col  sentimento  che 
aveva  prima.  Poco  vantaggio  dunque  da  una  parte ,  anzi  rischio 
di  nuocere  ad  un  libro  utile  nel  fondo  e  solo  riprensibile  per  qual- 
che  lieve  esagerazione  di  forma  ,  per  lo  stile  gretto ,  per  la  vio- 
lata  grammatica  :  dall' altra  parte  molta  probabilita  di  far  dispia- 
cere  a  cui  meno  vorremmo  ,  di  sentire  lamenti  e  rimproveri  e 
di  appiccare  un  piato  epistolare  da  obbligarvi  a  scrivere  una  doz- 
zina  di  lettere  per  una  rivista  di  tre  pagine  ;  non  vi  pare  che 
pro  bono  pads  il  migliore  partito  in  somigliante  caso  sia  non  dime 
sillaba  ,  e  fare  addirittura  come  se  quel  libro  non  ci  fosse  mai 
venuto  sotto  degli  occhi?  Intendiamo  che  questa  ragione  sara  poco 
capita  e  meno  apprezzata  da  cui  piu  si  dovrebbe ;  ma  che  ci  vor- 
reste  voi  fare  se  in  questa  faccenda  del  proprio  lo  spesso  uomi- 
ni  anche  pregevolissimi ,  sono  oltremodo  diflicili  e  quasi  inacces- 
sibili  alia  ragione?  Quello  che  dovevam  noi  e  giustilicare  il  nostro 
procedere  per  questo  capo :  e  ci  pare  di  averlo  fatto  abbastanza, 
avendo  diseorsa  non  solo  la  ragione  delle  Riviste  che  facciamo ; 
ma  quella  eziandio  delle  Rivislv  che  per  buoni  inotivi  dobbiamo 
omettere. 


• 
D  E  L  L  A 

. . ,  , 


('I  HOI; 


Cosi  chinmasi  la  generations  di  esseri  organizzati  (  piante  o 
niiimali  )  operata  per  le  forze  natural!,  senza  il  concorso  di  al- 
tri  esseri  appartcnenti  alia  specie  medesima.  Una  volta  dicevasi 
ancora  generazione  ex  pulri.  Intorno  all1  esistenza  di  questo  modo 
di  generazione  s1  e  disputato  in  altri  tempi  e  si  controverte  an- 
che  oggidi.  Ma  la  questione  e  ora  ridotta  ai  minimi  termini :  pe- 
rocche  i  difensori  di  tal  generazione,  battuti  da  per  tutto  in  aperta 
campagna ,  sono  rifuggiti  nelle  latebre  de'  fenomeni  piu  oscuri 
e  degli  esseri  non  percettibili  all1  occhio  non  aiutato  dal  micro- 
scopio.  Niuno  al  di  d'oggi  pone  in  dubbio  die  gli  esseri  piu  gran- 
di  e  piu  peri'etti  de1  due  regni  organic!  ,  sieno  solamente  gene- 
rati  da'  simili  ad  essi,  e  che  questo  sia  il  mezzo  stabilito  dal  Oea- 
tom  per  ottenere  il  rinnovamento  dcgi'  individui  e  la  conserva- 
zione  e  la  stabilita  delle  specie.  Ma  vi  sono  moltissimi  animali 
( parleremo  soltanto  di  quest!  per  brevita,  tacendo  delle  piante), 
la  cui  riproduzione  non  si  osserva  cosi  agevolmente.  Gli  anticni 
iilosofi,  mossi  da  osservazioni  superficial!,  e  troppo  facili  ad  opi- 
nare,  ricorrevano  seven te  a! la  putrel'azione,  al  limo  riscaldato  o 


20  DELLA  GEISERAZIONE 

a  somiglianti  cagioni.  Alcuni  di  essi,  al  dire  di  Diodoro  Siculo  1  , 
ins.'gnando  die  gli  aniinali  erano  priraamente  nati  dalla  terra  (  cio 
chc  era  lorse  un  avanzo  di  corrotta  tradizion  primitiva  ),  confer- 
niavano  cio  coir  osservazione  degli  Egiziani,  i  quali  vedendo  nella 
Tebaide  apparir  gran  numero  di  topi  dopo  il  ritirarsi  del  Milo , 
aveano  per  i'enno  che  il  limo  scaldato  dal  sole  generasse  quegli 
aniinali.  Arislotile  -  pensava  che  alquanti  pesci  traessero  origine 
dal  fango  o  dall1  arena  eccitata  dalla  pioggia.  Ma  principalmente  alia 
putrefazione  si  dava  1'incarico  di  produrre  gran  numero  d'insetti 
e  di  vermi  o  sia  testacei  o  nudi.  II  nascer  delle  api  dalle  carni 
corrotte  d'un  vitello  era  autenticato  pe'  versi  immortali  di  Virgi- 
lio  3.  Questa  dottrina  regno  nelle  scuole  lungo  tempo  senza  ri- 

vale,  ed  aveva  acquistato  autorita  di  assioma  il  famoso  :  corruptio 

, 
unius,  generatio  alter  ins. 

E  qui  saranno  opportune  due  osservazioni.  Prima  :  1' adagio  ora 
allegato,  se  e  falso  nel  piu  stretto  senso,  contiene  peraltro  qual- 
che  cosa  di  vero  5  poiche  la  materia  del  gernie  degli  aniinali  e 
quella  che  serve  al  loro  sviluppo  ed  aumento  e  generalmente  do- 
vuta  ad  altri  esseri  organizzati  alterati  e  distrutti,  ond'  e  che  1'al- 
terazione  e  la  distruzione  di  certi  esseri  e  condizione  indispen- 
sabile  per  la  forniazione  e  Taccrescimento  di  certi  altri.  La  se- 
conda  piu  importante  osservazione  si  e  che  questa  dottrina  am- 
messa  comunemente  dai  dottori ,  eziandio  nelle  scuole  cristiane  , 
non  generava  ivi  alcuna  rea  conseguenza  ,  perniciosa  alle  sane 
credenze.  Esse  tenevano  ,  Jddio  aver  tutto  creato ,  ed  aver  de- 
cretato  che  gli  esseri  organizzati  si  producessero ,  altri  da'  loro  si- 
inili  ,  ed  altri  per  altri  mezzi  da  lui  stahiliti.  Ne  contraddicevano 
alia  sacra  istoria  del  Genesi  :  perocche  eziandio  i  piu  pii  e  santi 
Ira  essi  non  credevano  che  pun  to  si  offendesse  il  racconto  mo- 
saico,  ponendo  che  alcune  nuove  specie  sieno  apparse  dopo  Tuo- 
mo  5  e  che  ne'  giorni  anteriori  queste  fossero  si  da  Dio  prodot- 
te  ,  ma  soltanto  in  causa  o  in  potenza  ,  cioe  col  darsi  da  Esso 

1  Biblioth.   L.  I.  —  2  HiH.  animal.  L.   VI,   c.  15,  16.  —3  Georgic.  IV. 


SPONTANEA  21 

agli  element!  ed  alle  stelle  certe  attive  virtu,  atte  a  produrle  nclle 
opportune  circostanze  1.  Queste  dottrine,  a  dir  vero  ,  ne  cliiare 
ne  soddisfacenti  per  i  fisit-i,  almeno  non  offendevano  i  libri  san- 
ti,  ne  le  sane  dottrine.  Non  mancavano  peraltro  di  qunlche  pe- 
ricolo  ,  pasSando  tra  le  mani  di  uomini  irreligiosi  :  questi  pote- 
vano  credere  che  le  Ibr/e  naturali  indebolite  e  quasi  invecchiate 
valesser  solo  ai  di  loro  a  produrre  animali  piccoli  e  men  perfetti, 
e  che  le  inedesimc  robusle  e  vigorose  nella  giovinezza  del  mon- 
do  prodotto  avessero  gli  animali  piu  perfetti  e  1'ra  questi  1'uomo, 

pome  avea  insegnato  Lucrezio  : 

• 
huiujue  adco  off H flu  <'*1  nrffis,  effoetaque  tellus 

YLr  animalia  narva  creat.  quae  cuncta  crearit 

. 
Saecla,  deditque  ferarum  inyentia  corpora  partu  2. 

E  gia  qualche  tempo  che  la  natura  meglio  osservata  ha  per- 
duto  la  virtu  di  produrre  spontaneamente  topi  o  pesci  o  altri  ani- 
mali appartenenti  alia  prima  gran  divisione  o  provincia  del  regno 
animale,  ch'  e  quella  de'  vertehrati ;  e  si  renderehhe  oggidi  ridi- 
colo  chi,  contra  Tevidenza  de'  fatti,  avesse  per  probahile  la  loro 
generazione  spontanea.  Maggiore  difficolta  s'  e  incontrata  rispetto 
agli  animali  inferiori  ;  e  il  volgo  non  si  persuade  cosi  facilmente, 
che  i  vermi,  i  quali  si  palesano  nella  carne  guasta,  non  sieno  ge- 
nerati  da  essa.  E  pure  e  agevole  convincersi  del  contrario,  proi- 
bendo  con  un  pannolino  Tavvicinamento  alia  carne  delle  mosche, 
talche  (peste  non  possan  deporvi  le  uova  ;  cio  che  hasta  ad  im- 
pedire  Tapparizione  de'  vermi.  Le  belle  osservazioni  del  Redi,  del 
Vallisnieri  ,  del  Reaumur  e  di  altri  hanno  distrutto  nella  mente 
di  tutte  le  persone  istruite  quelle  volgari  credenze. 

.Nondimeno  la  dottrina  della  generazione  spontanea  trova  tut- 
tora  dei  dif'ensori.  Cacciala  dalle  superior!  provincie  del  regno  ani- 

1  V.  S.  Til.  I.  P. ,  qu.    LXXII  ad  5.  -  Id.  ib.  qu.  LXX1II  ,  art.  \  ad  3.  - 
PETRUS  LOMB.  L.  II.  Sent.  ,  dist.  15.  -  S.  BONAVENTURA  in  II.  Sent.  ,  dist.  15, 
qu.  3  etc. 

2  LDCR.  De  R:rum  natura,  L.  II,  v.  1150. 


"1-2  BELLA  GJBBBRA2IONE 

male  e  ancora  dalle  medie.  eerca  di  conservaFsi  nelle  inh'me  das- 
si  ,  doe  tra  gli  animali  intestinal!  e  mfusorii.  E  strano  F  abuso 
che  di  (juesta  dottrina,  benche  cosi  ristretta,  si  fa  da  alcuni  di- 
fensori  dell' assurdo  sistema,  cui  si  da,  assai  male  aproposito,  il 
bel  titolo  di  lilosolia  della  nalura.  Seeondo  costoro,  gli  esseri  na- 
tnrali  esistono  necessariamente,  o  piuttosto  essi  sono  i'enorneni  ne~ 
cessarii.  forme  passeggiere  e  necessarie  dell'  essere  universale,  il 
quale  mai  non  e,  secondo  essi ,  esistito  senza  gli  esseri ,  co'  quali 
si  corifonde  e  pe'  quali  si  manifcsta.  La  serie  degli  esseri  natural) 
esiste  ab  eterno,come  1' essere  universale.  Questo  e  necessuriameiite,. 
ma  non  immutabilmente  lo  stesso,  e  si  svolge  e  si  perfeziona  conti- 
nuamente  secondo  leggi  inerenti  alia  sua  natura,  e  realizza,  nella 
serie  delle  sue  successive  trasmutazioni ,  i  gradi  di  perfezione ,  die 
a  noi  si  palesano,  dalla  forma  piu  semplice,  quella  dell'  essere  inor- 
jjanico ,  per  quelle  de'  vegetabili  e  de'  zoofiti  o  anirnalipiante ,  iufina 
alia  piu  perfetta,  T  animate  intelligeiite,  Gli  animali  ora  esistenti  e 
Ira  essi  I'liomo,  derivano  da  animali  inferiori,  i  quali  procedevan  da 
aitri  anche  inferiori,  e  questi  pare  cbe  traesser  rorigine  da  sostanzie 
vegetabili  e  minerali.  Non  domandate  le  prove  di  questo  sistema* 
E  un  puro  giuoco  di  sfr«nata  fantasia,  senza  alcun  sostegno  di 
sano  ragionamento  o  di  osservazioni  ben  condotte.  In  luogo.  di 
(jueste  si  parte  dall  incognito  per  ispiegare  il  cogiuto  ,  e  ci  si 
presentano  assurdita  matufeste,  <|uali  sono  una  serie  infmita  reale 
di  i'enorneni  e  di  esseri  ,  e  una  quantita  innumerabile  di  e$etli  . 
die  asserisconsi  necessarii ,  senza  una  cagione.  Ma  qui  non  dob- 
biamo  distenderci  in  esaminare  cotoli  assurdi.  Gli  alibiamo  raramea- 
tali  soltanto .  percl>e  i  propagatori  di  questi ,  in  mancanza  di  prove- 
dirette,  difendono  la  uenerazione  spontanea  dei  viventi  inferiori, 
credendofavorevoli  al  loro  sistema  gli  esempii  di  esseri  fonnantisi 
oaehe  oggidi  senza  il  ronrorso  di  altri  esseri  della  stessa  s])ecio,  gli 
esempii  di  sostanze  vive  ed  organizzate,  formate  senza  piu  per  la 
metamorfosi  della  materia  priva  di  vita. 

Per  altro,  se  non  puo  rigorosamente  dimostrarsi  cbe  tutte  e  sin- 
gole  le  specie  animati,  eziandio  le  infime  e  microscopiicbe,  derivino 


si'i.NTAM-.A  23 

<la  genitori  simili  a  loro  ,  anche  meno  si  dimostra  il  contrario  ; 
e  la  prinui  sentenza  favoritti  dalle  analogic  ,  diviene  di  giorno 
in  giorno  sempre  piu  verisimile  per  le  nuove  osservazioni.  Queste 
hanno  svelato  negli  animali ,  eziandio  delle  classi  inferior! ,  diver- 
sity di  sesso  e  uova  ,  salvo  poche  eccezioni.  Non  e  dunqiie  dub- 
bio  che  quelli  nascano,  come  gli  altri  ovipari,  da  esseri  simili  a  lo- 
ro :  e  cosi  essendo,  non  e  ragionevole  ricorrere  alia  pretesa  gene- 
razione spontanea.  Per  concludere  qualche  cosa  a  favore  di  questa 
da  pochi  animali,  che  sono  apparsi  privi  degli  organi  destinati  alia 
S'rrondazione,  converrehbe  provare  ch'  essi  non  si  propaghino  per 
propagini,  tralci  o  gemme,  ne  per  divisione ,  come  fanno  alcnni 
animali  e  assai  generalmente  le  piante  -,  il  qual  modo  di  propaga- 
xioiic,  oomeche  differente  da  quello  degli  animali  piu  perfetti ,  e 
ancor  esso  un  venir  generati  da  esseri  simili,  e  suppone  ugualmen- 
te  la  preesistenza  d'individui  della  medesima  specie  ;  e  di  piu  sa- 
ria  duopo  dimostrare  clie  qut'gli  esseri  non  sieno  animali  incapaci 
di  generare  nel  primo  stadio  della  lor  vita,  ma  che  possano,  se 
le  circostanze  li  favoriscano,  tramutarsi  in  esseri  perfetti  ed  atti  a 
ligtiare.  Tutti  conoscono  gl1  insetti,  che  nel  primo  stato  sono  inetti 
alia  generazione,  e  alcuni  de'  quali  nell1  ultimo  stato  depongono 
le  uova  ,  ma  non  hanno  i  mezzi  no  1  istinto  di  nutrirsi. 

II  dott.  Giulio  Sandri,  nell1  ultimo  volume  della  Societa  Italia- 
na  delle  Scienze  residente  in  Modena  1  ,  ha  inserito  una  estesa 
.Mcmoria  sulla  insussisteiiza  della  generazione  spontanea.  Egli  ave- 
va  gia  letto  all1  Accademia  di  agricoltura  di  Verona  delle  osserva- 
zioni contra  la  spontanea  generazione  de1  funghi,  da  altri  affer- 
niala,  come  pure  intorno  a  quella  degli  esseri,  che  virono  in  altri 
rircnti  2.  Ora  e  tomato  piu  in  generale  sopra  questo  argomento 
per  lui  doppiamente  importante  ,  atteso  la  relazione  ch1  esso  ha 
colla  dottrina  de'  contagi  ,  intorno  alia  quale  egli  si  e  piii  volte 
occupalo  e  in  particolare  in  uno  scritto  ,  ch'  e  nel  precedente 

1  Mem.  di  matem.  e  di  fiiica  della  Soc.  It.  cce.  T.  XXV,  Parte  I,  pag.  259. 

2  Mem.  dell  Accad.  agr.  di  Verona.  Vol.  XXIIL 


24  DELLA  GENERAZIONE 

volume  delle  Mem.  della  Societa  Italiana  1.  II  dott.  Sandri ,  non  ci 
pare  verumenle  die  arrechi  nuovi  fatti  contra  la  generazione  spon- 
tanea,  ma  sanamente  discorrendo  sopra  quei  die  raccoglie,  e  mos- 
so  a  concludere,  die  dessa  6  contraria  alia  verace  osservazione , 
contraddetta  dall1  argomento  di  analogia,  conducente  a  strane  con- 
seguenze.  nala  principalmente  dalla  nostra  ignoranza  rispetto  al 
trasporto  de'  gerini  o  ad  altre  circostanze  e  finalmente  fuori  del- 
T  attual  potere  della  natura.  Ne  lascia  di  lar  vedere  come  senza 
quella  dottrina  si  possano  spiegare  alcuni  de'  fatti  die  a  prime 
sguardo  la  favoriscono.  Ne  accenno  uno  per  cagion  di  esempio. 
I'n  ascaris  galli ,  lungo  circa  due  pollici,  usci  vivo  da  un  uovo, 
die  era  stato  rotto  per  sorbirlo.  Come  si  era  racchiuso  in  quella 
prigione  senza  porta  ?  Questa  agli  ocdii  del  volgo  e  per  avven- 
tura  una  dimostrazione  d'  una  generazione  spontanea.  Ma  il  si- 
gnor  Bertoncelli,  relatore  del  fatto  negli  atti  deU'Accademia  agra- 
ria  di  Verona  ,  lo  spiega  piu  semplicemente,  dicendo  die  1' ani- 
mate, generato  negl'  intestini,  suo  proprio  luogo,  s'era  ancor  pic- 
colino  insinuate  per  1'ovidutto  all'  ovaia,  ed  entrato  in  un  uovo, 
die  stava  nel  formarsi,  ivi  era  cresciuto,  e  al  vestirsi  quello  del 
guscio  calcario  ,  s'  era  trovato  imprigionato  in  modo  da  non  piu 
uscire  del  carcere,  se  non  se  ne  rompevano  le  pareti. 

Ci  duole  die  il  sig.  Sandri  non  abbia,  a  quanto  pare,  avuto  noti- 
zia  delle  importanti  c  laboriose  indagini  del  dott.  Van  Beneden , 
professore  di  zoologia  e  di  notomia  comparata  nella  Universita  cat- 
tolica  di  Lovagno ,  e  delle  numerose  memorie  da  lui  inserite  negli 
atti  deU'Accademia  R.  di  Brusselle,  intorno  a  varii  generi  di  animali 
inferiori,  die  sono  1'oggetto  principale  de  suoi  studii :  e  forse,  allor- 
dio  il  dottor  Veronese  scriveva  la  sua  memoria  ,  non  poteva  aver 
notizia  di  quella  pubblicata  dal  professor  Belga  Va.  1850  intorno  ai 
verini  cestoidi  o  acotili. 

La  classe  de'  vermi  intestinali  o  entozoi ,  a  cui  questi  apparten- 
gono,  comprende  piu  ordini  e  generi ,  e  questi  un  gran  numero  di 

'f9bi^T  'f 
J  XXIV,  Pane  II,  pafi.  223.  -,ni    'im,,. 


SPOXTAXEA  2«> 

specie.  Non  solamente  si  acquattano  nell'  intestino :  ma  alcuni  pren- 
dono  ancora  alloggio  nella  sostanza  del  fegato,  nel  tessuto  ceilulare, 
negli  occlii,  Tie'  muscoli  eel  ezjandio  nel  cervello.  I  moderni  zoologi 
avevano  avverato  nella  pin  parte  di  (juesti  vermi  gli  organi  della 
riproduzione :  ma  in  quei  che  si  appellano  vermi  vescicolari  o  idatiti 
tali  organi  mancano.  Ora  le  osservazioni  del  prof.  Van  Beneden 
provano  ad  evidenza,  la  riproduzione  di  qtiesti  esseri  regolarsi  per 
le  medesime  leggi  generali  ,  die  reggon  quella  degli  altri  animali. 
Soltanto  i  venni  vescicolari  non  sono  animali  coinpiuti  ;  ma  costi- 
tuiscono  la  prima  eta  d'  un  entozoo ,  non  ancor  giunto  ai  suo  pieno 
svilnppo,  al  quale  non  puo  pervenire  nel  luogo  ove  ha  prima  abi- 
tato ,  ma  solo  cangiando  di  abitazione.  Questa  trasmigrazione  si  fa 
quando  ranimalealbergatore  del  verme  parassito  e  divorato  da  altro 
animale  :  allora  il  parassito  ,  se  resti  vivo  ,  continua  a  svilupparsi 
dentro  questo  ultimo  ,  acquista  nuovi  organi ,  giunge  a  stato  com- 
piuto  e  soltanto  in  questo  stato  puo  riprodurre  la  specie.  Questi 
vermi,  dice  F  autore,  sembravano  appartenere  ad  una  classe  privi- 
legiata  e  tutta  da  se:  leggi  particolari  parevano  presedere  alia  Ion > 
formazione:  essi  godevano  ancora  ,  agli  occhi  di  alcuni .  naturalist! , 
del  privilegio  d'una  generazione  immediata  :  ma  collo  scalpello  alia 
•mano  la  verita  e  penetrata  nella  loro  struttura  ,  e  vedremo  tosto 
svanire  questa  ultima  speranza  de'partigiani  della  generazione  spon- 
tanea.  Se  i  pesci  non  nascono  piu  dal  fango,  come  anticamente  •,  se 
gf  infusorii  non  provengono  piu  ,  come  nello  scorso  secolo  ,  dalla 
scomposizion  vegetable  ,  ne  pure  i  vermi  intestinali  nascono  piu  . 
agli  occbi  de'  naturalisti  osservatori,  se  non  da  esseri  similiad  essi, 
come  tutto  cio  che  vive  :  essi  discendono  da  un  uovo  o  da  un  germe. 
e  tutti,  allo  stato  adulto  e  compiuto  ,  hanno  organi  per  riprodursi. 
Questi  organismi  cosi  semplici  e  agli  occhi  di  molti  cosi  anormali . 
nascono  ,  vivono  e  muoiono  ,  come  tutti  gli  esseri  appartenenti  al 
regnn  animale  o  al  vegetabile.  "j)ai  iff) 

II  dott.  Eschricht  avea  mostrato  che  alcuni  entozoi  cangiano  fre- 
quentemente  la  lor  residenza  ,  nelle  diverse  epoche  della  lor  vita. 
Cosi  ne1  cavalli  i  giovani  individui  dello  Stongylus  armatus  sono 


26  BELLA  GENERAZIONE     . 

nell'arteria  mesenterica,  mentre  i  piu  grossi  fra  questi  vermi  si  tro- 
vano  generalmente  in  visceri  piu  ampli ,  es.  gr.  negl'  intestini.  II 
Bolryocephalus  solid  us  fanalogo  al  Tafnia  o  venue  solitario)  passa  la 
prima  parte  della  sua  vita  nella  cavita  addominale  de'  pesci,  e  non 
ha  allora  ne  testa  ne  organi  riproduttori,  ma  gli  acquista  negl'inte- 
stini  degli  uccelli  di  mare,  cui  i  pesci  servono  di  nutrimento.  II  pr. 
Van  Beneden  ha  fatto  vedere  che  questa  trasmigrazione  e  un  feno- 
meno  ordinario  e  necessario  allo  sviluppo  di  parecchi  di  questi  ani- 
mali.  Egli  avea  trovato  in  molti  pesci  ossei  de1  vermi  nominati  te- 
trarinchi,  involti  nella  lor  guaina,  e  senza  indizio  di  sesso:  mentre 
ne'  pesci  piu  voraci ,  i  plagiostomi ,  gli  stessi  animali  esistono  in 
istato  adulto  edatti  a'riprodursi:  quindi  dedusse  che  i  primi  vermi 
potevano  continuare  il  loro  sviluppo  nel  canale  intestinale  di  altri 
pesci ,  che  si  pascono  de'  primi.  Per  avverare  questa  congettura 
studio  accuratamente  i  vermi  de'  pesci  plagiostomi,  e  gli  avanzi  con- 
tenuti  nel  loro  stomaco,  per  venire  in  cognizione  de'  pesci,  di  cui  i 
primi  si  cibano.  Cerco  poi  questi  ultimi  freschi ,  per  conoscerne  il 
cibo  abituale  ed  i  vermi ,  e  condotto  da  questi  ad  altri ,  arriv6  allo 
studio  delle  piccole  specie ,  e  trovo  la  prima  eta  di  piu  parassiti  ne" 
crostacei,  ne'  molluschi,  negli  anellidi  e  ancora  negli  acalefi  *. 

Nonsarebbe  ad  ognuno  agevole,  ma  non  e  impossibile  ad  un  sa- 
gace  ed  esercitato  zoologo,  il  riconoscere  F  identita  di  questi  animali. 
ne'varii  periodi  del  loro  sviluppo,  sia  in  organi  diversi  di  un  animale, 
sia  in  animali  different!.  £  da  sapere  che  le  metamorfosi ,  le  quali 
certi  vermi  subiscono  nella  lor  vita ,  lasciano  intatti  alcuni  pa  rtico- 
lari  organi ,  caratteristici  della  specie.  Tali  sono  le  quattro  appeudici 
dette  lobi,  venlose,  foglie  e  da  Van  Beneden  botridie.  Queste,  restan- 
do  le  stesse,  mentre  le  altre  parti  dell1  animale  presentano  de'  can- 
giamenti ,  permettono  di  riconoscere  lo  stesso  animate  sotto  forme 
geuerali  different!  ed  in  different!  dimore. 

Possiamo  dunque  ritenere  che  alquanti  vermi  intestinali  comin- 
ciano  a  svilupparsi  in  un  animale,  generalmente  erbivoro,  destinato 

J  Gli  amlefi  sono  animali  ragigiati,  delti  ancora  ortiche  di  mare. 


SPONTANEA.  27 

a  servir  di  pasto  ad  altri.  Fine-he  sono  nel  primo,  il  loro  sviluppo  e 
rilardalo:  e  morendosi  1' alLergatore,  si  inuore  1'ospite,  seriza  aver 
provveduto  alia  sua  discendenza ,  non  peraltro  sempre  cosi  subito , 
.poidie,  Van  Beneden  ha  trovato  de'  vermi  vivi  in  animali  morti  da 
otto  giorni.  Se  il  primo  animale  divenga  pasto  d'  un  carnivoro  .  la 
came  e  digerita ;  ma  i  vermi  possono  continuare  a  svilupparsi  rrel- 
Vintestino  del  carnivoro-,  e  divengono  atti  a  produrre  uova  feeonde. 
C.osi  si  avvera,  in  un  senso  sicuramente  non  sospettato  da  quelli  che 
lo  ripetevan© ,  1'  antico  adagio  :  corruptio  unius ,  generatio  altering. 
JNV  pesci ,  fra  i  quali  assai  comunemente  i  piccoli  son  pasto  de' 
grandi,  le  uova  cominciano  lo  svolgersi  ne'  pesci  minori  e  lo  com- 
piono  negi' intestini  de'  maggiori. 

L'  analogia  de'  cisticerchi ,  considerati  come  una  particolar  divi- 
sione  degli  entozoi ,  con  i  primordii  de'  tetrarinchi ,  ha  condotto  il 
dott.  Van  Beneden  ad  ammeltere  che  i  cisticerchi  non  sono  che  la 
prima  eta  delle  tenie.  Siebold  ha  veduto  che  la  corona  del  cysticer- 
n/.s  f'asciolaris  del  fegato  del  topo  si  accorda  perfettamente  con 
quella  della  taenla  crcmic.o'lUs  del  gatto.  Semhra  dunque  che  sia  uno 
stesso  animale  incompiuto  nella  prima  dimora  e  perfetto  nella  se- 
conda. 

In  seguito  di  queste  helle  indagini ,  non  poche  specie  di  vermi 
intestinali  (idatidi  ,  echinococcus  ecc.)  non  sono  piu  animali  parti- 
colari  di  origine  oscura  e  misteriosa  ,  ma  senza  piu  i  primordii  di 
altri  animali  gia  noti,  comeche  sotto  altra  forma,  i  quali  si  derivano. 
benche  mediatamente  ,  da  esseri  simili  a  loro,  e  producono  esseri 
che  saranno  simili  a  loro  ,  se  giungano  allo  stato  perfetto  ,  come 
fanno  gli  uccelli  e  gli  altri  ovipari. 

Mi  piaoe  fare  osservare  che  la  generazione  spontanea  di  qualche 
verme  intestinale,  quando  fosse  bene  avverata,  punto  non  giove- 
rebbe  ai  pretesi  filosofi  della  natura  5  perocche  la  formazione  del- 
I'  entozoo  sempre  supporrebbe  il  preesistere  di  altro  animale ,  non 
simile  a  quello,  ma  appartenente  a  classe  superiore  nella  serie  ani- 
male :  cosi  in  luogo  di  provare  che  gli  esseri  piu  semplici ,  formati 
primamente  dalla  natura,  si  trasformano  in  esseri  piu  complicati,  e 


BELLA  GEJXERAZIONE 


die  gli  animali  superior!,  non  escluso  I'uomo,  non  sono  die  meta- 
morfosi  (piu  strane  di  quelle  di  Ovidio)  degli  esseri  inferior!,  stabi- 
lirebbe  per  opposito  die  alcuni  iutimi  animali  derivano  dagli  ani- 
mali superior!,  i  quali  percio  dovrebbono  credersi  anterior!  a  quell! . 

A  questo  proposilo  non  sara  inopportuno  rammentare  le  belle  os- 
servazioni  pubblicate  dal  lodato  prof.  Van  Beneden,  son  gia  alquan- 
ti  anni,  intorno  alle  campanularie  della  costa  di  Ostenda.  Si  e  fatto 
ricorso  agli  animali  inferiori  per  appoggiare  1'arbitrario  sistema  del 
perfezionamento  delle  specie,  oss!a  del  cangiarsi  di  queste  in  altre 
piu  elevate  nella  serie  animale.  Ora  queste  accurate  osservazioni 
dimostrano  che  negli  animali  inferiori  per  opposito  la  legge  ascen- 
dente  ne  pur  sempre  si  osserva  negT  individui  di  una  data  specie  , 
come  si  osserva  negli  animali  superior! ,  i  quali  dallo  stato  di  em- 
brione  sino  a  quello  di  animale  adulto  vanno  sempre  progredendo , 
fatto  che  esteso  a  tutto  il  regno  animale  formava  la  debol  base  del 
sistema  panteistico  dell'  evoluzione  dell'  essere  universale. 

Le  campanularie  appartengono  alia  general  divisione  de'polipi  a 
polipaio,  che  un  tempo  si  consideravano  come  piante  marine,  e  che 
in  vero  somigliano  le  piante  in  cio  che  molti  individui  sono  unit! 
in  gran  numero  per  formare  degli  animali  composti,  de'  quali  i  piii 
sono  fissi  come  vegetabili.  Attorno  ad  una  bocca  centrale  hanno 
de' filament!  carnosi  o  tentacoli,  che  servono  loro  come  di  braccia  a 
di  gambe :  per  1'  estremita  inferiore  il  polipo  aderisce  a!  corpi  stra- 
nieri ,  e  la  sua  p  elle  s'  indura  generalmente  in  gran  parte  in  modo 
da  costituirgli  un  inviluppo  corneo  o  calcario  persistente.  Allorche 
1'  animale  s'  e  fissato .  cresce  per  mezzo  di  gemme  che  nascono,  e  si 
sviluppano  da  diverse  parti  del  corpo:  hanno  doppio  modo  di  ripro- 
duzione  ,  gemmipara  ed  ovipara.  Le  campanularie  in  particolare 
presentano  un  tronco  principale,  donde  partono  piu  rami  terminati 
ognun  d'  essi  du  un  corpo  a  foggia  di  campanello  continente  un 
polipo.  II  sig.  Van  Beneden ,  che  ha  dato  di  questi  animali  un'  assai 
accurata  descrizione  anatomica  e  fisiologica  ,  ha  osservato  come  , 
allorche  i  giovani  polipi  escon  dell'  uovo ,  la  loro  organizzazione 
e  al  tutto  simile  a  quella  degli  animali  molli ,  gelatinosi  e  seinure 


SI'ONTANEA  29 

iluttuanti  nel  mare,  appellati  meduse .  e  nuotano  come  quesle:  ha 
riconosciuto  in  quelli  la  presenza  di  muscoli .  di  nervi  e  ancora  <li 
alcuni  organi  de'sensi.  L'autore  non  dissimula,  che  potra  sembrare 
strano  il  parlare  di  muscoli,  di  nervi  e  di  organi  di  sensi  negli  em- 
brioni  di  polipi ,  ne'  quali  nulla  di  cio  puo  ossorvarsi  piu  tardi.  Ma 
pure  ,  esso  osserva  ,  la  ragione  nulla  ha  da  opporre:  il  polipo  ,  du- 
i  ante  la  sua  vita  vagabonda,  ha  bisogno  di  organi  di  relazione,  poi- 
che  dee  fissare  una  nuova  colonia:  tostoche  esso  si  e  trovato  1111 
luogo  conveniente  e  si  e  ivi  fissato  ,  questi  organi  gli  divengono 
tanto  piu  inutili ,  quanto  prima  gli  erano  opportuni  :  tutte  le  loro 
future  i'unzioni  si  restringono  all'  alimentazione  ed  alia  riproduzio- 
ne.  Ecco  dunque  degli  animali ,  i  quali  in  luogo  di  ascendere  nella 
scala  animale,  piuttosto  discendono  nel  progredir  della  vita,  trovan- 
dosi  nella  eta  prima  o  verso  il  mezzo  della  vita  embrionaria  assai 
piu  elevati  nell'  organizzazione  che  non  nello  stato  adulto.  Ma  di 
cio  "basti. 

II  second* >  rifugio  de'partigiani  della  generazione  spontanea  sono 
gli  animaletti  infusorii ,  cosi  nominal],  perche  si  trovano  principal- 
mente  nelle  infusion!  delle  sostanze  animali  o  vegetabili  :  la  piu 
parte  di  essi  sono  microscopic!.  Alquanti  anni  addietro  si  era  prodi- 
giosamente  accresciuto  il  numero  delle  specie  degl'  infusorii  da  al- 
cuni naturalisti.  Si  e  postcriormentc  riconosciuto  che  parecchi  fra 
questi  pretesi  nnimalini  infusorii  appartengono  al  regno  vegetabile, 
ed  altri  sono  la  prima  eta  o  1'  embrione  di  animali  di  classi  diverse , 
ossiii  forme  transitorie,  che  si  erano  tolte  in  luogo  di  animali  adulti. 

I  veri  infusorii  hanno  una  organizzazione  semplicissima.  Tutte  le 
I'unzioni  della  vita  animale  si  operano  in  essi  per  mezzo  di  cigli  vi- 
bratorii,  come  li  chiamano,  ossia  di  lilamenti  mobili ,  di  cui  il  loro 
corpo  e  coperto  ed  operano  a  un  dipresso  a  modo  di  remi.  Questi 
sono  Togni  cosa  di  questi  animaluzzi:  per  mezzo  di  essi  si  muovono: 
per  essi ,  standosi  fermi ,  agitano  1'  acqua  la  quale  rinnovata  porta 
loro  F  alimento  di  cui  hanno  bisogno  :  essi  in  somma  servono  alia 
locomozione,  alia  nutrizione,  alia  respirazione  e  forse  alia  circola- 
/ione.  Non  dee  dar  maraviglia  ,  se  animali  di  organizzazione  cosi 


30  BELLA  GENERAZIONE 

semplice  appaiono  a  nn  tratto  nelle  acque  ove  prima  nulla  rivelava 
la  loro  esistenza  ,  e  sieno  stati  percio  reputati  una  prova  conclu- 
dente  della  generazione  spontanea:  ma  1'argomeuto  e  tutt'altro  che 
dimostrativoi 

La  maggior  parte  degT  infusorii  sono  fissipari ,  cioe  si  riprodu- 
cono  per  separazione.  Si  vede  spesso  1' animate  dividers!  in  porzion- 
celle  innumerabili  ;  e  ciascuna  di  queste  diviene  ben  presto  uguale 
all'  infusorio  di  cui  era  parte  e  prende  la  medesima  forma.  Queste 
division!  si  ripetono  frequentemente.  Cosi  in  meno  d'  un  giorno 
pu6  popolarsi  d1  infusorii  un'  acqua  ,  ove  prima  ne  erano  appena 
alcuni.  In  tal  modo  si  spiega  come  uno  stagno  divenga  talora  verde 
in  una  notte  ,  e  un'  acqua  prenda  il  colore  del  sangue  in  alquan- 
le  ore. 

E  avverato  al  presente  che  questi  animali  si  propagano  eziandio 
per  mezzo  di  bulbetti.o  gemme.  Si  forma  sul  loro  corpo  una  escre- 
scenza  che  va  aumentando  e  si  sviluppa  in  modo  da  formare  un  ani- 
male  simile  al  primo.  LTembrione  o  bulbetto  piu  o  meno  sviluppato 
si  stacca  quindi  e  vive  dapperse.  Focke  Tanno  1844  annunzio  d'aver 
veduto  il  Loxodes  bursariay  non  dividersi ,  ma  dare  a  luce  degli 
embrioni  che  nascevano  gia  sviluppati.  Ferdinando  Colin  anch'esso 
ha  veduto  nascere  distintamente  uno  o  piu  embrioni  in  questo  mo- 
do. Questi  embrioni  del  genere  Loxodes  erano  stati  osservati  e  de- 
scritti  sotto  altri  nomi  e  come  infusorii  distinti  da  Ehrenberg  e  da 
Dujardin. 

Si  vede  quanto  facilmente  questi  animali  si  propaghino  e  si  mol- 
tiplichino.  Si  e  anche  osservato  che  essi  restano  talvolta  per  mesi 
intieri  al  secco  ,  esposti  a'  raggi  del  sole,  senza  perdere  la  virtu  di 
riprodursi,  tostoche  sieno  bagnati  dair acqua.  Tuttocio  peraltro  non 
basta,  convien  confessarlo,  ad  ispiegare  il  primo  apparire  degl' in- 
fusorii nell'  acqua,  che  n'  era  priva.  Se  in  questa  s'immergano  delle 
sostanze  vegetabili  o  animali,  dopo  alcun  tempo,  queste  scompon- 
uonsi,  e  1'  acqua  e  piena  di  pianticelle  ed  animaluzzi  microscopic! . 
different!  secondo  la  materia  messa  in  soluzione,.  e  different!  ezian- 
dio in  una  data  infusione  se  la  si  osservi  in  tempi  diversi.  Peraltro 


SI'ONTAXEA  31 

recenti  osservazioni  hanno  mostrato  ,  che  questi  fenomerii  non  si 
palesano  mai,  se  I1  infusione  sia  stata  portata  alia  temperatura  del- 
F  acqua  bollente  ,  ne  pure  se  poi  si  faccia  passare  sopra  essa  acqua 
dell'  aria,  che  abbia  traversato  un  tubo  scaldato  fortemente:  il  cou- 
trario  avviene  se  prendasi  per  1'  infusione  acqua,  o  sia  cruda  o  bol- 
lita,  lasciata  al  contatto  dell' aria.  Da  ci6  consegue  che  I' acqua  sotto- 
messa  per  un  certo  tempo  al  contatto  dell'  aria,  e  percio  anche  essa 
aria ,  racchiudono  un  principio  indispensabile  per  la  formazione 
degl'infusorii  e  distruggibile  dal  calore,  o  sia  tal  principio  un  infuso- 
rio,  o  un  embrione  di  esso,  germe,  bulbetto,o  uovo,  o  sporo,  o  altro. 

(il'infusorii  contenuti  nella  terra  diseccata  e  pulverulenta,  posso- 
no  essere  agevolmente  trasportati  colla  polvere  a  distanze  conside- 
rabili.  Ehrenberg  trovo  che  la  polvere  deposta  dall'  atmosfera  con- 
tiene  degli  organism!  microscopic! ,  varii  generalmente  ne'  diversi 
paesi.  In  una  recente  eruzione  dell'  Ecla  in  Islanda ,  le  ceneri  fu- 
ron  portate  dal  vento  fmo  alle  isole  Shetland  e  Orcadi :  una  nave 
danese  a  distanza  di  533  miglia  inglesi  dal  vulcano,  fu  interamente 
coperta  da  questa  materia.  La  comparazione  di  queste  ceneri  con 
quelle  prese  ai  piedi  del  vulcano  ,  dimostr6  1'  identita  di  origine  : 
esaminate  al  microscopio  ,  si  trovarono  composte  di  frammenti  di 
corpi  vulcanic!  ,  di  una  terra  bruna  e  di  forme  organiche  d'  acqua 
dolce  o  terrestri.  La  disseminazione  degl'  infusorii  sotto  forma  di 
polvere  atmosferica  e  dunque  un  fatto  :  questi  sparsi  per  1'  aria  si 
depositano  per  ogni  luogo:  e  alcuni  fra  essi  posson  tornare  a  dar 
segni  di  vita,  se  trovino  condizioni  a  cio  opportune. 

£  ancora  possibile,  e  piu  consentaneo  alle  analogie  che  non  lage- 
nerazione  spontanea,  il  sospettare  che  questi  animaluzzi  si  propaghi- 
no  oziandio  per  uova  o  spori,  a  cagione  della  loro  estrema  piccolezza 
non  ancora  osservati,  quantunque  nori  sia  approvata  dai  naturalist! 
1'opinione  del  celebre  osservatore  Ehrenberg,  che  si  crede  di  averne 
scoperti  gli  organi  della  riproduzione.  Comunque  siasi ,  la  mirabile 
moltiplicazione  degl'  infusorii  ne'  due  modi  couosciuti ,  lissiparo  e 
gemmiparo,  e  il  loro  trasporto  per  1'aria,  spiegano  in  modo  verisi- 
mile  i  fatti ,  ond1  e  che  ancora  rispetto  agl'  infusorii  la  generazione 


32  DELIA  GENERAZIONE 

spontanea  e  ipotesi  al  tutto  gratuita  esenza  base  *.  «  £  a  parer  mio, 
scriveva  I'illustre  Ranzani.  piu  inintelligibile,  che  un  corpo  organiz- 
xato  t.ragga  origine  da  particelle  inorganiche,  mediante  le  sole  forze 
comuni  a  tutti  i  corpi,  di  quello  sia  che  i  germi,  a  cagion  d'  esem- 
pio,  d'un  infusorio,  minutissimi  e  leggerissimi  ,  vengano  sollevati 
neU'atniosfera,  che  gia  sappiamo  dar  ricetto  alle  particelle  de'corpi 
piu  pesanti ;  e  che  cotai  germi  colle  piogge .  colla  rugiada  qua  e  la 
cadano,  e  trovando  1'  opportunity,  si  svolgano  e  cresoano  2.  » 

II  sig.  Paolo  Gorini  in  un  suo  volume  SuU'origine  delle  mnntd- 
gne  3  ha  traltato  brevemente  della  generazione  spontanea.  Que- 
sto  argomento  non  si  aspettava  di  entrare  in  un  libro  che  versa 
intorno  alle  montagne.  Ma  cessa  e  piu  veramente  si  volge  ad  altro 
la  maraviglia ,  quando  si  sa  che  T  autore  citato  trova  grandi  e  mol- 
te  analogic  tra  la  formazione  dei  monti  e  le  funzioni  delle  piante 
e  degli  animali ,  e  che  ci  parla  della  vita  minerale  ,  non  meno 
che  della  vegetabile  e  dell1  animate.  Esso  ha  mostrato  delle  ap- 
plaudite  esperienze :  non  del  pari  sembra  che  siano  state  applau- 
dite  le  sue  nuove  dottrine  geologiche  ed  anehe  meno  le  fisiolo- 
giche.  Si  e  lodato  il  suo  ingegno  ,  ma  si  &  deplorato  ,  che  non  ab- 
bia  dato  ad  esso  una  miglior  direzione.  Lasciando  da  parte  le  al- 
tre  sue  dottrine ,  toccheremo  solamente  ci6  che  scrive  intorno  alia 
generazione  spontanea.  Esso  suppone ,  esser  generahwnte  ammesso 
che  malerie  vegelabili  opportunamente  combinate  all'  aria  e  all'  ac- 
qua  possano  dare  oriyine  a  vert  animali ,  e  che  malerie  animali  in 
analoga  combinazione  possano  produrre  essen  vegetabiti.  Noi  non 
crediamo  cio  punto  vero,  specialmente  rispetto  alia  prim  a  parte  : 

\  Le  cose  qui  dette  si  leggono  piii  stesamciite  esposte  in  mi  bell'art.0  della 
Revue  Cathol.  di  Lovaijno  :  fevrivr  185^,  p.  301.  Possono  ronsultarsi  anconi 
gli  articoli  preeedenti;  septembre  1831,  p.  331,  e  octobre  p.  421.  Abbianio  mo- 
tivo  di  congetturare  che  questi  articoli  sieno  lavoro  del  sig.  H.  B.  Waterkeyn 
prof,  di  mineralogia  e  di  geologia  all' Uniyersita  cattolica  di  I.ovagno. 

2  Elem.  di  zoologia  T.  I,  pag.  100. 

3  SuU'origine  delle  montagne  e  deivulcani:  studio  sper!m<>>ita1e  di  PAOLO 

1851,  pag.  I,  sez.  I,  c.  2,  art.  10. 


SPONTANEA  33 

ci  sembra  piuttosto  che  le  recenti  indagini  allontanino  sempre  piu 
da  tal  modo  di  pensare  gli  scienziati ,  guidati  soltanto  dah"  amore 
del  vero.  II  sig.  Gorini  non  trova  impossible,  che  eziandio  sole 
le  sostanze  minerali  possano  in  certe  circostanze  tramutarsi  in  pian- 
te  ed  in  animali ,  e  crede  che  numerosi  fatti  rendano  indubilabile 
la  generazione  sponlanea:  ma  intorno  a  cio  ei  ci  rimanda  a  quan- 
lo  altri  ha  scritto;  e  ne  allega  solo  uno,  ch'  e,  a  suo  dire,  esem- 
pio  irrermabile  di  produzione  d'  un  animate  per  mezzo  di  sostanzi* 
puramenle  minerali.  Sono  le  celehri  sperienze  del  Crosse,  delle 
quali  molto  si  parlo  alquanti  anni  addietro:  in  esse,  in  seguito 
dell'  azion  prolungata  della  corrente  voltiana  sul  silicate  .di  potassa , 
vedevansi  venire  fuora  alquanti  individui  d'  una  brutta  specie  di 
piccoli  insetti  ,  cui  si  die  nome  Acarus  Crossii.  Questo  fatto  e 
tutt'  altro  che  dimostrativo.  Non  potevano  le  uova  forse  impercet- 
til)ili  di  quell1  animalettucciaccio  (pare  che  per  esso  il  Redi  co- 
niasse  tal  voce )  essere  nella  soluzione  o  nelF  aria  sovrapposta , 
allora  eziandio  ch'era  questa  coperta  da  una  campana  di  vetro? 
Al  piu  coteste  sperienze  provano  1'  energia  della  corrente  elettrica 
per  eccitare  esse  uova.  Ma  v'e  di  piu.  11  sig.  Gorini  non  sapeva 
e  forse  allora  non  poteva  sapere ,  che  il  sig.  Turpin ,  avendo  esa- 
minato  questi  acarus  ,  ha  trovato  che  erano  senza  piu  individui 
della  specie  acarus  horridus,  specie  assai  diffusa,  che  si  svolge 
facilissimamente  e  rapidissimamente  ne'  luoghi  umidi,  qual  era 
senza  dubbio  quello ,  ove  questi  esseri  furono  osservati. 

Ma  piu  che  su  questo  fatto  particolare ,  scrive  il  sig.  Gorini  , 
dobbiamo  rivolgere  la  nostra  attenzione  sul  fatto  generate  ,  che  gli 
esseri  vegetabili  ed  animali ,  i  quali  ora  esistono ,  un  tempo  non 
«sistevano ;  e  che  per  conseguenza  i  primi  devono  essersi  formati 
in  un  modo  diverso  da  quello  che  originariamente  essi  tengono  per 
Tnoltiplicarsi » .  Certamente  i  primi  esseri  di  qualsiasi  specie ,  niuno 
pu6  pensare  che  sieno  stati  generati  da  esseri  anteriori  della  specie 
medesima :  percio  dovettero  venir  prodotti  altrimenti  5  se  non  vo- 
glia ,  ammettendo  T  assurdita  delle  specie  eterne ,  negare  ad  esse  i 
protoparenti.  Ma  cio  affatto  non  prova,  com'  egli  pensa,  la  necessild 
Serie  H,  vol.  II.  3 


84  BELLA  GENERAZIONE 

della  generazione  spontanea  pe'  primi  indicidui  del  regno  vegelabile 
ed  animale.  V  ha  un'  altra  soluzione  del  problema  molto  piu  razio- 
nale :  ed  e  quella ,  die  ci  vierie  insegnata  nelle  prime  lezioni  del 
catechismo ,  e  die  si  legge  ne'  primi  versetti  della  piu  antica  delle 
storie.  Disse  Iddio :  Erbeggi  la  terra  d'  erba ,  che  faccia  seme ;  e 
produca  alberi  fruttiferi  che  portin  frutto,  secondo  la  loro  specie; 
il  cui  seme  sia  in  essi.  E  cosl  fu  .  .  .  Disse  Iddio :  brulichino  le  acque 
di  animali  viventi ;  e  voli  il  volatile  sopra  la  terra  per  I'  estensione 
del  cielo.  E  Iddio  creo  i  grandi  ceti  e  tutti  i  viventi ,  che  I'  acque  in 
copia  produssero,  secondo  la  loro  specie  ed  ogni  volatile  alato  .  .  .  E 
Iddio  benedisseli ,  dicendo :  figliate ,  moltiplicatevi  e  riempite  I'  acque 

de'  mari ,  ed  il  volatile  moltiplichi  sulla  terra E  disse  Iddio  : 

produca  la  terra  animaii  viventi,  quadrupedi  mansueti  e  feroci  e  ret- 
tili.  E  cosl  fu  .  .  .  E  disse  Iddio:  facciamo  I'uomo  a  nostra  immagi- 
ne.  .  .  .  E  creb  Iddio  I'  uomo  a  sua  immagine :  creo  maschio  e  fem- 
mina.  E  benedisseli  Iddio  e  disse  loro:  crescete  e  moltiplicatevi  ed  em- 
pite  la  terra  ed  assoggeltalela  e  dominate  sui  pesci  del  mare  e  ml  vo- 
latile del  cielo  ,  e  sopra  ogni  beslia  moventesi  sulla  terra  1. 

Ecco  la  sola  risposta  al  quesito  intorno  alia  prima  formazione 
degli  esseri  organizzati ,  come  a  tutti  quelli  che  versano  inlorno 
alia  origin  prima  delle  cose.  II  Creatore  ordin6  ,  e  fu.  Cosi  e  non 
altrimente  si  spiegano  e  T  esistenza  della  materia  e  le  leggi  generali 
ad  essa  imposte.  Se  si  prescinde  dal  volere  di  Dio,  tutto  nella  na- 
tura  e  non  solo  incomprensihil  mistero ,  ma  vero  assurdo ,  cioe 
•effetto  senza  cagione.  Anche  nella  ipotesi  della  virtii  animatrice  at- 
tribuita  alia  materia  ossia  della  generazione  spontanea,  perche  non 
sia  questa  al  tutto  ripugnante  ed  assurda  ,  e  duopo  ricorrere  alia 
prima  Cagione,  al  supremo  Legislatore,  senza  cui  non  sarebbe  alcuna 
legge  di  natura ,  non  che  questa  la  quale  non  e  avverata  da  sicure 
osservazioni,  ma  supposta  per  non  saper  noi  render  ragione  di  alcuni 
fatti.  Iddio  voile  che  fossero  le  prime  piante  ed  i  primi  animali  r 
non  peraltro  tutti  ad  un  tempo,  ma  secondo  \  ordine  stabilito  dalla 

i  Gtn.  C.  I,  vv.  H,  12,£0—30. 


SPONTANEA  35 

sua  sapienza  ;  e  questi  e  quelle  furono  ,  quando  e  come  piacque  al 
Creatore.  Ma  questo  suo  comando  non  era  una  legge  imposta  alia 
natiira:  ne  doveva  come  le  leggi  imposte  alia  natura  seguitare  a 
produrre  i  suoi  effetti  pel  decorso  de'  secoli.  Voile  il  sommo  Legi- 
slatore  che  ciascuna  specie  avesse  i  mezzi  di  produrre  esseri  della 
specie  medesima  ,  e  cosi  diffondersi  e  conservarsi ,  ed  ordin6  alle 
specie  animali  di  attivamente  concorrere  a  tale  riproduzione.  Que- 
sta  fu  vera  legge  del  Creatore ,  ed  in  virtu  di  questa  si  mantengono 
anche  oggidi  e  si  propagano  le  piante  e  gli  animali:  e  se  alcuna  vol- 
ta  in  qualche  specie  quella  legge  non  si  osservi ,  es.  gr.  se  gl'  indi- 
vidui  d'  una  specie  tutti  rapiti  da  morte  violenta  nori  possano  ge- 
nerarc  altri  esseri ,  allora  quella  specie  perisce.  Gli  elementi  che 
costituiscono  gli  esseri  organizzati  sono,  e  vero,  i  medesimi  di  quel- 
li  che  formano  i  corpi  inorganici.  Ma  ci6  vuol  dire  soltanto  che  a 
formare  i  primi  non  ebbe  duopo  il  Creatore  di  dar  1'  esistenza  a 
nuove  sostanze  material! ,  e  pote  fare  uso  della  materia  gia  creata. 
Ci  spieghi  il  sig.  Gorini  come  in  virtu  di  leggi  fisiche  e  chimiche 
siensi  formati  senza  piu  coll'  ossigene,  coll'  idrogene,  col  carbonic  e 
coll'azoto,  o  con  altri  elementi,  degli  esseri  dotati  di  organi  cioe 
di  parti  evidentemente  ordinate  a  certe  funzioni  utili  o  necessarie 
pel  mantenimento  degl'  individui  e  delle  specie ;  et  erit  mihi  magnus 
Apollo.  Ma  certo  niuno  spieghera  come  possano  in  tal  modo  for- 
Tnorsi  esseri  dotati  di  sensibilita,  di  moto  spontaneo,  di  appetiti,  di 
passioni,  d'  istinti  e  di  giudizii  istintivi ,  e  alcuni  oltre  cio  forniti  di 
vera  ragione,  di  libera  volonta,  e  capaci  di  conoscere  il  lor  Crea- 
tore ,  discorrere ,  ed  inventare  e  coltivare  le  arti  e  le  scienze.  Pre- 
tendere  che  si  formino  tali  esseri  con  sola  la  materia ,  egli  e  come 
voler  formar  V  acqua  con  solo  Y  ossigene.  Supporre  che  siensi  pro- 
dotti  senza  il  comando  del  Facitore  supremo ,  assai  maggior  folha 
sart'bhe  che  non  1'avvisarsi  che  fossero  dal  caso  prodotte  le  poesie 
di  Virgilio  e  le  pitture  di  Raffaello .  senza  Y  opera  di  un  poeta  e  di 
'in  dipintore. 


jall'ji 

TJBALDO  ED  IRENE 

j          RACCOMO  DAL  1790  AL  iSH'1'1^-  ""I* 

i  •     • 

:U  "b   oil* 
iotiil,         -^  VTTT  A 

VILLA 


iotiil,        /-^rUVTT?   TV   ATTUAVTTT  A 

IL  COJM1L  D  ALMA  VILLA 


Come  la  brigata  de'  giovani  fu  pervenuta  in  sul  rispianato  di  san 
Valentino,  entro  nel  santuario  a  udirvi  la  messa  del  primicerio  Gre- 
sti,  e  poscia  fatto  una  buona  colezione,  le  donzelle  si  raccolsero 
nella  foresta  dei  pini,  e  gli  uomini  si  misero  lietamente  a  ragionare 
passeggiando  verso  Prabubalo,  ch'  era  appunto  la  villa  montana  del 
Primicerio,  ove  1'  autunno  si  raccoglieva  per  la  caccia  delle  lepri, 
in  ch'  era  passionate  e  gagliardo. 

II  conte  d'  Almavilla  iva  godendo  1'  occhio  di  que'  valloni  boscosi 
e  beendo  quell'  aria  purissima  e  viva  che  spirava  rubizza  e  fresca 
dalle  alte  cime  de'  monti.  Egli  era  bello  e  grande  della  persona,  co- 
me sogliono  essere  i  Piemontesi,  d'  aria  alquanto  chiusa,  ma  di  ma- 
niere  amabili  e  urbane  oltre  ogni  dire  $  avea  fattezze  lungbe  e  risen- 
tite ,  con  fronte  larga ,  naso  aquilino  col  labbro  di  sotto  alquanto 
sporto  cbe  gli  dava  aria  d'  uomo  subito  all'  ira  e  sdegnoso,  e  in  uno 
arguto  ai  sali  e  alia  maldicenza ;  ma  sovra  tutto  avea  le  cigiia  fitte , 
rigidamente  arcate  ,  e  senza  1'  intervallo  cbe  le  suol  disgiugnere 
sopra  il  naso  ,  onde  cbe  i  due  estremi  s1  inframetteano :  segno  ma- 
nifesto d'uomo  strano  e  bizzarro,  cui  non  fayorisce  il  buono  e  retto 
giudizio. 


UBALDO  ED  IRENE  —  JL  CONTE  D'  ALMAMLLA  37 

Quel  giorno  vestia  1'  abito  di  caccia  alia  foggia  di  Pietro  il  Grande 
Czar  di  Moscovia,  di  cui  aveva  un  ritrattto  al  naturale  nella  sala 
del  castello  di  san  Roberto  ;  imperoccbe  1'  avo  suo  trovandosi  riella 
Legazione  di  Savoia  all'  Aia  quando  Pietro  Alexiowitz  era  a  Sardam 
ad  apprendervi  la  marineria  come  garzon  di  vascejlo,  ivi  lo  conobbe 
assai,  e  favello  a  lungo  del  savio  rcggimcnto  dei  ducbi  di  Savoia  di 
<jua  edi  la  dall'Alpi;  dellu  repubblica  di  Venezia,  degli  altri  principati 
d'  Italia,  e  delle  guerre  onde  Luigi  XIV  li  travagliava.  Di  cbe  lo 
Czar  ebbe  infmito  piacere  ;  e  lo  rivide  poscia  a  Vienna,  ove  il  mar- 
chese  era  ambasciatore,  e  donollo  d'  un  riccbissimo  diamante,  di 
cui  il  padre  del  conte  d'  Almavilla  fece  presente  al  figliuolo  quando 
prese  moglie  -,  e  il  conte  portavalo  sempre  in  dito  col  nome  di  So- 
lilario  di  Pietro  il  Grande. 

II  conte  fu  assai  giovinetto  ammesso  a  studio  nell'  universita  di 
Torino,  ove  a  dir  vero  non  viveano  gia  piu  quei  tre  fieri  Appellanti 
cbe  Re  Amedeo  avea  chiamati  da  Parigi  a  leggere  in  quella  celebre 
Accademia ;  ma  v'erano  i  loro  allievi  i  quali,  ancora  cbe  pe'  richiami 
di  Benedetto  XIV  si  fossero  alquanto  temperati  nelle  pubbliche 
lezioni,  tuttavia  stillavano  nella  mente  e  nell' ammo  de'  giovani  le- 
gist! di  molte  dottrine  avverse  alia  santa  Chiesa,  cui  essi  dan  nome 
di  Curia  e  di  Corte  Romana.  Percbe  sui  vent'anni  gia  laureate,  fu 
fatto  annoverare  dal  marcbese  di  san  Roberto  suo  padre  tra  gli  altni- 
ni  dell'  ambasceria  di  Parigi. 

Gramo  invero  e  infelice  quel  giovane  cbe  a  quei  di  viveva  a  Pa- 
rigi i'ra  le  delicatezze,  le  pompe,  e  le  licenze  della  Corte  di  Luigi 
XV!  E  per  giunta  libero  di  so  medesimo,  poco  pio  e  costumato, 
aiovane,  bello,  ricco  ed  allettato  alle  mille  lusingbe  e  seduzioni, 
onde  traboccava  a  quei  di  1'  Eden,  come  dicean  Parigi,  della  Francia 
e  del  niondo.  VoHuirc  non  era  ancora  decrepito,  anzi  nel  tempo 
de'  suoi  piu  gloriosi  trionfi,  e  il  giovane  d'  Almavilla  era  si  preso  di 
quel  irivolo  ingegno  ed  empio  cbe  tutti  i  suoi  studii  diplomatic!  non 
erano  gia  sopra  la  sloria  de'  Traltati,  dei  Diplomi,  delle  Convenzio- 
ni,  delle  Alleanzc,  delle  Lcyhe  anticbe  e  moderne,  ma  pure  nel  di- 
vorarsi  giorno  e  notte  la  Pulzella  d'  Orleans,  i  romanzi ,  le  storie  e 


38  UBALDO  ED  IRENE 

le  poesie  di  Voltaire,  ammirandone  i  salti,  i  guizzi,  le  iacezie,  i  so- 
(isini,  e  beendo  con  essi  tutta  T  empieta  che  riboccava  da  quelle  o- 
scene  scritture.  II  nostro  giovane  diplomatic©  recitava  colla  giovane 
Mailly  ,  poscia  Duchessa  di  CMteauroux,  conlinuo  la  ZaiFa ,  la  Zu- 
lima,  1'  Alzira,  la  Merope  e  il  Maometto,  e  di  coteste  tragedie  andava 
si  pazzo,  che  non  pago  di  recitarle  in  que'  teatri  domestici,  tutto  il 
di  le  iva  declamando  in  guisa  che  ne  riuscia  la  noia,  la  seccaggine  e 
il  fastidio  degli  amici. 

L' Ambasciatore  gli  aveva  vietato  severamente  di  visitare  Voltaire; 
ma  egli  trovava  mille  artifizii  per  isvanire  agli  occlri  del  suo  argo  e 
visitarall  vecchio  di  celato,  e  n'era  accolto  araorevolmente  e  careg- 
giato  con  tante  jpiacevolezze,  che  il  giovinotto  avealo  per  suo  Men- 
tore  in  tutto.  Gli  tenea  mano  a  coteste  tornate  clandestine  il  Conte 
d' Argenson,  e  talvolta  la  Marchesa  di  Chastelet  al  cui  castello  soven- 
te  si  riparava  Voltaire  per  istudiare  colla  Marchesa  gli  elcmenti  della 
filosofia  di  Newton.  Cotesto  perfido  giuntatore  penetro  si  a  dentro 
neH'animo  giovanile  deH'Almavilla  che  1'avea  gia  corrotto  e  travolto 
nell' empieta.  Ne  pago  a  tanto  il  mise  neU'amista  cogli  Enciclopedi- 
sti  ed  nsava  famigliarmente  con  d'Alemhert,  con  Diderot,  con  Fre- 
ret,  con  Condorcet,  con  Raynal,  con  la  Mettrie  ed  altri  empii,  cui  la 
Francia  onorava  del  nome  di  Filosofi. 

Saputo  che  Gianiacapo  Rousseau  fu  esiliato  da  Parigi  e  riparato- 
si  in  Inghilterra ,  F  Almavilla  non  si  tenne ,  e  trascorse  sino  a  Lon- 
dra  per  offerirgli  colla  sua  devozione  i  suoi  servigi  e  le  sue  ammi- 
razioni  ,  predicandosi  altamente  favoreggiatore  delle  sue  dottrine 
delTl&wiWo,  del  Contralto  sotiale,  e  della  Xoi-ella  Eloisa.  A  Londra 
ebbe  nuovi  inciampi  e  diede  in  nuovi  lacci  ^  perocche  entrato  nel- 
I'amicizia  di  lord  Bolingbrocke  ,  tli  Collins,  di  Tindal,  di  Morgan  e 
di  Chubb ,  uoraini  ch'  avean  rotto  la  guerra  al  cristianesimo  ,  ed 
empiano  Inghilterra  e  il  mondo  di  loro  bestemmie  ,  il  giovane  di- 
plomatico divelse  e  sbarbico  daU'animo  ogni  resticciuolo  di  religio- 
ne.  Ivi  si  ascrisse  ai  Free-tinkers,  o  liberi  pensatori  che  lo  misero  in 
sulla  via  di  conoscere  poscia  in  Francia  i  Franchi  Jlassoni  e  d'  ar- 
rolarsi  e  divenirne  arrolatore  indelesso  in  Piemoute. 


1L  CONTK  D    ALMAVfLLA  30 

La  misera  Italia,  sebben  rorsa  per  ogni  lato  tlagli  emissarii  dcl- 
]'  empieta,  nulla  per6  di  meno  si  guastava  e  incancheriva  da  se  me- 
desima  col  mezzo  di  parecchi  suoi  signori,  i  quali  spandeano  le  loro 
ricchezze  riel  procacciare  con  mille  modi  soppiatti  i  libri  franccsi 
piu  nefandi  e  irreligiosi.  In  cotesto  tradimento  crudele  ebbero  non 
piccola  mano  ,  se  non  gli  ambasciatori  delle  corti  d' Italia,  almeno 
piu  d'uno  de'loro  Secretarii,  de'Consiglieri  di  legazione,  degli  Alun- 
ni,  e  persino  degli  Uscieri  corrotti,  i  quali  nel  fare  i  paccbi  pei  Mi- 
nistri  degli  Affari  Esteri  delle  loro  nazioni  poneano  di  contrabban- 
do  i  piu  pessimi  libri  stampati  a  Parigi  da  Voltaire,  da  Tbiriot ,  da 
D'Argental,  da  I)amilaville,  da  D'  Argens,  da  Elvezio,  da  Marmon- 
tel  e  da  cent'  altri  impissimi  scrittori.  Nel  Ministero  avevavi  sempre 
alcuno  uffiziale  alto  o  basso  ,  il  quale  sottraeva  agli  occbi  del  Mini- 
stro  quell'abbominazione,  che  poscia  con  di  ricche  mance  venia  re- 
capitata  di  celato  ai  committenti. 

In  un  certo  caso,  cbe  occorse  all'Ambasciatore  a  Parigi,  egli  do- 
vette  visitare  non  so  che  stanza  e  magazzino  dell'  Ambasceria  e  vi 
trovo  a  suo  sommo  dolore ,  imperocche  era  uomo  molto  cattolico  e 
virtuoso,  una  grande  accolta  delle  opere  di  Voltaire,  massime  del- 
I'Epistola  ad  Urania,  delle  Novelle,  del  Saggio  sopra  i  costumi  e  lo 
Spirito  delle  nazioni,  del  poema  della  legge  naturale,  delle  tragedie , 
e  di  cent'altre  pessime  composizioni  di  quel  corruttore  d'Europa.  I 
rammarichi  deH'Ainbasciatore  fur  molti,  ma  non  pote  mai  venire  a 
capo  di  sapere  chi  fosse  colui  cbe  avesse  adunata  quella  prostituzib- 
ne  di  libri,  e  a  quale  intend  i  men  to;  e  non  sapea  il  valent'uomo  che 
quei  libri  trasmigravano  a  Torino  sotto  il  santo  suggello  della  Cro- 
ce  di  Savoia,  e  si  spandeano  a  sicurta  pei  palazzi  di  molti  grandi  ch" 
Corona  e  di  Corte,  e  d' altri  cavalieri  e  gentildonne. 

Tuttavia  Venezia  in  coteste  trappolerie  si  segnalava  sopra  le  al- 
tre  Metropoli  d'ltalia,  ed  ogni  di  e  ogni  notte  dai  misteriosi  deposit! 
di  Fusina  e  di  Mestre  se  ne  riversavano  a  migliaia  di  copie.  A  cio  te- 
nean  mano  pareccbi  patrizii,  i  quali  nelle  loro  ville  della  Mirra.  del 
Dolo,  e  lungo  Brenta  faceano  scaricare  le  balle  intere,  le  quali  po- 
scia smagliate  e  divisi  i  libri  in  molti  carichi  ne  riempiano  i  cuscini 


.10  UBALDO   ED  IRENE 

delle  loro  gondole ,  i  magazzini  di  poppa,  i  boccaporto  di  prua  .  e 
sotto  le  assise  de'  gondolieri  di  palazzo  passavano  inavveduti  nei 
palazzi  del  Canalazzo,  della  Giudeca ,  del  canal  regio,  e  d'  altri  piu 
illustri  di  Venezia ,  donde  poi  si  spandeano  a  ruina  della  fede  e  dei 
costumi  in  cento  e  mille  mani.  Ne  paga  1'  empieta  a  tanto  strazio  ; 
que'  pessimi  libri  si  traducean  subito  in  volgare ,  e  si  stampavano 

•    •  1  •       !•  1      ,  •-,,!•• 

alia  macchia  e  spandeansi  di  celato  a  corrompere  i  cittadmi. 
Anche  Milano  n'  era  ben  condito ;  e  siccome  a  quei  di  le  vie  re- 

1         •  •       1        11?       4    1         •  '       L  I  L 

gie  dei  passaggidell  Alpinon  esistevano,  e  le  mereatanzie  svizzere, 
francesi  e  alemanne  faceano  il  valico  a  dosso  di  muli  .  cosi  i  basti 
de1  somieri  ,  in  luogo  d'  esser  pieni  di  crini  di  cavallo  e  di  pelo  di 
cane,  erano  rimpinzati  di'fogli  proibiti  delle  opere  di  Voltaire  ede- 
gli  altri  empii  scrittori;  persinoi  largbi  pettorali  e  le  groppiere  n'e- 
ran  tutto  in  giro  imbottiti.  Altri  scendeano  gia  ben  rilegati  col  fron- 
tespizio  delle  Confessioni  di  sanf  Agostino ,  del  Gersone ,  de1  Santi 
Vangeli,  e  dopo  il  primo  foglio  cominciava  il  pessimo  libro  ,  e  per 
tal  guisa  si  spandeano  in  Italia  ;  oltre  i  mille  mezzi  de'  contrabban- 
dieri,  i  quali  per  sentieri  e  tragetti  fuor  di  mano  li  recavano  a  Susa 
pel  Moncenisio  ,  al  lago  maggiore  pel  Sempione  ,  al  lago  di  Como 
pel  canton  Ticino,  oltre  quelli  che  giugneano  per  mare  a  Venezia  , 
in  Ancona  ,  £  Geneva ,  a  Livorno  ,  cb'  erano  un  sobisso  ;  ne  Roma 
stessa  n'  era  sprovveduta. 

Cotali  correano  i  tempi  sopra  1'  Italia ,  quando  il  conte  d' Alma- 
villa  essendo  gia  secretario  di  Legazione  air  Aia  fu  ricliiamato 
dal  marchese  di  san  Roberto  suo  padre  ,  per  fargli  menar  moglie , 
siccome  colui  cb'  era  uriico  figliuol  maschio.  E  considerate  che 
il  marchese  lasciava  conquassato  il  patrimonio  pei  gravissimi  de- 
biti  che  il  rodeano  da  piu  anni ,  e  in  luogo  di  acconciare  gli  antichi 
disordini  ,  accrescendo  le  spese  (com'  e  proprio  de'  signori  indo- 
lenti)  .  li  moltiplicava  per  opera  de'  fattori ,  de'  secretarii  e  d'  altri 
»ufficiali  infedeli  ,  fu  cerco  d'  una  giovine  di  ricca  dote  e  di  pingue 
nretaggio.  Laonde  per  mezzo  de'parenti,  posto  gli  occhi  sopra  una 
-giovinetta  d'  una  picciola  citta  di  provincia  ,  ma  nobile  e  dovizio- 
*a ,  fu  proposta  al  marchese  •,  il  qtiale  contuttoche  la  donzella  non 


IL  CONTE  D'  ALMA  VILLA  41 

aggiugnesse  a  tutti  i  gradi  dell'  arme  sua  ,  e  si  potesse  dubitare  al- 
quanto  s1  ell'  avesse  i  quarti  rinterzati  e  rinquartati  da  potere  i  suoi 
figliuoli  divenir  militi  di  yiuslizia  sulle  galere  di  Malta  ,  tuttavia  la 
dote  pomposa  e  la  pingue  eredita  die  le  cadea  uscita  di  minore,  fe- 
ce  rammollire  alquanto  nel  marchese  Talbagia  del  Blasone. 

La  Virginia  era  allora  nei  sedici  anni,  bella,  pia,  modesta,  d'  in- 
dole  dolce,  timidetta  e  alquanto  solitaria;  era  stata  educata  a  Cham- 
beri  nel  monistero  delle  Salesiane,  le  quali  per  tutto  furono  sempre 
valentissimeneH'informare  1'animo  delle  giovinette  alle  piu  rare  vir- 
tu cristiane  ,  domestiche  e  sociali.  La  Virginia  avea  la  mente  colta 
in  quegli  studii  die  s'  addiceano  a  gentildonna-,  sonava  ben  la  spi- 
netta  o  il  graviceaibalo,  come  diceasi  allora,  aveva  appreso  il  canto, 
ricamava  in  bianco  e  a  colori,  sapea  portar  la  vita  con  grazia  ed  av- 
venenza  5  e  uscita  di  monastero  ,  una  sua  zia  faceala  ammaestrare 
nel  ballo.  Ell'  era  orfana  di  padre  edi  madre,  rimasta  a  guardia  di 
cotesta  sua  zia  materna,  donna  di  gran  senno  e  pieta,  e  a  tutela  di 
un  suo  zio  paterno,  uomo  singolare  estrano,  anzi  bizzarre,  il  quale 
era  tutto  in  certe  sue  ricerche  d'  oggetti  antichi  e  non  comuni  ad 
avere,ch'egli  teneva  in  conto  delle  piu  preziose  maraviglie  di  natura 

e  d'arte,  siccome  colui  che  non  era  mai  uscito  di  quella  sua  cittaduz- 

1 

za,  e  credea  d'esser  solo  posseditore  al  mondo  di  quelle  sue  tattere. 
Laonde  avresti  veduto  certi  suoi  stanzoni ,  ov'  egli  teneva  alia  rin- 
fusa  coma  di  stambecco,  teschi  di  cervo  co'  rami  in  fronte,  la  guai- 
na  impagliata  d'  un  biscione,  un  gran  rocchio  di  cristallo  di  monte 
otto  o  dieci  pesci  impetriti  de'  monti  di  Bolca  ,  una  farragine  di 
marmi  parte  lisci  e  parte  grezzi  colle  loro  polizze  scritte  che  ne  di- 
visavano  i  nomi  e  le  fazioni.  Ed  oltre  a  questo  gli  pendeano  dalle 
pareti  celate  di  ferro,  bacinelle  ,  morioni,  cervelliere,  e  altre  anti- 
che  armature,  ch'ei  comperava  a  ingordissimi  prezzi  da  certi  giun- 
tatori ,  i  quali  spacciavano  que'  loro  ferravecchi  per  monumenti 
storici  singolarissimi.  Quell'  elmo  era  di  Corrado  il  Salico,  quello 
scudo  di  Federico  Barbarossa,  quell'  asta  di  lancia  dell'  Imperatore 
Rodolfo  d'  Amburgo  ,  quella  manopola  di  Elelrcdo  d'  hujhillerra , 
quelle  rotelle  di  speroni  erano  alle  calcagnadi  Carlo  Magno  quando 


{•2  IBALDO  El)  IRENE 

I'u  ineoronato  imperator  d'  occidente  in  Roma.  Cosi  qualche  moneta 
cM/ica  gli  i'u  venduLa  per  una  medaglia  di  Cublai  gran  Can  de'Tar- 
tari:  un  pezzo  di  calamita  per  una  scheggia  di  quel  portentoso  ina- 
ynelc  die  sostiejie  a  mezz'  aria  nella  moschea  della  Mecca  1'  area  di 
Maometto;  un  anellaccio  per  quello  d'£Wa  quando  approdo  alle  fo- 
ci del  Tevere  ;  un  cainmeo  per  1'anello  cheportava  in  dito  Traiano 
quando  in  Roma  meno  il  trionfo  de'  Sarmati  e  dei  Daci. 

Cotesto  huon  cavaliere  credeva  in  questi  suoi  tesori  con  una  fe- 
de  die  niuno  gli  avrebbe  mai  divelto  dal  cuore,  e  facea  loro  i  piu. 
belli  astucci  dorati  e  le  piu  elegant!  scarabattole  die  mai  veder  si 
potesse;  e  non  era  giorno  ch'  egli  non  invitasse  a  pranzo  il  notaio, 
il  medico,  1'arciprete,  il  sindaco,  i  maggiorenti  de'  paesi  circostanti 
quando  veniano  al  mercalo;  e  dopo  desinare  conduceali  a  que  suoi 
tesori,  e  sciorinava  sue  dissertazioni,  die  mai  le  piu  calde  e  addottri- 
nate:  per  tale  die  quei  valent'  uoinini  aveano  quelle  maraviglie  per 
piu  trasecolate  che  quelle  del  museo  britaunico,  e  le  galleriedi  Fi- 
renze  e  di  Parigi. 

Ma  quando  entrava  nelle  stanze  de'quadri  ei  si  toglieva  il  berretto 
di  capo  come  s'  egli  ponesse  il  piede  in  un  sacrario,  ed  ivi  par  lava 
di  pittori  e  di  pittura  da  vincere  il  Borghini,  il  Vasari  ed  il  Lanzi. 
Tutto  iyi  era  originali  dei  capiscuola.  quello,  sapete,  e  un  Tizia- 
/u> :  (juello  e  un  Leonardo ,  quella  vergine  e  un  Luino  ;  quel  putto 
un  Pomerancio.  Ma  guardate  la  quella  Veneziana!  Non  ci  vedete  voi 
un  (r*orgio/j«?queirangioletto  che  suona  iliiuto  e  un  GianbcUini  ma- 
niato.Eecovi  quiun^rondrio,  IsmnCorreygio:  Ehquegji  occhigros- 
si,  quel  sorriso,  quello  spartimento  di  capelli!  e  tutto  desso;  1'  ebb! 
per  una  bella  ventura  da  uno  ebreo  e  nol  pagai  molto,  poiche  il  ghiot- 
to  nol  conobbe-,  ma  venutomi  a  trovare  ilguardiano  del  palazzoBor- 
romeo  nell'  isolabella  del  Lago  Maggiore,  ov'  e  un'  accolta  di  <jua- 
dri  sontuosissima,  appena  entrato  mi  disse  —  Quello  e  un  Corregyio 
—  Kiguratevi!  costui  va  a  spolverare  quei  quadri  ogni  settimana  cha 
la  il  sole.  lo  nol  darei  se  lo  mi  coprissero  di  zecchini  quant'  e  lungo 
e  largo.  Un  Coereggio  !  e  un  tesoro.  Yuolsi  di  giunta  die  quelhi 
Vergine  sia  di  Raffaello>e  giuromnielo  un  arciprete  die  fu  a  Roma. 


IL  CONTK  I)'  ALMAVILLA  1  '. 

Paoli  Veronati  poi,  Rasmni,  Caram,  Dnmenichim.  fii  !  io  gli  ho  a 
died  a  dicci.Iieata  mia  nipote  Virginia  f he un  di  lasara  posseditrice 
di  quosti  tesori:  il  mese  entrante  la  sposera  it  conte  d'Almavilla;  un 
giovane,  vedetr.  rhe  ci  oompera  a  un  soldo  il  liraecio:  pensate  voi! 
egli  e  stato  a  Parigi  parecchi  anni,  aLondra,  in  Olanda,  viaggio  l;i 
<icrmania:  costui  e  pazzo  e  si  muor  di  questi  oggetti  pellegrini. 

E  di  vero  il  giovane  Almavilla  facea  il  trasecolato  quand1  era  col 
cavaliere,  e  te  lo  canzonava  bene:  perocche  gli  portava  a  quando  a 
quantlo  certe  anticaglie,  cui  vestia  d1  una  storia  come  gli  venia,  e  il 
cavaliere,  bersela,  e  notarla  asomina  diligenza.  Anzi  ammogliato  che 
In  colla  huona  Virginia,  siccome costui  giocava  e  scialacquava:  quan- 
do avea  bisogno  di  pecunia  fecava  al  cavaliere,  uua  di  quelle  lampa- 
nette  mortuarie  che  si  trovano  negli  antichi  sepolcri  e  faceagli  cre- 
dere ch'  ell'  era  d'  una  rarita  superlativa,  siccome  quella  che  fu  tro- 
yata  nel  mausoleo  di  Porsenna  Re  d'Etruria;  ovvero  trovossi  anco- 
ra  accesa  dopo  due  mil'  anni  nell'  area  di  Sdpione  Africano.  II  ca- 
valiere inarcava  le  ciglia,  si  stropicciava  le  mani,  curvava  il  capo 
e  saltacchiava  per  la  sala  come  un  estatico  ;  ma  intanto  il  gio- 
vinotto  pigliavalo  per  mano,  gnene  accarezzava,  e  con  un  sor- 
risetto  alia  parigirui  diceagli  —  Deh  si,  caro  xio,  prestatemi  sei 
mila  franchi,  che  ho  la  piu  bella  occasione  d'  investirli  a  grande 
e  ricco  agio  —  E  il  gonzo  darglieli-,  e  non  sapea  che  li  avea  gia  in- 
vestiti  le  notti  innanzi  al  gioco. 

Sposata  ch'  ebbe  la  Virginia ,  un  di  avutala  da  se  a  se  le  disse 
—  Moglie  mia,  tu  dei  obbedire,  al  marito  secondo  1'  obbligo  tuo-, 
fosti  allevata  da  quelle  sciocche  pinzocchere  di  Salesiane  ,  che  le 
sono  in  dietro  dieci  secoli  alia  civilta  odierna ;  tu  dei  affarti  cogii 
usi  del  secolo,  e  sappi  ch'  io  non  voglio  santocchierie  —  La  Virgi- 
nia gli  rispose  modestamente  —  Che  intendete  voi  ]>er  santocchie- 
rie? —  Intendo  1'  andare  alia  messa  ogni  giorno ,  come  avete  pra- 
ticato  sin  ora :  intendo  1'  ire  ogni  otto  di  a  far  pissi  pissi  alle  grate 
del  confessionale,  1'  avere  il  frate  fra'  piedi  (  che  guai  ci  venisse  ad 
appuzzarmi  il  palazzo),  il  cornunicarvi  sovente,  1'ascrivervi  a  con- 
gregazioni.  1'  andare  ai  perdoni  ecc.  ecc.  Coteste  son  f  utte  cose  fuori 


5  i  UBALDO  ED  IRENE 

d'  usanza  alle  giovani  signore :  si  fanno  una  volta  per  Pasqua  come 

.    -i       i  v    «. 

porta  il  costume  e  basta  — 

La  buona  Virginia  a  cotal  favellare  rimase  attonita ;  pur  fattasi 
animo  gli  disse  —  Conte ,  io  credeva  che  amandovi ,  riverendovi , 
compiacendovi  in  tutto  ci6  che  spettasi  a  buona  moglie  ,  nel  rima- 
nente  io  fossi  libera  d'  esser  cristiana :  io,  non  vi  daro  il  minimo 
impaccio ,  ma  intorno  all'  anima  mia  io  vi  supplico  a  mani  giunte 
clie  mi  concediate  di  seguitare  le  mie  pratiche  di  pieta. 

—  Ecco  la  santusse,  cominci6  a  gridare  come  uno  indiavolato  il 
conte ;  ecco  la  cocciuta,  ecco  la  pervicace :  non  so  a  ch'  io  mi  tenga 
ch'  io  non  ti  pesti  di  pugna  e  scbiaffi  quella  faccia  ipocrita.  Breve. 
La  festa  verra  il  cappellano  a  dirvi  la  messa  :  abbiate  un  uffiziuolo 
e  basta:  non  voglio  in  casa  ne  Croiset,  ne  Crasset,  ne  vite  di  Snnti 
e  di  Madonne ;  guai  se  vi  trovo  una  novena ;  lasciatele  alle  beghine 
e  alle  spigolistre;  vi  daro  io  di  bei  libri  da  leggere :  voi  siete  un'igno- 
rante,  educata  nelle  superstizioni :  ob  ve  le  cavero  io  del  capo.  Que- 
sta  sera  v'  e  circolo  dall'  Ambasciator  d'  Ingbilterra ;  voglio  che  vi 
segnaliate  nell'  eleganza :  verra  il  Principe  del  Ciablese  e  danzera 
con  voi,  non  mi  fate  la  goffa  che  vi  giuro  per  ...  —  E  detto  que- 
sto,  lascio  la  poverina  in  un  mare  d'  angosce. 

Tuttavia  perche  la  vera  pieta  e  forte ,  valorosa  e  prudente ,  e  le 
Salesiane  di  Chamber!  e  la  zia  stessa  aveano  munito  1'  animo  della 
giovinetta  contra  gli  assalti  improvvisi  ,  la  Virginia  vistasi  sola  , 
gittossi  a  ginocchi  e  domando  grazia  a  Dio  di  reggere  invitta  alle 
prove :  e  chiamata  la  sua  cameriera,  ch'  era  una  giovane  amorevole 
verso  la  sua  signora  e  ben  costumata  -,  le  disse  —  Giulia  ,  fa  di  re- 
care  tutti  i  miei  libri  di  pieta,  che  sono  nello  stipetto,  su  in  guarda- 
roba;  allogali  in  modo  che  le  donne  non  li  scovino ;  indi  rivieni  a 
me,  che  stassera  v'  e  parata  e  hallo  —  Cosi  fu  fatto :  e  a  tarda  sera 
la  Virginia  era  messa  a  tale  sfarzo  di  drappi  ,  di  guernimenti  e  di 
gioie  ch'  ell'  avea  indosso  un  tesoro.  L'  acconciatura  poi  era  la  piu 
iresco  venuta  da  Parigi  e  dicevasi  all'  Elioles  quando  la  duchessa  di 
Pompadour  era  ancora  damigella  di  questo  nome  •,  e  la  grazia  che 
dal  garbo  de'  capelli  e  di  tutta  la  persona  ne  venia  alia  Virginia  era 
tale ,  che  alia  festa  ell'  avrebbe  ottenuto  i  primi  onori. 


IL  CONTE  D   ALMAVILLA  4o 

Perclie  la  l)uona  giovane ,  tutta  lieta  di  piacere  al  suo  Edoardo  , 
f  attendeva  con  impazicnza,  e  quando  1'  udi  entrare  nell'  anticamera 
gli  si  fece  iucontro  bella  come  una  stella.  Ma  il  villan  cavaliere  vi- 
stala  ornata  si  ed  elegante,  ma  modesta,  le  s'  avventa  al  petto ,  e  le 
strappa  i  ricchissimi  merletti  di  Fiandra,  gridando  —  Che !  mi  vieni 
innanzi  come  una  Madonna  di  Loreto?  —  Ah  ho  capito !  Quella 
scema  di  Giulia  ricevera  gli  ordini  precisi :  le  Madonne  stanno  in 
chiesa.  e  al  hallo  vanno  le  galanti.  Animo,  oltre,  chiama  la  Giulia. 

La  \irginia  pallida  e  tremante  suona  il  campanello,  e  I1  Almavilla 
fa  ornare  la  sposa  sua  come  una  Psiche.  La  onesta  giovane  sentiasi 
i  rossori  coprir  la  faccia,  e  nego  risoluto  d'uscire  al  festino  cosi  scol- 
lacciata  e  dissoluta.  II  bestial  marito  a  quelle  savie  parole  entro  in 
un  furore  crudele  ;  prese  la  Virginia  a  schiaffi,  la  scarmiglio,  strac- 
ciolle  i  vezzi  d'attorno,  e  datole  un  urtone  la  gitto  impetuosamente 
sul  canape.  II  conte  fu  alia  festa  rabbioso  come  un  istrice  ,  ma  fa- 
<*endo  buon  viso,  spacciava  die  la  Virginia  avea  quella  sera  un  forte 
dolor  di  capo  che  le  tolse  la  gioia  di  quella  nobilissima  festa.  Egli 
intanto  cercava  fra  quelle  eleganti  una  sposa  da  corteggiare,  come 
correa  la  pessima  usanza  a  quella  stagione. 

Intanto  1'infelice  Virginia  menava  i  suoi  giorni  fiottata  continua- 
mente  dall'  incredulo  marito,  e  lottava  con  esso  lui,  ora  per  la  mo- 
destia  del  vestire,  ora  perche  la  non  volea  punto  il  cavalier  servente, 
ora  per  potere  almeno  qualche  rara  volta  ire  alia  chiesa :  ma  quel 
tiranno  la  opprimeva  con  un'acerbita  incredibile.  Allora  la  pia  gio- 
vane s'aperse  amichevolmente  colla  principessa  della  Cisterna,  colla 
quale  era  stata  allevata  in  Savoia  ;  ed  era  parente  dei  san  Roberto,  e 
sovratutto  sorella  di  quella  dama,  che  Edoardo  bramava  di  servire; 
e  pero  quel  sultano  permettea  che  la  moglie  la  vedesse  e  trattasse 
sovente  senza  testimoni.  La  Cisterna  era  anch'essa  bellissima  sposa 
e  avvenente  quanto  vedere  e  desiderare  si  possa  in  giovane  gentil- 
donna  5  ma  avea  sortito  consorte  cristiano,  e  il  giovane  principe  la- 
sciavala  praticare  liberamente  i  suoi  atti  di  pieta.  Onde  che  fecero 
le  due  amiche?  Siccome  la  soda  virtu  sa  uscire  valentemente  dai  pin 
intricati  labirinti  ,  cosi  le  due  gruziose  giovani  convo.nnero  insieme 


K>          UBALDO  ED  IRENE  1L  CONTE  D'  ALMAVJLLA 

d'  invitarsi  spesso  di  priino  mattino  a  certe  lor  colezioncelle  e  lava- 
rietti  ,  che  I'  Almavilla  consentia  volentieri  .  orgoglioso  di  cotesta 
Mobile  amista. 

Ma  il  baccello  non  sapea  che  la  principessa  della  Cisterna  lacea 
venire  per  la  scaletta  seereta  im  venerando  Padre  Cannelitano  di 
santa  Teresa,  il  quale  raccoltosi  in  cappella  attendea  la  buona  Vir- 
ginia ,  la  confessava  ,  diceale  la  Messa  ,  e  per  ultimo  le  porgeva  il 
conforto  del  pane  degli  Angeli  che  tutta  la  ravvivava  a  sostener  le 
nuove  battaglie  e  continue,  con  che  1'  assaliva  quella  tigre.  II  padre 
Bonaventura  di  santa  Maria  era  cosi  pieno  dello  spirito  di  santa  Te- 
resa, che  lo  trasfondea  copioso  e  robusto  in  Virginia,  ravvalorandole 
Vanimo  a  queiraltissimo  sentimento  della  Serafina  d'amore,  —  out 
pali  aut  rnori  —  o  patire  o  morire.  E  ben  n'avea  sommo  bisogno  la 
Virginia ;  con  cio  sia  che  quell'  eroina  di  pazienza  a  sostenere  gli 
ompii  capricci  del  marito  n'ebbe  a  passare  di  aspre  e  crudeli  tanto, 
ch"  ei  pare  iinpossibile  che  petto  di  donna  sia  tanto  vigoroso ,  solle- 
vato,  e  irremovibile  al  bene. 

Sara  continuato  ) 


RIVJSTA 

BELLA 

STAMPA    ITAL I  AN  A 

— -»- — 


I. 

In  yiudice  e  parte,  ossia  Rivisla  del  libro  Lo  Stato  Romano  dalT  an- 
no 1815  all'  anno  1851,  per  C.  L.  FARLXI. 

Farini  ha  delle  eccellenti  qualita,ma  non  pub  es- 
sere  uno  storico  contemporaneo.  Spirito  acre, 
passionato,  bislacco  restera  serapre  violento. 
quanlunque  si  sia  fatto  battezzar  moderato. 

Lettera  di  MONTANELLI  nella  Voce  del  Deserto 
N.  20,100ttobrel851. 

Lo  Stato  Romano  doll'  anno  1815  all'  anno  1851,  per  C.  L.  FA- 
itiNi  1 ,  fin  dal  primo  suo  apparire  ci  parve  lavoro  da  intrattenerne 
i  nostri  lettori  con  qualcosa  di  piu  che  una  semplice  Rivista.  E  cio 
non  tanto  per  iscemar  fede  a  quella  storia;  che  niuno  sara  si  sem- 
plice che  voglia  imparare  i  fatti  e  molto  meno  le  cagioni  da  tale  che 
nel  farla  da  giudice  si  professa  all'  ora  stessa  parte  e  parte  passiona- 
tissirna;  si  veramente  ci  pareva  opportunissimo  il  parlarne  in  quan- 
to  questo  lavoro  puo  giovare  mirabilmente  a  fare  giusta  stima 
dei  principii ,  delle  massime  e  degV  intendimenti  del  partito  a  cui 

1  Torino,  vol.  1  e  II,  1850 — vol.  Ill,  1851  presso  Ferrero  e  Franco  —  vol.  IV, 
Firenze  18.*>3,  presso  Lemounier. 


.48  RIVISTA 

appartiene  1'A. . .  iXiuno  per  avventura  fin  qui  gli  ha  messi  all'aperto 
con  quella  improntitudine  e  direm  quasi  con  quel  cinismo,  onde  1* 
ha  fatto  il  Farini.  D'  altra  parte  noi  gia  dicemmo  altra  volta  e  nai 
cesserem  di  ripetere  che  nella  plena  coguizione  e  nella  giusta  stima 
del  partito  costituzionale  clie  si  dice  moderate  ,  e  posta  in  gran 
parte  la  salvezza  d' Italia.  ji/jjv  ->im 

Ma  inuanzi  di  chiamaread  esame  questo  lavoro,  avremmo  voluto 
vederne  il  quarto  volume  che  probahilmente  sara  1' ultimo;  e  nutri- 
vamo  qualche  speranza  che  un  certo  sentimento  di  naturale  onesta, 
onde  spirano  alcune  sue  pagine ,  avrehhe  almen  sulla  fine  scema- 
te  nell' A.  le  influenze  dello  spirito  di  parte  ,  che  nei  primi  volu- 
mi  ne  sono  Tunica  norma.  E  tanto  piu  ci  pareva  poterlo  aspettare, 
quanto  che  le  peculiar!  condizioni  di  lui  hen  gli  poteano  fornire  la 
maniera  di  dettare  almen  qualche  tratto  di  storia  contemporanea 
con  penna  imparziale.  II  Farini ,  come  dice  egli  stesso  (  Vol.  H, 
pag.  189  ),  gode  intime  comunicazioni ,  entr6  in  gelosi  impieghi , 
opero  in  trattati  rilevantissimi  del  Governo  pontificio.  Or  questo 
complesso  di  circostanze  hen  potea  da  un  canto  destare  nei  lettori 
savii  ed  onesti  qualche  dubbio  del  come  egli,  uomo  che  si  dice  ono- 
rato  e  che  si  professa  cattolico,  abbia  potuto  giustificar  se  medesimo 
in  faccia  alia  propria  coscienza  ed  onoratezza,  le  quali  doveano  rim- 
proverargli  di  abusar  tanta  fiducia  a  contristare  e  discreditare  il 
Padre  comune  dei  fedeli  che  ne  lo  aveva  onorato.  E  chi  sa  quanti  di 
loro  avranno  ricordato  in  tale  occasione  ,  che  un  orator  pagano , 
da  giudici  pagani ,  ottenne  la  preferenza  di  accusare  uno  scellerato 
pretore,  recando  in  mezzo  contro  il  suo  competitore  quella  ragio- 
ne  di  convenienza  ;  essere  cioe  indegna  cosa  che  egli  questore  si 
presentasse  ad  accusare  quel  Governo  ,  di  cui  avea  goduto  la  con- 
fidenza  1 ! 

Ma  1'  Italia  ben  pu6  chieder  questo  e  piu  dolorosi  sacrifizii  di  de- 
licatezza  ai  cuori  che  di  lei  s'  innamorano ! 

Se  un  cuore  annodi  --  Se  un'  alma  accendi 
Che  non  pretencli  ~  Tiranno  amor  ? 

• 
i  Cic.  Divin.  in  Verr. 


DELLA  STAJ1PA  1TALIANA 


f  trattandosi  d'  innamorati  non  e  fuor  di  proposito  una  citazione  del 
Metastasio).  E  non  vedemmo  noi  il  Farini  medesimo  priina  confi- 
dento  ed  impiegato  del  Pontefice,  profferirsi  poscia  per  amor  d'  Ita- 
lia candidate  per  la  Costituente,  dichiararsi  appressonon  contrario 
alia  Repubblica  1 ,  tornar  quindi  all'  impiego  pontificio ;  e  mentre 
ne  ricevea  stipendio  ,  scriverne  vituperii  al  Risorgimento  e  al  Co- 
slUuzionale  -?  E  nol  vedemmo  per  amor  d' Italia  accetlare  un  por- 
laioglio  con  22  mila  franchi  di  stipendio,  e  nel  rimmziarlo  accetta- 
re  invece  una  grossa  sine  cura?  Tutlo  si  fa  per  amor  di  patria,  an- 
che  vituperare  i  benefattori ,  Principi ,  Pontefici. 

Tuttavia  ci  restava  sempre  nell1  animo  quella  dubbiezza:  Avrebbe 
j)oi  perseverato  ed  in  che  misura  su  questo  metro  fmo  al  tennine 
del  lavoro? 

Or  ecco  finalmente  il  IV°  volume  che  viene  a  togliere  ogni  am- 
biguita,  e  a  mostrarci  il  sig.  L.  C.  Farini  in  puris  naturalibus,  spo- 
glio  ormai  di  quelle  ragioni  d'  interesse,  che  lo  costrinsero  a  camuf- 
farsi  di  una  tal  quale  moderazione.  Leggete  soltanto ,  se  vi  piace  , 
la  lettera  al  Gladstone,  degna  corona  di  tal  opera,  e  vedrete  tutto  il 
sussiego  dell1  ex  moderate  ex  Ministro  svanire  come  1'  impero  di 
Arlecchino  iinto  principe ,  e  mostrare  la  verita  del  giudizio  recato- 
ne  dal  Montanelli  nell'  epigrafe  di  questo  articolo :  sempre  riolento, 
quantunque  si  sia  fatto  baUezzar  moderate.  Nell'  esordio  di  questa 
lettera  egli  ci  fa  sapere  che  non  avertdo  documenli  inedili  dopo  il 
18oO',  sui  quali  metlere  in  sodo  il  racconto ,  non  ha  avuto  coraggio 
di  condurlo  innanzi  sino  a  quest  i  giorni.  Ma  d'  aUra  parts  pensando 
che  i  foraslicri  ne  avranno  curiosita  ha  divisato  darne  notizia  al  si- 
gnor  (jladstone.  Capite  il  latino,  lettore  accorto?  Vuol  dire  che  al 
signor  Gladstone  si  possono  scrivere  senza  scrupolo  que'  farfalloni 
che  non  affronterebbero  il  severo  giudizio  di  coloro  che  ricercano 
indagini  accurate  c  sicure  prove  3.  11  complimento  non  e  molto  lu- 
singhiero  pel  Sire  inglese  che  lo  riceve ,  ma  non  puo  negarsi  che  e 

1  La  Croce  di  Savoia  nell'  Italia  e  Popolo ,  20  Ottolirc  ISM. 

2  Vedi  il  Lombardo-  Veneto ,  21  otlobrc  1881. 

3  Tom.  IV.  pag.  2991. 

Serie  II,  vol.  II.  4 


:;o  HI  VISTA 

sincerissimo  per  parte  di  chi  lo  fa  :  il  quale  infatti  nelle  otto  pagine 
segueriti.  sembra  aver  preso  allamano  tutta  la  quisquilia  della  Gaz- 
zetla  del  popolo,  doll'  Opimone,  dello  Statuto  di  Firenze,  della  Strr- 
fja,  deWlfalia  libera,  e  checche  altro  ha  incontrato  nel  fango  o  nei 
lupanari  per  razzolarne  le  calunnie  piii  infami ,  le  accuse  piu  av- 
ventate.  le  derisioni  piu  empie,  che  in  quattro  anni  abbiano  vomi- 
tato  rontro  il  Governo  diRoma  i  piu  svergognati  demagoghi;  e  im- 
pinzati  tre  anni  in  otto  pagine,  conchiude  (  pag.  307  )  :  questo  oyai 
f  il  Gowno  del  Papa. 

Riserbiamoci  di  parlar  di  questo  altra  volta  :  intanto  buon  per 
quel  Governo  ,  cbe  sotto  questa  tcmpesta  di  vituperii  non  e  solo  : 
nno  sguardo,  soggiunge  T  A. ,  agli  allri  Gorerni  iialiam  (ivi);  e  ri- 
facendosi  da  Napoli  comincia  con  un  altro  complimento  al  signor 
Gladstone,  lodandolo  di  quelle  lettere  da  lui  in  gran  parte  ritrattate: 
poi  galoppa  in  Toscana  e  rimprovera  a  Leopoldo  II 1'  aver  dislrulti 
gli  ordini  liberi  e  menomala  la  tolleransa  •,  e  glie  lo  rimprovera  in 
quella  stampa  appunto  con  che  la  tolleranza  del  Granduoa .  soffre 
di  essere  da  lui  ingiuriata  e  calunniata  in  Firenze.  E  diciamo  ca- 
lunniala  perch^  la  esagerazione  si  trasforma  in  calunnia  degna  di 
chi  ha  perduto  non  solo  la  cosrienza,  ma  il  sentimento  eziandio 
della  propria  dignita,  quando  la  pena  inflitta  ai  sovvertitori  dei  cat- 
tolici  fa  dire  al  Farini  che  in  Toscana  si  mandano  in  galera  coloro 
che  leggono  la  Bibbia  *.  E  conclude  rinfacciando  al  Granduca  ,  che 
ora  e  dai  sotpetti ,  dagli  odii  e  dalle  selte  trarayliato  quel  paese ,  die 
nn  tempo  era  alberqo  di  pace  e  di  concordia  (pag.  308) :  quasi  non 
fosse  egli  appunto,  il  Farini,  Torditore  ormai  noto  delFinfame  con- 
giura.  E  chi  turbo  quella  pace  e  la^ero  quel  popolo  uno ,  se  non 
quella  cospirazione  che  in  Pisa  ordivasi  dal  medico  di  Russi?  Del 
Lombardo-Veneto  poi,  di  Parma,  di  Modena;  immaginatese  si  rac- 
contano  orrori !  Solo  nella  nostra  penisola  (  e  non  e  chi  possa  du- 
bitarne)  il  Piemonte  viene  rispanniato  ,  perche  i  cotnmerd  c  le  in- 
dustrie,  le  rendite,  il  credito ,  la  fi-nanza ,  tutto  cola  si  ristora ;  e 


4  Veggasi  in  tal  proposiio  la  hella  lettera  del  D.  W.-Gahill  a  un  lord  ihglese 
rifcrita  dal  Dublin  Journal  nell'  Echo  du  Mont  Blanc  4  Marzo-18113; 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  M 

la  religione  stessa  e  I'  ecclesiastica  disciplina ,  e  I'  antoriia  spirituale 
del  Papa  e  V  Ejiiscopalo  van  prosperando  (!!;  sotlo  libero  Cover- 
no  (pag.  312). 

Come  vedete,  1'  A.  si  e  manifestuto  appieno,  e  1'iridugio  ci  ha  for- 
nito  de'  docuinenti  atti  a  chiarire  il  vero  nierito  di  questa  storia  e 
liljerarci  dalla  taccia  di  soverchia  severila  uel  giudizio  die  ne  dovre- 
mo  recare.  Ed  anche  prima  di  questo  1V°  Vol.  shucavano  inces- 
sanlemente  dal  segreto  dei  cuori.storie  novelle  e  confession!  ina- 
spettate:  i  partiti  contrarii  entrando  in  lotta  si  davan  mentite  scam- 
bievoli.  Cosi  la  libera  stampa  rettifica  da  se  i  proprii  eccessi,  e  qua- 
si diresti  ne  guarisce,  se  fossero  sanabili,  le  ferite.  Ed  una  appunto 
di  tali  confession!  e  quella  lettera  di  Montanelli ,  che  ci  ha  fornita 
r  epigrafe  di  quest'  articolo.  Essa  ci  fa  sapere  che  il  Farini  neir  in- 
verno  del  1846  proponeva  al  Professor  di  Pisa  di  rinnovare  in  To- 
scana  la  rivoluzione  si  mal  riuscitagli  nel  1845  a  Rimini,  dove  il  Fa- 
rini stesso  avea  scritto  il  Manifesto  ai  Principi  e  ai  popoli  d'Europa, 
program  ma  della  rivoluzione ;  che  esso  recito  parecchi  Credo  politi- 
ci  ,  e  che  divenne  moderate  allora  soltanto  quando  non  ispero  piu 
grandeggiare  nella  ri\  olta  avventata.  Non  altrimenti  ne  parla  Tavvo- 
cato  Mayr  in  una  protesta  che  avremo  occasione  di  citare  fra  poco. 
E  il  Guerrazzi  nella  sua  Apologia  ha  una  lunga  nota  ^ ,  nella  quale, 
dopo  aver  dimostrato  che  la  storia  del  Gualterio  e  libro  di  parte,  de- 
stinato  a  favoreyyiareil  Piemonte  ed  esallare  i  moderati  (pag.  813), 
passa  a  dir  del  Farini :  il  mo  libro  si  manifesta  dettato  nel  medesimo 
spirilo  .  .  .  ma  con  manco  tli  yencrosita  e  piu  piglio  di  procurator?, 
regio  ;  rilevando  poscia  alcune  che  benignamente  ei  vuol  chiamare 
faJsild,  ma  che  a  poco  a  poco  la  schiettezza  del  calore  gli  fa  nomi- 
nare  spiattellatamente  bugie;  e  ne  va  annoverando  parecchie  (pag. 
817)  oltre  le  altre  gia  rilevate  nel  decorso  dell'  apologia. 

Queste  e  simili  rivelazioni  pongono  ormai  i  nostri  lettori  in  istato 
di  giudicare  cio  che  per  essi  maggiormente  importa  ,  che  e  non 
tanto  la  verita  dei  1'atti  singolari  ,  quanto  lo  spirito  generale  del 

1  Apologia  di'lla  rita  polilicn  <H  V.  I).  (JlERiuzzi  scritta  da  lui  medetimo. 
Firenze  18ol.  Paj;.  81  i 


$2  R1YISTA 

Jibro  e  T  intenlo  a  cui  venue  indirizzato ,  a  fm  di  andar  piu  cauti 
nella  pericolosa  let t lira. 

j 

Preoccupazione  ond'  e  dominate  lo  Storico. 

Con  qualc  spirito  sia  stata  scritta  questa  istoria  ,  se  pure  la  dee 
chiamarsi  cosi,  e  agevole  a  ravvisarsi.  Fervido  amatore  d'ltalia,  ma 
non  giusto  estimatore  del  verace  bene  di  lei  e  dei  diritti  ch'essa  do- 
vea  rispettare,  1'  A.  sembra  appartenere  (almeno  nello  scrivere)  ad 
una  classc  di  uomini  piu  ingegnosi  die  sapienti ,  i  quali  vollero 
1'onor  della  patria  senza  commisurarlo  a  quelle  giuste  proporzioni 
clie  vengono  assegnate  dalle  norme  eterne  della  giustizia  ad  ogni 
bene  creato.  I  quali  vagbeggiando  una  cotal  loro  idea  di  grandezza 
politica  come  ultimo  loro  fine,  non  furono  talmente  padroni  di  que- 
sto  affetto  per  se  lodevole  ,  che  col  trasmodare  nol  rendessero  per- 
nicioso  e  reo.  Lodevole  senza  dubbio,  anzi  doveroso  e  I'amor  di  pa- 
tria, diramazione  che  e  della  pieta  di  figlio  clie  per  amor  dei  geni- 
tori  ama  la  societa  in  cui  nacque  ;  per  amor  della  societa  yuolve- 
derla  ordinata  a  felicita  civile-,  per  rqeglio  ottener  quest' ordinamen to 
la  vuole  ben  costituita  nel  governo  e  indipendente  nella  operazione. 
Ma  siccome  ogni  ordine  temporale  trova  le  sue  ragioni  nella  felicita 
oltramondiale  ,  cosi  ogni  desiderio  dell'  onesto  cittadino  dovrebbe 
sempre  subordinarsi  alle  leggi  del  diritto,  dell'onesta,  della  religio- 
ne  conosciute  col  doppio  lume  della  ragione  e  della  fede. 

Ora  quest' ultima  subordinazione  non  la  intese  il  partito  a  cui  ap- 
partiene  il  Farini ;  e  pero  all'  impazzata  avventossi  all'  impresa  de- 
plorata  oggidi  da  tante  famiglie  orbe  di  padri,  di  figli,  di  sostanze, 
straziate  da  civili  e  da  domestiche  discordie,  pericolanti  nella  fama, 
nella  vita  e  nell'  esistqnza  avvenire,  tra  sventure  troppo  piu  acerbe 
che  non  erano  quei  mali  antichi,  ai  quali  i  mali  recenti  furono  giun- 
ta  dolorosa  e  non  rimedio. 

Se  ad  alcuno  sarian  potute  sembrare  esagerate  queste  imputa- 
zioni  prima  del  moto  di  Milano  ,  questo  e  giunto  purtroppo  a 
tempo  per  giustificarle.  Sventuratamente  i  nostri  eroi  lungi  dallo 


-   DELLA  STAMPA  ITALIANA  S3 

sconfessare  il  passato,  perfidiano  tuttavia  a  preparnrne  un  nuovo 
conato ,  falsando  le  idee  moral!  di  amor  patrio  ,  per  aver  pronto  le 
moltitudini  ad  una  terza  riscossa  ;  e  noi  rion  dobbiamo  che  mo- 
strare  da  questo  delirio  patriottico  compreso  il  Farini.  Del  pas- 
sato ci  e  testimonio  egli  stesso  1  ,  assicurandoci  che  il  soitimento 
di  indipendenza  scaldava  yli  animi  piu  d'  ogni  altro  ;  che  V  accomo- 
darci  di  Codici ,  di  strade  ferrate ,  e  diciam  puranche ,  di  gnalche 
civile  e  libcro  istiluto ,  non  avrebbe  (ranquillata  T  Italia.  E  gia  si  sa 
che  Tltalia  non  e  piu  costituita  di  2-1  milioni  d'ltaliani,  i  quali  ruilla 
sapeano  delle  congiure  o  le  abbominavano  ;  ma  e  concentrata  in 
quelle  poche  migliaia  di  rnoderati  e  di  congiurati  che  condussero  hi 
sanla  impresa,  delta  dal  Farini  i7  piu  efficacc  desiderio  delle  genti 
citlte  e  liberali,  il  desiderio  italiano  2 ,  ed  attribuita  anche  da  lui  in 
gran  parte  alls  cospirazioni  cd  alle  congiure,  che  nello  Stato  pontifi- 
cio  era/vo  slate  per  trent'anni  attuose  e  costanti  piu  che  alt  rove  3. 
Questo  significava  tutta  quella  nostra  agilazione  festosa,  nella  quale 
il  grido  ff  Italia  vcniva  pur  sempre  mandato  dalle  moltitudini  fe- 
sleggianti  le  ri forme  *. 

Ma  questo  che  fu  nel  1847  il  parossismo  febbrile  di  una  parte  dei 
nostri  popoli,  si  tenta  oggi  di  risuscitarlo  con  perorazioni  tragiche, 
quintessenza  diTitoLivio  e  deirAlfieri,magnificando  cio  cheappena 
potrebbe  scusarsi.  Leviamone  un  saggio  dal  nostro  A.:  Ogni  volta 
che  I'  Italia  arra  un  poco  di  vita,  un  poco  di  liberta ,  si  studiera,  si 
sforzcrd  sempre  di  usarla  a  fine  di  indipendenza  nazionale  :  sara  o 
potrd  esserc  giudicato  illegale  rispetto  ai  tratlati,  inopportuno  rispel- 
to  alle  occaxioni ,  imprudente  rispetto  alle  forze ,  ma  e  NATURALE  :  e 
contro  natura  non  pud  sempre  la  ragione:  contro  la  natura  e  la  giu- 
sti-.ia  non  provano,  non  valgono,  non  durano  eternamente  protocol- 
1i,  tratluti  cd  i)nperii  •>. 

Respiriamo  un  tratto ,  se  vi  piace ,  da  questa  tempesta ,  e  ci  si 
dica  se  non  e  proprio  una  pieta  a  vedere  un  A.  che  scrisse  talora 
pagine  assennate,  di  professione  che  si  dice  cattolico,  abbandonarsi 

1   Vol.  I,  Pas.  200  e  scsg.  -  2  Ivi  pag.  199  c  scg.  -  3  Ivi  pag.  201.  - 
\  Ivi  pag.  199.  —  5  Ivi  pag.  201, 


;;  { 

per  1'  ehbrezza  di  una  mal  digesta  idea  in  balia  di  codeste  fantasir 
incoerenli  e  soflstiche!  IYNATURALE  essere  illegal? ,  arrentalo.  impru- 
dente!  LA  RAGIOSE  e  contraria  alia  natura  umana  e  comanda  di  ten- 
tare  disperate  imprese  senza  mezzi  !  LA  GIUSTIZIA  e  contraria  alln 
ragione  e  prescrive  di  violare  i  trattati  !  e  questa  ragione  e  giusti- 
zia  erano  calde  per  cospirazioni  e  congiure!  e  queste  cospirazioni  e 
congiure  erano  il  desiderio  italiano!  e  questo  desiderio  italiano  era 
quell'  opinione  liberale  svolazzanle  leggermente  pei  campi  della  fan- 
fasia  ,  piuttosto  che  andare  in  traccia  con  per&everanle  rolonta  delk 
sostanziali  ri forme  civili  (pag.  202).  Povera  Italia  !  quali  avvorati 
a  patrocinare  i  tuoi  diritti!  quali  medici  a  guarirti  dei  diuturni  tuoi 
morbi !  Noi  non  sapremmo  rivenire  dallo  stupore  in  questo  labi- 
rinto  di  contraddizioni  ed  arrossiamo  pel  povero  intelletto  cbe  detto 
questa  pagina.  E  pur  siamo  al  principio  ! 

Apri  ora  il  volume  II  e  leggi  a  pag.  27:  E  santa  era  (la  guerra) 
perche  era  guerra  d'indipendmza.  Imprudente  o  no,  esm  era  santaf 
f  piu  se  era  imprudente,  perche  I'  aiidacia  ed  il  sacrificio  aggrandi- 
scono  e  sanlificano  le  opere  umane.  Santa  perche  una  guerra  d'indi- 
pendmza e  santa  sempre  :  essa  t  legitlima  guerra  a  quel  tnodo  che 
leyiltima  e  la  difesa  e  che  I'  uomo  ha  dritto  di  uccidere  I'  assaJitore. 
Guerra  pur  sempre  c  solo  di  difesa ;  perche  respingere  o  scacciare 
dalla  patria  lo  straniero  imporla  difendere  il  noslro  bene  ,  il  nostro 
onore ,  i  nostri  sepolcri,  lulto  do  che  V  uomo  ha  di  piu  caro ,  dt  piu 
.sacro  dall'  altare  di  Dio  sino  al  bacio  dell'  amata. 

In  verita  per  congiungere  due  oggetti  sacri  cosi  eterocliti ,  non 
ri  voleva  mono  di  questa  sparala  poetica  degna  di  un  rettorico  trilu- 
stre  sui  banclii  della  souola  !  Ogni  guerra  d'  indipendenza  e  santa ! 
E  perche  dunque  condannaste  le  insurrezioni  di  Geneva,  i  separati- 
sti  di  Sicilia,  i  sette  Cantoni  elvetici  ?  e  che  avreste  voi  fatto  Ministry 
degli  Stati  sardi,  se  la  Savoia,  francese  per  postura,  per  indole,  per 
linguaggio,  avesse  rietisato  di  esser  provinria  di  un  regno  italiano? 
avreste  mandate  i  Ijattaglioni  piemontesi  a  comprimere  una  itmtir- 
rezione  santa  ?  Gran  cosa !  poco  forse  osservata  e  pure  degnissima 
di  osservazione !  che  lo  Stato  d'ltalia  il  quale  si  e  mostrato  il  piu  fcal- 
do  e  V  ha  fatta  quasi  da  paladino  della  indipendenza  dallo  straniero^ 


DELLA  STAMPA  1TALIANA  55 

Ma  pffopriamente  quello  die  ha  in  sua  dipcnden/a  una  gente  stra- 
niera,  se  pure  e  vero  essere  francese  la  Savoia,  quanto  sono  italiane 
la  Lombardia  e  la  Venezia.  Non  vedete  che  codesta  eontraddizione 
mostra  esservi  anche  per  voi  delle  dipendenze  yiuste  e  delle  indiper^ 
denze  inyiuste?  che  dunque  il  supporre  giusta  la  vostra  senza  pro- 
varla  ,  era  per  lo  meno  prosunzione  ed  arroganza  ?  che  i  tenan  del 
giusto  sarebbonsi  f'atti  rei  se  T  avessero  abbracciata  senza  prove  ? 
die  tutti  grilaliani  non  essendo,  la  Dio  merce,  scellerali  e  fedifra- 
ghi ,  la  vostra  iinpresa  divideva  T  Italia  almeno  in  due  partiti  ?  che 
contro  voi  sarebbero  state  tutte  le  anime  oneste  e  le  coscienze  dili- 
cate,  le  quali  non  vedeano  come  voi  santa  sempre  oyni  indipenden- 
denza?  che  con  tale  interno  contrasto  Fltalia  dovea  necessariamente 
esser  vinta  e  la  guerra  vituperata? 

Ma  quelle  sconfitte  e  quei  vituperi  non  isruorano  menomamente 
il  nostro  A. ,  il  quale  e  cosi  dominato  da  quella  sua  fissazione ,  che 
chiaina  un  diiendere  il  nostro  bene  ed  il  nostro  onore  T  andare  in 
cerca  appunto  di  quelle  sconfitte  e  di  quei  vituperi.  Egli  nel  terzo 
volume  (pay.  321 )  scrive :  il  Re  Carlo  Alberto  aver  salvato  I'  onor 
proprio,  del  Piemonle,  della  Monarchia,  percht  noncoiiforlato  da  spe- 
ranza  era  risoluto  alfeslremo  sacrifirio  per  la  causa  delfindipenden- 
za,  quando  denunx.io  larmistizio  nel  Marzo  18 1-9.  E  pure  non  vi  e 
a«tore  di  pubblico  diritto  il  quale,  non  diciamo  in  un  insorgimento 
tumultuario,  maanrhein  una  giusta  guerra,  non  imponga  il  debito 
di  ponderarne  gli  eventi ,  e  no;i  avve;i tarsi  imprudentemente  a  ci~ 
inenlar  tutti  i  beni  di  una  intera  nazio'ie.  Ma  gia  Tudiste!  quanto  era 
piu  imprudente,  tan  to  era  piu  santa  la  guerra.  Or  ri  si  di^a  se  non. 
<•  la  morale  dei  pazzi  che  puo  scambiare  cosi  il  vizio  colla  virtu.  La 
ragione  poi  rhe  se  ne  reoa  e  an  cor  piu  matta:  perche,  dic«  egli,  Tau- 
dana  e  il  mcriftcio  sanlificano  le  opere  wnane.  Adagio  a'  ma1  passi , 
signor  dottor  onorandissimo !  che  qui  non  istate  a  presrrivere  pil- 
lole  ai  vostri  malati  di  Russi .  quando  farevate  il  medico  ,  se  ve  ne 
ricorda;  qui  ragionate  con  uomini  che  librano  i  vostri  aforismi  pri- 
ma  di  credervi.  II  sacrificio  di  se  e  del  suo  santifica  le  opere  oneste : 
verissimo !  chi  lo  nega?  cosi  ne  vedessimo  piu  frequenti  gli  esempii. 


SO  RIVISTA 

Ma  il  sacrificio  della  roba  c  della  vila  allnii  santifica  ogni  opera  im- 
pnulcnte'.oli  qui  davvero  ci  vuole  una  morale  italica  per  ingollarlosi 
ad  occhi  serrati.  Che  un  bravo  nuotatore  rairando  un  naufrago  tra 
i  gorgbi  si  slanci  a  pericolarvi  per  salvarlo,  lo  diro  eroismo ;  ma  se 
egli  nei  lanciarvisi  traesse  seco  iii  quel  pericolo  ogni  altro  che  sta 
sulla  riva ,  senza  veruna  speranza  di  salvare  il  naufrago,  io  lo  direi 
uno  scellerato  omicida.  Ma  come  cliiamarlo  poi  se  lanciando  gli  al- 
tri  tutti  nei  gorghi  a  perire  ,  corresse  egli  al  magistrate  a  chieder 
premio  e  decoro  per  T  azion  generosa  ?  clie  sarebbe  se  i  salvatori 
d' Italia  fossero  usciti  tutti  o  quasi  tutti  dall' universal  naufragio  con 
portafogli  e  con  ciondoli,  conpensioni  e  con  commende,  o  certo  non 
senza  qualche  fondo  di  riserva  sul  banco  di  Parigi  o  di  Londra,  men- 
tre  il  resto  d'  Italia  che  detestava  la  guerra  ,  ne  pianse  gli  strazii 
e  ne  sta  pagando  le  spese?  ,ll(j 

La  guerra  d'  indipendcnza  e  difesa  legittima  !  Adagio  anche  qui ! 
se  1'  indipendenza  e  legittima,  se  e  provata  a  rigor  di  dritto,  potra 
certo  dirsi  legittima  la  guerra.  Trattandosi  poi  non  di  dirla  ma  di 
farla ,  si  doveano  calcolare  le  prohabilita  degli  eventi  ;  le  quali  ove 
fosser  mancate  ,  la  guerra  gia  delta  legittima  ,  saria  stata  nei  fatto 
sconsigliata,  matta  e  crudele.  E  tuttavia  1'A.  perfidia  nei  vedere  in 
quella  impresa  un  dettame  della  coscienza,  un  mezzo  per  salvar  To- 
nore  1  un  consenso  di  ogni  anima  italiana  (vol.  II,  pag.  27).  Buon 

per  noi,  cui  Dante  ha  insegnato  le  anime  non  aver  patria  e  che 

r  °  l  J 

ciascuna  e  cittadina 

D' una  vem  citlaecc.; 

•')  if) 
altrimenti,  pensandola  il  letter  come  noi,  ci  troveremmo  egli  e  noi 

nei  brutto  bivio  o  di  non  avere  anima  in  corpo,  o  di  esser  nati  tutnt. 

A  ox 

to  altrove  che  nelU  Italia. 

>jrn?ornib  non  il 

Dal  III  al  IV  vol.  sonp  corsi  due  anni,  e  il  caldo  dell'  A.  avrebbe 

'  1  ol 

avuto  tempo  a  raffreddarsi.  Eppure  non  ne  fu  niente.  Leggete  il  IV 
1  il  " 

\   II  Re  (Carlo  Alberto)  .  .  .  .'risolit-td'hd'Wtrkmo  sacriftcio  per  la  causa  dcl- 
l'  indipendenza  italiana,  SE  NON  COHFORTATO  DA  SPERAN/.E,  era  confortato  dalla 
a  di  sahare  I'onor  pro-prio,  del  Pieinonte  a  della  Monarchia.  Tom.  III. 

3  *  r  9HIOO  , 


BELLA  STAMP  A  ITALIAN  A  .'IT 

vol.  a  pag.  331,  e  vedrete  il  Farini  inginocchiato  a  pie  della  Gran 
Urcttagna  raccomandarlesi  per  quanto  ella  ama  1'  Italia  ,  che  facciu 
di  tutto  per  ispodestare  il  Pontefice.  E  sapete  perche?  Perche  alia 
cosmopolitica  aulorild  spiriluale  non  si  addice  vivere  della  vita  na~ 
zionale :  giacche  il  di  che  J)io  mandasse  le  occasioni  di  nazionale  ri- 
scossa,  il  Principe  non  vorrebbe  coglierle.  Vedete  come  costui  conti- 
nua  nel  pensiero  della  nuova  riscossa  ! 

Nc'i  e  piu  felice  il  Farini  quando  o  scioglie  le  obm@ziohio  conforta 
di  esempii  quel  suo  delirio.  Eccone  qualche  brandellopersaggio.  Le 
mfamie  smseguite  dissacrar  non  possono  do  che  virlualmenle  e  sacro. 
Anche  questo  efalso:  se  iopreveggo  infamie  e  delitti,  posso  essere 
ohbligato  a  tralasciare  un'  opera  virtualmente  santa,  la  quale  potreb- 
be  divenire  aflbra  attualmente  ingiusta,  spietata,  sacrilega;  e  sanno 
tutti  che  trattandosi  di  azioni  in  alto,  si  dee  fame  stima  dall'aMtiq- 
h1,  HOP,  da  cio  clie  altri  pu6  supporvi  di  virtudle. 

Ogni  straniero.,  continua  1'A.,  il  quale  rammenti  le  generoseire  di 
sua  nazione  per  debcllare  stranieri  dominatori,nonpuo  niegareal- 
T  ftalia  di  vendicarle  stesse  onle.  La  morale  e  una  per  tutti:  ma  le 
cifcostanze  non  sono  sempre  per  tutti  le  stesse.  Mosca  e  Sara- 
gozza,  Vienna  e  Parigi  erano  (son  parole  dell'  A.)  corse  dal  fulmi- 
ne  e  non  gia  governate  da  secoli  e  vincolate  da  trattati :  era  egli 
si  breve  il  dominio  straniero  in  Italia,  da  Carlo  V  a  Ferdinando  II? 
E  1'  A.  cbe  dice  malvagio  e  lacrimoso.,  die  le  nazioni  cristiane  si  con- 
sumino  in  sospetti  ein  lolte,  dovrebbe  comprendere,  non  esser  buon 
mezzo  di  cessare  le  nimista,  quell'  annullare  ogni  forza  di  trattati  e 
di  prescrizione.  fi  vero  che  al  tribunal  della  ragione  e  di  Dio  la  col- 
pa  del  sangue  che  si  sparge  e  delle  anime  che  si  perdono  ricadrd  (pag. 
28.)  .  .  .  1'  A.  dice  qui,  sugli  oppressor i;  e  lo  diciamoanchenoi.  Ma 
se  egli  non  dimostra  che  ogni  Sovrano  straniero  e  oppressore  per6  so- 
lo che  e  straniero,  cosa  non  dimostratamaiedimpossibile  adimostar- 
si  perche  prettamente  falsa-,  se  egli,  diciamo,  non  dimostra  questo, 
avrem  piu  ragione  di  ripeter  noi  chela  colpa  del  sanguechesi  spar- 
ge e  delle  anime  che  si  perdono  ricadra  sui  sommovitori  e  sui  fel- 
loni  che  soffiano  ire  impotenti  e  feroci,  destano  lotte  senza  diritti  e 
accendono  guerre  senza  speranze  per  mandare,  come  teste  inMilano, 


58  R I  VISTA 

sempre  nuove  vittime  al  sepolcro  e  al  patibolo.  E  diciarno  impos- 
sibile  a  dimostrare  che  un  Principe  straniero  per6  solo  e  oppres- 
sore ;  non  pure  perche  se  esso  e  onestuomo  e  cattolico  non  oppri- 
mera;  ma  soprattutto  perche  1'esser  nato  in  terra  straniera  non  fa 
che  sia  straniero  un  Principe  quando  governa  legittimamenteunaso- 
cieta.  Nell'attostessoche  ne  divenne  capo,  ne  fuallastess'  oramem- 
bro  principalissimo,  ed  in  questa  condizione  cess6  diessere  stranie- 
ro alia  societa  di  cui  e  capo:  alia  stessa  maniera  appunto  che  voi, 
signor  Farini,  se  non  foste  innanzinaJwraliszatoPiemontese,  cessa- 
ste  di  essere  straniero  al -Piemen te  nell'atto  medesimo  che  ne  dive- 
niste  Ministro.  Che  se  altri  a  titolo  di  straniero  vuol  mettervi  in 
voce  di  oppressore  siam  qui  noi  a  purgarvi  di  questa  taccia,  quando 
non  1'  abbiate  voi  giustificata  coll'  opprimere  la  pubblica  istruzione. 

Pure  T  A.  pretende  dimostrarlo;  edecco  la  pruova(maqual  pruo- 
va!):  Lo  straniero  dominatore  e  liranno  sempre,  ei  non  pub  essere 
che  tiranno:  anche  la  sua  civilta,  lasua  mansuetudine,  lasua  libera- 
litd  sono  rajftnamento  di  tirannide  (pag.27).  Che  fracasso!  Almeno 
il  Gioberti  riverisce  la  civiltanel  dominatore  straniero  !  almeno  lo 
Statuto  di  Firenze  ricordava  giorni  felici  per  la  Lombardia  sotto  Ma- 
ria Teresa  e  ne  sospirava  il  ritorno !  Ma  pel  Farini  meglio  esser  vin- 
ti  da  un  Attila  che  da  un  Carlo  Magno:  meglio  un  Ezzelino  carne- 
fice  italiano,  che  un  Ottone  pacificatore  straniero. 

Dalla  quale  monomania  d'italianismo  eagevolearaccogliersi  qua- 
le  e  Tunica  preoccupazione  che  lo  invase  e  lo  domina,  quale Tidolo 
che  adora  e  con  quanta  non  diremo  disinvoltura,  ma  ambizione,  a 
quell'  idolo  sacrifica  giustizia,  verita,  prudenza,  ogni  cosa-,  fmo  a 
.professarlo  apertamente:  con  che  ti  fa  segno  il  suo  essere  piuttosto 
un  capitale  errore  d'  intelletto,  o  piuttosto  una  lissazione,  che  una 
colpa  di  mal  volere.  Egli  e  lasuaconsorteria,invece  didirebene  su- 
premo di  una  nazione  1'onesta  e  la  giustizia,  volendone  qual  mezzo 
1'indipendenza,  presero  Tindipendenza  qual  fine  ultimo;  ecosi  Findi- 
pendenzasecondo  essifu  sempre  santa;  la  giustizia  e  Tonestadei  mez- 
zi  si  misurarono  dalla  indipendenza  che  quelli  doveano  procacciare; 
e  tutto  fu  onesto  e  santo  cio  che  conduceva  alia  indipendenza.  Sov- 
vertito  cosi  1'  ordine  del  fine,  tutta  la  economia  dei  mezzi  ne  dovea. 


BELLA  STAMPA  1TALIANA  59 

essere  stranamente  alterata  e  fu.  Secondo  riatura ,  la  famiglia  dee 
lormare  il  bene  dell'  individuo;  e  questo  bene  serve  di  norma  e  di 
misura  all'-ordine  domestico,  come  il  bene  domestico  all1  ordine  ci- 
vu'o,  il  Lene  civico  all' ordine  politico,  il  bene  politico  all'  ordine  in- 
h'rmi/ionale:  e  proeedendo  secondo  questi  insegnamenti  di  natura, 
bene  ordinata  internazionalmeiite  sara  una  confederazione  di  varii 
Stati,la  quale  salva  agli  Stati  stessi  confederati  laloro  unita  e  liber- 
ta  politica^  bene  ordinato  politicamente  uno  Stato  che  rende  libera 
t>  tranquilla  1'  azione  onestadei  Municipii-,  ben  ordinato  civilmente  il 
Municipio  die  rende  onestamente  felice  la  famiglia ;  bene  ordinata 
questa  domesticamente,  se  feliciti  nell'onestaTindividuo,  la  cui  ve- 
ra  felicita  mira  direttamente  a  Dio  medesimo,  centre  ditutto  il  crea- 
to.  Ma  quelli  che  ignoravano  o  sconoscevano  questo  accordo  si  ar- 
monico,  e  sono  idolatri  di  una  patria  alia  pagana,  piantato  per  fine 
Ondipendenza  neir  ordine  internazionale,  tutto  a  lei  sacrificavano;  e 
fino  neir  audacia  dell'  assassinio  trovarono  1'  eroismo  della  santita: 
I'  individuo  i'u  strascinato  o  sui  bancbi  delle  scuole  ministerial!  a 
incalenarne  il  pensiero,  o  nelle  legioni  or  civiclie  ora  stanziali  ad 
usufruttuarne  i  sudori,  il  sangue  e  la  vita:  la  famiglia,  toltole  il  di- 
ritto  di  educare  i  ligli,  fu  costretta  a  sguernire  lo  scrigno  esorride- 
ce  ancora  ai  suoi  espilatori  con  cvviva  eluminarie^la  provinciaa  di- 
menticare  i  proprii  interessi  sacrificati  ad  una  dispotica  centralizza- 
zione\  e  tuttigli  Stati  italiani,  die  con  una  lega  iniziata  preparavan- 
si  ad  unita  legittima,  furono  pest!  e  triturati  inogni  loro  fibra  per 
essere  rimpastali  dalla  Costituente  in  una  unita  monotona,  contraria 
a  tutte  le  lor  tradizioni  ed  abitudini.  E  tuttocio  PEL  BENE  D'  ITALIA  I 
Oh  si  davvero!  Se  Tindipendenzaeil  bene  ultimo,  sacrificar  tutto  per 
I'  iudipendenza  era  bene;  ma  se  questa  non  e  1' ultimo  fine,  se  piut- 
tosto  e,  un  remotissimo  fra  i  mezzi,  sacrificarle  tutti  i  mezzi  prossi- 
mi  con  danno  immenso  dell' individuo,  della  famiglia,  del Municipio, 
della  provincia,  dello  Stato  fu  spietatezza :  sacrificar  tutto  cio  senza 
probabilita  di  riuscimento,  fu  frenesia,  fu  delirio,  e,  peggio  forse, 
iii  cospirazione  infernale.  E  degnissimo  di  tal  cospirazione  e  1'ng- 
giungervi  con  un  misto  di  bugia  e  di  bestenunia  ( torn.  IV,  pag.  73) 
che  la  nazionaie  indipendenza  e  Tesplicazione  hyittima,  necessaria, 


00  RIVISTA 

immancherole  del  yiure  civile  delle  genie  crisliane;  eppero  vituperar  la 
Francia  perche  non  [a  capace  della  vera  natura  dei  moti  italiani,  che 
erano  slati  favilla  all"  inccndio  europeo. 

Queste  cose  abbiamo  discorse  alquanto  posatameute  non  perche 
fossero  confutazione  della  storia:  intendiamo  bene  die  per  confuta- 
re  una  storia  bisogna  scriverne  un  altra:  ma  perche  servissero  a  fa- 
re giusta  stima  dello  storico  e  dei  principii  onde  egli  si  e  governato 
dettandola.  Noi  non  faremo  un  rimprovero  al  Farini  di  avere  ignora- 
to  i  primi  elementi  del  naturale  diritto,  e  molto  meno  di  non  aver 
penetrato  le  maravigliose  armonie  onde  laProvvidenzaha  accordato 
nell'  ordin  morale  ogni  cosa,  dall'individuo  fino  all'  universale  asso- 
ciazione  dei  popoli.  Pubblicista,  direbbero  i  Francesi,  improi'isalo, 
egli  nella  sua  condizione  di  medico  si  e  trovato  forse  piu  forte  nella 
patologia  e  nella  clinica,  che  non  nelle  quistioni  di  dritto  pubblico 
e  internazionale.  Neppur  gli  moviam  richiamo  che  messosi  a  idola- 
trare  una  idea  ne  sia  stato  preso  a  quando  a  quando  dal  capogirlo. 
Quello  che  diciamo  noi  e,  che  un  uom  somigliante,  con  quella  h'ssa- 
zione  in  capo  e  con  quella  passione  in  cuore,  a  tutt'  altro  poteva  es- 
ser  buono  che  a  tesser  una  storia.  Questa  non  potea  riuscire  ad  al- 
tro, ne  in  fatto  e  riuscita,  che  a  presentare  uoraini  e  fatti  misurati  e 
giudicati  tutti  a  quell'  unica  norma  della  indipendenza  e  della  na- 
zionalita :  proprio  cqme  se  altri  vi  presentasse  a  mirare  gli  oggetti  a 
traverso  un  cristallo  verde  od  azzurro ,  e  manifesto  che  1'  oggetto 
non  vi  puo  parere  altro  che  verde  od  azzurro.  Insomnia  egli  epaarte, 
e  per  giunta  parte  esagerata  e  sconfitta:  si  pensi  come  abbia  potuto 
farla  da  giudice  quando  si  e  messo  a  dar  sentenza  sopra  gli  eventi  e 
le  loro  cagioni !  Sarebbe  infmito  recarnein  mezzo  le  pruove;  ed  o- 
gnuno  puo  vederle  da  se,  starem  per  dire,  in  qualunque  pagina  di 
quei  quattro  volumi  in  cui  si  avvenga.  J\oi  avendo  chiaritoqual  sia 
1'  idea  dominante  dell'  A.  parte,  stimiamo  pregio  dell' opera  mostra- 
re  qual  sia  lo  scopo  ultimo  di  lui  stesso  giudice:  scopo  germinante 
logicauiente  da  quella  idea  e  impronlato  con  caratteri  si  manifest! 
nel  libro  stesso  ,  che  neppur  i  ciechi  non  si  ci  potrebbon  gabbare. 

1 
(I\  seyuito  al  fnluro  fascicolo.) 


DELLA  STAMPA  ITAL1ANA  Ci\ 

iVIP.'' 

KoUcftinn  Ardieologh-o  Xnpolitano.  Nuova  Sorie.  Num.  i  o  <•. 

II  dottoMinervini  nel  passato  Agosto,  neiNum.  4  e  6  del  suo  nuo- 
vo  Bolhllino  Archeoloyico  Napolitano  annunziava  il  trovamento  dj 
una  preziosa  iscrizione  cristiana  fattosi  allora  allora  in  Pozzuoli,  e 
precisamente  in  luogo  pieno  di  sepolcri ....  ore  si  crcde  fosse  anlica- 
menle  cdificala  la  Basilica  di  S.  Slefano.  La  iscrizione  si  merita  una 
puhhlicila  maggiore  di  quella  gli  possa  dare  quel  Bollettino.  Essa, 
per  ragione  del  dettato  molto  buono,  a  noi  sembra  appartenere  anzi 
al  quarto  clie  al  quinto  secolo,  ed  e  cosi: 

'»    lit  I/If'' 

C.  KONIVS  FLAMANYS 

PLVRIMIS  ANNIS  ORATION1BVS  PETITVS  NATVS  YIXIT  ANNO  VNO 
M.  XI.  IN  CVIVS  HONOREM  BASILICA  HAEC  A  PARENTIBVS  ADQVISITA 

ijTMiy 
CONTECTAftVE  EST  REQVIEV1T  IN  PACE  XVIII.  KAL.  IAN. 

Per  una  lunga  tratta  d'anni  erasi  chiesto  con  orazioni  ed  era  na- 
to  il  fanciullino  Caio  Nonio  Flaviano.  Ma  non  avea  compiuti  i  due 
anni,  che  morte  se  1'era  rapito.  Igenitori  Tonorarono  con  acquista- 
re  e  coprire  una  basilica  ,  ove  seppellirlo.  Si  riposo  Flaviano  nella 
pace  il  15  Dicembre. 

Non  v'e  mestieri  che  noi  ci  fermiamo  a  far  lunghe  riflessioni  so- 
pra  le  assidue  orazioni  di  molti  anni,  con  che  i  genitori  di  Flaviano 
1'  ebbero  da  Dio  impetrato  ,  ne  sopra  i  due  anni  non  interi  che  fu 
loro  lasciato-,  .ne  sopra  la  rassegnazione  eroica  con  che  a  Dio  stesso 
lo  restituirono ,  ne  sopra  la  pace  in  cui  si  riposo.  Sono  questi  pen- 
sirri  che  spontanei  si  destano  in  un'  anima  veracemente  cristiana. 
Voiiiain  jiiullosto  all'onore  della  basilica  che  i  genitori  stessi  acqui- 
stano  o  cuoprono  per  seppellirvclo. 

Vede  ognnno  che  (juesta  voce  non  puo  qui  avere  il  senso  ,  che 
pure  haquando  1'adoperianio  a  significare  le  chiese  maggiori,  le  piu 
antiche  e  le  piu  sante  del  cristianesimo.  E  molta  1'  erudizione  ed  e 
alia  erudizione  eguale  la  chiarezza  ,  con  cui  il  Minervini  dimostra, 


62  HI  VISTA 

avere  avuto  in  que'  secoli  la  voce  basilica  eziandio  la  virtu  di  si- 
iiniiieare  luogo  create  a  bello  studio  per  seppellire. 

Ma  ci  sia  lecito  I'aggiiingere  qualche  osservazione  alia  iscrizione 
romana  di  Faustiuiano,  allaquale  egli  ricorre  per  confermare  la  sua 
sentenza.  L'  iscrizione  dice: 

FELIX  FAVSTIXIAS 

YS  EMIT  SIBI  ET  VX 

OKI  SVAE  FELICITATI 

FELICI  FOSSORI 

IN  BALBIX1S  BASILI 

CA  LOCVM  SVB  TE 

GLATA  SE  VIVVM 

Felice  Faustiniano  ,  vivente  tuttavia,  compero  per  se  e  per  Felicita 
sua  moglie  dal  fossore  Felice  un  luogo  per  seppellirsi,  sotto  la  tet- 
toia,  riella  Basilica  di  Balbina.  Noi  il  SVBTEGLATA  nol  sappiamo 
interpretare  se  non  sotto  la  tettoia  ,  o  sotto  il  portico  esterno  ,  qua- 
lunque  si  fosse  ,  aderente  alia  basilica  di  Balbina  ,  ove  intendiamo 
che  il  fossore  avesse  eretto  il  sepolcro.  E  se  cid  fosse  ,  trattandosi 
qui  di  tettoia  non  di  basilica,  trattandosi  d'  una  basilica  dedicata  ad 
ana  santa  martire,  dove  non  e  il  sepolcro  di  Faustiniano,  parrebbe 
I-  autorita  della  iscrizione  recata  alquanto  fuori  del  proposito.  Ma 
diciamo  poche  cose  cbe  ne  dimostrino  la  opportuiiita. 

E  dov'  era  in  Roma  la  basilica  di  Balbina?  Non  era  gia  entro  il 
recinto  dellemura:  era  fuori,  ederaprecisameiitequellacheS.  Mar- 
co Papa  aveva  edificata  sulla  sinistra  della  via  Ardeatina  sopra  il  ci- 
niitero  dov1  era  sepolta  la  Santa  ,  e  dov'  egli  stesso  voile  dipoi  esser 
sepolto.  II  libro  Pontificate  ,  e  probabilmente  Damaso  autore  delle 
vite  di  quei  Pontefici  che  di  poco  T  aveano  preceduto  ,  parlando  di 
Marco  afferma:  Hie  fecit  duas  basilicas  ,  unam  via  Afdeatiua  ,  ubi 
requiescit,  et  aliam  in  urbe  Roma  iuxta  Palaccinas.  Tra  TArdeatina 
<>  i'Appia  vi  rimangono  tuttavia  le  tracce  di  due  di  cosi  fatte  basi- 
licbe  ,  coraunque  convertite  in  altri  usi.  Chi  le  voglia  vedere  ,  non 
ha  che  a  dirigersi  o  per  T  Ardeatina  o  per  1'  Appia  a  quella  vi- 
gna.che  riman  cliiusa  dalla  via  traversa  che  da  S.  Sebastiano  va  a 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  (>3 

S.  Paolo.  Yeggonsi  quivi  due  piccole  aree  recinte  daun  muro  e  co~ 
perte  da  una  volta  del  quarto  secolo.  II  recinto  e  rettilineo  dal  lato 
della  porta,  curvilineo  nei  tre  altri  lati,  percheincurvasi  in  tre  absi- 
di  di  cui  la  prima  presentasi  di  fronte  ,  le  due  altre  una  a  destra  , 
1'altra  a  sinistra.  Y'e  inoltre  una  scala  la  quale  conduce  al  cimitero 
sotterraneo.  Noi  siamo  molto  incerti  nel  credere  che  sia  opera  del 
Pontefice  S.  Marco  una  di  queste  basiliche.  Aveano  quivi  stesso 
basilica  propria  Marco  e  Marcelliano  fratelli  martiri  ,  F  aveva  Papa 
Damaso  e  qualche  altro  ancora  5  onde  il  riconoscervi  1'  opera  di 
Marco  Papa ,  che  doveva  essere  piu  prossima  all  Ardeatina ,  mentre 
queste  due  sono  alquanto  internate  nella  vigna  e  dalla  via  discoste, 
sarebbe  temerita.  Ma  qui  non  abbiamo  mestieri  della  identita  del 
luogo  ;  basta  per  noi  1'  avere  ancbe  una  somiglianza  di  queste  basi- 
liche per  potere  stabilire  il  nostro  giudizio.  Le  tre  absidi  adunque 
davano  il  luogo  a  tre  sepolcri  in  modo  che  a  questo  uso  principal- 
men  te  era  la  basilica  costrutta.  La  scala  serviva  alia  comunicazione 
col  sotterraneo  cimitero  ,  e  ancorche  non  vi  fosse  stata  ,  la  basilica 
avrebbe  portato  il  nome  di  basilica.  I  sepolcri  erano  comunemente 
di  uomini  santi ,  ma  ancorche  santi  non  fossero  stati  ,  nulla  vieta  il 
credere  che  basilica  sarebbesi  appellata  per  la  somiglianza  che  ave- 
va colle  basiliche  de'  Martiri  e  de'  Santi.  Onde  possiamo  conchiude- 
re  die  anche  1'argomento  tolto  dalla  tettoia  della  basilica  di  Balbina, 
sia  dal  Minervini  bene  appropriato  all'  uopo  per  cui  egli  lo  adopera. 

III. 

AUSONII  POPMAE  Frisii  De  difterentiis  Verborum  cum  additamentis 
IOANNIS  FRIDERICI  HEKELII  ,  AUAMI  DANIELIS  RICHTERI  ,  IOANNIS 
CHRISTIANI  MESSERSCHMIDII  el  THOMAEVALLAURII  qui  opus  diligen- 
(issime  recognitum  emendavit  —  Augustae  Taurinorum  ex  officina 
regia  an.  MDCCCLII.  --  Un  vol.  in  8.°  pag.  452. 

Un  libro  di  filologia  e,  quello  ch'e  assai  peggio,  di  filologia  latina 
che  ha  mai  che  fare  coll' incivilimento  cattolico?  Se  i  nostri  lettori 
si  compiaceranno  di  riandare  colla  memoria  le  cose  toccatene  qim  e 
la  ne'  precedent!  volumi  5  o  di  leggere  quello  che  rie  diFemo  spie* 


(54  RIVISTA 

gatamente  trattando  dell'  Insegnamento ;  vedranno  V  assurdita  di 
quella  domanda.  A  non  dilungarci  dal  nostro  scopo ,  chiediamo  in 
urazia  che  ci  sia  consentlto ,  lo  studio  della  lingua  latina  ad  una 
parte  della  umana  societa  essere  non  che  conveniente  ma  necessa- 
rio ;  posta  la  quale  verita,  1' opera  d' Ausonio  Popma  era  degna  delle 
cure  del  ch.  Prof.  Vallauri  ne  dovea  esser  tralasciata  nella  nostra  ri- 
vista.  Nissuno  si  spaventi  del  vederci  entrare  ne'  campi  della  filologia 
o  fcome  vien  delta  da  nuovi  barbari)  della  pedanteria.  La  dimora 

£n£-      IM&WMMMW    *  *   «L1(*&rf^?>HX.  .^^feMfei     ttfrt^   aillKUlX 

nostra  sara  assai  breve ;  cioe  solo  quanto  basti  a  dare  qualche  con- 
tezza  di  questo  libro  del  buon  Olandese ,  e  de'  pregi  della  nuova 
edizione. 

La  prima  dote  d'  ogni  discorso  e  la  cbiarezza ;  il  mezzo  phi  ne- 
cessario  per  conseguirla  e  la  proprieta  de'  vocaboli ;  e  1'Qstacolo  piu 
forte  ad  ottenere,  scrivendo  o  parlando,  la  proprieta  sono  que'  vo- 
caboli che  nel  comune  linguaggio  vengon  detti  sinonimi.  In  questa 
sentenza  convengono,  piu  o  meno  esplicitamente,  quanti  trattarono 
della  rettorica,  da  Aristotele  e  Cicerone  e  Quintiliano  ed  Ermogene 
fino  al  Decolonia,  al  Colombo,  al  Montanari,  al  Vallauri.  Da  si  fatta 
persuasione  s'origino  tra  i  Francesi  1' opera  del  Girard ;  ed  in  Italia  il 
Saggio  de'  sinonimi  del  torinese  Giuseppe  Grassi ,  ed  il  Dizionario 
di  Niccolo  Tommaseo,  libro  che  non  oseremmo  con  im  buon  lette- 
rato  lombardo  cbiamare  il  catcchismo  de'  liberdli;  ma  che  certo  non 
e  da  porre  cosi  facilmente  in  mano  alia  gioventu  come  vedemmo 
talvolta  usare  a  certi  genitori  mal  consigliati.  Si  legga  anche  sola 
la  prefazione,  e  chi  abbia  buon  giudizio  vi  trovera  gittati  con  gran- 
d'arte  i  semi  di  quelle  dottrine  che  1'A.  dichiaro  altrove  piu  alia 
scoperta  -,  e  che  il  portarono  ne'  passati  sconvolgimenti  al  seggio 
occupato  un  tempo  dai  Contarini  e  dai  Giustiniani.  Ma  di  cio  basti 
per  ora  questo  cenno. 

Quel  che  nel  secolo  decimonono  eseguirono  il  Grassi  ed  il  Tom- 
maseo per  la  lingua  italiana  •,  quello  stesso  avean  fatto  per  la  latina 
molti  grammatici ,  come  pu6  vedersi  nell'  ampia  raccolta  fatta  del- 
le opere  loro  da  Elia  Putschio  stampata  in  due  .volumi  in  quarto  nel 
1605  in  Hannover ;  ovvero  nel  lessico  del  Forcellini,  che  tratto  trat- 
to  va  registrando  le  differenze  delle  varie  parole  da  quelli  notate. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  65 

Ma  perche  di  quelle  diflerenze  una  gran  parte  non  ha  fondamento 
che  nel  cervello  di  que'  gramma tici,  e  le  buone  sono  sepolte  in  una 
raccolta  non  fatta  pe'giovani,il  paziente  Olandese  aduno  il  meglio  di 
quelle  osservazioni  ;  alle  quali  molte  altre  ne  aggiunse  ch'  egli  avea 
con  lungo  studio  notato  negli  antichi  autori.del  miglior  tempo  e 
segnatamente  ne'  giureconsulti,  indagatori  sottilissimi  del  signifi- 
cato  delle  parole ;  o  raccolto  dal  Perotto ,  dal  Valla ,  dal  cardinale 
Adriano,  e  da  altri  filologi  vivuti  nel  tempo  compreso  fra  il  ristora- 
mento  della  buona  letteratura  e  i  primordii  del  secolo  decimoset- 
timo. 

E  peroccbe  Y  operetta  del  Popma  parve  utilissima  a  formare  gli 
studii  de'  giovani  alia  eleganza  nello  scrivere  latino  $  molti  letterati, 
come  ne  dire  il  titolo  stesso,  posero  le  mani  ad  accrescerla  e  miglio- 
rarla.  La  qual  cosa  se  per  Tuna  parte  riesce  non  poco  in  commenda- 
zione  di  questo  libro,  potrebbe  per  1'altra  parte  ingenerare  il  sospetto 
cbe  gli  toccasse  quella  stessa  fortuna  die  incontro  a  molti  somiglianti 
lavori,  e  fra  gli  altri  anco  agli  Jdiotismi  della  lingua  yreca  di  Fran- 
cesco Yigero.  Cbiunque  confront!  quel  trattatello ,  quale  usci  dalle 
mani  dell'Autore  con  la  quarta  edizionedi  Lipsia,  comprendera  tosto 
cir  egli  non  serve  piu  per  nulla  allo  scopo-,  cbe  non  era  gia  di  fare, 
come  e  in  proverbio,  d'ogni  erba  un  i'ascio,  madi  tessere  unaghir- 
landa  de'  piii  bei  fiori  di  quella  bellissima  tra  le  lingue  antiche  e 
moderne  ;  ne  cio  pe'  grandi  letterati  ma  pe'  giovanetti  gia  un  po' 
dii'ozzati  co'  primi  principii  della  grammatica.  A  questo  sconcio  un 
altro  se  ne  aggiunge  ed  ancora  piu  grave.  Chiunque  ba  pratica  di 
quel  libro,  sa  quanto  noi  cbe  ad  un'  osservazione  del  Vigero  un'al- 
tra  ne  sottopose  ben  sovente  Y  Hoogeveen  del  tutto  contraria ;  e  a 
questa  un'  altra  il  Zeune  che  le  distrugge  amendue  5  e  a  cui  regga 
il  cuore  di  cercare  in  fin  del  volume  la  nota  a  cui  vien  rimanda- 
to ,  si  sente  intimare  dall'  Hermann  un  omnes  falsi  sunt ,  od  altra 
formola  siinigiiante,  e  talvolta  senza  cbe  ve  ne  renda  uno  straccio 
di  ragione. 

Poniamo  pure  che  le  emendazioni  dell1  altissimo  EUenisla  te- 
desco  ( come  vien  detto  Y  Hermann  da  un  giudice  autorevolissimo 
,wZ.//.  5 


66  BIVISTA 

qual  e  Amedeo  Peyron  i  )  tutte  sieno  ibndate  sul  vero;  e  lutte  pre- 
•/iose  le  giunte  dilui  e  de"  precedent!  annota tori  vigeriaiii:  e  nondi- 
meno  verissimo  che  in  quel  trattato  regna  ora  uria  grandissima  con- 
fusione,  ed  e  a  desiderare  che  qualche  uomo  dacio  giovandosi  del- 
la  dottrina  di  quelli  lo  riordini  e  ricomponga  tutto  da  capo. 

Ball'  ultimo  di  si  fatti  inconvenienti  non  andava  del  tutto  immu- 
ne 1'  opera  d'Ausonio  Popma  neU'edizione  del  Messerschmid  ;  e  in 
quell' aliqua  passim  emendavi,  alia  novwn  in  ordinem  digessi,  di  cui 
ciparla  il  Vallauri  nella  prefazione,  Y aliqua  e  Yaliasono  da  intende- 
re  con  ampiezza  di  significazione  assai  maggiore  della  parola.  II 
qual  esempio  di  moderazione  verso  i  precedenti  editori  ci  sembra 
tanto  piu  pregevole  ,  quanto  e  meno  frequente  in  certi  letterati  di 
oltralpe^  ebasti  citare  il  severo  ed  ingiusto  giudizio  portato  inGer- 
mania  sopra  i  meriti  del  Forcellini  e  del  Furlanetto  da  chi  si  prese 
la  cura  di  raflazzonare  1'opera  immortale  di  que'dottissimi. 

E  tuttavolta,  ad  essere  piu  cortesi  in  quella  critica  li  costringeva 
per  tacere  d'altre  ragioni,  il  bisogno  che  aveano  pur  essi  di  trovare 
in  altrui  molta  e  molta  indulgenza.  E  per  fermo  chiunque  conosce 
alquanto  il  gran  lessico  latino  pubblicato  in  Lipsia,  si  sara  avvedu- 
to  primieramente  che  in  cambio  di  ridurre  i  varii  significati  d'  una 
parola  ad  un  ordine  piu  filosofico  ,  come  aveano  promesso  i  nuovi 
compilatori ,  sconvolsero  ed  ingarbugliarono  le  cose  per  modo  che 
a  trovare  T  uso  d'  una  voce  fa  spesso  mestieri  leggere  una  o  piu 
colonne  ,  la  dove  nell'  edizione  del  Furlanetto  ti  si  parava  subito 
innanzi.  In  secondo  luogo  le  nuove  aggiunte  a  pezza  non  coni- 
sposero  alle  promesse;  e  segnatamente  quanto  alle  particelle  ,  che 
piu  abbisognavano  di  venire  ampliate  ,  altri  miglioramenti  non  vi 
troviamo  sovente  dhe  gl'indicati  dal  Baumgarten  nell'indice  di  Sve- 
tonio^  miglioramenti  pregevoli  ,  non  ha  dubbio,  ma  gia  conosciuti 
anco  in  Italia.  Finalmente  questi  severi  censori  de  due  filologi  ita- 
liani  comprovarono  col  loro  esempio  che  operi  longo  fas  est  obrepe- 
re  somnum  2  •  e  qualche  centinaio  d'  errori  fu  notato  da  noi  stessi  5 

\  Vedi  la  prefazione  alia  Grammatica  deito  lingua  greca  di  A.  MATTHIAE  da 
I  ui  tradotta. 

i 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  U7 

o  pia  ne  troverebbe  chi  avesse  maggior  perizia  ed  anche  ozio  mag- 
giore  per  coltivar  (juesti  studii.  Nella  qual  digressione  non  intendia- 
uio  a  meiioman;  i!  civdilo  (ilologico  onde  primeggia  la  Germauia 
sovra  ogni  altra  na/.ione  :  ma  solo  a  difendere  la  memoria  di  due 
uomiiii  henemeriti  quanto  altrimai  della  buona  letteratura  in  Italia. 

Ritornaiido  adunque  al  nostro  argomento  ,  dicevamo  die  un  al- 
tro  inconveniente  notato  ne'  libri  i  quali  vengono  a  mano  a  inano 
aumentaridosi  di  miovegiunte  e  il  riiis<'ire  sovente  aifatto  spropor- 
zionatiairintento  de'loro  autori.  K  peroecheil  libro  del  Popmanon 
era  creseiuto  ad  una  lungbezza  e?cedente  i  confmi  prescritti  alFopere 
dettate  in  servigio  della  gioventii;  la  molt  a  ]iratica  del  Vallauri  nel- 
Tinsegnare  ci  era  pegno  sicurissimo.  prima  aiicora  d'aver  sott'occbk) 
la  nuova  edizione,  clie  non  per  opera  di  lui  sarebbe  avvenuto  scon- 
cio  si  fatto.  Ne  la  nostra  aspettiizione  fu  punto  delusa ;  e  la  prima 
lode  dovutagli  nelle  giunte  i'atte  e  appunto  la  sobrieta  nel  proporre 
nuovi  temi  ,  come  soglion  cbiamarli.  Parra  strana  a  molti  si  fatta 
lode,  e  tale  un  tempo  pareva  anclie  a  noi;  ma  Tesperienza  ci  fe  co- 
noscere  clie  a  ragione  Quintiliano  poneva  tra  i  pregi  di-chi  profes- 
sa  eerie  diseipli ne  qucu'ckiw  nescire;  eil  dimenticarsene  talora  i  mae- 
stri e  in  gran  parte  cagione  del  poco  profitto  che  i  loro  discepoli 
Iraggono  dagli  studii.  Tale  crediamo  che  fosse  1'opiniondel  Vallau- 
ri; il  quale,  se  avesse  mirato  adingrossare  il  volume,  poteva  corre- 
dare  1'  opera  del  Popma  d'un  numero  di  nuovi  temi  assai  piu  copio- 
so.  Ma  con  qual  i'rutto?  Forse  con  dis?apito  del  prolitto  de'giovam 
per  cui  strive  ;  e  certamente  senza  verun  vantaggio  della  propria 
riputazione  -,  la  quale  si  appoggia  a  ben  altri  fondamenti  clie  non 
sono  }>ocbe  osservazioni  staccato. 

Del  rimanente  quelle  poco  oltre  a  dnquanta  osservazioni,  in  cui 
si  propongono  nuovi  temi  o  si  ampliano  quelli  gia  proposti,  ci  sem- 
lapano  commendaJjili  per  molti  pregi.  E  primieramente  le  differen- 
xe  dal  Vallauri  notate  ci  sembrano  fondate  sulFuso  declassici;  uni- 
ca  regola  cui  dee  seguitare  chi  aspiri  alia  fama  di  terso  e  purgato 
scrittore  latino.  A  questo  pregio  si  aggiugne  che  le  dichiarazioni 
sono  distese  con  egualeluciditaed  eleganzaj  e  gli  esempii,  onde  egli 
corrobora  le  sue  sentenze ,  ci  sembran  sceltissimi,  Da  ultimo  le 


68  RIVISTA 

nuove  osservazioni  sono  rivolte  a  correggere  molti  error! ,  die  sfug- 
trono  scrivendo  non  solo  a  giovanetti  di  primo  pelo;  ma  talvolta  ad 
uomini  die  passurono  molti  anni  della  loro  vita  nello  studio  degli 
scrittori  latini.  >*oi  certo  confesseremo  di  buon  grado  die  dove  ci 
fosse  occorso  di  usare  scrivendo  le  voci  dichiarate  qui  dal  Yallauri, 
ne  avremmo,  ingannati  da  qualche  latinante  di  molta  fama ,  adope- 
rata  qualcuna  in  un  senso  del  tutto  falso. 

Dalle  cose  dette  sin  qui  si  pare  manifesto  il  nostro  giudizio  intorno 
alia  edizione  die  il  valoroso  Professore  procure  dell'  operetta  d'Au- 
sonio  Popma.  Se  gli  studii  della  lingua  latina  (com'egli  ci  assicura) 
sono  veramente  risorti  nel  Piemonte  da  quell'  avvilimento,  al  quale 
erano  addivenuti  per  le  improvvide  innovazioni  di  pochi  anni  addie- 
tro;lericerchedi  quest' opera  saran  tante  cli'  egli  dovra  quanto  pri- 
ma  por  mano  ad  una  ristampa. 

Dove  questo  avvenisse,  siccome  ne  abbiamo  un  vivissimo  deside- 
rio,  noi  portiamo  opinione  die  con  aggiungere  alcune  poche  osserva- 
zioni aiuterebbe  in  gran  maniera  i  giovani  a  comprendere  la  dilTe- 
renza  che  separa  molte  voci  volgarmente  credute  sinonimeepercio 
abusate  da'  poco  esperti.  Ci  si  consenta  di  esporre  la  cosacon  quel- 
la  maggior  cbiarezza  e  brevita  che  possiamo.  Insegna  Varrone,  so- 
pral'autorita  di  un  certo  Cosconio,  i  verbi  primigenii  della  lingua  la- 
tina essere  presso  a  mille  4  j  dai  quali  compost!  con  preposizioni  ch'e- 
gli  dice  preverbii  nasce  una  quantita  di  voci  sterminata  die  a  pri- 
mo aspetto  non  sembra  credibile;  e  tuttavolta  e  verissimo  che  di  so- 
li verbi  compost!  con  tali  particelle  la  lingua  latina  nepossiedeotto- 
mila  o  in  quel  torno. 

Cio  posto ,  noi  impariamo  da  Frontone  die  una  plcrumque  lit- 
tera  translala  aut  exempla  ant  inmutata  rim  verbi  ac  venustalem 
commutat  et  elegantiam  vel  scienliam  loquentis  declaral.  Del  quale 
suo  precetto  recando  gli  esempii,  Notim  igilur  (continua  scrivendo 
al  suo  nobilissimo  discepolo  M.  Aurelio)  le  ignorare  syllabae  unius 
discrimen  quantum  referat.  Os  colluere  dicam;  panmentum  autemin 

balneis  pelluere,  non  colluere:  lacrimis  verogenas  labere(sic)  die-am* 

• 

i  VARROMS,  J)e  L.  L.  V,  5, 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  69 

non  pelluere  neque  colluere;  restimcnla  aulem  favare,  non  lavcre:sw- 
dorem  porro  ct  puhcrcm  abluero,  non  lavare;  sedinaculamehgantiux 
eluere,  quam  abluere.  Si  quid  vcro  mag  is  heseril,  ncrxinc  aliquo  de- 
trimenlo  e.rigi  possil,  plaulino  i-crbo  elavere  dicam.  Turn  praelcrea 
mulsitm  diluere,  fauces  proluere  ,  ungulam  iumenlo  subluere.  Tot 
cxcmplis  (e  tuttavolta  non  Iia  notati  tutti  i  derivati  di  lucre]  unum 
atque  idem  verbum  syllabac  adque  Utlcrae  commutadonc in  varium  mo- 
dum  adccnsum  usurpalur,  (am  liercule  quam  faciem  wierficatwenfolitam, 
caeno  corpus  oblitum,  calicem  meUc  delitum  ;  mucronem  veneno,  ra- 
dium visco,  inlitum,  rccluts  direr im  1 .  Dalle  quali  parole  del  dottissimo 
maestro  di  M.  Aurelio  consegue  per  nostro  avviso  che  a  scrivere  con 
proprieta  nella  lingua  latina  sia  di  non  picciolo  giovamento  il  cono- 
scere  qual  valore  acquistino  i  vocaholi  primigenii  se  loro  si  accoppii 
1'una  oTaltraparticella.  De'varii  spedienti  che  ci  sovvengono  ad  age- 
volaresi  fat  la  cognizione  ilprimo  e  piii  vantaggioso  sarebbe  lacom- 
pilazione  di  un  dizionario  latino  ordinato  per  radici  come  fece  Er- 
rico  Stefano  per  la  lingua  greca,  e  secondoche  proponeva,  avra  ora 
dieci  anni,  il  dottissimo  Conte  Giovanni  Galvani;  etrattandosi  di  un 
libro  da  porre  in  mano  ai  giovani  basterebbe  il  ristampare  quello  del 
(A-llario,  usandogli  attorno  quelle  diligenze che  ilVallauri  adopero  in- 
torno  air  operetta  del  Popma.  L'altro  partito  sarebbe  diaggiungere  a 
questa  operetta  alcune  osservazioni  che  dichiarassero  il  valore  delle 
preposizioni  ed  altre  particelle  nelle  voci  composte  ;  appunto  come 
vediamo  praticato,  per  la  lingua  greca,  nelle  annotazioni  apposte  al 
Vigero.  Non  vogliamo  dissimulare  la  difficolta  dello  stabilirne  leggiy 
brevi,  cliiare  e  pratiche;  nientedimeno  questa  difficolta  non  e  in- 
supcrabile,  spezialmente  ad  un  uomo  della  tempera  del  Vallauri  che 
ad  un  gusto  squisito  e  ad  una  eradizione  vastissima  accoppia  una 
brarna  sincera  che  lo  studio  della  pura  ed  incorrotta  latinita  si  man- 
tengain  onore  fru  gl' Ttaliani. 

i  Clii  voglia  risi.'oiitrare  questo  tratto  notabilissimo  di  Fronloiie,  nclla  prima 
odizionc  roraana  procuratanc  daH'immortale  scopritore  1'Emo  Card.  A.  Mai  Tan- 
no  1823  lo  troverii  a  pag.  97  ;  e  nella  seconda  cdizione  procuratanc  dal  mede- 
simo  1'anno  1846,  a  pag.  71.  Nell'  ortografia  ahbiamo  scrupolosamentc  seguito 
quest'  ultima. 


CRONAGA 

CONTEMPORANEA 


Roma  28  Marzo  1853. 


COSE  ITALIANS. 

STATI  PONTIFICII.  —  1.  Di  nuovo  il  dott.  Ives.  —  2.  Operc  pubbliche.  —  3.  I 
forestieri. 

1 .  Nel  raccontare  in  uno  del  passati  fascicoli  la  conversione  alia 
Chiesa  cattolica  del  rev.  sig.  L.  Silliman  Ives  Vescovo  proteslante  di 
JNorthe  Carolina,  riferiramo  a  fede  di  racconii ,  per  noi  giudicati  pro- 
babili ,  alcune  particolarita ,  le  quali  abbiarao  ora  occasione  di  rel- 
tificare  coll'autorita  irrefragabile  del  medesimo  convertito.  Egli  sles- 
so,  il  quale  ora  si  sta  occupando  a  deltare  un  libro  intorno  ai  motivi 
avuli  per  divenir  cattolieo,  ha  scrilto  al  giornale  americano  The  Guar- 
dian dichiarando  esser  falso  1.°  che  avanti  di  far  la  sua  sottomissio- 
ne  alia  Chiesa  Romana  avesse  mai  avuto  conference  o  col  Dottor  For- 
bes o  coll' Arcivescovo  di  iN'ew-Yorck  o  con  rerun  altro  cattolieo  in- 
torno a  questa  sua  determinazione;  2.°  Che  avesse  mai  fatto  in  Ame- 
rica, prima  di  allontanarsene,  alcuna  o  secrela  o  pubblica  abiura  o  che 
vi  avesse  cola  ricevuti  i  sanli  Sacramenti;  3.°  Che  avesse  mai  sofFerto 
di  mentale  alieuazione  salvo  nei  delirii  dello  aqcesso  piu  violento  di 
febbre  tifoidea^  4.°  Che  prima  di  lasciar  la  sua  Diocesi  avesse  tolto 
anticipatamenle  1'  annuale  salario  j  avenie,  e  vero,  ricevuta  por/ione 
soltanto,  ma  questa  medesima  rinunziata  dal  di  della  sua  conversio- 
ne. Delle  prime  due  circostanze  noi  avevamo  detto  quel  taiito  che 


CRONACA  COMEMPORANEA  7i 

nvea  somierlianza  di  verita  :  delle  altre  due  siam  content!  di  aver  ta- 
ciuto  allora  perche  a  veil  n  tutta  1'apparenza  di  calunniose.  Dobbiamo 
inline  far  note  che  nella  Cliiesa  protestante  di  America  non  v'ha  leg- 
ge  canonica  che  imponga  ai  Vescovi  le  insegne  della  croce,  dell'anel- 
lo  ,  e  del  suggello :  ma  non  vo  ne  ha  pure  alcuna  che  le  divieti.  In- 
torno  all'uso  e  da  sapere  che  generalmente  s'adoprano  1'anello  ed  il 
suggello:  e  che  alcuni  Vescovi  di  forli  tendenze  al  catlolicismo  v'han- 
no  e/iandio  ;iggiunta  la  croce,  ed  uno  di  essi  che  la  portava  era  il  no- 
slro  convertito.  Cio  abbiam  fatto  noto  perche  alcuni  giornali  avean 
mossi  lor  dubbii  sopra  la  veracita  di  quella  circostanza  da  noi  recata, 
che  cioe  il  dott.  Ives  avesse  quelle  sue  insegne  posto  nelle  mani  del 
Ponlefice  come  testimonianza  della  sua  soggezione. 

2.  Fin  dall'  anno  scorso  fu  decretata  la  costruzione  d'  una  linea  di 
telegrafi  eleltrici  die  correndo  lo  Stato  Pontificio  si  congiungesse  da 
una  banda  a  quella  del  regno  delle  due  Sicilie,  e  dall'altra  alle  linee 
telegraftche  dell'alta  Italia.  Essendo  ormai  compiuto  1'intero  tratto  te- 
legraflco  che  partendo  da  Napoli  passa  per  Caserta,  va  a  Gaeta  e  quin- 
di  per  Fondi  entra  in  Terracina  nello  Stato  Pontificio,  il  Governo  di 
Sua  Santita  ha  cominciati  i  lavori  perche  quella  linea  si  protragga 
fino  a  Roma.  All'  altra  eslremita  dello  Stato  van   distendendosi  i  fili 
che  porranno  in  comunicazione  Bologna  con  Modena  ;  e  nelle  pro- 
vincie  al  di  la  dell'Apennino  non  tardera  molto  a  porsi  mano  alia  linea 
che  deve  congiungere  questi  estremi. 

La  societa  che  ha  intrapreso  d'illuminare  Roma  a  gasse  ha  dimostra- 
to  grande  sollecitudine,  ed  omai  vedesi  molto  avanzata  la  fabbricache 
dee  servire  per  i  fornelli  distillatorii  del  gas  luce,  per  il  depuratore  o 
lavatoi,  e  per  il  gasometro.  Con  la  fabbrica  van  facendosi  di  conserto 
gli  altri  preparatiri  necessarii,  e  non  poca  parte  degli  arnesi  richiesti 
e  gia  in  pronto  -,  sperasi  adunque  di  veder  quanto  prima  aggiunto 
quest'altro  lustro  alia  citta  piu  insigne  d'Europa  pei  suoi  monumenti 
antichi  e  moderni.  Ne  la  tardiia  del  provvedimento  cagionata  parte 
dall'  incertezza  del  vantaggio  dell'  illuminazione  a  gasse  in  paesi  s\ 
prowisti  di  oho,  parte  dalle  circostanze  politiche  degli  ultimi  anni, 
renderii  men  cara  alia  popola/.ione  la  comodita  che  ne  verra  alle 
strade,  alle  botteghe,  alle  sale,  alle  stanze  per  lo  splendore  piu  ac- 
ceso  e  piu  bianco  di  quella  riamma. 

3.  Argomento  certissimo  della  fiducia  pubblica  nella  pace  d'un  pae- 
se  e  il  concorso  degli  stranieri ,  i  quali  s'  affannano  piu  di  ogni  altro 
citladino  dei  tumulti  d'una  citta.  E  forestieri  quest'anno  non  ne  man- 
oano  a  Roma  non  ostante  che  poco  sia  ridente  la  stagione ,  e  molti 
rumori  di  cospirazioni  siensi  propagati  ad  arte,  e  fondamento  di  te- 
merne  non  mancasse,  testimonio  Milano.  Ma  quel  che  piu  e  son  tanti 


72  CROKACA 

cole^ti  slranieri  accorsi chi  per  dovo/.ione  religiosa.  chi per profittevole 
islru/.ione,  chi  per  curiosita  e  dilello,  chc  da  molti  anni  a  questa  parte 
non  erasi  giammai  vednto  tanto  eoncorso:  ed  il  vantaggio  clic  ne  vie- 
ne  al  popolo  e  grandissimo.  Ahl)iamo  lidito  noi  medesimi  da  artisli.  e 
negozianti  che  gli  albcrghi  soncolmi,  le  private  abila/.ioni  ripiene,  le 
botteghe  e  gli  studii  frequentati,  e  commission!  ed  allogamenti  „  e 
<*ompre  di  oggetti  d'  arti  liberal!  in  gran  numero.  Bei  frulti  di  pace , 
e  ben  altramente  deliziosi  pel  popolo,  che  le  matle  strida  non  sian- 
gli,  le  paure,  le  agita/.ioni,  e  dicasi  pure  gli  assassiniie  le  depredazio- 
ni  cui  1'  ebbrezza  del  Hbertinaggio  gli  presenta  con  man  generosa ! 

STATIS.VRDI  (X'ostra  Corri.pontonza*  1.  La  stampa  c  taiffrazionc  -  2.  Impro- 
stito,  e  Finanze  —  3.  F.purazione  della  Cortc  —  4.  Senate;  Camera  dei  de- 
putati;  voti  per  la  abolizioiie  dclla  pona  capifale  —  S.  Fcrrovia  di  havigliano 
«  di  Novara;  monumenti;  scuole  e  tenipli  Valdesi. 

i 

1.  A  scolpare  d'  ogr.i  laccla  d'  esagerazione  chi  lamenlava  le  sfic- 
natezze  della  stampa  in  Piemonle  venne  fuori  opportunissima  iin;>. 
nota  della  Gazz-etta  ufllciale,  che  seir/a  ambagi  le  confessa  in  tulta  la 
lor  turpitudine,  e  pur  condannandole  dichiara  il  fermo  proposilo  del 
Ooverno  Sardo  di  non  voler  por  mano  a  nuovi  e  pin  efficaci  mezzi 
di  repressione,  comunque  sia  evidente  che  gli  alluali  non  bastano. 
((  II  Governo,  come  gia  lo  espresse  allre  volte,  disapprova  altamente 
•«  gli  eccessi  della  stampa  e  principalmente  le  ingiurie  ai  potentati 
«  esteri,  le  apologie  dell'assassinio,  e  gli  eccitamenti  alle  rivolte:  »>s- 
«  so  divide  in  cio  T  indignazione  della  gran  maggiorama  del  paese 
«  conlro  gli  aulori  di  tali  eccessi,  i  quali  hanno  lo  scopo  visibile  e  di- 
«  chiarato  di  rendere  difficile  la  liberta  costitux.ionale,  e  di  compro- 
t<  melter  la  liberta  della  stampa.  —  Ma  appunto  perche  la  opinione 
«  pubblica  condanna  la  cattiva  stampa  e  ne  punisce  gli  autori  col  suo 
«  disprezzo ;  cd  ha  dimostrato  recentemente  di  non  lasciarsi  com- 
••«  muovere  da'  suoi  eccitamenti,  il  Governo,  convinto  che  i  mrzx.i  le- 
•«  .gali  di  cui  dispone  sono  sufficienti  a  paralizzare  leprave  inlenzioni 
«  fli  pochi  traviati  ocompri,  che  non  trovano  eco  nel  paese:  delibera- 
te to  a  far  rispettare  le  leggi  colla  voluta  energia,  crede  non  del)basi 
«  nelle  atluali  circostanze  proporre  modificazioni  ad  una  leggeorga- 
<(  nica,  le  quali,  credute  foriere  di  altre  restrizioni,  scemerebbei-o 
«  confidenza  nelle  attuali  istilu/.ioni  libere  agli  uomini  sinceramente 
«  costituzionali,  e  porterebbero  la  perturbazione  negli  animi.  »  Onde 
vuolsi  inferireche  il  Governo  Sardo  giudica  le  ingiurie  a'  Principi  stra- 
nieri,  le  apologie  dell'assassinio  e  gli  eccitamenti  a  rivolta  essere  rea- 
ti  di  tal  natura  che  basti  a  punirli  la  indignazione  ed  il  disprezzo  con 


CONTEMPORANEA  73 

mi  si  suppone  che  siano  guardati  dalla  maggioranza  della  nazione. 
l)i  che  basti  in  prova  la  incrzia  del  pubblico  Minislero  che  manifesto 
rolla  piu  assuluta  impassibilita  ed  indillerenza  la  valuta  eneryia  con 
cui  il  Governo  dice  esser  risolulo  di  far  rispetlare  le  leggi.  Oltre  di 
ehe  riesce  preziosa,  per  non  dir  allro,  la  confessione  elie  si  fa  coji  ei- 
plicila,  dell' esscre  eioe  la  confidenza  nelle  isUlnzioni  libere  fondala 
sulla  lolleranza  ed  impunilu  di  tali  eccessi  che  pur  sollevano  contro 
di  se  la  pubblica  indignazione  !  Ma  il  meglio  da  sapere ,  e  che  puo 
gillar  molta  luce  sul  significato  di  cotesta  nota  ufliciale,  si  e  il  perehe 
siasi  messa  fuori:  ed  eccolo  quale  1'  abbiamo  da  oltima  fonte.  11  sig. 
Appony,  Ministro  d'  Austria  a  Torino,  avea  diretto  giusti  richiami  al 
Miuistero  Sardo,  per  la  cinicae  brutal  maniera  con  cui  certi  giornalac- 
ci,  facendo  1'apoteosi  dell'assassino  Libenyi,  si  svelenivano  contro  1'Im- 
peratore  d'  Austria;  e  in  questo  avea  pur  dato  a  capire  che  sarebbe 
necessario  una  buona  volta  pigliare  provvedimenli  che  valessero  ad 
impedire  tali  enormezze.  II  Ministro  degli  Esteri  e  quello  di  Grazia  e 
Giustizia  gli  fecero  capire  che  non  sariasi  cangiato  pur  un  ette  delle 
present!  leggi  della  stampa.  E  per  viemeglio  ribadire  il  chiodo,  fudi- 
retta  a  Vienna  una  nota  in  questo  stesso  senso,  rivendicando  la  per- 
felta  indipendenza  del  Piemonte  per  cio  che  spetta  1'  interno  suo  reg- 
gimento  e  la  propria  legislazione.  Quindi,  a  cessare  i  clamori  de'  li- 
berlini  messi  in  subbuglio  della  voce  corsa  che  si  dovesse  tra  poco 
restringere  la  licenza  della  stampa,  mando  pubblicare  sulla  Gazzetta 
ufikiale  la  surrifei'ila  dichiarazione ,  con  cui  palesare  tutto  1'  ani- 
mo  suo.  Ma  resta  a  vedere  se  il  provvedimento  riuscira  poi  sempre 
a  bene.  Dotto  qual'  egli  e  delle  dinamiche  leggi  d'  equilibrio  nell'  al- 
lalena  ,  il  Ministero  Sardo  che  alleggiossi  a  magnanimo  campione 
d'  indipendenza  per  cio  ehe  riguarda  la  stampa,  s'  affretto  di  rabbo- 
nire  i  corrucciati  vicini  con  rinnovali  rigori  contro  alcuni  turbolenli 
emigrali.  If  rate  Hi  ne  levarono  alte  querele:  ed  il  Ministero  rispose 
eon  un'  allra  nola  in  quesii  termini:  «.  Quanlo  e  fermo  proposito  del 
«  (ioverno  di  tulelare  lapacifica  emigrazione,  altrettanto  si  erede  es- 
«  so  in  debilo  di  non  perniellere  che  nessun  emigrate  abusi  dell'ospi- 
<(  talita  sia  col  prendere  la  posizione  di  nemico  dichiarato  dei  princi- 
«  pii  coslituzionali,  sia  col  premier  concert!  e  tenlativi  che  compro- 
«  metlouo  il  Governo  nelle  sue  relazioni  estere.  »  Cosi  la  paura  e  la 
neeessila  niette  senno  in  capo  a  quegli  slessi  uomini  die  durante  1'ar- 
mistizio  del  48  preparavano  laseconda  riscossa  del  49,  e  rinfocolava- 
no  gl'  incendii  di  Brescia  e  di  Venezia.  Ma  non  per  questo  e  da  cre- 
dere  che  mo  111  o  di  gran  conto  siano  gli  emigrali  i  quali  abbiano  a  do- 
lersi  di  sovevchia  severila  del  Governo  Sardo.  11  proverbio  che  son 
sempre  gli  stracci  che  vaniio  all'  aria ,  s'  o  avverato  anche  in  questo/ 


74  CKONACA 

caso;  e  pochi  ciechi  islrumenli  del  Mazzini  andranno  altrove  a  portare 
lor  miseria  e  lor  delilti;  mentre  il  Mazzini,  tenutosi  con  tutta  sicurta 
parecchi  giorni  in  Piemonte  e  in  Torino  stessa,  tornera  nell'  agiato 
suo  covo  a  Iramar  quetamente  nuove  congiure  e  nuovi  assassinii.  11 
Governo  Sardo,  comunque  innocentissimo  d'  ogni  complicita  col  fa- 
inigerato  banditore  dell'  Idea,  polrebbe  lrovai\?i  in  qualche  impiccio 
se  fosse  vero  quello  che  stampavasi  in  Svizzera  dal  Bund,  cioe  che 
in  dosso  ad  un  sicario  arrestato  a  Poschiavo  si  eogliessero  lettere  di 
Mazzini  colladala  di  Torino,  scrittenei  giomi  in  eui  succedettero  i  mo- 
ti  di  Milano;  e  che  dal  Piemonte  fossero  spedite  le  arnai  sequestrate 
poi  a  Poschiavo.  Ma  gli  aifettati  timori  di  certi  cotali  che  sembrano 
paventare»una  imasione  Austriaca  in  Piemonte,  sono  senza  fonda- 
meiato.  II  Governo  imperiale  mostro  di  accettare  in  tutta  la  loro  eslen- 
.4one  le  schiette  e  leali  proteste  del  Ministero  Sardo  contro  il  sangui- 
nario  attentato  d'  un  pugno  di  ribaldi,  i  quali  irassero  sulla  Lombar- 
dia  nuovi  ilagellk;  e  nella  quistione  del  sequestra  posto  sulle  rendite 
degli  emigrati  pare  che  non  voglia  punto  spinger  lacosaagli  estremi. 
Dicevasi  che  il  Ministero  Sardo,  pigliando  le  difese  de'  Lombardi  gia 
ascrittialla  cittadinan/.a  piemontese,  minacciasse  di  venire  per  rap- 
presagliaal  sequestro  de' beni  che  molti  dovi/iosi  sudditi  austriaci 
posseggono  nella  Lomellina  e  sulNovarese.  Ma  cotali  spavalderie  deb- 
boiio  essere  piuttosto  desiderii  di  certe  teste  calde  ed  avventale,  che 
non  serie  deliberazioni  d'  un  (ioverno  che  senle  tutla  la  debolezza  a 
cui  si  ridusse  per  gli  errori  e  pei  disastri  d  una  guerra  mal  ordita  e 
j>eggio  coiidotla,  con  quell'  esito  che  lutti  sanno.  Certo  e  rhe  le  islan- 
/e  fatte  da  parecchi  emigrati  presso  il  Governo  Austriaco,  perche  si 
facesse  ragione  alia  loro  innocenza  col  sottrarli  agli  ettetti  del  seque- 
stro,  furono  accolle  molto  favorevoicnente;  epare  che  al  postutto  gli 
i'll'elti  di  tal  provvedimento  generale  si  restringeranno  a  punire  certi 
pochi ,  i  quali  sanno  pur  troppo  quanto  sia  notoria  la  lor  complicita 
rogli  assassini  del  6  Febbraio. 

i.  Intanto  il  Piemonte  debbe  saper  grado  al  Ministro  delle  finanze 
</>nte  di  Cavour  del  vantaggio  che  gli  verra  dal  recente  imprestito 
st-ipulato  con  molta  abilita  colla  Casa  Rots-child  di  Pajrigi.  (iia  fii>  d;il- 
i  anno  scorso  il  sig.  di  Cavour  chiedeva  la  vendita  di  due  railioni  di 
reudita  alia  stessa  Gasa  Rotschild  al  prezzo  di  L.  92  ]>er  L.  5  direndi- 
la.  Ma  la  Camera  elettiva  vi  si  oppose  per  tal  modo  che  la  cosa  si  do- 
vetle  lasciane  da  parte.  Ora  venue  compiuta  sulla  base  del  3  per  cen- 
to a  L.  70;  di  che  viene  allo  Stato  un  considerevole  vantaggio.  Infat- 
ti  L.  70  di  Capitale  contro  L.  3  di  rendita  rappresentano  L.  116,66 
di  Capilale,  contro  L.  5  di  rendita.  II  prezzo  offerto  1' anno  scorso 
esseado  di  sole  L.  92  ,  il  vantaggio  presente  e  di  24  ,  66  per  cento. 


CONTEMPORANEA  7^ 

Cosicche  mentre  a'  patti  d'  allora  due  milioni  di  rendita  avrebbero 
procurato  alle  linanze  soltanto  un  capitale  di  L.  36,800,000;  col  con- 
tralto ora  conchiuso  essi  loro  produrannoL.  46,666,666.  E  se  a  que- 
sta  somtna  si  aggiungano  i  due  milioni  di  lire  che  nel  corso  dell'  an- 
no si  sarebbero  dovuti  pagare  per  gl'  interessi,  si  vede  che  1'utile  re- 
cato  alle  finanze  da  cosi  lempestiva  dilazione,  e  dall' aceorgimento 
del  Ministro  delle  finanze,  ascende  quasi  a  dodici  milioni  di  lire.  Sa- 
rebbe  grasso  mercato!  Ma  vuo-lsi  por  menle  che  a  temperare  i  risul- 
tali  di  cosi  prospera  specolazione  intervengono  poi  le  condizioni  ac- 
cessorie  di  commissione,  di  abbandono,  di  decorrenze,  di  interesse  e 
di  more  di  pagamento,  le  quali  ridurranno  sen/a  fallo  a  propomo.nl 
piii  modeste  la  vistosa  cifra  de'  guadagni.  Intantosi  sache  al  Rotschild, 
venne  consentita  nna  provvigione  del  2  per  cento,  sicche  la  rendita 
netta  e  di  68,  comunque  a  Parigi  siasi  venduta  al  69  per  maggior  fa- 
cilita  e  pronterza  di  spaccio.  InoUre  pare  che,  senxa  assumere  verun 
obbligo  di  ammorlinicnto  alpari  mediante  estrazionia  sorte,  non  sia- 
si attribuito  alia  estrazione,  da  farsi  mediante  le  compre  al  corso, 
che  un  fondo  del  1/2  per  0/0  del  Capitale ;  e  di  pin  la  meta  dei  titoli 
cosi  comprati  debbano  immediatamente  annul larsi.  Per  lo  che  1'estin- 
zione  sarebbe  molto  lenta  ,  e  laseerebbe  tempo  allo  Stato  da  riordi- 
nare  e  rifornire  le  finanze. 

Qneste  sono  oberale  d'un  enorme  debito;  ma  le  crescenti  imposle 
direlte,  e  la  rendila  copiosa  delle  indirette,  se  non  bastano  acolmare 
1'annuo  deficit,  aiutano  a  manteiier  \i\o  il  credito,  e  dar  speran'/e  di 
piu  lieto  avvenire.  Le  imposte  indirelte  dell' anno  scorso  diedero  ua 
prodolto  di  L.  7,243,092  di  piu  della  somma  bilanciata;  la  qualepre- 
sumevasi  non  dover  eccedere  L.  66,690,100;  ed  invece  tocco  le  L. 
73,933,192.  An/.i  tale  incremento  sarebbe  giunto  a  circa  9  milioni,  se 
la  tassa  sui  diritti  di  successione,  che  supponevasi  dover  f'rwllare  L. 
3,500,000,  avesse  almeno  raggiunla  lal  cifra.  Ma  per  lo  contrario  non 
se  ne  ritrassero  che  L.  2,213,086-,  onde  1'introito  di  questo  ramo  delle 
imposte  indirette  fuminore  del  prevedutodi  L.  1.286,9H.  Le  dogane 
fruUarono  L.  2,949,481  oltre  alia  somma  segnata  nel  preventive;  e 
cosi  i  fautovi  del  Hbero  scambio  hau  buono  in  mano  a  provare  1'ec- 
cellenza  di  lor  sistema,  e  cantar  vittoria.  Resterebbe  solo  a  provare 
cheuna  maggior  riscossione  di  gabella  non  sia  effettod'unacrescente 
importazione  di  roba  straniet^a,  la  quale  in  un  paese  che  <•  tullora  in 
condizioni  d'industriapoco  sviluppata,  presuppone  unapix>poraionata 
esportazione  di  denaro;  il  che  suole  per  lo  piu  andar  inuanzi  di  non 
molto  allo  scadimento  ed  alia  rovina  del  paese.  Aumento  di  traiiico 
e  di  consumo  v'e  cei  tamente;  ma  lo  scambio  quale,  se  non  di  denaro 
contro  merci?  Basta;  tali  questioni  meglio  che  dai  discorsi,  si  risol- 


76  CROXACA 

vono  dal  tempo  e  dalla  sperienza:  ne  influiscono  poco  a  decidcrle  lo 
condi/.ioni  polhiche,  e  lo  stato  delle  relazioni  interna/.ionaH  de'varii 
popoli.  Pure-he  si  faccia  senno  quando  si  vede  1'  inette/./,a  degli  spe- 
dienli,  e  il  pericolo  d'un  falso  sistema ! 

3.  II  Ministro  Siccardi  preconizzava  Eiptorflstowe  della  ma  gistralura: 
e  si  sache  per  questo  intendevasi  quella  specie  d'ostracismo  per  cui 
•si  doveano  toglier  d'uflicio  uomini  anche  eminenti  per  senno  e  pro- 
bila,  sni  quali  cadesse  sospcllo  di  non  essere  bastevolmenle  devoti 
agli  ordinamenti  del  Governo  rappresenlalivo.  Ora  s'e  posto  ir.ano  nl- 
l '  epurazione  della  Corte.  Fin  d'allora  che  giunsero  ad  afferrare  nuo- 
vamente  il  portafoglio  i  sigg.  di  Cavour  c  di  S.  Martino,  sapevasi  di 
certe  condi/.ioni  pattovite,  per  cui  alcuni  degui  ed  cccellenti  personag- 
gi  voleansi  allontanati  dalla  persona  del  Re.  e  ridolti  neH'impossibilila 
di  giovare  col  lorconsiglio  e  colla  loro  lealta  a  tulle  prove  alia  a  vi  gust  a 
dinastia  Sabauda.  Tra  quesli  primeggiava  il  Marchese  Cordcro  di  Pam- 
para, benemerilo  per  lunghi  ed  onorali  servigi,  e  sovrintendento  della 
lista  civile.  Ma  appunlo  per  queslo  egli  era  il  bersaglio  costante  delle 
ire  e  de'rancori  mal  dissimulati  d'alcuno   fra  i  ministri  del  He,  che 
sludiavasi  di  mellerlo  in  aspetlo  d'un  caporione  di  reazionarii.  11  voto 
solenne  del  Marchese  Pampara,  chenel  Senato  del  Regno  respinse  la 
legge  pel  matrimonio  civile,  diede  un  appiglio  a  chi  ne  cercava  per 
disfarsene.  11  Marchese  Pampara  fu  poe'anzi  licenzialo  dalla  sua  carica, 
per  dargli  successore  uncostiluzionaledibuona  lega,  cioe  il  banchiere 
INigra,  degnocollegadel  Ministro  Siccardi,  valente  propugnatore  delle 
leggi  per  1'abolizione  delle  immunila  ecclesiastiche,  e  del  malrimonio 
civile,  e  tullo  cosa  del  sig.  di  Cavour.  Cos"!,  a  poco  a  poco,  si  vanno 
rimovendo  dai  consigli  della  Corona  lulli  qvielli  che  prima  degl'  in- 
leressi  di  parle  politica  tengono  in  pregio  la  verila  ,  e  la  relicione. 
Accertasi  che  il  Marchese  di  Pampara  abbia  nobilmente  rifiutata  la 
•decorazione  dell'Ordine  supremo  della  SS.  Nunziata  che  gli  si  offeriva 
nell'allo  di  quell' improvviso  licenziarlo  daH'ufllzio  che  ei  lenevacon 
lanto  luslro  della  Corte  Reale. 

4,  Nel  Senato  del  Regno  discutevasi  la  legge  pel  riordinamento  delle 
Camere  di  Commercio.  Conpoca  baltagliane  venivano  indislinlamen- 
le  approval!  lutli  gli  articoli.  Ma  lo  scrulinio  segrelo  olleneva  un  op- 
poslo  risultalo;  e  colla  maggioranza  d'un  -rolo,  ne  piu  ne  meno  di 
qiiel  che  avvenne  per  la  legge  del  matrimonio  civile ,  la  legge  era 
reietta.  Di  che  i  malevoli  tolsero  appiglio  a  vilipendere  il  Senato.  come 
se  si  fosse  mescolato  piu  d'  un  codardo ,  che  menlisse  a  se  slesso  in 
pubblico,  volando  dapprima  pel  Ministero ,  poscia  in  segrrto  per  la 
sua  coscienza.  Son  miserie  tullo  propi'ie  d'ognifioverno  che  si  lie- 
ne  a  forme  di  pubblicha.  La  Camera  dei  depulali  fu  piu  d'una  volta 


COMEMPORANEA  77 

costrelta  ad  aspettar  buona  pe//a.  ed  anco  a  sciogliersi  sem.a  aver  falto 
nulla,  perche  i  rappresenlanli  del  popolo  badavano  adaltro,  e  lascia- 
vano  desevti  i  loro  slalli,  a  segno  da  non  trovarsi  raccolli  in  numero 
sufliciente  adehberare.  .Ma  uu  giorno  essendosi  impesoalle  fbrcheun 
omicida,  e  per  difetto  del  carneiiee  riuscita  male  1  "esecuxione  della 
senlen/.a  di  inorle,  i  depulali  udirono  calde  interpellan/e  di  aleuni 
eloquenti  oralori,  e  con  alleUucsa  unanimita  si  formolo  il  voto  e  de- 
siderio  di  veder  modiiicala  1'esecuzione  capilalc,  eperintanto  studia- 

10  il  modo  di  abolirla  intieramente. 

i>.  La  ferrovia  di  Savigliano  e  gia  in  piena  allivita,  e  fu  solenne- 
menle  inaugurala  eoirinlervento  del  lie,  dei  varii  poteridello  Stato, 
e  di  moltis>inii  amalori  del  progresso,  i  cut  elo^i  tesseva  religiosa- 
.uienlc  Mons.  di  Callabiana,  Vescovo  di  Casale  e  ciltadino  di  Saviglia- 
no, che  t'n  prescelto  per  compiere  il  religioso  rilo  della  benedixione. 

11  degno  prelato  dimostrava  ifruttidello  inciviliniento  catlolico,  ed  il 
sineero  amore  e  studio  con  cui  la  Chiesa  favoreggio  sempre  il  bene 
de'popoli.  Ma  i  cultori  del  materialismo  sanno  forse  apprezzare  cosi 
sublinii  e  giusle  considera/Aoni  ?  Le  deridono.  Tant'e  :  con  costoro  la 
materia  e  lulto,  la  religione  e  nulla.  In  quanto  alia  ferrovia  daiN'ova- 
j'a  a  Torino,  pare  clie  si  spingano  con  molto  calore  gli  studii,  i  pre- 
paralivi  ed  i  lavori  per  compierla  in  breve  tempo;  e  lo  scalo  precipuo 
sara  in  faccia  al  ponte  sulla  Dora. 

II  monuniento  per  la  legge-Siccardi  e  presso  al  termine.  In  sulla 
pia/./a  di  (alia  si  gkttano  le  basi  pel  magniftco  monumento  al  Conte 
.1  <T<lc  ;  ed  in  Alessandria  i  Curia  li  si  dan  no  altorno  a  raccogliere  de- 
naro  ]>er  quello  die  yogliono  innal/are  al  mart  ire  Vochieri,  messoa 
morle  come  reo  di  ribellione  contro  Re  Carlo  Alberto.  I^e  scuole 
Valdesi  era  no  semeuzaio  di  errori  e  di  pericolipci  fanciulli  caltolici. 
11  Min.  Cibrai'io  ordino  agl'  ispettoi'i  di  vegliare  che  questi  non  si  me- 
scolino  a  ([uelli.  Parlasi  di  innal/are un  altro  tcmpio  Valdese;  e  la  Pro- 
paganda Anglicana  clie  spese  ben  7  mila  sterline  per  quello  che  sta 
compiendosi  in  uno  dei  pin  bei  quartieri  di  Torino,  cerlo  non  si  tro- 
vcia  in  iuipiccio  per  fondarne  un  altro.  Ma  che  sara  del  Cattolicismo 
del  Piemonte.'* 
-ffo  n  1 1 

TOSCANA  f.Vo.vfra  Corrlspondenza}  \.  Liberazione  dc'Mudini.  —  2.  Ampliamcnto 
del  poi-to  di  Livonio.  —  3.  Traltati  di  commcrcio  colla  Francia.  —  -4.  Leg^e 
sulle  rcclutc  militari, 

1 .  Quando  meno  eel  saremmo  aspeltato ,  quando  meno  al  debol 
nostro  opinare  sembrava  opporluno  e  coniacente  alia  dignita  e  al- 
l'  amor  proprio  del  Coverno  di  Toscana ,  la  gra/ia  de'  sciaguvati  sposi 


78  CRONACA 

Madiai .  e  stala  concessa  clal  Granduca.  I  Ministri  di  Francia  e  d'  In- 
ghilterra.  c  quello  pur  anehe  di  Prussia,  raddoppiavdo  I'in-istenza  e 
gli  uflici,  c  facendo  valere  che  la  rigorosa  espiaz'ione  della  pena  in- 
flitta  a  costoro,  era  aeerbo  pretesto  alle  sevizie  di  un  partito  intolle- 
rante  contro  i  cattolici  e  nella  Germania  e  nell'  Irlanda,  e  toglieva  ai 
Governi,  di  Prussia  in  ispecie,  il  poter  accordare  alia  Chiesa  cattolica 
una  prolezione  scoperta ,  hanno  finite  coll'  espugnare  1'  animo  del 
(Iranduca:  e  come  sempre  avviene.  che  i  piccoli  e  i  deboli,  dehbono 
piegare  ai  forti  e  potenti ,  cosi  la  fermezza  del  Governo  toscano  h* 
dovulo  qiiesta  volta  esser  vinta  dalle  tie  Potenze  che  si  sono  riunite 
per  trionfarne.  Nella  nolle  del  15  al  16  Marzo,  con  grandissima  ses- 
grele/.za ,  furono  lolli  dagli  Ergasloli  o  Penilen/iavii  di  Lncca  e  di 
Vollerra,  i  due  cow'ragi,  e  scorlati  da  vifticiali  di  gendarmeria  in  abito 
borghese  ,  furono  essi  condolti  a  Livorno.  Quivi  consegnati  a  bordo 
del  bastimento  a  vapore  france<e  ['Industrie  e  muniti  di  passaporto 
francese  con  finti  nomi,  parlirono  nella  serata  del  16  per  MarsigHa. 
Assicurasi  che  il  Segretario  della  Legazione  di  Francia  a  Firenz.e  fosse 
incaricalo  di  accompagnarli:  ed  e  cerlo  che  questo  personaggio  sbar- 
co  insieme  con  essi  a  Marsiglia. 

2.  Se  1'  agricoltura  ha  sofferto,  il  commercio  pero  s'  e  riavulo  d'as— 
sai  in  quest'  ullimi  tempi.  Livorno  va  riprendendo  molta  dell'  antica 
atlivila,  e  unavvenire  assai  fauslo  gli  viene  preparato  dalle  sempre 
sollecite  cure  del  Granduca  per  questa  importante  cilia  che  t:  chia- 
ve  del  commercio  dell'Italia  centrale.  Al  prossimo  ilaapio  si  devo- 
no  aprire  i  grandiosi  lavori  per  I'ampHamento  del  porto.  II  Mini- 
stro  delle  Finanze  ha  gia  contra ttato  col  la  Casa  bancaria  Rotschild, 
la  vcndita  di  altrettanta  rendita  consolidata  per  produrre  un  capi- 
tale  di  10  milioni  quanto  si  reputa  necessario  per  la  spesa  di  tali 
important!  costruzioni.  L'allual  porlo  e  piccolo  e  troppo  poco  pro- 
fondo,  sicclu-  i  bastimenli  di  alto  bordo  e  i  navigli  da  grande  carico 
n<ui  vi  possono  ne  entrare  ne  stare.  Guerrazzi  che  conosceva  piu  che 
cliiuiKjue  allio  Livomo  e  il  suo  commercio  aveva  ideatoun  progelto 
di  ampliamento  inlerno  e  di  sca\alura  artificiale  del  vecchio  porto  . 
per  otlenere  entrata  e  stanza  sicura  dai  venli  alle  navi  di  qualun- 
que  portata.  Ma  il  suo  disegno  fu  lasciato  in  disparte  come  troppo 
difficile  e  lungo,  e  si  ebbe  invece  ricorso  a  un  modo  di  costru/.io- 
ue  sollomaiino  per  giavare  sulle  sabbie  del  profondo  letlo  del  ma- 
re al  di  fuori  del  porto  attuale  le  fondamenla  di  un  muraglione  o 
diga  che  chiudesse  un  novello  bacino  sicuro  dall'  urto  dei  venti  e  det 
marosi  e  facile  all'  entrare  e  all'  uscir  dei  navigli.  Questo  sistema 
«on  c  nudvo,  an/.i  c  anlichissimo  in  Italia,  ed  e  invenzione  dei  Ro- 
mani,  il  che  ben  dimostrano  le  vecchie  costruzioni  del  porto  di  Civi-»- 


CONTEMPORANEA  79 

tavecchui.  Esso  eonsisle  nell' afl'ondare  grossi  cantoni  di  mistura  di 
memento,  po//.olana  e  gbiara,  di  tigura  cubica  di  10  niHri  quudrali 
in  volume,  i  quali  assodandosi  niiiabilmenle  iiell'acqua,  e  pel  gran- 
de  peso  e  gravita  loro  restando  1'uu  sopra  1'allro  immobili ,  oil'rcmo 
H>pra  le  acque  un  solido  piano  ove  fondare  le  roslruziom.  A  lalo 
al  porto  sara  edificata  la  nuova  stazione  dclla  Slrada  Ferrala  Leopol- 
<la  per  cui  le  merci  sen/.a  taulo  sciupio  di  trasporti  e  di  nian  d'oiiera 
•yen-aii  travasatedai  baslimenti  sui  carri  deiconvogli  e  partiranno  rapi- 
dameate  per  il  loro  destino.  E  poiche  la  Leopolda  andra  quanto  pri- 
;uiii  a  romunicare  colla  linea  di  Lucea  a  I'istoia  e  quindi  colla  grande 
Strada  Ferrala  Haliana  centrale  che  al  mese  di  Giugno  coniineera  ad 
«sser  costrutta,  Livorno  sara  lo  scalo  cui  Bologna,  Modena,  Parma 
e  Lombardia  dovranno  ricorrere  pei  loro  coinmerci  col  mediter- 
raneo. 

3.  Un  Iraltato  di  oommercio  fra  la  Francia  e  laToscjina  e  stato  sli- 
pulalo  ret-enternente  cioe  il  9  di  Mar/.o  per  an  nisei  ed  entrera  in  vi- 
gore  il  prime  Aprile ;  in  questo  traltato  oltre  grandi  concession!  ai 
sudditi  respettivi  e  alia  parificax.ione  dei  diritti  di  tonnellagio  per  i 
bastimenti  di  due  Stati;  vi  e  la  esen/.ione  de'bastimenti  francesi  toc- 
rauti  Livorno  e  per  le  merci  esportate  o  importate  per  mezto  di 
«'->i .  da  ogni  tarift'a  o  dirilto  di  entrata  o  di  uscila  :  il  che  viceversa 
<•  slabilito  parimente  per  le  navi  di  bandiera  toscana  approdanli  nei 
porti  di  Francia.  Molla  lode  dai  giornali  piemontesi  sonosi  acquistata 
per  quesio  tratlato  e  il  Ministro  di  Finanza  Cav.  Baldasseroni,  e  il 
<]onte  Gabriac  residenie  francese  a  Firenze.  Si  pretende  da  alcimi 
(jnesto  u n  prineipio  di  lega  commerciale  che  dovrebbe  vinco* 
laic  in  opposixione  e  in  confroiito  dello  Zolhvei'einaustrogermanico. 
i'llalia  centrale  e  meridionale,  cioe  la  Toscana,  gli  Stati  dellaChiesa 
<>  il  liegno  delle  due  Sicilie.  Egli  e  cerlo  che  quesio  trattato  per  cui 
la  Francia  istessa  ha  messo  grande  impegno  e  calore ,  e  che  tende 
a  far  Livorno  emporio  di  commercio  francese  ove  i  bastimenti  di 
questa  bandiera  snran  da  qui  avanti  come  in  casa  propria.  ove  i  sud- 
diti di  quella  na/.ione  potran  risedere  e  commerciare  con  esenzione 
di  patenli  e  di  tasse.  <'•  HMO  dei  niez/.i  con  cui  il  nuovo  Imperatore 
tende  a  mettere  in  atto  il  gigantesco  progetto  di  far  del  mediterra- 
neo  un  lairo  franeese. 

A.  A  promuovere  il  sollecito  riordinamento  delle  proprie  milizie  che 
a  quanto  viene  a<sienralo  da  persone  competenti ,  molto  pro- 
,  solto  il  eomando  e  la  disciplina  del  nuovo  Generale  austriaco 
Ferrari,  il  Governo  loseano  ha  volulo  riformare  le  legtri  e  Hegolay 
menti  sopra  la  leva  militare.  Sulle  norme  di  questi  e  dietro  alcuiie 
inodificax/ioni  indottevi  suH'esempio  della  legge  piemontese  ,  e  stRlo 


80  CRONACA 

compilato  uu  unico  regolamento  per  la  coscrizione  mililare  da  esten- 
dere  a  tulU)  il  Granducato,  non  escluse  le  Isole  die  per  antico  e  sin- 
golare  privilegio  aveano  fin  qui  goduta  1'  esenzione.  Questo  regola- 
mento clie  leggemmo  pubblicato  nel  Monitore  Toscano  20  Feb.,  im- 
pone  1'  obbligo  del  reclutamento  a  tutti  i  giovani ,  compiuto  che  ab- 
biano  il  loro  19mo  anno  di  eta:  da  licenza  pero  a  ciascuno  di  sostituire 
a  se  stesso  un  cambio  purche  sia  di  specdriata  condotta  morale  e  po- 
litica,  e  venga  guarentito  dal  sostiluente :  gli  ebrei  vengono  esclusi 
dal  servizio  mililare  personale,  ma  debbono  pero  sostituire  un  ram- 
bio  per  ciascuno  di  essi  a  proprie  spese.  La  dura  la  della  capitolazio- 
ne,  ossia  del  servizio  obbligatorio,  e  di  anni  8  :  sicelie  enlrandovi  i 
giovani  al  I9mo  ne  escono  al  27mo  anno  d'eta.  In  Decrelo  posteriore, 
stabilisce  per  quest'anno  il  contingente  militarein  1500  uomini:  que- 
sto  contingente  viene  estratto  fra  tutti  i  compresi,  mediante  estra/io- 
ne  a  sorte.  Sembra  die  il  quadro  delle  truppe  toscane  al  completo  , 
compresa  la  gendarmeria  ,  e  i  corpi  dei  cacciatori  di  confine  ,  e  della 
costiera  o  littorale  maritlimo,  debba  esser  progressivamente  condotto 
a  14  mila  uomini :  di  cui  10  mila  di  truppa  attiva ,  e  4  di  riserva ,  o 
milizia  provinciale  rion  assoldala.  La  gendarmeria  a  piedi  e  a  cavallo 
e  compiutamente  organizzala ,  e  compresa  in  tin  solo  reggimento  dk 
oltre  a  2  mila  uomini.  La  fanteria  di  linea  e  divisa  in  otto  battaglio- 
ni,  che  sommano  a  circa  5  mila  uomini,  pochissima  la  cavalleria, 
piu  numerosa  rarliglieria  da  piazza,  che  e  destinata  a  guarnire  i  forti 
dell'  Elba  e  del  littorale.  La  spesa  pel  Ministero  della  guerra ,  che 
adesso  ascende  a  7  milioni,  vogliono  i  pratici  che  possa  arrivare  fino 
ai  10  milioni  di  lire  allorche  1'armata  sara  giunla  al  suo  pieno. 

La  Toscana  non  si  e  forse  mai  trovata  ad  assoldare  tanla  truppa 
quanto  al  presente.  1  Granduchi  Medicei  non  furono  mai  militari ,  e 
soldavano  un  corpo  di  lance  svizzere  o  tedesche  per  guardia  delle  loro 
persone,  e  le  fortezze  e  presidii  erano  guardale  dalle  liandc  o  milizie 
volontarie  che  erano  presso  a  poco  della  natura  delle  guardie  civichc. 
Pietro  Leopoldo  I,  fidava  piu  nella  vigilanza  della  polizia  e  det bar- 
gel  li  che  nelle  milizie ,  e  le  licenzio  totalmente:  anzi  a  causa  di  ur.a 
lissa  avvenuta  in  Firenze  fra  gli  sbirri  e  i  granatieri  della  sua  guar- 
dia ,  die  il  torto  cosi  mareio  aquesti,  che  incontanenlc  gli  disciolse 
e  gli  esiglio  di  Toscana.  Ne  si  parlo  piu  di  truppe  in  Toscana  fino  al- 
1'epoca  del  Governo  Napoleonico ,  e  la  memoria  spavenlosa  delle  co- 
scrizioni  francesi  dura  ancora  negli  animi  del  popolo  delle  campague 
che  e  nemico  del  mestiero  delle  armi  e  talmento  i-eslio  al  servigio 
militare  ,  che  a  qualunque  piu  grave  sacrificio  andrebbe  inconlro  , 
anziche  a  prestarsi  volenteroso  come  in  altri  paesi  al  reclutamento. 
Per  guisa  che  e  impresa  alquanto  difficile  sebbene  necessaria,  e  dalle 


CONTEMPORANEA  X I 

circostanze  del  tempi  resa  mdispensabile,  di  formare  in  Tosrana  una 
buona  e  numoi-osa  armala.  Pure  vi  riuscira  persistendo  il  (iovcrno  del 
(Jranduca  .  e  la  tutela  dell'ordine  pubblico,  e  della  propria  indipm- 
deir/a  gliene  fanno  un  dovere. 

i,  r  v  ,\    •    .        •        i  -i-  ..      .    .'     r     J- 

REGNO  LOMUAIIDO-VENETO.  —  Quiete  nstabihta  c  attcstali  di  uivozione  verso 
I  'linnon'ore 

Dalo  giii  quel  primo  sussulto  in  che  fu  messo  il  regiio  daunbran- 
co  di  frenHici  tin  rstulori  e  dalle  provvidenze  che  le  autorila  credel- 
tero  di  adollare,  s'  abbonaccio  la  burrasca  e  si  volse  in  serenita  forse 
piii  limpida  di  prima.  Le  teslimonianze  d' affetto  verso  il  legittimo 
Monarca  die  moltissimi  municipii  s' alfretlarono  di  recare  al  Feld 
Maresciallo  e  le  sincere  proteste  di  ribrczzo  comune  per  lo  scoppio 
degli  ullimi  allenlati,  sono  e  saranno  ai  poster!  un  bel  documento 
da  ouorarsene  grandemente  la  Lombardia.  La  notizia  poi  della  pro- 
diloria  aggressione  avvcntita  a  Vienna  fin\  di  far  cadere  piu  d'  una. 
squamma  dagli  occhi  de'  poco  vcggenU  e  ridestar  piu  d'  una  favilla 
in  qualche  animo  lino  a  quel  tempo  irresoluto  pel  suo  Sovrano.  II 
Regno  Lombardo-veneto  non  fu  secondo  a  nessun  paese  della  Monar- 
chia  nell'  esecrare  il  fatto  e  far  pubbliche  preci  per  il  prodigioso 
scampo  dell'  Imperatore.  Parecchi  Vescovi  avvivarono  con  patetiche 
pastorali  il  fuoco  spontaneamenle  acceso  ed  aggiunsero  esca  alia  di- 
vota  vainpa.  Quindi  parole  non  inutile  e  scritture  di  condoglienza  e 
di  speranza  recate  a  pie  dell'  infermo  Monarca  da  alcuni  eletti  citta- 
dini  delle  due  capitali  delle  cittii  inferiori.  All'  appello  dell'Arciduca 
Ferdinando  Massimiliano  per  la  erex.ione  del  lempio  votivo  rispose  il 
regno  con  lal  generosita  da  destar  maraviglia,  se  pongasi  mente  alle 
anliche  e  recenli  spese  che,  colpa  della  rivoluzione,  gia  sborsarono  i 
ciUadini  d'  ogni  maniera  e  specialmente  gli  abitatort  delle  due  citta 
sorelle.  Lo  sfralto  poi  de'  Ticinesi  resident!  nella  Lombardia  e  mol- 
lo  piu  1'  ultimo  decreto  che  pone  sotto  sequestro  i  beni  degli  esuli 
di  falto  o  di  diritlo  per  motivi  politici  fe  levar  alto  la  voce  ai  col- 
piti ,  e  desto  un  finimondo  tra  la  stampa  libertina.  Ma  i  giornali  piu 
assmnali  <•  1  [rmonia  specialmente  con  quel  suo  squisito  tatto  che  le 
fa  onore  giudicarouo  ben  altrimenti  del  rigoroso  provvedimento,  e 
mostrarono  ad  evidenza  che  i  primi  a  gridar  alia  barbaric  sono  quegli 
appunto  che  somiglianti  fatli  promossero  ed  encomiarono  allorche 
liguardavano  altri  ceti  ed  altre  persone.  Alle  savie  osserva/.ioni  di 
<[uel  periodico  non  abbiam  nulla  da  aggiugnere.  II  castigo  fu  gravis- 
simo ,  chi  puo  dubitarne?  ecolpl  per  avventura  piu  d'  un  innocent  e . 
Serie  77,  ro?.  //.  6 


CRONACA 

*,  tranne  qualche  rara  ecce/.ione.  i  proclivi  alia  rivolla  non  sono 
i  Signori:  bensi  1'  irreligioso  popolazzo  che,  nulla  avendo  a.  perdere 
quaggiu,  si  ta  baldo  e  ardimentoso  per  ghermire  1'altrui.  Negli  ultimi 
moli  non  ebbe  piccola  parte  1'  emigra/.ione :  si  pole  adunque  punire ; 
sebbene  incomba  poscia  a'  governanti  il  dovere  di  farvi  le  volute  dif- 
ferenze,  colpendo  i  rei  e  risparmiando  gl'innocenti.  II  che  lodevol- 
mente  si  pratica  da  quella  stessa  mano  che  pria  pareva  al  punire 
cosi  risoluta.  Nel  leggereeconsiderareattentamente  I'ultima  sentenza 
di  Mantova,  la  quale  pone  soil'  occhio,  non  solo  le  enormita  di  ven- 
tisette  sciagurati,  ma  la  spaventosa  ramifiea/ione  della  rivolta  scorn- 
partita  ne' suoi  comitali  e  terribilmente  organata  ,  non  potemmo  a 
mono  di  non  sovvenirci :  che  ad  estremi  pericoli  non  disdicono,  se 
pur  non  sono  necessari  estremi  rimedii.  Eppure  la  clemenza  sovrana 
voile  distrutto  il  rimanente  del  processo  mantovano,  e  per  non  con- 
dannare  al  lutto  molte  altre  favniglie,  accetto  come  sincero  e  comune 
il  pentimento  deila  maggior  parte  de'rei  e  le  loro  supplichechieden- 
ti  merce  e  perdono. 

II. 
COSE  STRANIERE. 

FRANCIA.  —  \.    Nuova  complicazionc  nell'  affare  dell'  I'nivers  —  2.  Di    una 
Memoria  anonioia  condannata  dal  Vescovo  di  Montauban.  —  3.  Arresto  del 

creduto  assassino  di  Mons.  Affre. i.  Miyliorainenti  nell'  Amminislrazione 

d«lla  Polizia.  —  5.  Segni  di  vita  del  partito  demagogico. 

1.  Nel  general  silenzio  della  politica,  la  Francia  mira  ansiosa  la 
gj~an  quistionedeH't/m'wer*  che  si  va  svolgendo  con  fasi  novelle.  Sep- 
pero  i  nostri  lettori  la  condanna  fulminata  contro  di  lui  da  Monsi- 
gnor  Arcivescovo  di  Parigi  e  1'  appello  del  Sig.  Luigi  Veuillot  alia 
S.  Sode  i.  Mentre  ques-to  precede  per  le  vie  consnete,  1'illustre  scrit- 
tore  interrogava  Monsig.  Fioramonti  Segretario  delle  lettere  latine  , 
dalla  cui  dottrina  e  vivo  sentimento  cattolico  sperava  luce  e  con- 
forto ,  intorno  a  cio  che  giudicar  si  dovesse  del  suo  giornale :  e  ne 
ebbe  infatti  ai  9  di  Marzo  onorevolissima  risposta,  nella  quale  lodando 
altamente  i  sentimenti  religiosi  dell'  Univers  (che  dai  politici  prescin- 
de  assolutamenle  2)  e  il  valore  dello  scriltore,  lo  confortava  a  non 

1  V.  Cii-ilta  Cattolica  II  Serie  Vol.  1,  pap,.  711  e  scgg. 

2  Politicam  eius  pnrtem  heic  consulto  praetereo. 


^CONTEMPORANEA  Si> 

Ismarrirsi  per  que'travagli,  i  quail  pareano  procedere  appuntodallo 
/.elo  inostrato  nel  difendere  la  fede  cattolica  e  il  primatu  romano.  La 
nobile  imprrsa  rsigere  mansuetudine  e  soavita  di  maniera,  afline  di. 
guad.ignaie  icuoii,  inentie  si  convincono  gl'  intellelti;  e  potersi  iu 
lal  guisa  sperarr  rhr  que'  medesimi  che  oggi  avversauo,  sccowlino 
pocoslanle,  o  alineno  ammirino,  tanta  capaclta  ed  allello  impiegati  in 
favoie  della  religioue  e  della  Sede  Apostolica  1 . 

.Ma  nell'aUo  che  cosi  procedevano  in  Roma  le  faccende,  Monsignor 
Aicivescovo  di  Parigi  Irasmutava  total meute  lo  stato  della  causa  col- 
I'invocare  egli  medesimo  il  giudi/.io  della  S.  Sede,  non  piu  contro  un 
privalo  e  laico,  ma  contro  un  suo  Collega  nell'Episcopato  ,  Monsig. 
Dreux-Breze  Vescovo  di  Moulins,  il  quale,  come  altrove  narrammo, 
sen/a  attaccar  1'  Arcivescovo  erasi  peraltro  dichiarato  in  favore  del- 
1'  Univers. 

L'  accusare  alia  S.  Sede  un  Collega  perche  non  pensa  come  1'Arci- 
\c>((j\(>  di  Parigi,  era  tal  procedere  che  facea  quasi  dimenticare  il 
giornale,  presentando  al  tribunale  pontificio  due  personaggi  insignt- 
ti  dello  stesso  carattere.  A  rendere  la  complicazioqe  piu  intricata  e 
solenne,  si  aggiunse  una  indiscrezione  di  chi  conobbe  le  intenzioni  di 
Monsig.  Sibour,  e  le  avvenlo  sui  Debats  nel  vortice  del  pubblico,  in 
halia  di  quella  pubblica  opinione,  che  come  e  riverita  da  taluni  reina 
del  mondo  politico,  cos'i  si  arrojga  senza  ombra  di  scrupolo  la  giuris- 
dizioue  eziandio  sul  mondo  cattolico.  Una  tale  pubblicita  data  all'ac- 
cusa  di  un  Vescovo,  abbiam  dello  non  poter  essere  se  non  indiscre- 
zione  contro  un  Prelate  che,  allamenle  penelralo  della  dignila  epi- 

l  Altar um  quidam  quamvis  religiosarum  Ephemeridiim  scriptores  parati  ae-» 
([Ht-  tic  intrnti  aunt  ad  Ephemeridem  tuam  interdum  et  graving  petendam  :  qua. 
ntiqiie  ratione  suspicioncs  in  animos  sensim  invehunt,eosque  germanae  doctrinac 
.iti«tii  nunc  maxime  cupidos  ,  ntque  ad  Sedis  Apostolicae  obsequium  et  amorent 
provide  maiorcmque  in  modum  venientes  misere  de  cursu  retardant.  Quod  san& 
in  genie  potitgimum  dolendum  est,  quae  sanctissimue  Religionis  studio  ac  lunde 
nunquym  non  mirifice  praestitit  et  quae  arctioribm  idcirco  vinculis  omnium 
Ecclesiarum  matri  etmayislrae  con&ociari  praeclaro  nunc  certe  emmet  desiderio. 
Quocirca,  non  modo  pro  virtute  tua,  verum  etiam  pro  utilitate  Ecclesiae  fades* 
illme  due,  si  veritatis  patrocinium  libere  suscipiendo  et  statuta  ac  decreta  Sedis 
Apostolicae,  propuynando,  omnia  primum  diliyentissime  expendas,  idqne  in  illis 
maxime  quae  in  utramr/ue  par'tem  possunt  licite  disputari,  iuyiter  cures,  nc  qua. 
praereUentium  rirorum  tmmini  labecula  adspergatur.  Et  rero  religiosa  qiiaerix 
Ephemeris  cum  Dei  et  Ecclesiae  cautam  sibi  assumit  propugnandam  et  Sedis 
Apostolicae  supremam  potestalem  vindicandam  ita  comparata  esse  debet,  vt  ni- 
Ml  non  moderatum,  nihil  non  lene  adhibeat. 


8i  CRONACA 

scopale  la  quale  non  puo  compromettersi  in  uno  sen/a  danno  soli- 
dario  di  lutti,  proibl  hi  altre  occasioni  di  propalare  sul  giornalismo 
laicale  le  quistioni  religiose.  Con  tali  disposi/.ioni ,  quanto  dovette 
egli  sentire  die  si  manifestasse  ad  un  giornalisla  1'alto  di  accusa,  ecio 
andie  prima  chc  giungesse  alFallissimoTribunale  a  cui  era  indiritto! 

Ma  poiche  i  giornali  hanno  menato  tanto  strepilo,  la  causa  e  ormai 
ridotta  a  tali  termini ,  da  sembrare  quasi  inevitabile  il  prendere  un 
provvedimento  die  componga  la  ditteren/a.  Ne  il  fatlo  sembra  a  noi 
doversi  dcplorarr,  se  si  riguardi  solo  il  vero  bene  del  la  Clriesa:  giac- 
die  il  baccano  di  quattro  giornalisli  poco  religiosi ,  die  Irionferanno 
niomentaneamente  di  quest'  apparente  scissura  ,  verra  ampiamente 
compensato  dalla  solenne  dichiarax.ione  che  in  quel  fatto  implieita- 
mente  si  raccliiude ,  oltre  modo  onorevole  all'  Episcopate  francese. 
11  quale ,  suppongasi  pure  per  ora  diviso  intorno  alia  qtiistione  pra- 
tica  ,  mostra  peraltro  dall'  una  parte  e  dall'  altra  una  riverenza  cosi 
pubblica  e  cosi  profonda,  riconoscendo  la  8.  Sede  come  autorita  su- 
prema  atta  a  comporre  qualsivoglia  dissidio  nel  piu  alto  ordine  della 
gerarchia.  E  se  la  S.  Sede  fara  sentire  una  sua  parola,  il  monde  avra 
1'  edificante  spetlacolo  non  piu  di  un  solo ,  ma  di  molti  Fenelon ,  i 
quali  dando  agli  avversarii  1'  amplesso  pacifico  ,  intoneranno  a  coro 
pieno:  Roma  locuta  est,  causa  finita  cst.  11  qual  sublime  concento  di 
umilta  e  di  fede,  tanto  riuscira  piu  edificante  per  la  Chiesa  univer- 
sal e  nei  Vescovi  di  I'rancia,  quanto  nieglio  confermera  il  detto  dell  Ar- 
civescovo  di  Parigi ,  essere  ormai  obbliate  cola  le  antiche  dissidenze 
gallicane,  e  tutto  il  Clero  essere  uno  nell'affetto  e  nella  riverenxa  alia 
Cattedra  Romana.  Nel  che  a  dir  vero  quel  degno  Prelate  sembra  aver 
voluto  precorrere  infatti  a  tutti  i  suoi  colleghi ,  smetlendo  formal- 
mente  con  quell'  alto  le  anliche  massime  gallicane  die  vietavano  un 
immediato  ricorso  alia  S.  Sede. 

Veggono  i  nostri  lettoil  quanto  ap]>arisca  solto  tale  aspelto  im- 
porlanle  la  causa ,  leale  il  procedimento  dell'  Episcopate  Francese  e 
vantaggioso  T  esito,  qualunque  sia  per  essere  ,  agl'  increment!  della 
unita  cattolica:  al  che  non  avvertono  i  giornali  irreligiosi,  cite  me- 
nano  trionfo  di  que'  fatti  medesimi ,  i  quali  tanto  onore  preparano 
al  cattolicismo. 

2.  Leggemmo  con  piacere  nelle  recentissime  pastorali  dei  Prelati  di 
Parigi  e  di  Viviers  le  consolanli  asseveranz.e  che  il  cosi  detto  gallica- 
nismo  piu  non  esiste  in  Francia ,  che  oggivnai  e  un  nome  vuoto  di 
senso,  che  in  nessun  seminario  vi  si  professa  esimili  bellissime  cose. 
All'  autorita  di  tali  e  tanti  personaggi  die  cosi  allermano  non  pos- 
siamo  a  meno  di  chinar  la  testa  e  lodar  in  cuor  nostro  la  divina 

•bnrJr)  «fiJ/l  il 


CONTEMPORANE.V  80 

Provvidenza  dell'essersi  sbarbicale  per  cura  de'  VescovL  quclle  picco- 
le  si,  ma  rigogliose  radici  di  diseordie  die  nclla  Chiesa  di  Dio  una 
<•  s;in la  11011  lasciavan  di  produrre  scandal!  e  iatture.  Cio  non  di  me- 
rio,  ceiti  i'alti  ullimamente  avvenuli ,  paiono  indicare  che  1' antico 
fuoco  malgrado  la  vigilanza  de'  Pastor!  non  sia  del  tullo  spento.  Lo 
scalpore  v.  g.  menalo  da  parecchi  scriltori  per  la  recente  condanna  del 
Dailly.  a  cni  perocon  lanla  lode  si  assoggelto  1'episcopato,  il  progetto 
di  erigere  proprio  in  questi  tempi  un  monuirienlo  al  gran  Yeseovo  di 
Meanx  ,  c  molto  pin  una  reeenlissima  scrillura  dedicata  a'  Yescovi , 
combattula  eloquentemente  dal  Cardinale  di  Gousset,  e  condannal;;, 
non  <•  guari,  dal  Yeseovo  di  Monlauban,  sono  tali  motivi  che  baslano 
a  risvegliare  un  qualehe  timore. 

Quest'iiU'ima  operetta  t-  nna  Menioria  eonfiden/iale  inlorno  al  diritto 
di  eerie  usanze  anliche  nella  Chiesa  di  Francia.  II  libro  e  anonimo :  dal 
conteslo  apparisce  scrilto  da  alcimi  preti,  tra  cni  pretendesi  che  pri- 
meggi  v.n  colale,  ledoltrine  dicuifurono  allra  volta  condannalo  dalla 
S.  Sede.  S(;I)bene  la  Scriltura  sia  indiri/xata  a'  Yescovi,  s'invio  pure 
a  \ "icarii ,  e  bel  hello  tin!  per  traforarsi  ne'  Seminar!!  e  quindi  ven- 
ders! pubblicamente.  A  volerne  dare  qualche  giudi/.io  non  sappiamo 
iar  meglio  che  compendiare  alcnni  bran!  della  sapienlissima  lettera 
circolare  di  quello  sjiecchio  de'  generosi  Prelati  che  e  il  Yeseovo  di 
Monlauban.  Questi,  dopo  accennalo  che  il  libro  fu  messo  nella  luce 
in  circostame  senza  dubbio  preparate  all'  uopo  da  lungo  tralto ,  lo 
incolpa  di  parecchi  gravi  reali.  Eccone  i  principal!.  1.°  Gontiene 
biasimi  inlorno  a  qualche  atto  emanate  dalla  S.  Sede  o  alia  divozio- 
ne  con  che  i  Yescovi,  secondo  1'obbligo  che  ne  hanno  dalla  Bolla  di 
Sislo  Y,  sottoposero  alia  censura  romana  i  decreli  de'  lor  concilii 
provincial!  leiiuti  negli  ullimi  anni.  2.°  Dall'un  capo  all'altro  vi  s'in- 
segna,  che  il  Sovrano  Pontefice  puo  abusare  del  suo  polere ;  poter- 
.^lisi  percio  legittimamenle  disobbedire  5  cosi,  salva  la  coscienza,  es- 
ser  lecito  a'  preti  di  opporsi  a'  Yescovi  quando  quesli  sbilanciano 
dal  giusto  me/zo.  3.°  E  ripieno  di  perversi  germi  di  presbitcrianismo* 
d'  usurpazione  di  potere  ,  di  provocazione  alia  pen  icacia  ,  alia  diffi- 
denza,  ed  eziandio  all'aperto  disobbedire.  Per  le  quali  ragioni  il  ze- 
lante  Prelate  condanna  1' opera  come  ingiuriosa  al  Supremo  Clapo 
della  Chiesa,  a  cui  essa  pretcnde  fissare  e  reslringere  i  diritti,  fino  ad 
accusarlo  aperlamenle  lantoal  Clero  comea'fedeli  d'abuso  di  potere, 
almeno  riguardo  alia  Francia;  come  offensiva  a'  Pastori  che  con  ma- 
ravigliosa  unanimila  e  divozione  si  conformarono  picnamente  negli 
nllimi  anni  alle  coslituzioni  apostoliche  riguardo  a'  (loncilu  dioce- 
sani;  e  finahnente  come  pericolosissima  a'  Seminar!!  dove  si  cerco 
con  tant'arte  di  farla  clandestinamenle  penetrare. 


N(J  CROXACA 

3.  Chi  la  fa  1'aspetti,  dice  il  proverbio.  Cadde  malata  e  fu  trasferita 
all'ospedale  una  povera  femminetta  die  da  molt'anni  abilava  il  quar- 
tiere  di  S.  Antonio  cola  stesso  dove  nella  insurrezione  del  quaran- 
totto  da  ignola  mano  venia  morlalmente  colpito  I'illustre  Marlire  dl 
carita  1'Amvescovo  Parigino.  Imperversando  il  male  sentiasi  1'infer- 
ma  ogni  di  piu  sopraffatta  da  un  peso  che  nell'animo  la  oppriraeva  e 
sforzavala,  quasi  suo  malgrado,  a  fare  una  rivelazione.  Chiese  adunque 
ed  ottenne  di  accusare  giuridicamente  un  cotal  venditore  di  vino 
agiato  di  fortuna  die  essadesiguo  autore  del  sacrilege  omicidio.  Egll 
e  da  sapere  che  il  sig.  Dussai  t  commissario  di  Polizia  avea  gia  nelle 
mani  parecchi  argomenti  conlro  di  lui,  cavati  di  bocca  a  certi  operai 
che  erano  stati  dal  misero  indolti  alia  rivolta.  Messa  adunque  1'aiitorita 
sulle  tracce  del  fellone  e  trovate  conformi  al  vero  molte  delle  circo- 
stan/.e  rivelate,  fu  catlurato  il  raalfattore  nella  oasa  d'arresto  militare. 
11  Maresciallo  eomandante  dell'  esercito  di  Parigi  ordino  che,  lasciato 
in  disparte  ogn'altro  affare.  si  procedesse  inconlanente  alia  discussione 
della  causa  di  cui  avremo  altra  volta  a  favellare. 

4.  In  Francia  la  pace  e  profonda;  quindi  poche  notizie  politiche, 
e  queste  per  lo  piu  segnate  di  pacifiche  circostanze.  Nomine  di  nuovi 
Senatori,  mulazioni  di  prefetti,  decreti  ]iarticolari  a  vantaggio  civile  & 
religioso  de'  popoli  sono  gli  argomenti  della  sollecitudine  del  Cover- 
no.  L'lmperatore  par  risol-utodiconceritrar  nelle  sue  mani  lasomma 
del  potere  e  a  cio  tendono  parecchie  ordinanze  recentemente  pub- 
blicate.  La  piu  assennala,  e,  ove  sia  ben  condotta ,   la  piu  feconda  a. 
nostro  giudiziq  d'immensi  vantaggi  e  1'istituzione  di  nuovi  commissaril 
di  Polizia,  soppressi  gl'  ispettori  di  prima,  i  quali  saranno  incaricatt 
di  assistere  a' Prefetti  e  dirigere  la  soi"veglianza  delle  leggi  ne'  Parli- 
menti^  sicche  la  Polizia  centrale  esercitera  sulla  Francia  un'azione  cost 
diretta  e,  direm  quasi,  immediata  come  sopra  Parigi :  perche  a  somi- 
glianza  deH'amministrazione  civile  convex gera  tutta  in  un  punto  e  sot- 
lo  gli  occhi  dell'  Imperalore ,  rinnovandosi  in  certa  guisa  e  perfezio- 
nandosi  i  missi  dom/nici,  ossia  messaggeri  del  Re,  che  furono  a'  tempi 
de'  Carlovingi.  Nel  centi'o  1'autorita  sara  di  molto  rinforzata,  saia 
affievolita  alia  circonferenza;  in  una  parola  si  stringera  il  potere  a' 
Prefetli  eMagistrali  subalterni,  per  accrescerlo  al  Sovrano.  Aggiun- 
gasi  che  special!  messi  nominati  da  lui  percorreranno  V  Impeix)  per 
indagare  gli  abusi  da  sopprimere  e  le  migliorie  da  introdurre,  il  che 
varra  nello  stesso  tempo  di  rb»contro  (con t role)  e  imbrigliamento  de' 
Magistrati  locali.  Sistema  in  teoria  bellissimo,  adottato  ab  immemo- 
rabili,  e  non  senza  grande  utilita,  da'  Cinesi  e  che  in  Francia  per 
molte  ragioni  riuscira  troppo  piu  facile  ad  eseguire  che  non  nel  ce- 
leste impero. 


CONTEMPORANEA  87 

."».  .Nondinieno  non  convieno  lusingarsi  al  di  la  del  vero.  La  ribel- 
iione  o  bensi  srhiacciata  ma  non  eslinta,  e  cerca  ogni  destro  di  rial- 
'.;:!•<•  il  capo  e  mostrarsi  viva  e  minacciosa.  Per  non  dire  de'numero- 
si  anvsti  operali  il  giorno  stesso  che  avvenivano  i  lumultidi  Milano, 
<*  da  cui  s'  ottcnnero  rivelazioni  important'!  :  per  non  ridire  cio  che 
iiarrarono  le  corrisponden/.e  parigine  d'  un  attentato  fallilo  contro 
L.  >".  per  cui  soggiungono  essersi  formata  una  guardia  speciale  di 
cinquanta  Corsi  a  tutela  di  S.  M.  ;  egli  e  certo  che,  soprattutto  in 
Paris/i.  il  guasto  eprofondoe  sebben  reso  iunocente,  lo  spirito  dema- 
gogico  fa  sue  comparse.  Cosi  p.  e.  nell'anniversario  del-la  proclamata 
repubblica  meglio  di  ventimila  persone  si  recarono  silenziose  a  salu- 
lare  fa  Colonna  di  Luglio  scandaloso  trofeo  d'insurrezione  popolare.- 
<lf»'i  pure  furon  celebrati  piu  volte  bauchelti  democraliei  e  falti  brin- 
(]\<\  alia  repubblica  col  gergo  convenuto  di  :  Viva  1'Imperadrice.  Fi- 
nalmente,  toltaoccasione  d'accompagnare  al  sepolcro  la  defuntacon- 
sorte  del  famoso  repubblicano  ora  prigioniero  di  Stato  sig.  Raspail  , 
la  dimostrazione  libertina  fu  ancor  piu  manifesta.  Perche  un  motto 
d'  online  uscito  non  si  sa  d'  onde  assembro  presso  la  casa  ov'era  la 
i  da  tumulare  undieci  o  quindici  mila  persone  vestite  a  duolo 
COM  corone  d'amaranto  alia  mano.  Mosso  il  funereo  convoglio  per  le 
vie  piu  popolate  dellacapitale,  il  codazzo  ad  ogni  tratto  ingrossava  ; 
iinche  giuuti  alia  piazza  della  Bastiglia  ,  e  fatto  un  giro  inlorno  al- 
i'infame  colonna,  lacomitiva  s'avvio  lacilurna  al  cimitero  La-Chaise. 
Ivi  attendevalo  la  Polizia  con  un  drappello  di  soldati:  la  cosa  fin\ 
quietamente,  non  pero  senza  qualehe  timore  pe'  pacifici  cittadini. 


A  —  1.  Timor!  di  fjuerra.  —  2.  Questione  intorno  a'riftifjgiti  politic! 
3.  Rendiconto  della  societa  biblica  —  4.  Avvilimcnto  della  ehiesa  anglica- 
na  —  f).  Del  P.  Gavazzi. 

1.  Parlammo  negli  ultimi  fascicoli  del  congresso  della  Pace  raguna- 
t«>  a  .Manchester.  Or  due  parole  di  quello  di  Bristol,  il  quale  per  ve- 
ro dire  comincio  con  ispiriti  paciflci  e  si  chiuse  col  grido  di  guerra. 
11  quacchero  Charlton  dichiaro  vergoguarsi  de'  suoi  ciltadini  in  ve- 
tk^ndoli  basire  di  paura  per  unpericolo  che  non  ha  fondamento.  Sur- 
se  a  confutarlo  il  sig.  Herapath  con  lunga  tiritera  sbuffante  ad  ogni 
periodo  furor  guerresco;  propose  sistemi  di  difesa  e  adopero  di  spol- 
irire  la  pjitria  dal  letargo  in  cui  sonnecchia^  che  1'  invasion  francese, 
ilicea,  non  puo  fallire  se  si  pon  mente  a'secreti  apparati  di  guerra,  a- 
gli  incrementi  dell'annata,  all'  iudole  stessa  di  L.  N.  II  suo  discorso 
in  gnmdemente  applaudito  ed  ebbe  abbacchiati  i  fan  tori  della  pace. 


3P  CRONACA 

Senonche  levalosi  il  sig.  Shork,  a  cue,  disse  egli  da  buon  quacehero, 
appareeehiarsi  alia  guerra?  Se  la  na/.ione  inglese  vuol  seguire  i  del- 
lami  del  vangelo  polrebb'essa  per  avventura  metier  la  mano  all'elsa 
e  sguainar  la  spada?  Queste  parole  furono  quasi  elellrica  favilla  cue 
scosse  1'assemblea  e  ne  ringagliardi  le  vene  e  ipolsi.  Si  urlo,  si  schia- 
ma/./.o,  si  venne  alle  mani  e  lo  stesso  Shork  dovette  da  bravo  paladi- 
no  giucar  di  scherma  se  voile  salva  la  vila.  I  parligiani  del  la  guerra 
raeciaron  gl'  irenoiili  fuor  del  tealro  cd  aex:olsero  adunanimila  lapro- 
posla  Herapath.  Cosi  il  Wanderer  di  Vienna.  II  giorno  appresso  i\\ 
letla  nel  Times  una  letlera  diLord  Edgecumbe  il  quale  assicurava  a- 
ver  egli  non  dubbie  prove  de?  preparativi  di  guerra  ehe  slopei-jino  in 
Fraucia  e  dello  spirilo  pubblico  che  imperiosamenle  la  irascinaa  pi- 
gliar  le  armi.  Centinaia  di  giornali  ripeton  la  slessa  canzone  e  la  gal- 
lofobia  tra  molti  inglesi  e  giunla  a  segno  da  farli  temere  di  svegliar- 
siunbel  mattino  sopraffatli  da  una  falange  de'rossobracati.  A  Brighton 
1'  ubbia  e  piu  che  al trove  stragrande.  Vi  si  fanno  teslamenli  a  fusone, 
ne  la  mitexxa  del  ciima  attira  oggimai  a  svernarvii  solitiforestieri:  che 
anzi  i  ricchi  del  paese  se  la  svignano  bel  bello  persuasi  che  tra  non 
raolto  vi  debbano  approdare  lemilizie  imperiali.  Fu  firmala  una-suf)*- 
plica  e  porta  dal  Maggiorea  S  M.  perche  degnisi  provvedere  a  <juel- 
le  coste.  II  Minislro  della  guerra  si  arrese  alle  preghiere  e  die  ordine 
ad  un  nuovo  reggimento  di  recarvisi  alia  difesa.  II  grido  all'armi  creb- 
be  ancor  di  vantaggio,  allorche  s' intese  che  alcuni  pescatori  aveanvi- 
sto  qualche  battello  francese  scandagliar  nolle  tempo  il  fondo  litlora- 
le,  e  partirsi  avanli  giorno. 

2.  A'  poco  veggenti  sembrera  panico  od  almcno  esageralo  tanlo  ti- 
nlore^  non  cosi  forse  a  chi  sa  quanto  sia  ombrosa  la  coscienza  4  del 
non  senlirsi  puri.  Cio  sia  dello  con  licenza  e  colla  debila  osservan/a 
non  solo  della  na/.ione,  ma  e/.iandio  de' parecchi  suoi  magistral!  che 
hanno  fama  d'  uoniini  dabbene.  Nondimeno  non  si  possono  lacere  le 
madornali  pappolate  che  in  queste  ul lime  seltimane  sbollarono  lords, 
deputali  e  giornalisti  a  proposito  degli  ospili  polilici  albergali  nella 
Inghilterra.  Richieslo  Lord  Palmerston  del  ruinore  che  ognl'di  piu 
ingrossava  di  querele  ricevule  dall'  Austria  e  inlima/.ioni  di  dar  lo 
sfratlo  a'politici  rifuggili,  lispose:  nulla  di  somiglianle  essere  avvenu- 
to  e  che  dove  awcnisse  il  Gabinello  inglese  vi  si  rifiuterebbe  recisa- 
menle  perche,  soggiunse,  egli  e  evidentissimo  (la  filosofia  dimostrativa 
nol  trova  neppur  probabile)  che  cosi  e  da  fare  ;  le  leggi  concedono 
os|)ilalila  ed  asilo  a' rifuggili;  essi  pero  in  ercnj  principle  of  honour 
per  luUi  i  principii  d'onore  (si  nega  il  supposlo  sonoobbligali  anon 
dar  ombra  di  se  a'  (ioverni  slranieri.  II  giorno  dope  annunziavasi  dal 

riq  Blbn  oiyb  hb 


CONTEMPORANEA  8(» 

Conle  di  Aberdeen  e^er  bensi  giunta  a  tal  proposito  qualche  nolerella 
delFA'.islria  11011  ben  precise:  manileslarsi  ]>ur  Iroppo  la  djfliden/.a  <• 
il  mal  uniore  de'Gabinelti  e  de'.popoli  estranei  iucolpanli  i  riiuggHi 
d'  InghilleiTa  dogli  ullhm  nioti  sanguinarii,  nondimeno  mm  aversia 
loerar  le  palvie  leggi,  che  colla  loro  severitaprovvcggono  all'uopoeu 
suflicien/.a.  Interrogate  poseia  severamente  Maz/Ani  salpasse  allavolta 
di  Malta  su  nave  iuglese,  il  dabben  uomo  si  strinse  nelle  spalle,  ne- 
go  d  aver  cognizione  del  fallo,  quasi  dieesse  come  1' antico  eremita 
eli$  tenea  le  mani  conserte  ne'maniconi  della  tonaca:  di  ([ui  none 
passalo.  In  fine,  posto  a  discnlere  il  dritto  d'  asilo  die  la  gran  Hret- 
tagna  generosamenle  esibisce  a'  rifiuti  delle  altre  na/Aoni,  e  dibattu- 
tesi  quinci  e  quindi  le  ragioni,  t'u  conchiuso  che  1'Austria  non  avea  di 
(be  muoverle  qnerele,  perelie  le  leggi  inglasi  sono  qnali  sono,  e  tan- 
to  basla.  Or  andate,  se  vi  da  1'  aniino  ad  indagare,  perche  que'  si- 
gnoi-i  niciniu)  tanto  romba/zo  in  favore  degli  ostieri  Madiai  i  qnali 
pin'  i'nrono  gindicati  secondo  il  codicc  del  paese;  e  vi  risporideranno 
probabilmente:  che  lor  leggi  sono  sante  ed  immulabili,  inginste  leto- 
scane.  (i'riedcle  |)oscia,  perche  in  virtu  delle  stesse  leggi  negassero 
o^pilalila  al  primo  de'  Napoleonidi,  e  vi  diranno  che  la  pace  d'Enro- 
pa  nol  permeltea.  O  potenza  di  ra/Aocinio!  hanno  sempre  ragione. 
••Qualche  giorno  dopo  discussa  la  questione  degli  ospitati  politici,  si 
asilo  di  nuovo  il  bill  eontro  i  crudeli  che  maltrattano  le  bestie.  Egli 
e  vero  che  a  migliaia  muoion  di  fame  gl'  Irlandesi  ein  Londra  stessa, 
come  ci  rivelano  i  giornali  della  citla,  v'hanno  miriadi  d'esseri  umani 
tenuti  cattivi  per  1'  ingordigia  de'  speculator!  nel  piu  snaturato  ab- 
brutimento  e  bistrattati  troppo  peggio  de'  cani  e  de  cavalli;  ma  cio 
che  importa  ? 

3.  Anche  quest'  anno  secondo  F  usanza  ebbe  luogo  il  congresso 
della  Societa  biblica  numeroso  di  oltre  quattromila  persone.  II  Con- 
te  di  Shaftesbury  annnnziodal  suo  seggio  di  presidente  che  la  societa 
avea  tiglialo  <S,000  nnove  associa/Aoni,  fatta  tradurre  la  Bibbia  in  148 
lingue ,  speso  percio  100;000,000  di  franchi,  distribuiti  43,000,000 
di  esemplari  e  procuralo  per  tal  guisa  il  pascolo  dell'  anima  a  forse 
600,000,000  di  leltori  dispersi  sn  tntta  quanta  la  superficie  della  terra. 
Pollare,  queste  son  cifre !  Oh  perche  il  nobile  relatore  non  ci  trasmise 
cio  che  piu  c'  importava  di  sapere,  la  somma  cioe  delle  conversioni! 
Del  resto  poco  male:  delle  minu/Ae  non  si  cura  il  pretore.  Appetto  di 
lanti  milioni  non  valea  la  pena  di  aggiugnere  qualche  qnisquilia  di 
numeri,  se  pure  in  fatto  di  conversioni  eravi  qualche  cifra  al  di  su 
dello  zero  da  poter  registrare. 

4.  Venne  presentato  alia  Regina  un  indirizzo  della  convocazione 
del  clero  nella  provincia  di  Cantorbery.  I  membri  del  comitato  giunti 


SO  CRONACA 

a  Buckingham  Palace  furono  introdotti  alia  presenza  di  S.  M.  assisa 
pontificalmente  in  trono.  l/Arcivescovo  le  s'  inginocchio  e  porse  la 
scritta  alia  sua  papessa  ,  che  1'  accolse  con  cortesi  parole  ,  e  lodo  lo 
/.elo  del  Prelato  in  tutelare  1'  armonia  nella  Chiesa  anglicana,  la  san- 
tita  delle  sue  dotlrine  c  specialmente  la  supremazia  che  nelle  cose 
ecclesiasliche  e  dovuta  alia  Sovrana  d'lnghilterra.  Fu  quindi  ammesso 
all'  alto  onore  di  baciarle  la  mano.  Sublime  speltacolo !  un  Arcive- 
scovo  ginocchioni  a  pie  d' una  femmina.  Ma  ella  e  papessa  e  tanto 
basla.  Non  ostante  pero  i  buoni  officii  e  le  spavalderie  del  Cler#  di 
Cantorbery  s'  e  messa  in  piedi,  none  guari,  una  nuova  societa  com- 
posta  di  laici  e  di  cherici  intitolata:  The  ecclesiastical  Reform  Lea- 
gue. Ha  per  iscopo  di  promuovere  important!  niutazioninel  Governo 
clella  Ghiesa  nazionale,  riparlire  nuovamenle  lediocesi  e  dividere  con 
maggior  equita  gli  stipendii  de'  benefizii.  Riformino  pure  alia  lor  po- 
sta:  Iroveranno  sempve  la  materia  sorda  aH'mten/.ion  dell'arte,  flnche 
non  sapranno,  enol  sapranno  mai  mentre  saran  lungi  dal  fonte  della 
vita,  infondere  a  quel  loro  cadavere  lo  spiracolo  rigeneratore. 

5.  Svogliato  del  soggiorno  d'lnghilterra,  o  piultosto  dere  litto  e  de- 
riso  dai  suoi  antichi  amniii  atori  1'infelice  Gavazzi  determine  di  tentare 
altrove  la  fortuna  delle  sue  ciurmerie.  Veleggia  adunque  alia  volta 
d' America  a  farvi  la  seconda  recita  delle  sue  diatribe  contro  la  vera 
religione.  Prima  di  parthsi  dal  suolo  inglese  voile  render  ragione  del 
non  essersi  voluto  giammai  appellare  protestante.  V'ha,  disse,  chi  mi 
chiese  se  io  sia  protestante ;  rispondo  di  no.  Sono  cristiano  cattolico 
romano,  ma  della  primitiva  Ghiesa  fondata  da  S.  Paolo:  Chiesa  che  non 
avea  ne  Papi ,  ne  papato.  Non  voglio  esser  detto  protestante,  perche 
altrimenti  desterei  contro  di  me  sospetti  e  pregiudizii.  Questo  titolo  in 
Italia  rimoverebbe  i  popoli  dalla  mia  cattedra  con  danno  della  mis- 
sione.  L' Inghilterra  ha  suoi  protestanli,  TAllemagna  suoi  luteraui. 
laFrancia suoi ugonotti,  1'America  suoi  puritani  e  1'Italia  suoi  romani. 
Ecco  perche  io  voglio  esser  romano,  ma  nel  senso  sovraccennato.  Cost 
Tindegno  apostata.  Monsignor  Vescovo  di  Montauban  con  quel  suo  sen- 
no  che  lo  rende  cos\  venerando^iarrato  il  falto,  lo  lumeggia  diqualche 
breve  ma  succosissima  chiosa,  facendo  spiccare  1'arte  ipocrita  dell'ere- 
sia  che  in  Italia  si  camuffa  in  mille  guise  per  nascondere  la  turpittidine 
del  suo  cefFo  ,  e  vi  serpe  frattanto  ed  attosca  gl'incauti.  Pur  troppo  i 
deplorandi  fatti  che  avveugono  ogni  giorno  in  qualche  italica  contrada 
iprovano  ad  eviden/a  quanto  sia  vero  il  concetto  dell'  illustre  Prelato  I 


CONTEMPORANEA  91 

AUSTRIA.  —  1.  Guarigione  del 1'hnpera tore  —  2.  Ccnni  di  alcuni  fatti. 

1.  Dopo  ventidue  giorni  di  malattia  a  varie  riprese  di  limori  e  di 
speranze  parve  interamente   ripristinata  la  sanita  dell'  Imperatore. 
Perchc  il  sue  prhno  pensiero  f  u  di  recarsi  a  render  grazie  solenni  a 
Dio  per  lo  scampalo  periglio,  e  mostrarsi  frattanto  a'snoi  Viennesi  sol- 
ledli  di  osannarlo,  quasi  il  riavesero  la  seeonda  volta  dal  Cielo.   I 
ruori  bennati  sentono  meglio  che  non  si  possa  esprimere  la  grandez- 
za  del  beneiizio  e  possono  farsi  una  idea  della  letizia  che  ne  dovette 
conseguire:  percio  ci  asteniamo  dal  raccontare  le  testimonian'/e  d'af- 
fetlo  e  la  sineei  a  gioia  di  quel  giorno  segnato  a  caralteri  d'oro  ne'fa- 
sti  dell'  imperial  famiglia.  Direm  piuttosto,  perche  ne  resti  memoria 
a'  posleri,  che  tanto  1'  Imperatore  nella  sua  malattia,  come  la  sua 
piissima  Genitrice  feeer  rifulgere  di  nuova  luce  la  lor  carita  yeramen- 
te  cristiana.  II  primo,  inteso  che   la  mad  re  dell'  infelice  Libeny  era 
stata  in  odio  del  figlio  espulsa  dall'  onorala  famiglia  presso  cui  cam- 
pava  suoi  giorni,  provvide  che  d'or  innanzi  lulta  la  vita  non  le  venis- 
se  meno  il  sostentamento.  L»  seeonda,  qualche  ora  dopo  il  supplizio 
del  sicario  deh,  sclamo  intenerila,  voglia  Dio  che  sia  quella  1' ultima 
vittima  della  rivoluzione!  e  poscia  mandando  celebrar  messe  asuffra- 
gio  di  lei  in  tulte  le  ctiiese  di  Vienna;  il  misero,  dieea  singhioz/ando, 
non  e  oggimai  per  inolti  che  obbiello  d'esecrazione;  a  me  spetta,  a  me 
che  son  madre  e  pin  d'  ogni  altro  mi  sentii  squarciare  il  cuore  dal 
suo  collello,  spetta  u  me  di  compassionarlo  in  ispecial  maniera:  ogni 
anno  al  ritornar  di  questo  giorno  faro  suffragare  all'anima  dello  scia- 
gurato. 

2.  La  colletta  per  la  chiesa  votiva  s'  avvicina  oramai  a  mezzo  mi- 
lione  di  fiorini.  Quattro  infelici  Kossuttiani  furon  dannati  alia  for- 
ca  per  delitto  di  alto  tradimento:  tre  si  ravvideroprima  dipresentar- 
si  al  divin  tribunale  ed  esecrarono  i  loro  misfatti,  il  quarto  morl  nel- 
la impenitenza.  Dicesi  esser  stato  catturato  il  preposito  della  fortezza 
di  Comorn  qual  cospiratore  contro  il  Governo  ed  oramai  sul  punto  di 
consegnare  il  forte  nelle  mani  de'  Magiari  se  avvenia  la  ribellione. 
Per  buona  yentura  le  rivelazioni  degli  arrestati  diedero  in  mano  alle 
autorita  gli  orditi  dell'orribil  tela.  A  scoprirla  sempre  meglio  non  sara 
di  poco  vantaggio  1'opera  recentemente  pubblicata  ad  uso  solo  de'Go- 
verni  della  confederazione,  da  due  celebri  capi  di  Polizia  Stieber  e 
Vermuth.  In  essa  sono  esposte  e  corredate  d'  irrefragabili  document! 
letendenze  e  le  congreghe  socialistiche,  e  i  mezzi  che  adoprano  per 
riuscire  nel  loro  intento. 


1)2  CRONACV 

IU  SSIA  E  PRINCIPATI  DAMBIAM.  -1.  Progress!  materiali  della  Russia.  —  2.  Tur- 


bok-iizc  uclla  Moldavia. 

I 

1  .  Se  il  ben  essere  d'una  nazione  s'avesse  solo  a  misurare  col  regolo 
de'  progressi  politici  o  materiali,  e'converrebbe  dire  che  la  Russia  si 
avan/.i  a  gran  passi  verso  1'eta  dell'oro  e  vadasi  schiudendo  un  feli- 
eissimo  avvenire.  Non  e  forse  in  Europa  altro  paese  che  in  quest! 
ultimi  tempi  abbia  migliorala  d'altrettanto  la  cosa  pubblica.  Rinforzo 
dal  lato  d'Asia  e  rese  piu  sicure  le  frontiere,  condusse  a  termine  trat- 
tazioni  di  commercio  con  terre  prima  d'ora  inospitali  ,  affranse  in 
parte  e  circoscrisse  in  piu  angusta  cerchia  la  guerra  del  Caucaso  e 
dilato  i  confini  verso  1'  impero  ottomano. 

Yalidissima  barriera  levo  dall'  occidente  legandosi  coll'  Austria  e 
colla  Prussia  e  distribuendo  a  scaglioni  numerosi  eserciti  che  fanno 
capo  nella  Polonia  ,  iuvitta  piazza  d'  armi  ,  e  di  la  guardano  il  cuore 
della  Germania.  Le  immense  plaghe  Siberiane  e  le  contrade  del  Cau- 
caso venner  piu  strettamente  collegate  al  centre  dell'  impero  per 
mezzo  di  Comitati  sedenti  in  Pictroburgo,  col  carico  ciascuno  di  zelare 
il  bene  de'proprii  paesi.  Alia  nobilta  di  second'  ordine  venne  schiusa 
la  via  -per  salire  alia  magistratura  ed  a  qualsiasi  dignita  di  toga  e 
di  spada.  Le  finanze  poi,  ad  onta  delle  ultime  guerre  condolte  senza 
imprestiti,  delle  nuove  milizie  assoldate,  de'tanti  lavori  di  comune  uti- 
lita  e  de'viaggi  molteplici  dell'imperial  famiglia,  non  venner  meno, 
grazie  alia  economia  degli  amministratofi  e  alle  crescenti  rendite  del- 
le miniere  d'oro  e  d'argento.  Fu  pure  eretto  a  Pietro  I  un  monumen- 
to  cola  stesso  ,  dov'  egli  costrusse  i  primi  modelli  della  sua  armala: 
elegante  e  ricco  lavoro,  il  qualepero  nongiunge  a  pezza  a  gareggiarc 
con  quello  che  sorge  in  riva  alia  Newa  e  rappresenta  1'Imperatore  in 
arcione  sopra  un  galoppante  destriero  ,  colla  destra  stesa  verso  1'  oc- 
cidente, quasi  dicesse:  unitevi  in  amista  con  que'  paesi  :  ovvero:  ecci 
pur  molto  da  questo  latoaconquistare.  Questi,  pertacere  dialtri  as- 
sai,  sono  i  miglioramenli  di  che  la  Russia,  usufruttuando  la  pace,  s'ar- 
ricchl  ne'  tempi  a  noi  vicini.  Ma  nel  fatto  della  religione,  senza  cui  i 
popoli  saranno  sempre  infelici?  Ma  riguardo  alia  sincera  tolleranza 
dei  cattolici  e  di  quella  liberta  di  che  fornilli  il  divino  Istitutore?  Ai- 
me  !  ne  facemmo  lagnanze  altra  volta  e  molto  ancor  resterebbe  a  la- 
men  tare. 

2.  £  la  Moldavia  uno  de'principati  del  Danubio  gia  colonia  romana 
mandatavi  da  Traiano  per  far  argine  alle  aggressioni  barbaresche,  po- 
scia  caduto  in  poter  de'  Turchi  e  da  ultimo  fatto  Hbero  e  padrone  di 


CONTE.MPORANEA  93 

se  con  circa  un  milione  d'  abitanti.  Stcndesi  dalla  Bucovina  austria- 
ca  e  dalla  Bessarabia  russa,  che  le  sono  al  nortc,  fino  al  Danubio  ond'  <'• 
all'ostro  ricisa  dall'impcro  oltomano.  Ha  per  capilale  Jassy  citta  su- 
dicia  e  soprattutto  nell'  estate  quasi  inabitabile  per  la  malsania  delle 
gore  che  le  fanno  cerchio.  Dal  traltalo  di  Andrinopoli  in  qua  e  gover- 
nata  a  setlennii  da  un  Principe  che  appellano  Ospodaro  sebbene  a  dit 
vero  vi  comandario  piullosto  i  Boiardi  o  sieno  aristarchi.  Non  piii  1'in- 
gombro  di  milizie  turchesche,  non  piu  1'aggravio  come  per  1'addielro 
di  fustidiosi  e  minuti  bal/.elli  verso  la  Porta,  tranne  una  somma  dl 
800  mila  piastre  che  annualmente  le  paga  in  riguardo  dell'antica  si- 
gnoria  e  de'cednti  diritti.  Se  non  che,  come  incontra  d'ordinario  a'de- 
boli  aiftevoliti  da  lungo  servaggio,  sbrigatasi  la  Moldavia  delle  pastoie 
tin  che  incappo  nelle  branche  della  Russia,  la  qualc  in  atto  di  proteg- 
gerla  vi  slende  sopra  un  braccio  assai  pesante,  e  cerca  pretesti  d'  in- 
tervenire  ne'  suoi  aflari  eziandio  ,  ove  il  creda  opportune  ,  a  mano 
armata.  Nel  quarant'olto,  presa  occasione  della  guerra  ungherese,  vi 
fe  stan/iare  uno  sciame  di  soldati  che  se  la  piluccarono  all'usanza  mi- 
litare  e  poi,  partendo,  le  fu  imposlo  di  pagare  la  quota  di  dodici  mi- 
lioni  di  piastre  ,  somma  esorbitante  per  que'  poveri  paesi,  ma  che  lo 
Czar  ha  grande  interesse  di  manlenersi  debitori.  Or  la  Moldavia  ('• 
nella  costerna/ione.  Lettere  giunte  di  cola  annun/iano  che  il  Principe 
(j.  Ghika  e  poco  meno  che  spodestato.  Parea  in  sulle  prime  prometter 
bene  del  suo  governo,  ma  gl'  intrighi  de'Boiardi,  la  scoperta  di  mol- 
tissimi  falsarii  di  cui  buon  numero  fu  catturato,  le  mene  della  fazio- 
ne  ellenica  che  riuscirono  a  farlo  zimbello  delle  loro  arti  e  ad  agitarlo 
come  debole  canna  al  vento,  finirono  per  invilirlo  a  segno  da  rendergii 
esosa  la  vita.  Credesi  che  assalito  da  cupa  malinconia  attentasse  egli 
stesso  a' suoi  giorni.  Or  ha  chiesto  alia  Russia  ed  alia  Turchia  lafacolta 
d'uscir  del  Principato,  finche  siasi  riavuto  della  malatlia  che  lo  affligge. 
Purtroppo,  avanli  di  cederle,  erangli  state  rapite  le  redini  e  con  quelle 
in  mano  i  tumultuanti  mettono  a  soqquadro  lapatria,  brogliano , 
cercano  di  scavalcarsi  per  giungere  al  potere,  e  intanto  pericola  1'  au- 
tonomia  della  Moldavia.  L'  Autocrate  ,  a  quanto  ne  dicono  i  giornali 
tedeschi,  non  si  fara  pregare  per  accorrere  all'  eslin/ione  dell'  incen- 
dio  e  ad  occupare  il  paese  colle  sue  milizie  ;  quindi  altra  sorgente  di 
turbolenze  in  Europa. 


£4  CRONACA 

III. 
COSE  SCIENTIFICHE. 

J.  Fabbricazione  e  conscrvazione  de'  vini  —  2.  Nuovo  uso  della  gliccrina.  — 
3.  Nuove  proprieta  della  trcracntina.  —  4.  Malachite  artificiale.  —  5.  I)i- 
boscameuto  del  monti. 

1 .  La  Gazzetta  di  Francia  annimziava  qualche  tempo  fa  una  sco- 
perla  singolarisshna  che,  dove  fosse  vera  in  ogni  sua  parte,  cagione- 
rebbe  una  rivoluzione  nella  coltura  delle  viti  e  nel  commereio  dei 
vini.  Essa  racconta  che  il  sig.  Martin  avignonese  trovo  il  modo  di  sos- 
pendere  indefinitamente  la  fermentazione  delle  uve.  II  musto  ridotto 
alia  meta  del  suo  volume  per  1'evaporazione  puo  trasportarsi  in  qua- 
lunque  regione  anche  fra  i  tropici ,  senza  la  menoma  altera/ione;  la 
fermentazione  ripresa  e  condotta  a  quel  grado  che  meglio  si  convie- 
ne  dara  sul  luogo  stesso  1'  ordinaria  quantita  di  vino  pari  in  qualita 
a  un  vino  di  dieci  anni.  In  tutte  queste  operazioni  I'  unico  agente  e 
1'uva  medesima. 

In  tal  modo  si  fara.  un  economia  di  50  per  o/*  sui  trasporti  e  dazii , 
ecanomia  nella  manipolazione  dei  vini;  questi  si  conserveranno  inde- 
fmitivamente  in  tutti  i  clirai ;  si  raigliorevanno  in  qualita  cosl  che  i 
yini  di  Surene  pareggeranno  i  vini  di  Borgogna.  A  questo  la  Gaz-zetta 
aggiungeche  il  sig.  Martin  ha  preso  un  brevetto  d'invenzione  in  tutti 
i  paesi  di  Europa,  e  che  il  suo  metodo  sara  fra  breve  messo  in  esecu- 
zioneda  unasocieta  di  commercianti  di  vini.  Possano  queste  maravi- 
gliose  promesse  non  dileguarsi  come  sogni  di  un'  immaginazione 
riscaldala ! 

2.  Gli  scultori  saranno  grati  al  sig.  Barreswil  il  quale  ha  trovalo 
nil  melodo  semplicissimo  per  conservare  sempre  umida  e  molle  1'ar- 
gilla  onde  sogliono  farsi  i  modelli  nella  statuaria.  A  questo  fine  ba- 
steia  d'  inumidire  1'argilla  non  con  Tacqua  pura  ma  con  una  disso- 
luzione  concentrata  di  glicerina,  sostanza  naturalmente  liquida  e  che 
nou  si  dissecca  mai.  Molti  artisti  si  sono  gia  serviti  con  gran  vantag- 
gio  di  questa  preparazione. 

3.  Conosciute  sono  da  piii  anni  le  proprieta  ossidanti  dell'acqua 
ossigenata  scoperta  dal  celebre  chimico  Thenard ,  e  le  belle  applica- 
zioni  alle  quali  da  luogo  particolarmente  nella  pittura.  Ma  1'  acqua 
ossigenata  e  difficile  ad  ottenersi,  eppero  costosa  e  il  suo  uso  ristret- 
to.  II  sig.  Schoenbein  di  Basilea  trovo  che  1'olio  essenziale  di  tremen- 


C01VTEMPORANEA  !>'> 

tina  esposlo  in  un  vaso  di  vetro  scoperto  al  contalto  dell'  aria  e  ai 
raggi  direlli  del  sole ,  e  agitato  di  quando  in  quando  durante  due  o 
tre  mesi  ac([uista  le  stesse  proprieta  ossidanti  dell'  acqua  ossigenata, 
<•  fa  rivivere  quasi  islanlaneainentr  il  color  bianco  di  piombo  offusca- 
to  dall'azionedeH'idrogeno  sulfurato,  e  puo  quindi  servire  economi- 
caim-nu',  alia  ristorazione  de'quadri  antichi:  parecchi  altri  liquidi  p re- 
para  li  alia  slessa  manieia  aequistano  le  medesime  propriela. 

4.  I, "illuslrc  chimico  di  Berlino  Enrico  Rose  iudico  ulliniamente  il 
modo  di  produrre  ad  arte  una  malachite  identica  in  composizione  ed 
in  proprieta  alia  malachite  verde,  minerale  prezioso  che  incontrasiin 
pochi  luoghi  e  in  piccole  quantita.  Siprecipiti  una  dissoluzione  fred- 
da  cli  solfato  di  raine  per  mezzo  del  carbonato  di  soda  e  di  potassa; 
questo  precipitate  abbondantissimo  lasciato  in  riposo  acquista  a  poco 
a  poco  una  sufilciente  coesione;  si  dissecchi  allora  e  si  lavi.  Questa 
massa  tagliata  e  pulita  ha  tulti  i  caratteri  esteriori  della  malachite. 

5.  11  sig.  Becquerel  in  un'  opera  ultimamente  stampata  che  ha  per 
litolo  Des  Climuts  et  de  I' Influence  qu'exercent  les  sols  boisds  et  non 
boisex,  parla  ck'i  vantaggi  prodotti  dalle  selve  e  degl'iHconvenienti  die 
>  iiicorrono  colla  mania  generalmente  pre^alsa  di  sboscare  i  monti  e 
lepianure.  Le  foreste,  dice  il  sig.  Becquerel,  modificano  la  temperatu- 
ra  del  clinia,  oppongonoun  riparo  aiventi,  conservano  le  acque  vive 
e  impediscono  lo  smantellamento  delle  allure.  I  monumenti  storici 
non  bastano,  dice  egli,  a  provare  se  un  vasto  diradamento  dei  boschi 
raddoldsca  la  media  temperatura,  ma  ci  pare  indubitato  che  il  dibo- 
scare  un  ampio  lerreno  accresca  notabilmente  i  due  estremi  del  cal- 
do  e  del  freddo.  II  riparo  che  le  foreste  oppongono  ai  venti  e  indu- 
bilalo.  La  corrente  allo  scontrarsi  colla  selva  comincia  a  rail  en  tare  e 
diminuendo  successivamen  te  la  foga  se  il  bosco  e  folto  e  profondo 
muore  prima  di  giungere  all'altro  capo.  Spesso  un  semplice  filare  di 
alberi  porge  utile  riparo,  e  nella  valle  del  Rodano  con  una  siepe  di 
appena  due  metri  di  alte/za  sogliono  i  coltivatori  preservare  i  campi 
dal  soffio  del  Cauro  o  Maestrale  fino  alia  distanza  di  ventidue  metri. 
Ln'  inlerposla  selva  puo  trattenere  una  corrente  d'aria  umida  pregna 
di  miasmi  pestilenti  e  render  sano  un  paese,  che  sarebbe  insalubre  e 
inabitabile  se  fosse  aperto  daquella  parte.  (ili  alberi  operano  in  que- 
sto  caso  chimicamente  purificando  1'  aria  infetta  ed  appropriandosi  o 
scomponendo  i  maligni  elemenli.  Quindi  si  puo  capire  come  alcune 
parti  della  campagna  di  Roma  andassero  anticamente  meno  soggette 
alle  febbri,  merce  le  foreste  che  le  diyidevano  dalle  paludi  pontine. 

Incontrastabile  e  parimente  la  facolta  chehanno  le  foreste  diconser- 
vare  le  acque  vive  ,  tratlenendole  si  che  non  trascorrano  precipitose 


06  CRONACA    CONTEMPORANEA 

iii  torrent i.  Per  la  stessa  ragione  le  selve  impediscono  lo  smantella- 
mento  del  ir.onti,  ed  il  franare  delle  rocce  die  ne  conseguita ,  frena- 
jio  I'urto  de'torrenti,  e  1'impeto  delle  valanghe,  c  diminuiscono  1'ac- 
cumularsi  de'macigni  nelle  sottoposle  valli.  Cosieche  oltre  le  ricchez- 
ze  die  la  conservazione  delle  selve  forntece  nelle  varie  specie  di  le- 
gnanii  opportune  alia  fabbricazione  dei  mobili,  degli  edifizii,  delle 
navi  e  alia  combuslione,  rende  capace  di  collura  molti  terreni  circo- 
stanti  che  rimarrebbero  deserti  o  per  la  sterilila  del  suolo  o  per  la 
malignita  dell'aere. 


RETTIFICAZIONE 

La  gentilezza  di  due  giovani  toscani  ci  fece  accorti  di  un  errore  sfug- 
gitoci  nel  fascicolo  LXIX;  a  pag.  173,  1.  10,  edove  non  eel  divietasse  lo 
spazio,  ci  ascriveremmo  ad  onore  di  recar  per  disteso  la  sensata  let- 
lera  con  cui  provano  non  doversi  il  Borghi  annoverare  tra  gli  scrit- 
tori  che  s'adoperarono  a  paganizzare  1'  Italia.  Giustissima  e  1'  osserva- 
zione  ;  e  ne  siamo  persuasi  da  molto  tempo.  In  vece  del  nome  del 
BORGHI  dee  stare  quello  del  BOTTA;  e  la  lonlananza  delFA.  di  quel  dia- 
logo  rendera  scusabile  quella  svista  tipografica,  la  quale  tuttavia  non 
ora  difficile  il  sospetlare  perclie  del  Borghi  abbiamo  si  veramente  un 
DISCORSO  SOPRA  LE  S  i ORIE  IxALi.vNE ,  ma  non  gia  Storie  Ifalic.ne :  ed 
ancora  perche  1'Autore  rilornando  poche  linee  piu  sotto  a  ragionare 
di  alcuni  tra  gli  scrittori  mentovali  dian/i  nomiua  il  Bolta,  e  tace  del 
Borghi.  Siamo  niente  di  meno  riconoscenti  a  chi  ci  pose  in  grado  di 
correggere  un  errore  di  stampa  che  contro  la  verila  e  il  nostro  me- 
desimo  sentimento  apponeva  al  Borghi  una  taccia  non  meritala. 


L'  ASILO 

DELLA   RIVOLUZIONE 


Allo  scoppio  del  movimento  di  Milano,  le  menti  perspicaci  hanno 
bensi  potuto  mostrare  una  qualche  sorpresa  della  stupidezza  ed  in- 
capacita  clie  splendettero  in  tutta  la  loro  forza  nella  meschinita  e 
improntitudine  di  quel  tentative.  Ma  tranne  la  stoltezza,  null'  altro 
poterono  incontrare  d'  inaspettato  e  sorprendente  in  un  attentato 
che  preparavasi  da  due  anni  agli  occhi  dell'  Europa  universa  nei  Co- 
mitati  di  Londra,  con  pubblicazioni  e  manifest!  stampati  e  ristampa- 
ti  dai  giornali  rossi  del  Piemonte,  a  spese  di  un  imprestito  mazzinia- 
no,  di  cui  correano  notoriamente  le  cartelle  poco  meno  accreditate, 
che  quelle  dei  bancbi  di  Londra  o  di  Parigi.  Gli  assasshm  dei  Van- 
doni,  degli  Evangelisti,  dei  Dandini  e  tant'altri  che  per  ogni  dove 
insanguinavano  la  gleba  europea,  dicevano  abbastanza  ai  chiaroveg- 
genti  quale  avvenire  minacciasse  1' Europa  e  principalmente  1'Italia. 
Coloro  peraltro,  che  poco  si  brigano  di  tali  segrete  indagini  a  tut- 
t'  altro  si  aspettavano  che  a  quel  tafferuglio,  e  al  primo  udirne  ri- 
jnasero  quasi  colpiti  da  fulmine  improvviso :  ne  sapeano  forse  a  cui 
impular  la  sventura,  se  a  poco  a  poco  le  rivelazioni  pubblicate  non 
Sent  II,  vol.  II.  7 


98  L"  ASM.O 

avessero  posto  in  chiaro  tutta  la  tela  della  congiura.  Indarno  grin- 
teressati,  al  vedere  abortito  il  colpo,  vollero  dimostrarlo  un  puro  tu- 
multo  isolate :  che  la  presenza  di  Mazzini  e  Saffi  in  Isvizzera.  il  loro 
passaggio  pel  Piemonte,  le  loro  Gride  e  le  lettere,  I'andirivieni  degli 
emissarii,  il  fermentare  degli  emigrati  sui  confini,  i  varii  documenti 
specialmente  dell'  Independance  Mge  sopra  i  Comitati  italiani,  i  pic- 
cioli  moti  parziali  qua  e  cola  compressi,  ma  soprattutto  Torrendo  as- 
sassinio  del  giovane  Imperadore,  e  gli  altri  o  falliti  nell'  esecuzione 
o  prevenuti  dalla  scoperta  ;  tutto  cio  ha  fatto  ravvisare  an  che  agli 
occhi  piu  miopi  le  maglie  densissime  di  quella  rete  che,  lacerata 
al  2  Decemhre,  erasi  in  poco  piu  di  un  anno  cosi  ben  rinacciata  e 
ristretta :  e  un  grido  universale  o  di  sdegno  o  di  spavento  congiunse, 
dice  lord  Aberdeen,  in  un  medesimo  afletto  e  Governi  e  popoli  eu- 
ropei  1  a  chiedere  e  volere  che  chiudasi  una  volta  quell  Asilo,  donde 
il  delitto  impunito  accenna  minaccioso  all'  Europa,  e  preparandole 
sterminio  future  la  tiene  nei  palpiti  di  un'  agonia  perenne. 

Chiudere  I'  Asilo !  Al  suono  di  questo  voto  europeo,  fttantropia, 
umanita,  indipendenzanazionale,  magnanimitd  ospitale*  aufonomia, 
generosita  liberah,  e  quant'  altri  paroloni  magici  sono  in  uso  presso 
il  partito  sowertitore  nel  consueto  incantesimo  con  cui  suole  assi- 
derare  ogni  braccio  e  intenebrare  ogni  mente,  tutti  comparvero  in 
fantasmagoria  a  far  loro  prove  per  difesa  dell'  Asilo ,  ma  finora  in- 
darno,  che  fra  gli  orrori  di  quella  notte  fattizia  rosseggia  tuttavia  di 
luce  maligna  lo  spettro  insanguinato  di  non  Ion  tana  catastrofe-.  <•  i 
popoli  palpitariti  continuano  a  interrogare  fremendo,  fino  a  quando 
un  branco  di  sicarii  dovra  braveggiare  impunito  e  straziare  e  ma* 
cellare  e  Principi  e  popoli? 

Quale  risposta  sieno  essi  per  ricevere  dai  Governi  eel  dira  1'  av~ 
venire.  Frattanto  per  altro  due  giornali,  il  Times  inglese  e  il  Paria- 
menlo  piemontese,  hanno  assunto  il  compito  onorevole  di  difendere 

. 

1  «  Non  si  tratta  solo  di  Governi  europei:  debbo  dirlo,  questo  seutimcnto  e 
generalmente  diviso  dalle  popolazioni  di  questi  paesi.  »•  Camera  dei  Jordt,  sedu- 
t<i  4  Mar  so. 


BELLA  RIVOLUZIONE  99 

a  que'  sicarii  il  loro  diritlo :  e  Y  arlicolo  pul)blicnto  da  quest'  ultimo 
ucl  suo  numero  del  5  Marzo,  h<i  riassunto  sulle  norme  del  Debate 
gli  argomenti  predpui  del  milord  inglese.  Non  dispiacera,  crediamo, 
ai  nostri  lottori^  clie,  secondo  P  obbligo  assunto  nel  nostro  Program- 
ma  di  chiarire  prinripalmente  le  dottrine  universali,  esaminiamo 
codes  to  ragioni.  ricorrendo  ai  principii  del  dritto,  e  mostriamo  per 
ultimo  come  altro  elle  non  sono  finalmente  se  non  una  vergognosa 
mentita  per  cui  1'  errore  e  ridotto  al  suicidio. 

L'Asilo  nel  suo  aspetto  giuridico,  altro  non  e  in  fin  dei  conti,  co- 
me la  stessa  sua  etimologia  re  lo  indica  1  se  non  il  dritto  acrordato 
ad  un  luogo  d'  impedire  la  cattura  del  reo.  fi  egli  ragionevole  che  in 
qualche  luogo  un  reo  possa  trovare  impunita  ?  Delilto  ed  impunita 
sono  ad  ogni  uom  che  discorre  due  termini  ripugnanti,  in  fama 
a'  quali  quasi  atterrita  dallo  spettro  terribile  del  disordine,  laragio- 
ne  umana  rifugge  e  freme  sdegnosa  e  si  accende  a  vendetta.  Fatelo 
comparire  codesto  mostro  orribile  ove  meglio  vi  attalenta ,  or  sulle 
pagine  di  un  romanzo  ,  or  sulle  scene  di  un  teatro,  or  nei  penetra- 
li  di  una  famiglia,  ornella  corruzione  di  un  tribunale,  or  nelle  pom- 
pe  di  un  malvagio  avventurato,  or  sul  carro  di  un  oppressore  trion- 
fante :  sempre  udrete  nell'  intimo  della  coscienza  iremere  sdegno- 
so  il  sentimento  della  giustizia-,  e  se  non  trova  sulla  terra  un  tribu- 
nale che  lo  ascolti,  volgersi  al  cielo  implorando  vendetta  e  vantar 
quasi  il  diritto  di  ottenerla.  E  il  dritto  lo  ha  veramente,  e  loscrisse 
Iddie  medesimoneicuor  dell'uomo,  quando  v'impresse  le  proporzio- 
ni  dell'  ordine  e  la  persuasione  di  quella  Provvidenxa  infinita  che  ne 
assicura  il  regno  nell'  universo.  Vero  e  che  la  giustizia  aspetta  tal- 
volta  il  reo  nell'  altra  vita,  ma  sempre  sta  che  delitto  ed  impunita 
non  saranno  mai  finche  i'Eterno  non  muore. 

II  delitto  peraltro  non  e  il  colpevole,  giacche  altro  e  disordine,  altro 
disordinato.  11  disordine  non  sara  ordine  mai;  ma  il  disordinato  ben 

1  "Ao-jXov,  templum,  aliusve  quivis  locus  inviolabilis,  conaecrationis  lege  tutus, 
^td  quern  confugientes  sine  summo  piaculo  avelli  nonpoterant:  ab  a.  privativa  et 
-rjXaw,  spolio,  rapio,  vel  quasi  asyron  ab  a.  privat. ,  tt  oupw  traho,  quod  inde  ex- 
trahineminem  fas  esset,  ut  Serv.  docet.  FORCELLINI  Lexicon  V.  Aiylum. 


iOO  L'  ASILO 

pun  riordinarsi,e  coll'ordine  novello  distruggere,  compensare,  puni- 
re  il  disordine  antecedente.  L'aprire  dunqiie  ad  un  colpevole  in  certe 
circostanze  una  via  percuigiungerpossaa  ritemprarsi  moralmente  e 
ri[>igliare  le  vie  delF  ordine,  e  non  pur  lecito,  ma  doveroso  ovnnque 
parla  in  petto  d'  uom  ragionevole  sentimento  di  giustizia  e  di  uma- 
nita.  E  che  altro  e  finalmente  la  pena  nel  suo  concetto  primitive  e 
sublime,  se  non  appunto  una  via  al  riordinamento  del  oolpevole?  La- 
sciamo  alle  grosse  teorie  dell'  utilitario  1'  avvilire  la  giustizia  crimi- 
nale  ad  un  pugilato  della  societa  contro  il  ladro;  ogni  altro  in  cui  la 
ragione  non  sia  schiava  del  sofisma  arrossira  quando  ode  il  Beccaria 
paragonare  il  supplizio  coll'assassinio,  quasi  1'  uomo  al  par  del  bru- 
to  non  avesse  occhi  se  non  nel  corpo  per  vedere  un  cadavere  insan- 
£uinato:  quasi  un  popolo  spettatore  del  malvagio  punito  non  vedes- 
se  nelle  ragioni  morali  di  quell'  atto  ,  relazioni  tutt'  altre  da  quelle 
di  un  viandante  assassinato  dal  malandrino.  11  tempo  di  que'  deli- 
rii  e  passato,  e  non  e  oggimai  aniino  gentile  in  Europa  clie  noncom- 
prenda  essere  la  pena  un  mezzo  di  riordinamento  morale.  ''iljf 

Ma  sara  egli  questo  il  solo  possibile  ?  La  clemenza,  quella  virtu 
cbe  formo  in  ogni  tempo  gemma  si  splendida  nel  diadema  regale, 
non  testimonia  ella  vivamente  come  e  impressaneH'animoumano  la 
possibilita  di  riordinarsi  talora  senza  clie  la  giustizia  brandiscala  spa- 
da  e  vibri  il  colpo  ?  Sono  dunque  possibili  altre  forme  di  ristora- 
mento  per  1'  ordine:  e  se  si  trovasse  via  per  cui  al  malfattore  penti- 
1o  si  agevolasse  il  campare  dal  supplizio  senza  danno  e  pericolo  del- 
la  societa.  e  con  allettamento  per  lui  al  pentimento  e  alia  riabilita- 
2«o/i«,  1'  istituzione  sarebbe  degnissima  d'ogni  vero  nmico  dell'  or- 
dine. Ma  quanto  piu  poi  se  accader  potesse  clie  sotto  apparenza  di 
colpevole  si  celasse  un  innocente ,  e  sotto  sembianze  di  giudice  un 
persecutore  ! 

Or  questo  appunto  e  cio  clie  nelle  societa  poco  ordinate  suolege- 
neralmente  accadere.  La  poca  vigilanza  dell'  autorita  pubblica.  la 

10  1 

nullita  della  Polizia ,  i  soprusi  dei  prepotenti ,  Y  irregolarita  delle 
comunicazioni ,  i  disordiui  delle  annninistrazioni ,  la  rozzezza  dei 
popoli,  il  furore  delle  vendetta  private  e  mille  altre  ragioni  consimili, 


BELLA  R1VOLUZIONE  1 0  i 

rendono  allora  tanto  agevole  lo  srambiar  col  reo  Tinnocente,  quan- 
lo  i'acile  e  precipitoso  il  fulmiriarlo.  Qual  meraviglia  che  la  Cbie- 
sa,  come  saviamente  avverte  ii  Pbillips,  nei  secoli  principalmente 
delle  invasion i  barbaricbe  e  del  feudalismo  sovercbiante  abbia  molti- 
plicati  gli  Asili,  clie  ella  stessa  ando  poscia  mano  mano  restringendo 
a  misura  die  la  societa  e  i  tribunal!  si  riordinavano  ? 

Notate  peraltro  cbe  lo  spirito  della  Cbiesa  uel  lavorire  gli  Asili,  fu 
tutt'  altro  cbe  favorire  la  impunita :  ed  oltre  cbe  molti  delitti  piu 
enornii  ne  venivauo  esclusi ,  i  rei  medesimi  a  quali  essi  restavano 
aperti ,  doveano  valersene  secondo  lo  spirito  della  Chiesa  ad  aggiu- 
stare  confornie  la  legge  cio  die  contro  la  legge  aveano  peccato:  Legi- 
ihnt'  conijuniul  r/«od  inique  i'ecit  1.  E  il  Concilio  di  Reims:  Ilk  vero 
(Uti  S.  Ecclesiac  bcnefido  liberatur  a  morte,  non  prius  eyrediendi  ha- 
beat  liber lalem  quampoenitentiam  se  pro  scelere  esse  facturum  promit- 
laf  at  quod  ipsi  canonia'  imponelur  implelurum. 

II  condannato  Vigil,  non  sospetto  di  parzialita.  per  la  Cbiesa  ,  dal 
quale  abbiamo  estratte  queste  due  citazioni,  si  diffonde  nel  molti- 
plicarle  e  commentarle,  dimostrando  come  questa  condizione  del 
peiitimonto  doveva,  al  dir  del  Tommassino,  soLtintendersi  sempre  in 
altre  leggi  consimili:  ed  e  queslo  veramente  conformissimo  allo  spi- 
rito ddia  Cliiesa,  la  quale  in  tutto  il  suo  dritto  penale  (egregiamen- 
te  il  Yillemain  e  il  Guizot)  miro  sempre  a  condurre  dal  supplizio  al 
pentimento  2.  Non  c'  interterremo  qui,  cbe  saria  fuor  di  luogo,  a 
confutare  il  Xuyts  del  Peru  nella  lunga  dissertazione  con  cui  pre- 
tende  attribuire  al  Governo  civile  qualsivoglia  potere  esercitato 
dalla  Cliiesa  in  tal  materia  :  misera  quistione  speciale  clie  forma 
una  picciola  applicazione  di  quel  paralogisoio  che  toccberemo  altra 

1  CONCILIO  »i  MAGOISZA  citato  dal  VIGIL  —  Defensa  torn.  IV  Diss.  X.  pag.  27. 
Jjma  J8i9. 

2  C'  est  le  systeme  penitentiairc  dc  la  philantropie  moderne  anticipe  de  '15 
siecJes  par  hi  foi  rhriticnnc.  VII.I.KMAIN  —  Cours  de  Utterature  pag.  26.  Bruxel- 
les  1838. 

Lt  repent ir  ct  I'exempJe  sont  h  but  qm  rEi/lise  se  propose  dans  tout  son  ty- 
steme  penitentiaire.  GCIZOT  —  Leo.  6,  pag.  56. 


L  ASILO 

volta,  sul  quale  si  fonda  tutta  1'  opera  di  quell'  apostata .  separando 
gl'  irnperi  della  Cliiesa  e  dello  Stato  ,  e  riducendo  la  prima  al  ptiro 
governo  degli  spirit!.  Quello  che fa  al  caso  nostro  & lo  stabilire  il  prin- 
eipio  di  naturale  diritto  sul  quale  ragionevolmente  pu6  appoggiarsi, 
sia  umana  o  divina,  1'  istituzione  dell'Asilo.  £  possibile  che  in  una 
societa  male  ordinata  i  giudizii  procedano  tumultuariamente  e  met- 
tano  a  repentaglio  non  di  rado  col  colpevole  V  innocente  ?  E  possi- 
bile che  il  colpevole  stesso  non  indurito  ad  ogni  scelleraggine  col 
campar  dalla  pena  rinsavisca  ?  Se  ci6  e  possibile,  nulla  vieta  che, 
entro  certi  confmi  prescritti  dalla  prudenza  politica,  si  agevoli  agli 
innocenti  la  sicurezza,  ai  delinquent!  la  via  delpentimento,  evitan- 
done  frattanto  1'  impunita  assoluta. 

Lungi  dunque  da  noi  il  biasimare  quelle  nazioni  ospitali  e  quei 
cuori  magnanimi ,  che  in  tempi  qiiali  oggi  corrono  caliginosi  per 
errore ,  trepidi  per  passione  ,  impetuosi  per  subiti  sconvolgimenti , 
si  dichiarano  pronte  sempre  a  tendere  una  man  soccorrevole  all'  il- 
luso  disingannato  ,  o  al  malfattore  pentito,  che  disdicenel  silenzio 
della  fuga  cio  che  os6  nell'ebbrezza  del  delirio.  Quelle  autorita  me- 
desime  che  colla  spada  di  Temide  incalzano  alle  reni  il  reo  fuggen- 
te,  son  liete  (e  chi  nol  sa  anche  troppo  ?)  d'  incontrare  un  termine 
contro  cui  quella  spada  si  spezzi  in  forza  di  quel  diritto  medesimo, 
di  quell' ordine  pubblico  in  nome  di  cui  la  brandivano:  e  ricordevo- 
li  allora  di  una  clemenza  assai  piu  cara  che  la  giustizia  ad  un  cuor 
magnanimo,  benedicono  un'ospitalita  che  le  salva  dal  debito  gravo- 
sissimo  d'infligger  catene  o  spargere  il  sangue. 

Ma  e  egli  codesto  il  sentimento  con  cui  i  due  giornali  inglese  e  pie- 
montese  difendono  il  principio  di  Asilo?  Oime !  parlare  cola  di  pianto 
e  di  pentimento  non  e  che  una  derisione,  che  tutta  1' apologia  fondano 
sulla  indipendenza  e  sulla  forza.  E  in  verita  dopo  quanto  abbiamo  os- 
servato  intorno  alia  evidenza  della  congiura,  scoppiata  dopo  tre  anni 
di  pubhlicita,  a  che  altro  poteva  ella  mirare  se  non  ad  un' assoluta 
impunita  del  delitto  ,  a  quel  disordine  appunto  che  vedemino  al 
principio  essere  lo  spavento  di  ogni  animo  onesto?  Noi  non  voglia- 
mo  credere  esservi  un  Governo  al  mondo,  il  quale  volontariamente 


. 

BELLA  RIVOLUZIONE 


i   *  i     •  r       r  ,     ,     '   r      •  i     r- 

ed  a  ration  veduta  rendasi  complice  dl  tanta  uilaima  :  ma  cne  1  m- 

famia  succeda,  die  le  cospirazioni  si  prosieguano,  clie  le  Gride  ne 
corrano  1'Europa,  che  gli  ordini  si  compiano,  che  i  ribelli  insorga- 
no,  clie  i  sicarii  vibrino  il  colpo,  che  i  fratelli  sieno  avvisati  ed  aspet- 
tino  il  giorno  eT  ora  :  tutto  cio  sono  fatti  che  niuno  ignora,  e  che 
costituiscono  un  vero  sistema  d'  impunita  pel  delitto,  una  vera  isti- 
luzione  d'  incoraygiamento  pei  sicarii  e  i  cospiratori  d'  ogni  popolo 
posta  sotto  1'egida  del  diritto  delle  genti.  Mirata  sotto  tale  aspetto  la 
quistione,  puo  ridursi  in  questa  formola  e  in  minimi  termini:  «  fi  egli 
possibile  che  vi  sia  un  diritto  secondo  natura  che  assicuri  Timpunitd 
al  delitto  impenitente  e  perseverante  negli  attentati?  »  Non  crediam 
necessario  sciogliere  tal  quesito  :  chi  osasse  darvi  una  risposta  af- 
fermativa  dovrebbe  pronunziare  che  1'ordine  stabilito  da  Dio  (don- 
de  sgorga  ogni  diritto)  vuole  il  disordine  (impunita  del  delitto).  II 
perche  senza  procedere  piu  oltre  nell'  analisi  dei  diritti  internazio- 
nali  potremmo  qui  arrestarci  e  dire  arditamente  ai  difensori  dell'in- 
fame  Asilo,  che  se  V  indipendenza  nazionale  logicamente  giungesse 
a  un  tanto  assurdo  ,  sarebbe  ella  stessa  un'  assurdita.  Le  dimostra- 
zioni  che  i  logici  chiamano  ad  absurdum  sono  accettate  come  irre- 
cusabili  perfmo  dalla  piu  rigorosa  ed  esatta  delle  scienze ,  la  mate- 
matica:  cotalche  la  nostra  dimostrazione  non  potrebbe  ricusarsi  dal 
logico  anche  piu  severo  presentata  in  questo  dilemma  :  «  0  e 
falso  che  il  dritto  d'  indipendenza  nazionale  assicuri  impunita  al  de- 
litto-, o  se  1'assicura  dovra  dirsi  un  errore  lo  stesso  dritto  d'indipen- 
denza  nazionale  :  or  questa  indipendenza  non  e  un  errore  :  dunque 
«•  falso  ch'ella  assicuri  impunita  al  delitto.  » 

Ma  no,  viva  Dio!  La  luce  che  questo  eterno  Fattore  segno  sul  vol- 
to  alia  prediletta  sua  creatura  non  ci  lascio  finora  piombare  cosi  al 
basso;  e  il  grido  universale  delle  anime  oneste  manifesta  abbastan- 
za  che  V  arroganza  del  sofisma  incute  orrore  e  non  persuasione  o 
convincimento.  E  certamente  non  e  necessaria  gran  forza  di  analisi 
per  mettere  in  chiaro  con  argomenti  anche  diretti ,  le  vere  norme 
che  in  tal  materia  natura  ci  detta.  Chiudete  ,  lettor  mio  di  grazia  , 
per  un  momento  giuristi  e  protocolli ,  e  domandiamo  alia  natura 


104  L'  ASILO 

sola,  die  cosa  e  la  nazione  e  la  sua  indipendenza?  Mull'altro  in  so- 
stanza  clie  una  gran  famiglia  non  soggetta  ad  altra  societa. 

Ponete  in  vasta  terra  deserta  due  famiglie  patriarcali,  1'una  delle 
quali  dica  all'  altra,  come  gia  Abramo  a  Lot:  «  Scegli  a  tua  posta  : 
se  tu  prendi  la  destra  io  volgero  alia  stanca.  »  Se  in  una  di  queste 
due  famiglie  uno  scellerato  prepari  intriabi ,  ordisca  stragi,  faccia 
correre  il  sangue;  e  fuggendo  poscia  alle  terre  della  vicina,  continui 
quindi  a  fomentar  le  congiure  ,  a  rinnovare  gli  attentati  :  vi  sara 
uom  di  senno  clie  accordi  alia  famiglia  ospitatriee  il  dritto  di  perfi- 
diare  in  tale  vergognosa  complicita  ?  clie  interdica  alia  famiglia  pe- 
ricolante  il  chieder  ragione  alia  complice  ospitatrice  di  que'  tumul- 
Tii'onde  e  travagliata  1'innocen'te  ?  E  se  i  mamitenyoU  rispondessero 
aver  se  determinate  di  non  vietare  giammai  agli  scellerati  il  maneg- 
giar  pugnali  e  veleni  ,  purcbe  non  lacciasi  in  danno  degli  ospiti  . 
credete  voi  clie  la  ragione  persuaderebbe  le  famiglie  vieine  ? 

Credete  clie  non  saprebbero  rispondere,  quella  legge  da  lei  roga- 
ta  essere  ingiusta  ,  ne  bastare  la  sua  autonomia  a  darle  il  diritto  di 
costituirsi  leggi  contro  il  natural  diritto  universale?  i/|> 

Una  sola  ragione  ,  crediamo ,  potrebbe  convincerle  ,  e  sarebbenl 
terrore  o  la  forza  :  ma  clie  s'  adagi  in  cervello  umano  essere  lecito 
ad  una  famiglia  il  rogar  per  se  questa  legge  in  onta  della  natura  u- 
jnana  e  dei  diritti  Altrui  :  ob  questo,  lo  diciam  francamente ,  non 
.sappiamo  comprenderlo  ! 

Or  clie  altro  sono  le  nazioni  se  non  grandi  famiglie  poste  in  re- 
Jazioni  d'  indipendenza  e  di  vicinato?  Che  la  famiglia  sia  di  cento 
individui  o  di  mille  o  di  milioni  ,  cangia  forse  il  dritto  clie  ba  cia- 
scuna  delle  famiglie  vieine  alia  tranquillita,  alia  sicurezza.  agli  averi, 
alia  vita?  0  1'  indipendenza  e  ella  piii  diritto  di  una  famiglia,  quan- 
do  questa  la  volge  a  perpetuare  il  soqquadro  delle  famiglie  vieine  ? 
-  Adagio,  tidiamo  dirci:  le  societa  pubbliclie  col  trapassare  dal- 
1'ordine  domestico  al  cittadinosi  trasformano  in  tut t' altro  essere  ed 
acquistano  dirilti  di  tutt'altra  natura. 

Sappiarncelo  si:  ma  die  qucstn  mutazione  di  dritti  gi linger  possa 
&  quell'  altro  diritto  di  assicurare  agli  scellerati  un  asilo  ,  non  gia 


DELIA  RIVOLUZIONE  105 

perche  vi  spargano  le  lacrime  del  pentimento,  ma  perche  vi  assicu- 
rino  rimpunitu  e  la  continuazione  del  delitto,  qursto  in  verita  nol 

* 

sapevamo  iinora,  ne  crediamo  ehe  |>ossa  saperlo  UOIMO  ragioneypte, 
giacche  il  falso  non  puo  sapersi.  Cio  nonostante  ridotti  come  siamo 
dall'estremo  dell'aberrazione  a  udir  la  scelleraggine  ridotta  in  teo- 
rica  da  que1  medesimi  che  sempre  gridario  «.  esser  morta  ,  la  Dio 
meree  ,  la  machiavellicu  raqione  di  Slalo  ,  una  essere  ormai  la  giu- 

:<JTJ  DIM?  •- 

stizia  e  la  morale  pel  pubLlico  non  raeno  che  pel  private  ,  per  lo 
Stalo  come  per  Tiudividuo,  per  le  nazioni,  come  per  le  t'umiglie  »  : 
udiamo  in  buon'  ora  1'  avvocato  inglese  e  il  piemontese  cantarci  il 

:  'tii;jh 

duetto  della  loro  generosita  nazionale.  Le  loro  ragioni  sono  regi- 

O  ft^ 

strate  nel  citato  I'arlamcuto  (giornale)  o  Marzo  1853,  ilquale  am- 
mii-a  nel  Times  il  wodo  cost  nobile  c  la  lanta  fierczza  1  a  favo- 
rc  dcllti  inriulabiUla  dftll'  Axilo  dei  rifuyyili  politici  ndki  massima 
ampiezza.  Premesso  (]uesto  proibndo  salamelecche  della  indipen- 
denza  piemontese  alia  ^ua  Grazia  inglese,il  giornale  subalpino  ri- 
porta  le  ragioni  principali  del  suo  padrone  e  maestro:  e  la  prima  di 
queste  e  ,  die  lutti  i  popoli  incivilid  di  questo  mondo  sanno ,  dice  il 
TIMES,  c/te  il  noslro  jtaese  e  I'asilo  dellc  nazioni  e  che  difenderd  il  di- 
i'il(o  d'dsiht  xino  all'  ultimo  scudo,  sino  all' ultima  goccia  del  sanyue. 
(Iran  1'orza  di  argomento  in  verita,  la  quale  potrebbe  ridursi  a  que- 
sta  espressione  :  «  II  latto  e  conosciuto  da  tutte  le  genti,  e  noi  ab- 
biam  forza  e  denari  per  sostenerlo.  »  E  cbi  vorra  mai  nega^^e 
1'uno  el'altro  ?  Disgraziatamente  il  solo  quesito  da  chiarire  e  ,  non 
gia  se  il  I'atto  esiste.  masc  sia  lecito  ?  non  gia  seabbia  forza  e  quat- 
trini  ringliilterra,  ma  se  abbia  diritto  di  sostenerlo? 

La  seconda  ragione  e  die  il  TIMES  ricorda  con  piacere  essere  il  suo 
pae&esolv  in  Kiit'opa,  oveil  politico  srenturato  ha  Tagiodi  esaminare 
la  sua  cowienz«  e  di  pcnlirai  de'  proprii  error  i.  Deb  !  non  avesse 
egli  insieme  \'a<jio  di  propagar  questi  error!  e  di  rinnovarei  delitti, 
che  niuno  verrebbe  a  chieder  ragioue  al  Times  di  quell'  asilo.  Ma 

1  Fortunatamcnte  il  Parlamento  ;;,-.lliciz/;»ntc  <Iu-r  una  verila  ai;l'  Ilaliani 
senza  avvedersene  tradncendo  fierte  in  ficrezza  e  f;ran  fierezra  iu  verita  parra 
agl'  Italiani  ilift-ndere  1'asilo  degli  assassin! . 


L  ASILO 

disgraziatamenle  questo  agio  che  1'Europa  vorrebbe  veder  tolto,  e 
proprio  il  solo  ch'  egli  dovrebbe  difendere  e  non  difende. 

La  terza  ragioue  e,  prosiegue  il  giornale,  die  non  vogliam  cono- 
scere  Tincendiario  slraniero  nascosto  in  qnesta  capitale  ancora  quando 
ci  si  rendesse  facile  scoprirlo  e  por  la  mano  sorra  esso.  II  quale  ar- 
gomento  che  potrebbe  compendiarsi  nel  sic  volo,  &ic  iubeo,  viene 
rincalzato  condannando  ad  inevitable  disgrazia  I'  uomo  di  Stato  che 
osa.w  ascoltar  ledomande  delle  genti  vessate  dai  cospiratori.  Queste 
minacce,  come  ognun  vede,  nulla  aggiungono  a  scliiarimento  della 
quistione,  e  letto  ormai  per  meta  Tarticolo,  nulFaltro  possiarn  rica- 
varne  se  non  cbe  T  Ingbilterra  difende  i  nostri  assassini  perche  li 
yuol  difendere,  perche  li  pu6  difendere,  perche  niuno  de'  suoi  Mi- 
nistri  osera  opporsi  al  partito  checomanda.  E  la  risposta  del  Ministro 
Pahnerston  a  lord  Dudley  Stuart  nella  seduta  dei  Comuni  primo 
Marzo  sembra  autenticare  1'  ultima  parte  della  risposta. 

Voltiamo  ormai  il  foglio,  giacche,  continua  T  articolista  ,  vi  sono 
ancora  altre  ragioni  che  debbono  ponderarsi.  .  .  .  La  nuova  rivolu- 
zione  che  veira  a  prorompere  bisogna  che  trori  /•'  fnghillerra  pronla 
ad  esser  rifugio  delle  sue  vittime.  Mille  grazie,  milord!  questo  felice 
aug«rio  pel  Continente  ci  avvisa  a  prepararci  a  nuovi  sconvolgi- 
menti.  Bene  sta:  uomoavvisato  mezzo  salvato.  dice  il  proverbio.  INla 
ia  quanto  alia  quistione  nulla  dice  ,  ben  potendo  T  Inghilterra  esser 
rifugio  alle  vittime  senza  esser  complice  dei  sacrificatori  o  carneilci. 

Not  siamo  una  nazione  di  rifuggiti,  soggiunge  ii  Times  :  il  che,  a 
dir  vero  ,  non  sappiamo  quanto  potra  piacere  ai  nobili  eredi  dei 
Sassoni  ,  de^li  Seandinavi  ,  e  dei  Normanni.  Ad  ogni  modo  se  essi 
gradissero  la  genealogia  del  Times  ,  si  ricordino  che  potrebbero  un 
giorno  temere  da  un  qualche  Liutprando  il  complimento  ch'egli  fece 
ai  Romani;  allorche  rimproverato  da  questi  d'  esser  disceudente  dai 
bai'bari  ,  rispose  ricordaudo  ai  Romani  T  asilo  primitive  di  Romolo 
end'  essi  sgorgavana  1  .  -o  loiium  *<*«*« 


snvnorti>mo.  1». 
1  Adiecit  (Nicephorus)  guast  ad  contumeliam:  Yos  non  Romani  ted  Lango- 

bardi  estis.  Cut  adhuc  dicere  volenti,   et  manu,  ut  tacerem,   innuenti,  commo- 
tus  inquam  :   Romulum  fratricidam,  ex:  quo  et  Romani  dicti  sunt  .  porniogeni- 


DELIA  RIVOLUZIONE 

,  . 

Migliore  delle  ragioru  precedenti  potra  sembrare  1  ultima  o  pmt- 
tosto  Tunica  con  cui  si  chiude  T  articolo.  Se  I'  Austria,  la  Francia, 
la  Russia  vogliono  disarmare  i  rifuggiti,  ristabiUscano  la  fidncia  nel- 
l' inferno  .  .  Prodann  senza  uomini,  scnza  armi  ecc.,  un  Governo 
veramenle  buonn  potrebbe  non  pensarri.  Quest'  argomento  potrebbe 
avere  una  qualche  apparenza  se  si  trattasse  di  determinare  qual  sia 

la  causa  delle  aaitazioni :  ma  quando  trattasi  di  esaminare  se  sia. 

• 
lecito  tener  mano  agli  assassin  i,  la  risposta  e  aflatto  inconcludente: 

.... 
sia  colpa  dei  Governi ,  o  vizio  dei  popoli ,  o  sventura  dei  tempi ,  o 

scelleraggine  di  pochi  congiurati  1'  agitazione  che  travaglia  il  Con- 

tinente,  il  tener  mano  ai  sicarii  non  puo  esser  lerito  mai :  e  il  ricor- 

*• 

rere  a  tale  recriminazione,  e  appunto  come  se  quella  famiglia  teste 
supposta  albergatrice  di  tutti  gli  sleali  e  i  traditori  delle  famiglie 
vicine,  rispondesse  ai  richiami  di  queste  esortandole  a  meglio  edu- 
care  i  figli  e  contenere  i  servi  ,  quasiche  niuna  sventura  potesse 
incogliere  pel  libero  arbitrio  di  qualche  malvagio  anche  ad  una  fa- 
miglia onesta  ;  quasiche  dato  anclie  un  qualche  errore  piu  o  men 
volontario  in  una  famiglia  improvvida  ed  incapace ,  divenisse  lecito 
gravarne  le  sventure  e  divenhiie  complice  cospirando  cogli  scellerati. 
Ed  a  qual  fine,  di  grazia,  congiunse  natura  col  soavissimo  intreccio 
di  carita  internazionale  le  genti ,  se  non  perche  le  piu  gagliarde  e 
piu  ferme  nel  tempo  appunto  della  sventura  divenissero  appoggio 
alle  vacillanti  e  men  capaci?  Negare  aiuto  a  chi  e  nella  sventura 
perche  e  sventurato  ,  egli  e  altrettanto  che  negare  F  elemosina  al 

Iwn,  hoc  est  ex  adtilterio  natum  chronographia  innotuit;  atylumque  sibi  feci$*e, 
in  quo  alieni  aeris  debitoret  ,  fugitives  servos  homicidas  ,  an  pro  reatibus  suis 
morte  dignos  suscepit ,  multitudinemque  quamdam  talium  tibi  adscivit ,  quot 
Romanos  appellavit;  ex  qua  nobilitate  propagati  sunt  ipsi,  quo*  vos  Kosmocra- 
tores  ,  idest  Ilnperatores  appellatis  ;  quos  nos,  Lcmyobardi  scilicet  ,  Saxoms  , 
Franci,  Latharingi ,  Baioarii,  Trevi,  Bttrgundiones  tanto  dedignamar  .  tit  »';.»' 
micos  nostros  (sic)  commoti  nil  aliud  contumeliarum,  nisi,  Romnnc.  dieamiisf 
hoc  solo  idest  Romanorum  nomine,  qitidquid  ignobilitatis,  quidquid  timiditatis, 
quidqitid  avaritiae  ,  quidquid  luxttriae  ,  quidquid  mendacii  ,  tmo  qtiidquid  vi- 
tiorum  est  comprehendenles.  —  Legatio  Liulprandi  ad  Ificephorum  Phocam 
apud  MIUAT.  JRerwm  Itulic.  Scriptt.  t.  2,  pag.  481. 


L'  AS1LO 

mendico  perche  e  mendieo  :  egli  e  un  troncare  dalla  radice  ogni 
affetto  di  umanila,  ogni  frutto  di  socievolezza  :  trarne  poi  argomento 
per  rincrudirne  le  piaghe  dando  mario  agli  scherani,  e  il  colmo  della 
brutalita  piu.  inumana.  E  ie  nazioni,  a  cui  il  giornale  volge  questa 
parenesi :  «  Signer  dottore  ,  potrebbero  rispondergli .  se  la  scelle- 
raggine  e  la  sventura  non  ci  avessero  ridotte  allo  stato  in  cui  ci 
troviamo  di  vedere  subornati  i  popoli  e  vacillanti  i  Govern!  ,  non 
avremmo  die  temere  da  programmi  $enz  armi ,  e  senza  uomini.  Ma 
quando  una  Setta  tenebrosa  e  riuscita  a  formar  dei  Comitati  in  ogni 
spelonca  europea,  allora  il  paventare  in  casa  vostra  un  centro  motore 
nniversale  di  que'  Comitati  a  cui  le  nostre  Polizie  non  arrivano  per- 
che. rispettano  il  vostro  diritto,  e  la  vostra  non  bada  perche  disprez- 
za  i  nostri:  allora,  diciamo,  il  paventare  in  casa  vostra  questo  centra 
d'  incendiarii  e  di  scherani,  non  e  pia  un  paventare  proclanii  senza 
uomini,  ma  un  paventare  uoinini  inespugnabili,  chedaunoil  prinio 
impulse  agl'incendii  e  agliassassinii.  protetti  da  un  diritto  che^o- 
tremmo  calpestare,  se  Tunica  nostra  legge  fosse  la  f'orza  (Icgli  -uonrim 
e  deqU  scudi.  )> 

Ma  eccoci  alia  conclusione  pronunziata  dal  Times  con  nna  maesta 
che  ha  del  comico,  quasi  egli  fosse  il  Re  d'Inghilterra  o  la  Camera 
dei  Lords:  permetteremo  agli  uomini  il  dire  e  il  fare  tntto  cib  che  a  loro 
piace  (inche  non  violino  le  nostre  leggi.  La  ci  fermianw,  e  la  liberlti  dtl 
suddito  ,  che  t-par-te  integmnte  della  nostra  coslihtzione  quanta  la 
monarchia  istessa,  non  ptrmette  di  andar  piii  hinyi.  Ecco  il  grande 
cavallo  di  battagiia  dei  farisei  difensori  dell'  assassinio  i 
le.  Nos  legem  habemus;  e  1'avere  questa  legge  dee  scusare  pe 
tra  ragione  di  giustizia  e  di  equita.  II  Times  vorrebbe  cosi  irttrerduh- 
re  nelle  relazioni  internazionali  quella  medesima  sciagurata  legalitd 
che  forma  la  sventura  delle  relazioni  politiche,  e  delta  quale  ah- 
biamo  dimostrata  piii  volte  T  insussistenza  ,  benehe  i  giornali  di 
quella  risma  la  vadano  applicando  non  solo  agli  uomini,  ma  persfco 
a  Dio,  intimandogli  che  si  contenti  di  essere  riverito  colla  Relujiimr, 
ddlo  Stato.  sotto  qualunque  forma  la  sancisca  il  capriccio  della  plu- 
ralila.  e  non  osi  nella  sua  onnipotenza  vietare  a  chi  oggi  e  cattolico 


BELLA   R1VOLUZIONE  109 

I'autenticar  domani  perleggeil  Corano.  Gosi  intendono  costorol'in- 
violabilita  delle  leggi  eterne  di  giustizia,dei  principiisupremidi  veri- 
ta!  Or  (juando  iiu  si  tracotante  linguaggio  si  parla  con  Dio,  non  do- 
vremino  arrossire  di  voler  incglio  trattate  le  nazioni?Con  qual  fronte 
oseranno  queste  invocare  gli  eterni  diritti  di  ogni  socicta  umana 
fondati  nella  stessa  natura.  quando  1'infinita  maosta  dell' Eterno  e 
dilcggiata  da  codesti  sdiernitori  ed  invitata  a  diiederc  il  eulto  die 
le  si  compel  edali'nrtiiilo  rotolar  delle  pallottolo  iieiruriuilegislatrice? 

Ma  poidie  e  consiglio  di  Dio  medasimo  die  allo  stolto  si  risponda 
secondo  la  sua  slollezza  ,  accettiamo  la  stoltez/.a  del  Times  e  del 
ParJamcnto  pur  moslrarli  seco  stessi  in  contraddizione.  «  La  legge, 
dicuno  cssi,  dec  rimanersi  inviolahile,  come  volonta  ch'ella  e  della 
nazione  legislatrice;  or  la  legge  perniette  ayU  uomini  il  dire  e  il  fare 
tutto  ciit  che  lor  piace,  purehe  non  armino  :  dunque  gf  incendiarii 
purche  non  armino  dicano  e  facciano  tutto  cio  die  a  lor  piace.  » 

Bel  raziocinio  in  verita  ,  ma  clie  dimentica  soltanto  qual  sia  lo 
steccato  della  gioslra.  Noi  non  istiamo  qui  |)arlando  di  legge  inglese, 
ma  di  legge  internazionale  •,  la  quale  risulta ,  giusta  i  costoro  prin- 
eipii.  dalla  volonla  delle  nazioni  associate,  come  la  legge  di  un  po- 
polo  dalla  volonla  delie  jiersoni1  die  lo  eompongono.  A  die  dunque 
parlar  colle  altre  nazioni  della  legge  inglese,  quando  si  tratta  delle 
rela/ioni  con  esse  ?  Se  dovessimo  definire  il  piato  colle  leggi  del- 
T  t'tt'rna  Giustizia.  vi  ripeteremmo  die  I'  impunita  del  delittoe  un 
disordine  indegno  d'  ogni  ariimo  onesto.  Ma  se  avete  }>iir  lermo  di 
non  riconoscere  giudiratrice  suprema  di  tutte  le  umane  volonta  una 
eterna  Giustizia  .  sappiate  almeno  essere  coerenti  a  voi  medesimi , 
ed  aecettate  per  'teggi  delle  nazioni  quella  die  dalla  pluralila  di  que- 
ste  verra  stanziata.  E  die  si,  die  tutte  ormai  le  nazioni  stanche  dal 
perpetuo  palpitare  e  cadere  sotto  il  i'erro  degli  assassini  vorranno 
veder  fmita  una  volta  Tiliade  di  tnntei  sventure. 

11  giornalista  risponde  al  voto  di  tutta  I'Kuropa  die  so/o  i  harhnri 
polrebbei'o  violar  queirasilo  ,  nt  V  oserebbero  clu1  per  propria  sven- 
tura :  risposta  degnissima  di  uh  Brenno  die  colla  scimitarra  alia 

ri9)oqinno  an- 


411)  L'ASILO 

mano  uguaglia  le  partite  del  sangue  sparse  c  deH'oro  raccolto.  Ne  noi 
sappiamo  se  il  Brenno  inglese  incontrera  quel  Camillo  cui  gitta  si 
audace  il  guanto  della  disfida.  In  verita  se  potessimo  credere  che  il 
Times  parlasse  a  nome  del  suo  Governo  ,  diremmo  die  questo  sia 
risoluto  alia  guerra,  e  spiegheremmo  cosi  il  tanto  apparecchiarvisi : 
giacche  che  altro  e  se  non  invitare  a  guerra  quel  rispondere  si  fie- 
ramente  «  guai  a  chi  osasse  interdir  questo  asilo  ?  » 

Ma  poiche  siam  persuasi  non  esser  la  guerra  nell'  interesse  della 
Gran  Brettagna  ,  lasciamo  ai  nostri  giornalisti  il  merito  di  codesta 
arrogante  fatuita,  e  ringraziamoli  anzi  dell' apologia  tessuta  allaim- 
punita  del  delitto:  che  davvero  noi  non  avremmo  saputo  raccogliere 
oiide  che  sia  ragioni  a  dimostrare  1'  empieta  di  questo  asilo  cosi  ef- 
licaci  ad  infamarlo,  come  1'  apologia  che  ne  tessono  i  due  giornali- 
sti. I  quali  francamente  dicono  all'Europa  intera:  «  Quando  una  na- 
zione  e  forte  non  riconosce  altra  legge  che  il  proprio  volere;  e  que- 
sta  legge  che  padroneggia  in  sua  casa  dee  regnare  dispoticamehte 
sopra  tutte  le  genti  a  cui  ella  I'imponga  »•  Speriamo  che  i  sapient* 
politici  di  quella  gran  nazione  sentano  meglio  di  costoro  le  vooi 
della  giustizia,  gli  affetti  della  umanita,  i  dettati  dell'  interesse. 

Ma  le  ragioni  da  noi  fin  qui  recate  e  per  istabilire  il  dritto  d' Asilo 
e  per  combattere  1'  impunita  del  delitto  ,  hanno  riguardato  la  qui- 
stione  in  astratto  e  solo  sull' ultimo  hanno  accennato  a  qualche  COB- 
traddizione  dei  due  apologisti.  Gran  torto  peraltro  faremmo  ai  let- 
tori  nostri  se  non  richiamassimo  per  ultimo  il  loro  sguardo  ad  un 
vitupero  a  cui  la  Provvidenza  sembra  condannare  in  pena  di  anti>- 
<?he  menzogne  i  patrocinatori  degl'  incendiarii  e  degli  scherani.  I 
quali  sapete  voi  a  qual  partito  appartengouo  ?  A  quello  appunto  che 
grido  a  piena  gola  contro  gli  Asili  della  Chiesa. 

Oh  chi  e  mai  si  nuovo  in  questo  mondo  ,  che  non  abbia  udito  e 
letto  vituperii  infiniti  contro  1'  asilo  ecclesiastico  ?  Avea  bel  gridar 
la  natwra  essere  indegna  cosa  che  nella  santita  del  tempio  penetras- 
se  senza  riguardo  col  ferro  sguainato  il  birro,  senza  sospendere  il 
passo  un  momento  ,  senza  dar  segno  di  riconoscervi  la  maesta  ter- 


BELLA,    RIYOLLZIONE  1H 

ribile  del  Dio  dell'  universo:  avea  bel  fremere  il  natural  sentimento 
<ii  pieta  eontro  lo  aptetato,  il  sacrilego 

Natiim  ante  orapatris,  patrem  qui  oblruncat  ad  aras: 

avea  bello  slancarsi  la  storia  nel  raccoutarci  per  minuto  le  costu- 
manzo  religiose  dei  popoli  anche  pagani  ,  anclie  selvaggi ,  ai  quaU 
f  altare  ,  la  selva  sacra  era  asilo  inviolabile  4,  e  i  dritti  diplomatioi 
delle  nazioni  colte  pressu  i  quali  e  inviolabile  il  domicilio  di  un  ain- 
basciadore.  Lo  stesso  Dio  tremendo  del  Sinai  squillava  indarno  fra 
le  caligini  di  quelle  pewdici  la  tromba,  segnando  nelle  tribu  del  pel~ 
Jegrino  Israello  quali  citta  e  a  quali  delitti  dovessero  assicurare  la 
vita.  L'  empieta  avea  vinto  ,  il  secolo  apostatava:  ed  ogni  Asilo  do- 
vette  porlar  1'anatema  e  perdere  non  solo  il  dritto,  ma  1'onore  :  non 
solo  cessare  dal  tutelare  gli  sventurati ,  ma  andare  in  voce  d'  infa- 
jnia  c  d'ingiustizia. 

Or  ecro  cbe  ad  un  tratto  il  linguaggio  si  cambia  e  i  zelatori  della 
giusti/.ia  eontro  la  rcligionc  strappano  dalle  mani  di  Temide  le 
hrtance,  e  gridano  umanita,  perdono.  leri  parea  loro  indegna  cosa 
die  la  maosta  suprema  di  un  regnante  potesse  accordare  una  gra- 
zia  al  malfattore:  peggio  poi  cbe  questi  aver  potesse  uria  franrbigia, 
««Ticovero  nelle  ombre  del  Santuario.  E:  «  (jnal  forza.  sclamava- 
Hd,  avra  piu  la  legge,qual  freno  il  delitto,  qual  sicurezza  la  socictn. 
se  uno  scellerato  pu6  sperare  o  grazia  dal  Principe  o  scampo  dalla 
peligione  ?  »  Oggi ,  vedete  mutazione  di  linguaggio  !  la  societa  ^ 
sicura,  la  legge  inviolabile  ,  il  delitto  conquiso  con  un  passaporto 
}  ic 

1  II  VlGlL  con  una  franchczza  degna  d'uu  igfnorante  afferma  arditamenle  la  fal- 
sila  di  questa  proposiiionc,  asserendo  die  i  (Icrmani  non  riconobbero  il  drilto 
d'asilo  (Tomk  IV.  Diss.  X,  j>;i}>,.  30).  II  1'hillips  die.  conosce  probabilmente  un 
po'incglio  i  suoi  connazionali  asserisce  appunto  il  contrario,  attribuendo  1'asilo 
«cclesiastico  ad  nna  iraitazione  dei  costumi  germanici  e  ne  cita  le  prove  in  ap- 
poggio:  L'Eglise  adoptant  d  cet  egard  les  principes  des  Romaini  et  desGermains 
siir  I'inviolabilite  des  lien.r  vmiet  an  culte  de  la  divinite  —  PHILLIPS  —  Droit  ec- 

'.  ./,,»(«/»*  —  Trad.  GnorzET  torn.  Ill,  lib.  I,  §  121. 


112  L'  ASILO  DELLA  RIVOLLZIONE 

benignamente  accordato  a  un  manigoldo  die  fugge  grondante  del 
sangue  di  cento  vittime.  Strana  mutazione  invero  ,  ma  die  non  e 
mestieri  spiegare  ai  nostri  lettori.  Essi  gia  sanno  di  lunga  mano  che 
i  promulgatori  di  convincimenli  profondi,  di  prindpii  inviolabili,  di 
esecrazione  contro  i  ducpesi  e  le  due  misure,  sono  que'dessi  appun- 
to  che  gia  tengono  negli  dastioi  loro  porlaibgli  dei  priucipii.  per  ogni 
fortuna,  dei  convincimenti  per  ogni  interesse,  delle  misure  adatta- 
bili  ad  ogni  spanna:  e  che  quando  si  chiedea  severita  alia  legge  era 
interesse  nel  perseguitare  gli  avversarii-,  quando  si  chiede  benigni- 
ta  all' Asilo  e  interesse  nel  tutelare  i  complici.  r  /[ 

Or  su,  signori :  e  egli  leoito  o  illecito  1'  apparecchiar  un  rifugio 
all'  innocente  perseguitato,  all'illuso  disingannato,  e  al  delinquente 
pentito?  Se  questo  e  illecito,  se  fomenta  il  delitto  ,  se  rende  ineffi- 
cace  la  legge,  incerta  la  morale  ,  paralitica  la  giustizia ,  cessate  or- 
mai  dal  volcre  un  Asilo  aperto  in  qual  si  voglia  angolo  della  terra  , 
che  una  e  per  tutti  I'inviolabilita  della  giustizia,  della  legge,  dell'or- 
dine ,  della  morale.  Se  poi  riconoscete  essere  oggidi  istituzione  de- 
gnissima  di  una  giustizia  itmana,  T  aprire  un  asilo  all'  innocenza  e 
al  pentimento  ,  cessate,  se  '1  ciel  vi  salvi ,  dal  ripeterci  le  invettive 
protestanti  e  volteriane  contro  que'secoli  in  cui  lareligione  facendo- 
si  incontro  al  reo  lo  coprivacon  un  mantoriverito,  assicurandolo  non 
a  ritemprare  i  pugnali,  ma  a  piangere  i  suoi  delitti.  Se  quella  reli- 
gione  augusta  ricovrata  solitaria  nei  suoi  santuarii  piu  non  ne  esce 
oggi  a  tern}) rare  le  ire  furibonde,  a  dissipare  le  calunnie  dei  falsarii 
a  sospendere  il  colpo  del  littore,  lasciatela  ahneno  tranquilla  in  que' 
silenzii  reverendi,  e  godetevi  senza  bestemmiarla  la  liberta  che  igno- 
ra  ogni  divinita.  Allora  potrem  credere  che  vi  rimane  in  cuore  un 
senso  almeno  di  misericordia,  e  non  sembrerete  disdire,  per  bestem- 
miar  la  Chiesa,  quei  principii  che  millantate  per  divinizzar  le  na- 
zioni. 

. 

•qrnoa  oiiodu 

)o  ado  ni  iJJhib  iJgQijp  fcM  ,Qtm&,i'\> 
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•It    nitJtiL 

GLI  OSPITI  DI  CASORATE 

0   LA 

N  AZ I  0  N  AL I T  A 

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liMERTEJNIMENTO  SESTO 

Rientrato  colla  serva  il  Parroco,  sceso  pocanzi  ad  affrettare  gli 
apparecchi  della  cena ,  si  assise  cogli  Ospiti  alia  mensa .  la  quale 
riusci  come  gli  altri  pasti,  lieta  non  menu  che  frugale,  condita 
com'  era  da  quella  intimita  d'  amicizia  che  stringe  si  soaveniente  in 
simili  congiunture  albergati  e  albergatori.  Tolto  poscia  il  rilievo, 
che  diede  a  Perpetua  ed  a  iSiccola  1'  occasione  di  far  prodezze ; 

Ted.  Orsu,  disse  il  Capitano,  pagateci  1'  ultimo  tributo  della  vo- 
stra  cortesia  ed  erudizione,  e  ripigliamo  lo  svolgimento  dei  vostri 
pensieri  intorno  alia  nazionalita  cristiana. 

Cur.  Resta  dunque  ammesso  da  voi  che  si  da  associazione  fra  le 
yenti ,  che  questa  associazione  e  in  pro  delle  genii  associate,  che  que- 
sto  pro  consiste  nel  farle  partecipi  di  certe  forze  di  ordine  superiore, 
ossia  di  certi  dritti  risultanti  dal  loro  congiungimento,  i  quali  alle 
singole  genti  non  potrebbono  competere. 

Piem.  £  chiarissimo.  Ma  questi  diritti  in  che  consistono? 
Serie  IL  vol  U.  8 


3  i  5  GLI  OSP1TI  DI  CASORATE 

Cur.  O  lo  dira  il  nostro  Capitano,  rispondendo  ad  una  mia  sem- 
plice  interrogazione.  Quali  sono  i  diritti,  o  piuttosto  il  dritto  fonda- 
mentale  acquistato  in  forza  dell1  associazione  medesima  dagl'  indi- 
vidui  associate  cljyup  ;>  tnutaer  &J  .jj-ioJen  ulbb  eUdiip  6  - 

Ted.  Considerando  la  defmizione  stessa  della  societa  (  cooperazio- 
ne  di  molli  intelligent.!  ad  un  fine)  ,  essi  mi  paiono  acquistare  il  drit- 
to e  contrarre  il  dovere  di  tendere  al  bene  comune  congiungendo  i 
mezzi  opportuni  con  isforzo  Concorde,  sotto  V  indirizzo  dell'  autori- 
ta  sociale.  4Ju.t  omo:>  muJfin 

Cur.  Egregiaraente.  Or  sostituite  a'  vocaboli  generic!  i  termini 
proprii  della  societa  cristiana ,  e  vedrete  risultarne  questa  formola 
semplicissima  :  «  Le  nazioni  cristiane  collegandosi  nella  unita  catto- 
lica  acquistano  il  dritto  (anzi  contraggono  il  dovere)  di  tendere  alia 
piena  attuazione  del  concetto  cristiano ,  usando  i  mezzi  proprii  del 
cristiano  col  concorso  degli  sforzi  comuni ,  indirizzati  dall'  autorita 
cristiana  » . 

Piem.  Non  c'  e  che  dire :  la  conclusione  e  evidente. 

Cur.  Svolgete  ora  akjuanto  questo  concetto  e  ne  vedrete  sgorgare 
delle  conseguenze  pratiche  di  sommo  rilievo  ancbe  nell'  ordine  po- 
litico. E  in  primo  luogo  se  ogni  associato  ba  il  dritto  che  gli  altri 
consocii  non  ialliscano  alia  congi^nzione  convenuta,  questo  dritto 
medesimo  appartiene  alle  genti  cristiane :  per  modo  che  se  un  opr- 
pressore  voglia  indurre  una  di  esse  all'  aposlasia,  lo  all  re  banno  il 
diritto  anzi  il  debits  di  soccorrere  la  Nazione  oppressa,  jiro  accian- 
dole  il  libero  uso  del  suo  cattolioismo.  E  questo  appunto  e  cio  che 
1'iTf  la  cristianita  quando  rivendicava  dalla  sehiavitii -le  genti  opprcs- 
se  sotto  il  giogo  dell'  islamismo. 

Piem.  Colle  Crociate  volete  dire  ? 

Cur.  Appunto:  con  quelle  Crociate  ehe  formarono  lo  scandalo  di 
tanti  filantropi ,  secondo  i  quali  lelNazioni  crisliane  avrebbono  «lo- 
v.uto  lasciarsi  trucidare  come  pe ore  cetlendo  liberi  i  campi  d' Euro- 
pa  alia  civilta  del  Cx>rano}  la  (juale  certamente,  non  puo  negarsi,  sa- 
rebbe  stata  piu  indulgente  che  i  Ponteftci  a  oerte  passioncelle  inno- 
centi ....  mi  capite  eh  ? 

nqqo  BlSBmoIqib  t,l  ,.  i**Kiqqo 


0  LA  NAZIOMALITA  M5 

Piem.  In  questo  inodo  la  legge  del  non  intervenlo  andrebbe  a 
monte ! 

f**r.  E  qual  dubbio?  Essu  e  c ontraria  del  pari  alia  legge  del 
Vangelo  e  a  quella  della  natura.  La  natura  e  quella  olie  dice  all' in- 
dividuo  :  «  Fa  ad  altrui  cio  che  ragionevolmente  vorresti  per  te  ». 
Applicate  questo  principio  alle  Nazioni  e  vedrete  che  ogni  Nazione 
se  venga  oppressa  da  un  branco  di  scellerati  ha  lo  stesso  dritto  ad 
ottenere  soccorso  dalle  genti  vicine  ,  che  un  privato  sotto  il  coltello 
degli  assassini.  Ma  questo  dovere  di  natura  come  tutte  le  altre  leggi 
di  questa  madre  un  po'  troppo  ontologica,  puo  lasciare  una  certa 
mdelerminazione  nelle  applicazioni.  Ora  in  quella  guisa  che  a  to- 
gliere  una  tale  indelerminazione  interviene  fra'privati  la  legge  civile, 
interviene  allo  stesso  niodo  fra  le  genti  cristiane  1'autorita  cristiana; 
u  dichiara  in  quali  circostanze  un  popolo  debba  dirsi  oppresso  nella 
sua  coscienza,  un  Governo  debba  dirsi  oppressore  della  religione,  e 
.alle  genti  circonvicine  sia  lecito  od  anche  obbligatorio  il  soccorrere 
-ai  fratelli  pericolanti. 

Piem.  Ma  come  mai  tutte  le  genti  europee  si  sarebbero  congiu- 
rate  in  un  dettame  contrario  alia  carita  cristiana? 

Cur.  Ve  ne  meravigliate !  Ed  io  mi  meraviglio  della  vostra  me- 
raviglia.  Sapete  voi  che  cosa  e  questo  gran  vocabolo,  questo  non  tn- 
ttrvento  si  vezzeggiato  ! 

Piem.  Che  cosa? 

Cur.  Non  altro  che  la  libera  associazione  alia  moderna  trasporta- 
ta  negli  ordini  internazionali. 

Ted.  II  signor  Curato  dice  a  meraviglia :  quando  si  permette  ai 
malvagi  il  cospirare  in  pieno  giorno,  vietando  I'intervento  dell1  auto*- 
rila  pubblica ,  il  paese  gode  di  libera  associazione :  quando  questa 
liberta  di  cospirazione  gia  vincitrice  e  tiranna  in  un  popolo.  si  vuol 
sottrarre  alle  ire  dei  popoli  vicini,  cui  la  carita  internazionale  obbli- 
ghereblje  a  difendere  gli  oppress! ,  si  grida  il  non  intervento. 

Piem.  Ma  ,  caro  Capitano  ,  voi  che  conoscete  le  mene  politic  he 
dovivsto  essere  meno  indulgenie  verso  codesti  protettori  oificiosi  o 
officiali ,  dovendo  sapere  benissimo  quante  volte  sotto  il  pretesto  di 
difendere  gli  oppressi ,  la  diplomazia  opprime  reahnente  i  difesi. 


1  M)  GLI  OSP1TI  DI  CASORATE 

Ted.  Lo  so  purtroppo !  Ma,  caro  Tenente,colpito  forse  da  un  dis- 
ordine  ,  da  un  abuso ,  non  riflettete  ad  un  errore  comunissimo  fra 
ie  persone  anche  oneste,  quando  la  prudenza  da  vecchio  non  ugua- 
glia  lo  zelo  da  giovane;  ed  e  di  correggere  gli  abusi  col  sopprimere  le 
istituzioni.  Gnai  a  me  se  voi  foste  il  mio  chirurgo  !  Per  curarmi  la 
gain  ha  die  e  ferita  ,  se  il  vostro  cuore  non  si  opponesse  alia  vostra 
teoria,  sapete  che  sareste  tentatodi  tagliarmela?  M  'loqoq 

f<C#r.  La  e  proprio  cosi:  in  ogni  ordine  di  idee,  quando  s'  infiltra 
il  principio  ammodernatore,  produce  dappertutto  i  medesimi  effetti. 
Vedeteli  nella  carita  puhblica:  predicata  dalla  Chiesa  cattolica,  essa 
era  divenuta  una  panacea  sociale.  Ma  che?  mentre  volea  soccorre- 
re  alle  vere  calami ta  fu  talvolta  ingannata  dagli  scrocconi ,  dai  va- 
gabond!, dagli  oziosi.  Voi  sapete  qual  fu  il  rimedio:  declamare  con- 
tro T  elemosina  e  artigliare  tutte  le  opere  pie.  E  con  qual  esito  ,  lo 
sapete  del  pari:  la  carita  venne  meno  e  la  societa  dovette  sopperirvi 
oolla  tassa  dei  poveri.  Questo  aflrancamento  dell'  artiglio  laicale  a 
rapinare  la  carita  dei  sudditi  fu  detto  secolarizzazione  della  benefi- 
cenza-,  ma  potrebbe  dirsi  il  non  intervento  intimato  alia  carita  cri- 
stiana  e  alia  autorita  della  Chiesa  in  soccorso  della  miseria-,  o  altri- 
tnenti,  la  liberta  accordataalFisco  di  mettere  una  tassa  sulle  borse 
caritatevoli  o  di  appropriarsele  interamente. 

Ted.  Bravo,  signor  Curato !  Questo  si  chiama  ampiezza  di  vedu- 
te ,  trovare  e  sprigionare  per  ogni  dove  un  principio  ,  benche  si 
trasformi,  qual  Proteo,  sotto  mille  forme  diverse. 

Cur.  Ed  ecco  perche  io  dicea  pocanzi  al  Tenente  di  meravigliarmi 
della  sua  nu'rariylia.  Ciii  conosce  la  fecondita  dei  principii  elaloro 
tendenza  a  traforarsi  in  tutti  gli  ordini  pratici:  quando  uno  ne  scor- 
ge  !>ene  accolto,  vezzeggiato,  autenticato ,  santificato  in  una  parte 
delle  attinenzesociali,prevede  immediatamente  che  a  tutte  le  altre 
si  appicchera  ben  presto  il  principio  medesimo  ,  il  medesiino  con- 
tagio.  Ma  risU^bilite  nella  societa  T  idea  cattolica ,  la  vera  carita  . 
1'autorita  e  le  influenze  della  Chiesa;  e  il  mutuo  soccorso  contro  gli 
incendii  morali  sara  un  diritto  ilelle  nazioni,  comee  dritto  degl'  in- 
dividui  contro  gl'  incendii  materiali. 


0  LA  NAZIO.XAL1TA  117 

Piem.  Ola,  signor  Curato,  mi  |)are  che  voi  vogliate  condurci  alia 
teocrazia  del  medio  evo. 

-etfair.  La  frase  e  tecnica  ,  caro  signor  Tenerite  :  si  vrde  prnprio 
che  avete  imparato  il  linguaggio  corrente.  Anticamente.  a  dir  vcro, 
teocrazia  signiticava  il  Governo  letnporale  d1  Iddio  medesimo.  giar- 
che  si  supponeva  cbc  moralmente  la  legge  di  Dio  governassc  tutl'  i 
popoli.  Ma  oggidi  il  mal  vezzo  di  travisarc  vocaboli  per  rendere  o- 
diose  or  cose  or  persone,  ha  introdotto  anche  questo  nella  societa : 
appena  un  buon  cattolico  pretende  che  i  Governi  non  hanno  rt.sso- 
luto  arbilrio  contro  le  leggi  divine  o  morali  o  rivelate  ,  eccoti  in- 
contaiKMitc  al/arsi  un  urlo  contro  la  leocrazia.  E  i  gridatori  sapete 
chi  sono?  sono  appnnto  ijnei  fainosi  gridatori  di  guacentigie,  il  cui 
zelo  si  scalda  fino  alia  sedizione  e  alia  strage  per  difcndere  i  popoli 
<lagli  arbilrii  deft assohi-lismo .  Ma  quando  la  guarontigia  viene  dalla 
potenza  del  Clero  .  .  .  oii<6 1  da  tal  mano,  neppur  la  lifyerta  non  vo- 
gliono  ac-cettarc.  Yoi  peraltro.caro  Tenente,  non  siete  di  questhed 
io  vi  lascio  in  piena  halia  il  vocabolo.  E  se  volote  cbiamar  teocrazia 
un  Governo  clu>  riverisce  ed  obbedisce  la  volonta  divina,  or  sia  ma- 
nilVstata  per  V online  di  natura.  or  per  dettato  di  rivelazione,  usate 
pureil  vocabolo  in  buon'6ra:  ed  io  vi  rispondero  che  si,  ho  proprio 
intenzione  e  desiderio  vivissimo  che  i  Governi  come  gl'  individui  si 
pieghino  al  voler  divino,  non  solo  col  credere  i  dogmi  ma  col  prati- 
carnei  doveri.Se  dunque  fra  molte  genti  1'osservanza  del  cattolici- 
smo  e  riconosciuta  come  precetto  divino  :  se  queste  genti  sono  fra 
di  lore  congiunte  per  societa;  se  questa  associazione  e  diretla  come 
suo  lint*  ;id  attuaro  T  idea  cristiana-,  se  il  dovere  di  ogni  associato  e 
di  coadiuvare  gli  altri  al  fine  socialo  :  voi  vedete  cliiaramente  che 
rintcrvento  scambievole  dellc  Nazioni  cattoliche  per  dil'endersi  nel 
possesso  della  propria  religione  ,  lungi  dall'  essere  una  violazione 
della  liberta  dei  popoli,  ne  e  anzi  una  delle  piu  important!  applica- 
y.ioni.  K  se  aveste  qualche  diftirolta  in  questo,  sapete. chi  verrebbea 
sciogliere  i  vostri  scrupoli?  Yerrebbe  un  giurista  protestante  ,  il 
signer  Vattel  in  petto  e  in  persona ;  e  vi  direbbe  che :  Quand  on 
wit  un  parti  acharne  contre  la  religion  qu'  on  professe.  et  un  prince 


118  GLI  OSPITI  DI  CASORATE 

wisin  persecute  en  consequence  les  snjets  de  cette  religion,  il  est  per- 
mis  de  les  secourir  * .  E  credete  voi  che  la  Francia  avrebbe  veduto 
correre  tanto  sangue  nel  93  ,  se  questo  grande  obbligo  di  fratellan- 
za  fra'  popoli  cattolici  fosse  stato  e  compreso  e  praticato? 

Piem.  Ma  in  tal  caso  il  Papa  diventa  Re  di  tutte  le  genti  cri- 
stiane  ? 

Cur.  Sicuro !  Appunto  come  il  vostro  confessore  e  anmiinistrato- 
re  delle  voslre  entrate  e  regolatore  delJa  vostra  famiglia. 

Piem.  Comesarebbeadire? 

Cur.  Se  voi  foste  scialacquatore  e  andaste  a  confessarvene,  eam- 
monitone  ricadeste  •,  credete  voi  che  il  confessore  non  vi  i'arebbe 
una  buona  ramanzina?  E  se  educaste  male  i  figli ,  se  in  casa  vostra 
bazzicassero  persone  malvagie  a  corromperli ,  o  alle  pareti  pendes- 
sero  pitture  oscene ,  o  corressero  alle  mani  libri  pesliferi  •,  non  do- 
vrebbe  il  confessore  esigere  da  voi  una  mutazione  di  governo  ,  o 
imporre  ai  figli  vostri  certe  leggi  di  condotta  morale  per  difenderli 
dal  precipizio  ?  Or  fate  conto  che  1'  autorita  del  Pastore  supremo 
adoperi  verso  le  genti  quel  medesimo  addottrinamento ,  e  all'  uopo 
quella  medesima  severita  che  il  confessore  verso  il  padre  di  fami- 
glia :  la  quale  per  questo  nessuno  sogno  mai  di  trasformare  in  una 
teocrazia.  Vero  e  che  questa  direzione  morale  e  spirituale,  traspor- 
tata  nell'  ampio  campo  di  tutta  la  cristianita  ,  e  munita  di  quel  po- 
ter  coattivo  che  si  ricbiedc  a  formare  visibilmente  (  notatela  questa 
parola)  visibilmente  una  sola  societa,  o,  come  dice  il  Vangelo,  uti 
unico  ovile  sotto  un  solo  Pastore,  acquista  un'ampiezza,  una  impor- 
tanza  ,  una  potenza  ,  rimpetto  a  cui  ingracilisce  e  quasi  si  perde  , 
qual  piu  giganteggia ,  principato  sulla  terra  .  .  .  E  qual  vi  ha  Prin- 
cipe che  possa  penetrare  nel  cuore  e  nella  mente  di  tutti  ad  uno  ad 
uno  i  suoi  sudditi ,  comandargli  1'  assenso  e  vantarsi  di  ottenerlo  ? 
Qual  e  che  vegga  i  sudditi  prostrarglisi  ai  piedi ,  ed  implorar  com* 
favore  un  comando  che  li  leghi  a  volere  ,  un  oracolo  che  impongk 

\  VXTTK,.  Tom.  I  lib.  II  ,  cap.  IV,  g.  58,  nota.  -  Citato  nella  CMM  Cat- 
tof.ea,  vol.  XI,  pag.  508. 


,fiOUJ( 


0  LA  NAZIONAUTA  HO 

il  pensare?  Gran  Dio  die  istituzione  e  questa  vostra!  I  Principi 
temporal!  arruolano  rairiadi  ,  fan  trabaliare  sotto  i  loro  bron/i  la 
terra,  abbisognano  di  uno  sciamc  d'impiegati  per  istrappare  a  po- 
cbi  sudditi  in  un  angolo  del  mondo  una  esterna  materiale  obbe- 
dienza.  Un  veccbio  inenne ,  solo ,  deriso ,  insidiato ,  imprigionato 
forse  ,  incatenato ,  scrive  pocbe  sillabe  sopra  una  carta  ;  e  quella 
carta  fa  il  giro  del  globo  ,  e  dovunque  incontra  un  cattolico  ,  ecco 
inehinarlesi  colle  ginocchia  della  niente,  del  cuore,  del  corpo.  Vedote 
grandezza  del  potere  pontificio !  Ma  grande  qual  lo  vedete  egli  »• 
sempre  quel  desso,  che  per  mezzo  d'  un  confessore  nelleangustie  di 
iina  capanna  governa  la  famigliuola  d'un  contadino  cattolico.  Con- 
fessatelo ,  cari  miei ,  la  societa  delle  genti  cattob'che  e  un  prodigio 
"msieme  di  grandezza  nell'idea  e  di  semplicita  nella  esecuzione. 

Ted.  Sembra  dunque  che  la  congiunzione  delle  genti  cristiane 
potrebbe  compararsi  ad  una  federazione. 

T//r.  Si  cerlamente  :  anzi  ancbe  piu  cbe  federazione  dovrebbe 
dirsi  fratellanza.  La  federazione  e  congiunzione  non  solo  volontaria 
ma  libera  :  la  fratellanza  e  volontaria  si  (  giacche  la  volonta  si  as- 
soggetta  alia  legge  divina  di  ainare  i  fratelli)  ,  ma  non  e  libera,  es- 
sendo  anteriore  logicamente  alia  elezione  umana  :  cotalche  le  leggi 
fin  qui  descritte  non  dipendono  dalla  volonta  delle  genti  ma  dalla 
divina  prescrizione.  Ed  ecco  in  qual  senso  e  verissima  una  proposi- 
xione  cbe  fu  talvolta  avventata  con  piu  entusiasmo  che  intelligenza 
uei  taHerugli  parlamentari.  Nei  quali  udimmo  gridarsi  cbe  le  genti 
cattolicbe  sono  immortali ,  con  intenzione  di  provocare  all'  insorgi- 
inento  ora  i  Polaccbi  ora  gV  Irlandesi  o  altro  qualunque  popolo  op- 
presso.  IQ  non  trovo  a  dir  vero  nel  Vangelo  queste  promesse  d'im- 
lUortalita  pob'tica  e  non  mi  arro^o  il  debito  di  patrocinarla.  Ma  se 
altri  asserisse  con  tal  vocabolo  che  le  genti  cristiane  hauno  il-dritto 
di  trovare  nell'aiuto  della  cristianita  una  guarentigia  contro  ([ualun- 
que  violenza  distruggi trice,  sarei  dal  canto  mio  prontissimo  a  sotto- 
scriverne  1'  opinamento. 

Ted.  Parmi  peraltro  che  una  tale  sentenza  trascenda  nella  con- 
clusione  T  ampiezza  delle  premesse ,  e  pero  non  possa  reggere  a  ri- 
gore  di  dialettica. 


12  GLI  OSl'lTI  Dl  CASORATE 

Cur.  La  vostra  sentcnza  mi  senibra  un  po"  severa.  Ma  via  chiari- 

* 

tela,  e  ibrse  ci  inelteromo  d1  aecordo. 

M.  lo  parto  dalle  vostre  premesse  nolle  quali  voi  avete  inferito 
la  Nazionalita  cristiana  dal  debito  di  concorrere  al  fine  della  cristia- 
na  societa,  clie  e  Fattuazione  dell  a  dottrina  di  Cristo.  Secondo  questa 
teoria  ben  potramio  i  popoli  criiniani  pretendere  la  difesa  conl.ro  i 
nemici  della  fede,  ma  non  gia  cont.ro  i  nemici  della  esislenza  po- 
litica. 

Cur.  Se  anclie  volessimo  attenerci  a  tale  conclusione  ,  essa  po- 
trebbe  militare  a  i'avore  di  quei  popoli  ai  quali  certi  oratori  di  Par- 
lamento  rivendicavano  appunto  il  diritto  di  vivere  cattolicamente, 
contrastato  loro  da  potenze  scismatiche.  Credo  peraltro  inutile  una 
tale  restrizione.  Quando  una  societa  e  formata  in  un  ordine  supe- 
riore,  essa  dee  tutelare  tutt'  i  dritti  degli  altri  ordini  inferior!  ai 
quali  ella  sovrasta^  e  cio  per  una  ragione  semplicissima,  non  poten- 
dosi  difendere  una  dote  al  soggetto  senza  difendere  il  soggetto  me- 
desimo.  Le  genti  non  potrebbero  professare  il  cristianesimo  se  non 
esistessero.  Dunque  cbi  ha  dritto  a  difendere  il  loro  cristianesimo, 
ha  dritto  a  difendere  la  loro  esistenza  in  ordine  a  tal  professione. 
Altrimenti  i  persecutor!  potrebbero  manomettere  lo  genti  cristiane 
e  distruggerle  senza  temere  contrasto.  purche  non  professassero 
apertamente  di  guerreggiarne  gli  altari.  ..M') 

Ted.  Avete  ragione.  E  per  altra  parte  essendo  ilmutuo  soccorso 
dovere  di  natural  carita,  veggono  naturalissimo  che  tal  doyere  flan- 
to  piu  strettamente  obblighi  quanto  piu  intima  diviene  nella  sociela 
cristiana  la  congiunzione  delle  genti.  Uj  ih  •>  1/jup 

Piem.  In  tal  guisa  dunque  il  piu  forte  di  tntti  i  Goverai  sari  il 
Governo  pontificio,  come  il  meglio  difeso  di  tutti  in  una  famiglia  di 
militari  e  il  padre  per  cui  sono  pronti  a  guerreggiare  tiitti  i  suoi 
figli. 

Ted.  E  ne  dubitate?  Per  me  mi  fanno  ridere  certi  profeti  di  mai 
augurio  ,  quando  vatidnando  da  gufi  sinistri  ci  dicono  che  il  Pon- 
tefice  sara  spogliato  ben  presto  del  suoi  dominii  temporal! .  Gome 
non  vedono  costoro  che  il  Governo  pontificio  e  un  comune  interesse 
di  tutti  i  popoli  cattolici? 


O  LA  NAZIONALITA  121 

Cur.  Ed  osservate  come  la  fratellanza  cristiana  non  solamente 
<lifende  le  genii,  ma  difende  eziandio  le  istituzioni,  gli  averi,  le  per- 
sono  individue  e  tutto  che  appartenga  alia  soeieta  cristiuna.  Di  che 
avotc  un'  attuazione  concreta  nei  Cnntoni  di  Svi/zera;  dove  i  dritti 
confcssinnali ,  come  li  chiamano ,  erano  posti  sotto  la  difesa  delle 
rispettive  confession!,  benche  si  trovassero  attuati  in  territorii  di 
confession!  diverse.  Cotalche  i  Cattolici  di  tulti  i  Cantoni  difendeano 
quei  monasteri  e  conventi  che  vennero  oppress!  dai  radical!  nel 
cantone  di  Argovia.  Oh  «e  il  cristianesimo  fosse  cosi  inteso  pratica- 
mentecome  egli  e  in  verita  nelle  sue  istituzioni  efllcacissimo  a  ren- 
dcrc  insuperahile ,  anche  teniporalinente  parlando,  la  societa  delle 
genti  cattoliche! 

Tnl.  Che  volete?  Questa  unita  dopo  il  Trattato  di  Yestfalia  ha 
soiferto  uno  scaccomatto. 

Cur.  E  per  questo  la  Chiesa  vi  si  opponea  con  tanta  forza !  Ma 
sentite:  la  natura  delle  cose  e  inespugnabile ;  e  se  le  genti  cattoliche 
non  vogliono  perire ,  tosto  o  tardi  saranno  costrette  a  difendersi 
scambievolmente  5  e  capiranno  i  loro  principii  in  forza  della  neces- 
sita  coloro  che  non  vollero  capirli  dalla  voce  autorevole  della  Chiesii. 

Piem.  E  i  preti  staranno  bene  quel  giorno ,  divenuti  maestri  e 
padroni  di  tutte  le  genti  cattoliche ! 

Cur.  Sempre  a  celiare  il  nostro  Tenente.  Ma  sentite:  se  questa 
mia  testa  cjnuita  non  mi  avvertisse  ormai  ch' ella  vuole  adagiarsi 
suir  origliere  del  sepolcro;  se  D.  Vincenzo  arrivasse  a  vedere  que! 
giorno  di  trioni'o  per  la  Chiesa ,  egii  si  rimarrebbe  ne  piu  ne  meno 
qual  e  di  presente ,  un  povero  pretoccolo  con  una  sottana  logora . 
una  borsa  vuota ,  e  una  piccola  casuccia.  .  .  . 
:'  <'(P-iem.  Ma  con  un  gran  cuore  ed  una  gran  carit;i. 

Cur.  (Tutto  bonta  vostra).  Voglio  dire  che  se  co'  mici  voti  affretto 
quel  giorno,  lo  fo  solo  per  brama  che  trionfi  la  fede  sugl'  intelletti. 
ehe  la  fede  degf  intelletti  produca  la  giustizia  dell'  opera,  che  non  si 
rinneghi  coll' opera  nelle  conseguenze  social!  quel  principio  che  for- 
mcrobbe  di  tutte  le  genti  cristiane  una  immensa  societa,  regno  di 
giustizia  e  di  pace.  — 

v 


GLI  OSP1TI  DI  CASORATE 

T-  t  11'  T 

II  tono  di  voce  commossa  con  cui  queste  ultime  parole  vennero 
pronunziate  dal  Parroco,  propago  il  medesimo  afietto  neidue  Ospiti; 
i  quali  compresi  di  riverenza  aspettavano  in  silenzio  la  continuazione 
di  quelle  gravi  considerazioni.  Quando  il  sant'uomo  riscotendosi  ad 
un  tratto  corse  alia  fenestra  con  esso  T  af  tigliere  piemontese ,  cui 
parve  udire  per  la  via  il  calpestio  de'  cavalli  e  il  rotare  di  un  legno 
che  veniva  in  gran  fretta.  Onde  origliando  e  sbirciando  fra  la  tene- 
bria :  son  dessi ,  grido,  e  correndo  ratio  a  cingere  la  spada,  allesti- 
vasi  per  la  partenza ,  mentre  il  Parroco  sceso  alia  porta  facea  le 
prime  accoglienze  al  chirurgo ,  e  davasi  attorno  con  Nicola  per 
trovare  un  par  di  stanghette  a  cui  legare  una  sedia  a  braccioli 
per  calare  bel  bello  il  ferito  per  le  angustie  della  scaletta:  e  giu 
clietro  al  Parroco  gia  stava  correndo  anche  1'  artigliere  piemontese , 
affine  di  dar  mano  agli  apparecchi :  quando  risovvenendogli  di  quel 
foglio  ove  il  Capitano  avea  notate  le  precipue  proposizioni  del  ra- 
gionamento  tornossene  a  lui  di  fretta,  e : 

Piem.  A  proposito,  disse,  la  vostra  carta,  di  grazia,  che  non  vor- 

,  .  4n'> 

rei  perdere  una  si  cara  memona. 

Ted.  Poca  perdita,  se  mai. 

Piem.  Yoi  non  siete  buon  giudice.  — 

Ei  j-  i  r>       -i 

presa  la  carta  di  mano  al  Capitano.  si  pose  a 

appunto  cosi. 

«  Nazionalild  k  Y  astratto  di  nazione ;  e  ne  esprime  T  essenza 
come  umanitd  esprime  1'  essenza  di  iiorno.  Colui  e  uomo  che  ha 
1'  wnanita  5  quella  moltitudine  e  nazione  che  ha  la  naziondlita. 

«  Quel  dritto  che  nasce  dalF  esser  nazione  dee  dirsi  drilto  di 
nazionafita,  come  quello  che  nasce  dall'  essere  uomo ,  dritto  si  dice 
di  umanita.  Se  poi  una  qualche  moltitudine  potesse  vantare  il  dritto 
a  diventar  nazione ,  quando  tale  non  sia ,  questo  dritto  dovrebbe 
chiamarsi  diritto  alia  nazionalild. 

«  £  dunque  mestieri  conoscere  che  cosa  e  nazione  per  conoscere 
il  dritto  di  nazionalita :  e  contemplando  qual  e  la  moltitudine  si 
potra  comprendere  qual  dritto  abbia  alia  nazionalita.  Rifacciamoci 
dal  primo. 


O  LA  NAZIONALITA  123 

«  II  vocabolo  nazione  puo  pronunziarsi  in  varii  sensi,  secondo  le 
varie  scienze  che  lo  pronunziano  :  considereremo  soltanto  il  senso 
filosofico  e  Tinternazionale,  essendo  ([uesti  soli  i  cardini  delle  odier- 
ne  quistioni  europee  ,  e  specialmente  della  quistioue  italiana. 

«  In  questa  seconda  scienza,  nazione  e  un  popolo  che  costituisce 
uno  Slalo  indipendente :  e  1'  essenza  della  yoce  nazione  presa  in  tal 
significato  e  il  complesso  di  que'  caratteri  die  costituiscono  lo  Stato 
indipendente,  in  quanto  questi  possono  attribuirsi  non  solo  al  Go- 
verno  che  rappresenta  la  nazione  (e  che  sotto  tale  aspetto  dicesi  lo 
Stato)  ,  ma  tutta  insieme  la  moltitudine  colle  sue  proprieta  o  at- 
tributi  necessarii. 

«  I  caratteri  di  nazione  sotto  tale  aspetto  sono  1'unita  di  fusione 
almeno,  se  non  di  origine,  1'unita  di  autorild  suprcma,  1'unita  di 
Governo,  1'unita  per  quanto  puossi  di  territorio  e  I'autonomia. 

«  Nella  guerra  italiana  non  si  trattava  di  questa  nazionalitd  , 
giacche  in  tal  senso  1'Italia  non  costituiva  una  nazione  ,  1 .°  perche 
non  era  indipendente,  guerreggiando  anzi  per  divenir  tale;  2.°  per- 
che era  divisa  in  molti  Stati  indipendenti ,  che  costituivano  la  na- 
zione Siciliana,  la  Toscana,  la  Piemontese  ecc. 

«  Presa  nel  senso  filosofico  la  voce  nazione ,  significa  1'unita  di 
schiatta,  di  lingua,  di  istituzioni  donde  germina  una  tal  quale  uni- 
ta  d'affetti,  d'interessi  e  si  prepara  1'unita  di  territorio. 

«  La  quistione  di  nazionalitd  puo  interrogare  :  1 .°  Se  ogni  mol- 
titudine dotata  di  qualcuno  di  codesti  elementi  abbia  diritto  di 
costituirsi  in  nazione  nel  senso  filosofico  ?  2.°  Se  un  popolo  gia 
dotato  di  nazionalitd  nel  senso  filosofico,  abbia  il  diritto  ad  ac- 
quistare  1'unita  e  1'indipendenza,  e  divenire  cosi  nazione  in  sen- 
so giuridico  ?  3.°  Quali  diritti  sgorghino  dalla  nazionalitd,  gia  co- 
stituita  in  ambe  le  forme  ?  I  due  primi  sarebbero  diritti  a  naziona- 
litd, quest'  ultimo  diritto  di  nazionalitd. 

«  Chiariti  cosi  i  termini  e  facile  il  comprendere,  1.°  che  una  mol- 
titudine non  ha  dritti  di  nazionalita,  giacche  chi  non  ha  Yessere  non 
ha  i  diritti  che  dipendono  dall'  essere.  Ma  ha  ella  dritto  a  divenir 
nazione  ?  II  divenire  nazione  in  quanto  vi  s'  include  1'idea  di  unica 


GLI  OSP1TI  DI  CASORATE 

schiatla  ,  sarebbe  una  pretensione  tanto  ridicola  quanto  assurda. 
Ma  potrebbe  ella  almeno  pretendere  alia  unita  difusione?  Questa 
unita  dipende  principalmente  dai  matrimonii  .  e  i  matrimonii  da- 
gl'  interessi  domestic!  ;  dal  cui  intreccio  suol  nascere  ancbe  una 
certa  unitci  o  fusione  di  linguaggi.  Or  tutti  questi  element!  dipen- 
dono  dallo  stato  di  famiglia  e  sono  per  conseguenza  dritti  delle  fa- 
miglie,  alle  quali  niuno,  fuor  di  Dio,  pu6  vietare  1'intrecciar  matri- 
monii  a  lor  talento ,  di  promuovere  onestamente  i  proprii  interessi , 
di  usare ,  conversando ,  la  lingua  loro  familiare.  Questi  diritti  die 
appartengono  a  ciascuna  famiglia  in  particolare  ,  potrebbero  dirsi 
impropriamente  dritti  della  moltitudine  ;  ma  T  espressione  sarebbe 
impropria  ed  anche  in  certo  senso  contraddittoria :  giacche  dicendo 
noi  qui  moltitudine  un'  agglomerazione  d'  individui  o  di  famiglie 
7ion  ancor  dotala  di  ccnma  unita  morale,  I'attribuire  i"s  diritto  a 
cbi  non  ha  unita  di  essere,  sarebbe  un  afiermare  e  riegare  nel  tem- 
po stesso,  attribuendo  alia  moltitudine  cio  die  presuppone  I' unita. 

«  II  dritto  dunque  a  nazionalita  per  una  moltitudine  si  riduce  al 
dritto  clie  ha  ogni  famiglia  di  fare  liberamente  i  fatti  suoi,  senza  le* 
sione  dei  dritti  altrui :  e  in  tal  senso  niuno  puo  negare  che  le  molti- 
tudini  hanno  il  diritto  di  non  essere  impedite  dal  diveaire  nazioni. 

«  Supponiamo  ora  la  moltitudine  divenuta  una  schiatta  per  via 
di  fusione  coll'  intreccio  dei  maritaggi  e  rolla  comunanza  del  lin- 
guaggio  :  una  nel  territorio  per  la  contiguita  dell'  abitazione  e  dei 
campi,  una  fino  a  un  certo  segno  nella  legislazione.  e  nella  autorita, 
per  T  unita  d' interessi  e  di  consuetudini  nel  reaolafli  sotto  gl'  in- 
dirizzi  almeno  di  un'  autorita  comunale  :  potra  domandarsi  se  una 
tale  associazione  d'uomini  che  gia  puo  d^irsi  nazione  nel  senso  iilo- 
sofico  abbia  il  dritto  di  costiluirsi  nazione  nel.senso  ^iuridico  2mi>o 

«  Una  tal  quistione  puo  muoversi  o  rispetto  ad  un  popolo  ,  die 
siasi  sviluppato  in  tal  modo  mdipendentemente  da  ogni  altro,  come 
avrebbe  potuto  fare  una  Colonia  di  Norvegi  trasportataida  una  tem- 
pesta  sui  deserti  della  GroenlandiaJ^oi  -dell'  ^Almefida.  nel  secolo  X  : 
ma  ognun  vede  cbe  la  quistione  sarebbe  fuorxliluogoyiessendo  una 
tal  nazione  gia  indipendente  di  fatto. 

o 


.•rr/0-  LA  NA/IONALITA  125 

«  La  sola  quislione  die  potrebbe  muoversi  per  una  tal  Colonia 
sarebbe  intorno  al  conservare  contro  gli  assalitori  rindipendenza 
propria ,  come  la  Spagna  serbolla  coutro  JNapoleone.  Ma  questo  e 
diritto  di  nazionalita  rion  gia  a  nazionalita. 

«  Sr  poi  si  suppone  die  quel  popoio  siasi  sviluppato  ,  mescolato 
con  altri,  e  vincolato  per  conseguenza  da  quell'  iiitreccio  di  diritti  e 
doveri  sociali  per  cui  formava  con  essi  una  sola  societa :  allora  il 
(ionmndare  se  abbia  drilto  a  nazionaliUi  vale  altrettanto  die  doman- 
darc  se  abbia  il  dritto  di  rompere  tutti  que'  vincoli  raorali.  Al  che 
la  risposta  non  e  difficile,  essendo  notissimo  che  i  vincoli  del  diritto 
non  si  rompono  onestamente,  se  non  in  due  modi :  1.°  inducendo 
flu  t1  invcslito  del  dritto  medesimo  a  rinunziarvi  di  volonla  pro- 
pria, compensandoglieli  con  altri  beni  rnoralmente  equivalenti:  2.° 
castigando  giustamente  il  grave  abuso  die  altri  abbia  fatto  dei  dritti 
die  prinia  godea.  II  priino  modo  compete  ad  ognuno  •,  il  secon- 
do  a  cbi  ba  Tautorita  punitrice,  alia  quale  fra  le  nazioni  si  ri- 
duce  il  terribile  diritto  della  guerra.  Tale  fu  la  separazione  degli 
Israeliti  dagli  Egizii  fra  i  quali  erano  cresciuti  in  popolo,  ed  op- 
pressi  da  quei  tiranni  ebbero  dal  Legislatore  supremo  il  coinan- 
do  di  rivendioarsi  in  liberta  ,  e  di  costituire  quindi  in  poi  una 
nazione  indipendente.  inn(|i|jj' 

«  Una  nazione  di  tal  fatta  ,  quali  dritti  ba  ella  di  nazionalita  '.' 
Era  questo  il  terzo  qucsito  a  cui  non  ineno  facile  e  la  risposta:  ella 
ba  il  dritto  di  conservare  contro  ogni  ingiusto  aggressore  1'  essere 
di  cui  e  in  possesso;  e  per  conseguenza  la  sua  moltitudine,  1'  auto- 
nomia  di  autoriti'i ,  la  forma  di  Governo  sotto  cui  viene  posseduta  . 
la  lingua  nazionale ,  il  territorio  in  cui  regna ,  le  istituzioni  avite  e 
confacenti  al  genio  naxiouale.  E  poicbe  questi  varii  element!  lianno 
»n  naturale  loro  movimento  ed  esplicamento,  ella  ba  il  diritto  a  non 
esser  turbatain  questo  regolare  suo  procedimento,  purcbenon  pre- 
tenda  valicare  quei  termini,  ove  Tarrestano  i  diritti  delle  genti  vicine 
ovvero  le  leggi  della  eternaGiustizia  » .  Cosi  la  scrittura  del  Capituno. 

Piem.  (]bc  peccato,  die  non  abbiate  potuto  aggiungervi  in  poche 
parole  le  belle  osservazioni  di  D;  Yincenzo  intorno  alia  confedera- 
zione  o  fraternita  cristiana ! 


GLI  OSPITI  DI  CASORATE 

Ted.  Non  manchera  tempo:  non  dobbiamo  viaggiare  insieme? 
L1  importante  e,  die  que'porhi  cenni  si  capiscano  e  vi  persuadano. 

Piem.  State  certo  e  dell'uno  e  dell'altro.  Quello  solo  du>  non  in- 
tendo  e  come  mai  le  storte  idee  di  nazionalita  siano  potute  pene- 
trare  in  tanti  cervelli ,  far  palpitare  tanti  cuori,  mettere  in  movi- 
mento  tanti  popoli. 

.  Ted.  Eh  caro  mio!  questi  movimenti  che  fermentano  cosi  in  tin 
attimo  da  tin  capo  all'altro  di  Europa,  che  pronunziano  per  ogni  do- 
ve la  stessa  formola,  procedono  per  gli  stessi  gradi,  rivestono  le  stes- 
se  assise,  inalberano  la  stessa  bandiera  •,  questi  movimenti,  io  dico, 
bisogna  spiegarli  con  tutt'  altro  elemento  die  identita  di  pensiero. 
E  come  potrebbero  dieci ,  venti  nazioni  diverse  ingannarsi  nel  me- 
desimo  errore  ,  commettere  i  delitti  medesimi ,  abbracciare  un  lin- 
guaggio  alieno  dall'indole  propria  del  loro  idioma,  invogliarsi  di  tras- 
formarsi  in  altra  nazione?Come  mai  Portoghesi  e  Spagnuoli,  Pie- 
montesi  e  Toscani,  Lombardi  e  Romani,  Napoletani  e  Siciliani,  tutti 
avrebbero  voluto  nel  tempo  medesimo  il  medesimo  sconvolgimento, 
le  medesime  guerre  ai  preti  e  frati,  i  medesimi  colori  alia  bandiera, 
i  medesimi  Evviva,  i  medesimi  Abbasso,  se  la  combriccola  segreta  dei 
settarii  ncn  avesse  irivasato  come  demone  fremente,  ed  agitato  tutta 
la  massa  di  tanti  popoli  con  unico  impulse  ? 

Piem.  Avete  ragione.  E  di  fatto  appena  i  settarii  si  divisero, 
divisa  comparve  I'  Italia :  la  comparsa  dello  scellerato  Mazzini  a 
Milano  fu  il  tizzone  di  discordia  ,  al  quale  andiam  debitori  pur- 
troppo  nella  massima  parte  di  nostre  sventure. 

Ted.  Or  via :  speriamo  che  facciano  senno  ormai  gl'  Italian! ; 
e  che  iuvece  di  correre  dietro  ad  una  nazionalita  fattizia  sotto  il 
gonfalone  di  quegli  scellerati,  cerchino  quindi  in  poi  quella  sola 
unita  legittima  ,  epper6  gagliardissima  ,  che  viene  iniziata  dal- 
r  osservanza  del  diritto. 

Rientrava  in  quel  momento  il  Parroco  sceso  pocanzi  ad  affret- 
tare  gli  allestimenti  per  trasportare  il  Capitano  ferito  5  lasciato  il 
tutto  in  mano  al  chirurgo  piu  esperto  di  lui  in  simili  bisogni , 
correva  ad  accomiatare  i  suoi  ospiti.  Tutto  &  pronto  ,  signori 


O  LA  NAZIONALITA  127 

miei,  poiche  siete  pur  fermi  a  partire.  Ma  ricordatevi ,  soggiunse 
tendendo  ad  ainendue  le  niani :  questa  casa  e  vostra ,  e  voi  mi 
date  parola  di  tornarvi  piu  a  lungo  altra  volta.  Non  dubitate  ,  si- 
gnor  Curato,  rispose  il  Piemoritese,  non  occorre  dar  parola,  ch6 
gia  ne  avete  rubato  1'  nffetto.  E  in  quello  entrava  con  due  grana- 
tieri  il  chirurgo  ,  e  adagiando  il  ferito  pian  piano  sulla  sedia  sic- 
che  minore  riuscisse  il  travaglio ,  seco  il  condusse  acoompagnato 
dall'  ufiiziale  piemontese. 

Seguiteli  voi  pure ,  lettor  gentile  ,  se  non  temete  1'  aria  not- 
lunia  e  i  pmcoli  delle  agitazioni  guerresche;  e  udrete  il  rima- 
nente  di  loro  conversazioni  erudite.  In  quanto  a  noi  ci  rimar- 
remo  al  coperto  in  casa  di  D.  Vincenzo  a  passarvi  la  notte. 

— «=,— —  «==— _ 
•  ft  9  ieorL 

Due  dei  nostri  associati,  di  quegli  amatori  di  severe  e  robuste  teorie,  ai  quali 
la  Cicilta  Cattolica  tanta  riconoscenza  dee  professare  per  gli  onorevoli  suffragi 
con  cui  la  confortano  .  haunoci  mossa  querela  che  il  grave  soggetto  della  na- 
zionalita  sia  stato  da  noi  trattato  sotto  forme  amene  e  leggere.  Speriamo  che 
nel  leggere  la  carta  rimessa  dal  Capitano  al  Tenente,  vorranno  ribenedirci,  ve- 
dendo  che  1'  A.  si  e  sforzato  di  congiungere  la  robustezza  della  dimoslrazione 
che  piace  ai  dotti  colla  piacevolezza  delle  forme  piu  accessibili  ai  mediocri.  II 
clie  si  parra  loro  tanto  piii  ragionevole  se  ricordino  che  sotto  forma  severa  tr« 
unuscoletti  gia  parlavauo  sulla  nazioualita  agl'  Italiani:  il  1°  breve  scrittura  del 
P.  Taparelli  stampato  in  Genova  pel  Ponthenier  nel  i846  e  ristampato  sotto 
forma  di  giusto  opuscolo  a  Firenze  pel  Ducci  nel  1849  in  risposta  al  2°  del  Gio- 
berti  (ultima  nota  del  Gesuita  moderno}.  Ai  quali  due  aggiuhse  nnove  impor- 
tant! teorie  nel  V°  Tom.  delle  Memorie  modenesi  III  Seine  Pegregio  dottor  Bar- 
tolommeo  Veratti.  Dopo  questi  tre  lavori  ,  che  altro  avremmo  fatto  non  can- 
giaudo  le  forme,  se  non  una  ristampa  o  una  ripetizione  ? 

IS'on  dubitiamo  clie  una  tal  risposta  appaghera  gli  amatori  delle  forti  teorie  : 
tanto  piii  che  gia  avraiino  scorto  nell'  iniziamento  delle  materic  filosofiche  (  e 
vedranno  successivamente  nelle  altre  che  abbiamo  promesse  e  che  verrertro 
svolgendo  sulla  govraniia  del  popolo  ecc.)  un  germe  di  tratlaztonle  ,  che  ,  ^er 
quaiitunqrie  ci  sforziamo  a<l  ammorbidiiia  ,  nulla  avra  ad  invidiai-e  alia  serieti 
delle  specolazioni  razionali  della  priina  serie.  Beninleso  die  la  matcria  pro- 
jnessa  per  una  serie  di  tre  anni  non  puo  tutta  esordirsi  nell0  Volume. 


• 

Igflllitl'f    .**** 

DELL'  ARMONIA 

FILOSOFICA 


-ho  ; 


DifficoUa  del  problema. 

';jft*krM 
SOMMARIO 

i.  Affermativa  senlenza  del  Proudhon  —  2.  comprovata  dal  fatto.  —  3.  Influen- 
za dcgli  idiomi  nazionali.  —  4.  Universalita  della  distruzione. 

i .  Uno  degli  effetti  piu  gravi  e  piu  funesti  prodotti  nelle  scienze 
razionali  dalla  innovazione  onde  sorse  la  filosofia  moderna,  e  senza 
fallo  lo  sterminio  assolufo  della  unita  filosofica,  notato  gia  dal  Prou- 
dhon nella  sua  opera  recentissima  sul  2  Decembre.  De  meme  (  que  ) 
depuis  Luther  .  .  .  il  n'est  plus  resle  place  pour  aucune  eQlise,  aucum1 
confession  religieuse  .  .  .  (de  memc)  lorsque  Bacon  .  .  .  eut  revendi- 
qae  pour  chacun  la  liberte  d"  observer  et  le  droit  de  condure  d'  apres 
ses  observations,  quelle  fut  la  consequence  de  ce  fait  ?  Plusieurs  crurent 
qu'il  s'agissait  de  reconstruire  une  nouvelle  philosophic :  erreur.  Rien 
ne  pouvait  plus  r ester  debout  que  la  critique  ,  c  est-a-dire  la  faculte 
de  construire  des  systemes  a  I'infini  ce  qui  equivaut  a  la  nullite  de  sys- 

teme.  Apres  le  NOVUM  ORGANUM  il  n'y  a  pas ,  il  ne  pent  pas  y  avoir 
•  JMnf  AMtemfl  -  f  .*•*  »I»|HM  mr  i  *»)toO  ZULU*   O^HMMI  MI 

\\  .\99  <\\  »»" 


DELL'  \RMONIA  FILOSOFICA  129 

df  doctrine  philosophique  J .  L'  A.  attribuisce  qui  a  Bacone  1'  indi- 
pendenza  assoluta  delF  individuo  in  fatto  di  scienze  ,  indipendenza 
da  noi  altrove  attribuita  a  Cartesio  :  ma  ci6  poco  monta ;  essi  furono 
in  questo  concordi.  L'  importante  e,  die  da  questa  emancipazione 
il  Proudhon  e  la  Revue  inferiscono  concordemenle  1'  impossibility 
di  formare  in  Europa  una  dottrina  filosofica  :  ne  niuno ,  crediamo  , 
dei  nostri  lettori  vorra  negare  la  giustezza  di  tale  asserzione  e  la  in- 
ferenza  con  cui  vien  dedotta :  anzi  ci  domandammo  noi  stessi  piu 
volte ,  e  da  altri  ci  udimmo  interrogare ,  se  esista  una  filosofia ,  se 
sia  possibile  ? 

2.  N&  certamente  a  torto  ,  che  in  verita  se  vi  aflacciaste  ad  ori- 
gliare  al  portone  di  certe  Universita  principalmente  tedesche  ove 
1'  emancipazione  e  compiuta  ,  potreste  voi  non  rimanere  smarrito  , 
o  scandolezzato,  o  forse  anche  eccitato  a  riso  e  disprezzo,  mirando 
la  condizione  a  cui  la  filosofia  ammodernata  e  ridotta?  Un  vocio 
<liscordante  di  professori  e  discepoli,  tutti  scambievolmente  osteg- 
giantisi ,  introna  quelle  aule  dal  primo  all1  ultimo  giorno  dell'  anno 
scolastico:  e  rado  fia  che  ti  riesca  afferrare  nella  confusione  di  quel 
piato  qual  sia  il  pensiero  ,  quale  il  linguaggio  di  ciascuno  dei  con- 
tendenti:  che  sulle  varie  labbra  le  voci  medesime  hanno  diversissi- 
ma  significanza  ;  ne  entra  in  questa  pugna  novello  campione  che 
non  foggi  nel  primo  ingresso  vocaboli  e  sistemi  novelli:  vera  Babele, 
dice  il  Balmes,  ove  ciascuno  parla  la  sua  lingua;  ma  con  questo  di- 
vario  che  laddove  in  Sennaar  1'  orgoglio  partoriva  confusione,  qui  la 
confusione  ingenera  orgoglio  ,  dando  ansa  a  ciascuno  di  alzar  cat- 
tedra  e  gridarsi  maestro  2.  Anche  1'  Accademia  di  filosofia  italica  si 
duole  di  questo  difetto  negli  atti  test&  puhblicati.  «  La  metafisica, 
dice,  ha  piu  che  tutte  le  altre  (scienze)  soflerto  dalla  inesattezza  del 
linguaggio  e  dalle  licenze  degli  scrittori  di  foggiare  voci  e  frasi  no- 

\  Revue  des  deux  mondes  —  Vol.  XVI  nouvelle  periode,  pag.  1153. 

2  Esto  es  la  torre  de  Babel  ,  en  que  rada  cual  habla  su  lengtia  ;  con  la 
diferencia  ds  que  alii  el  orgttllo  acarreo  el  castigo  de  la  confusion  y  aqui  la 
confusion  misma  aumenta  el  orgullo,  erigiendose  fada  cual  en  unico  legiti- 
mo  maestro.  BXLMES  Car  las  a  un  esceptico  pag.  7  —  Barcelona  Brusi  1846. 

Serie  If,  vol.  II.  9 


130  TIEI.L'  ARMONIA 

\elle  1 .  »  Cotalche  ogni  filosofo  non  solo  non  intende  e  non  e  inteso 
dagli  altri,  ma  1'  intendere  e  il  farsi  intendere  gli  divienepoco  men 
che  impossibile.  Conciossiache  sebbene  egli  ricorra  diviato  al  solito 
ripiego  di  definire  i  proprii  vocaboli,  le  deiinizioni  medesime  di 
che  altro  son  composte  se  non  di  altri  vocaboli  non  di  rado  litigiosi? 
E  pognam  pure  che  questi  fossero  accolti  univocamente  da  tutti, 
quak-  e  quella  mente  si  ferma ,  quelia  memoria  si  tenace  cbe  non 
iseambi  a  quando  a  quando  la  defmizione  di  un  filosofo  con  quella 
dell' altro?  Qual  e  anzi  quel  filosofo  (se  non  fosse  portentosamente 
sistematico) ,  il  quale  mentre  va  cosi  barattando  i  termini  e  i  signi- 
ticati  ,  non  trascuri  poi  quel  che  defini  prima,  e  non  sia  tratto  o 
dal  linguaggio  volgare  ,  o  dalF  uso  antico  a  ritroso  del  sistema  ne- 
cente? 

3.  Questa  immensa  fallacia  di  un  linguaggio  perpetuamente  va- 
riabile  prende  nuovi  incrementi  neli'uso  generalmente  adottato  delle» 
lingue  volgari,  per  cui  ogni  nazione  filosofante,  gia  mal  atante  nel 
comprender  se  stessa  ,  diviene  incomprensibile  alle  altre  genti  eu- 
ropee,  delle  quali  i  filosofi  non  sono  per  lo  piu  poliglotti;  e  le  tradu- 
zioni  raro  e  che  riescano  ad  esprimere  con  piena  esattezza  il  con- 
cetto originale.  Or  questa  inesattezza  di  linguaggio  non  e  chi  non 
vegga  ridursi  fmalmente  per  necessita  dell'  umana  natura  ad  ufla 
confusione  d'idee  e  di  concetti:  non  essendo  possibile  che  Tespres 
sione  si  alteri  senza  alterazione  d'  idea.  E  ben  sel  sanno  oggidi  t 
sovvertitori  ,  i  quali  ,  come  altrove  abbiam  notato  ,  ogni  volta  che 
vogliono  sconvolgere  1'ordine  pubblico  assumono  un  vocabolo  oti6- 
sto,  gli  affibbiano  un  significato  anfibologico,  e  scaraventandolo  fra 
le  turbe  ,  tutte  ne  confondono  le  idee.  Per  F  opposito  quanti  van- 
taggi  rec6  a  certe  scienze  1'aver  saputo  imprigionare  la  mobilita  de- 
gl1  ingegni  in  una  formola  invariabile  ?  Quali  acquisti  non  fece  coi 
nuovo  linguaggio  la  chimica  I  E  se  la  matematica  ha  fra  tutt'  i  po- 
poli  colti  si  portentosa  unita ,  quanta  parte  di  tal  vanto  non  dcvo 
attribuirsi  alia  severa  unita  di  sue  espressioni !  Ben  vede  il  lettore 

\   UOCCARDO  Saggio  di  filosofia  civil*  pag.  10  —  Genova  i8i(i. 


FILOSOPICA 

Tagionarsi  qui  da  ooi  del  linguaggio  nel  senso  logico  e  non  gia  nel- 
T  etnografico  o  nel  grammaticale :  non  appelliamo  alterazione  delia 
espressione  u«a  tersione  per  es.  dal  latino  in  volgare  o  dalla  Crase 
attiva  in  passiva;  wile  quali  sehhene  qualche  mutaxione  logica  puo 
intervenire,  pur  non  e  per  lo  piu  malagevole  ad  evitarsi.  Ch«  voi 
dieiate  Cesare  ewere,  stain  ucriso  da  Bruto  ,  ovvero  Bruto  avere  ue- 
fiso  Cesare,  ovvero  Caesarem  a  Bruto  interemptum^  il  senso  non  sa- 
ra punto  alterato  e  le  conseguenze  di  questa  proposizione  riusciran- 
no  sempre  le  stesse.  Ma  s<;  alia  voce  autorita  che  significa  un  diritto 
di  ordinare  la  societa  ,  voi  applirate  il  concetto  di  somma  delle  vo- 
l&nia  di  un  popolo  ,  le  proposizioni  die  con  tal  voce  comporrete  . 
potranno  essero  verissime  nel  primo  senso  e  falsissime  nel  secondo 
o  viceversa:  sara  vero  per  es.  nel  primo  senso  che  1'  autorita  debba 
essere  obbedita  ,  il  che  e  falso  nel  secondo  ;  sara  vero  nel  secondo 
senso  che  Tautorita  (volonta  dei  piu)  e  tirannia,  il  che  sarebbefabo 
nel  primo.  Se  dunque  nell'alterare  il  linguaggio  filosofico,  e  nel  tras- 
portare  da  un  idioma  nazionale  in  un  altro  le  trattazioni  dei  filoso- 
fanti  possono  intervenire  alterazioni  di  tal  fatta-,  1'  equivocanza  s'in- 
trodurra  necessariamente  in  questi  trattati,  ed  ogni  nuova  scrittura 
che  a  tali  equivocanze  si  appoggi,  tornera  a  crescere  le  ambagi  e  ad 
arruffar  la  matassa. 

II  fatto  ^  notissimo  ai  critiri.  specialmente  teologi,  cui  la  necessita 
di  rinvenire  V  unita  tradizionale  del  dogma  nella  moltiplicita  dei 
Padri  die  lo  testimoniano,  pone  a  si  dure  strette  per  diciferarne  il 
linguaggio  e  mostrarne  la  coerenza.  II  solo  S.  Agostino,  quanto  ha 
fatto  sudare  colle  varianti  nella  espressione  in  materia  per  es.  di 
grazia  e  di  libero  arbitrio!  Ed  appunto  per  questo  fu  inestimabile  il 
vantaggio  introdotto  in  teologia  dal  lin«ruaggio  scolastico  perche  im- 
pronto  quasi  marcliio  immutabile  ad  ogni  vocabolo  la  propria  idea. 
Questa  immutabilita  e  proprict.a  di  espressione  erasi  comunicata  in 
qualche  parte  alia  filosofia  cattolica.  Ma  nella  ammodernata,  tutto 
e  tomato  a  confusione  e  per  la  liberta  nel  foggiare  i  voraboli  e  pel 
nazionalismo  nell'  adoperare  gl'  idiomi ,  non  essendosi  ponderato 

al)bastanza  che  tutti  gli  scienziati  formano  una  sola  repubblica 

' 


132  DELL'  ARMOMA 

bisognosa  di  un  solo  linguaggio,  ed  essendosi  voluto  nazionaleygicb- 
re  le  filosofie,  come  il  protestante  nazionaleygia  le  Chiese. 

Quindi  si  fa  chiaro  che  tutto  ci6  clie  andrern  dicendo  intorno 
alia  confusione  filosofica;  vuolsi  applicare  e  al  linguaggio  e  alle  idee. 
A  queste  come  a  sede  principale  del  vero  o  del  falso,  a  quello  come 
stromento  nel  quale  il  concetto  s'  incarna,  partecipandogli  la  verita 
o  la  falsita,  a  un  dipresso  come  la  volonta  partecipa  la  sua  moralita 
alle  azioni.  II  perche  quando  si  accorda  maggior  liberta  ai  filosofi 
nel  modificare  il  senso  de  loro  vocaboli  ,  tanto  si  rende  piu  facile 
Talterazione  de' concetti  procurata  a  bello  studio:  e  quando  alia  di- 
versita  filosoficasi  aggiunge  la  diversita  nazionale  dell'idioma,  ven- 
gono  a  moltiplicarsi  i  pericoli  di  confusione  per  1'  involontaria  ine- 
sattezza  a  cui  raro  e  che  sfuggano  i  traduttori. 

4.  Fossero  almeno  accettate  universalmente  certe  dottrine  fon- 
damentali ,  che  piantate  sulle  vie  del  vero  additassero  a  chi  vi  in- 
cede  certi  puriti  indeclinabili  ove  tutti  dovessero  convenire!  che  po- 
trebbe  sperarsi  giugnesse  finalmente  un  bel  giorno,  ove  la  severita 
della  logica  tutti  riunisse  in  un  termine.  Ma  no,  tutt'  altro  :  la  dis- 
puta  comincia  dai  primi  elementi  dello  scibile  e  dalla  facolta  con 
cui  si  conoscono;  e  quasi  ogni  lilosofo  inizia  la  disputa  mettendo  in 
problema  se  si  dia  una  verita,  e  se  abbiamo  una  facolta  per  cono- 
scerla,  e  mentre  dubita  se  la  verita  esista  e  se  la  ragione  la  possa 
conoscere  ,  a  questa  ragione  appunto  si  raccomanda  per  conoscere 
la  verita,  come  se  fosse  certo  che  la  verita  e ,  e  che  la  ragione  puo 
conoscere  infallibilmente.  ..,n<1  lJ1fll 

Or  come  sperare  in  tanta  indipendenza  di  cervelli  ,  in  tanta  va- 
rieta  di  nazioni  e  di  linguaggi,  in  tanta  nullita  di  elementi  e  di  ba- 
si,  diciferar  questo  caos,  e  tornare  la  filosolia  ad  una  (paalche  uniia 
universale  fra  le  genti  e  i  dottori  europei?  -;)^  fci 

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F1LOSOFICA  133 

§•  H- 

ui  oi>iu»  5^  , 

Rdgioni  di  vinccre  lali  diflicoltd. 

1,  Universalitk  del  male.  —  2.  ^Jell'ordine  anche  morale  —  3.  Non  si  correg- 
pe  senza  riformar  la  filosofta.  —  i.  Almeno  nella  sostanza.  —  S.  Danno  del 
neolojjismo  tilosofico  per  la  religione  —  0.  la  quale  si  comunica  colla  parola 
—  7.  sancila  dalla  Cbiesa  —  8.  e  rivcrita  dai  dotti.  —  9.  Obbiezione  —  R. 
La  Provvideuza  presuppone  1'uso  dei  mezzi.  —  10.  II  neologisirio  mira  a  no- 
vita  di  dottrina.  —  11.  Poca  cautela  di  certi  cattolici.  —  12.  Vanita  di  un 
siitterfugio.  —  13.  Teologia  e  filosofia  non  si  diversificano  per  1'  obbietto 
materiale.  —  14.  I  danni  del  ncolofjismo  immensamente  propaginanti. 

1.  Eppure  1'impresa  non  sembra  a  noi  cosi  disperata,  come  sem- 
breru  forse  a  molti  altri  •,  e  la  fiducia  nostra  nasce  appunto  dalla  gra- 
vezza,  dall'  eccesso ,  dalla  enormita  del  male  e  del  danno.  II  danno 
e  immenso,  avendo  la  lilosofia  immense  attinenze  con  tutto  il  mondo 
e  speculativo  e  pratico,  altro  non  essendo  filosofia  nella  trattazione 
attuale ,  se  non  la  scienza  che  rende  evidenli  le  ragioni  supreme  di 
lutti  f/li  esseri  parlendo  da  principii  accessibili  alia  nostra  ragione. 
Una  tale  scienza,  se  pure  ella  esiste ,  non  solo  e  connessa  con  tutto 
lo  scibile,  ma  secondo  che  ne  assegna  ,  or  vere  ,  or  false  le  cause  , 
ella  dee  cagionare  or  giusto  or  torto  il  logicare  e  1'  operare  di  cia- 
scuna  delle  scienze  subalterne. 

2.  Le  quali  se  fossero  tutte  di  soggetto  materiale  ,  pa/ienza! 
fatti  precedent!  si  correggerebbero  presto  per  la  susseguente  espe- 
rienza :  e  se  il  fisico  t'insegnasse  cbe  1'azoto  e  respirabile,  che  1'idro- 
geno  non  e  infiammabile  ,  basterebbe  una  ispirazione  del  primo ,  o 
uno  scoppio  del  secondo  per  gittare  nel  sepolcro  colF  autore  anche 
la  dottrina.  Ma  non  cosi  nelle  scienze  moral! ,  ove  le  passion!  ven- 
gono  si  spesso  a  confederazione  coll'  errore  ,  e  il  disordine  veste  le 
sembianze  di  felicita.  E  che  altro  sono  le  odierne  sventure  ed  an- 
gosce  della  palpitante  Europa  ,  se  non  applicazioni  logiche  di  falsi 
principii  filosofici  adocchiati  talvolta  dasguardo  volgare  nelle  region! 
piu  sublimi  delle  astrazioni  ontologiche?  Piu  d'un  saggio  di  tali 


1 34  DELL'  ARMOM A 

error!  abbiam  noi  dato  nella  prima  Serie  della  Civittit  Cattolica  , 
rendendo  ragioni  filosofiche  degli  error!  politic! :  e  sebbene  ci  sfor- 
zassimoa  non  abusare  con  soverchie  astrattezze  la  pazienza  de'nostri 
associati ,  piii  d1  uno  forge  avra  detto  che  i  nostri  quaderni  erano 
algebra  almen  per  meta.  Se  non  che  veggendo  finalniente  quanto 
fosse  rigoroso  il  vincolo  stringente  le  ronseguenze  colle  premesse, 
avra  dovuto  riconoscere  quanta  parte  abbia  la  filosofia  negli  storti 
giudizii  e  nelle  aberrazioni  del  volgo,  ancorchequestonon  compren- 
da  nella  loro  forma  astratta  i  supremi  principii  da  cui  egli  parte  ,  e 
il  metodo  con  cui  giunge  alle  pratiche  conseguenze  funestissime. 
Laonde  con  pienissima  ragione  1'Empio  da  noi  citato  pocanzi ,  con- 
trapponendo  all'  antica  filosofia  la  moderna  ,  a  questa  attribuisce  in 
religione  T  atejsmo ,  in  politica  i'anarchia,  in  aaiministrazione  lo 
spogliamento  1. 

3.  Perloche  eonfesseremo  ingenuamente  (e  sia  pur  che  ne  ridano 
certi  cervelli  piu  badiali)  confesseremo ,  si ,  che  non  isperiamo  aver 
tranquilla  TEuropa,  ordinata  la  societu,  giustii  Govern!,  obbedienti 
i  sudditi,  oneste  le  famiglie,  soddisfatti  i  comuni,  rispettati  i  dritti, 
adempiuti  i  doveri,  insomma  tomato  il  mondo  alia  quiete  dell'ordi- 
ne ,  finche  non  possiam  dire  risorta  in  Europa  una  unita  nelle  dot- 
trine  filosofiche.  Beninteso,  che  quando  speriamo  unita  parHamo  di 
unit;i  morale  e  non  assoluta ,  di  unita  sostanziale  nei  punti  impor- 
tant! ,  non  di  unita  pienissima  in  ogni  piu  minuta  conseguenza  ,  di 
unita  soprattutto  nei  principii  fondamentali  e  negl'  intent!  della  filo- 
solia  ,  piuttosto  che  nelle  dottrine  secondarie  ,  e  nelie  mediate  loro 
inferenze. 

\  Jusqu'ici  toute  philosophic  avait  commence  par  poser  un  dogme  qui,  tervant 
de  base  et  de  point  de  depart,  ne  se  prouvait  pas  lui-mvme ;  notre  principe  a 
nous  au  contraire  est  la  negation  de  tout  dogme ,  notre  premiere  donnee  le 
neant  .  .  .  et  c'est  en  suite  de  cette  methode  negative  que  nous  avom  ete  con- 
duit d  poser  come  principe  ,  —  en  religion  V  atheisme  ,  —  en  politique  I'  anar- 
chic, —  en  economic  politique  la  non  propriete.  PROUDHON.  La  revolution  socialv 
demontree  par  le  coup  d'Etat  de  2  Decembre  citato  nella  Revue  des  deux  Mon- 
des  Vol.  XVI,  nouvelle  periode,  pag.  4155. 


4.  Imperciocche  le  varieta  delle  opinioni  mai  non  poterono ,  mai 
potranno  evitarsi  interamente  tra  i  filosofi  o  ,  dieiom  meglio  , 
tra  gli  sr  ienziati :  e  la  Scolastica  stessa  del  medio  evo  ,  riputata  da 
molti  im  puro  catechismo  di  albrismi  aristotelici ,  accettati  con  istu- 
pida  buaggine  sotto  il  suggello  dell'  ipse  dixit :  ebbe  pure  tanta 
varieta  di  sentenze,  cbe  dal  Cousin,  dal  Detrerando,  e  do  cotali  altri 
non  prevenuti  per  fermo  in  ffivore  dei  quodlibeti ,  pote  paragonarsi 
alia  varieta  delle  scuole  odierne  1.  Or  come  va  frattanto  che  la 
Scolastica  corre  in  voce  di  filosofia  unica,  anzi  monotona,  anzi  git- 
tata  a  stampo ,  quasi  parto  di  unico  cervello?  La  ragione  e  questa, 
a  parer  nostro,  che  la  sterminata  varieta  delle  dottrine  speciali,  mai 
non  giungeva  a.  scrollare  certi  fondamenti  comuni  e  a  deviare  le 
investigazioni  da  un  comune  intento  con  certi  mezzi  universalmente 
accettati.  II  che  se  tornasse  oggi  a  determinarsi  di  comune  consen- 
timento  tra  i  filosofi  ,  almeno  cattolici ,  potremmo  riavere  in  gran 
parte  quella  sostanziale  unita  che  diminuirebbe  i  palpiti  e  i  travia- 
menti  delle  societa;  le  cui  sorti,  vogliasi  o  non  vogliasi  riconoscer- 
lo,  dipenderanno  sempre  in  gran  parte  daH'opinar  dei  sapienti,  come 
1'  opinare  di  questi  dai  loro  principii  filosofici.  E  di  vero  chi  pu<V 
negare,  che  il  Montesquieu,  il  Sieyes,  ilBentham,  il  RomagnOsi,  il 
Gioberti  abbiano  contribuito  ai  movimenti  odierni  di  Europa,  ben- 
che  non  letti  da  molti,  e  che  1'  impulse  dato  da  loro  ai  pcpoli  abbia 
preso  le  mosse  dai  loro  principii  filosofici? 

Le  aberrazioni  filosofiche  sono  dnnque  un  male  gravissimo  e  pro- 
ducono  gravissimo  il  danno.  E  quatito  meno  la  connessione  di  que- 
sto  danno  coi  principii  oncle  sgorga  e  palpabile  al  grosso  volgb  e 

1  Basti  piM-  tuiti  il  COISIN.  J.r*  systemes  lei  phi*  diWs  sont  dans  IctSchola- 
ttique  aree  w\e  apparent?  de  hardi essv  «Artreme.  .  .  .  Vouf  connaisses  let  que- 
relles  des  nominaliites ,  des  realistts  et  des  conceptualistes  *  •  •  Les  sectes  de  Id 
Scholastiqw  sont  plus  nombreuses  que  toutes  les  sectes  grecques  et  que  les  sectes 
indiennes  et  chinoises.  .  .  .  Aujourd'hui  si  on  regardait  du  cdte  de  la  scholasti- 
que,  on  scrait  si  fort  ctonne  de  la  comprcndre  et  de  la  trouver  tres-ingenieuse, 
qu'oH  passerait  a  I' admiration.  »  COISI5  Introd  a  I'hisMfe  de  la  philos.  nou- 
relle  edition  pag.  51 ,  Paris  1 841 .  4b*"N  sWafHW,  k4  \ 


136  DELL'  ARMOMA 

alia  turba  ancora  dei  mediocri,  tanto  e  piu  pernicioso  lo  scapestrare 
di  quelle  dottrine,  per  quella  ragione  medesima  che  rende  piu  dete- 
stabile  un  occulto  traditore  domestico  ,  che  un  esterno  assalitore 
manifesto.  Se  ilvolgo  vedesse  1' ultimo  risultamento  delle  astrattezze 
e  dei  principii ,  si  porrebbe  per  lo  piu  in  guardia  contro  i  principii 
medesimi.  Ma  essendo  incapace  di  discernere  il  loro  nesso,  per  poco 
cbe  i  principii  abbiano  dell'appariscente  e  dell' n  tile  per  le  passioni, 
sara  pronto  ad  abbracciarli  come  verita  evangeliche,  appena  li  vegga 
autorizzati  dai  sofismi ,  o  anche  solo  dalla  tronfia  sic um era  di  un 
saocentello  da  caffe. 

5.  —  Ma  vi  e  di  peggio.  .  .  .  Come  !  e  vi  puo  esser  di  peggio  che 
1'universale  sovvertimento  della  sorieta?  —  Si  certamente,  vi  puo 
esser  di  peggio;  giacch&  la  societa  pu6  ristorarsi  llnche  dura  integro 
ed  inconcusso  T  elemento  religiose.  Ma  se  le  storture  filosofiche 
giungesseroad  alterare  le  dottrine  della  fede,  lo  scompiglio  univer- 
sale  piu  non  avrebbe  rimedio,  e  la  leva  Arcbimedea  per  sollevare  il 
globo  terraqueo  piu  non  troverebbe  il  fulcro  su  cui  appoggiarsi. 
Buon  per  noi,  cbe  quella  figlia  del  cielo  reggesi  nelle  sfere  dell' em  - 
pireo  ,  librata  sulle  ali  sue  divine  ,   senza  abbisognare  di  sgabello 
terrestre,  cbe  le  somministri  un  fragile  puntello  ! 

6.  Ma  se  la  religione  perdura  da  se  stessa  per  forza  dell'  eterno 
Verbo,  dura  egli  ugualmente  immobile  1'  umano  intelletto  nell'  os- 
sequio  della  fede  senza  il  sussidio  del  verbo  umano?  0  in  altri  ter- 
mini, possiam  noi  aderire  alia  rivelazione  divina,  sei  vocaboli  uma- 
ni  coi  quali  essa  ci  viene  espressa ,  vadano  cambiando  nell'  avvicen- 
darsi  delle  dottrine  il  primitive  loro  significato?  Se  cio  cbe  ieri  si 
cbiamava  sustanza  oggi  si  cbiami  persona ,  se  la  voce  persona  che 
oggi  significa  un  essere  positive  passi  domani  a  significare  una  pura 
negazione ,  se  cio  cbe  era  un  essere  fisico  passasse  dopo  pochi  giorni 
ad  una  modalita  morale  ovvero  a  diversi  momenti  di  una  medesima 
sostanza  :  colui  che  in  quest'  ultimo  periodo  protestasse  di  credere 
le  tre  persone  in  Dio  ,  crederebbe  egli  il  medesimo  che  fu  creduto 
nei  periodi  precedenti?  Si  puo  egli  esser  cattolico  colla  fede  della 
Trinita ,  comunque  prendasi  il  senso  di  questo  vocabolo  o  per  la 


FILOSOFICA  137 

trimurti  Indiana,  o  per  la  iriade  platonica  o  lamennaisiana,  per  quella 
di  Demofilo  o  di  Leroux  ecc.,  o  per  1'  infinilo ,  il  finilo  e  il  loro  rap- 
porlo,  secondo  il  Cousin? 

7.  II  variare  dunque  del  senso  nei  vocaboli  con  cui  viene  espressa 
la  rivelazione  divina,  se  non  puo  alterare  la  rivelazione  medesima , 
ben  pud  alterare  il  concetto  con  cui  1'  intelletto  umano  vi  si  confor- 
ma.  Ed  appunto  per  questo,  la  Chiesa  in  ogni  tempo  fu  gelosissima, 
come  delle  dottrine ,  cosi  ancor  dei  vocaboli  -,  e  il  frutto  di  quelle 
sue  solenni  Adunanze,  ove  tutta  la  sapienza  dei  Prelati  cattolici 
raccoglievasi  dalle  quattro  parti  del  mondo  per  difender  la  fede  ,  si 
ridusse  talora  in  gran  parte  a  consecrare  autenticamente  un  voca- 
bolo  ,  una  formola  ,  un  simbolo  ,  che  mettea  poscia  alia  tortura  la 
perfidia  ereticale  ,   servendo  all'  opposto  di  vincolo  fortissimo  per 
coiiiriungere  la  cattolica  unita. 

8.  Ma  ilsignificato  di  questi  vocaboli  o  formole  o  simboli,  chia- 
rissimo  a  quei  giorni  quando  li  costituiva  la  Chiesa  ,  non  pu6  egli 
pure  alterarsi  di  mano  in  mano?   Per  questo  la  divina  Regolatrice 
degl'  intelletti  fu  condotta  dallo  spirito  che  1'  anima,  a  ritenere  per 
suo  volgare  idioma  la  lingua  antica  per  lo  piu  morta  ,  come  quella 
che  ,  appunto  per  esser  morta ,  avea  rivestito  nel  lessico  una  specie 
d'  iinmortalita.    Ma  qual  pro  che  la  lingua  sia  grammaticalmente 
inalterabile,  se  la  filosofia  alterassei  concetti,  che  in  lei  s'incarnano? 
E  sarebbe egli forse  difficile  il  trovare  tra  filosofi,  eziandio  cattolici, 
dottrine  ricevute  in  buona  fede  come  scevre  di  errore ,  eppur  con- 
trarie  nella  sostanza,  beriche  consone  nel  suono  dei  vocaboli,  al  dom- 
ma  cattolico  ?  Basterebbe  ad  insospettire  ogni  vero  ortodosso  quei 
lusso  di  fraseologia  evangelica  di  cui  menano  tanta  pompa  i  pietisti, 
gli  ecclettici,  i  comunisti,  i  quali  sotto  quei  vocaboli  norma  e  base 
di  ogni  ortodossiu  nascondono  sensi  della  piu  sfrenata  empieta:  ea 
noi  basta  toccar  questi  esempii  riprovati  da  tutti  i  savii  cattolici  per 
far  comprendere  quanto  possa  riuscire  nociva  alia  fede  la  liberta  di 
barattare  filosoficamente  i  vocaboli.  Mentor)  .  oi<T  n't 

La  liberta  filosofica  nel  cangiare  e  i  termini  e  le  dottrine,  e  dun- 
que di  gravissimo  pericolo  non  solo  per  lo  scompiglio  ehe  introduce 


138  DEI^'  ARMONIA 

nolle  idee  sociali,  ma  anche  per  TaHerazione  die  iutrodur  potrebbe 
nella  societa  rispetto  alle  dottrh*e  religiose.  Le  quali  se  una  voltaai 
alterassero,  qual  altro  rimedio  rimarrebbe  alia  travagliata  societa? 

t).  Ouesta  alterazione,  replichera  forse  taluno,  non  e  possibile  ; 
la  divina  Provvidenza  ce  ne  assicura. 

E  sia  pure :  gia  peraltro  abbiam  risposto  ehe  la  Provvidenza  di- 
vina, la  quale  assicura  1' infallibility  della  Cbiesa,  non  assicura  ugual- 
niente  la  fedella  cli  ciascuno  dei  credeuli.  Ma  ora  aggiungiamo  di 
piu,  die  V  indefettibilita  stessa  assicurata  alia  Cbiesa,  presuppone  in 
essa  T  uso  indefettibile  dei  mezzi  proporzionati  aH'intento.  Ed  ap- 
puuto  per  questo,  come  abbiam  veduto  pocaiizi,  la  Maestra  delFuni- 
verso  va  incidendo  con  severo  scalpello  sulla  colonna  fermissima  di 
sua  verita  i  vocai>oli  e  le  formole  da  Lei  co^isecrati.  Cke  se  Ella 
tanta  cura  mette  nello  sceglierli ,  e  tanta  saldezza  nel  consoHdarK, 
non  e  egli  debito  di  ogni  dottore  cattolico  il  mettere  uguale  atten- 
zione  neirapprenderli,  e  ugual  costanza  nel  venerarli  ? 

Trovate  voi  tra  i  capiscuola  del  lai?ato  un  iilosofo  anche  cattolieo 
die  non  iscappi  fuori  con  vocaboli  suoi ,  o  non  aderisca  a  filosofi 
creatori  (come  dicono)  di  nuovi  sistemi?  i  quali  poi  appunto  perch& 
nuovi,  almeno  nei  vocaboli,  divengono  al  mondo  universe  incom" 
prensibili. 

(iosi  la  pensarono  in  fatti  generalmente  le  Seuole  veramente  cat- 
tolicbe,  fra  le  quali,  sia  detto  a  lode  del  vero  ,  quelle  d"  Italia  e  di 
Spagna  dovettero  avere  un  vaato  specialissimo  di  fermezza,  poichfe 
gjunsero  a  meritare  dagli  empii  settentrionali  quel  vitupero  miglio- 
re  di  ogni  elogio  di  mm  avere  filosofia,  di  rir.ere  net  ceppi  della  teolo- 
ifia.  Cbi  comprende  il-costoro  linguaggio,  sa  benissimo  quanto  sia 
I'onore  e  quale  il  sigmflcato  di  un  tal  vitupero  :  il  quale  in  so^tan- 
jsa  equivale  al  dire  die  gTItaliaiii  e  gli  Spaguuoli  non  credendo  pos- 
sibile die  una  dottrina  medesima  sia  vera  in  teologia  e  falsa  in  filo- 
sofia,  falsi  giudicarono  tutti  i  sistemi  ftlosofici ,  i  quali  conducono 
logicamente  alia  negazione  di  un  qualcbe  dogma  cattolico.  Uatu- 
mettere  lacertezza  di  questi  dogmi,  Tusarla  a  controprova  delle  v&- 
rita  filosofidie  fu  detto  da  costoro  o  scbiavitu  o  nullita  di  filosofia  : 


MUW*>FK*  139 

ma  avrian  dovuto  dirlo  saldissimo  elemento  di  filosofica  unita ,  ed 
argine  insuperabile  contro  il  torrente  di  quella  confusione  babelica 
in  mi  le  filosofie  nordiche  vanno  brancolando  tentoni.  E  noi  che 
questa  unita  attrihuiamo  agrandissimo  vanto  dellapatria  nostra,  ri- 
conosciamo  nel  tempo  stesso  che  essa  ne  va  debitrice  in  gran  parte 
al  Clero  e  secolare  e  regolare  die  con  tanto  zelo  di  fatiche  e  chia- 
rezzad'ingegno  ritenne  i'ra  di  noi  Tegemonia  delle  scienze  razionali. 
So  si  fosse  laicizzato  anche  questo  insegnamento  ,  Dio  sa  in  qua! 
turbine  di  opinione  saremmo  ora  ravvolti!  e  Dio  sa  ove  sarebbetra- 
volto  ben  presto  il  Piemonte,  ove  una  turba  di  saccenti  emigrati  va 
invadendo  ogni  cattedra,  se  il  robusto  sapere  di  molti  Chierid  non 
ne  ribattesse  i  sofismi,  non  ne  iiTidesse  i  vaneiraiamenti ! 

Certamente  dovunque  penetra  la  mania  dell' insegnamento  laicale, 
una  liberta  indicibile  nel  diseostarsi  da  tutto  cio  cbe  ricorda  i  dogmi 
di  fede,  o,  come  dicono,  pute  di  sacrestia,  manifesta  anche  in  certi 
cattolici  assai  poca  apprensione  dei  pericoli  a  cui  espone  il  neologi- 
smo  tilosofico.  E  non  ne  vogliam  per  ora  altra  prova  che  le  apolo- 
gie  di  que'medesimi  cui  di  tempo  in  tempo  la  Chie.sa  condannanei 
loro  delirii  (Lammenais,  Hermes  ecc.),  i  quali  non  rifinano  di  dolersi 
che  i  censori  di  loro  dottrine  non  ne  compresero  il  sentimento.  Se 
il  loro  sentimento  non  fu  compreso  da  censori  cattolici,  che  pur  so- 
gliono  essere  in  Roma  il  fior  degl'ingegni,  quanti  equivoci,  o  piut- 
tosto,  quanti  errori  potranno  correre  nelle  menti  d1  inferior  carato 
che  pescano  in  que'libri  i  sentimenti  delFautore  fra  le  tenebre  di  un 
linguaggio  si  fallace  e  vacillante  *  ? 

10.  Sebbene ,  a  che  perdiamo  il  nostro  tempo  ,  dimostrando  i 
pericoli  delle  novita  filosofiche,  mentre  la  base  stessa  di  questn  no- 
vita  ben  puo  dirsi  piuttosto  una  ruina  che  un  pericolo  del  cattolici- 
smo?  E  d'oiule  infatti  questa  tanta  novita  nel  linguaggio,  se  non 
dalla  voglia  di  tutto  innovare  nelle  idee  ?  Vi  sarebl>e  filosofo  cui 
premesse  davvero  d'  introdurre  novita  nei  vocaboli,  se  non  volesse 
• 

1  Vedi  la  nota  posta  in  finedi  questo  articok). 


140  DELL'  ARMONIA. 

insieme  novita  nelle  cose?  Questa  e  dunqu*  la  novita  che  veramente 
prelendesi,  la  novita  delle  dottrine:  la  novita  del  vocaboli  ne  e  solo 
un  mezzo,  una  conseguenza.  E  di  vero,  chi  e  oggimai  si  nuovo,  si 
ignaro  degli  aiidamenti  del  secolo ,  che  non  conosca  f  intento  della 
filosofia  di  separarsi  totalmente  dalla  teologia? 

Chi  non  udi  ripetere  le  mille  volte  non  dover  la  Chiesa  brigarsi 
di  filosofia,  come  la  filosofia  non  deve  entrare  in  sacrestia?  Espres- 
sioni  subdole  e  traditrici,  le  quali  vengono  in  sostanza  a  dirci  in  un 
ordine  diverse  di  idee ,  cioe  nelle  filosofiche,  quel  medesimo  che 
tante  volte  confutar  dovemmo  nelle  politiche-,  ove  gli  ammoderna- 
tori  esprimono  precisamente  il  concetto  medesimo  con  quelf  altra 
notissima  formola ,  altrove  da  noi  combattuta ,  Separazione  della 
Chiesa  dallo  Stato  I :  formole  che  richiamanol'antica  idea  del  Pom- 
ponazzi,  potere  esser  vero  in  filosofia  cio  che  e  falso  in  teologia  e  vi- 
ceversa.  Questo  e  in  sostanza  il  vero  scopo  della  novita  voluta  nel 
linguaggio,  giacche  1'errore  sarebbe  impossibile,  o  almeno  si  ma- 
nifesterebbe  da  se  medesimo,  se  venisse  espresso  con  quelle  formole 
colle  quali  in  ogni  tempo  venne  condannato  dalla  Chiesa  cattolica. 
Infatti  qual  sarebbe  mai  quel  fedele,  ossequioso  verso  di  Lei,  che  sof- 
frisse  di  sentirsi  intimareper  es.  non  esser  la  Chiesa  interprete  legit- 
tima  del  Decalogo  riguardo  al  IV,  all'  VIII  precetto?  ?vnub 

Fate  alfopposto  clie  penetri  negli  animiil  principio,  non  toccare 
alia  Chiesa  rintromettersi  nella  filosofia  del  dritto,  o  nelle  quistioni 
politiche  5  e  saranno  ben  molti  che  ne  rifiuteranno  gli  ammaestra- 
menti,  quando  Ella  imponga  obbedienza  ad  un  Principe,  ovvero  di- 
chiari  illecito  o  nullo  un  giuramento  prestato,  o  dal  Principe  o  dal 
suddito.  i  ,,-  i  r.Jrav 

11.  La  liberta  dunque  del  linguaggio  filosofico  viene  a  ridursi  in 
sostanza  alia  filosofica  indipendenza ,  ossia  alia  indipendenza  della 
ragione,  funesta  causa  di  tutto  il  moderno  scompiglio.  Al  che  vor- 
remmo  ponessero  mente  certi  cattolici  ai  quali  1'ebbrezza  di  novita 

t-  .-;;•     •!!  fOil  obn;  >l»p  fli  OJ  ' 

1  V.  Civilta  Cattolica  Vol.  VII,  pag.  257  e  segg. 


FILOSOFICA  141 

rende  accettevole  in  filosofia  ogni  sistema  novello ;  benches  sieno 
alienissimi  peraffetto  da  tutto  cio  che  fa  contrasto  all'  ordine  pub- 
blico  o  alia  Chiesa.  Rifiettano  essi  di  grazia ,  alia  analogia  con  cui 
precede  il  principio  eterodosso  negli  ordini  politico,  religiose,  filo- 
sofico.  11  vederlo  costantemente  muovere  dalla  indipendenza  indivi- 
duate^ autenticare  il  dubbio,  seminare  la  divisione,  affrancarsi  dalla 
Chiesa,  condannare  le  anticbe  istituzioni,  mutarecontinuamente  le 
novelle  ecc.  ecc.  non  e  egli  questo  un  indizio  manifestissimo  che  la 
somiglianza  del  frntti  germina  dalla  unita  di  radice  ?  E  una  radice 
die  avvetena  la  teologia  e  la  politica  sara  ella  innocua  in  filosofia  ? 
E  il  solo  attezionare  a  que'  principii  i  giovani  e  gl'  incauti  non  puo 
egti  porre  a  grave  repentaglio,  che  accettati  una  volta  in  filosofia 
non  si  possano  disdire  in  religione  ed  in  politica  ? 

12.  Sappiamo  henissimo  che  a  schermirsi  da  questo  colpo,  certi 
Cxittolioi  fatitori  della  indipendenza  filosofica,  vantano  siccome  evi- 
dentissima  quella  tinea  che  separa  i  due  territorii  tilosofico  e  teologi- 
co:  ma  sappiamo  ugualmente  accadere  nel  fatto  quel  medesimo  che 
accade  tuttodi  nelle  relazioni  fra  i  due  Poteri.  Anche  qui  i  legulei 
polkici  non  si  stancano  di  ripetere  essere  distinte  per  ciascuna  auto- 
rita  le  materic  e  le  competenze,  e  solo  la  mala  fede  potervi  intro- 
durre  dubbiezza  e  collisioni.  Ma  quando  si  viene  alle  application! , 
tutto  finalmente  si  riduce  ad  una  sola  competenza,  e  il  poter  tem- 
porale  invade  tutto  ,  mcno  cio  che  non  pu6  vedersi  ne  toccarsi ,  lo 
spirito  e  la  grazia. 

13.  Cosi  av\iene  e  debbe  avvenire  in  filosofia,  la  quale  tratta  con 
lume  naturale  tante  materie  suite  quali  la  teologia  sparge  i  lumi 
della  verita  rivelata.  Anche  qui  la  ragione  si  fa  innanzi,  invade  il 
campo,  preoccupa  gl'  intelletti  dei  secolari  che  mai  non  istudieran- 
no  in  divinita  e  di  que'chierici  che  ancora  non  vi  studiarono,  inchio- 
da  in  quegli  animi  i  suoi  equivoci ,  i  suoi  sofismi,  i  suoi  errori,  ma 
soprattutto  I  orgoglio  di  non  cedere  ad  autorita  anche  divina^  e  dal 
maschio  di  questa  fortezz.a  sparando  novita  inaspettate,  sfida  la  Ri- 
velazione  e  la  Chiesa  che  vengano,  se  tanto  osano,  a  snidarla:  e  forse 


DELL  ARMONIA 

anche  le  dileggia  tendendo  loro  dolcemente  la  mano  per  sublimarle 
alia  suapropiia  altezza  (Cousin). 

14-.  Non  verra  meno  certain  en  te  la  Chiesa  al  gran  debito  che  le 
incombe  di  tutelare  la  verita ;  ed  inviati  da  lei  i  teologi  s'  ingegne- 
ranno  d'  irraggiare  nel  buio  dei  sistemi  inventati  un  fiat  hue :  ma 
quanto  tempo  ci  vorra  a  stenebrarlo  ?  E  trovata  la  chiave  del  siste- 
ma  neonato,  la  fallacia  del  sofisma,  Tequivoco  del  vocabolo,  saraella 
certa  pei  cattolici  la  vittoria?  Tutt'altro!  sara  appena  iniziata  lapu- 
gna:  che  ilfilosofo  incalzato  nel  primo  steccato  si  ricovrera  nel  seeon~ 
do,  nel  terzo,  nel  decimo ,  nel  centesimo  se  occorre,  opponendo  dei 
suo  libro  citazionia  citazioni,definizionia  definizioni,  disdette  a  det- 
ti,  neologismi  aneologismi,  durando  in  tal  guisa  nel  combattimento 
con  perpetue  proteste  che  non  e  compreso,  che  bisogna  studiare  tut- 
to  il  suo  sistema,  che  bisogna  accettare  tutte  le  sue  delinizioni,  che  bi- 
sogna leggere  cento  volumi  per  interpreter  quttll'uno  che  viene  incol- 
pato.  Cosi  procedettero  sempregli  erranti,  dopo  che  Temancipazione 
della  filosofia  ne  porse  loro  il  destro,  dai  giansenisti  fino  al  Lamen- 
nais,  all'Hennes,  al  Cousin  ecc.  E  mentre  cosi  si  dibattono  i  piu  alti 
intelletti,  gli  uni  per  intendere,  gli  altri  perche  nx>n  si  credono  in- 
tesi,  o  piuttosto  per  non  essere  intesi,  1'errore  ingrossa  nelle  men- 
ti  piu  grosse,  opera  negli  animi  piu  pratici,  e  quando  fmalmente  i! 
Caposetta  e  ridotto  a  smascherarsi ,  gia  trae  dietro  un  lungo  codoz- 
zo  di  discepoli,  che  giurano  nella  sua  parola,  rifriggono  le  sue  apo- 
logie,  incarnano  nelF opera  le  sue  dottrine,  ma  non  hanno  o  la  pene- 
trazione,  ola  pazienza,  o  1'uniilta  uecessarie  a  ricredersi  e  rinsavire. 

Sono  queste  le  dolorose  conseguenze  dell'  aver  detto  in  filosoiia 
labia  noslra  a  nobis  sunl:  quis  nosier  Dommus  est  ?  Alle  quali  se  ri- 
lletteranno  i  cattolici  nostri  leggitori,  vedranno  qual  sia  1'importan- 
za  della  quistione  che  abbiamo  fra  le  mani.  E  gli  zelanti  Prelati  che 
con  tanta  indulgenza  ci  onorano  tratto  tratto  ,  e  ci  confortano  dei 
loro  suffragi,  di  quanto  ardore  non  sentiranno  accendersi  nella  im- 
presa  che  da  noi  si  propone  di  far  si  che  quella  unita ,  la  quale  nel- 
le scuole  ecclesiastiche  mantenuta  merce  1'  influenza  dei  professori' 


FILOSOFTCA  143 

formali  nella  scuola  del  dogma,  ripigli  i  suoi  diritti  in  tutte  le  seuo- 
le  anche  laicali,  ove  la  religiosa  sapienza  del  Principi  nostri  accor- 
da  oggidi  tanta  e  si  giusta  influenza  air  Episcopato  ! 

(Continua) 


N  0  T  A 

Al>biara  falto  noi  uiedesimi  pocanzi  an  curioso  gpcriinenlo  di  quest!  incon- 
ivenieuti  nel  precedcnte  articolo  Di  due  ftlnsofte-  Chi  crederebbe,  clie  nell'Kpi- 
logo  di  queH'articolo  (Civiltd  Cattolica  II  Serie,  Vol.1,  pag.  046,  1m.  14)  la  voce 
ST/I.VII  comune  sia  stata  da  taluno  interpretata  col  Lamennais  pereonsenso  comnne? 
Kppure  tutto  quell'  articolo  destinato  a  dimostrare  che  la  certezza  si  puo  avere 
<l;i  inolti  fniiti  1  ,  e  die  la  iilosofia  in  ispecie  non  puo  stabilirsi  sc  uon  sulla  ii<- 
Irinseca  evide.nsa  dei  principii  ,  ben  potea  dirsi  u»a  perpetua  confutazione  di 
quel  fanntico  ,  del  quale  noininatauieute  si  dicea  tre  paginc  prinia  (  pa;;.  043  ' 
essarsi  dato  al  diavolo  per  far  proseliti.  In  tale  scritluni  ,  quaud'aiiche  hi  voce 
fosse  per  se  equivoca,  tutte  le  regole  critiche  bastavano  a  spiegare  la  nostra 
sentenza.  Ma  il  vero  e  che  la  voce  neppure  e  per  se  equivoca  ;  e  im  da  quando 
Or»zio  serivea  Communi  sentu  plane  caret,  inquimut  etc.  (Sat.  1,3,  06)  la  voce 
sensus  eommnnit  interpretavasi  secondo  il  Forccllini  cognitio  enrum  quae  ab 
omnibus  roynosci  solent:  quo  qui  carent  stHpitti  rornntur.  Xe  oggidi  e  cambia- 
to  il  si;;nilic;il(i  nel  linguaggio  volgare;  ijiacche,  secondo  il  Manuzzi  (cui  con- 
simua  il  vocabolario  di  Napoli)  senso  comune  dicesi  alia  facoltd  per  la  quale  i 
piit,  degli  uomini  giudicnno  ragionevolmente  delle  cos?  :  e  ne  adduce  in  con- 
ferma  i  testi  del  Varchi  e  del  Salvini.  Vero  e  che  il  Dmowski  (Imtitutiones  phi- 
losophicae  Romae  1843  pag.  50  e  seg.)  ristringe  questa  significazione  aigiudizii 
morali.  Ma  oltre  che  questo  ristringimento  di  un  particolare  filosofo  non  cambia 
il  significato  volgare,  1'A.  medesimo  ci  awerte  che  dee  distinguersi  il  senso  ro- 
mune  dal  consenso  comune  e  dalla  antoritd  universale:  Distinguendus  est  sensus 
naturae  communis  \°  (i  simplici  CONSENSU  COMMUNI  ...  2°a6  AUCTORITA.TE  UNIVER- 
'/itiim  noinnilli  uenditant.  Nel  che  molto  piii  esplicito  e  il  Liberatore:  il 
quale  mettendosi  di  proposito  a  confutare  coloro  che  sensus  communis  naturae 

1  £  questo  appunto  I'assunto  della  terza  proposizione  a  pag.  378,  dimo- 
ftrata  poscia  a  pag.  501  e  seg. 


144  DELL  ARMONIA  F1LOSOFICA 

nomine  vim  nescio  quam  ab  intelligentia  et  ratiodnatione  divtrsam  interprt- 
tantitr,  e  mostrando  gli  assurdi  chene  seguirebbero  conchiude  che  i  diritti  della 
certezza  filosofica  non  potrebbono  servarsi  nisi  sensum  naturae  'ommunem  pro 
ipsa  intelligentia^et  ratione  humana  sumamus,  r  quindi  passa  a  confutare  il 
I^unenmir<^'to»8e^lpn8^<^eraate<|  TA 

Sotto  la  Mjorta  <Ii  tali  donimrnli  |>arf\,i  ini)>.)>-,ilii!c  <  l.r  il  nosl 

specialniente  in  quella  contcstura  di  articolo  vcnisse  franteso.  Ma  cbe  volete  ? 

r 

Lamennais  adopro  eqnivocamente  que'  vocaboli  le  tent  commun,  le  consente- 
ment  commun;  e  tanto  basto  perche  la  voce  da  noi  adoprata  fosse  presa  nel 
senso  di  quello  sciagurato  apostata  ,  benche  appunto  per  confutarlo  implicita- 
mente  avessimo  escluso  dalle  basi  di  dimoslrazione  filosonca  Its  traditions  uni- 
verselles  correggendo  in  qucsto,  come  nell'  uso  del  vocabolo  fede,  V  inesatto 
linguaggio  del  P.  Ventura  (Civilta  Cattolira  ivi,  pag.  441 -63i). 

Ma  se  la  voce  e  equivoca  nel  linguaggio  di  Lamennais,  perche  non  evitarla  ? 
Perche  in  nn  Epilogo  ,  ove  si  ristringono  sei  paragrafi  e  necessario  il  massimo 
laconismo.  Volendo  dunque  restringere  tulte  le  basi  di  ogni  certezza  e  di  r»;iii 
dimoslrazione  nei  due  ordini  soprannaturale  e  naturale  ;  siccome  le  sopranna- 
turali  riducemmo  alia  fede  che  abbraccia  la  parola  di  Dio  e  scritta  c  tradita  ; 
cosi  cercammo  una  sola  espressione  che  abbracciasse  tutti  i  principii  della  co- 
fpiizionc  naturale:  c  scnza  ripetere  i  tre  fonti  donde  sgorgano  le  cognizioni  del- 
I'uomo  intellcttivo  (evidenza  di  ragione),  del  sensitive  (sensazione),  del  sociale 
(autorita)  adopraramo  quel  vocabolo  senso  comune,  che  solo  Irovaniuio  proprio 
a  tale  signincazione  nell'  idioma  italiano  ,  in  cui  procuriamo  di  non  ammettere 
barbarism!  senza  assoluta  necessita. 

Speriamo  che  questa  dichiarazione  appaghcra  il  censore  amorevole  e  rispar- 
jniera  in  simili  occasion!  gli  abbagli  involontarii. 


1  Institutions  Logicae  et  Metaphyt.  Vol.  1.  Log.  Part  altera  c.  i,  art.  2. 
sexto,  editio. 


01  A\ 


UBALDO  ED  IRENE 

RACCONTO  DAL  1790  AL  1814 


IL  GONTE  D'  ALMAVILLA 

(Conlinuazione  e  fine) 


11  marilo  per  timore  che  la  moglie  a  qualche  ora  non  cogliesse  il 
destro  d'ire  alia  chiesa,  faceale  ogni  mattina  in  letto  prendere  il  caf- 
lo  ;  ma  la  Virginia  sapea  cosi  ben  procacciare  che  il  piu  delle  volte 
ora  a  cagione  de1  nervi ,  ora  di  qualche  stomachino  ,  ora  per  intra- 
niessa  iK-1  medico,  se  la  fuggia  netta ,  e  sapea  coll'  arnica  adoperare 
cosi  discretamente  ,  die  de'  buoni  niesi  potea  comunicare  tutti  gli 
otto  giorni  senza  che  il  Conte  potesse  mai  venirne  in  sospetto.  Tut- 
tavia  im  giorno  avvistosi  che  la  Virginia  soleva  accogliere  di  primo 
mattino  certi  vecchi  gentiluomini  e  dame,  o  della  parentela  o  an- 
tichi  amici  della  casa  di  san  Roberto  ,  le  tenne  V  occhio  addosso ,  e 
la  colse  che  portava  al  collo  una  camicina  incrociata ,  che  allora  di- 
ceasi  alia  Main/own  ,  e  poscia  alia  Maria  Clolihle  ,  poiche  la  pia  e 
modesta  Regina  di  Sardegna  se  ne  dilettava.  Cotesto  bast6  per- 
che  quello  sguaiato ,  tornando  dalla  cavallerizza ,  da  tirare  al  ber- 
saglio ,  o  dall'  aver  corso  in  Faeton  per  li  spaldi  delle  citta  ,  le  con- 
ihu-csse  uno  sciame  di  giovani  volteriani  scapestrati,  ingiugnendole 
per  mezzo  del  secretario  di  togliersi  quel  bavaglio  d'attorno:  e  per- 
che  talora  la  ritrosa  giovaiie  ,  tolta  la  camicina  ,  usava  altri  suoi 
•Strit  II,  vol.  IL  10 


1  il>  UBALDO  ED  IRENE 

ingegni  graziosi  da  coprire  le  spalle  e  il  petto  questo  sudieione  gnene 
strappava  sul  viso  di  quegli  impronti. 

INon  e  a  dire  come  a  tavola  si  tenessero  ragionamenti  atti  a  far 
arrossare  la  pudica  donna  ,  e  come  dopo  desinare  al  caffe  or  1'  uno 
or  1'altro  per  far! a  versare  le  si  esibisse  per  cavalier  servente;  ma  il 
tratto  piu  crudele  per  la  povera  creatura  riusciva  in  sulla  sera  quan- 
do  il  marito  voleva  assistere  all'  acconeiatura  e  imponeva  alia  Giu- 
lia  che  guernisse  il  busto  a  suo  capriccio.  La  derelitta  si  sentia  ve- 
nir  meno  di  vergogna,  e  cotesto  goffo  e  tristo  la  faceva  seco  ascen- 
dere  il  Faeton ,  clie  era  un  cocchio  di  gala  aperto  e  altissimo  di 
molla  onde  i  signori  pareano  in  un  carro  trionfale.  Or  la  Virginia 
in  quella  specola  non  osava  levar  gli  oechi  e  spesso  di  soppiatto  del 
Conte  apriva  il  ventaglio  e  paravasi  alia  meglio.  Taccio  dei  rossori  al 
caffe  pel  gelato,  ove  Edoardo  si  dilettava  di  tener  la  moglie  in  mo- 
stra,  ele  veniano  attorno  mi  lie  cicisbei,  e  si  vedea  in  riscontro  colle 
piu  belle  eleganti  della  citta,  le  quali  teneano  di  raolta  ciccia  all'  aria 
e  al  sole  •,  di  che  la  giovinetta  smarriva  tutta  e  confondeasi  in  cuore. 

Ne  qui  terminava  la  guerra;  che  costui  era  fermo  di  pervertire  se 
potuto  avesse  quella  bell'  anima.  Gia  vedemmo  che  la  Virginia  do- 
vette  levarsi  dinanzi  quanti  libri  poteano  raffermarla  nella  pieta  , 
nel  pudore  e  nel  timor  santo  di  Dio  :  ogni  di  saliva  in  guardaroba 
ed  ivi  leggeva  e  meditava  alia  fuggiasca  ua  quarticello  d'  ora  •,  e  la 
buona  Giulia  aveale  provveduti  certi  pii  libriccini  di  piccolissimo 
formato  che  la  Virginia  chiusa  negli  agiamenti  leggea,  e  di  verno  li 
tenea  nel  manicotto  ,  e  appena  udia  scricchiolare  un  uscio ,  li  na- 
scondea  come  la  donna  infedele  il  ri tratto  dell'  amante.  In  mezzo  a 
tante  battaglie  1'  alto  animo  della  virtuosa  giovane  si  tenea  saldo,  e 
cercava  colla  piacevolezza  de'  modi ,  colla  serenita  del  viso  ,  colla 
soavita  delle  parole,  e  piu  col  silenzio,  colla  mansuetudine,  e  coUa 
dissimulazione  di  vincere  se  medesima  e  1'  acerbo  suo  tiranno.  Ma 
<jostui,  che  alia  guisa  di  tutti  gl'  irreligiosi,  avea  spento  ogni  gentt~ 
lezza  c  dolce  affetto  di  cuore  ,  scortese  e  villano  la  pungea  sovente 
di  parole,  e  quando  indragava  batteala  come  una  vil  iante,  e  p*u 
•volte  la  Giulia  dovea  trargliela  di  sotto. 


IL  CONTE  D'  ALMAV1LLA  147 

Cagione  speciale  di  queste  furie  si  era  il  volerla  violentare  a  leg- 
gere  libri  empii  e  lascivi  ch'ella  si  riiiutava  gagliardamente  d'accon- 
sentire:  ne  cominciava  alcuria  volta  la  lettura,  e  poi  chiudeali  inor- 
riditu  o  stomacata ;  ed  eccoci  ai  garriti ,  ai  rimproveri ,  alle  smariie 
del  inarito,  il  quale  poneasi  a  legger  forte  e  commentare  quelle  em- 
pieta  e  quelle  lascivie.  Recavale  persino  a  vedere  le  piu  laide  stam- 
pacce  che  la  facean  spiritare,  ne  si  vwgognava  quel  briaco  d'oflfen- 
dere  quelli  castissimi  occlii  che  non  si  iissavano  che  nel  suo  volto  ? 
e  non  amavano  altri  che  lui ,  schivi  da  ogn'  altro  oggetto  proiano. 
La  tapinella  solto  quelle  sozzure  chiudeva  gli  occhi,  tentava  di  i'ug- 
gire,  e  afterrata  da  quello  indiavolato,  gli  cadeva  a  piedi  ginocchio- 
ni  ,  gli  abhracciava  le  ginocchia  ,  supplicavalo  ,  scongiuravalo  cl>e 
avesse  pieta  se  non  di  lei  ,  almeno  del  frutto  che  portava  nel  suo 
seno;  ma  quello  spietato  delle  carni  sue,  talora  le  dava  d'urto  e  stra- 
niazzavala  in  terra  1. 

1  Non  sarh  fuor  di  luogo  I'avvertire  che  questi  son  tutti  casi  veri,  e  che  cio 
die  t'aceano  i  Volteriani  del  Secolo  passato  lanno  di  niolti  mariti  pagani  oggidij 
e  piu  d'  una  povera  sposa  italiana  vi  si  trovera  dipinta.  Coteste  martiri  se- 
crete si  divorano  tacilamente  le  loro  angosce  per  tale,  che  parecchie  di  loro 
portano  cosi  magnanime  al  di  fuori  il  loro  martirio  che  sono  invidiate  per  le 
piu  felici  consorti  d'alto  e  ricco  signore;  quando  per  converse  dentro  agl'  in- 
timi  penetrali  di  loro  abitacoli  sono  vitliine  deU'einpieta,  della  sporcizia,  della 
bizzarria  0  della  crudelta  de'  loro  carnefici. 


148  UBALDO   ED  IRENE 


IL  PRIMOGENITO 

9  irtooTteg 


0192839J"''  «mo  if)  iqFo')  r.trrfiimnn  moi 

Non  ebbe  appena  il  Marchese  di  san  Roberto  avuto  contezza  che 
la  nuora  sarebbe  per  consolare  la  sua  canizie  di  un  rampollo  che 
perpetuasse  il  nobilissimo  arbore  di  sua  antica  prosapia  ,  che  tutto 
galluzzo  venne  dal  suo  castello  a  visitarla.  La  buona  Virginia,  che 
gentilissima  era  d'animo  e  di  modi,  1'  accolse  con  tanta  grazia  e-.gli 
fe  intorno  tante  carezze  ,  che  il  vecchio  ne  pianse  di  compiacenzam 
ma  come  fummo  all'argomento,  la  giovane  s'awide  che  tutte  le  pia- 
cevolezze  del  suocero  erano  condizionate,  imperocche  egli  ragionava 
pur  sempre  d1  un  figliuol  maschio  ,  e  dicea  rotondo  alia  Virginia 
e  gnene  ribadia  ad  ogni  tratto  —  Nuoruccia  raia  ,  non  fate  scioc- 
chezze,  sapete?  Noi  abbiamo  bisogno  d'un  maschiotto  clie  ci  tiri  in- 
nanzi  il  nome,  i  privilegi  e  le  prerogative  del  casato:  per  le  femmine 
c'e  sempre  tempo,  bastano  all'uopo  le  rastiature  della  madia.  — 

La  timida  sposa  volea  dire  che  sperava  di  renderlo  lieto;  che  tut- 
tavia  al  volere  di  Dio  niuno  potea  impor  legge  :  ma  il  vecchio  invb 
bizzarritosi  al  solo  dubbio  ch'ella  non  fosse  per  dargli  un  maschio, 
le  si  volse  gonfio  e  altero  ,  dicendo  —  Virginia  ,  o  datemi  un  ma- 
schio od  io  non  vi  guardo  piu  in  viso  —  di  che  la  povera  donna  ri- 
mase  dolentissima  che  alle  angherie  del  marito  ,  s'  arrogesse  1'  ira  e 
Fodio  del  suocero,  e  si  raccomandava  a  Dio. 

Intanto  ii  Marchese  alia  speranza  d'  un  maschio  non  capia  nella 
pelle  e  facea  gli  apparecchi  grandi  e  magnifici.  Per  padrino  avea 
gia  fatto  gittare  un  motto  al  Re,  e  il  Re  benignamente  s'era  offerto 
presto  a  levarlo  dal  forite  :  i  present!  per  la  puerpera  erano  tre- 
cento doppie  di  Savoia  ,  una  gran  coppa  d'  oro  fatta  cesellare  e 
smaltare  dai  migliori  orafi  di  Genova  ,  la  qual  coppa  avea  legato  in 
sommo  aH'anello  del  coperchio  un  diamante  di  mold  carati  e  di  bel^o 
lissime  acque,  e  ne'due  manichi  due"  rubini  di  maravigliosa  luce:  un 
vezzo  da  collo  di  perle  candidissime  e  grosse  ,  ed  una  bo?cola  da 
petto  di  smeraldi,  con  altre  belle  cose  e  preziose. 


IL  PR1MOGENITO  149 

A  tutti  i  suoi  castellani  e  gastaldi  avea  mandate  die  al  primo 
avviso  della  nasoita  dell'  credo  dessero  nelle  campane  a  doppio  ;  i 
parrochi  e  cappellani  cantassero  il  Tedeum ;  si  sparassero  in  sulle 
torri  cinquanta  colpi  di  cannone-,  si  facessero  ventolar  le  bandiere 
per  otto  giorni;  per  giorni  tre  s'  aprisse  corte  bandita  a  tutti  i  vas- 
salli  e  non  mancasse  carne  di  bue,  montoni  arrosto,  salame  e  cacio, 
pane  e  vino  a  volonta.  Beneficassero  i  guardacampi ,  i  guardabo- 
sehi,  i  braccianti  delle  possession!  d'un  sacco  di  grano  t.urco  e  d'  un 
mezzo  bigoncio  di  vino.  Clie  se  per  isventura  s'annunziasse  una  tVm  - 
inina,  niuno,  pena  Toflizio,  dia  il  minimo  segno  di  letizia. 

Cotesto  buon  Marchese  era  si  fitto  in  queste  sue  ugge  de'  maschi 
clie  un  giorno  essendo  vicina  al  suo  castello  la  villa  del  collegio  del 
nobili  di  Torino ,  e  piii  figliuoli  di  suoi  parenti  ed  amici  trovandosi 
in  quella,  cbiese  in  grazia  al  rettore  d'averli  un  di  seco  a  pranzo,  e 
1'ottenne,  e  gli  accolse  con  festa  di  campane  e  di  spari.  Se  non  cbe. 
com'  ebbero  pranzato,  approssimandosi  1'  ora  del  ritorno  si  mise  a 
piovere  a  ciel  rovescio  un  acquazzone  pauroso.  II  Marchese  ch'  era 
uomo  puntuale  e  assegnato  ,  veggendo  piovere  si  sformatamente , 
chiamo  un  guardacaccia  e  messolo  a  cavallo  ,  gli  consegno  la  scar- 
sella  ad  armacollo,  e  lo  spaccio  alia  villa  de'nobili.  Giunto  al  rettore, 
e  portogli  il  piego,  il  rettore  1'aperse,  e  vi  trovo  una  lettera  corre- 
data  da  pie  di  tre  gran  suggelli  in  cera  lacca;  il  primo  del  Marche- 
se ,  il  secondo  del  Parroco ,  il  terzo  del  Sindaco  del  castello  ,  e  la 
lettera  dicea  cosi  —  Signer  rettore.  Piove  a  ciel  rotto,  ed  ho  qui 
dodici  suoi  giovinetti:  ella  si  metta  ne'miei  panni.  Se  fossero  dodici 
femmine  poco  male  d'una  buona  sguazzata;  ma  dodici  maschi!  do- 
dici colonne  delle  primarie  prosapie  del  regno!  No  davvero,  doma- 
in li  condurro  io  stesso;  e  questa  notte,  la  non  dubiti,  saranno  ben 
allogati  e  guardati.  — 

E  cosi  fu :  che  il  Marchese  con  tre  carrozze  venne  il  domani  a 
consegnare  le  dodici  colonne  in  mano  del  rettore ,  narrando  tutti  i 
casi  del  viaggio  ,  come  si  farebbe  de'  volteggiamenti  d'  un  esercito 
che  riesce  a  sottrarsi  dagli  aguati  d'  un  nemico  formidabile  che  lo 
insegue. 


150  UBALDO  ED  IRENE 

Or  chi  potra  immaginare  le  strette  in  che  si  vedea  sen-are  la  Vir- 
ginia? Dall'mia  parte  il  vecchio  che  si  moria  cTun  maschio;  dall'altra 
il  marito  filosofo  ,  che  non  credea  ne'  sacramenti ,  e  in  sulla  rabbia 
era  uscito  un  di  in  certe  parole  mozze  ,  che  le  parea  d'  aver  pene- 
trate, e  la  sua  pieta  provvide  in  bella  guisa  di  stornare.  Imperocche 
negli  ultimi  giorni,  avuta  a  se  la  levatrice  ,  le  disse  —  Buona  mia , 
voi  dovete  ad  ogni  costo,  nata  appena  la  creatura,  battezzarla  sotto 
gli  occhi  miei,  dicendo  ch'egli  non  v'e  tempo  da  soprastare  —  il  che 
promessole  la  savia  donna,  la  Virginia  attese  a  raccomandarsi  a  Dio» 
e  ad  apparecchiare  CK')  che  s'addiceva  a  quelle  congiunture.  Se  nor* 
che,  come  Dio  voile,  ne  nacque  una  bambina,  e  tutta  la  casa  rie  fu 
d'  una  malissima  voglia  ,  comineiando  dal  Marchese  ,  che  fe  subito 
attaccare  i  cavalli,  e  andossene  a  san  Roberto  senza  voler  ne  vedere 
ne  salutar  la  puerpera,  ne  benedire  la  nipotina  ,  e  ne  stette  ingro- 
gnato  ,  e  non  comparve  in  casa  il  figliuolo  per  lunghi  mesi :  il  che 
quanto  spiacesse  al  Conte  non  e  a  dire-,  ma  il  guaio  che  lo  res& 
furibondo  si  fu,  quando  ito  a  salutar  la  moglie ,  le  disse  —  Voi  s*~ 
pete  com'eravamo  rimasti,  se  fosse  una  bambina,  d'attendere  la  zia 
Livia  per  le  ceremonie  del  battesirno  nella  nostra  cappella  d'  Alma- 
villa;  onde  corisegnatemi  la  bambina,  che  intanto  ioledaro  1' acqua 
—  Cui  rispose  soavemente  la  Virginia  —  Edoardo  rnio,  la  farttolina 
die  nascendo  tanto  timore  di  se  ,  che  la  levatrice  non  riputo  pru~ 
dente  il  sostenere  un  minuto ,  e  lavatala  appena ,  battezzolla  — 

L'  irreligioso  uomo  vistosi  antivenuto  dalla  saggia  consorte  die  in 
ismanie  tali,  che  accorsero  le  cameriere,  e  il  secretario  pel  calrnario^ 
e  toglierlo  dinanzi  a  quella  poverina  che  tremava  tutta.  L'empio  per 
gabbare  la  Chiesa  avea  divisato  chiamare  la  levatrice  e  in  sua  pre- 
senza  e  di  due  testimoni  far  battezzare  la  bimba  secondo  il  rito  cat- 
tolico-,  ma  in  luogo  d'  acqua  schietta  ,  pura  e  naturale  avea  posto 
neU'ampolla  acqua  distillata  di  rose;  e  perd  la  figliuola  non  rimarria 
biittezzata,  ne  anco  dopo  le  aitre  ceremonie  della  Cliiesa  1 . 

\  Quesli  casi  avvennero  piU  d'una  voi  la  in  Italia,  massime  al  tempo  della  re- 
puliblica  Cisalp'nia  ;  e  1'autore  coitobbe  due  Iramassoiti,  rtiarito  e  moglte,  d'alto 
lignaggio  ,  che  venuto  a  morte  un  loro  figliolctto  di  sei  anni ,  la  madre  locca 


IL  PR1MOGENITO 

Voduto  il  murito  ch'ei  non  ci  potea  di  vantaggio  p»-n>6  d'atlligg»'n» 
e  ,di  tarmeiitare  per  ogni  guisa  la  moglie.  A  quei  di  pochissime 
gentildonne  nutriano  del  proprio  latte  i  figliuoli  ,  come  interviene 
felicemente  a'  nostri  giorni:  ma  pure  ve  n'avea  di  quelle  die  anche 
avuta  la  balia  in  casa  ,  godeano  di  lattare  al  proprio  seno  piu  voile 
il  giorno  le  carni  loro.  II  Conte  le  tolse  crudelmente  la  figliuolina  , 
mando  la  balia  a'  campi  ,  e  non  gnene  facea  vedere  ,  ne  anco  una 
volta  1'anno.  Di  che  In  madre,  priva  d'ogni  conforto,  vivea  in  lunga 
pciia,  slruggendosi  di  veder  la  ligliuoletta  e  passando  i  suoi  giorni 
solitaria  o  fra  i  continui  rimbrotti  del  consorte,  il  quale  non  le  pcr- 
misi!  d'  andare  in  santo  ne  anco  in  cappella.  Se  noa  ehe  coll'  aiuto 
della  Principessa  della  Cisterns,  un  di  che  fece  invitare  il  Conte  da 
suo  marito  a  una  caccia,  le  condusse  tacitamente  il  parroco  e  chiuse 
in  camera  ebbe  con  inQnito  suo  coniento  la  benedizione  sacerdotale. 
E  perche  fra  molti  buoni  servitori  anticbi  v'  erano  quelli  del  Conte 
ch'eraiio  mondani  e  tristi,  il  parroco  colse  1'occasion  di  visitare  una 
vecchia  fante  di  guardaroba  inferma,  e  poi  sceso  colla  Giulia  dalla 
cbioccioletta  secreta  ,  entro  alia  buona  puerpera  ,  e  partissi  per  la 
Ktessa  via  delle  guardarobe. 

Intanto  il  Conte  niulinava  in  suo  capo  come  far  allevare  la  figliuola 
Lauretta  secondo  le  pratiche  dell'  Emilio  e  della  Novella  Eloisa.  La 
bamboletta  era  gia  ne'  quattro  anni  ;  ed  egli  non  patia  die  bazzi- 
casse  punto  colla  madre,  temendo  che  le  seminasse  nell1  animo 
tenerello  i  germi  della  fede  e  del  santo  timor  di  Dio  ;  poiche  s'  era 
fermo  di  volerla  crescere  senza  sentimenti  religiosi  ,  aociocche  ne' 
diciott'  anni ,  secx»ndo  la  dottrina  di  Rousseau  fosse  arbitra  d'  eleg- 
i>-ere  (jual  miglior  religione  le  piacesse.  Laonde  scritto  a  Parigi  a  un 
Volteriano  de'  suoi  amici ,  gli  commise  di  mandargli  una  giova- 
nc  istitulrice  che  fosse  bene  istrutta  nella  musica,  nel  canto  ,  nella 

da  un  rimorso  cniddc,  die  in  ijjrida  acutissime  c  svcllcasi  i  capelli.  Accorsa  la 
cognata,  virtuosissinia  damigella,  disse  —  Che  avete  Bettina?  —  Oh  Dio,  rispo- 
sc,  Nino  non  e  Itatteizato  e  muore  —  La  giovane  non  rispose  puuto  ;  ma  preso 
un  bicchier  d'  acqua  battczzo  imtnantinente  il  nipotino,  e  mandoUo  a  Dio.  Per 
buona  ventura  non  sono  frequenti  questi  mostri! 


152  LBALDO  ED  IRENE  —  IL  PR1MOGENITO 

storia  ,  nella  lingua  inglese  ,  e  adorna  di  quei  tratti  che  per  1'  arti 
donnesche,  ad  allevare  una  giovane  gentildonna,  si  chieggono  dalla 
fiorita  condizione  degli  odierni  Signori. 

Fu  servito  appuntino.  Madamigella  Elvira  era  stata  allevata  nel- 
I'lstituto  filantropico  di  Parigi.eretto  sotto  gli  auspizii  del  Marchese 
d'Argental  e  della  Duchessa  di  Barri,  nel  quale  niun  sacerdote  potea 
mai  comparire  e  non  vi  si  nomava  mai  ne  Dio  ne  santi.  \7i  correano 
per  le  mani  tutte  le  opere  de'  corifei  dell'  empieta ,  e  quelle  giovani 
usciano  di  la  ricche  d'ogni  pellegrino  e  raro  corredord'arte,  di  gra- 
zia,  di  lusinghe^d'orpello,  d'ipocrisia  e  di  ciurmeria,  d'attraimenti 
piacevolissimi  ;  colle  quali  fallacie  sogliono  trascinare  a  perdizione 
coloro  che  non  sanno  guardarsene  sottilmente. 

Da  quello  Istituto  uscirono  tutte  quelle  lusinghiere  che  sotto  il 
titolo  di  Duchesse,  di  Marchese,  di  Baronesse,  di  figliuole  naturali  di 
Principi  e  di  Monarchi  filtravano  a  quei  di  nelle  metropoli  d'Europa 
a  farvi  innamorare  di  se  veri  Duchi,  Marchesi,  Baroni  ed  anco  Prin- 
cipi ,  e  traboccarli  nella  massoneria ,  e  nel  tilosofismo.  Assai  di  co- 
storo  pero  si  diffondevano  nelle  grandi  famiglie ,  massime  d'  Italia , 
per  corrompere  la  fede  negli  animi  vergini  e  tenerelli  delle  donzelle 
italiane,  e  sapeano  farlo  con  tant'arte  che  il  piu  delle  volte  le  pie  ma- 
dri  non  se  n'  avvedeano,  se  non  tardi. 

njr;>5*MT  r<  —^§^S«*— • 

!'»!>  fieus*) 

A  questo  segno  era  pervenuto  I'Autore ,  quando  ,  aggravandoylisi 
le  infermitd  che  da  lunyhi  mesi  lo  travagliavano,  fu  quasi  repentina- 
menle  ridotto  agli  eslremi.  Piacque  alia  divina  bontd  di  serbarlo  a 
nuove  faliche,  delle  quail ',  ripresa  che  egli  abbia  nuova  Una ,  carissi- 
ma  fra  tulle  gll  sard  smza  dubbio  la  continuazione  dell'  interrotto 
lavoro.  Intanio  ,  per  nun  prirare  il  noslro  periodico  di  quella  parle 
amtna  che  lanlo  vivcuncnte  si  desidera  e  gentilmenle  .si  chiede,  forni- 
nmo  un  allro  racconio  con  cui  speriamo  di  non  frodare  le  prouiesse 
del  noslro  prog^ v^f^G^f  cjRMtfionc  de'  cortcsi  lettori.  !t,/  6y9h 
HI  ?  Qlovsnofgei  9la9mBi«ffn9  ^  onr  D  osswi  b  olieoqoiq 


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R1VISTA 

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STAMPA    ITALIANA 

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uqo'r  T 

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Un  giudice  e  parte,  ossia  Rivista  del  libro  Lo  Stato  Romano  dall'  an- 
no 1815  all'  anno  1851,  pa*  C.  L.  FARINI. 


II. 

5coj)o  precipuo  a  cui  mira  questa  istoria. 

Caduta  al  fondo,  per  cui  colpa  non  lo  ignora  oggimai  nessuno,  la 
causa  della  indipendenza  italiana ,  i  piu  caldi  promoter!  di  quella  si 
sono  rivolti  a  rimuovere  il  precipuo  ostacolo  clie  ne  impedisce  il 
trionfo.  Or  questo  ostacolo  precipuo  non  occorre  lungamente  cer- 
carlo:  gia  Titalianismo  pagano  del  Machiavelli  ne  ha  trasfuso  in  tutti 
gli  eredi  suoi  la  profonda  persuasione  e  Fodio  accanito;  e  si  eel  ri- 
cantano  in  ogni  metro  e  ad  ogni  proposito :  1'  ostacolo  all'  indipen- 
denza italiana  e  il  principato  civile  dei  Papi.  Ne  noi  saprem  riputarlo 
bro  a  delitto  di  lesa  logica ,  quando ,  rinnegata  francamente  ogni 
memoria  cristiana .  son  risoluti  a  risuscitar  T  Italia  pagana  sull'  ara 
della  Vittoria  a  pie  di  Giove  Capitolino.  Stabilito  una  volta  un  tal 
proposito  ,  il  mezzo  che  scelgono  e  empiamente  ragionevole  ,  IH 


RIYI8TA 

quanto  c  verissimo  che,  perdurante  nella  Penisola  un  Principe  ita- 
liano  che  e  Pontelice  ,  1'  idea  di  una  Italia  pagana,  di  una  Italia  che 
metta  la  felicita  suprema  nell'  indipendenza  e  santifichi  per  conse- 
guenza  tutti  i  me'zzi,  pronta  a  calpestar  tutti  i  dritti  per  conseguirla, 
questa  idea,  diciamo,  non  trionfera  mai  nelle  menti,  e  molto  meno 
ricevera  la  sanzione  dall1  Oracolo  supremo  del  diritto  e  della  verita. 
Ogni  altro  conato  abene  ancor  temporale  ma  lecito,  avra  quell'  Ora- 
colo, come  1'  ebbe  in  ogni  tempo,  cooperatore  sapiente  e  munifico  j 
ma  giunti  a  quelle  colonne  ove  la  giustizia  cristiana  segna  il  non 
plus  ultra,  il  Pontefice  si  arrestera  e  tutti  con  lui  i  lealmente  catto- 
lici  1.  L'autorita  temporale  del  Sommo  Pontefice  edunque  ragione- 
volmente,  secondo  empio,  odiatadall'idolatra  d'ltalia  •,  e  di  tutt'  altro 
puoi  accagionarlo  che  d'incoerenza.  Solo  e  maraviglia  che  consenta 
a  costoro  chi  si  dice  cattolico,  non  fingendo  da  ipocrita  ,  non  fran- 
tendendo  da  stupido. 

Ma  tant'e:  ci  ha  in  Italia  parecchi  che  pretendono  tuttavia  con- 
giungere  questi  estremi  :  ed  essi  vedendo  pure  impossible  aver 
i'autore  il  Pontefice,  debhono  muorere  ogni  pietra  a  fine  di  esauto- 
rarlo  temporalmente  ;  ma  questo  non  basta  a  cangiare  il  loro  scopo 
e  sol  puo  mostrarli  meno  violenti  nella  eletta  dei  mezzi.  Secondo  a 
noi  pare,  tre  sono  le  vie  aperte  alia  scelta  di  tre  specie  di  coscienze 
italianissime  :  alle  piu  feroci  il  Mazzini  propone  la  violenta  conqui- 
sta  del  Campidoglio  $  alle  piu  astute  e  miscredenti  1'  Anglicanismo 
suggerisce  Aiprotestanteggiare  1'  Italia;  alle  scrujK>lose  dei  piu  assen- 
nati  nel  partito,  Y&rlodossia  del  Mamiani  e  i  piagnistei  semicomici 
del  Tommaseo  raccomandano  il  discredito  del  governo  ecclesiastico- 
cdl'  autorita  del  Vangelo  e  dei  Santi  Padri.  E  per  quel  che  tocca  a 
Vangelo  e  SS.  PP.,  la  Letlera  ortodossa  niente  meno  che  Rorha  e  il 
Mondo  2,  gia  lo  sanno  i  lettori,  spalancano  un  arsenale  :  all'  ar 
ineoto  storico  contemporaneo  molti  gia  poser  la  mano>  ma  niuno 
forse  coll'  arte  e  col  sussiego  del  Farini. 


Vol.  II  pag.  69  esegg.  AUorche,  dice,  JH  dome  della  liberfa  e  dell'l- 
talia  si  commettestero  eccessi  ecc.  Pio  IX  diflidava  dei  tiovatori  &t. 
3  V.  CiviUa  Cattolica  I  Swie,  torn.  YII  pag.  339  c  128, 


BELLA  STAMPA  ITALIANA 

Lo  condanni  pure  il  liberale  avvocato  Francesco  Mayr,  secondo 
il  quale,  finora  il  pubblico  ha  yiudicato  che  la  storia  di  Farini  e  su- 
jH'fficiak  «  leygera :  e  sipiw  aggiunyere,  senza  tema  di  andare  errati, 
the  beiw  spetso  e  slcale.  Si  direbbe  che  non  allro  si  e  proposto  che  di 
n-nilicarsi  dei  suoi  nemici  e  d'  incensare  i  suoi  amid  e  benevoli:  trop- 
po  spettso  ha  dimenticalo  che  uno  storico  deve  fare  un  sacrijicio  *u1- 
T  allare  della  verita  delle  proprie  aflezioni  e  dei  personali  risen  ti- 
inenti  1.  Cosi  1'  ex  Presidente  di  Ferrara;  ed  il  Guerrazzi  gli  rimpro- 
vera  di  aver  yittato  addosso  ad  allrui  accuse  pessime  per  isrivolare 
via,  lasciando  dietro  una  iraccia  di  bava  a  mo'  di  lumaca,  ricordan- 
dogli  che  la  st&ria  scrivono  yli  slorici  non  gli  scoiattoli  2.  Ma  tutto 
cio  prova  solo  che  il  racconto  non  e  veridico.  Ora  appuntx)  di  qui 
piii  sopraffina  apparisce  1'  arte  nel  farlo  credere,  e  fario  per  guisa, 
che  il  calunniatore  del  Re  di  Napoli  il  gia  onorevole  Gladstone,  col 
volt;ire  in  inglese  la  storia  del  Farini  si  sia  risparmiata  la  fatica  di 
dettare  un  altro  paio  di  lettere  contro  il  Vicario  di  Gesu  Cristo. 

L'artificio  poi  del  Farini  si  raggira  in  tutto  il  corso  della  storia 
sopra  due  perni  principalraente:  1 .°  mostrare  per  via  di  fatto  impos- 
sibile  indurre  i  preti  ad  un  governo  giusto,  progressivo  e  pero  caro 
ai  jiopoli.  Ma  poiche  il  regnante  Pontefice  provo  coi  fatti  precisa- 
mente  il  contraiio,  uopo  e,  2.°  chiarire  che  tutto  il  suo  buon  volere 
trov6  nelle  tendenze  chierieali  un  insuperabile  impedimento.  Stabi- 
lite  queste  due  premesse,  e  scaldati  frattanto  gli  animi  incauti  alia 
idolatria  della  italiea  indipendenza  posta  in  cima  di  ogni  pensiero, 
la  cousegueuza  scende  spontanea :  a  terra  il  governo  temporale  del 
Pontefiee !  Noi  uon  intendiamo  con  cio  accusare  T  A.  d'  aver  cono- 
sciuto  egli  stesso  tulta  T  infamia  di  codesto  tradimento  •,  molto  meno 
-d'  averne  ordito  per  la  terza  volta  una  trama.  Conosciamo  pur  trop- 
po  quanto  sia  inscrutabile  il  cuor  dell'  uomo  e  quanto  artificiosa  la 
passione  a  scombuiarlo  seuza  ch'  egli  pur  talvolta  se  ne  addia.  Dicia- 
mo  solo  che  la  passione  italiea,  la  quale  gli  guido  la  penna,  con- 
<lusse  TA.  e  il  libro  a  quel  risultamento. 

1  Ottervatore  Romano  26  Setlemlire  t85i . 

2  Apologia  della  vita  politico  tec.  pag.  815. 


156  RIVISTA 

E  in  quanto  al  discreditare  il  governo  dei  chierici,  il  lavoro  inco- 
mincia  dalle  prime  pagine,  ove  perfin  nella  lode  s'intromette  il  bia- 
simotanto  piu  pungente,  quanto,  dopo  la  lode,  sembrapiu  imparzia- 
le.  Cosi  (vol.  I, p.  6)  7a  RomanaCorte  non  piega  mcti  I'  ammo  ne  alia 
forza  ne  alia  fortuna,  testimone  la  costanza  di  PioVII.  £  questo  un 
bell'  elogio  e  tu  crederai  che  tanta  costanza  germogli  dal  sacerdozio 
cattolico,  come  dira  senza  fallo  chiconobbequelmansuetissimoeroe. 
Ma  pel  Farini  era  avanzo  di  spirili  guelfi  imbastarditi.  Chi  poi  vide 
a  que'di  il  trionib  del  Reduce  da  Bologna  al  Vaticano,  sa  benissimo 
che  i  veri  popoli  (le  moUUudini  yrulle,  ha  detto  il  Farini  a  pag.  29  j 
sospiravano  il  ritorno  del  Re  Pontefice,  meno  alcune  centinaia  di 
ufliciali  infrancescati  o  d'  avvocati  volteriani.  Ma  pel  Farini  ai  po- 
poli  dello  Slato  Romano  immodernati  (potea  dire  all'  Italia)  piaceva 
che  i  chierici  soffrissero  onte  (pag.  6).  '  fibol  e  e  <up  sx-iola 

Piu  innanzi :  rinfacciando  (pag.  10)  alia  Corte  di  Roma  di  non 
axere  assunto  in  quei  primi  momeni  di  sua,  restaiir azione  il  patro- 
nato  d'  Italia  vivificando  il  guelfismo,  le  rimprovera  che  essa  disco- 
nobbe  i  destini  del  Papato.  Lo  disconoscevi  forse  ariche  tu,  letter 
cortese,  che  i  destini  del  Papato  fossero  di  risuscitare  le  rabbie  civili 
e  di  padroneggiar  1'  Italia  •,  ma  gl'  italianissimi  cosi  la  pensano,  o  al- 
men  cosi  dicona  di  pcnsare  quando  loro  torna  conto;  e  cosi  non  e 
maraviglia  che  gli  rinfaccino  di  aver  paventato  la  potenza  ghibellma 
e  le  opinimi  liberali  (pag.  11). 

Alia  pagina  stessa,  s'  incominciano  a  contrapporre  col  titok)  di 
setta  i  sanfedisti  ai  carbonari :  quasiche  setta  dir  si  potesse  una  ag- 
gregazione  di  uomini  concordi  nella  riverenza  al  loro  governo  le- 
gittimo,  adopranti  sotto  ladirezione  di  lui  per  mantenerne  il  vigxDre 
ed  eseguirne  gH  ordini  -,  quasiche  una  tal  classe  d'  uomini ,  se  pur 
ebbe  mai  essere  a  maniera  di  associazione  ( giacche  non  se  ne  reca 
it  menomo  documento),  potesse  paragonafsi  senza  ingiustizia  enor- 
me  a  quei  Carbonari,  ctoe  fulminati  da  tante  scomuniche  e  ribelli  ad 
ogni  autorita,  aveano  raccolla  la  bandiera  ddl'  indipendenza  dalla 
mano  del  vinto  Murat,  e  preparavano  quegli  eccessi  dei  quali  parla 
poco  appresso  I'  autor  medesimo  (pag.  21,  24J.  Cosi  1'  aver  trovata 

JirwM  ts*^- 


DBLLA  STAMPA  ITALIANA  J57 

una  inoltitudine  di  difensori  volontarii  fra  i  proprii  sudditi,  si  attri- 
buisce  a  vitupero  di  quel  Papato,  die  al trove  si  dice  esoso  a  tutti  i 
buoni;  e  gia  s  intende:  i  buoni  sono  il  Farini  cogli  altri  cospiratori. 
Ne  e  men  mirabile  T  arte  colla  quale  sa  rendere  odioso  tutto  ci6 
clie  fu  lentato  dal  Governo  pontificio  per  frenare  T  invasione  dei  set- 
tarii,  prinia  sotto  Pio  VII  reggente  il  Consalvi,  poscia  sotto  il  riso- 
luto  e  vigoroso  Leone  XII.  Del  quale  pure  la  v-erita  xuok  che  si  nar- 
rmo  alcune  buone  ed  ulili  cose .  lolli  abusi,  puniti  abusatori,  accon- 
ciati  spedali,  strade,  ponti  ecc.,  stirminati  gli  scherani,  poslo  modo 
alle  spese,  scemale  le  tasse,  creala  I' ammorlixzazione  < 'pag.  27,  28). 
JNondimeno  1'  A.  mostra,  senzaavvedersene,  colla  stessa  sua  dicitu- 
ra,  che  a  uuilincorpo  gli  tributa  queste  lodi,  e  sembra  dirti :  benche 
il  niio  intento  sarebbe  di  non  iscrivere  se  non  vituperi,  la  veritami 
sforza  questa  volta  a  lodare.  E  pero  vi  appicca  tosto  una  eccezione 
non  meno  iinportante  a  ben  comprendere  lo  scopo  ultimo  di  questa 
storm.  Jieneficii  quesli  ,  prosiegue  TA.,  che  avrebbero  avvalorata 
I'  Aulorila  Pontificia,  se  non  acesse  timonegyialo  lo  Slato  contro  le 
correnti  del  secolo  in  vantayyio  di  una  casla  e  led  fiala  di  una  setta 
(pug.  28).  Chiunque  capisce  il  gergo  non  ba  bisogno  di  leggere  il 
rirnanente  di  questa  pagina :  tutla  <[uintessenza  di  quel  linguaggio 
clie  sa  mettere  in  mala  voce  qual  si  voglia  mezzo  di  governo,  vitu- 
perandolo  nel  clero,  benche  assai  piu  usitalo  dai  governi  laicali.  La 
polizia,  il  castigo  dei  ribelli,  \  imbrigliare  le  penne  seduttrici,  il 
regolare  1'  inseguamento,  il  frenar  1'  empieta  scandalosa:  tutto  cio 
vien  messo  in  mala  vista  col  consueto  frasario  ipocrita.  E  perche 
1'  ipocrisia  abbia  il  suo  coluio,  \  A.  aggiunge  uu  paragone,  che  noi 
nuvomandiamo  al  lettore  gia  bene  addottrinato  dal  Montanelli  su- 
glii antecedent!,  come  dicono,  del  Farini.  Codeste  vessazioni  del  Go- 
verno pontiiicio  pesavano,  die'  egli,  piu  fortemente  per  la  compa- 
razuHie.  .  .  .  coUa  ricina  Toscana,  dove  Leopoldo  If  seguica  la  via 
batluta  dal  i/ddre  e  doll'  arc  (pag.  28).  Si  eh?  gli  e  molto  cara  quel- 
la  Toscana  al  sig..  Farini !  ed  era  proprio  per  questo  che  nel  46  co- 
spirava  per  cacciarne  Leopoldo  e  felicitarla  di  un  triumvirato  * ! 

111'    '  i   -i 

.  /Ti>     1  '      \'    'JlJwlOJA-'vJlAt1  ' 

1  V,  la  lettera  citau  del  MONTAKELLI  nella  Voce  del  deserto. 


io8 

II  capitolo  III  rarcuntu  le  mene  dei  cospiratori,  dei  quali  i  piu 
erano,  dice,  volteriani  o  indifferentisti  in  religione,  sensisti  in  filo- 
sofia ;  e  dopo  aver  calunniato  il  Ducat  di  Modena  come  seyrclamenle 
cospiratore  o  traditore,  rironosee  indi  a  poco  che  quel  segre to  resto 
chiuso  nel  cuore  ducale,  e  nella  strozza  dell' impiccato  Menotti,  e  spar- 
ge lacrime  e  fiori  sulla  tomba  del  giovane  tradito  (pag.  33)  ;  il  quale 
probabilmente  rive!6  dopo  morte  al  Farini  il  segreto  rimastogli  nella 
strozza:  altrimenti,  come  avrebbe  osato  imputare  al  Duca  si  orri- 
Lil  delitto?  Piu  difficile  ti  sara  T  indovinare  come  mai  il  breve  regno 
<li  Pio  VIII  contaminate  (pag.  31)  da  inqwisizioni  e  condanne  po- 
litichesotto  il  governo  e  hi  crescents  potenza  del  Sanfedismo,  a  jia- 
gine  33,  34  quel  governo  stesso  non  facesse  prove  di  repression*, 
lasciaiido  scorati  i  sanfedisti  e  i  liber ali  baldanzosi.  Appettodi  que- 
sta  ti  sembrera  bagattella  quell' altra  erudizione  storica  che  cioe  Gre- 
gorio  XVI,  Camaldolese ,  come  tutti  sanno,  fosse  stato  pel  Farini 
Generate  dei  Carmelitani  (pag.  36).  Ne  noi  noteremmo  questi  falli, 
se  non  giovassero  a  dimostrare  quanta  disattenzione  alcuni  recano 
fiel  dettare  la  storia  anche  di  fatti  notissimi. 

Quel  che  piu  fa  al  nostro  proposito  e  il  racconto  della  ribellione 
di  Bologna  nel  1831,  dilatatasi,  dice  lo  storico,  senza  sforzo  diri- 
Itelli,  senza  resistenza  di  milizia,  quasi  patria  festa,  non  politico  ri- 
volgimento  (pag.  37).  11  che  tornerebbe  in  discredito  del  Governo 
pontificio  mostrandolo  odiato  insieme  ed  inetto,  se  1'  A.  medesimo 
non  avesse  cura  di  contraddirsi,  facendoci  sapere  (pag.  35).  che  si 
cospirava  nelle  provincie  e  nella  capitale  con  audacia  confortata  dalle 
promesse  di  non  intervento,  dalle  speranze  negli  aiuti  di  Francia,  e 
dal  tradimento  di  vecchi  soldali  e  dei  capi  delle  milizie,  i  quali  .st  of- 
frivano  ai  servigi  della  rivoluzione  (pag.  38).  Rappresentarci  code- 
sto  macehinare  dei  cospiratori  in  molti  angoli  dello  Stato,  quasi 
una  festa  di  tutto  il  popolo  insorgente  a  tumulto  senza  sforzo  di  ri- 
.belli*  egli  e  in  verita  un  far  troppo  a  fidanza  colla  dabbenaggine  dei 
$uoi  .let tori  ,  riputandoli  si  semplici  che  ancor  non  conoscano  come 
si  maneggi  a'  di  d1  oggi  un  rivolgimento  di  Stato,  e  come  si  faccia 
comparire  moto  di  tutto  un  popolo  1'agitarsi  di  un  pugno  di  faziosi. 


BELLA  STAMPA  1TALIANA  I  M 

Per  ora  tocca  al  Farini  lo  spiegarci  come  una  palria  fesla  avesse 
bisogno  di  cospirazioni ,  di  non  intervento  e  di  Iradinwnto  di  recchi 
soMati.  Se  in  una  casa,  per  figura  di  esetnpio,  i  figli  discoli  si  con- 
giurassero  di  aecoppare  il  padre  con  promessa  di  non  aiulo  dai  gen- 
darmi  e  di  aiuto  dai  servidori,  questa,  secondo  il  Farini,  si  dovrel>- 
he  cliiamare  una  fcsta  di  famirjlia  !  Ci  guarderem  bene  di  augurarne 
a  lui  una  somiglianto  ;  ma  clii  sa  che  egli  non  abbia  mirato  a  quella 
nwmiera  italiana  registrata  nel  Yocabolario  di  far  la  fesla  a  un 
cristiano ! 

Non  andrem  per  le  lunghe  a  dimosirare  siccome  vengano  discre- 
ditati  i  tentativi  di  Gregorio  XVI  nel  pacificar  le  Romagne.  Bastera 
dire  che  il  Governo  Pontificio  vi  comparisce  sempre  inetto  nelle  per- 
sone  governanti,  violento  coi  sudditi,  intrigante  colle  Potenze  stra- 
niciv,  allora  eziandio  che  queste  si  dichiarano  soddisfatte  del  mi- 
glioramenti  introdotti  nell' amministrazione.  Solo  i  moderati  sono 
gli  onesti  e  i  capaci,  che  suggeriscono  i  soli  mezzi  possibili,  i  quali 
tutti,  gia  si  sa  fino  alia  nausea,  si  assommano  nella  panacea  univer- 
sale  di  uno  Statute.  L'A.  poi  ne  intreccia  gli  elogi  nelVatto  stesso 
che  mostra  inutili  tutti  gli  sforzi  eziandio  degli  Statutisti  per  com- 
primere  le  sempre  rinascenti  rivoluzioni. 

JDei  Centurioni  e  Volontarii  pontificii  egli  ti  parla  con  una  tal  ret- 
torica  da  fartene  spiritare  ;  ma  a  spremerne  il  succo  non  sapresti  di 
riio  pretenda  accusarli:  e  il  lumacone  del  Guerrazzichenon  sa  ince- 
derc  senza  lasciarsi  dietro  la  strisciadi  bava.Fw  miliziasegreta,  dire 
VA.  (p.  72) :  non  sappiamo  come  una  miUzia  seyreta  potesse  ope- 
i-are  quei  tanti  finimondi  che  di  lei  si  raccontano-,  ma  fosse  pure! 
qual  legge  proibisce  ad  unGowrno  legittimo  1'averpersone  obbliga" 
tesi  in  segreto  a  maggior  fedelta?  forse  che  non  ne  hanno  in  un  mo*- 
do  d  in  un  altro  le  polizie  di  tutti  Governi?  Redutata  fra  la  piu  ab- 
hteUa  e  facinorosa  genie  ( ivi ).  Lepida  questa!  se  era  milizia  segreta, 
come  ne  sapete  vx)i  per  filo  e  per  segno  la  condizione  e  1'  oritriiu*? 
Che  se  altri  la  dicesse  fiore  di  galantuomini  non  dovrebbe  esserne 
creduto  meno  di  voi ,  che  pure  non:  ne  arrecate  altra  pruova  che 
il  dirlo.  Privileyiali  di  poriar  armi:  sarebbe  bella  fhe  oresse  arro- 


160  RFVISTA 

lato  una  truppa  senza  armi !  Esenti  da  eerie  law :  ci  ha  chi  lo  nega; 
ma  ci  voleva  pure  un  qualche  stipendio-,  ed  o  che  il  Governo  desse 
loro  qualche  paga,  o  che  gli  francasse  dal  pagare,  la  cosa  tornava  al- 
lo  stesso.Riscaldati  dal  fanatismo,  perche  i  Vescovi  e  Saccrdoli  yli  ad- 
dot  trinavano :  singolare  questa  camale  PERCHE!  ti  farebhe  credere 
che  il  Farini  sia  di  quei  Volteriani  detti  pocanzi,  che  neh"  addot- 
trinamento  della  Chiesa  veggono  sol  fanatismo :  altrimenti  qual  sen- 
so  avrehbe  quel  PERCHE?  Scorrazzavano  armati  sino  ai  denti:  e  avre- 
ste  voluto  che  corressero  inermi?  Le  polizie  erano  in  mano  loro, 
pertib  insolentirano .  La  polizia  dovra  dunque  rimanere  in  marro  di 
nessuno,  giacche  il  PERCi6  potra  applicarsi  a  chiunque  lamaneggi. 
Ma  questa  pittura  alia  Rembrandt  dei  volontarii  pontificii  non  dee 
recar  meraviglia  chi  sappia  dal  Montanelli  essere  il  Farini  autore  di 
quel  Manifesto  di  Rimini  ,  nel  quale  i  medesimi  vituperii  contro  i 
Centurioni  o  Volontarii  sono  espressi  (pag.  117)  col  medesimo  sti- 
le, e  quasi  colle  medesime  parole,  talmente  che  basterebbe  esso  so- 
lo a  provare  uno  lo  scrittore  del  Manifesto  e  della  storia.  E  dello 
stile  medesimo  caricato  a  segno  di  divenire  ridicolo,  potremmo  re- 
care  esempii  a  migliaia  in  tutto  il  libro  ,  se  non  temessimo  la  noia 
attiva  e  passiva  di  tale  rassegna.  Vedrebbesi  (pag.  62),  che  Tin- 
dulto  accordato  ai  ribelli  non  li  preservo  da  faslidiosa  sorveglianza. 
Vedi  stranezza  !  Non  bastava  adunque  il  perdonare  ,  se  non  si  la- 
sciava  ancora  libero  il  ricospirare  •,  ovvero  bisognava  sorveglicvre 
senza  dar  fastidio  ai  docilissimi  sorvegliati ,  i  quali  poco  stante  tor- 
narono  a  ribellare  (pag.  68)  a  dispetto  delle  fastidiose  sorveglian- 
ze.  \edrebbesi  (pag.  63-,  73)  il  Governo  Pontificio  concedere  a  po- 
co a  poco  (&gocciole,  dice  1'A.  pag.  61) ,  contentando  cosi  i  diplo- 
malici ;  i  ribelli  abusar  tosto  quel  poco  ,  e  1'A.  scusare  i  ribelli  ed 
accusare  il  Governo  quasi  fosse  possibile  accordare  il  piu  a  chi  abu- 
sa  il  poco.  Vedrebbesi  (pag.  97)  che  dopo  nuovi  tumulti  il  Freddi 
ebbe  in  balta  di  inquirire  ,  (  grande  enormita  a  dir  vero  ,  che  tm 
Governo  osi  inquirere  contro  i  ribelli  !  )  e  vessare  a  suo  mat  talen- 
to  ;  eppure  questo  stesso  vessatore  dopo  il!7  Luglio  1848  ,  costi- 
tuitosi  volontariamente  prigioniero  dei  suoi  stessi  nemici.  fu  da  loro 


DELIA  STAMPA  ITALIANA  161 

processato,  senza  che  ne  potessero  sentenziare  un  trascorso.  A 
pag.  110  vedrebbesi  i  congiurati  preparare  armi  e  danaro  ,  e  il 
Cardinal  Massimo  accusato  che  provocasse  ire  disperate  ,  chia- 
mando  la  Commission  militare  a  giudicarli.  In  somma  il  sig.  Fari- 
ni  vorrebbe  che  il  Governo  clericale  lo  avesse  licenziato  ad  ogni 
congiura,  ringraziandolo  e  stipendiandolo  per  soprassello. 

Si  pensi  ora  che  cosa  dovra  dire  quando  nel  capitolo  XI  prende 
a  dimostrare  partitamente  tutto  Torganismo  del  Governo  pontificio! 
Eppure  un  solo  tratto  che  si  legge  sul  principio  basterebbe  a  dimo- 
strare falso  1'assunto  non  che  di  quel  capo,  ma  di  tutto  il  libro.  11 
sagro  Collegio  de  Cardinali  era  ,  dice  ,  onorevole  per  molli  uomini 
pii ;  alcuni  chiari  per  dottrina  ecclesiaslica  ;  altri  per  sapere  pere- 
yn'no,  ma  non  risplendeva  per  eccellcnza  di  quelle  virtu  che  sono  ne- 
cessarie  a  ben  governare  gli  Stati.  Che  se  non  si  riguardi  ne  at  ta- 
lenti,  ne  alle  opinioni  politiche;  e  se  poche  eccezioni  si  facciano,  bel- 
lo  e  I'altestarne  la  pietd  sincera  e  la  bontd  del  costumi  (  pag.  140  e 
segg.  ).  Vedi  con  qual  arte  1'A.  seppe  salvare  le  convenienze  verso 
quel  Consesso  augusto  ,  senza  divertir  frattanto  dallo  scopo  a  cui 
mira  !  accorda  tutto  al  sacro  Collegio  ,  meno  le  virtu  necessarie  a 
governare.  Strano  portento  di  maligna  natura  !  che  ogni  avvoca- 
tuzzo,  ogni  giornalista,  ogni  mediconzolo  ,  sbucato  appena  con  un 
paio  di  baffi  sotto  il  naso  dai  bigliardi  e  dai  club ,  sia  un  miracolo 
di  senno  politico  ,  atto  a  governare  e  impastar  tutto  il  mondo  ;  e 
sou'  i  chierici  benche  abbiano  logora  una  vita  austera  e  studiosa  nel- 
le  Cattedre,  nei  Tribunali,  nei  Governi ,  nella  Diplomazia  ,  pure  si 
rimangano  sempre  si  poveri  di  virtu  civile  ,  che  ogni  sbarbatello 
possa  proflerirne  senza  temerita  la  condanna  ! 

Ma  accettiamo  in  buon'  ora  codesta  sentenza  :  a  noi  basta  il  poco 
bene  rjconosciuto  dall1  A.  nei  Cardinali  per  dirnostrare,  che  da  taU 
uomini  puo  ottenersi  ogni  vero  progresso  sociale.  Infatti ,  dimmi 
in  fede  tua,  lettor  cortese  ,  tu  che  leggi  un  tale  elogio  sotto  la  pen- 
na  di  un  nemico  cospiratore,  e  capisci  che  voglia  dire  in  bocca  di 
lui  mancanza  di  virtu  governative  ,  troverestu.  facilmente  un  altro 
Governo  in  Europa  ai  cui  Ministri  e  Consiglieri  supremi,  un  nemico 
S*rieII,wl.U.  11 


fosse  costretto  trikitare  un  tale  elogio  cli  pieta  siacera ,  di  bouta  <ii 
eostumi ,  di  chiara  dottrina,  di  saper  pellegrino  ?  E  con  tali  doti 
eredi  tu  possibile  alk  lunga  che  una  eletta  di  govenianti  supremi 
noil  voglia  o  non  sappia  correggere  e  ie  leggi  e  gli  abusi  ?  In  quau- 
to  a  noi  ,  senza  voler  riconoscere  (  giacche  nou  abbiamo  iuiornia- 
zioni  sufficient!  )  nelle  istituzioni  attuali  rottimisrno  leibniziano,  CL 
basterebbe  questo  panegirico  dei  governanti  tessuto  da  uii  ueinico, 
per  trovarvi  il  germe  d'ogni  possibile  migli<M*amento.  Che  se  ad 
ogni  grido  dei  cerretani  politici  che  lianno  scoperta  la  via  ali'Eldo- 
rado,  non  veggiarao  questo  sapiente  Consesso  avventarvisi  tosto  al- 
1'  impazzata  ,  lungi  dal  condannarlo  come  nemico  al  progresso  ,  ,Jo 
diremmo  sticcessore  di  quel  Senato  romano  che  sbandiva  Cajmeade 
coi  suoi  sotisti,  se  noa  temessimo  di  oil'enderlo,  ben  sapeiwlo  quau- 
to  soprastia  lo  spirito  cattolico  alia  sapienza  pagaaa. 

Qu«ste  contraddizioni  ed  incoerenze  siara  venuti  racinwlaudo 
dalla  ubertosissima  messe  dei  primi  volumi  ,  non  perche  sia- 
no  le  piii  gravi ,  ma  perclie  ci  souo  parate  le  piu  accooce  a  chia- 
rire  la  pi-ima  parte  dello  scopo  che  si  e  prefisso  1'A.;  uiostrare  cioe 
impossibile  indurre  i  preti  ad  un  goveroo  giusto,  progressive  e  pe- 
r^caro  ai  popoli.  Quindi  quel  livore  con  cui  TA.,  aenza  piii  hadare 
al  t«ma  dello  Slato  romano,  corre  fine  in  Fraticia  per  isfogare  la  sua 
rabbia  maledica  contro  il  Clero  :  e  vedendo  cola  il  sentimeato 
spon tai leo  di  <juella  oattolica  nazione  munifestai-si  allamonte  nci- 
le  onoraiize  verso  ta  Giiesa ,  appena  i«  libero  dalla  volterian« 
politica  orleanese ,  il  Farini  volge  a  vilupero  di  ([uel  Cloro  spec- 
chiatisswno  1"  aver  saputo  meritarne  tanta  riverenza  ;  ed  <jcco  ii, 
qual  forma  ne  parla  (torn.  IV,  pag.  74);  //  Clero  c-ke  acea  twwtQiil 
broncio  ayli  orleanesi ,  e  benedetto  it  moto  di  febbruio  ,  auet;a  acqiii- 
stato  sullt'  i>o[)oJaz«nn  queU' autarita  che  acquista  it  die  prcdette  il 
ctrazie  piii  che  in  ogni  altro  Stato;  e  chiaro  era  I'airebbe  us&ta*  come 
la  sturia  imegna  che  fa  ogni  qual  volta  si  versa  nelia  politico,,  cio«  per 
tondurre  gli  Stati  se  le  plebi  trionfassero,  col  mezzo  della  dtmayoyia 
o  teocraziaj  che  e  palese  oligarchia  diahierici  in.democrazia  volgarc, 
e  se  le  plebi  fallissero  ,  per  riliro/rli  a  quelle  monarchie  bigotte  ,  dn- 
sono  occulto  prfariputy 


DELLA  STAMP  A  ITALIANA  163 

Quo!  mistodi  rancore.  di  frodc  c  di  contraddreione!  Evoi.  signor 
Farini.  vi  date  per  amico  delia  liberta  popolare.  c  j»oi  maledfte  cfei 
eel  sacrih'earsi  d  popolo  sa  meriUirne  1'  aiTettcr!  E  roi  ei  verrite  a 
yendere  m>a  f'utiira  teocra/ia  in  Franria  sot  to  la  Hepubbliea  !  e  voi 
ebiamate  j)riiu'ipato  di  chierici  la  Monarrhia  frnncese  !  t  Hie  serve 

10  soriver  tan  to  contro  il  Governo  dei  preti  in  Italia  ,  se  ess* 

aiano  onnai  ditto  il  mondo?  E  qnal  paee  puo  piu  averne  i 
quando  tut  to  per  Ini  si  rangiaaglt  ocelli  vostri  in  dclitto  ?  ColpwvoJe 
se  tiene  il  bvonrio  al  Monarca  euipio,  colpevole  se  le  riverisce  cat- 
tolico.  colpevole  so  amato  dal  popolo  in  Kranoia,  colpevolo  se,  odia- 
tone  in  Roma  ,  colpevole  da  portutto  o  scinpre  !  .  .  .  .  Dovette  se- 
<ter  l>ene  in  cima  ai  pensieri  del  Farini  questo  intento  di  seredilan- 

11  Clero  quando  per  rapoitinprerk)  voile  romperla  si  bruscamente 
colla  logica  e  col  senso  eomnne !  Quindi  si  ragioni  quanto  piu  vo- 
lentlieri  e  piu  spesso  1'  al>bia  dovuto  fare  nei  tanti  casi  in  cm',  con 
meno  riscbio  di  esserne  vituperate,  pot«a  avanzare  all' intento  stes- 
sa  ora  disstmulamlo  una  circostanza  ,  ora  aggravaodone  un'  altra  . 
<juando  caricando  le  tinte ,  quando  dikvartdole  ,  e  qui  indovinando 
una  intenzione  ,  la  coprendone  un'  altra.  Buono  che  i  posteri  leg- 
gendo  questx)  libro  sapranno  altresi  chi  era  il  Farini,  dove,  quando 
scrisse  e  perche.  In  fede  nostra  non  daraniio  sentenza  del  Governo 
olerienh'  su  ijuesto  processo ! 

Ma  perciocch(fe  a  smentire  questa  calunnia  del  Governo  clericale 
st»>cit6  Iddio  sotto  i  nostri  occbi  un  Pontefire  che  ne  fu  la  piu  so- 
lenne  e  la  piu  irrerusabile  conl'iilazione  ,  cbe  fa  il  Farini  per  ricu- 
sare  appunto  questa  mentita  eosi  perentoria  dei  fatti  (i  per  rican- 
tarei  la  vieta  canzone  sopra  1'impossibilita  di  avere  un-  buon  governo 
dai  Papi?  Egli  tra  artificiosi  e  studiati  enoomii  del  rogfiante  Ponte- 
fice  iutreccia  callidarnente  odioso  sosjwzioni  per  mostrarlo  ora  in- 
con^mte  a  se  stesso  ,  ora  consenziente  ai  sogni  d'  italianismo  ;  ma 
in  ogni  easo  il  suo  buon  volere  aver  trovato  insuperable  impedi- 
mento  nelle  tendenze  clerical}. 

La  riverenza  profonda  e  filiale  ,  cbe-  per  piu  titoli  noi  dobbiamo 
il  N  icario  di  G.  Cristo.  iM>n  ci  permettf  seguitar  1' A.  nella  minuta 
:  J'HD  i>nprot)io)  m  h'jt?f)h  ib  o^cshM^t  o)Unoo  ono% 


164  RIV1STA 

etopea  che  ci  fa  di  Pio  IX ;  molto  meno  ci  consente  di  tenergli  die- 
tro  nello  audace  traforarsi  che  tenta  fino  nei  pensieri  di  Lui,  fmo 
nelle  segrete  intenzioni,  fmo  nei  penetrali  piu  riposti  dellacoscienza. 
Se  la  moderna  civilta  non  ha  peranco  insegnato  ai  ciarlatani  politici 
di  rispettare  ,  non  diremo  altro  che  in  im  Principe  ,  cio  che  pure 
dovrebbe  rispettarsi  nell'  ultimo  dei  privati ,  il  santuario  della  co- 
scienza,  non  commetterem  certo  noi  d'  imitarli  neppure  a  titolo  di 
apologia.  LT apologia  del  suo  Yicario  1'ha  tessuta  Dio  col  linguaggio 
dei  fatti ,  chi  sa  e  vuole  capirlo  ,  assai  piu  eloquente  che  non  po- 
trebbero  essere  le  nostre  parole.  II  solo  che  noi  possiamo  e  dobbia- 
mo  e  convincere  il  Farini  di  avere  o  falsati  o  alterati  notabilmente 
alcuni  fatti ,  narrandoli  in  guisa  che  riuscissero  a  quel  suo  capitale 
intendimento  che  gia  dicemmo  essere  lo  scopo  di  tutto  il  libro. 

E  nota  innanzi  tutto  Tarte  di  presentare  gli  eventi.  Tu  vedi  (pag. 
59  e  segg.)  le  truppe  pontificie  sul  Po  ,  mentre  Monsignor  Corboli- 
Bussi  era  al  campo  di  Carlo  Alberto  ,  e  cosi  ti  si  fa  supporre  come 
di  sbieco  il  Pontefice  bramoso  d' in  trap  render  la  guerra,  benche  1' A. 
non  osi  esplicitamente  affermarlo.  Sebbene  poi  nella  contestura  del- 
la  narrazione,  faccia  1'A.  intendere,  con  due  paroline  alia  sfuggita, 
che  quelle  truppe  per  ordine  del  Cardinal  Segretario  di  Stato  e  col 
parere  di  Re  Carlo  Alberto  ,  dovessero  stare  ai  confini ;  pure  riepi- 
logando  a  pag.  61  ,  sf  narra  essere  stato  ordinato  al  Comandantp) 
pontificio  di  operare  di  concordia  col  Re :  le  quali  parole  darebbero 
ad  intendere  movimento  guerresco,  chi  non  rammentasse  che  il  Re 
medesimo  gia  avea  dichiarato  che  le  truppe  dovean  rimanersi  al 
confine.  E  questo  stesso  osserverai  cola,  ove  per  dispaccio  del  Mini- 

stro  Aldobrandini,  sotto  il  di  18  Aprile,  il  Durando  viene  autoriz- 

•• '  *•" 
zato  a  fare  tutto  do  che  giudica  necessario  per  la  tranquitiita  e  t'l 

bene  dello  Stato  ponlifido  (pag.  62,  63).  Le  quali  parole,  notate  in 
corsivo  come  le  precedenti ,  tornano  ad  insinuare  quelle  medesime 
voglie  guerresche  ,  specialmente  confortandole  il  proclama  di  Du- 
rando immediatamente  suggiuntovi. 

Se  ogni  lettore  fosse  cauto,  conoscerebbe  tosto  che  questo  Pro- 
clama dei  5  Aprile  non  poteva  avere  cagione  o  pretesto  nella  mini- 


AI?  ™- 

DELLA  STAMPA  ITALIANA  165 

.      ,  1       .       .0-  '     i>)t»lfl*l.  -11  1  /-I          I  i    II  ,  M  , 

stenale  dei  18,  c  che  il  porsi  d  accordo  con  Carlo  Alberto,  il  quale 
voleva  si  stesse  ai  confini,  non  lo  autorizzava  a  passare  oltre  Po.  Le 
parole  medesime  del  Ministro  (tranqmUild  e  bene  dello  Slato)  non 
esprimevano  oflesa  ma  difesa.  Tuttavolta  siccome  il  piu  dei  lettori 
e  insoflerente  di  tali  confront! ,  essi  crederanno  bonamente  che  il 
Papa  cangiasse  consigli  a  seconda  degli  eventi  volendo  e  disvolen- 
(lo  la  guerra;  e  cio  basta  all'intento. 

Vero  e  che  1'  Allocuzione  del  29  Aprile  spiegava  chiaramente  le 
vere  intenzioni  del  Pontefice  ,  le  quali  erano  state  dar  compimento 
allesecuzione  del  Memorandum  e  alle  promesse  del  suo  predecesso- 
re,  abborrendo  ogni  guerra  con  popoli  cattolici  (pag.  106,  107). 
Vero  e  che  T  istessa  rimostranza  ministeriale  dei  2o  Aprile  fa  chia- 
ro  abbastanza  come  nulla  fosse  deciso  fino  a  quel  punto.  Cionono- 
stante  essendo  stato,  secondo  1'A.,  confortato  il  Ministro  Aldobran- 
dini  fin  dai  18  Aprile  a  dare  ordine  a  Durando  di  andare  a  campo 
oltre  Po,  tu  nel  leggere  non  sai  a  qual  partito  appigliarti,  e  tutto  il 
torto  sembra  finahnente  ricader  sul  Pontefice.  II  quale  pure  in  quel- 
le  si  trepide  circostanze  fu  talmente  fermo  nel  non  disconoscere  la 
missione  conciliatrice  a  Lui  confidata  ,  che  il  Farini  stesso  aflerma 
(pag,  92 ,  125J  il  Papa  aver  deliberate  di  non  prender  parte  alia 
guerra,  se  non  per  metier  la  pace. 

Che  se,  varcato  il  Po  ,  le  truppe  furono  poste  dal  Pontefice  sotto 
il  comando  di  Carlo  Alberto,  per  camparle  dall'  esser  trattate  come 
bande  di  malviventi  * ,  questo  ben  dimostra  in  lui  sollecitudine  pa- 
terna  pei  suoi,  ma  non  prova  che  ei  partecipasse  menomamente  al- 
le stoltizie  dei  novatori.  Tanto  piu  trovandosi  egli  ridotto  a  quella 
dura  condizione  di  aver  Ministri  che  contrastavano  apertamente  ai 
suoi  comandi ,  secondo  il  narrato  quivi  dall'  A.  medesimo  5  nella 
qual  tristissima  condizione  il  Re  Pontefice,  che  piu  non  poteva  ap- 
pigliarsi  aH'ottimo  con  libera  elezione,  doveva  necessariamente  ras- 

segnarsi  a  quello  che  riputava  male  minore. 

. 

1    V-  FAHIM  Tom.  II,  pag.  m. 


Hit)  RIVISTA 

E  in  proposito  di  quesia  lotta  fra  il  Papa  e  i  suoi  Mivsistri  .  Hr- 
sce,  noil  direm  solo  imivereu-te  edacerba,  ma  perfin  ridicola  la  een- 
sura  dell'A.  (}>ay.  235^.  II  quale  si  maraviglia  ehe  il  Pootefice  vo- 
lesse  salvo  lo  Statuto.  quale  egli  lo  avea  lorgito  fonciliandolo  .'-olla 
liberta  necessaria  al  Capo  del  la  Cliiesa.  //  Papa,  dice  qui  il  Farini, 
all'crmava  che  il  Principe  Sacerdote  avea  mestiefi  di  tutta  la  sua  li- 
berta  ....  Condannava  il  programma  (del  Miuistii  .  .  .  Aecenr- 
naca  al  poier  suo.  dt  saiogliere  e  leyare  .  .  .  Sicche  non  si  capiva  piu 
qual  dottrina  casttiuzionate  fosse  questa  (pag.  2o5). 

Sono  originali  davvero  codesti  signori  eol  lono  tipo  inamutabile 
di  Gostituzione ,  al  quale  appellano  perpetuamente  I  e  vi  torna  il 
Farini  a  pag.  80S.  doleudosi  die  il  Principe  inviolabile  parlasse  aJ 
popolo  come  Pontefice  ,  coatro  le  dottrine  e  le  cousuotudini  cosli- 
tuzionaii.  Ma  di  grazia,  sigaor  dottorc  .  non  ci  diceste  voi  medesi- 
mo  che  la  Costituzione  datji  da  Pio  IX  si  differensictva  wstanizial- 
mentedatte  moderw  e,  laieali?  (vol.  11,  pag.  3).  A  che  proposito  dunr 
([«e  citaur  le  consoetudini  di  altre  Costituzioni  ?  E  come  stupice  cbe 
Pio  IX  voglia  salva  la  liberta  di  Pouldioe  e  ])arli  come  tale  al  suo 
pojiuli i.  e  biasim i  come  tale  gli  eceessi  dei  suoi  Miiiistri,  se  qui  ap- 
panto  stava  la.base  di  tutto  lo  Statuto  Pontificio?  Una  scrittore  lea- 
le,  invece  di  biasimare  nel  Principe  la  fermezza  in  unadeliberazio- 
ne  suggeritagli  dajrinviolai»iQ'obbligaEioiae  del  suo  ufficio,  avitebbe 
dovuto  segnalare  alia  esecrazioae  dei  posted  quai  traditori ,  che 
giurando  lo  Statuto  e  aceetUadone  le  funzioiii  e  la  custodia,  a  nul- 
I'  altro  miravano  ehe  a  corroroperlo  ed  a  violarlo. 

Diamo  un  ultimo  sguardo-alla  narrazione,  ove  il  Farini  e  insienie 
iusieme  storico  e  pfotagonista  ;  e  sembra,  tanto  piu  degao  di  fede 
q«aato-dice  (pag.  188  e  seg.):  il  Prmctpe  mi  onorava  di  fiducia  delta 
quale  serbaro  pur  sempre  grata,  memoria  .  .  .  e  pwche  era  in  sospelr 

to d-i  soverchio  ossequio  al  Papa.  La  grata  memoria,  egli  la 

mostra  facendo  ogni  suo  possibile  perche  apparisca  appro vato  dal 
Papa  tutto,  men  tre  frasi,  il  lungo  e  bizzarro  discorso  apparecchia- 
to  dal  Mamiani  per  recitarlo  alle  Camene  ;  d«?  qual  disc&rso  ,  dice  , 
si  conserva  I'autografo.  Per  disgrazia  dello  storico  nell'autografo  si 


BELLA  STAMf»A  ITALIANA 

trova  tutto  fuorche  I'  approvazione  dei  Pontefice  *  ne  le  tre  po- 
stille  correttive  possono  importare  approvazione.  Del  rimanente 
I'argomentare  del  Farini  e  curioso  :  «  II  Papa  corresse  solamente 
tre  frasi,  dunque  approve  tutto  il  resto.  »  Ci6  sar&bbe  come  un  dire 
che  la  Civilta  Cattolica  ha  approvato  tutti  i  quattro  volumi  del  Farini 
percbe  essa  si  e  contentata  a  rilevarne  solo  tm  quindiei  o  venti  stra- 
falcioni  dei  piu  madornali.  E  la  conseguenza  del  Farini  e  tanto  piii 
falsa,  quanto  che  in  quel  caso  nan  aveasi  a  fare  con  un  Kbro  che  si 
lascia  censurare  senza  contrasto,  ma  il  Pontefice  trovavasi  a  fronte 
tli  im  Ministero  recalcitrante ,  gia  dimesso ,  ritenuto  solo  precaria- 
mente  per  necessita ,  e  parlante  un  linguaggio  lontanissimo  da  quel- 
lo  che  a  Governo  pontificale  si  convenisse.  Leggi  quel  discorso,  se 
non  ti  grava,  e  lo  vedrai  tale  da  destare  le  repugnanze,  non  che  di 
persona  dotta  in  iscienze  sacre  ,  ma  fino  d'  un  semplice  fedele.  H 
quale  condonerebbe  forse  siffatto  gergo  all'  ortvdossia,  del  Mamiani , 
ma  non  potra  a  meno  di  sorridere  al  grotteseo  aspetto  di  quell  a, 
ascetico-politico-teologica  diceria.  Ridera  al  vedere  fin  dal  primo 
articolo  confowdersi  il  libero  arbitrio  umano,  senza  ctii  non  vi  e  cn- 
rita  ,  colla  liherta  civile  vantata  dai  costituzionali  ;  ridera  sentendo 
du>  iri  Roma  cattolica  I'imperio  dette  Ivggi  cominffiasse  ai  9  di  <jh(- 
(jno  del  1H48  (§.  i)  •,  ridera  che  si  attribuisca  ad  im  Papa  I' aver  li- 
mitata  la  cck-ste  uutorila  sua  a  dispensar  la  parola  di  Dio  (§.  3);  ri- 
der^ die  si  finga  un  Papa  non  imputabile  al  cospetto  di  Dk>  di  ci6 
cbe  fa  il  suo  Governo  (5.  4>)-  ridera  che  si  dica  approvato  il  fatto 
dai  Ministri  per  la  causa  italiana,  quando  pure  TAlloctiziolne  dei  29 
Aprils  Tavea  teste  condanmto  (§.  8);  ridera,  che  Fassumere  ufticio 
di  conciliatore  fra  due  connbattenti  ,  venga  rigiiardato  come  impli- 
cita  simten2a  in  favor  cteir  un  dei  due  (§.  12)-,  ridera  insomma  di 
tutto  queH'insidioso  tessuto  di  sentimenti  e  di  frasi  or  mistiche,  of 
liberati ,  or  riroluzionarie ,  or  sofistiche,  cui  basta  teggere  per  rav- 
visarvi  un  agguato  teso  al  Pontefice  non  meno  che  al  Sovrano  :  al 
primo  per  surrepirtie  una  approvazion  dell'  errore  ;  ti\  secondo  per 
fargli  sottoscrivere  la  rovina  del  proprio  trono.  A  farci  inghiottire 
die  tutto  -ooAedto  cumulo  di  sconftessioni  siR  stato  •  approvato  dal 


ATI  AIM' 

Sommo  Pontefice,  ci  vuol  altro  die  tre  postille  con  cui  ne  disappro- 
vu  qualche  parte  ,  e  la  teslimonianza  di  un  uomo  che  ne  abusa  la 
fiducia  volgendola  contro  il  suo  benefattore  !  II  piu  che  possa  con- 
cludersi  da  quelle  postille  e  che  si  sperava  raddrizzarne  le  storpia- 
ture,  dopo  la  terza  dispero  della  impresa  e  abhandonolla. 

Ed  ecco  quanto  basta  a  dare  un'idea  del  come  I1  A.  pretenda  mo- 
strar  Pio  IX  favorevole  ai  novatori  per  intimo  convincimento  e  dis- 
senziente  solo  quando  essi  scapestravano.  Resta  solo  il  sentire  da 
lui  come  alle  supposte  tendenze  del  Pontefice  si  opponessero  e  il 
partito  clericale  e  le  Potenzestraniere:  il  che  si  ripete  in  questi  vo- 
lumi  ad  ogni  pie  sospinto,  talmente  che  se  volessimo  raccorle  tutte 
riusciremmo  quasi  infmiti.  Ma  spigolarne  qualcuna  e  indispensabile 
a  questa  ultima  parte  del  nostro  assunto.  Tu  leggi  a  pag.  79  che  il 
Principe  fastidito  e  timoroso  dette  esorbitanze  liberalesche  inchinava 
piii  a  quel  partito  assoluto  costituito  di  chierici  e  di  laid  clienti  di 
chierici,  il  quote  teneva  coperte  sue  voglie  di  restaurazione  degli  or- 
diniantichi,  ma  ingrandiva  i  danniedipericolideinuovi.  Leggi  in- 
oltre  (Vol.  HI ,  pag.  308),  che  i  chierici  tentano  confondere  la  tra- 
dizione  della  propria  signoria  con  quella  della  Chiesa  eterna  (  pag. 
309) 5  che  Pio  IX  avea  distrutta  la  signoria  dei  chierici,  ma  fu  co- 
stretto  da  scelleranze  e  stoltezze  libertine,  da  invidie  e  cupidita  cleri- 
cali  e  da  perfidie  e  ambagi  straniere  a  riprendere  negli  archivii  la 
tradizione  della  casta  (pag.  299):  i  chierici  facevano  questione  catto- 
lica  la  questione  del  Papato,  e  le  Potenze  caltoliche  compiacevano  ai 
chierici.  Nel  Vol.  IV  poi  destinato  a  narrare  il  ripristinamento  del 
Governo  pontificio ,  pensa  quante  volte  tornano  in  campo  questi 
sentimenti  medesimi !  Basta  vedere  pag.  232  come  si  deridono  i 
General!  francesi,  come  quelli  che  ignorantissimi  erano  dei  bisogni 
delle  popolazioni  e  della  natura  del  Governo  clericale,  i  quali  pren- 
devano  I'  irnbeccala  dai  procaccianti  che  li  corleggiavano ,  novellando 
d'ogni  maniera  miracoli  dei  chierici  e  sacrilegi  dei  novatori.  Si  bab- 
buassi  erano  quei  poveri  Generali  quando  favorivano  il  Clero.  Ma 
che?  passa  alia  pag.  seguente  e  vedrai  che  tre  uffiziali  deputati.a  n- 
cevere  le  casse  e  i  portafogli  del  tesoro,  cerlificarono  che  la  finanza 


DELIA  STAMPA  ITALIANA  169 

era  stata  governata  con  tanta  reltitudine  e  tanta  abilitd  che  a  riscon- 
Iro  den'  amministrativa  clericale  erano  maravigliose.  Su  questi  ufli- 
ziali  non  un'ombra  di  sospetto  che  fossero  aggirati  dai  procaccianti. 
Che  gente  immacolata  erano  quei  repubblicani  massime  in  materia 
di  denaro!  Queste  e  cento  altre  citazioni  potremmo  recare  in  con- 
fermazione  del  nostro  assunto;  e  se  ne  trarrebbero  le  medesime 
conseguenze  fin  qui  dedotte  dai  testi  del  Farini  ;  che  per  coglierne 
gl'  intend  ,  basta  capirne  le  parole  e  guardarsi  dalla  sua  rettorica. 
Infatti  che  voglion  dire  tutte  codeste  fiabe  sbombardate  ,  se  tu 
ne  smungi  il  succhio  ?  Vogliono  dire  ,  che  gli  scellerati  e  gli  stolti  , 
abusando  lo  Statute  ridussero  ilPontefice  alia  necessita  di  ritirare  i 
doni  abusati  ;  che  gli  ecclesiastici  ne  furono  soddisfatti  ,  in  quanto 
vedeano  tolto  di  mezzo  un  pretesto  di  agitazioni  ed  uno  strumento 
abusato  a  sacrilegi  ;  che  a  quel  consiglio  si  ebbero  consenzienti 
eziandio  le  straniere  Potenze  ,  alle  cui  domande  in  gran  parte  il 
Pontefice  voleva  soddisfare  colle  prime  concessioni.  Ecco  il  vero 
significato  di  quelle  ampollosita  ;  dai  quale  potra  inferirsi  tutt'  altro 
che  T  impossibility  di  ottenere  emendamenti  nel  Governo  del  Pon- 
tefice. 

Ci6  nulla  ostante  e  tale  oggidi  la  potenza  dei  paroloni,  che  chiun- 
que  legge  incautamente  queste  pagine,  capo  d'  opera  d'ipocrita  mal- 
dicenza,  rimarra  sopraflatto  e  credera  che  il  Governo  papale  sia  po- 
co  men  che  T  inferno.  E  come  no?  se  vedra,  che  lo  Stalo  Pontificio 
non  ha  glorie  1.  Di  grazia,  sig.  dottore,  non  gli  negate  almen  quella 
a"  aver  germinato  al  mondo  un  FARINI  !  Chee  un'  aggregazione  di  Mu- 
nicipii  serbanti  le  lor  tradizioni  e  le  loro  vanita  :  strana  imputazione 
invero  che  si  rimproveri  ad  un  Governo  il  rispettare  le  tradizioni  e  le 
glorie  dei  Municipii:  tanto  e  incarnata  in  codesti  liberali  la  tirannide 
del  centralismo;  che  la  casta  clericale,  quella  appunto  che  non  piega 
inai  I'animo  ne  alia  forza,  ne  alia  fortuna,  ne  per  tempo  dimentica 
mai  (Vol.  I,  pag.  6)  •,  quella  ove  e  sempre  qualche  geloso  custode 
delle  anlicaglie  (Vol.  I,  pag.  72);  quella  tone  d'inerzia  contro  la 

.'.iqp.  jJcioflaO  i'lQVuq  liwjp  OUJB-I 


1  Vol.  Ill,  pag.  308  eseg. 

'  hb  j 


no  HIV  IMA 

giiak  si  rompo  vgni  sforto  di  vol(mt<*  per  I'induyiare  (Vol.  I,  pag. 
74);,  queUa  insomma  maledetta  da  tutti  i  liberaH  perche  uon  cain- 
bia  tuai;  si  sigftore,  quella  stessissima  casta  appunto  non  ha  tradi- 
zione  f&rma,  e  p«r  signoreggiare  ha  mutato  e  mula  semprv  ttinore 
(Vol  UI,  pag.  308  ).  Rama  e  il  deserto  senza  affetto  patrio  ,  senzet 
st#ria  (Vol.  ML»  pag.  309) ;  ma  ci6  vuole  inteittlersi  fmo  alia  a$>pa- 
rizioiie  di  cjuesti  quattro  voliimi. 

Codilessianio  ,  ehe  al  vedere  taule  contraddiziom  congtunto  & 
tanta  non  cuyanzja  d'  ogai  legate  di  derenza  ,  di  lealta  ,  di  grafci* 
tudine  ,  di  coscieaza ,  di  cattolieismD  ,  corriauia  eolle  mani  a  e0>» 
prirci  la  faccia  e  domandiamo  a  noi  stessi  ,  se  la  eivilta  moderna 
ci  abbia  fatto  perdere  col  discoFSO  ogni  seatinaento  d'  unaanita.  e  obi 
pudore  ? 

Ma  no  I  ci6  ctie  sembra  malvagita  e  delirio  di  passions  sregolata, 
c  iilululria  di  u  n  a  Ualia  fantastic  a,  si  ilia  cut  ara  e  stata  iinniolata.  la 
coscienza  cattolka ,  \*  sapieaza  politka ,  ogai  ragioji  di  prutikeaaa : 
non  6  stupofe  dote  vi  s*  vegga  sacri&eaia  la  storica  verita !  Questa 
idola^ia  chiede  die  il  Go.verao  d-el  Poafeefioe  sia  abbattato  per  seaa- 
pre  e  ad  ogni  costo:  e  il  nostro  A.  ha  recato  egli  pure  il  suo  tribu-' 
to  ai  twipio  deiridak).  EgU  l»a  dimo&traio  cfee  U  ceto  leratico  y  ia- 
formato  dal  Redejaiore  al  sagriiizio  di  s^  pel  beae  di  tutte  1#  gen^ , 
no,**  Q  eapace  di  quella  virtu  naedioicrissiQia  ch«  abboiida  in  tutti  i 
g$.v»raa#ti  laici;  die  ehi  now  hafeniiglia  e  naluraluieiito  piu  cupn 
do  di  foloro  die  debbo.no.  sosteatare  ed  arricchire  mogli*  e  figliuo- 
li^  the  lo  spirito  cattolico  essendo  cosmopoUticq  qd  am/indo  git  uo- 
mini  tutti,  ^  naturalraentd  ninwco  dei  piu  prossimi  e  domestici;  che 
es3endiQ  lecito  aoicbe;  all'infimo  dei  popolarii  il  divenir  Pr^ato,  Car- 
diaaie  ^  Papa,  i  preti  faraiano  una  easta  cbe  esr-lude  tutta  la  nazio- 
ihe  dal  governo  di  ss  iae<iesima. 

Se  a  te  sembca  incredibile  die  un  uotna,  non  in  delirio,  prenda 
a  dimostrare  sul  &erio  eodeste  contraddliziooi,  noi  trofiamo.  piu  in^ 
credibile  ancora  che  tanti  e  Unti  senza  diinostrazione  le  credaao^  e 
che  da  qualche  difetto  presente  (che  troverebbero  forse  molto  mi- 
nore  se  si  paragonasse  ad  altri  popoli )  si  diauo  a  credere  oontro 


DELLA  SlMMM  fTALIAX.V  IT  I 

F  esperieiixa  di  tanti  seeoli  ,  in  cni  Roma  fu  inaestra  di  buon  go- 
vrrno  a  tntte  lo  u<  re  impossible  che  ben  governino  iprcti. 

fton  metterem  fine  a  questo  articolo  s^n/a  preomipare  non  «a- 
prcnmio  dire  so  ima  obbierione  od  on  lamento'che  ci  potrebbe'esser 
«swsso  dai  nostri  'lettori,  ai  quali  non  vorrera  certo  far  cosa  rbo  riu- 
scisse  mcno  utile  o  gradita.  Ad  cssi  ptirra  forsc  snvcrcliio  qtiesto  ri- 
badire  die  stiam  facendo  da  un  paio  di  vohmri  la  gran  quistione  sul 
principato  civile  dei  Papi.  Ma  che  ci  vorrest«  fare?  Nelfa  partc  po- 
o  battagliera  dol  nostro  periodiro  a  noi  non  «  data  lilx-rta 
scelta:  il  soggottn  della  puami  ci  e  determinato  dai  nostri  arv- 
versarii-,  ed  e  naturale-che  facerwiota  wri  po'noi  da  oste  schieraita  in 
c«n^)0,  cda  dobb-iam  rivolgerci  ed  accorrere  ^ove  TOdiawi  pi{i  fre- 
qucnti  i  canipioni  e  piu  ostinSto  1'attacco.  Non  dunque  a  noi,  wia 
jii  Mamiani ,  ai  Tonwnaseo  ,  ai  Farini  ed  ;ai  fantoccini  minori  deHa 
stessa  foinngie  dovete  'Chiedere  per  qnal  ragione  essi  eggrmai  non 
sappian  quasi  trovare  altro  nimico  a  combattcre  ehe  qwel  civil  prnv 
cipato.  Ma  o  vi  rispondano  o  no,  noi  siam  fcrmi  a  wcm  ritram 
d'nn  passo  dafta  mischia  fin  clic  e^si  vi  armegdand)  -,  -ecio  anche  a 
<x»to  di  riuscirne  un  po1  faStidiosi  ai  nostri  lettori.  I  qimli  nondi- 
nteno  appwnto  dalla  ostinatezza  deH'attacco  e  dalle  armi 'mdecorose 
che  altri  vi  brandisce  .  ilcMiono  intcndere  la  rilevan^a  swprema  ,  e 
diciawa  cosi,  strategica  del  passo  per  noi  difefco.  (Jhi  sa  die  a  que- 
sto  non  <d  attengano  i  deslini  della  civilfa  ewopea?  Cbi  sa  clic  da 
rfuesto  palladio  non  dipenda  il  tranYutarsi  che  potreM)^  fore  la  on/- 
ta  cattolica  in  civilta  pagana  ! 

:    '. 
II. 

Sagffio  sul  Callolidsmo,  Liberalismo  e  Socialismo  di  DOKOSO  Omwss 
Marcliese  di  Valdfgama*.  Prima  Versione  italiarra.  Pulijyno  Ti- 
pografia  Tomassini  18.>2.  i.  Vol.  in  8.  di  pag.  410. 

4UJAQ*i)8'i 

11  nome  del  marcbese  di  Valdegamas  e  noto  ai  cattolici,  e  dev'es- 
ser  earn  ai  nostari  lettori  ch'  ebbero  gia  per  lo  passato  occasiorte  di 


172  RIV1ST.V 

ammirarne  V  ingegno  elevato  o  le  nobili  dottrine.  Con  diletto  a- 
dunque  ci  rifacciamo  su  questo  sorittore,  dando  uncenno  dell'opera 
pregiatissima  annunziata  qui  sopra ,  originalmente  scritta  in  lingua 
spagnuola ,  poi  volta  nella  francese,  e  da  questa  recata  nel  nostro 
volgare.  E  tanto  piu  a  proposito  giungera  questa  rivista,  quanto  che 
il  Saggio  sul  Cattolidsmo  fu  recentemente  bersaglio  in  Francia  di 
gravi  critiche  pubblicate  in  un  dotto  cattolico  giornale  dall'ab.  P. 
Gaduel  Vicario  generate  del  Vescovo  d1  Orleans  1.  ...  ,,i,,^rnfi^68 

A  dire  in  poche  parole  cio  che  sia  questo  libro  e  come  lamateria 
risponda  al  titolo,  bastera  citare  il  detto  prudoniano  che  gli  serve 
quasi  d'  introduzione.  t,  cosa  ammirabih,  che  in  fondo  delta  noslra 
politico,  abbiamo  sempre  da  rinvenire  la  teologia.  Dio  e  Tunica  spie- 
gazione  compiuta  della  natura  e  della  sopraniiatura:  la  teologia  sola 
da  perfetto  compimento  a  tutte  le  scienze :  la  sola  religione  cattoli- 
ca  puo  sciogliere  adeguatamerite  i  problemi  tuttodi  nascenti  della 
politica:  la  Chiesa  e  non  altri  pu6  salvare  la  societa  agonizzante  in 
preda  airanarchia:  invano  i  libertini  e  i  socialisti  si  argomentano  di 
rimediare  a  tutti  i  bisognideirumanita  coi  loro  trovati  e  coi  loro  in- 
segnamenti:  se  il  Liberalismo  e  il  Socialismo  vincono,  e  spenta  la  so- 
cieta, e  annientata  ogni  speranza  di  un  felice  rinnovamento.  Tale,  e  il 
subbietto  del  libro,  tema  quanto  altro  mai  vasto,  e  mirabiimente  ad- 
atto  ai  bisogni  dell'  eta  presente.  II  valoroso  scrittore  senza  spaven- 
tarsi  della  difficolta  dell'  argomento  lo  contempla  (juasi  daH'alto,  ne 
misura  1'  ampiezza,  lo  percorre  con  pie  risoluto  e  franco  spargen- 
do  d1  intorno  a  se  torrenti  di  luce  che  rendono  accessihili  anche  ad 
intelletti  volgari  lequistioni  piu  riposte  ed  astruse-,  1  .ctebaiagib 

L'  opera  e  divisa  in  tre  libri.  Nel  priino  dopo  di  aver  dimostrato 
che  ogni  grave  quistione  politica  s'  intreccia  con  una  quistione  teo- 
logica  tratteggia  a  grandi  pennellate  e  risentiti  colori  il  ristauro  del 
mondo,  dello  Stato,  della  famiglia  per  opera  della  teologia  cattoli- 
ca  e  della  Chiesa.  Ricercando  quindi  il  principio  intrinseco,  per  cui 
la  cattolica  societa  fu  feconda  di  tanti  beni,  trova  che  questo  prin- 

1  V.  L'Ami  de  la  religion  N.  5471,  5472,  5473,  5479,  3*63. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  173 

cipio  e  la  legge  di  grazia  e  di  amore.  Grazia  soavissima  e  onnipo- 
tente  che  i  cuori  degli  uoniini  attrae  misteriosamente  a  Dio  ed  uni- 
sce  fro  loro-,  grazia  sovnumaturale  e  arcana  che  sola  pu6  spiegare 
appieno  il  trionfo  della  virtu  sul  vizio,  della  verita  sull'  errore,  del- 
la  dottrina  di  Cristo  sopra  un  mondo  conrotto  e  perverse. 

«  La  forza  sovrannaturale  della  grazia,  dice  FA.  ,  si  comunica 
perfettamente  ai  fedeli  pel  ministero  dei  sacerdoti  e  pel  canale  dei 
sagramenti-,  questa  forza  sovrannaturale  comunicata  ai  fedeli  mem- 
bri  nello  stesso  tempo  della  Chiesa  e  della  civile  societa,  ha  a- 
perto  quell1  abisso  profondo  che  esiste  fra  le  antiche  societa  e  le  so- 
cieta cattoliche,  considerandole  anche  sotto  il  punto  di  vista  politi- 
co e  sociale.  Bene  esaminato  il  tutto,  non  v'ha  traqueste  societa  al- 
tra  differenza  se  non  che  le  une  sorio  composte  di  cattolici  e  le  al- 
tre  di  pagani,  le  une  composte  di  uomini  mossi  dai  loro  naturali 
istinti,  e  le  altre  di  uomini  che  morti  phi  o  meno  completamente 
alia  loro  propria  natura,  obbediscono  piu  o  meno  completamente  al- 
1'  impulso  sovrannaturale  e  divino  della  grazia.  Cosi  si  spiega  la 
differenza  che  separa  le  istituzioni  politiche  e  sociali  delle  societa 
antiche  da  quelle  che  hanno  germogliato  come  da  se  stesse  e  spon- 
taneamente  nelle  societa  moderne:  infatti  le  istituzioni  sono  T  e- 
spressione  sociale  delle  idee  comuni,  le  idee  comuni  sono  il  risulta- 
to  generate  delle  idee  individual!,  le  idee  individuali  sono  la  forma 
intellettuale  della  maniera  di  essere  e  di  sentire  dell'  uomo.  Ora 
1'uomo  pagano  e  I'uomo  cattolico  hanno  cessato  di  essere  e  di  sentire 
nella  stessa  maniera  ;  1'  uno  rappresenta  1'  umanita  prevaricatrice  e 
diseredata,  Taltro  I'  umanita  redenta.  Le  istituzioni  antiche  e  le  isti- 
tuzioni moderne  non  sono  adunque  Tespressione  di  due  societa  diffe- 
renti  se  non  perche  esse  sono  Tespressione  di  due  difTerenti  umani- 
ta. Cosi  da  che  le  societa  cattoliche  prevaricano  e  cadono  fa  subito 
irruzione  in  esse  il  paganesimo  ed  al  paganesimo  fan  ritorno  Tidee, 
i  costumi  ,  le  istituzioni  ,  e  le  stesse  societa  1.  »  E  poi  conchiude  : 
«  Chi  non  tiene  con  to  della  sovrannaturale  e  divina  virtu  della  Chiesa, 


1  Pag.  82,83.  'Tifi  ,€7lG  .STiC  JTir 


174  •'  Riwum 

non  comprettdertt  mai  ne  la  sua  mttuenza,  ne  te  sue  viuoric  .  n&  le 
sue  tribolazioni  :  o  clii  non  la  comprende,  n<m  coiwprendera  mai 
ei6  che  vi  ha  d1  i«timo.  di  essenziaie  e  di  profondo  nella>civika  eu- 
ropea  1  ». 

Nel  secondo  iibro  lo  scrittore  affronta  la  vasta  e  diitieile  quistione 
del  come  e  del  perche  il  maie  s'  incontri  in  twiti  gli  erdini  dell'  u- 
BiVerso.  A  dilucidarla  espone  da  iprrma  la  teo»ria  della  vera  iifcerta 
ronsiderata  come  perfezione'O  mezzo  a  c0n«-p;uir}a.  Percorre  fa- 
scia te  fasi  'ch'ebbe  questa  liberta  in  cielo-e  in  torra,  ne  tocoa  labu- 
so  fatto  dagli  angeli  edall'  uomo«  le  immediate  censeajoenze  che 
1' aDOonnpagnarono:  combatte  il  nuovo  manicneismo  del  sociaAisba 
Proudhon  e  dimostra  come  secondo  la  dottrina  caltolica  si  concrh'a- 
HO  in  perfertta  armonia  la  provvidenza  di  Dio  e  la  Hberta  deli'  oomo. 
Spaziando  quindi  nel  re-irno  della  natura  e  della  storia  descrive  ie 
sdgrete  acialogie  ira  le  pertunbazioni  fisiche  e  le  perturbazioni  rno- 
rali  derivote  dalla  colpa.  E  tfiii  ripi«liandoundist«so«  ragionato  rac- 
conbo  deH'azidBne  mai'avigliosa  <che  comincio  in  cielo  e  fim  nel  nara-* 
diso  -terrestre  insegna  come  iDio  trasse  il  berre  dal  male,  1'ordrne  dal 
disordine,  daHa  tprevaricazione  la  gloria,  ed  a  ragione  esclama  n  Vm 
si  penetra  in  questi  dommi  sorprendenti ,  piu  si  vede  risplewiere  la 
scfwrana  conveaienza  e  la  maravigliosa  concordia  dei  misteri  cri£ti»-* 
oL  La  scienza  dei  misteri  e  la  srienza  di  tutte  le  soluzioni  S.  » 

Alia  soluzione  cattolica  fa  seguire  T  esame  delle  soluzioni  propo- 
>!i-  <l»Ha  scuola  Hbertina  e  dalla -social  1st  ica.  Quivi  pariando  •della 
sterilita.  ed  knpotenza  innata  delle  dottrineiiber»lesche  anchein  pen 
totiea  vi  contrappone  la  fecondita  del  cattolicismo  e  i  sommd  poHfcici 
che  vi  liorirono-,  pruova  che  la  scienzadi  Dio  da  a  chi  la  possiede  sa- 
^acila  e  forza,  aguzza  la  meuteed  ingrandisee  il  pensiero,  perfezio- 
na  rriiraliilincnte  ia  conoscenEa  pratica  e  produce  qoello  s^tfisilo 
sense  che  6  propri©  dei  gavii  e  dei  prodenti.  inferendoqfte  che: 
f  enere  amano  non  fosse  abitaato  a  wder  ie  cose  a  rovescio 
e^fi  sceglierebbe  per  consigiHeri  fra  -tntti  gli  uomini  i  Teologi ,  fra  t 

\  Pag.  88.  —  2  Pag.  166. 


DELLA  41AHPA  ITALIANA  IT-i 

Teoiogi  i  Mistici,  e  fra  i  .Mistiri  qimlli  ehe  hanao  raeoata  hi  vila  piu 
rilirata  (fc»l  inondo  e  dagli  affari  ^.  »  Pronunziato  mirabile  ia  undi- 
plomatico  iliustre  e  conoscitore  profondo  degli  uonaini  e  della  so- 
eieta. 

Non  mew>  reca  ne  meno  scolpita  e  I1  imraagiae  ehe  egli  fa  del- 
la  scuola  Hbertina.  «  Di  tutte  le  seuole  questa  si  e>  la  piu.  sterik 
pecolie  la  pii  ignorantc  c  la  piii  eiroista.  Essa  non  sa  nulta,  come 
sopra  vedemmo,  della  natura  ne  del  nwle  ne  del  beae  ,  essa  Ua  ap- 
pena  una  nozkme  di  Dio  •,  dell'  uomo  poi  non  ne  ha  a  In  ma.  Impo- 
tentn  pel  bene  pereu&manca  di  qualunque  atfermato  dograatico,  iratr 
potent*  pel  male  perthe  ha orrore  tli  onni  lu-ua/ione  intrepidaed  as- 
solata ,  e  CM )udanwata  senza  saperlo  ad  andare  a  gettarsi  con  la  nave 
che  porta  la  sua  foirtuna  o  nel  porto  del  caitolicismo  o  sugli  scogli 
del  socialismo.  Questa  scuola  non  domino  che  albrquando  la  so- 
eiota  «  moribomla ,  il  periodo  del  suo  domioio  e  quel  periodo 
transitorio  e  fugace!  in  cui  il  niondo  non  sa  se  deve  andare  con 
Baorabboo  segui tare  Gesw,  eri mane  sos}>e8o  tra  un  aftermato  dog- 
fntitieo  (il  cattolkisiBo)  ed  una  soprenaa  negazione  (il  Socialismo). 
La  sociefca  si*  laseia aUora  governar  voientieri  da  una  scuola  cbe  non 
di«e  mai  -**•  lo  affermo  —  Jo  nego^  ma  invece  dice  sempre  —  fa  tfc- 
stmgtwo.  U  sommo  degF  interessi  di  questa  scuola  e  riposto  in  non 
lasdare  giongere  il  giorno  delle  negazioni  radical  i  e  delle  afferma- 
ziooi  supreme ,  ed  e  perei6  che  col  mezzo  delta  discussione  con- 
foruJe  tutto  le  nozioni  e  propaga  lo  scetticismo  ,  ben  sapeodo  ehe 
mi  popolo  il  quale  intende  sempre  dalla  bocca  de'suoi  sofeti  ii  pro 
e  ik  contra  su  tutto,  finisce  col  non  saipere  a  ehe  attenersi  e  col  chie- 
<IJMV  a  se  medesimo  se  la  verita  e  \'  errore  ,  il  giusto  e  I'  ingiusto,  il 
turpe  e  I'  onmto  sono  realmeiiite  contrarii  fra  loro .  o  non  siano 
piuttosto  ehe  una  <-<»sa  ^Irssa  considerata  sotto  a^)etti  diUferenti. 
•Quahinque  sia  la  durata  di  questo  periodo,  ella  e  sempre  assai  coiU. 
L'  uomo  e  nato  per  agire  ,  e  fca  discussione  perpetua  ,  nemica  come 
*  delle  <Df»ere ,  e  contraria  alia  natura  umana.  II  giorno  poi  view 

i  Pag.  168.  11  ,gB*H&  Ti;>!>-. 


j  76  RIVISTA 

in  cui  il  popolo  spinto  da  tutti  i  suoi  istinti  si  spande  nelle  pubbli- 
che  piazze  e  nelle  vie,  dimandando  risolutamente  Barabba  o  Gesuy 
e  rotolando  nella  polvere  la  cattedra  dei  sofisti  4 .  » 

I  libertini  fanno  consistere  il  male  della  societa  nel  governo  mo- 
narchico  sotto  Tinflusso  dell'idea  cattolica,  o  nell'anarchia  frutto  del 
socialismo:  altro  disordine  non  veggono  che  questo  e  quelli  che  lo 
conseguitano.  Laonde  per  essi  la  societa  sara  beata  e  felice  e  il  male 
scomparira  dalla  terra  quando  il  reggimento  dei  popoli  passera  nelle 
mani  de'filosofi  e  della  borghesia.  I  socialisti  poi  sostengono  che  I'uo- 
mo  e  naturalmente  santo  e  perfetto  ,  e  che  il  male  gli  viene  da  Dio, 
dalle  leggi,  e  dal  governo;  che  pero  1'eta  dell'oro  annunciata  dai  poeti 
ed  aspettata  dalle  nazioni  comincera  nel  mondo  quando  svanira  la 
credenza  in  Dio,  1'  impero  della  ragione  sul  senso  e  il  dominio  dei 
governanti  sul  popolo:  quando  le  moltitudini  abbrutite  saranno  a  se 
medesime  Dio,  legge  e  re.  Queste  aberrazioni  mostruose  sonoespo- 
ste  e  combattute  nel  rimanente  del  libro  con  una  logica  stringata  e 
calzante,  con  tanta  luce  di  raziocinio,  grandezza  e  novita  di  con- 
cetti che  la  lettura  ad  un  tempo  convince,  persuade,  muove  e  dilet- 
ta.  Se  dolorose  devono  quivi  riuscire  ad  ogni  animo  bennato  le  be- 
stemmie  d' inferno  che  i  socialisti  e  il  Proudhon  loro  caporione  sca- 
gliano  contro  Dio,  chiamandolo  con  inaudito  cinismo ,  stoltezza  e 
villa ,  ipocrisia  e  menzogna ,  tirannia  e  miseria,  sfidando  ad  incene- 
rirli  colle  sue  folgori:  soavi  come  rugiada  nel  deserto  e  ridenti  come 
il  sole  dopo  la  tempesta  sono  le  belle  parole  che  la  forza  del  vero  e- 
storse  da  queH'anima  fella,  e  cui  TA.  opportunamente  fa  succedere 
alle  riportate  bestemmie  per  rasserenare  la  mente  de'  suoi  lettori. 
«  Oh !  quanto  il  Cattolicismo  si  e  mostrato  piu  prudente,  (esclama 
Proudhon  quasi  suo  malgrado},  e  come  vi  ha  sorpassati  tutti,  sansi- 
moniani,  repubblicani,  universitarii,  economisti  nella  conoscenza 
dell'uomo  e  della  societa !  II  sacerdote  sa  che  la  nostra  vita  non  e 
che  un  viaggio,  e  che  il  nostro  perfezionamento  non  puo  effettuarsi 
qui  in  terra;  ed  ei  si  contenta  di  abbozzare  sulla  terra  un'educazione 

1  Pag.  173,  H4. 

SI  .U.So- 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  177 

die  deve  trovare  il  suo  compimento  nel  cielo.  L'  uomo  formato 
dalla  religione,  conterito  di  sapere,  tli  fare  e  di  ottenere  ci6  che  ba- 
sta  al  suo  terrestre  destine  non  pu6  mai  divenire  un  imbarazzo  sul 
governo:  ei  ne  sarebbe  piuttosto  il  martire  !  0  religione  diletta  ,  e 
dovra  dunque  avvenire  che  una  borghesia  che  ha  tanto  bisogno  di 
te  ti  disconosca  1  !  )>  0  verita ,  diro  io ,  o  grande  e  nobile  regina 
delle  intelligenze,  e  egli  possibile  cheun  uomo  ti  vegga  si  raggiante, 
si  bella,  ti  ammiri  e  poi  ti  tradisca  ! 

Dopo  d'aver  dimostrato  la  convenienza  della  dottrina  cattolica 
nello  spiegare  T  origine  del  male ,  un  altro  prohlema  si  propone  il 
filosofo  cattolico  nel  terzo  libro :  cioe  ,  perche  il  male  originato  da 
una  prima  colpa  perduri  nel  mondo,  e  dal  primo  padre  si  trasmetta 
ai  piu  tardi  nepoti.  Fassi  allora  ad  esaminare  conforme  ai  delta  ti 
della  rivelazione  quel  grande  arcano  che  e  il  domma  della  solidarieta 
e  la  trasfusione  della  colpa  e  della  pena:  ne  mostra  la  ragionevolezza, 
le  attinenze  necessarie  coi  fatti  piu  cospicui  e  la  consonanza  colle 
leggi  universali  della  natura :  parla  del  dolore  ,  e  ricercandone  1'  in- 
tima  natura  fa  vedere,  come  Dio  quasi  trasnaturandolo  lo  trasformi 
di  male  in  bene,  e  da  castigo  lo  rivolga  in  rimedio  d'  incomparabile 
virtu.  Cosi  si  spiega  e  si  armonizza  pel  cristiano  la  perrnanenza  della 
colpa  e  della  pena. 

La  scuola  libertina  per  I'opposto  nega  la  solidarieta  umana  nelVor- 
dine  religiose  come  la  nega  nel  politico.  La  nega  nell'ordine  reli- 
gioso,  negando  la  dottrina  della  trasmissione  della  pena  e  della  colpa; 
la  nega  nell'ordine  politico  proclamando  il  non  intervento,  distrug- 
gendo  la  nobilta  ,  e  sostenendo  T  eguale  diritto  di  ciascuno  alle  di- 
gnita  dello  stato.  Ma  i  libertini  mentre  negano  la  solidarieta  sono  ob- 
bligati  a  confessarla,  riconoscendo  1'identita  delle  nazioni,  1'  eredita 
della  monarchia  e  la  trasmissione  delle  ricchezze  col  sangue,  come  se 
il  potere  dei  ricchi  fosse  piu  sacro  e  legittimo  del  potere  dei  nobili. 

Simili  contraddizioni  si  rinfacciano  giustamente  dalVA.  alia  scuo- 
la socialistica  :  questa  afferma  contro  i  libertini  ,  che  chi  rigetta 

\  Pag.  192. 

Scrie  II,  vol.  II.  12 


f*78  IUVIS1A 

la  solJdarieta  nella  famiglia.  nella  politica  e  nella  religione  non  deve 
accettarla  nella  nazione  o  nella  monarchic.  Ma  che  fa  ella  poi  ?  Dopo 
d'aver  riprovato  tutte  queste  solidarieta  proclamalaso-lidarietauma- 
na.  Col  bandire  to  Uberla,  la  fraternity,  e  Vuguaglianza  onon  signi- 
fica  nulla  o  vuol  dire  che  tutti  gVi  uominisono  solidarii  fra  loro.  Or 
come  puo  essere  che  i  vineoli  della  nascita,  dello  state,  delta  religio- 
ne non  collegkino  gli  uumini  fra  loro,  e  ehe  1'umanita  tutta  quanta 
sia  unasocieta  di  fmteUi  ugualmente  partecipi  d'una  comune  ttbertd? 

Di  piu  il  socialisrao  e  contraddittorio,  perche  contraddittorie  sono 
fira  loro  le  dottrine  propugnate  dalle  divCTse  scuole  che  lo  compon- 
gono,  e  1'  A.  lo  dimostra  delineando  i  varii  stadii  die  in  breve  tempo 
pereoi>se  il  Socialismo.  In  fine  questa  teoria  e  la  massima  delte  con- 
traddizioai  perche  da  qualunque  verso  la  si  consider}  riesee  ad  un 
assoVuto  nullismo.  Negazione  assoluta  deH'uomo,  della  fam«?lia,  deW 
lasocieta,  dell'umaiaita,  di  Dio,  tali  sono  i  momenti  pei  quali  discor- 
re  Fipotesi  soeiaKstica  dove  a-Hri  Vincalzi  con  logifa  irresistihile,  co^ 
mevien  fatto  dali'illustre  scrittore  nel  eapitolo  quiwto  di  qnesto 
libro. 

Nei  riinaiifiilt'  dell' opera  aUa  solidarieta  della  colpa  e  della  eadnta 
vlene  opposta  la  solidarieta  del  ristauro  e  delmerito.  Ivi  rintracoian- 
do  le  tradizioni  dei  popoli  ed  illustrandole  coll'  insearnamento  catlo- 
li«o  si  diinostra  la  virtii  esp«atri€e  del  sacrifizio  ,  inesplicabile  a  te- 
nore  dei  prineipii  socialisti  e  libertini.  La  redenzione  centro  di  tutti 
i  misteri  e  fc«te  da  tutte  le  solazkmi  si  presenta  qui  al  religioso 
scrittore  nella  sua  augusta  inaesta  :  egli  ne  melte  m  luce  la  conve- 
nienza  rispettaa  Dio,  aU'uomo,  aH'opdiine  untversale:  fa  redere  come 
net  sacrifizio  deffUomo  Dio  si  terg«  la  colpa,  si  vince  it  mondo,  ed 
ogni  eosa  ritorna,  al  suo  ppineipio :  compi«ndo  per  ta-1  maniera  la  df- 
mostrazione  del  suo  assunto,  cioe:  cbe  i  problerfti  fondamen tali  del- 
Vuonio  e  della  societa  non  sispregano  veramente  senza  la  rirelazio- 
HfselaChicsa. 

l>opo  quest'anaftsi  suceinta  sarebbe  soverchie  rinsistere  in  suite 
lodi  dell' opera  e  dello  scrittore  nella  quale  non  so  che  cosa  sia  piu  da 
ammirarsi  o  la  magniloquenza  dello  stile,  o  1* online  delfe  eoiMtotta, 

A\  .. 


DELLA  STAMPA  1TALIANA 

0  la  Koipidezza  e  suWinaita  dei  pensieri,  o  il  vigoare  deH'argomoiita- 
/ione,  o  la  vivacita  della  polemica  ,  o  la  prolbndita  ddla  dottrina,  o 
ia  jHiif/./a  drlla  leile,.t)  la  nobilta  del  sentire  sempr?  alto,  generoso, 
squisiiaiiirnlf  cat  loiico.  prr-iu  sin^olarr  di  quella  nazione  spagnuola 
di  cui  il  marchese  di  Valdegainas  e  splendido  ornamento. 

Malgrado  questi  pregi,  r  opera  dell'  iUiwire  pubblicista  ande  sog- 
getta  a  gravi  rritiche  che  tletes'iniuarono  T  A.  ad  iraa  generosa  pro- 
iessionedi  fede  puhblicata  ael  giornale  catkolico  T  Univers.  Nan  pu6 
esseoe  niatoria  di  una  breve  rivista  T  esarae  minuto  e  ponderato  di 
(jueste  censure,  ne  pretendianio  stabilirci  giudici  di  questa  causa  . 
ueUa  quaLe  se  dalTuim  parte  vi  pa^>  essere  qualche  torto  in  fatto  di 
accurate  parlare,  daU'^lli-a  non  niaiico  Tacerbezza  dei  modi  equai- 
che  esagei'azione  di  auimo  concitato.  Per  dare  un'  idea  bastante- 
mettte  cliiara  dogli  ewori  apposti  al  filosofe  spagnuolo  e  premunire 

1  lettori  di  ([lU'lFoiicrt'tta  aftinche  l«i  possano  percoiTere  moffenso 
//c(/c.  ricbiiuiK'ivino  le  censure  a  sei  punti  capitali  annm-erati  dal 
t-ritico,  e  indidhoremo  i  uiolivi  cbe  condussero  lo  scrittore  a  pro- 
jKisizioni  in  apparenza  iucsalU1  cd  cccessivc  nclla  loro  piu  cxvvia  si- 


1.°  Le  prime  censure  risnoardano  il  concetto  di  Dio  del  quale 
1'  A.  esakando  Ja  sapienza  e  la  potenzn  ])arvc  diminuire  la  liberta. 
2.°  View  poscia  il  Misturo  della  SS.  Triuita,  a  spiegare  il  quale  si 
adaperarouo  un  linguaggio  iigua^ato  (3  qualche  similitudine  tolta  dai 
SS.  Padri  ,  ma  priya  di  tutta  quella  pi'ecisiaae  <'he  si  ricercherebbe 
da  chi  disputa  nelle  scuole.  3.°  La  nozione  della  liberta  ,  per  la 
quate  lo  scrittore  witende  freqwentenierite  la  liberta  perfetta  quella 
eke  e  in  Dio  enei  santi,  -elie  affranea  T  uomo  dalla  servitu  del  poc- 
cato.  4.°  La  dottrina  del  peccato  originale,  dove  1'A.  volendo  spie^ 
gare  gli  arcani  fioi  infcesi  dal  Oealorc  nella  penuissiorae  della  col- 
pa  ,  da  luogo  a  CJ'etkere  cbe  senza  di  quella  il  mondo  non  avrcbbe 
manifestato  con  sufliciente  splendore  le  infinite  periezioni  ditDio.  o.° 
Gli  e^'et'ti  di  qaesto  medcsiino  peccato  sulla  volonta  e  suH'intendi- 
meato  aggravati  di  soverohia  con  dire  iperbolicamente  che  ogni 
aziene  uniana  e  accompagnata  dal  riniorso  ed  ogni  cognizione  dalla 


180  niviSTA 

incertezza.  6.°  I  motivi  di  credibilita  di  nostra  fede  del  quali  il  va- 
lente  scrittore  attenua  1'efficacia,  anzi  ne  fa  quasi  ostacoli  alia  pro- 
pagazione  del  Vangelo,  per  magnificare  la  potenza  di  quella  grazia 
interna  che  sa  trionfare  di  tutte  le  difticolta  della  inferma  ragione  e 
del  senso.  isdii  atew  non  iov 

ia  £i.A  spiegare  come  un  cattolico  cosi  illuminato  abbia  dettato  pro- 
posizioni  in  apparenza  cosi  ardite,  e  adoperando  un  linguaggio  alie- 
no  dal  comune  abbia  lasciato  credere  a  taluno  di  allontanarsi  ugual- 
mente  dalle  comimi  dottrine,  bastano,  crediamnoi,  le  due  seguenti 
considerazioni.  non  otenJ  ib  emoigilyi  #J  :oi 

Primieramente  il  Conte  di  Valdegamas  fornito  di  alto  intendimen- 

ibtopii  ^asta  comprensiva,  di  mente  terma  e  tenace  ,  come  sogliono 
essere  le  nature  spagnuole,  e  inchinevole  ad  affermare  risolutamente 
Duello  che  gli  par  vero  e  nemico  della  perplessita  e  delV  incertezza, 
efletto  talora  di  prudenza ,  e  non  di  rado  indizio  di  mente  debolei  e 
peritosa.  Ora  vedendo  egli  la  societa  nella  quale  si  aggira  travagliata 
dal  dubbio,  dalla  fluttuazione,  dalFondeggiare  perpetuo  fra  la  verita 
e  1'errore,  dovette  per  necessariariazione  sentire  in  semedesimo  as- 
sodarsi  e  pigliar  nuovo  vigore  quella  innata  disposizione  naturale  al- 
ia certezza,  airaflermazione,  al  dogmatismo.  Quindi  ne'  suoi  scritti 
eombattendo  gli  scettici  e  i  libertini  non  si  applico  a  discernere  nelle 
false  dottrine  quei  barlumi  di  verita  che  sempre  accompagnano  1'er- 
rore;  preieri  affermazioni  ardite,  malimpide  ericise,  alle  distinzioni 
accurate  di  chi  rigorosamente  discute  ,  assalendo  1'  avversario  di 
fronte  e  conquidendolo  coll1  assolutismo  delle  sue  afiermazioni.  I 
nemici  dae  combatteva  negavano  Dio,  e  se  pure  ne  ammettevano 
Tesistenza,  lo  esigliavario  per  cosi  dire  dal  creato  spiegando  ogni  cosa 
coirunico  intervento  della  natura  e  dell'  uomo-,  ed  egli  afferm6  che 
la  sola  spiegazione  della  natura  e  dell' uomo  si  trova  in  Dio  e  nella  sua 
sapienza  regolatrice  degli  esseri  e  degli  eventi.  II  secolo  incredulo 
a  cui  parlava  ripugna  alia  credenza  dei  misteri  impenetrabili  della 
fede ;  ed  egli  voile  con  paragoni  e  figure  fare  accettabile  alle  menti 
proterve  T  arcano  piu  augusto  della  rivelazione  ,  Iddio  uno  e  trino. 
A  chi  nega  la  realta  della  colpa  originale  e  1'  infermita  di  nostra 


DELLA  STAMI'V  ITALIANA  181 

natura  che  ne  fu  la  pena .  si  sforzo  di  provare  la  convenienza  della 
prima  faeendola  quasi  n^cessariu  alia  manifestazione  dei  divini  at- 
tributi ,  e  pane  esagerar  la  seconda  dichiarando  la  umana  natura  in 
ogiii  SUQ  atto  schiava  della  colpa  e  dell'errore.  A  chi  esalta  la  liberta 
e  indipendenza  dell'  uomo  disse :  voi  non  siete  liberi  ma  servi  ,  la 
vera  liberta  risiede  nei  santi  ,  in  quelli  che  vigoriti  dalla  grazia  si 
sottraggono  alia  possibilita  della  colpa.  I  miracoli,  le  profezie,  sono 
da  inolti  annoverati  tra  le  favole  ,  e  cio  che  dev'  essere  motive  di 
credenza  e  fatto  loro  pietra  di  scaridalo ;  per  quest!  diss1  egli  gene- 
raleggiando:  La  religione  di  Cristo  non  vinse  il  mondo  coi  miracoli 
e  le  profezie;  bensi  malgrado  le  profezie  ed  i  miracoli.  Cosi  la  viva- 
city della  lotta  lo  spinse  a  passi  ardimentosi  e  per  esser  sicuro  di 
non  rimanere  in  qua  dal  segno  parve  talora  travalicarlo. 

Dal  qual  difetto  vanno  difficilmente  esenti  gli  scrittori  di  polemica 
popolare  nei  tempi  di  reazione.  Pare  loro  a  dir  cosi  che  le  intempe- 
ranze  della  parte  awersa  non  possano  vincersi  senza  qualche  esa- 
gerazione  del  vero,  poiche  le  menti  ottuse  e  sonnolente,  per  le  dense 
tenebre  dell'errore  che  le  circondano,  ban  no  bisogno  di  essere  ri- 
scosse  con  aflermazioni  audaci,  risolute,  dogmatiche.  II  Conte  Giu- 
seppe De-Maistre,  che  per  molti  capi  puo  assomigliarsi  al  Marchese 
di  Valdegamas,  fu  eglipure  tacciato  con  fondamento  di  qualche  tras- 
modanza  in  questo  genere.  Pure  i  suoi  scritti,  sebbene  rifioriti  qua 
e  la  di  qualche  proposizione  ardita  e  alcim  poco  paradossale,  tocca- 
rono  lo  scopo,  conquisero  lo  spirito  volteriano  e  libertino,  efurono 
quasi  seme  fecondo  dal  quale  germogliarono  nelVordine  laicale  tanti 
valorosi  propugnatori  delle  cattoliche  dottrine.  £  sempre  dovere 
degli  scrittori  tenere  il  mezzo  ed  evitare  gli  estremi ,  ma  quanti  il 
possono  dove  la  discussione  richiede  vivacita  di  forme,  energia  di  fi- 
gure, generalita  di  concetti,  un  camminare  franco,  sicuro  e  spedito? 

A  questa  prima  ragione  che  spiega  le  esagerazioni  del  ch.  scrit- 
tore,  un'altra  verissima  ci  si  presenta  che  ne  spiega  Timproprieta  di 
qualche  formola.  A  tutti  e  noto  che  gli  antichi  Padri  ragionando 
delle  veritii  divine  ed  umane,  benche  concordi  nella  fede,  non  ado- 
perarono  sempre  un  medesimo  linguaggio  per  esprimere  gli  stessi 


KV2  i,  i  VIST  A 

veri,  e  che  le  medesirae  voci  sortirono  presso  i  varii -scrittori  divert 
signitlcato :  sia  per  la  diffieretiKa'dei  tempi  e  delle  genti  in  c*ri  visse- 
ro,  sia  per  le  scuole  iilosoficfhe  che  essi-o  i  loro  awersarii  frequenta- 
rono  ,  sia  perche  a  mano  a  mano  che  andavasi  esplicando  il  dogma 
era  necessario  Tuso  di  nuove  locuziom  die  ciasctmo  si  ibggiava  se- 
condo  la  necessita  e  le  •eircostanze.  I  coijcilii  colle  loro  defmizifflni 
resero  a  poco  a  poco  imiforme  il  lingnaggio  soienfeifico  della  Chiesa  & 
i  dottori  della  scuola  ^lo  ratlassero  ad  tma  precisio»e  quasi  goometri- 
ca.  Da  quell'ora  in  poi  fu  tacitamente  convenuto  fra  i  cattolici  che 
niuno  adoperi  le  voci  scientifidie  con  altro  valore  da  qu«llo  che 
umversalmente  fu  accettato  dalle  sciiole^e  dcrveiliaecia  nonsmsetiza 
ragiorie  ed  informandorte  i  kggitori.  Savk)  consiglio  per  im<pedire  o 
i'ar  piu  rare  le  quistioni  di  parole  dov«  e  accordo  !di  idee.  Per  que&a 
medesima  ragione  tengono  i  savii  che  la  lettura  dei  Padri  per  tomar 
vantaggiosa  debba  essere  preceduta  da  qwella  dei  dottori  che  inse- 
^iarono  oelle  scnole.  «  La  Sofl&ma  di  S.  Tormnaso,  sorive  M  do*tis- 
siiMO  (ierdil,  e  on  capolavoro  di  metodo,  di  ordine  e  di  discor&> ,  & 
l'ai)bat'e  Dioguet  consenteThe  bisogna  leggerla  7jrima  d'mcominciar 
la  tettura  dei  Padri. ;  lie  «waterie  piu  dilficili  vi  si  trattafno  'con  tntta 
la  Irm])ide7,za  di  cui  ^ono  capaoi  ^  cdtTespressioni  -pm  afiatte  a  cir- 
coscrivere  la  d0ttrwm<ed  impedire  c(he  gi'  intelletti  trasafrwlmo  i  giusti 
confini,  'Se  cerbi  dottori  che  fiorirono  qualche-secolo  doposi  fossero 
astretti  al  linguaggio  consacrato  <dair  eso  comune  'deMe  scuole,  non 
avrehbero  avuto  iuogo  molte  dispute  inopportune  'die  fecarono  gra- 
ve ;0ffesa  alia  religioKte  * . »  Ora,  se  mal  no»  ;avvisiaw»o,  il  difetto  deglt 
stodiiscolastici,ai  qoaK  troppo  difficilmentepuoastringersi  iwi  laico, 
diplomat ieo  e  pubbticista  fu  la  ragione  di  quelle  locuzioni  improprie 
che  s'incontrano  nel  .Saggio,  e  dalle  quali  sono  raramente  irnmnni 
;ntclie  gli  scritti  di  molti  -che  freqiaentaroHO  le  scuole.  Sen^a  qne^ti 
partieolari  studii  alieni  dal  sito  state,  il  Marchese  di  VaMegaTnas,  per 
quanta  si  puo  rioavare  dal  suo  scrifcto,  e  dalle  parole  di  «na  sna 
tera ,  si  nutri  delln  lettura  dei  Padri  ,  e  questo  pascoto  gli  si 

i  GF.RTUL.  Operc;  Roma  1806,  T<«i.  I,  ?ag.  252. 


BELLA  STA.MPA  FTALIANA 

form&  in  sueco  ed  in  sangue  ,  e  nello  scrivere  rec6  1'  impronta  di 
quelle  locuzioni  ,  di  quei  tropi,  di  quelle  similitudini  usate  da  loro 
iu  tempi  nei  quali  il  linguaggio  teologieo  non  avea  ancora  raggiunta 
quell'  unita  e  perfezione  che  ebbe  di  poi.  In  fatti  non  crediamo  di 
«ssere  troppo  audaci  afifermando  ,  eke  di  tutte  o  quasi  tutte  le 
espressioni  censurate  dal  suo  critico  qualche  simile  od  equivalents 
potrebbe  riLrovarsi  negli  scritti  dei  piu  rinomati  fra  gli  anticlii 
dottori :  se  ne  togli  quelle  pochissime  die  riguardaoo  il  sesto  capo 
deile  CLMisujce. 

Recliiaiaone  nn  solo  eseinpio,  e  scegliamo  quel  tratto,  cui  il  suo 
cejjsore  per  non  dichiaraflo  eretico ,  pronunzi6  assolutamente  fals» 
e  teudente  al  iw(«ramsmo,  al  ealvinismo,  al  baicmismo,  al  gietnseiii- 
S&LQ,  1.  Trattasi  quivi  deUa  liberta,  e  to  scrittore  ricercandone  1'  in- 
luua  essenza  co^  diseorre.  «  Veneado  alia  terribile  questione  ,  cbe 
«  fa  il  soggetto  ^di  questo  capitolo  ,  io  diro  che  I1  idea  die  si  ha  ge- 
u  neraJoaente  del  libero  arbitrio  e  falsa  su  tutti  i  punti.  II  libero  ar- 
<t  biLFK)  noa  consiste  gia  come  comuuemente  si  erede,  nella  facol- 
«  la  di  scegUere  fra  il  bme  ed  il  male  che  lo  sollecitano  in  due  sen- 
«  si  opposti,  Se  m  eB  consistesse  il  libero  arbitrio  ne  verrebbero 
a  dwe  cooj>ega«)Dze  1'  u»a  relativa  all'  uomo,  1'  altra  relativa  a  Dio  , 
«  ed  aml)edL*e'  di'  una  evidente  assurdita.  La  prima  conseguenza  si 
«  e.che  Tuonio  sarebbe  tauto  meno  libero  quanto  piu  sarebbe  per- 
«  fetto.,  poicbe  sgli  aon  puo  crescere  in  perfezione  se  non  assogget- 
«  tandosi  all1  impero  di  ci6  che  lo  jwrta  al  bene  .  . .  Ne  seguirebbe 
in  seconds luogo  che:  «  Perche  Dio  fosse  libero  ,  converrebbe  che 
<t  ei.potesse  scegliere  fra  il  bene-  ed  il  male,  fra  la  santita  ed  il  pec- 
<t  cato  2.  » 

Ua  cio  si  vede  come  I'  A.  impugim  qiwl  pregiudizio  volgare,  eke 
IA  consisler  la  liberta  nella  possilsilita  di  pertcare  e  di  operare  refeta- 
iiien]»>.  e  ia  ^Uiesto DGB  ass*;ri$ce  m>lla  d;i  strano,  auzi  ripote  ci&  che 
Agostino  disse  gia  coafero  Giuliano.  Eccone  le  parole.  «  Sed  ut  de 
«.  hac  re  vana  sapias,  fallit  te  definitio  tua,  qua  in  superior!  prosecu- 

1  L'Ami  de  la  Religion  N.  5472,  pag.  50.   —  2  Pag.  91,  92. 


184  RIVISTA 

<(  tione,  cui  iam  respondimus,  sicut  saepe  et  alibi  facis,  liberum  ar- 
«  bitrium  defmisti.  Dixisti  enim  :  Liberum  arbitrium  non  est  aliud 
«  quam  possibilitas  peccandi  et  non  peccandi.  Qua  definitione  pri- 
ce mum  ipsi  Deo  liberum  arbitrium  abstulisti ....  Deinde  ipsi  san- 
<c  cti  in  regno  eius  liberum  arbitrium  perdituri  sunt ,  ubi  peccare 
K  non  poterunt  1 .  » 

Lo  stesso  osservava  il  beato  Anselmo  nel  dialogo  del  libero  ar- 
bitrio.  Ivi  il  maestro  ,  rispondendo  all1  interrogazione  del  discepolo 
dice  :  Liberlalcm  arbilrii  non  puto  esse  ,  potentiam  peccandi  et  non 
peccandi.  E  quali  ragioni,  adduce  egli  a  distruggere  questo  pregiu- 
dizio?  Le  medesime  die  il  sig.  Donoso  Cortes.  «  Si  hoc  eius  esset 
«  diffinitio:  nee  Deus,  nee  angelus,  qui  peccare  nequeunt,  liberum 
«  haberent  arbitrium,  quod  nefas  est  dicere  ....  Liberior  voluntas 
«  est,  quae  a  rectitudine  non  peccandi  declinare  nequit  quam  quae 
«  illam  potest  deserere  2.  » 

Sollevandosi  poscia  T  A.  al  concetto  universale  e  primo  della  li- 
berta dice:  che  questanon  risiede  nella  facolta  discegliere,  (intendi 
fra  il  male  ed  il  bene  come  e  spiegato  qui  sopra  ed  e  ripetuto  piu 
sotto)  ma  bensi  nella  facolta  di  volere ,  facolta  che  suppone  qitella 
d'  intendere.  Dal  che  inferisce :  «  Se  la  liberta  consiste  nella  facolta 
«  d'  intendere  e  di  volere ,  la  liberta  perfetta  consistera  nell'  inten- 
«  dere  e  nel  volere  perfettamente;  e  siccome  Dio  intende  e  vuole  in 
((  tutta  la  perfezione  ,  da  cio  ne  segue  per  necessaria  induzione  che 
«  Dio  solo  e  perfettamente  libero  3.  » 

Poi  conchiude  :  «  La  facolta  di  scegliere  (fra  il  bene  ed  il  male) 
«  accordata  all'uomo,  lungidall'esserela  condizione  necessaria  del- 
«  la  liberta,  ne  e  anzi  lo  scoglio,  poiche  in  essa  si  trova  la  possibi- 
«  lita  di  allontanarsi  dal  bene  e  d'  impegnarsi  nell'errore,  di  rinun- 
«  ciare  all'  obbedienza  dovuta  a  Dio  e  di  cadere  nelle  mani  del  ti- 
<c  ranno.  Tutti  gli  sforzi  delV  uomo  aiutato  dalla  grazia  debbono 
«  concorrere  per  ridurre  al  riposo  questa  facolta  ,  ed  estinguerla  se 

\  S.  AUGUSTIM  Op.  imp.  Lib.  VI,  n.  10.  —  2S.  ANSELMI  Dialog,  de  lib.  Arb. 
Cap.  1.  -  3  Pag.  93. 


BELLA  STAMPA  ITALIAN*.  185 

«  fosse  possibile  con  una  perpetua  inazione  ....  Ecco  perche  nes- 
«  suno  dei  beati  possiede  questa  facolta;  nonDio,  non  i  cori  dei  suoi 
«  angeli,  non  i  santi  *.  » 

Ora  in  tutto  questo  discorso  inteso  a  dovere,  e  non  ricercato  con 
occhio  livido,  non  vediamo,  che  una  dottrina  molto  ortodossa.  Che 
il  libero  arbitrio  non  sia  una  facolta  distinta  dalla  volonta,  lo  afier- 
rno  il  Damascene :  Liberwn  arbitriumnihilaliud  estquam  vohmlas  2 
e  lo  concede  S.  Tommaso.  Che  la  possibilita  di  peccare  sia  un'  im- 
perfezione  cui  1'  uomo  deve  attenuare  in  se  stesso  non  replicandone 

gli  atti,  e  pure  cosa  tanto  certa,  quanto  1"  impeccability,  di  Dio  e  dei 

.• 


Ma  se  queste  sentenze  s'accordano  col  pensare  comune  dei  dot- 
tori,  come  va,  dice  il  Critico,  che  lo  scrittore  pretende  combattere 
un  errore  volgare?  La  risposta  &  facile.  II  Valdegamas  in  tutto  que- 
sto libro  non  combatte  le  scuole  cattoliche  ,  ma  i  libertini  e  i  socia- 
listi,  cui  nessuno  dubitera  avere  in  queste  materie  le  idee  singolar- 
mente  ottenebrate.  Che  piu  ?  poche  linee  prima  di  entrare  in  que- 
sta discussione  1'A.  protesta  di  seguire  i  cattolici  maestri  negletti  ed 
ignorati  dai  suoi  avversarii.  «  Tali  questioni,  scrive  egli,  occuparo- 
«  no  tutte  le  intelligenze  nei  secoli  dei  grandi  dottori.  Oggi  esse 
«  sono  disdegnate  dagli  impudenti  sofisti,  che  non  hanno  la  forza 
«  di  sollevare  da  terra  le  armi  formidabili  che  si  facilmente  e  si  u- 
«  milmente  maneggiarono  quei  grandi  dottori  dell' eta  cattoliche  3.  » 
La  qual  cosa  si  fa  ancor  piu  manifesta  da  un  secondo  errore  che  1'A. 
combatte  dopo  il  primo,  cio&  quello  di  alcuni  che  confondono  la 
nozione  della  liberta  con  quella  di  un'assoluta  indipendenza:  opinio- 
ne  che  certamente  non  regna  nel  campo  delle  scuole  ortodosse,  e  fa 
vedere  contro  quali  avversarii  1'A.  abbia  rivolto  la  sua  argomenta- 
zione.  Arrogi  a  ci6  ,  che  non  andrebbe  lungi  dal  vero  quegli  che 
.  afiermasse,  rari  essere  anclie  fra  i  cattolici  non  eruditi  nella  scuola 
coloro  ,  i  quali  non  considerino  la  facolta  di  scegliere  tra  il  bene  ed 
il  male  come  essenziale  alia  liberta ;  confondendo  un  fatto  universale 

3D    ^jOlBllJ 

4  Pag.  96.  -  2  De  fide  orth,  L,  HI,  Cap.  XIV,  -  3  Pag.  90, 


IUVISTA 

nelV  uomo  viatore  coi  requisite  essenziali  d'una  perfezione  die  con- 
viene  a  tutti  gli  esseri  intelligent  . 

Se  la  liberta  non  e  una  potenza  distinta  dalla  volonta,  se  e  k  vo- 
lonta medesima,  la  liberta  si  concilia  coliagrazianecessitantedi  Lu- 
tero,  di  Calvino,  di  Baio  ,  di  Giansenio  ;  soggitmge  il  dotto  eenso- 
re  *.  A  questa  difficolta  si  presentano  varie  soluzioni;  ma  la  pi  to  sem- 
plice  e  la  piu  categorica  e  quella  che  lo  stesso  Danoso  Cortes  da  ver- 
bis  ampli&simis,  e  che  non  avrebbe  dovuto  sfuggire  aM'acuto  guardo 
del  cli.  \bate.  <^  Certuni  non  possono  comprendere  in  qual  modo 
«  la  grazia  che  ci  ha  resa  la  liberta  ,  e  che  ci  ha  redenti,  si  aceordi 
«  con  questa  redenzione  e  con  questa  liberta.  Sembra  a  costoro 
«  che  in  tale  operazione  misteriosa  Dio  solo  sia  attivo  e  1'iiorno  pas- 
«  srvo,  nel  che  essi  s'ingannano  compiutamente  ,  poich^  in  questo 
«  grande  misfcero  concorrono  Iddio  e  1'uomo-,  coll'  azione  il  primo, 
«  colla  cooperazione  il  secondo.  Ecco  perche  Iddio  non  e  solito  con- 
«  cedere  altro  che  la  grazia  mfficiente  ,  onde  sol  dolcemente  muo~ 
«  vere  la  volonta,  chejiwlmia  di  apprirnere,  sollecita  verso  lui  coHe 
«  piu  dolci  chiamate.  L'uomo  dal  -canto  s«o  arrendendosi  alia  voce 
«  del  la  grazia  accorre  con  una  docilita  e  felicita  incomparabili  ,  e 
«  quando  la  volonta  docile  dell1  uomo  che  si  conforma  alia  chiamata 
«  si  riunisce  alia  dolce  volont.^  di  Dio  che  si  compiacedi  chiamarla, 
K  allora  pel  concorso  di  queste  due  volonta  quella  grazia  che  era 
«  sufficients  diviene  grazia  efficace  2.  »  Colle  qtiali  parole  i'illustre 
A,  neH'aecordare  la  grazia  e  il  libero  arbitrio  espone  quello  fra  tutti 
i  sistemi  oattolici  che  favorisce  maggiormente  la  liberta,  epi^si  al- 
fentana  dalle  sen  ten  ze  condannate  negli  eretid  mentovati. 

f.'escludere  la  possibilita  di  peecare  dalla  liberta  dell'uomo  mor- 
tale  non  e  egli  un  enorme  errore,  e  quest'  errore  non  s'inferisce  egli 
daH'esposta  dottrina  sul  libero  arbitrio  ?  Cosi  insisted!  b^lnuoTO  il 
dotto  censore  3.  Ma  eziandio  a  qiiesta  difficolta  gia  provvideil  Val- 
degamas  scrivendo  che:  L'uomo  won  sttrtibbe'lib&o  se  non  pottsse 


\  L'Ami  de  la  Religion  loc.  cit.  —  2  Pag.  95.  —  3-Z,'  Ami  de  la  rehgion 
1,  c.  pag.  52. 


DELLA  STAMP  A,  ITALIANA  JS7 

tf  <V  mate;  che:  senza  la-possibilita  di  peecare  la  liborta  umana 

mwiribih  1.  Proposi/ioni  ehe  contengono  e  quasi  e- 
rano  uiw  dottriura  diametraimente  opposta  a  quella  che  gli  &  impu- 
lala  in  virtju  delle  superiori  detinizioni,  Quale  pu6  dunque  essere  in 
<U*tto  c&il  tofito  del  valente  scrifetore?  Gia  lo  dicemmo:  quell1  uiiioo 
tOFto^  se  torto  egtt  ptio  dij'si,  d'aver»  usate  locuzioni  emaniere  tiilvol- 
laaliene  dalle  usate  oij^idj  iiell'  insegnamento  delle  scuole,  e  collt- 
quali  piuche  colle  anticlie  e  feiniliare  il,  dotto  professore  orleanese. 
Uali  ci  parvero  W  ragioui  per  cui  ua  raLtolico  di  tanta  dotti-ina 
o  di  Itnle  cosi  iiktemwnata  ROB  reco  nei  suoi  scritti  cjuelia,  aggiusta- 
teaza  e  precisions  di  ¥Oc«i)oU  chie  togtie  agli  avvenssrii  ragionevolc 
pretesto  di  c»viUi  e  di  consura.  Gi  affr^ttiamo  pero  di  soggiungere 
clu1  lo aifermaaioni  del  March,  di  Valdegama*.  se  pjiono  arrist-Jiiate 
o  per-k'olose  a;  ^hi  le.  (?dB»imleri  straieiafce  dal  testo  e  senza  il  cocredo 
delle  coinpagim  che  le  eirscoscriivoiio*,  nel  corpa  dell' opera  suooaiio 
assai.ioea  uaale  e  lontano  cipareHiperieolo  deHo'SCMidaloe  delfer- 
MKt.  A.H/J  noix pftssiamo  non  ainmiraiv.  cheim  laico  nudrito  att ro- 
ve ehe  nelle  scuole  d'  uu  semmario  o  nel  sacro  ricinto  di  uu  chio- 
stro,  Gonosca  si  appi«Ro  i1  eeonomia  della  scienza  te«logica.e8'ad- 
dentri  0011  tanta  simr.ezau  nei  misleri  piu  uxdosi  e  rielle  pi u  delica- 
te questioni.  L'  illustre  filosofo  ron  uiia  docibta  tanto  piik  ammi- 
r;d)ile  quanto  piu  rara  nei  grandi  ingegrii,  sottomise  1!  opera  sua 
all'  esame  dei  giualifiii  supremi,  pixnito  ad  emendarla  quando  e  come 
il  vogliano.  Ove  questo  venga  eseguito,  il  Sagyio  sul  CattoHcismo 
riuscira  senza  lallo  ai  Gattolici  piu  caro  e  piu  sicuro.  Ma  qualunque 
sia  per  esswe  la  sentenaa,  non  orediarao  temerark>  I'esprimere  il 
desiderio  concepito  da  noi  nelJa  lettura  del  libra ;  che  per  dar«  a 
un'  opera  per  tante  ragioni  pregevolissima  tutta  la  perfezione  che 
si  addice  all' importanza  dell'argomento,  ne  fosse  ritoccato  in  alcu- 
rii  punti  lo  stile,  e  in  qualcbe  altro  temperata  la  forma  della  dottri- 
na  in  modo  da  renderlo  irneprensibile  anche  eri  piu  schinltosi.  I  qua- 
H  trascumndo  le  original!  bellezze  dei  grandi  scrittori  si  dilettano 

1   Pag.  t31. 


188  RIVISTA 

di  ricercarne  ogni  libra  con  una  severita  che  tocca  non  di  rado  i 
confini  dell'ingiustizia.  Che  sarebbe  ditanti  libri  che  si  scrivono  alia 
giornata  dai  laici  in  difesa  delle  sane  dottrine,  in  Francia  particolar- 
mente,  chi  vi  aguzzasse  la  vista  desideroso  di  trovarli  in  fallo?  Che  sa- 
rebbe delcritico  medesimo,  ecclesiastico  e  maestro  in  divinita,  chine 
librasseogni  verho  e  ne  ponderasse  ogni  proposizione?  Noi  senza 
dubbio  non  vorremmo  ricevere  per  articoli  di  fede  cio  che  egli  after- 
ma  in  piii  luoghi  ed  anche  nelle  materie  piu  gelosre  dove  i  professori 
sogliono  procedere  con  maggior  riflessione  e  maggior  cautela.  Tale 
sarebbe  a  mo'di  esempio  il  mistero  della  SS.  Trinita  a  proposito  del 
quale  T  arguto  critico  c'  insegna  che :  L'  on  dit  Men  la  diversite  des 
personnes  divines  ;  metis  on  ne  doit  pas  dire  la  diversile  divine.  Si  pu6 
dire  la  diversita  delle  persone  divine?  Questo  lo  consentiremmo  ad 
un  laico  che  confonde  la  diversita  colla  distinzione;  ma  in  im  cono- 
scitore  della  teologia  che  ci  assicura  aver  passata  tutta  la  rita  a  stu- 
diar  ed  insegnare  la  religione  potrebbe  parere  indizio  di  eresia  aria- 
na.  Ad  evitar  la  quale  prudentemente  ci  avverte  1' Angelico  che  par- 
lando  delle  persone  divine  sono  da  evitarsi  i  vocaboli  di  diversita  e 
difterenza.  «  Ad  evitandum  igitur  errorem  Arii,  ritare  debemus  in 
divinis  nomen  diversitatis  et  differentiae  netollatur  unitas  csscntiac  ». 
(Sum.  theol.  p.  1,  q.  31,  a.  2.) 

Non  avvertiamo  questo  per  censurare  il  dotto  ecclesiastico  che 
prese  ad  esaminare  il  libro  del  Valdegamas,  ma  a  dimostrare  che 
tali  pecche  di  locuzione  improprie  od  arrischiate  sono  da  compatirsi 
in  un  laico  quando  sfuggono  ai  teologi  di  professione.  Tuttavia  non 
dissimuleremo  che  molto  piu  commendevole  delle  censure  ci  pane 
1'opera  del  traduttore  italiano  o  di  chicchessia  quel  cortese  die  fre- 
gio  con  amorose  cure  la  versione  di  savie  noticine  a  pie  di  pagina, 
colle  quali  ora  teniperando  le  forme  ardite  del  linguaggio  original?, 
ora  volgendo  a  retto  senso  le  proposizioni  ambigue  ,  o  rischia- 
rando  le  oscure,  rimosse  dai  leggitori  in  mold  punti  ogni  fondato 
pericolo  di  falsa  interpretazione.  Cosi  il  libro  del  marchese  di  Valde- 
gamas, quale  usci  dai  tipi  del  Tomassini  se  non  paveggia  Y  edizione 
originale  in  magnificenza  di  stile,  la  vince  in  precision  ?,  e  sicu- 
rezza  di  dottrine. 


DELL  A  STAMPA  ITALIAN  A 

obm  fb  non  J5-mJ  »ifo  s)ij|fv  r.n-- 

trtj5ti!.*>(l(l'n.  rigni'lbfi  imV 

Elica  elementare  di  GIACOMO  HALMES  volgarizzata  —  Roma  Tip. 
de'  Fr.  Pallotta  1852. 

on  rib . 

Piccola  di  mole  ma  plena  di  sugo  e  di  sostanza  e  quest'  operetta 

del  Balmes,degna  del  nome  di  questo  chiarissimo  lilosolb,  onor  del- 
la  moderna  scienza  e  della  moderna  Spagna.  Sole cen tod ieci  pagine 
in  piccol  ottavo  ti  presentano  come  un  sunto  de'  principii  fonda- 
inentali  della  morale  e  del  diritto. 

Sotto  nome  di  Etica  intende  il  Balmes  quella  scienza  che  ha  peifcup 
oggetto  la  natura  e  I'origine  della  moralita.  Da  siffatta  investigazione 
egliadunque  prende  le  mosse  per  fame  poi  1'applicazione  aidiversi 
particolari  subbietti.  Avvertita  1'esistenza  dell' ordine  morale,  anche 
perpraticaconfessione  dicoloroche  il  negano  colle  parole,  dimostra 
daprima  che  le  condizioni  indispensabiliaformareun'azione  buona 
o  rea  sono  la  conoscenza  della  sua  moralita  e  la  liberta  di  operare 
conformemente  a  tal  conoscenza.  Queste  peraltro  sono  le  condizioni 
necessarie  non  le  costituenti  della  moralita.  A  conoscere  cio  che  co- 
stituisce  1'  essenza  stessa  dell'  atto  morale  1'A.  precede  in  tal  guisa: 

I.  Cerca  se  ci  sia  una  regola  fissa  che  distingua  il  bene  dal  male 
neir  ordine  morale,  e  mostra  che  si,  e  come  nella  conformita  delle 
libere  azioni  con  codesta  regola  dee  consistere  la  moralita. 

II.  Stabilisce  siffatta  regola  non  consistere  nel  privato  interesse, 
vuoi  che  si  riferisca  al  piacere,  vuoi  alia  vita,  vuoi  allo  svolgimento 
delle  facolta  inteUettuali.  Ne  puo  consistere  nella  pubblica  utilita, 
in  quanta  per  essa  oltre  che  la  moralita  sarebbe  iluttuante,  le  azio- 
ni meramente  individuali  resterebbero  fuori  dell' ordine  morale.  Ge- 
neralmente  il  principio  utilitario  non  ispiega  ma  annieuta  la  morale 
riduceudola  ad  un  calcolo,  sicche  1'  azione  prava  sia  uno  sbaglio, 
non  una  colpa;  un  errore,  non  un  misfatto. 

III.  Noii  ispiegandosi  abbastanza  la  moralita  col  dire  esser  morale 
cio  che  econibrme  alia  ragione,  ne  col  dire  che  essa  e  un  fatto  assoluto 
della  umana  natura  ,  deducesi  doversene  cercar  la  origine  in  Dio , 

ib 


R1VISTX 

fonte  primitiva  come  tl'  ogni  veritA,  cosi  d'ogni  santita  e  giustizia. 
E  qui  T\.  venendo  adeterminarepiii  inparticolarelaquistionecon- 
chitide,  la  moralita  delle  azioni  umane  ibndarsi  nella  bonta  morale 
di  Dio.  ossia  nell'amore  con  che  Dio  dilige  necessarianaente  sestes- 
so  ab  eterno  e  quindi  vuole  1' ordine  nelle  creature  che  egli  libera- 
mente  produce  nel  tempo.  La  parted  pa  zione  o  copia.  direm  COB!  . 
di  questa  regola  eterna  vien  impnessa  nello  spirito  nostro  e  come 
scritta  dal  dito  stesso  di  Dio,  ed  essa  eche  chiamasileggenaturale. 

Se  non  andiam  errati,  e  questo  1'unico  punto,  sopra  cui  1'illustre 
A.  non  arreca  tutta  quella  preoisione  e  chiarezza  che  sparge 
daotissima  sopra  tutto  il  rimaneiite  del  libro.  Nbi  \~i  avremmo 
dea'ato  piu  luce  a  far  comprendere  il  suo  peasiero. 

Iinperocch*'.  non  ci  sembra  suftieientemenle  chiarito  in  che  moclo 
dalla  moralita  assolula  di  Bio,  ossifi  dall'atto  ool  quale  Dio  ama  la 
sua  iufinita  perfezione  derivi:  la  raoraHta  relativa  che  le  creature  in- 
tellettuali  ritrovano  in  IOTO  stesse.  L'.V.  si  coutenta  di  dirci  che  Dio 
amando  se  stesso  amava  ancora  1' online  a  cui  devono  aridar  sogtret- 
te  le  cose  tutte  da  lui  distinte  e  vole\ra  effettuato  nd  tempo  un  t;ii 
ecdioe,  dove  si  degnasse  estrarre  dal  nulia  le  razionali  creatu- 
re J.  Bene  sta;  ma  diceadosi  cio,  si  dice,  e  vero,  la  radice  ultima 
deir  ordin  morale  esser  in  Dio,  ma  non  si:  spiega  ancora  prossirna- 
mente  in  che  consista  il  costitutivo  intrinseco  della  moralita.  Perof- 
che  si  suppone  gia  T  online  idealmeute  nell'  intelletto  di  Dio  per  ri- 
spetto  alle  creature  razionali  e  per  conseguente  si  stippone  idealmen- 
te  gia  costituita  la  moralita,  la  quale  per  ccrto  non  e  diverse  dai 
detto  ordine.  Or  questo  appunto  potrebbe  dimandarsi:  che  e  ri6  che 
si  concepisce  nel  formare  quell' ordine,  il  quale  e  voluto  daDio  nel- 
T  atto  stesso  che  ama  se  medesimo,  bonta  infinita?  Laonde  ci  sem- 
bra che  1?  A.  per  ispiegare  un  tal  punto  avrebbe  dovuto  ricorrere  a 
qoalche  altra  cosa,  come  alia  conformita  ravvisata  dal  divino  intel- 
letto tra  1'  azione  e  1'essenza  della  creatura  rationale  creabite,  o  al- 
ia convenienza  dell' azione  col  fine  ultimo  a  cui  Tente  raaionevole  e 

f  Pag.  '$i.  > 


BELLA  STAMPA  ITALIANA 

or<iiuato,o  a  <|(ialche  altro  fondamento  non  dissiinile  dai  precedent!, 

mrglio  gli  fosse  piaciuto.  Ma  e  queslo  un  piccolo  nro,  a  pona. 

rvabile  in  uno  scritto  di  tanto  pregio,  e  che  non  e  in  uiiisa  al- 

cuna  un.errore,  ma  uoa  semplice  oaiissiono  di  cio  che  sarebbe  sta- 

to  Ix-m-  agiiiuniiviv  [ler  maggiore  iucidita  del  lavoro.  Torniamo  alia 

esposizione  del  libro. 

LTA.  vien  poscia  deducendo  iprecipui  doveri  dell'uomo  verso  Dio, 
verso  se  stesso,  verso  i  suoi  simili.  E  mirabile  la  limpidetza  e  soli- 
dita  con  che  egli  li  tratla  esponendoli  in  pocliepagine  enoudimeno 
dimostraiidoli  con  validissinii  argomenti  presi  dal  senso  comuin1  <k 
dalla  ration  filosoiica. 

La  terza  classe  di  essi ,  cio&  i  doveri  verso  iili  altri  gli  aprono  il 
campo  a  parlare  della  societa  e  de  suoi  elementi.  Egli  prova  che 
1'uomoedestinato  a  vivere  in  comunicazione  con  altri  uomini  e  pri- 
tnaineiite.in  liuaaglia;  descrive  i  doveri  e  i  diritti  della  societa  do- 
mestica ;  dall'  ordine  e  dalla  pace  richiesta  tra  ie  diverse  famiglig  fa 
nascere  la  civil  societa.  II  potere  che  dee  reggere  e  governare  il 
civile  consorzio  c  di  diritto  naturale  e  divino;  benchela  forma  sotto 
cuisi  costituisce  e  si  esercita  sia  varta  secondo  le  circostanze  diverse 
-che  v'iuftuiscono.  Peraltro  tal  varietu  nulla  prova  contro  la  necessita 
dei  fatto  focdamenlale  ,  solo  ne  manifesta  le  diverse  appltcazioni  5 
nun  indica  che  sia  dipendente  dalla  libera  volonta  de'  popoli  il  suo 
felabilimenLo;  ma  che  la  necessita,  la  convenienza  e  altre  cagioni  vi 
roncorsero  nell'  attuarlo.  Ci  diletta  grandcmente  il  vedere  un  si 
illustre  scrittore  assegnai-  qui  al  potere  civile  la  stessa  concreta ori- 
giue  che  noi  abbiamo  diverse  volte  inculcata,  checche  ne  avesse  «gli 
scritto  anteced«ntemente  in  altra  sua  opera.  Ci  conferraiamo  semprc 
piii  neiridoa  cliei  fatti  sociali  e  il  progressive  svolgimento  delFerro- 
i  c  ecciUi  sov«»te  i  gran  pensatori  a  meditar  meglio  sopra  quelle 
teoriche,  che  pi'ima non avvertitone  ilfeisogno  trattarouo  conquat- 
die  osourita  o  qualche  incertezza.  La  dottrina  sopra  1'origiTieilel  po- 
tere civile  proposta  dall'autore in  un  altro  suo  pregevolissimo libro  J 

1  II  Protes(antesi-me  paragonato  al  Cattolicismoeoc.  in  ordine  oll'inririli- 


192  RIVISTA 

accettata  da  lui  sulla  fede  di  preclarissimi  scrittori  antichi  senza 
quello  ulteriore  svolgimento  ed  esame  che  1'importanza  della  mate- 
ria  avea  reso  necessario,  viene  in  questa  operetta  con  mirabile  luci- 
dezza  ridotta  a'  suoi  veri  termini ,  e  determinata  con  quelle  formole 
nelle  quali  la  filosofia  consuona  alia  storia.  Egli  in  sostanza  deduce 
la  concreta  attuazione  del  potere  civile  dai  fatti  stessi  che  si  svolgono 
naturalmente  e  in  ispecial  guisa  dal  fatto  fondamentale  della  podesta 
paterna.  Sara  bene  riferire  a  verbo  le  sue  parole.  Dopo  aver  dimo- 
strato  che  1'autorita  e  dalla  natura  e  da  Dio  cosi  prosegue  :  «  Come 
((  si  organizzo  il  pubblico  potere  ?  Quali  furono  le  orditure  di  sua 

'  J  UFTP^  a      »  ' 

«  formazione?  Furono  le  stesse  di  tutti  i  fatti  grandiosi,  i  quali  non 
«  si  assoggettano  alia  strettezza  e  regolarita  dei  procedimenti  dal- 
«  1'  uomo  fissati.  Dovettero  combinarsi  elementi  di  classi  diverse , 
«  secondo le circostanze.  La patria podesta,  i matrimonii,  1'opulenza, 
«  la  forza  ,  la  sagacita  ,  le  convenzioni ,  la  conquista ,  il  bisogno  di 
«  protezione,  ed  altre  cagioni  somiglianti,  naturalmente  produrreb- 
«  bero  che  un  individuo,  una  famiglia,  una  casta,  si  erigessero  sopra 
«  i  loro  simili,  e  vi  esercitassero  con  maggiore  o  minore  restrizione 
«  le  funzioni  del  pubblico  potere.  Talora  1'  autorita  di  un  padre  di 
«  famiglia  estendendosi  sopra  le  sue  diramazioni  e  dipendenze  for- 
«  merebbe  il  tronco  di  un  potere  che  vincolandosi  a  una  casa  o 
w^parentela  darebbe  Principi  e  Re  alle  generazioni  che  sopravvenis- 
«  sero  7  talora  abbisognerebbero  piccoli  Capi  che  in  una  trasmigra- 
«  zione,  in  una  guerra  o  in  una  difesa  dei  sacri  lari  regolassero  tutti 

''-';->        .'-1i\"   •   '•        'TrJlHJK. 

<(  gli  altri  ;  e  questi  piccoli  Capi  di  brigata  innalzati  dalla  necessita 
a  delle  circostanze  resterebbero  dappoi  nel  loro  innalzamento;  talora 
«  una  colonia  di  popoli  piu  civilizzati  cominciando  dal  chiedere  ospi- 
«  talita  linirebbe  per  fondare  un  impero ;  qualche  volta  un  uomo 
u  straordinario  per  la  sua  capacita  si  attirerebbe ,  come  per  forza, 
«  1'  ammirazione  de'  suoi  simili  che  credendolo  inviato  dal  cielo  si 
«  assoggetterebbero  di  buon  grado  alia  sua  dottrina  e  ai  suoi  co- 
«  mandi ,  vincolando  nella  sua  famiglia  il  supremo  diritto  5  in  una 
«  parola  il  supremo  potere  si  e  formato  in  varie  maniere,  sotto  con- 
«  dizioni  diverse,  e  quasi  sempre  lentamente  a  guisa  di  quei  terreni 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  193 

«  che  risultano  dal  sedimento  de'  fmmi  nel  decorso  di  lunghi  an- 
«  nM.  »  Per  lion  esser  troppi  nella  rivista  di  un' operetta,  ci  affret- 
tiamo  a  dir  poche  altre  cose  intorno  ai  sommi  capi  in  essa  contenuti. 

Antecedentemente  e  indipendentemente  da  ogni  organizzazione 
civile  e  riunione  permanente  in  societa,  1'  uomo  ha  doveri  e  diritti, 
che  formano  come  un  capitale  suo  proprio  e  il  quale  benche  sia 
soggetto  a  certe  condizioni  non  gli  pu6  essere  legittimamente  tolto. 
Grandissimi  sono  i  vantaggi  che  reca  all'  uomo  1'  associaizione.  In 
forza  di  essa  pu6  solamente  avverarsi  il  progresso.  Nella  associa- 
zione  le  forze  non  si  sommano  ,  hensi  si  moltiplicano ,  e  qualche 
volta  la  moltiplicazione  non  pu6  esprimersi  per  la  legge  dei  fattori 
ordinarii. 

II  diritto  di  proprieta  vi  e  limpidamente  chiarito  e  dimostrato  e 
se  ne  stabilisce  per  titolo  fondamentale  il  travaglio,  a  cui  vien  dall'A. 
ridotta  la  stessa  ocrupazione  ,  nonche  gli  altri  titoli  secondarii.  Si 
dimostra  esser  diritto  naturale  intangibile  la  successione  de'figliuoli 
alia  eredita  paterna,  e  la  facolta  di  donare  o  far  testamento  a  bene- 
fizio  di  altri  individui  o  societa  d'individui.  La  sola  espiazione  e  ca- 
rattere  essenziale  della  pena  ;  gli  altri  possono  esserci  e  non  esserci 
secondo  i  diversi  emergent].  II  sostituire  nel  luogo  della  espiazione 
la  correzione  del  colpevole  e  una  cpnseguenza  del  principio  utilita- 
rio,  la  quale  sovverte  da  capo  a  fondo  Y  ordine  morale  e  le  idee  di 
giustizia  e  sotto  apparenze  filantropiche  e  sommamente  inumana  e 
crudele.  Da  siffatto  pervertimento  d'idee  precede  la  bramosia  d'an- 
nullare  la  pena  di  morte,  ed  altri  spropositi  concernenti  i  codici 
criminali.  Queste  e  simiglianti  cose  1'A.  sapientemente  pertratta,  n& 
lascia  di  toccare  le  relazioni  delle  societa  con  la  morale  e  la  religio- 
ne,  confutando  1'  epicureismo  civile  di  qtielli  che  pongono  la  perfe- 
zione  de'popoli  nella  maggior  copia  possibile  de'godimenti  materiali, 
e  T  empieta  di  coloro  che  vogliono  la  societa  atea  in  religione ,  e 
pero  propugnano  con  tanto  zelo  la  separazione  dello  Stato  dalla 
Chiesa. 

1  Capo  XVIII,  pag.  61. 

Sme  II,  vol.  II.  13 


JfH  RIVISTA  DELLA  STA-MPA  ITALIANA 

E  tanto  basti  avere  accennato  di  questo  eccellente  libretto  ,  i! 
quale  nella  sua  brevita  racchiude  assai  piu  di  quello  che  ti  direbbo- 
BO  altri  grossi  volumi  scritti  alia  moderna  i  quali  cbe  in  un  diluvio  di 
parole  ti  liquefanno  pocbi  principii  morali  rnescolati  sovente  eon 
errori  tanto  piu  pregiudiziali  quanto  meno  avvertiti.  Questa  operetta 
del  Balmes  potrebbe  ottimamente  servir  dl  testo  nelle  scuole  ele- 
mentari  per  quelli  <*he-non  avendo  tempo  di  seguire  un  corpo  piu 
ampio  di  filosofia  morale  e  di  diritto  ,  ban  nondimeno  bisogno  di 
cibar  1'animo  con  alcuni  principii  fondamentali  e  assodare  la  mente 
sopra  i  punti  piu  important!  di  quelle  discipline.  Saremmo  oltre- 
modo  lieti  se  in  ogni  citta  principale  dltalia  si  facesse  una  ristampa 
del  prezioso  opuscoletto ,  il  cbe  attesa  la  ristrettezza  del  volume 
dovr^bbe  essere  agevolissimo 


. 

i 


prwhn-  .«s*ff5  ti 

*  iian  ctipratit  ciWi  «vilv 


CRONACA 

CONTEMPORANEA 

• 


fiomer  11  April*  1853. 

I: 

COSE  ITALIANS. 

STATI  PONTIFICH.  —  1.  La  settimana  Santa.  —  2.  Conversione  d'  una  ebrea.  — 
3.  Seicento  trentasei  doti  distribuite  al  popolo.  —  4.  Arti  e  scienze  protette. 
—  5.  La  Consulta  delle  finalize. 

1 .  La  maesta  del  culto  cattolico  in  Roma  poche  altre  volte  in  fra 
I'  anno  assume  tanta  maesta ,  quanta  ne  mostra  nei  sacri  riti  della 
Settimana  Santa,  e  del  giorno  di  Pasqua.  In  quella  la  soave  mestizia 
delle.  gramaglie  ,  delle  tenebre  ,  del  canto  ti  compungon  1'  animo  a 
pieta  verso  il  Divin  Redentore  tormentato  e  morto  per  la  salute  del 
genere  umano :  in  questo  la  pompa  ,  gli  splendori ,  la  gioia  ti  at- 
teggiano  alia  speranza  della  risurrezione ,  ed  illustrano  il  trionfo 
dalla  fede  ottenuto  per  quel  prodigio  fondamento  della  nostra  santa 
Religione.  E  sebbene  per  la  sustanza  tutto  1'orbe  cattolico  conviene 
nella  celebrazione  di  questi  sacri  misteri,  nondimeno  quegli  aggiunti 
che  valgon  tanto  a  ingrandire  e  adornare  la  cosa  stessa,  solo  in  Roma 
li  trova  il  Cristiano.  La  vasta  e  sontuosa  magnificenza  del  Tempio 
Vaticano,  la  maesta  e  la  grandezza  del  Capo  della  Chiesa,  lo  splen- 
dore  della  dignita  nei  sacri  ministri,  la  ricchezza  dei  paramenti ,  la 
valentia  tutta  originate  dei  canlori ,  la  foggia  stessa  del  rito  usato 


100  CRONACA 

allora  quando  uilicia  il  Romano  Pontefice,  e  tutto  questo  congiunto 
insieme  o  cospirante  al  medesimo  punto  di  aggiugner  lustro  e  decoro 
ai  singoli  atti  delle  saute  ceremonie,  son  tali  circostanze  die  si  scol- 
piscono  sui  sensi  anco  piu  restii,  e  fan  quindi  concepire  idea  ben  alta 
dell'  ossequio  che  1'  uomo  deve  alia  Divinita.  Per  queste  ragioni  da 
tutte  le  parti  del  cristianesimo  concorrono  in  tal  congiiintura  in. 
Roma  forestieri  in  gran  numero,  e  gia  dicemmo  che  quest' anno  ne 
venner  tanti ,  clie  presto  non  vi  fu  dove  potessero  piu  albergare  , 
con  tutto  che  Roma  sia  fornita  a  dovizia  di  pubblici  e  di  privati 
ostelli.ii  jjoifl  fb'mtim  -wml-iO  ii1  ulfa  Bup^'i  ib  oJs 

I  tre  giorni  piu  solenni  son  sempre  la  Domenica  delle  palme  ,  il 
Giovedi  Santo,  e  la  Domenica  di  Pasqua.  La  processione  consueta 
delle  palme  e  stata  quest' anno  anche  piu  numerosa  e  abbellita  dalla 
gran  quantita  degli  uffiziali  1'rancesi  che  vi  accorsero.  INel  Giovedi 
Santo  v'e  il  maggior  numero  e  la  maggior  varieta  di  sacre  funzioni: 
la  solenne  messa  alia  Cappella  Sistina,  la  processione  del  Santissimo 
dalla  Cappella  Sistina  alia  Paolina ,  la  benedizione  apostolica  al  po- 
polo,  che  quest'  anno  a  cagion  delle  piogge  fu  data  dal  Trono  Pon- 
tificio  nella  Basilica  del  Vaticano ,  la  lavanda  dei  piedi ,  e  la  mensa 
dei  pellegrini.  Nel  giornodi  Pasqua  si  spiega  nella  Basilica  Vaticana 
tutta  la  solennita  della  sacra  festa,  e  terminasi  il  rito  colla  benedi- 
zione apostolica  a  tutto  il  popolo  addensato  intorno  all'  ampissima 
piazza  sulla  quale  ergesi  il  tempio,  ed  alle  milizie  messe  a  gala  e 
schierate  nel  mezzo  di  essa.  A  stimolo  e  segnale  della  comune  al- 
legrezza  suole  illuminarsi  la  sera  1'immensa  cupola,  la  facciata  e  la 
piazza  della  Basilica  Yaticana  con  molte  migliaia  di  lumi  scompartiti 
con  accortissima  maestria  da  rilevare  tutto  il  hello  ed  il  grande 
deir  architettura :  e  chi  riguarda  da  lungi  ha  la  dolce  illusione  d'  un 
portentoso  monumento  che  campasi  in  aria,  ed  e  disegnato  da  linee 
continue  di  fuoco :  tante  sono  le  facelle  e  si  piccoli  al'  intervalli  che 
le  separano.  Anche  questo  spettacolo  dove  aggiornarsi  al  Martedi 
seguente  perche  le  piogge  della  Domenica  nol  couscntirono.  Tal  fu 
eziandio  dello  spettacolo  dei  fuochi  arlificiali  ,  chiamato  in  Ro- 
ma dalla  Girandola ,  sebbene  quelle  rote  infiammate  che  girando 
schizzano  raggi  di  fuoco  ,  e  che  furono  ingegnoso  trovato  del  Fio- 
rentino  Bernardo  Buontalenti ,  non  siano  che  una  piccola  parte  di 
tutto  il  divertimento.  Esso  non  pote  darsi  che  il  di  3  di  Aprile : 
ne  1'espettazione  cresciuta  dalla  tardanza  fu  da  ineno  della  riuscita. 
Sulle  coste  del  Pincio  ,  volte  alia  Piazza  del  Popolo  ,  eran  disposti 


CONTEMPORANEA.  197 

gl'ingegni ,  e  le  macchine  pirotecniche :  e  la  lor  parte  principale  fu 
la  rapproscntazione  (Tuna  gran  mole  acuminata  nol  mezzo,  con  pun- 
te,  e  archi,  e  finestre  da  darti  la  sembianza  d'un  bel  ternpio  gotico. 
La  svelta  nettezza  delle  linee  liammanti ,  e  il  giuoco  dei  colori  va- 
riante  a  tempo  ,  e  di  grado  in  grado  succedentisi  chiarivano  come  in 
Rorna  anclie  ai  divertimenti  piu  popolari  s'accoppii  lamagnificenza, 
ed  il  buon  gusto. 

2.  Le  sopraddette  son  cose  d'ogni  anno:  particoiarissima  di  questo 
fu  il  Lattesimo,  la  confermazione  e  la  santa  eucaristia  data  il  Sab- 
bato  di  Pasqua  alia  giovane  Ebrea  Velli  Orhuer  natia  di  Brott  in  Ga- 
lizia.  Nella  Sacrosarita  Chiesa  Lateranese  riceve  quei  tre  Sacramenti 
dall' Emo  Cardinal  Vicario,e  fu  sua  matrina  la  Principessa  Orsini  nata 
Torlonia.  Ebl)e  la  Orhuer  da  fanciulla  ,  cosi  udimmo  raccontare  da 
ragguardevole  persona,  una  visione  la  quale  rimasele  fitta  in  mente 
sino  a  condurla  al  OistianesimO;  Vide  due  tempii:  uno  torreg- 
giante  e  splendido  di  sontuosa  magnificenza:  I1  altro  tutto  rovine  e 
desolazione  :  ed  iritese  quello  essere  il  Vaticano.  questo  la  Sinagoga, 
ed  una  voce  la  invito  chiaramentc  a  venerare  nel  tempio  piu  splen- 
dido il  Messia  veimto.  Ne  fu  garrita  dalla  madre  quando  le  manife- 
sto cio  che  avea  veduto  ed  ascoltato ;  ma  per  quanto  facesse  a  can- 
cellarsi  dalla  mente  quello  spettanolo  ,  nol  pote  mai.  Crebbe  negli 
anni,  prese  marito  amorevole  e  cortese,  e  n'  ebbe  prole  :  ma  li  quel 
pensiero  a  tonneiitarla,  a  spingerla,  a  sollecitarla  di  farsi  Cristiana. 
(^erco  notizie  della  nostra  religione  ,  se  ne  istrusse ,  e  colto  il  de- 
stro  fuggi  di  Costantinopoli  abbandonando  gli  agi  domestici  dei 
quali  era  fornita  a  dovizia  :  ma  fu  a  Smirne  sopraggiunta  dai  suoi , 
spogliata  d'ogni  cosa,  ed  a  stento  concedutole  di  tener  presso  di  se 
il  figliuolo,  munita  dei  piu  ampli  documenti  dell1  esser  suo,  della 
.sua  libera  volonta ,  dell'  antico  desiderio  di  farsi  cristiana  parti  da 
iSmirne :  e  perche  per  via  il  suo  figliuolo  ammalo  con  pericolo  della 
vita  il  voile  battezzato  anche  prima  di  giugnere  in  Roma.  Arrivata 
c-he  vi  fu ,  come  a  Dio  piacque  ,  il  suo  primo  stupore  1'  ebbe  in  ve- 
dendo  la  santa  Basilica  Vaticana,  perche  vi  raftiguro  tosto  il  tempio 
lurninoso  comparso  a  lei  fanciulia:  e  con  <|uesto  si  rallermo  alla- 
mente  nel  suo  santo  proposito ,  e  si  console  delle  pene  sostenute. 
Trovo  da  piu  parti  incoraggimento,  sostegno .  consolazione  d'ogni 
maniera,  e  <[uel  che  piu  monta  la  pace  smarrita  per  salute  dell'  ani- 
ni;«  sua  da  si  gran  tempo. 

oloqp'l  i»b  *isei4  fiiifi  sj 


J  5)8  CRONACA 

3.  Un'  altra  pia costumanza  che  suole  lenersi  il  giorno  dell'  An- 
nunziazione  di  M.  SS.  non  vogliamo  che  passi  inosservata  per  1'  e- 
gregio  documento  che  essa  contiene.  II  pio  Istituto  della  SS.  An- 
nunziata  di  Roma  ha  distribuito  quest' anno,  come  suole  ogni  volta, 
63(i  doti  per  giovani  zitette ,  e  circa  ventunmila  sc.udi   sono  stati 
cosi  dispensati  Ira  il  popolo.  Or  di  siffatte  consuetudini  ve  ne  ha  in 
Roma  dovizia,  e  non  v'ha  donna  del  popolo  alquanto  grama  di  so- 
stan /i'  che  non  ottenga  la  sua  dote,  e  spesso  da  piu  parti,  la  merce 
della  carita  cristiana.  Ecco  adunque  la  proprieta  della  Chiesa  e  del 
luoglii  pii  come  s'  adoperi  e  s'  impieghi !   Vengano  i  barbassori  a 
gridave  al  popolo  che  il  denaro  e  i  beni  della  Chiesa  impoveriscono 
la  nazione;  che  altro  faran  con  questo  se  non  mentire  per  ingannarlo 
e  spolparselo? 

4.  Due  altri  recenti  argomenti  della  munificenza  del  Romano  Pon- 
telice  a  pro  delle  belle  arti,  e  dclle  scienze  abbiamo  ora  veduti  nel- 
la  Gazzetta  di  Roma.   Li  racconteremo  semplicemente  e  senza  ne 
chiose  ne  pastille.  £  stato  gia  collocato  sulla  specola  dell1  osserva- 
torio  astronomico  della  romana  Universita  il  circolo  ineridiano  do- 
natole  dal  S.  Padre.    Esso  e  accurate ,  solido  ed  elegante  lavoro 
del  sig.  Ertel  di  Monaco,  e  se  cede  in  grandezza  all'  altro  fabbricato 
da  lui  per  1'osservatorio  di  AVashington,  non  gli  e  inieriore  e  Ibrse 

10  avanza  in  maestria  di  arlificio  ,  e  in  lacilita  di  movimento.   II 
commendatore  de  Fabris  concepi  gia  il  disegno  d'un  monumento  al 
Tasso,  principe  tra  gli  epici  modern  i,  e  cantore  d  una  delle  ]>iu  glo- 
riose  iinprese  del  Cristianesimo  ,  la  crociata.  Ora  il  S.  Padre  infer- 
mate  di  cio  non  ha  solamente  data  lode  all'  artista ,  ed  approvatone 

11  pensiero,  ina  concorrera  eziandio  largamente  del  suo  perche  in 
Roniii  s'onori  per  tal  modo  quel  gran  poeta  italiano . 

5.  Dicose  politiche  quanto  maggiore  e  in  Roma  il  vezzo  di  par- 
larne,  eongetturarne,  sentenziarne  nei  crocchi ,  e  capannelli  dome- 
stici,  e  nei  pubblici  ritrovi  dei  cafte  e  delle  piazze,  tanto  minore  e  la 
maleria  che  puo  accertarneun  cronacista  riserbato.  Prima  perche  in 
Goveruo  retto  pacificamente  dai  suoi  ordini,  e  schivo  della  tanto  dan- 
nosa  (juanto  vana  aura  popolare,  non  distitrbato  da  intestini  dissidii 
le  cose  si  lanno  ,  e  non  si  trombano  innanzi ;  e  quelle  che  si  fanno 
non  sono  sempre  novita,  e  avvemmenti  straordinarii ;  secondo,  per- 
che delle  materie  riguaruanti  il  reggimento  della  Chiesa  universale, 
o  certi  atti  piu  solemn  del  Ponteticato,  grande  imprudenza  sarebbe  il 
gettar  cosi  per  aria  motti  e  cougetture  monche,  quali  appena  possono 


COKTEWOR  ANEA  \  91 1 

rssrrequello  cho  giungono  anotizia  volgare.:Questa  partc  adunque 
ddla  nostra  cronaca  non  t'u  mai  ampia  rie  potea  essere,  e  ci6  ror- 
reiniiK)  intendesserlo  quei  gcntili,  che  ci  luin  mauifestato  il  lordesi- 
derio  cli  vederci  allargare  in  questa  parte. 

Cio  posto  in  questo  quademo  non  cade  altro  a  narrarsi  se  non  la 
chiusura  fattasi  il  giorno  18  Mar/o  della  sessione  della  consulta  di 
Stato  perle  finanze  neiraimo  1833. 1  conti  preventivi  da  lei  riveduli 
furon  presentati  dopo  qualche  modificazione  atSommoPontefiee  per 
averne  Fapprovazione:  e  perche  il  voto  di  quella  eonsulta  non  e  ehe 
solo  guida  e  eonsiglio  ma  non  legue  indeclmabile,  cosi  le  loro  deci- 
sioni  non  divengono  di  pubblica  ragione  se  non  quando  sono  oonva- 
lidate  dall'approvazione  sovrana  :  e  quindi  noi  non  siamo  ancora  in 
grado  d'informarne  i  nostri  lettori.  Certo  e  solamente  che  queU'illu- 
stre  e  zelante  ronsesso  ha  bene  adempiuto  alle  sue  parti ,  e  nella 
prossima  tornata  tutti  son  certi  che  le  terra  un  pari  zelo :  e  questo 
dcvci  ispirare  fiducia  che  se  la  tranquillita  lascia  il  tempo  al  Governo 
di  operare,  si  giugnera  a  poco  a  poco  a  cancellare  questa  ,  che  pur 
troppo  e  la  piu  sentita  conseguenza  della  passata  rivoluzionc. 

SICILIA  (Nostra  Corrispondenza)  —  1 .  Rigori  della  staipone ;  carita  pubhlica ; 
fenomeni  dell'  Ktna;  indei^iiazioiie  pc'  casi  di  Milano  e  di  Vienna.  —  2.  Due 
scop«rte  ajrcheologicUe.  —  3.  Una  sacra  fumione. 

1 .  Siamo  nel  piu  rigido  inverno;  comeche  in  sul  volgere  di  Marzo, 
e  sul  primo  nascere  della  primavera.  I  monti  inghirlandaronsi  di  ne- 
ve^  e  il  softio  austero  del  vento  ponente-maestro  rende  da  (|ualche 
giorno  piu  inclemente  la  stagione.  Forse  a  questa  rigidita  ed  incle- 
ineiiza  d1  aria  e  da  attrihuire  rmcremento  della  poveraglia  la  quale 
da  piii  giorni  forma  uno  spettacolo  desolante  a  vedere  sulle  pubbli- 
che  vie..  Nondimeno  eda  coidVssare  die  il  Governo  nulla  ha  omesso 
in  questi  rigidi  giorni  per  venire  in  soccorso  della  miseria,  aiutan- 
do  gli  uni  di  lavoro  gornaliero.  sovvenendo  gli  altrigenerosamente. 
Anzi  furono  allidale  ai  RR.  PP.  Cappuccini  (Idle  grosse  somme  , 
perche  questi  huoni  Padri,  miracolo  sempre  vivente  della  carita  cri- 
stiana.  piu  largamente  spargessero  le  loro  beneficenze  in  favore  dei 
poverdli.  Fra  tanta  miseria  pero  quello  die  ci  conforta  e  che  1'  or- 
dine  <•  la  siciuvz/a  non  e  stata  punto  t.urhata  da  alcun  (lelitto  facile 
per  altro  a  commettersi  in  s'unili  congiunture,  e  ciomercela  vigilan- 
za  del  potere  il  quale  protegge  la  vita  e  le  sostanze  dei  cittadini. 


200  CRONACA 

Vi  parlai  nell'  ultima  mia  corrispondenza  dell'  eruzioni  dell' Etna. 
Ora  da  qualche  settimana  questo  tremendovulcano,  che  cihatenuto 
per  si  lungo  tempo  in  tanta  trepidazione.  non  ha  piu  eruttato  lava, 
ne  fatto  sen  tire  detonazioni.  Solamente  il  di  28  dello  scorso  Feb. 
verso  le  ore  4  a.  m.  fu  intesa  una  scossa  di  terra,  la  quale  benche 
lieve  fu  pero  alquanto  prolungata.  Sul  venire  della  sera  e  al  momen- 
to  dell'  eruzione  si  vide  un  cbiarore  simile  ad  un'  aurora  boreal  e 
che  duro  sino  all' alba  del  1°  Marzo.  Questo  fenomeno  si  ripeteva 
nella  notte  seguente  ma  piu  debolmente. 

I  casi  dolorosi  di  Milano  e  il  perfido  attentato  commesso  sulla  per- 
sona del  giovane  e  pio  Monarca  di  Vienna  ban  qui  destato  un  fre- 
mito  universale  d'  indignazione.  Posso  assicurarvi  cbelavostra  cro- 
nacadel  quaderno  71°  riusci  grata  oltre  ogni  dire  agli  associati  per 
T  esattezza  e  il  garbo  con  cui  vi  erano  raccoatate  le  notizie  del 
giorno. 

2.  Non  vo'  tacere  di  due  scoperte  arcbeologicbe  fatte  recentemento 
1'  una  a  Catania  e  T  altra  in  Messina.  Praticandosi  nella  prima  alcu- 
ni  lavori  nella  strada  del  Cor  so  si  rinvennero  alcuni  sarcofaghi  e  cas- 
se  mortuarie  egrossi  mattoni  di  argilla.  Aspetto  ulteriori  c  piu.  di- 
stinti  ragguagli  per  farvi  conoscere  1'  epoca,  la  condizione  e  la  va- 
ria  struttura  degli  avanzi  disseppelliti,  sui  quali  i  piu  valorosi  ar- 
cheologi  di  quella  citta  si  sono  con  posato  animo  messi  a  studiare. 
Nella  medesima  incertezza  ed  oscurita  siamo  circa  all' altra  scopertu 
fatta  in  Messina  di  una  quantita  prodigiosa  di  monete  antiche,  che 
•per  qualcbe  tempo  alcuni  numismatic!  a  torto  giudicarono  false,  m» 
che  piu  recenti  ed  accurate  indagini  hanno  fatto  riconoscere  per  ve- 
re.  Spero  al  venturo  quaderno  somministrare  piii  distinti  ragguagli 
anche  sopra  questa  materia  cbe  dovrebbe  riuscire  cara  agli  amalon 
e  studiosi  dell'antichita. 

3.  Non  voglio  cbiudere  la  presente  corrispondenza  senza  far  parolu 
della  sacra  cerimonia  a  cui  ebbi  la  fortuna  di  assistere  la  domenica 
delle  Palme  nella  chiesa  della  Casa  Professa  dei  PP.  Gesuiti.  E  irj 
vero  fu  uno  spettacolo  tenerissimo  e  bello  tutto  insieme  T  ascol ta- 
re presso  a  cinquanta  giovinetti  che,  accompagnati  dal  magnifico  or- 
gano  dei  fratelli  Serassi  da  Bergamo  cantavano  il  passio  messo  in 
musica  da  tale,  il  cui  nome  non  e  a  voi  sconosciuto.  Le  volte  del  sa- 
cro  tempio ,  uno  dei  piu  maestosi  e  piu  ricchi  di  questa  citta ,  riso- 
navano  della  melodia  di  quella  musica,  di  quelle  voci,  e  di  quello 
strumento  si  dolcemente,  che  la  folia  immensa  che  riempiva  la  chiesa 


CONTEMPORANEA  201 

ne  andava  in  estasi ,  ed  avrebbe  voluto  prorompere  in  espressioni 
di  eiitusiasmo  se  la  solennita  e  maesta  del  luogo  non  1'avessero  vic- 
tato.  Un  gentiluomo  prussiano  mi  assicurava  che  il  canto  di  quei 
fanciulli  gli  avea  fatto  dimenticare  cio  che  avcva  altra  volta  ascoltato 
in  Roma  nelF  immense  tempio  del  Vaticano. 
. 

STATI  SARI,.,  (\ostrn  n.rm/mm/,,,:,,;  -  \.  Lavori  parlamontari  ;  il  Minislro 
defjl'  inlmii  c  la  moralita  nci  l'>ati'i  ;  ville:j|jialurc  {jesuitiche;  telegrafo  sot- 
toiuarino.  —  2.  (ill  asili  infantili  cli  Torino  ed  il  coucistoro  valdesc.  —  3.  Le 
letture  cattolichc.  —  i.  Prepa.ralivi  pel  cenlcnario  del  miraeolo  del  SS.  Sa- 
cramento. —  .">.  Kspulsione  di  (•iniijrali.  —  G.  Rcpressionc  dclla  licenza  del 
ij'itioco.  —  7.  Pubblicazioni  intorno  al  matrimonio  civile.  —  8.  La  Patria 
<•<!  i  parlili  in  Picnimite 

- 

i.  La  scssiono  jiarlamentare  volge  al  suo  termine,  e  si  vanno 
speditamente  apj)rovando  nella  Camera  elettiva  Ie  leggi  del  preven- 
tivo  per  1'  anno  che  corre  ,  non  senza  ragguardevole  economia  di 
ciance  ormai  riconosciute  inutili  rispetto  allo  scopo  d'  ottenere  eco- 
nomie  del  pubhlico  denaro.  La  celerita  e  la  docile  obbedienza  ,  con 
cui  i  rappreseritanti  del  popolo  si  fanno  un  dovere  d'  approvare  le 
proposte  del  Ministero,  aggiungono  verosimiglianza  alia  voce  che  si 
e  divulgata ,  dell'  essere  cioe  pattovita  fra  il  Ministero  e  la  maggio- 
ranza  della  Camera  una  discretissima  convenzione,  per  cui  e  questa 
assentirebbe  al  prinio ,  riguardo  alle  novelle  imposizioni  ed  alle  esi- 
genze  del  prevent! vo ;  e  quello  sarebbesi  obbligato  di  consolare  la 
seconda  con  le  sospirate  riforme  religiose,  cioe  col  matrimonio  civile 
e  colla  ripartizione  dei  beni  ecclesiastic}.  Intorno  alle  quali  cose  , 
riguardale  come  necessarii  esplicamenti  dello  Statute  e  della  liberta 
gia  s'ebbero  solenni  promesse  del  Ministero,  e  si  stanno  elaborando 
gli  opportuni  progetti  di  legge.  Cbecche  ne  sia  pero,  gli  e  certo  che 
fin  d'ora  i  libertini  avrebber  torto  alagnarsi  del  Ministero,  che  fa  di 
tut  to  per  appagarli,  e  dimostrarsi  amatore  tenerissimo  della  piii  il- 
limitata  liberta.  Di  c-iic  giova  recar  in  prova  un  fatto  assai  conclu- 
dente.  Sulle  pubblicbe  scene  ,  con  antecedente  permissione  d"  un 
Consiglio  di  revisione  ,  cransi  gill  ate  in  pascdlo  alle  passioni  piu 
immoude  certc  opere  di  genere  fescennino,  e  drammi  della  piu  turpe 
e  scandalosa  natura.  Venutosi  all'  approvazione  d'  una  categoria  del 
bilando,  per  cui  si  stanziavano  L.  (3000  di  stipendio  ai  revisori  delle 
opere  teatrali,  il  Sac.  deputato  Angius  con  forti  e  coraggiose  paro- 
le sorse  a  dimostrare  1'  hiutiliUi  d"  una  spesa  cho  non  valeva  nulla  a 
•  6YJqrri9h  ado  cgnommi  slldl  r>\  9(b  ?sdn9ffi9ok)l)  it  ola-> 


tutelarela  pubblica  morale  oltraggifita  con  quelle  nefandezzp.  II  Mi- 
nistro  degli  interni  confesso  che  anche  a  lui  era  pervenuto  il  grido 
della  pubblicn  indegnazrone  contro  certo  dramma.  e  die  per  accer- 
tarsi  della  rea  qualita  dello  spettacolo  avea  voluto  egli  stesso  assi- 
stervi  •,  che  certo  sarebbe  stato  meglio  se  quel  dramma  non  si  fosse 
lasciato  andar  sulle  scene;  ma  che  essendo  stati  permessi  altri  ancor 
peggiori ,  egli  non  avea  stimato  di  dover  far  contro  il  voto  della- 
Commissione  di  revisione.  Poi  con  lazzo  indecoroso  awisando  il  Sac. 
Angius  quanto  andasse  errato  pensando  che  dei  teatri  si  dovesse  fare 
una  scuola  d'educazione  seminaristica,  ribadi  piu  e  piu  volte  questa 
sentenza  :  esser  proprio  dei  Gocerni  liberi  lasciare  che  il  teatro  vada 
sino  a  quelT  eslremo  limite  ollre  al  quale  n'  e  il  pericolo  di  una  commo- 
zione  pubblica  ,  ossia  di  tumulti.  Onde  inferirono  dirittamente  gli 
ascoltanti,  chedachi  governail  Piemorttenon  s'avesse  altra  suprema 
regola  di  moralita,  che  quells  di  man tener  se  stesso  al  potere,  poco 
liadandodel  resto  a  quelle  enormezze  contro  il  boon  costume  le  quali 
a  prima  giuntanon  son  cagionedi  tumulti  e  scompigli.  Ma cio sarebbe 
uno  spingere  tropp'oltre  il  rigor  della  logica,  sapendosi  di  bocca  del 
Ministro  stesso  chei  trequarti  delle  opere  offer te  alia  revisione  furono 
rigettate,  appunto  perche  ingiuriose  contro  la  moralita o  lareligione. 
Sicche  vuolsi  conchiudere  che  anche  in  ci6  il  Ministero  moderato 
s'attenga  al  suo  sistema  di  transigere,  e  permettere  esplicitamente 
alcuni  snmdali  per  ralfermarsi  nel  diritto  d'impedirne  alcuni  altri!. 
Se  tal  sistema  sia  per  se  lodevole  ,  ne  giudichi  ogni  uom  di  senno. 
Ben  e  vero  che  non  seguesi  tal  principio  quando  si  tratta  di  con- 
summarecerte  imprese  d'onde  ricavasi  danaro.  A  cagiond'esetnpio  si 
possono  citare  le  villeggiature  gesuitichs.  Esse  erano  state  confiscate- 
ai  Gesuiti  colla  legge  del  25  Agosto  1848,  e  destinate,  cogli  altri 
beni  della  stessa  natura,  a  vantaggio  deU'istruzione  pubblica.  e  ad  uso 
dei  Collegi  nazionali.  Pur  temendosi  ognora  che  i  formidabili  Padri 
possano  quandochessia  rientrar  sulla  libera  terra  del  Piemonte,  a 
cessarne  il  pericolo  si  voile  disfare  i  lor  nidi  e  venderne  le  case  ed  i 
poderi,  in  segno  della  fermissima  volonta  che  serbasi  di  mai  piu  iion> 
dar  loro  ricetto.  Doleva  agli  Amministratori  del  Collegio  del  Carmine 
in  Torino  di  vedersi  privare  di  quella  amena  erl  agiata'villeggiatura 
di  Moritalto,  si  bene  assestata  da'  Gesuiti,  e.cotanto  acconcia  a  con- 
durvi  gli  alunni  ne'mesi  di  vacanze  autunnali.  Quindi  essi  fecer  tan- 
te  che  parecchi  deputati  irnpresero  a  sostenerne  calorosamente  le 
ragioni  nella  Camera  elettiva,  insistendo  perche  il  Gastello  di  Mon- 


COMBMI'OKAM-A 

talto  fosse  deslinato  ad  uso  del  Collegio  del  Carmine,  .od  almeno  si 
sostenesse  ancora  dal  venderlo.  Ma  ohe?  dopo  molto  disputare  per 
I'  una  parte  e  per  T  altra,  levossi  un  cotale  a  dire  che  stando  a' 
termini  del  decreto  del  25  Agosto  per  favorire  il  Collegio  dal  Car- 
mine, ben  pochi  sarebbero  i  beni  de'Gesuiti  clie  si  potrebbero  ven- 
dere.  stanteche  erano  quasi  tutti  volti  ad  uso  de'collegi  dello  Stato; 
eppero  .  .  .  Far  balenare  questa  minaccia  d'  un  ritorno  de'padri  ne' 
beni  loro  invcnduti,  e  vincer  la  causa  coritro  il  Collegio  del  Carmine 
I'u  un  punto  solo!  Dunque  resta  inteso  che  i  beni  de'  Gesuiti,  che 
son  pur  beni  ecclesiastici,  saranno  tutti  venduti,  con  quel  rispetfo 
che  si  scorge  per  1'  alto  dorninio  del  la  Chiesa  sui  possedimenti  reli- 
giosi.  Ma  per  compenso  e  da  sperare  che  se  ne  debba  vanlaggiare 
immensamente  la  pubhlica  istruzione;  ne  vuolsi  pensar  altrimenti, 
vede-ndo  come  vada  di  continue)  crescendo  la  spesa  che  si  fa  a  tal  li- 
ne. Basli  dire  che  prima  del  48  lo  Stato  ritraeva  di  pretto  guada- 
gno  parecchi  centinaia  di  mille  lire  sull'  istruzione  pubblica;  ed  ora 
vi  spende  del  suo  nulla  meno  che  2,  084,  261.  8o,;-e  che  solo  dal- 
1'anno  scorso  avvi  un  aumento  in  piu  di  L.  178,  252.  ;10.  (^on  tan- 
ta  spesa  chi  sa  dire  quanta  scienza  si  comperi?  liasta  consuUare  il 
libro  del  ch.  A.  Peyron  per  andarne convinti !  Tuttavia  queste  so- 
no  bagatelle  cui  non  si  bada,  quandosi  godono  gli  amplissimi  bene- 
lizii  della  liberta,  a  cui  non  sarebbe  meravigiia  se  si  volesse  esclusi- 
Yamente  attrihuire  il  telegrafo  sottomarino  dalla  Spezia  alia  Sarde- 
gna,  intorno  al  quale  s'  e  approvato  dalla  prima  Camera  un  proget- 
to  di  legge. 

2.  II  Concistoro  Yaldese ,  caldo  di  zelo  evangelico  va  spargendo 
denari  copiosamente,  e  nelle  sue  largizioni  non  dimentiro  gli  (txili 
hifanliU.  Per  un  equivoco,  innocenteo  malizioso  poco  importa.  av- 
venne  che  la  somma  destinata  a  tali  creazioni  dello  spirito  (ilantro- 
pico  del  47  e  del  48,  fosse  recata  all'asilo  infantile  della  (^ontessadi 
Borgo  Masino,  che  del  suo  lo  sostiene  sotto  ilMagistero  delleottinie 
Snore  di  (/arita.  Queste  buone  Sucre,  come  s'.avvidero  dello  sbaglio, 
ne  diedero  avviso  a  chi  spettava;  e  tosto  comparve  sull'  Arnntnia 
una  dichiarazione  per  cui  dicevasi  che  siccome  la  qualificazione  del 
donante  o  la  ragione  del  tempo  con  altre  notizie  corse  per  Torino, 
polevauo  t'avorire  una  sinistra  interpretazione  del  fatto.  cosi  accer - 
lavas!  aver  le  suddette  suore  ricevuto  quel  denaro  consanta  sempli- 
cita,  senza  badare  a  chi  1  olVeriva:  e  che  se  tal  fatto  potesse  sparge- 
re  qualche  dubbio  sulla  lor  fede,  od  accordare  qualche  inlluenza  al 


20  i  CRONACA 

Concistoro  Valdese  sulla  loro  scuola,  sarebbero  liete  di  poter  ivsti- 
tuire  la  somma  ricevuta.  II  (Concistoro  Valdese  fu  scottalo  sul  vivo 
di  tal  disdetta ,  e  sulla  Gazzetta  del  Popolo  pubblicossi  una  lettera 
d'un  Michele  Peyrot,  membro  del  Concistoro  Yaldese,  il  quale  con- 
fesso  1'abbaglio  tolto,  e  cbiari  come  quella  somma  fosse  veramente 
destinata  agli  Asili  Infantili  di  Torino,  eretti  sotto  gli  auspicii  del- 
1'Ab.  Aporti,  e  non  gia  a  quello  della  Contessa  di  Borgo  Masino;  e 
prosegui:  <(  Grato  il  sottoscritto  all'  opera  suddetta  fMasino)  della 
«  fattagli  proposizione,  con  cui  puo  senza  essere  incivile  riparare  ii 
«  fatto  errore,  dichiara  aver  ritirato  le  L.  4o,  cheerano  destinatv  (id 
«  una  istituzione  piu  con-forme  allo  spirito  cui  si  attmyono  i  Valdesi 
«  e  che  le  ha  conseynate  alia  direzione  degli  Asili  in  fan  tilt  di  Torino  » . 
Basterebbe  questa  ingenua  dichiarazione  del  Valdose  Peyrot  per  di- 
mostrare  quanta  ragione  s'avessero  si  gran  numero  di  egregi  e  dot- 
ti  prelati  cattolici,  i  quali  al  paro  di  Mons.  Fransoni,  non  s'  abban- 
donarono  con  troppa  fiducia  alle  filantropicbe  innovazioni  di  quello 
spirito  ammodernatore  clie  incielavasi  nel  47  e  nel  48.  Per  verita 
non  sappiamo  quanto  le  simpatie  e  le  lodi  del  Concistoro  YaUlese 
onorino  la  direzione  degli  Asili  infantili  di  Torino;  ma  non  puo  ne- 
garsi  cbe  ne  vadano  ben  giustificati  i  dubbi  e  i  sospetti  onde  molti 
eran  mossi  sopra  1'indole  e  lo  spirito  di  certe  istituzioni  conformi  allo 
spirito  cui  si  attenyono  i  Voidest-. 

3.  Mentre  per  I'  una  parte  la  propaganda  eterodossa  si  travaglia 
co'  mezzi  che  le  son  proprii,  cioe  colla  seduzione,  del  denaro  e  con 
gli  artifizii  della  menzogna,  a  comprar  proseliti ;  dall'  altra  non  la- 
scia  Iddio  di  provvedere  alia  sua  Cbiesa,  suscitando  uomini  caldi  di 
santo  zelo  ,  cbe  si  contrappongano  colla  forza  della  persuasione  e 
dell'  apostolato  all1  invasione  dell'  eresia.  Fra  questi  va  distinto  per 
merito  di  eminenti,  sebbeneper  niente  spettacolose  virtu,  un  egre- 
gio  Sacerdote  per  nomo  D.  Bosco ,  il  quale  seppe  a  piu  riprese 
strappar  a'suoi  nemici  un  omaggio  di  ammirazione  per  li  prodiiii  di 
carita  e  di  beneficenza  verso  i  poveri  e  derelitti  figliuoli  popolani  , 
di  cui  egli  e  maestro  e  padre.  Questo  degno  Sacerdote ,  insieme 
con  altri ,  diviso  di  pubblicare,  sotto  il  titolo  di  letture  cattolichc  una 
serie  d'opuscoletti  istruttivi  di  religione  e  morale  cattolira.  La  sua 
impresa  venne  benedetta  dall'  autorita  eoclesiastica  .  e  fin  dal  suo 
primo  comparire  alia  lure  un  fascicolo  di  saggio,  desto  le  ire  e  le 
paure  della  propaganda  eterodossa.  Due  sconosciuti  furono  a  tro- 
varlo ,  e  prima  coll'  adulazione  piu  esagerata ,  poi  con  eccitamenti 


CONTEKPORANEA  205 

ad  imprendere  lavori  storici,  quindi  con  proflerte  di  denaro,  da  ul- 
timo con  atroci  e  cnpe  niinncce  di  morle  si  adoperarono  per  due 
intieru  ore  per  isvolgerlo  dalla  pubblicazione  delle  letture  cattoliche. 
Egli  tenne  saldo,  e  gli  emissarii  se  ne  partirono  scornati.  Da  cio  si 
puo  inferire  (jual  sia  il  pregio  di  Lai  pubblicazione  .  tutta  diretta  a 
favore  de'  semplici  popolani.  Dio  lo  benedica  ,  e  con  lui  benedica 
pure  la  sua  bella  iinpresa!  ifhl.  olhr 

4.  Pel  centenario  del  miracolo  del  SS.  Sacramento  ,  che  cadra 
nel  giorno  (5  di  Giugno,  si  fan  no  tali  preparativi  da  promettere  alia 
pieta  de'  fedeli  una  testa  splendida  e  proporzionata  ,  colla  magnifi- 
cenza  degli  arredi  e  della  pompa  religiosa  ,  alia  solennita  del  fatto 
di  cui  rinnuovasi  la  mernoria.  Giii  la  chiesa  del  Corpus  Domini  ven- 
ne  chiusa  per  rimetterla  a  nuovo  con  sontuosi  ristauri  ed  abbelli- 
menti;  e  quei  che  furono  delegati  a  cercare  per  le  case  di  Torino  le 
spontanee  oblazioni  con  cui  vi  concorre  il  popolo  torinese  ,  confes- 
sano  con  meravit>lia  di  ricevere  da  pertutto  le  piu  belle  prove  di 
quella  insigne  pieta  ,  che  tan  to  in  addietro  contraddistinse  questi 
Jbuoni  cittadini  ,  e  che  ,  a  giudicarne  da  certi  pubblici  fatti ,  crede- 
rebbesi  illanguidita  d'assai,  se  non  anche  spenta  affatto. 

5.  II  Ministero  Sardo  venne  a'l'atti,  e  caccio  davvero  m\  ottanti- 
na  d'emigrati,  la  cui  imprudenza  nel  cooperare  ai  moti  mazziniani 
di  Lombardia  non  poteva  scusarsi,  e  minacciava  serie  conseguenze 
al  Piemonte.  Pare  che  cotesti  troppo  zelanti  amatori  di  liberta  sa- 
ranno  condotti  parte  in  Inghilterra,  e  parte  in  America.  Finora 
non  si  sa  quale  esito  abbiano  avute  le  pratiche  e  le  proteste  fatte 
dalGoverno  Sardo  per  sottrarre  i  Lombaidi  stanziati  nel  Piemonte 
ai  rigori  del  seijuestro  poslo  dall' Austria  sulle  loro  rendite.  Pare 
tuttavia ,  che  ad  ec'cezione  delle  elastiche  dichiarazioni  del  Ministro 
Inglese.  e  di  qualche  osservazione  del  Governo  francese  ,  non  siasi 
otlenulo  punto  nulla;  e  che  il  Governo  austriaco  tenga  sodo  sul  pro- 
posito  di  governare  in  casa  sua  a  modo  suo.  Ma  non  e  improbabile 
che  coloi'O  ,  i  quali  potranno  dimostrare  di  non  avere  per  veruna 
maniera  cooperate  al  Mazzini  ,  siano  per  ottenere  tra  non  molto  la 
restituzione  de  loro  averi ,  riducendosi  il  sequeslro  ad  una  lezione 
per  V  a  wen  ire. 

6.  La  ognor  crescente  licenza  di  giuochi  clandestini  e  rovinosi  , 
che  si  teuevano  pe'ridotti  epei  catFe,  gia  da  lunga  pezza  dava  mol- 
to che  pensare  a'padri  di  famiglia  die  ne  vedevano  intristire  la  gio- 
ventu,  e  scapitare  e  perdere  la  pace  dimestica,  insieme  con  la  dila- 


206  CRONACA 

pidazione  delle  sustanze.  II  Ministro  degl'  interni  finalmente  feee 
ragione  ai  richiami  d'  ogni  maniera  di  oittadini  ,  e  con  vigoroso 
provvedimento  fece  arrestare  quei  die  tenevano  tali  giuochi,  dando 
al  lattoun  tale  aspetto  di  pubblicita  da  incutere  timoreanche  ai  piu 
audaci.  Ben  e  vero  che  due  giorni  appresso  tutti,  o  quasi  tutti  i 
<?olpevoli  furono  rimessi  in  liberta  -,  ma  credesi  che  do  nulla  meno 
si  debba  procedere  contro  di  essi  a  tutto  rigore  di  legge. 

7.  Mentre  si  ski  aspettando  di  vedere  qual  sia  per  essere  il  nuo- 
vo  progetto  di  legge  pel  matrimonio  civile,  riesce  opportunissima  la 
pubblicazione  di  due  scritture  di  gran  merito  sopra  tale  argomento. 
L'  una  e  del  sig.  Sauzet,  che  ne  faceva  dedica  al  sig.  di  Cavour  pre- 
sidente  del  Consiglio  dei  Ministri  del  Governo  sardo.  L'  allra  e  del 
profondo  e  dottissimo  E.  Avogadro  Conte  della  Motta,  il  quale  in  un 
giusto  volume  di  300  pagine  incirca  tutta  svolse  e  tratto  con  im- 
mensa  copia  d'  erudizione  e  di  argomenti  la  difficile  controversia. 
Questa  specialmente  del  Conte  Della  Motta  e  opera  degna  dello  stu- 
dio degli  uomini  che  amano  di  ragionare  e  di  sapere,  siccome  quel- 
la  die  va  di  paro  coll'  altra  del  saggio  intorno  al  socialismo  ,  di  cui 
ebbe  gia  a  discorrere  la  Ciciltd  Cattolica.  Da  molti  si  attribuisce  un 
significato,  e  forse  anche  una  influenza  politica  alia  pubblicazione  del 
Sauzet ;  ma  gli  uomini  del  Piemonte,  che  mettono  la  gloria  nell'an- 
dar  a  ritroso  di  tutto  il  Continente  Europeo,  vorranno  essi  accetta- 
re  i  consigli  e  dar  retta  alle  ragioni  dell'  eloquente  e  dotto  scrittor 
francese? 

8.  II  giornale  la  Palria  di  Torino  ,  che  rappresentava  il  partito 
costituzionale  capitanato  dal  Revel,  dal  Balbo,  ed  altrettali  uomini  di 
schietta  fede  religiosa  e  di  i'erma  lealta  politica,  deve  cessare  le  sue 
pubblicazioni.  Lno  de'  precipui  suoi  redattori  era  impiegato  nel  Se- 
nato  del  Regno.  Gli  venne  ingiunto  di  desistere  dallo  scrivere  la 
Patria ,  o  contentarsi  d'  esser  dimesso  dall  uih'cio.  E  cosi ,  non  po~ 
tendo  egli  far  senza  dello  stipendio  con  cui  sostentare  onoratamente 
la  vita,  gli  fu  forza  lasciar  libero  il  campo  agli  antagonistiehe  sape- 
'vano  di  non  potergli  stare  a  petto  sul  campo  d'  una  onesta  polemi- 
ca.  Cosi  s'ebbe  una  lezione  di  quel  che  sia  1  amore  di  liberta  e  di 
pubblica  discussione  ,  onde  menano  tanto  vanto  i  governanti  ilel 
Piemonte ;  poiche  a  disfarsi  d'  un  avversario  molesto  non  isdegnan 
d'  operare  mezzi  di  tal  fatta.  Ma  un  altro  insegnamento  ricavasi  da 
tal  fatto.  1  giornali  che  diconsi  clerical! si  reggono  forti,  e  la  durano 
intrepidi,  sen^a  cedere  ne  alle  violenze  de'  nemici,  ne  alle  molestie 


CONTEMPOKAIS  K  \  1207 

«lei  falsi  amici ,  ne  ai  sacrifr/ii  di  spese,  ne  alle  diilieolta  d'ogni  maniera 
onde  sono  assiepati;  anzi  superando  le  anglici-ic  (iscali,  vanno  di  be- 
ne  in  meglio.  Dunque  v'ha  chi  tiene  per  essi,  e  ibrmano  un  partito. 
Cosi  pure  que'  di  parte  mazziniana,  e  i  rivoluzionarii  d'  ogni  gene- 
ra/i  one  e  d'ogni  mestiere  hanno  i  lor  proprii  organi  d'  opinions  pub-- 
blica.  Ma  quei  che  professano  opinioni  di  Governo  monarehico-co- 
stituzionale  foggiato  sul  concetto  die  ne  hanno  gli  onest'  uomini 
della  tempera  di  Balbo  ,  di  Revel,  di  Menabrea  ecc.  indarnosi  sfor?- 
zano  di  aver  un  giornale  cheli  rappresenti.  Che  cosa  vuol  dire  do? 
Sarebbe  mai  che  il  Piemonte  sia  propriamente  diviso  in  due  soli 
campi,  sicche  dall'una  parte  stiano  que'  che  pensano  come  YArttw- 
nia ,  e  dair  altra  que  che  militano  sotto  le  bandiere  di  Mazzinio  di 
iMamiani  ? 

II. 

COSE  STRANIEKE. 

AMERICA.  —  1 .  Discorso  del  Presidente  deijh  Stati  L'niti.   —  2.  (tfostra  Corri- 
spondenza}.  Condizioni  present!  dell'isola  di  Cuba. 

1 .  Scomparsi  dalla  scena  del  mondo  quegli  uomini  sperimentati 
che  videro  nascere  la  Confederazione  e  secondo  la  politica  di  Was- 
hington infrenavano  le  cupidigie  popolari  corrive  per  natural  istin*- 
to  ;i  novita  spesso Tatali,  monto  in-seggio  la  democrazia  e  vi  monto 
promettendo  esca  perenne  a  que'  famelici  che  dopo  il  pasto  hanno 
piu  fame  di  prima.  Mold  tra'  huoni  si  lusingavano  nella  loro  sem- 
plicita  che  il  nuovo  Presidente  non  farebbe  carezze  alia  fazione  de- 
mocratica  la  quale  avealo  innalzato  al  potere.  Noi  dicemmo  tosto  e 
ripetemmo  piu  volte  il  contrario.  Ora  dobbiamo  e  non  senza  dolo- 
re  soggiugnere  di  non  esserci  punto  ingannati.  N'e  prova  il  discorso 
ultimamente  recitato  nel  Campidoglio  di  Washington  a  numerosis- 
sima  folia  che  plaudendo  1'accolse  e  tripudiando  il  trasmise  sulT  all 
telegrafiche  del  bale-no  alia  cupida  aspettazione  de1  compaesani. 
Memorando  discorso  a  cui  se  inanca  il  bollore  degli  agitati  period! , 
e  la  virulenza  delle  dicerie  kossutiane,  e  pur  bastevolmente  imper- 
lato  non  si  sa  bene  di  qual  nuovo  diritto  delle  genti.  «  Egli  e  da 
ottenere,  vi  si  predica,  il  protettorato  d'  ogni  mare  e  d'ogni  terra 
dove  le  tendenze  commerciali  potrebbero  invocare  la  nostra  ban- 
diera;  «  altrove :  «  le  guerre  d' Europa  non  valgono  a  commove-4- 
re  la  Confederazione  finche  non  allettano  le  nostre  simpatie  per  la 


208  CRONACA 

liberta  e  pel  progresso  universale  •,  »  piu  sotto :  «  non  si  deve  dissi-- 
mulare  che  la  nostra  forma  nazionale  ed  il  luogo  die  noi  occupiamo 
nel  mondo  remle  utilissimo  alia  tulela  degli  interessi  nostri,  anzi 
d'or  innanzi  essenziale  e  per  la  protezione  del  commercio  e  pel  man- 
tenimento  della  pace  universale  1'acquistodi  certi  possedimenti  clie 
finora  non  dipendono  da  noi  »  ecc.  Chi  si  conosce  alcun  poco  del- 
1'  arte  squisita  con  cui  vengono  manipolati  ne'  Governi  parlamenta- 
ri  simili  discorsi  fino  a  renderli  capilavori  di  furberie  die  parlan  di 
tutto  e  non  dicon  nulla,  dara  gran  peso  alle  improvvide  frasi  del  pro- 
gramma  americano  .  ne  si  lascera  illudere  da  qualche  scaltra  pro- 
messa  di  lealta  e  di  giustizia  di  die  pure  e  infiorato.  Anche  Kossuth 
e  Mazzini  non  schitano  somiglianti  promesse.  Questa  diceria  del 
Presidente  fu  da  lui  stesso  r.ecitata  dal  terrazzo  del  Campidoglio 
dopo  prestato  il  giuramento  in  mezzo  delCorpo  diplomatico,  de'go- 
vernatori  de'  varii  Stati  federati,  de'suoi  Ministri  e  del  popolo  che, 
malgrado  il  fioccar  della  neve,  v'era  accorso  piu.  del  solito  aifollato. 

2.  Venticinque  giorni  di  prospera  navigazione  mi  ehbero  tragit- 
tato  da.  Southampton  all'Avana.  Trovai  1'isola  e  specialmente  la  ca- 
pitale  poco  meno  che  convertita  in  vastissimo  lazzaretto ;  tanto  v'in- 
furiavano  il  colera  ed  il  vaiuolo.  Le  vittime  mietute  da  queste  due 
epidemic  ascendono  a  molte  migliaia  ;  ne  deve  recar  maraviglia  , 
perche  i  soli  infetti  del  secondo  malore,  che  per  ordinario  si  reputa 
meno  micidiale,  giunsero  in  pochi  giorni  a  meglio  di  ventimila.  A 
Santiago  di  Cuba  vi  si  aggiunse  per  soprassello  di  tante  calamita 
un  ripetuto  ondeggiare  e  traballare  del  suolo  che  danneggio,  abhat- 
te,  distrusse  innumerevoli  fabbriche,  siccome  avete  inteso  pe'gior- 
nali  d'Europa.  II  perche  non  procedo  piu  avanti  sopra  di  cio,  pago 
d'intertenervi  de'timori  e  delle  speranze  politiche  e  religiose  che  in- 
digeni  e  forestieri  volgono  in  mente  intorno  a  quest'  isola.  Mi  sara 
uopo  adunque  di  ripigliare  alquanto  addietro  la  storia ,  ed  io  il  fa- 
ro di  buon  animo,  perche  so  esser  vostro  stile  di  temporeggiare  al- 
quanto nel  render  conto  delle  questioni  piu  importanti,  afline  di  rag- 
gruppare  in  uno  e  dar  eorpo  di  storia  a  que  piccoli  avvenimenti 
che  i  fogli  quotidiani  producono  alia  spicciolata.  Eccomi  adunque 
all'  intento. 

(iravi  e  fondati  timori  travagliavano  i  Cubani  in  sullo  scorcio  del- 
1'anno  passato  a  cagione  del  conflitto  avvenuto  per  Tincidente  del 
battello  a  vapore  Crescent  City  fra  il  Governo  dell  Isola  e  quello 
degli  Stati  Uniti  5  poiche  non  solo  il  popolo  americano ,  ma  ezian- 


CONTEMPORANEA  201) 

dio  1'odienio  Gabinetto  di  Washington  cerca,  come  si  suol  dire,  midi 
a  ijuatorze  heures  per  tar  nascere  querela  con  quest"  isola  e  impa- 
dronirsene.  La  vittoria  poi  della  lazione  democralica  nel  collocaiv 
a  prosidente  degli  Stati  Uniti  il  Gen.  Pierce  uomo  ligio  alia  con- 
quisla  di  Cuba,  ed  il  ritiuto  formale  del  suo  Gabinetto  di  concorrere 
colla  Francia  e  coll'  Inghilterra  ad  assicurare  il  perpetuo  dominio 
della  Spagna  sopra  quell1  isola  ,  metton  in  evidenza  le  mire  ostili  e 
le  voglie  smodate  della  Confederazione,  le  quali  si  ireneranno  forse 
per  qualche  tempo,  ma  non  potra  fall  ire  che  non  irrompano  quando 
che  sia  in  funesti  attentati.  IlGoverno  spagnuolo  sotto  1'egida  delle 
due  Potenze  sovraccennate  spera  poter  rintuzzare  ogni  attacco  ed 
impedire  qucsto  nuovo  incremento  della  possanza  anglamericana , 
la  quale  eoll'aequisto  dell  isola  diventerebbe  formidabilissima  perche 
Cuba  costituisce,  a  vero  dire,  la  chiave  del  golfo  messicano  ed  e  sen- 
/a  dubbio  una  delle  piu  importanti  piazze  marittime  politiche  e 
mercantili  dell'  atlaritico.  A  questo  fine  fu  tentata  da  piccola  ilot- 
ta  I'rancese  Toccupazione  del  porto  di  Samana  quasi  per  togliersi 
il  protettorato  dell'  isola  di  S.  Domingo,  mentre  il  Governo  de- 
gli Stati  i'ederati  procacciava  d'  inviare  in  quell1  isola  una  forte 
immigrazione,  sotto  colore  di  fondarvi  colonie,  ma  in  realta  per 
esser  piu  presso  con  sue  genti  all'  isola  di  Cuba.  La  stampa  ame- 
ricana  meno  gran  rumore  suirimpertinente  accorrere  dell' Euro- 
pa  negli  ail'ari  del  nuovo  mondo,  conciossiache  si  reputa  essa  sola 
arbitra  delle  vicende  americane  e  non  patisce  neppur  1'ombra  di 
ijiialsiasi  slraniero  intervento. 

Ma  per  non  discostarci  da  Cuba  ,  questione  importantissima  non 
meno  per  I'  Europa  die  per  I' America,  dir6  che  ne  vedo  1'integrita 
gravemente  minacciata  se  il  Governo  di  Washington  s'accigne  all'im- 
prcsa  di  larsene  padrone.  Che  ne  avverra  probabilmente  ?  Gl'  indi- 
geni  tutti  nobili  o  plebei ,  per  quanto  dispettino  la  Confederazione, 
cederanno  di  leggeri  il  campo  senza  ingaggiare  la  piu  piccola  lotta. 
Finche  s'avi-a  a  trattare  con  avventurieri  nulla  v'e  a  temere,  fossero 
pure  parecchi  migliaia ;  che  ordini  precisi  e  conosciuti  diplomatica- 
mente  e  pubblicamente  agli  Stati  Uniti ,  intimano  alle  autorita  di 
farli  passar  dal  primo  all'  ultimo  a  fil  di  spada  5  ma  se  un  qualche 
cento  mila  armati  piombassero  sull'  isola ,  non  sarebbe  piu  dubbio 
il  contegno  e  si  darebber  vinti  al  primo  atlacco.  Parlo  non  del  Go- 
verno ma  degl'  isolani ,  che  sono,  tranne  qualche  onorevole  e  rara 
famiglia,  un  branco  di  vigliacchi,  incapaci  di  sparare  un  tiro  non 
Serie  II,  vol.  //.  14 


210  CRONJLCA 

che  culpo  ferire ,  divisi  fra  loro ,  gangrenati  di  vizii ,  e  smunti 
di  ogni  virtu  cittadina.  Di  religione  poi  non  si  parla;  ne'  piu  e  piut- 
tosto  superstizione  che  sincera  fede  la  quale  ne  affranchi  lo  spirito 
a  magnanimo  operare.  Sperperamento  delle  ricchezze,  vivere  scio- 
perato,  amor  di  gozzoviglie  e  peggio  ,  sono  1'  unico  pensiero  della- 
gioventu  dell'  isola.  La  quale  inoltre  o  e  crassamente  ignorante , 
o ,  se  educata  fuori  a  Nuova  York  e  Filadelfia ,  empiamente  per- 
vertita  nelle  piu  rilevanti  massime  politiche  e  religiose.  Eppure 
questi  patriotti  cubani  aspirano  a  liberar  la  patria  dal  giogo  spagno- 
lo,  il  che  ove  accadesse  poco  o  nulla  resterebbe  da  fare  ai  negri  per 
ribellarsi  compitamente  e  gittare  il  paese  nella  costernazione.  Se 
dopo  trent'anni  esistono  tuttavia  in  molte  parti  dell'  isola  i  vestigi 
delle  discordie  intestine  che  seguirono  1'  emancipazione  del  conti- 
nente  ispano  americano  ,  chi  potra  idearsi  le  scene  che  succedereb- 
bero  fra  trecento  mila  bianchi  lasciati  in  balia  di  se  medesimi?  Nel 
giorno  stesso  dell'acquistata  indipendenza  si  troverfebbero  in  armi  e 
di  fronte  Tun  contro  \"  altro  i  seguenti  partiti  :  spagnuoli  isola- 
ni ,  nobilta  cubana ,  milizia  indigena  assoldata  tra  il  popolo  cara- 
pestre,  borghesia,  e  popolazzo  bianco  ossia  il  ceto  appellato  yuajirosy 
fazioni  tutte  die  anc'  oggi  si  guardano  bieco  e  caninamente  rin- 
ghiano-,  solo  il  freno  governativo  lor  toglie  di  assannarsi  a  vicenda. 
Ecco  1'  esito  probabile  dell'  emancipazione  cubana  ,  esito  che  pur 
troppo  si  ha  da  deplorare  in  altre  repubbliche  ispane  dell'  America 
fatte  padrone  di  se  e  libere  dell'antico  giogo.  E  cio  in  caso  di  eman- 
cipazione dalla  Spagna.  Che  se  avvenisse  1'unione  cogli  Stati  Tede- 
schi,  qui  pure,  come  in  tutte  le  parti  spagnuole  o  francesi  unite  alia 
Confederazione  ,  passerebbe  il  livello  anglosassone  a  pnreggiare 
ogni  sommita  e  i  rivoltosi  che  si  promettono  un  mondo  di  onori  e 
di  lucri  nel  cacciar  fuori  la  Spagna  che  realmcnte  glieli  da  a  biz'- 
zeffe,  rimarrebbero  a  denti  asciutti  spettatori  passivi  dell'  invasione 
de'  nuovi  padroni.  Del  resto  1'unione  non  si  vuole  a  nessun  patto,  e 
gli  stessi  corifei  che  stampano  a  Nuova  York  ovvero  a  Nuova  Or- 
leans i  loro  libelli  incendiarii  e  si  arrocano  nel  gridare  indipendenza, 
non  voglion  sapere  di  fusione  ,  persuasi  che  questa  piluccherebbe 
F isola,  non  ne  migliorerebbe  le  fortune. 

Qui  cade  in  acconcio  di  dir  (jualche  cosa  del  malcontento  cubano 
e  degli  argomenti  che  se  ne  spacciano  pei  fogli  d'  Europa.  Fa  pro- 
prio  dispiacere  il  veder  certi  giornali  di  senno  tener  bordone  a'  ge- 
miti  appassionati  de'  ribelli  e  rimpiangere  con  loro  le  cosi  dette 


CONTEMPORANEA  "21  ! 

Tessazioni  ispane.  Dicono  essi  che  ogni  anno  si  traggono  dall'  isola 
cinque  o  sei  inilioni  di  scudi  pel  tesoro  di  Madrid.  E  che?  ibrse  in 
Francia ,  in  Inghilterra  ed  in  ogni  Stato  non  si  rifondono  gli  n 
si  de"  fondi  provincial!  nel  pubblico  erario  dello  SUito?  Resta  a  ve- 
ilriv  M-  >i  lax-ianti  inane  are  a  Cuba  que'sussidii  die  le  son  necessarii; 
ma  i  1'atti  coH'ineluttabile  loro  eloquenza  dimostrano che  il  Governo 
metropolitano  ridusse  1'  isola  a  tale  stato  ch'  essa  e  la  piu  deliziosa 
di  tutte  le  Antille,  la  piu  ricca  d'ogni  contrada  d'America  in  ferro- 
\  ie.  in  opere  di  pubhlica  utilita  e  di  piacere.  Le  migliorie  vi  conti- 
nuano  senza  posa;  ogni  piccolo  luogo  ha  la  sua  amministrazione  mu- 
nicipale  di  cui  fanno  parte  con  iinmensa  maggioranza  gF  isolani. 
Diasi  un'  occhiaUi  alle  statistiche  pubblicate  ogni  anno  per  ordine 
governativo,  e  si  parranno  i  progressi  straordinarii  della  popolazio- 
ne,  deiragricoltura,  dell'industria,  del  commercio,  della  ricchezza  e 
d'ogni  rarno  di  pubblica  ainininistrazione. 

Oppongonsi  inoltre  gl'  impieghi  e  gli  onori  rari  e  dati  a  forestieri. 
A  svcnlare  la  calunnia  di  questa  diceria  hastera  aprir  T  almaiiacco 
del  Governo  e  vi  si  troveranno  oltre  sessanta  famiglie  fregiate  dei 
titoli  di  Casliglia  ,  gran  numero  di  Gran  Croci  di  tutti  gli  ordini 
equestri  di  Spagna,  \w  non  parlare  delle  meda^lie  interiori,  e  uno 
slortno  di  Ciainberlani.  Se  poi  si  volessero  ad  uno  ad  uno  spigolare 
i  nomi  degfjuipiegaLi  con  salario  ne'pubbiici  dicasteri,  due  terzi  ne 
risultano  cubani.  Cubani  quasi  tutti  i  principali  dignitariicivili  e  re- 
.golari.  Cubano  v .  g.  il  Sopraintendente delle  tinanze  ilContePinillos, 
il  Cornandante  supremo  del  Genio  Gen.  Carrillo,  Flntendente  de'  be- 
ni  di  S.  M.  la  Regina  madre,  il  rettore  della  lacolta  medic.a  (yankee 
per  altro  nell'  animo  in  barba  del  Governo  die  lo  paga  e  carica  di 
onori  riguardando  al  suo  merito  senza  curarsi  delle  utopie)ecc.  ecc. 

Obbiettano  ancorailbisogno  di  liberta.  Vocabolomalaugurato  che 
diede  e  da  luogo  a  tante  menzogne !  Eppure  ne  a  Madrid  ne  a  Pa- 
rigi  se  ne  la  Urn  to  sciujiio  quanto  nell' isola  di  Guba.  Ne  credasi  che 
io  accenni  a  quella  singolare  liberta  inventata  ndla  mia  patria  al- 
1'epoca  della  defunta  Gostituzione  del  quarant'  otto,  la  liber te  d'atte) 
et  de  vcnir.  Qui  la  legge  si  ha  quasi  in  conto  di  parola  che  uccide ;  e 
siccome  si  vuol  vivere,  lasciasi  ancbe  troppo  dormire  ne'codici  e  nei 
palimpsesti:  (juindi  quella  vita  senza  disciplina  die  vedesi  in  tutte. le 
classi.  In  quanto  poi  a  liberta  morale  leggete  di  grazia  in  qualdie 
pcridilico  dell'  Avana  e  mi  saprete  dire  se  discutansi  o  no  i  temi 
politici  piu  attuali :  voltate  pagina  e  dale  un"  occhiata  agli  annunzii 


CRONAGA 

bibliografici,  e  vi  scorgerete  di  che  risma  scritturacce  e  libelli  si  git- 
lino  alia  curiositii  di  questo  povero  paese.  Indarno  io  mi  adoprai  di 
far  osservare  la  licenzaelo  scandalo  in  die  rompetanto  abuso  di  li- 
berta  a  Mons.  Vescovo  e  a  S.  E.  il  Governatore;  amendue  doloran- 
do  mi  risposero  non  essere  in  loro  potere  arginare  tanto  torrente  , 
aver  fatti  molti  tentativi  ma  senza  pro :  che  ognuno  e  avvezzo  da 
lungo  tempo  a  far  cio  che  meglio  gli  talenta. 

Adducono  iinahnente  in  mezzo  la  negletta  conciliazione  de'parti- 
ti.  Or  sappiasi  una  volta  che  la  voluta  conciliazione  non  si  otterra 
sotto  nessun  Governo  di  qualsivoglia  forma.  La  sola  religione  rav- 
vicinera  gli  animi  e  fara  cadere  gli  odii  secolari  tramandati  per  in- 
felice  retaggio  dagli  avoli  a'  nipoti.  Roncally  e  Concha  i  due  ultimi 
governatori  tentarono  con  troppo  buona  fede  ogni  mezzo  concilia- 
tivo  e  ne  rimasero  alia  fine  delusi.  L'uno  avea  spinto  la  cosa  all'ec- 
cesso  ,  sicche  gli  europei  stavano  ,  direi  quasi  nel  secondo  posto  , 
ceduto  il  primo  assolutamente  agl'  indigeni.  Segui  nondimeno  la 
prima  aggressione  de'  pirati  a  Cardenas  con  gran  tripudio  de1  Cu- 
hesi.  Concha  tolse  di  mezzo  qualche  abuso  e  per  riunire  le  due  par- 
ti paesane  e  fores tiere  le  riuni  spesso  e  non  senza  grave  spesa  a 
banchetti  ,  a  balli  ed  a  conversazioni.  Che  ne  aweniva?  Tra  lo 
spumar  delle  tazze  e  Tintrecciar  delle  carole  si  rasserenavano  i  vol- 
ti .  ma  gT  isolani  corrivi  per  natural  acrimonia  alia  maldicenza  e 
ah"  epigramma  non  si  sapeano  infrenar  dal  gittar  ivi  stesso  mottet- 
ti  e  dar  materia  a'pettegolezzi.  Al  buon  Generate  mille  promesse  di 
fedeltii  edi  buon  accordo;  e  intanto  si  scoprivano  congiure  iniziate 
talvolta  da  piii  intimi  di  palazzo  i  quali  sapevano  usufruttuare  le 
notizie  raccolte  in  que'  momenti  di  fiducia  a  vantaggio  de  loro  piani 
sediziosi.  Non  per  essere  conciliativo  fu  rimosso  Concha,  ma  beHsi 
•per  aver  mancato  di  prudenza  nell'  inviare  alia  Spagna  i  ri belli  ed  i 
pirati  prigionieri  mettendo  per  tal  guisa  allo  scoperto  il  Gabinetto 
matritese  verso  quello  di  Washington.  Dopo  la  venula  di  Lopez, 
Concha  non  era  piu  T  uomo  df^la  conciliazione,  egli  non  poteva  es- 
sere oggimai  che  un  valent'  uoino  tradito  e  percio  stesso  dis}K>sto  a 
que'  rigori  che  volevansi  ad  ogni  modo  evitare.  No,  nella  causa  di 
Cuba  non  si  fa  giustizia  in  Europa  al  Governo  di  Madrid,  ne  trattasi 
la  questione  con  quella  imparzialita  che  impongono  i  dirilti  e  le 
leggi  della  monarchia  spagnuola.  Non  si  mormora,  ma  si  calunnia: 
non  si  sconvolgon  i  fatti,  ma  s'inventano  a  bella  posta.  Si  spaecian 
come  reclamazioni  del  popolo  cubano  domande  giuste  ma  da  gran 


CONTEMPORANEA  213 

tempo  e  con  esuberanza  esaudite:  frattanto  si  celano  i  lor  fantastic! 
desiderii  con  cui  agognano  a  sempre  nuovi  diletti. 

Keco  die  cosa  vorrebhero.  Giudichi  il  lettore  se  non  e  carita  es- 
sere  loro  scortese.  Nell'  ordine  materiale  aspirano  a  liberla  assoluta 
di  giucare.  11  Governo  nol  consente  di  tutti  i  giuocbi  piu  dannosi 
perche  1'esperienza  ha  mostrato  tornar  quest!  a  rovina  d'innumere- 
voli  famiglie.  Quando  giunse  a  governare  Tacon  trovo  i  mmiti  in 
tutte  le  pubbliche  piaxze  e  perfino  nell'atrio  del  suo  palaz/o,  ove  si 
.riiioava  perdutamente  ,  con  i  soliti  corollarii  di  alterchi  ,  coltellate 
e  suicidii  frequentissimi.  Yorrebbero  ancora  far  debiti  e  non  pa- 
garli,  come  si  usava  priina  del  Governo  di  Tacon  quando  certi  si- 
unori  i'acean  basl.onare  e  assalire  da'  mastini  di  casa  i  miserabili 
clie  venian  per  cbiedere  i  lalti  loro,  mantenendo  in  tan  to  de' bronchi 
di  negri  annati  a  mo'  de"J)aroni  feudali  del  medio  evo  per  far  assassi- 
nare  in  piena  citta  gli  esattori  del  commercio.  Vorrebbero  inoltre 
convivere  a  lor  talento  coile  negre,  moltiplicando  cosi  il  Hagello  di 
tutti  i  paesi  tropici  e  mettendo  poscia  a  lucro  le  conseguenze  delle 
loro  brutali  passioni  con  venderne,  quasi  giumenti,  atanto  per  ca- 
po, i  nati  pargoletti.  Politicamente  poi,  i  piu  moderati,  que'  che  ri- 
-conoseono  la  propria  inettitudine  a  costituire  tin  Governo  indipen- 
dente  vorrebbero  governarsi  a  colonie  come  nel  Canada  ovvero  nel- 
la  Giamaica  :  aver  Parlamento  per  soddisfare  al  pizzicore  di  sciorrc 
lo  scilinguagnolo  e  cinguettare:  diritto  di  far  leggi,  giusle  o  ingiuste 
poco  monta:  discnssione  senza  temperanza  de'fatti  governativi:  fa- 
colta  illimitata  d'imbrattar  la  carta  delle  piii  assurde  utopie  le  quali 
riscaldate  del  fnoco  tropico  che  loro  accende  il  cervello,  vi  so  dire 
che  riuscirebbero  imparcggiabili  :  vituperare  ove  lor  talenti  Dio  , 
Sovrano  e  Governo:  darsi  in  nna  parola  tutti  i  solazzi  elettorali  e  po- 
litici  che  occupano  la  meta  della  vita  dell'  americano  yankec. 

Oueste  sonole  bagattelle  che  (salve  le  dovnte  eccezioni),  pretende 
questa buona gente, alle  quali  ilGoverno non puo far  certamente  buori 
viso  :  e  mentre  cerca  di  purgarsi  di  tali  posteme  nelle  Spagne  non 
le  favorira  per  avventura  nelle  colonie  ;  tanto  piu  che  1'  esperienza 
dimostra,  tali  forme  produrre  pessime  conseguenze  nel  Canada  e 
nella  Giamaica  ed  esser  per  cio  stesso  prossima  a  maturare  la  loro 
emancipazione.  Le  quali  se  sono  cosi  abbandonate  dall'  Jnghilterra 
fino  a  non  curarsene  essa  gran  fattodi  conservarle  alia  sua  corona, 
la  Spagna  ha  ben  altro  interesse  di  non  perdereCuba,  ultimo  avan- 
zo  del  suo  potere  in  America.  Finche  questa  le  rimane  unita  non 


CRON.VC.V 

e  per  lei  perduta  ogni  speranza  di  ricuperarealcuna  delle  perdu(<- 
possession!.  Staccata  Cuba  .  addio  per  sempre  alle  piagge  scoperte 
dal  Colombo. 

All'  Europa  non  puo  calere  gran  fatto  die  quest'isola  si  governi 
anziiti  uua  die  in  altra  guisa;  importa  pero  assaissimo  che  essa  ri- 
mangain  potere  d'una  nazione  europea  monarchical  edalleata.  Altra 
ragione  per  la  stampa  cattolica  di  star  bene  all1  erta  e  non  eoone- 
nestare  del  suo  suftragio  certe  voglie  indisciplinate  de'  Cubani  le 
quali  non  fallirebbero  di  condurre  a  catastrofi  e  mine  senza  riparo. 

Per  tenninare  la,  parte  politica  delle  mie  osservazioni  dim  die,  tol- 
to  il  caso  di  guerra  cogli  Stati  uniti,  Cuba  e  per  natural  posturain- 
•vulnerabile  si  dal  lato  estero  come  dall'interno.  L'esercito  ascende  a 
oltre  trentamila  uomini  di  ogni  sorta  d'  armi  ;  altri  quattromila  si 
attendono  con  rinforzo  di  artigiieria  e  di  marina.  Urgente  il  biso- 
gno,  si  solderebbero  ed  armerebbero  altri  ventimila  Spagnuoli  di 
basso  ceto  i  quali,  avendo  quasi  tutti  servito  gia  nella  Spagna  in  al- 
tre  guerre  civili ,  possono  aversi  in  pregio  di  buoni  soldati.  Final- 
mente,  ove  bisogno  fosse,  il  Governo  tiene  in  riserva  tin  ultimo  e- 
spediente  orribile  e  tremendoal  quale,  sebbenenon  credanoi  cuba- 
ni,  io  so  certamente  che  vi  si.pensa:  ed  e  1'emancipazione  ed  arma- 
mento  de'negri  che  non  sono  nieno  di  ottocentomila.  II  che  ove  av- 
venisse  Tisolanon  sarebbe  piu,  ne  de1  naturali,  nedegli  americani. 
nia  una  copia  fedele  della  vicina  Haiti. 

Egli  e  tempo  di  scostarci  da  quest' ingrato  spettacolo  e  parlar 
piuttosto  de'  miglioramenti  religiosi  che  schiudono  ad  ogni  animo 
bennato  un  miglior  avvenire.  Cosi  per  ordinario  la  finisce  pertut- 
to:  si  mettono  prima  in  opera  gl'  ingegni  umani  e  i  trovati  specula- 
tiviper  sorreggerele  nazioni  che  si  sfasciano^e  poi  si  finisce  col  dir 
mia  colpa  a  Domeneddio.  Meglio  tcirdi  che  non  mai.  (^osi  lece  laFran- 
cia,  cosi  la  Spagna,  ove  il  concordato  gitt6  tosto  un  soave  profumo 
di  benedizioni,  iniziando  la  via  delle  vere  riforme,  il  miglioramen- 
lo  cioe  delle  cose  religiose  di  quel  paese.  Anche  Cuba  partecipa  a" 
benefizii  della  niadre  patria  ed  il  Governo  ha  conceduto  una  visto- 
sa  dote  pel  risarcimento  del  culto  sacro  in  quest'isola,  formando  un 
;nuovo  partimento  delle  parrocchie  divise  in  tre  classi,  di  inyresso 
con  800  fr.,  di  fwomozione  con  1400  fr.,  di  termine  con  2000  fr.  Ad 
ogni  parroco  si  da  un  coadiutore  conGOOfr.  ed  un  sagrestano  sacer- 
dote.  Molte  altre  somme  furon  gia  decretate  e  in  [>arte  distribute 
per  I'increniento  di  nuovi  canonici  alle  chiese  collegiate;  per  la  fab- 


CONTEMPORANBA 

brica  di  nuovi  templi  del  Signore,  creazione  di  nuove  eattedre  ne'se- 
ininarii  e  provvedimenti  di  saori  apparati.  N£  ultima  tra  le  sovran e 
beneficenze  vuol  essere  ricordata  1'ammissione  della  Compagnia  di 
Gesu  a  lavorare  nella  cultura  morale  e  letteraria  dell'  isola.  In  altra 
mia  scrittura  inlitolata  Cuba,  Reflexions  sur  les  derniers  evenemrnts 
e  data  alia  luce  nel  settembre  del  1851  parlat  a  lungo  delTapostolato 
gesuitioo  in  America.  Le  mie  parole  recate  a  S.M.  dal  Gen.  Concha  e 
riprodotte  da  qualehe  giornale  spagnuolo  non  caddero  inosservate.  Ne 
>ia  lode  ;i  Dio.  Gli  Scolopii,  i  Domenicani  ed  i  Francescani  vi  opera- 
no  indefessamente  e  confrutto  degno  del  loro  gran  zelo,  ma  non  ba- 
stano  alia  fatica  di  tanta  messe.  Nella  diocesi  di  Cuba  1'egregio  Arci- 
voscovo  \lons.  Claret  seguita  operando  miracoli  di  conversioni.  Ho 
mtt'so  parlarne  da  ogni  condiziorie  di  persone  e  posso  accertare  di 
non  aver  inteso  cbe  elogi.  Piu  d'uno  m'ebbe  a  confessare  d'essersi 
lasciato  indurre  dal  venerando  prelate  a  lasciare  il  vizio  solo  per 
dargli  gusto  :  or  praticare  la  virtu  e  dirsi  veramente  beati  d'  aver 
dato  ascolto  a'  suoi  amorosi  consigli.  Quanti  concubinati  da  lui  ri- 
dotti  a  stato  rnatrimoniale  ,  rjuante  coppie  di  negri  ammesse  in 
grembo  alia  Santa  Chiesa  !  Nello  scompiglio  del  colera  e  de'  tre- 
muoti  ])arve  a  tutti  un  S.  Carlo  Borromeo  redivivo  a  vantaggio 
dell1  umanita  sofferente.  Insomma,  se  io  volessi  mettere  in  iscrit- 
to  tutte  le  maraviglie  dell'apostolato  di  questo  santo,  non  ne  verrei 
a  capo  neppure  scrivendo  un  libro.  Basti  sapere,  cbe,  lasciata  al  suo 
vicario  ogni  sollecitudine  temporale  ,  non  si  occupa  che  nelle  cose 
di  spirito  :  e  de' diciotto  inila  soudi  annui  della  sua  mensa  non 
toglie  pel  suo  mantenimento  cbe  uno  scudo  al  giorno  ;  il  re- 
sto  va  tutto  in  benelicenze.  Fa  a  piedi  i  lungbi  e  penosi  viaggr  del- 
la  visita  pastorale  e  allora  solo  e  veramente  contento  quando  ha 
sofferto  assai  per  la  causa  di  Dio.  Sventuratamente  insiste  per  ri- 
nunziare  la  sede  aspettando,  dic'egli,  di  1'arlo  dopo  terniinata  1'  apo- 
stolica  sua  pcrcgrina/ione.  Se  ci6  si  verifica  sara  una  perdita  irre- 
parabile  per  questa  Chiesa,  e  voglia  Dio  che  mm  periscano  in  qual- 
che  iiH'st1  i  molti  semi  da  lui  gittati  nello  scorso  biennio  e  inafliali 
tanlo  sddore! 


216  CRONACA 

INGHII.TERRA  —1.  Lclfera  del  Dolt.  Caliill  a  lord  Carlisle.  —  2.  I  CatVi  sono 
uomiiii  o  bestie  ?  —  3.  Vendita  di  una  cura  d'animc  aU'incanto.  —  -4.  l)e- 
putazione  di  mercatanti  all'Imperator  Napoleone. 

J .  Aggiugniamo  .  perche  ne  resti  memoria  ,  un  documento  che 
nessuno  sapra  smentire  intorno  alia  proteziorie  che  da  T  Inghilterra 
a  rimestatori  a  Europa.  E  dessa  una  lettera  inviata  all'  occasione 
dei  recenti  scompigli  dal  Dott.  Caliill  a  lord  Carlisle  la  quale  dicecosi 
«...  Sarete  orainai  convinto  non  esservi  rivoluzionario  in  Europa 
chenon  abbia  avuto  I'onore  di  corrispondere  con  gli  ambasciadori  di 
S.  M.  Britannica  nelle  varie  corti  ove  risedevano:  che  loro  non  fosse 
personalmente  conosciuto:  che  non  ne  ricevesse  doni,  liete  acco- 
glienze,  feste,  pranzi,  e,  che  piu  monta,  palese  e  dichiarato  patro- 
cinio.  Cio  facevasi  allora  appunto,  o  slgnore,  quando  cotesti  fautori 
d'incendii  e  di  rovine  disponevansi  ad  appiccare  il  fuoco  della  guerra 
civile  nella  loro  patria:  quando  stava  sospeso  sull'ali  il  gran  mo- 
inento  del  general  conflitto,  quando  esulavano  i  legittimi  sovrani, 
depredavansi  le  pubbliche  e  le  private  sostanze,  manomettevasi  ogni 
cosa.  Questi  sono  fatti  reali  che  voi  potete  leggere  negli  annali  d'o- 
gni  citta,  da  Vienna  a  Torino,  da  Napoli  a  Berna.  E  storica  verita 
come  in  ognuna  di  queste  capital!  le  ambasceric  inglesi  servissero 
d'asilo  a' ri belli  d'ogni  fazione,  i  quali  convenivano  ivi  ad  ordire  le 
loro  trame  ecc.  »  Giudichi  da  se  ogni  savio  lettore  della  verita  di 
cosi  uravi  reati. 

2.  What  are  the  Kaffris  ?  Che  cosa  sono  i  Cafri  ?  Son  egli  uo- 
'rnini  o  bestie?  Con  quest' interrogazione  sarcastica  s'introduce  il 
Tablet  a  raccontare  una  storiella  avvenuta  di  recente  allorquando  il 
(ien.  (^athcart  si  reco  co'suoi  per  ripetere  da  Moshesh  alcune  gregge 
(T  armento.  Una  bamla  d'  Inglesi  si  sbranco  a  diporlo  per  la  colonia 
del  Capo  di  buona  spcranza:  eran  forse  una  trentina  armati  di  tutto 
punto.  Giunta  la  lieta  brigata  verso  il  termine  della  loro  scorrc.ria 
s'incontrano  in  jjarect-hi  Cafri.  Viva  Diana  protettrice  de'cacciatori! 
abbassano  gli  schioppi.  inarcano  il  fucile,  mirano  la  preda,  esplodono 
e  feriscono.  I  poveri  scivaggi,  benche  armati,  non  ricambiano  il  sa- 
luto,  si  danno  alia  fuga.  GUnglesi  per  genio  di  sollazzarsi  continua- 
no  il  giuoco ,  fanno  una  seconda  e  terza  scarica  fino  ad  atterrarli  al 
suolo.  Lo  stesso  scherzo  si  fa  con  nitre  bande  cafre.  Trovano  un 
lapino  che  si  donnia  trkfl^feHHnttWttt  tra  gli  sch.eggioni  d'tina  rupe 
M^prWift^a^ei^rtc  i!  piombo  niicidiale  e  il 
olfeb  hddfil  i  o  Gfliofflo  9!  onneioe  iv  BTioHidgnl  ni  ado 


CONTEMPORANEA  217 

misero  si  sveglia  trambasriato  e  riclle  agonie  di  morte.  Eppure  quo' 
selvaggi  non  opponevano  resistenza,  non  portavano  prade  o  bottino, 
non  eran  riconosciuti  per  ladri :  se  pur  1'  esser  Cafro  non  equivale 
all'  esser  ladrone,  come  a  tempi  della  Regina  Elisabetta  ogni  Sacer- 
dole  era  per  cio  solo  in  virtu  del  sacro  carattere  traditore.  Cosi  si  sol- 
lazzarono  i  bravi  paladini  tirando  ad  uomini  come  si  fa  alle  Leslie. 
Non  si  sa ,  dice  il  giornale ,  di  die  pranzassero ,  percio  non  possiam 
dire  clie  qualcuno  di  que'  miseri  fosse  apprestato  a  mensa.  Egli  e 
percio  die  diihitavamo  fin  da  principio  se  i  Cafri  siano  uomini  o 
helve  feroci,  e  tali  cui  non  si  debbano  usare  le  solite  cortesie  della 
caccia.  Un  cacciatore  d'animo  ben  fatto  non  lira  a'  cignali  clie  quan- 
do  fuggono  e  agli  sparvieri  allorche  volano.  Cbi  ha  qualche  senso 
ca\  alleresco  si  guarderebbe  di  uccidere  una  lepre  nella  sua  lana  od 
una  pernice  clie  sta  beccando  in  sul  prato.  Ancbe  alia  cerva  si  da 
agio  di  fuggire  prima  di  sguinzaglierle  addosso  i  cani:  un  uccelletto 
innocente  che  dorme  nel  suo  nido  si  lascia  riposare  in  pace.  Ma  non 
si  fa  cosi  in  una  colonia  inglese:  il  Cafro  si  uccidenelsonno-,  dunque 
e  peggio  che  bestia.  Questa,  finisce  il  Tablet,  e  la  nostra  civilta; 
queslo  il  ris[>etto  clie  noi  abbiamo  per  la  vita  d'  un  uomo ! 

3.  La  direzione  spiritiiak  del  popolo  di  Spetisburg-Charton-Mar- 
sbal  fu  venduta  all'  asta  pubblica  da'  sigg.   Smith  e  figlio.  II  ban- 
ditore  annunzio  che  il  titolare  ottuagenario  cagionevole  di  salute 
volea  ritirarsi  dalla  cura  delle  anime  vendendola  per6  al  miglior  of- 
ferenle.  La  rendila  del  benefizio  e  di  624  lire  slerline.  Messa  all' in- 
(auto  la  prima  grida  fu  di  5000,  crebbe  bel  hello  a  misura  del  vario 
xelo  dei  prctendenli  ministri,  fmche  il  zelanlissimo  ebbe  comperata 
la  direzione  spirituale  al  prezzo  di  oooO  sterline  ossia  138,750  fr.  E 
poi  dicasi  che  i  protestanti  non  bruciano  di  sagro  fuoco,  avidi  come 
sono  di  comperare  a  tanto  prezzo  il  campo  de  loro  apostolici  sudori ! 

4.  Una  deputazione  di  banchieri  e  mercatanti  inglesi  recossi  a 
pie  dell'  Imperator  Napoleone  per  assicurarlo  de  lor  sinceri  senti- 
menti  di  afletto  e  di  stima  verso  1'augusto  capo  della  Francia;  sentir 
essi  con  rammarico  che  alcuni  Francesi  ne  dubitino:  deplorare  assai 
le  antic-he  inimicizie  die  costarono  lanlo  danaro  e  tante  vite  uma- 
ne:  esser  corsi  oramai  quarant'anni  di  buon  accordo  Ira  le  due  Po- 
tenze:  far  voti  ardenli  perche  1'armonia  conlinui  per  sempre.  L'lm- 
peralore  rispose  loro  amorevolmente  ripetendo  la  centesima  volta 
che  vuole  pace  e  pace  sara.  Cosi  sia !  Noi  temiamo  per6  che  fino  a 
tanto  che  in  Inghilterra  vi  saranno  le  officine  e  i  fabbri  delle  rivo- 


21  <S  CK03ACA 

luzioni  recentemente  scoppiate  ,  la  pace  non  attecchira  gran  fatto  . 
jnalgrado  le  ofliciose  promesse  de'  banchieri  inglesi. 

COSTANTINOPOLI.  —  Quegtionc  d'Oriente. 

Un  negro  e  denso  nuvolone  precursore  di  grandinee  di  tempesta 
1'u  visto  condensarsi  repentinamente  sull"  iiupero  turco.  L'  Europa 
attonita.ne  senli  ribrezzo  e  paura:  le  Borse  calarouo  :  i  sinistri  va- 
ticinii  furono  infiniti  e  la  stampa  sudo  neiresagerarne  i  funesti  effet- 
ti.  Or,  come  a  Dio  piacque,  Tincanto  si  va  sciogliendo  e  spuntano  di 
bel  nuovo  i  raggi  del  sole  oscurato.  Noi  diremo  brevemente  i  fatti 
avvenuti  con  animo  di  tornarvi  sopra  dopo  terminata  la  crisi.  Nes- 
suno  ignora  1'esito  de'  buoni  uffizii  del  conte  di  Leiningen  a  pro  dei 
Montenegrini  e  de'Cristiani  tiranneggiati  dal  Turco.  La  pieghevo- 
lezza  della  Porta  sembra  aver  fatto  gola  alia  Russia  la  quale  pretese 
ancli'  essa  un  simile  diritto  relativamente  a  suoi  correligiosi  della 
Turchia.  Invio  dunque  a  trattarne  un  suo  Legato.  La  missione  del 
Generale  Russo  Menzikoff  non  e  per  anco  interamente  conoseiu- 
ta  da'  giornali  die  noi  potemmo  scorrere  fin  qui  ;  par  nondime- 
no  aver  avuto  T  incarico  di  cbiedere  al  Governo  Ottomano:  1.°  die 
Tautocrate  russo  sia  riconosciuto  protettore  della  religione  greca 
in  Turcliia:  2.°  Che  d'or  innanzi  1'elezione  del  Patriarca  di  Costan- 
tinopoli  fatta  da'  maggiorenti  della  Cliiesa  abbisogni  per  la  validiUi 
della  conferma  delllniperator  di  Russia:  3.°  Che  si  defmisca  Tinter- 
minabil  questione  de'  Luoghi  Santi  secondo  le  tracce  da  lunga  pezza 
inviate  alia  Porta:  4.°  Clie  si  dicbiari  non  poter  Tlmperatore  veder 
piu  a  lungo  con  indifferenza  la  situazione  de'popoli  del  Montenegro, 
della  Bosnia  ,  della  Moldavia ,  della  Valachia  ,  e  della  Bulgaria  che 
per  vincoli  di  stirpe  e  di  religione  appartengono  alia  Russia. 

II  Gen.  MenzikolV  arrivato  ad  Odessa  i'e  la  rivista  della  flotta  e 
delle  truppe  da  sbarco  che  il  suo  Governo  tien  pronte  a  Sebastopoli: 
armata  forrnidabilissima  di  ventisette  legni  da  guerra  con  quasi 
due  mila  can  non  i  e  trenta  mila  soldali.Quindi,  conducendo  seco  due 
Generali  e  due  Ammiragli,giunse  sopra  un  battello  a  vapore  il  ful- 
minanle  alia  capitale  della  Turchia  accoltovi  dagT  impiegati  della 
legazione  e  da  piu  di  sei  mila  sudditi  russi  e  correligiosi  greci.  Due 
giorni  dopo  recossi  a  far  visita  al  gran  Visir  ma,  contro  1'uso  diplo- 
matico  ,  vestito  familiarmente  in  abito  borghese.  Fu  questa  la  pri- 
ma  scortesia  ch'  egli  fece  7  alia  quale  tenne  dietro  una  seconda  ? 


CONTEMPORANEA  219 

ometlendo  la  solita  visita  di  ceriimmia  al  Ministro  degli  affari  esteri 
Fuad-Efferidi ,  chene  rimase  percio  vituperate.  Arreco  il  Russo  a 
<lisrol|m  dell"  aperta  villania:  essere  il  suo  Governo  corrucciato  con 
quel  Ministro  reo  di  mala  1'ede.  Fuad-Eftendi  indispettito  si  Iicenzi6 
issofatto  dall'incarico  ed  ebbe  a  successore  Rifaat-pascia  magistrato 
in  farna  di  favorcvole  e  ligio  alia  Russia.  Questa  fu  la  prima  scara- 
muccia  eoronata  di  non  piccola  vittoria  del  G.  Menzikoff.  Allora 
il  f  Golonnello  inglese  Rose,  o  i'acesse  da  se ,  o  per  richiesta  della 
Porta  che  dovette  eertamente  trovare  esorbitanti  le  pretensioni 
russe,  mando  invitare  rAmmiraglio  Dundas  :  si  recasse  imrnediatfi- 
mente  da  Malta  colla  saa  flotta  nell'  Arcipelago.  Anche  la  squadra 
francese  che  trovavasi  a  Tolone  ebbe  ordine  di  veleggi  are  verso  le 
acque  della  Grecia.  II  movimento  coritemporaneo  delle  due  armate 
fe  credere  da  principio  clie  la  Francia  si  fosse  unita  coll'Inghilter- 
ra  contro  la  Russia.  Ma  elle  furono  baie  :  or  pare  ormai  certo  che 
MOM  esiste  fra  loro  accordo  di  sorta.  Ciascuna  delle  due  Potenze  ha 
suoi  interessi  da  tutelare:  ciascuna  accorse  al  bisogno.  Che  la  squa- 
dra inglese  slbrzasse  i  Dardanelli  e  la  Russa  s'avvicinasse  a  poca  di- 
stanza  da  Costantinopoli  fu  spacciato  falsamente ;  come  falsamente 
si  suppone  essere  dwreiato  1'eccidio  del  colosso  turco  per  torsene  le 
grandi  Potenze,  ogiiima  la  sua  parte.  L'impero  Turco  e  cadente  gia 
lo  dicemmo  piu  volte .  ma  se  non  muore  di  morte  naturale  ,  chi 
osera  dargli  il  col[>o  di  grazia  ?  Le  aquile  della  Newa,  a  nostro  uiu- 
dizio,  non  svolazzeranno  cosi  tosto  sulle  moscheedi  Costantinopoli. 
Intanto  il  Gen.  .Menzikoll'  mand6  sue  circolari  }>er  ingagliardire 
gli  animi  scorati  de'  negozianti.  In  esse  e  detto,  che  le  trattazioni 
proseguono  alacremente  e  con  vicendevole  contento.  Lo  stesso  con- 
fermano  i  giornali  e  le  corrispondenze  private  :  onde  giova  sperare 
che  tra  breve  sara  interamente  scongiurata  la  tempest  a. 

.Ma  come  finira  la  questione  de'  Luoghi  Santi  la  (juale  pareva  in 
|iicsti  ultimi  mesi  avvicinarsi  ad  un  felice  sciogliniento?  Dopo  tante 
fatiche  del  religiosissimo  Patriarca  Mons.  Valerga  erasi  pur  ottenuto 
qualche  tregua  alle  anticho  vessazioni.  Prirna  di  lui  innumerevoli 
difticolta  ottendevano  ad  ogni  passo  gli  ottimi  religiosi  che  sono  alia 
custodia  di  que'  preziosissimi  monumenti  di  nostra  redenzione. 
L'  autoritu  del  Prelalo  e  la  sua  fermezza  avean  dissipato  di  molti 
ostacoli,  e  di  quanto  ei  voile  recisamente  parte  ottenne,  e  parte  era 
snU'ottenere,  malgrado  1'  opposizione  del  Patriarca  greco.  Si  tento 
da'  scismatici  di  rabbindolare  tra  le  tazze  e  corrompere  col  danaro 


220  CRONACA 

1'  inviato  Turco  sovrapposto  a  giudice  della  causa  ,  ma  quesli  non 
pote  disconoscere  il  diritto  de'  latini  riconfermato  tante  volte  dalla 
Porta  e  die  mostre  di  altissima  venerazione  verso  il  Patriarca  Va- 
lerga.  Fu  dimque  rimessa  a  suo  liiogo  la  Stella  della  Nativita  e 
consegnata  a'  cattolici  una  nuovachiavedella  Grotta.  L'Arcivescovo 
pote  recarsi  in  tutto  il  fulgore  delle  sacre  insegne  a  celebrare  solen-- 
nemente  i  santi  misteri  nella  chiesa  di  Betlemme  ecc.  Le  quali  con- 
cessioni  se  tornarono  accettissime  a'  latini  inasprirono  si  fattamente 
i  Greci,  che  il  loro  Patriarca  mossedifilato  alia  voltadi  Coslaritinopoli 
per  querelarsene  col  Sultano.  Ora,  aiutato  dal  vice  Au  (.cerate  Men- 
zikofF,  chi  pud  immaginare  le  trame  che  ordiranno  insieme  la  fede 
greca  e  la  prepotenza  russa? 

• 
111. 

COSE  SCIENTIFICHE. 

j      r.    ,  •  i       i    ,1  a     it  •  -i  i     T 

i.  Liolorazione  naturalc  della  seta.  —  z.  Magnetismo  ammale.  —  d.  Luce  elet- 
trica.  —  4.  Proprieta  dei  liquid!  nel  vaporarsi.  —  5-  Anamoribsi  singolare.  — 
6.  Kelazioni  i'ra  i  moti  dei  satelliti  di  Giove  e  di  Satumo.  —  7.  Del  te  verde 
e  del  te  nero. 

1 .  Nessuno  ignora  la  proprieta  che  posseggono  certe  materie  co- 
loranti,  quando  sono  frammischiate  cogli  alimenti,  di  assimilarsi 
e  colorire  le  ossa.  Alcune  esperienze  hanno  dimostrato,  che  certi 
aniinali  nutriti  con  robbia  ebbero  ben  presto  le  ossa  di  color  di 
porpora.  Si  notano  anche  altri  esempi  d'animali,  sui  quali  altre  so- 
stanze  produssero  il  medesimo  effetto.  Fra  i  pochi  che  tentarono 
di  trar  profitto  da  questa  curiosa  scoperta  possiamo  annoverare  il 
sig.  Rtinlin  di  Chamber!  a  cui  venne  in  pensiero  di  dare  a  bachi  da 
seta  un  nutrimento  colorato  ,  in  quel  tempo  appimto  ,  che  sono 
prossimi  a  fare  i  bozzoli.  A  tal  fine  frammischio  una  piccola  quan- 
tita  d'indaco  alle  foglie  dei  moroni,  di  cui  si  nutriscono  e  ottenne 
per  primo  risultato  bozzoli  di  un  bell'  azzurro.  Cerco  di  poi  una 
sostanza  rossa,  che  gl'  insetti  potessero  mangiare  senza  noctimento, 
e  riusci  dopo  qualche  infelice  esperienza  a  trovarla  nella  Bignonia 
Chica.  Frammischio  alcune  parti  di  questa  pianta  alle  foglie  dei 
moroni  e  ne  ottenne  di  belle  sete  rosse.  II  sig.  Runlin  continua  le 
sue  esperienze  e  spera  di  ottener  seta  di  varii  altri  colori. 

2.  La  quistione  del  magnetismo  animale  e  una  di  quellc  che 
solleticano  piu  vivamente  in  questo  seoolo  la  curiosita,  degli  uo- 
mini  istruiti  e  del  volgo.  Nella  prima  serie  di  questo  periodico 


CONTEMPORANEA 

noi  la  discutemmo  in  piu  articoli  proponcndoci  per  iscopo  non 
gia  di  definire  In  natura  di  questo  agente  misterioso ,  ma  bensi 
di  provare  clie  dai  feiiomeni  magnetic!  o  veri  o  supnosti  nulla 
potevasi  inferire  contro  Teilicacia  dei  miracoli  onde  si  conferma 
la  santita  della  religione  cattolica.  Malgrado  la  specialita  del  no- 
stro  lavoro,  non  pochi,  hadando  piu  al  loro  desiderio  che  al  no- 
stro  intendimento  ,  si  trovarono  delusi  nella  loro  aspettativa  ,  e 
forse  ci  biasimarono  del  non  aver  decisa  una  si  gran  lite,  asse- 
gnata  1'origine  di  quei  fenomeni,  fatte  le  parti  della  natura,  del- 
Tarte,  dell'  immaginazione  e  fornito  un  criterio  col  quale  discer- 
nere  gli  effetti  reali  dagli  apparenti ,  e  i  naturali  dagli  oltrena- 
turali. 

Questo  scopo  non  solamente  non  era  il  nostro,  ma  era  supe- 
riore  alle  nostre  forze,  e  per  quanto  sappiamo  niuno  finora  tent6 
con  felice  successo  di  raggiungerlo.  Nondimeno  a  soddisfare  co- 
me e  in  noi  il  desiderio  dei  lettori  registreremo  qui  succintamente 
cio  clie  su  tal  proposito  pubblicava  alcuni  rnesi  fa  Tillustre  fisi- 
co  ed  astronomo  Francesco  Arago  nella  biografia  di  Giovanni  Sil- 
vano  Bailly. 

Egli  distingue  quivi  due  ordini  di  fenomeni ;  quelli  propria- 
mente  detti  magnetic!  o  mesmeriani,  che  si  suppongono  dipen- 
dere  da  un  iluido  universaimente  sparso  clie  si  accumula,  si  con- 
centra,  si  trasporla  da  uomo  a  uomo  ,  ed  operando  immediata- 
mente  sul  sistema  dei  nervi  produce  delle  crisi  capaci  di  guarire 
le  malaltie  particolarmente  nervose  ;  e  quelli  clie  sono  proprii  del 
sonnambulismp  moderno.  In  quanto  ai  prim!  si  attiene  alia  rela- 
zione  latta  da  Bailly,  il  quale  a  nome  del  Governo  nell'  anno  1783 
fu  incaricato  cogli  accadeinici  Le  Roy,  Bory,  Lavoisier,  Francklin, 
e  (Kiattro  medici  della  facolta  parigina  di  esaminare  le  pretese  in- 
venzioni  magnetiche  dei  mesmeriani.  Da  questa  relazione  egli  de- 
duct1, che  gli  effetti  singolari  del  mesmerismo,  verissimi  in  piu 
d'un  caso,  potevano,  e  conforme  alle  regole  della  scienza  speri- 
mentale  dovevano  spiegarsi  tutti  col  semplice  concorso  della  fan- 
tasia, v  die  so  in  qualche  rara  circostanza  riuscirono  favorevoli, 
iu  gt'ucralc  dovevano  essere  furo?sti  alia  salute  dei  magnetizzati. 
I  fenomeni  poi  del  sonnambulismo  moderno  sono  dichiarati  dal 
segretario  perpetuo  dell'  accademia  iuiprobabili  ,  non  impossibili, 
e  pensa  non  essere  cosa  indegna  di  un  fisico  di  sperimentarne  il 
valore.  «  Un  inagnetizzatore,  scrive  egli,  affenna  per  certo  uiw 


222  CRONACA 

cosa  improbabilissima,  assicurando  ehe  un  tale  nello  stato  di  son- 
nambulisino  puo  vedfiv  noil1  oscnrita  piu  profonda,  puo  leggere 
a  traverse  di  un  mnro,  e  persino  senza  1'aiut.o  degli  occhi.  Ma 
il  fisico  ,  il  medico  ,  i!  sempliee  eurioso  che  intraprendono  tali 
esperienze  ,  che  cercano  se  in  alcune  condizioni  di  ecoitamento 
nervoso  alcune  persone  sono  veramente  fornite  di  facolta  straor- 
dinaria,  verbigrazia,  della  facolta  di  leggere  eollo  stomaco  o  colie 
calcagna  ;  tali  sperimentatori ,  dico  io  ,  non  devono  annoverarsi 
tra  i  cerretani  e  gl'  impostori.  »  Entrando  poscia  a  dimostrare  che 
gli  studii  fisiologici  dell'  organismo  umano  sono  tuttora  imperfet- 
tissimi,  che  molte  proprieta  dei  sensi,  della  luce,  dell'  elettrici- 
ta  ignorate  dai  nostri  padri  furono  scoverte  in  questi  ultimi  tem- 
pi^ asserisce  che  il  giudicare  questi  fenomeni  per  impossibili  sa- 
rebhe  giudicarli  immaturamente. 

I  lettori  potranno  argomentare  da  cio,  che  se  il  nostro  riserbo  in 
tale  materia  fti  per  avventura  soverchio  rispetto  alia  loro  aspetta- 
zione,  in  sfe  medesimo  non  fu  che  giustissimo,  essendo  comprovato 
da  un'  autorita  che  nella  conoscenza  dei  fenomeni  naturali  ha  pochi 
pari  e  forse  non  ha  maggiore. 

3.  Gli  sforzi  dei  fisici  per  sostituire  la  luce  elettrica  a  quella  del 
gaz  riuscirono  fmora  inutili  soprattutto  per  la  spesamolto  piii  grave 
nel  primo  caso  che  nel  secondo.  Ora  il  dottor  Watson  pretende  non 
solo  di  fornire  una  luce  elettrica  meno  costosa  di  quella  del  gaz.  ma, 
gratuita  e  forse  anche  vantaggiosa.  Questa  scoperta  consiste  nel  ser- 
virsi  a  produrre  1'  elettricitA  di  tali  sostanze  che  dopo  P  operazione 
si  trasformino  in  prodotti  d'unprezzo  superiore  a  quello  che  ave- 
vano  prima.  I  prodotti  ottenuti  dal  dottor  Watson  sono  sali,  che 
servono  a  preparare  colori  di  gran  finezza  e  di  gran  valore. 

4.  Alcune  proprieta  relative  allo  svaporamento  dei  liquidi  furono 
novellamente  scoperte  dal  sig.  Marcet  di  Ginevra.  Egli  osservo  < 'he: 
1.   Unliquido,  v.  g.  1'acqua  o  Palcool,  esposto  all' aria  in  un  vaso 
scoperto  e  sempre  piu  freddo  dell' aria  chelo  cir^onda,  e  questadif- 
ferenza  cresce  coll' aumen tarsi  la  temperatura  dell' ambiente  :  fra 
0°  e  5°  la  differenza  e  di  alcuni  decimi  di  grado;  di  un  grado  e  mezzo 
fra  20°  e25°-,  di  5' 06°  fra  45°  e  50°.  2.  L'evaporazione  di  un  liquido 
dipende  dalla  materia  del  vaso  che  loconticnc:  -osi  Pacqua  e  Pal- 
cool  svaporano  pid  prontamente  in  vasi  di  porcellana  die  in  vasi  si- 
milissimi  di  vetro  o  di  metallo.  Per  questa  medesima  ragione  la  tem- 
peratura e  diversa  nei  diversi  vasi.  3.  I/  acqua  salina  svapora  piu 


OVNTEMPORANEA  ±>.'> 

lentameiito  die  1'acqua  dolee,  e  pero  nelle  medesime  circostanze 
conserva  una  temperatura  piu  alta  \.  L'  evapora/ione  e  il  raftred- 
daniento  sono  aecelerati  dalla  sahhia  o  da  altre  polveri  insolubili  me- 
seolate  col  li<|uido:  dal  che  si  conchiude  che  il  t'reddo  e  1'evapora- 
ziono  nci  terreni  uniidi  e  paludosi  devono  essere  piu  considerevoli 
die  alia  superfieie  delle  acque  proionde.  Cosi  il  citato  lisico  spiega 
come  dopo  il  diluvio  la  temperatura  del  globo  dovette  essere  ini'e- 
riorealla  presente,  e  i  ghiacciai  occuparono  vasti  terrenioraabitati 
c  colti,  ma  che ,  secondo  i  geologi,  conservano  le  tracce  della  loro 
aritica  azioiie. 

5.  I  iriornali  tedesehi  ed  inglesi  parlano  d'  un  maraviglioso  cano- 
lavoro  esposto  agli  occhi  del  pubblico  in  Colonia.  Questo  e  una  su- 
periicie levigata  sopra  la  quale  non  si  scorge  altro  cbe  un  gruppo 
irregolare  di  macchie,  quali  lasciale  il  pittore  sulla  tavolozza.  Ma. 
>pongasi  uel  suo  mezzo  uno  .specchio  cilindrico  verticale  e  quella  dis- 
ordiiiata  comj)osi/ione  si  trasforma  in  un  subito ,  dipingendo  nello 
s|KM(hio  un  quadro  con  sei  figure  rappresentatiti  Televazione  della 
croce,  disegnate  con  una  stupenda  precisione  di  contorni  e  vivacita 
<li  tinte.  I  conoscitori  delle  regole  con  cui  si  governa  'la  riflessione 
della  luce  sugli  specchi  conici  e  cilindrici  non  troveranno  inquest'o- 
pera  nulla  di  nuovo,  tranne  la  perfezione  del  disegno  e  la  paziente 
maestria  deH'artista. 

(>.  Se  i  pitagorici  avessero  conosciute  le  belle  armonie  scoperte 
dai  moderni  astronomi  nel  corso  degli  astfi,  avrebbero  con  molto 
maggior  ragione  discorso  della  musica  celeste  e  del  concento  mira- 
bile  delle  stere.  Quest'armonia  si  manifesta  particolarmente  nelle 
relazioni  somplicissime  che  corrono  fra  i  moti  dei  satelliti  di  Giove 
e  di  Saturno.  £,  gia  noto  da  molto  tempo  cbe  il  tempo  di  rivoluzio- 
ne  del  primo  satellite  di  Giove  e  incircala  meta  di  quello  del  secon- 
do e  qiiesto  incirca  la  meta  di  quello  del  terzo.  Ora  il  barone  Bebr 
trovo  ultimamentecbe  la  durata  della  rivoluzione  del  quarto  satel- 
lite di  Giove  uguaglia  la  durata  di  quella  del  terzo,  piu  i  quattro 
terzi  della  ditTerenza  di  tempo  della  rivoluzione  del  secondo  e  del 
primo. 

John  Herscbel  scoperse  cht-  la  durata  della  rivoluzione  di  Tetide 
terzo  satellite  di  Saturno  e  doppia  di  quella  del  primo  satellite 'Mi- 
uiaiite;  e  che  la  durala  del  quarto,  Dione.  e  doppia  di  quella  del  se- 
condo, Encelado.  A  questo  il  barone  Behr  aggiunse  novellamente, 
che  la  durata  del  settimo  satellite  Iperione  e  quintupla  di  quella  del 


224  CRONACA   CONTEMPORANEA 

quinto  satellite  Rea,  e  la  rivoluzione  dell'ottavosatelliteGiapeto  du- 
ra similmente  il  quintuple  di  quella  del  sesto  satellite  Titano. 

7.  Non  dispiacera  forse  ai  dilettanti  di  te  udire  cio  che  intorno 
a'  te  neri  e  verdi  ha  detto  M.  Boyle  nell'  ultima  Sessions  dell'  Asso- 
ciazionc  Britannica  per  V  avanzamento  delle  scienze.  «  £  notabile 
che  la  cagione  della  differenza  tra  i  te  neri  e  verdi  sia  stata  lino  ad 
ora  oggetto  di  controversia.  I  Gesuiti  che  penetrarono  nella  Cina 
e  Pigou  pensarono  che  gli  uni  e  gli  altri  fossero  prodotti  della 
stessa  pianta,  laddove  Reeve  gli  attribuiva  a  due  piante  distinte. 

10  aveva  adottato  questa  opinione  e  1'  esame  di  alcuni  saggi  sem- 
brava  confermarla  $  ma  ripetendo  le  prove ,  non  si  e  confermata. 
M.  Fortune,  dopo  la  guerra  colla  Cina  ,  essendo  stato  inviato  cola 
dalla  societa  d'  orticoltura  d'  Inghilterra  ha  fatto  intorno  a  cio  delle 
ricerche.  Trov6  il  thea  bohea  impiegato  nel  mezzodi  della  Cina  a 
fare  il  te  nero ,  e  avanzandosi  al  nord  fmo  a  Shanghae  trovo  il  thea 
viridis  che  serviva  a  fare  il  te  verde,  ne'  distretti  ove  si  fa  il  miglior 
te  verde.  Cio  confermava  1'  opinione  delle  due  specie  di  thea  impie- 
gata  a  fare  le  due  sorti  di  te :  ma  M.  Fortune,  visitando  il  distretto 
di  Fokien,  fu  sorpreso  vedendo  ci6  ch'  ei  riguardava  come  vera  thea 
viridis  servire  a  fare  il  te  nero  ne'  distretti  vicini  a  quello  ove  si  fa 

11  miglior  te  nero.   Presi  de'  saggi  delle  piante  di  Fokien  li  porto  a 
Shanghae,  ne  pote  trovar  differenza  fra  le  duesorte  di  piante.  Resta- 
va  a  procurarsi  de'  saggi  sui  luoghi  ove  si  fanno  i  te  neri  e  verdi  del 
commercio  :  ci6  si  e  fatto  ultimamente.  In  cdnseguenza  dell'ottimo 
successo  ottenuto  dalla  coltura  sperimentale  del  te  negli  stabilimen- 
ti  dell'  Imalaia,  M.  Fortune  fu  di  nuovo  inviato  alia  Cina  dalla  Com- 
pagnia  delle  Indie  Orientali :  s'  avanzo  nelle  parti  settentrionali  per 
ottenere  semi  e  piante  di  te  delle  prime  qualita,  che  meglio  dovea- 
no  riuscire  nel  clima  dell'  Imalaia  :  n'  ebbe  in  gran  copia  e  le  invi6 
nell'  Imalaia,  ove  tutto  fu  poi  coltivato.  Tomato  esso  a  Calcutta  ,  i 
fabbricanti  di  te ,  che  avea  seco  condotti ,  hanno  fatto  il  te  verde  e 
il  te  nero  colle  stesse  piante  del  giardino  botanico ,  ond'  e  evidente 
che  il  processo  della  fabbricazione  e  non  la  natura  della  pianta  pro- 
duce il  te  verde.  Al  presente  quanti  conoscono  la  differenza  tra  i  te 
neri  ed  i  verdi  sanno  che  si  pu6  prepararli  colla  medesima  pianta 
senza  T  aiuto  di  alcuna  materia  straniera,  benche  molto  usino  i  fab- 
bricanti d'  impiegar  1'  indaco,  1'  azzurro  di  Prussia  ecc.  per  colorire 
il  te  » . 


DEL 

•   . 

DIR1TTO  BELLA  CHIESA 

i 

INTORNO  AL  POSSESSO 

DI  BENI  TEMPORALI 

_ , 

i 

i. 

Che  tra-  i  libertini  ci  sieno  di  gran  zelanti  e  un  fatto  cosi  cospicuo 
che  basta  aprir  gli  occhi  per  ravvisarlo.  Dove  pure  tutt'altro  man- 
casse,  non  basterebbe  a  confermarlo  il  nobile  esempio  del  sig.  F. 
Predari  ?  Costui  vedendo  in  quel  paese  bollire  gli  animi  contro  il 
diritto  di  proprieta  ecclesiastica  e  molte  arpie  gia'  esser  pronte  a 
stendcrvi  sopra  gli  artigli,  per  rinfocolare  vie  meglio  alia  generosa 
impresa  gli  spirit!  ha  riprodotto  per  le  stampe  un  libretto  anonimo 
uscito  in  luce  nel  1762  1  ed  ha  cercato  diffonderne  a  parecchie  mi- 
gliaia  gli  esemplari  anche  fra  il  popolo  2. 

Tuttavolta  non  sempre  lo  zelo,  come  dice  1'  Apostolo,  e  secundum 
scieniiam,  e  ci  ha  talvolta  dei  zelatori  senza  cervello,  i  quali  invece 
di  migliorare  rovinano  la  causa  che  vogliono  favorire.  Abbiam  gran 

\  Dei  diritti  del  Clero  sui  beni  dal  medesimo  posseduti.  RagionamentO  ecc. 
Torino  1853.  —  2  Pag.  4. 

Serie  II,  vol.  IL  15 


226  DEL  DIRITTO  DELLA  CHIESA 

sospetto  die  questo  appunto  sia  incontrato  al  nostro  buon  piemon- 
tese ,  stante  la  pessiina  scelta  da  lui  fatta  del  mezzo  per  conseguire 
il  suo  scopo. 

Noi  non  diremo  che  il  libercolo  e  troppo  vecchio.  avendo  la  data  di 
quasi  un  secolo  addietro.  L'editore  ha  ovviato  a  questa  difficolta  av- 
vertendoci  che  riardendo  ora  tal  quistione  fra  il  suopaese  e  la  Curia 
di  Roma  il  libro  acquista  un  interesse  riro  e  di  attualita  1.  Ne  pure 
diremo  che  il  libercolo  e  stato  gia  solidamente  e  largamente  eonl'u- 
tato  fin  a  que'  tempi  dal  Domenicano  Mamachi  con  apposita  opera 
in  ben  cinque  volumi  2.  Egli  potrebbe  risponderci  che  pochi  cono- 
scono  sifiatta  opera,  e  quelli  stessi  che  1'  ban  sentita  nominare  non 
se  ne  cureranno  piu  che  tanto.  E  chi  voleteche  s'induca  oggigiorno 
a  digerirsi  cinque  volumi  ?  Per  contrario  quel  libretto  piccin  piccino, 
di  sole  80  pagine  in  sedicesimo ,  sara  senza  noia  divorato  da  tutti 
producendo  in  tal  guisa  senza  contrasto  T  effetto  suo.  Finalmente 
non  diremo  che  il  libercolo  fu  scritto  per  comando  di  una  Eccellenza 
austriaca  e  che  questo  incidente  sembra  poco  opportune  a  rendere 
quella  lettura  ingraziata  e  persuasiva  agli  animi  de'Piemontesi.  LT  e- 
ditore  potrebbe  risponderci  che  quando  trattasi  di  certe  verita  su- 
preme, ogni  uomo  saggio  dee  prescindere  dalla  qualita  delle  persone 
e  dei  luoghi  e  dei  tempi  che  le  accompagna.  e  tutti,  se  ban  sete.  at- 
tiagono  1'acqua  senza  badar  molto  al  canale  per  cui  viene  trasmessa. 
Sta  bene;  a  tutto  questo  non  abbkuuo  che  cosa  replkare.  Ma  ch« 
dira  egli,  se  gli  obbiettiaino  che  il  libercolo  manca  di.senso  coinune 
e  contiene  qualche  principio  che  fu  somma  imprudenza  divolgarr 
Ira  il  popolo?  E,  che  questo  sia  vero  ,  senza  mettere  piu  tempo  iu 
mezzo,  facciaiuci  a  dimostrarlo  sfiorando  i  soawni  capi  della  sgi*a- 
ziata  scritturaccia ;  che  troppa  noia  rechereuimo  ai  nostri  lettorise 
imprendessiraQ  una  minuta  analisi  di  tutle  le  sbardellate  scempiag- 
gini  in  essa  contenuLe. 


\  Pag.  4. 

i  Del  iltntiu  liber,,  delta  Chiesu  di  acyttistnrt  e  di  posst(Ur«  b«ni  temporal* 
it  mobili  che  stabili. 


INTORNO  1L  POSSESSO  DI  BENI  TEMPORALI  527 

II. 

l/autoiv  nol  sno  ragionamento  si  propone  a  dimostrare  questi 
oinque  punti :  I.  Che  Cristo  fondo  la  sua  Chiesa  senza  alcun  dominio 
o  pn>se>so  <li  beiii  temporali;  II.  Che  percio  un  tal  possesso  in  lei 
nan  provenne  se  non  dalla  concession?  do'  Principi  seeolari ;  III. 
Che  i  Principi  con  tal  coneessione  non  intesero  derogare  ai  diritti 
di  <]iiel  supremo  dominio  chedevono  intoudersi  riservati  al  Sovrano 
per  ampliare,  moderare  o  togliere  la  faoolta  da  esso  largita-,  IV.  Che 
in  forza  di  qnesta  essenziale  rise-rva  ogni  Sovrano  per  officio  di  Prin- 
cipe ha  nnohhligo  mtBsp^nsalwie,  quaiido  la  necessita  lo  richiede, 
«li  venire  agPindicati  provvedimenti;  V.  Che  a  far  ci6non  ha  bisogno 
d'  altra -podesta  che  la  propria. 

Dove  questi  pnnti  sieno  dimostrati  1'  A.  erede  d'  aver  dimostrato 
die  i  Principi  seeolari  hanno  essenzialmente  diritto  a  stanziar  leggi 
restrittive  della  proprieta  della  Chiesa,  scnza  curarsi  della  santa  Se- 
«de;  e  1'editore  Predari  Vrede  che  il  medesimo  diritto  hanno  ora  in 
Piemonte  le  camere  legislative  nelle  cut  man*  no-no  al  presente  pas- 
ta li  quei  diritti  di  supremo  dominio  che  riferimmo  nel  punto  III. 

Povero  cervello  umano  che  senza  sua  colpa  e  costretto  a  far  mac  re 
figure  in  certe  teste  balzane  che  scrivono  e  parlano  all'impazzata 
sen/a  sapere  dove  riescono  coi  discorsi  che  snutano!  E  non  s'accorge 
tanlo  T  Autore  quanto  V  editbre  che  se  il  iilo  logico  di  quei  cinque 
punti  sussistesse,  esso  proverebbe  non  solo  contro  la  proprieta  della 
C.hicsa,  ma  contro  la  proprieta  d'ogni  privato  cittadino,  e  menereb- 
be  dritto  dritto  al  socialismo  e  al  comunismo,  attribuendo  al  potere 
sovrano  il  diritto  di  restringere  o  anche  togliere  a  ciascuno  la  facol- 
ta  di  possedere  per  trasferirla  nel  solo  Stato?  Basta  in  tutto  quel 
discorso  dei  cinque  pnnti,  lasciando  intatti  i  principii  e  la  loro  cOn- 
catenazione,  sostitniro  in  luo"'>  (!"!la  Chiesa  I'  individuo  umano,  in 
luogo  di  Cristo  la  natura,  e  la  conseguenza  verra  di  galoppo.  Infatti 
ritenendo  tutta  la  forma  dell'  argomentazione  del  nostro  scrittore  si 
potrebbe  dire  cosi :  La  natura  cre6  e  istitui  ciascun  individuo  uma- 
no senza  alcun  dominio  o  possesso  di  beni  temporal]'.  Dunque  un 


228  DEL  D1RITTO  DELLA  CHIESA 

tal  possesso  provenne  nell'  individuo  per  concessione  del  potere  ci- 
vile. Ma  il  potere  civile  con  tal  concessione  non  intese  derogare  ai 
diritti  di  quel  supremo  dominio  che  necessariamente  gli  son  riservati 
di  moderare  o  anche  togliere  la  facolta  conceduta.  Dunque  in  forza 
di  questa  essenziale  riserva  il  potere  civile  ha  non  solamente  diritto 
ma  Fobbligo,  quando  la  necessita  il  richiede,  di  venire  a  siffatti  prov- 
vedimenti.  Laonde,  purche  si  trovi  alcun  pazzo,  il  quale  giunga  a 
dimostrare  (  e  siflatte  dimostrazioni  non  dovrebbero  esser  difficili  al 
tempo  d'  oggi )  che  la  necessita  sociale  cosi  richiede-,  potra  anzi  do- 
vra  per  obbligo  il  potere  civile  venire  agT  indicati  provvedimenti  di 
restringere  o  anche  togliere  a  ciascuno  la  facolta  di  possedere  e  tras- 
ferirla  nel  comune.  Che  ti  pare,  letter  mio  bello?  Non  sarebbe 
questo  un  ottimo  diritto  del  potere  civile,  scoverto  finalmente  per 
benefizio  del  nostro  profondo  ragionatore?LTargomentazione  eliscia 
e  spedita;  non  e  che  la  ripetizione  del  discorso  del  libretto  proposto- 
ci  dal  Predari.  Non  vi  si  e  fatta  altra  mutazione  se  non  che  invece 
di  dirsi  che  Cristo  fondo  la  Chiesa  senza  possesso ,  si  e  detto  che  la 
natura  creo  1'  individuo  senza  possesso.  Se  questa  sostituzione  di 
termini  e  lecita ,  non  ci  e  mezzo  tra  1'  una  o  1'  altra  di  queste  due 
inferenze  :  cioe  o  che  ciascun  uomo  dee  rassegnarsi  a  vedersi  un 
bel  giorno  spogliato  per  legge  di  quanto  possiede;  o  che  1'argomen- 
to  dai  cinque  punti  se  e  sofistico  e  inconcludente  contro  il  diritto  di 
proprieta  civile  ,  e  sofistico  altresi  e  inconcludente  contro  il  diritto 
di  proprieta  ecclesiastica.  Delia  quale  alternativa  se  la  prima  part& 
si  adotta  contro  la  proprieta  civile,  essa  sara  tanto  piu  riducibile  al 
pratico,  in  quanto  altro  non  e  che  la  volgare  dottrina  dei  comunisti 
confortata  da  quel  principio  si  ripetuto  :  che  quando  la  legge  e 
fatta  debbe  aver  forza. 

Senonche  ci6  appunto  dira  taluno  :  quella  sostituzione  di  termini 
non  essere  legittima;  essendo  falso  che  1'uomo  sia  prodotto  dalla  na- 
tura privo  d'  ogni  possedimento.  Chi  cosi  ripigliasse  mostrerebbe 
d'ignorare  i  primi  elementi  del  diritto  5  niente  essendo  sinoto  anche 
ai  novizii  di  questa  disciplina  quanto  la  nativa  carenza  di  qualsiasi 
determinate  dominio  e  la  naturale  eguaglianza  di  tutti  in  ordin* 


INTORNO  AL  POSSESSO  DI  BEM  TEMPORALl  229 

alia  facolta  di  divenir  proprietario  ;  la  quale  poi  non  si  attua  e  sin- 
golareggia  in  ciascun  uomo  se  non  mediante  un  fatto  distinto  e 
diverse  dalla  sua  produzione  e  die  originariamente  considerate  si 
riduce  alFoccupazione  ed  al  lavoro.  Ma  senza  aver  bisogno  di  ricor- 
rere  ai  principii  d'  alcuna  scienza,  chi  e  che  assistito  dal  solo  senno 
naturale  non  intenda :  niuno  ricevere  dalla  natura  il  dominio  di  tale 
o  tal  podere,  di  tale  o  tal  casa,  di  tale  o  tal  greggia  e  via  discorren- 
do ,  ma  queste  cose  essersi  acquistate  da  ciascuno  per  altri  titoli 
provenienti  da  atti  umani  che  determinarono  la  capacita  che  natu- 
ralmente  si  avvera  in  tutti  nel  medesimo  modo?  Se  fosse  altrimenti 
niuno  potrebbe  cedere  o  permutare  o  perdere  per  qualsivoglia  caso 
cio  che  possiede ,  non  essendo  mai  lecito  di  distruggere  o  alterare 
per  volonta  umana  cio  che  la  natura  ha  definite  e  fisso  per  se 
medesima. 

Di  piu  la  stessa  Santa  Scrittura  ci  conferma  un  tal  vero  dicendoci 
T  Apostolo  :  Niente  recammo  con  noi  in  queslo  mondo ;  nihil  intulimus 
in  hunc  mundum  *  ;  e  Giobbe  :  Nudo  sono  uscito  del  grembo  di  mia 
madre  e  nudo  vi  ritornero ;  nudus  egressus  sum  de  ulero  malris  meae 
el  nudus  revertar  illuc  2. 

Dira  taluno :  e  vero  che  la  natura  nel  produrci  non  da  a  veruno 
il  possesso  di  questa  o  quella  cosa  in  particolare ,  nondimeno  da  a* 
tutti  la  capacita  d'acquistarla ;  in  altri  termini  non  conferisce  un  di- 
ritto  determinato  sopra  verun  oggetto  particolare  •,  ma  conferisce  un 
diritto  indeterminato  di  possedere  quelle  cose  che  1'  individuo  farat 
poi  sue  per  alcun  atto  senza  ledere  Taltrui  possesso. 

—  Bene  sta;  ma  che  vuolsi  inferire  da  cio? 

—  Vuolsi  inferire ,  odo  rispondermi,  che  questa  e  la  ragione  per 
cui  I'  individuo  possiede  poi  giustamente  per  volere  della  natura  e 
non  per  concession  dello  Stato  :  laddove  la  Chiesa  allorche  venne 
istituita  dal  suo  divinFondatore,  nepure  un  tal  diritto  indeterminato 


1  I.  Ad  Tim.  VI,  7. 

2  IOB.  I,  2i.  Parimente  1'Ecclesiaste:  Sicut  egressus  est  nudus  de  utero  ma- 
trix «iwe,  sic  revertetur  et  nihil  auferet  secum  de  labore  suo,  V,  H. 


230  DEL  DIRITTO  BELLA  CHIESA 

ricevette  da  lui.  E  forse  e  per  codesto  clie  il  nostro  A.  n«l  dirno- 
strare  il  suo  prinio  punto  invece  di  provurci  che  Cristo  non  don6 
alia  Ghiesa  cosa  alcuria  temporale ,  si  mette  a  provare  che  le  diede 
anzi  divieto  di  procurarsela.  Imperocche  ci  t'a  sapere  che  Cristo  tia 
e  coif  esenipio  e  culla  dottrina  insegnalo  e  fattu  inlendere  che  la  Chiesa 
non  dovea  possedere  beni  terreni  1.  Per  do  gli  asseynamcnti  de'beni  e 
de'  fondi  temporali  de'  quali  cosi  le  Chiese  come  i  Pastori  e  i  ministri 
delle  medesime  so'no  stati  in  progresso  arricchili  sono  in  essi  perve- 
nuti  per  concessione  e  facoltd  che  diedero  loro  i  Prindpi  secolari  di 
possederli  %.  Ma  questa  risposta,  lungi  dallo  scagionaredaincoerenza 
1'A.,  serabra  appurito  nata  fatta  per  mostrarne  vie  peggio  la  mancan- 
za  iotale  del  senso  comune.  Imperocche  se,  secondo  che  egli  sforzasi 
di  dimostrare  ,  Cristo  viet6  alia  Chiesa  di  possedere  ,  come  poi  puo 
affermarsi  che  essa  Chiesa  possedette  per  facolta  che  a  lei  ne  diedero 
i  Principi  secolari?  I  Principi  secolari ,  secondo  la  logica  del  nostro 
autore,  creavano  nella  Chiesa  una  facolta  contraria  agli  ordinamenti 
di  Cristo?  E  la  Chiesa,  la  quale  dovea  certamente  obbedire  piuttosto 
a  Cristo  che  ai  Principi  secolari  accettava  tal  facolta?  E  questo,  no- 
tate ,  non  da  pochi  secoli  fa ,  quando  il  pio  autore  puo  credere  de- 
generata  la  Chiesa  5  ma  fino  da  spirato  appena  il  terzo  secolo,  giac- 
che  FA.  riconosce  da  Costantino  fatta  la  prima  concessione  in  tal 
genere. 

Ecco  come  ando  la  faccenda  giusta  il  senno  del  nostro  scrit- 
tore.  Cristo  avea  detto  alia  sua  Chiesa :  non  voglio  che  tu  possieda. 
Costantino  per  contrario  le  disse:  e  vero  che  Cristo  non  vuole  , 
che  tu  possieda,  ma  io  per  mia  benignita  ti  dispense  dall'obbedirgli 
e  ti  concede  di  possedere.  I  Principi  che  vennero  appresso  ripetero- 
no  la  stessa  canzone.  La  Chiesa  chiudendo  gli  orecchi  alia  dura  in- 
timazione  di  Cristo  li  aperse  alle  blande  note  dei  Principi,  e  in  dispet- 
to  di  nostro  Signore  acquist6  quella  facolta  che  egli  non  voleva  che 
essa  acquistasse.  Se  questo  non  e  mancare  del  senso  comune,  mi  si 
dica  che  cosa  sia. 

1  Pag.  ft.  —  2  Pas.  8. 


INTORNO  AL  POSSESSO  DI  BEM  TEMPORAL! 

11  buon  A.  con  una  filza  di  testi  scritturali  tolti  da'Waldesi, 
miserabilmente  copiandoli  in  quello  stesso  ordine  che  si  trovano 
presso  il  Ven.  Moneta  coni'utatore  di  quegli  eretici  ,  si  studia  di 
provare  die  Cristo  veramente  proibi  alia  Chiesa  di  possedere  beni 
temporali.  Ma  allora  per  essere  consentaneo  a  se  medesimo  avrebbe 
dovuto  sostenere  del  pari  che  la  Chiesa  non  pote  acquistar  giammai 
un  tal  diritto  per  concessione  de5  Principi  •,  non  potendo  mai  per 
(jualsivoglia  titolo  acquistarsi  diritto  intorno  a  ci6  che  da  Dio  ci  & 
espressaraente  vietato.  Per6  egli  avrebbe  dovuto  rifriggerci  Terrore 
di  Arnaldo  da  Brescia ,  dei  Fraticelli ,  di  Marsilio  da  Padova ,  dp 
Guglielmo  Ockam,  di  Giovanni  Wicleffo  ,  di  Giovanni  Huss ,  ed  al- 
trettali  eretici  dommatiz/anti,  esserc  alktto  illecito  alia  Chiesa  e  ai 
suoi  ministri  qualunque  possesso  di  temporali  beni ,  ne  poter  essa 
mai  acquistarne  legittimamente  il  diritto.  Questi  eretici  sebben  con- 
dannati  da  tanti  Papi  e  da  tanti  Concilii  e  confutati  da  tanti  dottori 
cattolici  ,  tuttavia  erano  almeno  consenzienti  a  loro  stessi ,  e  se 
sconvolgeano  la  fede  non  guastavano  la  logica.  Ma  il  nostro  A.  ama 
di  {'are  T  uno  e  T  altro  •,  e  dopo  avere  stabilito  contro  il  sentire  uni- 
versale  e  costante  delta  Chiesa  Cattolica  che  essa  per  comando  di 
Cristo  non  puo  possedere  •,  afferma  poi  che  essa  possedette  legittima- 
mente per  concessione  de'  Principi :  Not  non  neghiamo  potere  gli 
ecdesiastici  avere  e  possesso  e  dominio  di  beni  temporali  con  titolo 
giuxto  c  dipemhiilemente.  dalle  concessioni  e  leggi  de'  Principi  t.  Oh 


capo  scarico ! 


in. 


Via,  parmi  che  altri  ripigli ,  non  siate  cotanto  arcigno  5  i  razioci- 
nii  al  tempo  d'ogginon  voglion  poi  sempre  misurarsi  a  fil  di  logica; 
liisogna  prender  le  cose  un  po'piu  all'ingrosso;  le  proposizioni  con- 
viene  esaminarte  non  eiascuna  da  s&o  nella  sola  connessione  colla 
seguente,  ma  tutte  insieme,  nella  collana,  direm  cosi,  di  tutti  gli  a- 
nelli  componenti  un  discorso.  Ci<5posto,  si  vede  che  1*A.  non  volen 


232  DEL  DIRITTO  DELLA  CHIESA 

propriamente  dir  questo,  che  Cristo  cioe  proibisse  alia  Chiosa  1'ac- 
quistare,  ma  solamente  che  non  gliel  conresse;  altrimenti  e  chiaro 
che  i  Principi  non  avrebbero  potuto  attribuirle  tal  facolta.  Cristo, 
secondo  lui,  si  tenne  in  im  modo  negative;  disse  in  certa  guisa:  fate 
voi,  io  non  ci  entro  piii  cbe  tanto:  se  i  Principi  vel  concedono,  bene; 
in  altra  forma  contentatevi  di  chiedere  lalimosina  e  usate  pazienza. 
Insomnia  1'A.  intende  solo  che  la  Clriesa  non  possiedeper  dirittodi- 
yino:  Xeghiamo  solamente  che  il  yossesso  e  il  domtnio  de  uiedesimi 
beni  temporal!  sia  in  lorn  'cioe  negli  ecclesiastici)  dericato  per  isti- 
tuzione  di  Cristo  Siynare,  ossia  dc  inre  dirino  *.  Ecco  tutto. 

Se  cosi  e,  perche  dunque  recare  tutti  quei  testi  dell  a  Scrittura: 
ne  tuleritis  in  via  neque  rirgam',  neque  peram  ,  neque  panem  (nep- 
pure  il  pane),  neque  duas  tunicas  habeatis  2  (una  sola  tunica!  e  se 
debbon  lavarla  convien  che  se  ne  restino  in  camicia)  -,  ne  possidcatis 
aurwn  neque  argentum,  neque  aes  (neppur  monete  di  rame)  in  zonis 
vestris  3 :  dicendo  essere  questa  esplicitamente  la  volonta  di  Cristo 
non  per  quel  caso  particolare  ma  per  sempre  rispetto  a  tutta  la  Chie- 
sa;  ed  aggiungere  poi  tante  autorita  di  SS.  Padri  4? 

1  Pag.  26.  —  2  Pag.  9.  —  3  Pag.  i9. 

4  Chi  volesse  intendere  la  legittima  intclligenza  di  tutti  c  singoli  questi  testi 
e  la  confutaziqne  del  senso  dato  ad  essi  dall'A.  legga  1'opera  del  citato  MAMA- 
CHI:  Del  diritto  libero  deJla  Chiesu  di  acquistare  e  di  posscdere  beni  temporal* 

»l  mobili  che  stabili  lib.  \ .  Noi  per  non  infastidire  i  lettori  ci  asterremo  dal 

.... 
confutarli.  Basti  solo  rifletterc  che  gli  esempii  di  Cristo  sono  fatti  non  pei  soli 

ecclesiastici,  ina  pei  secolari  altresi,  e  in  generate  per  tutti,  tanto  se  abbiano 
la  chierica,  quanto  no.  Laonde  se  contenessero  un  vero  divieto  di  possedere, 
tutti  i  cristiani  in  qualunque  cono"izione  si  trovino  dovrebbero  professare  la 
poverta  religiosa. 

£  Cristo  il  gran  modello  a  cui  dobbiam  conformarci,  ma  e  modello  per  tutti: 
quos  praes.civit  et  praedestinavil  conformes  fieri  imaginis  Filii  sui.  Qtianti 
debbon  salvarsi  e  giugnere  al  cielo  non  possono  in  altra  guisa  se  non  seguitan- 
do  i  divini  esempii  del  Salvalore.  II  dire  che  i  soli  ecclesiastici  son  tenuti  a  cio 
vale  il  medesimo  che  stabilire  i  soli  ecclesiastici  essere  ordinati  a  couseguir  la 
corona  della  gloria  sempiterna.  Se  dunque  1'  esempio  di  Cristo  povero  e  senza 
possedimento  di  beni  almeno  stabili  involgc  precetto.  di  fare  altrettanto,  tutti 
chierici  e  laici  rinunzino  issofatto  a'  loro  beni,  altrimenti  saranno  dannati. 


INTORNO  AL  POSSESSO  DI  BEM   TEMPORAL!  233 

—  E  dalli-,  si  e  detto  gia,   si  condoni  questo  scappuccio  all'  A. 
il  quale  stava  distratto  in  quel  purito  clie  scriveva  siilatte  cose. 

—  Ma  allora  bisognera  cancellare  una  Imoun  terza  partedel  mi- 
sero  libriceino. 

—  Si  cancelli  pure;  die  importa?  Gia  ci  siatno  spiegati;  egli  intende 
solamente  negare  il  diritto  divino  pei  pos  sediment!  della  Cliiesa,  per 
quindi  inferire  die  dunque  essa  possiede  per  diritlo  unuuio  cio£  per 
concessione  dei  Principi.  E  vi  credete  anche  cosi  di  poterlo  scusare 
da  mancanza  di  senso  comune  ?  lo  ne  dubito  fortemente.  Da  prima 
onde  egli  inferisce  in  ordine  ai  possedimenti  della  Cliiesa  1'  assenza 
del  diritto  divino  ?  Dal  vedere,  io  credo,  clie  Cristo  nel  fondare  la 
Chiesa  non  parlo  di  un  tal  possesso.  Ma  Cristo  neppur  parlo  della 
istituzionedei  diaconi,  ne  della  fabbrica  delle  chiese.  Diremo  dun- 
que clie  i  diaconi  e  i  sacri  templi  sieno  d'istituzione  umana  e  quindi 
pr.ocedano  dalla  concessione  de'Principi,  siccbe  a  loro  appartengail 
disporne?  Certo  secondo  il  modo  d'argomentar  dell' au tore  dovreb- 
be  cosi  ragionarsi :  Cristo  fondando  la  Cliiesa  non  fe  menzione  de' 
diaconi,  almeno  cio  non  e  registrato  negli  Evangelii ;  dunque  1'isti- 
tuzion  de'  diaconi  e  di  diritto  umano ;  dunque  per  concessione  dei 
Principi ;  dunque  i  Principi ,  o  chi  per  loro ,  possono  restringere 
o  togliere  la  facolta  di  crearli.  «  Essendo  certo  che  il  dominio  e  la 
«  possessione  delle  cose  temporali  nella  Chiesa  e  nei  cliierici  non 

Lo  stesso  vuol  dirsl  delle  parole  di  Gristo.  Esse  erano  dirette  non  ai  soli 
Apostoli  e  ai  loro  successor! ,  ma  a  tutti  generalmente :  quod  vobis  dico,  omni- 
bus dico.  L'  A.  afferma  che  eran  diretle  ai  soli  discepoli.  Ma  anche  i  laici ,  se 
sono  cristiani,  son  discepoli  di  Cristo.  Discepolo  significa  qualunque  ascolta  e 
professa  la  dottrina  d*  un  dato  maestro.  F]  cosi  Giuseppe  d'  Arimatea  benche  se- 
colare  e  pubblico  magistrate,  vien  detto  nell'  Evangelic  discepolo  di  Cristo :  eo 
quod  esset  disdpulus  Ie$u  (lOAN.  XIX).  Del  resto  il  vedere  dai  seminatori  di 
menzogne  riportati  i  passi  delle  S.  Scritture  in  difesa  dei  loro  errori  non  do- 
vrcbbe  illuder  nessuno.  Perche  gia  si  sa  tutte  le  eresie  si  fondano  sopra  qual- 
che  passo  della  Scrittura  male  interpretato :  Neque  natae  sunt  haereses  et  qitae- 
dam  dogmata  perversitatis  .  .  .  nisi  dum  Scripturae  bonae  interpretantur  non 
bene ,  et  quod  in  eis  non  bene  intelligitur  etiam  temcre  et  audacter  asseritttr. 
AGOST.  Tract.  XVIII  in  loan.  Evang.v.  i. 


234  DEL  DIR1TTO  'DELIA  CHIESA 

«  e  d'  istitu/ione  divina;  o  come  parlano  i  canonist! ,  tie  iure 
«  no,  deve  per -necessita  dirsi  che  eila  sia  per  concessione  uinana  , 
«  poiche  non  puo  essere  per  altro  canale  da  cui  possa  derivare, 
«  quando  con  hestemmia  dir  non  si  volesse  che  vi  fosse  un'altra  au- 
<(  torita  tra  1'  umana  e  la  divina  da  cui  possa  immediatamente  pro- 
<c  cedere.  Se  dunque  per  concessione  umana,  da  qual  altra  pu6  ella 
«  mai  venire  se  non  dalla  potesta  di  chi  tiene  la  sovranita  sopra  le 
«  cose  medesime  temporali  che  si  sono  concedute  1  »?Cosi  il  nostro 
scrittore. 

In  secondo  luogo,  1'A.  per  diritto  divino  chiaramente  intendedl 
sol  positivo ;  poiche  a  costituirlo  richiede  una  positiva  ed  espressa 
volonta  del  medesimo;  e  per  diritto  umano  intende  quello  che  pro- 
cede  dalla  lihera  eoncessione  del  potere  civile.  Or  chi  non  vede  la 
stranezzadiquesto  argomento:  tal  cosa  non  precede  da  positiva  con- 
cessione divina,  dunque  procede  da  positiva  concessione  umana?.  E 
i  diritti  che  nascono  dalla  natura  dove  son  iti?  Sarehbe  bella  se  do- 
vessero  ripetersi  dalla  libera  concessione  del  potere  civile  tutti  quei 
diritti  dell'  uomo  di  cui  non  troviamo  nelle  divine  Scritture  una  e- 
spressa  concessione  fattane  da  Dio!  II  diritto  di  proprieta  individua- 
ie  sarebbe  il  primo  a  girsene  a  spasso ;  perciocche  non  abbiamo  al- 
cun  luogo  della  Bibbia  in  cui  si  diea  Dio  averlo  largito ,  almeno  in 
guisache  debba  intendersi  delle  singolari  persone  e  non  piuttosto  di 
tutta  la  societa  umana  in  comune. 

IV. 

Se  Cristo  nel  fondar  la  sua  Chiesa  non  mentov6  il  diritto  di  pro- 
prieta, ci6  egli  fece  perche  non  ce  n1  era  uopo^  bastando  Vesempio 
ch'Egli  le  avea  dato  col  possesso  della  borsa  apostolica  di  cui  1'Isea- 
riotto  era  si  cattivo  amministratore.  II  che,  come  c'insegna  il  Ven. 
Beda,  Cristo  fece  non  per  bisogno  che  avesse  di  denaro,  avendo  a 
sua  disposizione  gli  Angeli  del  cielo  che  il  servivano  dove  occorre- 
\  a ;  ma  per  ammaestramento  della  sua  Chiesa,  acciocche  intendesse 

1  Pag.  27. 


INTORNO/  AL  POSKES90  1)1  BENI   TEMPORALI 

che  non  era  vietato  il  possedere:  Cnni  ft  ipse  Dominus  cui  ministra- 
bant  Angrfi,  (amen  ad  inforniandam  Ecclfsiam  .swam ,  loculos  ha- 
biiissi1  legatur  I.  Di  piu  bastava  che  la  Chiesa  fosse  d' istituzione 
ilivina  perche  il  natural  diritto  che  ha  ogni  collezione  e  societa  <li 
uomini  a  possedere.  in  l<  i  si  elevasse  a  giure  divino  e  quindi  di- 
ventasse  al  tut  to  in<lipendente  da  qualsivoglia  disposizione  civile. 

Srbben  chi  lia  detto  al  nostro  scrittore  che  Cristo  non  fe  men- 
zione  del  diritto  di  proprieta  nello  stabilire  la  Chiesa?  II  non  tro- 
varsi  scritto  nel  sacro  testo.  Ma  S.  Giovanni  ci  la  sapere  che  non 
tutto  che  riguarda  Cristo  fu  scritto:  stint  autem  et  alia  multa  quae 
fecit  lesus,  quae  si  scribantur  pw  trinyula,  nee  ipsum  arbitror  mun~ 
dam  capere  posse  eo.s,  qui  scribendi  mnt,  Ubros  2.  Certamente  I1  Apo- 
stolo  aflerma  aver  Cristo  ordinato  che  i  ministri  del  Vangelo  vivesse- 
ro  del  Vangelo  :  Dominus  ordinavit  UK  qui  Evangelium  annuntiant, 
dc  Eraiuu'li.o  rirere  '•'>.  Dui-ique  fu  positive  ordinazione  di  Cristaehe 
i  ministri  della  Chiesa  ritraessero  dal  loro  uflioio  i  mezzi  necessarii 
al  loro  sostenimento.  Questo  niuno  puo  duhitare  che  sia  di  diritto 
divino.  Or  dal  diritto  di  trarre  i  mezzi  a  vivere  si  deduce  appunto  il 
diritto  di  proprieta  non  solo  mobile  ma  eziandio  stabile;  essendoque- 
sto  secondo  diritto  non  altro  che  un  corollario  del  primo.  Dunque  se 
nella  Chiesa  e  di  diritto  divino  il  mantenimento  de'  sacri  ministri,  e 
di  diritto  divino  altresi  la  facolta  di  possedere  come  che  sia ,  ora 
mobili  ed  ora  stabili,  secondo  che  gli  uni  o  gli  altri  dallu  pieta  de'fe- 
deli  le  vengono  oflerti  ed  Ella  giudica  opportune  di  accettarli. 

L'  A.  e  veramente  ridicolo  ,  allorche  nella  pag.  33  riportando 
quel  passo  dell'  Apostolo  :  chi  serve  all'  altare  dee  vivere  dcU'aUare , 
concede  che  il  diritlo  divino  enaturale  comandano  che  chi  s'impieya 
nel  sei^vizio  della  Chiesa  debba  conseg-uire  il  sostenlaiiienlo  da  quelU  a 
cui  serve;  ma  nega  che  possa  poi  da  cio  inferirsi  la  facolta  d' appro - 
priarsi  stahilmente  dei  fondi.  Noi  vorremmo  sapere  dal  dabbenuo- 
mo  onde  egli  cava  pei  singoli  individui  il  diritto  di  stabile  proprie- 
ta. Non  e  appunto  dal  dirilto  di  assicurar  non  comunque  ma  stabil- 

1  Homil.  1.  i.  c.  li.  —  2  Evang.  secundum  IOAN.  XXI,  23>  —  31.  ad  Cor. 


236  DEL  DIRITTO  DELIA  CHIESA 

mente  la  vita  e  provvedere  non  solo  al  presente  ma  eziandio  all'av- 
venire?  L'un  diritto  nasce  dall'  altro  e  si  confonde  nella  radice  al- 
meno  con  esso  ,  posti  i  continui  bisogni  e  la  provvida  natura  del- 
ruomo.  Or  cio  che  ha  luogo  pei  singoli  individui  umani ,  non  dee 
aver  luogo  per  la  Chiesa  di  Dio  ,  pei  suoi  ministri ,  per  1'  esercizio 
del  divin  culto?  II  concedere  alia  Chiesa  in  quanto  Chiesa  come  di 
diritto  naturale  e  divino  il  vivere  e  quindi  il  servirsi  a  tal  uopo  di 
mezzi  materiali  somministratile  da'fedeli,  vale  il  medesimo  che  at- 
tribuirle  il  diritto  parimente  naturale  e  divino  d'appropriarsi  i  fon- 
di  onde  si  cavano  quei  mezzi ,  qualora  i  fedeli  le  ne  facciano  offer- 
ta.  In  tutto  cio  non  ban  che  fare  ne  leggi  di  Principi  o  Parlamenti , 
ne  qualsiasi  potere  umano.  La  Chiesa  esercito  questo  diritto  fin  da 
principio  ad  onta  de1  continui  divieti  che  ne  facevano  gTImperadori 
pagani.  Costantino  non  fece  altro  se  non  ordinare  che  a  lei  si  resti- 
tuissero  quei  beni  che  a  lei  erano  stati  tolti  e  che  tutlavia  sussiste- 
vano  presso  il  Fisco  o  presso  i  privati.  In  persona  christianorum, 
statuendum  censuimus  quod  si  loca  ad  quae  antea  venire  consue- 
verant  ....  priore  tempore  aliqui  vel  a  Fisco  nostro  vel  ab  olio 
quocumque  videntur  esse  mercati  ,  eadem  Christian^  sine  pecunia 
et  sine  ulla  pretii  petitions  postposila  frustratione  atque  ambigui- 
tale  restituantur  .  .  .  .  Et  qnoniam  iidem  Chrisliam  non  ea  loca 
lantum  ad  quae  convenire  consueverant  ,  sed  alia  etiam  habuisse 
noscuntur  ad  IDS  CORPORIS  EORUM  IDEST  ECCLESIARUM  non  homi- 
num  singulorum  pcrtinentia,  ea  omm'a,  lege,  qua  superius  com- 
prehendimus,  citra  ullam  prorsus  ambiguilalem  vel  controversiam 
iisdem  Chrislianis  idest  corpori  et  convcnticulis  eorum  reddi  iube- 
bis  1.  Cosi  Costantino  nella  prima  sua  legge  intorno  ai  possedimen- 
ti  della  Chiesa  pubblicata  Tanno  313.  Nella  quale  e  da  avvertire  che 
chi  ordina  che  si  restituisca  non  crea  ma  riconosce  gia  previamen- 
te  il  diritto  nelle  persone  alle  quali  la  restituzione  dee  farsi. 

Che  se  il  medesimo  Imperadore  in  un'  altra  legge   da  facolta 
ad  ognuno  di  lasciare  per  testamento  quei  che  vuole  alia  Chiesa : 

• 
\  Presso  LATTANZIO.  Lib.  de  mortib.  Perseeut.  c.  XLVI1I. 


1NTORNO  AL  POSSESSO  DI  BENI    TEMPORALI  237 

Habeal  unusquisque  licentiam  sanctissimo  catholicae  venerabilique 
concilio,  dccedem,  bnnorum  (fiiod  optabit  relinquere  4;  cio  non  pro- 
va  die  egli  istituisce  un  tal  diritto,  ma  die  lo  riconosce  legalmente 
e  lo  conferma.  Altrimenti  il  nostro  Autore  leggendo  rie'  codici  vie- 
tato  il  furto  e  1'omicidio  dira  che  la  loro  malizia  precede  dalla  buo- 
na  volonta  de'  legislatori. 

IV. 

Ma  S.  Agostino,  ripiglieraTAvversario,  dice  injun  luogo :  Quo 
iure  villas  Ecclesiae  def end-is;  divino ^an  humano  ?  Divinum  ius  in 
Scrip turis  habemus  ;  humanum  leyibiis  regum.  Unde  quisque  possi- 
dcl  quod  possidet,  nonne  humano?  .  .  .  litra  aulem  humana  iura 
imperatorum  sunl  2. 

Ottimamente  •,  ma  1' imbroglio  e  che  S.  Agostino  dice  in  cento 
luoghi  che  la  Chiesa  possiede  per  diritto  divino  e  che  e  sacrilegio 
porre  le  man!  sui  beni  che  a  lei  appartengono.  Per  non  gremire 
quest!  articoli  di  testi,  tralascio  di  riportarli;  chi  vuol  vederli,  con- 
sulti  1'  opera  del  Mamachi  di  sopra  ricordata  3.  Quanto  poi  al  passo 
obbiettato,  il  Mamachi  avverte  die  S.  Agostino  non  dice:  villas  Ec- 
clesiae  defendis ,  bensi  solamente  villas  defendis ,  e  che^quell'  Eccle- 
siae fa  inserito  per  errore  da  Graziano  nel  riportare  quel  luogo  nel 
suo  decreto.  Benche  Graziano  medesimo  cita  poi  tosto  in  altro  luo- 
go lo  stesso  passo  senza  quell' aggiunto  }*.  Ma  che  dirassi  se  S.  Ago- 
stino in  quello  stesso  luogo  che  1'avversario  obbietta,  spiegatamen- 
te  insegna  i  possedimenti  della  Chiesa  cattolica  esserefdi  diritto  di- 
vino? Imperocche  quivi  Egli  per  dimostrare  ai  Donatisti  che  la  loro 
conventicola  non  potea  possedere  per  diritto  divino  dice  loro  che 
essa  nori  era  la  cattolica  Chiesa ,  a  cui  sola  si  riferisce  il  Vangelo. 
La  qual  risposta  sarebbe  inetta,  se  non  si  supponesse  aver  la  Chiesa 

.,,,_..  ,,  ,         ,  an-  OCI 

1  Cod.  Theodos.   DE  LPISCOPIS  etc.  L.  i.  —  2  Ragion.  pag.  32. 

3  Del  diritto  libero  della  Chiesa  di  acquistare  e  di  possedere  beni  temporal*.1 

4  MAMACHI  Opera  cit.  lib.  II,  part.  II,  c.  3,  §.  V. 


238  DEL  MRITTO  DELL  A   CHIESA 

cattoiix"d ,  e (  quidem  in  Ibrza  del  Vangelo  ,  il  diritto  di  propriety. 
Si  vegga  il  Mainachi  che  diffusamente  rapporta  e  analizza  quel 
passo. 

Cite  sepoi  S.  Agostino  revoca  a  diritto  umanoogni  dominio  cit- 
tadinesco,  e  questo  a  diritto  imperiale;  cio  dee.intendersi  in  quanta 
il  diritto  di  possedere,  che  ben  puo  dirsi  umano  perche  originate 
dalla  natura  dell'  uomo ,  e  nella  societa  retto  in  quanto  all1  esercizio 
dalle  leggi  civili.  Ma  non  puo  sospettarsi  che  quel  S.  Dottore  ablria 
con  cio  opinato  essere  quel  diritto  talmente  soggetto  al  Principe  , 
rhe  questi  possa  ampliarlo  e  restringerlo  o  torio  eziandio  ,  come 
scioccamente  dice  I'autore.  Se  cosi  fosse,  non  avrebLe  il  Santo  ri- 
provate  quelle  repubbliche  nelle  quali  il  Sovrano  si  considera  non 
come  rettore  ma  come  dominatore  delle  soslanze  de  sudditi  1. 

Poste  tutte  codeste  considerazioni,  mi  sen  to  da  ultimo  interro^ai 
da  qualcuno:  Dunque  il  libro  del  pretest)  prelato  italiano  non  prova 
nulla?  aiiatto  nulla?  No^  rispondiamo  j  ci  ha  uoa  cosa  sola  clie  esso 
prova  a  meraviglia  ed  e  quella  ap[)unto  che  1'autore  esprime  nel  fine 
del  libi'o  con  queste  parole :  \~ostra  Eccellenza  riceva  un  teslitnonio 
della  sinceraubbidienca  mia  in  questo  rayionamenlo  2.  Ecco  tutto  il 
dinaostrato:  la  sincera  obbedienza  a  sua  Eccellenza,  Oh  si,  non  sa- 
pr&nmQ  in  modoalcuno  negarlo,  quest' ubbidienza  1'A.  la  dimostra 
nella  maniera  piu  irrefragabile  e  folgorante!  E  qual  maggiore  ub- 
Uidienza  che  prendersi  a  dimostrare  un  assunto  non  dimostrabile 
perche  contrario  alia  Santa  Scrittura,  alia  tradizione  de'  Padri,  alia 
pratica  univ7ersale  e  costantedeHaCattolicaChiesa,  all'evidenza  stessa 
del  razionale  discorso?  Qual  ubbidienza  piu  sincera  ehe  per  ubbidire 
al  comando  contentarsi  non  solo  di  recedere  dal  retto  sentir  della 
Chiesa,  ma  uscire  in  pubblico  spropositando  e  sragionando  si  fatta- 
mente  che  il  lettore  a  pena  saprebbe  contenere  le  risa?  Questa  ub~ 
l.idifii/ii.  (virtii  tanto  meritoria  come  ognun  sa)  scusa-dei  tutto-  1'A. 
e  da  ragione  del  perche  egli  accintosi  a  dimostrare  ci6  che  non  po- 
teva  dimostrarsi  e  costretto  a  falsare  la  storia ,  a  interpretare  i  test! 

\    De  Ciuft.  Dei  Lib.  IIr  C.  20,  —  2  Pag.  77. 


INTORNO  AL  POSSESSO  DI  BKM    TEMPORAL! 

..a  rovesrio,  a  ci^diirrv  illazioni  in  onta  della  stessu  loirica  naturale. 
L'  ubhjdienza  vi  spiegu  ditto. 

Non  cosi  saj)f)iamo  trovar  spiegazione  del  poco  senno  che  rnostra 
iVdiloro  iiel  presentare  al  pubblico  -torinese  come  fior  di  sapienza 
<codesto libercolarcio,  i  cui  principii,  non  -provando  niente  contro  la 
•Cbiosa,  potrebbero  per  contrario  provar  molto  contra  certe  altre 
tstittr/ioni,  delle  quali  il  dabben  uomo  dovrebbe  senza  fallo  essere 
•spasimato  caldeggiatore.  E  che?  non  ha  il  Predari  posto  mente  a 
rjuel  principio  stanziato  dal  libro  come  assioma:  Ofjni  volta  che  la 
volute  pubblica  e  la  necessita  di  truer  transjuillo  il  popolo  ricercano  o 
flic  siano  confernmle  le  concfssioni  <jin  fade ,  o  che  siano  diminuile  , 
o  <-hfi  siano  reyolatee  modifaate ,  o  che  siano  anche  tolte  tecondo  la 
soprarvenienza  de'  ttmpi  ,  dr  hioyhi  c  delle  circostanzc  che  possono 
emerqere,  t  certo  che  riservala  e  sempre  la  podesta  del  Sovrano  di  po- 
Icr  prnrredere.  6  trito  I'assioma  delle  scuole.  Nexsuno  poter  imporsi 
'tale  Iwjqe,  dalla  <iiuile  cambiando  volonta  non  si  possa  srioyliere  1. 

Qui  noi  non  vogliamo  entrare  a  discutere  la  verita  o  falsita  di 
questa  sentenza  e  in  quali  casi  possa  valere  e  in  quali  no.  Diciam 
solamente  che  Teditore  ha  commessa  una  solenne  imprudenza  nel- 
1'encomiare  e  diffonder  tanto  un  libro  in  cui  essa  s'insegna.  Sifiatto 
prontinziatc  non  potrebbe  applicarsi  contro  la  Chiesa,  la  quale  pos- 
^edendo  per  diritto  naturale  e  divino,  non  dipende  in  cio  dal  ca- 
priccio  degli  uomini.  Ma  ben  potrebbe  applicarsi  a  danno  di  qualche 
altra  cosa  che  veramente  e  proceduta  dalla  concessione  del  Princi- 
pe. II  buon  editore  m'intende  ed  io  non  voglio  parlar  piii  chiaro  per 
non  attaccare,  come  suol  dirsi,  la  campanella  in  gola  al  gatto.  Egli 
stesso  si  saradovuto  forse  a  quest' ora  accorgere  del  proprio  sbaglio 
di  divolgare  fra  il  popolo  quasi  crema  di  verita  uno  scritto  in  cui 
tin  principio  cosi  pericoloso  si  spaccia. 

Ognuno  dira:  o  questo  principio  e  falso;  e  allora  appoggiandosi  ad 
-esso  tutta  Targomentazione  del  libro  contro  i  possedimenti  ecclesia- 
stici,  questa  cade  per  terra.  0  quel  principio  e  vero,  cioe  che  il  Prin- 

1  Pag.  36. 


240          DEL  DIRITTO  DELLA  CHIESA  INTORNO  AL  POSSESSO  ECC. 

cipe  pu6  sempre,  mutate  le  circostanze,  ritirare  le  fatte  concessioni, 
e  allora  potrebbe  il  nostro  principe  ...  Oh  clie  m'usciva  di,bocca ! 
Caro  sig.  Predari,  qualche  temerario  potrebbe  dire  che  anche  voi 
mancate  di  senso  comune.  State  un  poco  piu  attento  ai  libri  che  sce- 
gliete  per  le  stampe.  Leggeteli  prima  bene  e  soprattutto  capitene  il 
senso;  altrimenti  potreste  correre  riscliio  di  fare  piu  male  che  bene. 
Verbigrazia,  per  cogliere  uno de'frutti  potreste  rovinare  1'intera pian- 
ta.  Cosi  nel  caso  presente  per  brama  di  promuovere  lo  spogliamento 
del  Clero,  che  alia  fin  fine  non  e  che  un  semplice  porno,  avete  spar- 
so  e  propagate  nel  popolo  un  principio  in  forza  del  quale  potrebbe 
attentarsi  all'esistenza  stessa  del  fecondo  albero.  0  che  imprudenza, 
torno  a  ripetervi;  che  dissennatezza,  che  cecita!  E  pare  proprio  che 
i  libertini  si  agitino  oggigiorno  di  mani  e  di  piedi  per  moltiplicare 
spropositi.  Ma  si  consolino,  che  questo  e  buon  segno,  fi  segno  die 
son  vicinissimi  alia  sapienza :  perche  errando  discitur ;  a  forza  di 
spropositi  si  divien  savio  e  quegli  e  piu  prossimo  a  divenire  che  piu 
ne  va  accurnulando. 


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GIULIANO  APOSTATA 


I. 


Code  la  mente,  non  saprei  ben  ridire  il  perche,  a  trovar  del  ri- 
scontri  de' tempi  nostri  nei  tempi  andati.  £  forse  questa  una  istinti- 
va  vaghezza  di  scoprire  le  relazioni  che  passano  tra  il  corso  e  ri- 
eorso  delle  cose  umane,  o  una  naturale  testimonianza  che  diamo  a 
quella  sentenza  dell1  Ecclesiastico  :  niente  esser  nuovo  sotto  il  Sole  ; 
niuno  poter  dire :  ecco  questo  e  recenle ;  perocche  gid  fu  nei  secoli  che 
ci  precessero  * . 

Gomunque  sia,  io  ravviso  una  mirabile  corrispondenza  tra  Giu- 
liano,  soprannomato  1'apostata,  e  i  moderni  nemici  della  Chiesa;  sic- 
che  le  costoro  arti  non  sembrano  in  verita  che  una  parodia  ed  un 
centone  di  quelle  che  in  tempi  cosi  lontani  adopero  quel  fierissimo 
nemico  di  Cristo.  Noi  non  abbiamo  a  far  altro  se  non  riandare  e 
poire  in  mostra  i  tratti  precipui  del  carattere  e  della  vita  di  lui  5  e  i 
lettori  senza  piu  scorgeranno  da  loro  stessi  a  quali  presentemente 
compete  il  ragguaglio. 

i  Nihil  sub  sole  novum  nee  valet  quisquam  dicere:  ecce  hoc  recens  est;  iam 
enim  praecessit  in  saeculis  quae  fuerunt  ante  nos.  ECCLES.  I,  10. 

Serien,vol.Il.  16 


G1ULIANO 

Dopo  tre  secoli  d'ostinatissima  lotta  sostenuta  dalla  Chiesa  di  Cri- 
sto  contro  le  forze  fiorenti  e  poderose  del  paganesimo  ,  dopo  ben 
dieci  sanguinose  persecuzioni  softerte  appetto  alia  potenza  di  fero- 
cissimi  Imperadori;  ella  usciva  dall'arena  col  capo  incoronato  di  vit- 
torioso  lauro  ,  e  colle  mani  cariche  di  opime  spoglie.  lo  vo  meco 
stesso  contemplando  piu  volte  qual  dovett'essere  la  sorpresa  di  Ro- 
ma pagana  allorclie  dopo  tante  stragi  e  sangue  in  cui  erasi  argo- 
mentata  di  soffocare  e  spegnere  fin  la  semenza  del  nome  cristiano , 
dopo  averne  per  bocca  de'suoi  Cesari  annunziato  il  gia  seguito  ester- 
minio,  si  vide  entrar  tra  le  mura  il  trionfante  esercito  di  Costantino 
col  monogramma  di  Cristo  inscritto  nel  labaro ,  con  la  croce  innalr- 
zata  sui  militari  vessilli,  con  la  croce  dipinta  sugli  scudi  esuH'elmo 
de'  guerrieri  e  de'duci,  e  da  ultimo  mir6  essa  Croce  inalberarsi  sul 
Campidoglio  come  a  prender  possesso  di  tutto  quanto  1'impero. 

Riuscita  la  Chiesa  vinci trice  della  ferodta  e  delF  aperta  violenza, 
le  restava  superare  un'  ultima  pruova  ,  quella  cioe  della  perlidia  e 
•della  simulazione.  Fu  qtiesta  T opera  di  Giuliano. 

Giuliano  era  un  nemico  della  Chiesa,  che  a  iei  veniva  non  dal  di 
faori  ma  dal  di  dentro.  Nipote  del  piissimo  Costantino  egli  era  stato 
allevato  cristianamente  in  corte  del  proprio  cugino  Costanzo.  Quan- 
to al  fondo  naturale  del  suo  carattere  vi  scorgevi  un  misto  di  buone 
>e  fee  qualita  che  ti  rendea  difficile  il  vaticinio  di  cio  che  sarebbe 
stato  per  essere,  quando  la  maturita  del  giudizio  e  resplicamento 
-della  libera  volonta  avrebbono  determinato  il  predominio  degii  op- 
posti  elemeoti.  Se  Gregorio  Nazianzeno  studiando  con  lui  in  Atene 
al  mirarne  il  torvo  lume  degli  occhi,  T  irrequieto  tragittare  della 
persona,  il  rotto  e  avventato  parlare  ebbe  a  dire:  ahi  qual  fiera  Tim- 
pero  si  nudre  nel  seno  1 ;  d'  altra  parte  nobili  semi  di  magnanime 
propensioni  erano  per  certo  piantati  in  quell1  animo.  Basti  ricordare 
11  valore  di  cui  ben  presto  die  prova  nelle  Gallic  difendendo  in  qaa- 
lita  diCesare  dall'irruzione  de'Franchi  e  degli  Alemanni  la  frontiera 
settentrional  dell'  impero  ;  1'  affezione  che  si  concilio  nell'  esercito ; 

• 

1  Vedi  1'orazione  3  di  S.  GREGORTO  NAZIA^ZENO  contra  Giuliauo. 


APOSTATA 

1'ouore  con  che  fin  dai  primi  aniii  si  diede  alle  scienze;  il  disprezzo 
che  raostro  del  fasto  e  del  lusso;  il  desiderio  di  gloria  che  vivissima- 
ineiite  il  pungeva. 

Le  quali  disposizioui  sarebbero  senza  fallo  potute  divenir  prim  i- 
pio  e  sprone  a  grandi  e  lodevoli  fatti,  se  egli  prestamente  non  cor- 
rompevale,  facendo  degeuerare  il  coraggio  in  audacia,  la  popolarita. 
in  triviale  abbassarnento,  la  vaghezza  di  gloria  in  ismodata  ambizio- 
ne,  la  bramosia  di  sapere  in  viziosa  curiosiladi  conoscere  1'avveni- 
re  per  mezzi  superstiziosi  e  crudeli,  la  parsimonia  in  avarizia,  1'odJo 
al  i'asto  in  sudiciume.  E  chi  puo  ricordar senza  stomaco  cio  di  elm 
egli  stesso  si  glorio  nel  suo  misopoyone  rassomigliando  la  sua  barba, 
a,  una  selva  in  cui  inveoe  di  ftere  si  nasrondessero  scliifosissimi  ani- 
naaletLi:  discurrentesineapediculosperfero  tanquam  feras  aliquas  in 
.sjy/ra?  Oh  chi  non  s'  indignera  nel  leggere  in  S.  Giovanni  Crisosto- 
iao  che  un  uomo  Imperadore  e  filosofo  e  guerriero,  non  peritavasi 
|d>er  le  vie  ddla  popolosa  Antiochia,  sotto  colore  del  culto  di  Venere, 
lasciati  alia  coda  i  magnati  e  duci  dell'esercito,  rnostrarsi  circondato7 
alii  sozza  compagnia !  di  rufliani,  di  feminine  da  coriio,  di  garzeni 
p^rnefande  disonesta  esecrandi?  Bel  vezzo  da  eroe!  ffir  sue  solenni 
comparse  in  mezzo  a  si  laido  corteggio  e  tra  i  cachinni ,  gli  sghi- 
gnazzari,  i  vituperosi  sermoni  di  si  abbominevole  masnada  1. 

II. 

Gkoliano  venne  all1  iinpero  ribellando  al  proprio  Sovrano  ed  ac~ 
coppiando  alia  fellonia  1'ingratitudine.  Tnocdine  diCostanzo  chia- 

\  «  Hie  lmj>erator  duccs  rpsos  ac  militum  praefectos  contemnere  ,  assrs 
«  unius  non  aestimaro;  contra  mares  meritorios  et  racretrices  e  fornicibus  suis 
«  t:\fitai as  una  secum  per  totaiu  urbem ,  per  angiportus  oinues  circumUucere  ? 
•<  cum  interim  rcgiiw  quidcin  equus  omnesque  praetorian!  pone  multo  inter- 
«  vallo  sequerentur.  Lenones  autcin  et  meretriculae  anleambulonum  loco  et 
«  univcrstis  mentoriorum  adolescentium  chorus  regem  medium  stipantes,  per 
«  forum  inambularent  sermones  cos  proferentes  alque  cachinnos  attollentes  quos. 
«  par  erafe huiuBcemodt  liomines  fariuae  attollere.  »  S.  Giov.  CRISOST.  Oratio 
Adversus  Gentes. 


244  GIULIANO 

mavalo  con  parte  dell'esercito  in  Oriente  per  opporlo  a'Persiani  che 
aveano  rotto  guerra  all'impero.  Le  milizie,  ritrose  a  quel  comando, 
romoreggiarono.  Giuliano  in  cambio  di  sedare  fin  dagl'  inizii  quel 
tumulto,  lo  fomento;  lascio  anzi  correre  tra'  soldati  delle  scritte  de- 
stramente  consiglianti  di  gridarlo  Imperadore,  e  da  ultimo  accettd 
senza  contrasto  la  offertagli  dignita ,  scusandosi  poi  col  dire  d'  aver 
cio  fatto  per  espressa  volonta  degl'  Iddii  1 . 

Cosi,  rotta  fede  a  Costanzo  al  quale  dovea  vita,  educazione  e  gra- 
do  diCesare,  ne  pur  si  tenne  dalPinsultarlo.  Nel  significargli  il  suo 
innalzamento  all'impero  gli^crisse  lettere  piene  di  rimproveri  e  dr 
minacce  siffattamente  che  allo  stesso  suo  ammiratore  Ammiano  par- 
vero  indegne  di  ricordanza.  His  litteris  iunctas  secretiores  alias  Con- 
stantio  misit  obiurgatorias  et  minaces,  quorum  seriem  nee  scrutari  li- 
cuit;  nee,  si  licuisset,  proferre  decebat  in  publicum  2.  Al  Senate  poi 
rapporto  tali  villanie  di  Costanzo  chei  Senatori  stomacati  non  potero- 
no  contenersi  dall'esclamare:  deh  alquanto  diriverenza  a  cui  tu  devi 
ogni  tua  cosa:  auctori  tuo  reverentiam  rogamus  3. 

Questa  bassezza  nel  vilipendere  il  proprio  benefattore  cresce  di 
lunga  mano,  ove  si  confronti  colla  vile  adulazione  di  cui  era  stato 
prodigo  verso  il  medesimo  quando  ne  temeva  la  potenza  e  ne  ambi- 
va  i  favori.  Ci  resta  ancora  quella  sua  celebre  orazione,  modello  di 
piacenteria  cortigianesra,  nella  quale  dopo  d'aver  agguagliato  Co- 
stanzo ad  Alessandro  magno  esce  in  quella  grottesca  sentenza:  to- 
gliete  da  Omeroi  nomi  proprii  de'suoi  eroi,  sostituitevi  Costanzo,  e 
il  poeta  vi  sembrera  piu  veridico  *. 

Ma  poco  era  infmgersi  rispetto  al  Principe;  egli  s'infinse  verso  la 
Cbiesa.  Imperocche  quantunque  egli  avessc  per  tempo  rinnegata  se- 
gretamente  la  fede,  pure  finche  non  sali  al  trono  si  mostro  anzi  pio 
e  devoto  cultore  del  Cristianesimo.  S.  Gregorio  Nazianzeno  ci  fa  sa- 
pere  che  egli  usava  alle  Chiese;  partecipava  ai  divini  misteri;  con- 
correva  con  largizioni  al  decoro  del  culto;  favoriva  i  Vescovi  catto- 

\  Opera  Ji  I.IAM  etc.  Epist.  13.  —  2  AMM.  MARCEI.MMO  1.  20  c.  8. 
3  AMM.  MARCELLING  1.  21,  c.  10.  —  4  Orazione  2. 


APOSTATA  245 

lici,  secondo  che  di  se  stesso  afferma  S.  Ilario  5  c  perfino  nel  prin- 
cipio  del  suo  innalzamento  all  impero  non  dubitodi  celebrarco'cri- 
stiani  la  festadeH'Epifania  1.  Questo  ipocrito  contegno  gli  era  ne- 
cessario  per  non  inimicarsi  i  fedeli,  che  senza  dubbio  formavano  la 
maggioranza.  «  Per  conciliarsi  (cosi  di  lui  scrive  Ammiano)  il  fa- 
«  vore  di  tutti,  senza  chealcuno  gli  ostasse  ne'suoi  disegni  simula- 
«  va  d'aderire  al  culto  cristiano,  al  quale  gia  da  pezza  avea  ririun- 
u  ziato:  ulque  omnes  nullo  impediente  ad  sui  facorem  allicerel,  adhae- 
rere  cultui  christiano  fingebat,  a  quo  iampridem  occulle  desciverat  2. 
Ma  come  priina  si  credette  sicuro  posseditor  dell' impero,  gitto  via 
la  maschera  e  si  paleso  quel  che  era,  fierissimo  nemico  del  Cristia- 
nesirno:  vix  imperil  hacredilatcm  adire  coeperat,  cum  impielatem  pa- 
lam  libereqnc  profilerelur  3.  Pur  venerido  a  pubblica  professione  del- 
Todio  suo  conlro  la  Chiesa  di  Cristo  ei  non  credettedi  doverdismet- 
tere  le  arti  dell'  infingimento,  ma  tenendo  una  via  tutta  opposta  a- 
gli  antichi  persecutori  penso  di  combatterla  non  coll'aperta  violen- 
za,  ma  colla  simulazione  e  coll'astuzia. 

III. 

t 

Egli  professo  di  voler  propugnare  la  liberta  di  coscienza  e  di  cul- 
to, cassando  da  prima  tutte  le  sentenze  date  da  Costanzo  contro 
qualsivoglia  setta  religiosa.  Guerreggiando  la  Fede  cristiana  diceva 
di  guerreggiar  I'ateismo,  e  restaurava  il  culto  pagano  sott'ombra  di 
restaurar  Vellenismo.  Pigliando  sembianze  e  norne  di  moderato  egli 
spergiurava  per  gli  Dei  non  essere  sua  intenzione  che  i  Galilei  (cosi 
per  istrazio  nomava  i  Cristiani)  fossero  uccisi  ne  che  patissero  veru- 
na  molestia,  tranne  cio  che  richiedesse  la  legalita  e  la  giustizia.  Ego 
per  Deos  neque  interfici  Galilaeos,  neque  caedi  praeter  ius  et  aequum, 
neque  molestiae  quidquam  perpeli  volo  *.  Delia  qual  sua  umanita  e 
moderanza  apportava  questa  cortese  ragione:  che  i  pazzi  si  deono 
ammaestrare  non  punire;  docere  enim  amentes,  non  punire  oportet  %. 

1  AMM.  MARC.  1.  21.  —  2  Id.  c.  2.  Vedi  ancora  LIBANIO  epistola  51 . 

3  GREGORII  NAZIANZ.  Adversus  lulianum  oral.  3.  —  4  Epist.  7.  —  5  Epist.  42. 


240  GIULIANO 

Cotanta  clemenza  per  allro  non  iinpediva  die  ei  non  comandasse 
lo  shaudeggiamento  del  grand e  Atanasio  non  sol  da  Alessandria  ma 
da  tutto  VEgitto:  die  ei  nonprivasse  del  grado  molti  duel  dell'eser- 
oito  sol  perche  si  professavano  cristiani;  che  molti  fedeli  non  ucci- 
desse  o  esiliasse  o  tartassasse  sotto  varii  prelesti  e  sopra  tutto  che  non 
lasciasse  assalire,  spogliare,  trucidare  dal  furor  de'pagani  ora  sacer- 
doti  ed  ora  laici  per  solo  odio  di  religione. 

«  Dividendosi  la  potenza  { cosi  il  Nazianzeno  ci  descrive  questa 
<i  arle  diabolica  di  Giuliano  in  opprimere  i  fedeli  di  Cristo )  dividen- 
«  dosi  la  potenza  in  persuasione  e  coazione  ,  egli  comportavasi  di 
«  guisa  die  quel  die  era  piu  inumano,  doe  la  forza  e  la  tirannide, 
«.  si  esercitasse  dal  popolo-e  dalle  turbe  cittadineselie  siccome  tali 
K  die  per  li  temerarii  movimenti  e  gl' imped  precipitosi  sembrasse- 
«  ro  incapaci  di  freno.  Ne  questo  ei  faceva  con  edilto  pubblico,  ma 
«  colla  connivenza ,  non  impedendo  ne  reprimendo  Y  audacia  di 
H  queUi ,  e  promulgando  cosi  la  sua  volonta  per  una  legge  non 
<(  iscritta,  ma  nondimeno  intesa  abbastanza  4  ».  D'onde  traeva  que- 
sto vantaggio  die  nel  fatto  adoperava  la  violenza,  senza  parere  di 
adoperarla:  ac  proinde  id  molilur  ut  ipse  quidem  vim  afferat,et  inte- 
rim after-re  non  videalur  %, 

Che  se  talvolta  alcun  magistrato  volea  porre  qualche  freno  a  sif- 
fatti  imped  delle  moltitudini,  egli  ne  lo  sgridava  dicendo  non  do- 
versi  per  si  poca  cosa  recar  violenza  al  popolo.  Basti,  in  grazia  d'e- 
sempio,  riferir  questo  sol  fatto.  I  gendli  di  Gaza  ed  Ascalona  fiera- 
mente  ammutinatisi  contro  i  cristiani ,  ne  uccisero  molti  con  bar- 
l)ari  modi  e  crudelissimi.  II  governatore  della  provincia  comeche 

\  «  Cum  potenlia  iw  pcrsitasion«n  et  coactionem  divisa  sit,  ita  se  compa- 
«  rareit  ut  quod  inliuiuauius  crat  ,  hoc  cst  vim  et  tycannidem  popular!  turbae 
«  civitatibusque  permitteret,  ut  quarum  vesana  audacia  propter  temcrarios  ani- 
•<  morum  motus  praecipitesque  ad  omnia  impetus,  effraenatior  esse  videretur^ 
«  Idquc  baud  publico  edicto ,  verum  ex  eo  quod  impetum  audaciamque  mini- 
«  me  reprimebat  ,  velut  proposita  quadam  lege,  non  seripta,  id  se  velle  pro- 
«  mulgans  ».  Contra  lulianum^Otai.  3. 

2  GKEG.  NA/.UNZ.  loco  citato. 


APOSTATA  217 

pagano,  mosso  nondimcno  da  sentiniento  di  naturale  giustizia  stim6 
dover  prendere  condannazione  di  quei  ribaldi  imprigionandone  i 
capi.  Risaputosi  cio  da  Giuliano  ne  lo  gam  aspramentej'ebbe  cas- 
so  d'  ufficio,  Tesilio  e  per  poco  si  tenne  cite  nol  dannasse  nella  te- 
sta. Rieordando  poi  I'avvenuto  diceva  tra1  suoi  piacevolmente  :  Che 
gran  delitto  alia  fine  si  era  commesso  ?  Una  turba  di  gentili  avea 
ucciso  una  decinadi  Galilei,  ecco  tutto;  '{unl  enim  grave  si  manux 
una  yenfiUs  dccem  fjalilatos  inter  fecit  ? 

Mi  par  proprio  di  udire  i  libertini  moderati  del  quarantotto  die 
dopo  lo  scacciamento  ,  lo  spoglio  ,  i  maltrattamenti  di  frati  e  di. 
suore  fatti  fare  dal  popolaccio  ,  andavan  dicendo  a  chi  deplorava 
1'accaduto:  che  gran  male  alia  fine  si  e  fatto  ?  II  popolo  irritato  ha 
voiuto  sbarazzarsi  d'alcuni  ceti  a  lui  odiosi ! 

Se  poi  talora  per  rimuovere  da  se  Tinfamia  deiriniquo  fatto  era 
fostretto  a  levar  la  voce  contra  alcun  eccesso  popolare,  il  facea  con 
parole  cosi  melate,  che  e  una  delizia  a  udirle.  Avendo  gli  Alessan- 
drini  con  gentilesco  furore  messo  a  morte  il  Vesrovo  Giorgio,  che 
quantunque  Ariano  veniva  nondimeno  da'  pagani  nel  generate  odio 
pontro  de'  cristfiani  confuso  co'  cattolici,  T  Imperadore  credette  do- 
yerneli  punire.  Adunque  per  tutta  punizione  scrisse  loro  una  lette- 
ra,  nella  quale  con  gran  sussiego  si  mette  a  ragioriare  della  necessi- 
ta  della  raoderazione  ,  del  rispetto  dovuto  alle  leggi ,  delF  inconve- 
nienza  che  e  a  punire  fuor  delle  vie  giuridiche  i  forfatti  di  chicches- 
sia.  «  Ma  voi  mi  direte  ,  prosiegue,  Giorgio  era  degno  di  patir  tali 
«  cose.  £  vero;  anzi  aggiungo  ch'  ei  meritava  piu  acerbi  supplizii. 
«  Ripiglierete  che  cio  per  vostra  cagione?  Vel  consento:  ma  non 
«  per  le  vostre  mani.  Imperocche  doveyate  rispettare  e  servare  le 
«  leggi  1.  » 

Finalmente  conchiude:  «  lo  non  voglio  adoperare  con  voi  che  il 
«  rimedio  piu  dolce,  la  parola  cioe  e  Fammonizione;  alia  quale  io 

4  At  enim  dignus  erat  Georgius  qui  talia  pateretur.  Immo  longe  graviora  in- 
•l\uim  et  acerbiora.  At  vestro  nomine  ?  Fateor;  sad  a  vobis  non  concedo.  Sunt 
-errim  leges  quas  observare  omnes  et  colere  debebatis.  »  IDIJAM  IMPERAT.    Opera 
etc.  Epist.  X. 


218  GIULIAKO 

«  spero  die  voi  tanto  piii  volentieri  obbedirete,  in  quanto  e  per  an- 
«  tica  origine  siete  Greci  e  di  tal  nobilta  anche  oggidi  ritenete  i  pre- 
«  clari  raratteri  npH'animo  e  nella  vita  ». 

Nondimeno  aggiudico  a  se  la  ricca  biblioteca  dell'ucciso  Ve*scovo 
e  comando  al  prefetto  di  Egitto  di  adoperare  la  tortura  per  ricupe- 
rare  i  libri  di  gia  involati  4 .  Cos!  dove  a  punir  gli  omicidii  fatti  in 
odio  del  cristianesimo  non  trovava  che  parole  ,  a  conquistar  per  se 
le  spoglie  delle  vittime  credeva  buoni  i  supplizii. 


IV. 


Ma  1'arte  piu  sottile  per  venire  a  capo  deirempio  suo  divisamen- 
to,  si  fu  di  svigorire  la  Chiesa  di  Dio  sottraendole  ogni  umano  pre- 
sidio e  conforto.  Annullo  le  immunita  e  i  privilegi  conceduti  dagli 
Imperadori  cristiani  a'  cherici  2.  Ordino  che  i  fedeli  non  potessero 
ne  esercitar  inagistrato,  ne  aver  grado  nelle  milizie  ,  ne  conseguire 
altra  dignita  onorifica  nello  Stato  3.  Per  contrario  favori  e  si  mo- 
stro  oltremodo  cortese  e  benevolo  verso  i  disertori  della  verace  Fe- 
de.  Testimonio  1'amicizia  professata  agli  eresiarchi  Fotino  ed  Aezio, 
invitando  questo  secondo  eziandio  agli  onori  di  corte  *;  e  la  licen- 
ziosa  impunita  accordata  ai  donatisti  nell' AfTrica.  Spogli6  le  Cbiese 
dei  loro  possedimenti  dicendo  che  il  Vangelo  imponeva  a'  suoi  se- 
guaci  la  poverta  e  1'umilta,  ed  aggiungendo  airingiustizia  lo  scher- 
no  soggiugneva  che  cosi  facendo  egli  agevolava  a'  cristiani  1'acqui- 
sto  del  regno  de'  cieli.  Se  alcuno  poi  di  questi  a  lui  ricorreva  per 
essere  stato  offeso  o  tartassato  da'  gentili,  negava  di  fargli  giustizia 
dicendo  che  il  Vangelo  intimava  a1  fedeli  di  non  vendicarsi  ma  off&- 
rir  r altra  guancia  a  chi  li  avesse  percossi  nella  prima,  e  dare  anche 
il  mantello  a  chi  avesse  loro  rapita  la  tunica  5. 

La  ferita  per  altro  piu  grave  si  fu  il  vietar  loro  la  pubblica  profes- 
sione  delle  scienze  e  delle  lettere,  costringendo  chi  voleva  impararle 

\  Epist.  IX,  etXXXVl.  —  2  SOZOMLNO  1.  X,  e.  S.  L*W  3  Id.  1.  V,  c.  17. 
4  Epist.  XXXI.  —  5  S.  GREG.  NAZIANZ.  Orat.  contra  htlianum. 


APOST.VTA.  24i) 

a  I'requentar  le  scuole  do'  gentili  1.  Con  questa  perfida  disposizione 
<>iili  otteneva  piii  scopi.  Dapprima  impediva  die  i  maestri  cristiani  in 
un  col  Ictterario  ammaestramento  infondessero  negli  allievi  la  pieta 
e laFede.  (nsecondo  luogo  sperava  cliei  giovanetti cristiani  colVusare 
alle  so nole  pagane  J)evessero  a  poco  a  poco  il  veleno  delle  gentili  su- 
perstizioni  e  si  disponessero  adapostatare.  In  terzo  luogo  ovviava  alia 
rinomanza  die  gia  si  acquistavano  dottori  cristiani  dotati  d'altis- 
simo  ingegno  e  di  protbnda  dottrina,  tra  i  quail  primeggiavano 
Apollinare  Siro  e  Basilio  e  Gregorio  di  Cappadocia.  Da  ultimo  s'im- 
prometteva  che  alcuni  almeno  tit*  questi  per  non  lasciare  la  loro 
onorifica  e  lucrosa  professione  s'inducessero  a  rinnegare  la  fede.  Ma 
questa  sua  Iblle  speranza  ando  a  vuoto  5  perocche  appena  uscito 
1'  erapio  editto ,  i  maestri  cristiani  senza  esitare  abbaridonarono  le 
loro  cattedre,  e  tra  questi  Mario  Vittorino  Africano  ,  celebratissimo 
oratore,  il  quale  insegnava  rettorica  in  Roma,  dove  per  decreto  del 
Senato  gli  fu  rizzata  una  statua  nel  foro  Traiano  2. 

Tuttavolta  non  puo  negarsi  che  questa  iniquissima  legge  fu  il 
colpo  piu  sentito  ed  atroce  contro  i  cristiani ;  come  apparisce  dalle 
gravissime  e  dolorosissime  parole,  colle  quali  se  ne  lagna  S.  Grego- 
rio Nazianzeno  e  scaglia  i  fulmini  della  sua  eloquenza  sul  capo  del- 
Tempio  che  promulgolla  3.  Imperocche  essa  avea  per  iscopo  preci- 
puodi  mostrare  clie  la  profession  della  fede  procedesse  dall'ignoranza 
de1  suoi  cultori ,  essendo  Giuliano  usato  di  dire  che  era  proprieta 
de'  gentili  1'  acutamente  discorrere  e  1'  acconciamente  favellare,  de' 
cristiani  per  contrario  esser  patrimonio  1'  idiotaggine  e  la  barbarie , 
non  riducendosi  ad  altro  la  loro  sapienza  che  al  credere  ciecamente. 

V. 

Mentre  che  per  1'  una  parte  Giuliano  ingegnavasi  di  vedovare  la 
Chiesa  degli  amminicoli  umani  e  terreni,  sperando  cosi  d'atterrarla 

1  AHM.  MARCELL.  lib.  2o.  —  2  S.  AGOSTINO  Confess,  1.  8,  c.  2. 
3  Orat,  I.  contra  Giuliano. 


250  G1ULIANO 

levandole  ogni  sostegno ;  dava  opera  dall'altra  a  trasferire  nel  paga- 
nesimo  tutte  le  pratiche,  i  riti,  le  istituzioni,  che  egli  credeva  essere 
cagione  della  propagazione  e  della  stabilita  della  Fede. 

Laonde  assunto  per  se  il  supremo  pontificate  cred  e  spedi  in  molte 
parti  pontefici  subaltern!  perche  richiamassero  in  vita  e  ammini- 
strassero  il  culto  pagano.  Yolle  che  ad  imitazione  di  cio  che  faceva 
]a  Chiesa  si  ergessero  ne'templi  del  gentilesimo  cattedre  dalle  quar 
li  si  spiegassero  i  profani  dommi  e  s1  ineulcasse  la  morale  insegnata 
da'  filosofi.  Statui  si  cantassero  con  alterne  voci  le  orazioni  nella 
forma  che  costumavauo  i  cristiani  e  s1  imponessero  pubbliche  peni- 
tenze  a  norma  de'diversi  peccati,  secondo  Tuso  de'  primitivifedelL 
Esorto  che  si  celebrassero  con  diligenza  le  esequie  dei  trapassati. 
«  Perche  non  pensiamo  anche  noi  a  far  uso  degli  stessi  mezzi ,  pe,« 
«  quali  Tateismo  1  si  e  accreditato  nel  mondo,  val  quanto  dire  l-o- 
<(  spitalita ,  1'  onore  ai  defonti ,  una  vita  di  regolata  apparenza?  » 
Cosi  scriveva  al  pontefice  da  lui  stabilito  per  la  Galazia  2. 

Per  iscimiottare  lo  zelo  e  la  dignita  dei  Prelati  e  la  virtu  del 
cLro  cristiano  ,  scriveva  al  medesimo  Arsacio  ,  dianzi  mentovato  : 
«  Ei  non  basta  che  tu  sii  irreprensibile :  tutti  i  sacerdoti  della  Gala- 
<c  zia  dehbono  esser  del  pari.  Privah'  delle  funzioni  del  sacerdozio  , 
«  se  essi  o  le  loro  mogli ,  o  i  loro  familiari  non  sono  virtuosi .... 
«  Un  sacro  ministro  non  dee  andare  a  teatro,  ne  bere  nelle  taverne, 
«  ne  esercitar  ufficio  vile  e  vergognoso.  .  .  .  Quando  i  governatori 
«  entrano  nelle  citta  nessun  sacerdote  esca  loro  incontro ;  bastera- 
<i  accoglierli  nel  vestibolo  quando  essi  si  recano  al  tempio.  » 

In  ispecie  egli  avrebbe  voluto  trasportare  nel  paganesimo  1'eser- 
cizio  della  carita  cristiana  e  si  consumava  di  rabbia  nel  veder  acca- 
dergli  il  contrario.  «  Gli  empii  Galilei  avendo  osservato  che  i  nostri 
«  sacerdoti  trasandano  i  poveri,  si  sono  applicati  a  prenderne  essi  la 
u  cura.  E  come  quei  che,  volendo  rapire  i  fanciulli  per  venderli,  h 
u  attirano  col  dar  loro  delle  ibcacce,  cosi  essi  hanno  cacciato  i  fedeli, 

1  Ricordi  U  lettore  che  questo  era  il  nome  oud'  ei  segnava  U  Criatiaae«imo. 

2  Appresso  SOZOMENO  lib.  b,  c.  ib. 


APOSTATA 

u  Hell'aleismo  mediante  1'eserc-izio  della  oarita,  dell'ospitalita,  e  del 
x<  minislero  alte  mense;  poiche  hanno  mold  nomi  per  significant 
«  tntte  codeste  cose  obe  essi  praticano  abbondevolmente.  » 

Ondeche  impose  ad  Arsacio  di  fare  altrettanto  per  rimettere  in 
onore  il  paganesimo.  «  Stabilite  in  ciascuna  citta  molti  ospedali  per 
«  esercitarvi  Fumanita,  non  solamente  verso  i  nostrali,  ma  verso  gli 
«  sU-anii  altresi ,  e  Verso  tutti  generaLmente ,  tanto  sol  che  siano 
«  poveri.  Egli  e  vituperevole  a  noi  che  nessun  giudeo  mendichi ,  e 
«  che  gli  empii  galilei  pascano  oltre  ai  loro  poveri  anche  i  nostri  , 
«  ctii  noi  lasciamo  languire  nella  miseria.  Gli  Elleni  contribuiscano 
«  per  queste  spese  (ecco  la  car  Ha  leijalc  fin  da  quei  tempi)  ed  ogni 
«  villaggio  ofl'ra  agli  Dei  le  primizie  delle  ricolte'l.  » 

Da  ultimo  stanzio  che  si  fondassero  luoghi  di  ritiramento  e  di  me- 
ditazione  tanto  per  gli  uomini  quanto  per  le  donne  in  maniera  non 
dissimile  dai  monisteri  cristiani. 

Povero  fanatico!  Tutti  questi  suoi  ordinamenti  erano  splendidi, 
>erano  magnifici,  erano  poderosi;  ma  una  sola  cosa  mancava  loro. 
1'  interna  efficacia  della  grazia  divina.  Questa  non  era  in  potere  di 
Giuliano^  e  lo  stolto  non  intendeva  che  senza  questo  principio  di  vi- 
ta egli  non  faceva  che  elettrizzare  un  cadavere.  Non  le  esteriori 
pratiche  da  per  loro,  ne  i  meccanici  ingegni  costituiscono  la  vitalita 
della  Chiesa;  ma  la  virtu  che  in  lei  scende  dal  cielo,  e  che  sola  d'un 
tronco  altrimenti  arido  sa  fare  un  albero  vivido,  frondoso,  fiorente, 
e  di  dolci  frutta  generatore. 

II  disegno  di  Giuliano  non  attecchi  per  manco  di  vita  e  di  princi- 
pio animatore  del  corpo  che  con  tanto  artifizio  congegnava.  Ei  rap- 
present6  T  ultimo  sforzo  fatto  dal  paganesimo  tra  I'agonie  di  morte 
che  1'  incalzavano.  Ei  fe  servire  i  Suoi  talenti ,  la  sua  scaltrezza,  la 
sua  dottrina,  la  sua  potenza,  tutti  i  mezzi  che  il  piu  alto  grado  so- 
ciale  ponevagli  in  mano,  per  richiamare  a  sanita  un  malato  gia  boc- 
cheggiante  e  vicino  a  dar  1' ultimo  tratto.  Ricorrendo  a  uno  spediente 
fmo  allora  inusitato  ei  cerc6  dall'  una  parte  infievolire  ed  annientare 

i   Luogo  citato. 


252  GIULIANO  APOSTATA 

T  azion  della  Cliiesa ,  e  fortificare  dall'  altra  la  superstizione  gentt- 
lesca  aiutandola  di  tutti  i  presidii  ond'  ei  spogliava  la  vincitrice  av- 
versaria.  L'  idolatria  figurata  da  Giovanni  sotto  1'  immagine  di  una 
bestia  che  piagata  a  morte  guarivasi  per  breve  tempo  della  sua  fe- 
rita,  sembrc  sotto  quei  fomenti  riaversi  un  istante  1. 

Ma  il  ricevuto  colpo  era  mortale,  e  nel  cielo  era  scritto  che  1'A- 
gnello  sul  monte  di  Sion  circondato  da'suoi  santi  avrebbe  vinta  quel- 
la  nuova  battaglia  per  distendere  il  suo  scettro  pacifico  sulle  nazio- 
ni  tutte  della  terra.  La  sozza  bestia  non  riacquistava  potenza  sotto 
quella  primitiva  sua  forma  se  non  per  lo  spazio  di  mesi  quarantadue. 
Potra  promettersi  miglior  giornata,  quando  ella  riapparira  nell1  are- 
na benche  sotto  altre  sembianze  adoperante  tuttavia  le  medesime 
armi?  £  questo  cio  ohe  ci  resta  a  vedere. 


1  «  Et  vidi  de  mare  bestiam  ascendentem ,  habentem  capita  septem  et  cor- 
«  nua  decem  .  .  .  Et  dedit  illi  draco  virtutem  suam  et  potestatemmagnam.  Et 
«  vidi  unum  de  capitibus  suis  quasi  occisum  in  mortem ,  et  plaga  mortis  eius 
«  curata  est  et  admirata  est  universa  terra  post  bestiam  .  .  .  Et  datum  est  ei  os 
«  loquens  matjna  et  blasphemias  et  data  est  ci  potestas  facere  menses  quadra- 
«  ginta  duos.  »  Apocal.  XIIT. 


. 


•q   6'ioIIj; 


el  HP 

DELL'  ARMONIA 

FILOSOFICA 

— ^®f^P|^— 

. 


§.  III. 

Si  sciolgono  due  obbiezioni. 

1.  Obbiezione.  —  2.  Risposta.  — 3.  II  progresso  non  dee  distruggere  —  4.  se 
non  1'  errore.  —  5.  La  filosofia  non  e  sempre  polemica  —  6.  specialnienle 
insegnando  ai  giovani.  —  7.  L'universale  esige  chiarezza  e  non  solidita.  — 
8.  L'  unita  se  e  necessaria  non  e  impossibile.  —  9.  Sentimento  comune 
del  bisogno. 

Vedemmo  nei  due  paragrafi  precedent!  i  danni  recati  alia  filo- 
sofia da  quella  liberta  che  scompagino  interamente  1'antica  unita:  e 
dalla  gravezza  dei  danni  inferimmo  la  necessita  di  mettervi  un 
qualche  riparo.  Non  e  per6  chi  non  veda  due  gravi  difficolta  che  a 
prima  giunta  si  presentano,  e  alle  quali  risponderemo  in  questo  pa- 
ragrafo.  E  che  ?  diranno  molti  uomini  dabbene;  e  egli  forse  in  no- 
stra  mano  il  fare  che  non  sorgano  idee  novelle  $  o  che  le  novelle  i- 
dee  non  ricerchino  novelli  vocaboli  ?  Andate  a  predicare  al  Kant 
che  non  critichi  la  ragione,  al  Fichte  che  non  trasformi  Yio  nell'  as- 
soluto ,  all'  Hegel  che  non  contraddica  la  logica,  al  Cousin  che  non 
divinizzi  il  pensiero  :  ed  allora  potremo  tener  ferma  la  lilosofia 


DELL  ARMONIA 

nell'antico  linguaggio,  poiche  non  dovra  esprimere  se  non  le  antiche 
idee.  0  forse,  pretendereste  voi,  che  si  lasciassero  ignorare  ai  catto- 
lici  i  sistemi  di  filosofia  novella  ?  Cotalche  all'  impotenza  del  com- 
battere  aggiungessero.la  vergogna  del  non  sapere  !  » 

L'  obbiezione  e  doppia.  per  non  dire  moltiplice;  e  pu6  ridursi  ai 
termini  seguenti :  1°.  non  puo  evitarsi  novita  nel  linguaggio  perche 
non  e  possibile  che  la  filosofia  non  progredisca  con  nuovi  acquisti  : 
2°.  fosse  pur  possibile  che  non  progredisse,  pure  si  dovrebbero  stu- 
diare  i  nuovi  formolarii  dell1errore  per  non  essere  nella  impossibili- 
ta  di  confutarli. 

2.  Lunga  discussione  sarebbe  richiesta  a  sciogliere  pienamente 
con  ragioni  intrinseche  le  due  obbiezioni  ,  e  lo  verrem  facendo  a 
suo  luogo.  Per  ora  ci  contenteremo  di  indicare  appena  con  pochi 
cenni  la  risposta  categorica,  ricorrendo  poscia  ad  altra  risposta  me- 
no  diretta,  ma  piu  confacente  al  presente  nostro  assunto. 

3.  La  prima  obbiezione  sembra  supporre  che  il  progresso  della 
filosofia  consista  nel  distruggere  domani  quel  che  ieri  si  edific6  , 
giacche  altrimenti  1' obbiezione  non  avrebbe  consistenza.  «Lafiloso- 

^ 

fia  progredisce,  dicono-,  dunque  a  cose  nuove  vocaboli  nuovi  ».  Sia 
pure,  nol  contendiamo:  ma  perche  andar  a  prendere  i  vocaboli  uv- 
chi  .  spogliarli  della  sostanza  in  cui  s'  inpcarnano  ,  e  rivestirne  una 
sostanza  novella  onde  si  equivochi  perpetuamente  tra  1'  antica  e 
la  nuova  significanza  ?  Niuno  certamente  avrebbe  vietato  al  Kantil 
suo  iraperativo  categorico,  cbe  non  andava  soggetto  a  scambio  nel- 
l' antica  filosofia:  ma  quando  mi  trasforma  in  idee  le  illazioni  della 
ragione,  e  in  forme  sensibili  i  concetti  intellettuali  dello  spa/io 
«  del  tempo,  allora  ho  dritto  a  dolermi  che  egli  introduce 
tuitamente  1'equivoco  nelle  nostre  discussioni.  Lo  stesso  avrem- 
mo  potuto  dire  a  que'  primi  cartesiani  che  separando  1'  anima 
<>orpo  e  riducendola  a  puro  pensiero  ,  ci  costrinsero  a  defmii 
Principle  pensanie,  mentre  per  lo  passato  era  Prindpio  di  rito,  ed 
animati  si  diceano  tutti  gli  esseri  vivenli.  La  novita  di  significazio- 
ne  rese  allora  incomprensibili  molte  frasi  e  proprie  e  figurate,  ove 
J'aiunia  riguardavasi  come  principio  vitale,  e  si  dovette  ricorrere  a  I 


FILOSOHCA 

vocahoio  di  vilalita  per  togliere  ringanno  in  eerie  IIMM.  aprendo  il 
\am>  ad  altri  equivoei. 

Si  ioggino  pur  dunque  nuovi  vocaboli  a  cose  numc  ;  ma  nelle 
dot  trine  comunemente  ricevute,  ritengusi  il  vocaboio  usalo,  se  non 
vuolsi  ontrare  in  quel  labirinto  die  abbianio  poeanzi  indicate. 

\.  Ma  e  se  le  dottrine  anliche  ibssero  appunto  un  cumulo  di  er- 
rori  da  condannarsi  tutle  in  fascio,  come  vorreste  voi  salvare  il  lin- 
guaggio  condannando  gli  error!  ? 

Oh !  allora  in  verita  non  abbiamo  die  rispondere  :  ed  e  questo 
appunto  il  supposto  di  que'  filosofi  die  tutto  trasibrmano  nella  filo- 
soiia  e  nel  suo  voeabolario.  Ma  siccorne  noi  non  supponiamo  tanta 
oltracotanza  nello  merit!  cattoliche  ;  e  siccome  1'  obbiezione  a  noi 
proposla  prcsuppoiK*  anzi  precisamente  il  contrario,  non  dobbiamo 
noi  (}ui  rispondere  a  tale  istanza.  Coloro  die  ci  dirono  die  la  filo- 
son'a  progredisce,  eppero  abbisogna  di  nuovi  vocaboli,  veugono  per 
questo  stesso  a  dire!  die  dal  rero  coitosciulo  <;lla  si  inoltra  al  non. 
t'onost'iuto  :  altrimenti  dovrebbero  dirci  non  gia  die  progredisce  , 
ma  die  esordisce,  die  baiuboleggia.  E  quando  ma!  si  udi  un  ardii - 
it-Uo  asserire  die  progredisce  il  suo  edifizio  se  una  bufera  atterra 
ijiiesla  nolle  cio  die  ieri  malamenle  edilico  ?  l.a  prima  obbiezione 
adunque  non  autorizza  i  neologism!  equivoci  se  non  si  presuppone 
nelle  anticbe  teorie  un  assoluta  falsita  :  anzi  presupporiendosi  die 
duri  T  antico  vero,  conierma  la  necessita  di  serbare  intatlo  T  antico 
vocaboio. 

o.  Almeuo,  si  dira  .  dovn'ino  aceetlare  il  linguaggio  dei  niiscre- 
denli  per  poterli  comballere  —  :  era  tpiesla  la  seeonda  obbiezione. 

Ma  dii  eoinprende  1  ollicio  dell'  insegnamento  lilosolico  vedra  a 
diriltnra  I"  insussistenza  andu-  di  questa  obbiezione  :  sjieciahnenlc 
se  rillella  alia  slretla  allinita  ;  he  connelte  il  pensiero  colla  sua  c>- 

Mone.  II  eonibattere  i  neiiiici  del  v«jro  e  certamente  fun/i 
utile  e  nobile  della  tilosolia,  ma  uon  e  la  prima,  come  a  suo  h- 
\edcmino.  Prima  Inn/ione  della  lilosolia  e  rendere  evidente-agt  m- 
teltksUi  per  via  delle  cause  intrinseche  le  verita  die  ia  qualsivegUa 
maniera  noi  conosciamo  :  ed  e  facile  lo  scorgere  nulla  essnre  si 


2«"6  DELL'  ARMO  NIA 

conducente  a  tal  uopo  come  1'  esattezza  rigorosa  del  linguaggio. 
Mutuare  durique  il  linguaggio  dell'  errore  nel  primo  insegnumento 
filosofico,  e  mezzo  certissimo  di  fallire  il  colpo,  e  di  formare  giovani 
che  combattono  il  falso  senza  conoscere  il  vero.  Lasciamo  alia  gio- 
vanile  arroganza  codesta  matta  prosufizione  ,  biasimata  da  tutti  i 
savii  istitutori  in  ogni  altro  ramo  dell'umano  sapere.  tl  giovinetto  u- 

, 

manista  vuol  leggere  ogrii  sorta  di  autori,  ma  il  maestro  gli  racqo- 
manda  i  classici  •,  1'  artista  che  apprende  il  disegno  vorrebbe  copiare 
a  caso  ,  ma  1'  accademico  gli  mette  innanzi  gli  originali  di  Fidia  e 
di  Raffaello;  Tidiota  laico  vorrebbe  poter  leggere  tutti  i  libri ,  ma  la 
Cbiesa  ne  interdice  a  migliaia:  si  formino  prima  sul  bello  e  sul  vero  i 
giovanetti;  e  poi  sapranno  studiare  e  correggere  originali  imperfetti. 

6.  E  questo  appunto  e  il  motivo  per  cui  la  totalita  delle  scolare- 
sche  dovrebbe  in  filosofia.tener  salda  come  la  vera  dottrina,  cosi  Tu- 
nica terminologia,  affine  di  chiarire  con  esattezza  ed  ordine  quelle 
idee  fondamentali  cbe  entrar  debbono  nella  formazione  di  tutti  i  teo- 
remi,  nell'  esplicamento  di  tutti  i  raziocinii,  nel  sistema  di  tutte  le 
scienze.  Questo  si  che  e  necessario  a  tutti,  ed  a  tutti  proporzionato; 
il  giurista  e  il  teologo,  il  medico  e  il  matematico,  il  politico  e  1'am- 
ministratore,  tutti  abbisognano  d'  idee  giuste,  chiare,  ordinate;  e  se 
a  taluno  le  forze  non  bastano  a  tanto,  la  filosofia  non  e  per  lui,  ne 
sono  per  lui  le  scienze  che  alia  filosofia  si  appoggiano.  Tutti  in  que- 
sto senso  debbono  esser  filosofi,  tutti  abbisognano  della  veritae  del 
suo  linguaggio. 

7.  Ma  qual  bisogno  hanno  le  scienze subalterne  di  conoscere  tutti 
i  delirii  che  infettarono  la  scienza  prima,  se  questi  delirii  non  sono 
penetrati  ad  infettare  le  secondarie  ?  Lasciamo  a  pochi  ingegni  phi 
penetranti,  piu  vivaci,  piu  saldi  il  rintracciareque'veleni  sottilissimi 
che  infettano  il  pensiero  e  il  linguaggio.  Ma  per  la  totalita  degli  uo- 
mini  facciamo  che  il  linguaggio  sia  quel  che  natura  il  fece,  guida  e 
conforto  degl'  intelletti  nella  certa  apprensione  della  verita.  A  tal 
uopo  sia  una,  sia  cattolica  la  filosofia,  ed  avremo  gittato  un  fonda- 
mento  saldissimo  per  innalzarvi  tutto  I'edifizio  scientifico,  base  del- 
F  edifizio  sociale. 


FILOSOFICA  257 

8.  L'  unita  necessaria  in  filosofia  rion  pu6  dunque  essere  impedi- 
ta  ne  dalla  necessita  di  progredire  negl'  incrementi  scientific!,  ne 
dallo  zelo  di  combattere  errori  novelli  camuffati  sotto  stranezza  di 
linguaggio.  Veggiamo  peraltro  ,  die  rimosse  comunque  le  due  dif- 
ficoltu  precedent!  .  ancor  non  s'  intendera  da  molti  come  nella  pre- 
sente  confusione  babelica  sperar  si  possa  un  complesso  di  teoremi  e 
una  unita  di  linguaggio  tilosofico,  cbe  riunisca  i  suflragi ,  e  cessi  la 
lunga  discordia.  A  noi  peraltro  basterebbe  1'  averne  dimostrato  la 
necessita,  deducendola  dai  mali  die  la  confusione  delle  dottrine  in- 
generar  deve  e  ingenera  veramente  nella  societa  e  nella  Chiesa,  per 
esser  convinti  cbe  1'  impresa  potra  essere  difficile,  ma  non  e  impos- 
sibile.  Anzi  se  si  riflette  alia  general  persuasione,  gia  penetrata  in 
tanti  animi,  i  quali  condannano  la  sbrigliata  liberta  dell'  opinare, 
specialmente  dopo  avere  osservato  come  una  tale  licenza,  invasan- 
do  la  societa  anche  praticamente,  la  conduca  a  sterminio;  si  capira 
come  V  idea  di  una  certa  armonia  filosofica  debba  oggi  ottenere  fra 
i  cattolici  il  suflragio  di  tutte  le  persone  assennate:  e  quanto  divie- 
ne  facile  con  tale  suffragio  ogni  impresa  benche  scabrosissima!  Non 
siamo  certamente  tanto  in  odio  al  cielo  che  il  genere  umano  debba 
essere  condannato  a  vivere  perpetuamente  nelle  tenebre  dell'  erro- 
re,  o  nelle  angosrie  del  dubbio,  o  nellabirinto  degli  equivoci:  neper 
lasciarci  in  tali  strette  scese  1'eternaSapienzaa  farsi  maestradel  ge- 
nere umano.  Finche  1'errore  filosofico  chiuso  nel  germe  lasciavadi- 
battere  i  filosofi  in  quistioni,  delle  quali  mal  si  apprendevano  lecon- 
seguenze,  ci  voleva  1'intelletto  di  un  Bossuet,  di  un  Leibnitz  per 
prevedere  lin  dove  sarebbe  giunto  1'orgoglio  della  ribellione.  Ma  og- 
gi che  tutti  veggiamo  nel  fatto,  tutti  udiamo  dai  barbassori  dell'  ec- 
elettismo  francese  essere  la  filosofia  ammodernata  un  contrapposto 
della  religione,  e  restare  a  noi  la  scelta  di  qual  debbasi  accettare  per 
reina;  esitare  in  questa  scelta,  non  pu6  cadere  nel  cuor  d'un  catto- 
lico;  e  diffidare  di  ben  riuscirvi  sarebbe  un'  onta  recataalla  Provvi- 
denza  che  ci  governa.  Dee  dunque  esservi  un  mezzo  di  tornare  gli 
intelletti  a  una  certa  unita  delle  verita  primordiali,  che  assicuri  alia 
Serie  II,  vol.  II.  17 


2o8  HELL'  ARMONIA 

societa  e  alia  Chiesa  T  unita  del  linguaggio,  la  santita  del  sapere? 
1'efficacia  dell1  opera. 

Debb' esservi:  die  il  mancarne  supporrebbe  una  grave  lacuna  della 
Provvidenza  nella  istituzione  della  societa  cristiana,  incredibile  in 
clii  la  riconosce  ultimo  compimento  della  fattura  divina  nella  pie- 
nezza  dei  tempi.  Finche  ci  si  dice  che  la  scienza  era  vacillante,  o- 
scura  la  storia,  dispotico  ilGoverno,  laceratala  societa,  incompren- 
sibile  Tuomo  nel  paganesimo  o  anche  sotto  la  legge  mosaica,  facil 
cosa  e  giustificare  la  Provvidenza  rispondendo  che  la  legge  non  do- 
vea  condurre  a  perfezione  (nihil  ad  perfectum  adduxit  lex) ,  che  la 
natura  dovea  trovare  il  compimento  nella  grazia  (uf  impleret  om- 
nia).  Ma  se  nella  societa  sublimata  dal  cristianesimo  si  vedesse 
un'immensa  lacuna,  un  pericolo  imminente,  un  danno  irreparabile. 
e  la  societa  cristiana  non  avesserimedi  con  cui  sopperirvi,  1'Istitutor 
della  Chiesa,  hen  potrebbe  dirsi  Autore,  ma  non  Consummatore  del- 
la  fede.  Basterebbe  a  noi  dunque  questo  semplice  argomento  per  di- 
mostrare  che  se  i  pericoli  da  noi  rawisati  nella  moltiplicita  delle 
dottrine  sono  veri  e  gravissimi,  una  giusta  armonia  filosofica  non  e 
impossibile  anche  a'di  d'oggi:  «  La  Babele  filosofica,  chedallescuo- 
le  nordiche  va  propagandosi  e  minaccia  ormai  anche  le  scuole  cat- 
toliche  d'  Italia  e  di  Spagna  per  le  iniluenze  del  laicato  eterodosso, 
&  uno  sterminio  per  la  societa  cattolica,  un  pericolo  gravissimo  per 
la  Chiesa:  or  la  Provvidenza  tiene  in  cura  la  societa  cattolica  e  la 
Chiesa  se  esse  adoperano  i  mezzi  die  vi  ha  istituiti:  dunque debbo- 
no  esservi  dei  mezzi  per  ristorare  1'  Armonia  filosofica  e  resistere 
alle  Babele  che  ci  minaccia  » . 

Ma  questo  argomento  a  priori  riuscira  anche  piu  convincente  e 
verra  ridotto  a  pratica  utilita  con  analitica  applicazione  nel  para- 
grafo  successive. 


\60  ^!<»> 

'• 


F1LOSOFICA  259 

§•  iv. 

Armenia  tiello  scopo  c  nelle  nozioni  elementari. 

1.  Impossibilita  di  persuadere  i  liberlini.  — 2.  Ai  cattolici  e  chiara  la  necessi- 
ta —  3.  anche  a  posteriori  —  i.  nell'  insegnaraento  filosofico  elementare  — 
5.  che  muove  dalle  idee  piii  comunali  —  6.  tracciando  verita  e  non  meravi- 
Ijlie  —  7.  senza  trascurare  una  discreta  eriulizione.  —  8.  La  filosofia  adulta 
c  polemica  tende  anch'essa  ad  armonia.  —  0.  Modello  di  tal  polemica  il  Bal- 
mes.  —  40.  Altro  esempio  in  altre  scienze.  — 11.  Necessita  di  studio  serio. 
•^BtO"1^ 

1 .  Non  ci  crediate,  lettor  cortese,  cosi  dabbenuomini  da  sperare 
che  questa  nostra  scrittura  intorno  all' unita  del  filosofare  possa  ot- 
tenere  di  primo  slancio  1'  universale  assenso  del  dotti  italiani  :  noi 
siamo  all'opposto  fermamente  persuasi  che  chiunque  non  e  piu  che 
mezzanamente  affezionato  alia  perfezione  della  propria  fede  e  ai  suoi 
increment!  nella  societa  ,  non  solo  non  sentira  1'  importanza  di  tale 
unita  ,  ma  si  dara  anzi  ogni  fretta  di  protestare  in  contrario  e  di 
far  di  tutto  affine  di  renderla  impossibile  nell'  opera  e  screditarla 
nelTopinione.  E  qual  meraviglia?  Se  la  mancanza  dell' unita  in  filo- 
sofia e  un  effetto,  come  udimmo  gia  dal  Proudhon,  del  libero  esame 
luterano  introdottovi  ,  chiunque  parteggia  pel  libero  esame  non 
parteggera  per  T  armonia  filosofica :  chi  non  e  affettuosamente  ad- 
detto  all'autorita  della  Chiesa,  molto  meno  potra  esser  sollecito  della 
unita  nella  scuola. 

2.  Ma  questi  nostri  articoli  non  parlano  a  tali  sventurati ,  parla- 
no  ai  veri,  ai  fermi  cattolici,  cattolici  almeno  per  intelletto  e  per  fe- 
de se  non  per  una  vita  pienamente  degna  di  nome  si  santo.  A  que- 
sti noi  presentammo  nei  precedenti  paragrafi  ragioni  che  ci  parvero 
di  qualche  forza  per  dimostr.ire  che  rtinita  filosofica  e  una  necessi- 
ta  sociale,  una  necessita  cattolica;  e  che  per  conseguenza  se  la  so- 
cieta e  la  Chiesa  non  sono  cadute  in  ira  al  Cielo  ;  1'  unita  iilosofica 
non  debb'essere  impossibile,  non  avendo  la  Provvidenza  reso  impos- 
sibile cid  che  e  necessario. 


260  DELL 


„' 


ARMONIA 


o    r»        i  u  •  -1,1. 

3.  Questa  pruova  peraltro  a  priori  poco  gioverebbe  se  non  venis- 
se  per  noi  additata  ana  via  di  fatto ,  mediante  il  quale  si  riduce  il 
possibile  al  reale.  E  questo  appunto  anderemo  facendo  negli  arti- 
coli  seguenti.  Per  ora  contentiamoci  di  accennare  due  elementi  di 
unita ,  il  primo  dei  quali  risulta  da  ci6  che  altra  volta  abbiamo 
detto  intorno  allo  scopo  della  filosofia ,  distinguendo  cio  che  a  lei 
propriamente  si  appartiene  da  cio  cbe  accidentalmente  puo  conve- 

•    1  •  ti"        •  T  '  '  T        L  -1  1         1    il 

nine  nei  van  oggetti  ai  quali  puo  venire  apphcata  :  il  secondo  dallo 
spirito  del  cattolicismo  cbe  investe  naturalmente  la  scienza  ,  come 
tutte  le  altre  parti  dell'  umanita  fra  i  cattolici. 

Ragionammo  altrove  intorno  allo  scopo  della  filosofia  ,  e  ci  giova 
sperare  aver  consenzienti  di  leggeri  tutti  coloro  che  lessero  il  no- 

1  CO 

stro  primo  articolo  intitolato  Di  due  Filosofie.  Yidero  essi  cola  come 
funzione  propria  del  filosofonon  e  Tottenereuna  certezza  qualun- 
que  che  per  molte  altre  vie  potrebbe  aversi ,  ma  1'  ottener  quella 
che  va  congiunta  con  1'  evidenza.  Quando  il  marangone  per  far  la 
sua  centina  ellittica  ha  piantati  i  due  cavicchi  ai  due  fuochi  e  appic- 
catovi  lo  spago  ha  descritta  la  curva  per  cui  questo  lo  guida,  egli  e 
certissimo  di  avere  descritta  una  ellissi :  ma  pu6  egli  per  questo 
van  tarsi  di  conoscere  filosoficamente  la  curva  che  ha  descritta?  Mai 
no:  egli  la  sa  da  artista,  come  da  artista  lavora  quel  pittore  che  ri- 
traendo  la  facciata  di  S.  Pietro  o  la  mole  del  Colosseo,  ne  conduce 
le  linee  a  rigore  di  prospettiva,  senza  conoscere  alcuna  di  quelle  di- 
mostrazioni  geometriche  che  ne  rendono  ragione.  Anche  questo  e 
certissimo  della  verita  di  quelle  linee,  quando  ne  vede  la  rassomi- 
glianza  perfetta  coll'  originale,  benche  non  ravvisi  alcuna  di  quelle 
ragioni  intrinseche  per  cui  le  linee  debbono  cosi  comparire  all'  oc- 
chio  e  descriversi  sulla  tela.  Quando  direbbesi  egli  conoscitore  del- 
la  filosofia  dell'  arte  ?  Allora  soltanto  quando  sapesse  rendeme  ra- 
gione partendo  dai  primi  principii  della  geometria.  Questo  dunque 
vuol  dire  filosofia  :  conoscimento  delle  cause  che  rendono  evidente 

filosofico. 


F1LOSOFICA  261 

4.  II  die  se  merita  grande  attenzione  in  qualsivoglia  grado  della 
scienza  ,  negli  element!  di  essa  ha  un'  importanza  suprema,  poiche 
dal  primo  insegnamento  di  ogni  scienza  dee  dipendere  ,  secondo  il 
teste  ragionato  ,  tutta  1'  evidenza  degli  ulteriori  progressi  a  cui  i 
primi  elementi  servir  debLono  perpetuamente  di  base.  Se  questa 
hase  noii  sia  per  lui  evidente,  ben  potra  lo  studiante  imparare  una 
sloria  o  un  calechismo  dei  teoremi  successive,  ma  Tadito  alia  filoso- 
fia  gli  e  chiuso  fine  lie  non  risale  ai  principii  e  non  ne  riverbera  1'e- 
videnza  sulle  veritu  dimostrate.  Per  questo  sorio  si  accurati  i  pro- 
fessori  di  scienze  esatte  ad  assicurare  nella  mente  dei  giovani  r  evi- 
denza dei  principii.  11  matematico  quando  insegna  elementi  si  da 
egli  briga  d'  iniziare  i  giovani  ai  trovati  pellegrini  dell'  analisi  mo- 
derna  ,  o  fastidisce  gli  antichi  teoremi  come  gia  rancidi  ?  Tutt'  al- 
tro  :  egli  toglie  in  mano  gli  elementi  di  Euclide  coi  venti  secoli  che 
portano  in  fronte  e  s'  ingegna  a  far  si  che  T  alunno  penetri  con  evi- 
deuza  gli  assiomi  e  le  proprieta  della  linea,  della  superficie,  del  solido 
e  delle  varie  figure  >  affinche  T  evidenza  di  questi  principii  assicuri 
poi  T evidenza  delle  remotissime  deduzioni  in  chi  vorra  progredire. 
Ora  gli  elementi  della  filosofia  sono  alle  scienze  razionali  cio  cheal- 
le  sc  ienze  della  quantita  continua  gli  elementi  di  geometria:  debbo- 
no  cioe  rendere  cosi  chiari  e  precisi  i  concetti  piu  universali  nell'or- 
dine  intelligibile,  che  ovunque  poscia  si  rivolga  1'  intelligenza  gio- 
vani le  ,  seco  vi  rechi  quella  chiarezza  d'  idee  ,  senza  la  quale  non 
puo  sperarsi  sicurezza  ed  evidenza  nelle  deduzioni. 
_jf^,rE  poiche  i  concetti  universali,  appunto  in  forza  della  loro  uni- 
versalita,  entrano  in  ogni  proposizione  e  discorso  anche  piu  volgare 
e  eomunale,  un  savio  istruttore  da  queste  idee  piu  trite  dovra  pren- 
dero  le  mosse,  come  appunto  fa  nella  matematica  Euclide,  sforzan- 
dosi  di  essere  vero  ed  evidente  piuttosto  che  di  sorprendere  col  nuo- 
y.p  ed  inaspettato.  Non  e  questa  certamente  la  via  che  battono  certi 
faniusi  cattedratici,  le  cui  diceriesono  destinate  a  procacciare  plausi 
e  rinomo  al  professore,  anziche  profitto  ai  giovani  esordienti?  E  pur 
troppo  quello  che  dai  barbassori  si  delta  per  lusso  di  erudizione 
nelle  scuole  piu  sublimi,  viene  poscia  imitato  per  gara  da  chi  insegna 


262  DELL   ARMONIA 

iprimi  element! ;  nei  quali  dettata  in  poche  pagine  a  guisa  di  vo- 
eabolario  la  nomenclature  del  termini,  delle  proposizioni,  dei  razio- 
cinii  ecc. ,  si  passa  poi  a  discutere  con  molta  pompa  le  quistioni 
piu  intricate  econtroverse,  senzache  i  giovani  abbiano  altri  elementi 
a  comprenderne  gli  argomenti ,  se  non  quel  misero  vocabolario  e 
quel  po'di  buon  senso  che  natura  infuse  loro  nel  cervello  spontanea- 
mente.  Dal  che  siegue  che  molte  nozioni  elementari  rimanendo  oscu- 
re  ed  equivoche  senza  un'  accurata  discussione ,  danno  occasione  a 
mille  errori  anche  in  dottrine  importantissime!  Quanti  errori  per  es. 
quando  non  si  comprende  il  valore  o  la  debolezza  degli  argomenti  di 
analoyia  !  Se  la  relazione  e  la  base  con.  cui  ragioniamo  intorno  alia 
trinita  delle  persone,  un'idea  men  giusta  della  relazione  pao  alterare 
i  concetti  cattolici  in  tal  materia:  una  giusta  idea  di  genere  e  specie 
fara  comprendere  la  differenza  fra  T  Ente  assoluto  e  il  dipendente : 
una  giusta  idea  di  sostanza  non  permettera  che  si  confonda  colla 
estensione  :  il  comprendere  donde  si  ripete  la  differenza  formale  di 
un  atto  o  di  un  abito  e  condizione  necessaria  per  ragionare  soda- 
mente  intorno  a  tutte  le  fat'olta  umane,  moltiplicate  a  dismisura  da 
certi  autori  per  le  confuse  idee  in  tal  materia.  E  se  tan  to  si  e  scre- 
ditato  il  sillogismo,  non  e  egli  appunto  perche  non  se  ne  compren- 
deva  il  valore? 

Certamente  fmche  s'insegna  la  filosofia  in  questa  forma,  sara  diffi- 
cile che  1'insegnamento  acquisti  una  certa  armonia,  essendo  impos- 
simile  che  non  penetri  in  tal  modo  negli  addiscenti  di  primo  pelo 
quella  ambiguita  e  moltiplicita  di  dottrine,  che  tanto  piu  cresce  in 
ogni  scienza,  quanto  piu  questa  s'inoltra  nelle  regioni  piu  oscure  e 
meno  accessibili.  Ma  se  il  professore  si  contentera  di  rimanersi  in 
quel  basso  ove  i  giovanetti  possono  ormarne  i  passi,  il  tempo  che 
s'impiegherebbe  nel  quistionar  sottilmente  potra  invece  impiegarsi 
a  porre  in  chiaro  le  dottrine  piu  elementari  e  i  piu  volgari  dettati 
del  senso  comune,  analizzandoli  e  dimostrandoli  per  modo,  cheniu- 
na  parola  venga  pronunziata  dal  giovane,  della  quale  egli  non  com- 
prenda  la  significazione  e  la  causa. 


FILOSOFICA 

0.  E  questo  abbiam  del  to  metodo  elcrnenlare  e  basso  per  adattarci 
al  concetto  che  corrc  fra  coloro  che  usar  vorrebbero  rinsc-griamento 
lilosoiico  a  guisa  di  poesia  o  di  scenario  teatrale,  ove  si  fa  di  lutto 
per  eccitare  la  meraviglia  e  carpiro  gli  applausi.  Ma  il  vero  e  che 
qui  sta  propriamente  il  pregio  e  Taltezza  della  filosofia,  indagatrice 
del  vero  e  non  fingitrice  dello  stupendo  :  e  quinci  appunto  il  dot- 
tissimo  Pallavicino  ,  nel  paragonare  que1  due  luminari  della  filosofia 
greca,  Platone  ed  Aristotele.  ripete  il  trionfo  che  a  lungo  andare  fu 
riportato  dal  secondo  nelle  scuole  cattoliche.  «  Aristotele,  dic'egli, 
«  tanto  fu  alieno  dal  tracciare  lo  stupore  del  volgo,  che  si  elesse  per 
«  maestro  il  volgo  medesimo;  e  sui  primi  e  piu  rozzi  ed  universal! 
«  concetti  della  marmaglia  appoggioJe  colon ne  della  sua  filosofia  : 
«  la  quale  quanto  per  tal  modo  fu  sincera,  tanto  riusci  finalmente 
<c  piu  fortunata  della  platonica.  E  videsi  tra  loro  quella  differenza, 
«  che  suol  essere  trale  poesie  ele  storie:  quelle  come  audaci  in  men- 
«  tire  cosi  piumeravigliose  e  perci6  piu  gustose:  queste  come  ri- 
te verenti  del  vero,  c^si  piu  autorevoli  e  per6  piu  pregiate  epiu  frut- 
«  tuose.  Tal  giudizio  ha  di  questi  due  maestri  il  testimonionon  er- 
<(  rante  del  tempo.  Si  e  conosciuto  con  lunga  esaminazione,  che  la 
«  natura  non  e  ciurmadrice  di  bugie  agli  intelletti-,  e  che  avendo 
«  questi  per  unico  fine  il  vero,  non  sono  prodotti  con  una  fatale  ne- 
«  cessita,  oride  il  piu  delle  volte  sieno  delusi  dal  falso :  che  per6  la 
<c  maggior  parte  delle  umane  credenze  e  vera,  e  che  la  buona  filo- 
«  iiti  nun  deve  affaticarsi  in  altro,  che  in  ispiegare  agli  uomini  di- 
«  stiiitamente  quello  che  in  una  certa  maniera  confusa  e  noto  na- 
«  turalmente  a  ciascuno;  faceiido  ella  la  ripetizione  e  il  comento 
«  alia  lezione  ed  al  testo  dettato  ad  ogni  uorao  dalla  natura  1 » .  Co- 
me vedete  da  que-slv  sentenze  del  gran  lilosolb  porporato,  la  parte 
atlidata  ad  un  savio  istruttore  che  brama  introdurre  il  giovane  nei 
penetrali  del  sapere,  non  e  bassa  ne  contennenda,  essendo  anzi  la 
via  per  cui  si  sale  alle  supreme  altezze  di  gloria  e  di  signoria  nel  re- 
gno  della  ragione,  la  quale  non  obbedisce  e  non  riverisce  legittima- 

1  PALLAMCINO  Del  bene  1.  2,  cap.  4. 


2(34  DELL1  ARMONIA. 

mente  se  non  la  verita:  e  Taver  preso  la  strada  opposta  e  una  delle 
precipue  cagioni  per  cui,  rimasti  gl'intelletti  a  fortuneggiare  tra  i 
venti  delle  opinion!,  senza  bussola  di  principii  e  senza  ancora  di 
certezza,  gittarono  la  filosofia  in  balia  or  delle  passioni,  or  del  sofi- 
sma,  or  della  eloquenza. 

7.  Questo  procedere  sul  terren  sodo  delle  verita  piu  comunali  e 
sicure  non  vieta  che  certe  difficolta  o  teorie  pellegrine  si  propon-- 
gano  ai  giovani  sotto  forma  di  obbiezioni,  si  per  aguzzarne  1'appe- 
tito,  si  per  cbiarir  la  materia.  Ma  quarido  esse  vengono  come  puro 
sussidio  dell'attenzione  o  della  intelligent,  non  debbono  introdurre 
nell'  insegnamento  quella  moltiplicita  di  sistemi  e  di  metodi  ,  che 
ad  altro  non  giova  se  non  a  slancare  e  confondere. 

8.  In  quanto  poi  agli  adulti ,  gia  vedemmo  nulla  vietare  che  la 
filosofia  da  loro  appresa  per  formare  in  se  stessi  1'evidenza  ,  venga 
poi  rivolta  a  smascherare  e  combattere  gli  error!  altrui  :  funzione 
anche  questa  degnissima  e  gravissima  ,  benche  non  elementare  e 
•primaria,  delle  scienze  filosoiiche,  come  di  ogni  altra:  non  essendovi 
cosa  nel  mondo  che  non  possa  giovare  al  bene  o  alia  difesa  della  reli- 
gione,  e  subordinarsi  a  sussidio  dell' ultimo  fine.  Ma  1'entrare  gia  ma- 
tura  in  questa  giostra,  lungi  dall'essere  cagione  per  la  filosofia  catto- 
lica  di  dissidii  e  di  screzie,  sara  anzi  un  nuovo  conforto  a  piu  ferma 
unita  ,  si  per  la  cautela  con  cui  in  tali  cimenti  ogni  vero  cattolico 
tjen  fiso  il  guardo  ai  punti  determinati  gia  dalla  Chiesa,si  per  1'accu- 
ratezza  colla  quale  e  necessitate  a  ridurre  in  termini  chiari  e  comu- 
nali le  ambagi  del  gergo  sempre  oscuro  ed  equivoco  adoprato  dalla 
eterodossia.  Al  qual  proposito  degnissimo  di  osservazione  e  1'avver- 
timento  del  ch.  Aw.  Capogrossi  nella  Disserlazione  inserita  negli 
Annali  di  .scAenze  religiose  (  II. a  Serie  ,  torn.  X  ,  pag.  47  e  seg.  ) 
intorno  alia  Teodicea  dell'  Ab.  Maret.   «  Molti  scrittori  ,  die'  egli  , 
si  servono  quasi  senza  volerlo  di .  .  .  .  espressioni  pericolose  .... 
II  cbe  pu6  derivare  da  molte  cause :  la  lettura  di  scritti  erronei  per 
confutarli ,  un  certo  desio  di  confondere  questi  errori  nel  proprio 
loro  linguaggio,  1'  abito  di  tal  linguaggio  ,  contralto  da  giovani,  fi- 
nalmente,  diciamolo  arditamcnte,  una  certa  bramosia  d'  ingrandire 


il  dominio  della  ragione  e  di  affrancarsi  dal  linguaggio  parlato  co- 
stanlemente  per  tanti  secoli  dagli  apologisti  della  religione ...  Ma 
in  tilth1  le  cose  lunga  e  difficile  impresa  e  abbarulonar  la  via  segnata 
dai  padri  nostri,  creando  e  inventando  una  nuova  lingua  scientiiica 
per  surrogarla  all'antica:  difficolta  che,  se  e  grande  in  tutte  le 
scienze,  e  immensa  in  teologia, ....  parlante  di  cose  appena  intel- 
ligibili  relative  all'  infinite,  alsommo,  al  soprannaturale  1.  » 

Fin  qui  il  valente  scritlore  degli  Annali  citato  da  noi  tanto  piu 
volentieri,  quanto  meglio  conferma  cio  che  altrove  abbiam  detto 
serbarsi  in  Italia  piu  die  in  altre  genti  1'armonia  filosofica  per  1' in- 
fluenza delta  terminologia  teologica. 

9.  L'  aver  saputo  in  tal  guisa  ridurre  al  linguaggio  comune  dei 
filosofi  il  gergo  del  trascendentalismo  forma,  come  allora  osservam- 
mo,  uno  dei  titoli  alia  gloria  del  ch.  Giacomo  Balmes;  il  quale  e 
nella  Filosofia  fondamentale  e  nelle  Letters  sullo  scetlicismo  si  ado- 
pero  a  ridurre  in  lingua  da  galantuomo  il  gergo  di  certe  espressioni 
del  trascendentalismo  tedesco,  affine  di  disingannare  i  suoi  conna- 
zionali,  alcuni  de'quali  sorpresi  da  que'paroloni  misteriosi  inco- 
minciavano  a  sospettare  in  quel  buio  longinquo,  speculazioni  pro- 
fonde  e  sublimita  inarrivabili.  No  no,  dice  loro  il  sommo  filosofo 
dopo  aver  posto  in  chiaro  alcune  stravaganze  dell'  Hegel :  nulla  e 
qui  di  sublime,  nulla  di  profondo.  «  La  difficolta  di  assalire  codesti 
«  delirii  provien  da  ci6,  che  i  nuovi  filosofi  hanno  avuto  1'  accortez- 
((  za  di  foggiare  un  linguaggio  enigmatico,  ove  mai  non  puoi  sapere 
«  se  hai  azzeccato  il  senso  dell'  A.  2  >,. 

10.  Concludiamo.  Se  i  filosofi  italiani  abbracciano  quella  unita  di 
scopo  ,  che  ogni  persona  assennata  ravvisa  negli  studii  filosofici , 
specialmente  elementari,  questi  contrarranno  fin  dalle  mosse  una 
direzione  armonica  che  potra  essere  un  primo  elemento  di  unita:  in 
quella  guisa  che  le  scienze  matematiche  ,  le  fisiche ,  le  geologiche , 

il'I'X  ib  JJlllJJsl  cl   :  OeiiJU'J  'ilkufl  );ji  .r.'UYi  . 

1  N'i^^ff  «WWte  ^^^M^^<!fl'6W%dBbttff lradouo  <11U'- 

sto  avvortimento  dagli  Annales  de  philosophic  chretienne  (IV  Serie,  torn.  A  ] 

,    ^.     ^  Hi)  om-   .       .     .          liiim  lx;! 
ove  la  Dissertazione  fa  inscntn  in  rmgtfo  Francese. 

i  BAI.MES,  Cartas  a  un  esceptico  pag.  181.  li;irrcl<Mi:i  Hrnsi  H 


^(56  DELL'  ARMONIA 

le  chimiche  eec.,  benche  riesca.no  varie  e  complicate  quando  s'  in- 
nalzano  a  nuove  scoperte,  o  incalzano  nelle  loro  polemiehe  i  nemi- 
ci  della  fede  che  si  armano  contro  lei  di  quelle  scienze-.  pure  quando 
trattasi  dell'insegnamento,  prescindendo  da  tali  complicazioni  e  pen- 
sando  quasi  unicamente  a  porre  in  evidenza  le  nozioni  elementari 
del  proprio  soggetto  coiranalisi  accurata  dei  fatti,  e  colla  for/a  del- 
le  dimostrazioni,  armonizzano  generalmente  nel  linguaggio  e  nelle 
idee:  e  quanto  sono  piu  adulte  le  scienze,  tarito  piu  rigoroso  diventa 
il  loro  formolario  e  pih  uniform!  e  comuni  le  loro  idee  elementari. 

Lo  stesso,  crediamo,  dovra  accadere  nella  suprema  delle  scienze 
naturali  la  filosofia,  il  soggetto  della  quale  sono  quelle  nozioni  e 
quo'  principii  supremi  che  entrano  in  tutto  lo  scihile:  metta  ella 
dunque  questi  in  luce,  in  evidenza;  ed  avra  riempito  una  gran  lacu- 
na e  sparse  un  seme  fecOndo  di  immensi  vantagp-i  sociali.  E  il  pro- 
cacciarli  dovrebbe  premere  a  tutti  sieno  cattolici  o  miscredenti  ; 
giacche  chiuriqtie  e  uomo  dovrebbe  comprendere  quanto  import  i  il 
bene  e  sodamente  discorrere. 

E  qui  giovera  avvertire  una  volta  per  sempre  cbe  quando  racco- 
mandiamo  1'  unita  di  linguaggio,  pairliamo  dell'  unita  filosofica,  non 
gia  della  grammaticale,  siccome  fin  da  principio  abbiamo  avvortito: 
parliamo  cioe  di  quella  che  nasce  principalmente  dalla  somiglianza 
delle  dottrine  e  non  dalla  somiglianza  della  barbaric.  II  Dante  cbe 
citeremo  fra  poco  fu  seguace  di  S.  Tommaso  nelle  dottrine,  e  m<>- 
dello  insieme  di  eleganza  nella  lingua :  ne  per  esprimere  i  soggetti 
sublimi  della  scuola  cattolica  abbisogn6  della  petreila,  della  ecceita, 
o  del  reubau.  Vi  banno  alcuni  termini  consecrati  dalla  Cbiesa  e  que- 
sti ogni  cattolico  deve  serbarli  inviolati  -,  negli  altri,  salva  1'esattezza 
e  la  riverenza  all'uso  dei  cattolici,  chi  e  perito  e  della  lingua  e  del- 
le dottrine,  sapra  sempre  esprimerle  con  un  frasario  puro  e  nobile, 
come  le  verita  di  cui  parla.  E  se  alcuni  credono  non  potersi  vestire 
di  una  bella  dicitura  quelle  dottrine  che  formarono  1'ammirazione 
dei  piu  bei  secoli  di  nostra  letteratura ,  cio  awien  solo  perche,  im- 
pastati  di  teorie  straniere,  e  forse  di  straniero  vocabolario,  hanno 
dimenticato  di  essere  nati  in  Italia. 


F1LOSOFICA 

Ma  poicbe,  qualunque  ne  sia  la  causa,  le  scuole  eterodosse  hanno 
ridotta  la  filosofia  a  tal  nullita  e  disprezzo  da  fare  increscere  di  loro; 
i  cattolici  che  veggono  quanto  noccia  alia  societa  e  alia  religione  la 
superficiality  degli  studii  filogofici.  hanno  in  questa  persuasione  ga- 
gliardo  stimolo  a  rassodame  le  basi ,  e  per  conseguenza  ad  agevo- 
larne  1'unita. 

11.  Vero  e.  che  per  procedere  con  questo  metodo  e  dare  ad  ogni 
concetto  plena  analisi,  principii  sodi,  svolgiinento  compiuto  non 
vuolsi  incarcerarne  1'  insegnamento  della  piu  alta  ,  piu  ardua  , 
piu  universale  delle  scienze  entro  gli  angusti  corifini  di  cinque  o  sei 
mesi,  pressurati  ed  infarciti  per  soprassdlo  da  non  so  quanli  altri 
inst'irnamenti  encidopedici.  che'rubino  mda  del  tempo,  dellatten- 
zione  e  delle  forze  a  quella  testoliaa  inzuppata  ancora  nell'  acque 
dell'Ippocrene  per  non  dire  nel  latte  della  nutrice.  Deplorabile  co- 
stumanza  introdotta  nelle  scuole  di  filosofia  dal  secolo  clie  si  vanta 
ragioiuitore  per  eccellenza!  e  die  manifesta  put  troppo  in  qual  con- 
cetto vada  presso  1'  universale  lo  studio  delle  scienze  razionali.  (Ihi 
coinprende  come  tutte  le  aberrazioni  onde  e  scombuiato  il  inon^o, 
nascono  dalla  incapacita  di  scernere  il  vero  nella  confusiorie  di  tan- 
te  sofisme;  e  come  questa  incapacita  nello  scernere  nasca  dalla  ine- 
satU'zza  ed  oscurita  dei  concetti ,  arrossira  certamente  cbe  tutti  gli 
dementi  dello  scibile  umano  abbiano  ad  infondersi  con  uno  studio 
semestre  in  una  intelligenza  trilustre  ;  e  cbe  mentre  il  fattorino  di 
unlegnaiuolo  appena  impara  in  sei  mesi  a  rotondare  un  cavicdiio  . 
o  a  piallare  una  tavola;  quel^brevissimo  tempo  bastar  debba  al  novi- 
zio  lilosol'o,  non  solo  per  comprendere  da  capo  a  fondo  tutti  gli  uni- 
versal! element!  dello  scibile  umano  ,  ma  eziandio  ad  acquistare 
1'esercizio  del  raziocinio  in  modo  da  usarlo  speditamente,  ora  a  conn 
iVnnar  le  proprie,  ora  a  combattere  le  sentenze  contrarie. 

Ma  questo  sia  detto  per  passaggio  ,  come  conseguenza  di  quello 
studio  severo  inlorno  ai  principii  metafisici,  senzail  quale  le  scien- 
ze razionali  e  morali  mai  non  potranno  acquistare  (juella  saldezza 
ed  armonia  di  cui  stiamo  trattando. 


•on 

268  DELL   ARMONIA. 

§•  V. 

.•  oloqoq 

.        O 

ia  risullanle  dallo  spirito  caltoUco. 


1.  Effelto  della  fede  —  2.  e  della  caritk  unificante  —  3.  Loro  contrapposto 
J'eresia  essonzialmente  scindente.  —  4.  Spirito  tradizionalc  del  caUolicis- 
ino  —  5.  careggiato  dalle  altre  scicnze  — •  6.  alterato  in  filosolia  per  ispirilo 
eterodosso:  —  7.  questo  svolgendosi  si  va  smaschcrando  —  8.  Modo  di  cor- 
recgerlo  —  9.  favorevole  all' unita. 

aio-i  loov  9ib  oJcthsofi^ 

A      T  rj-*'    j      r      .    j-  11,  vi- 

1.  La  solidita  degh  studu  sarebbe,   come  abbiamo  accennato, 
interesse  comune  di  tutti  gli  scienziati ,  qualunque  sia  la  religione 
che  professano :  laddove  il  secondo  elemento   di  unita ,  die  oggi 
ahbiam  preso  ad  esaminare,  vale  a  dire  quello  spirito  di  fede  e 
di  carita  che  ne  forma  Y  essenza  e  la  vita ,  appartiene  quasi  e- 
sclusivamente  ai  cattolici,  presso  iquali  Funita  della  Chiesa  trasfon- 
de  una  certa  unita  in  tutte  le  altre  istituzioni.  E  in  quanto  alia  fede 
non  torneremo  a  favellarne,  essendo  evidente  da  cio  che  ahbiam 

detto  nel  primo  articolo  quanto  a  lei  giovi  una  certa  unita  filosofica ; 

.,-,,, 
e  quanto  per  conseguenza  questa  unita  debba  rmscir  cara  al  catto- 

lico ,  e  indurlo  a  far  di  tutto  per  mantenerla  e  fomentarla  nelle 
scuole  specialmente  della  gioventii:  la  quale  dal  primo  indirizzo 
ch'ella  riceve  verra  mossa  in  seguito  o  a  ragionare  co1  ragionevoli  o 

r     i  i  •  l-i  ,  • 

a  lolleggiare  cogh  stravaganti. 

.  ^  .    ,  yfj 

2.  Meno  laconici  saremo  parlando  della  carita  cattolica:  la  quale 
considerata  come  principio  di  armonia  nel  filosofare,  non  viene  qui 
da  noi  riguardata  precisamente  in  quanto  e  amore  scamhievole  , 
tendente  per  sua  natura  a  produrre  tra  i  fedeli  una  certa  somiglian- 
za.  Anche  questo  amore  scamhievole  puo  certamente  influire  nel 
rendere  piu  agevoli  i  consentimenti :  ma  quello  che  a  tal  uopo  dee 
principalmente  giovare  e  quell' affetto,  con  cui  il  cattolico  e  vincolato 
alia  unita  della  Chiesa  e  rannodato  alia  tradizione  di  tutti  i  secoli 
precedenti.  Si  comprendera  viemeglio  quanta. forza  debba  esercitare 
questo  spirito,  se  si  rifletta  agli  effetti  dello  spirito  opposto. 


FILOSOFICA.  269 

1  iao( 

3.  LTeresia  e  essenzialmente  divisione,  come  il  nomestesso  la  dice; 

divisione  nella  generazione  vivente,  divisione  dalle  generazioni  pas- 
sate.  Ovunque  V  eterodossia  alligno  divise  popolo  da  popolo,  gente 
da  gente,  famiglia  da  famiglia,  fratello  da  fratello :  ovunque  giunse 
a  regnare  dett6  leggi  ed  istituzioni,  che  isolassero  da  tutti  i  vicini  e 
troncassero  tutte  le  tradizioni  *.  La  scissura  nelle  opinioni  filosofi- 
che  sotto  le  influenze  eterodosse  non  e  dunque  soltanto  un  risulta- 
mento  necessario  della  varieta  deglintelletti  nell'apprendere  e  giudi- 
care,  ma  e  di  piu  un  bisogno,  un  desiderio,  uninteresse  di  un  cuore 
esacerbato  che  vuol  romperla  con  tutti  i  circostanti  e  con  tutto  il 
passato.  E  qual  ragione  avea  la  Repubblica  francese  del  93  di  can- 
giare  quella  bandiera  onorata,  che  conoscea  si  bene  il  cammino  della 
vittoria?  qual  ragione  di  cambiare  la  settimana  in  decade  ,  o  T  6ra 
volgare  nella  repubblicana?  qual  ragione  di  abolire  perfino  i  nomi 
non  che  i  monumenti  e  le  costumanze  delle  antiche  province?  Gia 
tutti  lo  sanno  :  si  volea  iinirla  per  sempre  col  medio  evo  ,  ossia  in 
lingua  volgare,  rigenerare  un  popolo  che  piu  non  avesse  antenati. 
Chi  cammina  con  questo  spirito  e  naturalissimo  che  piu  trionfi , 
quanto  piu  cambia  o  abolisce  T  antico. 

4.  Ma  lo  spirito  cattolico  e  precisamente  il  contrario;  e  la  venera- 
zione  alle  tradizioni,  come  forma  un  articolo  della  sua  professione  di 
fede ,  cosi  forma  un  istinto  della  sua  car  i  la.  II  cattolico  ricorda  con 
giubilo  le  glorie  dei  padri  suoi,  ne  accetta  con  riverenza  il  retaggio 
di  diritti  e  di  obbligazioni ,  ne  apprende  e  custodisce  il  linguaggio , 

ne  osserva  le  costumanze,  ne  perpetua  le  istituzioni :  sente  insomnia 

. 

ch'egli  e  Uno  colle  generazioni  passate,  le  quali  giunte  al  porto  del- 
la  eternita  sembrano  accennargli  da  quel  lido  che  prosiegua  il  cam- 
mino, onde  esse  giunsero  a  salvamento.  Sotto  1'  impulse  di  un  tale 
spirito,  il  filosofo  cattolico  al  par  di  ogni  altro  fedele,allora  soltanto 
s'  induce  a  mutare ,  quando  la  costanza  sarebbe  colpa  o  difetto.  Ma 

cambiare  per  cambiare,  ma  lasciare  V antico  perche  e  antico,   ma 
IO-MIIV  •  ,(i  an  r 

1  Abbianio  thiarito  qucsta  tendcnza  desolatrice  dell'eresia  nella  I.  Serie  della 
Cirilta  Cattolicu:  Vol.  V,  pag.  395  c  seijt;. 

•up 


270  DELL'  ARMONIA 

vergqgnarsi  di  una  verita  perche  e  ripetuta  da  died  o  quindici  seco- 
ti ,  oh  questo  davvero  che  non  cadra  in  mente  al  cattolico  :  ed  ecco 
in  qual  senso  abbiam  detto  essere  gran  mezzo  di  armonia  lilosoiica 
1'  amore  ond'  egli  e  ispirato.  Sotto  tale  ispirazione  una  gran  Mente 
puo  essere  promotrice  di  progressi  portentosi.  ma  non  sara  mai  in- 
novatrice  nell'  antica  verita  ;  la  quale  ben  puo  essere  antica  ,  ma 
vecclria  e  logora  non  mai. 

5.  Sotto  tale  ispirazione  i  progressi  della  filosofia  saranno  come 
quelli  delle  scienze  matematiche ,  le  quali  quando  mai  pensarono 
che  ad  ottenere  increment!  veraci  fosse  mestieri  disprezzare  e  cal- 
pestare  i  document!  diPappo,  di  Archimede,  di  Archita,  diPitagora? 
Ogni  grand'  uomo  vi  si  fece  continuatore  dei  precedent}  •,  e  Keplero 
era  riverito  da  Eulero,  questi  da  Lalande,  da  Lagrange,  da  Laplace, 
seguiti  essi  pure  dai  Poisson,dai  Cauchy,dai  Venturoli,  dai  Caraffa. 
persuasi  tutti  che,  se  1'  antico  e  vero,  non  vi  e  ragione  di  mtitarlo 
con  un  nuovo  che  ben  puo  essere  falso:  e  che  una  tal  mutazione 
limgi  dall'agevolare  il  progresso,  lo  rende  quasi  impossibile,  obbli- 
gando  i  dotti  a  spendere  nel  discutere  ed  accertare  rudimenti  no- 
velli  quel  tempo  prezioso,  che  impiegar  si  poteva  a  sopraedificare 
sugli  antiehi  gia  provetti  e  rassodati. 

6.  Se  i  filosofi  cattolici  avessero  tutti  imitato  nella  loro  scienz* 
(juesto  savio  procedimento  dei  matematici,  credete  voi  che  si  sa- 
rebbero  lasciati  strascinare  dagli  schiamazzi  di  Wicleffo  1  e  dei  pro- 
testanti  2  a  quello  sterminio  universale  delle  dottrine  antiche  che 
parve  in  certe  epoche  piuttosto  una  persecuzione  di  passioni  t'anati- 
che,  che  uno  studio  di  verita  filosofiche?  Molto  certamente  vi  era  da 

1  II  sinodo  di  Costanza  Sessione  VIII,  nc  condanno  la  seguente  proposizione 
Unwersitates  s(udia  collegia  vana  garulitate  introducta  sunt- 

2  Qual  fosse  Paccanimento  del  proteslantisino  contro  gliScolastici  e  notissimo; 
not  issi  mo  quanto  in  favor  di  questi  sancirono  i  supremi  Pontefici  Benedetto  XIV 
che  cita  un  lungo  squarcio  di  Sisto  V,  (Inst.  IV,  lib.  XIV),  Pio  VI,  che  nella  Bolla 
Auctorem  fidei  LXXVI  ha  eosi:  Insectatio  qua  Sy nodus  scholasticam  exagitat... 
falsa,  temeraria,  in  SS.  viros  et  doctores,  qtii  mayno  catliolicae  religionis  bono 
scholasticam  excoluere,  iniuriosa,  favens  infestis  in  earn  haereticorum  conviviit* 


FILOSOFICA 

i'orreggeree  da  progredire  nelle  dottrine  e  neimetodi  degliScolastici. 
per  cont'essione  di  loro  medesimi  :  ma  questi  progress!  doveano  ot- 
tenersi  col  vagliare  nelle  accademie  e  scrutinare  ad  una  ad  una  le 
dottrine  accusate  di  falsita;  non  gia  con  queH'ostracismo  universal, 
con  quell'  auto-da-fe,  sentenziato  a  furor  di  popolo  alia  voce  di  un 
mtMUire  bretom  (cosi  dal  Cousin  si  descrive  il  Cartesio)  risoluto,  fer- 
mo  e  pin  che  mediocremente  temerario,  non  meno  intrepido  nd  pensar 
da  fdosofo  che  ml  battagliare  sotto  le  mnra  di  Praya ,  che  filosofava 
da  dilettante,  come  da  dilettante  avea  yuerreyyialo  I .  In  nessun'  arte 
i  dilettanti  sogliono  essere  professori,  ne  i  professori  prender  regola 
dai  dilettanti :  ed  ecco  perche  le  scuole  cattoliche,  governate  gene- 
ralmente  dal  Clero ,  andarono  riguardose  a  riiento  nel  consentire 
alia  condanna  fulminata  dai  protestanti.  Ma  il  laicato  meno  istrutto 
e  meno  fermo  nella  fede,  eppero  meno  sensitivo  alle  ispirazioni  dello 
spirito  cattolico,  t'u  strascinato  da  quegli  sehiamazzi ,  vi  fece  eco 
co'  suoi  ,  e  non  cessa  tuttavia  di  gridare  le  scuole  clerical!  incapaci 
di  ogni  progresso. 

7.  Se  non  che  a  poco  a  poco  le  conseguenze  si  svolgono,  i  prin- 
eipii  si  chiariscono,  le  dottrine  si  contornano  a  caratteri  e  fisonomie 
ricise  e  distinte  :  ed  al  vedere  la  nullka  ,  il  pericolo  ,  lo  sterminio 
portato  nelle  generazioni  presenti  da  quella  lilosofia  improvvisata 
sul  tamburo  dal  militare  bretone ,  anche  i  laici  sincerameute  catto- 
lici  incominciano  a  ricredersi  e  si  persuadono  ,  come  dice  il  citato 
Cousin  ,  che  la  filosofia  scolastica ,  bestemmiata  nel  primo  momenta 
di  emancipazione ,  conliene  verita  profonde  e  non  fu  scomunicata  se 
non  perche  non  oso  ollrepassare  i  confini  imposti  a  lei  dalla  fede  2. 

\  Descartes  etait  un  gentilhomme  breton,  rrdlitaire,  ayant  an  plus  haut  degr6 
nos  defauts  et  nos  qualites;  net,  ferme,  resolu,  asses  tetneraire,  pensant  dans 
son  cabinet  avec  la  meme  intrepidite  qu.'  il  se  battait  sous  las  miurs  de  Prague. 
II  avail  fait  la  guerre  en  amateur,  il  philosophait  de  meme. 

COUSIN;  Cours  de  V  histoire  de  la  philosophic  ;  Introd.  —  nouvelle  edition 
•pag.  54  —  Paris  1811. 

-2  II  ;/  <i  beawoup  de  verite  dans  le  scholastiqiw  .  .  .  ( Elle)  doit  contenir 
aussi  de  profondes  verites  .  .  •  La  pensee  qui  t'exerce  dans  nncercle  qu'ellen'a. 


2T2  DELL'  ARMONIA 

In  tale  disposizione  degli  animi  ,  qual  sarebbe  il  consiglio  della 
prudenza  per  ristorare  i  danni  delle  scienze  razionali  ?  Supponete , 
per  una  ridicola  ipotesi ,  clie  un  agrimensore ,  o  un  muratore  fosse 
riuscito  a  persuadere  ad  una  generazione  di  matematici,  clie  abban- 
donassero  le  teorie  troppo  astratte  degli  antichi  maestri  e  ne  bru- 
ciassero  i  libri,  attenendosi  quindi  in  poi  alle  dimostrazioni  del  com- 
passo  e  della  sinobia ,  tanto  piu  evidenti  delle  anticbe  ,  quanto  piii 
visibili  agli  occbi  e  palpabili  alle  mani;  clie  dovrebbero  fareirnate- 
matici  che  venisser  dopo  per  ristorare  la  scienza  senza  ripigliare  ten- 
toni  i  primi  passi?  Dovrebbero  fare  quel  medesimo,  che,  dopo  Tin- 
cendio  delle  biblioteche,  opero  la  Cina  in  favor  di  Confucio:  risusci- 
tare  gli  anticbi  codici,  e  studiarne,  esaminarne,  librarne  le  dottrine. 

8.  Or  questo  appunto  suggerisce  naturalmente  ad  un  savio  filo- 

sofante  quello  spirito  che  abbiamo  accennato,  animatore  del  catto- 

• 
licismo.  Invece  di  svolazzare  a  caso  pei  fantastic!  regni  di  que'  tan- 

ti  sistemi  cozzanti  che  brulicano  ogni  di  dal  fermento  dei  cervelli 
riscaldati ,  ove  i  creatori  o  non  s'  intendono  o  si  contraddicono 
continuamente  •,  perche  non  interrogare  piuttosto  ad  una  ad  una 
quelle  dottrine  che  vantano  1'  assenso  unanime  di  quattro  o  cinque 
secoli ,  e  che ,  sparse  bensi  e  men  coerenti ,  pur  durano  tuttavia 
in  molte  scuole  cattoliche?  Se  in  queste  i  principii  apparissero  in- 
concussi ,  le  conseguenze  concatenate ,  le  obbiezioni  gia  sciolte ,  i 
teoremi  gia  applicati  al  pratico,  gia  comprovati  dall'  esperienza,  gia 
connessi  con  tutto  il  sistema  delle  dottrine  volgari  e  delle  scienti- 
fiche ,  e  soprattutto  gia  conciliati  perfettamente  coile  dottrine  reli- 
giose; non  dovremmo  esser  lieti  di  iniziare  in  tal  guisa  i  giovanetti 
ad  una  dottrina  ,  che  armonizza  con  tutti  i  secoli  e  con  tutte  le 
scienze,  impiegando  le  meditazioni  dei  dotti  ad  alzare  1'  edifizio  ver- 
so il  cielo,  invece  di  scavare  indefinitamente  sotterra  in  un  terreno 
incerto  per  ripiantarne,  Dio  sa  dove,  la  pietra  fondamentale? 


point  trace  elle  meme,  et  qu'elle  n'ose  pas  depasser,  est  une  pensee  quipeut  con- 
tcnt'r  toute  verite;  mat's  ce  n'est  pas  encore  la  pensee  dans  cette  liberte  absolue 
gui  caracterise  la  philosophic  proprement  dite.  COUSIN  1.  cit.  pag,  51-52- 

AA  ,fo'j  « 


FILOSOFICA  273 

9.  Riflettano  a  questo  di  grazia  i  sapienti  Italian! ;  e  se  un  tal  con- 
siglio  non  sembrasse  improvvido,  avrem  trovato  un  secondo  ele- 
mento  di  iinila  nel  filosofare ,  tanto  proprio  della  lilosofia  cattolica, 
quanto  e  proprio  del  cattolico  il  rannodare  la  propria  esistenza  alle 
generazioni  passate,  ripetendo  il  noto  aforismo :  Profana  novitas, 
sacrata  vetustas. 

11  che  se  sarebbe  proprissimo  del  cattolico  in  quanto  e  rispettoso 
osservatore  delle  sue  tradizioni,  sarebbe  per  soprappiu  proprissimo 
del  cattolico  italiano  in  quanto  e  amatore  sincere  della  propria  ar- 
moniosa  favella,  educata,  come  ognun  sa,  sotto  gli  auspicii  della 
Chiesa  nelle  scuole  del  medio  evo.  II  linguaggio  cattolico  e  filoso- 
fico  dei  padri  nostri  e  si  connaturato  al  nostro  idioma ,  cbe  le  reli- 
gioni  e  ftfosofle  straniere  riescono  barbare  al  nostro  orecchio  non 
meno  che  erroneeal  nostro  pensiero.  LTAllighieii,  padre  riverito  di 
nostra  favella,  trasfuse  in  lei  si  fattamente  quella  doppia  forma  di 
vero  naturale  e  soprannaturale  ,  cbe  gli  amatori  di  terso  dire  non 
possono  a  meno  di  ripetere  quelle  formole  anche  talora  quando  vor- 
rebbono  rinnegarne  il  concetto. 

Tutto  adunque  sembra  additare  all'Italia  la  via  da  battersi,  ricon- 
ciliandosi  con  quel  linguaggio  filosofico  immedesimato  per  lei  colle 
tradizioni  cattolicbe.  Aggiungete  ora  a  questi  inviti  un  cattolicismo 
cbe  si  rinfervori  alia  vista  di  pericoli  minacciati  alia  societa  ed  alia 
Chiesa  dalla  Babele  di  oltremonti;  e  vedete  quanto  ne  rimarra  age- 
volata  1'anmonia  dell'  insegnamento  filosofico,  se  non  ci  lasciamo  il- 
ludere  dallo  stolto  desio  di  folleggiare  co'  novatori ,  e  rinnegare  gli 
avi  per  obbedire  agli  stranieri. 

« 

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>>\o».^ii   aiTi('% 

Serb  II,  vol.  II.  18 


L'  ORFANELLA 


• 

I. 
IL  MIO  RACCONTO. 

Amico  mio  dolcissimo  —  leri  me  ne  stava  seduto  sopra  un  de- 
schetto  innanzi  a  una  bottega  da  caffe  di  qaesta  Vico ,  donde  ti 
scrivo,  sorsandomi  una  tazza  di  cioccolata  che,  a  dirtela  tra  paren- 
tesi ,  non  era  ne  la  piu  schiumosa  ne  la  meglio  aromatizzata  del 
mondo.  Quand'  ecco  fermarmisi  li  dinanzi  uno  di  quei  calessetti 
che  fanno  il  viaggio  dalla  stazione  di  Castellamare  a  Sorrento  ,  e 
guizzarne  un  giovanotto  tanto  azzimato  che  parea  uscisse  da  una 
sala  da  hallo.  Tolse  di  presente  una  delle  panchette  imbottite  che  mi 
eran  dappresso,  e  vi  si  gitt6  sopra  a  cavalcioni  appressandosi  a  quella 

medesima  tavoluccia  a  ribalta  ove  era  posato  il  vassoio  delle  mie 

• 

1  Come  until m mo  nel  passato  quaderno ,  1'  Ubaldo  ed  Irene  sara  sospeso  finche 
1'autOre  dell' Ebreo  di  Verona,  gia  riavutosi  per  divina  bonta  da  mortale  malat- 
tia,  nou  sia  in  condizione  di  poterlo  alacremente  continuare.  Frattanto  per 
alquanti  mesi  verremo  pubblicando  questo  racconto  dell'  Orfanella  perche  non 
manchi  al  nostro  periodico  questa  parte  che  sappiamo  quanto  sia  cara  e  giunga 
aspettata  al  maggior  numero  dei  nostri  associati. 


L'  ORFANELI.A 

cbicchere ,  e  dimandando  al  donzello  della  bottega  con  una  voce 
stridula  e  schiacciata  da  far  colezione  speditamenle.  M'  accorsi  to- 
sto  die  il  messere  fosse  il  piu  nuovo  uccel  da  muda  che  mai  ,  e 
quello  il  primo  volo  che  egli  spiccasse  fuori  del  nido.  Poiche  con 
fidanza  tutta  napolitana ,  e  per  soprappiu  sbadata  per  V  inespe- 
rienza  del  mondo  e  degli  uomini  comincio  ne  richiesto  ne  inteso  a 
darmi  ragione  di  se ,  del  suoi  parent!  e  familiar! ,  dei  suoi  studii 
e  dei  suoi  educator! ,  del  suo  viaggio  e  del  suo  albergo  e  di  cento 
altre  attinenze  cosi  alia  minuta  che  un  fiscale  ne  avrebbe  soverchio 
per  tener  sempre  dietro  alle  peste  d'  un  galantuomo.  La  foga  del 
suo  chiacchierare  era  cosi  stemperata  che  ne  vinceva  di  gran  lunga 
T  appetite ;  e  quando  il  poco  cortese  vetturino  cominci6  a  serpen- 
tare  del  troppo  indugio  ,  egli  fu  costretto  a  lasciar  mezzo  intatta 
la  colezione  preparatagli,  e  a  saltare  sull'  impaziente  legnetto  che 
1'attendeva,  dopo  dispensati  a  dritta  edastanca  infmiti  saluti  alle 
persone  che  neppure  eransi  accorte  di  sua  presenza. 

Peggio  per  T  infronzito  messer  Ldnduccio ,  dirai  tu :  ma  che  co- 
mincianiento  e  egli  cotesto  d'  una  lettera  che  mi  scrive  un  amico 
dopo  cinque  anni  di  lontananza,  e  tre  di  silenzio?  Rabbonati  e  il  sa- 
prai  tosto.  Di  poche  t-ose  al  mondo  non  trae  T  uomo  qualche  van- 
taggio  :  e  il  pro  ch'io  m'ebbi  dal  colloquio  del  ciarliere  viaggiatore 
i'u  questo:  ch'io  seppi  da  lui  che  tu  eri  teste  giunto  in  Napoli ,  e  vi 
divisavi  passar  mezzo  T  autunno  alline  di  scuoterti  di  dosso  il  mu- 
lamio  di  certe  febbracce,  che  t'  hanno  spolpato  sotto  un  cielo  meno 
amico  alia  tua  gracilezza,  e  meno  ridente  per  la  tua  fantasia.  Vera- 
mente  questa  nuova  1'  avrei  atteso  piuttosto  da  te ,  che  dalla  mia 
ventura.  Ma  pure  ove  diamine  potevi  tu  scrivermi ,  se  io  non  ti  feci 
consapevole  del  mio  nuovo  traslocamento  ?  Sappilo  adunqua  ora , 
e  se  m'  ami  ancora  vieni  ad  accertartene  coi  tuoi  proprii  occhi.  Qui 
il  cielo  azzurrino,  T  aria  spiritosa ,  i  colli  verdi ,  i  venticelli  odorati 
di  cedri,  di  mortelle  e  d'  alloro,  la  brezza  marina  soavissima  fugano 
sfinimenti ,  ambasce  ,  macilenze  e  febbri  d'  ogni  sorta.  Qui  per 
giuiita  potrai  imbalsamare  i  visceri  di  certo  vin  gagliardo  e  sma- 
i-liante  che  i  miei  propri  vitigni  equensi  pullulano,  e  le  mie  mani 


276  L  ORFANELL.V 

spremono,  purificano  ed  imbottano ;  e  si  che  ne  uscirai  vigoroso 
e  capace  di  sfidare  ove  che  si  a  tutte  le  inclemenze  della  stagione  , 
e  le  malignita  delle  terre.  Cagliati  adunque  di  te  ,  e  ripara  per  al- 
quanti  giorni  su  queste  colline :  e  se  non  di  te,  almeno  dell'  amico 
tuo,  che  e  desideroso  di  stringerti  al  seno,  di  versarti  nell' animo 
una  qualche  parte  del  proprio  cordoglio ,  e  compensare  1'  assenza 
di  circa  a  60  mesi  con  almeno  alquanti  giorni  di  domestici  conver- 
sari.  La  mia  casa  non  e  gran  fatto  lungi  dalla  Citta  di  Yico ,  e  sol 
che  ne  chiegga  al  padrone  della  prima  bottega  da  caffe  che  incon- 
trerai  sulla  via,  ti  sara  facile  il  trovarla.  II  carattere  di  questa  let- 
tera  t'  ammonisce  che  gia  son  cosa  troppo  vecchia  e  logora  da  po- 
terla  durare  piu  a  lungo  su  questo  mondo :  e  siati  questo  un  mo- 
tivo  di  piu  da  gettarti  presto  fra  le  braccia  del 

oni 
Tuo  Raimondo  .  .  . 

. 

Questa  lettera  si  cortese  mi  giunse  in  Napoli  sul  principiare 
dell1  Ottobre  dell  anno  scorso.  L'  amicizia  mia  col  sig.  Raimondo 
comincio  dall'esserci  a  caso  abbattuti  insieme  molti  anni  innanzi  in 
Salerno  e  fu  continuata  dipoi  con  sollecita  amorevolezza  piu  col 
mezzo  di  lettere  ,  che  di  visite.  La  somiglianza  degli  studii  scam- 
bievoli,  ed  una  insigne  bonta  di  carattere  ed  onesta  e  gentilezza  di 
modi  nell1  amico,  mi  avean  reso  oltre  ogni  forma  gradevole  quella 
dimestichezza.  Egli  avea  valico  allora  il  suo  undecimo  lustro :  per 
me  spuntava  appena  il  quinto.  Ma  questa  disparita  di  anni  era  forse 
il  vincolo  piu  stretto  che  ci  legasse  i  cuori.  lo  facea  grande  stima  e 
mi  giovava  non  poco  della  sapienza  e  della  pratica  dell' amico :  ed 
egli  compiacevasi  e  si  rallegrava  della  mia  vivacita  e  spensieratezza 
giovanile.  Divisi  1'uno  dairaltro  quasi  sempre  ingannavamo  il  dis- 
piacere  della  lontananza  colla  dimestica  assiduita  dello  scrivere  :  e 
tal  costume  duro  fin  tanto  che  le  traversie  dei  tempi  non  ci  costrin- 
sero  entrambi  ad  un  vagare  frequente  e  angoscioso.  Era  questa 
adunque  la  prima  lettera  che  io  ricevessi  da  lui  dopo  il  lungo  si- 
lenzio.  II  primo  affetto  che  mi  si  mosse  neir animo  fu  il  piacere  di 


L'  ORFASELLA  277 

trovarmi  si  dappresso  a  tale  clie  io  supponea  dimorare  nella  patria 
giu  giu  al  fondo  delle  Calabrie.  Quindi  appresso  la  curiosita  mi  sti- 
molava  coi  suoi  pungoli-,  e  per  quanti  arzigogoli  mulinassi  nel  mio 
cervello,  non  riusciva  ad  aggiustar  nel  segno  ne  anche  per  una  del- 
le tante  novita  che  quella  inaspettata  lettera  mi  rivelava.  II  mio 
antico  e  vecchio  amico  lia  nella  sua  vecchiaia  lasciata  la  patria  e 
i  parent!  cosi  da  lui  amati !  E  come  cio,  e  perche?  E  poi  parlarmi 
di  vigneti  proprii ,  di  vini  da  lui  fatti ,  di  vita  scioperata  ed  oziosa 
e  passarsela  in  tutto  delle  sue  consuete  scientifiche  investigazio- 
ni,  e  dei  suoi  si  dotti  commenti  filologici!  E  la  malincoriia  diffusa  in 
quella  lettera  ,  e  il  confessarlo  aperto  che  esso  f a  ,  e  F  invocare  il 
mio  conforto!  Quale  strano  cangiamento  di  cielo,  di  occupazione, 
e  quasi  d'indole  non  e  egli  mai  cotesto!  Solo  costante  in  quest' uo- 
mo  serbossi  1'antico  afletto  verso  di  me.  Come  va?  Come  sta? 

Cosi  discorrendola  fra  me  stesso  mi  trovai  stimolato  da  tre  vali- 
di  alletti  ad  accettare  1'invito:  1'amicizia,  la  curiosita,  la  gratitudi- 
ne.  E  per6  senza  por  tempo  in  mezzo  mi  posi  in  assetto  pel  breve 
viaggio  ,  e  quella  sera  medesima  era  gia ,  poco  dopo  F  imbrunire , 
alia  porta  delF  amico.  Questa  celerita  e  il  sopravvenire  presso 
alia  notte  davano  alia  mia  visita  tutto  il  piacere  d'  una  sorpresa , 
scbbene  ella  fosse  non  solo  desiderata  ,  ma  cercata  con  tanta  insi- 
stenza.  Al  primo  busso  che  io  diedi  colla  campanellotta  sul  pic- 
chio  del  cancello  esterno  della  vigna  rispose  un  abbaiare  acuto 
di  cani ,  che  per  quelle  vigrie  e  uso  d'  averne  di  molti  a  cu- 
stodia ,  i  quali  accorsero  tosto  al  capo  del  viale  d'  ingresso  e  li 
fermi  a  guardia  della  casa  ,  intramezzavano  ai  latrati  pih  smaniosi 
il  sommesso  e  cupo  lor  gagnolio.  Accorse  a  quello  strepito  cagne- 
sco  un  domestico  piu  villano  che  fante  e  domandatomi  chi  fossi , 
con  viso  brusco  e  insospettito,  ebbe  a  fare  una  gran  cortesia  di  la- 
sciarmi  cosi  tuttavia  sulla  strada  alia  custodia  dei  suoi  striduli 
cucciolini ,  linche  non  corse  a  recare  il  polizzino  al  padrone  di 
casa.  Dove  questi  garrirlo  dell'  avermi  lasciato  li  sulla  soglia  , 
perche  nell'accorrere  che  fece  ad  aprirmi  Io  stesso  sig.  Raimondo, 


278  L'  ORFANELL.V 

ei  gli  tenea  dietro  recandosi  con  un'  aria  un  po'  mortificata  un  lunie 
a  mano,  e  affaccendandosi  intorno  a  quei  suoi  guardian!  per  ricac- 
ciarli  nella  lor  cuccia.  Mentre  tutto  cio  avveniva  io  contemplai  d'un 
guardo  quel  vecchio,  e  traune  un  po'  di  raaggior  magrezza  egli  era 
tuttavia  quella  si  svelta  e  diritta  persona  ,  che  aveva  io  sern- 
pre  conosciuta :  e  questo  primo  avviso  giovo  molto  a  rinfrancar- 
mi  Tanimo  di  piu  gravi  timori.  II  vedermi  egli  di  lungi  e  ilgridare 
fu  tutt'uno.  Perdonami,  sail  questo  Menico  e  uno  stordito,  un  pau- 
roso  —  cioe  quando  glie  ne  salta  ilgrillo  pel  capo — Ecco  vengo  io 
stesso  ad  aprirti  per  far  piu  presto.  Eh  !  clie  ai  vecchi  tocca  ora 
d'  essere  piu  svelti  dei  giovani.  To'  Menico  :  lascia  li  da  un  canto  la 
tua  lampada,e  corri  ad  avvertire  la  signora  che  abbiamo  unospite, 
un  amico  .  .  .  dille  che  e  uno  di  casa. 

Mentre  cosi  parlava  un  poco  a  me ,  un  poco  al  suo  paggio,  avea 
gia  tratto  il  paletto  del  cancello  fuori  delta  boccuccia  e  schiavato  ii 
serrame  della  toppa:  entrai  tosto,  e  quegli  richiuso  nuovamente  mi  si 
laacio  al  collo,  e  datami  una  stretta  affettuosissima  :  dopo  cinque 
anni  !  dissemi,  avea  quasi  per.du.ta  la  speranza  di  rivederti.  Quan- 
te  cose  da  dirti !  quante  vicende  I  Ma  prima  d'ogni  altro  di'  con  li- 
berta  per  rifocillarti  della  via  vuoi  un  po'  d'acqua  acconcia  di  cedror 
o  anzi  meglio  una  bevanda  calda  di  caffe?  Ma  oibo  lascia  fare  a  me: 
il  migliore  sara  un  buon  calicetto  di  vin  vecchio  :  n'  ho  del  pretto 
che  spuma  taut'  alto  ,  ed  e  vigoroso  da  risuscitare  un  morto.  Ehi 
Menico  ... 

11  buon  vecchio  non  in' avea  lasciato  ancor  tan  to  di  tempo  da  po- 
ter  mettere  una  sillaba  in  quel  primo  sfogo  della  sua  cordiale  ospi- 
talita  :  ed  appena  allora  ebbi  agio  di  dir  qualche  parola  ,  quando 
presomi  domesticamente  sotto  al  braccio  ,  e  toltomi  di  mano  il  pic- 
colo mio  fardelletto,  mi  accompagno  per  quella  balestratadi  via  die 
correa  dalle  muricce  delJa  vigna  alia  casa.  Dissi  allora  in  poche 
parole  Io  intervenutomi  dei  miei  ultimi  tre  anui,  e  non  fui  interrot- 
to  da  lui,  se  non  con  qualche  semplice  esclamazione  di  pieta  o  di 
sdegno.  Osservai  che  esso  mi  Uicque  affatto  delle  proprie  avventure 
in  su  quel  primo  sconlro  ,  per  uaa  fine  dilicatezza  di  non  scemare 


L'  ORFANELLA  279 

la  compassione  dr'  miei   easi  col  racconto  de'  suoi  tanto  piu  I'or- 
timosi. 

Mentre  die  io  prendea  qualche  ristoro  offerlomi  dal  cortose  ami- 
co,  la  sig.  Rosaria  sua  sorella  ,  minore  a  lui  d'una  ventina  d'  anni 
inciroa ,  venne  a  congratularsi  col  gemiano  della  visita ,  e  a  ren- 
derne  a  me  cortesissime  grazie  come  d'  un  favore  ,  cosi  ella  il 
rhiamava,  che  io  impartiva  al  loro  romitaggio.  Presa  poscia  1'auto- 
rita  c  i  dritli  di  donna  della  casa,  mi  domando  se  io  soffrissi  a  dor- 
mire  in  una  stanza  volta  Sulla  marina,  amenissima  per  la  vista  che 
vi  si  godeva  ,  e  rallegrata  dal  mormorio  delle  onde  fiottanti  contro 
alle  I'alde  della  collina.  Se  cio  m'  inrrescesse  avrei  potuto  trovare 
maggior  silenzio  dalla  banda  opposta ,  ove  le  tinestre  guardavano  le 
coste  del  monte  messo  a  vigne  ed  oliveti.  Mi  tolse  dall'  esitazione 
della  scelta  la  franehezza  del  veccbio  •,  che  «  1' amico  e  stance  ,  le 
disse  ,  e  fresco  d'  anni  :  terra  legata  la  giumenta  anco  che  il 
mare  tempestasse.  D'  altra  parte  io  ho  saputo  da  quel  bigolone  , 
in  cui  come  voile  Dio  ieri  m'  abbattei ,  e  che  mi  si  disse  suo  al- 
lievo  nella  facolta  fisica,  che  1'  amico  e  infetto  delle  terzane.  Ora 
un  po'  d'  aria  piu  schiettamente  marina  gli  fara  buon  pro.  Andre- 
mone  dunque  da  quella  parte  :  tanto  piu  che  essa  e  la  piu  de- 
eente  camera  del  nostro  quartiere,  e  la  serbiamo  per  g\i  ospiti  ».  E 
cosi  senz'  altro  attendere  mi  vi  guid6,  e  volto  d'un  tratto  il  nottoli- 
no  di  ferro,  spalancola  invetriata;  e  piglia,  dissemi ,  amico  con  una 
boccata  di  quest1  aere  cosi  sottile  e  salubre,  possesso  di  questa  casa. 
Io  mi  sentii  aUargare  il  petto,  e  raHegrarmisi  il  sangue:  ma  Io  spet- 
tacolo  che  mi  offerse  agli  occhi  quella  vista  mi  trasse  tutto  fuor 
di  me  stesso,  si  che  rimasi  un  bel  tempo  come  smemorato  d'ogni  co- 
sa  e  fin  dell'  ospite  che  mi  stava  ai  fianchi  appoggiato  coi  gomiti 
snl  davan/ale.  Vedeva  a  dirimpetto  la  citta  di  Napoli  cogli  editi- 
cii  digradanti  sulla  collina  e  spiegati  a  semicerchio ,  intanto  che  il 
riverbero  del  gas  ben  ripercosso  dall'  interno  dell'  abitato  parea  che 
le  formasse  sul  capo  tin1  aureola  luminosa.  La  lanterna  messa  in 
cima  della  torre  sull'  imboccatura  del  porto,  coll'  alterno  suo  splen- 
dere  ed  ecclissare  or  m'  irradiava  quelle  case  ,  quel  porto ,  quella 


280  L'  ORFANELLA 

marina  di  splendore  acceso ,  or  mi  sottraeva  allo  sguardo  ogni  cosa 
lasciandovi  una  incerta  mapiacevole  confusione  di  oggetti.  Quello  era 
Testremo  confine  clie  s'apriva  alia  vista  ,  e  di  cola  s'arcuava  il  cer- 
chio  del  golfo  seminato  di  citta  e  di  borghi  che  per  tutto  vedeansi 
sparsi  di  lumi  ora  aggruppati  a  molti  insieme,  ora  solinghi  e  piu  lan- 
guidetti.  Dopo  la  Torre  dell'Annunziata,  e  piu  d'appresso  il  piccolo 
seno  di  Castellamare  una  striscia  ampia  di  fuoco,  quasi  minuta  bra- 
ce versata  sul  terreno  continnamente,  mi  disegnava  il  cammino  del- 
la  strada  f errata:  ed  il  fanale  che  la  precedea  con  un  movimento  as- 
sai  celere  era  segno  certo  che  a  quell'  ora  la  via  era  percorsa  da  un 
convoglio.  Di  dietro  a  questo  lemho  di  piaggia  illuminata  stendevasi 
un  gran  tralto  nero  interrotto  solo  da  qualche  ceppo  di  case  dalle 
iinestre  raggianti ,  e  da  qualche  fuoco  acceso  innanzi  ad  un  tugurio 
o  ad  una  capanna.  Quel  tratto  nero  scorgeasi  manifesto  che  abbrac- 
ciava  i  colti,  i  seminati,  gli  arbusti ,  i  vigneti  della  riviera.  Dietro 
ad  essi  torreggiava  la  vetta  del  Vesuvio,  dalla  cui  sommita  usciva  di 
volta  in  volta  un  globo  misto  di  fiamine  e  di  fumo  ,  il  quale  parte 
ricadeva  nella  voragine  sottoposta,  parte  sboccava  sul  rovescio  sgo- 
lato  di  tramontana. 

Tale  era  la  scena  terrestre  a  quell'ora:  e  a  lei  appropiavasi  lo  spet- 
tacolo  della  marina.  Sulla  superficie  del  mare  vedeasi  qua  e  cola 
sporgere  lembi,  fisoliere,  grottoline  e  cotali  altre  navicelle  da  pe- 
sca,  con  sul  castelluccio  della  prora  una  fiamma  accesa  di  tizzi  piu 
o  meno  vivace,  mezzo  acconcio  ad  allettare  alcune  generazioni  di 
pesci.  Un  po'  po'  cbe  esse  scorressero  o  volteggiassero ,  e  piu  ad 
ogni  incresparsi  dell'  acque  sotto  la  pala  del  remo  che  le  fendea , 
la  spuma  gorgogliando  montava  alia  superficie  imperlata  di  scin- 
tille  giallognole  e  i  flutti  intorno  accendevansi  di  luce  fosforina.  Ma 
quello  che  piu  rapivami  era  la  tranquilla  c  quasi  immobile  pianezza 
di  quelle  acque:  e  il  raddoppiarsi  che  per  questo  facevasi  in  grem- 
bo  ad  esse,  come  sopra  uno  specchio  terso  e  brunito,  ogni  fiaccola 
ed  ogni  luce  della  riva  e  delle  barchicciuole  ;  onde  la  lor  vista  du- 
plicata  aggiungnea  alia  naturale  belta  di  quella  scena  1'incanto  d'una 
insolita  corrispondenza.  L'  immaginazione  era  cosi  illusa  che  a! 


L'  ORFAIS'ELLA.  2<S  I 

tremolar  dolie  hnagini  capovolte  in  fondo  al  mare  per  gli  ondeggia- 
menli,  il  cuoro  mi  palpitava  quasi  di  rovina  minacciata  a  quella  si 
vaga  prospeltiva.  Cosi  I'attamente  c'  inganna  la  fantasia  se  noi  le  ci 
aflidiamo  anchc  un  istantc!  otmiiirrea 

A  scuotermi  pero  dallo  stupore  di  cotal  vista  non  vi  voile  meno 
die  un  profondo  sospiro  del  buon  vecchio.  Ecco,  ei  tosto  comincio 
a  dirmi,  la  nuova  materia  delle  mie  contemplazioni.  Lungamente  ho 
studiato  neile  opere  degli  uomini,  ed  il  mio  spirito  ne  ha  colto  ari- 
ditae  desolazione,  se  non  peggio.  Glianni  e  la  sventura,  ainico  mio 
dok'o,  m'hanno  i'alto  volger  F  animo  allc  opere  del  Creatore.  Li  da 
quel  poggetto,  die  vedi  giu  al  fondo  della  vigna  e  che  fila  a  piom- 
ho  sul  mare  ^  assisto  al  sorgere  o  al  tramontare  del  sole  :  e  qui  da 
questo  hallatoio  die  sporgeti  sulla  dritta  contemplo  attonito  per 
qualche  ora  la  notte  aggirarmisi  sulla  testa  i  pianeti,  e  brillare  tre- 
molanti  le  stalle  nel  lirrnamento.  —  Oh  come  mi  parlano  esse  di  Dio 
piu.  eloquentemente  che  nori  la  parola  mendicata  dai  piu  facoiidi  in- 
gegni!  Oh  come  m'imbalsamano  V  animo  tanto  bisognoso  di  questa 
medicinal 

—  Ma  che  vi  tocco  mai ,  dolcissimo  e  rispettabile  amico  o  piut- 
tosto  padre ,  che  vi  tocc6  di  sofferire?  Ditemelo  alia  buon'  ora  — 
La  vostra  lettera ,  questa  nuova  dimora  stessa ,  e  piu  queste  vostre 
parole  mi  fan  sospettare  tali  sciagure  ,  che  io  non  posso  sostenere 
di  vanLaggio  a  dimandarvene. 

fin-f,  La  mano  di  Dio  ha  giunto  un'intiera  famiglia  che  mi  apparte- 
neva:  la  famiglia  di  Rosaria  mia  sorella  —  Ma  la  Dio  merce  fu 
per  loro  salute,  e  per  salute  anche  mia;  tel  dir6  pure  con  gioia,  seb- 
benc  ... 

—  Sebbene,  volete  dire,  la  memoria  delle  pene  sofferte  v'addolori 
ancora  1'  animo  ,  e  vi  spreina  queste  lacrime  dagli  occhi.  Lasciate 
adunque  .  .  .  .0]mtnd  o 

—  iNo:  caro  mio,  no.  Queste  lacrime  son  d'  amarezza  tanto  forse 
quanto  di  gioia.  Dopo  tanti  anni  di  vita  spesi  in  vani  e  pur  faticosi 
Studii:  dopo  casimolti  ora  lieti  ora  infelici,  nel  giro  di  pochi  mesi  io 


282  L'  OKFANELLA 

lio  appreso  a  conoscere  I'uomoja  natura,  Iddio  quali  essi  sono  vera- 
mente,  e  Fappresi  da  una  povera  creatura,fanciulla  del  popolo,sen~ 
za  coltura  umana  ,  ne  educazione  ,  ne  fortuna.  Cara  Rosella  !  II 
cielo  ti  voile  orfanella  ai  primi  tuoi  anni  perche  tu  fossi  la  fortuna 
di  molti.  —  Questo  e  quel  pensiero  che  qualunque  volta  mi  torna  al- 
ia mente  mi  fa  piangere  di  mera  consolazione  e  mi  sparge  di  doicez- 
za  il  dolore  delle  tristizie  viste,  e  delle  pene  soffertene.  Ma  io  volea 
dirti  teste  che  non  dovevamo  questi  primi  momenti  rattristare  con 
racconti  di  troppa  pieta.  Resterai,  non  e  vero  con  me  almeno  a  for- 
nita  la  vendemmia  ? 

—  II  vorrei  ben  volentieri. 

—  Oh  lasciamo  questi  benedetti  ottativi  ...  la  trista  pruova 
Fho  fatta  io  stesso  troppo  a  lungo  ed  a  mio  danno-,  che  la  mia  vita 
fu  sempre  una  tempesta  finche  ebbi  in  cuore  e  sul  labbro  il  vorrei.. 

—  Allora  diro  la  cosa  rotondamente  come  la  vostra  amicizia  mel 
consente.  Piu  di  tre  di  non  restero  lontano  di  Napoli.  Ho  di  molte 
brighe  e  faccende,  e  piati  cola  .... 

—  Buon,  buono  :  che  i  piati,  le  brighe,  e  le  faccende  ti  sappia- 
no  meno  ostico  che  il  piacere  d'un  tuo  amico.  E  pur  dovresti  pen- 
sare  a  ristorarti  qui  lungamente  .  .  . 

—  E  i  tre  di  che  vi  restero  mi  sembrano  quanto  ad  ozio  ancor 
troppi:  quanto  al  preferire  le  occupazioni  all' amicizia  .... 

—  Le  fur  celie  le  mie,  non  isforzai  nissuno,  e  men  che  gli  altri 
gli  amici ;  ne  costringero  te.  Ma  per  tornare  alle  mie  avventure  , 
in  questo  tempo  udirai  tu  da  me  e  dalla  mia  sorella  la  parte  che 
scambievolmente  abbiam  tenuta  nella  storia  che  ti  racconter6,  se 
pure  ella  sara  cosa  che  t'alletti  il  saperla.  Ma  uno  degli  attori  'prin- 
cipal!, e  forse  il  Reus  ex  machina  Thai  visto  entrando,  e  non  t'avra 
fatto  concepire  grande  idea  di  se:  perche  a  dirtela  quell1  averti  fatto 
aspettare. 

—  Oh  no  :  era  cosa  che  andava  da  se  ;  e  chi  siede  in  piano  non 
tta  onde  caggia,  dices!  in  proverbio.  Un  uomo  ignoto,  ad  ora  tarda, 
in  campagna  solitaria  non  dovea  essere  da  un  servo  ammesso  di  pri- 
mo  slancio  in  casa.  . 


L'  ORFANELL.Y 

—  Bravo  :  mi  piace  che  Menico  ahbbia  trovato  il  suo  difensore. 
lo  tuttavia  ne  1'ho  rabbuffato  per  due  motivi:  e  perche  la  diffidenza 
verso  un  ecclesiastico  e  cosa  disdieevole,  e  perche  eri  tu  cbe  aspet- 
tavi.  Ma  del  rimanente   io  quel  Menico  1'  bo  in  quel  con  to  che  fi- 
gliuolo  .  .  . 

In  questo  entra  a  rompere  il  nostro  discorso  la  sig.  Rosaria  con- 
ducendosi  Menico  appresso  :  e  chiestomi  con  molta  gentilezza  che 
dessi  retta  a  ima  parola  che  quel  buon  tigliuolo  aveva  a  dirmi,  gli 
lascio  campo  di  parlare,  con  un  «  coraggio  Menico,  fa  il  tuo  dove- 
re  » .  Io  non  indoviriava  cbe  cosa  volesse  dirmi  quel  bravo  garzonotto 
e  pure  aveva  gran  voglia  di  ascoltarlo  e  di  parlargli ,  perche  egli  era 
tanto  stimato  ed  amato  dal  sig.  Raimondo.  E  poi  quelle  parole  mi- 
steriose  benche  cosi  mozze  dettemi  dianzi  intorno  a  lui ,  e  quell' es- 
sere  stato  non  parte  solamente  ma  principale  attore  d'  una  storia 
ignota  ancora  per  me  ,  e  nondimeno  importante  altame.nte  per  la 
famiglia  alia  quale  si  riferiva  ,  me  ne  accrescevano  il  desiderio.  A 
torgli  1'imbarazzo,  che  il  teneva  ancora  sospeso:  «  scusate,  gli  dissi, 
se  la  mia  venuta  e  cagione  d'  accrescere  i  fastidii  del  vostro  servi- 
zio  e  forse  occasions  di  qualche  rimprovero  » .  A  queste  parole  egli 
corse  tosto  ad  afferrarmi  con  impeto  la  mano,  e  baciatala  con  afietto, 
«  fissandomi  in  volto  con  molta  ansieta  gli  occhi  vivacissimi  pronun- 
zi6  appena  poche  parole  nel  suo  dialetto  calabrese ,  colle  quali  ma- 
nifestommi  tutto  il  suo  accoramento  del  non  avermi  accolto  con  mi- 
glior  garbo,  e  il  piacere  che  io  non  ne  fossi  rimasto  offeso  -  Un  tal 
dialogo  fu  bellamente  rotto  dalla  sig.  Rosaria  che  il  mand6  ad  assi- 
stere  alia  Marianna,  la  quale  in  qualita  di  fante  governava  la  cuci- 
na  ,  ordinandogli  che  tornasse  poi  ad  avvertirla  quando  fosse  appa- 
recchiato.  Rimasti  cosi  soli : 

—  Vi  avra,  credo,  informato,  ripigli6  la  sig.  Rosaria,  il  mio  fra- 
tello  del  quanto  dobbiamo  noi  a  quel  caro  Menico  ! 

—  Qualche  cosa  diss'  io ,   me  ne  ha  detto:  ma  questo  poco  e 
servito  piu  a  stuzzicar  1'appetitoche  a  sfamarlo. 

Allora  la  sorella  del  mio  ospite  mi  delined  in  poche  parole,  e  mol- 
lo  assennate ,  la  storia  di  quel  loro  benefattore  :  cosi  1'  udii  spesso 


281  L'  ORFANELLA 

chiamare  da  essi  quando  Menico   era   assente,  die  non  potesse 
ascoltarli. 

?'>«ib  mio  •  unob  utgjy  ib  oirruq  ii 

Da  questa  narrazione  comindai  a  scovrire  un  poco  piu  die  imian- 
zi  non  aveva  imaginato  delle  avventure  del  sig.  Rairaondo.  lonon  avea 
perloaddietroconosciutagiammai  la  suasorella,  ne  la  famiglia  di  lei, 
e  solo  in  generale  avea  potuto  scorgere  da  certe  formole  e  sentenze 
nelle  lettere  del  mio  amico  die  quella  famiglia  gli  era  taiito  cara, 
quanto  spesso  gli  dava  sollecitudini  ed  amarezze.  La  signora  Rosa- 
ria  sia  nel  discorrere,  sia  nelT  operare  mi  parve  donna  di  alti  spiri- 
ti  e  di  squisito  sentire  :  e  tal  donna  messa  a  capo  d'una  casaavreb- 
be  dovuto  a  mio  credere  condurla  a  bene  e  si  dirittamente,  die  non 
potessero  allignarvi  guai  e  sconcerti  molto  alia  lunga.  Vero  e  die 
fin  da  questo  primo  schizzo  d'  una  storia,  die  mi  veniva  descritta  a 
spilluzzichi  ed  a  salti,  io  cominciai  a  sapere  che  aveva  essa  avuto  im 
figliuolo,  il  quale  da  mammoletto  in  molti  vezzi  allevato,  era  poi  nd- 
la  maggiore  eta  venuto  impronto  ,  riottoso  e  tristo,  e  causa  princi- 
pale  delle  sue  disgrazie.  Aveva  altresi  fatta  menzione  d'una  Bet- 
tina  sua  figlia  ,  cbiamandola  accorta  e  savia  donzella  ed  avventu- 
rata:  e  solo  verso  di  lei  mostrava  un  po'  di  cruccio  percheTavesse  ab- 
bandonata,  sebbene  per  onesto  e  buon  fine,  facendola  nella  veccbiaia 
restar  non  solo  donna  vedova,  ma  grama  ed  orba  genitrice.  Piu  in 
la  di  tan  to  non  mi  riusci  per  quella  sera  d'intendere,  perche  le  sol- 
lecitudini di  Menico  aggiuntesi  a  quelle  di  Marianna  ci  ammanirou 
piu  presto  da  cena  ;  nelqual  tempo  era,  com'ei-si  protesto  sul  seder- 
si  a  mensa,  costume  del  sig.  Raimondo  di  non  parlare  die  di  cose 
liete:  perclie  soggiungeva  egli :  1'  intingolo  e  la  salsa  piu  digestiva 
d'  una  vivanda  e  sovra  tutto  la  ilarita.  rfg  Knr>iy 

II  di  seguente  levatomi  ben  per  tempo  affine  di  godere  di  quelle 
aure  mattutine  si  frescJie  e  si  odorate,  mi  condussi  a  passeggiar.p^ 
la  vigna  dell'  ospite  come  ebbi  di  lui  saputo  die  contra  il  consue- 
to  era  uscito  di  casa  assai  di  buon'ora.  Yalsemi  di  compagnia  c  di 
guida  il  giovane  Menico:  il  quale s'ebbe  a  granpiacerela  dimanda die 
io  glie  ne  fed,  per  compensaro,  credo  io,  la  rozzezza  di  lasdarmi  la 
ogasioq  «n§iy  jsnu'rfo  t6iijJi8oq  sfidiggafe  uiq'&l 


L'  ORFANBLLA  285 

sulla  strada  la  serainnanzi.  Egli  sbracciavasi  tutto  a  farmi  contem- 
plare  la  deliziosa  giacitura  del  vigneto  e  della  casa;  e  per  mettermi  al 
miglior  punto  di  vista  dondesenza  alcun  disagio  avrei  osservato  ogni 
cosa  menommi  ad  unospianato  a  capo  d'unaviottolapergolatadi  viti, 
ove  era  un  lastrone  tondo  da  mensa  e  da  giuoco.  Di  qnivi  osservai 
la  collina  scendere  a  distesa  nel  mare  ,  si  che  il  dolce  sbalter- 
vi  delle  onde  ne  sprazzava  di  spuma  argentina  le  baize  piu  alte. 
Qua  e  la  vedevasene  rotto  il  pendio  da  certi  grossi  scheggioni  di 
monte  che  facean  getto  sulla  costa,  e  riuscivano  colle  lor  punte  a 
balzirelle  sospese  a  filo  sull'  acqua.  Una  cotal  giacitura  o  conforma- 
zione  delsuolo  rendea  la  marina  sottostante  la  piu  vaga  e  piu  dilet- 
tevole  prospettiva  che  potesse  godersi.  Poiche  in  poco  spazio  era 
tanto  il  serpeggiare  e  1'incurvarsi  e  sporgere  ed  awallarsi  della  riva 
che  ogni  spranna  quasi  di  piaggia  era  dissimile  e  parea  piu  deliziosa 
dell'altra.  Qua  punte  piu  o  meno  sportate  in  fuori,  e  fra  esse  seni  e 
lune  e  incavi  e  grotte;  la  poggerelli  che  tagliano  a  riciso  il  mare  e  ne 
rompono  immobili  il  iiotto:  e  da  per  tutto  una  cotal  mistura  e  con- 
fusione  elegantissima,  che  la  piu  giuliva  fantasia  di  dipintore  del- 
le cento  bizzarrie  qui  raccolte  non  saprebbe  accozzarne  le  venti. 
Ogni  piu  leggera  minuzia  mi  poneva  sotto  gli  occhi  il  mio  rusti- 
co  cicerone,  e  col  dito  continuamente  teso,  guardate  la,  gridava,  e 
poi  piu  giu:  Or  qui  sulla  dritta;  e  quest' altro  e  piu  vago,  e  quelloe 
un  sito  sdrucciolente  a  chi  visi  aggrappi:  e  cento  altre  indicazioni  di 
questa  forma.  Quando  gli  parve  che  io  ne  fossi  satollo,  rimane,  mi 
disse,  a  visitar  la  vigna :  appena  nelle  Calabrie  ne  potreste  vedere 
una  simigliante  a  questa.  Approvai  questo  suo  pensiero,  sebbene 
1'osservazione  aggiuntavi  era  una  cortesia  tutta  contadinesca.  La 
vigna  era  coltissima  e  lieta  e  intozzata  ,  che  su  per  quella  falda  di 
monte  la  vite  si  gode  e  viene  felicissimamente  e  si  bonifica  in  lieta 
ricolta-,  e  i  vini,  dal  saggio  fattone  per  me  medesimo,  riescono  di  piu 
che  ordinaria  potenza  e  gagliardia.  I  vignazzi  son  piantati  -a  iiloni 
sovra  ciascun  dosso  del  colle,  e  sostentano  i  loro  tralci  quando  a 
bronconi,  e  quando  ad  ordini  di  pertiche  alte  e  piu  lunghe  chedop- 
pie:  come  vi  e  consentito  dall'essere  quel  tratto  difeso  dai  venti,  e 
la  piu  eleggibile  positura,  ch'una  vigna  potesse  dimandare. 


L'  ORFANELIA 

lo  scorreva  cupidamente  coll'occhio  quei  poggi ,  quelle  ripe, 
quelle  baize  ,  e  Tanimo  tutto  inteso  al  racconto  fattomi  la  sera 
innanzi,  parea  ne  trovasse  una  conferma  sopra  ogni  vitigno,  oani 
muriccia,  ogni  siepe  che  mi  scorreva  sotto  la  vista.  Non  volli  al- 
lora  chiederne  a  Menico,  perehenon  bene  ancora  informato  del  fat- 
to  suo  avrei  potuto  o  dargli  sospetto  di  me,  o  prenderlo  di  lui.  Ma 
pur  quella  diligenza  accurata  colla  quale  ogni  cosa  era  quivi  ordi- 
nata.  intesa,  eseguita,  dimostravano  molto  maggiore  sollecitudine  e 
intelligenza  che  da  un  volgare  fittabile  o  mezzaiuolo  o  contadino  si 
potesse  attendere.  Ogni  cosa  accennava  al  senno  e  direi  quasi  an- 
cora alia  mano  amorevole  d'uomo  sperto  e  amorosissimo  della  eol- 
tura.  E  cbi  potea  quello  essere  altri  che  1'amico  mio?  E  un  uom  di 
lettere  messosi  d'un  tratto  a  coltivare  un  campicello  con  tanto  amo- 
re  divenia  per  me  un  argomento  visibile  che  quell' uomo  erasi  can- 
giato  dentro  interamente:  non  era  piu  lui,  altro  che  nella  scorza  e 
nel  sembiante.  Cercando  dunque  modo  di  saper  piu  per  filo  la  cau- 
sa^di  tal  mutamento,  e  fatto  gia  alto  il  di,  mi  ritrassi  all'ostelloche 
«ra  la  casa  insieme  e  il  casino  del  mio  ospite  ,  e  mi  vi  trovai  atteso 
dalla  signora  Rosaria  angustiata  del  mio  tardar  troppo  a  prendere 
alcun  conforto  di  cibo. 

—  Questo  e  forse  il  ritratto  della  Bettina,  o  signora?  —  io  le  do- 
mandai  vedendo  sospesa  al  muro ,  racchiusa  entro  una  elegante 
cornicetta  nera  di  ebano  con  quattro  rovesci  a  fogliame  d'oro  sui 
quattro  canti,  una  lamina  dagherriana  con  Timmagine  presa  al  giusto 
di  una  gentile  giovanetta. 

—  Se  ella  avesse  avuto  il  piacere  d'esservi  nota  sarebbe  stata  rav- 
visata  tosto  da  voi-,  tanto  ella  e  dessa.  Ora  1'avete  dovuto  indovinare, 
e  ci6  mostra  la  parte  che  prendete  nei  nostri  infortunii.  fi  un  po- 
chino  piu  seria  e  piu  compressa  del  vero:  perche,  come  da  mio  fra- 
tello  ho  udito  spiegarmi ,  sara  questo  probabilmente  un  difetto  in- 
evitabihe  di  questa  invenzione  si  bella,  lo  scortare  d'alquanto  le  linee 
verticali ,  e  fare  ingrugnatette  anzi  che  no  le  arie  dei  volti.   Ma  tol- 
to  questo  essa  e  li  :   tutta  li.  Cara  figliuola  !  quanto  hai  sofferto  tu 
pure  !  Ma  quanto  pure  soffro  io  ora  per  la  separazione  da  te  ! 


L  ORFANELLA 

—  Ed  essa  ne  sara  certamente  del  pari  addolorata.  perche  alia  ce- 
ra  per  quanto  la  mi  dica  infoscata  ed  io  il  creda,  mi  da  indizio  d'iii- 
dole  assai  dolce  ed  amorevole. 

—  Amorevolissimaanzi.  E  sehbene  in  bocca  mia  la  lode  d'una  liglia 
debba  parervi  sospetta,  nondimeno  se  vi  piace  d'udirne  la  vita  die 
meco  ha  menata  nei  suoi  primi  22  anni,  troverete  cbe  essa  e  molto 
di  sotto  alia  verita.  Quanto  al  doiore  poi  che  essa  sente  della  mia 
privazione  io  vi  credo  cosi  cosi.  Le  sue  lettere  sono  piene  di  tanta 
festa,  ogni  volta  che  mi  scrive  ;  ed  ogni  volta  che  la  visito  ella  ino- 
strasi  cosi  gioviale  e  contenta  ,  che  non  posso  crederla  si  di  leggeri 
rammaricata  di  cio.  Madi  grazia  non  vi  distolga  il  discorso  dalla  rele- 
zione,  che  pur  viene  un  po'  tardiccia.  Cosi  ella  dissemi,  perche  Me- 
nico  sopraggiunse  allora  cogli  apprestamenti  fatti  per  asciolvere ,  e 
coll'annunzio  che  il  sig.  Raimondo  era  gia  ritornato ,  e  sarebbe  in- 
contanente  venuto  li  per  farci  compagnia.  II  buoii  vecchio  erasi  mes- 
so  in  giro  di  si  buon  mattino  per  dar  sesto  ad  alcuni  suoi  aiVari 
domestic!,  e  per  invitare  tre  persone  della  vicina  citta;  brigatella  as- 
sai ragguardevole  e  la  sola  che  usavagli  a  casa.  Gli  prego  di  tenergli 
per  quei  di  compagnia  al  desinare  ,  ailine  di  rendermi,  cosi  egli 
pensava,  meno  noioso  e  uniforme  il  soggiornare  per  quei  di  pres- 
so  di  lui.  Cio  veramente  venia  dalla  sua  gentilezza,  e  per  questo 
rispetto  m'  era  giocondissimo.  Pur  tuttavolta  dehbo  contessare  che 
m  increbbe  alquanto,  atteso  che  mi  toglieva  1'  agio  di  trattener- 
mi  con  lui  alia  dimestica  e  largamente,  secondo  che  io  avrei  desi- 
derato. 

E  la  cosa  ando  appunto  per  questo  verso.  Ella  era  la  piu  onesta 
ed  amorevole  brigala  che  ultra  mai :  e  nondimeno  siccome  innanzi 
a  nuovi  amici  ei  mi  conveniva  gir  cauto  nel  parlare.  Se  volli  saper 
piu,avajiti  deir  accaduto  alia  signora  Uosaria  ed  ai  suoi  famigliari  , 
mi  dovetti  ingegnare  con  ogni  sottigliezza  a  trovar  dei  momenti 
piu  solitarii  per  attjngerne  or  questa  parte,  ora  (juell'  altra  delk 
bramata  istoria.  Ma  con  questo  v'  ebbe  pure  un  guadagno  ;  del 
quale  il  pro  maggiore  coglieranno  i  miei  lettori ,  se  ad  essi  sara  per 


288  L'  ORFAPIELLA 

piacere  e  per  giovare  il  mio  scritto.  Poiche  mentre  pure  eziandio 
dopo  il  desinare  tenevamo  ragionamento  di  cento  cose  tra  gravi  e 
tra  piacevoli,  uno  dei  tre  convitati,  uom  gottoso  e  burbero  ,  ma  di 
gran  cuore  e  di  buon  discernimento,  trattomi  a  parte 

—  Avrete,  mi  disse,  saputo  a  quali  triste  vicende  dobbiamo  noi 
altri  di  qui  il  piacere  dell'  amicizia  del  sig.  Raimondo. 

—  Qualche  cosa,  diss'  io,  ne  ho  pure  appresa,  e  ne  son  dolente 
quanto  voi. 

—  Oibo  :  non  vi  feci  io  quell'  interrogazione  per  chiedervi  della 
vostra  compassione :  ma  per  suggerirvi  un  mio  pensiero  ,  un  di- 
segno  che  ho  qui  da  gran  tempo.  E  se  non  fosse  stato  questo  reu- 
ma  ,  o  come  il  medico  s'ostina  a  dire  — 

—  Penso  che  miriate  con  queste  parole  a  qualche  segno  di  pie- 
ta  a  darsi  all'  amico  afflitto. 

—  Solo  a  questo  no  :  pensava  di  piu  all'  altrui  vantaggio.   Se 
vi  fosse  uno  che  scrivesse  questa  istoria  ,  e  la  pubblicasse  per  le 
stampe  ,  quanta  istruzione  non  potrebbe  cavarsene  per  tanti  e  tan- 
ti.  A  dirvi  il  vero  se  io  non  fossi  la  meta  dell'  anno  tribolato  come 
vi  diceva  da  questo  reuma,  che  il  medico  ha  caratterizzato  osti- 
natamente  per  gotta  — 

Neppur  questa  seconda  volta  pote  finire  la  sua  sentenza  pre- 
diletta,  perche  ci  si  appressarono  con  suo  dispiacere  gli  altri  del 
piccolo  gruppo  a  dirci  una  loro  facezia  ,  e  ci  distolsero  da  quel 
discorso.  Esso  pure  non  fu  perduto  per  me ,  e  da  quel  momento 
mi  si  ficc6  nel  capo  il  pensiero  che  quel  fatto  era  bene  a  sa- 
persi  da  molti,  e  che  se  nulla  vi  si  opponesse,  potrei  io  descri- 
verlo  per  altrui  utilita.  Ma  per  questo  era  mestieri  di  conoscer- 
ne  fil  per  tilo  tutto  1'ordito,  ed  io  senza  un  gran  giucar  d'inge- 
gno  nonl'avreipotuto  in  si  breve  spazio.  II  quale  trascorso  quan- 
do  tornerei  dopo  ad  averne  il  destro  ?  Mi  determinai  adunque  a 
fare  ogni  sforzo  per  usare  vantaggiosamente  del  poco  tempo:  e 
schivo  com'  era  di  tutt'  altra  ricreazione  per  trattenermi  con  li  miei 
ospiti,  me  ne  restai  sempre  con  loro  in  casa,  e  il  suggetto  del  no- 
stro  discorso  fu  quel  solo.  A  dissimulare  non  per  tanto  la  premura 


L'  OR  FAN  ELLA.  289 

specialissima  die  io  avea  di  porre  in  ordine  le  piu  piccole  partico- 
larita  d'ogni  successo,  usai  TindusLria  innocente  di  interrogar  quel- 
la  coppia  venerata  di  amici  alia  spicciolata  sopra  le  medesime  circo- 
stanze,  e  quando  ne  avessi  avuto  il  fatto  mio,  ripeteva  in  certe  ore 
piu  libere  T  appreso  al  giovane  Menico  divenutomi  contidente  del 
primo  parlargli  che  feci.  Non  sempre  la  mia  storia  gliandava  a'ver- 
si,  edallora  con  imacerta  rustica  verecondia,  e  dopo  essersi  grat- 
tato  un  po'  le  tempie  e  crollatosi  entro  il  giubberello,  mi  dava 
la  sua  versione  un  po'piu,giusUi  e  sempre  piu  passionata  della  mia. 
La  sostanza  della  uarrazione  era  la  medesima:  le  ditl'erenze  veni- 
\;>n  (Tordinario  dalla  diversilu  del  genio  narrative  che  corr^va  fra, 
me  e  lui.  ,  ^m 

Arrogivi  i'  uso  ch'  ei  i'aceva  del  diaielto  natio  ,  nel  quale  alcurie 
parole  da  me  usate  parlando  ,  trovavano  un  riscontro  presso  a 
poco  d'ugual  siiono,  ma  che  importavano  un  signiftcato  tutto  a  ro- 
vescio.  Una  cosa  nondirneno  osservai  costantemente,  e  fu  che  nella 
esposizione  dei  fatti ,  come  la  mi  facea  la  sig.  Rosaria  ,  v  era  una 
certa  cura  di  torre  dal  vivo  delfazione  un  personaggio,  che  pure  a 
mal  suo  grado  d'ogni  parte  v'entrava  siccome  la  luce  in  una  came- 
ra che  voglia  tenersi  oscura  collo  stoino  tessuto  di  steli  di  hiodolo, 
pei  cui  fessi  penetra  piu  che  mezzanamente  :  e  nel  raccoato  come 
lo  mi  aggiustava  il  mio  nuovo  istruttore  <[uella  figura  v'  entrava  ia 
tutta  la  sua  rozza  semplicita ,  ma  cosi  grande  e  cosi  commovente 
che  per  lei  la  narrazione  divenia  a  cento  doppi  piu  attrattiva.  Delia 
parte  avutavi  dal  mio  Menico  la  cura  d1  intormarmi  avealasi  presa 
Raimondo  ,  il  quale  lo  amava  d'  un  affetto  caldissimo  ,  e  non  sapea 
far  senza  di  lui  ne  per  la  casa,  ne  per  la  vigna,  ne  tra'suoi  discorsi. 
Di  questo  adunque  io  era  bene  istruito  ,  e  Menico  se  ne  maravi- 
gliava:  e  se  m'uscisse  qualche  parola  di  lode  ei  si  rattristava  tutto  r 
e  corrucciato  s'affannava  a  mostrarmi  che  cosi  e  non  altriinenti  po- 
tea  farsi  in  quel  caso.  Era  1'  idea  generosa  del  dovere  che  gli  i'acea 
parere  i'acile  e  naturale  qualunque  azione  fosse  necessariaper  adem- 
pirlo:  e  le  lodi  egli  le  giudicava  superfluita  da  regalarsi  a  chi  andas- 
se  al  ;di  la  del  proprio  debito.  ,  .,  . . 

Serie  II,  vol.  II.  19 


290  L'  ORFANELLA 

.Non  parlava  adunque  di  se  con  tanto  amore,  ma  d1  una  sorella.' 
uscita  come  lui  di  basso  stato,  ecome  lui  trovatasi  in  una  faccenda. 
troppo  piu  intrigata  che  alia  stia  condizione  fosse  paruta  verisimile. 
A  non  dissimulare  parte  alcuna  della  verita,  e  difficilmente  il  potrei 
perche  il  lettore  se  ne  sarebbe  accorto  da  se,  debbo  confessare  che 
V  opinione  del  vecchio  mio  amico  in  questa  parte  attribuita  da  Me- 
moo  alia  Rosella  (questa  era  la  sorella  di  lui)  andava  d'accor- 
do  col  giudizio  del  giovane  villanello.  In  costui  era  istinto  di  natura 
clie  il  portava  a  scorgere  i  fatti  da  quel  lato  che  piu  eran  vincolati 
colla  sua  propria  persona:  nel  sig.  Raimondo  era  nobile  ammirazio- 
ne  delle  virtu,  e  gratitudine  generosa  del  bene  quindi  derivato  a  se 
ed  ai  suoi. 

Questa  nuova  occupazione  di  cercare  tutte  le  circostanze  d'  un 
latto,  che  io  avea  disegnato  in  pensier  mio  di  pubblicare  il  piu  tosto 
che  potessi,  mi  fece  scorrere  rapidamente  i  primi  tre  giorni  della  mia 
gita  a  Vico.  Appressavasi  il  quarto  di  che  io  m'era  fin  dal  principio 
stabilito  per  termine,  e  prevedendo  la  resistenza  che  avrei  trovato  a 
svincolarmi  delle  affettuose  premure  de'miei  ospiti,  tesi  loro  aceor- 
tamente  un  agguato ,  al  quale  ei  restaron  presi  entrambi.  Proposi 
adunque  una  breve  scorsa  alia  dimora  della  Bettina.  Io  cosi  avrei 
uccellato  a  due  piccioni  con  una  fava.  Mi  sarei  messo  in  relazione 
oolla  figliuola  della  sig.  Rosaria ,  e  potendo  avrei  saputo  di  lei  piu 
certamente  da  lei  stessa  quel  tanto  che  ancor  mi  restava  affine  di 
ordinare  tutte  le  iila  della  mia  trama  ;  e  snidato  da  Vico  e  ri- 
dotto  per  necessita  di  passaggio  a  Napoli  ,  avrei  cola  avuto  un'ap^ 
parente  ragione  presso  di  loro  a  reslarmene  alle  mie  iaccendej  E  la 
cosa  ando  per  Io  appunto  aquesto  modo,  anzi  meglio;  pereh^  come 
voile  la  mia  ventura  m  abbattei  cola ,  contro  ogni  espettazione . 
anche  nella  Rosella ,  e  conosciutala  di  ]>resenza  la  interrogai  di 
molte  cose  sul  conto  di  lei ,  che  per  ultra  parte  non  avrei  potuto 
sapere  giammai. 

In  breve  adunque  io  conobbi  la  istoria  domestica  della  fainiglia  del- 
la  sig.  Rosaria  ravvolta  e  meschiala  cogli  avvenimenti  politici  delle 


L'  ORFANELLA  29  f 

Calabrie.  E  poi  colle  nuove  amicizie  fatte  erami  messo  in  grado  di 
conoscerla  piu  adentro ,  e  forse  ancora  meglio  che  nol  potessero 
partitamente  ciascuno  de'superstiti  a  quel  fatto.  Astabilirmi  del  tutto 
nel  proponimento  gia  preso.  valsenii  urui  circostanza  che  io  scorsi 
nel  colloquio  avulo  eolla  Bettina  inquellavisita.  Seppi  da  lei  d1  una 
doppia  corrispondenza  di  lettere  contenenti  particolari  importan- 
itissimi.  Una  -conservavasi  gelosamente  dalla  sig.  Rosaria,  la  quale 
mi  si  mostro  cortese  di  promettermi  che  me.  T  avrebbe  fatta  te- 
«nere  per  poco  tempo  atline  di  leggerla  e  accertarmi  con  quei  do- 
cument! della  verita  delle  cose  narratenii ,  delle  quali  dicea  la  sig. 
Rosaria  non  parea  che  io  sapessi  lasciarmi  persuadere.  L'  altra  mi 
sarebbe  un  po1  piii  difficile  a  venirmi  nelle  mani  percbe  chi  potrebhe 
supporre  se  fosse  tenuta  in  serbo?  E  pognamo  cbe  si-,  1' avrebbe  dovu- 
to  avere  presso  di  se  un  pio  e  ragguardevole  ecclesiastico,  col  quale 
erasi  consigliata  nei  suoi  frangenti  Bettina.  Egli  dimorava  lungi, 
erami  ignoto,  sarebbe  forse  stato  ritroso  a  darmi  quei  testimonii  par- 
lanti  della  sua  carita  e  del  suo  senno.  Nondimeno  sela  pescav'e,  la 
pesca  avra  il  suo  nocciuolo,  diss'io  tra  me  col  proverbio:  etanto  mi 
aiutero  col  sig.  Raimondo  che  quelle  lettere  pur  mi  vengano  in  ma- 
no.  Cosi  pensai  allora  tra  me:  e  cosi  fu. 

Tornando  adunque  dalla  visita  della  Bettina  assai  lieto  delle  nuo- 
ve scoperte  fatte  e  delle  maggiori  da  poter  fare,  e  chiarito  quasi  in 
tutto  in  tutto  deli'avvenimento,  ardevadi  ritrarmi  tosto  al  mio  stu- 
diolo,  aftine  di  poter  mettere  in  carta  una  bozza  del  racconto  udito, 
innanzi  che  alcune  delle  circostanze  mi  si  dileguassero  della  memo- 
ria.  Quindi  se  prima  avea  fermo  di  restarmi  in  Napoli,  ora  tluc  (uii.-i 
di  huoi  non  me  He  avrebbero  saputo  smuovere  un  |>asso.  P]  il  mio 
proponimento  ebbe  il  suo  effetto.  Pregaronmi  gli  amici  ,  mi  scon- 
ginrarono:  ma  eglino  poteronla  ben  sonare  che  io  mi  lasciassi  vince- 
re  alle  loro  istanze.  Anzi  preso  coraggio  di  questa  prima  vittoria 
trassi  a  parte  il  mio  riverito  sig.  Raimondo,  ed  avutolo  tutto  a  me 
e  senza  testimoni 

—  Vi  sorprendera,  gli  dissi,  Fudire  che  a  sostar  qui  giusto  come 
aveatisso  nel  partirne  ahbiami  di  piu  spronato  una  nuova  ragione 
tjjopraggiuntami  proprio  in  casa  vostra. 


L  ORFANELLA 

—  Lo  imaginava ,  amico  mio.  La  noia  e  il  disagio  te  ne  hanno 
cacciato  anche  prima  del  divisato. 

—  Anzi  all'  opposto.  II  piacere  coltone  mi  vi  avrebbe  inchiodato, 
se  ei  fosse  stato  in  mano  mia  1'  indugiarmi  d1  avvantaggio. 

—  Dunque  se  questo  non  i'u,  che  altro  pole  essere?  Deli!  To- 
glimi  dell'  impacciato. 

—  Abbiatevelo  in  due  parole.  Se  io  mi  fossi  stato  pur  libero  di 
tornare  con  voi  a  Vico ,  ora  nol  sarei  piu.  Mi  brulica  per  lo  cer- 
vello  una  fantasia  la  quale  non  mi  da  tregua  a  verun  modo  se  io 
non  me  1'  abbia  cavata  di  capo. 

—  Ed  ella  e? 

—  Che  debbo  notarmi  teste  tutti  i  particolari  piu  important! 
degli  ultimi  avvenimenti  della  vostra  famiglia. 

—  Tu  mi  faresti  smemorare,  amico  mio.  0  vuoi  pigliarti  giuo- 
co  di  me?  Elleno  son  cose  che  meglio  e  dimenticarle  per  sem- 
pre,  salvo  solo  se  non  fosse  per  aiutarmi  a  ringraziar  la  Prov- 
videnza  che  m'  abbia  campato  da  peggio,  e  del  poco  male  incol- 
toci  abbia  saputo  derivarci  si  grandi  vantaggi. 

—  E  appunto  per  questo  io  vo  che  la  memoria  di  si  grande 
bonta  non  perisca.  Deh  non  abbiate  a  male  che  io  vi  dica  il  ve- 
ro  :  che  se  io  non  vi  dicessi  1'animo  mio,  mi  parrebbe  forte  er- 
rare.    Sapete  voi  quanti  dell'udire  i  vostri  casi  ne  avranno  gran 
pro  ?  quanti  s'  uniran  con  voi  a  lodare  il  provvidissimo  Signor  no- 
stro,  che  se  ci  affanna  con  misura  da  padre,  ci  consola  poi  con 
larghezza  da  Dio. 

—  Ma  considera  ,  amico  ,    che    son  fatti  troppo  freschi  ;   che 
le  ferite  non  sono  ancora  rammarginate  :  che  tanti  nomi  di  persone 
vive  son  pure  da  rispettare.  II  bene  e  da  fare  temperatamente  ... 

—  V  intendo  ,    v'  intendo  io.  Cio  alia  fin  delle  fini  non  vuol 
dire  altro  da  questo  in  fuori,  che  io  debba  usare  tutta  la  discre- 
zione  a  non  dispiacere  a  nissuno,  a  star  sulle  guardie  che  uom 
vivo  non  prenda  scandalo  da  questa  storia  !  Ma  non  potrete  voi 
per  tutto  questo  fidare  sopra  di  me?        ,n  r>\  .0noi^->' 

Una  stretta  affettuosa  di  mano   fu   la  risposta  del  mio  ottimo 
amico ,  dopo  la   quale  successero  un  tacere  scambievole ,  e  un 


L'  ORFANBLLA  203 

guardarsi  tiso  quasi  Funo  asppttasse  dall'altro  lal  risposta'che  il 
togliesse  della  incertezza.  Io  ruppi  il  ghiaccio  con  un 

—  Dunquc  vi  ii.lorete  di  me? 

—  Ad  un  patto  solo  che  i  nomi  dclle  persone  sien  trasformati 
aflatto  :   almerio  findie  ci  son  vivi  o  non  fosser  gia  noti  per  al- 
tra  parte  :  e  quelli  dei  luoghi  coverti  di  tal  maniera  che  non  sia 
facile  Findoviriarla  a  diicdiessia. 

•*m_ft!sti>'cj0  vi  basta,  debbo  dirvi  die  era  per  lo  appunto  il  mio 
stesso  proponimento.  Ma  io  non  sono  contento  di  cio  so!o.  A  dar- 
vi  un  argoniento  del  riguardo  che  io  voglio  adoperare  a  non  re- 
car  noia  ne  dolore  a  veruno,  e  meno  d'ogni  altro  a  voi ,  che  amo 
si  come  padre,  io  diieggovi  che  voi  dobbiate  rivedere  tutta  la  sto- 
ria che  io  scrivero  ,  sicche  ne  vi  sia  sillaba  che  esca  fuor  della 
convenienza  ,  ne  parola  che  ragionevolmente  rammarichi  chic- 
chessia. 

—  Accetto  volentieri,  amico  mio  ,  questo  incarico  :  e  perche 
voglio  alleggerirti  quanto  e  possibile  la  fatica  del  cercar  le  notizie, 
te  ne  forniro  io  per  iscritto  quelle  piu  che  mi  torneranno  a  men- 
te.  Iddio  aiuti  Fopera  tua,  se  essa  sia  per  giovar  pure  a  un  solo 
che  leggera. 

Con  questa  conclusione  tanto  a  seconda  delle  mie  intenzioni  io 
mi  divisi  da  lui,  e  presi  poscia  commiato  dalla  sua  sorella  pro- 
mettendo  ad  entrambi,  come  attesi  per  amor  loro,  e  per  fini- 
re  la  mia  storia  ,  che  sarei  ri tomato  a  quel  si  delizioso  romitag- 
gio.  Segnai  allora  alcuni  schizzi  che  mi  valessero  come  d'  ossa- 
tura  a  questo  racconto :  ed  essi  ora  impolpati  ed  insanguinati ,  e 
coloriti  e  animati  presento,  o  lettore  cortese,  piu  alia  tua  istruzioner 
die  alia  tua  curiosita.  Leggili,  e  se  in  alcuna  cosa  troverai  di  che 
giovarti,  perche  la  storia,  anche  quando  ella  sembra  una  favola, 
deve  sempre  riuscire  la  maestia  della  vita,  sappine  grado  alia  cor- 
tesia  di  due  vecchi :  alia  nuova  conoscenza  di  Yico  che  me  ne  sug- 
geri  il  pensiero,  ed  all'  antica  mia  conoscenza  di  Salerno,  che  mi 
forni  Foccasione,  la  materia,  gli  aiuti  e  le  correzioni  di  tutto  il 
racconto.  -^b  fiteoqan  el  ui  onr m  ib  r- 

l>(    Oijol' 


AHA  I 

. 


RIVISTA 


DELLA 


STAMPA    ITALIANA 


i. 


DE  LUCA  Principii  elementari  della  stienza  economica  —  Parle  prima 
Teoria  —  Napoli  1852. 

Uno  dei  piu  curiosi  fenomeni  della  teofobia  volteriana  che  fara 
uii  di  trasecolare  i  nostri  posteri,  e  senza  fallo  T  estremo  a  cui  si 
condusse  di  rinnegare  i  piu  triviali  elementi  di  filosofia,  nell'atlo  che 
in  nome  appunto  della  filosofia  vantavasi  riformatrice  del  mondo. 
Mentre  la  scienza  lilosolica  ha  per  obbietto  supremo  di  comprender 
1'essere  in  ogni  parte  della  natura,  quegli  sciagurati  sofisti  trattarono 
tutte  le  scienze  in  un  campo  ideale  formato  innanzi  alle  loro  infer- 
me  pupille  dalla  frenesia  irreligiosa,  vuoto  di  ogni  idea  ed  influenza 
di  Dio.  11  perche  anche  molti  trattatisti,  che  si  diceano  cattolioi, 
abbassaronsi  codardamente  al  vezzo  dei  protestanti  di  trattare  tutte 
le  scienze  come  se  cristianesimo  mai  non  si  fosse  conosciuto  sulla 
terra. 


RIV1STA  DELLA  STAMPA  1TALIANA  295 

L'  econoniia  politica  non  merita  in  tal  materia  veruna  eccezione. 
Nata  fra  i  protestanti  Smith,  Malthus,  Ricardo  (che  al  protestanti- 
sino  aggiungca  1"  originc  giudaica  i,  Sismondi  ecc.,  volgarizzata  dai 
volteriani  di  Francia  e  loro  successor!  socialist!  Quesnay,  Say,  Blan- 
qui,  Gabet,  Louis  Blanc  ecc.,  italianeggiata  dai  discepoli  di  Con- 
dillac  e  Voltaire,  Genovesi,  Beccaria  ecc.  ecc.,  V  econoniia  politica 
doveanecessariameute  contrarre  la  lue  paterna^  efingersi  ignara  di 
Dio  quando  non  oso  bestemmiarlo.  Quindi  tutti  que'  corsi  di  eco- 
nomia  politica  ove  la  scienza  della  ricchezza  sociale  viene  trattata 
come  se  il  cristianesimo,  o  non  avesse  gittato  unraggio  sul  mondo, 
o  quel  raggio  non  vi  avesse  fatto  germinare  un  fiorellino  dalla  ma- 
teria ch1  egli  feoondo  del  vivih'co  suo  calore.  II  che  e  la  prova  piu 
Leila,  del  livore  invelenito  con  cui  scrivevano  costoro  a  strazio  della 
religione. 

Conciossiache  se  per  miserando  error  d'intelletto  avessero  credu- 
to  ravvisare  nel  cristianesimo  element!  funesti  alia  pubblica  econo- 
mia,  avrebbono  dovuto  studiarlo  viemeglio  per  isprigionarne  colla- 
nalisi  ogni  miasma  mortifero.  Ma  scrivere  nel  mondo  odierno,  ove 
T  atmosfera  e  pregna  di  cristianesimo,  ove  non  isplende  nn'  idea, 
non  suona  una  tradizione,  non  muovesi  un  passo,  non  sorge  un  mo- 
numento  che  non  ncordi  le  influenze  cristiane;  scrivere,  diciamo, 
in  un  mondo  tale  trattati  di  una  scienza  sommamente  pratica,  sen- 
za  iar  motto  della  iinmensa  efiicacia  che  vi  esercita  il  sentimento 
cristiano,  egli  e  appunto  come  chi  volesse* scrivere  un  trattato  di  co- 
smologia,  prescindendo  dalla  esistenza  del  sole  che  forma  il  centre 
del  nostro  uni verso. 

Sventuratamente  ella  e  questa  la  sorte  che  tocca  per  lo  piu  alle 
scieii::e  materiali,  le  quali  dallo  spirito  del  cristianesimo  poste  allo 
scalino  [)iii  basso,  sogliono  vezzeggiarsi  spasimatamente  da  (juegli 
animi  volgari  che  non  mirano  piu  su  della-terra.  I  quali  studian- 
dole  cosi  al  falso  lunie  dell'  uom  materiale  credono  tosto  aver  trova- 
to  arme  inespugnabili  contro  la  verita  cristiana:  e  costringendo  in 
tal  guisa  i  cattolici  ad  impossessarsi  dei  trovati  novelli  per  ribattere 
1'  assalto,  li  pongono  in  dovere  di  rettificare  e  sublimare  le  dottrine 


296  UIVISTA 

novelle,  e  tbrniscono  materia  di  nuovi  trionii  alia  Chiesa.  dove  cre- 
deano  prepararle  disdoro  e  seonfi  tte  1 . 

Questa  fase  di  splendori  novelli  incomim  ia  ad  inaugurarsi  anche 
per  le  scienze  economiche:  e  gia  senza  parlare  d'altri  di  minor  con- 
to,  il  Villeneuve  Bargemont  nella  eruditasua  Economia  crisdanafe- 
ce  fare  alia  scienza  eeonouiica  cattolica  dei  passigignnteschi,  i  qua- 
li  orraati  da  trattatisti  piu  analitici  e  metodici  potranno  quando  die 
sia  produrre  in  questi  studii  un  rivolgimento  solenne. 

Ci  gode  1  animo  di  potere  oggi  annunziare  due  novelli  atleti  en- 
trati  nel  campo  medesimo  coll'  intento,  a  quanto  sembraci,  di  con- 
durre  metodicamente  la  scienza  per  quelle  vie  appunto  die  la  vera 
filosofia  addita  ;  vale  a  dire  per  le  vie  del  mondo  reale,  il  quale  al- 
tro  non  e  che  il  mondo  cristiano.  L  Analyse des  phenomenes  econoiui- 
ques  2  in  due  tomi ,  mostra  coll'  epigrafe  stessa  tratta  dal  Yangelo 
di  volere  trattar  T  economia  con  sentimento  cristiano.  Ed  e  questa 
ragione  valevolissima  presso  i  nostri  lettori  per  legittimarne  T  an- 
nunzio,  benche  la  nostra  rivista  non  debba  occuparsi  di  libri  stra- 
nieri.  In  tanta  scarsezza  di  trattati  scevri  dello  spirito  eterodosso, 
i  lettori  gradiranno  certamente  d'  aver  contezza  di  questo,  il  quale 
giunge  da  un  paese,  ove  le  quistioni  economiche  acquistano  quella 
importanza  che  ha  ciascuna  scienza,  quando  dai  banchi  dellascuola 
passa  immediatamente  alia  casa,  alia  bottega,  alia  piazza. 

L'altro  che  sembraci  indirizzarsi  per  via  analoga,  sebbene  con 
tinte  meno  ricisamente  religiose,  e  quello  che  abbiamo  intitolalo 
a  questa  rivista  ,  dettato  dal  successore  del  Genovesi  nella  Uni- 
versita  di  Napoli.  II  ch.  professor  de  Luca  mentre  riveste  Ibnne 
assolutamente  filosofiche,  professa  peraltro  fin  da  principio,  che 
«  una  societa  non  potra  progredire  nella  via  del  perfezionamento 
K  morale  e  materiale  col  fondarsi  sulla  sfrenata  cupidigia  individuale, 

1  Dichiara  egregiamente  questa  materia  1'Emo  Wiseman  nHla  tntroduzione 
alle  Conference  into'rno  alle  relaz.ioni  fra  la  scicriza  e  la  religione. 

2  Analyse  des  phenomenes  economiqites  —  Coll'  epigrafe  :  Chervhez  ilonc  pre- 
mierement  le  royaume  de  Dieu  et  sa  justice;  et  tout  le  restc  vans  sera  dunne  pur 
5urcroif  (Kv.  de  S;  MATH.  VI,  33.)  .Nancy  1833. 


BELLA   STAMPA  ITALIANA 

«  sulla  rivalita  degli  interessi ,  sulla  guerra  continua  a  cm  condu- 
ce ce  necessariamente  la  illimitata  libera  concorrenza  ....  Que- 
«  st'  opera  non  e  solo  da  sperarsi  dalla  scienza  economica  .  .  .  .  : 
«  e  un'  opera  di  morale  e  di  religione.  II  eonvertire  i  ruori  dall'  e- 
«  goismo,  il  renderlo  pago  e  contento  della  sua  sorte,  il  mettere  a 
«  disposizione  altrui  ci6  che  sarebbe  superfluo  per  se:  questi  effetti 
«  salutari  e  fondamentali  per  I'  armonia  della  societa,  possono  solo 
«  sperarsi  dalla  morale  che  infonde  ne'  cuori  la  religione  del  Van- 
«  gelo.  fi  dunque  seeo'ndo  questi  dettami  che  lo  studio  della  scien- 
«  za  economica  puo  divenir  sostegno  agli  Stati,  all'  ordine,  all'  in- 
«  teresse  beninteso,  ed  essere  una  riparazione  ai  danni  che  la  passa- 
«  ta  scienza  ha  recati  »  (pag.  34.  35). 

Non  potra  quindi  recar  meraviglia  che  il  ch.  A.  abbracci  gene- 
ralmente  le  dottrine  temperate  che  sono  proprie  del  cattolicismo , 
e  che  si  sforzi  di  allontanare  la  filosolla  italiana  da  quegli  eccessi  a 
cui  si  spingonole  filosofie  d'oltramonti.  Gli  economists  italiani,  dice 
egli,  partendo  dai  principii  del  giusto  e  dell'onesto  senevenivano  con- 
chiudendo,  che  vera,  reale  e  posiliva  utilita  non  possa  darsi  se  non 
in  do  che  scende  all'uomo  dalla  sfera  de'suoi  diritti  (pag.  42).  E  ve- 
nendo  a  paragonare  le  tre  scuole  nel  modo  di  risolvere  un  problema 
medesimo:  «  Se  si  trattasse  »  soggiunge  «  di  dimostrare  la  schia- 
«  vitu  non  potersi  comportare  nelF  ordine  economico  sociale ,  la 
«  scuola  inglese  vi  direbbe  che  1'  uomo  schiavo  e  la  piu  cattiva  mac- 
«  china  e  la  piu  dispendiosa  insieme  ...  La  scuola  francese  vi  ri- 
<c  chiamerebbe  ai  sentimenti  di  umanita  col  presentarvi  lo  schiavo 
<c  lavorante  di  mala  voglia  e  a  forza  di  battiture.  La  scuola  italiana 
«  vedrebbe  nella  schiavitu  una  lesione  ai  diritti,  una  massima  in- 
«  giustizia:  e  come  ci6  che  e  ingiusto  non  puo  mai  divenire  di  vera 
«  ntilita  ne  a  chi  riceve  il  torto  ne  a  chi  lo  commette,  ne  conchiu- 
«  de  la  disconvenienza  del  lavoro  degli  schiavi  »  (pag.  43). 

Nell'atto  che  tributiamo  giusti  elogi  al  professore  d'ispirare  in  tal 
guisa  ai  proprii  suoi  alunni  un'  alta  estimazione  della  loro  patria , 
non  ci  rendiam  pagatori  ne  sostenitori  di  queste  doti  ch'  egli  riven- 
dica  alia  scienza  italiana.  Si  e  a  di  nostri  tanto  millantata  V  Italia 


ono 

208  RFVISTA 

ehe,  scrivendo  a  persone  gia  adulte,  :ion  crediam  neeessario  ;li  trop- 
po  inculcarne  i  vanti:  ma  recammo  .in  mezzo  questo  paragone  affin- 
che  i  let  tori  possano  comprendepe  quali  sieno  i  principii  dell' A.  e 
donde  egli  ripeta  le  glorie  italiane. 

Detto  cosi  dello  spirito  diamo  qualche  cenno  dell' opera. 

Destinata  alia  istruzione  della  gioventu  venue  dall'  A.  divisa  in 
tre  parti,  Teorica,  Finanza  e  Popolazione.  ciascuna  delle  quali  for- 
inera  una  trattazione  distinta  e  indipendente.  L'  A.  rende  ragione 
nella  Tntroduzione  di  questa  sua  divisione ,  la  quale  si  discosta  al- 
quanto  dalla  consueta  degli  altri  economisti.  INei  Prolegomena  di 
questa  prima  parte,  la  sola  pubblicata  finora,  espone  la  genesi  della 
scienza  economica,  le  sue  proporzioni  colla  civiltci  attuale,  il  rarat- 
tere  della  scuola  italiana.  Divide  poscia  tutta  la  trattazione  m  tre 
.titoli:  1°  Dei  eambi  e  della  circolazione,  2°  Delia  proprifita,  3°  Drllti 
ricchezza.  Un  oechio  esperto  comprende  tosto  la  messe  amplissima 
•delle  teorie  che  vengono  arannodarsi  sotto  questi  tre  titoli:  ma  ca- 
pira  nel  tempo  stesso  con  qual  laconismo  debbano  essere  trattate  in 
mi  volnmetto  di  non  piu  ehe  240  pagine.  E  ohi  sa  non  pensi  talu- 
no  essere  questo  uno  di  que'libercolettidestinati  a  formare i sarcen- 
telli  per  istrazio  e  della  scienza  e  delln  societcV?  Ma  il  fatto  va  tut- 
-t'allrimenti,  ed  abbiamo  ravvisato  con  piacere  nel  dotto  A.  le  for- 
ijDie  di  savio  insegnatore,  dimenticate  oggidi  pur  troppo  in  molte  di 
-quelle  Universita,  ove  i  barbassori  europei  salgono  in  bugnola  non 
gia  per  ammaestrare  i  giovani,  ma  per  accattare  incensi  al  profes- 
sore.  Di  cbe  poi  tu  vedi  quelle  loro  magniloque  e  verbose  dedama- 
y.ioni  andar  correndo  astampaper  tutto  Europa  interpolate  e  lardel- 
late  ad  ogni  tratto  d'interiezionifrenetiche,  diapplausi,di  bravo,  die 
mostrano  la  cattedra  del  santo  magistero  trasformata  in  tribuna  di 
passioni  politiche.  Di  quest'incensi ,  siatene  certi,  il  professor  De 
Luca  non  ne  odoro:  main  compenso  avraavuto  al  fine  dell'anno  la 
^co»solazione  di  veder  formato  neirintelletto  dei  giovani  un  quadro 
compiuto  delle  parti  integrant!  della  sua  scienza;  ciascuna  delle  quali 
viene  svolta  dall'A.nei  suoi  muscoli  principali,e  i  muscoli  nelle  loro 
fibre  fino  all' ultima  divisione  atomica:  per  modoche  ,  come  appunto 


BELLA  STAMPA  ITALIANA 

egli  promette  al  principle  dei  PROLEGOMENA  i  fatli  lutli  che  prendon- 
*i  ad  esaminare  si raggruppano  ad  un  sol  falto  yenerale,  e le teoriche  che 
ne  discendono  concalenauxi  in  niodo  <l<i  (li]><'iider  tulle  daun'idea  ma- 
dre  (pag.  1).  II  deltare  a  questo  modo  i  libri  didattici,  reca  due 
grandi  vantaggi  per  coloro  die  cercano,  anziche  gli  applausi  dei  let- 
tori,  il  bene  dei  giovani.  II  primo  e  dipresentare  a  questi  delle  for- 
mole  concise  in  cui  ogni  parola  ha  la  sua  importanza  ,  epper6  vien 
misurata  con  esattezza  geometrica,  i  principii  appariscono  limpidi 
e  potenti,  le  inferenze  inevitabili  e  concatenate:  insomnia  dipresen- 
tare rieir  ordine  morale  ci6  che  il  professor  di  disegno  presenta  ai 
suoi  apprenditori  negli  studii  di  anatomia:  alia  quale  bene  studiata 
non  riesce  poi  malagevole  il  sopravvestire  le  morbide  pelli  con  tutta 
la  varieta  delicatissima delle  carnagioni,  e  sovr'esse  panneggiamenti 
d'ogni  maniera.  L'altro  vantaggio,  che  ad  ogni  savio  professore  do- 
vrebb'essere  piu  caro  dei  bravo  e  degli  evviva  e  Timpiegar  la  scuola 
utilinente,  aggiungendo  a  voce  i  tesori  di  una  scienza  magistrate  ai 
rudimenti  somministrati  nel  libro.  Cosi  il  libro  ricorda  1'ampia  dot- 
trina  spiegata  dalla  cattedra  per  arricchirne  i  piu  capaci ,  senza  so- 
praffare  i  mediocri  con  un  tor-rente  d'idee,  se  pur  non  sono  parole. 
i\on  recheremo  esempio  speciale  di  questa  dote  dell'egregio  A.  giac- 
che  essa  risplende  quasi  ad  ogni  pagina  aperta  a  caso :  si  toccheremo 
poche  parole  iritorno  alle  sue  opinioni,  il  cui  carattere,  come  gia 
accennammo  ,  e  una  giusta  temperanza  che  siegue  nelF  opina- 
re  non  gia  le  bizzarrie  della  moda  e  gli  slanci  delle  passioni,  ma  la 
pinna  via  della  verita  e  deU'esperienza.  Quindi  le  sue  dottrine  mi- 
rano  generalmente  a  favorire  i  poveri,  ma  con  quella  sapienza,  che 
ignorano  sempre  gli  adulatori  della  piazza ,  i  quali  null'  altro  pre- 
tendouo  che  far  le  moltitudini  sgabello  all'ambizione  delUJfo.  Lungi 
dunquedal  lasciarsi  inebriare  di  tjue  tanti  diritti  inalienabili,parolo- 
ni  senza  senno  che  formario  tutto  il  tesoro  del  comunismo,  egli  inco- 
mincia  anzi  dal  confutarlo  fin  dalla  sua  radice,  il  panteismo  (p.  143;: 
ma  nel  tempo  medesimo  fa  di  tutto  per  agevolare,  senza  troppo  smi- 
nu/zarla.  la  distribuzione  territoriale  (p.  loO-lol).  Altrove  ragio- 
nando  non  senza  elogio  sopra  la  utilita  degl'istrumenti  e  delle  mac- 


300  .RLV1STA 

chine  (p.  108),  soggiunge  tosto(p.  170  o  segg:  moltc  ivgole  piene 
diaccoFgimenio  e  di  carita  sulla  prudenza  nell'introdurlc.  Allo  stessa 
modo  mentre  assegna  all'intraprenditore  le  leggi  economiehe  dell'in- 
trapresa,  glie  ne  ricorda  insieme  (p.  181  e  seg.)  le  leggi  morali.  lt> 
quali  cosi  conclude:  «  L'intraprenditore  deve  assumere  la  veste  di 
«  un  padre  di  famiglia  in  mezzo  ai  suoi  lavoranti.  jmrtecipare  alle, 
«  loro  angustie  come  a'godimenti,  introdurvi  le  abitudini  morali  di 
«  risparmio,  fondando  in  seno  all'intrapresa  le  analog  he  istituzio- 
ni  ecc.  ecc.  »  Non  altrimenti  apparisce  la  sua  giustizia  a  pag.  202, 
ove  con  tutta  1'evidenza  di  un  ragionatoro  dimostra  quanto  sia  sto- 
lido  il  ripiego  degli  economist  allorche,  parlando  del  contralto  1'ra 
rintraprenditore  e  il  lavorante  ,  non  vogliono  vedere  la  preponde* 
ranza  dispotica  del  primo  sul  secondo. 

Al  qual  proposito  il  ch.  Autore  avverte  saviamente  e  il  vi/.io  ve- 
ro  del  si  vantato  sistema  di  libera  concorrenza  e  il  vero  suo  rinie- 
dio.  Non  dimandiamo  gia,  dice  egli  col  Degerando,  eke  il  laroro  xia 
vincolato  e  assoggettato ,  ma  che  impari  ad  usare  liclla  liherla-  (pag. 
34).  In  queste  poche  parole  ci  si  fanno  palesi  i  tre  sistemi  che  pos- 
sono  ispirare  una  legislazione  ,  non  solo  in  materia  ec-onomica  ma 
in  qualsivoglia  altro  ramo  eziandio  di  sociale  governo.  Evvi  un  si- 
stema che  tulto  permette  meno  Taperta  violenza,  quasi  I'uomo  fos- 
se impeccahile  ogni  qual  volta  non  afferra  uno  stocco  per  istrappa- 
re  la  borsa  al  viandante  :  e  questo  sistema  si  millanta  come  favo- 
reggiatore  della  liber ti. 

L'  estremo  opposto  si  presenta  come  difensore  dell'  ordine  ;  e 
ponendo  in  mano  all'  autorita  centrale  il  compasso  ,  il  regolo  e  la 
sinopia  a  lui  attribuisce  tutto  Toperare  della  societa  ;  le  cni  mem- 
bra trovansi  cosi  ridotte  come  altrettante  marionette  a  non  poter 
dare  un  passo  se  un  lib  tirato  dall'  autorita  centrale  non  muova  la 
gamba. 

Media  fra  i  due  e  il  sistema  che  contemplando  nell'  uomo  un'  o- 
pera  del  Creatore,  perfetta  quando  gli  usci  dalle  mani,  ma  corrot- 
tasi  poi  per  la  colpa ,  lascia  bensi  all'  uomo  libero  il  corso  del  retto 
operare  :  ma  non  cosi  che  lo  giudichi  in  ogni  suo  atto  infallibile  e 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  301 

indefettibile  1.  II  pen-he  rostituisce  Tautorita  in  tale  alto  di  perpe- 
tua  vigilanza  che  e  prevenga  le  aberrazioni  ove  puossi,  e  le  correg- 
ga  (juando  non  pole  preveuirle. 

Al  (piale  intento  medicativo  saviamente  osserva  1'A.  non  bastare 
pur  troppo  la  scienza  econoinica ,  ma  volersi  invocare  il  coneorso 
della  religione  e  della  coscienza  2. 

Degne  d  osservazione  sono  le  dottrine  eolle  quali  il  ch.  Professo- 
re  (  pag.  108  e  seg.  )  entra  a  parlare  di  cjuella  materia  importari- 
lissima  ;ii  tli  nostri  che  e  la  propriety.  Dopo  avere  avvertito  come 
questa  voce  puo  significant  ora  una  immediata  attineir/a  di  natura, 
ora  una  dole  Hie  ne  oonsiegue,  ora  una  cosa  di  cui  MOM  si  puo  con- 
trastare  I'  uso  a  chi  la  |»ossiede:  FA.  osserva  che  i  niezzi  cou  cui 
1'  uomo  assicura  la  propria  esisteuza  iormano  la  sua  proprieta  in 
tutti  e  tre  i  sensi  spiegati.  esscndocche  ipiesti  mezzi  dipendono  dalle 
nostre  facolta  che  sono  proprieta  nel  prime  senso ;  dal  modo  di 
usarle  clie  sono  proprieta  uel  secondo,  dagli  oggetti  che  con  que- 
st' uso  ci  siamo  appropriati,  che  sono  proprieta  nel  terzo  senso. 

La  rettitudine  di  cjueste  dottrine  comhatte  due  eccessi  opposti 
degli  economist  i  eterodossi :  combatte  il  dispotismo  del  Mirabeau, 
del  Forti  (  seppure  sua  e  la  lettera  che  va  sotto  il  suo  nome  )  e  di 
altri  tali  politic! ,  i  quali  dalla  societa  civile  pretesero  derivare  ogni 
proprieta  individuate,  quasi  che  fosse  libero  al  potere  dei  governauti 
il  riconoscere  o  non  riconoscere  la  proprieta :  d'  onde  poi  nacque  la 
scellerata  sentenza  di  chi  disse  libero  alia  nazione  lo  spogliare  la 
Chiesa.  Contro  cosloro  avverte  saviamente  Y  A.  che  1'  uomo  ha  pel 
fatto  di  sua  esisten/a  una  proprieta  oritfinaria  e  primilira  (le  sue 
potenze; ;  Tuso  della  (juale  dovendo  essere  guarentito  dalla  societa, 
produce  la  proprieta  secondaria  e  derivata  ( il  frutto  dellefatiche). 

Le  stesse  dottrine  combattono  dal  lato  opposto  rapotemma  dei  so- 
cialisti,  il  famigerato  diritto  al  lavoro.  Se  questa  parola  significasse 

1  La  doltriua  italiana  sa  tcnersi  ucl  mezzo  c  non  urtare  gli  estrcmi,  con  am- 
mcttere  per  rcijoln  la  lihortii,  i  vinroli  solo  come  (•(•cc/.ionc    paij.  47). 

2  K  ([iiesto  il  (loVere  a  cui  l;t  chiamianio  ;  ma  soprattutto  e  un1  opera  di  mo- 
tile e  di  religione. 


302  RIVISTA 

in  boccn  di  costoro  snbbiettivaniente,  che  essi  hanno  diritto  a  non  es~ 
sere  impediti  nell'  tiso  utile  delle  loro  braccia  e  (Idle  loro  laroita. 
la  dottrina  sarebbe  innegabilej  Ma  tutti  saiino  in  (jual  inodo  inten-1- 
dano  obbietlivamente  il  loro  diritto,  e  che  secoudo  costoro  lasocieta 
e  in  debito  di  somministrar  loro  e  la  materia  in  cui  faticare  e  il  sa~ 
lario  per  la  fatica  :  il  che  vale  altrettanto  che  obbligare  i  governanti 
a  togliere  la  roba  a'  possessor!  per  metterla  in  mano  ai  lavoranti. 

Nel  breve  trattato  intorno  agli  abusi  relativi  al  lavoro,  ove  I1  A. 
parla  (pag.  120)  della  triplice  schiavitu,  pay  ana,  della  gleba  e  afri- 
cana,  ci  ha  recato  meraviglia,  che  questi  ahusi  si  asseriscano  com- 
presi  sotlo  il  nome  di  aristocrazia  propriamente  delta.  Sara  ibrse 
errore  del  tipografo,  che  avrebbe  dovuto  scrivere  impropriammle, 
giacche  aristocrazia  propriamente  null'  altro  significa  se  non  Go- 
v«rno  dei  migliori :  ne  noi  veggiamo  come  il  Governo  dei  migliori 
pro])riamen4e  detti  possa  portare  per  conseguenza  1'  abuso  di  oppri- 
mei*e  gli  operai.  Ma  se  si  tolga  questa  inesattezza',  utilissima  e  que- 
sta  trattazione,  ove  si  da  una  giusta  idea  del  dritto  che  ha  il  lavoran- 
te  a  godere  il  frutto  delle  proprie  fatiche. 

La  saviezza  con  cui  1' A.  ha  saputo  temperarsi  dal  seguire  con 
ebbrezza  1'  opinione  di  moda,  apparisce  singolarmente  cola  ( pag. 
f46'-'i<7)  ove  discute  1'  agitata  questione  della  grande  e  della  picco- 
la  coltivazione.  Ivi  proposte  le  ragioni  dell'  una  e  dell'  altra  senten;- 
za,  fa  poscia  notare  che  1.°  «  dando  la  terra  principalmente  materie 
«  alimentizie  per  I'liomo,  non  e  da  cercarsi  il  modo  in  cui  si  ottenga 
<(  il  massimo  prodotto  netto,  o  li  prodotti  a  minori  spese.  ma  la 
«  massima  quantita  di  prodotti  effettiva  indipendentemente  del  piu 
«  o  del  rneno  di  netto.  2.°  Che  nell'  agricoltura  la  massima  parte 
<(  delle  spese  di  produzione  consistendo  in  lavoro  dell'  uomo,  deesi"; 
«  mirare  piu  al  lordo  che  al  netto  del  prodotto,  ossia  piu  a  mante- 
«  nere  florida  una  popolazione  agricola,  col  procurarle  lavoro,  an- 
«  ziche  fare  arricchire  pochi  intraprenditori,  e  se  vuolsi  ancora, 
«  pochi  proprietari  o  possessor!  di  terreni  (pag.  \\1 }  ».  Nel  che 
F  egregio  A.  e  coerente  alle  altre  dottrine  savie  e  veramente  filan- 
tropiche  %  abbracciate  da  lui  nelle  quistioni  analoghe  intorno  al 


DELLA  STAMP  A-  ITALIANA  303 

libero  scamhio,  alia  introduzione  delle  maccliine  ecc.:  nelle  quail 
pur  troppo  niolti  autori  seguendo  il  princij)io  economico  inglese 
hanno  sramhiato  etl  invert! to  1  online  naturale  riguardando  la  ric- 
ichezza  dello  Stato  come  fine,  e  r.uomo  come  mezzo,  mentre  vera- 
inente  I1  uomo  e  fine  e  la  ricchezza  e  mezzo. 

Riportando  ed  illustrando  a  pag.  197  la  tavola  sinottica  del  De- 
gerando  sui  due  movimenti  paralleli  della  produzione  e  della  distri- 
umzione  della  ricchezza,  il  proi'essore  conclude  colla  seguente  os- 
servazione  degnissima  di  un  savio  economista :  e  die  bene  intesa 
tojdierebbe  molte -illusioni  intorno  alia  supposta  felicita  economica 
•del!a  Gran  Brettagna.  «  La  condizione  economica  di  un  paese  deve 
•«  pin  dal  nietodo  di  ripartizione,  anziche  di  produzione  detegersi... 
«  Potendo  la  ricchezza  trovarsi  in  mano  a  pochi,  rimanendone  il 
«  maggior  numero  nello  stato  di  privazione.  »  Chi  parte  da  tal  prin- 
oipio,  rjual  conto  potra  fare  dell'economia  di  un  paese,  ove  a  fianco 
di  pochi  milionarii  ,  un  sesto  della  popolazione  vive  di  elemosina 
legate  ? 

Questi  sensi  di  giustizia,  che-sono  assai  comuni  fra  gli  economisti 
italiani,  anchesemieterodossi,  mi  ricordano  un  passo  del  Romagno- 
si  il  quale .  lodato  a  cielo  dai  nostri  rigeneratori  quando  meno  sel 
inerita,  riderehhe  oggi  (se  piuttosto  non  piangerebbe)  di  certe  cime 
d'nomini  che  credono  aver  fatta  la  fortuna  d'Halia  se  riescono  a  tras- 
portare  fra  di  noi  coi  milionari  inglesi  i  palazzi  di  cristallo  e  i  giar- 
dinid'inverno,  senza  badare  al  pauperisino  e  alia  irreligione  che-aie- 
de  in  groppa  dietro  quel  lusso  insolente. 

(juesti  elogi ,  siam  certi,  non  parranno  soverchi  ad  ogni  uomo 
i  senno  che  legga  il  libro.  Ma  i  nostri  lettori  gia  sanrio  esser  noi 
irmi  nel  non  adular  chicchessia,  ed  essere  impossibile  ohe  opera 
di  uomo  possa  riuscire  assolutamente  perfetta.  Capiranno  dunquc 
non  potere  una  nostra  rivista  cambiarsi  in  puri  panegirici  ,  se  non 
vogliamo  tradire  i  lettori.  iE  nella  presente  siamo  anche  piu  obbli- 
^ati  a  parlar  candido,  quando  il  modesto  A.  e  il  primo  ad  implorare 
in  conto  di  favore  savi  .animunimenti  che  /o  rincarmo  a  migliarare 
Je  altre  due  parti  (pay.  VLU).  Ci  permetta  dunque.di  .chiedergli>per 


30i  TUVISTA 

quanto  la  materia  gliel  permettera  (e  qual  materia  puo  mai  vie- 
tarla?)  una  dicitura  se  non  elegante,  almeno  correttamente.italiana. 
Vi  sono  dei  termini  tecnici  inevitabili  ;  e  un  orecchio  che  a  questi 
si  rifiuti,  e  scbizzinoso.  Ma  non  maneano  in  molti  casi  dei  vocaboli  e 
jnolto  piu  le  diciture  pienamente  italiane,  cbe  vanno  obliterandosi  a 
poco  a  poco  per  la  comoda  noncuranza  degli  autori  nostri,  allorehe 
costretti  a  ricercare  oltramonti  la  scienza,  la  trasportano  in  veste  po 
co  men  cbe  straniera  nelle  pagine  italiane :  di  cbe,  per  non  asserire 
srratuitamente,  ci  contenteremo  di  recare  in  prova  la  priina  frase  ael 
Jibro:  Una  serie  di  veritd  e  aUora  che  possono  dirsi  ordinale  hi  nudo 
da  formare  una  scienza,  quando  i  falti  Inlli  si  raggrnjipano  ecr.  La 
coltura  della  lingua  e  un  nonnulla  rispello  alia  rcrita  dei  pensirri:  pu- 
le il  coltivarla  oltre  cbe  mostra  la  riverenza  al  pubblico  cui  si  parla, 
giova  molto  ai  aiovani  nei  libri  cbe  formano  testo  alia  loro  istruzione. 
In  quanto  poi  alle  teorie  ,  protestercmo  in  prinio  luogo  die,  sic- 
come  abbiamo  giudicato  lodevole  generalmente  lo  spirito  e  la  mini 
del  trattato,  cosi  non  intendiamo  assumere  sopra  di  noi  le  particolari 
opinioni  in  ciascuna  quistione.  Anzi ,  sebbene  il  ch.  A.  abbia  fatto 
ogni  studio  per  allontanarsi  dalle  storte  idee  degli  utilitarii,  confu- 
tandoli  anclie  espressamente  ;  pure  non  taceremo  che  s'  incontrano 
tratto  tratto  certe  locuzioni,  che  difflcilmente  si  distinguono  da 
quelle  degli  economist!  epicurei  :  e  ne  troviamo  un  esempio  a 
pag.  222  e  seg.,  ove  dopo  aver  detto  cbe  lo  scopo  dell'esistenza  so- 
ciale  sta  nello  sviluppo  migliore  di  nostre  facolta ,  che  e  il  grande 
~bene  possibile  a  conseguirsi  in  quesla  terra  (il  die  non  sappiamo 
quanto  andera  a  sangue  ai  moralisti),  ne  inferisce  una  terza  regola 
che  si  ottenga  una  soddisfazione  dei  bisogni  ,  la  quale  e  uguale  ad 
un  piacere  conseguilo.  Chi  conosce  le  teorie  del  Gioia,  crederebbe 
1'A.  averne  tratto  questo  documento,  se  non  vedesse  altrove  quanto 
ne  sia  diversa  la  dottrina  morale.  E  sarebbe  confermato  in  questo 
abbaglio  dai  precetti  che  sieguono :  Si  procuri  di  avere  nei  consumi 
la  combinazione  di  piu  piacen  in  uno  :  sia  tale  la  soddisfazione  da 
non  lasciarci  la  nausea,  ma  il  desiderio  di  tornare  a  gustarla . . .  Sub- 
crdinare  la  sfera  degli  appetiti  dtt'enlrala  e  allaryar  quella  a  misura 

M  .^o»  Al 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  305 

che  qucsla  .si  cstende:  ecro  la  norma  da  tenersi  a  rista.  In  ttitti  que- 
st! pivcdti  I'assohrta  dimenticanza  del  fine  supremo  ,  e  delle  idee 
catloliche  intorno  al  deb! to  di  vita  non  epic-urea  non  puo  scusarsi , 
a  parer  nostro,  col  dire  che  F  economists  non  e  ascetico.  Altro  e  il  di- 
re qua!  <•  il  modo  di  regolare  ramministrazione  affinehe  ehi  non  ha 
coraggio  di  viverc  da  rristiano  o  almen  da  uomo,  trovi  senza  ruba- 
re  i  mezzi  per  vivere  da  Sibarita;  altro  il  dire  ,  rbe  nna  tal  vita  sia 
11  n  precetto  ,  una  norma  di  pubbliea  economia.  Infatti  questo  tras- 
corso  della  penua  metterebbe  il  dotto  professore  in  contraddizione 
<-ou  si'1  mcidc'simo,  ossendo  direttamente  opposti  il  precetto  or  or  ei- 
tato  di  ('twere,  i  yodimenli  a  misura  che  crescono  T  enlrate  .  o  I'  al- 
tro (paii.  Hi  i  di  mettcre  a  ditposizione  altrui  rib  che  sarebbe  super- 
fluo  per  se. 

II  cb.  A.  ci  perdonera,  speriamo,  laliberta  con  cui  abbiam  posta 
questa  sola  eccezione  alle  lodi  da  lui  si  ben  meritate  nei  principii 
che  abbraccia.  Uscendo  dal  suolo  della  economia  epicurea  ,  egli  ha 
operato  un  mezzo  prodigio  evitandone  generalmente  i  lacci:  e  se  in 
questa  e  in  poche  altre  circostanze  venne  strascinato  dalle  remini- 
scenze  di  un  secolo  clie  fu  il  vitupero  della  sua  scienza  ,  ci6  potra 
servire  a  metterlo  viemaggiormente  in  guardia  nei  volumi  seguenti 
contro  la  trista  eredita  ch'  egli  ha  si  saviamente  ripudiata. 
*  on  i, 

H. 

Della  vita  e  dcgU  sort  Hi  di  I'eUeijrino  Rowi.  Operetta  del  professore 
A.  (t,  B.  Pinerolo  1852. 

La  vita  dello  sventurato  Rossi  ebbe,  come  ognun  sa,  tutte  quelle 
parti  che  render  possono  piacevole  una  narrazione  :  un  misto  di 
grandi  eventi,  di  calamita  spaventose,  d'interessi  supremi,  nei  qua- 
li  egli  pote  dire  senza  esagerazione  :  pars  rnac/im  fni:  con  quella 
giunta  di  varieta  che  s'incontra  da  chi  va  pellegrinando  di  terra  in 
terra,  di  gente  in  gente,  tracangiando  cittadinanzaefunzioni.  L'A. 
che  ha  descritta  questa  vita  in  poche  pagine  ,  ha  dunque  doviito 
Serie  II,  vol.  II.  20 


'306  RIVISTA 

scrivere  ed  ha  scritto  in  efletto  ,  un  libro  (seppur  libro  puo  dirsi) 
dilettevole:  il  dettato  della  scrittura  e  mediocremente  corretto,  co- 
me si  suole  oggidi  negli  articoli  de1  giornali. 

Lo  spirito  con  cui  lo  ha  scritto  e  spirito  tra  moderato  e  italia- 
•nissimo.  il  clie  ha  ridotto  il  suo  libro  a  forme  di  panegirico  piutto- 
sto  che  d'  istoria,  essendo  il  Rossi  certamente  uno  di  coloro  che  piu 
contribuirono  ad  infondere  ne\[ italianis)iio  il  yiusto  mezzo  dei  mo- 
derati.  Scrivendo  sotto  I1  influenza  di  questo  spirito  (cheassunse 
la  difesa  fpag.  43)  perlino  di  Guglielmo  Libri),  enaturale  che  FA. 
lodi  nel  Rossi  la  saggia  transazione  fra  caltolici  e  protestanti  nell'ar- 
gomento  del  Matrimonio;  e  quella  moderazione  cmrica  del  procedere 
grado  grado  ,  il  solo  ohe  possa  prevenirc  i  commo churn ti  rivoluzio- 
nari  (  pag.  17  ):  non  avvertendo  a  cio  che  disse  saviamente  nelle 
f€amere  di  Berlino  lo  Stahl ,  non  essere  rivoluzione  propriamente  i 
oommovimenti  esterni ,  ma  1'  interna  trasmutazione  ^de'  principii ; 
nella  quale  il  Rossi  ebbe  tantopiu  gagliarda  influenza. in  Isviz-z(M-ae 
negli  altri  paesi  che  prima  o  poi  1'  ebbero  o  T  adottarono  per  figlio, 
quanto  piu  rari  furono  i  doni  d'ingegno  ch'egli  abuso  neldisonesto 
sovvertimento.  Molto  piu  poi  comparisce  quest' indole  medesima  co- 
la ove  raccontasi  lo  scorcio  della  vita  del  Rossi  divenuto  Ministro 
del  PonteGce:  ma  poiche  questo  racconto  e  un  tessuto  del  solito  f'ra- 
sario  narrante  fatti  notissimi,  non  e  uopo  intertenervici. 

Trattando  delle  opere  mandate  a  stampa,  I'  A.  ne  da  un  picciolo 
sunto,  e  sta  qui  la  parte  piu  erudita  della  sua  operetta,  o  articolo  da 
giornale,  ilche  diciamo  principalmente  rispetto  al  dritto  penale  ed 
alia  economia  politica.  In  quest1  ultimo  1'  A.  si  ferma  con  una  certa 
predilezione  trovandovi  il  destro  di  perorare  in  favore  del  teorema 
alia  nioda  ,  il  libero  scambio  (pag.  34  a  40) :  e  parlando  in  favor 
dell'  usura,  cita  una  di  ijuelle  sentenze  gratuitamente  arrogant  i  con 
cui  gr<ignoranti  sogliono  provare  che  non  comprendono  i  loro  pro- 
iWemi ,  mentre  cifanno  delle  esortazioni  allassanto  umilta.  «  Come 
(«  mai»  dice  co' sen timenti  del  Rossi  «;potea  asserirsi  che  un  presta- 
.«  tore  ad  interesse  fosse  uno  scellerato  che  volea  trar  prolitto  dal 
<«  proprio  OPO  ed  argento,  mentre  T  oro  e  F  argento  non  producono 

. 


307 

«  nulla?  fatto  questo  die  ritenuto  per  vero  pareochi  secoli ,  deve 
«  cessare  di  renderci  fieri  ed  -orgogliosi  della  potenza  dello  spirito 
«  umano  (pag.  37,38)  »?  In  quanto  a  noi  nulla  troviamo  di  piu 
umiliante  per  lo  spirito  umano  die  F  orgoglio  di  chi  cosi  senteijzia 
contro  tulli  que1  secoli  e ,  cio  die  piu  inonta,  contro  la  Cbiesa  cat- 
tolica  ,  senza  aver  letto  ,  o  eertamente  senza  aver  capito  qiielle 
dottrine,  die  qui  non  toglieremo  a  spiegare.  Ci  contenteremo  di 
osservare  die  qnando  que'  dottori  accordavano  qual  titolo  d'  in- 
teresse  il  hicro  cessanlc  ,  supponeano  con  questo  stesso  die  1'  oro 
e  I'  argento  producano  talor  qualchc  com.  E  se  distinguevano  un 
capitale  prodnttivo  da  un  capitale  inerte  ,  erano  d'  accordo  in  que- 
sto co'  piu  recenti  ed  illuminati  eoonomisti  ^ . 

L<>  altre  ojxM'e  edite  del  Rossi  non  hanno  Timportanza  scientifica 
di  queste  due  :  ben  avrebbero  supreina  importanza  politica  le  suf 
lezioni  sul  giure  costituzionale  se  si  pnbblicassero,  come  potentissi- 
ma  influenza  esercitarono  in  Isvizzera  ,  specialmente  la  Relazione 
intorno  alle  riforme  del  patto  federale  ed  altre  minori  scritture,  cbe 
prepararono  le  sventure  del  Sonderbund. 

L'  ultima  parte  dell'  operetta  ricorda ,  cio  cbe  tutti  gia  sanno ,  la 
lunzione  con  cui  governo  gli  Stati  pontificii poco  prima  cbe  ilsica- 
rio-mazziniano  dosse  aH'Europa  Torrendo  spettacolo  delFassassinio 
mirato  con  gelida  indiilerenza  da  un'Assemblea,  cbe  sara,  meno  le 
onorevoli  eccezioni,  etemo  vitupero  d'  Italia  e  di  Roma,  o  piuttosto 
di  quel  partito  esecrabile  cbe  le  tiranneggiava  amendue. 

i  «  Nello  scrigno  del  ricco,  nclla  hum  dcll'avaro,  non  »;  certamenle  un  ca- 
pitale quel  valore  ehe  vi'si  Irova  accunmlato  ,  ma  vi  diviene  al  momento  clie 
passa  nelle  niani  di  chi  sa  metterlo  in  opera.  Queste  due  operazioni  necessarie 
alia  formazione  de'  capitali  hen  puo  dirsi  essere  slate  avvertite  precedentemen- 
te  da  altri  scrittori;  ma  il  priino  clie  le  distiuse  ibrmalmcnte  fu  il  professor 
Rossi  ecc.  ».  DELuCA.  —  Pi-inc.  Etem.  della  scienza  econ.  (pag.  161).  —  Napo- 


308  RIVISTA 

d  ii  tnuu 

rOpiniom  del  2  Aprile  1853. 

.Jit    Cttj^r 

Sirana  condizione  della  eta  moderna  die  i  giornali  debbano  re- 
gnare  il  morido;  esui  giornali  nonregni  spesso  che  la  malevolenza  e 
la  malafede!  Gia  noi  da  parecchi  mesi  avevamo  messo  da  banda  que- 
sto  vituperoso  giornalaccio  torinese;  e  ci  pareva  un  riguardo  alia 
convenienza  dovuta  ai  nostri  lettori  il  non  imbrattar  loro  gli  ocelli 
e  gli  orecchi  con  quelle  svergognate  esorbitanze  di  cbe  1'  Opinione 
giornalmente  regala  il  pubblico.  Ma  un  articolo  intitolato  Le  Finiw- 
ze  Ponlificie  non  puo  passare  senza  la  debita  correzione:  in  quanto 
versando  esso  sopra  di  cifre  raggruppate  a  capriccio  e  giudicate  a 
strazio,  potrebbe  sorprendere  la  buona  fede  di  qualche  lettore  non 
abbastanza  scaltrito  di  somiglianti  gberminelle. 

II  soggetto  dell' articolo  e  una  variazione  dell'  eterno  lamento  sul 
mal  governo  dei  preli  chiarito  qui ,  secondo  pretende  1'  articolo  , 
dallo  stato  deplorabile  in  che  sono  le  finanze  pontificie.  Noi  sarem- 
mo  infiniti  se  dovessimo  librare  ogni  cifra  e  notare  ogni  svarione  ; 
ma  il  rilevarne  qualche  mezza  dozzina  sara  pregio  dell'  opera  ,  e 
giovera  piu  che  alia  riputazione  di  questo  Governo,  a  fare  intendere 
a  quale  cinica  impudenza  dechini  un  partito  demagogico  ,  che  sa- 
rebbe  innocuo  se  non  trovasse  eco  e  simpatia  nei  libertini  che  pre- 
tendonsi  moderati. 

L'  articolo  coraincia  dal  paragonare  1'  introito  jujixnii  I 

di  scudi    11,110,569:  97,  9. 
coll'esito  13,006,419:  46,  3.  UBIIOO 

e  ne  cava  la  diff'erenza  1 ,895,849:  48,  4. 

Quindi  sclama  alia  rovina  di  un  deficit  cotanto  enorme.  E  nondi- 
meno  il  messere  non  ci  dice  cio  che  pure  avea  trovato  nel  bilancio : 
in  quel  deficit  niente  meno  che  un  milione  erogarsi  in  ammortizza- 
zione  dei  debiti  precedentemente  coritratti ,  e  cosi  quella  somma 
essendo  dei  tutto  estranea  ai  pesi  e  alle  spese  dell'  amministrazione 
corrente ,  il  deficit  si  riduce  a  soli  scudi  circa  890  mila.  Ora  questo 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  309 

non  e  cosa  da  fame  le  disperazioni,  chi  consideri  in  quali  acque  na- 
vighi  la  Finanza  diqualche  altro  paese  e  sia  pure  il  beatissimo  e  li- 
bero  Piemonte.  n-\ 

Non  diremo  nulla  delle  proprieta  camerali  e  dei  beni  ecclesiastici 
ed  i-x  eommimitativi  nelle  Legazioni  e  nelle  Marche  ;  pel  quali 
tutti  Tarticolo  sclaina  clie  le  spese  d'  amministrazione  superano  la 
rendita  stessa.  Ci6  non  e  nuovo  e  non  e  rovinoso,  traltamlosi  di  ra- 
mi  molto  secondari  nella  pubblica  iinanza.  Ma  oltreche  giasi  lavora 
alacremente  a  scemare  quella  iattura,vuole  avvertirsi  die  per  le  pro- 
prieta camerali  nella  partita  delle  spese  di  amministrazione  si  eon- 
lengono  parecchi  capi,  clie  di  amministrazione  non  sono.  Per  iigura 
di  esempio  vi  si  comprendono  i  Livelli ,  i  Ganoni ,  i  Censi ,  le  altre 
prestazioni  inerenti  ai  beni,  glinteressi  dei  cambi  e  dei  crediti  1'rut- 
tiferi  clie  banno  Tipoteca  sui  fondi  stessi,  e  cbe  percio  a  norma  delle 
disposizioni  governative  non  possono  essere  iseritti  e  soddisi'atti 
dalla  Cassa  delDebito  Pubblico ,  i  frutti  delle  cauzioni  prestate  da- 
gliAmrninistratori  Camerali,  dagrintraprendenti,appaltatori  e  simi- 
li.  Se  si  togliera  tutto  questo,  le  vere  spese  di  amministrazione  sa- 
ran  condotte  ad  una  cifra  da  non  iscandolezzare  la  dilicata  coscien- 
za  deirOjpim'one. 

(>lie  dire  dello  seal  pore  menato  perche  nel  titolo  Miniere  ?  Cave 
deUo  Slalo  si  trovi  il  prodotto  dell'  allume  inferiore  di  qualcbe  mi- 
gliaio  di  scudi  alle  spese  cbe  vi  si  fanno  intorno?  Si  vuole  cbe  il  Go- 
verno  favorisca  questi  prodotti  nazionali,  e  si  grida  poi  perche  nel- 
1'iniziarne  le  prime  mosse  si  spenda  qualche  cosa  di  piu  sul  ritratto- 
ne.  Per  ora  si  tratta  di  aprire  le  viscere  della  terra  onde  assicurare  e 
conservare  perenne  un  prodotto  nello  Stato  Pontificio  cbe,  purifica- 
to  e  recato  con  appositi  metodi  alia  possibile  perfezione,  forma  de- 
coro  pel  Governo,  eammirazione  negli  stranieri  fmo  ad  uverne  por- 
tato  un  premio  nella  esposizione  di  Londra.  Poste  in  regola  le  cave 
ed  assicurato  il  prodotto,  non  fallira  eziandio  un'utilita  non  isprege- 
vole ;  e  per  ora  e  gia  molto  il  dar  pane  e  lavoro  a  una  popolazione 
ehe  privatadiquestaindustria  resterebbe  abbandonata  di  ogni  mez- 
zo di  susistenza. 


310  RIVISTA 

Ma  quello  che  sopratutto  ci  ha  stomacato  e  Finvereconda  manie- 
ra  onde  parla  Tarticolo  intorno  all' assegnamento  fatto  al  Principe 
ed  al  Sovrano  Pontefice.  Con  formole  degne  del  trivio  e  della  bet- 
tola  si  parla  ivi  di  Lista  civile,  senza  che  1'articolista  si  avvegga  che 
questa  parola  e  mnl  collocata  in  un  paese  non  felicitato ,  la  Dio 
mcrce,  dai  frutti  costituzionali.  Qui  il  Principe  non  e  un  impiega- 
to  come  gli  altri  che  riceve  il  suo  stipendio  dal  popolo  sovrano. 
Qui  e  stata  una  squisita  delicatezza  del  regnante  Pontefice  che  gli  ha 
fatto  ritenere  scrupolosamenteda  medesima  cifra  stahilita  nei  d'r 
ternpestosi  della  rivolta.  E  quella  cifra  non  e  dedicata  solo  come 
altrove  a  mantenere  lo  splendore  della  corte.  In  essa  entrano  i  trat- 
tamenti  annui  al  Sacro  Collegio ,  le  spese  di  tutte  le  Nunziatura 
presso  le  Corti  estere,  le  spese  per  le  Congregazioni  ecclesiastiche , 
quella  per  la  Segreteria  di  Stato  per  gli  aflari  si  ecclesiastici  ch& 
diplomatici,  quella  pel  trattamento  e  soldo  a  tutta  la  famiglia  ponti- 
iicia ,  quella  pel  soldo  e  per  quanto  occorre  alia  guardia  nohile  ed 
alia  svizzera ;  le  spese  tutte  infine  della  manutenzione  degli  immen- 
si  fabbricati  di  residenza  sovrana  e  che  contengono  ancora  ricchi 
musei  e  biblioteche.  Ora  se  si  dicesse  che  a  tutto  questo  bastano 
soli  600  mila  scudi  annui,  appena  troveremmo  fede;  eppure  questo 
che  agli  sperti  non  parrebbe  forse  uguale  alia  meta  del  bisogno ,  e 
quello  appunto  che  all'  Opinions  pare  intollerabile  sciupinio  e  poca 
meno  che  pubblica  espilazione. 

A  noi  pare  averne  detto  soverchio  $•  ma  si  consider!  che  giuoca 
iniquo  si  sta  giucando  da  questo  fiore  di  rivoluzionarii  svergognati. 
Furono  essi  che  dal  1830  in  poi  a  furia  di  rivolte  ,  di  minacce,  di 
cospirazioni,  posero  a  forido  le  fmanze  di  quasi  tutti  i  Governi  euro- 
pei,  e  le  pontificie  segnatamente,  che  fino  al  1829'erano  state  non 
che  integrema  fiorenti.  Ora  fingono  deplorarne  lo  scadinieiito  quasi 
non  fosse  opera  delle  loro-mani.  Non  vi  pare  di  vedervi  imtnaginato 
innanzi  il  coccodrillo ,.  del  quale  contavano  certi  naturalisti  seinpli- 
ciani,  che  deplora  e  piange  la  viltima  di  cut  ha  succiato  il  sangue. 
fi  egli  rimorso  di  avere  espilato  1'altrui,  o  raminurico  di  non  trovare 
piu  nulla  ad  espilare  ? 


DELLA  STAMPA  ITALIANA 


IV. 


Si* 


Le  Rivelazioiti  del  Cuore.  Lettere  sentimentali  ad  Evelina  per  NICOLA 
LONGO  —  3.  Vol.  Napoli.   1832. 


;Le  passion!  considerate,  come  suoldirsi.  lisicamente,  efattaastra- 
zione  dalle  eircostanze  morali ,  non  sono  cosa  nk  buona  ne  rea:  ma 
fldoperate  (juando  e  come  conviene  sono  strumenti  di  nostra  inter- 
im cd  ostmia  t'elicita.  Di  fatto  esse  dispongono  T  uomo  a  volere.ef- 
ficacemente  le  cose  die  sono  utili  alia  conservazione  di  se,  della  spe- 
cie r  della  societa  intera;  donde  furono  appellate  con  acutezza  Ale 
ilt'll'  wrinia :  sono  semi  di  virtu:  imperocche,  tolti  i  gagliardi  movi- 
inenti  dell1  animo,  V  uomo  ahriighiltirebbe  alia  presenza  delf  arduo 
oonnaturale  alle  belle  e  virtuose  operazioni:  finalmente  procurano 
all'  uomo  <[iiella  felicita,  di  cui  e  capaoe  su  questa  terra;  stanteche 
non  pu6  farsi  che  1'  uomo  sia  avventurato,  ove  non  assapori  quel 
tlol'-e,  die  nell'  amore,  nell1  allegrezza,  nellasperanzaeinsimili  af- 
fetti,  come  in  altrettanti  soavissimi  favi ,  e  raccolto.  Se  non  che  ,  6 
d'  uopo  confessarlo  ingenuamente,  le  passioni  umane  possono  esse- 
re  strurnento  di  felicita,  ma  sono  pur  troppo  il  piu  delle  volte  stru- 
mento  elficacissimo  di  sventura.  E  donde  mai  rottenebrarsideirin- 
telletto,  il  difetto  di  riflessione,  le  inquietezze  e  gli  strazii  del  cuo- 
n>.  i  terror!  della  imaginazione,  i  sonni  perduti  o  interrotti,  i  fremi- 
ti,  le  smanie,  le  insidie,  le  rivoluzioni,  le  guerre  e  tutta  1'  orrida 
•scbiera  del  delitti,  se  non  da  ree  passioni  sguinzagliate  e  lasciate 
scapostrare  a  talento?  Di  qui  1'assoluta  necessita,  che  I'uomo  pon- 
gasi  alia  direzione  de'suoi  alTetti  e  li  imbrigli  e  li  guidi  a  norma  di 
ragione.  Ora  fra  i  rimedii  piu  forti  e  possenti  accennati  daisavii  af- 
iine  di  preservarsi  dalla  tirannide  dei  pravi  affetti,  meritano  di  es- 
.sere  anuoverati  il  considorarc  T  indole  delle  buone  e  delle  ree  pas- 
sioni, il  ponderarne  diligentemente  i  buoni  o  tristi  effetti,  e  in  ispe- 
cial  modo  il  contemplare  la  storia  di  uo.nini  o  signori  o  schiavi  delle 


312  R I  VISTA 

passion! .  E  per  verita  quale  ammaestramento.  quale  stimolo  all'am- 

' 

mirazione  e  alia  pratica ,  per  mo'  di  esempio  ,  dell'  amore  del  nostri 
simili ,  il  vedere  una  buona  Suora  di  Carita  ,  appartenente  a  civile 
ed  agiata  famiglia ,  clie  nel  liore  degli  anni ,  raccolta  in  povero 
saio,  modesta.  angelica  nel  guardo,  si  asside  di  e  notte  fra  le  sale 
ammorbate  di  uno  spedale,  e  porge  agl'infermi  il  cibo,  eparla  loro 
nn  linguaggio  di  carita  e  di  amore,  e  mesce  le  sue  al!e  lor  lacrime, 
e  piangendo  ne  raccoglie  1'  ultimo  respiro?  Ci6  posto,  egli  e.  mani- 
festo quanto  benemeriti  dell'  umana  famiglia  siano  quegli  serittori , 
i  quali  prefiggendosi  il  lodevole  scopo  di  educare  le  crescenti  ge- 
nerazioni  alia  difficile  impresa  di  signoreggiare  gli  affetti,  consacrano 
la  loro  penna  alia  trattazione  di  morali  argomenti,  e  notomizzano. 
per  cosi,  dire,  il  cuore  umano,  e  accennano  quando  gli  affetti  son 
regolati  e  quando  trasmodano,  e  a  rendere  piu  palpabile  la  loro  di- 
mostrazione,  sottopongono  agli  occhi  dei  leggitori  chiari  esempli,  o 
di  virtuosi  affetti  cbe  furono  guiderdonati  largamente  da  Dio,  o  di 
affetti  malvagi  che  procacciarono  a  cbi  gli  ebbe  retaggio  abbonde- 
vole  di  sventure. 

Or  bene  tra  la  nobile  schiera  degli  serittori  infiammati  dal  santo 
zelo  di  ammaestrare  altrui  intorno  al  modo  di  reggere  e  guidare  gli 
affetti,  ci  e  caro  Vannoverare  Niccola  Longo,  autore  dell'  opera  ac- 
eennata  qui  sopra :  Le  rivelazioni  del  cnore.  Qual  sia  precisamente 
1'  ultimo  scopo  cbe  L'A.  ebbe  in  vista  nello  stendere  quell'  opera  ce 
lo  rivela  egli  stesso  in  parecchi  luogbi.  II  Longo  nel  programma  si 
esprime  cosi:  Lo  scopo  morale  e  di  ridurre  le  passioni  alia  lor  </i><- 
sla  misura;  e  scowire  in  pari  tempo  qualche  lato  ascoso  delle  medesi- 
me,  su  cui  passa  inarrcdula  la  mollitudine:  e  nel  principio  degh* 
xScliiarimenti  appie  del  terzo  volume  cosi  scrisse:  Di  modo  che  non 
Ito  intcsn  di  far  la  pittura  del  proprio  animo,  bens'i  di  qnei  senlimenii 
che  nel  proprio  animo  formati,  fjencraH~-zandoli<  li  ho  trovati  come 
principio  della  nalura  -urn-ana,  o  come  tenderize  della  vitasociale.  Per- 
cbe  1'  A.  potesse  espandere  meglio  il  suo  cuore,  e  quinci  ladipintu- 
ra  degli  nmani  affetti  riuscisse  piu  varia,  piu  viva  epiu  parlante,  e- 
gli  ha  steso  una  lunga  serie  di  lettere  dirette  ad  una  cotal  Evelina-, 


DELLA  STAMPA  IT.VLIANA 

donzella  adornu  delle  piii  rare  qualiui,  e  nome  non  oscuro  nei  i'asti 
della  Storia  Greca  moderna.  In  queste  lettere  e  nell'appendice  die 
tiene  lor  dietro,  il  Longo  passa  come  a  rassegna  le  principali  epodie 
ed  avvenlure  dell'  agitata  sun  vita;  descrive  le  impression!  e  i  ver- 
gini  airetti  della  prima  infan/ia,  I'  esplicarsi  e  ingrandirsi  delle  sue 
cognizioni,  e  gl' impel!  inaspettati  delle  passion!  neU'ampioefragOr 
roso  teatro  della  capitale,  e  il  casto  e  acceso  afi'etto  cli  che  fu  com- 
preso  per  la  giovinetta  Evelina,  e  le  spernn/e  di  un  sospirato  ime- 
neo  ora  vive  ora  languide  ora  spente,  e  il  ritirarsi  improvviso  della 
fidanzata  in  un  sacro  chiostro  e  il  suo  gemerne  quindiinconsolabile; 
insomnia  egli  la  la  storia  di  un  bd  cuore  eresduto  dalla  piu  tenera 
fanciullez/a  sotlo  le  benefidie  influenze  d'una  buona  educazione, 
qual  pellegriiio  arboscello  cresciuto  rigogliosamente  in  tepida  serra 
sotto  cure  di  vigile  giardiniere. 

Le  prerogative  notate  in  quest1  opera  sono  molteplici ;  uulladi- 
ineno  pare!  di  poterle  riepilogar  tutte  dicendo,  die  1' A.  delle  Rice- 
lazioni  e  letterato  di  buono  ingegno  e  di  bellissimo  cuore.  II  Longo 
fa  mostra  della  perspicacia  del  suo  ingegno  in  piu  modi-,  e  uell'ideare 
una  tela  amplissima  di  fatti  e  di  osservazioni  a  meraviglia  raimodati 
e  congiunti ,  e  nel  fare  un  analisi  profonda  insieme  e  minutissima 
degli  umani  affetti;  ma  soprattutto  nello  avere  Irattato  da  maestro 
ijiia  e  cola  ,  ([uistioni  difficili  e  di  sommo  rilievo  ,  le  quali  danno  a 
tutta  1'  opera  ,  sparsa  tratto  tratto  di  letterarie  bellezze ,  una  cotal 
aria  di  nobilta  e  di  grandezza,  siccome  nella  stagione  dei  fiori  i  co- 
lossali  avanzi  dei  tempi!  danno  alle  pianure  deir  antica  Pesto  un 
aspetto  di  maesta  e  di  magnificenza.  Cosi  sono  quistioni  piacevoli  e 
utili  a  leggersi  quelle  die  riguardano  1'  odierno  romanzo,  il  giorna- 
lismo  ,  il  sentiment alismo  e  il  posilivismo  ,  1'  indole  dei  popoli  anti- 
dii ,  la  natura  e  gli  efletti  dell'  eloquenza  ,  il  suicidio  .  il  oarattere 
deiramore  ne' divers!  tempi  della  Storia  e  simib  argomenti.  Quanto 
poi  al  buon  cuore  e  al  sentire  soprammodo  dilicato  e  stjuisito  dell'A. 
noi  direm  solo,  cbe  in  leggere  parecchie  di  quelle  lettere  ci  sen- 
timmo  intenerire  e  ricercar  T  anima  da  nobili  e  soavissime  affe- 
zioni.  Si  legga  di  grazia  la  lettera  die  1'  A.  indirizza  ad  Evelina 


314  R1VJSTA 

costretta  a  partirsi  tutto  improwiso  per  la  Grecia  ,  e  quella  in  cui 
le  dipinge  le  tempeste  del  suo  spirito  per  tale  inopinata  partenza  ,- 
e  quella  in  cui  la  invita  al  tempio  per  istringere  il  sacro  nodo,  e. 
quella  in  cui  le  partecipa  clie  per  amore  della  sanita  di  lei  vuol  dif- 
ferire  la  pia  cerimonia  delle  nozze ,  avvegnache  egli  affretti  coi 
sospiri  il  momenta  di  vederla  compiuta,  e  parecchie  altre  lettere  o 
brani  di  quell' opera  -,  si  leggano,  diciaino,  que'  passi,  epoi  ci  si  dica, 
se  il  nostro  A.  non  fu ,  come  dicemmo ,  arricchito  da  Dio  di  un  ot- 
timo  cuore,  di  un  cuore  clie  risponde  all1  unisono  alle  aflezioni  piu 
tenere  e  piu  generose. 

Ma  delle  sole  opere  del  Creatore  e  proprio  1'  essere  scevre  d1  im- 
perfezioni ;  che  le  opere  dell'  arte  sono  somiglianti  agli  arazzi ,  i 
quali  ,  avvegnache  della  famigerata  fabbrica  dei  Gobelini ,  hanno 
sempre  una  parte  men  bella  a  essere  mirata.  Cio  posto,  non  dee  far 
maraviglia,  se  fra  le  molte  filosofiche  e  letterarie  bellezze  delfopera 
del  Longo  ci  paia  di  vedere  alcuni  piccoli  difetti ,  cui  la  qualita  e 
T  ullicio  di  questa  Rivista  c'impone  1'obbligo  di  palesare.  L' A. , 
attesa  la  natura  dell'  argomento,  avendo  a  fare  il  quadro  del  cuore 
umano  ,  ha  dovuto  necessariamente  dipingere  piu  d  una  volta  un 
qualrhe  affetto  men  buono  ,  una  qualche  passione  che  trapassa  i 
limiti  daila  ragione  prescritti ,  e  soverchiamente  imperversa.  In  si- 
milicongiunture  egli  e  chiaro  che  gii  correva  il  debito  di  condannare 
simili  afietti  e  di  mostrarne  i  pericoli ,  perche  il  leggitore  incauto 
apprendesse  a  discernere  i  rei  affetti  dai  buoni  e  a  temerne  le  con>- 
segiienze.  11  nostro  A.  non  ha  mancato  il  piu  delle  volte  di  far  ci6 
e  di  farlo  a  dovere ;  niilladimeno  talora  o  dimentic^  di  farlo,  ovvero 
nol  feoe  con  (juella  severita  e  peso  di  parole  che  portava  il  biso- 
gno.  Cosi  quando  egli ,  ricevuta  la  lettera  di  un  rivale  che  lo  slida 
a  duello  ,  si  reca  alia  casa  di  lui  e  ne  accetta  condizionatamente 
rinvito,  1  A.  non  riprova  quest1  atto  con  parole  abliastanxa  lorti 
e  sentite.  Parimente  quando  egli  entrato  nel  tempio  del  romitag- 
gio,  e  sopravvenuta  ivi  pure  Evelina,  egli  le  volgdttrepidando* 
la  parola.  e  la  invita  a  lasciare  il  monistero  e,  allerratala  pi'r  un 
braccio,  si  attenta  di  rapirla,  T  A.  non  disapprove  il  misl'atto  coo. 


DELIA  STAMPA  1TALIANA 

forme  bastevolmente  rigide  e  vigorose.  Un  altro  difetto  che  os«>- 
rcuimo  apporre  all'  A.  delle  liirt'ltizimn  .  si  ('•  un  lingtiaggio  re- 
ligioso  alquanto  vago  e  indeterminate ,  non  abbastanza  pratico  e 
positive,  mi  linguaggio  cbe  passando  sotto  silenzio  i  misteri ,  le 
verita ,  i  precetti ,  i  riti ,  le  praticbe  e  cio  che  attiensi  esclusi- 
vamcntc  alia  vera  Religione.  accenna  quasi  a  solo  que'  veri ,  che 
sono  ammessi  da  quelli  pure  che  dissentono  da  noi  in  fatto  di  cul- 
to.  Egli  e  verissimo  che  1'A.  non  lascia  in  alcuni  luoghi  di  ren- 
dere  splendido  omaggio  alia  Religione  ,  per  cagione  di  esempio , 
la  dove  parla  con  rara  elevatezza  di  pensieri  della  comune  Reden- 
zione,  e  la  dove  ripete  dalla  Religione  le  gioie  piu  pure  e  sante  del 
cristiano  connubio;  nulladimeno,  giusta  il  nosu?o  modo  di  scorgere, 
da  questo  lato  egli  lascia  alcuna  cosa  a  desiderare.  Forse  il  Longo  si 
appigli6  a  questo  genere  di  eloquio  per  insinuarsi  piu  agevolmen- 
te  nell'  animo  de'  suoi  leggitori ,  soprattutto  di  quelli  che  vacillano 
nelle  veraci  credenze  ,  e  a  cui  suona  male  il  linguaggio  veramente 
cattolico  5  ma  in  tal  caso ,  in  quella  che  ammireremmo  lo  scopo 
prefisso ,  non  sapremmo  approvare  il  mezzo  abbracciato.  Di  fatto 
un  linguaggio  religioso  che  sta  sempre  sulle  generali ,  che  accenna 
di  rado  ai  dommi  da  credere  e  alle  virtu  da  praticare ,  e  che  ,  pre- 
sentandosi  il  destro,  non  discende  a  quei  caratteri  e  a  quelle  ultime 
difierenze,  che  contraddistinguono  il  culto  cattolico  datogni  altro 
estraneo,  un  linguaggio,  diciamo,  di  siffatta  natura  non  e  egli  forse 
d'inciampo  ai  leggitori  inesperti,  i  quali  in  leggerlo  apprenderanno 
a  discorrere  di  religione  non  da  fervorosi  cattolici,  ma  come  favella- 
vano  a'  di  loro  un  Tullio,  un  Seneca,  un  Posidonio?  Oltre  di  che  non 
e  forse  disdicevol  cosa  1'adoperare  un  cosiffatto  linguaggio,  pel  qua- 
le  si  occulta  in  parte  almeno  la  verita ,  e  il  non  mostrare  sufficiente 
ardire  e  franchezza  di  parlare  come  parlarono  i  piu  grandi  genii 
del  Cristianesimo  ,  anzi  gli  stessi  ispirati  Scrittori?  E  poi  non  e 
forse  cosa  irragionevole  e  dissentanea  allo  scopo  di  accorto  scrittore, 
il  far  uso  di  una  favella  debole ,  languida ,  non  abbastanza  efticace, 
qual  e  per  appunto  il  parlar  di  cose  religiose  in  modo  vago ,  gene- 
rico  e  superficial ,  mentre  j>ossiamo  appigliarci  a  un  linguaggio 


31 6  RIVISTA  BELLA  STAMPA  ITALIANS 

di  origine  celestiale  ,  linguaggio  che  illumina ,  che  persuade ,  che 
inaniina ,  che  rassicura  ,  che  conforta  ,  che  trasforma  ,  che  in- 
ciela,  che  india? 

Ora  per  epilogare  il  cletto  fin  qui,  le  Rivelazioni  del  Cuore,  tol ti- 
ne alcuni  pochissimi  nei,  sono  opera  degna  di  commendazione.  Es- 
se  disvelano  nel  loro  A.  un'  inmiagiriazione  hella  siccome  il  cielo 
sotto  cui  furono  ispirate :  esse  palesano  una  mente  conoscilrice  del 
ripostigli  piu  intimi  del  cuore  umano  :  esse  inline  fan  prova  di 
un  cuore  di  tempera  fina  e  squisita  ,  si  die  il  loro  A.  avendo  bi- 
sogno  di  dipingere  1'immagine  d'un  cuore  benfatto,  non  ebbe  a  far 
altro  che  tratteggiare  se  stesso.  L'  unico  difetto  che  ci  notammo  e 
di  semplice  omissione. 


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AHA! 


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CRONAGA 


TONTFMPOR ANF A 

^urMi^jviruiiArNiiA 

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..!>  JJte 

Roma  2  Maggio 


I. 
COSE  ITALIANS. 

STATI  SAUDI  (Nostra  Corrispondenza).  —  1.  Vertenze  coll' Austria.  —  2.  Irv- 
dennita  agli  Emigrati.  —  3.  Feste  per  lo  Statuto.  —  4.  Legge  contro  la 
schiavitii.  — 5.  Sicurezza  pubblica.  —  G.Statistica  giudiziaria.  —  7.  Furti 
sacrileglii.  — 8.  Ripartiiuenti  de'beni  ccclesiastici.  —  9.  La  stampa  e  la  re- 
visione.  —  10.  Balzelli  e  perquisizioni. 

1.  II  conflitto  sorto  fra  il  Governo  Sardo  ed  il  gabinetto  di  Vienna 
pel  sequestro  posto  sui  bent  degli  emigrati  Lombardo-Veneti  va  di 
giorno  in  giorno  acquistando  proporzioni  piii  spiccale  e  gravi.  Se  il 
Piemonte  si  trovasse  ora  in  quelle  condizioni  di  forze  e  d'apparecchi 
che  nel  1847,  forse  non  terrebbesi  dal  calare  ad  una  terza  riscossa.  E 
per  quanto  sta  in  poter  loro  vel  sospingono  animosamente  certi  o 
farnetici  o  traditori,  che  braveggiando  all'impazzata  vorrebbero  stra- 
scinare  il  Governo  ad  atti  di  tal  natura  che  ne  sarebbe  inevitable 
conseguenza  una  guerra  di  devastazione  e  di  sterminio.  Pretendevasi 
da  costoro  che  per  rappresaglia  si  bandisse  il  sequestro  de'  beni  pos- 
seduti  da'sudditi  austriaci  sul  territorio  Sardo;  e  lanto  si  ribadiva  que- 
sta  idea  che  parve  entrar  perfino  in  capo  ad  uomini  d'  alto  affare ,  i 


318  CRONACA 

quali  non  1'avrebbero  forse  piu  deposta,  se  non  era  degli  imperiosi 
consigli  di  certi  amici  onde  sentesi  gran  bisogno.  Altri  strillava  che 
a  maniera  di  protesta  si  dovessero  senz'altro  rivestire  della  dignitadi 
Senator!  del  Regno  i  piu  cospicui  fra  gli  emigrati ;  an/A  Intti  quelli 
che  si  trovassero  aver  qualouno  dei  titoli  a  cio  richiesti  dalla  lop^e. 
Ma  questo  era  un  nulla  a  petto  di  cio  che  altri  chiedevacon  gran  for- 
za;  cioe,  stretta  alleanza  colla  Svizzera,  si  spiegasse  nnovamente  la 
santa  bandiera  dell'  Indipendenza  italiana,  ne  si  desse  tregua  al  bar- 
baro  prima  d'averlo  ricacciato  dietro  1'  Isonzo.  Tuttavia,  dato  giii  il 
primo  bollore,  fu  d'uopo  riflettere  che  lo  Stato  del  Continente  Euro- 
peo,  ben  diverse  da  quello  del  48  e  del  49,  non  e  troppo  favorevole 
a  cotal  genere  d'imprese.  Oltre  a  cio  le  ftnanze  esauste,  in  iscompiglio 
oberate  d'  un  debito  enorme;  1'esercito  scarso  e  tutto  sul  rifarsi;  I'am- 
ministrazione  incagliata  fra  i  nuovi  e  gli  antichi  ordini-,  le  fazioni  po- 
litiche  frementi  e  pronte  a  scatenarsi  1'  una  conlro  1'  altra:  la  molti- 
tudine  scorata  per  le  triste  vicende  guerresche  del  48  e  del  49,  e  pel 
moltiplicarsi  continuo  di  gravosi  balzelli;  le  speranze  d'aiuto  estranio 
o  scarse  o  mal  sicure-,  tutto  insomnia  consigliava  a  fare  di  necessita 
virtu,  ed  usar  prudenza.  L' Austria  dal  canto  suo,  guardandosi  attor- 
no  in  casa  e  girando  gli  occhi  al  di  fuori,  e  anch'  essa  consigliata  alia 
pace,  ne  i  suoi  interessi  le  permettono  d'arrischiarsi  a  fare  che  per 
lei  divampi  una  generale  conflagrazione  Europea,  il  cui  pericolo  si 
fa  ognor  piu  chiaro  ed  imminente.  Eppero,  concorrendo  1'  interesse 
dell'  una  e  dell'  altra  parte,  le  ostilita  si  restrinsero  finora  ad  uno 
scambio  risentito  di  note  acerbe,  di  proteste  e  di  recriminazione,  di 
dimanda  e  di  i  iftuti,  di  dichiarazione  e  di  minacce,  che,  a  giudicarne 
dalle  apparenze,  dovrebbesi  tener  perfermola  question  eesserh  IVper 
venir  risoluta  a  colpi  di  cannone. 

IlMinistero  Sardo  per  mezzo  del  suo  rappresentante  a  Vienna  avea 
diretto  al  Governo  Austriaco  un  energico  riclamo  a  lavoiv  dcgli  e 
grati.  11  Conte  Buol  oppose  un  riciso  e  formale  rifiuto  d'entrar  in  pa- 
role su  questo  negozio  coll'  luvialo  Sardo,  accennando  che  intorno  a 
cio  1'avesse  a  trattare  col  suo  Ministro  residenle  a  Torino,  a  cui  avea 
trasmesso  le  proprie  istruzioni  •,  e  pel  resto  lo  rinviava  alMaresciallo 
Radetzky  ed  alia  Commissione  del  Palazzo  Borromeo.  (ili  uificidiplo- 
malici  di  Francia  ed  Inghilterra,  anziche  piegare  irrigidirono  vieppiu 
1  la  fermezza  del  Governo  imperiale;  i-he  forse  trovossi  itiffermato  nel 


CONTEMPORANEA 

sno  proposito  da  qiici  gelosi  riguavdi,  per  cui  un;i  I'olen/.a  di  priinu 
ordine  i eoherebbesi  adontadi  laseiar  credere  *  la-  Je  >i  pns>a  per  ve- 
run  modo  hnporre  la  legge  da  diicdiessia.  Vedulo  rkiM'ir  vano  ogni 
lentalivo  in  ([uanto  al  vinceie  die  il  decreto  imperials  di  sequestro 
revocalo:  e  neppur  avendo  potato  ottenere  die  si  comuniea-M  ro 
aHioverno  Sardo  i  document!  giuridici  del  la  eolpabilila  di  quelli  ch« 
nc  subtvano  il  rigore,  il  Minislero  di  Torino  Irovossi  nclla  ncco^ila 
d  ititerrompere  ogni  mauiera  di  trattalivc.  e  •.•ichiamare  da  Vienna  il 
psoprio  rappresenla«le.  Ma  cio  non  poteasi  fare  per  mod(j  die  vales- 
se  una  dichiaraxione  di  guei'ra;  eppero  spedivasi  al  (ionledi  Ucvcl  mi 
seitipliee  congedo,  sic.clir  Ic  rela/.ioni  ufliciali  e  diplomatiche  non  sono 
pnnto  inlerrolte  intorno  ad  ogni  altro  affaro.  In  (juesto  mentre  diri- 
ut'\Hsi  a  tutlc  le  Potcn/.e  un  Memorandum,  per  esporre  lo  stato  dt-lle 
cose,  ed  invocainel  appoggio.Questodocumento,  cumunque  sia  coni- 
pilato  in  forme  insolite  e  eon  lingnaggio  nuovissimo  rispetto  alle  u- 
sai./r  di[)lomatiche,  va  improiitato  d'una  colal  dignitosa  energia  die 
lalvoliaassuine.il  luono  di  iniuaccia,  j-.er  cui  e  variamenle  giudiaito 
dacoloro  die  sicredono  uomini  di  Stalo.  Gli  e  lutlavia  a  sperareehe 
con  inolto  diiasso  si  riesca  a  poco  o  nulla.  dhe  le  grandi  Poteilze 
continentali  iiou  troverebhero  lor  guadagno  a  romper  guerra  pert  piel 
nommlla  die  debbon  essere  agli  occhi  loro  le  umilia/.ioiu  del  Pie- 
inonU-.  c  la  >everita  con  eui  TAustria  lo  ripaga  delle  sue  aggressioni 
DC!  48  e  nel  49.  Inlanto,  giunto  appena  a  Torino  da  Vienna  il  Conte 
di  Revel,  se  ne  dipartiva  alia  volta  di  Milano  il  Conte  Appony  Mini- 
stro  d'Austria,  lasciando  anch'egli  il  segretaiio  di  lega/.ione  a  disbri- 
gar  gli  aftari  di  minor  conto.  e  rappresentare  il  proprio  governo.  Af- 
fennasi  die  a  cio  fare  >iasi  indollo  non  solo  i>er  seguire  le  istru/.ioni 
ricevute,  e  per  riguardi  diplomatici,  ma  si  ancora  per  levarc  oec^^io- 
ne  d\  peggiori  guai.  Che  discorrcvasi  di  fragorose  edinsultanti  dinio- 
slra/.ioni  popolari  con  cui  progeltavasi  da  certi  a  wen  tat  i  di  voler  di- 
sfogare  1'odioche  li  divora  c  la  rabbia  die  sentono  contro  iHiovei-no 
imperiale.  i.a  (pial  cosa  ove  fosse  avveuuta  iM>le\a  aver  le  pin  . 
sle  conseguen/.e. 

2.  H  Ministero  Subalpino  si  credette  inoltre obbligato  a  (pialoli^ 
<'.-a  meglio  die  a  gillai  paicic  c  pi-olr.4e.  forse  iucllicaci,  per  sal  va-- 
if  ie  ragioni  di  que'  suoi  pioletli,  con  cui  stringeva  palto  di  fralel- 
lanza  e  d'unione  jndissolubile.  Penso  elie  menlie  si  scanij.uerejjbero 


320  CRONACA 

nole  e  dichiai  a/.ioui  ,  e  protocolli ,  gh  emigrali  privi  di  loro  rendite 
non  saprebbero  coaie  campar  la  vita.  Eppero  nella  tornata  del  20 
Aprile  il  sig.  Conte  di  Cavour  presidenle  del  Consiglio  del  Ministri  of- 
feriva  alia  samione  del  Parlamento  un  progetlo  di  legge ,  in  for/.a  di 
cui  >i  aprisse  al  Governo  un  credito  di  L.  400,000  da  largirsi  a  titolo 
di  preslilo  a  coloro  die  si  trovassero  eolpili  dal  sequestro.  Con  que- 
sto  spera  il  sig.  di  Cavour  die  si  potra  provvedere  almeno  per  uu 
anno  ai  piu  urgenti  bisogni  di  cotesti  emigrati.  Per  mala  ventura  tal 
richiesta  coincide  colla  discussioue  di  parecchie  leggi  che  suggette- 
ranno  il  Piemonte  a  nuove  e  pesanti  conlribu/.ioni ;  e  la  moHiludine 
volgare,  che  bada  piu  a'  proprii  interessi  che  a  ragioni  d'onore  e  di- 
gnita  nazionale,  non  inghiottira  forse  di  molto  buon  grado  1'obbligo 
di  sovraccaricare  1'annuo  deficit  con  un  mezzo  milione  incirca  di  piu. 
onde  so\  venire  a  quelli  che  essa  riguarda  come  invasori  degli  impie- 
ghi  e  degli  ufficii  dovuti  a'  Piemonlesi.  Ma  e  probabile  e  poco  meno 
che  certo,  che  le  400,000  lire  per  gli  emigrali  saranno  concedute  dal 
Parlamento,  che  vi  si  trova  astretto  da  tal  quale  rigoroso  dovere.  Di 
qui  a  un  anno  chi  puo  indovinare  che  cosa  sara ! 

3.  Gli  italianissimi  del  Piemonte  nei  recenti  decreti  del  Governo 
auslriaco  seppero  vedere  un  attentato  contro  leliberta  poliliche  e  le 
franchigie  costituzionali.  Per  manifestare  in  modo  solenne  quanto  sia 
caldo  e  tenacissimo  Tamore  che  per  esse  nutrono,  la  voglionp  dare  a 
mezzo  in  feste  pompose  e  dispendiosissime  con  cui  per  tre  giorni  eon- 
secutivi  dalla  seconda  domenica  di  Maggio  sara  tutta  a  romore  la  Ca- 
pilale,  imitata  alia  meglio  dalle  province.  Funzione  religiosa  con. 
1'  intervento  de'  corpi  civili  e  militari  e  delle  societa  industrial!  ed 
operaie,  carrocci  simbolici,  rassegne  di  milizie,  rimbombo  d'artiglie- 
rie,  esercitazioni  e  spettacoli  equestri,  tornei,  musiche,  luminarie, 
inaugurazioni  di  monumenti,  distribiu-ione  di  premii  agli  allievi  delle 
scuole  serali,  gazzarre  e  spettacoli  pirotecnici,  col  gaz  luce  ed  acqua; 
deputazioni  dalle  province  j  le  vie  tutte  a  tappeli  e  bandiere  ;  e  uu 
mondo  d'altre  simili  cosej  ecco  il  programma  di  tali  feste.  Dicesiche 
il  solo  Municipio  di  Torino  abbia  per  cio  stanziata  la  somma  di  L. 
30,000 ;  cioe  tre  tanti  piu  di  quello  che  dopo  molto  contrasto  la  illu- 
minata  parsimonia  di  cotesti  padri  della  patria  degnavasi  concedere 
pel  centenario  del  miracolo  del  SS.  Sacramento.  Quando  1'  amore 
delle  libere  istituzioDi  e  tanto  acceso  da  guardar  come  bazzecole 


CONTEMPORANEA 

rotali  spese,  han  troppa  raglone  i  giudiziosi  Minislri  di  metlerlo  alia 
prova.  sovraccaricando  la  mano  ad  imposte  e  tributi  con  cui  rlforniiv 
I  r.urio. 

4.  Per  non  res  tare  addietro  dalle  allre  nazioni  in  quel  progresso 
di  vera  civilta,  cui  la  Chiesa  Cattolica  dava  i  primi  e  piii  eiucaci  im- 
pulsi,   e  di  cui  i  noslri  umanitari  recano  ogni  merito  alia  filantropia 
inglese ,  il  Parlamento  sardo  ha  pure  votato  una  legge  per  cui  e  ri- 
gorosamente  vietato,  sotto  gravissime  pene ,  ogni  traffico  di  schiavi , 
ed  e  posto  un  freno  al  vituperoso  commercio  della  tratta  dei  negri. 
Manco  male !  Se  pero  la  legge  sarda  sara  piu  potente  a  tal  fine  clie 
non  sia  utile  la  crociera  delle  navi  anglo-francesi ,  la  quale  sembra 
non  essere  fin  qui  riuscila  ad  altro  che  ad  aggravare  le  atroci  tor- 
ture, di  cui  veniano  martoriate  nel  tragitto  dai  lidi  affricani  alle  cosle 
d' America  quelle  misere  vittime  dell'umana  rapacita. 

5.  Ma  sarebbe  pur  bene  che  la  filantropia  del  Parlamento  subalpi- 
'.lo  si  desse  pensiero  di  rassicurare  un  po'  meglio  le  vile  e  le  sustan- 
ze  dei  cittadini  esposte  ognora  alia  baldanzosa,  perche  impunita  trop- 
po  spesso,  industria  de'  ladri  ed  assassini    11  Deputato  Bronzini  nella 
tornata  del  1°.  Aprile  ne  mosse  alte  querele ,  ricordando  a'  suoi  col- 
legia «  i  continui  ed  universal!  reclaim  de'  loro  elettori  accio  i  furti 
«  campestri  organizzati  sopra  una  scala  spaventevole  siano  repress! , 
«  e  meno  pericoloso  riesca  il  porsi  in  viaggio  sopra  le  pubbliche  stra- 
«  de.  »  Poi  accenno  le  recenli  evasion!  di  famigerati  assassini  dalle 
carceri  e  dalle  segrete  in  cui  erano  chiusi,  e  d'onde  sparirono  miste- 
riosamente  •,  le  aggression!  de'  corrieri  e  delle  vetture  pubbliche  de- 
predate da  bande  di  masnadieri  ;  la  necessita  cui  sono  ridotli  i  car- 
rettieri  di  camminare  amolti  insieme  a  guisadi  carovane  chepassino 
in  paesi  inospiti  e  selvaggi  5  la  frequenza  di  furti  audacissimi  nel  bel 
mezzo  delle  citta  e  in  pien  meriggio  ecc.  ecc.  II  Ministro  dell'  interno 
^colpo  la  pubblica  autorita  d'ogni  taccia  di  mollezza  o  connivenza  in- 
diretla  5  manifesto  la  sua  convinzione  che  a  poco  a  poco  la  liber  la  e 
I'educazione  avrebbero  migliorata  la  moralita  del  popolo  ;  consiglio 
ad  aspettar  dal  tempo  e  dalle  istituzioni  liberali  sifFatli  benefizii ,   e 
tanto  seppe  dire  che  il  Bronzini  si  diede  vinto,  e  ritiro  1'ordine  del  gior- 
no  da  lui  proposto  per  eccitare  il  Governo  a  provvedere.  Intanto  ogni 
giorno  i  fogli  pubblici  registrano  dolorosi  racconti  di  furti ,  ed  omi- 
cidii,  e  sanguinose  lolte  di  malandrini  contro  la  forza  pubblica,  in  cui 

Smell,  vol.  II.  21. 


CRON.U:A 

sempre  la  vittoria  sta   p«  i  dif'ensori  dell'  ordine.   Nel  volgere  di. 

e  settimane  parerrhi  valorosi  dell'arma  dei  Reali  Curabinieri 
perdettero  la  vita  eroicamente  aftrontando  la  disperala  resistemu  di 
baudili  armati  sino  ai  denti.  Di  Sardegna  scrivono  c>seie  uvvenute 
collision!,  in  cui  sarebbero  slati  morti  non  pochi,  tra'  quail  il  Sinda- 
co  ed  il  parroco  di  nou  so  qual  cornune.  II  famigerato  Moltino,  scam- 
pato  al  carcere  dove  aspetlava  la  sua  sentenza,  gitta  il  lerrore  per  ogni 
dov<e,  non  perehe  commetla  enormimisfaUi,ma  perehe  ha  tulta  1'au- 
dacia  ed  il  prestigio  del  Passatore  romano. 

6.  Come  per  rispondere  alle  pubbliche  querele  sopra  questo  punto 
il  Ministero  di  Gra/Aa  e  (iiustizia  aumentava  il  propi'io  bilancio  della 
somma  non  indiiFerente  di  1,739,921.  60  in  piu  di  quello  che  spen- 
devasi  nel  47  ;  sicdie  ora  esso  tocca  le  L.  6,279,021.  60.  Da  cui  to- 
gliendosi  pure  le  L.  800,000  teste  slaoziate  per  assegai  e  sussidii  al 
clero  di  Sardegna,  reslerebbe  pur  senipre  un  tale  eccesso  da  muovere 
desiderio  di  sapere  se  per  esso  abbiasi  a  deplorare  siffatto  aumento 
di  crimini  e  delitti,  quale  e  qaello  rivelato  dalla  statistica  giudi/iaria 
pubblicata,  sebbene  incompiutaraente,  per  eura  del  Guardasigilli.  In- 
torno  a  che  basti  accennare  queslo  solo :  che  le  sentenze  penali  pro- 
nunziate  dai  Magistral!  d'appello,  le  quail  indicano  solo  la  progressione 
di  crimini  verificali ,  vennero  crescendo  a  centinaia  in  ciascuno  degli 
ultimianni  j  tantoche  essendo  state  1019  nel  1849,  si  numerarono  fino 
a  1909  nel  1852!  Questo  moltiplicarsi  di  sentenze  dimoslra  ]>er  certo 
1'operosita  e  lo/elo  de' Magistrati ;  ma  dimostra  pur  nicnlc  meno  I'o- 
perosita  de'malandrini  e  la  facilita  con  ciii  si  corre  al  delilto. 

7.  Vuolsi  notare  che  Ira  le  nefande/ze,  di  cui  rinnovasi  con  qualdtt 
frequen/.a  IVsempio  nel  Piemonte,  gia  da  qualche  tempo  occupa  un 
tristo  luogo  il  furto  sacrilege.  E  appunto  di  ((vif^sti  giorni  Torino  fu 
commos?a  da  tale  avvenimento,  che  hinganienie  se  ne  serbeiii  lame- 
moria.  Nel  ricco  santuario  di  NostraSignoia  dt  lU-C.onsolazioni  vene- 
ravasi  un  bel  monumento  della  pieta  di  Maria  Cristina  vedova  di  Re 
Carlo  Felice.  Era  desso  una  statua  di  gran  mole  e  tutta  di  puro  ai- 
gento,  del  peso  di  14  miriagrammi  incirra .  rappresentante  la  Madiv 
di  Dlo  col  bambino  Gesu,  che  soleva  pov tarsi  nelle  solenni  pi'ocessioni 
per  le  vie,  e  seit>avasi  gelosamerite  chiusa  11  rimanenle  dell'anno  i«i 
sicuro  ripostiglio  con  tortissimi  cancelli.  11  martedi  19  Aprile  un  buou 
parroco  forestiere,  che  visitava  quel  santuario,  mosse  calde  istanze 
di  pQter  yedere  quel  prezioso  simulacro,  Qual  fu  U  terrore  e  la  sor- 


CONTEMPORANEA  323 

presa  quando,  aperla  la  prima  porta.  attraverso  il  secondo  camvllo 
si  \itie  vuola  la  niechia,  ed  involata  la  slatua!  Non  la  menoma  traecia 
di  violenza  fatta  alle  porle.  non  indi/io  veruno  lasciato  dal  ladro.  o\e 
si  rccellui  un  pocolir.o  di  eora  nella  toppa  della  serralui'a,  da  eui  puo 
inferirsi  ehe  abbiasi  prima  modellato  con  eera  lc  false  chiavi.  Le  in- 
dagini  del  Fisco  non  riuseirono  a  nulla.  Solo  hassi  qualche  barlume 
dalla  deposizjone  d'  un  talc  die  nella  nolle  dal  10  all' 11  corrente , 
iij-rilo  di  uolU-  sul  verone  di  sua  stanza  a  respirare  un  j>o'  d'aria  ir.-- 
sca,  udi  certo  romove,  come  d'un  carro  die  Icnlanumte  e  con  cautela 
si  liai'sse  avanli.  Fallosi  a  guardare,  osservo  che  tre  uomini  spini^e- 
vano  a  mano  uu  leggier  carro  .  sul  quale  era  disteso  un  non  so  che, 
lollo  da  lui  in  canibio  d'uiui  persona  che  vi  giacesse  distesa  e  coperta 
d'un  velo.  JN'oto  la  porla  in  cui  fit  condolto  il  carro;  eper  tulta  (juel- 
la  via  si  iecej  o  rigorose  perquisizioni ,  ina  seaxa  frulto.  Sicehe  oggi- 
mai  poco  resta.a  sperare  sia  per  la  scoperta  del  ladro,  sia  per  la  ri- 
<•  uperazione  dell'involato  tesoro.  Al  tempo  stesso  si  sjeppe  che  da  una 
r'niesa  di  (^a.vile  venne  pure  rubata  una  ricca  cassa  d'argento,  in  cui 
serbavansi  le  rcliquie  di  S.  Evasio  Pare  chelapolizia  avesse  sentoi-e 
dei  preparalivi  che  per  cio  si  facevano,  giacche  area  avvisato  i  Retto- 
ri  di  quelle  Chiese  a  star  in  guardia,  che  v'era  chi  lavorava  a  fabbri- 
care  chiavi  con  sospetto  di  mal  fine.  Oh  se  mai  altra  volta,  certo  al- 
meno  questa  I'aulorita  pubblica  debbe  senlire  il  suo  dovere  di  porre 
in  opera  tutta  la  sua  en  ergia  a  discoprire  gli  autoriditali  enornaezze. 
(he  si  dicono  opera  d'uiia  societa  numerosa  e  ben  diretta ! 

S.  Nel  Parlamento  si  prelude  al  prossimo  compiersi  della  tanto 
reilciala  piomessa  d'  una  nuova  ripartizione  dei  beni  ecclesiastic!. 
Abolile  le  decime,  onde  provvedevasi  al  sustenlamento  del  Glero  sar- 
do ,  si  stauxio  per  legge  una  somina  di  L.  800,000  c<m  cui  dare  sus- 
sidii  a  membri  di  lal  cleio  che  restano  sprovveduli  d'  ogni  sostenta- 
menlo :  il  che  si  e  iatto.  a  dirla  di  volo,  senza  pur  consultare  la  San- 
ta Sede,  econ  quella  pienexza  di  aulorita  che  si  attribiiisce  allo  Stato. 
Un  deputato  sacerdote  Robecchi  mosse  istanza  perche  lal  somma  si 
lacesse  al  piii  presto  sparire  dal  bilancio  ,  mediante  tale  prowedi- 
mento  che  colle  rendile  gia  devolute  alia  Chiesa  si  sopperisse  a  tale 
spesa  ,  e  se  ne  sgravatsse  lo  Stato.  II  sig.  di  Cavour ,  Presidenle  del 
llonsiglio  de'  Minislri,  dii'hiaro  ibrmahnente  che  vi  si  atlendeva,  che 
iia  ]>oco  si  farebbe,  eche  certo  nel  1854  non  troverebbesi piu  nel bi- 
deilo  Stato  la  menonia  somina  assegnata  a  tale  scopo.  E  per 


324  CRONACA 

sommi  capi  torno  ad  indicare  le  sue  idee  d'  una  ripariizione  ,  di  cur 
il  Governo  s'  arroga  il  diritto ,  e  che  si  vuol  compiere  senza  aspettar 
Passenso  di  chicchessia. 

9.  Se  dispogliando  la  Chiesa  dell'  assoluto  dirilto  di  proprieta  in- 
violabile  che  le  e  guarentito  dallo  Statute ,  le  si  assicurasse  almeno 
una  forte  tutela  nell'esercizio  della  sua  spiiiluale  autorita,  si  potreb- 
be  forse  riguardar  con  meno  dolore  la  ialtura  de'  beni  temporal!  Ma 
il  peggio  si  e  che  tutto  in  aspetto  di  religiosissima  divozione  v'ha  cht 
si  fa  un  dovere  di  lasciar  le  dot  trine  e  la  morale  cattolica  esposte  ad 
ogni  maniera  di  atlacchi,  La  Critica  deyli  Evangeli  e  tal  libro  ,  che 
basta  nominarne  1'  Autore  Bianchi-Giovini ,  scrittore  della  Papessa 
Giovanna  ,  per  far  comprendere  quel  che  vi  si  debba  leggere.  E  un 
centone  delle  piu  artificiose  nequizie  che  siansi  mai  gittate  sulla  carta 
dai  nemici  del  Cristianesimo  per  abbattere  e  schiacciar  Vinfame,  co- 
me diceva  Voltaire.  Questo  libro  si  spaccia  liberamente.  II  deputato 
Angius  con  ammirabile  coraggio  ne  rampognava  il  Ministero,  ed  in- 
vocava  lo  Statute  e  la  legge  sulla  stampa.  II  Ministro  dell'  interne  si 
sfiato  in  proteste  d'  inviolata  fedelta  alia  religione  per  finire  poi  eon- 
ehiudendo,  che  in  uno  Stato  retto  a  Governo  liberale  vuolsi  lasciare 
libera  la  discussione  intorno  a  checchessia.  Ed  al  rimprovero  che  dun- 
que  fosse  inutile  una  revisione  per  la  stampa  estera,  rispose:  la  revi- 
sione  essere  di  fatto  abolita  col  togliere  che  fece  la  Camera  la  somma 
fissata  sul  bilancio  ;  esserne  date  le  altribuzioni  ad  ufficiali  che  non 
hanno  tempo  di  occuparsene  ,  e  che  nemmeno  possono  avere  istru- 
zione  da  tanto-,  se  talvolta  vien  respinto  qualche  libro  o  giornale,  cio 
av venire  solo  perche  qualche  benevolo  da  avviso  a  chi  spetta  del  con- 
tenervisi  massime  contra rie  a  quelle  professate  dallo  Slato.  Avviso 
alia  Civilta  Cattolical  Ma  a  che  si  riduce  dunque  in  Piemonte  la  li- 
berta  della  stampa  e  quel  simulacro  di  revisione  preventiva?  La  pri- 
ma  debbe  cadere  in  licenza-,  e  la  seconda  servir  di  stromento  a  gelo- 
sie  e  vendette  di  parte. 

10.  Tuttavia  quanto  s'allarga  la  liberta  di  pensare  e  scrivere,  tan- 
to  si  ristringe  quella  di  goder  del  falto  suo.  Che  le  imposte  vanno  ia 
Piemonle  crescendo  per  maniera  da  compensare  i  beneflzii  della  li- 
berta.  Fu  votata  teste  una  legge  per  1'imposta  personale  e  mobiliare, 
di  cui  si  dara  un  cenno  qviando  sara  promulgata.  Si  sta  pure  discu- 
tendone  un'allra  pel  riordinamento  deirimposta  sull'industria,  sulle 
arti,  mestieri  e  profession!  liberal!.  Gli  avvocati  che  seggono  in  Par- 


COMEMPORANEA  325 

lamento  fanno  magnifidx1  perora/.ioni  pro  domosiw,  ma  pur  debbo- 
,10  tot-car  anch'essi  un  po'  del  peso  romune.  Tutli  ne  saranno  mole- 
slali  assai.  Sarebbe  stato  pur  n;eglio  die  le  perquisizioni  fatte  il  gior- 
no  6  Aprile  nei  sotterranei  e  nei  sepolcri  della  chiesa  del  SS.  Martiri 
per  iscoprirvi  i  tesori  celali  cola  dai  Gesuiti,  fossero  stale  efficaci !  Ma 
per  mala  vcnlura  non  si  polo  vuivenirvi  altroche  ossa  di  morlie  ra- 
gnatele,  e  per  giunta  uscirne  con  1'  onta  d'  aver  fatlo  una  ridicola  fi- 
gura.  Fu  cosa  che  nei  1853 ,  dopo  ormai  cinque  anni  compiuli  dac- 
ehe  furono  espulsi  i  Gesuili ,  tocco  il  colmo  della  dabbenaggine  quel 
credere  che  vi  giacessero  sepolti  favolosi  lesori ,  e  fame  ricerca  con 
lanlo  apparalo  di  fiscali!  Ma  i  grand' uomini  son  quelli  che  dan  mano 
ad  eroiche  imprese !  .  .  .  . 

STATI  POSTIFICH  —  1.  Preslilo  coulrutto  colla  banca  Rotlischild.  —  2.  Una 
importantc  memoria  lotta  all'Accademia  Pontificia  di  Archeologia —  3.  Mo- 
numento  a  Bolivar  in  Lima  da  allogarsi  a  uno  scultore  in  Pioma.  —  4.  Una 
rtit-hiarazionc  del  si;j.  Principe  Aldobrandini. 

1.  Tra  le  dolorose  eredita  lasciate  allo  Stato  Pontificio  dalla  rivolu- 
zione  non  fu  la  meno  prcgiudizievole  1'enorme  quantita  di  carta  mo- 
nelata,  per  supplire  alia  moneta  malversata  o  rubata  non  sappiamo, 
ma  certo  sparila.  1  danni  di  tale  prowedimento  sono  manifest!  ed  il 
dovt'ino  fu  sempre  sollecito  di  scemarli  coll'occhio  ad  annullarli  af- 
latlo  ove  il  destro  se  ne  fosse  presentato.  11  S.  P.  ne  parlo  calorosa- 
mente  alia  Consul  la  di  Finanze  quando  questa  ebbe  1'  onore  di  pre- 
sentarglisi  la  prima  volla.  Poscia  quest'oggetto  richiamo  1'atten/ione 
della  Consulta  stessa  e  dell'Amministrazione  finanziaria.  Oggimai  1'af- 
fare  e  conchiuso  con  le  condizioni  piii  vantaggiose  che  si  poles; e.x> 
sperare*,  ed  in  meno  di  vm  anno  la  carta  monetata  sparira  aflatlo  da- 
5_'li  Slali  Ponlificii,  senza  che  i  possessor!  di  essa  vi  rimeltan  nulla. 

Non  si  e  falto,  come  altri  potrebbe  credere,  un  nuovo  prestilo,  ma 
si  e  allualo  il  preslito  gia  conlratlalo  in  Portici  nei  1850  eolla  lian;  a 
Rothschild,  le  cui  cartelle  per  la  massima  parte  erano  restate  nei  por- 
tafoglio  per  quiodi  negoziarsi  quando  il  Governo  Pontiflcio  avesse 
creduto  opportune.  Quella  somma  ascende  a  26  milioni  di  franchi , 
forse  un  quinto  di  piu  sopra  quello  che  sarebbe  necessario  per  riti- 
rare  tutla  la  carta  monetata.  Oggi  quella  contrattazione  e  compiula 
cctlla  stessa  Banca  Holhschild  al  92  per  cento  nelto  d'ogni  gravame  di 
qualsivoglia  tilolo  :  vagione  ben  vantaggiosa,  chi  abbia  riguardo  alia 
lanlo  nmggior  gravezza  soslenula  in  somiglianli  preslili  anche  nei 
tempo  presente  da  qualche  allro  Slato  di  Europa.  Quaranla  giorni 
dopo  la  slipolazione  gia  fatla  del  contralto  si  cominceranno  a  spedire 


326  CRONACA 

parte  in  moneta  battuta,  parte  in  verghe,  le  rate  rispondenti  per  rom- 
piere  il  pagamenlo  in  circa  sedici  mesi.  A  proporzione  che  giunpc  la 
moneta  si  comincera  a  rilirare  la  carta  prima  dalle  pubbliche  casse  , 
poscia  dai  privati ,  talmenle  che  in  poc'  oltre  a  died  mesi  tutla  1  <>- 
pera/.ione  potra  esser  compiuta. 

2.  Tra  le  molte  epellegrine  dovizie  di  palinsesti,  di  codici  e  di  pa- 
piri ,  onde  per  cura  de'  Romani  Pontefici  e  rieca  la  Biblioteca  Yati- 
cana ,  vi  ha  il  Reyes  turn  Farfense,  magnifico  volume  pergameno  con 
lettere  iniziali  splendidamente  alluminate ;  nel  quale  il  monaco  Pie- 
tro  vergo  gli  atti  dell'antichissimo  archivio  di  quella  Badia  che  s'  in- 
titolava  di  S.  Maria  di  Farfa  in  Acuxiano.  Esso  per  la  maggior  parte  e 
luttora  inedito,  e  aspetta  la  mano  di  un  accurato  interprete  e  di  uno 
spositore  erudite  ,  quanlunque  il  Galletti  ne'  suoi  commentarii  del 
Primicerio ,  del  Vestarario  e  di  Gabio  ,  il  Muratori  qua  e  cola  nelle 
Antiquitates  M.  Aevi ,  il  Mabillon  negli  Annales  O.  5.  Bcnedicti  e 
principalmente  il  Fatteschi  nelle  Memorie  storico-diplomatiche  de'  Du- 
chi  di  Spoleto  abbiano  pubblicato  parecchi  istrumenti  di  esso  Rege- 
stum.  1  quali  tulti  sono  di  non  mezzana,  alcuni  poi  di  suprema  e  pel- 
legrina  importanza  per  la  paleografia,  per  la  cronologia  de'  Papi,  dei 
Vescovi  sabinesi,  de'  dtiehi  spoletani,  de'  gastaldi  reatini,  per  la  to- 
pografia  e  storia  dell  Italia  Media,  attesoche  gli  abbati  di  Farfa  potenti 
oltremodo  per  numero  di  vassal!!,  per  ampie7za  di  signorie,  per  do - 
viziadi  rendite  moimcali,  per  singolarita  di  privilegi  imperiali  e  pon- 
lificii,  ebbero  non  poca  parte  ed  influenza  nelle  vichsitudini  di  quel 
tempo  e  di  quelle  contrade. 

II  prof.  Paolo  Mazio,  che  per  illustrare  la  storia  civile  ed  ecclesia- 
stica  del  Medio  Evo  molti  anni  spese  nel  frugal  e  e  diciferare  le  carte 
de'  romani  archhii  capilolari  e  baronali,  di  recente  applico  1'  animo 
all'esame  di  un  isti  umento  di  questo  tabulario  farfense,  e  il  prescelse 
a  soggelto  di  una  dissertazione  che  nella  tornata  del  10  Febbraio  di 
questo  anno  1853  lesse  ad  un  eletto  e  frequente  uditorio  nella  Pon- 
tificia  Accademia  di  Archeologia.  Esso  contiene  la  donazione  del  ca- 
strum  Bucciniani  iBocchi guano)  in  Sabina,  celebrata  nel  940  da'con- 
iugi  Ingebaldo  ,  conte  e  rettore  della  Sabina  stessa ,  e  Teodoranda  a 
favoie  del  n:onastero  di  Farfa.  Ollre  le  attinenze  che  la  Diplomalica 
e  1' Archeologia  a  bucn  fine  indiri/zale  hanno  con  la  storia  della  ci- 
vilta  e  del  eattolicii-mo,  t>  pero  con  lo  scopo  e  istituto  del  nostro  Pe- 
riodico ,  lanto  piu  volentieri  porgiamo  un  sunto  di  quesla  esercita- 
zione  accademica.,  in  quanto  il  documento  riferito  si  connette  alle 
origini  del  dominio  c  governo  politico  della  Chiesa  nelle  teri'e  umbre 
e  sabinesi. 

Da  principio  invesligava  il  disseitnte  e  descriveva  il  carattere ,  le 
specialita,  gli  aggiunti  deH'istrumento;  la  vera  eta  del  medesimo,  la 


C03TEMPORANEA  327 

poslura  del  castello  e  tenimento  di  Bocchignarto,  i  personaggi  cli<'  in 
(|iialunque  modo  parteeipanmo  al  solenne  atto  della  pia  donarione , 
le  ( -ei 'imonie  e  le  formole  con  cui  la  dona/tone  slessa  fn  celebrata. 

Ingebaldo  ei'a  uomo  franco  e  donna  romana  Teodoranda,  figliuola 
a  un  console  Graziano ,  ma  viveano  entrambi  a  legge  salica.  II  che 
ibrniva  al  disserente  occasione  e  materia  di  pesate  considera/ioni , 
e>sendo  un  latto  straot  dinario,  che  men t IT  da  pertulto  in  Italia  rifio- 
riva  il  dirilto  romano  ,  e  mentre  il  dint  to  barbarico  ,  come  insufll- 
ciente  salvaguardia  delle  propriela,  dagli  stessi  uomini  franchi  e  lon- 
gobardi  era  abbandouato,  nel  cuore  poi  della  Sabina  tuttora  vi  fosse 
qualche  famiglia  che  conservasse  tenacemente  le  tradizioni  e  leggi 
barbariche. 

Siccome  poi  quell'  istrumento  fu  rogato  nel  nome  di  Papa  Stefano 
VH1  edi  Gregorio  Vescovo  sab'mese.  e  lutti  gli  altri  istrumenti  di  data 
anti-riore,  sia  del  Regestum  Farfense  ,  sia  dell'  archivio  capitolare  di 
Kieli,  recano  in  fronte  il  nome  del  duca  spolelano  e  del  gastaldo  rea- 
lino  ,  cos\  da  questo  fatto  notevolissimo  assorgeva  a  ragionare  deMe 
origini  del  Governo  civile  della  Chiesa  presso  gli  Umbri  e  i  Sabinesi. 

Con  una  serie  ben  connessa  di  prove  storiche  ,  giuridiche  ,  diplo- 
maliche  addimostrava  che  la  insigne  donazione  di  Carlo  Magno  ,  la 
quale  comprendea  cunctum  Ducatum  spoletimtm ,  per  lunga  pe/./a  e 
general  men te  parlando  non  ebbe  effetto,  quanto  all'  eserci/io  della 
pubblica  podesta  e  al  dominio  di  fetto,  ma  solo  quanto  all'  alto  ed 
eminente  dominio;  che  i  duchi  spoletani  di  origine  e  istitiv/.ione  lon- 
gobarda  conservarono  per  un  buun  secolo  il  loro  territorio ,  piu  o 
meno  lato  ,  piu  o  nieno  disgtunto  per  la  interposixione  di  altre  giu- 
risdi/.ioni :  che  nell'  ambito  del  ducato  e  pero  anche  nella  Sabina  fn- 
rono  arbitri  e  legislator!  supremi ,  ligi  ora  del  Papa,  ora  dell'Impe- 
ratore,  secondo  che  prevaleano  in  Italia  le  influenze  del  sacerdozio  o 
dell'impero:  e  per  ultimo  cheil  principio  del  dominio  eflfettivo  della 
Chiesa  nelle  tene  umbreesabinesi  puo  staluii'si  nel  secondo  venten- 
nio  del  secolo  X. 

Quanto  al  modo,  eon  cui  pole  nialurarsi  simile  avvenimenlo,  nella 
oscurita  che  involge  le  cose  ilaliche  de'  seeoli  IX  e  X.  contrellnrava  il 
disserente  che  la  congiun/ione  del  ducato  spoletano  ,  della  digni- 
ta  senaloria  e  dell  amministra/.ione  civile  di  Roma  nella  persona  di 
Alberico  iuniore  ,  pio  e  divoto  alia  Chiesa,  facilitasse  nelle  con  trade 
nmbre  e  sabine  lo  iniziamento  delle  influen/e  papali  e  poi  con  1'an- 
dare  de'  tempi  lo  stabilimento  del  Governo  ecclesiastico. 

3.  II  Cav.  Bartolomeo  Hen-era  Min.  Plenipotcn/.iai-io  della  Repub- 
blica  Boliviana  presso  la  S.  Sedeprima  di  partire  pel  Peru  per  assistere 
alia  sessiont1  legislaliva  di  cui  e  uno  dei  pin  riguardevoli  membri,  ha 
proposto  a  nome  del  sue  Govemo  un  concorso  agli  artisli  di  qnesla 


328  CRONACA 

eapilale.  Si  Iratta  di  erigere  un  monumento  a  Lima  in  onore  del  Gene- 
rale  Bolivar  fondatore  di  quegli  Stati  a  cui  diede  il  nome.  Si  propone 
un  modello  in  gesso  di  una  statua  equestre  con  due  bassi-rilievi  alle 
due  maggiori  facce  del  piedistallo.  Piu  :  dodici  statue  di  marmo  da 
decorarne  una  piazza.  Puo  immaginarsi  con  quanto  calore  gli  artisti 
romani  abbiano  accettato  questo  invito  :  ci  si  dice  che  piu  di  trenta 
disegni  sono  start  presentati,  il  che  tanto  e  piu  notevole,  quanto  che 
per  ragioni  che  noi  rispeltiamo,  il  Ministro  non  ha  concesso  che  tre 
soli  giorni  per  termine  irremovibile  alia  loro  presentazione. 

4.  II  sig.  Principe  Aldobrandini  ci  ha  invitato  a  pubblicare  la  se- 
guente  sua  dichiarazione.  Noi,  che  recammo  i  fatti  quali  li  conla  il 
Farini,  ci  asteniamo  da  allri  comenti,  parendoci  che  oggimai  le  cose 
son  cosi  pubbliche  da  non  ammettere  ulterior!  discussion!. 

«  II  sottoscritto  hti  creduto  fin'  ora  doversi  astenere  dal  prendere 
parte  alle  discussioni  nate  tra  i  molti  autori  italiani  e  stranieri  i  qua- 
li  hanno,  ognuno  secondo  le  sue  passioni,  narrato  i  fatti  accaduti  in 
Roma  nel  1848. 

«  Oggi  pero  esso  crede  dovere  altamente  protestare  contro  cio  che 
viene  asserito  nell'  articolo  Stampa  Italiana  contenuto  nell'  ultimo 
numero  della  Civiltd  Cattolica.  La  sua  riputazione,  quella  di  quei  a 
cui  in  quell'  epoca  aveva  1'  onore  di  comandare  lo  spingono  a  fare 
questa  protesta. 

a  Non  vuole  entrare  in  una  Polemica  la  quale  non  servirebbe  che 
a  ravvivare  delle  passioni  appena  smorzate:  e  percio  si  contenta  di 
questa  sua  dichiarazione  rimettendo  al  tempo  la  cura  di  fare  conosce- 
re  tuttala  verita.  —  Roma  20  Aprile  1853.  —  C.  ALDOBRAMMM.  » 

DUE  SICILIE.  —  1.  Una  nuova  casa  di  ricovero  per  le  peiitite.  —  2.  II  tromuoto 
del  9.  Apr.  —  3.  Sommc  raccolte  a  sollievo  di  Melfi.  —  4.  La  sacra  Spina 
di  Bari  (da  nostre  corrispondenze ).  —  5.  Grazie  sovrane  in  Palermo.  —  f'». 
Opere  di  carita  nelle  prigioni.  —  7.  Un  incendio  spaventevole. 

I  „£ 

1.  Una  bella  istituzione  non  nuova  certo,  ma  della  quale  il  bisogno 
era  urgente,  e  surta  in  Napoli  come  per  incantesimo.  II  raccogliere  le 
donne  ravvedute  e  che  abbandonano  una  vita  di  perdizione  era  cosa 
gia  falta  da  molti  zelanti  in  quel  paese  per  mezzo  di  apposite  pie  ca- 
se. Ma  come  av viene  le  istituzioni  deviano  spesso  dal  loro  scopo  e 
questa  piu  agevolmente  di  qualunque  altra;  in  quanto  la  casa  delle 
pentite  col  volger  degli  anni  si  trasforma  agevolmente  in  monastero 
o  conservatorio  come  cola  lo  chiamano,  e  le  pentite  per  cui  fu  fatta 
non  vi  trovano  piu  ricelto.  II  ritornare  le  antiche  alia  pristina  loro 
destinazione  sarebbe  desiderabile,  ma  inconlra  delle  diflicolla  gravis- 
sime  le  quali  ognuno  puo  immaginare.  II  meglio  e  fondarne  delle 


CONTEMPORANEA  329 

miove;  e  cosi  fece  la  munificenxa  di  Ferdinando  II,  secondata  in  que- 
sto,  come  in  cenlo  allre  buone  opere,  dall'egregio  Coin.  Murena  Direl- 
lore  dell'  Inlerno.  In  diciolto  raesi  e  surla  una  casa  con  bella  chiesa 
edificata  di  pianta  1'  una  e  1'  altra  sotto  il  litolo  di  Casa  di  Asilo  di 
S.  Maria  Maddalena  ai  Cristullini.  11  capitano  del  genio  sig.  Pepe  e 
V  ingegnere  sig.  Torcia  vi  spesero  lunghc  ed  amorose  cure  con  non 
altro  compenso  che  la  coscienza  di  concorrere  ad  opera  cos'i  bella. 

11  giorno  10  di  Aprile  s'  inaugurava  la  casa,  si  benediceva  la  chie- 
sa, el7  Emo  Caixlinale  Arcivescovo  compiva  rgli  medesimo  quel  rito 
in  mezzo  a  una  splendida  corona  di  ragguardevoli  pei'sonaggi.  Le  vie 
ciiroslanti,  le  case,  il  lempio,  tutto  era  adorno  per  ispontanea  pieta 
del  fedeli}  e  vi  parea  proprio  assistere  alia  festa  fatta  dall'  amoroso 
padre  al  figliuol  piodigo,  reduce  dai  lunghi  suoi  errori.  Per  tutto  si 
leggevano  iscrizioni  dellate  quali  in  italiano  dal  sig.  Domenico  Mo- 
schitli  e  dal  cav.  l)e  Giorgio,  quali  in  latino  dallo  stessosig.  Ministro 
Murena  e  dal  Comm.  Quaranta. 

2.  II  giorno  9  di  Aprile  un  tremuoto  fu  inteso  per  lungo  spazio 
nella  parle  meridionale  del  regno  di  Napoli.   Nella  capilale  stessa  si 
senti  non  molto  veemente,  ma  di  durata  non  ordinaria,  cioedi  35  in 
40  second! .  La  maggior  forza  dellascossa  si  avverti  nei  circondarii  di 
Calabritto  edi  Campagna  nel  principato  citeriore,  eslendendosi  pel 
principato  ulteriore  verso  i  confini  della  provincia  di  Molise  fino  alia 
capilale  nella  linea  di  Caserta  e  Nola,  e  fino  a  Melfi  nella  linea  di  Po- 
tenza.   Fuorche  in  pochi  Comuni  la  scossa  non  cagiono  danni  di  sor- 
la.  Caposele  i\i  il  paese  piu  maltrattato;  e  1'Intendente  della  provin- 
cia Com.  V'alia  recatosi  immantinenle  sul  luogo  del  disastro  fe  pruo- 
va  di  singolare  alacrita  nel  prendere  e  fare  eseguire  tulli  quei  prov- 
vedimenti,  che  nell'  universale  scoramento  sono  cosi  difficili  e  nondi- 
meno  di  cosi  urgente  necessita.  Ne  meno  sollecito  fu  1'Intendente  di 
Avellino  Com.  Mirabelli  Centurione  pei  Comuni  della  sua  provincia 
che  erano  stati  danneggiati  dal  tremuoto. 

3.  E  poiche  siamo  sul  parlare  di  questo  flagello,  onde  quel  Regno 
<:  s'l  spesso  afflitlo,  aggiungeremo  di  aver  sott'occhi  una  tabella  messa 
a  slampa  indicfinte  le  somme  raccolte   pei  danneggiati  dal   terribile 
tremuoto  dello  scorso  anno  in  Basilicata  e  singolarmente  in  Melfi.  La 
tabella  va  lino  al  1°.  Aprile  1853,  ed  indica  le  persone  che  largirono 
le  somme  e  1'uso  fattone  dai  deputati  a  quel  pietoso  uflkio.  La  somma 
totale  si  eleva  a  ducati  142,040:27  la  spesa  a  137,530:51.  Molto  a  vero 
dire  se  si  riguarda  alia  generosita  de'  mollissimi  che  vi  concorsero; 
ma  poco  in  effctto  se  si  ha  1'occhio  ad  una  citta  ricca  e  popolosa  fatta 
in  pochi  minuti  un  mucchio  di  rovine. 

4.  Si  conserva  in  Bari  una  sacra  Spina  della  corona  di  N.  S.  Una 
pia  tradizione  reca  che  cadendo  il  Venerdi  santo  nel  giorno  25  diMarzo, 


330  CRONACA. 

quella  Spina  si  mostra  intrisa  di  vivo  sangue  per  qualche  tempo  nel 
giorno  medesimo.  Cosi  dieesi  essere  avvenuto  nel  1842,  e  cos'i  ci  si 
strive  essere  avvenuto  in  queslo.  Noi  non  polremmo  meglio  per 
informarne  i  nostri  lettori  ehe  recare  per  intero  la  lellera  uiedesima 
che  abbiamo  ricevnta  da  quella  citta.  Essadice  appunto  cosu 

«  Unprodigio  si  verificava  il  giorno  25  corrente  ,  anniversario  della 
morte  dolorosa  del  Divin  Riparatore,  in  questo  tempio.  La  sacra  Spi- 
na, che  Carlo  II  d'Angio  visilando  la  tomba  del  glorioso  taumaturgo 
S.  Nicola,  depositava  in  questa  Regia  Cappella  del  Tesoro,  sibagnava 
di  sangue.  La  storia  aveva  registrato  da  lungo  tempo  questo  porten- 
to  5  e  la  divina  misericordia,  a  confusio-ne  inaggiore  de'  tempi  di  ne- 
quizia  che  volgono,  degnos&i  ancora  questa  volta  col  mare  di  grazia 
la  divota  noslra  citta.  Noi  vedemmo  il  miracolo ,  e  con  noi  1'  Inten- 
dente  della  Provincia,  il  maggiore  di  Gendarmeria  Reale,  che  as-isl«'> 
fin  dal  primo  all'iiltimo  momenta,  il  Comandante  learmi.  Con  noiil 
vide  1'  intero  Capitolo ,  ed  il  Corpo  di  citta ,  e  quanti  a  migliaia  il 
poterono.  Erudite  1'Arcivescovo  dal  la  storia  e  dal  caso  succeduto  pure 
ai25Marzo  1842  disponeva  da  Ire  giorni  innanzi,  che  u»  notaio  con 
testimoni  e  chimici  valenti  osservassero  lo  stato  normal  e  del  hi  prezio- 
sa  reliquia  ,  e  che  dal  mezzogiorno  del  venerdi  la  Canonica ,  ed  il 
Regio  Clero,  alternando,  porgessero  fervide  preci  all'Altissimo,  onde 
la  divina  Ronta  accogliesse  la  preghiera  umilissima  di  ripetere  il  mi- 
racolo. Alle  ore  ventuna  e  mezzo  gia  la  sacra  Spina  avea  principiato 
ad  alterare  il  suo  stato  ordinario,  ed  in  seguito  il  nolaio,  i  testimoni, 
e  gl'  illustri  accorsi  a  vedere ,  ed  assistere  ,  altestavano  essei'e  dessa 
granderaente  rautata  dallo  stato  di  prima,  per  cui  il  miracolo  era  gia 
accaduto.  Fu  allora  che  dalla  cappella  del  real  Tesoro ,  si  porto  la 
suddetta  sacraSpina  all'altare  del  Guore  di  Gesii  alia  pubblica  venera- 
zione,  anche  per  contentare  la  pieta  deJ  popolo  divoto  che  a  migliaia 
fUMreva  ad  osservare  il  portento.  Ad  un'ora  circa  della  notte,  quando 
si  cantava  il  Christus,  ed  il  Miserere  da  scella  orchestra ,  il  (^avaliere 
Dupuis,  Maggiore  della  gendaumeria  reale,  che  non  aveva  lasciato  mai 
di  stare  accanlo  alia  Reliquia,  avverli  pel  primo  ,  e  chiamo  1'  alten- 
zione  de'  signori  Intendente,  e  comandante  di  Provincia  ,  che  aS  lato 
sinistro  della  base  della  reliquia  si  vedeva  rosseggiare  il  sangue. 
L'lntendente,  osseifvato  tutto,  lo  annun/.iava  con  commozione  di  gioia. 
edalk>ra  L'esultajiza  addoppio,  le  lagrime  di  tenerezza .  i  gemili  dei 
supplicant!,  le  preghiere  aH'Allissimo  si  alzarono  cosi ,  che  i  cuori 
piii  duri  sarebbonsi  spezzati  a  vederue  lacaldezza,  a  sentirne  i  voti.  )> 

5.  L'atto  di  clemenza  con  cui  1'Augusto  Monarca  delle  Due  Sidlie  sal- 

vava  dalla  condannadi  morte  in  Palermo  quattro  incolpati  e  convinti 

di  detenzione  d'armi  e  una  delle  tante  riprove  della  magnanimita  di 

un  Principe  si  perfldamente  calunniato  dalla  stampa  libertina.  La 


CONTEMPORANEA  33 i 

cospirazione  ma/7.iniana  che  doveva  un'  altra  volta  mettere  a  soqqua- 
dro  I'ltalia.  avt-va  ancora  in  Sicilia  i  suoi  complici  e  i  suoi  ciechi  stru- 
incnli.  i  quali  a  giorno  da  to,  pare  dovessero  rinnovare  le  dolorose  e 
sempre  lagrimabili  prove  del  48.  Voile  Iddio  pero  che  si  calamitoso 
spettacolo  non  fosse  ripeluto  ,  e  il  complotto  con  una  abilita  senza 
pari  fu  tosto  sventato  dall'  instancabile  previdenxa  del  Governo.  Co- 
loro  che  doveano  figurare  da  attori  in  questa  scena,  sono  ora  in  ma- 
no  della  giustizia,  e  le  loro  rivelazioni  dimostrano  siccome  le  fila  di 
questa  trama  erano  mosse  da  Giuseppe  Max/ini.  (inesto  tremendo  ge- 
nio  del  male.  II  delitto  reso  adunque  impossibile  per  ora ,  speriamo 
che  qui  come  altrove  possiamo  godere  per  1'avvenire  tranquille  e  ri- 
posate  le  condizioni  del  vivere  civile. 

6.  Fu  spettacolo  consolanle  e  sublime  ad  un  tempo  quello  che  fu 
vedulo  Domenica  17  Aprile  nelle  prigioni  di  Palermo.  Molti  pii  e 
zelanti  preti,  insieme  coi  PP.  della  C.  di  Gesu  per  interi  8  giorni  vi 
predicaronogliesercizii  spiritual'!,  ed  ascollarono  le  numerose  confes- 
sioni.  11  trionfo  della  graxia  fu  sensibilissimo  la  mattina  di  Domenica 
giunta  1' ora  della  comunione  ;  tra  mille  e  dugento  meglio  che  due 
terxi  de'prigionieri  riceveltero  il  Pane  degli  Angioli,  e  tra  questi  non 
pochi  che  mai  nella  lor  vita  non  si  erano  accostati  alia  mensa  eucari- 
stica.  Dopo  la  messaMgr.Cilluffo,  degno  prelate,  superiore  aqualun- 
queelogioperloxeloerallivita  in  porgersiadogni opera  dicarita,dava, 
dopo  breve  e  fervoroso  colloquio  la  benedixione  del  Santissimo.  Ces- 
sati  gli  esercixii  di  pieta  si  diede  a  tutti  i  detenuti  una  refexione  corpo- 
rale  frulto  della  carita  pubblica  e  segnalamente  della  (^ongregaxione 
delle  Dame. 

7.  La  notte  del  16  Aprile  destava  per  molte  ore  la  costernazione   e 
lo  spavenio  in  tult'i  rioni  della  citta  gettando  pareccliu-  famiglie  nella 
miseria.  Uno  spaventevole  incendio,  appreso  non  sisacomeadun  ma- 
gax/ino  di  mercatanzie  della  Strada  dei  Fornieri  e  dilatatosi  con  rapidi- 
t;i  ii-resisiibile  invacleva  gli  ediiici  circostauti.  Ad  arrestare  1'  incen- 
dio non  valsero  gli  sforxi  dei  pompieri  militari :  il  fuoco  a  mano  a  mano 
progrcdendo  trovava  sempre  esca  maggiore.  Dopo  circa  sette  ore  1'in- 
reniiio  vennc  supcrato  dall'cnergica  attivita  de'militari  pompieri.  rhe 
guidatidai  loro  cap  i  diedero  prove  di  coraggio  e  destrer/a  mirabili.  Al 
domani  la  luce  del  nuovo  giorno  illuminava  quelle  macerie  accumu- 
late nella  notte  alle  quali  traeva  un  immenso  popolo  curioso  ed  avi- 
do  per  contemplarle.  I  danni  arrecati  dall'incendio  si  fannoascen-Jere 
da  alcuiii  a  60,000  ducati  incirca,  da  altri  aqualche  cosa  di  piti. 

Ill*    0JWrtUili/.:>    .:)!. 


332  CRONACA 

II. 
COSE  STRANIERE. 

FRANCIA.  —  1.  Enciclica  di  S.  S.  Pio  IX.  —  2.  Deliberazione  presa  dall'Arciv. 
di  Parigi.  —  3.  Senlimenti  dei  sigg.  compilatori  dell'  Univers.  —  i.  S'in- 
i'rcna  la  vendita  girovaga  di  libri.  —  5.  Provvidenzc  contro  i  rifiifjgiti  poli- 
tici.  —  6.  Mazzini  giudicalo  da  se  c  da'suoi.  —  7.  Alcuni  schiarimenti. 

Mentre  non  inFrancia  solamente  ma  in  tutta  Europa  gli  aninu  eni- 
no  sospesi  e  impensieriti  per  la  condanna  dell'  Univers,  e  per  la  di- 
visione  che  per  cagione  di  quella  cominciavasi  a  manifestare  nell' Kpi- 
scopato  francese,unJEnciclica  del  Sommo  Pontefice  venue  come  rug- 
giada  a  rinfrescare  gli  spiriti  ed  a  mostrarci  che  la  sapiema  romana 
in  difficili  congiunture  non  fa  al  presente  pruove  meno  salulari  di 
quello  che  facesse  per  lo  passato.  La  rilevanza  di  questo  dorumento 
ci  ha  persuaso  a  recarlo  qui  per  intero.  Esso  dice  appunto  cosi : 

AI  D1LETTI  NOSTRI  FIGLI  CARDINALI  BELLA  S.  R.  C. 

E  AI  VENERABILI  FRATELLI  ARCIVESCOVI  E  VESCOVI  DELLE  GALLIK 

SALUTE  E  APOSTOLICA  BENEDmONE. 

« 

Tra  le  moltiplici  angosce ,  da  cui  per  ogni  lato  siamo  strelli  per 
la  sollecitudine  di  tutte  le  chicse  a  Noi,  sebbene  immeritevoH,  com- 
messa  per  secreto  consiglio  della  divina  Provvidema  in  questi  diflici- 
lissimi  tempi,  in  cui  troppi  si  danno  a  vedere  del  numero  di  coloro  i 
quali,  come  predisse  1'Apostolo:  «  Sanam  doctrinam  non  Kitstinenl, 
sed  ad  sua  desideria  coacervantes  sibi  mayistros  a  veritate  mulitum  a- 
vertunt,  et  seductores  proficiunt  in  peius,  errantes,  et  in  error  em  mit- 
tentes  (ad  Tim.  II,  cap.  IV,  v.  3  e  4,  cap.  3,  v.  13),  al  certo  siamo  da 
grande  letizia  compresi,  quando  gli  occhie  la.  menle  Noslra  volgiamo 
a  cotesta  inclita  e  per  tanti  titoli  illustre,  e  di  noi  benemerita  nazio- 
ne  francese.  A  somma  consolazione  del  nostro  aninio  palerno  vedia- 
mo  come  in  codesta  na/ione,  laDio  merce,  la  cattolica  religione  e  la 
sua  salutare  dottrina  ogni  di  \iemaggiormente  pigli  vigore,  fiori- 
sca  e  domini,  e  con  quanta  cura  ed  ardore  voi ,  diletti  figli  noslri  c 
venerabili  fratelli,  chiamati  a  parte  della  nostra  sollecitudine,  v'ado- 
priate  a  compiere  il  vostro  ministero,  e  a  prov vedere  all'  incolumitu 
ed  alia  salute  del  gregge  a  voi  affidato.  E  questa  nostra  consola/ione 
viemaggiormente  cresce  quando  dalle  rispeltosissime  letterecheci 
scrivete  sempre  piii  veniamo  n  conoscere  qual  filiale  pieta  ,  amore  e 
ossequio  voi  professiate  verso  di  Noi,  e  verso  questa  Catledra  di  Pielro, 


COMEMPORANEA  333 

•cenlro  della  verita  ed  unilii  callolica ,  e  di  tulte  le  chiese  assoluta- 
mente  capo,  madre  e  maestra  (5.  Cypr.  ep.  45;  S.  Aug.,  ep.  162 
•et  alii),  alia  quale  ogni  obbedienza  ed  ogni  onore  e  dovuto  (Cone. 
Eph.*  act.  IVi,  alia  quale  per  la  maggiore  preminenza  e  necessario 
•che  ogni  chiesa  si  unisca,  cioe  tutti  i  fedeli  in  qualunque  lato  del- 
la  terra.  (S.  Iren.  advers.  haeres.,  c.  III.)  Ne  certo  minore  e  il  nostro 
gaudio  non  ignorando  noi  chc  voi,  ottimamente  memori  del  vostro 
dovere  e  del  vostro  ministero  episcopale,  v'  adoprate  diligentissima- 
mente  nel  dilatare  la  gloria  di  Dio,  e  nel  difendere  la  causa  della  S. 
Chiesa,  e  nelF  esercitare  tulla  la  vostra  curae  vigilanza  pastorale,  af- 
finche  gli  ecclesistiri  delle  vostre  diocesi,  camminando  ogni  di  in  mo- 
do  piii  conforme  alia  loro  vocazione,  diano  1'  esempio  di  tutte  le  vir- 
tu al  popolo  cristiano,  hdempiano  diligentemente  i  doveri  del  loro 
ministero,  ed  aflinche  i  fedeli  a  voi  amdati,  nudriti  ogni  di  piu  delle 
parole  di  fede,  e  confermati  dai  doni  della  grazia,  crescanonellascien- 
za  di  Dio,  e  proseguano  la  via  che  conduce  alia  vita,  e  che  i  miseri 
Iraviati  rilornino  sul  sentiero  della  salute. 

Quindi  con  egual  letizia  dell'animo  nostro  conosciamo  con  quant' a- 
lacrita,  assecondando  i  noslri  desiderii  e  i  nostri  awisi,  voi  procuria- 
te  di  celebrare  i  Concilii  provincial!,  aflinche  nelle  vostre  diocesi,  e 
si  conservi  integro  ed  inviolato  il  deposito  della  fede,  e  s'  insegni  la 
sana  dottrina,  e  s'accresca  1'onore  del  divin  culto,  e  la  morigeratezza, 
la  virtu,  la  religione,  la  pieta  per  ogni  dove  con  fausto  e  felice  pro- 
gresso  ogni  di  piu  sieno  stabilite  e  confermate. 

Grandemente  ci  rallegriamo  poi  nel  vedere  in  moltissime  di  coteste 
diocesi,  ove  particolari  circostanze  non  ostavano,  restituita  per  le  vo- 
stre peculiar!  cure,  giusta  i  noslri  desiderii,  la  lilurgia  della  Chiesa 
Romana.  11  che  tan  to  piu  ci  torno  gradito,  quanto  sapevamo  che  in 
molte  diocesi  della  Francia,  pei1  le  vicende  de'  tempi,  non  era  stato 
osservato  cio  che  il  santo  nostro  predecessore  Pio  Y  avea  provvida- 
menle  e  sapientemente  slabilito  colle  sue  letlere  apostoliche  del  9  di 
luglio  1568,  che  cominciano:  Quod  a  nobis  postulat. 

Quanlunque  pero  siamo  lieli  dipoter  ricordare  tutto  questo  agran- 
de  consolazione  dell'animo  noslro,  a  lode  dell'insigne  ordine  voslro, 
tuttavia  non  possiamo  dissimulare  la  grave  tristezza  e  il  dolore,  da 
«ui  siamo  proibndamentecompresi,  ora  che  ci  e  nolo  quali  dissensio- 
iii  tent!  di  susciture  tra  voi  J'anlico  nemico  per  distruggere,  od  indr- 
bolire  la  concordia  degli  animi  vostri.  Quindi  e  che  per  dovere  del 
nostro  aposlolico  ministero,  e  per  quella  somma  carila  che  ci  arde  in 
cuore  per  voi  e  per  colesli  fedeli  popoli,  vi  scriviamo  qucste  lettere, 
colle  quali  vi  parliamo  coll'  intimo  aifelto  del  nostro  cuore,  edinsie- 
me  vi  avvertiamo,  esortiamo,  scongiuriamo  che  ogni  giorno  piu  stret- 
ianunle  dal  vincolo  della  carila  legati,  stretti,  unanimi  e  vicendevol- 


CRONACA 

mente  accordandovi  nel  medesimo  sentimento.  procimatecoU'esimia 
vostra  virtu  di  rigettare,  e  del  lutto  shandire  qualunque  discrepan/.a, 
che  \'  antico  nemico  sistor/a  di  suscilare,  e  sin  to  >«>lliviti  con  tutla  u- 
inilta  e  mansiteludine  a  serbare  in  ogni  rosa  1'unita  di  spirito  nel  vin- 
colo  dellapace.  Imperocche  siele  cosi  savii,  che  rununo  di  voi  sa  ot- 
timamente  quanlo  sia  necessaria  e  giovi  la  sacerdotale  e  ferma  con- 
cordia degli  animi,  de'voleri  e  de'  sentimenti  alia  prosperita  della 
Chiesa,  ed  all'  eterna  salute  degli  uomini. 

La  quale  concordki  degli  animi  e  dei  voleri,  se  in  ogiii  tempo,  og- 
gidl  e  necessario  che  con  ogni  ardore  fomentiate  tra  di  voi,  quando 
specialmente  per  1'  ottimo  volere  del  carissimo  nostro  figliuolo  in 
Cristo ,  Napoleone  Imperatore  dei  Francesi ,  e  per  1'opera  del  suo  go- 
verno  la  Chiesa  Cattolica  costi  gode  intern  pace,  tranquillita  e  t;jvo- 
re.  K  cotesta  felice  condi/.ione  di  cose  e  di  tempi  hi  cotesto  impero 
deve  essere  per  voi  piu  potenle  stimolo  per  adoprarvi  ad  ogni  mo- 
do,  serbando  una  stessa  condotta,  affiiiche  la  divina  religione  di  (Ir'K 
sto,  la  sua  dottrina,  la  purita  dei  costumi,  la  pieta  mettano  m  tutta 
la  Francia  profondisrsime  radici,  e  semprepiii  si  diaopemallamig:lio- 
re  e  piu  internerata  educaxione  della  gioventu,  eper  tal  modo  piiYfc- 
eilmeate  sie«o  spuntali  e  rotti  gli  assalti  de'  neiwici,  i  qwali  gia  co'kj- 
ro  sforzi  si  manifeatano  quali  furono  e  quali  sono ,  nemici  oati»ati 
della  Chiesa  edi  Gesu  Cristo. 

Epipercio,  dilettt  nostri  figli  e  'venerabili  fratelli,  col  masstmo  »r- 
dore  vi  chiediamo  istantissimamente,  che  nel  difendere  la  causa  deJ- 
la  Cfoiesa  e  la  sua  salutare  dettrina  e  liberta,  e  nell'adempiere  tutte  le 
altr-e  parti  della  vostra  carica  episcopale,  nulla  abbiate  pni  a  euore. 
iiulla  di  piu  sacro,  che  con  somma  concordia  dire  tutti  la  stessa  oe- 
sa,  ed  essere  perfetti  nello  stesso  sentimento,  e  nellostessogiudicio, 
e  «on  t%itta  fiducia  consultare  Noi  e  questa  Apostolica  Sede,  affine  di 
togiiei  e  ti  a  di  voi  qualunque  questione  e  qualunque  conlroverm. 

E  primieramente,  essendovi  noto  e  wanifesto  quanto  giovi  alia 
prosperila  della  Chiesa,  non  meno  ehe  dello  Stato,  la  buo«a  educ«- 
zio»e  del  Ctero,  non  cessate  di  corwane  aceordo  dull'  adoprare  in  nn 
affitre  di  tanto  momento  le  rostre  cui^ee  le  voetre  sollecitmlim.  Prose- 
guite,  come  fate,  a  non  lasciar  nulla  d'inlentato.  affinehe  i  giovwni  ehie- 
riei  ne'rostri  seminarii  si  formino  per  tempo  ad  ogni  virtu,  alia  pieta, 
allo  spirrto  ecclesiastico  ;  cbe  vengano  crescendo  nell'  irmiHa,  sema 
cuinoti  possiamo  piacere  a  Dio,  ed  insieme  nelie  umane  leltere  e  nolle 
discipline  piu  severe,  specialmente  sacre:  e  lontani  da  ogni  perteolo 
d'  errore,  sieno  cos\  diligentementc  islruiti,  chepossano  imp?»rarenov: 
&o\o  la  vera  elegan/a  del  parlaree  dcllo  scrivere,  TeK-qncnxa.  sia  dal- 
le sapientissime  opere  dei  SS.  Padri,  sia  da'  piii  insignt  scrittori  pa- 
gani  da  ogni  sozzura  purgati,  ma  possano  ancor  principalmente  oon- 


CONTEMPORAMA  '.\.\-\ 

seguire  la  perfetta  e  solida  seien/a  della  lealogia,  della  aloria  eccle- 
siaslica  e  dei  sacri  eanoni,  lolta  dagli  auloi'i  da  quesla  Apostolica  Se- 
de approviili.  Per  lal  modo  quesl'illustre  Clero  di  Francia,  die  ri- 
srplende  per  lanti  uomini  insigni  per  ingegoo,  pieta,  dottrina,  spirito 
ecclesiaslico,  e  singolare  ossequio  vei'so  quesla  Apostolica  Sede,  andra 
ogni  giorno  pin  abbondando  di  solerti  e  industriosi  operai ,  i  quali, 
ornati  di  tulle  le  virtu  e  mum'ti  del  presidio  di  sana  scien/a ,  possano 
opportwiiamente  esservi  di  aiuto  nel  coltivare  la  vigna  del  Signore, 
riprendere  quei  che  contraddicono,  e  non  solo  confermare  nella  nostra 
sanlisshna  religione  i  fedeli  della  Francia,  ma  anche  propagarla  nel- 
!c  lonlaue  ed  infedeli  na/ioni  per  mezzo  delle  saute  missioni,  come  il 
uK'desimo  (Hero  lluora  fece  a  somma  lode  del  suonome  pel  bene  del- 
la  religione  e  per  la  salute  delle  anime. 

E  poiche  insieme  con  Noi  siete  profondamente  addolorati  per  i 
la  ill  pesliferi  libri,  libercoli,  giornali,  foglietti,  che  il  virulento  ne~ 
mico  di  Dio  edegli  uomini  non  cessadi  vomitare  da  ogni  lato,  a  cor- 
rmione  de'  costumi,  ascrollare  le  fondamenta  della  fede,  e  rovesciare 
tivKi  i  dommi  della  nostra  santissima  religionc,  percio,  diletti  ISostri 
liuli  e  veneirtbili  fratelli,  per  la  vostra  sollecitudine  e  vigilan/a  epi- 
seopale  non  cessale  mai  tutli  d'accordo  d'allontanare  con  ogni  studio 
da  questi  awelenali  pascoli  il  gregge  alia  vostra  cura  afi&dato,  e  con- 
tro  la  colluvie  di  tanti  errori  con  salutevoli  ed  opportuni  avvisi 
istruirlo,  difenderlo,  confermarlo. 

E  qui  non  possiamo  a  meno  di  richiamare  alia  voslra  memoria  gli 
avvisi  ed  i  consigli,  coi  quali  (jualtro  amii  fa  foptemente  eccita-vanio 
ttitli  i  Yescovi  dell'orbe  cattolico,  a  non  cessare  dall'esorttnre  gli  uo- 
mini insigni  per  ingegno  e  per  sana  dottrina  a  pubblicare  scritti  op- 
portuni ,  co'  quali  procurassero  di  illuminare  le  menti  dei  popoli,  e 
dissipare  le  tenebre  de'  serpeggianti  errori.  Per  la  qual  cosa  vi  do- 
mandiamo  istantemente  che  in  quella  che  procurate  di  allontanare 
da'  fedeli  alia  vostra  cura  commessi  il  mortifero  danno  de'  libri  e  de' 
giornali  pestilenti ,  vogliate  nello  stesso  tempo  usare  ogni  benevo- 
len/.a  e  favore  verso  quegli  uomini  che,  animati  da  spirito  cattolico, 
e  istruiti  nelle  lettere  e  nelle  science,  lavorano  a  scrivere  e  a  stam- 
pare  cosll  libri  e  giornali  per  propugnare  e  pro]iagare  la  dottrina 
cattolica,  per  conservare  intatti  i  venerandi  diritli  della  S.  Sede  e  gli 
alti  della  medesima ,  per  distruggere  le  opinion!  e  te  asserx.ioni  con- 
trarie  alia  stessa  Sede  ed  alUi  sua  autorita,  per  dissipare  la  caligine 
degli  errori,  eperche  le  menli  degli  uomini  sieno  da  soavissima  luce 
illustrati.  Tocchera  pure  alia  vostra  sollecitudine  ed  alia  vostra  carita 
t'ineoraggiarequestibeneinlenxionati  cattolici  scrittori,  perehe  prose- 
con  sempre  maggiore  alacrita  a  difendere  con  diligenza  e  con 

' 


336  CRONACA 

iscienza  la  causa  della  verita  cattolica,  ed  ammonirli  prudentemenle- 
con  paterne  parole,  quando  nello  scrivere  errassero. 

."Von  e  poi  ignolo  alia  rostra  saviezza ,  che  tulli  i  nemici  piu  acca- 
niti  della  catlolica  religione  fecero  sempre,  benehe  con  vani  sforzi,  la 
guerra  a  questa  cattedra  del  beatissimo  principe  deglL  Apostoli,  ben 
sapendo  die  non  potra  mai  cadere  e  venir  meno  la  religione  slessa , 
iinche  durera  quella  caltedra,  la  quale  e  appoggiata  a  quella  pietra  , 
cui  non  possono  vincere  le  orgogliose  porte  dell'inferno  (S.  August, 
in  Ps.  cont.  part.  Donat.),  e  in  cui  havvi  intera  e  perfelta  la  saldezza. 
della  crisliana  religione.  (Lift.  sijn.  Joann.  Constant,  ad  Honnisd. 
Pont.}  Per  la  qual  cosa  ,  diletti  flgli  nostri  e  venerabili  fratelli ,  vi 
dimandiamo  istantemente,  che  per  1'  esimia  voslra  fede  nella  Chiesa, 
e  per  la  peculiare  piela  verso  la  medesima  cattedra  di  Pietro  ,  non. 
cessiate  mai  tutti  nello  stesso  pensiero  e  nello  stesso  spirilo  dal  raet- 
lere  ogni  cura,  ogni  diligenza  ed  ogni  opera  ,  acciocche  cotesti  it-deli 
popoli  della  Francia,  diligentemenle  evilando  le  sottilisiime  frodi  de- 
gl'  insidiatori  e  i  loro  errori ,  ogni  giorno  piu  si  gloriino  di  tenersi 
fermamente  e  costantemente  stretti  con  flliale  afFetlo  e  divozione  a 
questa  Apostolica  Sede,  ed  a  lei  ubbidiscano,  come  e  dovere,  con  som- 
ma  riverenza.  Con  tutto  lo  zelo  pertanto  della  vostra  episcopale  vi- 
gilanza,  nulla  mai  ne  in  fatti  ne  in  parole  tralasciate  che  possa  con- 
tribuire  a  cio  che  i  fedeli  sempre  piu  di  cuore  amino,  venerino  e  ono- 
rino  con  ogni  ossequio  questa  S.  Sede,  ed  eseguiscano  cio  che  la  stessa 
S.  Sede  insegna,  slabilisce  e  decreta. 

Qui  poi  non  possiamo  non  esprimervi  il  sommo  dolore ,  da  cui 
siamo  stati  compresi,  quando  tra  gli  altri  scritti  costi  divulgali  ci  per- 
venne  teste  un  libercolo  scritto  in  idioma  francese,  e  stampato  a  Pa- 
rigi  col  titolo  «  Sur  la  situation  presente  de  I'  Eglise  Gallicane  rclati- 
vement  au  droit  coutumier,  »  il  cui  autore  contraddice  appieno  a  cio 
che  Noi  tanto  raccomandiamo  ed  inculchiamo.  Abbiamo  ordinato  alia 
nostra  Congregazione  dell'Indice  di  riprovare  e  dieondannare  coteslo 
libercolo. 

Prima  pero  di  terminare,  diletti  figli  noslri  e  venerabili  fratelli, 
torniamo  a  ripetere,  desiderare  Noi  sommamente,  che  ogni  qnistione 
e  conlroversia  sia  da  voi  reietta,  la  quale,  come  sapete,  turba  la  pace, 
offende  la  carila,  e  somministra  a'  nemici  della  Chiesa  armi  cx>n  cui 
vessarla  ed  oppugnarla.  Adunque  siavi  sommamente  a  cuore  di  con- 
servare  la  pace  tra  di  voi,  e  di  conservare  la  pace  con  tutli,  conside- 
rando  seriamente  voi  far  le  veci  di  colui  che  e  Dio  non  di  dissensione, 
ma  di  pace  ,  e  che  mai  non  cesso  dal  raccomandare ,  comandare  e 
prescrivere  a'  suoi  discepoli  la  pace.  E  veramente  Cristo  ,  come  voi 
tutti  sapete  dona  omnia  snae  pollicitationis ,  et  praemia  in  pads  rcn- 

iiSr  A\ 


CONTEMPORANEA 

vrrationc  promisit.  Si  haemles  Christi  sumus,  in  Christi  price 
//ius.  sijilii  Dei,  sumus,  pacifici  esse  debcmus.  .  .  .  Pacificos  esse  opor- 
i<l  Dei  jilio* ,  corde  mites,  sermone  simplices ,  affectione  concordes  , 
full' liter  sibi.  unanimitatis  ncxibus  coJtaerentes.  (S.  Cyp.  de  frnit.  ec- 
r/c'.s-.  \\  cci  to  che  tale  e  la  stima  e  la  fiducia  che  abbiamo  della  vo- 
slra  virlu  ,  irligione  e  piela  che  non  dubitiamo,  diletti  nostri  figli  c 
venerabili  fratelli,  che  volentierissimamente  obbedendo  a  questi  no- 
stri avvisi,  desiderii  e  dimande  non  vogliate  estirpare  fino  dalle  radici 
i  germi  di  lulle  le  dissensioni,  e  per  tal  modo  colmare  il  nostro  gau- 
dio  ,  e  sopporlandovi  a  vicenda  con  tutta  pazienza  nella  carita ,  ed 
imanimi  lavorando  per  la  fede  del  Vangelo,  conlimtiate  con  sempre 
inau'giore  /.elo  ad  essere  sentinelle  vigilanti  sopra  la  greggia  alia  vo- 
stia  cnra  aHidala ,  e  a  compiere  con  diligenza  tntti  i  doveri  della 
vostra  gravissima  carica  per  la  perfezione  de'  Santi  in  edificazione  del 
Coi-po  di  Crislo.  Siatepoiiritimamente  persuasi  nulla  esservi  per  Noi 
di  piii  grato,  nulla  di  piii  accetto  che  il  fare  tutto  cio  che  conosceremo 
a  voi  ed  a  cotesti  voslri  fedeli  poler  maggiormente  giovare.  Frattanto 
nell'  umiliazione  del  nostro  cuore  preghiamo  e  scongiuriamo  Dio  a 
volei  e  spandere  sopra  di  voi  1'abbondanza  di  tutte  le  sue  grazie  celesti, 
e  benedire  le  vostre  cure  e  fatiche  pastorali,  affinche  i  fedeli  alia  vo- 
slra  vigilan/a  commessi,  ogni  di  piu  camminino  degnamente,  piacendo 
a  Dio  in  ogni  cosa,  e  porlando  frutti  di  ogni  sorta  di  buone  opere.  E 
a  pegno  di  questo  divine  aiulo,  e  in  testimonio  dell'ardentissima  carita 
con  cui  vi  abbracciamo  nel  Signore,  imparliamo  con  tutto  1'afFelto,  e 
dal  fondo  del  cuore  1'apostolica  benedizione  a  voi,  diletti  figli  noslri, 
a  tutli  i  chierici  di  coteste  Chiese,  e  a  lulti  i  fedeli  laici 

Duto  a  Roma  presso  S.  Pietro,  addi  21  di  marzo  1853.  Del  noslro 
Pontificato  anno  setlimo. 

PIUS  PP.  IX. 

2.  Quesle  sono,  secondo  la  traduzione  dell' Armonia  ,  le  soavi  pa- 
role indiri/zate  da  S.  S.  allo  specchiatissimo  Episcopate  francese.  Le 
quali,  quasi  seme  gittalo  in  fecondo  terrene  germinavano  tosto  e  ma- 
luravane  frulti  di  celestiale  fragranza.  Alia  dignitosa  voce  di  Pietro  vi- 
vente  lino  al  consumar  de'  secoli  ne'  suoi  successori  ogni  cuor  benfat- 
to  si  sent!  commosso  e  fece  a  gara  d'entrar  nelle  mire  del  comun  Pa- 
dre de'  fedeli.  L'  Arcivescovo  di  Parigi ,  seeondande  1'  impulse  della 
sua  divozione  a  questa  cattedra  di  verita  ,  mando  pubblicare  senza 
indugio  la  seguenle  deliberazione-,  la  quale  di  nuova  gemma  arricchi- 
sce  quella  liaia  che  Egli  tanto  onora  e  da  cui  e  tan  to  onorato. 

Noi  Maria  Domemco  Augusto  Sibour  per  misericordia  divina  e  gi-a- 
zia  della  S.  Sede  Arcivescovo  di  Parigi,  avuta  cognizione  della  leltem 

Sent  II,  vol.  II.      '  22 


338  CRONACA 

Enciclica  diretta  dnl  mrstro  Santo  Padre  il  Papa  Pio  IX  a'  Cardinali 
\rcivcscovi  e  Vescovi  di  Krancia  addi  -2\  Mar/.o  1853, 

Volendo  mettere  in  praliea  i  consigli  che  vi  si  conlengono  ed  en- 
trare  per  parte  nostra  c  M-n/.a  riserho  nelle  intenzioni  del  Capo  del- 
la  Chiesa, 

Desiderando  d>i  coTieorrere  con  cio  alia  pacificazioHe  delle  discus- 
sioni  ullimamente  sollevate,  e  rallegrare  il  cuore  del  S.  Pontefice  : 

Ritiriamo  spontstneamente  le  proibi/ioni  da  noi  fatte  nel  nostro 
monitorio  del  17  Febbraio  1853. 

Da  to  in  Parigi  dal  nostro  palazzo  arcivescovile  I'  8  di  Aprile  1853. 

•f-  MARIA  DOMENICO  AUGUSTO  Arciv.  di  Parigi. 

EgH  «  spettacolo  commovente  insieme  e  sublime  lo  scorgere  con 
qtiale  concordia  di  nobilissimi  sensi  ogni  buon  cattolico  ammiri  ed 
esalli  la  generosita  del  vei>erabile  Prelate  parigtno.  Molti  periodic! 
Ualiani  e  slranieri  t>lie  ne  tributarono  le  pin  sincere  lodi,  alle  quali 
e  a  quelle  maggiori  che  si  potessero  per  avvenlura  slampare  noi  fac- 
rian;  eco  e  lietamente  plaudiamo.  Parecchi  fogli  francesi  commenta- 
rono  1'avvenuto  con  tanto  senno  che  non  sappiam  resistere  al  desi- 
denno  di  arrecame  per  saggio  un  (fualche  brano.  «  0  ammirabile  pos- 
samza  dell' ecclesiastica  autorita  !  0  il  viltorioso  contrasto  della  divi- 
na  gerarchta  messa  a  paragone  col  poter  temporale  e  colle  autorita 
um»ne  !  Vedete  cio  che  accade  :  si  sollevano  con  trove  rsie,  si  alierna- 
no  discussioni :  Roma  leva  la  voce  pacificatrice  e  sovrana  :  la  sacra 
parola  e  accolta  con  sollecitudine  ,  con  venerazione,  con  ispontanea 
obbedienza  ;  i  suoi  consigli  s'  hanno  in  conto  di  precelti  quasi  ordi- 
ni  si  fa  opera  di  appagarne  i  desiderii.  I  piu  illustri  esempii  vengono 
da'  personaggi  piu  elevati.  E  questo  un  nuovo  trionfo  dello  spirilo 
di  concordia,  e  una  sfolgorante  lestimonianza  della  inallerabil  divo- 
zione  che  lega  i  Vescovi  ed  il  clero  di  Francia  alia  S.  Sede  ecc.  »  Cosi 
nella  Union  il  sig.  Enrico  di  Riancey.  u  11  Sommo  Pontefice  con  una 
dolcezza  che  tutto  puo,  mette  line  a  certe  diflferenze  di  cui  qualcuno, 
sccondo  noi ,  erasi  troppo  impensierito.  E  menlre  la  S.  Sede  iuler- 
Teniva  con  esito  cos\  felice,  uno  de'membri  piu  eminenli  dava  un  ge- 
neroso  e  bell'  esempio.  E  difficile  di  fare  con  maggior  semplicita  piu 
nobite  azione:  »  cosi  \\e\\' Assembles  Nationale  il  sig.  A.  l^etellier.  Alle 
quali  grarrissime  parole  noi  ci  sottoscriviamo  senxa  restrizione  ralle- 
grandoci  in  cuor  nostro  del  trionfo  riportato  in  queslo  falto  contro  i 
nemici  della  carita  cristicina,  i  quali  tripudiavanodi  veder  un'  ombra 
di  discordia  tra  i  maestri  d'lsraello.  Forsennati  che  essi  sono  !  (Ian- 
tan  vittoria  per  un  qualche  disparere  che  tra  loi-o  ^-oi-gano  in  qtie- 
stioni  disputabili,  e  poi  non  san-no  ammirare  riuilueuza  divina  d'  un 


CONTEMPORANEA 

ronsiglio,  d'un  cmino  ch' esca  dalla  bocca  uVI  supremo  Pasiorr  e  I'e- 
roi>mo  di  chi.  posposto  ogni  suo  privato  sentimento.  >i  la  »m  sacro 
dovere  di  chinar  rirerente  il  capo  »•  assecondarne  i  desiderii !  Noi 
lion  pnssiamo  che  bene  augurare  ad  una  na/.ione  i  cniPrelati  danuo 
-esempio  di  tanla  virtu;  e  quanto  a  chi  li  da,  persuasi  die  Dio  solo  c 
degno  giudice  e  premiatore  di  atti  cotanto  generosi,confessiamo  di  non 
a\c  ;•  parole  da  degnamente  eneomiarli. 

3.  Hieonoscenti  a  cosi  nobile  indulgeiua  del  loro  Arciveseovo  i  sigjz. 
coinpilatori  <\e\V Univers  pubblicarc»no  le  seguenti  assenuatissiaie  pa- 
lolc.    «  Quest'  atto     dell'Arcivesoovo      c'  impone  un  novtllo  e  ph'i 
stretto  dovere  di  non  usare  che  sa>'iainente  del  la  liberta  concessaoi, 
e  di  correggere  nel  noslro  periodico  quanto  vuol  esser  corretto,  mi- 
gtiorandolo  exiandto  secondo  le  nostre  Ibrze.  Collo  sguardo  rivolto 
alle  regole  che  ci  venirer  triiccinte  dobbiamo  an/i  tutlo  procacciare  di 
-sfiiggire  (jualsiasi  cosa  potesse  avei1  sembianxa  d'ofFemlere  quella  eri- 

stiana  modera/io«e,  la  quale  «on  esdude  la  difesa  libeca,  fcanoa  e  vi- 
gorosa  Uella  verita.  Per  tal  guisa  noi  safem  certi  di  conformarci  alle 
imcnzioni  de' Tenerabili  Prelati  che  ci  manife.slarouo  i  lor  pensieri 
sopra  quanto  lor  parea  biasimevole,  ovvero  sembrava  meiitare  i  loro 
incoraggiamenti  nelle  nostre  fiiticlie.  Noi  avrerno  soprattutto  la  con- 
solaaioTie  di  ubbidire  al  nosti-o  Arciveseovo  il  quale  adoperando  co- 
m  <•'  credette  op}*ortuiM>,  oi  vuleva  ivndiM'c  [>iu  degni  della  santacau- 
*aper  cui  abbiamo  1'onore  e  hi  fortuna  di  coaibattere.  Sara  cruesto  il 
miglior  naewo  di  testimuruargli  la  noslra  gratitudii^e,  di  ottenere  la 
sua  induliKMi/.;!  c  di  provare  la  schi-elte/.«i  del  noslio  rispetto  per  la 
soa  autorkta.  11  nostro  prii1ci^al  reddatore  slg.  Veuillot  e  tuttavaa  a 
llonia  ;  ma  i  seut'uiienli  cl»e  noi  iHanifestiamo  iin'on  sempre  i  suoied 
in  leilere  reoentemettte  pubblu  ale  egli  lw  gia  tatto  per  se  e  per  not 
te  prouiesse  die  or  gotiiamo  di  rinnovare  ».  Fin  qui  quegli  illustri 
scrittori.  Laude  iBQ-racrlale  alia  Chiesa  di  DLo  in  cui  sola  si  veggono 
Hipettacoli  cost  lumiuosi  di  umilla  e  di  carila  cristiana  ! 

4.  Quasi  ogni  giorno  appremliamo  con  soddisfazione ,  addottarsi. 
dalla  autorita  imovi  provvedimenti  a  lutela  della  pubblica  morale. 
Saremmo  troppo  lunghi  a  volerli  tutli  per  mitiuto  riprodurre  :  c  «• 
tluRque  mestieri  di  alU-nerci  a'prUwJrpali,  e  aquelli  spccialmente  che 
vwrremmo  >ifder  pure  introdcUi  tra  que'popoli,  i  ipiali  lolsero  per 
loro  sveiitura  ad  esemplare  <jucl  nobile  |>aese  i>e?  nioaienti  de'  suoi 
delii'ii,  sen/a  puuto  cur;;rsi  d'imilarne  p<»cia  ii  generoso  ravvedimen- 
to.  Tra  le  piii  savie  leggi  die  voglionsi  emanate,  hassi  da  ricordai<' 
(|uella  cln1  inircna  la  vendita  vaganU-  de'  libri  e  delle  slampe.  Dal 
rapporlo  del  sig.  l,a  (iuerroriiere  al  Minislro  genei'ale  di  Polizia  si 
i  icava  che  il  danno  arrecato  aliaFrancia  con  simili  derrate  e  spaven- 


340  CRONACA 

toso.  In  pochi  anni ,  egli  dice  ,  la  Francia  campagnuola  fu  invasa 
fin  ne' suoi  tugurii  piu  solitavii  d;i  una  propaganda  d'ateismo  ma- 
teriale  e  grossolano,  che  figlio  quindi  le  calamita  a  nessuno  ignote. 
Al  finire  del  regno  di  L.  Filippo  il  male  ingrandi  fuor  di  misura. 
Si  sa  per  cerlo  che  tremila  cinquecento  venditori  ambnlanli  di  li- 
bri ,  arrolati  a  decadi  e  dipendenti  da  trecento  caporioni  della  pro- 
paganda malaugurala  seminarono  per  tutto  il  paese  e  versarono  negli 
Stati  confini  della  Svizzera,  della  Spagna  e  del  Piemonte  ben  nove 
milioni  di  volumi,  de'  quali  otto  sopra  nove  parti  furon  trovati  piu 
o  meno  immorali.  Gli  stessi  litoli  di  molti  Ira  que'  libri  sono  cosi 
so/zi  che  il  pudore  non  consente  di  neppur  nominarli.  Al  sudiciu- 
me  delle  operette  aggiugnevansi  bene  spesso  incision!  lieenziosissi- 
me  destinate  ad  allellarc  gli  appetiti  che  volevansi  usufrulluare. 
Kgli  e  vero  che  lo  zelo  di  egregie  persone  cerco  piu  volte  di  spar- 
gere  per  la  stessa  via  il  contraveleno ,  ma  non  puo  negarsi  che  il  ri- 
medio  riusciva  insufficiente  alia  grandezza  del  male.  Or  dunque  il 
Governo  visti  frustrati  i  mezzi  finora  messi  all' opera  per  cessare  cosi 
enorme  scandalo,  sta  preparando  provvidenze  acconce  al  bisogno  e 
d'infallibile  efficacia. 

5.  A  compimento  di  altre  simili  istruzioni  gia  emanate,  il  sig.  Mau- 
pas  Minislro  di  Polizia  indirizzo  a'Prefetti  una  severa  circolare  in  tor- 
no  a'  rifuggiti  politici  gia  ammessi  in  Francia  o  che  cercassero  d'  or 
innanzi  di  penetrarvi.  Riguardo  a'primt  ei  vuole  che   senza  speciale 
approvazione  del  Governo  non  sia  lor  dato  di  pigliar  stanza  nel  Par- 
timento  della  Senna  e  nelle  province  lionesi,  vietisi  agli  Spagnuoli  di 
soffermarsi  a  minor  distanza  di  dieci  miriametri  da'PLrenei,  e  i  Tede- 
schi,Polacchi  ed  Italiani  non  si  lascino  avvicinarealla  Svizzera,  all'Al- 
lemagna  ed  all'Italia   Cio  riguardo  agli  esuli  politici  che  gia  sono   in 
Francia.  Riguardo  poi  a  nuovi  avventori,  finche  :1  Governo  non  avra 
ordinato  di  respingere  da'confini  questa  o  quella  delerminata  classe  di 
forestieri,  permette  che  sieno  bens'i  ammessi ,  ma   si   disarmino  allo 
frontiere,  e  inviati  un  dieci  miriametri  dentro  lo  Stato,  altendano  ivi 
sotto  la  vigilanza  della  Polizia  iinche  sia  loro  rilascialalapermissione 
di  soggiornare  in  Francia. 

6.  Mazzini  yiudicato  da  se  stesso  e  da  suoi.  Con  questo  titolo  il  sig. 
Giuliodi  Breval  regalo  all'Europa  e  piu  particolarmente all'Italia  una 
sua  recente  scritiura  stampata  a  Parigi  per  cura  degli  editori  fratelli 
Plon.  L'autore,  chiamate  a  disamina  le  utopie  mazziniane,  riesceadi- 
mostrare,  che  il  famoso  visionario  non  e  altro  per  pubbliche  doti  che 
una  pi  etta  nullita; e  che  se  nulla  ostante  tanti  fanatici  tributarongli  ova- 
zioni  e  incensi  fino  ad  indiarlo,  cio  non  torna  a  gloria  di  lui,  ma  bensi  a 
vitupeio  de\>uoi  stolidi  ammiratori.  Invoca  da  priina  a  sostegno  della 


CONTEMPORANEA  341 

sua  tesi  1'  autorita  d'  uomini  non  sospetti  e  Irova  che  Karini  il  disse: 
un  uomo  mediocre  e  di  folli  intraprese;  Guerram  il  chiamo  :  impo- 
tente  a  creare  qualche  cosa  di  durevole  ;  Gioberti :  tanto  slupido  da 
servire  1'Austria  pretendendo  di  combatterla:  Massimo  d'A/.eglio:  in- 
sudicialore  e  dislrutlore  della  liberta  ;  Sismonda  :  rovinatore  dellu 
patria:  Gualterio  :  giuoco  e  zAmbelio  dell'  Austria  ;  Bianchi-Giovini  : 
ciarlalano;  Garibaldi:  guaslatore  di  cio  che  locca,  e  cosi  via  via.  En- 
Ira  po.-.eia  nelFanalisi  de'suoi  scritti  e,  mostratolo  plagialore  sfacciato 
del  Sarpi,  di  Prondhon.  di  Luigi  Blanc  e  consorti,  fa  vedere  che  il  fa- 
migeralo  ri  forma  to  re  della  politica,  della  Societti,  della  religione  in 
tutti  isuoipiani,  in  tutti  i  suoi  sislemi  allro  mm  cerea,  o  a  I  men  non 
riesre  ad  altro,  che  a  drslruggere  ogni  politica,  ogni  societ;''.,  ogni  re- 
ligion*1.  !»csla  solo  a  deplorare  die  il  ritrallo  di  Max/ini  (juale  il  mo- 
stra  lo  scrilloi1  franccsfMion  sia  venuto  alia  luce  allorr[uando  il  pre- 
stigio  de'paroloni  edil  fascino  del  suo  nome  pole  allucinare  qualche 
semplice  o  mal  accorto.  Or  chi  non  conosce  la  volpe  che  egli  c?  chi 
ha  tede  nelle  sue  promessc  ?  chi  non  si  ride  delle  sue  vipliaccherie? 
E  lungo  tempo  che  la  maschera  gli  e  caduta.  Oramai  chi  lo  segue  e  fer- 
mo  di  volerlo  seguire,  ne  riuscira  1'opera  del  Breval  (juantunque  pre- 
gevole  a  distorlo  da  cosl  empia  sequela.  Cio  basti  aver  accennato  stori- 
camenle  d'un' opera  straniera  che  per  ora  non  cntra  nella  ragion  del- 
le  nostre  riviste. 

7.  ft  on  1'erezione  del  monumento  al  gran  Vescovo  di  Meaux,  ma 
solo  1'essersene  proprio  in  (juesti  tempi  messo  fuori  il  progetto  ci  par- 
ve  aver  un  po'di  sembian-/.a  gallicana.  Quando  scrivevamo  quelle  li- 
nee  ignoravamo  affatto  qual  sommita  d'uomini  si  sarebbe  incaricata 
di  presedere  c  dirigere  il  lavoro.  Ora  grillustri  nomi,  che  formano  la 
lista  della  Commissione,  offrono  tal  guarentigia  del  conlrario  che  ogni 
ombrasfavorevoledebb'essereancheper  cio  solo  interamentedistrut- 
ta.  Godiam  pure  di  accennare  che  nell' operetta,  gia  da  due  prelati 
t'rancesi  epoi  dall'enciclica  pontiftcia  biasimata,  non  ebbe  parte  veru- 
na  1'eeclesiastico  le  cui  doltrine  furono  altra  volta  condannate;  ed  es- 
ser  pei-cio  folso  il  rumore  che  ne  correa.  Finalmente  vuolsi  ricordarr 
che  il  supposto  uccisore  di  Mons.  Affre  fa  bensl  g'uidicato  reo  e  con- 
dannato  di  ribellione,  ma  deirimputatogliomicidio  assolulo  aunani- 
mita  da'giurati. 

INGHILTERHA.  —  \ .  Dc'ginnasii  dcllo  State  —  2.   Fatto  avveuuto  nella  olezione 
d'un  dcputato  —  3.  Scoperta  di  molle  armi  clandestine. 

;  iJiu;l  'ifm;f-o  iillui 

1.  Tra  le  different!  quistioniche  s'agiteranno  tra  breve  nel  Parla- 
inento  inglese  una  delle  piii  gravi  a  nostro  giudixio  sara  quella  delle 


CRONACA 

riforme  da  introdurre  nella  educa/.ione.  II  discorso  di  Lord  John  Rus- 
sell, recitato  nella  Camera  de'Comuni  per  disporla  allaproposta  del  suo 
bill,  espone  certi  particolari  che  ci  paionodegnid'essereriportati.L'o- 
ratoro  ;idunque,  toccato  alcun  poco  della  istituzione  de'pivbblici  gin- 
nasii  fatta  in  sul  cominciare  di  questo  secolo  e  degl' incoraggiamenti 
di  che  furono  animati  dal  re  Giorgio  111  e  dal  Duca  di  Bedford,  entra 
a  dire  del  loro  numero'presente.  Le  scuole  sono  44,898,  gli  seolari  era- 
no  nel  1851  quasi  un  mihone  e  setlecentocinquant'  wn  mila,  di  cui 
due  terzi  irequentavano  le  pubbliche,  il  resto  le  private  istituzioni. 
Da  tulle  insiotiH1  iraesi  la  rendita  di  oltre  venti  sei  milioni  di  franchi, 
de'  quali  pagano  circa  la  meta  le  classi  povere  del  paese  sollecite  esse 
pure  deU'ediicazione  de'loro  figliuoli.  A  330,  000  slerlino  ascendono 
le  dota/.ioni  del  governo  per  il  pubblicoinsegnamento.  L'elevatezza  di 
queste  cifre  prova  abbastanza  quanto  si  amino  gli  stndii  nelT  Inghil- 
terra:  or  come  proteggerli  e  diftbnderli  efficacemente?  Qui  il  Ministro 
dopo  aver  sentenziato  che  qualsivoglia  sistema  di  pubblica  educazione 
da  cui  vada  disgiunto  affiitto  1'insegnamento  religioso  sarebbe  imper- 
fetto,  s'apre  la  via  ad  accennare  vagamentecio  che  nepensi  il  goyer- 
no,  e  cio  che  si  chiegga  o  si  proponga  da  varie  petizioni  inviate  al 
Gabinetto  inglese.  Le  quali  proposi/ioni  non  essendo  abbastanza  chia- 
re  e  dovendo  noi  tornare  altra  volta  su  quest'argomento,  soprasedia- 
moper  ora  di  dirnepiu  avanti,  salva  questa  circostanza  :  esistere  in 
quel  paese  ben  28,840  fondazionidi  carita  le  qtiali  producono  la  ren- 
dita di  ollre  29  milioni  di  fr.  Or  il  governo  dice  esser  difettosa  1'am- 
ministrazione  di  cotali  fondi  e  appartenere  a  lui  di  mettervi  la  mano 
a  regolarli.  Questi  govern!  costituzionali  paion  nati  a  un  parto;tanto 
$i  somigliano  perfin  ne'desiderii. 

Racconla  il  Morning  Post  una  piccola  storietta  avvenuta  di  recente 
nel  paese  rnodello  di  tutU  i  paesi  costitvizionali.  Se  qualcuno,  leggen- 
dola,  vorra  trarne  altre  conseguenze,  faccialo  allabuon'ora,  che  non 
glielo  contendiamo:  la  nostra  conclusione  e  quel  la  slessa  dell'Armo- 
nia:  esser  cioe  falsa  in  questo  caso  la  deflnizione  che  de'governi  co- 
stituzionali diede  il  Melegari  allorche  disseli:  una  guerra  civile  in- 
(Tiienta.  II  fatto  avvennc  cos'i.  Dovevasi  procedere  in  Blackburn  ad 
una  elezione  di  certo  deputato.  Due  partiti  contrarii  favorivano  cia- 
scuno  il  suo  candidate.  Messe  alia  prova  e  tornate  vane  tutte  le  solitr 
Industrie  di  tranelli  e  raggiri,  si  venne  all'ultimo  argomento,  che  1'e- 
sperienza  moslro  sempre  ma!  emcacissimo  per  ottenere  i  suffragi. 
S'armaron  quinci  e  quindi  di  pietre  e  di  bastoni  e,  malgrado  1'inten- 
sita  del  freddo  che  vi  feceva  rigidissimo,  scorrazzarono  per  la  citta  tutta 
la  notte  piecedenle  alia  vola/.ione,  con  un  baccano  daspiritati.  Fat- 
to  giorno  si  venne  alle  man!,  e  il  combattimerilo  fu  terribile.  Molti 


CONTEMPOBANE\  343 

degli  elettori  per  imirbarsi  da'loro  coiiladid-vvcvan  passaiv  il  vrochio 
ponle  cli  IliiiLi  Sln-fl.Al  ponleadunque  accorrela  eiurniagliaper  iin- 
paxlronirsi  di  quel  passaggio  stralegico  e  capiUile.  In  uu'  ora  fu  pre- 
:>o  e  perdu lo  ben  dieci  voile  dall'unoe  daH'altro  parlilo:  fiuehelafa- 
/.ione  vincitrice,  tiralavi  altra  verso  uua  fane,  non  lasrio  passar  per- 
sona cut  nou  frttgasse  minutamente.  Parleggiava  per  il  tal  candidate? 
avanti  ;  ultrimenli  uo.  >'e  solo  facevasi  violen/a  a'  pedoiii,  ma  ezian- 
dio  a'signori  ribaltando  loro  e  rompendo  le  vetlure  se  nou  promel- 
ievano,  liberamenle  Nintendo,  come  vuole  la  legge,  di  volare  per  ii 
designato  antesignano  A  titolo  di  specialissimo  tkvore  accordavasi  a 
qualche  corc'iiere  di  tornarsene  con  Dio  sen/.'esser  pagato.  .\egli  as- 
.>alti  del  ponte  piu  d'uno  rimase  gravemente  ferito.  Le  ease  eran 
chiuse,  il  paese  in  iscoftapiglio.  Avvisate  del  tumulto  le  autorila,  vi 
maudaron  tosto  per  la  via  ierrata  di  Barnslev  un  soccorso  di  quasi 
<;ento  soldati,  i  quali  percorrendo  le  vie  colla  baionetta  in  canna  ed 
aiutati  da  un  drappello  dicavalleria  vi  ritornarono  a  poco  a  poco  la 
quiete. 

3.  11  Times  in  un  articolo  oltre  il  solito  assennato  sebten  contrad- 
dicente  ad  altri  suoi  recenlissinii  scritti,  e  lutto  nel  provare  che  1'In- 
gliilterra  deve  e  vuol  procedure  rigorosamenle  conti'o  gli  emigrati 
politici  clie  a  danno  d'Europa  abusano  della  ospilalita  inglese.  L'es- 
sersi  s-econdo  lui  scoperti  in  casa  di  Kossulli  apparati  guerrieri  lo  fa 
rorapere  in  gravi  sentence  di  cui  crediamo  opportune  di  arrecare  il 
saggio  di  un  qualche  periodo.  «  L'unico  commercio,  esso  dice,  tinor 
tentato  da'rifuggiti  politici  in  questo  paese  commerciale,  e  la  fabbri- 
ca  di  proiettili  destinati  a  seminar  altrove  lo  sco  npiglio  e  la  morte, 
scopo  vergognoso  ,  traffico  disonesto  ,  pirateria  pralicata  nel  cuore 
slesso  di  questa  metropoli .  .  .  Da  quanto  apprendemmo  dell'  indole 
di  Kojsulli ,  delle  sue  congiure  ,  delle  sue  giunlerie  fummo  costretti 
di  peusare  che  ove  qualciie  macchina/ione  venisse  scoperta,  visi  tro- 
verebbe  complice  il  Magiaro.  Or  1'  Autorita  n'  ha  tali  document!  alia 
mano  da  comprendere  la  natura  del  reatoepolernepunire  gli  autori 
principal! ; .  .  .  i  quali  hanno  appreso  a  riguardar  1'  Inghilterra  come 
loro  arsenale  e  luogo  di  rifugio:  e.  tempo  adunque  che  \'  Inghilterra 
loi'chiegga  ragione  degl'  istrumenti  micidtali  presso  di  loro  rinveuu- 
li.  Noi  non  entreremo  ne'  particolari  della  recente  scoperta,  sia  per- 
chealtro  resta  a  scoprire,  sia  ancora  perche  il  fatto  sara  tra  breve  in 
forma  piii  auteutica  pubblicato».  Queste  franclie  etl  assennale  paro- 
le del  Times  misero  sossopra  i  Kossutiani,  i  quali  pensaixmo  tosto  di 
purgare  il  loro  eroe  da  ogni  siuistra  sospicione,  prendendone  le  di- 
fese  nel  pubblico  Parlamento.  Perche,  fingendo  da  prima  d'  ignorare 
?!  fatlo  o  di  maravigliarsi  dell'  impudenza  del  foglio  inglese  che  la 


344-  CROIUCA 

narrava,  Sir  Walmsley  n'  inlerpello  solennemente  il  Ministero  nella 
Camera  de'Comuni.  Allora  Lord  Palmerslon  narro  1'accaduto  in  que- 
sta  guisa:  aver  subodorato  il  Governo  che  in  certa  casa  di  Rotherhile 
serbavansi  armi  e  muni/ioni  da  guerra:  mandato  percio  per  la  rivista, 
esservisi  veramente  trovate  settanta  casse  ermeticamente  chiuse  e  pie- 
ne  oiascuna  di  forse  nn  mille  razzi ,  duemila  bombe,  gran  quantita  di 
polvere  e  di  armi :  or  ogni  cosa  sequestrata  :  doversene  far  processo 
non  solo  per  soddisfare  alia  giustizia  e  a'  desiderii  dell'  Austria  ,  ma 
eziandio  per  insegnare  al  reo  non  doversi  offendere  1'  ospitalila  in- 
glese.  Alle  quali  parole  rispondendo  J.  Duncombe  arreco  a  discolpa 
di  Kossuth  non  essersi  cerca  la  casa  da  lui  abitata,  ma  ben  si  un  labo- 
ratorio  inserviente  da  sei  anni  alia  fabbrica  di  razzi ,  sen/.a  pero  aic- 
cennare  perche  insiem  co'  razzi  si  trovassero  armi  di  different!  fogge 
e  tutte  micidiali.  Anche  il  sig.  Bright  corse  una  lancia  in  difesa  del- 
I'  I  ngherese  chiedendo,  quasi  anima  semplicetta  che  sa  nulla,  se  fos- 
se credibile  che  il  sig.  Kossuth  potesse  in  qualche  modo  aver  preso 
parlenel  deposito  d'armi  ecc.  dovendo  esso  indipendentemente  dalle 
sue  opinioni  aver  a  cuore  la  sua  stima.  Lord  Palmeislon  nuova- 
mente  rispose  :  se  non  voler  aggravare  ehlcchessia  :  1'  onorevole  in- 
lerpellante  conoscere  bcnissimo  Kossuth;  poter  dunque  dase  rispon- 
dere  al  suo  quesito.  Finalmente  Lord  Stuart  disse  d'  aver  facolla.  dal 
Magiaro  di  dichiarare  alia  Camera  che  il  sig.  Kossuth  era  affatto  slra- 
niero  a  quell' affare,  ne  saper  nulla  delle  armi  e  delle  munizioni  sco- 
perte.  I  Padri  della  Patria  chinarono  il  capo  e  si  passo  all'  ordine  del 
giorno.  Gli  amici  del  gia  Diltatore  ungherese  or  sono  inviperiti  con- 
tro  il  Times  e  giurano  di  volerlo  riconvenire  in  giudizio  di  fellonia  e 
di  calunnia.  Noi  attendendo  1'  esito  di  tanto  bisbiglio,  cercheremo  la 
soluzione  d'un  problema  che  ci  frulla  in  capo  ed  e  il  seguente:  Per- 
che dunque  il  sig.  Kossuth  tolse  ad  abitare  in  luogo  cosi  pericoloso  o 
avesse  veramente  le  armi  in  casa  secondo  il  Times  o  vicinissime  a  se 
secondo  qualche  altro  giornale?  Per  ora  non  ci  occorre  cheil  trwtant 
fabrilia  fabri  ;  ma  la  risposta  non  risponde  perfettamente  alk  <pie^ 
stione.  Forse  le  conckisioni  del  Fisco  ne  daranno  una  m%lio«fej;0  •£• 

.; 

SPAGNA,  OLANDA.  —  I.  Cliiusura  delle  Cortes  c  formazione  delnuovo  Gabinetto.  • 
—  2.  Moti  per  la  Gerarchia  restiluita. 

1.  Fin  dagli  esordii  lorbidie  burascosipotevasiargomentare  che  le 
Cortes  non  durerebbero  gran  fatto  congregate.  Ma  che  avessero  a 
chiudersi  cosi  toslo,  dopo  corse  appena  due  o  tre  settimane,  nessun 
1'aspettava ,  e  sulle  prime  piu  d'un  giornale  ne  rife  ri  dubitando  la 
novella  telegrafica.  Eppure  il  fatlo  e  certo.  Furonb  licenziaU  tutti  co- 


CONTEMPOIUNEA  345 

lore  die  volarono  per  .Nai  vaez;  ed  iMinistri  stessi,  vista  1'opposizione 

del  Senato,  cedeltero  di  comun  consenso  iportafogli.  Pare  indubilalo 

che  la  tempe>ta  v'enne  messa  su  da'  partigiani  della  Coslituzioue  di 

cui  non  volevano  che  iota  si  mutasse ,  e  d'  altronde  credevau  di  ve- 

derla  e  forse  la  travedeano  pericolante.  Che  il  Ministero  spagnuolo 

mini  sordamente  la  Costituzione  noi  nol  sapreramo  affennare :  diciam 

pero  che  anche  ivi  la  ribellionevestitadelle  assisecostituzionali  minac- 

cia  alia  nionarchia.  Or  che  fara  il  Governo?  Le  popolazioni,  e  vero, 

restarono  flnora  e  resteranno  lungo  tempo  monarchiche;  si  sono  inol- 

Ire  ordinate  nuovc  Icve  di  soldali,  fu  rifornito  di  pecunia  1'  erario  ; 

eppur  nondimeno  e  difficile  di  prevedere  1'esito  di  questa  lotta.  Go- 

loro  che  la  vorrebbero  sciolta  con  un  colpo  di  stato  alia  francese 

suppongono  eguali  le  condizioni  di  due  paesi  diversissimi.  La  Fran- 

cia  v.  g.  non  e  Parigi,  ma  pur  n'  ha  cosi  comune  la  sorte  ,  che  quella 

capitalc  e,  il  vero  centro  della  vita  nazionale  •,  Madrid  per  contrario 

non  estende  cosi  efficacemente  sino  ai  confini  lo  spirito  di  che  s'  in- 

forma.  Quieta  Parigi ,  e  tranquilla  la  Francia  ,  e  viceversa  :  non  cosi 

avverrebbe  per  avventura  nella  Spagna.  Delrestouno  spiritoso  gior- 

nalista  appello  quella  prode  INazione  il  paese  delle  novita  inopinate. 

Eceone  una  prova  di  piii.  Alle  dieciore  di  sera  il  Ministero  si  licemia 

e  la  Regina  da  1'  uffizio  al  Gen.  Roncali  di  formarne  un  nuovo.  Que- 

sti  in  men  d'  una  giornata  riesce  nell'  intento  ,  aduna  gli  eletti  nella 

sala  presidenziale  per  fare  il  giuramento,  quando  S.  M.  gli  manda  dire 

di  non  piii  occuparsi  dell'affidatagli  commissione.  Ne  da  invece  il  ca- 

rico  al  Gen.  Lersundi,  il  quale  rivaleggiando  in  prontezza  col  suo  an- 

leccssore  ebbe  tosto  formata  la  seguente  lista  :  Gen.  Lersundi  Presi- 

dente  del  Consiglio  e  Ministro  di  guerra ,  sig.  Ayllon  per  gli  affari 

stranieri,  sig.  Govantes  temporariamente  per  la  giustizia ,  sig.  Ber- 

mudez  di  Castro  per  le  finanze,    sig.  Egana  per  gli  affari  interni , 

sig.  Antonio  Doral  per  la  marina.  Avvenne  in  tal  circostanza  un  qual- 

<  he  molo  nella  Catalogna  5  ma  fortunatamente  senza  eflFelto  ,  perche 

vinto  e  schiacciato  fin  da'  suoi  primordii. 

2.  Quella  stessa  notizia  che  tanto  esilarava  il  cuore  a'  buoni  Cattolici 
d'Olanda  anzi  dell'0rbe  tulto,  la  ripristinazione  cioe  dell'ecclesiastica 
Gerarchia  in  quel  paese,  desto  le  ire  protestantiche  e  provoco  calde 
discussioni  nell'Assemblea  degliStati  Generali.  Essendo  la  cosa  tuttavia 
sospesa,  noi  ci  contenliamo  a  lievi  cenni  riserbandoci  a  trattarne  altra 
volta.  11  Ministero  sostenne  nulla  essersi  fatto  dalla  vS.  Sede  che  non 
fosse  conforme  alia  Costituzione^  e  questo  quasi  consentivano  anche  i 
piu  fieri  oppositori,  i  quali  si  richiamavano  piuttosto  della  forma  edel 
non  essere  precedute  comunicazioni  ufficiali,  cui  la  stessa  S.  Sede  non 
era  in  dovere  ne  avea  promesso  di  fare.Fratlanto  il  Re  alle  rimostran/e 


340  CRONACA 

di  deputazioni  protestantiche  rispondea  dolergli  del  vedersi  legato 
dalla  Costituzione  e  non  esser  contento  del  Ministero ;  il  quale  nou 
avendo  ottenuto  soddisfacenti  spiegazioni  di  quelle  parole,  dovette  ri- 
tirarsi  benche  avesse  per  se  la  maggiorauza  dell'Assemblea.  11  nuovo 
Gabinetto  e  cos\  composto  :  van  Reenen  Borgomastro  d'  Amsterdam 
agli  aftari  interni ;  van  Doom  alle  finalize;  Donker-Curlius  alia  giusti- 
/ia;  van  Lechtenveldt  cattolico  pel  culto  cattolico  e  van  Hall  agli  affari 
stranieri.  11  Re  stesso  formollo.  I  caltolici  hanno  per  se  il  dirilto ,  i 
protestanti  la  forza  e  le  passioni  popolari,  o  calpestando  la  Costituzio- 
ne  che  concede  liberta  di  culto,  faranno  ogni  opera,  a  quanto  pare, 
per  riuscire  nel  loro  intento. 

SVIZZERA-  —  i.  Nuove  vessazioni  de' radical!.  —  2   D' una  pia  operetta  sul 
Papato.  —  3.  Recente  novella. 

1 .  Ogni  possibilita  di  restaurazione  cattolica  da  gram  pensiero  a'  ra- 
dieali;  pereio  lavorano  di  mani  e  di  piedi  per  renderla  impossibile. 
Quindi  s'affrettano  di  vendere  a  qualunque  prezzo  i  beni  de'conventi 
soppressi  a  Lucerna  ed  a  Friborgo,  e  perfino  glioggetti  piu  rari  del- 
1'  arte  cristiana,  come  a  dire  le  eleganli  yetriere  della  badia  di  Ra- 
tliausen  e  gh  stalli  di  quella  di  S.  Urbano.  Inquesti  giorniil  Governo 
na  soppresso  le  Sucre  della  Prowidenza  che  albergavano  nel  castello 
di  Raldegg  •,  Soletta  sta  facendo  1'  inventario  de'  beni  di  tutte  le  case 
religiose  del  suo  territorio.  Undici  commissarii  lavorano  nell'inven- 
tario  della  povera  Badia  di  N.  D.  di  Pietro.  Questo  convento  possie- 
de  qualche  brano  di  terrain  Francia.  Si  tiene  per  certoche  le  auto- 
rita  francesi  aveano  incaricato  i  gendarmi  di  impedire  a  que'signori  di 
Soletta  allorquando  si  fossero  presenlati,  dall'  uscire  de'loro  confini. 

I  commissarii  vistisi  respinti,  giudicaron  per  lo  meglio  di  pazientare 
indietreggiando  alquanto.  Cercano  inoltre  i  felloni  ogni  mezzo  d'in- 
durre  i  religiosi  a  tornar  nel  secolo,  e  cio  che  e  peggio  gittano  nel  Ti- 
cino  e  tra'Grigioni  que'  semi  di  discordia,  che  essi  sperano  dover  pro- 
durre  un  vero  scisma  nella  Chiesa.  Un  cotal  Sacerdote  sembra  essere 
lo  zimbello  di  cui  si  servono  per  accalappiare  nella  rete  gP  incauti. 
Sebbene  interdetto  de'  sacri  ufficii  continua  a  predicare  i  suoi  sogni 
eterodossi  e  rivoluzionarii,  e  per  agio  di  chi  non  puo  recarsi  in  chie.-a 
fa  poscia  stampare  i  suoi  capilavori  d'impudenza  e  di  testa  stravolta, 
Finqu\  la  Corrispondenza. 

2.  Malgrado  gli  sforzi  che  fanno  le  potesta  infernaliper  disgiunge- 
re  dal  centre  dell'unita  cattolica  Peletta  porzione  dell'  elvetico  greg- 
ge,  e  pur  uopo  confessare  che  la  pieta  profondamente  radicata  nel 
cuore  di  que'  buoni  Svizzeri  non  cede  punto  alia  bufera  e  dura  salda 
nella  sua  fede.  Opportunissima  per  le  circostanze  e  venuta  alia  luce 


CONTEJIPOHANEA  347 

nn'  operetta  tedesca  del  sig.  Conle  Teodoro  Seherer  inlorno  alia 
niirssione.  e  a  merili  del  Papalo.  Lo  srrilto  e  breve  ma  sugoso:  alcuni 
\>M:ovi  lo  colmarono  d'encomii,  e  i'u  ben  presto  volto  in  lingua  1'ran- 
resc  |>er  eomodo  di  chi  non  si  e.onosre  dell'  aleinanna.  Egli  e  da  spe- 
i;;re  che,  1  Italia  vorra  pur  farlo  suo  trasportandolo  nella  palria  favel- 
l.i,  e  allora  ei  sara  dato  di  parlarne  piu  lungo.  Per  ora  dobbiam  li- 
mitarci  di  porgere  all'  illustre  e  pio  serittore  le  nostre  piu  sincere 
congratnlaz.ioni,  e  far  voti  perehe  1'esempio.  da  lui  porto  non  reslidi- 
mentico,  e  valga  a  ridestar  lo  /elo  di  chi  couosce  i  mali  della  sociela 
travagliala  ed  ebbe  da  Dio  talento  di  poler  in  qualche  modo  concor- 
rere  alia  sua  salute. 

3.  Qualche  momento  prima  di  starapare  qu  est' ultimo  foglio  del 
nostro  fascicolo  ci  giugne  a  notizia  il  seguente  dispaccio  lelegrafico 
che  noi  riporliamo  nella  sua  oscurita,  dolenti  di  non  poter  atlendere 
a  ri[)rodurre  ulteriori  schiarimenti. 

«  Berna  22  Apr.  UQ  dispaccio  del  Governo  di  Friburgo  di  quesU 
niatlina  annui u*.ia :  Verso  un'  ora  di  nolle  due  o  trecento  paesani  sot- 
to  la  condotta  del  Colounello  Perrier  enlrarono  in  cilia  ed  impadro- 
nironsi  del  Collegio.  V  ebbero  molti  feriti  eparecchi  morti.  Perrier  e 
gravemente  ferito.  La  guardia  civica  rimase  padrona.  Quasi  lulli  ven- 
oei'o  falli  prigionieri.  Due  colonne  d'irisorgenli  sono  rimaste  al  di  fuo- 
ri.  11  Consiglio  federale  e  immediatamenle  convocalo  in  seduta  stia- 
ordinaria.  11  sig.  liourgevis  Commissario  federale  nel  Ticino  e  qui  ar- 
rivato  ». 

HAVIERA  ,  PKUSSJA  t  SVKZIA.  —  1.  I  na  iufmta  taumaturya  —  2.  Scoperta  d'ua 
piano  di  rivoluziono  —  3.  Tolleranza  luterana. 

1.  Chi  non  ricorda  le  imposture  di  due  fanciulle  d'ancor  tenera 
eta,  le  quali  negli  auni  tesle  trascorsi  lenlarono  di  spacciare  lor  mi- 
racoli  e  porlenli ,  1'  una  non  lungi  da  Avignone  di  Francia  e  1'  allra 
a  Berlino?  Ambedue  noi^cercavanoallro  fuorche  di  mungere  le  bor- 
se  del  credulo  popolelto  ed  ambedue  furono  ben  loslo  smascherale . 
sebbene  la  loro  ipocrisia  fosse  abbastan/a  fina  e  scaltrila.  Or  simile 
scandalo  si  ripele  in  una  cilia  di  Baviera  che  appellasi  Neumarkl.  Ivi 
una  raga/y.a  di  Iredici  anni  vende  lali  cianciafruscole,  che  giammai  le 
piu  badiali  e  grossolane.  V'accorrono  i  credenzoni  e  lapredicano  (or- 
tibile  a  dirsi!)  un  secoudo  Crislo.  I  malali  si  fanno  porlare  presso  di 
!ei  e  pendono  dal  suo  labbro  come  di  un  angelo  che  scendesse  dal  pa- 
!:itlis<>  a  recar  loro  le  norme  infallibili  per  la  guarigione.  E  realmen- 
u  lipocrila  si  da  aria  di  leggere  lassu  la  qualila  de7  morbi  e  la  pana- 
cea che  fa  al  bisogno.Poiche,  pregata  del  rimed io  per  questa  o  quel la 


318  CRONACA 

malaltia,  la  madre  della  fanciulla  divina  comandale  di  recarsi  collo 
spirilo  in  cielo.  Questa  inchioda  gli  occhi  a  lerra ,  si  fa  immobile  e 
quasi  ralta  i'uor  di  se  stessa  :  poi  rivenendo  ordina  beveraugi ,  fortu- 
natamente  innocenii  come  di  camonulla  o  di  violette.  Presso  di  lei 
si  profanano  ogni  domenira  i  sanli  misteri:  poiche  toltosi  I'uffizio  di 
sacerdotessa,  rinnova.  essa  medesima  la  sacra  cena  distribuendo  a'  di- 
voti  le  sue.  ciambclle  e  bevendo  aceto  per  vino.  Da  pure  notizie  delle 
anime  de'  trapassali  :  cos'i  per  esempio  assevera  che  un  famoso  bevi- 
toi  e  passato  non  e  guari  all'allra  vita  fu  nominalo  gran  coppiere  alia 
tavola  de'  eelesli;  un  altro  per  contrario.,  forse  perche  nieno  credulo 
a'  suoi  miracoli,[piombato  nell' inferno  e  fatto  direttore  di  quel  fuoco 
ineslinguibile.  Che  la  pazzia  di  due  femmine  giunga  ad  abusare  per 
tal  guisa  dell  ignoranza  sterminata  di  alcuni  goccioloni  e  certo  deplo- 
rabile;  ma  che  le  Autorila  non  arreslino  tali  scandali  enon  punisca- 
no  severamente  somiglianti  ciurmerie,  sarebbe  secondo  noi  ancor  piu 
da  deplorare. 

2.  Eransi  visti  alcuni  giorni  prima  degli  avvenimenli  di  Milano  va- 
golare  nella  Prussia  e  segnatamente  a  Berlirio  que'  soliti  ceffi  di  si- 
nistro  augurio,  che  sbucano  repentinamente  non  si  sa  d'onde  all'  ap- 
pressar  della  tempesta.  Ne  sol  mostravansi  con  ctpiglio  indragato,  ma 
rompeano  a  quando  a  quando  in  minacce  mal  compresse  e  in  parole 
di  mistero.  Venuto  1'  anniversario  del  quarant'  otto,  per  festes:giarlo 
degnamente  molti  operai  si  astennero  dal  lavorare  sciupando  il  gior- 
no  e  la  borsa  nelle  bizzarrie  tra  gli  slravizii  e  le  canzonacce  sedi/.io- 
se.  Tal  e  1'  uso  de'  ribelli:  inebriar  se  ed  altrui  onde  eccitare  tra  le 
tazze  quelle  faville  che  debbon  produrre  il  concertato  incendio.  Cosi 
dai  felloni  adoperossi  di  atritare  la  classe  operaia  in  Francia  nello 
scorso  Febbraio.  Ma  se  lapolizia  francese  mostro  di  non  darsene  pen- 
siero  perche  sicura  di  comprimere  al  primo  scoppio  ogni  tumulto  , 
la  prussiana  per  contrario  riputo  miglior  consiglio  di  soffocareal  suo 
primo  comparire  il  germe  riottoso ,  catturando  i  capi  delle  festive 
brigalelle  e  coloro  specialmente  che  si  pavoneggiavano  di  coccarde 
tricolori  o  di  altre  insegne  da  setta.  Avuti  per  tal  maniera  i  liloni 
alia  mano,  trasse  la  rete  e  vi  colsedibuoni  pesci,  tra  cui  parecchi  gia 
padri  coscritti  dell'  antica  assemblea.  Vuolsi  che  1'  Inghilterra  facesso 
avvertito  il  Governo  della  congiura  diramantesi  per  tulto  il  regno  e 
mettente  capo  a  corifei  politici  di  Londra.  Se  cosi  e,  abbiane  la  dovuta 
lode  5  continui  a  prestare  di  simili  uffizii  alia  travagliata  Europa  che 
le  sara  riconoscente.  Furono  adunque  quasi  in  un  batter  d'occhio  e  a 
colpo  sicuro  fatti  prigioni  i  caporali  della  congiura  e,  rovistale  le  lo- 
ro  case,  rinvenute  armi,  munizioni  ed  ogni  apparecchio  di  ribellione. 
Oltre  alle  tracce  d'un  vero  laboratorio  d'artiglieria,  si  trovarono  razzi, 


CONTEMPORANEA 

polvcre,  palle,  fucili,  micce  e  piccole  bombarde  gia  cariche  c  preste 
all' uopo.  Questo  proiettile  e  formidabilc  nellc  sommosse  popolari, 
perche  appiccatovi  il  fuoco  puo  lanciarsi  colla  mano  proditoriamenle 
sen/.a  che  uomo  se  ne  addia  tra  le  Liube  ondeggiaiili.  (Jadde  pure  in 
mano  del  Governo  il  proclama  della  rivoluzione  ritrovalo  incasad'uu 
caporione,  e,  cio  che  pin  fa  maraviglia  si  scopriroiio  nello  stesso  tem- 
po le  reissime  tenden/e  di  parecchie  socielu  cilladine  ,  le  quali  sotto 
speciosi  tiloli  di  beneficenza,  macchinavano  il  disordiue  e  teneano  in 
pronto  armi  ed  armati  contro  la  patria.  II  perche  furono  sciolle  im- 
medintamente,  confiscati i  loro  fondi  e  impedite  di  far  adunanx.o.  Ven- 
nero  pure  adotlali  rigorosi  provvedimenli  contro  i  foreslieri  special- 
niente  della  Brettagna  essendosi  trovato  chepiii  d'uno  o  per  bonat  ict  i 
o  per  frode  viaggiava  con  passaporti  inglesi  o  finti  o  non  abbas  tan/.a 
regolari. 

3.  Nella  Svezia  due  onorati  cittadirii  furon  catturati  e  tradolti  in 
prigione  per  aver  osato  di  leggere  nella  capanna  di  un  villano  alia 
piVM'nza  d'una  dozzina  di  persone  icapitoli  settimo  ed  oltavo  dell'e- 
pislola  a'  Romani.  Ne  valse  loro  1'essere  d'altronde  avuU  in  islima  di 
cakli  /.elaLori  della  chiesa  luterana;  la  letlura  di  que'  due  capi  era 
stala  con  decreto  reale  fin  dal  I726proibita;  tanto  basto  perche  colli 
in  flagraute  delillo  fossero  tratti  a  scontarne  la  pena  sulla  pubblica 
carretla  de'  nialfatlori.  Or  vengano  le  male  lingue  a  raccontarci  che  i 
seguaci  di  Lutero  non  sono  tolleranti,  e  che  la  lor  tolleranza  non  e 
d'anlichissima  data ! 

Malgrado  pero  la  solerzia  de'piu  fanatici  apostoli  del  luteranesimo, 
la  febbre  irrequieta  di  mutar  religione  e  disertare  le  antiche  bandiere 
pare  abbia  invaso  quel  misero  paese.  Oramai  i  magistrati  si  sentono 
impotenti  a  sorreggere  I'edifizio  ruinoso  della  loro  Chiesa,  e  lo  scisma 
imbaldanzito  si  dilata  rapidamente.  Gl'infelici  pero  lasciali  in  balia  di 
se  stessi  abl>andonano  un  errore  per  abbracciarne  un  altro  precipi- 
tando  ogni  giorno  di  male  in  peggio.  Le  piu  assurde  o  ridicole  ntopie 
religiose  vi  trovano  apostoli  e  seguaci.  La  setla  de'  lettori  v.  g.  gua- 
dagna  immenso  lerreno,  eppure  i  suoi  cullori  prima  di  comunicare 
fanno  gemili,  schiamazzi,  smorfie  e  capriole  da  digradarne  i  mtmici 
saltimbanchi,  s'accollano,  s'urtano,  si  gittano  a  terra,  insomnia  fanno 
un;i  specie  di  lotta.  iNella  severiU  poi  della  lor  morale  insegnano  es- 
ser  lecito  non  solo  di  maltrattare  ma  eziandio  di  uccidere  i  non  con- 
vertiti. 


CRONACA 

HI. 

AKCHEOLOGIA. 

1.  Continuazione  dcgli  scavi  della  Via  Appia  e  della  Basilica  Giulia:  r  prin- 
eipali  moniimenti  in  questa  scoperti  —  $.  Teste  di  cera  trovate  in  un  sepol- 
cro  di  Cuma:  e  loro  illuslrazione  —  3.  Pubblicaaioni  dHl'  Istituto  Arclu-olo- 
gico  in  Roma  —  4.  Un  nuovo  Colombario. 

1.  Del  riaprimento  della  Via  Appia  tenemmo  gia  altra  volta  di- 
scorso ,  indicando  eziandio  qualcuno  de'  principali  moniimenti  ivi 
dtesepelti.  Qui  solo  noteremo  che  quest'  opera  si  gloriosa  al  Regnante. 
Pontefice  e  al  Ministro  de'  pubblici  lavori  viene  continuata  con  molta 
alacrita,  sicche  dal  terzo  miglio  e  omai  giunta  fin  presso  al  decin-o. 

Ne  parimente  e  ignoto  ai  nostri  lettori  lo  scoprimento  della  Basi- 
lica Giulia  nel  foro  Romano:  della  quale  basilica  Tarea  si  trova  gia 
sgombra  in  massima  parte ,  essendosi  gia  terminate  lo  scavo  di  tutto 
il  lato  orientale,  e  di  mezzi  i  lati  che  volgono  a  mezzogiorno  e  setten- 
trione.  Ad  attestare  agli  avvenire  questo  diseoprimento  fu  posta ,  or 
ha  pochi  giorni ,  una  iscrixione  dettata  con  qnella  semplicita  mae- 
stosa  che  si  conviene  al  luogo  il  quale  ci  ricorda  il  miglior  tem- 
po della  lingua  latina.  Fra  i  moniimenti  piu  notevoli  venutiin  luce  ne- 
gli  ultimi  mesi  sono  primieramente  un  Albo  di  Decurioni  nominati  dai 
Consoli,  scolpilo  nella  base  di  una  statua  e  pubblicato  dal  ch.  sig.  Com- 
inendatoi  e  Visconti  nel  Giornale  Romano:  e  in  secondo  luogo  un  grvfito 
trovato  irell'area  stessa,  ove  si  legge:  GENIVS  POPVLI  ROMAN}, 
annunziato  dal  sig.  Comm.  Ltrrgi  Canina  nel  soviacitato  giornale,  qua- 
le sceperta  di  molta  importanza  per  gli  archeologi ,  siccome  qnella 
che  allude  evidentemente  ail'  aurea  statua  del  Genio  del  popolo  10- 
mano  collocata  ne'  rostri,  e  ce  ne  determina  il  si  to  con  precisione?" 
E  poiche  ci  abbattemrao  a  fer  menzione  di  questo  dotto  ricercatore 
del  vero  sito  de'  moniimenti  dell'antica  Roma,  noteremo  che  gli 
scavi  della  Basilica  Giulia  tovnano  a  sua  gran  lode  perche  confei  nia- 
rono  nel  fatto  quello  (he  nelle  sue  pregiatissime  opere  sopra  la  t«>- 
pografia  di  Roma  avea  gia  prenunziato.  Questa  osservazione  ci  viene 
suggeritada  qnella  colonna  di  Foca  chesta  presso  alia  Basilica  Giulia: 
la  cui  base  scoperta  ar  tempi  di  Pio  VII  mando  in  fumo  tante  con- 
ghietture  degli  antiquarii. 

Mente  meno  onorevole  riesce  al  sig.  Cav.  G.  B.  De  Rossi  un  singo- 
larissimo  monumento  legale ,  contenuto  in  un  frammento  dissotter- 
rato  in  questa  stessa  Basilica  1'  anno  1849  :  frammento  che  parve 


COISTEMPORANEA  351 

uuntelligibile  rdi  pressoche  dispenita  inlerpreta/.i<»ne.  Chi  voglia co- 
host  ere  i  partk-olari  di  quesla  scoperla  vegga  quel  che  ne  scrive  il 
ch.  Aulore  nel  Bullcttino  dell'Istilulo  di  Corrisponden/.a  Ardwolo- 
jiica  N.°  111  di  Mar/-o  1853.  A  iuji  baslcra  copiare  fedelmente  1'iscri- 
y.ione  stessa. 

. 

c  j    a  u  c  JoPilTATE  TARR  ACI  UAss/  v.  c.  praefecti  urbi* 
•HOMina  «»•?]! XAKIOKVM  QVI  SIUI  PECYN/r«/>   in<1e!>il«,n 
(ct\      con TRA  DISCIPLINAM  ROMASfartm  kfjum] 
VI.NDICARE  C  0  IN  S  V  E  V  K  runt 

VALEKIVS  ...  i"«    'VM     NV^INIVS    OVODVVLOEVS     ....  'S-VM      

LAVRENTlVS 

•VRBICVS  

ttffUACVS  

SERPETSTITS  

T 

ADOVISI 1VS  

w 

MEHCVR1VS  g^fi^r 

2.  Ma  di  tulte  le  recenti  scoperte  iui4iiaibrse  die  soggetto  a  tante  in- 
vestiga/ioui  come  quel  la  cui  dobbiamo  alle  escavazioni  intraprese  in 
Cuma  da  S.A.R.  il  Principe  D.Leopoldo  Conte  di  Siracusa;  vogliamo 
dire  il  ritrovamento  di  quattro  scheletri  acefali  dentro  una  medesima 
cella  sepolcrale.  Due  di  essi  nel  primo  aprirsi  dell'ipogeo  serbavano 
luttora  visibilissime  ed  intatte  ciascuno  una  testa  di  cera  con  occhi  di 
vetro  sostituita  nel  luogo  della  vera  e  naturale  maucante.  Sopra  que- 
sto  lalto  ,  unico  forse  nella  scienza  archeologica  ,  molta  e  la  discre- 
pan/.a  delle  opinioni  manifestate  dai  cultori  dell'  Archeologia  ;  come 
puo  vedere  chi  confront!  quel  che  ne  hanno  scritto  con  molta  dot- 
Iriua  il  sig.  Fiorelli,  il  Cavedoni,  il  Minervini,  il  Guidobaldi ,  e  il  De 
Uossi.  11  t>entenziare  quale  di  queste  op inioni  sia  la  vera ,  sarebbe 
iu  noi  grande  temerila,  e  forse  ancora  eguale  imprudema.  Ci  sara 
nondimeiio  consentito  di  notare  che  uomini  versatissimi  nello  studio 
(it'll  anlichila  s  acquetano  nella  senlenza  del  Cav.  G.  B.  De  Rossi  che 
i  quattro  scheletri  fossero  di  quattro  eoudaimati ,  ai  qiuli  siensi  vo- 
luti  dalla  pieta  dei  congiunti  integrare  i  corpi  e  supplire  in  cera  gli 
ainali  capi ,  aifine  di  render  loro  gli  onori  eslremi  secondo  il  rilo  -  i 
specialmente  della  collocazione  e  dell'  elazione  del  cadavere.  11  fune- 
rale  di  Giulio  Cesare  mentovato  da  Appiano,  e  quello  di  Perlinaoe 
descritto  da  Siiilino  ,  tralti  tuori  opportunamente  dal  Cav.  De  Rossi . 
sembrano  dare  all'  opiniowe  di  lui  quella  maggiore  vei'osimiglian/ii 
che  in  tali  rU-A-rcUo  si  puo  conseguirr. 


352  CRONACA  COMEMPORANEA 

3.  Ma  se  tullavolta  ci  fosse  a  cui  non  andasse  a  verso  questa  opi- 
nione ,  ed  egli  seguiti  pure  quella  che  piu  gli  e  in  grade  :  che  non 
solamente  non  siamo  disposti  ad  entrar  in  lizza  con  nissuno  per  que- 
sto  argomento,  ma  questa  come  e  la  prima  sara  pure  I'ultima  volla 
che  ne  parliamo. 

jNon  si  creda  pei'altro  che  questa  dichiarazione  nasca  in  noi  da  di- 
spregio  dell'  archeologia  e  mollo  mono  di  chi  la  coltiva.  Le  lodi  al- 
trove  iaiportite  agli  egregi  editori  del  Bullettino  archeologico  napo- 
litano  possono  chiarire  la  nostra  stima  per  chi  studia  d'illustrare  le 
antiche  memorie;  e  meglio  ancora  cio  si  parra  in  un  prossimo  quader- 
no,  nel  quale  daremo  conto  ai  lettori  degl'insigni  lavori  fin  quipub- 
blicati  dall'  Istitulo  di  Corrispondenza  archeologica.  II  merilo  di 
queste  pubblicazioni  e  conosciuto  a  tutti  i  piu  insigni  archeologi  di 
tutta  Europa  $  ma  non  sara  inutile  il  darne  un  qualche  cenno  per  in- 
vogliare  qualcuno  de'  giovani  italiani  allo  studio  delle  antiche  me- 
morie della  sua  patria. 

4.  Nella  vignaCodini  presso  laportaS.  Sebastiano  fu  teste  rinvenuto 
un  nuovo  Colombario  gia  frugato  e  in  gran  parte  guasto  e  demolito; 
il  quale  tuttavia  eonserva  il  pavimento  in  mosaico  con  una  iscrizione 
parimente  in  mosaico,  la  quale  non  fu  per  anco  pubblicata  da  veruno 
per  quanto  e  a  nostra  notizia.  Essa  ha  cosi : 

NEPOS  .  DEC 
PAV1MEXTUM  .  IX 

OSSVAR1O  .  ET 

SVBSCALAR1A  .  D.  S.  P.  D 

C.  CAESARE  .  L.  PAVLLO  .  COS 

Chi  polrebbe  indovinare  quante  belle  cose  vi  troveranno  gli  antiqua- 
rii?  A  noi  bastera  di  osservare  che  ci  parve  degna  di  venire  conosciuta 
e  perche  appartiene  al  primo  anno  dell'era  volgare,  e  perche  sommi- 
nistra  una  nuova  voce  alia  lingua  latina,  o  almeno  un  esempio  sicu- 
rissimo  e  del  miglior  tempo.  E  certamente  non  parea  bastante  quello 
che  noto  il  Furlanetto  in  quest'  altra  che  nella  Collezione  dell'  Orelli 
e  la  4331.  In  his  prediis  insula  sertoriana  bolo  (soil,  insnlam  sertoria- 
namvolo)  esse  Aur.  Cyriacetisfiliaemeae^cenantlaN.  VI,  tabernasN. 
XI  et  repossone  subiscalire  (repositionem  subscalarem).  Oltrecche  1'  e- 
sempio  qui  sarebbe  d'  un  aggettivo,  non  sappiamo  chi  avrebbe  osato 
d'adoperare  una  voce  che  non  e  finora  appoggiata  che  a  questa  iscri- 
zione, dove  oltre  le  sconciature  notate  dall'  Orelli,  v'  ha  pure  quella 
desinenza  in  etis  del  nome  Cyriace  -,  la  qual  desinenza  ,  se  non  c'  in- 
ganniamo  ,  la  dimostra  di  un  tempo  assai  basso ,  o  scolpita  da  un 
quadratario  molto  ignorante. 


CATTIVA  COPIA 


1)1 


PEGGIORE  ESEMPLARE 


\ 

. 

II  traviamento  d'un  nobile  ingegno  dal  diritto  sentiero,  benche 
sia  sventura  deplorabilissima  per  se  stessa,  sarebbe  nulladimeno  as- 
sai  piu  comportabile,  se  non  veriisse  quasi  per  legge  a  trascinarsi 
dietro  una  turba  d'imitatori.  Avviene  purtroppo  degli  scrittori 
quello  cbe  dei  grandi  saggiamente  notava  1'  Oratore  romano,  i  loro 
yizii  riuscire  piu  che  per  la  colpa  pregiudiziali  pel  mal  esempio : 
vitiosi  principes  plus  exemplo  quam  peccato  nocenl  1 .  E  fosse  pure 
stato  in  piacer  di  Dio  die  di  tal  verita  non  avessimo  fatto  a'  di  no- 
stri  un  funesto  sperimento  in  uno  scrittore  che  potea  rkiscire  pel 
suo  ingegno  uno  de'  piu  insigni  ornamenti  del  bel  paese  chiuso  dal- 
Falpi  e  dal  mare ,  e  in  quello  scambio  ne  fu,  vivo  e  morto,  un  ter- 
ribilflagello. 

Queste  considerazioni  ci  suggerisce  un  Elogio  di  S.  Giovanni 
Crisostomo  detto  nella  Chiesa  arcipretale  milrala  di  Asola  il  27  Gen- 
naio  1853  da  un  giovane  sacerdote  di  nome  Stefano  Bissolati,  e 
fatto  di  pubblica  ragione  in  Cremona  coi  tipi  deH'Ottolini.  Venu- 

\  De  Legib.  Ill,  14. 

Seric  //,  vol.  II.  23 


CAfTIVA  COPIA 

toci  alle  mani  non  sapremmo  dire  il  come  o  il  perche  insieme  coir 
qualche  altra  scrittura  del  medesimo  Autore,  T  avremmo  gittato  tra 
le  carte  inutili;  chebene  il  meritaper  gli  strafalcioni  d'ogni  maniera 
clie  vi  abbiam  letto,  ancora  riel  fatto  della  lingua.  In  prova  di  die 
basti  ricordare  i  massacri  e  il  sussuUo  e  il  lorche  e  1'  in  suo  vivente 
e  il  parted  parte  e  U  nemmanco  o  neppurc  sen/'  altra  negativa  che 
Ji  preceda,  e  ilpfowvisionalmenfo,  e  i  verbi  sviluppare  e  appurare 
e  fondare  adoperati  come  assoluti ,  e  d'  altre  voci  e  costruzioni  le- 
ziose  o  false  una  filatessa  da  non  venirne  a  capo  si  presto.  Uno  scrit- 
tore  che  vada  inrfiorando  il  suo  dettato  di  siffatte  eleganze  ci  sem- 
brava  portare  in  queste  1'  antidote  al  veleno  onde  sparse  il  suo  Elo- 
gio,  e  che  per  conseguente  non  fosse  cosa  da  fame  pur  cenno  ai  no- 
stri  letto ri.  Ma  ci  obbligarono  a  cambiare  divisamento  le  sperticate 
lodi  cui  dierono  a  questa  sconciatura  due  giornali  di  Lombardia ;  a 
giudizio  dei  quali  il  Bissolati  avrebbe  diritto  alia  fama  di  ristora- 
tore  della  eloquenza  italiana.  Povera  Italia ,  se  i  tuoi  sacri  oratori 
trattassero  la  divina  parola  come  questo  lodator  del  Crisostomo ! 
Per  mostrare  a  quai  termini  conduca  gf  intelletti  codesto  malaugu- 
rato  vezzo  di  naturaleggiare  la  cristiana  religione ,  ed  eziandio  per 
isgannare  qualche  giovine  incauto  in  cui  quelle  lodi  abbiano  per 
avventura  eccitato  la  brama  di  calcarne  i  vestigi ,  stimiamo  pregio 
dell'  opera  il  cbiamare  questo  Elogio  ad  esame  dimostrando  ch1  esso 
e,  siccome  abbiamo  proposto  in  principio,  una  cattiva  copia  di  un 
peggiore  esemplare. 

E  primieramente  un  vero  scandalo  per  f  Italia  e  (fuel  miscuglk)  di 
sacro  e  di  profano  il  quale  incomincia  dai  testi  posti  in  fronte  all'  e- 
sordio  e  fmisce  colla  perorazione.  I  testi  che  Toratore  si  propone  di 
svolgere  sono  i  seguenti,  con  gli  stessi  errori  e  le  stranezze  rnedesi- 
me  che  vi  si  leggono. 

Tutlo  sopportiamo  per  non  frappone  impedimento  al  Vanqd®  di 
Cristo  (S.  PAOLO). 

1  preti  che  governano  bene  ,  sian  riputali  meritevoM  d»  doppi& 
onore  :  massimamente  quelli  che  si  affaticano  nel  parlare  (  come 
il  Bissolati,  gia  s'intende)  e  nelV  insegnare.  (S.  PAOLO). 


DI  PEGGiORE  ESEMPIARE  355 

Toys  ptri  filosofias  de  lotjoys  eycholoteron  par'echeinoy  achoysetai 
tois  ergois  epahlkeyontos.  —  (GIOVANNI  CRIS.  ) 

Oitniij  bien  te  kai  diken  synannosas.  —  (PLATONE). 

La  fennel?  du  martyr  cxplitfue  ie  yenie  de  I'oraleur  (VILLEMAIN)  1. 

A  qwesta  sfornata  di  testimonialize  i  buoni  Asolani,  che  tutti  non 
saran  poliglolti,  ijuali  si  dovettero  rimanere?  Ci  avvisiamo  che  pro- 
vassero  quel  sentimento  che  deprive  da  pari  suo  I'Allighieri  in  que- 
sti  versi : 

Non  altrimenti  stupido  si  turba 
Lo  montanaro,  e  rimirando  ammuta 
Quando  rozzo  e  salvatico  s'inurba. 

Ma  I'  ektto  stnolo  di  sawrdoti  che  gli  faceva  corona  2,  perche  mai, 
avra  detto  in  cuor  suo,  i  testi  della  Scrittura  non  si  recano  nell'au- 
torevole  versfone  latina ,  secondo  il  costume  della  Chiesa ,  ma  nella 
italiatia?  non  certo  perche  sian  meglio  intesi  dal  popolo ,  che  dove 
di  ci6  calesse  al  Bissolati  non  recherebbe  i  testi  greci  e  il  francese 
dei  quali  il  popolo  intende  tanto  ,  quanto  noi  di  lingua  tamulica.  E 
poi  come  osservera  quel  precetto,  proprio  non  meno  agli  oratori  che 
ai  poeti , 

Denique  sit  quodvis  simplex  dumtaxat  et  unum  ? 

\  Recammo  qui,  come  dicenmo  ,  codesto  bisticcio  poligtotto  tal  quale  lo  lia 
incsso  fuori  1'A.,  il  quale  come  voile  pronunziare  il  greco  a  dispetto  degli  udi- 
tori  che  quasi  tutti  uon  dovettero  capirlo,  cosilo  ha  voluto  stampare  a  dispetto 
del  tipografo  clie  non  aveva  i  caratteri:  e  tutto  per  farci  capaci  che  ei  si  conosce 
di  greco  !  Disgraziatameute  e  riuscito  all'  effetto  di  mettercene  grandemente  in 
forse.  Se  il  tipografo  uon  potea  comporre  (ptXcotxpta;,  potea  almeno  sostituire  al 
o  il  p  coll'aspirata,  e  scrivere philosophiax  come  farebbe  anche  1111  ignorantissimo 
di  grecita.  Se  nel  xat  e  nel  i^!xr,v  ha  posto  il  k  pel  x,  perche  poi  nell'exs'ivouc  e 
nell'ay-cuosTai  vi  ha  sostituito  il  ch,  quasi  quelle  due  voci  fossero  scritte  col  /_:' 
Dirc'le  che  sono  inezie  codeste,  e  noi  non  le  diremmo  colpe  capitali.  Ma  quando 
altri  in  un  panegirico  recitato  in  una  piccola  terra  ( quale  supponiarao  Asola  ) 
ti  viene  a  seiorinare  greco  e  franzese,  non  ti  pare  opera  caritativa  fargli  passar 
quel  ruzzo,  senza  lasciargli  inosservato  neppure  quel  francesco  genie  orbato  nel 
primo  e  del  suo  accento  aeuto  ? 

2  Pag.  48. 


356  CATT1VA  COPJA 

Ma  soprattutto  qual  no  vita  profana  e  mai  questa  di  recare  sul 
pulpito  insieme  con  S.  Paolo  e  S.  Giovanni  Oisostomo  due  profani 
scrittori,  cioe  Platone  e  Yillemain? 

Ma  di  siffatti  stranissimi  accoppiamenti  di  sacro  e  di  proi'ano  do- 
vettero  sentirne  tanti  in  tutto  il  corso  dell' orazione  che  converrebbe 
trascriverla  qui  almen  per  meta.  Cosi  tra  i  memorandi  campioni  del 
secolo  quarto  noi  vediamo  per  la  squisitissima  grazia  dello  eloquio 
ai  due  santi  Basilio  e  Gregorio  Nazianzeno  accoppiato  Simmaco  1, 
odiatore  fierissimo  della  legge  cristiana ,  e  ne  anche  per  merito 
letterario  comparabile  a  que'  due  sommi.  Tnoltre  ragionando  del 
Oisostomo  ritiratosi  nella  solitudine  a  far  vita  monastica  :  qui  poi 
(  dice  )  non  e  in  Giovanni  la  cupa  e  sconvolta  mestizia  onde  fu 
tempestato  il  siracusano  Timoleone  ,  che  dopo  ucciso  il  fratello  non 
sostenendo  I'ira  della  madre  era  deliberato  finire  la  vita  si  preziosa 
in  appresso  ai  greci  ed  agli  amid,  si  terribile  ai  barbari.  Mancomale 
che  S.  Giovanni  Crisostomo  non  era  un  fratricida ,  e  ne  anco  un 
settario  della  tempera  di  Kossuth  o  del  Mazzini ,  siccome  qualcuno 
avrebbe  potuto  immaginare  se  il  nostro  A.  non  veniva  con  quella 
citazione  opportunissima  a-trarlo  d'inganno.  Del  restola  cosa  non  e 
neppur  tanto  liscia,  perche  altrove  ci  fa  sapere  che  il  Crisostomo  pur 
cacciato  via  della  terra  propria  ,  reggeva  con  vigore  e  somigliante  a 
capo  di  battaglia,  guidava  ancora  tutte  le  mosse  de'  liberi  pensatori 
dell'  Impero  2.  Non  e  questo  un  linguaggio  onorevole  pel  Crisosto- 
mo ?  Ma  torniamo  alia  solitudine.  Qui  e  il  tranquillo  medicare  M 
Socrate  e  di  Platone,  la  purissima  aspirazione  di  Francesco  <f  Assist, 
e  il  raccostamenlo  delT  anima  umana  col  principio  che  la  informa,  la 
indirizza  e  la  regge  3.  Bellissimo  questo  raccostamento  de'  due  filo- 
sofi  d'  Atene  col  santo  solitario  dell'  Alvernia ;  e  piu  bello  il  modo 
di  significare  1'  unione  dell'  anima  con  Dio ;  sebbene  questa  formola 
sia  da  intendere  cum  mica  salis  per  non  cadere  nel  panteismo. 

Felicissimo  poi  soprattutti  e  quell'  altro  raccostamento,  pel  quale 
impariamo  che  nello  sviluppo  storico  delpensiero  stanno  ad  un  mede- 

\  Pag.  13,  -  2  Pag.  44.  -  3  Pag.  13. 


DI  PEGGIORE  ESEMPLARE  3o7 

simo  punlo  Demostene  ed  il  Crisostomo,  Pericle  e  il  /rate  d' Italia 
arso  mo,  Cicerone  c  liossuclo.  C.  (iracro  ed  O'  Connell,  i  sofisli  di 
Grecia  anlica  e  i  sofisli  d1  Italia  net  tempi  rnezzani  * .  Enumerazione 
veramente  degna  del  suo  caposcuola,  eziandio  per  ci6  che  conliene 
due  contraddizioni  o  alternative  dialettiche  che  vogliam  dirle. 

La  prim  a  sta  nel  porre  accanto  a  Demostene  il  santo  Arcivescovo 
di  Costantinopoli,  benche  altrove  c'insegni  che  al  dettalo  dell"  ultimo 
mancd,  s"i  veramente,  la  politezza  di  Socrate,  I'appropriata  grazia  di 
Platonc  ,  la  FORZA  NUDA  DI  DEMOSTENE,  la  gravita  di  Tucidide  2.  E 
qui  noteremo  come  per  transito  che  il  Crisostomo  correra  un  gran 
pericolo  di  perdere  questo  glorioso  soprannome,  se  e  vero  che  gli 
manchino  que'  tanti  pregi ,  che  qui  son  passati  a  rassegna,  e  tanto 
piu  se  vi  aggiungiamo  che  soverchio  egli  e  nelle  adornezze,  (a  che 
disronfessarlo?) ;  la  pompa  rettorica  la  vince  non  raro  sul  cauto 
argomentare ,  lontano  da  quel  gasligato  di  immagini  e  di  ornati 
the  a  fallo  dislingucre  Isocrate  col  nome  di  Attica  Sirene  3:  e  co- 
me dice  altrove  viziato  .....  per  foggia  di  stile  lussureggiante  di 
immagini  e  di  ardimenti  4. 

La  seconda  contraddizione  consiste  nelFappaiare  al  nome  di  Peri- 
cle quello  del  Savonarola.  La  prova  ne  e  facilissima.  Pericle  nelle 
forme  artistiche  e  maggiore  del  Crisostomo  •,  ma  il  Crisostomo  e  in 
queste  medesime  forme  molto  maggior  del  Savonarola  5  dunque 
a  fortiori  Pericle  e  molto  maggior  del  Savonarola.  La  maggiore 
del  sillogismo  ci  viene  somministrata  dalFOratore  cola  dove  afferma 
che  PEHICLE  e  Demostene  devonsi  confessare  a  lid  (  al  Crisostomo  ) 
maggiori  nelle  forme  artistiche  onde  si  mostrarono  usalori  sovrani  5. 
La  minore  poi  di  quel  sillogismo  ci  vien  data  in  quel  tratto  dove 
fassi  a  provare  chei  trionfi  delleloquenza  dal  Crisostomo  conseguiti 
son  da  cercare  nelle  Ragioni  dell'arte  ond'egli  seppe  muovere  le  Idee, 
e  come  dice  piu  sotto  nello  squisito  senso  dell'  arte  6.  Or  bene,  do- 
po  avere  quivi  menato  colpi  da  orbo  contro  i  sacri  oratori  d'  Italia , 

1  Pag.  SO,  -  2  Pag,  34.  -  3  Pag.  35,  -  4  Pag.  34.  —  5  Pag.  46.  — 
C  Pag.  30. 


358 

soggiunge :  Se  questo  (squisito  senso  dell'  arte  si  fosse  cerco  pel  sot- 
tile  dai  contemporanei ,  non  sarebbe  seguita  nessuna  di  quelle  mosse 
popolari  che  fecero  memorevoli  Bernardino  da  Siena  ,  quel  da  Vero- 
na, frate  Rolando  da  Cremona,  Antonio  da  Padova,  il  Bussolari, 
Giovanni  da  Schio,  IL  FRATE  AVVERSO  AI  PALLESCHI  1 ,  che  e  appunto 
.  Girolamo  Savonarola.  La  contraddizione  per  tanto  rion  puo  essere 
piu  palpabile. 

Vero  e  che  ai  nostri  lettori  piu  che  questo  contraddirsi  del  Bis- 
solati  gravera  il  vedere  insultati  dal  pergamo  uomini  che  vanno  in 
fama  di  apostoli  dell'  Italia ;  e  associate  il  nome  loro  a  quello  di  un 
declamatore  fanatico.  Cessera  nientedimeno  la  loro  meraviglia  , 
quando  abbiano  appreso  dal  novellino  oratore  che  sogyetto  agli  ora- 
tori  cristiani  e  la  Societa  wnana  con  tutte  te  sue  splendidezze  e 
ignominie,  con  le  progressive  civiltd  e  con  le  barbarie,  con  le  virtu 
domestiche  e  gli  affanni  pubblici;  I'uomo,  in  fmc,  dalla  culla  al 
sepolcro  col  pauroso  intreccio  di  sue  passioni  2.  Ci6posto,  e  Ber- 
nardino da  Siena  e  Antonio  da  Padova  e  gli  altri  mentovati  piu  so- 
pra  (  se  ne  togli  il  Savonarola  )  si  gloriavano  con  Paolo  Apostolo  di 
predicare  Gesu  Cristo  e  questo  Crocifisso  ,  poeo  o  nulla  brigandosi 
delle  civiltd  progressive  e  di  quelle  altre  cose  che  al  nostro  panegi- 
rista  siedono  in  cima  di  ogni  pensiero.  Perche  vorremo  adunque 
meravigliare  ,  se  questi ,  impugnata  la  sferza  ,  ne  desse  loro  quella 
buona  gastigatoia  che  abbiam  veduto  teste? 

E  questa  stessa  ragione ,  se  male  non  awisiamo  ,  fu  quella  che  il 
condusse  a  scrivere  del  santo  Arcivescovo  di  Bavenna  Pietro  Criso- 
logo  con  una  temerita  senza  esempio.  Air  arciveseovo  Piero  di  Ra- 
venna (il  nome  di  Santo  nessuno  1'aspetti  dalla  bocca  del  nostro  au- 
tore,  che  per  ftiggirlo  giunge perfino  alridicolo  cbiamando  il  Santo, 
di  cui  tesse  1'encomio,  ora  Giovanni,  ora  1'Antiocheno,  ora  1'esule  di 
Cucuso)  all' areivescovo  Piero  di  Ravenna,  cheparve  si  alto  oratore  tra 
T  universale  degl'  impudenti  ed  ignorantissimi,  non  altro  manco  per 
guadagnare  anche  da' posteri  il  nome^di  Crisologo ,  se  non  una  piu 

\  Pag.  30.  -  2  Pag.  33. 


DI  PBGG10RE  ESEMPLARE  359 

upprol'ondala  ricerca  dd  ccmrcllo  trix/iano,  dacchengored'ingegno  a- 
ve&purefpiaccrasi  sparnazzarlo,  sfavillandodta/rguziesenz'afftlH  1 . 

Davvero  che  queslo  e  mi  darla  a  traverso  !  In  un  hell'  imbroglio 
si  dee  trovure  il  nostro  povero  prete  a  reeitare  con  divozione  il  Bre- 
viario  il  giorno  4  Dicembre,  costretto  a  leggere:  Pelrus  qui  ob  au- 
ream  eius  elotfuentiam  Chrysologi  cognomen  adepiMS  est ....  [ussu 
sancli  Looms  Papae  primi  ....  scripsit  ad  Ckakedonense  concilium 

adversus  haeresim  Eulyctietis Dum  public?  sermones  haberel 

ad  popiihnn,  afao  vehemens  erat  in  dicendo,  ut  prac  nimio  ardore 

vox  ilM  inlerdum  defectrit Unde  Ravenncttes  commoti  tvt  la- 

crymts,  damoribus  et  orationibus  locum  repkverwnt,  ut  etc.  etc.  etc. 
c»so  che  non  sappiamo  sia  incontrato  ancora  al  prete  Bussolati  pre- 
dicante  in  Asola. 

Questi  trionfi  delF  eloquenza  cristiana  si  ottengono  da  un  uomo, 
il  quale  sparnazzi  I'ingegno  sfavillando  d'arguzie  senz' affetto  ?  E  a 
scrivere  ad  un  Concilio  generate  contro  d'un'  eresia  sovvertitrice  del 
domma  piu  capitale  del  cristianesimo ,  creclerem  noi  cbe  un  gran 
Pontefice,  qual  fu  S.  Leone,  sceglisse  un  uomo  a  cui  mancd  una 
piu  appfofondala  ricerca  del  Concetto  wistiano'}  E  si  trova  un  prete 
si  ardito  che  osi  dal  pergamo  gridare  il  santo  Arcivescovo  di  Raven- 
na indegno  di  quel  nonie  che  gli  da  il  suffragio  della  Chiesa  da  quat- 
tordici  secoli  ?  E  dovremo  proprio  stimare  che  egli  paresse  si  olio 
oralore,  perche  visse  if  a  I'univeVsaledegl'impudenti  edignoranlissimi? 

Per  la  quale  ultima  affermazione  chiunque  abbia  della  ecclesiasti- 
e;i  istoria,  non  diremo  gia  una  cognizione  profonda,  o  approfondata 
come  meglio  piace  al  nostro  oratore ,  ma  la  pii  leggera  infarinatu- 
ra,  non  potra  fare  cbe  non  appicchi  que'due  aggiunti  a  chi  con  gen- 
tilezza  tanto  squisita  li  regalfi  a  tutti  in  un  fuscio  i  contemporanei 
del  Crisologo.  E  per  fermose  mai  fu  tempo  glorioso  alia  Chiesa  per 
grandi  scrittori,  tale  fu  appunto  qud  del  Crisologo,  vivuto  secondo 
1'opinion  piu  comunedal  4-06  al  -450-,  nel  qual  tempo  viveano  ancora 
quei  due  gran  lumi  della  Chiesa  Girolamo  ed  Agostino,  e  fiorirono  i 

\ 

\  Pag.  49. 


360  CATT1VA  COPIA 

santi  Prospero  e  Ilario  d'  Aries  e  Massimo  torinese  ed  Eucherio  e 
Vincenzo  di  Lirino  e  Leone  magno  ed  altri  scrittori  in  gran  nume- 
ro.  D1  alcuni  tra  essi  lo  stesso  nostro  oralore  non  dissimula  altrove 
T  insigne  dottrina;  avvegnache  vi  aggiunga  un'  osservazione,  in  cui 
torna  a  dimenticarsi  perfino  del  Breviario. 

Data  la  pace  alia  Chiesa  da  Costantino,  non  e  clii  non  sappiache 
d'ogni  parte  si  levarono  a  guerreggiarla  molti  eresiarchi.  Ma  le  pro- 
messe  di  Quelloche  1'avea  fatta  sposa  a  prezzo  del  Sangue  suo,  non 
poteano  cader  vuote  d'effetto-,  e  quindi  con  ispeciale  provvidenza 
ad  Ario ,  a  Nestorio,  ad  Eutiche,  a  Gioviniano ,  a  Pelagio  ed  altri 
siffatti  mostri  contrappose  una  coorte  di  altissimi  ingegni  quali  fu- 
rono  un  Atanasio,  un  Basilio,  un  Cirillo ,  un  Agostino ,  un  Girola- 
mo,  perche  fossero  luce  non  solo  de'coetanei,  madi  tutte  le  eta  sus- 
seguenti.  Di  tal  provvidenza  speciale  non  e  forse  scrittore  di  storia 
ecclesiastica  il  quale  non  faccia  menzione,  incitato  dairesempio  del- 
la  Chiesa  nell'  orazione  che  mette  in  bocca  a'  suoi  sacerdotitneli'uf- 
ficio  proprio  de'  Dottori,  e  piii  specialmente  del  massimo  S.  Girola- 
mo:  Deus  quiEcclesiae  tuae  in  exponendis  sacris  Scripturis  beatum 
Hieronymum  Confessorem,  Doclorem  Maximum  PRO\IDERE  DIGNA- 

TUS  ES Altrimenti  ne  parve  al  nostro  encomiaste;  ed  ecco  le 

sue  parole.  Ma  se  non  fu  straordinaria  Provvidenza,  che  suite  cene- 
ri  e  sul  sangue  dei  mar  lit*  i  di  Roma,  deUAsia^  deUAflrica,  si  Icvasse 
una  schiera  di  elelti  ingegni,  non  pure  colle  generose  opere,  ma  anco- 
ra  con  la  dialettica  delle  scuole  anteriori,  rappresentatrice  di  quanta 
valga  idealmenle  la  scienza  del  Crociftsso ,  a  pero  del  mirabile  che  s't 
numerosi  fossero  e  s\  nudriti  di  lettere  antiche  quei  maestri  dclla  civil- 
id  nascente  1. 

Noi  confessiamo  di  non  intendere  perche  un  numero  quantunque 
grande  di  buoni  umanisti  sia  cosa  che  a  del  mirabile,  e  in  vece  sia 
.cosa  tutto  ordinaria  una  schiera  eletta  d'  ingegni  quali  dall'  Orato- 
re  ci  son  descritti.  E  questa  proprieta  di  spacciare  paradossi  con 
grande  franchezza  ci  discopre  un  nuovo  carattere  di  somiglianza 

1  Pag.  8  e  9. 


DI  PEGGIORE  ESEMPLARE  T,61 

tra  il  Bissolati  e  il  suo  vagheggiato  esemplare.  Rechiamone  uri  altro 
esempio. 

Quel  Dione  da  Prusa  che  sermonando  in  pubbUco.  fu  celelrralo 
di  Crisostomo  dai  contemporanei,  perche  purgato  delle  maniere  com- 
passale*  de'  falui  bagliori,  delle  smanie  declamatarie ,  del  gesticolare 
sforrnato  a  che  aveasi  ridotta  la  eloquenza  dai  Sofisti  Corace  e  dor- 
gia,  poteva  riuscire  a  merito  piii  vero,  a  correttezza  intera  di  dizione 
studiando  piu  che  non  fece ,  nella  schielta  verila  dellc  passioni  e  delle 
cose  1.  Questa  e  una  matassa  di  cui  ci  confessiamo  incapaci  a  tro- 
vare  il  bandolo ;  ed  ecco  il  perche.  Dione  Crisostomo  fioriva ,  come 
ognun  sa,  all'  eta  di  Traiano  ,  cioe  verso  il  linire  del  primo  secolo 
dalla  venuta  del  Salvatore;  Gorgia  nacque  cinquecento  e  piu  anni 
innanzi  all'  era  volgare-,  Corace  poi  a  detta  di  Cicerone  e  il  piu  an- 
tico  cle1  retori  coriosciuti.  Come  adunque  si  pu6  ai  precetti  di  Gor- 
gia (  che  delF  allro  non  ci  curiamo  )  ascrivere  lo  scadimento  a  cui 
venne  T  eloquenza  un  cinque  secoli  dopo  sua  morte?  Aggiungi  che 
tra  T  eta  di  Gorgia  e  il  fiorire  del  sofista  da  Prusa  corsero  i  tempi 
piu  gloriosi  per  1'  eloquenza  •,  la  quale  se  nelle  orazioni  d'  Tsocrate , 
di  Demostene,  d'Eschine,  di  Lisia  giunse  a  quell'  altezza  che  ammi- 
ra  il  mondo,  vuolsene  in  gran  parte  recare  il  merito  alia  scuola  te- 
nuta  in  Atene  dai  retore  Leontino.  II  che  e  tanto  vero  che  gli  Ate- 
niesi  gf  innalzarorio  una  statua  d'  oro,  onore  non  concesso  ad  altri 
ne  prima  ne  poi  -,  e,  quel  che  piu  monta,  Platone  stesso  del  nome  di 
Gorgia  voile  insicrnito  il  suo  dialogo  dove  ragiona  dell'  eloquenza 
contro  i  sofisti.  Ma  della  franchezza  meravigliosa  del  Bissolati  nello 
scagliar  paradossi,  hasti  fin  qui. 

Ne  imitatore  men  fedele  del  suo  maestro  parra  il  Bissolati  alia 
tenerezza  mostrata  verso  i  cattivi  scrittori.  Cosi  noi  vediamo  che 
a  conferma  di  sue  sentenze  gli  autori  da  lui  citati  piu  spesso  sono 
il  Fleury  ,  il  Gibbon,  il  Sismondi  e  il  Giordani  2.  Inoltre  di  quello 
scellerato  di  Giuliano  apostata,  se  non  dissimula  i  torti,  ci  vien  tut- 
tavia  predicando  che  egli  fu  il  piu  possente  ingegno  tra  i  dominatori 
di  quel  tempo ,  e  il  piu  colto  e  insieme  il  piu  fortunalo  condottiero  di 

1  Pag.  49.  —  2  Pa8.  10,  H,  12,  14,  30,  41,  46,  49. 


362  CATTIVA  COPIA 

cserciti  1  ;  stimabilissimo  per  le  severitfi  del  costumi  e  per  il  dispetlo 
d'ogni  dilicatura  %.  Se  di  tali  encomii  fosse  degno  Giuliano  non  e 
mestieri  dicliiararlo  qui  a'nostrilettori,soprattutto  che  essi  di  quel- 
1'Apostata  gia  lessero  alcuna  cosa  nel  passato  quaderno,  ed  il  resto 
leggeranno  in  questo.  Ma  donde  precede  in  lui  si  grande  ammira- 
zione  per  quell' empio?  Non  altronde  per  nostro  avviso  che  dal  no- 
me  di  filosofo  comperatosi  colla  sudicia  barba  che  gli  pendeva  dal 
mento,  e  col  lacero  pallio  in  cui  gli  piacque  di  avvolgersi. 

Ed  in  fatti  1'  ammirazione  del  Bissolati  per  gli  antichi  filosofi 
(fossero  anche  atei)  giunge  a  tal  segno,  che  guai  chi  li  tocchi.  Fat- 
tosi  a  narrare  dell'  ammirazione  del  Crisostomo  per  1'  Apostolo  del- 
le  genti,  scrive  che  Ogni  perfetia  cesa  vede  associata  mil' unico  Pao- 
lo, superiore  a  quanti  vissero  nel  mondo  santi  uomini  e  potenti  inge- 
gni  e  istrutti,  sicche  non  pur  Platone,  P Hag  or  a,  Diagora,  AnaMago- 
ra,  Clazomene  (i  quail  non  fu  rnai  che  attenessero  ne' fatti  gl'insegna- 
menti  dati) ;  ma  Abele,  Abramo  . . .  gli  devono  cedere  3.  Quello  onde 
1'A.  ci  avverta  ch'  ei  cita  scrupolosammle  il  Crisostomo  ,  non  e  da 
porre  in  dubbio ,  segriatamente  pel  prendere  che  esso  fa  la  citta  di 
Clazomene  per  un  filosofo :  e  questo  un  regalo  che  vuol  fare  al 
Santo ,  forse  in  compenso  della  censura  fatta  in  una  nota  alia  sen- 
tenza  rinchiusa  in  quella  parentesi.  Ed  ecco  infatti  come  egli  scriva. 
r  Al  grande  affetto  perdoniamo  questa  MEN  RETTA  senlenza :  come  la 
poca  eslimazione  ma  per  Platone  che  lo  trasse  a  scrivere  stranamen- 
te  di  lui  o  dokon  semnoteros  (T.  D.  p.  451)  polla  leresas  sesigeken  (Id. 
p.  38.) Gran  merce  che  ilCrtsostomo  trova  perdono!  Speriamoche  lo 
trovera  ancora  S.  Paolo  il  quale  degli  antichi  filosofi  scrisse  cose  ben 
piu  dure  nella  lettera  a'  Romani  5  ed  anche  nella  lettera  a'  Colossesi 
dara  ai  fedeli  il  seguente  avvertimento  :  videte  ne  quis  vos  decipiat 
perphilosophiam  et  inanem  fallaciamsecundum  traditionem  hominum, 
seoundum  elementa  mundi  ,  et  non  secundum  Christum  '*.  Che  del 
resto  (continua  il  Bissolati)  non  potendosi  immaginare  possibile  una 
assoluta  eondanna  alia  filosofia  greca,  da  un  ingegno  della  tempera  di 
Giovanni,  quelle e simiglianti parole  sono  da  intendere  cost.  Sembra 

1  Pag.  23.  —  2  Pag.  22.  —  3  Ivi.  —  4  Coloss.  Vll,  8. 


DI  PEGGIORE  ESEMPLARE  363 

un  po'  duro  a  credere  che  un  uomo ,  a  rui  fu  dato  nome  di  Borca- 
doro ,  non  sapesse  spiegare  i  suoi  concetti  ed  avesse  proprio  biso- 
gno  die  il  nostro  panegirisla  v^nga  a  dargli  P  imbeccata.  Sentiamo 
tuttavia  il  nostro  glossatore.  Verrd  yiorno  (prosegue  a  scrivere) 
die  le  speculazi<mi  di  Platone  e  di  Aristolile  benche  marui'iyli<>se,  se- 
condo  i  Joro  tempi,  parranno  poco  piii  di  un  yiow  a  petto  alia  filo- 
sofia  moderna;  che  I'inyeyno  crisliano  pud  poqyiare  all'infimto  per  i 
doymi  della  teattdria  e  della  palinyencsia  . . .  e  mvenlare  la  fttoso- 
fia.  (Vincenzo  Gioberti ).  Noi  non  dubitiamo  cbe  il  Crisostomo  ri- 
splendesse  ancora  per  quelle  doti  die  i  teologi  dicono  yratisdate; 
ma  cbe  in  quella  sentenza  egli  fwesse  una  proiezia  credat  iudaeus 
ApeUa ;  e  se  non  c  inganniamo,  in  quella  chiosa  i  nostri  lettori  in 
cam  bio  d'  una  profezia  troveranno  la  piu  solenne  corbelleria  die 
uscisle  mai  dalla  bocca  o  dalla  penna  di  un  cervello  balzano. 

10  tuttavolta  stimeremmo  di  venir  meno  alia  giustizia  e  alia  verita 
se  non  confessassimo  cbe  in  questo  Elogio  del  Crisostomo  si  veg- 
gono  qua  e  cola  certi  tratti,  pe'quali  si  manifesta  assai  chiaro  T  in- 
gegno  dell'  autore  e  la  sua  attitudine  all'  eloquenza.  Ma  purtroppo 
si  avvero  in  lui  il  detto  del  Venosino:  Decipit  exemplar  ritiis  imita- 
btie  *.  Qual  sia  questo  esemplare  a'  nostri  lettori  non  puo  rimanexe 
dubbioso  dopo  i  molti  contrassegni  cbe  ne  abbiam  dati ,  quali  sono 
il  mescolare  sacra  profanis ,  la  stranezza  di  accoppiare  persone  tra 
loro  disparatissime,  le  alternative  dialettiche,  la  temerita  nel  parlare 
de'Santi,  la  dimenticanza  del  Breviario,  la  tenerezza  pei  tristi,  1'ain- 
mirazione  esagerata  dei  filosofi  e  della  filosofia,  iparadossi  spacciati 
come  chiarissime  verita,  le  interpretazioni  stravolte.  A  tali  contras- 
segui  e  agevolissimo  il  riconoscere  qual  modello  si  ponesse  innanzi 
il  nostro  oratore;  e  dove  questi  ancor  non  bastassero,  vi  si  potrebbe 
aggiungere  il  molto  parlare  di  se  stesso^  le  lodi  del  laicato  a  depres-- 
sione  degli  ecclesiastic!  2  •  r  appiattarsi  sotto  la  dahuatica  del  Cri- 
sostomo pei'  avventare  sicuramente  i  suoi  dardi  contro  il  polere  le- 
aitiimo  della  sua  palria  y,  lo  scimmiottare  il  suo  maestro  rtcil'abuso 
dell'idea  coin  piccolo  o  coll'i  grande  (delizia  cui  gli  ascoltatori  non 

\  HOR.  Epp.  I,  19,  42.  —  2  Pag.  48.  —  3  Pag.  19, 26,  27,  29. 


364  CATTIVA  COPIA  DI  PEGGIORE  ESEMPLARE 

poteron  fruire) $  e  quella  tinta  di  naturalismo  cui  vediamo  diffuse 
per  tutto  T  elogio. 

Ma  qua!  bisogno  abbiamo  di  congetture?  L'A.  manifesto,  piu  cbia- 
ramente  che  non  doveva,  a  quale  scuola  appartenga  in  certe  povere 
parole  lette  innanzi  a  Vincenzo  Gioberti  festeggiato  in  Cremona 
nel  1848,  e  pubblicate  in  quella  stessa  citta.  Reehiamone  un  perio- 
do  quasi  per  saggio  del  rimanente. 

Come  cosa  sacra,  o  Gioberli,  noi  preti  (cbe  stampiamo  panegirici 
senza  revision  vescovile  )  meditammo  gli  scritti  vostri  (come  quelli 
del  Fleury  ,  del  Gibbon  ,  del  Sismondi ,  del  Giordani ,  del  Bianchi 
Giovini )  e  giovani  d"  anra  e  di  speranze  (  ma  piu  ancora  di  senno  ) 
c'  infocammo  ai  vostri  affetti  (  di  primato  d'  Italia  ,  di  nazionalita , 
d'indipendenza,  di  grandezza  pagana),  il  bene  cd  il  vero  (con  lette- 
ra  grande  o  con  lettera  piccola?)  abbiamo  amato  senza  cortbmpi- 
menlo  di  turpi  finzioni  (e  ne  daremo  saggio  ne1  panegirici  di  S.  Fa- 
zio, del  Crisostomo,  di  S.  Giovanni  di  Dio,  e  in  cert'altra  scrittura 
sopra  le  scuole  infantili)  :  per  voi  infine  siamo  stall  degni  di  com- 
prendere  il  fatto  della  fortuna  prcsente  (mostrando  fmissimo  accorgi- 
mento  il  maestro  e  i  discepoli),  sentimmo  per  voi  che  cosa  domandi 
dai  sacerdoti  di  Cristo  un  popolo  affrancato.  Eh  via!  che  questa  e 
veramente  intollerabile !  I  sacerdoti  di  Cristo  ad  imparare  il  proprio 
dovere  e  il  desiderio  de'popoli,  e  affrancali  e  non  afframati,  cono- 
scono  ben  altri  maestri  che  il  filosofo  del  cristiano  progresso  e  le 
dannate  sue  pagine. 

Cosi  gli  avesse  conosciuti  o  non  gli  avesse  dhnenticati  il  nostro 
panegirista-,  che  non  avrebbe  mai  recitato  e  molto  meno  divolgato 
colle  stampe  un  elogio  del  Crisostomo  che  e  veramente  una  cattiva 
copia  di  peggiore  esemplare.  Vero  e  che  tutto  il  male,  giusta  il  co- 
mune  proverbio ,  non  viene  per  nuocere  ,  e  la  vigilanza  dei  sacri 
Pastori,  perche  il  gregge  loro  commesso  non  sia  pasciuto  di  ciance  o 
di  dottrine  pericolose,  ci  e  pegno  sicuro  che  al  Bissolati  non  verra 
consentito  di  recare  di  nuovo  sul  pergamo  le  disorbitanze  del  suo 
ammirato  maestro. 


' 

.ortjt'. 

•  rh  ommdMi; 
•••{q/B  nfom?  olcnp  •  im/yi 

GIULIANO  APOSTATA1 

j>  OI) 

(PARTE  SECONDA  ED  ULTIMA) 

_^-»-«=SSh<^-ter-— 

. 

' 
. 

' 

La  Chiesa,  societa  militante  sulla  terra  finche  non  giunga  a  forza 
di  faticosevittorie  a  coronarsi  d'immorlale  alloro  nei  cieli,  e  inces- 
santemente  osteggiata  e  combattuta  da  esternied  intern!  avversarii. 
Cio  dispone  Iddio  acciocche  essa  si  purifichi  e  merit!  nell'  agone  e 
manifesti  la  virtu  di  Colui  che  la  soffolge  infondendole  dallalto  lena 
e  coraggio.  L'  idea  di  questa  guerra  e  sempre  la  stessa,comeche  la 
forma  esteriore,  la  mena,  imezzi  cangino  sovente  a  secondade  tem- 
pi, de'luoghi,  delle  persone.  Pure  riducendosi  ogni maniera  di  com- 
battere  alia  forza  o  alia  frode,  alia  violenza  aperta  o  alia  violenza 
camuflata,  tu  nei  diversi  periodi  di  questa  lotta  scorgi  sempre  Tazio- 
ne  e  il  predominio  or  dell'uno  or  dell'altro  elemento.  Nerone  e  Giu- 
liano  son  del  continuo  i  due  antichissimi  e  primitivi  modelli  da  cui 
ritraggono  tutti  i  posteri  persecutori  della  sposa  di  Cristo  5  e  quali 
che  sieno  i  costoro  attacchi  si  risolvono  nella  sostanza  ad  essere  non 
altro  che  intercalari  e  ritornelli  di  cio  die  fece  o  quel  ferocissimo  o 
quell' astutissimo  Imperadore. 
* 

1  Vedi  queslo  volume  pag.  241. 


366  GIULIANO 

Ci6  presupposio,  ognun  s'accorge  da  semedesimo  che  se  la  guer- 
ra  mossa  contra  la  Chiesa  sullo  scorcio  del  passato  secolo  fu  una  i- 
mitazione  della  crudelta  inanifesta  di  Nerone,  quella  che  noi  ve- 
demmo  rinnovellata  ai  giorni  nostri  e  vediain  tuttavia  perdurare  in 
qualche  luogo,  nori  e  che  una  copia  fedele  della  frodolenza  di  Giu- 
liano.  I  libertini  odierni  nell1  oppugnare  la  Chiesa  non  fanno  die 
imitare  gli  accorgimenti  e  le  cupe  arti  di  quest'  apostata.  Ne  strana 
cosa  appaia  il  ravvicinamento  e  il  paragone  tra  un  monarca  e  una 
setta  d'uomini  ai  monarchi  infensissima-,  perocche  la  simiglianza  sta 
nell'  idea  anticristiana  e  nei  mezzi  adoperati  a  tradurla  in  atto,  non 
nella  qualita  delle  persone  o  nei  principii  spettanti  alle  politiche  opi- 
nioni.  Astrazion  fatta  da  queste  difl'erenze  materiali  attenentisi  alia 
diversita  del  subbietto,  1'identita  dello  spirito  e  della  forma  e  si  scol- 
pita  e  lampante,  che  diresti  propriamente  1'anima  diGiuliano  essere 
sbucata  dall'inferno  ad  avvivare  i  corpi  di  questi  valorosi  che  oggi- 
giorno  non  piu  dal  trono  ma  dalle  piazze,  dai  Parlamenti,  dai  seggi 
niiiiisteriali  avventano  gli  arligli  e  il  rabbioso  dente  per  isbranare . 
se  sia  lor  dato,  la  Chiesa.  Non  sara  vano  ne  gravoso  ai  lettori  sof- 
fernwirci  alquanto  a  contemplare  si  meravigliosa  conformita  e  qiiasi 
medesimezza. 

IT. 

Perfino  nei  naturale  carattere,  nei  costumi  civili,  nelle  native  nt- 
titudini  si  trova  una  qualche  corrispondenza  tra  i  due  termini  de£ 
presente  confronto.  Anche  i  libertini  odierni  non  nacquero  idolatri, 
non  n;u'(juero  turchi,  non  naequero  eret4ci;  ma  nacquero  nei  seno- 
delfci  Chiesa  cattolica,  furono  rigenerati  nelle  acque  battesimali,  ri- 
e«vettero  per  lopiu  una  buona  educazione,  coltivaronolapieta  cri- 
stiana  nei  teneri  anai.  L'indole  che  sortirono  dalla  na()ura  ti  presenta 
bene  spesso  nella  maggior  parte  di  loro  una  mescolanza ,  un  indi- 
stinto  di  buone  e  cattive  propensioni. 

Qui  non  parliamo  di  quegli  animi  arr-ischiatissimi,  d'istinto  quasi 
direm  diabolico,  che  senza  misura  ne  pudore  esercitano  il  loro  odia 
verso  la  Chiesa.  Parliamo  bensi  di  quelH  in  apparenza,  se  nonaltro. 


feroci.  die  si  prol'cssano  nioderati  e  che  sono  la  parte  direm 
cosi  non  selvaggia  ma  inciviltta  e  colta  del  niodonio  libertinismo. 
Di  qitfsli  gli  e  certo  che  in  mezzo  alle  opere  degne  di  biasimo  mol- 
ti  tratti  piu  o  HUMIO  s  •inlillano  di  boula  naturale,  die  ti  rivelano  un 
inur'.'iio  il  ({»ale  se  non  fosse  sta-to  per  tempo  travolto  e  guasto,  a- 
vrebbe  potuto  riuscir  seme  i'econdo  di  stupende  azioni.  Almanco, 
come  in  (iiuliano,  tu  trovi  in  costoro  il  piu  delle  volte  un  rerto  a- 
more  al  sapere,  un'abilita  a  cattivarsi  Laura  popolare,  uno  slaacio 
di  cuore  ad  imprese  raairnuniiue.  Ma  cjuesti  semi  di  virtu  essi  egual- 
inente  pervertirono  e  voltarono  al  male. 

II  loro  sapere,  se  ben  lo  eonsideri,  e  seiiza  fo^doe  senzavita;  ri- 
dwcendosi  per  lo  piu  n  una  scienza  dj  parole,  a  frasi  tronlie  con  po- 
d&e  idee  esagerate  e  confuse  die  formano  comei  luoghicomuni  del- 
Je  loro  eterne  declamazioni.  Essi  sono  in  universale  piu  retori  cb« 
filosofi.  E  (fwelli  stassi  che  professano  fdosofia  ti  porgono  da  questo 
lato  un  nuovo  capo  di  somiglianza  col  loro  originale.  Giuliano  i'u  in 
parte  cinico  in  parte  neoplatonico;  e  soprattutto  si  dilettodellateur- 
gia  de'sofisti  alessandrini,  ossia  dell'arte  di  porsi  per  1'  apparato  di 
diverse  lustrazioni  e  cirimonie  in  commercio  cogli  spiriti  e  renders! 
visibili  ui  Milii  vale  a  dire  i  demonii.  La  filosofia  de'  lihertiai  HIO- 
<ierni  e  il  razionalismo  alemanno,  che  nelki  morale  ha  moitaafiinita 
colla  dottrina  cinica  di  quei  tempi,  caricatura  della  stoica,  e  nella 
metatisica  consuona  assaissimo  col  ueoplatonismo  di  A-lessandria. 
Alolti  poi  tra  loro  si  piacciono  del  mesmerismo,  ilquale  col  suo  sonno 
magnelico  e  con  la  chiaroveggenza  che  induce  pretende  ancor  esso 
di  mettere  in  comunicazione  la  persona  con  esseri  invisibili  e  ehia- 
.mare  a  eolloquio  gli  spiriti  de'defonti. 

L1  attitudine  ad  aggraduirsi  le  plebi  essi  L  adoprano  per  isciope- 
rarle,  sfcrigliarle,  renderle  indocili  ad  ogni  principio  di  autorita  e  di 
ordine,  e  farle  cieco  strumento  di  tumulti  e  rivoluzioni  politiche. 
Inh'ne  gl'istinti  generosi  di  gloria,  risealdati  da  scolaresche  remini- 
scenze  di  una  grandezza  pagana.  li  fan  sognare  in  Italia  viete  utopie 
ili  repubblica,  di  nnita,  di  nazionalita  a  modo  loro,  di  rest&nro  del- 
1'  antica  dominazione  romana. 


368  GlliLIANO 

Che  piu?  Quanto  alia  loro  condizione  civile  anch'essi  si  trovaro- 
no  legati  ai  loro  Principi  per  debito  non  solo  di  sudditanza  raa  di 
gratitudine  ,  per  essere  stati  da  loro  scampati  qual  dal  supplizio  , 
qual  dall'  esilio  ,  quale  dai  carcere  ,  o  in  altra  guisa  gratiiicati  sia 
nella  propria  persona  sia  in  (juella  di  congiunti  od  affini.  Tattavolta 
per  riuscire  nei  loro  disegni  essi  ebber  per  nulla  farsi  ribellanti  ai 
proprii  benefattori,  ed  appena  mutate  le  condizioni  politiche  assun- 
sero  per  se  i  sorami  gradi  dello  Stato  sotto  colore  di  sobbarcarsi  a 
quel  peso  pel  bene  comune  e  per  obbedire  alia  divina  volonta  della 
patria ,  novello  nume  surrogate  agli  antichi.  Cosi  Giuliano  si  sob- 
barcava  al  peso  della  porpora  per  obbedire  agl'  Iddii.  Avendo  poi 
per  T  addietro  cercato  d'addormentare  i  Principi  e  cattarsene  la  be- 
nevolenza  a  forza  d'  adulazione  e  di  plausi ,  come  prima  si  videro 
in  potenza  li  colmarono  di  villanie  e  rampogne.  Piaggiar  quando  si 
e  debole,  bravar  quando  si  e  forte,  tale  era  la  lezione  che  loro  avea 
ispirata  quell'  antico  prototipo. 


HI. 


Simile  e  piu  nero  infingimento  usarono  colla  Chiesa  di  Dio.  Fin- 
che  trattavasi  di  non  dar  sospetto  di  se ,  di  affidar  la  parte  sincera- 
mente  cattolica  ,  di  guadagnarsi  le  simpatie  del  clero  ;  essi  sibrza- 
vansi  di  mostrarsi  caldeggiatori  della  cristiana  pieta  ,  bramosi  del 
trionfo  della  Religione,  zelanti  dell'onor  della  Chiesa,  spasimati  del 
Pontefice.  Ricordi  ognuno  le  ipocrife  comunioni  di  S.  Pietro  in 
Yincoli ,  e  le  infmte  parole  parlate  e  scritte  e  perlin  gridate  nelle 
pubbliche  dimostrazioni  della  piazza.  Se  Giuliano  non  dubito  di 
farsi  ascrivere  tra  chierici  in  qualita  di  lettore  ,  costoro  ben  volen- 
tieri  si  sarebbero  fatti  arrolare  non  pur  tra  i  lettori  e  gli  accoliti , 
ma  tra  i  diaconi  e  i  preti ,  se  la  legge  del  celibato  ecclesiastico  non 
vi  avesse  posto  qualche  impedimento.  Ma  appena  giunti  al  potere, 
si  videro  non  avere  piu  uopo  di  troppo  celarsi,alzarono  la  visiera  e 
si  scoprirono  nemici  di  Cristo  e  della  sua  Chiesa ,  a  cui  tosto  rup- 
pero  guerra  da  ogni  lato. 


APOSTATA 

Pure  seguendo  in  questa  guerra  le  orme  impresse  dal  lor  capitano 
pensarono  dover  procedere  per  vie  coperte,  e  menar  talmente  1'arte 
dei  loro  muneggi ,  die  non  mostrassero  mai  spiegatamente  di  com- 
batlerc  hi  Giiesa  ,  ma  i  soli  abusi  che  buccinavano  esservisi  intro- 
dotti.  Giuliano  assaliva  la  Chiesa  dicendo  di  voler  abbattere  I'  atei- 
smo,  questi  dicendo  di  oppugnare  il  yesuilismo.  Giuliano  travagliava 
alia  restiLuzione  del  paganesimo  sotto  nome  di  ellenismo,  questi  in- 
tendevano  al  medesimo  scopo  sotto  il  vocabolo  d'  incii-ilimento  e  di 
progresso. 

Secondo  die  fu  notato,  Giuliano  si  astenne  dalle  sanguinose  per- 
secuziqni  dei  Decii,  dei  Diocleziani,  dei  Galerii,  dei  Massimini;  ma 
s'  impromise  di  scalzare  le  basi  del  Cristianesimo  col  sottrargli  ogni 
vigore,  e  la  parte  odiosa  dell'aperta  violenza  lasciolla  esercitare  dal- 
le moltitudini  furibonde.  Ei  non  perseguito  mai  veruno  per  confes- 
sato  odio  di  religione,  ma  sol  sotto  pretesto  che  tramasse  contra 
1'impero.  Medesimamente  i  nostri  libertim  quando  volevano  disfarsi 
della  operosita  e  dello  zelo  d'alcun  Ordine  religiose  gli  appiccavano 
la  taccia  di  avversare  gl'incrementi  civil!  della  patria  e  di  far  comu- 
nella  collo  straniero.  Dandosi  poi  aria  e  voce  di  moderati  non  ve- 
nivano  per  loro  stessi  ad  atti  crudeli ,  ma  aizzavano  a  tal  uopo  le 
plebi  incapaci  d'essere  contenute  se  non  colla  forza,  cui  d'altra  par- 
te dicevano  essere  sconvenevole  adoperare  contro  la  maesta  del  po- 
polo  sovrano.  Cosi  ottenevano  il  loro  intento  senza  apparire  intol- 
leranti  e  crudeli^  e  trombando  da  pertutto  che  essi  unicamente  vo- 
levano filantropia  ,  dolcezza  ,  rispetto  ai  diritti  e  alle  opinioni  di 
tutti,  lasciavano  spietatamente  opprimere  non  che  le  opinioni,  i  di- 
ritti piu  manifest!  ed  intangibili  dei  cittadini  ancor  piu  pacific! . 

Che  se  poi  per  essere  troppo  oltre  trascorsa  la  plebe ,  le  stesse 
apparenze  di  teatrale  giustizia  non  potevano  piu  servarsi  senza  pren- 
dere  alcun  provvedimento  ,  allora  si  dava  di  piglio  al  vocabolario 
filantropico  ed  estrattene  alcune  frasi  piu  sonore  si  facea  col  popolo 
infellonito  cio  che  Giuliano  fatto  avea  cogli  Alessandrini.  Si  mettea 
fuori  una  scritta  in  cui  «lodandosi  il  popolo  della  sua  sapienza  civile, 
della  virtu  sua  uguale  alFaltezza  dei  tempi ,  e  accennatosi  in  gene- 
Serie  //,  vol.  IL  24 


370  GILLIANO 

rale  a  qualche-  mouientaneo  disturbo  da  considerarsi  come  semplice 
eccezione,  si  confortava  a  far  senapre  piu  bella  mostra  della  sua  mo- 
derazioue  anche  verso  i  colpevoli,  ricordandosi  d'  esser  popolo  ita- 
liano  e  doverne  serbare  il  decoro  coll'  osservauza  alia  legalila  e  col 
non  uscir  mai  fuora  di  quel  dignitoso  contegno  proprio  d'  una  na- 
zione  che  a  passi  di  gigante  si  avanzava  verso  i  suoi  alti  destini  ». 
Bene  inteso  che  la  dignita  nazionale  non  impediva  che  si  mettesser 
subito  le  mani  sui  beni  e  gii  averi  dei  proscritti,  come  gia  Giuliano 
sopra  la  biblioteca  del  Vescovo  Giorgio.  Ricordi  il  lettore  ci6  che 
praticasi  tuttavia  in  qualche  luogo  della  penisola  cogli  espulsi  reli  - 
giosi  e  cogli  espulsi  prelati. 

Ma  il  parallelo  piu  vivo  e  parlante  e  nei  mezzi  usati  a  svigorire 
la  Chiesa.  .Non  ignorando  che  una  istituzione  bench e  divina  non  puo 
nel  corso  ordinario  dalle  cose  fiorire  tra  gli  uomini  senza  umani  ain- 
DMnicoli,  si  sforzarono  a  tutt'  uomo  di  privare  la  Chiesa  d'  ogni  ter- 
rene conforto  e  di  cbiuderle  tutte  le  vie  per  le  quali  potesse  pene- 
trare  nel  cuore  e  nella  mente  de'  fedeli.  Quindi  lo  spogliarla  delle 
immunita  e  privilegii  relativi  al  suo  esterno  decoro^  assottigliarne  il 
piu  che  sapessero  gli  averi;  interdirle  ogni  ingerenza  nei  pubblici  af- 
lari;  irodarne  ilculfeod'ogQi  esterno  splendore;  ineepparne  la  parola 
e  Tazione.  E  poiche  la  stampa,  abusata  da  essi  a  pervertire  la  menle 
e  il  cuore  ,  suole  adoperarsi  dalla  Chiesa  a  ribattere  e  confutare  le 
loro  corrompitrici  dottrine  ,  gridano  a  gonfie  gote  che  i  preti  non 
debbono  entrare  a  discorrere  di  materie  politiche  ,  siccome  quelle 
che  sono  aliene  dall1  idea  e  dall'  officio  sacerdotale. 

Accoppiando  poi,  come  Giuliano  ,  all'  ingiuria  la  beffe  dicono  di 
far  tutto  cio  per  riforbire  la  Chiesa  ,  e  renderla  piu  conforme  al 
Yangelo.  Spogliando  il  clero  gii  rieordano  che  la  poverta  e  voluta  da 
Cristo  ne'  suoi  ministri,  avendo  egli  s}>editi  gli  Apostoli  sine  sacculo 
et  sine  pera.  Bestemmiaudo  contra  il  dominio  temporale  dei  Papi  e 
cercando  di  spodestarli,  appellano  airuniiUa  evangelica  e  a  quel  pas- 
so:  regnummeutn  mm  cst  dc  hoc  mutulo.  Yietando  Jigli  ecclesiastic! 
di  difendersi  da  chi  li  tartassa,  e  di  rispondere  a  chi  li  ealunnia,  dico- 
no che  il  Vangelo  prescrive  la  pazienza  e  d'  amare  i  nemici :  diligUe 


APOSTATA  37f 

tmwtVo.s  rcalroK ,  benefarile  his  qui  oderunt  ros.  Rimovendo  i  sacri 
ministri  da  ogni  maneggio  dei  pul)hlici  affari  ripetono  loro  :  nemo 
military  ]>eo  implied  seneyotiix  Mumlaribus.  V.  cosi  per  ogni  sopruso, 
per  ogni  aggravio  che  voglion  far  patire  alia  Chiesa  tengono  appa- 
recchiato  un  testo  della  santa  Scrittura. 

Pure  tra  tanti  testi ,  di  cui  moslransi  esperti ,  semhra  die  iton  si 
sieno  abbattuti  a  legger  mai  quello  che  dice  cosi:  Risvegliossi  final- 
niente  il  Signore  come  un  potente  per  1'  innanzi  addormentato  ,  e 
percotendo  i  suoi  ncniici  di  dietro  con  piaga  vergognosa,  li  lascio 
inonumento  d'obbrobrio  sempiterno;  Et  excitatits  est  tanquam  dor- 
miens  Dominus  ,  tamquam  potent  crapulatus  a  vino  ,  el  percussit  ini- 
micos  suos  in  posteriora,  opprobrium  sempiternum  dedit  iUis.  Questo 
testo,  dico,  non  pare  che  lo  abbiano  finora  letto.  Esso  peraltro  si 
trova  registrato  nel  salmo  settantasettesimo,  versetto  sessagesimo 
(juinto.  Ogmmo,  che  il  voglia,  potra  consultarlo. 


IV. 


A  nuila  peraltro  applicarono  Tanimo  piu  vivamente  che  a  toglie- 
re  dalle  cure  della  Chiesa  1'educazione  e  la  istru/ione  della  gioven- 
tu.  Chi  ha  in  maun  V  educazione  ha  in  mano  la  societa  venture  •,  e 
di  ques^a  appunto  essi  volevano  assicurarsi.  L'animo  del  giovinetto 
e  come  molle  cera  ,  dispostissimo  a  ricevere  la  prima  impronta  ,  e 
quella  poi  ritiene  tenacemente  ne  non  dispoglia  senza  faticosissimo 
travaglio  e  con  incerto  successo.  Posta  in  loro  balia  la  tutela  di 
questi  vergini  cuori  sarebbe  stato  lor  pensiero  d'  istillare  in  essi  di 
buon'  ora  il  veleno  dell'  empieta  e  conformarseli  eccellenti  pagani 
sotto  divise  e  apparenze  di  cattolici. 

A  questo  perfido  disc'gno.  noa  a  sentiment!  di  umanita  o  ad  amore- 
del  pubblico  bene  e  da  ascrivere  lo  zelo  che  essi  mostrano  per  1'al- 
levamenlo  e  la  coltura  deH'eta  tenera.  In  altra  guisa  essi  non  aslie- 
rebbero  si  fieramente  quegl'istituti  religiosi  cheintendorio  a  sifiatta 
bisogna,  ne  porrebbero  tanto  studio  nelFesimere  le  nuove  loroisti- 
tuzioni  dal  vigile  occhio  e  dalla  provvidenza  de'Prelati  ecclesiastic!. 


372  GIULIANO 

Intendendo  poi  una  essere  la  mente  umana  ne  poter  obbedire  a 
leggi  non  pur  tra  loro  distinte  ma  discordant! ,  vorrebbero  ad  ogni 
t'osto  usurparne  1'assoluto  governo  ;  certi  che  dove  pervenissero  ad 
informarla  dei  loro  antireligiosi  dettati ,  sarebbe  poscia  inutile  ogni 
opera  dell'  insegnamento  cattolico  che  vi  opponesse  nel  teinpio  do- 
cumenti  contrarii.  Quindi  dopo  aver  tan  to  gridato  liberta  di  pen- 
siero  e  di  parola,  saliti  che  sono  all'  amministrazione  della  repub- 
blica ,  prima  loro  cura  si  e  il  monopolio  universitario  dipendente 
dallo  Stato  ,  e  T  abolizione  o  almeno  il  pieno  assoggettamento  a  se 
dei  corpi  insegnanti  dip^ndenti  dalla  Chiesa.  Questo  ti  spiega  in 
gran  parte  1'  implacabifct  odio  che  sempre  ebbero  a  qualcuna  di  sil- 
iatte  congregazioni. 

Mi  ricorda  tuttora  cio  che  dicevami  nel  48  un  de'  caporioni  del 
libertinisrno.  Discorrendo  io  con  essolui  e  mostrandomi  meraviglia- 
to  che  si  perseguitasse  con  tanto  accanimento  uno  di  questi  istituti 
a  motivo  di  fole  la  cui  falsita  avrebbe  dovuta  esser  conta  ad  ocrni 

o 

uomo  di  senno  -,  voi  vi  stupite  sopra  un  falso  supposto  ,  risposemi  •, 
le  dicerie  che  si  spargono  contra  quest' ordine  servon  pel  volgo,  ma 
gli  assennati  tra  noi  non  ci  credono  piu  che  tanto.  -  Dunque  se  non 
credete  alle  accuse,  perche  tanto  lo  accareggiate?  -  Ditemi,  ripiglio, 
rinunzierebbe  esso  mai  alle  massime  che  professa  nelF  educare  e 
nell'  ammaestrare  la  gioventu  ,  dandole  un'  altra  tendenza?  -  Oh 
questo ,  soggiunsi  subito,  non  sara  possibile  in  alcun  caso.  -  Eb.be- 
ne,  conchiuse  quegli,ecco  la  cagione  dell' odio  nostro.  Codesto  isti- 
tuto  non  fa  per  noi;  ci  e  anzi  pregiudiziale;  almeno  fmche  la  liberta 
non  abbia  gittato  profonde  radici.  Quando  cio  sara  fatto,  torni  pure; 
piu  non  lo  temeremo. 

Grande  e  il  lustro  e  il  decoro  che  viene  alia  Chiesa  dalla  profes- 
sione  delle  lettere  e  delle  scienze.  Iddio  stesso  si  piace  nelle  divine 
Scritture  di  chiamarsi  signer  delle  scienze:  Dews  scientiarnm  Domi- 
nus  est  1.  Promulga trice  del  primo  vero  la  Chiesa  ha  il  governo  del- 
le menti ;  ed  arnica  qual  e  della  luce  essa  gode  diffonderla  per  ogni 

1  I  Regum  II,  3. 


APOSTATA  373 

guisa  promovendoe  dilatando  ed  allargando  da  tulle  parti  la  sfera 
delle  umane  conoscenze,  per  farle  tutte  service  a  gloria  del  suo  Pa- 
dre celeste,  e  ad  armonizzare  coi  moltiplici  loro  concenti  im  sol  in- 
no  di  laude  al  comune  Principio.  La  Chiesa  fondo  da  per  tutto  lt> 
prime  e  le  piii  celebri  universita ;  essa  e  madre  della  coltura  razio- 
nale  di  cui  mena  si  giustamente  vanto  1'  Europa.  JNon  e  a  dire  di 
quanto  ornamento  e  splendore  le  sia  un  tal  fatto,  e  quanta  riveren- 
za  desti  nei  popoli  il  vederla  sempre  in  possesso  di  quests,  sua  inci- 
vilitrice  prerogativa.  Ora  i  nemici  di  lei  vorrebbero  diseredarla  di 
questa  dote  si  gloriosa  e  pregiata  ;  vorrebbero  tradurla  presso  le 
genti  come  oscurantista,  retrograda.  amante  delFignoranza  e  della 
barbaric;  per  porla,  se  esser  puote,  in  uggia  ai  popoli,  ed  accattare 
per  se  i  fulgidi  nomi  di  chiaroveggenti ,  progressisti  ,  zelatori  della 
civiltae  dei  lumi,e  cosi  rivolgere  al  loro  oracolo  gliorecchiei  cuo- 
ri  degli  uomini.  Essi  bramano  la  preminenza  intellettuale  per  quin- 
di  far  del  mondo  quel  governo  che  essi  sanno  ;  e  per  acquistarlasi 
uopo  e  spogliarne  la  Chiesa-,  e  per  ispogliarnela  credono  opportunis- 
simo  rimuoverla  da  ogni  branca  del  pubblico  insegnamento.  Potreb- 
bero  in  quanto  a  cio  imitar  meglio  Giuliano  ? 

' 
V. 

Da  ultimo  essi  ormarono  le  vestigia  dell'apostata  imperadore  nel- 
I'awalersi  per  la  loro  causa  dei  mezzi  che  videro  adoperati  dalla 
Chiesa  cattolica  per  la  santificazion  de'  fedeli.  Queste  buone  scimie 
moderne  si  persuasero,  come  Giuliano',  di  poter  giugnere  a  stabi- 
lire  e  propagare  il  loro  naturalismo  religioso  e  civile  contraffacendo 
e  trasportando  a  loro  vantaggio  I'  apparato  esterno  del  cristianesi- 
mo,  quasi  che  in  quello  fosse  riposta  la  potenza  dell'idea  cristiana  e 
non  neirinteriore  virtu  dello  Spirito  Santo  che  informa  e  vivifica  la 
Chiesa. 

Quindi  con  sacrilege  abuso  volsero  la  terminologia  sacra  a  signi- 
ficare  tutto  ci6  che  attenevasi  ai  loro  disegni  ,  alle  loro  persone,  ai 
loro  atti,  alle  loro  macchinazioni. 


374  GIULIANO 

II  loro  ufficio  di  sovversione  fu  appellate  sacerdozio;  lo  seopo  re- 
denzione  e  riscallo  dei  popoli.  I  loro  mandatarii  vennero  nominu- 
ti  apostoli;  lo  spedirli  missione;  le  rivolture  da  operarsi  riyenerazio- 
ni.  Chi  caddenel  conflitto  fu  detto  mar  tire;  chi  ando  in  esilio  confes- 
sore;  chi  nelle  prigioni  si  disse  che  riceveva  il  baltesimo  del  carceie. 
Crearono  ancor  essi  le  loro  virtu  teologali:  la  fede  nett'idea,  lasp&- 
ranza  dell' avvenire,  la  carita  della  patria,  ben  inteso  chequestapa- 
tria  sorio  essi  stessi  che  ne  rappresentano  la  personih'cazione  piu  al- 
ta.  In  virtu  morali  trasformarono  tutti  gT  istinti,  le  ciipidigie  e  le 
voglie  piu  basse ,  dando  loro  un  bel  nome  e  colorandole  di  tinte 
graziose  e  soavi.  L'  orgoglio  il  dissero  sentimmto  deUa  projtria  di- 
gnitd ;  \  infingimento  prudenza  richiesta  dalle  circostanze ;  la  ribel- 
lione  coraggio  civile;  il  far  d'  ogni  erba  fascio  sanUficazione  dei  mezzi 
pel  fine. 

Istituirono  le  loro  agapi  nei  pranzi  patriotic!  e  illantropici  5  le 
i'este  nelle  popolari  baldorie  5  gli  anniversarii  nelle  solennita  nazio- 
nali  ;  le  concioni  nei  conventicoli  e  nelle  arringhe  plateali.  Ebbero 
le  loro  funebri  comraemoraz.ioni  con  messe  di  requie  pei  niorti  nelle 
guerre  e  nei  tumulti,  non  riflettendo  che,  secondo  S.  Agostino,  fa 
ingiuria  al  martire  chi  prega  pel  martire ;  istituirono  panegirici  e 
apoteosi  per  gli  eroi  piu  degni ,  cui  decretarono  adorazione  civile  ? 
e  aureola  da  cingersi  in  cielo  per  le  mani  della  patria ,  quantun- 
que  alcuni  incontrassero  difficolta  a  capire  come  la  patria  che  di- 
mora  in  terra  possa  levare  il  braccio  a  incoronare  chi  gia  si  ritrova 
nei  cieli. 

Aprirono  scuole  notturne  per  gli  artigiani  ,  asili  per  F  infanzia  r 
opificii  pubblici  per  gli  operai  privi  di  lavoro  ,  congreghe  di  mutua 
soccorso.  Organizzarono  associazioni  fraterne  or  segrete  or  pubbli- 
che  con  gerarrhia  e  govefno  e  leggi  e  cassa  comune.  Stamparooo 
catechisnii  polilioi  e  istruzioni  popolari  e  le  difl'usero  e  le  spiegaro- 
no  nei  crocchi  e  nelle  amichevoli  adunanze.  Questa  parte  massima- 
mente  dell'  associare  e  istruire,  che  e  la  pratica  piu  potente  di  cui 
fa  uso  la  Chiesa  di  Dio,  essi  vollero  appropriarsi,  bene  intendendone 
la  forza. 


M'OSTATA  375 

Ne  obbliarono  il  gran  partito  che  potevano  trarre  <lal  sesso  gen- 
tile neila  pietosa  inapresa  di  riyenerar  V  universe :  e  noi  vedemrno 
in  gran  copia  le  nuove  snore  di  carila  patriotica,  le  cwi  virtu  e  mi- 
racoli  rum  debbono  qui  registrars!.  Ognmio,  larilo  sol  che  sporga 
1'  orecchio  a  udirne  raccontare  da  quelli  die  le  avviciiaarono.  pu6 
saperne  d'  avanzo. 

Le  esortaziond  poi  ,  le  parenesi ,  i  discorsi  eziandio  ascetici  ,  in 
che  ,  assunto  tuono  e  sembiante  di  padri  spirituali ,  uscivano  ad 
ora  ad  ora  collo  scritto  e  colla  voce,  a  udirle  era  un  deliquio  da  li- 
quefarti  dolce  dolce  1'  anima.  Insomnia  da  qualunque  lato  tu  li  ri- 
miri ,  vi  scorgi  una  tanto  perl'etta  copia  di  Giuliano ,  cbe  piu  non, 
potrebbesi  intera.  E  la  simiglianza  procede  si  esatta  in  tutti  i  punti 
del  paragone,  cbe  per  giusto  giudicio  di  Dio  nella  catastrofe  mede- 
sima  i  due  termini  tra  loro  consuonano  mirabilmente. 

(iiuliano  incontr6  T  ultima  rovina  per  una  guerra  ingiustamente 
intrapresa  ,  pazzamente  condotta  ,  infelicemente  terminata.  I  Per- 
siani  gli  avevano  spediti  mossaggi  di  pace  rimettendo  a  lui  il  det- 
tarne  le  condizioni.  Ma  il  ibrseanato  Principe  per  cieco  orgoglio  di 
sognati  trionfi  e  per  matta  ambizione  d?  ingrandimento  d1  imperio 
sdegn6  ogni  oflerta  pacifica  e  contraddisse  ogni  pratica  di  raccon- 
ciamento  tra  le  due  parti.  Mossosi  con  poderosa  oste,  pena  del  cie- 
lo  o  imperizia  che  lo  accecasse  ,  ei  commise  falli  si  gravi  nel  me- 
nar  quella  guerra,  che  nepure  un  tirone  nell'arte  militare  avrebbeli 
incorsi.  Posti  in  non  cale  gli  ammonimenti  de'  ineglio  esperti  suoi 
duci ,  prestata  credenza  a  infmti  traditori  del  campo  nemico  ,  pri- 
vatosi  spontaneamente  delta  flotta  che  assisteva  le  milizie  di  terra  , 
cacciatosi  coll'esercito  in  luoghi  aspri,  deserti  e  circonvallati  da  ne- 
mici ,  si  ridusse  a  stato  di  non  potere  piu  ne  oflerire  ne  schivar  la 
battaglia.  Pui'e  costretto  di  venire  a  giornata  lascio  sul  campo  la 
corona  e  la  vita  spirando  colla  bestemmia  sul  labbro ,  e  peggior6 
colla  sciagurata  impresa  non  poco  le  condizioni  e  la  gloria  del  ro- 
mano  impero. 

Won  e  uopo  che  io  prosegua  il  ragguaglio  chiamando  a  riscontro 
Taltro  termine  del  paragone.  Esso  parla  da  se,  e  ognuno  ne  intende 


376  G1ULIANO 

. 

le  esprjssive  ed  eloquenti  note.  Piuttosto  calando  ora  le  vele  e  rac- 
cogliendo  le  sarte  conchiuderemo  questo  nostro  discorso  con  la  con- 
solatrice  avvertenza  onde  prima  pigliammo  le  mosse.  Niuno  &  die 
non  vede  nel  naturalismo  moderao  una  palingenesia  del  paganesi- 
mo  che  si  sforza  riapparire  sott'altre  forme  e  sembianze.  Lo  spirito, 
il  concetto  e  il  medesimo1:  1'  orgoglio  dell'  uomo  che  non  riconosce 
se  non  se  stesso,  che  rinnega  la  rivelazione  divina  per  non  seguire 
che  i  traviamenti  del  proprio  pensiero ,  che  sdegna  ogni  freno  di 
autorita  derivata  da  Dio  per  ergere  il  proprio  capriccio  e  la  sbri- 
gliata  volonta  dell'individuo  umano  in  arbitro  supremo  e  norma  del 
vivere  sociale  e  privato.  A  questo  finalmente  si  riduce  il  raziona- 
lismo  che  figliato  dalla  riforma  protestantica  si  appaleso  nelle  sue 
fiere  e  sozze  forme  nel  filosofismo  del  passato  secolo,  ed  ora  nel  no- 
stro ritenta  la  fallita  pruova  con  opere  non  piu  leonine  ma  di  volpe. 

Se  il  frodolente  consiglio  segno  altra  volta  in  Giiiliano  1'  epoca 
dell'  ultimo  tentativo  e  della  finale  ruina  del  paganesimo  sotto  la 
forma  idolatrica;  vogliamo  sperare  che  ora  il  ritorno  delle  medesime 
arti  in  questo  periodo  del  ristauro  pagano  sotto  la  forma  del  puro 
razionalismo  accenni  il  tempo  della  seconda  sua  morte. 

Checche  sia  per  esserne,  il  certo  e  che  la  Chiesa  di  Dio  uscira 
sempre  vittoriosa  da  qualsivoglia  tenzone,  vuoi  che  Fassaltino  i  suoi 
nemici  con  armi  scoperte ,  vuoi  che  velandole  colla  simulazione  e 
coll'  astuzia.  L'  incredulo ,  a  cui  non  bastasse  la  divina  parola,  do- 
vrebbe  oggimai  arrendersi  alia  costante  esperienza  di  tanti  secoli. 
Cadde  la  potenza  pagana,  si  estinsero  successivamente  le  moltiplici 
eresie ,  sparirono  le  dinastie  combattitrici  del  Sacerdozio ,  il  filoso- 
fismo fini  convolto  nel  fango ,  la  maomettana  alterezza  prostrata 
mendica  a  stento  dalla  politica  europea  1'  ultimo  scorcio  di  vita ,  il 
protestantesimo  si  va  sciogliendo  per  la  lotta  de'suoi  stessi  elementi, 
e  frattanto  la  Chiesa  Cattolica?  La  Chiesa  cattolica  in  mezzo  a  tante 
morti  e  morenti  vive ;  ne  solamente  vive  ,  ma  si  mostra  tuttavia 
piena  di  gioventu  e  di  forza ,  e  signoreggiando  immobile  1'  avvicen- 
darsi  delle  rovine  di  tante  istituzioni ,  di  tanti  sistemi ,  di  tanti  go- 
verni,  di  tanti  popoli,  leva  Fimperterrita  fronte  a  sostener  lo  scontro 


APOSTATA  377 

di  qualunque  nuovo  ayversario.  Uscita  dal  seno  di  Dio  primogenita 
d'  ogni  creatura ,  messa  in  rivelazione  alle  genti  dopo  i  tempi  della 
salute,  custodita  con  singolar  cura  attraverso  le  onde  dell'ignoranza 
e  della  violenza,  serbata  incolume  dalle  perfide  macchinazioni  d'ogni 
genere  che  la  tentarono,  essa  percorrera  secura  gli  spazii  della  suc- 
cessione  e  della  pruova  per  presentarsi  trionfante  e  ricca  di  spoglie 
alle  eterne  nozze  del  celeste  suo  Sposo.  Dolce  conforto  agli  animi 
sbattuti  dalla  tempesta  dei  continui  assalti  che  sofirono  nel  segui- 
tarne  la  milizia ,  sgomento  terribile  agli  ostinati  nemici  che  imper- 
versano  nel  guerreggiarla. 

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FILOSOFICA1 


•;2goq  no. 

— 3£-®-®c— 


'lib  KS; 


§.  VI. 


Armonia  del  linguaggio  filosofico  col  cattolico. 

\,  La  filosofia  in  Italia  e  cattolica  —  2.  nou  solo  perche  crede  il  dogma  —  3. 
ma  perche  lo  ragiona  —  4.  dondc  grande  esattezza  nell'  espressione,  —  b. 
le  obbiezioni  gia  prevedule  e  sciolte  ,  —  6.  le  verita  primitive  gia  svol- 
te  e  comparate.  —  7.  Esempio  di  tali  vantaggi.  —  8.  Si  traggono  anche  dai 
misteri.  —  9.  Obbiezione:  la  filosofia  sara  schiava.  —  10.  Risposta:  1'ob- 
biezione  vale  contro  tutte  le  scienze.  —  11.  Esempio.  —  12.  II  linguag- 
gio filosofico  dee  conformarsi  a  tutte  le  scienze  —  13.  molto  piu  alia  scien- 
/.;t  del  la  divinita. 

1.  11  terzo  elemento  di  unita  filosofica,  fra'  cattolici  efficacissimo, 
k,  V  unita  del  dogma,  la  quale  in  sostanza  ha  realmente  campato  i 
cattolici  in  questi  tre  secoli  dalla  confusione  babelica  a  cui  1'etero-* 
dossia  condanna  inesorabilmente  i  suoi  mancipii.  Questa  lode  festa- 
ta  data  all'  Italia,  come  altrove  e  detto,  benche  sotto  forma  di  vitu- 
pero,  dagli  empii  medesimi,  i  quali  derisero  la  filosofia  italiana  per- 


1  Vedi  questo  volume  pagg.  128  e  253  , 


DELL'  ARMONIA  FILOSOFICA  379 

che  tuttora  impastoiata  nei  lacci  della  teologia  1.  Persuasi  costoro, 
come  altrove  e  aceennato  2  ?  che  la  filosofia  non  consiste  nel  dimo- 
strare  con  evidenza ,  ma  si  nell'  andare  in  cerca  di  una  certezza  di 
propria  invenzione  dopo  aver  rifiutata  oprrii  certezza  volgare,  e  natu- 
ralissimo  che  condannino  negl'  Italian!  la  fermezza  nel  credere  da 
cattolici  quasi  impotenza  a  fllosofare  da  libertini ,  non  essendo  pos- 
sibile  accoppiar  fede  inconcussa  con  dubbio  universale.  E  noi  di 
buon  grado  accettiamo  dal  labbro  di  codesti  fanciulloni  1'  elogio  no- 
bilissimo  sotto  forma  di  dileggio. 

2.  Si  certamente:  1'  unita  del  dogma,  benche  non  possa  dirsi  per 
se  un  dettato  di  filosofia,  giacch6  filosofia  non  e  se  non  nell'  eviden- 
za dimostrativa  dedotta  dall'  evidenza  intuitiva  dei  principii,  pure 
£  pel  cattolico  un  gran  principio  di  unita  filosofica,  e  preghiamo  il 
lettore  a  porvi  una  seria  attenzione,  giacche  potrebbe  taluno  non 
penetrare  all'  intimo  tutta  hi  forza  di  tal  principio  d' unita,  restrin- 
gendola  solo  alia  fede  in  que'  dogmi  che  la  Rivelazione  c'  insegna; 
nei  quali  molte  verita  si  contengono  accessibili  anche  alia  naturale 
intelligenza  e  chf  il  filosofo  dee  sforzarsi  di  dimostrare.  E  fosse  pur 
questo  solamente;  il  van taggiode' cattolici  gia  sarebbe  immenso,  pos- 
sedendo  essi  in  tali  cortezze  infallibili  un  simbolo  di  verita  inyiofei- 
bili  al  dubbio  e  dimostrabili  alia  ragione. 

3.  Questa  ricchezza  peraltro  non  pu6  dirsi  dominio  proprio  della 
filosofia,  se  non  quando  passa  dal  campo  dell'  autorita  nel  campo 
della  ragione:  al  quale  intento,  uopo  e  che  la  verita  rivelata  si  risol- 
va  ne'  suoi  termini  elementari  e  si  riduca  ai  primi  principii  evidenti; 
e^in  questa  operazione  principalmente,  lo  zelo  cattolico  reca  un 
forte  appoggio  alia  unita  filosofica  sotto  due  aspetti. 

4.  II  primo  e  quella  severa  esattezza  che  la  fede  ricerca  in  ogDi 
•sua  formola  -,  la  quale  se  poco  poco  trasyiasse  dal  rigore  di  per- 
fettissima  verita ,  potrebbe  poscia  condurre  a  gravissimi  sconci. 


1  St  la  philosophic  etait  restee  en  Italic,  oiien  serait-elleaujourcfhuif  Coc- 
N  Cours  de  I'  histoire  de  la  philosophic,  torn.  I,  pag.  462.  Paris  4844. 
2  V.  Civiltd  Cattolica  vol.  I,  II  Serie  pag.  492  e  sefjsj-  e  vol.  II,  pag.  271. 


380  DELL'  ARMOMA 

Ondeche  non  solo  i  teologi  inpongono  leggi  severissime  al  loro  fra- 
sario,  ma  la  Chiesa  stessa,  come  vedemmo  altrove,  si  raccolse  piu 
volte  nei  Concilii  a  determinare  la  forza  e  1'  tiso  de'proprii  vocaboli. 

5.  La  seconda  ragione  per  cui  questa  influenza  della  religione 
contribuira  potentemente  alia  unita  della  filosofia,  e  Tessersigia  dal 
lungo  studio  dei  teologi  prevedute  le  maggiori  difticolta  e  risoluti  i 
problemi :  cotalche  ogni  novita  che  introdur  si  voglia  in  cerli  con- 
cetti, gia  accenna  a  pericoliconosciuti,  e  il  pericolo  vien  notato  sul- 
le  carte  dei  naviganti,  i  quali  molto  prima  di  noi  passarono  fra  que- 
"li  scoo-li. 

0.  Ognun  vede  clie  nell'analizzare  verita  cosi  delicate,  nel  chia- 
rire  i  vocaboli,  nell'  investigarne  i  principii,  dee  naturalmente  ac- 
cadere  quel  medesimo,  che  ai  moderni  interpreti  dei  geroglifici  e  di 
altri  esotici  monumenti.  Come  giunsero  costoro  a  quella  nobilissima 
ermeneutica  che  forma  il  vanto  del  nostro  secolo  ?  Imbattutisi  a  ca- 
so  in  qualche  frase  bilingue  o  in  qualche  vocabolo  scritto  con  dop- 
pio  carattere ,  riuscirono  cosi  ad  aecertare  alcuni  pochi  element! : 
questi  confrontarono  con  altri  ravvisati  altrove ;  una  cifra  che  in  un 
luogo  rimaneva  incerta,  acquistava  evidenza  in  altra  collocazione :  e 
cosi  fmalmente  tutto  si  giungeva  a  conoscere  un  intero  alfabeto,  un 
intero  sistema  di  segni  o  di  vocaboli.  Or  questo  appunto  avviene  al 
credente  nell'  analisi  di  sue  dottrine:  se  e  certo  di  alcune  proposizio- 
ni,  e  certo  insieme  dei  termini  che  le  compongono,  non  potendo  af- 
fermare  quelle  proposizioni  se  non  conosce  il  valore  di  ciascun  ter- 
mine.  Questo  valore  certo  paragonato  con  altri  egualmente  certi , 
potra  dargli  conseguenze  certe  ed  innumerevoli,  nelle  quali  chiun- 
que  accett6,  secondo  cristiano,  quelle  proposizioni,,  dee  necessaria- 
mente  concordare  con  tutti  i  figli  della  Chiesa  nel  concetto,  e  per  lo 
piu  ancor  nel  vocabolo.  I  quali  concetti  e  vocaboli,  essendo  que'me- 
desimi  che  noi  adoperiamo  ragionando  di  molte  verita  puramente 
naturali,  dovranno  avere  anche  in  queste  quel  medesimo  valore  con 
cui  vengono  adoperati  or  univocamente,  or  analogamente nella  scien- 
za  delle  cose  soprannaturali,  se  non  vogliamo  ridurre,  la  fede  del 
cattolico  ad  un  puro  nominalismo  che  ne  formerebbe  la  distruzione. 


FILOSOFICA  38i 

7.  Spicghiamo  con  UH  esempio  il  nostro  concetto.  La  Chiesa  ha 
definito  nel  Tridentino  Tineffabilc  mistero  delle  transustanziazionc, 
obbligando  ogni  fedele  a  credere  che  sotto  le  apparenze  degli  azimi 
consecrati,  ccssata  la  sustaaza  del  pane,  e  sottentrata  lasuslanzadel 
Corpo  di  Cristo.  Che  vuol  dire  qui  la  voce  xusUinza'!  Vuol  direquel 
medesimo  che  io  intendo  allorche  ragiono  di  tutte  le  altre  sostari/A1: 
create:  e  sapendo  io  in  queste  piu  o  men  chiaramente  che  cosa  vuol 
dire  sostanza,  comprendo  cio  che  mi  dice  la  Chiesa  spiegandorni 
quel  mistero,  e  posso,  mediante  la  fede,  accettare  la  proposizione 
misteriosa,  e  pronunziare  colla  Chiesa:  Qui  e  la  sostanza  del  Corpo 
di  Cristo.  Non  capiro  in  qual  modo,  e  qui  sta  il  mistero  j  ma  capiro 
che  vi  v  quella  sostanza,  e  a  questo  assentiro  colla  fede.  Masuppone- 
te  che  nel  mistero  la  parola  sustanza  avesse  un  tutf  altro  signiCcato 
incomprensibile,  che  chiameremo  X  (e  dite  altrettanto  degli  altri 
termini  della  proposizione  qui,  e,  corpo);la  formola  del  mistero  si  ri- 
durrebbe  a  quattro  X ,  ed  il  fedele  nel  pronunziarla ,  nulla  vi  com- 
prenderebbe,  e  nulla  per  conseguenza  vi  affermerebbe:  pronunzie- 
rebbe  una  serie  di  voci  insignificant!,  una  serie  di  X,  a  cui  non  po- 
trebbe  dare  ne  assenso ,  ne  dissenso.  Ogni  mistero ,  ogni  simbolo 
della  Chiesa  potrebbe  per  lui  ridursi  a  questa  formola  generate :  nX. 
Sembra  a  voi  che  il  fedele  avrebbe  che  credere?  E  se  dicesse  un  si, 
questo  si  sarebbe  molto  meritorio  ?  sarebbe  un  grande  ossequio  di 
ragione  alia  ini'allibilila  divina  il  pronunziare  quattro  voci  incom- 
pivnsibili  senza  cavarne  alcun  concetto  ?  senza  assenso  o  dissenso  e 
ella  possibile  la  fede  ? 

X.  Vedete  dunque  che  tutti  i  dogmi  eziandio  piu  arcani  e  miste- 
riosi,  quando  vengono  analizzati  assicurano  al  credente  dei  termini 
e  delle  proposizioni,  i  cui  elementi  appartengono  in  gran  parte  al 
linguaggio  e  al  senno  popolare;  e  il  popolo  ha  in  tal  guisa  un  vero 
concetto,  benche  imperfetto  ed  oscuro,  di  cio  ch'  egli  crede.  II  per- 
che  quando  la  Chiesa  assicura  a  quegii  elementi  Tesatto  loro  concet- 
to ed  una  certezza  indistruttibile,  somministra  alia  filosofia  cattolica 
un  elemento  di  unita,  cui  se  noi  Italiani  vorremo  usut'ruttuare,  ne 
trarremo  quegl'  immensi  vantaggi ,  non  solo  religiosi  ma  anche 


382  DELL?  ARMONIA 

social! ,  die  formano  il  vanto  e  la  fortezza  di  un  popoio;  e  die  certi 
italianissimi  spasimati  d1  Italia  tentano  strappare  spietatamente  alia 
loro  patria. 

9.  Ma  priina  die  c'inoltriamo  a  dimostrare  1'immensa  portata  di 
queste  utilita  nell'  applicazioiie  del  principio,  fermiamoci  un  mo- 
mento,  lettore  cortese,  a  ribattere  di  proposito  un  assalto  al  quale 
non  isfuggira  certamente  (e  1'abbiam  toccato  pocanzi)  questo  arti- 
colo  della  Civiltd  Cattolica. 

I  dogmi  cattolici,  abbiam  noi  detto,  colla  certezza  e  chiarezza 
dei  loro  element!,  somministrano  alia  filosofia  un  priucipio  saldissi- 
mo  di  unita.  Or  questo  all'orecchie  del  secolo,  del  progresso,  della 
libera  fUosofia,  della  sapienza  civile,  insomma,  per  dirlo  piu  chiaro  , 
della  teofobia,  e  tal  bestemmia  da  mettere  a  soqquadro  tutte  le  pas- 
sioni  di  un  cuore  teofobo.  Oh !  ola!  ah !  uh !  ih !  ehra !  ehi !  ahi !  .  .  . 
Chi  piu  ne  ha  piu  ne  metla  di  queste  interiezioni,  che  won  basteranno 
giammai  a  lapidarci  condegnamente  di  tanta  bestemmia.  Chi  grida 
molto  perche  capisce  poco,  chi  si  crede  filosofo  perche  non  pensa 
come  ogni  uom  di  senno,  chi  spasima  per  la  filosofia  italica  battez- 
zata  nelle  acque  della  Vistola  o  del  Danubio,  chi  riscalda  le  ceneri 
di  Elea  per  risuscitarle,  e  piange  su  quelle  del  Bruno  per  diviniz- 
zark;  tutti  costoro  grideranno  contro  qaesta  civilta  gotica,  barJ>a- 
rica,  teologica,  scolastica ,  sacrestana  ,  impudente ,  che  pretende 
cambiarla  filosofia  in  teologia.  Riposiamo  un  momento,  lettor  mio 
gentile,  tin  che  passi  questo  nembo,  questa  grandine,  questo  tuono 
o  frastuono  di 

Voci  nlte  efioche  e  siton  di  man  con  elle. 

10.  Sono  finite  le  grida  ,  le  imprecazioni,  le 

Parole  di  dolore  gli  accenti  d'ira? 

Or  via  lettore,  ripigliamo  fra  noi  tranquillamente  il  diseorso  •,  e  ve- 
diamo  se  questo  sia  un  trasformare  la  filosofia  in  teologia.  Qual  e  in 
sostanza  la  nostra  asserzione  ?  fi  che  que'vocaboli,  i  quali  univoca- 
mente  o  analogamente  si  adoprano  e  in  filosofia^e  in  teologia,  ado- 
prar  si  debbono  in  modo  che  la  teologia  non  ne  rimanga  t'alsata. 


FILOSOFICA 


Or  questo,  notatelo  bene,  non  e  gia  1111  privilcgio  della  teologia,  ma 
( onmta  ( crla  proporzione  e  un  principio  filologico  olio  deve  ado- 
prarsi  in  tutte  le  trattazioni  scientifiche :  e  sarebbe  sorgente  d'  im- 
nicnsa  confusions,  se  la  matematica  per  es.  o  la  fciologia  ,  quando 
hanno  occasione  di  toccare  qnalche  dottrina  intorno  ai  corpi  fisici 
(all'  aria  atmosferica  peres.  ,  all'acqua,  al  metallo  j  ,  intendess-ro 
con  questo  voci  tutt'  all.ro  da  qtiello  che  s'  intenda  dai  fisici  nel  loro 
Hnguaggio  ordiriario  (che  prescindiamo  qui  da  eerti  tecnicismi  piu 
rigorosi).  Ne  per  qiiesto  vi  fu  mai  un  rerve!lo  bisbetico  ehe  andasso 
schiamazzando  eontro  i  fisici  e  accusandoli  di  tirannegffiare  la  nia- 
tematica  o  la  fisiologia. 

'H  .  Auzi  supponete  che  tin  qualche  scienziato,  un  mateinatico  per 
es.,  applicando  a  materie  che  non  li  sopportano  i  rigorosi  suoi  cal- 
coli,  pretendesse  incatenare  i  fatti  politici  o  i  morali  alia  teoria  del- 
le  probabilita  :  e  che  un  pubWicista  o  un  gkrrista  contrapponesse  i 
fatti  medesimi  ai  calcoli  ,  e  dimostrasse  mal  concepito  il  problema, 
nial  Ibrmolata  I  etjuazione:  direste  voi  per  questo,  che  il  pubblicista  e 
il  giurista  niegano  6  incatenano  la  scienza  matematica  ?  Tutt'altro: 
direste  anzi  cbe  la  richiamano  al  proprio  suo  debito,  a  calcolare  cioe 
le  forze  di  natura  quaii  esse  sono,  invece  d'  inventarle  a  capriccio. 

Di  tali  esempii  se  ne  potrebbono  recare  a  migliaia,  essendo  antico 
vezzo  degli  scienziati  esclusivi  Y  arrogare  alia  propria  scienza  nna 
iegislatura  universale  con  danno  di  quelle  altre  cui  vuole  tiranneg- 
giare.  E  basterebbe  ricordare  qui  le  infinite  doglianze  della  medicina 
eontro  coloro  che  vollero  trasformarla  ora  in  meccanica  dei  solidi,  ora 
in  idrostatica,  ora  in  fisica,  ora  in  chimica  ecc.  1,  quasi  il  corpo  ani- 
male  non  avesse  in  se  quel  supremo  principio  animatore,  che  tutte 
governa  le  forze  inferiori.  Or  qual  e  uom  di  sennoche  accagioni  per 
questo  la  medicina  di  voler  trasformare  in  se  la  chimica,  la  fisica,  la 
meccanica,  1' idrostatica  ? 

1  Loin  de  moi  cette  espece  de  culte  religieux  qui ,  rendant  le  science  de  I'hom- 
tne  tour-d-tour  esclave  et  victime  des  autres,  erigea  dans  ce  siecle  les  hypotheses 
mecaniques  et  chimiques  en  doctrines  saintes.  DUMAS  Principes  de  philosophic 
Pref.  VIII.  Paris  an.  VIII  (1800). 


384  DELL'  ARMONIA 

12.  A  torto  dunque  saremmo  noi  accusati  di  trasformare  la  filo- 
sofia  in  teologia  o  in  altra  scienza,  perche  aflermiamo  che  ,  doven- 
doci  spiegare  i  termini  e  i  principii  supremi  di  ogni  vero,  ella   non 
sara  fedele  a  tal  debito,  se  dia  a  qualche  verita  secondariaunamen- 
tita  colle  sue  teorie,  o  un'occasione  di  equivoco  colle  sue  definizio- 
ni.  E  come  tal  filosofia  sarebbe  inesatta  e  ingannevole  se  ci6  cb' el- 
la  mi  dice  dell'  uomo  ,  della  giustizia  ,  della  intelligenza ,  non  rin- 
vergasse  per  es.  nell'womo  associate ,  nella  yiuslizia  criminate,  nella 
inlelligenza  delle  verita  algebriche  ;  cosi  falsissima  ella  sara  se  ap- 
plicata  alle  verita  religiose,  queste  venissero  falsate  o  travisate.  EC- 
CO  per  qual  ragione  abbiam  detto,  che  i  termini  e  i  principii  filoso- 
fici  debbono  avverarsi  nelle  verita  religiose  come  in  ogni  altro  ordi- 
ne  di  verita,  senza  aver  per  questo  trasformato  la  filosofia  in  un 
Credo  o  in  un  Pater  nosier,  come  non  1'  abbiamo  trasformata  ne  in 
matematica,  ne  in  fisica,  ne  in  politica,  ne  in  giurisprudenza. 

13.  Evvi  bensi  una  gran  differenza  fra  il  legame  imposto  agl'  in- 
telletti  ed  ai  linguaggi  dalle  altre  scienze  naturali  e  quello  cbe  vie- 
ne  imposto  dalla  religione:  e  il  divario  consiste  in  cio  cbe  le   altre 
scienze  potrebbero  fra  di  loro  dirsi  uguali  in  diritti  quanto  all'  ab- 
bracciare  un  loro  linguaggio  -,  e  per  conseguenza  debbono  fra  di 
loro  scambievolmente  condiscendersi  accettando  que' termini  e  que' 
significati  che  gia  sono  comunemente  ricevuti.  La  religione  all'op- 
posto  essendo  d'istituzione  e  rivelazione  divina,  e  in  diritto  di  det- 
tare  la  legge  e  determinare  il  linguaggio,  ogni  qual  volta  la  muta- 
zione  di  questo  potrebbe  offendere  in  qualche  modo  la  verita  reli- 
giosa. 


FILOSOFICA.  385 

'§.  VII. 
Eslensione  del  vantaggi  dell'umta  nel  linguaggio. 

I.  Osservazione  generalc.  — 2.  Grande  e  1'estensione  nelle  definizioni  negative 

—  3.  poco  rninore  nelle  affermative  —  4.  rispetto  a  Dio  e  all'uom  psico- 
loijico,  —  5.  rispetto  all'uom  morale  —  6.  sollevato  all'apice  di  perfezione. 

—  T.Anche  nelle  moltitudini  —  8  rispetto  all'uom  sociale  —  9  ed  all'eco- 
noinla  politica.  —  10.  Rispetto  al  mondo  fisico  —  H.  ed  alia  storia.  —  12. 
Ksattezza  e  certezze  della  scienza  cattolica.  —  13.  Stoltezza  ed  empieta  di 
chi  la  rifiuta:  —  14.  esempio  del  Saisset.  —  15.  Fiacchezza  di  certi  inode- 
ratamente  cattolici. 

1 .  Speriamo  che  i  lettori  discreti  saranno  appagati  di  questa  di- 
chiarazione,e  viepiu  convinti  del  quanto  import!  e  giovar  possa  que- 
sto  elemento  di  filosofica  armonia :  ma  chi  sa  se  piu  d1  uno  non  dira 
seco  stesso  essere  si  ristrette  le  relazioni  dei  dogmi  rivelati  coile  ve- 
rita  filosofiche,  da  rendere  quasi  nulla  F  influenza  di  tale  elemento? 
Per  rispondere  a  questa  difficolta  diamo  un  rapido  sguardo  alia  im- 
mensa  portata  di  questo  conforto  celeste. 

2.  Maperche  i  lettori  tutta  possano  misurarla  coll'occhio,   pre- 
mettiamo  una  generale  osservazione  intorno  alle  due  forme  ,  colle 
quali  la  Chiesa  compie  nel  mondo  scientifico  le  parti  a  lei  confidate 
dalla  sapienza  umanata,  ora  dichiarando  la  verita,  ora  condannando 

* 

Ferrore.  Nel  primo  senso  disse  giail  Sinodo  apostolico  :  Visum  est 
Spiritui  Sanclo  et  nobis ;  nel  secondo  i  Sinodi  successivi :  Si  quis 
dixerit  ....  anathema  sit.  Delle  quali  due  formole  se  anche  la 
prima  potesse  sembrare  a  taluno  debole  nella  sua  virtu  e  angusta 
nella  sua  periferia ,  non  e  per6  chi  non  veda  nella  seconda  quella 
sterminata  estensione  per  cui  le  proposizioni  negative  vengono  equi- 
parate  dai  logici  alle  universal^.  Certamente  la  Chiesa  non  pu6  crea- 
re  dogmi  novelli  5  eppero  la  dichiarazione  dei  dogmi  pdsitivi  ande- 
ra  sempre  circoscritta  nell'ambito  della  divina  Parola  o  scritta  o  tra- 
dita:  gli  errori  all'opposto  potendo  spaziare  dovunque  giunge  il  de- 
lirio  dell-  orgoglio  umano  e  divergere  per  mille  linee  oblique  dalla 
Serie  II,  vol.  II.  25 


38(5  DELL    ARMOMA 

unica  retta,  puo  somministrare  alia  Cliiesa  mille  occasion!  di  con- 
dannare  all'  anatcma,  mentre  una  sola  ne  dira  per  esprimere  1'  ora- 
colo  dello  Spirito  Santo.  E  certamente  se  altro  bene  ella  non  fa- 
cesse  alia  scienza  cattolica  che  il  camparla  da  tante  migliaia  di  sogni 
e  di  sognatori,  il  vautaggio  eh"  ella  recberebbe  alia  unita  con  que- 
sto  solo  gia  sarebbe  immenso. 

3.  Ma  il  vero  e  cbe  la  dicbiarazione  eziandio  positiva  dei  dogmi 
ha  molto  maggiore  estensione  di  quel  cbe  sembra  ,  tosto  che  questi 

eonfidati  sotto  la  scorta  della  Chiesa  medesima  alle  forze  del  razio- 

_ 

cinio  incominciano  a  feeondarlo  e  ad  eccitarne  il  lavorio  espansivo. 
Ridotti  allora  que'  dogmi  a  formole  universali  ne  acquislano  T  im- 
mensa  estensione^  e  applicasi  ciascuno  a  quell'  ordine  dello  scibile  a 
cui  si  attiene  per  la  sua  materia,  v'infonde  solidita  colla  sua  certezza, 
operosita  colla  sua  importanza ,  grandezza  colla  sua  dignita ,  come 
meglio  si  vedra  nelle  applicazioni. 

4.  A  comprendere  in  picciolo  quadro  1'  immenso  campo  a  cui  si 
estende  questa  quasi  tutela  onde  la  religione  armonizza  la  filoso- 
fia,  basta  mettere  a  confronto  sotto  i  due  aspetti  Tobbietto  materia- 
le  a  cui  amendue  si  estendono.  Quali  sono  essenzialmente  i  limiti 
dello  scibile  umano?  J>to,  se  e  I' universe,  riguardati  rielloro  essere 
e  nel  loro  modo  di  essere.  Or  a  questi  tre  oggetti  si  estendono  ezian- 
dio grinsegnamenti  della  fede  e  i  decreti  con  cui  la  Chiesa  ne  fu  vin- 
dice  e  dichiaratrice.  E  in  quanto  al  prinio  termine  e  inutile  il  dimo- 
strarlo,  essendo  evidente  che  la  religione  dee  ragionarci  di  l)i<>. 
Quello  che  tutti  forse  non  avvertiranno  e,  che  F  insegnamento  datoci 
intorno  a  Dio  ,  dovette  essere  in  gran  parte  un  corso  di  antropolo- 
gia,  o  almeno  di  psicologia,  non  essendo  possibile  alF  uomo  parlare 
dello  spirito  infmito  senza  ricorrere  per  analogia  all'  anima  umana, 
solo  spirito  create  cbe  da  noi  naturalmente  si  conosea ,  e  cbe  piossa 
in  qualche  modoirappresentai'ci  il  Creatore  del  quale  e  1'  innnaginc. 
E  poiche  i  primi  schiarimenti  dei  dogmi  cattolici  vennero  chiesti 
dalla  ostilita  ereticale  armata  di  quella  filosofia  alessandrina,  la.quale 
compendiava  in  certa  guisa,  o  confondeva  e  rimestava  filosolie  di 
ogni  forma,  or  indiana,  or  persiana,  or  egizia.  or  greca;  orromuna; 


FILOSOFICA 


3*7 


le  scuole  cattoliche  si  trovarono  costrette  a  ridurrele  proprie  dottri- 
iie  in  formole  corrispondenti  a  quelle  filosofie,  per  quanto  almeno 
i-rauo  penetrate  nel  linguaggio  commie  ed  aocessibili  al  volgo  fi- 
losofante  e  non  filosofante.  L'essere,  la  sostanza,  la  natura  ,  la  per- 
sona, la  relazione,  il  procedere,  il  generare,  1'intendere,  1'amare,  il 
produrre,  il  creare,  il  coriservare  ,  V  annichilare  e  mille  altri  termi- 
ni <-d  opera/ioni  applicabili  analogamente  o  sotto  diversi  rispetti  al- 
1'uomo  e  a  Dio,  furono  element]  che  entrarono  copiosamente,  prima 
nelle  discussioni  agitate  clai  Padri  contro  i  sottilissimi  eresiarchi  del 
primi  secoli,  poscia  nei  Decreti  con  cui  la  Chiesa  di  mano  in  mano 
ridusse  a  formole  severe  ladottrina  tradizionale.  Raccogliete  se  vi 
attalenta  (e  fu  questo  appnnto  il  gran  lavoro  della  Scolastica)  tutte 
queste  decisioni  della  Chiesa  divenute  pei  cattolici  simholi  solenni 
<  e  basterebbe  il  solo  simbolo  detto  Atanasiano  a  soministrarne  un 
saggio  nobilissimo),  e  vedrete  risultarne  quasi  un  trattato  teologico 
intorno  alle  quistioni  principal!  di  metafisica,  il  quale  si  trasformera 
in  filosofia,  tosto  che  alia  certezzadel  credere  sostituiretel'evidenza 
del  dimostrare,  e  ai  dettati  dell'autorita  rivelante  iprincipii  natural- 
mente  intuiti.  Qual  rneraviglia  che  la  scienza  metafisica  acquistasse 
quindi  fra  i  cattolici  un  linguaggio  si  conforme  al  teologico,  da  farla 
comparire  quasi  un'  appendice  o,  per  dirlo  colle  parole  del  Cousin. 
una  serva  della  teologia  1  ? 

5.  Data  una  giusta  idea  dell'  uomo  psicologico,  possono  dirsi 
piantate  le  basi  dell'  uomo  morale  che  rie  dipende.  II  cattolico  per6 
trova  ben  altro  nella  Religione  ,  che  quelle  remotissime  basi  spe- 
colative  dell'  ordine  morale.  Siccome  la  gran  funzione  della  Re- 
ligione cristiana  non  ista  nell'  appagare  sterilmente  la  curiosita  , 
ma  nell'  illuminare  a  credere  per  condurre  ad  operare  :  cosi  la 
gran  parte  degli  svolgimenti  di  sue  dottrine  appartiene  assai  piu 
alia  morale  che  alia  psicologia.  Costituito  il  grande  elemento  del- 
la  umana  liherta  assistita  dalla  Provvidenza  divina  con  una  pre- 
che  non  costringe  ,  con  una  grazia  che  non  necessita:  chia- 


1  C.ousiN;  Court  df  ['  histoire  de  la  philosophic:  toni    I,  pag.  50  -S3  eseg. 


388  DELL'  ARMONIA 

rita  nell'  uomo  rimmortalita  dell'  anima  ,  il  valor  cli  sua  natura  r 
il  principio  di  sua  creazione  ,  il  fine  de'  suoi  destini  ,  la  cau- 
sa di  sua  corruzione  ,  i  mezzi  di  sua  riparazione  ,  dogmi  tut- 
ti  nei  quali  la  filosofia  ravvisa  molti  principii  fondamentali  del- 
la  morale ,  la  Chiesa  toglie  in  mano  1'antico  e  nuovo  Testamento, 
ove  migliaia  di  precetti  s'incontrano  ,  ciascuno  de'  quali  sgorgando 
dall'  infinita  Giustizia  determina  infallibilmente  un  qualche  afori- 
smo  di  onesta ;  conosciuto  il  quale,  tocca  al  filosofo  di  rinvenirne  i 
principii,  ragionarne  la  dimostrazione,  ed  inferirne  le  conseguenze. 
Se  non  clie  anche  in  queste  lo  prende  quasi  per  mano  la  Chiesa,  e 
di  passo  in  passo  guidandolo  :  «  Guarda,  figlio,  par  che  gli  dica  , 
qui  sta  un  trabocchetto,  la  un  precipizio,  piu  oltre  uno  scoglio  ove 
inciamperai  » .  Cotalche  al  moralista  filosofo  nulla  proprio  rimane 
in  morale,  se  non  rinvenire  principii  e  dimostrare  teoremi :  le  dot- 
trine  son  gia  poste  in  sicuro.  Cosi,  per  cagion  d'esempio,  colla  teo- 
ria  del  tine  ultimo,  il  cattolico  e  impossibilitato  a  cadere  nella  fogna 
utilitaria,  colla  condannadi  certe  proposizioni  epicuree  vieneillumi- 
nato  sopra  il  vero  fine  degli  appetiti  animalescbi ,  colla  riprovazio- 
ne  dell'  usura  viene  indirizzato  nell'  uso  degli  averi.  Conosciuta  per 
mezzo  della  teologia  1'  indubitata  certezza  e  la  formola  esatta  di 
questi  precetti  rivelati,  quanto  e  facile  al  filosofo  investigarne  i  prin- 
cipii e  contemplarne  1'evidenza  ! 

/>    -v<     11?    i-          ,  „  . ,  .    .  .  . 

b.  JNe  all  etica  solamente  o  alia  onesta  ngorosa  si  nstnngono 

que1  documenti :  che  il  contrapposto  dell'  antico  col  nuovo  Patto 
somministra  al  filosofo  cristiano  una  distinta  idea  di  due  rettitudini 
morali,  una  rudimentale  ed  incoata,  1'altra  adulta  e  perfetta,  di  cui 
la  filosofia  pagana  appena  potea  sospettare  -,  e  senza  cui  peraltro 
moltissimi  problemi  sociali  apparirebbero  poco  men  che  insolubili. 
E  dondo  mai ,  se  non  dal  Vangelo  ,  gli  odierni  miscredenti  hanno 
attinti  quei  sublimi  concetti  morali  che  vanno  spacciando  e  travi- 
sando  con  tanta  boria  e  tanto  strazio  ,  del  potere  ridotto  a  social 
minislero  ,  dei  ricchi  ministri  al  povero ,  del  giure  superiore  alia 
forza ,  della  paternita  ed  uguaglianza  fra  gli  uomini ,  (Jella  mode- 
stia  nelle  lodi ,  della  inviolabilita  nella  coscienza ,  dell'  amore  verso 


FILOSOFICA  389 

i  simili,  della  emendazione  del  malfattori,  del  coraggio  civile,  della 
dignita  umana  e  mille  allri  consimili;  nei  quali  allro  merito  non  ha  la 
loro  invenzione,  se  non  d'averli  resi,  col  falso  che  vi  mescolarono  , 
sofistici  all'  intelletto  e  funesti  alia  societa  ,  della  quale  sarebbono 
stati  luce,  perfezione  e  conforto  ? 

Non  basta  :  Taver  somministrate  basi  cosi  ferme  e  precise  ai  va- 
rii  gradi  di  perfezione  morale,  puo  dirsi  un  semplice  embrione  dei 
vantaggi  recati  a  questa  scienza  ed  alia  sua  unita  ,  se  si  paragona 
con  quell'  immenso  svolgimento  che  essa  acquista  col  divenir  prati- 
cabile  a  tutti  e  per  conseguenza  volgare. 

7.  £  millanterh  degli  ecclettici  francesi  1'andarci  ricantando  chela 
filosofia  scende  e  si  dilata  nel  volgo  per  innalzarlo  di  mano  in  mano 
alle  sublimita  intellettuali :  ben  cinquanta  e  piu  anni  di  sperimento 
ci  hanno  fatto  ormai  comprendere  dove  giunga  fmalmente  codesto 
filosofar  delle  moltitudini,  che  e  Fateismo  del  Proudhon  ,  la  guerra 
a  collello  e  i  grimaldelli  dei  mazziniani.  Sapete  voi  chi  fara  vera- 
mente  filosofare  le  moltitudini  ?  Quello  spirito  di  cui  sta  scritto  che 
riempira  di  scienza  divina  la  terra  e  fara  profetare  giovani  e  giova- 
nette  :  Plena  est  omnis  terra  scienlia  Dei :  prophetabunt  filii  ve- 
slri  et  filiae  vestrae.  La  morale  cattolica  ricordando  ai  fedeli  lo 
sguardo  penetrante  di  un  Dio  scrutator  dei  cueri ,  ed  obbligandoli 
cosi  a  combattere  colla  volonta  dell'  uom  ragionevole  gli  appetiti 
dell'uomo  animalesco,  le  passioni  del  sensitive,  i  delirii  della  imma- 
ginazione,  le  sorprese  dei  desiderii  repentini ,  li  obbliga  a  filosofare 
intorno  a  se  medesimi  con  una  accuratezza  e  precisione  ,  che  fuor 
del  cristianesimo  i  filosofi  stessi  ignorano ;  e  forma  cosi  in  ogni  cre- 
dente  una  psicologia  e  specolativa  e  pratica,  la  quale  in  certe  anime 
piu  studiose  di  perfezione  giunge  a  tal  grado  di  sublimita  e  di  evi- 
denza  da  confondere  anche  i  piu  dotti  filosofi,  la  cui  scienza  sia  ri- 
masta  nelle  regioni  della  pura  speculazione  1.  Per  lo  che  saviamente 

1  Vorremmo  qui  compendiare  succintainente  alcuui  saggi  estralti  dalle  mc- 
ditazioni  di  persone  idiote  che  fonnarono  1'  ammirazione  di  Gersone  e  di  altri 
savii :  ma  contentianioci  di  ricordarc  la  meravigliosa  psicologia  di  S.  Teresa  nel 
Castello  interiore  e  in  altre  opere  ascetiche.  Delle  opere  di  questa  Santa  si  e 


390  DELL  ARMONIA 

diceva  il  oh.  marchese  di  Valdegamas  :  «  Cio  che  vi  ha  <li  piu  am- 
«  mirabile  per  me  nella  vita  dei  Santi ,  e  particolarmente  in  quel- 
«  la  dei  Padri  del  deserto,  si  e  una  circostan/a  die  io  credo  non  sia 
«  stata  ancora  convenientemente  apprezzata.  L'uomo  abituato  a 
«  conversare  con  Dio  e  ad  esercitarsi  nelle  contemplazioni  divine 
«  sorpassa  ,  a  circostanze  uguali  ,  gli  altri  o  per  T  intelligenza  e  la 
«  forza  della  sua  ragione,  o  per  la  sicurezza  del  suo  giudizio,  o  per 
«  la  penetrazione  e  la  finezza  del  suo  spirito-,  ma  sopra  tutto  io  non 
«  ne  conosco  alcuno  che  a  pari  circostanze  non  la  vinca  sugli  altri 
«  per  quel  sentire  pratico  e  saggio ,  che  si  chiama  :  il  buon  senso. 
a  Se  il  gsnere  umano  non  fosse  abituato  a  vedere  le  cose  a  rove- 
«  scio,  egli  sceglierebbe  per  consiglieri  fra  tutti  gli  uomini  i  Teo- 
«  logi,  fra'  Teologi  i  Mistici,  e  fra  i  Mistici  quelli  che  hanno  menata 
«  la  vita  la  piu  ritirata  dal  mondo  e  dagli  affari  1  ».  Cosi  il  ch.  Au- 
tore.  E  poiche  a  questa  lotta  interna  e  chiamato  in  qualche  grado 
ogni  cristiano  ,  pero  in  ogni  cristiano  viene  suscitato  questo  germe 
di  filosofia.  Aggiungete  a  questa  i  tanti  precetti  morali  con  cui  la 
coscienza  ne  vien  governata  in  tutti  gli  andamenti  della  vita  da  un 
direttore  o  confessore  ,  che  potrebbe  dirsi  professor  di  morale  $  e 
vedrete  quanto  si  debba  spargere  nella  societa  cristiana  1'  elemento 
e  specolativo  e  pratico  di  psicologia  e  di  morale,  non  gia  sotto  quel- 
le  formole  trascendentali  che  il  volgo  non  comprende  ,  ma  sotto 
quelle  concrete  della  Religione  ,  alle  quali  egli  e  naturato  fin  dalla 
sua  creazione ,  e  che  esprime  per  conseguenza  con  somma  facilita 
nel  linguaggio  degli  intertenimenti  familiari.  Questo  volgarizza- 
mento  della  scienza  ognun  vede  quanto  influisca  nell'armonia  degli 
scienziati  se  le  loro  trattazioni  sieno  costanti  a  farsi ,  come  udim- 
mo  insegnarci  dal  Pallavicino,  commento  fedele  del  linguaggio  e  dei 
concetti  volgari. 

pubblicata  in  Francia  recenteraente  un'  accura'tissima  traduzione  ristorata  sul 
testo  originate  da  quelle  tante  alterazioni  con  cui  vennero  mutilate  e  guaste 
dallo  spirito  di  partito  e  di  eresia. 

i  Saygio  sul  cattolirismo,  liberalism)  e  socialismo  diDoNOSoCORTEZ  Marche- 
se di  Valdegamas  —  priraa  tersione  italiana  —  Fuligno  1852. 


FILOS01KA  394 

8.  Dal  cuore  dell'  uom  ]trivaLo  enlrate  nella  societa  ;  <•   lutte 
ie  leggi  cristiane  sopra  il  matrimonio  e  la  famiglia  ,  ridotte  che 
.siaiio  a  forme  iilosoiiclie .  reinieranno  quasi  impossibile   un  gra- 
ve dissidio  dei  dotti  lit  materia  di  societa  domestiea.  Tarito  piu 
M-  M  aceelti  quello  che  dice  il  cliiar.  route  Delia  Molta  nella  re- 
centissima  opera  sul  Matrunonio  dimostrando  «  die  Dio  fece  che 
il  matrimonio   perfetto  e  assolulo    sia   solo   qudlo   cristiano  ,   e 
sia  tale  non  solo  per  diritto  giuridico,  ma  per  ragioni  essenzia- 
li  1  ».  Quanto  alia  societa  pubblica  poi ,  senza  parlare  dei  torrenti 
di  luce  che  rillustrerarmo  pei  documenti  morali  dettati  nella  Scrit- 
tura  al  lie  die  governa,  al  Magistrato  che  giudica,  al  milite  che 
armeggia  ,  al  suddito  che  ojibedisce ,  al  padrone  che  comanda  . 
all'  operaio  che  eseguisce,  al  famiglio  che  serve,  alia  massaia  che 
amministra  ecc.  ecc.  •,  basterebbe  solo  il  meditare  sopra  la  mira- 
bile  istituziorie  e  sopra  il  governo   gerarchico  della  societa   cri- 
stiana  per  acquistare  gli  element!  piu  retti  e  sicuri  della  natura 
sociale  :  essendo  la  Chiesa  diflerenziata  bensi  specificamente ,  ma 
genericamente  accomuuata  ad  ogn'  altra  societa.  II  perche  non  e 
possibile  comprendere  filosoiicamente  1'  uniUi  della  Chiesa  senza 
ravvisarvi  gli  elementi  deirunita  sociale;  non  la  santita  della  Chie- 
sa senza  inlerirne  la  giustizia  e  il  dritto  che  rannoda  in  uno  le 
uioltitudini ;  non  la  sua   estensione  cattolica  senza  comprendere 
1'  uguaglianza  di  tutti  avanti  la  legge ;   non   la  tradizionale  sua 
apostolicita  senza  riverire  nella  societa  quel  congiungimento  delle 
generazioni  successive,  che  forma  I'  immortalita  delle  nazioni  cui 
distrugge  il  soffio  delle  rivoluzioni  ;  non  finalmente  la  mirahile 
semplicita  del  gerarchico  suo  governo,  senza  sentire  altainente  del- 
le ragioni,  che  detenninano  le  varie  forme  dei  governi  politici  in 
tjuello  contemperate  con  sapienza  meravigliosa. 

9.  Alia  scienza  politica  si  attiene  come  appendice  la  scienza  eco- 
nomica  :  e  questa  pure  (  come  dichiarammo  nella  la  Serie  trat- 

\   DELLA  MOTTA;  Jeojuca  fall'  istitvzione  del  Matrimunio  p$g.  106.  —  T«ri- 
110  ISftf. 


392  DELL'  ARMONIA 

tando  della  pubbUca  amministrazione  mi  Governi  ammodemati) 
riceve  dalla  Religione  tal  luce ,  che  quasi  potremmo  dire  diviene 
una  scienza  nuova.  II  sostentamento,  fine  del  lavoro  ,  causa  del  di- 
ritto  di  proprieta,  radice  della  ricchezza,  viene  assodato  dal  primo 
precetto  con  cui  1'uomo  sbandeggiato  dall'  Eden  venne  condannato 
a  sudare  il  suo  pane.  I  precetti  della  carita  e  della  liberalita  ven- 
gono  ben  presto  ad  accoppiarsi  colle  prosperita  della  terra  promes- 
sa  in  premio  agli  osservatori  della  legge  mosaica.  L'  evangelica  vi 
aggiunge  la  sublimita  del  rinunziamento  e  della  poverta  onorata  e 
santiticata,  quasi  volesse  provvedere,  che  all'  aumento  progressive 
della  popolazione  sopperisse  il  volontario  impoverirsi  dei  piu  gene- 
rosi.  II  complesso  di  queste  leggi  bene  osservate  scioglierebbe  gran 
parte  di  quei  problemi  intricatissimi,  che  riducono  oggidi  alia  di- 
sperazione  ,  e  talora  anche  ad  una  barbara  spietatezza  gli  econo- 
misti  miscredenti,  ed  assicura  molti  assiomi  indubitati  aU'economi- 
sta  cristiano. 

10.  Metafisica,  psicologia,  morale,  giurisprudenza  civile  e  poli- 
tica ,  economia  pubblica  ;  ecco ,  se  non  erriamo  ,  la  scienza  di  tut- 
to  1'uomo  considerate  nell'ampiezza  della  societa  e  nelle  sue  mate- 
riali  attinenze.  Su  tutte  queste  parti  si  estende  quella  scienza,  che 
per  primo  suo  obbietto  ha  le  relazioni  dell'  uomo  con  Dio  ,  la 
scienza  della  Religione.  Ma  e  1' universe  materiale,  credete  voi  che 
non  vi  sia  compreso  ?  Basta  leggere  le  moderne  trattazioni  geolo- 
giche  per  sapere  quanti  punti  s'  incontrino  in  quelle  scienze  con- 
fermati  dalla  storia  mosaica  :  di  che  annunziammo  un  bel  saggio 
nella  recente  opera  del  P.  Pianciani  *.  Se  considerate  inoltre  quan- 
te  attinenze  aver  possano  colle  disquisizioni  fisiologiche  i  miracoli 
operati  dal  Verbo  umanato  e  i  misteri  della  dolorosa  sua  passio- 
ne,  quel  pavore  e  tremore  che  la  precedette,  quel  sudore  di  san- 
gue  che  la  inizi6,  e  i  miracoli  dell'  agonia ,  e  le  condizioni  del 
suo  corpo  risorto ,  e  quella  ancor  piu  incomprensibile  dello  stato 

1  In  historian  creationis  Mosaicam,  V.  Civilta  Cattolica  I  Serie  Vol.  VI,' 
pa&.  86, 


FILOSOFICA  393 

I 
sacramentale  a  cui  la  capita  lo  ridusse,  e  nelle  quali  peraltro  Egli 

serbd  e  serba  sempre  ,  come  vero  uomo,  le  proprieta  essi>nzi<ili 
della  umanita  nel  corpo  e  nell'  anima  ;  compreriderete  quanta  luce 
ridondar  possa  quindi  per  la  filosofia  sulla  natura  eziandio  del- 
1'uomo  corporeo  e  dell'  universo  materiale. 

1 1 .  E  poiclie  la  scienza  dell'  universo  comprendesi  in  gran  parte 
nella  storia,  osserviamo  qui  di  passata,  come  la  scienza  cristiana  e  la 
sola  die  possa  darci ,  non  solo  una  narrazione  compiuta  ,  ma  una 
vera  filosofia  della  storia ,  la  quale  filosofia  neppur  potuta  immagi- 
nare  dai  pagani ,  manchevoli  della  tradizione  cristiana ,  e  anche 
oggidi ,  fuori  del  cattolicismo,  piuttosto  un  delirio  di  chi  farneti- 
ca,  che  una  disperazione  di  chi  studia.  Non  cosi  fra  i  credenti, 
i  quali  assistendo  nel  Genesi  alia  culla  del  mondo  creato  e  del  ge- 
nere  umano,  e  progredendo  col  bandolo  di  quel  filo  pel  labirinto 
delle  generazioni  successive  fino  alia  nostra,  e  colle  profezie  pre- 
vedendo  gli  ultimi  giorni  del  mondo,  vi  trovano  in  serie  non  in- 
terrotta  i  materiali  intorno  a  cui  filosofare.  Conoscendo  poi  il  fine 
del  Creatore  su  tutta  la  macchina  mondiale  e  sulla  natura  integra 
dell'  uomo,  e  la  porteritosa  opera  della  Redenzione,  che  ne  forma  il 
centro  verso  cui  gravita  1'  uomo  caduto  e  da  cui  ripiglia  il  moto 
ascendente  1'uomo  riparato  ,  vi  trovano  i  principii  con  cui  rendef 
ragione  scientificamente  di  complicatissimi  svolgimenti  storici.  Cer- 
tamente  che  questa  scienza  e  tuttora  bambina  :  ma  se  ha  speranza 
di  crescere,  Fha  solamente  da  quella  Religione  che  ne  ispiro  il  con- 
cetto, la  possibilita  ;  non  essendo  possibile  filosofare  sopra  1'  opera 
di  un  artefice  se  non  se  ne  conosca  il  fine  e  il  lavoro.  Or  chi  ci  ri- 
vela  con  piena  certezza  il  fine  e  il  lavoro  del  Creatore  se  non  la  reli- 
gion e  verace? 

12.  Eccovi,  o  lettore,  rappiccinita  in  pochi  cenni  F  enciclopedia 
dello  scibile  umano  e  posta  sotto  Findirizzo  della  Religione:  di  quella 
Religione  si  franca  nel  ragionare  Fossequio  de'suoi  credenti,  si  ine- 
sorabile  nell'esigerne  piena  adesione,  si  esatta  nellibrarne  le  formo- 
le,  si  gelosa  nel  custodirne  il  retaggio,  e  sempre  a  fronte  di  mille 
assalitori  sofistici  che  ne  cribrano  ogni  decreto ,  ne  analizzano  ogni 


394  DELL'  ARM  ONI  A 

termine.  smaniosi  di  coglierla  in  fallo  per  menarne  trionfo.  Eppure 
in  tanta  mole  di  dottrine,  in  tanta  difficolta  di  detinizioni,  nemiei  si 
accaniti  e  eavillosi,  tanto  piu  audaci  a  maneggiar  le  arnii  filosofiohe, 
quanto  piu  temerarii  a  calpestare  ogni  altra  ragione,nnlla  rinvenne- 
ro  mai,  nulla  rinvengono  tuttavia  checol  vero  iilosofico  non  com- 
liaci  a  capello.  E  ne  dobbiamo  il  mcrito  fchi  e  die  nol  sappia  ?)  a 
quella  filosoiia  si  dispregiata  nel  secolo  scorso  <c  che  dal  finire  del  se- 

0010  XI  sino  al  cominciare  del  XVI  tendeva  e  mirava  direttamente  a 
dimostrare  come  da  una  parte  ragionevole  sia  tutto  quello  che  con- 
liene  il  cristianesimo,  e  da  un' altra  parte  tutto  quello  die  e  vera- 
mente  ragionevole,   sia  cristiano;  ed  a  questo  si  aggiungeva  di    piu 

11  procurare  di  determinare  con  distinzione,  chiarezza  e  precisione 
•tutte  le  nozioni  die  alia  cristiana  dottrina  si  attengono:  e  cio  si  fa- 
ceva  con  ragione,  perche  non  si  puo  acquistare  idea  chiara  di  una 
cosa  che  in  se  sia  indeterminata-,  men t re  si  vede  spessissimo  che  al- 
lora  solo  si  acquista  da  qualcuno  un'idea  giusta  di  una  dottrina  qua- 
lunque  quando  egli  s'impegna  a  pensare  di  essa  con  chiarezza  e  di- 
stinzione ».  Cosi  parlavail  Cattolico  (giornale  tedesco)  in  un  artico- 
lo  di  Agosto  1828  sopra  la  filosofiadi  S.  Anselmo.  Or  ditemi,  non  e 
egli  questo  un  tesoro  immense  per  la  filosofia  cattolica,  seella  desi- 
dera  conoscene  il  vero  piultosto  che  sofisticare  per  diletto  di  bizzar- 
ria?  Non  dovrabb'ella  prostrarsi  colla  fronte  sul  suolo  a  ringraziare 
la  Sapienza  infmita,  chementre  nella  sua  Rivelazione  sembra  iuter- 
tenei*si  familiarmente  a  diporto  coi  parvoli  e  cogl'  idioti ,  profonde 
in  tal  guisa  torrent!  di  scienza  ad  inondare  1' universe  create  *?  Xon 
dovrebbe  afferrare  quest' ancora  con  ambe  le  mani,  alia  vista  prin- 
cipalmente  di  tanti  naufragi,  i  cui  rottami  vengono  Iwilzatv  qua  e  la 
sull'  oceano  del  mondo  dai  venti  imperversanti  dell'  opinione? 

13.  Eppure  no :  da  piu  di  due  secoli  mold  cristiani  ed  anche  cer- 
ti  cattolici,  non  cessano  di  fare  ogni  sforzo  perche  la  filosofia  seco- 
lareggiata  abbandoni  quest'  ancora  e  segua  gli  eterodossi  nel  loro 

•I   Cum  simpliribus  sermoeinatio  eius.  Prov.  Ill,  32.  —  Qnia  reyleta  est  scifit- 
tia  Domini,  sicut  aquae  marts  operientes.  Is.  XI,  9.    • 


naufragio.  Diciamolo  fuor  di  metafora:  d!i  piu  di  due  secoli  gli  eman- 
cipatori  della  ragione  ,  se  serbano  un  po'  di  volonta  cattolica,  fanno 
priina  inia  genuflessione  allacroce,  ma:  «  Lafilosofia,  soggiungono 
tosto,  non  bada  all'Autorita,  non  liacbe  fare  colla  teologia:  cberclie 
questa  si  diea,  noi  dobbiamo  trovare  il  vero  fuori  delle  sue  sacrestie: 
e  se  ella  e  libera  a  non  accordarsi  colla  nostra  ragione,  la  nostra ra- 
gione e  ugualmente  libera  a  non  tener  conto  de'suoi  decreti.»  Cos! 
parlano  i  piu  avventati  :  ne  T  essere  iinora  si  mal  riuscite  le  pruove 
della  filosofia  irreligiosa  scoraggisce  punto  nulla  i  suoi  promotori.  E 
del  loro  coraggio  imperterrito  ci  dava  recentemente  uri  nuovo  sag- 
gio  il  noto  ecclettico  francese  signor  Emilio  Saisset :  il  quale  nella 
Revue  des  deux  mondes  (15  marzo  1853),  dopo  aver  oonfessato  1'e- 
normita  degli  errori  e  dei  delitti  del  filosofismo  volteriano  trasfor- 
mato  in  terrorismo:  «Vorrei,  soggiunge,  allontanare  le  rimembran- 
ze  di  un'  empieta  licenziosa  e  scurrile,  che  oscureranno  colla  loro 
ombra  la  gran  causa  della  filosofia  e  dell'89  fmo  al  giorno  in  cui,  sce- 
verata  da  ogni  lega  di  violenza  e  di  empieta ,  apparira  agli  occhi  piu 
ciecbi  nel  suo  splendore  immacolato  e  diverra  per  sempre  la  stella 
brillante  e  pura  della  civilta  moderna  1  » .  Vedete  qual  fede  robusta 
hanno  costoro  nei  destini  futuri  di  quella  filosofia  sicura  di  se  mede- 
sima  e  del  suo  printipio,  che  e  il  principle  della  societa  novella  2;  di 
quella  filosofia  die  essi  veggono  incorporata  pei*  sempre  alle  nostre 
islituzioni  e  cosiumi  sollo  nome  di  libertd  di  coscienza  3. 

14.  Vero  e  cbe  la  sicurezza  di  se  medesima  non  e  tale  die  impedi- 
sca  a  quella  filosofia  di  dire  spropositi,  giacche,  per  non  dime,  il  sig. 

1  Souvenirs  penibles  que  je  vortdrais  ecarter,  mats  qui  o6s««r ciront  de  lettr 
ombre  la  grande  caute,  de  la  philosophic  et  de  89,  jusqu'  CM  jour  oit  pleinement 
degagee  de  tout  alliage  de  violences  et  d'impiete,  elle  apparaftra  ait&  yeux  les 
plus  aveugles  dans  sa  splendeur  sans  tdche,  et  deviendra  pour  jamais  I'  etoih 
brillante  et  pure  de  la  civilisation  moderne  (pag.  4120). 

i  Silre  d'elle-meme  et  de  son  principe  qui  est  celui  de  la  societe  nouvellf,  In 
philosophic  regarde  ave.c  calme  et  sans  jalousie  I' influence  bienfaisantt  des  sen- 
timents et  des  vertus  qu'inspire  le  christianisme  (pag.  H29). 

3  La  philosophic,  sous  le  nom  de  liberte  de  conscience,  s'esl  incorporee  pour 
jamais  a  nos  institutions  et  a  nos  moeurs  (pag.  1118). 


396  DELL'  ARMONIA 

Saisset  non  le  suggerisce  aftro  rimedio  se  non  il  tacere  * .  Frattanto 
per  altro  egli  esi  tranquillo  sopra  1'avvenire  della  filosofia,  che  esorta 
i  miscredenti  suoi  confratelli  a  riguardare  con  calma  e  senza  gelosia 
T  influenza  benefica  del  sentiment!  e  delle  virtu  cristiane  ,  persua- 
dendosi  che  la  filosofia  di  Kant,  di  Fichte,  di  Schelling ,  di  Hegel , 
di  Royer-Collard,  di  Cousin,  di  Main  e  deBiran  non  pu6  essere  con- 
traria  alia  fede  ,  essendo  spiritualista  (quasi  bastasse  credere  uno 
spirito  per  non  dire  mai  piu  spropositi)  e  won  avendo  la  societa  due 
anime  ma  una  sola  avida  ugualmenle  e  di  scienza  e  di  fede  2.  Qual 
confusione  d'  idee  e  di  sentimenti !  Mostrar  riverenza  alia  religione 
cristiana  e  sperar  1'  avvenire  dalla  filosofia  :  credere  die  la  filosofia 
erra  tratto  tratto  e  dirla  essenzialmente  concordealla  fede  infallibile, 
anche  senza  soggettare  a  lei  T  intelletto  :  veder  la  societa  avida  di 
scienza  e  di  fede  ,  e  non  comprendere  che  appunto  per  questo  la 
scienza  non  dee  mai  contraddire  alia  fede  e  per  non  contraddirle 
dee  conformarsi  a'  suoi  dettati:  ricordare  il  terrorismo  a  cui  il  filo- 
sofismo  condusse,  e  dirlo  sicuro  di  un  avvenire  immacolato ! 

15.  Ma  lasciamo  queste  enormita  degT  increduli  dichiarati ,  e 
consideriamo  Y  imprudenza  di  altri  sofisti  meno  indiscreti  e  rneno 
audaci  nei  rinnegare  apertamente  ogni  senso  cristiano.  Questi  con- 
tinuando  pur  tuttavia  a  professare  la  fede  nella  lor  vita  domestica  e 
civile,  credono  pero  necessario  di  apostatare  quando  giungono  sulle 
soglie  delliceo  filosofico:  dove-mettendo  in  un  fascio  tutte  le  dot- 
trine  rivelate  ,  e  gittandosele  dietro  le  spalle  con  quella  certezza 

1  Une  ecole  de  philosophic  n'  est  pas  une  eglise  et  je  ne  connais  pour  un 
homme  usant  librement  de  sa  raison,qu'un  seul  moyen  d'etre  infaillible:  c'est 
de  se  taire  (pat>.  1126).  L'Autore  non  avrebbe  torto,  posto  quel  librement  :  il 
torto  sta  nel  porvelo  ,  essendo  o  tracotante  o  ridicolo  in  un  cieco  il  ncusare 
1'assistenza  del  veggcntc. 

2  La  philosophic  francaise  est  dans  son  origine ,  dans  sa  methode,  dans  son 
caractere  general  une  philosophic  spiritualiste,  et  par  consequent  il  n'y  a  rien  de 
plus  super ftciel  et  de  plus  factice  que  cet  antagonisme  imagine  entre  les  besoins 
religieux  et  les  besoins  philosophiques  de  notre  societe,  laquellen'apas  apparem- 
ment  deux  owes  contraires,  mats  une  seule,  egalcment  avide  de  science  et  de  foi 
(pag.  1126). 


FILOSOFICA 

i  .         i,     ,          «,         « 

immobile  die  tanta  sicurezza  darebbe  alia  loro  filosofia:  « II  filosofo, 
dicono,  non  bada  ad  atitorita  o  umana  o  divina  »  :  e  cosi  dicerido  si 
lanciano  nel  mare  del  dubbio  pronti  a  naufragarvi  anziche  accettare 
il  soccorso  della  fede.  Ma  Dio  buono  !  «  e  per  qual  causa  ,  dice  un 
egregio  scrittore  anonimo,  a  qual  fine,  con  qual  pro  andare  tentoni 
nel  primo  apparire  del  crepuscolo ,  o  nell'  ombra  della  notte ,  anzi- 
clie  camminare  liberamente  nel  pieno  giorno  ?  1  » . 

II  perche  gia  V  abbiamo  spiegato  altra  volta  ,  mostrandolo  in  un 
equivoco  per  cui  si  confonde  il  mezzo  di  certezza  col  principio  di 
evidenza:  si  vuol  rigettare  ogni  certezza  rivelata,  perche  1'evidenza 
dee  nascere  dalla  ragione.  Ma  di  grazia  lasciamo  a  ciascuno  le  sue 
parti:  e  se  1'evidenza  non  possiamo  ottenerla  se  non  per  mezzo  del 
raziocinio,  stromento  propriissimo  del  filosofo,  non  facciamo  gettito 
per  questo  di  quella  certezza  tanto  superiore  alia  filosofia  ,  epper6 
tanto  opportuna  a  tornare  la  filosofia  medesima  ad  essere,  come  il 
genere  umano  prima  del  diluvio,  terra  labii  unias.  Se  questa  unita 
di  lingua  e  tesoro  inestimabile  per  la  Chiesa  ,  non  e  men  prezioso 
sussidio  per  la  scienza  e  per  la  societa.  E  perche  dunque  ricusarlo 
in  filosofia  ,  mentre  con  tanto  sforzo  le  altre  scienze  si  adoprano  a 
formarsi  un  linguaggio  comune  ,  mentre  si  gran  vantaggio  stimasi 
per  ogni  nazione  il  parlare  in  unita  di  spirito  la  medesima  lingua  , 
mentre  Y  alterazione  del  linguaggio  filosofico  pu6  mettere  in  peri- 
eolb  il  linguaggio  cattolico? 

1  Dovere  e  diritto.  Saggio  di  filosofia  morale  pag.  14,  vol.  I.  Pisa  1845.  Rac- 
comandiamo  ai  nostri  lettori  quest!  due  dotti  c  profondi  volumi,  il  cui  Autore 
voile  troppo  modestamente  taccrne  il  proprio  nome.  Se  fosse  piii  recente  la 
pubhlicazione,  avremmo  voluto  riferirue  una  qualche  contezza  fra  le  nostre  Ri- 
viste.  Ma  poiche  1'  antichila  della  data  nol  ci  consente,  siam  lieti  almeno  di  in- 
dicarne  il  titolo  ad  uso  di  quelli  fra  i  nostri  lettori  che  non  rifuggono  dalla  au- 
sterita  delle  ineditazioni  scientifiche. 


IiliLL   ARMONIA 

§.  VIII. 
Conclusione. 

1.    Kpilogo  —  2.  Vera  gloria  proposla  all' Italia. 

1 .  Concludiamo.  Una  Keligione  che  tutto  irrora  di  sua  luce  !(/ 
scibile  umano,  che  ogni  termine  con  cui  si  esprime  riduce  alia  esat- 
tezza  di  defmizioui  dogmatiehe  ,  die  alia  certezza  del  dogma  ag- 
giunge  in  teologia  Tevidenza  della  scienza,  die  da  a  questa  scienza 
uria  quasi  partecipazione  dell'  eterna  immutabilita  di  Dio ,  e  che  da 
questo  fulcro  immobile ,  togliendo  perfino  la  possibilita  del  regres- 
so,  lancia  il  pensiero  cattolico  alia  conquista  di  un  mondo  indefmi- 
to:  mm  tal  Religione  ha  una  forza  immensa  per  armonizzare  il  lin- 
guaggio  di  tutte  le  scienze,  ma  di  quella  sopra  tutte  che,  occupan- 
dosi  wel  chiarire  e  dimostrare  i  primi  e  piu  universali  concetti,  tro- 
vasi  per  questo  appunto  quasi  immedesimata  rispetto  alle  materie 
di  cui  tratfca  con  molte  parti  della  teologia  caltolica.  Ogni  cattolico 
duiKjue  dee  far  di  tutto  percM  la  filosofia  naturale  mantenga  un  lin- 
gnaggio  armonico  colla  soprannaturale.  Ma  poiche  noi  parliamo  ades- 
so  principaliueiite  ai  catloliei  italiani,  non  ci  fia  disdetto  il  ricordar 
loro  qual  gloria  polrebb'  essere  per  Y  Italia  in  questo  ristoramento 
della  filosofia,  se  fosse  ricondotta  per  essi  a  quelle  dottrine  e  a  quel 
linguaggio  cattolico,  a  cui  s'iniziarono  e  si  educarono  i  padri  nostri. 

2.  Non  e  questa  certamente  la  persuasione  del  Mamiani  e  di 
quella  sua  Accademiaitalica,  ove  si  fa  di  tutto  per  protestanteggiare 
la  filosofia  italiana  * .  Per  costoro  Tesser  noi  rimasti  cattolici  e  il  gran 
vitupero  d'  Italia:  laonde  accettando  a  mani  giunte  e  ginocchia  pie- 
gate  il  ranno  versato  loro  sul  capo  dalla  empieta  trascendentale  , 
s'iogegnano  di  sbattezzare  la  nostra  filosofia  per  averla  finaliucnte 
rigenerata,  e  non  inferiore  in  empieta  a  tutti  i  delirii  dei  sognatori 
stranieri.  Per  costoro  e  chiaro  che  ,  modellare  la  lingua  filosofica 
sulla  lingua  cattolica  ,  sarebbe  un  tornare  alia  schiavitu  la  filosofia 
in  quel  momento  appunto  che  sta  per  ispezzare  i  suoi  vincoli  e  can- 
tare  1'inno  di  liberta.  Ma  voi,  amator  vero  d'  Italia,  pokete  voi  non. 

\  V.  Civilta  Cattolica  I  Serie,  vol.  XI,  pag.  73  esegg. 


FILOSOFIC.V 

ravvisare  quanto  sarebbe  in  tale  impresa  1'onore  della  patria  vostra, 
e  quanto  facile  a  conseguirsi?  L' Italia,  abbiam  detto  ,  e  tuttora 
cattolica.  e  rattolica  per  conseguenza  in  gran  parte  la  sua  filosofia, 
conservatrice  gelosa  di  que'  germi  tradizionali  che  la  rannodano  agli 
avi.  Se  destandosi  dal  sonno  e  mettendo  la  sua  gloria  dov'  ella  e  ve- 
ramente,  invece  di  farneticare  al  luccicbio  delle  utopie  politichecbe 
la  sommergono  in  un  mare  di  pianto  e  di  sangue,  ella  traesse  dalle 
scintille  di  vero  che  custodisce  vivi  splendori  ad  illuminazione  delle 
altre  genti,  non  sarebb'  ella  assai  piu  cert  a  di  quest!  allori  pacific!, 
in  un  momento  in  cui  i  piu  savii  degli  oltramontani ,  fatti  accorti 
dal  magistero  delle  traversie,  volgono  a  Roma  gli  occhi  ele  speran- 
ze  ,  irnplorandone  un  riorth'namento  morale  non  isperabile  se  nou 
dalla  verita  cattolica?  Certamente  se  1'  Inghilterra  ,  la  Francia  ,  la 
Germania  prosieguono,  come  non  pu6  dubitarsi,  la  via  che  battono 
ritornando  in  grembo  alia  Chiesa,  all'  avvenante  del  loro  approssi- 
marsi  a  questo  santuario  del  vero,  vedranno  come  esso  sfolgori  quei 
mostri  di  panteismo,  di  nullismo,  di  autolatria,  di  nume  sviluppan- 
tesi  dal  pensiero  ,  d'  incarnazione  della  ragione,  di  Dio-umanita  ,  e 
tffnt'  altre  enormezze ,  ove  la  stravagan/a  del  delirio  gareggia  eoHa 
seellernggino  della  teofobia.  In  quell' atto  del  rinsaviiv.  in  queH'inor- 
ridirsi  e  de'  mostri  adorati  e  di  se  che  li  adorarono ,  quanto  avrau 
coro  d'  imbattersi  per  lo  vie  del  loro  pellegrinaggio  verso  Roma  . 
nei  monumenti  di  filosofia  cristiana  che  F  Italia  conserva,  ed  ascol- 
Uifiie  vivi  tuttora  e  parlanti  gli  oracoli  di  quella  sapienza  cattolica. 
che  addottrino  agli  studii  civili  le  orde  germaniclie! 

II  cattolicismo  della  filosolia  e  dunque  per  gl'  Italiani  un  inter 
-di  gloria  come  interesse  di  scienza:  questa  vi  guadagna  unita,  cer- 
te'/za  e  verita  di  concetti  e  di  liuguaggio  ;  quella  prende  nuovi  in- 
crement! secondarnlo  le  vedute  della  Provvidenza  che  ci  congiunse 
streltamenle  coll'  oracolodel  Vaticano  a  cui  si  rivolgono,  stanch!  dei 
lunghi  errori ,  tutti  ormai  i  popoli  della  terra.  Sarebb'  egli  un  buon 
calcolo  d' interesse  rinunziare  ad  una  missione  si  augusta  e  duratura 
per  nccellare  agli  eflimeri  applausidiun  ecclettismo  semimorto,  che 
col  rantolo  alia  gola  dice  iinmortale  se  stesso  e  distribuisce  a  chi 
•vuol  bestemmiare  con  lui  le  patent!  di  uguale  immortalitu? 


i 

L'  ORFANELLA 

' 

i. 

La  piana  di  Monteleone. 

V  ha  nelle  Calabrie  due  piccoli  golfi  segnatamente  notevoli  per 
la  vicinanza  e  positura  tutta  singolare  e  propria  loro.  L'un  d'essi , 
quello  di  Squillace,  accoglie  nel  suo  seno  le  acque  del  mare  lonio  , 
e  sporta  il  dorso  del  suo  arco  di  rincontro  all'altro,  che  chiamasi  da 
S.  Eufemia  volto  alia  banda  opposta  sul  mar  Tirreno.  La  terra 
frappostavi  e  cosi  poco  distesa  e  larga  per  rispetto  al  resto  dell'  Ita- 
lia, che  dai  geografi  venne  degnamente  notata  col  nome  di  strozza- 
tura  della  penisola.  E  pure  si  breve  spazio  e  partito  per  lo  mezzo 
dal  ramo  degli  Apennini  meridionali  che  muove  dal  nodo  di  Ace- 
renza,  e  segando  le  tre  Calabrie  gittasi  in  mare  al  Capo  dell'  armi , 
estrema  purita  dell'  Italia.  Non  appena  lasciano  questo  ristrignimen- 
to  di  terra  gli  Apennini,  che  tre  dei  lor  gioghi  piii  crestuti  il  Teior 
il  Caulone  e  1'  Aspromonte  si  arcuano  e  la  cavita  guarda  aPonente. 
Cosi  giu  da  piedi  contornano  essi  con  una  curva  dolcemente  spie- 
gata  la  valle  sottostante,  die  ha  nome  la  Piana  per  lo  sup  essere  ap- 
punto  la  pianura  piu  vasta  di  tale  regione.  Con  cid  la  Piana  non  avreb- 
be  che  un  fianco  solo  accastellato  di  scoscesi  e  boscosissimi  balzi. 


L'  ORFANELLA  401 

-V  larla  riuscire  com'ella  appare  a  chi  la  guarda  dalle  somme  creste 
di  que'  cinghioni ,  una  conca  dismisurata ,  od  un  bacino  ellittico 
incliinato  colla  sua  rimboccatura  verso  del  mare  ,  apronsi  a  ricin- 
gerla  dalle  due  estremita  di  quelle  rocce ,  come  da  un  torso  gigan- 
tesco  di  pietra,  due  braccia  di  colline  e  di  poggi.  II  sasso  di  Teio 
sorgente  a  tramontana  spicca  a  man  dritta  dal  suo  gran  corpo  1'uno 
di  questi  due  rami,  una  filiera  cioe  di  monticelli  die  serranola  val- 
le  da  quel  canto,  adimandosi  e  smontando  Funo  piu  deiraltro  infmo 
die  spianino  soavemente  nella  marina.  Questo  e  il  lato  ronchioso  di 
ponente,  il  quale,  cbi  ne  segue  le  rivolteei  contorcimenti,  s'atter- 
ga  a  Monteleone  ,  la  citta  piu  cospicua  di  tutta  quella  contrada  , 
gira  1'  antica  Bivona  alle  spalle ,  e  quivi  ripiegando  ad  ostro  scende 
giu  a  Poro,  e  dechinasi  nella  piaggia  vicino  di  Nicotera  a  pocbi  sta- 
dii.  DaU'altra  estremita  meridionale  della  vallata  le  fa  confine  e  quasi 
diga  un'altra  giogaia  di  colli,  che  sono  versati  e  gittati  fuora  del  suo 
fianco  australe  dall'  Aspromonte,  il  macigno  piu  meritevole  tra  que- 
gli  Apennini  del  nome  alpestro.  Questo  secondo  ramo  attorneg- 
gia  e  chiude  la  valle  di  rimpetto  al  primo  e  le  forma  a  mezzogiorno 
una  barriera  di  montagnette,  la  quale  sminuiscesi  a  poco  a  poco,  e 
va  a  discaricarsi  alia  riviera  di  Palmi.  Solo  infra  questa  citta  e  Ni- 
cotera spalancandosi  il  vallone  sfoga  sul  mare  di  Gioia,che  ne  batte 
la  proda  colle  sue  rive.  Apresi  adunque  da  questo  lato  quanto  e  lo 
spazio  di  circa  ad  otto  miglia  ,  e  da  questo  sbocco  in  fuori  la  val- 
le e  abbarrata  di  monti :  se  non  clie  di  contra  al  mare  v'  ha  baize 
altissime  con  burroni  e  diroccamenti  e  coste  ripide :  ai  due  fianchi 
lievansi  piu  soavi  e  agevoli  le  colline.  Tutto  quel  vallone  inline  di- 
stendesi  molto  piu  da  Borea  ad  Ostro  clie  da  Levante  a  Ponente  :  e 
nella  maggiore  ampiezza  passa  di  poco  le  trenta  miglia. 

Sul  dosso  dei  monti ,  a  cavaliere  di  alcune  colline  ,  e  nella  valle 
stessa  veggonsi  sparse  d'  intorno  qualche  citta  ed  alcune  borgate  e 
ville  ;  e  poiche  gli  abitatori  di  quelle  terre  sono  uomini  ingegnosi , 
forti,  arditi  ed  aitanti,  il  piano  e  il  poggio  e  governato  a  bonissima 
legge  di  coltivazione.  Le  schiene  delle  colline  son  messe  a  vigne  od 
a  bronconi,  a  pomieri  ed-a  giardini  secondo  che  il  terreno  li  tolleri; 
Serie  II,  vol.  II.  26 


402  L'  ORFANELLV 

e  dove  no,l'ulivo  v'attecchisce,  e  va  innan/i  gagliardamente.  Si-.^li 
altissimi  ciglioni  pinete  ed  abetaie  sfidano  i  venti,  e  ne  franeono 
•jn\'  iinpeti  del  primi  sbuffi.  A  valle  corrono  spessi  acquai  attraverso 
ai  campi,  che  prendono  la  piovana  dalle  chiassaiuole  del  rolli  e  per 
vene  e  fossette  le  spartiscono  variamente  fra  le  solca  delta bampagna. 
Dove  sono  acquitrini  e  ristagnamenti,  spazio  non  grande  in  si  larga 
pianura  ,  vengono  innanzi  pascione  per  armenti  e  per  gregei 
coi  lor  rezzi  d'ontani  e  di  saliconi :  ai  lor  confmi  la  terra  e  uini- 
diccia  e  grassa  e  quivi  fanno  gli  erbaggi :  ma  nella  piu  densa  e  so- 
latia pruovano  fecondamente  i  grani  ed  i  legumi:  e  qua  e  cola  pro- 
ducono  uve  e  frutta  d'ogni  sorta.  Ciascun  piccolo  spartimento  di 
terreno,  ciascun  orto,  ciascuna  villa,  quando  ei  sono  piu  dappresso 
alle  lor  terre  abitate,  ha  il  tugurio,  o  casipola,  o  cappannuccia,  ove 
la  famiglia  del  villano  dimora,  e  ove  serba  il  ricolto  del  campicello. 
Solo  al  fondo  della  valle ,  e  pii'i  verso  la  marina  a  cagione  del  suo- 
lo  un  po'  pantanoso  e  mal  sano  la  pastura  pei  greggi  e  intera- 
mente  rasa,  e  non  vi  vedi  per  lungo  spazio  levarsi  di  terra  pu- 
re una  cuccia ,  o  una  bicocca.  I  pastori,  i  rnandriani ,  i  pecorai 
al  primo  cader  del  sole  richiamano  al  branco  gli  sparpagliati  loro 
animali;  e  s'avviano  a  qualche  casale  men  lontano  a  passarvi  la  not- 
te  eglino  e  le  lor  torme.  Qualche  volta  il  luogo  del  pascolo  e  lon- 
tano da  ogni  abituro ;  ed  allora  son  costretti  di  serenare  a  cielo 
#perto.  A  guardarsi  adunque  d'  ogni  rea  influenza  di  vapori  e  di 
aria  chiudono  il  toro  gregge  entro  un  serraglio  di  reti  aftidandclo 
alia  guardia  dei  cani  ;  ed  essi  accendono  un  gran  fuoco  di  rami 
secchi,  di  schegge  e  sterpi  e  radici  d'  alberi ;  e  fattovi  irrtorno  in- 
tornoalcuni  strami  di  paglia  e  di  fieno,  vi  si  accovacciano  coccoloni, 
o  vi  si  sdraiano  sopra  a  prender  sonno  coi  dorsi  rivolti  alia  fiamma. 

II. 

Uno  scontro  sinistro. 

Mentre  una  sera  del  Settembre  del  1839  giacevasi  a  questo  modo 
una  brigata  di  pastori  giii  nella  valle,  il  cielo  rabbuiossi  tanto  improv- 


L  ORFAISELLA 

"viso,  cbebeatoa  cbi  pote  ricarsi  a  salvauicnto  solloalcoperto.  Oscuri 
nugoloni  parlirono  dalle  cime  del  nionli  intorno,  e  spinti  da  un  sof- 
lio  impetuoso  s'  addensarono,  si  travolsero  gli  uni  sugli  altri,  s'ag- 
gropparono  ,  s'  accavallarono  a  monti  ,  e  ogni  luccicare  di  stella  , 
ogni  raggio  di  lima  fu  nascosto  da  quel  procellosp  padiglione  diste- 
so  per  tutta  la  Piana.  Solo  veniva  irradiata  di  volta  in  volta  la  buia 
valle  dal  ratto  guizzo  del  fulmine  e  dal  lampeggiare  momentaneo  e 
diffuse  del  baleno.  Di  sotto  nel  terrene  la  bufera  commoveva  furio- 
saniente  Y  aria  levaudo  tra'  suoi  vortici  ,  colla  forza  del  roteare 
celerissimo ,  polvere ,  fogliuzze  e  steli  e  bruscoli  di  pianticelle 
leggieri,  e  piunie  diiucelli  svelte  e  cadute  fra  i  solcbi.  Cosi  de- 
stavansi  quei  cento  turbinii  di  trombe  accartocciate  ,  i  quali  di- 
vellono  le  piante  piu  tenere,  sfrondano  e  disfiorano  gli  arbusti  e  i 
troncbi,  e  invadon  uomini  ed  animali  opprimendone  il  fiatoespes- 
so  rovesciandoli  stramazzoni  a  terra.  Que'  poveri  mandriani  adun- 
([ue  furono  spauriti  piu  clie  altri  di  questo  minaccioso  turbine  ,  e 
i  jinusero  in  uno  stante  privi  della  lor  iiamma  e  incerti  della  fine  di 
si  rea  tempesta.  Le  pecorelle  annasavano  spesso  Taria  quasi  ne  odo- 
rassero  il  vicino  rovescio:  correvano  a  frotta  a  dar  di  petto  alle  ma- 
glie  delle  reti  per  i'uggire  di  (juel  cbiuso,  e  smoveano  or  questo  palo, 
ora  queH'altro  a  cui  erauo  raccouiandate  le  mobili  sbajrre.  Cbe  cuore 
fu  quello  dei  luisereUi  in  cotale  stretta !  Vedeano  se  e  le  lor  torme 
in  si  gran  riscbio,  e  contro  ai  minacci  del  cielo  non  Vera  riparoda 
porgere,  fuorcbe  il  pregare  Dio  die  ne  li  campasse.  Di  buon  animo 
adunque  ricorsero,  siccome  sogliono  tutti  i  Calabresi  di  quelle  vici- 
nanze  ,  alia  invocazione  della  Beata  Vergine  Assunta  e  di  S.  Fran- 
cesco di  Paola ,  mettendo  sotto  il  loro  patrocjnio  le  lor  persone  ed 
i  loro  armenti.  Nondimeno  tal  pieta  ,  desta  in  quel  momento  dal 
timore  e  dall'  animo  abbattuto  ,  non  vietava  cbe  al  sopravve- 
nire  di  qualcbe  nuovo  caso  non  frarnmettessero  parole  d'  ira  o 
d'  imprecazione  al  divoto  suono  delle  pregbiere.  Bruno,  il  piu  vec- 
cbio  dei  quattro  cbe  essi  erano ,  e  capo  della  brigata  biforicbiando 
l»ur  la  parte  sua  di  tratto  in  tratto ,  li  rampognava  della  loro  iin- 
pa/ien/.a. 


404  L'  ORFAMELIA 

—  Bravi  giovanotti :  temete  il  buio  ed  il  vento  ,  ora  che  append 
avete  schiuso  il  trentesimo  anno !  Vorrei  vedervi  all'  eta  mia  che 
fareste !  Che  vi  mettete  voi  a  governare  e  guardar  gregge,  voi,  che 
avete  bisogno  d'esser  custoditi,  e  covati  voi  stessi !  Zitto  la,  To- 
gnino :  se  queste  parolacce  le  sentisse  il  parroco  ....  Ma  che  dia- 
volo  fanno  queste  maladette  di  pecoracce ....  si  vogliono  sbrancar 
tutte:  levati  su,  Donate:  to'  questo  ciottolone,  e  conficca  meglio  nel 
terrene  quel  piuolo  cola  alia  tua  mancina  .... 

—  Zitto  tutti,  ripigli6  un'altra  voce;  mi  pare  d'udire  di  lontano 
romore  di  gente  e  di  cavalli,  e  un  abbaio  sordo  sordo  di  cane. 

—  Eh  ser  Bruno !  seguite  di  far  la  monachella  voi,  un'  altra  vo- 
ce  soggiunse:  saran  gli  angeli  custodi,o  le  anime  del  purgatorio  che 
vengono  a  torci  di  guai. 

A  questo  avviso  tutti  tacquero-,  furon  tosto  sui  lor  pie.Gittaronsi 
con  moto  spontaneo  ad  armacollo  i  lor  zaini,  e  diedero  dipiglio  alle 
nerborute  mazze  ,  quasi  mettendosi  in  concio  o  di  partire  o  di  az- 
zuffarsi.  Stettero  ad  origliare  un  bel  tratto  ritenendosi  pure  il  fiato; 
e  lo  scalpitio  ora  invigorivasi,  ora  alien tavasi  a  seconda  del  vento, 
sicche  dal  giudizio  degli  orecchi  non  poteron  trarre  parti  to  di  sorta. 
Degli  occhi  fu  niente,  perche  1'aria  era  divenuta  si  fosca  che  non  si 
scorgea  cosa  del  mondo.  Uno  diceva,  cosi  sotto  voce,  quella  dover 
essere  una  masnada  di  banditi ,  intanata  (come  correvane  la  fama) 
in  qualche  foresta  vicina ,  ed  ora  discesa  al  piano  a  predar  greggi 
od  altri  viveri :  un  altro  per  lo  contrario  pensava  fossero  quelli  i  ca- 
valli dei  soldati  regii,  che  correvano  la  campagna  ad  assicurarla  d'o- 
gni  ladroneccio  improvviso  di  questi  scellerati.  Eravi  anche  chi  piu 
incredulo  a  simili  rumori  tenea  che  fosse  alcun  castaldo,  o  corriere, 
o  viaggiatore  sovrappreso  dal  temporale  e  in  ora  si  tarda  sulla  strada 
prossimana.  Tutti  pero  s'accordarono  chel'unico  partito  a  prendere 
fosse  lo  star  guardinghi  alle  lor  poste  dinanzi  al  gregge:  raccogliersi 
ai  fianchi  i  cani  e  tenerli  fermi  pei  collari,  affine  che  li  potessero 
aizzare  o  slanciare  se  fosse  mestieri.  Si  aiuterebbero  altresi  di  lor 
mazze  e  di  lor  coltella  se  1'uopo  mostrasse  di  richiederlo.  Fu  que- 
sto il  disegno  di  difesa  fatto  li  su  due  piedi  con  molto  accorgi- 


LORFANELLA 

mento  del  vecchio  Bruno  5  assai  coritento  allora  di  trovar.si  inlorno 
que'  garzoni  cui  teste  rimbroltava  di  tiniidi  e  di  codardi. 

II  romore  intanto  si  facea  piu  vicino,  quando  squarciossi  repente 
una  grossa  nube  per  lo  guizzo  d'una  folgore,  e  sparse  un  po'  di  ba- 
gliore  proprio  verso  donde  esso  partiva.  Cosi  venne  scorta  ai  pastori 
la  canna  brunita  d'un  arcbibugio  gettato  con  la  bocca  in  giu  ad  ar- 
macollo.  L'  uomo  die  il  portava,  vestiva  un  panciotto  verdazzurro 
con  bottoncellini  dorati  cbe  vampeggiavano,  una  carniera  larga  di 
color  bigio,  e  aveva  iu  testa  un  Irindantino  arricriato. 

—  Non  e  dunque  un  soldato  —  E  neppure  un  corriere  —  E  solo? 

—  No,  gli  altri  vengon  dopo  —  Siam  perduti  se  non  fuggiam 
tosto  —  Questo  fu  il  parere  dei  pastori:  ma  Bruno  ripigliando  allora 
pur  con  voce  bassa,  ma  risoluta  —  Non  e  piu  tempo,  disse,  di  fuga, 
ma  di  coraggio,  o  garzoni :  prendiam  noi  la  rincorsa :  ammettiamo 
i  cani :  i  moschetti  saranno  scaricbi  contra  di  loro  :  in  quel  punto 
voi  alzate  cotesti  vostri  hastoni,  ed  imitatemi.  In  un  attimo  furono 
slanciati  i  cani  gia  aizzati  innanzi ,  ed  ora  viepiu  inferociti  dallo 
stimolo  e  dalT  invito  dei  pastori.  Misero  chi  fosse  capitato  il  primo 
sotto  quelle  rabiose  zanne!  Si  fieramente  essi  solevan  gittarsi  a  di- 
fendere  T  armento  e  i  pecorai ;  si  valorosamente  aveano  le  cento 
volte  affrontati  assalti  di  lupi  fieri,  di  cingbiali,  di  cani  stranieri ,  di 
ladri ,  ed  anche,  bisogna  pur  dirlo  ,  tanto  poca  pieta  aveano  dimo- 
strata  contro  dei  poveri  passeggeri. 

Ma  questa  volta  la  creduta  masnada  non  era  cbe  un  uomo  solo 
a  cavallo.  II  fiscbiare  dei  venti,  lo  stormire  delle  foglie,  il  continue 
tonare  dell'  aria  e  1'  oscurita  del  cielo  non  aveangli  fino  a  quel  pun- 
to  fatto  scorgere  alcun  pericolo,  ne  udire  strepito  veruno.  Onde  cbe 
ei  si  atlerieva  forte  agli  arcioni  per  timore  che  il  suo  cavallo,  aom- 
brando  a  qualche  nuova  folata  di  vento,  non  lo  sbalzasse  di  sella ; 
ma  in  tutto  il  resto  giovanc  spensierato  e  sicuro.  Buon  per  lui  che 
avesse  seco  alia  staffa  un  fercce  mastino  di  quei  del  muso  quasi  schiac- 
ciato  e  tondeggiante  colle  labbra  ciondoloni  e  il  naso  rincagnato: 
di  gran  corpo  e  pelo  corto  e  setoloso :  di  quella  razza  piu  giallogno- 
la  che  fulva,  la  quale  si  scontra  non  di  rado  nei  luoghi  montani 


400  L    ORFAKELLA 

della  Calabria :  e  sono  una  paura  a  vederli.  Contro  il  mastino  ruppe 
la  prima  furia  del  piu  di  quei  cagnacci  pecorai,  i  quali  gli  si  avven- 
tarono  chi  alia  gola,  e  chi  alle  orecchie;  indarno  dibattendosi  lui  ed 
aflannandosi  e  scotendosi  ,  e  colle  sanne  indragate  mordendo  e 
colle  ungbie  stracciando  la  sua  parte.  Se  non  pote  salvare ,  perche 
1'aver  maggior  corpo  e  vigore  non  gli  valse  contro  alle  forze  acco- 
munatedei  suoi  assalitori:  salv6  nondimeno  il  padrone  togliendogli  dai 
lati  i  piu  di  quei  musi  rabbiosi,  die  gramo  a  lui  se  avesse  dovuto  sag- 
giarli  un  istante!  Ma  tutto  questo  non  fu  die  1'assalto  repentinoed 
improvviso  di  un  momento.  LTuomo  a  cavallo  avea  piegate  le  gam- 
be  sui  quarti  della  sella,  e  col  calcio  del  suo  moschetto  atterrato  il 
primo  cane  lanciatoglisi  al  garretto.  Riavutosi  da  quei  primo  sba- 
lordimento  alzo  la  martellina  dello  scoppio,  I'imbocco  sulla  testa  del 
cavallo;  e  gridando  quanto  n'aveva  in  gola  verso  il  gruppo  che  omai 
discerneva,  intimo  loro  ricbiamassero  i  cani,  o  trarrebbe  un  cattivo 
colpo.  In  questa  fermo  un  istante  il  cavallo  cbe  gia  cominciava,  col- 
Tanriitrire  e  collo  scalpitare  e  collo  scuotersi,  a  dar  segno  di  furore. 
I  sospettosi  pastori  o  non  intesero,  o  non  curarono  il  eostui  avviso. 
o  credettero  cbe  si  schermirehbono  meglio  degli  altri  atterrando  il 
primo  che  parea  loro  venisse  innanzi  ad  assaltarli.  Cosi  in  luogo  di 
rispondere,  brandendo  in  aria  i  loro  bastoni,  presero  tutti  i  passi  e 
di  un  balzo  gli  furono  alia  vita.  Quello  non  era  pel  cavaliere  tempo 
da  ragionare  ne  da  perdere  se  volea  uscir  vivo  da  quelle  mani. 
Percio  con  disperato  parti  to  mise  mano  pel  suo  arcbibugio  ,  e  scat- 
tandone  il  grilletto  contro  del  primo  mandriano,  che  era  li  li  per 
iscoccargli  sul  capo  la  rovina  di  quei  suo  bataochio,  si  Tatterro  sul 
guolo  boccone.  Strinse  allora  ai  fianchi  del  cavallo  gli  sproni,  lo  vol- 
se  rapidissimamente  sulla  sinistra  e  allentatagli  la  brigiia  via  pel 
campo  a  fuggire  con  (juanta  lena  avesse  in  corpo  ilpepato  corsiere. 
Cio  nondimeno  non  valse  a  camparlo  aflatto  d'ogni  clanno:  sia  per- 
che un  buon  pezzo  ebbe  alle  gambe  un  paio  di  quei  cagnacci  infe- 
rociti  a  strambellargliele,  finche  col  calcio  dello  scoppio  e  colle  sfer- 
zate  dello  scudiscio  e  piu  colla  furia  del  galoppare  non  se  li  ebbe  sco- 
stati  di  dosso :  sia  ancora  perche  nel  cangiar  di  via  per  lesto  che 


L    ORFANELLA 

fosse  non  pote  sottrarsi  ad  un  rovescio  di  vincastro  che  il  colse  fie- 
ramerite  sulla  polpa  della  coscia.  Ei  dunque  mal  concio  e  pesto,  e 
straziato  della  persona  raccomandava  la  sua  salvezza  alia  velocita 
del  cavallo,  confidando  di  reggervisi  ancora  si  per  1'antico  uso  e  si 
per  la  1'orza  dell'estremo  pericolo.  L'  animo  suo  era  trambasciato  al 
vivo  d'uno  scontro  si  strano  ed  impreveduto-,  del  quale  non  sapeva 
renders!  ragione  alcuna:  in  che  genti  s'era  egli  abbattuto  ?  chi  cola 
I'attendeva  in  quell' ora  al  varco?  quanti  fossero?  se  potessero  tut- 
tavia  sopraggiugnerli  alle  spalle?  qual  difesa  gli  restasse  ancora  ? 
quale  scampo  ?  Cosi  farneticando  col  suo  pensiero  dava  senza  ba- 
darvi  piu  che  tanto  dei  pungoli  al  cavallo ,  chiamava  col  fischio  ma 
inutilmente  il  suo  fido  mastino,  e  tentava  una  fondicciuola  di  cuoio 
onde  era  ricinto  i  fianchi  sotto  al  corpetto  per  assicurarsi  quante 
cartucce  gli  restassero  ancora  per  sua  difesa.  Con  queste  smanie 
ansiose  quasi  fosse  inseguito  ancora  da  segugi  e  da  masnade,  non 
s'accorgeva  dell'  infuriare  piu  gagliardo  della  procella :  ne  senti- 
va  gli  stimoli  del  dolore  per  gli  sbranamenti  fattigli  dalle  acute 
sarnie  di  quei  veltri.  Cosi  sovente  un  forte  pensiero  che  ci  occupa 
la  mente  quasi  ci  trae  fuori  del  corpo  e  ci  allontana  dagli  oggetti 
presenti  e  sensibili  che  ne  circondano. 

III. 

11  torrente  gonfio. 

II  ronzino  rallento  pur  una  volta  la  sua  corsa,  e  lo  smarrito  ca- 
valiero  fu  scosso  da  quel  rapimento.  S'accorse  tosto  che  il  cavallo 
alenava  ed  era  gia  rifmito  per  la  stanchezza:  poiche  oltra  il  darsi  a 
correre  con  si  gran  furia,  lezampe  affondavano  entro  al  sollo  e  ghia- 
roso  terreno:  e  per  soprassello  la  pioggia  e  il  vento  si  rovinosamente 
sopravveimero  che  non  gli  lasciavan  dare  passo  senza  una  gran  fa- 
tica.  Allora  consider6  il  nuovo  pericolo  che  gli  soprastava  forse  peg- 
giore  del  gia  vinto;  e  se  non  che  egli  era  persona  di  gran  cuore,  sa- 
rebbesi  certo  sgomentato  da  si  fortunosi  accidenti.  Rinfranc6  adun- 
que,  e  ne  avea  bisogno,  gli  spiriti,  arresto  il  corso  del  cavallo,  e  ne 


408  L'  ORF.VNELLA 

volse  la  groppa  al  vento  per  fargli  trarre  pianamente  il  fiato,  e  pren- 
dere  cosi novella  lena  e  coraggio:  e  intanto  egli  attese  a  che  luogo  fos- 
se, e  dove  avesse  ad  avviarsi  per  riposare  se  e  la  bestia ,  e  curarsi 
delle  ferite ,  che  gia  cominciavano  a  dargli  le  piu  dolenti  trafit- 
ture  die  mai.  Ma  s'  ei  voile  andare  oltra ,  bisogno  che  andasse  alia 
ventura;  cosi  fitto  e  pesto  buiaccio  gli  velava  alia  vista  ogni  oggetto 
al  di  la  di  qualche  passo  innanzi.  Ma  prima  di  ripigliare  il  cam- 
raino  carico  novamente  il  suo  scoppietto,  ed  armatolo  sel  mise 
a  traverso  sufla  sella  tra  le  cosce  e  gli  arcioni.  Indi  chetamente  si 
pose  in  via  spiando  chi  sa  gli  si  parasse  innanzi  una  capannetta,  una 
casipola ,  una  borgata  vicina  ove  passare  almeno  al  coverto  quella 
meta  di  notte  si  burrascosa  che  ancor  rimaneva.  Ecco  che  il  bale- 
nare  frequente  ripiglia  con  maggior  impeto ,  ed  egli  appunta  gli  oc- 
chi  or  su  questo  lato  or  sulValtro  adognibagliore  dilampo  che  spar- 
gesse  luce  sulla  contrada.  Dal  tentative  fattone  piu  volte  s'  accorse 
in  fine  ch'erasi  disviato  di  gran  lunga  dal  luogo,  ove  quella  not- 
te recavasi ,  e  che  valicata  nella  foga  del  correre  buona  parte  del 
piano,  camminando  quasi  sempre  per  lo  letto  d'un  torrente  il  piu 
spesso  dell'anno  arido  ed  asciutto,  appressavasi  alia  piccola  terra  di 
L  .  .  ,  posta  a  cavaliero  del  vicino  colle.  Quel  luogo  per  sua  buo- 
na ventura  gli  era  noto  per  lo  frequente  condurvisi  che  egli  faceva 
per  suo  bisogno;  ma  gli  sovvenne  allora  altresi  che  doveva  uscire  da 
quel  male  incontrato  sentiero  senon  volea  pericolar  se  di  vantaggio. 
Quelnembod'acqua,  col  quale  pareva  die  allora  allora  il  cielo  tutto  si 
volesse  piovere  su  quelle  terre,  avrebbe  potuto  raccorre  lo  scolo  delle 
fosse  entro  al  torrente,  ed  eccoti  ch'egli  ne  sarebbe  rovesciato,  e  tra- 
volto,  e  trasportato  senza  riparo.  Questo  era  1'uno  de'  due  pericoli:  e 
poi  1'altro  fu  che  seguitando  a  tener  quella  via  dilungherebbesi  sem- 
pre piu  dal  cercato  ricovero.  Givasene  adunque  rasentando  lasponda 
destra  dell'alveo  affine  di  trovar  via  da  uscirne:  ma  qua  una  siepa- 
glia,  ora  un  muro  a  secco,  la  un  buscione  spinoso,  poi  una  sbarrata 
di  pali,  e  piu  su  una  frana  di  monte,  ebbe  a  correre  un  bel  tempo 
senza  che  s'abbattessea  un  po'di  proda  spianata  o  manco  erta  e  sca- 
gliosa  ove  il  cavallo,  inerpicandosi  in  qualche  guisa  potesse  poggia- 
re  in  alto. 


L'  ORFANELIA  409 

In  tan  to  giu  pel  fondo  dell'alveo  cominciavano  a  scorrere  gli  scoli 
della  piovana  gonfmtasi  ne'  borri  dei  colli  circostanti :  e  1'arena  e  il 
poltiglio  e  la  ghiaia  delbacino  sgretolavasi  per  la  dissoluzione  delle 
acque  sotto  la  zampa  dello  stanco  cavallo.  Che  pieta  era  trovarsi  al- 
lassato,  ferito,  di  notte  fond  a,  sotto  un  cielo  che  distemperavasi  in 
pioggia,  entro  un  torrente  che  ad  ogni  ora  cresceva,  e  non  esservi 
uomo  vivo  al  quale  dimandare  alcunsoccorso:  e  neppur  tanto  di  luce 
quanto  discernesse  almeno  ed  il  pericolo  e  qualche  uscita!  Che  digri- 
gnar  di  denti  non  faceva  il  misero  tra  ilribrezzodel  freddo  e  1'impeto 
della  disperazione!  che  strigner  minaccioso  di  pugna  e  stendere  e 
dimenar  di  braccio  all'aria!  che  botte  di  sproni  non  toccava  al  trop- 
po  affaticato  suo  cavallo,  quasi  il  volesse  incolpare  di  averlo  condot- 
to  al  cattivo  passo!  Ma  il  tolse  finalmente  da  quella  disperata  irriso- 
luzione  un  cupo  e  lontano  fracassio  di  acque  gorgoglianti  e  di  ciotti 
e  brecce  cozzate  insieme  e  carreggiate  dal  torrente,  che  pel  soprag- 
giungere  delle  acque  aggrumolate  di  alcuni  canali  stranamente  gon- 
fio  avanzavasi  con  grande  celerita  a  dilagar  tutto  1'alveo  fino  a  stra- 
boccar  dalle  sponde.  II  troppo  grave  e  troppo  vicino  rischio  non  fe 
bilicargli  un  solo  istante  1'  eletta.  Seguane  che  potra:  egli  balza  in  pie 
sulla  sella  ratto  come  un  baleno:  e  afferra  colla  sinistra  il  ramod'un 
ontano  che  gli  pendea  poco  lungi  ai  fianchi,  colla  destra  mano  bran- 
disce  per  la  bocca  il  suo  archibugio,  e  fattosene  cosi  martello  da 
abbattere,  da  d'unpicchio  disperato  entro  d'un  cespuglio  quivipres- 
so,  per  aprirsene  un  po'  di  varco,  e  poi  nell'  atto  dello  spenzolarsi 
sul  ramo  da  d'un  calcio  col  piede  al  cavallo  come  chi  vuol  balzare. 
In  minor  tempo  che  noi  non  1'abbiamo  descritto  fu  tutto  ci6  esegui- 
to:  e  quando  ei  si  vide  al  sicuro  si  Iasci6  cadere  dal  ramo,  alia  spon- 
da  d'un'orto  sovrammesso  al  torrente,  non  altro  dicendo  fra  se,  fuor- 
che  solo:  povero  Crinodoro  tu  hai  salvato  me  ed  io  ti  perdo!  Fu  que- 
sto  1' ultimo  addio  che  egli  diede  al  suo  cavallo,  il  quale  su  quel  die 
il  padrone  guadagnava  1'alto  della  ripa  annitrendo  e  sbuffando  fu 
travolto  trai  gorghi  dell'impetuosa  corrente. 


410  L'  OUFANELLA 

IV. 

L'  asilo. 

Uscito  di  quest' altro  pericolo,  e  ridotto  a  dover  servirsi  delle  pro- 
prie  gambe,  senti  tosto  che  non  avrebbe  retto  alungo  alia  fatica  del 
camminare.  Una  d'esse  gia  faceva  bozza  e  gonfiava;  e  Taltra  piu 
sforaccbiata  dai  morsi  ma  meno  ingrossata  gli  dava  viepiu  acuto 
dolore.  Oltra  alle  gambe  eravi  1'  appiccatura  del  femore  intormen- 
tita  dalla  botta  di  quel  vincastro  crosciatovi  sopra.  II  misero  dello 
scampato  traevasi  a  stento  la  persona,  e  buon  per  lui  che  eragli  ri  - 
masto  lo  scoppio,  non  tanto  arme  da  difendersi,  come  bastone  da  reg- 
gersi  e  trascinarsi.  Inoltrava  adunque  cautaniente  lungo  il  sentie- 
ruolo  in  che  prima  s'abbatte;  e  di  tempo  in  tempo  soffermavasi  se 
gli  venia  fatto  di  trovare  un  albero  di  pedale  piu  largo  che  ne  so- 
stenesse  appoggiata  sicuramente  la  persona.  Non  aveva  dati  che 
pochi  passi  ;  ed  ecco  dal  fesso  di  mal  chiusa  finestra  biancicare 
una  striscia  sottile  si  ma  pur  visibile  di  luce.  Giubil6  a  questa 
scoverta  quant1  uomo  che  si  vegga  tolto  improvvisamente  da  mor- 
te  certa  :  gli  si  rinvigori  la  persona  :  gli  strazii  delle  gambe  e 
della  coscia  sparirono  un  istante,  ed  egli  presa  a  sua  guida  quel- 
la  poca  di  luce  avanzo  cheto  cheto  verso  di  lei  il  suo  cammino. 
Presto  vide  quella  essere  una  casuccia  contadinesca  e  dallo  strepitio- 
che  udiva  farsi  di  su  donde  venia  la  luce  sospetto  ci6  che  era  di  fat- 
to,  essere  alcuno  di  casa  gia  levato  a  quell' ora  per  attendere  a  qual- 
che  faccenda  domestica.  Preso  animo  percio  si  fe  dolcemente  alia 
porticiuola,  dopo  d'aver  nascoso  il  piii  guardingo  che  seppe  il  suo 
scoppietto  dentro  al  tronco  vuotod'unaficaia  che'  gli  si  par6  dinanzi, 
e  rolla  palma  della  mano  picchio  due  volte  di  seguitocon  busso  fer- 
mo  si  ma  soave. 

La  prima  risposta  che  giunse  agli  orecchi  di  lui  fu  un  accordo 
molto  stridulo  di  due  voci  dormesche  che  tra  spaurite  etra  confuse 
non  sapea  discernere  quale  piu.  La  piu  chioccia  delle  due  e  insie- 
me  la  piu  stridula  alia  fine  si  raddolci;  ed  egli  s'accorse  che  il  lume 


L'  ORFANELLA  J.  \  \ 

-irlla  iinestra  dagli  anditi  superior!  era  venuto  alpian  terrerio,  per- 
<•!)('  dal  fesso  delle  imposte  traforavasi  senza  riserbo  la  luce.  Ritor- 
iio  allora  a  battere  con  maggior  fiducia  ,  ed  al  rumor  della  mano 
aggiunse  la  dimanda. 

—  £  rnolto  lungi  di  qua  la  terra  di  L...,  che  Iddio  vi  salvi,  buo- 
na  donna?... 

—  Gesu  Maria! !  scendete,  mamma:  vedete  voi  che  cerchi  a  tale 
ora  quest'  uomo — Cost  risposela  voce  piii  fresca:  e  s'udi  poscia  che 
cominciava  asbarrare  di  dentro  piu  fortementela  porta  puntandole 
contro  una  stanga  ,  e  facendo  pruove  colle  mani  se  ella  brandisse  , 
o  potesse  cedere  a  qualche  urto. 

—  Non  temete  ,  ripiglio  allora  1'  uomo  di  fuori ,  io  rion  vengo  a 
farvi  male  :  son  tutto  dirotto  e  ferito,  e  stance  e  molle  d'acqua  :  se 
non  volete  che  io  vi  muoia  qui  stanotte  sulla  porta  indicatemi  per 
carita  modo  di  trovare  un  ricovero,  un  po'  di  riposo .  . . 

—  Impossibile,  impossible,  ripigli6  la  voce  stridula  della  mam- 
ma  sovraggiunta  nell'atto  di  seguitare  con  nuovi  ritegni  ad  abbar- 
rare  Tingresso:  noi  stiamo  qui  sole,  e  1'uomo  e  giu  nella  Piana;  ed 
a  quest'  ora  non  possiamo  dar  ricovero  a  persona  che  sia.  E  poi  gi- 
ra  certa  gente .... 

—  Lo  so  pur  troppo,  ed  io  ne  sono  una  vittima:  ma  appunto  per 
questo  io  cerco  un  rifugio  almeno  di  poche  ore  quanto  mi  fasci  le 
ferite  ,  e  rasciughi  i  panni.  Se  almeno  trovassi  persona  che  me  ne 
mostrasse  uno  Io  pagherei  di  buon  peso  — 

Queste  parole  dette  si  accortamente  per  far  cavar  di  corpo  la 
paura  ad  una  vecchia  villana,  furorio  la  scarica  piu  efficace  per  es- 
pugnar  quella  rocca.  Udi  un  breve  sussurro  di  voci  sommesse,  che 
imagin6  fosse  un  consiglio  tra  le  due  contadine ;  e  poco  dopo  la 
donna  piu  giovane  levando  su  la  voce  gli  fe  sentire  queste  parole. 

—  Se  voi  siete  ferito  veramente,  o  compare,  la  e  una  crudelta  a 
lasciarvi  cosi :  e  i  Calabresi  non  niegano  asilo  mai  a  nessun  perse- 
guitato  o  ferito.  Ecco,  ecco  :  ma  dovete  scusare  anche  un  tantinc. 

—  In  questa  cominci6  la  donna  pi6  attempata  chiamare  con  un 
po'  di  stizza  «  Su  su  poltrona:  ti  ci  sei  abbarbata  in  questo  stramazzo. 


412  I/  ORFANELLA 

Parlo  a  te  :  Lievati  ,  die  clevi  correre  per  un  servigetto  -  Ecco  la , 
stordita,  il  tuo  gamurrino,cl)e  la  sera  lo  vai  sempre  ariporre  si  lon- 
tano.  Yien  qua  die  te  lo  allaccio  io  teste  ai  fianchi:  ma  sta  su  ritta  : 
mi  caschi  aricora  di  sonno.  Fa  presto  » .  Indi  abbassando  un  po'  la 
voce,  ma  non  si  clie  non  se  ne  udisse  di  fuori  il  suono  da  chi  stava 
li  appoggiato  agli  stipiti  della  porta  per  schivare  il  piu  che  sapesse 
certi  filacci  di  pioggia  che  scendeano  giu  dalla  grondaia,  e  cogli  orec- 
chi  tesi  e  coiranimo  impaziente  dell'indugio:  va  su,  mormor6  che- 
tamente,  dico  a  te,  Caterina,  va  di  su  alia  finestra  col  lume  e  guarda 
quest'  uomo:  cm'  e,  com'  e? 

In  conformita  del  discorso  viclesi  il  lume  montar  novamente :  si 
aprirono  gli  sportelli  del  finestrino,  e  sporse  una  testa  in  fuori  e  la 
lucerna  riparata  dal  vento  colle  mani  che  le  facevan  cappello,  e  ri- 
verbero  di  sopra  in  giu. 

—  Se  vi  contentate  ,  quella  donna  ripiglio,  resterete  qui :  non  e 
giorno  ancora:  il  luogo  difeso  e  coverto  piu  vicino  e  pure  a  qualche 
miglio:  salvo  la  pagliaia  d'un  colono  qui  vicino  che  a  stento  cape  lui 
e  il  suo  porcello. 

—  Come  vi  piace,  rispose  il  sere  che  aspettava,  contento  del  buon 
effetto  prodotto  da  quella  promessa ,  e  sperarido  che  la  rivista  fat- 
tagli  addosso  cosi  stranamente  gli  dovesse  essere  stata  favorevole. 

—  Allora  vengo  subito  ad  aprirvi  —  intanto  la  mia  figlietta  an- 
dra  a  chiamar  Micuzzo,  se  vi  occorra  qualche  servigio,  .  .  . 

Cosi  dicendo  la  lucerna  fida  compagna  di  quelle  donne  sospettose 
torno  a  scendere  giu,  fu  vista  appressare  alia  porta:  la  stanga  fu  tol- 
ta:  un  rumore  cupo  e  schiacciato  annunzio  che  il  grosso  saliscendo 
di  legno  era  gia  levato  •,  e  1'  ospite  si  trovo  in  mezzo  a  tre  donne 
che  rappresentavano  le  tre  generazioni  umane  le  quali  si  incontra- 
no  su  questa  terra:  una  vecchia,  una  donna,  una  fanciulla. 


I/  ORFANELLA  413 

V' 

Le  prime  accoylienze. 

Fino  a  quel  pun  to  la  voce  di  fuori,  e  la  vista  di  lontano  e  mezzo 
all'  oscuro  avean  dato  a  quelle  donne  un  po'di  sicurta  sopra  1'ospite 
che  ricevevano  in  casa.  Questa  sicurezza  diveime  pieta  tenerissima 
appena  che  il  raccolsero  entro  1'  abituro,  e  la  lucerna  benche  lan- 
guidetta  ne  illumino  la  figura. 

Dae  ciocche  bionde  di  capelli  uscivano  di  sotto  ad  un  berretto  di 
pel  biancbiccio  di  tasso  con  quelle  chiazze  bige  orlate  di  nero , 
die  erario  una  fierezza :  ed  ei  portavalo  allacciato  col  soggolo  al 
men  to :  gli  occhi  erano  neri,  pungenti,  vivaci,  e  i  sopraccigli  con- 
giunti  e  folti  rivelavano  viepiu  1'  arcatura  delle  ciglia  risentita  e 
sporgente,  le  gote  accese  per  la  fatica  della  lotta  lunga  e  varia  so- 
stenuta:  la  persona  svelta,  asciutta,  muscolosa,  sebbene  piccoletta 
ed  affievolita  e  cascante  tra  il  dolore  e  la  stanchezza,  e  tutta  1'aria 
mostrava  un  uomo  piu  vicino  ai  trenta  che  ai  venti  suoi  anni. 

Chi  non  si  sarebbe  commosso  in  vedendolo  tutto  ammollato  d'ac- 
qua  e  giu  da  basso  alle  calze  stracciato,  sforacchiato,  strambellato  ve- 
sti  e  carne,  con  un  certo  che  di  mistura  di  sangue.  di  mota,  di  acqua? 
Laonde  commosse  a  tal  vista  tan  to  piu  quelle  donne  s'  affrettarono 
a  porgergli  soccorso  ,  quanto  piu  lente  erano  state  ad  introdurlo 
nella  loro  casuccia. 

—  Gesu  Maria  !  sclamo  la  Caterina,  che  cosi  chiamavasi  la  don- 
na d'  eta  mezzana  fra  le  tre  che  erano  :  Voi  siete  tutto  lacero  !  Se- 
dete,  sedete  tosto!  Mamma,  io  vado  tosto  aspiumare  e  racconciare 
di  su  il  letto  per  farvi  riposare  questo  povero  compare  $  intanto  voi 
ravviate  qui  sotto  la  cappa  un  po'  di  foco  a  riscaldarlo  ed  a  fargli 
lume. 

II  titolo  di  compare,  che  la  seconda  volta  venia  dato  dalla  Cateri- 
na alhuovo  arrivato  e  incognito  ospite,  e  in  molti  siti  delle  Calabrie 
una  specie  di  salvaguardia  della  onesta;  essendo  in  quei  paesi  1'affi- 


414  L   ORFANELLA 

nita  spirituale  guardata  come  cosa  sacra,  e  da  non  potersi  impu- 
nemente  offendere  con  azioni  men  che  onestissime  senza  attirar- 
si  addosso  i  fulmini  del  Cielo,  e  1'indegnazione  dei  cristiani.  La  Ca- 
terina  adunque  coprivasi  di  quello  scudo  in  uno  scontro,  nel  qua- 
le, sebbene  non  fosse  grandemente  a  sospettare  per  lo  stato  dell'uo- 
mo  sopraggiunto  alcun  che  di  sinistro  nelle  intenzioni,  v'  era  non- 
dimeno  un  certo  che  d'  insolito  e  d'  incerto.  L'  ospite,  al  quale  era 
quella  formola  ben  nota,  ad  affidar  le  sue  albergatrici  viemaggior- 
mente : 

—  Mi  duole,  coma  re,  rispose,  d'esser  venuto  a  disturhare  il  vo- 
stro  riposo,  e  a  darvi  tante  noie  :  ma  io  ho  corsi  si  grandi  pericoli 
questa  notte  e  cosi  improvisi,  che  1'estremo  bisogno  m'  ha  tolta  ogni 
ritrosia  di  ricorrere  all'  altrui  carita.  Porgetemi  un  po'  d'acqua : 
ho  le  fauci  inaridite  :  appena  ho  forza  di  trarre  il  respiro. 

La  bimba  che  s'era  levata  teste  dal  lettuccio  messo  a  canto  alia 
porta  d'ingresso,  ed  il  quale  ne  occupava  colle  sue  tavole  una  buo- 
na  meta  la  notte  ;  stava  li  pronta  a  correre  da  Micuzzo  appena  che 
la  madre  glie  ne  avesse  dato  un  cenno.  Udito  il  desiderio  dell' ospi- 
te, corse  senz'  altro  a  prendere  da  una  piccola  loro  scanceria  un  or- 
^ioletto,  e  risciacquatolo  con  molta  nettezza  attinse  alia  mezzina  di 
casa  Facqua  e  lo  porse  al  forestiere  con  una  grazia  di  paradiso.  Egli 
la  si  tracanno  d'un  fiato,  e  la  fanciullina  restossene  tra  intenerita  e 
vergognosa  a  un  cantuccio  a  guardarlo  con  una  pieta  di  volto  ,  che 
avrebbe  cavato  il  pianto.  Essa  fu  la  prima  ad  accorgersi  d1  un  bi- 
sogno, forse  il  phi  urgente  di  tutti ,  che  dovea  avere  quell'  uomo. 
Fattasi  alle  orecchie  della  vecchia  sua  avola  :  bisogna,  dissele,  ca- 
vargli  le  scarpe:  i  piedi  saran  gonfii  come  le  gambe :  e  sentira  mol- 
to  dolore.  —  fi  vero,  e  vero  :  rispose  AgneSe ,  che  tal  nome  avea$ 
la  veccbia  dalla  voce  stridula  ,  e  dall'  animo  ghiotto  ed  avaro  ,  la 
quale  avea  gia  accatastati  alcuni  pochi  sarmenti  di  viti ,  e  fattone 
monte  e  sottomessavi  una  manata  di  foglie  aride  accese  alia  lucer- 
na  ,  avea  levata  un  po'  di  vampa  :§  fi  vero  :  ma  il  fara  or  ora.  Tu 
corri  dal  vicino  :  sveglialo  sbattendo  forte  alia  porticella  della  sua 
capanna  ,  e  digli  che  venga  subito ,  ma  siibito  veh:  perche  v'  & 


1.    ORFANELU 

bisogno  di  !ui  ....  Oibo  stordita  :  non  vedi  che  piove?  IVeiuJi 
[•anno  di  la:ia  per  ripararti  la  testa  dall'  acqua  :  Va .  liglia,  e  fa  di 
tornar  presto.  —  Corse  ratta  la  fanciulia  ad  eseguire  il  cenno  della 
avola,  alia  quale  il  nuovo  arrivato  indarno  persuadeva  che  non  do- 
vesse  aflaccendarsi  soverchio:  sarebhegli  bastato  quel  fuoco  per  ri- 
scaldarsi  e  rasciugarsi:  un  po'  di  panni  lini  per  fasciarsi  le  gambe  : 
e  a  di  chiaro  un  cavallo  e  una  guida  per  tornarsene  a  casa.  Cosi  di- 
( endo  fa  pruova  di  levarsi  e  mettersi  dappresso  al  fuoco,  e  non  puo: 
le  gambe  e  la  coscia,  seduto  ch'  ei  fu  quel  pochetto,  s'  irrigidirono: 
ed  egli  s'accorse  allora  rhe  il  danno  avuto  era  gravissimo  ,  e  forse 
sarebbe  stato  anclie  pericoloso. 

Mentre  cio  avveniva  alia  camera  terrena,  Caterina  nell'  altra  su- 
periore  dovea  lottare  con  un  bimbo  ,  il  quale  profondamente  dor- 
meudo  occupava  un  cantuccio  del  letto  destinato  al  forestiere.  Di 
svegliarlo  e  farlo  levare  non  fu  nulla  che  riuscisse  :  bisogn6  pren- 
derlo  di  peso  e  porlo  a  un  canto  della  camera  a  seguitare  il  suo 
sonno  sopra  un  sacco  di  grano  mezzo  voto  che  v'  era  a  terra.  Fu 
poi  rassettato,  come  Iddio  voile,  il  letto  :  e  perche  la  poverta  della 
famigliuola  non  consentiva  loro  altra  provvista  che  d'un  sol  lenzuo- 
lo  per  cambio  ,  1'accorta  Caterina  ne  rimbocco  una  meta  sull'  al- 
tra, e  forni  solo  a  mezzo  il  letto ,  che  era  lungo  e  di  quelli  a  due  : 
e  cosi  prepare  tutto  di  burato  il  giafiglio  al  disgraziato  loro  fore- 
stiere. Data  una  volta  intorno  pose  un  po'  d'assetto  ai  disordini  piu 
apparent!  della  stanza  .  e  quando  crede  che  tutto  fosse  in  pronto 
raggiunse  e  Tospite  e  la  madre  giu  da  basso. 

Eransi  cosi  unite  le  donne  novamente,  ed  invitavano  1'  infermo  a 
wolersi  lasciar  condurre  di  sopra,  quando  questi  ritlette  che  Taiuto 
vicino  di  Micuzzo  gli  avrebbe  potutx)  giovar  meglio  e  piu  libcra- 
raente  che  tutta  la  buona  volontd  delle  due  donne.  Pregolle  adun- 
que  che  loro  piacesse  di  soprassedere  anoora  un  poco  jntaiHo  che 
arrivasse  il  vicino  mandate  a  chiamare,  e  le  richiese  se  avesser  del 
viuo  «•  delle  bende  per  lavare  e  fasciare  le  ferite  ,  e  ehi  £oss«  ,  di 
qualo  ahilita  ,  come  slimato  il  cerusk^o  dei  vioino  borgo  ;  e  so- 
praltulto  se  uomo  da  poterscne  lidare.  A  i|iiesl"  iilLiino  drsidcrio 


L    ORFANELLA 

nessuno  pote  sodisfare,  perche  la  vecchia  ,  diceva  ella  stessa,  sapea 
curar  tanti  mali ,  die  nella  sua  famiglia  non  avea  messo  piede  giam- 
mai  un  medico :  anzi  aggiungeva  :  (c  i  miei  vicini  si  contentavano 
piuttosto  dei  rniei  consigli  pagati  discretamente,di  quello  che  giovar- 
si  degli  aiuti  e  delle  ordinazioni  gratuite  d'un  medico  della  comuni- 
ta.  Quando  sarete  messo  a  letto  e  riposato  alquanto  esaminero  le 
vostre  ferite,  e  qualche  cosa  si  fara  ». 

In  questa  sopravvenne  Micuzzo  tra  balordo,  sonnacchioso,  inquie- 
to  non  parea  qual  piu,  e  dietrogli  la  fanciulla  tutta  vispa  e  contenta 
del  buon  esito  della  sua  spedizione.  Ed  in  verita  ne  avea  ragione. 

Narrano  gli  storici  che  quande  il  Gardinale  Alessandrino  ritorno 
dalla  famosa  ambasciata  ,  nella  quale  riusci  a  persuadere  a  varii 
Principi  di  Europa,  che  si  dovessero  legare  insieme  a  discacciare  il 
Turco  ,  la  sua  cera  entrando  in  Roma  palesava  troppo  piu  aperta- 
mente  che  egli  medesimo  non  avrebbe  forse  voluto,  la  contentezza 
dell'  animo  suo,  mentre  che  il  popolo  romano  ,  chiericia  ,  nobilta  e 
plebe  gli  faceva  di  grandi  feste  e  gratulamenti.  Ora  nel  caso  nostro  la 
legazione  della  bimba  non  era  stata  meno  difficile  ne  T  esito  manco 
favorevole,  sebbene  Toggetto  in  qualche  cosa  diverse.  E  pure  salva 
la  compiacenza  e  1'allegria  che  mostrava  essa  medesima  nel  volto  e 
nei  movimenti ,  chi  fu  di  quel  capannello  che  le  volgesse  almeno 
una  sola  occhiatina  di  approvazione  ?  E  intanto  due  almeno  di 
quella  mano  sapevano  bene  che  vittoria  avesse  riportata  la  piccola 
ambasciatrice.  Micuzzo  di  fatto  era  un  villanaccio  tutto  suo  ,  zoti- 
cone  e  burbero  di  cuore,  grossolano  d'aspetto,  con  un  viso  ingro- 
gnato  ,  delle  membra  fatticcio ,  scompassato  ,  bitorzolato  :  si  lu- 
rido  e  sciattone  e  impillaccherato  delle  vesti  che  ne  putiva  at 
un  miglio,  e  le  si  vedeano  indosso  a  smozzicone  ed  a  brandelli 
commesse  e  ricucite  di  grosso  filo  ,  e  qualche  volta  di  giunco. 
Ora  che  un  tal  uomo  si  scomodasse  di  rompere  il  suo  sonno 
pria  che  ne  fosse  satollo,  e  di  uscire  dalla  sua  pagliaia  un  tratto 
mentre  pur  pioveva  e  non  a  zinzinni  ne  a  gocce  ,  e  ci6  facesse  per 
fare  servigio  a'  suoi  vicini  senza  aspettarne  guiderdone  $  era  ben 
piu  difficile  impresa  che  non  fu  quella  d'indurre  una  vigorosa  repub- 


L'  ORP.VNELLA  417 

blica  ,  o  un  possentissimo  Principe  ad  opporsi  ai  loro  inimici  ,  ed 
agl'  insidiatori  della  loro  fede,  delle  loro  ricchezze,  e  della  loro  glo- 
ria. Aggiungasi  che  Foratore  spedito  a  quei  tempi  avea  nobilta  di 
mente,  forza  di  persuasione  e  destrezza  di  maneggi  tale  che  a  fron- 
te  dei  suoi  augusti  uditori  egli  parea  maestro,  e  giudice  ,  e  padre  : 
e  qui  era  una  fanciulletta  alle  prese  con  un  rustico  contadinaccio  : 
una  colombella  che  dovea  prendere  un  orsacchione.  E  pur  cosi  van- 
no  i  giudizii  del  mondo  !  Si  portano  le  viste  quasi  sempre  agli  og- 
getti  delle  cose,  e  di  rado  alle  origini  interne  e  segrete  dei  moven- 
ti.  Ma  torniamo  a  bomha ,  cioe  alia  strana  coppia  che  entrava  pur 
ora  nella  casipola.  Micuzzo,nome  fattoaposta  perindicare  ilrovescio 
di  quello  che  era  chi  lo  portava  ,  entrato  che  fu  sotlo  1'  arco  della 
porta  ,  e  visto  respite  che  vi  sedeva,  e  lo  stato  di  abhattimento  in 
che  si  trovava  : 

-  Perdinci  —  disse  rivolto  alia  Caterina  ,  la  tua  figlietta  ha  la 
sua  dose  di  furberia  per  quella  eta.  M'  ha  parlato  di  guai,  di  aiuto, 
di  disgrazie  cosi  per  Taria  da  farmi  credere  che  qualche  cosa  fosse 
occorsa  a  voi  :  e  non  m'  ha  detto  nulla,  perdinci !  che  voi  ricetta- 
vate  un  band! to  in  casa  vostra,  perdinci ! 

Un  saettar  di  sguardo  vivacissimo  in  volto  a  quell'  ostico  di  vil- 
lano  da  parte  del  ferito,  benche  si  rotto  di  forze  ,  gli  tronc6  la  pa- 
rola  sulla  bocca  e  il  fece  di  presente  ammutolire. 


Serie  II,  wl  II.  27 


RIVISTA 

BELLA 

STAMP  A    ITALIAN  A 


I. 


Memorie  della  guerra  d' Italia  degli  anni  1848-1849  di  un  VETE- 
RANO  AUSTRIACO.  Prima  versione  italiana  —  2  vol.  in  8.  —  Mi- 
lano  1852. 

Precipuo  uffizio  della  storia  essendo  il  tramandare  alia  memo- 
ria  degli  avvenire  i  grandi  avvenimenti  e  le  loro  cagioni  ,  par- 
rebbe  a  prima  vista  opportunissimi  a  dettarla  dover  riuscire  i  con- 
temporanei  agli  avvenimenti  narrati.  E  da  cui  meglio  potrebbe- 
ro  sapersi  i  fatti  che  da  chi  li  vide  cogli  occhi  e  toccolli  con  ma- 
no  ?  da  cui  sapersi  o  le  certe  o  le  piu  probabili  cagioni  se  non 
da  coloro  i  quali,  stendendo  la  vista  al  contylesso  del  tempo  e  del 
luogo  in  che  i  fatti  avvennero,  poteron  cogliere  quelle  circostan- 
ze  che  opportunissime  a  ri velar  le  cagioni  ,  se  passano  inosser- 
vate  ai  presenti,  non  potranno  porger  lume  ai  futuri  ?  Tuttavol- 
ta  se  la  cosa  riguardisi  per  un  altro  verso ,  si  trovera  che  i  con- 
temporanei  sono  comunemente  meno  di  qualunque  altro  disposti 
a  dettare  la  storia  5  e  ci6  per  le  passioni  che  spesso  travolgono 


DELLA  STAMPA  ITAL1ANA  419 

la  veduta  alterando  i  giudizii  ;  per  le  ire  che  si  levano  a  intor- 
bidare  le  tranquille  ragioni  dell'  intelletto  ;  e  per  le  inique  rap- 
presaglie,  e  per  le  codarde  assentazioni,  e  fino  eziandio  per  li  di- 
screti  riguardi  di  prudenza  che  se  non  impediscono  il  discernere  il 
vero  ,  non  permettono  il  dirlo  interamente  a  cui  pure  bast6  il 
limpido  sguardo  a  vederlo.  11  quale  secondo  rispetto  prevale  sul 
primo  per  siffatta  guisa,  ehe  oggimai  e  passato  in  assioma,  ve- 
race  storia  non  potersi  avere  se  non  forse  spenta  quasi  del  tutto 
la  generazione  i  cui  avvenimenti  essa  prende  a  narrare.  Certo  la 
prima  storia,  che  meritasse  questo  nome,  della  grande  rivoluzio- 
ne  francese  a  molti  e  paruta  la  novissima  del  Barante,  il  quale 
compivala  appunto  sessant'  anni  dopo  quella  tremenda  e  sangui- 
nosa  catastrofe. 

Ne  vuol  dirsi  per  questo  che  gli  scritti  del  contemporanei  non 
possano  essere  utilissimi  :    quelli  sono  anzi  necessarii  in  quanto* 

0  recano  i  puri  fatti,  o  dan  se  medesimi  a  materia  da  studiarvi 

1  pregiudizii  che  in  una  data  epoca  prevalsero  e  le  passion!  piu 
o  meno  calde  che  1'agitarono.  Ma  altro  e  sapere  i  nudi  fatti  e  le 
umane  o  fantasie  o  nequizie  che  gli  accompagnarono:  altro  e  det- 
tare  la  storia.  QuestU  deve  restarsi  lungi  da  ire  e  da  parti ;  de- 
ve  narrare  gli  avvenimenti  e  svolgerne  le  cagioni  ;  deve  in  som- 
ma  essere  maestra  di  verita  :  e  ad  ottener  questo  non  diremo  che 
basti,  ma  e  certo  indispensabile  allontanarsi  dalle  cagioni  stesse: 
che  quanto  a  noi  ,  abbiamo  poca  fiducia  in  quelle  protestazioni 
cosi  frequenti  ad  udirsi  e  cosi  rare  a  trovarsi  di  animo  indipen- 
dente  e  vuoto  di  passioni  o  pregiudizii.  Pensate!  Tuomo  che  fos- 
se o  agitato  da  quelle  o  dominato  da  questi  sarebbe  T  ultimo  ad 
accorgersene  -,  e  cosi  quelle  protestazioni  riescono  a  non  avere  ve- 
runo  effetto  ,   salvo  quello  di  esser  credute  solamente  da  chi  le 
fa,  quando  le  fa  in  buona  fede. 

Ci  siamo  pigliato  questo  passo  innanzi  nel  discorrere  le  annun- 
ziate  Memorie ;  stante  che  se  in  altro  libro  mai,  in  questo  appunto 
vuol  tenersi  sotto  gli  occhi  quella  distinzione  di  Memorie,  Effeme- 
ridi  o  Appunti,  come  diconli  alcuni,  dalla  Storia  propriamente  detta. 


420  RIVISTA 

11  Yeterario  Austriaco  coif  avere  intitolato  il  suo  libro  Memorie  par- 
*e  implicitamente  dichiarare  di  non  volere  assumere  1'  uilicio  di 
Tstorico.  Ma  in  realta  fa  questo  piu  che  quello  non  solo  nella  pro^- 
lissa  Introduzione  di  oltre  a  cento  pagine  $  ma  eziandio  lungo  il 
corso  della  sua  narrazione  dovunque  ne  trovi  il  destro  ;  e  talora 
sembra  cercarlo  a  studio  facendola  da  perito  piu  nelle  scienze  socia- 
li  e  politiche,  che  non  nelle  discipline  strategic-he ;  e  cio  per  quella 
debolezza  osservata  eziandio  in  uomini  non  vulgari  di  arrogarsi 
vanto  maggiore  appunto  in  quelle  parti  che  si  posseggono  meno. 
Si  narra  che  il  Canova  agli  stranieri  che  il  visitavano  mostrava 
sbadatamente  le  ricchezze  maravigliose  del  suo  scalpello,  e  trat- 
tenevali  poscia  con  lungo  amore  a  far  loro  osservare  qualche  me- 
diocre suo  dipinto.  E  forse  cio  si  origina  da  questo,  che  Tuomo 
di  quel  vanto  onde  si  vede  in  sicuro  possesso  e  poco  sollecito  ; 
•laddove  di  quello  che  gii  potrebb'  essere  contrastato  e  caldo  as- 
sertore  e  scrupoloso  mantenitore  :  un  altro  aspetto  di  quella  per- 
petua  e  multiforme  filantia,  per  la  quale  questa  povera  nostra  na- 
tura  si  rivela  eziandio  nei  grandi  uomini  piccolissima. 

Sifiatta  doppia  distinzione  delle  Effemeridi  dalla  Storia  quanto 
allo  scritto,  e  del  soldato  dal  filosofo  e  dal  pubblicista  quanto  allo 
scrittore,  ci  basta  a  recare  un  giudizio  pieno  ed  abbastanza  si- 
curo  di  queste  Memorie.  Giudizio  che  mentre  riconosce  sotto  un 
rispetto  1'utilita  del  libro,  e  tributa  all1  autore  quella  lode  di  cul 
egli  si  e  mostrato  per  avventura  meno  sollecito,  e  la  quale  e  pro- 
priamente  la  sua,  potra  dall'  altro  mettere  in  guardia  i  lettori  con- 
tro  certe  meno  benevole  insinuazioni ,  o  massime  poco  giuste  ch( 
ne  potrebbero  rendere  alquanto  pregiudizievole  la  lettura.  E  tan  to 
piu  ci  crediamo  obbligati  a  queste  seconde  osservazioni,  quanto 
che  essendo  il  libro  dettato  con  idee  di  ordine  e  con  rispetto  non 
pur  pieno  ma  caldo  alle  legittime  autorita  ed  alia  santita  dei  di- 
ritti ,  potrebbe  avvenire  di  leggeri  che  1'  amore  per  queste  idee 
medesime  rendesse  gli  animi  onesti  piu  accessibili  a  quelle  insi- 
nuazioni, e  piu  disposti  ad  ammettere  quei  giudizii  che  noi  cre- 
diamo o  erronei  o  certo  esagerati.  Ma  cominciamo  dall'  uffizio  a. 


BELLA  STAMP  A  ITALIAN  A 

noi  piu  caro  delle  lodi  ,   e  di  riconoscerne  il  merito  per  quella 
parte  clie  e  sustanziale  al  libro  riiente  meno  die  all'Autore. 

Queste  Memorie  adunque,  considerate  come  semplice  esposizio- 
ne  de'  fatti  avvenuti  nella  Guerra  d'ltalia  degli  anni  1848-1849, 
ci  sono  parute  il  meglio  che  siasene  pubblicato  finora  :  e  tanto 
se  n'  e  pubblicato  in  tutti  i  sensi  ed  in  tutti  i  metri,  segnatamente 
duirli  spasimati  Italianissimi ,  i  quali  dallo  scrivere  e  scarabos- 
cbiare  a  diluvio  cercarono  sfogo  e  conforto  alle  sconfilte  toccate 
sul  campo.  Avrebbero  un  bel  da  fare  i  nostri  posteri  se  da  que- 
sti  scritti  dovessero  compilare  la  storia !  Se  si  eccettuino  le  pa- 
gine  dei  Generali  Bava  e  Pepe,  due  apologie  delle  rispettive  lo- 
ro  persone,  che  avrebbero  fatto  meglio  a  intitolarle  Delia  mia  vita 
e  delle  mie  opere  come  ba  fatto  il  Magiaro  Goergei ,  il  resto  so- 
no per  lo  piu  dedamazioni,  aneddoli,  storiette,  memorie  di  capo- 
rali  o  fantaccini,  che  appena  narrano  o  meglio  storpiano  i  fatti  del 
Joro  battaglione  o  della  loro  compagnia.  In  tutti  poi  essi  la  nar- 
razione  e  un  perpetuo  avvicendarsi  e  seguirsi  di  vittorie  italiche, 
che  si  conchiudono  alia  fine  con  due  solenni  sconfitte  ;  talmen- 
te  che  la  causa  italica  ti  rende  imagine  di  que'i  malati  che  mi- 
gliorano  a  vista  d'  occhio  lungo  un  paio  di  settimane,  ed  alia  fine 
della  seconda  se  ne  sono  iti  all'  altro  mondo.  Ma  lette  che  avemmo 
queste  Memorie,  giudicammo  che  la  verita  per  questa  parte  sia  gii 
assicurata  alia  storia,  la  quale  dalle  fanatiche  scritture  sopra  lo  stes- 
so  soggetto  imparera  a  qual  grado  di  parosismo  erano  eccitate  le 
passioni  politiche  del  nostro  tempo. 

II  Veterano  Austriaco  alia  posatezza  del  dire  ed  alia  misurata  tem- 
peranza  dei  giudizii  strategic!  si  mostra  uomo  di  tempo  e  pratico 
quanto  altri  mai  nelle  discipline  e  nella  tattica  militare.  Da  in  varii 
luoghi  a  divedere  di  essere  stato  quasi  sempre  al  fianco  dell'illustre 
Maresciallo  Radetzky  ,  ed  essere  entrato  bene  spesso  nei  consigli 
della  guerra.  Oltre  a  questa  condizione  che  poteagli  fornire  piena 
e  sicura  contezza  dei  fatti ,  il  suo  dire  presenta  molti  caratteri 
di  veracitu.  Egli  confessa  non  rade  volte  gli  errori  della  propria 


422  R I  VISTA 

parte  *;  non  dissimula  ilvalore  e  la  generositacavalleresca  deUYser- 
cito  piemontese  2  ;  il  quale  dice  essere  stato  in  quel  tempo  tutf  al- 
tro  che  rivoluzioriario,  ed  avere  con  molta  virtu  combattuto  per  so- 
la obbedienza  ed  affezione  al  proprio  Principe  3.  Anche  i  Toscani 
hanno  lode  di  aver  combattuto  valorosamente  4  ,  e  non  dissimula 
FA.  alcune  defezioni  scarse  si,  ma  non  certo  onorevoli  deH'esercito 
austriaco.  Vero  e  che  gli  errori  proprii  potrebbero  confessarsi  per 
giustificare  qualche  toccato  rovescio  ,  e  potrebbe  darsi  laude  di  va- 
lentia  al  nemicoperfar  risaltare  quel  valore,  che  dovett' essere  tan- 
to  maggiore  quanto  fu  piu  poderosa  la  resistenza.  Tuttavolta  cio 
non  ci  basterebbe  per  non  togliere  quelle  confessioni  come  argo- 
mento  di  veracita,  soprattutto  trattandosi  di  un  libro  che  per  que- 
sta  parte  ne  ha  tanti  altri.  Certo  ottimo  giuoco  avrebbe  potuto  far- 
gli  la  ostilita  trovata  nel  contado  ,  secondo  che  gl'  italianissimi  ne 
parlarono.  Ma  il  Veterano  ci  dice  schietto  che  il  grosso  dei  contadi- 
ni,  anzi  del  vero  popolo  in  Lombardia  non  mostro  alcuna  nimicizia 
all'esercito  austriaco  :  cosa  per  altra  parte  confessata  dal  medesimo 
General  Bava  5  ?  e  che  dai  fatti  medesimi  potea  raecogliersi.  ,Chi 
considera  a  quale  estremo  era  ridotto  il  piccolo  esercito  austriaco 
dopo  le  giornate  di  Milano  e  dopo  la  insurrezione  delle  precipue 
citta  lombarde  e  venete  ,  intende  troppo  che  la  salute  gli  sarebbe 
stata  impossibile,  se  il  contado  eziandio  gli  si  fosse  dichiarato  av- 
verso.  Ma  cio  non  fu  ;  noi  abbiam  trovato  eziandio  in  altri  scritti 
ugualmente  autorevoli,  che  quel  popolo  lungi  dall'  esserribelle  fu 
tradito  :  ed  il  Veterano  ci  dice  con  molta  asseveranza  :  Noi  abbiam 
pugnato  eon  tutte  le  razze  d'  Italia,  giammai  con  Lombardi.  E  qiie- 
stauna  chiara  prova  che  i  battaglioni  defezionati  nonpresero  servi- 
zio,  ma  se  n'andarono  alle  case  loro. 

Ne  a  scemar  fede  ai  fatti  militari  che  si  narrano  nelle  Menwrie 
dee 'punto  opporsi  quel  caldo  affetto  dell' Au tore  verso  1'illustre  Feld- 
maresciallo  Radetzky,  e  quell' attaccamento  passionate  che  egli  pro- 
fessa  al  suo  Sovrano  ed  all'augusta  prole  di  Ridolfo  d'Absbourg.  No! 

1  Vol«  I,  pag.  181.  —  2  Pag.  8i.  —  3  Pag.  178.  —  4  Pag.  28.  —  5  Pag.  210. 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  -123 

i  nobili  affetti  che  scaldano  1'animo  di  uno  scrittore  non  debhono  in 
nessuna  guisa  menomarne  1'  autorita;  e  nessun  aflelto  piu  nobile  e 
piu  legittimo  puo  albergare  nell'animo  di  un  soldato  e  di  un  suddi- 
to,  clie  I'amore  al  suo  duce  e  la  fedelta  generosa  al  proprio  Principe. 
DalValtra  parte  la  Casa  d'  Austria  ha  tanti  titoli  all'  afletto  del  suo 
esercito,  il  nome  del  Conte  Radetzky  e  circondato  di  cosi  bella  glo- 
ria militare,  che  le  calde  parole  del  Veterano  per  Tuna  e  per  1'altro, 
lungi  dal  parerci  esagerate  o  soverchie,  ce  lo  rivelano  per  uomo  di 
alti  spiriti  e  capace  di  sentire  ed  apprezzare  la  grandezza  dei  meri- 
ti  e  le  nobili  ispirazioni  di  una  fedel  sudditanza.  Cosi  nel  nostro  Ve- 
terano avessimo  trovato  uguale  generosita  verso  la  memoria  dello 
sventurato  Carlo  Alberto!  II  quale  noi  non  sapremmo  giustificare, 
ed  encoraiare  non  potemmo.  Diciamo  solo  che  qualunque  fallo  vi 
ebbe  nelle  ipermistiche  e  patriottiche  illusion!  di  quel  Principe,  es- 
so  pote  parere  espiato  dalla  immensa  catastrofe  della  Corona  lascia- 
ta  sul  campo  e  della  vita  solitaria  perduta  in  terra  forestiera,  senza 
che  vi  fosse  uopo  di  rincacciarci  tante  volte  negli  orecehi  quelle  a- 
cerbe  parole  di  traditore,  sleale,  vile  ecc.  ecc.  •,  le  quali  stanno  ben 
male  sul  labbro  di  un  soldato  ,  peggio  di  un  soldato  vittorioso  •, 
e  nondimeno  s'  incontrano  troppo  spesso  nelle  Memone  1.  Questa 
e  per  avventura  la  sola  pecca  che  noi  apponiamo  al  libro  che  esami- 
niamo  considerandolo  come  scritto  strategico,  che  narra  i  fatti  onde 
1' A.  fu  testimonio  e  parte.  Ma  guardato  sotto  1'  aspetto  filosofico  , 
sociale  ,  politico  e  come  storia  che  intende  svelare  e  discorrere  le 
cagioni  ,  la  censura  non  potria  essere  cosi  parca  ,  soprattutto  che 
essa  cosi  si  attiene  strettamente  al  nostro  uffizio. 

Dalle  gravi  inesattezze  onde  1'A.  discorre  della  religione  cattolica, 
noi  siam  condotti  a  supporlo  di  religiosa  professione  eterodosso.  Non 
dirt'ino  del  po'di  ridicolo  che  sparge  sulla  canonizzazione  dei  San- 
ti  2-  ma  il  dirci  per  ben  due  volte  3 che  le  armi  austriache  sostenne- 
ro  spesso  la  vacillanle  Sedia  di  S.  Pietro  mostra  troppo  chiaro  lui 

1  Si  vegga  segnatamente  vol.  11,  pag.  130.  —  2  Vol.  II,  pag.  130.  —  3  De- 
dica  pag.  4.  Intr.  pag.  33. 


RIVISTA 

non  distinguere  il  Principato  civile  dei  Papi  dalla  loro  spirituale  au- 
torila.  Ora  se  quello  pote  qualche  volla  in  questi  ultimi  tempi  tro- 
Vcire  un  appoggio  neU'esemto  imperiale,  e  erroneo  il  dire  che  que- 
sta  seconda  potesse  essere  sorretta  da  somiglianti  presidii.  La  Sedia 
di  Pietro  ha  fondamento  e  tutela  di  altro  genere  e  ben  piu  poderosa, 
che  non  possono  essere  gl'imperi  del  mondo,  non  che  i  loro  eserciti: 
questi  e  quelli  passano  e  si  dileguano:  quella  stette  diciotto  secoli  , 
eternastara,  ed  e  anzi  la  sola  che  puo  promettere  consistenza  e  fer- 
mezza  agl'imperii  della  terra.  Anzi  se  ci  fia  lecito  didirlo  (e  perche 
non  ci  sarebbe  al  presente  che  il  piissimo  Imperadore  e  i  degni  suoi 
Ministri  se  ne  mostran  convinti  ?)  ove  mai  la  Sedia  di  Pietro  fosse 
crollabile,  avrebbe  vacillate  appunto  dagli  attacchi  che  sostenne  dal- 
Vlmpero  nella  fine  del  passato  e  negl'inizii  di  questo  secolo.  Effetto 
dei  quali  attacchi  non  fu  il  vacillar  della  Sedia ,  ma  fu  il  vacillare 
dell'Impero  medesimo  per  quelle  tremende  convulsion!,  cui  il  Vete- 
rano  ha  fervida  parola  per  descrivere,  ebbe  consiglio  e  valore  di  at- 
tutare  una  coi  suoi  commilitoni,  ma  per  fermo  non  ha  (colpa  forse 
della  sua  eterodossia)  occhio  per  penetrarne  le  intime  e  segreteca- 
gioni. 

Singolare  e  il  sentirlo  descrivere  per  parecchi  pagine  1  lo  stato 
fiorente  e  prosperevole  del  Lombardo-Veneto:  agiatezza  ,  decoro  , 
strade,  commerci,  sollazzi,  arti  belle,  nobili  studii,  amministrazione 
bene  intesa,  giustizia  imparziale  e  via  discorrendo:  poscia  fare  gli 
sUipori  della  ribellione  in  che  ruppe  quella  ubertosa  e  felice  contra- 
da,  senza  saperne  trovare  il  bandolo.  Le  quali  maraviglie  del  Vete- 
rano  sono  in  lui  tanto  piu  giuste,  quanto  che  quella  materiale  pro- 
sperita  del  Lombardo  Veneto  non  fu  recata  in  dubbio  neppure  dai 
patriotti  piu  fanatici,  i  quali,  il  peggio  che  sapessero,  la  riputarono 
ad  arte  sottile  di  sgagliardire  o  imbastardire  gli  animi,  si  che  non 
potessero  assorgere  ai  grandi  sentimenti  di  grandezza  e  indipendenza 
'liazionale.  Ora  se  il  Veterano  com'e  pratico  di  strategia  cosi  fosse 
stato  buon  filosofo  e  pubblicista  cattolico,  avrebbe  inteso  che  la  sola 

"  4  Introd.  pag.  45-49. 


DELIA  STAMPA  ITALIAN.! 

prosperita  materiale  lungi  dal  contentare  e  contenere  i  popoli  ,  li 
corrompe;  avrebbe  inteso  che  uno  del  primi  effetti  di  quella  corru- 
zione  e  lo  sconoscere  la  santita  del  diritto  e  la  legittimita  del  potere 
civile,  dal  quale  le  passioni  piu  ardenti  e  le  piu  smodate  ambizioni 
non  possono  non  trovare  o  freno  o  rifiuto:  avrebbe  inteso  die  unpo- 
polo  cosi  disposto  per  insorgere  non  ha  uopo  cbe  di  una  scintilla  dai 
ciarlatani  politici,  la  quale  nel  IS  fu  laparola  neppur  capita  di  nazio- 
nalita  e  indipendenza,  come  sarebbe  potuto  essere  una  qualunque 
altra.  E  in  fatti  il  contado  lombardo,  perche  meno  esposto  alle  cor- 
ruzioni  cittadine,  si  mantenne  fedele  benche  tentato  dagli  stessi  pre- 
stigi,  e  viceversala  mancanza  di  questi  prestigi  non  impedi  d'insor- 
gere  alia  plebe  colla  borghesia  Viennese  ed  alia  nobilla  magiara. 

Trovato  cosi  il  bandolo  del  suo  discorso,  il  Veterano  avrebbe  os- 
servato  che  nelle  moderne  societa  rispetto  sincero  alia  santita  del  di- 
ritto ed  alia  legittimita  del  potere  non  pu6  ispirarsi  alle  moltitudini 
che  dalla  religione  cattolica.  E  cosi  in  un  paese  dove  per  oltre  a  un 
secolo  si  era  fatto  ogni  opera  per  menomare  od  anche  annullare  qua- 
lunque influenza  di  quella  religione  sulle  masse,  come  oggi  dicono 
con  vocabolo  poco  filantropico,  o  piu  veramente  a  rendere  quella 
influenza  cosa  poco  meno  che  esclusivamente  burocratica  e  governa- 
tiva,  in  uii  tal  paese,  diciamo,  il  popolo  (e  intendiamo  la  parte  semi- 
colta  e  corrotta  delle  citta)  non  potea  essere  che  essenzialmente  ri- 
voluzionario.  Che  se  questo  sta  fermo  per  alcun  tempo,  vi  stara  o 
per  calcolo  d'interesse  se  ha  senno  a  conoscersi  del  suo  meglio,  o  per 
compressione  della  forza  armata,  finche  potra  aversi  una  forza  non 
invasata  dal  medesimo  spirito.  II  perche  e  oggimai  passato  in  assiomar 
presso  quanti  sono  savi  uomini  e  conoscitori  della  societa  questo 
pronunziato:  la  liberta  della  Chiesa  essere  la  piu  fidata  tutela  della 
consistenza  deiGoverni,  e  la  piu  sicura  guarentigia  della  liberta  dei 
popoli.  Ora  e  egli  altro  che  una  insigne  semplicita  o  una  grossiera 
imperizia  quella  che  si  stupisce  dei  popoli  fatti  schiavi  dei  demago- 
jhi,  o  dei  Governi  stritolati  e  manomessi  come  pula  al  vento,  dopo 
tanti  lustri,  nei  quali  i  politici  sudarono  e  giucarono  di  ogni  arte  per 
incatenare  la  Chiesa  ?  Le  riforme  del  secondo  Giuseppe  non  pote- 


426  RIY1STA 

rono  non  riuscire  ai  mali  del  48;  e  questi  non  poteano  trovare  osta- 
colo  poderoso  che  neiresercito,  unica  parte  dellu  Monarchia  daquel 
Principe  laseiata  intatta.  Queste  severe  parole  noi  diciamo  tanlo  piu 
francamentc,  quanto  la  Providenza  ha  donato  e  quasi  per  miracolo 
conservato  all'Impero,  nel  giovane  Principe  die  loregge,  una  men- 
te  capace  a  sentirne  i  bisogni,  ed  un  cuore  ed  un  braccio  potenti  a 
volerlo  ed  a  farlo.  Ora  le  piaghe  dei  popoli  e  degTlmperi  non  si 
guariscono  dagli  eserciti,  come  pretende  il  Veterano  *;  in  quanto 
gli  eserciti  non  possono  guarire  altrimenti  che  piagando.  Solo  po- 
tente  a  guarirle  e  la  Chiesa ;  ma  essa  a  farlo  efficacemente  dee  ave- 
re  lihera  e  indipendente  azione.  Ad  altro  prezzo  e  vano  sperar  sa- 
lute. E  cosi  la  intenduno  coloro  cui  la  Provvidenza 

pose  in  mano  il  freno 
Delle  belle  contrade! 

Ne  diverse  osservazioni  voglion  farsi  sopra  Tacerbezza  onde  VA.va 
bezzicando  qui  e  cola  il  clero  del  Lombardo  Veneto.  Eterodosso,  co- 
me abbiam ragione  di  supporlo,  e  stato  ben  piu  temperato di  molti  cat- 
tolici;  tutlavia  le  locuzioni  universali  (e.  g.  I minislri  della  Chiesa 
bandivano  la  crooe  contro  di  voi  2  Tedeschi)  sono  esagerate  ed  ingiu- 
ste  e  somigliano  a  quelle  altre  onde  qualifica  Tltaliano  in  genere  per 
mancante  di  sociabilila  3  ed  incapace  di  mantenersi  tra  i  limiti  del- 
la  moderazione  *.  Quanto  agli  Ecclesiastici,  noi  non  cercberemo  se 
in  quel  paese  fossero  in  maggior  numero,  che  in  altre  contrade  ita- 
liane,  quei  sempre  pocbi  che  disonorarono  il  loro  carattere  gettaudo- 
si  nei  moti  politici  e  nelle  brighe  d'indipendenza.  Ma  se  pure  cio  fos- 
se stato,  il  Veterano  non  puo  ignorare  a  cui  se  ne  dovrebbe  nraro 
la  colpa  precipua.  Chi  diresse  la  educazione  del  olero,  chi  ordino  i 
Seminarii,  cbi  prescrisse  i  libri  e  forse  nomino  i  diretlori  ed  i  mae- 
stri dovrebbe  oggi  star  pagatore  della  poco  felice  riuscita  di  alcuui. 


1  Voi  (soltlati)  sanerete  U  ferite  che  la  guerra  lasciava  alia  benedette  cam- 
pagne  d' Italia,  aUe  fertili  pianure  dell'Ungheria.  Dedic.  pa;j.  5. 

2  Dedicapag.  4.  —  3  Vol.  I,  pag.  SI.  —  4  II).  pag.  118. 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  127 

Ora  nei  tempi  andati  in  quella  parte  d' Italia  non  furono  i  Vescovi  , 
non  le  Congregazioni  romanc,  non  le  prescrizioni  tridentine  che 
compirono  quell' uffrzio:  non  fu  in  somma  la  Chiesa  che  operasse  per 
questa  parte  liberamente.  11  perehe,  supposte  quelle  pastoie  ond'Essa 
fu  per  tanto  tempo  impedita,  noi  lungi  dal  maravigliarci  che  si  tro- 
vassero  alcuni  pochi  pruti  degeneri,  ci  stupiamo  anzi  che  se  ne  tro- 
vassero  cosi  poHii-,  e  rerhiamo  airintimo  e  vivace  vigor  della  Chie- 
sa Vessersi  potuto  formare  e  mantenere  quel  clero  cosi  universal- 
mente  specchiato  e  zelante  onde  I'ltalia  si  onora  dal  Mincio  insino 
alle  Lacune. 

Piu  severa  animavversione  noi  dobbiamo  alle  imputazioni  che  le 
Memorie  farino  al  Venerahile  Arcivescovo  di  Milano,  ed  alia  manie- 
ra  irriverente  onde  esse  parlano  del  Padre  comune  dei  fedeli.  E 
quanto  al  primo  il  benemerito  giornale  di  Milano  L'Amico  CattoHco 
ha  compiuto  pienamente  questo  uffizio;  e  bene  il  poteva,  perche  al 
corrente  di  fatti  recentissimi  i  quali  quegli  egregii  scrittori  avean 
potuto  cogli  occhi  proprii  vedere  1. 

Asserisce  il  Veterano  che  1'assunzione  dell' attuale  Arcivescovo  al 
seggio  di  S.  Carlo  si  dovette  alia  protezione  d1  influente  personag- 
gio  di  Vienna  2.  II  giornale  milanese  lo  nega,  ed  il  debito  di  provare 
non  appartiene  che  a  chi  asserisce.  Ma  supposta  pur  vera  quell'  as- 
serzione ,  che  se  ne  caverebbe  egli  mai  ?  E  questa  forse  la  prima 
volta  ,  o  non  e  anzi  questa  la  consueta  maniera  onde  i  degni  eccle- 
siastic! sono  innalzati  alle  sedi  episcopali?  Un  influente  perxnnaggio 
ne  conosce  i  meriti ,  ne  forma  il  pensiero  ,  ne  pronunzia  il  nome  e 
ne  avvia  le  pratiche  per  nominarlo.  Che  poi  1'  Arcivescovo  stesso 
siprestasse  sulrilo  ad  una  ostile  dimostrazione  contro  il  Governo  3, 
noi  non  sapremmo  in  qual  sensointenderlo.  Crediambenissimoche  i 
mestatori  di  quel  tempo,  nella  pompa  apprestata  pel  solenne  in- 
gresso  del  nuovo  Arcivescovo,  intendessero  fare  una  diinns(ra~ione 
patrioltica  ed  ilaliana.  Ma  se  il  Governo  contro  ctii  faoeasi  lascia- 
vala  fare  ,  che  potea  1' Arcivescovo  che  n'  era  T  oggetto  diciam  cosi 

1  Fasc.  de!9Luglioi852,  pag.  138.  —  2  Tntrod.  p»g.  76.  —  3  Il>. 


428  RIVISTA 

materiale  e  passive?  II  preslarvisi  era  una  di  quelle  necessita  del 
tempo  ,  alle  quali  obbedirono  in  quei  giorni  nefasti  eziandio  coloro 
die  aveano  in  mano  non  il  pastorale  ma  la  spada  e  le  artiglierie. 

Alia  pag.  1 10  leMemorie  non  si  contentano  di  narrare  come  VAr- 
civescovo  si  recasse  col  Consiglio  municipale  al  Palazzo  di  Governo 
per  domandare  la  sollecita  effettuazione  delle  promesse  deH'Impera- 
dore:  ma  riferiscono  essersi  detto  che  sulla  carrozzadeirArcivescovo 
sventolava  una  bandiera  tricolore  e  soggiungono :  Che  cosa  over  a 
egli  a  fare  in  quel  luogo  ?  die  cosa  importavano  a  lui  le  (J/spost- 
zioni  delle  Autorita  politiche  ?  ecc.  Noi  rispondiamo  chel'Arcivesco- 
vo  vi  andava  invitato  da  una  lettera  del  Yicepresidente  di  Governo 
conteO'Donell,  il  quale  gli  significava  potere  essere  colautilela  sua 
presenza  1.  E  non  trattandosi  ancora  di  ribellione  e  di  guerra  civi- 
le, perche  la  parola  di  un  pastore  della  Chiesa  non  potea  essere  uti- 
le  a  pacificare  gli  animi  ed  a  spegnere  le  ire  cittadine  ?  Forse  cbe 
non  istava  al  suo  posto  il  Card.  Patriarca  di  Venezia  quando  esor- 
tava  alia  pace,  come  il  Veterano  medesimo  ci  fa  sapere  2  ?  Forse 
che  non  istava  al  suo  posto  Mgr  Affre  che  sulle  barricate  di  Parigi 
sail  a  mietere  la  palma  di  un  nuovo  genere  di  martirio?  La  bandie- 
ra poi  tricolore  posta  sulla  carrozza  deirArcivescovo  da  uno  scono- 
sciutofu  una  di  quelle  pantomime  che  in  quei  giorni  di  verligine  si 
videro  cosispesso,  e  che  ad  un  uomo  grave  non  potea  porgere  occa- 
sione  di  cosi  odiosa  accusa. 

Ma  come  qualificare  queste  parole :  L'  Arcivescovo  vestito  del 
sacri  paramenti  ando  per  la  cittd  e  benedisse  lebarricale:  cosial- 
meno  ci  e  slalo  riferito  allora.  Se  do  non  e  vero,  a  lui  spefla  fjiu- 
slificarsi,  enoidibuon  grado  accoylieremo  una  sua  mentita  (sic)  3. 
II  Veterano  e  stato  qui  mal  servito  dal  traduttore  che  dovea  dire 
smentila.  E  una  mentita  pu6  darla  chiunque  sappia  che  imputazione 
si  grave  non  pu6farsi,  nonche  ad  unVenerabile  Arcivescovo,ma  al- 
1' ultimo  degli  uomini  sopra  un  cosi  almenofu  detto.  Gialo  abbiamo 

1  Amico  Cattolico  del  6  Agosto  1852,  pag.  230. 

2  Mem.  Vol.  I,  pag.  160.  —  3  Ib.  pag.  128. 


DELLA  STAMPA   ITALIANA  429 

notato:  il  debito  di  provare  incomhe  a  chi  accusa  nonachi  e  accusato; 
e  d'altra  parte  se  questo  vezzo  si  universaleggiasse,  non  ci  ha  oggi- 
mai  calunnia  die  non  si  potrebbe  scagliare  di  un  galantuomo,  salvo 
sempre  il  diritto  a  questo  di  giustificarsi,  il  che  sempre  alia  inno- 
cenza  e  diflicile,  non  rade  volte  impossible.  Ma  qui  lacosa  e  agevo- 
le  e  ci  confidiamo  che  il  Veterano  accogliera  di  buon  grado  la  men- 
tila.  L1  Arcivescovo  non  si  mostro  MAI  per  la  Citta  vestito  dei  sacri 
paramenti;  anzi  la  sola  volta  che  per  quei  di  comparisse  in  pubbli- 
co  fu  nel  tramutarsi  da  una  casa,  ove  avea  riparato  vicino  al  palazzo 
di  Governo,  alia  propria  abitazione  *.  Nel  traversar  le  vie  egli  be- 
nedisse  alia  gente  che  gli  genufletteva  innanzi  secondo  il  costume. 
Fosse  mai  che  trovandosi  nelle  vie  medesimelebarricate,  sie  suppo- 
sto  a  queste  essere  state  le  benedizioni  indiritte?  Questo  sarebbe 
il  medesimo  che  dire  il  Redentore  aver  benedetto  i  Farisei  perche 
forse  alcuni  Farisei  si  trovaron  presenti  quando  Egli  benedisse  i 
fanciulli  che  gli  si  strinsero  attorno.  Noi  crediamo  fermamente  che 
i  fatti  militari  narrati  dalle  Memorie  siano  bene  altrimenti  veraci 
che  non  questi,  i  quali  nell'  intendimento  dell' A.  doveano  avere  un 
luogo  ed  una  importanza  molto  secondaria. 

Non  ci  resta  a  toccare  che  la  pagina,  a  non  dir  peggio,  irreveren- 
te  ed  arrischiata,  intorno  al  regnante  Sommo  Pontefice.  S'intendera 
leggermente  per  quai  riguardi  di  rispettosa  prudenza  a  noi  non  e 
consentito  dimorarci  a  dilungo  sopra  tale  suggetto.  Ne  noi  ce  ne 
vorremmo  gravare :  in  quanto  la  Provvidenza  divina  ,  coi  grandi 
beni  politici  e  religiosi  fatli  emergere  dai  moti  turbulenti  del  qua- 
rantotto,  ha  giustificato  pienamente  piu  ancora  che  le  opere,  le  in- 
tenzioni  sante  e  benefiche  del  supremo  Sacerdote  che  fu,  per  somma 
ingiuria,  riputato  aver  dato  a  quelli  la  prima  spinta.  Tuttavolta  il 
rispondere  a  due  sofismi  e  ad  una  falsa  asserzione  del  Veterano  ci 
pare  indispensabile  a  questa  Rivista ,  stanteche  dal  troppo  ripeterli 
potrebbono  essersi  traforati  neU'ammo  eziandio  dei  rneglio  intenzio- 
nati  figliuoli  della  Chiesa. 

1  Amico  Cattolico  del  6  Agosto  1852,  pag.  232. 


430  RIVISTA 

II  Veterano  a  spiegare  quello  che  egli  chiama  predpitazione  senzcz 
esempio  ncyli  annali  del  Conclave,  onde  fu  dato  il  Successore  al  ses- 
todecimo  Gregorio,  non  sa  darne  altra  ragione  che  Tessersi  il  libe- 
ralismo  impadronito  del  Collegia  dei  Cardinali  1.  Si  mandi  buono  ad. 
un  eterodosso  1'  attribuire  ad  una  cagione  non  pure  umana  ma  rea, 
il  riuscimento  di  una  elezione  assistita  e  diretta,  se  alcuria  ce  ne  ha 
mai ,  dal  Divino  Spirito  ;  si  usi  somighante  indulgenza  al  giudizio 
ingiurioso  recato  del  piu  augusto  Senato  che  sia  in  terra,  al  quale  i 
suoi  piu  acerbi  nemici  non  possono  nei  tempi  moderni  negare  una 
segnalata  esemplarita  di  vita,  ed  una  pieta  da  non  trovare  cosi  uni- 
versal paragone  in  molti  altri  secoli;  ma  come  fare  se  quella  ragio- 
ne ripugna  alia  logica  piu  elementare  ?  Certo  una  cagione  cosi  in- 
giuriosa  a  Dio  ed  agli  uomini  non  potrebbe  ammettersi,  che  in 
mancanza  di  qualunque  altra.  Ora  un'  ottima  ce  ne  suggerisce  il 
Veterano  stesso  2  ,  la  dove  ci  fa  una  dipintura  oltremodo  fosca  dei 
mali  termini  a  che  il  Governo  pontiticio  era  venuto,  colpa,  dice  egli 
per  vieto  pregiudizio  ,  la  qualita  del  dominio  clericale  :  colpa,  piu 
veramente  diciamo  noi,  Toperarpertinace  e  nefando  delle  sette,  che 
in  queste  contrade  aveano  ogni  loro  possa  incentrata.  Standocosi  le 
cose  e  quasi  sul  punto  d'irrompere  una  insurrezione,  qual  pensiero 
piu  giusto,  quale  piu  provvido  di  quello  di  donare  quanto  prima  alia 
Ghiesa  ed  allo  Stato  un  Capo  supremo  ?  Perche  avrebber  dovuto 
differirlo  quando  la  Provvidenza  mettea  loro  in  cuore  un  uomo  che 
a  tutti  essi ,  quasi  universalmente  dello  Stato,  dovea  essere  piena- 
mente  conosciuto?  Ad  una  cosi  semplice  spiegazione  chi  vorrebbe 
sostituire  1'  altra  cosi  maligna  del  liberalismo  impadronitosi  del 
Colleyio  dei  Cardinali  ? 

Ne  piu  felice  e  stato  il  Veterano  nello  assegnar  la  cagione  all'en- 
tusiasmo  che  produsse  in  tutta  Italia  quella  elezione.  Egli  ci  dice 
che  gli'  antecedenti  del  nuovo  Papa  non  erano  tali  da  giustiftcare~ 
quelle  manifestazioni  di  uno  smodato  giubilo  popolare;  e  pure  poco 
piu  sopra  avea  detto  quell' entusiasmo  avere  avutoper  cagione  Yesserst 

\  Memorie  vol.  I,  pag.  66.  —  2  Inlrod.  pag.  26. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  431 


i 


vonsiderata  quella  elezione  quale  una  -yrandc  vittoria  del  parlito  ri- 
colitzloiiario  1.  0  che  noi  non  veggiamo  nulla,  o  questo  discorso 
acclude  una  manifesta  petizione  di  principio  o  circojo  vizioso,  come 
dicevanlo  i  nostri  antichi.  E  nol  vedete?  Per  dimostrare  il  supposto 
liberalismo  della  elezione  se  ne  da  per  segno  1' entusiasmo  levatone, 
il  quale  altrimenti  non  avrebbe  spiegazione  •,  ed  a  spiegare  Y  entu- 
siasmo  si  reca  il  supposto  liberalismo  della  elezione  ,  il  quale  do- 
vett'essere  la  sola  cagione  deU'entusiasmo.  Questo  significa  prende- 
re  i  discorsi  dalle  piazze  e  dal  volgo,  e  sia  pur  dei  codini  e  dei  retri- 
vi  i  quali  pur  troppo  lianno  il  loro  volgo  e  la  loro  quisquilia. 

La  verita  e  clie  1'  entusiasmo  destatosi  nel  i6  per  la  elezione  del 
nuovo  Papa  ebbe  un  lato  vero  e  sincere ,  o  diciamo  meglio  fu  par- 
tecipato  da  moltissimi  buoni  con  sincerita  ed  effusione  di  cuore. 
Ora  un  somigliante  entusiasmo  sincere  aveva  bene  le  sue  cagioni  o 
come  chiamale  il  Veterano  i  suoi  antecedently  e  questi  erano  le  virtu 
notissime  dell'Eletto  ,  i  sensi  per  lui  espressi  nella  minore  fortuna 
sopra  il  bisogno  di  migliorare  T  amministrazione  dello  Stato,  la  mi- 
tezza  dei  suoi  pensieri ,  Tanimo  accline  a  clemenza,  e  fino  la  bonta 
pastorale  e  paterna  onde  da  Vescovo  avea  usato  con  giovani  in  voce 
di  liberali  per  condurli  a  vivere  costumato  ed  alle  praticbe  religiose. 
E  trattandosi  di  un  entusiasmo  popolare,  perche  non  se  ne  potrebbe 
trovar  ragione  nella  stessa  inopinata  celerita  della  elezione  e  fino 
nelle  sembianze  dignitosamente  amabili  dell1  Eletto? 

Che  se  parlisi  deiraltra  parte  dell  entusiasmo,  di  quello  cioe  piu 
somigliante  a  frenesia  ed  a  furore,  spiegato  dai  rivoluzionarii  e  dai 
settarii,  I'argomento  del  Veterano  sarebbe  ottirno  se  quell  entusia- 
smo fosse  statosincero.  Allora  si  ,  essi  avrebbero  dato  segno  diri- 
guardare  quella  elezione  come  una  propria  vittoria.  Ma  dopo  quel- 
lo clie  abbiamo  visto  ,  e  piu  ancora  dopo  quello  che  abbiamo  letto, 
quale  uomo  potra  essere  cosi  sempliciano  o  scempio  da  persuadersi 
^essere  stato  sincero  quell' entusiasmo  dei  libertini  per  la  elezione  di 
4in  Papa  ?  essi  che  aveari  messo  per  termine  fisso  dei  loro  consigli 

i 

i  Sfemorie  vol.  I,  pag.  66. 


432  RIVISTA 

il  distruggere  Chiesa  ,  Papato  e  Principato  !  Certo  il  PonteQce  me- 
desimo  ne  diffido,  quasi  dicemmo  ne  temette  e  con  atYissi  a  grandi 
caratteri  nella  capitale  ,  e  con  circolari  per  le  provincie  ammoni  , 
esorto,  ingiunse  si  cessasse  una  volta  da  quei  plausi  tumultuosi,  si 
mettesse  line  a  quegT  inverecondi  tripudii.  Ma  pensate  se  cio  po- 
teva  bastare  per  coloro  die  di  quelle  ovazioni  si  valevano  per 
commuovere  iipopolo!  Erano  farse  quelle,  eran  commedie,  era- 
no  solenni  ipocrisie  ed  imposture  clie  per  allora  poLerono  forse  far 
gabbo  anche  a  qualche  uomo  assennato,  e  sicuramente  rinfocolaro- 
no  quelle  manifestazioni,  che  pureintanti  erano  sincere.  Ma  oral  sa- 
remmo  davvero  ridicoli  a  riputare  sincere  quell1  entusiasmo  libera- 
lesco  ;  e  pure  non  vi  vuol  meno  di  quella  sincerita  perche  1'  argo- 
mento  del  Veterano  concluda  $  che  cioe  1'  entusiasmo  dei  liberali 
mostro  aver  essi  tenuta  per  loro  vittoria  quelia  elezione. 

Se  la  tennero  ,  sara  stata  una  loro  insigne  bonomia  ,  e  ne  staiux) 
oggi  essi  soli  pel  danno  e  per  le  befle.  Essi  trovarono  un  Papa  che 
colle  sue  concession!  smenti  coi  fatti  la  calunnia  che  i  Papi  non  con- 
cedon  mai;  colla  sconoscenza  trovata  giustifico  i  grandi  suoi  Pre- 
cessori  dalla  taccia  di  non  aver  concesso  ;  colle  difficolta  scontrafee 
nell'altrui  malizia  giustifico  se  medesimo  del  ritirare  in  gran  parte 
il  concesso  ,  e  condurlo  a  quei  temperati  miglioramenti ,  onde  solo 
la  condizione  dei  tempi  si  mostro  bisognosa  e  capace.  Ma  soprattut- 
to  essi,  i  libertini,  trovarono  un  Papa  che  quanto  fu  piu  largo  ver- 
so di  loro,  tanto  rese  piu  mostruoso  Tabuso  che  essi  ne  fecero  -,  ed 
il  quale  arrivato  al  pun  to  ove  la  giustizia  cominciava  ad  essere 
compromessa,  benche  cinto  d'insidiatori  e  d'armati,  seppe  bravare 
le  ire  popolari,  e  nel  suo  volontario  esilio  pote  ripetere  col  grande 
Ildebrando  :  dilexi  iustitiam  ed  eccomi  versare  in  terra  forestiera , 
se  forestiera  pu6  essere  al  Vicario  di  Cristo  alcuna  terra.  L'  allocu- 
zione  del  29  Aprile  restera  a  perpetuo  monumento  della  incrollabile 
fermezza  nella  giustizia  ,  onde  il  romano  Pontificate  fu  sempre 
ammirato  e  glorioso.  Lo  stesso  Veterano  Austriaco  spende  una  pa- 
gina  a  magnificare  quello  splendido  atto,  e  noi  ci  piacciamo  a  rico- 
noscere  la  leale  imparzialita  del  soldato  che  per  questo  capo  noa 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  433 

fall!  al  debito  di  giustizia ,  benche  anche  in  questo  la  voce  ripara- 
zione  c'\  pare  male  scelta  e  peggio  collocata  1 . 

Dopo  cio  a  noi  pare  che  non  meritino  neppure  risposta  le  favo- 
lette  che  conta  il  Yeterano  intorno  ai  t'ratelli  del  nuovo  Pontefice  : 
le  sapevamo  si  gettate  net  volgo  e  accreditate  dalla  malignita  o  dal- 
la  ignoranzadi  alcuni  pochi  fanatic!;  ma  non  ci  saremmo  aspettato 
trovarle  in  una  grave  scrittura  quale  sono  le  Memorie.  I  i'ratelli  del 
Pontefice  ne  furono  in  esilio  mai ,  ne  lo  erano  nel  tempo  della  ele- 
zione,  ne  nulla  ebber  mai  clie  fare  col  Governo  per  poiitiche  brighe. 
Furono  si  fuggiaschi,  mezzo  prigioni,  ed  uno  campo  quasi  per  mi- 
racolo  la  vita  ,  ma  le  insidie  ed  i  rischi  venner  loro  dai  libertirii  , 
dai  repubblicani ,  dai  rivoluzionarii  insomnia  ;  il  che  e  certo  poco 
opportune  argomento  a  provare  il  liberalismo  di  quella  illustre  fa- 
miglia.  Ma  il  Veterano  nelle  cose  di  Roma  ebbe  notizie  scarse , 
menomate  e  spesso  false.  Certo  chi  vi  conta  che  Pellegrino  Rossi  fu 
trucidato  sulle  scale  del  Catnpidoglio  2  y'  ispira  poca  fiducia  per  le 
cose  meno  notorie  di  cui  si  fa  narratore  e  giudice. 

Queste  poche  osservazioni  ci  siamo  permesse  non  tanto  per  ri- 
spondere  alle  Memorie,  quanto  per  isgombrare  dali'animo  di  alcuni 
cattolici  italiani  qualche  preoccupazione,  che  ne  potrebbe  alterare  i 
giudizii  e  chi  sa  che  non  anche  pervertire  le  volonta?  Nel  resto  dalla 
prolissita  e  dalla  gravezza  delle  censure  non  si  creda  che  noi  ripro- 
viamo  generalmente  questo  scritto.  Quelle  si  riferiscono  a  punti  se- 
condarii,  diremmo  quasi  accidental!;  e  Taver  noi  di  queste  parlato 
piu  a  lungo  si  origina  dall'esser  per  noi  principal!  quei  punti,  che 
pel  Veterano  furono  secondarii,  e  poteano  anche  essere  trasandati. 
Ma  considerando  le  Memorie  come  lavoro  strategico  e  come  a  dire 
di  eflemeride  militare,  esse  sono  pregevolissime  e  noi  non  le  trovia- 
mo  inferior!  a  quelle  lodi  onde  la  stampa  periodica  nell'  Imperio 
Austriaco  le  ha  commendate  3.  Rettificandone  qui  e  cola  qualche 

1  Vol.  T,  pag.  171,  172;  pag.  217,  e  vol.  II,  pag.  163. 

2  Vol.  II,  pag.  164. 

3  Anche  sulla  Revue  des  deux  blondes  abbiam  lelto  un  lungo  articolo  sopra 
quesle  Memorie  (15  febr.  1853;  torn.  I,  pag.  667  e  segg.)  scritto  dai   sig.  Blaze 

Serie  II,  vol.  IL  28 


43i  KI  VISTA 

locuzione,  espungendone  un  cinque  o  sei  periodi  e  cassanclone  al 
Lutto  un  tre  o  quattro  pagine,  non  si  guasterebbe  Tunita  del  lavoro, 
e  se  ne  avrebbe  un  libro  da  poter  esser  letto  con  utilitanon  comu- 
ne  dagT  Italiani  non  ineno  che  dagli  stranieri. 


II. 


Teorica  dell'isliluzione  del  matrimonio  e  della  guerra  mulli  forme  cui 
soygiace.  Per  EMILIANO  AVOGADRO  Conte  della  Motta  giariforma- 
lore  delle  Regie  Scuole  Provinciali  —  Torino  1853. 

Siam  lieti  di  veder  trattato  dalla  penna  di  questo  chiaro  e  poten- 
te  ingegno  un  argomento  di  tanta  rilevanza  pergl'interessi  non  so- 
lo religiosi  ma  ancora  civili  e  domestici.  Qui  non  e  piu  un  Gesuita, 
un  teologo,  un  chierico,  clie  parla;  e  uno  scrittore  laico,  un  marita- 
to  ,  un  uomo  d1  alti  spiriti ,  in  condizione  affatto  indipendente, 
fuori  di  ogni  apparenza  anche  piu  leggera  di  parte,  che  nutrita  la 
mente  di  forti  e  profondi  studii,  scende  ora  neh"  aringo,  e  posata- 
mente  discute  colla  luce  della  filosofia  e  della  storia  questa  contro- 
versia  si  dibattuta.  La  quale  sebben  chiarissima  per  se  medesima, 
venia  nondimeno  sparsa  di  tenebre  dalFaltrui  ignoranza  o  perlidia. 
Sara  seuza  dubbio  gradito  ai  nostri  lettori ,  sentirne  da  noi  qui  ri- 
portate  alcune  idee  e  sentenze  piu  principal! ,  die  ne  invoglino  a 
leggere  in  fonte  1'  intera  opera. 

II  presente  non  e  che  il  primo  volume  del  lavoro  immaginato  dal- 
FA. ,  il  quale  promette  discriverne  un  altro  a  compimenlo  e  corona 
della  tratlazione.  Nondimeno  esso  forma  un* opera  da  se,  abbraccian- 
do  ambidue  grintendimenti,  che  1'A.  si  e  prelisso  ;  benche  egli  av- 
verta  di  volersi  trattenere  piu  nel  primo,  che  nel  secondo,  propo- 
nendosi  di  serbar  Tinverso  tenore  nel  volume  che  seguira.  Riferiamo 

de  Bury.  L'articolo  si  trattiene  solo  a  rilevare  i  preiji  che  noi  altrcsi  ricono- 
sciamo  ncllo  scritto,  e  ci  fa  conoscere  il  nome  dello  scrittore,  il  quale  dice  es- 
sere  il  Generate  conte  Schoeuhals  aiutaute  di  catnpo  del  Feld  Maresciallo  Ra- 
iletzky. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  43.*> 

il  suo  pensiero  colle  sue  stesse  parole:  «  Ecco  le  due  parti  o  meglio 
«  i  due  intendimenti  di  quest'  opera.  IJ  primo  sara  di  cercare  della 
«  essenza  del  matrimonio  ed  esporre  quanto  sia  vero  e  grandiose, 
«  anche  solo  razionalmente  parlando,  ci6  che  la  scienza  cristiana 
«  insegno  e  pose  in  pratica,  e  quanto  sieno  difettose  e  perniciose  le 
«  sofistiche  antiche  e  moderne,  in  cui  F  istituzione  nuziale  mal  si 
«  spiegasol  per  alcuni  dei  suoi  elementi  compositivi,e  questi  si  dis- 
«  ordinano  a  capriccio.  II  secondo  sara  di  dare  a  conoscere,  per 
«  quali  fini,modi  e  arti  la  istituzione  delle  nozze  ebbe  a  soiTrire,  fin 
«  dai  primi  giorni  del  Cristianesimo,  una  guerra  radirale  che  nel 
«  nostro  secolo  si  rinnova  piu  fiera  e  piu  manifesta  .  .  .  Per  non  ac- 
«  cumulare  per6  troppa  materia,  abbiamo  nelF  opera  che  ora  esce  al- 
«  la  luce  preso  a  eseguire  di  preferenza  il  primo  intendimento;  a 
«  Dio  piacendo  compiremoil  disegno  con  altra  opera  appositamen- 
«  te  destinata  al  secondo  intendimento.  Intanto  pero  il  libro  pre- 
«  sente  fa  un  tutto  da  se,  ne  vi  si  scompagnano  affatto  que'  due 
«  punti  di  vista  proposti  1.  » 

Con  savissimo  accorgimento,  FA.  fin  dalle  prime  mosse  prende  a 
combattere  1'insipienza  de'moderni  dottrinarii,in  livrea  e  foggia  di 
moderati ,  facendo  vedere  Tinettezza  delle  loro  teoriche,  con  le  quali 
altro  non  fanno  che  tener  bordone  alle  trame  dei  socialist!,  senza  a- 
ver  per  altro  il  merito  di  seguirne  la  logica.  I  socialist!  avendo  giu- 
rato  di  levar  dal  mondo  ogni  diritto  divino,  son  condotti  da  logica 
necessita  ad  adoprarsi  di  assaltar  da  principio  la  prima  istituzione  di 
Dio  che  sono  le  nozze.  Bramando  d'abolire  ogni  societa  e  giuridica 
relazione  tra  gli  uomini,  a  ragione  cominciano  dal  pervertire  il  tipo 
d'ogni  socievolezza,  il  matrimonio.  Essi  son  consapevoli  di  ci6  che 
fanno,  ed  operano  conformemente  allo  scopo  propostosi.  Nel  loro 
metodo  ci  ha  connessione  di  principii  e  di  termine,  di  premesse  e  de- 
duzioni,  di  mezzi  e  di  fine.Dairodio  a  Dio  e  ad  ogni  istituzione  so- 
ciale  si  stendorio  alia  dissacrazione  del  matrimonio;  e  volendogiun- 
ger  da  ultimo  alia  sua  riprovazione  assoluta,  prendon  le  prime  mosse 

i  Prefazione  pag.  XXIII. 


436  R1VISTA 

dalla  tolleranza  provvisoria  di  un  matrimonio  puramente  civile  , 
puramente  utilitario.  Non  cosi  i  pretesi  moderati  -,  i  quali  dan  colpi 
da  orbi  ,  non  intendono  o  fingono  di  non  intendere  quel  che  fan- 
no.  Professando  di  abborrire  lo  scopo  ultimo  del  socialismo  con- 
corrono  nondimeno  a  piantarne  le  prime  basi.  «  Dall'  altro  lato 
«  che  cosa  fanno,  che  cosa  sanno  i  nostri  stupidi  dottrinari?  Lavo- 
«  rano  di  mani  e  di  piedi  ad  abbattere  1'  istituzione  divina  del  con- 
«  iugio,  a  dissacrarlo,ateizzarlo,a  ridurlo  auna  mera  associazione, 
«  aun  mero  contralto  civile,  cioe  aporloin  quello  stato  incuil'indis- 
«  solubilita  divina  illogica,  T  unione  spogliata  di  ogni  carattere  mo- 
«  rale,  non  rimane  altro  che  uno  sfogo  brutale,  o  un  calcolo  d'inte- 
«  resse  commerciale  •,  1'  intervento  della  legge  a  regolarne  gli  effetti, 
«  diviene  una  vera  prepotenza  contro  la  natural  liberta ,  un  atten- 
<(  tato  alia  felicita  individuale-,  poiche  se  nel  matrimonio  non  ci  e 
«  vincolo  se  non  civile,  se  la  civil  legge  ha  piena  podesta  di  rego- 
«  larlo,illegislatore  che  non  concede  liberissimolo scambio di  unioni 
«  e  di  divorzii  e  il  peggior  dei  tiranni  1.  » 

Vien  poscia  a  descrivere  in  alcuni  capi  l'avvilimento  e  la  perver- 
sione,  a  cui  ridussero  F  idea  del  matrimonio  i  gentili  prima  del  cri- 
stianesimo  ,  e  a  cui  vorrebbero  ricondurla  i  nuovi  pagani  fondati 
sul  concetto  protestantico  di  sottrarlo  dall'  autorita  della  Cbiesa. 
L'  autore  dimostra  come  siffatta  sottrazione  recherebbe  seco  in  un 
con  la  corruzione  delle  nozze  la  rovina  de'  pubblici  costumi;  i  qua- 
li  non  potran  servarsi  incontaminati  e  puri,  se  non  sotto  la  guida  e 
la  tutela  della  cattolica  Chiesa ,  unico  usbergo  che  possa  francheg- 
giarli  dalla  corruzione.  «Fu  gran  consiglio  di  Dio,  mettere  1'autori- 
«  ta  di  far  leggi  definitive  sul  matrimonio  in  man  del  Pontefice  Ro- 
«  mano  e  d'unagerarchiadi  celibi,  a  cui  il  matrimonio  e  interdettoin 
«  modo  cosi  assoluto,  che,  ove  1'umana  debolezza  di  cui  ogni  uomo 
«  e  circondato  sulla  terra  li  trascinasse ,  non  mai  potrebbero  spe- 
«  rare  di  velaria  con  titolo  nemmeno  colorato  di  matrimonio.  La 
«  moralita  del  mondo  cristiano  ha  la  massima  fra  le  immaginabili 

\  Partc  \,  cap.  i. 


DELLA  STAMPA  1TALIANA  437 

((  guarentigie  nelV  essere  aflidata  la  tutela,  e  il  rcgolamento  del  ma- 
«  trimonio  a  un  corpo  di  Chiesa  docente ,  infallibile  e  santo  ,  a  un 
«  capo  supremo  celibe  ,  senza  possibilita  d1  eccezionc.  La  moralita 
«  del  genere  umano  non  pu6  essere  sicura  ,  se  non  nelle  man!  del 
«  Vecchio  del  Vaticano,  come  ben  osservo  il  de  Maistre  *,  » 

Uno  del  piii  belli  tratti  di  questo  egregio  lavoro  si  e  laddove  nel 
capo  3,  5  e  6  si  dimostra:  il  matrimonio  essere  essenzialmente  reli- 
gioso  ,  eziandio  considerate  nei  soli  termini  della  pura  natura.  I 
principal!  argomenti  1'A.  li  prende  dal  perche  per  le  nozze  i  con- 
traenti  fan  reciproco  dono  di  loro  stessi,  disponendo  in  tal  guisa  di 
cio  di  cui  1'uomo  non  ha  vera  proprieta  o  dominio  di  sorte  alcuna. 
II  che  senza  intervento  e  autorizzazione  divina  non  potrebbe  farsi. 
Di  piii  il  matrimonio  destinato  alia  propagazione  degli  uomini ,  e 
una  vera  prosecuzione  e  continuazione  dell' opera  creatrice  di  Dio, 
il  quale  interviene,  non  sol  come  conservatore,  e  motor  primo  del- 
le  forze  naturali,  ma  come  creatore  dell'  anima  ragionevole  ed  im- 
mortale  del  generando,  e  confonde  in  certa  guisa  1'azion  sua  con 
1'azione  delle  cause  seconde.  Le  nozze  sono  destinate  a  produrre 
non  un  essere  vivente  qualunque,  ma  un  essere  razionale  •,  son  de-- 
stinate  a  moltiplicare  gli  adoratori  di  Dio  sulla  terra,  i  glorificatori 
di  Lui  nei  cieli,  gli  eredi  futuri  d1  una  beatitudine  eterna  alia  quale 
debbono  disporsi  nel  tempo  con  una  vita  virtuosa  e  santa. 

Ci  diletta  oltremodo  il  veder  qui  un  tanto  filosofo  confermare  coi 
suoi  luminosi  discorsi  quella  medesima  idea  del  matrimonio  cbe  noi 
avevamo  gia  proposta  ed  inculcata  negli  articoli,  che  tempo  fa  scri- 
vemmo  intorno  al  medesimo  subbietto  nella  prima  serie  del  nostro 
periodico. 

La  essenza  del  matrimonio,  secondo  cbe  sapientemente  ragiona  il 
nostro  autore,  non  e  semplice.  Esso  di  per  se  e  un  ufficio  di  natura, 
un  contratto  naturale,  un  alto  religioso.  La  natura  ne  prepara,  per 
cosi  dire,  la  materia,  la  religione  lo  forma,  la  legge  politica  o  socia- 
le  lo  regola  in  quanto  agli  efletti  civili  che  ne  conseguitano. 

1  Cap.  3. 


438  R I  VISTA 

Stoltamente  i  politioi  alia  pagana  si  fermano  suIF  idea  di  contral- 
to. II  matrimonio  e  contralto  di  natura  radicalmenle  diversa  da  lul- 
ti  gli  altri.  Partecipa  alia  ragion  di  contralto  ,  in  quanto  si  forma 
per  azion  libera  di  persone  morali,  che  consentono  in  quella  scam- 
bievole  congiunzione  e  sponlaneamente  ne  assumono  i  dirilti  e  i 
doveri.  In  tutto  il  resto  le  nozze  si  dilVerenziano  toto  coelo  dalle  con- 
dizioni  e  dall'indole  dei  contratli  comunemenle  intesi.  Ondeabnon 
diritto  S.  Tommaso  considera  in  esse  il  contralto  come  causa  ,  il 
vincolo  che  dal  solo  contralto  non  si  produce,  lo  risguarda  come 
appartenenle  all'essenza  del  malrimonio. 

11  malrimonio  comparve  al  mondo  come  la  formola  risoluliva  dt 
tutli  i  problemi  possibili  circa  Tunibilila  dei  due  sessi,  e  circa  1'or- 
ganamenlo  fondamenlale  della  sociela  umana.  Iddio  sapienlissi mo- 
rion voile  lasciarlo  alia  invesligazione,  agf  indovinamenli,  ai  discor- 
si  della  pura  ragione;  ma  con  azion  posiliva  Tislilui,  ordinollo  nelle 
interne  sue  leggi ,  il  manifesto  ad  Adamo  ispirandogli  nel  lempo 
slesso  rintelligenza  della  divina  sua  opera.  Iddio,  nonl'uomo,  e  alia 
testa  del  matrimonio.  Per  esser  sacro  un  tal  atlo  non  ha  mestieri 
di  rili  e  di  cerimonie  che  lo  sanlifichino  •,  esse  possono  congrua- 
menle  accompagnarlo,  ma  non  sono  necessarie  alia  sua  consacra- 
zione.  Come  il  giuramenlo  e  alto  religiose  per  se  slesso  ancorche 
spoglio  di  qualunque  forma  esteriorey  cosi  il  medesimo  vuol  dirsi 
del  malrimonio. 

Cio  delle  nozze  riguardale  naluralmente  ;  nella  Chiesa  poi  esse 
son  condotle  a  un  ordine  sopranriaturale  ,  e  salgono  a  un  grado  di 
eccellenza  assoluta  e  perfella.  Siccome  Cristo  operando  sulla  reli- 
gion naturale  laelevo  a  religion  crisliana,  e  rarricchidi  nuovi  dog- 
mi  rivelati;  siccome  Iramuto  il  sacerdozio  anfico  in  sacerdoziod'e- 
lezione  divina  e  d'ordinesacramenlale;  cosi  il  simile  adopero  rispelto 
al  malrimonio,  elevando  1'  anlico  allo  consensuale  e  religiose  a  sa- 
cramenlo  della  nuova  sua  legge,  e  converlendo  1'amor  nalurale  che 
pria  informava  quella  unione  in  carita  divina.  Sicche  le  nozze  sen- 
zaperdere  1'  essenza  primitiva  ricevula  nell'Eden  si  rabbellirono  di 
nuova  ed  assai  piii  sublime  perfezione.  Per  Cristo  il  conlrallo  stesso 


DELIA  STAMPA  ITALIANA 

uuziale  e  sollevato  alTesscrc  di  Sacramento  fra  crialiani,dove  prima 
era  mi  atto  solamente  uiiiano  (.>  iviigioso  per  lutti  gli  uoinini.  (Juin- 
di  il  legame  eziandio  ne  e  divenuto  piii  forte;  poiche  crebbe  e  si  du- 
plico  e  nobilito  rapplicazione  della  potenza  diviiia  a  Ibrmarlo.  Lu  in- 
trinseca  perfexione  del  suo  elemento  religiose  ha  toccata  la  massiinii 
altezzaacui  poteva  pervenire;  essendo  fatto  opera  nori  solo  di  crea- 
zione,  rna  anche  di  salvazione.  Non  e  pero  meraviglia  se  il  matri- 
inonio  cristiano  sia  reso  assolutameiite  indissolubile  per  natura;  es- 
sendo proprio  di  ogni  cosa  die  tocca  \  apice  di  sua  perfezione  il 
trovarsi  in  uno  stato  fisso  e  inalterabile. 

Discorse  tali  cose  ,  non  e  difficile  T  inferire  il  diritto  che  ha  la 
Chiesa  a  regolare  le  uozze  come  appartenenza  esclusiva  di  sua  giu- 
risdizione.  L'autore  diraostra  come  Tordinarle  sia  diritto  della  Chie- 
sa in  forza  di  tre  suoi  distinti  poteri ;  in  vigor  cioe  del  poter  sociale 
e  morale,  col  quale  opera  sulle  persone  contraenti-,  in  vigor  del  po- 
ter divino  giurisdizionale  delle  chiavi  per  cui  opera  sul  vincolo  stes- 
so  e  sulla  congiunzione  che  ne  risulta  ;  in  vigor  del  potere  divino 
sacramentale  per  cui  opera  sul  sacramento.  Quand' anche  il  matri- 
nionio  tra'cristiani  non  avesse  ragione  di  sacramento,  non  per  que- 
$to  la  Chiesa  perderebbe  ogni  titolo  di  potesta  sopra  di  esso.  Impe- 
rocche  le  resterebbe  sempre  il  diritto  di  regolare  siffatta  bisogna  in 
forza  del  potere  che  ha  di  reggere  visibilmente  la  societa  universal 
de'fedeli  intorno  alle  azioni  moral! ,  intorno  ai  grandi  interessi  della 
religione  e  del  regno  di  Dio  sulla  terra  e  della  direzion  delle  anime 
alia  beatitudine  della  vita  avvenire.  Quanto  piu,  essendo  il  matrimo- 
nio,  per  la  sua  elevazione  a  sacram^nto  della  legge  evangelica,  di- 
venuto  porzione  si  principale  del  divin  culto,  e  stromento  di  grazia 
santilicante  ? 

L'autore  ribatte  vittoriosamente  \"  argomento  di  coloro  che  ob- 
biettano  alia  Chiesa  la  mancanza  di  forza  coattiva ;  essendo  la  forza 
distinta  dal  diritto,  e  dovendosi  ragionare  in  modo  inverse:  la 
Chiesa  ha  diritto  di  regolare  il  matrimonio  ;  dunque  le  compete  la 
forza  di  far  eseguir  le  sue  leggi.  Questa  forza  sara  prestata  dai  po- 
poli  a  lei  soggetti.  Scioglie  i  cavilli  tessuti  sulla  storia  dei  secoli 


440  R1VISTA 

anterior!  al  cristianesimo  e  sull'esempio  dei  primi  Imperatori,  i  quali 
stanziarono  leggi  relative  al  coniugio.  Anzi  da  questo  stesso  capo, 
cava  prove  a  rincalzare  Fassunto  suo. 

Assegna  le  ragioni  per  cui  nello  stato  anormale  d.el  paganesimo  , 
i  Principi  secolari,  unica  autorita  ,  la  men  male  costituita  in  forma 
pubblica,  poterono  attribuirsi  uria  precaria  ingerenza  sul  matrimo- 
nio.  Massimamente,  come  pare  die  intenda  Fautore,  essendo  essi 
in  quello  stato  di  cose,  allresi  supremi  capi  dell'  ordine  religio- 
so.  Le  quali  ragioni  al  tutto  scomparvero  ,  allorcbe  costituita  la 
Chiesa  furon  le  cose  condotte  al  loro  stato  legittimo  e  collocate  nel- 
le  loro  convenevoli  proporzioni.  Evidentemente  la  potesta  civile 
non  e  piu  la  suprema  ne  Tunica  al  mondo;  apparendovi  la  ecclesia- 
stica  si  altamente  e  potentemente  costituita  da  Cristo  stesso  per 
provvedere  agT  interessi  morali  e  religiosi  del  genere  umano. 

II  matrimonio  e  regolato  e  retto  con  mano  santa  e  infallibile  dal- 
la  Chiesa,  a  cui  Cristo  affid6  la  cura,  non  solo  di  provvedere  all'eter- 
na  salute  degli  uomini  aiutandoli  a  fare  una  buona  morte  ,  ma  di 
ordinarli  e  reggerli  e  rnanodurli  perche  menino  costantemente  una 
vita  santa  e  rendano  a  Dio  sulla  terra  quella  gloria,  per  procurar  la 
quale  furon  creati.  II  potere  civile  dee  chiamarsi  beato  di  cio,  e  star 
contento  a  siffatta  ordinazione,  senza  arrogarsi  un  ufficio  non  com- 
messogli  -,  essendo  esso  per  cosi  dire  un  potere  occasionale  che  ivi 
opera  dove  trova  difetto  di  altra  autorita  competente. 

Che  se  da  mala  cupidigia  travolto  il  potere  civile  si  arrogasse 
codesta  giurisdizione  non  sua,  ei  non  potrebbe  sperare  certa  e  sta- 
bile obbedienza  da1  sudditi. 

«'  I  Cristiani  tenuti  tutti  in  coscienza  all  e  leggi  di  Cristo  e  della 
«  Chiesa  non  potrebbero  mai  contraddire  all'oritologia  cristiana,  tener 
((  per  vincolo  cio  cbe  non  lo  e  o  viceversa  ne  profittare  delle  largu- 
«  re  die  loro  venissero  offerendo  i  civili  poteri,  e  questi  se  son  cri- 
«  stiani  non  le  potrebbero  offrire  senza  delitto  *.  » 

Immensi  sono  i  pericoli  die  incontra  lo  Stato  nel  voler  far  da  se 
in  questa  materia  ;  e  la  Cbiesa  col  solo  togliere  F  impedimento  da 

1  Cap.  i4,  pag.  189. 


DELIA  STAMP  A  ITALIANA  441 

lei  stabilito  della  clandeslmila  ,  potrebbe  in  un  attimo  sconvolgere 
e  privare  d'  efficacia,  almeno  per  la  maggioranza,  tutte  !e  leggi  ri- 
guardanti  il  matrimonio  civile. 

L'unica  parte  che  puo  competere  allo  Stato  si  e  di  disporre  de- 
gli  efletti  civili.  Nondimeno  anche  in  cio  per  far  leprgi  assennate 
conviene  smetterc  i  non  pochi  pregiudizii  di  plenipotenza  politica 
cbe  ingombrano  le  menti  de1  legulei  :  essendo  superlativamente 
sragionevole  che  in  tanto  vocio  che  ora  si  fa  della  liberta  inalienabile 
d'associazione  per  ogni  sorta  di  motive  anchc  vizioso  ,  si  venga  a 
disputare  sopra  la  liberta  naturale  di  associazione  matrimoniale  e  si 
pretenda  elidere  gli  effetti  d'un'  unione  sostanzialmente  legittima 
per  solo  difetto  di  forma  e  di  legalita  politica. 

Ma  arrogarsi  piii  di  questo  e  un  temerariamente  usurpare  e  ti- 
rannicamente  esercitare  un  diritto  che  non  si  ha.  11  socialismo 
da  questo  lato  triont'a  contra  i  Governi  civili,  lor  dimostrando  con 
evidenza  irrecusabile  che  un  matrimonio  di  puro  dritto  umano  e 
irragionevole,  e  che  ogni  legame  quinci  proveniente  e  un  ingiusto 
attentato  alia  liberta  personale.  La  permissione  del  divorzio  scende 
qual  conscguenza  legittima  dai  principii  del  matrimonio  civile  ateo. 
La  larghezza  negl'  impediment}  non  e  mai  sufficiente  a  corrispon- 
dere  a  un  principio  che  non  ne  autorizza  veruno ,  specialmente 
dove  vien  posta  per  idea  madre  di  tutti  gli  ordina menti  civili  la 
liberta  individuale. 

Per  la  qual  cosa  i  nostri  moderni  legislator!  che  vogliono  dissa- 
crare  il  matrimonio  e  regolarlo  con  istituti  civili  mostrano  un'igno- 
ranza  incredibile.  fi  sapientissimo  il  consiglio  che  lor  da  T  autore 
ia  questi  termini  :  «  Ora  rivolgendoci  ai  dottrinari  piemontesi  lor 
«  diremo  che  prima  di  discorrere  di  matrimonio,  necessita  vorreb- 
«  be  che  stadiassero  cio  che  e  matrimonio,  cio  che  sono  gli  effetli 
«  civili,  cio  che  vollero,  cio  che  fecero,  ci6  che  vollero  e  non  pote- 
«  ron  fare,  e  ci6  che  non  vollero  e  pur  fecero  le  legislazioni  che  pre- 
«  tendono  essi  imitare  senza  conoscerne  altro  che  la  nuda  scorza  * .  » 

1  Cap.  17,  pag.  241. 


4*42  RIVISTA 

Queste  e  simiglianti  cose,  che  per  non  troppo  allungarci  tra- 
lasciamo,  Tautore  pertratta  con  una  profondita  di  scienza  e  di  eru- 
dizione  veramente  meravigliosa,  e  con  purezza  di  spirito  squisita- 
mente  cattolico.  Molte  opere  sono  uscite  in  quest!  ultimi  tempi 
le  quali  riguardano  il  matrimonio  ;  ma  nessuna  di  esse  aggua- 
glia  la  presente  per  lucidita  d'  idee ,  per  ampiezza  di  vedute  ,  per 
solidita  di  dottrina ,  per  forza  di  raziocinio.  La  teorica  del  Conte 
della  Motta  e  uno  di  quei  libri  destinati  alia  immortalita,  e  che 
sara  letto  e  lodato  finche  ci  saranno  dotti  nel  mondo.  Fu  prowi- 
denza  di  Dio,  ch'  essa  uscisse  dalla  penna  d'  un  secolare  e  d'  un 
Piemontese ,  quando  nel  Piemonte  appunto  da  secolari  si  mostra 
tanta  cecita  e  tanta  passione  in  questa  materia.  Questo  libro  varra 
almeno  a  toglier  loro  ogni  scusa  d'  involontario  errore  e  li  costrin- 
gera  a  confessare,  che  se  errano,  errano  perche  vogliono  errare. 

Ma  in  tal  caso  la  loro  e  una  inqualificabile  follia ,  ostinandosi  a 
volere  ad  occhi  veggenti  traboccar  se  e  la  societa  loro  affidata  nel 
piu  fatale  ed  irreparabile  precipizio. 

III. 

Due  discorsi  sacri  del  Sacerdote  GAETANO  ALIMONDA  —  Geneva  18o3. 

Ascoltando  talvolta  e  piu  spesso  leggendo  orazioni  panegiriche  in 
laude  di  questo  o  quell' altro  eroe  cristiano,  siamo  venuti  in  pensie- 
ro  che  da  somiglianti  sacri  discorsi  si  potrebbe  cogliere  un  frutto  di 
piu  pratica  utilita,  che  comunemente  non  si  suole.  11  piu  delle  vol- 
te Toratore  appena  si  propone  altro  scopo,  che  di  destare  la  maravi- 
glia  degli  uditori  per  le  stupende  geste  del  suo  lodato;  e  questo  e 
bello,  non  e  certo  inutile  intendimento,  in  quanto  volendo  noi  am- 
mirare  Iddio  nelle  sue  opere,  in  nessuna  di  queste  lo  possiamo  scor- 
gere  piu  ammirabile,  che  nelle  opere  della  grazia  ed  in  quel  segreto 
lavorio  di  perfezione,  che  per  quellaEsso  innalza  nelle  anime  dei  ser- 
vi  suoi.  Tuttavolta  ove  non  si  miri  che  al  maraviglioso ,  si  scontra- 
no  due  rischi  che  non  e  cosa  di  ognuno  lo  schivarli:  il  primo  e  lo 
scambiare  che  spesso  si  fa  Tammirazione  del  lodato  con  quella  del 


BELLA  STAMPA  ITALIAN  A  443 

jodatore;  talmente  ehe  dopo  di  avcrc  udit-a  una  bone  elaborata  <>r;t- 
xio!)  panegirica,  vi  avverra  di  seritire  spesso:  oh!  che  bel  paneyiriro! 
ma  non  so  qimnte  volte  avrete  udito:  oh!  che  gran  Santo!  L' altro 
pericolo  e  che  non  si  ottenga  pienamente  uno  degli  scopi  precipui, 
"pei  quali  gli  eroi  cristiani  sono  proposti  dalla  Chiesaalla  venerazione 
dei  fedeli.  La  Chiesa  stessa  professa  in  cento  luoghi  della  sua  liturgia 
cio  tarsi  per  invogliare  i  cristiani  alia  imitazione  di  quelle  virtu.  Ora 
egli  e  manifesto  che  Tammirazione  non  si  ottiene  che  dall'  arduo;  e 
Tosi  se  voi  troppo  e  solamente  insistete  sopra  di  questo,  correte  ri- 
schip  di  scorare  gli  animi  invece  d'  invogliarli ,  sino  a  non  averne 
nella  pratica  che  una  sterile  ammirazione.  Ripetiamo  che  questa  an- 
che  sola  ha  le  sue  utilita;  ma  se  oltre  ad  essa  potesse  ottenersi  qual- 
che  altra  cosa,  non  sarebbe  egli  pregio  dell' opera  il  mirare  anche  a 
questo? 

Di  qui  ci  nacque  il  pensiero  che  se  le  laudazioni  cristiane  avessero 
sernpre  uno  scopo  pratico,  come  1'  ebbero  presso  gli  antichi  Padri, 
soprattutto  Greci,  e  come  lo  fecero,  forse  anche  un  po1  soverchio , 
i  grandi  oratori  francesi ,  la  gloria  dei  Santi  non  ne  scapiterebbe 
nulla ,  e  la  edificazi.one  dei  fedeli  se  ne  vantaggerebbe  grandemen- 
te.  Ne  diciamo  gia  ch^  del  Panegirico  si  debba  fare  un  discorso 
morale  da  capo  a  fondo :  qiuesto  sarebbe  un  quasi  snaturare  la  isti- 
tuzione,  e  fraudare  per  giuntc?  la  espettazione  degli  uditori,  i  quali 
venuti  achiesa  in  quel  giorno  ,  va>gliono  in  °gni  m°do  che  loro  si 
parli  del  Santo  e  se  ne  discorra  la  vita  e  se  ne  magnifichino  le  vir- 
tuose opere.  Diciamo  si  veramente  che  a  q  uesto  si  pu6  in  acconcis- 
sima  guisa  accoppiare  un  qualche  intendimerito  ^r»tico  sia  d'  inna- 
morare  d'una  virtu  speciale,  sia  di  mostrarne  l'agevoivzza  dei  mezzi 
di  fame  acquisto,  sia  di  sgombrare  dagli  animi  qualche  pregv'udizio; 
•<ia  di  ribadire  vigorosamente  alcuna  di  quelle  verita  maschie  e  vitali 
che  formano  la  forza  ed  il  decoro  del  cristianesimo. 

Ora  quelto  che  in  noi  era  un  pensiero,  se  volete  ancora  un  desi- 
derio,  ci  siamo  rallegrati  di  vedere  e  con  molto  accorgimento  reca- 
to  in  pratica  nei  due  5am  discorsi  annunciati  di  opra;  edappunto  la 
loro  singolarita  ci  haindotto  a  parlarne.  L'uno-  ^  in  lode  di  S.  Car- 
lo Borromeo  ,  recitato  in  Geneva  il  \  Novembre'  1848,  nella  chiesa 


444  RIV1STA 

di  S.  Filippo  Neri  per  la  festa  die  se  ne  celebra  dai  RR.  Missiona- 
rii  urLani:  1'altro  e  in  onore  di  S.  Teresa  di  Gesu  recitato  in  Savo- 
na  il  15  Ottobre  1852  nella  Chiesa  delle  monache  Carmelitane  scal- 
ze.  I  quali  due  suggetti  erano  maravigliosamente  adatti  allo  scopo 
dell'oratore,  ragionante  in  un  paese  progressive,  nel  48  e  nel  52  di 
due  tra'piu  stupendi  eroi  cristiani,  clie  allo  scapestrare  di  un  secolo 
riformista  contrapponesse  la  Provvidenza.  E  1'Alimonda  colse  con 
singolare  destrezza  il  carattere  di  Carlo  non  meno  che  di  Teresa, 
e  propose  nella  prima  e  nella  seconda  orazione  due  concetti  ma- 
schi,  solenni,  grandiosi  cosi,  che  beato  il  mondo  se  a  suo  gran  pro 
ne  fosse  persuaso  a'  di  nostri .  Noi  non  possiamo  esporre  a  dilungo 
la  tela  dei  due  discorsi;  ma  un  cenno  intorno  a  ciascuno  giovera  a 
fare  intendere  come  per  essi  veggiamo  noi  satisfatto  un  nostro  voto, 
che  i  panegirici  cioe  siano  quanto  e  possibile  indiritti  a  qualche  uti- 
lita  speculativa  o  pratica. 

II  secolo  sestodecimo  fu  secolo  di  liiforma  ;  e  con  questa  malau- 
gurata  parola  si  fece  ogni  opera  per  deformare,  scardinare,  distrug- 
gere  quanto  di  maraviglioso  e  di  celeste  avea  la  Chiesa  pel  lunga 
lavorio  di  oltre  a  dieci  secoli  faticosamente  edificato ;  ed  in  gran 
parte  vi  si  riusci.  Ora  sapete  voi  per  qual  ragione  quella  parola  riusci 
cosi  ruinosamente  efficace  ?  Perche  era  vera  :  perche  realmente  vi. 
era  bisogno  di  Riforma  nella  disciplina  scaduta,  nella  fede  illangui- 
dita  ,  nella  carita  raffreddata.  E  due  Riforme  si  attuarono  quasi  al 
tempo  stesso  neh"  Europa :  una  legittima ,  santa,  salutare  da  chi  n@ 
avea  il  diritto,  il  dovere  ed  i  mezzi;  e  si  com  pi  nel  Concilio  di  Trento 
con  quei  frutti  di  benedizione  di  cui  godiamo  fino  a'  di  nostri. 
L'altra  fu  consummata  da  ribellanti  e  vituperosi  eresiarchi,  cbe  tutto 
sconvolsero  nell'  Europa  settentrionale ;  e  ihtrisala  di  sangue  la  la- 
sciarono  a  rugumare  seco  medesima  i  suoi  rancori  e  le  sue  sventure. 
Questa  fu  rappresentata  da  Martin  Lutero  e  dai  suoi  consorti  che  ne 
emularono  senza  vincerne  1'impudente  cinismo  ed  il  satanico  orgo- 
glio.  Di  quella  fu  il  piu  caldo  promotore  e  diciamo  cosi  il  piu  solerte 
attuatore  S.  Carlo  Borrorneo}  il  quale  insegn6  come  si  debbano 
promuovere  nella  Chiesa  le  vere  e  salutari  riforme.  Egli  lo  fece  sot- 
to  1'  indirizzo  della  Chiesa  ,  coll'  autorita  del  carattere  episcopale  , 


BELLA  STAMPA  ITALIAXA  4io 

con  una  stupenda  santita  di  vita ,  con  uno  spogliarnento  perfetto  di 
se  e  delle  sue  cose,  con  un  vigore  di  animo  die  appariva  piii  rnira- 
biie  perche  congiunto  ad  una  umiltu  di  cuore  cosi  profonda  ,  cosi 
intiniamente  sentita  ,  che  i  profani ,  usi  a  sconoscer  la  croce  ,  per 
poco  non  la  direbbero  abbiettezza.  Con  questi  inezzi  si  pole  dire 
non  solo  di  avere  lui  riformato,  ma  di  avere  rigenerato  il  suo  gregge 
giusta  quella  parola  dell'  Apostolo ,  tolta  a  testo  del  panegirico  :  In 
Christo  Icsu  per  Evangelium  ego  vos  genui  (i  Cor.  4j.  Se  di  questa 
grande  verita  fossero  i  noslri  popoli  persuasi ,  non  ci  sarebbe  a  te- 
mere  di  vederli  sedotti  al  grido  ipocrita  di  Riforma ,  che  scagliasi 
cosi  spesso  in  volto  alia  Chiesa  di  Dio.  Mostrino  la  loro  missione,  la 
loro  autorita,  e  meglio  ancora  la  santita  della  loro  vita  e  le  maravi- 
glie  delle  loro  opere.  Di  somiglianti  Riformatori  la  Chiesa,  non  che 
temerli,  fa  voti  perche  la  Provvidenza  gliene  mandi  ;  e  non  e  forse 
ultima  noslra  sventura  la  penuria  che  il  nostro  secolo  ne  patisce. 
Ma  lin  che  a  predicar  Riforma  sono  uomini  che  essi  pei  primi  ne 
han  bisogno  per  non  dir  peggio ,  quel  grido  e  un  insulto  non  tanto 
alia  Chiesa,  quanto  ai  popoli  che  tanto  spesso  ne  restaron  vittime. 

Quasi  sullo  stesso  andamento  6  condotta  la  orazione  panegirica  di 
S.  Teresa,  la  quale  e  dimostrata  siccome  un  contrapposto  vivo  e  par- 
lante  al  protestantesimo  che  in  quel  secolo  si  allargava.  £  quella  dua- 
lita  maravigliosa  della  verita  e  dell'  errore  ,  della  virtu  e  del  vizio, 
del  bene  in  somma  e  del  male;  la  quale  TOratore  ha  vedutoin  quelle 
parole  deh"  Ecclesiaste  :  Contra  malum  bonum  est  .  .  .  duo  et  duo 
el  unum  contra  unum  (cap.  XXXIII) ;  che  e  1'epigrafe  messa  dal- 
Tautore  in  fronte  al  secondo  discorso.  Lo  spirito  di  assoluta  e  sbri- 
gliata  indipendenza,  lo  spirito  di  sensualita  animalesca,  lo  spiri-- 
to  di  effrenata  cupidigia,  che  tutti  sj  assommano  nell'  orgoglio, 
furono  gli  strumenti  piu  poderosi  messi  in  giuoco  dal  protestantesi- 
mo nascente.  Ed  a  quello  contrappose  la  Provvidenza  nella  sempli- 
cetta  fanciulla  di  Avila  uno  spirito  di  sommissione  illimitata  a  Dio  ed 
alia  Chiesa,  di  celeste  sublimissima  contemplazione,  di  aitissime  ed 
incessant!  soflerenze ,  il  quale  spirito  ultimamente  mette  capo  e 
radice  nella  umilta  del  cuore.  Cosi  si  pot&  fare  di  Teresa  una  di 
quelle  sublimi  anime  che  lasciano  orme  indelebili  sulla  terra  onde 


446  RIVISTA 

passarono-,  ed  eterne  le  vi  laseio  quella  eroina  decoro  del  suo  sesso 
•e  delta sua  patria.  Pereune  eredita  di  ailetli  e  di  virtu  ha  essa  lascia- 
to  nella  memoria  della  meravigliosa  sua  vita,  nella  famiglia  religio- 
sa  dell1  uno  e  dell1  altro  sesso,  con  esempio  unico,  per  lei  istituita  , 
e  nei  moltiplici  suoi  scritti,  die  saranno  sempre  un  pascolo  doiris- 
simo  alle  anime  pie  e  potrebbero  essere  una  rugiada  celeste  a  riu- 
frenare  gli  animi  concitati  e  bollenti  della  eta  moderna. 

Di  questi  due  discorsi  noi  di  tutta  la  nostra  volonta  ci  gratulianio 
coll'  egregio  sacerdote  che  pronunziolli.  Se  vi  avessimo  trovato  un 
eloquio  che ,  oltre  all' essere  forbito  come  e  ,  fosse  alquanto  piu 
sciolto  ,  ed  una  distribuzione  di  materie  meglio  divisata  (  pivui 
che  senza  fallo  l'A.  si  acquistera  coll' esercizio  ) ,  noi  non  dubi- 
teremmo  di  darle  a  modello  di  quella  maniera  di  sacre  laudazioni , 
-che  noi ,  come  dicemmo  da  principio  ,  desidereremmo  vedere  in- 
trodotta  in  Italia.  Ad  ogni  modo  anche  cosi  Tesempio  e  ottimo ;  ed 
il  leggerlo  ci  ha  confortato  da  una  non  lieve  pena :  che  veramente  e 
dolore  insopportabile  il  veder  fatta  la  divina  parola  strumenlo  da 
mettere  in  onore  le  esorbitanze  del  proprio  cervello  e  spesso  del  pro- 
prio  partito.  Se  questo  dolore  ci  trasse  dalla  penna  severe  animav- 
versioni  sul  panegirico  di  S.  Giovanni  Oisostomo;  siamo  lieti  che 
nello  stesso  quaderno  ci  si  sia  porto  il  destro  di  parlare  bene  altri- 
menti  di  due  altri  discorsi  dello  stesso  genere,  ma  condotti  con  fine 
€  con  forme  del  tutto  diverse. 

IV. 

£ritica  degU  Evangeli  di  A.  BIANCHI  GIOVINI  —  Zurigo  (o  Torino?) 

due  volumi  in  8.°  1853. 

• 

Questo  scipito  parabolano  *  dopo  aver  insultato  il  Vicario  di  Cri- 
sto  colla  sua  storia  de'  Papi ,  vero  tessuto  di  scempiaggini  e  di 

1   I  nostri  lettori  sanuo  che  somiglianli  parole  non  ci  sogliono  uscir  della 

penna ;  ma  se  questa  volta  la  ci  siam  sentita  strappare  quasi  nostro  malgrado 

dalla  bocca,  ci  vorran  perdonare  se  la  lasciamo  tal  quale  e  uscita.  Se  non  te- 

messimo  d'  invitarli  ad  uno  scandalo  diremmo  loro  :  leggete  e  giudicate  poi  se 

si  potea  usare  maggiore  riserbo. 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  447 

calunnio.  passa  ora  con  qtu-sta  sua  ultima  scritturaccia  ad  insnltare 
ilirctlamcnlc  Tn.s/o  A ON fro  Siynorc. 

Molti  libri  perversi  siam  costretti  a  Irirgviv  per  obbligo  del  no- 
stro  ufficio  ,  e  ci  sembra  in  diverse  genere  di  essm>  come  quegH 
antichi  Cont'essori  ,  damnati  ad  bestias.  Ma  un  libro  piu  infame  e 
impudente  di  questo  non  ci  era  finora  capitato  alle  mani.  Basti  di- 
re. <  lie  in  esso  si  raccolgono,  arraflate  di  qua  e  di  la  ,  tutte  le  stra- 
vaganze,  le  menzogne,  i  delirii  scritti  dai  principal!  empi  contro  la 
divinita  di  Cristo  ,  le  prerogative  della  SS.  Vergine  ,  la  veracita  dei 
>anli  Evangeli.  La  penna  ricusa  di  registrare  .  anclie  solo  accen- 
nando  1'  empie  e  schifose  goflaggini  di  die  tutto  il  libro  e  infarcito. 
Ogni  pagina  in  die  ,  aprendolo  a  caso  ,  ti  scontri  da  capo  ad  ima 
ribocca  di  bestemmie.  A  larne  il  vero  riassunto  ,  e  darne  la  vera 
idea,  basterebbe  scrivervi  sul  frontispizio  la  parola  segnata  in  fron- 
te  alia  bestia  dell1  Apocalisse :  BLASPHEMIA  1. 

Gettandovi  gli  occbi  sopra  ti  senti  comprimere  da  orrore  -,  in 
(juanto  quelle  etirte  spirano  un  certo  die  di  satanico,  e  quasi  esala- 
no  mi  puz/o  infernale  come  se  vergate  fussero  dalla  penna  stessa 
d' uno  degli  spiriti  neri. 

lo  bo  sempre  riso  leggendo  il  Canto  XXXII  deir Inferno  di  Dante, 
e  mi  e  sembrata  una  delle  piu  ardite  fantasie  poetiche  quella  di  fin- 
ger persone  che  m  anima  in  Cotito  yia  si  bagnano  ,  ed  in  corpo 
sembrino  vivere  ancor  di  sopra  per  qualcbe  demonio  che  ne  invasi 
e  ne  governi  le  membra. 

Ma^a  voler  dire  il  vero ,  da  qualcbe  tempo  in  qua  ho  cominciato 
a  sospettare  della  probabilita  almen  della  cosa.  Imperocche  in  altra 
forma  e  malagevole  a  spiegarsi  il  diabolico  furore  e  1'  odio  a  Dio  ed 
alia  Chiesa  che  si  manifesta  in  alcuni  uomini  dei  giorni  nostri.  Ci  si 
vede  manifestamente  un'empieta  piu  che  umana,  e  che  ha  per  fermo 
qualche  cosa  deirultramondano  e  del  preternaturale.  Essi  non  sem- 
brano  bestemmiare  per  ignoranza  o  per  passione ,  ma  bestemmia- 
no  ad  occbi  veggenti ,  a  sangue  freddo  ,  con  volto  infrunito  ,  con 

1  El  super  capita  eitis  numina  blasphemiae.  Ap.  XIII,  \. 


448  R I  VIST  A 

coscienza  omai  cauterizzata  e  inaccessibile  al  rimorso  ,  con  tutte  le 
qualita  insomma  d'  uno  spirito  confermato  nella  malizia.  Se  non 
sono  invasati  veramente  da  qualche  demonio,  almeno  convien  dire, 
rhe  spontaneamente  gli  si  sono  dati  in  balia  per  guisa  che  ne  se~ 
condino  a  rotta  ogni  impulso. 

E  veramente  che  1'  infelice  scrittore  di  cui  parliamo  sia  preso  da 
questa  mania  di  bestemmiare  alia  disperata  ,  pare  clie  lo  confessi 
egli  stesso  la  dove  rimproverando  coloro  che  foggiandosi  un  Catto- 
licismo  com'  essi  dicono  razionale ,  voglieno  essere  ne  tutto  eretici 
ne  tutto  cattolici,  cosi  conchiude:  «  Poiche  dunque  per  voler  essere 
«  ragionevoli  e  forza  di  essere  eretico  ,  val  meglio  esserlo  in  tutto , 
<c  anzi  che  per  meta,  e  non  perdere  il  tempo  a  sognare  inutili  tem- 
«  peramenti  che  non  conducono  a  verun  risultato  1 .  » 

Avete  inteso  ?  II  miserabile  per  vaghezza  di  essere  ragionevole 
(che  tolto  il  gergo  significa  essere  folleggiante  dietro  i  deliri  della 
propria  stoltezza)  sceglie  d' essere  eretico  in  tutto  e  senza  tempera- 
menti.  II  sia  pure  ,  e  gli  faccia  buon  pro.  Ma  perche  insozzare  le 
carte  di  tante  bestemmie  e  con  esse  tormentare  gli  orecchi  di  un 
popolo  cattolico  che  a  lui ,  fuggiasco  ancora  dalla  Svizzera  per  is- 
croccherie  quivi  commesse ,  troppo  generosamente  da  ospitalita  e 
mezzi  da  vivere?  Per  desiderio,  ci  rispondera  ,  di  far  proseliti  ,  e 
indurre  altri  ad  imitarlo  nella  eresia  totale.  Bene  sta;  e  questo  ap- 
punto  il  desiderio  eziandio  del  Diavolo,  e  degno  e  che  quei  i  quali 
ne  seguono  lo  spirito  s'  ingegnino  ad  ogni  costo  di  contentarlo:  vos 
ex  patre  Diabolo  estis,  et  desideria  patris  vestri  vultis  facere  2;  tutto 
ci6  s'  intende  ottimamente  3. 

1  Tomo  II,  Conclusione. 

2  IOANNIS  XIII,  44. 

3  fi  poi  goffamente  ridicolo  quel .  fogliettaccio  della   Gazzetta  del  Popolo 
(num.  91  del  20  Aprile)  allorche  ripete  leistanze  di  Bianchi-Giovini  ai  Vesco- 
vi  e  agli  scrittori  cattolici  perche  rispondano  all'infame  libcllo.  «  Se  siete  il  sale 
della  terra,  su  mettetevi  all'  opera.  »  Ma,  caro  il  mio  giornalastro,  che  volete 
salare  in  quella  sentina   di  menzogne  e  di  bestemmie  e  rispetto  a  certi  cuori 
incancremti  nella  malvagita.  Per  salare  con  frutto  convien  che  si  trovi  una 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  449 

Ma  quello  che  in  niuna  guisa  s'  intende  ,  si  e  la  insigne  melen- 
saggine  (per  non  dir  peggio)  di  coloro,  i  quali  dovrebbero  per  uffi- 
cio  premunire  i  popoli  loro  affidati  dall'assalto  della  empieta .  almeno 
cosi  smascherata  e  sfacciatamente  proterva.  Vi  vuol  altro  che  dire 
non  essere  abbastanza  dotti  in  teologia ,  per  poler  definire  fin  dove 
il  riguardo  verso  la  religione  debba  arreslarsi !  Per  non  accorgersi  di 
queste  bestemmie  bisogna  ignorare  le  prime  nozioni  del  Catechismo. 
Vi  vuol  altro  che  dire  che  gli  agenti  di  polizia  lasciano  passare  ogni 
sorta  di  libri  per  non  aver  il  tempo  di  leggerli  occupati  come  sono  in 
adempire  il  loro  ufficio  diretlo.  Questo  tempo  si  trova  per  altro , 
quando  trattasi  di  libri  che  non  vituperano  la  religione ,  ma  la  di- 
fendono ;  non  propagano  T  empieta  ,  ma  la  combattono.  Allora  gli 
agenti  di  polizia  non  ostante  le  cure  del  loro  ufficio  diretto ,  trp- 
vano  tempo  per  leggere  gli  scritti  provenienti  dall'  estero  ,  e  la 
educazione  necessaria  non  solo  per  giudicarne  ,  ma  eziandio  per 
sequestrarli.  Allora  le  persone  alto  locate,  quantunque  laiche,  si 
sentono  tuttavia  si  dotte  in  'teologia  che  possano  determinar  su  due 
piedi  fino  a  qual  punto  dee  giungere  il  riguardo  alia  religione ;  e 
provano  tanta  tenerezza  pel  bene  politico,  in  lor  sentenza,  che  a 
farlo  fiorire  non  credono  piu  conducenle  la  tolleranza  ne  che  il  sue 
miglior  bene  in  un  paese  di  libertd  debba  nascere  dalla  libera  discus- 
sione.  No  •,  queste  e  simiglianti  fandonie  sono  buone  solamente 
quando  trattasi  di  lasciar  lenta  la  briglia  sul  collo  della  immoralita 
e  della  miscredenza.  Allora  solamente  fioccano  per  esse  i  bene  i 
bravo  dalla  bocca  de'  nostri  sapienti  barbassori,  a' quali  sono  aifidati 
piu  che  la  materiale  prosperita  i  costumi  dalla  nazione.  Ahi  quante 
r  volte  menlita  est  iniquitas  sibi ! 


materia  capace,  altrimenti  si  ci  perde  la  spesa  e  la  fatica.  L'opera  puo  impren- 
dersi  finche  le  carni  son  fresche.  Ma  se  esse  sieno  gia  fetide  e  iinpuridite ,  che 
volete  piu  salare?  Non  altro  partito  vi  resta  che  gettarle  in  una  cloaca.  Ci  si 
pensi  un  pochino,  e  si  vedra  clic  questa  immagine  benche  mi  po"  vulgure  qui 
a  meraviglia. 

Serie  //,  wl  11.  29 


CRONACA 

CONTEMPORANEA 


Roma  16  Maggio  1853. 


I. 
COSE  ITALIANS. 

STATI  PONTIFICH.  1.  Una  beatificazione.  —  2.  Libri  proibiti.  — 3.  Morte  del 
P.  G.  Roothaan. 

1 .  Nella  prima  domenica  di  Maggio  e  primo  del  mese  vide  Roma  uno 
di  que'  pii  e  magnifici  spettacoli  di  cui  el  la  sola  e  il  teatro :  la  beati- 
ficazione del  V.  Paolo  dellaCroce,  fondatore  dei  Passionisti,  in  S.  Pie- 
tro.  Quel  grandiose  tempio  si  altamente  adorno  in  tutti  i  di,  e  incre- 
dibile  quanto  apparve  allpra  maestoso  e  venerando.  Dall'  altare  papale 
fino  alia  cattedra  di  S.  Pietro  ogni  cosa  era  nobilmente  parata.  I  muri 
ed  i  pilastri  dell'abside  sino  ai  due  primi  piloni  della  gran  cupola  tutti 
erano  messi  a  vaghi  ornamenti :  e  i  due  vasti  cerchi  lateral!  giravano 
cx)n  gran  disciplina  ricchi  e  maesiosi  padiglioni  di  velluto  che  lascian- 
do  cadere  a  piu  riprese  pomposi  seni,  faceano  di  se  mirabil  mostra. 
Sotto  essi  sopra  fondo  qua  e  la  sparso  di  fiori,  eran  dipinte  a  gran  ri- 
salto  dall'una  parte  1'arma  ponlificia,  dall'altra  quella  dell'Ordine  del 
Beato.  Ai  due  gran  piloni  poi  solto  le  logge  scorgeansi,  in  due  gran 
quadri ,  i  miracoli  approval!  dalla  Congregazione  de'  Riti  per  la  bea- 
lificazione.  Ma  al  mezzo  erano  piu  propriamente  tratti  allo  spettacolo 
piu  bello  gli  sguardi  di  tutli.  Un'  immensa  raggiera  di  piu  colori  a 
veli  finissimi  e  vagamente  trasparenti  d'  una  incredibile  svellezza  dif- 
fondeva  aH'mtorno  una  soavissima  luce,  che  parea  partire  dal  centro, 
a  cosi  dire,  luminoso.  In  esso  era  il  Beato  cui  giravano  intorno  stelle 
lucenli,  e  cui  angeli  festanti  con  in  mano  gli  strunienti  della  Passions 


CRONACA  CONTEMPORANEA  45i 

seguivano.  Tutto  poi  lo  spazio  che  era  ornato  a  festa  sfavillava  di  vivis- 
sima  luce,  che  d'  ogni  parte  veuiva  dalle  tante  ftammelle  collocate  a 
bellissimi  compartimenti  di cornucopie,  di  lampadarii,  dicandelabri  e 
somiglianti  con  una  copia  portentosa.  AH'interno  del  tempio  rispon- 
dea  coll' ornato  1'eslerno  che  avea  sulla  gran  facciata  un  dipinto  rap- 
presentante  un  prodigio  della  vita,  il  Beato  cioe  che  con  unCrocifisso  in 
mano  arresta  i  furori  d'  un  bifolco  che  vuol  ucciderlo ,  e  fa  cadere 
ginocchioni  i  buoi  che  conduce  :  e  sulla  porta  maggiore  un  altro  che 
figurava  il  Beato  medesimo  che  dagli  angioli  era  elevato  in  gloria. 
Alle  porte  laterali  poi,  in  simmetria  col  mezzo,  eranvi  due  cartelloni 
con  passi  della  Scrittura  a  grandi  lettere  ,  che  erano  accomodati  alia 
solennita  del  giorno. 

La  maestosa  ceremonia  si  compi  nella  consueta  maniera;  ma  parr« 
molto  maggiore  del  consueto  la  folia  dell'imrnenso  popolo  ,  chefavo- 
rito  ancora  da  limpido  cielo,  accorse  a  venerare  il  Beato  ed  a  goder* 
quell'  apparato  magniflco. 

2.  Con  un  decreto  del  26  Aprile  sono  stati  messi  all'Indice  i  se- 
guenti  libri :  Critica  degli  Evangeli  di  A.  Bianchi-Giovini.  Opus  tarn 
reprobatum  damnatumque  in  Regula  II.  Indicts  ut  alia  id  genus  nefa- 
ria  et  contemnenda  haereticorum  scripta  ,  cuiusmodi  nuperrimum  cui 
titulus:  Esposto  del  principal!  motivi  che  mi  hanno  indotto  ad  uscire 
dalla  Chiesa  Bomana  ,  di  Trivier ,  traduzione  dal  francese.  Deer.  26 
Aprilis  1853. 

Sur  la  situation  de  I'  Eg  Use  Gallicane  relativement  au  droitCoutu- 
mier.  Memoire  adressee  a  1' Episcopal.  Deer.  eod. 

Istituzione  di  Dogmatica  Teologia,  trattato  isagogico  del  sacerdote 
Antonio  Criscuoli.  Deer.  eod. 

Compendio  de  la  defensa  de  la  autoridad  de  los  gobiernos  contra  las 
pretenciones  de  la  Curia  Romana  por  Francisco  de  Paula  G.  Vigil.  Li- 
ma 1852.  Deer.  S.  Oft.  Feria  IV.  2  Martii  1853. 

1  diciones  d  la  defensa  de  la  autoridad  de  los  gobiernos  contra  las 
pretenciones  de  la  Curia  Romana  por  Francisco  de  Paula  G:  Vigil. 
Lima  1852.  Deer.  eod. 

Auctor  Opusculi  —  Adresse  au  Pape  Pie  IX  sur  la  necessite  d'  une 
reforme  religieuse,  par  M.  1'Abbe  C.  Thions.  Prohib.  Deer,  diei  15 
Aprilis  1848.  Aucfar  laudabiliter  se  subiecit. 

3.  Compiamo  atto  di  pieta  filiale  comunicando  ai  lettori  un  domesti- 
«o  nostro  lutto,  e  imitandoli  a  cong^iungere  le  loro  alle  nostre  pre- 
^hiere  per  I'esUnto.  La  domenica  8  del  corrente  Maggio  rese  1'anima 
al  Creatore  il  P.  Giovanni  Boothaan  Preposito  generale  della  Compa- 
gnia  di  Gesu.  Nato  di  cattolica  especchiata  famiglia  in  Amsterdam  il  di 
23  Nov.  1785  entro  nella  Compagnia  in  Bussia  nel  1804,  ricco  di  bella 
istruzione  e  di  speranze,  non  per  se,  ma  per  1'Ordine  religioso  cui  dava 


452  CRONACA 

il  nome.  Assunto  all'universale  governo  di  questo  il  9  Luglio  1829ne 
porlo  il  peso  con  rassegnazione  da  forte,  e  ne  compi  i  doveri  con  fedel- 
ta  eprudenza,  edificando  colla  esemplarita  della  vita  cui  reggeva  col- 
1'autorila  dell'uffizio.  Ebbe  anni  tranquilli,  ed  in  quelli  si  occupo  spe- 
cialmente  ad  allargare  le  missioni  straniere  ed  a  promuovere  lo  studio 
e  1'uso  degli  esercizii  spirituali  di  S.  Ignazio;  traverse  anni  tempeslosi, 
ed  uscito  d' Italia  ne  colse  il  destro  di  visitare  i  suoi  figli  longinqui,  e 
franco  com'  era  nei  moderni  idiomi  con  quasi  tutli  pote  parlare  il  pro- 
prio:  tomato  alia  sua  sede  ebbe  come  un  presentimento  del  non  Ion- 
tano  suo  fine,  ed  egli  medesimo  intimo  la  Generale  Congregazione  die 
gli  avrebbe  dato  il  successore,  abbreviando  cosi  1'  orbita  della  famiglia, 
cui  sapeva  serbata  a  lotte  non  consolate  che  dalla  speranza  di  ui* 
eterno  trionfo.  All'  antico  candore  neerlandese  accoppio  accortezza 
di  consiglio  e  conoscenza  ragionata  del  tempi  in  che  visse:  1'aspetto 
severamente  dignitoso,  che  comandava  ossequio,  tempero  con  insi- 
gne  affabilita  di  maniere  che  gli  guadagnavano  il  cuore.  II  mondo  non 
ne  conobbe  il  nome,  che  per  le  codarde  ed  illiberali  maldicenze  di  chi 
scagliandole  al  capo  si  avvisava  ferirne  1'intero  corpo;  ma  n'ebbe  la 
sua  memoria  largo  compenso  nello  spontaneo  afFoltarsi  d'  ogni  ma- 
niera  gente  a  lie  modeste  esequie  celebrategli,  per  antica  consuetudine 
di  carita,  dal  santo  e  dotto  Ordine  dei  Predicatori.  Ora  che  la  Chiesa 
olandese  e  provata  da  fiera  battaglia ,  facciamo  voti  che  questo  suo 
figlio  raccolto  nel  seno  di  Dio  le  impetri  libertaepace  diuturna. 

NAPOLI.  —  (Nostra  Corrispondenza)  i.  LatomLa  di  Cristina  di  Savoia.  —  2.  II 
miracolo  di  S.  Gennaro.  —  3.  Opere  pubbliche.  —  4.  Un  dipinto . 

1 .  Sono  alcuni  mesi  da  che  in  Napoli  prima,  poscia  in  molti  giornali 
italiani  e  stranieri  cominciossi  a  parlare  di  segni  prodigiosi ,  onde  la 
Provvidenza  mostrerebbe  di  avere  in  ispeciale  benedizione  la  memoria 
<Ji  Maria  Cristina  di  Savoia  gia  Regina  di  Napoli  e  madre  del  Princi- 
pe eredilario.  In  occasione  del  riconoscersene  il  cadavere,  furonvi 
gravi  ragioni  di  crederlo  conservato  prodigiosamenle  in  un;  interezza 
die  non  suolsi  ottenere  coi  consueti  processrchimici;  quindi  le  gra- 
zie  che  Iddio  largiva  a  molti  preganti  alia  tomba  di  lei  facevano  ve- 
nire in  isperanza  che  in  un'  eta  cosi  irriverente  e  sconoscitrice  della 
regale  autorita,  volesse  Iddio  all'  occhio  dei  popoli  decorarla  di  una 
imova  aureola  concedendo  gli  onori  degli  altari  ad  una  figlia ,  sposa 
e  madre  di  Re.  A  noi,  cui  non  era  ascosa  la  fama  delle  ammirabili 
•virtu  onde  Cristina  fu  cosi  cara  e  riverita  vivente  e  fu  cosi  altamen- 
te  compianta  quando  manco  cosi  immatura  all'  amore  del  regale 
Consorte  ed  alle  speranze  del  Regno,  a  noi,  diciamo,  quel  pensiero 
era  caro  e  unimmo  i  nostri  ai  voli  dei  lanti  che  lo  sospirano.  Ma  e 


CONTEMPORANEA  453 

agevole  intendere  per  quail  molivi  di  dilieato  riserbo  noi  giudicammo 
fin  qui  di  astenerci  da  quahinquc  relazione  delle  grazie  che  si  con- 
tavano  piu  a  voce  di  popolo,  che  con  documenli  da  appagare  una  cri- 
tica  anche  severa.  Ma  oggimai  le  cose  sono  a  tal  termine ,  che  noi 
stimeremmo  mancare  al  nostro  debito,  se  non  ci  affreUassimo  di  co- 
municarle  ai  nostri  Jettori. 

Abbiamo  sott'  occhio  tre  atteslazioni  sottoscritte  da  altrettanti  dei 
piu  ripulati  professori  napolitani:  il  Dott.  Emmanuele  Raimo,  il  Dolt. 
Pietro  Ramaglia,  il  Doll.  Comm.  Manfre.  Da  essi  si  raccoglie  come  il 
sis;.  Nicola  Amitrano  per  grave  malaltia  nervosa  sostenuta  da  discra- 
sia  umorale  d'  indole  scoi  butica  complicala  con  affezione  all'  epate , 
condotto  a  pericolo  di  vita  fino  ad  avere  uopo  degli  ullimi  Sacra- 
menti,  fu  interamente  guarito  la  sera  del  2  Marzo  con  niente  altro  che 
raccomandarsi  alia  defunta  Regina  e  visitarne  la  tomba. 

Ci  e  stata  altresi  trasmessa  un'  attestazione  sottoscritta  da  quattro 
stimabilissimi  professor!  medicochirurgi,  i  sigg.  Campagnano,  Crispi- 
no,  Festeggiano  e  Bergamo;  i  quali  tutti  contano  di  una  grave  malat- 
tia  sostenuta  alia  mano  sinistra  da  una  religiosa  per  nome  Maria  As- 
sunta  De  Curtis.  La  malattia  stata  per  cinque  mesi  ricalcitrante  a  tulte 
le  cure  adoperatevi  intorno  da'  quattro  nominati  professori,  fino  a 
far  temere  a  qualcuno  di  essi  che  si  sarebbe  dovuto  venire  all'  estre- 
mo  dell'amputazione,  fu  trovata  scomparsa  affatto  dai  detti  professor! 
il  giorno  21  del  passato  Aprile:  e  se  ne  senta  il  modo  dal  nostro  me- 
desimo  corrispondenle. 

II  modo  della  guarigione  accennata  costa  sopra  fu  il  seguente,  che  io 
udii  da  parecchi  conoscenti  della  sanata.  II  morbo  crescea  minaccioso  e 
crudelmente  martoriava  la  inferma.  Ella  il  giorno  tredici  gemea  nelle 
trafitture  de'  suoi  dolori ,  quando  un'  arnica  le  consiglio  una  novena 
d'  alcune  preci  con  che  implorare  la  intercessione  della  veneranda 
Maria  Cristina,  e  le  ne  applico  sovra  la  fasciatura  della  mano  una  ima- 
ginetta.  La  dolente  prego  ,  ma  tranquillamente ,  senza  entusiasmo  , 
senza  quasi  desiderio  di  ottener  sanita ,  alia  quale  faceala  pressoche 
indifferente  una  piissima  rassegnazione.  Finita  la  preghiera,  si  volge 
all'  arnica  e  le  dice  die  non  sentia  piii  alcun  dolore.  Sfasciano  la  ma- 
no, la  rinvengono  guarita,  e  solo  immobili  alcune  articolazioni  delle 
dita.  Si  volgono  alia  loro  proteggitrice  con  quella  fede  che  non  co- 
nosce  ceremoniale,  e  le  dicono:  avete  incominciata  la  grazia,  bisogna 
compirla.  Toccano  le  dita  con  la  sacra  imagine.  Immediatamente  il 
movimento  e  libero,  vigoroso,  sano.  I  medici  soprannomati  osserva- 
rono,  e  sentenziarono  come  leggeste.  Sarebbe  molto  difficile  il  dubi- 
tar  di  questo  prodigio. 

2.  II  giorno  trenta  di  Aprile ,  sabato  precedente  alia  prima  dome- 
nica  di  Maggio,  fu  recato,  con  la  consueta  solennissima  processione, 


454  CRONACA 

il  Sangue  del  nostro  Protettor  S.  Gennaro  dalla  Cattedrale  allachiesa 
di  santa  Chiara.  Incomincio  la  liquefazione  lungo  la  via.  Nella  chiesa 
dopo  nove  minuti  di  preghiera  si  liquefece  in  gran  parte ,  lasciando 
un  massello  informe  non  isciolto.  Nel  ritorno  si  coagulo  di  bel  nuovo. 
Giunto  alia  Cattedrale,  torno  a  liquefarsi,  IT; a  con  un  gloho  non  pic- 
ciolo  e  visibilissimo.  Riposto  nel  Tesoro  si  liquefece  interamente. 
Non  aggiungiamo  i  prognostici  degli  osservatori  per  non  dare  altre 
occasion!  di  bestemmie  alia  Gazzetta  del  Popolo  ed  alia  Opinions: 
dal  detto  fin  qui'n-e  hanno  abbastanza. 

3.  Dalla  narrazion  de'  portenti  trapassiamo  ad  alcune  opere  pub- 
bliche.  Con  molta  sapienza,  ed  approvazione  universale  sidecretaro- 
no  due  strade  nuove  dentro  la  citta.   L'  una  dalla  riviera  di  CUiaia 
salira  per  sotto  S.  Martino  e  S.  Elmo,  e  radendo  S.* Lucia  del  Monte, 
e  tagliando  la  via  dell'  Infrascata  camminera  insino  al  tondo  sotto  a 
Capodimonte.   Ad  intendere  1'  amenila  di  questa  via  bastera  \\  dire 
ch'ella  sara  la  incantevole  veduta  di  S.  Martino  prolungata  per  circa 
due  miglia.  L'  altra  e  un  traforo  o,  come  oggi  dicono,  un  tunnel ,   il 
quale  dalla  piazza  del  palagio  reale  addentrandosi  nella  collina  di 
Pizzofalcone  sbocchera  sulla  riviera  di  Chiaia  presso  la  Vittoria.  Que- 
sta via  sotterranea  ornata  di  marciapiedi,  e  d'una  spina  su  cui  sorge- 
ranno  candelabri  per  la  luce  gassosa,  raddoppiera  la  comunicazione 
tra  i  piu  che  cento  mila  abitanti  al  di  la  del  ponte  di  Chiaia  e  i  tre- 
cento e  piu  mila  vivenli  di  qua,   comunicazione  finora  incomoda 
perche  tulta  dentro  la  sola  via  di  Chiaia  corrente  lungo  la  gola  che 
divide  le  due  alte  colline  di  Pizzofalcone  e  di  Sant'Elmo. 

Un'altra  opera  di  grande  pubblica  utilita,  e  gia  compiuta,  si  e  1'aver 
acconciato  il  grande  palazzo  di  Tarsia  per  guisa  da  ricevere  comoda- 
mente  la  esposizione  industriale  di  tutto  il  regno  che  si  aprira  il  gior- 
no  primo  di  Giugno,  e  della  quale  vi  scrivero  a  suo  tempo. 

4.  Finiro  con  aggiugnere  a  questo  cenno  intorno  alle  arti  indu- 
stria  li  poche  parole  intorno  alle  opere  delle  arti  belle.  Ho  veduto 
gia  condotto  a  perfezione  il  san  Francesco  nell'  Alvernia  ,  paesaggio 
del  cavaliere  Gabriele  Smargiassi.  E  una  meraviglia.  Lo  spettatore 
vede  il  Santo  in  orazione  sotto  il  ciglione  d'  una  rupe  ignuda,  ed  at- 
torno  altre  rupi  boscose  ed  una  vegetazione  severa  di  muschl  e  card! 
«  spine;  ma  come  1'orizzonte  si  dHala  ecco  fughe  di  colline  ombrate 
da  selvette  sotto  un  cielo  che  pez/ato  di  nuvoli  pur  scintilla  e  sorride. 
Sono  pregi  di  questo  grande  lavoro;  1.°  Un  cotal  mescolamento  di 
orrido  e  di  ameno  qual  si  conviene  alia  Toscana  e  al  soavissimo  pe- 
nitente  d'  Assisi    2.°  Una  varieta  s\  unita  che  ti  piace  1'insieme  ,  e  ti 
rapiscono  i  particolari.  3.°  Una  esecuzione  s\  felice  che  il  vero  non  & 
piu  vero  del  dipinto. 


CONTEMPORANEA. 

STATI  SARDI.  (Da  nostra  corrispondenza)  —  \.  Leggi  cd  episodii  parlamentari. 
—  2.  Paure  e  dicerie;  mcnc  mazziniane.  —  3.  Lo  Statute  ;  la  milizia  nazio- 
nalc;  il  Municipio  di  Torino.  —  4.  Furto  s;u:ril<!;;o;  propaganda  immorale; 
il  couiunismo  in  pratica.  —  5.  Fenoineni  magnetic!;  la  tavola  profetcssa.  — 
6.  Savii  ordinamenti.  —  7.  Parlcnza  del  Duca  di  (icnova. 

1 .  Se  il  Ministero  si  Irovo  costretto  di  far  sanzionare  al  Parlamento 
Subalpino  un  articolo  di  legge  per  1'esercizio  provvisorio  del  preven- 
livo  siuo  a  tutto  Maggio,  vuolsene  recare  la  colpa  alia  fastidiosa  len- 
iea.ii  con  cui  precede  la  Camera  eleltiva;  lentezza  che  quanto  sarebbe 
plausibilese  si  originasse  da  giusta  maturita  di  discussione,  altrettanto 
riesce  vi/iosa  per  essere  cagionata  daH'interminabile  vaniloquio  d'al- 
cuni,  e  dalla  riprovevole  indolenza  di  moltissimi  fra  i  rappresentantl 
del  popolo  sovrano.  Delle  quali  cose  fanno  aperta  e  niente  sospetta, 
tesUmonianza  i  due  piu  famigerati  giornali  che  in  Piemonte  stanno 
campioni  degli  ordini  parlamentari.  «  Basti  citare  1'  esempio  della 
«  legge  per  la  riforma  della  contabilita;  la  cui  discussione  nella  Ca^ 
«  mera  elettiva  occupo  una  settimana,  senza  che  venisse  di  molto 
«  migliorata;  invece  fu  votata  dal  Senato  in  poche  ore  e  con  radi- 
«  cali  modificazioni  che  la  resero  piu  accettevole.  D'  onde  questa 
<(  diflerenza ,  se  non  da  cio;  che  nel  Senato  si  stimano  quel  che  vai<- 
«  gono  i  lavori  tranquilli  e  pacifici  degli  uflici,  e  nella  Camera  elettiva 
«  sono  tenuti  in  non  cale  da  parecchi  Deputati,  i  quali  repulano  di 
«  aver  soddisfatto  al  loro  mandate ,  facendo  bella  mostra  di  se  nelle 
((  pubbliche  sedule?  »  Cos!  appunto  V  Opinione ,  n.«  97;  la  quale 
biasimando  il  tribunizio  cicaleccio  dei  Demosteni  in  32.°  di  cui  so- 
Trabbonda  la  Camera  dei  Deputati,  ritratto,  senza  pur  addarsene,  le 
anliche  calunnie  delle  quali  armavasi  gia  la  fazioneda  lei  rappresen- 
tata  per  rendc-re  odiosa  o  mettere  in  aspetto  di  inutile  la  posata  in- 
fluenza del  Senato.  Ma  con  ben  altro  stile  disfogavasi  la  Gaz-zetta 
del  Popolo,  che  sotlo  il  presenle  Ministero  e  una  vera  potenza.  Pieno 
il  cuore  di  generosa  bile,  ecco  come  esprimevasi  nel  n.<>  80.  «  L'  inde- 
«  ci'ii/a  della  coudolta  di  certi  deputati  e  divenuta  schifosa !  Alcuni 
«  di  essi  non  in teivengono  quasi  mai  alle  sedule:  altri  vengono  per 
«  1'ora  dell'appello,  e  appena  tei  minato  scappano  dalla  Camera  come 
<(  i  ragazzi  da  ^cuola.  A  questo  modo  si  <•  ben  di  rado  in  nuinero  le- 
((  gale  per  deliberare.  )>  Dalle  quali  ullime  parole  si  fa  chiaro  esser 
colpevole  di  si  obbrobriosa  trascuranza  del  proprio  dovere  la  mag- 
gioranza  dei  Deputati,  che  per  lo  piu  lascia  a  pochi  1'incarico  di  ascol- 
tare  lunghe  e  slucchevoli  dicerie,  seRza  venir  a  conclusione  veruna, 
per  difelto  del  numero  legate.  Qualchc  maligno  polrebbe  anche  tro- 
varci  un  non  so  che  di  nausea  per  Tumcio  onorato  di  legislatore  sen- 
za stipendioj  ma  s'appoi  rebbe  male;  imperocche  ai  buoni  ministeriali 


456  CROXACA 

lo  stipendio  non  manca,  sebbene  lo  si  dia  e  si  riceva  sott'allro  nome 
e  per  vie  indirette.  Basta:  a  forza  di  rabbuili  c  sgridate  del  Presidenle 
si  giunsc  a  raggranellare  tanti  Deputati  quanti  volevansi  a  deliberare, 
ed  alii  22  Apiile  fu  approvata  la  legge  pel  riordinamento  dell'  im- 
posta  suir  industria  e  sul  commercio  e  sulle  profession!  ed  arli  li- 
berali ;  ed  il  Ministero  se  ne  ando  glorioso  dell'  averla  vinta  con  97 
voli  favorevoli  contro  27  contrarii.  Con  questo  non  v'  ha  chi  possa 
lusingarsi  di  scampare  alle  rapacita  liscali ;  che  a  cominciare  dagli 
avvocati  e  scendendo  fino  ai  cenciaiuoli ,  tutti  sono  multati  in  buo- 
na  dose.  E  sta  bene.  Nella  tornata  del  23  Aprile  si  venne  all'  ap- 
provazione  del  bilancio  passive  ehe  ascende  alia  somma  di  149  mi- 
liorii  con  una  giunterella  di  piii  ,  sicche  fin  d'  ora  resta  accertato 
un  deficit  di  40  milioni!  D'  ordinario  quando  si  vuol  for  inghiot- 
tire  una  di  coteste  pillole  si  suol  mandarle  dietro  un  confetto. 

E  questo  non  manco  Nella  tornata  del  26  il  Brofferio  presento 
ai  Ministri  1'  opportunita  di  largheggiare  in  proteste  d'  amore  spa- 
simato  per  la  liberta ,  di  ferma  opposizione  al  partito  clericale ,  e 
d'  animo  risoluto  a  varcare  anche  i  limiti  della  legalita,  ove  fosse 
d'  uopo,  per  comprimere  la  reazione.  Tutto  questo  perche  a  Ge- 
nova  s'era  fatta  una  perquisizione,  arrestato  un  tipografo,  seque- 
strate uno  scrilto  mazziniano.  II  sig.  Boncompagni,  a  scolparsi  dell'ac- 
cusa  mossagli  di  trqppa  dolcezza  verso  \clericali.,  ricordoi  process!  di 
cui  furono  vittima  i  giornali  religiosi  ed  il  Conte  Costa.  II  sig.  di  S. 
Martino  dal  canto  suo  magnified  la  potenza  dell'oro  con  cui  si  riesce 
afar  miracoli;  e  tutto  1'episodio,  che  dapprima  sembrava  dover esse- 
rc  un  turbine  da  subbissarne  il  Ministero  fini  con  qualche  bravo!  al 
BrofFerio,  e  con  liete  risate  dell'assemblea.  E  il  popolo  che  sente  i 
suoi  governanti  ragionare  a  questa  maniera ,  si  acconcia  mansuetis- 
simo  sotto  la  gragnuola  di  balzelli  che  gli  scende  addosso.  Ma  la  li- 
berta amata  dai  Ministri  patisce  certe  restrizioni  che  talvolta  paiono 
odiose  parzialita.  I  fautori  del  Ministero  possono  scapestrare  a  loro 
posta,  che  la  liberta  serve  loro  di  scudo  a  renderli  invulnerabili  ai 
colpi  della  legge.  Ma  se  un  galantuomo  ha  la  disgrazia  di  pensare  e 
scrivere  altrimenti  da  quello  che  piace  al  Ministero  ,  puo  star  certo 
di  vedersela  brutta.  Un  tale  Miotti,  ex-ufliciale  Veneto  ,  nella  Ban- 
diera  di  Savoia  esercitava  una  molesta  censura  degli  atti  del  Mini- 
stro  della  Guerra.  E  questi  rispose  col  proibire  a  qualunque  milita- 
re  la  leltura  di  quel  foglio;  poi  denunziando  al  Miotti,  o  cessasse  da 
quella  sua  opposizione,  o  facesse  fagotto  per  andarsene  fuori  Stato. 
Sicche  il  pover'uomo,  non  potendone  altro,  dovette  metier  le  pive  in 
sacco,  e  la  Bandiera  di  Savoia  cessare  dalle  sue  pubblicazioni.  Non 
cos\  certamente  si  tratto  col  Bianchi-Giovini;  che  anzi  espulso  costui 
dallo  Stato  per  ordine  del  Ministro  d'Azeglio,  perche  le  contumelie  di 


CONTEMPORAMEA 

cm  rimpin/ava  1'  Opinions  contro  i  Governi  stranieri  potevano  aver 
serie  conseguenze,  il  sig.  di  Cavour,  attuale  prosidente  del  ConsigHo 
de'Ministri  impose  come  condi/.ione  dell'aceettare  il  porlafoglio,  che 
si  richiamasse  il  Bianchi-Giovini.  Liberia,  liberta;  ma  solo  fin  che  tor- 
na  a  conto.  Eppero  nulla  parve  piii  naturale  che  1'esclamazione  del 
Brofferio:  «Si  fesleggia  lo  Statuto  in  nome  della  liberta,  e  lo  Statute  non 
piu  esiste  che  nella  volonta  di  sette  Ministri.  »  In  queste  parole  v'e  cer- 
tamente  qualche  esagerazione;  ma  non  puo  negarsi  che  talvolta  il  Mi- 
nistero  assume,  anche  verso  il  Parlamento,  un  cotal  piglio  di  padro- 
nanza  onde  aiolli  sentonsi  offesi,  pur  non  sapendo  come  scuotere  il 
giogo.E  non  sempre  il  Ministero  tiene  quel  contegno  riserbato  e  tran- 
quillo  clie  s'addice  a  chi  governa.  Di  che  stanno  inprova  le  risposte 
avventale  e  poco  decorose  del  sig.  di  S.  Martino  alle  interpellate 
Brofferiane.  —  Dopo  un  po'di  fracasso  poetico,  di  nuovo  tornossi  al 
prosaico  andazzo  di  discussioni  fredde,  ma  assai  piu  utili  intorno  a 
linee  telegrafiche  e  strade  ferrate.  Nella  tornata  del  28  Aprile,  men- 
tre  il  Senate  san/.ionava  il  progetto  di  legge  votato  dalla  Camera  elet- 
tiva  per  una  imposta  sulle  vetture  pubbliche  e  private,  i  Deputati 
davano  ampia  approvazione  ad  una  legge  per  lo  stabilimento  di  quat- 
tro  linee  di  telegrafo  eletlrico;  1.  Da  Geneva  alia  Spezia;  d'ondesotto 
mare  alia  Corsica,  poi  alia  Sardegna  e  di  \\  in  Affrica,  se  si  potra 
compiere  il  divisamento  del  sig.  Brett:  2.  Da  Chambery  al  confine  di 
Ginevra :  3.  Da  Novara  al  confine  del  Cantone  Ticino :  4.  Da  Geneva 
a  Nizza  lungo  la  riviera  di  Ponente. 

2.  Chi  giudicasse  delle  condizioni  del  Piemonte  dalla  balda  fierezza 
de'  suoi  reggilori,  dovrebbe  pensare  che  vi  si  goda  perfetta  sicurezza 
d'ogni  bene.  Eppure  non  e  cosL  Alia  Borsa  i  fondi  pubblici  scapita- 
rono  d'assai,  e  v'ebbe  lal  giorno  in  cui  non  si  effettuo  il  benche  me- 
nomo  contralto.  La  diflidenza  nel  commercio  ando  crescendo  in  pro- 
porzione  del  moltiplicarsi  per  parle  del  Ministero  gli  atti  di  provoca- 
zione  o  rappresaglia  indirelta  contro  I'Austria.  II  mutuo  di  400,000 
fr.  agli  emigrati  sara  cerlamente  approvato  dal  Parlamento.  Ma  i  con- 
sigli  dati  sovra  di  cio  da  giornali  francesi  inspirati  dal  Gabinetto  di 
Torino,  poi  predicati  dai  giornali  semiufficiali  di  questo  Ministero, 
hanno  rivelato  altresi  una  piu  che  mediocre  paura.  Conciossiache  si 
pretenda  dal  Parlamento  Sardo  una  approvazione  unanime  del  pro- 
getto di  legge  per  codeslo  muluo,  senza  premettere  veruna  discussio- 
ne  ;  e  cio  per  non  crescere  incagli  al  Governo.  II  che  rende  verosi- 
mili  le  dicerie  che  andarono  attorno  di  non  so  quali  note  risentite  e 
ininaccio^se  dell'  Austria.  Ma  oltre  a  queste  v'erano  purealtre  ragioni 
di  inquietudine.  Si  buccinava  d'  orrendi  altentati  che   si  dovevano 
compiere  nel  giorno   della  festa  per  1'  anniversario  clello  Statuto. 
Poi  si  divulgo   che   il  Ministero  avea  disposto  di  chiamare  in  rin- 


458  CRONACA 

fbrzo  del  Presidio  di  Torino  tre  reggimenti  di  eavalleria ,  ed  una 
brigata  di  fanteria,  e  mille  somiglianti  novelle.  Di  ohe  era  universa- 
le  un  certo  tiinore  di  grossi  guai,  il  quale  luttavia  si  venue  dileguan- 
do  col  sapersi  die  il  Ministero,  acceitato  delle  pacitiche  disposizioni 
delle  societa  operaie ,  e  fidandc  nella  provata  lealta  e  fermezza  della 
milizia  nazionale,  e  nella  devozione  del  cittadini  alia  monarchia  Sa- 
bauda ,  avea  rivocato  o  non  dato  quegli  ordini  clie  era  no  indizio  di 
grave  pericolo.  Checche  ne  sia  pero,  gli  e  certo  non  aver  la  fa/.ione 
mazziniana  deposto  i  suoi  tristi  divisamenti ,  ne  restarle  altro  cam- 
po  da  farvi  sue  prove ,  che  il  Piemonte ,  dove  non  puo  paventare  di 
repressione  cosi  efficace  e  terribile  come  allrove.  Ma  quello  che 
per  la  sua  assurdita  divien  ridicolo  si  e  lo  studio  con  cui  si  cerca  di 
far  credere  che  il  pericolo  d'una  insurrezione  sanguinaria  covi  nel 
partito  clerieale.  Questo  tema  fu  gia  svolto  dalle  gazzette  e  dai  fogli 
libertini  d'ogni  formato,  e  gli  ultimi  moti  di  Friborgo  neampliarono 
1'argomenlo.  Che  anzi  I'Opinione,  citato  un  periodo  tratto  da  un  arti- 
colo  della  Civilta,  Cattolica,  I  nuovi  attentati  e  le  vecchie  istituz/oni 
cattoliche,  sifinge  compresad'unraccapriccio  di  terrore,  pensando  al- 
1'azione  segreta  dei  Gesuiti  e  Sanfedisti.  E  per  meglio  colorire  il  suo 
immaginario  spavenlo,  recita  un  brano  distoria  della  rivoluzione  dei 
Paesi  Bassi  di  Francesco  Curths,  per  dimoslrare  che,  nulla  meno  dei 
complici  del  Mazzini,  i  caltolici  hanno  per  sistema  il  ricorrere  alia 
ragion  del  pugnale.  Risum  teneatis,  amid  ? 

3.  Con  questo  non  e  da  credere  quale  ansia  destasse  in  molti  lo 
straordinario  apparecchio  dipompe  edi  festeper  1'anniversario  dello 
Staluto.  Tunto  piu  che  certi  italianissimi  giravano  per  le  case  ad 
offerirvi  le  bandiere,  dicendo  a  chi  ricusava  comprarle,  che  se  ne  ter- 
rebbe  nota.  Ribaldo  artifi/.io  di  vile  specula/ione,  che  assumeva  colo- 
re  di  violenza  politica.  La  milizia  nazionale  spontanea  s'obbligo  di 
portare  per  quei  giorui  1'uniforme,  a  fine  d'imporre  rispetto  ai  faci- 
norosi.  Laprima  legione  di  Torino  dovendo  eleggere  il  proprio  colon- 
nello,  supplico  a  S.  M.  perche  degnasse  gradire  le  sue  calde  istanze 
di  nominare  il  suo  pr.imogenito  ;  ed  il  Re  benigno  e  cortese  ne  la 
contento  di  buon  grado.  II  Municipio  di  Torino  largheggia  in  ispese 
di  grande  sfarzo ,  non  senza  fiducia  di  rifarsene  pel  concorso  straor- 
dinario di  forestieri  i  quali  traggono  alia  Capital  e  in  questa  circoslan- 
za,  in  cui  si  debbe  inaugurare  il  monnmento  del  conte  Verde  ,  e  foe- 
s'anche  quello  del  Siccardi,  oltre  ai  testini  gia  accennati  altra  volta. 
Tutto  fa  sperare  che  quei  tre  giorni  passeranno  sen/a  gravi  disordini, 
appunto  perche  la  imminenza  del  pericolo  rese  cauti  color  o  cui  spet- 
tava  il  provvedere. 

4. 1  furti  sacrileghi  avvenuli  a  Casale  ed  a  Torino  pare  che  eccilasse- 
ro  1'emulazionede'facinorosi.Parlossid'unbusto  d'argentodi  S.  Carlo, 


CONTEMPORANEA  4o9 

che  fu  derubalo  pure  iu  una  chiesa  sul  Tortonese.  Ne  si  venne  in 
chiaro  degli  aulori  o  cornplici  di  cotali  attentali.  Sibbene  furono  car- 
Derate  parecchie  persone  sospette  contro  lequali  s'ebbequalche  lie- 
ve  indizio.  Ma  non  fa  meraviglia  di  veder  mohiplicati  idelitti  mentre 
cosi  sfacciatamente  si  pratica  la  propaganda  phi  immorale.  Quell'  em- 
pia  produx.ione,  con  cui  teste  il  Bianchi-Giovini  bestemmiava  gli  Evan- 
geli,  si  spaccia  gratis,  come  giu  iacevasi  del  Costante.  Prova  chiarissima 
dell'  esser  quello  un  tVntlo  regalalo  al  Piemonte  dall'oro  Anglicano. 
Dacche  usci  d'uflizio  di  Ministi'o  il  sig.  Pernali ,  ritornarono  a  fare 
scandalosa  mostra  di  se,  nelle  vetrine  de'librai  e  mercivendoli,  un 
nembo  d'  oscene  incisioni,  di  laidissime,  statuette,  ed'altre  cotali  pro- 
duzioni  schifose;  tanto  che  giornali  uiente  sospetti  di  soverchia  deli- 
catezza  ne  levarono,  ma  indarno,  alte  querele.  Come  pure  si  prose- 
gue  nei  teatri  e  negli  spettacoli  a  prolanare  i  rili  o  le  divise  religiose 
con  turpi  mescolanze  di  brittle  scene.  E  questa  scuola  d'  immoralita 
gia  otliene  suoi  effetti.  L'Opinione,  giornale  pur  tenerissimo  dell'ono- 
re  piemontese,  in  capo  ad  uno  d«gli  ultimi  suoi  fogli  esclaraa:  «  II 
<c  Comunismo  non  e  sollanto  nei  Hbri  o  nei  giornali  di  Lulgi  Blanc  e 
«  di  Cabet  ....  masilrova,  sebbene  in  proporzioni  piu  ristrette,  au- 
«  che  nello  Stato  nostro.  »  E  prosegue  per  lunghe  colonne  dimo- 
strando  il  rapido  e  minaccioso  diffondersi  dei  principii  e  delle  pratiche 
comuniste  per  le  Campagne  devastate  a  man  salva  da  masnade  di  la- 
dri;  e  si  sbraccia  a  sospingere  il  Ministero  perche  metta  ma  no  a  pron- 
to ed  eflicace  riparo.  Meglio  sarebbe  capire  che  si  raccoglie  quei  cite 
si  semina  e  che  1'  irreligione  del  medio  celo  volteriano  trova  il  suo 
casligo  nei  la  bestiale  empieta  della  corrotta  plebe  1  Carabinieri  fan- 
no  prodigi  di  valore;  ma. come  potrebbero  bastare  a  tutto? 

5.  Si  fa  un  gran  parlare  di  cerli  fenomeni  attribuitiad  a/.ione  ma» 
gnetica,  per  cui  diconsi  avvenire  rolazioni  e  movimenti  in  tavole, 
cappelli,  arnesi  di  non  gran  peso,  quando  sul  loro  lembo  formisi  una 
catena  contigua  di  persone  ciascuna  delle  quali  tiene  il  dito  migncK 
lo  della  sinistra  sua  sul  mignolo  della  destra  di  chi  lo  precede,  senza 
interposizione  di  mclalli  ecc.  MalY^m/one  va  ancorapiuoltree  spac- 
cia la  storia  scrittale  da  un  suo  corrispondente  parigino  intorno  ad 
una  tavola  che  profetizza.  Si,  proprio  cosi;  poiche  quella  tavola,  in- 
terrogata  quanto  dovrebbe  ancor  regnare  il  capo  d'un  grande  impe- 
10  d  Europa,  levandosi  su  due  gambe,  avrebbe  colle  altre  due  dato 
un  forte  colpo  in  terra:  e,  per  controprova  chiestoie  quanlimesi.  ;i- 
vrebbe  risposto  col  dare  dodici  colpi.  Manco  male!  Cotesti  valorosi 
che  arrossirebbero  di  prestar  fede  ai  miiacoli  nanati  nei  Vangelo,  e 
che  si  beffano  delle  profezie ,  raccomandano  sul  serio  di  non  ridere 
all'  annun/.io  d'una  tavola  che  magnetizzata  intende,  profetizza  e  par- 
la  !  Ciarlatani  1  A  Migliandolo  poi,  dopo  un  mugghio  prolungato  di 


460  CRONACA 

luono  die  parea  uscire  di  sotlerra,  il  suolo  s'awallo  di  buon  tralto, 
con  iscoscendimento  repenlino  che  fucagione  dipaura  lulto  intorno. 

6.  II  Governo  s'e  commosso  alia  miseria  del  Cretini  che  lanto  ab- 
bondano  in  certe  provincie  del  Piemonte;  e  per  decreto  reale,  a  spe- 
se  dell'ordine  de'  SS.  Mauri/io  e  Lazzaro  fu  create  un  ospizio  nella 
citta  d'Aosta,  affidandone  la  direzione  all'egregio  Conte  Crottidi  Co- 
stigliole.  Questo  nuovo  stabilimento,  inaugurate  con  rito  religiose, 
sara  posto  sotto  la  protezione  del  la  Regina  del  cielo,  con  1'invocazio- 
ne  Salus  Infirmorum. 

A  Geneva  saviamente  si  provvide  a  togliere  gl'  impicci  di  che  era 
molestato  chi  veniva  dalla  Sardegna,  abolendo  certe  fastidiose  forma- 
lita  che  ritardavano  lo  sbarco. 

7.  S.  A.  R.  il  Duca  di  Geneva  colla  Augusta  sua  consorte  e  partite 
alia  volta  di  Dresda  —  Fu  scambiato  il  secretario  della  legazione  Au- 
striaca,  e  dicesi  che  anche  il  Conte  Appony  debba  fra  poco  lasciar  To- 
rino —  Lord  Mintho  prosegue  le  sue  misteriose  corse  a  Torino.  E 
questo  fa  sospettare  dei  consueti  intrighi  ond'e  tanto  feconda  la  poli- 
tica  inglese,  massime  che  si  vuol  certo  che  1'Austria  abbia  rispinta  la 
mediazione  inglese  invocata  dal  Piemonte  ! 

TOSCANA.  (Nostra  Corrispondenza)  —  1.  Prosciugamenlo  del  Sientina.  —  2. 
Strade  ferrate. 

1.  E  piu  di  un  secolo  die  in  Toscana  si  va  studiando  e  meditando  il 
grandiose  progetto  di  essiccare  il  celebre  Lago  di  Sientina  o  di  Sesto 
massa  imponente  di  acque  chiare  recinta  da  vasto  lembo  palustre,  che 
e  proprio  nel  cuore  delle  fertili  e  popolale  province  toscane  e  luc- 
chesi;  racchiusa  tra  le  colline  di  Monte  Carlo  e  di  Porcari,  e  le  orien- 
tal i  falde  dei  Monti  Pisani.  Era  noto  questo  lago  agli  antichi  sotto  no- 
me  di  Lacus  Sesti,  cosi  chiamato  fin  dal  secolo  ottavo,  in  grazia  della 
sesta  pietra  miliare  che  dalla  vicina  Lucca  ne  segnava  la  distanza.  Ed 
e  questo  per  avventura,  il  piu  vasto  e  il  piu  costante  fra  i  Laghi  della 
Toscana,  in  quantoche  la  superficie  di  esso  cuopre  un  bacino  di  cir- 
ca 15  miglia  quadrate,  e  accoglie  le  acque  di  un  territorio  di  circa  72 
miglia  $  si  calcola  che  il  maggior  fondo  di  questo  bacino  sia  elevato 
d.'  assai  sopra  il  pelo  basso  del  mare,  ogni  di  piu  crescendo  il  livello 
delle  acque ,  talche  pel  poco  scolo  e  pel  difficile  sgorgare  di  esse  in 
un  antico  canale  emissario  che  e  detto  imperiale ,  e  che  ne  porta  al 
flume  Arno  i  tributi ,  gonfia  talora  in  inverno  talmente  superbo  il 
lago  ,  che  ha  di  sovente  inondate  le  fertili  vicine  campagne.  Fino  ai 
di  nostri  1'  essere  il  Lago  di  comune  proprieta  fra  il  Granducato  e  la 
Repubblica  Lucchese,  e  il  doversi  amendue  gli  Stati  trovare  d'accordo 
per  prosciugarlo ,  sostenerne  la  spesa ,  ripartirne  1'  utile ,  fece  si  che 
non  ostanti  i  molti  studii  e  gli  svariati  progetti,  mai  non  se  ne  venisse 


CONTEMPORANEA  461 

si  capo.  Ed  uomini  chiarissimi  nelle  matematiche  ed  idrauliche  disci- 
pline vi  hanno  speculate  sopra,  fra  i  quali  notiamo  il  celebre  Don  Be- 
nedetto Castelli ,  il  Doltor  Tommaso  Perelli ,  il  P.  Boscovich  ,  il  P. 
Leonardo  Ximenes,  il  Canonico  Pio  Fantoni,  e  tra  i  moderni  il  Colon- 
nello  Lorgna,  il  Cav.  ISottolini,  i  Prof.  Venturoli  e  Brighenti,  ed  altri 
ancora.  Ma  poiche  venne  unito  per  la  morte  della  Duchessa  di  Par- 
ma, il  Ducato  di  Lucca  alia  Toscana,  cessato  ogni  ostacolo,  e  sollecito 
il  Granduca  di  procacciare  ai  suoi  Stati  questo  notabile  incremento  di 
industria  e  di  estensione  di  territorio,  fu  tronco  ogni  indugio.  Riassun- 
ti  i  progetti  e  gli  studii  degli  antichi  e  consultata  una  commissione  di 
uomini  periti  di  scienza  idraulica  e  di  legge  che  dopo  quasi  un  anno 
di  studii  pronunziava  il  suo  voto  sopra  i  modi  d'  eseguire  la  gran- 
diosa  intrapresa  tanto  pel  lato  dell'arte  quanto  per  quello  della  eco- 
nomia  e  del  diritto  di  f route  ai  terzi  o  possessor!  od  utenti ,  fu 
essa  ordinata  da  un  sorrano  Decreto  dei  18  di  Marzo  1853,  e  dichia^ 
rata  di  pubblica  utilita  ed  esercizio.  Otto  Comuni  sono  associati  al  Go- 
verno  nell'  intrapresa ,  e  per  quanto  ci  e  dato  rilevare  dal  nominato 
regio  Decreto  dei  18  di  Marzo,  pagano  essi  insieme  un  contributo  che 
e  ripartito  tra  i  possessor!  dei  terreni  sommersi  oggidi,  e  che  vanno  di. 
mano  in  mano  a  venir  riservati:  con  questo  il  Governo  fa  fronte  agli 
interessi  di  parte  del  capitale  che  viene  erogato  nei  lavori.  E  poiche 
la  pesca  formava  1'  esercizio  dell'  industria  locale ,  sia  nella  terra  di 
Bienlina,  sia  nella  isoletta  del  lago,  ove  un  dl  era  un  convento  di  mo- 
naci  e  una  fortezza  presidiata  da  300  soldati  lucchesi  nella  guerra  del 
1147  fra  le  repubbliche  di  Pisa  e  di  Lucca,  e  oggi  unicamente  abitata 
da  pescatori ;  e  ordinato  dal  Decreto ,  che  e  il  Comune  e  i  pescatori , 
vengano  ricompensati  con  terreni ,  e  la  condizione  di  questa  misera 
industria  venga  loro  cambiala  in  quella  piu  ricca  d'  agricoltori  e  co- 
loni.  Molta  esultanza  fu  nella  Terra  di  Bientina  il  giorno  29  di  Marzo, 
allorche  giunse  ivi  notizia  del  Decreto  sovrano,  e  solenne  ringrazia- 
menlo  alia  chiesa  e  fuochi  e  luminarie  attestarono  la  riconoscenza  di 
quei  popoli  per  un  benefizio  si  lungamente  aspettato. 

2.  Ai  cenni  gia  dati  sopra  la  strada  ferrata  centrale  italiana,  linea 
di  somma  importanza  per  il  centre  della  penisola  e  che  e  essenzialmen- 
te  collegata  col  sistema  di  strade  ferrate  gia  esistente  nel  Granducato, 
puo  esser  utile  aggiungere  nuovi  particolari  e  schiarimenti  maggiori 
desunti  da  articoli  teste  pubblicati  in  diversi  giornali.  L'ltaliana-Cen- 
trale  muove  dal  la  citta  di  Pistoia  ove  concorrono  le  due  linee  ferrate 
Maria  Antonia  che  va  a  Firenze ,  e  Lucchese  che  per  Pescia  e  Lucca 
volge  a  Pisa  e  Livorno.  Poco  sopra  a  Pistoia  per  le  profonde  vallate 
del  piccolo  Reno  mediante  qualche  foro  sotterraneo  varca  la  centrale 
1'Appennino,  e  sempre  lungo  il  corso  di  questo  flume  giunge  a  Bolo- 
gna. Di  la  in  linea  retta  cor  re  a  Modena  e  Reggio ,  nel  qual  pun  to  si 


462  CRONACA 

biforca  in  due  rami  uno  dei  quali  si  congiunge  sul  Po  ,  alle  linee  di 
Borgoforte,  Mantova  e  Verona,  1'altro  per  Parma  e  Piacenza  a  quelle 
della  Lombardia  e  del  Piemonle. 

Fra  i  cinque  Governi  consorti  che  hanno  assicurato  al  capitale  di 
costo  della  strada  ferrata  Cenlrale  Italiana  un  frutto  compensative  del 
cinque  per  cento  per  anni  50,  i  due  Austriaco  e  Toscano  sonosi  di 
piu  obbligati  alia  pronta  ultimazione  delle  linee  proprie,  cioe  di  quel- 
le fino  a  Piacenza  e  Borgoforte  per  il  Governo  austriaco;  ftno  a  Lucca 
e  Pistoia  per  il  Toscano.  In  questa  ultima  linea  si  spingono  alacre- 
mente  i  lavori,  e  vi  sava  un  foro  parziale  con  galleria  murata  sotto  i 
poggi  detti  di  Serravalle,  che  separano  le  pianure  pistoiesi  dalla  Valle 
della  Nievole.  l^a  concessione  della  Centrale  Italiana,  e  per  anni  90, 
il  capitale  sociale  di  75  milioni  di  franchi. 

La  Commissione  internazionale  composta  dei  Delegati  dei  cinque 
Governi  e  giudice  dei  parziali  progetti  della  linea ,  dei  modi  e  tempi 
d'esecuzione ,  e  ad  essa  sono  stati  teste  sottoposti  gli  sludii  fatti  dak 
diversi  ingegneri  su  i  punti  ove  saranno  in  breve  attivati  i  lavori,  e 
in  ispecie  sul  difficile  varco  della  catena  degli  Appennini.  I  signori 
Brassey,  Fell  e  compagni  di  Londra  rinomati  intraprenditori,  hanno 
stipulato  colla  societa  un  contralto  per  la  esecuzione  di  tutti  i  lavori 
della  via  ferrata  Centrale  Ilaliana.  La  commissione  intei  nazionale  e 
composta  dei  signori  Conte  Zucchini  per  gli  Stati  di  S.  S.  —  Cav.  i\e- 
grelli  per  lo  Stalo  Auslriaco  —  Com.  Manetti  per  la  Toscana  —  Con. 
Roncaglia  per  Modena  —  Cav.  Belleni  per  Parma. 

L'lngegnere  Campttauri  e  1'Ispettore  generale  tecnico  della  pre- 
fata  Commissione. 

Sembra  altresi  che  il  Governo  Toscano  vada  seriamente  pensando 
anche  al  collegamento  del  suo  sislema  di  linee  ferrate ,  colla  Italia 
meridionale.  La  decisione  di  esso  in  tale  rapportoe  vivamente  stimo- 
lata  da  molti  inleressati,  ciascuno  dei  quali  esigerebbe  una  preferen- 
za.  Tre  sono  le  linee  che  si  propongono  ,  a  ciascuna  delle  quali  noil 
manca  a  quanto  si  assicura  ne  la  operosila  di  privati  intraprenditori 
e  promotori ,  ne.  ricchi  capitali  di  societa  anouime  nazionali  e  fore- 
stiere.  Una  e  quella  che  tenderebbe  al  prolungamento  della  strada 
ferrata  di  Siena  fmo  alia  Valle  del  Tevere ,  per  giungere  a  Roma. 
L'  altra  e  quella  che  movendo  da  Firenze  per  Arezzo  e  la  Valle  di 
Chiana  metterebbe  nello  Stato  Pontificio.  La  terza  movendo  da  Li- 
vorno  e  da  Pisa  contemporaneanaente,  e  seguendo  il  littorale  toscano 
farebbe  capo  In  Civitavecchia.  Non  e  dato  conoscere  ancora  a  quale 
delle  tre  vorra  il  Governo  Toscano  aecordare  il  suo  placito  ,  e  se  la 
scelta  che  ad  esso  sembrasse  di  fare  di  una  di  esse,  starebbe  ad  esclu- 
sione  delle  allre. 


CONTEMPORANEA 

II. 
COSE  STRANIERE. 

OLANDA.  —  i.  Preliminari  alia  questione  della  Gerarchia.  — 2.  Partili  che  1* 
osteggiano.  —  3.  Agitazione  di  questi  all'annunzio  del  decreto  pontificio.  — 
4.  Accuse  date  al  Ministero,  e  sue  discolpe.  —  H.  Si  atlacca  la  S.  Sede.  — 
6.  Caduta  del  gabinetto  Thorbeke  e  programma  del  nuovo  Ministero.  —  7. 
Qualclie  raggio  di  liete  speranze. 

1.  A  ben  comprendere  lo  stato  della  quisllone  che  or  si  agita  nell'O- 
landa  voglionsi  brevemente  accennare  alcuni  prelinainari.  Nel  1815 
dopo  assestati  gli  affuri  politici  deU'Europa  entro  la  S.  Sede  in  trat- 
tazioni  col  Governo  de'Paesi  Bassi  per  organizzarvi  l'ecclesiastica  Ge- 
rarchia  \  ma'ogni  fatica  torno  vana  e  i  negoziati  rimasero  per  allora 
indefmiti.  Questi  si  ripresero  dodici  anni  dopo  con  esito  piu  fortuna- 
to  in  quanto  allo  stabilire  il  diritto  e  conchiudere  il  patto  5  1'  esecu- 
xione  pero  non  risposeche  in  parte  alle  promesse.  Poiche,  sendo  de- 
cretato  che  tutto  il  regno  formerebbe  Una  sola  provincia  ecclesiastica 
avenle  il  Metropolita  a  Malines  nel  Belgio,  e  due  Vescovi  sufFraganei 
ad  Amsterdam  e  Bois-le-duc  nella  Olanda,  il  decreto  non  fu  tradolto 
alia  pratica  che  nella  parte  meridionale  del  regno.  Indi  a  tre  anni  so- 
praggiunsero  le  rivoluzioni  che  travagliarono  per  un  decennio  I'infe- 
lice  paese,  flnche  il  Belgio  nel  1840  venne  decisamente  riconosciuto 
padrone  di  se  e  staccato  dalla  Olanda.  Allora  il  Re  Guglietmo  II  mise 
mono  alia  esecuzione  del  patto  che  dal  1827  ancor  restava  ad  attuarc 
nella  porziofte  a  lui  rimasta  del  regno.  Ma  i  proteUanti  ed  i  nemici 
<li  Roma,  coloro  stessi  che  avevano  seminato  tanti  mali  alia  patria,  le- 
Varono  cosl  alte  le  grida  e  le  minacce,  che  il  Sovranointimorito  pen- 
so  di  soprassedere  ancora  di  vantaggio  e  fu  convenuto  col  Nun/io 
Monsig.  Capaccini  di  temporeggiare  alquanto,  flnohe  si  calmassero  gli 
animi  inaspriti.  In  tan  to  rimanendo  le  alt  re  provincie  in  istato  di  mis- 
sione,  si  eressero  pel  Brabante  Seltentrionale  e  per  il  Limburgo,  Ire 
>icariali  Apostolici.  che  durarono  fln  a  quest'ullimo  mese.  Soprag- 
ginnse  il  quarant'  otto ,  anno  m-tl  augurato  a  tanle  tiazioni  ,  meno 
funeslo  pero  a'cattoiici  'olandesi;  perche  la  nuova  costitu/.ione  che 
riconfermava  il  principio  della  separazione  dello  Stato  dalla  Chiesa 
attribiu  a  lulte  le  coTiunioni  religiose  il  diritto  di  ordinarsi  secondo 
le  leggi  del  paese.  Quindi  ebrei  e  protestanti  tolsero  a  riorganizzare  i 
ioro  culti.  Anche  i  caltolici  protetti  dalla  legge  che  nol  divieta  invia- 
rorio  al  S.  P.idre  numerose  suppliche  pel  riordin;irnen'to  della  tanto 
sospirata  Gerarchia.  Le  trattative  ebbero  luogo  e  noi  ne  accenneremo 
le  principali  dopo  indicato  brevemente  quali  sieno  i  nemici  conten- 
<lenti  a'  caltolici  quella  liberta  che  lor  concede  la  Costituzione. 


464  CRONACA. 

2.  Moltissimi  sono  in  Olanda  i  partiti  acattolici;  possono  pero  ridursi 
a  tre  principal!,  abbraccianti  ciascuno  buon  numero  di  peculiar!  fra- 
zioni,  e  sono:  i  sedicenti  ortodossi,  le  societa  secrete  ed  i  conservatori. 
II  primo  degli  ortodossi  capitanato  da  Groenvan  Prinsterer  membro 
del  la  seconda  Camera  aspira  a  riprislinare  la  dotlrina  formolata  nel 
Sinodo  di  Dordrecht  1'anno  1618,  percio  vorrebbe  tornate  le  cose  co- 
jn'erano  avanti  il  1798,  epoca  della  emancipa/ione  de'  cattolici  neer- 
landcsi,  quando  cioe  la  religione  di  Stato  era  calvinistica  e  malamenle 
tollerato  ogui  altro  culto.  All'antico  ordine  governalivo  bramerebbe 
accoppialo  il  sistema  costiluzionale  ch'esso  dice  poterglisi  benissimo 
accordare. 

Questo  partito  nelle  sue  tendenze  e  implacabile  avversario  del  se- 
condo  :  le  Societa  secrete,  numerosissime  nell'Olanda  e  non  per  aneo 
tutte  conosciute.  Le  principal!  sono  1'  Unitas  fondata  da  protestan- 
ti  appaitenenti  alia  magistralura  o  all' alto  commercio;  ha  per  isco- 
po  di  non  favorire  ne  proteggere  se  non  il  protestantesimo  per  mezzo 
della  forza  materiale:  YAssistenza  cristiana  che  mira  a  conservare  i 
privilegi  religiosi  trasmessile  dagli  avi,  e,  data  occasione,  procaccla 
di  pervertire  con  danaro  i  poveri  cattolici  IraendoliaH'apostasia  in  un 
co'  loro  figliuoli:  la  Tuenda  intesa  a  comperare  beni  slabili  Ira' cat- 
tolici per  innalzare  parrocchie  e  stabilirvi  ministri  protestanti:  quella 
del  Ben  essere  istituita  per  sovvenire  a'  protestanti  miserabili  special- 
men  te  per  ispegnere  loro  qualsiasi  desiderio  d'abbracciare  il  caltoli- 
cismo  ;  tiene  1'occhio  a'fanciulli  nati  di  matrimonio  misto,  cerca  d'i- 
struirli  fin  da'  primi  anni,  li  soccorre  bisognosi,  li  raccoglie  orfanelli: 
finalmente  la  piu  sfacciata  di  lutte  appellasi  Phylacterion,  la  quale,  ol- 
tre  allo  spirito  particolare  di  proselilismo  che  la  informa,  promette, 
salve  rarissime  eccezioni,  di  non  far  matrimonii  co' cattolici,  ne  torli 
a  servizio,  ne  contrattar  con  loro,  ne  dar  loro  alcun  lucro  ecc.  E  cio 
basti  delle  Societa  secrete  e  de'loro  scopi  peculiar!  esternamente  pro- 
fessati.  Che  poi  oltre  a'fini  sopra  enunciati  esse  non  ne  abbiano  de- 
gli altri  piu  rei  e  nascosti  sarebbe  stoltezza  il  non  supporlo  :  tutta- 
via  egli  e  fuor  di  proposito  lo  scrutinarli  in  questo  luogo.  Diciam 
solo  che  le  Societa  secrete  sono  generalmente  avverse  agli  ortodossi, 
perche  democratiche  e  natural!  alleate  della  piu  pura  democrazia  d'o- 
gni  paese ,  fomentano  in  patria  e  fuor  di  patria  la  rivoluzione  e  1'  a- 
narchia.  Ne  amano  punto  il  protestantesimo  se  non  in  quanto  serve 
loro  di  arma  micidiale  a  danno  del  cattolicismo.  Vogliono  liberta  pie- 
na  e  inlera  e  fingendo  divozione  alia  casa  d'Orange  agognano  al  ri- 
stabilimento  dell'antica  repubblicaolandese.  Leggono  nelle  tendenze 
degli  ortodossi  uri  ritorno  al  dispotismo  oligarchico  a  cui  esse  hanno 
giurato  eterna  guerra. 


CONTEMPORANEA  465 

II  terzopartilo  e  il  Conservatore  \\  quale  rimpiangendo  i  molti  pri- 
vilegi  perdu ti  dopo  1'emancipazione  de'cattolici  fa  suoi  sforzi  per  ria- 
cquistarli ;  odia  pertanlo  1'  articolo  della  costituzione  che  favorisce  la 
liberta  de'  cattolici  e  qualsiasi  Ministero  si  mostri  inclinato  a  volerlo 
osservare.  A'conservatori  appartengono  per  ordiuario  i  Domine  o  sian 
ministri  del  culto  protestanle.  Quest!  percepiscono  digrasse  preben- 
de  ;  amano  la  tranquillita  e  la  pace.  Percio  guai  se  arrivano  a  subo- 
dorare  una  qualche  riforma  che  metta  in  pericolo  1'invidiabile  loro 
stato  !  Non  sono  affatto  avversi  a' cattolici,  guardavano  pero  coll'oc- 
chio  del  prefazio,  come  si  suol  dire,  il  Ministero  Thorbecke  per  certo 
suo  progetto  di  legge  ultimamente  proposto.  Temevano  che  il  prov- 
vedere  a'poveri  non  diffalcasse  loro  lepropine;  era  piu  cheprobabile 
che  volendo  riformare  I'Universita  non  inlroducesse  un  qualche  arti- 
colo a  danno  delle  cattedre  protestanti  e  infine  che  il  loro  culto  non 
fosse  piu  tutelato  e  diretto  da  un  Ministro  speciale. 

I  tre  partiti  suddetti ,  quale  per  un  titolo  e  quale  per  Paltro ,  ave- 
vano  in  uggia  il  Ministero.  Or  premessi  questi  brevi  cenni  indispen- 
sabili  a  sapersi  veniamo  agli  ultimi  avvenimenti. 

3.  Giunta  nell'Olanda  la  notizia  della  ristorata  Gerarchia  ecclesiasti- 
ca,  non  e  a  dire  il  finimondo  che  vi  fecero  i  nemici  della  S.  Sede.  Tutti  i 
partiti  acattolici,  rammarginate  a  breve  tempo  le  scissure  onde  eran 
divisi,  s'affratellarono  e  strinsero  in  uno  per  umiliarla,  combatterla 
e  sperperarla.  II  meno  che  s'impromettessero  era  la  caduta  del  Mi- 
nistero: valeva  dunque  la  pena  di  gittarsi  perdutamente  nell'impresa. 
Cominciarono  con  un  diluvio  di  calunnie  strombazzate  ne'  convegni, 
ne'  fondachi,  per  le  piazze,  ne'libelli  e  ne'giornali,  invocando  tulli  gli 
spettri  e  le  befane  mille  volte  in  siniili  circostanze  invocate.  Fate  vo- 
stri  fardelli,  o  protestanti,  gridavan  gli  ortodossi,  oggimai  non  vi  ri- 
mane  che  1'esiglio:  ottant'anni  di  sforzi  de'vostri  padri,  per  domare  1'i- 
dolatria  e  la  superstizione  romana ,  sono  caduti  a  vuoto.  Le  societa 
secrete  rinfocolandosi  a  vicenda  col  motto:  nu  of  nooit:  ora,  o  non  mai, 
non  solo  infestavano  il  paese  d'  un  numero  stragrande  di  libel li  fino 
a  darne  alia  luce  otto  o  dieci  ciascun  giorno,  ma  spinsero  la  temerita 
a  segno  di  minacciare  nelle  pagine  di  qualche  giornale  che  «  la  casa 
d'Orange  e  rovinata  se  non  vendica  1'insulto  fatto  dal  Papa  di  Roma; 
che  essa  incontrera  la  sorte  de'Borboni  e  degli  Stuarti  se  permettera 
che  Thorbecke  metta  in  esecuzione  il  decreto  che  da  morte  all'Olan- 
da  ecc  ».  Anch'essi  i  moderati  e  specialmente  i  Domine  trassero  fuori 
la  versiera  della  inquisizione  e  fecer  credere  al  popolo  trattarsi  nien- 
temeno  che  di  torre  le  chiese  a'protestanti  per  darle  a' cattolici.  In- 
somma  1'agitazione  arrivo  a  segno  che  parecchi  giornali  eziandio  acat- 
tolici  tolsero  a  pubblicare  arlicoli  pacifici  e  istruenti  gl'inesperli  del 
Serie  II,  vol.  IL  30 


•i(H)  CRONACA 

vero  stato  dclla  questione.  Intanto  i  rimestatori  scribacchiavano  sup- 
pliche  a  S.  M.  perche  volesse  degnarsi  di  scongiurar  la  tempesta  ec- 
citata  da  Roma.  Che  scandalo,  vi  si  diceva,  se  nella  palria  del  Taci- 
turno  un  Re  di  casa  d'Orange  ammettesse  official  men  te  costituita  1'ec- 
clesiastica  Gerarchia!  che  oltracotanza  papale  il  dar  nome  d'eresie  a 
tutte  le  dottrine  che  non  sono  della  sua  Chiesa!  e  mentre  i  procaccini 
giravano  a  scroccare  sottoscrizioni,  allettando  aH'uopo  e  impaurendo 
con  finissim'  arte,  alcuni  che  avean  seggio  in  Parlamento  aguzzavano 
gli  strali  da  accoccare  al  Ministero. 

4.  Infatli  il  giorno  13  Apr.  dopo  scambiato  qualche  colpo  di  scara- 
muccia  si  venne  alia  tenzone.  Van  Doom  lanciossi  il  primo  nell'are- 
na  movendo  gravi  interpellanze  al  Ministero  inlorno  alia  Gerarchia 
novamente  ristabHita.  Lungo  sarebbe  il  riportare  minutamente  le 
risposte  de'Ministri  e  le  nuove  istanze  degli  avversarii,  -he  si  avvicen- 
darono  in  quella  e  nella  seduta  del  18  giorno  seguente.  Tuttavia  il 
discorso  del  Ministro  dellaGiustizia  incaricato  pure  del  culto  cattolico, 
siapel  carattere  officiate  ond'e  vestilo,  siaper  la  rhiarezza  in  che  pone 
le  trattazioni  che  precedetlero  il  decrelo  pontiftcio  vuol  essere  alme- 
110  in  parte  riprodotto.  Egli  adnnque  dopo  aver  ricordato  alia  Camera 
che  nel  determinarsi  del  bilancio  per  gli  anni  1851 ,  52,  53  ,  fu  detto 
dal  Governo  e  non  contrastato  dagli  Stati  generali,  aver  la  Chiesa  cat- 
tolica  piena  liberta  di  regolare  da  se  le  cose  sue  passa  ad  enumerare  le 
differenti  note  che  per  tale  affare  vennero  scambiate  in  questo  modo: 

«  Una  lettera  dell'  Internunzio  della  S.  Sede  presso  la  nostra  corte 
il  9  Dec.  1851  avviso  il  gabinetto  che  avendo  giudicalo  il  Papa,  do- 
po le  comunicazioni  fatte  dal  Governo  agli  Stati  generali  e  favorevol- 
mente  da  quelli  accolti,  paters!  venire  alia  esecuzione  di  organiz/are 
la  Chiesa  Cattolica,  era  d'avviso  esser  giunto  il  tempo  di  potersene  oc- 
cupare:  desiderare  percio  di  conoscere  le  intenzioni  del  Governo  ri- 
guardo  al  concordato  del  1827  rimasto  tullora  senz'esecuzione.  » 

«  1124  Marzo  1852  fu  risposto  dal  Ministro  degli  affari  eslerni  che 
secondo  la  legge  fondamentale  poteva  ogni  comnnione  stabilire  la. 
sna  propria  gerarchia  purche  essasi  assoggettassealle  leggidelloSta- 
to^  ma  che  nel  'momento  in  cui  la  corte  di  T\oma  usasse  di  tale  liber- 
ta lo  Stato  si  reputav a  svincolato  dalle  obbligazionicontratte  nel  con- 
cordato del  1827.  » 

«  Le  altre  lettere  versarono  interamentesopra  quest'ultimo  punto.  » 

«  Rispose  rinlerminzio  il  23  Giugno  1852  alia  lettera  del  24  Marzo 
proporiendo  di  scartare  il  concordato  sen/.a  pero  dichiararlo  abro- 
galo.  M 

«  In  Una  sua  del  24  Agosto  seguente  il  Ministro  degli  affari  esterni 
espose  che  avvenendo  un' organizzazione  della •  Ghiesa  Catlolica  era 
necessario  di  abrogare  il  Concordato;  non  bastare  lo  scarlarlo;  doversi 


CONTEMPORANEA  467 

annullare  definitivamente  leobligazioniche  ne  risultavano;  domandar 
adunque  a  questo  scopo  una  dichiara/.ione  categorica  da  Roma.  » 

«  La  dichiara/.ione  venne  data  il  17  Sett,  passato  dall'  Internunzio 
per  ordine  espresso  del  Papa  e  il  1G  del  mese  seguente  il  Governo 
accctlolla.  « 

«  f  osi  terminarono  questi  negoziati.  » 

«  II  Governo  ricevette  non  e  guari  la  comunicazione  della  lettera 
apostolica  del  4  e  I'allocu/.ione  del  Papa  del  7.  Marzo  Da  questi  do- 
cumenti  risulta  die  il  Papa  decretando  1'  organizzazione  definitiva 
della  Chiesa  Cattolica  ne'  Paesi-Bassi  v'ha  istituilo  quattro  vescovati 
ed  un  arcivescovalo.  I  tre  vicariati  aposlolici  attvialmente  esistenti  di 
Bois-le-duc,  Breda,  e  Ruremonda  formeranno  tre  vescovati;  le  altre 
parti  del  regno  che  appartennero  alia  missione  olandese  saranno  ab- 
bracciate  dagh  altri  due:  cioe:  le  provincie  di  Utrecht,  dellaGueldra, 
d'Orer-Yssel,  di  Drenta,  di  Groninga  e  di  Frisia  dall'Arcivescovato 
d'Ulrecht,  quelle  dell'Olanda  settentrionale  e  meridionalee  della  Zc- 
landadal  vescovuto  di  Harlem  ».  Gosi  disse  il  Ministro,  esponendo  con 
dignita  e  schiettezza  che  gli  fa  onore  il  vero  stato  della  questione. 

Diquante  osservazioni  non  sarebbe  feconda  questastoria!  Bastici  os- 
servare  che:  dunquelaS.  S.  per  ottenerein  modo  pacifico  e  di  buon  ac- 
cordo  lo  stabilimentodellasua  gerarchia  non  solo  si  contenne  rigorosa- 
mente  ne'  suoi  diritti  e  non  urto  neppur  leggermente  le  leggi  olande- 
si,  ma  s'abbasso  perfin  a  sacriiicare  un  Goucordalo  che  essa  fu  sem- 
pre  pronta  ad  osservare  e  che  quel  Governo  ne'venticinque  anni  dae- 
che  fu  conchiuso  non  voile  mai  ridurre  in  pratica.  Eppure  cio  nul- 
laostante  si  dice  ancora  da  certi  giornali  spudorati  che  Roma  gitto 
iiell'  Olanda  la  face  della  diseordia. 

5.  NOD  potendosi  appigliare  alia  legalita  troppo  evidente  si  attenne- 
ro  gli  avversarii  a  denigrare  laS.  Sede  per  qualche  mancanza  di  forma 
accidentale.  Dissero  che  1'  Inter  nunzio  avea  promesso  d'  avvertire  il 
Governo  del  tempo  e  del  modo  con  che  si  procederebbe  al  ripristi- 
namento  della  Gerarchia  e  non  fe  nulla.  Ma  e  poi  egli  certo  che  si 
fosse  data  questa  promessa?  Perche  non  se  ne  produssero  i  documen- 
ti?  tanto  piii  che  I'  Inter  nunzio  protestava  del  contrario  ?  I  Ministri, 
a'  quali  cerlamente  premeva  di  poterli  mostrare,  si  contennero  sulle 
prime  nel  dire:  che  il  Governo  avea  molto  a  cuore  la  previa  comu- 
nicaxione  del  decreto  ponlificio  ed  insistette  per  ottenerla.  Uno  di  essi 
soggiunse:  non  restare  altro  che  mostrarsi  dolenli  del  rifluto.  Uh  se- 
condo  parve  accusar  Roma  di  poca  delicatezza.  Ambedue  pero  con- 
vennero  neH'affermare  non  aver  laS.  Sede  violate  alcun  diritto  con- 
servando  protondo  silenzio  alle  iterate  domande  sopra  questo  punto. 
Anzi,  e  lo  rimarchino  bene  i  calunniatori  della  S.  Ghiesa,  nellaseduta 
del  18  il  sig.  van  Zuylen  van  Nyevelt  disse  aperto  e  sonanle:  che  la 


468  CRONACA 

S.  Sede  non  fece  mai  somigliante  promessa.  Ecco  adunque  formal- 
mente  purgata  la  S.  Sede  da  questa  unica  laccia  che  le  seppero  rim- 
pro  verare.  Or  che  direbbero  que'  signori  se  si  venisse  a  provare  (come 
assicura  un  celebre  periodico  per  ordinario  ben  informato)  che  sebben 
nulla  siastato  promesso  officialmente,  il  Governo  olandese  fu  per  tem- 
po e  officiosamente  istruito  di  quanlo  a  tal  proposito  si  volea  fare? 

6.  II  Ministero  operando  con  certa  lealta  che  nessuno  potra  discono- 
scere ,  e  noi  confessiamo  ammirare ,  ebbe  chiusa  la  bocca  a'  suoi  ne- 
mici,  e  riusci  di  quella  lotta  vincitore.  Questi  pure  e  molti  de'loro 
adepti  furon  cosi  onesii  da  assolverlo  a  gran  maggioran/a  e  da  miti- 
gare  pid  o  meno  le  diatribe  conlro  Roma.  Parve  per  un  momento 
appianata  la  tempesta.  Se  non  che  in  quello  stesso  che  cessavano  di 
soffiare  gli  aquiloni  si  desto  un  nuovo  venticello  ma  cosi  gagliardo 
che  fe  naufragare  il  gabinettogia  ricoverato  in  porto.  Ed  ecco  in  qual 
maniera. 

II  Re  nella  risposta  che  diede  alia  deputazione  di  Amsterdam  con- 
tro  il  ristabilimento  della  Gerarchia  pronuncio  qualche  frase  di  mal 
contento  contro  la  Costituzione  ed  il  suo  Ministero.  Disse  che  quella 
lo  vincolava,  questo  gli  avea  dato  dispiaceri.  Le  quali  parole  indusse- 
ro  il  Gabinetto  a  licenziarsi  sen//  indugio,  se  S.  M.  non  si  degnava  di 
spiegarle  in  senso  benigno.  Cio  avvenne  il  17.  Apr.  Due  giorni  dopo 
S.  M.  rispose  alia  lettera  de'Ministri  annunziando  di  accettarne  le  de- 
missioni.  Indarno  il  sig.  van  der  Linden  nella  seduta  del  20  si  sforzo 
di  mostrare  che  la  caduta  del  Ministero  Thorbecke  era  un  fatto  stra- 
no:  che  il  Gabinetto  godeva  della  pienaconfidenza  del  paese:  chel'ul- 
timo  voto  delle  Camere  sanciva  tal  confldenza:  che  la  sua  caduta  pro- 
durrebbe  deplorabili  sentimenli.  II  nuovo  Ministro  della  guerra  si  ri- 
strinsea  leggere  alia  Camera  la  lettera  de' licenziatisi  e  la  risposta  del 
Sovrano.  Nel  giorno  seguente  furon  chiusi  gli  Stati  generali  e  sciolta 
la  Camera  de'  depulati:  cosi  il  nuovo  Ministero  potra  fino  all'apertu- 
ra  della  nuova  Assemblea,  che  e  quanto  dire  fino  al  prossimo  Giugno, 
studiare  d'  impedire  o  favorire  il  decreto  della  gerarchia  Ecclesiastica. 
£  formato  il  Gabinetto  sulle  basi  che  dicemmo  neH'altro  fascicolo,  ba- 
si  assai  contrarie  e  in  parte  ostili  a'cattolici:  ma  dovra  probabilmente 
modificarsi  secondo  che  prevarranno  le  different!  fazioni  o  de'  rigidi 
calvinisti  e  realisti,  ovvero  delle  societa  secrete. 

Dal  programma  del  nuovo  Gabinetto  apparisce  abbastanza  lo  spiri- 
to  di  c.he  s'  informa.  Dicono  que'  signori  in  buona  sostanza  che  nulla 
vogliono  immulare  della  costituzione  ma  interpretarla  in  altra  gui- 
sa  che  non  fecero  i  Ministri  predecessori.  Dicono  che  la  stessa  legge 
la  quale  accorda  liberta  de'culti,  per  mantenere  la  pace  del  suo  re- 
gno ,  ne  confida  al  Re  la  sorveglianza.  Dicono  ancora  che  rispetlan- 
do  i  diritti  de'  cattolici ,  e  mestleri  di  calmare  il  paese  in  gran  parle 


CONTEMPORANEA 

irritate ,  dandogli  quella  giusta  soddisfazione  ch'  esso  non  sa  trovare 
nella  notainviata  dal  Ministro  degli  affari  esterni  alia  S.  Sede.  Tal  e  la 
professione  politica  de'nuovi  Ministri,  professione  chea'  buoni  catto- 
lici  sa  di  forte  agrume. 

Ma  questi  degni  figliuoli  della  pazientissima  loro  Madre  la  S.  Chie- 
sa,  senza  punto  scorarsi  aspettano  in  pace  e  tranquillila  di  spirito  il 
soccorso  del  Cielo.  Essi  formano  due  quinte  parti  della  popola/.ione 
olandese  e  se  restano  percio  inferiori  di  numero  a  tutti  i  partiti  col- 
lettivamente  considerati,  rimangono  tuttavia  superior!  a  qualsiasi  fa- 
zione  peculiare.  Uniamoci  dunque  alle  loro  preghiere  ed  affreltiamo 
co'sospiri  1' esaudimento  de'loro  voli. 

7.  Piu  recenti  relazioni  ei  fanno  sperare  che  la  gu  erra,  rolla  eontro  i 
Cattolici  in  Olanda  per  la  restituita  Gerarchia ,  avra  lo  stesso  effetto 
che  ebbe  in  Inghilterra:  un  ravvicinamento  cioe  di  molti  protestanti 
di  buona  fede  alia  Chiesa  romana.  Forse  in  quel  paese  non  si  sono 
mai  cerche  le  cose  cattoliche  con  altrettanla  avidita  di  cio  che  faccia- 
si  al  presente,  e  quelle  ad  essere  credute  ed  amate  non  hanno  uopo 
che  di  essere  sludiate  in  buona  fede,  Vi  e  stato  lal  giornale  cattolico 
che  in  un  giorno  ha  ricevuto  cinquanta  nuove  soscrizioni  la  piu  par- 
Ve  di  protestanti.  Ma  soprattutto  sta  esercitando  una  vasta  e  salutare 
influenza  un  opuscolo  del  sig.  J.  A.  Alberdingk  Thijm,  caltolico  a 
tutta  pruova  e  scrittore  riputatissimo  che  dai  campi  della  poesia  e 
dalle  disquisizioni  sopra  le  arti  belle  e  la  letteratura  del  medio  evo, 
scende  oggi  nell'  arena  polemica  a  sostenere  i  diritti  della  Chiesa. 
L'  Opuscolo  ha  per  titolo :  De  Katholieke  Kerkregeliny  in  ons  vader- 
land;  ossia  La  cattolica  organizzaz-ionc  della  Chiesa  nella  nostrapa- 
iria;  ed  e  dato  sotto  il  d\  22  del  passato  Aprile.  Oltre  alia  saldezza 
<lel  ragionamento  e  pregevole  questo  libro  per  la  moderanza  e  paca- 
lezza  della  discussione,  che  facendo  contrasto  alle  esorbitanze  degli 
avversarii,  riesce  piu  acconcio  a  trionfarle.  In  cinque  giorni  se  ne  e- 
saui'irono  due  copiose  edizioni  ed  a  quest'  ora  ne  sara  forse  esaurita 
la  terza.  Si  aggiungono  a  farci  sperar  bene  le  dichiarazioni  di  alcuni 
onorevoli  Ministri  divarie  confession!,  i  quali  protestano  di  non  par- 
tecipare  agli  eccessi  dei  loro  correligionarii.  Anzi  in  una  delle  ulti- 
me  Domeniche  in  La  Haye  i  Ministri  protestanti  raccomandarono  una 
limosina  pei  cattolici  poveri ;  il  quale  atto  dichiaro  il  Re  aver  trovato 
il  suo  pieno  gradimento. 

SVIZZERA.  —  \ .  Attentato   di   ribcllione  eontro  Friborgo.  —  2.  II  fenomeno 
della  tavola  girante.  —  3.  Delia  stampa  cattolica  ( nosfra  corrisp.  ) 

1 .  Poco  discosto  dalla  porta  degli  Stagni  e  quasi  a  cavaliere  del- 
I'amena  Friborgo  si  leva  un'  ampia  fabbrica  con  annessavi  una  divota 


470  CRONACA 

chiesicciuola.  E  desso  il  collegio  de' Gesuili ,  cosi  appellate  anch'  og- 
gi  dopo  caduto ,  or  fa  cinque  anni,  in  mano  del  Governo  clie  con- 
vertillo  in  liceo  nazionale.  I  nuovi  alunui  perche  s'ausino  per  tem- 
po alia  difesa  della  patria,  vi  fanno  di  frequenti  eserci/.li  militari  con 
archibugi  alia  loro  eta  proporzionali.  La  positura  del  luogo  e  le 
armi  di  che  sapevanlo  provvislo  allellarono  il  partito  oramai  insoffe- 
rente  della  tirannia  radicale  a  rendersene  padrone,  per  far  poscia  va- 
lere  da  quella  specie  di  fortezza  le  loro  ragioni.  PercLo  una  falan- 
ge  di  forse  trecent'  uomini ,  gente  campestre  e  ragunaticcia,  inosse 
nottetempo  sotlo  la  guida  de'  colonnelli  Perrier  e  Carrard  alia  volta. 
della  citta  e  vi  fu  giunta  in  sul  far  del  giorno.  Comindato  di  poco 
ad  albeggiare  il  22  Apr.  picchiai  ono  alcuni  alia  porta  degli  Stagni,  & 
come  venne  loro  aperto  ,  fu  un  baleno  1'  atterrarne  il  cuslode  e  lo 
spalancare  la  via  a'  consorti  che  si  stavano  rincantucciali  nel  vicino 
cimitero.  Giunsero  in  pochi  passi  al  collegio,  scardinarono  le  porte  , 
s'impadronirono  d'un  cencinquanta  fucili,  fecero  qualche  prigioniere 
e  s'accinsero  alia  difesa.  Indarno  pero  corsero  in  cerca  di  due  pezzi 
d'artiglieria  in  cui  confidavano  grandemente ;  che  poco  tempo  prima 
erano  slati  ricondotti  nell'  arsenale. 

Avvedutesi  della  sorpresa  le  autorita  mandaron  correre  le  vie  dai 
tamburi  e  convocare  a  stormo  le  armi  tutte  del  Municipio.  Lo  spa- 
vento  de'  pacifici  abitatori  riscossi  dal  sonno  al  rombo  coucitato,  alle 
grida  incerte,  al  carreggiar  de'  cannoni  che  disponevausi  nelle  vie 
principali,  e  molto  piu  I'alternare  di  qualche  colpodi  moschetti  che  qua 
ecola  s'udia,  accresceva  negli  uni  la  costernazione  e  raddoppiava  aglL 
altri  il  coraggio.  HConsiglio  diStato  s'assembro nel  palazzo,  e  dopobre^ 
ve  disamina  decreto  di  pubbiicare  senz'.  indugio  lo  stalo  d'assedio.  La 
guardia  civica  era  gia  accorsa  in  parle  al  luogo  del  conflitto,  il  resto 
T'accorreva  a  piccole  tande  e  con  essa  quanti  Friboi  gesi  avean  aninio 
di  farsi  avanti,  dopo  ottenute  dal  Municipio  armi  e  muni/.ioni  che  a 
nessuno  eran  negate.  Lo  scambio  de'  colpi  in  sulle  prime  fu  assai  vi- 
vo :  da  ogni  finestra  del  collegio  e  dal  fenestrone  dell'  orchestra  pio- 
veano  palle  senz'  effetto,  perche  i  civici  riparavano  dietro  la  torre  di 
S.  Michele.  Questi  pwre  risposero  qualche  tempo  con  armi  pari  e  in* 
utilmente,  finche  tralto  avanti  il  cannoiie  sfondarono  i  rilegui,  peue- 
trarono  nel  cortile  niinacciando  di  bombardaie  l'edifizio  e  di  appic- 
carvi  il  fuoco  se  i  ribelli  non  si  arrendevano  a  disci  ezione  de'  vilto- 
riosi.  I  miseri,  vista  la  mala  parata,  scesero  bel  bello  a  barricarsi  nel- 
la  chiesa,  ma  senza  pro,  perche  i  cittadini,  appuntata  ancor  ivi  1'ar- 
tiglieriain  pochi  istanti  n'alterrarono  la  porta  e  sfraccllarono  ad  ogni 
colpo  qualche  nuova  vittima.  Non  rimaneva  adunque  altro  scampa 
agl' insorti  che  aprirsi  la  fuga  tra'nemici,  e  tentare  1' ultima  prova 
del  loro  valore.  Sti-ettisi  per tanto  in  fi.Ua  colonna  e  colle  baionette  ia 


'  CONTEMPORANEA  471 

ICSl a  ,  eruppero  furibondi  dal  sacro  tempio.  Erano  nella  prima  fila  i 
due  eapilani.  Carrard  nell'atto  d'uccidere  un  ofliciale  della  gendarme- 
ri;i  nina^e  egli  slesso  morlalmente  ferito  nel  viso  e  cadde  spento.  A  Per- 
IK  i  I'n  mrnalo  un  fendente  in  sulla  tempia  nientre  un' altra  guardia 
1  vibravagli  la  baionetta  attraverso  la  persona;  e  si  1'avrebbe  trapas- 
sito  se  la  mano  pietosa  del  Maggiore  Gerber  non  distornava  il  colpo. 
Venuti  meno  i  due  condoltieri  e  vistasi  senza  scampo  in  faccia  alia 
•mitraglia,  ripiego  la  falange  a  ricoverare  nel  collegio,  ove  alzo  ban- 
diera  bianca  per  darsi  vinta  e  prigioniera.  Disarmala,  fu  condotta  a 
varii  drappelli  tra  le  grida  e  gl' insulli  de' vincitori  uella  chiesa  di 
N.  D.  e  poscia  in  allri  sacri  templi  e  rinchiusavi  dentvo. 

La  rabbia  pero  e  il  digrignar  de'  denti  verso  1'  infelice  Perrier  ca- 
duto  in  poler  della  civica  eran  sen/.a  misura  e,  se  non  1'impedivano 
i  capi  meno  baldi  della  viltoria ,  sarebbe  ivi  stesso  rimaslo  vittima 
de' vincitori.  Catturato,  e  fatlo  precorrere  un  garzoncello  con  in  ma- 
no  la  sciahola  del  vinto  per  lrari({uillare  gli  animi  atterriti  de'Fribor- 
••('si.  vonne  tradotto  innanx.i  al  Consiglio  di  guerra.  EranleG  del  mal- 
tino.  La  guardia  civile  gridava  d'un  urlo  Concorde:  sifucilasse,  si 
sbranasse  il  fellone.  Egli  al  primo  inlerrogatorio  confesso  aperto  il 
suo  disegno;  aver  tentato  d'  impadronirsi  della  citta  per  farla  flnita 
una  volta  colle  oppression!  ond'  e  schiacdata,  aver  dislribuilo  armie 
muni/.ionia'compagni:  essersi  sparse  sanguecontro  suavoglia,  esolo 
r;er  dii'ciuicrsi ;  del  resto  doversi  la  sua  sventuraal  ritardo  e  fors'an- 
che  al  tradimento  di  qualche  soccorso  ch'  egli  attendeva.  Avvoco  per 
lui  il  capitano  Landerset,  quegli  stesso  che  avea  poc'  anzi  diretto  le 
artiglierie  e  debellato  gl' insorti,  protestando  contro  1'incompelenza 
del  tribunale.  Ma  il  Consiglio  rispose:  procedersi  contro  il  ribelle 
considerate  qual  semplice  cittadino:  approvo  le  conclusioni  del  pub- 
blico  Minislero  e  condannollo  a  trent'  anni  di  lavori  forzati.  La  civi- 
ca  indispeltila  di  quella  condanna  a  suo  giudizio  troppo  mile ,  avve- 
gnache  fosse  pur  la  massima,  essendo  soppressa  nella  Sviz/era  la  pena 
t-apilale  per  deliltipolitici,  meno  tanto  strepito  che  unpugnodiforsen- 
nali  corse;  ad  assalire  la  prigione  per  vendicare  piu  rigorosamente  i 
morli  fratelli.  L'altentato  riusci  vano,  come  pur  vanatoYno  la  prova 
che  f'ecero  verso  sera,  secondo  qualche  giornale,  alcnni  amici  del  Per- 
licr  per  torlo  dalle  branche  della  giusli/.ia.  II  numero  de'  morti  per 
buona  venlura e  piccolo,  avuto  riguardo  aU'accanimento  della  mischia; 
non  giungono  forse  a  dieci ;  il  doppio  o  poco  piu  feriti.  Chiuse  le 
pork1  d»'ila  cilia  si  fecero  di  inolti  arresti.  Tranne  gli  artisti  di  prima 
ncci'ssita,  i  cilia  lini  rientrarono  nelle  lor  case  a  deplorare  il  fa  I  to  e 
parccdue  tamiglie  a  piangere  gli  unici  sostegni  onde  eran  rimasle  ve- 
dovale  :  sicche  al  finimondo  delle  prime  ore  di  quel  giorno  memo- 
rando ,  succedelte  un  silenzio  quasi  sepolcrale  interrotto  solo  dal 


i72  CRONACA 

misurato  calpeslio  delle  pattuglie.  Accorsero  da  paesi  circostanli  i  in-  i 
forzi  d'armi  e  d'  armati  a  tutela  della  cilia  ma  furon  loslo  rinviali  in 
parte  perche  non  necessarii ,  come  pure  venne  tolto  lo  stato  d'  asse- 
dio  e  rilasciato  1'ordinario  corso  agli  afiari. 

Noi  ci  guarderemo  dal  dire  parola  che  possa  tornare  in  lode  degli 
insorti.  Deploriamo  vivamente  la  folle  intrapresa  enoncessereino  di 
gridare  che  :  la  longanimlta  del  patire  per  la  giustizia,  se  non  trionfa  | 
quaggiu,  e  per  se  tal  vitloria  da  immortalare  chi  la  consegue.  Non  pos- 
siamo  pero  a  meno  di  non  fare  osservare  la  manifesta  contraddizione 
de'  libertini.  Essi  gridano  a  plena  gola  che  e  sacro  dovere  1'insurre- 
zione  contro  i  tiranni,  e  poi  non  trovauo  invettive  da  esecrare  abba-- 
stanza  quest'  ultimo  avvenhnento.  Non  e  dunque  tirannia  de'radicali 
verso  i  cattolici  lo  sforzarli  a  mandar  i  figliuoliascuoleempie  edim- 
morali,  il  toglier  loro  la  liberta  d'ascoltai^e  la  voce  de'  legittimi  pa- 
stori ,  lo  spogliar  e  cacciar  que'  religiosi  ch'  essi  amano,  il  demolire 
le  loro  chiese,  il  profanarne  il  culto,  il  cercare  di  pervertire  gli  animi 
colle  stampe  licenziose,  colle  seducenti  pilture  ,  il  far  continue  apo- 
teosi  al  vizio,  1'opprimere  la  virtu  e  insomnia  1'adoperarsi  con  infer- 
nale  malignita  di  vilipendere  la  religion  di  Cristo  e  i  suol  cultori  per 
trarli  nella  piu  deploranda  apostasia  ? 

2.  Hassi  egli  da  credere?  e  ammesso  il  fatto  puossene  dare  una  suf- 
ficienle  esplicazione?  Noi  senz'entrare  mallevadori  ne  della  realta  ne 
della  nfiluralezza  del  fenomeno,  il  riponiamo  qualeslraccontada'pe- 
riodici  piu  assennati.  Dicono  che  il  portento  si  opera  in  questa  guisa. 
Parecchie  persone  si  dispongono  attorno  ad  una  tavola ,  vi  stendo- 
no  sopra  le  braccia  in  modo  da  non  loccarsi  allrimenti  in  tutta  la 
persona,  fuorche  col  mignolo  della  mano  gia  spoglia  delle  anellao  di 
qualsivoglia  metallo.  Qualche  giornale  aggiugne  doversi  tenere  gli 
occhi  immoti,  le  labbra  silenziose  e  stranamente  atleggiate  ;  tuttavia 
di  quesla  circostanza  non  e  parola  in  altre  relazioni.  Dopo  circa  una 
mezz'  ora  di  tal  positura  incominciano  gli  efletti.  Uno  degli  astanti 
sentesi  percosso  il  gomito  da  una  scossa  e  immedialamente  lo  in\  este 
una  forte  agitazione  per  tutte  le  membra  :  questa  si  comunica  grado 
grado  a'  vicini ,  finche  in  pochl  islanti  tutta  la  brigatella  ne  rimane 
sorpresa ,  e  come  agitata.  II  moto  degli  uomini  s'  acquieta  e  succe- 
de  una  mutazione  di  scena  ancor  piu  slravagante.  La  tavola  comincia 
essa  pure  a  girare  in  cerchio  e  poi  si  strascina  verso  un  dato  punto  y 
ne  cessa  dairinflusso  magnetico  (od  altro  ch'esso  sia),  finche  non  ar- 
rivi  a  toccarla  una  persona  estranea  a'  saggiatori.  La  scope rla  dices! 
venula  d' America  e  fa  gran  rumore  in  qualche  citta  alemanna.  Qual- 
che volta  1'esperimento  fallisce  e  qualche  volta  riesce  cosi  impeluoso 
da  arrecar  gravissime  contrazioni  nervose  e  peggio.  Si  racconta  anche 
di  alcuni  rimasti  viltima  della  loro  temerita,  come  avvenne  il  16  Aprile 


CONTEMPORANEA 

in  Neuf-Chatel.  Noi  senza  giudicarne  per  ora,  crediamo  die  ad  un  futto 
vero  nel  fondo  molto  si  sia  aggiunto  di  fantastico  e  di  falso. 

'\.  In  un  paese  democratico,  quale  6  la  Svi/./era  dove  le  elezioni  di- 
pendono  dal  popolo  e  le  quistioni vital i  si  decidono  dalle  moltitudini,  la 
[stampa  e  una  delle  piu  importanti  leve  nella  mano  del  partiti.  Or  dal 
jtempo  della  disfatta  del  Sonderbund  i  cattolioi  sono  tanlo  scoratiche 
jabbandonarono  quasi  del  tutlo  quell'arme,  che  in  mano  de'  nemici  e 
k»s'i  micidiale.  V'ha  bensl  alcuni  giornali  politici,  i  quali  difendo- 
po  gl'interessi  callolici  v.  g.  la  gazzetta  di  Schwytz,  la  gazzetta  di 
Lvcrrnn,  /'  aniico  della  verita  in  san  Gallo,  I'Echo  del  Jura  in  Solet- 
la.  la  Gazzetta  di  Fribur go,  comeanche  la  Cattolica  gazzetta  ecclesia- 
Ktica  ecc.  ecc.  Ma  quesli  periodic!  si  riempiono  in  grandissima  parte 
delle  notizie  correnti,  e  secondo  lor  natura  non  sono  fatti  per  dar 
iuogo  a  trattazioni  piu  profonde,  e  per  promuovere  fra  il  popolo  una 
soda  istruzione,  quantunque  non  si  possa  disconoscere  che  pur  fanno 
gran  bene.  Se  ne  togli  gli  Annatt  cattolici  di  Ginevra  ,  incominciati 
^uesl'anno,  la  Sviz/era  cattolica  non  ha  verun  periodico  mensuale  o 
trimestrale-,  il  quale  combatta  gli  errori  prevalent!  e  resista  agli  assalti 
lei  partilo  rivdluzionario  con  vaste  e  profonde  discussioni.  Ne  meno 
ibbandonato  ril  campo  della  letteraturache  appellasi  delle  brochures; 
sppure  son  questi  i  libretti  che  trovano  piu  lettori  e  si  propagano  piu 
rapidamente  fra  il  popolo.  Di  opere  piu  grandi  epiu  serie  nel  com- 
nercio  letterario  della  Svizzera  cattolica,  dall'anno  1847  non  e  com- 
parsa  ne  anco  una  sola;  quantunque  i  cantoni Cattolici  abbiano  mol- 
i  uomini  dotti,  sia  tra  gli  ecclesiastic'!,  come  tra'  laici. 

Egli  e  vero  che  parecchi  di  loro  furono  esiliati  o  ridotli  alia  mi- 
>eria  ;  cionondimeno  giova  sperare  che  restino  ancora  in  patria  tali 
brze  da  poter  difendere  con  onore  ed  esito  felice  la  sacra  bandiera. 
jonverrebbe  percio  che  1'attivita  letteraria  dei  probi  si  mettesse  sotto 
a  direzione  dell'episcopato  per  poter  lavorare  con  frutto.  In  Germa- 
lia,  in  Francia,  in  Italia  molti  Vescovi  e  Prelati  favoreggiarono  con 
r.elo  la  stampa:  nella  Svizzera  un  tal  influire  dei  Revmi  Vescovi  po- 
rebbe  essere  della  piu  alta  importanza. 

Questa  nostra  speranza  si  conferma  da  un  breve  scritto  che  compar- 
ve  al  principle  dell'anno  53  in  lingua  tedesca  e  francese,  e  nel  quale 
irorremmo  riconoscere  quasi  uno  svegliarino  dell'  attivita  cattolica. 
[Juesto  scritto  propone  che  cosa  s'abbia  da  fare  e  da  omettere  ne'tempi 
presenti.  Riguardo  alia  prima  parte  raccomandasi  al  popolo  1°.  pre- 
pare e  vegliare  per  la  conservazione  della  fede.  2°.  Far  opere  di 
arita,  e  segnatamente  d'  introdurre  1'  associazione  cotanto  celebrata 
di  S.  Vincenzo  de'  Paoli.  3°.  L'  unione  di  S.  Carlo  Borromeo  per  la 
iiffusione  de'buoni  scritti.  4°.  L' associazione  di  Pio  IX  per  1' istruzione 
i  viva  voce.  5.»  L' unione  delle  piccole  Sucre  per  la  cura  degl'infermi, 


474  CRONACA 

dei  poveri,  e  degli  abbandonatl  ecc.  ecc.  Riguardo  alia  seconda,  pro- 
ponsi  alpopolodilasciare  1°.  la  pusillanimita  per  le  disgrazie  sofferte 
dall'anno  47:  2.°  Finvidia  per  la  fortuna  dei  vincitori  e  perversi  ed  inet- 
ti:  3.°  la  febbre  del  politicare:  4.°  lapeste  della  bettola  e  dell'acquavita, 
5.°  il  cercare  nuove  ibgge  in  costumi  ecc.  Lo  scritto  e  disteso  in  lingua 
popolare  e  adaltato  non  meno  ad  incoraggiart  che  a  render  canti  i  cat- 
tolici.  Sentiamo  che  ebbe  in  poco  tempo  due  edizioni  e  eio  stesso  e 
pruova  che  il  seme  e  caduto  in  buon  terreno  ;  e  che  tanto  piu  e  a 
dolere  della  inerzia  e  sonnolenza  di  chi  potendo  trascura  di  coltivaiio^ 
Sebbene  anziche  la  negligenza  allrui  vuolsene  accagionare  la  tristi- 
zia  de' tempi.  Poiche  gli  scrittori  di  buono  spirito  corrono  nella  Sviz- 
zera  gravissimi  pericoli.  Se  rivelano  e  flagellano  ne'  loro  scrilli  ua 
qualche  abuso  possono  star  certi  che  il  Potere  vi  odorera  una  eccita- 
zione  del  popolo,  e  fors'  anche  un'  aggressione  all'ordine  costituito; 
che  saranno  percio ,  non  ostante  la  proclamala  liberta   di  slampa  r 
perseguiti   i  loro   scritti  colla  confisca ,    e  essi  medesimi   tribolatfc 
con  processi.   I  Governi   radicali  hanno  trovato   a  questo  fine  uni 
mezzo  assai  facile,  ed  e  di  giudicare  e  punire  anche  i  giornali  cher 
vengono   alia  luce  fuori  del  loro   terrilorio.  Cosi  il  Governo  libe- 
rale  di  Friburgo  cito  1'  Osservatore  di  Ginevra  e  1'  Indipendenzo  di 
Berna  non  al  giudizio  imparziale  in  Ginevra  e  Berna,  ma  al  suo  tbro  i 
di  Friburgo  5  e  li  puni  con  tanta  severita  da  non  lasciarli  piu  com-i 
parire.   Beata  la  stampa  cattolica .,  se  puo  uscirne  con  nient'  altro-i 
che  un  processo  ed  una  multa!  perche  spesse  volte  si  proclama  di  al*- 
to  tradimento  5  gU  scritti  si  confiscano ,  e   son  gittati  per  man   d& 
carnefice  ad  aJffogare  nell' acqua:  gli  scriltori,  gli  stampatori,  c  gli 
editori  sono  implicati  in  lunghi  processi  criminal!,  le  lorofiname  row 
vinate  ed  essi  condannati  o  a  fuggire  in  paesi  rimoti ,  o  darsi  pri-j 
gionieri.  Potremmo  citare  una  quanlita  di  casi  in  tempi  a  noi  vicinfa. 
anzi  vicinissimi,  nei  Cautoni  di  Berna,  Vallese,  Lucerna,  Argovia^J 
Soletta,  Friburgo,  Ticino  ecc.  Potremmo  addurre  i  nomi  dei  Rmi. 
sigg.  Monsig.  Belet,  Cameriere  d'onorediS.  SM  edel  signer  Canonico« 
Cuttat  prima  redattore  dell'  Osservatore  del  Jura,  dei  signori  Decano- 
Schlumpf  e  Cappellano  Ziircher  redattori  del  Giornale  ecclesiastics  f 
del  sig.  Presidente  Siegwart-Mullei-  gia  redattore  della  Gazzetta  <l>'l- 
la  Confederazione,  del  sig.  Consigliere  Fischer  una  volta  redattore  del?' 
la  Gazzetta  di  Stato,  del  sig.  Conte  Scherer  Schledniger  una  volta  re- 
dattore della  Sentinella  del  Jura,  del  sig.  Lachat  una  volta  redatlore 
dell'  Unione ,  del  sig.  De  Rivaz  redattore  della  Gazzetta  del  Valle- 
se ecc.  ecc.  ecc.  Tulti  quest  i  signovi  i  quali  difendevano  i  principil 
cattolici  nella  stampa  sono  stati  travagliali  con  processi  d'ogni  ge- 
were,  e  costretti  a  cessare  dalla  pubblicazione,  e  ad  emigrare  per  ua 
tempo  piu  o  meno  lungo.  E  cio  che  lorna  piii  doloroso  e  insopporta- 


CONTEMPORANEA  475 

bile,  si  e  che  codeste  persecuzioni  sono  state  fatte  e  si  fanno  .>ott<» 
la  Immliera  tlella  liberta  ,  della  democrazia  ,  della  perfetla  liberta 
<li  ^  lanipa.  Senza  dubhio  i  (iabiwlti  monarchic!  potrebbero  andare 
a  scuola  dai  radirali  governanti  del  la  Svizzera  per  imparare  ,  come 
opni  niovimento  dell'  opposizione  nel  campo  lelterario  si  possa  op- 
primere,  come  si  possa  divenire  padrone  assoluto  della  stampa,  e 
cio  11011  oslante  mettere  in  mostra  il  nome.  e  lo  stemma  del  libera- 
lismo,  della  liberta,  e  della  democrazia. 

Malgrado  pero  tutte  queste  difficolta  i  cattolici  della  Svizzera  ,  al 
quali  Iddio  ha  dati  talenti  alia  difesa  degl'  interessi  ecclesiastic!  non 
abbundonei anno  interamente  1'arme  della  stampa;  ma  1'adopreran- 
no  fidati  alia  buona  causa  e  alia  grazia  di  Dio,  nel  modo  richiesto  dal 
tempo  e  dalle  circostanze.  La  perseveranza  costante  ha  condotto  in 
ogni  tempo  al  trionfo,  e  quanto  fu  piu  lungo  e  difficile  il  combatti- 
mento,  tanto  piu  splendida  e  durevole  riusd  la  vittoria. 

BELOIO.  —  1.  Feste  in  onore  del  Principe  ereditario  giunto  al  diciottesimo  anno. 
—  2.  Nuova  fatica  de'  Bollandisti. 

1.  Non  basterebbe  un  intero  volume  a  voler  tutte  registrare  le 
•svarialissime  maniere,  con  che  festeggiarono  i  Belgi  il  loro  giovane 
Principe  uscito  di  minorenne  nello  scorso  mese  dopo  compiuto  il 
dicioltesimo  anno.  Secondo  la  costituzione  dello  Stato  allorche  il  pri- 
mo  rampollo  regale  tocca  1'eta  sovraccennata  si  annovera  di  diritto 
tra'  membri  del  Senato  e  riconoscesi  legalmente  atto  a  governare. 
L'  augusta  ceremonia  fu  percio  eseguita  il  9  Aprile  con  tale  splendore 
die  indarnocipioveremmo  di  abbozzare  su  quesli  fogli.  IBelgitena- 
cissimi  della  religione  de'  loro  a\i  e  cupidi  di  liberta  amanoe  riveri- 
scono  di  cuore  i  loro  sovrani.  In  mezzo  a'trambusti,  che  tanto  trava- 
gliarono  buona  parte  d'  Europa  e  travagliano  anch'oggi  piu  d'una  con- 
trada ,  grazie  alia  saviezza  di  chi  lo  governa ,  godette  quel  paese 
tranqiiillita  e  pace.  Era  dunque  da  aspettare  che,  colta  occasione  di 
quella  festa  di  famiglianon  meno  che  nazionale,  cercherebbero  i  Bel- 
gi di  testimoniarne  alia  real  casa  la  piu  sincera  gratitudine.  Con  op- 
portune encicliche  e  allocuzioni  concorsero  i  sacri  Pastori  a  rianima- 
re  di  vantaggio  la  divozione  del  popolo  ;  percio  1'  esito  fu  oltre  ogni 
<Iire  lielissimo.  Ogni  paese  si  vesti  a  festa  ,  in  ogni  luogo  le  poni|>« 
( ivili  e  religiose  s'alternarono  con  vaghissimo  intieccio.  Nelle  chiese 
solenni  rendimenti  di  grazie  a  Dio  pei  benefizii  accordati  all'  augusto 
Principe  e  gran  numero  di  santi  Sacrifizii  per  continuare  sull'  eletlo 
capo  i  celestiali  favori :  nelle  piazzee  nelle  aule,  evoluzioni  militari, 
•sinfonie  squisite,  tornei,  danze  eogni  maniera  di  speltacoli  popolari. 
Da  mille  parti  felicitazioni,  dediche,  attestati  di  riconoscenza  al  Prin- 
cipe  gia  auncverato,  dopo  falto  11  giuramento  alia  costituzione,  tra'  Se- 


476  CRONACA 

natori  del  regno.  A'  poverelli  distribuite  copiose  limosine  e  meglio 
di  cenlomila  fr.  destinati  al  restauro  dL  dieci  templi  del  Signore.  Per 
non  essere  troppo  prolissi  dobbiam  contentarci  di  questi  pochi  eennu 
1'eutrar  ne'parUeolari  sarebbe  un  non  volerla  finire. 

2.  Non  possiam  pert)  contenerci  dal  dir  qualche  cosa  dell' oflerta 
che  al  Duca  di  Brabanle  fecero  in  quella  circoslanza  i  Bollandisli.  De- 
dicarongli,  col  consenso  dell'angusto  suo  Genitore,  una  recentissima 
loro  fatica  intorno  a.'  Fatti  de  Santi  e  comprende  quellichelaChiesa 
onora  ne'  giorni  17,  18,  19,  20  di  OUobre  del  qual  mese  forma  1'ot- 
tavo  volume.  Un  bel  ritratto  del  Principe  delineate  a  bulino  lo  pre- 
cede insieme  coll'  epistola  dedicatoria.  In  questa  dicono  gli  autori  di 
grandemente  rallegrarsi  nel  presentare  all'  ammirazione  del  giovane 
Principe  una  illustre  Santa  la  quale  debbe  tornargli  singolarmente 
cara  perche  Egli  n'e  piccolo  rampollo  sia  per  parte  di  padre  come  dl 
madre.  Infalli  i  dotti  scrittori,  con  opportuna  tavola  cronologica  che 
v'hanno  annessa,  dimostrano  in  qual  maniera  santa  Edvige  duchessa 
di  Silesia  annoveri  tra'suoi  discendenti  quasi  tutle  le  famiglie  regnanli 
d'Europa  e  segnatamente  le  case  di  Sassonia  e  de'  Borboni.  11  volume 
e  di  1200  pagine  e  contiene  la  vitadi  164  Santi  di  nome  conosciuto,  e 
buon  numero  d'innominati.  Dividono  1'opera,  secondo  1'uso  adotlalo 
dai  predecessor  i,  inquattro  categorie-,le  tre  prime  comprendono  i  San- 
ti ecclesiastic'!  religiosi  e  secolari,  1'ultima  le  sante  donne.  Ne'quattro 
giorni  accennati  la  Francia  porta  il  primato  nel  numero  de'  suoi  Santi. 
Molti  altri  Stati  vi  sono  gloi  iosamente  rappresentali.  Ven'hadello 
Stato  della  Chiesa  ,  del  regno  di  Napoli ,  del  Lombardo  Veneto  ,  del 
Piemonte,  della  Spagna,  del  Portogallo,  deH'Allemagna,  del  Belgio, 
del I'lnghil terra,  della  Scozia,  dell'Irlanda,  della  Polonia,  della  Silesia,  , 
della  Grecia  e  della  Bulgaria.  Avvene  pure,  per  1'Asia  e  per  1'Affrica,  * 
d'Antiochia,  diNicomedia,  della  Persia,  della  Mesopotamia,  dell'Eiiit- 
to,  di  Cartagine  e  della  Mauritania.  Or  traggano  avanti  tutti  congregati 
in  massa  e  di  qualsiasi  professione  gli  eterodossi:  e  ci  moslrino  ne'loro 
fasti  altrettanta  santita  euniversalitauguale.Quattro  giorni  del  nostro 
Martirologio  bastano  a  confonderli  e  in  molti  punti  a  confutarli. 

INGHILTERRA.  —  Continua  la  questione  dell'armi  scoperte  ecc. 

Non  e  ancora  ben  chiaro  se  al  famoso  Ungherese  appartenessero 
le  armi  scoperte  a  Londra  sulla  rivadel  Tamigi.  Intorno  alia  sua  roi- 
ta  od  innocenza  si  adducono  ragioni  pro  e  contra  ;  ad  ogni  piccolo 
raggio  che  dia  speranza  di  trovare  il  bandolo  dell'affare  succede  un 
nuvolone  che  lo  ricopre  della  oscurita  di  prima.  II  sig.  Kossuth  ali'rr- 
ma  di  possedere  altrove  delle  armi,  che  egli  rivolgcra  contro  1'Austria 
finche  gli  basti  la  vita  e  non  sia  emancipata  la  sua  patria.  Ma  qiicsla 
affermazione  potrebb'essere  una  nullanteria  da  rodomonle.  Nega  poi 


CONTEMPORANEA  177 

formalmente  d'aver  avuto  parte  o  saputo  nulla  della  fabbrica  di  Ro- 

llicrhilhe.  Anche  Lord  Palmerston  inlerrogato  una  seconda  volla  in 

I'arlamento  si  picchio  il  pello  dicendu  di  essere  stato  male  istruito 

Kntorno  alle500  libre  di  polvere  da  lui  annunciate,  mcntrc  non  sono 

(lie  la  meta  e  di  polvere,  non  si  sa  bene  se  da  fucile  o  no.  Lord  Pal- 

iiKTston   ingannato  !   Qualche  foglio  suppose  aver  voluto  il  nobile 

jLordcompromettere  in  quest' affare U  T/t/trs  per  vendicarsi  di  qualche 

ruggine  die  ha  con  esso  e  far  onta  all' Austria  provando  1'  innocenza 

dell'lJngherese.  La  supposizione  e  sciocca;  e  sebbene  la  matassa  appaia 

rani  di  piu  intricata,  noi  crediamo  che  Kossuth  non  ne  uscira  cosi  in- 

norciite  come  altri  suppone  e  sembra  credere  lo  stesso  Times  ,   il 

quale,  senza  negare  le  sue  prime  asser/ioni,  le  va  miligando  bel  bello 

e  balte  la  ritirata.  Ora  la  cosa  va  pe'  tribunal!.  INella  seduta  del  28 

JAprile  ch'ebbe  luogo  a  Bow-Street  il  sig.  Bodkin  Avvocato  della  Re- 

iiina  disse  die  quasi  tutti  gli  impiegati  dei  sigg.  Hale   (padroni  della 

iiibhiica)  erano  esulipolitici  i  quali  coprivano  misteriosamente  iloro 

lavori.  Si  domando  agli  accusati  a  qual  fine  la  costruzione  di  tali  ar- 

mi?   risposero  :  per  esportarle  in  diverse  parti  del  mondo  5  furon 

consultati  i  registri  delle  dogane  e  non  se  ne  trovo  veruna  consegna. 

|J  sigg.  Hale  vi  lavorano  dal  1847  ne  si  puo  sapere  onde  traessero  le 

Lsomme  necessarie  per  il  laboralorio  essendo  essi  scarsissimi  di  fortuna. 

Ill  sig.  Saunders  officiale  di  Poli/.ia  dice  d'  avervi  trovate  79  casse  di 

jrazzi  carichi ,  3626  canne  di  ferro ,   2489  fondi  di  razzi  e  1955  canne 

Ivuote.  Augusto  Usener  ingegnere,anlico  officiale  d'arliglieria  e  al  gia 

soldo  del  Magiaro  nella  guerra  Ungherese  attesta  di  essere  stato  in- 

trodotto  in  quel  laboratorio  da  Kossuth  dopo  promessogli  un  rigoroso 

secreto;  avervi  trovato  due  inglesi  ed  un  tedesco  nominato  Carnack. 

Questi  mandate  una  volta  a  Plimlik,  dice  di  avervi  rinvenuto  Kos- 

sulh  in  una  fabbrica  d'armi  non  dissonaigliante  da  quello  di  Rotter- 

hithe  inteso  a  provare  una  macchina  da  lanciar  razzi,  e  che  anch'  ivi 

VUngherese  intimogli  di  guardar  profondissimo  silenzio.  Cos!  parla- 

rono  il  fiscale  e  due  testimonii:  la  discussione  fu  prorogata. 


A  coloro  dei  nostri  letlori  che  ancor  no'l  sapessero  diamo  la  no- 
vella veramente  dolorosa  della  morte  inaspettata  di  Donoso  Cortes 
Mavchese  di  Valdegamas  avvenuta  in  Parigi  il  di  4  di  queslo  Maggio 
essendo  egli  di  appena  45  anni.  II  perdere  nel  fiore  degli  anni  un  uo- 
mo  che  per  elevalezza  d'ingegno  e  per  1'operoso  atlaccamento  alia 
fede  catlotica  era  una  gloria  della  eta  moderna  ed  il  giuslo  orgoglio 
della  sua  Spagna,  e  considerato  da  noi  come  una  vcra  e  puhblica  cala- 
mita.  Tuttavolta  noi  ci  confortiamo  allo  stesso  pensiero  onde  il  Cortes 
si  confortava  della  tanto  piu  immalura  tine  del  suo  connazionale  il 
Balmes.  Pare  che  Iddio  si  affretti  a  premiare  i  migliori  suoi  campio- 
ni,  per  farci  segno  che  la  vittoria  dipende  solamenle  da  lui. 


CRONACA 

III. 
COSE  SCIENTIFICHE. 

1.  Folografia  —  2.  Nuova  macchina  planetaria  —  3.  Legge  di  Kirkwood  e  sue 
deduzioni. 

1.  Fino  dal  1847  il  valente  fotografo  Niepce  de  Saint-Victor  aveva 
trovato  che,  esponendo  un'immagine  di  cartaal  vapore  d'iodio,  tutte 
le  parti  nere  del  disegno  se  ne  impregnavano  a  misura  della  loro  in- 
tensita,  cosicche  applicando  poscia  I'immagine  preparata  sopra  una 
carta  incollata  coll'amido,  imprimevasi  sopra  di  questa  un  disegno  co- 
lorito  dal  ioduro  d'amido.  Tali  disegni  faeili  ad  ottenej'si,  belli,  ma 
poco  durevoli  non  si  erano  finora  potuti  rendere  stabili  e  divera  u- 
tilita.  Ora  il  medesimo  fotografo  indica  unprocesso  breve  ed  infallibi- 
le  per  rendere  quest!  disegni  tanto  durevoli  quanto  le  ordinarie  im- 
magini  dagherrotipe.  A  questo  fine  il  disegno  di  ioduro  d'amido  pro- 
dotto  o  sulla  carta,  o  eziandio  sopra  una  lamina  di  vetro  si  tufii  in 
una  solu/ione  d'  azotato  d'argento  in  modo  da  trasformare  il  ioduro 
d'amido  in  ioduro  d'argento,  sostanza  mollo  piu  sensibile  deirazota-d 
to.  In  quest'  operazione  il  disegno  scompare  dapprima:  ma  espongasi 
per  qualche  minuto  secondo  alia  luce  affinche  il  ioduro  di  argento  ne 
riceva  1'  impressione;  bagnandola  poi  d'  una  soluzione  d'acido  galli- 
co  si  vedra  rivivere  il  primo  disegno,  e  baslera  lavarlo  coll' iposulft- 
to  di  soda  per  fargli  acquistare  una  perfetta  inalterabilita. 

II  sig.  Bayard  ha  fatto  un'altra  bell'applicazione  del  vapore  di  iodio. 
Dopo  di  avere  esposta  1'  immagine  al  vapore  di  iodio,  la  distende  so-> 
pra  una  lamina  di  cristallo  preparata  coll'  albumina  ed  ottiene  una 
riproduzione  negativa  del  disegno,  colla  quale  forma  sulla  carladel- 
le  immagini  positive,  seguendo  gli  ordinarii  metodi  fotografici. 

2.  Nell'  Ottobre  del  1851  moriva  in  Loreto  1'  ab.  Luigi  Bianchini, 
degno  di  ricordanza  per  le  sue  modeste  virtu  non  meno  che  per  una* 
altitudine  meravigliosa  alle  arti  plastiche  e  meccaniche.  Fra  gli  arti- 
ficiosi  lavori  da  lui  compiti  nei  momenti  che  gli  concedevano  le  gravi 
cure  del  suo  minislero  ,  bellissima  per  elegante  semplicita  e  sottile 
accorgimento  e  una  macchina  planetaria  trasportata  novellamente  in 
Roma  edammirata  dai  cultori  delle  arti.  Essa  si  vantaggia  sopra  lulti 
i  lavori  di  questo  genere,  sia  per  la  grandezza  della  forma,  siaper  la 
moltitudine  degli  element! ,  sia  per  1' aggiustatezza  e  verita  dei  moti 
similissimi  a  quelli  della  natura  I  pianeti  principali  da  Mercurio  fino 
ad  Urano  percorrono  orbite  ellittiche ,  la  maggiore  delle  quali  e  di 
presso  a  tredici  metri.  Le  altre  vanno  digradando  secondo  le  distance 


CONTEMPORANEA  479 

nipprrsenlale.  dalla  leepe  di  Bode,  conservando  u  ciascuna  quellu  ee- 
rcnlrioita  die  gli  e  propria.  1  salelliti  che  sonw  sei  iiitorno  ad  lia- 
no  ,  sette  iulorno  a  Saturno  e  quattro  intoruo  a  Giove  hunno  moll 
circolari  similissimi  ai  reali  e  mantengono  nel  loi'O  giro  le  relative  po- 
si/.ioniehe  hanno  nel  delo.  L'anello  di  Saturno,  1'asse  della  terra  ser- 
Itauo  cot-lasilemeiile  il  parallelismo  ,  presentando  le  varie  apparen/.e 
di  Saliuno  e  1'  avviceudarsi  delle  slagioni  in  sulla  terra.  La  luna  nel 
siui  tiiro  calcolato  esattissimamente  sepia  non  solamente  le  sue  fasi 
ma  e/.iandio  i  moti  dei  nodi  e  del  perigeo.  In  fine  le  proporzioni  delle 
distanze  e  delle  celei ila  sono  calcolate  con  tanta  esattezza  che  d'  un 
colpo  d'occhio  si  puo  vedere  quale  debba  essere  la  posizione  relativa 
di  tutli  i  corpi  celesti  in  un  dato  giorno  dell'  anno  Quello  che  piu 
ei  col  pi  in  questa  macchina  si  e  la  semplicita  del  meccanismo  col  qua- 
le 1'  inventore  fece  percorrere  orbite  ellittiche  ai  pianeti ,  rendendo 
variabile  la  lunghe///a  delle  verghe  metalliche  che  servono  a  questi 
di  raggio  vellore,  e  fbrzando  i  medesimi  a  camminare  sopra  una  ro- 
taia  o  sentiero  ellittico  che  li  sostiene.  Questa  rotaia  e  dentata  e  i  suol 
denti  imboccano  quelli  di  un  rocchetto,  che  messo  per  tal  maniera  in 
giro  dal  moto  stesso  di  traslazione  del  pianeta  ,  comunica  a  questo  il, 
moto  di  rolazione  intorno  all  asse  e  quello  di  traslazione  ai  satelliti. 
II  motore  primo  e  un  piccolo  oriuolo  a  pendolo  e  a  peso  il  quale  puo, 
trasmettere  due  moti  diversi,  1'uno  lento,  come  quello  che  si  compie 
nella  nalura,  1'altro  cosl  rapido  da  rendere  sensibili  in  pochi  momenti 
i  successivi  aspelti  del  sistema  solare.  Cotalche  puo  affermarsi  che  1'A. 
non  li'ascuro  nulla  di  (juanto  era  faltibile  per  rendere  agevoli  e  pre- 
cise eon  (jiiesto  apparalo  le  dimostrazioni  astronomiche. 

3.  Poiche  sianio  entrati  in  astronomia  racconliamo  in  breve  le  in- 
gegnose  scoperte  di  Daniele  Kirk  wood  di  Postville  professore  del  Col- 
legio  Delaware  negli  Stati  Uniti.  Camminando  egli  sopra  le  tracce  di 
Keplero  cerco  nuove  relazioni  fra  gli  element!  planetarii  e  giunse  a 
delerminare^una  nuova  legge  che  lega  invariabilmente  fra  loro  qua- 
lita  che  furono  credute  fino  a  lui  indipendenti.  Ecco  in  qual  modo 
puo  concepirsi  questa  legge.  Fra  due  pianeti  successivi  posti  in  con- 
giunzione  trovasi  un  pun  to  nel  quale  le  loro  altrazioni  sono  uguali: 
chiamando  diametro  della  sfera  d'  allra/.ione  del  pianeta  la  distow/a 
die  separa  i  due  punti  di  «'u;uale  allra/.ione  inferiore  ev&uptttiore ,  la 
legge  di  Kirkwood  slubilisce  die  il  quadrato  dellu  durata  amuia  espro- 
sa  in  giorni  e  proporzionale  al  cubo  del  diamelro  della  sfera  di  altra- 
zione  :  o  altrimenti ,  il  quadrate,  del  numero  delle  rotazioni  che  si 
eompiono  nel  tempo  di  un'  intera  rivoluzione  intorno  al  Sole,  sta  in 
velazione  eostanle  col  cubo  del  suddetto  diametro.  Questa  rela/.ione 
si  esprime  col  numero  D/'LDiO:  l),i  (juesla  leutrc  veriiieata  in  varii 
modi  il  medesimo  astronomo  dedusse  la  massa ,  e  la  distanza  media 


480  CRONACA  CONTEMPORANEA 

dal  Sole  di  quel  primitivo  pianeta  posto  tra  Marte  e  Giove  ,  al  quale 
si  allribuisce  da  molti-  1'origine  de'numerosi  asteroidi  che  ogni  di  van- 
no  scoprendosi.  Dalla  medesima  argomento  1'  esistenza  d'  un  nuovo 
pianeta  inferiore  collocate  fra  Mercuric  e  il  Sole  •,  e  calcolo  il  tempo 
della  rota/.ione  di  Urano  sul  proprio  asse  ,  che  non  era  stato  ancora 
determinalo  dalle  osservazioni.  Secondo  lui  i  giorni  di  Urano  sareb- 
bero  di  trentasette  ore.  Finalmente  avverti  che  i  pianeli  possono  ac- 
coppiarsi  due  a  due  nel  modo  seguente ,  che  stabilisce  fra  loro  una 
somigliaiv/a  e  da  luogo  ad  una  nuova  analogia. 

PlANETI  DlAMETRO  MEDIO  DE>"S1TA 

Nettuno  4,739  0,187 

Urdllo  4;428  0;153 

Saturno  9,205  0,133 

.o  gruppo      Gioye  n|255  0|243 

5  Pianeta  ipotetico  0,584  1,472 

3.o  gruppo  J  Marte  ^jg  £m 

,  0  \  Terra  1,000  1,000 

4.o  gruppo  \  Yenere  ^  0;973 

n  n  5  Mercuric  0,391  1,930 

5.o  gruppo  1  Pianetaincognito 

Da  questo  specchietto  si  vede  che  in  ciascun  gruppo  le  densita  dei 
due  pianeti  stanno  fra  loro  nella  medesima  proporzione  che  i  volumi, 
donde  si  deduce  che  le  masse  sono  fra  loro  come  le  seste  potenze  dei 
diametri. 


DUE  RETTIF1CAZ10NI. 

A  pag.  155  di  questo  volume,  recate  le  parole  di  Francesco  Mayr, 
si  aggiunge :  cost  I'ex  Presidents  di  Ferrara.  Si  legga  piuttosto  da 
Ferrara ,  stanteche  Francesco  fu  Presidente  repubblicano  in  Frosi- 
none,  e  non  egli  ma  Carlo  Mayr  avvocatoeferrarese  anch'esso  fu  Pre- 
side in  Ferrara.  —  A  pag.  poi  327,  il  sig.  de  Herrera  e  detto  Ministro 
della  republica  Boliviana,  quando  lo  e  propriamente  dei  Peru  :  lo 
sbaglio  e  nato  dalla  comune  origine  di  quei  due.Stati  distinti ,  e  dal 
monumento  di  che  si  parlava  al  Gen.  Bolivar. 


LA  SCHIAVITU  IN  AMERICA 

E  LA 

CAPANNA  DELLO  ZIO  TOM 


Smontava,  e  appena  un  mese  passato,  da  un  piroscafo  americano 
in  non  sappiamo  qual  porto  di  Londra  una  elegante  Lady,  Mistress 
o  Miss  che  fosse.  Dalla  folta  calca  di  ogni  maniera  gente  che  1'  at- 
tendeva  si  scorgea  benissimo  che  1'  aspettata  dovea  essere  donna  di 
alto  afl'are  e ,  non  che  nota ,  ma  rinomata  nel  paese  cui  visitava  la 
prima  volta,  precedutavi  da  una  fama  tanto  piu  maravigliosa  quan- 
to  acquistata  con  mezzi  piu  semplici  e  nel  brevissimo  volgere  di  un 
mezzo  lustro.  Messo  il  pie  a  terra,  irruppe  la  calca  in  una  di  quelle 
tempestose  ovazioni  che  rivelano  tanto  bene  le  calde  ed  afiettuose 
simpatie  d'un  popolo:  il  protendere  delle  braccia,  il  levaralto  sulle 
punte  dei  bastoni  i  cappelli  (  che  e  mezzo  acconcissimo  da  metterli 
in  salvo  tra  somiglianti  battibugli  $  e  lo  imparino  i  curiosi  che  non 
ban  cappelli  a  sprecare ) ,  il  gridare  con  quanto  ciascuno  ne  avea 
nella  gola  il  popolare  for  ever  fu  nulla  ,  rimpetto  all'  aver  tolta  di 
peso  sulle  braccia  la  bene  arrivata  ,  e  collocatala  in  isplendido  coc- 
chio ,  disputarsi  coi  cavalli  1'  onore  di  tirarla  per  le  vie  della  im- 
mensa  metropoli,  restando  com' era  naturale  la  prevalenza  nella  dis- 
puta  alia  specie  piu  nobile,  cioe  all'  uomo.  Ma  se  gl'  Inglesi  dimen- 
Serie  II,  vol.  IL  31 


482  LA  SCHIAMTU'  IN  AMERICA 

ticarono  un  istante  il  loro  severe  e  compassato  contegno  ,  non  di- 
menticarono  quelFaltra  qualita  del  loro  paese,  di  manifestare  cioe  la 
loro  stima  coi  quattrini,  cosa  die  per  mala  ventura  tra  noi  non  si  usa 
cotanto  spesso.  Ecco  pertanto  tra  la  calca  aprirsi  la  via  un  compitis- 
simo  gentleman  ,  che  giunto  al  centre  e  fatta  riverenza  alia  Dama  , 
oflerille  una  borsa  con  entrovi  chi  dice  120,  chi  130,  chi  anche  150 
sterline  (3750  franchi).  Questa,  come  vede  ognuno,  fu  la  parte  se 
non  la  piu  significativa,  certo  la  piu  sostanziosa  della  ovazione.  Pec- 
cato  che  non  vi  pensassero  gli  eroi  del  48  !  che  non  vedremmo  tanti 
padri  della  patria  levati  per  quei  di  alle  stelle,  trovarsi  oggi  ristret- 
tucci  anzi  che  no  nella  cosa  domestica.  Ma  ci6  sia  detto  per  parentesL 
Piuttosto  vorreste  sapere  chi  era  la  fortunata,  pel  cui  arrive  Lon- 
dra  smetteva  un  tratto  il  solenne  suo  silenzio  e  la  sua  calma  passata 
in  proverbio.  Era  la  signora  Errichetta  Beecker  Stowe,  1'Autrice 
del  famoso  romanzo  Uncle  Tom's  Cabin  ,  titolo  voltato  nelle  nostre 
\ersioni  in  Capanna  dello  Zio  Tom.  Saputo  cio,  cessera  ogni  mara- 
viglia  del  plauso  universale  incontrato  sul  Tamigi  daU'Awtrice.  Era 
un  bel  pezzo  che  non  si  vedeva  un  libro  accolto  con  ugual  favore 
e  cerco  e  letto  con  altrettanta  universalita  ed  avidita.  Esso  in  men 
di  tre  anni  ha  fatto,  si  puo  dire  in  tutto  il  rigore  del  termine,  il  giro 
del  mondo  5  e  riprodotto  in  quasi  tutti  i  giornali,  tradotto  nelle  lin- 
gue  piu  conosciute,  avendo  fatto  la  fortuna  degli  editori  inglesi  die 
nehanno  smaltiti  non  meno  di  ISO  mila  esemplari,  e  stato  posciaia 
Italia  un  piu  che  mediocre  aflare  per  chi  ne  ha  intrapresa  la  tradu- 
zione  e  la  stampa:  sappiamo  che  in  qualche  iiostra  ca,pitale,  la  naeno 
corriva  e  la  meno  copiosa  nel  fatto  della  stampa,  si  sono  contempo- 
raneamente  compiute  tre  edizioni  di  questo  romanzo ,  perche  i  let- 
tori,  che  naturalmente  non  hanno  uguali  leborse  come  hanno  uguale 
la  curiosita,  potessero  averlo  secondo  la  loro  portata  in  tipi  modcsti, 
mediocri  e  lussureggianti.  Questo  si  che  pu6  dirsi  successo  di  un 
libro!  e  per  compiere  la  formola  mezzo  francese,  lo  diremo  eziandio 
un  awenimento.  II  festeggiarsi  dunque  che  in  Londra  si  e  fatto 
1'  Autrice  non  e  che  una  semplice  manifestazione  delle  accoglioiize 
fatte  al  suo  libro ;  e  noi  noa  troveremmo  riulla  a  ridire  sopra  di 


E  LA  CAPANNA  DELLO  ZJO  TOM  483 

quelle,  se  non  ci  occorresse  recare  in  mezzo  alcune  osservazioni  in- 
torno  a  qtiesto.  Vero  e  rhe  giungiamo  al  nostro  solito  un  po'  tardi ; 
ma  noi  non  ci  stamo  affrettati  per  due  buone  ragioni.  La  prirna  6 
die  nd  complesso  il  libro  non  e  cattivo,  e  quindi  non  ci  correva  ob- 
bligo  (li  ammonir  dd  pericolo-,  d'altra  parte  lo  avremmo  forse  i'atlo 
con  iscarso  frutto  ,  atteso  la  voga  che  avea  preso  e  1'  avidita  onde 
cercavasi.  La  soronda  ragione  che  ci  ha  I'atLo  soprassedere  dal  par- 
Jarne  e  stato  il  voler  leggerei  giudizii  die  altri  giornali  ne  avrebbon 
portato :  e  ci6  non  solo  per  meglio  ponderare  il  nostro,  ma  eziandio 
per  notare  cio  die  ci  sarebbe  paruto  meno  accurato  o  men  vero  ne- 
gli  allri.  Ma  ora  che  oggimai  tutti  quasi  lo  ban  letto,  moltissimi  ne 
ban  parlato  o  scritto  ,  ci  pare  giunto  il  tempo  di  dime  alia  nostra 
volta  alcuna  cosa,  e  rispondere  cosi  alia  espettazione  dei  nostri  letto- 
ri,  die  forse  si  saranno  stupiti  del  nostro  silenzio.  Ne  intendiamo 
fare  una  Rivista;  die  forse  non  ne  varrebbe  il  pregio :  intendiamo 
si  veramente  premunire  Tanimo  di  chi  lo  ha  letto  o  lo  leggera  da  un 
errore  che  probabilmente  ne  potrebbe  attingere,  e  fargli  cogliere  da 
quel  libro  una  utilita  a  cui  certo  TAutrice  non  ha  mirato,  e  chees- 
sendo  per  la  Italia  di  una  suprema  rilevanza  nei  tempi  che  corrono, 
potrebbe  tuttavolta  sfuggire  alia  osservazione  de'  meno  accorti  let- 
tori.  Ma  a  cio  fare  ci  e  uopo  non  solo  dare  una  idea  del  libro,  ma 
eziandio  dicliiarare  la  ragione  perche  fu  dettato.  Cominceremo  da 
questo  secondo  che  ci  fia  norma  al  primo. 

L'immenso  trattodi  paese  occupato  o  ambito  dalla  Confederazio- 
ne  Anglo-americana  non  e  abitato,  come  TEuropa,  da  uomini  della 
medesima  o  di  poco  dissomiglianti  stirpi,  e  nelle  doti  naturali  quasi 
tutte  un  sottosopra  allo  stesso  grado  di  svolgimento  e  di  coltura. 
Cola  si  sono  come  a  dire  scontrate  a  caso  tre  razze  diirerentissime , 
le  quali  non  pure  non  si  sono  commiste  dal  lungo  usare,  ma  questo 
medesimo  uso  non  e  servito  che  a  renderle  1'una  piu  differente  e  di- 
remmo  ancora  piu  opposta  all'  altra.  I  primi  possessor!  ed  abitatori 
•di  quelle  contrade,  gVIndiani  indigeni,  dal  sopraggiungere  dei  colon! 
inglesi  non  ebbero  che  1'essere  deturbati  dalle  aritiche  e  naturali  loro 
sodi.  1'essere  rincacciati  sempre  piu  neU'interno  del  paese  selvaggio, 


484  LA  SCHIAVlTlf  IN  AMERICA 

amisura  che  la  civilta  europea  incalzavali  alle  spalle  fuggenti  o  verso 
le  rive  occidental!  del  Pacifico  ,  o  verso  le  steppe  ed  i  ghiacci  della 
Nuova  Inghilterra.  In  questa  condizione  i  Selvaggi  si  vanno  isolan- 
do  e  sgranellando  sempre  piu,  perdono  quel  poco  che  pure  avevano 
d'  incoata  sociale  convivenza ,  di  tradizioni  e  di  umane  abitudini 
legate  per  lo  piu  alia  capanna,  alia  selva  ,  al  fiume  cui  sorrisero  la 
prima  volta  nascendo.  Essi  guardano  TEuropeo  come  invasore,  co- 
me persecutore,  come  nimico;  e  ne  potranno  essere  schiacciati  e 
distrutti,  ma  condotti  ad  umano  e  civile  consorzio  non  mai,  se  pure 
non  si  prenda  la  via  gia  felicemente  sperimentata  della  predicazione 
evangelica.  Ma  questa,  raccomandata  al  zelo  private  dei  missionarii, 
sebben  fa  prodigiose  pruove  di  carita  e  coglie  frutti  ubertosi  di  vita 
eterna;  tuttavolta  e  ristretta  e  non  bastera  a  cangiare  la  condizione 
dei  selvaggi  ;  pei  quali  1'arrivo  della  civilta  europea  in  quelle  con- 
trade  non  e  servito  e  non  serve  che  a  viepeggio  inselvatichirli ,  e 
forse  finira  col  distruggerli. 

Accanto  a  questa  generazione  barbara,  nomada  e  diciamo  cosi  in- 
felice  per  una  liberta  senza  limiti,ignara  ed  insofierente  di  ogni  fre- 
no,  truovasi  in  condizione  ben  differente  un'altra  branca  e  la  piu  mi- 
sera  della  umana  famiglia.  Cio  sono  i  Negri  importativi  come  merce 
vendereccia  sugHnizii  del  secolo  decimosettimo  dalle  coste  occiden- 
tali  dell1  Africa  ,  e  venduti  cola  ai  primi  coloni  che  cominciarono  a 
raccogliere  ricchissimi  frutti  da  quelle  terre  fecondissime  e  vergini 
per  tanti  secoli  da  ogni  umana  coltura.  Quelle  come  greggi  di  esseri 
umani  tramutati  alle  nuove  sedi,  non  vi  furono  che  in  condizioni  di 
schiavi  nella  piu  stretta  significazione  della  parola  ;  e  prolificando 
con  singolare  fecondita,  aggrandirono  e  perpetuarono  quella  male- 
dizione  e  quella  sventura  sul  paese  innaffiato  dai  loro  sudori  e  dalle 
loro  lagrime.  Si  aggiungano  le  nuove  importazioni  che  si  fecero 
appresso  e  si  fan  tuttavia  a  dispetto  dei  filantropici  meetings  e  delle 
Crociere  sull' Atlantico,  e  non  parra  strano  che  nel  1833  un  quinto 
della  popolazione  degli  Stati-Uniti  fosse  di  schiavi  -,  che  fossero  in 
qualche  Stato  del  Sud  nella  proporzione  di  55  sopra  100  abitanti, 
come  nella  Carolina  Australe ;  e  che  al  presente  in  quel  paese  di 


E  LA  CAPAKNA  DELLO  ZIO  TOM  483 

liberta  antonoinastica  si  contino  di  questi  esseri  oltre  ad  ogni  cre- 
dere miserissimi  non  meno  di  quattro  milioni. 

Tra  queste  due  cosi  diverse  razze,  Tuna  che  per  soverchio  di  li- 
berta sfrenata  e  selvatica,  insocievole  e  barbara,  1'  altra  spoglia  e 
diserta  d'ogni  umana  liberta,  d'ogni  naturale  diritto  fino  a  trovar- 
si  decbinata  alia  pura  e  semplice  condizionedel  bruto,  tra  queste  due 
razze,  diciamo,  siede  e  regna  sovrano  1'  uomo  bianco,  1'  Europeo, 
T  Incivilito  per  eccellenza,  ed  in  questa  condizione  fornito  di  tut- 
ti  i  mezzi  intellettuali  e  material!  per  procurare  il  suo  ben  essere. 
Esso  dei  selvaggi  non  si  cura  gran  fatto,  convinto  com'e  che  nes- 
suna  resistenza  pu6  trovarne  nello  allargare  che  va  facendo  a  mano 
a  mano  il  cerchio  dei  suoi  possessi ,  o  che  e  il  medesimo,  delta  sua 
coltura.  Sono  i  Selvaggi  ai  suoi  occhi  come  uno  sciame  di  corbi  o 
di  scimmie  che  dietreggeranno  sempre  fin  che  vi  e  paese  da  rinsel- 
varsi,  come  farebbero  quegli  animali  allo  appressarsi  di  un  vasto  in- 
cendio:  quando  non  troveranno  piii  terra,  non  vi  e  forse  il  mar  Pa- 
cifico  che  vivi  o  morti  non  sara  scomodato  d'ingoiarlisi  tutti  quanti? 
Per  cio  che  si  attiene  ai  Negri,  non  si  tratta  gia  di  sterminarli;  an- 
zi  le  cure  precipue  sono  volte  a  conservarli,  a  farli  multiplicare  per 
valersene,  come  si  farebbe  di  macchine  o  di  giumenti,  ai  servigi  tut- 
ti, massime  dell' agricultura,  deiquali  possono  avere  la  capacita  e  por- 
tare  il  .peso.  Parrebbe  impossibile  a  concepirsi,  ma  la  cosa  e  qui;  ed 
i  lettori  ne  potranno  a  loro  grande  agio  fare  gli  stupori,  senza  che 
la  sia  men  vera  di  quel  che  e.  Signori  si !  nel  paese  di  una  liberta 
passata  oggimai  in  proverbio;  .nella  contrada  in  cui,  ci  si  dice,  piu 
che  altrove  mai  i  diritti  dell' uomo  sono  riconosciuti  e  rispettati,  in 
quel  paese  appunto  sta  in  piedi  e  vigoreggia  la  schiavitu  ne  piii  ne 
meno  di  quello  che  fosse  presso  i  pagani  dell'  antichita;  anzi  sotto 
qualche  rispetto  peggiore  ancora  che  non  fu  quella.  Noi  di  qua  nel 
vecchio  mondo  appena  ci  sapremmo  formare  un  giusto  concetto  di 
quell' abbominio  riconosciuto  e  mantenuto  dalla  legge,  in  quanto  tra 
noi,  merce  la  diuturna  influenza  del  concetto  cristiano,  il  diritto, 
la  dignita  ,  la  liberta  naturale  della  umana  persona  sono  cosi  inti- 
mamente  penetrate  negli  universali  convincimenti,  che  un  popolano, 


486  LA  SCIIIAVITU'  IN  AMERICA 

im  contadino,  un  fanriullo  crederebbe  di  ascoltar  fole  e  si  farebbe 
le  croei  a  sentirsi  fare  uno  schizzo  di  (juella  snaturata  ed  atrore  le- 
gislazione.  Ma  gia  si  sa:  1'incivilimento  moderno  fa  agevole  non  clie 
possibile,  cio  che  a  noi  altri  cristiani  all'antica  non  avrebbe  neppu- 
re  la  sembianza  del  probabile !  li  per6  uopo  che  s'intenda. 

Lo  schiavo  negro  o  di  altra  tinta  che  non  sia  il  bianco  e,  come  il 
mancipio  presso  i  pagani,  strettamente  rion  persona  ma  com,  ben- 
che  (si  capisce)  cosa  viva  e  semovente;  e  cosi,  tra  lui  ed  il  padrone 
non  vi  ha  relazioni  di  doveri  e  di  dritti  scambievoli;  si  veramente  nel 
padrone  e  il  dirillo  di  valersi  del  servo  come  meglio  gli  pare  per  sua 
utilita,  diletto  o  capriccio  anche  col  distruggerlo  se  di  cio  gli  venga 
vaghezza.  Del  resto  nel  servo  non  diritto  di  proprieta ,  non  che  di 
cosa  qual  ch'  ella  sia,  ma  ne  delle  sue  fatiche,  del  suo  corpo,  della 
sua  vita.  Neppure  gli  appartiene  famiglia  o  egli  ne  fa  parte:  se  il  pa- 
drone vuole  lo  schiavo  prolifico,  lo  ai'coppia  colla  compagna  che  a 
lui  padrone  piace  meglio  •,  i  frutti  dell'  unione  sono  sua  proprieta , 
ed  egli  la  rompe  quando  e  come  vuole,  senza  che  all'  essere  umano 
cosi  adoperato  competa  alcun  diritto  sia  di  convivere  colla  compa- 
gna, sia  di  prender  cura  dei  neonati.  Gli  schiavi  si  vendono  nei  pub- 
blici  mercati  come  ogni  altra  merce;  evi  ha  incettatori  che  ne  man- 
tengono  magazzini,  e  vi  ha  sensali  che  ne  promuovono  le  contrat- 
tazioni,  e  vi  ha  stimatori  che  ne  lissano  il  prezzo  mettendone  a  ri- 
goroso  calcolo  tutti  gli  element!  che  ne  possono  crescere  o  scemare 
il  valore.  L'eta  esempligrazia,  la  sanita,il  vigor  dei  muscoli,  la  snel- 
lezza  delle  giunture,  la  fmezza  delFodorato  e  dell'  udito;  e  nel  ses- 
so  piu  debole  entrano  per  non  poco  1'avvenenza  delvoltoJIcolorito 
degli  occhi,  la  morbidezza  dei  capegli,  la  freschezza  e  la  tinta  della 
carnagione.  Noi  ci  sentiamo  correre  in  volto  i  rossori  scrivendo  di 
cotali  cose;  ma  se  1' America  ci  si  propone  come  modello  di  liberta 
e  di  rispetto  pei  diritti  dell'uomo,  e  a  questo  titolo  si  vorrebbe,  per 
ringiovanire  un  poco  lavecchiaEuropa,innestarle  alquanto  della  de- 
mocrazia  e  del  libero  esame  degli  Stati  Uniti;  non  vi  pare  bella  e  ca- 
ritativa  opera  fare  che  quelle  vergogne  di  un  popolo,  che  pur  si  van- 
ta  coltissimo,  si  sappiano,  almeno  in  parte,  al  di  qua  dell'Atlantico? 


E  LA  CAPANNA  DELLO  710  TOM  487 

Tutto  queslo  nondimeno  non  6  piu  di  quello  clie  era  in  uso  nella 
civilla  romana.  nella  quale,  come  sanno  andie  gli  seolari  di  I'ma- 
nita  ,  un  solazzo  dei  piu  cere  hi  dalla  plehe  e  del  piu  goduti  dai  pa- 
trizii  era  1'  assisiere  allo  accoltellarsi  dei  gladiatori ,  che  spcsso  ve- 
jiiano  a  spirare  sulle  mense  insanguinatc.  Questo  non  si  fa:  la  Dio 
merce,in  America,  e  se  si  faresse,  la  Errichetta  Stowe  non  avrebbe 
nmncato  d'  informarcene.  Tuttavolta  noi  manteniamo  che  la  condi- 
zione  degli  schiavi  dei  di  nostri  e  peggiore  assai  di  quel  che  fosse 
la  condizion  dei  mancipii  nel  gentilesimo. 

In  qucsto  la  schiavitu  era  una  sventura  clie  potea  essere  passeg- 
gera ,  in  quanto  il  mancipio  donato  di  liberta  potea  entrare  nella 
societa  degl  ingenui,  esereitarne  gli  uffizii  ed  o  in  lui  o  certo  nella 
sua  discendenza  la  pristina  macula  si  obliterava  quasi  del  tutto.  Cosi 
noi  sappiamo  che  molti  uffizii  anche  onorevoli,  come  per  esempio  di 
scrittori,  grammatici,  pedagoghi ,  maestri  ecc.  si  esercitavano  dai 
liberti  e  dai  servi  i  quali  aveano  spesso  non  poco  vantaggio  d'  istru- 
zione  e  d'ingegno  sui  loro  padroni.  Questa,  che  certo  era  fortuna  di 
pochi ,  costituiva  una  speranza  ,  non  fosse  altro  una  possihilita  per 
tutti;  ed  ognun  vede  come  una  soniigliante  possihilita doveva  e  disa- 
cerbarein  parte  le  sofl'erenze  e  gli  avvilimenti  di  quello  stato  ,  ed 
indurre  talora  non  pochi  a  procurarsi  quella  cultura  ,  di  cui  potea 
esser  frutto  una  liberta  piena  ed  onorata.  Non  cosi  negli  Stati  Uni- 
ti  di  America :  ivi  la  schiavitu  pesa  su  di  una  razza  che  mai  non  fu 
civile,  che  non  fu  forse  coltivata  rnai  5  che  se  conobbe  liberta ,  non 
mai  la  frui  che  in  istato  selvaggio  nelle  aride  lande  africane,  fin  che 
i  cacciatori  di  uomini  ghermitili  coi  loro  bracchi,  ne  li  strascinarono 
sui  mercati  della  Virginia  o  della  Nuova  Orleans  ad  esser  venduti  al 
maggiore  ofierente.  Una  razza  ,  diciamo ,  che  ^ollocata  nell1  infimo 
grado  della  umana  specie  ,  nella  carnagione  nera  da  .disgradarne 
Tebano,  nel  crine  lanoso  e  velluto,  nella  faccia  schiacciata  e  strana- 
mente  ottusa,  nell'  occhio  che  quando  non  e  stupido  o  e  feroce  o  ti 
rivela  un'astuzia  volpina,  nelle  facolta  intellettuali  lente,  circoscrit- 
te,  inertissime,  in  tutti  insomma  questi  particolari  si  annunzia  per 
discendente  di  quel  Cam ,  a  cui  il  Patriarca  No6  prenunzio  che  i 


488  LA  SCHIAVITU'  IN  AMERICA 

figli  di  lui  avrebbon  servito  ai  loro  fratelli.  Cosi  in  essi  la  condizione 
di  schiavi  pare  venuta  a  coni'ermare  cio  che  avea  predisposto  la  na- 
tura  •,  e  la  ripugnanza  che  le  altre  razze  trovano  ad  avvicinarlesi 
sembra  condannarli  ad  un  eterno  servaggio.  Or  vede  ognuno  che 
somigliariti  difl'erenze  rion  si  tolgon  via  cogli  articoli  dei  codici.  Sia 
in  uno  Stato  della  Confederazione  ammessa  o  no  legalmente  la 
schiavitu,  sara  sempre  vero  che  un  Bianco  non  si  assidera  in  eterno 
alia  stessa  mensa  con  un  uom  di  colore ,  non  vorra  con  essolui  en- 
trare  nel  medesimo  cocchio  od  avere  comune  il  banco,  non  che  nel 
teatro,  ma  fino  nel  tempio;  ed  il  Negro  facoltoso  puo  bene  in  qualche 
Stato  americano  aver  dalla  legge  il  diritto  di  elettore,  ma  sa  benis- 
simo  che  se  si  accosta  all1  urna,  ne  sara  respinto  colle  sassate.  Anzi 
osserva  il  signer  de  Tocqueville,  1  che  questa  dissociabilita  delle  due 
razze  e  piu  risentita  in  quegli  Stati,  nei  quali  la  schiavitu  fu  aboli- 
ta;  stanteche  in  questi  la  possibilita  anche  lontana  di  vedere  il  Ne- 
gro od  il  mulatto  parificato  al  Bianco  fa  che  questi  respinga  piu  lie- 
ramente  qualunque  piu  lieve  ombra  di  comunanza  ;  laddove  negli 
Stati  ove  la  servitu  e  legale ,  tolta  via  quella  formidata  possibilita  , 
puo  avvenire  che  il  padrone  si  dechini  a  qualche  significazione  se 
non  di  somiglianza,  almeno  di  umanita  verso  il  suo  mancipio. 

In  siffatta  disposizione  di  animi  edin  molta  disparita  di  legisla- 

•zioni  nei  varii  Stati  della  Confederazione  americana,  1' abolirsi  la 

'schiavitu  in  uno  di  essi  non  e  un  rendere  a  liberta  i  miserissimi  che 

me-sono  vittima  ;  ma  e  solo  far  cangiar  loro  di  paese  e  di  possesso- 

ri,  peggiorandone  per  giunta  la  condizione  per  lo  scadere  che  fa  il 

•  prezzo  della  loro  vita;  essendo  manifesto  che  la  merce  cessando  di 

esser  venale  in  un  paese,  si  condensa  per  conseguente  in  quegli  altri 

•ove  puo  essere;  e  sanno  tutti  che  col  crescere  della  merce  ne  scema 

in  proporzione  il  valore  estimative.  Gli  Stati  settentrionali  han  dato 

1  esempio  dell1  abolizione  della  schiavitu;  e  bene  il  poterono  senza 

grave  incomodo  sia  pel  clima  meno  caldo  od  anche  freddo,  sia  per 

la  qualita  della  loro  coltivazione  ,  sia  perche  poteano  fare  scendere 

-1  La  Democratic  en  Amerigve  -  Tom  !I,  cap.  X,  pag.  289  e  segg. 


E  LA  CAPANNA  DELLO  7AO  TOM 

verso  il  tropico  c  utilmente  collocare  in  quei  mercati  la  loro  derra- 
ta  |)ensante.  Frattanto  tomato  in  onore  il  lavoro  stipendiato  equa- 
mente  di  uomini  liheri  ,  questi  vi  concorsero  copiosamente  e  colla 
loro  capacita  ed  industria  fecero  toccar  con  mano  il  tornaconlo  del 
prowedimerito  umanitario.  €hi  discende  1'  Ohio  verso  il  Mississipi 
ha  alia  sua  sinistra  lo  Stato  die  si  nomina  clal  flume  stesso,  ed  alia 
sua  diritla  guarda  il  Kentucky  rhe,  a  diflerenza  del  primo,  mantiene 
la  schiavitu.  Ora  il  solo  mirare  la  ricca  coltivazione,  la  vita,  il  movi- 
mento  clje  rallegra  il  primo  mettendolo  a  paragone  col  quasi  squal- 
lore,  colla  trista  condizione  e  col  malinconico  silenzio  che  regna  sul 
secondo,  puo  con  cio  solo  recar  giudizio  della  maggiore  o  minore  u- 
tilita  dei  due  sistemi.  E  siam  persuasi  che  se  a  questa  sola  norma  si 
dovesse  decider  la  cosa,  raflrancamento  di  tutti  i  Negri  non  trove- 
rehbe  difticolta.  Ma  per  somma  sventura  molti  altri  elementi  deb- 
bono  considerarsi  in  quel  giudizio  ;  e  questi  sono  cosi  gravi  e 
minacciano  cosi  tremende  conseguenze,  da  fame  stare  sommamen- 
te  in  forse  gli  uomini  meglio  veggenti  di  quelle  contrade. 

E  innanzi  tratto  non  devesi  neppur  parlare  di  un  affrancamento 
intero.  subito,  universale  deirimmenso  stuolo  di  Negri  che  coprono 
gli  Stati  meriggiani  della  Confederazione  americana.  Questo  sareb- 
be  uno  spingerli  alia  ruina  ,  un  condannarli  alia  distruzione  ,  in 
quanto  incapaci  per  diuturna  abitudine  a  governarsi  da  se  ,  la  li- 
berta  precoce  li  ucciderebbe  peggio  di  quello  che  interverrebbe  a 
bambini  abbandonati  sulle  pubbliche  vie  5  stante  che  essendo  essi 
niente  altro  che  bambini  adulti  e  ferocemente  vigorosi ,  potrebbe- 
ro  rawolgere  molti  altri  nella  propria  perdizione.  La  Chiesa  me- 
desima,  che  sola,  come  accenneremo  piu  sotto,  possedeva  il  segreto 
di  guarire  la  societa  di  questa  piuga  cangrenosa,  nol  fece  che  a  po- 
co  a  poco  ,  quasi  dissimulando  di  pure  volerlo  fare  ,  e  recandovi 
quella  soavita  chee  il  carattere  di  tutte  le  grandi  istituzioni  e  delle 
cattoliche  segnatamente.  II  solo  mezzo  dunque  che  cola  si  conosca 
&  1'  abolire  successive  che  fanno  gli  Stati  parziali  ,  T  uno  appresso 
dell'altro,  la  schiavitu.  Maquesto,  a  parer  nostro,  crea  un  ostacolo 
insormontabile  nelle  contrade  che  ne  restano  infette  ;  e  T  ostacolo 


nasce  appunto  da  die  le  altre  se  ne  smorbarono.  Giti  fu  detto  che 
gli  StaLi  nordici  se  ne  disfecero,  e  sono  lieti  delprovvedimento;  ma 
gli  schiavi  essendo  rifluiti  in  gran  numero  in  quell i  del  Sud,  questi 
non  che  disfarsene  di  Lotto  come  fecero  gli  altri,  si  trovano  in  con- 
dizione  di  non  poter  prendere  quei  mem,  clie  soli  possono  disporre 
quella  infelice  generazione  all  aftrancamento. 

Non  dircmo  della  speciale  coltivaziorie  dei  paesi  tropicali,  i  quail 
raccoglieudo  quasi  esclusivamente  iLcotone,  il  tabacco  e  la  canna  da 
zuccaro,  appena  troverebbero  agricoltori  liberi  da  sostituire  agli 
schiavi  sia  per  1'ardore  del  clima  di  cui  questi  sono  piu  che  altri  pa- 
zienti,  sia  pei  bassi  prezzi  di  quelle  inerci  che  non  compenserebbe- 
ro  illavoro  libero.  Ma  condensatisi  i  Negri  in  un  paese  fino  a  pareg- 
giare  e  soverchiar  talora  i  Bianchi,  questi  non  sanno,  e  forse  nei  li- 
miti  della  natura  non  possono,  trovare  altro  mezzo  da  provvedere. 
alia  propria  sicurezza,  che  stringere  sempre  piu  i  ceppi  onde  gli  ten- 
gono  avvinti,  inseverire  coi  rigori  di  un'  atroce  legislazione  e  im- 
bestiarli  sempre  piu  facendo  lot'  perdere  ogni  sentimento  di  umani- 
ta,  di  ragione,  di  diritto.  Sono  certi  i  Bianchi  che  se  questi  concetti 
Imlenassero  un  istante  in  quelle  menti  grossiere  ed  ottuse.  una  ri- 
volta  tremenda  non  fallirebbe  di  scoppiare,  senza  che  vi  dovesse 
mancare  uno  Spartaco  che,  capitanando  quelle  orde  selvagge,  ver-i 
rebbe  a  chiedere  alia  razza  degli  oppressor!  conto  severo  e  sangui- 
noso  della  secolare  e  snaturata  schiavitudine.  Ove  una  somigliantd 
lotta  s'  ingaggiasse,  la  prevalenza  non  potrebbe  essere  assicurata  at 
Bianchi  dalla  loro  superiorita  intellettuale;  che  dove  essi  avrebhero 
la  coltura,  la  pecunia,  le  arti  della  guerra  e  tutti  in  somma  i  van- 
taggi  di  una  civilta  raffinata,  per  gli  altri  starebbe  il  numero,  la 
ibrza  e  quell' ardimento  della  disperazione  che  trionfa  gli  ostaroli 
perche  non  gli  teme,  forse  non  li  conosce,  ed  in  ogni  caso  deve  o» 
vincere  o  morire.  Ipiuaccorti  osservatori  degli  Stati  Uniti  ban  giu- 
dicato  che  le  due  razze  non  si  fonderanno  in  una  mai-,  e  che  o  1'una 
o  laltra  in  una  suprema  lot.ta  che  irrompa  quando  che  sia,  dovra  os- 
sere  sacrificata  :  o  la  Bianca  alia  selvaggia  dominazione  dei  Ne:ri , 
come  e  in  molti  luoghi  delle  Anlille,  o  i  Negri  alia  raffinala  [ 


E  LA  CAPANIN'A  DELLO  ZIO  TOM 

tenza  dei  Bianchi  i  quali  se  non  li  rendono  o  mantengono  mezzo 
bruti  perdominarli,  dovranno  schiacciarli,  annientarli  per non  esser- 
ne  dominali.  Questa  tremenda  preoccupazione,  di  cui  negli  Stati  del 
Sud  si  parla  poco,  come  fassi  degl'immcnsi  pericoli  irreparabili,  fe 
nascere  un  pensiero  clie  avrebbe  dell'  incredibile  se  non  si  sapesse 
die  gli  uomini  soprappresi  da  grandi  timori,  danno  non  rade  volte 
nello  strano  e  fin  nel  ridicolo.  Ed  il  pensiere  fu  di  rimenare  sulle 
coste  occidental!  dell' Africa  e  specialmente  nella  Guinea  i  Negri  e  i 
loro  figli,  cbe  cori  tanti  dolori  n'erano  stati  strappati.  Questo  carico 
si  tolse  nel  1820  la  Colonisation  Society,  e  fondo  in  Africa  non  sa- 
premmo  se  la  riduzione,  il  villaggio  o  la  citla  cui  impose  il  nome 
di  Liberia,  die  ba  istituzioni  aflatto  americane  colla  sua  tutta  pro- 
pria  di  non  ammettere  nel  loro  mezzo  Bianco  cbe  sia.  Ma  ben  ma- 
gro  fu  il  frutto  della  intrapresa  umanitaria  ;  cbe  mentre  in  dodici 
anni  si  trasportavano  cola  appena  2500  Negri  affrancati  ,  forse  ne 
rivenivano,  a  dispetto  delle  Crociere,  piu  che  altrettanti;  e  certo  ne 
nascevano  in  America  nel  medesimo  spazio  di  tempo  non  meno  di 
settecento  mila  *. 

I  lettori  dal  detto  fin  qui  debbono  averne  abbastanza  per  inten- 
dere  la  quistione  della  schiavitu,  cbe  divide  oggi  1' America,  non  pu- 
re tra  Stato  e  Stato,  ma  tra  Comune  e  Comune,  tra  famiglia  e  fa- 
miglia,  tra  uomo  e  uomo.  I  mantenitori  dello  snaturato  abuso  re- 
cano  in  mezzo  le  utilita  economiche,  lenecessita  della  coltivazione, 
la  impossibilita  di  venire  a  capo  di  un  totale  afirancamento,  e  so- 
prattutto  le  difficolta  cbe  crescono  in  uno  Stato  appunto  dall'  aboli- 
zionc  fattane  in  un  altro.  Gli  oppositori,  che  chiamansi  cola  Aboli~ 
zionisti,  hanno  per  se  la  giustizia,  il  diritto,  1'  umanita;  c  percioc- 
rbo  queste  sono  ragioni  cbe  ccmunemente  poco  prevalgono  sugli 
interessi ,  a  questi  stessi  interessi  fan  ricorso  5  e  si  sbracciano  a  di- 
mostrare  cbe  le  condizioni  medesime  economiche  di  quel  paese  se 
ne  vantaggerebbero  ,  purgato  che  fosse  di  quella  peste.  Quinci  il 

\  Letters  on  the  colonisation  Society,  and  en  its  probable  results;  by  Mr.  SA- 
HEY.  Philadelphie  1833. 


492  LA  SCHIAVITU'   IN  AMERICA 

hattagliar  del  libri  epiu  del  giornali,  ilcaldo  disputare  nelle  assem- 
blee  parziali  del  varii  Stati  e  nella  generale  della  Unione ,  1'  avvi- 
cendarsi  di  lesrali  provvedimenti  dove  a  rallentare  i  ceppi,  dove  a  re- 
stringerli  con  sempre  nuove  gravezze  e  strazii  e  soflerenze  che  si 
raggruppano  sugli  oppress!.  A  tutti  questi  motori  e  moti  viene  da 
ultimo  a  mescolarsi  il  concetto  cristiano  il  quale ,  benche  nel  nudo 
stato  di  speculazione  e  di  sentimento  faccia  poco  o  nulla  pel  deside- 
rato  scopo  dell'  ailraneamento,  fornisce  tuttavia  armi  poderose  a  un 
declamare  caldo,  passionato,  spesso  ancora  veemente  che  riesce  di 
una  efficacia  maravigliosa  a  passionare  gli  animi ,  a  commuoverli.  a 
spremere  dagli  occhi  ilpianto  e  trarre  dal  cuore  i  sospiri,  poniamo 
pure  che  nel  fatto  le  cose  restino  nel  pristino  stato  ,  senza  il  meno- 
mo  miglioramento.  Gia  noi  1'  osservammo  in  questo  stesso  volu- 
me 1 :  dopo  la  promulgazione  del  Vangelo,  dopo  la  diffusione  del  ve- 
ro  rivelato  certe  violazioni  manifeste  e  solenni  del  naturale  diritto 
sono  impossibili  a  passare  inosservate-,  e  le  chiare  e  distinte  idee  che 
i  cristiani  hanno  del  giusto  e  dell'onesto,  della  unita  di  origine  e  di 
fine  della  umana  famiglia,  della  uguaglianza  naturale  di  tutti  e  sin- 
golii  membri  di  quella,  il  farci  vedere  greggi  umane  disertedi  ogni' 
liberta  o  diritto,  abbandonate  al  capriccio  di  snaturati  padroni,  che 
le  usufruttano  appunto  come  si  farebbe  di  pecore  o  di  giumenti; 
il  mostrare,  ripetiamo,  un  somigliante  spettacolo  ad  uomini  che  cre- 
dono  in  Cristo  o  che  anche  solo  ne  conoscono  le  massime,  non  puoj 
farsi  senza  eccitarne  lo  sdegno  ed  anche  una  concitata  esecrazione. 
E  notate  bene :  noi  non  diciamo  che  tutti,  a  quelle  miserabili  dipin- 
-ture,  daran  di'mano  ad  ogni  possibile  mezzo  per  cessarne  le  con- 
seguenze  o  aileviarle  almeno:  codesto  e  un  altro  paio  di  maniche  e 
dal  dello  al  fatto  ci  ha  un  gran  Iralto.  Diciamo  si  veramente  che  dai' 
conoscitori  dei  primi  rudinienti  evangelici  lo  spettacolo  della  schia- 
vitudine  non  pu6  portare  che  riprovazione^  e  riprovazione  che  sen- 
tendola  riesce  cara  a  chi  ne  ha  coscienza  ,  in  quanto  e  sentimento 
pieno  di  giustizia,  di  umanita  e  di  compassione  generosa. 

\  Armonia  filosofica,  §  VII,  num.  4-9,  pag.  386  segg. 


E  LA  CAPANNA  DELLO  ZIO  TOM  493 

Oggimai  potete  intendere  che  sia,  con  qual  sentimento  dettato,  a 
qual  fine  indiritto,  e  qual  frutto  possa  promettersi  T  Uncle  Tom  s 
Cabin.  La  Errichetta  fieecker  Stowe,  a  quello  che  dal  suo  scritto  se 
ne  puo  giudicare,  e  donna  di  buono  ingegno,  di  calda  e  passionata 
fantasia,  di  facile  eloquio,  di  stu<Jiipiu  che  donneschi  e,  ci6  che  piu 
monta,  eminentemente  sensibile  e  sentimentale.  Conqueste  qualita 
di  mente  e  di  cuore  ed  aggiungiamo  anchedi  nervi,  tocca  profonda- 
mente  dallo  spettacolo  lagrimevole  di  tante  sventure  o  non  sapute 
o  non  curate,  ne  ha  voluto  tratteggiare  un  quadro,  traendo  profit- 
to  da  cio  di  cui  essa  stessa  e  stata  testimonio  oculare;  e  con  ci6  so- 
lo ha  messo  fuori  un  Romanzo  abolizionista ,  che  e  venuto  a  pren- 
dere  un  posto  ragguardevole  tra  le  infinite  scritture,  che  intorno  a 
questo  suggetto  medesimo  si  puhblicano  in  America. 

Noi  non  saremo  verso  F  Au trice  cosi  severi  nel  fatto  della  invenzio- 
ne,  della  condotta  e  della  unita  del  lavoro,  quanto  e  stato  il  signor 
Montegut  nella  Revue  des  deux  Mondes  1 ;  e  non  diremo  che  le  livre 
de  Mistress  Stowe  manque  d' unite  autantqu'un  livre  peut  en  manquer; 
che  se  qualche  difetto  ci  ha  in  questa  parte ,  e  compensate  ampia- 
mente  dalle  doti  di  naturalezza  nel  dialogo,  di  vivacitanelle  descri- 
zioni ,  di  bene  inteso  intreccio  negli  eventi  e  di  molti  altri ,  che  sa- 
rebbe  inutile  il  rammemorare ,  quando  chi  lo  ha  letto  ha  dovuto 
osservarli ,  e  chi  non  lo  ha  letto  puo  ragionarlo  dalF  avidita  onde  e 
stato  cerco  e  divorato  al  di  la  ed  al  di  qua  deR'Atlantico. 

Ma  se  daU'una  parte  ci  compiacciamo  ad  esser  giusti  e  vorremmo 
anchc  essere  indulgent!  nel  riguardo  artistico  e  letterario,  non  pos- 
siamo  dissimulare  dall'  altra  un  difetto  radicale  che  trovasi  in  que- 
sto libro,  e  che  gli  era  quasi  inevitable,  atteso  la  professione  reli- 
giosa  dell1  Autrice.  Essa  e  non  solo  eterodossa  (  non  sappiam  bene 
se  Metodista  o  Quachera) ,  ma  sta  talmente  all'  oscuro  delle  cose 
cattoliche  ,  che  appena  questo  nome  si  scon  tra  una  o  al  piu  due 
volte,  e  ben  per  accidens,  in  tutto  il  suo  libro.  Essa  nondimeno  vo- 
leva  persuadere  Tabolizione  della  schiavitu  e,  che  piu  monta,  volea 

1  Tom.  XVI,  pag.  163  —  Nouvcllc  periodc;   1  Avril  1853. 


494  LA  SCHIAVITU'  IN  AMERICA 

persuaderla  per  sentimento  non  tanto  umanilario,  quanto  religioso 
c  cristiano.  Ora  cio  volendo  ,  qual  cosa  piu  naturale  clie  ricor- 
darci  T  opera  da  lei  vagheggiata  per  un  angolo  del  mondo  essersi 
compiuta  felicemente  dalla  cattolica  Cbiesa;  e  non  in  quesla  o  quel- 
la  contrada  ma  per  tutto  il  mondo  :  non  per  modo  di  temporanea 
sospensione  o  parziale  traslocamento,  ma  per  una  rivoluzione  ideaie 
cosi  profonda  da  renderne  oggimai  impossible  tra  noi  il  ritorno  ? 
Qual  cosa  piu.  ragionevole  e  piu  semplice  clie  invocare  e  persuadere 
ai  suoi  connazionali  i  mezzi  medesimi  stati  altrove  si  potenti  e  si 
soavi  contro  un  male  ben  piu  largamente  disteso  e  piu  profonda- 
mente  radicato  nelle  abitudini  del  veccbio  mondo  ,  di  quel  die  non 
sia  al  presente  nel  nuovo?  Non  certo  avremmo  preteso  cbe  la  Qua- 
cbera  o  la  Metodista  avesse  invocato  Taiuto  del  Papa  o  dei  Concilii: 
intendiamo  che  cio  non  si  saria  potuto  comporre  colla  comunione 
cristiana  a  cui  appartiene  la  Stowe  5  ma  altro  e  parlare  dei  mezzi , 
altro  delle  persone  cbe  avrebbon  dovuto  applicarli.  Se  la  eterodos- 
sia  dell'  Autrice  la  impediva  di  rivolgersi  a  queste  seconde  nella  no- 
stra  Cbiesa,  tal  sia  di  lei ;  ma  il  suo  buon  senno  e  la  verita  dove- 
vano  necessariamente  farle  ricordare  de1  primi.  In  quella  vece  la 
donna  sentimentale  e  protestante  si  e  creduta  bonamente  potere 
spezzare  i  ceppi  a  quattro  milioni  di  mancipii  con  un  diluvio  di  te- 
neri  sentimenti  ed  a  furia  di  bibbie  vulgari.  Noi  lodiamo  il  primo 
mezzo,  non  sapremmo  assolutamente  riprender  1' altro;  ma  abbiama 
la  dolorosa  certezza  che,  quanto  all'effetto  principale  di  fare  abolire 
la  schiavitu,  non  si  sara  cavato  un  ragno  dal  buco  ,  se  non  fosse  la 
legge  sancita  novellamente  in  Piemonte,  la  quale  proibisce  severa- 
mente  la  scbiavitu  negli  Stati  sardi ,  dove ,  la  Dio  merce ,  non  e ,  & 
non  vedesi  nessun  pericolo  cbe  vi  sia. 

Nel  resto  molte  fanciulle  si  saranno  innamorate  dell' angelica  Evan- 
gelina  e  1'avran  veduta  biancovestita,  inghirlandata  di  fiori  e  quasi 
eterea  visione  in  un  lor  sogno  dorato  5  molte  dame  avran  detestata 
Tapatia  egoistica  di  Maria  Saint-Claire  ed  avran  proposto  d1  imitare 
la  misurata  e  taciturna  aggiustatezza  di  Miss  Ofelia;  molti  cuori 
avran  palpitato  dietro  alia  povera  Elisa  die  ora.sola  col  suo  bimbo 


E  LA  CAPANNA  DELLO  Z10  TOM  495 

in  trrembo  ed  inseguita  da  veltri  e  dai  cacciatori  di  schiavi,  salta  su 
pei  ghiaccigalleggianti  all'altra  riva,  ora  su  di  una  roccia  con  accantq 
il  suo  Giorgio  e  pochi  altri  fidi  sostiene  lo  scontro  di  nuovi  pericoli 
e  n'  esce  incolume.  Chi  non  ha  ammirato  nel  povero  Tom  un  uomo 
di  una  rettitudine  segnalata,  balestrato  dalla  fbrtuna  tra  mille  stra- 
ne  e  dolorose  avventure,  fino  a  morire  vittima  della  snaturatezza 
del  padrone  e  morire  pregando  col  perdono  in  cuore  e  sul  labbro  ? 
Chi  in  questo  padrone  Legree  non  ha  esecrato  quanto  di  stupida- 
mente  bestiale  e  feroce  puo  nascondere  questa  scaduta  e  radicalmen- 
te  depravata  nosira  natura  ?  Starem  per  dire  cbe  fino  la  povera 
nvatura  di  Topsy,  la  in  un  cantuccio  del  romanzo  e  della  casa  di 
Saint-Claire,  ha  il  suo  interesse;  ed  a  molte  leggitrici  sara  forse  pas- 
sata  pel  capo  la  fantasia  di  far  pruova  del  loro  talento  educativo 
con  quella  permalosa  e  scaltra  bimba ,  che  non  trovava  ai  suoi  falli 
migliore  scusa  cbe  Tessere  essa  cosi  cattiva.  Verissimo  tutto  que- 
sto •,  e  le  emozioni  provate  leggendo  quel  libro  saranno  state  varie, 
profonde,  soavi,  tristi  secondo  la  svariatezza  dei  suggetti,  ma  sem- 
pre  care  a  cbi  sperimentavale  per  quel  facile  inganno  degli  uomini 
che  si  credono  buoni  per6  solamente  che  sperimentano  dei  buoni 
•sentimenti.  Ma  temiamo  forte  che  da  tutto  codesto  tumulto  di  af- 
fetti  la  condizione  degli  schiavi  non  sia  per  vantaggiarsi  di  un  ca- 
pello  ;  e  sapendo  pure  degli  evviva  e  delle  sterline  tributate  alia  pa- 
trocinatrice,  non  sono  venute  ancora  a  nostra  notizia  le  carezze  e  gli 
scellini  o  almeno  i  pence  concessi  ai  patrocinati.  Alcune  simpatie,  co- 
me oggi  le  chiamano,  saranno  a  quei  miseri  assicurate  negli  animi 
meglio  disposti  alia  pieta,  soprattutto  per  le  buone  qualita  cbe  nei 
Negri  dipinge  passionatamentelaStowe,  esagerandole non  rade  volte, 
lino  a  volere  talora  darci  a  credere  che  in  certe  qualita  morali  essi 
sovrastano agli  stessi  Biancbi.  Ma  non  manchera  il  lettored'accorger- 
si  trattarsi  quivi  di  virtu  finte,  alle  quoli  ancbe  una  linta  ammira- 
zione  potrebbe  bastare,  appunto  come  alle  sventure  narrate  nei  ro- 
manzi  non  pare  cbe  si  debba  altra  compassione  cbe  quella  del  me- 
desimo  genere-,  o  non  vi  e  avvenuto  mai  di  sorridere  della  ingenua 
fanciulla  che  non  vuole  in  nessun  conto  assidersi  la  sera  a  cena, 


i96  LA  SCHIAVITU'   IN  AMERICA 

perche  lacrimo  lungo  il  giorno  sulle  avventure  compassionevoli  di 
Margherita  Pusterla  o  della  Bice? 

La  quale  osservazione  puo  occorrere  alia  sinistra  impressione  che 
in  animi  cattolici  potrebbe  fare  1'aspetto  di  cosi  nobili  sentiment!  e 
di  cosi  maravigliose  virtu  acquistate  dai  Negri  dalla  sola  lettura  del- 
la  sola  Bibbia,  che  sembra  una  fissazione  predominante  dell'  Autri- 
ce.  Noi  che  abbiamo  poca  fiducia  in  quel  mezzo  e  nessuna  ove  fos- 
se esclusivo  ,  non  ne  dobbiamo  essere  per  nulla  commossi  ,  come 
non  siamo  dalla  pieta  serena  e  dalla  tranquilla  beneficenza  della  fa- 
miglia  quachera  di  Simeone  Halliday.  Finche  gf  immensi  tesori 
dell'  agiografia  cattolica  non  hanno  altro  contrapposto  che  le  virtu 
imaginate  da  una  fervida  fantasia  e  raccontate  in  un  romanzo  sen- 
timentale  da  una  pia  eterodossa  ,  il  paragone  del  protestantesimo 
colla  nostra  Chiesa  ,  non  che  potere  essere  ingiurioso  per  questa  , 
non  e  neppure  possibile  ,  in  quanto  il  paragone  dovendo  costituirsi 
tra  termini  omogenei  ,  alia  reale  verita  dei  fatti  non  si  puo  aggua- 
gliare  la  passionata  finzione  di  un  racconto  fantastico.  Piuttosto  ci 
siamo  stupiti  di  trovare  uno  sperticato  panegirico  dei  Quacheri  nel- 
]'  articolo  citato  della  Revue  *  .  11  signor  Montegut  in  una  calda  apo- 
strofe  a  quei  pacifici,  tra  le  altre  cose  di  che  si  compiange,  e  che  es- 
si  siano  spregiati  dai  cattolici  come  filosofi  inconsegttenti,  e  trova  un 
argomento  di  verita  per  quella  professione  dalla  strana  ristrettezza 
del  numero  di  coloro  che  la  seguitano.  Non  e  questo  il  luogo  di  esa- 
minare  quanto  ci  sia  di  strano  in  quella  asserzione  sopra  dei  Quache- 
ri; diciamo  solo  cosi  di  passata,  che  se  quella  setta  e  cosi  ristretta  non 
puo  per  fermo  essere  la  Chiesa  di  Cristo,  dalla  quale  essi  per  conse- 
guente  si  trovan  fuori.  Come  dunque  qualitlcarli  con  maggior  mi- 
tezza  che  dicendoli  inconseguenti,  quando  credendo  pure  in  Cristo  , 
non  entrano  neh"  unica  Chiesa  per  lui  istituita? 

Ma  per  tornare  alia  Stowe  ed  al  suo  romanzo,  noi  non  vogliamo 
chiudere  questo  articolo  senza  aver  dichiarata  la  ragione  per  cui 
essa  non  ha  fatto  un  cenno  alia  maniera  onde  la  Chiesa  avea  radi- 


\  Pag. 


E  LA  CAPANNA  DELLO  Z10  TOM  497 

calmente  abolilu  la  scliiavitudine  nel  vecchio  inondo,  e  la  quale  ma- 
niera  crcdiamo  noi  sia  la  sola  verarnente  edicace.  L'Autrice  pote 
ignorare  le  nostre  cose:  saputele,  pote  o  non  equamente  apprezzar- 
le  o  tacerle  per  pregiudizio  della  sua  professione  eterodossa.  Ma 
perche  non  dire  ai  suoi  connazionali :  faccia  il  Protestantesimo  ci6 
che  fece  la  Chiesa  nelle  contrade  a  noi  oriental!  dal  sesto  air  unde- 
dmo  se<'olo  ?  Siano  cristiani  i  padroni  e  guardino  negli  schiavi  al  - 
trettanti  fratelli  di  creazione,  di  redenzione,  di  beatitudine  ;  siano 
cristiani  gli  schiavi,  e  mirino  nei  loro  padroni,  le  imagini  di  Dio  e  li 
servano  con  fedelta  e  con  amore  ;  sia  cristiana  la  legislazione, 
ed  il  Vangelo  corregga  a  poco  a  poco  gli  arbitrii  legali  ,  le  sna- 
turate  prescrizioni ,  gli  atroci  gastighi  *.  Con  cio  solo  entriam 
pagatori  che  in  men  di  un  secolo  la  schiavitu  scomparirebbe 
da  ([uelle  contrade  o  vi  resterebbe  in  condizione  tollerabile  ad 
un  paese  civile.  Perche  ,  ripetiamo  ,  non  parlarci  cosi  la  Sto- 
we  ed  ammorbarci  in  quella  vece  con  un  diluvio  di  bibbie ,  qua- 
si non  bastassero  i  milioni  di  esemplari  che  cola  ne  spediscono 
le  societa  bibliche  d'  Inghilterra  ?  La  risposta  a  questo  dubbio  Tab- 
biam  trovato  in  un  bell'  articolo  del  Rambler ,  pregiatissima  rivista 
cattolica  di  Londra.  Quell'  opera  dovrebbe  compiersi  in  America 
dalla  Chiesa  riformata,  stanteche  essa.  nel  complesso  delle  innumere 
sette  in  che  e  divisa,  prevale  in  numero  ed  in  ricchezze.  Or  quella 
Chiesa  non  solo  e  impotente  a  far  nulla  per  quell'  opera  di  ristora- 
zione  ,  ma  (che  appena  sarebbe  credibile)  ,  adopera  efficacemente 
per  la  conservazione  della  schiavitu,  come  nel  citato  articolo  si  di- 
mostra  con  argomenti  autentici  ed  irrepugnabili  2.  Stando  cosi  le 

1  Noi  qui  non  abl)iam   potuto  che  acccnnar  di   volo   i   mezzi    onde  si  valse 
la  Chiesa  a  compiere  questa  tra  le  sue  forse  massima   opera  incivilitrice  :    1'a- 
boUzione  intera  ed  universale  della  schiavitu.  Chi  fosse  vago  di  saperue  piii  a 
lungo  legga  le  belle  pagine  di  GIACOMO  BALMES  sopra  questo  suggetto  nella  Sto- 
ria  del  Cattolicismo  paragonato  al  Protestantesimo  ecc.  Vol.  I,  cap.  XVI. 

2  The  RAMBLER,  A  Catholic  Journal  and  Revew  of  home  and  Foreign  Litera- 
ture, Science,  Music  and  the  fine  arts  Part  LXIV,  April  1853  -  Pag.  278  e  segg. 
American  Slavery  and  American  Protestantism. 

Serie  //,  vol.  IL  32 


498  LA  SCHIAVITU'  15  AMERICA 

cose,noi  non  sapremmo  recare  a  colpa  della  dolce  Errichetta  rillimi- 
tata  fiducia  ehe  essa  ha  collocate  nella  bibbia.  Resta  a  vedere  sa 
questa  solapossa  bastare  airaffrancamsnto  del  Negri  •,  ma  i  posteri 
avranno  in  questo  un  nuovo  argomento  della  insigne  sterilita  a  cui 
e  condannato  il  Protestantesimo  ad  onta  del  suoi  tesori  e  delle  pro- 
tezioni  governative  ond'  e  sostenuto.  In  bene  altra  guisa  adopera  la 
Chiesa  cattolica.  La  romanziera  americana  ha  giucaLo  di  fantastiche 
invenzioni  per  dipingerci  la  virtu  oppressa  e  paziente ,  qualche  a- 
nima  bennata  che  compassiona  teneramente  Foppresso-,  e  nondime- 
no  cio  che  essa  fmse  sta  bene  al  di  sotto  di  ci6  che  il  Cattolicismo 
fece :  e  vede  ognuno  quanto  siano  distanti  tra  loro  il  ftngere  ed  il 
fare.  Tuttavolta  e  verissimo :  minus  esl  quod  ilia  finxit,  quam  quod 
iste  gessit;  maiorque  ambitiosae  eloquentiae  mendado  simplex  verita- 
tis  fides  *.  Non  ricorderemo  di  Ordini  religiosi  che  si  stringevan 
con  voto  fino  a  vendere  la  propria  liberta  per  redimere  gli  schiavi; 
ma  volgete  1'occhio  ad  una  istituzione  nata  si  pu6  dire  1'aitro  ieri 
in  quella  contrada  che  di  somiglianti  opere  e  si  feconda. 

In  una  delle  piu  oscure  terricciuole  della  Francia  due  povere 
i'anriulle  popolane,  tocche  di  tenera  carita  piu  dei  mali  spiritua- 
li  che  della  poverta  di  molte  vecchie  vedovate  dai  furori  del  ma- 
re, concepirono  il  pensiero  di  aiutarle,  o  meglio  di  dedicare  ad  es- 
se  parte  delle  loro  fatiche  servendole,  e  di  divider  con  esse  il  frut- 
to  dell'altra  parte  delle  fatiche  stesse.  Detto  fatto:  eccolecon  cinque 
povere  veechie  in  una  soffitta  a  servirle,  a  consolarle,  a  farle  rniglio" 
ri.  Passan  poco  oltre  a  dodici  anni  e  quell'  oscura  e  tenue  opera  di 
beneficenza  assorge  alle  dimension  i  di  una  vcra  grandiosa  istituzio- 
ne di  carita,  che  conta  oggi  18  case  con  oltre  a  loOO  vecchi  e  vec- 
chie cadenti,  infermi,abbandonati  che  sarebbero  il  rifiuto  dalla  so- 
cieta  ;  e  che  nondimeno  da  anime  caritative  sono  raccolte  coma 
preziose  reliquie  non  tanto  per  disacerbar  loro  i  resti  di  una  vita 
afflitta  ,  quanto  per  assicurarne  loro  una  migliore.  E  sapete  quali 
SQUO  i  fondi  onde  si  alimgnta  cosi  vasta  baneficenza  ?  Le  Piccole 

1  S.  AUBROSIUS,  De  Abraham  Patriarcha.  Lib.  1,  cap.  2, 


E  LA  CAPANNA  DELLO  ZIO  TOM  499 

Sucre  dci  poveri,  che  cosi  si  chiamario  quelle  buone  fanciulle,  rac- 
colgono  i  resti  delle  mense  per  le  famiglie,  per  le  caserme,  per  gli 
spcdali  e  fino  per  le  bettole  deH'infima  specie:  gli  rafiazzonano  alia 
meglio  e  ne  aliinenlano  i  loro  cari ,  e  di  do  che  questi  lasciano  su- 
stentano  se  medesime.  Si  legga  la  relaziorie  di  quest'opera  maravi- 
gliosa  i'atta  in  quattro  articoli  dall1  Univers ,  tradotti  ultimamente 
qui  in  Roma  da  una  pietosa  dama  e  per  sua  cura  messi  a  stampa  1. 
e  si  vegga  se  i  cattolici  debbano  invidiare  agli  eroi  della  Uncle  Tom's 
Cabin.  Sopra  lo  stesso  suggetto  abbiam  visto  un  opuscoletto  del 
conte  Teodoro  Scherer,  uno  degli  scrittori  piu  zelanti  della  Svizze- 
ra  2.  Ove  quello  si  facesse  italiano  dal  suo  originate  tedesco,  si  ag- 
giugnerebbe  per  noi  un  nuovo  mezzo  a  persuaderci  di  quella  gran- 
de  verita  cbe  npnsapremmo  inculrare  abbastanza^  che  cio6  alia  Ita- 
lia fa  piu  pro  anche  temporalmente  la  sua  uguaglianza  evangelica 
colla  carila,  che  non  le  democrazie  americane  colla  schiavitudine. 


i  Le  piccole  snore  dei  poveri,  Narrazione  storica  tradotta  dal  giornale  france- 
se  VUnivers  -  Roma  1853. 

2  Geschichte  der  Armen  -  Schwestern  von  Saint  -  Servan  in  Frankreich  -  Den 
freunden  der  christlichen  Wohlthatigkeit  besonders  dem  edlen  Frauengeschlecht 
frzdltlt  durch  TliEODOU  SCIIF.UKH.  Liizern  bei  Gebriidern  Uaber  1853. 


BELLA  GERTEZZA 

FILOSOFIGA 


ART.  PRIMO 

IL  LAMENNISMO 

i. 

Motivo  della  trattazionc. 

L'  avversare  il  falso  non  e  segno  indubitato  che  si  abbraccia  il 
vero  $  potendosi  bene  spesso  fuggire  un  errore  traboccando  in  un 

altro. 

. 
Molti  applaudiscono  al  grido  contra  Cartesio;  ma  quanticiha  tra 

costoro  che  in  tendon  quei  plausi  per  un'  ovazione  a  qualche  loro 
peculiar  pensamento  ,  forse  piii  pernicioso  di  quello  che  da  essi  vie- 
ne  imprecato?  Novellamente  avemmo  di  cio  esperienza  da  una  let- 
tera  di  alcuni  giovani  italiani,  i  quali  mostrando  d'essere  innamo- 
rati  del  moderno  ontologismo,  altamente  lodavansi  degli  articoli  da 
noi  pubblicati  intorno  a  Due  Filosofie,  come  di  quelli  che  loro  in- 
corassero  speranza  di  doversi  sentir  confortati  a  proseguire  nelle 
idee  che  caldeggiavano.  Quest!  buoni  giovani  al  certo  si  persuade- 
vano  bastare  il  dissentir  da  una  terza  acciocche  due  dottrine  s'  ac- 
cordasseroinsieme.  IVIa  se  1'ardore  della  vivida  fantasia  non  li  avesse 


DELLA  CERTEZZA  FILOSOFICA  501 

impediti  di  ponderare  posalamente  quel  che  noi  dicevamo  nei  prelati 
articoli,  leggermente  avrebbono  inteso  non  potervisi  far  sopra  ve- 
nmo  assegnamento  in  favore  di  certi  sogni  filosofici,  quanto  i'acili 
ad  aspettarsi  da  chi  intende  o  a  divertire  le  menti  o  ad  accattare 
per  se  il  rinomo  di  novita .  tanto  impossibili  ad  udirsi  da  chi  scrive 
per  pascere  i  suoi  lettori  non  di  ombre  o  vento,  bensi  di  dottrine 
sostanziose  e  salde. 

Tuttavolta  a  rimuovere  per  questo  caso  e  per  altri  ogni  occasione 
di  equivoco,  ci  consigliammo  di  scrivere  alquanti  articoli  intorno  ai 
fondamenti  della  certezza,  per  chiarire  il  processo  che  tienela  mente 
nell'acquisto  di  sue  conoscenze.  In  essi  discuteremo  quelle  teoriche. 
le  quali  professandosi  anticartesiane  dagli  errori  di  Cartesio  tolgon 
pretesto  a  tirare  gli  animi  in  un  estremo  contrario,  ma  egualmente 
vizioso;  e  talvolta  con  esso  ottimamente  convengonsi  o  nello  spirito 
da  cui  in  modo  latente  sono  animate,  o  nelle  illazioni  in  cui  alia  per- 
fine  vanno  a  terminare.  Per  non  andare  troppo  in  lungo  noi  le  ri- 
durremo  a  due  sole:  alLamennismo  e  al  Giobertismo,  cioe  ai  siste- 
mi  cosi  detti,  F  uno  delFawforifri,  Faltro  dell'  inluilo  ossia  delFonlo- 
logismo.  Ci  restringiamo  a  questi  segnatamente,  non  per  essere  essi 
i  soli  errori  in  tal  materia,  ma  per  tre  speciali  ragioni.  La  prima  e 
perche  questi  due  sono  quelli  che  cercano  di  far  proseliti  mediante 
Favversione  a  Cartesio,  spacciandosi  per  unico  mezzo  affin  di  cam- 
pare  dagli  assurdi  a  cui  quello  indeclinabilmente  menerebbe.  La 
seconda  perche  questi  due  sono  piu  conosciuti  e  pericolosi  in  Italia; 
dove  il  primo  ebbe  propugnatori  e  seguaci,  e  il  secondo  immaginato 
da  un  Italiano  sotto  forme  italiane  corse  liberamente  e  si  cattivo 
nonpochi  incauti,  massime  tra  la  gioventii  che  semplice  ed  inesperta 
e  per  natura  arrischievole  e  vogliolosa  di  novita.  La  terza,  perche 
tutte  le  altre  erronee  dottrine  circa  questo  argomento  alle  due  ac- 
cennate  di  sopra  facilmente  melton  capo,  esprimendo  quelle  gene- 
ralmente  i  due  termini,  a' quali  puo  riuscire  la  mente,  allorche  per 
cansare  un  eccesso  trascorre  in  un  altro.  Imperocche  sconosciuto  il 
vero  ed  immediato  principio  della  certezza  nelle  umane  conoscenze, 
esso  potra  cercarsi  o  nell'individuo  in  quanlo  tale,  o  nella  collezione 
degF  individui ,  o  di  salto  in  Dio,  fonle  primitive  come  dell'  ordiu 


502  DELLA  CERTEZZA 

reale,  cosi  dell'ordine  intellettuale.  AH'un  partito  si  appiglio  Carte- 
sio,  al  secondo  De  Lamennais,  al  terzo  il  Gioberti ,  rinnovellando 
cosi  sott'altre  forme  la  visione  in  Dio  gia  inscgnata  dalMalebranche. 

II  primo  dei  tre  mentovati  novatori  in  mezzo  al  vuolo,  che  aveasi 
scavato  intorno  col  suo  dubbio  universale,  gitto  a  prima  pietra  del- 
T  edifizio  che  imprometteasi  di  rizzare  T  esistenza  del  proprio  pen- 
siero,  eper  unieo  strumento  da  fabbricarlo  tolse  1'idea  cbiara  e  di- 
stinta  cbe  la  riflessione  sopra  se  stesso  sapesse  procacciargli.  L'altro 
trattenendosi  tuttavia  nell'  uomo,  e  stimando  insufficiente  a  fermar 
le  basi  della  certezza  il  solo  individuo,  si  studio  aggrandirlo  per  via 
di  collezione ,  e  stanzio  che  1'  umana  conoscenza  dovesse  appog- 
giarsi  sopra  il  consentimento  universale ,  ossia  sulla  ragione  non 
privata,  ma  comune  di  tutti  gli  uomini  attestanti  tale  o  tal  verita.  I! 
terzo  finalmente,  trovati  inabili  a  generar  la  certezza  i  due  proposti 
sistemi,  e  pur  volendo  essere  apportatore  di  nuove  cose  e  peregrine^ 
pens6  che  in  siffalta  investigazione  fossero  da  abbandonare  i  me- 
todi  innanzi  usati  e  che  la  mente  dovesse  trasferirsi  ad  attingere  ii 
vero  obhiettivamente  nella  sua  originaria  e  prima  sorgente.  Cosi 
sulle  ali  della  immaginazione  trasvolando  ogni  ordine  sperimentale, 
e  spregiando  i  richiami  della  coscienza ,  credette  aver  rinvenuto 
nella  immediata  intuizione  di  Dio  e  del  suo  atto  creative  il  fonda- 
mento  e  la  ragione  d'  ogni  umana  conoscenza. 

Questi  sono  come  tre  cardini  e  come  tre  centri  intorno  a  cui  vol- 
gono  e  a  cui  si  riferiscono  tutte  le  fallaci  opinioni  in  tale  argomen- 
to.  Le  quali  comeche  sotto  diversi  nomi  appresentinsi  e  di  diverse 
fattezze  s'  informino  ,  disaminate  nella  sostanza  si  scopron  riuscire 
da  ultimo  o  nel  cartesianismo  o  nel  lamennismo  o  nel  giobertismo, 
in  quanto  nell'  assegnar  i  fondamenti  della  certezza  esse  ricorrono 
o  alia  subbiettiva  evidenza ,  o  all'  esterno  magistero  umano ,  o  alia 
diretta  contemplazione  del  sommo  Vero. 

Avendo  dunque  confutata  la  maniera  di  filosofar  del  Cartesio  *  , 
Tordine  e  Tintegrita  della  trattazione  richiede  che  tocchiamo  altresi 

\  Ci6  vennc  falto  dtstcsamcnte  ncgli  articoli  Di  due  fltosvfie.  Qui  ribadiamo* 
il  cbiodo  nella  nola  che  vicn  dopo  in  qucsto  mcdesimo  fascicoio. 


alcun  pooo  di'gli  altri  metodi  tesle  ricordati.  II  die  mentre  dall'ima 
parte  ri  sgombera  il  eammino  dagl1  intoppi  deirerrore,  dalP  altra  ci 
porge  il  destro  di  porre  in  mostra  ed  avverare  i  legittimi  fondamenti 
della  umaria  certezza ,  per  quinci  muovorc  con  siourta  ad  ulteriori 
investigazioni  nelle  materie  filosofiche.  Tuttavolta  ricordandori  che 
<jui  sc-riviamo  non  un  trattato  scientifico  diretto  ai  soli  coltivatori 
de-ir  altissima  fra  le  naturali  sricnze,  ma  spiooiolati  artiroli  di  perio- 
dieo  rhe  deve  corrore  per  le  man!  di  inolti  in  ogni  classe  di  pei'sone  ; 
c'  ingegneremo  per  (juanto  sara  possibile  di  sehivare  ogni  sorta  (B 
astruserie  o  sottigliozze  trattando  1' assunto  in  inodo  accessibile  ad 
«gni  intelligenza  eziandio  volgare. 

II. 

Breve  cenno  del  Sistema  del  De  Lamennais. 

Non  istaremo  noi  qui  ad  infastidireilettori  con  Innga  esposizione 
additando  tutti  i  punti  di  questa  dottrina  e  riferendo  per  minuto  i 
paralogismi  sopra  i  quali  1'Autore  s'argomenta  di  appoggiarla.  Chi 
vuol  saperne  piu  ampiamenbe  ,  consulli  T  opera  cbe  egli  scrisse 
circa  1  indifferenza  in  materia  di  Roligione  specialmente  il  tomo  se- 
condo  1  e  I' Apologia  che  appresso  ne  fece  2.  A  noi  bastera  indicar- 
ne  F  idea  principale  e  il  principal  fondamento,  per  mostrare  I'assur- 
dita  dell'una  e  la  debolezza  dell'altro.  Ci  sofTermeremo  piu  presto, 
dove  avvenga,  adiscutere  la  mauiera  onde  al'-iuii  inlerpetrandoquel 
sistenia  piu  hlandamente,  danno  opera  a  rendcrlo  ,  se  fia  possibile  , 
men  disgustoso. 

II  Do  Lamennais  ,  imitato  in  oi6  fedelmente  da  suoi  aderenti 
eeculti  o  palcsi ,  confonde  da  prima  e  chiama  Cartesiani  tutti  co- 
loro  die  non  pensando  come  lui  estiaiano  lo  svolgimento  proprio 
delle  facolta  conoscitrici  largite  da  Dio  a  ciascun  uomo  esser  mezzo 

1  Essai  sur  V indifference  en  matter*  de  Religion. 

2  Defense  de  i  Essai  sur  i  indifference  en  mulierc  de  Religion. 


004  DELLA  CERTEZZA 

legittimo  per  acquistar  conoscenze  indubitate  e  eerie,  dove  si  ado- 
prino  debitamente.  II  che  parrebbe  in  vista  un  nonnulla,  ma  nel  fon- 
do  e  cosa  grave.  Conciossiache  oggigiorno  Y  arte  d1  inventare  odiosi 
vocaboli  appiccandoli  al  terzo  ed  al  quarto  ,  e  in  generale  a  quanti 
dissenton  da  noi.  e  un  mezzo  usitatissimo  ed  efficacissimo  per  trion- 
fare  nelle  dispute.  Cio  massimamente  incontra  nella  Francia,  dove 
non  si  sa  percbe  le  persone  ancbe  gravissime  si  spaventano  piu  di 
una  parola  scagliata  loro  sul  viso,  die  non  i  putti  della  versiera  on- 
de  la  vecchia  balia  gl'  impaurisce  per  tenerli  buoni. 

Poscia  smisuratamente  esagerando  la  fallibilita  naturale  della  pri- 
vata  ragione,  stabilisce,  come  criterio  supremo  e  ibndamento  unico 
d'ogni  certezza  T  autorita  del  genere  umano  ,  cui  egli  esprime  coi 
nomi  di  senso  comune ,  di  ragion  generale ,  di  ragion  pubblica ,  di 
ragione  della  socicta,  di  consentimento  universale,  ed  altrettali  vo- 
caboli, nei  quali  dimostra  una  vena  inventiva  meravigliosa. 

Quanto  poi  a  darne  una  dilucida  e  distinta  conoscenza  con  pre- 
cisa  e  limpida  defmizione,  1'autore  non  se  ne  cura  gran  fatto,  come 
riputasse  soverchio  e  non  necessario  il  determinare  e  chiarir  bene 
Tobbietto  intorno  a  cui  versa  la  quistione.  Tutto  all'opposto  delFan- 
tica  sapienza,  la  quale  per  bocca  di  Cicerone  ci  fa  sentire,  che  ogni 
ragionevole  esame  dee  sempre  muovere  dalla  chiara  defmizione  di 
cio  di  cui  vuol  disputarsi :  omnis  quae  ratione  susdpitur  de  aliqua 
re  inslitulio  debet  a  dcfinitione  proficisci,  ut  intelligalur  quid  sit  id  de 
quo  disputatur  1. 

Nondimeno  tra  le  molte  nozioni  vagbe  ed  oscure  cbe  egli  qui  e 
cola  va  sciorinando  intorno  a  quella  sua  ragione  universale ,  la  piu 
precisa  e  la  piu  coerente  a  tutto  insieme  il  sistema  ci  sembra  la  se- 
guente ,  espressa  in  questi  termini :  ?'  uniformed  delle  percezioni  e 
Taccordo  del  giudizii  costiluiscono  do  che  noi  appelliamo  ragion  ge- 
nerale o  T 'autorita  2.  Onde  si  vede  clie  propriamente  il  consenso  de- 
gli  uomini,  o  vogliam  dire  Tarmonia  ne'  concepimenti  e  ne1  giudizii 

1  De  officiis  lib.  I,  cap.  2. 

2  L'uniformile  des  perceptions  et  V accord  des  jugcments  constituent  ce  que 
nous  appelons  raison  generale  ou  I'autorite.  Defense  de  1'Essai  etc.  pag.  235. 


FILCSOFICA  505 

umani  presi  rollettivamente  e  il  principio  di  certezza  dall'  A.  propo- 
stoci  e  designate  con  quelle  moltiplici  nomenclature.  Per  conseguen- 
za  T  adesione  da  ciascuno  prestata  a  codesta  autorita  generate  o.-sia 
allaccordo  comune  degli  umani  giudizii  forma  in  noi  la  conoscenza 
certa:  done  la  certitude  repose  sur  I'  aulorite  yenerak ,  ou  le  consen- 
leincnl  commun  *. 

Tal  verita,  giusta  1'autore,  si  manifesta  principalmente  dacche  il 
motivo  e  il  fondamento  della  certezza  debb'essere  incapace  di  er- 
rore  val  quanto  dire  infallibile ;  e  la  sola  autorita  o  ragion  generale 
e  cosi  fatta:  essendo  essa  solamente  la  partecipazione  piu  estesa  che 
si  possa  concepire  della  ragione  divina,  inilnita  aacor  essa  come  la 
verita,  anzi  come  Dio  stesso.  Per  contrario  la  ragione  individuate 
«d  isolatae  fallibile;  e  quindi  puo  errare  da  per  tutto  e  sempre.  Essa 
in  tanto  puo  accertarsi  di  qualsiasi  oggetto,  in  quanto  aderisce  e  si 
conforma  alia  ragion  generale.  Pero  il  suo  primo  atto  veramente 
conoscitivo  debb'essere  un  atto  di  fede,  cotalche  niuno  se  non  co- 
mincia  dal  dire:  io  credo,  potrebbe  pur  dire  senza  esitanza  to  sono: 
le  premier  acte  de  la  raison  esl  necessairement-un  acte  de  foi  el  aucun 
elrecree  sil  ne  comment;  ail  par  dire  JE  CROIS,  ne  pourrait  jamais  dire 
JE  suis  2. 


III. 


Parentela  di  questo  sistema  col  Cartesianismo. 

L'affermazione  contenuta  in  questo  titolo  puo  sembrare  a  prima 
giunta  un  paradosso.  Conciossiache  I'esposta  dottrinasi  presenli  an- 
zi come  il  piu  deciso  ed  aspro  avversario  del  Cartesianismo;  talche 
se  dee  farlesi  alcun  rimprovero  ,  questo  e  d'  esser  anzi  caduta  nel- 
1'estremo  opposto:  Incidit  in  Scyllam  ciipiens  vitare  Charybdim.  In- 
fatti  Cartesio  disgiungeva  ed  isolavaTindividuo  lasciandolo  col  solo: 
cogito,  ergo  sum;  questa  dottrina  al  contrario  vuol  Tindividuo  unito 

1  Defense  de  I'essai  ecc.  pag.  71.   —  2  Essai  etc.  torn.  2,  pag.  122. 


506  DELLA  CERTEZZA 

e  strettamente  rannodato  con  Tintero  genere  umano.  Cartesio  an- 
nullava  Vautorita  e  stabiliva  come  supremo  criterio  del  vero  la  sola 
privata  evidenza;  questa  dottrina  per  opposto  rigetta  la  privata  e- 
videnza  e  stabilisce  come  unico  criterio  del  vero  T  autorita  dimo- 
rante  fuori  delF  individuo.  Potrebbe  pensarsi  una  opposizione  piu 
recisa  ed  aperta? 

Cosi  dee  giudicarsi  guardando  alle  sole  apparenze ,  ma  il  fatto  va 
diversamente  se  si  penetra  lo  spirito  del  sistema.  E  da  prima  lo  spi- 
ritodel  sistema  Cartesiano  non  e,  a  voler  dire  il  vero,  il  coyito,  ergo 
sum ,  clie  come  vedremo  in  altro  luogo  puo  benissimo  togliersi  per 
punto  materiale  di  partenza  in  un  procedimento  scientifico ;  purcbe 
si  spogii  delle  stranezze  onde  il  filosofo  francese  venne  avviluppan- 
dolo.  Ne  pur  consiste  nell'evidenza  individual  per  se  stessa,  la  quale 
fuori  del  senso  subbiettivo  datole  da  CarLesio  puo,  come  parimente 
vedremo  appresso,  ridursi  a  legittima  interpretazione.  Ma  propria- 
mente  consiste  nel  dubbio  stabilito  qual  previa  condizione  del  sa- 
pere  e  nell'indipendenza  della  ragione  elevata  a  giudice  e  norma  del 
v«ro  obbiettivo.  Or  queste  due  cose  tanto  e  lungi  clie  sieno  schivate 
nel  sislema  di  cui  trattiamo,  cbe  anzi  sono  condotte  ad  un  grado 
piu  esplicito  e  piu  formale. 

Anche  il  Lamennismo  comincia  dal  dubbio.  Esso  rigetta  come  va- 
cillanti  tutte  le  conoscenze  individuali  avute  innanzi  dalFuomo,  non 
escluso  il  sentimento  della  propria  esistenza  1.  Anch'esso  prende  le 
mosse  dalla  ricerca  d'un  criterio  di  verita,  prima  del  qnale  non  am- 
mette  che  dubbio.  «  Nostra  prima  cura ,  esso  dice ,  vuol  essere  di 

'  A  Xa  certitude  rationnelh  de  notre  existence  isolee  supposerait  comme  ega- 
lement  certaine  la  rectitude  de  notre  raison  et  meme  son  infaillibilite ;  car  af- 
firmer  qu'  on  BST  c'  est  ciioncer  un  jugement,  et  s'il  etait  possible  qu'  OH  se 
trompdt  en  disant:  j'existc,  on  ne  serait  pas  rationnellement  certain  de  son  exi- 
stence.  Soutenir  que  chaque  homme  a  en  soi-meme  la  certitude  rationnellede  son 
existence,  c'  est  done  declarer  qu' on  adopte  la  philosophic  Cartesienne  avec  tou- 
tes  ses  consequences.  C' est  se  rejeter  dans  les  inconveni ents ,  les  contradictions, 
les  absurdites  inherentes  a  cette  philosophic  aussi  dangereuse  quells  est  mai*«. 
Defense  de  1'Essai. 


FILOSOFH'A  507 

«  assicurarci  se  ci  1m  per  noi  un  mezzo  di  conoscere  con  certezza, 
«  e  qual  sia  questo  mezzo  ;  in  altra  guisa  la  nostra  ragionc  manca 
«  di  base,  e  ci  comerrebbe  dubitare  di  tutto  seriza  eccezione  1.  » 

Caiiesio  dulila.  ma  si  sforza  di  apparecchiarsi  almeno  nella  con- 
sapevokzza  dello  stesso  dubbio  un  sostegno  per  non  cadere  nel 
nulla  intellettuale.  S'insospettisce  della  veracita  di  tutte  le  sue  po- 
tenzeconoscitive;  nondimeno  per  un  privilegio,  di  cui  non  pu6  asse- 
gnarsi  ragion  sufficiente ,  tranne  il  bisogno  ch1  cgli  ne  avea,  eccet- 
tua  dalla  comune  proscrizione  la  coscienza.  Egli  erra,  non  puo  ne- 
garsi ,  perche  si  colloca  sopra  un  principio  falso  e  contraddittorio , 
malamente  applicando  al  procedimento  filosofico  in  generale  la  ma- 
nieradi  combattere  buona  ad  usarsi  contro  gli  scettici.  Egli  trasfor- 
ma  in  regola  comune  d'  igiene  per  tutti  i  corpi  anche  sani  il  metodo 
die  suol  praticarsi  per  curare  una  specie  d'infermi.  Tuttavolta  il  suo 
dubbio  e  piu  temperato  ,  ne  ancora  e  condotto  a  quella  forma  uni- 
versale  ed  assoluta  a  cui  venue  poscia  elevato  da  Kant.  Ma  il  La- 
mennais  fin  da  principio  Hnnalza  a  tal  grado  stabilendo  doversi  du- 
bitar  di  tutto  senza  eccezione,  fincbe  non  ci  siamo  assicurati  d'aver 
un  mezzo  di  cerlezza.  e  non  abbiam  definito  qual  sia  questo  mezzo. 
Ognun  vede  cbe  siflatla  maniera  di  dubitare  trascende  il  dubbio  Car- 
tesiano  ed  e  conforme  piuttosto  al  dubbio  della  scuola  critica  ,  che 
vuole  come  investigazione  preliminare  in  filosofia:  se  la  conoscenza 
&  possibile. 

In  secondo  luogo  dicemmo  cbe  il  Lamennismo  racchiude  un  ra- 
yionalismo  assai  peggiore  del  Cartesiano.  Se  la  ragione  individuate 
<li  Cartesio  dovea  per  processo  logico  riuscire  all'  lo  puro  di  Fichte 
avea  almeno  bisogno  d'esserci  portato  per  gradi,  e  richiedea  qual- 
clie  tempo  per  pervenirvi. 

L'  fo  segregate  per  Cartesio  da  tutta  la  circostante  natura  e  lascia- 
to  solo  nel  recinto  della  coscienza  a  trastullarsi  colle  sue  idee  chiare 

\  Notre  premier  soin  doit  etre  de  nous  assurer  s'il  existepour  nous  un  moyen 
de  connatfre  cert ainement ,  et  qutl  est  ce  moyen;  autrement  notre  raison  man- 
quant  de  base,  il  nous  faudrait  douter  de  tout  sans  exception.  Essai  sur  1'indif- 
ference.  Tom.  2,  pag.  5. 


508  BELLA  CERTEZZA 

e  distinte,  non  potea  trasformarsi  di  botto  in  un  essere  assoluto  cl*e 
fosse  principle  e  fonte  d'ogni  realita  e  d'ogni  vero.  Egli  sentiva  tutta- 
via  de'Iimiti  che  d'ogni  parte  il  circoscrivevano  5  sperimentava  il  bi- 
sogno  d'unsussidio  esteriore-,  veniva  stimolato  dall'istinto  a  svolgersi 
ed  operare  in  mezzo  alia  Societa,  rattaccando  colla  natura  quel  vin- 
colo  che  un  istante  solo  di  pazziaavea  tronco.  Adunque  per  non  per- 
mettergli  di  dare  addietro,  e  per  costringerlo  a  proseguire  neirinco- 
minciato  cammino ,  era  necessario  da  prima  fermarlo  stabilmente 
nello  stato  d'isolamento,  levargli  ogni  speranza  di  piu  comunicare 
col  mondo  esterno,  persuadergli  invincibilmente,  che  dal  suo  fondo 
egli  dovea  trarre  ogrii  cosa  e  star  contento  alia  certezza  che  quinci 
ne  risultava.  Dunque  il  criticismo  col  suo  esame  dei  soli  elementi  a 
priori  dell'  umana  conoscenza ,  dei  limiti  e  del  valore  della  nostra 
certezza  5  colle  sue  inferenze  delle  Antinomic  della  ragione  5  colla 
sua  lotta  tra  i  numeni  e  i  fenomeni ;  con  la  sua  subbiettivita  insor- 
montabile;  colle  sue  forme  spoglie  d'ogni  realita  obbiettiva;  era  un 
intermezzo  necessario  per  lastricarsi  la  via  a  passare  piu  oltre.  Al- 
lora  solamente  pote  sorgere  un  piu  audace  ingegno  e  piu  baldo  ,  il 
quale  sprezzando  ogni  freno  e  ricusando  leambagi  e  le  mezze  misure 
elevasse  l'/o  omai  affrancato  da  ogni  ordine  esterno  ad  indipendenza 
assoluta  costituendolo  autore  e  principio  dell' essere  e  della  cono- 
scenza. II  panteismo  di  Fichte  avea  sue  radici  nell'  individualismo  di 
Cartesio ;  nondimeno  ci  voller  due  secoli  e  i  fomenti  del  Kantismo 
per  farnelo  germinare. 

Nel  Lamennismo  non  ci  e  bisogno  di  tutto  questo.  Esso  aceen- 
naben  per  tempo  al  panteismo  umanitarioche  poi  1'autoremedesimo 
avrebbe  manifestamente  insegnato  in  un'  opera  susseguente.  Esso 
nel  magnificare  la  ragione,  ti  presenta  fin  da  principio  un  obbietto 
appariscente  e  grandioso.  Non  ti  mostra  il  solo  individuo  nella  sua 
imbecillita  e  pochezza,  ma  il  genere  umano  in  massa,  con  tutti  i 
presidii  e  gT increment!  delle  sue  forze  collettive,  con  tutti  gli  aiuti 
della  sociale  coltura-,  dicendoti  che  la  ragione  della  societa  e  imme- 
desimata  con  la  ragion  generale  e  che  non  e  altro  alia  fine  se  non 
1' umano  inriyilimsnto.  Esso  gia  fa  trasparire  di'buon'  ora  dove  tenda 


FILOSOFICA 

codesta  ragion  generale  a  cui  fin  dalle  prime  mosse  atlribuisce  la  in- 
fallibilita  divina.  Anzi  a  toglierti  la  noia  del  divinarlo,  o  dell'aspettar 
tempo  a  vederlo,  1'autore  tel  dice  egli  stesso  hello  e  spiattellato:  la 
ragion  generale  non  esser  altro  che  la  ragion  di  Dio  ;  la  raison  ge- 
nerate n'esl  que  la  raison  de  Dieu  meme  I.  Dio  diventato  anima  del 
genere  umano,  ecco  la  somma  del  sisterna;  o  se  piu  vi  talenta:  1'tio- 
mo  collettivo  divenuto  Dio,  e  Taccordo  dei  giudizii  umani  formante 
la  ragione  divina.  In  un  senso  piu  mite  essa  ti  starebbe  in  sembianza 
dell'intelletto  universale  di  Averroe  e  di  Avicenna,  val  quanto  dire  di 
una  ragione  astratta  e  comune  la  quale  sussistendo  in  se  stessa  si  ri- 
vela  e  manifesta  agl'individui  nei  quali  si  singolareggia  ed  incarna  2. 
Quanto  al  modo  onde  ci6  debba  concepirsi,  nol  cercate  da  noi ;  che 
per  verita  non  ci  sentiamo  gran  fatto  disposli  a  spiegar  le  chimere. 
Insomnia  questa  dottrina  coincide  perfettamente  con  quella  del- 
1'  eclettismo  o  razionalismo  francese,  che  spiega  la  certezza  e  lo 
svolgimento  delle  umane  conoscenze  per  la  rivelazione  o  manife- 
stazione  fatta  agl'  individui  tutti  della  nostra  specie  da  una  non  so 
qual  ragione  impersonale  distinta  da  essi  individui ,  ma  che  in  loro 
fa  sue  apparizioni ,  e  che  ora  si  dice  essere  il  Verbo  di  Dio  ed  ora 
Dio  stesso  3. 

\  Estai  etc.  torn.  2.  pag.  225. 

2  Limpidaiuente  cio  trovasi  espresso  da  uno  dei  primi  seguaci  del  Lamen- 
nais  con  qucstc  parole:  Maintenant  qu'est-ce  que  la  raison  dans  cliaquc  homme? 
Ce  terme  general  comprend  deux  choses  tres-differentes.  Premierement ,  elle  est 
une  participation  a  la  raison  commune  a  tons  les  hommes ;  sous  ce  rapport ,  la 
raison  dans  chaque  homme  n'  est  que  cette  raison  universelle  individualisee  en 
Int.  DCS  doctrines  philosophiques  sur  la  certitude  etc.  pag.  67. 

3  Cosl  inscgnava  il  Cousin  neU'universita  di  Francia  e  cosi  ripetevano  da  Imo- 
ni  pappagalli  gli  allievi  suoi.  Quest'uomo  dopo  aver  col  razionalismo  e  panlei- 
smo  infetta  gran  parte  della  gioventii  francese  ?i  tempi  della  cuccagna  orleane- 
se  di  pia  memoria,  ora  per  giusto  giudicio  di  Dio  sopravvive  alia  sua  fa  ma.  ed 
i-  simile  a  tin  architctto  che  vede  sotto  i  suoi  occhi  andare  in  fascio  I'edifizio  con 
lanta  boria  rizzato.    Egli  in  un  co'  suoi  pestilenti  filosofemi,  di  fondo  alemanni 
ma  vestili  di  leggiadri  drappi  alia  francese,  e  al  presents  raduto  non  solo  in  di- 
spregio,  ma  prcssoche  in  dimenlicauza.  Tulto  s'accelora  a' tempi  noslri,  anche 
la  durata  dellc  riputazioni  efimere,  anco  i  trionfi  dell'errore. 


510  DELLA  CERTEZZA 

Cosi  trasformato  Dio  nella  ragione  umana  ,  in  quanto  si  esplica 
nella  gran  socicta  e  collezione  dcgli  uomini,  s'innalzano  le  mollitu- 
dini  a  supremo  principio  del  vero  in  filosofia,  come  in  religione  si 
stabiliscono  qual  principio  supremo  di  fede,  e  in  politica  di  sovra- 
nita;  giugnendosi  cosi  in  tutli  e  tre  codesti  ordini  alia  democrazia 
assoluta,  che  e  lo  scopo  pratico  a  cui  mira  il  sistema. 


IV. 


Se  ne  comincia  la  confutazione,  osservando  come  esso  distrugge 
ogni  certezza  nalurale. 

V^niamo  ora  a  considerare  1'intrinseca  assurdita  che  codesto  si- 
stema racchiude  relativamente  alia  conoscenza,  essendo  questo  1'a- 
spetto  diretto  sotto  cui  dobbiam  riguardarlo  in  questo  luogo.  Nel 
che  fare  ci  atterremo  a  quelle  ragioni  che  son  piu  cospicue  e  piu  pal- 
pabih',  e  per6  piu.  confacenti  alia  comune  portata. 

Da  prima  avvertiamo  che  questo  sistema  ancorche  fosse  atto  a 
produrre  la  certezza  nel  filosofo  (il  che  vedremo  eziandio  esser  fal- 
so) ,  tuttavolta  T  annullerebbe  nell'  uomo  volgare  •,  val  quanto  dire 
nella  gran  maggioranza  del  genere  umano.  Imperocche  i  soli  filoso- 
fi,  i  soli  dotti,  e  dotti  di  scienza  non  ordinaria,  sono  quelli  che  pos- 
son  conoscere  intorno  alle  verita  piu  vitali  neirordine  si  speculati- 
ve come  pratico  che  cosa  ne  pensi  la  ragion  generale  e  qual  accor- 
do  di  giudizii  campeggi  tra  le  tante  svariate  opinioni  degli  uomini. 
Ora  fmo  a  tanto  che  questa  conoscenza  non  siasi  acquistata,  d'aver 
certezza  e  niente  ;  I'  individuo  dee  dubitare;  se  si  fida  alle  relazioni 
dei  sensi ,  o  ai  dettami  della  ragione  ,  ci  si  fida  temerariamente  e 
senza  stabile  sostegno.  Potra  egli  avere  una  probabilita  piu  o  me- 
no  estesa ,  una  opinione  del  vero ,  potra  sentire  un  impulse  ad 
aggiustar  fede  a  quanto  gli  dettano  le  sue  naturali  facolta;  ma  otte- 
nere  una  vera  certezza,  un  assenso  che  escluda  ogni  dubbio,  ei  non 
potra  giammai  5  perche  non  possiede  ne  fa  uso  del  mezzo  da  cui  un 
tale  assenso  dipende  ,  che  e  la  ragione  universale  ossia  1'  autorita 


FILOSOFICA 

del  genere  umano.  Codcsta  ragione  ,  codesta  autorita  dovendo  €s- 
*ere  perpetua,  comune,  costante,  non  puo  conoscersi  senzu  il  cor- 
ralo  d'una  erudizionevastissima,ne  sen/a  il  presidio  dell  arto  cri li- 
ra. In  allra  forma  come  potrebhesi  neirimmenso  oceano  della  sto- 
ria,  dal  confronto  dei  popoli,  attraverso  T  onde  successive  dellege- 
nerazioni,  venir  discernendo  quali  sienoque1  concetli  e  quei  giudi- 
zii  in  che  tante  teste  insieme  accordaronsi  ?  Un  lal  frutto  a  gran 
fatica  si  cogliera  da  pochissimi,  e  questi  purche  scelti  sieno  e  privi- 
legiati  dalla  natura  e  dalle  circostanze  a  potersi  travapiiare  in  diu- 
turne  investigazioni  e  profonde.  Ma  come  volete  che  la  piu  parte 
degli  uomini,  la  totalita,  sarem  per  dire,  possa  applicarsi  a  studio  si 
grave,  si  lungo,  si  malagevole  ?  Ella  certamente  non  e  impresa  da 
pigliare  a  gabbo  descriver  fondo  alia  storia  dell' umano  pensiero 

Ne  da  lingua  che  chiami  mamma  e  babbo. 

In  che  modo  si  trovera  idoneo  a  si  gran  compile  F  impiegato  ,  il 
commercianle  ,  il  soldalo ,  T  artista,  per  nulladire  del  campagnuoio 
e  del  facchino  ?  Convien  dire  che  questi  miserelli  dovran  restarsene 
sen /a  criterio  di  verila  e  per  couseguenza  senza  quella  indubitata 
certezza  che  finora  si  era  creduta  esser  patrimonio  comune  di  tutti 
cfoe  ci  vivon  quaggiu  e  che  non  sono  ne  bambini  ne  mentecatti. 
Forza  e  dire  che  essi  si  contentino  d'  andare  irmanzi  alia  carlona , 
reggendo  la  vita  sopra  giudizii  che  per  non  essere  confortati  dalla 
•ooatezza  del  consentieiento  universale  ,  potrebbero  in  fin  de'  conti 
trovarsi  falsi. 

Veggiam  bene  cio  che  dicono  alcuni  novelli  sostenitori  dei  siste- 
ma ,  fingendb  di  volerlo  rammorbidire  alcun  poco  per  renderlo  , 
se  puo  essere ,  piu  accettevole.  Essi  dicono  doversi  distinguere  due 
specie  di  certezza:  la  naturale ,  e  la  razionale.  La  certezza  natura- 
le ,  secondo  essi ,  sorge  dall'  uso  dei  mezzi  prdinarii  di  conoscere  5 
quali  sono  il  senso  intimo  per  le  verita  internamente  sentite ,  1'  in- 
luizione  intellettuale  per  le  verita  interiormente  vedute,  la  relazio- 
•ne  de'sensi  esterni  per  la  verita  fisiche  ,  e  via  discon-endo.  La  cer- 
tezza razionale  per  contrario  nasce  dall'  uso  d'un  criterio  piu  alto, 


DELLA  CERTEZZA 

cioe  di  quello  ch'  e  la  ragion  prima  neh"  analisi  progressiva  (me- 
glio  direbbesi  sintesi  progressiva)  e  1'  ultima  nell'  analisi  regressiva 
di  tutte  le  ragioni,  in  vigor  delle  quali  1'  animo  nostro  aderisce  le- 
gittimamente  e  irremovibilmente  alia  verita.  11  criterio  genera- 
tore  di  questa  seconda  specie  di  certezza  allermano  essere  la  ra- 
gione  universale  ossia  1'  autorita  del  genere  umano  che  al  solo  filo- 
sofo  appartiene  di  adoperare.  Ma  non  per  questo  gl'idioti  e  i  non  filo- 
sofi  resteranno  condannati  a  dubitare  perpetuamerite.  Imperocche 
essi  possono  conseguire  la  prima  specie  di  certezza,  clie  germoglia 
dall'uso  dei  mezzi  privati  di  conoscenza;  i  quali  si  riferiscono  alia  ra- 
gione  individuate  e  sono  ancor  essi  infallibili  nel  loro  ordine,  sebben 
godano  di  dignita  inferiore  al  criterio  filosofico  ch'  e  propriamente 
il  principio  fondamentale  della  certezza.  Cosi  le  cose  potranno  di 
leggeri  rappattumarsi  col  benefizio  di  tanto  opportuna  distinzione. 

Ma ,  con  pace  di  questi  signori ,  cotal  distinzione  ci  sembra 
una  pretta  stravaganza.  Da  prima  non  e  niente  soda,  ne  stabile,  ne 
ragionevole  quella  specie  di  muro  divisorio  che  si  pretende  alzare 
tra  1'  idiota  e  il  filosofo.  Siffatto  muro  tenderebbe  a  ricisamente 
disgiungere  e  spartire  1'uno  dall'altro  in  affare  di  conoscenza:  tal- 
mente  che  al  primo  appartenga  adoperare  un  mezzo,  al  secondo  un 
altro  $  il  primo  segua  la  natura ,  il  secondo  la  ragione ,  distinta 
dalla  natura  ;  il  primo  acquisti  certezza  benche  non  ne  possegga  il 
principio  fondamentale ,  il  secondo  possegga  questo  principio ,  ma 
prima  di  possederlo  gia  goda  della  certezza,  la  quale  non  si  sa  come 
era  sorta  innanzi  che  se  ne  gittassero  le  ibndamenta. 

Di  piu  in  che  modo  dovra  intendersi  quella  certezza  naturale  del- 
1'idiota  distinta  e  divcrsa  dalla  certezza  razionale  del  filosofo? 

—  Essa  e  una  certezza  che  ha  per  sostegno  la  sola  natura. 

—  Ma  che?  La  natura  dell'  idiota  non  e  appunto  la  ragione?  Vor- 
remmo  noi  negargli  1'  essenza  umana  ? 

—  Questa  natura  per  altro  non  e  in  lui  coltivata  e  perfezionata 
dall'arte. 

—  Che  monta?  Essa  non  cessa  per  questo  di  esser  ragione  ;  e 
pero  la  certezza  che  ne  germoglia  dee  di  drritto  dirsi  razionale, 


FILOSOF1CA  513 

quantunque  non  si  appelli  filosofica-,  intendendo  per  filosofica  quella 
certezza  la  quale  benche  si  appoggi  allo  stesso  fondamento  della  na- 
turale,  vi  aggiunge  del  suo  una  riflessa  conoscenza,  e  una  chiara  e 
distinta  idea  del  medesimo. 

E  di  vero  tra  i  mezzi  dati  da  Dio  all'  idiota  per  acquistar  la  cer- 
tezza naturale  gli  stessi  avversarii  anrioverano,  come  piii  sopra  rap- 
portammo,  lintuizione  intellettuale  delle  verita  interiormente  vedu- 
te  ,  val  quanto  dire  delle  verita  astratte;  le  quali  giusta  la  dottrina 
di  S.  Tommaso  e  di  S.  Agostino  abitano  nell'  interne  di  ciascun 
uomo,  cioe  nell'  apprension  della  mente  :  in  interiors  homine  habi- 
tat verilas  I.  Ma,  ci  si  dica  di  grazia,  codesta  intuizione  intellettua- 
le non  e  essa  un  atto  della  ragione  ?  fi  forse  la  ragione  altra  cosa 
che  1'intelletto  ?  Non  si  esprime  con  un  tal  nome  la  mente  umana 
in  generale,  e,  allorche  pigliasi  ift  senso  stretto,  una  funzione  della 
I'acolta  intellettiva  ,  in  quanto  dalla  percezione  de"  primi  principii 
si  volge  a  cavarne  le  conseguenze  ? 

Si  dira  per  avventura  che  1' intuizione  dell'  idiota  e  meramente 
istiritiva ;  e  un  bisogno  non  ragionato  di  credere  a  qualche  cosa  •,  e 
un  atto  estorto  da  cieco  impeto  di  natura  ,  senza  vision  del  motivo 
sopra  cui  Tassenso  della  mente  venga  fondato.  Ma  allora  si  distrug- 
gerebbe  ogni  evidenza  neir umana  cognizione,  rinnovellandosi  i  giu- 
dizii  sintetici  a  priori  di  Kant  prodotti  per  semplice  ed  istintivo  ac- 
cozzamento  di  forme  subbietlive  ,  e  si  restaurerebbe  la  cosi  delta 
spontaneitadei  razionalisti  francesi,  intorno  alia  quale  tante  capestre- 
rie  aflastellaronsi  da  quei  sofisti.  Ma  senza  cio,  non  incorrerebbesi 
con  tal  risposta  una  manifesta  contraddizione  appellandosi  inluizio- 
ne  intellelluale  delle  verita  interiormente  vedute  un  atto  della  mente 
che  nulla  intuisce  e  nulla  vede  ? 

Per  fermo  in  che  consiste  la  verita  che  la  mente  abbraccia  colla 
sua  intuizione  ?  Consiste  nella  convenienza  o  disconvenien/.a  di  due 
nozioni,  cioe  di  un  predicato  con  un  subbielto  posti  a  fronte  1'uno 

• 

1  S.  AGOSTISO,  de  ver.  rcliy.  cap.  39. 

Serie  //.  vol.  If.  33 


514  BELLA  CERTEZZA 

dell'  altro.  lo  dico  :  t7  sole  c  lucente  ;  la  parle  non  e  uguale  al  tutto. 
In  che  e  riposta  la  verita  obbiettiva  di  questi  giudizii  ?  Nel  conve- 
nire  il  predicate  di  lucente  al  subbietto  sole ,  e  nel  disconvenire  il 
predicate  di  eguale  al  tutto  al  subbietto  parle.  Se  dunque  si  conce- 
de che  la  mente  umana  intuisce  e  vede  1'accordo  o  disaccordo  di  quo' 
due  termini  (  e  cio  si  concede  certamente  allorche  si  annovera  tra 
i  mezzi  di  certezza  Yintuizione  inlellettuale  delle  verita  interiormen- 
te  vedute )  ;  come  potra  poi  affermarsi  die  quell'  atto  della  mente 
e  un  giudizio  cieco,  un  assenso  privo  di  luce  ?  Non  sarebbe  questo 
un  congiungere  insieme  ed  affermare  concetti  contraddittorii  accop- 
piando  tra  loro  sotto  il  medesimo  aspetto  luce  e  tenebre  ,  visione  « 
eecita  ? 

Replicherassi  che  quivi  si  vede  1'oggetto,  ma  non  si  vede  il  mo- 
tivo  pel  quale  1'animo  vi  aderisce.  Ma  come  ci6,  se  quivi  il  motivo 
coll'  oggetto  stesso  s'  identifica  e  si  confonde  ?  Imperocche  il  mo- 
tivo qui  non  e  altro  che  il  fatto  stesso  della  ideale  o  real  conve- 
nienza  o  disconvenienza  de'  due  termini  presenti  allo  spirito  ,  la 
quale  costituisce  appunto  la  verita  che  dagli  avversarii  si  concede 
essere  interiormente  veduta  per  intuizione  intellettuale. 

V. 

Differ enza  tra  la  cerlezza  volgare  e  la  filosofica. 

A  mostrar  pienamente  la  vanita  della  fatta  distinzione,  giova  il 
chiarire  con  limpidezza  la  differenza  che  corre  tra  la  certezza  ii- 
losofica  e  la  certezza  volgare. 

L'uomo  fatto  da  Dio  per  conoscere  il  vero  ed  operare  il  bene 
puo,  in  qualunque  condizione  si  trovi,  far  I'uno  e  1'  altro  in  maniera 
piu  o  meno  compita  e  perfetta.  Massimamente  rispetto  ad  alcuiiB 
verita,  essenziali  direm  cosi  alia  nostra  natura  il  provvidentissimo 
Autore  del  tutto  ha  dotato  ciascuno  di  facolta  opportune  a  co- 
noscerle  imprimendo  nell'  animo  nostro  un  segnacolo  della  divina 


FILOSOFICA  51 5 

sua  luce.  Molti  dicono :  chi  d  manifestera  do  che  e  6«ne?  E  seynato 
sopra  di  noi  il  Iwne  del  luo  rollo  ,  o  Siynore  1. 

Che  se  nell'  orcline  di  grazia,  a  cui  Egli  degno  elevarci,  in  im 
co'  dommi  soprannaturali  ci  rivelo  molte  verita  d'  ordine  naturale  , 
specialmente  piu  difficili  a  derivarsi  dai  primi  principii  ;  fu  questo 
mi  grazioso  dono  ch'Ei  fece  al  genere  umano  qual  aiuto  e  con- 
forto  per  avere  fin  dagl1  inizii  con  maggiore  stabilita  e  universahta, 
e  senza  mescolanza  di  errori  il  possesso  d'  un  bene  si  necessario. 
Ma  non  fu  in  niuna  givisa  assolutamente  richiesto  dall  ordine  di 
natural  provvidenza  che  quelle  verita  procedessero  da  divina  rivela- 
zione,  ne  questa  in  alcun  modo  ci  appalesa  nativa  ed  esscnxialo 
impotenza  per  parte  della  umana  ragione  a  procacciarlesi  per  via 
•di  razionale  discorso. 

Non  pu6  fare  che  i  sensi  di  ciascun  uomo  non  percepiscano  gli 
oggetti  esterni,  e  che  per  via  deirimmaginazione  non  ne  trasmetta- 
no  all'intelletto  le  accolte  percezioni.  L'intelletto  poi  non  e  solo  po- 
tenza,  ma  e  luce  ideale.  Come  i  raggi  della  luce  corporea  valgono  a 
render  cospicue  all'occhio  le  superticie  e  le  figure  degli  esseri  mate- 
riali :  cosi  il  fulgore  ond'  e  dotata  la  mente ,  partecipazione  del  sole 
eterno  che  e  Dio  ,  vale  a  renderle  visibili  le  idee  che  contengonsi 
esemplate  negli  obbietti  concreti  della  natura,  immagini  ancor  essi 
€  copie  degli  archetipi  divini. 

Noi  non  intendiamo  qui  spiegar  1'origine  delle  intellettuali  cono- 
scenze,  non  essendone  questo  il  luogo.  Ma  quale  che  sia  la  spiega- 
zione  che  voglia  darsene,  certo  essa  non  dee  mai  uscir  fuora  di  que- 
sti  due  termini:  deirattivita  o  luce  intellettual  della  mente,  e  delia 
presenza  dell1  obbietto  contenuto  in  qualche  modo  nella  percezione 
de'  sensi.  Noi  svolgeremo  altrove  questa  dottrina,  quando  ci  verra  in 
<"oncio  di  parlarne  e\  professo  negli  articoli  posteriori.  Al  presente 
basti  1'  autorita  dell'altissimo  tra  i  metafisici-,  dai  dettami  del  quale 
^hiunque  vuole  scostarsi,  e  costretto  a  dare  nella  esagerazione  e  nello 

I  Multi  dicunt:  quis  ostendet  nobis  bona?  Signatum  est  super  nos  lumen 
vultus  tui,  Domine.  Salmo  IV,  6,  7. 


516  DELLA  CERTEZZA 

errore.  S.  Tommaso  adunque  ci  fa  sen  tire  che  Y  intelletto  nostro 
considerate  in  se  stesso  vien  determinate  a'suoi  concepimenti  dalla 
presenza  dell'  obbietto  intelligibile  ,  e  che  1'  obbietto  diventa  intel- 
ligibile  pel  lume  dell'attivita  intellettiva  di  cuisiamo  insigniti:  Potest 
intellectus  noster  considerari  uno  modo  secundum  se ,  et  sic  determi- 
nalur  ex  praesentia  intelligibilis ....  et  hoc  modo  conlingit  in  his 
quae  statim  lumine  intellectus  agenlis  *  intelligibilia  fiunt,  sicut  sunl 
prima  principia  2.  Acciocche  la  mente  conosca  non  si  richiede  altro 
se  non  che  1'  obbietto  sia  intelligibile ,  e  1'  obbietto  si  rende  intel- 
ligibile in  forza  del  lume  intellettivo  infusoci  dal  Creatore. 

Or  la  mente  nostra  puo  uscire  nella  conoscenza  del  vero  con  un 
doppio  movimento  :  1'  uno  istintivo  e  spontaneo,  1'  altro  riflesso  e 
volontario.  II  primo  e  opera  di  natura  e  dell'  innata  propensione 
che  hanno  le  nostre  facolta  conoscitrici  ad  operare  iutorno  al  pro- 
prio  obbietto :  il  secondo  e  opera  della  volonta,  per  la  quale  libera- 
mente  ci  determiniamo  a  tornare  con  T  attenzione  dell'  animo  sulla 
precedente  cognizione  istintiva ,  e  riconoscerla  e  ripensarla  e  scio- 
glierlaper  via  d'analisi  negli  elementi  ch'essa  racchiude  per  quindi 
ricostruirla  in  vigor  della  sintesi  in  una  conoscenza  piu.  distinta  e 
piu  chiara. 

Cosi  1'  uomo  per  questo  stesso  che  e  fornito  di  sensi  e  di  ragione 
percepisce  1'esteriore  natura,  ne  ammira  la  varieta  e  Fordine,  sente 
il  proprio  pensiere  e  la  propria  esistenza,  intuisce  la  verita  de'prin- 
cipii  nelle  idee  presenti  al  suo  spirito,  si  eleva  in  forza  di  raziocinio 
a  dedurre  la  causa  suprema  degli  esseri  finiti  e  contingent!  che  si 
rivelano  insufficient!  ad  esistere  per  virtu  propria.  Poscia  combi- 

\  San  Tommaso  chiama  intelletto  agente  la  virtu  che  ha  la  mente  uniana  di 
trasformare  in  concetti  inlellettuali  le  rappresentazioni  sensibili.  I  riformalori 
moderni  misero  in  ridicolo  quel  vocabolo;  ma  se  vollero  essere  temperanti  e 
lontani  dal  materialismo  c  daH'idealismo,  non  seppero  soslituirvi  altra  voce  che 
quella  di  attivitd  intellettiva.  Come  leggiadramente  notava  un  dotto  teologo, 
essi  in  luogo  del  concrete  surrogarono  1'astratto  che  in  sostanza  dice  lo  stesso. 
Ottima  maniera  di  riformare  con  lieve  spesa. 

2  3.  Dist.  23.  Q.  2.  Art  2.  9.  I. 


FILOSOFICA 

nando  tra  loro  le  raccolte  conoscenze,  ne  ravvisa  le  scambievoli  re- 
lazioni  e  ne  deriva  svariate  inferenze  e  molteplici  nell'ordine  ora  fi- 
sico,  ora  morale.  Tutto  questo  per  semplice  impulso  di  natura.  Ma 
1'uomo  ,  come  e  detto  ,  e  inoltre  dotato  di  riflessione  e  di  libera  vo- 
lonta.  Egli  adunque  pu6,  dove  gli  aggradi,  ripiegarsi  con  T  animo 
sopra  la  precedente  cognizione,  rileggerla  in  certa  guisa,  conside- 
rarne  gli  elementi  integrali  a  parte  a  parte,  rifarne  intellettivamen- 
te  il  lavoro  e  convertirlo  in  materia  di  ulterior  lavorio. 

La  prima  sorta  di  tali  conoscenze  costituisce  il  senso  comune,  la 
seconda  costituisce  la  Filosofia.  Quella  dicesi  senso  comune  ,  cioe 
senno,  intendimento,  pensare  comune,  sapienza  volgare,  come  chia- 
molla  il  Vico  1 ,  perche  e  patrimonio  di  tutti  •,  laddove  la  seconda  e 
possesso  di  pochi  che  prediligendo  il  sapere  non  sanno  star  con- 
teriti  a  quella  piu  tenue  ed  imperfetta  conoscenza  la  quale  ti  mani- 
festa  il  vero,  ma  senza  che  tu  sappia  renderti  conto  del  come  e  del 
perche  lo  possiedi;  ti  rivela  gli  effetti  ma  spesso  non  ti  fa  assorgere 
alle  cagioni,  specialmente  se  sieno  alquanto  astruse  o  rimote.  In 
somma  dicesi  senso  comune  per  opposizione  al  privilegio;  in  quan- 
to  la  seconda  maniera  di  conoscere  e  propria  solamente  di  coloro 
che,  favoriti  dall'  ingegno  e  dalle  circostanze ,  sono  in  grado  di  de- 
dicarsi  a  piu  laboriose  investigazioni  ed  elevate. 

A  raccogliere  in  breve  la  difierenza  che  passa  tra  1'  una  e  1'  altra 
specie  di  cognizione,  possiamo  dire  che  la  prima  e  alquanto  cont'usa, 
priva  di  consapevolezza  e  poco  estesa  nelle  sue  deduzioni.  E  alquanto 
confusa  perche  la  piena  distinzione  nella  conoscenza  procede  dalla 
riflessione  che  discerne  e  scevera  gli  elementi  quivi  tra  loro  rimesco- 
lati  e  stretti  in  una  sola  rappresentanza.  E  priva  di  consapevolezza, 
non  in  quanto  non  se  ne  abbia  veruna  coscienza,  essendo  la  coscien- 
za  inseparable  dall'atto  della  intelligertza;  ma  in  quanto  non  se  ne 
ha  coscienza  riflessa  per  la  quale  il  conoscente  dia  conto  a  se  me- 
desimo  della  propria  operazione.  fi  infine  poco  estesa  nelle  sue  de- 
duzioni ,  perche  i  principii  non  manifestano  i  loro  rapporli  e  le  loro 

\  Scienza  nuova. 


518  DELIA  CERTEZZA. 

applicazioni  se  non  a  misura  che  vengono  illustrati  dagli  atti  niedita- 
tivi  della  mente  e  metodicamente  ordinati  nella  loro  reciproca  con- 
nessione.  Le  quali  cose  procedono  dal  ritorno  della  mente  sulle  co- 
gitazioni  gia  avute  $  e  pero  le  doti  che  ne  risultano  appartengono 
alia  conoscenza  riflessa  e  son  proporzionate  alia  forza ,  lunghezza  e 
intensita  con  che  quello  si  esercita.  Di  che  si  vede,  che  il  sens;  o- 
mune  si  distingue  dallaFilosofia  come  Timperfetto  dacio  che  e  per- 
fetto;  ma  entrambi  si  trovano  sulla  medesima  via,  appartengono  so- 
stanzialmente  allo  stesso  ordine,  partono  da  un  identico  principio, 
benche  1'  uno  sosti  a  mezza  via ,  Valtra  rifaccia  con  piu  diligenza  il 
cammino  e  trascorra  piu  oltre.  In  quelh  guisa  appunto  che  diciamo 
la  Logica  naturale  distinguersi  dalla  Logica  artifiziale,  non  in  quanto 
sieno  due  Logiche  diverse,  ma  in  quanto  la  seconda- involge  la  prima 
colla  giunta  della  perfezione  recatavi  dall1  arte ;  dove  la  prima  con- 
tiene  il  solo  naturale  discorso  lasciato  a  se  stesso.  Per  simile  il  senso 
comune  importa  la  ragione  umana  secondo  che  si  svolge  spontanea- 
mente  senza  il  presidio  dell'  arte  ;  la  Filosofia  vi  aggiunge  questo 
presidio. 

Ma  F  arte  non  crea ;  trasforma  bensi  e  lavora  la  natura  valendosi 
de'  suoi  stessi  principii.  In  Ms  quae  fiunt  a  natura  et  arte  eodem  mo- 
do  operatur  ars  et  per  eadem  media ,  quibus  et  natura  1 .  Adunque 
la  Filosofia  non  crea  la  conoscenza,  ne  la  certezza  che  ne  rampolla  ; 
ma  la  prende  dal  sejiso  comune  ,  e  solo  la  riconosce  ,  la  svolge  ,  la 
coordina,  la  riduce  a  termini  scientifici,  e  se  ne  fa  scala  da  sollevarsi 
piu  alto  a  nuove  conoscenze,  applicando  i  principii  e  le  illazioni  gia 
ottenute  a  nuovi  dati  offertile  dall'esperienza.  Peraltro  il  fondo  pri- 
mo,  il  sostrato,  la  materia  grezza ,  se  cosl  piace  chiamarla  ,  e  sem- 
pre  il  senso  comune,  vuol  dire  lo  svolgimento  spontaneo  ed  istin- 
tivo  della  ragione  naturalmente  operante.  Quivi  debbon  trovarsi 
gli  element!  primitivi  della  conoscenza  e  della  certezza  in  gene- 
rale  ;•  qualunque  altro  principio  la  filosofia  si  foggiasse  per  propria 
creazione  ,  sarebbe  un  trovato  chimerico  atto  solo  a  baloccare  gli 

1  S.  TOMMASO  Q.  Do  Magistro  art.  I. 


FILOSOFICA  519 

sfaccendati ,  non  buono  ad  occupare  utilmente  chi  desidera  accar- 
nare  il  vero.  Per6  noi  dicemmo  e  il  ripetiamo  novellamerite  :  ogni 
vera  filosofia  dover  fondarsi  sul  senso  comune,  ed  esserne  come  i) 
comerito  e  una  ragionata  e  piu  ricca  esplicazione. 

Da  tutto  ci6,  senza  che  noi  il  diciamo,  apparisce  stranissima  cosa 
essere  lo  stabilire  un  criterio  di  certezza  volgare  ed  un  altro  di  cer- 
tezza  filosofica.  Chi  cosi  pensa  e  simile  a  cbi  stabilisse  una  Logica 
pel  genere  umano  che  non  filosofeggia,  ed  un'altra  diversa  per  quei 
che  filosofeggiano.  Sarebbe  chiaro  che  questa  seconda  non  potreb- 
b'  essere  se  non  la  logica  de'  pazzi ,  non  essendocene  altra  fuori  di 
quella  dataci  dalla  natura.  Se  la  conoscenza  filosofica  non  e  se  non  la 
conoscenza  volgare,  chiarita,  perfezionata  e  svolta  in  ulteriori  infe- 
renze  ;  il  criterio  altresi  che  serve  di  mezzo  e  di  sostegno  a  quella, 
non  puo  essere  infin  de'conti  se  non  il  medesimo  che  serve  di  mez- 
zo e  di  sostegno  a  questa.  II  solo  divano  che  puo  ragionevolmente 
stabilirsi  si  e  che  quel  criterio  e  dall  uom  volgare  adoperato  senza 
averne  distinta  consapevolezza ,  laddove  dal  filosofo  il  medesimo 
criterio  viene  per  opera  della  riflessione  esplicitamente  riconosciuto, 
semplificato,  tratto  fuori  dagli  elementi  ed  aggiunti  in  cui  nella  co- 
noscenza diretta  trovavasi  inviluppato,  ed  esposto  con  formole  ra- 
zionali  e  scientifiche. 

La  continuazione  ed  il  fine  di  questo  articolo  al  prossimo 
venture  quaderno. 


NOTA 

Atta  pagina  502  inlorno  ad  un  giudizio  recato  dal  Correspondant 
(vol.  XXXII,  25  Avril  1853). 


II  ch.  Lenormant,  autore  noto  all'  Europa  non  meno  per  1'  am- 
piezza  di  sua  erudizionc  die  per  la  sincerita  del  suo  cattolicismo,  ci 
perdonera  se  pel  buon  Renato  noi  non  sentiamo  un'  ammirazione 
pari  alia  sua.  La  quale,  mentre  riconosce  che  gli  strepitosi  assalti 
dali  al  nome  di  Cartesio  dai  cattolici  non  meno  die  dagli  empii  sono 
un  tratto  caralteristico  del  nostro  tempo  1,  lungi  dall1  inferirne  es- 
servi  in  quel  Novatore  un  qualche  gran  torto  riconosciuto  ugual- 
mente  e  dai  miscredenti  che  lo  esaltano  e  dai  cattolici  che  lo  ram- 
pognano  ,  accusa  anzi  gli  assalitori  di  strana  leggerezza  e  d'  inespe- 
rienza  filosofica  perche  riguardano  in  quel  filosofo  o  un  ipocrila 
dissimulante  il  suo  pensiero  ,  o  uno  stupido  che  non  inferisce  dai 
suoi  principii  le  conseguenze.  A  parere  del  valoroso  encomiatore  , 
il  Discorso  sul  metodo  per  mezzo  di  due  o  tre  tratti  essenziali ,  che 
abbisognano  di  lunga  meditazione  ,  seppe  congiungere  I1  ardire  di 
uno  spirito  investigatore  colla  sommissione  del  credente  2. 

1  Pag.  19  e  segg. 

2  C'est  ce  que  fait  le  DISCOURS  DE  LA  METHODE,par  deux  ou  trois  traits  es- 
senticls  qu'  il  faut  mediter  long-temps  avant  d'  en  medire  ,  et  qui  expriment  , 
selon  nous  ,  d'  une  maniere  merveilleuse,  V alliance  de  la  hardiesse  et  de  I'inde- 
pendance  propre  d  I'esprit  d' investigation  avec  la  soumission  necessaire  en  ma- 
tiere  de  foi  —  Correspondant  1.  cit.  pag.  3d. 


NOTA  ALIA  PAG.  502  ,V2I 

Ci  duole  di  non  vedere  accennali  questi  tratti,  la  rui  meditazione 
produrrcbbe  in  noi  forseun  tal  disinganno.  Ma  poiche  il  ch.  A.  non 
li  accenna  e  non  possiamo  applicarvi  la  nostra  riflessione,  sianio  co- 
stretti  a  rimanerci  nella  scntenza  prodotta  in  noi  da  altre  lunghc  e 
serie  meditazioni  che  gia  abbiamo  svoltc  in  qualche  parte,  e  die  vcr 
remo  svolgerido  di  mano  in  mano.  Qui  altro  non  faremo  t he  accen- 
narne  tre  punti  che  ci  sembrano  di  qualche  rilievo  ;  e  sia  il  primo 
1'autorita  degli  assalitori,  i  quali  sono  ben  altro  che  atei  e  materiali- 
sti,  ovvero  filosofi  leyyieri  e  senza  spcrienza.  Quando  il  genio  di  Leib- 
nitz e  di  Bossuet  semicartesiano ,  e  la  .dottrina  di  Huet  (cartesiano 
convertito ,  al  dire  del  Cousin  ) ,  e  le  censure  delle  Universita  e  della 
Chiesa  sorgono  a  protestare  contro  una  novita  dottrinale  che  vitu-- 
perava  ed  aboliva  una  dottrina  universalmente  ricevuta  nella  Chiesa; 
e  il  loro  protesto  continua  di  generazione  in  generazione  fino  a  noi, 
e  suona  oggidi  ancora  sul  labbro  di  molti  cattolici:  il  credere  che  in 
tal  novita  debba  pur  rinvenirsi  un  qualche  elemento  di  falsita,  non  ci 
sembra  colpa  di  leggerezza  o  difetto  di  esperienza.  E  se  la  falsita  vi 
si  rinviene  ,  le  conseguenze  condotte  all1  estremo  dovranno  essere, 
come  or  ora  diremo,  perniciosissime,  eppero  degnissime  che  dai 
filosofi  cattolici  vengano  prevenute  collo  teoria,  prima  che  giungano 
a  recarci  sterminio  colla  pratica. 

Tanto  piu  poi  (e  questo  e  il  2.°)  se  lo  sterminio  non  fosse  ormai 
piu  un  pronoslico  ma  una  realla:  se  a  giustificare  le  previsioni  di 
un  Bossuet  e  di  un  Leibnitz  fossero  gia  venuti  i  fatti  di  una  numero- 
sa  prosapia  di  miscredenti ,  i  quali  si  professino  discepoli  ossequiosi 
del  Novatore.  Noi  daremo  a  suo  tempo  la  genealogia  di  questi  di- 
scendenti:  ma  1'erudizione  delch.  professore  non  ne  abbisogna  per 
riconoscere  frattanto  la  giustezza  di  questi  nostri  pensieri ,  e  a  nu- 
merare  quanti  sieno  gli  empii  da  Spinoza  fino  ad  Hegel  e  Proudhon 
che,  o  si  vantano  espressarnente,  o  certo  si  dimoslrano  figli  del  No- 
vatore filosofo.  Cio  non  vuol  dire  certamente  che  questi  li  ricono- 
scesse  per  suoi ,  ed  intendesse  giungere  a  questo  termine:  ma  ben 
pu6  indicare  che  coloro  i  quali  nelle  novita  cartesiane  ravvisarono 
col  Bossuet  pericoli  ed  errori,  ne  aveano  ben  donde.  Ne  questo  vuol 


522  NOTA 

dire  che  Renato  fosse  o  un  ipocrita  o  uno  stupido:  bastava  che  fos- 
se, quale  lo  descrive  il  Cousin,  un  militare,  un  filosofo  dilettante,  un 
ingegno  ardito  piu  avvezzo  al  mondo  ed  alle  avventure ,  che  allo 
scrittoio  e  alle  serie  meditazioni.  Un  ingegno  vivace  fornito  di  fer- 
vida  immaginazione  e  di  audacia  un  po'  avventata ,  e  sprovveduto 
di  quella  scienza  teologica  che  rende  si  guardingo  il  filosofo  di  Chie- 
sa  o  di  chiostro ,  non  e  meraviglia  che  trasportato  da  un  entusiasmo 
di  evidenza ,  non  avesse  sangue  freddo  bastevole  per  isbirciare  da 
lungi  al  termine  estremo  delle  novita  a  cui  s'arrischiava,  a  quegl'  in- 
cendii  e  quella  guerra  che  vi  scorsero  con  guardo  fatidico  il  filosofo 
di  Annover  e  il  Vescovo  di  Meaux,  e  che  noi  deploriamo  oggidi  men- 
tre  cadiam  vittime  di  quell'  audacia  e  di  quelle  dottrine. 

Che  se  ci6  nonostante  i  biasimi  contro  il  Cartesio  sembrassero  a 
taluno  soverchi,  riflettasi  di  grazia  (e  siamo  alia  terza  delle  tre  con- 
siderazioni  promesse)  che  altro  e  \"  accusa  filosofica ,  altro  la  teolo- 
gica e  canonica.  Ogni  filosofo  che  confuta  una  dottrina ,  tende  na- 
turalmente  a  dimostrarla  assurda  ed  empia  nelle  sue  conseguenze  , 
essendo  filosoficamente  connesse  tutte  le  verita  necessarie  con  vin- 
colo  si  stretto  che  non  e  possibile  negarne  una,  senza  essere  a  poco 
a  poco  ridotto  logicamente  all' estremo  dell'  assurdo  e  dell'  empieta. 
II  filosofo  dunque  non  ha  diritto  di  adontarsi,  se  un  suo  avversario 
impugni  con  tali  argomenti  le  sue  dottrine  e  ne  dimostri  il  pericolo. 
Ma  se  altri  pretenda  accusarlo  per  questo  canonicamente  di  errore 
teologico  o  di  essere  ribelle  alia  Chiesa  ,  mentre  pure  ne  riverisoe 
le  defmizioni  combattendo  le  illazioni  de'  suoi  avversarii ,  allora  egli 
ha  cagione  di  querelarsi ,  almeno  finche  trova  scappatoie  con  cui 
difendersi. 

Queste  osservazioni  faranno  comprendere  che  si  pu6  benissimo 
ammirare  il  Cartesio  come  buon  cristiano  nell'atto  che  si  condanna 
come  maestro  di  principii ,  i  quali  colla  filosofia  hanno  sovvertito 
1'ordine  religioso  e  sociale.  Noi  non  assumiamo  qui  ne  1'  impugna- 
zione  ne  la  difesa  dell'intenzione  e  della  coscienza  di  Reriato ,  ben- 
ehe  studieremmo  volentieri  per  curiosita  nella  sua  biogralia,  se  I'o- 
zio  ce  lo  permettesse ,  qual  fosse  la  vera  e  principal  cagione  che  lo 


ALLA  PAG.   502  frtf 

spinse  a  scrivere  in  un  paese  di  Calvinisti  accaniti,  e  a  morire  fra  i 
remotissimi  Luterani  di  Svezia.  Ma  se  F  A.  fu  cattolico  per  buon 
volere ,  do  non  prova  die  la  dottrina  fosse  innocua  per  retto  ra- 
gionare.  Le  parole  con  cui  questa  viene  espressa  suonano  liberta 
nel  senten/iare  ogni  altra  certezza  colla  propria  persuasione,  che 
e  il  dogma  fondamentale  dei  libertini:  suonano  dubbio  universale , 
die  e  lo  scettismo  dei  modern!  increduli:  suonano  die  1'uomo  e  1'a- 
nima,  chee  il  dogma  di  Kant  e  d'altri  idealisti:  suonano  cbeTuomo 
e  pensiero,  che  e  il  dogma  di  Hume  e  di  Fichte.  Quando  questo  suo- 
nano le  parole,  sia  pure  stata  rettissima  1'intenzione,  un  critico  ben 
puo  senza  taccia  di  leggerezza  credere  il  Cartesio  cagione  di  quei 
disastri  die  a  lui  vennero  attribuiti  profeticamente  dai  suoi  coetanei, 
sperimentalmente  dai  coetanei  nostri  e  cattolici  e  miscredenti.  Le 
generazioni  studiose  die  ad  un  filosofante  si  danno  veneratrici  e 
discepole  non  ne  ricercano  la  biografia,  ma  le  opere  didatticbe:  non 
ne  ascoltano  la  voce  e  gli  esempii ,  ma  gli  scritti  e  le  conseguenze. 
Che  giova  dunque  che  il  Novatore,  mentre  tutto  esortava  a  mettere 
in  dubbio,  principii,  sensazioni,  autorita  vive  e  morte,  raccoman- 
dasse  poi  che  si  serbasse  intatta  la  fede?  Questa  inconseguenza  logi- 
ca  mentre  mostra  T  inavvertenza  e  T  impotenza  della  mente,  onora 
pero  in  lui  sommamente  il  cristiano:  ma  tutti  coloro  che  studieran- 
no  quelle  pagine  e  rifletteranno  fra  se  sopra  i  proprii  concetti ,  do- 
vranno  ragionare  tutt'altrimenti.  «  £  incerto,  dovranno  dire,  tutto 
do  die  per  via  di  sensi,  di  principii  universali,  di  autorita  o  storiche 
o  contemporanee  abbiamo  appreso.  Ora  le  nostre  persuasioni  reli- 
giose al  par  delle  altre  e  naturali  e  sociali ,  cosi  vennero  a  poco  a 
poco  formandosi :  Dunque  se  incerte  sono  le  seconde  ,  incerte  sa- 
ranno  ugualmente  le  prime  ». 

Coloro  die  assunsero  contro  tale  argomento  la  difesa  del  Cartesio 
si  sbracciano  a  dimostrare  ch'  egli  non  comandava  un  vero  dubbio , 
ma  un  dubbio  immaginario  ,  per  metodo  di  scienza  non  per  esita- 
zione  di  giudizio.  Ma  la  stessa  fatica  colla  quale  vanno  ricercando 
il  senso  delle  espressioni,  prova  abbastanza  ch'esso  non  e  patente:  se 
non  e  patente  ,  V  errore  di  chi  frantende  non  e  sempre  leggerezza  o 


521  NOTA 

mala  fede :  e  il  chiarire  gli  equivoci  e  combatterne  il  senso  perico- 
loso  e  debito  d'  ogni  sano  e  zelante  filosofo. 

II  razJocinio  che  abbiamo  fatto  sopra  il  dubbio,  potremmo  farlo  so- 
pra  le  altre  dottrine  cartesiane,  ove  1'  erroneo  sentimento  dell'  A.  e 
molto  meno  controverso ,  come  le  teste  accennate  della  idea  reina , 
delTttbmo-ontma,  dell'  uomo-pcnsiero  ecc.  E  se  ciascuna  di  esse  ap- 
parisse  gravida  di  conseguenze  funeste,  come  in  parte  abbiam  dimo- 
strato  altrove  ,  ben  potremmo  incbinarci  a  riconoscere  nel  Cartesio 
un  uom  dabbene  percbe  prefer!  lo  sragionare  al  discredere:  ma  il  reo 
senso  delle  sue  dottrine,  specialmente  dopo  che  queste  divennero  la 
tessera  e  1'  appoggio  di  tutti  i  sovvertitori  del  mondo  religioso  e  so- 
ciale,  non  potremmo  approvarlo  giammai :  e  Tesporlo  poi  alia  vista 
di  tutti  nella  scbifosa  sua  nudita,  nel  truculento  suo  aspetto,  e  senza 
dubbio  opera  di  vero  cattolico ,  e  diviene  la  piu  bclla  conferma  non 
solo  delle  condanne  fulminate  dalla  Chiesa  ,  ma  di  quella  bella  dot- 
trina  che  il  ch.  Lenormant  presenta  e  svolge  nella  medesima  Prefa- 
zione ,  mostrando  come  la  Chiesa  e  guidata  da  un  certo  sentimento 
segreto  del  vero  e  del  buono  ,  anche  talora  senza  scorgere  in  tutta 
la  sua  chiarezza  quel  vero  e  quel  bene  a  cui  viene  indirizzata  in 
ogni  atto  dal  divino  suo  Spirito.  Ce  bon  sens  qui  devine  et  signale 
tons  le  germes  d'erreurs  .  .  .  n'est  que  V accomplissement  de  la  pro- 
messe  de  Dieu.  Ce  qui  prouve  qu'en  ceci ,  comme  en  tout  le  reste , 
I'homme  va  el  que  Dieu  le  mene,  c'est  la  sagesse  prophetique  de  cer- 
taines  decisions  rendues  evidemmenl  sous  I 'influence  d'une  information 
incomplete  et  qui  ne  depassent  pas  moins  tons  les  calculs  de  la  sagesse 
humaine.  .  .  L' inspiration  divine  les  menait  au  but  de  I'  avenir  (les 
Peres  du  concile  de  Trenle)  par  des  chemins  appropries  aux  idees  de 
leur  epoque  * .  Applicate  queste  belle  parole  di  un  vero  credente  alia 
condanna  delle  scritture  cartesiane  ,  e  vedrete  come  la  Chiesa  vi 
scorgea  per  entro  agli  equivoci  un  senso  velenoso,  e  prevedea  che  la 
generazione  futura  a  questo  si  sarebbe  appigliata ,  anziche  alle  be- 
nigne  e  cattoliche  interpretazioni.  Le  sue  previsioni  si  avverarono, 

\   Correspondent  1.  cit.  pag.  28.    - 


ALLA  PAG.  502  525 

le  generazioni  successive  si  corruppero  ,  la  parte  piu  malvagia  del 
senso  equivoco  trionf6  ed  ebbe  non  poca  parte  a  produrre  nella  so- 
cieta  presente  1' immense  stravolgimento  d' idee  che  deploriamo. 
Biasimare  chi  impugna  questo  stravolgimento  risalendo  di  sofisma 
in  sofisma  fino  all'  evidenza  privata  e  al  dubbio  universale  onde 
sgorgo  ,  non  sappiamo  se  sia  prudente  consiglio-,  ma  certamente 
saria  pocbezza  d'  animo  in  noi  1'abbandonare  1'  impresa  per  timore 
di  biasimioper  delicatezza  di  umani  riguardi.  Ci  permetta  dunque 
il  ch.  Lenormant  di  concludere,  applicando  ad  un  filosofo  morto  da 
due  secoli  cio  che  di  un  filosofo  vivente  dice  il  ch.  conte  Delia  Mot- 
ta :  «  II  cattolico  non  puo  manciparsi  ne  dalla  fede ,  ne  dalla  ra- 
ft gione,  ne  dalla  logica  perche  le  verita  certe  della  filosofia,  quando 
«  specialmente  si  fondano  anche  sulla  rivelazione ,  danno  concetti 
«  netti,  precisi ,  severi  che  si  risentono  subito  della  menoma  alte- 
«  razione  .  .  .  E  nemmeno  basta  il  contrapporre  una  verita  lucida 
«  e  certa  ad  una  idea  oscura  e  fallaciosa  che  poco  a  poco  conduce 
«  la  mente  all'  errore  contrario ,  specialmente  se  questa  e  1'  idea 
«  usufruttuata  nel  raziocinio ,  e  f  altra  e  menzionata  piuttosto  a 
ft  spiegare  quale  sia  la  volonta  dell'  autore  che  non  a  fondare  il 
u  suo  processo  logico  ,  processo  indipendente  poi  dal  volere  *.  » 
Ecco  quali  sono  i  sentiment!  che  ci  posero  in  mano  la  penna , 
quando  imprendemmo  i  nostri  articoli  filosofici,  e  che  ci  ottcrranno, 
speriamo,  dal  ch.  A.  il  perdono  se  non  possiamo  entrare  a  parte  dei 
suoi  giudizii ,  ne  mi  rare  in  quell'  ingegno  che  strascino  il  secolo 
XVII  (e  prepar6  il  XVIII),  I' onor  della  Frandaela  gloria  del 
cristianesimo. 

i  Saggio  intorno  al  Socialismo  pag.  802  —  Torino  1851. 


L  ORFANELLA 


VI. 

L'  abboccamento . 

Le  povere  donne  impallidirono  in  viso ,  e  la  fanciulla  corse  tosto 
a  stringersi  al  fianco  della  sua  madre  ,  quando  ebbero  udite  le  pa- 
role di  Micuzzo.  Lo  spavento  d'avere  ricoverato  in  casa  un  masna- 
diere  in  tempo  che  la  severita  delle  leggi  era  in  quelle  terre  minac- 
ciata  agli  albergatori  di  simile  ribaldaglia ,  lottava  in  cuor  loro  con 
una  vera  pieta  delle  sofferenze  di  quel  misero.  Avrebbero  in  verita 
voluto  che  Micuzzo  si  fosse  ingannato :  ma  il  teneano  per  si  esperto 
e  pratico  conoscitore  di  questa  gente ,  che  le  sue  parole  eran  per 
le  miserelle  loro  malgrado  una  testimonianza  di  gravissima  fede. 
Nondimeno  giovo  se  non  a  toglier  loro  di  capo  tutti  i  sospetti,  cer- 
tamente  a  menomarli  d'  assai  la  maniera  franca ,  disinvolta ,  sprez- 
zante  che  dinanzi  al  gaglioffo  e  zotico  mo'rditore  tenne  il  ferito.  Dopo^ 
di  averlo,  con  solo  vibrargli  addosso  uno  di  que'  suoi  sguardi  risen- 
titi ,  ridotto  al  silenzio ,  ei  volse  dolcemente  la  parola  alle  donne. 

1  Vedi  questo  vol»  pag.  400. 


L'  ORFANELLA.  527 

—  Bandito  davvero  eli!  belle  armi  che  reco  :  bel  codazzo  :  holla 
preda !  Oh  di  che  tempi  ci  scorrono  sul  capo  !  Un  dabbene  ed  one- 
sto  galantuomo,  a  notte  buia,  sotto  un  diluvio  di  pioggia,  capita  ai 
denti  di  cani,  e  vien  colto  da  uno  stroscio  di  picchiate:  e  pesto,  sboo 
concellato,  ferito  :  ch'e,  ch'e?  Spaurisce  il  misero,  fugge!  II  torren- 
te  sta  per  rovesciario  e  inghiottirlo  :  ne  campa  per  miracolo :  viene 
accolto  anzi  e  invitato  da  una  buona  famiglia:  e  questi  vien  creduto 
un  brigante!  E  si  da  piu  fede  ai  sogni  calunniosi  d'  un  ruvido  e  duro 
paltoniere,  che  alia  vista  dei  proprii  occhi  I 

—  Gesu  Maria  !  ripiglio  la  Caterina  commossa  a  quel  rapido  e 
pietoso  racconto;  nessuna  di  noi  v'ha  creduto  tale:  e  se  questo  no- 
stro  vicino  s'e  fatta  uscir  di  bocca  .  .  . 

—  Possiamo  tutti  ingannarci,  ed  io  v'aveva  di  primo  colpo  preso 
in  iscambio  d'  altr  uomo,  che  ai  panni  ed  all' aria  del  viso  par  quasi 
un  altro  voi.  —  Cosi  interrompendo  quel  discorso ,  Micuzzo  cerco 
di  provvedere  ai  proprii  casi,  ecio  era  1'  unico  suo  pensiero  in  quel 
momento. 

Intanto  la  vecchia  rimasta  mutola  fmo  allora  per  affissare  di  sot- 
tecchi  quei  due  uomini  che  si  trovavano  a  fronte  F  un  dell'  altro,  e 
coglierne  ogni  gesto  ed  ogni  piu  piccolo  motto,  crede  giunto  il  mo- 
mento d'  una  sua  opportuna  inframessa. 

—  Eh!  compare,  disse,  questo  tempo  che  v'indugiate  costi  coi 
panni  fradici  e  zuppi ,  e  co'  piedi  stretti  in  cotesti  borzacchini  ,  e 
tutto  danno  alia  vostra  ferita.  Invece  di  parlare  avete  bisogno  di  ri- 
posarvi-,  e  tu,  Micuzzo,  aiutalo  tu  a  montar  le  scale,  e  adagialo  in 
sul  letto,  che  e  gia  sprimacciato.  Io  vedro  di  trovar  cert'erbe  da  far- 
gli  rammorbidir  quell'  entiagioni  e  chiudergli  quelle  morsure.  Tu 
Caterina ,  cerca  delle  fasce  e  dei  panni  lini ,  e  che  la  tua  bimba  mi 
raschi  o  mi  spicci  della  filaccica  da  fame  faldelle  e  piumacciuoli. 

Tutta  la  brigata  si  mosse  a  norma  degli  uffizii  distribuiti  dalla 
vecchia  donna  di  casa.  Allora  die  questa  leggermente  una  svolta  e 
tivuto  agio  di  dire  aH'orecchio  di  Caterina  una  sua  paroluzza  — Tan- 
to  meglio,  le  disse  con  molta  paura,  tanto  bisogna  trattarlo  me- 
glio,  quanto  e  maggiore  il  spspetto  ch1  ei  sia  davvero  un  bandito.  E 


528  L'  ORFANELLA 

gente  generosa  con  chi  fa  loro  del  bene,  e  vemlicativa  di  ogni  mal 
viso  che  ricevono.  — Cosi  dicendo  stropicciava  le  pianelle  per  terra 
quasi  volesse  coprire  il  borboglio  della  voce,  e  dar  mostra  che  gisse 
intorno  per  sue  occorrenze. 

Sebbene  cominciasse  pure  allora  a  schiarirsi  il  di,  nondimeno  per 
la  (Itta  dell'  acqua  che  piovea,  e  per  lo  scurore  delle  nuvole  fu  me- 
stieri  che  la  fanciulla  presa  in  mano  la  povera  lucernetta  alluminasse 
le  scale.  Questa  presenza  impedi  a  Micuzzo  ed  al  compagno  di  par- 
lare  fra  loro;  ma  la  fantina  s'accorse  che  1'uomo  ferito  non  distacco 
mai  la  mano  da  un  manico  riero  con  porno  dorato  che  s'avea  nella 
cinlura  dal  fianco  e  che  le  parve  potesse  essere  d'un  trafiere,  come 
essa  riferi  poco  dopo  a  sua  madre.  Giunti  al  pianerottolo  si  misero 
per  uno  stanzinuccio  stretto  e  lungo ,  che  alia  industria  di  quelle 
donne  serviva  da  bigattiera  ove  governare  una  grembiata  di  filugel- 
li ,  e  cosi  procurare  viepiu  la  casa.  Da  un  canto  eravi  un  uscio  che 
riusciva  ad  uno  stambugetto  ove  la  madia  colla  pasta  coverta  da 
un  drappo  lano  diceva  chiaro  il  perche  di  si  buon  mattino  fossero  in 
piedi  quelle  donne  faccenli  e  massaie:  che  li  appunto  era  la  finestra 
la  quale  dava  sulla  porta  della  casa.  Traversaronlo  per  riuscire  alia 
stanza  del  letto  ;  ove  giunti  che  furono  ,  la  garzoncella  non  sapea 
che  farsi  tra  incerta,  sospettosa  e  impaurita  di  quei  silenzio ,  di 
quei  cefli  burberi,  di  quell' atteggiamento  minaccevole.  Ebbe  visto 
allora  il  suo  piccolo  fratellino  steso  stramazzone  sul  sacco ,  e  im- 
merso  quietamente  nel  sonno :  e  quasi  temesse  di  lasciarlo  senza  al- 
cuna  guardia  con  quei  brutti  visi,  lo  scosse  e  tiro  per  un  braccio  di 
gran  forza,  e  svegliatolo  sel  trascino  dietro  quasi  di  peso  un  po'  sgri- 
dandolo,  un  po'  spingendolo,  un  po5  punzecchiandolo  per  sollecitarlo 
a  far  tosto.  II  bamboletto  era  stordito  :  col  dosso  delle  pugna  serrate 
strofinavasi  gli  occhi ,  facea  greppo  ,  fignolava,  piangeva  e  pien  di 
cruccio  e  di  fastidio  lasciavasi  menare  a  stento  nella  camera  terrena 
dalla  mamma. 

Quando  quei  due  furon  soli  il  piu  giovane  d'  essi  quantunque 
mal  potesse  reggersi  in  sulla  vita,  pure  divincolo  il  proprio  braccio 
da  quello  di  Micuzzo,  e  preso  un  atteggiamento  liero,  drizzandogli 
nuovamente  sul  volto  lo  sguardo  serpentoso  e  folgorante 


L'  ORFANELLA  529 

—  T  ho  colto,  tristo  giuntatore,  anima  Iraditora  e  vilissima,  gli 
disse  fieramente.  Oh  il  secreto  nascoridiglio,  oh  la  grazia  del  nome 
che  t'  hai  scelto,  ribaldaccio  !  Ci  sei  finalmente  nelle  mie  unghie,  e 
staro  a  vedere  se  la  tua  tristizia  mi  ti  strappera !  Ancor  pochi  mo- 
men  ti,  e  ti  saranno  addosso  gli  uomini  del  la  banda,  i  tuoi  traditi 
compagni,  e  sconterai  la  tua  fellonia,  assaporerai  la  vendetta,  ti 
taranno  annoverare  i  duri  strazii  della  condegna  carneficina  ! 

Micuzzo  non  rispondeva,  ne  osava  pur  di  guardarlo  in  viso  non  che 
di  tentar  cosa  veruna.  Fin  dalla  fresca  eta  s'  era  egli  lasciato  al  suo 
mal  talento  condurre  a  trufle  ed  a  ladronecci;  e  per  conseguente,  di 
batoste  e  di  coltellate  avea  egli  per  tempo  colto  il  suo  buon  dato;  e  ri- 
cambiato  con  maligne  e  turpi  vendette  le  offese  aperte  e  coraggiose. 
Di  quivi  ebbe  egli  nel  suo  villaggio  il  nome  di  Lamacieca,  e  nimista 
graridissime  coi  terrazzani ,  e  persecuzioni  dai  birri  e  da'bargelli. 
Piu  volte  provo  come  serrassero  le  inanette  e  le  bove-,  piu  volte  fu 
negli  ergastoli.  Ma  eccolo  di  nuovo  in  liberta ;  ed  egli  giltarsi  ai  gri- 
maldelli  ed  alle  arsioni  di  bell'  animo  :  e  crudo  e  risentito.  pigliarsi 
nuove  vendette.  Qui  1'ira  del  Comune  fu  al  colmo  :  ond'egli  per  sot- 
trarsi  al  giudizio  della  corte  ed  allo  sdegno  dei  paesani,  vende.gia 
tempo  se,  la  sua  persona,  e  la  sua  nequizia  a  quell' uomo  medesimo 
dinanzi  alquale  ora  si  ritrovava,  L'obbedienza  dei  masnadieri  e  scor- 
ridori  di  strade  pubbliche  inverso  del  caporale  di  loro  spedizioni  e 
prede  e  fra  levarie  radunate  di  persone  la  piu  profonda,  la  piuosse- 
quiosa  e  servile  del  mondo.  E  se  ne  pud  mettere  bonissima  ra- 
gione.  Poiche  se  il  vincolo  d'  unione  in  una  societa  tanto  piu  strin- 
gesi  fra  suoi  membri  quanto  il  pericolo  del  corpo  e  maggiore ;  ne 
viene  che  Y  autorita  del  capo  e  tanto  piu  estesa  ed  obbedita  e 
temuta,  quanto  piu  fa  mestieri  di  vivacita  ed  efficacia  a  salvarla. 
Or  questo  e  appunto  il  caso  di  un  branco  di  pubblici  rapinatori  e 
assassini.  Minacciali  la  giustizia  pubblica:  persegueli  la  vendetta 
privata :  non  han  ricovero  certo :  non  hanno  amici  sicuri :  son 
eircondati  di  risen  i  continui  ed  incerti.  II  capo  per  loro  e  una  ne- 
cessita:  1' ubbidirgli  senza  far  motto  un  salvarsi.  Tale  era  stato 
adunque  gran  tempo  di  Micuzzo;  il  quale  per  soprassoma  d'  animo 
Serie  II,  vol.  II.  34 


530  L    OKFANELIA 

abbiettissimo  e  vile  non  avea  ne  ingegno,  ne  coraggio,  ne  baldan- 
za  si  che  potesse  tener  mai  fronte  spianata  innanzi  ad  uomo  baldo 
e  burbanzoso.  Qui  vi  si  aggiugneva  la  memoria  d'  un  tradimento 
fatto  ai  suoi  compagni.  Per  non  so  che  quistione  avuta  un  di  tra 
lui  e  i  suoi  consorti  ebbe  egli  a  sentirsi  gittare  in  sul  viso  una  delle 
piu  laide  contumelie  che  ad  uomo  si  possan  dire.  Secondo  suo  co- 
stume egli  abbasso  gli  occhi,  ammutoli,  non  fece  pur  mostra  di 
risentimento :  di  che  quei  due  sdegnaronsi  e  invelenirono  viepiu,  e 
dalle  contumelie  passarono  alle  minacce  ,  e  sarebbero  corsi  ai  fatti 
se  non  fosse  sopraggiunto  a  chetarli  il  loro  capo.  Lamacieca  parve 
invilire  a  quella  intemerata  :  e  per  tre  di  fu  mesto ,  solitario  e  sal- 
vatico  piu  del  consueto.  Giunse  alfine  una  di  quelle  notti  che  do- 
vettero  passare  vegliando  per  loro  sicurta  •,  e  quei  compagni  s'  ab- 
batterono  nuovamente  ad  una  posta  medesima  tutti  e  tre.  Quando 
il  pericolo  fu  cessato  ed  essi  erano  al  coverto  di  ogni  sorpresa  e  ras- 
sicurati  per  tutti  i  versi ,  il  sonno  li  vinse.  Lamacieca  non  dormi: 
vide  i  suoi  due  compagni  profondamente  assopiti :  appunt6  alle  lor 
tempie  due  pistole,  ed  in  un  medesimo  punto,  ne  mand6  le  anime 
all' inferno.  Egli  frettolosamente  partendo  di  la  corse  ad  un  tratto 
al  piu  vicino  borgo :  die  avviso  al  gi udice  del  nascondiglio  e  delle 
forze  scemate  della  banda ;  porse  avvisi ,  e  lo  persuase  a  mettersi 
in  sulle  tracce  di  quei  ladroni.  Se  tutto  ci6  fu  indarno  per  sorpren- 
dere  e  intorniare  la  masnada  ,  non  ebbene  certo  alcun  merito  il 
buon  talento  del  Lamacieca.  II  quale  visto  uscir  dalle  mani  della 
pubblica  forza  que'corrucciati  suoi  compagni,  per  sottrarsi  alia  loro 
vendetta  non  pose  tempo  in  mezzo.  Vesti  cencioso  e  sudicio  :  can- 
gio  nome  prendendo  quello  di  Miouzzo ,  ed  uscito  del  suo  paese  e 
tie'  luoghi  circostanti ,  s'  acconcio  per  fittaiuolo  in  quell'  angolo  di 
collina  poco  lungi  della  Piana  ,  ed  avea  gia  due  anni  che  egli  vivea 
quivi  sicura  e  tranquilla  vita ,  ignoto  a  tutti ,  salvo  se  a  qualche  fi- 
datissima  sua  conoscenza. 

II  trovarsi  adunque  cosi  sprovvistamente  al  cospetto  dell'antkoe 
temuto  suo  capo,  e  pifr  Tavere  commessa  la  prima  balordaggine  in- 
nanzi alle  donne  di  quella  casa ,  gli  avea  rappicciniti  gli  spiriti ,  e 


L'  ORFANELLA  531 

strozzato  giu  in  gola  ogni  voce.  Immaginate  voi  come  di  sovrabbon- 
dasse  lo  sgomento,  e  <li  qual  paura  si  sentisse  sopraftare  il  cuore  alia 
minaccia .  gittata  li  malignamente  dal  ferito  per  iarsi  temere  di  piu 
in  un  momento  nel  quale  si  poco  valea  di  per  se  solo;  alia  minaccia 
cioe  che  la  banda  da  lui  tradita  e  posta  gia  alle  strette  piu  disperate, 
sarebjje  cola  sopravvenuta  di  quinci  a  poco.  Ben  s'avvide  di  cio  il 
Biondo,  die  tale  erailnomed'armi  del  ferito:  e  prolktando  destra- 
mente  di  quello  stupore ,  gli  voile  torre  ogni  tempo  ed  ogni  via  di 
mulinar  nulla  in  suo  danno. 

—  Alza  la  fronte  e  guardami  in  viso,  gli  disse:  Mi  trovi  cangiato 
un  sol  pelo  da  quel  di  prima  ?  Rammenta  tutta  la  mia  vita.  Ho  man- 
cato  giammai  ad  una  sola  delle  mie  promesse  verso  di  te ,  forca ,  o 
verso  di  chicchessia?  E  sar6  per  mancare  ad  una  minaccia? 

II  volto  gli  si  accese :  il  tuono  della  voce  divenne  severo  ,  aspro , 
risoluto :  Lamacieca  non  resse  di  piu  ,  e  spinto  dalla  paura  e  dalla 
villa  borbotto  alcune  parole  di  pentimento,  ne  biascico  alcune  altre 
di  scusa,  chiese  in  merce  la  vita,  gli  si  offerse  pronto  ad  ogni  servi- 
gio.  Ed  il  Biondo  assumendo  una  generosita  baldanzosa 

—  Ebbene :  gli  disse —  Un  sol  patto  resta  fra  noi.  Accettalo  in- 
nanzi,  e  giura  :  o  esso  o  la  morte. 

—  Giuro  quel  che  volcte  —  Non  ho  fatto  nuila  mai  contro  della 
rostra  persona :  non  far6  .  .  . 

—  Farai  come  facesti  sinora,  vermo  che  ti  roda,  vile.  Infingerti, 
mentire,  e  poi  tradimenti  e  tradimenti.   Anche  il  diavolo  si  picchia 
il  petto  quando  ha  il  nodo  al  collo  e  il  boia  sulle  spalle :  e  poi  .  .  . 

—  A  malora  il  suo  pentire  e  il  suo  proporre  se  si  spezza  il  cape- 
stro :  so  quel  che  volete  dire.  Ma  via  mettetemi  al  cimento. 

—  Basta  basta:  eccoti  il  cimento:  la  punta  del  pugnale:  e  giura 
sovr'essa  d'ubbidirmi  alia  cieca,  senza  chiedermi  giammai  conto  de- 
gli  ordini,  e  senza  svelarli  a  persona  viva. 

—  Lo  giuro. 

—  Alia  buon'  ora  adunque  !  Ora  per  salvarli  dallo  sdegno  degli 
irritati  miei  compagni  non  ti  resta  altra  via,  che  d'involarti  da  que- 
sto  luogo  il  piu  presto  che  potrai.  Bisogna  che  non  vi  ti  trovino. 


532  L'  ORFANELLA 

Essi  verranvi  irritati  da  un  cattivo  scontro  avuto  non  ha  guari  ,  e 
del  quale  scorgi  in  me  qualche  traccia.  Tu  cerca  tosto  per  un  ca- 
vallo ,  e  recalo  all1  uscita  di  questa  vigna.  Quindi  appresso  partirai  , 
per  aspettar  domani  da  sera  alia  sponda  destra  del  Rosarno  dove  e 
il  passo  della  scafa.  Cola  un  mio  amico  ti  verra  prendere:  e  per  se- 
gno ti  dira  —  Ricordati  il  giuramento  del  Biondo  — 

—  Ma  volete  che  io  vi  aiuti  ora  .  .  . 

—  Non  ho  bisogno.  Togli  questo  danaro  pel  cavallo ,  e  ritirati. 
E  Latnacieca  non  se  lo  fe  dire  due  volte. 

VII. 

Le  carezze  di  un  Nonno. 

Una  delle  piu  osservate  leggi  della  buona  creanza  suol  essere 
questa.  Se  in  un  amichevole  ritrovo  di  piu  persone  altri  vuole  intro- 
durre  un  suo  amico  ei  bisogna  che  Y  accompagni  di  un  annunzio  , 
che  potrebbesi  dire  una  piccola  biografia.  Hassi  a  far  sapere  alia 
brigata  chi  e,  di  che  sangue,  di  che  coltura,  di  che  grado:  e  quante 
buone  qualita  lo  adornino  ,  e  quanti  titoli  ne  fregino  il  nome  ,  e 
quanti  ciondoli  gli  spenzolino  sul  petto  debbono  essere  snocciolati 
in  un  breve  periodo  li  di  presente.  Questo  chiamasi  in  linguaggio 
di  sala ,  prcsentarc  una  persona  in  una  societa.  Non  definiro  se  un 
tal  costume  fosse  tenuto  dai  nostri  vecchi :  che  quantunque  me  li 
abbian  sempre  descritti  pei  piu  diffidenti  seri,  e  per  certi  omicciatti 
grossi  e  mal  forbiti ,  i  quali  d1  ogni  cosa  volevan  toccare  il  fondo ,  e 
averne  prove  e  riprove,  sperimenti  e  pericoli,  che  era  una  stucche- 
volezza  il  trattar  con  essi  •,  nondimeno  i  pochi  conosciuti  da  me 
di  persona,  e  le  loro  storie  dei  tempi  antichi  me  ne  ban  destato  con- 
cetto di  cortesi ,  affabili  e  facilissime  persone.  Ma  sia  che  si  voglia 
dei  loro  circoli  e  capannelli ;  certo  e  che  negli  scritti  loro  lino  dai 
beati  tempi  del  buono  Omero  ebbero  usato  religiosamente  di  pre- 
senlare  ai  lettori  i  nuovi  amici,  che  mettevano  in  mezzo.  Essi  scri- 
yendo  non  ti  gettavano  mai  iunanzi  un  personaggio  incognito ,  ma 


L'  ORFANELLA  533 

il  ti  facean  precedere  di  cento  ragguagli,  sicche  tu  ii  potessi  ravvi- 
sare,  e  discernerlo,  e  saperne  per  filo  e  per  segno  la  vita,  1'indole,  i 
pregi :  amarlo  o  abbominarlo ;  riderlo  o  piangerne  secondo  il  suo 
merito.  Presentavano  insomnia  per  gli  scritti  il  soggetto,  un  presso  a 
poco  come  ora  presentasi  V  amico  nella  conversazione:  e  solo  che  il 
facevano  con  un  po'  piu  di  coscienza  e  alia  semplice  secondo  che 
portava  la  moda  e  il  gusto  della  loro  eta.  Ora  presentansi  nelle  con- 
versazioni e  non  negli  scritti :  e  per  sapere  in  qualche  storia  ,  o  in 
qualche  novella  chi  sia.  o  cbi  non  sia  il  tale  ed  il  tale ,  bisogna  che 
prima  te  lo  vegga  passare  innanzi  un  buon  tratto  ed  ora  ne  scuopra 
un  lineamento  del  volto ,  ora  una  foggia  delle  vesti :  qui  un  viziuc- 
cio  ,  e  la  un'  inclinazioncella  dell*  animo.  Dimori  con  lui  un  bel 
tempo ;  e  solo  allora  apprendi  a  conoscerlo  tutto  intero ,  e  il  trovi 
dipinto  e  delineate  dalla  cima  del  ciuffetto  alia  punta  del  calzare, 
quando  gia  ne  sei  pieno  e  satollo  e  forse  anco  fradicio  -,  e  v'ha  volta 
che  di  quell'  indole  sei  persuaso  al  rovescio  del  ritratto  disegnato 
con  poca  fedeltti  dall'  autore.  Se  questo  sia  bene  o  male  lascio  ad 
altri  il  giudicarne :  per  n\e  trovo  che  il  migliore  sia  il  non  dilun- 
garmi  pure  un  tantino  dal  vecchio  costume  e  i  miei  quindici  lettori 
forseche  me  ne  sapran  grado. 

Non  m'  induger6  adunque  di  vantaggio,  ne  faro  piu  oltrachie- 
dermi  chi  fosse  quel  viaggiatore  ,  quel  ferito,  quel  disperse,  quel- 
T  ospite,  quel  Biondo.  Eccoci  per  tempo  alia  sua  storia ,  la  quale  e 
poco  piu  o  poco  meno  la  storia  di  moltissimi  altri  di  questo  conio, 
e  per6  a  nessuno  sembrera  inverosimile  ;  ma  che  sia  vera  ne  do  pe- 
gno  la  mia  parola  e  cio  che  dissi  da  principio :  che  tolti  i  nomi  e  le 
particolarita  di  certi  luoghi.  i  fatti  son  dessi.Ripigliamo  adunque  il 
fdo  del  nostro  racconto. 

In  luogo  montano  e  silvestro  alle  spalle  orientali  delle  Sile  pass6 
la  sua  giovanezza  il  nostro  Biondo  ;  ma  non  aveva  ancora  tutto  il 
merito  da  portare  questo  soprannome  per  propria  divisa ,  ed  era 
cbiamato  col  nome  di  battesimo  Nino.  I  genitori  di  lui  molto  agia- 
ti  dei  beni  della  fortuna  s'  eran  tenuti  fedeli  al  legittimo  Principe 
per  lui  adoperanclosi  con  ogni  loro  potere.  Abbominarono  e  com- 
batterono  i  palrioti  come  uomini  nemici  a  Dio  ed  alia  religione, 


53i  L'  ORFANELLA 

conculcatori  dell'  onore  delle  lor  donne  e  dei  costumi  della  patria ,. 
della  quale  si  mostravano  a  parole  spasimati  e  cascanti.  Appresso 
opposero  i  loro  petti  ai  repubblicani  francesi ,  contro  i  quali  nutri- 
vano  nimista  e  astio  di  cuore,  si  per  la  mala  voce  rhe  era  corsa  di 
loro  empieta  e  scostumatezza  ,  e  si  perche  erano  forestieri  usurpa- 
tori.  Per  qaesta  loro  coridotta  erano  stati  ora  col  titolo  di  Sanfedi- 
sti,  ed  ora  con  1'altro  di  Briganli  notati  dai  rivoltosi  del  regno  e  dai 
partegiani  delle  novita  di  Francia.  Ne  il  riome  odioso  solamente  r 
ma  aveano  altresi  toccato  di  gravi  danni  e  sostenuli  disastri,  perdi- 
te,  confiscazioni ,  tasse  ,  contribuzioni  di  guerra ,  somministrazioni 
di  viveri,  rubamenti  di  soldatesca  sbrancata  e  bottini  di  oste  vinci- 
trice.  Tutte  cose  che  nella  diversita  dei  lor  nomi  accennano  ad  una 
difierenza  della  ragione  piu  vicina  a  ciascuna  ,"  ma  che  tutte  ridu- 
consi  ad  una  sola  origine  lontana  —  Tusurpazione  del  piu  forte-,  e  ad 
unsoloeffetto  immediato  ed  infallibile  —  rassottigliamentoeladimi- 
nuzione  della  propria  fortuna.  Cosi  i  genitori  di  Nino  aveano  a  gran- 
de  stento  conservato  d'un  largo  patrimonio  una  mediocre  sostanzar 
per  la  quale  eran  tuttavia  considerati  nella  lor  terra  come  la  piu  ri- 
guardevole  delle  famiglie.  Nino  non  ebbe  altra  coltura  da  bimboletto- 
che  la  consueta  a  darsi  ai  fanciulli  di  cotal  condizione  in  quegli  al- 
pestri  monti  della  Calabria  ,  ed  in  que1  tempi  si  rovinosi  ed  agitati. 
Cresceva  da  se  in  mezzo  ai  garzoni  ed  ai  villani  del  podere  e  della 
vigna;  e  la  sua  compagnia  e  i  suoi  trastulli  erano  poledrucci  di  caval- 
li,  poltracchini  di  ciuchi,  cani  da  fermo,  uccelli  e  reti  di  tutte  le  ra- 
gioni.  Gosi  davasi  buon  tempo,  e  rinvigoriva  nelle  corse,  nei  salti  y 
cogli  esercizii  faticosi  delle  membra  il  piccoletto  corpo;  ma  Vanimo. 
non  piegato  per  tempo  dalla  buona  disciplina  attraeva  da  quella  vita 
franca  e  selvaggia  i  fomenti  delle  sue  inclinazioni  e  gli  stimoli  al  vizio. 
Finche  non  giunse  aH'ottavo  anno  nulla  impard  di  bene  dai  catechi- 
smo  infuori  insegnatogli  dalla  buona ,  ma  non  troppo  accorta  geni- 
trice.  Fatto  garzoncello  un  vecchio  avolo  voile  ingentilirlo  a  buona 
educazione :  ma  fu  tardi.  Apprese  di  gran  vantaggio  tan  to  di  leg- 
gere ,  scrivere  e  far  di  conti  quanto  pote  insegnargliene  quel  suo 
amorevole  nonno.  Ma  ch'  ei  si  piegasse  a  disciplina  e  magistero 


L'  ORFANELLA  535 

cV  altrui  non  furono  nc  preghiere  ,  n&  minacce ,  no  gastighi  die  ri 
potessero.  S'arrese  il  buon  vecchio,  dicendo  alia  mamma  del  bam- 
bolino:  se  ei  ne  sa  quanto  me,  gli  e  sovercbio.  Era  egli  uomo  dolce 
d'  indole ,  amoroso ,  di  pel  tondo  anzi  che  no ,  e  come  il  dicevano 
i  suoi  consanguine!  e  famigliari,  tutto  more.  Laonde  stanco  di 
quella  insistenza  verso  il  fanciullo,  che  egli  accuso  di  soverchia  , 
gli  pose  tanto  amore  die  il  voile  presso  di  se  ,  e  rest6  si  preso  di 
quel  suo  spiritello  ardito,  vivace  e  selvatico,  cbe  guai  a  cbi  gli  tor- 
cesse  un  capellu/zo  del  capo,  o  ancbe  gli  facesse  un  visetto  brusco 
e  scuricciuolo!  Non  era  voglia  del  Nino,  non  capriccio,  non  burla  , 
non  impertinenza  cbe  non  gli  passasse  buona.  Se  il  vedeva  poco 
ossequioso  de'  suoi  maggiori ,  ed  egli  una  carezza  e  un  bacio ,  e  H 
a  lodarnelo  :  Bello  spirito!  A  questa  eta  egli  si  sente  maggiore  dei 
veccbi !  Lasciatelo  crescere,  e  vi  dico  cbe  ai  venti  anni  sapra  tener- 
si  solto  il  tacco  i  primi  del  paese.  La  madre  dolevasi  col  dabbenuo- 
mo  di  qualcbe  risposta  ardita  e  testereccia  ,  che  le  toccava  si  per 
tempo,  e  recavalo  alle  moine  ed  ai  vezzi  del  suo  venerabile  parente. 
E  qnesti  in  iscambio  la  incolpava  che  fosse  cagione  di  scone iare  col- 
la  Iroppa  dnrezza  la  vivace  indole  del  figliuolo.  Quel  tutto  di  gar- 
rirgli,  riprenderlo,  contraddirlo  non  esser  via  da  condurlo  a  bene. 
Essa  avrebbe  a  dolersi  di  s6  quando  il  figliuolo  le  crescesse  disamo- 
revole  e  restio.  Laonde  per  lo  migiiore  la  mal  ferma  donna  soffriva 
bt-iisi  che  dal  fanciullo  adiratello  fosse  ella  medesima  rimproverata; 
ma  non  era  mai  che  ne  gastigasse  i  suoi  trascorsi ,  o  ne  domasse  la 
baldanza.  II  verrhio  aveva  una  discreta  fortuna  a  se,  ed  oltre  a  Nino 
\  eran  ben  molti  che  aspiravano  ad  essergli  eredi ;  e  la  madre  per 
non  disguslarsi  il  Nonno  il  secondava  a  grave  danno  del  proprio 
Cigliuolo. 

Finrbe  Nino  fu  garzonetto  le  sue  non  erano  cbe  bambolinaggini 
•e  scapestrerie  puerili  :  le  quali  nondimeno  accennavano  al  troppo 
piu  che  quello  spirito  farebbe  di  quinci  a  poco.  Nel  giocare  al  car- 
rnn-io  ,  alia  razzola  di  cacio  ,  alia  corsa  d'  ordinario  era  esso  il  vin- 
cilore  :  si  muscoloso  ,  ardito  e  destro  era  egli  fin  dai  piu  verdi 
anni.  Ma  miseri  i  cornpagni  se  il  vantaggio  non  era  per  lui!  Ingro- 


536  L'  ORFANELLA 

gnarsi,  rabbuflarli,  percuoterli:  diveniva  un  tigretto  stuzzicato  ;  il 
quale  in  tanto  solo  non  lacerava  cogli  artigli  e  non  disbranava  col- 
le  sanne,  in  quanto  non  era  giunto  alia  forza  di  poterlo  fare.  Se  non 
giocava  era  sempre  in  giro  alia  caccia  degli  uccelli ,  e  fin  delle  le- 
pri  e  dei  capri:  anzi  pur  delle  volpi  e  dei  cinghiali.  Quanti  v'ha  in- 
gegni  da  agguatare  e  pigliare  uccelli  ed  animali,  tanti  ei  ne  sapeva: 
visco  pei  rami,  lacci  nei  passi,  cocche  per  le  macchie,  callaiuole  ai 
valichi  ,  lungagnole  sui  tragitti  ,  e  cento  altri  argomenti  di  questa 
fatta.  Ma  il  moschetto  fu  il  primo  e  piu  intense  amor  suo  ,  e  il  sa- 
peva a  nove  anni  caricare ,  armarlo,  e  messane  la  bocca  sulla  spal- 
liera  d'una  seggiola  perche  le  tenerelle  forze  non  gli  bastavano,  as- 
sai  spesso  tirava  con  tale  dirittura  da  far  meravigliare  i  suoi  paren- 
ti.  Di  che  il  genitor  suo  molto  di  buon'  ora,  e  con  assai  contento  del 
cuore  il  presento  d'un  piccolo  e  leggiero  ed  elegante  archibusetto  , 
che  potesse  essere  sostenuto  da  un  bambino,  e  maneggiato  con  fa- 
cilita.  Fu  questa  1'  unica  volta  che  ei  penso  a  qualche  cosa  pel  fi- 
gliuolo,  distratto  com' era  a  fuggire  e  nascondersi,  appresso  adifen- 
dersi  su  per  le  corti  e  alia  giustizia,  e  quindi  ad  assestare  i  suoi  af- 
fari  e  negozii  che  givano  in  fascio.  Venuto  Nino  a  maggiore  eta, 
quell'arme  la  non  si  staccava  giammai  dal  fianco,  e  sempre  era  in  ga- 
ra  co'  suoi  compagni  achi  imbroccasse  il  miglior  colpo  nel  segno ,  a 
chi  gittasse^l'arancio  in  aria  e  il  colpisse  avanti  di  cadere,  a  chi  non 
fallasse  colpo  nei  piu  strani  voli  d'  uccelli ,  o  salti  di  capri  e  di  le- 
protti.  Piu  d'una  volta  in  uno  di  quei  consueti  impeti  di  sdegno  osd 
minacciare  alcun  compagno  o  donzello  che  gli  trarrebbe  una  archi- 
bugiata  in  fronte,  e  lo  sluterebbe,  come  dicon  cola  lo  spegnere  od  uc- 
cidere  alcuno  sul  fatto.  Allora  occorreva  la  interposizionedeH'avolo: 
il  quale  lo  pregava  che  per  amor  suo  si  astenesse  dal  fare  questa  o 
quell'altra  vendetta;  non  lasciando  pero  mai  di  aggiugnere  che  ben 
avea  egli  avuta  ragione  di  minacciarla  e  V  avrebbe  ora  di  effettuare. 
Nino  si  facea  pregare  a  lungo  e  scongiurare,  e  non  cedeva  se  non  a 
patti :  dovesse  il  suo  compagno  venir  da  lui  a  chiedergli  merce  del- 
la  parola,  o  dello  sguardo,  o  del  punzecchione :  cd  egli,  V  avo ,  do- 
vesse presentarlo  or  d'una  cosa,  ed  or  d'un'altra  cosi  per  compenso 


L'  ORFANELLA  537 

della  sua  condiscendenza.  Oh  la  pieta  die  faceva  un  giovane  selvag- 
gio  ed  imbestiato  per  le  carezzc  d'  un  vecchio  grullo  e  si  losco , 
che  non  vedeva  una  spanna  innanzi  di  se!  Senza  cultura  nessuna 
di  studii ,  non  capiva  il  misero  nel  suo  cervello  altra  ambizione  ne 
altra  gloria  che  quella  di  dominare  e  soprastare  agli  altri  nel  vigore 
dei  muscoli,  nel  rnaneggio  delle  armi,  nelTabbondanza  degli  averi. 
Di  pieta  e  di  religione  non  gli  si  fe  mai  parola  dal  di  die  egli  comin- 
cio  ad  averne  maggiore  il  bisogno.  Di  chiesa,  di  prediche,  di  Sacra- 
menti  non  si  occupo  egli  adunque  se  non  in  quelle  solennita  ville- 
recce ,  nelle  quali  pei  piu  la  religione  e  il  pretesto  o  1'  occasione  di 
sollazzarsi ,  e  sfoggiare  ,  e.gareggiare  ,  e  provocare.  Cosi  gli  anni 
passavario,  e  Nino  intristiva  cogli  anni ,  e  riusciva  di  peso  a  tutti, 
e  prima  d  ogni  altro  ai  parenti  ed  ai  villani  e  domestici ,  e  tutti 
ne  erano  impensieriti  ed  afllitti.  Vedeanlo  frequentare  certe  ami- 
cizie  di  uomini  invisi  al  Comune  ed  infami  per  gravi  misfatti :  e 
spesso  dimorare  due  e  tre  di  fuori  della  casa  e  della  terra  patria 
non  si  sapea  dove  propriamente :  ma  ognuno  tenea  per  fermo  che 
egli  era  allettato  a  qualche  trebbio  di  malandrini  da  alcun  celebre 
caporionedi  masnadieri,  e  cominciasse  cosi  a  mettersi  in  commercio 
e  comunicazione  con  essi  per  quella  vaghezza  che  ha  la  costoro  vita 
sovra  uno  spirito  fatto  come  quel  di  Nino. 

Avea  egli  compito  il  suo  diciannovesimo  anno  quando  gli  occor- 
se  caso  funeslissimo  che  fu  il  primo  anello  d'  una  lunga  catena  di 
colpe  e  di  pericoli.  Tra  le  opere  d'una  sua  terra  s'abbatte  un  giorno 
a  vedervi  una  foresotta  vispa  ed  appariscente,  ma  piu  ancora  costu- 
mata  e  guardinga.  Chiusa  in  un  gamurrino  accollato,  e  col  mantel- 
letto  sempre  sul  capo  un  po'  sarchiava  i  grani  colle  cornpagne ,  un 
po'  trasponeva  le  erbucce ,  e  un  po' ,  accorta  guidaiuola  com'  era , 
menava  T  asino  del  podere  colla  soma  dei  ricolti  di  luogo  in  luogo. 

Ellaavea  tre  fratelli,  giovani  alti,  massicci,  torosamente  incastel- 
lati,  e  si  bravi  coltivatori  che  per  opere  eran  sempre  dessi  i  cerchi 
e  facilmente  trovavano  ad  allogarsi  in  proprio  capo:  ma  sopra  que- 
sti  pregi  avean  grandissima  religione,  e  sentimento  generoso  e  ga- 
gliardo  d1  onore.  Guardavaao  adunque  essi  la  loro  zitella  con  piu 


538  L'  ORFANELLA 

gelosia  e  custodia  che  non  la  pupilla  delle  luci  loro.  S'accorsero  che 
Nino  le  avea  posto  Focchio  sopra:  e  pcrche  cio  non  poteva  riuscire 
a  bene,il  maggiore  d  essi  tolse  sopra  di  se  il  carico  di  ammonirne  il 
proprio  padre,  al  quale  erano  sottomessi  come  quarido  eran  bambini, 
e  cerco  distoglierne  ad  un  tempo  1' inconsiderate  giovane.  II  pruden- 
te  genitore  tolse  la  fanciulla  dal  campo  e  dal  lavoro,  e  dalla  vita  an- 
dereccia  la  trasse  alia  dimestica  stanza  con  grande  piacere  di  lei.  Ma 
1'  ammonimento  fatto  a  Nino,  e  lo  scomparir  dal  pubblico  della  gio- 
vaneita  in  vece  di  porre  in  capo  alFimpetuoso  e  sfrenato  giovane  mi- 
glior  giudizio ,  gii  accrebbero  il  desiderio  ;  e  quanto  piu  videsi  con- 
trastato  il  suo  capriccio  ed  ei  piu  s'  incaponi  a  condurlo  a  termine. 
Di  qui  le  poste,  le  insidie,  gli  agguati  onde  il  falco  grifagno  ormeg- 
giava  quelta  onesta  colomba.  Serbava  ella  conreligiosasoggezione  ii 
nido  paterno,  checche  le  rincrescesse  il  privarsi  della  largbezza  dei 
campi  e  della  liberta  dell'  aria.  Non  fu  mai  clie  movesse  un  piede 
oltra  il  limite  della  fontana  ove  scendeva  coll'anfora  in  ispalla  a  tor 
Tacqua  o  a  lavare  e  purgare  i  panni  della  casa:  ne  mai  che  andan- 
do  il  di  della  festa  alia  chiesapigliasse  il  cammino  men  corto,  o  meno 
aperto  e  frequentato:  e  sempre  1'  occhio  del  padre  o  d'alcun  fratel- 
lo  la  seguiva  sollecito  da  per  tutto.  E  nondimeno  cio  non  le  valse : 
che  lo  sfrenato  desio  del  giovine  gli  sturo  tutti  i  valichi,  gli  scorci6 
ed  appiano  tutte  le  strade.  Un  bel  mattino  tard6  ella  piu  del  con- 
sueto  dalla  fontana  :  il  padre  ne  fu  tristamente  impaurito,  ed  usci 
sollecito  a  cercarne,  ma  tutto  indarno.  Di  che  rammaricato  fuor  di 
misura .  e  dubbioso ,  e  tremante  tornossi  a  casa  ad  attenderla  per 
saperne  la  cagione.  Ella  venne  infine,  Che  dolore  fu  al  vederla  quasi 
fuor  di  se  stessa,  non  attendere  al  proprio  padre,  che  smanioso  la 
richiedeva,  ma  accantucciarsi  ad  un  angolo,  e  coverto  il  volto  colle 
mani  mettersi  il  capo  fra  le  ginocchia  ,  sospirare  e  singhiozzare  , 
e  grondare  tutta  di  lagrime  amarissime !  II  genitore  intese  troppo 
piii  che  ella  non  voile.  Arse  di  sdegno :  non  os6  fare  un  rimprovero, 
non  dirizzare  una  parola,  non  volgere  un'occhiata  alia  figliuola;  ma 
appoggio  la  canuta  fronte  alia  mano ,  e  senza  prendere  ne  cibo  ne 
bevanda  aspett6  mutolo  che  i  tre  suoi  figli  la  sera  tornassero  dalla 


L'  ORFANELLA  539 

campagna.  Quand'  ci  furono  in  rasa,  disse  loro  poche  parole  e  1m- 
starono.  Al  secondo  di  Nino  fu  condotto  a  casa  la  madre  lutto 
trapassato  di  ferite  e  di  punte,  senza  movirnento,  senza  alcun  segno 
di  vita.  Tale  era  stalo  trovato  allo  svolto  d'unaviuzza,  che  mettera 
ad  inia  terra  ove  egli  recavasi  a  queir  ora.  Si  corse  per  il  cerusico, 
•e  per  le  medicine:  nessun  rimedio,  nessun'arte  fu  trascurata  in  tanto 
che  a  poco  a  poco  egli  rivenne  in  se  medesimo.  Fu  fasciato  ,  e  mes- 
so  in  buona  cura ,  laonde  in  piccolo  spazio  gli  si  cominciarono  a 
rammarginar  le  ferite;  che  per  huona  ventura  niuna  era  mortale, 
e  di  li  ad  un  paio  di  mesi  era  gia  fuori  del  letto  e  guarito.  In  tutto 
questo  tempo  ne  i  suoi  famigliari ,  ne  gli  amici ,  ne  gli  uomini  della 
giustizia  poterono  strappargli  di  bocca  pure  una  sillaba  che  gli  met- 
tesse  in  traccia  degli  autori  di  si  grave  ferimento.  Arizi  egli  volgendo 
ogni  cosa  a  riso  ed  a  burla,  tutte  le  volte  che  gli  si  ponea  discorso  di 
quel  caso  ,  soleva  chiamarlo  il  suo  crivellamento  fattogli  non  sapea 
dire  se  darostri  d'  uccelli,  o  da  cornetti  di  caprioli,  o  da  punte  di 
coltelluecio  :  ma  il  cuoio  riuscirgli  di  miglior  concia  che  ei  non  fos- 
sesi  imaginato. 

VIII. 

Vendetta  e  Crudeltd. 

Gon  queste  apparerize  di  esterna  noncuranza  il  fiero  giovane  co- 
vava  la  vendetta  nell'  animo.  Quarido  fu  padrone  nuovamente  di 
se,  non  usci  giammai  di  casa  se  non  tutto  in  sull'armi  e  con  un  cane 
ai  fianchh  S'  avvide  presto  che  dura  mole  gli  restava  da  abbattere 
se  volea  meriare  a  termine  il  suo  fermo  divisamento.  La  famiglia , 
alia  quale  esso  mirava  erasi  traslocata  in  piii  sicuro  luogo,  e  udito 
del  guarire  che  facevasi  il  loro  disonoratore  e  la  loro  vittima  vi- 
veansene  sulle  guardie  e  sulle  armi ,  ed  avean  di  loro  parentado 
che  era  largo,  e  de'  molti  loro  amici  fatto  siepe  intorno  al  vecchio 
padre  ed  alia  insidiata  e  dolente  giovanetta.  Nessuno  rifiutava  di  so- 
stenerne  le  parti  anche  a  costo  del  proprio  sangue :  ch&  1'onore  tra  i 


540  L'  ORFANELLA 

Calabresi ,  e  la  riverenza  all'  onesta  e  cosa  si  sacra  che  ciascuno 
credesi  in  debito  di  punirne  tremendamente  i  violatori.  Ne,  spe- 
cialmente  sovra  i  luoghi  piu  selvaggi  e  montanini ,  la  riverenza 
alle  leggi  e  la  fiducia  neH'autorita  potevan  tanto  a  quei  di  nei  loro 
petti  da  fidarne  a  quelle  o  a  questa  il  castigo.  Volevan  prenderlosi 
di  loro  mano  ,  e  in  questo  riponevano  un  sentimento  di  generosita 
a  modo  loro. 

Nino  adunque  maturo  con  maggiore  accorgimento  che  aU'impe- 
to  della  sua  indole  non  s'  affacesse  la  vendetta  che  volea  prendersi. 
Le  pratiche  gia  prima  cominciate  con  qualche  celebre  taglieggiatore 
di  contrade  e  scorridore  di  campagna  glie  ne  suggerirono  ed  agevo- 
larono  la  riuscita.  Dopo  cinque  mesi  dall'  occorsogli  caso  egli  scom- 
parve  dal  suo  paese  e  dalla  sua  casa,  e  Iasci6  grami  e  desolati  i  suoi 
parenti.  Diceasi  che  seco  fosser  partiti  tre  uomini  di  trista  opinio- 
naccia  nel  paese  5  e  che  non  avesse  si  dolci  le  sue  intenzioni  apparve 
da  cio  che  il  misero  e  sciagurato  del  nonno  si  trovo  rapito  un  forte 
peculio  raggruraolato  con  lunghi  risparmii ,  e  del  quale  avea  fatto 
la  confidenza  al  solo  Ninuccio,  delizia  e  gioia  dell'anima  sua.  Di  che 
ravvistosi  lo  sconsolato ,  non  fece  tutto  il  resto  dei  pochi  mesi  che 
sopravvisse  a  questi  dispiaceri  che  piangere  si  la  sua  dappocaggi- 
ne,  e  si  la  cagione  che  ei  fu  di  mandare  a  rovina  non  il  giovane  solo, 
ma  il  parentado,  ed  il  paese.  Mori  il  dabben  vecchio  tre  di  dopo 
che  seppe  le  nuove  sfrontatezze  e  le  vergogne  del  suo  male  accarez- 
zato  Nino  ,  la  causa  di  quelle  sue  ferite  ,  e  la  orribile  e  sanguinosa 
vendetta  che  egli  ne  prese.  La  cosa  ando  a  questo  modo. 

Nino ,  fatto  comunella  con  tre  dei  piu  scellerati  della  sua  terra 
e  divisato  con  loro  ogni  cosa ,  ne  usci  con  buono  apprestamento  di 
armi  e  fornimento  di  denari  •,  e  gittandosi  alia  monlagna  ingross6 
una  mano  di  banditi  la  quale  era  la  piu  temuta  a  quei  di ,  e  la  piu 
crudele  della  Calabria  citeriore.  Non  era  egli  uomo  da  soffrire  il 
freno  di  chicchessia;  e  quantunque  egli  fosse  il  piu  giovane  di  tutti, 
sel  lasciarono  imporre  per  loro  capo:  ed  allora  fu  che  prese  il  nome, 
divenulo  poi  si  spaventoso  in  que'  contorni ,  di  Biondo.  Provata  la 
fedelta  de'suoi  in  minori  scorrerie,  li  condusse  all' opera  principale , 


L'  ORFANELLA  541 

per  cui  compire  erasi  egli  lanciato  a  si  trista  e  dura  e  pericolosa 
condizione  di  vita.  Dalle  spie  inviate  intorno  seppe  della  nuova  di- 
mora  della  famiglia  che  esso  volea  disfare  .  e  dalle  considerazioni 
fatte  pote  accertare  la  terribile  vendetta.  Circond6  tacitamente  e  di 
notte  tempo  la  casa  ove  alia  sprovvista  dormivano  coloro ,  i  quali 
eran  segno  alia  sua  ferita.  Vi  arrec6  alle  porte  fascine  e  sarmenti  e 
pece.  Appunto  contro  alle  due  sole  fmestre  che  v'erano  suoi  fidi 
cogli  archibugi  in  resta ,  e  appiccatovi  fuoco ,  comincio  a  picchiare 
con  forza.  II  primo  che  s'affacci6,  e  fu  il  piu  giovane  dei  tre  fratelli, 
fu  colpito  da  una  palla  in  fronte.  Corsero  a  quel  romore  i  due  fratel- 
li maggiori  e  cominciarono  quanto  n'aveano  in  gola  a  gridare  accor- 
r'uomo  ,  e  sollevare  ogni  cosa.  Lo  scoppio  dell'archibuso ,  e  i  gridi 
dei  due  germani  svegliarono  il  vicinato,  il  quale  era  gia  in  sospetto. 
Ma  la  banda  era  numerosa,  le  poste  si  bene  scelte,  che  non  vi  fu 
uomo  si  baldo  del  fatto  suo  che  s'arrischiasse  ad  accorrervi  di  pri- 
mo slancio.  Intanto  la  violenza  delle  fiamme  guadagnava  sempre 
piu  la  povera  e  mal  custodita  casa.  Difendersi  era  impossibile:  chiu- 
sa  Tuscita:  pericoloso  il  rimanervi  anco  un  poco  d'ora.  II  vecchio 
genitore  suggeri  ai  due  suoi  (igli  superstiti  che  coi  picconi  e  colle 
accette  demolissero  un  fianco  e  s'aprissero  uno  sbocco  alia  vigna: 
chi  sa  potessero  di  cola  sottrarsi  inosservati.  Ma  nulla  ci6  valse.  Dal 
romore  delle  violente  picchiate  che  s'  udivan  di  dentro  fu  tosto 
inteso  il  lor  pensiero  ,  e  abbattuta  un  po'  di  siepe  agli  angoli 
della  casa  furonvi  appostate  due  coppie  di  malandrini.  Fatto  un  po' 
di  breccia  ,  salto  fuori  uno  dei  superstiti  giovani,  e  porse  la  rnano 
al  vecchio  padre  che  ne  uscisse-,  e  quando  la  costui  testa  fu  alia 
scoverta  quattro  colpi  di  moschetto  simultanei  spensero  fieramente 
ambedue  le  vite.  Allora  dalla  breccia  fatta  entrarono  in  casa  i  fieri 
assalitori  ,  gittando  a  terra  morto  di  coltello  1'  ultimo  dei  maschi 
che  v'era,  il  quale  per  accorrere  alia  sorella  che  basiva  lascio  indi- 
fesa  1'entrata.  La  giovane  donna  fu  presa,  e  messa  sopra  un  caval- 
lo,  e  condotta  colla  torma,  la  quale  perche  gia  la  campana  del  pae- 
se  squillava  a  distesa,  e  gli  uomini  s'  udivano  non  molto  da  lungi 
raggrupparsi  ed  accorrere  con  parole  d'ira  e  di  furore,  ebbe  a  gran 


542  L'  ORFANELLA 

ventura  di  svignarsela  il  piu  tosto  che  seppe.  II  Biondo  fu  F ultimo 
a  ritirarsi,  e  quando  vide  in  salvo  la  sua  gente  Y  annovero.  e  ralle- 
grossi  che  in  una  spedizione  si  rischiosa  avessero  ottenuto  il  loro 
proposito  senza  alcuna  perdita.  e  ne  anco  una  f-erita  —  Arra  ,  ter- 
min6  egli,  di  nuiggiori  e  piu  felici  successi.  — 

Non  vi  voile  gran  i'atto  a  intendere  da  chi  venisse  quella  car- 
nificina :  tanti  v'avea  nel  paese  informati  del  (iero  caso  avvenu- 
to  alia  giovane  e  della  vendetta  che  la  minaeciava.  II  nome  adun- 
que  di  Biondo  divenne  piu  formidable  e  piu  esecrato.  Commes- 
so  il  maleficio ,  ei  dove  colla  sua  banda  trasformarsi  in  cento  gui- 
se, ed  errare  per  cento  luoghi ,  ed  ora  prendere  i  nascondigli  del- 
le  Sile,  ora  intanarsi  nei  folti  boschi  delPollino,.ora  trafugarsi  alle 
piagge  del  mare ,  se  voile  campare  alle  tante  persecuzioni  pubbli- 
cbe  e  private.  Eran  corsi  due  anni  da  questa  crudele  spedizione 
quando  fu  per  modo  circondato  e  stretto  dalle  truppe  regie  accor- 
se  a  premerlo  da  ogni  lato ,  e  dalle  guardie  urbane  ,  che  ei  crede 
per  lo  migliore  (Ji  sbrancare  quella  sua  gente ,  datasi  la  voce  di  ri- 
congiungersi  a  tempo  piu  sicuro.  Ei  restossene  nascoso  con  un  so- 
lo suo  fido,  e  colla  infelice  giovane  rapita,  la  quale  trascinavasi  ap- 
presso  tra  le  violenze  e  le  carezze  •,  e  dalla  quale  avea  gia  avuto  uri 
bimboletto ,  la  piu  cara  e  la  piu  amabile  creaturina  del  mondo.  lrn 
di  T  innocente  fanciullino  comincio  a  guaire  ed  a  strider  forte.  II 
Biondo  sospetto  non  quelie  grida  svelassero  il  suo  covo  ad  alcuna 
delle  tante  spie  che  lo  attorniavano.  Di  presente  afferro  il  bambo- 
lino  con  impeto  forsennato  per  la  gola;  lo  strozzo,  e  gittatone  il 
piccolo  corpicciuolo  ai  piedi  della  madre  attonita  e  spaventata ,  al- 
zossi  e  le  ordino  di  seguirlo.  Mancarono  alia  misera  le  forze  per 
dolore  e  per  ira:  svenne  sul  fatto,  e  dove  dal  crudele  Biondo  essere 
sostenuta  un  pezzo.  Quando  essa  si  fu  risentita,  le  occhiaie  eransele 
avvallate,  il  bulbo  degli  ocehi  sportavale  in  fuori,il  guardo  era  tiso 
e  spaventato,  1'andare  risoluto  meglio  che  mai. 

Quindi  senza  far  motto  ne  resistenza  se  gli  pose  dietro.  Per  pic- 
coli  e  oscuri  e  inospiti  sentieruoli  giunsero  a  una  caverna  incavata 
nelriYo  del  monte,  la  cui  bocca  era  nascosta  ed  oscurata  da  gineprai, 


L'  ORFANELLA  ,'i  \',] 

e  spineti,  e  fusti  rampicanti  densi  e  fitti,  die  non  si  sarebbe  inai  so- 
spettato  un' imboccatura  di  nascondiglio  celarvisi  di  sotto.  Ventra- 
rono,  e  la  luce  onde  era  illuminatu  venivale  da  un  largo  fesso  che 
riusciva  sopra  un  dirupo  di  monte  stagliato  a  filo.  La  donna  appres- 
satavisi  come  per  vedere  in  cbe  banda  fosse,  si  lascio  tulta  spenzo- 
lare  in  giu,  egridato  con  quanto  nc  avesse  in  pola:  Gesii  Maria,  si 
precipito  in  basso  forse  per  impeto  di  frenesia,  forse  per  disperato 
pentimento,  e  forse  anco  per  volouta  di  uscire  da  si  crude  mani. 
Dopo  tre  di  fu  trovata  ancora  cola  dal  Biondo  tutta  pesta  e  infranta 
e  sbrandellata.  Quella  vista  il  commosse  la  prinia  volta  nelFaninio, 
pianse,  s'  inginocchi6  a  pregar  pace  e  requie  a  quella  infelice ;  le 
tolse  T  abitino  della  Vergine  che  ancora  restavale  al  collo,  lo  bacio 
e  sel  cinse,  e  non  lo  depose  mai  piu.  Egli  stesso  penso  di  uscir  di 
quella  vita  scellerata;  cerc6  di  guadagnar  incognito  le  rive  del  mare  e 
tragittare  in  altro  paese  ove  dimentico  di  se  farsi  dimenticare  ezian- 
dio  agli  altri  •,  ma  or  questo  incidente,  ora  quest' altro  ;  ed  una  volta 
i  consigli  dei  compagni,  un'altra  i  pericoli  del  suo  scoprimento,  il 
tennero  sempre  incbiodato  la  a  suo  dispetto.  Nondimeno  da  quel  di 
non  si  macchi6  piu  mai  di  sangue,  se  non  per  difesa-,  rattenne  le 
sfrenatezze  dei  suoi  seguaci;  ricorse  alcuna  volta  alia  invocazione  di 
Dio  e  dei  Santi  ;  e  visse  una  vita  cbe  per  brigante  poteasi  dire  one- 
is  ta  e  temperata.  Ecco  tristo  frutto  di  molle  e  carezzevole  educazione 
in  un"  indole  distemperata  ,  bollente  e  fiera!  Eccoti  bel  godimento 
d'  una  passione  non  frenata  a  tempo  I  Tale  adunque  era  il  Biondo 
nel  suo  venzettesimo  anno  di  eta,  settimo  di  brigantaggio,  e  quinto 
di  rimorso  e  di  sterile  pentimento.  Ben  la  si  sapeva  fil  per  filo  a  men- 
te  la  costui  vita  quel  Lamacieca  che  vedemmo  teste  sotto  il  nome  di 
Micuzzo  a  tu  per  tu  col  Biondo.  Egli  dunque  al  suo  cospetto  si  am- 
morbidi  e  tacque,  e  promise  e  giur6  cio  che  1'  altro  seppe  chieder- 
gli :  ma  non  appena  fu  solo  giu  nella  camera  e  padrone  e  libero  dei 
suoi  i)cnsieri ,  die  tosto  ritorno  in  sua  mente.  qual  sempre  era  stato 
lino  a  quel  di ,  fellone  e  traditore. 


RIVISTA 


DELLA 


STAMPA    1TALIANA 


1. 

NICOLAI  CIAMPITTI  opera  in  unum  collecta  et  recognita  a  CAIETA- 
NO  BARBATI,  cuius  de  vita  et  scriplis  aucloris  accedit  commenta- 
rium ;  et  cett.  Neapoli  ex  typographeo  ad  signum  A.  Manulii 
MDCCCXLIX. 

Inscriptiones  XXXV.  et  CCC.  adiectis  nonnullis  carminibus  et  Com- 
menlario  de  vita  Benedicti  XIV.  Pont.  Max.  auctore  IOSEPHO 
SILVESTRIO  Canonico  honorario  pistoriensi.  Equil.  losephiano 
merentium  et  rectore  emerito  collegii  Cicogninii  Prati  —  Florentiae 
typis  custodiarii  moribus  reformandis  MDCCCLII. 

CAROLI  BOUCHERONI  inscriptiones  perpeluis  animadversionibus  auxit 
THOMAS  YALLAURIUS  —  accedit  vila  Caroli  Boucher 'oni  —  Augu- 
stae  Taurinorum  ex  ojflcina  regia  an.  MDCCCL. 

Verissima  e  1'  osservazione  d  un  buon  letterato  che  i  libri  utili 
viaggiano  a  passo  di  tartaruga  1,  e  ne  abbiamo  in  pruova  una  cou- 
tinua  esperienza  singolarmentc  nelle  opere  dettate  in  quella  lingua, 


\  Catalogo  di  spropositi  num.  2,  pag.  15. 


RIVISTA  BELLA  STAMPA  1TALIANA  545 

cui  per  tante  ragioni  dovremmo  tener  per  nostra ,  ma  die  ogni  di 
si  va  facendo  piu  forestiera  all'  Italia.  Non  sarebbe  dunque  a  me- 
ravigliare  gran  fatto  se  questi  fiori  cresciuti  in  riva  al  Sebeto,  al- 
1'  Arno  e  alia  Dora  non  avessero  fm  qui,  che  dentro  un  cerchio  as- 
sai  stretto,  difluso  la  loro  soave  fragranza.  In  grazia  pertanto  degli 
amatori  del  bel  parlare  latino  (  e  tra  i  lettori  della  Civil  ta  Cattolica 
ne  giova  sperare  die  il  numero  non  ne  sia  scarso )  prendiamo  a  dare 
delle  opere  qui  sopra  annunziate  una  brieve  contezza.  Dell'  averle 
poi  collocate  insieme  era  per  noi  ragione  bastante  la  somiglianza 
nonmeno  delle  materie  trattate,  che  de'loro  celebratissimi  autori. 

II  nome  di  Nicolo  Ciampitti,  benche  rapito  da  morte  avra  ora 
presso  a  vent'anni,  suona  tuttavia  glorioso  e  caro  a  Napoli  che  gli  fu 
patria,  ed  ammiro  in  lui  con  una  scienza  profonda  ed  una  singolar 
maestria  nell1  erudire  la  gioventu  andare  congiunta  una  virtu  rara 
ed  una  soavita  di  maniere  che  il  rendevano  a  tutti  carissimo.  Se 
adunque  il  ch.  Editore  raccogliendo  le  opere  del  Ciampitti  ben  me- 
rito  della  latina  letteratura  •,  maggior  servigio  egli  rendette  scriven- 
do  il  bel  commentario,  nel  quale  in  forbito  stile  non  solamente  de- 
lineo  T  eccellente  maestro,  ma  si  ancora  1'  ottimo  sacerdote. 

Quanta  fosse  la  perizia  del  Ciampitti  nella  lingua  latina  si  palesa 
assai  chiaro  alia  varia  attitudine  che  seppe  dare  al  suo  stile  secondo 
la  varieta  delle  scritture  che  di  lui  ci  rimangono  5  e  sono  sette  ora- 
zioni  latine,  tre  commentarii,  trenta  fra  lettere  e  prefazioni,  un 
trattatello  dei  pesi,  delle  misure  e  delle  monete  presso  dei  Greci; 
un  trenta  carmi  di  vario  metro,  e  circa  dugento  iscrizioni. 

Tra  le  opere  qui  mentovate  quel  trattatello  richiede  da  noi  una 
osservazione,  che  potra  forse  tornare  a1  buoni  studii  di  qualche  uti- 
lita.  Quelle  poco  piu  di  sei  pagine  furono  dal  Ciampitti  scritte  ad 
intendimento  che  valessero  di  Appendice  alle  Anliquitates  Graecae 
di  Lamberto  Bos,  letterato  di  chiara  fama  in  Germania  singolarmen- 
te  per  la  bell'  opera  delle  Ellissi  greche  ristampata  assai  volte  e  ac- 
cresciuta  da'  piu  valenti  ellenisti.  Se  le  Anlichitd  greche  del  Bos  ve- 
nissero  poi  ristampate,  secondoche  divisava  il  Ciampitti,  non  sa- 
premmo  indicarlo  ;  ma  ben  sappiamo  che  quella  operetta  per  la 
Strie  II,  vol.  IL  35 


RIVISTA 

chiarezza  e  la  precisione  nel  testo  e  la  scclta  erudizione  nelle  note 
pu6  riuscire  utilissima  a  chiunque  voglia  darsi  allo  studio  dclla  lin^' 
gua  greca;  onde  sarebbe  desiderabile  die  qualcuno  de'Sosii  italiuni 
volgesse  1'  animo  a  ristamparla.  Ma  sara  facile  il  rinvenirlo?  I  Sosii 
nostrali,  e  forse  ancora  gli  stranieri ,  per  venire  all'  ergo  di  ristam- 
pare  checchessia  vogliono  clie  1'  antecedents  delF  entimema  sia  qu?- 
sto  e  nessun  altro :  Hie  meret  aera  liber  * ;  e  pur  troppo  la  condi- 
zione  di  certi  studii  in  Italia  non  promette  all1  operetta  del  Bos  quel- 

10  spaccio  pronto  che  metta  in  sodo  la  verita  di  quell'  entimema. 

11  che  vogliamo  avere  avvertito,  perche  dove  in  qualche  tipografo 
per  la  lode  da  noi  data  a  quel  libro  sorgesse  vaghezza  di  riprodurlo 
fra  noi,  egli  sappia  altresi  il  rischio  a  cui  si  espone,  e  del  danno,  che 
forse  gliene  avvenga ,  non  abbia  a  chiamare  in  colpa  fuorche  se 
Stesso. 

Venendo  allo  stile,  che  in  opere  tali  suol  tenere  un  luogo  prin- 
cipalissimo ,  se  non  il  primo  ;  il  Ciampitti  da  chiaro  a  conoscere 
nelle  sue  prose  quanto  avesse  studiato  nelle  opere  di  quel  M.  Tul- 
lio ,  in  cui  mostro  quanto  poteva  la  lingua  latina.  E  questa  certo 
&  gran  lode  del  suo  giudizio,  per  sentenza  di  chi  stimava  avere 
assai  protlttato  ne'  buoni  studii  a  cui  piacesse  di  molto  quel  mae- 
stro non  men  del  bello  scrivere  che  del  retto  pensare.  Nulladi- 
meno  e  lode  maggiore  pel  Ciampitti  il  tenersi  ch'  ei  fece  Ionia- 
no  da  quella  imitazione  servile  e  diremmo  quasi  superstizione,  che 
in  molti  scrittori  del  cinquecento  fu  con  ragione  derisa  dalla  mor- 
dace  penna  di  Erasmo,  sebbene  anch'  egli  avesse  le  sue  tacche- 
relle  a  giudizio  d'  un  uomo  autorevolissimo  qual  e  M.  Antonio  Fla- 
minio  2.  Dal  numero  delle  prose  sono  da  togliere  i  commentarii, 
che  arieggiano  pid  tosto  della  squisita  eleganza  di  Cornelio  Nipote 
e  talora  della  gravita  e  breviloquenza  di  Tacito. 

De' versi  del  Ciampitti,  piuttosto  che  il  nostro ,  siamo  persuasi 
che  i  lettori  gradiranno  il  giudizio  d'un  critico  sagacissimo ,  quale 

\  HORATIUS,  A.  P.  345. 

2  Vedi  la  lettera  a  M.  Cesare  Calini  nella  raccolta  di  Prose  del  eel.  GIROLA~ 
MO  TAGLUZUCCHI. 


BELLA  STAMPA  ITALIANA 

fu  tenuto  a'  suoi  di  un  altro  cclebre  scrittore  napoletano  ,  Vito 
Giovcnazzi,  discopritore  d'un  prezioso  frammento  di  Tito  Livio, 
encomiato  altamente  da  Stcfano  Antonio  Morcelli  nella  raccolta  di 
versi  latini  pubblicata  col  titolo  di  Ekctorum.  Ecco  pertanto  in 
quai  sensi  scrivesse  il  Giovenazzi  in  una  lettera ,  die  il  sig.  Can. 
Barbati  reco  d'italiano  in  latino  e  inseri  nel  suo  commentario. 
Quod  clcgos  ad  me  a  Ciampittio  in  obilum  fratris  scriptos  alque 
evulgatos  minis,  non  possum,  mi  losephe,  quin  ingenles  libi  gra- 
tias  again.  Illos  enim  ilerum  ac  saepius  perlegi  ,  semperque  re- 
cenli  perfundor  voluptate.  Laline  quidem,  poetice,  tcnuique  dcdu- 
clos  ftlo  plane  perspexi.  Ad  summum  omnibus  sunl  numcris  abso- 
luli,  neque  illis  omnino  impares  ,  qui  nimium  quantum  auctorem 
probanl.  Mea  quidem  senlentia  sunt  nescio  quid  medium  Catullum 
inter  et  Proper  Hum.  Cosi  il  Giovenazzi ,  e  per  quanto  possiamo 
giudicare  con  lode  niente  maggiore  del  vero. 

Ma  in  nissun  genere  di  comporre  meglio  si  palesa  il  valorc  del 
Ciampitti,  che  nelle  iscrizioni  latine  le  quali  formano  gran  parte 
del  volume  annunziato.  E  per  fermo  chiunque  abbia  dovuto  pro- 
varsi  alquanto  in  si  fatto  genere  di  scrivere  ,  avra  di  per  s&  co- 
nosciuto  la  verita  di  ci6  che  sopra  le  difficolta  di  dettare  buone 
iscrizioni  latine  lascio  scritto  in  piu  luoghi  il  Morcelli  5  ma  phi 
ampiamente  nella  prefazione  al  Parergon  inscriplionum  novissima- 
rum.  E  tuttavolta  quelle  difticolta  dal  Ciampitti  furono  vinte  per 
modo  che ,  per  nostro  avviso ,  egli  merita  di  essere  annoverato  tra 
que'  pochi  che  seppero  dettare  iscrizioni  di  gusto  squisitamente 
latino.  Non  increscera,  speriamo,  a'  nostri  lettori  d'averne  un  sag- 
gio  in  questi  giambi. 


548  RIVISTA 

QVAM  •  CERNIS  •  OPTIMI  •  ADSIDERE  PRINCIPIS 
TVMVLO  •  MADENTEM  •  LACRYMIS  •  VIRAGINEM 
IPSA  •  HOSPES  •  EST  •  SI  •  NESCIS  •  IMOCENTIA 
ALTRIX  •  COMES  •  QVE  •  CAROLI  •  GRATISSIMA 
PRIMA  •  PVELLVM  FOVIT  •  HAEC  •  AETATVLA 
CVM  •  CARA  •  GREMIO  •  LVSITARET  •  SARCINA 
NEQVE  •  EST  LATERE  PORRO  •  AVVLSA  •  ADOLESCENTVLI 
QVIN  •  IPSA  •  SACRATO  •  DIADEMA  •  VERTICI 
PRAECINXIT  •  ALACRIS  •  PRAEFVIT  •  QVE  REGIAE 
MALO  QVE  •  CVNCTAM  OBSTRVXIT  •  VSQVE  •  RIMVLAM 
CVPIDINI  •  INTER  •  OPES  •  SVETO  •  GLISCERE 
AT  •  HEIC  SEDENS  •  NVNC  •  MONSTRAT  •  INSOLABILIS 
EXEMPLA  •  MAXIMI  •  VNDE  •  SVMANT  •  PRINCIPES 

Se  da  quest!  versi  si  tolga  quel  picciol  neo  ch'  e  Taver  posto  una 
volta  il  pirrichio  invece  del  giambo,  dello  spondeo  o  delle  loro  solu- 
zioni ,  come  le  dicono  i  metric!  ,  e  forse  ancora  quell'  imagine 
alquanto  ardita  nel  settimo  verso,  non  sapremmo  qual  cosa  ,  in- 
quanto  a  poesia  e  a  latinita,  vi  possa  appuntare  il  piu  severo  Ari- 
starco.  Non  intendiamo  con  questo  di  farci  mallevadori  che,  se  al- 
tri  con  occhio  attento  si  facesse  a  vagliare  le  opere  del  Ciampitti, 
non  sia  per  trovarvi  alcuna  voce  meno  latina  o  men  propriamente 
rivolta  a  significare  cose  ignote  agli  antichi.  Del  rimanente  da  si- 
mili  pecche,  quas  humana  parum  cavil  natura  *  ,  qual  e  mai  lo 
scrittore  che  vada  del  tutto  immune  ?  II  certo  e  che  negli  scritti 
del  Latinista  napoletano  ,  plura  nitent  2  •  e  se  in  tali  casi  queiruo- 
mo  di  mirabil  giudizio,  che  fu  Orazio,  soggiungea  tosto  quel  won 
ego  paucis  offendar  maculis  3,  molto  piu  lo  dobbiamo  dir  noi  che 
ben  sappiamo  d'abbisognare  di  molta  indulgenza. 

Chi  venia  esige  de'  peccali  sui 

E  ben  dover  che  la  conceda  altrui  4. 

1  HOR.  A.  P.  353.  —  2  Ib.  351.  —  3  Ibidem. 

4  Id.  Sat.  1,  3,  74,  75.  Versione  di  TOMMASO  GARGALLO. 


DELLA  STAMPA  ITALIAXA  ,'>  W 

La  quale  dichiarazione  vogliamo  estesa  altresi  alle  opere  latine 
del  Canonico  (iiuseppe  Silveslri,  tionio  quanto  altri  mai  beneme- 
rito  de'  buoni  st'udii  nella  Tosc-ana.  Del  commentario  sopra  la  vita 
e  gli  scritti  di  Benedetto  XIV  non  e  mestieri  di  favellare ,  perche 
e  scrittura  gia  nota  in  Italia  e  fuori ,  siccome  quella  chc  fu  posta 
innanzi  alia  recente  edizione  di  tutte  le  opere  di  quell'  immortale 
Pontefice. 

I  versi  latini  sono  due  lunghe  elegie  di  sacro  argomento,  nelle 
<|uali  lodiamo  singolarmente  che  1'A.  abbia  fatto  servire  le  spo- 
glie  dell'  Egitto  al  culto  del  vero  Iddio,  come  dissero  del  rivol- 
gere  le  bellezze  de'  profani  scrittori  a  significare  i  misteri  e  gli 
usi  cristiani  i  due  santi  Padri  Basilio  ed  Agostino  1.  Che  se  I'a- 
spettazione  di  qualcuno  si  credesse  per  avventura  delusa  da  quel 
nonnullis  carminibus,  egli  trovera  poi  un  abbondante  compenso; 
attesoche  1'  A.  compute  per  una  sola  iscrizione  il  Kalendarium 
Pisloriense,  il  quale  occupa  oltre  a  quattordici  pagine  in  4.° 

Di  questo  calendario  sarebbe  cosa  utilissima  il  fare  un  confroit- 
to  con  altri  non  dissomiglianti  lavori,  e  singolarmente  con  quei 
del  Morcelli,  notando  le  nuove  formole  adoperate  dal  Silvestri  a 
significare  i  dommi  e  i  riti  cristiani.  Qui  sta ,  com'  e  agevole  a 
immaginare  ,  il  piu  forte  punto  a  cui  si  trovi  ridotto  chi  delta 
iscrizioni  latine.  E  avvegnache  non  possa  mettersi  in  dubbio  che 
il  Lessico  Morcelliano  dello  Schiassi  e  1'altro  di  Michele  Ferrucci, 
abbiano  sgombrato  il  cammino  di  molte  spine  che  s'  attraversa- 
vano  ad  ogni  passo  ;  riientedimeno  tante  ancora  ce  ne  rimangona 
che  a  non  uscirne  coi  panni  laceri  fa  d'uopo  di  grandissimo  ac- 
corgimento.  Ed  infatti  a  comprovare  il  grande  aiuto  che  recarono 
quelle  due  opere  ad  esprimere  latinamente  molte  cose  ignorate 
dai  classici,  basta  il  considerare  le  iscrizioni  che  dalla  compilazione 
di  quelle  infmo  a  noi  furono  stampate  in  Italia ;  le  quali  tutte  sono 
colorate ,  qual  piu  qual  meno ,  delle  formole  consacrate  dair  uso 

1  Vcdi  del  primo  il  sermone  che  ha  per  titolo :  IIPO2  TOT2  SEOY2  Onn2  AN 
ES  EAAHNIKON  1M>EAOINTO  AOFflN ;  e  del  secondo  De  Doctrina  Christiana 
II  ,  60. 


550  U1V1STA. 

di  quell1  autore,  che  per  comune  giudizio  non  pure  super6  quanti 
scrittori  vissero  prima  di  lui,  ma  forse  levo  la  speranza  ai  poster! 
di  uguagliarlo. 

Ne  con  questo  miriamo  a  riprovare  chi  si  giovi  delle  fatiche 
o  del  Morcelli  o  de'  due  benemeriti  raccoglitori  sopra  ricordati. 
Posti  nella  necessita  di  scrivere  qualche  epigrafe  faremmo  altret- 
tanto  ;  e  il  comportarsi  altrimenti  sarebbe  proprio  quell1  inventis 
frugibus  glande  vesci  meritamente  dannato  da  Cicerone  i .  E  poi- 
che  in  questo  letto  di  Procuste  ,  ch1  e  1'  esprimere  convenevol- 
mente  quanto  suggerisca  il  capriccio  di  chi  vi  commetta  a  dettare 
qualche  iscrizione,  di  rado  si ,  ma  pure  fummo  costretti  a  gia- 
cervi  ancor  noi  qualche  volta,  conosciamo  ab  esperto  che  quan- 
tunque  il  Morcelli  ci  abbia  lasciato  una  dovizia  d'iscrizioni  me- 
ravigliosa,  pur  tuttavolta  di  assaissime  cose  niente  facili  a  signi- 
ficare  in  latino  mancan  tuttora  le  formole  o  perche  mai  non  gli 
si  porse  il  destro  di  nominarle  o  per  altra  ragione  qual  ch'  ella 
sia.  Ad  agevolare  senipre  piii  questa  diflicolta  gioverebbe  non  poco 
1'ampliare  il  lessico  del  Ferrucci  ;  al  qual  uopo  molto  ci  sarebbe 
da  spigolare  nelle  opere  del  Cortese,  del  Bembo,  del  Sadoleto  , 
del  Maffei ,  del  Manuzio  ,  del-  Casa  e  di  tanti  altri  che  nel  500 
parvero  ricondurre  I1  eta  d'Augusto.  Ne  di  poco  giovamento  tor- 
nerebbero  i  latinisti  piii  celebrati  del  secolo  scorso  ,  quali  sono 
e.  g.  i  due  Bonamici  ,  il  Cordara  ,  Francesco  Zanotti  ,  il  Van- 
netti ,  il  Lagomarsini ,  il  Mazzolari ,  il  Lanzi  ;  ed  ancora  molti 
scrittori  dell'  eta  nostra  che  seppero  felicemente  adattare  a  cose 
nuove  vocaboli  antichi.  Se  mai  questa  proposta  paresse  opportu- 
na  a  qualche  professore  di  lettere  umane,  noi  pensiamo  che  dal 
numero  delle  opere,  di  cui  fare  lo  spoglio  accennato,  non  sareb- 
bono  da  escludere  queste  iscrizioni  del  Silvestri,  e  ne  sia  pruoya 
questa  che  riportiamo  quasi  per  saggio  dell1  altre. 

1  Orator,  9. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA 

DEO  •  OPTIMO  •  MAXIMO 

QVI  •  REGNA    DAT    TRANSFERT  •  DELETQVE 
QVIQVE    POPVLOS  •  AR  •  SE  •  DEFICIENTES 

TYRANNIDE  •  IMPROBORVM  •  PREMIT 

RVRSVMQVE    ADMISSIS  •  PVBLICE  •  EXPIATIS 

PROPITIATVS    AB    INTERITV    PROHIBET 

IMMORTALES  •  AGITE  ;  GRATIAS 
QVOD  •  CALAMITATEM  •  HETRVRIAE  •  MISERATVS 

LAETISSIMAM 
PRINCIPE  •  AB  •  EXSILIO    REVOCATO 

SPEM  •  OMNIVM  •  BONORVM 
ADFVLGERE    VOBIS  •  EXORANTIBVS  •  IVSSIT 

Se  questo  volume  del  sig.  Can.  Silvestri  fosse  uscito  in  luce 
qualche  anno  addietro,  noi  vedremmo  senza  fallo  1'Autore  in  quel- 
la  schiera  di  latinisti  o  tuttora  viventi  o  defonti  teste  ,  cui  tro- 
viamo  ricordati  con  lode  dal  ch.  Professore  Vallauri  nella  bella 
prefazione  premessa  alle  iscrizioni  del  Boucheron  *.  II  pregio  della 
eleganza,  ond1  e  scritta  tal  prei'azione,  e  comune  ad  altre  opere 
del  Vallauri  di  cui  tenenuno  discorso  altre  volte  2.  Ma  niente  me- 
no  commendabile  e  pur  lo  scopo  che  V  A.  si  propose  $  il  quale 
&  di  ribattere  le  obbiezioni  piu  comuni  contro  1'  uso  di  valersi 
tuttavia  della  lingua  latina  nelle  iscrizioni.  Alle  ragioni  di  lui  non 
sapremmo  chi  possa  ripugnare  ;  e  tanto  piu  ch'  egli  non  riprova 
universalmente  le  iscrizioni  italiane ,  come  fanno  alcuni  in  ci6  non 
abbastanza  discreti  ,  ma  vuole  mantenuta  la  lingua  latina  negli 
argomenti  piu  gravi  quando  mirasi  specialmente  a  fare  che  qualche 
fatto  piu  splendido  giunga  a  notizia  degli  stranieri  o  dei  posteri. 

A  questa  prefazione  seguita  la  vita  del  Boucheron,  della  quale 
avendo  accennato  altra  volta  gl'  intrinseci  pregi,  non  altro  voglia- 
mo  qui  osservare,  se  non  che  ottenne  Tonore  d'una  ristampa  in 

\  Pag.  9. 

2  V.  Civilta  Cattolica,  II  SERIE  vol.  I,  peg.  40  e  segg.;  e  vol.  H,  pag.  63  e 


RIVISTA 

Gottinga,  quantunque  gli  oltramontani  sieno  delle  opere  lettera- 
rie  uscite  in  Italia  giudici  molto  severi.  La  quale  ragione  ne  scusa 
altresi  dall'  intrattenerci  a  lungo  sopra  le  iscrizioni  del  Bouche- 
ron  ;  e  fa  che  volentieri  ci  ristringiamo  a  recare  ancora  di  lui, 
come  del  Ciampitti  e  del  Silvestri,  un'  iscrizione  che  attesti  il  va- 
lore  di  quel  grande  maestro.  Se  nol  ci  divietasse  la  soverchia 
lunghezza ,  daremmo  la  descrizione  d'  un'  orribile  catastrofe  av- 
venuta  in  Alessandria ;  descrizione  degna  della  penna  di  Tacito  , 
e  della  quale  puo  affermarsi  con  verita  il  noto  adagio :  ex  ungue 
leonem.  Ma  trasceglieremo  in  quello  scambio  la  seconda  delle  tre 
iscrizioni  che  detto  il  Boucheron  per  la  morte  di  nobilissima  gio- 
vinetta  rapita  nel  fiore  degli  anni. 

TACITO  •  GRESSV  •  IN  SOMNIS 

ADSVM  •  MARIA  •  TVA 

DOLOREM  •  LENITVRA  •  0  •.  MATER 

PARCE  •  LACRIMIS  •  NE  •  DEFLEAS  •  BEATAM 

QVANTVS    VOLATVS  •  EST  •  ANIMARVM 
AD  •  RIVOS  •  PERVENI  •  VNDE    YITAM    HAYSERAM 

IBI  •  YERA  •  INTYEOR  •  YERIS  •  TANGOR 

VOS  •  FALSA  •  GAVDIA  •  CARPITIS  .  NOS  •  AETERNA 

QYAE  .  NEMO  •  REDDAT    YERBIS 

TV    INTEREA  •  NYPTIALIA  •  DONA 

ALIIS  •  SERVA  •  ET  •  ALIAS  •  TIBI    FILIAS    QVAERE 

IN  •  LARE  •  PAVPERCVLO 
COELI  •  HOSPES    ET  •  ALVMNA 

HOC    PRIMYM  •  DIDICI 
BENEFACTIS  •  MORTALES  •  AD     DEYM  •  EMTI 


Se  v'  ha  chi  non  senta  quanta  sia  la  soavita  degli  afletti  e  1'  altezza 
de'  pensieri  in  questa  iscrizione,  applichi  a  se  que'  due  versi  ch'  eran 
si  famiiiari  ad  Antonio  Cesari : 

A  cui  natura  non  lo  voile  dire 

Nol  dirian  mille  Ateni  e  mille  Rome ; 


BELLA   STAMPA  ITALIAN  553 

e  confessando  di  non  essere  nato  per  certi  studii,  ne  lasci  il  giudizio 
al  Vallauri  * ,  ed  anche  al  Cav.  Felice  Romani,  che  la  tenne  per  cosa 
degna  d'  essere  fatta  conoscere  eziandio  a  chi  nori  fosse  versato  ab- 
bastanza  nelle  piu  riposte  bellezze  della  lingua  di  Cicerone. 

<(  Leggiero  spirto  io  tua  MARIA  discendo 
A  consolarti  in  sogno,  o  Madre  amala. 
Pon  fine  al  lulto,  e  non  voler  piangendo 
Me  lamentar,  che  sono  alma  beata. 
Alto  sono  io  volata 
Quanto  volan  gli  spirti,  e  della  vita 
Giunsi  ai  perenni  rivi ; 
Quivi  io  mi  poso,  e  quivi 
Del  Ver  mi  pasco,  e  beo  gioia  infinita. 
Qual  non  potria  ridir  labbro  terreno, 
Mentre  il  vostro  piacer  dura  un  baleno. 
Altrui  tu  serba  intanto 
11  nuzial  monile 
Ed  in  ostello  umile 

Cerchi  altre  figlie  il  tuo  materno  zelo : 
Ospite  e  alunna  in  cielo 
Primo  rifulse  all'intelletto  mio 
Che  il  benefizio  alza  i  mortali  a  Dio.  » 

Innanzi  di  por  fine  a  questa  rivista  non  possiamo  tacere  un  pregio 
di  questi  tre  epigrafisti,  senza  del  quale  non  avremmo  forse  trattenu- 
to  si  a  lungo  i  nostri  lettori  intorno  ad  opere  che,  come  strettamente 
letterarie,  non  avrebbero  che  una  lontana  attinenza  col  nostro  pe- 
riodico.  Questo  pregio,  tan  to  piu  eccellente  quanto  piu  raro,  e  quel- 
lo  spirito  sinceramente  cattolico  che  ben  chiaro  si  manifesta  in  que- 
sti scrittori  5  e  nientemeno  nelBoucheron  secolare,  che  nel  Ciampitti 
e  nel  Silvestri  ecclesiastici.  E  tuttavolta  la  gioventu  del  Boucheron 
cadde  in  tempi  infelicissimi,  quando  V  empieta  era  quasi  portata  in 
trionfo.  Apprendano  adunque  i  giovani  che  a  riuscire  grande  scrit- 

1  Loc.  cit.  pag.  11. 


554  RIVISTA 

tore  non  solo  non  pone  ostacolo,  ma  e  di  grandissimo  aiuto  la  rell- 
gione  cattolica  non  pur  venerata  ne'  dommi  che  insegna,  ma  ne'pre- 
cetti  che  impone  a'suoi  professori.  Di  questa  verita  hanno  i  gio- 
vani  uno  splendido  esempio  nel  Boucheron  ,  del  quale  scrive  il  Val- 
lauri :  Suprema  illius  verba  christiani  hominis  fuerunt,  qui  innocen- 
tissimam  vilam  sanctissimo  exitu  clausit.  Spirilum  excepit  Carolus 
Grossius  e  Socielate  lesu,  quern  noster  ob  singulare  mgenium  atque 
excellenlem  doctrinam  plurimi  facerel  1 .  E  poiche  noi  ci  avvenimmo 
a  ragionare  col  P.  Grossi  il  giorno  stesso  che  fu  spento  quel  lume 
de'  buoni  studii  in  Piemonte,  possiamo  aggiungere  che  confortato 
ad  abbandonarsi  al  volere  di  Dio ;  si,  rispose,  me  slesso  e  lulte  le  mic 
speranze;  e  queste  furono  V  estreme  parole,  dette  le  quali  spird. 
Se  da  tali  sentimenti  fossero  stati  sempre  animali  gli  epigrafisti, 
non  avremmo  in  molti  cemsterii  d'  Italia  veduto  cogli  occhi  nostri 
lo  scandalo  di  molte  iscrizioni,  specialmsnte  in  lingua  italiana,  che 
paiono  scritte  da  uomini,  i  quali  sien  da  porre  tra  que'  ceteri  qui 
spem  non  habent,  di  cui  ragiona  S.  Paolo  2.  Di  questo  scandalo, 
eziandio  con  pericolo  di  eccitare  un  gran  vespaio,  non  vogliamo 
tacere  la  cagione,  se  non  unica,  certo  principal issima.  Primo  a  le- 
var  grido  di  epigrafista  italiano  fu  quel  Pietro  Giordani,  il  quale  nel 
panegirico  di  Napoleone,  capolavoro  di  adulazione  vigliacca,  non  si 
vergogn6  di  professare  il  piu  abbietto  materialismo,  scrivendo  che 
Al  mislerioso  composto  di  operazioni  chimiche  e  meccaniche  onde  ri- 
-sulla  il  pensiero  si  regge  in  lui  (Napoleone)  con  cguaglianza  inva- 
riala  di  movimento  3.  Ora  e  indubitato  che  ad  esprimere  convene-^ 
volmente  un  affetto  ,  e  necessario  sentirlo.  Quale  adunque  ch'  ella 
si  fosse  la  maestria  del  Giordani  nel  maneggiare  la  nostra  lingua 
(di  che  per  ora  non  cerchiamo),  chiaro  e  che  egli  non  poteva  tras-r 
fondere  nelle  sue  epigraQ  quegli  affelti  cristiani  cui  non  sentiva  nel 
cuore.  Le  quali  parole  non  scriviamo  gia  solaniente  per  congettura; 
ma  rilette  a  questi  giorni  in  gran  parte  le  epigrafi  del  Giordani  e 

1  Op.  cit.  pag.  29.  —  2  I,  Thess.  4,  d2. 

3  Opera  di  PIETRO  GIORDANI,  appendice,  a  spese  di  Felice  Le  Monnier  1846. 
Bastia ;  cioe  in  quella  che  sta  in  riva  dell'Arno. 


DELLA  STAMP  A  ITALIAN  A  •>•>•> 

quclle  del  celebre  Abate  Manuzzi  1 ,  a  quuste  ci  senliinmo  non  di 
rado  commosso  il  cuore  a  quegli  affetti  che  spirano  le  iscrizioni 
de1  primi  secoli  del  cristianesimo,  laddove  le  prime  non  altro  scnti- 
mento  eccitarono  in  noi  che  quello  stesso,  cui  pruova  chi  legge  iscri- 
zioni pagane  nelle  raccolte  del  Muratori  o  dell'  Orelli.  Conchiudere- 
mo  pcrtanto  che  Fimitazione  di  quel  perverso  scrittore  poteasibbene 
produrre  qualche  felice  accozzatore  di  vocaboli,  ma  non  epigra- 
fisti  cristiani. 

Parra  forse  un  po'  strano  a  qualcuno  questo  nostro  accennare  in 
coppe  e  dare  in  bastoni,  cioe  il  passare  dalla  rivista  delle  opere  del 
Ciampitti,  del  Silvestri,  del  Boucheron  alia  censura  di  Pietro  Gior- 
dani.  Ma  stranezza  a  gran  lunga  maggiore  e  feconda  di  ree  conse- 
guenze  si  dee  per  nostro  avviso  stimare,  c hepersone  d'ottimiintendj- 
menti  vadano  tuttodi  citando  come  assiomi  innegabili  le  sentenze  del- 
lo  scrittor  piacentino,  e  rovistino  gli  epistolarii  e  proprii  e  degli  amici 
defunti,  beati  se  loro  avvenga  di  trovar  qualche  lettera  di  quell'  em- 
pio.  Di  questa  soverchia  ammirazione  pel  Giordani  abbiamo  esempii 
recentissimi  e  dati  da  persone  che  nol  dovrebbero.  Noi  ci  asterremo 
dal  citarne  i  nomi ;  ma  stimiamo  nostro  debito  il  ricordare  che  uno 
scrittore  non  men  dotto  che  pio ,  a  proposito  del  levare  in  cielo  i 
meriti  del  Giordani,  avverti  saggiamente  che  assai  e  credulo  ai  famo- 
•si,  massimamenle  dalla  giocentii  2,  sicche  il  largheggiare  d1  encomii 
con  lui  e  un  farsi  occasione  d'inciampo  a  chi  tanto  dee  faticare 
per  non  rovinare  nel  precipizio.  Ricorderemo  adunque  a'  que'  gio- 
Tani  che  ci  leggono  due  verita  pubblrate  con  un  coraggio  imper- 
territo  da  due  valcnti  scrittori.  La  prima  e  che  la  fama  del  Giordani 
si  appoggia  in  gran  parte  al  calersi,  come  aveva  in  costume,  di  eerie 
bale  epiyrammaliche,  gid  mmrabile  e  viluperata  delizia  di  quel  sofi- 
$la  di  Feruey  3.  La  seconda  e  che  negli  scritti  del  Giordani  v'  ha 
de'  farfalloni  maiuscoli,  i  quali ,  perche  incaslonati  nel  discorso  con 

1  GIORDANI  Opere  cilate  vol.  2.  —  Delle  Iscrizioni  di  GIDSEPPE  MANUZZI  — 
Firenze  presso  David  Passigli.  MDCCCXL1X. 

2  Mcmorie  di  religione,  morale  e  letteratura,  t.  XI,  pag.  51.  Modena  ecc. 

3  Op.  cit.  t.  IX,  pag.  312,  313. 


556  RIVISTA 

un  giuoco  di  romorose  e  vane  parole,  paiono  a  chi  beve  grosso  altis- 
sime  senlenze  di  succo  piene  e  di  vigore  1  % 

IT. 

11  diritto  di  punire  e  la  tutela  penale.  Dell'  Avvocato  FRANCESCO  Po- 
LETTI  —  Torino  1853. 

Vi  ha  due  progress!  scientific!  nel  mondo :  1'  uno  antico  quanlo 
la  sapienza  umana,  e  consiste  nell'  accogliere  con  riverenza  que' 
veri  che  il  giudizio  de'secoli  ha  auteriticati,  e  dopo  avere  laboriosa- 
mente  seguite  le  pedate  dei  piu  grandi  uomini  dell1  antichita  fn 
dove  questi  proraossero  le  serie  loro  investigazioni,  tentare  di  dar 
passi  ulterior!  appoggiando  1'uno  de'piedi  perche  non  isdruccioli  sul- 
le  verita  gia  conosciute  e  poste  in  sodo.  Ma  questo  progresso,  ap- 
punto  perche  laborioso  e  rispettivo ,  non  suole  andare  a  sangue 
a  que'  dotti  e  semidotti,  i  quali  bramano  far  molto  viaggioconj 
poca  spesa  ,  tracciando  piuttosto  la  fama  nell'  opinione  del  vol-  j 
go  che  la  realta  nel  conoscimento  del  vero.  Questi  da  molti  anni 
hanno  introdotto  in  Europa  un  nuovo  modo  di  progredire  nella 
scienza,  il  quale  consiste  nel  discreditare  tutto  cio  che  mai  si  disse 
da  che  sono  uomini  sulla  terra  facendo  credere,  come  gia  vedem-  1 
mo  asserirsi  da  quel  sig.  Hoene  Wronski,  che  nulla  mai  si  seppe 
prima  di  loro,  e  che  oggi  finalmente,  merce  del  loro  ingegno,  sap- 
piamo  tutto  2.  Stritolato  cosi  tutto  ilcolosso  della  sapienza  antica, 
si  arrampicano  su  quei  rottami  e  dal  piu  alto  a  cui  giungono  av- 
ventano  contro  alia  memoria  di  que'  grandi  cui  calpestano,  tre  o>| 
quattro  di  que'sofismi  puerili,  che  sui  banchi  della  scuola  impararo- 
no  per  esercizio  di  logica:  e  come  credono  avere  incantatele  orec- 
chie  del  volgo ,  entro  vi  scagliano  con  frasi  sonore  un  madornal 
paradosso;  e  il  popolo  aprendo   tanto  d'  occhi  li  grida  teste  origi- 
nal! e  pensatori'proibndi. 

1  Continuazione  delle  memorie  modenesi  ecc.  t.  VIII,  pag.  303. 

2  V.  Civilta  Cattolica,  II  Serie,  vol.  I,  pag.  639.    . 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  557 

Appartiene  egli  a  questa  classe  il  sig.  Aw.  Poletti?  Aprite  di 
grazia  lasua  Jntroduzione  e  giudicatene  da  voi  medesimo:  «I1  drit-  * 
«  to  penale,  incomincia,  non  seppe  fin  qui  proclamare  che  queste 
<(  due  fonnole:  T  utilitd  di  punire;  layiuslizia  dipunire.  .  .  Si  puo 
(in  queste)  ravvisare  un'  idea  di  vera  giustizia?  Diciamolo  altamen- 
«  te  ad  onore  della  umanita  e  de'  suoi  destini:  no.  » 

Non  sappiamo  quanto  onore  risulti  da  questo  No  alia  umanita  e 
a'  suoi  deslini,  giacche  ella  sembrerebbe  destinata  dal  Creatore  a 
spropositare  per  sei  o  sette  mila  anni,  contro  ogni  diritto  con  |)ieno 
consenso  di  volgo  e  di  sapienti,  in  materia  di  sommo  rilievo  per 
gl  individui  e  per  la  societa.  E  se  il  Destine  placate  finalmente  non 
avesse  ispirato  a  due  coniugi  Poletti  Ji  mettere  al  mondo  un  avvo- 
cato  Francesco,  Dio  sa  quanti  altri  secoli  avremmo  durato  a  macel- 
lare  colle  due  formole  i  galantuornini.  senza  ombra  di  scrupolo!  Ma 
tant'  e :  la  detinizione  della  pena  (il  male  reso  pel  male  in  una  data 
misura)  epel  sig.  Aw.  Poletti  una  proposizione  ingiusta  nel  prin- 
cipio,  assurda  nella  pratica. 

Se  ingiusto  ed  assurdo  e  un  male  reso  pel  male ,  tutte  le  giu- 
stizie  punitrici  del  delitto  saranno  state  per  sette  mila  anni  una 
ingiustizia  e  in  cielo  e  in  terra,  e  tutti  i  legislatori  antichi  e  mo- 
derni  e  la  stessa  teocrazia  mosaica  anderanno  compresi  nel  fulmi- 
nante  epifonema  con  cui  1'A.  conclude  la  sua  invettiva:  «  Ovunque 
«  si  guardi  Tassunto  si  mostra:  .  .  .  I'immoralita  dei  sistemi  penali 
«  edimostrata  (pag.  4)  ». 

Dimostrata !  permetteteci ,  sig.  avvocato ,  che  entriamo  qui  con 
esso  voi  in  breve  conversazione :  ma  diteci  prima ,  intendete  voi 
disapprovare  con  questo  anchele  pene  piu  lievi? 

Avvocalo.  Si  signore:  «  la  piu  grande  come  la  piu  piccola  delle 
«  pene  e  realmente  una  pena  immorale.  Ad  ogni  uomo  che  viene 
«  sepolto  nel  carcere,  ad  ogni  testa  che  cade,  la  coscienza  e  get- 
«  tata  in  forse  fra  T  istinto  del  diritto  che  si  solleva  e  la  vene- 
«  razione  abitualeche  approva  (pag.  4-5).  » 

Civ.  Call.  Non  possiamo  non  rimanere  attoniti  che  per  sette  mila 
anni  T  istinto  del  diritto  che  si  solleva  non  abbia  saputo  fare  udire 


858  RIMSTA 

le  sue  voci  ne  al  volgo  piu  idiota  che  corre  si  schietto  dietro  1'  istin- 
to,  ne  al  magistrate  e  al  aiureconsulto  clie  ne  studiano  con  tanta 
profondita  le  ragioni.  Ma  via,  poiche  F  immoralita  della  pena  e  di- 
mostrata,  piacciavi,  sig.  avvocato,  presentarcene  la  dimostrazione. 

Aw.  Eccola  in  due  parole:  «  Qual  e,  ditemi ,  la  giusta  misura 
del  male?  » 

Civ.  Call.  Di  che  male  parlate,  del  male  di  pena  o  del  male  di 
colpa?  Avreste  dovuto  spiegarcelo  nella  defmizione,  cui  ne  recaste 
travisata  e  monca.  Avreste  dovuto  dirci  che  il  castigo  e  il  male  sen- 
sibile  infliKo  pel  male  morale  in  una  giusta  misura.  Ma  via:  giacche 
ci  e  mestieri  d'  indovinare,  supponiamo  che  c  interroghiate  qual  sia 
la  giusta  misura  fra  i  due  modi  di  colpa  e  di  pena. 

Aw.  Bravissima!  interrogava  appunto  di  questa  giusta  tnisura, 
la  quale ,  come  ben  vedete ,  e  impossible.  Conciossiache  se  «  la  giu- 
«  sta  misura  del  male  si  deduca  dai  dati  esteriori  ,  si  trascurera  la 
«  natura  interiore.  Vuolsi  tener  conto  delle  disposizioni  interior!? 
«  Allora  si  violeranno  le  leggi  di  una  giusta  equazione.  » 

Civ.  Call.  Confesseremo  candidamente  che  non  vediamo  la  forza 
del  vostro  argomento.  Se  voi  pretendete  rinvenire  fra  i  mali  di  pena 
e  quelli  di  colpa  una  uguaglianza,  come  potrebbe  rinvenirsi  fra  due 
bottiglie  atte  a  contenere  il  vino,  o  fra  due  braccia  di  panno,  inten- 
diamo  benissimo  che  vi  troverete  imbrogliato,  giacche  le  quantita 
eterogenee  non  possono  fra  di  loro  compararsi.  Ma  se  cercate  qual  e- 
quella  pena  che  puo  resistere  alia  spinta  criminosa ,  come  la  chiama 
il  Romagnosi,  il  problema  non  e  complicate  e  mogni  tempo  1'espe- 
rienza  ne  ha  suggerita  la  soluzione  ai  legislator! :  i  quali  vedendo 
che  una  pena  minore  non  bastava  o  che  una  maggiore  era  superflua, 
vennero  a  poco  a  poco  contemperando  i  codici  penali  ai  popoli ,  ai 
secoli,  alle  idee  e  a  tutto  insomnia  che  suole  influire  nella  condotta 
morale  degli  uomini.  Non  vediamo  dunque  che  la  difficolta  sia  insu- 
perabile  5  e  molto  meno  che  un  qualche  sbaglio  commesso  nell'  ap- 
plicazione  renda  immorale  la  legge  della  pena,  e  specialmente  delle 
pene  leggere,  come  quella  del  carcere  da  voi  citata. 


BELLA  STAMPA  ITALIANA 

Aw.  Ebbene  ve  la  dimoslrero  come  due  r  due  fan  quattro.  «  La 
«  sor-iela  si  assume  ella  la  responsabilila  deH'individuo  a  cni  toglie 
*  la  liberta,  o  continuera  a  riguardarlo  come  tin  esst-re  moralmentc 
«  libero,  mentre  e  sotto  la  pressione  di  restrizioni  invincibili?  » 

Civ.  Call.  E  che?  credete  voi ,  sig.  avvorato,  che  chi  sta  in  car- 
Cere  sotto  la  pressione  di  restrizioni  invinoibili,  o  rome  noi  diremmo 
in  italiano,  sotto  il  catenaccio  e  il  bargello,  non  sia  piu  moralmente 
libero?  Oh  questa  egrossa  davvero  in  un  avvoc?  to!  e  piu  d'  unodei 
vostri  lettori  all'  udirla  sara  tentato  di  lasciarsi  scappar  di  bocca  il 
vostro  epifonema :  «  Ovunque  si  guardi  1'assurdo  si  mostra  ». 

Aw.  Or  via  ,  riuniamo  in  poche  parole  molte  ragioni ,  e  non  mi 
fate  piu  la  schizzinosa  :  la  pena  e  sempre  immorale  perche  colpisce 
la  persona  e  la  trasforma  in  cosa  ,  perche  non  difende  la  societa  , 
perche  non  intimorisce  i  malvagi ,  perche  non  li  corregge ,  perchfe 
non  espia  il  delitto,  perche  mira  solo  al  bene  della  societa  ,  perche 
I'  antagonismo  fra  la  pena  e  la  nalura  umana  e  complete  (  pag. 
6,7,8,9).- 

Non  istaremo  a  proseguire  questo  dialogo  col  sig.  aw.  Poletti. 
Dopo  averci  dato  per  assurdo  ed  ingiusto  ci6  che  il  genere  umano 
ha  veduto  sempre  giusto  ed  evidente  ,  egli  trova  poi  otto  assiomi 
(pag.  13),ciascuno  dei  quali  e  talmente  equivoco  per  non  dire  falso, 
che  appena  sapresti  sottoscriverne  assolutamente  un  solo:  tanto  il 
cervello  di  questo  avvocato  &  fatto  al  rovescio  di  tutti  i  cervelli 
umaiti ! 

Vero  e  che  rincomprensibilita  dei  suoi  assiomi  pu6  nascere  ugual- 
mente  dalla  stranezza  dello  stile  poco  minore  di  quella  del  suo  cer- 
vello. Centellatene  per  saggio  di  stile  le  frasi  seguenti :  «  Noi  posse- 
«  diamo  una  scienza,  che  subisce  ancora  Tinflusso  delle  dotte  diva- 
«  gazioni,  che  snatura  i  concepimenti  della  ragione  col  trasportarla 
«  nei  campi  dell'ignotoe  della  negativita,  che  I'abbassaperfarlaper- 
«  dere  entro  il  prolisso,  ispido  e  vanitoso  frasario  d'una  ideologia  che 
«  il  suo  scopo  ripone  nel  dimostrare,  non  le  idee  proprie  dell'  ente 
«  umano,  maquelle  che  abbiamo  comuni  colle  tribu  dei  selvaggi,  e 
«  di  cui  le  bestie  stesse  mostrano  avere  sicura  ed  istintiva  notizia 


560  RIVISTA 

<(  (pay.  14)  » .  Che  ve  ne  pare,  letter  cortese,  di  questo stile  che  vola 
pel  carnpi  dell'  ignoto  e  della  negativita?  In  quanto  a  noi  null1  altro 
possiamo  intenderne  se  non  che  vi  sono  certi  selvaggi  ,  i  quali  non 
sono  ne  uomini  ne  hestie.  La  notizia  a  dir  vero,  potra  sembrarvi  un 
po'  strana:  ma  se  leggete  alia  pag.  seguente,  chi  sa  che  non  ne  tro- 
viate  la  ragione?  «  Gli  stimoli  attivi,  dice  FA.  ,  die  deter  minarono 
«  la  varieta  sempre  ascendente  delle  forme,  che  nel  progressive  loro 
«  perfezionamento  si  riassumono,  agiscono  obbedendo  ad  una  iden- 
«  tica  legge  sia  nella  creazione  universa  ,  come  nella  varieta  della 
a  razza  umana  e  nella  localizzazione  funzionale  degli  organi  del 
«  pensiero  (pag.  15)  ».  Vi  par  chiaro?  Non  vedete  qui  in  questo 
moto  ascendente  delle  forme  come  il  bruto  possa  diventar  selvaggio, 
e  il  selvaggio  diventar  uomo?  Se  non  lo  capite,  passate  a  pag.  89  e 
vedrete,  che  «  Fuomo  e  una  composizione  in  cui  concorsero  le  forze 
«  universal!  della  natura,  a  cui  cedono  le  materie  primitive  tendendo 
«  a  riunirsi  in  una  forma  primitiva  granulare  per  giungere  gradata- 
«  mente  a  costituire  1'organismo  vivente  di  un  corpo  animale.  Una 
«  volta  pero  che  la  vita  universale  giunga  ad  individuarsi  non  siegue 
«  piu  la  legge  primitiva,  ma  una  piu  abbreviata. .»  Per  lo  che  «  og- 
<c  gidi  1'uomo  come  appartenente  ad  una  specie  animale  si  puo  con- 
«  siderare  come  il  prodotto  della  fecondazione  » .  Con  una  cosi  bella 
spiegazione  psicologica  si  puo  render  ragione  di  cio  che  si  vuole : 
le  idee  dell' uomo,  del  selvaggio,  della  bestia,  gli  organi  del  pensiero 
e  checche  altro  mai  ti  piaccia,  tutto  si  capisce  egregiamente,  quando 
1'  uomo  e  un  composto  di  azioni  chimiche  e  di  vita  universale  indi- 
viduata,  non  si  sa  perche,  in  una  esistenza  piu  abbreviata. 

Or  dopo  tanti  strafalcioni,  ove  1'A.  ha  dimostrato  il  suo  valore 
fisiologico  e  psicologico,  domanderanno  forse  i  lettori  qual  sia  1' ul- 
timo risultato,  e  che  pretenda  egli  finalmente  di  sostituire  al  diritto 
penale  per  sicurare  la  societa  contro  il  delitto.  La  risposta  al  quesito 
vien  data  dall'A.  nella  seconda  parte  dell' opera,  e  tutta  si  riduce  in 
sostanza  a  dirci,  che  il  delitto  dee  frenarsi  colla  tutela  penale  e  non 
colla  pena:  che  la  tutela  regola  la  liberta  e  riguarda  il  colpevole  co- 
me ente  sociale ,  laddove  la  pena  non  lo  cura  e  ne  comprime  la 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  561 

liberta:  la  pena  e  un  male,  la  tutela  un  bene:  la  tutela  ha  un'  azione 
morale,  la  pena  un1  azione  fisica.  Capira  il  lettore  da  tutto  questo  ap- 
parato  di  frasi ,  che  1'  aw.  Poletti  non  fa  in  sostanza  che  ripeterci 
ci6  che  tutti  sappiamo  doversi  colla  pena  riguaftlare  anche  alia  e- 
mendazione  del  reo.  Se  non  che  tutti  finora  giudicarono  che  questa 
emendazione,  dipendendo  dalla  liberta  umana ,  non  sempre  potra 
conseguirsi;  eppero  prima  che  alia  emendazione  del  colpevole  ,  la 
pena  mira  all'  ordine  pubblico  e  alia  sicurezza  degl'  innocenti.  In 
quanto  al  chiamare  tutela  ci6  che  fin  qui  fu  detto  pena  ;  egli  stesso 
riflette  che  la  differenza  riducesi  piu  presto  a  parole  che  ad  una  real- 
ta  intrinseca:  o  se  vi  ha  alcun  che  di  reale,  tutto  si  riduce  ai  senti- 
menti  con  cui  il  colpevole  subisce  il  castigo,  giacche  «  e  corto  »  con- 
tinua  T  autore  «  che  in  un  modo  indiretto  la  pena  si  riscontra  nella 
«  tutela  medesima;  ma  il  sentimento  della  pena  gia  si  fa  strada 
«  indipendentemente  dalla  sua  applicazione  e  vi  riacquista  quindi  la 
«  sua  qualita  subbiettiva  e  per  essa  la  sua  prima  moralita  (pag. 
«  309)  ».  Indovinando  alia  meglio  che  significhi  questa  cicalata  (se 
pur  qualche  cosa  significa)  altro  non  si  comprende ,  se  non  che  la 
pena  accettata  dal  colpevole  acquista  in  lui  una  forza  morale  venen- 
do  accettata  come  correzione,  anziche  come  tormento. 

Or  su,  sig.  avvocato, permetteteci  di  esortarvi  a  far  prima  un  corso 
di  grammatica  e  di  belle  lettere  che  vi  ponga  in  istato  di  farvi  ca- 
pire;  poi  un  corso  di  antropologia,  ove  1'uomo  non  sia  il  discendente 
delle  scimmie  o  dei  polipi  trasnaturati  pel  valore  della  vita  univer- 
sdle.  E  quando  avrete  imparato  a  scrivere  e  a  pensare,  vi  aecorge- 
rete  forse  essere  di  mal  augurio  ad  un  libro  il  farsi  innanzi  col  dar 
dello  stolto  a  tutto  il  genere  umano:  molto  piu  poi  quando  quei  per- 
fezionamenti  che  ormai  tutta  Europa  conosce  ,  pretende  venderceli 
come  trovati  novelli ,  solo  perche  vengono  lardellati  di  materiali- 
smo  e  d'  incredulita.  II  miglioramento  delle  carceri  iniziato  dalla 
Chiesa  or  fanno  18  secoli,  e  un  tema  intorno  al  quale  mille  autori 
si  sono  esercitati  •,  e  recentissimo  e  1'  opuscolo  del  barone  de  Hody 
Du  systeme  celMaire  dans  ses  rapports  avec  h  culle  catholique 
(Anvers  1853).  Se  invece  di  darvi  come  inventore,  vi  foste  con- 
Serie  //,  vol.  II.  36 


RIVISTA 

tentato  di  comparire  compilatore,  non  avreste  altro  torto  die  quellrj 
di  non  farvi  intendere.  Ma  congiungere  in  un  libro  solo  tutto  T  in- 
sipido  di  una  minestra  riscaldata  coll'antropogonia  del  Lamart,  colla 
vita  universale  del  Cousin,  col  materialismo  del  Bichat  e  del  Rid 
rand,  colle  bestemmie  del  Quinet  e  collo  stile  di  un  fattore  di  cam- 
pagna-,  ed  arrogarvi  di  correggerein  tal  guisa  gTistinti  di  natura,  la 
pratica  di  tutto  il  genere  umano,  le  doUrine  dei  piu  alti  intelletti , 
Fesperienza  di  tutte  le  societa  e  i  dettati  perfino  delta  Sapienza  infi- 
nita  ;  questo,  sig.  avvocato  gentilissimo  ,  sarebbe  inescusabile  pro- 
sunzione,  se  non  ci  aveste  detto  voi  stesso,  senz'avvedervi  del  vero 
senso  di  vostre  parole  :  «  Noi  manchiamo  di  originalita ;  il  nostro 
K  spirito  ne'suoi  tentativi  riesce  a  risultati  che  lo  direbbero  colpito 
«  d'impotenza;  noi  oscilliamo  fra  la  tendenza  di  riprodurre  Tantico 
«  e  la  sterile  audacia  di  tutto  negare.  Noi  siamo  una  generazione  di 
«  conservatori  sleali  o  distruttori  frenetici  (pag.  10).  » 
Egregiamente ! 

III. 

II  Parlamento  del  \£  e  TOpinione  del  16  Maggio. 

Alia  pag.  328  di  questo  volume  noi  recammo  una  dicbiarazioi 
del  Principe  Aldobrandini  5  e  lo  facemmo  per  cortesia  verso  la 
sona  che  vi  c'invitava  ,  e  piu  ancora  per  discretezza  verso  lo  scritt 
die  ci  si  proponeva  ,  il  quale  certo  nulla  diceva  contro  cio  che  ve 
ramente  rileva  per  la  Civilta  Cattolica.  II  Parlamento  con  una  nier 
te  dissimulata  soddisfazione  ne  mena  un  trionfo  tanto  piu  puerile, 
quanto  ne  e  meno  fondata  la  ragione,  e  non  sappiamo  che  arzigf 
goli  vi  va  fantasticando  sopra ,  intitolando  1'  articolo  niente  m< 
che:  una  smentita  alia  Civilta  Cattolica;  e  vi  vede  sapete  che?  ui 
vendetta  in  favore  del  dottor  Farini.  Al  Parlamento  fa  eco,  confer 
naturale  a  pensarsi ,  quella  buona  lana  della  Opinione  la  qualc  alia 
smentita  pretesa  dal  maggior  fratello  aggiunge  del  suo  il  titolo  di 


563 

vfficiale;  e  se  ne  sollucchera  tanto  per  quella  tacita  promessa  del 
Parlamenlo  che  sembra  dirle  in  sua  favella  equivoca : 

Omai  vedrai  di  siflfatti  ufllciali. 

Noi  frattanto  crediamo  opportune  chiarire  con  due  parole  questa 
faccenda  •,  e  se  il  foglio  moderato  spera  che  la  nostra  imprudenza 
eostringa  altri  a  far  conoscere  lutta  la  verita,  non  vogliamo  negar- 
gli  il  gusto  di  vedere  propalata  una  verita ,  la  quale  noi  vorremmo 
fosse  saputa  da  tutti ,  e  ID  particolar  modo  dal  Parlamenlo  che  piii 
di  tutti  ne  ha  hisogno. 

iNolla  lunga  censura  che  noi  facemmo  della  sgraziata  opera  che  e 
lo  Stato  romano  del  Dottor  Farini  ci  avvenimmo  a  parlare  del  conte- 
gno  serbato  dal  sommoPontefice  nella  guerra  del  48.  Noi  certo  non 
avevamo  uopo  d'  imparare  quel  contegno  n&  dal  Farini  ne  dai  suoi 
consorti,  dovendoci  bastare  la  semplice  cognizione  dei  fatti  e  docu- 
menti  pubblici,  e  soprattutto  Y  Allocuzione  del  29  Aprile,  che  pote 
bene  essere  oggetto  d' infinite  invettive,  ma  non  fu  che  le  si  potesse 
apporre  verun  atto  antecedente  che  la  contraddicesse.  Tuttavolta 
avendo  trovato  che  il  Farini  medesimo  lo  confessava,  ci  parve  auto- 
rita  da  non  doversi  trasandare  in  questo  fatto;  e  ne  confortammo  i 
nostri  giudizii,  benche  non  mancassimo  di  notare  la  malignita  dello 
scrittore  che,  pure  obbligato  a  riconoscere  i  fatti ,  va  con  molta 
scaltrezza  qui  e  cola  insinuando  il  rovescio  di  cio  che  narra.  Su 
questo  capo  ogni  protesta  sarebbe  vana;  e  noi  convinti  come  siamo 
della  verita  del  fatto,  meno  di  qualunque  altro  saremmo  stati  dispo- 
sti  ad  accettarne.  Ma  essendo  tali  gli  atti  del  Pontefice,  ne  fu  conse- 
guenza  che  coloro  i  quali  vollero  e  promossero  la  guerra  operarono 
«econdo  il  proprio  sentire,  DOII  secondo  gl'impulsi  che  ricevevan  dal 
Sovrano^  e  questo  da  noi  venne  notato  per  incidenza  alia  pag.  165. 
Quando  dunque  un  Ministro  di  quel  tempo  protest6  contro  il  detto 
dalla  Civilta  Cattolica  nell'articolo  stampa  italiana  (sic),  questa  ge- 
neralissima  formola,  che  che  sia  del  sentimento  di  chi  la  dettava,  po- 
teva  riguardare  qualunque  cosa  delle  affermate  nell'  articolo  non 
escluse  quelle  voglie  guerresche.  II  perche  potendo  la  dichiarazioni 


564  RIVISTA  BELLA  STAMPA  ITALIANA 

riguardare  questo  ultimo  capo,  noi  non  trovammo  difficolta  di  am- 
metterla  ;  e  ci  parve  atto  di  leale  amore  alia  verita  il  lasciar  parlare 
pubblicamente  chi  da  quelle  asserzioni  si  crcdeva  aggravate.  In 
questo  senso  la  smentita  e  data  non  a  noi  ma  al  Farini ,  e  per  un 
fatto  che ,  a  dirla  proprio  come  la  e  ,  per  noi  non  e  di  grande  rile- 
vanza.  Pero  iiel  pubblicarla  le  mandammo  innanzi  alquante  parole, 
colle  quali  dichiarammo  di  non  accettarla  se  non  per  quello  cl 
noi  dal  Farini  avevamo  raccolto.  Or  noi,  torniamo  a  dirlo,  da  costi 
non  ilcontegno  delPontefice  raccogliemmo,  il  qual  contegno  ci  era 
noto  per  documenti  ben  piu  autorevoli  che  non  e  quel  suo  piu  ro- 
manzo  ,  che  storia  ;  ma  si  veramente  da  lui  avevam  raccolto  il  con- 
tegno di  coloro  chevollero  la  guerra-,  intorno  al  qual  punto  eravamo 
disposti  ad  accogliere  qualunque  dichiarazione.  E  perche  avrem  do- 
vuto  rifiutarci  ad  una  rettificazione  per  questa  parte?  II  Parlamento 
tralascio  quel  nostro  preamboletto  perche  non  lo  capi ,  o  diciamo 
piu  veramente  perche  lo  capi  benissimo ,  in  quanto  vide  che  la 
smentita  (se  smentita  vi  fu)  non  e  data  a  noi  ma  al  gia  medico  di 
Russi ,  della  cui  riputazione  di  storico  noi  in  verita  non  ci  crediamo 
in  debito  di  essere  molto  solleciti. 

Le  quali  cose  essendo  cosi,  noi  non  bastiamo  ad  intendere  come 
il  Parlamento  possa  dire  che  da  quella  protesta  il  Farini  fu  vendi- 
cato:  vendicato  di  che  se  il  ciel  ci  salvi  ?  vendicato  forse  dalle  no- 
stre  animadversioni ,  le  quali  il  Parlamento  dice  conlumelie  e  non 
fatti,  non  ragioni?  Cosi  certo  non  pensera  chiunque  abbia  letto  quei 
nostri  due  lunghi  articoli  intessuti  per  la  maggior  parte  delle  parole 
medesime  dell'Autore  e  confutate,  smentite,  messe  ad  ogni  tratto 
in  contraddizione  tra  loro.  Se  non  il  solo ,  certo  uno  dei  pochissimi 
punti  i  quali  noi  credemmo  potergli  mandar  buoni,  e  questo  fatto 
del  Ministero  del  48 ;  e  se  la  protesta  da  noi  recata  n'  e  una  smenti- 
ta, crediamo  che  il  Farini 

Non  ne  avrebbe  vendetta  molto  allegra. 


CRONACA 

CONTEMPORANEA 


Roma  30  tlaggio  1853. 


I. 

COSE  ITALIANS. 

STATI  PONTIFICII  —  1.  II  S.  Padre  a  Porto  d'Anzo.  —  2.  Una  sua  visita  ad  un 
ospizio  di  Orfani.  —  3.  Guarigionc  del  Card.  Pecci  —  4.  L'  Accademia  di 
religione  Cattolica. 

1 .  II  Santo  Padre  si  e  recato  quest'anno  a  Porto  d'Anzo  a  passarvi 
i  pochi  giorni  che  corron  framezzo  alia  Pentecoste  ed  al Corpus  Domi- 
ni. Partito  di  Roma  il  lunedi  16,  vi  e  rivenuto  il  mercold\  25  per 
assistere  il  di  appresso  alia  piu  solenne  e  maestosa  processione  che 
si  faccia  nel  mondo.  Hascelto  poi  laSantita  Sua  quella  dimora  apre- 
ferenza  dell'altra  piu  agiata  e  consueta  di  Castel  Gandolfo  per  osser- 
varvi  personalmente  quei  molli  miglioramenti  che  a  pro  di  quei  iit- 
torani  vi  ordino  1'anno  scorso,  e  che  in  questo  ha  trovato  in  gran 
parle  compiuti.  Nel  breve  suo  soggiorno  in  quei  lido  ha  ricevuto 
gli  oir.aggi  delle  Magistrature  venutevi  dalle  circostanli  citta,  di  moi- 
ti  ragguardevoli  personaggi,  tra  i  quali  del  Generale  comandante  le 
armi  francesi.  Unacorvetta  pur  francese.  che  trovavasi  lungo  quella 
cosla  per  istudii  idrografici,  si  ancoro  in  quei  porto,  ed  il  comaudan- 
te  e  gli  ufiiciali  e  gl'  ingegneri  vennero  a  prestare  i  devotiloro  omag- 
gi  al  Padre  comune  dei  fedeli.  Sulla  corvetta  stessa  che  e  la  Mcteora 
fece  il  S.  Padre  il  giorno  23  una  corsa  alia  terra  di  S.  Felice  posta  sul 
pendio  del  Monte  Circeo.  Non  sappiamo  ancora  quali  prowedimenti 
si  saranno  divisati  per  imprimere  maggior  movimenlo  a  quei  porto  ; 
ma  sappiamo  che  la  presenza  del  Sovrano  e  del  Pontefice  in  quella 


566  CRONACA 

spiaggia  e  stala  segnala  e  sara  memoiabile  a  quegli  abitanli  per  atti 
molliplici  di  carita  e  di  munificenza. 

2.  II  S.  P.  Pio  IX  ncgli  anni  giovanili  vcsti  1'abito  clericale  nell'O- 
spizio  di  orfani  inlitolato  da.ll' Assunta ,  e  detto  volgarmente  di  Tata 
Giovanni,  e  del  quale  fu  per  non  breve  tempo  superiore.  Ivi  celebro 
la  S.  Messa,  ed  avendo  ivi  esercitato  il  suo  zelo  e  la  sua  carita,  ne  con- 
servo  sempre  affelluosa  memoria. 

Sollevalo  alia  Cattedra  di  S.  Pietro  verso  su  di  esso  le  sue  benefi- 
cenze.  Baslera  il  dire  che  il  S.  Padre  con  notevole  dispendio  acqui- 
sto  per  1'ospizio  la  parte  principale  di  fabbrica  annessa  al  medesimo, 
e  che  una  volta  formava  il  Monastero  delle  Salesiane  presso  S.  Anna 
dei  falegnami.  Egliprovvedcva,  che  si  rendessedecenteildetlo  Ospizio 
e  con  utili  fabbriche  lo  ampliava,  aumentando  ancora  notabilmente  i 
redditi,  onde  potessero  mantenervisi  in  maggior  numero  fanciullipo- 
veri  ed  orfani. 

Finalmente  coronava  le  sue  beneficenze  degnandosi  nelle  ore  6  po- 
meridiane  de'  2  Maggio ,  di  onorare  di  Sua  augusta  presenza  il  mento- 
vato  Ospizio.  Con  somma  benignita  ammetteva  al  bacio  dei  piedi  quei 
numerosi  orfanelli,  e  lutli  quelli  che  appartengono  all' Ospizio,  e 
diceva  a  tutli  parole  di  approvazione  e  di  conforto. 

3.  La  Diocesi  e  piii  ancora  la  cilia  di  Gubbio  sembrarono  non  ha 
guari  minacciate  quasi  da  pubblica  calamila,  quando  seppero  condotto 
a  termine  di  morle  per  grave  ed  ostinala  malaltia  il  loro  Vescovo  il 
Cardinale  Giuseppe  Pecci.  Fu  un  allro  argomento  dell'  amore  guada- 
gnatosi,  per  quell'  illuslre  e  sanlo  porporato,  come  da  affeltuosa  fa- 
miglia,  da  ogni  ordine  di  clero,  di  ciltadini  e  d'ogni  maniera  gente.  INoi 
abbiamo  lelto  con  commozione  d'animo  nel  num.  102  della  Gazzetta  di 
Bologna  le  belle  e  ferventi  parole  pronunziale  dal  morenle  Vescovo 
nell'  alto  di  ricevere  il  Santo  Vialico;  e  mentre  leggendole  ci  sentiva- 
mo  dall'  unax parte  trasporlati  nei  primi  beali  secoli  della  Ghiesa,  in- 
tendevamo  dall'altra  quanto  giustamente  quel  gregge  alia  sua  cura 
commesso ,  stancasse  il  cielo  con  fervide  e  prolungale  suppliche  per 
ottenerne  la  guarigione  gia  disperata  per  umano  presidio.  E  Dio  esau- 
di  quei  voti  dando  argomenlo  della  efficacia  di  una  comune  e  fiden- 
te  preghiera.  Quesla  e  la  calda  raccomandazione  che  fa  al  suo  po- 
polo  in  un'  apposita  pastorale  quello  specchiatissimo  Paste  re,  richia- 
malo  quasi  da  morle  a  vita  e  ridonato  in  cerla  guisa  nuovamenle  alia 
Diocesi,  che  comincera  di  cerlo  ad  averlo  doppiamenle  caro. 

4.  II  di  12  dello  scorso  Maggio  si  riaprirono  per  quesl'  anno  le 
tornate  dell'  Accademia  di  Religione  Catlolica  con  un  discorso  inau- 
gurale  lenuto  dall'  Emo  e  Rmo  Sig.  Cardinale  Anton  Maria  Cagiano 
de  Azevedo  Censore  onorario  di  essa  Accademia.  E  noi  ricordevoli  di 
quanto  riuscissero  graditi  pel  nostri  leltori  i  cenni  che  pubblicammo 


CONTEMPORANEA  567 

delle  orazioni  fatte  in  quelle  adunan/e  lo  scorso  anno,  ci  recherenv 
mo  a  colpa  non  fare  il  medesimo  nel  presente. 

L'argomento  preso  questa  volta  a  Iraltare  e  il  Socialismo  e  Comu- 
nismo :  trma  lullo  in  acconcio  de'  tempi,  e  che  dara  ampia  malcria 
all'  ingegno  e  all'  eloquenza  dei  chiari  dicitori  che  son  chiamati  a 
trattarlo. 

In  queslo  come  inaugurale  discorso  1'Emo  Porporato  apri  1'aringo 
tirando  in  certa  guisa  le  prime  linee,  e  tracciando  con  vedule  generali 
1'  assunlo ,  che  poscia  di  mano  in  mano  dovra  venire  svolto  sotto 
aspelto  piu  particolare  dagli  Accademici.  Noi  ne  accenneremo  in 
iscorcio  i  capi  piu  principal'!. 

La  degradazione  dell'uomo,  anche  prescindendo  dalle  sue  cagioni,  e 
un  fatto  cosi  palpabile  ,  che  non  ha  mestieri  di  dimostrazione.  Dal 
primo  gemito  infino  all'ulUmo  suo  respiro,  dalla  culla  infmo  al  sepol- 
cro,  egli  si  appresenta  come  un  essere  in  cui  sia  awenuto  un  gran 
disordine,  in  cui  sia  rolta  1'unita  primitiva,  in  cui  la  lotta  di-opposti 
elemenli  e  come  di  due  principii  vada  sempre  spiegandosi  in  piu  este- 
se  proporzioni.  Alia  vista  di  si  miseranda  condizione  dell'  uman  ge- 
nere  si  e  sempre  destato  nei  cuori  bennati  un  sentimento  di  compas- 
sione,  un  desiderio  e  uno  studio  vivissimo  di  migliorarne  la  sortc. 
Ma,  come  sempre,  cos!  anche  oggidi,  in  due  schiere  dividonsi  codesti 
pietosi  restauratori,  movenli  da  opposto  principio  e  riuscenti  ad  op- 
postissime  illazioni.  E  per  restringerci  al  tempo  d'  oggi,  i  cristiani  fi- 
losofi,  rischiarati  dal  lume  divino  della  fede,  possono  sollevarsi  al  fatto 
originario  di  quesla  corruzione  assai  men  misteriosa  di  quel  che  sa- 
rebhe  1'uomo  senza  un  tale  mistero,  e  comprendono  esser  1'uomo  in 
istato  di  punizione  per  un  peccato  di  origine.  In  forza  della  medesima 
fede  essi  sanno  ,  che  la  misericordia  soverchiando  la  giustizia  ,  alia 
proscrizione  fe  tener  dielro  la  promessa  del  restauro,  seguito  poi  nei 
tempi  della  pienezza  colla  venuta  di  Cristo  Redentore  ,  che  coi  pre- 
celti  e  con  1'esempio  indico  la  via  per  riordinar  1'uomo  in  una  sfera 
assai  piu  sublime  ed  elevata  che  non  sarebbe  stata  la  gia  perduta.  II 
filosofo  cristiano  adunque  conosce  non  solo  i  sintomi,  ma  lacagione 
del  male,  e  la  sorgente  dalla  quale  debbe  attingere  la  medicina 

Tulto  all'  opposlo  il  filosofante  nemico  del  Vangelo  :  folle  per  or- 
goglio  egli  melte  tutto  in  opera  per  ispe"gnere  il  sentimento  della 
naturale  corruzione.  Sconosce  ed  ama  sconoscere  il  primo  fallo  del- 
l'uomo e  la  pena  che  lo  segui.  II  disordine  che  scorgesi  nell'  umana 
natura  per  lui  procededaun  difetto  d'equilibrioediarmoniasociale, 
avvisandosi  ricomporlo,  non  gia  coi  mezzi  che  offre  la  religione,  ma 
coi  sistemi  dettatigli  da  una  bestiale  sapien/a.  In  quest'  opera  insana  si 
travagliano  precipuamente  i  Comunisti  ed  i  Socialisti  de'  giorni  no- 
stri,  imilaloii  e  promotoripiu  in  grande  e  piu  espliciti  delle  dotlrine 


568  CRONACA 

degli  Gnostici ,  del  Beguardi,  degli  Anabattisti  e  d'  altre  genera/.ioni 
di  eretici  e  sovvertilori  piu  antichi. 

L'Emo  disserente  riferisce  colle  proprie  loro  parole  i  pestilentissimL 
dogmi  di  alcuni  de'  capiscuola  moderni,  e  non  sara  ingrato  ai  noslri 
lettori  il  sentirli  qui  rapportare.  «  Questa  terra  ,  dice  Leroux  ,  non 
«  deve  essere  una  valle  di  lacrime,  come  il  Ci  istianesimo  va  ripelen- 
«  do,  si  un  paradiso  di  piaceri.  La  felicita  terrena  e  1'  ultimo  destino 
«  dell'uomo,  il  quale  sara  felice  quando  rilasciata  la  briglia  alle  sue 
«  passioni,  potra  ripetere:  trahit  sua  quemque  volvptas;  e  lo  potra  al- 
«  lora  soltanto  che  abolita  la  proprieta  e  il  sacerdozio ,  due  fonda- 
«  menti  dell'  organamento  della  societa  attuale  ,  venga  questa  rico- 
«  struila  sopra  basi  novelle.  » 

«  La  depressione  delle  passioni,  dogmatizza  Fourier,  che  viene  in- 
«  segnata  dai  preti,  mette  1'uomo  in  guerra  con  se  stesso,  coi  suoi  si- 
ce mili,  coll'universo.  Ma  quando  1'uomo  avra  soddisfatto  le  sue  pas- 
«  sioni ,  allora  sara  del  tulto  felice  ,  poiche  la  natura  umana  e  per 
«  istinto  sospinta  al  bene.  » 

«  La  fede  in  un  Dio  personale,  vivente,  prosiegue  Guglielmo  Man,  e 
«  la  causa  fondamentale  del  nostro  misero  stato  sociale.  Fintantoche 
«  1'umanita  sara  attaccata  anche  per  un  capello  all'idea  del  cielo,  non 
«  puo  attendere  felicita  sulla  terra. 

Ma  sopra  tutte  sono  orribili  le  sataniche  bestemmie  di  Proudhon 
degne  veramente  della  bocca  di  un  demonio.  «  Fuvvi  chi  disse :  se 
«  Dio  non  esistesse,  bisognerebbe  inventarlo-,  ed  io  dico:  il  primo  do- 
«  vere  dell'  uomo  intelligente  e  libero  e  di  scacciare  incessanlemente 
«  1'idea  di  Dio  dalla  propria  mente  e  dalla  propria  coscienza,  perche 
-«  Dio  se  esiste  e  essenzialmente  ostile  alia  nostra  nalura ,  e  noi  non 

-«  dipendiamo  in  verun  modo  dalla  sua  autorila Non  si  dica 

-«  piu:  le  vie  di  Dio  sono  impenetrabili;  noile  abbiamo  penetrate,  e 
«  vi  abbiamo  letto  a  carattere  di  sangue  le  prove  dell'  impotenza,  se 
«,  non  anzi  del  malvolere  di  Dio.  La  mia  ragione  diuturnamente  umi- 
«  liata,  si  leva  a  poco  a  poco  a  livello  dell'  infinite.  Col  tempo  .  .  .  e; 
«  per  mezzo  de'  lumi  acquistati  e  del  perfezionamento  della  mia  li- 
«  berta  io  mi  purifichero  ,  idealizzero  il  mio  essere  e  diverro  il  capo 
«  della  creazione,  1'eguale  a  Dio  ecc.  » 

Se  venisse  sotto  forma  visibile  Lucifero  a  parlar  sulla  terra,  non 
sappiamo  se  potrebbe  usare  parole  piu  orgogliose ,  piu  furibonde  e 
piu  stolte. 

Come  si  vede  questi  empii  voglion  partire  dalla  negazione  di  Dio, 
per  giugnere  all'intero  sbrigliamento  d'ogni  passione.  L'Emo  dicitore 
dimostra  come  sia  stolto  ed  impossibile  il  loro  principle,  non  poten- 
dosi  schivare  1'idea  di  Dio  tanto  se  volgiamo  gli  occhi  al  mondo  fisico, 
quanto  se  al  mondo  morale  e  civile.  Dimostra  poi  quanto  sia  rovinoso 


CONTEMPORANEA  oG9 

il  loro  scopo  essendo  il  governo  ed  il  freno  delle  passioni  condizioni 
indispensabili ,  non  pure  al  vivere  umano  e  alia  t'utura])catitudine, 
ma  e/iandio  alia  terrena  felicita. 

La  diflicolta  che  pruova  1'  uomo  ad  intender  questo  vero  prova 
sempre  piii  quanto  fu  opportune  che  il  Divino  Riparatore  venissead 
inscgnare  1'annegazione  di  noi  stessi,  non  solo  colla  dottrina,  ma  coi 
suoi  medesimi  esempii.  Conformandoci  a  questo  esemplare,  noi  conse- 
guiremo  quella  pace  e  quella  perfezione  che  tanto  agogniamo  Al 
conlrario  quei  bestiali  maestri  coi  loro  scomposti  e  tempestosi  e  irre- 
quieli  costumi  ti  fan  toccar  con  mano  di  quanto  accresceremmo  la 
nostra  miseria  e  la  nostra  infelicita  seguitando  le  loro  massime  per- 
vertitrici. 

Quesli  in  sostanza  ci  sembrano  i  punti  precipui  dell'applauditissima 
orazione  del  Card.  Cagiano,  della  quale  noi  gli  facciamo  i  piu  cordial  i 
e  sentili  congratulamenti. 

REGNO  DELLE  DUE  SICILIE. — 1.  Opere  pubbliche  nella  Calabria  Citeriore — • 
2.  Nuovi  monti  frutnentarii  —  3.  Telegralb  eleltrico  —  4.  Morte  dell'  Ema 
Pignatelli  (Nostra  Corrispondenza). 

1.  L' egregio  sig.  cavaliere  Salvatore  Mandarini  Intendente  della 
Provincia  di  Calabria  Citeriore  il  giorno  12  Gennaro  del  corrente  an- 
no lesse  neH'Accademia  Cosentina,  della  quale  e  Presidenle,  un  ele- 
gante e  vivace  discorso,  il  quale  per  1'argomento  che  svolge  s'attiene 
streltamente  alia  nostra  storia  contemporanea.  Le  lodi,  che  quegl'il- 
lustri  Accademici  tributavano  coi  loro  versi  al  loro  Sovrano  erano 
giustificate  a  pieno  dalle  poche  parole  del  ch.  Mandarini:  perche  esse 
manifestavano  i  molti  benefizii  impartiti  a  quelle  provincie  dalla  ge- 
nerosita  e  sollecitudine  del  loro  Re.  Primo  fra  gli  altri  fuilperdono 
concesso  ad  un  gran  numero  di  condannali  politici ,  e  il  prosciogli- 
mento  dell'  azione  penale  a  bene  altri  2034  imputati ,  le  cui  accuse 
dovcano  essere  esaminate  dalla  Giustizia.  Appresso  segue  la  costru- 
zione  d'una  strada  carreggiabile  che  segando  per  lo  suo  lungo  la  pro- 
\incia,  facilitasse  il  commercio  dei  Comuni  specialmente  montani. 
Tiene  il  terzo  luogo  delle  opere  pubbliche  una  dovizia  d'ogni  genere 
che  sarebbe  stato  noioso  venire  specificando  in  un  paese  dove  sono 
bene  conosciute :  d'  esse  pero  tre  sono  mentovate  espressamente :  le 
condizioni  di  coltura  per  leSile  miglioraleapro  dei  coloni:  laGiunta 
provinciale  per  gli  studii  stalislici  della  Provincia,  aperta  ai  prodotti 
naturali,  industriali  ed  agricoli  delle  Calabrie-,  1'esposmone  nel  corso 
idel  presente  anno  in  Napoli.  L' ultimo  luogo,  perche  la  corona  e  il 
principio  fecondatore  degli  altri,  prendono  1'istruzione  e  la  cultura 
religiosa  promosse  efficacemente  in  quella  Provincia  con  ristoramenti 


570  CRONACA 

di  cliiese,  di  asili,  di  ritiri,  di  ccuobii;  con  sussidii  largamcnte  loro 
compavliti}  con  nuove  case  religiose  aperte  in  parecchi  Comuui  piu 
bisognosi  di  morale  edueazione,  ed  in  fine  col  la  riorganizzazione  del 
Collegio  provinciate  di  educa/.ione  e  colla  sua  elevazione  aivantaggi, 
ai  dritti  ed  ai  privilegi  di  Liceo.  Or  lutte  quesle  provvidenze  sono 
opera  del  giro  di  poehi  mesi,  quanti  trascorsero  dalla  visita  dell'  au- 
guslo  Monarca  al  giorno  12  Gennaro;  ese  noi  nol  riferimmo  che  tar- 
di  ne  fu  cagione  1'esserci  tardi  venuto  nelle  mani  il  pregevole  discorso 
del  sig.Inlendente,  dal  quale  abbiamo  ricavati  i  fatti  csposti.  A  legare 
1'animo  dei  soggetli  col  loro  Principe,  ch'  e  pur  debito  dicoloro  che 
a  suo  nome  ne  tengono  il  reggimento  ,  acconcissimo  mezzo  si  e  di 
manifestare  con  semplici  e  schiette  parole  i  benefizii  che  il  Principe 
largisce  a  quella  parte  da  lui  regnala.  Quei  iatli  varranno  a  smen- 
tire  efficacemente  le  vili  calunnie  di  chi  sminuisce  la  devo/ione  dei 
popoli  alia  monarchia  coll'accusarla  d'infingarda,  non  curante,  spre- 
giativa  dei  pubblici  vantaggi ,  intesa  tutla  al  suo  pro  ed  ai  suoi  pia- 
ceri.  Un'altra  volta  parlando  delle  opere  ordinale  in  un  sol  Distrello, 
quel  di  Pozzuoli,  prendemmo  argoraento  di  quel  tan  to  piu  chedovea 
essersi  fatto  in  tutto  il  Kegno.  Ora  come  in  conferma  abbiam  re-cato 
quanto  ci  e  stato  dato  di  sapere  d'  una  Provincia.  Che  messe  larga  a] 
chi  si  facesse  a  raccoglierla  in  tutla  la  sua  ampiezza? 

2.  Nou  e  mollo  lungi  da  cio  che  abbiam  detto  tesle  un  piccolo 
documento  che  abbiamo  nel  Giornale  Uffi/iale  del  Regno  del  20  M:ig- 
gio.  Chi  ue  segue  la  lettura  sa  con  quanto  ardore  siensi  molti]>licati 
in  tutto  il  regno  i  Monti  frumentarii ,  sostegno  della  collivazione  ed 
aiuto  polentissimo  dei  collivalori.  Or  nel  la  Provincia  di  Terra  d'  0- 
tranto,  merce  gli  stimoli  di  quel  sig.  Intendente,  se  ne  sono  ultima- 
mente  istituiti  allri  sei  colla  cooperazione  generosa  degli  abilanli  piii 
agiati  dei  rispettivi  Comuui.  Cio  moslra  due  cose  :  1'  una  che  la  do- 
\izia  dei  possidenti  si  versa  a  benefizio  dei  poverelli  e  1'  altra  che 
1'  industria  nell'  agricoltura,  nerbo  del  regno  ,  sara  ogui  giorno  piu 
cresciuta  e  migliorata. 

3.  Un  altro  ramo  di  telegrafo  elettrico  e  stato  compito  e  il  giorno 
19  Maggio  fu  inaugurate  in  Nola:  in  quella  direzione  i  lavoriavanza- 
no  alacremente  e  in  breve  alia  Capitale  saran  portale  dalle  piii  po- 
polose  Provincie  le  nuove  colla  celerila  del  fluido  elettrico. 

4.  Da  Palermo  riceviamo  il  seguente  doloroso  annunxio.  II  giorno 
11  di  questo  mese  la  Chiesa  Palermitana  perdeva  il  suo  degno  e  ve- 
nerabile  Pastore  il  Cardinale  Arcivescovo  Pignatelli  patrizio  napoli» 
tano.  Dopo  breve  malaltia  rimetteva  egli  1'anima  bencdclla  in  e: c  n- 
bo  al  Signore  sul  cominciare  del  mattino.  Fu  ollremodo  xclautc  in 
mantenere  inviolata  l'ecclesiasticadisciplina:  largo  quanl'allri  iv.ai  ia 
soccorrere  i  poveri  sino  a  lasciare  18  mila  ducati  di  debili.  Era  a  mo- 


CONTEMPORANEA  571 

revole  verso  ogni  maniera  di  persone ,  rigido  verso  i  rioUosi ,  pa- 
y.iente  coi  traviali.  facile  al  perdono.  I  buoni  lo  hanno  amaramente 
compianto:  i  poveri  hanno  fatto  una  perdita  immedicabik1,  perdu'1  in 
qursli  giorni  di  miseria  e  venuta  meno  per  loro  la  ma  no  benefattri- 
ce.  Oggi  nella  cappella  ardente  del  palazzo  Ardvescovile  la  salma 
dell'  ill  ust re  e  pio  Prelate  e  esposla  ai  fedeli  che  vorranno  Iributare 
alia  sua  anima  la  prece  dei  trapassati  e  spargere  di  calde  lagrime  il 
suo  ferelro.  Lunedi  avranuo  luogo  i  soienni  funerali  nella  chiesa 
rattcdrale, 

STATI  SARDI  — \.  Mutuo  di  quattrocento  mila  lire  agli  cmigrati.  — 2.  Feste  per 
Jo  Statute;  gli  studenti  c  le  societa  degli  operai.  —  3.  Nuove  impnsizioni.  — 
4.  I  beni  ecclesiastic!.  —  5.  G.  Muzzini  cd  il  Fisco  (Rostra  Corrispondenza). 

1.  Riusciti  a  mi  Ha  gli  uffizii  diplomatic!  verso  1' Austria,  il  conte 
Camillo  di  Cavour,  Presidente  del  Consiglio  de'  Minislri,  offeriva  alia 
sanzione  del  Parlamento  un  progelto  di  legge ,  per  cui  si  aprisse  al 
Governo  un  credito  di  L.  400,000  da  impiegarsi  in  mutui  a  favore 
degli  emigrali  Lombardo-Veneti  colpiti  dal  sequestro  ed  ascritti  alia 
ciltadinanza  piemontese.  Chi  per  poco  voglia  por  mente  alia  disa- 
strosa  condizione,  in  cui  si  trovano  le  finanze  dello  Stato  sardo  co- 
stretto  ad  ognt  poco  a  vendite  di  beni  demaniali  ed  a  contrarre  gra- 
vosi  impvcsliti  all'estero,  non  potra  non  ammirare  1'eroica  generosi- 
ta  di  quo'  suoi  reggitori,  pari  alia  inarrivabile  bonarieta  di  quel  po- 
polo  che  s\  di  buon  grado  s'acconcia  ad  essere  carico  di  sempre  nuo- 
vi  balzelli,  purche  facciasi  il  beneplacito  di  chi  maneggia  la  venerata 
aulorita  de'  suoi  Principi.  Ne  questa  e  cosa  nuova.  Altrettanto  sifece 
nel  48  quando  ad  un  cenno  di  desiderio  del  Ministero  demoeratico  si 
stanziarono  le  famose  600,000  lire  in  sussidio  di  Venezia  strelta  d'as- 
sedio  dalle  armi  imperiali.  INel  proporre  cotesto  progetto  di  legge  il 
sig.  di  Cavour  insislette  forlemente  sui  doveri  che  corrono  al  Pie- 
monle  verso  i  fratelli  generatigli  dalle  sante  Crociate  e  dalla/M.sz'one, 
e  sulle  ragioni  d'  onore  e  di  dignita  nazionale  che  negli  anitni  italia- 
namente  ben  fatli  non  possono  lasciar  luogo  alia  grellezza  indecoro- 
sa  di  vedute  economiche.  Ma  non  era  bisogno  di  tanto.  1  rappresen- 
tanti  del  popolo  sovrano  erano  impazienti  di  far  una  solenne  prote- 
sta  conlro  1'  Austria  ,  s\  che  parve  lungo  1'  aspetlare  fino  al  giorno  3 
Maggio ,  quando  il  Deputalo  Berli  presenlo  alia  Camera  elettiva  la 
sua  n  la/.ione  intorno  alia  sentenza  della  Commissione  sopra  tal  pro- 
gello  di  legge.  Coll'  usala  sua  tatlica  il  sig.  di  Cavour  aveva  sagace- 
mcnle  fatto  di  ritrarre  una  questione  essenzialmente  fmanziera  ed 
economica  sotto  1'  aspetto  dell'  onore  nazionale  e  della  ragione  poli- 
lica  ;  ed  i  professori  di  dirilto  cosliluzionale  troveranno  di  leggieri  il 


572  CRONACA 

modo  di  provare  che  la  Camera  non  travalico  punto  i  limiti  della 
propria  competenza,  quando  alia  richiesla  d' un  credilo  di  400,000 
lire  rispondeva  con  una  elaborata  apologia  della  condolla  polilica 
del  Ministero.  Che  tale  puo  dirsi  la  relazione  del  Deputato  Berti 
accoita  dai  suoi  colleghi  con  religiosa  approvazione  e  sanzionata 
dal  voto  quasi  unanime  in  favore  della  legge.  La  Camera  che  avea 
fermo  di  votare  senza  discussione  ascoltava  con  qualche  lieve  se- 
gno d'  impazienza  queste  parole ,  ed  il  Ministero  stava  sulle  spi- 
ne, paventando  che  qualche  imprudenza  gli  venisse  a  guastar  le 
uova  nel  paniere.  Pur,  come  Dio  voile,  tutti  usarono  discrczione,  non 
eccettuati  gli  zelanti  della  democrazia  presso  cui  il  Ministero  avea  in 
tempo  adoperato  pratiche  amichevoli.  II  sig.  di  Cavour  se  ne  mostro 
intenerilo  di  soddisfazione ,  li  ringrazio ,  e  con  bel  garbo  si  trasse 
dall'impaccio  in  cui  lo  potevano  mettere  le  insistenze  d'un  brav'  uo- 
mo  a  cui  pareva  troppo  poco  il  mutuo  richiesto  pei  soli  fratelli  donati 
della  cittadinanza  Piemontese.  Venutosi  a'  voti,  furono  126  a  favore, 
e  7  contro  la  legge.  Ma  levossi  presto  un  buon  deputato  a  protesta- 
re  che  sol  per  isbaglio  eragli  uscita  di  mano  e  cadata  nell'urna  una 
palla  nera  invece  della  bianca.  La  Camera  rise,  le  gallerie  fischiaro- 
no,  e  con  applausi  fragorosi  suggellossi  quest'  opera  legislativa,  in 
cui  Ministri  e  Deputati  vennero  a  gara  di  spiriti  italiani  e  di  proteste 
ponderose  contro  il  Governo  Imperiale  di  Vienna.  Solo  resla  ai  con- 
tribuenti,  poiche  il  voto  del  Senato  non  e  dubbio,  di  allestire  buona 
moneta  sonante  per  pagare  la  vittoria  ministeriale.  Qualche  malizio- 
so  fece  osservare  che  un  paio  o  tre  di  cotali  vittorie  manderebbero 
anche  piu  presto  in  rovina  il  Piemonte,  e  che  somiglianti  trionfi  del- 
la  causa  italiana  servirebbero  mirabilmente  a  vantaggiare  gl'interessi 
dell' Austria ;  poiche  insomnia  il  caricarsi  di  debiti  e  dissanguare 
furia  di  balzelli  il  popolo  non  e  il  miglior  mezzo  di  sicurare  la  buon 
riuscita  della  terza  riscossa.  Ma  queste  le  sono  perfide  insinuazio 
da  non  meritare  che  vi  si  dia  retta ,  perche  i  Piemontesi,  all'  uopo, 
non  che  gli  averi  e  le  forze,  daranno  anche  il  sangue  e  la  vita  pe'  1 
ro  fratelli. 

2.  Con  questi  spiriti  appunto,  ed  a  maniera  di  solenne  prptes 
contro  1'Austria,  Municipio  e  Governo  s'impegnarono  di  condurre 
grande  sfarzo  di  spese  e  di  pubblici  divertimenti  un  triduo  di  fest 
per  lo  anniversario  dello  Statuto.  La  mattina  di  Domenica  8  Maggi 
celebrossi  sotto  il  pronao  del  tempio  della  Madre  di  Dio,  in  capo  al 
ponte  di  Po,  una  funzione  religiosa  cui  assistevano  col  Re  e  la  Corte 
il  Ministero,  deputazioni  del  Parlamento,  tutto  il  Corpo  diplomalico 
in  gran  gala,  tutte  le  milizie  cittadine  ed  assoldate  con  56  pezzi  d'ar- 
tiglieria,  1'universila,  il  collegio  nazionale,  i  corpi  d'arti  e  mesticri, 
le  societa  degli  operai,  e  1'immensa  folia  de'  curiosi  i  quali  assiepa- 


CONTEMPORANEA  573 

vansi  poche  setlimane  prima  con  niente  minor  enlusiasmo  ad  ammi- 
rare  ed  applaudire  alle  ascension!  aerostatiche  del  Godard.  Dopo  il 
divino  uiTi/io,  il  Re  tomato  a  palazzo  passo  a  rassegna  dal  balcone  le 
mili/.ie.  La  guardia  nazionale  toccava  il  numero  di  7500  uomini,  e  cos\ 
si  videche  questa volta  s'erano  pigliali  sul  serio  gli  avvisi  dali  a  ciascun 
milite  coll'usalo  bollettino  del  servizio  obbligatorio.GVi  studenti,  pre- 
ceduti  da  ricca  bandiera  nazionale,  ordinati  a  drappelli  e  guidali  da' 
loro  professori  allietavano  la  festa  con  un  vociare  continue  di  mille 
disperatissime  grida,  die  armoimzavano  in  un  solo  vioa,  quando  certe 
vcci  stentoree  profferivano  le  acclamazioni  edificanli  di  Viva  la  liberta 
del  culti!  Viva  la  liberta  di  coscienza!  Le  soeieta  di  operai,  in  numero 
di  32  colle  rispetlive  bandiere,  non  la  cedevano,  in  gagliardia  di  pol- 
moni  ed  ardore  ilaliano  agli  studenti;  ed  or  con  plausi,  or  con  canzoni 
davano  sfogo  a  quei  sensi  di  beatitudine  onde  son  col  mi  per  le  liberta 
costituzionali,  di  cui  la  massima  parte  fra  loro  va  studiando  i  princi- 
pii  nella  Gazzetta  del  popolo.  Nel  pomeriggio  v'  ebbe  corse  di  ca- 
valli.  Alia  sera  luminarie  splendidissime  cangiarono  le  piazze  e  le 
vie  in  torrenti  di  luce.  I  Valdesiebberoilluminatoanch'essicon  gran 
lusso  e  sfoggio  il  loro  novello  tempio,  e  gli  studenti,  compiuta  una 
fragorosa  ovazione  al  monumento  Siccardi ,  trassero  al  tempio  Val- 
dese  per  consacrarvi  coi  loro  canti  ed  i  loro  Viva!  la  sanla  liberta 
dei  culti.  A  Genova  e  nelle  provincie  v'ebbe  nieno  sfarzo  di  spese,  ep- 
percio  meno  entusiasmo,  ma  niente  minor  calma.  L'  Intendente  di 
Genova  invito  le  societa  degli  operai  a  prender  parte  alia  fesla.  Esse 
rifiutarono  reciso.  Dicesi  che  indegnato  di  lal  rifiuto ,  come  d'  un 
segno  di  poco  amore  per  la  monarchia  costituzionale,  il  Buffa  minac- 
ciasse  di  tutta  1'ira  sua  le  mal  capitate  sociela,  giurando  ched'allora 
in  poi  avrebbero  in  esso  lui  il  piu  implacabile  nemico.  Resta  solo  a 
vedere  quanto  ne  temano  i  bollenti  figliuoli  del  Balilla! 

3.  Le  feste  riuscirono  per  eccellenza  a  trarre  di  gran  gente  nella 
Capitale,  e  divertire  il  popolo,  e  rawivare  le  dolci  memorie  del  47  e 
del  48.  Ma  non  per  questo  si  rifornivano  di  pecunia  le  casse  dell'  e- 
rario.  II  Ministero  penso  non  potersi  dare  occasione  o  tempo  migliore 
di  questo  per  mandar  fuorila  legge  deH'imposizione  personale  emo- 
biliare  ,  cui  terra  dietro  quella  sulle  vetture.  L'  imposla  mobiliare  e 
stabilila  in  ragione  del  valore  localivo,  ossia  del  fitto  reale  o  presunto 
delle  abilazioni.  La  tassa  e  progressiva,  eriparlita  in  varie  categorie 
e  classi,  secondo  la  popolazione  de'  varii  comuni,  e  la  citVa  del  fitto. 
Cosi  a  Torino  incominciano  a  pagare  il  4  Q/0  tulti  quelli  il  cui  filto  di 
casa  eccede  le  L.  150  fino  alle  300 ;  poi  di  mano  in  mano  la  tassa  cre- 
sce  dell'uno  per  Q/0  col  sulire  il  filto  a  L.  500,  1000,  1500,  ecc.  fino 
al  12  per  Q/0,  che  e  il  limite  massimo  dell'  imposta ,  per  qualun- 
que  abiti  un  alloggio  il  cui  filto  reale  o  presunto  ecceda  le  L.  5000. 


574-  CRONACA 

A  Geneva  s'incomincia  dalle  L.  120,  e  si  termina  colle  4,000:  e  cos\  via 
Tia  pel  comuni  di  minor  popolazione  ,  scendendo  sino  a  quell i  che 
non  giungono  a  1,600  abitanti,  dove  la  tassa  del  4  p.  0/0  iricomincia 
a  colpire  chi  paga  60  fr.  di  pigione,  eil  12  p.  o./O  quelli  che  ne  paga- 
no  piu  di  800.  Come  si  vede  c'  e  quanto  basta  a  calmare  la  troppa 
effei  vescenza  degli  spiriti  per  le  feste  dello  Statute  !  Ne  vanno  esenti 
i  seminarii ,  i  Conventi ,  i  roonasterii  religiosi,  gl'  istituti  pubblici  di 
earita,  o  d7  educazione  o  d'  insegnamento,  gli  opifizii  d'  industria  ecc. 
eec.  L'imposta  personale  e  dovuta  da  ogni  maggiorenne  osciolto  dal- 
la  patria  potesta-,  e  divisa  in  tre  gradi  applicabili  secondo  il  varionu- 
mero  d'  abitanti  nei  Comuni ,  e  secondo  il  maggiore  o  minor  valore 
delle  proprieta  dei  contribuenti ,  calcolate  sulla  base  dell'  imposta 
mobiliare.  Ma  per  quelli  che  tengono  famigli  v'ha  una  sovraggiunta 
di  Lire  tre  per  ogni  serva,  e  di  L.  6  per  ogni  servo.  La  legge  eomin- 
ciera  ad  eseguirsi  col  primo  Cennnio  del  1854.  Di  qui  a  quel  tempo 
verranno  maturando  altri  simili  frutli  della  rigenerazione  civile  e 
polilica;  e  i  Piemontesi  s'  accorgeranno  che  non  sempre  un  aumento 
d'entrate  per  le  dogane,  e  un  maggiore  sviluppo  d'industria  esercitata 
da  capitalisti  e  speculatori  o  stranieri  o  pochissimi  di  numero  e  suf- 
ficiente  acompensare  i  vantaggi  d'una  vita  piu  quieta.  II  libero  scam- 
bio  di  denaro  piemontese  con  merci  inglesi  favorisce  moltissimo  certi 
pochi  speculatori,  e  1'amministrazione  delle  strade  ferrate,  e  1'azienda 
delle  finanze  ;  ma  le  imposte  le  paga  il  popolo!  Ottima  lezione! 

4.  La  democrazia  inghiotte,  o  fa  le  viste  d'inghiottire  di  buona  vo- 
glia  questi  bocconi,  sperando  raddolcirsene  il  palato  con  una  buona 
imbandigione  di  ecclesiastic!.  II  Ministero  dal  canto  suo  nonconsente 
certamente  a  rapinar  in  palese  e  da  ladro  le  sacre  proprieta,  il  cui 
inviolabile  dirittoeper  ispecial  maniera  guarentito  dalloStatuto.  M;i 
con  mezzi  di  piu  mite  apparenza  vede  modo  d'  aggiustarsi  cosi  che  i 
debili  dello  Stato  verso  la  Chiesa  si  paghino  colle  rendite  stesse  di 
cui  la  proprieta  assoluta  spetta  alia  Chiesa.  Forse  per  mantenere  le 
promesse  reiterate  di  far  disparire  dal  bilancio  le  900  e  tante  mila  lire 
con  cui  lo  Stato  soddisfaceva  al  rigoroso  suo  dovere  impostogli  da 
solenni  convenzioni  giurate  colla  Santa  Sede,  quando  questa  gli  con- 
donava  la  confisca  e  la  vendila  di  molli  milioni  tolti  alia  Chiesa  ,  il 
Ministero  debbe  aver  diramata  ai  Sindaci  una  circolare  per  eccitarli 
a  trasmettere  al  Governo  ,  entro  quindici  giorni,  un  quadro  esatto  e- 
compiuto  di  tutte  le  rendite  d'  ogni  natura  onde  sono  provveduti  i 
rispettivi  Parrochi,  ed  i  beneficiati  ecclesiastici  d'ogni  Comune.  Que- 
sta volta  il  sig.  di  Cavour  tiene  davvero  la  sua  parola^  ed  il  depulato 
ex-prevosto  Robecchi,  con  tutta  la  sua  societa  di  preti  perseyuitati  dci 
Vescovi  possono  sperare  un'  era  migliore  per  l'evangelica  loro  virlu. 
L'  incameramento  de'  beni  ecclesiastici  in  Piemonte  si  vuol  fare  adagio, 


CONTEMPORANEA  375 

sommessamente ,  senza  trambusti,  e  per  vie  di  falto  tranquille  e  ri- 
solute.  Ma  non  per  questo  e  da  dire  che  vi  si  profess!  la  legale  viola- 
zione  dei  dirilU  di  proprieta.  Oibo!  Tull'altro.  Si  viene  sollanto  alia 
pralica  delle  teorie  gia  messe  in  campo  dai  lumiriari  della  magistra- 
lura  e  della  giurisprudenza  piemontese  intornoal  dirittodisuccessio- 
ne  ehe  compete  alloSlato  sopra  i  beni  vacanti  de'  corpi  morali  non 
pin  lironosriuli  dalloStalo  medesimo.  Ammesso  pertanlo  il  supremo 
dirillo  che  ha  lo  Slatodi  conservare  od  abolire  quei  corpi  morali  che 
pni  tili  conviene ,  le  conseguenze  vengono  chiare ,  sponlanee,  e  con 
logico  nesso  aifatto  necessario,  purche  i  principii  si  svolgano  pacata- 
nienle,  con  ragionate  applica/ioni  ag!i  enti  morali  ed  alle  societa 
religiose. 

5.  Mentreper  I'una  parte  il  Ministero  studia  il  modo  di  ridurrel'  in- 
fluenza clericale  a  lali  proporzioni  che  non  gli  possa  recar  molestia, 
scemandogli  i  mezzi  di  cui  il  clero  puo  valersi,  ed  imponendogli  la 
dipendenza  del  salariato  verso  chi  gli  paga  il  salario,  non  lascia  pure 
<li  tener  d'occhio  le  mene  di  Ma/zini.  Questo  malaugurato  campione 
della  causa  italiana  si  comporla  in  modo  da  far  pensare  che  a  Geno- 
va  egli  abbia  numerose  e  possenti  eonsorterie.  L'  Italia  e  Popolo,  fo- 
glio  uflieiale  dell'  ex-triumviro  della  repubblica  Romano  ,  parla  alto 
e  chiaro.  Ma  il  Fisco  uon  dormc.  in  un  solo  mese  egli  le  cadde  ad- 
dosso  con  cinque  processi,  sei  perquisi/ioni ,  due  sequestri ,  due  ar- 
resti  del  tipografo  e  del  gerente,  con  tutta  la  seguenza  delle  molestie 
inquisitoriali.  Eppure  ['Italia  e  Popolo  non  che  darsi  vinta,  pubblica 
itriicoli  firmati  dal  Mazzini  e  si  fabefi'econ  iuimensa  ironia  delle  seve- 
rita  del  sig.  di  S.  Martino.  Questo  Mlnistro  attuandD  il  principio  da 
iui  professato,  cioe  che  quando  si  possono  spendere  quattro  soldi  si 
trova  senapre  chi  non  puo  resistere  alia  seduzione  e  che  coll'oro  si 
fanno  miracoli,  avea  ottenuto  per  via  recoiidita  un  foglio  d'nn  libro 
in  corso  di  stampa,  e  tutto  di  Mazzini.  Qumdi  perquisizioni,  arresti, 
sequestri,  e  processi.  L' Italia  e  Popolo  se  ne  rise,  e  quando  il  lavoro 
fu  compiuto,  lo  mando  fuori  con  un  vero  lusso  di  esallezza  nell'ad- 
eni]Vimento  delle  formalita  legali.  Le  tre  copie  di  dovere  furono  ri- 
aiiesse  alle  9  e  mezzo  di  matlino  al  Fisco.  Quesli  spediva  di  li  ad  un'ora 
ordini  fulminanti  pel  sequestro  del  libro.  I  suoi  agenti  ne  cercarono 
per  ogni  dove.  Ma  indarno.  11  libro,  malgrado  la  vigilanza  della  i)oli- 
/ia,  od  i  miracoli  dell'oro,  si  era  fornito  di  stain  pare,  si  era  spamato 
agli  avventori,  senza  che  il  Fisco  potesse  averne  altro  esemplare,  da 
quelli  in  fuori  che  Mazzini  gli  voile  buonamente  mandar  in  dono, 
quasi  a  maniera  di  disfida !  Quando  una  fazione  puo  agire  sieuramente 
-di  tal  maniera,  convien  pur  pensare  che  la  si  senta  bene  in  forze! 
Ma  il  Minislero  dal  canto  suo  dispone  di  mezzi  potenti ,  e  non  e  da 
pensare  che  voglia  aversela  in  barba  cosi  alia  buona.  11  male  sla  che 


576  CRONACA 

d'  ordinario  quando  la  necessila  coslringe  a  fare  un  po'  mal  viso  o 
qualche  sgarbo  ai  portabandiera  della  rivoluzione ,  si  cerca  per  con- 
trapposto  di  mostrare  imparzialita  schiaffeggiando  crudamente  i  rea- 
zionarii  della  parte  clericale.  Eppero  non  sarebbe  meraviglia  che  per 
temperare  I'efleUo  dei  rigori  adoperati  contro  1' Italia  e  Popolo,  qual- 
che giornale  -religiose  ne  toccasse  delle  brutte.  E  poi  da  notare  che 
Y Italia  e  Popolo  pubblico  un  consulto,  firmato  da  22  fra  i  pin  accre- 
ditati  membri  del  foro  genovese,  intorno  al  sequestro  dei  fogli  stac- 
cati,  il  processo  e  1'  arreslo  del  tipografo,  e  gli  atti  giudiziarii  inten- 
tatigli  pel  miracolo  dell' oro  con  cui  s'  ebbe  dal  Fisco  qualche  foglio 
del  libro  di  Mazzini.  Que'  22  giureconsulti,  tra  cui  siconlano  Irepro- 
fessori  dell'  Universita  e  sette  dottori  di  Collegio  ,  sentenziano  che  il 
Fisco  ha  varcati  i  limiti  prefissi  dalla  legge  sopra  la  stampa.  Questo 
e  pur  significante ! 

II. 
COSE  STRANIERE. 

INGHILTERRA.  —  1 .  Ricchezze  de'  Vescovi  Anglican!.  —  2.  Piccola  vittoria  della 
Camera  contro  il  Ministero.  —  3.  Affare  della  scoperta  delle  polveri.  —  4. 
Scroccheria  di  due  protestanti.  —  5.  Discorso  del  Card.  Wiseman  a  Manche- 
ster. —  6.  Cenni  dell'  incremento  de'  Cattolici. 

1.  Non  8  giornale  libertino  in  Italia  il  quale,  allacciatosi  la  giornea, 
non  abbia  tolto  ad  armeggiare  contro  1'Episcopato.  E  con  quanta  ma- 
la fede!  Le  stesse  calunnie  mille  volte  spacciateemille  volte  convinte 
ritornano  a  gal  la  senza  posa  con  audacia  cosi  sfrontata  da  farsi  scor- 
gere  perfino  a'  meno  esperii.  Tal  e  1'accusa  ch'essi  muovono  contro  i 
heneficii  del  Clero  e  special  mente  contro  le  ricchezze  vescovili.  Fia- 
gendo  d'ignorare  gli  oneri  che  vi  gravitano  sopra  e  le  spontanee  be- 
neficenze  in  che  queste  si  rifondono  dalla  carita  de'  venerandi  Pastori, 
non  finiscono  di  gridare  alia  disorbitanza ,  allo  sciupio.  Non  e  qui 
luogo  da  rintuzzarne  i  vieti  sofismi.  Tuttavia,  poiche  codesti  saccenti 
si  professano  estatici  ammiratori ,  anzi  idolatri  de'  protestanti  inglesi 
e  de'  loro  costumi,  noi  li  preghiamo  di  gittare  lo  sguardo  sopra  le  se- 
guenti  cifre,  che  or  produrremo,  copiandole  dal  Constitutionnel  perio- 
dico,  com'essi  sanno,  non  clericale.  L'  episcopate  della  Chiesa  angli- 
cana  e  riccamente  dotato  5  ne  la  legge  della  annegazione  e  della  po- 
verta  religiosa  riguarda  punto  gli  alti  baroni  del  clero  protestante. 
Consiste  rassegnamenlo  precipuo  di  que'  dignitarii  in  vasti  poderi  di 
cui  hanno  1'  amministrazione  e  godono  parte  de'  frulti.  Le  propine 
de'  vescovati  inglesi  determinate  fin  da' tempi  feudali  sono  cosi  grasse 


CONTEMPORANEA  577 

che  ove  a'  nostri  d'l  ne  godessero  tulle  le  enlrale,  parecchi  di  que' 
Vescovi  avrebber  aria  piulloslo  di  Sovrani  che  di  semplici  privati.  11 
perche  voile  il  Parlamenlo  conoscerne  le  rendile,  e  Irovaiele  al  di  la 
del  necessario  ad  un  agiatissimo  vivere ,  ne  Irasmise  per  legge  del 
1836  al  pubblico  erario  il  superfluo,  delerminando  a'singoli  un'annua 
pensione.  Ne  credasi  cheil  Parlamenlo  siasi  moslralo  poco  generoso. 
A'  Vescovi  di  Worcester  e  di  Salisbury  furon  deslinali  125  mila  fran- 
chi  all'anno,  a  que'  di  Yorck  e  di  Londra  250  mila,  e  375  mila  a  quello 
di  Cantorbery.  Anche  le  Sedi  di  minor  rilievo  furono  abbondanle- 
menle  provvedule :  come  p.  e.  di  105  m.  venne  regalata  quella  di 
Sanl'Asaphecolla  slessa  Hberalila  tulle  leallre.  Ridollo  per  lal  guisa 
il  salario  deH'allo  Clero,  non  voile  il  Governo  metier  le  mani  sopra  i 
beni  dell'  Episcopalo,  che  come  cosa  sacra  non  palivan  di  esser  loc- 
chi  da  verun  profano.  Cercossi  adunque  di  non  islaccare  dalle  Sedi, 
ma  conservar  loro  scrupolosamenle  e  per  inlero  le  anliche  dolazioni, 
lasciando  a'  Vescovi  il  carico  di  amminislrarle  ,  coll'  obbligo  pero  di 
trasmeltere  essi  medesimi  ad  un  Comitalo  ecclesiaslico  percio  elelto 
1'eccesso  della  tassa  legale.  Colla  qual  prowidenza  voile  mostrare  il 
Parlamento  che ,  mentre  poneva  un  qualche  argine  al  lusso  di  que' 
Signori,  rispellava  pur  la  Chiesa  nazionale  e  allamente  si  confidava 
nella  scrupolosa  integrila  de'  suoi  Paslori.  Infalli  in  quella  cond'mo- 
ne  quanl'era  facile  frodare  il  Governo  ?  Vuolsi  che  piu  d'un  Vescovo 
sia  cadulo  nella  tenlazione,  senza  che  le  aulorila  mostrassero  non  che 
di  avvedersene,  ma  neppur  di  sospellarlo.  Ora  1'affare  s'imbroglia  per 
il  Paslore  di  Durham  dotato  per  altro  largamente  di  200  m.  franchi 
all'  anno.  Erasi  egli  gia  querelato  della  insufficiente  sua  propina  al- 
legando  che  «  a  poter  continuare  nel  suo  modeslo  tratlamento  facea- 
gli  meslieri  d'aver  libera  d'ogni  carico  la  dolazione  ».  Ma  di  qual  ca- 
rico voleasi  sgravato?  di  25  m.  franchi  ch'egl;  allegava  di  spendere 
per  gli  orti  e  per  le  cucine  assoldando  de'  guardacacce  per  la  cuslo- 
dia  de'  suoi  galli  di  monlagna  :  chiedea  per  tanto  I'incremento  di  tal 
somma  all'annua  pensione.  II  Comitato  credelte  di  non  menargli  per 
buoni  i  richiami :  potersi  con  quella  somma  pagare  piu  d'un  Ministro 
che  lornerebbe  troppo  piu  utile  alia  umanila  de'  guardacacce  del 
Vescovo  di  Durham  ;  ad  ogni  modo  esser  quello  un  lusso  volonlario, 
facessene  egli  le  spese  che  volea.  11  Vescovo  brontolo  e  tacque  ;  ma 
per  fmire  la  sloria  che  sarebbe  lunga  e  diletlevole  a  raccontare,  sap- 
piasi  che  il  valent'  uomo  ,  dopo  ritenulasi  la  sua  legittima  porzione 
de'  200  m.,  trasmise  ogn'anno  a  tilolo  di  eccedenli  325  m.  fr.  al  Co- 
milato.  Parve  nondimeno  a  qualche  curioso  che  i  poderi  dell'Episco- 
palo  di  Durham  dovessero  rendere  troppo  piu  che  il  Prelato  non  con- 
segnava  ;  percio  falligli  i  conti  addosso,  fu  trovalo  che  in  quallordici 
Serie  II,  vol.  IL  37 


578  CRONACA 

anni,  oltre  alia  debita  pensione  piu  volte  mentovata,  la  cassa  episcopate 
aveasi  ingollato,  quasi  senz'  avvedersene  e  per  sopra  pasto,  il  piccolo 
bocconcino  di  un  milione  ottocento  cinquanta  mila  franchi.  La  no- 
vella edificante  fu  falta  correre  pe'  giornali  inglesi  ed  il  Pastore,  sia 
non  curanza,  sia  impotenza  di  purgarsi,  tacque  iinora  non  senza  qual- 
che  scandalo  de'  pusilli.  Sulla  proposta  del  Marchese  di  Blandford 
quesla  storiella  dara  luogo  a  un  dibaUimento  parlameutare  e  finira 
forse  col  far  modificare  la  legge  intornoa'  beni  dell' alto  Clero  angli- 
cano.  Intanto  che  se  ne  attende  la  discussione,  non  sara  inopportune 
che  il  letlore  faccia  da  se  il  paragoue  delle  ricchezze  e  della  operosita 
de'  Vescovi  caltolici  cogli  anglicani. 

2.  Nella  Camera  de'Comuni  il  partito  oltraprotestaute  riporto  una 
altra  piccola  vitloria  sul  Ministero.  Fu  chiesta  dal  sig   Chambers  la 
facolta  di  proporre  una  sua  legge  apertamente  ostile  alle  case  religiose 
de'  catlolici.  Vorrebbe  egli  che  fosse  data  liberla  al  Governo  di  pene- 
trare  e  far  perquisizioni  ne'  monasteri  femminili  ogni  volta  gli  giun- 
ga  a  nolizia  esservi  cola  dentro  qualche  religiosa  novizza  o  provelta 
poco  contenta  della  vocazione  o  malamente  trattata.  II  Ministro  John 
Russell  combatte  vivamente,  con  dignita  e  impandalita,  lo  stravagante 
progelto.  Ricordo  alia  Camera  i  serngi  che  le  religiose  hanno  pre- 
slalo  nella  camera  della  educazione  femminile  e  quanto  adoperino 
per  alleviare  i  patimenti  agl'  infermi.  Soggiunse  che  tal  provvedimen- 
to  non  polrebbe  a  meno  di  non  inasprire  i  cattolici  romani :  esser 
dunque  da  rifiutare.  Venuli  allo  squiltinio  de'  voti  la  maggioranza  fu 
coutro  il  Minister©  e  venrie  permessa  la  discussione  della  legge  Cham- 
bers; sperasi  tutlavia,  che  almeno  nella  Camera  superiore  non  sara 
aecettata. 

3.  Ne  anche  in  questo  fascicolo  possiamo  dare  il  risultato  della  sco- 
perta  delle  polveri.  Piii  volte  furon  falte  istanze  nella  seconda  came- 
ra perche  si  dichiarasse  innocente  il  Magiaro,  ma  finora  i  suoi  parli- 
giani  non  ottennero  1'  intento.  Noi  non  racconteremo  le  frivole  ra- 
gioni  con  che  da  certuni  fu  difeso  il  sig.  Kossuth ,  troppo  ci  paiono 
scipite  e  direm  quasi  beffarde  :  come  quando  il  sig.  Buncombe  pro- 
duce in  mezzo  deH'illuslre  assemblea:  che  i  razzi  rinvenuti  potevano 
pur  esser  destinati  alle  feste  notturne  del  Vauxhalle :  che  la  polvere 
era  forse  una  imilazione  del  labacco:  che  1'amore  kossutiano  verso  il 
laboratorio  e  1'avervi  introdotto  degli  operai  ungheresi  provano  solo 
il  suo  gusto  per  la  pirotecnia  e  il  suo  affetto  verso  i  compaesani  bi- 
sognosi :  che  infine  la  poli/.ia  vi  fece  la  perquisizione  non  per  altro 
fine  se  non  per  proteggere  la  casa  e  la  persona  del  lord  Mayor  con- 
tro  srli  cffetti  d' una  possibile  esplosione.  Quesli  laz/.i  si  viluperano 
da  sc  senza  bisoguo  di  comment!.  Dobbiam  pero  accennare,  che  scb- 
bene  John  Russell  e  Palmerston  abbiano  asseverate  di  non  voler 


CONTEMPORANEA  579 

aggravare  per  nulla  la  riputazione  di  Kossuth  ,  fecero  inlendere  die 
il  Governo  sorveglia  i  rifuggili.  Anzi  in  una  sedula  parlamentaro  il 
nobile  John  Russell  si  laseio  sf'uggire  di  bocca  una  confessione  che 
vale  taul'oro,  ed  e  bene  che  se  ne  serbi  memoria.  Se  il  sig.  Kos.sulh, 
disse  ,  venue  libero  in  Inghilterra  lo  deve  agli  sfor/A  del  mio  nubile 
amico  Lord  Palmerston  allora  segretario  degli  afl'ari  esteri  (applausi), 
il  quale  parlando  a  nome  del  Governo  fece  istanze  alia  Turchia  per- 
che  continuasse  ad  ospitare  gli  emigrati  ungheresi:  promise  alia  stes- 
sa  di  soccorrerla  colle  armi  inglesi  ove  venisse  per  questo  molivo  as- 
salita  da  altre  Potenze  e  chiesele  finalmente  di  far  tradurre  il  sig. 
Kossuth  libero  in  Inghilterra.  Quanti  titoli  di  dirozione  pel  Magiaro 
al  magnanimo  Governo  e  al  corlesissimo  liberators! 

4.  Due  Reverendi,  il  sig.  M'Ghee,  e  il  dott.  Gumming  pubblicaro- 
no  la  seguente:  «  Sfida  al  Card.  Wiseman.  Qualtro  solemn  meetings 
si  lerranno  nel  gran  salone  di  Exeter  Hall,  a  ciascun  dei  quali  il 
Card.  Wiseman  e  invitato  di  presedere.  Un  seggiolone  vi  sara  pre- 
paralo  per  Sua  Eminenza  ,  e  la  meta  del  palco  sara  cinto  di  balau- 
strata  per  contenervi  olti  e  il  Gardlnale  ,  quanti  Vescovi  e  preti  della 
sua Chiesa  gli  piacera  di  condur  seco.  Nel  primo  meeting,  il  R.  M'Ghee 
promettera  al  Card.  WTiseman  di  sotloscrivere  egli  e  un  gran  numero 
del  Clero  e  di  Laici  al  suo  Credo  e  d'unirsi  alia  sua  Chiesa  ove  dimo- 
stri  il  Cardinale  che  il  simbolo  proposto  come  tessera  di  comunione, 
giurato  dai  preti  beneficiati ,  e  presentato  a  tutti  quei  che  si  conver- 
tono  alia  Chiesa  Roman  a  ,  sia  stalo  menzionato  o  conosciuto  ,  come 
simbolo  di  fede,  primadell'anno  del  Signore  1564.  II  dott.  Gumming, 
nel  tempo  stesso,  mostrera  la  perfetta  falsita  ed  illusione  del  secon- 
do  articolo  del  simbolo  di  fede  del  Cardinale ,  dal  solo  fatto  che  la 
Chiesa  di  Roma  non  ha  mai  dalo  la  vera  interpretazione  di  verun 
eapitolo  della  Bibbia ,  e  provera  che  essa  (od  egli?)  e  incapace  di 
esporre  il  senso  preciso  che  la  Chiesa  (anglicana,  s'intende)  tiene  ed 
ha  tenuto  sopra  qualunque  siasi  eapitolo  della  Bibbia.  La  seduta  co- 
mincera  alle  7  de'giorni  ecc.  Seguono  i  prezzi  dei  biglietti  d'ammis- 
sione,  da  1  a  7  scellini.  » 

Quest'  annunzio  di  guerra,  portato  per  tutti  i  cantoni  della  Citta,, 
trasse  la  sera  del  30  Marzo  ad  Exeter  Hall  una  gran  folia  di  genie 
euriosa  d'  assistere  a  si  nuovo  spettacolo.  Ma  ne  il  Cardinale,  nc  ve- 
run prete  cattolico  comparve  in  liz/.a:  »nzi  Sua  Eminenza  neppur  de- 
gnossi  di  rispondere  una  parola  alia  sftda  ,  trallandola  col  disprez/o 
che  si  meritava.  I  due  avversarii  menarono  trionfo,  come  se  neppure 
il  dottissimo  Wiseman  avesse  osato  venir  con  esso  loro  alle  mani.  Ma 
la  gentc  parti  scontentissima  d' avere  gittato  ad  ufo  i  suoi  scellini, 
che  i  due-sfidatori  non  pensarono  certo,  come  avrebber  dovuto,  a  re- 
sjtiluire.  Essi  sapevan  benissimo,  che  il  Cardinale  non  accetterebbe  mai 


580  CRONACA 

ne  risponderebbe  alia  sfida  ;  conciossiache  1'  Inghilterra  e  un  paese 
dove  ciascuno  si  mantiene  nella  sua  dignila  ;  ne  il  gentiluomo  si  ab- 
bassera  giammai  a  duellare  collo  spazzacamino.  Una  sfida  al  Card. 
Wiseman,  dice  il  Weekly  Dispatch,  non  puo  meritar  risposta,  se  non 
viene  da  un  Vescovo;  ed  ove  il  Clero  della  nostra  Chiesa  d'lnghilterra 
cosi  ben  nudrita  bramasse  assistere  ad  una  solenne  discussion  dollri- 
nale,  producendo  innanzi  per  suo  campione  il  Vescovo  di  Londra, 
il  Cardinale  senza  fallo  accetlerebbe  il  guanto.  Intanto,  finche  i  Re- 
verendi  sigg.  M'  Ghee  e  dolt.  Gumming  non  restituiranno  alia  gente 
da  loro  gabbata  il  prezzo  raccolto  con  irnpostura,  noi  avremo  diritto 
di  dire,  che  essi  altro  non  ottennero  in  questo  fatto,  fuorche  il  merito 
d'  aver  dato  un  pubblico  saggio  dell'  arte  loro  nel  mestiere  che  vol- 
garmente  appellasi  dei  tagliaborse.  Cos\  il  sovraccilato  giornale. 

5.  Ne'  giornali  cattolici  d'lnghilterra  si  fa  un  gran  parlare  di  un 
recente  discorso  pronunciato  da  S.  E.  il  Cardinale  Wiseman  che 
porse  il  destro  a'  suoi  amici  di  fargli  una  solenne  ovazione  e  trasse 
di  bocca  a'  protestanti  medesimi  parole  di  maraviglia,  di  rispetto  e  di 
grandissima  lode.  Eppure  questi  avean  deliberalo  di  non  curarsene 
punto.  L'adunanza  fu  fatta  in  Manchester  cilia  industriosa  e  commer- 
ciante  al  pari  di  qualunque  altra  dell'Tnghilterra.  Al  suo  primo  ar- 
rivo  furono  ad  accoglierlo  alia  stazione  della  via  ferrata  Monsignor 
Scarle  con  un  onorevole  drappello  del  comitato  cattolico  di  Manche- 
ster e  di  Salford  e  gran  moltitudine  di  popolo  che  salutollo  il  benve- 
nuto;  quindi  si  reeo  al  castello  di  Trafford,  ove  ricevette  nel  doma- 
ni  ragguardevolissimi  personaggi  accorsi  ad  ossequiarlo.  II  giorno 
seguente  ritorno  in  cilia  al  Corn  Exchange  luogo  deslinalo  alia  riu- 
nione.  Erano  le  slrade  e  i  balconi  quinci  e  quindi  ricoperli  di  genie 
e  la  folia  cost  compalla  che  a  mala  pena  bastavano  ad  aprirgli  le 
guardie  un  sufficiente  passaggio.  Nel  suo  tragillo  le  acclamazioni  fu- 
rono senza  posa  •,  ma  al  primo  meller  pie  nella  sala  si  duplicarono 
con  lal  vivacita  di  espressione  ,  che  il  venerando  Cardinale  ne  reslo 
commosso  fino  alle  lagrime.  L'agitarsi  de'  fazzolelli  duro  cinque  mi- 
nuli ,  linche  levalosi  in  pvie  1'Oralore  comincio  il  suo  discorso  ii  quale 
non  perduro  meno  di  Ire  ore  e  un  quarto,  interrotto  solo  da'  since- 
ri  applausi  che  spontaneamente  erompevano  dagli  uditori.  Discorse  la 
Iraltazione  inlorno  all'  arte  del  disegno  e  della  industria ,  argomen- 
to  molto  acconcio  agl' interessi  di  quella  cilia  che  1'ascoltava.  Noi 
non  entriamo  a  fame  osservare  le  bellezze  ;  che  non  e  di  questo  luo- 
go ;  accenniamo  solo  che  lo  spirito  del  proleslantesimo  ne  fu  abbac- 
chialo  e  confuso.  In  visla  dei  lampi  d'ingegno  e  dell'  amoievolezza 
con  che  islruiva  la  filla  adunanza  eslatica  al  suo  cospelto,  qual  de' 
prolestanli  osera  d'or  innanzi  ripelere  che  la  Chiesa  cattolica  osteggi 
o  ritardi  il  vero  progresso?  Noi  non  diremo  col  Tablet  che  il  prole- 


CONTEMPORANEA  581 

slante  inglese  anche  preso  dalla  classe  meglio  educata  non  sia  in  real- 
la  che  un  semibarbaro;  diciam  nondimeno  che  un  Cardinale  della 
Chiesa  romana  in  un  semplice  discorso  die  tali  lezioni  di  civilla  ezian- 
dio  a'  protestanti  che  nessun  Vescovo  della  Chiesa  riformala  sarebbe 
capace  di  suggerire. 

6.  La  religione  cattolica  fa  nell'lnghilterra  progressi  tali  da  bene- 
dirne  sinceramente  il  Signore.  Noi  non  produciamo  le  colonne  del 
nuovi  convertiti  i  quali,  a  voler  anche  solo  enumerare  i  pubblica- 
mente  conosciuli  e  di  ragguardevole  condizione,  occuperebbero  ad 
ogni  volgere  di  pochi  mesi  parecchie  pagine  del  nostro  periodico. 
Arrechiamo  invece  a  saggio  degli  accresciuti  cattolici  1'  incremenlo 
che  vi  fecero  daH'anno  della  emancipazione  fino  al  principio  del  53 
i  sacerdoti,  le  chiese,  e  le  case  religiose  d'ambeduei  sessi,  citandone 
solo  il  prime  il  medio  e  1'ultim'anno. 

Anno    Sacerdoti    Chiese    Conventi  diuom.    Monasteri  di  don. 

1829          477  449  »  » 

1846          776          602  6  34 

1853         1039          781  17  75 

Notisi:  1.°  che  le  cifre  sono  probabilmente  al  disotlo  del  vero'per- 
che  tolte  dagli  atti  del  Governo  il  quale  ha  non  poco  interesse  di  di- 
minuirle;  2.°  che  anche  prima  del  1839  esistevano  alcune  pochissime 
case  religiose,  ma  poco  meno  che  sconosciute. 

CONFEDERAZIONE  GERMAN1CA.  —  1.  Proteste  de'Vcscovi  della  provincia  dell'alto 
Reno.  —  2.  Cose  religiose  dell'Olanda. 

•  1.  Non  solo  alle  foci  del  Reno  il  partito  protestante  da  gran  noia 
alia  Chiesa  cattolica,  ma  lo  stesso  accade  piu  su  ,  verso  le  sorgenti 
dello  stesso  fiume.  Egli  e  da  sapereche  la  provincia  ecclesiaslica  del- 
l'alto Reno  istituita  nel  1821  e  composta  di  Vescovadi  dispersi  in  pa- 
recchi  piccoli  Stati  della  Confederazione.  Tali  Vescovadi  erano  piu  o 
meno  tenuli  mancipii  della  potesta  laicale  e  impediti  nell'esercizio  del- 
le  liberta  indispensabili  a'lor  ministeri.  I  degnissimi  Prelati  gemeltero 
e  pazientarono  lungo  tempo  sotto  il  giogo  che  gli  opprimeva  finche, 
vistolo  aggravarsi  al  di  la  di  quanto  la  coscienza  lor  permettesse  di 
tollerare,  porsero  di  comune  accordo  nel  1851  una  supplica  a'lor  Go- 
verni  scongiurandoli  a  renders  a  Dio  quello  che  e  di  Dio.  Le  potesta 
civili  prima  di  rispondere  fecero  lor  consigli,  di  accordo,  a  quanto 
pare,  colla  Raviera  la  quale  parimente  e  per  lo  slesso  fine  era  stata 
da'suoi  Vescovi  supplica  la.  Questa  per  la  prima  e  dopo  di  essa  i  Go- 
verni  di  Raden,  Nassau  e  di  Assia  Darmstadt  promulgarono  i  risulla- 


582  CRONACA 

menti  de'loro  decreti.  Le  concession!  fatte  sono  di  poco  momento , 
rimanendo  confermati  gli  antichi  giavami.  Specialmenteallaprovin- 
cia  dell'alto  Reno  fecero  mal  viso  i  governanti  i  quali ,  invocalo  il 
supremo  diritto  di  protezione  e  di  sorveglianza  che  lor  da  la  legge 
del  paese  verso  la  caUolica  religione,  rinnovarono  le  vessazioni  ond'e- 
ran  gravati  i  sacri  Pastori.  Eccone  le  principali:  Senza  placito  sovra- 
no  non  potranno  i  Vescovi  mandar  circolari,  ne  ammettere  bolle  o 
rescritli  pontificii,  ne  pubblicare  statuti,  se  ogni  cosa  non  e  rigoro- 
samente  contenuta  dentro  i  limiti  spirituali,  ben  inteso  che  il  Cover- 
no  giudiehera  del  quanto  si  possa  estendere  1'azione  della  Chiesa. 
Ove  si  debbano  adunar  concilii  provinciali  e  traltarri  di  affari  che 
partecipino  alcun  che  di  civile,  v'assistera  un  commissario  laico  ,  il 
quale  interverra  parimente  all'esame  de'candidati  da  ammettere  ne" 
seminarii  vescovili.  Permettonsi  bensi  le  relazionicon  Roma  ,  ma  i 
giovani  leviti  debbono  sludiare  teologia  nel  paese.  Intanto  a'Vescovi 
non  e  concessa  la  libera  collazione  delle  parrocchie,  non  la  libera  or- 
dinazione  de'Sacerdoli,  non  la  sorveglianza  sulla  istruzione.  SperasL 
che  il  Governp  di  Assia  Cassel,  il  quale  finora  non  diede  risposta,  sia 
per  mostrarsi  meno  ingiusto  e  piu  liberale. 

L'  Arcivescovo  di  Friborgo  pubblico  sue  proteste  contro  siffatte  di- 
sorbilanze  laicali  e  rinnovo  le  sue  domande.  11  Governo  invitollo  a 
disdire  la  supplica  ed  eglinol  fece;  anzi,  convocatiisuoisuffraganei, 
dopo  cinque  giorni  di  consiglio  sopra  parecchi  punti  rilevantissimi,  fu 
deliberate  di  porgere  a'  rispettivi  Govern!  una  nuova  scrittura  sotto- 
scritta  dall'Arc.  di  Friborgo  e  da'Vesc.  di  Limborgo,  di  Rottemborgo  , 
di  Fulda  e  Qi  Magonza  in  cui,  ricordando  il  doversi  obbedire  a  Dio> 
anzi  che  agli  uomini,  espongono  con  dignila  e  fermezza  che  essi  ri- 
spetteranno  scrupolosamente  le  leggi  civili  quantunque  volte  non  si 
oppongano  al  sacro  esercizio  de'loro  episcopalidoveri.  II  Governo  di 
Wurtemberg  rispose  al  Vescovo  di  Roltemborgo  che  S.  M.  e  ferma  di 
reprimere  ogni  tentativo  contro  le  leggi  dello  Stato-,  gli  altri  Governi 
non  diedero  finora  veruna  risposta. 

2.  Quel  raggio  di  speranza  di  cui  facemmo  menzione  nell'  ultimo 
fascicolo  intorno  alle  cose  religiose  di  Olanda  si  e  f'atto  cosi  debole  da 
incutere  gravi  timori.  Non  si  conoscono  ancora  tutti  i  nuovi  depuiati : 
si  sa  pero  che  ottenne  la  maggioranza  il  partilo  anticattolico,  e  che 
a'  buoni  neerlandesi  non  rimane  oggimai  fuorche  riporre  ogni  fiducia 
in  Dio.  L'Internunzio  apostolico  con  sua  circolare  fece  avvisati  i  Calto- 
licidel  ripristinamentodeU'Ecclesiastica  Gerarchia.  Questo  documen- 
to,  scrive  YHandelsblad  d'Amsterdam  e  peculiarmentepregevole  per 
i  sensi  di  moderazione  con  cui  fu  scritto.  «  E  nostro  vivo  desiderio  r 
dice  il  Prelato,  e  nostra  volonta  che  la  voslra  lelizia,-  o  fedeli,  sia  k'li- 
zia  nel  Signore  5  per  la  qual  cosa  vi  disdiciamo  formalmente  qualsiasi 


CONTEMPORANEA  583 

dimostra/ionc  di  gioia  eslerna  e  fragorosa  che  potes.se  led  ore  ehic- 
(hcssia.  )>  Quindi  annunziando  I'abolizione  della  missione  olandese 
di  ciii  egli  era  superiore,  confoi  tolli  con  infocate  parole  a  quello  si.i- 
rito  di  carita  fiaterna  che  forma  la  vera  divisa  de'  seguaci  di  Cri-lo. 
II  Governo  vide  e  lascio  fare  sen/a  inlervenire  in  niodo  alcuno.  Ve- 
drcmo  se  sara  cosi  tollerante  il  nuovo  Parlamenlo. 

Svi77rr,A.  Oppressioue  del  Canlonc  di  Friborgo,  ed  ultimi  fatti  di  Bulla  (No- 
stra.  Corrispondenza). 

Sonoipoveri  catloliciper  tuttolaSvizzera  asliati,  tiranneegiali.op- 
pressi,  cl)i  mm  lo  sa  ?  ma  forse  non  tutli  sanno  che  il  Cantone  di 
Krilmriro  «'•  iiilto  bersaglio  alle  ire  piu  inferocite  de'  radieali.  Noi  rac- 
contammo  il  moto  del  22  Apr.  qual  ce  lo  davano  i  giornali ,  taeendo 
di  molte  circostanze  non  ancora  in  que'  di  rivelate,  le  quali  confer- 
mano  appunto  la  nostra  asserzione.  Potremmo  addurre  molte  allre 
prove,  come  p.  e.  che,  essendo  stato  proposto  dal  Nunzio  apostolico  il 
richiamo  del  Vesc.  Marilley  e  la  sospensione  d'  ogni  legge  acaltolica 
qual  necessaria  condizione  a  cominciar  i  trattati  d'  un  accordo  eolla 
S.  Sede  (che  il  Governo  finge  di  desiderare),  a  mnggioranza  di  voli  fu- 
rono  reiette  le  sue  proposte.  Polremmo  pure  addurre  I'imprestito  for- 
/alodi  200  m.  fr.  che  debbesi  sborsare  entro  venti  giorni  piincipal- 
menle  da'supposli fautori  della  insurrezione  Perrier.  Potremmo  insom- 
ma  arrecare  di  tali  e  tantecalamita,  checerto  ne  inEuropa,  nefuoii  di 
essa  si  fanno  palire  a'Callolici  da  verun  Governoincivilito.  Ma  un  avve- 
jiimento  recentissimo  che  ci  ha  riempita  la  mente  di  stupore  e  1'  a- 
nima  di  cordoglioedha  riaperto  le  piaghe  ancor  sanguinenti  di  quel 
desolalo  cantone,  ci  fa  quasi  dimenlicare  le  pa.ssale  iatture  per  com- 
piangere  le  presenti.  Noi  racconteremo  il  fallo  quale  ci  vien  descrit- 
to  per  lellera  trasmessaci  da  un  egregio  amico  in  cui  1'  integrila  del- 
la  IV de  va  congiunla  a  rara  dollrina:  egli  ne  ha  raccollo  le  circostan- 
ze  sul  luogo  e  ce  le  da  per  esaltissime.  Dice  adunque  cos\  : 

Domenica  1  Maggio  il  collegio  elollorale  della  Gruyere  erasi  adu- 
nata  a  Bulla  luogo  rapitale  del  Parti menlo.  Trattavasi  di  no:r.'mare 
un  deputato  al  gran  Consiglio  invece  del  Dotlor  Bussard  nno  de'  co- 
rifei  del  radicalismo,  che  tocco  in  sugli  eslremi  dalla  divina  tira/ia  (i- 
ni  con  morte  cristiana  la  deplorabile  sua  carriera.  Dalla  rivoluzione 
del  18^7  fino  alia  memoranda  assemblea  di  Posieux  imponeasi  a  tutli 
i  cilladini  attivi  sollo  pena  di  privazione  de'  drilli  politic!  di  prestar 
^iuranuMito  alia  scismalica  Costilu/.ione  ond'  e  retto  il  nostro  paese. 
Quindi  1'alternaliva  pe'  Friboi'gesi,  o  di  oilender  la  loro  coscienza,  o  di 
rimmziare  alia  qualila  di  ciltadini.  I  .a  scelta  non  poteva  cadere  in  dub- 
l)io  per  un  popolo  cosi  radicato  nella  pitsta  crhliana;  eppercio  la  cosa 


584  CRONACA 

pubblica  veniva  amministrata  da  un  pugno  di  liberlini  i  quali  elesrgeva- 
no  senza  contraslo  i  depulati  voluti  o  proposti  dal  Governo.  Ma dopo  che 
il  Gran  Consiglio  eslerrefatto  dalle  rampogne  dell'asscmblea  di  Posirux 
ebbeabolilo  il  giuramento  elettorale,  lecose  mutaron  faccia.  II  popo- 

10  senza  lasciarsi  muovere  ne  da  minacce,  ne  da  promesse.  ne  da  lusin- 
ghe  di  corruzione  recavasi  in  folia  allc  adunanze.  ed  ogni  nuova  ele- 
zione  era  uno  schiaffo  in  sulle  guance  de'governanti.  Or  cadeva  il  lorno 
per  la  Gruyere  e  dopo  cinque  anni  di  schiavitii  c  di  silenzio  i  conser- 
vator! ossia  1'  immensa  maggioranza  del  Parlimento  s'  allietavano  al 
pensiero  di  poter  fare  in  pubblico  la  loro  professione  polilica.  Volate 
pel  nostro  candidate,  dicevano  i  libertini,  allrimenti  ve  ne  incogliera 
male.  Queste  parole  non  atterrivano  punto  il  magnanimo  drappello; 
che  i  montanari  Gruieriani  non  si  intimidiscono  di  leggeri :  d'  altra 
parte  chi  poleva  sospettare  le  brutalila  a  cui  s'abbandonerebbe  il  Go- 
verno fatto  baldo  per  la  recente  vittoria  de'   suoi  giannizzeri  conlro 
un  dugento  paesani  mal  forniti  d'  armi  e  peggio  capitanati  ? 

Era  il  luogo  della  riunione  una  piazza  confine  alia  prefellura:  pre- 
sedevale,  attorniato  da'giudici  di  sua  scelta.  il  prefetto  sig.  Frosicher 
alto  seduto  sovra  un  palco ,  a'  piedi  del  quale  s'  addensava  la  guar- 
dia  civica  di  Bulla  e  di  Chatel-St-Denis  ed  una  compagnia  di  artiglie- 
ri  inviata  co'  lor  cannoni  a  bella  posta  da  Friborgo.  Furon  gittali  nel- 
1'urna  i  nomi  de'due  candidali,  affinche  la  sorte  determinasse  con 
qual  ordine  si  dovessero  porre  a'voti.  Erano  dessi,  pe'  conservatori  il 
sig.  Aw.  Wuilleretche  in  quel  momento  medesimo  il  Governo  teneva 
arbitrariamente  chiuso  in  prigione  :  pe'  radjcali  il  cittadino  Frache- 
boud  presidente  del  tribunale  di  Bulla.  II  primo  ad  uscire  del  bos- 
solo  fu  il  sig.  Wuilleret;  ma  rigeltatovi  dentro,  ottenne  la  priorita 

11  radicale.  Si  fece  invito  aH'assemblea  di  manifestare  il  suffragio  pro 
o  contra  coll'elevazione  della  destra;  tentata  la  prova  fu  reietto   il 
Fracheboud  a  grandissima  maggioranza  :  maggioranza  tanto  piu  fa- 
cile ad  avverare,  perche  de'  quattro  mila  elettori  eransi  i  due  partiti 
quasi  per  istinto  divisi  e  quinci  e  quindi  in  due  campi  collocati.  Gli 
uffizii  fingono  di  esaminare  il  fatto,  mandano  lor  agenti  a  far  dfrada- 
re  le  file  libertine,  in  mode  da  comprendere  maggiore  spazio  di  ter- 
reno,  quindi  il  prefelto  dichiara  dalla  tribuna  che,  essendo  incerta  la 
prima,  doveasi  procedere  ad  una  seconda  prova.  Vi  si  acconciano  i 
conservatori  ridendo  tra  di  se  dell'  imbarazzo  di  que'  signori,  i  quali 
non  sapeano  indursi  a  pubblicare  una  disfatta  gia  cotanto  manifesta. 
11  secondo  esperimento  fu  simile  al  primo.  I  radicali  stessi  confessa- 
vansi  vinti  asseverando  solo,  per  attenuare  lo  smacco,  ch'essi  non  era- 
no  guari  inferiori,  fuorche  d'una  mela,  a'loro  avversarii.  Coniinciava>i 
nelle  turbe  a  mostrar  qualche  impazienza  del  tergiversare  che   face- 
vano  i  giudici,  quando  il  prefeUo,  rivolto  alia  moltitudine,  proclamo 


CONTEMPORANEA.  585 

il  cilladino  Fracheboud  clcllo  depulatoa  pluraliladi  voli.  Se  la  volta 
del  (irmamcrito  si  fosse  scossa  sul  capo  dell' assemblea  non  avrebbe 
prodotto  maggior  commozione  di  quelle  parole.  Vi  fu  un  istante  di 
silen/io,  poi  mormorio,  poi  tuoni  d'imprecazioni,  quindi  un  invoca- 
re  del  Cielo  a  teslimonio  di  lanta  ingiustizia:  si  slringevano  i  pugni, 
lagrimedi  rabbia  sgorgavano  dagli  occhi  a' conservator!.  Numerated, 
gridavan  da  lulle  parli ,  noi  vogliam  essere  numerati.  Allora  ad  un 
ccnno  dell'uflizio  le  guardic  civiche  che  circondavano  latribuna  tras- 
sero  le  sciabole  menando  colpi  a  destra  e  a  sinistra  sulla  folia  com- 
palta  de'  reclamanti.  Un  certo  numerodi  liberlini,  inteso  proclamar- 
si  il  nome  di  Fracheboud,  staccaronsi dalla  folia  con  mal  piglio  e  in 
un  baleno  vi  tornarono  armati  di  fucili  e  di  randelli  ad  atlaccar  la  tur- 
ba  inerme  da  un  allro  lato.  Dalle  flneslre  del  caslello  ove  1'autorita 
avca  d'avanzo  disposte  le  balterie  partono  colpi  di  fuococontro  i  con- 
servator! venuli  non  solo  disarmati,  ma  sprovvisti  perfmo  quasi  tutti 
de'bastoni  per  non  aver  aria  di  provocare.  Spaventati  da  cos\  brusca 
aggressione  si  danno  alia  fuga  tra  le  disperate  grida  delle  femmine 
che  accorrevano  a  far  de'  loro  corpi  riparo  agl'  innocenti.  Son  inse- 
guiti  i  fuggiaschi  a  traverse  de'  campi  e  gli  assassini  scaricano  colpi 
su  quanti  o  1'  eta  o  le  infermita  fa  lor  capitare  alle  mani.  II  famoso 
Bii  baum  che  mai  non  manca  ove  trattasi  di  sparger  sangue  fe  trarre  in 
sulla  piazza  due  cannoni  carichi  a  mitraglia.  Fortunatamenle  la  schiera 
femminca  ed  infantile  e  1'arrivo  di  qualche  uomo  non  affatto  disumano 
impedirono  il  macello.il  Prefelto,  la  cui  vigliaccheria  e  da  gran  tempo 
passata  in  proverbio  scomparve  a'  primi  colpi :  sbarazzato  poscia  il 
campo  da'  suoi  sicarii ,  fu  visto  coll'  arma  al  braceio  durar  la  guardia 
dietro  alia  batteria  pronto,  diceva,  a  far  fuoco  su  chiunque  de' con- 
servator! conlinuasse  a  turbare  1'ordine  e  la  quiele.  V'ebbe  un  qualche 
morto,  piii  di  sessanta  gravemente  feriti,  la  maggior  parte  venerandi 
vegliardi,  e  mollissimi  mal  conci.  Al  lor  ritorno  penetrarono  le  guar- 
die  di  Chatel  nell'albergo  d'un  dabben  uomo  in  fama  di  conservalore 
e  lo  saccheggiarono  per  guisa  da  non  lasciare  un  mobile,  una  finestra, 
una  pez/uola  che  non  mettessero  in  briccioli  e  in  frantumi,  dopo  tolto 
tuttoildanaro  a  lui  ed  a' suoi,  e  lasciatili carichi  di  colpi  egrondanti  di 
sangue.  Eppuredi  questi  fatti  nonvennemosso  il  piii  legger  lamento 
da  quelle  autorita  chepoc'anzi  emanaronounaleggeassai  severa  con- 
tro  i  maltrattamenti  delle  bestie.  Anzi  il  consiglio  di  Stato  approvo  la 
nomina  del  depulato  radicalee  questi  si  tolsedibuon  animo  1'ignomi- 
nia  della  elezione.  Gravi  lagnanze  furon  presentate  al  Gran  consiglio 
da  buon  numero  di  quegli  oppress!,  testimoni  passivi  della  barbaric 
radicale;  ma  che  otterranno  gl'infelici?  se  si  trattasse  di  protestanti 
o  di  giudei  sarebbe  fatla  ragione  alia  giustizia-,  non  cos\  verso  i  buoni 
cattolici  di  cui  vorrebbero  veder  distrutla  in  ogni  luogo  la  semenza. 


586  CRONACA 

Or  e  questione  di  porre  Friborgo  sotto  la  reptcnza  fcderale:  tanlo 
meglio;  la  sorte  di  quella  citta  non  puo  divenire  peireiore  e  s'  avr;i 
almeno  il  piacere  di  non  sentirsi  piu  rinlronarc  le  orecchie  da'sarra- 
stici  titoli  di  democrazia  e  di  liberta  attribuili  all' esercizio  della  piii 
insopportabile  tirannia.  Fin  qui  la  corrispondenza :  alia  quale  potrem- 
mo  aggiungere  ben  allre  crudelta  degli  asaassini.  Su  tutte  le  strade  e 
in  quasi  tutti  gli  alberghi  commisero  de'  vandal  ism  i  inudili.  Oltre 
al  fatlo  sovraccennato ,  penetrarono  in  una  casa  di  Vuippens  piom- 
bando  sovra  gli  abitatori  assisi  a  cena  e  percolendoli  spietatamente. 
Uno  degli  assaliti  n'  ebbe  quattro  gravi  ferite  al  capo  e  due  alia  fron- 
te:  laceratogli  il  naso,  e  squarciatogli  un  labbro,  fii  lasciato  semivivo  a 
terra,  dopoaver  tentato  di  strozzarlo  colla  sua  propria  cravalta.  E 
perche  cio?  perche  il  misero  appartiene  al  numero  de'  cos\  detti  con- 
servatori  ossia  cattolici  oltramontani. 

L'lnvialo  anstriaco,  notificata  la  rottura  delle  relazioni  diplomati- 
che  e  partito  dalla  Svizzera ,  il  che  indusse  il  Consiglio  federate  a  ri- 
chiamare  immediatamente  da  Vienna  il  suo  legato. 

HI. 

COSE  SCIENTIFICHE. 

Delle  tavolc  rotanti. 

Le  piccole  forze  e  le  piccole  cagioni  producono  nou  di  rado  eflfetti 
non  piccoli.  Lo  scoscendimento  non  preveduto  d'una  montagna,  la 
ruina  d'un  edificio,  che  reputavasi  solidissimo  e  somiglianti  fenome- 
ni,  sono  spesso  effetti  di  forze  quasi  inosservabili,  ma  lentamente  e 
costantemente  operanti.  La  goccia  incava  la  pietra,  il  ruscello  sega  le 
rocce,  e  in  generale  gli  effetti  geologici  che  ci  si  presentano  sulla  su- 
perficie  della  terra  sono  si  in  parte  da  ripelersi  da  grandi  catastrofi  , 
ma  ancora  in  parle  non  piccola  da  deboli  e  continuate  for/e.  Questo 
principio  non  solo  e  vero  nelle  cose  fisiche,  ma  sovente  eziandio 
nelle  morali  e  nelle  politiche. 

Un  eflfetto  non  piccolo  di  piccola  cagione  e  appunto  il  movimento 
eccitato  dalle  tavole  o  piu  veramente  dai  corpi  giranti.  Alcuni  fan- 
ciulli  in  America,  tenendo  le  mani  sopra  una  tavola,  s'  avvidero  che 
quella  girava :  piacque  ai  fanciulli  il  giuoco,  che  videro  ammirato 
dagli  uomini,  e  i  loro  simili  si  diedero  a  ripeterlo.  Questo  fu,  se  noi 
ci  apponiamo,  il  principio  del  movimento  presente.  Noi  avemmo  di  cio 
la  prima  notizia  da  una  lettera  dagli  Stati  Uniti  in  data  del  l5Febbra- 

10  p.  p.  nella  quale  brevemente  ci   si  indicava  colle  seguenti  parole 

11  yiuoco,  che  cola  diveniva  comune,  ed  era  stato  osservato  da  person  e 


CONTEMPORANEA  58T 

degne  di  fede.  «  Si  tratta  di  tre  fanciulli  qualunque ,  che  ponendo 
le  loro  mani  su  d'unu  tavola,  la  fanno  girare  e  muoverc  in  qualun- 
que  verso,  quantunquc  un  uomo  adulto  vi  segga  sopra;e  do  si  dice 
opera  di  magnetismo.  »  Non  pare  che  i  piedi,  alineno  calzati,  parte- 
cipino  del  la  virtu  delle  mani:  se  ne  sarebbero  anche  prima  accorti  glL 
Americani,  tra  i  qu;ili  e  cosi  frequenle  il  posare  do' piedi  sopra  le  ta- 
vole.  Si  e  scrilto  in  qualche  giornale  che  un  emigrate  Tedesco  ( ano- 
nimo)  fu  il  ritrovatore  del  fenomeno.  Probabilmente  non  fu  che  uno 
de'primi  a  vederlo  pralicar  da' fanciulli  e  il  primo  a  scriverne  a'  suoi 
iiazionali. 

Cliecche  ne  sia,  il  giocolino  americano,  valicato  1'Atlantico,  ha  de- 
stalo  maggior  entusiasmo  che  non  i  ritrovati  di  Franklin  edi  Fulton. 
L'Europa  e  lutta  in  moto  pel  muoversi  delle  tavole:  e  tutta  occupata 
in  far  girare  le  tavole.  Domini  e  donne  d'ogni  stato  econdizione,  gio- 
Tani  e  vecchi,  gente  di  mondo  e  persone  occupate  in  gravi  affari  e  stu- 
dii,  tutti  parlano,  interrogano  o  decidorio  intorno  al  girar  delle  ta- 
vole. Chi  crede  ancor  1'incredibile  :  chi  pena  a  credere  cio  che  vede: 
chi  ricusa  di  vedere  per  timore  di  credere.  Parlano  a  dritto  o  a  tra- 
verso  di  elettricismo,  di  magnetismo  e  di  magnetismo  animale  quelli 
ancora  che  meno  ne  intendono.  Vogliale  o  no,  vi  convien  discorrere 
o  almeno  cianciare  e  sentir  cianciare  delle  tavole.  Non  v'ha  rimedio: 
e  il  soggetto  di  moda.  Infin  la  polilica  convien  che  ceda  per  ora  alle 
tavole  giranli.  In  mezzo  atanto  trambusto,  le  tavole  insuperbite  d'es- 
ser  divenute  oggetto  di  pubblica  atlenzione  e  dell'  ammirazione  del 
pubblico  girano  allcgramenle,  comeche  non  di  rado  facciano  le  ritro- 
se  e  vogliano  essere  a  lungo  pregate:  ne  sempre  basta  il  lungo  prega- 
re.  Ad  emulazione  delle  tavole  girano  dischi  di  metallo  e  di  vetro  e 
pesanli  caldaie  di  rame,  e  inolto  piu  oggelti  leggieri,  come  carte,  cap- 
pel  li  e  cio  che  a  questi  sta  sotto. 

Intanto  i  giornalisti  godono,  che  trovan  materia  di  empire  le  loro 
colonne,  e  di  stuzzicare  1'appetito  de'  leggitori.  Le  lavole  rotanti  son 
giunte  ad  essi  piu  opportune  ed  ulili  che  una  guerra  o  una  nuova 
rivoluzione.  Mentre  gli  articolisti,  maestri  e  luce  dell'eta  nostra,  meno 
ritrosi  delle  tavole,  tengono  in  moto  le  loro  rapide  penne,  faceva  me- 
stieri  che  da  noi  ancora  si  scrivesse  ?  Ci  pareva  non  punto  necessa- 
rio:  e  a  pena  due  brevi  cenni  intorno  a  cio  che  riportavano  altri  gior- 
nali,  si  sono  inseriti  nella  scorsa  Cronaca  t .  Ma  si  vuole  che  noi  an- 
cora parliamo  ed  ecco  che,  non  volendo  esser  piu  difficili  delle  tavole, 
noi  ancora  parliamo. 

Ma  di  che  parleremo  ?  Non  certamente  di  tutte  le  strane  cose,  che 
si  sono  stampate,  ed  alcune  forse  soltanto  per  far  ridere  i  leggitori 


i  V.  questo  vol.  allapag.  459  e  471. 


588  CRONACA 

de'giornali  ovvero  per  ridersi  della  dabbenaggine  de'semplici  o  ancora 
di  certi  che  si  credon  saputi.  Lasceremo  da  parte  coloro  che  discorrono 
colle  tavole  e  da  esse, o  da  una  specie  di  spirito  folletlo  rinchiuso  in  es- 
se,  otlengono  le  risposte  con  tanli  colpi  che  battono.  Nou  so  se  costoro 
abbiano  mai  chieslo  allo  spirito:  Dimmi  dove  sei  solito  di  abitare.  G. 
Leopardi  introduce  in  un  suo  dialogo  il  Tasso  a  fare  questa  inlerroga- 
zione  al  suo  genio  familiare;  e  ne  ha  in  risposta:  Ancora  non  I'hai 
conosciuto?  In  qualche  liquore  yeneroso.  Mamenlre  scriviamo,  trovia- 
mo  le  storie  degli  spiriti  atteslale  da  tanti  e  da  tali  in  Europa  e  in 
America  che  piu  non  e  lecito  prender  la  cosa  in  giuoco.  Ma  di  cio  a 
suo  tempo. 

Restringiamoci  per  ora  senza  piu  al  girar  delle  tavole.  Non  occor- 
re  spender  molte  parole  in  esporre  i  fatli  certi  ora  che  da  tutli  so- 
no  stati  veduli.  Un  certo  numero  di  persone  si  pongono  attorno  ad 
un  tavolino,  posando  su  d'esso  le  dita  e  spesso  le  palme.  II  dito  mi- 
gnolo  sinistro  di  un  individuo  sotlosta  al  mignolo  destro  del  vicino 
a  sinistra,  e  il  destro  e  sovrapposlo  al  mignolo  sinistro  del  vicino  a 
destra-,e  cosi  di  seguito.  Le  due  mani  di  uno  possono  star  lontane  1'una 
dall'altra:  ma  spesso  si  toccano,  sovrapponendosi  un  pollice  all'altro 
sempre  nel  verso  accennato.  Chiuso  il  circuilo  o  la  catena,  non  e 
duopo  che  di  pazienza.  Talvolta  non  si  aspetta  se  non  alquanti  mi- 
nuti  :  ma  non  di  rado  la  pazienza  e  esposta  aduraprova,  nullaavve- 
nendo  per  mezz'ora  o  tre  quart!  o  piu  ,  specialmente  se  sieno  no- 
vizie  ed  inesperte  le  intelligenze  motrici.  Talora  la  pazienza  non  e 
premiata:  e  allora  il  mancar  di  quella  o  il  bisogno  d'attendere  ad  al- 
tre  faccende  discioglie  la  catenae  1'adunanzapoco  soddisfatta.  Spesso 
peraltro  la  tavola,  prima  o  dopo,  eomincia  a  girare  e  da  principle  assai 
lenta:  quindi  il  moto  si  va  piu  o  meno  accelerando.  Crescendo  il  nu- 
mero delle  persone  operanti,  cresce  la  velocita  del  moto.  Anche  due 
sole  persone  non  comunicanti  fra  loro  hanno  ottenuto  1'  effetto  ;  si 
dice  che  in  qualche  caso  eziandio  un  solo.  Le  donne  non  riescono 
meno  degli  uomini:  si  pretende  ami  che  desse  sierio  piu  valenti.Suol 
farsi  uso  di  un  tavolino  rotondo  con  una  gamba  sostenuta  da  tre 
piedi.  Ma  nulla  fa  la  figura  della  tavola}  e  puo  essere  ne  rotonda  ne 
d'altra  figura  equiasse,  ma  es.  gr.  un  rettangolo  notabilmente  pui 
lungo  che  largo:  cosi  puo  avere  tre  piedi  fra  loro  distanti  o  quatlro, 
benche  in  quest!  casi  il  movimento  possa  esser  men  facile.  Si  e  delto 
che  il  tavolino  conveniva  che  fosse  isolate,  almeno  a  render  sicuro  e 
pr.onto  1'esperimento  con  qualunque  sperimenlatore  L'  isolamento 
elettrico  non  e  punto  necessario:  ma  e  assai  opportuno  ,  come  age- 
volmentes'inlende,  chel'aUrito  sia  quanto  e  possibile  diminuilo;  per- 
cio  se  il  pavimento  non  sia  assai  liscio,  e  i  piedi  della  tavola  non  ter- 
minino  in  rotelle,  e  conveniente  che  queste  posino  sopra  laslre  di 


CONTEMPORANEA  589 

vetro  o  saliere  o  piatti  o  simili  corpi  di  porrdlana,  di  maiclica  o  di 
vetro.  Abbiamo  trovato  opporluno  sperimentare  con  una  scmplice 
tavola,  collocata  sopra  un  lavolierc  edivisa  da  questo  peruno  o  Ire 
piatti.  Non  e  necessario  aggiungere  che  mai  non  girava  il  tavoliere 
sottoposlo.  Giravano  bensi  i  dischi  di  metallo  o  di  vetro  sostituitl 
alia  lavola.  Abbiamo  posto  sul  tavolinouna  caldaia  di  rarne  non  pun- 
to  isolata  :  questa  benche  assai  pesante,  a  motive  della  sua  base  con- 
vessa,  e  abbastanza  mobile,  e  si  mosse  di  fatto  sen/a  troppo  farci  a- 
spettare  e  con  discreta  velocita.  Fu  poi  riempita  di  acqua  questa  cal- 
daia ;  le  persone  medesime  che  prima  toccavano  1'  orlo  di  quella, 
immersero  le  dita  nell'acqua  ;  ma  questa  non  voile  girare;  edun  gal- 
leggiante  soprapposto  non  indico  movimenti  se  non  minimi  ed  irre- 
golari. 

Sovente  si  e  osservato  che  si  solleva  la  tavola  da  uno  de'  corpi  che 
le  servon  di  base,  o  dal  suolo  un  de'  piedi  della  tavola,  e  quesla  a  po- 
co  a  poco  s'  inclina  da  una  parte  infino  lalvolta  a  cadere  a  terra. 
Al  movimento  circolare  non  e  raro  che  si  aggiunga  il  progressivo. 
Tutti  sanno  quanto  facilmente  questo  a  quello  congiungasi,  ed  ogni 
fisico  ne  vede  facilmente  il  perche.  Si  e  detto  che  questi  corpi  girantl 
hanno  una  decisa  tendenza  verso  il  nord:  troviamo  infino  essersi  scrit- 
to  al  sig.  Arago,  che  qualche  tavola  si  era  lanciata  verso  il  nord  a 
traverse  d'una  fineslra  chiusa  !  Ne'  fatti  che  noi  conosciamo  la  tenden- 
za non  era  piu  al  nord  che  al  sud,  ma  varia  e  non  sottoposta  ad  al- 
cuna  legge  generale. 

Qual  e  la  cagione  di  questi  effetli  ?  In  mezzo  a  lanla  effervescenza 
degli  spiriti  e  a  tanto  girar  de'cervelli,  e  vano  sperare  che  ad  una 
risposta,  e  sia  quanlo  esser  puo  soddisfacente,  possano  tutti  assen- 
ti,re.  E  neppur  noi  osiamo  dare  decisiva  senlenza,  finche  vengono  da 
tulte  parti  nuovi  racconti,  ne  si  sa  che  si  debba  credere.  Diremo  sol- 
tanlo,  poiche  si  vuole  che  qualche  cosa  diciamo,  qual  ci  sembra  es- 
sere  la  piu  probabile  o,  a  dir  piu  vero,  la  sola  probabile  spiegazione 
de'  fatti  che  abbiamo  bene  avverati,  senza  darci  carico  se  si  aggiusli 
o  no  alia  tante  slorielle  che  a  tutli  i  momenli  ci  giungono  sott'occhio 
o  ci  stordiscon  le  orecchie. 

Cominciamo  dal  rammentare  un  canone,  il  quale  non  sara,  alme- 
no  in  teorica,  contrastalo  da  alcuno:  tanto  e  conformealbtion  senso. 
Come  si  dice  che  per  la  spiegazione  de'  fenomeni  non  si  dee  ricorrere 
a  soprannalurali  cagioni  quando  bastano  le  naturali,  cosi^non  e  da 
ricorrere  a  nuovi  agenti  e  a  nuove  leggi  di  nalura,  finche  non  sipro- 
vi  che  gli  agenti  e  le  leggi  gia  note  sono  insufficient  i  a  produrli.  E  in 
vero  per  ispiegar  qualche  fatto  di  cui  non  vcdiamo  subito  il  perche, 
correre  ad  immaginar  nuove  leggi  o  forze,  e  tali  per  avvenlura  che 
non  possiamo  formarcene  un  concetto  assai  chiaro,  e  egli  questo  un 


590  CRONACA 

interprelare  i  fenomeni  in  modo  conveniente  allo  stato  presente  del- 
la  scienza  ?  No  certamenle.  Es.  sir.  nel  caso  nostro,  allorcho  ci  si  di- 
ce che  la  corrente  biotica  determina  un  moto  nelle  tavole  semoventi, 
qual  idea  netta  da  noi  si  percepisce  ?  Si  ode  il  suono  di  alcuni  voca- 
boli  e  nulla  pin.  Men  male  sarebbe  dire  che  le  lavole  girano,  perchr 
diamo  loro  una  virtu  girativa,  come  i  finti  medici  presso  Moliere  di- 
cevano  che  opium  facit  dormire,  quia  in  eo  est  virtus  dormitiva.  Sup- 
posta  1'  esislenza  di  questo  fluido  biotico  distinto  da  ogni  altro  , 
com'e  che  si  -omunica  ai  corpi  giranti  eziandio  da  chi  ignora  1'esi- 
stenza  di  esso  fluido  ?  e  perehe  questo  determina  il  moto  rotatorio 
ne'  corpi,  i  quali  non  si  mettono  punto  in  moto  se  ricevano  torrenti  di 
elettrico  dalle  macchine  o  dalle  pile  voltiane?  Sembra  che  unacer- 
ta  copia  di  sangue  cadente  sopra  una  tavola  dalle  vene  d'  un  uomo  o 
d'altro  animate,  dovrebbe  recarle  maggior  copia  del  supposto  fluido 
biotico,  e  pure  non  pensiamo  che  la  farebbe  girare.  Anche  la  voce 
semovente,  la  quale  vediamo  da  piu  d'  uno  applicata  alle  tavole  mosse 
dall'influenza  delle  mani,  la  troviamb  alquanto  impropria.  Finora  con 
queslo  vocabolo  si  sono  dai  mobili  e  dagli  stabili  o  immobili  distinti 
gli  animali,  perche  dotati  di  moto  spontaneo:  per  qual  motivo  si  chia- 
mano  ora  cosi  i  corpi  che  girano  intorno  al  proprio  asse? 

L'elettricita  non  e  certo  una  forza.  incerta  o  sconosciuta:  ad  essa  e 
corso  il  primo  pensiero  di  molte  persone.  Ma  un  momento  di  rifles- 
sione  sopra  i  fattibastaadisingannareognifisico.  Di  fatto  troviamo  che 
la  escludono  al  tutto  da  questi  fenomeni  i  celebri  Dubois-Reymond, 
Magnus,  Poggendorf,  Mitscherlich  ed  altri.  Queste  autorita  non  sono 
necessarie  per  chi  alcun  poco  si  conosce  di  elettricita.  Questa  assai 
diversamente  si  comporta  in  un  disco  di  metallo  e  in  uno  di  vetro-, 
ne  certamente  produce  correnti  nel  vetro.  I  piu  sensitivi  elettrome- 
tri  non  danno  alcun  indizio  di  tensione  elettrostatica-,  ne  alcun  segno 
di  corrente  elettrica  ci  hanno  somministrato  ottimi  galvanometri ,  o 
sia  posti  verso  il  mezzo  della  tavola,  o  con  un  fllo  su  d'essa  tenendosi 
1'  altro  da  uno  degli  operator! ,  o  formanti  essi  parte  del  circuito  es- 
sendo  i  due  fili  conduttori  sotto  le  dita  di  due  fra  le  persone  formanti 
la  catena  o  circuito. 

Ci  fu  assicurato  che  si  era  invano  tentato  di  produrre  il  moto,  toc- 
cando  la  tavola  non  immediatamente  ,  ma  mediante  condultori  me- 
tallic'). Non  avendo  ragione  ne  fisica  ne  morale  per  dubitare  di  que- 
sto risultato,  forse  non  avremmo  ripetuto  1'esperimento.  Ma,  mentre 
gia  avevamo  posto  la  mano  a  questo  articolo,  ci  fu  avvertito,  che 
il  prot.  di  Livorno  E.  del  Pozzo  afferma  di  aver  tentato  la  medesima 
esperienza  per  deciders  se  il  moto  dipendesse  o  no  da  forza  meccanica, 
da  attrito ,  da  pulsazione  arteriale ,  come  vedeva  contendere  a  lungo  i 
fogli  germanici,  e  sempre  avere  ottenuto  il  moto,  comeche  piu  tardo 


COMKMPOHANFA  591 

e  debole,  allorclic  il  conlalto  si  faceva  solo  medianle  do'  fili  di  ferrn 
o  dclle  calendle  di  ottone  pendent!  ad  arro  1.  Abhiamo  creduto  di 
ripelere  questa  esperien/.a.  I  r;i  lavola  assni  mobile  toccata  ul  nioclo 
solilo  da  alcuni  giovani  tjia  ulquanto  ese:<ilati,  comincio  a  iriiaredo- 
po  pochissirni  minuti.  Kimessa  in  quiele  ,  coinunicarono  di  ruiovo 
con  essa  le  stesse  persone ,  medianle  ddle  calenelle  di  filo  di  ferro 
pendenli  ad  arco;  c  nulla  poterono  oUenere  in  lempo  almeno  dieci 
voile  piu  lungo.  Crcdiam  dunque  lecilo  rilener  neci'ssario ,  almeno 
per  cli  ordinarii  spei  imentatoii ,  il  conlallo  immediate.  Del  resto  il 
menlovato  professore  ba  trovato  pin  cose ,  le  ([iiali  al  comune  degli 
uomini  non  sembrano  naturalrnente  possibili  ne  credibili.  Secondo 
lui ,  si  seule  alia  faccia  e  alia  fronte  ventila/ione  simile  all  elellrica. 
Non  sappiamo  ebe  altrove  siasi  provata,  benche  ne  abbiamo  inlerro- 
gato  de'  giovani  che  aveano  presente  e  viva  1'  idea  di  tal  sensazione. 

Ne.  a  noi  ne  ad  allri,  per  quanlo  ci  e  noto,  e  riuscito  di  meltere  in 
moto  la  tavola  senza  accompagnarla  colle  mani.  Abbiamo  soprappo- 
slo  alia  tavola  un  cartone  ritenuto  immobile  di  qua  e  di  la  da  due 
persone.  Le  mani  soprapposte  a  questo,  e  die  non  avrebbero  accom- 
pagnato  i  movimenll  della  tavola,  non  produssero  in  essa  effetto  al- 
cuno. 

Come  dunque  spiegheremo  il  fenomeno?  La  piu  parte  de'fisici  che 
abbiamo  udilo  inclina  a  spiegarlo  in  modo  assai  semplice  e  meccani- 
co,  benche  non  tutti  convengano  ne'  particolari  della  spiegazione. 
Cos\  il  sig.  Drion,  professore  di  Orleans;  cosi  1'Ab.  Moigno  redattore 
del  Cosmos;  cosi  il  ch.  sig.  Chevreul;  cosi  il  celebre  sig.  Faucault,  di 
cui  ci  duole  di  non  aver  finora  veduto  1'articolo  ;  cosi  fra  noi  il  sig. 
professor  Orioli ,  il  quale  si  propone  di  piu  stesamente  svolgere  in 
altro  scrilto  i  suoi  pensieri.  Premendo  parecchie  mani  sopra  una 
tavola ,  le  pressioni  saranno  quasi  sempre  ineguali :  quindi  qualche 
inclinazione  e  qualche  tendenza  a  girare.  Di  piu  le  pressioni  saranno 
assai  spesso  oblique  e  la  soprapposizione  delle  dila,  assai  comune  e 
raccomandata,  la  rendera  necessariamente  tale  :  1'  impulse  al  moto 
giratorio  ripetuto  per  molli  istanti  produrra,  dopo  un  certo  tempo, 
un  moto  dapprima  lentissimo,  che  a  poco  a  poco  si  andera  acceleran- 
do e  potra  divenire  assai  veloce.  Sara  uno  dei  tanti  casi  di  eflelti  non 
piccoli  prodotti  da  piccole  forze.  Cosi  tanti  piccoli  colpi  producono 
in  un  corpo  una  velocila  assai  maggiore  di  quella  del  corpo  per- 
cotente.  Talora  la  lavola  roterebbe  piu  veloce  se  taluno  premendo  un 
po'  troppo  non  ritardasse  la  velocita.  Tutto  sta  nel  cominciare  : 
cominciato  il  moto,  le  mani  aderenti  un  poco  alia  tavola  per  su- 
doi  e  o  per  altro,  strisciando  su  d'essa  cooperano  alia  continuazione, 

1  tfuoue  scoperte  sui  tavoli  o  corpi  semoventi  .  .  .  pag.  15?  18. 


592  CRONACA  CONTEMPORANEA 

Abbiamo  veduto  stancarsi  inutilmente  alquanti  giovani  per  tre  quarti 
d'  ora  :  impresso  da  uno  volontariamente  un  piccolo  moto,  il  giuoco 
comincio  e  continue  poi  assai  bene.  Cio  sia  detto  prescindendo  dal- 
F  influenza  della  volonla  e  del  pensiero.  Ma  chi  non  sa  quanta  sia  la 
potenza  di  quesle  operazioni  dell'anima  sui  moli  del  corpo?  Preter- 
metto  die  non  sono  rari  i  movimenti  al  tutto  volontarii  e  liberi,  piu 
volte  in  seguito  confessati,  di  chi  o  era  annoiato  del  lungo  aspeltare, 
ovvero  volea  prendersi  gusto  o  assicurare  il  risultato  dell'  espe- 
rienza.  Ma  il  solo  desiderio  quanli  movimenti  istintivi  in  noi  non 
produce?  Anzi  ii  solo  pensiero  :  solo  il  pensare  alia  tosse  o  sentirla 
nominare  la  eccita  in  qualcuno.  II  rammentare  medicine  nauseanti 
provoca  nauseate  il  vedere  o  il  rammentare certe  vivande  squisite  fa 
venire  Facquolinaallaboceade'ghioltoni.  Ora,  eccettuato  qualche  raro 
caso,  in  cui  gli  operanti  non  sapeano  di  chesi  trattasse,  tuttipensano 
al  moto  della  tavola  e  molti  lo  desiderano.  Cosl  senz'avvedersene  lo 
provocano.  Se  gl'impulsi  sieno  a  un  dipresso  uguali  ne'versiopposti, 
Feffetto  manchera:  ma  prevalendo  in  un  verso,  qualche  moto  comin- 
cia;  e  allora  chi  non  ha  avuto  parte  al  principle,  senz'avvedersene, 
lo  seconda.  La  disposizio'ne  consueta  delle  dita  a  contalto  spesso  de- 
termina  la  direzione  del  mcto.  Invertendo  la  disposizione  delle  dita 
supl  mutarsi  la  direzione,  anche  perche  natural mente  si  brama  o  si 
aspetta  tale  inversione  o  almeno  ad  essa  si  peosa. 

Non  ci  e  concesso  di  pi  a  estenderci.  Diremo  solo  che  abbiamo  ve- 
duto in  una  leggera  lavola  prodursi  il  rooto  rotatorio ,  e  anche  il 
progressive,  con  nulla  piu  che  soprapporsi  ad  essa  una  vena  de'polsi,  e 
cio  da  due  o  anche  da  una  sola  persona:  il  moto  secondava  la  direzione 
di  quello  del  sangue.  In  questo  caso  lacagione  era  al  certo  meccanica. 
Non  diremo  per altro  che  tutti  gli  effetti  indicati  sieno  similmente  pro- 
dotti.  Rammentiamo  soltanto  che  il  dott.  Sylva,fa  osservare  che  in 
ogni  minuto  sono  dati  3800  impulsi  dalle  arteriuzze  digitali :  il  cuore 
batte  76  volte  in  un  minuto  ,  termine  ordinario  ;  le  10  dita  di  una 
persona  danno  760,  e  di  cinque  persone  38CO  impulsi  in  un  minuto  : 
osserva  ancora  che  F  arteria  radiale  di  un  robusto  giovane  solleva  il 
dito  del  medico  assai  forte  applicatordunque,  conchiude,  lepulsazio- 
ni  e  gF  impulsi  de'  muscoli  possono  far  girare  una  tavola,  come  un 
filetto  d'acqua  fa  girare  una  macina  da  molino.  Checche  sia  delle  pul- 
sazioni,  la  spiegazione  meccanica  pare  la  sola  probabile.  Chi  Fha  per 
insufficiente  cacci  le  tavole  giranti  tra  i  tanti  fatti  che  ora  ci  vengon 
anch'essi  d'America,  pe'  quali  la  natura 

Non  scaldoferro  mai  ne  batte  incude, 
e  de'  quali  per  questa  volta  non  vogliamo  parlare. 


IL  MONDO  DEGLI SPIRITI 


Che  oltre  al  mondo  sensibile  jj-qual  veggiarno  cogli  occhi,  ve  ne 
avesse  un  altrb  spiriluale  ed  invisibile  che  entra  alcune  volte  in 
relazione  col  primo,  fu  opinione  inrontrastata  e  antichissima  quanto 
e  antico  il  tempo;  ed  appenasi  troverebbe  non  diremo  popolo  colto 
ma  tribu  selvaggia,  che  non  ne  abbia  un  concetto  piu  o  meno  dis- 
tinto ,  ma  nella  suslanza  sempre  il  medesimo.  II  Oistianesimo  nel 
rigenerare  il  mondo,  lo  purgo  eziandio  per  questo  capo  da  tutto  ci6 
che  a  quel  concetto  T  impostura  aveva  aggiunto  di  falso  e  che  la 
malizia  ne  avea  tratto  di  reo;  ridusse  il  concetto  medesimo  a  formole 
nette  e  precise  includendolo  in  molli  suoi  dogrni ;  defini  cio  che  si 
potea  e  dovea  sperare  di  salutare  dalla  protezione  dei  buoni  angeli, 
e  cio  che  si  potea  e  dovea  temere  di  pernizioso  dai  commerci  mi- 
steriosi  cogli  Spiriti  maligni ;  premuni  i  fedeli  da  questi  secondi  sia 
con  preghiere  e  con  esorcismi,  sia  con  oggetti  sacri  e  sacramentali; 
riconcbbe  e  professo  che  alcune  rare  volte  anime  privilegiate  erano 
state  favorite  di  celestiali  relazioni  con  santi  Spiriti.  E  cosi  tra  i  cat- 
tolici  le  cose  sono  cosi  chiare  per  questa  parte  ,  che  nulla  vi  e 
starem  per  dire  di  misterioso  in  quel  mondo  che  pure  pu6  chiamarsi 
il  mondo  dei  misteri;  ma  intendiamo  cattolici  semplici  non  istruiti  di 
Serie  If,  vol.  II.  38  " 


594  IL  MONDO 

filosofia  e  fanatici  di  progressi  moderni-,  per  iigura  d'esempio  la  vec- 
chierella  divota,  la  buona  fanciulla,  il  semplice  contadino.  Per  questi 
il  catechismo,  1'  acqua  santa ,  la  benedizion  della  casa ,  non  loss'  al- 
tro  le  leggende  del  vecchio  Antonio  tribolato  dai  brutti  demonii  riella 
sua  spelonca,  e  del  suo  omonomo  da  Padova,  al  quale  reca  1'  Angelo 
nel  bel  mezzo  della  predica  1'  annunzio  della  morte  paterna :  tutto 
questo,  diciamo,  e  una  vera  teologia  per  cui  possedere  non  ci  vuole 
altro  che  la  semplicita  del  credere. 

Ma  la  tendenza  malaugurata  di  tutto  distruggere  nelle  anticlie 
tradizioni  reco  i  suoi  colpi  sopra  tutta  questa  teoria  del  mondo  in- 
visibile  (rei  o  buoni  Spiriti  che  fossero)  ;  e  merce  il  grossolano  ma- 
terialismo  prevaluto  nel  passato  secolo ,  puo  dirsi  che  nelle  classi 
colte  ed  illuminate  1' opera  fu  compiuta  con  maggior  facilita  che  for- 
se  non  si  sarebbe  aspettato.  Pensate  !  Si  negava  con  portentosa  si- 
cumera  di  avere  in  corpo  uno  spirito,  dei  cui  atti  immateriali  non  si 
potea  o  falsare  la  natura  o  rinnegare  la  coscienza;  e  volevate  che  si 
credesse  al  buon  angelo  che  ci  custodisce  o  al  reo  demone  che  ci 
tenta?  Ma  chi  lo  ha  visto?  chi  lo  ha  udito?  chi  lo  ha  toccato?  I  piu 
discreti  ed  assegnati  credono  di  essere  abbastanza  condiscendenti 
verso  le  nostre  credenze,  sesi  stanno  contend  a  dubitarne,  gettando 
questa  faccenda  in  quel  pelago  infmito  del  dubbio  universale  ,  ove 
mandiamo  ad  affogare  tutte  le  verita  che  o  ci  scomodano  o  non  ci 
convincono  colla  evidenza  dell'occhio  e  della  mano.  La  quale  infe- 
delta  o  dubbio  aveva  il  suo  suggello  dalla  rarita  dei  casi,  in  cui  Tin- 
tervento  preteniaturale  di  un  essere  invisibile  potesse  mantenersi  al 
martello  di  una  critica  non  pur  severa  ma  schitiltosa.  II  piu  delle 
volte  erano  stracche  scimmiature  della  magia  bianca  o  nera;  spesso 
vi  entravano  gli  effetti  isterici  di  una  donna  fantastica  e  nervosa ; 
talora  erano  in  giuoco  le  visioni  e  le  estasi  di  qualche  scaltra  bea- 
tella-,  perche  non  contarvi  altresi  le  arti  segrete  di  qualche  ciarlatano 
o  giocoliere ,  che  usufruttuando  la  credulita  dei  semplici  faceva  ve- 
dere  lucciole  per  lanterne?  Tra  codesto  garbuglio  di  scempiataggini. 
di  false  devozioni  e  di  malizie  era  molto  agevole  mandare  a  perde- 
re  quei  rari  casi ,  in  cui  o  la  Chiesa  propriamente  detta ,  o  Prelali 


degnissimi  avcano  riconosciuto  la  vera  e  reale  azione  di  uno  Spin  to 
quale  die  esso  si  fosse.  K  per  ultima  conclusione  pass6come  cosa  da 
non  recarsi  in  dubbio  da  qualunque  per  pooo  si  pregi  di  sapere  e  di 
lunii,  bastare  lo  spirito  die  abbiamo  incorpo,  senza  die  siavi  uopo 
di  ammetterne  altri  che  vadano  o  vagolando  nello  aperto  acre,  o  ad 
appiattarsi  nei  palazzi  semidiruti  e  nelle  caverae. 

Questa  scoperta  die  ci  libera  da  tante  paure,  dovea  naturalmente 
aggiungere  una  nuova  ragione  alle  tante  che  gia  ne  ba  il  nostro  se- 
colo  per  credersi  progredito,  incivilito,  spregiudicato ;  e  cosi  fu  di 
fatto.  II  secolo  ne  inorgogli  stranamente  e  rise  befiardo  dei  nostri 
vecdii,  die  si  lasciavano  bonamente  esterrefare  da  esseri  invisibili. 
che  non  si  trovavano  fuori  della  fantasia  di  chi  n1  era  spaventato. 
L'agiografia  per  tutto  cio  die -racconta  sia  di  demoni  che  bistrattano 
i  Santi  ,  sia  di  angeli  che  vengono  a  rallegrarli ,  fu  cassata  di  un 
tratio  se  non  dai  libri ,  dalla  memoria  o  certo  dalla  credenza  degli 
spiriti  forti  che  ne  avevano  avuta  contezza  ;  e  i  nuovi  agiografi  do- 
Yettero  andare  bene  a  rilento  in  questo  particolare ,  se  non  vollero 
sentirsi  rimproverati  di  scrivere  pel  medio  evo.  Per  ci6  che  si  attiene 
ai  riti  della  Chiesa  intorno  alle  benedizioni,  agli  scapolari,  all'acqua 
santa ,  agli  esorcismi  e  somiglianti,  il  mondo  non  pote  certo  cancd- 
larli.dal  Rituale,  e  molto  meno  abolire  uno  dei  quattro  Ordini  mi- 
riori  ;  ma  della  impotenza  si  vendic6  cogli  scherni ,  annoverando 
quelle  pratiche  tra  le  reliquie  di  tempi  superstiziosi ,  dei  quali  il 
mondo,  come  sara  piu  universalmente  illuminato  e  forbito,  non  la- 
scera  di  disfarsi  in  un  modo  o  in  un  altro.  Che  piu?  i  medesimi  predi- 
catori  dovettero  pagare  un  tributo  al  secolo  spregiudicato ;  e  pogna- 
mo  che  parlando  a  gente  vulgare  usassero  ricordare  il  demonio  che 
tenta  e  seduce,  Tangelo  buono  che  conforta  e  difende,  non  ardirono 
spesso  fare  altrettanto  predicando  a  gente  istruita,  per  non  esporsi 
al  rischio  di  vedere  1'udienza  torcere  il  muso  ed  aggrinzare  il  naso. 
Appena  fu  che  i  Teologi  osassero  parlarne  a  viso  aperto  nelle  scuo- 
le  5  e  ci6  non  tanto  per  mostrare  in  qual  modo  gli  Spiriti  possano 
entrare  in  commercio  cogli  uomini ,  cosa  cerca  e  dichiarata  da  S. 
Tommaso  nella  Somma  ;  quanto  per  dimostrare  colla  Scrittura  « 


596  IL  MONDO 

colla  tradizione  che  Spiriti  buoni  e  rei  vi  sono ,  e  che  essi  operano 
o  in  bene  o  in  male  degli  uomini  seconclo  la  loro  varia  condizione. 
In  somma  se  molti  non  lo  ban  detto  ,  parecchi  lo  avran  pensato : 
questa  faccenda  dei  demoni ,  delle  ossessioni  e  degli  esorcisrni  pare 
oggimai  da  mettersi  da  banda  coi  ruderi  e  co'.le  riarpe  vecchie  come 
un'anticaglia  del  medio  evo,  senza  che  vi  manchi  i  bi  vede  in  questo 
fatto  una  sconfitta  della  Chiesa,  la  quale  se  non  isbaglio  a  pigliarla 
coi  diavoli  quando  tutti  credavano  che  vi  fossero  ,  non  sembra  fare 
con  molto  senno  perdurando  in  quella  ostilitacontro  Spiriti,  nci  qua- 
li  i  dotti  e  spregiudrati  avrebbono  vergogna  di  credere.  Tuttavolta 
la  Chiesa  per  cotesto  variare  delle  opinion!  non  ha  variatoun  capello 
dalle  sue  credenze  e  dalle  sue  pratirhe  ,  aspettando  (he  la  Provvi- 
denza  conquida  Forgoglio  di  alcuni  traviali  suoi  figli. 

Ora  a  no!  questo  tempo  par  venuto,  e  non  vogliamo  fare!  sfug- 
gire  il  destro  di  un'  altra  solenne  riparazione  alle  ingiurie  scagliate 
contro  la  Chiesa  di  Dio.  Ne  si  rrcda  fhe  per  questo  se  ne  debba 
riscaldare  la  testa  di  qual^he  nostro  lettore  o  turharsene  i  sonni  di 
qualche  timida  fanciulla :  le  rose  per  questo  capo  restano  quanto  e 
da  noi  perfettamente  nello  stalu  quo;  e  non  perche  noi  mettiamoin 
qualche  lume  le  gia  conosriute  romunicazioni  del  nostro  col  mondo 
degli  Spiriti,  ne  seguita  che  quah  he  folletlo  vi  abbia  a  venire  sta- 
nolte  o  a  spegnere  la  lurerna  mentre  leggete  o  a  crollarvi  di  dosso 
le  coltri  quando  dormite.  Niente  di  tutto  questo  !  qui  si  tratta  di  una 
verita  meramente  spcculativa.  la  quale  non  toglie  od  aggiunge  nulla 
a  ci6  che  gli  Spiriti  possono  al  preserite  o  fai.no  tra  noi ;  ma  quella 
verita  e  di  somma  rilevanza  rhe  si  conosca  si  pei  periroli  a  cui  e- 
sporrebbe  il  discrederla,  si  per  apprezzare  equa  :;ente  le  credenze 
cattoliche  e  T  orgoglio  di  un  serolo  che  si  vanta  spregiudirato  perch& 
e  ignorante.  Anche  la  faccenda  delle  lavole  rotanli  in  certi  casi  ed 
in  certe  condizioni  non  e  affatto  estraneaa  questo  argomento,  e  piii 
dappresso  per  avventura  gli  si  attiene  il  Magnetismo  Animale  in  al- 
cune  sue  piu  stupende  applicazioni.  E  perchonon  dovremmo  ai  no- 
stri  lettori  far  sentire  la  forza  di  alcuni  disinganni  che  la  Provvi- 
videnza  proprio  in  quest!  giorni  ci  sta  fornendo? 


DEGLI  SPIRITI  597 

E  sapete  voi  donde  ci  viene  una  certezza  irrepugnabile  sopra  que- 
sta  faccenda  degli  Spiriti  e  dei  loro  misteriosi  rommerci  col  nostro 
mondo?  Ci  viene  dal  paese  piu  progressive,  piu  indipendente,  piu 
caldo  della  liberta  dei  culti  e  di  eoscienza,  che  sia  al  mondo ;  cioe 
dagli  Stati  Unili  di  America.  Signori'si !  cio  die  dal  mondo  cristia- 
no  si  credette  fmo  dai  primi  secoli,cio  rhe  fu  oggetlo  di  tante  prov- 
vidcnze  e  diciamo  anrora  di  tanti  rigoii  dalla  parle  della  Cliiesa,  cio 
che  la  ela  moderna  e  filosofante  ripudio  Leflania  quasi  sogni  di  vec- 
chie  barboge  ,  o  imposture  di  cerretani ,  proprio  codesto  ci  riviene 
d' America  come  merce  novellina  e  forestiera  ,  raffazzoriala  tutta  al 
nostro  gusto  squisito  da  farlaci  raccogliere  con  curiosa  avidita  come 
novissima  moda.  Si  potea  egli  pensare  o  una  smenlita  piu  perenloria 
al  materialismo  incredulo,  od  un  piu  compiulo  trionfo  decretato 
non  diremo  altro  alia  liturgia  ed  alle  presrrizioni  della  Cbiesa?  State 
adunque  ad  udire  e  siate  innanzi  tratto  persuaso,  che  il  richiamare 
in  dubbio  le  cose  che  siam  per  narrare  sarebbe  il  medesimo  die  du- 
bitare  delle  cose  meglio  assodate  ,  e  direm  quasi  dubitare  che  siavi 
un'America  al  di  la  dell' Atlantico. 

Gia  da  parecchi  anni  in  quel  paese,  la  cui  civilta  non  fu  opera 
quasi  esdusiva  del  Crislianesimo  come  nel  vecchio  mondo,  gia  da 
parecchi  anni,  dicevamo,  le  comunirazioni  cogli  Spiriti  erano  cosa 
se  non  frequente  almeno  non  rara;  e  T  arte  di  procurarlesi,  e  la 
professione  di  parteciparle  altrui  si  chiamava  gia  Spirilualismo  *. 
Ma  sono  appena  cinque  anni  da  che  questo  Spirilualismo  ha  co- 
minciato  ad  allargarsi,  ad  invadere  ogni  cosa  per  forma,  che  oggi- 
mai  ha  seguitatori  a  miriadi ,  ha  giornali  proprii  ,  ha  assooiazioni , 

1  Sarebbe  cosa  a  sentir  nostro  non  curiosa  solamente,  ma  istruttiva  cd  utilc 
il  cercarc  come  le  infestazioni  e  le  osscssioni  diabolicbc  andassero  sceniando  nel 
mondo  in  ragione  inversa  dello  allargarvisi  e  radicarvisi  il  Cristianesimo.  Nei 
primi  quattro  sccoli  della  Chiesa,  quaudo  la  Gcntilita  si  dibatteva  nirli  ultimi 
suoi  ancliti,  la  era  cosa  frequente  e  d'ogni  di.  Nc'clue  o  tre  sccoli  appresso  ando 
scemando,  riprese  qualche  nuovo  vigore  ticlla  invasionc  dei  barbari  ,  c  ncgli 
ultimi  tempi  si  e  falla  cosa  rarissima  tra  noi.  Non  ci  stupiremmo  cbc  in  un  pae 
se  di  cosi  poca  fcde  com'e  1'America  del  Nord  nel  suo  eomplesso,  i  deoioui  ac- 
quislassero  grande  potciiza. 


S98  IL  MONDO 

Jm  insomnia  tutto  quello  che  puo  costituire  diremmo  quasi  una  co- 
munione  religiosa  1.  E  la  ocoasione  di  questo  maggiore  svolgimento 
si  ebbe  quasi  per  caso ,  e  certo  senza  che  alcuno  1"  avesse  o  cerca 
o  anche  solo  pensata  -.  In  un  villaggio  dello  stato  di  New-York 
chiamato  Hydesville  abitava  nel  1848  una  famiglia  Fox  metodista: 
padre,  madre,  con  due  figliuole  nubili.  ^ella  casa  die  essi  occupa- 
yano  s'era  udito  un  iterarsi  di  picchiate  sia  alle  porte,  sia  per  le 
mura,  sia  come  al  di  dentro  dei  mobili  e  talora  come  un  leggero 
scoppiettare  per  T  aria.  Una  sera  che  le  giovani  stavano  per  porsi 
a  letto,  1'  una  d*  esse  per  caso  fe  scricchiolare  le  dita;  ed  ecco  sen- 
tirsi  al  fianco  ripetuto  quel  suono  senza  sapere  da  cui  ne  come. 
Ambedue  non  ismarrirono;  anzi  con  molta  fermezza:  bene  dunque. 
dissero,  chi  che  voi  vi  siate  battete  colpi  contando  1,  2,  3,  4,  o,  6. 
.  .  .  Detto  fatto  ed  i  colpi  si  udirono.  La  madre  per  assicurarsi  del 
mistero  chiese  della  eta  delle  sue  figliuole,  e  n'  ebbe  in  due  riprese 
altrettanti  colpi, quanti  erano  precisamente  gli  annirispettivi  delle  due 
fanciulle.  Se  le  erano  un  po'attempate,  buono  chelacosapassasse  in 
segreto;  ma  non  crediamo  che  il  sesso  gentile  sarebbe  per  esser  con- 
tento  di  vedere  universaleggiato  sitlatto  giuoco.  Ad  ogni  modo  da 
quel  punto  la  madre  e  le  figliuole  divennero  Mediums  owero  me/- 
zane:  nome  che  dassi  in  America  alle  persone  che  hanno  facolta  di 
comunicare  cogliSpiriti  e  di  mettere  altri  in  comunicazione  con  esso 

1  A  dir  solo  dei  Giornali  e  delle  Riviste  che  trattano  esprofcsso  questa  matcria, 
ce  ne  ha  in  America  non  meno  di  sette.  The  Shekinah  ogni  tre  uiesi  in  New- York 
—  The  Spiritual  Telegraph  ogni  settimana  ivi  pure  —  The  Stear  of  the  Truth 
ogni  mese  a  Boston  —  The  Crisis  ogni  mese  a  Cincinnati  —  The  Journal  of  man 
ogni  mese  ivi  pure  —  The  Spirit  Messenger  ogni  15  giorni  in  New- York  —  Th« 
Spirit  World  ogni  settimana  in  Boston.  Ed  e  originale  ehe  spesso  vi  si  leg- 
gono  articoli  sottoscritli  da  Washington ,  Franklin  e  da  altri  celebri  uomini 
dell'  America,  trapassati,  dalle  cui  anime  i  redattori  professano  avere  ricevuti 
a  verbo  a  verho  quegli  articoli. 

2  I  particolari  di  questi  fatti  raccogliamo  da  un  arlicolo  dell'  Univers  recato 
per  Appendice  ai  due  suoiNumeri  dell8e19Maggio  p.  p.  Esso  articolo  e  un  rias- 
sunto  dell'opcra  pubblicata  di  fresco  sotto  il  titolo:  Le  mystere  de  la  danse  del 
Tables  devoile  par  ses  rapportt  avec  Its  manifestations  tpiritwlles  d'Amerique* 


DEGLI  SP1R1TI 

loro.  Mistress  Fox  e  lefigliuole  applicaron  I'animo  a  recare  un  po'  di 
inetodo  e  di  ordine  in  codesto  misterioso  commercio  ;  e  dopo  non 
molto  si  giunse  a  poterne  cavare  delle  risposte  abbastanza  piene. 
II  modo  piu  frequente  e  quello  di  picchiate  o  colpi  (Rappings,  Kno- 
ckings)  cbe  si  sentono  sui  mobili ,  per  Ic  mura  o  per  1'  aria  e  so- 
migliano  al  suono  che  si  otterrebbe  percotendo  abbastanza  forte 
col  rovescio  della  giuntura  delle  dita,  ossia  colle  nocca  su  di  una 
tavola  od  una  porta.  Fu  agevole  quindi  di  questo  suono  far  segni 
convenzionali ,  e  fu  stabilito  che  tre  colpi  valessero  1'  aflermativa , 
uno  la  negativa,  due  il  dubbio.  Trattandosi  di  un  nome  o  data  o 
altra  determinata  inchiesta  qualunque  ,  a  cui  fosse  o  impossibile  o 
malagevole  satisfare  con  una  secca  affermazione  o  negazione  ,  fu 
convenuto  che  1' interrogante  pronunziasse  o  scrivesse  una  serie  di 
norai,  date  o  cose  omogeiiee  e  diciamo  cosi  in  viciniis  alia  richiesta: 
nominate  o  scritto  1'oggetto  vero,  e  tosto  si  sente  il  colpo  che  avvisa 
quello  esser  desso.  Applicando  allalfabeto  questo  metodo  se  ne  poti 
aver  parole  e  frasi  intere.  L'  interrogante  nomina,  scrive  o  meglio 
segria  in  un  alfabeto  gia  scritto  le  lettere  successive  A,  B,  C,  D . . . : 
e  per  ognuna  delle  lettere  che  debbono  formar  la  parola  o  le  parole 
di  risposta  si  sente  il  consueto  colpo ,  e  quell  a  si  nota  ,  e  cosi  di 
mano  in  mano  fino  ad  aversene  delle  intere  locuzioni  o  frasi.  Mes- 
sasi  Mistress  Fox  in  comunicazione  collo  Spirito  pote  sentirne  lui 
essere  1'anima  di  un  piccolo  trafficante  morto  assassinato  di  31  anno 
e  per  nome  Carlo  Rayn.  I  mezzi  si  perfezionarono  appresso,  e  si 
ebbe  il  potere  scrivere  colla  mano  condotta  dallo  spirito  (  Wri- 
ting Mediums),  ed  il  parlare,  lui  conducendo  la  lingua,  (Speaking 
Mediums) :  cose  per  nulla  dissomiglianti  dagli  antichi  Pitoni  e  Pi- 
tonesse.  Cosi  cominciarono  in  America  quelle  che  oggi  chiamano 
Manifcstazioni  Spirituali . 

Divulgatasi  questa  nuova  negli  Stati  L'niti,  e  agevole  1'imaginare 
quanto  ne  fosse  accesa  la  pubblica  curiosita ;  soprattutto  chi  consi- 
deri  che  presso  gli  acattolici  la  cosa  6  piu  portentosa  che  non  presso 
noi,  i  quali  non  vi  sapremmo  vedere  altro  che  una  consueta  opera 
diabolica.  Noi  poi  mentre  dalF  una  parte  abbiamo  la  sicura  cogni- 


600  IL  MONDO 

zione  della  cosa,  abbiam  dall'  altra  severe  proibizioni  di  cercarla 
volontariamente,  ed  effiraci  mezzi  per  non  esserne  giuoco  invo- 
lontario.  Ma  privi  gli  elerodossi  dell'  uno  e  dell'  altro,  vi  si  getta- 
vaiio  ;ul  occhi  scrrati  ,  in  quanto  oil  re  allo  stimolo  della  curiosita  , 
oltre  allo  sperame ••cmolumcnti  commerriali,  vi  sentono  altresi  impe- 
gnato  il  cuore ,  stariterhe  quegli  Spirit!  d'reano  di  essere  1  nnime 
dei  trapassati,  e  si  fareva  agevole  ad  ognuno  il  potersi  trattenere, 
o  meglio  il  credere  di  trattenersi  collo  spirito  della  madre  ,  della 
sorella ,  dello  sposo  ,  dell'  amico  defunto.  Non  sapremo  quindi  stu- 
pirci  'che  la  easa  Fox  si  faresse  come  una  fiera  alia  tantagente  che 
vi  conveniva  da  tutte  parti-,  che  la  dama  fosse  obbligata  di  mettersi 
in  volta  per  varii  Stati  e  di  fermarsi  a  quando  a  quando  nelle  me- 
tropoli  piu  popolose;  e  clie  per  conseguente  ne  raccogliesse  una 
considerevole  fortuna.  Tuttavolta  essa  sola  non  potendo  bastare 
all'uopo,  molli  furono  al  mcdesirno  ufiizio  iniziati  dalla  Fox  istessa 
e  pria  di  tutti  le  due  figliuole;  allri  sol  prorurarono  da  loro  medesi- 
mi;  altri  vi  fur  eondotti  rome  per  caso;  talmente  ehe  il  numero  dei 
Mediums  e  oggimai  maggiore  di  quello  cbe  si  possa  imaginare.  Leg- 
giamoche  nellasola  cilia  di  Cincinnati  se  ne  eontano  800-,  in  New- 
jV"orkl400,  e  in  tutta  la  Confederazione  presso  a  SO  mila.  A  supporre 
anclle  un  poco  esagerate  queste  eifre,  attestate  nondimeno  da  te- 
stimoni  aulorevoli^  a  supporre  che  alruni  siano  impostori  e  falsi 
ftlcdiums ,  cosa  che  non  puo  esscr  di  rnohi  atteso  la  faulila  di  esser 
tale  veramente-,  anche  supposto  tutlo  questo,  gi.i  negli  Stati  Uni- 
ti  ci  ha  di  stregoni  e  fattucchieri  quanli  forse  flnquisi zione  non 
ne  trovo  in  un  paio  di  secoli  per  tutto  il  mondo.  Ne  vi  sembri 
troppo  acerba  ed  ingiuriosa  appellazione  quella  di  fattucchieri  e 
iVtregoni  che  abbiamo  appircala  ai  Mediums  americani,  che  spesso 
sono  compitissimi  ed  istruiti  Gentlemen,  e  piu  spesso  eleganti  e 
forbite  Ladies.  Noi,tranne  i  rari  casi  nei  quali  la  Provvidenza  favo- 
risce  alcuni  Santi  di  comunicazioni  celesti  ,  non  conoseiamo  altri 
commerci  col  mondo  invisibile  che  quelli  usati  coi  diavoli.  Che  se 
pure  voglia  credersi  alle  loro  asserzioni  di  essere  anime  dei  tra- 
passati ,  al  che  certo  non  siam  tenuti,  si  ricaderebbe  allo  stesso  5  in 


DEGLI  SPIRITI  COi 

quanto  quelle  anime  se  elette,  apparterigono  alia  prima :  se  reprobe, 
alia  seconda  categoria.  E  rosi  escluso  il  ( aso  di  special!  c  graziosi 
favori  divini  ,  quali  non  possiani  supporre  le  Monifettaxioni  Sjiiri- 
luali  di  oltre  1  Allantiro,  non  ri  restano  che  gl  illeciti  commerci  coi 
reidemonii;  e  i  professor!  di  quest!  tra  noi,  ingentiliteli  quanto volete 
nelle  apparenze,  non  si  rhiameranno  mai  con  altro  nome  die  con 
quell!  di  negromanti,  maghi,  faltucchieri  o  stregoni.  To'!  la  Ci  cilia 
Caltolica  che  da  per  lo  mezzo  a  codeste  viete  quisquilie,  che  appena 
restavano  nei  vocabolarii  per  erudizione  ,  e  nei  polverosi  voKimi 
dei  casisti  per  esercitarne  meno  1  ingegno  che  la  pazienza!  e  vi  pare 
egli  bel  garbo  di  un  Periodiro,  clie  in  fatto  di  progresso  non  vuol 
certo  restare  alia  roda,  veriirri  a  parlare  di  somiglianti  cose  proprio 
nei  mezzo  ,  anzi  valicato  quasi  un  triennio  dopo  il  mezzo  del  seco- 
lo  XIX?  Ma  adagio  un  poco  per  vita  vostra!  non  dovete  dimentica- 
re,  lettor  cortese,  come  e  perche  ci  siamo  imbarcati  in  queste  acque 
torbide ,  limacciose  e  che  putono  di  casa  del  diavolo  per  oltre  un 
miglio.  £  proprio  a  titolo  di  attualita  palpitante  e  venutaci  dal  pae- 
se  piu  progressive  e  indipendente  che  sia  sotto  le  stelle-,  e  appunto 
a  questo  titolo  se  noi  osiamo  intrattenervi  di  cosi  fosca  ma  pure 
non  ispregevol  materia;  e  con  sotto  gli  occhi  un  fascio  di  gior- 
nali  e  quaderni  e  libri  che  parlano  di  Mediums  a  migliaia  che  si 
multiplicano  a  vista  d'  occhi  negli  Stati  Uniti ,  volemmo  dire  in  un 
orecchio  a  chi  mai  ne  avesse  uopo:  andate  ora  e  schernite  la  cat- 
tolica  Chiesa  che  vi  credette  per  diciannove  secoli,e  seguito  a  cre- 
dervi  come  prima ,  anche  quando  la  filosofia  illuminata  qualificava 
di  superstiziosa  e  rancida  quella  credenza  !  Assicuratevi  che  questo 
ammonimento  pu6  essere  come  un  raggio  di  luce  a  stenebrare  mol- 
ti  altri  punti,  nei  quali  la  Chiesa  e  la  filosolia  non  van  d'accordo. 

Direte  che  la  Chiesa  pote  bene  apporsi  nelF  ammeltere  la  possi- 
bilita  ed  il  fatto  di  relazioni  arcane  col  reo  demonio ;  ma  che 
forse  pote  ingannarsi  nei  tanto  severamente  proibirle,  e  nei  rigo- 
ri  onde  fulmin6  i  professori  di  quelle  arti ,  le  quali  essa  non  chiama 
mai  altrimenti  che  malefiche.  E  qual  male  vi  pu6  egli  essere  in 
questo ,  che  altri  conversi  un  poco  coll'  anima  di  un  suo  caro  ^ 


602  IL  MONDO 

o  clie  interroghi  uno  Spirito  invisibile  intorno  a  cio  che  pu6  tor- 
nare  utile  o  anche  solo  piacevole  all1  interrogate?  e  non  e  egli 
piacevole  il  cavarsi  una  curiosita  cosi  pungente,  quale  e  quella  di 
mettersi  in  relazione  con  esseri  misteriosi  ed  invisibili?  Scommet- 
teremmo  che  molti  dei  nostri  lettori  vorrebbero,  anche  a  costo  di 
spiritarne  dalla  paura,  pigliarsi  il  gusto  di  sentire  e  vedere  anche 
essi  qualche  cosa,  non  foss'  altro  che  uno  starnuto  o  la  coda  di  Far- 
farello. 

Ci  si  perdoni  se  quasi  sembriam  celiare  in  materia  altrimenti 
grave;  ma  forse  nol  potremmo  in  diversa  maniera  volendo  schivar 
1'aria  di  fare  un  catechismo.  E  si  che  il  solo  catechismo  puo  bastare 
per  rispondere  a  quella  interrogazione;  in  quanto  il  primo  precetto 
del  Decalogo  vietando  ii  prestar  culto  ad  altri  che  a  Dio ,  vieta  im- 
plicitamente  qualunque  ossequio  o  dipendenza  verso  di  esseri  da 
Dio  non  ordinati  a  riceverne ,  e  soprattutto  verso  il  demonic  nimi- 
co  di  Dio  e  degli  uomini  e  spirito  di  menzogna  per  antonomasia. 
Ora  e  ingiuria  a  Dio  il  cercare  la  verita  per  altre  vie  che  le  dispo- 
ste  da  lui;  e  stoltizia  insigne  il  cercarla  da  chi  e  detto  padre  della 
menzogna  e  dal  Redentore  fu  qualilirato  per  omicida  fin  da  princi- 
ple:  homicida  ab  initio  1.  Ma  queste  come  dicemmo  sono  apparte- 
nenze  dei  catechismo ,  dalle  quali  non  vogliamo  che  altri  prenda 
occasione  di  dire  che  abbiamo  scambiato  in  predica  un  articolo  di 
giornale.  II  meglio  fia  adunque  tornare  all1  America  ,  e  cercare  di 
cola  i  motivi  ad  una  nuova  giustificazione  della  cattolica  Chiesa, 
delle  sue  pratiche  e  delle  sue  prescrizioni  per  questo  capo.  Mano 
dunque  ai  recentissimi  giornali,  e  traduHamo  o  riassumiamo. 

Tra  tante  migliaia  di  Mediums  semplici,  parlanti  e  scriventi , 
che  vuol  dire  tra  tanti  Spirit!  che  fornivano  le  cerche  manifestazioni, 
parvero  sopra  ogni  altro  singolari  gli  errori  spessi  in  che  cadeano 
sia  di  date,  sia  di  fatti,  sia  di  nomi;  o  il  contraddirsi  tra  loro  aifcr- 
mando  altri  ci6  che  da  altri  negavasi,  da  gittarne  addirittura  i  curiosi 
interroganti  ed  i  loro  mezzani  in  un  mare  di  eonfusione.  Ma  tra  il 

1  IOAN.  VIII,  44. 


DKGLI  SIMHITI 

retto  rispondere  che  fanno  alcuni  e  lo  spropositare  degli  altri  ,  trn 
il  distruggere  gli  uni  le  asserzioni  dei  consort! ,  in  un  capo  solo  vi 
fu  e  vi  e  tuttavia  (salvo  qualche  rara  eccezione)  maravigliosa  con- 
venienza  di  concetti  e  quasi  identita  di  parole:  talmente  che  per 
qucsto  capo,  coordinando  i  responsi  con  nesso  logico  o  cronolo- 
gico  che  vogliate,  se  ne  potrebbe  avere  tutto  un  sistema  racimolato 
dalle  risposte  di  molti.  Questo  e  ii  fatto  della  religione  e  della  vita 
futura  con  una  piccola  appendice  dei  destini  sociali  e  politici  della 
presente.  Fu  naturale  che  sui  primi  due  oggetti  versassero  la  mag- 
gior  parte  delle  richieste;  stanteche  essendo  quelli  cosa  aflatto  in- 
visibile,  dai  miscredenti  se  ne  vuol  proprio  qualche  contezza  dall'al- 
tro  mondo.  Per  ci6  che  riguarda  poi  il  terzo ,  essendo  anch'  esso 
cotanto  incerto  per  gli  uomini  politici  e  riformisti ,  dovettero  essi, 
avutone  il  destro,  non  trascurarlo,  per  accertarsi  sopra  i  destini  fu- 
turi  della  umana  societa,  dei  quali  essi  si  professano  cotanto  solleciti. 
Ecco  dunque  in  pochi  tratti  quale  e  il  sistema  sociale  e  religioso 
che  si  raccoglie  dalle  Manifestazioni  Spirituali  venute  in  tanta  ce- 
lebrita  negli  Stati  Uniti.  Gli  Spirit!  ammettono  Iddio  dal  quale  si 
professano  dipendenti:  ne  magnificano  la  grandezza  e  labonta,  vo- 
gliono  che  si  abbia  in  lui  illimitata  confidenza ;  ma  appena  ricono- 
scono  altro  mezzo  di  onorarlo ,  che  il  beneficare  i  proprii  simili ,  il 
mieliorare  la  condizione  dei  poveri:  sul  qual  punto  sono  molto  fe- 
condi  di  consigli  e  ammonimenti.  Salvo  questo,  essi  in  tutte  le  re- 
lic ioni,  compresavi  la  Cristiana  principalmente,  non  riconoscono  cfie 
superstizione,  fanatismo,  bigotterie,  e  per  usare  propriamente  della 
loro  parola  Settarianismo .  Sulla  compiuta  ruina  di  tutti  i  dommi  si 
deve  far  tavola  rasa  di  tutte  le  istituzioni  religiose,  politiche  e  socia- 
li, per  ediflcarvi  il  culto  della  verita  e  della  ragione,  solo  culto  degno 
della  Divinita,  il  quale  alia  fine  non  e  altro  che  un  Deismo  o  Pantei- 
smo,  al  quale  culto  conservano  tuttora  il  nome  di  Cristianesimo.  Cri- 
sto  per  essi  non  fu  che  il  migliore  e  il  piu  sapiente  degli  uomini.  ma 
ne  la  divinita  di  lui  ammettono,  ne  il  peccato  originale,  ne  la  esisten- 
za  dei  demonii,  ne  la  eternita  delle  pene  inflitte  ai  reprobi.  Per  ci6 
che  si  attiene  alia  vita  futura,  essi  non  fanno  alcuna  distinzione  tra  i 


604  IL    MONDO 

buonieirei ;  e  quindi  sembrano  negare  addirittura  ogni  differenza 
tra  il  bene  ed  il  male.  Tutti  gli  uomini  dicono  destinati  al  cielo  ;  ma 
prima  che  vi  arrivino  debbono  passareper  sei  Sfere  Spirituali,  in  cui 
si  vanno  perfezionando  nella  rognizione  soprattulto  della  natura 
sensata.  In  questa  c  ondizione,  diciam  cosi  transitoria,  essi  si  dicono 
beati,  ma  di  una  beatitudine  affatto  sensibile,  inquanto  ed  hanno  un 
corpo  se  il  vogliono,  e  concepito  appena  il  desiderio  di  qualunque 
oggetto  sensibile,  e  tosto  lo  si  veggono  innanzi  per  goderlosi ,  fa- 
cendo  le  piu  seduc enti  dipinture  di  questa  loro  condizione ,  nella 
quale  hanno  tutti  i  diletti  del  corpo  senza  sentirne  gl'  incomodi  o  la 
gravezza.  Si  rallegrano  a  conversare  coi  lorogia  cari  sopra  la  terra; 
ed  ottenuto  di  poterlo  cominciare  per  via  dei  Mediums  nell' Ameri- 
ca, presto  si  allarghera  per  tutto  il  mondo  una  siflatta  comunicazio- 
ne,  e  commisto  a  questa  maniera  il  mondo  visibile  colFirivisibile,  non 
si  formera  di  ambedue  che  un  sol  pppolo,  una  sola  famiglia. 

Questo  e  pei  sommi  capi  il  sistema  cbe  si  raccoglie  dalle  Manife- 
slazioni  Spirituali;  garbuglio  inestricabile  di  bestemmie,  di  contrad- 
dizioni,  di  sfoggiate  assurdita,  le  quali  non  hanno  neppure  il  merito 
di  esser  nuove,  in  quanto  cio  che  ora  il  reo  Spirito  manifesto,  in  Ame- 
rica per  menzogna ,  avevamolo  sottosopra  udito  da  molti  uomini 
stolidamente  orgogliosi,  che  lo  dicevano  indettati  dallo  stesso  dia- 
volo  ,  che  ora  ne  fa  una  nuova  ed  immediata  manifestazione.  Ma 
quello  che  fa  al  nostro  proposito  e  il  considerare  a  quali  termini 
possa  essere  condotta  una  Societa,  fatta  giuoco  e  zimbello  di  somi- 
glianti  ciurmerie  accolte  da  un  popolo  senza  fede  e  credulone,  ed 
accolte  per  giunta  con  quella  foga  imprevidente  e  corriva,  onde  gli 
uomini  sogliono  abbracciare  tutto  cio  che  sente  dell'arcano,  e  che 
per  giunta  favorisce  le  piu  basse  propensioni  del  senso.  II  meno  che 
possa  venirne  sarebbe  il  vedere  quella  societa  stessa  cadere  sotto 
quel  giogo  diabolico  dal  quale  Cristo  libero  Fantica  Gentilita,  e  ve- 
dervi  messo  in  onore  un  giorno  od  un  altro  il  Politeismo  con  tutti 
gli  orrori  e  le  vergogne  che  lo  accompagnano.  Per  ora  quello  ch'  e 
indubitatosieil  moltiplicarsi  dei  suicidi  ede'maniaci  tra  coloro  che 
usano  asomiglianti  comunicazioni.  Per  essere  la  cosa  tanto  recente, 


DEGLI    SPIR1TI  605 

le  pubbliche  statisticbe  non  hanno  una  categoria  distinta  per  questo 
capo ;  ma  un  nostro  amico  per  ispeciale  studio  messovi  ha  raccolto, 
cbe  dei  suicidi  e  del  pazzi  dell  ultimo  anno  un  sesto  appartiene  a 
questa  classe.  E  pure,  dobbiamo  dirlo  ad  onore  del  vero  ed  aggiun- 
giamo  ad  onor  degli  Spirit!,  essi  fin  qui  in  America  si  sonomostrati 
abbastanza  discreti,  e  non  sappiamo  die  abbiano  recato  notevol  ma- 
le esterno  ad  alcuno,  almeno  direttamente,  forse  per  non  perdere  il 
titolo  di  esortare  alia  beneticenza.  Ma  cbi  pu6dire  a  quante  nequitose 
ed  infande  opere  potrebbero  essi  farsi  aiutatori  e  complin  colle  ope- 
re  come  ne  sono  assidui  istigatori  colle  suggestion!?  Nei  medesimi 
Stati  Uniti,  dove  la  cosa  per  ora  sembra  un  giuoco  ed  una  occupa- 
zione  da  passare  il  tempo,  le  conseguenze  ruinose  per  la  morale 
pubblica  e  privata  sono  cosi  manifesto,  che  molti  giornali  implorano 
a  grandi  istanze  dal  Governo  che  vi  metta  un  freno.  E  dopo  ci6  di- 
rete  eziandio  soverchio  quel  rigore  onde  la  Chiesa  inseveri  in  ogni 
tempo  contro  chiunque  osasse  involgere  se  ed  altrui  in  somiglianti 
commerci  col  mondo  invisibile?  Qui  si  trattava  niente  meno  che  di 
salvare  lasocieta  dal  ricadere  nella  idolatria,  che  e  il  fine  principale 
per  cui  quello  Spirito  di  menzogna  e  di  orgoglio  fa  le  viste  di  volere 
istruire  Tuomo  e  fargli  servigio. 

Noi  potremmo  dire  di  avere  quasi  esaurito  il  nostro  argomento, 
che  era  appunto  una  doppia  riparazione  alle  ingiurie  dette  della 
Cbiesa  che  crede  alia  realta  di  quei  commerci,  e  dagli  uomini  spre- 
giudicati  ne  fu  messa  in  voce  di  superstiziosa;  che  proibilli  e  gasti- 
golli  e  ne  fu  stranamente  calunniata.  Tuttavia  che  volete?  ci  sta 
fitto  in  capo  che  molti  lettori  ci  terranno  per  visionarii ,  ed  an- 
deranno  fantasticando  come  scemar  fede  ai  testimoni  che  cosi 
numerosi  ed  autorevoli  ce  ne  sono  venuti  dall'  America.  Ed  un 
tal  timore  ci  avrebbe  forse  fatto  soprassedere  questo  discorso  al- 
meno per  ora,  se  non  fosse  venuta  una  circostanza  attissima  9 
farci  deporre  ogni  dubbiezza.  Noi  per  quei  fatti  sopra  narrati  di 
America  possiamo  appoggiarci  non  solo  alia  testimonianza  di  gior- 
nali e  libri,  ma  alia  parola  viva  di  uomo  autorevole  che  ha  visto, 
ha  toccato,  ha  udilo,  e  qui  in  Roma  appena  da  otto  giorni  5  ed  aven- 


606  IL   MONDO 

doci  narrate  le  cose  per  lui  medesimo  osservate,  ci  ha  da  to  facolta  di 
riferirle  colle  medesime  sue  parole  e  di  citarne  il  nome.  II  signer 
Errico  de  la  Roche-Heron ,  ottimo  ed  istruito  caltolico ,  francese 
di  patria  ma  dimorante  ahitualmente  a  New-York ,  ha  seguito  con 
molta  attenzione  ed  ha  studiato  il  successivo  svolgersi  di  codesta 
matassa  delle  Manifeslazioni  Spirituali;  ne  detto  varie  memorie , 
e  segnatamente  ne  ahbiam  letto  un  rilevante  articolo  nel  Cor- 
respondant  del  10  Agosto  1852.  Ora  un  Vescovo  in  New- York  vo- 
lendo,  per  debito  di  ufficio,  chiarire  al  possibile  questi  fatti,  ad  esso 
gig.  de  la  Roche-Heron  commise  che  ,  accoppiato  ad  allro  savio  e 
cordato  giovane,  andasse  a  certificarsene  cogli  occhi  proprii,  impe- 
gnandoli  ad  avere  viva  la  fede  in  G.  C.  ed  a  portar  seco  una  Reliquia 
della  S.  Croce ,  un  rosario  ed  un1  ampollina  di  acqua  benedetta. 
Si  trattava  di  andare  a  ricevere  delle  Manifestazioni  Spiriluali  dal- 
la  riputatissima  Medium  che  e  la  gia  Miss  Fox,  che  il  lettore  gia 
conosce ,  e  che  maritata  a  certo  Fischer  se  ne  separo  con  divorzio 
per  la  ragione  che  era  forse  troppo  vecchio  per  lei,  come  le  ragion6 
il  consiglio  lo  Spirito ,  e  che  si  uni  poi  al  signer  Brown.  Una  visita 
a  Mistress  Brown  per  questo  fine ,  con  tutte  le  particolarita  di  cio 
che  vi  si  fece ,  dev'  essere  cosa  abbastanza  curiosa  e  d'  interesse 
pienissima  pei  nostri  lettori-,  e  noi  non  ne  li  vogliam  fraudare:  anzi 
tanto  piu  volentieri  la  rechiamo,  quanto  pu6  valere  a  ribadire  sem- 
pre  meglio  laverita  del  fatto,  e  ad  aggiungere  alle  gia  recate  qual- 
che  altra  pratica  osservazione  utih'ssima.  Perche  poi  la  cosa  appa- 
risca  sempre  piu  nella  sua  schietta  naturalezza,  ci  si  permetta  d'in- 
trodurre  a  parlare  il  medesimo  signer  de  la  Roche-Heron,  del  qual» 
rechiamo  i  sensi  e  quasi  traduciamo  le  parole. 

«  In  una  delle  prime  sere  del  p.  p.  Aprile  messomi  sotto  al  brae- 
cio  T  egregio  compagno  datomi  da  quel  Vescovo ,  ce  ne  an  dam  mo- 
di filato  alia  casa  della  signora  Brown ,  posta  in  una  delle  piu  splen- 
dide  contrade  di  New- York.  Al  servo  che  ci  dischiuse  1'  uscio  non 
avemmo  a  fare  altra  spiegazione,  salvo  chefargli  tacitamente  scivolar 
nelle  mani  due  pezzi  da  cinque  franchi ,  tariffa  di  una  seduta  ordi- 
naria  per  due.  II  servo  senza  nulla  chiederci ,  neppure  del  nostro 


nome,  ne  introdusse  in  una  sala  decentemente  fornita,  e  e'  invit6  ad 
attendere  alcun  poco  fin  che  la  signora  si  spacciasse  dal  pigliare  il  te. 
Restati  soli,  potemmo  a  nostro  grand'  agio  esaminare  un  per  uno  i 
mobili  che  la  guernivano:  e  segnatamente  la  tavola  posta  in  mezzo, 
intorno  alia  quale,  per  quello  che  da  altri  avevamo  udito,  ci  avvisa- 
vamo  che  avremmo  dovuto  assiderci  per  avere  le  Manifeslaziom.  La 
sollevammo  dal  pavimento  per  assicurarci  che  non  vi  fosse  qualrlie 
ingegno  riascoslo,  la  guardammo  di  sotto,  la  scopriramo  del  suo  tap- 
peto,  e  nulla  vi  vedemmo  che  non  fosse  della  piu  semplice  maniera 
disposto.  Forse  avremmo  fatte  piu  indagini,  senza  che  tuttavia  ne 
vedessimo  uopo,  se  non  fosse  stato  il  sopraggiungere  di  altri  e  poi  di 
altri,  che  venivano  allo  stesso  oggetto,  ed  avendo  pagata  sulla  porta 
la  stessa  gabella ,  entravano  a  parteeipare  con  esso  noi  dello  stesse 
diritto;  e  stavano  peritosi,  taciturni,  quasi  pensosi  sopra  Taffare  mi- 
steriosopel  quale  cola  s'eran  condotti.  Solo  si  mostrava  franco,  disin- 
•volto  neirincesso  e  nei  modi  un  vecchio  che  parea  pratico  del  luogo 
ed  abituato  a  quella  visita;  ne  c'ingannammo,  in  quanto  da  lui  mede- 
simo  sapemmo  venire  egli  in  quella  casa  ogni  sera  per  conversare  al- 
cun poco  collo  spirito  di  una  sua  figlia  inortagli  di  fresco  e  da  lui  te- 
«eramente  amata.  Non  si  tardo  molto,  ed  entro  nella  sala  la  signora 
Brown,  donna  di  un  presso  a  trent'  anni,  di  bello  aspetto,  di  manie- 
re  molto  cortesi  e  che  nulla  mostrava  di  straordinario,  se  non  fosse 
negli  occhi  incerti,  divagati  e  direi  quasi  un  po'stralunati.  L'accom- 
pagnavano  due  sorelle  minori  che,  fattaci  riverenza,  se  ne  passarono 
alia  stanza  attigua,  mettendosi  Tunaal  gravicenabalo,  Taltra  ad  ope- 
ra di  ago  o  di  maglia,  cosi  pero  che  potessero  essere  vedute  da  noi. 
Allora  la  signora  detteci  abune  parole  di  cortesia,  ci  invito  a  sede- 
re  tutti  in  cerohio  intorno  alia  tavola  che  era  in  mezzo;   e  poscia 
soggiunse  —  Prima  di  tutto  conviene  assicurarci  che  gliSpiriti  sieno 
presenti ;  e  ad  ottenerne  un  segno  si  contentino  di  restare  in  silen- 
zio  per  qualche  po?o.  Gosi  restammo  tutti  in  silenzio  e  quasi  in 
un  misterioso  raccoglimento  per  un  tre  o  quattro  minuti;    passati  i 
ijuali ,  sentimmo  tutto  improvviso  ripetersi  sui  mobili  ed  anche  per 
Taria  quei  suon\(Rappings  o  A'/ioc/fmg.sj  similissimi  al  picchiare  delle 
nocca  delle  diLa  sulle  casse  vuote  o  sulle  porte.  Quella  cotale  ricer- 


608  IL  MONDO 

catina  ammoni  la  Medium  e  noi  che  gli  Spiriti  eran  present!  e  presti 
a  soddisfare  alle  nostre  domande.  Ne  facessimo  dunque,  disse  la  si- 
gnora,  a  nostro  piacere;  ma  badassimo  a  fame  con  bel  garbo,  percbe 
gli  Spiriti,  soggiunse,  vogliono  essere  interrogati  con  rispetto.  A  que- 
sta  dinunzia  tacevamo  tutti  per  quella  specie  di  sgomento,  onde  gli 
uomini  ancor  coraggiosi  sogliono  essere  soprappresi  al  pensiero  di 
entrare  in  commercio  cogl'  invisibili.  II  vecchio,  cbe  per  lunga  abi- 
tudine  potea  solo  essere  piu  franco,  si  tacea  per  dar  luogo  agli  altri; 
ma  visto  che  niuno  si  risolveva,  ruppe  egli  il  ghiaccio  e  puntati  i 
gomiti  sulla  tavola,  raccolse  le  guance  in  ambe  le  palme  come  in  aria 
di  raccoglimento  profondo.  Quindi  con  voce  ferma  e  spiccando  bene 
le  parole  pronunzi6:  Prego  lo  Spiritoa  dirmise  esso  e  1'anima  di  mia 
figlia.  Le  tre  picchiate  di  afiermazione  non  tardarono  un  istante  a 
farsi  sen  tire. 

«  Allora  io  preso  animo,  chiesi:  e  qui  presente  Tanima  di  mio  pa- 
dre? Risp.  Si  —  E  quella  di  mia  madre?  Risp.  Si  —  i  secondi  col-- 
pi erano  un  po'  piu  leggeri  e  venivano  dall'  altro  lato.  Ricbiesi:  Ho 
io  conosciuto  la  madre  mia?  Risp.  No.  Ed  infatti  io  ho  avuto  la 
sventura  di  perderla  nato  appena  di  un  mese.  E  cosi  di  altre  inter- 
rogazioni  che  mossi :  a  tutte  ebbi  ri?posta  vera  per  mezzo  delle  note 
picchiate;  e  tale  avveniva  altresi  degli  altri  sconosciuli  ivi  present! 
e  del  mio  compagno;  i  quali  tutti  e  richiesero  e  furono  soddisfatti 
delle  risposte. 

«  Sperimentato  questo,  diciam  cosi ,  primo  stadio ,  la  sig.  Brown 
c'  invito  a  passare  al  secondo  ,  nel  quale  si  hanrio  norni ,  date , 
fatti  a  tutti  ignoti  salvo  che  all'  interrogante.  Chiesi  il  nome  di  mio 
padre,  e  colla  matita  cominciai  scrivere  varii  nomi:  Carlo,  Pietro, 
Enrico,  Giovanni  .  .  .  .  e  sempre  silenzio:  aveva  appena  cominciato 
a  scrivere  la  prima  lettera  di  Alessandro,  che  fu  il  vero  suo  nome , 
e  gia  un  picchiar  concitato  si  era  fatlo  udire.  Cosi  dopo  scritti  pa- 
recchi  nomi  di  donna ,  n'  ebbi  il  segno  appena  avea  scritta  ia  prima 
sillaba  di  Felicita,  nome  che  fu  di  mia  madre;  e  cosi  pure  ne  ottenni, 
tra  parecchi  millesimi  notati ,  il  segno  convenuto  per  quello  in  che 
cess6  di  vivere  mio  padre,  che  fu  nel  1846.  Cosi  alia  lor  volta  gli 
altri  ammessi  alia  sedutafacevano  le  loro  inchiestej  e  tutti  si  dichia- 


DEGLI   SPIRITI  609 

ravano  soddisfattissimi  delle  risposte;  le  quali  versavano  quasi  tutte 
in  nomi ,  date  ed  altre  circostanze  della  vita  di  ciascheduno ,  ad  ec- 
cezione  del  noto  vecchio  die,  avuta  la  palla  al  balzo ,  non  si  curava 
di  curiosita  ad  esperimento,  ma  diceva  una  parola  di  afletto  alia 
creduta  sua  figlia,  dalla  quale  aveva  in  ricambio  una  risposta  ugual- 
mente  affettuosa. 

«  Non  vi  restava  che  il  terzo  sperimento ,  di  averne  cioe  parole 
formate  colle  lettere  dell'alfabeto;  e  questo  presi  con  ogni  mio  agio. 
Pregai  lo  Spirito  mi  dicesse  di  qual  malattia  fosse  afl'etta  la  tale  per- 
sona a  me  cara;  e  recitato  quattro  volte  Talfabeto,  ne  ebbi  altrettan- 
ti  segni  alle  quattro  lettere  che  compongono  la  parola  asma:  cbie- 
sto  lo  stesso  di  altra  persona  inferma  e  dimorante  in  Francia :  ne 
ebbi  i  segni  a  ciascuno  elemento  della  parola  follia :  e  Tuno  e  1'altro 
e  verissimo. 

«  Fatte  queste  pruove  in  certa  guisa  regolari  e  metodiche  ,  si 
pass6  ad  un  interrogare  quasi  in  frotta,  senza  che  gli  Spiriti  fallisse- 
ro  alle  risposte  ;  ed  allora  io  chiesi  se  vi  fosse  una  religione  vera  ; 
ma  a  questo  non  n'  ebbi  che  silenzio  -,  e  cosi  sempre  per  quanto  io 
chiedcssi  della  Giudaica,  dell'Islamismo,  del  Cattolicismo,  del  Pro- 
testantesimo ,  del  Calvinismo  e  cosi  di  altre  ,  fu  sempre  nulla  dello 
spillarne  una  risposta.  La  Medium  si  mostr6  piu  scontenta  della  mia 
indiscretezza ,  che  non  meravigliata  del  silenzio  mantenuto  dagli 
interrogati  ;  e  —  Gli  Spiriti ,  mi  disse  un  po'  acerbetta ,  gli  Spiriti 
non  amano  di  essere  interrogati  sopra  la  Religione  —  Anzi,  ripiglio 
il  vecchio  quasi  adirato,  cui  forse  gravava  che  si  desse  noia  al  diletto 
spirito  della  figliuola,  anzi  rispondono  bene  anche  per  questo  capo-, 
ma  convien  sapere  interrogarli.  E  qui  recatosi  in  quell1  atteggia- 
mento  solenne  ed  ossequioso  onde  egli  avea  mosse  le  prime  inchie- 
ste  ,  ne  sciorin6  una  infilzata  ,  ed  a  ciascuna  di  esse  seguitava  con 
incredibilc  celerita  la  risposta  da  averne  propriamente  un  dialogo 
botta  e  risposta  ;  ed  ecco  ad  un  dipresso  come  fu  formolato.  D. 
Vi  e  alcuna  religione  vera?  R.  No  —  Sono  desse  tutte  false?  R.  Si 
—  Sono  impostori  tutti  i  ministri  della  Religione?  R.  Si  —  D.  An- 
che della  Cattolica?  R.  Si  — D.  Cristo  e  Dio?  R.  No  — D.  Sono 
Serve II,  will.  39 


IJL  MONDO 

content!  e  beati  nell'  altra  vita  tutti  gli  uomini?  R.  Si  —  Buoni  e 
cattivi  alia  stessa  maniera?  R.  Si  —  E  apsi  per  un  pezzo  fmche  , 
quando  il  vecchio  credette  di  averne  abbastanza  ,  si  rivolse  a  me 
quasi  in  aria  di  trionfo,  e  mi  disse:  cosi,  cosi  e  non  altrimenti  biso- 
gna  interrogare  gli  Spiriti  intorno  alia  Religione  :  e  sempre  se  ne 
hanno  le  stesse  risposte.  Mentre  durava  quel  dialogo  blasfemo  e  ve- 
ramente  diabolico,  io  intinsi  il  dito  nell'  acqua  benedetta  che  aveva 
meco ,  e  senza  che  alcuno  se  ne  accorgesse,  con  essa  feci  un  segno 
di  croce  al  di  sotto  della  tavola  :  nulla  segui  di  nuovo  ed  il  dialogo 
ando  innanzi  fin  che  il  vecchio  non  ne  fu  sazio.  Io  non  me  ne  stu- 
pii  sapendo  che  la  Chiesa  a  quest!  mezzi  attribuisce  si  una  granda 
efficacia,  ma  non  infallibile.  » 

Queste  ed  altre  cose  assai  del  tenore  medesimo  abbiamo  no!  rac- 
colto  dalla  bocca  aiedesima  del  signore  Enrico  de  la  Roche-He- 
ron ,  persona  della  cui  avvedutezza  e  sincerita  non  solo  non  ab- 
biamo alcuna  ragione  di  dubitare,  ma  abbiamo  molti  positivi  argo- 
menti  da  confidare  pienamente.  Egli  ha  pubblicate  queste  cose  stes- 
se con  altre  molte  in  una  Rivista  di  Parigi  sotto  il  di  30  Maggio  ; 
ma  noi  non  crediamo  doverne  riferire  altri  particolari,  parendoci  il 
detto  esser  piu  del  bisogno  a  confermare  per  testimonio  di  veduta 
c!6  che  i  giornali  ed  altri  quaderni  e  libri  a  centinaia  ci  riferiscono 
con  un  accordo  tanto  piu  notevole  nella  sustanza  ,  quanto  sono  le 
circostanze  secondarie  piu  svariate  tra  loro  e  pugnanti.  Anzi  nel- 
1'  alto  stesso  che  scriviamo  ci  vengono  nuove  dalla  Prussia  di  fatti 
somigliantissimi :  e  benche  non  con  quella  estensione  che  vedesi  ia 
America,  ban  gia  data  ocrasione  a  parecchi  scritti  pubblicati ,  che  e- 
saminano  la  cosa  e  ne  discorrono  le  cagioni  ,1 .  Noi  frattanto  per  lion 

\  Dalla  ceierita  e  freijuenza  di  somi^lianti  pubblicazioni  si  puo  intendere  di 
quanto  grave  momento  sia  riputata  quesla  faccenda  in  Alemagna.  Quasi  tutti 
prendono  occasione  dalle  tavole  rotanti  con  condizioni  ben  piu  significative  che 
uon  furono  le  recate  da  noi.  Le  Opere  venute  a  nostra  contezza  sono  : 
i.°  Schlegel  Dr  Frs.  Geisterklopfen  und  Tischriickcn  -  Vortrag  gehahen  in  der 
Sitzung  der  ffaturforsfhenden  Geselhchaft  des  Osterlandes  am  12  April  1853 
—  2.°  Tixchriicken.  Sine  Rtihe  auffallender  Erscheinungen  welche  aus  der  -Em- 
wirkung  einer  fruJber  noch  unbekannten  Naturkraft  hcrvorgohn  fallen,  nebil 


DEGLI  SPIRITI  6H 

valirare  i  consueti  confini  di  un  articolo,  dobbiam  far  punto;  ma  pria 
di  iinire  non  voglianio  tralasciare  alcune  pratiche  inferenze  che 
raccomandiamo  alia  corisiderazione  dai  nostri  lettori ;  ed  a  quelli  se- 
gnatamcnte  che  si  credessero  piu  spregiudicati  degli  altri  ed  avessero 
alcuna  volta  sorriso  del  diavoli  e  degli  esorcismi.  Diciamo  dunque: 
i.°  Che  tutta  questa  faccenda  che  fa  inarcar  le  cigiia  e  lambic- 
care  il  cervello  ai  barbassori  sapienti  di  la  e  di  qua  dell'  Atlantico  , 
per  noi  catlolici  uon  lia  nulla  di  nuovo  o  d'inesplicabile,  e  anzi  cosa 
vecchia  e  sapula  fino  dai  i'anciulli  e  dalle  fantesche.  E  leggiamo 
appunto  che  in  America  le  povere  fantesche  irlandesi,  nella  sempli- 
cila  della  loro  fede,  se  la  ridono  di  tutto  codesto  trambusto  e  dico- 
*»o:  che  c'  e  di  strano?  e  il  diavolo  ,  cui  bisogna  fugare  coll'  acqua 
santa,  col  segno  della  croce;  e  se  non  basta,  cogli  scongiuri  del  Sa- 
cerdote:  eel  resto  non  ne  sono  impensierite  piu  che  tanto.  E  si  ap- 
pongono  a  maraviglia:  codesti  Spiriti  sia  per  le  persone  con  cui  ban 
commerzio,  sia  pel  modo  onde  vi  entrano,  sia  per  le  cose  che  ma- 
nifestano  od  asseriscono  ,  si  dichiarano  apertamente  per  demonii , 
che  per  allettare  gT  iucauti  si  camuflano  del  nome  dei  gia  loro  cari. 
E  noi  stessi  notanuno  che  una  parte  dei  magnetizzatori ,  i  quali 
professano  di  conversar  cogli  Spiriti,  ne  buoni  ne  rei  angeli  ammet- 
tono ;  ed  altri  spirit!  separati  non  conoscono  che  le  anime  dei  tra- 
passati  !.  Or  queste  comunicazioni  nella  Gentilita  furono  frequenti; 
1'ur  solenni  nelJa  scuola  dei  Neoplatonici  di  Alessandria, la  quale  pro- 
fessava  di  comunicare  colle  anime  degli  estinti,  e  chiamava  quella 
professione  Teurgia^  la  Chiesa,  prendendone  il  nome  dagli  antichi, 
dissela  Necromanzia  ed  e  perdurata  benche  scarsissimamente  ezian- 
dio  nel  Cristianesimo.  Non  ci  stupiamo  che  in  un  paese,  non  colto 
radicalmente  dai  vero  Cristianesimo,  i  rei  Spiriti,  permettendolo 
Iddio,  acquistin  potenza  e  facciano  ogni  opera  d'  ottener  la  fiducia 
per  poscia  avere  il  culto  dei  malearrivati  che  vi  si  affidano. 

besondern  Wahrnehmungen  bei  mehrern  darilber  angestellten  Versuchen  — 
3.  Tischriicken  und  Klopfrjeisterei  (  aus  d.  Dusseldorfer  Monatheften  Bd.  6.) 
—  4.  Spuk ,  der  ameri kanische ,  Ein  Wort  zur  Beurlheilung  desselben  v.  e. 
Arzte. 

i  Civiltd  Cattolica,  Priuia  scrie,  vol.  VIII,  pag.  398;  vol.  IX,  pag.  57. 


612  IL  MONDO 

2.*  Diciamo  in  secondo  luogo  che  da  somiglianti  commerzi  nul- 
la  eziandio  temporalmente  si  pu6  cavare  di  bene;  e  fmo  nelle  scien- 
ze  naturali  coloro  che  professavano  averne  rivelazione  dagli  Spirit! 
non  ne  seppero  piu  dcgli  altri  .  e  spesso  ne  parlarono  piu  meschi- 
namente  degli  altri,  come  altrove  ci  venne  notato  1.  E  converse  da 
tali  pratiche  molto  si  puo  temere  di  male.  Tranne  quelle  risposte 
ad  appagare  una  vana  curiosita  .  nessuna  utile  verita  neppure  nel- 
Tordine  naturale  si  e  potuta  cavar  mai-,  e  per  contrario  da  uno  Spi- 
rito  di  menzogna,  creduto  ciecamente,  che  non  si  puo  aspettare  di 
ruinoso  a  danno  degTindividui,  delle  famiglie  e  fmo  degl'interi  po- 
poli !  Abbiam  sott'  occhio  la  storia  lamentevole  di  un  padre  di  fa- 
miglia  a  cui  morta  la  diletta  e  fedel  compagna  ,  voile  egli  saperne 
non  so  che  dagli  Spiriti ;  e  n'  ebbe  la  sposa  essergli  stata  infedele 
tutta  sua  vita  e  non  essere  di  lui  la  prole  che  teneasi  in  casa.  Non 
ci  voile  altro  per  ispingere  alia  disperazione  quello  sciagurato ,  per 
fargli  imprecare  alia  memoria  della  sua  gia  bene  amata,  fargli  dis- 
eredare  e  scacciar  di  casa  i  grami  figliuoli  ed  amareggiargli  fino  gli 
aneliti  dell'agonia.  Si  consideri  che  diverrebbe  la  societa  se  codesto 
giuoco  si  facesse  frequente ,  ed  il  padre  della  menzogna  dovess'  es- 
sere per  lei  il  maestro  della  verita  !  E  pure  non  dicemmo  della  mo- 
rale manomessa,  della  fede  insidiata  e  perduta,  insomnia  del  mondo 
messo  in  soqquadro.  E  cosi  se  Iddio  ha  tanto  severamente  proibito 
somiglianti  comunicazioni,  Ron  ci  ha  solo  disdetto  una  pratica  per 
se  nefanda  ,  ma ,  come  spesso  avviene  nel  fatto  della  morale  ,  ci  ha 
premunito  contro  gravissimi  pericoli ,  talmente  che  nell'  ottempe-- 
rargli,  oltre  al  merito  dell'  obbedire,  ci  e  la  utilita  di  schivar  danni 
non  lievi. 

3.°  Che  dunque  la  Chiesa  sapientemente  fece  e  fa  tuttavia  ag- 
giungendo  le  sue  alle  divine  prescrizioni,  oa  dir  meglio  dichiaran- 
do,  determinando  ,  applicando  le  divine;  e  cosi  ritenuta  la  possibi- 
lita  e  la  realta  delle  diaboliche  comunicazioni  a  dispetto  del  secolo 
incredulo  e  materialista  che  le  discredeva ,  seguit6  ad  inseverire 

1  Civilta  Cattolica,  Prima  Serie,  vol.  VIII,  pag.  400,  dove  si  cita  1'csempio 
del  Dott.  Billot  sul  fatto  delle  teorie  sulla  luce;  e  vol.  IXj  pag.  49  e  segg. 


DEGLI  SPIRITI  613 

gravemente  contro  qualunque  se  ne  facesse  slrumento  e  manuten- 
golo:  ed  in  ci6  si  mostrava  quella  madre  provvidente  c  sollecita  die 
fu  sempre.  Ma  perciocche  oltre  al  cercare  volontariamerte  quei  com- 
merzi,  potrebbe  altri  esserne  involontariamente  infestato;  sonosan- 
te  e  salutari  le  precauzioni  dalla  Chiesa  stessa  suggerite  e  racco- 
mandate.-  Cosi  Essa ,  avuta  da  Cristo  podesta  sui  demonii ,  puo  de- 
terminare  i  mezzi  da  esercitarla-,  e  con  essi  gli  scaccia  dalle  case,  ne 
assicura  le  campagne ,  ne  premunisce  i  fedeli  -,  ed  e  stupida  e  sa- 
crilega  albagia  quello  irriderli  che  talora  fecero  quei  pretesi  spiriti 
forti ,  che  oggi  restano  balordi  ed  a  bocca  aperta  a  sentire  ci6  che 
dei  rei  Spiriti  ci  viene  narrato  di  rimote  contrade. 

4.°  Che  non  sempre  e  innocente  o  certo  non  sempre  e  immune  da 
pericoli  quello  spingere  soverchiamente,  per  mera  curiosita,  lericer- 
che  o  le  pruove  per  iscrutare  i  segreti  della  natura.  Le  forze  di 
questa  ,  quando  si  travalicano  certi  confini,  sono  cosi  incerte  ,  ed  i 
confini  stessi  ne  sono  per  noi  cosi  indeterminati  e  diciamo  cosi  di- 
gradati  e  sfumati ,  che  T  uomo  agevolmente  li  trapassa  senza  quasi 
avvedersene,  e  puo  trovarsi  irretito  in  commerci  arcani  coi  rei  Spi- 
riti senza  pure  averne  una  volonta  chiara  e  decisa.  Se  cio  puo  vacare 
di  colpa,  non  vaca  sempre  di  pericoli  5  e  se  ne  puo  avere  argomento 
nelle  tavole  giranti  ed  in  alcuni  processi  del  Magnetismo  animale. 
Siam  lungi  le  mille  miglia  dal  dire  cosa  diabolica  le  une  e  TaRro-,  noi 
medesimi  abbiamo  sperimentato  diverse  volte  ed  in  isvariate  guise 
le  prime,  e  ne  abbiamo  data  una  spiegazione  naturale  e  meccanica  i. 
Ma  quando  ci  si  dice  che  le  tavole  rispondono  col  levare  ed  abbassar 
dei  piedi  •,  quando  ci  si  conta  che  esse  secondano  le  intenzioni  di 
persone  eziandio  che  non  le  toccano  5  quando  ci  si  narrano  degli 
efletti  stranamente  portentosi  del  Magnetismo  animale,  noi  non  pos- 
siamo  non  vedervi  Tintervento  di  una  forza  preternaturale,  che  nel 
caso  presente  non  potrebbe  essere  che  diabolica.  Ora  che  professori 
di  scienze  naturali  multiplichino  le  esperienze  afline  di  meglio  co- 
noscere  questo  o  quell' agente  fisico  ed  arricchire  la  scienza  di  nuovi 
trovati,  questo  I'intendiarno;  intendiamo  anche  meglio  che  le  auto- 


1  Vedi  questo  vol.  pag.  586  e  sejg. 


IL   HONDO 

rita  ecclesiastiche ,  a  cui  corre  il  dovere  di  regolare  le  coscienze  , 
facciano  tentare  delle  pruove  con  quelle  cautele,  di  cui  esse  conosco- 
no  il  debito  e  la  portata;  ma  che  ogni  fanciullone  di  venti  anni,  che 
ogni  donna  curiosa,  che  ogni  uomo  mezzo  scetticosi  lascialla  balia 
del  primo  ciarlatano  che  venga  a  promettergli  di  fargli  vedere  , 
senza  saper  come  e  perche,  la  luna  nel  pozzo  o  la  vecchia  in  cielo, 
codesto  e  alienissimo  da  quello  spirito  di  semplicita  riguardosa  cosi 
propria  del  cattolico ,  non  puo  farsi  senza  pericolo  e  forse  non  si 
potrehhe  in  molti  casi  senza  colpa.  Direte  che  vi  cacciamo  la  pulce 
nelF  orecchio  ;  ma  meglio  fia  certo  avere  nell'  orecchio  una  pulce. 
che  trovarsi  un  reo  Spirito  in  casa  o,  peggio,  in  corpo. 

5.°  L' ultima  pratica  inferenza  che  dalle  cose  esposte  vorrem  rac- 
cogliere  e  la  convenienza  maravigliosa  del  sistema  religioso  e  sociale 
insegnatoci  dalleJJtfam'/estaziom  Spiriluali  di  America  ,  con  quanto 
pretendono  non  diremo  soio  i  Comunisti  e  Socialisti  del  nostro  tem- 
po ,  ma  eziandio  un  poco  i  libertini  che  si  pretendono  moderati  ri- 
spetto  ai  primi.  Riandatelo  un  tratto,se  non  vi  e  grave,  quel  sistema. 
Tutte  le  antiche  istituzioni  sociali  ,  politiche  e  religiose  dannate 
alia  distruzione :  in  quella  vece  una  societa  costituita  sulle  sole  basi 
(.sic)  della  natura  e  della  ragione.  Fantasia  la  colpa  di  origins 
e  quindi  fantasie  la  redenzione ,  la  divinita  di  Cristo  ,  la  dis- 
tinzione  di  giusti  e  malvagi :  1'  umanita  cammina  ad  una  per- 
jfezione  e  beatitudine  in  questo  mondo  dacangiarsi  colla  beatitudine 
deH'altro :  nel  presente  non  altro  debito  correrci  che  di  far  bene 
al  simile.  Questa  e  eredita  di  tutti  senza  distinzione  di  meriti  o  de- 
meriti,  e  consiste  nella  soddisfazione  di  tutti  gli  appetiti  anche  sen- 
sibili  ;  nel  che  il  sistema  tiene  un  cotal  poco  dell'  Alcorano  e  di 
Maometto.  Questo  e  il  sistema  che  i  Mediums  fan  sentire  ai  consu- 
lenti  per  mezzo  delle  Manifestazioni  Spiriluali  al  di  la  dell'  Atlan- 
tico ;  e  questo  e  proprio  in  terminis  il  sistema  che  noi  al  di  qua 
stiam  sentendo  da  mezzo  secolo  dai  riformisti  e  progressive  fino  ad 
averne  stracchi  e  fradici  gli  orecchi ,  senza  che  vi  mancassero  a 
quando  a  quando  varii  conati  per  recarlo  in  pralica.  Al  primo  leg- 
gere  quelsistemarecato  dai  giornali  americani  restammo  stupiti  dal- 
la  convenienza;  ma  presto  ci  accorgemmo  che  era  mal  collocate  lo 


DEGLI    SPIRITI  615 

stupore.  E  qual  maraviglia  che  i  maestri  ci  ripetano  ci6  che  ci  ban 
detto  gli  scolari  ?  Ora  noi  abbiain  sempre  tenuto  che  iprimi  isti- 
tutori  deirilluminismo,  della  Massoneria,  del  Socialismo  o  di  altre 
somigliauti  sette  ne  avessero  non  solole  prime  ispirazioni,  maezian- 
dio  le  fila  mastre  dal  diavolo  5  e  se  nol  dicemmo  forse  mai  cosi 
spiattellato,  fu  che  il  progresso  moderno  non  ancora  avea  scoperto 
questa  ,  che  per  noi  e  i'accenda  vecchia  e  poco  men  che  anti- 
quata.  Ora  che  il  progresso  eel  permette,  lo  diciamo  senza  molte 
cerimonie;  e  chi  sa  quante  altre  ve  ne  vorra  dire  la  Civiltd  Cat- 
tolica  quando  il  sig.  Felice  le  Monnier  avra  regalata  alia  Italia 
una  edizione  accurata  ed  accresciuta  del  P.  Del  Rio !  Fin  qui 
abhiatn  dovuto  per  questa  parte  tenerci  un  passo  indietro,  perch& 
i  diavoli  stessi  si  tenevano  piu  celati  per  certi  riguardi ,  che  a 
noi  pare  di  potere  indovinare.  Cio  mentre  dall'una  parte  giovava 
mirabilmente  a  rafforzare  le  tendenze  material! stiche,  non  isce- 
mava  dall'  altra  alia  causa  dell'  errore  verun  presidio  ;  in  quanto 
se  non  ci  e  il  diavolo  che  illumina  colle  sue  Manifestazioni 
Spiriluali,  ci  sono  i  suoi  satelliti  ed  adepti  che  ne  compiono  i 
Yoleri  e  pervertono  le  intelligenze  cogli  scritti ,  ed  eccitano  le 
passioni  colla  seduzione,  e  turbano  i  riposi  dei  popoli  e  la  pace 
della  Chiesa  colle  cospirazioni ,  colle  eresie  e  colle  scisme.  In 
somma  ad  essi  disse  Cristo  nei  Farisei:  vos  ex  patre  diabolo  cstis, 
ft  desideria  palris  vestri  vultis  facere  1;  ed  avendo  il  demonio  cosi 
zelanti  figliuoli  nel  mondo  vecchio  ,  ha  tutto  1'  agio  di  procao 
ciarsene  degli  altri  nel  nuovo. 

I  lettori  forse  non  si  aspettavano  a  questa  conclusione;  ma  ad 
essa  abbiatno  noi  mirato  (in  da  principio  ;  e  se  essi  dal  leggerci 
si  sentiranno  piu  affezionati  alia  Chiesa  cattolica  ed  alle  sue  pre- 
scrizioni;se  si  troveranno  piu  diflidenti  verso  le  sette  moderne, 
a  noi  non  increseera  di  averli  un  po'troppo  trattenuti  di  si  pau- 
roso  soggetto,  anche  a  risohio  di  averne  sgomentato  un  poco  qual- 
che  giovanetto  trilustre  o  qualche  gentile  leggitrice. 

1  I  CAN.  V11I,44. 


BELLA  CERTEZZA 

FILOSOFICA 


ART.  PRIMO 

IL  LAMENNISMO 

(Continuazione  e  fine) 

VI. 

La  distinzione  sopra  recata  1  si  esdude  dagli  stessi  avversarii , 
e  pero  essi  ricadonO  negli  errori  del  Lamennais. 

Ma  a  che  ci  stiam  noi  travagliando  con  sottili  indagini  intorno  al- 
1'umanaconoscenza,  per  mostrare  la  falsita  della  distinzione  addotta 
dagli  avversarii?  Essi  forse  ne  son  convinti  meglio  che  noi,  e  se  la 
recano  in  mezzo,  ci6  fanno  per  gittare  polvere  agli  occhi  dando  ad 
intendere  che  il  sistema  propugnato  da  loro  non  dispoglia  di  ogni 
verita  V  animo  dell'  idiota,  perche  gli  lascia  la  certezza  islintiva  pro- 
veriiente  dalFuso  non  deH'autorita  generale,  ma  bensi  de'mezzi  pri- 
vati  di  conoscenza.  Ma  in  sostanza  poiche  questa  stessa  privata 
evidenza  e  latentemente  appoggiata  sopra  la  ragion  generale ,  ben- 
che  1'  idiota  lo  ignori ;  un  solo  viene  ad  essere  il  criterio  supremo 
della  certezza ,  cioe  I'  autorita  del  genere  umano ,  secorido  che  rav- 
visa  poscia  il  filosofo. 

i  Vedi  Tarticolo  precedente:  Civilta  Cattolica;  questo  volume,  pag.  500. 


DELLA  CERTEZZA  FILOSOFICA.  617 

Che  a  cio  riesca  (inalmente  la  pretcsa  distinzione,  ci  sembra  chia- 
ramente  raccogliersi  dalle  stesse  parole  con  che  i  suoi  inventori  la 
propongono.  Essi  ci  dicono  la  certezza  razionale  appoggiarsi  sopra 
quella  ragione  la  quale  essendo  la  prima  neH'ordine  progressive,  si 
scopre  esser  1' ultima  nell'analisi  regressiva  di  tutte  le  ragioni  in  vi- 
gor delle  quali  1'animo  nostro  aderisce  alia  verita  $  e  che  siflatta 
ragione  prima  nell'  un  processo  e  ultima  neir  altro,  non  e  se  non  la 
ragion  generalc  ossia  il  consentimento  e I'autorita  del  genere  umano. 

Svolgiamo  alquanto  questo  concetto  in  frasi  piu  esplicite  e  chiare. 
Esso  si  riducealle  seguenti  proposizioni.  L'animo  nostro  aderisce 
alia  verita  •,  ma  nell1  aderirvi  si  fonda  sopra  diverse  ragioni  ordina- 
te  tra  loro;  la  prima  delle  quali  sostiene  tutte  le  altre,  e  nell'analisi 
regressiva  del  loro  concatenamento  e  1'ultima  a  scoprirsi;  come  ap- 
purito  chi  tornasse  indietro  a  ricalcare  una  via  gia  da  lui  percorsa 
sbadatamente,  s'imbatterebbe  da  ultimo  in  quel  punto  da  cui  prese 
le  prime  mosse.  Or  questa  ragione,  primo  termine  nell'ordine  pro- 
gressive, e  ultimo  nel  regressive,  e  la  ragion  generale  ossia  Tauto- 
rita.  Sopra  di  essa  si  erge,  in  essa  s1  incentra  ogni  altro  criterio  o 
mezzo  di  certezza  particolare,  quali  sarebbero  il  senso  intimo,  i  sensi 
esterni ,  1'intuizioneintellettuale,  il  discorso  della  ragione.  Questi 
non  danno  certezza  se  non  in  quanto  son  sostenuti  da  quella  pri- 
ma pietra  fondamentale  e  avvalorati  dalla  sua  influenza.  II  rozzo  non 
sapendo,  per  mancanza  di  riflessione,  far  T  analisi  regressiva  fino  a 
scorgere  quel  primo  fondamento,  rista  a  mezza  strada  e  crede  pos- 
seder  la  certezza  in  virtu  di  quei  criterii  particolari  e  secondarii. 
AH'incontro  il  filosofo  sapendo  far  benissimo  quell'analisi,  scopre  di 
fatto  quel  primo  fondamento  ,  sopra  del  quale  ponta  tutto  1'edificio 
delle  sue  conoscenze. 

Ecco  in  breve  e  senza  ambagi  la  teorica  degli  avversarii.  Essa  per 
verita  cosi  esposta  schiva  le  incoerenze  obbiettate  di  sopra,  e  torna 
alia  schietta  dottrina  del  Lamennais.  Ma  tornando  a  questa  schietta 
dottrina  torna  necessariamente  a^li  assurdi  in  lei  contenuti.  Impe- 
rocche  qual  ripugnanza  maggiore  che  voler  fondati  sulla  ragion  ge- 
nerale e  sopra  la  testimonianza  del  genere  umano  i  giudizii  e  le 


618  DELLA  CERTEZZA 

percezioni  deH'uom  volg'are  che  nulla  sa  di  ci6  clie  si  pensi  codesla 
ration  generate;  non  bastando  certamente  a  costituirla  i  pochi  in- 
dividui  coi  quali  egli  conversa  nel  suo  villaggio  o  nella  sua  capan- 
na  ,  ma  richiedendosi  a  tanto  eft'etto  la  maggiorauza  almeno  degli 
uomini  quanti  ci  vissero  da  Adamo  infino  a  noi  ?  Se  dunque  que- 
sta  conoscenza  e  all'  idiota  impossible  ,  come  fara  egli  a  formarne 
il  fondamento  delle  sue  individual!  percezioni  e  de'  suoi  individuali 
giudizii  ? 

Piu  aneorche  egli  potesse  pervenire  a  quella  conoscenza  ,  non- 
dimeno  quante  verita  non  gli  converrebbe  prima  supporre!  II  vero 
si  distingue  dal  falso ;  la  certezza  dalT  incertezza ;  il  genere  uma- 
no  e  infallibile ,  la  privata  ragione  e  fallibile ;  per  non  errare  io  deb- 
ba  appoggiare  i  giudizii  di  quesla  sull' autorild  di  quello;  ecco  qua  un 
oggetto  intorno  a  cui  T  autoritd  del  genere  umano  si  avvera  ;  eccone 
un  altro  a  cui  la  medesima  autoritd  conlraddice  ,  e  somiglianti. 
Queste  e  molte  altre  verita,  cui,  per  non  troppo  allungarci ,  trala- 
sciamo  ,  son  come  altrettanti  presupposti  o  condizioni  necessarie 
acciocche  Tautorita  del  genere  umano  possa  usarsi  con  frutto  e  ap- 
plicarsi  a  un  oggetto  determinato.  Ora  in  forza  di  qual  criterio  se 
ne  avra  certezza  dall'individuo  private?  In  forza  della  stessa  auto- 
rita  del  genere  umano  ?  Cadremmo  allora  in  un  circolo  vizioso ,  e 
la  condizione  s'immedesimerebbe  col  condizionato ,  il  presupposto 
con  la  seguela. 

Finalmente  cotesta  ragion  generate ,  fondamento  primo  ,  implici- 
to  o  esplicito  che  sia,  d'ogni  certezza ,  dovrebbe  per  fermo  perce- 
pirsi  dall'individuo,  perche  potesse  giovarsene  all'uopo  di  discernere 
il  vero  dal  falso.  Or  con  qual  mezzo  la  percepirebbe  egli?  colla  sua 
privata  ragione  ?  Ma  la  ragione  privata  per  gli  awersarii  non  pu6 
nulla  da  se,  percbe  essendo  fallibile  pu6  errare  in  ogni  suo  atto  e 
interne  a  qualsivoglia  cosa.  Oltre  a  che,  in  qual  modo  1'autorita  della 
ragion  generate  pu6  concepirsi  come  fondamento  della  certezza  dei 
fatti  interni  dell'  animo,  palesi  alia  sola  c^scienza  dell'  individuo  ? 
Dovra  questa  almeno  stabilirsi  qual  secondo  criterio  di  verita  indi- 
pendente  dal  primo  e  in  esso  non  resolubile  per  guisa  alcuna?  Ma 


F1LOSOFICA  619 

come  allora  la  ragion  generale  sara  criterio  supremo  ed  unico  della 
certezza?  Ci  troviamo  davvero  ravvolti  in  una  matassa,  di  cui  non 
saprcmmo  trovare  il  bandolo. 

Ln  sol  valico  si  presenta  per  uscire  di  tal  viluppo  ede  se  si  dica: 
la  ragione  universale  non  essere  al  tutto  fuora  dell'individuo  ,  nori 
distinguersi  interamente  dalla  ragione  privata  di  ciascheduno,  ma 
in  essa  individuarsi  senza  cessare  per  altro  di  essere  cio  che  e ,  ne 
perdere  la  propria  universalila-,  i  suoi  oracoli  non  doversi  raccoglier 
per  udita,  ne  applicare  mediante  Tesercizio  di  altre  potenze,  essendo 
internamente  rivelati  airindividuoa  cui  essa  apparisce  e  manifestasi. 
ein  cui  in  certa  guisa  s'incarna  rivestendovi  una  forma  particolare; 
talmenteche  la  sua  voce  ,  i  suoi  dettami,  parzialmente  si  avverino 
in  ciascuno ,  ma  integralmente  si  trovino  in  tutti ,  cioe  nella  gran 
collezione,  che  e  come  un  sistema  bene  organato  di  trombe  a  cui 
essa  da  fiato.  Ma  clii  non  vede  che  in  tale  ipotesi  si  tornerebbe  ma- 
nifestamente  alia  ragione  impersonate  degh'  Eclettici  francesi  ,  o 
meglio  al  Panteismo  umanitario,  pel  quale  Dio  non  e  altro  che  il  ge- 
nere  umano,  in  quanto  si  perfeziona  e  si  svolge  mediante  1'  incivili- 
mento,  e  la  ragione  divina  non  si  diversifica  dalla  ragion  comune  di 
tutti  gli  uomini  presi  in  complesso,  e  di  cui  ogni  individuo  e  come 
una  particella  ?  Yeramente  chi  mira  diritto  in  questa  materia,  non 
pu6  a  meno  di  non  riconoscere  che  il  Lamennismo  non  e  con- 
gruente  a  se  stesso ,  anzi  neppure  intelligibile ,  se  non  si  risolve  in 
cosi  fatto  panteismo,  concependosi  la  ragion  generale  come  la  ra- 
gione di  Dio  che  informa  le  singole  menti  e  si  manifesta  pienamente 
nella  congerie  di  tutte.  E  sara  comportabile  che,  non  ostante  lo  zelo 
e  la  vigilanza  de'sacri  Pastori,  un  sistema  gravido  di  tanta  empieta 
e  di  tanto  disordine  si  continui  ad  insegnare  in  alcune  scuole  ec- 
clesiastiche  delia  Francia? 


620  DELLA  CERTEZZA 

VII. 

Aslrazion  fatta  dai  menlovali  assurdi  quel  sislema 
manometle  la  scienza. 

Se  non  che,  fingiamo  per  poco  che  contro  la  dottrina  impugnata 
non  militi  veruna  delle  ragioni  finora  proposte;  con  tutto  cio  potra 
essa  se  non  accettarsi  per  vera,  almanco  noverarsi  tra  le  ipotesi  fi- 
losofiche  degne  di  questo  nome? 

In  niuna  guisa.  E  per  fermo  come  volete  che  la  filosofia  accolga 
nel  proprio  campo  una  dottrina  la  quale  vi  recherebbe  il  soqquadro 
e  ne  annienterebbe  perfino  il  concetto  ?  La  filosofia  e  scienza;  e  la 
scienza  consta  di  cognizioni  certe  ed  evident! .  Ora  il  Lamennismo 
distrugge  ogni  interna  evidenza ,  perche  vuole  che  la  certezza  filo- 
sofica  si  appoggi  unicamente  all' autorita  del  genere  umano;  e  ognu- 
no  intende  che  F  autorita  e  principio  non  di  evidenza,  ma  di  fede. 
Ove  si  strana  opinione  prevalesse,  noi  dovremmo  ammettere  le  sin- 
gole  verita,  non  perche  appariscono  evidentemente  airintelligenza, 
ne  perche  si  deducono  a  filo  di  evidente  discorso,  ma  solo  perchfe  il 
consenso  del  genere  umano  ce  ne  fa  testimonio.  In  quella  guisa  ap- 
punto  che  in  religione  assentiamo  ai  dommi  soprannaturali  ,  non 
per  visione  diretta  della  mente,  ma  per  I1  autorita  infallibile  di  Dio 
rivelante.  In  religione  1'  autorita  di  Dio,  in  filosofia  1' autorita  del 
genere  umano  :  ecco  la  base,  il  motive,  la  causa  d'  ogni  nostra  cer- 
tezza nel  duplice  ordine.  Come  fede  nell'  uno ,  cosi  fede  nell'  altro. 
Ne  per  verita  da  tale  inferenza  rifuggono  gli  avversarii;  i  quali  anzi 
spiegatamente  ti  ripetono  in  cento  luoghi:  la  certezza  non  esser  al- 
tro che  una  fede  piena  in  un1  autorita  infallibile ,  ogni  certezza  ri- 
posar  sulla  fede. 

Ora  la  Fede  non  e  la  scienza.  La  scienza,  come  insegna  san  Tom- 
maso  e  con  lui  tutti  i  filosofi,  non  nasce  da  motivo  estrinseco  all'ob- 
bietto,  qual  e  1'altrui  testificazione ;  ma  nasce  da  motivo  intrinseco, 
cioe  dalla  visione  intellettiva  del  vero  che  si  manifesta  alia  mente : 


FILOSOFICA  621 

De  ratione  scienliae  est ,  quod  habeal  firmam  inhaesionem  cum  tt- 
sione  intcllecliva  *.  Allora  si  ha  certezza  scientifica  delle  conclusioni, 
quando  esse  si  risolvono  nei  loro  principii  -,  e  quindi  la  scienza  certa 
d'alcuna  cosa  precede  dal  lume  della  ragione  a  noi  per  divina  virtu 
internamente  comunicato,  mediante  il  quale  ci  parla  Dio  •,  non  pro- 
cede  dall'  uomo  che  esteriormente  ci  ammaestra :  Conclusiones  per 
cerliludinern  sciunlur ,  quando  resolvunlur  in  principia;  el  ideo  quod 
aliquid  per  cerliludinem  sciatur  esl  per  lumen  ralionis  divinitus  inte- 
rius  inditum,  quo  in  nobis  loquitur  Deus,  non  aulem  ab  homine  exle- 
rius  docenle  2.  S.  Tommaso  nega  che  la  scienza  si  fondi  sulVinsegna- 
mento  dell'  uomo ;  il  sistema  che  combattiamo  afferma  che  1'  inse- 
gnamento  dell'  uomo  sia  1'  unica  base  della  scienza.  L'  opposizione 
non  potrebbe  essere  piu  manifesta. 

Ma  poco  male  sarebbe  se  si  perdesse  la  sola  evidenza ;  il  peggio  e 
che  vassene  a  monte  ancor  la  certezza.  E  in  prima  cio  e  indubitato 
per  quel  che  spetta  alia  scienza  psicologica.  Imperocche  la  psicolo- 
gia,  tutta  quanta  ella  e,si  erge  suirinterna  osservazione,  cioe  soprai 
fatti  dell'animo  riferitici  dalla  coscienza.  Ora  codesti  fatti  non  si  per- 
cepiscono  se  non  dall'  individuo  che  li  prova  in  se  stesso,  ne  posson 
essere  fontalmente  accertati  dall'  altrui  rapportamento  :  quae  sunt 
hominis  ,  nemo  scit  nisi  spirilus  hominis  3.  Potra  benissimo  cercar- 
sene  come  una  ripruova  nella  coscienza  degli  altri  uomini  espressa 
nelle  lingue,  nei  costumi,  nelleistituzioni,einquant'altrosiriferisce 
alia  vita  estcrna  dei  popoli,  manifestazion  dell'  interna.  Ma  il  fondo 
primo,  il  sostrato  direm  cosi,  il  punto  luminoso  che  spande  interna 
luce  sull'  oggetto,  e  lo  fa  matcria  di  scienza,  uopo  e  rhe  sia  la  inte- 
riore  esperienzache  si  ha  degli  atti,  irraggiati  dalla  virtu  fecondatrice 
dei  razionali  principii.  Onde  quell  antico  precetto  per  la  scienza 
dcllo  spirito,  che  per  la  sua  importanza  venne  dagli  antichi  attribuito 
ad  un  Nume,  non  era  altro,  se  non  f'wOt  ceauTcv.  conosci  le  stesso. 
Ai  qual  prisco  precetto  pienamente  consuona  rammonimento  di  S. 
Agostino  intimandoci  di  non  dover  vagare  al  di  fuori  nella  intuizione 

11.2.  quacst.  67,  art.  3.  —  2  De  veritate  q.  H.  art.  1.  —  3  I.  Cor.  II,  H. 


BELLA  CERTEZZA. 

del  vero  ma  di  ripiegarci  sopra  del  nostro  spirito ,  noli  foras  ire ,  in 
teipsum  redi.  II  Lamennismo  al  contrario,  che  pur  vorrebbe  darsi  a 
credere  per  amico  del  la  dottrina  di  questo  gran  padre  della  Chiesa . 
ci  prescrive  tutto  1'opposto:  noli  in  teijmim  redire.  /bras  exh  lascia 
stare  il  vero  presente  alia  tua  facolta  conoscitiva,  cercailsolo  esterno 
consenso  degli  uomini. 

E  fosse  pure  questo  consenso  di  tal  natura  che  potesse  nel  sistema 
di  cui  trattiamo  sornministrare  alia  mente  nostra  un  valido  soslegno 
sopra  cui  fmalmente  assodarci.  II  vero  e  che  stando  ai  principii  degli 
avversarii ,  esso  altresi ,  chi  con  ragionevole  occhio  lo  guardi ,  ap- 
parisce  instabile  e  vacillante.  Imperocche  gli  avversarii  affermano. 
che  la  ragione  individuate  e  fallibile,  e  per6  vogliono  che  ricorriamo 
alia  ragion  generate  per  avere  un  criterio  infallibile  di  certezza.  Ma 
ci  dicano,  se  il  Ciel  li  salvi,  codesta  loro  ragion  generale  onde  emer- 
ge? Non  e  essa  il  risultamento  e  la  somma  delle  ragioni  individual? 
11  medesimo  Lamennais  definilla  per  la  unita  delle  percezioni,  e  per 
T  accordo  dei  giudizii  privati  1.  Ora  come  una  collezione  di  perce- 
zioni fallibili  e  di  giudizii  fallibili  pu6  diventare  infallibile?  La  falli- 
bilita  e  infallibility  sono  attributi  essenziali  delle  nature.  In  che  mo- 
do  adunque  si  potra  passare  dall'una  all'altra  per  solo  collegamento 
di  parti  che  non  muta  1'  essenza  delle  medesime  ?  Finche  la  ragion 
generale  si  compone  di  ragioni  individual!  create,  essa  continuera  ad 
essere  essenzialmente  fallibile ,  ne  diverra  infallibile  se  non  si  con- 
verte  nella  ragione  increata. 

Che  se  la  fallibilita  delle  ragioni  individual!  esclude  da  lor  la  cer- 
tezza ,  lo  stesso  dee  dirsi  della  ragion  generale ,  che  come  composta 
d'elementi  fallibili  assolutamente  parlando  resta  fallibile.  Ne  si  dica 
cio  non  vietare  che  in  essa  germogli  la  verita.  Imperocche  se  la  ra- 
gion generale  quantunque  fallibile  puo  partorire  il  vero,  il  medesi- 
mo dovra  affermarsi  altresi  della  ragione  individuale ;  non  potendo 
nella  somma  avverarsi  una  perfezione  di  cui  sieno  aflatto  destituite 
le  parti.  0  crederemo  che  una  collezione  di  ciechi  possa  dare  la 

i  V.  UN.  II.   di  questo  art. 


FILOSOFICA 

Tieta,  e  una  masnada  di  bhri  o  di  Josdii  possa  formare  un  occliio 
diritto  ed  aquilino?  Se  niuna  ragione  individuale  usala  dfbitamente 
porta  sero  la  verita,  come  volete  che  qucsta  verita  rauipolli  met- 
lendo  insieme  quelle  erronee  conoscenze? 

Qui  non  ha  luogo  la  fallacia  del  passaggio  dal  senso  diviso  al  sen- 
so composto,  di  cui  parlano  i  logic! .  Imperoccbe  qui  non  si  tratta  di 
mi  eifetlo  complesso  che  si  formi  per  aggiomerazione  e  concorso  di 
parti:  si  tratta  bensi  d'un  efletto  semplice,  indivisibile,  uno,  che  o  e, 
o  non  e,  quale  appunto  e  il  vero.  Ciascun  uomo  separatamente  non 
puo  sollevare  un  gran  peso-,  il  possono  nondimeno  molti  uniti  insie- 
me. Perche  ci6?  Perche  ciascuno  ha  una  forza  parziale  corrispon- 
dente  a  una  parte  del  peso  da  elevare.  Assommando  insieme  le  sin- 
gole  forze  ,  si  ha  una  causa  nroporzionata  all'  effetto.  Ma,nel  caso 
nostro  non  e  cosi.  II  vero  non  si  forma  per  collezione  di  opinioni 
ossia  di  giudizii  incerti ;  esso  e  un  giudizio  certx),  irremovibile,  con- 
forme  all'  obbietto.  Se  ciascuna  ragione  individuale  reca  del  suo  un 
giudizio  dubbioso ,  barcollante ,  infermo  -,  eome  vokte  che  dal  loro 
accozzamento  sorga  un  giudizio  dotato  di  proprieta  contrarie?  Se 
iiiente  e  nel  tutto  che  non  debba  trovarsi  in  qualche  modo  negli  ele- 
menti  ond'  esso  risulta ;  il  vero  non  puo  trovarsi  nella  ragion  gene- 
rale  ,  perche  non  si  trova  ne  tutto  ne  in  parte  nelle  ragioni  indivi- 
dual! :  non  potendo  Terrore  esser  frazione  della  verita  5  ne  la  verita 
fattura  dell'  errore.  Puo  aversi  bensi  una  congerie  di  giudizii  er- 
ronei ;  ma  la  congerie  di  giudizii  erronei ,  non  e  il  giudizio  vero. 
L' infallibilita  non  e  la  collezione  delle  fallibilita-,  siccome  1'esistenza 
necessaria  non  ela  collezione  delle  esistenze  contingenti;  altrimenti 
gli  atei  avrebbono  vinta  la  lite. 

Ne  varrebbe  ricorrere  alia  regola  che  suole  servarsi  allorche  si 
tratta  di  discernere  la  verita  dei  fatti  storici,  nei  quali  difficilmente 
si  crede  senza  esitanza  alia  relazione  d'un  sol  testimonio,  per  con- 
trario  si  presta  piena  credenza  alia  concorde  narrazione  di  molti. 
Conciossiache  eziandio  in  tal  caso  ,  non  c  il  semplice  numero  dei 
narratori  che  costituisce  la  veracita  del  criterio.  Ci6  e  si  conto,  che 
dove  potessimo  per  altra  via  accertarci  che  un  narratore  non  potea 


624  DELLA  CERTEZZA 

fallare  nel  percepire  V  obbietto  ,  ne  vuol  mentire  nel  rapportarlo  ; 
noi  gli  prestcremmo  intera  fede  ancorche  fosse  solo.  Per  T  opposto , 
noi  non  crederemmo  anche  a  piu  migliaia  di  testimonii,  dove  sapes- 
sirno  che  tutti  hanno  lo  stesso  interesse  a  mentire,  o  che  tutti  pote- 
rono  andar  soggetti  alia  medesima  illusione. 

Dunque  non  il  numero  per  se  slesso  ,  ma  altri  aggiunti  che  vi  si 
accompagnano  e  che  nella  moltitudine  si  manifestano  piu  chiara- 
mente  ,  fanno  la  forza  del  testimonio.  Codesti  aggiunti  sono  quelle 
circostanze  le  quali  dimostrano  che  i  narratori  del  fatto  non  pote- 
rono  illudersi  nel  percepirlo  ,  ne  possono  convenire  in  una  stessa 
bugia ,  siccome  discrepant!  fra  loro  per  diversita  di  circostanze  e 
opposizione  di  brame. 

Laonde  tanto  e  lungi  che  questo  esempio  possa  favorire  i  Lamen- 
nisti ,  che  anzi  ne  rovina  la  causa.  Mercecche  nell'uso  dell1  au  tori  ta 
nei  fatti  storici,  noi  presupponiamo  che  i  singoli  testimonii  abbiano 
dovuto  individualmente  percepire  la  verita  dell' accaduto  evogliano 
lealmente  narrarlo.  II  loro  consenso  poi,  stante  la  disparita  di  aflet- 
ti  e  di  qualita  relative  alle  persone  che  percepirono  e  narrano  il 
fatto  ,  ci  e  solo  un  segno  estrinseco  per  sicurarci  che  in  essi  non 
manca  ne  la  verita  della  percezione,  ne  la  sincerita  della  narrazione. 
Imperocche  quantunque  sia  vero  che  un  incidente  peculiare  possa 
impedire  in  questo  o  quell'individuo  la  retta  percezion  dell'oggetto 
e  qualche  utilita  particolare  possa  allettarlo  a  mentire  ;  ognun  vede 
che  ne  V  uno  ne  T  altro  puo  ragionevolmente  sospettarsi ,  quando 
molti,  evidentemente  non  soggetti  al  medesimo  pericolo  d  illudersi 
ne  potuti  essere  stimolati  dalla  medesima  utilita,  convengonoin  una 
Concorde  testimonianza. 

VIII. 

Si  rifiuta  T  argomento  preso  dalla  fallibilila 
della  ragione  individuate. 

Ebbene  ,  dira  qualcuno  degli  avversarii ,  questo  stesso  e  quello 
che  noi  pretendiamo  collo  stabilire  T  autorita  generale  qual  criterio 


FILOSOFICA  625 

della  certezza  filosofica.  Intendiamo  avere  un  segno  estrinseco  che 
indubitatamente  ci  assicuri  di  tale  o  tal  vero.  Spieghiamo  piu  chia- 
ramente  questa  loro  ritirata. 

La  ragione  individuale  e  fallibile  •,  ci6  non  potrebbe  negarsi  sen- 
/J4  attribuirle  le  prerogative  divine.  Or  quantunque  cotesta  fallibi-- 
lita  della  privata  ragione  non  involga  che  essa  erri  sempre  ed  in 
tutto  ,  nondimeno  e  da  concedere  che  in  molti  casi  V  errore  possa 
avvenire,  e  basterebbe  Tesperienza  a  farcene  persuasi.  Per  contrario 
1'errore  e  assai  difficile  a  cadere  in  una  gran  moltitudine,  e  non  pu6 
aftatto  avverarsi  nella  totalita  degli  uomini  presi  insieme  ;  non  es- 
sendo  possibile  che  un  medesimo  impedimento  (  da  cui  risultar  do- 
vrebbe  lo  stesso  errore )  abbia  luogo  in  persone  e  popoli  diversis- 
simi  di  luogo,  di  tempo ,  di  coltura  e  di  altre  qualita  che  ad  essi  si 
riferiscano.  Adunque  benche  la  verita  per  trovarsi  nella  collezione 
convien  che  si  trovi  negl'  individui  ;  tuttavia  il  consenso,  che  noi 
contempliamo,  ci  e  indizio  manifesto  che  essa  vi  si  trova  di  fatto  : 
laddove  la  ragione  individuale  potendo  ad  ora  ad  ora  fallire  ;  ci 
lascia  sempre  in  dubbio  ,  se  quella  volta  appunto  sia  il  caso  pecu- 
liare  in  cui  falla.  Ecco  in  che  senso  si  dice  che  1'  autorita  del  genere 
umano  sia  criterio  supremo  di  certezza :  si  afierma  cioe ,  esser  lei 
come  una  tessera  e  un  contrassegno  indubitato  dell'  esistenza  del 
vero. 

Questo  discorso  mescola  insieme  elementi  veri  ed  elementi  falsi, 
e  formatone  un  indistinto  bizzarre ,  ne  deduce  una  piu  bizzarra  il- 
lazione.  A  risolverne  il  groppo  ,  mettiamone  in  luce  le  parti  vere  , 
confutiamo  le  false  ,  fermiamo  nel  legittimo  aspetto  le  ambigue  ,  e 
svanira  da  se  stessa  V  erronea  inferenza. 

La  sola  ragione  divina  e  assolutamente  infallibile,  perche  essa  so- 
la e  infinita  ,  semplicissima  ,  sempre  in  atto.  Identificandosi  con  la 
intuizione  di  tutto  il  vero,  essa  non  puo  per  conseguenza  deviarne 
senza  deviare  dalla  sua  medesima  essenza.  Ogni  altra  ragione  creata 
e  essenzialmente  fallibile,  cioe  tale  che  assolutamente  parlando  puo 
scostarsi  dal  vero  ,  la  cui  intuizione  non  costituisce  la  sua  natura. 
Ci6  ha  luogo  non  solamente  per  la  ragione  individuale ,  ma  ancora 
Serie  II,  vol.  II.  40 


()!26  BELLA  CERTEZZA 

per  la  ragion  generate,  e  universalmente  per  ogni  intelligenza  crea- 
ta,  cioe  distinta  dalla  divina.  Ma  la  fallibilita  dice  potenza,  non  atto. 
Fallibile  adunque  e  quella  ragione  clie  puo  fallirc  aicuna  volt;: : 
non  e  necessario  die  essa  sempre  e  attualmente  fallisca.  Anzi  que- 
sta  medesima  possibilita  di  cadere  in  errore  puo  benissimo  esimerst 
dal  venire  all'atto  per  gratuito  beneficio  soprannaturale  ,  come  nei 
beat  i  5  o  per  assistenza  peculiare  di  Dio,  come  nella  Cbiesa  a  rispet- 
to  de'  dommi  e  della  morale.  In  ambedue  questi  casi  la  infallibilita 
non  dicesi  originaria  e  assoluta,  ma  partecipata  e  relativa. 

Se  la  ragione  individuale ,  considerata  nei  puri  termini  della  na- 
tura ,  errasse  sempre  e  in  tutto  ,  non  sarebbe  piu  dono  di  Dio  ,  ne 
immagine  della  verita  inereata:,  non  essendo  beneticio  ci6  che  sempre 
ci  danneggia ,  ne  immagine  quella  die  non  si  assomiglia  mai ,  nep- 
pure  in  parte,  al  prototipo.  Che  piu?  Cesserebbe  in  lei  perfino  Tidea 
di  ragione ,  non  potendosi  dir  ragione  quella  che  nulla  mai  perce- 
pisce,  e  non- percependo  mai  nulla  quella  che  non  ha  mai  percczio- 
ni  conformi  all1  obbietto.  E  senza  cio  che  cosa  e  finalmente  T  erro- 
re? Una  deviazione  dall'atto  naturale.  Non  puo  dunque  attribuirse- 
ne  la  possibilita  a  una  virtu  conoscitiva,  se  non  presupponcndo  che 
il  contrario  ,  cioe  il  vero ,  ad  essa  naturalmente  compete.  Dunque 
lo  stesso  concetto  di  fallibilita  involge  che  il  vero  sia  T  atto  proprio 
e  naturale  della  ragione  che  si  dice  fallibile,ne  senza  un  tal  presup- 
posto,  la  possibilita  stessa  dell'  errore  troverebbe  luogo.  Di  che  se- 
gue, essere  al  tutto  impossibile  che  la  ragione  individuale  non  pos- 
segga  mai  il  vero  ;  essendo  contraddittorio  che  una  natura  manchi 
dell'  atto  naturale ,  o  che  sia  atto  naturale  quello  che  non  nasce 
giammai. 

Si  dira :  la  ragione  individuale  possiede  il  vero  aicuna  volta ,  ma 
non  ha  mai  certezza  di  possederlo. 

Chi  ripigliasse  in  tal  modo,  mostrerebbe  di  non  intendere  cio  che 
dice.  E  vaglia  il  vero,  che  cosa  significa  la  certezza,  se  non  il  ripo- 
so  e  la  quiete  della  mente  nella  propria  cognizione?  Ora  e  egli  con- 
cepibile  che  la  mente  non  riposi  ne  quieti  neh"  atto  a  lei  naturale  r 
quando  1'  atto  naturale  non  e  altro  se  non  quello  che  termina  e  quindi 


FILOSOFICA  627 

appaga  la  tendenza  del  subbietto  operante  ?  Ogni  natura  riposu 
nel  possesso  del  proprio  bene  ;  ed  il  bene  dell'  intelletto ,  come  si  t'> 
detlo  ,  e  il  vero.  Durique  o  bisogna  negare  die  il  vero  sia  naturalc 
alia  mente ,  distruggendo  cosi  perfin  la  possibilita  dell'  errore ;  o 
ajnmesso  clie  le  sia  naturale,  e  forza  concedere  die  la  mente  possa  e 
debba  possedendolo  riposarvisi ,  cioe  averne  certezza. 

Sapientemeute  adunque  quel  sommo.  <jui  nil  molilur  inepte,  sta- 
bilisce  cbe  la  mente  di  ciascun  uomo  pel  lume  della  propria  ragione 
ha  certezza  dei  primi  principii :  per  lumen  naturale  inlellcctus  reddi- 
lur  cerlus  de  his  quae  lumine  illo  coynosdl,  ul  in  primis  principiis  *. 
Ed  altrove  aggiunge  esser  proprio  di  siflatti  principii  die  non  solo 
$ieno  veri ,  ma  altresi  cbe  dalla  mente  sieno  riconosciuti  per  tali : 
proitrium  esl  horum  prindpiorum  ut  non  solumvera  sint,  sed  etiam 
ut  vera  esse  videantur.  Per  la  qual  cosa  la  mente  nel  percepirli,  non 
pu6  in  guisa  alcuna  negare  ad  essi  T  assenso  ,  ne  trovar  ombra  di 
dubbio :  invenilur  aliquod  verum  in  quo  nulla  fahitatis  apparentia 
admisceri  potest,  ut  patet  in  dignitalibus;  unde  intellectus  non  po- 
tesl  subierfugere  quin  illis  assenliatur  2.  Cio  de'  primi  principii. 

Quanto  poi  alia  certezza  delle  illazioni  il  S.  Dottore  la  deriva  dal- 
la certezza  dei  primi  principii  alia  quale  la  mente  umana  pu6  sem- 
pre  che  vuole  per  analisi  risalire  :  certitudo  sdentiae  tola  oritur  ex 
certitudine  prindpiorum.  Tune  enim  condusiones  per  certiludinem 
sduniur,  quando  resolnintur  in  prindpla  3.  L' intelletto  e  impossi- 
bilitato  a  dubitare  della  verita  de'  primi  principii  in  cui  vede  imme- 
diatamente  il  predicate  essere  di  ragion  del  subbietto.  Per  conse- 
guenza  e  impossibilitato  a  dubitare  della  verita  delle  illazioni,  quan- 
do evidentemente  le  risolve  nei  principii  da  cui  sono  dedotte. 

E  veramente  1'  intelletto  umano ,  non  e  solo  una  virtu  intuitiva , 
ma  altresi  una  virtu  deduttiva.  Questa  sua  seconda  funzione  sorge 
necessariamente  dalla  prima  ,  in  quanto  1'  animo  umano  intuendo 
1'  obbietto,  ne  ravvisa  le  relazioni  e  i  rispetti  che  lo  rivestono.  Cosi 

1  Contra  Gentes  lib.  Ill,  cap.  154.  —  2  2.  Dist.  25,  art.  2. 
3  Quaest.  De  verit.  q.  II,  art.  1. 


628  BELLA   CERTEZZA 

egli  si  forma  i  principii ,  e  dai  principii  muove  a  svolgere  passo 
passo  le  illazioni  die  in  quelli  sono  racchiuse.  Germinate  in  lui  le 
idee  in  forza  della  spontanea  sua  attivita  e  della  presenza  dell1  ob- 
bietto  riferitogli  dai  sensi,  1'intuito  deirimmediato  rapporto  che  cor- 
re  tra  esse  idee  gli  porge  i  primi  principii  della  conoscenza.  Ma  i 
principii  stessi  son  paragonabili  tra  di  loro  manifestando  riuove  re- 
lazioni,  di  che  nuovi  veri  ci  si  appalesano  neU'ordine  astratto.  Que- 
sti  astratti  pronunziati  posson  poscia  applicarsi  agli  oggetti  dell'espe- 
rienza  ecosi  rivelarci  una  lunga  serie  di  verita  nell'ordine  concreto 
che  prima  nella  loro  universalita  essi  racchiudevano  virtualmente. 
In  tal  modo  T  animo  umano  fa  passaggio  da  un  giudizio  ad  un  altro 
concatenato  col  primo  e  dipendente  da  quello.  Ci6  facendo  egli  di- 
cesi  ragionare.  Nel  quale  atto  ci  ha  come  un  riverberamento  e  una 
diffusione  di  luce  che  raggiata  dai  primi  principii ,  folgoranti  per 
loro  stessi,  si  stende  di  grado  in  grado  ad  illustrare  le  inferenze  fin 
dove  esse  si  prolungano  e  s'  intreccian  tra  loro ,  come  anelli  d'  una 
stessa  catena  innodati  T  uno  nelF  altro.  La  mente  umana  non  puo  a 
meno  dinon  averne  evidenza  e  certezza,  purche  segua  col  suo  sguar- 
do  intuitivo  il  filo  della  loro  connessione  ;  ne  ad  assicurarsi  di  averlo 
seguito  ha  uopo  di  altro  se  non  di  riandarlo  novellamente ,  scio- 
gliendo  le  illazioni  nelle  premesse  onde  furono  derivate,  il  che  si  fa 
colla  logica. 

In  tal  guisa  precede  la  scienza  neiruomo.  Acconciamente  il  Dot- 
tor  S.  Tommaso:  «  II  cammino  (he  tiene  la  ragione  per  giugnere 
«  allo  scoprimento  d1  un  vero  prima  ignorato  si  e  di  muovere  da 
«  principii  generali  noti  per  loro  stessi  facendone  1'  applicazione  a 
«  punti  determined  e  proceder  cosi  a  conclusioni  piu  particolari  e 
«  da  queste  ad  altre  con  loro  connesse:. Processes  ralionis  provenien- 
«  Us  ad  cognilionern  iynoti  in  inveniendo  est  ul  principia  communia 
«  per  se  nota  applied  ad  determinatas  malerias ,  et  inde  procedat  in 
«  aliquas  particulares  condusiones  et  ex  his  in  alias  i .  »  • 


1  DC  maaistro  art.  1. 


FILOSOFIC1  629 

IX. 

Vera  utilitd  del  consenso  comune  di  nalura. 

Dunque  il  consenso  comune  dovra  reputarsi  afiatto  inutile  per  la 
conoscenza  dell'  uomo  ?  No,  rispondiamo.  Altro  e  essere  inutile, 
altro  e  non  essere  criterio  unico  e  supremo  del  vero.  Questa  secon- 
da  parte  si  esclude;  ma  dalla  esclusione  di  essa  non  puo  di  diritto  in- 
ferirsi  1'inclusione  della  prima. 

II  consenso  comune  e  un  effetto  del  senso  comune  di  natura.  Dico 
esser  esso  un  risultamento  della  ragione  che  spontaneamente  si  svol- 
ge  negli  uomini  senza  il  presidio  dell'arte,  dando  loro  1'evidenzadGi 
primi  principii  e  di  quelle  illazioni  le  quali  per  derivarsi  non  abbi- 
sognano  delle  sottili  indagini  e  della  meditazione  del  iilosofo.  Or 
1'effetto  di  per  se  vale  ad  inferire  la  causa.  E  quantunque  sia  inutile 
ricorrere  ad  esso  allorche  la  causa  apparisce  e  si  palesa  da  se  mede*- 
sima;  nondirneno  un  tal  ricorso  e  utilissimo  anzi  necessario  allorche 
manca  siffatta  manifestazione.  Non  vi  parrebbe  stranezza  se  i  Beafci 
i  quali  veggono  Dio  nel  Cielo  svelatamente  andassero  mendicando 
la  dimostrazione  deU'esistenza  di  Lui  dall' ordine  che  regna  nell'uni- 
verso  ?  Potranno  essi  comprender  bensi  che  quell'  ordine  e  nato 
fatto  per  far  gustare  di  Dio  a  chi  lo  rimira  $  ma  tal  considerazione 
nulla  aggiunge  intrinsecamente  allacertezza  chehanno  di  quel  son> 
mo  obbietto.  Nondimeno  chi  neghera  esser  1'  ordine  mondiale  per 
noi  un  mezzo  validissimo  a  salire  col  raziocinio  ed  accertarci  del- 
1'esistenza  del  sapientissimo  artefice  che  Tide6  e  produsse? 

Applicando  questa  considerazione  al  caso  nostro,  certamente  e 
opera  vana  ricorrere  all1  autorita  generale  per  confermare  quei  veri 
che  immediatamente  appalesandosi  alia  mente  d'ognuno  con  insupe>- 
rabile  forza  netirano  a  se  Tassenso.Tali  sono  le  percezioni  de'sensi  e 
della  coscienza,  i  primi  principii  e  le  inferenze  immediate  della  ra- 
gione. In  siflatte  conoscenze  non  pu6  incorrere  errore  di  sorta  nel- 
Tuomo,  tanto  sol  che  egli  vi  applichi  debitamente  le  sue  potenze. 


630  DELLA  CERTEZZA 

Sicul  sensus  sensibtiium  propriorum  semper  est  verus,  ita  el  intelle- 
ctus  in  cognoscendo  quod  quid  est .  . .  .  Similiter  nee  in  primis  prin- 
cipiisullo  modo  decipi  potest.  Cosi  il  Dottor  S.  Tommaso;  il  quale 
passando  poscia  a  dire  del  raziocinio  afferma  die  esso  pu6  talora  es- 
ser  falso,  ma  tosto  soggiunse  :  numquam  tamen  si  recte  fiat  resolutio 
in  prima  principia  * . 

Per  queste  cose  adunque  di  cui  ogni  individuo  e  certo  per  natu- 
rale  evidenza ,  e  intorno  alle  quali  rion  puo  sorger  dubbio  se  non 
nell1  animo  di  un  mentecatto,  non  ha  luogo  il  rieorso  al  consenso 
universale.  E  che  direste  voi  in  efletto  se  io  venissi  con  gran  sussie- 
go  a  persuadervi  che  il  sole  e  lucido  o  che  una  borsa  vuota  non  pud 
riempirsi  di  danari  senza  che  aicun  ve  li  ponga,  recandovene  per 
ragione  che  questo  e  il  sen  tire  di  tutti  gli  uomini  ?  Non  vi  ridere- 
ste  di  me  dicendo  tra  voi  non  esserci  uopo  di  si  gran  testimonio, 
quando  a  conoscere  la  prima  cosa  basta  aprir  gli  occhi,  e  a  convin- 
cersi  della  seconda  basta  riflettere  che  non  pu6  darsi  un  effetto  sen- 
za cagione  ? 

Potrebbesi,  nol  neghiamo,  ancor  nel  giro  di  tali  verita  far  rieor- 
so al  consenso  comune  per  ridurre  al  silenzio  un  qualche  scettico,  il 
quale  protervamente  ripugnasse  alia  voce  della  propria  natura.  Ri- 
fiutando  egli  in  tal  caso  d'aderire  al  vero  che  si  presenta  da  se  stes- 
so  alia  mente  d'  ogni  uomo,  non  avremmo  allro  mezzo  per  confon- 
derlo  e  scompigliarlo  che  o  mostrare  com' egli  con  quel  riliuto  ca- 
de in  contraddizione  con  se  medesimo,  o  rinfacciargli  lo  spogharsi 
che  egli  fa  della  sua  razionale  natura  separandosi  e  dissentendo  da 
tutta  1'  umana  spezie.  Cosi  chi  negasse  Tesistenza  de'corpi  o  il  loro 
movimento  o  altra  verita  primitiva,  verrebbe  giustamente  confutato 
col  rieorso  al  comun  sen  tire  degli  uomini. 

Ma  questo,  come  ognun  vede,  e  un  parti  to  che  prendesi  in  un. 
caso  particolare  per  guarire  una  specie  d'infermi  (giacehe  lo  scetti- 
cismo  e  un'  infermita  della  mente);  non  pero  puo  tramutarsi  in  re- 
gola  generate  eziaridio  per  quelli  che  hanno  gl'  intelletti  sani. 

1  Quaest.de  writ.  Art.  XII. 


F1LOSOFICA  (J.T1 

E  qui  ci  piace  di  avvortire  un  nuovo  punto  di  somiglianza  tra  il 
Lamennismo  e  il  Cartesianismo.  Qual  fu  lo  sbaglio  capitale  incorso 
da  Cartesio  col  suo  dubbio  metodico  ?  Fu,  come  notammo,  1'  aver 
voluto  trasfonnare  I'argomentazionesolita  farsi  per  ribattere  gli  scet- 
tici  in  mctodo  generale  del  processo  fiiosotieo.  Si  e  detto  e  ripetuto 
da'  suoi  dijensori  cbe  egli  in  tal  fatto  aveva  imitate  sant'  Agostino: 
il  quale  prima  di  lui  insegno  a  cavar  la  certezza  dal  dubbio.  Molti 
sono  i  luoghi  clie  potrebbero  rieordarsi  5  ma  bastera  sceglierne  due 
solamente.  II  primo  sia  la  dove  egli  dice:  omnis  qui  se  dubi tan  tent  in- 
U'lliyil  rmim  inlelliyit,  ct  de  hac  re  quam  intelligit  certus  est  .  .  .  . 
Omnis  iyilur  qui  nlrum  sit  rerilasdubital,  inse  ipso  habet  rerum  un- 
dc  non  dubitel  1.  II  secondo  sia  1'altro  piu  esplicito  della  Cilia  di  Die 
nel  quale  cosi  ragiona:  Si  fallor  sum-,  nam  qui  non  est  utique  nee 
fdlli  potesl;  ac  per  hoc  sum  si  fallor.  Quia  ergo  sum  si  fallor,  qiio- 
inndn  me  esse  fallor,  quando  cerium  est  me  esse  si  fallor  2  ? 

Ecco  manifestamente  S.  Agostino  precursor  di  Cartesio.  Egli  al- 
tresi  inferisce  la  certezza  dal  dubbio  e  la  esistenza  del  subbietto  clie 
teme  d1  ingannarsi  dallo  stesso  timor  d'  ingannarsi. 

Ottimamente^  si,  e  vero;  Cartesio  imita  S.  Agostino.  Ma  lo  scap- 
puccio  suo  non  e  questo  d'imitare  S.  Agostino,  lo  scappuccio  suo 
e  che  imitandolo  lo  imita  a  sproposito.  Contro  chi  argomentava  S. 
Agostino  in  quel  suo  ragionamento  ?  Contra  gli  scettici  e  gli  acca- 
demici.  Per  cbi  propone  Cartesio  lo  stesso  modo  di  argomentazio- 
ne?  Per  tutti  coloro  cbe,  non  essendo  ne  accademici  ne  scettici,  a- 
mano  di  filosofare  sinceramente.  Ecco  1'  errore.  Non  e  nella  qua- 
lita  delle  armi,  ma  nell'  uso  di  esse  e  nel  non  distinguere  1'avversa- 
rio.  II  simigliante  incontro  al  celebre  eroe  della  Mancia.  II  pove- 
retto  a  dir  vero  non  erro  neR'armeggiare,  ma  nello  scambiare  i  mo- 
lini  a  vento  coi  guerrieri  a  cavallo.  0  se  vi  piace  un'  altra  similitu- 
dine,  Cartesio  vi  sta  in  sembianza  di  un  uomo,  il  quale  avendo  ve- 
duta  una  pillola  preparata  da  un  sapiente  medico  per  curare  1'idro- 
pisia  esempigrazia ,  crede  bonamente  di  poterla  dare  per  panacea 

\  De  vera  Relig.  n.  73.  —  2  Lib.  2.  C.  26. 


632  DELLA  CERTEZZA 

di  tutti  i  mail ,  anzi  per  cibo  da  alimentarne  ogni  sorta  di  persone 
anclie  sane;  o  che  avendo  udito  il  governo  che  si  tiene  coi  pazzi  in 
un  manicomio ,  si  risolve  di  adoperarlo  come  regola  d'  educazione 
universale.  Ma  come  questo  sarebbe  un  ottimo  mezzo  per  far  di- 
ventar  matti  quei  cbe  non  sono  5  cosi  quel  metodo  atto  solo  a  far 
rinsavire  o  alraen  tacere  gli  scettici  e  riuscito  a  produrre  lo  scetti- 
cismo  in  quei  che  n'  erano  esenti. 

Non  altrimenti  iLamennisti.  Osservando  essi  che  a  convincere  un 
idealista  o  uno  scettico,  si  reca  talvolta  in  mezzo  1' autorita  del  ge- 
nere  umano,  pensano  che  siflatta  autorita  sia  il  mezzo  termine  da 
prendersi  per  dimostrare  la  verita  a  chicchessia.  Lo  sbaglio  e  lo  stes- 
so:  convertire  il  metodo  relativo  in  assoluto;  la  maniera  di  curare 
gli  scettici  in  criterio  universale  di  scienza.  Ma  lasciamo  questa  di- 
gressione  e  torniamo  all'  assunto. 

Per  le  verita  immediate,  dicemmo,  e  per  le  prossime  illazioni  non 
ha  alcun  uso  diretto  il  consenso  e  la  ragion  generate  a  favore  di  chi 
ha  sana  la  mente,  bastandogli  a  ci6  1'  evidenza  del  proprio  intendi- 
mento.  Se  vi  si  aggiunge  il  consenso,  esso  accrescera  la  certezza 
solo  estensivamente ,  in  quanto  sara  una  conferma  di  quello  che  gia 
teneasi  per  certo;  ma  non  1'  accrescera  intensivamente  in  quanto 
cioe  renda  la  certezza  piu  stabile  in  se  medesima;  essendoci  egual- 
raente  impossibile  il  dubitare  che  ii  fuoco  brucia,  e  che  due  via  tre 
fanno  sei ,  tanto  se  sappiamo  che  cosi  ancora  la  pensa  il  rimanente 
degli  uomini ,  quanto  se  ,  astraendo  da  tal  consenso ,  ci  fidiamo  del 
natural  lume  impressoci  nell'  animo  da  Dio. 

Senonche  non  tutti  i  veri  sono  primi  principii  o  immediate  illa- 
zioni. Ce  ne  ha  di  molti  che  esigono  un  discorso  piu  lungo  ed  astruso 
e  che  potremmo  dire  illazioni  mediate ,  in  quanto  scendono  da  un 
primo  principio,  ma  per  via  di  varii  scalini  intermezzi.  Rispetto  a 
questi  veri  1' autorita  del  genere  umano  pu6  essere  di  un  uso  grandis- 
simo,  in  quanto  essa  e  uno  dei  piu  poderosi  argomenti  indiretti  per 
dimostrarli  agevolmente.  Conciossiache  e  troppo  evidente  che  quel 
pensiere,  nel  quale  tutti  si  accordano ,  senza  che  pronti  in  contrario 
alcun  sospetto  o  motive  da  spiegare  la  comune  illusione,  deve  aversi 


FILOSOFICA  033 

in  conto  di  voce  di  natura ;  non  potendo  esso  procedere  da  errore  o 
pregiudizio ,  o  viziosa  affezione  ,  o  insegnamento  privato ,  o  da  altra 
cagione  qualunque  variabile  col  variare  de'tempi,  de'luoghi,  delle 
persone.  Cioche  invecchia  co'secoli,si  sparge  ediffondecolle  genera  - 
zioni,  si  corrobora  e  conferma  col  crescere  deirumana  coltura,  ha 
sorgente  ben  diversa  da  quella  che  e  propria  delle  trasmutabili  opi- 
nioni  ed  efimere.  Laonde  accertata  che  sia  intorno  a  cosiffatte  verita 
Tesistenza  dello  accordo  universale,  si  ha  in  pronto  una  prova  irre- 
fragabile  per  persuaderle  a  chi  ne  chiede  dimdstrazione,enon  vuole 
o  non  sa  procedere  per  altre  ragioni  dirette,  o  usando  queste  ne  bra- 
ma  ulteriore  confermazione.  Cosi  nel  ragionar  molti  veri,  massima- 
mente  morali  e  metafisici,  quali  sarebbero  a  cagion  d'esempio  1'  im- 
mortalitadeH'anima,  la  Provvidenza  Divina,  la  retribuzione  futura 
e  somiglianti,  sogliamo  fra  le  altre  prove  grandemente  giovarci  del 
consenso  universal  delle  genti ,  come  d'  un  testimonio  irrecusabile 
di  natura. 

Conchiudiamo :  il  consenso  o  1'  autorita  generate  non  puo  essere 
il  solo  e  universal  criterio  di  certezza:  I  perche  in  tal  caso  annulle- 
rebbe  la  stabilita  d'  ogni  cognizione  non  sol  nell1  uomo  volgare  ma 
eziandio  nel  filosofo  $  II  perche  menerebbe  al  panteismoj  III  perche 
codesta  pretensione  e  destituita  d'ogni  ragionevole  fondamento.Tut- 
tavolta  esso  e  da  annoverarsi  nel  numero  de'criterii  ed  e  proficuo 
in  filosofia  per  convalidare  molte  verita  le  quali  han  mestieri  di  di- 
mostrazione  per  essere  accettate  dalla  mente  umana.  Cos!  ancora 
serve  assaissimo  a  smentire  Foltracotanza  e  la  protervia  di  colora  i 
quali  vantassero  un'evidenza  difforme  e  contraria  al  giudizio  comu- 
ne  di  tutti.  Chiaro  e  che  in  tal  caso  la  pertinacia  dei  cosi  fatti  non 
sarebbe  che  illusione,  non  potendo  esser  frutto  della  ragionevol  na- 
tura nell'individuo  ci6  che  vien  contraddetto  dalla  voce  assai  piu  au- 
torevole  di  tutta  la  specie.  E  qui  vuolsi  osservare  una  certa  recipro- 
cazione  di  nesso  scambievole  tra  il  consenso comune  e  1'evidenza  in- 
dividuale,  massimamente  ne'primi  principii;  in  quanto  a  vicenda  si 
includono  e  corrispondono.  Imperocche  siccome  non  e  giudizio  co- 
mune di  natura  quello  che  ripugnasse  ad  alcun  principio  immediato 


634  BELLA  CEKTEZZA  FILOSOFICA. 

della  ragione ,  cosi  non  e  principio  iramediato  della  ragione  quello 
clie  contrastasse  a  qualche  giudizio  veramente  comune  della  natura. 

Ma  dunque  come  farebbesi  a  risolvere  la  quistione,  se  cosi  fatta 
pugna  talora  si  manifestasse?  Ed  io  per  contrario  dimando :  come 
farebbesi  se  alcuna  volta  si  manifestasse  una  lotta  tra  gli  stessi  prin- 
cipii  della  ragione,  o  in  altri  termini  se  fosser  vere  le  antinomie  di 
Kant?  Ognun  vede  clie  I1  ipotesi  nell'  un  caso  e  nell'  altro  e  impos- 
sibile,  anzi  e  in  se  stessa  contraddittoria ;  e  dall  ipolesi  contraddit- 
toria  non  e  meraviglia  se  segua  Tuna  el'altra  parte  della  contraddi- 
zione.  Ma  non  essendo  possibile  ad  avverarsi  1'ipotesi,  non  e  a  cu- 
rarsi  per  guisa  alcuna  del  timore  della  conseguehza.  Potra  avvenire 
soltanto  cbe  quella  pugna  sia  apparente;  ma  allora  bastera  la  piu  te-' 
nue  attenzione  dell'  animo  per  dileguarla,  chiarendosi  subitamente 
la  falsita  d1  uno  del  termini  clie  si  opponevano.  Imperocche  la  na- 
tura non  pu6  mai  contraddire  a  se  stessa,  e  da  lei  procedono  tanto 
i  principii  della  ragione,  quanto  i  giudizii  che  sieno  veramente  co- 
muni. 

In  somma  come  sarebbe  pazzia  rinunciare  ad  ogni  evidenza  in- 
dividuale  non  ammettendo  che  il  solo  consenso  comune,  cosi  e  da 
reputare  stolida  presunzione  chiudersi  talmente  nel  private  recinto 
della  propria  evidenza;  che  si  ricusi  e  disprezzi  ogni  autorita  del 
consenso  comune.  La  natura  ci  fece  intelligent!  e  ci  fece  al  tempo 
stesso  sociali.  Ci  mise  nell'  impossibility  di  dissentire  o  sospicare  del 
vero  che  si  appalesa  da  se  stesso  alia  mente ;  ma  c'  infuse  del  pari 
nell'  animo  la  tendenza  a  credere  e  affidarci  all'  altrui  testimonio.  Si 
accetti  dunque  1'  ordine  naturale ;  non  si  crei  a  capriccio  un  si- 
stema  fattizio.  Si  apprezzi  T  autorita  universale  ;  ma  non  per  que- 
sto  si  spogli  1'individuo  della  sua  naturale  evidenza. 


L'  ORFANELLA1 


IX. 

La  trama. 

Difatto  non  fu  prima  Micuzzo  fuori  la  camera  del  Biondo  che  il 
suo  mal  talento  cominci6gli  a  ghiribizzare  nel  cervello  diffidenze, 
busbaccherie ,  e  vendette  a  ciocche.  Tacito  adunque  e  imbacuccato 
s'avvio  verso  la  capanna  per  quivi  sostareun  tratto  dasease,epren- 
dere  un  partito ,  e  risolversi  a  qualcosa ,  conscio  a  se  medesimo  che 
in  tutta  sua  vita  non  erasi  a  gran  pezza  trovato  mai  ad  un  guado 
si  pericoloso.  Passo,  o  per  dir  meglio,  scivo!6  fra  le  donne  cheto 
cheto  come  suole  il  gatto  mentre  sta  per  gittarsi  furtivamente  sopra 
lo  scioprato  topolino  •,  e  quando  la  Caterina  vedendolo  gli  dimando 
percbe  avesse  lasciato  I1  ospite  cosi  presto,  egli  die  un  salto  quasi  fos- 
sero  stati  scoverti  o  almeno  indovinati  i  suoi  pensieri.  Ma  ei  si  fu 
tosto  risentito  di  quello  sbigottimento  ,  e  con  infinta  compostezza 
rispose  cbe  per  allora  non  faceva  piu  alcun  bisogno  di  lui :  torne- 
rebbe  ad  affacciarsi  piu  tardi.  Per  tal  modo  si  ricolse  alia  capanna 

i  Vedi  questo  vol.  pag.  K26. 


636  L  ORFANELLA. 

piu  agitato  e  impensierito  che  nou  era  quando  ne  usci  colla  piccola 
sua  vicina. 

II  Biondo  rimasto  solo  ebbe  agio  di  por  mente  alia  nuova  condizio- 
ne  in  cui  si  trovava.  Se  non  avesse  quelle  gambe  peste  e  assannate 
e  dirotta  la  persona ,  si  riderebbe  di  quel  pericoloso  viluppo  di  cir- 
costanze  sopraggiuntegli.  Ma  il  nodo  era  appunto  li:  senz'armi,  sen- 
za  cavallo ,  alia  discrezione  d'  un  uomo  di  fede  incerla ,  in  casa  di 
timide  donnicciuole.  Nondimeno  fidava  molto  sopra  la  paura  messa 
in  corpo  a  Micuzzo,  e  tanto  sol  ch'  essa  bastasse  a  provvedergli  un 
ronzino  ei  sarebbe  fuora  di  quel  luogo  che  gia  cominciava  a  sapergli 
piu  di  carcere,  che  di  rifugio;  e  poi  il  giunga  ed  il  chiappi  chi  sapra. 
Le  buone  donne  non  mancarono  dalla  parte  loro  di  porgergli  quei 
conforti  che  sepper  migliori.  La  vecchia  dell'  Agnese  ammanni  un 
suo  prediletto  impiastro  di  meo  e  pilosella  pesti  e  mescolati  con  mol- 
sa  di  pane ,  e  chiara  d'  uova  battuta  •,  e  lavato  ch'  ebbe  le  f erite  con 
acqua  tepidetta  si  ve  lo  applied  sopra  con  qualche  alleviamento  alle 
loro  trafitture.  Ma  il  Biondo,  al  quale  tardava  di  girsene  all'  aperto, 
tanto  insiste  presso  la  Caterina  che  questa  gli  promise  manderebbe 
a  di  piu  alto  pel  medico.  Allora  pote  il  Biondo  finalmente  adagiarsi 
un  pocolino ,  e  prender  sonno ,  del  quale  avea  sopra  ogni  altra 
necessita  vivo  e  sentito  il  bisogno.  La  Caterina  presosi  per  mano  il 
suo  figlietto  usci  per  la  vigna,a  scorgere  che  guasti  vi  avesse  fatto  il 
temporale  ;  e  la  nonna  colla  nipotina  se  ne  restarono  ad  avviare  le 
faccende  di  casa. 

Non  pass6  gran  tempo  e  sopravvenne  Micuzzo  si  scontraffatto  in 
viso  die  la  fancellina  avvezza  pure  a  quel  brutto  ceffo  n'ebbe  a  spi- 
ritare.  II suo  guardo  era  diventato  fosco,  rossigno.  pauroso;  ogni  suo 
movimento  era  un  balzo  ed  una  scossa,  e  andava  qua  e  cola  a  sgheni- 
bo  ed  a  zonzo.  Entrato  che  fu  nella  stanza  terrena  dimando  som- 
naessamente  alia  bimba  che  si  facesse  il  Biondo.  Ella  non  intese  cio 
che  volea  dire  ;  e  chiesegli  ingenuamente  di  chi  parlasse  —  Che 
t'importa,  ripigli6  corrucciato:  dimmi  che  fa?  —  Ma  chi  ?  aggiun- 
se  la  fanciulla.  Allora  quello  stordito  s'  accorse  del  fallo ,  ed  acconr- 
cio  1'  interrogazione  un  po'piu  alia  portata  della  bambina.  Avutone 


L'  ORFANELLA.  637 

in  risposta,  che  il  compare  se  la  dormiva  tranquillamente-,  rise  d'una 
gioia  si  feroce  e  (Tun  gbignaccio  talmente  brusco,  che  la  innocente 
giovincella  torsegli  dal  viso  gli  occhietti,  e  invoc6  fra  i  denti  i  nomi 
santissimi  di  Gesu  e  di  Maria  ch'  erano  di  continue  in  bocca  a  lei , 
perche  sempre  udivali  dalla  madre. 

Micuzzo  senz'altro  mezzo  voltosi  allAgnese,  Tafferro  perun  brac- 
cio,  e  trassela  con  forza  fuori  dellaportaairundei  cantiper  sottrar- 
re  il  discorso,  cbe  volea  fade,  agli  oreccbi  della  nipotina.  Non  seppe 
questa  restarsi  dal  seguitargli,  siccome  quella  che  gia  da  un  pezzo 
avea  conceputo  neU'animo  certi  suoi  sospetti  sul  fatto  di  Micuzzo  : 
ma  fulle  ricisamente  imposto  dal  maligno  vicino  che  rimanesse  in 
casa  a  sue  bazzecole.  Va  e  imbriglia  ,  se  e  possibile  ,  la  curiosita 
d'  una  fanciulla  accorta  quanto  altra  donna  di  tempo,  e  tutta  pepe, 
ed  allora  sul  punto  di  scovare  che  imbroglio  vi  fosse  in  quel  fare 
del  villano.  Fermossi  ella  dunque  li  sull'entrata,  e  per  meglio  na- 
scondersi  e  prendere  il  bello  di  guardare  ed  udire  ogni  cosa  soc- 
chiuse  un  micolin  di  spazio  I'  uscio,  tanto  che  se  ne  coprisse  la 
persona,  e  bilicatasi  sulla  punta  dei  piedi  mise  T  occhio  per  la  fes- 
sura  tra  lo  stipite  della  soglia  ed  il  regolo  della  porta.  Per  rispetto 
della  buona  fanciulla  avrei  voluto  tacere  questa  sua  malizietta ,  la 
quale  a  guardarla  per  lo  sottile  non  e  tutto  oro  fino ,  e  senza  mon- 
diglia.  Ma  che  volete?  Jo  debbo  narrare  la  storia;  non  formarla  a 
mio  modo.  M'  increscan  pure  quanto  si  vogliano  •,  di  molte  belle  e 
brutte  cose  dovro  dire,  che  torran  qualche  po'  di  grazia  a  piu  d'  un 
ritratto.  Mentre  adunque  cosi  la  fanciulla  orecchiava  a  quello  spira- 
glio,  Micuzzo  prese  a  parlare  in  questa  guisa  alia  vecchia  sua  vicina 
ed  arnica. 

—  Ti  sovviene  egli  ancora  di  quanto  io  t'  ho  confidato  del  fatto 
mio? 

—  Canchero  !  Non  sono  mica  rimbambolita  io ,  che  tu  mi  venga 
innanzi  con  questi  dubbii.  Ma  alia  fe,  alia  fe,  qui  cova  la  mucina! 

—  Altro  che  covata  di  gatto:  tu  hai  la  tigre  in  casa,  povera  di 
te  !  Non  ti  rammenta  piu  di  quel  Biondo,  asciutto  e  smingherlino, 
capelli  d'oro,  occhio  di  saetta,  del  quale  t'ho  le  tante  volte  contato 


638  L'  ORFANELLA 

le  ferita,  le  vendette,  i  pericoli  ?  Rispondimi:  te  ne  ricordi  piu  al- 
ia malora? 

—  Ahime  trista  !  Oh  perduta  me  !  Ora  intendo.  Oh  che  notte ! 
Oh  che  notte!  E  tu  poi,  Micuzzo,  stuzzicarlo,  irritarlo!  Buon  buo- 
no  che  addatami  di  qualche  cosa  non  gli  ho  fatto  io  sgarho  veruno. 

—  Fatt'  in  la  colle  tue  disperazioni !  Non  vedi  a  che  termine  e 
condotto  ?  Oh  !  per  me  ti  dico  io  che  la  hella  paura  1'  ha  egli  in 
corpo  per  se  .  .  . 

—  Abbiasi  o  non  abbiasi  egli  paura ,  che  me  ne  cale  ?  Quello 
che  io  so  bene  si  e  che  il  male  va  sempre  a  piombare  sopra  i  po- 
verellie  idisfortunati.  Oh!  che  io  tremo  tutta  come  a  verga,  Micuz- 
zo !   Deh  come  toglierci  d'  impaccio  ?  Oh  maledetta  la  voglia  di 
guadagno  !  fi  rovinato  tutto  !  tutto  ! 

—  Anzi  e  tutto  aggiustato  se  tu  non  mi  riesci  vecchia  dappo- 
co  e  permalosa.  Orsii,  odi  il  discorso  ch1  ei  m'ha  tenuto!  Masur 
ti  dico  ,  coraggio :  che  mi  vuoi  cascar  nelle  braccia  ? 

—  Non  e  nulla,  no.  Ma  tu  scoccola  ogni  cosa  alia  mal'  ora.  Par- 
mi  che  ti  sollazzi  a  vedermi  affogata  in  gran  tempesta. 

—  Odi  mi  adunque  ,  e  vedrai  che  non  e  tempesta ,  ma  acqua  di 
Maggio.  Li  di  sopra  egli  m'  ha  voluto  con  certe  sue  pantraccole  e 
novelle  appannar  la  mente ,  che  io  cosi  scioperon  scioperone  me  le 
son  bevute  ad  occhi  in  cielo :  e  me  gli  son  giurato  colle  mani  e  coi 
piedi  ,  e  gli  ho  promesso  mari  e  monti.    Ma  che!  Rugumando  tra 
me  e  me  ogni  cosa,  io  mi  sono  avvisato  che  le  erano  tutte  favole,  e- 
zacchere  ,  e  pappolate  da  non  ispendersi  per  un  fico.  La  somma  & 
questa:  perche  il  cervello  non  1'ha  solo  esso  nella  sua  zucca.  Se  egli 
e  capitato  qui  solo,  senz'  armi,  senza  seguito  vuol  dire  chiaro  che  k 
stato  snidiato  ,  battuto ,  fugato.  Non  e  mica,  sai,  un  volpone  si  ba- 
lordo  che  voglia  venire  di  sue  gambe  a  dar  nella  trappola ;  se  c'  e , 
giuravi  che  ce  1'hanno  spinto  i  cani.  Or  che  v'e  dentro  non  bisogna 
cavarnelo ! 

—  Bei  conti :  ma  senza  Toste.  E  come  faremo  noi .  .  . 

—  Oh  lasciane  a  me  il  pensiero.  La  cosa  e  ora  fra  volpe  e  volpe : 
e  poi  non  e  la  prima  neve  questa  dove  abbia  io.  .  . 


L    ORFANELLA. 


—  Sta  :  che  quanto  a  questo  ti  ho  per  un  volpaccione  ,  e  di  quei 
maschi  e  vecchi.  Ma  la  mia  paura  e  che  le  galline  non  avessimo  ad 
>esser  noi,  le  sconfitte. 

—  r  Lascia  fare  a  me  ,   e  non  dubitare.  Vedi  la  cosa  e  sbrigata  , 
breve,  agevole  piu  che  non  pensi.  Un  colpo  di  grazia  mentre  egli  se 
la  cova  nel  letto,  e  buon  di,  e  buon  anno. 

—  Misericordia!  Che  di'  tu  mai  !  In  casa  mia,  nel  letto  di  mia  fi- 
glia,  cosi  mala  to!  Oh  non  e  possihile  :  no  mai  mai  in  casa  mia:  non 
e  possibile  ! 

Qui  la  paura,  1'ansieta,  1'orrore  della  proposta  la  sopraffecero  di 
maniera  che  fa  per  isvenire,  e  Micuzzo  dove  rompere  il  discorso 
per  sostenerla  col  braccio  ,  e  farla  appoggiare  al  muro  della  casa. 
Tuttavolta  non  voile  darle  tregua  dalle  sue  cariche  ,  e 

—  Non  sai,  riprese  ,  non  sai  che  taglia  ti  farebbe  perdere  la  tua 
ritrosia.  La  testa  del  Biondo  e  messa  a  prezzo  altissimo.  .  .  . 

—  Perdo  la  taglia,  e  guadagno  me,  i  figli,  la  casa.  Credi  tu,  Mi- 
cuzzo, che  i  compagni  del  Biondo  se  ne  resterebbero  colle  mani  alia 
cintola  dopo  si  nero  tradimento  ! 

—  I  compagni  !  E  dagli  tu  pure  con  questi  compagni  !  Chi  sa  in 
quale  segreta  si  staran  divorando  il  fistolo  che  gli  spolpi.  Se  al  Bion- 
do restasse  un  sol  compagno  ,  a  quest'  ora  glielo  vedresti  allato, 
Agnese  mia.  Credilo,  che  ben  so  quel  che  holla  a  colui  nella  pentola. 

—  Sia  che  i  compagni  di  comitiva  no;  certo  i  colleghi  di  mestiere 
mi  sarebbero  addosso.  Micuzzo,  arrecami  un  consiglio  piu  destro  : 
io  son  vecchia  e  il  mondo  io  1'ho  conosciuto,  io. 

—  Via  via  non  ti  corrucciare  :  e  sia  per  non  detto.  La  mia  scap- 
patoia  I'  ho  da  me.  Sai  che  a  rivelare  un  capobandito  se  ne  gua- 
dagna  1'  impunita  delle  malandrinerie  commesse  e  una  buona  man- 
ciatella  di  denaro.  Io  ho  bisogno  dell'  una  e  dell'  altra  :  ti  volea  far 
parte,  ma  tu  non  ami  scomodarti  di  nulla.  Bene  :  me  ne  andro 
tosto  al  Capo-  Urbano  e  dirogli  dov'  e  alloggiato  il  Biondo,  e  presso 
<chi.  Per  me  e  tutt'  uno  :  i  guai  sono  di  chi  li  vuole. 

—  E  cosi  mi  pagheresti  della  fedelta  che  t'  ho  mantenuta  finora, 
Micuzzo,  a  mio  gran  rischio  ?  Staro  a  vederla  ! 


640  L'  ORFANELLA 

—  Gracida  ora,  come  li  piace,  vecchia  stregona:  non  ho  piu  biso- 
gno  del  tuo  silenzio.  Oibo !  davvero  non  ne  ho  piu  hisogno  per  nulla. 
Or  miro  a  sollecitarmi  il  fatto  mio.  Ola :  rispondimi,  vecchia  mala- 
detta,  —  e  qui  trasportato  dall'impeto  della  sua  rahbia  levo  la  voce 
per  modo  che  le  sue  parole  giunsero  spiccatamente  a  certe  orecchie 
appuntate  sino  allora  invano  a  fine  di  spillar  quei  segreti;  —  rispon- 
dimi, vecchia  maladetta:  io  non  ho  tempo  da  perdere.  0  ucciderlo 
qui  in  tua  casa  insieme,  o  andro  a  manifestarlo  alia  corte.  Una  delle 
due,  e  presto. 

La  paura  che  ebbe  la  fanciulla  all'udire  quelle  parole  fu  tale  e  tan- 
ta  che  senza  attendere  oltra ,  gitto  subito  con  molto  impeto  1'  uscio 
semiaperto  sulla  porta,  il  chiuse,  il  rinforzo,  1'  asserraglio  con  gran 
romore  ;  e  quasi  cio  fosse  poco  vi  si  appunto  dietro  colle  deboli 
braccia  per  sostenerlo  di  forza  contra  ogni  urto  improvviso.  Intanto 
comincio  coll'  avemaria  invocare  la  protezione  della  Vergine  SS.  da 
lei  amata  con  tenerezza  iiliale.  Quel  rumore  ruppe  il  colloquio  in 
bocca  ai  due  ,  e  Micuzzo  arrecandolo  a  cautela  del  Biondo  si  crede 
scoverto  e  voile  correre  sul  fatto  a  denunziarlo  alia  Giustizia:  Agnese 

o 

resto  balorda,  indecisa,  arrabbiata;  e  nondimeno  tenne  dietro  a  Mi- 
cuzzo sol  perche  avea  bisogno  de  costui  consigli  ad  uscire  di  tanta 
confusione.  Per  buona  sorte  riusci  colle  sue  pertinaci  istanze  ad 
indurlo  di  soprassedere  alquanto,  e  volgersi  piuttosto  in  compagnia 
alia  capanna  affine  di  non  precipitare  con  una  risoluzione  repentina 
il  buon  successo  di  si  grave  faccenda.  II  vantaggio  voltossi  allora 
tutto  alia  vecchia :  perche  Micuzzo  beccaridosi  il  cervello  sopra 
quella  subitanea  chiusura  della  porta  si  fece  novamente  intronar  la 
testa  da  suspicion!  e  paure.  Gia  parevagli  d'  avere  alle  spalle  la  ma- 
snada  del  Biondo:  gia  il  ghermivano  pel  collo:  gia  uno  stile  il  passava 
fuor  fuori.  La  men  trista  provvisione  per  lui  fu  di  nascondersi  tutto 
quel  di  naturale :  attenderebbe  1'uscita  delle  cose  sino  a  notte  buia, 
ed  allora  di  conserto  coll'  Agnese  s'  attenderebbe  a  qualche  partito 
decisive.  Innanzi  di  vederne  fallire  ogni  divisamento ,  e  di  saperne  il 
perche  ;  dobbiamo  intrattenerci  delle  altre  persone  da  noi  trovate 
in  quella  vigna. 


L'  ORFANELIA  641 

La  Cateriria  tornava  dalla  visita  i'attavi  ne  molto  rammaricata  ne 
molto  allegra:  perche  i  grappoli  die  gia  granavano  erano  stati  dalle 
acque  e  da'  venti  sguanciti  ed  acciaccati  ma  seriza  im  grave  e  nota- 
bile  danno.  Seguivala  il  piccolo  suo  contadinello  recandosi  in  capo 
con  qualche  fatica  un  cestolino  di  fichi  settembrini  colla  camicia 
squarciata  qua  e  cola,  col  collo  torto,  ed  avrebbero  avuto  la  lacri- 
muccia  o  la  perla  se  la  gran  pioggia  non  avesse  loro  scossa  tutta 
notte  ben  bene  la  bucciolina,  e  fattili  sfiorire  alquanto.  Con-  altra 
madre  quel  bambolino  sarebbe  venuto  piu  lieto ,  perclie  una  parte 
di  quei  iicbi  avrebbelisi  ingollato  innanzi  di  buona  voglia.  Ma  colla 
Caterina  la  cosa  era  un  po1  diversa.  In  camminando  per  la  vignetta 
erale  venuto  in  mente  che  nella  confusione  dell'ospitali  accoglienze 
non  aveva  a'due  figli  fatte  recitare  le  preci  consuete  del  mattino;  e 
pero  non  permise  che  il  fanciullo  toccasse  alcun  frutto  dicendogli , 
che  il  cibo  preso  innanzi  della  preghiera  gli  si  sarebbe  convertito  in 
veleno.  Con  tale  imagine  sensibile  voile  fare  intendere  giusta  sua  eta 
al  caro  figlioletto  Timportanza  a  un  tempo  e  I'efficacia  del  volgersi 
a  Dio  per  la  prima  cosa  chi  levasi  del  sonno.  Cos!  giunsero  innanzi 
all'uscio  di  casa,  e  trovandolo  forte  abbarrato  ne  stupi  la  buona  Ca- 
terina, e  chiamo  tosto  due  volte  a  nome  la  figlia.  Questa  risposecon 
un  lietissimo  —  Oh  !  finalmente  ci  venite-,  e  dimando  se  altri  fosse 
con  lei ,  ne  prima  apri  che  non  ebbe  avuto  esser  la  madre  cola  so- 
la col  fratellino ,  e  le  recavano  da  colezione.  Ma  la  figlietta  che 
tutta  era  scolorita  in  viso,  affaticata  ,  ansante,  scompigliata  trasse 
in  disparte  la  madre  attonita  e  stupita  5  e  poi  che  le  diede  in  mano 
la  chiave  della  bigattiera  da  lei  serrata  per  piu  sicurezza  dell'ospite 
le  narr6  come  seppe  meglio  cio  che  avea  visto  sin  da  principio  tra 
Micuzzo  e  I'ospite,  ci6  che  avea  udito  teste,  ed  infme  cio  che  avea 
fatto  ella  stessa-,  aggiugnendovi  con  una  candidezza  tutta  fanciul- 
lesca:  Ho  detto,  Mamma,  di  molte  avemarie  alia  Madonna  SS.  per- 
che rion  facesse  svegliare  quel  Signore  di  sopra,  che  io  ne  avrei  avuto 
una  bella  paura:  e  la  Madonna  m'ha  fatla  la  grazia.  Ei  russa  tutta- 
via  come  un  orso  ,  e  s'  ode  fin  dal  pianerottolo  delle  scale.  La  ma- 
dre a  rassicurarla  le  diede  un  bacio  in  sulla  fronte ,  e  rivolta  al  suo 
Serie  //,  vol.  II.  41 


04:2  L'  ORFANELIA 

maschietto:  Vedi,  disse,  la  sorella  ohe  e  piu  grandeha  dettole  sue 
divozioni:  via  su  inginocchiati  tu  pure,  segnati  colla  croce-,  e  compo- 
ste  le  mani  cortese  saluta  e  prega  la  Vergine  SS.,  chela  sorella  t'ac- 
compagnera  —  Intanto  che  i  ligliuoli  pregavano,  ed  essa  ricogliersi 
nella  mente,  e  ordinare  le  piu  minute  circostanze  del  discorso  della 
fanciulla.  Le  riscontrava  tra  loro,  le  raffrontava  colle  altre  a  se  note; 
pensavaalFAgnese  assente  senza  un  perche  ne  sapevasi  dove,  e  poi  a 
quell'ora:  stillavasi  in  somma  il  cervello,  e  andava  seco  facendo  mil- 
le  castelli  in  aria.  Ben  lungi  dal  sapersi  disporre  ordinatatnente  in 
«apo  un  disegno  netto,  contornato,  spartito,  intero,  rilevato;  riusci 
nulla  ostante  a  formarsi  a  grosse  e  leggerissime  botte  uno  schizzo 
che  pel  caso  era  al  di  la  del  bisogno.  Finito  ch'  ebbero  i  due  fan- 
ciulli  di  far  le  loro  preghiere  la  Caterina  tolse  una  giumella  di  frutte 
e  fatto  far  seno  del  grembialuccio  alia  figlia  ve  le  pose  dentro:  ed  — 
Orsu,  le  disse,  figliuola,  te  le  mangerai  per  via.  Bisogna  che  tu 
corra  dalla  comare  Annarella ;  ti  ricordi  bene  dove  ha  la  botte-- 
ga  lei  ?  Li  allo  svolto  della  piazza  innanzi  alia  parrocchia.  Ci  sei 
stata  tante  volte  tu.  Bene:  falle  questa  imbasciata;  e  ritienla  bene  a 
mente.  Comare,  la  mamma  vi  saluta,  e  cerca  che  le  mandiate  pre- 
sto presto  il  medico  a  casa  perche  I1  e  occorsa  una  gran  disgrazia. 
Ve':  non  una  parola  di  piu,  ne  una  di  meno  —  Sentiamo  come 
le  dirai 

—  Mamma!  perche  non  mi  mandate  al  parroco:  sapete  che  esso 
mi  vuol  bene,  e  verrebbe  presto  presto  •,  che  questi  corre  subito  a 
casa  i  poverelli. 

—  Per  ora,  figlia  mia,non  c  e  bisogno  di  lui,  ma  del  medico.  Sen- 
tiamo seti  sei  dimenticata  la  commessione  da  fare  ad  Annarella. 

La  fanciulla  ripete  ogni  cosa  a  puntino:  e  rassettata  che  s'ebbe  un 
poco  le  vesti ,  e  messosi  in  capo  un  tovagliuolo  s'  avvi6  sola  soletta 
e  tuttavia  ilare  e  di  buon  passo  a  fare  Y  iinbasciata  alia  comare.  La 
raadre  in  suiraccomiatarla  la  benedisse  col  bello  augurio,  ch'e  sem- 
pre  in  bocca  alle  donne  piu  pie  della  Calabria:  Va,  figlia,  che  1'  An- 
gelo  Raffaello  t'accompagni  ! 


L'  ORFANELLA  643 

X. 

Una  trista  nuova. 

Intanto  che  la  pietosa  puttina  s'incamminava  per  al  vicino  pae- 
setto,  nella  capanna  di  Micuzzo  giugneva  una  visita  inaspettata. 
Bruno,  quel  vecchio  paslore,  riscontrato  da  noi  giu  nella  Piana 
quando  comincio  a  romire  la  procella  ;  tutto  mota  ed  acqua  net 
panrii,  e  in  fronte  scurita  e  mestizia  entr6  difilato  cola  entro  quan- 
do die  ancora  vi  dimoravano  a'  lor  trattati  1'Agnese  e  Micuzzo. 
I'na  visita  a  quell'ora,  con  tanta  smania  nel  cervello  e  si  pungente 
spina  nel  cuore,  pensate  voi  se  la  riusci  davvero  fastidiosa  ad  amen- 
due  i  soprappresi,  ma  sovra  tutto  a  Micuzzo.  Molto  meno  di  que- 
sto  sarebbe  stato  soverchio  a  fargli  rnontare  la  bile  al  naso  ;  onde- 
che  adesso  con  voce  aspra  e  con  ghigno  sgarbatissimo  rivoltosi  alia 
vecchia  vicina 

—  Ecco,  le  disse,  il  corbaccio  del  cattivo  augurio.  Che  diavolo 
gli  avra  fatto  dar  delle  corna  alia  mia  capanna  proprio  a  quest' ora. 
Avete  il  frugnolo  che  v'  insatanassa,  voi  altri  pastori,  e  non  trovate 
pace  voi,  ne  la  lasciate  godere  agli  altri.  Su,  brutta  vespa  ,  poche 
parole,  che  il  petto  mi  fuma. 

Le  gote  scolorate  del  vecchio  si  ravvivarono  ed  accesero  d'  im- 
provviso  a  quella  ruvidaevillanaaccoglienza,  e  gli  occhi  dardeggia- 
rono  sguardi  acutissimi  e  vivaci.  Quindi  con  voce  ferma  e  maschia 
rimbrottandolo 

—  Vent'anni  di  meno,  e  non  mi  avresti  accolto  con  questa  sicu- 
mera^  gli  disse.  Ma  ora  tocca  a  me  d'aver  pazienza,  e  a  te  d'aspet- 
tare  chi  te  ne  ripaghi.  lo  per  me  non  ti  fo  assai  buon  progno- 
stico:  e  verissimo  ....  Ma  stolto  di  me!  Perdermi  in  queste  baie  ! 
Piuttosto  ditemi  dov'e  Caterina? 

—  Su  per  la  vigna,  rispose  1'Agnese:  se  cercatedilei,  un  piccolo 
giretto  e  la  troverete. 


L    ORFANELLA 

—  Anzi  no,  ripiglio  il  vecchio  sospirando  o  piuttosto  singhioz- 
zando:  e  stata  singolar  provvidenza  di  Dio  che  io  vi  abbia  trovati 
qui  insieme  senza  di  lei.  Oh  Dio  !  E  quale  annunzio  debbo  darvi  ! 

Qui  Micuzzo  ed  Agnese  si  levarono  in  piedi  stupefatti ,  solleciti , 
timorosi ;  ed  entrambi  a  un  tempo  afferrarono  le  braccia  di  Bruno: 
scongiurandolo  1'una  per  Dio,  Taltro  pel  diavolo  che  parlasse. 

—  Non  lo  dite  a  lei,  per  carita,  non  glielo  dite  voi,  rispose  Bru- 
no interrompendo  il  discorso  coi  frequenti  aneliti  e  singhiozzi.  Fa- 
teglielo  dire  dal  parroco  piuttosto.  E  voi,  Agnese,  voi  siete  vecchia, 
e  n'avete  ben  provati  dei  dispiaceri,  e  dovete  aver  prudenza,  e  tor- 
vi  ogni  cosa  dalla  mano  di  Dio.  Ma  sopra  tutto  pensate  che  la  mi- 
sera  ha  figliuoli 

—  Ma  parla,  per  tutto  1'  inferno :  vomita  :  ci  strozzi  con  questi 
avvisi  ;  1'  interruppe  Micuzzo,  e  la  vecchia  dal  suo  canto. 

—  Ma  che  fu?  Bruno  parla  per  carita,  che  n'e  di  Donate?  Non 
mi  fare  stranire  di  varitaggio. 

Qui  il  vecchio  fu  messo  a  sedere  sovra  una  panchetta  di  legno, 
perche  vedeasi  troppo  stanco  e  troppo  affannoso.  II  piu  breve  che 
seppe  narro  egli  lo  scontro  avuto  la  notte  al  pascolo ,  la  ferita  toc- 
catane  al  piu  bravo,  al  piu  accorto,  al  piu  onesto  dei  suoi  garzoni , 
al  buon  Donato,  al  marito  di  Caterina,  al  genero  di  Agnese.  E  non 
disse  piu  oltra  perche  1'animo  non  gli  basto  a  svelare  1'estremo  caso 
di  quell'  infelice.  Quali  fossero  gli  affetti  destisi  in  cuore  ai  due  udi- 
tori,  quali  i  loro  movimenti,  quali  le  interrogazioni  non  eagevole  il 
djpignerlo  a  parole.  La  infelice  Agnese  trabocc6  senza  ritegno  nelle 
furie  piu  frenetiche.  Guaire  ,  ululare ,  stridere  ,  e  batter  le  palme , 
svellersi  i  capelli ,  graffiarsi  il  viso  ,  squarciar  coi  denti  i  panni 
e  mille  cotali  smanie  forsennate  che  facea  tristezza  a  vederla.  E 
se  non  che  Bruno  e  Micuzzo  ia  costrinsero  di  forza  a  restarsene 
cola ,  ella  gia  correa  di  presente  ad  immergere  in  seno  alia  figlia  il 
coltello  di  quell' annunzio.  II  dolore  disfogo  adunque  in  rimproveri, 
in  maledizioni,  in  minacce :  e  fu  ben  naturale  che  in  quel  caso  rom- 
pesse  in  grandi  dismisure  di  parole  e  di  atti  ella  che  di  religione  avea 
poco,  d'alfetto  moltissimo,  e  specialmente  bolliva  sempre  e  gorifiava 


L'  ORFANELLA  645 

e  fremeva  come  una  tigre  ad  ogni  piu  lieve  cagione.  Per  lo  contrario 
Tanimo  di  Micuzzo  a  quella  storia  parve  che  in  vece  di  commuoversi 
fossene  rallegrato.  Sulle  prime  del  racconto  stavasene  egli  cosi  fiso 
co'  pie  fermi,  colle  mani  raggroppate  dietro  la  schiena,  e  gli  occhi  e 
la  bocca  dirizzate  alle  labbra  di  Bruno.  Quando  udi  della  ferita  in- 
dovino  la  fine  del  fatto,  e  sospett6  non  fosse  per  avventura  il  Biondo 
quel  si  leste  cavaliere  ed  uccisore  ardito,  e  il  volto  gli  si  rasserend, 
facendo  il  piu  barbaro  contrapposto  alle  disperazioni  della  vecchia. 
Per  avverare  la  sua  conghiettura  comincio,  mentre  pure  dove  uscir 
dell'  incanlato  per  rattenere  colle  nerborute  braccia  i  delirii  dell'  A- 
gnese,  comincio  fare  al  Bruno  cento  minutissime  dimande  del  luogo, 
dell'  ora ,  del  modo  di  quello  scontro :  e  che  indizii  sapesse  dargli 
dell'  assalitore  ,  e  che  via  battesse  nel  fuggirsi ,  e  di  che  grossezza 
e  di  che  pelo  fosse  il  bracco  rimasto  ucciso,  e  cento  altre  cotali  inter- 
rogazioni,  che  Bruno  ebbe  a  trasecolare  in  cuor  suo  e  rattristarsene 
grandemente.  Laonde  non  potendo  star  piu  sulle  stafle — E  vi  par 
egli  questo  un  caso,  o  Micuzzo,  da  rallegrarvene,  come  date  chiara- 
mente  a  vedere  con  questo 

—  Al  diavolo  voi  e  le  vostre  riflessioni,  ripigli6  il  villano:  e  voltosi 
alia  donna  la  quale  cominciava  a  dar  giu  di  quel  rigoglio  di  furie : 
Ebbene  ,  le  disse  ,  vecchia  impazzata ,  hai  tu  compreso  il  resto 
del  racconto  di  questo  Bruno? 

—  Che  altro  mi  tocca  sentire !  non  basta ,  non  basta ,  capestri , 
scellerati  che  siete 

—  Una  piccola  circostanza  ci  rimane:  ed  e  che  il  tuo  genero  ti  e 
stato  ucciso  da  quel  Biondo  che  tu  volevi  salvare  ,  sciocca  e  pazza 
che  sei  tu!  Che!  mi  guardi  ora  e  ammutisci.  Su  difendilo  ancora: 
avvocami  1'uccisore  del  tuo  genero,  la  rovina  della  tua  famiglia:  al- 
legami  1'ospitalita,  la  riputazione,  lo  scandalo.  Ben  ti  stanno  questi 
colpi.  Piagni  ora ,  urla ,  impreca ,  bestemmia  :  son  pugni  al  cielo  e 
nulla  piu.  x 

Siccome  avviene  nelle  commozioni  piu  forti  deiranimo,  che  tut- 
to  1'  impeto  delle  prime  impressioni  risolvesi  presto  in  una  certa 
stanchezza  ed  ottusita,  quando  pur  la  ragione  rimanga  ferma  e  non 


(lift  L'  ORFANELLA 

dia  volta  il  cervello  ;  cosi  la  misera  Agnese  avea  con  troppa  piu 
violenza  che  non  potesse  sostenere  a  lungo  in  quella  eta,  straboc- 
chevolmente  svaporato  fin  dal  principio.  Quelle  rampogne  acerbe  e 
quel  crudo  sentirsi  dire  sul  viso  deila  morte  del  genero  senza  che 
Bruno  vi  contraddicesse,  non  che  altro  n'esaurirono  colla  loro  enor- 
mita  tutto  il  vivo  dell'  animo:  e  la  misera  allibi  e  rimase  come  cosa 
sciocca  e  balorda.  Brulicavanle  in  capo  e  scorrevanle  cento  fanta- 
sie  e  pensieri  oscuri  di  disperazione  ,  di  rammarico ,  di  paura ,  di 
vendetta,  di  sospicione,  di  compatimerito  senza  che  essa  si  arrestas- 
se  propriamente  in  alcuno.  In  fine  il  dolore  la  vinse,  e  la  stanchez- 
za  del  corpo  v'ebbe  la  sua  parte  nelle  lacrime  abbondanti  in  che  usci 
gettandosi  con  ambedue  le  braccia  al  collo  del  vecchio  Bruno  per 
sostenere  cosi  la  persona  che  sentivasi  mancare  sotto  al  peso  di  si 
cruda  passione.  Ed  il  vecchio  pastore  porgevasi  al  pio  ufficio  con 
amore  sincerissimo  ,  e  ne  confortava  la  pieta  mescolando  il  pianto 
suo  alle  lagrime  della  dolorosa  e  grama  suocera.  Micuzzo  ne  senti 
dispetto  ,  e  quando  vide  non  piu  richiesti  ne  occorrenti  i  suoi  aiuti 
si  pose  a  correre  1'  aiuola  della  sua  capanna  con  passi  concitati 
ed  incerti ,  e  colle  braccia  ripiegate  strettamente  innanzi  al  pet- 
to. AHora  gli  ricorse  al  pensiero  il  discorso  tenuto  teste  col  Bion- 
do,  le  circostanze  sapute  del  Bruno  ,  i  suoi  raziocinii  e  i  sospettL 
Tutte  queste  ricordanze  gl'  intrigarono  ancora  la  mente,  gli  turba- 
rono  la  fantasia:  torno  ad  invilupparsi,  a  temere,  a  pensare  a' suoi 
fatti,  al  modo  d'uscirne. 

In  tan  to  ch'  egli  cosi  dentro  il  cuor  suo  divorava  se  stesso  colle 
angustie  di  quei  pensieri,  eccoti  che  si  vede  arrivare  in  fronte  im- 
provvisamente  la  Caterina.  Aveva  essa  indugiato  un  bel  tempo  in 
casa  ad  aspettare  che  la  madre  vi  ritornasse  per  saper  da  lei ,  quel 
molto  piu  che  era  certa  dovervi  essere  di  celato  alia  bimba  in  quel- 
la trama :  ma  aspetta  il  primo  quarto  5  e  poi  Taltra  mezz'ora,  e  poi 
T  altra:  non  comparisce  anima  viva.  Allora  risolve  di  uscire  a  cer- 
carne ,  e  data  al  figlioletto  la  chiave  delF  anditino  dei  bachi  1'  am- 
moni:  che  se  il  compare  chiamasse  alcuno  ,  o  facesse  strepito  cor- 
resse  subito  ad  aprirgli  la  porta  ,  e  gli  facesse  1'  irnbasciata  di  non 


L'  ORFAJSELLA  (j/i7 

muoversi  di  la  finche  ella,  la  mamma  ,  non  tornasse.  Quindi  v'  ag- 
giunse  : 

—  Io  vengo  subito  ,  (igliuol  mio.  Tu  chiudi  la  porta  calando  il 
saliscendo  nel  monaco  ,  e  puntellandola  colla  stanga  cosi ,  come  io 
io.  E  veli !  Guai  alle  Uie  spalle  se  apri  a  veruno,  salvo  die  a  me,.od 
alia  tua  sorella.  Yedi  quello  scudiscio  li  :  te  ne  toccheranno  delle 
bezzirate  davvero,  se  non  fai  appuntino. 

Alia  miiiaccia  del  futuro  gasligo  vi  aggiunse  Tallettativa  presente 
del  regalo  die  gli  fece  d'  alquanti  fichi  e  d'  un  buon  tozzo  di  pan 
bruno  e  campereccio.  Com'ebbe  atteso  di  fuori  die  il  fanciullo  chiu- 
desse ,  ed  ella  tento  sc  la  porta  fosse  stata  cbiusa  davvero  ,  e  rassi- 
^uratasi  con  questo  si  avvio  la  meschina  alia  capanna  di  Micuz/o. 

Scontraronsi  impensatamente  entrambi  in  sull'  aia :  e  al  primo 
sguardo  sbalordirono  e  fermaronsi  T  un  contro  T  altro.  Micuzzo  a- 
vrebbe  voluto  vielarle  di  entrare  ov'  era  TAgnese  per  non  fargliela 
vedere  dirompersi  in  quel  suo  pianto  senza  rattento  ne  consolazio- 
ne  ,  non  per  pieta  che  il  movesse ,  ma  per  fuggire  nuove  brigbe  e 
nuovi  fastidii.  Ma  appunto  perche  la  Caterina  udiva  gente  dentro  e 
udivane  i  singhiozzi  affo^ati  ,  e  le  dava  a  pensare  quell'  opporlesi 
d'indugi  ed  ostacoli,  vi  si  scaglio  con  piu  impeto. 

Abi  sventurata  e  compassionevole  donna !  Quel  dolore  che  cu- 
pida  e  volenterosa  corri  a  scontrare,  oh  non  avrebbe  quel  dolore 
penato  lunga  pezza  di  venire  in  traccia  del  tuo  povero  cuore:  e  tu 
avresti  ancora  alcuni  moment!  se  non  di  gioia  ,  certo  almen  di 
quiete!  Or  va  ,  sconsigliata  ,  e  affretta  il  colpo  che  ti  ferira  di 
una  puntura,  della  quale  indarno  cercherai  di  sanare  !  Mira.  L'  A- 
gnese  sronfiLta,  livida,  arrulTata,  traerite  guai  e  singulti  ango- 
sciosi,  colle  trecce  piovute  per  la  faccia  e  pel  collo  ,  con  le  vesti 
scomposte,  col  capoabbandonato  in  seno  al  canuto  Bruno,  piangente 
pur  esso,  e  ansante  e  sbalordito  :•  questo  e  Io  spetlacolo  che  den- 
tro al  misero  covacciolo  illurnina  una  luce  poca  e  mortiecia.  Ma  ec- 
coti :  ella  e  gia  dentro.  Vederla,  dare  un  grido  acutissimo,  accorrere 
ad  abbracciare  la  vecchia  sua  madre,  interrogare  pietosamente  1'af- 
flitto  pastoreche  fosse  mai  quel  caso,  fu  per  la  Caterina  un  atto  solo  e 


648  L'  ORFANELLA 

1' opera  d'un  istantc.  Chi  giammai  vide  persona  colpita  improvvisa- 
mente  dal  fulmine,  pensi  che  a  quella  inaspettata  apparizione  non 
altrimenti  rimanesse  la  dolente  e  inconsolabile  coppia.  11  pianto  si 
stagno  loro  sugli  occhi,  il  guaire  s'arrest6,  uno  stupore,  una  confu- 
sione,  una  pieta  tutta  nuova  presero  il  luogo  della  afflizione  e  dello 
sconforto.  Nessuno,  e  chi  avrebbe  osato?  rispose  alia  prima  richie- 
sta  della  Caterina;  la  quale  crebbe  per  cio  negl'incerti  suoi  timori , 
e  per  accertarsi  di  quanto  dopo  Dio  piu  le  stava  a  cuore :  Dimmi , 
Bruno,  dimand6,  perche  questa  mattina  tarda  Donate  fuor  del  co- 
stume a  recarmi  il  latte?  —  Quel  nome  ravviv6  in  seno  alia  suo- 
cera  dell'ucciso  gli  affetti  che  vi  si  erano  un  istante  assopiti  alia  no- 
vita  di  quell' accidente:  e  gridando  con  quanto  n'aveanella  gola:  — 
Eh  Caterina,  soggiunse,  il  tuo  Donato  ...  Oh  sia  maladetto  chi  ti 
ha  fatta  vedova  cosi  presto!  E  tu  ci  hai  tu  la  tua  colpa.  Quel  lievito 
che  volesti  porgere  ieri  da  sera  senza  il  tizzo  ascoso  ahi  che  ha  pro- 
vato  troppo  presto  la  verita  del  malo  augurio!  Ma  Dio  mio  :  ch'ella 
sviene.  Su,  Micuzzo.  aiutala :  con  che  cuore  farla  entrare  qui !  Sia 
maladetto  .  .  . 

Non  fini  la  sua  esecrazione  perche  la  figlia  1'era  gia  caduta  nel 
seno,  pallida  ,  strabuzzata  gli  occhi ,  ghiacciata ,  si  fuori  del  senti- 
merito  che  1'ebbero  per  morta. 

XI. 

La  fuga. 

Lasciamo  per  poco  che  quelle  tre  si  diverse  persone  s'affaccendino 
intorno  alia  Caterina  per  farla  tornare  al  sentimento  della  vita  ,  e 
noi  rechiamoci  alia  casuccia  contadinesca  non  guari  di  la  lontario, 
II  Biondo  riposavi  senza  alcun  esterno  disturbo,  ma  come  il  cuore 
e  agitato  dagli  strani  affetti  cosi  la  quiete  gli  travagliano  sogni  tor- 
bidi  e  neri.  II  piccolo  bambino,  cui  possiamo  omai  appellare  col 
suo  proprio  nome  di  Menico,  nome  che  i  lettori  conoscono  gia  da 
due  mesi ,  un  po'  divertesi  a  mettere  sossopra,  o  come  ei  pensa- 
va  a  rassettare  le  poche  masserizie  della  casa  ,  un  po'  maciullasi 
sotto  il  taglio  di  quei  suoi  denti  aguzzi  il  pane  lasciatogli  dalla 


L'  ORFANELLA  649. 

mamma.  Non  corse  gran  tempo  da  die  fu  lasciato  solo,  quando  egli 
udi  presso  alia  casuccia,  e  propriamente  nel  viale  d'ingresso  lo  scal- 
pitare  delle  zampe  di  due  animali,  e  fra'l  mormorio  d'  alcune  voci 
distinse  benissimo  la  vocerellina  argentea  jlella  Rosa  ,  la  sorella  di 
lui,e  che  insieme  con  lui  da  quel  di  fu  di  fatto  e  di  nome  orfanella. 
Non  poteva  Menico  indovinare  che  fosse:  ma  svelto  com' era  e  furbo 
per  un  fanciullo  di  sei  anni  piu  che  un  tantolino  ,  comincio  a  rian- 
dare  gli  ordini  lasciatigli  ;  e  la  vista  del  famoso  scudiscio,  col  quale 
Caterina  avea  minacciatodi'mazzicarlo,  gli  ebbe  facilmente  tomato  a 
mente  quel  dilemma:  non  aprire  se  non  a  me  od  alia  sorella.  Ci  sia- 
mo,  diss'egli  tra  se:  e  perche  il  tedio  di  star  chiuso,  e  la  curiosita  di 
veder  chi  veniva  si  trovavano  qui  d'accordo  coll'ubbidieriza,  pensate 
se  aspetto  la  battuta.  Con  tutta  la  celerita  che  pote  sbarro  1'  uscio, 
spalancollo ,  e  nell'  aprirlo  videsi  dinanzi  un  bell'  uomo  a  cavallo,  e 
dietro  sopra  un  grosso  somiero  la  sorella  insieme  con  un  garzone. 
La  fanciulla  compresadavivo  timore  che  qualche  male  non  avesse 
ad  incoglierne  al  Biondo  dal  tristo  animo  di  Micuzzo,  aveva  affret- 
tato  il  passo  per  giugnere  presto  alia  sua  comare.  Come  questa 
la  vide  impaurita,  frettolosa  e  n'udi  I'imbasciata,  teme  grandemen- 
te  di  qualche  improvviso  disastro  seguitato  alia  sua  arnica ,  e  senza 
indugi  fe  montare  sull'asino  della  casa  lei  e  il  figliuol  proprio,  gio- 
vane  accorto  ed  amorevole,  e  li  mand6  al  Signorino.  Con  tal  nome 
divisavasi  in  quella  terra  il  capo  d'  un'  agiata  e  riguardevole  fami- 
glia,  la  quale  ab  antico  avea  tenuto  cola  il  primo  grado  col  titolo  ed 
ufficio  d'  Agente  del  Principe  S  .  .  .  -.  barone  feudatario  di  quel 
luogo  a  nome  del  quale  riscoteva  le  colte ,  le  dogane ,  e  i  tributi. 
Quando  colla  legge  del  2  Agosto  1806  furono  aboliti  i  feudi,  quella 
famiglia  seguit6  a  primeggiare  non  piu  sotto  la  coverta  del  nome  al- 
trui,  ma  per  proprio  conto,  ne  col  traffico  de'  balzelli,  ma  co'  frutti 
dei  poderi  del  principe  passati  a  lei  sotto  varie  cagioni ;  e  i  terrieri 
ne  riconosceano  spontaneamente  il  primato  con  quella  onorevole 
denominazione.  Nell' anno  che  scriviamo,  il  Signorino,  uomo  gia  di 
trentanove  anni ,  esercitava  per  diletto  e  per  filantropia ,  cosi  egli 
diceva,  1'  ufficio  di  medico,  appreso  da  lui  fin  da  giovanetto.  E  buon 
pel  paese  che  avesse  egli  questa  scienza !  Altrimenti  potean  bene 


650  L"  ORFA:\ELL\ 

essero  infermi  i  terrazzani,  die  a  voler  consultare  un  fisico  sarebbe 
stato  necessario  far  delle  buone  miglia  per  cercarlo  alia  piu  vicina 
cilta.  Oltre  all"  essere  il  prime  paesano  per  agi .  e  il  medico  di  pro- 
fessione,  era  egli  altresi  il  Sindaco  in  queU'aimo,  o  per  dire  piu  ve- 
ro,  di  quegli  anni :  perche  questo  incarico  civile  eragli  conferito  dal 
yoto  dei  paesani  e  confermato  ogni  volta  parte  per  amore  di  avere 
a  Podesta  del  Comune  la  persona  piu  facoltosa  e  rispettata,  e  parte 
per  forza  della  necessaria  dipendenza  clie  hanno  i  piccoli  possedi- 
tori  d'  un  paesello  dal  ricchissimo  proprietario  che  colle  sue  tenute 
e  possession!  trovasi  a  non  molto  desiderabile  confine  con  ogni  cam- 
picello  e  con  ogni  vigna.  A  costui  dunque  venne  la  foresella;  or 
quando  essa  si  vide  la  prima  volta  in  sale  tapezzate  e  cortinate  e 
riccbe  di  splendide  masserizie  ,  e  con  argenterie  ed  orure  in  bella 
mostradi  se  su  pei  deschi,  tavolini  ed  armadii,  smarri  la  poveretta,  e 
non  pote  che  a  stento  porgere  a  quel  Signore  la  sua  richiesta.  Quest! 
capi  cio  che  importava  a  un  dipresso  il  suono  delle  parole,  quali  avea 
alia  figlioletta  imboccate  la  madre  •,  onde  comincio  a  dimandare  alia 
buona  chi  fosse  1'infermo,  se  il  babbo,  o  1'avola,  o  qualche  altro  pa- 
rente  ,  e  che  segni  avesse  dati ,  e  da  che  tempo ,  e  come  avessero 
provvisto  ai  primi  assalti  del  male  ,  e  cent'  altre  siffatte  interroga- 
zioni.  Candida  ed  innocente  Rosella !  che  tortura  non  fu  questa  per 
lei !  Ricordavasi  1'ordine  di  sua  madre  di  non  aprir  piu  che  tanto  1'a- 
nimo  suo;  capiva  che  le  risposte  da  schermo  non  potrebbero  persua- 
dere  quell' uomo  che  le  infondeva  rispetto  e  confusione :  mentire  non 
volea  per  niun  conto.  Che  ne  segui  adunque?  Ella  dal  parlare  spic- 
cato  e  riciso  passo  a  barbugliare  paroluzze  incerte  e  quasi  direm- 
mo  raggomitolate  o  raggruzzate  in  se  di  guisa  che  eran  piu  suono 
che  voce ;  e  il  Signorino  se  Tebbe  a  dispetto  e  recosselo  ad  ingiuria 
e ,  subito  com'  egli  era  nei  movimenti  di  sdegno ,  comincio  a  gar- 
rirla  e  ributtarla.  La  fanciulla  proruppe  in  pianto,  e  presa  la  mana 
del  suo  gridatore  e  baciandogliene  si  il  trasse  a  parte,  e  per  non 
guastar  1' opera  di  soccorso  all'.ospite  minacciato,  tutta  gli  racconto 
la  storia  da  capo,  con  tal  ordine  ed  evidenza  che  il  commosse,  e 
pieg6  ad  accorrere  li  sul  fatto  con  esso  lei  a  medicare  e  salvare 
quel  misero  ferito.  Quindi  monto  egli  a  destriere,  e  disse  al  figlio 


L'  ORFA1NELLA  051 

deirAnnarella  die  il  seguitasse  per  accompagnure  la  bamhina,  e  non 
perder  tempo.  Lunuo  la  via  con  inoltc  minute  dimande  seppe  il  me- 
dico dalla  sua  guida  le  piu  speciali  particolarita  clie  voile :  e  ben 
crede  prol)abile  nel  Micuzzo  alcun  tristo  e  iniquitoso  pensiero,  per- 
che  dal  tempo  die  quel  littaiuolo  era  venuto  afermarsi  nel  Comune 
avea  iritorno  a  lui  conceputo  di  gran  dubbii  e  di  ragionevoli  sospetti. 
Cosi  giunsero  innanzi  alia  casuccia,  e  la  prima  cosa  la  Rosella  chiese 
con  sollecitudine  a  Menico  chi  fosse  di  sopra  e  che  facesse  il  fore- 
stiere.  Questi  facea  lo  gnorri ,  perche  in  verita  non  si  era  accorto 
di  nulla  insino  allora ,  e  per  tutta  risposta  mostr6  alia  sorella  la 
chiave  della  prima  porta  lasciatagli  teste  dalla  madre. 

—  Ben  bene  ,  disse  il  medico  :   ma  dov'  e  vostra  madre ,  dov'  e 
questo  Micuzzo?  Che  fanno? 

Ed  il  bambino  spallucce. 

-  Ma  non  potresti  chiamarmi  la  mamma  tu  ?  Come  ti  chiami  T 
bel  visino? 

—  Me-ni-co,  linguetto  fra  i  denti  il  fanciullo. 

—  Ebbene,  Menico,  va  :  chiama  tua  madre. 

E  Menico  rannicehio  un  altro  paio  di  volte  il  collo  fra  le  spalle 
e  non  si  mosse  di  li.  Ofl'rissi  allora  a  questo  servigio  la  fanciulla ;  ma 
il  medico  non  voile,  e  mutato  consiglio,  —  Sagliamo,  le  disse,  piut- 
tosto  di  sopra  dov  e  Tinfermo,  e  li  vedremo  partito  che  debba  pren- 
dersi  di  cio :  e  preceduti  da  Rosella  furono  tantosto  presso  al  letto 
del  Biondo. 

Al  romore  della  porta  che  si  spalancava  e  allo  scalpitio  dei  cavalli 
erasi  egli  desto  dal  sonno,  e  imagino  che  la  commessione  data,  non 
avea  molto  al  Lamacieca,  fosse  gia  adempiuta:  e  quel  fosse  il  ronzino 
chiesto ,  e  gia  Y  aspettasse.  Laonde  vedendosi  cosi  nel  suo  pensiero 
fuori  di  pericolo  erasi  rallegrato,  e  quasi  tolto  della  vita  un  peso  che 
glie  1'  opprimeva.  Ma  qual  fu  il  suo  stupore  al  vedersi  quelle  nuove 
persone  in  camera,  e  all'  intendere  che  a  loro  potessero  forse  essere  i 
cavalli  la  cui  battuta  lo  avea  desto  ?  Se  non  che  prese  animo  per  la 
presenza  della  fanciulletta ,  la  quale  con  certa  allegrezza  tutta 
propria  di  chi  abbia  compita  una  buona  azione  precedeva  la  nuova 
visita.  Lungo  sarebbe  il  dire  tutto  il  colloquio  tenuto  in  quel  caso, 


652  L'  ORFANELLA 

ne  la  nostra  storia  ne  perde  nulla  dal  passarcene  che  facciamo  :  per- 
che  tutta  la  quintessenza  e  come  la  sustanza  ne  fu  questa.  II  Biondo 
dalle  prime  parole  del  medico  s'  accorse  nulla  saper  costui  della  sua 
persona  ,  e  dei  suoi  fatti :  quindi  raccontando  la  maniera  onde  era 
stato  ferito  si  tenne  al  vero  deir  avvenuto ,  solo  dandosi  per  uno 
sgraziato  incappato  nei  lacci  dei  banditi ,  e  salvatosi  per  prodigio. 
Gli  mostro  le  ferite  ,  e  dopo  uno  scrupoloso  esame  n'  ebbe  ch'  eran 
cose  da  non  temerne.  Allora  svelo  al  medico  gran  volonta  che 
avea  di  tornarsene  tosto  a  casa :  lui  attendere  la  famiglia :  il  ri- 
tardo  dopo  una  notte  si  burrascosa  poter  destare  angosce  e  timori 
mortali  nella  diletta  sua  donna  che  1'  amava  di  tenerissimo  amore : 
forse  chi  sa  potrebbe  anco  spargersi  la  notizia  dei  banditi  discesi 
alia  valle  ,  ed  abbattutisi  in  viaggiatori ,  ed  allora  chi  potra  antive- 
dere  le  mortali  sollecitudini  di  tanti  suoi  amorevoli?  Gli  si  prov- 
vegga  adunque  e  tosto  un  cavallo ,  ed  egli  prima  della  sera  ve- 
gnente  il  farebbe,  sua  parola  di  gentiluomo,  restituire  con  grossa 
mercede  a  chi  ora  glie  lo  porgesse  in  grazia.  Non  vi  voile  altro  per 
far  incarnare  sul  fatto  un'  idea  nata  in  capo  al  medico  al  primo  tro- 
varsi  solo  in  quella  casa.  Gli  offre  di  presente  il  proprio  cavallo ,  e 
brevemente  raccontagli  la  storia  saputa  dalla  fanciullina,  gli  svela, 
che  egli  cola  e  in  pericolo,  o  sia  1'  ingordigia,  o  qualche  desiderio  di 
vendetta  ,  o  checche  altro  vogliasi  pensare  che  debba  potere  spin- 
gere  un  tal  Micuzzo  a  tramargli  alia  vita.  Capi  troppo  bene  ogni 
cosa  il  Biondo ,  ma  lo  scaltrito  dissimulatore  ch'  egli  era ,  se  ne 
infinse  nuovo  e  trasecolato  della  ferocia  e  barbara  natura  di  certa 
gente  che  pur  lasciasi  correre  immune  pel  mondo.  Da  quel  punto 
affretto  le  mosse.  Trovo  che  quel  poco  di  riposo  aveagli  rinfrancate 
le  forze :  discese  le  scale  appoggiato  al  medico  piu  per  non  rifiuta- 
re  una  cortesia,  che  per  bisogno.  Per  montare  in  sella  gli  fu  neces- 
sario  Taiuto  del  garzone,  perche  sul  piede  inlilato  alia  stafla  come 
avrebbe  potuto  sostener  tutta  la  persona  per  dare  il  salto?  Ma  tosto 
ch'  ebbe  inforcati  gli  arcioni ,  ei  parve  brillare  di  nuova  vita  :  die 
una  stretta  di  mano  al  medico,  lascio  alcune  monete  al  garzone  li 
presente,  e  chiamata  al  suo  fianco  la  fanciulletta  voile  regalarle  una 
scarsellina  con  denaro :  ma  essa  schifa  e  ritrosetta  nego  di  riceverla; 


L'  ORFANELLA  653 

e  se  il  Biondo  voile  lasciargliela  hisogn6  ch'  ei  nel  dare  di  sproni  al 
cavallo  glie  la  gettasse  ai  piedi. 

-  Di  qua,  di  qua,  compare,  voi  smarrite  la  via  :  grid6  improv- 
visamente  la  fanciulla  vedendo  che  il  cavallo  s'avviava  verso  del  tor- 
rente  in  vece  di  prendere  la  montata  per  ridursi  alia  strada  battuta. 
—  Oh,  che  fa  egli  a  quell' alhero !  Ve'!  Ve'!  uno  schioppo.  Que- 
sto  e  un  garbuglio  !  —  Furon  le  grida  del  medico  ,  quando  si 
accorse  che  il  Biondo  riprendevasi  in  sul  partire  di  dentro  la 
scorza  d'  un'  albero  I'  archibuso ,  quella  cosi  fida  compagnia ,  la 
quale  nessuno  di  essi  avea  visto  celare  in  quel  cavo  la  notte  in- 
nanzi  con  si  gran  senno.  Quando  il  Biondo  ebbe  J'arma  al  collo 
prese  un  giro  larghissimo  entro  al  seminato,  e  chino  colla  testa 
sulla  criniera  del  nuovo  cavallo  per  non  farla  sbattere  contra  *i 
tralci  incrocicchiati  dei  vignazzi  pianto  le  rotelle  ai  fianchi  del  fre- 
sco corsiero  :  e  senza  passare  innanzi  a  quei  suoi  spettatori  svolt6 
.canto,  e  via  di  galoppo  guadagno  la  strada,  e  disparve. 

XII. 

II  perdono. 

II  romore  di  questa  fuga,  e  le  grida  d'  esclamazioni  pronunziate 
in  quell'  atto  giunsero,  sebbene  molto  affievolite ,  a  tal  luogo  ove  si 
trovava  un  crocchio  di  nostri  conoscenti.  II  lettore  intende  senz'  al- 
tro  ch'  esso  fu  la  capanna  di  Micuzzo.  Quivi  nel  tempo  che  il  Bion- 
do erasi  sottratto  agli  agguati  dell'  antico  cagnotto,  avea  la  Cate- 
rina  ripresi  a  poco  a  poco  gli  smarriti  spiriti ,  e  riveniva  in  se 
come  persona  che  destasi  da'un  sonno  turbato  dalle  piu  fiere  ima- 
gini ,  e  dalle  fantasime  piu  sconvolte  e  piu  vive  che  ad  uomo  deli- 
ran  te  per  febbre  scorressero  giammai  pel  capo.  Le  prime  parole  che 
essa  pronuncio  con  grande  sforzo  furono :  I  figli ,  salvatemi  almeno 
i  miei  figli  dalle  unghie  di  quella  fiera.  Si  guardavano  attoniti  i 
circostanti.  Micuzzo  faceva  certi  occhiacci  spaventati  inverso  dell'A- 
gnese.  Questa  anelava ,  asmava ,  soffiava  e  non  dicea  verbo.  Solo  il 
tuon  vecchio  di  Bruno  come  meglio  poteva  e  sapeva  s'ingegnava  di 
confortare  e  di  far  coraggio  alia  rammaricata  vedova : 


4354  L1  ORFANELLA 

—  Eli  no,  dicendole ;  pei  figli  non  temete:  essi  stan;bene. 

-  Ma  dove  sono ,  perche  non  vengono  a  piangere  con  me  il  lo- 
ro  padre  .... 

In  questa,  come  se  un  improvviso  pensiero  Tassalisse  balza  sul 
fatto  in  pie;  riscuotesi  tutta  della  vita,  s' inanimisce,  s'  accende,  le 
s'imporporano  le  guance,  le  brillan  di  vivo  fnoco  gli  occhi,  scaglia- 
si  colla  persona,  e  rivolta  con  forza  ai  suoi  amici  —  Corriamo,  dis- 
se,  corriarao  a  salvarli.  In  quel  momento  stesso  s'  udi  il  rumore  del 
cavallo  che  correva ;  e  mentre  ognuno  meravigliava  si  della  nuova 
frenesia  di  Caterina  ,  e  si  dello  strano  calpestio ;  ella  die  in  uno 
strido  acuto  da  spiritata :  —  Ed  io  pensai  di  salvarlo  :  barbaro,  di- 
spietato!  Ma  ora  gli  vo  di  mia  mano  a  strappare  il  cuore:  no  ora  non 
mi  uscira  dalle  mani.  —  E  cosi  dicendo  sbalestrata  dalla  furia  della 
sconvolta  fantasia  e  un  po'  forse  ben  anche  tocca  e  tentata  dallo  spi- 
rito  infernale  che  volea  di  quel  caso  far  suo  pro,  e  schiudersi  una  via 
in  quell'  anima  veramente  cristiana  •,  si  die  come  forsennata  a  cor- 
rere  verso  la  casa  brandendo  nelle  mani  stranamente  un  bastone  di 
Bruno,  strappatogli  di  pugno  all'  uscita  della  capanna.  I  compagni 
da  Micuzzo  in  fuori  la  seguitarono  smemorati,  incerti ,  ansiosi ,  n& 
sapevano  indovinare  ricisamente  contro  chi  ella  volesse  dirizzare 
quelle  sue  vendette.  Buon  per  lei  che  gia  all'  incontro  venivale 
pien  di  paura  il  suo  caro  Menico.  Quella  vista  le  commosse  il  cuor 
di  madre  tenerissima  ch'  ella  avea ;  e  se  non  la  rabbono  in  tutto,  la 
ridusse  tuttavia  a  miglior  discernimento.  Molto  piu  fu  compunta 
allora  che  il  fanciullo,  cresciutale  in  corpo  la  paura  per  vederla  si 
fiera  e  minaccevole,  die  in  uno  strillo  doloroso  ,  e  proruppe  in  de- 
solatissimo  pianto.  Quindi  appresso  eccoti  la  figliuola  ignara  ,  po- 
verina !  di  quei  nuovi  casi,  che  venivasene  alia  madre  a  darle  conto 
del  bel  successo  della  sua  commessione.  Anch'  ella  sbigotti ,  cangi6 
di  colore  ,  corse  in  braccio  alia  madre  ,  e  con  mestissimo  volto  e 
fronte  turbata  lei  dimando  pietosamente  della  cagione  del  suo  pian- 
to :  Mamma,  chiedendole  colle  lagrime,  mamma  che  hai  ?  A  questa 
stretta  il  cuore  dell'  amantissima  Caterina  si  commosse :  al  furore 
sottentro  la  pieta;  e  la  memoria  d'esser  madre  e  cristiana  le  cancelld 
o  disperse  dalla  meote  i  fatui  delirii  della  vendetta,  Gett6  Je  braccia 


L'  ORFAXELLA 

al  collo  or  di  Rosella  ,  or  di  Menico :  pianerova  .  e  li  baciava;  sei-za 
flic  quei  ne  potessero  iritendere  i!  perche.  Si  fere  allora  dappres- 
so  Bruno,  e  tolta  £  opportunity  di  queila  (ommo/.ioae —  Caterina. 
le  disse  ,  (Caterina :  io  t'  ho  avuta  seinpre  per  huona  cristiana :  ma 
pur  finora  non  t'ho  udita  ancora  in  questa  sventura  benedire  la  vo- 
lonta di  Dio.  Dillo  adunque  con  me  :  sia  i'atta  la  volonta  di  Dio  ! 

E  Caterina  guardavalo  con  tenerezza,  ma  le  lacrime  e  i  singhioz- 
zi,  non  davano  ancora  uscita  alia  voce.  Nell'  alzare  degli  ocohi  ve- 
desi  innanzi  il  Sindaco  da  lei  ben  conosciuto  in  tale  qualita  ,  che 
dell'esser  suo  di  medico  nulla  sapeva.  Cio  ne  compresse  gli  sfo- 
ghi  del  dolore,  pel  naturale  rispetto  che  portiamo  agli  estranei, 
specialmente  se  maggiori  di  noi  ,  e  di  piu  alto  stato ;  e  quindi 
con  meravigliosa  forza  fermo  il  suo  viso ,  e  si  compose  a  mesto  ma 
temperato  aspetto.  Die  un  bacio  ai  due  suoi  figliuoli  che  con  una 
ansieta  da  spezzare  ogni  cuore  stavan  li  attaccati  ai  fianchi  di  lei 
cogli  occhi  fisi  al  volto  della  madre  :  e  riprendendo  cosi  Tintera  co- 
noscenza  e  il  dominio  di  se  medesima  circondo  il  collo  dei  bambini, 
alzo  il  guardo  al  cielo  e  con  voce  ferma  e  sicura :  Sia  fatta ,  disse , 
la  volonta  di  Dio  !  ed  il  cuore  lo  si  senti  alleggerito,  e  lo  spirito  di- 
vennele  piu  franco  ad  affrontare  i  tristi  efletti  della  sua  disgrazia. 
Allora  volta  a'  due  figliuoli  piu  storditi  di  quella  novita,  che  atto- 
niti ;  e  chiesto  permesso  alia  brigata:  figliuoli  miei,  disse,  ora  che 
vostro  padre  non  e  piu  in  questo  mondo,  ora  vi  conviene  dire  piu 
spesso  Padre  noslro  che  sei  nei  deli.  Ditelo  adunque  con  me. 

Rosella  comprese  il  significato  di  quelle  parole;  e  Menico  un 
presso  a  poco  capi  che  qualche  cosa  di  sinistro  era  avvenuto  a  suo 
padre  e  Tuna  per  apprensione  vivace  della  perdita  che  faceva,  1'al- 
tro  per  quel  che  avea  visto  e  per  quel  che  osservava  tuttavia  si 
sciolsero  in  lacrime  di  si  pietosissimo  dolore,  che  era  uno  strazio 
il  contemplarli.  Al  cenno  della  madre  s'  inginocchiarono ,  e  quel 
movimento  fu  imitato  da  tutti  salvo  che  dal  medico  5  e  li  alfaper- 
to  della  campagna,  sotto  la  volta  azzurrina  dei  cieli,  al  cospetto  de- 
gli Angeli  consolati  da  quella  vista,  dietro  1'intonazione  di  Caterina 
cori  accompagnamento  di  lagrime  e  di  lamenti  fu  recitata  la  divina 
preghiera  del  paternostro.  Quando  la  vedova  giunse  alle  parole; 


6S6  L'  ORFANELLA 

Rimetti  a  noi  i  nostri  debit!  ,  siccome  noi  li  rimettiamo  ai  nostri 
debitori,  sospese  la  recitazione,  s'infiammo  il  volto,  guardo  i  figli 
ed  il  Cielo,  die  un  sospiro,  e  ripete  novamente  con  voce  piu  alta : 
Rimetti  a  noi  i  nostri  debiti  siccome  noi  li  rimettiamo  ai  nostri  de- 
bitori. E  senza  terminare  la  divina  pregbiera  si  leva  risoluta  pen- 
sando  in  cuor  suo  di  salvare  tosto  quell' ospite,  cui  avean  detto  uc- 
cisore  del  suo  marito ,  e  contro  del  quale  aveva  ella ,  ancorche  nel 
delirio  di  subito  accendimento,  concepito  si  gravi  furori.  —  Andia- 
mo,  disse  con  voce  ferma  e  robusta,  andiamo  a  salvar  quell' ospite  — 
E  Rosella  rispose:  — E  gia  salvo,  mamma;  e  fuggito.  Allora  essa  no- 
vamente s'inginocchio;  e  prorompendo  in  nuove  lacrime  ripete  quel- 
la pregbiera:  Rimetti  a  noi  siccome  noi  rimettiamo:  e  termino  I'o- 
razione  domenicale  due  volte  ripetendo  a  voce  alta:  E  cosi  sia,  e  cosi 
sia,  colla  fiducia  di  chi  e  certo  dell'  esaudimento  di  sua  preghiera. 
La  civilta  alia  moderna  ridesi  di  questa  generosita  cristiana :  e 
la  in  quel  circolo  stesso,  ne  intenderanno  tosto  il  perche  i  lettori , 
fuvvi  chi  in  nome  del  progresso  ghigno  e  sghignazzo  di  quelle  che 
ei  chiamava  smorfie  e  lezii  e  superstizioni  accusandone  in  cuor  suo 
il  parroco  come  corrompitore  dell'  indole  natia  del  paese.  A  che 
quell'  incocciare  di  ridurre  a  bigotti  e  baccelloni  i  vispi  ed  ardenti 
terrazzani,  perche  ei  non  sappiano  che  aver  pazienza,  portare  in  pa- 
ce, infrenare  i  movimenti  della  natura,  e  picchiarsi  il  petto?  Ma  chi 
nel  buOn  costume  ripone  la  felicita  della  patria ,  e  nella  religione 
santissima  di  Gesu  Cristo  riconosce  la  saldezza,  il  temperamento. 
la  guida,  e  1'unico  verace  principio  del  buon  costume,  chiamera  fe- 
lice  quel  parroco  consolato  da  si  bei  frutti  delle  sue  fatiche,  e  piu 
fortunate  il  popolo  che  avea  un  tale  zelante  confortatore  alle  virtu 
cristiane.  Oh !  cosi  piu  frequeritemente  a'  paesi  che  diconsi  colti  e 
gentili  toccasse  in  sorte  ossia  nelle  citta  o  nelle  campagne  aver  di 
somiglianti  esortazioni  e  di  simili  esortatori !  Non  saremmo  noi  qui 
costretti  di  ripetere  non  che  a  qualche  contrada  della  Toscana ,  ma 
a  mold  altri  luoghi  d' Italia  quell'  acerba  ironia  dell'  Allighieri 

Fiorenza  mia,  ben  puoi  esser  contenta 
Di  questa  digression  che  non  ti  tocca. 


RIVISTA 


DELLA 


STAMP  A    ITALIANA 


T. 


Bodice  Diplomalico  Longobardo  ddl  DLXVIH  al  DCCLXXIV  con 
note  storiche  osservazioni  e  dissertazioni  di CARLO  TROYA/ordmafe 
principdlmente  a  chiarir  la  condizione  de  Romani  vinti  da'  Longo- 
bardi  e  la  qualita  della  conquista  —  Tomo  Primo  —  Napoli  dalla 
stamperia  Reale  1852. 

Piu  tardi  che  non  credevamo  e  per  molte  cagioni  che  nulla  rile- 
verebbe  il  conoscere  a'  nostri  lettori,  veniamo  a  sciogliere  la  nostra 
promessa  di  dar  conto  dell' opera  qui  annunziata.  D'una  cagione  per 
altro  non  vogliamo  tacere ,  che  puo  supplire  in  qualche  parte  al  di- 
fetto  di  questa  nostra  Rivista-,  ed  e  che  quanto  piu  ci  addentravamo 
nella  lezione,  tanto  piu  venivamo  dubitando  della  nostra  sufficienza 
a  dare  un  giudizio  quale  si  converrebbe  al  merito  dell'  opera  e  del- 
1'Autore.  La  quale  persuasione  avrebbe  forse  operato  che  ne  lascias- 
simo  interamente  il  pensiero. 

Serie  II,  wl  II.  42 


658  RIVISTA 

Se  non  che  dopo  phi  matura  ponderazione  ci  sovvenne  die  dove 
pure  al  nostro  corto  vedere  sfuggissero  molti  pregi  anche  insigni 
dell'  opera,  picciolo  detrimento  ne  seguirebbe  alia  fama  dello  scrit- 
tore,  chiarissimo  per  tante  opere  da  tutta  Italia  applaudite;  e  segna- 
tamente  pel  Discorso  della  condizione  de  Romani  vinti  da'  Longobar- 
di,  frammento  d'un  gran  tavoro,  ma  frammento  ch'c  da  se  un  lavoro 
importante,  e  basterebbe  ad  onorare  altamente  irisorti  studi  storici 
italiani  1.  La  qual  lode  conceduta  al  Troy  a  dal  celebratissimo  A. 
Manzoni  e  appunto  quol  laudari  a  laudato  viro  2,  che  vale  a  rimuo- 
vere  da  noi  qualunque  sospetto  di  adulazione  verso  1'A.:  e  ci  dispensa 
dal  recare  altre  pruove  della  fama  ch'ei  gode  meritamente  fragl' Ita- 
liani. Preghiamo  pertanto  i  nostri  lettori  di  rammentare  quello  che 
gia  dicemmo  altra  volta,  che  nostro  intendimento  non  e  di  dire  cose 
nuove  e  pellegrine ,  ma  si  veramente  d'  inculcare  cose  utili  e  adatte 
al  maggior  numero  di  quelli  che  non  isdegnano  di  volger  1'  occhio 
su  queste  pagine.  A  procedere  con  piu  chiarezza  dimostreremo  che 
la  compilazione  d'un  Codice  Diplomatico  Longobardo  non  puo  non 
giugnere  sommamente  opportuna-,  indi  esporremo  fedelmente  la  via 
tenuta  dall'  A. ,  e  alcuni  tra  i  pregi  dell'  opera  che  ci  parvero  piu 
stimabili,  e  splendorio  agli  occhi  eziandio  d'un  lettore  mezzanamen- 
te  istruito. 

Di  tutti  gli  scrittori  che  in  varii  tempi  volsero  Vanimo  adillustrare 
la  storia  italiana  del  medio  evo  ,  un  solo  per  avventura  non  se  ne 
truova  che  non  confess!  1'  estrema  difiicolta  di  tessere  un  sincero 
racconto  delle  sventure,  da  cui  fu  bersagliata  la  patria  nostra  ne'due 
secoli  che  la  signoreggiarono  i  Longobardi.  La  cagione  potissima  di 
tale  difficolta  non  e  tanto  a  porre  in  quello  scarseggiare  che  facciamo 
di  monumenti,  il  quale  nientedimeno  e  grandissimo,  sicche  restano 
involti  fra  tenebre  impenetrabili  gran  parte  degli  avvenimenti  di 
quella  eta;  ma  vuolsi  principalmente  ripetere  da  quella  nebbia  che  a 

1  Discorso  storico  sopra  alcuni  punti  della  storia  longobardica  in  Italia  Ira 
le  Opere  varie  di  ALESSANDRO  MANZONI.  Milano  1845  a  pag.  238. 

2  NAEVIUS  ap.  Cic.  Fam.  15,  6. 


DELIA  STAftfPA  ITALIANA  659 

bello  studio  vi  sparsero  molti  scriltori.  Primo  di  questi  come  <H 
tempo,  cosi  ancora  per  astuzia  e  maligriita  merita  di  venir  nominate 
il  troppo  famoso  Ni-.volo  Maehiavelli.  A  lui  facodazzo  una  turba  di 
-.ussrguenti  scrittori  avversi,  qual  piu  qual  meno,  al  dominio  tempo- 
rale  de'  Papi  odioso  al  Maehiavelli  piu  che  la  morte,  operduti  die- 
Iro  al  sogno  dell'  Italia  ana  ed  indipendente  lasciato  in  retaggio  a' 
posteri  da  quell' uomo,  che  altro  non  seppe  ammirare  di  grandefuo- 
vi  della  potenza  di  Roma  pagana .  Non  e  pertanto  a  meravigliare  se 
coiulotto  dal  filo  dell'  istoria  all'  epoca  longobarda,  abbandonato  il 
sincere  racconto  de'  fatti  ch1  e  nondimeno  il  primiero  uffizio  dello 
storico  ,  si  metta  a  giocar  d'  ingegno  ed  avventar  conghietture :  alia 
cpal  rosa  ,  oltre  1'  odicr  alia  signoria  de'  Papi  e  1'  amore  per  V  unita 
d'  Italia ,  lo  spronava  1'  indole  sua  inchinata  a  filosofare  intorno  agli 
avvenimenti  e  alle  fortune  dei  popoli ,  come  fan  fede  i  discorsi  che 
scrisse  sopra  le  deche  di  Tito  Livio. 

Venuto  dunque  al  consiglio  che  i  Longobardi  presero  alia  morte 
di  Clefi  di  creare  trenta  Duchi  invece  di  un  Re  ,  afferma  che  quel 
consiglio  fu  cagioneche  i  Longobardi  non  occupassero  mai  tutta  I' Ita- 
lia; e  all'  ultimo  ne  perdessero  la  signoria  5  cosa  tanto  piii  lagrime- 
vole  perche  di  gia  non  ritenevano  di  forastiero  altro  che  il  nome. 
Quanto  questa  opinione  sia  falsa  ed  ingiuriosa  ai  rornani  Pontefici 
le  conseguenze  che  ne  deduce  V  A. ,  ognuno  lo  pu6  vedere  dimostra- 
to  con  tutta  evidenza  nel  sopraccitato  Discorso  d'  Alessandro  Man- 
zoni;  e  vi  puo  ad  un  tempo  conoscere  se  noi  andassimo  lontani  dai 
vero  nell'  affermare  che  la  storia  dell'  epoca  Longobarda  si  venisse 
ognora  piii  ingombrando  di  foltissime  tenebre. 

Ed  infatti ,  posto  che  sian  sacre  le  parole  del  Maehiavelli ,  come 
osa  chiamarle  un  moderno  storico ,  e  che  ogni  detto  del  Segretario 
fiorentino  debba  riputarsi  un  oracolo  infallibile,  era  forza  distrug- 
gere  1'  opinione  universale  intorno  alle  crudelta  di  que1  barbari  e 
mettere  in  dubbio  1'estremo  avvilimento  in  che  giaceva  1' Italia  sotto 
que'  superbi  padroni.  Si  accinsero  pertanto  all1  impresa  molti  uomi- 
ni ,  tra  i  quali  e  altamente  a  dolere  che  debbasi  annoverare  il  dot- 
tissimo  Muratori,  il  quale,  co' panegirici  tessuti  alia  beatitudine 


600  RIVISTA 

goduta  dagl'  Italian!  sotto  que'  barbari,  serviva  forse  non  sapendolo 
ai  nemici  piu  accaniti  del  romano  pontificate.  Vero  e  che  a  distrug- 
gere  1'opinione  ricevuta  si  opponeva  I1  autorita  de'  monumenti  per- 
venuti  infmo  a'  di  nostri,  i  quali  s'accordano  in  rappresentare  quella 
nazione  com'  empia  e  barbara  e  disleale.  A  trarsi  da  quest'  impac- 
cio  le  lancespezzate  de'Longobardi  trovarono  uno  spediente  facilis- 
simo  e  fu  il  gittar  in  viso  ai  Pontefici ,  alcuni  de'  quali  pur  vene- 
riamo  sugli  altari,  il  bel  nome  di  ambiziosi  e  bugiardi,  e  il  men  che 
sia  d'  esageratori  ;  asserendo  senza  tante  cerimonie  che  non  e  da 
prestar  cieca  fede  a  testimonii,  che  aveano  forti  ragioni  per  dipin- 
gere  a  colori  foschi  e  a  nere  tinte  i  costumi  di  un  popolo  che  oppo- 
neva un  ostacolo  insuperabile  al  disegno  di  stabilire  la  loro  domi- 
nazione  in  Italia.  Ma  qual  e  il  saldissimo  fondamento,  sopra  il  quale 
tentano  di  alzare  quella  torre  da  cui  scagliare  gli  avvelenati  loro 
dardi  contro  gli  uomini  piu  reverendi  ?  A  forza  di  razzolare  nelle 
antiche  carte  riuscirono  finalmente  a  rinvenire  due  passi  oscurissi- 
mi  1  d'  uno  storico  meritamente  sospetto-,  e  vi  si  attaccarono  come 
il  polpo  allo  scoglio ;  e  vi  stesero  tanti  commentarii  e  ne  cavarono 
tanti  conseguenti  che  a  metterli  insieme  se  ne  comporrebbero  pa- 
recchi  volumi. 

i  II  mutare  il  testo  negli  antichi  scrittori  dal  eel.  F.  A  Zaccaria  nella  Storia 
Letteraria  d'  Italia  (t.  IX,  1.  I,  c.  II,  n.  VII)  fu  detto  il  partita  d'  ogni  poltrone 
e  disperato.  0  vera  o  falsa  che  sia  1'opinione  di  quel  dottissimo,  cerlo  e  che  non 
hassi  ad  estendere  a  que'  casi ,  ne'  quali  il  mutamento  sia  voluto  dal  lesto  gua- 
sto  e  corrolto.  E  tale  appunto  a  noi  sembra  quel  luogo  di  Paolo  Diacono ,  dove 
ragiona  della  felicita  de'  Longobardi  sotto  il  regno  d'Autari  (1.  II,  c.  i6).  Se 
male  non  avvisiamo,  quel  POPULI  TAMEN  AGGRAVATI  PER  LANGORARDOS  HOSPITES 
PARTIUNTUR  ovvero  patiuntur,  sopra  il  quale  tanto  fu  scritto,  non  e  altro  che 
una  chiosa.  marginale  di  qualche  copista ,  o  forse  anche  dello  stesso  Paolo ,  la 
quale  passo  nel  testo  come  avvenne  in  tante  altre  opere  antiche.  Venuto  a  no- 
stra  notizia  che  un  valoroso  tedesco  ,  il  Prof.  Bethmann,  va  preparando  un'  ac- 
curata  edizione  dello  Storico  longobardo  gli  facemmo  proporre  questa  nostra 
conghiettura ;  e  ci  fe  sapere  che  la  trovava  assai  ragionevole.  Ma  cio  sia  detto 
\  come  per  transito,  e  lasciandone  il  giudizio  ad  uomini  di  noi  piii  versati  in 
quesla  ragione  di  stiulii. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  661 

Chi  fosse  vago  di  piu  eslese  notizie  in  questa  parte ,  ricor- 
ra  al  dottissimo  DISCORSO  STORICO  sopra  citato  -,  dal  quale  ,  come 
da  fonte  ricchissimo,  che  1'  immortale  A.  aperse  a  pubblico  benefi- 
zio  noi  derivammo  questo  rivoletto  ad  annaffiare  le  nostre  aiuole : 
il  che  vogliamo  qui  notato  si  per  dare  al  nostro  giudizio  quella  sal- 
dezza,  che  di  per  se  non  avrebbe ,  e  si  ancora  per  la  ferma  persua- 
sione,  in  cui  siamo,  che  il  furto  letterario  ripugni  alia  giustizia  in- 
sieme  e  alia  civilta. 

Ora  se  noi  poniamo  dall'una  parte  gli  sforzi  fatti  da  circa  tre  se- 
coli  per  trarre  dall'epoca  longobarda  le  armi  da  lanciare  contro  i  ro- 
mani  Pontefici;  e  dall1  altra  parte  poniamo  1'  incredibile  facilita  con 
cui  vien  creduto  quanto  in  loro  vilipendio  scrissero  uomini  ingan- 
nati  od  ingannatori :  non  riuscira  malagevole  1'  intendere  ,  come  i 
Papi  e  i  Longobardi,  nell'opinione  di  molti  anche  buoni,  scambias- 
ser  le  parti  loro  dovute ;  e  i  primi  vengano  riputati  gli  oppressori , 
i  secondi  gli  oppressi.  Ora  siccome  in  un  campo  insalvatichito,  se 
voglia  rimettersi  a  coltura  ,  e  mestieri  sterparne  prima  i  bronchi  e 
le  spine;  cosi  a  scrivere  de'  Longobardi  in  Italia  una  storia,  che  ri- 
ducesse  al  silenzio  i  maligni  e  traesse  d'  inganno  gl'  illusi ,  era  al 
tutto  necessario  il  dissipare  quella  caligine  foltissima ,  in  cui  fu  av- 
volta  studiosamente  un'  eta  gia  per  se  medesima  tanto  oscura. 

A  questo  nobilissimo  scopo  miravaildtscorso  pubblicato  nel  1842 
intorno  alle  Condizioni  de'  Romani  vinti  da'  Longobardi,  dove  il  ch. 
A.  provo  che  que'  vinti  divennero  servi  ed  Aldii  de'vincitori;  eccet- 
to  i  sacerdoti  ed  i  patteggiati  1 .  Si  fatta  opinione  dest6  molti  scon- 
senlimenti  e  molte  tre,  che  1' A.  non  sol  prevedeva,  ma  bramava  nella 
speranza  di  meglio  discernere  il  vero.  Soggiunse  pertanto  nel  1843 
un'Appendice  nella  quale  promise  di  volere  per  Ire  vie  cercare  piu  am- 
piamente  2  ed  indagare  le  qualita  civili.  e  politiche  dei  vinti  3  ?  cioe 
\.°  con  la  compilazione  d" un  Codice  Diplomatico  Longobardo  che 
avesse  i  suoi  cominciamenti  nelT  anno  568 ,  e  lerminasse  nel  774  , 
alia  venuta  di  Carlomagno :  2.°  con  un  comento  agli  Editli  de'  cin- 

1  Prefaz.  Pag.  I.  —  2  Ivi.  —  3  Ivi. 


RIVISTA 

que  Re  Legislators  Longobardi  prima  dello  stesso  Carlomagno  .... 
3.°  co'  racconti  e  col  lume  della  stwria  1. 

Dell'  ultima  di  queste  promesse  si  e  in  qualche  parte  sdebitato 
1'A.  oolla  storia  condotta  infino  all' anno  568  cioefino  all' arrive  d'Al- 
boino  in  Italia.  E  in  fatti  ad  aiutare  le  investigazioni  e  gli  studii  deV- 
le  tenui  sorti  del  -rinto  Romano  2  tutti  riconosceranno  di  buon  grado 
avere  gran  forza  le  molte  diversita  cbe  1'  A.  venne  a  mano  a  mono 
osservando  fra  la  razza  vaslissima  del  Goti  e  larazza  de-He  genii  usci- 
te  dalla  Germania  di  Tacito  3  ed  in  ispezial  modo  della Longobarda. 
Di  queste  dift'erenze  la  piu  notabile  e  il  guidrigildo,  ossia  \\prezzo 
che  fro?  Germani  si  pagava  del  sanqiie  sparso  nelTomiddio  volontario 
ff  un  cittadino,  come  il  diffinisce  1'  Autore  4;  che  gli  da  nome  di  gui- 
drigildo  fermo,  se  quel  prezzo  era  statuito  per  legge;  e  di  gmdrigildo 
variabile  se  veniva  di  volta  in  volta  tassato  da  Giudici  o  da  Periti , 
avuto  riguardo  alle  varie  qualitd  c  condizioni  delYitcciso  %.  Ora questo 
inumano  guidrigildo  nel  quale  si  comprendeano  prerogative  militari, 
preminenze,  onori,  dignita,  e  quanta  potea  rendere  ad  im  guerriero  ca- 
ra  la  viltoria,  leggiadra  e  cospicua  la  vita,  in  breve  il  CAPUT  e  T HONOR 
civis,  come  cevrebbe  parlat o  un  Romano  65  questo  inumano  guidrigil- 
do, a  delta  del  Troy  a,  non  pure  separava  d' immense  tratto  i  Ger- 
mani da'  popoli  getici  o  gotici ,  i  quali  ne  ignorarono  1'  uso  o  1'ave- 
van  dismesso  5  ma  da'  Sassoni,  da'  Turingi ,  dagli  Svevi ,  da'  Fran- 
chi,dagli  Alemanni,divideva  di  lungo  intervallai  Longobardi  osti- 
natissimi  nel  mantenere  il  gmdrigildo  variabile  7,  che  al  capriccio 
e  all'arbitrio  e  alle  pericolose  passioni  di  pochi  abbandonava  ogrA 
cosa  piu  cara ,  ed  ogni  diritto  piu  santo.  Delia  quale  ostinazione 
de' Longobardi  nel  mantenere  il  guidrigildo  varrabile  che  metteva 
in  fondo  i  diritti  politfci  e  civili  delle  nazioni  vinte  o  confederate, 
Paolo  Diacono  ci  somministra  un  esempio  chiarissrmo  nella  diparti- 
ta  de' Sassoni  che  non  vollero  piegare  il  collo  a  quel  giogo  8. 

1  Prefaz.  Pag.  I  e  seg.  —  2  Ivi  pag.  III.  —  3  Ivi. 

4  Indice  del  vol.  Ill  della  storia  del  Medio  Evo  del  nostro  Autore. 

5  Prefaz.  cit.  pag.  XXXI.  —  6  Ivi.  —  7  Ivi. 
8  De  Gestis  Lajigobardorum,  III,  6. 


BELLA  STAMPA  ITALIAN  A 

Pregevolissima,  non  ha  dubbio,  e  siflatta  eonsideruzione  proposta 
dal  Troya,  e  dall'averla  o  disconosciula  o  dimenticata  o  tariula  ad 
arte  provennero  i  torti  giudizii  di  molti  storici  italiani  sopra  que'bar- 
bari.  Nientedimeno  chi  vi  si  abbandonasse  alia  cieca,  correrebbe  pe- 
ricolo  di  gravare  la  memoria  di  quel  popolodi  colpenon  sue,  e  verreb- 
be  meno  al  debito  dello  storico  che  e  lo  schietto  racconto  del  vero.  Le 
sole  conseguenzecbeimpone  la  conosciula  ferita  di  quel  popolo  sono 
primieramerite  il  mettersi  in  guardia  contro  i  paneginci  della  civilta 
longobarda,  e  delle  rugiade  che  in  quel  tempo  con  solavanoT  Italia;  di 
poiilporsi  aduno  studio  accurate  de'monumentichesoprannotarono 
al  naufragio  della  letteratura;  naufragioche  nel  novero  dellertfjfacbi 
di  quell1  eta  tiene  senza  fallo,  se  non  il  primo,  certo  un  luogo  cospi- 
cuo.  E  tali  appunto  sono  le  conseguenze  che  ne  ha  dedotte  1'A. ;  e 
quindi  ildarsi  a  rovistare  gli  archivii  elebiblioteche  d1  Italia  piuricche 
di  scritture  che  possano  spargere  qualche  luce  sopra  Tepora  longo- 
barda ^  e  lo  svolgere  un  numero  d'opere  svariatissime,  e  il  piu  del- 
le volte  barbare  per  la  forma  e  aridissime  per  le  materie  die  trat- 
Vano. 

Frutto  preziosissimo  di  queste  lung  he  e  faticose  investigazioni 
e  il  Codice  Diplomatico  Longobardo,  del  quale,  dopo  avere  dimo- 
strato  quanto  fosse  necessaria  noncheopportunala  compilazione,  se- 
guita  che  conforme  alia  partizione  proposta  accenniamo  sotto  brevita 
la  contenenza  ed  i  pregi.  II  primo  volume  che  abbiamo  sott'  occhio, 
e  il  solo  che  abbia  fin  quivedutolapubblicaluce  comprende  trecento 
document!  acconci  ad  illustrare  la  storia  d' Italia  dal  Maggio  del  568 
fmo  al  Febbraio  del  628.  E  poiche  I'  unico  disegno  dello  scrittore  fu 
di  chiarire  le  civili  e  politichc  qualila  de'  vinli  Romani,  e  nori  gia 
di  por  mano  ad  una  raccolta  o  ad  un  corpo  degli  scriltnri  <!'  Italia, 
la  materia  del  Codice  sono  gli  atti  che  cdehraronsi  fra'privali:  le  bol- 
le  e  letlere  de'Papi  con  alcuni  Irani  d'  un  qualclw  Concilio  ,  i  diplomi 
de'Re,  non  che  gli  cditli  longobardi,  parecchie  iscrizioni  e,  seb- 
bene  assai  di  rado,  poche  parole  di  qualche  storico  le  quali  dian  luogo 

i  Pref.  cit.  pag.  VIII  e  segg. 


C64  RIVISTA 

ad  osservazioni  conducenti  al  fine  che  1'A.  si  propose  1.  Fra  le  car- 
te del  Codice  ve  n'  ha  di  quelle  che  s'  appellano  INEDITE;  e  moltissime 
della  piu  grande  importanza  che  si  posson  dir  tali,  perche  sepolte  in 
molti  e  molti  volumi  dimenticati  non  avrebbero  forse  mai  piu  vedu- 
to  la  pubblica  luce,  senza  gli  studii  del  Troya  2. 

L'  ordine ,  in  cui  son  disposti  que'  monumenti ,  e  quale  il  ri- 
chiede  lo  scopo  dell'  opera  cioe  quello  de'  tempi  5  ordine  del  quale 
tutti  comprenderanno  si  bene  facilmente  1'  utilita  ,  ma  non  cosi  le 
difficolta  estreme  che  s'affacciarono  ad  ogni  pie  sospinto  all'  A.  nel 
seguitarlo.  Per  cio  che  spetta  agli  storici  Paolo  Diacono  e  Frede- 
gario,  chiunque  abbia  letto  1'opere  loro  o  gli  annali  del  eel.  Mura- 
tori  avra  conosciuto  di  per  se  stesso  o  veduto  notare  spessissimo  dal 
padre  dell'  Istoria  italiana  ,  come  quegli  scrittori  per  rispetto  alia 
cronologia  ci  lascino  in  tutto  al  buio.  Molto  meno  osservata  ,  ma 
non  gran  fatto  minore  e  1'  incertezza  de'  monumenti  scritti  in  per- 
gamena  o  in  papiro  o  scolpiti  in  pietra,  che  ci  tramandarono  la  me- 
moria  degli  avvenimenti  d' Italia.  Di  tale  incertezza  in  questo  codi- 
ce  diplomatico  ricorre  la  menzione  pressoche  ad  ogni  pagina  ;  e 
dove  pure  non  avesse  1'  A.  mirato  ad  altro  che  a  stabilire  le  vere 
date  di  que'  monumenti,  avrebbe  renduto  un  servigio  importantis- 
simo  alia  storia  d' Italia,  sgombrandola  di  una  colluvie  di  errori  ori- 
ginata  appunto  dalla  confusione  de'  tempi.  De'  molti  esempii,  che 
potremmo  addurre  a  comprovare  la  luce  ch'  egli  apporto  in  questo 
particolare,  basti  accennare  le  Osservazioni  sulla  cronologia  delle 
Franciche  guerre  contro  i  Longobardi  3. 

Niente  men  savie  ci  sembran  le  leggi,  a  cui  1'  A.  si  propose  di  at- 
tenersi  quanto  alia  lezione  de'  monumenti  da  lui  pubblicati.  La  pri- 
ma  e  la  fedelta  nel  trascriverli  come  essi  stanno,  si  negli  originali  da 
lui  veduli  e  si  nelle  stampe ;  perocche  il  ritenere  gli  errori  di  tali 
scritture  giova  non  poco  a  farci  accorti  cosi  de'  progressi  come  del 
trionfo  della  barbaric;  tristama  necessaria  cognizione  4.  Alia  qual  fe- 
delta nulla  nuoce  1'avere  omesso  di  rappresentare  i  nessi  e  i  ghirigori 

\  Pref.  cit.  pag.  IV.  —  2Ivi  YIII.  —  3  Ivi  pag.  115, 116.  —  4  Ivi  pag.  VI. 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  665 

delle  carle  anliche ,  se  non  rarissime  volte ;  ne  I'  interpunzione  ag- 
giuntavi  ,  senz'  alterare  il  concetto  ;  ne  il  ricorrere  spesso  a  far 
capoverso ,  benche  gli  antichi  non  conoscessero  alcuno  de  presenti 
noslri  artificii  di  partir  in  varii  brani  e  capitoliun  lor  libro  *.  Ma 
questi  ammodernamenti  avranno  gran  forza  di  rendere  questo  Co- 
dice  piu  accostevole  non  solo  all'  intendimento  ,  ma  eziandio  alle 
borse  de'  leggitori-,  ragione  non  tocca  dall'A. ,  ma,  secondo  noi , 
di  gran  peso  e  da  non  essere  dimenticata  dove  si  tratti  di  opere  de- 
gne,  siccome  e  questo  Codice  diplomatico  ,  di  correre  per  le  mani 
de'  giovani,  i  quali  ne  potranno  cogliere  preziosissimi  frutti. 

Due  soli  ne  accenneremo  per  amore  di  brevita.  Chiunque  gitti 
uno  sguardo  a  questo  volume  non  pu6  non  rimanere  pieno  di  me- 
raviglia  per  1'erudizione  vasta  e  sceltissima  dell'  Autore,  che  spicca 
nelle  note  e  nelle  osservazioni  onde  o  chiarisce  gli  errori  del  testo 
o  stabilisce  le  condizioni  civili  e  politiche  dei  vinti  Romani :  osser- 
vazioni e  note  che  formano  grandissima  parte  di  questo  Codice.  Ora 
questa  sceltezza  e  vastita  di  cognizioni  dovrebbe  ribadire  in  capo 
a'  giovani  una  verita,  per  somma  sventura  troppo  sovente  obliata  , 
ede 

che  seggendo  in  piuma 

In  fama  non  si  vien  ne  sotto  coltre  2  5 

e  che  non  ostante  il  vantato  progresso  e  certa  infino  al  di  d'oggi  la 
sentenza  che  Nil  sine  magno  Vita  labor  e  dedil  mortality  s  3.  E  nien- 
tedimeno  questo  ritorno  a  studii  profondi  e  severi,  oltreche  riesce  al 
tutto  indispensabile  a  procacciarsi  quella  gloria  onde  suole  ne'  gio- 
vani petti  essere  si  caldo  il  desiderio  ,  sarebbe  un  mezzo  efficacis- 
simo  a  camparli  dalle  trame  de'  cospiratori  e  degli  empii ;  e  perci6 
qualunque  volta  se  neporga  il  destro,  non  cessiamo  dall'inculcarlo. 


\  Pref.  cit.  pag.  VII. 

2  DANTE,  Inf.  24. 

3  HOUATIUS,  Sat.  I,  6,  59,  60. 


666  R I  VISTA 

Chi  poi  si  faccia  non  a  scorrere  loggermente  questo  Codice  di- 
plomatico ,  ma  si  a  studiarlo  sotto  la  scoria  fedele  di  si  valoroso 
maestro  qual'  e  il  signor  Carlo  Troya  a  giudizio  d'  Italia  tutta,  oltre 
al  far  tesoro  di  notizie  pellegrine  e  sicure  in  cio  che  s'attiene  ad  un 
argomento  che  dee  stare  a  cuore  d'  ogni  Italiano ,  com'  e  la  storia 
della  sua  patria,  ne  corra  un  frutto  ancor  piu  prezioso.  E  quale? 
yirtus  est  vitium  fugere  el  sapientia  pruna  est  StuUitia  caruisse  1  ;  e 
chiunque  si  faccia  a  leggere  quest'  opera  bramoso  di  conoscere  il  ye- 
ro,potradeporre  dairanimo  errori  e  pregiudizii  che  scemano  la  rive- 
renza  verso  i  Romani  Pontetici  •,  errori  che  sparsi  da  uomini  famosi 
o  per  vero  men  to  o  per  la  cabala  de'settarii  si  vennero  a  mano  a  ma- 
110  sempre  piu  dilatando,  fino  a  prender  forza  d'  assiomi.  Cosi,  per 
cagion  d'esempio,  invece  delle  rugiade  e  delle  beatitudini  predicate 
dagli  storici  mentovati  in  principio  di  questa  rivista  ,  noi  trove- 
remo  pressoche  ad  ogni  passo  distruzione  di  citta ,  spopolamento 
di  campagne,  stragi  di  nobili  e  di  sacerdoti ,  profanazione  di  tom- 
pli,  fughe  precipitose  ed  esilii ;  insomma  1'  Italia  ridotta  da'  Longo- 
bardi  a  tanto  stremo  di  miserie  e  desolazioiie  che  richiamava  alia 
memoria  gli  ultimi  giorni  di  Gerosolima.  Qual  meraviglia  pertanto 
se  ad  uno  spettacolo  si  atroce  si  commovesse  Y  animo  paterno  dei 
Romani  Pontefici  e  Ira  gli  altri  di  un  S.  Gregorio  ;  e  quindi  se  a 
descrivere  questi  infortunii  1' immortals  Pontefice-  togliesse  qualche 
volta  i  colori  e  le  tinte  dal  patetico  Geremia?  Ma  di  quest'  uomo 
veramente  Grande ,  giovandoci  degli  studii  del  Troya ,  abbiamo  hi 
animo  di  trattare  alia  distesa,  per  mettere  in  chiaro  la  sfrontatezza 
di  un  lurido  scrittoraccio  nel  calunniarlo. 

Un  altro  frutto  non  punto  meno  prezioso  si  potra  cogliere  da 
questo  libro-,  ede  il  raddrizzare  in  capo  a  molti  il  concetto  universalo 
della  storia,  la  quale  e  indegna  di  questo  nome  se  non  sia  lesfis  tem- 
poritm,  lux  veritatis;  e  non  osservi  la  prima  legge  la  quale  e  ne 
falsi  dicere  audeat ,  secondo  il  noto  precetto  deH'Oratore  romano 

1  HORATIDS,  Ep.  I,  i,  41. 

2  CICERO,  Or.  II,  9,  IS. 


DELIA  STAMPA  h',7 

Di  questa  verita  nissuno  dubito  inai  Ira  gli  nntirlii;  e  quindi  leggia- 
mo  presso  Luciano:  Chiunque  imprenda  a  scrivere  una  storia  a  niu- 
no  dee  sacrilicare  1'uor  solamente  alia  verita  1 .  Non  e  adunque  chi 
non  vegga  i  document!  autentici  e  fededegni  essere  alia  storia  quel 
dhe  sono  i  material!  ad  UH  edih'zio;  e  quel  che  Seneca  alFermava 
de'  grainniatici  che  delle parole  non  sono  cssi  gT  inventori ,  ma  sola- 
menle  i  custudi  2,  con  moUo  miglior  diritto  doversi  intendere  ancora 
degl'istorici  per  rispetto  agli  avvenimenti  da  loro  narrati.  E  diciamo 
con  inolto  miglior  diritto  perche  non  son  i'alli  tra  loro  comparahili 
1'apporre  ad  un  uomo  venerando  una  calunnia,  e  1'ascrivere  a  Dante 
un  vocabolo  il  quale  fosse  coniato  la  prim  a  volta  da  un  Salvini  o  da 
un  Cocchi.  Or  bene  di  queste  verita  quanto  necessarie,  tan  to  sco- 
noseiute  in  Italia ,  il  ch.  Carlo  Troya  die  una  conferma  evidentissi- 
uia ;  quando  priina  di  trattare  im  epoca  delle  piu  oscure  e  intral- 
ciate  die  abbia  la  storia  del  Media  Evo  si  lastrico  la  via  colla  pub- 
blicazione  del  Codice  di  cui  parliamo. 

Oh  via!  ripigliera  qualcuno,  ron  calunniate  si  atrocemente  il  no- 
stro  secolo  che  agli  altri  suoi  torti,  tanti  e  si  gravi,  non  ha  finora 
aggiunto  ancor  questo  <li  rinnegare  assiomi  cosi  evident!  che  solo 
un  pazzo  a  bandiera  potrebbe  recare  in  dubbio.  Chi  cosi  parlasse 
mostrerebbed'aver  diinenticato  la  bel'la  scoperta  pubblicata  in  pien 
parlan^ento  da  uu  onorevolc  piemontese  ,  che  a  scrivere  una  storia 
noa  serve  a  nulla  lo  spoluerare  vecchi  arckirii  e  il  dissepptlUre  vecclii 
d(K-uttwnti  da  logori  tcaffali  3.  Ne  gioverebbe  il  replicare  che  degli 
Ang(;li  Brofferii,  i  quali  si  lascino  uscir  di  bocca  si  sperticate  corbel- 
lerie ,  la  Dio  nierce  per  fin  lo  Stato  modello  (o  il  modello  degli  Sta- 
U  che  debba  dirsi  com«  iiisegna  un  valente  professor  moderiese  ^) 
non  ne  pu6  vanlare  piu  d'uno.  Perocche  se  ben  fosse  vero  che  nes- 
suno ,  dal  Broflerio  in  fuori  ,  avesse  cuore  d'  insultare  al  senso 

1  M«vr,  6'jTsov  TY;  iXvjQsia,  it  nc  toroptav  ^pa^cov  tot.  Lucianns ,  Hfll.  AEI  i 

mTPAd»Em,  I,  39. 

2  Epist.  95  med. 

3  Vedi  Civilta  Cattolica  I  Serie,  vol.  V,  pag.  683. 

4  Esercitazioni  filologiche  n.  9  alia  voce  MODELLO. 


668  RIVISTA 

comune  con  pubblicare  quello  stupendo  aforismo  ;  nientedimeno 
degli  storici  che  dettando  i  loro  raccoriti  molto  piu  che  gli  archivii 
e  i  vecchi  document!  consultarono  la  propria  fantasia  e  leloro  cieche 
passion! ,  oh  quant!  per  sua  sventura  ne  conta  1'Italia !  ed  anche  tra 
quell!  che  fanno  professione  di  scrivere  lontanissimi  dallo  studio  di 
parti,  per  solo  amore  del  vero  e  per  dirla  con  eleganza  moderna 
coscienziosamente.  A  non  allungarci  oltre  i  termini  prescritti  ad 
una  rivista  ne  citeremo  tre  soli,  il  Sarpi,  il  Giannone  ed  il  Botta-,  e 
piu  volentieri  scegliamo  questi  tre,  perche  il  convincerli  di  menzo- 
gneri  e  falsarii  e  cosa  si  facile  che  nulla  piu. 

Le  falsita  pubblicate  dal  Sarpi  furono  confutate  dal  Pallavicini 
in  modo  cosi  evidente,  che  per  quanto  s1  arrabbattino  i  difensori  di 
quello  sciagurato  non  gli  torranno  mai  1'  infamia  che  meritamente 
gli  pesa  sul  capo.  Per  quel  che  spetta  al  Giannone  non  sapremmo 
qual  altra  piu  valevole  autorita  si  possa  citare  che  qu  ella  del  Gian- 
none medesimo  :  il  quale  vicino  a  morte  riconobbe  i  suoi  errori  e 
ne  fe  giuridica  ritrattazione  in  Torino  nelle  mani  del  P.  Prever 
dell'  Oratorio,  sacerdote  di  quella  dottrina  e  santita  che  ognun  puo 
vedere  nel  compendio  della  vita  che  ne  scrisse  con  molta  eleganza 
il  P.  Giambattista  Baroni ,  e  pubblico  coi  tipi  di  Giacinto  Marietti. 
Ne  punto  men  bene  il  titolo  di  menzognero  e  falsario  calza  al  Tu- 
cidide  piemontese ,  come  da  taluno  viene  detto  il  Botta.  Della  qua- 
le proposizione  chi  voglia  averne  le  pruove ,  vegga  quello  che 
degli  errori  di  lui  scrisse  il  dotto  D.  Pietro  Cavedoni  nelle  Memorie 
Modenesi  l,erintrepidoConteMonaldoLeopardineH'  esamechedie 
in  luce  della  storia  d'  Italia.  La  quale  opera  del  valente  recanatese 
poiche  i  settarii  non  seppero  confutare  ,  tentarono  almeno  di  porla 
in  discredito  e  vi  riuscirono.  Ed  eccone  il  come. 

Oltre  alle  massime  perverse  e  alle  aperte  menzogne,  di  che  il  Leo- 
pardi  dimostro  infetta  quella  storia,  censuro  ancora  la  lingua  e  lo  sti- 
le. Non  1'avesse  mai  fatto!  Si  levarono  d'ogni  parte  voci  d'indegna- 

\  Cotinuazione  delle  memorie  modenesi  di  religione  e  di  letter atura ,  t.  VI, 
pag.  187  e  segg. 


BELLA  STAMPA   ITALIANA  669 

zione  contro  la  temerita  d'  un  uomo  che  volea  fare  il  pedante  addos- 
so  al  piu  grande  scrittore  d'  Italia,  del  quale  il  Leopardi  non  valeva 
1'  un  mille.  Poter  vedere  anche  i  ciechi ,  quell'  esame  essere  un  li- 
bello  d1  infamia  delta  to  da  maligno  desiderio  di  gittare  nel  fango  uho 
de'  piu  grandi  Italiani.  Bastarono  queste  voci  inventate  dai  tristi  e 
ripetute,  come  suole,  dai  buoni  •,  e  quella  operetta,  che  potea  pre- 
server e  dalla  rovina  tanti  giovani  incauti,  rimase  dimenticata  per 
sempre.  E  tuttavolta  nel  censurare  lo  stile  del  Botta  una  col  Leo- 
pardi concorsero  molti  altri,  e  sopra  tutto  un  uomo  al  quale  certa- 
mente  non  si  pu6  dare  eccezione  di  bigotto  o  di  gesuitaio.  E  chi  e 
questi  mai  ?  Si  levino  il  cappello  i  libertini :  egli  e  Pietro  Colletta, 
il  quale  scrivendo  a  Giacomo  Leopardi  del  premio  proposto  dall'  Ac  - 
eademia  della  Crusca,  Sento,  dice,  in  predicamento  il  Botta;  e  cer- 
tamente  per  mole  sta  sopra  tutti :  ma  che  storia  !  ma  che  stile !  Quanta 
perderebbero  le  lettere  italiane  s1  egli  avesse  imitatori  I .  Or  via,  tolta 
di  mezzo  la  cagione  per  cui  alia  critica  di  Monaldo  Leopardi  si  cre- 
dette  rispondere  col  disprezzo,  tragga  fuori  alcuno  appassionato  pel 
Botta,  e  lo  difenda  dalla  taccia  di  bugiardo :  e  finche  nol  faccia  ci 
permetta  di  porlo  in  ischiera  col  Sarpi  e  il  Giannone. 

Vero  e  che  di  tal  compagnia  non  dee  vergognare  il  Botta  ;  che 
non  perdera  per  questo  la  fama  di  buon  istorico  ;  e  verranno  stam- 
pate  e  ristampate  le  opere  sue  •,  e  sara  proposto  a'  giovani  per  mo- 
dello  e  per  esemplare ;  e  in  qualche  universita  di  questo  mondo  il 
nome  del  Botta  citato  honoris  causa  sara  1'o/jTa  soporata  2  che  qual- 
che professore  gittera  in  bocca  de'  libertini  per  non  sentirne  i  latra- 
ti.  Per  la  stessa  cagione  un  altro  Professore,  nel  qualificare  gli  sto- 
rici  del  secolo  diciassettesimo  appaiava  insieme  I'  arguto  Pallavicino 
eil  grave  Fra  Paolo;  e  ci  sovvieue  che  a  quell'  aggiunto  accoppiato 
al  Sarpi,  tra  le  file  de'professori  che  facevan  corona  al  facondo  ora- 
tore,  s'  udirono  voci  d'  applauso.  A  noi  veramente  nulla  pare  piu, 


1  Epistolario  di  GIACOMO  LEOPARDI,   Firense,  Felice  Le  Monnier   1842  nel 
vol.  2,  a  pag.  415. 

2  TIRG.  Aeneid.  VI,  420. 


67-0  RIVISTA 

sconveniente  di  quell'  aggiunto :  e  cosi  ne  penseranno  altri  con  noi, 
cioe  quanti  credono  che  nulla  e  piu  leggiero  della  menzogna,  la 
quale  in  lin  de?  conti  non  e  altro  che  una  semplice  negazione  ;  e 
quanti  riflettono  che  alia  greca  uazione  fu  date  da'  latin i  il  sopran- 
nome  di  leggera,  perche  area  gia  meritato  il  titolo  di  hugiarda: 
Graedamendax.  Ma  questa  maniera  di  giudicare  e  una  superstizione 
del  Medio  Evo;  e  tra  gli  acquisti  del  noslro  secolo  progressivo  ed  il- 
luminato  si  dee  porre  ancor  questo  che  la  verita  non  e  punto  neces- 
saria  all'  Istoria.  Qual  meraviglia  pertanto  che  ottenesser  fama  di 
storici  non  solamente  un  Sarpi,  un  Giannone  ed  un  Botta;  ma  mol- 
ti  altri  che  arditamente  continuano  la  congiura  della  quale  parla  il 
filosofo  savoiardo  Giuseppe  De  Maistre?  Tali  sono  i  Ranieri,  i  La  Fa- 
rina, i  Bianchi-Giovini,  e  ultimo  di  tempo  ma  non  per  1'  ardimento 
nello  spacciar  menzogne  L.  C.  Farini;  e  una  turha  di  scrittorelli  an- 
co  piu  inetti  o  piu  tristi-,  i  quali  col  eapo  vuoto  d'ogni  buona  discipli- 
na,  con  una  lingua  tutta  intarsiata  di  frasi  dantesche  e  di  fiori  nati 
in  riva  alia  Senna  ,  in  uno  stile  gonfio  come  un  pallone,  e  grandi- 
nato  di  concettuzzi  falsi  da  disgradarne  il  seicento  vanno  schicche- 
rando  declamazioni  umanistiche  cui  dan  nome  di  storie.  Povera  Ita- 
lia crudelmente  vituperata  da  que'  che  si  mostrano  si  spasimati  di 
tua  grandezza!  E  non  sono  forse  grande  vergogna  alia  patria  nostm 
gli  oltraggi  e  gT  insulti  tuttodi  scagliati  contro  la  memoria  di  Pon- 
tefici,  de'  quali  vedemmo  sorgere  alia  difesa  i  medesimi  protestarrti; 
e  alcuni  tra  essi  vinti  allo  splendore  di  tante  virtu  che  riconobbero 
dietro  profondi  studii  in  que'  calunniati  benefattori  del  genere  uma- 
no,  aprire  gli  occhi  alia  verita  ed  essere  ora  membri  nobilissimi  del- 
la  Cattolica  Chiesa?  Se  gli  stranieri  gittassero  in  volto  all'  Italia  quei 
Sero  sapiunt  Phryges  *  ;  e  dicessero  ch'ella  si  adorna  e  si  pavoneggia 
de'  cenci  che  altri  va  dismettendo  ,  e  fa  tesoro  delle  quisquilie  che 
altre  nazioni  gittarono  fra  le  immondezze;  qua!  risposta  a  si  fatte* 
accuse  troverebbero  i  libertini  ? 

i  Apud  FESTUM  et  CiCEROJiEM  Fam.  VII,  16. 


DELL  A  STAWPA  ITA  LIANA. 

La  risposta  che  noi  daremmo  si  e  che  gl'  italianimmi  non  sono 
Vllalia;  la  ijuale,  Dio  concedentc,  puo  varitare  inolti  scrittori  che 
ad  una  critica  sagace ,  e  ad  un'  erudizione  vastissima  congimigono 
un;i  rettitudine  iniless-ibile-,  e  non  curando  le  ire  e  i  rancori  dei  de- 
magoghi  prendono  a  visiera  alzata  la  difesa  del  giusto  e  del  vero. 
Tale  fra  gli  altri  ci  si  mostr6  il  dottissimo  Cav.  Troya  in  questo  Co- 
dice  Diplomatico  Longobardo;  che  abbiamo  lotto  piii  d'uria  volta  e 
eon  molta  attenzione:  e  percio  caldamente  esortiamo  i  giovani  ita- 
Jiani  a  prender  questo  libro  a  modello  de'  loro  studii. 


II. 


Scritli  politici  di  TERENZIO  MA.MIAM  —  Ediz.  ordinata  ddlTA.  —  Fi- 
renze  le  Monnier  1853. 

Poca  importanza  avrebbe  per  se  agli  occbi  deinostri  lettori  la  ri- 
produzione  di  ottantasei  scritture  volanti,  sdrucciolate  la  maggior 
parte  dalla  feconda  penna  delMamiani  nel  vorticoso  quinquennio  dei 
nostri  sconvolgimenti,  dal  Parere  inform  alle  cose  italiane  pubblicate 
nel  i839  fmo  a  quella  Letter  a  ortodossa  di  nome  ed  eterodossa  di  fat- 
to,  dellaquale  si  ragiono  nella  nostra  ISerie  vol.  VII,  pag.  339.  Essi 
clicgiaconoscono  e  il  partito  moderato  che  ha  tradita  si  miseramente 
I  Italia  colle  sue  ipocrisie  e  co'suoi  tentennamenti,  e  Taltissimo  seg- 
gio  degnamente  occupatodall'esulepesarese  in  quella  migliore  Italia 
proscritta  (come  la  chiama  il  Carutti),  giapossono  immaginarsi  qual 
iiore  di  moderazione,  ftitalianita,  di  libcrta,  di  amorpatrio,  di  fedel- 
td  ai  convintimenti,  di  coraggio  civile  e  di  checche  altro  fa  gongolar 
di  gioia  un  petto  italiano ,  spiri  ad  ogni  pagina  di  questo  volume. 
Essi  comprendono  per  altra  parte  che  queste  poche  parole  espri- 
mendo  lo  spirito  di  tuttigli  opuscoli,  rendono  dell'opere  il  solo  con- 
to  possibile  a  rendersi;  non  potendosi  discorrere  per  minuto  tanti 
opuscoli  staccati  ed  effimeri  che  formano  le  tre  parti  intitolate  Tem- 
pi di  n/orme,  Tempi  coslituzionali.  Ullimi  tempi.  E  pur  se  potesse- 
ro  discorrersi  ad  uno  ad  uno,  qual  pro  di  rhino vare  tante  memorie 


672  RIVISTA 

funeste  di  error!  e  d'inganni,  di  delitti  e  di  sventure,  di  sforzi 
audaci  e  di  fughe  codarde,  di  voci  cristiane  e  di  opere  da  miscre- 
denti,  di  unita  italiana  e  di  sette  cospiratrici  ?  Cosi  potessimo  spe- 
rare  estinti  persempre  questi  germi  di  sventure,  come  vorremmo  dal 
canto  nostro  cancellarne  perfm  la  memoria  ! 

Ma  ci  e  pur  forza  darne  contezza  ai  nostri  lettori,  poichesitrova 
in  Firenze  uno  stampatore  che  pensa  a  perennare  i  monumenti  di 
tante  angosce ,  e  in  Torino  uno  scrittore  che  con  ingenuita  degna 
di  causa  migliore  spiega  all'Italia  1'  intento  di  rinnovarle. 

II  sig.  Domenico  Carutti  e  gia  noto  ai  nostri  lettori  come  uno  di 
quegli  scrittori  che  adoprano  1'ingegno  e  la  penna  a  galvanizzare 
il  cadavere  deh"italianismo  costjtuzionale  deriso  e  compianto  da  co- 
loro  che  ne  videro  le  commedie,  ne  scuoprirono  gli  artifizii  e  ne 
pagano  lo  scotto.  Or  egli  appunto  si  e  tolto  1'  incarico  di  rivelarci 
in  una  Prefazione  di  dieci  pagine  il  divisamento  deU'Epimeteo  fio- 
rentino,  che  porge  all'  Italia  questa  urna  di  Pandora  nel  cui  fondo 
si  agita  pur  tuttavia  e  vegetalasperanza  italiana.  Dopo  averci  detto 
che  il  Mamiani  si  connumera  fra  i  piu  valorosi  conliniialori  del- 
V  anlica  scuola  politica  italiana,  la  quale  .  .  .  sembro  chiudersi  con 
Paolo  Sarpi  e  venne  ripigliata,  dapprima  grazie  agli  scritti  di  Gian 
Domenico  Romagnosi  e  di  Ugo  Foscolo,  poscia  per  opera  di  quegli 
illustri  coetanei  che  ognuno  nomina  a  dito  (pag.  IX  e  X)$  istitui- 
sce  il  paragone  fra  il  Mamiani  e  il  Foscolo:  e  dannato  in  questo  il 
sensismo  dello  scorso  secolo  e  I'  irosa  melanconia  di  teorie  funeste, 
ci  rallegra  colla  spirilualita  della  filosofia  presente,  coi  dogmi  della 
vita  universa  e  colle  umane  ispirazioni  del  crislianesimo  che  inga- 
gliardano,  dice ,  I'  ingegno  del  Mamiani  e  lo  allevano  allo  sco- 
primento  della  verita  riposla  (pag.  XII  eXIII).  II  ritratto  colorito 
in  tal  guisa  dal  Carutti  del  Filosofo  esministro  rion  puo  dirsi  disso- 
migliante:  egli  ce  lo  da  come  un  continuatore  del  Machiavello,  del 
Sarpi,  del  Foscolo,  del  Romagnosi:  e  niuno,  crediamo,  vorra  dis- 
dirgli  la  somiglianza  di  quelle  fisonomie,  1'analogia  dei  divisamenti, 
1'efficacia  degli  sforzi,  1'abilita  nel  mascherarli,  la  nullita  nel  con- 
durli  a  termine.  II  solo  divario  che  puo  ravvisarsi  sta  in  ci6 ,  che 


BELLA  STAMPA  ITALIANA  673 

la  scellerata  empieta  del  Machiavello,  1'  ipocrisia  del  Sarpi ,  la  rni- 
santropia  suicida  del  Foscolo,  Y  utilitario  sensismo  delRomagnosi, 
gia  hanno  affrontato  sulle  soglie  deU'eternita  il  giudizio  della  Giu- 
stizia  divina,  e  nella  vita  postuma  il  giudizio  della  sperienza  e  della 
storia:  cotalche  la  loro  posterita  sa  ormai  a  die  attenersi  intorno  al 
vero  principio,  e  ai  vantaggi  ultimi  di  quei  sospiratori  di  gloria  e 
d'indipendenza.  All'opposto  i  sospiri  del  Mamiani  ede'suoi  coetanei 
ben  sappiamo  quanto  ci  sieno  costati  in  quest'  ultimo  quinquennio, 
ma  non  possiamo  prevedere  quanto  altro  sangue  e  quante  altre  la- 
crime  verranno  a  costarci  nelnuovo  sperimento  cbe  essi  si  preparano 
a  tentare  in  questa  anima  vile  della  nostra  povera  patria  italiana. 
Certamente  se  in  codeste  facce  albergasse  possibility  di  arrossare  e 
in  codesti  cuori  sentimento  di  umanita,  invece  di  ripigliare  que'ten- 
tativi  che  resero  loro  ridicoli  e  noi  sventurati,  penserebbero  anzi  a 
cancellare  col  pianto  gli  scritti  di  que'  giorni  di  delirio ,  anziche  ad 
eternarli  colle  stampe.  Ma  pensate  se  la  migliore  Italia  proscritta  sa 
vergognarsi  e  pentirsi !  Essa  raccoglie  anzi  forze  e  pensieri  per  la 
terza  riscossa;  e  sedi  alcuna  cosa  si  pente,  egli  e  solo  d'essersi  cosi 
male  apparecchiata  alle  due  precedenti. 

Del  quale  pessimo  apparecchio  il  Carutti  reca  a  pag.  XIII  una 
bella  descrizione,  cbe  daremmo  qui  alia  distesa  se  non  temessimo  di 
gravare  i  riostri  lettori ,  giacche  mostrerebbe  con  qual  razza  di 
scempii  i  nostri  rigeneratori  pretesero  formareTindipendenza,  lali- 
berta  ,  la  grandezza  d'  Italia.  Una  ridondanza  infinita  di  scritterelli 
in  cui  la  gioventii  snerval'ingegno,  si  persuade,  dice  1'A.  della  Prefa- 
zione,  che  Y  arte  dell'  amministrare  gli  Stali  s'  impara  merce  di  una 
specie  tfintullo  mislerioso,  si  viene  educando  una  generazione  leggic- 
chianle ,  poi  un'  allra  generazione  sfringuellante !  tale  era  la  condi- 
zione  della  letleralura  di  quest'ultimi  anni ,  tali  le  generazioni  che 
posero  la  mano  al  timone  nei  giorni  del  nostro  delirio,  e  che  dovea- 
noformare  1' Italia  una,  grande,  indipendente.  Ma  questo,  soggiunge 
saviamente  il  Carutti,  non  e  buono  apparecchio  per  chi  vuol  sedere  un 
giorno  nei  consigli  della  nazione,  e  i  reggimenti  liberi  male  si  puntel- 
lano  colle  sonore  iperboli  e  colle  vacue  aslratlezze  (  manco  male  che 
Serie  IT,  vol.  II.  43 


R1VISTA 

fmalmente  s'incomincia  acapirlo!).  Se  dunque  bramiamo  una  terza 
riscossa  die  non  dia  da  ridere  a  tutta  1'Europa,  uopo  e  correggere 
queste  generazioni  leggicchianti  e  sfringuellanti  •,  e  gli  scritti  del 
Mamiani,  prosiegue  il  suo  encomiatore,  eserciteranno  a  questo  fine 
un  salutevole  influsso  sngli  stntiii  dei  giovani:  ed  ecco  il  primo  frutto 
che  possiamo  sperare  dalla  reviviscenza  dei  discorsi  pubblicati  in 
questo  volume  che  prepararono  i  rivolgimenti  d'  Italia.  Certamente 
il  disegno  di  nuove  ribellioni  non  potea  manifestarsi  con  linguaggio 
piu  schietto. 

Se  non  che  la  gioventu  crescente  e  troppo  meschino  puntello  alle 
future  glorie  d'  Italia  ;  e  ben  sel  sanno  quanti  seguiron  eol  guardo 
nelle  marce  guerriere  le  nostre  Legioni  ddla  speranza.  Le  vere 
speranze  dei  sommovitori ,  sapete  voi  dove  sono?  Sono  cola  oltre 
alpe  e  oltre  mare  ,  ove  I'uomo  percosso  dafla  domestica  tirannia  lo- 
gora  nett'esilio  molta  porzione  della  vita,  senza  scernere  co\T  occhio 
bramoso  ne  lume  di  Stella  che  splenda  ,  ne  vento  ehe  spm  propizio 
{pag.  XV  e  XVII).  Quelli ,  si ,  sono  i  veri  eroi  dell'  avvenire ,  la  cui 
mente  e  gia  esercitata  alle  cabale,  la  lingua  alle  chiacchiere,  il  brae- 
cio  alia  strage.  Laonde  al  primo  splendere  di  un  astro  benigno,  quell* 
migliore  Italia  puo  piombare  sulla  nostra  in  un  attinao  e  liberarla 
dalle  nefandezze  e  dalle  enormitd  de  ristorati  Governi  (pag.  XVII). 
Ma  a  frangere  anche  questi  puntelli  cospirano,  soggiungeilCarutti, 
«  preoceupazioni  esiziali,  per  cui  la  generosa  religione  della  liberty 
«  riesce  a  pernicie,  il  credersi  i  veri  e  soli  interpret!  della  nazione,  il 
«  portar  fiducia  che  un  medesimo  calore  riscaldi  tutta  la  cittadinanza, 
«  la  credulita  negli  eventi  prossimi  e  alle  promesse  degli  estranei, 
«  Taggirarsiinuna  temperieartificiata  distranieri  conventicoli  (pag. 
<c  XVI).  »  E  noi  preghiam  novamente  i  lettori  ad  avvertire  quanta 
verita  vi  sia  inquesta  confessione,  oveil  CaruLti  diceinsostanza,  che 
i  foruseiti  si  danno  per-  veri  interpret}  della  nazione  ,  quando  in 
verita  non  la  conoscono  e  da  lei  sono  disconosciuti :  e  si  vantano 
aosiliatori  di  questa,  mentre  in  verita  per  la  credula  loro  dabbenag- 
gine  sono  abbindolati  ora  dalle  promesse  di  stranieri  governanti,  ora 
dalle  ombre  della  possanza  dei  settarii,  i  quali  fomentano  nei  rifwp- 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  f>7.'» 

giti  dottrine  estreme  e  leoriche  arrisicate.  Gran  disdetta  preparereb- 
bono  costoro  alia  sanla  causa,  di  cui  pur  sono  1' ultima  ed  unica  spe- 
rariza  :  ed  ecco  il  secondo  motive  di  fornire  a  quelle  esiziali  preoc- 
cupazioni  1'  antidoto  preparato  nella  farmacia  del  Mamiani.  «  Chi 
«  mediti  le  dottrine  del  Mamiani,  apprendera  come  abbia  egli  saputo 
«  tenersi  immune  da  quest!  erramenti,  per  cosi  dire,  fatali,  ecome 
t  in  ci6  niuna  lode  di  moderanza  e  di  senno  gli  basti.  Ed  oggidi 
«  die  la  miglioro  Italia  e  proscritta  e  confessa  la  bonla  dei  propositi 
«  col  sigillo  della  sventura  degnamente  sopportata,  riecessario  e  ri- 
«  cordare  piu  spesso  cotali  pericoli  dell' esilio  (ivi).  .  .  » 

Spiegato  in  tal  guisa  Tintento  del  volume,  che  pu6  compendiarsi 
in  queste  due  parole :  educare  la  gioventu  italiana  alia  rivoluzione , 
e  premunire  gli  esuli  ila  quei  pericoli  che  pdtrebbero  farla  arrenare, 
il  Carutti  volge  la  parola  alia  yioventit  della  emiyrazione  ,  dicendole 
con  gran  cuore:  Adunarsi  con  lei  il  fiore  delle  province  e  I'  onore,  es- 
stndo  piii  ylorioso  il  titolo  di  orrevole  ribello,  die  il  vivere  schiavo  cit- 
tadino  :  infelidssime  essere  le  condizioni  d1  Italia  e  le  enonnild  dei 
rislorali  G  or  end  consecrarne  yli  Aulori  al  vindice  abbomimo  dei  se- 
coli :  ogni  yiorno  che  spunla  illuminare  scelleranze  novelle  superanti 
le  precedenti  in  barbarie.  E  procede  cosi  con  tal  linguaggio  demago- 
gico  v  ituperando ,  fuor  del  Piemonte ,  tutti  i  Governi  italiani  noa 
esckiso  il  toscano  :  e  tutto  cio  viene  stampato  in  Firenze  quasi  per 
rirominciare  quella  congiura  tipografica  che  prepare  per  tanti  anni 
i  delirii  e  le  sventure  del  48. 

Deseritto  cosi  a  tetri  colon  Jo  stato  della  penisola,  conforta  gli 
esuli  a  respinyere  i  conxi</li  iroppo  assoluti ,  a  ripudiare  le  impron- 
litudini  delle  sette  da  taverna ,  a  non  iscambiare  la  realta  coi  fanla- 
smi.  Lindipendenza,  base  di  ogni  Italia,  Vacquisto  di  un  liberale  Go- 
verno,  le  armi  confederate  dell' inlera  penisola  (pag.  XVIII),  ecco  lo 
seopo  a  cui  deljbono  mirare  gli  esuli  italiani,  conforta ti  dagli  esem- 
pii  e  dagli  scritti  del  conte  filosofo,  regalati  loro  dallo  stampator 
fiorentino. 

Speriamo  che  gl'  Italiani  sapranno  grado  a  chi  prende  tanta  cu- 
ra  della  loro  felicita  avvenire.  Molti  di  essi  ancora  serbano  im  figlio 


676  RIVISTA 

non  mutilato  o  morto  nelle  folli  imprese  della  crociata ,  serbano 
una  casa  non  crivellata  dalle  artiglierie,  una  villa  non  saccheggiata 
dagli  scorridori,  una  rendita  non  decimata  abbastanza  dalle  gra- 
vezze  novelle.  Or  bene,  si  preparino  a  nuovi  trionfi,  ed  oflrano 
volonterosi  sull' altar  della  patria  quanto  salvarono  dalle  prime  scon- 
fitte.  Ecco  1'annunzio  che  loro  arreca  1'editore  di  questo  volume,  non 
solo  coi  fatti  preparando  la  rivoluzione  negli  animi,  ma  colle  parole 
ancora  dicbiarandone  candidamente  1'  intenzione.  E  bene  sta  :  co- 
desti  commettimale  fanno  nell' opera  il  loro  mestiere,  e  manifestan- 
dolo  cosi  in  parole  lo  fanno  onoratamente.  Quello  che  non  sappia- 
mo  intendere  e  cbe  un  Governo  spinga  tant'  oltre  la  tolleranza  e 
1'  indulgenza  che  accetti  in  tal  guisa  lo  schiaffo  proprio  nella  sua 
capitale,  dopo  aver  veduto  a  qual  termine  lo  conducessero  le  tolle- 
ranze  della  stampa  nel  1848.  Conviene  pur  dirlo:  coloro  che  veglia- 
no  sopra  la  stampa,  o  sono  risoluti  di  vedere  un'  altra  volta  il  loro 
Principe  ire  ramingo  a  Gaeta,  o  hanno  perduto  1'  intelligenza  della 
toscana  favella.  Altrimenti  chi  e  che  non  vegga  fin  dalla  prima  pa- 
gina  degli  scritti  ripubblicati,  altro  non  essere  questa  edizione  se 
non  un  nuovo  preparative  di  rivolgimenti  ?  Leggete  da  capo  a  fon- 
do  quel  Nostro  parere  intorno  alle  cose  italiane,  e  vi  vedrete  lunga- 
mente  ragionato  il  modo,  con  cui  dee  tentarsi  e  pu6  riuscire  uno 
sconvolgimento  universale.  Ivi  s'  incomincia  dal  dimostrare  non 
potersi  sperare  congiuntura  piu  propizia  ,  essere  impossible  una 
guerra  europea  ,  improbabile  una  nuova  rivoluzione  in  Francia  , 
pronta ,  sol  cbe  1'  Italia  ribelli ,  la  distruzione  dell'  Austria :  le  spe- 
ranze  d'ltalia  non  doversi  asp«ttare  d'altronde.  Si  passa  quindi  ari- 
cercarne  i  mezzi  (pag.  15  §  IX),  e  sono  Ministri  guadagnati,  eser- 
cito  rifatto,  popolo  infiammato.  E  poiche  il  popolo  non  s'  infiamma 
se  non  viene  preparato  colla  educazione  ed  istruzione ,  eccoti  da 
pag.  18  a  46  un  trattatino  di  documenti  pratici  senza  nome  di  au- 
tore,  appropriati  al  grande  scopo  di  rendere  il  popolo  stromento  alle 
rivoluzioni :  e  le  Industrie  sono  si  accorte  e  soavi ,  che  noi  sfidiamo 
il  Machiavello  a  scrivere  di  meglio ,  e  con  ipocrisia  piu  raffinata. 
Leggi  a  pag.  21  ,  come  ei  ragiona  della  religione  civile ,  della 


DELLA  STAMPA  ITALIANA  677 

conversione  del  Clero,  e  poco  stante  (pag.  22  e  seg.)  come  insegni 
a  screditare  il  Clero  e  a  torgli  di  mano  Finsegnamento:  vedrai  quanto 
sia  acconcia  ed  armonizzata  al  rimanente  la  conclusione  di  questi 
suggerimenti  che  qui  compendiamo.  «  Poiche  legame  di  fratel- 
lanza  per  noi  italiani  sta  riposto  nella  unita  delle  religiose  credenze 
e  nel  dimorare  in  Italia  il  capo  e  moderatore  augusto  di  quelle,  un 
carattere  peculiare  faccia  la  Chiesa  italiana  esemplare  a  tutte  le  al- 
tre.  Spieghisi  pertanto  T  antica  bandiera  cattolica  di  Arnaldo  da 
Brescia,  di  Dante,  di  Savonarola,  del  Marsilio,  del  Sarpi  .  .  .  .  Le 
discipline  debbono  essere  revocate  alle  origini,  e  tutto  il  corpo  del 
Clero  par teci  pare  come  in  antico  alia  scelta  de'  suoi  gerarchi 
(pag.  46).  » 

Fin  qui  il  testo ;  e  non  abbisogna  di  chiosa.  Seguite  seguite  pure 
a  spandere  fra  le  plebi  le  dottrine  del  Sarpi  e  la  bandiera  CATTOLI- 
CA di  Arnaldo  da  Brescia;  e  non  dubitate:  la  terza  riscossa  non  po- 
tra  fallire. 

III. 

TOMMASO  MORO.  Tragedia  di  GIUSEPPE  MAGGIO.  Firenze  1852. 

L'  arte  di  screditare  e  svilire  le  istituzioni  mettendone  in  rilievo 
ed  esagerandone  stranamente  i  parziali  e  temporanei  deviamenti 
per  la  naturale  o  debolezza  o  malizia  degli  uomini  in  che  quelle  si 
attuano,  quell' arte,  diciamo,  e  stata  uno  degli  strumenti  piii  pode- 
rosi  a  sospingere  la  moderna  societa  nei  mali  termini  in  che  la  veg- 
giamo  dibattersi.  In  qualche  contrada  ed  in  qualche  tempo  gli  eccle- 
siastici  dimenticarono  la  santita  del  loro  carattere  e  i  doveri  del  loro 
augusto  ministero;  non  ci  voile  altro:  la  Chiesa  cattolica  non  fu  vo- 
luta  piu  mirare  che  in  quelle  poche  depravate  sue  membra-,  si  men6 
infmito  scalpore  delle  loro  colpe;  e  se  ne  accrebbe  lo  scandalo  non 
pur  propalandole  ma  accrescendole  a  cento  tanti.  II  Potere  sovrano 
qui  e  cola  esorbito  anche  in  tempi  non  remoti  da  noi;  edeccovi  quelle 
esorbitanze  tolte  ad  unica  norma  da  portar  giudizio  del  Potere  in  se 


()78  RSV1STA 

medesimo  ,  e  non  trovarsi  quasi  distinzione  tra  Monarchia  e  dispo- 
tismo  o  tirannide.  Ci  maraviglieremo  clie  dopo  I'iniquo  giuoco  pro- 
tratto  per  cinque  o  sei  generazioni,  la  societa  sia  divenuta  a  tale  da 
guardare  con  diflidenza,  anzi  da  inimicare  apertamente  que'due  car- 
dini  precipui  su  cui  si  aggira  ogni  umano  consorzio  :  vogliam  dire 
la  spirituale  e  la  temporale  autorita  ? 

Del  quale  enorme  tradimento,  ordito  ai  popoli  che  ne  sono  all'ora 
stessa  zimbello  e  vittima ,  dovrebbero  in  gran  parte  star  pagatori  co- 
loro  che  trattano  le  arti  belle  e  soprattutto  la  poesia-,  siccome  quella 
che  avendo  una  potente  influenza  sulla  fantasia  e  sul  cuore,  e  piu 
che  qualunque  altra  efficace  a  trascinare  i  giudizii  ed  a  pervertirli. 
Da  qualche  secolo  a  questa  parte  i  poeti  di  alcun  rinomo  appena 
seppero  altro  che  esporre  alle  moltitudini  gli  abusi  della  Chiesa  e  lo 
scapestrar  dei  tiranni ,  o  certo  appena  si  ottenne  rinomo  ad  altro 
titolo  che  a  questo  ;  e  noi  non  sapremmo  trovarne  scusa  che  satis- 
faccia.  Intendiamo  che  1'  elemento  religiose  e:  quasi  indispensabile 
ad  una  poesia  grave  e  sostenuta  $  intendiamo  altresi  che  lo  scape- 
strar di  un  tiranno  e  campo  bellissimo  ad  esser  corso  da  una  vena 
poetica  robusta,  la  quale  nel  contrapposto  delle  vittime  si  puo  anche 
schiudere  il  varco  al  passionato  ed  al  tenero.  Ma  non  sappiamo 
spiegare  altrimenti  che  per  uno  spirito  di  setta  codesto  malaugura- 
to  vezzo  di  recare  in  mezzo  la  retigione  quasi  solamente  per  bestem- 
miarla,  e  di  non  sapere  trovare  altra  maniera  di  conciliare  ai  Prin- 
cipi  il  tanto  necessario  rispetto  della  moltitudine,  che  presentandoli 
a  lei  sotto  il  lato  piu  reo  e  che  e ,  la  Dio  merce,  nel  tempo  moder- 
no  il  piu  raro.  Se  i  poeti  hanno  vaghezza  di  trattare  il  fanatismo  re- 
ligioso  e  le  nefande  opere  dei  tiranni  frughino  un  poco  nei  fasti  del- 
la  eterodossia,  dove  quello  e  queste  sono  natural  frutto  della  pianta 
malefica;  e  non  vadano  a  cercarle  nella  Chiesa  cattolica  e  nella  cat- 
tolica  Monarchia,  dove  1'  esorbitanza  e  raro  nasce,  e  non  mai  puo 
essere  conforme  al  principio  professato,  e  presto  o  tardi  trova  re- 
sistenza  e  condanna. 

Queste  consklera/joni  ci  fecero  accogliere  con  vero  soddisfaci- 
roento  la  tragedia  il  Tommaso  jtforo  scritta  e  pubblicata  lo  seorsa 


DELIA  STAMPA  ITALIANA  679 

anno  in  Firenze  dall'egregio  Giuseppe  Maggio.  Se  1'Autore  di  que- 
sto  bel  lavoro  »•  giovane,  come  ci  pare  aver  sentito,  ma  come  certo 
non  lo  mostra  il  robusto  verseggiare  congiunto  ad  una  squisita  giu- 
stezza  di  concetti  e  temperanza  di  forme  ,  noi  ci  putpemmo  augu- 
rare  che  \"  Italia  sia  per  avere  in  lui  un  tragico,  che  lungi  dal  per- 
verlirla  la  faccia  migliore.  Ed  a  farlo  ci  sarebbe  per  questo  capo 
juateria  vasta,  svariata,  piena  di  verrta  e  d'istruzione  se  si  andasse 
i'rugando  non  diciamo  altro  che  il  primo  secolo  delta  lliforma.  Que- 
>t<>  di  Tommaso  Moro  non  e  die  un  episodic  cK  quell1  rmmensodram- 
wia;  e  non  vi  e  forse  angolo  dell'  Europa  che  non  possa  otterirvi  dei 
magnifici  suggetti  a  trattare  con  merito  d«Ho  scrittore  e  con  van- 
taggio  notabilissimo  della  ItaKa.  Vero  b  che  nd  presente  tempo 
egli  ci  vuol  coraggio  per  trarre  in  mezzo  con  somiglianti  subbietti, 
veduto  gli  sforzi  che  si  fan  dai  tristi  per  ingraziarci  colla  Riforma , 
«  atteso  la  insigne  morbidezza  onde  i  Moderati  concilialivi  passan  per 
sopra  a  quelle  nefande  origini  per  pigliarla  poi  colla  Inquisizione  e 
eol  S.  Uflizio,  cogliendone  il  destro  di  riversarne  sulla  Chiesa  catto- 
iica  fiele  e  sarcasmi.  Ma  cio  vnot  dire  che  il  signor  Maggk)  oltre 
aH1  avere  scritla  una  bella  tragedia  ,  ha  fatta  eziandro  una  buona 
azione;  e  dall'altra  parte  quel  maggiore  animo  che  stan  pigliando  i 
swieeri  cattolici  ha  trovato  modo  da  impedire  che  somigtianti  no- 
bili  conati  restino  sconosciuti  all'Italia  e  quasi  senza  lapossibilitadi 
trovare  imitatori.  Noi  siamo  lieti  di  poter  concorrere  dalla  nostra 
parte  a  mettere  in  onore  somiglianti  pruove  ,  e  vorremmo  anzi  che 
la  o;-"¥asione  se  ne  porgesse  alia  Civilta  Cattolica  angora  piu  spesso. 

Questo  intorno  alia  scelta  del  suggetto.  Quarito  al  modo  di  trat- 
tai'lo,  gli  abituati  alia  sfrenatezza  moderna  d'  inLrecciare  i  drammi, 
\i  appunteranno  per  avventura  troppa  semplicita  di  condotta.  Ma  chi 
•coMsideri  quale  sia  la  semplicitadegli  esemplari  greci,  la  quale  a  mol- 
ti  potra  parere  troppo  digiuna,  non  potra  riprendere  il  nostro  poeta 
che  trovandosi  allamano  un  suggetto  nobilmente  tragico,  si  e  curato 
porod'invilupparlo  in  finzioni,edharivolto  ogni  suo  studio  a  far  sen- 
tire  profondamente  i  varii  aifetti  che  si  eccitano  naturalissimi  anche 
alia  semplice  esposizione  del  fatto.  Questo  attenersi  strettamente  alia 


680  RITISTA 

verita  storica  mentre  dall'una  parte  cresce  la  difficolta  del  lavoro,  so- 
prattutto  ove  la  storia  sia  conosciuta  e  poco  meno  che  vulgare,  riesce 
dall'  altro  a  rivelare  meglio  11  valore  del  poeta  quando  esso  giunga 
a  quel  grado  di  perfezione,  che  ha  improntato  il  Maggio  nella  sua  Tra- 
gedia.  Noi  leggendola  ci  sentivamo  trasportati  ai  tempi  nefasti  di 
Enrico  VIII ;  e  ci  parea  che  davvero  non  che  quel  tiranno  e  1'  Eroe 
che  gli  sta  a  fronte,  ma  eziandio  i  personaggi  minori  di  Fischer,  di 
Anna,  di  Margherita ,  del  Duca  di  Suffolch  e  cosi  degli  altri  appe- 
na  poterono  parlare  altrimenti  di  quello  che  loro  fa  fare  il  poeta. 
Illusione  che  e  bella ,  sommamente  dilettevole  ,  e  che  a  mala  pena 
si  potrebhe  ottenere  quando  il  suggetto  non  fosse  pienamente  sto- 
rico,  o  fosse  di  storia  troppo  obliata  o  riposta,  da  non  poterne  aspet- 
tare  quell'  unisono  e  come  a  dire  quei  riscontri  del  poema  che  si  leg- 
ge  coi  concetti  e  colle  rimembranze  del  leggitore. 

E  poiche  ci  troviamo  a  parlar  di  tragedie,  non  vogliam  preterire 
di  menzionare  un  lavoro  pregevolissimo  di  Giov.  Battista  Mari  Prin- 
cipe di  Acquaviva  ;  vogliamo  dire  il  Candiano  IV  pubblicato  son 
pochi  mesi  in  Napoli.  II  suggetto  che  egli  tratta  non  ha  quelle  specia- 
li  condizioni  da  entrare  nella  nostra  Rivista  4  :  tuttavolta  il  suo  ver- 
seggiare  avrebbe  meritato  da  noi  i  medesimi  encomii,  se  avessimo  po- 
tuto  parlarne ;  ma  in  questo  caso  non  avremmo  tralasciato  di  notare 
come  il  troppo  scarso  fondamento  istorico  dato  al  dramma ,  se  dal- 
1'  una  parte  ha  potuto  permettere  molta  liberta  al  poeta  di  renderlo 
vario  e  rilevante,  scema  daH'altra  in  gran  maniera  non  diremo  solo  il 
diletto  ,  ma  eziandio  la  utilita  della  lettura.  Siamo  sicuri  che  ove  il 

i  Accennammo  altrove  le  ragioni  per  le  quali  alcuni  scritti,  altrimenti  prege- 
voli,  ogni  qual  volta  non  si  attengano  in  qualche  modo  col  nostro  Programma  , 
non  potrebbero  esser  soggetto  delle  nostre  Riviste.  E  per  questa  ragione  non  ci 
tratteniamo  sulle  belle  poesie  diGiannina  Milli,  (Napoli  1852)  venuteci  novel- 
lamente  alle  mani.  Sono  esse  un  vero  fiore  di  bellezze  poetiche  sia  per  la  spon- 
taneita  del  verso,  sia  per  la  gastigatezza  del  deltato,  sia  da  ultimo  per  la  origi- 
nalita  non  istudiata  dei  concetti.  Soprattutto  i  Canti  improvvist  ,  rivelano  un'a- 
nima  singolarmenle  fatta  per  le  nobili  ispirazioni  della  poesia  ed  educata  in  quel 
paese  delle  armonie  che  fu  culla  al  Tasso  ed  al  Cimarosa. 


DELLA  STAMPA  ITAL1ANA  C81 

Principe  di  Acquaviva  applicasse  a  soggetti  somiglianti  al  Tomrnaso 
Moro  quella  vena  poetica  ond'  e  ricco ,  se  ne  avrebbe  tra  il  INapo- 
litano  ed  il  Fiorentino  una  di  quelle  nobili  gare  delle  quali  noi  non 
potremmo  sicuramente  esser  giudici,  ma  ci  piaceremmo  grandemen- 
te  ad  essere  spettatori. 

Ma  per  tornare  all'  egregio  poeta  di  Firenze,  non  finiremo  senza 
far  osservare  come  egli  si  e  mostrato  niente  men  valente  filosofo  ed 
erudito  nella  sugosa  prefazione  mandata  innani  alia  tragedia  e  nelle 
note  onde  ne  dichiara  parecchi  punti  alia  fine.  L'  una  e  le  altre  sono 
pregevolissime;  ma  la  prima  soprattutto  si  raccomanda  specialmente 
per  ampiezza  di  concetti,  per  ravvicinamenti  storici  e  filosofici  inge- 
gnosi,  e  piu  ancora  per  la  giustezza  onde  studia  e  trova  nel  passato 
le  vere  cagioni  delle  presenti  sventure  sociali  e  religiose.  Forse  a 
qualcuno  potrebbe  quella  prefazione  aver  vista  di  quasi  estranea  alia 
tragedia ;  ma  oltreche  1'  universale  non  e  mai  estraneo  ai  particolari 
cui  anzi  acclude  in  germe  •,  a  noi,  che  che  sia  della  sua  opportunita, 
e  paruta  verissima  e  vorremmo  fosse  letta  e  meditata  da  molti. 


IV. 


Discorso  prommziato  il  29  Luglio  1852  per  la  inaugurazione  delle 
scuole  del  Galluzzo  nel  Convento  del  Portico  dove  le  Maestre  Pie 
figlie  delle  slimate  di  S.  Francesco  preser  possesso  delle  scuole  delle 
fanciulle  confidate  loro  dal  Municipio. 

Fra  il  tanto  spropositare  che  tutto  di  suol  farsi  da  tanti  i  quali 
si  tengono  il  non  plus  ultra  degl'  istruttori  giovanili ,  eppure  rie- 
scono  quali  per  elezione  quali  per  manco  di  considerazione  e  pru- 
denza  a  formare  alia  men  trista  de'razionalisti  incapaci  di  nobili  af- 
fetti  e  di  generosi  pensieri  che  s'  innalzino  pure  un  palmo  di  sopra 
terra,  e  cagione  di  non  lieve  consolazione,  che  alcuni  valenti  uo- 
mini  si  trovino,  i  quali  levandosi  di  sopra  alia  costoro  bassezza , 
ne  dimostrino',  che  sappia  ella  fare  nella  educazione  della  gioventu 
la  Cristiana  Religione ,  allorche  dagli  uomini  si  voglia  pure  a  lei 


082  RIVISTA  BELLA  STAjii'A  1TALIANA 

allidare  si  geloso  carico.  E  tale  e  tra  gli  altri  il  sacerdote  religioso 
delle  Scuole  Pie  nel  bel  suo  discorso,  che  di  sopra  annunciammo , 
recitato  da  lui  dinanzi  a  colta  udienza,  e  dato  di  poi,  tacendosi  il  Do- 
me, a  beneficio  coinune  alia  luce.  Ma  se  ei  vi  occullo  modestauiente 
il  nome  non  pote  pero  del  pari  nascondervi  il  fine  giudizio  e  la  va- 
lentia  singolare  clie  ha  rieirallevare  la  gioventu ,  apparendo  da  quel 
suo  breve  si,  ma  succoso  discorso  quanto  sia  innanzi  in  quest'  arte 
difiicilissima  dell'educazione. 

Non  e  pero  nostro  intendimento  dare  qui  un  suato  di  quesLo  bel 
lavoro,  ma  solo  anon  mancare  del  tutto  alle  nostre  parti  diciamo  da 
prima  clie  ottimamente  la  intende  TA.  allorche  pone  si  grande  im- 
portanza,  nella  savia  e  cristiana  educazione  del  sesso  femminile  il 
quale  tuttoche  si  appelli  per  antonomasia  il  sesso  debole ,  riesce 
troppo  poderoso  sul  cuor  deiruomo.  Dipoi  che  meglio  non  si  potea 
ponderare  la  gravita  del  carico  che  e  1'educare  la  gioventu,  e  indi- 
carne  i  sacrifici  che  si  hanno  percio  a  fare :  ne  piu  acconciamente 
porgersene  conforto,  che  togliendolo  come  egli  fa  saviamente,  don- 
de  puo  solo  venire,  cioe  dalla  grande  idea  dell'educatore  cristiano, 
di  fare  in  cio  servigio  alia  maesta  divina  considerando  come  a  se 
affidate  da  Dio  quelle  care  speranze  di  tante  famiglie.  Era  certo  da 
attendersi  da  un  educatore  di  gioventu  per  ispirito  di  sua  religione 
un  si  pesato  giudicio  sopra  F  educazione,  ed  egli  ha  ben  corrisposto 
a  quanto  se  ne  poteva  aspettare,  facendolo  non  a  modo  di  chi  tra  gli 
agi  di  una  vita  comoda  e  nulla  curante  di  averne  pratico  esperimento 
da  precetti,  che  raro  e  non  siano  parto  di  proprie  utopie  meglio 
che  frutto  di  matura  esperienza,  ma  come  chi  uso  ad  avvolgersi  del 
continue  in  mezzo  alia  gioventu  praticamente  conosce  i  modi  piu 
acconci  a  formarla  al  vivere  onesto  e  religioso  ;  ed  ha  voglia  solle- 
cita  ed  efficace  di  praticarli  a  vantaggio  di  lei,  delle  fainiglie  e  della 
societa  intera. 


CRONACA 

GONTEMPORANEA 


Roma  13  Giugno  1853. 


I. 
COSE  ITALIAHE. 

STATI  SARDI.  —  (Da  nostra  Corrispondenza)  I.  Le  finalize  ed  il  preventive; 
largizioni  agli  emigrati;  nuovi  balzelli.  —  2.  I  fondi  pubblici;  viaggio  e  mis- 
sione  del  Duca  di  Geneva;  timori  di  guerra;  la  zecca  a  Geneva.  —  3.  Legge 
per  la  leva  militarc;  a  che  debba  prepararsi  il  clero  cattolico.  —  5  Propa- 
ganda eterodossa  ;  apostasia  e  ravvedimenti.  —  5.  Festa  pel  centenario  del 
miracolo  del  SS.  Sacramento.  —  6.  Libri  e  lettere  di  Mazzini. 

1.  La  legge  sopra  la  contabilita  generale  esige,  che  il  preventiro 
d'ogni  anno  sia  presentato  dal  Mihistero  e  sanzionato  dal  Parlamen- 
to  dieci  mesi  prima  che  si  debba  cominciare  a  porlo  in  atto,  aflm- 
che  rimanga  tempo  da  coordinare  1'amministrazione  secondo  le  ri- 
forme  ed  i  temperament!  adottati  dal  potere  legislative.  Sono  cinque 
anni  che  il  Piemonte  reggesi  a  forme  di  Governo  parlamentare,  ed 
appena  mai  venne  fatto  che  il  bilancio  fosse  discusso  e  votato  innan- 
zi  che  da  parecchi  mesi  di  provvisorto  esercizio  fosse  reso  impossi- 
bile  1'  introdurre  qualche  modificazione  d'  importanza.  Laonde  la  di- 
samina  che  ne  fa  il  Parlamento  riesce  poco  meno  che  una  illusoria 
pompa  d'  inefficace  diritto,  una  cerimonia,  un  vero  fuor  d' opera. 
Imperocche  la  rappresentanza  nazionale  rimane  inceppatanellepro- 
prie  determinazioni  pel  trovarsi  che  fa  nel  bivio  di  approvare  le  pro- 
poste  ministerial!  o  gittare  lo  scompiglio  in  tutta'  1'amministrazione 


684  CRONACA 

pubblica  gia  sistemata  sulle  basi  volute  dal  potere  esecutivo.  Quindi  e 
giocoforza  contenlarsi  del  minor  male,  ed  i  Ministri,  con  tutto  il  con- 
tralto parlamentare,  la  fanno  da  veri  ed  assoluti  padroni  delle  finanze. 
E  queste  in  che  condizione  stanno  ?  Una  desolante  perche  verissima 
piltura  ne  fece  in  Senato,  nella  tornata  del  17  Maggio,  quell'egregio 
uomo  di  Stato  che  e  il  Maresciallo  Sallier  della  Torre,  cui  niun  poli- 
tico in  Piemonte  puo  andare  innanzi  ne  per  chiarezza  di  idee,  ne  per 
sodezza  di  discorso,  ne  per  ampiezza  di  vedute,  ne  per  dignita  di  mo- 
di. Con  quella  severa  ed  eloquente  semplicita  di  linguaggio  che  gli  e 
propria  1'onorevole  Senatora  biasimo  1'abuso  or  ora  toccato  del  pre- 
sentare  i  bilanci  quando  non  e  piu  tempo  da  discuterli;  pose  in  chiaro 
la  necessita  di  pronte  e  reali  economies  riprovo  lo  sparnazzarne  da 
prodigo  in  pensioni  che  oltrepassano  la  somma  di  9  milioni  invece 
del  non  piu  che  2,  quanti  se  ne  spendeano  prima  delle  riforme;  di 
che  vuolsi  accagionare  la  sconsiderata  mania  di  metier  la  cosa  pub- 
plica  in  mano  agli  uomini  nuovi,  d'  onde  la  necessita  di  licenziare 
con  buona  paga  gli  antichi  ufnciali;  confronto  il  bilancio  attuale  di 
150  milioni  con  quello  del  Governo  assoluto,  sotto  il  quale  le  spese 
non  eccedeano  i  75  milioni!  da  ultimo  dimostro  come  i  moltiplicaU 
imprestiti  di  cui  si  viene  gravando  lo  Stato,  non  che  guarirne  le  pia- 
ghe,  lo  debbano  trarre  a  presta  e  sicura  rovina,  se  non  vi  si  ponga 
termine  e  riparo.  11  sig.  Ministro  Conle  Camillo  di  Cavour  questa  volta 
rispose  al  Maresciallo  senza  tracotanza  e  senza  frizzi  •,  e  contrappo- 
nendo  alle  buone  ragioni  belle  parole  e  larghe  promesse,  fece  spe- 
rare  che  1'  enorme  debito  di  700  milioni  non  sarebbe  cresciuto  di 
vantaggio,  se  pure  non  si  trattasse  di  lavori  di  pubblica  utilita,  cui 
venisse  meno  il  concorso  de'capitali  privati.  Intanto  per  quest'  anno 
1853,  il  bilancio  attivo  e  passive,  approvato  senza  discussione  dal 
Senato  del  Regno  nella  lornata  del  23  Maggio,  offre  la  prospettiva 
nienle  consolante  d'  un  deficit  di  40  milioni,  sommando  1'  attivo  a 
L.  109,223,934.84  5  ed  il  passive  a  L.  150,927,376.33.  £  vero  che  a 
questo  si  e  provveduto  con  P  ultimo  imprestito  di  40  milioni.  Ma  per 
apprezzare  1'  utilita  di  cotesti  peregrini  spedienti  di  finanze  basta  cita- 
re  alcuni  fatti  che  sembrano  positivi  ed  esatti.  Con  varie  leggi  del- 
Tanno  1849  si  approvarono  contratti  d' imprestito  per  62  milioni; 
jnanelle  casse  dello  Stato  entrarono  soltanto  48,736,429.24;  il  rima- 
nente  se  ne  ando  a  profitto  de'  banchieri,  enelle  spese  accessorie  che 
toccarono  leL.  1,107,670.  Nel  1850  un  nuovo  imprestito  di80  milio- 
ni, di  cui  lo  Stato  incasso  non  piu  che  L.  67,717,739.63. 11  di  piu  re- 
stava  presso  i  banchieri ,  con  la  ginnta  delle  spese  accessorie  per 
L.  1,748,175.37.  Nello  stesso  anno  si  raddoppiava  P  empiaslro  sulla 
piaga  delle  finanze,  e  contraevasi  un  secondo  imprestito  di  80  milioni; 


CONTEMPORANEA  685 

ma  1'erario  ne  ritrasse  puramente  64,281,058.01,  cioe  sedici  di  me- 
no,  in  cui  si  comprendono  L.  2,726,241.99  di  spese  accessorie.  Nel 
1851  al  prezzo  di  12milioni  incirca  sicomperava  un  nuovo  imprestito 
di  90  milioni,  per  cui  assorbivansi  L.  2,587,259.06  in  ispese  accessorie. 
Dalle  quali  cose  si  scorge  che  il  Piemonte  s'  e  addossato  il  carico  di 
pagare  gl'  interessi,  e  resUtuire  poi  il  capitale  di  oltre  a  54  milioni,  di 
cui  si  riconosce  debitore  senza  averne  mai  toccato  un  centesimo !  Son 
miserie  comuni  a  tutti  gli  Stati  su  cui  passava  il  sofflo  distruggito- 
re  del  la  rivoluzione  e  della  guerra.  Ma  non  per  questo  e  da  credere 
che  per  tali  mezzi  possano  ristaurarsi  le  finanze :  percio  il  Marescial- 
lo  della  Torre  insisteva  che  la  si  finisse  una  volta  di  adoperarli,  e  si 
procedesse  a  giudiziose  economic.  Eppure  tant'  e :  in  Piemonte  le 
quistioni  di  finanza  sono  guardate  dal  volgo  dei  politici  come  affatto 
secondarie,  e  tutto  si  vuol  sacrificare  ai  principii  del  48.  Difalto,  a  di- 
mostrare  come  non  venga  meno  nei  Subalpini  la  generosita  verso  i 
fratelli  della  fusione,  il  senato  del  Regno  nella  tornata  del  27  Maggio 
dava  la  plena  sua  approvazione  al  progetto  di  legge  pel  mutuo  di 
400,000  fr.  agli  emigrati  Lombardo-Veneti.  Ne  vuolsi  tacere  che  il 
Ministro  dovette  andar  ben  lieto  di  veder  cotesta  sua  protesta  contro 
V Austria  suggellata  dal  voto  favorevole  di  48  contro  non  piu  che  8 
padri  della  patria.  Ma  se  nel  Senato  non  si  ottenne  la  quasi  unani- 
mita  gia  cos\  applaudita  nella  camera  elettiva ,  s'  ebbe  in  compenso 
la  consolazione  del  piu  dignitoso  silenzio.  Giacche  non  uno  solo  de' 
Senatori  apri  bocca  a  dir  parola  ne  pro,  ne  contro  il  progetto,  salvo 
solo  il  magno  Siccardi  che  nella  tornata  del  23,  dopo  la  votazione  con- 
solante  del  bilancio,  dava  lettura  della  sua  relazione,  che  era  una  com- 
passata  parafrasi  dei  motivi  recati  dal  sig.  di  Cavour  in  appoggio  del 
suo  progetto.  Ma  da  questa  relazione  s'ebbe  il  vantaggio  di  sapere 
che  il  Governo  stesso  sotto  il  mutuo  scorge  un  dono,  almeno  in  buona 
parte ,  poiche  fece  sperare  che  il  danno  proveniente  alle  finanze  da 
tal  larghezza  non  sarebbe  almeno  in  gran  parte  irreparabile.  Non 
dee  pertanto  far  meraviglia  che  i  mestatori  e  rivoluzionarii  d'ogni 
paese  provino  le  piu  vive  simpatie  verso  il  Piemonte  ! !  Oltre  le  L. 
4,844,200  spese  nel  48  e  nel  49  per  le  truppe  lombarde  5  oltre  i 
4,200,000  fr.  ai  Governi  provvisorii  di  Milano  e  di  Vene/ia;  oltre  le 
200,000  lire  a  Venezia,  furono  nel  1848  L.  200,000  ;  nel  1849  L. 
180,000  nel  1850  L.  199,200-,  nel  1851  L.  281,000;  nel  1852 
L.  160,000  che  il  Piemonte  largiva  con  fraterno  afFetto  a'  suoi  fra- 
telli  italiani  ed  emigrali.  E  cio  per  dir  solo  di  quel  che  e  pubblico. 
Imperocche  dal  1847  al  1852  il  Piemonte  spese  nulla  meno  che  L. 
1,630,159,298.77.  Dallaqual  sommadetraendopureL.205,745,803.74 
in  cui,  oltre  alle  spese  di  guerra,  sono  comprese  le  sovrindicate  pe' 


686  CRONACA 

fratclli,  rimangono  tuttavia  825  milioni  spesi  in  soli  sei  anni !  Xe  e 
da  credere  per  questo  che  i  bnoni  Piemontesi  rimangano •  sconfortati. 
II  Ministro  delle  finan/e  conosee  a  prova  la  loro  generosita :  epper- 
cio  alii  17  Maggio  pochi  giorni  dopo  la  pubblica/.ione  dell'imposta 
personale  e  mobiliare ,  si  promulgava  la  legge  per  cui  son  oolpiti 
d'  una  tassa  considerevole  i  proprietarii  o  concessionarii  di  vetture 
sospese  pubbliche  o  private.  Solamenle  e  da  temere  quello  che  os- 
servava  il  Maresciallo  della  Torre  :  cioe  che  col  tanto  moltiplicare  le 
imposte  dirette  vengano  in  realta  a  scemare  le  rendite  dello  State 
perloscapito  cheverrebbe  a  risentire  nelle  imposte  indirette.  Tutta- 
via finora  le  cose  vanno  discrelamente.  Cosi  a  cagion  d'esempio  il 
prodotto  delle  Poste  nel  primo  trimestre  di  quest'  anno  presenta  un 
considerevole  aumento,  cioe  di  L.  61,111  rispetto  al  corrispondente 
trimestre  del  52,  e  di  L.  125,821  in  confronto  del  primo  trimestre 
del  51. 

2.  I  fondi  pubblici  per  lo  contrario  gia  da  qualche  tempo  o  sono 
negletti  o  in  ribasso.  V'ebbe  qualche  momento  in  cui  gli  speculator! 
della  borsa  davan  segno  di  ripigliar  lena  e  ftducia ;  ma  quello  fu  ef- 
fetto  ben  passeggero,  ed  anche  le  azioni  della  ferrovia  di  Savigliano 
che  erano  salite  dapprima  a  prezzi  esoibitanti,  ricaddero ;  e  v'ebbero 
tali  giorni  in  cui  appena  sui  fondi  privali  v'  ebbe  qualche  transazio- 
ne,  senzache  un  sensibile  ribasso  sui  fondi  pubblici  bastasse  adallet- 
tare  la  temerita  degli  speculatori.  Le  notizie  dell'Oriente  contribuirono 
a  rendere  costante  1'esitazione  dei  piu  ardimentosi-  sicche,  togliendo 
la  Borsa  come  indizio  di  quel  che  si  spera  e  si  teme,  dovrebbesi  pensare 
che  qualche  grave  pericolo  minacci  la  quiete  e  la  pace  dell'  Europa. 
Ne  a  rinfrancare  gli  animi  e  ravviare  le  imprese  degli  speculatori  fu- 
rono  sin  qui  bastevoli  le  novelle  che  gia  corsero  per  ogni  parte  in- 
torno  al  viaggio  di  S.  A.  R.  il  Duca  di  Geneva  a  Parigl  ed  a  Londra. 
Egli  e  oggimai  accertato  che  il  Ministero  sardo  colse  di  buon  grado 
1'opportuniti  che  gli  veniva  offerta  del  viaggio  di  questo  augusto  per- 
sonaggio  fuori  Stato  per  valersene  a  rincalzare  le  sue  pratiche  presso 
il  Governo  francese  ed  il  Gabinetto  inglese  intorno  ad  una  alleanza 
che  riuscisse  di  scambievole  appoggio.  II  Duca  di  Genova  dal  canto 
suo  reputossi  felice  di  poter  giovare  con  uffici  diplomatic!  a  quella 
sua  patria  per  cui  sulle  pianure  Lombarde  e  sui  campi  di  Novara 
metteva  a  sbaraglio  la  propria  vita.  Percio,  dopo  aver  accompagnata 
la  sposa  sua  a  Dresda,  e  fatta  quivi  una  breve  fermata  di  pochi  gior- 
ni ,  tutto  in  apparenza  d'  un  viaggetto  di  diporto  voltavasi  a  Parigi , 
dove  le  accoglienze  cortesi  e  splendide  dell'  Imperatore  furono  pari 
al  merito  del  valoroso  figliuolo  di  Carlo  Alberto.  Ne  rimane  quasi 
piii  il  menomo  dubbio  intorno  alia  conclusione  d'una  lega  tra  il  Pie- 


CONTEMPORANEV  087 

moiite  e  la  Francia,  la  quale  non  potrebbe  a  meno  di  recare  gran  pe- 
so Bulla  bilancia  della  pace  d'Kuiopa.  Ora  e^li  e  giunlo  a  Londra,  e 
quivi  pure  lo  scopo  del  suo  viaggio  non  <•  punlo  quello  solo  di  sod- 
disfare  1'  onoralo  suo  dcsiderio  di  crcsce; r  il  giu  ricr.o  tesoro  di  sue 
cogni/ioni,  ma  sibbene  di  viemeglio  slringere  le  sorli  del  Piemonle 
a  quellc  dell' Inghilterra,  sotto  il  cui  alto  patrocinio  gi;\  rii>o>a  tran- 
quillo  il  Gabinetto  di  Torino.  Da  tutlo  queslo  studio  di  accaparrare 
amicizia  e  stringer  alleanze  molti  vogiionn  inferii-e  die  sia  imminen- 
te  lo  scoppio  d'una  guerra,  in  cui  starebbero  da  una  parle  con  1' In- 
ghilterra e  la  Francia  il  Piemonte  e  la  Svizzera  •,  e  dall"  altra  scende- 
rebbero  in  campo  a'  fianchi  della  Russia  la  Prussia,  1'  Austria,  i  varii 
Stati  della  Germania  ed  il  Belgio.  Ije  quali  cose  trovano  ,  a  parer  di 
costoro,  una  chiara  conferma  uello  ardore  con  cui  1'  Opinione  ed  il 
giornale  semiufficiale  di  Torino  promuovono  1'  amici/Aa  colla  Fran- 
cia e  con  la  Svizzera,  lodando  a  cielo  quello  stesso  Luigi  Napoleone 
contro  cui  non  ha  molto  i  libertini  del  Piemonte  si  mostravano  paz- 
/.amente  contumeliosi  e  malevoli.  Tuttavia  iinora  non  si  vide  in  Pie- 
monte verun  movimento  guerresco^  ne  originate  datimore  di  talpe- 
ricolo  puo  dirsi  il  proposito  del  Governo  di  abolire  la  Zecca  di  Tori- 
no ,  per  concentrare  ogni  parte  di  tale  stabilimento  in  Genova.  Seb- 
bene  vuolsi  confessare  clie  la  cosa  sarebbe  egregiamente  pensata , 
( '-x'ndo  impossibile  mellere  Torino  in  islato  di  poter  far  fronte  ad 
una  invasion*,  quando  per  lo  contrario  i  forti  baluardi  di  cui  Genova 
e  cinta  e  la  flotta  inglese  la  rendono  inespugnabile. 

3.  Ne  anche  si  vuol  credere  un  provvedimento  suggerito  dalla  ne- 
eessita  di  prepararsi  ad  eventi  bellicosi  il  nuovo  progetto  di  legge  per 
la  leva  militare,  die  venne  teste  esaminato  ed  approvato  dalla  Came- 
TSL  elettiva.  II  bisogno  d'  una  riforma  intorno  a  questa  istituzione  era 
gia  riconosciuto  da  lunga  pezza.  Differivasi  coll'  intento  di  riuscirvi 
meglio  nell'  atto  di  una  completa  riorganizzazione  dello  esercito.  Ma 
veduto  che  cio  non  era  da  potersi  compier  si  presto,  si  voile  almeno 
fare  la  parte  piu  urgente.  Come  era  da  prevedersi  i  libertini  colsero 
al  volo  si  bella  occasione  per  un  assalto  vigoroso  contro  il  Clero  ,  e 
i  voti  della  democrazia  furono  appagati  almeno  in  parte  dall'  articolo 
98  del  progetto  di  legge  organica  per  la  leva  ,  che  dice  cos\:  «  Sono 
«  dispensati  dal  concorrere  alia  formazione  del  contingente,  nel  nu- 
u  mero  proporzionato  ai  bisogni  del  culto,  da  limitarsi  e  stabilirsi  ogni 
«  anno  ed  in  ciascuna  Diocesi  per  decreto  reale  da  emanare  sulla  pro- 
ic  posta delMinistro di grazia e giustizia gli inscrittiche siano:  l.°Alun- 
<(  ni  cattolici  in  carriera  ecclesiastica  del  clero  seeolare  richiamati  an- 
<(  teriormente  all'estrazione  dai  Ycscovi  di  loro  Diocesi;  2."  Gli  aspi- 
«  ranti  al  nunislero  di  altro  cullo  in  comunioni  religiose  tollerate 


688  CRONACA 

«  nello  Stato  ,  richiamati  come  nel  precedente  numero  dai  superiori 
«  della  loro  confessione  ».  Onde  si  scorge  con  tulta  evidenza:  1.°  Che 
1'esenzione  della  leva  pel  chierici  secolari  cessa  d'essere  un  privile- 
gio ,  per  diventare  una  grazia  sovrana  conceduta  secondo  il  bene- 
placito  d' un  Ministro.  2°  Che  al  Ministro  di  Cra/ia  e  Giustizia  si 
attribuisce  il  dirilto  e  1'ufficio  di  giudicare  in  ultimo  appello  intor- 
no  al  maggiore  o  minor  numero  d'  ecclesiastici  che  abbisognano 
per  1'esercizio  de'sacri  ministeri  in  ciascuna  diocesi.  3.°  Che  tal  favo- 
re  precario  e  limitato  ai  soli  alunni  del  clero  secolare ;  e  ne  vanno 
esclusi  quelli  del  clero  regolare  onde  le  corporazioni  religiose 
rimarranno  inceppate  nell'  ammessione  de'  Novizii  che  non  hanno 
ancor  soddisfatto  all'  obbligazione  della  leva  ,  ne  potranno  am- 
metterli  alia  professione  religiosa  se  non  dopo  tal  epoca  5  e  questo 
e  piu  di  quanto  basta  per  abbattere  parecchie  religiose  famiglie 
gia  scarse  d'  alunni.  4.°  Che  questo  poco  residue  di  rispetto  ai 
ministri  della^Chiesa  none  per  niente  deltato  da  qualche  preferenza 
verso  il  Cattolicismo,  poiche  negli  stessi  termini  e  limiti  viene  acco- 
munato  agli  Ebrei ,  ai  Valdesi ,  a  qaalunque  setta  abbia  denari  da 
comperare  qualche  dozzina  di  discepoli.  -  Per  render  giustizia  al  vero 
debbesi  dire,  che  il  Ministero  avea  mantenuto  nel  suo  progetto  la 
esenzione  dalla  leva  per  tutti  gli  aspiranti  al  ministero  sacerdotale  5 
malevatisi  a  combatterla ,  dietro  il  dotto  Borella  scrittore  della  Gaz- 
zetta  del  Popolo  ,  cevti  altri  focosi  democratici ,  la  commissione  con 
facile  transazione  limitava  quel  favore  al  solo  clero  secolare.  La  dis- 
cussione  sopra  questo  punto  venne  protraendosi  tre  intiere  tornate.  Si 
affastellarono  spropositi,  sarcasmi,  derisioni  e  bassezze  d'ogni  manie- 
ra  contro  il  clero  ,  comunque  non  mancassero  di  sostenerlo  forte- 
mente  il  Ministro  sig.  di  Cavour  e  parecchi  altri.  Ma  era  deciso  che  si 
dovessero  cominciare  a  trarre  innanzi  le  batterie  che  gia  sono  allesti- 
te  contro  il  clero  cattolico ,  e  gli  sforzi  de'  buoni  e  del  Ministero  a 
nulla  valsero!  Nella  seduta  del  23  Maggio  fu  votato  1' articolo  98 
quale  e  riferito  piu  sopra.  Buon  tratto  di  tempo  si  spese  in  contrast! 
sul  doversi  o  no  estendere  1'esenzione  ai  Fratelli  della  Dottrina  Cri- 
stiana ,  la  cui  infaticabile  operosita  ,  lo  zelo  ,  la  religione  ,  il  merito 
segnalato  nell' educazione  del  popolo  minuto  non  ebbero  alcun  pre- 
gio  agli  occhi  dicotesti  instancabili  livellatori  di  cittadini  innanzi  alia 
legge.  Tuttavia  questo  e  poco  a  petto  di  quello  che  s'appresta.  £  gia 
trapelato  il  divisamento  del  Governo  d'abolire  indirettamente  le  cor- 
porazioni religiose ,  riflutando  di  riconoscerne  1'  esistenza  come  di 
corpi  morali ;  il  che  unito  allo  spartimento  de'  beni  ecclesiastici  fl- 
nira  di  ridurre  i  cattolici  al  livello  de'  protestanti.  Que'pochi  malac- 
corti  del  Clero  Piemontese  che  accettavan  con  tanto  entusiasmo  e 


CONTEMPORANEA  689 

salutavano  come  un'  epoca  di  rigenerazione  il  primo  apparire  delle 
riforme  civiliepoliliche,  s'accorgeranno  a  suo  tempo  quel  che  frutti 
il  transigere  con  certe  fazioni! 

4.  La  Propaganda  eterodossa  precede  instancabile  verso  il  suo  sco- 
po;  e  trovando  gangrenata  e  fradicia  di  vi/ii  la  plebe  ineducata,  vi 
mena  di  molta  strage  comperandone  a  prezzo  d'  oro  sonante  le  co- 
scienze  e  le  anime.  Di  che  basti  in  prova  un  recentissimo  fatto.  Un 
povero  padre  di  famiglia  per  improvvisi  rovesci  era  caduto  in  bassis- 
simo  stalo,  a  segno  di  non  aver  piii  un  tozzo  di  pane  con  che  sfamare 
se,  la  moglie,  e  un  qualtro  o  cinque  ngliuoli.  S'  awenne  per  caso  in 
un  cotale  ,  che  udite  quelle  miserie,  1'  indirizzo  ad  un  suo  amico , 
dandogli  vina  polizza  di  raccomandazione.  V  ando  e  fu  bene  accolto  , 
e  senz'altro  sovvenuto  d'un  sussidio  di  50  lire.  Poco  tempo  appresso, 
valendosi  delle  offerte  fattegli  con  molta  apparenza  di  carita,  fu  di  nuo- 
vo  al  suo  benefattore,  che  si  mostro  pronlissimo  a  rinnovare,  il  dono  , 
chiedendo  solo  in  cambio  al  padre  di  famiglia,  che  firmasse  una  carta. 
Cercato  che  cosavolesse  significarequellascrittura,  udi  rispondersi 
quella  essere  una  dichiarazione  di  volersi  ascrivere  alia  Chiesa  Valdese. 
Inorrid\  1'onesto  e  cattolico  uomo  ;  e  giurando  se  esser  pronto  a  veder 
morire  a'  suoi  piedi  moglie  e  figli  prima  che  bruttarsi  di  cosi  scellerata 
enormezza,  protesto  che  giunto  a  casa  venderebbe  senz'  altro  sue  po- 
che  masserizie  e  stoviglie  per  averne  con  che  restituire  le  50  lire  dategli 
cosi  insidiosamente.  Ma  pur  troppo  di  cotali  brav'uomini  se  ne  conta- 
no  pochi,  o  per  lo  meno  sono  molti  i  vigliacchi  i  quali  per  poca  mo«eta 
fingono  di  renders'!  Valdesi.  Un  di  questi  infelici ,  certo  Domenico 
Strolengo  negoziante  da  pelli,  rinnegava  teste  il  Cattolicismo,  e  la 
domenica  l5Maggio  partecipava  alia  Cewade'nuovi  suoi  correligionari. 
Un  tre  o  quattro   giorni  appresso  fu  col  to  di  malattia  repentina  e 
•violenta,  per  cui  fra  poco  miseramente  moriva  tra  le  braccia  de'  mi- 
nistri  eretici!  Questi  spacciano  Bibbie  a  profusione,  e  solo  nella  cilt<\ 
di  Nizza  sono  un  cinque  o  sei  mila  di  questi  catechismi  d'  errore  che 
furono  sdoganati,  con  le  debite  licenze  del  Governo  e  messi  in  circo- 
lazione  ad  onta  dello  Statuto.  Pare  che  il  Ministero  cominci  a  capire 
la  gravita  del  male  cui  sembrava  favorire  con  tacite  connivenze.  Ep- 
percio  dicesi  che  siasi  spedilo  all'lntendentedi  Chambery  un  dispac- 
cio  telegrafico  per  vietare  1'introduzione  in  Savoia  di  Bibbie  del  Sacy 
spedite  dagli  agenli  delle  Societa  di  Londra  e  di  Ginevra.  Sarebbe 
tempo!  Fu  pure  assai  consolante  pei  caltolici  il  sincero  ravvedimen- 
to  di  parecchi  ecclesiastic!,  i  quali  fuorviatisi  nell'  ardore  di  passioni 
politiche,  s'aveano  cacciato  dietro  le  spalle  ogni  rispelto  pel  sacro 
lor  cai'attere ,  con  deplorando  scandalo  di  tutti.  Pentiti  e  conoscenli 
del  loro  fallo,  ne  pubblicarono  per  le  stampe  certe  edificantissime 
Serie  II,  vol.  II.  44 


690  CRONACA 

ritrattazioni,  che  fanno  sorgere  il  dubbio  se  non  sia  ?tato  maggior  be- 
ne  il  vederli  tornare  sulla  retta  via  di  quel  che  fosse  grande  il  danno 
dell'averla  gia  abbandonata. 

5.  Fannosi  grandi  preparalivi  per  la  festa  del  Centenario  d'uno  fra 
i  piu  mirabili  e  segnalati  benefizii  fatti  da  Dio  alia  citta  di  Torino  col 
famoso  miracolo  del  SS.  Sacramento.  Mons.  Fransoni  con  eloquente 
sua  pastorale  venue  ravvivando  lo  zelo  e  la  piela  dei  Torinesi   che 
ancor  serbano  1'  antica  fede  e  pieta  de'  loro  padri,  annunziando  loro 
come  il  S  ommo  Pontefice  avesse  per  tale  solennita  aperto  i  tesori 
della  Chiesa,  e   largheggiato  d'indulgenze.  Assisteranno   alle  sacre 
funzioni  parecchi  prelati.  Si  spera  che  buon  numero  di  cittadini  , 
quasi  a  maniera  di  protesta  della  loro  fede  faranno  una  spontanea 
luminaria.  Ma  la  Gazzetta  del  Popolo  s'arrabatta  e  strillachela  guar- 
dia  nazionale  non  deve  e  non  puo  prestare  alcun  servizio  d'onore,  ma 
soltanto  intervenire  ,  se  sia  d'uopo,  per  mantener  1'ordine;  eppercio 
non  farebbe  meraviglia  che  si  ricusasse  a  un  Dio  sacramentato  quel- 
T  omaggio  che  fu  renduto  ad  uomini  d'  ogni  maniera  nella  stessa 
Torino. 

6.  E  un  passatempo  non  privo  d'amenita  il  tener  dietro  alle  pro- 
dezze  fiscali  di  cui  si  ha  talvolta  lo  spettacolo  in  Piemonte.  Vien  ru- 
bata  nel  tempio  della  Consolata  una  ricchissima  statua  d'  argento.  La 
polizia  sulle  prime  pare  che  voglia  far  meraviglie  di  zelo  per  isco- 
prire  i  ladri:  poi  si  mette  a  dormire  fingendo  di  credere  un  assurdo 
che-cioe  la  statua  fu  sottratta  dai  Rettori  stessi  del  Santuario.  Final- 
mente  si  risveglia,  e  va  a  cercare  il  prezioso  simulacro  .  .  .  dove?  In 
un  Convento  di  buone  Sucre,  poco  distante  da  Alba,  guidatavi  dal. 
convincente  indizio  deU'esservi  stato  poco  prima  uno  zelante  sacer- 
dote  di  quella  Congregazione^degli  Oblati  di  Maria  SS.  a  dettarvi  i  SS. 
Spiritual!  Esercizi !  .  .  .  —  A  Genova  la  polizia  fafurori  per  prevenire 
lo  spaccio  d'un  libro  di  Mazzini j  ed  il  libro  si  stampa ,  si  vende  ,  si 
legge  da  chi  lo  vuole  e  da  chi  non  lo  vuole.  Per  rappresaglia  si  sea- 
tena  il  Fisco  contro  un  giornale  perche  stampa  una  lettera  di  Mazzini/ 
e  quella  stessa  lettera  si  riproduce  stampata  in  Torino  sopra  un  gior- 
nale compilato  da  un  membro  della  Camera  elettiva,  sotto  gli  occhi 
del  Ministero  che  fa  le  viste  di  non  saperne  punto  nulla  e  lascia  cor- 
rere.  1  mazziniani  fanno  chiasso  5  il  Ministero  mostra  di  sprezzarli  a 
Torino,  mentre  a  Genova  li  flagella  senza  remissione.  Ma  cio  non  im- 
pedisce  Mazzini  dal  restare  negli  Stati  Sardi,  finche  gli  piace  di  far 
annunziare  sul  Morning-Advertiser  che  egli ,  in  barba  di  tulli  i  Go- 

verni  assoluti  e  costituzionali ,  s'e  riparato  al  sicuro A  forza 

di  giocar  colla  serpe  si  corre  rischio  d'esserne  addentato  nel  vivo ! 


CONTEMPORANEA 

Dopo  pervenutaci  la  corrispondenza  apprendemrao  dall'  Armonia 
una  dolorosa  notizia  la  morte  cioe  del  celebre  scriltore  il  Conte  Cesa- 
re  Balbo  avvenuta  in  sul  cadere  del  terzo  giorno  di  Giugno.  Egli  mort, 
siccome  avverte  lo  stesso  giornale,  con  sentimento  di  profondo  cat- 
tolico  ;  e  le  ultime  sue  ore  furon  consolale  da  quella  Religione  ch'esso 
avea  sempre  amata  e  difesa. 

REGNO  PF.I.I.E  DUE  SICILIE.  —  \.  Opere  di  puhblica  ulilita,  —  £.  Pena  stabiliU 
centro  i  militari  blasferai.  —  3.  Conversione  di  donne  di  male  affare.  — > 
4.  I  PP.  Scolopii  al  Collegio  di  Avellino.  —  5.  I  ragazzi  poveri  del  R.  Al- 
bergo. 

1 .  Novella  prova  che  la  prosperita  di  uno  Stato  non  e  prodotta  dal 
cicaleggio  di  un  Parlamento,  ma  dalla  buona  volonta  di  capaci  e  vir- 
tuosi governanti,  ci  vien  porta  dal  vicino  regno  delle  Due  Sicilie. 

Abbiam  sott'  occhio  un  rendiconto  messo  a  stampa  delle  opere  di 
pubblica  utilita  proseguite  o  cominciate  o  condotte  a  terminein  tutte 
le  quindici  Provincie  al  di  qua  dal  Faro  nel  passato  anno  1852.  Coll'e- 
videnza  irrecusabile  de'fatti  ognuno  che  il  legga  dee  convincersi  che 
il  fare  e  spesso  in  ragione  inversa  dal  chiaccherare,  e  che  un  solo  an- 
no di  pacifico  reggimento  monarchic©  ha  dati  a  quel  regno  piu  incre- 
ment! anche  material! ,  che  non  si  avrebbono  potuti  sperare  da  un 
decennio  di  tempesta  costituzionale.  La  somma  delle  spese  in  pubbli- 
che  opere  e  di  Due.  3,340,858,42  de'  quali  la  sola  provincia  di  Terra 
di  lavoro  ha  assorbiti  non  meno  di  797,739,68.  E  pure  non  si  sono 
cola  aggiunte  nuove  imposte. 

La  gloria  verace  non  dipende  dalle  opere  dimarmo  o  dibronzo,  le 
quali  talvolta ,  come  sta  accadendo  in  qiialche  luogo  d'  Italia ,  son 
piuttosto  sepolture  che  fetono.  Ma  veramente  dipende  dalla  memoria 
ne'  petti  umani  di  egregi  fatti  e  beneficii  che  meritino  riconoscenza  e 
amore.  Di  questa  verita  mostrasi  grandemente  compreso  il  pio  Re 
Ferdinando  II.  Eccone  una  pruova.  Avendo  gli  abitanti  della  Cala- 
bria citeriore  divisato  di  rizzargli  nella  lor  capitale  una  statua  mar- 
morea,  ed  avendoatal  uopo  raccolto  numerose  soscrizioni-,  come  pri- 
ma  cio  fu  a  notizia  del  Monarca,  Egli  ringraziando  quei  fedeli  sudditi 
per  1'omaggio  proffertogli,  ha  generosamente  ordinato  che  le  raccolte 
somme  si  convertissero  in  qualche  opera  pubblica  di  cui  piu  abbiso- 
gnasse  quella  Provincia. 

2.  Ma  il  viverbene  d'un  popolo  precede  non  tanto  daivantaggi  ma- 
terial!, quanto  dai  morali,  se  e  vero  che  la  parte  principale  dell'uomo 
e  lo  spirito.  E  in  cio  appunto  sembrano  rivolti  in  modo  precipuo  i 
provvedimenti  del  Governo  in  quel  regno.  E  cominciando  dalla  rive- 


692  CRONACA 

renza  dovuta  a  Dio  ,  considerandosi  che  la  pena  stabilita  nel  codice 
comune  contro  la  bestemmia  non  potea  applicarsi  a  militari,  soggetti 
a  foro  speciale,  si  e  aggiunto  allo  Statute  penale  di  questi  un  nuovo 
articolo,  per  cui  1'empia  esecrazione  del  nome  di  Dio  e  de'Santi  venga 
severamente  punita  anche  tra  gl'  individui  addetti  al  mestier  delle 
armi. 

3.  Grande  sventura  della  societa  e  rovina  de'  pubblici  costumi  si  e  la 
moltitudine  di  donne  di  male  affare.   Per  queste  in  Napoli  ci  ha  un 
ospedale  sorvegliato  dal  Governo,  dove  i  ministri  del  Vangelo  vanno 
a  gettar  le  reti  della  divina  parola  per  carpir  tra  quelle  anime  traviate 
alcune  che,  corrispondendo  alia  divina  chiamata,  amassero  d'uscir  da 
quel  lezzo  e  tornare  a  Dio.  Quest'anno  vi  furon  dati  gli  Esercizii  Spi- 
rituali  per  otto  giorni ,  coronati  dallo  zelo  dell'  Eminentissimo  Arci- 
vescovo  che  voile  da  ultimo  predicarvi  egli  stesso  ed  amministrare  il 
Sacramento  dell'Eucaristia  a  quelle  che  col  pentimento  aveano  espiata 
la  turpe  vita  trascorsa  ed  invocala  merce  d'essere  per  1'avvenire  poste 
in  luogo  di  sicure/.za.  Frutto  di  tante  cure  furono  in  quest'  anno  75 
infelici  creature  che  desiderose  di  tornare  a  vita  cristiana  e  virtuosa, 
parte  sono  slate  allogate  nell'  asilo  della  Maddalena ,  e  parte  in  altra 
guisa  provvedute.  Ne  qui  vuol  tacersi  la  lode  che  in  opera  di  tanta 
pieta  si  dee  al  sig.  Cav.  Florindo  De  Giorgio  Governatore  dell'  anzi- 
detto  ospedale ,  sotto  la  cui  amministrazione ,  atteso  il  suo  zelo  nel 
procurarvi  i  conforti  della  Religione,  piu  di  300  di  quelle  miserabili 
vittime  son  ritornate  al  buon  sentiero. 

4.  Ma  piu  di  tutto  vuol  menzionarsi  la  cura  che  in  quel  regno  si  pren- 
de  per  assicurare  la  educazione  e  la  istruzione  della  Gioventu.  Quivi 
sembra  essersi  compresa  una  delle  piu  ulcerose  piaghe  del  mondo 
presente.  Essa  e  la  perversa  islituzione  dell' eta  tenera,  rimossane 
1'idea  e  1'influenza  della  religione  o  lasciatavi  per  semplice  cerimonia. 
La  societa  non  guarira  dalle  sue  sanguinenti  ferite,  sela  gioventu  non 
venga  educata  profondamente  nel  santo  timore  di  Dio,  e  se  1'  idea  re- 
ligiosa  non  informi  tutte  le  fibre  del  suo  ammaestramento.  Ad  otte- 
nere  si  fatto  scopo  si  e  quivi  stabilito  che  la  pubblica  educazione  sia 
interamente  affidata  a  corpi  religiosi  insegnanti,  che  per  ispirito  di 
vocazione,  e  pratica  e  unita  di  associazione  possono  piu  agevolmente 
riuscire  a  tal  uopo.  In  conformita  di  cio  il  di  21  dello  scorso  mese  i 
RR.  PP.  Scolopii  prendevano  possesso  del  real  Collegio  di  Avellino 
con  regio  decreto  aflidato  alle  cure  di  que'  valorosi  e  benemeriti  edu- 
catori.  E  indicibile  la  festa  con  che  essi  vennero  accolti  dal  numeroso 
popolo  accorso  ad  incontrarli,  e  che  col  grido :  Viva  il  jRe,  col  quale 

suole  esprimere  i  sensi  di  letizia,  ben  manifestava  la  gioia  e  la  grati- 
tudine  verso  il  Sovrano  che  sentiva  per  si  benefica  disposizione. 


CONTEMPORANEA  693 

5.  Allepremure  perlaeducazione  delle  classipiu  elevate vacongiunto 
lo  studio  per  quella  del  minuto  popolo.  Un  testimonio  dell'  impegno 
che  in  cio  si  pone  ebbesi  ultimamente,  quando  800  ragazzi  del  Reale 
Albergo  dei  poveri  vestili  in  abito  mililare  furon  condolti  dai  loro 
superior!  nel  campo  di  Marte  ad  esercitarvi  diverse  manovre,  e  quivi 
stesso  inlrattenuti  a  un  lieto  pran/o  ,  coll'  intervento  dei  nobilissimi 
e  religiosissimi  signori  preposli  alia  cura  di  quei  poveri  garzoncelli , 
meritevoli  di  ogni  affetto.  Fu  quella  una  vera  festa  popolare,  attesa 
la  gran  moltitudine  conoorsa  a  godere  di  quel  tenero  e  dolce  spet- 
tacolo. 

STATI  PONTIFICII.  —  Un  Chirografo  del  S.  Padre 

Per  questi  giorni  non  e  venuta  a  nostra  contezza  alcuna  cosa  df 
mon\ento  che  meritasse  di  essere  qui  ricordata,  se  non  fosse  una  banda 
di  malandrini  in  piccol  numero,  dicono  non  piu  di  sette,  comparsa 
in  Narni  a  derubare  ne'  confini  dello  Stato  dalla  parte  del  Regno.  Ci 
place  nondimeno  di  recare  qui  per  disteso  un  Chirografo  del  Sommo 
Pontefice  riguardo  all'  ordinamento  della  nobilta  romana.  Non  tanto 
per  quel'che  e,  quanto  per  quel  che  signiflca,  ci  e  paruto  degnissimo- 
di  essere  conosciuto  dai  nostri  lettori  Esso  dice  cos\: 

«  II  Nostro  Predecessore  Benedetto  XIV  di  gloriosa  ricordanza  nel- 
la  sua  Costituzione  Urbem  Romam  del  4  Gennaio  1746,  tra  le  cure 
gravissime  del  suo  Ponlificato  emano  un  provvedimento  diretto  prin- 
cipalmente  a  togliere  la  confusione,  ch'  erasi  introdotta  nei  diversi 
gradi  della  Ciltadinanza  Romana,  ed  a  stabilire  con  accuratezza  i  li- 
mili,  onde  il  Ceto  di  Nobili  e  Patrizi  fosse  in  seguito  distinto  con  pre- 
cisione  dagli  allri  Citladini  od  abitanti  di  Roma.  Sapientissimo  e  un 
tale  regolamento,  e  fino  agli  ultimi  tempi  puo  dirsi,  che  siastato  ba- 
stevole  all'  uopo  di  quest'  alma  Metropoli  INostra.  Siccome  pero  Ci  si 
e  ora  rappresentato,  che  i  cambiamenti ,  i  quali  sonosi  venuti  suc- 
cedendo  dopo  quel  glorioso  Pontificato,  hanno  portatoseco  tale  un'al- 
terazione  di  cose,  che  quelle  norme  sono  divenute  in  alcune  parti 
poco  comode,  e  difficilmente  applicabili-,  cos\  illesa  lasciando  la  so- 
stanza  di  quella  Costituzione,  che  qui  intendiamo  come  riporlataalla 
lettera,  e  di  parola  in  parola,  abbiamo  stabilito  di  farvi  alcune  mo- 
dificazioni,  le  quali  la  rendano  piu  facile  ad  essere  applicaia  ai  pre- 
sent! bisogni.  Egli  e  pertanto  che  con  questo  Nostro  Chirografo ,  e 
colla  pienezza  della  Noslra  suprema  potesta,  abbiamo  decretato  e  de- 
cretiamo  quanlo  segue;  cioe: 

«  1 .°  Le  famiglie  principesche,  o  ducali,  che  per  lo  passato  hanno 
ollenuto,  o  in  avvenirc  polranno  ottenere  dalla  S.  Sede  un  tale  tilolo? 


694  CRONAGA 

e  clie  hanno  in  Roma  il  principale  loro  domicilio,  senza  che  per  al- 
Iro  siano  comprese  nell'albo  della  Nobilta  Romaua  da  ora  in  poi  ne 
formeranno  parte;  e  delle  medesime  principalmente  si  potra  aver 
ragione  per  completare  nei  casi  di  mancanza  il  numero  delle  sessan- 
ta  famiglie  di  Patrizi  Coscritti  volute  dalla  delta  Costituzione  di  Be- 
nedetto XIV. 

«  2.°  La  Congregazione  Araldica  d'ora  in  avanti  sara  composta  del 
Senatore  di  Roma,  dei  quattro  Conservator!  del  ceto  ncbile  pro- 
tempore,  di  quattro  squittinatori  da  trarsi  dal  numero  dei  Patrizi 
Coscritti,  e  possibilmente  tra  quelli,  che  siedono  nel  Consiglio  mu- 
nicipale,  e  dello  Scriba  Senatus. 

«  3.°  Per  la  scelta  dei  suddetti  quattro  squiUinatori  si  osservera  il 
metodo  stabilito  in  proposito  nel§.  utautemin  posterum  della  citata 
Costituzione  Urbem  Rom  am;  ma  la  sortizione  relativa  avra  luogo  al 
principio  di  ciascun  biennio;  in  guisa  pero  che  la  sorte  del  bussolo 
dovra.  pria  sperimentarsi  sopra  i  Coscritti  Consiglieri,  ed  in  mancan- 
za di  questi  si  speri  menterain  secondo  luogo  sopra  glialtri,chenon 
siedono  in  Consiglio. 

«.  4.°  Lo  Scriba  dovra  trarsi  dal  ceto  dei  Coscritti,  e  verra  nomina- 
to  da  Noi  e  dai  Nostri  Successor!,  presso  proposta  della  Congregazio- 
ne Araldica. 

«  5.°  Non  potra  votarsi  dallo  Scriba  nella  Congregazione  medesi- 
ma,  se  non  quando  il  numero  degli  altri  membri  intervenuti  sia 
pari. 

a  6.°  II  Consiglio  Comunale  potra  concedere  anche  la  Nobilta  per- 
sonale,  e  non  tras  missibile  per  eredita  a  quegli  uomini,  che  se  ne 
fossero  resi  degni  per  segnalati  servigi  prestati  alia  patria,  o  per  ce- 
lebrita  acquistata  con  la  dottrina,  col  valore  nelle  sienze,  enellearti 
belle.  II  Consiglio  stesso  pero  prima  di  ammettere  chicchessia  a  tal 
INobilta,  osservera  il  sistema,  che  su  di  cio  si  e  osservato  finora. 

«  7.°  Seguendo  il  sistema  stesso,  ed  osservando  le  leggi  e  norme 
adottate  in  proposito  fino  al  presente,  si  potra  proseguire  a  concede- 
re la  Citladinanza  Romana,  ma  questa  non  potra  accordarsi,  che  a 
coloro,  i  quali  sono  gia  sudditi  pontificii,  o  che  abbiano  dadieci  an- 
ni  almeno  flssato  in  Roma  il  loro  domicilio,  e  vi  abbiano  acquistato 
beni  fondi,  o  vi  possiedano  un  qualche  stabilimento  industriale,  o  vi 
esercitino  lodevolmente  professioni  liberali. 

«  8.°  E  siccome  si  verifica  attualmente  una  mancanza  non  piccola 
nel  numero  delle  famiglie  dei  Patrizi  Coscritti,  cosl  per  questa  vol- 
ta  dovra  riunirsi  straordinariamente  la  Congregazione  Araldica,  affin- 
che  si  possa  completare  il  numero  medesimo-,  osservate  per  altro  le 
norme,  che  si  sono  all'uopo  stabilite  di  sopra. 


CONTEMPORANEA  69o 

«  Decrctiamo  poi,  e  dichiariamo,  che  il  presente  Nostro  Chirogra- 
fo  abbia  hi  sua  plena  esecuzione  ed  eflfetto  in  virtu  della  Nostra  sem- 
plice  sottoscrizione,  ne  gli  si  possa  mai  opporre  di  surrezione  od  or- 
rezione,  ne  alcun  altro  vizio  o  difetto  della  Nostra  volonta  ed  inten- 
zione,  ancorche  non  fossero  state  osservate  tutte  quelle  solennita  e 
formal  ita,  che  avessero  ad  osservarsi,  e  non  ostante  la  Bella  di  Pio 
IV  Nostro  Predecessore  de  registrandis,  la  regola  della  Nostra  Cancel- 
leria  de  jure  quaesito  non  tollendo,  e  qualsisiano  costituzioni,  ordi- 
nazioni  Apostoliche,  statuti,  leggi,  consuetudini,  privilegi,  ed  ogni  al- 
tra  cosa  che  facesse,  o  potesse  fare  in  conlrario,  alle  quali  tutte  e 
singole,  avendo  il  loro  tenore  per  espresso,  e  di  parolain  parola  in- 
serto,  con  la  pienezza  della  Nostra  potesta  specialmente  ed  espressa- 
mente  deroghiamo. 

«  Dato  dal  Nostro  Palazzo  Apostolico  Vaticano  questo  di  2  Maggio 
1853,  del  Nostro  Pontificato  anno  settimo. 

Pius  PP.  IT.  » 

II. 
COSE  STRANIERE. 

IHPERO  D' AUSTRIA,  SVIZZERA,  SPACNA.  —  1.  Visita  di  parecchi  Sovrani  all'Im- 
peratore  d' Austria.  —  2.  Partenza  dell'inviato  austriaco  dallaSyizzera,  peri- 
coli  e  (da  nostra  corrispondenza)  stato  miserabile  della  stessa.  —  3.  Qualche 
cenno  delle  cose  di  Spagna 

1 .  Se  non  avessimo  di  somiglianti  descrizioni  oramai  stanchi  i  nostri 
lettori,  festivissimi  racconti  ci  porgerebbero  gli  ultimi  avvenimenti  di 
Vienna  divenuta  ospite,  non  e  guari,  di  due  capi  coronati  e  di  parec- 
chi Principi  reali.  II  Re  del  Belgio  ed  il  Duca  di  Brabante  suo  figlio , 
il  Re  di  Prussia  col  Principe  Carlo  e  suo  figlio,  il  Principe  Alberto  di 
Sassonia,  il  Duca  di  Sassonia  Coburgo  ed  altri  ragguardevolissimi  per- 
sona ggi  recaronsi  nello  scorso  Maggio  ad  ossequiare  il  giovane  Im- 
peratore  austriaco  ,  e  a  congratularsi  seco  dello  scampato  pericolo. 
Gli  onori  ospitali  furono  degni  della  maesta  di  chi  li  dava  e  di  chi 
li  riceveva.  Riviste  militari  di  trentamila  soldati  d'  ogni  arme  che 
dieder  mostra  di  marzial  contegno  e  di  singolare  perizia  ne'  militari 
maneggi ,  corse  di  carrozze  nel  Prater ,  ove  parvero  nel  fascino  del 
loro  incanlo  la  varieta  de' cocchi,  la  snellezza  de' destrieri ,  il  lusso 
del  mondo  femmineo  e  le  acclamazioni  del  popolo  cittadino  e  fore- 
stiero;  un  torneo  giostrato  nella  cavallerizza  in  cui  lottarono  se- 
condo  le  piii  scrupolose  regole  dell'arte  blasonica,  ventiquattro  cava- 


696  CRONACA 

lieri  crociati  con  altreltanti  saraceni ,  tutli  fior  di  nobilta  e  genlilis- 
simo  sangue  dell'impero;  banchetti,  visile,  teatri,  danze,  luminarie, 
quanto  insomma  d'eleganza  puo  moslrare  1'elegantissima  capitale  del- 
1' Austria,  tutto  fu  spiegato  all'ammirazione  de'  nuovi  Sovrani  e  alia 
curiosita  dell'  immenso  popolo  accorso  d'ogni  parte  a  bearsi  di  cos\ 
rare  maraviglie.  Al  Re  del  Belgio  fu  dall'Imperatore  dalo  il  27  reggi- 
menlo  di  fanteria  die  portera  d'or  innanzi  il  titolo  diLeopoldol-,  per- 
cio  lo  stesso  Sovrano  ne  vesliva  tosto  le  assise  di  colonnello,  mentre 
il  Re  di  Prussia  prendea  le  divise  del  suo  10  reggimeulo  austriaco  di 
usseri,  e  1'  Imperatore  per  contrario  piacevasi  di  andar  fregiato  di 
quelle  del  suo  corpo  prussiano.il  quale  scambio  di  militari  indumenti 
non  e  a  dire  qual  impressione  producesse  nell'animo  degli  spellatori : 
conciossiache  negli  illustri  coronali  pareva  lor  di  vedere  altretlanti 
difensori  della  propria  patria,  mentre  leggevano  di  riscontro  nel  gio- 
rane  Sovrano  non  dubbii  argomenti  del  volere  egli,  ove  fosse  me- 
stieri,  tutelare  le  sorti  di  coloro  cui  festeggiava  di  cosl  sincere  onorifi- 
cenze.  Che  si  tratlasse  ne'lor  privati  colloquii  non  e  manifesto  ;  puossi 
nondimeno  supporre  da  chisi  conosce  alquanto  dell 'agitazione  euro- 
pea  ,  e  del  bisogno  che  ne  risulta  a'  Sovrani  di  stringers!  viemeglio 
per  ben  francheggiare  i  popoli  loro  commessi.  Ripartirono  dopo  pa- 
recchi  giorni  i  due  Regnanti  alia  volta  di  Dresda  per  restituirsi  quindi 
alle  proprie  capitali  riportandone  cortesie,  onori  e  lietissimi  augurii 
per  1'avvenire.  Andonne  lieto  sopra  tutli  il  Re  del  Belgio  a  cuj  fu  dalo 
poter  impalmare  al  suo  giovane  figlio  Principe  di  Brabante  1'Arcidu- 
chessa  Maria  Enrica  figliuola  del  defunto  Arciduca  Giuseppe  Palatine. 
La  novella  del  ben  augurato  coniugio  torno  lietissima,  non  che  a'  Ger- 
jnanici,  ma  molto  piu  ai  Belgi  a'  cui  venia  promesso  nella  nobilissima 
e  cattolica  sposa  del  cattolico  erede  del  trono  un  doppio  pegno  di 
protezione  pel  loro  paese. 

2  Intorno  alia  partenza  dalla  Svizzera  dell'  inviato  Austriaco  il 
sig.  Conte  Karnicki,  corrono  pe'  giornali  diverse  voci.  La  Nitova  Gaz- 
jsetta  di  Zurigo  V  attribuisce  a  malcontento  dell'  Austria  per  essere 
slato  escluso  da  certo  banchetto  diplomatico  il  suo  legato ;  ma  que- 
ste  son  fanfaluche.  La  Suisse  per  contrario  ci  avverte  che  la  vera  ca- 
•gione  fu  annunziata  dallo  stesso  Conte  al  Presidente  del  Consiglio  Fe- 
derale :  aver  cioe  1'  Austria  riconosciuta  inutile  la  presenza  d'  un  suo 
rappresentante  nella  Svizzera,  dopo  tornata  a  vuoto  ogni  sua  premu- 
ra  d'entrare  in  trattazioni.  I  giornali  libertini,  com'eradaaspellare,  si 
rallegraronocoU'Elveziaperche  laruppe  finalmente  coll' inviato  del- 
1'invisa  Potenza  e  rimandollo  ond'era  venuto^  ma  non  e  propriamente 
Ja  Svizzera,  come  avverte  il  Bund ,  che  lo  rinviasse  \  e  sibbene  Vien- 
na che  richiamollo ,  rispondendo  co'  fatti  alle  Note  altezzose  della 


CONTEMPORANEA  697 

Confederazione.  Vedremo  come  finira  la  lile,  della  quale,  come  di  tutle 
le  altrc,  ridera  bene  chi  ridera  I'lillimo.  II  Wurtemberg  mando  dire 
a'Signori  radicah:  si  rappaltumassero  allabuon'ora  colla  potente 
avversaria,  la  Prussia  minacciolli  di  far  valere  i  suoi  diritti  sopra  it 
cantone  di  Neuf-chatel  occupandolo  colle  sue  milizie,  altri  Stati  cir- 
costanti  non  si  mostrano  alieni  dal  prolungare  ancor  di  qualche  mi- 
glio  il  cordone  del  Ticino.  ^Povero  paese !  capisse  almeno  una  volta 
che  chi  semina  venti  miete  tempeste.  Fuori  lotte,  dentro  timori ! 
L'irritazione  di  certi  Cantoni  piu  vessati  e  giunta-  al  colmo ;  cotalche 
piu  d'  un  radicale  comincia  a  vituperare  in  pubblico  le  disorbitanze 
de'  fratelli.  Anzi  lo  stesso  Governo  di  Berna  non  dubito  di  affermare: 
aver  le  autorita  di  Friborgo  oltrepassati  i  limili  del  loro  potere  in- 
troducendo  istituzioni  ed  obblighi  che  contrastano  cogli  slatuti  fede- 
rali  e  non  salvano  neppure  1'ombra  della  giustizia.  II  gran  Consiglio 
della  repubblica  di  Neuf-chatel  soppresse  il  Consiglio  di  Stato,  arre- 
cando  nel  decreto:  esservi  cola  profonda  scissura:  1'  anarchia  ivi  do- 
minante  rovinare  gl'  interessi  del  popolo,  la  tranquillita  del  Canto- 
ne ecc.  ed  altre  simili  gravissime  parole.  A  134  ascendono  i  condan- 
nati  dal  tribunale  di  guerra  per  1'  insurrezione  friburgese.  I  radicali 
piu  sfrontati  vedendosi  navigare  in  pessime  acque,  fanno,  secondo  1'u- 
so  di  quell'  infame  genia  ch'essi  sono,  tutti  gli  sforzi  per  mostrarsi 
imperterrili  evalorosi.  Spargono  la  voce  che  in  ventiquatr'ore  cento 
mila  guerrieri  ben  armati  sarebber  pronti  a  rintuzzare  qualunque 
assalto  si  altentasse  contro  la  patria.  Si  assembrano  in  comitati  e  stam- 
pano  lor  cartelli  per  eccitare  il  popolo  alia  difesa.  Odasene  un  qual- 
che periodo  di  saggio,  ricavato  dalla  Tribuna  del  popolo.  «  Svizzeri!  il 
momento  e  arrivato!  le  Potenze  assolute,  gli  esecrandi  tirannihanno 
giurato  ,  non  puo  dubitarsene  ,  di  esterminare  la  nostra  repubblica 
democratica.  II  Consiglio  federale  non  ha  fatto  ancora  bastanti  con- 
cessioni  e  in  premio  d'  una  pace  obbrobriosa  gli  si  domanda  Neuf- 
chatel  per  la  Prussia ,  il  Ticino  per  1'  Austria,  Friborgo  per  Marilley 
e  pe'  gesuiti ,  Ginevra  e  Vaud  per  il  nuovo  impero.  II  ghiaccio  e  rot- 
to  !  1' Austria  richiama  il  suo  diplomatico  per  surrogarlo  coll'  odioso 
Radetzky  alia  testa  de'  croali.  Dal  canto  nostro  stanno  il  diritto,  la  li- 
berta,  1'  onore.  Per  noi  stanno  i  popoli  schiavi  che  soffrono,  gli  uo- 
mini  liberi  che  pensano.  Attorno  a  noi  si  raccoglieranno  i  proscrilti 
da'  tiranni  ecc.  ecc.  »  Cosi  braveggiano  co'  paroloni  cerli  eroi  che  mo- 
strerebbero  a'  fatti  un'anima  di  coniglio.  Davvero  che  1'  erano  e  ben 
provvisto  per  sopperire  alle  spese  di  una  guerra !  Leggasi  la  seguente 
descrizione  che  ci  manda  un  nostro  corrispondente  intorno  alia  po- 
verta  pecuniaria  di  quel  misero  paese,  e  poi  ci  si  dica  se  1'  incamerare  \ 
beni  del  clero  arricchisca  le  nazioni,  e  se  sia  la  Svizzera  per  ragione  di: 
iinanze  in  tale  stato  da  poter  lottare  a  lungo,  quando  venisse  assalita. 


698  CRONACA 

Dice  un  antico  proverbio :  roba  di  Chiesa  rubata  e  sempre  di  po- 
ca   durata.   Questo  assioma  si  e  pur   troppo  avverato  auche  nella 
Svizzera  a  spaventevole  avvertimento  degli  altri  Stati  che  si  studiano 
d'imitarla.  Fino  all' anno  1830  era  forse  1'Elvezia  uno  de'  pochissimi 
Stali  Europe!  che  non  aves^ero  debiti  naziouali:  fiorivano  le  tinanze 
de'  suoi  ventidue  Cantoni:  ne  conoscevasi  punlo  il  valore  di  quell'o- 
diosa  parola  deficit ,  onde  si  deturpano  per  ordinario  i  bilanci  fatti 
alia  moda.  Anche  i  privati  avean  di  che  lodarsi  delle  loro  economie; 
pochi  ricchissimi,  e  pochi  miserabili  \  il  ceto  mediano  viveasi  con  certa 
comodita  e  lautezza,  mentre  i  miseri  veniano  in  gran  pai  te  alimentati 
da'  conventi,  dagl' istituti ,  dagli  spedali,  dalle  case  de'  poveri,  dagli 
orfanotrofii  ecc.  di  che  abbondavano  tutti  i  Cantoni ,  specialmente 
il  Vallese.  La  tassa  de'  poveri  era  in  que'  tempi  seonosciuta :  che  la 
carita  cristiana  provvedea  spontaneamente  a'  pochi  bisognosi.  Venne 
la  rivoluzione  del  1830  ed  eccoti  al  Governo  uomini  nuovi  e  amanti 
di  novita  i  quali  gittaron  tosto  le  branche  sopra  i  beni  della  Chiesa , 
raettendo  le  une  dopo  le  altre  sotto  tutela  del  Governo  le  posses- 
sion! de'  religiosi  col  farle ,  di  sacre  ch'  esse  sono ,  divenire  secolari. 
Oramai  non  resta  piu  nulla  a  derubare.  Fin  dal  1841  il  solo  Can  tone 
di  Argovia  avevasi  beccati  da'  beni  religiosi  un  dieci  milioni  di  lire. 
Quindi  quasi  tutti  gli  altri  Cantoni  seguirono  il  funesto  esempio ; 
sicche  puo  dirsi  che  lo  Stato  non  s'  ingoio  meno  di  trenla  e  forse 
quaranta  milioni.  Ma  le  casse  del  pubblico  erario  non  ne  furono 
percio  rigurgitanti,  ne  i  poveri  migliorarono  punto  la  lor  condizione. 
Anzi  avvenne  tutto  all'  opposto  $  conciossiache  ,  per  cominciare  a  dir 
qualche  cosa  di  questi  ultimi,  sappiasi  che  i  miserabili  moltiplicarono 
a  dismisura  e  cola  specialmente  dove  lo  spoglio  de'  sacri  beni  fu  piu 
pronto  e  universale.  Nel  Cantone  d'  Argovia  v.  g.  erano  i  poveri  12 
m.  nel  1844;  dopo  quattro  soli  anni  salirono  a  18  m.;  eppure  vi  fu- 
rono  imposte  tasse  pe'  miserabili  e  queste  ogni  anno  accresciute  da 
339  m.  fino  a  550  m.  lire.  Ad  onta  di  cio  crebbero  le  esecuzioni  per  de- 
biti de'poverelli  in  questa  proporzione  17  m.  nel  1843,  31  m.  nel  1848 ; 
sicche  ,  a  stringere  in  breve ,  aumentarono  i  poveri  di  un  terzo  ,  le 
tasse  quasi  di  una  meta,  e  le  condanne  de'  debitori  sequestrali  pari- 
mente  quasi  d'  una  meta.  Lo  stesso  avvenne  negli  altri  Cantoni.  In 
quel  di  Friborgo  fu  dichiarato :  essere  interamente  le  casse  esauste,  ne 
avervi  piu  ipoteche  o  titoli  onde  ricavarne  danaro ;  doversi  perlanta 
procedere,  perche  non  s'arresti  la  macchina  dello  Stato,  ad  un  impre- 
stito  forzatc  di  200  m.  lire.  Accadde  lo  stesso  al  ricchissimo  Cantone 
diBerna,  il  quale  contava  prima  della  rivoluzione  ben  10  milioni  m 
cassa :  ivi  i  poveri  crebbero  di  due  terzi.  Notisi  che  non  produciamo  le 
cifre  dell'ultimo  triennio  le  quali,  forse  perche  troppo  spaventevoli, 


CONTEMPORAXE.i 

lion  furon  per  anco  pubblicate.  Possano  i  Reggenti  ed  i  popoli  aprire 
una  volta  gli  occhi  e  bene  scolpirsi  nell'animo  che  il  depredamento  de' 
beni  della  Chiesa  diviene  sorgente  di  poverta  tanto  pe'  sudditi  come 
pel  pubblici  erarii.  Nella  Svizzera  si  conta  un  povero  tra  diclotto 
abitanti,  mentre  in  Italia,  in  Francia,  nell'Austria  e  nel  Portogallo  se 
ne  calcola  uno  per  venticinque  e  nella  Spagna  uno  per  ogni  trenta 
cittadini.  Cos\  ne'  paesi  cattolici  vituperati  col  titolo  d'  incivili.  Viva 
dunque  la  Civilla  protestantica  !  Sappiasi  nondimeno  per  erudizione 
che  i  poveri  stanno  in  proporzione  degli  abitanti  come  uno  a  sette 
ne'  paesi  del  Norte  e  come  uno  a  sei  nella  civilissima  Inghilterra. 

3.  Se  si  proponesse  da  indovinare  la  calamita  ond'e  afflitta  in  que- 
sti  giorni  certa  provincia  della  Spagna ,  sarebbe  difficile  di  apporvisi 
alle  mille.  Ogn'  altra  sventura  cadrebbe  in  mente,  prima  di  pensare 
alia  carestia,  creduta  impossibile  in  un  paese  cotanto  privilegiato  dalla 
natura,  ove  possono  maturare  non  che  le  europee,  ma  eziandio  le 
derrate  coloniali  e  trasmarine.  Eppure  cos!  e  ;  la  Gallizia  sofFre  di  fa- 
me e  ,  malgrado  T  immenso  commercio  del  paese  limitrofo  ,  al  di  la 
de'  Pirenei  e  in  riva  al  grand' oceano  non  si  ha  da  molti  con  che  sod- 
disfare  alia  pivi  stretta  delle  necessita  temporali.  Al  caro  delle  vetto- 
Taglie  lien  dietro  per  natural  compagna  la  moria  prodotta  dalla  sear- 
sezza  e  dalla  insalubrita  de'cibi;  sicche  ogni  giorno  in  quella  con- 
trada  miete  le  sue  vittime  il  nuovo  flagello.  Le  cose  politiche  cammi- 
minano  sul  passo  di  prima.  Sembrano  abbonacciarsi  i  tumulti  sol- 
levati  ne'  mesi  scorsi  da  different'!  partiti  i  quali ,  di  ricisi  e  spiccati 
che  erano  per  1'addietro,  si  vanno  bel  bello  sfumando  e  riunendo  in, 
uno  che  appellasi  della  moderazione.  Le  cortes  non  si  sa  quando  sa- 
ranno  convocate  :  ma  meno  male ;  la  cosa  pubblica  puo  sorreggersi 
e  prosperare  senza  di  quelle  5  non  cos\  senza  un  buon  Ministero,  e 
questo  non  e  ancor  compiuto.  II  sig.  Egana  lavora  nella  riforma  della 
amministrazione  per  semplificare  1'azione  del  Governo.  Ha  soppresso 
i  correttori,  i  quali  restavano  in  plena  balia  de'  Maggiori  e  de'Prefetti 
con  aggravio  non  piccolo  deU'erario.  Tutta  la  nazione  resto  vivamen- 
te  commossa  per  la  morte  del  Marchese  Donoso  Cortes,  e  la  Regina 
stessa,  che  tant'anni  erasi  giovata  de'  consigli  di  queH'assennatissimo 
Signore,  ne  fu  oltremodo  addolorata.  Or  trattasi  d'  innalzare  un  mo- 
numento  alia  memoria  dell'  il  lustre  scrittore;  in  pochi  giorni  di  sot- 
toscrizioni,  a  capo  delle  quali  rifulge  il  nome  di  S.  M. ,  eransi  gia  rac- 
colli  150  m.  reali. 


700  CRONACA 

IMPERO  OTTOMA>TO.  —  1.  Questione  russo-turca  —  2.  Richieste  del  Principe 
MenzikoiY  —  3.  Finnano  del  Sullano  —  4.  Minacce  dell"  inviato  russo  e  sua 
partenza  —  5.  Morte  della  Sultana  Madre. 

\ .  Malgrado  il  tanto  cercarne  che  se  ne  fece ,  nessun  occhio  pro- 
fano  ha  poluto  finora  addentrarsi  ne'  misteri  diplomatic!  della  Rus- 
sia e  leggervi  chiaramente  che  cosa  essa  pretenda  dal  I'  Impero  otto- 
mano.  Quindi  un  subbisso  di  congliielture,  di  timori  e  di  speranze  piu 
o  meno  probabili,  gillate  1'un  giorno  su  pei  giornali  e  disdette  1'altro. 
Ora  qualche  parte  di  vero  comincia  a  venire  a  galla:  il  resto,  speria- 
mo,  verra  tra  breve.  Nello  spedire  a  Costanlinopoli  il  suo  legato,  la 
Russia  fe  correr  voce  non  voler  altro  dalla  Porta  fuorche  1'osservanza 
esatta  delle  concessioni  gia  fatte  a'  Greci  riguardo  a'  Luoghi  Santi.  II 
Plenipotenziario  vi  giunse  con  quell'albagia  che  altrove  dicemmo;  ed 
il  Sultano  ne  rimase  cosi  sorpreso  e  intimidito  da  sacrificare  il  piu 
accorto  de'suoi  Ministri  perche  mal  veduto  dalla  Russia,  e  chieder  soc- 
corso  alia  Francia  ed  all'  Inghil terra  per  non  patir  violenza  dal  vice- 
autocrate.  Furon  preste  a  certa  distanza  colle  lor  flotte  le  due  Potenze 
invocate  e  si  cominciarono  fratlanto  le  trattazioni  del  Principe  Men- 
zikoff  col  Gabinetto  costantinopolitano.  Se  non  errano  i  foglidelNorte 
e  segnatamente  quelli  che  son  in  grido  d'  avere  spesso  1'imbeccata  da 
Pietroborgo,  erano  tre  le  principal!  richieste  della  Russia,  corrobo- 
rate da  ragicni  non  ispregevoli,  se  fossero  vere. 

2.  Sostiene  la  Russia  da  molti  anni  la  guerra  contro  i  Circassi,  po- 
poli  feroci  che,  protelti  dall'  asprezza  delle  loro  giogaie,  non  voglio- 
no  come  i  Montenegrin! ,  saper  nulla  di  sudditanza.  L'  autocrate  con 
tutte  le  sue  bocche  di  cannoni,  con  tutto  1'enorme  apparato  de'  suoi 
arsenali  non  e  giunto  finora  a  torsi  questo  bruscolo  che  gli  prurisce 
neir  occhio;  il  che  sarebbe  segno  di  debolezza,  ov'egli  per  fini  politic! 
non  tollerasse  a  bella  posta,  siccome  si  dice,  quell' eterna  lotta.  Ora 
il  Principe  di  Menzikoff  addusse  in  mezzo,  che  i  Circassi  ricevono  ar- 
mi  e  munizioni  dal  porto  ottomano  di  Rutunes  :  concedasi  adunque 
alia  Russia  per  un  quindici  anni  la  facolta  di  sorvegliare  i  bastimenti 
che  vi  approdano  e  riscontrarne  le  merci.  Confidente  la  Porta  nella 
moderazione  dell'avversario,  era  pronta  a  concedergli  il  richiesto  pri- 
vilegio,  ne  le  altre  Potenze  vi  si  opponeano,  tranne  il  sig.  Radcliffa 
nome  dell'Inghilterra ,  il  che  fe  nascere  in  mente  a  qualche  sospet- 
toso:  che  dunque  la  Brellagna  porga  delle  armi  a'  Circassi,  ne  voglia 
essere  impedita  di  questo  commercio.  Questa  fu  ,  secondo  alcuni ,  la 
prima  petizione ,  di  cui  pero  non  fanno  parola  la  maggior  parte  del 
giornali.  In  secondo  luogo  esagero  la  Russia  1*  avvilimento  de'  raja 


CONTEMPORANEA.  701 

greci  ed  armeni,  sia  riguardo  al  culto  religiose  che  non  posson  libe- 
ramente  esereitare,  sia  riguardo  a'diritti  ciltadini,  onde  sono  in  gran 
parte  frodati.  Essi  stracarichi  a  preferenza  d'  imposte  e  di  balzelli ; 
essi  costretti  a  servire  nellc  milizie  senza  speranza  di  avanzamento : 
essi  tenuti  lontani  da  qualsiasl  pubblico  impiego.  Or  se  la  Francia  e 
1'lnghilterra  sono  nalurali  protetlrici  de'  cultori  della  loro  religione, 
perche  non  sara  de'  suoi  la  Russia?  E  poi ,  perche  non  osservare  il 
Concordalo  del  Tunzimat,  nel  quale  cio  stesso  fu  altre  volte  conve- 
nuto  di  eomun  consenso?  Cosi  scaltramente  propose  la  petizione  il 
Principe  di  Menzikoff  dando  saggio  d'immensa  destrezza.  La  Porta  con- 
voco  il  Patriarca ,  i  Vescovi  ed  i  notabili  greci  per  aver  consiglio  so- 
pra  il  da  farsi ;  e  questi  (spontaneamente  secondo  i  Turchi,  forzata- 
mente  secondo  i  Russi)  negarono  di  non  aver  liberta  di  cullo  al  pari 
degli  Oltomani.  Percio  il  Sultano ,  senza  dare  una  risposta  negativa 
all'  Ambasciadore  russo  ,  espose  che  i  voti  dell'  autocrate  erano  gia 
esauditi.  Chiese  pure  la  Russia  nuovi  privilegi  pe'  Luoghi  santi  a  favor 
dei  Greci.  Sopra  il  qual  punto  awertiva  il  Moniteur,  che  la  Francia  non 
palirebbe  mai  si  disdicessero  le  concession!  fatte  al  sig.  di  La  Valetle: 
non  esser  pero  da  teniere  nulla  di  somigliante  :  aver  il  Gabinelto  di 
Pietroborgo  assicurato  il  parigino,  non  trattarsi  di  ledere  in  nulla  gli 
accordi  della  Francia  colla  lurch ia. 

3.  Ad  onta  di  cio  die  fuori  la  Porta  due  recentissimi  firmani  i  quali 
paiono  contrarii  anzi  che  no  a'  privilegi  concessi  all'incaricato  france- 
se,  se  pure  non  vuolsi  ammettere,  cio  che  avvenne  altre  volte,  poter 
il  Sultano  promettere  a  due  Potenze  cose  contraddittorie  per  tener- 
sele  ambedue  amiche ,  senza  pero  darsi  pensiero  di  soddisfare  ne  al- 
1'una,  ne  all'altra   Comandasi  e  vero  nel  primo  decreto  la  ristorazio- 
ne  della  Cupola,  ma  il  Patriarca  greco  soprassederaallafabbrica,  per- 
che nulla  vi  si  muti  del  disegno  prestabilito.  Nel  secondo  si  dice,  che 
la  chiave  della  chiesa  di  Betlemme  fu  bensi  data  a'  latini,  ma  soltanto 
per  servirsene  come  ab  anlico  ,  senza  diritto  di  ofiiciarvi  o  di  posse- 
dere  quella  chiesa  in  comune  co'  greci  •,  percio  non  vi  possono  alte- 
rar  nulla  ecc.  La  Stella  ,  ristabilita  come  solenne  ricordo  che  offre  il 
Sultano  in  segno  di  benevolenza  alia  nazione  cristiana,  non  conferi- 
sce  peculiar  diritto  a  nessun  culto.  Intorno  a  cio  non  si  fara  mai  il 
menomo  cambiamento.  Le  nazioni  crisliane  cui  (•  data  facolla  di  vi- 
sitare  la  tomba  della  S.  V.  vi  officieranno  ogni  giorno,  prima  i  Greci, 
poi  gli  Armeni,  infine  i  Latini  ecc. 

4.  Chi  non  vede  nelle  sopraddette  concession!  una  vittoria  del  Prin- 
cipe di  Menzikoff  a  danno  della  Francia?  Eppure  il  vieeautocrate 
lungi  dal  mostrarsene  pago  propose  al  Gabinelto  di  Costantinopoli 
altre  sue  inchieste  perentorie,  termine  pochi  giorni  ad  averne  la 


702  CRON1CA 

risposta  affirmativa,  altrimenli ....  Questa  gli  fu  data  il  dieci  Maggio,. 
ma  conteneva  un  no  bell'  e  rotondo.  Sdegnato  il  Principe,  monto  so- 
pra  una  nave  quasi  pronto  alia  partenza;  e  di  la,  per  1'  intermedio  di 
un  basso  officiale  fe  sapere  allaPorta:  pesasse  le  conseguenze  di  quel 
rifiuto,  raffazzonasse  alia  buon'  ora  1'  acerbita  del  dispaccio  e  cio  pel 
suo  meglio.  II  giorno  tredici ,  rifatto  il  Ministero,  e  dopo  sei  consigli 
ad  alcuni  de'  quali  assistettero  tutte  le  sommita  politiche  di  Costan- 
tinopoli  gia  state  altre  volte  al  Governo,  gli  fu  mandata  la  risposta  di 
prima.  Costa  1'  attual  Gabinetto  di  Costantinopoli  de'  seguenti  Mini- 
stri:  Mustafa  pascia  Granvisire:  Mehemed-Ali  p.  per  la  guerra:  Re- 
scid  p.  ( quellb  stesso  che  era  stato  sacrificato  al  vestito  di  Menzikoff) 
per  gli  affari  esterni :  Riffa'  at  p.  Presidente  del  Consiglio  di  Stato  :  e 
Mehemet-Ruchi  p.  generalissimo  dell'esercito  turco.  Menzikoff  parti 
il  giorno  dopo,  lasciando  parte  della  legazione:  annunzio  ancora  una 
•volla  che  flno  al  20  attenderebbe  a  Rujukdere  le  ultime  decisioni  del- 
la  Porta.  II  Sultano  fu  piu  volte  inclinato  a  cedere ,  ma  il  suo  Ga- 
binetto vi  si  oppose  risolutamente.  Indarno  i  Consoli  di  varie  Po- 
tenze  (P Austria,  dicono,  non  prese  parte  in  quest'  affare)  si  recarono 
presso  Menzikoff  pregandolo  a  modificare  alquanto  le  sue  domande  ; 
ei  tenne  fermo:  o  tutto,  o  niente;  e  finora  non  ebbe  nulla.  Parti  il  22 
alia  volta  di  Odessa  conducendo  seco,  dopo  fatte  calare  le  insegne  e 
affidata  la  tutela  de'  sudditi  russi  all'  ambasceria  danese,  tutta  la  le- 
gazione. A  quest'  ora  deve  esser  giunto  a  Pietroborgo.  Ora  1'Europa 
attende  1'  esito  della  questione.  Per  una  parte  le  ripetute  istanze  del 
Principe  russo  le  quali  avean  sembiante  piu  di  preghiera,  che  non  di 
vera  minaccia,  danno  luogo  a  qualche  speranza  del  non  doversi  perc»6 
conturbar  la  pace  europea.  Dal  suo  canto  la  Francia  sembra  per  ora 
disposta  a  non  volersi  accorgere  dello  smacco  arrecatole  da'  due  re- 
centi  flrmani.  L'Inghilterra  non  trova  pascolo  alia  sua  politica  ore  si 
tratta  semplicemente  di  contese  religiose  e  non  ci  va  di  mezzo  il  com- 
mercio  o  lo  squilibrio  degli  Stati.  Nondimeno  per  altra  parte  come 
sopportera  il  rifiuto  quell' Imperatore  che  non  sa  conoscere  ripulse, 
avvezzo  com'  e,  a  far  correre  diritte  le  parole  come  le  palle  de'  suoi 
cannoni?  Dicono  che  il  Principe  di  Menzikoff  abbia  minacciato  immi- 
nente  1'invasione  de'  principati  danubiani.  Egli  e  certo  che  gli  appa- 
recchi  di  guerra  nella  Ressarabia  si  affrettano  con  grande  alacrita. 
Iddio  provvegga  al  secolo  superbo ! 

5.  Era  la  Sultana  Valide ,  sebbene  nata  schiava  nella  Circassia ,  di 
singolare  avvenenza,  gentilmente  educata  e  condotta  dal  celebre  Halet 
Effendi  al  Sultano  Mahmud  ,  non  ancor  padre  dell'  Imperatore  pre- 
sente.  Chiamavasi  pure  Alime ,  che  e  quanto  dire  Sofia ;  avea  cuor 
magnifico  e  mente  elevata.  Pretendono  alcuni  ch'essa  fosse  d'origine 


CONTEMPORANEA  703 

cristiana  ;  ne  par  cio  improbabile  ,  avuto  riguardo  alia  sua  terra  na- 
lale  e  alia  parte  che  avevano  senza  distinzione  a'  suoi  benefizii  i  mi- 
serabili  di  qualsivoglia  creden/.a  religiosa.  Fondo  spedali  ,  scuole  , 
ospi/ii  ,  ma  fondo  pure  qualche  Moschea.  Fu  lungo  tempo  un'  altra 
ninfa  Egeria  a'  cui  oracoli  s'  ispiravano  Mahmud  e  Abdul-Megid  ;  del 
giovane  imperatore  suo  figlio  avea  ,  puo  dirsi  ,  il  cuore  alia  mano  e 
facevane  ogni  suo  lalento  :  cosa  ordinaria  nelle  Sultane  madri  ,  ma 
piu  efllcace  in  quesla  per  le  rarissime  doti  di  mente  e  di  cuore, 
ond'era  adorna.  Ostile  allo  spirito  di  riforma,  che,  come  altrove  di- 
cemmo  ,  divide  oramai  in  due  fazioni  1'  Impero  Oltomano,  non  vi  la- 
scio  ,  se  vivente  ,  introdurre  novita  di  sorta.  Centre  i  suoi  consigli 
erano  piu  che  giammai  necessarii  nelle  present!  circostanzer  la  Princi- 
pessa  Sofia  venne  meno  in  eta  di  quarantanove  anni,  vittima  d'idro- 
pisia  di  cuore.  Secondo  1'uso  e  per  accertarsi  di  non  seppellirla  con. 
qualche  fiato  di  vita  ne  fu  lavato  il  cadavere  con  acqua  bollente, 
indi  cucito  in  grossa  tela  e  poi  ricoperto  del  velo  della  Kauba  che 
ogni  anno  si  porta  dalla  Mecca.  II  giorno  dopo,  posto  il  feretro  sopra 
un  dorato  battello  e  circondato  da'  suoi  paggi  con  turiboli  alia  mano 
venne  tradotto  dal  serraglio  al  mausoleo  del  suo  augusto  sposo  Mah- 
mud II,  intanto  che  gittavansi  a  piene  mani  dalle  finestre  del  palazzo, 
monete  d'oro  e  d'  argento.  II  lutto  e  sconosciuto  in  oriente  ,  perche 
1'islamismo  vieta  ogni  segno  di  cordoglio  verso  i  trapassati;  eppercio, 
sebbene  il  popolo,  e  specialmente  I'  Imperatore  ne  fossero  addolora- 
tissimi  ,  v'  ebbero  lo  stesso  giorno  bande  ,  spettacoli  e  pubblici  di- 
ver timenti. 


IHPERO  CIXESE.  —  1.  Insurrezione  di  Tien-te.  —  2.  Saoi  progress!.  —  3. 

razzo  dell'Imperatorc.  —  4.  Che  fanno  le  Potenze  enropee  ?  —  5.  Qualche 
osservazione. 

1.  Sono  oramai  tre  secoli  che,  rotta  e  dispersa  da  un'  orda  di  Tar- 
lari  Mongoli  1'  antica  dinastia  del  celeste  Impero  appellata  de'  Tai- 
Ming,  sah  al  potere  la  famiglia  di  Mandischuri  diorigine  tartara  essa 
pure.  Dei  Tai-Ming  non  fu  quasi  parola  in  tanto  volgere  di  tempo:  i 
piu  credevanli  estinti,  gli  altri  riputavanli  talmente  avviliti  da  non 
darsene  pensiero.  Pare  nondimenoche  quell'  antica  stirpe,  raccoltasi 
ne'  paesi  meridionali  della  Cina,  tramandasse  di  padre  in  figlio  la 
memoria  dell'  usurpata  dignita,  ne  consegnasse  i  diritti  e  si  mante- 
nesse  altorno  certo  piccolo  drappello  di  divoti,  aspettando  il  destro 
di  far  valere  le  proprie  ragioni.  La  pazienza  dell'  aspettazione  fu  lun- 
ghissima,  finche,  vista  1'  Europa  in  buona  parte  commossa  e  molto 
piii,  calcolata  1'  impotenza  del  presente  Imperatore,  e  1'  anarchia  del 


704-  CRONACA 

paese  abbandonalo  al  capriccio  de'  mandarini  reggenti  sbadatamente 
ie  lor  provincie  senza  darsi  pensiero  degli  ordini  emanati  dalla  capi- 
tale,  sembro  a'clienli  dell'anlica  stirpe  opportuna  1'occasione  di  Irarre 
innanzi  un  colal  Thu-hin-tao  da  lor  predicate  ullimo  rampollo  de'Tai- 
Ming  e  costituirlo  capo  della  insurrezione.  V  e  chi  pretende  die  v'ab- 
bian  lavorato  non  poco  le  societa  secrete  avide  anch'  i\i  come  in 
Europa  di  tumulti  e  di  ribellione.  Cio  avvenne,  or  fa  tre  anni,  appunto 
nella  primavera  del  1850.  Non  parleremo  delle  imprese  di  Tien-te 
ora  prospere,  ora  disastrose  degli  anni  scorsi;  avvenimenli  piu  recent! 
di  non  ispregevoleimportanzacomincianoa  destare  la  curiosita  d'Eu- 
ropa:  e  forse  a  quest' ora  quell'  impero  cosi  abborrente  da  novita  fu 
coslretto<li  entrare  in  un'era  novella. 

2.  Le  ultime  notizie  non  giungono  oltre  il  9  di  Aprile ;  esse  dieono 
che  il  supposto  discendente  de'  Ming ,  fattosi  appellare  Tien-te  (ce- 
leste virtu),  fa  prodigi  di  strategica  bravura.  I  suoi  lo  riconobbero 
Imperatore  e  per  tre  giorni  fesleggiaronlo  in  Ku-kuang  capilale  del 
nuovo  impero ,  presentandogli  omaggi  e  onori  col  ginocclao  a  terra. 
£  fama  che  Tien-te  sia  catecumeno  eprometta  di  abbracciare  la  reli- 
gione  di  Cristo  :  altri  opinano  che  da  quel  furbo  che  egli  e,  cono- 
scendo  la  tendenza  di  moltissime  provincie  a  farsi  cristiane ,  se  ne 
prevalga  per  saiire  al  potere.  Machecche  sia  di  cio,  i  suoi  bandi  spi- 
rano  cristiani  sentimenti.  Eccone  uno  tra  gli  altri.  «  Quel  Dio  che  e 
uno  e  che  ha  create  il  cielo  e  la  terra  in  sei  giorni ,  e  puni  poscia  gli 
uomini  pe'  loro  misfatti  colle  acque  del  diluvio  universale,  quel  me- 
desimo  Dio  ha  inviato  me  per  punire  gli  uomini  (i  bonzi  e  loro  segua- 
ci),  e  ristorare  il  suo  vero  culto  gia  osservalo  dagli  antichissimi  padri 
Cinesi  da  cui  prevaricarono  le  seguenli  dinastie,  introducendo  la  plu- 
ralita  degli  Dei.  Percio  Tien-te  dichiara  reintegralo  il  culto  di  un 
Dio  solo  creatore  del  Cielo  e  della  terra  ed  ordina  che  in  ogni  luogo 
sieno  distrutti  gli  idoli,  e  i  loro  templi,  e  cessino  d'  esistere  i  bonzi  e 
le  bonzesse.  -j-  «  E  con  questa  veneranda  sigla  termina  ogni  sua  scrit- 
tura.  Ha  per  vicario  un  cotale  Hong-siu-tsinen  appellalo  Tui-ping 
(gran  principe  della  pace),  uomo  destro,  e  ne'  quarant'anni;  ha  inoltre 
quattro  generali  d'  esercito  che  s'  inlitolano  dalle  plaghe  cardinali 
d'oriente,  d'occidente,  d'  austro  e  d'  aquilone.  11  suoGoverno  e  per- 
fettamente  ordinato  sia  per  la  guerra ,  sia  per  1'  interno  reggimento. 
Nomina  innanzi  i  magistrati  che  debbono  governare  le  nuove  provin- 
cie;  poi  da  1'assalto,  le  fa  sue,  e  le  dirige  secondo  1'  ordine  precon- 
cetto.  Alcuni  incaricali  di  tal  ufficio  percorronle  toslo  dall'  uno  al- 
V  altro  capo,  per  ricevere  dal  popolo  il  giuramento  di  fedelta  al  nuo- 
vo sire,  proclamando  dappertulto :  pace,  se  con  noi;  se  contro  di  noi, 
morte  di  ferro ,  di  fuoco  ecc.  Al  qual  dilemma  le  citta ,  le  provincie 


CONTEMPORANEA  705 

intere  rispondono  d'una  voreappigliandosi  senz'esitanza  anzi  all'in- 
vito  che  alia  minaccia.  Quindi  non  fa  meraviglia  il  rapido  progresso 
delle  sue  vincitrici  bandiere  le  quail  occupano  a  quest'  ora  meglio  di 
quatlrocenlo  miglia  e,  quel  che  piu  imporla,  fanno  tremare  lastessa 
capitale  dell'lmpero.  L'inlero esercilo  diTien-te  noncalcolasi  dame- 
no  di  cento  mila  guerrieri;  1'alasinistrasi  accampa  presso  Waochung 
capitale  di  Koopak,  la  destra  con  trentamila  soldati  stringe  di  duro  as- 
sedio  la  cilia  di  Nankino.  Questa  il  9  d'Apr.  non  era  ancor  caduta,  seb- 
bene  si  trovasse  in  sugli  estremi,  sprovvista  di  viveri  e  atterrita  da'ma- 
nifesti  de'ribelli,  i  quali  prometlono  e  minacciano  come  sopra.  «  To- 
sto  che  Nankino,  vi  si  dice  dal  nuovo  Imperatore,  sara  in  mio  potere 
confischero  i  beni  de'  templi  di  Budda  e  di  Tao,  lefacoltadelle  bische 
e  de'  bordelli,  e  daronne  il  prezzo  a'poveri,  dopo  fatto  morire  i  sa- 
cerdoli  degl'  idoli  e  chi  contribui  ad  innalzarli.  Sterminali  i  Mansciu, 
rifiorira  nella  sua  purezza  1'antica  religione  della  Cina  .  .  .  Destatevi, 
o  nati  nel  tempo,  riconoscete  Dio  il  Signore,  cessate  dall'  adorare  gli 
spiriti  maligni  e  mettete  in  fuga  i  Mansciu  ruina  del  popolo.  A  voi  par- 
lo  specialmente,  o  uomini  della  trinita:  non  avete  voigiurato  dister- 
minare  questi  Tartari  ?  avele  voi  dimenlicata  la  sentenza:  unisci  il 
bruno  il  bianco  ed  il  rosso  e  uccidi  il  nemico?  ecc.  »  Eche  1'  insorto 
Tien-te  sia  fermo  di  mettere  in  pralica  quanto  minaccia  non  resta 
dubbio  veruno  a  chi  sa  1'  adoperato  finora  nelle  cilia  conquistate. 
Tranne  il  mettere  a  morte  i  sacerdoti  de'templi,  ogni  altra  promessa 
venne  finora  eseguita  a  punlino.  Atterrati  da'piedistalli  i  simulacri, 
trascinati  nelle  lordure  gl'  idoli  e  mozzi  infine  tra  la  baldoria  del 
popolo  e  de'  soldati,  distribuito  danaro  a'miseri,  e  indotte  molte 
usanze  europee ,  cosa  che  ha  del  maraviglioso  •,  anzi ,  a  prova  del 
dominio  che  egli  tiene  sopra  gli  animi  de'  suoi  sudditi,  raccontano  i 
giornali,  che  giunse  perfino  a  persuaderli  di  smozzicarsi  il  piu  caro 
ornamento  delle  lor  teste,  1'elegante  coda  onde  vanno  i  Cinesi  oltre- 
modo  superbi. 

3.  In lan to ,  colpa  dell'  interrotto  commercio  ,  la  carestia  e  i  morbi 
che  ne  sono  1'ordinaria  consegucnza  invadono  buona  parte  delle  popo- 
latissime  provincie  settentrionali  5  molti  tra' possidenti  vendono  i  loro 
agi  per  raggranellare  un  po'  di  pecunia  e  uscir  della  Cina  :  e  mentre 
in  parecchi  provincie  non  si  vuol  piu  sapere  di  pagar  decime,  il  Thi- 
bet gia  cotanto  indocile  sta  per  emanciparsi  dal  Governo  pechinese; 
in  una  parola  1'impero  celeste  e  dall'uno  all'  altro  capo  sconvolto  e 
pericolante.  Sara  miracolo  se  non  soccombe,  lant'  e  grave  il  pericolo 
e  non  piu  corso  da  alcuni  secoli  a  questa  parte.  Or  che  fa  egli  il  Go- 
verno? L'  Imperatore  dimentico  di  tutti  i  gradi  di  parentela  che  lo 
legano  al  sole,  alia  luna,  alle  slelle ,  e  della  padronanza  in  che  tiene 
Serie  //,  vol.  II.  45 


706  CRONACA 

gli  element!  e  i  cardini  del  mondo,  scrive  dalla  capitale  i  suoi  cartelli 
ripieni  di  flebili  elegie,  che  lo  mostrano  scorato,  pauroso  e  ridotto  a 
mail  passi.  Invoca  la  fede  de'  suoi  popoli,  si  raccomanda  a'  suoi  gover- 
iianti  afFmche  lo  ammaestrino  senz'  adulazione  (notisi)  del  vero  stato 
degli  affari  e  de'  rimedii  da  provvedere  a  tan  to  male.  In  uno  de'  suoi 
ultimi  bandi  annunzia  le  strettezze  in  che  trovasi  Nankino,  senza  che 
il  suo  grand'  esercito  ( dov'  e  questo  grand'  esercito  ? )  possa  accorrere 
per  tempo  a  liberarla.  Inline  raceoinandasi  allacarita  de'consoli  stra- 
nieri  perche  cospirino  seco  a  meltere  in  fuga  i  rilSelli ,  promettendo 
che  popolo ,  mandarin!  e  Imperatore  ne  sapranno  loro  infinite  grazie. 
La  qual  supplica,  ove  si  pensi  al  totale  isolamento  in  che  visse  finora 
il  celeste  Impero  e  all'  albagia  di  quella  nazione  sprezzatrice  d'  ogni 
cosa  europea ,  e  tal  sacrifizio  ,  e  tanta  umiliazione ,  da  equivalere  ad. 
una  sconfitta. 

4.  Accorsero  con  qualche  nave  all'  appello,  e  gittaron  1'  ancora  nel 
porto  di  Shanghai  il  sig.  Bonhan  Governatore  inglese  di  Hong-Kong, 
il  colonnello  Marshall  Ministro  degli  Stati  uniti  ed  una  corvetta  fran- 
cese,  ma  con  che  pro  se  gl'  insorti  si  guardaii  bene  di  avvicinarsi  al 
niare?  Le  ultime  speranze  della  regnante  dinastia  anziche  negli  aiuti 
estranei  riposano  sopra  la  fedelta  delle  milizie  imperiali  composte 
specialmente  di  tartari,  valorosi  soldati  e  vero,  ma  non  men  valorosi 
malandrini.  Questi  amavano  per  1'  addietro  il  loro  Imperatore  e  po- 
trebbero  dar  grave  molestia  aTien-te  ove  durassero  nell'antico  affettoj 
senonche  quegli  stessi  che  misero  su  i  ribelli,  or  lavorano  a  corrom- 
pere  le  milizie  dell'impero.  Che  faranno  le  Potenze  europee?  la  piu 
interessata  fra  tutte  e  cerlamente  1' Inghilterra:  or  questa,  sebben 
abbia  non  e  guari  protestato  nella  Camera  de'  Comuni ,  di  non  voler 
partecipare  alle  dissensioni  intestine  di  quella  nazione ,  aiutera  pro- 
babilmente  a  rimorchiare  la  barca  or  a  destra  or  a  sinistra,  finche 
qualche  cosa  pur  entri  nel  suo  porto.  II  Times  comincia  fin  d'  ora  a 
disporre  la  pubblica  opinione  spacciando  certe  sue  massime  di  nuovo 
conio,  eppercio  dilettevoli  a  sapersi.  Debbesi,  secondo  lui,  interve- 
nire  a  difesa  dell'  Imperator  della  Cina  se  il  commercio  dell'  oppio 
inglese  vi  trova  il  suo  con  to  ;  che  se  la  mercanzia  trova  migliore 
spaccio  nel  campo  degli  insorti  o  presso  il  nuovo  Governo,  si  pua 
benissimo  parteggiare  per  la  rivolta.  La  diminuzione  ,  esso  dice ,  del 
dazio  sopra  il  te  ebbe  per  iscopo  di  aumentarne  il  consumo  5  ora  le 
eampagne  piu  ricche  di  quella  pianta  sono  fatte  teatro  di  guerra  con. 
danno  non  lieve  della  derrata  ;  vuolsi  adunque  ben  ponderare  se  le 
armi  inglesi,  continuando  la  ribellione,  non  sieno  obbligate  di  pigliar 
parte  alle  vicende  del  celeste  impero.  Tanto  piu  che  1'  intervento  e 
facile,  e  richiesto,  e,  grazie  al  prestigio  del  valore  britannico  in  quel 


CONTEMPORANEA  707 

paese,  non  puo  a  meno  di  non  sortire  il  desiderate  effetto.  E  di  questo 
passo  seguita  fantasticando  a  schiccherare  una  qualche  eterna  colonna 
del  suo  giornale  con  null'  altra  misura  della  giustizia  fuorche  il  re- 
golo  per  lui  infallibile  del  guadagno. 

5.  Qual  esito  sia  per  incontrare  1'  insurrezione  cinese,  comedicosa 
avvenire  ,  non  e  da  mente  umana  il  prevederlo.  Questa  pero  ,  senza 
uscire  della  sua  cerchia  ristrettissima ,  basta  da  se  a  ravvisare  nelle 
present!  calamita  di  quell'  impero  la  conseguenza  de'  molti  disordini 
che  il  trassero  all'  abbiezione  ,  per  non  dire  al  precipizio  in  che  e  ca- 
duto.  L'indolenza  de'  mandarini,  la  venalita  degli  officiali,  la  mollezza 
delle  milizie  vi  crebbero  a  segno,  che  la  pirateria  e  1'  immoralita  piu 
brutale  ebber  converse  il  paese  in  una  vera  Babilonia  5  cotalche  da 
qualche  secolo,  solo  per  antifrasi  reslavagli  il  titolo  di  celeste  soggior- 
no.  L'  antica  dinastia  de'  Tai-Ming  dopo  aver  aperto  le  luci  al  Tero , 
festeggiati  i  portatori  della  buona  Novella  e  protetto  il  cristianesimo, 
ritorno  col  volgere  di  pochi  anni  alle  idolatrie  di  prima  e  un  pugno 
di  barbari  mongoli  1'ebbero  spiantata  dal  trono  surrogandovi  un' al- 
tra famiglia.  Questa  pure  ebbe  i  suoi  fasti  piu  o  meno  deplorandi ; 
perseguito,  tollero,  parve  proteggere,  e  torno  a  perseguitare  la  reli- 
gione  di  Cristo.  V  e  chi  opina ,  non  sappiamo  pero  con  qual  fonda- 
mento,  che  la  vivente  Imperatrice  sia  cristiana,  e  che  lo  stesso  Impe- 
ratore  non  si  mostri  in  questi  ultimi  tempi  affatto  alieno  dall'abbrac- 
ciare  i  precetti  del  Vangelo  e  prometta  di  abolire  ogni  legge  odiosa  a' 
missionarii  d'Europa  e  alle  dottrine  da  lor  predicate.  Chi  de'mortali 
puo  leggere  ne'disegni  della  divina  Provvidenza?  Chi  sa  che  la  vessa- 
zione  non  torni  il  senno  al  Monarca  e  a'  suoi  governanti?  Sara  forse 
codesto  un  pio  desiderio,  un  sogno  senza  fondamento:  ci  si  permet- 
ta  nondimeno  questa  dolce  illusione,  la  quale  fornendoci  una  qualche 
sperama  che  la  vera  Fede  sia  tra  breve  per  trionfare  in  quell'immenso 
paese,  ci  rila  in  parte  del  cordoglio  di  vederla  cos\  avvilita  in  piu  d'  una 
contrada  della  nostra  Europa. 

m. 

COSE  SCIENTIFICHE. 

1.  Scritti  sopra  le  lavole  rotanti.  —  2.  Legge  della  formazione  dei  cristalli.  — 
3.  Cart  a  astronomica  di  Capocci. 

1.  Oltre  gli  innumerabili  articoli  de'  giornali,  non  e  da  dubitare  che 
non  pochi  opuscoli  siensi  pubblicati  intorno  al  famigerato  argomento 


708  CRONACA 

delle  tavole  rotanti.  Sentiamo  (e  potevamo  supporlo  senza  che  altri 
eel  dicesse)  che  parecchi  ne  sono  venuti  a  luce  nella  Germania,  fra  gli 
altri  uno  col  titolo  di  chiro-elettro-magnetismo.  Noi  ci  occuperemo 
sollanto  intorno  agli  opuscoli  italiani.  Ci  son  venuti  alle  mani.  / 
famosi  circuit),  di  persone  attorno  tavole  mobili  e  moventisi  esaminati 
dalprof.  G.  Grimelli.  Sec.  ediz.  Eeggio  e  Modena.  —  Id.  terza  ediz. 
riveduta  con  agyiuntovi  I'esame  del  pendoh  indovino  e  delta  bacchetta 
divinatoria.  —  Delle  tavole  e  degli  altri  corpi  giranti  per  V  applica- 
zione  delle  mani  a  certi  speciali  modi  del  Prof.  Franc.  Orioli.  Opu- 
scolo  I.  Roma. 

Altre  opericciuole  abbiamo  veduto  ,  cioe  quella  da  noi  mentovata 
(pag.  590)  del  prof.  Enrico  del-Pozzo  (Nuove  scoperte  sui  tavoli  o  corpi 
semoventi. . .)  e  una  Lettera  di  un  prof,  ad  un  suo  discepolo  stampata 
in  Roma  :  ma  ci  manca  il  tempo  e  lo  spazio  per  parlarne  per  questa 
volta.  Anche  meno  diremo  di  un  opuscolo  francese ,  che  abbiamo 
sott'occhio:  Table  qui  danse  et  table  qui  re'pond  .  .  .  par  M.  Guillard. 
Questo  ci  condurrebbe  al  di  la  delle  scienze  fisiche,  e  noi  ora  par- 
liamo  soltanto  delle  tavole  giranti  o  rotanti,  non  delle  tavole  ris- 
pondenti. 

II  ch.  sig.  prof.  G.  Grimelli,  che  ha  stesamente  e  di  proposito  esa- 
minato  il  Galvanismo  fisiologico,  scrisse  un  articolo  sopra  questo  ar- 
gomento  nel  giornal  modenese  La  Ghirlandina,  che  poi  riprodusse  in 
separate  libretto  con  qualche  aggtunta  ,  e  final mente  ne  ha  dato  una 
terza  edizione  con  un  discorso  preliminare  e  coll'  esame  del  pendolo 
indovino  e  della  bacchetta  divinatoria. 

II  prof.  Grimelli ,  che  almeno  al  pari  d'ogni  altro  conosce  1'  elet- 
tricismo  animale,  nulla  trova  nelle  tavole  giranti,  che  abbia  con 
quello  relazione,  ma  soltanto  un  eflfetto  meccanico,  e  dalle  sue  osser- 
vazioni  e  dal  suo  discorso  conclude  che  le  lavole,  o  cappelli,  scatole, 
sedie,  edogni  altro  oggetto,  conduttore  o  non  conduttore  elettrico,  si 
muovono  per  moto  loro  comunicato  dalla  muscolar  pressione  delle 
persone  costituenti  il  circuito  a  seconda  delle  ordinarie  leggi  della 
meccanica  muscolar  e. 

II  ch.  sig.  prof.  Orioli  aveva  scritto  un  articoletto ,  pubblicato  dal- 
1' 'Album  di  Roma  (n.°  15),  assai  savio,  a  parer  nostro,  edatto  a  disin- 
gannare  specialmente  coloro ,  che  questi  fatli  vogliono  attribuire  a 
magnetismo  animale.  Ci  si  permetta  aggiunger  qui  di  volo  un'osser- 
vazione  a  quelle  del  lodato  professore.  Pare  che,  almeno  oggid\  che 
de'  fenomeni  primitivi  di  Mesmer  appena  piu  si  fa  motto,  il  fenomeno 
fondamentale  del  magnetismo  animale  sia  la  produzione  del  sonno; 
e  tutte  le  maraviglie,  le  quali  si  raccontano  intorno  ad  esso  magneti- 
smo, si  narrano  de'  dormienti  di  sonno  magnetico  o  simulanti,  e  sono 


CONTEMP  ORANEA  709 

i  pia,  cotal  sonno.  II  nostro  fenomeno  per  opposito  consiste  nel  de- 
stare  le  tavole  o  i  cappelli ,  i  disclii  o  caldaie  di  melallo  ,  le  lastre  di 
vetro  ccc.  Se  questo  fenomeno  sembra  a  molti  maraviglioso,  non  lo  e 
meno  certamente  il  vedere  die  ad  ispiegare  tal  porlentoso  destarsi  si 
ricorra  alia  for/a  narcolica  del  magnetismo  animale.  EgH  e  a  un  di- 
presso  come  se,  soffrendo  altri  di  veglia  ,  se  ne  alleghi  per  cagione 
I'  aver  esso  ingoiato  dell'  oppio.  Converrebbe  almeno  dire  die  uno 
stesso  principle  e  addormentatore  dell'uomo  e  destatore  della  maleria 
inorganica.  Tornando  al  prof.  Orioli,  il  suo  scritlo  dispiacque  a  coloro 
che,  volendo  vedere  in  questi  fatti  qualche  cosa  di  arcane  e  di  miste- 
rioso,  bramavano  e  forse  speravano  d'essere  da  lui  confermati  in  que- 
sta  opinione.  Ora  egli  torna  in  campo  e  dichiara  piu  stesamente  il 
suo  pensare  in  alcuni  opuscoli.  Nel  primo ,  ch'  e-  venuto  a  luce  ,  si 
occupa  in  confermare  e  dichiarare  la  spiegazione  soltanto  meccanica 
del  fenomeno ,  che  ad  esso  e  la  vera.  Anche  a  noi  questa  spiegazione 
era  sembrata  la  sola  probabile  ed  intelligibile.  E  invero,  benche  possa 
restare  qualche  ombra  di  difficolta  ,  e  quantunque  i  fautori  della 
spiegazione  meccanica  non  camminino  tutti  assolutamente  per  la  me- 
desima  strada,  s'intende  al  meno  come  la  cosa  possa  ridursi  alle  note 
e  certe  leggi  della  natura.  All'  incontro  ricorrete  quanto  vi  place  al 
mesmerismo,  al  galvanismo,  aU'elettro-magnetismo,  al  fluido  biotico, 
o  ancora,  se  volete,  alia  simpatia  galvano-magnetica-minerale-animale 
e  adamica  ( che  venne  fuori  ad  occasione  delle  lumache  simpatiche ) 
qual  cosa  avrete  ottenuto?  Nulla  per  fermo,  finche  non  ispiegate  co- 
me questi  agenti  producano  il  moto  rotatorio  nel  legno ,  nel  velro , 
ne'  metalli  ecc.  Desideriamo  che  sia  letto  spassionatamente  lo  scritto 
del  prof.  Orioli,  e  cosi  pure  1'altro  del  prof.  Grimelli,  affmche  si  cessi 
dal  ricorrere,  contro  le  leggi  della  sana  fisica,  a  spiegazioni  vaghe  ed 
indeterminate  e  che,  a  parlar  propriamente,  nulla  spiegano. 

Noi  avevamo  accennato,  e  lo  afferma  eziandio  il  prof.  Orioli,  che 
nella  spiegazione  meccanica  convengono  la  piu  parte  degli  scienziali. 
Ci  e  stata  mostrata  una  lettera  molto  sensata  del  P.  Serpieri  delle 
Scuole  Pie,  prof,  in  Urbino,  il  quale  ancora  conviene  in  questopare- 
re.  L'  ab.  Moigno  e  tomato  nel  Cosmos  la  seconda  e  la  terza  volta  a 
questi  effetti,  ne'  quali  non  vede  che  effetti  meccanici.  Parliamo  del- 
1'  effetto  ordinario  e  da  tutti  osservato:  poiche  intorno  a  certi  strani 
fatti,  la  cui  relazione  si  e  mandata  ancora  all'  Accademia  delle  scien- 
ze  di  Parigi,  dice  assolutamente  che  se  sono  veri ,  sono  assolu- 
tamente operazioni  magiche.  11  celebre  Arago  nella  sessione  del 
25  Maggio  ad  occasione  di  questi  fatti,  cito  delle  vecchie  sperien- 
ze  dell'  oriolaio  Ellicot ,  inserite  nelle  Transazioni  filosofiche  ,  le 
quali  hanno  ,  disse  ,  la  piu  grande  analogia  con  cio  che  ci  si  narra 


di  ammissibile  1  delle  tavole  rotanli,  «  Cio  che  il  fenomeno  delle 
tavole  oflfre  in  apparenza  di  piu  straordinario  e  di  piu  difficile,  e  la 
circostanza  che  con  impulsi,  a  cosli  dire,  infinitamente  piccoli,  i 
quali  imprimonsi  colle  dita  alia  massa  della  tavola,  si  finisca  col  co- 
municare  a  questa  de'  moti  considerabili.  Or  bene:  nelle  sperienze  di 
Ellicot,  due  orologi  a  pendolo  chiusi  in  casse  separate  eran  sospesi 
ad  una  tavola  fissata  sopra  un  muro  ,  e  distant!  due  piedi  inglesi  un 
dall'altro.  Daprima  solo  un  d'  essi  camminava:  dopo  un  certo  tempo 
1'  altro  fu  messo  in  moto  dalle  vibrazioni  impercettibili  trasmesse  dal 
primo  al  secondo,  mediante  i  corpi  solidi  compresi  fra  le  due  mac- 
chine.  Una  circostanza  singolarissima  fu  che,  dopo  un  certo  tempo, 
mentre  il  pendolo  ,  che  prima  era  in  riposo  ,  camminava  con  tutta 
1'  ampiezza  che  portava  la  sua  costruzione,  1'  altro,  che  prima  era 
solo  in  moto,  era  giunto  ad  un  perfetto  riposo.  Non  ci  stenderemo 
piu  intorno  alle  conseguenze  che  posson  trarsi  e  che  si  son  tratte  dai 
fatti  riferiti,  perche  nostro  solo  scopo  era  mostrare  che  esistevano 
gia  nella  scienza  degli  esempi  di  comunicazioni  di  moto  analoghi  a 
quelli  offeritici  oggidi  delle  tavole  rotanti ,  e  la  cui  intelligenza  non 
richiede  alcuna  delle  spiegazioni  misteriose,  cui  s'  e  avuto  ricorso  per 
ispiegarle  2.  »  Fin  qui  M.  Arago.  L'  ab.  Moigno  ha  veduto  1'  espe- 
rienza  di  Ellicot  ripetuta  assai  in  grande  da  Savart,  e  reca  degli  schia- 
rimenti  comunicatigli  a  viva  voce  da  M.  Arago  3. 

II  sig.  prof.  Grimelli  aggiungeun'esame  del  pendolo  indovino  e  della 
bacchetta  divinatoria.  Anche  il  sig.  prof.  Orioli  parla  nel  fine  del  suo 
opuscolo  de'pendolini  o  orologi,  che  diconsi  oscillare  nel  verso  indi- 
cate dalla  volonta  di  chi  li  sostiene  o  anche  talora  di  altri  ch'  e  col 
primo  in  comunicazione ,  il  quale  ultimo  fatto  non  sembra  al  prof. 
Orioli  abbastanza  avverato.  Esortiamo  i  curiosi  di  tali  cose  a  vedere 
cio  che  dicono  i  lodati  autori,  non  potendo  noi  piu  diffonderci. 

2.  Dicevano  gli  antichi  che  la  materia  e  perse  medesima  initelligi- 
Wle,  e  che  gli  esseri  tanto  piu  partecipano  deirintelligibilita,  quanto 
piu  si  avvicinano  al  grado  di  intelligenti  o  lo  sono  con  maggior  per- 
fezione.  Checche  possa  dirsi  intorno  a  questa  opinione.  egli  pare  che 
il  fatto  la  comprovineH'ordine  delle  umane  conoscenze.  Conciossiache 
la  natura  intelligibiie  ben  puo  dirsi  meglio  conosciuta  daH'uomo  che 
la  natura  animale,  e  questa  meglio  della  vegetativa,  alle  quali  tutte 

1  Fra  i  fatti  che  narransi  di  queste  tavole,  alcuni  sembrano  ed  altri  sono  cer- 
tamente  inammissibili  nelle  scienze  natural!,  perche  non  combinano  colle  leggi 
bene  stabilite.  Percio  non  convien  crederli  agevolmente:  ma  ove  reggano  a  una 
severa  critica,  e  d'  uopo  riceverli  come  effetti,  la  cui  cagione,  se  non  si  trova 
nell'ordine  della  natura,  conviene  cercarla  fuori  di  essa. 

2  Comptes  rendus,  pag.  893. 

3  Cosmos,  pag.  661,  66S. 


CeNTEMPORANEA.  711 

isoltosta  in  conoscenza  la  natura  inorganica  quantunque  come  pid 
semplice  e  ristretta  dovrebbe,  secondo  apparenza,  essere  la  piu  conta. 
Le  Icggi  proprie  del  regno  inorganico  o  minerale  sono  1'oggellodella 
mineralogia,  e  pid  particolarmente  di  quellaparte  di  essa  che  cristal- 
lografia  siappella:  scienza  die  viltima  a  nascere  malgrado  i  pazienti 
€d  ingegnosi  lavori  dei  lisici  non  pareggia  ancora  in  perfezione  le  sue 
maggiori  sorelle,  la  botanica  e  la  zoologia.  Non  sara  dunque  discaro 
agli  amatori  delle  iudagini  piu  sottili  della  natura  il  Irovar  qui  regi- 
strate  alcune  nuove  leggi  intorno  alia  forma/Acne  dei  cristalli  scoper- 
te  diil  sig.  Lavalle  direttore  dell'Qrto  bottanico  di  Digione. 

1 .°  Se  la  crislallizzazione  e  rapida,  la  poslura  del  cristallo  non  inilui- 
sce  sopra  la  sua  forma ;  ma  se  e  lenta  la  faccia  del  cristallo  che  posa  sul 
fondo  del  vaso  pigliera  maggiore  accrescimento  delle  compagne,  tol- 
to  il  caso  in  cui  a  conservare  la  simmetria  fosse  neeessario  che  una  fao- 
cia  simile  e  parallela  dovesse  pigliare  lo  stesso  aumenlo  ;  che  allora 
crescerebbero  entrambe  uella  medesima  proporzione. 

2.°  Quando  un  cristallo  formasi  nel  fondo  di  un  vaso  senza  aderir- 
vi ,  i  suoi  orli  inferior!  s'  accrescono  lasciando  in  mezzo  un  ango- 
la interno. 

3.°  Tronchisi  un  angolo  d'un  ottaedro  regolare  dialumeeriponga-» 
si  nella  soluzioue  sopra  la  faccetta  artificiale  prodotta  dalla  troncatu- 
ra;  e  crescendo  il  cristallo  si  vedra  all'angolo  opposto  rispondente  foiv 
marsi  una  faccetta  somigliante  mentre  tutti  gli  altri  angoli  restano 
acuti. 

4.°  Sciolgasi  un  cristallo  in  modo  da  far  scomparire  tutli  gli  ango- 
li e  tutti  gli  spigoli,  e  ripongasi  poi  nel  liquido  che  lo  produsse:  col 
crescere  ripigliera  identicamente  la  forma  di  prima,  in  modo  che  i 
piani,  gli  spigoli,  gli  angoli  si  ritrovino  esattissimamente  nei  me- 
desimi  punti. 

5.°  In  questo  caso  se  la  cristalli/zazione  sicompieceleremente,  una 
moltitudine  di  piccoli  cristalli  si  dispongono  sul  cristallo  maggiore 
con  tale  assituazione,  che  lutte  le  faccette  e  gli  spigoli  loro  siano  pa- 
ralleli  e  quelli  del  crislallo  maggiore. 

6.°  Se  si  tronca  una  parte  qualunque  d'un  cristallo  che  sta  forman- 
dosi,  questa  parte  e  prontamente  ristabilita  e  il  crislallo  ripigliaper- 
fettamente  la  propria  forma. 

7.°  Nello  stesso  modo  se  un  prisma  e  ridotto  in  minuti frammenti, 
intorno  ad  ognuno  di  questi  si  riformano  le  piramidi  che  gli  manca- 
no  ed  ognuno  riveste  la  forma  del  prisma  intero.  In  questa  forma- 
zione  i  frammenti  conservano  nel  nuovo  cristallo  la  posizione  che 
avevano  nell'  antico. 

8.°  Nei  vasi  anche  piu  grandi,  purche  la  cristallizzazione  sia  len- 
tissima,  tutte  le  particelle  saline  possono  concorrere  alia  formazione 


712  CRONACA  CONTEMPORANEA 

di  un  solo  cristallo,  il  quale  slende  cosi  la  sfera  di  sua  azione  su  tutto 
il  liquido  formatore. 

9.°  Se  duranle  il  crescere  di  un  cristallo  si  muti  la  natura  del  liqui- 
do ambiente,  o  se  ne  modifichi  la  composr/ione ,  il  cristallo  tende  a 
rivestire  la  forma  cristallina  propria  del  nuovo  liquido,  trapassando 
successivamente  per  tutte  le  forme  che  tramezzano  la  prima  e  la  se- 
conda. 

10.°  In  tale  metamorfosi  la  forma  primitiva  rimane  intatta  al  centro 
del  cristallo,  e  se  alcuna  parte  del  la  sua  superficie,  o  faccetta,  o  spi- 
golo,  o  angolo  puo  appartenere  alia  nuova  forma,  essa  non  ricevera 
alcun  aumento  prima  che  la  medesima  forma  sia  compita. 

Quest'ultimi  fatti  possono  veriflcarsi  con  un  cristallo  di  azotato  di 
piombo  riponendolo  successivamente  in  una  soluzione  acida  ed  una 
soluzione  neutra :  nel  prime  liquido  si  forma  un  ottaedro  tronco  e 
trasparente,  nel  secondo  si  formano  sulle  troncature  dell'ottaedro 
delle  piramidi  opache  di  azotato  neutro,  che  compiono  la  forma  cri- 
stallina. 

Fra  le  varie  osservazioni  che  si  possono  fare  inlorno  a  queste  leg- 
gi,  ne  accenneremo  una  sola  che  ci  pare  di  una  grande  importanza  , 
ed  opportuna  a  far  penetrare  piu  addentro  1'intima  natura  delle  so- 
stanze  inorganiche.  Considerando  parlicolarmente  i  numeri  3°.  6°.  8°. 
ci  pare  che  se  ne  potrebbe  inferire  con  qualche  probabilita,  la  forma 
crislallina,  cioe  la  formazione  naturale  di  un  corpo  per  successive  ap- 
ponimento  di  parti,  non  essere  effetto  delle  sole  forze  individual!  di 
ciascuna  particella,  o  della  loro  comune  risultante;  ma  presiedere  al 
formarsi  e  crescere  regolare  d'un  cristallo  una  forza  plastica  e  per 
cos\  dire  architettonica,  che  operando  ad  un  tempo  sopra  la  soluzio- 
ne e  sopra  il  precipitate,  regge  1'azione  delle  singole  forze  minori  ed 
imprime  al  tutto  unita  di  forma  e  di  sostanza. 

3.  Ragionammo  altrove  di  una  ingegnosa  macchina  planetaria  1 
Quella  macchina  ci  richiama  al  pensiero  la  recente  carla  disegna- 
ta  dal  celebre  astronomo  napolitano  Ernesto  Capocci ,  nel  la  quale 
si  rappresentano  nelle  loro  relazioni  di  grandezze  e  distanze  diversi 
corpi  del  sislema  solare.  La  propriela  piu  singolare  di  questa  carta 
consisle  nell'arte  con  cui  si  presentano  all'occhio  le  inclinazioni  delle 
varie  orbite  ,  le  loro  parti  infcriori  e  superiori  e  I'  accavalcarsi  delle 
une  sopra  le  altre.  11  dotto  astronomo  voile  con  questo  lavoro  non 
solamente  agevolare  1'insegnamento  della'  scienza,  ma  servir  di  guida 
a'  suoi  colleghi ,  i  quali ,  sopratutto  nelle  ricerche  degli  asteroidi , 
hanno  bisogno  di  tener  presente  al  pensiero  il  difficile  e  complicate* 
intrecciarsi  delle  orbite  planetaria. 

\  Questo  vol.  pag.  478. 


INDICE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  NEL  SECONDO  VOLUME 

DELJ.A     S.EQONDA     SERIE 

BELLA  CIVILTA  CATTOLICA 

(Aprile,  Maggio  e  Giugno  1853) 


RAGIONE  DELLE  NOSTRE  RIV1STE Pag.  5 

BELLA  GENERAZIONE  SPONTANEA 19 

URALDO  ED  IRENE  5  RACCONTO  DAL  1790  AL  1814    ...  36 

II  conte  dlAlmav.illa ivi 

(Cootinuaz.  e  fine) 145 

II  primogenito 148 

i:  ASILO  DELLA  RIVOLUZIONE 97 

GLI  OSPITI  DI  CASORATE,  0  LA  NAZIONALITA'  ...  113 

Tnterlenimento  sesto ivi 

DELL' ARMONIA  FILOSOFICA 128 

§.  I.        Diflicolla  del  problema ivi 

§.  II.       Ragioni  di  vincere  tali  difficolta 133 

Nola 143 

§.  III. .    Si  sciolgono  due  obbiezioni 253 

§.  IV. .    Armonia  nello  scopo  e  mile  nozioni  elementari  .     .  259 

§.  V.       Armonia  risultante  dallo  spirito  cattolico.     .     .     .  268 

§.  VI.      Armonia  del  linguaggio  filosofico  col  cattolico    .     .  378 

§.  VII.    Estensione  dei  vanlaggi  dell' unita  nel  linguaggio    .  385 
§.  VIII.  Conclusione  ....                                        .398 


714  INDICE  DELLE  MATERIE 

DEL  DIRITTO  BELLA  CHIESA  INTORNO  AL  POSSESSO 

DI  BENI  TEMPORALI Pag.  22o 

GIULIANO  APOSTATA 241 

Parte  seconda  ed  ultima 365 

L'  ORFANELLA 274 

II  mio  racconto ivi 

I.  La  piana  di  Monteleone 400 

II.  Uno  .scon  fro  sinislro 402 

III.  II  torrente  yonfio 407 

IV.  L'asilo 410 

V.  Le  prime  accoglienze 413 

VI.  L'  abboccamento 526 

VII.  Le  carezze  di  un  Nonno 532 

VIII.  Vendetta  e  Crudeltd ,     .     .  539 

IX.  La  trama 635 

X.  Una  trista  nuova 643 

XL     La  fuga .     .  648 

XII.    II  perdono 653 

CATTIVA  COPIA  DI  PEGGIORE  ESEMPLARE    ....  353 
LA  SCH1AV1TU'   IN  AMERICA  E  LA  CAPANNA  DELLO 

ZIO  TOM 481 

BELLA  CERTEZZA  FILOSOFICA-,  Art.  primo  IL  LAMENNISMO  500 

I.  Motivo  della  trattazione    ....     ^     ....     ivi 

II.  Breve  cenno  del  Sistema  del  De  Lamennais ....  503 

III.  Parentela  di  questo  sistema  col  Cartesianismo  .     .     .  505 

IV.  Se  ne  comincia  la  confutazione ,  osservando  ecc.  .     .510 

V.  Differenza  tra  la  certezza  vdgare  e  la  filosofica     .     .514 

VI.  La  distinzione  sopra  recata  si  esclude  dagli  stessi  awer- 

sarii,  e  perb  essi  ricadono  negli  errori  del  Lamennais.  61 6 

VII.  Astrazion  fatta  dai  mentovati  assurdi  quel  sistema  ma- 

nomette  la  scienza 620 

VIII.  Si  rifiuta  I'  argomento  preso  dalla  fallibilita  della  ra- 

gione  individuale »  624 

IX.  Vera  utilita  del  consenso  comune  di  natura  ....  629 
NOTA  AD  UN  NUM.0  DEL  CORRESPONDANT  ....  520 
IL  MONDO  DEGLI  SPIRIT!  .  593 


CONTENUTE  NEL  SECONDO  VOL.  DELLA  SECOND  A  SERIE     715 

RIVISTE  DELLA  STAJV1PA  ITALLYNA 

DEL  PRIMO  SABBATO  DI  APRILE 

I.  Un  giudice  e  parle,  ossia  Rivista  del  libra  Lo  State  Ro-  \ 

mano  ecc. ;  per  C.  L.  FARINI Pag.  \IT 

II.  Bollettino  Archeologico  Napolitano.  Nuova  Serie,  num. 

4e6 

III.  AUSONH  POPMAE  Frisii  De  differentiis  Verborum  cum  ad- 

ditamentis  IOANNIS  FRIDERICI  HEKELII  etc.  63 


I-      Un  giudice  e  parte,  ossia  Rivisla  del  libro  Lo  Stato  Ro- 
mano ecc.  j  per  C.  L.  FARINI 153 

II.  Saggio  sul  Callolicismo ,  Liberalismo  e  Socialismo  di 

DONOSO  CORTES  ecc. — Fuligno  1852 171 

III.  Etica  elementare  di  GIACOMO  BALMES  volgarizzata — 

Roma  1852. 189 

DEL  PRIMO  SABBATO  DI  MAGGIO 

I.  DE  LUCA  ;  Principii  elementari  della  scienza  economica 

ecc.  —  Napoli  1852 294 

II.  Della  vita  e  degli  scritti  di  Pellegrino  Rossi;  operetta 

del  prof.  A.  G.  B.  —  Pinerolo  1852 305 

III.  L'  Opinione  del  2  Aprile  1853 308 

IV.  Le  Rivelazioni  del  more :  lettere  sentimentali  ecc. ;  per 

NICOLA  LONGO  —  Napoli  1852 311 

DEL  TERZO  SABBATO  DI  MAGGIO 

I.  Memorie  della  guerra  d'  Italia  degli  anni  1848-1849; 

di  un  VETERANO  AUSTRIACO  ecc.  —  Milano  1852  .     .418 

II.  Teorica  del?  islituzione  del  matrimonio  ecc.  5  per  EMI- 

LIANO  AVOGADRO  ecc.  —  Torino  1853 434 

III.  Due  discorsi  sacri  del  Sacerdote  GAETANO  ALIMONDA  — 

Genoya  1853  .  442 


716  INDICE  DELLE  MATERIE 

IV.  Critica  deyli  Evangeli;  per  A.  BIANCHI-GIOVINI  —  Zu- 
rigo  (o  Torino?)  1853 Pag. 


DEL  PRIMO  SABBATO  DI  G1UGNO 

T.     NICOLAI  CIAMPITTI  opera  in  unum  collecla  et  recognila  a 

CAIETANO  BARBATI  etc.  etc.  —  Neapoli  MDCCCXLIX.  544 

II.  II  dirillo  di  punire  e  la  lutela  penale;  dell' aw.  FRANCE- 

SCO POLETTI  —  Torino  1853 556 

III.,  n  Parlamento  del  14  e  r  Opinion  e  del  16  Maggio    .     .  562 

DEL  TERZO  SABBATO  DI  GIUGNO 

I.  Codice  Diplomatico  Longobardo  dal  DLXYIII  al  DCCLXXIT 
con  note  sloriche,  osservazioni  e  disserlazioni  di  CARLO 
TROYA  ecc.  —  Tomo  Primo  —  Napoli  dalla  stampe- 
ria  Reale  1852 657 

H.  Scritti  polilid  di  TERENZIO  MAMIANI  —  Ediz.  ordinata 

dalT  A. — Firenze  le  Monnier  1853 671 

III.  TOMMASO  MORO.  Tragedia  di  GIUSEPPE  MAGGIO  —  Firen- 

ze 1852 677 

IV.  Discorso  pronunzialo  il  29  Luglio  1852  per  la  inaugu- 

razione  delle  scuole  del  Galluzzo  ecc.  .  681 


CRONACHE  CONTEMPORANEE 

DAL  14  AL  28  MARZO 

COSE  ITALIANE.  —  STATI  PONTIFICH.  1.  Di  nuovo  il  dott.  Ives  — 
2.  Opere  pubbliche  —  3.  /  forestieri 70 

STATI  SARDI.  (Nostra  Corrispondenza)  \.  La  stampa  e  I'emigra- 
zione  —  2.  Imprestito  e  finanze  —  3.  Epurazione  della  Cor- 
te  —  4.  Senato ;  Camera  del  Deputati;  voti  per  I'abolizione 
della  pena  capitale  —  5.  Ferrovia  di  Savigliano  e  di  Novara; 
monumenti,  scuole  e  templi  voidest 72 

TOSCANA.  (Nostra  Corrispondenza)  1.  Liberazione  de'  Madiai  — 
2.  Ampliamento  del  porto  di  Livorno  —  3.  Trattati  di  commer- 
^io  tolla  Francfa -^- ^.-Leyye  S\tUerech((e  militari  ....  77 


CONTENLTE  NEL  SECONDO  VOL.  BELLA  SECONDA  SERIE     717 

LOMBARDO-VENETO.  1.  Quiele  ristabilita  e  attestati  di  divozionc 
verso  I'lmperatore Pag.  81 

II.  COSE  STRAMERE.  —  FRANCIA.  \.  Nuova  complicazione  nell'af- 

fare  dell'  Univers  —  2.  Di  una  Memoria  anonima  condannata 
dal  Vescovo  di  Montauban  —  3.  Arresto  del  creduto  assas$ino 
di  Monsig.  Afire  —  4.  Miglioramenti  nell' Amministrazione  del- 
la  Polizia  —  ?>.  Segni  di  vita  del  partita  demagogico    ...       82 
INGHILTERRA.  \.  Timorc  di  guerra  —  2.  Questions  intorno  a' ri- 
fuggiti  politici  —  3.  Rendiconto  della  societa  bihlica  —  4.  Av- 
vilimento  della  Chiesa  anglicana  —  S.  Del  P.  Gavazzi  ...       87 
AUSTRIA.  1 .  Guarigione  dell' Imperatore  —  2.  Cenni  di  alcuni  futti      90 
RUSSIA  e  PRINCIPATI  DANUBIANI.  1.  Progressi  materiali  nella  Rus- 
sia —  2.  Turbolenze  nella  Moldavia 91 

III.  COSE  SC1ENTIFICHE. —  1.  Fabbricazione  e  conservazione  dei 

vini  —  2.  Nuovo  uso  della  glicerina  —  3.  Nuove  proprietd  della 
trementina  —  4.  Malachite  artificiale  —  5.  Diboscamento  dei 

monti 93 

Una  rettificazione 96 

DAL  28  MARZO  ALL'  1 1  APRILE 

I.  COSE  ITALIANE.  —  STATI  PONTIFICII.  1.  La  Settimana  Santa  — 

2.  Conversione  di  un'Ebrea  —  3.  Seicento  trentasei  doti  distri- 
buite  al  popolo  —  4.  Arti  e  scienze  protette  —  5.  La  consulta 
delle  finanze •  195 

SICILIA.  (Noslra  Corrispondcnza)  1.  Rigori  della  stagione;  carita 
pubblica;  fcnomeni  dell' Etna;  indegnazione  pe' cast  di  Milano 
e  di  Vienna  —  2.  Scoperte  archeologiche  —  3.  Sacra  funzione.  199 

STATI  SARDI.  (Nostra  Corrispondcnza)  1.  Lavori  parlamentari ;  il 
Ministro  degl'  interni  e  la  moralita  net  tcatri;  villeggiatnre  ge- 
suiticke;  telegrafo  sotlomarino  —  2.  Gli  asili  infantili  di  To- 
rino ed  il  concistoro  valdese  —  3.  Le  letture  cattoliche  —  4. 
Preparativi  pel  centenario  del  miracolo  del  SS.  Sacramento  — 
5.  Espulsione  di  emigrati  —  6.  Repressione  della  licenza  del 
giuoco  —  7.  Pubblicazioni  intorno  al  matrimonio  civile  —  8. 
La  Patria  ed  t  partiti  in  Piemonte 201 

II.  COSE  STRANIEHE.  —  AMERICA.  (Nostra  Corrispondenza)  1.  Con- 

dizioni  presenti  dell'  isola  di  Cuba  —  2.  Discorso  del  Presidents 
degli  Stati  Vniti 207 

INGIIILTERRA  1.  Lettera  del  dott.  Cahill  a  lord  Carlisle  —  2.  I  Ca- 
fri  sono  uomini  o  bestie?  —  3.  Vendita  di  una  euro  d'anime  al- 
V  incanto  —  4.  Deputazione  di  mercatanti  all'  Imp.  Napoleone  216 

COSTANTINOPOI.I.  Questione  d'  Oriente ;     .     218 

III.  COSE  SCIENTIFICHE.  —  1.  Colorazione  naturale  della  seta  — 

2.  Magnetismo  animale  —  3.  Luce  elettrica  —  4.  Proprietd  det 
liquidi  nel  vaporarsi  —  a.  Anamorfosi  singolare  —  G.  Relazio- 


718  INDICE  DELLE  MATERIE 

w  fra  i  moti  dei  satclliti  di  Giove  e  di  Saturno  —  7.  Del  te 
verde  e  del  te  nero Pag-  220 

BALL'  1 1  APRILE  AL  2  MAGGIO 

I.  COSE  ITAL1ANE.  —  STATI  SARDI.  (Nostra  Corrispondenza)  \ .  Ver- 

tenz-e  coll' Austria  —  2.  Indennita  agli  emigrali  —  3.  Feste  per 
lo  Statuto  —  4.  Legge  contro  la  schiavitit  —  5.  Sicurezza  pub- 
blica  —  fi-Statistica  yiudiziaria —  7.  Furti  sacfileghi — 8.  Ri- 
partimenti  de'  beni  ecclesiastici  —  9.  La  stampa  e  la  revisio- 
ne  —  10.  Balzelli  e  perquisizioni 318 

STATI  POMIFICU.  1.  Prestito  contralto  colla  banca  di  Rotschild  — 
2.  Una  importante  memoria  letta  all'Accademia  pontifwia  di 
Archeologia  —  3.  Momimento  a  Bolivar  in  Lima  da  allogarsi 
a  uno  scullore  in  Roma  —  4.  Una  dichiarazione  del  sig.  Princi- 
pe Aldobrandini 325 

DUE  SICJLIE.  1.  Una  nuova  casa  di  ricovero  per  le  pentite  —  2.  fl 
tremuoto  del  9  Apr.  —  3.  Somme  raccolte  a  sollievo  di  Melr- 
fi  —  4.  La  sacra  spina  di  Bari  (Nostre  Corrispondenze)  — 

5.  Grazie  sovrane  in  Palermo  —  6.  Opere  di  canto  nelle  pri- 
gioni  —  7.  Un  incendio  spaventevole 328 

II.  COSE  STRANIERE.  —  FRAKCIA.  i.'Enciclica  di  S.  S.  Pio  IS  — 

2.  Deliberazione  presa  dall'Arciv.  di  Parigi  —  3.  Sentimenti 
de' sigg.  compilatori  deit'Univers  —  4.  S'infrena  la  vendita  gi- 
rovaga  di  libri  —  S-  Provvidenze  contro  i  rifuggiti  politici  — 

6.  Mazzini  giudicato  da  se  e  da  suoi  —  7.  Alcuni  schiarimenti.     332 
INGHILTERRA-  1 .  /  ginnasii  dello  Stato  —  2.  Fatto  avventtto  nel- 

la  elezione  d'  itn  deputato  —  3.  Scoperta  di  molte  armi  clande- 
stine   " 341 

SPACNA  e  OLANDA.  1.  Chiusura  delle  Cortes  e  formazione  del  nuo- 
vo  Gabinetto  • —  2.  Moti  per  la  Gerarchia  restituita.  .  .  .  344 

SVIZZERA.  1.  Nuove  vessazioni  de' radical  (Nostra  Corrisp.)  —  2. 
D'  una  pia  operetta  sul  Papato  —  3.  Recente  novella  .  .  .  346 

BAVIERA,  PRUSSIA  e  SVEZIA.  1 .  Una  infinta  taumaturga  —  2.  Sco- 
perta d' un  piano  di  rivoluzione  —  3.  Tolleranza  luterana.  .  347 

III.  ARCHEOLOGIA.    —    1.    Continuazione  degli  scavi    della  Via 

Appia  e  della  Basilica  Giulia:  e  principali  monumenti  in  que- 
sta  scoperti  —  2.  Teste  di  cera  trovate  in  un  sepolcro  di  Cuma: 
e  loro  illustrazione  —  3.  Pubblicazione  dell'  Instituto  Archeo- 
logico  in  Roma  —  4.  Un  nuovo  Colombario  ......  350 

DAL  2  AL  16  MAGGIO 

L       COSE  ITALIANE.  —  STATI  PONTIFICH.  1.  Una  beatificazione  — 

2.  Libri  proibiti  —  3.  Jtforte  del  P.  <?,  Roothaann   ....     450 


CONTENUTE  NEL  SECONDO  TOL.  BELLA  SECOND A  SERIE      710 

NAPOLI.  1 .  la  tomba  di  Cristina  di  Savoia  —  2.  11  miracolo  di 

5.  Gennaro  —  3.  Opere  pubbliche  —  4    Un  dfpinto  .     .    Pag.     452 
STATI  SARDI.  (Nostra  Corrispondcnza)  1 .  Leggi  ed  episodii  parla- 

mentari  —  2.  Pa*re  e  dicerfo ;  niene  mazziniane  —  3.  J.o  Sta- 
tnto ;  la  milizianazionale;  il  Municipio  di  Torino  —  4.  Furto 
sacrilego  ;  propaganda  immorale  ;  il  comunismo  in  pratica  — 
5  Fenomeni  magnetici;  la  tai-ola  profetessa  —  6.  Sacii  ordi- 

namenti  —  7.  Partenza  del  Duca  di  Genova 455 

TOSCANA.  1.  Prosciugamento  del  Bientino  —  2.  Strode  ferrate   .     469 

II.       COSE  STKANIERE.  —  OLAMU.  \.  Preliminari  alia  questione 

delki  Gerarchia  —  2.  Partiti  die  la  osteggiano  —  3.  Agitazio- 

Hf  di  questi  all'  annunzio  del  decreto  pontificio  —  4.  Accuse 

date  al  Ministero,  e  sue  discolpe  —  5.  Si  attacca  la  S.  Sede  — 

6.  Caduta  del  Gabinetto  Thorbeke,  e  programma  del  nuoco  Mi- 
nistero  —  7.  Qualche  raggio  di  liete  speranze 465 

SVI/ZERA.  4.  Attentato  di  ribellione  contro  Friborgo  —  2.  II  fe- 
womeno  della  tavola  girante  —  3.  Delia  stampa  cattolica  (No- 
stra  Corrispondcnza).  .  * 469 

BELGCO.  1.  Feste  in  onore  del  Principe  creditor io  giunto  al  di- 
ciottesimo  anno  —  2.  Nuova  fatica  de'  Bollandisti  ....  475 

I.NMJHILTERRA.  Continua  la  questione  dell'armi  scoperte  ecc.     .     .     476 
111      COSE  SCIEMIF1CHE.  —  \.  Fotografia  —  2.  Nuova  macchina 

planetaria  —  3.  Legge  di  Kirkwood  e  sue  dedusioni,     .     .     ,     478 

DAL  16  AL  30  MAGGIO 

I.  COSE  ITALIANE.  —  STATI  PONTIFICII.  1.  J7  S.  Padre  a  Porto 

d'Anzo  —  2.  Una  sua  visita  ad  un  Ospizio  di  Orfani  —  3.  Gua- 
rigione  del  Card.  Peed  —  4.  L'  Accad.  di  Religionc  Cattolica.  565 

REGNO  BELLE  DUE  SICILIE.  1 .  Opere  pubbliche  nella  Calabria  Ci- 
teriore  —  2.  Nuovi  monti  frumentarii  —  3.  Telegrafo  elettri- 
co  —  4.  Morte  dell'Emo  Pignatelli *  569 

STATI  SARDI.  (Nostra  Corrispondenza)  1 .  Mutuo  di  quattrocento 
vntia  lire  agli  emigrati  —  2.  Feste  per  lo  Statuto;  gli  studenti 
e  le  societa  degli  operai  —  3.  Nuove  imposizioni  —  4.  /  beni 
ecclesiastici  —  5.  G.  Mazzini  ed  il  Fisco 57i 

II.  COSE  STRANIERE. — INGHILTERRA.  1.  Ricchezse  de'Vescovi  An- 

glicani  —  2.  Piccola  vittoria  della  Camera  contro  il  Ministe- 
ro  —  3.  Affare  della  scoperta  delle  polveri  —  4.  Scroccheria  di 
due  protestanti  —  5.  Discorso  del  Card.  Wiseman  a  Manche- 
ster —  6.  Cenno  dell'  incremento  de'  Cattolici 576 

CONFEDERAZIONE  GERMAMCA.  1.  Proteste  de'  Vescovi  della  provin- 
cia  dell' alto  Reno  —  2.  Cose  religiose  dell'  Olanda  ....  581 

SVIZZERA.  Oppressione  del  Cantone  di  Friborgo,  ed  ultimi  fatti 

di  Sulla  (Nostra  Corrispondenza) *     .     »     *     .     583 

HI.    COSE  SC1ENTIFICHE.  -  Delle  tavole  rotanti  .    38* 


720  INDICE  DELLE  MATERIE  CONTENUTE  ECC. 

DAL  30  MAGGIO  AL  13  GIUGNO 

I.  COSE  ITALIANE.  —  STATI  SARDI.  (Nostra  Corrispondenza)  \.  Le 

finanze  ed  il  preventivo;  largizioni  agli  emigrati;  nuovi  balzel- 
li  —  2.  /  fondi  pubblici;  viaggio  e  missione  del  Duca  di  Geno- 
va;  timori  di  guerra;  la  zecca  a  Genova  —  3.  Legge  per  la  leva 
militare;  a  chc  debba  prepararsi  il  clero  cattolico  —  4.  Propa- 
ganda eterodossa;  apostasia  e  ravvedimenti  —  5.  Festa  pel  cen- 
tenario  del  SS.  Sacramento  —  6.  Libri  e  lettere  di  Mazzini  .  683 

REG.NO  DELLE  DUE  SICILIE.  1.  Opere  di  pubblica  ulilita  —  2.  Pena 
stabilita  contro  i  militari  blasfemi  —  3.  Conversione  di  donne 
di  male  a/fare  —  4.7  PP.  Scolopii  al  Collegia  dl  Avellino  — 
5.  /  ragazzi  poveri  del  JR.  Albergo  .........  691 

STATI  PONTIFICH.  Vn  chirografo  del  S.  Padre     ......     693 

II.  COSE  STRANIERE.  —  IMPKRO  D' AUSTRIA,  SVIZZERA  e  SPAG?<A.  \. 

Visita  di  parecchi  Sovrani  all'Imperatore  d' Austria  —  2.  Par- 
tenza  dell'  inviato  austriaco  daUa  Svizzera,  pericoli  e  (da  no- 
stra  Corrisp.)  stato  miserabile  della  stessa  —  3.  Qualche  cenno 
delle  cose  di  Spagna 695 

IMPERO  OTTOMANO.  \.  Questione  russo-turca  —  2.  Richieste  del 
Principe  Menzikoff  —  3.  Firmano  del  Sultano  —  4  Minacce 
dell'  inviato  russo  e  sua  partenza  —  5.  Morte  della  Sultana 
madre ,  .  .  700 

IMPERO  CINESE.  1.  Insurrezione  di  Tien-te  —  2.  Suoi  progressi  — 
3.  Imbarazzi  dell'  Imperatore  —  4.  Che  /anno  le  Potenze  euro- 
pee  ?  —  Qualche  osservazione 703 

III.  COSE  SCIENTIFICHE.  —  1.  Scritti  sopra  le  tavole  rotanti  —  2. 

Legge  della  formazione  dei  cristalli  —  3.  Carta  astronomica  di 
Capocci •  .  707 


ERRATA  CORRIGE 


Pag.  362  lin. 

17  avverta 

avverte 

«     370    (i 

28  la  beffe 

le  beffe 

«     372    <t 

20  Accareggiate 

Accaneggiate 

«     405   « 

30  giovane 

givane 

«     416    « 

11  quande 

quando 

«    417   <t 

9  moventi 

raovimenti 

.  —  Fr.  flow.  Buttaoni  0.  P.  5.  JP.  A. 


Does  Not  Circulate 


BX   804    .C58  SMC 

La  Civiltaa  cattolica 
AIP-2273  (awab)