LA
ANNO QUARTO
IOTTAD
ft i
i
LA
CIVILTA CATTOLICA
ANNO QUARTO
Beatus populus cuius Dominus
Deus eius.
Ps. XCYIII, 18.
SECONDA SERIE
VOL. SECONDO
'**/
ROMA
COI TIPI DELLA CIVILTA' CATTOLICA
Via del Quirinale Num. 56.
1853.
FEB - 4 1957.
a/mcm
/ Compilatori della Civilta Cattolicaj?er gli articoli da essi pubbli-
cati , intendono godere il diritto di proprietd letteraria giusta le
convenzioni stabilite fravarii Stati d" Italia. E cost riputeranno*
frodolente quelle ristampe che sifacessero di detti articoli, senza
I' espresso loro consenso.
•
^\
II <.J
I w) «-^bi jiJnijgif) a in
' I .11 ITHJ701J
4 / >H
x Jfjclo-H} oJlom
HI
.•iih)iY« B! o jsiqoo B
•
'
RAGIONE
DELLE NOSTRE RIVISTE
v<
olge oggimai il quarto anno da che stiamo pubblicando Rivisle
della stampa italiana , le quali molti pensieri ci costarono e molte
fatiche , e benches occupassero un sottosopra il quarto dei nostri
quaderni , staremmo per dire che ci rubavano la maggior parte del
nostro tempo. Ci confortava nondimeno alia malagevole e spesso
incresciosa opera la rilevanza che in questa parte del nostro pe-
riodico noi ravvisammo fin da principio, ed il frutto svariato ed
ampio che potevamo promettercene ci era largo compenso alia du--
rata fatica. Tuttavolta , dobbiam pur dirlo schiettamente, la novita
dell' uffizio toltoci a compiere non ci permise formarcene una chia-
ra e distinta idea fin da principio, e non prima di ora ci e paruto
trovarci in condizione di rendercene a noi medesimi ragione e di
comunicarla allo stesso tempo ai nostri lettori ; i quali nel leggerci
avranno molto pro.babilmente versato nella medesima incertezza ,
nella quale noi scrivendo ci trovavamo. II succedersi dei varii ra-
si 5 la copia e la svariata multiplicita degli scritti , ondunque fosse,
venutici alia mano ; la necessita di dover giudicare quello da am-
mettere , questo da rifiutare $ qualche lamento sentito , rare volte
si, ma pur sentito 5 qualche menorara approvazione trovata: tutto
questo ha contribuito a farci formare un concetto chiaro dello scopo
6 RAGIONE
a cui tender debbono le nostre Riviste , della materia intorno a cui
debhono aggirarsi e della mnniera onde possono e debbono utilmente
condursi. Questo intendiamo noi dichiarare trattando la Rayione
delle nostre Riviste; e i nostri lettori ce ne sapraii grado, speriamo,
in quanto puo loro riuscire utilissimo il saper nettamente che cosa
si preteuda da noi in quesla parte precipua del nostro Periodico.
Finclie pochi lessero e piu pocbi scrissero, il giudizio delle opere
e degli Autori si portava nella maniera che e la semplicissiraa e na-
turale , leggendo cioe i libri e da essi facendo stima dello scrittore.
Ma quando lo scrivere fu di quanti presunsero di poterlo e pero di
moltissimi; quando Tarte tipografica perfezionata rese agevolissimo
il far correre attorno i proprii pensamenti ; quando col crescere dei
libri e multiplicarsene gli esemplari scemo in inversa ragione la vo-
glia ed il tempo di leggere, si fe cosa malagevole lo stare al corrente
delle opere cbe si venivano a mano a mano pubblicando ; ed ezian-
dio i meno pigri correan rischio d'esser tenuti per zotici ed ignoranti
se non si fossero mostrati istrutti , non foss' altro , del firontespizio
dell' opera uscita noveliamente alia luce nella propria citta o provin-
cia. A questo bisogno si cerco forse sopperire coi primi tentastivi di
Riviste che apparvero sui Giornali, le quali erano poco altro clit' un
annunzio tipografico con un picciol cenno del sugg«tto dal nuovo
libro tolto a trattare. Era una novella come le altre che negl' inizii
del giornalismo si mandavano a guisa di lettere e manoscritte a chi
ne voleva il comodo e ne pagava per conseguenza lo scomodo che
altri prendevasi per servirlo. Cosi con poca spesa gi potea nella sala
del giuoco , al teatro , nella passeggiata , nel convegno di amici dir
franco : 1' ho visto , lo conosco , la e bella opera , la e brutta , la
trattn questo o quell' altro argomento.
Ora chi scrive un libro ( c' intendiamo ) fa il meglio che puo ; e
scambiando troppo spesso il suggettivo coll' oggettivo , -dall' aver
1'atlo il meglio die puo passa non rade volte a supporre di aver
fatto il meglio che sia. Cbi ha questa persuasione in capo ha natu-
ralmente voglia vivissima e si puo credere ancora di avere il diritto
che tutti i capaci di leggerlo si comprrno il suo libro e lo si leggano
dal frontespizio infino all' indice. Ma nil wlitum quin praecognitum,
DELLE NOSTHE IUMSTE 7
diceano gli anticlii, e crediamo che i modern! non pensino diversa-
mi-ilk'. Quinci 1' impeguo caldissimo dell' Autore , dell' Editore e del
libraio, che il titolo del libro venga a notizia dei piu che si possn : rie
solo questo, ma con esso il titolo un po' di schizzo dell'argomento,
un po' di encomio sopra la opportunita di esso, un po' di elogio sopra
la eleganza del dettato, senza che vi manchi una paroletta della cor-
rezione tipografica, della nitidezza dei tipi e via diseorrendo. Ed ec-
covi una usanzaper comododi chi legge riuscita adessere strumento
per comodo di chi scrive e piu di chi stampa edi chi vende. Di qui
quel diluvio, quella infestazione di prospetti, di manifest!, di annunzii
che nei paesi di grand i traffichi si danno a profusione a chi li vuole
e a chi non li vuole , fino a trovarlivi cacciati in tasca da una mano
mvisihile, che in paesi meno civili ne avrebbe portato via il mocci-
chino o la tabacchiera. In somma e intervenuto in questa come in
cento altre cose che iniziate per altrui comodo riescono per lo
meno a dargli noia e fastidio. Proprio come in Napoli i cocchieri
di piazza per la smania di portarvi in carrozza non vi lasciano
andare a piedi, in Ginevra i camerieri di locande per trascinarvi
ciascuno alia sua poco meno che non vi fanno a brani le vesti , e
giunto sul liodano a Lione vi vetlete assalito nel rigor del termi-
ne da una turba di facchini che tutti ansiosi di caricarsi del vostro
bagaglio, vi fan correrenon lieve rischio di restarvene nudo e crude
con quel solo che avete addosso. Ma lasciamo questa digressione
per tornare alle Riviste.
Le quali fatte presto strumento di traffico o di glorietta letteraria
non avrebbero recato grande nocumento se avesser solo gabbato
qualche credulo compratore o I'rodata la longauime espettazione di
qualche benevolo lettore. Ma il peggio si fu che i tristi e segnata-
mente gli enciclopedisti francesi del passato secolo s' impossessarono
con rara solerzia di quello strumento ; e nel dar conto 1'uno del libro
di altri si servivano a meraviglia lodandosi ed incielandosi scambie-
volmente, per guisa che di un libro era talora fabbricata la riputa-
zione prima che si leggesse, e fors' anche prima che fosse stampato
o scritto. In questo nella prima meta del nostro secolo furono imi-
tati , come in altre cose assai , dai nostri riformisti e progressist
RAGIONE
italiani ; e fatto quasi monopolio degli organ! cli puhhlicita , come
piarque chiamare i periodici, cominciarono a jabbricare ({uelle im-
meritate riputazioni degli scritti e degli scrittori , giudicati unica-
.
mente secondo le norme , non diremo solo di un sistema , ma di un
partito piu o meno dichiaratamente ostile alia Cattolica Cliiesa ed ai
leuitlimi poteri civili. E mentre quegli Aristarchi decretavan da!
1 1 • 1 1 1 V
tnnode aureola ed mcenso a qualunque anche meno die mediocre
T • -1
scrittura la quale plandisse le loro idee , andavano invidamente e
1
maliziosamente soffocando qualunque anche non comunale merito
osasse sbucciar dal guscio nella sclnera avversa. A cio si provvedeva
ora col sarcasmo , ora colla calunnia , piu spesso con un silenzio
Mil T ' 1 f
sprezzatore, il quale bastava di per se solo a non iar aiungere nep-
r • •-• • • • v i- r -\ f i u
pure il nome di quei scntti mvisi agh orecchi di quei tanti clie altra
bibliografia ne altra norma di giudicare non conoSceano fuori <lt>]-
T Osservatare, dell' Aniologia italiana e piu tardi del Progresso. Cosi
.,.,.,.
si stabihrono i giudizu sopra i hbri e gh auton : cosi coloro che pure
o r a i
voller leffgerequalcbe cosa, materia degna delle loro letture appena
. . . r ....
trovarono altrimenti che in conformita a quei giudizii , e cosi da
ultimo quella sorda cospirazione organata contro la Chiesa ed i!
potere civile riusci a formarci questa ibrida generazione d'italianis-
r ~i c
.simi , che si pretende cattolica e rinnega praticamente i principii
piu vitali del Cattolicismo : professa di volere felicitare la societa
temperando il potere sovrano , ma altro depositario per diritto non
ne conosce che se medesima: e quando nel fatto le riusci ehermirlo
f"v •- 1% • -fl i •
ne le 1 uso piu arbitrano e intemperato che si potesse.
t i j
Noi non ci stupiamo per nulla di questo effetto , veduta la po-
i
tenza delle cagioni e le attinenze strettissime tra gli ordini ideali
i tlr I ' **
ed i pratici : corrotti quelli, e impossibile che questi alia loro vol-
ta non si corrompano 5 ed e impossibile che una societa , niente
i- • i i
meno che un mdividuo, i quali pensmo male ed a rovescio , pos-
sano vivere bene e.tranquillamente. Piuttosto ci stupiamo che per
^«i;!T 1 1 I
un sei o sette lustri quella cospirazione potesse mantenersi in pie-
di, operare per poco che non dicemmo a viso aperto, fruttando quei
i'rutti amari che vedeano e deploravano tutti i buoni , senza che le
1
si levasse contro un antidoto uguale almeno alia vastita del veleno.
DELLE NOSTRE RIVISTE 9
Non che mancassero lamentazioni e borbotti sopra il danno intellet-
tuale che gittava in Italia la stampa lihertina anche sotto le censure
governative , le quali se in qualche paese non erano vessatorie ed
insulse, non filavan certo molto per le sottili in fatto di Chiesa; nep-
.
pur vi mancarono risposte, censure e polemiche parziali dalla parte
di generosi scrittori ai quali recava sdegno e dispetto lo strazio clie
faceasi delle verita piu sante e delle riputazioni piu reverende. Ma
i piagnistei e i borbotti (gia si sa) non hanno veruno effetto se non
fosse quello di scorare i piu operosi e di far credere a chi li fa di
avere col brontolio salvato il mondo. Gli scritti poi erano ben lungi
dalFagguagliare il bisogno: non per manco d'intrinseco valore; che
molti ne conosciamo d'insigne merito e che sarebber potuti bene al-
trimenti essere profittevoli che non furono. Ma appunto non furono
o perche singolari e solitarii non ebber seguito di periodicita costan-
te; o perche eziandio con questa, non ebbero quella diffusione vasta,
equabile, regolata qual si addiceva ad un rimedio contrapposto a mor-
bo in cui 1' ostinata pertinacia dei partiti pur troppo aveva quelle
due quali ta improntate. Recheremo esempio della prima maniera,
di scritti cioe pregevoli ma che non ebber seguito, nei belli e sapo-
riti dialoghetti del Conte Monaldo Leopardi che associava il suo no-
me ad una qualita d' idee ben different! da quelle che piu tardi
avrebbe lo sventurato suo figlio caldeggiate. Noi non ricordiamo che
altra scrittura per quel tempo acquistasse tanta voga quanta in po-
che settimane ne ottennero quegli stupendi dialoghi ; ed alia voga
corrispose 1' effetto. Ma ad averne effetto duraturo dovea essere piu
lunga la cagione 5 e quella penna dovea o essere piu feconda o avere
chi degnamente a lei mancata si sostituisse. Quanto all' altra maniera
di scritti che non ebbero diffusione sufficiente almeno pari al biso-
gno , ne potreinmo trovare esempio nella Voce della Verita di Mo-
•mpMn '
dena che con tanta sapienza e generosita rispose al suo titolo e fe
sentire alia Italia delle verita forti ed utilissime , le quali avremmo
dovuto meglio comprendere e non cosi presto dimenticare. Ma per6
appunto che esse poco ampiamente si stesero , non poterono far
presa in molti animi •, e tranne pochi elettl uomini che partecipa-
vano alle idee del benemerito periodico , esso trovo detrattori molti
•Ifs onon
iO RAGIONE
ed acerbi, let tori scarsi e certo non guari zelanti : talmenteche do-
po non lunga vita dove finire col rammarico di quanti vi aveano
collocato una speranza non ultima pel rinsavimento delJa Penisola.
Da quel tempo a noi, clue vuol dire per un buon quarto di seco-
lo , i ritbrmisti italianissimi hanno presso che essi soli tenuto il
campo tra noi : essi ban distribuita la lode, barmo gettato il biasi-
mo a cui meglio si aflaceva pei loro interessi ; il cbe oltre alia in-
giustizia di creare immeritate ripulazioni e sofibcarne nei'nascere
delle meritatissime, produceva di rimbalzo un altro nocumento po-
co. ossef vato, ma non men grave ; e questo era cbe qualunque im-
pugnando la peuna per mandare al pallio qualcbe suo lavoro , ove
mai avesse mirato ad acquistarne qualcbe ripula/ione nel suo pae-
se ( e qual e quell' uomo che da questa onestissima tra le umane
vaghezze non si lasci alcun poco sedurre? ) cbiunque, diciamo, mi-
rato avesse a questo ancbe per indiretto, vedea benissimo a lui non
essere scbiusa allra via da varcar la soglia nel tempio della Gloria,
cbe gratificarsi in un modo o in un altro il partito prevalente che
se ne avea per somma ingiuria usurpate le cbiavi. E per parlare
fuori metafora , se a venire in fama di scrittore italiano vi volea il
beneplacito del partito die a poco a poco si era appropriate i gior-
nali, le riviste, 1'ummo per dire 1'intera stampa, ci stupiremo noi
cbe per quel tempo quasi non vi fosse scrittore italiano di qual-
cbe nome, cbe piu o meno non parteggiasse per le idee di quel
parlilo? Le idee poi, gia si sa fmo alia nausea, sono quell1 inva-
riato e oggimai stracco Ibrmolario di nazionalita , indipendenza ,
libei'la patria , riforme politiche , cattolicismo civile, separazkme
dello Stato dalla Cbiesa e sopra e pria d'ogni altro qwl luogo co-
jnune dei dispetti e delle ire contro il Principato temporale dei Pa-
pi o eontro il governs clericale negli Stati della Cbiesa. Signori
si ! senaa un ritaglio, una goccia, uno spruzzolo di codeste cosette
<-ra nnlla del venire in onore non diremo di storico e di pubblicista,
ma pertino di agiografo o di predicatore; e giasappiamo, senza cbe
altri lo ci ricordi. <]iial doloroso tribute alcuni ecclesiaslini eziandio
ihl pergaino, pagassero a questa tirannide cbe una nazione ad oc-
«-lii M'ggenti si era colla piu insigue sbadataggine lasciata imporre.
BELLI: NOSTUE IUVISTE 1 J
Dopo un cinque o s«i lustri <li rodesto giuoro, qual maravigtia
die arrivasse nn anno di agitazioni e di vertigini che nella no-
stra >-oria non hanno le soraiglianti ? qual maraviglia clie «n he I
giorao ci trovammo tuUi ua po" itali&ni . uu po1 itazionali e , se
non iia vergogna il dirlo , ariche un po' costituzionali , non tbs-
s' altro per convenienza ed aftine che iion ci si appiccasse la tac-
cia di sentirla diversamente <iai grandi scrittori . dai grandi uo-
inini . dai grandi pensatori della Penisola? e come potea essem
altrimenti, se scrittore, se pensatore, se (yiiasi uomo uon era te-
nuto cbi osasse sentire e p.irlare allrimeuli ?
•Quel tera})o , la Dk> merce , non e piu ; e sarei>be bene che non
ce ne cadesse dall' aninio k memoria. E ollre ad un lustro ciie 4a
parte verarnente onesta e catAolica d' Italia ha < •oininciato ad avere,
come oggi dicono, i suoi organi nella stampa periodic* ed oggimai
^ impossihile o che un libro tristo prenda voga per gli speilicati
eucomii di un partito , s«nza che si levi qualche voce a sfblgorare
della meritata int'amia il lodato e i lodatori; o che un lavoro prege-
vole resti sconosciuto e cada dimenticato senza che a incoraggiare
ii verace inerito . sempre timido nelle prime pruove , non giunga
una voce all'ettuosa ed arnica che ne faccia giungere a moltissimi
col nome la laude pel presente e le speranze concettene per I1 awe-
wire. Noi non diciamo che questo sia mezzo per se solo eflkace a
guarire le piaghe della patria comune: queste sono piu univorsali e
proibnde che altri noai crederehbesi, e rimedio vigoroso non pu6
recarvisi che dall 'azione ibrte e Concorde di molli elementi puhblici
e privati , tra i quali la stampa periodica tieiie luogo cospicuo e
forse [MMiK-ipe ma non solo, soprattutto pel met t ere che puo in ono-
re i huoni scritti e scredilare i malvagi. Per ([iiesta ragione. avendo
noi preso parte da alcuni anni nella stampa periodica , eravamo
nel dovere di abbracciare eziandio quest' uiii/io spesso ingrato, tal-
ora caro , ma sempre faticoso e rischievole di una critica ragionata
delle opere contemporanee.
E quanto alia materie che quesla parte del nostro periodico
doveva abbracciare, e naturale cho essa dovea rimanere ristretta nel
giro Ael nostro programma, Tutti gli scritti adunque che riguardano
, J^(T
12 RAGIONE
la Civilta ed il Cattolicismo alia Civilld Cattohca non sono estra-
nei. Ma si osservi che a cio non basta una qualche attinenza di
uno scritto colla religione e colla civilta: in questa maniera le no-
1 1 f a. 1-11- P i
stre riviste si sarebber fatte una vera bibhograha umversale , m
quanto appena vi e ramo dell' umano sapere , cbe in un modo o in
un altro colla prima e piu ancora colla seconda non si altenga. La
medicina, 1' arcbitettura, la legislazione, 1' arte militare o nautica e
lino le trattazioni teoreticbe o praticbe delle arti meccaniche con-
. -i • • il • ii -u' • * ^iaaftl
tnbuiscono in qualcbe maniera alia civilta ; e in questa condizione
avrebbono avuto un diritto alle nostre riviste. Yede ognuno cbe
noi non potremmo abbracciare tanta ampiezza di materie , la quale
per giunta poco avrebbe giovato al nostro intento , siccome quel-
lo cbe non tanto e di promuovere in qualunque modo la civilta ,
quanto di far si che essa si mantenga in quella via di cattolicismo in
cbe Ja Chiesa aveala iniziata nelle societa moderne.
Dall'altra parte noi nella critica che inseriamo nel nostro quader-
no non potevamo assumere il carico di recare alia notizia dei nostri
lettori i nudi titoli delle nuove opere riducendo le Ririsle a poco
piu cbe annunzii tipografici. Questo primamente sarebbe stato poco
utile per la diffusione delle buone scritture, atteso le difficolta die
si scoritrano nei diversi Stati d' Italia per procurarsi un libro stam-
pato in altri , talmente che il sapersi che si e pubblicato in paese
lontano un utile libro, puo ben dare occasione a qualcbe raro uomo di
•farlosi venire con non poca spesa e con non minore longanimita dello
attendere, ma farlo correre per le mani dei piu non e a pensarvi se
ivi medesimo non se ne procuri una ristampa. Ora a qtiesto giova
assai piu avere una contezza abbastanza esatta del pregevole libro,
la quale invogli qualche zelante a farlo venire e ristampare, di quel-
lo che avere un nudo titolo, che puo essere piu bello del libro stesso
e far pentire chi allettato dalla speciosita di quello vi avesse speso i
quattrini a comprarlosi ed il tempo a leggerlo.
A questa ragione tolta dalla poca utilita di riviste somiglianti
ad annunzii, se ne aggiunge un'altra tolta dalla difllcolta che vi tro-
tlfiiflt fiJUJilSffl lJ
veremmo noi , pel tempo che vi dovremmo spendere o pel ri-
spondere della loro bonta a cbe in certa guisa ci obbligheremmo. Se
DELLE NOSTRE RIVISTE 13
la Civilta CatloUca annunzia UH libro, vuol dire die ne giudica
profittevole la k'ttura; vuol dire die nulla vi ha trovato di notevol-
nii'iile riprensibile. Or questo parvi egli che possa farsi senza aver
letto niolto posatamente da capo a fondo il libro medesimo ? Per
dirvi : prendete guardia del tal libro perche pericoloso o cattivo ,
hasta avervi scorta una dottrina sola , un solo principle , talvolta
ancora una sola espressione die sia rea o in se o nelle necessarie il-
1
lazioni che altri ragionandovi sopra potrebbe trarne. Ma per dirsi :
legga con piena fiducia, e come Girolamo disse dei libri di S. Ilario
inojfenso decurrat pede, ci vuol altro! Bisogna non pure aver letto ,
ma avere attesamente considerate, talmente che dove qualche passo
men sicuro si scontri , si possa ammonirne , non che 1' autore o il
nuovo editore a rettificarlo , ma chi si accinge a leggerlo a star sul-
F avviso. Or vede ognuno che questo a volersi far bene , non puo
farsi di moltissimi libri , e posto che si faccia e utilissimo coglierne
il destro sia per confermare le dottrine trattate negli articoli prin-
cipali e come dicono di fondo, sia per rincalzarne quelle confu-
tazioni degli errori correnti, le quali negli articoli medesimi non in-
frequenti s'incontrano. Nel qual modo acquistando questa parte del
nostro periodico una maggiore ampiezza , si aveva una nuova ra-
gione per circoscriverne la materia , quando pure non si fosse vo-
luto che la Rivisla , uscendo dai limiti assegnatile fin da principio ,
invadesse lo spazio assegnato alle altre parti integrant] del nostro
quaderno , le quali se in rilevanza non pareggiano tutta la rivista ,
giovano nondimeno a mantenergli quella varieta si necessaria a non
creare svogliatezza o fastidio.
Sono pertanto i nuovi scritti italiani contemporanei o certo recen-
tissimi attenentisi strettamente alia religione ed alia civilta la pro-
pria materia delle nostre riviste. II loro line poi e di far conoscere,
mettere in onore e per indiretto procurarne la diffusione: ammoni-
re delle parti meno buone che si scontrassero in qualche lavoro al-
trimenti pregevole , e da ultimo i gravemente pericolosi o dichiara-
tamente tristi proclamare a viso aperto come tali , e dove fia uopo
gettar loro addosso la meritata infamia. Vero e che tra quest' ultima
maniera di libri, che possono aver luogo nella Civilta Cattolica, noi
\ i RAG10HE
il piu spesso non noverammo certe scritturacce o saorilegamente
empie, 0 svergognatamente sudicie. di che, grazie alia libera sUim-
pa . alcune vituperose officine italiche ed elvetiche in quest' ultimo
lustro ci regalarono. Ci parve che somiglianti lord u re erano fuori
senon della nostra materia, almeno del nostro scopo; in quanto ai
lettori della Civilta Cattolica era ben malagevole che capitasse fra
ie mani qualcuna di quelle nequitose scritture; e quando vi Ibsser
pur giimte , la lettura di mezza pagina potea bastare per farle
sdegnosamente scagliar via come oggetto pestifero o caustko, sen-
za che noi dovessimo imbrattar le nostre carte con certi titoli ©>
con certi argomenti, che talora col solo riferirli sono uno scan-
dalo. Lo abl)iam fatto di volo qualche rarissima volta ; e piut-
tosto di passata , non tanto per distogliere dalla scellerata lettura
chi sicuramente non ne avea la voglia e neppur forse il pericolo,
quanto per fare intendere a quale eccesso di svergognato cinismo*
pu6 schiudere il varco qruesto cosi vantato acquisto della civilta
moderna, la libera stampa. Piuttosto ci siamo fermati su quei li-
bri che sotto belle apparenze accludono il veleno, o che omettono
ove pii ne sarebbe il bisogno cio che e sovranamente necessa-
rio alia ristaurazione intellettuale e religiosa della eta moderna.
Facciasi questo per ipocrisia che e di pochi , o per insigne im-
pemia che e pur troppo di molti; 1'effetto e lo stesso o di fam
sorbire il tossico sotto le apparenze di farmaco , o di apprestar
'arrnaco aiTatto inefficace; il quale se non uccide eome il tossico.,
lascia morire per la forza dell' interne malore che esso avrebfee
dovuto e prometteva guarire. Oh ! qui si ! abbiamo scaldati i ferri :
afefeiam parlato spesso severe , talora anche acerbo, e per quanto
ci dolga il rammarico avutone da parecchie gentili persone di am-
bi i sesSi, lo diciamo schietto, non siam guari disposti a gover-
narci in diversa maniera per 1' avvenire.
Ma osservate di grazia: fin qui abbiam parlato di libri; ed ar-
visatamente abbiamo adoperata questa parola , in quanto per ess*
abbiam voluto escludere dalla materia delle nostre Riviste ^nelk4-
scritture che per la piccolezza della loro mole rion meritano quei
nome : i quaderni , i fogli quasi rolanti e com« dkortii i Frances*
DELLE NOSTRE RIVISTE 15
brochures. Non che in poclie pagine non si possano talvolta acclu-
dere pregi grand! ed assai ; ma perche queste, mentre dall'una parte
rare volte escono dal giro della citta e provincia in cui vider la luce,
ci avrebber dall' altraper la loro copia e svariatezza sminuzzata per
guisa la nostra Rivista , die T avreJbbon condotta ad essere quella
specie di Annunzii bibliografici cbe noi non volemrao abbracciare.
£ come discorrere posatamente e recare un abbastanza ponderato
giudizio di dieci o dodici opuscoletti in un solo quaderno; che
non meno di tanti e forse piii se ne potrebbero raccogliere da
tutta Italia per ogni quindicina? Jntendiamo bene che agli au-
lori sarebbe caro che la notizia del loro scritto una col loro no-
me si stendesse dall' un capo all' altro della Penisola ; e noi lungi
dal riprendere una cosi onesta vagbezza , la vorremmo anzi di
tutta la nostra volonta secondare. Ma noi nella scelta degli scritti
a rivedere dobbiam governarci non tanto col piacimento dei po-
ehissimi , quanto colla veraoe utilita dei piu. Ora nei cenni stretli
* t'ugaci degli scritti brevissimi , poniamo una biografia , una ora-
tion funebre , un discorso aocademico e somiglianti , noi vediamo
pochissima utilita pei nostri lettori , i quali non molto cerlo ca-
verebbero dal poco piu dei titoli che noi ne potremmo recare , e
non avrebbero il mezzo o la voglia di farsi venire da lontana citta
d' Italia un faseicoletto di poche dozzine di pagine.
A questa norma generale noi dobbiam recare, come quasi sem-
pre si suole , una eccezione 5 e questa e intorno a quegli scritti
cbe piccoli di mole banno un interesse universale , in quanto o
reeano qualche nuovo concetto , o fanno felicemente qualche pruo-
va da altri non tentata , ed in somma scrivon cosa che o per se
medesima o per le circostanze in che versiamo meriti di essere
universalmente saputa , non fosse altro , come notizia letteraria o
scientifica. In questi casi non sarebbero mal collocate dieci pagine di
rivista intorno ad uno scritto anche di sole venti. IS7oi gia lo abbiam
fatto piu volte , ed il discorso sopra la Prolusione del Professore
Yallauri ne puo essere un esempio : e se piu urgent! materie non ci
avessero incalzato ne avremmo gia dato due altri di genere tra loro
molto diversi. La tragedia il Tommaso,Moro del Maggio di Firenze,
16 RAGIONE
e due orazioni panegiriche del sac. Gaelano Alimonda di Geneva
ci parvero degnissime di speciale attenzione , e ci tarda davvero
il discorrerne atteso le diverse e singolari qualita di quei lavori.
Lo stesso presso a pocovuol dirsi degli articoli di giornali. Noi non
prendiamo a fame rivista, se non quando la speciale qualita dell'ar-
gomento ci costringe a farla, massimamente dove inculchino qualche
massima erronea la cui diffusiorie riuscirebbe di grave danuo. Non
crediamo per altro doverci occupare almen di frequente di quegli
i i a i o
articol'acci che propinano Tempieta alia sfacciata, di cui sono per lo
piu gremite le colonne della Gazzella del Popolo e delF Opinions di
Torino e somiglianti. Trattenerci in quel letame sarebbe per noi un
dispendio di tempo e una vana opera pei nostri lettori , i quali non
ban bisogno d' essere ammoniti della pestilenziale dottrina cbe si
manipola in quelle officine di menzogna.
Per cio cbe si attiene alle versioni pubblicate tra noi di opere
straniere , noi le consideriamo come Stamp a ilaliana , in quanto
una versione naturaleggia , a cosi dire , lo scritto nel paese della
cui lingua lo veste , e gliene da colla cittadinanza novella i doveri
e i diritti. Dall' altra parte ve'de ognuno che i fini per noi pro-
postici nelle riviste sono i medesimi per qualunque libro corra
per la Penisola , vuoi che esso sia stato originalmente dettato in
italiano , vuoi che tale sia stato fatto per una versione nel nostro
idioma. Non cosi delle semplici ristampe , le quali facendosi co-
munemente di libri gia certi nel pubblico , e dei quali gia si e
formato nell' universale un giudizio , puo ben giovare all' editore
che si dill'onda al possibile la notizia della ristampa ; ma non ci
sarebbe luogo a portarne nuovo giudizio. Vero e cbe il giudizio
prevaluto potrebbe talora essere dalla verita lontanissimo : nel qual
caso bella e salutare opera sarebbe il rettificarlo : e se il tempo e le
forze ci bastano ci siam messo in animo di farlo intorno a pareccbi.
Ma in questo caso si esce dall' ufficio di semplice rivista per en-
trar nel campo della disquisizione e della polemica, il che meglio si
farebbe negli articoli dottrinali; soprattutto clie spessobisognerebbc
portar 1'esame sopra tutto un sistema , sopra tutte le opere di un
antico scrittore , il che malagevolmente farebbesi in una Rivista.
(•) I,
._
DELLE NOSTRE RIVISTE I /
]
Uie so un libro quasi dimentico della eta moderna venisse inai
disseppellito e recato quasi a nuova vita o dalla malizia di qualchc
tristo cui il tempo presente non sembri abbastanza fecondo di inal-
v;iiro scritture , o dal zelo di qualcbe onesto uomo die da <.-l;'i
piu forte che non e la nostra voglia derivare qualcbe pregevole
lavoro cadulo dalla inemoria dei piu 5 vede ognuno die uria so-
migliante ristampa deve aver per noi tutte le qualita ed i caratteri
di una nuova pubblicazione, come ne ba tutti i vantaggi ed i peri-
coli. Cosi facemmo coi due volumi sopra la educazione scritti ba
presso tre secoli dal Card. Silvio Antoniano e cosi faremo colla Istirff
inzionc crixliana pei giomnelli dcttata e oltre ad un secolo e mezzo
dal P. Giov. Crisostomo Salistri delle Scuole Pie e ristampata lo
scorso anno in Firenze. Per contrario quel rincrudimento delle ire
n 1 1* >
anticattoliche che ferve inPiemonte ha fatto dissotterrare una scem-
piata e trista scritturaccia di un preteso prelato italiano contro ii
diritto di proprieta della Cbiesa. Noi dab" errore toglieremo il de-
stro di rincalzare la verita, e c' intratterremo di quel libercolo con
qualche cosa piu prolissa di unaRivista.
Non ci resta che un' ultima categoria di libri , dei quali ci •'
pur forza il dire qualche parola per giustificare non tanto il mo-
do onde ne parliamo , quanto le ragioni onde piu spesso ne dob-
biamo tacere. Egli incontra piu di una volta che persone altri-
menti rettissime , piene di zelo , di fede e aggiungiamo ancora di
buon senso pratico , vi scaglino nel pubblico un libro 'nel quale la
bonta della suslanza non e pareggiata dalle qualita della forma lino
a ledere i diritti che il vecchio Prisciano si ha acquistato su d' o-
gni maniera di scritture e fossero pure le piu serie e le piu com-
mendabili. Ora supposto il caso di un somigliante libro , come
si farebbe da noi a parlarne con quella imparziale equita che e
nostro debito , e dalla quale ci studiamo di non dipartirci giam-
inai? Direte lodandone il bene e riprendendone colla dovuta con-
venienza le imperfezioni e le pecche. Codesto si dice presto ; ma
nel pratico ofire delle difficolta di non facile soluzione. E prima-
mente supposto che il libro nella sustanza sia buono, non si gua-
Smell, vol. II. 2
1,S RAGIONE DELLE NOSTRE RIVISTE
dagna nulla col metterne in rilievo i difetti della forma , i quail
passerebbero forse inosservati presso i meno esperti ; laddove se-
<rnati a dito scemerebber pregio ad uno scritto che noi suppo-
niamo utile. Aggiungete che quelle censure , anche espresse colle
forme della piu squisita gentilezza , riuscirebbero forse acerbe ad
uno scrittore che conscio della sua rettitudine e chi sa che non
anche carezzato dagli encomii largamente profusigli dall' amici-
zia . non sa vedere differenza tra un bravo ! con una stretta di
mano detto cosi per la via o sotto un uscio , ed un giudizio gra-
ye , ragionato , imparziale che si deve metter sott' occhio a mezza
T Italia. E cosi recherebbe a mal animo , a privati riguardi e si
superis placet anche a segreto rancore una censura temperata , mo-
desta e portata con ripugnanza , solo per compiere il dovere di
non frodare la fiducia che in noi ban collocato i nostri lettori. Ec-
coci dunque colle proposte , risposte e contrarrisposte : coi lamenti
e colle giustilicazioni , con insomnia un mondo di brighe , dopo
le quali , come gia si capisce, ognuno resta col sentimento che
aveva prima. Poco vantaggio dunque da una parte , anzi rischio
di nuocere ad un libro utile nel fondo e solo riprensibile per qual-
che lieve esagerazione di forma , per lo stile gretto , per la vio-
lata grammatica : dall' altra parte molta probabilita di far dispia-
cere a cui meno vorremmo , di sentire lamenti e rimproveri e
di appiccare un piato epistolare da obbligarvi a scrivere una doz-
zina di lettere per una rivista di tre pagine ; non vi pare che
pro bono pads il migliore partito in somigliante caso sia non dime
sillaba , e fare addirittura come se quel libro non ci fosse mai
venuto sotto degli occhi? Intendiamo che questa ragione sara poco
capita e meno apprezzata da cui piu si dovrebbe ; ma che ci vor-
reste voi fare se in questa faccenda del proprio lo spesso uomi-
ni anche pregevolissimi , sono oltremodo diflicili e quasi inacces-
sibili alia ragione? Quello che dovevam noi e giustilicare il nostro
procedere per questo capo : e ci pare di averlo fatto abbastanza,
avendo diseorsa non solo la ragione delle Riviste che facciamo ;
ma quella eziandio delle Rivislv che per buoni inotivi dobbiamo
omettere.
•
D E L L A
. . , ,
('I HOI;
Cosi chinmasi la generations di esseri organizzati ( piante o
niiimali ) operata per le forze natural!, senza il concorso di al-
tri esseri appartcnenti alia specie medesima. Una volta dicevasi
ancora generazione ex pulri. Intorno all1 esistenza di questo modo
di generazione s1 e disputato in altri tempi e si controverte an-
che oggidi. Ma la questione e ora ridotta ai minimi termini : pe-
rocche i difensori di tal generazione, battuti da per tutto in aperta
campagna , sono rifuggiti nelle latebre de' fenomeni piu oscuri
e degli esseri non percettibili all1 occhio non aiutato dal micro-
scopio. Niuno al di d'oggi pone in dubbio die gli esseri piu gran-
di e piu peri'etti de1 due regni organic! , sieno solamente gene-
rati da' simili ad essi, e che questo sia il mezzo stabilito dal Oea-
tom per ottenere il rinnovamento dcgi' individui e la conserva-
zione e la stabilita delle specie. Ma vi sono moltissimi animali
( parleremo soltanto di quest! per brevita, tacendo delle piante),
la cui riproduzione non si osserva cosi agevolmente. Gli anticni
iilosofi, mossi da osservazioni superficial!, e troppo facili ad opi-
nare, ricorrevano seven te a! la putrel'azione, al limo riscaldato o
20 DELLA GEISERAZIONE
a somiglianti cagioni. Alcuni di essi, al dire di Diodoro Siculo 1 ,
ins.'gnando die gli aniinali erano priraamente nati dalla terra ( cio
chc era lorse un avanzo di corrotta tradizion primitiva ), confer-
niavano cio coir osservazione degli Egiziani, i quali vedendo nella
Tebaide apparir gran numero di topi dopo il ritirarsi del Milo ,
aveano per i'enno che il limo scaldato dal sole generasse quegli
aniinali. Arislotile - pensava che alquanti pesci traessero origine
dal fango o dall1 arena eccitata dalla pioggia. Ma principalmente alia
putrefazione si dava 1'incarico di produrre gran numero d'insetti
e di vermi o sia testacei o nudi. II nascer delle api dalle carni
corrotte d'un vitello era autenticato pe' versi immortali di Virgi-
lio 3. Questa dottrina regno nelle scuole lungo tempo senza ri-
vale, ed aveva acquistato autorita di assioma il famoso : corruptio
,
unius, generatio alter ins.
E qui saranno opportune due osservazioni. Prima : 1' adagio ora
allegato, se e falso nel piu stretto senso, contiene peraltro qual-
che cosa di vero 5 poiche la materia del gernie degli aniinali e
quella che serve al loro sviluppo ed aumento e generalmente do-
vuta ad altri esseri organizzati alterati e distrutti, ond' e che 1'al-
terazione e la distruzione di certi esseri e condizione indispen-
sabile per la forniazione e Taccrescimento di certi altri. La se-
conda piu importante osservazione si e che questa dottrina am-
messa comunemente dai dottori , eziandio nelle scuole cristiane ,
non generava ivi alcuna rea conseguenza , perniciosa alle sane
credenze. Esse tenevano , Jddio aver tutto creato , ed aver de-
cretato che gli esseri organizzati si producessero , altri da' loro si-
inili , ed altri per altri mezzi da lui stahiliti. Ne contraddicevano
alia sacra istoria del Genesi : perocche eziandio i piu pii e santi
Ira essi non credevano che pun to si offendesse il racconto mo-
saico, ponendo che alcune nuove specie sieno apparse dopo Tuo-
mo 5 e che ne' giorni anteriori queste fossero si da Dio prodot-
te , ma soltanto in causa o in potenza , cioe col darsi da Esso
1 Biblioth. L. I. — 2 HiH. animal. L. VI, c. 15, 16. —3 Georgic. IV.
SPONTANEA 21
agli element! ed alle stelle certe attive virtu, atte a produrle nclle
opportune circostanze 1. Queste dottrine, a dir vero , ne cliiare
ne soddisfacenti per i fisit-i, almeno non offendevano i libri san-
ti, ne le sane dottrine. Non mancavano peraltro di qunlche pe-
ricolo , pasSando tra le mani di uomini irreligiosi : questi pote-
vano credere che le Ibr/e naturali indebolite e quasi invecchiate
valesser solo ai di loro a produrre animali piccoli e men perfetti,
e che le inedesimc robusle e vigorose nella giovinezza del mon-
do prodotto avessero gli animali piu perfetti e 1'ra questi 1'uomo,
pome avea insegnato Lucrezio :
•
huiujue adco off H flu <'*1 nrffis, effoetaque tellus
YLr animalia narva creat. quae cuncta crearit
.
Saecla, deditque ferarum inyentia corpora partu 2.
E gia qualche tempo che la natura meglio osservata ha per-
duto la virtu di produrre spontaneamente topi o pesci o altri ani-
mali appartenenti alia prima gran divisione o provincia del regno
animale, ch' e quella de' vertehrati ; e si renderehhe oggidi ridi-
colo chi, contra Tevidenza de' fatti, avesse per probahile la loro
generazione spontanea. Maggiore difficolta s' e incontrata rispetto
agli animali inferiori ; e il volgo non si persuade cosi facilmente,
che i vermi, i quali si palesano nella carne guasta, non sieno ge-
nerati da essa. E pure e agevole convincersi del contrario, proi-
bendo con un pannolino Tavvicinamento alia carne delle mosche,
talche (peste non possan deporvi le uova ; cio che hasta ad im-
pedire Tapparizione de' vermi. Le belle osservazioni del Redi, del
Vallisnieri , del Reaumur e di altri hanno distrutto nella mente
di tutte le persone istruite quelle volgari credenze.
.Nondimeno la dottrina della generazione spontanea trova tut-
tora dei dif'ensori. Cacciala dalle superior! provincie del regno ani-
1 V. S. Til. I. P. , qu. LXXII ad 5. - Id. ib. qu. LXX1II , art. \ ad 3. -
PETRUS LOMB. L. II. Sent. , dist. 15. - S. BONAVENTURA in II. Sent. , dist. 15,
qu. 3 etc.
2 LDCR. De R:rum natura, L. II, v. 1150.
"1-2 BELLA GJBBBRA2IONE
male e ancora dalle medie. eerca di conservaFsi nelle inh'me das-
si , doe tra gli animali intestinal! e mfusorii. E strano F abuso
che di (juesta dottrina, benche cosi ristretta, si fa da alcuni di-
fensori dell' assurdo sistema, cui si da, assai male aproposito, il
bel titolo di lilosolia della nalura. Seeondo costoro, gli esseri na-
tnrali esistono necessariamente, o piuttosto essi sono i'enorneni ne~
cessarii. forme passeggiere e necessarie dell' essere universale, il
quale mai non e, secondo essi , esistito senza gli esseri , co' quali
si corifonde e pe' quali si manifcsta. La serie degli esseri natural)
esiste ab eterno,come 1' essere universale. Questo e necessuriameiite,.
ma non immutabilmente lo stesso, e si svolge e si perfeziona conti-
nuamente secondo leggi inerenti alia sua natura, e realizza, nella
serie delle sue successive trasmutazioni , i gradi di perfezione , die
a noi si palesano, dalla forma piu semplice, quella dell' essere inor-
jjanico , per quelle de' vegetabili e de' zoofiti o anirnalipiante , iufina
alia piu perfetta, T animate intelligeiite, Gli animali ora esistenti e
Ira essi I'liomo, derivano da animali inferiori, i quali procedevan da
aitri anche inferiori, e questi pare cbe traesser rorigine da sostanzie
vegetabili e minerali. Non domandate le prove di questo sistema*
E un puro giuoco di sfr«nata fantasia, senza alcun sostegno di
sano ragionamento o di osservazioni ben condotte. In luogo. di
(jueste si parte dall incognito per ispiegare il cogiuto , e ci si
presentano assurdita matufeste, <|uali sono una serie infmita reale
di i'enorneni e di esseri , e una quantita innumerabile di e$etli .
die asserisconsi necessarii , senza una cagione. Ma qui non dob-
biamo distenderci in esaminare cotoli assurdi. Gli alibiamo raramea-
tali soltanto . percl>e i propagatori di questi , in mancanza di prove-
dirette, difendono la uenerazione spontanea dei viventi inferiori,
credendofavorevoli al loro sistema gli esempii di esseri fonnantisi
oaehe oggidi senza il ronrorso di altri esseri della stessa s])ecio, gli
esempii di sostanze vive ed organizzate, formate senza piu per la
metamorfosi della materia priva di vita.
Per altro, se non puo rigorosamente dimostrarsi cbe tutte e sin-
gole le specie animati, eziandio le infime e microscopiicbe, derivino
si'i.NTAM-.A 23
<la genitori simili a loro , anche meno si dimostra il contrario ;
e la prinui sentenza favoritti dalle analogic , diviene di giorno
in giorno sempre piu verisimile per le nuove osservazioni. Queste
hanno svelato negli animali , eziandio delle classi inferior! , diver-
sity di sesso e uova , salvo poche eccezioni. Non e dunqiie dub-
bio che quelli nascano, come gli altri ovipari, da esseri simili a lo-
ro : e cosi essendo, non e ragionevole ricorrere alia pretesa gene-
razione spontanea. Per concludere qualche cosa a favore di questa
da pochi animali, che sono apparsi privi degli organi destinati alia
S'rrondazione, converrehbe provare ch' essi non si propaghino per
propagini, tralci o gemme, ne per divisione , come fanno alcnni
animali e assai generalmente le piante -, il qual modo di propaga-
xioiic, oomeche differente da quello degli animali piu perfetti , e
ancor esso un venir generati da esseri simili, e suppone ugualmen-
te la preesistenza d'individui della medesima specie ; e di piu sa-
ria duopo dimostrare clie qut'gli esseri non sieno animali incapaci
di generare nel primo stadio della lor vita, ma che possano, se
le circostanze li favoriscano, tramutarsi in esseri perfetti ed atti a
ligtiare. Tutti conoscono gl1 insetti, che nel primo stato sono inetti
alia generazione, e alcuni de' quali nell1 ultimo stato depongono
le uova , ma non hanno i mezzi no 1 istinto di nutrirsi.
II dott. Giulio Sandri, nell1 ultimo volume della Societa Italia-
na delle Scienze residente in Modena 1 , ha inserito una estesa
.Mcmoria sulla insussisteiiza della generazione spontanea. Egli ave-
va gia letto all1 Accademia di agricoltura di Verona delle osserva-
zioni contra la spontanea generazione de1 funghi, da altri affer-
niala, come pure intorno a quella degli esseri, che virono in altri
rircnti 2. Ora e tomato piu in generale sopra questo argomento
per lui doppiamente importante , atteso la relazione ch1 esso ha
colla dottrina de' contagi , intorno alia quale egli si e piii volte
occupalo e in particolare in uno scritto , ch' e nel precedente
1 Mem. di matem. e di fiiica della Soc. It. cce. T. XXV, Parte I, pag. 259.
2 Mem. dell Accad. agr. di Verona. Vol. XXIIL
24 DELLA GENERAZIONE
volume delle Mem. della Societa Italiana 1. II dott. Sandri , non ci
pare verumenle die arrechi nuovi fatti contra la generazione spon-
tanea, ma sanamente discorrendo sopra quei die raccoglie, e mos-
so a concludere, die dessa 6 contraria alia verace osservazione ,
contraddetta dall1 argomento di analogia, conducente a strane con-
seguenze. nala principalmente dalla nostra ignoranza rispetto al
trasporto de' gerini o ad altre circostanze e finalmente fuori del-
T attual potere della natura. Ne lascia di lar vedere come senza
quella dottrina si possano spiegare alcuni de' fatti die a prime
sguardo la favoriscono. Ne accenno uno per cagion di esempio.
I'n ascaris galli , lungo circa due pollici, usci vivo da un uovo,
die era stato rotto per sorbirlo. Come si era racchiuso in quella
prigione senza porta ? Questa agli ocdii del volgo e per avven-
tura una dimostrazione d' una generazione spontanea. Ma il si-
gnor Bertoncelli, relatore del fatto negli atti deU'Accademia agra-
ria di Verona , lo spiega piu semplicemente, dicendo die 1' ani-
mate, generato negl' intestini, suo proprio luogo, s'era ancor pic-
colino insinuate per 1'ovidutto all' ovaia, ed entrato in un uovo,
die stava nel formarsi, ivi era cresciuto, e al vestirsi quello del
guscio calcario , s' era trovato imprigionato in modo da non piu
uscire del carcere, se non se ne rompevano le pareti.
Ci duole die il sig. Sandri non abbia, a quanto pare, avuto noti-
zia delle importanti c laboriose indagini del dott. Van Beneden ,
professore di zoologia e di notomia comparata nella Universita cat-
tolica di Lovagno , e delle numerose memorie da lui inserite negli
atti deU'Accademia R. di Brusselle, intorno a varii generi di animali
inferiori, die sono 1'oggetto principale de suoi studii : e forse, allor-
dio il dottor Veronese scriveva la sua memoria , non poteva aver
notizia di quella pubblicata dal professor Belga Va. 1850 intorno ai
verini cestoidi o acotili.
La classe de' vermi intestinali o entozoi , a cui questi apparten-
gono, comprende piu ordini e generi , e questi un gran numero di
'f9bi^T 'f
J XXIV, Pane II, pafi. 223. -,ni 'im,,.
SPOXTAXEA 2«>
specie. Non solamente si acquattano nell' intestino : ma alcuni pren-
dono ancora alloggio nella sostanza del fegato, nel tessuto ceilulare,
negli occlii, Tie' muscoli eel ezjandio nel cervello. I moderni zoologi
avevano avverato nella pin parte di (juesti vermi gli organi della
riproduzione : ma in quei che si appellano vermi vescicolari o idatiti
tali organi mancano. Ora le osservazioni del prof. Van Beneden
provano ad evidenza, la riproduzione di qtiesti esseri regolarsi per
le medesime leggi generali , die reggon quella degli altri animali.
Soltanto i venni vescicolari non sono animali coinpiuti ; ma costi-
tuiscono la prima eta d' un entozoo , non ancor giunto ai suo pieno
svilnppo, al quale non puo pervenire nel luogo ove ha prima abi-
tato , ma solo cangiando di abitazione. Questa trasmigrazione si fa
quando ranimalealbergatore del verme parassito e divorato da altro
animale : allora il parassito , se resti vivo , continua a svilupparsi
dentro questo ultimo , acquista nuovi organi , giunge a stato com-
piuto e soltanto in questo stato puo riprodurre la specie. Questi
vermi, dice F autore, sembravano appartenere ad una classe privi-
legiata e tutta da se: leggi particolari parevano presedere alia Ion >
formazione: essi godevano ancora , agli occhi di alcuni . naturalist! ,
del privilegio d'una generazione immediata : ma collo scalpello alia
•mano la verita e penetrata nella loro struttura , e vedremo tosto
svanire questa ultima speranza de'partigiani della generazione spon-
tanea. Se i pesci non nascono piu dal fango, come anticamente •, se
gf infusorii non provengono piu , come nello scorso secolo , dalla
scomposizion vegetable , ne pure i vermi intestinali nascono piu .
agli occbi de' naturalisti osservatori, se non da esseri similiad essi,
come tutto cio che vive : essi discendono da un uovo o da un germe.
e tutti, allo stato adulto e compiuto , hanno organi per riprodursi.
Questi organismi cosi semplici e agli occhi di molti cosi anormali .
nascono , vivono e muoiono , come tutti gli esseri appartenenti al
regnn animale o al vegetabile. "j)ai iff)
II dott. Eschricht avea mostrato che alcuni entozoi cangiano fre-
quentemente la lor residenza , nelle diverse epoche della lor vita.
Cosi ne1 cavalli i giovani individui dello Stongylus armatus sono
26 BELLA GENERAZIONE .
nell'arteria mesenterica, mentre i piu grossi fra questi vermi si tro-
vano generalmente in visceri piu ampli , es. gr. negl' intestini. II
Bolryocephalus solid us fanalogo al Tafnia o venue solitario) passa la
prima parte della sua vita nella cavita addominale de' pesci, e non
ha allora ne testa ne organi riproduttori, ma gli acquista negl'inte-
stini degli uccelli di mare, cui i pesci servono di nutrimento. II pr.
Van Beneden ha fatto vedere che questa trasmigrazione e un feno-
meno ordinario e necessario allo sviluppo di parecchi di questi ani-
mali. Egli avea trovato in molti pesci ossei de1 vermi nominati te-
trarinchi, involti nella lor guaina, e senza indizio di sesso: mentre
ne' pesci piu voraci , i plagiostomi , gli stessi animali esistono in
istato adulto edatti a'riprodursi: quindi dedusse che i primi vermi
potevano continuare il loro sviluppo nel canale intestinale di altri
pesci , che si pascono de' primi. Per avverare questa congettura
studio accuratamente i vermi de' pesci plagiostomi, e gli avanzi con-
tenuti nel loro stomaco, per venire in cognizione de' pesci, di cui i
primi si cibano. Cerco poi questi ultimi freschi , per conoscerne il
cibo abituale ed i vermi , e condotto da questi ad altri , arriv6 allo
studio delle piccole specie , e trovo la prima eta di piu parassiti ne"
crostacei, ne' molluschi, negli anellidi e ancora negli acalefi *.
Nonsarebbe ad ognuno agevole, ma non e impossibile ad un sa-
gace ed esercitato zoologo, il riconoscere F identita di questi animali.
ne'varii periodi del loro sviluppo, sia in organi diversi di un animale,
sia in animali different!. £ da sapere che le metamorfosi , le quali
certi vermi subiscono nella lor vita , lasciano intatti alcuni pa rtico-
lari organi , caratteristici della specie. Tali sono le quattro appeudici
dette lobi, venlose, foglie e da Van Beneden botridie. Queste, restan-
do le stesse, mentre le altre parti dell1 animale presentano de' can-
giamenti , permettono di riconoscere lo stesso animate sotto forme
geuerali different! ed in different! dimore.
Possiamo dunque ritenere che alquanti vermi intestinali comin-
ciano a svilupparsi in un animale, generalmente erbivoro, destinato
J Gli amlefi sono animali ragigiati, delti ancora ortiche di mare.
SPONTANEA. 27
a servir di pasto ad altri. Fine-he sono nel primo, il loro sviluppo e
rilardalo: e morendosi 1' alLergatore, si inuore 1'ospite, seriza aver
provveduto alia sua discendenza , non peraltro sempre cosi subito ,
.poidie, Van Beneden ha trovato de' vermi vivi in animali morti da
otto giorni. Se il primo animale divenga pasto d' un carnivoro . la
came e digerita ; ma i vermi possono continuare a svilupparsi rrel-
Vintestino del carnivoro-, e divengono atti a produrre uova feeonde.
C.osi si avvera, in un senso sicuramente non sospettato da quelli che
lo ripetevan© , 1' antico adagio : corruptio unius , generatio altering.
JNV pesci , fra i quali assai comunemente i piccoli son pasto de'
grandi, le uova cominciano lo svolgersi ne' pesci minori e lo com-
piono negi' intestini de' maggiori.
L' analogia de' cisticerchi , considerati come una particolar divi-
sione degli entozoi , con i primordii de' tetrarinchi , ha condotto il
dott. Van Beneden ad ammeltere che i cisticerchi non sono che la
prima eta delle tenie. Siebold ha veduto che la corona del cysticer-
n/.s f'asciolaris del fegato del topo si accorda perfettamente con
quella della taenla crcmic.o'lUs del gatto. Semhra dunque che sia uno
stesso animale incompiuto nella prima dimora e perfetto nella se-
conda.
In seguito di queste helle indagini , non poche specie di vermi
intestinali (idatidi , echinococcus ecc.) non sono piu animali parti-
colari di origine oscura e misteriosa , ma senza piu i primordii di
altri animali gia noti, comeche sotto altra forma, i quali si derivano.
benche mediatamente , da esseri simili a loro, e producono esseri
che saranno simili a loro , se giungano allo stato perfetto , come
fanno gli uccelli e gli altri ovipari.
Mi piaoe fare osservare che la generazione spontanea di qualche
verme intestinale, quando fosse bene avverata, punto non giove-
rebbe ai pretesi filosofi della natura 5 perocche la formazione del-
I' entozoo sempre supporrebbe il preesistere di altro animale , non
simile a quello, ma appartenente a classe superiore nella serie ani-
male : cosi in luogo di provare che gli esseri piu semplici , formati
primamente dalla natura, si trasformano in esseri piu complicati, e
BELLA GEJXERAZIONE
die gli animali superior!, non escluso I'uomo, non sono die meta-
morfosi (piu strane di quelle di Ovidio) degli esseri inferior!, stabi-
lirebbe per opposito die alcuni iutimi animali derivano dagli ani-
mali superior!, i quali percio dovrebbono credersi anterior! a quell! .
A questo proposilo non sara inopportuno rammentare le belle os-
servazioni pubblicate dal lodato prof. Van Beneden, son gia alquan-
ti anni, intorno alle campanularie della costa di Ostenda. Si e fatto
ricorso agli animali inferiori per appoggiare 1'arbitrario sistema del
perfezionamento delle specie, oss!a del cangiarsi di queste in altre
piu elevate nella serie animale. Ora queste accurate osservazioni
dimostrano che negli animali inferiori per opposito la legge ascen-
dente ne pur sempre si osserva negT individui di una data specie ,
come si osserva negli animali superior! , i quali dallo stato di em-
brione sino a quello di animale adulto vanno sempre progredendo ,
fatto che esteso a tutto il regno animale formava la debol base del
sistema panteistico dell' evoluzione dell' essere universale.
Le campanularie appartengono alia general divisione de'polipi a
polipaio, che un tempo si consideravano come piante marine, e che
in vero somigliano le piante in cio che molti individui sono unit!
in gran numero per formare degli animali composti, de' quali i piii
sono fissi come vegetabili. Attorno ad una bocca centrale hanno
de' filament! carnosi o tentacoli, che servono loro come di braccia a
di gambe : per 1' estremita inferiore il polipo aderisce a! corpi stra-
nieri , e la sua p elle s' indura generalmente in gran parte in modo
da costituirgli un inviluppo corneo o calcario persistente. Allorche
1' animale s' e fissato . cresce per mezzo di gemme che nascono, e si
sviluppano da diverse parti del corpo: hanno doppio modo di ripro-
duzione , gemmipara ed ovipara. Le campanularie in particolare
presentano un tronco principale, donde partono piu rami terminati
ognun d' essi du un corpo a foggia di campanello continente un
polipo. II sig. Van Beneden , che ha dato di questi animali un' assai
accurata descrizione anatomica e fisiologica , ha osservato come ,
allorche i giovani polipi escon dell' uovo , la loro organizzazione
e al tutto simile a quella degli animali molli , gelatinosi e seinure
SI'ONTANEA 29
iluttuanti nel mare, appellati meduse . e nuotano come quesle: ha
riconosciuto in quelli la presenza di muscoli . di nervi e ancora <li
alcuni organi de'sensi. L'autore non dissimula, che potra sembrare
strano il parlare di muscoli, di nervi e di organi di sensi negli em-
brioni di polipi , ne' quali nulla di cio puo ossorvarsi piu tardi. Ma
pure , esso osserva , la ragione nulla ha da opporre: il polipo , du-
i ante la sua vita vagabonda, ha bisogno di organi di relazione, poi-
che dee fissare una nuova colonia: tostoche esso si e trovato 1111
luogo conveniente e si e ivi fissato , questi organi gli divengono
tanto piu inutili , quanto prima gli erano opportuni : tutte le loro
future i'unzioni si restringono all' alimentazione ed alia riproduzio-
ne. Ecco dunque degli animali , i quali in luogo di ascendere nella
scala animale, piuttosto discendono nel progredir della vita, trovan-
dosi nella eta prima o verso il mezzo della vita embrionaria assai
piu elevati nell' organizzazione che non nello stato adulto. Ma di
cio "basti.
II second* > rifugio de'partigiani della generazione spontanea sono
gli animaletti infusorii , cosi nominal], perche si trovano principal-
mente nelle infusion! delle sostanze animali o vegetabili : la piu
parte di essi sono microscopic!. Alquanti anni addietro si era prodi-
giosamente accresciuto il numero delle specie degl' infusorii da al-
cuni naturalisti. Si e postcriormentc riconosciuto che parecchi fra
questi pretesi nnimalini infusorii appartengono al regno vegetabile,
ed altri sono la prima eta o 1' embrione di animali di classi diverse ,
ossiii forme transitorie, che si erano tolte in luogo di animali adulti.
I veri infusorii hanno una organizzazione semplicissima. Tutte le
I'unzioni della vita animale si operano in essi per mezzo di cigli vi-
bratorii, come li chiamano, ossia di lilamenti mobili , di cui il loro
corpo e coperto ed operano a un dipresso a modo di remi. Questi
sono Togni cosa di questi animaluzzi: per mezzo di essi si muovono:
per essi , standosi fermi , agitano 1' acqua la quale rinnovata porta
loro F alimento di cui hanno bisogno : essi in somma servono alia
locomozione, alia nutrizione, alia respirazione e forse alia circola-
/ione. Non dee dar maraviglia , se animali di organizzazione cosi
30 BELLA GENERAZIONE
semplice appaiono a nn tratto nelle acque ove prima nulla rivelava
la loro esistenza , e sieno stati percio reputati una prova conclu-
dente della generazione spontanea: ma 1'argomeuto e tutt'altro che
dimostrativoi
La maggior parte degT infusorii sono fissipari , cioe si riprodu-
cono per separazione. Si vede spesso 1' animate dividers! in porzion-
celle innumerabili ; e ciascuna di queste diviene ben presto uguale
all' infusorio di cui era parte e prende la medesima forma. Queste
division! si ripetono frequentemente. Cosi in meno d' un giorno
pu6 popolarsi d1 infusorii un' acqua , ove prima ne erano appena
alcuni. In tal modo si spiega come uno stagno divenga talora verde
in una notte , e un' acqua prenda il colore del sangue in alquan-
le ore.
E avverato al presente che questi animali si propagano eziandio
per mezzo di bulbetti.o gemme. Si forma sul loro corpo una escre-
scenza che va aumentando e si sviluppa in modo da formare un ani-
male simile al primo. LTembrione o bulbetto piu o meno sviluppato
si stacca quindi e vive dapperse. Focke Tanno 1844 annunzio d'aver
veduto il Loxodes bursariay non dividersi , ma dare a luce degli
embrioni che nascevano gia sviluppati. Ferdinando Colin anch'esso
ha veduto nascere distintamente uno o piu embrioni in questo mo-
do. Questi embrioni del genere Loxodes erano stati osservati e de-
scritti sotto altri nomi e come infusorii distinti da Ehrenberg e da
Dujardin.
Si vede quanto facilmente questi animali si propaghino e si mol-
tiplichino. Si e anche osservato che essi restano talvolta per mesi
intieri al secco , esposti a' raggi del sole, senza perdere la virtu di
riprodursi, tostoche sieno bagnati dair acqua. Tuttocio peraltro non
basta, convien confessarlo, ad ispiegare il primo apparire degl' in-
fusorii nell' acqua, che n' era priva. Se in questa s'immergano delle
sostanze vegetabili o animali, dopo alcun tempo, queste scompon-
uonsi, e 1' acqua e piena di pianticelle ed animaluzzi microscopic! .
different! secondo la materia messa in soluzione,. e different! ezian-
dio in una data infusione se la si osservi in tempi diversi. Peraltro
SI'ONTAXEA 31
recenti osservazioni hanno mostrato , che questi fenomerii non si
palesano mai, se I1 infusione sia stata portata alia temperatura del-
F acqua bollente , ne pure se poi si faccia passare sopra essa acqua
dell' aria, che abbia traversato un tubo scaldato fortemente: il cou-
trario avviene se prendasi per 1' infusione acqua, o sia cruda o bol-
lita, lasciata al contatto dell' aria. Da ci6 consegue che I' acqua sotto-
messa per un certo tempo al contatto dell' aria, e percio anche essa
aria , racchiudono un principio indispensabile per la formazione
degl'infusorii e distruggibile dal calore, o sia tal principio un infuso-
rio, o un embrione di esso, germe, bulbetto,o uovo, o sporo, o altro.
(il'infusorii contenuti nella terra diseccata e pulverulenta, posso-
no essere agevolmente trasportati colla polvere a distanze conside-
rabili. Ehrenberg trovo che la polvere deposta dall' atmosfera con-
tiene degli organism! microscopic! , varii generalmente ne' diversi
paesi. In una recente eruzione dell' Ecla in Islanda , le ceneri fu-
ron portate dal vento fmo alle isole Shetland e Orcadi : una nave
danese a distanza di 533 miglia inglesi dal vulcano, fu interamente
coperta da questa materia. La comparazione di queste ceneri con
quelle prese ai piedi del vulcano , dimostr6 1' identita di origine :
esaminate al microscopio , si trovarono composte di frammenti di
corpi vulcanic! , di una terra bruna e di forme organiche d' acqua
dolce o terrestri. La disseminazione degl' infusorii sotto forma di
polvere atmosferica e dunque un fatto : questi sparsi per 1' aria si
depositano per ogni luogo: e alcuni fra essi posson tornare a dar
segni di vita, se trovino condizioni a cio opportune.
£ ancora possibile, e piu consentaneo alle analogie che non lage-
nerazione spontanea, il sospettare che questi animaluzzi si propaghi-
no oziandio per uova o spori, a cagione della loro estrema piccolezza
non ancora osservati, quantunque nori sia approvata dai naturalist!
1'opinione del celebre osservatore Ehrenberg, che si crede di averne
scoperti gli organi della riproduzione. Comunque siasi , la mirabile
moltiplicazione degl' infusorii ne' due modi couosciuti , lissiparo e
gemmiparo, e il loro trasporto per 1'aria, spiegano in modo verisi-
mile i fatti , ond1 e che ancora rispetto agl' infusorii la generazione
32 DELIA GENERAZIONE
spontanea e ipotesi al tutto gratuita esenza base *. « £ a parer mio,
scriveva I'illustre Ranzani. piu inintelligibile, che un corpo organiz-
xato t.ragga origine da particelle inorganiche, mediante le sole forze
comuni a tutti i corpi, di quello sia che i germi, a cagion d' esem-
pio, d'un infusorio, minutissimi e leggerissimi , vengano sollevati
neU'atniosfera, che gia sappiamo dar ricetto alle particelle de'corpi
piu pesanti ; e che cotai germi colle piogge . colla rugiada qua e la
cadano, e trovando 1' opportunity, si svolgano e cresoano 2. »
II sig. Paolo Gorini in un suo volume SuU'origine delle mnntd-
gne 3 ha traltato brevemente della generazione spontanea. Que-
sto argomento non si aspettava di entrare in un libro che versa
intorno alle montagne. Ma cessa e piu veramente si volge ad altro
la maraviglia , quando si sa che T autore citato trova grandi e mol-
te analogic tra la formazione dei monti e le funzioni delle piante
e degli animali , e che ci parla della vita minerale , non meno
che della vegetabile e dell1 animate. Esso ha mostrato delle ap-
plaudite esperienze : non del pari sembra che siano state applau-
dite le sue nuove dottrine geologiche ed anehe meno le fisiolo-
giche. Si e lodato il suo ingegno , ma si & deplorato , che non ab-
bia dato ad esso una miglior direzione. Lasciando da parte le al-
tre sue dottrine , toccheremo solamente ci6 che scrive intorno alia
generazione spontanea. Esso suppone , esser generahwnte ammesso
che malerie vegelabili opportunamente combinate all' aria e all' ac-
qua possano dare oriyine a vert animali , e che malerie animali in
analoga combinazione possano produrre essen vegetabiti. Noi non
crediamo cio punto vero, specialmente rispetto alia prim a parte :
\ Le cose qui dette si leggono piii stesamciite esposte in mi bell'art.0 della
Revue Cathol. di Lovaijno : fevrivr 185^, p. 301. Possono ronsultarsi anconi
gli articoli preeedenti; septembre 1831, p. 331, e octobre p. 421. Abbianio mo-
tivo di congetturare che questi articoli sieno lavoro del sig. H. B. Waterkeyn
prof, di mineralogia e di geologia all' Uniyersita cattolica di I.ovagno.
2 Elem. di zoologia T. I, pag. 100.
3 SuU'origine delle montagne e deivulcani: studio sper!m<>>ita1e di PAOLO
1851, pag. I, sez. I, c. 2, art. 10.
SPONTANEA 33
ci sembra piuttosto che le recenti indagini allontanino sempre piu
da tal modo di pensare gli scienziati , guidati soltanto dah" amore
del vero. II sig. Gorini non trova impossible, che eziandio sole
le sostanze minerali possano in certe circostanze tramutarsi in pian-
te ed in animali , e crede che numerosi fatti rendano indubilabile
la generazione sponlanea: ma intorno a cio ei ci rimanda a quan-
lo altri ha scritto; e ne allega solo uno, ch' e, a suo dire, esem-
pio irrermabile di produzione d' un animate per mezzo di sostanzi*
puramenle minerali. Sono le celehri sperienze del Crosse, delle
quali molto si parlo alquanti anni addietro: in esse, in seguito
dell' azion prolungata della corrente voltiana sul silicate .di potassa ,
vedevansi venire fuora alquanti individui d' una brutta specie di
piccoli insetti , cui si die nome Acarus Crossii. Questo fatto e
tutt' altro che dimostrativo. Non potevano le uova forse impercet-
til)ili di quell1 animalettucciaccio (pare che per esso il Redi co-
niasse tal voce ) essere nella soluzione o nelF aria sovrapposta ,
allora eziandio ch'era questa coperta da una campana di vetro?
Al piu coteste sperienze provano 1' energia della corrente elettrica
per eccitare esse uova. Ma v'e di piu. 11 sig. Gorini non sapeva
e forse allora non poteva sapere , che il sig. Turpin , avendo esa-
minato questi acarus , ha trovato che erano senza piu individui
della specie acarus horridus, specie assai diffusa, che si svolge
facilissimamente e rapidissimamente ne' luoghi umidi, qual era
senza dubbio quello , ove questi esseri furono osservati.
Ma piu che su questo fatto particolare , scrive il sig. Gorini ,
dobbiamo rivolgere la nostra attenzione sul fatto generate , che gli
esseri vegetabili ed animali , i quali ora esistono , un tempo non
«sistevano ; e che per conseguenza i primi devono essersi formati
in un modo diverso da quello che originariamente essi tengono per
Tnoltiplicarsi » . Certamente i primi esseri di qualsiasi specie , niuno
pu6 pensare che sieno stati generati da esseri anteriori della specie
medesima : percio dovettero venir prodotti altrimenti 5 se non vo-
glia , ammettendo T assurdita delle specie eterne , negare ad esse i
protoparenti. Ma cio affatto non prova, com' egli pensa, la necessild
Serie H, vol. II. 3
84 BELLA GENERAZIONE
della generazione spontanea pe' primi indicidui del regno vegelabile
ed animale. V ha un' altra soluzione del problema molto piu razio-
nale : ed e quella , die ci vierie insegnata nelle prime lezioni del
catechismo , e die si legge ne' primi versetti della piu antica delle
storie. Disse Iddio : Erbeggi la terra d' erba , che faccia seme ; e
produca alberi fruttiferi che portin frutto, secondo la loro specie;
il cui seme sia in essi. E cosl fu . . . Disse Iddio : brulichino le acque
di animali viventi ; e voli il volatile sopra la terra per I' estensione
del cielo. E Iddio creo i grandi ceti e tutti i viventi , che I' acque in
copia produssero, secondo la loro specie ed ogni volatile alato . . . E
Iddio benedisseli , dicendo : figliate , moltiplicatevi e riempite I' acque
de' mari , ed il volatile moltiplichi sulla terra E disse Iddio :
produca la terra animaii viventi, quadrupedi mansueti e feroci e ret-
tili. E cosl fu . . . E disse Iddio: facciamo I'uomo a nostra immagi-
ne. . . . E creb Iddio I' uomo a sua immagine : creo maschio e fem-
mina. E benedisseli Iddio e disse loro: crescete e moltiplicatevi ed em-
pite la terra ed assoggeltalela e dominate sui pesci del mare e ml vo-
latile del cielo , e sopra ogni beslia moventesi sulla terra 1.
Ecco la sola risposta al quesito intorno alia prima formazione
degli esseri organizzati , come a tutti quelli che versano inlorno
alia origin prima delle cose. II Creatore ordin6 , e fu. Cosi e non
altrimente si spiegano e T esistenza della materia e le leggi generali
ad essa imposte. Se si prescinde dal volere di Dio, tutto nella na-
tura e non solo incomprensihil mistero , ma vero assurdo , cioe
•effetto senza cagione. Anche nella ipotesi della virtii animatrice at-
tribuita alia materia ossia della generazione spontanea, perche non
sia questa al tutto ripugnante ed assurda , e duopo ricorrere alia
prima Cagione, al supremo Legislatore, senza cui non sarebbe alcuna
legge di natura , non che questa la quale non e avverata da sicure
osservazioni, ma supposta per non saper noi render ragione di alcuni
fatti. Iddio voile che fossero le prime piante ed i primi animali r
non peraltro tutti ad un tempo, ma secondo \ ordine stabilito dalla
i Gtn. C. I, vv. H, 12,£0—30.
SPONTANEA 35
sua sapienza ; e questi e quelle furono , quando e come piacque al
Creatore. Ma questo suo comando non era una legge imposta alia
natiira: ne doveva come le leggi imposte alia natura seguitare a
produrre i suoi effetti pel decorso de' secoli. Voile il sommo Legi-
slatore che ciascuna specie avesse i mezzi di produrre esseri della
specie medesima , e cosi diffondersi e conservarsi , ed ordin6 alle
specie animali di attivamente concorrere a tale riproduzione. Que-
sta fu vera legge del Creatore , ed in virtu di questa si mantengono
anche oggidi e si propagano le piante e gli animali: e se alcuna vol-
ta in qualche specie quella legge non si osservi , es. gr. se gl' indi-
vidui d' una specie tutti rapiti da morte violenta nori possano ge-
nerarc altri esseri , allora quella specie perisce. Gli elementi che
costituiscono gli esseri organizzati sono, e vero, i medesimi di quel-
li che formano i corpi inorganici. Ma ci6 vuol dire soltanto che a
formare i primi non ebbe duopo il Creatore di dar 1' esistenza a
nuove sostanze material! , e pote fare uso della materia gia creata.
Ci spieghi il sig. Gorini come in virtu di leggi fisiche e chimiche
siensi formati senza piu coll' ossigene, coll' idrogene, col carbonic e
coll'azoto, o con altri elementi, degli esseri dotati di organi cioe
di parti evidentemente ordinate a certe funzioni utili o necessarie
pel mantenimento degl' individui e delle specie ; et erit mihi magnus
Apollo. Ma certo niuno spieghera come possano in tal modo for-
Tnorsi esseri dotati di sensibilita, di moto spontaneo, di appetiti, di
passioni, d' istinti e di giudizii istintivi , e alcuni oltre cio forniti di
vera ragione, di libera volonta, e capaci di conoscere il lor Crea-
tore , discorrere , ed inventare e coltivare le arti e le scienze. Pre-
tendere che si formino tali esseri con sola la materia , egli e come
voler formar V acqua con solo Y ossigene. Supporre che siensi pro-
dotti senza il comando del Facitore supremo , assai maggior folha
sart'bhe che non 1'avvisarsi che fossero dal caso prodotte le poesie
di Virgilio e le pitture di Raffaello . senza Y opera di un poeta e di
'in dipintore.
jall'ji
TJBALDO ED IRENE
j RACCOMO DAL 1790 AL iSH'1'1^- ""I*
i • •
:U "b oil*
iotiil, -^ VTTT A
VILLA
iotiil, /-^rUVTT? TV ATTUAVTTT A
IL COJM1L D ALMA VILLA
Come la brigata de' giovani fu pervenuta in sul rispianato di san
Valentino, entro nel santuario a udirvi la messa del primicerio Gre-
sti, e poscia fatto una buona colezione, le donzelle si raccolsero
nella foresta dei pini, e gli uomini si misero lietamente a ragionare
passeggiando verso Prabubalo, ch' era appunto la villa montana del
Primicerio, ove 1' autunno si raccoglieva per la caccia delle lepri,
in ch' era passionate e gagliardo.
II conte d' Almavilla iva godendo 1' occhio di que' valloni boscosi
e beendo quell' aria purissima e viva che spirava rubizza e fresca
dalle alte cime de' monti. Egli era bello e grande della persona, co-
me sogliono essere i Piemontesi, d' aria alquanto chiusa, ma di ma-
niere amabili e urbane oltre ogni dire $ avea fattezze lungbe e risen-
tite , con fronte larga , naso aquilino col labbro di sotto alquanto
sporto cbe gli dava aria d' uomo subito all' ira e sdegnoso, e in uno
arguto ai sali e alia maldicenza ; ma sovra tutto avea le cigiia fitte ,
rigidamente arcate , e senza 1' intervallo cbe le suol disgiugnere
sopra il naso , onde cbe i due estremi s1 inframetteano : segno ma-
nifesto d'uomo strano e bizzarro, cui non fayorisce il buono e retto
giudizio.
UBALDO ED IRENE — JL CONTE D' ALMAMLLA 37
Quel giorno vestia 1' abito di caccia alia foggia di Pietro il Grande
Czar di Moscovia, di cui aveva un ritrattto al naturale nella sala
del castello di san Roberto ; imperoccbe 1' avo suo trovandosi riella
Legazione di Savoia all' Aia quando Pietro Alexiowitz era a Sardam
ad apprendervi la marineria come garzon di vascejlo, ivi lo conobbe
assai, e favello a lungo del savio rcggimcnto dei ducbi di Savoia di
<jua edi la dall'Alpi; dellu repubblica di Venezia, degli altri principati
d' Italia, e delle guerre onde Luigi XIV li travagliava. Di cbe lo
Czar ebbe infmito piacere ; e lo rivide poscia a Vienna, ove il mar-
chese era ambasciatore, e donollo d' un riccbissimo diamante, di
cui il padre del conte d' Almavilla fece presente al figliuolo quando
prese moglie -, e il conte portavalo sempre in dito col nome di So-
lilario di Pietro il Grande.
II conte fu assai giovinetto ammesso a studio nell' universita di
Torino, ove a dir vero non viveano gia piu quei tre fieri Appellanti
cbe Re Amedeo avea chiamati da Parigi a leggere in quella celebre
Accademia ; ma v'erano i loro allievi i quali, ancora cbe pe' richiami
di Benedetto XIV si fossero alquanto temperati nelle pubbliche
lezioni, tuttavia stillavano nella mente e nell' ammo de' giovani le-
gist! di molte dottrine avverse alia santa Chiesa, cui essi dan nome
di Curia e di Corte Romana. Percbe sui vent'anni gia laureate, fu
fatto annoverare dal marcbese di san Roberto suo padre tra gli altni-
ni dell' ambasceria di Parigi.
Gramo invero e infelice quel giovane cbe a quei di viveva a Pa-
rigi i'ra le delicatezze, le pompe, e le licenze della Corte di Luigi
XV! E per giunta libero di so medesimo, poco pio e costumato,
aiovane, bello, ricco ed allettato alle mille lusingbe e seduzioni,
onde traboccava a quei di 1' Eden, come dicean Parigi, della Francia
e del niondo. VoHuirc non era ancora decrepito, anzi nel tempo
de' suoi piu gloriosi trionfi, e il giovane d' Almavilla era si preso di
quel irivolo ingegno ed empio cbe tutti i suoi studii diplomatic! non
erano gia sopra la sloria de' Traltati, dei Diplomi, delle Convenzio-
ni, delle Alleanzc, delle Lcyhe anticbe e moderne, ma pure nel di-
vorarsi giorno e notte la Pulzella d' Orleans, i romanzi , le storie e
38 UBALDO ED IRENE
le poesie di Voltaire, ammirandone i salti, i guizzi, le iacezie, i so-
(isini, e beendo con essi tutta T empieta che riboccava da quelle o-
scene scritture. II nostro giovane diplomatic© recitava colla giovane
Mailly , poscia Duchessa di CMteauroux, conlinuo la ZaiFa , la Zu-
lima, 1' Alzira, la Merope e il Maometto, e di coteste tragedie andava
si pazzo, che non pago di recitarle in que' teatri domestici, tutto il
di le iva declamando in guisa che ne riuscia la noia, la seccaggine e
il fastidio degli amici.
L' Ambasciatore gli aveva vietato severamente di visitare Voltaire;
ma egli trovava mille artifizii per isvanire agli occlri del suo argo e
visitarall vecchio di celato, e n'era accolto araorevolmente e careg-
giato con tante jpiacevolezze, che il giovinotto avealo per suo Men-
tore in tutto. Gli tenea mano a coteste tornate clandestine il Conte
d' Argenson, e talvolta la Marchesa di Chastelet al cui castello soven-
te si riparava Voltaire per istudiare colla Marchesa gli elcmenti della
filosofia di Newton. Cotesto perfido giuntatore penetro si a dentro
neH'animo giovanile deH'Almavilla che 1'avea gia corrotto e travolto
nell' empieta. Ne pago a tanto il mise neU'amista cogli Enciclopedi-
sti ed nsava famigliarmente con d'Alemhert, con Diderot, con Fre-
ret, con Condorcet, con Raynal, con la Mettrie ed altri empii, cui la
Francia onorava del nome di Filosofi.
Saputo che Gianiacapo Rousseau fu esiliato da Parigi e riparato-
si in Inghilterra , F Almavilla non si tenne , e trascorse sino a Lon-
dra per offerirgli colla sua devozione i suoi servigi e le sue ammi-
razioni , predicandosi altamente favoreggiatore delle sue dottrine
delTl&wiWo, del Contralto sotiale, e della Xoi-ella Eloisa. A Londra
ebbe nuovi inciampi e diede in nuovi lacci ^ perocche entrato nel-
I'amicizia di lord Bolingbrocke , tli Collins, di Tindal, di Morgan e
di Chubb , uoraini ch' avean rotto la guerra al cristianesimo , ed
empiano Inghilterra e il mondo di loro bestemmie , il giovane di-
plomatico divelse e sbarbico daU'animo ogni resticciuolo di religio-
ne. Ivi si ascrisse ai Free-tinkers, o liberi pensatori che lo misero in
sulla via di conoscere poscia in Francia i Franchi Jlassoni e d' ar-
rolarsi e divenirne arrolatore indelesso in Piemoute.
1L CONTK D ALMAVfLLA 30
La misera Italia, sebben rorsa per ogni lato tlagli emissarii dcl-
]' empieta, nulla per6 di meno si guastava e incancheriva da se me-
desima col mezzo di parecchi suoi signori, i quali spandeano le loro
ricchezze riel procacciare con mille modi soppiatti i libri franccsi
piu nefandi e irreligiosi. In cotesto tradimento crudele ebbero non
piccola mano , se non gli ambasciatori delle corti d' Italia, almeno
piu d'uno de'loro Secretarii, de'Consiglieri di legazione, degli Alun-
ni, e persino degli Uscieri corrotti, i quali nel fare i paccbi pei Mi-
nistri degli Affari Esteri delle loro nazioni poneano di contrabban-
do i piu pessimi libri stampati a Parigi da Voltaire, da Tbiriot , da
D'Argental, da I)amilaville, da D' Argens, da Elvezio, da Marmon-
tel e da cent' altri impissimi scrittori. Nel Ministero avevavi sempre
alcuno uffiziale alto o basso , il quale sottraeva agli occbi del Mini-
stro quell'abbominazione, che poscia con di ricche mance venia re-
capitata di celato ai committenti.
In un certo caso, cbe occorse all'Ambasciatore a Parigi, egli do-
vette visitare non so che stanza e magazzino dell' Ambasceria e vi
trovo a suo sommo dolore , imperocche era uomo molto cattolico e
virtuoso, una grande accolta delle opere di Voltaire, massime del-
I'Epistola ad Urania, delle Novelle, del Saggio sopra i costumi e lo
Spirito delle nazioni, del poema della legge naturale, delle tragedie ,
e di cent'altre pessime composizioni di quel corruttore d'Europa. I
rammarichi deH'Ainbasciatore fur molti, ma non pote mai venire a
capo di sapere chi fosse colui cbe avesse adunata quella prostituzib-
ne di libri, e a quale intend i men to; e non sapea il valent'uomo che
quei libri trasmigravano a Torino sotto il santo suggello della Cro-
ce di Savoia, e si spandeano a sicurta pei palazzi di molti grandi ch"
Corona e di Corte, e d' altri cavalieri e gentildonne.
Tuttavia Venezia in coteste trappolerie si segnalava sopra le al-
tre Metropoli d'ltalia, ed ogni di e ogni notte dai misteriosi deposit!
di Fusina e di Mestre se ne riversavano a migliaia di copie. A cio te-
nean mano pareccbi patrizii, i quali nelle loro ville della Mirra. del
Dolo, e lungo Brenta faceano scaricare le balle intere, le quali po-
scia smagliate e divisi i libri in molti carichi ne riempiano i cuscini
.10 UBALDO ED IRENE
delle loro gondole , i magazzini di poppa, i boccaporto di prua . e
sotto le assise de' gondolieri di palazzo passavano inavveduti nei
palazzi del Canalazzo, della Giudeca , del canal regio, e d' altri piu
illustri di Venezia , donde poi si spandeano a ruina della fede e dei
costumi in cento e mille mani. Ne paga 1' empieta a tanto strazio ;
que' pessimi libri si traducean subito in volgare , e si stampavano
• • 1 • !• 1 , •-,,!••
alia macchia e spandeansi di celato a corrompere i cittadmi.
Anche Milano n' era ben condito ; e siccome a quei di le vie re-
1 • • 1 11? 4 1 • ' L I L
gie dei passaggidell Alpinon esistevano, e le mereatanzie svizzere,
francesi e alemanne faceano il valico a dosso di muli . cosi i basti
de1 somieri , in luogo d' esser pieni di crini di cavallo e di pelo di
cane, erano rimpinzati di'fogli proibiti delle opere di Voltaire ede-
gli altri empii scrittori; persinoi largbi pettorali e le groppiere n'e-
ran tutto in giro imbottiti. Altri scendeano gia ben rilegati col fron-
tespizio delle Confessioni di sanf Agostino , del Gersone , de1 Santi
Vangeli, e dopo il primo foglio cominciava il pessimo libro , e per
tal guisa si spandeano in Italia ; oltre i mille mezzi de' contrabban-
dieri, i quali per sentieri e tragetti fuor di mano li recavano a Susa
pel Moncenisio , al lago maggiore pel Sempione , al lago di Como
pel canton Ticino, oltre quelli che giugneano per mare a Venezia ,
in Ancona , £ Geneva , a Livorno , cb' erano un sobisso ; ne Roma
stessa n' era sprovveduta.
Cotali correano i tempi sopra 1' Italia , quando il conte d' Alma-
villa essendo gia secretario di Legazione air Aia fu ricliiamato
dal marchese di san Roberto suo padre , per fargli menar moglie ,
siccome colui cb' era uriico figliuol maschio. E considerate che
il marchese lasciava conquassato il patrimonio pei gravissimi de-
biti che il rodeano da piu anni , e in luogo di acconciare gli antichi
disordini , accrescendo le spese (com' e proprio de' signori indo-
lenti) . li moltiplicava per opera de' fattori , de' secretarii e d' altri
»ufficiali infedeli , fu cerco d' una giovine di ricca dote e di pingue
nretaggio. Laonde per mezzo de'parenti, posto gli occhi sopra una
-giovinetta d' una picciola citta di provincia , ma nobile e dovizio-
*a , fu proposta al marchese •, il qtiale contuttoche la donzella non
IL CONTE D' ALMA VILLA 41
aggiugnesse a tutti i gradi dell' arme sua , e si potesse dubitare al-
quanto s1 ell' avesse i quarti rinterzati e rinquartati da potere i suoi
figliuoli divenir militi di yiuslizia sulle galere di Malta , tuttavia la
dote pomposa e la pingue eredita die le cadea uscita di minore, fe-
ce rammollire alquanto nel marchese Talbagia del Blasone.
La Virginia era allora nei sedici anni, bella, pia, modesta, d' in-
dole dolce, timidetta e alquanto solitaria; era stata educata a Cham-
beri nel monistero delle Salesiane, le quali per tutto furono sempre
valentissimeneH'informare 1'animo delle giovinette alle piu rare vir-
tu cristiane , domestiche e sociali. La Virginia avea la mente colta
in quegli studii die s' addiceano a gentildonna-, sonava ben la spi-
netta o il graviceaibalo, come diceasi allora, aveva appreso il canto,
ricamava in bianco e a colori, sapea portar la vita con grazia ed av-
venenza 5 e uscita di monastero , una sua zia faceala ammaestrare
nel ballo. Ell' era orfana di padre edi madre, rimasta a guardia di
cotesta sua zia materna, donna di gran senno e pieta, e a tutela di
un suo zio paterno, uomo singolare estrano, anzi bizzarre, il quale
era tutto in certe sue ricerche d' oggetti antichi e non comuni ad
avere,ch'egli teneva in conto delle piu preziose maraviglie di natura
e d'arte, siccome colui che non era mai uscito di quella sua cittaduz-
1
za, e credea d'esser solo posseditore al mondo di quelle sue tattere.
Laonde avresti veduto certi suoi stanzoni , ov' egli teneva alia rin-
fusa coma di stambecco, teschi di cervo co' rami in fronte, la guai-
na impagliata d' un biscione, un gran rocchio di cristallo di monte
otto o dieci pesci impetriti de' monti di Bolca , una farragine di
marmi parte lisci e parte grezzi colle loro polizze scritte che ne di-
visavano i nomi e le fazioni. Ed oltre a questo gli pendeano dalle
pareti celate di ferro, bacinelle , morioni, cervelliere, e altre anti-
che armature, ch'ei comperava a ingordissimi prezzi da certi giun-
tatori , i quali spacciavano que' loro ferravecchi per monumenti
storici singolarissimi. Quell' elmo era di Corrado il Salico, quello
scudo di Federico Barbarossa, quell' asta di lancia dell' Imperatore
Rodolfo d' Amburgo , quella manopola di Elelrcdo d' hujhillerra ,
quelle rotelle di speroni erano alle calcagnadi Carlo Magno quando
{•2 IBALDO El) IRENE
I'u ineoronato imperator d' occidente in Roma. Cosi qualche moneta
cM/ica gli i'u venduLa per una medaglia di Cublai gran Can de'Tar-
tari: un pezzo di calamita per una scheggia di quel portentoso ina-
ynelc die sostiejie a mezz' aria nella moschea della Mecca 1' area di
Maometto; un anellaccio per quello d'£Wa quando approdo alle fo-
ci del Tevere ; un cainmeo per 1'anello cheportava in dito Traiano
quando in Roma meno il trionfo de' Sarmati e dei Daci.
Cotesto huon cavaliere credeva in questi suoi tesori con una fe-
de die niuno gli avrebbe mai divelto dal cuore, e facea loro i piu.
belli astucci dorati e le piu elegant! scarabattole die mai veder si
potesse; e non era giorno ch' egli non invitasse a pranzo il notaio,
il medico, 1'arciprete, il sindaco, i maggiorenti de' paesi circostanti
quando veniano al mercalo; e dopo desinare conduceali a que suoi
tesori, e sciorinava sue dissertazioni, die mai le piu calde e addottri-
nate: per tale die quei valent' uoinini aveano quelle maraviglie per
piu trasecolate che quelle del museo britaunico, e le galleriedi Fi-
renze e di Parigi.
Ma quando entrava nelle stanze de'quadri ei si toglieva il berretto
di capo come s' egli ponesse il piede in un sacrario, ed ivi par lava
di pittori e di pittura da vincere il Borghini, il Vasari ed il Lanzi.
Tutto iyi era originali dei capiscuola. quello, sapete, e un Tizia-
/u> : (juello e un Leonardo , quella vergine e un Luino ; quel putto
un Pomerancio. Ma guardate la quella Veneziana! Non ci vedete voi
un (r*orgio/j«?queirangioletto che suona iliiuto e un GianbcUini ma-
niato.Eecovi quiun^rondrio, IsmnCorreygio: Ehquegji occhigros-
si, quel sorriso, quello spartimento di capelli! e tutto desso; 1' ebb!
per una bella ventura da uno ebreo e nol pagai molto, poiche il ghiot-
to nol conobbe-, ma venutomi a trovare ilguardiano del palazzoBor-
romeo nell' isolabella del Lago Maggiore, ov' e un' accolta di <jua-
dri sontuosissima, appena entrato mi disse — Quello e un Corregyio
— Kiguratevi! costui va a spolverare quei quadri ogni settimana cha
la il sole. lo nol darei se lo mi coprissero di zecchini quant' e lungo
e largo. Un Coereggio ! e un tesoro. Yuolsi di giunta die quelhi
Vergine sia di Raffaello>e giuromnielo un arciprete die fu a Roma.
IL CONTK I)' ALMAVILLA 1 '.
Paoli Veronati poi, Rasmni, Caram, Dnmenichim. fii ! io gli ho a
died a dicci.Iieata mia nipote Virginia f he un di lasara posseditrice
di quosti tesori: il mese entrante la sposera it conte d'Almavilla; un
giovane, vedetr. rhe ci oompera a un soldo il liraecio: pensate voi!
egli e stato a Parigi parecchi anni, aLondra, in Olanda, viaggio l;i
<icrmania: costui e pazzo e si muor di questi oggetti pellegrini.
E di vero il giovane Almavilla facea il trasecolato quand1 era col
cavaliere, e te lo canzonava bene: perocche gli portava a quando a
quantlo certe anticaglie, cui vestia d1 una storia come gli venia, e il
cavaliere, bersela, e notarla asomina diligenza. Anzi ammogliato che
In colla huona Virginia, siccome costui giocava e scialacquava: quan-
do avea bisogno di pecunia fecava al cavaliere, uua di quelle lampa-
nette mortuarie che si trovano negli antichi sepolcri e faceagli cre-
dere ch' ell' era d' una rarita superlativa, siccome quella che fu tro-
yata nel mausoleo di Porsenna Re d'Etruria; ovvero trovossi anco-
ra accesa dopo due mil' anni nell' area di Sdpione Africano. II ca-
valiere inarcava le ciglia, si stropicciava le mani, curvava il capo
e saltacchiava per la sala come un estatico ; ma intanto il gio-
vinotto pigliavalo per mano, gnene accarezzava, e con un sor-
risetto alia parigirui diceagli — Deh si, caro xio, prestatemi sei
mila franchi, che ho la piu bella occasione d' investirli a grande
e ricco agio — E il gonzo darglieli-, e non sapea che li avea gia in-
vestiti le notti innanzi al gioco.
Sposata ch' ebbe la Virginia , un di avutala da se a se le disse
— Moglie mia, tu dei obbedire, al marito secondo 1' obbligo tuo-,
fosti allevata da quelle sciocche pinzocchere di Salesiane , che le
sono in dietro dieci secoli alia civilta odierna ; tu dei affarti cogii
usi del secolo, e sappi ch' io non voglio santocchierie — La Virgi-
nia gli rispose modestamente — Che intendete voi ]>er santocchie-
rie? — Intendo 1' andare alia messa ogni giorno , come avete pra-
ticato sin ora : intendo 1' ire ogni otto di a far pissi pissi alle grate
del confessionale, 1' avere il frate fra' piedi ( che guai ci venisse ad
appuzzarmi il palazzo), il cornunicarvi sovente, 1'ascrivervi a con-
gregazioni. 1' andare ai perdoni ecc. ecc. Coteste son f utte cose fuori
5 i UBALDO ED IRENE
d' usanza alle giovani signore : si fanno una volta per Pasqua come
. -i i v «.
porta il costume e basta —
La buona Virginia a cotal favellare rimase attonita ; pur fattasi
animo gli disse — Conte , io credeva che amandovi , riverendovi ,
compiacendovi in tutto ci6 che spettasi a buona moglie , nel rima-
nente io fossi libera d' esser cristiana : io, non vi daro il minimo
impaccio , ma intorno all' anima mia io vi supplico a mani giunte
clie mi concediate di seguitare le mie pratiche di pieta.
— Ecco la santusse, cominci6 a gridare come uno indiavolato il
conte ; ecco la cocciuta, ecco la pervicace : non so a ch' io mi tenga
ch' io non ti pesti di pugna e scbiaffi quella faccia ipocrita. Breve.
La festa verra il cappellano a dirvi la messa : abbiate un uffiziuolo
e basta: non voglio in casa ne Croiset, ne Crasset, ne vite di Snnti
e di Madonne ; guai se vi trovo una novena ; lasciatele alle beghine
e alle spigolistre; vi daro io di bei libri da leggere : voi siete un'igno-
rante, educata nelle superstizioni : ob ve le cavero io del capo. Que-
sta sera v' e circolo dall' Ambasciator d' Ingbilterra ; voglio che vi
segnaliate nell' eleganza : verra il Principe del Ciablese e danzera
con voi, non mi fate la goffa che vi giuro per ... — E detto que-
sto, lascio la poverina in un mare d' angosce.
Tuttavia perche la vera pieta e forte , valorosa e prudente , e le
Salesiane di Chamber! e la zia stessa aveano munito 1' animo della
giovinetta contra gli assalti improvvisi , la Virginia vistasi sola ,
gittossi a ginocchi e domando grazia a Dio di reggere invitta alle
prove : e chiamata la sua cameriera, ch' era una giovane amorevole
verso la sua signora e ben costumata -, le disse — Giulia , fa di re-
care tutti i miei libri di pieta, che sono nello stipetto, su in guarda-
roba; allogali in modo che le donne non li scovino ; indi rivieni a
me, che stassera v' e parata e hallo — Cosi fu fatto : e a tarda sera
la Virginia era messa a tale sfarzo di drappi , di guernimenti e di
gioie ch' ell' avea indosso un tesoro. L' acconciatura poi era la piu
iresco venuta da Parigi e dicevasi all' Elioles quando la duchessa di
Pompadour era ancora damigella di questo nome •, e la grazia che
dal garbo de' capelli e di tutta la persona ne venia alia Virginia era
tale , che alia festa ell' avrebbe ottenuto i primi onori.
IL CONTE D ALMAVILLA 4o
Perclie la l)uona giovane , tutta lieta di piacere al suo Edoardo ,
f attendeva con impazicnza, e quando 1' udi entrare nell' anticamera
gli si fece iucontro bella come una stella. Ma il villan cavaliere vi-
stala ornata si ed elegante, ma modesta, le s' avventa al petto , e le
strappa i ricchissimi merletti di Fiandra, gridando — Che ! mi vieni
innanzi come una Madonna di Loreto? — Ah ho capito ! Quella
scema di Giulia ricevera gli ordini precisi : le Madonne stanno in
chiesa. e al hallo vanno le galanti. Animo, oltre, chiama la Giulia.
La \irginia pallida e tremante suona il campanello, e I1 Almavilla
fa ornare la sposa sua come una Psiche. La onesta giovane sentiasi
i rossori coprir la faccia, e nego risoluto d'uscire al festino cosi scol-
lacciata e dissoluta. II bestial marito a quelle savie parole entro in
un furore crudele ; prese la Virginia a schiaffi, la scarmiglio, strac-
ciolle i vezzi d'attorno, e datole un urtone la gitto impetuosamente
sul canape. II conte fu alia festa rabbioso come un istrice , ma fa-
<*endo buon viso, spacciava die la Virginia avea quella sera un forte
dolor di capo che le tolse la gioia di quella nobilissima festa. Egli
intanto cercava fra quelle eleganti una sposa da corteggiare, come
correa la pessima usanza a quella stagione.
Intanto 1'infelice Virginia menava i suoi giorni fiottata continua-
mente dall' incredulo marito, e lottava con esso lui, ora per la mo-
destia del vestire, ora perche la non volea punto il cavalier servente,
ora per potere almeno qualche rara volta ire alia chiesa : ma quel
tiranno la opprimeva con un'acerbita incredibile. Allora la pia gio-
vane s'aperse amichevolmente colla principessa della Cisterna, colla
quale era stata allevata in Savoia ; ed era parente dei san Roberto, e
sovratutto sorella di quella dama, che Edoardo bramava di servire;
e pero quel sultano permettea che la moglie la vedesse e trattasse
sovente senza testimoni. La Cisterna era anch'essa bellissima sposa
e avvenente quanto vedere e desiderare si possa in giovane gentil-
donna 5 ma avea sortito consorte cristiano, e il giovane principe la-
sciavala praticare liberamente i suoi atti di pieta. Onde che fecero
le due amiche? Siccome la soda virtu sa uscire valentemente dai pin
intricati labirinti , cosi le due gruziose giovani convo.nnero insieme
K> UBALDO ED IRENE 1L CONTE D' ALMAVJLLA
d' invitarsi spesso di priino mattino a certe lor colezioncelle e lava-
rietti , che I' Almavilla consentia volentieri . orgoglioso di cotesta
Mobile amista.
Ma il baccello non sapea che la principessa della Cisterna lacea
venire per la scaletta seereta im venerando Padre Cannelitano di
santa Teresa, il quale raccoltosi in cappella attendea la buona Vir-
ginia , la confessava , diceale la Messa , e per ultimo le porgeva il
conforto del pane degli Angeli che tutta la ravvivava a sostener le
nuove battaglie e continue, con che 1' assaliva quella tigre. II padre
Bonaventura di santa Maria era cosi pieno dello spirito di santa Te-
resa, che lo trasfondea copioso e robusto in Virginia, ravvalorandole
Vanimo a queiraltissimo sentimento della Serafina d'amore, — out
pali aut rnori — o patire o morire. E ben n'avea sommo bisogno la
Virginia ; con cio sia che quell' eroina di pazienza a sostenere gli
ompii capricci del marito n'ebbe a passare di aspre e crudeli tanto,
ch" ei pare iinpossibile che petto di donna sia tanto vigoroso , solle-
vato, e irremovibile al bene.
Sara continuato )
RIVJSTA
BELLA
STAMPA ITAL I AN A
— -»- —
I.
In yiudice e parte, ossia Rivisla del libro Lo Stato Romano dalT an-
no 1815 all' anno 1851, per C. L. FARLXI.
Farini ha delle eccellenti qualita,ma non pub es-
sere uno storico contemporaneo. Spirito acre,
passionato, bislacco restera serapre violento.
quanlunque si sia fatto battezzar moderato.
Lettera di MONTANELLI nella Voce del Deserto
N. 20,100ttobrel851.
Lo Stato Romano doll' anno 1815 all' anno 1851, per C. L. FA-
itiNi 1 , fin dal primo suo apparire ci parve lavoro da intrattenerne
i nostri lettori con qualcosa di piu che una semplice Rivista. E cio
non tanto per iscemar fede a quella storia; che niuno sara si sem-
plice che voglia imparare i fatti e molto meno le cagioni da tale che
nel farla da giudice si professa all' ora stessa parte e parte passiona-
tissirna; si veramente ci pareva opportunissimo il parlarne in quan-
to questo lavoro puo giovare mirabilmente a fare giusta stima
dei principii , delle massime e degV intendimenti del partito a cui
1 Torino, vol. 1 e II, 1850 — vol. Ill, 1851 presso Ferrero e Franco — vol. IV,
Firenze 18.*>3, presso Lemounier.
.48 RIVISTA
appartiene 1'A. . . iXiuno per avventura fin qui gli ha messi all'aperto
con quella improntitudine e direm quasi con quel cinismo, onde 1*
ha fatto il Farini. D' altra parte noi gia dicemmo altra volta e nai
cesserem di ripetere che nella plena coguizione e nella giusta stima
del partito costituzionale clie si dice moderate , e posta in gran
parte la salvezza d' Italia. ji/jjv ->im
Ma inuanzi di chiamaread esame questo lavoro, avremmo voluto
vederne il quarto volume che probahilmente sara 1' ultimo; e nutri-
vamo qualche speranza che un certo sentimento di naturale onesta,
onde spirano alcune sue pagine , avrehhe almen sulla fine scema-
te nell' A. le influenze dello spirito di parte , che nei primi volu-
mi ne sono Tunica norma. E tanto piu ci pareva poterlo aspettare,
quanto che le peculiar! condizioni di lui hen gli poteano fornire la
maniera di dettare almen qualche tratto di storia contemporanea
con penna imparziale. II Farini , come dice egli stesso ( Vol. H,
pag. 189 ), gode intime comunicazioni , entr6 in gelosi impieghi ,
opero in trattati rilevantissimi del Governo pontificio. Or questo
complesso di circostanze hen potea da un canto destare nei lettori
savii ed onesti qualche dubbio del come egli, uomo che si dice ono-
rato e che si professa cattolico, abbia potuto giustificar se medesimo
in faccia alia propria coscienza ed onoratezza, le quali doveano rim-
proverargli di abusar tanta fiducia a contristare e discreditare il
Padre comune dei fedeli che ne lo aveva onorato. E chi sa quanti di
loro avranno ricordato in tale occasione , che un orator pagano ,
da giudici pagani , ottenne la preferenza di accusare uno scellerato
pretore, recando in mezzo contro il suo competitore quella ragio-
ne di convenienza ; essere cioe indegna cosa che egli questore si
presentasse ad accusare quel Governo , di cui avea goduto la con-
fidenza 1 !
Ma 1' Italia ben pu6 chieder questo e piu dolorosi sacrifizii di de-
licatezza ai cuori che di lei s' innamorano !
Se un cuore annodi -- Se un' alma accendi
Che non pretencli ~ Tiranno amor ?
•
i Cic. Divin. in Verr.
DELLA STAJ1PA 1TALIANA
f trattandosi d' innamorati non e fuor di proposito una citazione del
Metastasio). E non vedemmo noi il Farini medesimo priina confi-
dento ed impiegato del Pontefice, profferirsi poscia per amor d' Ita-
lia candidate per la Costituente, dichiararsi appressonon contrario
alia Repubblica 1 , tornar quindi all' impiego pontificio ; e mentre
ne ricevea stipendio , scriverne vituperii al Risorgimento e al Co-
slUuzionale -? E nol vedemmo per amor d' Italia accetlare un por-
laioglio con 22 mila franchi di stipendio, e nel rimmziarlo accetta-
re invece una grossa sine cura? Tutlo si fa per amor di patria, an-
che vituperare i benefattori , Principi , Pontefici.
Tuttavia ci restava sempre nell1 animo quella dubbiezza: Avrebbe
j)oi perseverato ed in che misura su questo metro fmo al tennine
del lavoro?
Or ecco finalmente il IV° volume che viene a togliere ogni am-
biguita, e a mostrarci il sig. L. C. Farini in puris naturalibus, spo-
glio ormai di quelle ragioni d' interesse, che lo costrinsero a camuf-
farsi di una tal quale moderazione. Leggete soltanto , se vi piace ,
la lettera al Gladstone, degna corona di tal opera, e vedrete tutto il
sussiego dell1 ex moderate ex Ministro svanire come 1' impero di
Arlecchino iinto principe , e mostrare la verita del giudizio recato-
ne dal Montanelli nell' epigrafe di questo articolo : sempre riolento,
quantunque si sia fatto baUezzar moderate. Nell' esordio di questa
lettera egli ci fa sapere che non avertdo documenli inedili dopo il
18oO', sui quali metlere in sodo il racconto , non ha avuto coraggio
di condurlo innanzi sino a quest i giorni. Ma d' aUra parts pensando
che i foraslicri ne avranno curiosita ha divisato darne notizia al si-
gnor (jladstone. Capite il latino, lettore accorto? Vuol dire che al
signor Gladstone si possono scrivere senza scrupolo que' farfalloni
che non affronterebbero il severo giudizio di coloro che ricercano
indagini accurate c sicure prove 3. 11 complimento non e molto lu-
singhiero pel Sire inglese che lo riceve , ma non puo negarsi che e
1 La Croce di Savoia nell' Italia e Popolo , 20 Ottolirc ISM.
2 Vedi il Lombardo- Veneto , 21 otlobrc 1881.
3 Tom. IV. pag. 2991.
Serie II, vol. II. 4
:;o HI VISTA
sincerissimo per parte di chi lo fa : il quale infatti nelle otto pagine
segueriti. sembra aver preso allamano tutta la quisquilia della Gaz-
zetla del popolo, doll' Opimone, dello Statuto di Firenze, della Strr-
fja, deWlfalia libera, e checche altro ha incontrato nel fango o nei
lupanari per razzolarne le calunnie piii infami , le accuse piu av-
ventate. le derisioni piu empie, che in quattro anni abbiano vomi-
tato rontro il Governo diRoma i piu svergognati demagoghi; e im-
pinzati tre anni in otto pagine, conchiude ( pag. 307 ) : questo oyai
f il Gowno del Papa.
Riserbiamoci di parlar di questo altra volta : intanto buon per
quel Governo , cbe sotto questa tcmpesta di vituperii non e solo :
nno sguardo, soggiunge T A. , agli allri Gorerni iialiam (ivi); e ri-
facendosi da Napoli comincia con un altro complimento al signor
Gladstone, lodandolo di quelle lettere da lui in gran parte ritrattate:
poi galoppa in Toscana e rimprovera a Leopoldo II 1' aver dislrulti
gli ordini liberi e menomala la tolleransa •, e glie lo rimprovera in
quella stampa appunto con che la tolleranza del Granduoa . soffre
di essere da lui ingiuriata e calunniata in Firenze. E diciamo ca-
lunniala perch^ la esagerazione si trasforma in calunnia degna di
chi ha perduto non solo la cosrienza, ma il sentimento eziandio
della propria dignita, quando la pena inflitta ai sovvertitori dei cat-
tolici fa dire al Farini che in Toscana si mandano in galera coloro
che leggono la Bibbia *. E conclude rinfacciando al Granduca , che
ora e dai sotpetti , dagli odii e dalle selte trarayliato quel paese , die
nn tempo era alberqo di pace e di concordia (pag. 308) : quasi non
fosse egli appunto, il Farini, Torditore ormai noto delFinfame con-
giura. E chi turbo quella pace e la^ero quel popolo uno , se non
quella cospirazione che in Pisa ordivasi dal medico di Russi? Del
Lombardo-Veneto poi, di Parma, di Modena; immaginatese si rac-
contano orrori ! Solo nella nostra penisola ( e non e chi possa du-
bitarne) il Piemonte viene rispanniato , perche i cotnmerd c le in-
dustrie, le rendite, il credito , la fi-nanza , tutto cola si ristora ; e
4 Veggasi in tal proposiio la hella lettera del D. W.-Gahill a un lord ihglese
rifcrita dal Dublin Journal nell' Echo du Mont Blanc 4 Marzo-18113;
DELLA STAMPA ITALIANA M
la religione stessa e I' ecclesiastica disciplina , e I' antoriia spirituale
del Papa e V Ejiiscopalo van prosperando (!!; sotlo libero Cover-
no (pag. 312).
Come vedete, 1' A. si e manifestuto appieno, e 1'iridugio ci ha for-
nito de' docuinenti atti a chiarire il vero nierito di questa storia e
liljerarci dalla taccia di soverchia severila uel giudizio die ne dovre-
mo recare. Ed anche prima di questo 1V° Vol. shucavano inces-
sanlemente dal segreto dei cuori.storie novelle e confession! ina-
spettate: i partiti contrarii entrando in lotta si davan mentite scam-
bievoli. Cosi la libera stampa rettifica da se i proprii eccessi, e qua-
si diresti ne guarisce, se fossero sanabili, le ferite. Ed una appunto
di tali confession! e quella lettera di Montanelli , che ci ha fornita
r epigrafe di quest' articolo. Essa ci fa sapere che il Farini neir in-
verno del 1846 proponeva al Professor di Pisa di rinnovare in To-
scana la rivoluzione si mal riuscitagli nel 1845 a Rimini, dove il Fa-
rini stesso avea scritto il Manifesto ai Principi e ai popoli d'Europa,
program ma della rivoluzione ; che esso recito parecchi Credo politi-
ci , e che divenne moderate allora soltanto quando non ispero piu
grandeggiare nella ri\ olta avventata. Non altrimenti ne parla Tavvo-
cato Mayr in una protesta che avremo occasione di citare fra poco.
E il Guerrazzi nella sua Apologia ha una lunga nota ^ , nella quale,
dopo aver dimostrato che la storia del Gualterio e libro di parte, de-
stinato a favoreyyiareil Piemonte ed esallare i moderati (pag. 813),
passa a dir del Farini : il mo libro si manifesta dettato nel medesimo
spirilo . . . ma con manco tli yencrosita e piu piglio di procurator?,
regio ; rilevando poscia alcune che benignamente ei vuol chiamare
faJsild, ma che a poco a poco la schiettezza del calore gli fa nomi-
nare spiattellatamente bugie; e ne va annoverando parecchie (pag.
817) oltre le altre gia rilevate nel decorso dell' apologia.
Queste e simili rivelazioni pongono ormai i nostri lettori in istato
di giudicare cio che per essi maggiormente importa , che e non
tanto la verita dei 1'atti singolari , quanto lo spirito generale del
1 Apologia di'lla rita polilicn <H V. I). (JlERiuzzi scritta da lui medetimo.
Firenze 18ol. Paj;. 81 i
$2 R1YISTA
Jibro e T intenlo a cui venue indirizzato , a fm di andar piu cauti
nella pericolosa let t lira.
j
Preoccupazione ond' e dominate lo Storico.
Con qualc spirito sia stata scritta questa istoria , se pure la dee
chiamarsi cosi, e agevole a ravvisarsi. Fervido amatore d'ltalia, ma
non giusto estimatore del verace bene di lei e dei diritti ch'essa do-
vea rispettare, 1' A. sembra appartenere (almeno nello scrivere) ad
una classc di uomini piu ingegnosi die sapienti , i quali vollero
1'onor della patria senza commisurarlo a quelle giuste proporzioni
clie vengono assegnate dalle norme eterne della giustizia ad ogni
bene creato. I quali vagbeggiando una cotal loro idea di grandezza
politica come ultimo loro fine, non furono talmente padroni di que-
sto affetto per se lodevole , che col trasmodare nol rendessero per-
nicioso e reo. Lodevole senza dubbio, anzi doveroso e I'amor di pa-
tria, diramazione che e della pieta di figlio clie per amor dei geni-
tori ama la societa in cui nacque ; per amor della societa yuolve-
derla ordinata a felicita civile-, per rqeglio ottener quest' ordinamen to
la vuole ben costituita nel governo e indipendente nella operazione.
Ma siccome ogni ordine temporale trova le sue ragioni nella felicita
oltramondiale , cosi ogni desiderio dell' onesto cittadino dovrebbe
sempre subordinarsi alle leggi del diritto, dell'onesta, della religio-
ne conosciute col doppio lume della ragione e della fede.
Ora quest' ultima subordinazione non la intese il partito a cui ap-
partiene il Farini ; e pero all' impazzata avventossi all' impresa de-
plorata oggidi da tante famiglie orbe di padri, di figli, di sostanze,
straziate da civili e da domestiche discordie, pericolanti nella fama,
nella vita e nell' esistqnza avvenire, tra sventure troppo piu acerbe
che non erano quei mali antichi, ai quali i mali recenti furono giun-
ta dolorosa e non rimedio.
Se ad alcuno sarian potute sembrare esagerate queste imputa-
zioni prima del moto di Milano , questo e giunto purtroppo a
tempo per giustificarle. Sventuratamente i nostri eroi lungi dallo
- DELLA STAMPA ITALIANA S3
sconfessare il passato, perfidiano tuttavia a preparnrne un nuovo
conato , falsando le idee moral! di amor patrio , per aver pronto le
moltitudini ad una terza riscossa ; e noi rion dobbiamo che mo-
strare da questo delirio patriottico compreso il Farini. Del pas-
sato ci e testimonio egli stesso 1 , assicurandoci che il soitimento
di indipendenza scaldava yli animi piu d' ogni altro ; che V accomo-
darci di Codici , di strade ferrate , e diciam puranche , di gnalche
civile e libcro istiluto , non avrebbe (ranquillata T Italia. E gia si sa
che Tltalia non e piu costituita di 2-1 milioni d'ltaliani, i quali ruilla
sapeano delle congiure o le abbominavano ; ma e concentrata in
quelle poche migliaia di rnoderati e di congiurati che condussero hi
sanla impresa, delta dal Farini i7 piu efficacc desiderio delle genti
citlte e liberali, il desiderio italiano 2 , ed attribuita anche da lui in
gran parte alls cospirazioni cd alle congiure, che nello Stato pontifi-
cio era/vo slate per trent'anni attuose e costanti piu che alt rove 3.
Questo significava tutta quella nostra agilazione festosa, nella quale
il grido ff Italia vcniva pur sempre mandato dalle moltitudini fe-
sleggianti le ri forme *.
Ma questo che fu nel 1847 il parossismo febbrile di una parte dei
nostri popoli, si tenta oggi di risuscitarlo con perorazioni tragiche,
quintessenza diTitoLivio e deirAlfieri,magnificando cio cheappena
potrebbe scusarsi. Leviamone un saggio dal nostro A.: Ogni volta
che I' Italia arra un poco di vita, un poco di liberta , si studiera, si
sforzcrd sempre di usarla a fine di indipendenza nazionale : sara o
potrd esserc giudicato illegale rispetto ai tratlati, inopportuno rispel-
to alle occaxioni , imprudente rispetto alle forze , ma e NATURALE : e
contro natura non pud sempre la ragione: contro la natura e la giu-
sti-.ia non provano, non valgono, non durano eternamente protocol-
1i, tratluti cd i)nperii •>.
Respiriamo un tratto , se vi piace , da questa tempesta , e ci si
dica se non e proprio una pieta a vedere un A. che scrisse talora
pagine assennate, di professione che si dice cattolico, abbandonarsi
1 Vol. I, Pas. 200 e scsg. - 2 Ivi pag. 199 c scg. - 3 Ivi pag. 201. -
\ Ivi pag. 199. — 5 Ivi pag. 201,
;; {
per 1' ehbrezza di una mal digesta idea in balia di codeste fantasir
incoerenli e soflstiche! IYNATURALE essere illegal? , arrentalo. impru-
dente! LA RAGIOSE e contraria alia natura umana e comanda di ten-
tare disperate imprese senza mezzi ! LA GIUSTIZIA e contraria alln
ragione e prescrive di violare i trattati ! e questa ragione e giusti-
zia erano calde per cospirazioni e congiure! e queste cospirazioni e
congiure erano il desiderio italiano! e questo desiderio italiano era
quell' opinione liberale svolazzanle leggermente pei campi della fan-
fasia , piuttosto che andare in traccia con per&everanle rolonta delk
sostanziali ri forme civili (pag. 202). Povera Italia ! quali avvorati
a patrocinare i tuoi diritti! quali medici a guarirti dei diuturni tuoi
morbi ! Noi non sapremmo rivenire dallo stupore in questo labi-
rinto di contraddizioni ed arrossiamo pel povero intelletto cbe detto
questa pagina. E pur siamo al principio !
Apri ora il volume II e leggi a pag. 27: E santa era (la guerra)
perche era guerra d'indipendmza. Imprudente o no, esm era santaf
f piu se era imprudente, perche I' aiidacia ed il sacrificio aggrandi-
scono e sanlificano le opere umane. Santa perche una guerra d'indi-
pendmza e santa sempre : essa t legitlima guerra a quel tnodo che
leyiltima e la difesa e che I' uomo ha dritto di uccidere I' assaJitore.
Guerra pur sempre c solo di difesa ; perche respingere o scacciare
dalla patria lo straniero imporla difendere il noslro bene , il nostro
onore , i nostri sepolcri, lulto do che V uomo ha di piu caro , dt piu
.sacro dall' altare di Dio sino al bacio dell' amata.
In verita per congiungere due oggetti sacri cosi eterocliti , non
ri voleva mono di questa sparala poetica degna di un rettorico trilu-
stre sui banclii della souola ! Ogni guerra d' indipendenza e santa !
E perche dunque condannaste le insurrezioni di Geneva, i separati-
sti di Sicilia, i sette Cantoni elvetici ? e che avreste voi fatto Ministry
degli Stati sardi, se la Savoia, francese per postura, per indole, per
linguaggio, avesse rietisato di esser provinria di un regno italiano?
avreste mandate i Ijattaglioni piemontesi a comprimere una itmtir-
rezione santa ? Gran cosa ! poco forse osservata e pure degnissima
di osservazione ! che lo Stato d'ltalia il quale si e mostrato il piu fcal-
do e V ha fatta quasi da paladino della indipendenza dallo straniero^
DELLA STAMPA 1TALIANA 55
Ma pffopriamente quello die ha in sua dipcnden/a una gente stra-
niera, se pure e vero essere francese la Savoia, quanto sono italiane
la Lombardia e la Venezia. Non vedete che codesta eontraddizione
mostra esservi anche per voi delle dipendenze yiuste e delle indiper^
denze inyiuste? che dunque il supporre giusta la vostra senza pro-
varla , era per lo meno prosunzione ed arroganza ? che i tenan del
giusto sarebbonsi f'atti rei se T avessero abbracciata senza prove ?
die tutti grilaliani non essendo, la Dio merce, scellerali e fedifra-
ghi , la vostra iinpresa divideva T Italia almeno in due partiti ? che
contro voi sarebbero state tutte le anime oneste e le coscienze dili-
cate, le quali non vedeano come voi santa sempre oyni indipenden-
denza? che con tale interno contrasto Fltalia dovea necessariamente
esser vinta e la guerra vituperata?
Ma quelle sconfitte e quei vituperi non isruorano menomamente
il nostro A. , il quale e cosi dominato da quella sua fissazione , che
chiaina un diiendere il nostro bene ed il nostro onore T andare in
cerca appunto di quelle sconfitte e di quei vituperi. Egli nel terzo
volume (pay. 321 ) scrive : il Re Carlo Alberto aver salvato I' onor
proprio, del Piemonle, della Monarchia, percht noncoiiforlato da spe-
ranza era risoluto alfeslremo sacrifirio per la causa delfindipenden-
za, quando denunx.io larmistizio nel Marzo 18 1-9. E pure non vi e
a«tore di pubblico diritto il quale, non diciamo in un insorgimento
tumultuario, maanrhein una giusta guerra, non imponga il debito
di ponderarne gli eventi , e no;i avve;i tarsi imprudentemente a ci~
inenlar tutti i beni di una intera nazio'ie. Ma gia Tudiste! quanto era
piu imprudente, tan to era piu santa la guerra. Or ri si di^a se non.
<• la morale dei pazzi che puo scambiare cosi il vizio colla virtu. La
ragione poi rhe se ne reoa e an cor piu matta: perche, dic« egli, Tau-
dana e il mcriftcio sanlificano le opere wnane. Adagio a' ma1 passi ,
signor dottor onorandissimo ! che qui non istate a presrrivere pil-
lole ai vostri malati di Russi . quando farevate il medico , se ve ne
ricorda; qui ragionate con uomini che librano i vostri aforismi pri-
ma di credervi. II sacrificio di se e del suo santifica le opere oneste :
verissimo ! chi lo nega? cosi ne vedessimo piu frequenti gli esempii.
SO RIVISTA
Ma il sacrificio della roba c della vila allnii santifica ogni opera im-
pnulcnte'.oli qui davvero ci vuole una morale italica per ingollarlosi
ad occhi serrati. Che un bravo nuotatore rairando un naufrago tra
i gorgbi si slanci a pericolarvi per salvarlo, lo diro eroismo ; ma se
egli nei lanciarvisi traesse seco iii quel pericolo ogni altro che sta
sulla riva , senza veruna speranza di salvare il naufrago, io lo direi
uno scellerato omicida. Ma come cliiamarlo poi se lanciando gli al-
tri tutti nei gorghi a perire , corresse egli al magistrate a chieder
premio e decoro per T azion generosa ? clie sarebbe se i salvatori
d' Italia fossero usciti tutti o quasi tutti dall' universal naufragio con
portafogli e con ciondoli, conpensioni e con commende, o certo non
senza qualche fondo di riserva sul banco di Parigi o di Londra, men-
tre il resto d' Italia che detestava la guerra , ne pianse gli strazii
e ne sta pagando le spese? ,ll(j
La guerra d' indipendcnza e difesa legittima ! Adagio anche qui !
se 1' indipendenza e legittima, se e provata a rigor di dritto, potra
certo dirsi legittima la guerra. Trattandosi poi non di dirla ma di
farla , si doveano calcolare le prohabilita degli eventi ; le quali ove
fosser mancate , la guerra gia delta legittima , saria stata nei fatto
sconsigliata, matta e crudele. E tuttavia 1'A. perfidia nei vedere in
quella impresa un dettame della coscienza, un mezzo per salvar To-
nore 1 un consenso di ogni anima italiana (vol. II, pag. 27). Buon
per noi, cui Dante ha insegnato le anime non aver patria e che
r ° l J
ciascuna e cittadina
D' una vem citlaecc.;
•') if)
altrimenti, pensandola il letter come noi, ci troveremmo egli e noi
nei brutto bivio o di non avere anima in corpo, o di esser nati tutnt.
A ox
to altrove che nelU Italia.
>jrn?ornib non il
Dal III al IV vol. sonp corsi due anni, e il caldo dell' A. avrebbe
' 1 ol
avuto tempo a raffreddarsi. Eppure non ne fu niente. Leggete il IV
1 il "
\ II Re (Carlo Alberto) . . . .'risolit-td'hd'Wtrkmo sacriftcio per la causa dcl-
l' indipendenza italiana, SE NON COHFORTATO DA SPERAN/.E, era confortato dalla
a di sahare I'onor pro-prio, del Pieinonte a della Monarchia. Tom. III.
3 * r 9HIOO ,
BELLA STAMP A ITALIAN A .'IT
vol. a pag. 331, e vedrete il Farini inginocchiato a pie della Gran
Urcttagna raccomandarlesi per quanto ella ama 1' Italia , che facciu
di tutto per ispodestare il Pontefice. E sapete perche? Perche alia
cosmopolitica aulorild spiriluale non si addice vivere della vita na~
zionale : giacche il di che J)io mandasse le occasioni di nazionale ri-
scossa, il Principe non vorrebbe coglierle. Vedete come costui conti-
nua nel pensiero della nuova riscossa !
Nc'i e piu felice il Farini quando o scioglie le obm@ziohio conforta
di esempii quel suo delirio. Eccone qualche brandellopersaggio. Le
mfamie smseguite dissacrar non possono do che virlualmenle e sacro.
Anche questo efalso: se iopreveggo infamie e delitti, posso essere
ohbligato a tralasciare un' opera virtualmente santa, la quale potreb-
be divenire aflbra attualmente ingiusta, spietata, sacrilega; e sanno
tutti che trattandosi di azioni in alto, si dee fame stima dall'aMtiq-
h1, HOP, da cio clie altri pu6 supporvi di virtudle.
Ogni straniero., continua 1'A., il quale rammenti le generoseire di
sua nazione per debcllare stranieri dominatori,nonpuo niegareal-
T ftalia di vendicarle stesse onle. La morale e una per tutti: ma le
cifcostanze non sono sempre per tutti le stesse. Mosca e Sara-
gozza, Vienna e Parigi erano (son parole dell' A.) corse dal fulmi-
ne e non gia governate da secoli e vincolate da trattati : era egli
si breve il dominio straniero in Italia, da Carlo V a Ferdinando II?
E 1' A. cbe dice malvagio e lacrimoso., die le nazioni cristiane si con-
sumino in sospetti ein lolte, dovrebbe comprendere, non esser buon
mezzo di cessare le nimista, quell' annullare ogni forza di trattati e
di prescrizione. fi vero che al tribunal della ragione e di Dio la col-
pa del sangue che si sparge e delle anime che si perdono ricadrd (pag.
28.) . . . 1' A. dice qui, sugli oppressor i; e lo diciamoanchenoi. Ma
se egli non dimostra che ogni Sovrano straniero e oppressore per6 so-
lo che e straniero, cosa non dimostratamaiedimpossibile adimostar-
si perche prettamente falsa-, se egli, diciamo, non dimostra questo,
avrem piu ragione di ripeter noi chela colpa del sanguechesi spar-
ge e delle anime che si perdono ricadra sui sommovitori e sui fel-
loni che soffiano ire impotenti e feroci, destano lotte senza diritti e
accendono guerre senza speranze per mandare, come teste inMilano,
58 R I VISTA
sempre nuove vittime al sepolcro e al patibolo. E diciarno impos-
sibile a dimostrare che un Principe straniero per6 solo e oppres-
sore ; non pure perche se esso e onestuomo e cattolico non oppri-
mera; ma soprattutto perche 1'esser nato in terra straniera non fa
che sia straniero un Principe quando governa legittimamenteunaso-
cieta. Nell'attostessoche ne divenne capo, ne fuallastess' oramem-
bro principalissimo, ed in questa condizione cess6 diessere stranie-
ro alia societa di cui e capo: alia stessa maniera appunto che voi,
signor Farini, se non foste innanzinaJwraliszatoPiemontese, cessa-
ste di essere straniero al -Piemen te nell'atto medesimo che ne dive-
niste Ministro. Che se altri a titolo di straniero vuol mettervi in
voce di oppressore siam qui noi a purgarvi di questa taccia, quando
non 1' abbiate voi giustificata coll' opprimere la pubblica istruzione.
Pure T A. pretende dimostrarlo; edecco la pruova(maqual pruo-
va!): Lo straniero dominatore e liranno sempre, ei non pub essere
che tiranno: anche la sua civilta, lasua mansuetudine, lasua libera-
litd sono rajftnamento di tirannide (pag.27). Che fracasso! Almeno
il Gioberti riverisce la civiltanel dominatore straniero ! almeno lo
Statuto di Firenze ricordava giorni felici per la Lombardia sotto Ma-
ria Teresa e ne sospirava il ritorno ! Ma pel Farini meglio esser vin-
ti da un Attila che da un Carlo Magno: meglio un Ezzelino carne-
fice italiano, che un Ottone pacificatore straniero.
Dalla quale monomania d'italianismo eagevolearaccogliersi qua-
le e Tunica preoccupazione che lo invase e lo domina, quale Tidolo
che adora e con quanta non diremo disinvoltura, ma ambizione, a
quell' idolo sacrifica giustizia, verita, prudenza, ogni cosa-, fmo a
.professarlo apertamente: con che ti fa segno il suo essere piuttosto
un capitale errore d' intelletto, o piuttosto una lissazione, che una
colpa di mal volere. Egli e lasuaconsorteria,invece didirebene su-
premo di una nazione 1'onesta e la giustizia, volendone qual mezzo
1'indipendenza, presero Tindipendenza qual fine ultimo; ecosi Findi-
pendenzasecondo essifu sempre santa; la giustizia e Tonestadei mez-
zi si misurarono dalla indipendenza che quelli doveano procacciare;
e tutto fu onesto e santo cio che conduceva alia indipendenza. Sov-
vertito cosi 1' ordine del fine, tutta la economia dei mezzi ne dovea.
BELLA STAMPA 1TALIANA 59
essere stranamente alterata e fu. Secondo riatura , la famiglia dee
lormare il bene dell' individuo; e questo bene serve di norma e di
misura all'-ordine domestico, come il bene domestico all1 ordine ci-
vu'o, il Lene civico all' ordine politico, il bene politico all' ordine in-
h'rmi/ionale: e proeedendo secondo questi insegnamenti di natura,
bene ordinata internazionalmeiite sara una confederazione di varii
Stati,la quale salva agli Stati stessi confederati laloro unita e liber-
ta politica^ bene ordinato politicamente uno Stato che rende libera
t> tranquilla 1' azione onestadei Municipii-, ben ordinato civilmente il
Municipio die rende onestamente felice la famiglia ; bene ordinata
questa domesticamente, se feliciti nell'onestaTindividuo, la cui ve-
ra felicita mira direttamente a Dio medesimo, centre ditutto il crea-
to. Ma quelli che ignoravano o sconoscevano questo accordo si ar-
monico, e sono idolatri di una patria alia pagana, piantato per fine
Ondipendenza neir ordine internazionale, tutto a lei sacrificavano; e
fino neir audacia dell' assassinio trovarono 1' eroismo della santita:
I' individuo i'u strascinato o sui bancbi delle scuole ministerial! a
incalenarne il pensiero, o nelle legioni or civiclie ora stanziali ad
usufruttuarne i sudori, il sangue e la vita: la famiglia, toltole il di-
ritto di educare i ligli, fu costretta a sguernire lo scrigno esorride-
ce ancora ai suoi espilatori con cvviva eluminarie^la provinciaa di-
menticare i proprii interessi sacrificati ad una dispotica centralizza-
zione\ e tuttigli Stati italiani, die con una lega iniziata preparavan-
si ad unita legittima, furono pest! e triturati inogni loro fibra per
essere rimpastali dalla Costituente in una unita monotona, contraria
a tutte le lor tradizioni ed abitudini. E tuttocio PEL BENE D' ITALIA I
Oh si davvero! Se Tindipendenzaeil bene ultimo, sacrificar tutto per
I' iudipendenza era bene; ma se questa non e 1' ultimo fine, se piut-
tosto e, un remotissimo fra i mezzi, sacrificarle tutti i mezzi prossi-
mi con danno immenso dell' individuo, della famiglia, del Municipio,
della provincia, dello Stato fu spietatezza : sacrificar tutto cio senza
probabilita di riuscimento, fu frenesia, fu delirio, e, peggio forse,
iii cospirazione infernale. E degnissimo di tal cospirazione e 1'ng-
giungervi con un misto di bugia e di bestenunia ( torn. IV, pag. 73)
che la nazionaie indipendenza e Tesplicazione hyittima, necessaria,
00 RIVISTA
immancherole del yiure civile delle genie crisliane; eppero vituperar la
Francia perche non [a capace della vera natura dei moti italiani, che
erano slati favilla all" inccndio europeo.
Queste cose abbiamo discorse alquanto posatameute non perche
fossero confutazione della storia: intendiamo bene die per confuta-
re una storia bisogna scriverne un altra: ma perche servissero a fa-
re giusta stima dello storico e dei principii onde egli si e governato
dettandola. Noi non faremo un rimprovero al Farini di avere ignora-
to i primi elementi del naturale diritto, e molto meno di non aver
penetrato le maravigliose armonie onde laProvvidenzaha accordato
nell' ordin morale ogni cosa, dall'individuo fino all' universale asso-
ciazione dei popoli. Pubblicista, direbbero i Francesi, improi'isalo,
egli nella sua condizione di medico si e trovato forse piu forte nella
patologia e nella clinica, che non nelle quistioni di dritto pubblico
e internazionale. Neppur gli moviam richiamo che messosi a idola-
trare una idea ne sia stato preso a quando a quando dal capogirlo.
Quello che diciamo noi e, che un uom somigliante, con quella h'ssa-
zione in capo e con quella passione in cuore, a tutt' altro poteva es-
ser buono che a tesser una storia. Questa non potea riuscire ad al-
tro, ne in fatto e riuscita, che a presentare uoraini e fatti misurati e
giudicati tutti a quell' unica norma della indipendenza e della na-
zionalita : proprio cqme se altri vi presentasse a mirare gli oggetti a
traverso un cristallo verde od azzurro , e manifesto che 1' oggetto
non vi puo parere altro che verde od azzurro. Insomnia egli epaarte,
e per giunta parte esagerata e sconfitta: si pensi come abbia potuto
farla da giudice quando si e messo a dar sentenza sopra gli eventi e
le loro cagioni ! Sarebbe infmito recarnein mezzo le pruove; ed o-
gnuno puo vederle da se, starem per dire, in qualunque pagina di
quei quattro volumi in cui si avvenga. J\oi avendo chiaritoqual sia
1' idea dominante dell' A. parte, stimiamo pregio dell' opera mostra-
re qual sia lo scopo ultimo di lui stesso giudice: scopo germinante
logicauiente da quella idea e impronlato con caratteri si manifest!
nel libro stesso , che neppur i ciechi non si ci potrebbon gabbare.
1
(I\ seyuito al fnluro fascicolo.)
DELLA STAMPA ITAL1ANA Ci\
iVIP.''
KoUcftinn Ardieologh-o Xnpolitano. Nuova Sorie. Num. i o <•.
II dottoMinervini nel passato Agosto, neiNum. 4 e 6 del suo nuo-
vo Bolhllino Archeoloyico Napolitano annunziava il trovamento dj
una preziosa iscrizione cristiana fattosi allora allora in Pozzuoli, e
precisamente in luogo pieno di sepolcri .... ore si crcde fosse anlica-
menle cdificala la Basilica di S. Slefano. La iscrizione si merita una
puhhlicila maggiore di quella gli possa dare quel Bollettino. Essa,
per ragione del dettato molto buono, a noi sembra appartenere anzi
al quarto clie al quinto secolo, ed e cosi:
'» lit I/If''
C. KONIVS FLAMANYS
PLVRIMIS ANNIS ORATION1BVS PETITVS NATVS YIXIT ANNO VNO
M. XI. IN CVIVS HONOREM BASILICA HAEC A PARENTIBVS ADQVISITA
ijTMiy
CONTECTAftVE EST REQVIEV1T IN PACE XVIII. KAL. IAN.
Per una lunga tratta d'anni erasi chiesto con orazioni ed era na-
to il fanciullino Caio Nonio Flaviano. Ma non avea compiuti i due
anni, che morte se 1'era rapito. Igenitori Tonorarono con acquista-
re e coprire una basilica , ove seppellirlo. Si riposo Flaviano nella
pace il 15 Dicembre.
Non v'e mestieri che noi ci fermiamo a far lunghe riflessioni so-
pra le assidue orazioni di molti anni, con che i genitori di Flaviano
1' ebbero da Dio impetrato , ne sopra i due anni non interi che fu
loro lasciato-, .ne sopra la rassegnazione eroica con che a Dio stesso
lo restituirono , ne sopra la pace in cui si riposo. Sono questi pen-
sirri che spontanei si destano in un' anima veracemente cristiana.
Voiiiain jiiullosto all'onore della basilica che i genitori stessi acqui-
stano o cuoprono per seppellirvclo.
Vede ognnno che (juesta voce non puo qui avere il senso , che
pure haquando 1'adoperianio a significare le chiese maggiori, le piu
antiche e le piu sante del cristianesimo. E molta 1' erudizione ed e
alia erudizione eguale la chiarezza , con cui il Minervini dimostra,
62 HI VISTA
avere avuto in que' secoli la voce basilica eziandio la virtu di si-
iiniiieare luogo create a bello studio per seppellire.
Ma ci sia lecito I'aggiiingere qualche osservazione alia iscrizione
romana di Faustiuiano, allaquale egli ricorre per confermare la sua
sentenza. L' iscrizione dice:
FELIX FAVSTIXIAS
YS EMIT SIBI ET VX
OKI SVAE FELICITATI
FELICI FOSSORI
IN BALBIX1S BASILI
CA LOCVM SVB TE
GLATA SE VIVVM
Felice Faustiniano , vivente tuttavia, compero per se e per Felicita
sua moglie dal fossore Felice un luogo per seppellirsi, sotto la tet-
toia, riella Basilica di Balbina. Noi il SVBTEGLATA nol sappiamo
interpretare se non sotto la tettoia , o sotto il portico esterno , qua-
lunque si fosse , aderente alia basilica di Balbina , ove intendiamo
che il fossore avesse eretto il sepolcro. E se cid fosse , trattandosi
qui di tettoia non di basilica, trattandosi d' una basilica dedicata ad
ana santa martire, dove non e il sepolcro di Faustiniano, parrebbe
I- autorita della iscrizione recata alquanto fuori del proposito. Ma
diciamo poche cose cbe ne dimostrino la opportuiiita.
E dov' era in Roma la basilica di Balbina? Non era gia entro il
recinto dellemura: era fuori, ederaprecisameiitequellacheS. Mar-
co Papa aveva edificata sulla sinistra della via Ardeatina sopra il ci-
niitero dov1 era sepolta la Santa , e dov' egli stesso voile dipoi esser
sepolto. II libro Pontificate , e probabilmente Damaso autore delle
vite di quei Pontefici che di poco T aveano preceduto , parlando di
Marco afferma: Hie fecit duas basilicas , unam via Afdeatiua , ubi
requiescit, et aliam in urbe Roma iuxta Palaccinas. Tra TArdeatina
<> i'Appia vi rimangono tuttavia le tracce di due di cosi fatte basi-
licbe , coraunque convertite in altri usi. Chi le voglia vedere , non
ha che a dirigersi o per T Ardeatina o per 1' Appia a quella vi-
gna.che riman cliiusa dalla via traversa che da S. Sebastiano va a
DELLA STAMPA ITALIANA (>3
S. Paolo. Yeggonsi quivi due piccole aree recinte daun muro e co~
perte da una volta del quarto secolo. II recinto e rettilineo dal lato
della porta, curvilineo nei tre altri lati, percheincurvasi in tre absi-
di di cui la prima presentasi di fronte , le due altre una a destra ,
1'altra a sinistra. Y'e inoltre una scala la quale conduce al cimitero
sotterraneo. Noi siamo molto incerti nel credere che sia opera del
Pontefice S. Marco una di queste basiliche. Aveano quivi stesso
basilica propria Marco e Marcelliano fratelli martiri , F aveva Papa
Damaso e qualche altro ancora 5 onde il riconoscervi 1' opera di
Marco Papa , che doveva essere piu prossima all Ardeatina , mentre
queste due sono alquanto internate nella vigna e dalla via discoste,
sarebbe temerita. Ma qui non abbiamo mestieri della identita del
luogo ; basta per noi 1' avere ancbe una somiglianza di queste basi-
liche per potere stabilire il nostro giudizio. Le tre absidi adunque
davano il luogo a tre sepolcri in modo che a questo uso principal-
men te era la basilica costrutta. La scala serviva alia comunicazione
col sotterraneo cimitero , e ancorche non vi fosse stata , la basilica
avrebbe portato il nome di basilica. I sepolcri erano comunemente
di uomini santi , ma ancorche santi non fossero stati , nulla vieta il
credere che basilica sarebbesi appellata per la somiglianza che ave-
va colle basiliche de' Martiri e de' Santi. Onde possiamo conchiude-
re die anche 1'argomento tolto dalla tettoia della basilica di Balbina,
sia dal Minervini bene appropriato all' uopo per cui egli lo adopera.
III.
AUSONII POPMAE Frisii De difterentiis Verborum cum additamentis
IOANNIS FRIDERICI HEKELII , AUAMI DANIELIS RICHTERI , IOANNIS
CHRISTIANI MESSERSCHMIDII el THOMAEVALLAURII qui opus diligen-
(issime recognitum emendavit — Augustae Taurinorum ex officina
regia an. MDCCCLII. -- Un vol. in 8.° pag. 452.
Un libro di filologia e, quello ch'e assai peggio, di filologia latina
che ha mai che fare coll' incivilimento cattolico? Se i nostri lettori
si compiaceranno di riandare colla memoria le cose toccatene qim e
la ne' precedent! volumi 5 o di leggere quello che rie diFemo spie*
(54 RIVISTA
gatamente trattando dell' Insegnamento ; vedranno V assurdita di
quella domanda. A non dilungarci dal nostro scopo , chiediamo in
urazia che ci sia consentlto , lo studio della lingua latina ad una
parte della umana societa essere non che conveniente ma necessa-
rio ; posta la quale verita, 1' opera d' Ausonio Popma era degna delle
cure del ch. Prof. Vallauri ne dovea esser tralasciata nella nostra ri-
vista. Nissuno si spaventi del vederci entrare ne' campi della filologia
o fcome vien delta da nuovi barbari) della pedanteria. La dimora
£n£- IM&WMMMW * * «L1(*&rf^?>HX. .^^feMfei ttfrt^ aillKUlX
nostra sara assai breve ; cioe solo quanto basti a dare qualche con-
tezza di questo libro del buon Olandese , e de' pregi della nuova
edizione.
La prima dote d' ogni discorso e la cbiarezza ; il mezzo phi ne-
cessario per conseguirla e la proprieta de' vocaboli ; e 1'Qstacolo piu
forte ad ottenere, scrivendo o parlando, la proprieta sono que' vo-
caboli che nel comune linguaggio vengon detti sinonimi. In questa
sentenza convengono, piu o meno esplicitamente, quanti trattarono
della rettorica, da Aristotele e Cicerone e Quintiliano ed Ermogene
fino al Decolonia, al Colombo, al Montanari, al Vallauri. Da si fatta
persuasione s'origino tra i Francesi 1' opera del Girard ; ed in Italia il
Saggio de' sinonimi del torinese Giuseppe Grassi , ed il Dizionario
di Niccolo Tommaseo, libro che non oseremmo con im buon lette-
rato lombardo cbiamare il catcchismo de' liberdli; ma che certo non
e da porre cosi facilmente in mano alia gioventu come vedemmo
talvolta usare a certi genitori mal consigliati. Si legga anche sola
la prefazione, e chi abbia buon giudizio vi trovera gittati con gran-
d'arte i semi di quelle dottrine che 1'A. dichiaro altrove piu alia
scoperta -, e che il portarono ne' passati sconvolgimenti al seggio
occupato un tempo dai Contarini e dai Giustiniani. Ma di cio basti
per ora questo cenno.
Quel che nel secolo decimonono eseguirono il Grassi ed il Tom-
maseo per la lingua italiana •, quello stesso avean fatto per la latina
molti grammatici , come pu6 vedersi nell' ampia raccolta fatta del-
le opere loro da Elia Putschio stampata in due .volumi in quarto nel
1605 in Hannover ; ovvero nel lessico del Forcellini, che tratto trat-
to va registrando le differenze delle varie parole da quelli notate.
DELLA STAMPA ITALIANA 65
Ma perche di quelle diflerenze una gran parte non ha fondamento
che nel cervello di que' gramma tici, e le buone sono sepolte in una
raccolta non fatta pe'giovani,il paziente Olandese aduno il meglio di
quelle osservazioni ; alle quali molte altre ne aggiunse ch' egli avea
con lungo studio notato negli antichi autori.del miglior tempo e
segnatamente ne' giureconsulti, indagatori sottilissimi del signifi-
cato delle parole ; o raccolto dal Perotto , dal Valla , dal cardinale
Adriano, e da altri filologi vivuti nel tempo compreso fra il ristora-
mento della buona letteratura e i primordii del secolo decimoset-
timo.
E peroccbe Y operetta del Popma parve utilissima a formare gli
studii de' giovani alia eleganza nello scrivere latino $ molti letterati,
come ne dire il titolo stesso, posero le mani ad accrescerla e miglio-
rarla. La qual cosa se per Tuna parte riesce non poco in commenda-
zione di questo libro, potrebbe per 1'altra parte ingenerare il sospetto
cbe gli toccasse quella stessa fortuna die incontro a molti somiglianti
lavori, e fra gli altri anco agli Jdiotismi della lingua yreca di Fran-
cesco Yigero. Cbiunque confront! quel trattatello , quale usci dalle
mani dell'Autore con la quarta edizionedi Lipsia, comprendera tosto
cir egli non serve piu per nulla allo scopo-, cbe non era gia di fare,
come e in proverbio, d'ogni erba un i'ascio, madi tessere unaghir-
landa de' piii bei fiori di quella bellissima tra le lingue antiche e
moderne ; ne cio pe' grandi letterati ma pe' giovanetti gia un po'
dii'ozzati co' primi principii della grammatica. A questo sconcio un
altro se ne aggiunge ed ancora piu grave. Chiunque ba pratica di
quel libro, sa quanto noi cbe ad un' osservazione del Vigero un'al-
tra ne sottopose ben sovente Y Hoogeveen del tutto contraria ; e a
questa un' altra il Zeune che le distrugge amendue 5 e a cui regga
il cuore di cercare in fin del volume la nota a cui vien rimanda-
to , si sente intimare dall' Hermann un omnes falsi sunt , od altra
formola siinigiiante, e talvolta senza cbe ve ne renda uno straccio
di ragione.
Poniamo pure che le emendazioni dell1 altissimo EUenisla te-
desco ( come vien detto Y Hermann da un giudice autorevolissimo
,wZ.//. 5
66 BIVISTA
qual e Amedeo Peyron i ) tutte sieno ibndate sul vero; e lutte pre-
•/iose le giunte dilui e de" precedent! annota tori vigeriaiii: e nondi-
meno verissimo che in quel trattato regna ora uria grandissima con-
fusione, ed e a desiderare che qualche uomo dacio giovandosi del-
la dottrina di quelli lo riordini e ricomponga tutto da capo.
Ball' ultimo di si fatti inconvenienti non andava del tutto immu-
ne 1' opera d'Ausonio Popma neU'edizione del Messerschmid ; e in
quell' aliqua passim emendavi, alia novwn in ordinem digessi, di cui
ciparla il Vallauri nella prefazione, Y aliqua e Yaliasono da intende-
re con ampiezza di significazione assai maggiore della parola. II
qual esempio di moderazione verso i precedenti editori ci sembra
tanto piu pregevole , quanto e meno frequente in certi letterati di
oltralpe^ ebasti citare il severo ed ingiusto giudizio portato inGer-
mania sopra i meriti del Forcellini e del Furlanetto da chi si prese
la cura di raflazzonare 1'opera immortale di que'dottissimi.
E tuttavolta, ad essere piu cortesi in quella critica li costringeva
per tacere d'altre ragioni, il bisogno che aveano pur essi di trovare
in altrui molta e molta indulgenza. E per fermo chiunque conosce
alquanto il gran lessico latino pubblicato in Lipsia, si sara avvedu-
to primieramente che in cambio di ridurre i varii significati d' una
parola ad un ordine piu filosofico , come aveano promesso i nuovi
compilatori , sconvolsero ed ingarbugliarono le cose per modo che
a trovare T uso d' una voce fa spesso mestieri leggere una o piu
colonne , la dove nell' edizione del Furlanetto ti si parava subito
innanzi. In secondo luogo le nuove aggiunte a pezza non coni-
sposero alle promesse; e segnatamente quanto alle particelle , che
piu abbisognavano di venire ampliate , altri miglioramenti non vi
troviamo sovente dhe gl'indicati dal Baumgarten nell'indice di Sve-
tonio^ miglioramenti pregevoli , non ha dubbio, ma gia conosciuti
anco in Italia. Finalmente questi severi censori de due filologi ita-
liani comprovarono col loro esempio che operi longo fas est obrepe-
re somnum 2 • e qualche centinaio d' errori fu notato da noi stessi 5
\ Vedi la prefazione alia Grammatica deito lingua greca di A. MATTHIAE da
I ui tradotta.
i
BELLA STAMPA ITALIANA U7
o pia ne troverebbe chi avesse maggior perizia ed anche ozio mag-
giore per coltivar (juesti studii. Nella qual digressione non intendia-
uio a meiioman; i! civdilo (ilologico onde primeggia la Germauia
sovra ogni altra na/.ione : ma solo a difendere la memoria di due
uomiiii henemeriti quanto altrimai della buona letteratura in Italia.
Ritornaiido adunque al nostro argomento , dicevamo die un al-
tro inconveniente notato ne' libri i quali vengono a mano a inano
aumentaridosi di miovegiunte e il riiis<'ire sovente aifatto spropor-
zionatiairintento de'loro autori. K peroecheil libro del Popmanon
era creseiuto ad una lungbezza e?cedente i confmi prescritti alFopere
dettate in servigio della gioventii; la molt a ]iratica del Vallauri nel-
Tinsegnare ci era pegno sicurissimo. prima aiicora d'aver sott'occbk)
la nuova edizione, clie non per opera di lui sarebbe avvenuto scon-
cio si fatto. Ne la nostra aspettiizione fu punto delusa ; e la prima
lode dovutagli nelle giunte i'atte e appunto la sobrieta nel proporre
nuovi temi , come soglion cbiamarli. Parra strana a molti si fatta
lode, e tale un tempo pareva anclie a noi; ma Tesperienza ci fe co-
noscere clie a ragione Quintiliano poneva tra i pregi di-chi profes-
sa eerie diseipli ne qucu'ckiw nescire; eil dimenticarsene talora i mae-
stri e in gran parte cagione del poco profitto che i loro discepoli
Iraggono dagli studii. Tale crediamo che fosse 1'opiniondel Vallau-
ri; il quale, se avesse mirato adingrossare il volume, poteva corre-
dare 1' opera del Popma d'un numero di nuovi temi assai piu copio-
so. Ma con qual i'rutto? Forse con dis?apito del prolitto de'giovam
per cui strive ; e certamente senza verun vantaggio della propria
riputazione -, la quale si appoggia a ben altri fondamenti clie non
sono }>ocbe osservazioni staccato.
Del rimanente quelle poco oltre a dnquanta osservazioni, in cui
si propongono nuovi temi o si ampliano quelli gia proposti, ci sem-
lapano commendaJjili per molti pregi. E primieramente le differen-
xe dal Vallauri notate ci sembrano fondate sulFuso declassici; uni-
ca regola cui dee seguitare chi aspiri alia fama di terso e purgato
scrittore latino. A questo pregio si aggiugne che le dichiarazioni
sono distese con egualeluciditaed eleganzaj e gli esempii, onde egli
corrobora le sue sentenze , ci sembran sceltissimi, Da ultimo le
68 RIVISTA
nuove osservazioni sono rivolte a correggere molti error! , die sfug-
trono scrivendo non solo a giovanetti di primo pelo; ma talvolta ad
uomini die passurono molti anni della loro vita nello studio degli
scrittori latini. >*oi certo confesseremo di buon grado die dove ci
fosse occorso di usare scrivendo le voci dichiarate qui dal Yallauri,
ne avremmo, ingannati da qualche latinante di molta fama , adope-
rata qualcuna in un senso del tutto falso.
Dalle cose dette sin qui si pare manifesto il nostro giudizio intorno
alia edizione die il valoroso Professore procure dell' operetta d'Au-
sonio Popma. Se gli studii della lingua latina (com'egli ci assicura)
sono veramente risorti nel Piemonte da quell' avvilimento, al quale
erano addivenuti per le improvvide innovazioni di pochi anni addie-
tro;lericerchedi quest' opera saran tante cli' egli dovra quanto pri-
ma por mano ad una ristampa.
Dove questo avvenisse, siccome ne abbiamo un vivissimo deside-
rio, noi portiamo opinione die con aggiungere alcune poche osserva-
zioni aiuterebbe in gran maniera i giovani a comprendere la dilTe-
renza che separa molte voci volgarmente credute sinonimeepercio
abusate da' poco esperti. Ci si consenta di esporre la cosacon quel-
la maggior cbiarezza e brevita che possiamo. Insegna Varrone, so-
pral'autorita di un certo Cosconio, i verbi primigenii della lingua la-
tina essere presso a mille 4 j dai quali compost! con preposizioni ch'e-
gli dice preverbii nasce una quantita di voci sterminata die a pri-
mo aspetto non sembra credibile; e tuttavolta e verissimo che di so-
li verbi compost! con tali particelle la lingua latina nepossiedeotto-
mila o in quel torno.
Cio posto , noi impariamo da Frontone die una plcrumque lit-
tera translala aut exempla ant inmutata rim verbi ac venustalem
commutat et elegantiam vel scienliam loquentis declaral. Del quale
suo precetto recando gli esempii, Notim igilur (continua scrivendo
al suo nobilissimo discepolo M. Aurelio) le ignorare syllabae unius
discrimen quantum referat. Os colluere dicam; panmentum autemin
balneis pelluere, non colluere: lacrimis verogenas labere(sic) die-am*
•
i VARROMS, J)e L. L. V, 5,
DELLA STAMPA ITALIANA 69
non pelluere neque colluere; restimcnla aulem favare, non lavcre:sw-
dorem porro ct puhcrcm abluero, non lavare; sedinaculamehgantiux
eluere, quam abluere. Si quid vcro mag is heseril, ncrxinc aliquo de-
trimenlo e.rigi possil, plaulino i-crbo elavere dicam. Turn praelcrea
mulsitm diluere, fauces proluere , ungulam iumenlo subluere. Tot
cxcmplis (e tuttavolta non Iia notati tutti i derivati di lucre] unum
atque idem verbum syllabac adque Utlcrae commutadonc in varium mo-
dum adccnsum usurpalur, (am liercule quam faciem wierficatwenfolitam,
caeno corpus oblitum, calicem meUc delitum ; mucronem veneno, ra-
dium visco, inlitum, rccluts direr im 1 . Dalle quali parole del dottissimo
maestro di M. Aurelio consegue per nostro avviso che a scrivere con
proprieta nella lingua latina sia di non picciolo giovamento il cono-
scere qual valore acquistino i vocaholi primigenii se loro si accoppii
1'una oTaltraparticella. De'varii spedienti che ci sovvengono ad age-
volaresi fat la cognizione ilprimo e piii vantaggioso sarebbe lacom-
pilazione di un dizionario latino ordinato per radici come fece Er-
rico Stefano per la lingua greca, e secondoche proponeva, avra ora
dieci anni, il dottissimo Conte Giovanni Galvani; etrattandosi di un
libro da porre in mano ai giovani basterebbe il ristampare quello del
(A-llario, usandogli attorno quelle diligenze che ilVallauri adopero in-
torno air operetta del Popma. L'altro partito sarebbe diaggiungere a
questa operetta alcune osservazioni che dichiarassero il valore delle
preposizioni ed altre particelle nelle voci composte ; appunto come
vediamo praticato, per la lingua greca, nelle annotazioni apposte al
Vigero. Non vogliamo dissimulare la difficolta dello stabilirne leggiy
brevi, cliiare e pratiche; nientedimeno questa difficolta non e in-
supcrabile, spezialmente ad un uomo della tempera del Vallauri che
ad un gusto squisito e ad una eradizione vastissima accoppia una
brarna sincera che lo studio della pura ed incorrotta latinita si man-
tengain onore fru gl' Ttaliani.
i Clii voglia risi.'oiitrare questo tratto notabilissimo di Fronloiie, nclla prima
odizionc roraana procuratanc daH'immortale scopritore 1'Emo Card. A. Mai Tan-
no 1823 lo troverii a pag. 97 ; e nella seconda cdizione procuratanc dal mede-
simo 1'anno 1846, a pag. 71. Nell' ortografia ahbiamo scrupolosamentc seguito
quest' ultima.
CRONAGA
CONTEMPORANEA
Roma 28 Marzo 1853.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICII. — 1. Di nuovo il dott. Ives. — 2. Operc pubbliche. — 3. I
forestieri.
1 . Nel raccontare in uno del passati fascicoli la conversione alia
Chiesa cattolica del rev. sig. L. Silliman Ives Vescovo proteslante di
JNorthe Carolina, riferiramo a fede di racconii , per noi giudicati pro-
babili , alcune particolarita , le quali abbiarao ora occasione di rel-
tificare coll'autorita irrefragabile del medesimo convertito. Egli sles-
so, il quale ora si sta occupando a deltare un libro intorno ai motivi
avuli per divenir cattolieo, ha scrilto al giornale americano The Guar-
dian dichiarando esser falso 1.° che avanti di far la sua sottomissio-
ne alia Chiesa Romana avesse mai avuto conference o col Dottor For-
bes o coll' Arcivescovo di iN'ew-Yorck o con rerun altro cattolieo in-
torno a questa sua determinazione; 2.° Che avesse mai fatto in Ame-
rica, prima di allontanarsene, alcuna o secrela o pubblica abiura o che
vi avesse cola ricevuti i sanli Sacramenti; 3.° Che avesse mai sofFerto
di mentale alieuazione salvo nei delirii dello aqcesso piu violento di
febbre tifoidea^ 4.° Che prima di lasciar la sua Diocesi avesse tolto
anticipatamenle 1' annuale salario j avenie, e vero, ricevuta por/ione
soltanto, ma questa medesima rinunziata dal di della sua conversio-
ne. Delle prime due circostanze noi avevamo detto quel taiito che
CRONACA COMEMPORANEA 7i
nvea somierlianza di verita : delle altre due siam content! di aver ta-
ciuto allora perche a veil n tutta 1'apparenza di calunniose. Dobbiamo
inline far note che nella Cliiesa protestante di America non v'ha leg-
ge canonica che imponga ai Vescovi le insegne della croce, dell'anel-
lo , e del suggello : ma non vo ne ha pure alcuna che le divieti. In-
torno all'uso e da sapere che generalmente s'adoprano 1'anello ed il
suggello: e che alcuni Vescovi di forli tendenze al catlolicismo v'han-
no e/iandio ;iggiunta la croce, ed uno di essi che la portava era il no-
slro convertito. Cio abbiam fatto noto perche alcuni giornali avean
mossi lor dubbii sopra la veracita di quella circostanza da noi recata,
che cioe il dott. Ives avesse quelle sue insegne posto nelle mani del
Ponlefice come testimonianza della sua soggezione.
2. Fin dall' anno scorso fu decretata la costruzione d' una linea di
telegrafi eleltrici die correndo lo Stato Pontificio si congiungesse da
una banda a quella del regno delle due Sicilie, e dall'altra alle linee
telegraftche dell'alta Italia. Essendo ormai compiuto 1'intero tratto te-
legraflco che partendo da Napoli passa per Caserta, va a Gaeta e quin-
di per Fondi entra in Terracina nello Stato Pontificio, il Governo di
Sua Santita ha cominciati i lavori perche quella linea si protragga
fino a Roma. All' altra eslremita dello Stato van distendendosi i fili
che porranno in comunicazione Bologna con Modena ; e nelle pro-
vincie al di la dell'Apennino non tardera molto a porsi mano alia linea
che deve congiungere questi estremi.
La societa che ha intrapreso d'illuminare Roma a gasse ha dimostra-
to grande sollecitudine, ed omai vedesi molto avanzata la fabbricache
dee servire per i fornelli distillatorii del gas luce, per il depuratore o
lavatoi, e per il gasometro. Con la fabbrica van facendosi di conserto
gli altri preparatiri necessarii, e non poca parte degli arnesi richiesti
e gia in pronto -, sperasi adunque di veder quanto prima aggiunto
quest'altro lustro alia citta piu insigne d'Europa pei suoi monumenti
antichi e moderni. Ne la tardiia del provvedimento cagionata parte
dall' incertezza del vantaggio dell' illuminazione a gasse in paesi s\
prowisti di oho, parte dalle circostanze politiche degli ultimi anni,
renderii men cara alia popola/.ione la comodita che ne verra alle
strade, alle botteghe, alle sale, alle stanze per lo splendore piu ac-
ceso e piu bianco di quella riamma.
3. Argomento certissimo della fiducia pubblica nella pace d'un pae-
se e il concorso degli stranieri , i quali s' affannano piu di ogni altro
citladino dei tumulti d'una citta. E forestieri quest'anno non ne man-
oano a Roma non ostante che poco sia ridente la stagione , e molti
rumori di cospirazioni siensi propagati ad arte, e fondamento di te-
merne non mancasse, testimonio Milano. Ma quel che piu e son tanti
72 CROKACA
cole^ti slranieri accorsi chi per dovo/.ione religiosa. chi per profittevole
islru/.ione, chi per curiosita e dilello, chc da molti anni a questa parte
non erasi giammai vednto tanto eoncorso: ed il vantaggio clic ne vie-
ne al popolo e grandissimo. Ahl)iamo lidito noi medesimi da artisli. e
negozianti che gli albcrghi soncolmi, le private abila/.ioni ripiene, le
botteghe e gli studii frequentati, e commission! ed allogamenti „ e
<*ompre di oggetti d' arti liberal! in gran numero. Bei frulti di pace ,
e ben altramente deliziosi pel popolo, che le matle strida non sian-
gli, le paure, le agita/.ioni, e dicasi pure gli assassiniie le depredazio-
ni cui 1' ebbrezza del Hbertinaggio gli presenta con man generosa !
STATIS.VRDI (X'ostra Corri.pontonza* 1. La stampa c taiffrazionc - 2. Impro-
stito, e Finanze — 3. F.purazione della Cortc — 4. Senate; Camera dei de-
putati; voti per la abolizioiie dclla pona capifale — S. Fcrrovia di havigliano
« di Novara; monumenti; scuole e tenipli Valdesi.
i
1. A scolpare d' ogr.i laccla d' esagerazione chi lamenlava le sfic-
natezze della stampa in Piemonle venne fuori opportunissima iin;>.
nota della Gazz-etta ufllciale, che seir/a ambagi le confessa in tulta la
lor turpitudine, e pur condannandole dichiara il fermo proposilo del
Ooverno Sardo di non voler por mano a nuovi e pin efficaci mezzi
di repressione, comunque sia evidente che gli alluali non bastano.
(( II Governo, come gia lo espresse allre volte, disapprova altamente
•« gli eccessi della stampa e principalmente le ingiurie ai potentati
« esteri, le apologie dell'assassinio, e gli eccitamenti alle rivolte: »>s-
« so divide in cio T indignazione della gran maggiorama del paese
« conlro gli aulori di tali eccessi, i quali hanno lo scopo visibile e di-
« chiarato di rendere difficile la liberta costitux.ionale, e di compro-
t< melter la liberta della stampa. — Ma appunto perche la opinione
« pubblica condanna la cattiva stampa e ne punisce gli autori col suo
« disprezzo ; cd ha dimostrato recentemente di non lasciarsi com-
••« muovere da' suoi eccitamenti, il Governo, convinto che i mrzx.i le-
•« .gali di cui dispone sono sufficienti a paralizzare leprave inlenzioni
« fli pochi traviati ocompri, che non trovano eco nel paese: delibera-
te to a far rispettare le leggi colla voluta energia, crede non del)basi
« nelle atluali circostanze proporre modificazioni ad una leggeorga-
<( nica, le quali, credute foriere di altre restrizioni, scemerebbei-o
« confidenza nelle attuali istilu/.ioni libere agli uomini sinceramente
« costituzionali, e porterebbero la perturbazione negli animi. » Onde
vuolsi inferireche il Governo Sardo giudica le ingiurie a' Principi stra-
nieri, le apologie dell'assassinio e gli eccitamenti a rivolta essere rea-
ti di tal natura che basti a punirli la indignazione ed il disprezzo con
CONTEMPORANEA 73
mi si suppone che siano guardati dalla maggioranza della nazione.
l)i che basti in prova la incrzia del pubblico Minislero che manifesto
rolla piu assuluta impassibilita ed indillerenza la valuta eneryia con
cui il Governo dice esser risolulo di far rispetlare le leggi. Oltre di
ehe riesce preziosa, per non dir allro, la confessione elie si fa coji ei-
plicila, dell' esscre eioe la confidenza nelle isUlnzioni libere fondala
sulla lolleranza ed impunilu di tali eccessi che pur sollevano contro
di se la pubblica indignazione ! Ma il meglio da sapere , e che puo
gillar molta luce sul significato di cotesta nota ufliciale, si e il perehe
siasi messa fuori: ed eccolo quale 1' abbiamo da oltima fonte. 11 sig.
Appony, Ministro d' Austria a Torino, avea diretto giusti richiami al
Miuistero Sardo, per la cinicae brutal maniera con cui certi giornalac-
ci, facendo 1'apoteosi dell'assassino Libenyi, si svelenivano contro 1'Im-
peratore d' Austria; e in questo avea pur dato a capire che sarebbe
necessario una buona volta pigliare provvedimenli che valessero ad
impedire tali enormezze. II Ministro degli Esteri e quello di Grazia e
Giustizia gli fecero capire che non sariasi cangiato pur un ette delle
present! leggi della stampa. E per viemeglio ribadire il chiodo, fudi-
retta a Vienna una nota in questo stesso senso, rivendicando la per-
felta indipendenza del Piemonte per cio che spetta 1' interno suo reg-
gimento e la propria legislazione. Quindi, a cessare i clamori de' li-
berlini messi in subbuglio della voce corsa che si dovesse tra poco
restringere la licenza della stampa, mando pubblicare sulla Gazzetta
ufikiale la surrifei'ila dichiarazione , con cui palesare tutto 1' ani-
mo suo. Ma resta a vedere se il provvedimento riuscira poi sempre
a bene. Dotto qual' egli e delle dinamiche leggi d' equilibrio nell' al-
lalena , il Ministero Sardo che alleggiossi a magnanimo campione
d' indipendenza per cio ehe riguarda la stampa, s' affretto di rabbo-
nire i corrucciati vicini con rinnovali rigori contro alcuni turbolenli
emigrali. If rate Hi ne levarono alte querele: ed il Ministero rispose
eon un' allra nola in quesii termini: «. Quanlo e fermo proposito del
« (ioverno di tulelare lapacifica emigrazione, altrettanto si erede es-
« so in debilo di non perniellere che nessun emigrate abusi dell'ospi-
<( talita sia col prendere la posizione di nemico dichiarato dei princi-
« pii coslituzionali, sia col premier concert! e tenlativi che compro-
« metlouo il Governo nelle sue relazioni estere. » Cosi la paura e la
neeessila niette senno in capo a quegli slessi uomini die durante 1'ar-
mistizio del 48 preparavano laseconda riscossa del 49, e rinfocolava-
no gl' incendii di Brescia e di Venezia. Ma non per questo e da cre-
dere che mo 111 o di gran conto siano gli emigrali i quali abbiano a do-
lersi di sovevchia severila del Governo Sardo. 11 proverbio che son
sempre gli stracci che vaniio all' aria , s' o avverato anche in questo/
74 CKONACA
caso; e pochi ciechi islrumenli del Mazzini andranno altrove a portare
lor miseria e lor delilti; mentre il Mazzini, tenutosi con tutta sicurta
parecchi giorni in Piemonte e in Torino stessa, tornera nell' agiato
suo covo a Iramar quetamente nuove congiure e nuovi assassinii. 11
Governo Sardo, comunque innocentissimo d' ogni complicita col fa-
inigerato banditore dell' Idea, polrebbe lrovai\?i in qualche impiccio
se fosse vero quello che stampavasi in Svizzera dal Bund, cioe che
in dosso ad un sicario arrestato a Poschiavo si eogliessero lettere di
Mazzini colladala di Torino, scrittenei giomi in eui succedettero i mo-
ti di Milano; e che dal Piemonte fossero spedite le arnai sequestrate
poi a Poschiavo. Ma gli aifettati timori di certi cotali che sembrano
paventare»una imasione Austriaca in Piemonte, sono senza fonda-
meiato. II Governo imperiale mostro di accettare in tutta la loro eslen-
.4one le schiette e leali proteste del Ministero Sardo contro il sangui-
nario attentato d' un pugno di ribaldi, i quali irassero sulla Lombar-
dia nuovi ilagellk; e nella quistione del sequestra posto sulle rendite
degli emigrati pare che non voglia punto spinger lacosaagli estremi.
Dicevasi che il Ministero Sardo, pigliando le difese de' Lombardi gia
ascrittialla cittadinan/.a piemontese, minacciasse di venire per rap-
presagliaal sequestro de' beni che molti dovi/iosi sudditi austriaci
posseggono nella Lomellina e sulNovarese. Ma cotali spavalderie deb-
boiio essere piuttosto desiderii di certe teste calde ed avventale, che
non serie deliberazioni d' un (ioverno che senle tutla la debolezza a
cui si ridusse per gli errori e pei disastri d una guerra mal ordita e
j>eggio coiidotla, con quell' esito che lutti sanno. Certo e rhe le islan-
/e fatte da parecchi emigrati presso il Governo Austriaco, perche si
facesse ragione alia loro innocenza col sottrarli agli ettetti del seque-
stro, furono accolle molto favorevoicnente; epare che al postutto gli
i'll'elti di tal provvedimento generale si restringeranno a punire certi
pochi , i quali sanno pur troppo quanto sia notoria la lor complicita
rogli assassini del 6 Febbraio.
i. Intanto il Piemonte debbe saper grado al Ministro delle finanze
</>nte di Cavour del vantaggio che gli verra dal recente imprestito
st-ipulato con molta abilita colla Casa Rots-child di Pajrigi. (iia fii> d;il-
i anno scorso il sig. di Cavour chiedeva la vendita di due railioni di
reudita alia stessa Gasa Rotschild al prezzo di L. 92 ]>er L. 5 direndi-
la. Ma la Camera elettiva vi si oppose per tal modo che la cosa si do-
vetle lasciane da parte. Ora venue compiuta sulla base del 3 per cen-
to a L. 70; di che viene allo Stato un considerevole vantaggio. Infat-
ti L. 70 di Capitale contro L. 3 di rendita rappresentano L. 116,66
di Capilale, contro L. 5 di rendita. II prezzo offerto 1' anno scorso
esseado di sole L. 92 , il vantaggio presente e di 24 , 66 per cento.
CONTEMPORANEA 7^
Cosicche mentre a' patti d' allora due milioni di rendita avrebbero
procurato alle linanze soltanto un capitale di L. 36,800,000; col con-
tralto ora conchiuso essi loro produrannoL. 46,666,666. E se a que-
sta somtna si aggiungano i due milioni di lire che nel corso dell' an-
no si sarebbero dovuti pagare per gl' interessi, si vede che 1'utile re-
cato alle finanze da cosi lempestiva dilazione, e dall' aceorgimento
del Ministro delle finanze, ascende quasi a dodici milioni di lire. Sa-
rebbe grasso mercato! Ma vuo-lsi por menle che a temperare i risul-
tali di cosi prospera specolazione intervengono poi le condizioni ac-
cessorie di commissione, di abbandono, di decorrenze, di interesse e
di more di pagamento, le quali ridurranno sen/a fallo a propomo.nl
piii modeste la vistosa cifra de' guadagni. Intantosi sache al Rotschild,
venne consentita nna provvigione del 2 per cento, sicche la rendita
netta e di 68, comunque a Parigi siasi venduta al 69 per maggior fa-
cilita e pronterza di spaccio. InoUre pare che, senxa assumere verun
obbligo di ammorlinicnto alpari mediante estrazionia sorte, non sia-
si attribuito alia estrazione, da farsi mediante le compre al corso,
che un fondo del 1/2 per 0/0 del Capitale ; e di pin la meta dei titoli
cosi comprati debbano immediatamente annul larsi. Per lo che 1'estin-
zione sarebbe molto lenta , e laseerebbe tempo allo Stato da riordi-
nare e rifornire le finanze.
Qneste sono oberale d'un enorme debito; ma le crescenti imposle
direlte, e la rendila copiosa delle indirette, se non bastano acolmare
1'annuo deficit, aiutano a manteiier \i\o il credito, e dar speran'/e di
piu lieto avvenire. Le imposte indirelte dell' anno scorso diedero ua
prodolto di L. 7,243,092 di piu della somma bilanciata; la qualepre-
sumevasi non dover eccedere L. 66,690,100; ed invece tocco le L.
73,933,192. An/.i tale incremento sarebbe giunto a circa 9 milioni, se
la tassa sui diritti di successione, che supponevasi dover f'rwllare L.
3,500,000, avesse almeno raggiunla lal cifra. Ma per lo contrario non
se ne ritrassero che L. 2,213,086-, onde 1'introito di questo ramo delle
imposte indirette fuminore del prevedutodi L. 1.286,9H. Le dogane
fruUarono L. 2,949,481 oltre alia somma segnata nel preventive; e
cosi i fautovi del Hbero scambio hau buono in mano a provare 1'ec-
cellenza di lor sistema, e cantar vittoria. Resterebbe solo a provare
cheuna maggior riscossione di gabella non sia effettod'unacrescente
importazione di roba straniet^a, la quale in un paese che <• tullora in
condizioni d'industriapoco sviluppata, presuppone unapix>poraionata
esportazione di denaro; il che suole per lo piu andar inuanzi di non
molto allo scadimento ed alia rovina del paese. Aumento di traiiico
e di consumo v'e cei tamente; ma lo scambio quale, se non di denaro
contro merci? Basta; tali questioni meglio che dai discorsi, si risol-
76 CROXACA
vono dal tempo e dalla sperienza: ne influiscono poco a decidcrle lo
condi/.ioni polhiche, e lo stato delle relazioni interna/.ionaH de'varii
popoli. Pure-he si faccia senno quando si vede 1' inette/./,a degli spe-
dienli, e il pericolo d'un falso sistema !
3. II Ministro Siccardi preconizzava Eiptorflstowe della ma gistralura:
e si sache per questo intendevasi quella specie d'ostracismo per cui
•si doveano toglier d'uflicio uomini anche eminenti per senno e pro-
bila, sni quali cadesse sospcllo di non essere bastevolmenle devoti
agli ordinamenti del Governo rappresenlalivo. Ora s'e posto ir.ano nl-
l ' epurazione della Corte. Fin d'allora che giunsero ad afferrare nuo-
vamente il portafoglio i sigg. di Cavour c di S. Martino, sapevasi di
certe condi/.ioni pattovite, per cui alcuni degui ed cccellenti personag-
gi voleansi allontanati dalla persona del Re. e ridolti neH'impossibilila
di giovare col lorconsiglio e colla loro lealta a tulle prove alia a vi gust a
dinastia Sabauda. Tra quesli primeggiava il Marchese Cordcro di Pam-
para, benemerilo per lunghi ed onorali servigi, e sovrintendento della
lista civile. Ma appunlo per queslo egli era il bersaglio costante delle
ire e de'rancori mal dissimulati d'alcuno fra i ministri del He, che
sludiavasi di mellerlo in aspetlo d'un caporione di reazionarii. 11 voto
solenne del Marchese Pampara, chenel Senato del Regno respinse la
legge pel matrimonio civile, diede un appiglio a chi ne cercava per
disfarsene. 11 Marchese Pampara fu poe'anzi licenzialo dalla sua carica,
per dargli successore uncostiluzionaledibuona lega, cioe il banchiere
INigra, degnocollegadel Ministro Siccardi, valente propugnatore delle
leggi per 1'abolizione delle immunila ecclesiastiche, e del malrimonio
civile, e tullo cosa del sig. di Cavour. Cos"!, a poco a poco, si vanno
rimovendo dai consigli della Corona lulli qvielli che prima degl' in-
leressi di parle politica tengono in pregio la verila , e la relicione.
Accertasi che il Marchese di Pampara abbia nobilmente rifiutata la
•decorazione dell'Ordine supremo della SS. Nunziata che gli si offeriva
nell'allo di quell' improvviso licenziarlo daH'ufllzio che ei lenevacon
lanto luslro della Corte Reale.
4, Nel Senato del Regno discutevasi la legge pel riordinamento delle
Camere di Commercio. Conpoca baltagliane venivano indislinlamen-
le approval! lutli gli articoli. Ma lo scrulinio segrelo olleneva un op-
poslo risultalo; e colla maggioranza d'un -rolo, ne piu ne meno di
qiiel che avvenne per la legge del matrimonio civile , la legge era
reietta. Di che i malevoli tolsero appiglio a vilipendere il Senato. come
se si fosse mescolato piu d' un codardo , che menlisse a se slesso in
pubblico, volando dapprima pel Ministero , poscia in segrrto per la
sua coscienza. Son miserie tullo propi'ie d'ognifioverno che si lie-
ne a forme di pubblicha. La Camera dei depulali fu piu d'una volta
COMEMPORANEA 77
costrelta ad aspettar buona pe//a. ed anco a sciogliersi sem.a aver falto
nulla, perche i rappresenlanli del popolo badavano adaltro, e lascia-
vano desevti i loro slalli, a segno da non trovarsi raccolli in numero
sufliciente adehberare. .Ma uu giorno essendosi impesoalle fbrcheun
omicida, e per difetto del carneiiee riuscita male 1 "esecuxione della
senlen/.a di inorle, i depulali udirono calde interpellan/e di aleuni
eloquenti oralori, e con alleUucsa unanimita si formolo il voto e de-
siderio di veder modiiicala 1'esecuzione capilalc, eperintanto studia-
10 il modo di abolirla intieramente.
i>. La ferrovia di Savigliano e gia in piena allivita, e fu solenne-
menle inaugurala eoirinlervento del lie, dei varii poteridello Stato,
e di moltis>inii amalori del progresso, i cut elo^i tesseva religiosa-
.uienlc Mons. di Callabiana, Vescovo di Casale e ciltadino di Saviglia-
no, che t'n prescelto per compiere il religioso rilo della benedixione.
11 degno prelato dimostrava ifruttidello inciviliniento catlolico, ed il
sineero amore e studio con cui la Chiesa favoreggio sempre il bene
de'popoli. Ma i cultori del materialismo sanno forse apprezzare cosi
sublinii e giusle considera/Aoni ? Le deridono. Tant'e : con costoro la
materia e lulto, la religione e nulla. In quanto alia ferrovia daiN'ova-
j'a a Torino, pare clie si spingano con molto calore gli studii, i pre-
paralivi ed i lavori per compierla in breve tempo; e lo scalo precipuo
sara in faccia al ponte sulla Dora.
II monuniento per la legge-Siccardi e presso al termine. In sulla
pia/./a di (alia si gkttano le basi pel magniftco monumento al Conte
.1 <T<lc ; ed in Alessandria i Curia li si dan no altorno a raccogliere de-
naro ]>er quello die yogliono innal/are al mart ire Vochieri, messoa
morle come reo di ribellione contro Re Carlo Alberto. I^e scuole
Valdesi era no semeuzaio di errori e di pericolipci fanciulli caltolici.
11 Min. Cibrai'io ordino agl' ispettoi'i di vegliare che questi non si me-
scolino a ([uelli. Parlasi di innal/are un altro tcmpio Valdese; e la Pro-
paganda Anglicana clie spese ben 7 mila sterline per quello che sta
compiendosi in uno dei pin bei quartieri di Torino, cerlo non si tro-
vcia in iuipiccio per fondarne un altro. Ma che sara del Cattolicismo
del Piemonte.'*
-ffo n 1 1
TOSCANA f.Vo.vfra Corrlspondenza} \. Liberazione dc'Mudini. — 2. Ampliamcnto
del poi-to di Livonio. — 3. Traltati di commcrcio colla Francia. — -4. Leg^e
sulle rcclutc militari,
1 . Quando meno eel saremmo aspeltato , quando meno al debol
nostro opinare sembrava opporluno e coniacente alia dignita e al-
l' amor proprio del Coverno di Toscana , la gra/ia de' sciaguvati sposi
78 CRONACA
Madiai . e stala concessa clal Granduca. I Ministri di Francia e d' In-
ghilterra. c quello pur anehe di Prussia, raddoppiavdo I'in-istenza e
gli uflici, c facendo valere che la rigorosa espiaz'ione della pena in-
flitta a costoro, era aeerbo pretesto alle sevizie di un partito intolle-
rante contro i cattolici e nella Germania e nell' Irlanda, e toglieva ai
Governi, di Prussia in ispecie, il poter accordare alia Chiesa cattolica
una prolezione scoperta , hanno finite coll' espugnare 1' animo del
(Iranduca: e come sempre avviene. che i piccoli e i deboli, dehbono
piegare ai forti e potenti , cosi la fermezza del Governo toscano h*
dovulo qiiesta volta esser vinta dalle tie Potenze che si sono riunite
per trionfarne. Nella nolle del 15 al 16 Marzo, con grandissima ses-
grele/.za , furono lolli dagli Ergasloli o Penilen/iavii di Lncca e di
Vollerra, i due cow'ragi, e scorlati da vifticiali di gendarmeria in abito
borghese , furono essi condolti a Livorno. Quivi consegnati a bordo
del bastimento a vapore france<e ['Industrie e muniti di passaporto
francese con finti nomi, parlirono nella serata del 16 per MarsigHa.
Assicurasi che il Segretario della Legazione di Francia a Firenz.e fosse
incaricalo di accompagnarli: ed e cerlo che questo personaggio sbar-
co insieme con essi a Marsiglia.
2. Se 1' agricoltura ha sofferto, il commercio pero s' e riavulo d'as—
sai in quest' ullimi tempi. Livorno va riprendendo molta dell' antica
atlivila, e unavvenire assai fauslo gli viene preparato dalle sempre
sollecite cure del Granduca per questa importante cilia che t: chia-
ve del commercio dell'Italia centrale. Al prossimo ilaapio si devo-
no aprire i grandiosi lavori per I'ampHamento del porto. II Mini-
stro delle Finanze ha gia contra ttato col la Casa bancaria Rotschild,
la vcndita di altrettanta rendita consolidata per produrre un capi-
tale di 10 milioni quanto si reputa necessario per la spesa di tali
important! costruzioni. L'allual porlo e piccolo e troppo poco pro-
fondo, sicclu- i bastimenli di alto bordo e i navigli da grande carico
n<ui vi possono ne entrare ne stare. Guerrazzi che conosceva piu che
cliiuiKjue allio Livomo e il suo commercio aveva ideatoun progelto
di ampliamento inlerno e di sca\alura artificiale del vecchio porto .
per otlenere entrata e stanza sicura dai venli alle navi di qualun-
que portata. Ma il suo disegno fu lasciato in disparte come troppo
difficile e lungo, e si ebbe invece ricorso a un modo di costru/.io-
ue sollomaiino per giavare sulle sabbie del profondo letlo del ma-
re al di fuori del porto attuale le fondamenla di un muraglione o
diga che chiudesse un novello bacino sicuro dall' urto dei venti e det
marosi e facile all' entrare e all' uscir dei navigli. Questo sistema
«on c nudvo, an/.i c anlichissimo in Italia, ed e invenzione dei Ro-
mani, il che ben dimostrano le vecchie costruzioni del porto di Civi-»-
CONTEMPORANEA 79
tavecchui. Esso eonsisle nell' afl'ondare grossi cantoni di mistura di
memento, po//.olana e gbiara, di tigura cubica di 10 niHri quudrali
in volume, i quali assodandosi niiiabilmenle iiell'acqua, e pel gran-
de peso e gravita loro restando 1'uu sopra 1'allro immobili , oil'rcmo
H>pra le acque un solido piano ove fondare le roslruziom. A lalo
al porto sara edificata la nuova stazione dclla Slrada Ferrala Leopol-
<la per cui le merci sen/.a taulo sciupio di trasporti e di nian d'oiiera
•yen-aii travasatedai baslimenti sui carri deiconvogli e partiranno rapi-
dameate per il loro destino. E poiche la Leopolda andra quanto pri-
;uiii a romunicare colla linea di Lucea a I'istoia e quindi colla grande
Strada Ferrala Haliana centrale che al mese di Giugno coniineera ad
«sser costrutta, Livorno sara lo scalo cui Bologna, Modena, Parma
e Lombardia dovranno ricorrere pei loro coinmerci col mediter-
raneo.
3. Un Iraltato di oommercio fra la Francia e laToscjina e stato sli-
pulalo ret-enternente cioe il 9 di Mar/.o per an nisei ed entrera in vi-
gore il prime Aprile ; in questo traltato oltre grandi concession! ai
sudditi respettivi e alia parificax.ione dei diritti di tonnellagio per i
bastimenti di due Stati; vi e la esen/.ione de'bastimenti francesi toc-
rauti Livorno e per le merci esportate o importate per mezto di
«'->i . da ogni tarift'a o dirilto di entrata o di uscila : il che viceversa
<• slabilito parimente per le navi di bandiera toscana approdanli nei
porti di Francia. Molla lode dai giornali piemontesi sonosi acquistata
per quesio tratlato e il Ministro di Finanza Cav. Baldasseroni, e il
<]onte Gabriac residenie francese a Firenze. Si pretende da alcimi
(jnesto u n prineipio di lega commerciale che dovrebbe vinco*
laic in opposixione e in confroiito dello Zolhvei'einaustrogermanico.
i'llalia centrale e meridionale, cioe la Toscana, gli Stati dellaChiesa
<> il liegno delle due Sicilie. Egli e cerlo che quesio trattato per cui
la Francia istessa ha messo grande impegno e calore , e che tende
a far Livorno emporio di commercio francese ove i bastimenti di
questa bandiera snran da qui avanti come in casa propria. ove i sud-
diti di quella na/.ione potran risedere e commerciare con esenzione
di patenli e di tasse. <'• HMO dei niez/.i con cui il nuovo Imperatore
tende a mettere in atto il gigantesco progetto di far del mediterra-
neo un lairo franeese.
A. A promuovere il sollecito riordinamento delle proprie milizie che
a quanto viene a<sienralo da persone competenti , molto pro-
, solto il eomando e la disciplina del nuovo Generale austriaco
Ferrari, il Governo loseano ha volulo riformare le legtri e Hegolay
menti sopra la leva militare. Sulle norme di questi e dietro alcuiie
inodificax/ioni indottevi suH'esempio della legge piemontese , e stRlo
80 CRONACA
compilato uu unico regolamento per la coscrizione mililare da esten-
dere a tulU) il Granducato, non escluse le Isole die per antico e sin-
golare privilegio aveano fin qui goduta 1' esenzione. Questo regola-
mento clie leggemmo pubblicato nel Monitore Toscano 20 Feb., im-
pone 1' obbligo del reclutamento a tutti i giovani , compiuto che ab-
biano il loro 19mo anno di eta: da licenza pero a ciascuno di sostituire
a se stesso un cambio purche sia di specdriata condotta morale e po-
litica, e venga guarentito dal sostiluente : gli ebrei vengono esclusi
dal servizio mililare personale, ma debbono pero sostituire un ram-
bio per ciascuno di essi a proprie spese. La dura la della capitolazio-
ne, ossia del servizio obbligatorio, e di anni 8 : sicelie enlrandovi i
giovani al I9mo ne escono al 27mo anno d'eta. In Decrelo posteriore,
stabilisce per quest'anno il contingente militarein 1500 uomini: que-
sto contingente viene estratto fra tutti i compresi, mediante estra/io-
ne a sorte. Sembra die il quadro delle truppe toscane al completo ,
compresa la gendarmeria , e i corpi dei cacciatori di confine , e della
costiera o littorale maritlimo, debba esser progressivamente condotto
a 14 mila uomini : di cui 10 mila di truppa attiva , e 4 di riserva , o
milizia provinciale rion assoldala. La gendarmeria a piedi e a cavallo
e compiutamente organizzala , e compresa in tin solo reggimento dk
oltre a 2 mila uomini. La fanteria di linea e divisa in otto battaglio-
ni, che sommano a circa 5 mila uomini, pochissima la cavalleria,
piu numerosa rarliglieria da piazza, che e destinata a guarnire i forti
dell' Elba e del littorale. La spesa pel Ministero della guerra , che
adesso ascende a 7 milioni, vogliono i pratici che possa arrivare fino
ai 10 milioni di lire allorche 1'armata sara giunla al suo pieno.
La Toscana non si e forse mai trovata ad assoldare tanla truppa
quanto al presente. 1 Granduchi Medicei non furono mai militari , e
soldavano un corpo di lance svizzere o tedesche per guardia delle loro
persone, e le fortezze e presidii erano guardale dalle liandc o milizie
volontarie che erano presso a poco della natura delle guardie civichc.
Pietro Leopoldo I, fidava piu nella vigilanza della polizia e det bar-
gel li che nelle milizie , e le licenzio totalmente: anzi a causa di ur.a
lissa avvenuta in Firenze fra gli sbirri e i granatieri della sua guar-
dia , die il torto cosi mareio aquesti, che incontanenlc gli disciolse
e gli esiglio di Toscana. Ne si parlo piu di truppe in Toscana fino al-
1'epoca del Governo Napoleonico , e la memoria spavenlosa delle co-
scrizioni francesi dura ancora negli animi del popolo delle campague
che e nemico del mestiero delle armi e talmento i-eslio al servigio
militare , che a qualunque piu grave sacrificio andrebbe inconlro ,
anziche a prestarsi volenteroso come in altri paesi al reclutamento.
Per guisa che e impresa alquanto difficile sebbene necessaria, e dalle
CONTEMPORANEA X I
circostanze del tempi resa mdispensabile, di formare in Tosrana una
buona e numoi-osa armala. Pure vi riuscira persistendo il (iovcrno del
(Jranduca . e la tutela dell'ordine pubblico, e della propria indipm-
deir/a gliene fanno un dovere.
i, r v ,\ • . • i -i- .. . .' r J-
REGNO LOMUAIIDO-VENETO. — Quiete nstabihta c attcstali di uivozione verso
I 'linnon'ore
Dalo giii quel primo sussulto in che fu messo il regiio daunbran-
co di frenHici tin rstulori e dalle provvidenze che le autorila credel-
tero di adollare, s' abbonaccio la burrasca e si volse in serenita forse
piii limpida di prima. Le teslimonianze d' affetto verso il legittimo
Monarca die moltissimi municipii s' alfretlarono di recare al Feld
Maresciallo e le sincere proteste di ribrczzo comune per lo scoppio
degli ullimi allenlati, sono e saranno ai poster! un bel documento
da ouorarsene grandemente la Lombardia. La notizia poi della pro-
diloria aggressione avvcntita a Vienna fin\ di far cadere piu d' una.
squamma dagli occhi de' poco vcggenU e ridestar piu d' una favilla
in qualche animo lino a quel tempo irresoluto pel suo Sovrano. II
Regno Lombardo-veneto non fu secondo a nessun paese della Monar-
chia nell' esecrare il fatto e far pubbliche preci per il prodigioso
scampo dell' Imperatore. Parecchi Vescovi avvivarono con patetiche
pastorali il fuoco spontaneamenle acceso ed aggiunsero esca alia di-
vota vainpa. Quindi parole non inutile e scritture di condoglienza e
di speranza recate a pie dell' infermo Monarca da alcuni eletti citta-
dini delle due capitali delle cittii inferiori. All' appello dell'Arciduca
Ferdinando Massimiliano per la erex.ione del lempio votivo rispose il
regno con lal generosita da destar maraviglia, se pongasi mente alle
anliche e recenli spese che, colpa della rivoluzione, gia sborsarono i
ciUadini d' ogni maniera e specialmente gli abitatort delle due citta
sorelle. Lo sfralto poi de' Ticinesi resident! nella Lombardia e mol-
lo piu 1' ultimo decreto che pone sotto sequestro i beni degli esuli
di falto o di diritlo per motivi politici fe levar alto la voce ai col-
piti , e desto un finimondo tra la stampa libertina. Ma i giornali piu
assmnali <• 1 [rmonia specialmente con quel suo squisito tatto che le
fa onore giudicarouo ben altrimenti del rigoroso provvedimento, e
mostrarono ad evidenza che i primi a gridar alia barbaric sono quegli
appunto che somiglianti fatli promossero ed encomiarono allorche
liguardavano altri ceti ed altre persone. Alle savie osserva/.ioni di
<[uel periodico non abbiam nulla da aggiugnere. II castigo fu gravis-
simo , chi puo dubitarne? ecolpl per avventura piu d' un innocent e .
Serie 77, ro?. //. 6
CRONACA
*, tranne qualche rara ecce/.ione. i proclivi alia rivolla non sono
i Signori: bensi 1' irreligioso popolazzo che, nulla avendo a. perdere
quaggiu, si ta baldo e ardimentoso per ghermire 1'altrui. Negli ultimi
moli non ebbe piccola parte 1' emigra/.ione : si pole adunque punire ;
sebbene incomba poscia a' governanti il dovere di farvi le volute dif-
ferenze, colpendo i rei e risparmiando gl'innocenti. II che lodevol-
mente si pratica da quella stessa mano che pria pareva al punire
cosi risoluta. Nel leggereeconsiderareattentamente I'ultima sentenza
di Mantova, la quale pone soil' occhio, non solo le enormita di ven-
tisette sciagurati, ma la spaventosa ramifiea/ione della rivolta scorn-
partita ne' suoi comitali e terribilmente organata , non potemmo a
mono di non sovvenirci : che ad estremi pericoli non disdicono, se
pur non sono necessari estremi rimedii. Eppure la clemenza sovrana
voile distrutto il rimanente del processo mantovano, e per non con-
dannare al lutto molte altre favniglie, accetto come sincero e comune
il pentimento deila maggior parte de'rei e le loro supplichechieden-
ti merce e perdono.
II.
COSE STRANIERE.
FRANCIA. — \. Nuova complicazionc nell' affare dell' I'nivers — 2. Di una
Memoria anonioia condannata dal Vescovo di Montauban. — 3. Arresto del
creduto assassino di Mons. Affre. i. Miyliorainenti nell' Amminislrazione
d«lla Polizia. — 5. Segni di vita del partito demagogico.
1. Nel general silenzio della politica, la Francia mira ansiosa la
gj~an quistionedeH't/m'wer* che si va svolgendo con fasi novelle. Sep-
pero i nostri lettori la condanna fulminata contro di lui da Monsi-
gnor Arcivescovo di Parigi e 1' appello del Sig. Luigi Veuillot alia
S. Sode i. Mentre ques-to precede per le vie consnete, 1'illustre scrit-
tore interrogava Monsig. Fioramonti Segretario delle lettere latine ,
dalla cui dottrina e vivo sentimento cattolico sperava luce e con-
forto , intorno a cio che giudicar si dovesse del suo giornale : e ne
ebbe infatti ai 9 di Marzo onorevolissima risposta, nella quale lodando
altamente i sentimenti religiosi dell' Univers (che dai politici prescin-
de assolutamenle 2) e il valore dello scriltore, lo confortava a non
1 V. Cii-ilta Cattolica II Serie Vol. 1, pap,. 711 e scgg.
2 Politicam eius pnrtem heic consulto praetereo.
^CONTEMPORANEA Si>
Ismarrirsi per que'travagli, i quail pareano procedere appuntodallo
/.elo inostrato nel difendere la fede cattolica e il primatu romano. La
nobile imprrsa rsigere mansuetudine e soavita di maniera, afline di.
guad.ignaie icuoii, inentie si convincono gl' intellelti; e potersi iu
lal guisa sperarr rhr que' medesimi che oggi avversauo, sccowlino
pocoslanle, o alineno ammirino, tanta capaclta ed allello impiegati in
favoie della religioue e della Sede Apostolica 1 .
.Ma nell'aUo che cosi procedevano in Roma le faccende, Monsignor
Aicivescovo di Parigi Irasmutava total meute lo stato della causa col-
I'invocare egli medesimo il giudi/.io della S. Sede, non piu contro un
privalo e laico, ma contro un suo Collega nell'Episcopato , Monsig.
Dreux-Breze Vescovo di Moulins, il quale, come altrove narrammo,
sen/a attaccar 1' Arcivescovo erasi peraltro dichiarato in favore del-
1' Univers.
L' accusare alia S. Sede un Collega perche non pensa come 1'Arci-
\c>((j\(> di Parigi, era tal procedere che facea quasi dimenticare il
giornale, presentando al tribunale pontificio due personaggi insignt-
ti dello stesso carattere. A rendere la complicazioqe piu intricata e
solenne, si aggiunse una indiscrezione di chi conobbe le intenzioni di
Monsig. Sibour, e le avvenlo sui Debats nel vortice del pubblico, in
halia di quella pubblica opinione, che come e riverita da taluni reina
del mondo politico, cos'i si arrojga senza ombra di scrupolo la giuris-
dizioue eziandio sul mondo cattolico. Una tale pubblicita data all'ac-
cusa di un Vescovo, abbiam dello non poter essere se non indiscre-
zione contro un Prelate che, allamenle penelralo della dignila epi-
l Altar um quidam quamvis religiosarum Ephemeridiim scriptores parati ae-»
([Ht- tic intrnti aunt ad Ephemeridem tuam interdum et graving petendam : qua.
ntiqiie ratione suspicioncs in animos sensim invehunt,eosque germanae doctrinac
.iti«tii nunc maxime cupidos , ntque ad Sedis Apostolicae obsequium et amorent
provide maiorcmque in modum venientes misere de cursu retardant. Quod san&
in genie potitgimum dolendum est, quae sanctissimue Religionis studio ac lunde
nunquym non mirifice praestitit et quae arctioribm idcirco vinculis omnium
Ecclesiarum matri etmayislrae con&ociari praeclaro nunc certe emmet desiderio.
Quocirca, non modo pro virtute tua, verum etiam pro utilitate Ecclesiae fades*
illme due, si veritatis patrocinium libere suscipiendo et statuta ac decreta Sedis
Apostolicae, propuynando, omnia primum diliyentissime expendas, idqne in illis
maxime quae in utramr/ue par'tem possunt licite disputari, iuyiter cures, nc qua.
praereUentium rirorum tmmini labecula adspergatur. Et rero religiosa qiiaerix
Ephemeris cum Dei et Ecclesiae cautam sibi assumit propugnandam et Sedis
Apostolicae supremam potestalem vindicandam ita comparata esse debet, vt ni-
Ml non moderatum, nihil non lene adhibeat.
8i CRONACA
scopale la quale non puo compromettersi in uno sen/a danno soli-
dario di lutti, proibl hi altre occasioni di propalare sul giornalismo
laicale le quistioni religiose. Con tali disposi/.ioni , quanto dovette
egli sentire die si manifestasse ad un giornalisla 1'alto di accusa, ecio
andie prima chc giungesse alFallissimoTribunale a cui era indiritto!
Ma poiche i giornali hanno menato tanto strepilo, la causa e ormai
ridotta a tali termini , da sembrare quasi inevitabile il prendere un
provvedimento die componga la ditteren/a. Ne il fatlo sembra a noi
doversi dcplorarr, se si riguardi solo il vero bene del la Clriesa: giac-
die il baccano di quattro giornalisli poco religiosi , die Irionferanno
niomentaneamente di quest' apparente scissura , verra ampiamente
compensato dalla solenne dichiarax.ione che in quel fatto implieita-
mente si raccliiude , oltre modo onorevole all' Episcopate francese.
11 quale , suppongasi pure per ora diviso intorno alia qtiistione pra-
tica , mostra peraltro dall' una parte e dall' altra una riverenza cosi
pubblica e cosi profonda, riconoscendo la 8. Sede come autorita su-
prema atta a comporre qualsivoglia dissidio nel piu alto ordine della
gerarchia. E se la S. Sede fara sentire una sua parola, il monde avra
1' edificante spetlacolo non piu di un solo , ma di molti Fenelon , i
quali dando agli avversarii 1' amplesso pacifico , intoneranno a coro
pieno: Roma locuta est, causa finita cst. 11 qual sublime concento di
umilta e di fede, tanto riuscira piu edificante per la Chiesa univer-
sal e nei Vescovi di I'rancia, quanto nieglio confermera il detto dell Ar-
civescovo di Parigi , essere ormai obbliate cola le antiche dissidenze
gallicane, e tutto il Clero essere uno nell'affetto e nella riverenxa alia
Cattedra Romana. Nel che a dir vero quel degno Prelate sembra aver
voluto precorrere infatti a tutti i suoi colleghi , smetlendo formal-
mente con quell' alto le anliche massime gallicane die vietavano un
immediato ricorso alia S. Sede.
Veggono i nostri lettoil quanto ap]>arisca solto tale aspelto im-
porlanle la causa , leale il procedimento dell' Episcopate Francese e
vantaggioso T esito, qualunque sia per essere , agl' increment! della
unita cattolica: al che non avvertono i giornali irreligiosi, cite me-
nano trionfo di que' fatti medesimi , i quali tanto onore preparano
al cattolicismo.
2. Leggemmo con piacere nelle recentissime pastorali dei Prelati di
Parigi e di Viviers le consolanli asseveranz.e che il cosi detto gallica-
nismo piu non esiste in Francia , che oggivnai e un nome vuoto di
senso, che in nessun seminario vi si professa esimili bellissime cose.
All' autorita di tali e tanti personaggi die cosi allermano non pos-
siamo a meno di chinar la testa e lodar in cuor nostro la divina
•bnrJr) «fiJ/l il
CONTEMPORANE.V 80
Provvidenza dell'essersi sbarbicale per cura de' VescovL quclle picco-
le si, ma rigogliose radici di diseordie die nclla Chiesa di Dio una
<• s;in la 11011 lasciavan di produrre scandal! e iatture. Cio non di me-
rio, ceiti i'alti ullimamente avvenuli , paiono indicare che 1' antico
fuoco malgrado la vigilanza de' Pastor! non sia del tullo spento. Lo
scalpore v. g. menalo da parecchi scriltori per la recente condanna del
Dailly. a cni perocon lanla lode si assoggelto 1'episcopato, il progetto
di erigere proprio in questi tempi un monuirienlo al gran Yeseovo di
Meanx , c molto pin una reeenlissima scrillura dedicata a' Yescovi ,
combattula eloquentemente dal Cardinale di Gousset, e condannal;;,
non <• guari, dal Yeseovo di Monlauban, sono tali motivi che baslano
a risvegliare un qualehe timore.
Quest'iiU'ima operetta t- nna Menioria eonfiden/iale inlorno al diritto
di eerie usanze anliche nella Chiesa di Francia. II libro e anonimo : dal
conteslo apparisce scrilto da alcimi preti, tra cni pretendesi che pri-
meggi v.n colale, ledoltrine dicuifurono allra volta condannalo dalla
S. Sede. S(;I)bene la Scriltura sia indiri/xata a' Yescovi, s'invio pure
a \ "icarii , e bel hello tin! per traforarsi ne' Seminar!! e quindi ven-
ders! pubblicamente. A volerne dare qualche giudi/.io non sappiamo
iar meglio che compendiare alcnni bran! della sapienlissima lettera
circolare di quello sjiecchio de' generosi Prelati che e il Yeseovo di
Monlauban. Questi, dopo accennalo che il libro fu messo nella luce
in circostame senza dubbio preparate all' uopo da lungo tralto , lo
incolpa di parecchi gravi reali. Eccone i principal!. 1.° Gontiene
biasimi inlorno a qualche atto emanate dalla S. Sede o alia divozio-
ne con che i Yescovi, secondo 1'obbligo che ne hanno dalla Bolla di
Sislo Y, sottoposero alia censura romana i decreli de' lor concilii
provincial! leiiuti negli ullimi anni. 2.° Dall'un capo all'altro vi s'in-
segna, che il Sovrano Pontefice puo abusare del suo polere ; poter-
.^lisi percio legittimamenle disobbedire 5 cosi, salva la coscienza, es-
ser lecito a' preti di opporsi a' Yescovi quando quesli sbilanciano
dal giusto me/zo. 3.° E ripieno di perversi germi di presbitcrianismo*
d' usurpazione di potere , di provocazione alia pen icacia , alia diffi-
denza, ed eziandio all'aperto disobbedire. Per le quali ragioni il ze-
lante Prelate condanna 1' opera come ingiuriosa al Supremo Clapo
della Chiesa, a cui essa pretcnde fissare e reslringere i diritti, fino ad
accusarlo aperlamenle lantoal Clero comea'fedeli d'abuso di potere,
almeno riguardo alia Francia; come offensiva a' Pastori che con ma-
ravigliosa unanimila e divozione si conformarono picnamente negli
nllimi anni alle coslituzioni apostoliche riguardo a' (loncilu dioce-
sani; e finahnente come pericolosissima a' Seminar!! dove si cerco
con tant'arte di farla clandestinamenle penetrare.
N(J CROXACA
3. Chi la fa 1'aspetti, dice il proverbio. Cadde malata e fu trasferita
all'ospedale una povera femminetta die da molt'anni abilava il quar-
tiere di S. Antonio cola stesso dove nella insurrezione del quaran-
totto da ignola mano venia morlalmente colpito I'illustre Marlire dl
carita 1'Amvescovo Parigino. Imperversando il male sentiasi 1'infer-
ma ogni di piu sopraffatta da un peso che nell'animo la oppriraeva e
sforzavala, quasi suo malgrado, a fare una rivelazione. Chiese adunque
ed ottenne di accusare giuridicamente un cotal venditore di vino
agiato di fortuna die essadesiguo autore del sacrilege omicidio. Egll
e da sapere che il sig. Dussai t commissario di Polizia avea gia nelle
mani parecchi argomenti conlro di lui, cavati di bocca a certi operai
che erano stati dal misero indolti alia rivolta. Messa adunque 1'aiitorita
sulle tracce del fellone e trovate conformi al vero molte delle circo-
stan/.e rivelate, fu catlurato il raalfattore nella oasa d'arresto militare.
11 Maresciallo eomandante dell' esercito di Parigi ordino che, lasciato
in disparte ogn'altro affare. si procedesse inconlanente alia discussione
della causa di cui avremo altra volta a favellare.
4. In Francia la pace e profonda; quindi poche notizie politiche,
e queste per lo piu segnate di pacifiche circostanze. Nomine di nuovi
Senatori, mulazioni di prefetti, decreti ]iarticolari a vantaggio civile &
religioso de' popoli sono gli argomenti della sollecitudine del Cover-
no. L'lmperatore par risol-utodiconceritrar nelle sue mani lasomma
del potere e a cio tendono parecchie ordinanze recentemente pub-
blicate. La piu assennala, e, ove sia ben condotta , la piu feconda a.
nostro giudiziq d'immensi vantaggi e 1'istituzione di nuovi commissaril
di Polizia, soppressi gl' ispettori di prima, i quali saranno incaricatt
di assistere a' Prefetti e dirigere la soi"veglianza delle leggi ne' Parli-
menti^ sicche la Polizia centrale esercitera sulla Francia un'azione cost
diretta e, direm quasi, immediata come sopra Parigi : perche a somi-
glianza deH'amministrazione civile convex gera tutta in un punto e sot-
lo gli occhi dell' Imperalore , rinnovandosi in certa guisa e perfezio-
nandosi i missi dom/nici, ossia messaggeri del Re, che furono a' tempi
de' Carlovingi. Nel centi'o 1'autorita sara di molto rinforzata, saia
affievolita alia circonferenza; in una parola si stringera il potere a'
Prefetli eMagistrali subalterni, per accrescerlo al Sovrano. Aggiun-
gasi che special! messi nominati da lui percorreranno V Impeix) per
indagare gli abusi da sopprimere e le migliorie da introdurre, il che
varra nello stesso tempo di rb»contro (con t role) e imbrigliamento de'
Magistrati locali. Sistema in teoria bellissimo, adottato ab immemo-
rabili, e non senza grande utilita, da' Cinesi e che in Francia per
molte ragioni riuscira troppo piu facile ad eseguire che non nel ce-
leste impero.
CONTEMPORANEA 87
."». .Nondinieno non convieno lusingarsi al di la del vero. La ribel-
iione o bensi srhiacciata ma non eslinta, e cerca ogni destro di rial-
'.;:!•<• il capo e mostrarsi viva e minacciosa. Per non dire de'numero-
si anvsti operali il giorno stesso che avvenivano i lumultidi Milano,
<* da cui s' ottcnnero rivelazioni important'! : per non ridire cio che
iiarrarono le corrisponden/.e parigine d' un attentato fallilo contro
L. >". per cui soggiungono essersi formata una guardia speciale di
cinquanta Corsi a tutela di S. M. ; egli e certo che, soprattutto in
Paris/i. il guasto eprofondoe sebben reso iunocente, lo spirito dema-
gogico fa sue comparse. Cosi p. e. nell'anniversario del-la proclamata
repubblica meglio di ventimila persone si recarono silenziose a salu-
lare fa Colonna di Luglio scandaloso trofeo d'insurrezione popolare.-
<lf»'i pure furon celebrati piu volte bauchelti democraliei e falti brin-
(]\<\ alia repubblica col gergo convenuto di : Viva 1'Imperadrice. Fi-
nalmente, toltaoccasione d'accompagnare al sepolcro la defuntacon-
sorte del famoso repubblicano ora prigioniero di Stato sig. Raspail ,
la dimostrazione libertina fu ancor piu manifesta. Perche un motto
d' online uscito non si sa d' onde assembro presso la casa ov'era la
i da tumulare undieci o quindici mila persone vestite a duolo
COM corone d'amaranto alia mano. Mosso il funereo convoglio per le
vie piu popolate dellacapitale, il codazzo ad ogni tratto ingrossava ;
iinche giuuti alia piazza della Bastiglia , e fatto un giro inlorno al-
i'infame colonna, lacomitiva s'avvio lacilurna al cimitero La-Chaise.
Ivi attendevalo la Polizia con un drappello di soldati: la cosa fin\
quietamente, non pero senza qualehe timore pe' pacifici cittadini.
A — 1. Timor! di fjuerra. — 2. Questione intorno a'riftifjgiti politic!
3. Rendiconto della societa biblica — 4. Avvilimcnto della ehiesa anglica-
na — f). Del P. Gavazzi.
1. Parlammo negli ultimi fascicoli del congresso della Pace raguna-
t«> a .Manchester. Or due parole di quello di Bristol, il quale per ve-
ro dire comincio con ispiriti paciflci e si chiuse col grido di guerra.
11 quacchero Charlton dichiaro vergoguarsi de' suoi ciltadini in ve-
tk^ndoli basire di paura per unpericolo che non ha fondamento. Sur-
se a confutarlo il sig. Herapath con lunga tiritera sbuffante ad ogni
periodo furor guerresco; propose sistemi di difesa e adopero di spol-
irire la pjitria dal letargo in cui sonnecchia^ che 1' invasion francese,
ilicea, non puo fallire se si pon mente a'secreti apparati di guerra, a-
gli incrementi dell'annata, all' iudole stessa di L. N. II suo discorso
in gnmdemente applaudito ed ebbe abbacchiati i fan tori della pace.
3P CRONACA
Senonche levalosi il sig. Shork, a cue, disse egli da buon quacehero,
appareeehiarsi alia guerra? Se la na/.ione inglese vuol seguire i del-
lami del vangelo polrebb'essa per avventura metier la mano all'elsa
e sguainar la spada? Queste parole furono quasi elellrica favilla cue
scosse 1'assemblea e ne ringagliardi le vene e ipolsi. Si urlo, si schia-
ma/./.o, si venne alle mani e lo stesso Shork dovette da bravo paladi-
no giucar di scherma se voile salva la vila. I parligiani del la guerra
raeciaron gl' irenoiili fuor del tealro cd aex:olsero adunanimila lapro-
posla Herapath. Cosi il Wanderer di Vienna. II giorno appresso i\\
letla nel Times una letlera diLord Edgecumbe il quale assicurava a-
ver egli non dubbie prove de? preparativi di guerra ehe slopei-jino in
Fraucia e dello spirilo pubblico che imperiosamenle la irascinaa pi-
gliar le armi. Centinaia di giornali ripeton la slessa canzone e la gal-
lofobia tra molti inglesi e giunla a segno da farli temere di svegliar-
siunbel mattino sopraffatli da una falange de'rossobracati. A Brighton
1' ubbia e piu che al trove stragrande. Vi si fanno teslamenli a fusone,
ne la mitexxa del ciima attira oggimai a svernarvii solitiforestieri: che
anzi i ricchi del paese se la svignano bel bello persuasi che tra non
raolto vi debbano approdare lemilizie imperiali. Fu firmala una-suf)*-
plica e porta dal Maggiorea S M. perche degnisi provvedere a <juel-
le coste. II Minislro della guerra si arrese alle preghiere e die ordine
ad un nuovo reggimento di recarvisi alia difesa. II grido all'armi creb-
be ancor di vantaggio, allorche s' intese che alcuni pescatori aveanvi-
sto qualche battello francese scandagliar nolle tempo il fondo litlora-
le, e partirsi avanli giorno.
2. A' poco veggenti sembrera panico od almcno esageralo tanlo ti-
nlore^ non cosi forse a chi sa quanto sia ombrosa la coscienza 4 del
non senlirsi puri. Cio sia dello con licenza e colla debila osservan/a
non solo della na/.ione, ma e/.iandio de' parecchi suoi magistral! che
hanno fama d' uoniini dabbene. Nondimeno non si possono lacere le
madornali pappolate che in queste ul lime seltimane sbollarono lords,
deputali e giornalisti a proposito degli ospili polilici albergali nella
Inghilterra. Richieslo Lord Palmerston del ruinore che ognl'di piu
ingrossava di querele ricevule dall' Austria e inlima/.ioni di dar lo
sfratlo a'politici rifuggili, lispose: nulla di somiglianle essere avvenu-
to e che dove awcnisse il Gabinello inglese vi si rifiuterebbe recisa-
menle perche, soggiunse, egli e evidentissimo (la filosofia dimostrativa
nol trova neppur probabile) che cosi e da fare ; le leggi concedono
os|)ilalila ed asilo a' rifuggili; essi pero in ercnj principle of honour
per luUi i principii d'onore (si nega il supposlo sonoobbligali anon
dar ombra di se a' (ioverni slranieri. II giorno dope annunziavasi dal
riq Blbn oiyb hb
CONTEMPORANEA 8(»
Conle di Aberdeen e^er bensi giunta a tal proposito qualche nolerella
delFA'.islria 11011 ben precise: manileslarsi ]>ur Iroppo la djfliden/.a <•
il mal uniore de'Gabinelti e de'.popoli estranei iucolpanli i riiuggHi
d' InghilleiTa dogli ullhm nioti sanguinarii, nondimeno mm aversia
loerar le palvie leggi, che colla loro severitaprovvcggono all'uopoeu
suflicien/.a. Interrogate poseia severamente Maz/Ani salpasse allavolta
di Malta su nave iuglese, il dabben uomo si strinse nelle spalle, ne-
go d aver cognizione del fallo, quasi dieesse come 1' antico eremita
eli$ tenea le mani conserte ne'maniconi della tonaca: di ([ui none
passalo. In fine, posto a discnlere il dritto d' asilo die la gran Hret-
tagna generosamenle esibisce a' rifiuti delle altre na/Aoni, e dibattu-
tesi quinci e quindi le ragioni, t'u conchiuso che 1'Austria non avea di
(be muoverle qnerele, perelie le leggi inglasi sono qnali sono, e tan-
to basla. Or andate, se vi da 1' aniino ad indagare, perche que' si-
gnoi-i niciniu) tanto romba/zo in favore degli ostieri Madiai i qnali
pin' i'nrono gindicati secondo il codicc del paese; e vi risporideranno
probabilmente: che lor leggi sono sante ed immulabili, inginste leto-
scane. (i'riedcle |)oscia, perche in virtu delle stesse leggi negassero
o^pilalila al primo de' Napoleonidi, e vi diranno che la pace d'Enro-
pa nol permeltea. O potenza di ra/Aocinio! hanno sempre ragione.
••Qualche giorno dopo discussa la questione degli ospitati politici, si
asilo di nuovo il bill eontro i crudeli che maltrattano le bestie. Egli
e vero che a migliaia muoion di fame gl' Irlandesi ein Londra stessa,
come ci rivelano i giornali della citla, v'hanno miriadi d'esseri umani
tenuti cattivi per 1' ingordigia de' speculator! nel piu snaturato ab-
brutimento e bistrattati troppo peggio de' cani e de cavalli; ma cio
che importa ?
3. Anche quest' anno secondo F usanza ebbe luogo il congresso
della Societa biblica numeroso di oltre quattromila persone. II Con-
te di Shaftesbury annnnziodal suo seggio di presidente che la societa
avea tiglialo <S,000 nnove associa/Aoni, fatta tradurre la Bibbia in 148
lingue , speso percio 100;000,000 di franchi, distribuiti 43,000,000
di esemplari e procuralo per tal guisa il pascolo dell' anima a forse
600,000,000 di leltori dispersi sn tntta quanta la superficie della terra.
Pollare, queste son cifre ! Oh perche il nobile relatore non ci trasmise
cio che piu c' importava di sapere, la somma cioe delle conversioni!
Del resto poco male: delle minu/Ae non si cura il pretore. Appetto di
lanti milioni non valea la pena di aggiugnere qualche qnisquilia di
numeri, se pure in fatto di conversioni eravi qualche cifra al di su
dello zero da poter registrare.
4. Venne presentato alia Regina un indirizzo della convocazione
del clero nella provincia di Cantorbery. I membri del comitato giunti
SO CRONACA
a Buckingham Palace furono introdotti alia presenza di S. M. assisa
pontificalmente in trono. l/Arcivescovo le s' inginocchio e porse la
scritta alia sua papessa , che 1' accolse con cortesi parole , e lodo lo
/.elo del Prelato in tutelare 1' armonia nella Chiesa anglicana, la san-
tita delle sue dotlrine c specialmente la supremazia che nelle cose
ecclesiasliche e dovuta alia Sovrana d'lnghilterra. Fu quindi ammesso
all' alto onore di baciarle la mano. Sublime speltacolo ! un Arcive-
scovo ginocchioni a pie d' una femmina. Ma ella e papessa e tanto
basla. Non ostante pero i buoni officii e le spavalderie del Cler# di
Cantorbery s' e messa in piedi, none guari, una nuova societa com-
posta di laici e di cherici intitolata: The ecclesiastical Reform Lea-
gue. Ha per iscopo di promuovere important! niutazioninel Governo
clella Ghiesa nazionale, riparlire nuovamenle lediocesi e dividere con
maggior equita gli stipendii de' benefizii. Riformino pure alia lor po-
sta: Iroveranno sempve la materia sorda aH'mten/.ion dell'arte, flnche
non sapranno, enol sapranno mai mentre saran lungi dal fonte della
vita, infondere a quel loro cadavere lo spiracolo rigeneratore.
5. Svogliato del soggiorno d'lnghilterra, o piultosto dere litto e de-
riso dai suoi antichi amniii atori 1'infelice Gavazzi determine di tentare
altrove la fortuna delle sue ciurmerie. Veleggia adunque alia volta
d' America a farvi la seconda recita delle sue diatribe contro la vera
religione. Prima di parthsi dal suolo inglese voile render ragione del
non essersi voluto giammai appellare protestante. V'ha, disse, chi mi
chiese se io sia protestante ; rispondo di no. Sono cristiano cattolico
romano, ma della primitiva Ghiesa fondata da S. Paolo: Chiesa che non
avea ne Papi , ne papato. Non voglio esser detto protestante, perche
altrimenti desterei contro di me sospetti e pregiudizii. Questo titolo in
Italia rimoverebbe i popoli dalla mia cattedra con danno della mis-
sione. L' Inghilterra ha suoi protestanli, TAllemagna suoi luteraui.
laFrancia suoi ugonotti, 1'America suoi puritani e 1'Italia suoi romani.
Ecco perche io voglio esser romano, ma nel senso sovraccennato. Cost
Tindegno apostata. Monsignor Vescovo di Montauban con quel suo sen-
no che lo rende cos\ venerando^iarrato il falto, lo lumeggia diqualche
breve ma succosissima chiosa, facendo spiccare 1'arte ipocrita dell'ere-
sia che in Italia si camuffa in mille guise per nascondere la turpittidine
del suo cefFo , e vi serpe frattanto ed attosca gl'incauti. Pur troppo i
deplorandi fatti che avveugono ogni giorno in qualche italica contrada
iprovano ad eviden/a quanto sia vero il concetto dell' illustre Prelato I
CONTEMPORANEA 91
AUSTRIA. — 1. Guarigione del 1'hnpera tore — 2. Ccnni di alcuni fatti.
1. Dopo ventidue giorni di malattia a varie riprese di limori e di
speranze parve interamente ripristinata la sanita dell' Imperatore.
Perchc il sue prhno pensiero f u di recarsi a render grazie solenni a
Dio per lo scampalo periglio, e mostrarsi frattanto a'snoi Viennesi sol-
ledli di osannarlo, quasi il riavesero la seeonda volta dal Cielo. I
ruori bennati sentono meglio che non si possa esprimere la grandez-
za del beneiizio e possono farsi una idea della letizia che ne dovette
conseguire: percio ci asteniamo dal raccontare le testimonian'/e d'af-
fetlo e la sineei a gioia di quel giorno segnato a caralteri d'oro ne'fa-
sti dell' imperial famiglia. Direm piuttosto, perche ne resti memoria
a' posleri, che tanto 1' Imperatore nella sua malattia, come la sua
piissima Genitrice feeer rifulgere di nuova luce la lor carita yeramen-
te cristiana. II primo, inteso che la mad re dell' infelice Libeny era
stata in odio del figlio espulsa dall' onorala famiglia presso cui cam-
pava suoi giorni, provvide che d'or innanzi lulta la vita non le venis-
se meno il sostentamento. L» seeonda, qualche ora dopo il supplizio
del sicario deh, sclamo intenerila, voglia Dio che sia quella 1' ultima
vittima della rivoluzione! e poscia mandando celebrar messe asuffra-
gio di lei in tulte le ctiiese di Vienna; il misero, dieea singhioz/ando,
non e oggimai per inolti che obbiello d'esecrazione; a me spetta, a me
che son madre e pin d' ogni altro mi sentii squarciare il cuore dal
suo collello, spetta u me di compassionarlo in ispecial maniera: ogni
anno al ritornar di questo giorno faro suffragare all'anima dello scia-
gurato.
2. La colletta per la chiesa votiva s' avvicina oramai a mezzo mi-
lione di fiorini. Quattro infelici Kossuttiani furon dannati alia for-
ca per delitto di alto tradimento: tre si ravvideroprima dipresentar-
si al divin tribunale ed esecrarono i loro misfatti, il quarto morl nel-
la impenitenza. Dicesi esser stato catturato il preposito della fortezza
di Comorn qual cospiratore contro il Governo ed oramai sul punto di
consegnare il forte nelle mani de' Magiari se avvenia la ribellione.
Per buona yentura le rivelazioni degli arrestati diedero in mano alle
autorita gli orditi dell'orribil tela. A scoprirla sempre meglio non sara
di poco vantaggio 1'opera recentemente pubblicata ad uso solo de'Go-
verni della confederazione, da due celebri capi di Polizia Stieber e
Vermuth. In essa sono esposte e corredate d' irrefragabili document!
letendenze e le congreghe socialistiche, e i mezzi che adoprano per
riuscire nel loro intento.
1)2 CRONACV
IU SSIA E PRINCIPATI DAMBIAM. -1. Progress! materiali della Russia. — 2. Tur-
bok-iizc uclla Moldavia.
I
1 . Se il ben essere d'una nazione s'avesse solo a misurare col regolo
de' progressi politici o materiali, e'converrebbe dire che la Russia si
avan/.i a gran passi verso 1'eta dell'oro e vadasi schiudendo un feli-
eissimo avvenire. Non e forse in Europa altro paese che in quest!
ultimi tempi abbia migliorala d'altrettanto la cosa pubblica. Rinforzo
dal lato d'Asia e rese piu sicure le frontiere, condusse a termine trat-
tazioni di commercio con terre prima d'ora inospitali , affranse in
parte e circoscrisse in piu angusta cerchia la guerra del Caucaso e
dilato i confini verso 1' impero ottomano.
Yalidissima barriera levo dall' occidente legandosi coll' Austria e
colla Prussia e distribuendo a scaglioni numerosi eserciti che fanno
capo nella Polonia , iuvitta piazza d' armi , e di la guardano il cuore
della Germania. Le immense plaghe Siberiane e le contrade del Cau-
caso venner piu strettamente collegate al centre dell' impero per
mezzo di Comitati sedenti in Pictroburgo, col carico ciascuno di zelare
il bene de'proprii paesi. Alia nobilta di second' ordine venne schiusa
la via -per salire alia magistratura ed a qualsiasi dignita di toga e
di spada. Le finanze poi, ad onta delle ultime guerre condolte senza
imprestiti, delle nuove milizie assoldate, de'tanti lavori di comune uti-
lita e de'viaggi molteplici dell'imperial famiglia, non venner meno,
grazie alia economia degli amministratofi e alle crescenti rendite del-
le miniere d'oro e d'argento. Fu pure eretto a Pietro I un monumen-
to cola stesso , dov' egli costrusse i primi modelli della sua armala:
elegante e ricco lavoro, il qualepero nongiunge a pezza a gareggiarc
con quello che sorge in riva alia Newa e rappresenta 1'Imperatore in
arcione sopra un galoppante destriero , colla destra stesa verso 1' oc-
cidente, quasi dicesse: unitevi in amista con que' paesi : ovvero: ecci
pur molto da questo latoaconquistare. Questi, pertacere dialtri as-
sai, sono i miglioramenli di che la Russia, usufruttuando la pace, s'ar-
ricchl ne' tempi a noi vicini. Ma nel fatto della religione, senza cui i
popoli saranno sempre infelici? Ma riguardo alia sincera tolleranza
dei cattolici e di quella liberta di che fornilli il divino Istitutore? Ai-
me ! ne facemmo lagnanze altra volta e molto ancor resterebbe a la-
men tare.
2. £ la Moldavia uno de'principati del Danubio gia colonia romana
mandatavi da Traiano per far argine alle aggressioni barbaresche, po-
scia caduto in poter de' Turchi e da ultimo fatto Hbero e padrone di
CONTE.MPORANEA 93
se con circa un milione d' abitanti. Stcndesi dalla Bucovina austria-
ca e dalla Bessarabia russa, che le sono al nortc, fino al Danubio ond' <'•
all'ostro ricisa dall'impcro oltomano. Ha per capilale Jassy citta su-
dicia e soprattutto nell' estate quasi inabitabile per la malsania delle
gore che le fanno cerchio. Dal traltalo di Andrinopoli in qua e gover-
nata a setlennii da un Principe che appellano Ospodaro sebbene a dit
vero vi comandario piullosto i Boiardi o sieno aristarchi. Non piii 1'in-
gombro di milizie turchesche, non piu 1'aggravio come per 1'addielro
di fustidiosi e minuti bal/.elli verso la Porta, tranne una somma dl
800 mila piastre che annualmente le paga in riguardo dell'antica si-
gnoria e de'cednti diritti. Se non che, come incontra d'ordinario a'de-
boli aiftevoliti da lungo servaggio, sbrigatasi la Moldavia delle pastoie
tin che incappo nelle branche della Russia, la qualc in atto di proteg-
gerla vi slende sopra un braccio assai pesante, e cerca pretesti d' in-
tervenire ne' suoi aflari eziandio , ove il creda opportune , a mano
armata. Nel quarant'olto, presa occasione della guerra ungherese, vi
fe stan/iare uno sciame di soldati che se la piluccarono all'usanza mi-
litare e poi, partendo, le fu imposlo di pagare la quota di dodici mi-
lioni di piastre , somma esorbitante per que' poveri paesi, ma che lo
Czar ha grande interesse di manlenersi debitori. Or la Moldavia ('•
nella costerna/ione. Lettere giunte di cola annun/iano che il Principe
(j. Ghika e poco meno che spodestato. Parea in sulle prime prometter
bene del suo governo, ma gl' intrighi de'Boiardi, la scoperta di mol-
tissimi falsarii di cui buon numero fu catturato, le mene della fazio-
ne ellenica che riuscirono a farlo zimbello delle loro arti e ad agitarlo
come debole canna al vento, finirono per invilirlo a segno da rendergii
esosa la vita. Credesi che assalito da cupa malinconia attentasse egli
stesso a' suoi giorni. Or ha chiesto alia Russia ed alia Turchia lafacolta
d'uscir del Principato, finche siasi riavuto della malatlia che lo affligge.
Purtroppo, avanli di cederle, erangli state rapite le redini e con quelle
in mano i tumultuanti mettono a soqquadro lapatria, brogliano ,
cercano di scavalcarsi per giungere al potere, e intanto pericola 1' au-
tonomia della Moldavia. L' Autocrate , a quanto ne dicono i giornali
tedeschi, non si fara pregare per accorrere all' eslin/ione dell' incen-
dio e ad occupare il paese colle sue milizie ; quindi altra sorgente di
turbolenze in Europa.
£4 CRONACA
III.
COSE SCIENTIFICHE.
J. Fabbricazione e conscrvazione de' vini — 2. Nuovo uso della gliccrina. —
3. Nuove proprieta della trcracntina. — 4. Malachite artificiale. — 5. I)i-
boscameuto del monti.
1 . La Gazzetta di Francia annimziava qualche tempo fa una sco-
perla singolarisshna che, dove fosse vera in ogni sua parte, cagione-
rebbe una rivoluzione nella coltura delle viti e nel commereio dei
vini. Essa racconta che il sig. Martin avignonese trovo il modo di sos-
pendere indefinitamente la fermentazione delle uve. II musto ridotto
alia meta del suo volume per 1'evaporazione puo trasportarsi in qua-
lunque regione anche fra i tropici , senza la menoma altera/ione; la
fermentazione ripresa e condotta a quel grado che meglio si convie-
ne dara sul luogo stesso 1' ordinaria quantita di vino pari in qualita
a un vino di dieci anni. In tutte queste operazioni I' unico agente e
1'uva medesima.
In tal modo si fara. un economia di 50 per o/* sui trasporti e dazii ,
ecanomia nella manipolazione dei vini; questi si conserveranno inde-
fmitivamente in tutti i clirai ; si raigliorevanno in qualita cosl che i
yini di Surene pareggeranno i vini di Borgogna. A questo la Gaz-zetta
aggiungeche il sig. Martin ha preso un brevetto d'invenzione in tutti
i paesi di Europa, e che il suo metodo sara fra breve messo in esecu-
zioneda unasocieta di commercianti di vini. Possano queste maravi-
gliose promesse non dileguarsi come sogni di un' immaginazione
riscaldala !
2. Gli scultori saranno grati al sig. Barreswil il quale ha trovalo
nil melodo semplicissimo per conservare sempre umida e molle 1'ar-
gilla onde sogliono farsi i modelli nella statuaria. A questo fine ba-
steia d' inumidire 1'argilla non con Tacqua pura ma con una disso-
luzione concentrata di glicerina, sostanza naturalmente liquida e che
nou si dissecca mai. Molti artisti si sono gia serviti con gran vantag-
gio di questa preparazione.
3. Conosciute sono da piii anni le proprieta ossidanti dell'acqua
ossigenata scoperta dal celebre chimico Thenard , e le belle applica-
zioni alle quali da luogo particolarmente nella pittura. Ma 1' acqua
ossigenata e difficile ad ottenersi, eppero costosa e il suo uso ristret-
to. II sig. Schoenbein di Basilea trovo che 1'olio essenziale di tremen-
C01VTEMPORANEA !>'>
tina esposlo in un vaso di vetro scoperto al contalto dell' aria e ai
raggi direlli del sole , e agitato di quando in quando durante due o
tre mesi ac([uista le stesse proprieta ossidanti dell' acqua ossigenata,
<• fa rivivere quasi islanlaneainentr il color bianco di piombo offusca-
to dall'azionedeH'idrogeno sulfurato, e puo quindi servire economi-
caim-nu', alia ristorazione de'quadri antichi: parecchi altri liquidi p re-
para li alia slessa manieia aequistano le medesime propriela.
4. I, "illuslrc chimico di Berlino Enrico Rose iudico ulliniamente il
modo di produrre ad arte una malachite identica in composizione ed
in proprieta alia malachite verde, minerale prezioso che incontrasiin
pochi luoghi e in piccole quantita. Siprecipiti una dissoluzione fred-
da cli solfato di raine per mezzo del carbonato di soda e di potassa;
questo precipitate abbondantissimo lasciato in riposo acquista a poco
a poco una sufilciente coesione; si dissecchi allora e si lavi. Questa
massa tagliata e pulita ha tulti i caratteri esteriori della malachite.
5. 11 sig. Becquerel in un' opera ultimamente stampata che ha per
litolo Des Climuts et de I' Influence qu'exercent les sols boisds et non
boisex, parla ck'i vantaggi prodotti dalle selve e degl'iHconvenienti die
> iiicorrono colla mania generalmente pre^alsa di sboscare i monti e
lepianure. Le foreste, dice il sig. Becquerel, modificano la temperatu-
ra del clinia, oppongonoun riparo aiventi, conservano le acque vive
e impediscono lo smantellamento delle allure. I monumenti storici
non bastano, dice egli, a provare se un vasto diradamento dei boschi
raddoldsca la media temperatura, ma ci pare indubitato che il dibo-
scare un ampio lerreno accresca notabilmente i due estremi del cal-
do e del freddo. II riparo che le foreste oppongono ai venti e indu-
bilalo. La corrente allo scontrarsi colla selva comincia a rail en tare e
diminuendo successivamen te la foga se il bosco e folto e profondo
muore prima di giungere all'altro capo. Spesso un semplice filare di
alberi porge utile riparo, e nella valle del Rodano con una siepe di
appena due metri di alte/za sogliono i coltivatori preservare i campi
dal soffio del Cauro o Maestrale fino alia distanza di ventidue metri.
Ln' inlerposla selva puo trattenere una corrente d'aria umida pregna
di miasmi pestilenti e render sano un paese, che sarebbe insalubre e
inabitabile se fosse aperto daquella parte. (ili alberi operano in que-
sto caso chimicamente purificando 1' aria infetta ed appropriandosi o
scomponendo i maligni elemenli. Quindi si puo capire come alcune
parti della campagna di Roma andassero anticamente meno soggette
alle febbri, merce le foreste che le diyidevano dalle paludi pontine.
Incontrastabile e parimente la facolta chehanno le foreste diconser-
vare le acque vive , tratlenendole si che non trascorrano precipitose
06 CRONACA CONTEMPORANEA
iii torrent i. Per la stessa ragione le selve impediscono lo smantella-
mento del ir.onti, ed il franare delle rocce die ne conseguita , frena-
jio I'urto de'torrenti, e 1'impeto delle valanghe, c diminuiscono 1'ac-
cumularsi de'macigni nelle sottoposle valli. Cosieche oltre le ricchez-
ze die la conservazione delle selve forntece nelle varie specie di le-
gnanii opportune alia fabbricazione dei mobili, degli edifizii, delle
navi e alia combuslione, rende capace di collura molti terreni circo-
stanti che rimarrebbero deserti o per la sterilila del suolo o per la
malignita dell'aere.
RETTIFICAZIONE
La gentilezza di due giovani toscani ci fece accorti di un errore sfug-
gitoci nel fascicolo LXIX; a pag. 173, 1. 10, edove non eel divietasse lo
spazio, ci ascriveremmo ad onore di recar per disteso la sensata let-
lera con cui provano non doversi il Borghi annoverare tra gli scrit-
tori che s'adoperarono a paganizzare 1' Italia. Giustissima e 1' osserva-
zione ; e ne siamo persuasi da molto tempo. In vece del nome del
BORGHI dee stare quello del BOTTA; e la lonlananza delFA. di quel dia-
logo rendera scusabile quella svista tipografica, la quale tuttavia non
ora difficile il sospetlare perclie del Borghi abbiamo si veramente un
DISCORSO SOPRA LE S i ORIE IxALi.vNE , ma non gia Storie Ifalic.ne : ed
ancora perche 1'Autore rilornando poche linee piu sotto a ragionare
di alcuni tra gli scrittori mentovali dian/i nomiua il Bolta, e tace del
Borghi. Siamo niente di meno riconoscenti a chi ci pose in grado di
correggere un errore di stampa che contro la verila e il nostro me-
desimo sentimento apponeva al Borghi una taccia non meritala.
L' ASILO
DELLA RIVOLUZIONE
Allo scoppio del movimento di Milano, le menti perspicaci hanno
bensi potuto mostrare una qualche sorpresa della stupidezza ed in-
capacita clie splendettero in tutta la loro forza nella meschinita e
improntitudine di quel tentative. Ma tranne la stoltezza, null' altro
poterono incontrare d' inaspettato e sorprendente in un attentato
che preparavasi da due anni agli occhi dell' Europa universa nei Co-
mitati di Londra, con pubblicazioni e manifest! stampati e ristampa-
ti dai giornali rossi del Piemonte, a spese di un imprestito mazzinia-
no, di cui correano notoriamente le cartelle poco meno accreditate,
che quelle dei bancbi di Londra o di Parigi. Gli assasshm dei Van-
doni, degli Evangelisti, dei Dandini e tant'altri che per ogni dove
insanguinavano la gleba europea, dicevano abbastanza ai chiaroveg-
genti quale avvenire minacciasse 1' Europa e principalmente 1'Italia.
Coloro peraltro, che poco si brigano di tali segrete indagini a tut-
t' altro si aspettavano che a quel tafferuglio, e al primo udirne ri-
jnasero quasi colpiti da fulmine improvviso : ne sapeano forse a cui
impular la sventura, se a poco a poco le rivelazioni pubblicate non
Sent II, vol. II. 7
98 L" ASM.O
avessero posto in chiaro tutta la tela della congiura. Indarno grin-
teressati, al vedere abortito il colpo, vollero dimostrarlo un puro tu-
multo isolate : che la presenza di Mazzini e Saffi in Isvizzera. il loro
passaggio pel Piemonte, le loro Gride e le lettere, I'andirivieni degli
emissarii, il fermentare degli emigrati sui confini, i varii documenti
specialmente dell' Independance Mge sopra i Comitati italiani, i pic-
cioli moti parziali qua e cola compressi, ma soprattutto Torrendo as-
sassinio del giovane Imperadore, e gli altri o falliti nell' esecuzione
o prevenuti dalla scoperta ; tutto cio ha fatto ravvisare an che agli
occhi piu miopi le maglie densissime di quella rete che, lacerata
al 2 Decemhre, erasi in poco piu di un anno cosi ben rinacciata e
ristretta : e un grido universale o di sdegno o di spavento congiunse,
dice lord Aberdeen, in un medesimo afletto e Governi e popoli eu-
ropei 1 a chiedere e volere che chiudasi una volta quell Asilo, donde
il delitto impunito accenna minaccioso all' Europa, e preparandole
sterminio future la tiene nei palpiti di un' agonia perenne.
Chiudere I' Asilo ! Al suono di questo voto europeo, fttantropia,
umanita, indipendenzanazionale, magnanimitd ospitale* aufonomia,
generosita liberah, e quant' altri paroloni magici sono in uso presso
il partito sowertitore nel consueto incantesimo con cui suole assi-
derare ogni braccio e intenebrare ogni mente, tutti comparvero in
fantasmagoria a far loro prove per difesa dell' Asilo , ma finora in-
darno, che fra gli orrori di quella notte fattizia rosseggia tuttavia di
luce maligna lo spettro insanguinato di non Ion tana catastrofe-. <• i
popoli palpitariti continuano a interrogare fremendo, fino a quando
un branco di sicarii dovra braveggiare impunito e straziare e ma*
cellare e Principi e popoli?
Quale risposta sieno essi per ricevere dai Governi eel dira 1' av~
venire. Frattanto per altro due giornali, il Times inglese e il Paria-
menlo piemontese, hanno assunto il compito onorevole di difendere
.
1 « Non si tratta solo di Governi europei: debbo dirlo, questo seutimcnto e
generalmente diviso dalle popolazioni di questi paesi. »• Camera dei Jordt, sedu-
t<i 4 Mar so.
BELLA RIVOLUZIONE 99
a que' sicarii il loro diritlo : e Y arlicolo pul)blicnto da quest' ultimo
ucl suo numero del 5 Marzo, h<i riassunto sulle norme del Debate
gli argomenti predpui del milord inglese. Non dispiacera, crediamo,
ai nostri lottori^ clie, secondo P obbligo assunto nel nostro Program-
ma di chiarire prinripalmente le dottrine universali, esaminiamo
codes to ragioni. ricorrendo ai principii del dritto, e mostriamo per
ultimo come altro elle non sono finalmente se non una vergognosa
mentita per cui 1' errore e ridotto al suicidio.
L'Asilo nel suo aspetto giuridico, altro non e in fin dei conti, co-
me la stessa sua etimologia re lo indica 1 se non il dritto acrordato
ad un luogo d' impedire la cattura del reo. fi egli ragionevole che in
qualche luogo un reo possa trovare impunita ? Delilto ed impunita
sono ad ogni uom che discorre due termini ripugnanti, in fama
a' quali quasi atterrita dallo spettro terribile del disordine, laragio-
ne umana rifugge e freme sdegnosa e si accende a vendetta. Fatelo
comparire codesto mostro orribile ove meglio vi attalenta , or sulle
pagine di un romanzo , or sulle scene di un teatro, or nei penetra-
li di una famiglia, ornella corruzione di un tribunale, or nelle pom-
pe di un malvagio avventurato, or sul carro di un oppressore trion-
fante : sempre udrete nell' intimo della coscienza iremere sdegno-
so il sentimento della giustizia-, e se non trova sulla terra un tribu-
nale che lo ascolti, volgersi al cielo implorando vendetta e vantar
quasi il diritto di ottenerla. E il dritto lo ha veramente, e loscrisse
Iddie medesimoneicuor dell'uomo, quando v'impresse le proporzio-
ni dell' ordine e la persuasione di quella Provvidenxa infinita che ne
assicura il regno nell' universo. Vero e che la giustizia aspetta tal-
volta il reo nell' altra vita, ma sempre sta che delitto ed impunita
non saranno mai finche i'Eterno non muore.
II delitto peraltro non e il colpevole, giacche altro e disordine, altro
disordinato. 11 disordine non sara ordine mai; ma il disordinato ben
1 "Ao-jXov, templum, aliusve quivis locus inviolabilis, conaecrationis lege tutus,
^td quern confugientes sine summo piaculo avelli nonpoterant: ab a. privativa et
-rjXaw, spolio, rapio, vel quasi asyron ab a. privat. , tt oupw traho, quod inde ex-
trahineminem fas esset, ut Serv. docet. FORCELLINI Lexicon V. Aiylum.
iOO L' ASILO
pun riordinarsi,e coll'ordine novello distruggere, compensare, puni-
re il disordine antecedente. L'aprire dunqiie ad un colpevole in certe
circostanze una via percuigiungerpossaa ritemprarsi moralmente e
ri[>igliare le vie delF ordine, e non pur lecito, ma doveroso ovnnque
parla in petto d' uom ragionevole sentimento di giustizia e di uma-
nita. E che altro e finalmente la pena nel suo concetto primitive e
sublime, se non appunto una via al riordinamento del oolpevole? La-
sciamo alle grosse teorie dell' utilitario 1' avvilire la giustizia crimi-
nale ad un pugilato della societa contro il ladro; ogni altro in cui la
ragione non sia schiava del sofisma arrossira quando ode il Beccaria
paragonare il supplizio coll'assassinio, quasi 1' uomo al par del bru-
to non avesse occhi se non nel corpo per vedere un cadavere insan-
£uinato: quasi un popolo spettatore del malvagio punito non vedes-
se nelle ragioni morali di quell' atto , relazioni tutt' altre da quelle
di un viandante assassinato dal malandrino. 11 tempo di que' deli-
rii e passato, e non e oggimai aniino gentile in Europa clie noncom-
prenda essere la pena un mezzo di riordinamento morale. ''iljf
Ma sara egli questo il solo possibile ? La clemenza, quella virtu
cbe formo in ogni tempo gemma si splendida nel diadema regale,
non testimonia ella vivamente come e impressaneH'animoumano la
possibilita di riordinarsi talora senza clie la giustizia brandiscala spa-
da e vibri il colpo ? Sono dunque possibili altre forme di ristora-
mento per 1' ordine: e se si trovasse via per cui al malfattore penti-
1o si agevolasse il campare dal supplizio senza danno e pericolo del-
la societa. e con allettamento per lui al pentimento e alia riabilita-
2«o/i«, 1' istituzione sarebbe degnissima d'ogni vero nmico dell' or-
dine. Ma quanto piu poi se accader potesse clie sotto apparenza di
colpevole si celasse un innocente , e sotto sembianze di giudice un
persecutore !
Or questo appunto e cio clie nelle societa poco ordinate suolege-
neralmente accadere. La poca vigilanza dell' autorita pubblica. la
10 1
nullita della Polizia , i soprusi dei prepotenti , Y irregolarita delle
comunicazioni , i disordiui delle annninistrazioni , la rozzezza dei
popoli, il furore delle vendetta private e mille altre ragioni consimili,
BELLA R1VOLUZIONE 1 0 i
rendono allora tanto agevole lo srambiar col reo Tinnocente, quan-
lo i'acile e precipitoso il fulmiriarlo. Qual meraviglia che la Cbie-
sa, come saviamente avverte ii Pbillips, nei secoli principalmente
delle invasion i barbaricbe e del feudalismo sovercbiante abbia molti-
plicati gli Asili, clie ella stessa ando poscia mano mano restringendo
a misura die la societa e i tribunal! si riordinavano ?
Notate peraltro cbe lo spirito della Cbiesa uel lavorire gli Asili, fu
tutt' altro cbe favorire la impunita : ed oltre cbe molti delitti piu
enornii ne venivauo esclusi , i rei medesimi a quali essi restavano
aperti , doveano valersene secondo lo spirito della Chiesa ad aggiu-
stare confornie la legge cio die contro la legge aveano peccato: Legi-
ihnt' conijuniul r/«od inique i'ecit 1. E il Concilio di Reims: Ilk vero
(Uti S. Ecclesiac bcnefido liberatur a morte, non prius eyrediendi ha-
beat liber lalem quampoenitentiam se pro scelere esse facturum promit-
laf at quod ipsi canonia' imponelur implelurum.
II condannato Vigil, non sospetto di parzialita. per la Cbiesa , dal
quale abbiamo estratte queste due citazioni, si diffonde nel molti-
plicarle e commentarle, dimostrando come questa condizione del
peiitimonto doveva, al dir del Tommassino, soLtintendersi sempre in
altre leggi consimili: ed e queslo veramente conformissimo allo spi-
rito ddia Cliiesa, la quale in tutto il suo dritto penale (egregiamen-
te il Yillemain e il Guizot) miro sempre a condurre dal supplizio al
pentimento 2. Non c' interterremo qui, cbe saria fuor di luogo, a
confutare il Xuyts del Peru nella lunga dissertazione con cui pre-
tende attribuire al Governo civile qualsivoglia potere esercitato
dalla Cliiesa in tal materia : misera quistione speciale clie forma
una picciola applicazione di quel paralogisoio che toccberemo altra
1 CONCILIO »i MAGOISZA citato dal VIGIL — Defensa torn. IV Diss. X. pag. 27.
Jjma J8i9.
2 C' est le systeme penitentiairc dc la philantropie moderne anticipe de '15
siecJes par hi foi rhriticnnc. VII.I.KMAIN — Cours de Utterature pag. 26. Bruxel-
les 1838.
Lt repent ir ct I'exempJe sont h but qm rEi/lise se propose dans tout son ty-
steme penitentiaire. GCIZOT — Leo. 6, pag. 56.
L ASILO
volta, sul quale si fonda tutta 1' opera di quell' apostata . separando
gl' irnperi della Cliiesa e dello Stato , e riducendo la prima al ptiro
governo degli spirit!. Quello che fa al caso nostro & lo stabilire il prin-
eipio di naturale diritto sul quale ragionevolmente pu6 appoggiarsi,
sia umana o divina, 1' istituzione dell'Asilo. £ possibile che in una
societa male ordinata i giudizii procedano tumultuariamente e met-
tano a repentaglio non di rado col colpevole V innocente ? E possi-
bile che il colpevole stesso non indurito ad ogni scelleraggine col
campar dalla pena rinsavisca ? Se ci6 e possibile, nulla vieta che,
entro certi confmi prescritti dalla prudenza politica, si agevoli agli
innocenti la sicurezza, ai delinquent! la via delpentimento, evitan-
done frattanto 1' impunita assoluta.
Lungi dunque da noi il biasimare quelle nazioni ospitali e quei
cuori magnanimi , che in tempi qiiali oggi corrono caliginosi per
errore , trepidi per passione , impetuosi per subiti sconvolgimenti ,
si dichiarano pronte sempre a tendere una man soccorrevole all' il-
luso disingannato , o al malfattore pentito, che disdicenel silenzio
della fuga cio che os6 nell'ebbrezza del delirio. Quelle autorita me-
desime che colla spada di Temide incalzano alle reni il reo fuggen-
te, son liete (e chi nol sa anche troppo ?) d' incontrare un termine
contro cui quella spada si spezzi in forza di quel diritto medesimo,
di quell' ordine pubblico in nome di cui la brandivano: e ricordevo-
li allora di una clemenza assai piu cara che la giustizia ad un cuor
magnanimo, benedicono un'ospitalita che le salva dal debito gravo-
sissimo d'infligger catene o spargere il sangue.
Ma e egli codesto il sentimento con cui i due giornali inglese e pie-
montese difendono il principio di Asilo? Oime ! parlare cola di pianto
e di pentimento non e che una derisione, che tutta 1' apologia fondano
sulla indipendenza e sulla forza. E in verita dopo quanto abbiamo os-
servato intorno alia evidenza della congiura, scoppiata dopo tre anni
di pubhlicita, a che altro poteva ella mirare se non ad un' assoluta
impunita del delitto , a quel disordine appunto che vedemino al
principio essere lo spavento di ogni animo onesto? Noi non voglia-
mo credere esservi un Governo al mondo, il quale volontariamente
.
BELLA RIVOLUZIONE
i * i • r r , , ' r • i r-
ed a ration veduta rendasi complice dl tanta uilaima : ma cne 1 m-
famia succeda, die le cospirazioni si prosieguano, clie le Gride ne
corrano 1'Europa, che gli ordini si compiano, che i ribelli insorga-
no, clie i sicarii vibrino il colpo, che i fratelli sieno avvisati ed aspet-
tino il giorno eT ora : tutto cio sono fatti che niuno ignora, e che
costituiscono un vero sistema d' impunita pel delitto, una vera isti-
luzione d' incoraygiamento pei sicarii e i cospiratori d' ogni popolo
posta sotto 1'egida del diritto delle genti. Mirata sotto tale aspetto la
quistione, puo ridursi in questa formola e in minimi termini: « fi egli
possibile che vi sia un diritto secondo natura che assicuri Timpunitd
al delitto impenitente e perseverante negli attentati? » Non crediam
necessario sciogliere tal quesito : chi osasse darvi una risposta af-
fermativa dovrebbe pronunziare che 1'ordine stabilito da Dio (don-
de sgorga ogni diritto) vuole il disordine (impunita del delitto). II
perche senza procedere piu oltre nell' analisi dei diritti internazio-
nali potremmo qui arrestarci e dire arditamente ai difensori dell'in-
fame Asilo, che se V indipendenza nazionale logicamente giungesse
a un tanto assurdo , sarebbe ella stessa un' assurdita. Le dimostra-
zioni che i logici chiamano ad absurdum sono accettate come irre-
cusabili perfmo dalla piu rigorosa ed esatta delle scienze , la mate-
matica: cotalche la nostra dimostrazione non potrebbe ricusarsi dal
logico anche piu severo presentata in questo dilemma : « 0 e
falso che il dritto d' indipendenza nazionale assicuri impunita al de-
litto-, o se 1'assicura dovra dirsi un errore lo stesso dritto d'indipen-
denza nazionale : or questa indipendenza non e un errore : dunque
«• falso ch'ella assicuri impunita al delitto. »
Ma no, viva Dio! La luce che questo eterno Fattore segno sul vol-
to alia prediletta sua creatura non ci lascio finora piombare cosi al
basso; e il grido universale delle anime oneste manifesta abbastan-
za che V arroganza del sofisma incute orrore e non persuasione o
convincimento. E certamente non e necessaria gran forza di analisi
per mettere in chiaro con argomenti anche diretti , le vere norme
che in tal materia natura ci detta. Chiudete , lettor mio di grazia ,
per un momento giuristi e protocolli , e domandiamo alia natura
104 L' ASILO
sola, die cosa e la nazione e la sua indipendenza? Mull'altro in so-
stanza clie una gran famiglia non soggetta ad altra societa.
Ponete in vasta terra deserta due famiglie patriarcali, 1'una delle
quali dica all' altra, come gia Abramo a Lot: « Scegli a tua posta :
se tu prendi la destra io volgero alia stanca. » Se in una di queste
due famiglie uno scellerato prepari intriabi , ordisca stragi, faccia
correre il sangue; e fuggendo poscia alle terre della vicina, continui
quindi a fomentar le congiure , a rinnovare gli attentati : vi sara
uom di senno clie accordi alia famiglia ospitatriee il dritto di perfi-
diare in tale vergognosa complicita ? clie interdica alia famiglia pe-
ricolante il chieder ragione alia complice ospitatrice di que' tumul-
Tii'onde e travagliata 1'innocen'te ? E se i mamitenyoU rispondessero
aver se determinate di non vietare giammai agli scellerati il maneg-
giar pugnali e veleni , purcbe non lacciasi in danno degli ospiti .
credete voi clie la ragione persuaderebbe le famiglie vieine ?
Credete clie non saprebbero rispondere, quella legge da lei roga-
ta essere ingiusta , ne bastare la sua autonomia a darle il diritto di
costituirsi leggi contro il natural diritto universale? i/|>
Una sola ragione , crediamo , potrebbe convincerle , e sarebbenl
terrore o la forza : ma clie s' adagi in cervello umano essere lecito
ad una famiglia il rogar per se questa legge in onta della natura u-
jnana e dei diritti Altrui : ob questo, lo diciam francamente , non
.sappiamo comprenderlo !
Or clie altro sono le nazioni se non grandi famiglie poste in re-
Jazioni d' indipendenza e di vicinato? Che la famiglia sia di cento
individui o di mille o di milioni , cangia forse il dritto clie ba cia-
scuna delle famiglie vieine alia tranquillita, alia sicurezza. agli averi,
alia vita? 0 1' indipendenza e ella piii diritto di una famiglia, quan-
do questa la volge a perpetuare il soqquadro delle famiglie vieine ?
- Adagio, tidiamo dirci: le societa pubbliclie col trapassare dal-
1'ordine domestico al cittadinosi trasformano in tut t' altro essere ed
acquistano dirilti di tutt'altra natura.
Sappiarncelo si: ma die qucstn mutazione di dritti gi linger possa
& quell' altro diritto di assicurare agli scellerati un asilo , non gia
DELIA RIVOLUZIONE 105
perche vi spargano le lacrime del pentimento, ma perche vi assicu-
rino rimpunitu e la continuazione del delitto, qursto in verita nol
*
sapevamo iinora, ne crediamo ehe |>ossa saperlo UOIMO ragioneypte,
giacche il falso non puo sapersi. Cio nonostante ridotti come siamo
dall'estremo dell'aberrazione a udir la scelleraggine ridotta in teo-
rica da que1 medesimi che sempre gridario «. esser morta , la Dio
meree , la machiavellicu raqione di Slalo , una essere ormai la giu-
:<JTJ DIM? •-
stizia e la morale pel pubLlico non raeno che pel private , per lo
Stalo come per Tiudividuo, per le nazioni, come per le t'umiglie » :
udiamo in buon' ora 1' avvocato inglese e il piemontese cantarci il
: 'tii;jh
duetto della loro generosita nazionale. Le loro ragioni sono regi-
O ft^
strate nel citato I'arlamcuto (giornale) o Marzo 1853, ilquale am-
mii-a nel Times il wodo cost nobile c la lanta fierczza 1 a favo-
rc dcllti inriulabiUla dftll' Axilo dei rifuyyili politici ndki massima
ampiezza. Premesso (]uesto proibndo salamelecche della indipen-
denza piemontese alia ^ua Grazia inglese,il giornale subalpino ri-
porta le ragioni principali del suo padrone e maestro: e la prima di
queste e , die lutti i popoli incivilid di questo mondo sanno , dice il
TIMES, c/te il noslro jtaese e I'asilo dellc nazioni e che difenderd il di-
i'il(o d'dsiht xino all' ultimo scudo, sino all' ultima goccia del sanyue.
(Iran 1'orza di argomento in verita, la quale potrebbe ridursi a que-
sta espressione : « II latto e conosciuto da tutte le genti, e noi ab-
biam forza e denari per sostenerlo. » E cbi vorra mai nega^^e
1'uno el'altro ? Disgraziatamente il solo quesito da chiarire e , non
gia se il I'atto esiste. masc sia lecito ? non gia seabbia forza e quat-
trini ringliilterra, ma se abbia diritto di sostenerlo?
La seconda ragione e die il TIMES ricorda con piacere essere il suo
pae&esolv in Kiit'opa, oveil politico srenturato ha Tagiodi esaminare
la sua cowienz« e di pcnlirai de' proprii error i. Deb ! non avesse
egli insieme \'a<jio di propagar questi error! e di rinnovarei delitti,
che niuno verrebbe a chieder ragioue al Times di quell' asilo. Ma
1 Fortunatamcnte il Parlamento ;;,-.lliciz/;»ntc <Iu-r una verila ai;l' Ilaliani
senza avvedersene tradncendo fierte in ficrezza e f;ran fierezra iu verita parra
agl' Italiani ilift-ndere 1'asilo degli assassin! .
L ASILO
disgraziatamenle questo agio che 1'Europa vorrebbe veder tolto, e
proprio il solo ch' egli dovrebbe difendere e non difende.
La terza ragioue e, prosiegue il giornale, die non vogliam cono-
scere Tincendiario slraniero nascosto in qnesta capitale ancora quando
ci si rendesse facile scoprirlo e por la mano sorra esso. II quale ar-
gomento che potrebbe compendiarsi nel sic volo, &ic iubeo, viene
rincalzato condannando ad inevitable disgrazia I' uomo di Stato che
osa.w ascoltar ledomande delle genti vessate dai cospiratori. Queste
minacce, come ognun vede, nulla aggiungono a scliiarimento della
quistione, e letto ormai per meta Tarticolo, nulFaltro possiarn rica-
varne se non cbe T Ingbilterra difende i nostri assassini perche li
yuol difendere, perche li pu6 difendere, perche niuno de' suoi Mi-
nistri osera opporsi al partito checomanda. E la risposta del Ministro
Pahnerston a lord Dudley Stuart nella seduta dei Comuni primo
Marzo sembra autenticare 1' ultima parte della risposta.
Voltiamo ormai il foglio, giacche, continua T articolista , vi sono
ancora altre ragioni che debbono ponderarsi. . . . La nuova rivolu-
zione che veira a prorompere bisogna che trori /•' fnghillerra pronla
ad esser rifugio delle sue vittime. Mille grazie, milord! questo felice
aug«rio pel Continente ci avvisa a prepararci a nuovi sconvolgi-
menti. Bene sta: uomoavvisato mezzo salvato. dice il proverbio. INla
ia quanto alia quistione nulla dice , ben potendo T Inghilterra esser
rifugio alle vittime senza esser complice dei sacrificatori o carneilci.
Not siamo una nazione di rifuggiti, soggiunge ii Times : il che, a
dir vero , non sappiamo quanto potra piacere ai nobili eredi dei
Sassoni , de^li Seandinavi , e dei Normanni. Ad ogni modo se essi
gradissero la genealogia del Times , si ricordino che potrebbero un
giorno temere da un qualche Liutprando il complimento ch'egli fece
ai Romani; allorche rimproverato da questi d' esser disceudente dai
bai'bari , rispose ricordaudo ai Romani T asilo primitive di Romolo
end' essi sgorgavana 1 . -o loiium *<*«*«
snvnorti>mo. 1».
1 Adiecit (Nicephorus) guast ad contumeliam: Yos non Romani ted Lango-
bardi estis. Cut adhuc dicere volenti, et manu, ut tacerem, innuenti, commo-
tus inquam : Romulum fratricidam, ex: quo et Romani dicti sunt . porniogeni-
DELIA RIVOLUZIONE
, .
Migliore delle ragioru precedenti potra sembrare 1 ultima o pmt-
tosto Tunica con cui si chiude T articolo. Se I' Austria, la Francia,
la Russia vogliono disarmare i rifuggiti, ristabiUscano la fidncia nel-
l' inferno . . Prodann senza uomini, scnza armi ecc., un Governo
veramenle buonn potrebbe non pensarri. Quest' argomento potrebbe
avere una qualche apparenza se si trattasse di determinare qual sia
la causa delle aaitazioni : ma quando trattasi di esaminare se sia.
•
lecito tener mano agli assassin i, la risposta e aflatto inconcludente:
....
sia colpa dei Governi , o vizio dei popoli , o sventura dei tempi , o
scelleraggine di pochi congiurati 1' agitazione che travaglia il Con-
tinente, il tener mano ai sicarii non puo esser lerito mai : e il ricor-
*•
rere a tale recriminazione, e appunto come se quella famiglia teste
supposta albergatrice di tutti gli sleali e i traditori delle famiglie
vicine, rispondesse ai richiami di queste esortandole a meglio edu-
care i figli e contenere i servi , quasiche niuna sventura potesse
incogliere pel libero arbitrio di qualche malvagio anche ad una fa-
miglia onesta ; quasiche dato anclie un qualche errore piu o men
volontario in una famiglia improvvida ed incapace , divenisse lecito
gravarne le sventure e divenhiie complice cospirando cogli scellerati.
Ed a qual fine, di grazia, congiunse natura col soavissimo intreccio
di carita internazionale le genti , se non perche le piu gagliarde e
piu ferme nel tempo appunto della sventura divenissero appoggio
alle vacillanti e men capaci? Negare aiuto a chi e nella sventura
perche e sventurato , egli e altrettanto che negare F elemosina al
Iwn, hoc est ex adtilterio natum chronographia innotuit; atylumque sibi feci$*e,
in quo alieni aeris debitoret , fugitives servos homicidas , an pro reatibus suis
morte dignos suscepit , multitudinemque quamdam talium tibi adscivit , quot
Romanos appellavit; ex qua nobilitate propagati sunt ipsi, quo* vos Kosmocra-
tores , idest Ilnperatores appellatis ; quos nos, Lcmyobardi scilicet , Saxoms ,
Franci, Latharingi , Baioarii, Trevi, Bttrgundiones tanto dedignamar . tit »';.»'
micos nostros (sic) commoti nil aliud contumeliarum, nisi, Romnnc. dieamiisf
hoc solo idest Romanorum nomine, qitidquid ignobilitatis, quidquid timiditatis,
quidqitid avaritiae , quidquid luxttriae , quidquid mendacii , tmo qtiidquid vi-
tiorum est comprehendenles. — Legatio Liulprandi ad Ificephorum Phocam
apud MIUAT. JRerwm Itulic. Scriptt. t. 2, pag. 481.
L' AS1LO
mendico perche e mendieo : egli e un troncare dalla radice ogni
affetto di umanila, ogni frutto di socievolezza : trarne poi argomento
per rincrudirne le piaghe dando mario agli scherani, e il colmo della
brutalita piu. inumana. E ie nazioni, a cui il giornale volge questa
parenesi : « Signer dottore , potrebbero rispondergli . se la scelle-
raggine e la sventura non ci avessero ridotte allo stato in cui ci
troviamo di vedere subornati i popoli e vacillanti i Govern! , non
avremmo die temere da programmi $enz armi , e senza uomini. Ma
quando una Setta tenebrosa e riuscita a formar dei Comitati in ogni
spelonca europea, allora il paventare in casa vostra un centro motore
nniversale di que' Comitati a cui le nostre Polizie non arrivano per-
che. rispettano il vostro diritto, e la vostra non bada perche disprez-
za i nostri: allora, diciamo, il paventare in casa vostra questo centra
d' incendiarii e di scherani, non e pia un paventare proclanii senza
uomini, ma un paventare uoinini inespugnabili, chedaunoil prinio
impulse agl'incendii e agliassassinii. protetti da un diritto che^o-
tremmo calpestare, se Tunica nostra legge fosse la f'orza (Icgli -uonrim
e deqU scudi. )>
Ma eccoci alia conclusione pronunziata dal Times con nna maesta
che ha del comico, quasi egli fosse il Re d'Inghilterra o la Camera
dei Lords: permetteremo agli uomini il dire e il fare tntto cib che a loro
piace (inche non violino le nostre leggi. La ci fermianw, e la liberlti dtl
suddito , che t-par-te integmnte della nostra coslihtzione quanta la
monarchia istessa, non ptrmette di andar piii hinyi. Ecco il grande
cavallo di battagiia dei farisei difensori dell' assassinio i
le. Nos legem habemus; e 1'avere questa legge dee scusare pe
tra ragione di giustizia e di equita. II Times vorrebbe cosi irttrerduh-
re nelle relazioni internazionali quella medesima sciagurata legalitd
che forma la sventura delle relazioni politiche, e delta quale ah-
biamo dimostrata piii volte T insussistenza , benehe i giornali di
quella risma la vadano applicando non solo agli uomini, ma persfco
a Dio, intimandogli che si contenti di essere riverito colla Relujiimr,
ddlo Stato. sotto qualunque forma la sancisca il capriccio della plu-
ralila. e non osi nella sua onnipotenza vietare a chi oggi e cattolico
BELLA R1VOLUZIONE 109
I'autenticar domani perleggeil Corano. Gosi intendono costorol'in-
violabilita delle leggi eterne di giustizia,dei principiisupremidi veri-
ta! Or (juando iiu si tracotante linguaggio si parla con Dio, non do-
vremino arrossire di voler incglio trattate le nazioni?Con qual fronte
oseranno queste invocare gli eterni diritti di ogni socicta umana
fondati nella stessa natura. quando 1'infinita maosta dell' Eterno e
dilcggiata da codesti sdiernitori ed invitata a diiederc il eulto die
le si compel edali'nrtiiilo rotolar delle pallottolo iieiruriuilegislatrice?
Ma poidie e consiglio di Dio medasimo die allo stolto si risponda
secondo la sua slollezza , accettiamo la stoltez/.a del Times e del
ParJamcnto pur moslrarli seco stessi in contraddizione. « La legge,
dicuno cssi, dec rimanersi inviolahile, come volonta ch'ella e della
nazione legislatrice; or la legge perniette ayU uomini il dire e il fare
tutto ciit che lor piace, purehe non armino : dunque gf incendiarii
purche non armino dicano e facciano tutto cio die a lor piace. »
Bel raziocinio in verita , ma clie dimentica soltanto qual sia lo
steccato della gioslra. Noi non istiamo qui |)arlando di legge inglese,
ma di legge internazionale •, la quale risulta , giusta i costoro prin-
eipii. dalla volonla delle nazioni associate, come la legge di un po-
polo dalla volonla delie jiersoni1 die lo eompongono. A die dunque
parlar colle altre nazioni della legge inglese, quando si tratta delle
rela/ioni con esse ? Se dovessimo definire il piato colle leggi del-
T t'tt'rna Giustizia. vi ripeteremmo die I' impunita del delittoe un
disordine indegno d' ogni ariimo onesto. Ma se avete }>iir lermo di
non riconoscere giudiratrice suprema di tutte le umane volonta una
eterna Giustizia . sappiate almeno essere coerenti a voi medesimi ,
ed aecettate per 'teggi delle nazioni quella die dalla pluralila di que-
ste verra stanziata. E die si, die tutte ormai le nazioni stanche dal
perpetuo palpitare e cadere sotto il i'erro degli assassini vorranno
veder fmita una volta Tiliade di tnntei sventure.
11 giornalista risponde al voto di tutta I'Kuropa die so/o i harhnri
polrebbei'o violar queirasilo , nt V oserebbero clu1 per propria sven-
tura : risposta degnissima di uh Brenno die colla scimitarra alia
ri9)oqinno an-
411) L'ASILO
mano uguaglia le partite del sangue sparse c deH'oro raccolto. Ne noi
sappiamo se il Brenno inglese incontrera quel Camillo cui gitta si
audace il guanto della disfida. In verita se potessimo credere che il
Times parlasse a nome del suo Governo , diremmo die questo sia
risoluto alia guerra, e spiegheremmo cosi il tanto apparecchiarvisi :
giacche che altro e se non invitare a guerra quel rispondere si fie-
ramente « guai a chi osasse interdir questo asilo ? »
Ma poiche siam persuasi non esser la guerra nell' interesse della
Gran Brettagna , lasciamo ai nostri giornalisti il merito di codesta
arrogante fatuita, e ringraziamoli anzi dell' apologia tessuta allaim-
punita del delitto: che davvero noi non avremmo saputo raccogliere
oiide che sia ragioni a dimostrare 1' empieta di questo asilo cosi ef-
licaci ad infamarlo, come 1' apologia che ne tessono i due giornali-
sti. I quali francamente dicono all'Europa intera: « Quando una na-
zione e forte non riconosce altra legge che il proprio volere; e que-
sta legge che padroneggia in sua casa dee regnare dispoticamehte
sopra tutte le genti a cui ella I'imponga »• Speriamo che i sapient*
politici di quella gran nazione sentano meglio di costoro le vooi
della giustizia, gli affetti della umanita, i dettati dell' interesse.
Ma le ragioni da noi fin qui recate e per istabilire il dritto d' Asilo
e per combattere 1' impunita del delitto , hanno riguardato la qui-
stione in astratto e solo sull' ultimo hanno accennato a qualche COB-
traddizione dei due apologisti. Gran torto peraltro faremmo ai let-
tori nostri se non richiamassimo per ultimo il loro sguardo ad un
vitupero a cui la Provvidenza sembra condannare in pena di anti>-
<?he menzogne i patrocinatori degl' incendiarii e degli scherani. I
quali sapete voi a qual partito appartengouo ? A quello appunto che
grido a piena gola contro gli Asili della Chiesa.
Oh chi e mai si nuovo in questo mondo , che non abbia udito e
letto vituperii infiniti contro 1' asilo ecclesiastico ? Avea bel gridar
la natwra essere indegna cosa che nella santita del tempio penetras-
se senza riguardo col ferro sguainato il birro, senza sospendere il
passo un momento , senza dar segno di riconoscervi la maesta ter-
BELLA, RIYOLLZIONE 1H
ribile del Dio dell' universo: avea bel fremere il natural sentimento
<ii pieta eontro lo aptetato, il sacrilego
Natiim ante orapatris, patrem qui oblruncat ad aras:
avea bello slancarsi la storia nel raccoutarci per minuto le costu-
manzo religiose dei popoli anche pagani , anclie selvaggi , ai quaU
f altare , la selva sacra era asilo inviolabile 4, e i dritti diplomatioi
delle nazioni colte pressu i quali e inviolabile il domicilio di un ain-
basciadore. Lo stesso Dio tremendo del Sinai squillava indarno fra
le caligini di quelle pewdici la tromba, segnando nelle tribu del pel~
Jegrino Israello quali citta e a quali delitti dovessero assicurare la
vita. L' empieta avea vinto , il secolo apostatava: ed ogni Asilo do-
vette porlar 1'anatema e perdere non solo il dritto, ma 1'onore : non
solo cessare dal tutelare gli sventurati , ma andare in voce d' infa-
jnia c d'ingiustizia.
Or ecro cbe ad un tratto il linguaggio si cambia e i zelatori della
giusti/.ia eontro la rcligionc strappano dalle mani di Temide le
hrtance, e gridano umanita, perdono. leri parea loro indegna cosa
die la maosta suprema di un regnante potesse accordare una gra-
zia al malfattore: peggio poi cbe questi aver potesse uria franrbigia,
««Ticovero nelle ombre del Santuario. E: « (jnal forza. sclamava-
Hd, avra piu la legge,qual freno il delitto, qual sicurezza la socictn.
se uno scellerato pu6 sperare o grazia dal Principe o scampo dalla
peligione ? » Oggi , vedete mutazione di linguaggio ! la societa ^
sicura, la legge inviolabile , il delitto conquiso con un passaporto
} ic
1 II VlGlL con una franchczza degna d'uu igfnorante afferma arditamenle la fal-
sila di questa proposiiionc, asserendo die i (Icrmani non riconobbero il drilto
d'asilo (Tomk IV. Diss. X, j>;i}>,. 30). II 1'hillips die. conosce probabilmente un
po'incglio i suoi connazionali asserisce appunto il contrario, attribuendo 1'asilo
«cclesiastico ad nna iraitazione dei costumi germanici e ne cita le prove in ap-
poggio: L'Eglise adoptant d cet egard les principes des Romaini et desGermains
siir I'inviolabilite des lien.r vmiet an culte de la divinite — PHILLIPS — Droit ec-
'. ./,,»(«/»* — Trad. GnorzET torn. Ill, lib. I, § 121.
112 L' ASILO DELLA RIVOLLZIONE
benignamente accordato a un manigoldo die fugge grondante del
sangue di cento vittime. Strana mutazione invero , ma die non e
mestieri spiegare ai nostri lettori. Essi gia sanno di lunga mano che
i promulgatori di convincimenli profondi, di prindpii inviolabili, di
esecrazione contro i ducpesi e le due misure, sono que'dessi appun-
to che gia tengono negli dastioi loro porlaibgli dei priucipii. per ogni
fortuna, dei convincimenti per ogni interesse, delle misure adatta-
bili ad ogni spanna: e che quando si chiedea severita alia legge era
interesse nel perseguitare gli avversarii-, quando si chiede benigni-
ta all' Asilo e interesse nel tutelare i complici. r /[
Or su, signori : e egli leoito o illecito 1' apparecchiar un rifugio
all' innocente perseguitato, all'illuso disingannato, e al delinquente
pentito? Se questo e illecito, se fomenta il delitto , se rende ineffi-
cace la legge, incerta la morale , paralitica la giustizia , cessate or-
mai dal volcre un Asilo aperto in qual si voglia angolo della terra ,
che una e per tutti I'inviolabilita della giustizia, della legge, dell'or-
dine , della morale. Se poi riconoscete essere oggidi istituzione de-
gnissima di una giustizia itmana, T aprire un asilo all' innocenza e
al pentimento , cessate, se '1 ciel vi salvi , dal ripeterci le invettive
protestanti e volteriane contro que'secoli in cui lareligione facendo-
si incontro al reo lo coprivacon un mantoriverito, assicurandolo non
a ritemprare i pugnali, ma a piangere i suoi delitti. Se quella reli-
gione augusta ricovrata solitaria nei suoi santuarii piu non ne esce
oggi a tern}) rare le ire furibonde, a dissipare le calunnie dei falsarii
a sospendere il colpo del littore, lasciatela ahneno tranquilla in que'
silenzii reverendi, e godetevi senza bestemmiarla la liberta che igno-
ra ogni divinita. Allora potrem credere che vi rimane in cuore un
senso almeno di misericordia, e non sembrerete disdire, per bestem-
miar la Chiesa, quei principii che millantate per divinizzar le na-
zioni.
.
•qrnoa oiiodu
)o ado ni iJJhib iJgQijp fcM ,Qtm&,i'\>
g
•It nitJtiL
GLI OSPITI DI CASORATE
0 LA
N AZ I 0 N AL I T A
iO
~~~ t°oc^
•
ic, • , .
liMERTEJNIMENTO SESTO
Rientrato colla serva il Parroco, sceso pocanzi ad affrettare gli
apparecchi della cena , si assise cogli Ospiti alia mensa . la quale
riusci come gli altri pasti, lieta non menu che frugale, condita
com' era da quella intimita d' amicizia che stringe si soaveniente in
simili congiunture albergati e albergatori. Tolto poscia il rilievo,
che diede a Perpetua ed a iSiccola 1' occasione di far prodezze ;
Ted. Orsu, disse il Capitano, pagateci 1' ultimo tributo della vo-
stra cortesia ed erudizione, e ripigliamo lo svolgimento dei vostri
pensieri intorno alia nazionalita cristiana.
Cur. Resta dunque ammesso da voi che si da associazione fra le
yenti , che questa associazione e in pro delle genii associate, che que-
sto pro consiste nel farle partecipi di certe forze di ordine superiore,
ossia di certi dritti risultanti dal loro congiungimento, i quali alle
singole genti non potrebbono competere.
Piem. £ chiarissimo. Ma questi diritti in che consistono?
Serie IL vol U. 8
3 i 5 GLI OSP1TI DI CASORATE
Cur. O lo dira il nostro Capitano, rispondendo ad una mia sem-
plice interrogazione. Quali sono i diritti, o piuttosto il dritto fonda-
mentale acquistato in forza dell1 associazione medesima dagl' indi-
vidui associate cljyup ;> tnutaer &J .jj-ioJen ulbb eUdiip 6 -
Ted. Considerando la defmizione stessa della societa ( cooperazio-
ne di molli intelligent.! ad un fine) , essi mi paiono acquistare il drit-
to e contrarre il dovere di tendere al bene comune congiungendo i
mezzi opportuni con isforzo Concorde, sotto V indirizzo dell' autori-
ta sociale. 4Ju.t omo:> muJfin
Cur. Egregiaraente. Or sostituite a' vocaboli generic! i termini
proprii della societa cristiana , e vedrete risultarne questa formola
semplicissima : « Le nazioni cristiane collegandosi nella unita catto-
lica acquistano il dritto (anzi contraggono il dovere) di tendere alia
piena attuazione del concetto cristiano , usando i mezzi proprii del
cristiano col concorso degli sforzi comuni , indirizzati dall' autorita
cristiana » .
Piem. Non c' e che dire : la conclusione e evidente.
Cur. Svolgete ora akjuanto questo concetto e ne vedrete sgorgare
delle conseguenze pratiche di sommo rilievo ancbe nell' ordine po-
litico. E in primo luogo se ogni associato ba il dritto che gli altri
consocii non ialliscano alia congi^nzione convenuta, questo dritto
medesimo appartiene alle genti cristiane : per modo che se un opr-
pressore voglia indurre una di esse all' aposlasia, lo all re banno il
diritto anzi il debits di soccorrere la Nazione oppressa, jiro accian-
dole il libero uso del suo cattolioismo. E questo appunto e cio che
1'iTf la cristianita quando rivendicava dalla sehiavitii -le genti opprcs-
se sotto il giogo dell' islamismo.
Piem. Colle Crociate volete dire ?
Cur. Appunto: con quelle Crociate ehe formarono lo scandalo di
tanti filantropi , secondo i quali lelNazioni crisliane avrebbono «lo-
v.uto lasciarsi trucidare come pe ore cetlendo liberi i campi d' Euro-
pa alia civilta del Cx>rano} la (juale certamente, non puo negarsi, sa-
rebbe stata piu indulgente che i Ponteftci a oerte passioncelle inno-
centi .... mi capite eh ?
nqqo BlSBmoIqib t,l ,. i**Kiqqo
0 LA NAZIOMALITA M5
Piem. In questo inodo la legge del non intervenlo andrebbe a
monte !
f**r. E qual dubbio? Essu e c ontraria del pari alia legge del
Vangelo e a quella della natura. La natura e quella olie dice all' in-
dividuo : « Fa ad altrui cio che ragionevolmente vorresti per te ».
Applicate questo principio alle Nazioni e vedrete che ogni Nazione
se venga oppressa da un branco di scellerati ha lo stesso dritto ad
ottenere soccorso dalle genti vicine , che un privato sotto il coltello
degli assassini. Ma questo dovere di natura come tutte le altre leggi
di questa madre un po' troppo ontologica, puo lasciare una certa
mdelerminazione nelle applicazioni. Ora in quella guisa che a to-
gliere una tale indelerminazione interviene fra'privati la legge civile,
interviene allo stesso niodo fra le genti cristiane 1'autorita cristiana;
u dichiara in quali circostanze un popolo debba dirsi oppresso nella
sua coscienza, un Governo debba dirsi oppressore della religione, e
.alle genti circonvicine sia lecito od anche obbligatorio il soccorrere
-ai fratelli pericolanti.
Piem. Ma come mai tutte le genti europee si sarebbero congiu-
rate in un dettame contrario alia carita cristiana?
Cur. Ve ne meravigliate ! Ed io mi meraviglio della vostra me-
raviglia. Sapete voi che cosa e questo gran vocabolo, questo non tn-
ttrvento si vezzeggiato !
Piem. Che cosa?
Cur. Non altro che la libera associazione alia moderna trasporta-
ta negli ordini internazionali.
Ted. II signor Curato dice a meraviglia : quando si permette ai
malvagi il cospirare in pieno giorno, vietando I'intervento dell1 auto*-
rila pubblica , il paese gode di libera associazione : quando questa
liberta di cospirazione gia vincitrice e tiranna in un popolo. si vuol
sottrarre alle ire dei popoli vicini, cui la carita internazionale obbli-
ghereblje a difendere gli oppress! , si grida il non intervento.
Piem. Ma , caro Capitano , voi che conoscete le mene politic he
dovivsto essere meno indulgenie verso codesti protettori oificiosi o
officiali , dovendo sapere benissimo quante volte sotto il pretesto di
difendere gli oppressi , la diplomazia opprime reahnente i difesi.
1 M) GLI OSP1TI DI CASORATE
Ted. Lo so purtroppo ! Ma, caro Tenente,colpito forse da un dis-
ordine , da un abuso , non riflettete ad un errore comunissimo fra
ie persone anche oneste, quando la prudenza da vecchio non ugua-
glia lo zelo da giovane; ed e di correggere gli abusi col sopprimere le
istituzioni. Gnai a me se voi foste il mio chirurgo ! Per curarmi la
gain ha die e ferita , se il vostro cuore non si opponesse alia vostra
teoria, sapete che sareste tentatodi tagliarmela? M 'loqoq
f<C#r. La e proprio cosi: in ogni ordine di idee, quando s' infiltra
il principio ammodernatore, produce dappertutto i medesimi effetti.
Vedeteli nella carita puhblica: predicata dalla Chiesa cattolica, essa
era divenuta una panacea sociale. Ma che? mentre volea soccorre-
re alle vere calami ta fu talvolta ingannata dagli scrocconi , dai va-
gabond!, dagli oziosi. Voi sapete qual fu il rimedio: declamare con-
tro T elemosina e artigliare tutte le opere pie. E con qual esito , lo
sapete del pari: la carita venne meno e la societa dovette sopperirvi
oolla tassa dei poveri. Questo aflrancamento dell' artiglio laicale a
rapinare la carita dei sudditi fu detto secolarizzazione della benefi-
cenza-, ma potrebbe dirsi il non intervento intimato alia carita cri-
stiana e alia autorita della Chiesa in soccorso della miseria-, o altri-
tnenti, la liberta accordataalFisco di mettere una tassa sulle borse
caritatevoli o di appropriarsele interamente.
Ted. Bravo, signor Curato ! Questo si chiama ampiezza di vedu-
te , trovare e sprigionare per ogni dove un principio , benche si
trasformi, qual Proteo, sotto mille forme diverse.
Cur. Ed ecco perche io dicea pocanzi al Tenente di meravigliarmi
della sua nu'rariylia. Ciii conosce la fecondita dei principii elaloro
tendenza a traforarsi in tutti gli ordini pratici: quando uno ne scor-
ge !>ene accolto, vezzeggiato, autenticato , santificato in una parte
delle attinenzesociali,prevede immediatamente che a tutte le altre
si appicchera ben presto il principio medesimo , il medesiino con-
tagio. Ma risU^bilite nella societa T idea cattolica , la vera carita .
1'autorita e le influenze della Chiesa; e il mutuo soccorso contro gli
incendii morali sara un diritto ilelle nazioni, comee dritto degl' in-
dividui contro gl' incendii materiali.
0 LA NAZIO.XAL1TA 117
Piem. Ola, signor Curato, mi |)are che voi vogliate condurci alia
teocrazia del medio evo.
-etfair. La frase e tecnica , caro signor Tenerite : si vrde prnprio
che avete imparato il linguaggio corrente. Anticamente. a dir vcro,
teocrazia signiticava il Governo letnporale d1 Iddio medesimo. giar-
che si supponeva cbc moralmente la legge di Dio governassc tutl' i
popoli. Ma oggidi il mal vezzo di travisarc vocaboli per rendere o-
diose or cose or persone, ha introdotto anche questo nella societa :
appena un buon cattolico pretende che i Governi non hanno rt.sso-
luto arbilrio contro le leggi divine o morali o rivelate , eccoti in-
contaiKMitc al/arsi un urlo contro la leocrazia. E i gridatori sapete
chi sono? sono appnnto ijnei fainosi gridatori di guacentigie, il cui
zelo si scalda fino alia sedizione e alia strage per difcndere i popoli
<lagli arbilrii deft assohi-lismo . Ma quando la guarontigia viene dalla
potenza del Clero . . . oii<6 1 da tal mano, neppur la lifyerta non vo-
gliono ac-cettarc. Yoi peraltro.caro Tenente, non siete di questhed
io vi lascio in piena halia il vocabolo. E se volote cbiamar teocrazia
un Governo clu> riverisce ed obbedisce la volonta divina, or sia ma-
nilVstata per V online di natura. or per dettato di rivelazione, usate
pureil vocabolo in buon'6ra: ed io vi rispondero che si, ho proprio
intenzione e desiderio vivissimo che i Governi come gl' individui si
pieghino al voler divino, non solo col credere i dogmi ma col prati-
carnei doveri.Se dunque fra molte genti 1'osservanza del cattolici-
smo e riconosciuta come precetto divino : se queste genti sono fra
di lore congiunte per societa; se questa associazione e diretla come
suo lint* ;id attuaro T idea cristiana-, se il dovere di ogni associato e
di coadiuvare gli altri al fine socialo : voi vedete cliiaramente che
rintcrvento scambievole dellc Nazioni cattoliche per dil'endersi nel
possesso della propria religione , lungi dall' essere una violazione
della liberta dei popoli, ne e anzi una delle piu important! applica-
y.ioni. K se aveste qualche diftirolta in questo, sapete. chi verrebbea
sciogliere i vostri scrupoli? Yerrebbe un giurista protestante , il
signer Vattel in petto e in persona ; e vi direbbe che : Quand on
wit un parti acharne contre la religion qu' on professe. et un prince
118 GLI OSPITI DI CASORATE
wisin persecute en consequence les snjets de cette religion, il est per-
mis de les secourir * . E credete voi che la Francia avrebbe veduto
correre tanto sangue nel 93 , se questo grande obbligo di fratellan-
za fra' popoli cattolici fosse stato e compreso e praticato?
Piem. Ma in tal caso il Papa diventa Re di tutte le genti cri-
stiane ?
Cur. Sicuro ! Appunto come il vostro confessore e anmiinistrato-
re delle voslre entrate e regolatore delJa vostra famiglia.
Piem. Comesarebbeadire?
Cur. Se voi foste scialacquatore e andaste a confessarvene, eam-
monitone ricadeste •, credete voi che il confessore non vi i'arebbe
una buona ramanzina? E se educaste male i figli , se in casa vostra
bazzicassero persone malvagie a corromperli , o alle pareti pendes-
sero pitture oscene , o corressero alle mani libri pesliferi •, non do-
vrebbe il confessore esigere da voi una mutazione di governo , o
imporre ai figli vostri certe leggi di condotta morale per difenderli
dal precipizio ? Or fate conto che 1' autorita del Pastore supremo
adoperi verso le genti quel medesimo addottrinamento , e all' uopo
quella medesima severita che il confessore verso il padre di fami-
glia : la quale per questo nessuno sogno mai di trasformare in una
teocrazia. Vero e che questa direzione morale e spirituale, traspor-
tata nell' ampio campo di tutta la cristianita , e munita di quel po-
ter coattivo che si ricbiedc a formare visibilmente ( notatela questa
parola) visibilmente una sola societa, o, come dice il Vangelo, uti
unico ovile sotto un solo Pastore, acquista un'ampiezza, una impor-
tanza , una potenza , rimpetto a cui ingracilisce e quasi si perde ,
qual piu giganteggia , principato sulla terra . . . E qual vi ha Prin-
cipe che possa penetrare nel cuore e nella mente di tutti ad uno ad
uno i suoi sudditi , comandargli 1' assenso e vantarsi di ottenerlo ?
Qual e che vegga i sudditi prostrarglisi ai piedi , ed implorar com*
favore un comando che li leghi a volere , un oracolo che impongk
\ VXTTK,. Tom. I lib. II , cap. IV, g. 58, nota. - Citato nella CMM Cat-
tof.ea, vol. XI, pag. 508.
,fiOUJ(
0 LA NAZIONAUTA HO
il pensare? Gran Dio die istituzione e questa vostra! I Principi
temporal! arruolano rairiadi , fan trabaliare sotto i loro bron/i la
terra, abbisognano di uno sciamc d'impiegati per istrappare a po-
cbi sudditi in un angolo del mondo una esterna materiale obbe-
dienza. Un veccbio inenne , solo , deriso , insidiato , imprigionato
forse , incatenato , scrive pocbe sillabe sopra una carta ; e quella
carta fa il giro del globo , e dovunque incontra un cattolico , ecco
inehinarlesi colle ginocchia della niente, del cuore, del corpo. Vedote
grandezza del potere pontificio ! Ma grande qual lo vedete egli »•
sempre quel desso, che per mezzo d' un confessore nelleangustie di
iina capanna governa la famigliuola d'un contadino cattolico. Con-
fessatelo , cari miei , la societa delle genti cattob'che e un prodigio
"msieme di grandezza nell'idea e di semplicita nella esecuzione.
Ted. Sembra dunque che la congiunzione delle genti cristiane
potrebbe compararsi ad una federazione.
T//r. Si cerlamente : anzi ancbe piu cbe federazione dovrebbe
dirsi fratellanza. La federazione e congiunzione non solo volontaria
ma libera : la fratellanza e volontaria si ( giacche la volonta si as-
soggetta alia legge divina di ainare i fratelli) , ma non e libera, es-
sendo anteriore logicamente alia elezione umana : cotalche le leggi
fin qui descritte non dipendono dalla volonta delle genti ma dalla
divina prescrizione. Ed ecco in qual senso e verissima una proposi-
xione cbe fu talvolta avventata con piu entusiasmo che intelligenza
uei taHerugli parlamentari. Nei quali udimmo gridarsi cbe le genti
cattolicbe sono immortali , con intenzione di provocare all' insorgi-
inento ora i Polaccbi ora gV Irlandesi o altro qualunque popolo op-
presso. IQ non trovo a dir vero nel Vangelo queste promesse d'im-
lUortalita pob'tica e non mi arro^o il debito di patrocinarla. Ma se
altri asserisse con tal vocabolo che le genti cristiane hauno il-dritto
di trovare nell'aiuto della cristianita una guarentigia contro ([ualun-
que violenza distruggi trice, sarei dal canto mio prontissimo a sotto-
scriverne 1' opinamento.
Ted. Parmi peraltro che una tale sentenza trascenda nella con-
clusione T ampiezza delle premesse , e pero non possa reggere a ri-
gore di dialettica.
12 GLI OSl'lTI Dl CASORATE
Cur. La vostra sentcnza mi senibra un po" severa. Ma via chiari-
*
tela, e ibrse ci inelteromo d1 aecordo.
M. lo parto dalle vostre premesse nolle quali voi avete inferito
la Nazionalita cristiana dal debito di concorrere al fine della cristia-
na societa, clie e Fattuazione dell a dottrina di Cristo. Secondo questa
teoria ben potramio i popoli criiniani pretendere la difesa conl.ro i
nemici della fede, ma non gia cont.ro i nemici della esislenza po-
litica.
Cur. Se anclie volessimo attenerci a tale conclusione , essa po-
trebbe militare a i'avore di quei popoli ai quali certi oratori di Par-
lamento rivendicavano appunto il diritto di vivere cattolicamente,
contrastato loro da potenze scismatiche. Credo peraltro inutile una
tale restrizione. Quando una societa e formata in un ordine supe-
riore, essa dee tutelare tutt' i dritti degli altri ordini inferior! ai
quali ella sovrasta^ e cio per una ragione semplicissima, non poten-
dosi difendere una dote al soggetto senza difendere il soggetto me-
desimo. Le genti non potrebbero professare il cristianesimo se non
esistessero. Dunque cbi ha dritto a difendere il loro cristianesimo,
ha dritto a difendere la loro esistenza in ordine a tal professione.
Altrimenti i persecutor! potrebbero manomettere lo genti cristiane
e distruggerle senza temere contrasto. purche non professassero
apertamente di guerreggiarne gli altari. ..M')
Ted. Avete ragione. E per altra parte essendo ilmutuo soccorso
dovere di natural carita, veggono naturalissimo che tal doyere flan-
to piu strettamente obblighi quanto piu intima diviene nella sociela
cristiana la congiunzione delle genti. Uj ih •> 1/jup
Piem. In tal guisa dunque il piu forte di tntti i Goverai sari il
Governo pontificio, come il meglio difeso di tutti in una famiglia di
militari e il padre per cui sono pronti a guerreggiare tiitti i suoi
figli.
Ted. E ne dubitate? Per me mi fanno ridere certi profeti di mai
augurio , quando vatidnando da gufi sinistri ci dicono che il Pon-
tefice sara spogliato ben presto del suoi dominii temporal! . Gome
non vedono costoro che il Governo pontificio e un comune interesse
di tutti i popoli cattolici?
O LA NAZIONALITA 121
Cur. Ed osservate come la fratellanza cristiana non solamente
<lifende le genii, ma difende eziandio le istituzioni, gli averi, le per-
sono individue e tutto che appartenga alia soeieta cristiuna. Di che
avotc un' attuazione concreta nei Cnntoni di Svi/zera; dove i dritti
confcssinnali , come li chiamano , erano posti sotto la difesa delle
rispettive confession!, benche si trovassero attuati in territorii di
confession! diverse. Cotalche i Cattolici di tulti i Cantoni difendeano
quei monasteri e conventi che vennero oppress! dai radical! nel
cantone di Argovia. Oh «e il cristianesimo fosse cosi inteso pratica-
mentecome egli e in verita nelle sue istituzioni efllcacissimo a ren-
dcrc insuperahile , anche teniporalinente parlando, la societa delle
genti cattoliche!
Tnl. Che volete? Questa unita dopo il Trattato di Yestfalia ha
soiferto uno scaccomatto.
Cur. E per questo la Chiesa vi si opponea con tanta forza ! Ma
sentite: la natura delle cose e inespugnabile ; e se le genti cattoliche
non vogliono perire , tosto o tardi saranno costrette a difendersi
scambievolmente 5 e capiranno i loro principii in forza della neces-
sita coloro che non vollero capirli dalla voce autorevole della Chiesii.
Piem. E i preti staranno bene quel giorno , divenuti maestri e
padroni di tutte le genti cattoliche !
Cur. Sempre a celiare il nostro Tenente. Ma sentite: se questa
mia testa cjnuita non mi avvertisse ormai ch' ella vuole adagiarsi
suir origliere del sepolcro; se D. Vincenzo arrivasse a vedere que!
giorno di trioni'o per la Chiesa , egii si rimarrebbe ne piu ne meno
qual e di presente , un povero pretoccolo con una sottana logora .
una borsa vuota , e una piccola casuccia. . . .
:' <'(P-iem. Ma con un gran cuore ed una gran carit;i.
Cur. (Tutto bonta vostra). Voglio dire che se co' mici voti affretto
quel giorno, lo fo solo per brama che trionfi la fede sugl' intelletti.
ehe la fede degf intelletti produca la giustizia dell' opera, che non si
rinneghi coll' opera nelle conseguenze social! quel principio che for-
mcrobbe di tutte le genti cristiane una immensa societa, regno di
giustizia e di pace. —
v
GLI OSP1TI DI CASORATE
T- t 11' T
II tono di voce commossa con cui queste ultime parole vennero
pronunziate dal Parroco, propago il medesimo afietto neidue Ospiti;
i quali compresi di riverenza aspettavano in silenzio la continuazione
di quelle gravi considerazioni. Quando il sant'uomo riscotendosi ad
un tratto corse alia fenestra con esso T af tigliere piemontese , cui
parve udire per la via il calpestio de' cavalli e il rotare di un legno
che veniva in gran fretta. Onde origliando e sbirciando fra la tene-
bria : son dessi , grido, e correndo ratio a cingere la spada, allesti-
vasi per la partenza , mentre il Parroco sceso alia porta facea le
prime accoglienze al chirurgo , e davasi attorno con Nicola per
trovare un par di stanghette a cui legare una sedia a braccioli
per calare bel bello il ferito per le angustie della scaletta: e giu
clietro al Parroco gia stava correndo anche 1' artigliere piemontese ,
affine di dar mano agli apparecchi : quando risovvenendogli di quel
foglio ove il Capitano avea notate le precipue proposizioni del ra-
gionamento tornossene a lui di fretta, e :
Piem. A proposito, disse, la vostra carta, di grazia, che non vor-
, . 4n'>
rei perdere una si cara memona.
Ted. Poca perdita, se mai.
Piem. Yoi non siete buon giudice. —
Ei j- i r> -i
presa la carta di mano al Capitano. si pose a
appunto cosi.
« Nazionalild k Y astratto di nazione ; e ne esprime T essenza
come umanitd esprime 1' essenza di iiorno. Colui e uomo che ha
1' wnanita 5 quella moltitudine e nazione che ha la naziondlita.
« Quel dritto che nasce dalF esser nazione dee dirsi drilto di
nazionafita, come quello che nasce dall' essere uomo , dritto si dice
di umanita. Se poi una qualche moltitudine potesse vantare il dritto
a diventar nazione , quando tale non sia , questo dritto dovrebbe
chiamarsi diritto alia nazionalild.
« £ dunque mestieri conoscere che cosa e nazione per conoscere
il dritto di nazionalita : e contemplando qual e la moltitudine si
potra comprendere qual dritto abbia alia nazionalita. Rifacciamoci
dal primo.
O LA NAZIONALITA 123
« II vocabolo nazione puo pronunziarsi in varii sensi, secondo le
varie scienze che lo pronunziano : considereremo soltanto il senso
filosofico e Tinternazionale, essendo ([uesti soli i cardini delle odier-
ne quistioni europee , e specialmente della quistioue italiana.
« In questa seconda scienza, nazione e un popolo che costituisce
uno Slalo indipendente : e 1' essenza della yoce nazione presa in tal
significato e il complesso di que' caratteri die costituiscono lo Stato
indipendente, in quanto questi possono attribuirsi non solo al Go-
verno che rappresenta la nazione (e che sotto tale aspetto dicesi lo
Stato) , ma tutta insieme la moltitudine colle sue proprieta o at-
tributi necessarii.
« I caratteri di nazione sotto tale aspetto sono 1'unita di fusione
almeno, se non di origine, 1'unita di autorild suprcma, 1'unita di
Governo, 1'unita per quanto puossi di territorio e I'autonomia.
« Nella guerra italiana non si trattava di questa nazionalitd ,
giacche in tal senso 1'Italia non costituiva una nazione , 1 .° perche
non era indipendente, guerreggiando anzi per divenir tale; 2.° per-
che era divisa in molti Stati indipendenti , che costituivano la na-
zione Siciliana, la Toscana, la Piemontese ecc.
« Presa nel senso filosofico la voce nazione , significa 1'unita di
schiatta, di lingua, di istituzioni donde germina una tal quale uni-
ta d'affetti, d'interessi e si prepara 1'unita di territorio.
« La quistione di nazionalitd puo interrogare : 1 .° Se ogni mol-
titudine dotata di qualcuno di codesti elementi abbia diritto di
costituirsi in nazione nel senso filosofico ? 2.° Se un popolo gia
dotato di nazionalitd nel senso filosofico, abbia il diritto ad ac-
quistare 1'unita e 1'indipendenza, e divenire cosi nazione in sen-
so giuridico ? 3.° Quali diritti sgorghino dalla nazionalitd, gia co-
stituita in ambe le forme ? I due primi sarebbero diritti a naziona-
litd, quest' ultimo diritto di nazionalitd.
« Chiariti cosi i termini e facile il comprendere, 1.° che una mol-
titudine non ha dritti di nazionalita, giacche chi non ha Yessere non
ha i diritti che dipendono dall' essere. Ma ha ella dritto a divenir
nazione ? II divenire nazione in quanto vi s' include 1'idea di unica
GLI OSP1TI DI CASORATE
schiatla , sarebbe una pretensione tanto ridicola quanto assurda.
Ma potrebbe ella almeno pretendere alia unita difusione? Questa
unita dipende principalmente dai matrimonii . e i matrimonii da-
gl' interessi domestic! ; dal cui intreccio suol nascere ancbe una
certa unitci o fusione di linguaggi. Or tutti questi element! dipen-
dono dallo stato di famiglia e sono per conseguenza dritti delle fa-
miglie, alle quali niuno, fuor di Dio, pu6 vietare 1'intrecciar matri-
monii a lor talento , di promuovere onestamente i proprii interessi ,
di usare , conversando , la lingua loro familiare. Questi diritti die
appartengono a ciascuna famiglia in particolare , potrebbero dirsi
impropriamente dritti della moltitudine ; ma T espressione sarebbe
impropria ed anche in certo senso contraddittoria : giacche dicendo
noi qui moltitudine un' agglomerazione d' individui o di famiglie
7ion ancor dotala di ccnma unita morale, I'attribuire i"s diritto a
cbi non ha unita di essere, sarebbe un afiermare e riegare nel tem-
po stesso, attribuendo alia moltitudine cio die presuppone I' unita.
« II dritto dunque a nazionalita per una moltitudine si riduce al
dritto clie ha ogni famiglia di fare liberamente i fatti suoi, senza le*
sione dei dritti altrui : e in tal senso niuno puo negare che le molti-
tudini hanno il diritto di non essere impedite dal diveaire nazioni.
« Supponiamo ora la moltitudine divenuta una schiatta per via
di fusione coll' intreccio dei maritaggi e rolla comunanza del lin-
guaggio : una nel territorio per la contiguita dell' abitazione e dei
campi, una fino a un certo segno nella legislazione. e nella autorita,
per T unita d' interessi e di consuetudini nel reaolafli sotto gl' in-
dirizzi almeno di un' autorita comunale : potra domandarsi se una
tale associazione d'uomini che gia puo d^irsi nazione nel senso iilo-
sofico abbia il dritto di costiluirsi nazione nel.senso ^iuridico 2mi>o
« Una tal quistione puo muoversi o rispetto ad un popolo , die
siasi sviluppato in tal modo mdipendentemente da ogni altro, come
avrebbe potuto fare una Colonia di Norvegi trasportataida una tem-
pesta sui deserti della GroenlandiaJ^oi -dell' ^Almefida. nel secolo X :
ma ognun vede cbe la quistione sarebbe fuorxliluogoyiessendo una
tal nazione gia indipendente di fatto.
o
.•rr/0- LA NA/IONALITA 125
« La sola quislione die potrebbe muoversi per una tal Colonia
sarebbe intorno al conservare contro gli assalitori rindipendenza
propria , come la Spagna serbolla coutro JNapoleone. Ma questo e
diritto di nazionalita rion gia a nazionalita.
« Sr poi si suppone die quel popoio siasi sviluppato , mescolato
con altri, e vincolato per conseguenza da quell' iiitreccio di diritti e
doveri sociali per cui formava con essi una sola societa : allora il
(ionmndare se abbia drilto a nazionaliUi vale altrettanto die doman-
darc se abbia il dritto di rompere tutti que' vincoli raorali. Al che
la risposta non e difficile, essendo notissimo che i vincoli del diritto
non si rompono onestamente, se non in due modi : 1.° inducendo
flu t1 invcslito del dritto medesimo a rinunziarvi di volonla pro-
pria, compensandoglieli con altri beni rnoralmente equivalenti: 2.°
castigando giustamente il grave abuso die altri abbia fatto dei dritti
die prinia godea. II priino modo compete ad ognuno •, il secon-
do a cbi ba Tautorita punitrice, alia quale fra le nazioni si ri-
duce il terribile diritto della guerra. Tale fu la separazione degli
Israeliti dagli Egizii fra i quali erano cresciuti in popolo, ed op-
pressi da quei tiranni ebbero dal Legislatore supremo il coinan-
do di rivendioarsi in liberta , e di costituire quindi in poi una
nazione indipendente. inn(|i|jj'
« Una nazione di tal fatta , quali dritti ba ella di nazionalita '.'
Era questo il terzo qucsito a cui non ineno facile e la risposta: ella
ba il dritto di conservare contro ogni ingiusto aggressore 1' essere
di cui e in possesso; e per conseguenza la sua moltitudine, 1' auto-
nomia di autoriti'i , la forma di Governo sotto cui viene posseduta .
la lingua nazionale , il territorio in cui regna , le istituzioni avite e
confacenti al genio naxiouale. E poicbe questi varii element! lianno
»n naturale loro movimento ed esplicamento, ella ba il diritto a non
esser turbatain questo regolare suo procedimento, purcbenon pre-
tenda valicare quei termini, ove Tarrestano i diritti delle genti vicine
ovvero le leggi della eternaGiustizia » . Cosi la scrittura del Capituno.
Piem. (]bc peccato, die non abbiate potuto aggiungervi in poche
parole le belle osservazioni di D; Yincenzo intorno alia confedera-
zione o fraternita cristiana !
GLI OSPITI DI CASORATE
Ted. Non manchera tempo: non dobbiamo viaggiare insieme?
L1 importante e, die que'porhi cenni si capiscano e vi persuadano.
Piem. State certo e dell'uno e dell'altro. Quello solo du> non in-
tendo e come mai le storte idee di nazionalita siano potute pene-
trare in tanti cervelli , far palpitare tanti cuori, mettere in movi-
mento tanti popoli.
. Ted. Eh caro mio! questi movimenti che fermentano cosi in tin
attimo da tin capo all'altro di Europa, che pronunziano per ogni do-
ve la stessa formola, procedono per gli stessi gradi, rivestono le stes-
se assise, inalberano la stessa bandiera •, questi movimenti, io dico,
bisogna spiegarli con tutt' altro elemento die identita di pensiero.
E come potrebbero dieci , venti nazioni diverse ingannarsi nel me-
desimo errore , commettere i delitti medesimi , abbracciare un lin-
guaggio alieno dall'indole propria del loro idioma, invogliarsi di tras-
formarsi in altra nazione?Come mai Portoghesi e Spagnuoli, Pie-
montesi e Toscani, Lombardi e Romani, Napoletani e Siciliani, tutti
avrebbero voluto nel tempo medesimo il medesimo sconvolgimento,
le medesime guerre ai preti e frati, i medesimi colori alia bandiera,
i medesimi Evviva, i medesimi Abbasso, se la combriccola segreta dei
settarii ncn avesse irivasato come demone fremente, ed agitato tutta
la massa di tanti popoli con unico impulse ?
Piem. Avete ragione. E di fatto appena i settarii si divisero,
divisa comparve I' Italia : la comparsa dello scellerato Mazzini a
Milano fu il tizzone di discordia , al quale andiam debitori pur-
troppo nella massima parte di nostre sventure.
Ted. Or via : speriamo che facciano senno ormai gl' Italian! ;
e che iuvece di correre dietro ad una nazionalita fattizia sotto il
gonfalone di quegli scellerati, cerchino quindi in poi quella sola
unita legittima , epper6 gagliardissima , che viene iniziata dal-
r osservanza del diritto.
Rientrava in quel momento il Parroco sceso pocanzi ad affret-
tare gli allestimenti per trasportare il Capitano ferito 5 lasciato il
tutto in mano al chirurgo piu esperto di lui in simili bisogni ,
correva ad accomiatare i suoi ospiti. Tutto & pronto , signori
O LA NAZIONALITA 127
miei, poiche siete pur fermi a partire. Ma ricordatevi , soggiunse
tendendo ad ainendue le niani : questa casa e vostra , e voi mi
date parola di tornarvi piu a lungo altra volta. Non dubitate , si-
gnor Curato, rispose il Piemoritese, non occorre dar parola, ch6
gia ne avete rubato 1' nffetto. E in quello entrava con due grana-
tieri il chirurgo , e adagiando il ferito pian piano sulla sedia sic-
che minore riuscisse il travaglio , seco il condusse acoompagnato
dall' ufiiziale piemontese.
Seguiteli voi pure , lettor gentile , se non temete 1' aria not-
lunia e i pmcoli delle agitazioni guerresche; e udrete il rima-
nente di loro conversazioni erudite. In quanto a noi ci rimar-
remo al coperto in casa di D. Vincenzo a passarvi la notte.
— «=,— — «==— _
• ft 9 ieorL
Due dei nostri associati, di quegli amatori di severe e robuste teorie, ai quali
la Cicilta Cattolica tanta riconoscenza dee professare per gli onorevoli suffragi
con cui la confortano . haunoci mossa querela che il grave soggetto della na-
zionalita sia stato da noi trattato sotto forme amene e leggere. Speriamo che
nel leggere la carta rimessa dal Capitano al Tenente, vorranno ribenedirci, ve-
dendo che 1' A. si e sforzato di congiungere la robustezza della dimoslrazione
che piace ai dotti colla piacevolezza delle forme piu accessibili ai mediocri. II
clie si parra loro tanto piii ragionevole se ricordino che sotto forma severa tr«
unuscoletti gia parlavauo sulla nazioualita agl' Italiani: il 1° breve scrittura del
P. Taparelli stampato in Genova pel Ponthenier nel i846 e ristampato sotto
forma di giusto opuscolo a Firenze pel Ducci nel 1849 in risposta al 2° del Gio-
berti (ultima nota del Gesuita moderno}. Ai quali due aggiuhse nnove impor-
tant! teorie nel V° Tom. delle Memorie modenesi III Seine Pegregio dottor Bar-
tolommeo Veratti. Dopo questi tre lavori , che altro avremmo fatto non can-
giaudo le forme, se non una ristampa o una ripetizione ?
IS'on dubitiamo clie una tal risposta appaghera gli amatori delle forti teorie :
tanto piii che gia avraiino scorto nell' iniziamento delle materic filosofiche ( e
vedranno successivamente nelle altre che abbiamo promesse e che verrertro
svolgendo sulla govraniia del popolo ecc.) un germe di tratlaztonle , che , ^er
quaiitunqrie ci sforziamo a<l ammorbidiiia , nulla avra ad invidiai-e alia serieti
delle specolazioni razionali della priina serie. Beninleso die la matcria pro-
jnessa per una serie di tre anni non puo tutta esordirsi nell0 Volume.
•
Igflllitl'f .****
DELL' ARMONIA
FILOSOFICA
-ho ;
DifficoUa del problema.
';jft*krM
SOMMARIO
i. Affermativa senlenza del Proudhon — 2. comprovata dal fatto. — 3. Influen-
za dcgli idiomi nazionali. — 4. Universalita della distruzione.
i . Uno degli effetti piu gravi e piu funesti prodotti nelle scienze
razionali dalla innovazione onde sorse la filosofia moderna, e senza
fallo lo sterminio assolufo della unita filosofica, notato gia dal Prou-
dhon nella sua opera recentissima sul 2 Decembre. De meme ( que )
depuis Luther . . . il n'est plus resle place pour aucune eQlise, aucum1
confession religieuse . . . (de memc) lorsque Bacon . . . eut revendi-
qae pour chacun la liberte d" observer et le droit de condure d' apres
ses observations, quelle fut la consequence de ce fait ? Plusieurs crurent
qu'il s'agissait de reconstruire une nouvelle philosophic : erreur. Rien
ne pouvait plus r ester debout que la critique , c est-a-dire la faculte
de construire des systemes a I'infini ce qui equivaut a la nullite de sys-
teme. Apres le NOVUM ORGANUM il n'y a pas , il ne pent pas y avoir
• JMnf AMtemfl - f .*•* »I»|HM mr i *»)toO ZULU* O^HMMI MI
\\ .\99 <\\ »»"
DELL' \RMONIA FILOSOFICA 129
df doctrine philosophique J . L' A. attribuisce qui a Bacone 1' indi-
pendenza assoluta delF individuo in fatto di scienze , indipendenza
da noi altrove attribuita a Cartesio : ma ci6 poco monta ; essi furono
in questo concordi. L' importante e, die da questa emancipazione
il Proudhon e la Revue inferiscono concordemenle 1' impossibility
di formare in Europa una dottrina filosofica : ne niuno , crediamo ,
dei nostri lettori vorra negare la giustezza di tale asserzione e la in-
ferenza con cui vien dedotta : anzi ci domandammo noi stessi piu
volte , e da altri ci udimmo interrogare , se esista una filosofia , se
sia possibile ?
2. N& certamente a torto , che in verita se vi aflacciaste ad ori-
gliare al portone di certe Universita principalmente tedesche ove
1' emancipazione e compiuta , potreste voi non rimanere smarrito ,
o scandolezzato, o forse anche eccitato a riso e disprezzo, mirando
la condizione a cui la filosofia ammodernata e ridotta? Un vocio
<liscordante di professori e discepoli, tutti scambievolmente osteg-
giantisi , introna quelle aule dal primo all1 ultimo giorno dell' anno
scolastico: e rado fia che ti riesca afferrare nella confusione di quel
piato qual sia il pensiero , quale il linguaggio di ciascuno dei con-
tendenti: che sulle varie labbra le voci medesime hanno diversissi-
ma significanza ; ne entra in questa pugna novello campione che
non foggi nel primo ingresso vocaboli e sistemi novelli: vera Babele,
dice il Balmes, ove ciascuno parla la sua lingua; ma con questo di-
vario che laddove in Sennaar 1' orgoglio partoriva confusione, qui la
confusione ingenera orgoglio , dando ansa a ciascuno di alzar cat-
tedra e gridarsi maestro 2. Anche 1' Accademia di filosofia italica si
duole di questo difetto negli atti test& puhblicati. « La metafisica,
dice, ha piu che tutte le altre (scienze) soflerto dalla inesattezza del
linguaggio e dalle licenze degli scrittori di foggiare voci e frasi no-
\ Revue des deux mondes — Vol. XVI nouvelle periode, pag. 1153.
2 Esto es la torre de Babel , en que rada cual habla su lengtia ; con la
diferencia ds que alii el orgttllo acarreo el castigo de la confusion y aqui la
confusion misma aumenta el orgullo, erigiendose fada cual en unico legiti-
mo maestro. BXLMES Car las a un esceptico pag. 7 — Barcelona Brusi 1846.
Serie If, vol. II. 9
130 TIEI.L' ARMONIA
\elle 1 . » Cotalche ogni filosofo non solo non intende e non e inteso
dagli altri, ma 1' intendere e il farsi intendere gli divienepoco men
che impossibile. Conciossiache sebbene egli ricorra diviato al solito
ripiego di definire i proprii vocaboli, le deiinizioni medesime di
che altro son composte se non di altri vocaboli non di rado litigiosi?
E pognam pure che questi fossero accolti univocamente da tutti,
quak- e quella mente si ferma , quelia memoria si tenace cbe non
iseambi a quando a quando la defmizione di un filosofo con quella
dell' altro? Qual e anzi quel filosofo (se non fosse portentosamente
sistematico) , il quale mentre va cosi barattando i termini e i signi-
ticati , non trascuri poi quel che defini prima, e non sia tratto o
dal linguaggio volgare , o dalF uso antico a ritroso del sistema ne-
cente?
3. Questa immensa fallacia di un linguaggio perpetuamente va-
riabile prende nuovi incrementi neli'uso generalmente adottato delle»
lingue volgari, per cui ogni nazione filosofante, gia mal atante nel
comprender se stessa , diviene incomprensibile alle altre genti eu-
ropee, delle quali i filosofi non sono per lo piu poliglotti; e le tradu-
zioni raro e che riescano ad esprimere con piena esattezza il con-
cetto originale. Or questa inesattezza di linguaggio non e chi non
vegga ridursi fmalmente per necessita dell' umana natura ad ufla
confusione d'idee e di concetti: non essendo possibile che Tespres
sione si alteri senza alterazione d' idea. E ben sel sanno oggidi t
sovvertitori , i quali , come altrove abbiam notato , ogni volta che
vogliono sconvolgere 1'ordine pubblico assumono un vocabolo oti6-
sto, gli affibbiano un significato anfibologico, e scaraventandolo fra
le turbe , tutte ne confondono le idee. Per F opposito quanti van-
taggi rec6 a certe scienze 1'aver saputo imprigionare la mobilita de-
gl1 ingegni in una formola invariabile ? Quali acquisti non fece coi
nuovo linguaggio la chimica I E se la matematica ha fra tutt' i po-
poli colti si portentosa unita , quanta parte di tal vanto non dcvo
attribuirsi alia severa unita di sue espressioni ! Ben vede il lettore
\ UOCCARDO Saggio di filosofia civil* pag. 10 — Genova i8i(i.
FILOSOPICA
Tagionarsi qui da ooi del linguaggio nel senso logico e non gia nel-
T etnografico o nel grammaticale : non appelliamo alterazione delia
espressione u«a tersione per es. dal latino in volgare o dalla Crase
attiva in passiva; wile quali sehhene qualche mutaxione logica puo
intervenire, pur non e per lo piu malagevole ad evitarsi. Ch« voi
dieiate Cesare ewere, stain ucriso da Bruto , ovvero Bruto avere ue-
fiso Cesare, ovvero Caesarem a Bruto interemptum^ il senso non sa-
ra punto alterato e le conseguenze di questa proposizione riusciran-
no sempre le stesse. Ma s<; alia voce autorita che significa un diritto
di ordinare la societa , voi applirate il concetto di somma delle vo-
l&nia di un popolo , le proposizioni die con tal voce comporrete .
potranno essero verissime nel primo senso e falsissime nel secondo
o viceversa: sara vero per es. nel primo senso che 1' autorita debba
essere obbedita , il che e falso nel secondo ; sara vero nel secondo
senso che Tautorita (volonta dei piu) e tirannia, il che sarebbefabo
nel primo. Se dunque nell'alterare il linguaggio filosofico, e nel tras-
portare da un idioma nazionale in un altro le trattazioni dei filoso-
fanti possono intervenire alterazioni di tal fatta-, 1' equivocanza s'in-
trodurra necessariamente in questi trattati, ed ogni nuova scrittura
che a tali equivocanze si appoggi, tornera a crescere le ambagi e ad
arruffar la matassa.
II fatto ^ notissimo ai critiri. specialmente teologi, cui la necessita
di rinvenire V unita tradizionale del dogma nella moltiplicita dei
Padri die lo testimoniano, pone a si dure strette per diciferarne il
linguaggio e mostrarne la coerenza. II solo S. Agostino, quanto ha
fatto sudare colle varianti nella espressione in materia per es. di
grazia e di libero arbitrio! Ed appunto per questo fu inestimabile il
vantaggio introdotto in teologia dal lin«ruaggio scolastico perche im-
pronto quasi marcliio immutabile ad ogni vocabolo la propria idea.
Questa immutabilita e proprict.a di espressione erasi comunicata in
qualche parte alia filosofia cattolica. Ma nella ammodernata, tutto
e tomato a confusione e per la liberta nel foggiare i voraboli e pel
nazionalismo nell' adoperare gl' idiomi , non essendosi ponderato
al)bastanza che tutti gli scienziati formano una sola repubblica
'
132 DELL' ARMOMA
bisognosa di un solo linguaggio, ed essendosi voluto nazionaleygicb-
re le filosofie, come il protestante nazionaleygia le Chiese.
Quindi si fa chiaro che tutto ci6 clie andrern dicendo intorno
alia confusione filosofica; vuolsi applicare e al linguaggio e alle idee.
A queste come a sede principale del vero o del falso, a quello come
stromento nel quale il concetto s' incarna, partecipandogli la verita
o la falsita, a un dipresso come la volonta partecipa la sua moralita
alle azioni. II perche quando si accorda maggior liberta ai filosofi
nel modificare il senso de loro vocaboli , tanto si rende piu facile
Talterazione de' concetti procurata a bello studio: e quando alia di-
versita filosoficasi aggiunge la diversita nazionale dell'idioma, ven-
gono a moltiplicarsi i pericoli di confusione per 1' involontaria ine-
sattezza a cui raro e che sfuggano i traduttori.
4. Fossero almeno accettate universalmente certe dottrine fon-
damentali , che piantate sulle vie del vero additassero a chi vi in-
cede certi puriti indeclinabili ove tutti dovessero convenire! che po-
trebbe sperarsi giugnesse finalmente un bel giorno, ove la severita
della logica tutti riunisse in un termine. Ma no, tutt' altro : la dis-
puta comincia dai primi elementi dello scibile e dalla facolta con
cui si conoscono; e quasi ogni lilosofo inizia la disputa mettendo in
problema se si dia una verita, e se abbiamo una facolta per cono-
scerla, e mentre dubita se la verita esista e se la ragione la possa
conoscere , a questa ragione appunto si raccomanda per conoscere
la verita, come se fosse certo che la verita e , e che la ragione puo
conoscere infallibilmente. ..,n<1 lJ1fll
Or come sperare in tanta indipendenza di cervelli , in tanta va-
rieta di nazioni e di linguaggi, in tanta nullita di elementi e di ba-
si, diciferar questo caos, e tornare la filosolia ad una (paalche uniia
universale fra le genti e i dottori europei? -;)^ fci
I
'- • !« 9lh 3
> Bqo'iu3 9Jn«
IWftii^iBfi^iloyjBJ'iJm/fi !
< ' \b iffl/Mr
F1LOSOFICA 133
§• H-
ui oi>iu» 5^ ,
Rdgioni di vinccre lali diflicoltd.
1, Universalitk del male. — 2. ^Jell'ordine anche morale — 3. Non si correg-
pe senza riformar la filosofta. — i. Almeno nella sostanza. — S. Danno del
neolojjismo tilosofico per la religione — 0. la quale si comunica colla parola
— 7. sancila dalla Cbiesa — 8. e rivcrita dai dotti. — 9. Obbiezione — R.
La Provvideuza presuppone 1'uso dei mezzi. — 10. II neologisirio mira a no-
vita di dottrina. — 11. Poca cautela di certi cattolici. — 12. Vanita di un
siitterfugio. — 13. Teologia e filosofia non si diversificano per 1' obbietto
materiale. — 14. I danni del ncolofjismo immensamente propaginanti.
1. Eppure 1'impresa non sembra a noi cosi disperata, come sem-
breru forse a molti altri •, e la fiducia nostra nasce appunto dalla gra-
vezza, dall' eccesso , dalla enormita del male e del danno. II danno
e immenso, avendo la lilosofia immense attinenze con tutto il mondo
e speculativo e pratico, altro non essendo filosofia nella trattazione
attuale , se non la scienza che rende evidenli le ragioni supreme di
lutti f/li esseri parlendo da principii accessibili alia nostra ragione.
Una tale scienza, se pure ella esiste , non solo e connessa con tutto
lo scibile, ma secondo che ne assegna , or vere , or false le cause ,
ella dee cagionare or giusto or torto il logicare e 1' operare di cia-
scuna delle scienze subalterne.
2. Le quali se fossero tutte di soggetto materiale , pa/ienza!
fatti precedent! si correggerebbero presto per la susseguente espe-
rienza : e se il fisico t'insegnasse cbe 1'azoto e respirabile, che 1'idro-
geno non e infiammabile , basterebbe una ispirazione del primo , o
uno scoppio del secondo per gittare nel sepolcro colF autore anche
la dottrina. Ma non cosi nelle scienze moral! , ove le passion! ven-
gono si spesso a confederazione coll' errore , e il disordine veste le
sembianze di felicita. E che altro sono le odierne sventure ed an-
gosce della palpitante Europa , se non applicazioni logiche di falsi
principii filosofici adocchiati talvolta dasguardo volgare nelle region!
piu sublimi delle astrazioni ontologiche? Piu d'un saggio di tali
1 34 DELL' ARMOM A
error! abbiam noi dato nella prima Serie della Civittit Cattolica ,
rendendo ragioni filosofiche degli error! politic! : e sebbene ci sfor-
zassimoa non abusare con soverchie astrattezze la pazienza de'nostri
associati , piii d1 uno forge avra detto che i nostri quaderni erano
algebra almen per meta. Se non che veggendo finalniente quanto
fosse rigoroso il vincolo stringente le ronseguenze colle premesse,
avra dovuto riconoscere quanta parte abbia la filosofia negli storti
giudizii e nelle aberrazioni del volgo, ancorchequestonon compren-
da nella loro forma astratta i supremi principii da cui egli parte , e
il metodo con cui giunge alle pratiche conseguenze funestissime.
Laonde con pienissima ragione 1'Empio da noi citato pocanzi , con-
trapponendo all' antica filosofia la moderna , a questa attribuisce in
religione T atejsmo , in politica i'anarchia, in aaiministrazione lo
spogliamento 1.
3. Perloche eonfesseremo ingenuamente (e sia pur che ne ridano
certi cervelli piu badiali) confesseremo , si , che non isperiamo aver
tranquilla TEuropa, ordinata la societu, giustii Govern!, obbedienti
i sudditi, oneste le famiglie, soddisfatti i comuni, rispettati i dritti,
adempiuti i doveri, insomma tomato il mondo alia quiete dell'ordi-
ne , finche non possiam dire risorta in Europa una unita nelle dot-
trine filosofiche. Beninteso, che quando speriamo unita parHamo di
unit;i morale e non assoluta , di unita sostanziale nei punti impor-
tant! , non di unita pienissima in ogni piu minuta conseguenza , di
unita soprattutto nei principii fondamentali e negl' intent! della filo-
solia , piuttosto che nelle dottrine secondarie , e nelie mediate loro
inferenze.
\ Jusqu'ici toute philosophic avait commence par poser un dogme qui, tervant
de base et de point de depart, ne se prouvait pas lui-mvme ; notre principe a
nous au contraire est la negation de tout dogme , notre premiere donnee le
neant . . . et c'est en suite de cette methode negative que nous avom ete con-
duit d poser come principe , — en religion V atheisme , — en politique I' anar-
chic, — en economic politique la non propriete. PROUDHON. La revolution socialv
demontree par le coup d'Etat de 2 Decembre citato nella Revue des deux Mon-
des Vol. XVI, nouvelle periode, pag. 4155.
4. Imperciocche le varieta delle opinioni mai non poterono , mai
potranno evitarsi interamente tra i filosofi o , dieiom meglio ,
tra gli sr ienziati : e la Scolastica stessa del medio evo , riputata da
molti im puro catechismo di albrismi aristotelici , accettati con istu-
pida buaggine sotto il suggello dell' ipse dixit : ebbe pure tanta
varieta di sentenze, cbe dal Cousin, dal Detrerando, e do cotali altri
non prevenuti per fermo in ffivore dei quodlibeti , pote paragonarsi
alia varieta delle scuole odierne 1. Or come va frattanto che la
Scolastica corre in voce di filosofia unica, anzi monotona, anzi git-
tata a stampo , quasi parto di unico cervello? La ragione e questa,
a parer nostro, che la sterminata varieta delle dottrine speciali, mai
non giungeva a. scrollare certi fondamenti comuni e a deviare le
investigazioni da un comune intento con certi mezzi universalmente
accettati. II che se tornasse oggi a determinarsi di comune consen-
timento tra i filosofi , almeno cattolici , potremmo riavere in gran
parte quella sostanziale unita che diminuirebbe i palpiti e i travia-
menti delle societa; le cui sorti, vogliasi o non vogliasi riconoscer-
lo, dipenderanno sempre in gran parte daH'opinar dei sapienti, come
1' opinare di questi dai loro principii filosofici. E di vero chi pu<V
negare, che il Montesquieu, il Sieyes, ilBentham, il RomagnOsi, il
Gioberti abbiano contribuito ai movimenti odierni di Europa, ben-
che non letti da molti, e che 1' impulse dato da loro ai pcpoli abbia
preso le mosse dai loro principii filosofici?
Le aberrazioni filosofiche sono dnnque un male gravissimo e pro-
ducono gravissimo il danno. E quatito meno la connessione di que-
sto danno coi principii oncle sgorga e palpabile al grosso volgb e
1 Basti piM- tuiti il COISIN. J.r* systemes lei phi* diWs sont dans IctSchola-
ttique aree w\e apparent? de hardi essv «Artreme. . . . Vouf connaisses let que-
relles des nominaliites , des realistts et des conceptualistes * • • Les sectes de Id
Scholastiqw sont plus nombreuses que toutes les sectes grecques et que les sectes
indiennes et chinoises. . . . Aujourd'hui si on regardait du cdte de la scholasti-
que, on scrait si fort ctonne de la comprcndre et de la trouver tres-ingenieuse,
qu'oH passerait a I' admiration. » COISI5 Introd a I'hisMfe de la philos. nou-
relle edition pag. 51 , Paris 1 841 . 4b*"N sWafHW, k4 \
136 DELL' ARMOMA
alia turba ancora dei mediocri, tanto e piu pernicioso lo scapestrare
di quelle dottrine, per quella ragione medesima che rende piu dete-
stabile un occulto traditore domestico , che un esterno assalitore
manifesto. Se ilvolgo vedesse 1' ultimo risultamento delle astrattezze
e dei principii , si porrebbe per lo piu in guardia contro i principii
medesimi. Ma essendo incapace di discernere il loro nesso, per poco
cbe i principii abbiano dell'appariscente e dell' n tile per le passioni,
sara pronto ad abbracciarli come verita evangeliche, appena li vegga
autorizzati dai sofismi , o anche solo dalla tronfia sic um era di un
saocentello da caffe.
5. — Ma vi e di peggio. . . . Come ! e vi puo esser di peggio che
1'universale sovvertimento della sorieta? — Si certamente, vi puo
esser di peggio; giacch& la societa pu6 ristorarsi llnche dura integro
ed inconcusso T elemento religiose. Ma se le storture filosofiche
giungesseroad alterare le dottrine della fede, lo scompiglio univer-
sale piu non avrebbe rimedio, e la leva Arcbimedea per sollevare il
globo terraqueo piu non troverebbe il fulcro su cui appoggiarsi.
Buon per noi, cbe quella figlia del cielo reggesi nelle sfere dell' em -
pireo , librata sulle ali sue divine , senza abbisognare di sgabello
terrestre, cbe le somministri un fragile puntello !
6. Ma se la religione perdura da se stessa per forza dell' eterno
Verbo, dura egli ugualmente immobile 1' umano intelletto nell' os-
sequio della fede senza il sussidio del verbo umano? 0 in altri ter-
mini, possiam noi aderire alia rivelazione divina, sei vocaboli uma-
ni coi quali essa ci viene espressa , vadano cambiando nell' avvicen-
darsi delle dottrine il primitive loro significato? Se cio cbe ieri si
cbiamava sustanza oggi si cbiami persona , se la voce persona che
oggi significa un essere positive passi domani a significare una pura
negazione , se cio cbe era un essere fisico passasse dopo pochi giorni
ad una modalita morale ovvero a diversi momenti di una medesima
sostanza : colui che in quest' ultimo periodo protestasse di credere
le tre persone in Dio , crederebbe egli il medesimo che fu creduto
nei periodi precedenti? Si puo egli esser cattolico colla fede della
Trinita , comunque prendasi il senso di questo vocabolo o per la
FILOSOFICA 137
trimurti Indiana, o per la iriade platonica o lamennaisiana, per quella
di Demofilo o di Leroux ecc., o per 1' infinilo , il finilo e il loro rap-
porlo, secondo il Cousin?
7. II variare dunque del senso nei vocaboli con cui viene espressa
la rivelazione divina, se non puo alterare la rivelazione medesima ,
ben pud alterare il concetto con cui 1' intelletto umano vi si confor-
ma. Ed appunto per questo, la Chiesa in ogni tempo fu gelosissima,
come delle dottrine , cosi ancor dei vocaboli -, e il frutto di quelle
sue solenni Adunanze, ove tutta la sapienza dei Prelati cattolici
raccoglievasi dalle quattro parti del mondo per difender la fede , si
ridusse talora in gran parte a consecrare autenticamente un voca-
bolo , una formola , un simbolo , che mettea poscia alia tortura la
perfidia ereticale , servendo all' opposto di vincolo fortissimo per
coiiiriungere la cattolica unita.
8. Ma ilsignificato di questi vocaboli o formole o simboli, chia-
rissimo a quei giorni quando li costituiva la Chiesa , non pu6 egli
pure alterarsi di mano in mano? Per questo la divina Regolatrice
degl' intelletti fu condotta dallo spirito che 1' anima, a ritenere per
suo volgare idioma la lingua antica per lo piu morta , come quella
che , appunto per esser morta , avea rivestito nel lessico una specie
d' iinmortalita. Ma qual pro che la lingua sia grammaticalmente
inalterabile, se la filosofia alterassei concetti, che in lei s'incarnano?
E sarebbe egli forse difficile il trovare tra filosofi, eziandio cattolici,
dottrine ricevute in buona fede come scevre di errore , eppur con-
trarie nella sostanza, beriche consone nel suono dei vocaboli, al dom-
ma cattolico ? Basterebbe ad insospettire ogni vero ortodosso quei
lusso di fraseologia evangelica di cui menano tanta pompa i pietisti,
gli ecclettici, i comunisti, i quali sotto quei vocaboli norma e base
di ogni ortodossiu nascondono sensi della piu sfrenata empieta: ea
noi basta toccar questi esempii riprovati da tutti i savii cattolici per
far comprendere quanto possa riuscire nociva alia fede la liberta di
barattare filosoficamente i vocaboli. Mentor) . oi<T n't
La liberta filosofica nel cangiare e i termini e le dottrine, e dun-
que di gravissimo pericolo non solo per lo scompiglio ehe introduce
138 DEI^' ARMONIA
nolle idee sociali, ma anche per TaHerazione die iutrodur potrebbe
nella societa rispetto alle dottrh*e religiose. Le quali se una voltaai
alterassero, qual altro rimedio rimarrebbe alia travagliata societa?
t). Ouesta alterazione, replichera forse taluno, non e possibile ;
la divina Provvidenza ce ne assicura.
E sia pure : gia peraltro abbiam risposto ehe la Provvidenza di-
vina, la quale assicura 1' infallibility della Cbiesa, non assicura ugual-
niente la fedella cli ciascuno dei credeuli. Ma ora aggiungiamo di
piu, die V indefettibilita stessa assicurata alia Cbiesa, presuppone in
essa T uso indefettibile dei mezzi proporzionati aH'intento. Ed ap-
puuto per questo, come abbiam veduto pocaiizi, la Maestra delFuni-
verso va incidendo con severo scalpello sulla colonna fermissima di
sua verita i vocai>oli e le formole da Lei co^isecrati. Cke se Ella
tanta cura mette nello sceglierli , e tanta saldezza nel consoHdarK,
non e egli debito di ogni dottore cattolico il mettere uguale atten-
zione neirapprenderli, e ugual costanza nel venerarli ?
Trovate voi tra i capiscuola del lai?ato un iilosofo anche cattolieo
die non iscappi fuori con vocaboli suoi , o non aderisca a filosofi
creatori (come dicono) di nuovi sistemi? i quali poi appunto perch&
nuovi, almeno nei vocaboli, divengono al mondo universe incom"
prensibili.
(iosi la pensarono in fatti generalmente le Seuole veramente cat-
tolicbe, fra le quali, sia detto a lode del vero , quelle d" Italia e di
Spagna dovettero avere un vaato specialissimo di fermezza, poichfe
gjunsero a meritare dagli empii settentrionali quel vitupero miglio-
re di ogni elogio di mm avere filosofia, di rir.ere net ceppi della teolo-
ifia. Cbi comprende il-costoro linguaggio, sa benissimo quanto sia
I'onore e quale il sigmflcato di un tal vitupero : il quale in so^tan-
jsa equivale al dire die gTItaliaiii e gli Spaguuoli non credendo pos-
sibile die una dottrina medesima sia vera in teologia e falsa in filo-
sofia, falsi giudicarono tutti i sistemi ftlosofici , i quali conducono
logicamente alia negazione di un qualcbe dogma cattolico. Uatu-
mettere lacertezza di questi dogmi, Tusarla a controprova delle v&-
rita filosofidie fu detto da costoro o scbiavitu o nullita di filosofia :
MUW*>FK* 139
ma avrian dovuto dirlo saldissimo elemento di filosofica unita , ed
argine insuperabile contro il torrente di quella confusione babelica
in mi le filosofie nordiche vanno brancolando tentoni. E noi che
questa unita attrihuiamo agrandissimo vanto dellapatria nostra, ri-
conosciamo nel tempo stesso che essa ne va debitrice in gran parte
al Clero e secolare e regolare die con tanto zelo di fatiche e chia-
rezzad'ingegno ritenne i'ra di noi Tegemonia delle scienze razionali.
So si fosse laicizzato anche questo insegnamento , Dio sa in qua!
turbine di opinione saremmo ora ravvolti! e Dio sa ove sarebbetra-
volto ben presto il Piemonte, ove una turba di saccenti emigrati va
invadendo ogni cattedra, se il robusto sapere di molti Chierid non
ne ribattesse i sofismi, non ne iiTidesse i vaneiraiamenti !
Certamente dovunque penetra la mania dell' insegnamento laicale,
una liberta indicibile nel diseostarsi da tutto cio cbe ricorda i dogmi
di fede, o, come dicono, pute di sacrestia, manifesta anche in certi
cattolici assai poca apprensione dei pericoli a cui espone il neologi-
smo tilosofico. E non ne vogliam per ora altra prova che le apolo-
gie di que'medesimi cui di tempo in tempo la Chie.sa condannanei
loro delirii (Lammenais, Hermes ecc.), i quali non rifinano di dolersi
che i censori di loro dottrine non ne compresero il sentimento. Se
il loro sentimento non fu compreso da censori cattolici, che pur so-
gliono essere in Roma il fior degl'ingegni, quanti equivoci, o piut-
tosto, quanti errori potranno correre nelle menti d1 inferior carato
che pescano in que'libri i sentimenti delFautore fra le tenebre di un
linguaggio si fallace e vacillante * ?
10. Sebbene , a che perdiamo il nostro tempo , dimostrando i
pericoli delle novita filosofiche, mentre la base stessa di questn no-
vita ben puo dirsi piuttosto una ruina che un pericolo del cattolici-
smo? E d'oiule infatti questa tanta novita nel linguaggio, se non
dalla voglia di tutto innovare nelle idee ? Vi sarebl>e filosofo cui
premesse davvero d' introdurre novita nei vocaboli, se non volesse
•
1 Vedi la nota posta in finedi questo articok).
140 DELL' ARMONIA.
insieme novita nelle cose? Questa e dunqu* la novita che veramente
prelendesi, la novita delle dottrine: la novita del vocaboli ne e solo
un mezzo, una conseguenza. E di vero, chi e oggimai si nuovo, si
ignaro degli aiidamenti del secolo , che non conosca f intento della
filosofia di separarsi totalmente dalla teologia?
Chi non udi ripetere le mille volte non dover la Chiesa brigarsi
di filosofia, come la filosofia non deve entrare in sacrestia? Espres-
sioni subdole e traditrici, le quali vengono in sostanza a dirci in un
ordine diverse di idee , cioe nelle filosofiche, quel medesimo che
tante volte confutar dovemmo nelle politiche-, ove gli ammoderna-
tori esprimono precisamente il concetto medesimo con quelf altra
notissima formola , altrove da noi combattuta , Separazione della
Chiesa dallo Stato I : formole che richiamanol'antica idea del Pom-
ponazzi, potere esser vero in filosofia cio che e falso in teologia e vi-
ceversa. Questo e in sostanza il vero scopo della novita voluta nel
linguaggio, giacche 1'errore sarebbe impossibile, o almeno si ma-
nifesterebbe da se medesimo, se venisse espresso con quelle formole
colle quali in ogni tempo venne condannato dalla Chiesa cattolica.
Infatti qual sarebbe mai quel fedele, ossequioso verso di Lei, che sof-
frisse di sentirsi intimareper es. non esser la Chiesa interprete legit-
tima del Decalogo riguardo al IV, all' VIII precetto? ?vnub
Fate alfopposto clie penetri negli animiil principio, non toccare
alia Chiesa rintromettersi nella filosofia del dritto, o nelle quistioni
politiche 5 e saranno ben molti che ne rifiuteranno gli ammaestra-
menti, quando Ella imponga obbedienza ad un Principe, ovvero di-
chiari illecito o nullo un giuramento prestato, o dal Principe o dal
suddito. i ,,- i r.Jrav
11. La liberta dunque del linguaggio filosofico viene a ridursi in
sostanza alia filosofica indipendenza , ossia alia indipendenza della
ragione, funesta causa di tutto il moderno scompiglio. Al che vor-
remmo ponessero mente certi cattolici ai quali 1'ebbrezza di novita
t- .-;;• •!! fOil obn; >l»p fli OJ '
1 V. Civilta Cattolica Vol. VII, pag. 257 e segg.
FILOSOFICA 141
rende accettevole in filosofia ogni sistema novello ; benches sieno
alienissimi peraffetto da tutto cio che fa contrasto all' ordine pub-
blico o alia Chiesa. Rifiettano essi di grazia , alia analogia con cui
precede il principio eterodosso negli ordini politico, religiose, filo-
sofico. 11 vederlo costantemente muovere dalla indipendenza indivi-
duate^ autenticare il dubbio, seminare la divisione, affrancarsi dalla
Chiesa, condannare le anticbe istituzioni, mutarecontinuamente le
novelle ecc. ecc. non e egli questo un indizio manifestissimo che la
somiglianza del frntti germina dalla unita di radice ? E una radice
die avvetena la teologia e la politica sara ella innocua in filosofia ?
E il solo attezionare a que' principii i giovani e gl' incauti non puo
egti porre a grave repentaglio, che accettati una volta in filosofia
non si possano disdire in religione ed in politica ?
12. Sappiamo henissimo che a schermirsi da questo colpo, certi
Cxittolioi fatitori della indipendenza filosofica, vantano siccome evi-
dentissima quella tinea che separa i due territorii tilosofico e teologi-
co: ma sappiamo ugualmente accadere nel fatto quel medesimo che
accade tuttodi nelle relazioni fra i due Poteri. Anche qui i legulei
polkici non si stancano di ripetere essere distinte per ciascuna auto-
rita le materic e le competenze, e solo la mala fede potervi intro-
durre dubbiezza e collisioni. Ma quando si viene alle application! ,
tutto finalmente si riduce ad una sola competenza, e il poter tem-
porale invade tutto , mcno cio che non pu6 vedersi ne toccarsi , lo
spirito e la grazia.
13. Cosi av\iene e debbe avvenire in filosofia, la quale tratta con
lume naturale tante materie suite quali la teologia sparge i lumi
della verita rivelata. Anche qui la ragione si fa innanzi, invade il
campo, preoccupa gl' intelletti dei secolari che mai non istudieran-
no in divinita e di que'chierici che ancora non vi studiarono, inchio-
da in quegli animi i suoi equivoci , i suoi sofismi, i suoi errori, ma
soprattutto I orgoglio di non cedere ad autorita anche divina^ e dal
maschio di questa fortezz.a sparando novita inaspettate, sfida la Ri-
velazione e la Chiesa che vengano, se tanto osano, a snidarla: e forse
DELL ARMONIA
anche le dileggia tendendo loro dolcemente la mano per sublimarle
alia suapropiia altezza (Cousin).
14-. Non verra meno certain en te la Chiesa al gran debito che le
incombe di tutelare la verita ; ed inviati da lei i teologi s' ingegne-
ranno d' irraggiare nel buio dei sistemi inventati un fiat hue : ma
quanto tempo ci vorra a stenebrarlo ? E trovata la chiave del siste-
ma neonato, la fallacia del sofisma, Tequivoco del vocabolo, saraella
certa pei cattolici la vittoria? Tutt'altro! sara appena iniziata lapu-
gna: che ilfilosofo incalzato nel primo steccato si ricovrera nel seeon~
do, nel terzo, nel decimo , nel centesimo se occorre, opponendo dei
suo libro citazionia citazioni,definizionia definizioni, disdette a det-
ti, neologismi aneologismi, durando in tal guisa nel combattimento
con perpetue proteste che non e compreso, che bisogna studiare tut-
to il suo sistema, che bisogna accettare tutte le sue delinizioni, che bi-
sogna leggere cento volumi per interpreter quttll'uno che viene incol-
pato. Cosi procedettero sempregli erranti, dopo che Temancipazione
della filosofia ne porse loro il destro, dai giansenisti fino al Lamen-
nais, all'Hennes, al Cousin ecc. E mentre cosi si dibattono i piu alti
intelletti, gli uni per intendere, gli altri perche nx>n si credono in-
tesi, o piuttosto per non essere intesi, 1'errore ingrossa nelle men-
ti piu grosse, opera negli animi piu pratici, e quando fmalmente i!
Caposetta e ridotto a smascherarsi , gia trae dietro un lungo codoz-
zo di discepoli, che giurano nella sua parola, rifriggono le sue apo-
logie, incarnano nelF opera le sue dottrine, ma non hanno o la pene-
trazione, ola pazienza, o 1'uniilta uecessarie a ricredersi e rinsavire.
Sono queste le dolorose conseguenze dell' aver detto in filosoiia
labia noslra a nobis sunl: quis nosier Dommus est ? Alle quali se ri-
lletteranno i cattolici nostri leggitori, vedranno qual sia 1'importan-
za della quistione che abbiamo fra le mani. E gli zelanti Prelati che
con tanta indulgenza ci onorano tratto tratto , e ci confortano dei
loro suffragi, di quanto ardore non sentiranno accendersi nella im-
presa che da noi si propone di far si che quella unita , la quale nel-
le scuole ecclesiastiche mantenuta merce 1' influenza dei professori'
FILOSOFTCA 143
formali nella scuola del dogma, ripigli i suoi diritti in tutte le seuo-
le anche laicali, ove la religiosa sapienza del Principi nostri accor-
da oggidi tanta e si giusta influenza air Episcopato !
(Continua)
N 0 T A
Al>biara falto noi uiedesimi pocanzi an curioso gpcriinenlo di quest! incon-
ivenieuti nel precedcnte articolo Di due ftlnsofte- Chi crederebbe, clie nell'Kpi-
logo di queH'articolo (Civiltd Cattolica II Serie, Vol.1, pag. 046, 1m. 14) la voce
ST/I.VII comune sia stata da taluno interpretata col Lamennais pereonsenso comnne?
Kppure tutto quell' articolo destinato a dimostrare che la certezza si puo avere
<l;i inolti fniiti 1 , e die la iilosofia in ispecie non puo stabilirsi sc uon sulla ii<-
Irinseca evide.nsa dei principii , ben potea dirsi u»a perpetua confutazione di
quel fanntico , del quale noininatauieute si dicea tre paginc prinia ( pa;;. 043 '
essarsi dato al diavolo per far proseliti. In tale scritluni , quaud'aiiche hi voce
fosse per se equivoca, tutte le regole critiche bastavano a spiegare la nostra
sentenza. Ma il vero e che la voce neppure e per se equivoca ; e im da quando
Or»zio serivea Communi sentu plane caret, inquimut etc. (Sat. 1,3, 06) la voce
sensus eommnnit interpretavasi secondo il Forccllini cognitio enrum quae ab
omnibus roynosci solent: quo qui carent stHpitti rornntur. Xe oggidi e cambia-
to il si;;nilic;il(i nel linguaggio volgare; ijiacche, secondo il Manuzzi (cui con-
simua il vocabolario di Napoli) senso comune dicesi alia facoltd per la quale i
piit, degli uomini giudicnno ragionevolmente delle cos? : e ne adduce in con-
ferma i testi del Varchi e del Salvini. Vero e che il Dmowski (Imtitutiones phi-
losophicae Romae 1843 pag. 50 e seg.) ristringe questa significazione aigiudizii
morali. Ma oltre che questo ristringimento di un particolare filosofo non cambia
il significato volgare, 1'A. medesimo ci awerte che dee distinguersi il senso ro-
mune dal consenso comune e dalla antoritd universale: Distinguendus est sensus
naturae communis \° (i simplici CONSENSU COMMUNI ... 2°a6 AUCTORITA.TE UNIVER-
'/itiim noinnilli uenditant. Nel che molto piii esplicito e il Liberatore: il
quale mettendosi di proposito a confutare coloro che sensus communis naturae
1 £ questo appunto I'assunto della terza proposizione a pag. 378, dimo-
ftrata poscia a pag. 501 e seg.
144 DELL ARMONIA F1LOSOFICA
nomine vim nescio quam ab intelligentia et ratiodnatione divtrsam interprt-
tantitr, e mostrando gli assurdi chene seguirebbero conchiude che i diritti della
certezza filosofica non potrebbono servarsi nisi sensum naturae 'ommunem pro
ipsa intelligentia^et ratione humana sumamus, r quindi passa a confutare il
I^unenmir<^'to»8e^lpn8^<^eraate<| TA
Sotto la Mjorta <Ii tali donimrnli |>arf\,i ini)>.)>-,ilii!c < l.r il nosl
specialniente in quella contcstura di articolo vcnisse franteso. Ma cbe volete ?
r
Lamennais adopro eqnivocamente que' vocaboli le tent commun, le consente-
ment commun; e tanto basto perche la voce da noi adoprata fosse presa nel
senso di quello sciagurato apostata , benche appunto per confutarlo implicita-
mente avessimo escluso dalle basi di dimoslrazione filosonca Its traditions uni-
verselles correggendo in qucsto, come nell' uso del vocabolo fede, V inesatto
linguaggio del P. Ventura (Civilta Cattolira ivi, pag. 441 -63i).
Ma se la voce e equivoca nel linguaggio di Lamennais, perche non evitarla ?
Perche in nn Epilogo , ove si ristringono sei paragrafi e necessario il massimo
laconismo. Volendo dunque restringere tulte le basi di ogni certezza e di r»;iii
dimoslrazione nei due ordini soprannaturale e naturale ; siccome le sopranna-
turali riducemmo alia fede che abbraccia la parola di Dio e scritta c tradita ;
cosi cercammo una sola espressione che abbracciasse tutti i principii della co-
fpiizionc naturale: c scnza ripetere i tre fonti donde sgorgano le cognizioni del-
I'uomo intellcttivo (evidenza di ragione), del sensitive (sensazione), del sociale
(autorita) adopraramo quel vocabolo senso comune, che solo Irovaniuio proprio
a tale signincazione nell' idioma italiano , in cui procuriamo di non ammettere
barbarism! senza assoluta necessita.
Speriamo che questa dichiarazione appaghcra il censore amorevole e rispar-
jniera in simili occasion! gli abbagli involontarii.
1 Institutions Logicae et Metaphyt. Vol. 1. Log. Part altera c. i, art. 2.
sexto, editio.
01 A\
UBALDO ED IRENE
RACCONTO DAL 1790 AL 1814
IL GONTE D' ALMAVILLA
(Conlinuazione e fine)
11 marilo per timore che la moglie a qualche ora non cogliesse il
destro d'ire alia chiesa, faceale ogni mattina in letto prendere il caf-
lo ; ma la Virginia sapea cosi ben procacciare che il piu delle volte
ora a cagione de1 nervi , ora di qualche stomachino , ora per intra-
niessa iK-1 medico, se la fuggia netta , e sapea coll' arnica adoperare
cosi discretamente , die de' buoni niesi potea comunicare tutti gli
otto giorni senza che il Conte potesse mai venirne in sospetto. Tut-
tavia im giorno avvistosi che la Virginia soleva accogliere di primo
mattino certi vecchi gentiluomini e dame, o della parentela o an-
tichi amici della casa di san Roberto , le tenne V occhio addosso , e
la colse che portava al collo una camicina incrociata , che allora di-
ceasi alia Main/own , e poscia alia Maria Clolihle , poiche la pia e
modesta Regina di Sardegna se ne dilettava. Cotesto bast6 per-
che quello sguaiato , tornando dalla cavallerizza , da tirare al ber-
saglio , o dall' aver corso in Faeton per li spaldi delle citta , le con-
ihu-csse uno sciame di giovani volteriani scapestrati, ingiugnendole
per mezzo del secretario di togliersi quel bavaglio d'attorno: e per-
che talora la ritrosa giovaiie , tolta la camicina , usava altri suoi
•Strit II, vol. IL 10
1 il> UBALDO ED IRENE
ingegni graziosi da coprire le spalle e il petto questo sudieione gnene
strappava sul viso di quegli impronti.
INon e a dire come a tavola si tenessero ragionamenti atti a far
arrossare la pudica donna , e come dopo desinare al caffe or 1' uno
or 1'altro per far! a versare le si esibisse per cavalier servente; ma il
tratto piu crudele per la povera creatura riusciva in sulla sera quan-
do il marito voleva assistere all' acconeiatura e imponeva alia Giu-
lia che guernisse il busto a suo capriccio. La derelitta si sentia ve-
nir meno di vergogna, e cotesto goffo e tristo la faceva seco ascen-
dere il Faeton , clie era un cocchio di gala aperto e altissimo di
molla onde i signori pareano in un carro trionfale. Or la Virginia
in quella specola non osava levar gli oechi e spesso di soppiatto del
Conte apriva il ventaglio e paravasi alia meglio. Taccio dei rossori al
caffe pel gelato, ove Edoardo si dilettava di tener la moglie in mo-
stra, ele veniano attorno mi lie cicisbei, e si vedea in riscontro colle
piu belle eleganti della citta, le quali teneano di raolta ciccia all' aria
e al sole •, di che la giovinetta smarriva tutta e confondeasi in cuore.
Ne qui terminava la guerra; che costui era fermo di pervertire se
potuto avesse quella bell' anima. Gia vedemmo che la Virginia do-
vette levarsi dinanzi quanti libri poteano raffermarla nella pieta ,
nel pudore e nel timor santo di Dio : ogni di saliva in guardaroba
ed ivi leggeva e meditava alia fuggiasca ua quarticello d' ora •, e la
buona Giulia aveale provveduti certi pii libriccini di piccolissimo
formato che la Virginia chiusa negli agiamenti leggea, e di verno li
tenea nel manicotto , e appena udia scricchiolare un uscio , li na-
scondea come la donna infedele il ri tratto dell' amante. In mezzo a
tante battaglie 1' alto animo della virtuosa giovane si tenea saldo, e
cercava colla piacevolezza de' modi , colla serenita del viso , colla
soavita delle parole, e piu col silenzio, colla mansuetudine, e coUa
dissimulazione di vincere se medesima e 1' acerbo suo tiranno. Ma
<jostui, che alia guisa di tutti gl' irreligiosi, avea spento ogni gentt~
lezza c dolce affetto di cuore , scortese e villano la pungea sovente
di parole, e quando indragava batteala come una vil iante, e p*u
•volte la Giulia dovea trargliela di sotto.
IL CONTE D' ALMAV1LLA 147
Cagione speciale di queste furie si era il volerla violentare a leg-
gere libri empii e lascivi ch'ella si riiiutava gagliardamente d'accon-
sentire: ne cominciava alcuria volta la lettura, e poi chiudeali inor-
riditu o stomacata ; ed eccoci ai garriti , ai rimproveri , alle smariie
del inarito, il quale poneasi a legger forte e commentare quelle em-
pieta e quelle lascivie. Recavale persino a vedere le piu laide stam-
pacce che la facean spiritare, ne si vwgognava quel briaco d'oflfen-
dere quelli castissimi occlii che non si iissavano che nel suo volto ?
e non amavano altri che lui , schivi da ogn' altro oggetto proiano.
La tapinella solto quelle sozzure chiudeva gli occhi, tentava di i'ug-
gire, e afterrata da quello indiavolato, gli cadeva a piedi ginocchio-
ni , gli abhracciava le ginocchia , supplicavalo , scongiuravalo cl>e
avesse pieta se non di lei , almeno del frutto che portava nel suo
seno; ma quello spietato delle carni sue, talora le dava d'urto e stra-
niazzavala in terra 1.
1 Non sarh fuor di luogo I'avvertire che questi son tutti casi veri, e che cio
die t'aceano i Volteriani del Secolo passato lanno di niolti mariti pagani oggidij
e piu d' una povera sposa italiana vi si trovera dipinta. Coteste martiri se-
crete si divorano tacilamente le loro angosce per tale, che parecchie di loro
portano cosi magnanime al di fuori il loro martirio che sono invidiate per le
piu felici consorti d'alto e ricco signore; quando per converse dentro agl' in-
timi penetrali di loro abitacoli sono vitliine deU'einpieta, della sporcizia, della
bizzarria 0 della crudelta de' loro carnefici.
148 UBALDO ED IRENE
IL PRIMOGENITO
9 irtooTteg
0192839J"'' «mo if) iqFo') r.trrfiimnn moi
Non ebbe appena il Marchese di san Roberto avuto contezza che
la nuora sarebbe per consolare la sua canizie di un rampollo che
perpetuasse il nobilissimo arbore di sua antica prosapia , che tutto
galluzzo venne dal suo castello a visitarla. La buona Virginia, che
gentilissima era d'animo e di modi, 1' accolse con tanta grazia e-.gli
fe intorno tante carezze , che il vecchio ne pianse di compiacenzam
ma come fummo all'argomento, la giovane s'awide che tutte le pia-
cevolezze del suocero erano condizionate, imperocche egli ragionava
pur sempre d1 un figliuol maschio , e dicea rotondo alia Virginia
e gnene ribadia ad ogni tratto — Nuoruccia raia , non fate scioc-
chezze, sapete? Noi abbiamo bisogno d'un maschiotto clie ci tiri in-
nanzi il nome, i privilegi e le prerogative del casato: per le femmine
c'e sempre tempo, bastano all'uopo le rastiature della madia. —
La timida sposa volea dire che sperava di renderlo lieto; che tut-
tavia al volere di Dio niuno potea impor legge : ma il vecchio invb
bizzarritosi al solo dubbio ch'ella non fosse per dargli un maschio,
le si volse gonfio e altero , dicendo — Virginia , o datemi un ma-
schio od io non vi guardo piu in viso — di che la povera donna ri-
mase dolentissima che alle angherie del marito , s' arrogesse 1' ira e
Fodio del suocero, e si raccomandava a Dio.
Intanto ii Marchese alia speranza d' un maschio non capia nella
pelle e facea gli apparecchi grandi e magnifici. Per padrino avea
gia fatto gittare un motto al Re, e il Re benignamente s'era offerto
presto a levarlo dal forite : i present! per la puerpera erano tre-
cento doppie di Savoia , una gran coppa d' oro fatta cesellare e
smaltare dai migliori orafi di Genova , la qual coppa avea legato in
sommo aH'anello del coperchio un diamante di mold carati e di bel^o
lissime acque, e ne'due manichi due" rubini di maravigliosa luce: un
vezzo da collo di perle candidissime e grosse , ed una bo?cola da
petto di smeraldi, con altre belle cose e preziose.
IL PR1MOGENITO 149
A tutti i suoi castellani e gastaldi avea mandate die al primo
avviso della nasoita dell' credo dessero nelle campane a doppio ; i
parrochi e cappellani cantassero il Tedeum ; si sparassero in sulle
torri cinquanta colpi di cannone-, si facessero ventolar le bandiere
per otto giorni; per giorni tre s' aprisse corte bandita a tutti i vas-
salli e non mancasse carne di bue, montoni arrosto, salame e cacio,
pane e vino a volonta. Beneficassero i guardacampi , i guardabo-
sehi, i braccianti delle possession! d'un sacco di grano t.urco e d' un
mezzo bigoncio di vino. Clie se per isventura s'annunziasse una tVm -
inina, niuno, pena Toflizio, dia il minimo segno di letizia.
Cotesto buon Marchese era si fitto in queste sue ugge de' maschi
clie un giorno essendo vicina al suo castello la villa del collegio del
nobili di Torino , e piii figliuoli di suoi parenti ed amici trovandosi
in quella, cbiese in grazia al rettore d'averli un di seco a pranzo, e
1'ottenne, e gli accolse con festa di campane e di spari. Se non cbe.
com' ebbero pranzato, approssimandosi 1' ora del ritorno si mise a
piovere a ciel rovescio un acquazzone pauroso. II Marchese ch' era
uomo puntuale e assegnato , veggendo piovere si sformatamente ,
chiamo un guardacaccia e messolo a cavallo , gli consegno la scar-
sella ad armacollo, e lo spaccio alia villa de'nobili. Giunto al rettore,
e portogli il piego, il rettore 1'aperse, e vi trovo una lettera corre-
data da pie di tre gran suggelli in cera lacca; il primo del Marche-
se , il secondo del Parroco , il terzo del Sindaco del castello , e la
lettera dicea cosi — Signer rettore. Piove a ciel rotto, ed ho qui
dodici suoi giovinetti: ella si metta ne'miei panni. Se fossero dodici
femmine poco male d'una buona sguazzata; ma dodici maschi! do-
dici colonne delle primarie prosapie del regno! No davvero, doma-
in li condurro io stesso; e questa notte, la non dubiti, saranno ben
allogati e guardati. —
E cosi fu : che il Marchese con tre carrozze venne il domani a
consegnare le dodici colonne in mano del rettore , narrando tutti i
casi del viaggio , come si farebbe de' volteggiamenti d' un esercito
che riesce a sottrarsi dagli aguati d' un nemico formidabile che lo
insegue.
150 UBALDO ED IRENE
Or chi potra immaginare le strette in che si vedea sen-are la Vir-
ginia? Dall'mia parte il vecchio che si moria cTun maschio; dall'altra
il marito filosofo , che non credea ne' sacramenti , e in sulla rabbia
era uscito un di in certe parole mozze , che le parea d' aver pene-
trate, e la sua pieta provvide in bella guisa di stornare. Imperocche
negli ultimi giorni, avuta a se la levatrice , le disse — Buona mia ,
voi dovete ad ogni costo, nata appena la creatura, battezzarla sotto
gli occhi miei, dicendo ch'egli non v'e tempo da soprastare — il che
promessole la savia donna, la Virginia attese a raccomandarsi a Dio»
e ad apparecchiare CK') che s'addiceva a quelle congiunture. Se nor*
che, come Dio voile, ne nacque una bambina, e tutta la casa rie fu
d' una malissima voglia , comineiando dal Marchese , che fe subito
attaccare i cavalli, e andossene a san Roberto senza voler ne vedere
ne salutar la puerpera, ne benedire la nipotina , e ne stette ingro-
gnato , e non comparve in casa il figliuolo per lunghi mesi : il che
quanto spiacesse al Conte non e a dire-, ma il guaio che lo res&
furibondo si fu, quando ito a salutar la moglie , le disse — Voi s*~
pete com'eravamo rimasti, se fosse una bambina, d'attendere la zia
Livia per le ceremonie del battesirno nella nostra cappella d' Alma-
villa; onde corisegnatemi la bambina, che intanto ioledaro 1' acqua
— Cui rispose soavemente la Virginia — Edoardo rnio, la farttolina
die nascendo tanto timore di se , che la levatrice non riputo pru~
dente il sostenere un minuto , e lavatala appena , battezzolla —
L' irreligioso uomo vistosi antivenuto dalla saggia consorte die in
ismanie tali, che accorsero le cameriere, e il secretario pel calrnario^
e toglierlo dinanzi a quella poverina che tremava tutta. L'empio per
gabbare la Chiesa avea divisato chiamare la levatrice e in sua pre-
senza e di due testimoni far battezzare la bimba secondo il rito cat-
tolico-, ma in luogo d' acqua schietta , pura e naturale avea posto
neU'ampolla acqua distillata di rose; e perd la figliuola non rimarria
biittezzata, ne anco dopo le aitre ceremonie della Cliiesa 1 .
\ Quesli casi avvennero piU d'una voi la in Italia, massime al tempo della re-
puliblica Cisalp'nia ; e 1'autore coitobbe due Iramassoiti, rtiarito e moglte, d'alto
lignaggio , che venuto a morte un loro figliolctto di sei anni , la madre locca
IL PR1MOGENITO
Voduto il murito ch'ei non ci potea di vantaggio p»-n>6 d'atlligg»'n»
e ,di tarmeiitare per ogni guisa la moglie. A quei di pochissime
gentildonne nutriano del proprio latte i figliuoli , come interviene
felicemente a' nostri giorni: ma pure ve n'avea di quelle die anche
avuta la balia in casa , godeano di lattare al proprio seno piu voile
il giorno le carni loro. II Conte le tolse crudelmente la figliuolina ,
mando la balia a' campi , e non gnene facea vedere , ne anco una
volta 1'anno. Di che In madre, priva d'ogni conforto, vivea in lunga
pciia, slruggendosi di veder la ligliuoletta e passando i suoi giorni
solitaria o fra i continui rimbrotti del consorte, il quale non le pcr-
misi! d' andare in santo ne anco in cappella. Se noa ehe coll' aiuto
della Principessa della Cisterns, un di che fece invitare il Conte da
suo marito a una caccia, le condusse tacitamente il parroco e chiuse
in camera ebbe con inQnito suo coniento la benedizione sacerdotale.
E perche fra molti buoni servitori anticbi v' erano quelli del Conte
ch'eraiio mondani e tristi, il parroco colse 1'occasion di visitare una
vecchia fante di guardaroba inferma, e poi sceso colla Giulia dalla
cbioccioletta secreta , entro alia buona puerpera , e partissi per la
Ktessa via delle guardarobe.
Intanto il Conte niulinava in suo capo come far allevare la figliuola
Lauretta secondo le pratiche dell' Emilio e della Novella Eloisa. La
bamboletta era gia ne' quattro anni ; ed egli non patia die bazzi-
casse punto colla madre, temendo che le seminasse nell1 animo
tenerello i germi della fede e del santo timor di Dio ; poiche s' era
fermo di volerla crescere senza sentimenti religiosi , aociocche ne'
diciott' anni , secx»ndo la dottrina di Rousseau fosse arbitra d' eleg-
i>-ere (jual miglior religione le piacesse. Laonde scritto a Parigi a un
Volteriano de' suoi amici , gli commise di mandargli una giova-
nc istitulrice che fosse bene istrutta nella musica, nel canto , nella
da un rimorso cniddc, die in ijjrida acutissime c svcllcasi i capelli. Accorsa la
cognata, virtuosissinia damigella, disse — Che avete Bettina? — Oh Dio, rispo-
sc, Nino non e Itatteizato e muore — La giovane non rispose puuto ; ma preso
un bicchier d' acqua battczzo imtnantinente il nipotino, e mandoUo a Dio. Per
buona ventura non sono frequenti questi mostri!
152 LBALDO ED IRENE — IL PR1MOGENITO
storia , nella lingua inglese , e adorna di quei tratti che per 1' arti
donnesche, ad allevare una giovane gentildonna, si chieggono dalla
fiorita condizione degli odierni Signori.
Fu servito appuntino. Madamigella Elvira era stata allevata nel-
I'lstituto filantropico di Parigi.eretto sotto gli auspizii del Marchese
d'Argental e della Duchessa di Barri, nel quale niun sacerdote potea
mai comparire e non vi si nomava mai ne Dio ne santi. \7i correano
per le mani tutte le opere de' corifei dell' empieta , e quelle giovani
usciano di la ricche d'ogni pellegrino e raro corredord'arte, di gra-
zia, di lusinghe^d'orpello, d'ipocrisia e di ciurmeria, d'attraimenti
piacevolissimi ; colle quali fallacie sogliono trascinare a perdizione
coloro che non sanno guardarsene sottilmente.
Da quello Istituto uscirono tutte quelle lusinghiere che sotto il
titolo di Duchesse, di Marchese, di Baronesse, di figliuole naturali di
Principi e di Monarchi filtravano a quei di nelle metropoli d'Europa
a farvi innamorare di se veri Duchi, Marchesi, Baroni ed anco Prin-
cipi , e traboccarli nella massoneria , e nel tilosofismo. Assai di co-
storo pero si diffondevano nelle grandi famiglie , massime d' Italia ,
per corrompere la fede negli animi vergini e tenerelli delle donzelle
italiane, e sapeano farlo con tant'arte che il piu delle volte le pie ma-
dri non se n' avvedeano, se non tardi.
njr;>5*MT r< —^§^S«*— •
!'»!> fieus*)
A questo segno era pervenuto I'Autore , quando , aggravandoylisi
le infermitd che da lunyhi mesi lo travagliavano, fu quasi repentina-
menle ridotto agli eslremi. Piacque alia divina bontd di serbarlo a
nuove faliche, delle quail ', ripresa che egli abbia nuova Una , carissi-
ma fra tulle gll sard smza dubbio la continuazione dell' interrotto
lavoro. Intanio , per nun prirare il noslro periodico di quella parle
amtna che lanlo vivcuncnte si desidera e gentilmenle .si chiede, forni-
nmo un allro racconio con cui speriamo di non frodare le prouiesse
del noslro prog^ v^f^G^f cjRMtfionc de' cortcsi lettori. !t,/ 6y9h
HI ? Qlovsnofgei 9la9mBi«ffn9 ^ onr D osswi b olieoqoiq
1> (KI OaJAB'J
U'US i
..fifliiohj.'.
•
R1VISTA
iniiifjb egeanpnU J"tv ' •-
•»<( oiG on iJftgLtp""-"-' "- ^ 1!l
STAMPA ITALIANA
•
orroi s • "T
gjnan - ''^- "^1 .•
,
il> HI
uqo'r T
'
Un giudice e parte, ossia Rivista del libro Lo Stato Romano dall' an-
no 1815 all' anno 1851, pa* C. L. FARINI.
II.
5coj)o precipuo a cui mira questa istoria.
Caduta al fondo, per cui colpa non lo ignora oggimai nessuno, la
causa della indipendenza italiana , i piu caldi promoter! di quella si
sono rivolti a rimuovere il precipuo ostacolo clie ne impedisce il
trionfo. Or questo ostacolo precipuo non occorre lungamente cer-
carlo: gia Titalianismo pagano del Machiavelli ne ha trasfuso in tutti
gli eredi suoi la profonda persuasione e Fodio accanito; e si eel ri-
cantano in ogni metro e ad ogni proposito : 1' ostacolo all' indipen-
denza italiana e il principato civile dei Papi. Ne noi saprem riputarlo
bro a delitto di lesa logica , quando , rinnegata francamente ogni
memoria cristiana . son risoluti a risuscitar T Italia pagana sull' ara
della Vittoria a pie di Giove Capitolino. Stabilito una volta un tal
proposito , il mezzo che scelgono e empiamente ragionevole , IH
RIYI8TA
quanto c verissimo che, perdurante nella Penisola un Principe ita-
liano che e Pontelice , 1' idea di una Italia pagana, di una Italia che
metta la felicita suprema nell' indipendenza e santifichi per conse-
guenza tutti i me'zzi, pronta a calpestar tutti i dritti per conseguirla,
questa idea, diciamo, non trionfera mai nelle menti, e molto meno
ricevera la sanzione dall1 Oracolo supremo del diritto e della verita.
Ogni altro conato abene ancor temporale ma lecito, avra quell' Ora-
colo, come 1' ebbe in ogni tempo, cooperatore sapiente e munifico j
ma giunti a quelle colonne ove la giustizia cristiana segna il non
plus ultra, il Pontefice si arrestera e tutti con lui i lealmente catto-
lici 1. L'autorita temporale del Sommo Pontefice edunque ragione-
volmente, secondo empio, odiatadall'idolatra d'ltalia •, e di tutt' altro
puoi accagionarlo che d'incoerenza. Solo e maraviglia che consenta
a costoro chi si dice cattolico, non fingendo da ipocrita , non fran-
tendendo da stupido.
Ma tant'e: ci ha in Italia parecchi che pretendono tuttavia con-
giungere questi estremi : ed essi vedendo pure impossible aver
i'autore il Pontefice, debhono muorere ogni pietra a fine di esauto-
rarlo temporalmente ; ma questo non basta a cangiare il loro scopo
e sol puo mostrarli meno violenti nella eletta dei mezzi. Secondo a
noi pare, tre sono le vie aperte alia scelta di tre specie di coscienze
italianissime : alle piu feroci il Mazzini propone la violenta conqui-
sta del Campidoglio $ alle piu astute e miscredenti 1' Anglicanismo
suggerisce Aiprotestanteggiare 1' Italia; alle scrujK>lose dei piu assen-
nati nel partito, Y&rlodossia del Mamiani e i piagnistei semicomici
del Tommaseo raccomandano il discredito del governo ecclesiastico-
cdl' autorita del Vangelo e dei Santi Padri. E per quel che tocca a
Vangelo e SS. PP., la Letlera ortodossa niente meno che Rorha e il
Mondo 2, gia lo sanno i lettori, spalancano un arsenale : all' ar
ineoto storico contemporaneo molti gia poser la mano> ma niuno
forse coll' arte e col sussiego del Farini.
Vol. II pag. 69 esegg. AUorche, dice, JH dome della liberfa e dell'l-
talia si commettestero eccessi ecc. Pio IX diflidava dei tiovatori &t.
3 V. CiviUa Cattolica I Swie, torn. YII pag. 339 c 128,
BELLA STAMPA ITALIANA
Lo condanni pure il liberale avvocato Francesco Mayr, secondo
il quale, finora il pubblico ha yiudicato che la storia di Farini e su-
jH'fficiak « leygera : e sipiw aggiunyere, senza tema di andare errati,
the beiw spetso e slcale. Si direbbe che non allro si e proposto che di
n-nilicarsi dei suoi nemici e d' incensare i suoi amid e benevoli: trop-
po spettso ha dimenticalo che uno storico deve fare un sacrijicio *u1-
T allare della verita delle proprie aflezioni e dei personali risen ti-
inenti 1. Cosi 1' ex Presidente di Ferrara; ed il Guerrazzi gli rimpro-
vera di aver yittato addosso ad allrui accuse pessime per isrivolare
via, lasciando dietro una iraccia di bava a mo' di lumaca, ricordan-
dogli che la st&ria scrivono yli slorici non gli scoiattoli 2. Ma tutto
cio prova solo che il racconto non e veridico. Ora appuntx) di qui
piii sopraffina apparisce 1' arte nel farlo credere, e fario per guisa,
che il calunniatore del Re di Napoli il gia onorevole Gladstone, col
volt;ire in inglese la storia del Farini si sia risparmiata la fatica di
dettare un altro paio di lettere contro il Vicario di Gesu Cristo.
L'artificio poi del Farini si raggira in tutto il corso della storia
sopra due perni principalraente: 1 .° mostrare per via di fatto impos-
sibile indurre i preti ad un governo giusto, progressivo e pero caro
ai jiopoli. Ma poiche il regnante Pontefice provo coi fatti precisa-
mente il contraiio, uopo e, 2.° chiarire che tutto il suo buon volere
trov6 nelle tendenze chierieali un insuperabile impedimento. Stabi-
lite queste due premesse, e scaldati frattanto gli animi incauti alia
idolatria della italiea indipendenza posta in cima di ogni pensiero,
la cousegueuza scende spontanea : a terra il governo temporale del
Pontefiee ! Noi uon intendiamo con cio accusare T A. d' aver cono-
sciuto egli stesso tulta T infamia di codesto tradimento •, molto meno
-d' averne ordito per la terza volta una trama. Conosciamo pur trop-
po quanto sia inscrutabile il cuor dell' uomo e quanto artificiosa la
passione a scombuiarlo seuza ch' egli pur talvolta se ne addia. Dicia-
mo solo che la passione italiea, la quale gli guido la penna, con-
<lusse TA. e il libro a quel risultamento.
1 Ottervatore Romano 26 Setlemlire t85i .
2 Apologia della vita politico tec. pag. 815.
156 RIVISTA
E in quanto al discreditare il governo dei chierici, il lavoro inco-
mincia dalle prime pagine, ove perfin nella lode s'intromette il bia-
simotanto piu pungente, quanto, dopo la lode, sembrapiu imparzia-
le. Cosi (vol. I, p. 6) 7a RomanaCorte non piega mcti I' ammo ne alia
forza ne alia fortuna, testimone la costanza di PioVII. £ questo un
bell' elogio e tu crederai che tanta costanza germogli dal sacerdozio
cattolico, come dira senza fallo chiconobbequelmansuetissimoeroe.
Ma pel Farini era avanzo di spirili guelfi imbastarditi. Chi poi vide
a que'di il trionib del Reduce da Bologna al Vaticano, sa benissimo
che i veri popoli (le moUUudini yrulle, ha detto il Farini a pag. 29 j
sospiravano il ritorno del Re Pontefice, meno alcune centinaia di
ufliciali infrancescati o d' avvocati volteriani. Ma pel Farini ai po-
poli dello Slato Romano immodernati (potea dire all' Italia) piaceva
che i chierici soffrissero onte (pag. 6). ' fibol e e <up sx-iola
Piu innanzi : rinfacciando (pag. 10) alia Corte di Roma di non
axere assunto in quei primi momeni di sua, restaiir azione il patro-
nato d' Italia vivificando il guelfismo, le rimprovera che essa disco-
nobbe i destini del Papato. Lo disconoscevi forse ariche tu, letter
cortese, che i destini del Papato fossero di risuscitare le rabbie civili
e di padroneggiar 1' Italia •, ma gl' italianissimi cosi la pensano, o al-
men cosi dicona di pcnsare quando loro torna conto; e cosi non e
maraviglia che gli rinfaccino di aver paventato la potenza ghibellma
e le opinimi liberali (pag. 11).
Alia pagina stessa, s' incominciano a contrapporre col titok) di
setta i sanfedisti ai carbonari : quasiche setta dir si potesse una ag-
gregazione di uomini concordi nella riverenza al loro governo le-
gittimo, adopranti sotto ladirezione di lui per mantenerne il vigxDre
ed eseguirne gH ordini -, quasiche una tal classe d' uomini , se pur
ebbe mai essere a maniera di associazione ( giacche non se ne reca
it menomo documento), potesse paragonafsi senza ingiustizia enor-
me a quei Carbonari, ctoe fulminati da tante scomuniche e ribelli ad
ogni autorita, aveano raccolla la bandiera ddl' indipendenza dalla
mano del vinto Murat, e preparavano quegli eccessi dei quali parla
poco appresso I' autor medesimo (pag. 21, 24J. Cosi 1' aver trovata
JirwM ts*^-
DBLLA STAMPA ITALIANA J57
una inoltitudine di difensori volontarii fra i proprii sudditi, si attri-
buisce a vitupero di quel Papato, die al trove si dice esoso a tutti i
buoni; e gia s intende: i buoni sono il Farini cogli altri cospiratori.
Ne e men mirabile T arte colla quale sa rendere odioso tutto ci6
clie fu lentato dal Governo pontificio per frenare T invasione dei set-
tarii, prinia sotto Pio VII reggente il Consalvi, poscia sotto il riso-
luto e vigoroso Leone XII. Del quale pure la v-erita xuok che si nar-
rmo alcune buone ed ulili cose . lolli abusi, puniti abusatori, accon-
ciati spedali, strade, ponti ecc., stirminati gli scherani, poslo modo
alle spese, scemale le tasse, creala I' ammorlixzazione < 'pag. 27, 28).
JNondimeno 1' A. mostra, senzaavvedersene, colla stessa sua dicitu-
ra, che a uuilincorpo gli tributa queste lodi, e sembra dirti : benche
il niio intento sarebbe di non iscrivere se non vituperi, la veritami
sforza questa volta a lodare. E pero vi appicca tosto una eccezione
non meno iinportante a ben comprendere lo scopo ultimo di questa
storm. Jieneficii quesli , prosiegue TA., che avrebbero avvalorata
I' Aulorila Pontificia, se non acesse timonegyialo lo Slato contro le
correnti del secolo in vantayyio di una casla e led fiala di una setta
(pug. 28). Chiunque capisce il gergo non ba bisogno di leggere il
rirnanente di questa pagina : tutla <[uintessenza di quel linguaggio
clie sa mettere in mala voce qual si voglia mezzo di governo, vitu-
perandolo nel clero, benche assai piu usitalo dai governi laicali. La
polizia, il castigo dei ribelli, \ imbrigliare le penne seduttrici, il
regolare 1' inseguamento, il frenar 1' empieta scandalosa: tutto cio
vien messo in mala vista col consueto frasario ipocrita. E perche
1' ipocrisia abbia il suo coluio, \ A. aggiunge uu paragone, che noi
nuvomandiamo al lettore gia bene addottrinato dal Montanelli su-
glii antecedent!, come dicono, del Farini. Codeste vessazioni del Go-
verno pontiiicio pesavano, die' egli, piu fortemente per la compa-
razuHie. . . . coUa ricina Toscana, dove Leopoldo If seguica la via
batluta dal i/ddre e doll' arc (pag. 28). Si eh? gli e molto cara quel-
la Toscana al sig.. Farini ! ed era proprio per questo che nel 46 co-
spirava per cacciarne Leopoldo e felicitarla di un triumvirato * !
111' ' i -i
. /Ti> 1 ' \' 'JlJwlOJA-'vJlAt1 '
1 V, la lettera citau del MONTAKELLI nella Voce del deserto.
io8
II capitolo III rarcuntu le mene dei cospiratori, dei quali i piu
erano, dice, volteriani o indifferentisti in religione, sensisti in filo-
sofia ; e dopo aver calunniato il Ducat di Modena come seyrclamenle
cospiratore o traditore, rironosee indi a poco che quel segre to resto
chiuso nel cuore ducale, e nella strozza dell' impiccato Menotti, e spar-
ge lacrime e fiori sulla tomba del giovane tradito (pag. 33) ; il quale
probabilmente rive!6 dopo morte al Farini il segreto rimastogli nella
strozza: altrimenti, come avrebbe osato imputare al Duca si orri-
Lil delitto? Piu difficile ti sara T indovinare come mai il breve regno
<li Pio VIII contaminate (pag. 31) da inqwisizioni e condanne po-
litichesotto il governo e hi crescents potenza del Sanfedismo, a jia-
gine 33, 34 quel governo stesso non facesse prove di repression*,
lasciaiido scorati i sanfedisti e i liber ali baldanzosi. Appettodi que-
sta ti sembrera bagattella quell' altra erudizione storica che cioe Gre-
gorio XVI, Camaldolese , come tutti sanno, fosse stato pel Farini
Generate dei Carmelitani (pag. 36). Ne noi noteremmo questi falli,
se non giovassero a dimostrare quanta disattenzione alcuni recano
fiel dettare la storia anche di fatti notissimi.
Quel che piu fa al nostro proposito e il racconto della ribellione
di Bologna nel 1831, dilatatasi, dice lo storico, senza sforzo diri-
Itelli, senza resistenza di milizia, quasi patria festa, non politico ri-
volgimento (pag. 37). 11 che tornerebbe in discredito del Governo
pontificio mostrandolo odiato insieme ed inetto, se 1' A. medesimo
non avesse cura di contraddirsi, facendoci sapere (pag. 35). che si
cospirava nelle provincie e nella capitale con audacia confortata dalle
promesse di non intervento, dalle speranze negli aiuti di Francia, e
dal tradimento di vecchi soldali e dei capi delle milizie, i quali .st of-
frivano ai servigi della rivoluzione (pag. 38). Rappresentarci code-
sto macehinare dei cospiratori in molti angoli dello Stato, quasi
una festa di tutto il popolo insorgente a tumulto senza sforzo di ri-
.belli* egli e in verita un far troppo a fidanza colla dabbenaggine dei
$uoi .let tori , riputandoli si semplici che ancor non conoscano come
si maneggi a' di d1 oggi un rivolgimento di Stato, e come si faccia
comparire moto di tutto un popolo 1'agitarsi di un pugno di faziosi.
BELLA STAMPA 1TALIANA I M
Per ora tocca al Farini lo spiegarci come una palria fesla avesse
bisogno di cospirazioni , di non intervento e di Iradinwnto di recchi
soMati. Se in una casa, per figura di esetnpio, i figli discoli si con-
giurassero di aecoppare il padre con promessa di non aiulo dai gen-
darmi e di aiuto dai servidori, questa, secondo il Farini, si dovrel>-
he cliiamare una fcsta di famirjlia ! Ci guarderem bene di augurarne
a lui una somiglianto ; ma clii sa che egli non abbia mirato a quella
nwmiera italiana registrata nel Yocabolario di far la fesla a un
cristiano !
Non andrem per le lunghe a dimosirare siccome vengano discre-
ditati i tentativi di Gregorio XVI nel pacificar le Romagne. Bastera
dire che il Governo Pontificio vi comparisce sempre inetto nelle per-
sone governanti, violento coi sudditi, intrigante colle Potenze stra-
niciv, allora eziandio che queste si dichiarano soddisfatte del mi-
glioramenti introdotti nell' amministrazione. Solo i moderati sono
gli onesti e i capaci, che suggeriscono i soli mezzi possibili, i quali
tutti, gia si sa fino alia nausea, si assommano nella panacea univer-
sale di uno Statute. L'A. poi ne intreccia gli elogi nelVatto stesso
che mostra inutili tutti gli sforzi eziandio degli Statutisti per com-
primere le sempre rinascenti rivoluzioni.
JDei Centurioni e Volontarii pontificii egli ti parla con una tal ret-
torica da fartene spiritare ; ma a spremerne il succo non sapresti di
riio pretenda accusarli: e il lumacone del Guerrazzichenon sa ince-
derc senza lasciarsi dietro la strisciadi bava.Fw miliziasegreta, dire
VA. (p. 72) : non sappiamo come una miUzia seyreta potesse ope-
i-are quei tanti finimondi che di lei si raccontano-, ma fosse pure!
qual legge proibisce ad unGowrno legittimo 1'averpersone obbliga"
tesi in segreto a maggior fedelta? forse che non ne hanno in un mo*-
do d in un altro le polizie di tutti Governi? Redutata fra la piu ab-
hteUa e facinorosa genie ( ivi ). Lepida questa! se era milizia segreta,
come ne sapete vx)i per filo e per segno la condizione e 1' oritriiu*?
Che se altri la dicesse fiore di galantuomini non dovrebbe esserne
creduto meno di voi , che pure non: ne arrecate altra pruova che
il dirlo. Privileyiali di poriar armi: sarebbe bella fhe oresse arro-
160 RFVISTA
lato una truppa senza armi ! Esenti da eerie law : ci ha chi lo nega;
ma ci voleva pure un qualche stipendio-, ed o che il Governo desse
loro qualche paga, o che gli francasse dal pagare, la cosa tornava al-
lo stesso.Riscaldati dal fanatismo, perche i Vescovi e Saccrdoli yli ad-
dot trinavano : singolare questa camale PERCHE! ti farebhe credere
che il Farini sia di quei Volteriani detti pocanzi, che neh" addot-
trinamento della Chiesa veggono sol fanatismo : altrimenti qual sen-
so avrehbe quel PERCHE? Scorrazzavano armati sino ai denti: e avre-
ste voluto che corressero inermi? Le polizie erano in mano loro,
pertib insolentirano . La polizia dovra dunque rimanere in marro di
nessuno, giacche il PERCi6 potra applicarsi a chiunque lamaneggi.
Ma questa pittura alia Rembrandt dei volontarii pontificii non dee
recar meraviglia chi sappia dal Montanelli essere il Farini autore di
quel Manifesto di Rimini , nel quale i medesimi vituperii contro i
Centurioni o Volontarii sono espressi (pag. 117) col medesimo sti-
le, e quasi colle medesime parole, talmente che basterebbe esso so-
lo a provare uno lo scrittore del Manifesto e della storia. E dello
stile medesimo caricato a segno di divenire ridicolo, potremmo re-
care esempii a migliaia in tutto il libro , se non temessimo la noia
attiva e passiva di tale rassegna. Vedrebbesi (pag. 62), che Tin-
dulto accordato ai ribelli non li preservo da faslidiosa sorveglianza.
Vedi stranezza ! Non bastava adunque il perdonare , se non si la-
sciava ancora libero il ricospirare •, ovvero bisognava sorveglicvre
senza dar fastidio ai docilissimi sorvegliati , i quali poco stante tor-
narono a ribellare (pag. 68) a dispetto delle fastidiose sorveglian-
ze. \edrebbesi (pag. 63-, 73) il Governo Pontificio concedere a po-
co a poco (&gocciole, dice 1'A. pag. 61) , contentando cosi i diplo-
malici ; i ribelli abusar tosto quel poco , e 1'A. scusare i ribelli ed
accusare il Governo quasi fosse possibile accordare il piu a chi abu-
sa il poco. Vedrebbesi (pag. 97) che dopo nuovi tumulti il Freddi
ebbe in balta di inquirire , ( grande enormita a dir vero , che tm
Governo osi inquirere contro i ribelli ! ) e vessare a suo mat talen-
to ; eppure questo stesso vessatore dopo il!7 Luglio 1848 , costi-
tuitosi volontariamente prigioniero dei suoi stessi nemici. fu da loro
DELIA STAMPA ITALIANA 161
processato, senza che ne potessero sentenziare un trascorso. A
pag. 110 vedrebbesi i congiurati preparare armi e danaro , e il
Cardinal Massimo accusato che provocasse ire disperate , chia-
mando la Commission militare a giudicarli. In somma il sig. Fari-
ni vorrebbe che il Governo clericale lo avesse licenziato ad ogni
congiura, ringraziandolo e stipendiandolo per soprassello.
Si pensi ora che cosa dovra dire quando nel capitolo XI prende
a dimostrare partitamente tutto Torganismo del Governo pontificio!
Eppure un solo tratto che si legge sul principio basterebbe a dimo-
strare falso 1'assunto non che di quel capo, ma di tutto il libro. 11
sagro Collegio de Cardinali era , dice , onorevole per molli uomini
pii ; alcuni chiari per dottrina ecclesiaslica ; altri per sapere pere-
yn'no, ma non risplendeva per eccellcnza di quelle virtu che sono ne-
cessarie a ben governare gli Stati. Che se non si riguardi ne at ta-
lenti, ne alle opinioni politiche; e se poche eccezioni si facciano, bel-
lo e I'altestarne la pietd sincera e la bontd del costumi ( pag. 140 e
segg. ). Vedi con qual arte 1'A. seppe salvare le convenienze verso
quel Consesso augusto , senza divertir frattanto dallo scopo a cui
mira ! accorda tutto al sacro Collegio , meno le virtu necessarie a
governare. Strano portento di maligna natura ! che ogni avvoca-
tuzzo, ogni giornalista, ogni mediconzolo , sbucato appena con un
paio di baffi sotto il naso dai bigliardi e dai club , sia un miracolo
di senno politico , atto a governare e impastar tutto il mondo ; e
sou' i chierici benche abbiano logora una vita austera e studiosa nel-
le Cattedre, nei Tribunali, nei Governi , nella Diplomazia , pure si
rimangano sempre si poveri di virtu civile , che ogni sbarbatello
possa proflerirne senza temerita la condanna !
Ma accettiamo in buon' ora codesta sentenza : a noi basta il poco
bene rjconosciuto dall1 A. nei Cardinali per dirnostrare, che da taU
uomini puo ottenersi ogni vero progresso sociale. Infatti , dimmi
in fede tua, lettor cortese , tu che leggi un tale elogio sotto la pen-
na di un nemico cospiratore, e capisci che voglia dire in bocca di
lui mancanza di virtu governative , troverestu. facilmente un altro
Governo in Europa ai cui Ministri e Consiglieri supremi, un nemico
S*rieII,wl.U. 11
fosse costretto trikitare un tale elogio cli pieta siacera , di bouta <ii
eostumi , di chiara dottrina, di saper pellegrino ? E con tali doti
eredi tu possibile alk lunga che una eletta di govenianti supremi
noil voglia o non sappia correggere e ie leggi e gli abusi ? In quau-
to a noi , senza voler riconoscere ( giacche nou abbiamo iuiornia-
zioni sufficient! ) nelle istituzioni attuali rottimisrno leibniziano, CL
basterebbe questo panegirico dei governanti tessuto da uii ueinico,
per trovarvi il germe d'ogni possibile migli<M*amento. Che se ad
ogni grido dei cerretani politici che lianno scoperta la via ali'Eldo-
rado, non veggiarao questo sapiente Consesso avventarvisi tosto al-
1' impazzata , lungi dal condannarlo come nemico al progresso , ,Jo
diremmo sticcessore di quel Senato romano che sbandiva Cajmeade
coi suoi sotisti, se noa temessimo di oil'enderlo, ben sapeiwlo quau-
to soprastia lo spirito cattolico alia sapienza pagaaa.
Qu«ste contraddizioni ed incoerenze siara venuti racinwlaudo
dalla ubertosissima messe dei primi volumi , non perche sia-
no le piii gravi , ma perclie ci souo parate le piu accooce a chia-
rire la pi-ima parte dello scopo che si e prefisso 1'A.; uiostrare cioe
impossibile indurre i preti ad un goveroo giusto, progressive e pe-
r^caro ai popoli. Quindi quel livore con cui TA., aenza piii hadare
al t«ma dello Slato romano, corre fine in Fraticia per isfogare la sua
rabbia maledica contro il Clero : e vedendo cola il sentimeato
spon tai leo di <juella oattolica nazione munifestai-si allamonte nci-
le onoraiize verso ta Giiesa , appena i« libero dalla volterian«
politica orleanese , il Farini volge a vilupero di ([uel Cloro spec-
chiatisswno 1" aver saputo meritarne tanta riverenza ; ed <jcco ii,
qual forma ne parla (torn. IV, pag. 74); // Clero c-ke acea twwtQiil
broncio ayli orleanesi , e benedetto it moto di febbruio , auet;a acqiii-
stato sullt' i>o[)oJaz«nn queU' autarita che acquista it die prcdette il
ctrazie piii che in ogni altro Stato; e chiaro era I'airebbe us&ta* come
la sturia imegna che fa ogni qual volta si versa nelia politico,, cio« per
tondurre gli Stati se le plebi trionfassero, col mezzo della dtmayoyia
o teocraziaj che e palese oligarchia diahierici in.democrazia volgarc,
e se le plebi fallissero , per riliro/rli a quelle monarchie bigotte , dn-
sono occulto prfariputy
DELLA STAMP A ITALIANA 163
Quo! mistodi rancore. di frodc c di contraddreione! Evoi. signor
Farini. vi date per amico delia liberta popolare. c j»oi maledfte cfei
eel sacrih'earsi d popolo sa meriUirne 1' aiTettcr! E roi ei verrite a
yendere m>a f'utiira teocra/ia in Franria sot to la Hepubbliea ! e voi
ebiamate j)riiu'ipato di chierici la Monarrhia frnncese ! t Hie serve
10 soriver tan to contro il Governo dei preti in Italia , se ess*
aiano onnai ditto il mondo? E qnal paee puo piu averne i
quando tut to per Ini si rangiaaglt ocelli vostri in dclitto ? ColpwvoJe
se tiene il bvonrio al Monarca euipio, colpevole se le riverisce cat-
tolico. colpevole so amato dal popolo in Kranoia, colpevolo se, odia-
tone in Roma , colpevole da portutto o scinpre ! . . . . Dovette se-
<ter l>ene in cima ai pensieri del Farini questo intento di seredilan-
11 Clero quando per rapoitinprerk) voile romperla si bruscamente
colla logica e col senso eomnne ! Quindi si ragioni quanto piu vo-
lentlieri e piu spesso 1' al>bia dovuto fare nei tanti casi in cm', con
meno riscbio di esserne vituperate, pot«a avanzare all' intento stes-
sa ora disstmulamlo una circostanza , ora aggravaodone un' altra .
<juando caricando le tinte , quando dikvartdole , e qui indovinando
una intenzione , la coprendone un' altra. Buono che i posteri leg-
gendo questx) libro sapranno altresi chi era il Farini, dove, quando
scrisse e perche. In fede nostra non daraniio sentenza del Governo
olerienh' su ijuesto processo !
Ma perciocch(fe a smentire questa calunnia del Governo clericale
st»>cit6 Iddio sotto i nostri occbi un Pontefire che ne fu la piu so-
lenne e la piu irrerusabile conl'iilazione , cbe fa il Farini per ricu-
sare appunto questa mentita eosi perentoria dei fatti (i per rican-
tarei la vieta canzone sopra 1'impossibilita di avere un- buon governo
dai Papi? Egli tra artificiosi e studiati enoomii del rogfiante Ponte-
fice iutreccia callidarnente odioso sosjwzioni per mostrarlo ora in-
con^mte a se stesso , ora consenziente ai sogni d' italianismo ; ma
in ogni easo il suo buon volere aver trovato insuperable impedi-
mento nelle tendenze clerical}.
La riverenza profonda e filiale , cbe- per piu titoli noi dobbiamo
il N icario di G. Cristo. iM>n ci permettf seguitar 1' A. nella minuta
: J'HD i>nprot)io) m h'jt?f)h ib o^cshM^t o)Unoo ono%
164 RIV1STA
etopea che ci fa di Pio IX ; molto meno ci consente di tenergli die-
tro nello audace traforarsi che tenta fino nei pensieri di Lui, fmo
nelle segrete intenzioni, fmo nei penetrali piu riposti dellacoscienza.
Se la moderna civilta non ha peranco insegnato ai ciarlatani politici
di rispettare , non diremo altro che in im Principe , cio che pure
dovrebbe rispettarsi nell' ultimo dei privati , il santuario della co-
scienza, non commetterem certo noi d' imitarli neppure a titolo di
apologia. LT apologia del suo Yicario 1'ha tessuta Dio col linguaggio
dei fatti , chi sa e vuole capirlo , assai piu eloquente che non po-
trebbero essere le nostre parole. II solo che noi possiamo e dobbia-
mo e convincere il Farini di avere o falsati o alterati notabilmente
alcuni fatti , narrandoli in guisa che riuscissero a quel suo capitale
intendimento che gia dicemmo essere lo scopo di tutto il libro.
E nota innanzi tutto Tarte di presentare gli eventi. Tu vedi (pag.
59 e segg.) le truppe pontificie sul Po , mentre Monsignor Corboli-
Bussi era al campo di Carlo Alberto , e cosi ti si fa supporre come
di sbieco il Pontefice bramoso d' in trap render la guerra, benche 1' A.
non osi esplicitamente affermarlo. Sebbene poi nella contestura del-
la narrazione, faccia 1'A. intendere, con due paroline alia sfuggita,
che quelle truppe per ordine del Cardinal Segretario di Stato e col
parere di Re Carlo Alberto , dovessero stare ai confini ; pure riepi-
logando a pag. 61 , sf narra essere stato ordinato al Comandantp)
pontificio di operare di concordia col Re : le quali parole darebbero
ad intendere movimento guerresco, chi non rammentasse che il Re
medesimo gia avea dichiarato che le truppe dovean rimanersi al
confine. E questo stesso osserverai cola, ove per dispaccio del Mini-
stro Aldobrandini, sotto il di 18 Aprile, il Durando viene autoriz-
•• ' *•"
zato a fare tutto do che giudica necessario per la tranquitiita e t'l
bene dello Stato ponlifido (pag. 62, 63). Le quali parole, notate in
corsivo come le precedenti , tornano ad insinuare quelle medesime
voglie guerresche , specialmente confortandole il proclama di Du-
rando immediatamente suggiuntovi.
Se ogni lettore fosse cauto, conoscerebbe tosto che questo Pro-
clama dei 5 Aprile non poteva avere cagione o pretesto nella mini-
AI? ™-
DELLA STAMPA ITALIANA 165
. , 1 . .0- ' i>)t»lfl*l. -11 1 /-I I i II , M ,
stenale dei 18, c che il porsi d accordo con Carlo Alberto, il quale
voleva si stesse ai confini, non lo autorizzava a passare oltre Po. Le
parole medesime del Ministro (tranqmUild e bene dello Slato) non
esprimevano oflesa ma difesa. Tuttavolta siccome il piu dei lettori
e insoflerente di tali confront! , essi crederanno bonamente che il
Papa cangiasse consigli a seconda degli eventi volendo e disvolen-
(lo la guerra; e cio basta all'intento.
Vero e che 1' Allocuzione del 29 Aprile spiegava chiaramente le
vere intenzioni del Pontefice , le quali erano state dar compimento
allesecuzione del Memorandum e alle promesse del suo predecesso-
re, abborrendo ogni guerra con popoli cattolici (pag. 106, 107).
Vero e che T istessa rimostranza ministeriale dei 2o Aprile fa chia-
ro abbastanza come nulla fosse deciso fino a quel punto. Cionono-
stante essendo stato, secondo 1'A., confortato il Ministro Aldobran-
dini fin dai 18 Aprile a dare ordine a Durando di andare a campo
oltre Po, tu nel leggere non sai a qual partito appigliarti, e tutto il
torto sembra finahnente ricader sul Pontefice. II quale pure in quel-
le si trepide circostanze fu talmente fermo nel non disconoscere la
missione conciliatrice a Lui confidata , che il Farini stesso aflerma
(pag, 92 , 125J il Papa aver deliberate di non prender parte alia
guerra, se non per metier la pace.
Che se, varcato il Po , le truppe furono poste dal Pontefice sotto
il comando di Carlo Alberto, per camparle dall' esser trattate come
bande di malviventi * , questo ben dimostra in lui sollecitudine pa-
terna pei suoi, ma non prova che ei partecipasse menomamente al-
le stoltizie dei novatori. Tanto piu trovandosi egli ridotto a quella
dura condizione di aver Ministri che contrastavano apertamente ai
suoi comandi , secondo il narrato quivi dall' A. medesimo 5 nella
qual tristissima condizione il Re Pontefice, che piu non poteva ap-
pigliarsi aH'ottimo con libera elezione, doveva necessariamente ras-
segnarsi a quello che riputava male minore.
.
1 V- FAHIM Tom. II, pag. m.
Hit) RIVISTA
E in proposito di quesia lotta fra il Papa e i suoi Mivsistri . Hr-
sce, noil direm solo imivereu-te edacerba, ma perfin ridicola la een-
sura dell'A. (}>ay. 235^. II quale si maraviglia ehe il Pootefice vo-
lesse salvo lo Statuto. quale egli lo avea lorgito fonciliandolo .'-olla
liberta necessaria al Capo del la Cliiesa. // Papa, dice qui il Farini,
all'crmava che il Principe Sacerdote avea mestiefi di tutta la sua li-
berta .... Condannava il programma (del Miuistii . . . Aecenr-
naca al poier suo. dt saiogliere e leyare . . . Sicche non si capiva piu
qual dottrina casttiuzionate fosse questa (pag. 2o5).
Sono originali davvero codesti signori eol lono tipo inamutabile
di Gostituzione , al quale appellano perpetuamente I e vi torna il
Farini a pag. 80S. doleudosi die il Principe inviolabile parlasse aJ
popolo come Pontefice , coatro le dottrine e le cousuotudini cosli-
tuzionaii. Ma di grazia, sigaor dottorc . non ci diceste voi medesi-
mo che la Costituzione datji da Pio IX si differensictva wstanizial-
mentedatte moderw e, laieali? (vol. 11, pag. 3). A che proposito dunr
([«e citaur le consoetudini di altre Costituzioni ? E come stupice cbe
Pio IX voglia salva la liberta di Pouldioe e ])arli come tale al suo
pojiuli i. e biasim i come tale gli eceessi dei suoi Miiiistri, se qui ap-
panto stava la.base di tutto lo Statuto Pontificio? Una scrittore lea-
le, invece di biasimare nel Principe la fermezza in unadeliberazio-
ne suggeritagli dajrinviolai»iQ'obbligaEioiae del suo ufficio, avitebbe
dovuto segnalare alia esecrazioae dei posted quai traditori , che
giurando lo Statuto e aceetUadone le funzioiii e la custodia, a nul-
I' altro miravano ehe a corroroperlo ed a violarlo.
Diamo un ultimo sguardo-alla narrazione, ove il Farini e insienie
iusieme storico e pfotagonista ; e sembra, tanto piu degao di fede
q«aato-dice (pag. 188 e seg.): il Prmctpe mi onorava di fiducia delta
quale serbaro pur sempre grata, memoria . . . e pwche era in sospelr
to d-i soverchio ossequio al Papa. La grata memoria, egli la
mostra facendo ogni suo possibile perche apparisca appro vato dal
Papa tutto, men tre frasi, il lungo e bizzarro discorso apparecchia-
to dal Mamiani per recitarlo alle Camene ; d«? qual disc&rso , dice ,
si conserva I'autografo. Per disgrazia dello storico nell'autografo si
BELLA STAMf»A ITALIANA
trova tutto fuorche I' approvazione dei Pontefice * ne le tre po-
stille correttive possono importare approvazione. Del rimanente
I'argomentare del Farini e curioso : « II Papa corresse solamente
tre frasi, dunque approve tutto il resto. » Ci6 sar&bbe come un dire
che la Civilta Cattolica ha approvato tutti i quattro volumi del Farini
percbe essa si e contentata a rilevarne solo tm quindiei o venti stra-
falcioni dei piu madornali. E la conseguenza del Farini e tanto piii
falsa, quanto che in quel caso nan aveasi a fare con un Kbro che si
lascia censurare senza contrasto, ma il Pontefice trovavasi a fronte
tli im Ministero recalcitrante , gia dimesso , ritenuto solo precaria-
mente per necessita , e parlante un linguaggio lontanissimo da quel-
lo che a Governo pontificale si convenisse. Leggi quel discorso, se
non ti grava, e lo vedrai tale da destare le repugnanze, non che di
persona dotta in iscienze sacre , ma fino d' un semplice fedele. H
quale condonerebbe forse siffatto gergo all' ortvdossia, del Mamiani ,
ma non potra a meno di sorridere al grotteseo aspetto di quell a,
ascetico-politico-teologica diceria. Ridera al vedere fin dal primo
articolo confowdersi il libero arbitrio umano, senza ctii non vi e cn-
rita , colla liherta civile vantata dai costituzionali ; ridera sentendo
du> iri Roma cattolica I'imperio dette Ivggi cominffiasse ai 9 di <jh(-
(jno del 1H48 (§. i) •, ridera che si attribuisca ad im Papa I' aver li-
mitata la cck-ste uutorila sua a dispensar la parola di Dio (§. 3); ri-
der^ die si finga un Papa non imputabile al cospetto di Dk> di ci6
cbe fa il suo Governo (5. 4>)- ridera che si dica approvato il fatto
dai Ministri per la causa italiana, quando pure TAlloctiziolne dei 29
Aprils Tavea teste condanmto (§. 8); ridera, che Fassumere ufticio
di conciliatore fra due connbattenti , venga rigiiardato come impli-
cita simten2a in favor cteir un dei due (§. 12)-, ridera insomma di
tutto queH'insidioso tessuto di sentimenti e di frasi or mistiche, of
liberati , or riroluzionarie , or sofistiche, cui basta teggere per rav-
visarvi un agguato teso al Pontefice non meno che al Sovrano : al
primo per surrepirtie una approvazion dell' errore ; ti\ secondo per
fargli sottoscrivere la rovina del proprio trono. A farci inghiottire
die tutto -ooAedto cumulo di sconftessioni siR stato • approvato dal
ATI AIM'
Sommo Pontefice, ci vuol altro die tre postille con cui ne disappro-
vu qualche parte , e la teslimonianza di un uomo che ne abusa la
fiducia volgendola contro il suo benefattore ! II piu che possa con-
cludersi da quelle postille e che si sperava raddrizzarne le storpia-
ture, dopo la terza dispero della impresa e abhandonolla.
Ed ecco quanto basta a dare un'idea del come I1 A. pretenda mo-
strar Pio IX favorevole ai novatori per intimo convincimento e dis-
senziente solo quando essi scapestravano. Resta solo il sentire da
lui come alle supposte tendenze del Pontefice si opponessero e il
partito clericale e le Potenzestraniere: il che si ripete in questi vo-
lumi ad ogni pie sospinto, talmente che se volessimo raccorle tutte
riusciremmo quasi infmiti. Ma spigolarne qualcuna e indispensabile
a questa ultima parte del nostro assunto. Tu leggi a pag. 79 che il
Principe fastidito e timoroso dette esorbitanze liberalesche inchinava
piii a quel partito assoluto costituito di chierici e di laid clienti di
chierici, il quote teneva coperte sue voglie di restaurazione degli or-
diniantichi, ma ingrandiva i danniedipericolideinuovi. Leggi in-
oltre (Vol. HI , pag. 308), che i chierici tentano confondere la tra-
dizione della propria signoria con quella della Chiesa eterna ( pag.
309) 5 che Pio IX avea distrutta la signoria dei chierici, ma fu co-
stretto da scelleranze e stoltezze libertine, da invidie e cupidita cleri-
cali e da perfidie e ambagi straniere a riprendere negli archivii la
tradizione della casta (pag. 299): i chierici facevano questione catto-
lica la questione del Papato, e le Potenze caltoliche compiacevano ai
chierici. Nel Vol. IV poi destinato a narrare il ripristinamento del
Governo pontificio , pensa quante volte tornano in campo questi
sentimenti medesimi ! Basta vedere pag. 232 come si deridono i
General! francesi, come quelli che ignorantissimi erano dei bisogni
delle popolazioni e della natura del Governo clericale, i quali pren-
devano I' irnbeccala dai procaccianti che li corleggiavano , novellando
d'ogni maniera miracoli dei chierici e sacrilegi dei novatori. Si bab-
buassi erano quei poveri Generali quando favorivano il Clero. Ma
che? passa alia pag. seguente e vedrai che tre uffiziali deputati.a n-
cevere le casse e i portafogli del tesoro, cerlificarono che la finanza
DELIA STAMPA ITALIANA 169
era stata governata con tanta reltitudine e tanta abilitd che a riscon-
Iro den' amministrativa clericale erano maravigliose. Su questi ufli-
ziali non un'ombra di sospetto che fossero aggirati dai procaccianti.
Che gente immacolata erano quei repubblicani massime in materia
di denaro! Queste e cento altre citazioni potremmo recare in con-
fermazione del nostro assunto; e se ne trarrebbero le medesime
conseguenze fin qui dedotte dai testi del Farini ; che per coglierne
gl' intend , basta capirne le parole e guardarsi dalla sua rettorica.
Infatti che voglion dire tutte codeste fiabe sbombardate , se tu
ne smungi il succhio ? Vogliono dire , che gli scellerati e gli stolti ,
abusando lo Statute ridussero ilPontefice alia necessita di ritirare i
doni abusati ; che gli ecclesiastici ne furono soddisfatti , in quanto
vedeano tolto di mezzo un pretesto di agitazioni ed uno strumento
abusato a sacrilegi ; che a quel consiglio si ebbero consenzienti
eziandio le straniere Potenze , alle cui domande in gran parte il
Pontefice voleva soddisfare colle prime concessioni. Ecco il vero
significato di quelle ampollosita ; dai quale potra inferirsi tutt' altro
che T impossibility di ottenere emendamenti nel Governo del Pon-
tefice.
Ci6 nulla ostante e tale oggidi la potenza dei paroloni, che chiun-
que legge incautamente queste pagine, capo d' opera d'ipocrita mal-
dicenza, rimarra sopraflatto e credera che il Governo papale sia po-
co men che T inferno. E come no? se vedra, che lo Stalo Pontificio
non ha glorie 1. Di grazia, sig. dottore, non gli negate almen quella
a" aver germinato al mondo un FARINI ! Chee un' aggregazione di Mu-
nicipii serbanti le lor tradizioni e le loro vanita : strana imputazione
invero che si rimproveri ad un Governo il rispettare le tradizioni e le
glorie dei Municipii: tanto e incarnata in codesti liberali la tirannide
del centralismo; che la casta clericale, quella appunto che non piega
inai I'animo ne alia forza, ne alia fortuna, ne per tempo dimentica
mai (Vol. I, pag. 6) •, quella ove e sempre qualche geloso custode
delle anlicaglie (Vol. I, pag. 72); quella tone d'inerzia contro la
.'.iqp. jJcioflaO i'lQVuq liwjp OUJB-I
1 Vol. Ill, pag. 308 eseg.
' hb j
no HIV IMA
giiak si rompo vgni sforto di vol(mt<* per I'induyiare (Vol. I, pag.
74);, queUa insomma maledetta da tutti i liberaH perche uon cain-
bia tuai; si sigftore, quella stessissima casta appunto non ha tradi-
zione f&rma, e p«r signoreggiare ha mutato e mula semprv ttinore
(Vol UI, pag. 308 ). Rama e il deserto senza affetto patrio , senzet
st#ria (Vol. ML» pag. 309) ; ma ci6 vuole inteittlersi fmo alia a$>pa-
rizioiie di cjuesti quattro voliimi.
Codilessianio , ehe al vedere taule contraddiziom congtunto &
tanta non cuyanzja d' ogai legate di derenza , di lealta , di grafci*
tudine , di coscieaza , di cattolieismD , corriauia eolle mani a e0>»
prirci la faccia e domandiamo a noi stessi , se la eivilta moderna
ci abbia fatto perdere col discoFSO ogni seatinaento d' unaanita. e obi
pudore ?
Ma no I ci6 ctie sembra malvagita e delirio di passions sregolata,
c iilululria di u n a Ualia fantastic a, si ilia cut ara e stata iinniolata. la
coscienza cattolka , \* sapieaza politka , ogai ragioji di prutikeaaa :
non 6 stupofe dote vi s* vegga sacri&eaia la storica verita ! Questa
idola^ia chiede die il Go.verao d-el Poafeefioe sia abbattato per seaa-
pre e ad ogni costo: e il nostro A. ha recato egli pure il suo tribu-'
to ai twipio deiridak). EgU l»a dimo&traio cfee U ceto leratico y ia-
formato dal Redejaiore al sagriiizio di s^ pel beae di tutte 1# gen^ ,
no,** Q eapace di quella virtu naedioicrissiQia ch« abboiida in tutti i
g$.v»raa#ti laici; die ehi now hafeniiglia e naluraluieiito piu cupn
do di foloro die debbo.no. sosteatare ed arricchire mogli* e figliuo-
li^ the lo spirito cattolico essendo cosmopoUticq qd am/indo git uo-
mini tutti, ^ naturalraentd ninwco dei piu prossimi e domestici; che
es3endiQ lecito aoicbe; all'infimo dei popolarii il divenir Pr^ato, Car-
diaaie ^ Papa, i preti faraiano una easta cbe esr-lude tutta la nazio-
ihe dal governo di ss iae<iesima.
Se a te sembca incredibile die un uotna, non in delirio, prenda
a dimostrare sul &erio eodeste contraddliziooi, noi trofiamo. piu in^
credibile ancora che tanti e Unti senza diinostrazione le credaao^ e
che da qualche difetto presente (che troverebbero forse molto mi-
nore se si paragonasse ad altri popoli ) si diauo a credere oontro
DELLA SlMMM fTALIAX.V IT I
F esperieiixa di tanti seeoli , in cni Roma fu inaestra di buon go-
vrrno a tntte lo u< re impossible che ben governino iprcti.
fton metterem fine a questo articolo s^n/a preomipare non «a-
prcnmio dire so ima obbierione od on lamento'che ci potrebbe'esser
«swsso dai nostri 'lettori, ai quali non vorrera certo far cosa rbo riu-
scisse mcno utile o gradita. Ad cssi ptirra forsc snvcrcliio qtiesto ri-
badire die stiam facendo da un paio di vohmri la gran quistione sul
principato civile dei Papi. Ma che ci vorrest« fare? Nelfa partc po-
o battagliera dol nostro periodiro a noi non « data lilx-rta
scelta: il soggottn della puami ci e determinato dai nostri arv-
versarii-, ed e naturale-che facerwiota wri po'noi da oste schieraita in
c«n^)0, cda dobb-iam rivolgerci ed accorrere ^ove TOdiawi pi{i fre-
qucnti i canipioni e piu ostinSto 1'attacco. Non dunque a noi, wia
jii Mamiani , ai Tonwnaseo , ai Farini ed ;ai fantoccini minori deHa
stessa foinngie dovete 'Chiedere per qnal ragione essi eggrmai non
sappian quasi trovare altro nimico a combattcre ehe qwel civil prnv
cipato. Ma o vi rispondano o no, noi siam fcrmi a wcm ritram
d'nn passo dafta mischia fin clic e^si vi armegdand) -, -ecio anche a
<x»to di riuscirne un po1 faStidiosi ai nostri lettori. I qimli nondi-
nteno appwnto dalla ostinatezza deH'attacco e dalle armi 'mdecorose
che altri vi brandisce . ilcMiono intcndere la rilevan^a swprema , e
diciawa cosi, strategica del passo per noi difefco. (Jhi sa die a que-
sto non <d attengano i deslini della civilfa ewopea? Cbi sa clic da
rfuesto palladio non dipenda il tranYutarsi che potreM)^ fore la on/-
ta cattolica in civilta pagana !
: '.
II.
Sagffio sul Callolidsmo, Liberalismo e Socialismo di DOKOSO Omwss
Marcliese di Valdfgama*. Prima Versione italiarra. Pulijyno Ti-
pografia Tomassini 18.>2. i. Vol. in 8. di pag. 410.
4UJAQ*i)8'i
11 nome del marcbese di Valdegamas e noto ai cattolici, e dev'es-
ser earn ai nostari lettori ch' ebbero gia per lo passato occasiorte di
172 RIV1ST.V
ammirarne V ingegno elevato o le nobili dottrine. Con diletto a-
dunque ci rifacciamo su questo sorittore, dando uncenno dell'opera
pregiatissima annunziata qui sopra , originalmente scritta in lingua
spagnuola , poi volta nella francese, e da questa recata nel nostro
volgare. E tanto piu a proposito giungera questa rivista, quanto che
il Saggio sul Cattolidsmo fu recentemente bersaglio in Francia di
gravi critiche pubblicate in un dotto cattolico giornale dall'ab. P.
Gaduel Vicario generate del Vescovo d1 Orleans 1. ... ,,i,,^rnfi^68
A dire in poche parole cio che sia questo libro e come lamateria
risponda al titolo, bastera citare il detto prudoniano che gli serve
quasi d' introduzione. t, cosa ammirabih, che in fondo delta noslra
politico, abbiamo sempre da rinvenire la teologia. Dio e Tunica spie-
gazione compiuta della natura e della sopraniiatura: la teologia sola
da perfetto compimento a tutte le scienze : la sola religione cattoli-
ca puo sciogliere adeguatamerite i problemi tuttodi nascenti della
politica: la Chiesa e non altri pu6 salvare la societa agonizzante in
preda airanarchia: invano i libertini e i socialisti si argomentano di
rimediare a tutti i bisognideirumanita coi loro trovati e coi loro in-
segnamenti: se il Liberalismo e il Socialismo vincono, e spenta la so-
cieta, e annientata ogni speranza di un felice rinnovamento. Tale, e il
subbietto del libro, tema quanto altro mai vasto, e mirabiimente ad-
atto ai bisogni dell' eta presente. II valoroso scrittore senza spaven-
tarsi della difficolta dell' argomento lo contempla (juasi daH'alto, ne
misura 1' ampiezza, lo percorre con pie risoluto e franco spargen-
do d1 intorno a se torrenti di luce che rendono accessihili anche ad
intelletti volgari lequistioni piu riposte ed astruse-, 1 .ctebaiagib
L' opera e divisa in tre libri. Nel priino dopo di aver dimostrato
che ogni grave quistione politica s' intreccia con una quistione teo-
logica tratteggia a grandi pennellate e risentiti colori il ristauro del
mondo, dello Stato, della famiglia per opera della teologia cattoli-
ca e della Chiesa. Ricercando quindi il principio intrinseco, per cui
la cattolica societa fu feconda di tanti beni, trova che questo prin-
1 V. L'Ami de la religion N. 5471, 5472, 5473, 5479, 3*63.
DELLA STAMPA ITALIANA 173
cipio e la legge di grazia e di amore. Grazia soavissima e onnipo-
tente che i cuori degli uoniini attrae misteriosamente a Dio ed uni-
sce fro loro-, grazia sovnumaturale e arcana che sola pu6 spiegare
appieno il trionfo della virtu sul vizio, della verita sull' errore, del-
la dottrina di Cristo sopra un mondo conrotto e perverse.
« La forza sovrannaturale della grazia, dice FA. , si comunica
perfettamente ai fedeli pel ministero dei sacerdoti e pel canale dei
sagramenti-, questa forza sovrannaturale comunicata ai fedeli mem-
bri nello stesso tempo della Chiesa e della civile societa, ha a-
perto quell1 abisso profondo che esiste fra le antiche societa e le so-
cieta cattoliche, considerandole anche sotto il punto di vista politi-
co e sociale. Bene esaminato il tutto, non v'ha traqueste societa al-
tra differenza se non che le une sorio composte di cattolici e le al-
tre di pagani, le une composte di uomini mossi dai loro naturali
istinti, e le altre di uomini che morti phi o meno completamente
alia loro propria natura, obbediscono piu o meno completamente al-
1' impulso sovrannaturale e divino della grazia. Cosi si spiega la
differenza che separa le istituzioni politiche e sociali delle societa
antiche da quelle che hanno germogliato come da se stesse e spon-
taneamente nelle societa moderne: infatti le istituzioni sono T e-
spressione sociale delle idee comuni, le idee comuni sono il risulta-
to generate delle idee individual!, le idee individuali sono la forma
intellettuale della maniera di essere e di sentire dell' uomo. Ora
1'uomo pagano e I'uomo cattolico hanno cessato di essere e di sentire
nella stessa maniera ; 1' uno rappresenta 1' umanita prevaricatrice e
diseredata, Taltro I' umanita redenta. Le istituzioni antiche e le isti-
tuzioni moderne non sono adunque Tespressione di due societa diffe-
renti se non perche esse sono Tespressione di due difTerenti umani-
ta. Cosi da che le societa cattoliche prevaricano e cadono fa subito
irruzione in esse il paganesimo ed al paganesimo fan ritorno Tidee,
i costumi , le istituzioni , e le stesse societa 1. » E poi conchiude :
« Chi non tiene con to della sovrannaturale e divina virtu della Chiesa,
1 Pag. 82,83. 'Tifi ,€7lG .STiC JTir
174 •' Riwum
non comprettdertt mai ne la sua mttuenza, ne te sue viuoric . n& le
sue tribolazioni : o clii non la comprende, n<m coiwprendera mai
ei6 che vi ha d1 i«timo. di essenziaie e di profondo nella>civika eu-
ropea 1 ».
Nel secondo iibro lo scrittore affronta la vasta e diitieile quistione
del come e del perche il maie s' incontri in twiti gli erdini dell' u-
BiVerso. A dilucidarla espone da iprrma la teo»ria della vera iifcerta
ronsiderata come perfezione'O mezzo a c0n«-p;uir}a. Percorre fa-
scia te fasi 'ch'ebbe questa liberta in cielo-e in torra, ne tocoa labu-
so fatto dagli angeli edall' uomo« le immediate censeajoenze che
1' aDOonnpagnarono: combatte il nuovo manicneismo del sociaAisba
Proudhon e dimostra come secondo la dottrina caltolica si concrh'a-
HO in perfertta armonia la provvidenza di Dio e la Hberta deli' oomo.
Spaziando quindi nel re-irno della natura e della storia descrive ie
sdgrete acialogie ira le pertunbazioni fisiche e le perturbazioni rno-
rali derivote dalla colpa. E tfiii ripi«liandoundist«so« ragionato rac-
conbo deH'azidBne mai'avigliosa <che comincio in cielo e fim nel nara-*
diso -terrestre insegna come iDio trasse il berre dal male, 1'ordrne dal
disordine, daHa tprevaricazione la gloria, ed a ragione esclama n Vm
si penetra in questi dommi sorprendenti , piu si vede risplewiere la
scfwrana conveaienza e la maravigliosa concordia dei misteri cri£ti»-*
oL La scienza dei misteri e la srienza di tutte le soluzioni S. »
Alia soluzione cattolica fa seguire T esame delle soluzioni propo-
>!i- <l»Ha scuola Hbertina e dalla -social 1st ica. Quivi pariando •della
sterilita. ed knpotenza innata delle dottrineiiber»lesche anchein pen
totiea vi contrappone la fecondita del cattolicismo e i sommd poHfcici
che vi liorirono-, pruova che la scienzadi Dio da a chi la possiede sa-
^acila e forza, aguzza la meuteed ingrandisee il pensiero, perfezio-
na rriiraliilincnte ia conoscenEa pratica e produce qoello s^tfisilo
sense che 6 propri© dei gavii e dei prodenti. inferendoqfte che:
f enere amano non fosse abitaato a wder ie cose a rovescio
e^fi sceglierebbe per consigiHeri fra -tntti gli uomini i Teologi , fra t
\ Pag. 88. — 2 Pag. 166.
DELLA 41AHPA ITALIANA IT-i
Teoiogi i Mistici, e fra i .Mistiri qimlli ehe hanao raeoata hi vila piu
rilirata (fc»l inondo e dagli affari ^. » Pronunziato mirabile ia undi-
plomatico iliustre e conoscitore profondo degli uonaini e della so-
eieta.
Non mew> reca ne meno scolpita e I1 imraagiae ehe egli fa del-
la scuola Hbertina. « Di tutte le seuole questa si e> la piu. sterik
pecolie la pii ignorantc c la piii eiroista. Essa non sa nulta, come
sopra vedemmo, della natura ne del nwle ne del beae , essa Ua ap-
pena una nozkme di Dio •, dell' uomo poi non ne ha a In ma. Impo-
tentn pel bene pereu&manca di qualunque atfermato dograatico, iratr
potent* pel male perthe ha orrore tli onni lu-ua/ione intrepidaed as-
solata , e CM )udanwata senza saperlo ad andare a gettarsi con la nave
che porta la sua foirtuna o nel porto del caitolicismo o sugli scogli
del socialismo. Questa scuola non domino che albrquando la so-
eiota « moribomla , il periodo del suo domioio e quel periodo
transitorio e fugace! in cui il niondo non sa se deve andare con
Baorabboo segui tare Gesw, eri mane sos}>e8o tra un aftermato dog-
fntitieo (il cattolkisiBo) ed una soprenaa negazione (il Socialismo).
La sociefca si* laseia aUora governar voientieri da una scuola cbe non
di«e mai -**• lo affermo — Jo nego^ ma invece dice sempre — fa tfc-
stmgtwo. U sommo degF interessi di questa scuola e riposto in non
lasdare giongere il giorno delle negazioni radical i e delle afferma-
ziooi supreme , ed e perei6 che col mezzo delta discussione con-
foruJe tutto le nozioni e propaga lo scetticismo , ben sapeodo ehe
mi popolo il quale intende sempre dalla bocca de'suoi sofeti ii pro
e ik contra su tutto, finisce col non saipere a ehe attenersi e col chie-
<IJMV a se medesimo se la verita e \' errore , il giusto e I' ingiusto, il
turpe e I' onmto sono realmeiiite contrarii fra loro . o non siano
piuttosto ehe una <-<»sa ^Irssa considerata sotto a^)etti diUferenti.
•Quahinque sia la durata di questo periodo, ella e sempre assai coiU.
L' uomo e nato per agire , e fca discussione perpetua , nemica come
* delle <Df»ere , e contraria alia natura umana. II giorno poi view
i Pag. 168. 11 ,gB*H& Ti;>!>-.
j 76 RIVISTA
in cui il popolo spinto da tutti i suoi istinti si spande nelle pubbli-
che piazze e nelle vie, dimandando risolutamente Barabba o Gesuy
e rotolando nella polvere la cattedra dei sofisti 4 . »
I libertini fanno consistere il male della societa nel governo mo-
narchico sotto Tinflusso dell'idea cattolica, o nell'anarchia frutto del
socialismo: altro disordine non veggono che questo e quelli che lo
conseguitano. Laonde per essi la societa sara beata e felice e il male
scomparira dalla terra quando il reggimento dei popoli passera nelle
mani de'filosofi e della borghesia. I socialisti poi sostengono che I'uo-
mo e naturalmente santo e perfetto , e che il male gli viene da Dio,
dalle leggi, e dal governo; che pero 1'eta dell'oro annunciata dai poeti
ed aspettata dalle nazioni comincera nel mondo quando svanira la
credenza in Dio, 1' impero della ragione sul senso e il dominio dei
governanti sul popolo: quando le moltitudini abbrutite saranno a se
medesime Dio, legge e re. Queste aberrazioni mostruose sonoespo-
ste e combattute nel rimanente del libro con una logica stringata e
calzante, con tanta luce di raziocinio, grandezza e novita di con-
cetti che la lettura ad un tempo convince, persuade, muove e dilet-
ta. Se dolorose devono quivi riuscire ad ogni animo bennato le be-
stemmie d' inferno che i socialisti e il Proudhon loro caporione sca-
gliano contro Dio, chiamandolo con inaudito cinismo , stoltezza e
villa , ipocrisia e menzogna , tirannia e miseria, sfidando ad incene-
rirli colle sue folgori: soavi come rugiada nel deserto e ridenti come
il sole dopo la tempesta sono le belle parole che la forza del vero e-
storse da queH'anima fella, e cui TA. opportunamente fa succedere
alle riportate bestemmie per rasserenare la mente de' suoi lettori.
« Oh ! quanto il Cattolicismo si e mostrato piu prudente, (esclama
Proudhon quasi suo malgrado}, e come vi ha sorpassati tutti, sansi-
moniani, repubblicani, universitarii, economisti nella conoscenza
dell'uomo e della societa ! II sacerdote sa che la nostra vita non e
che un viaggio, e che il nostro perfezionamento non puo effettuarsi
qui in terra; ed ei si contenta di abbozzare sulla terra un'educazione
1 Pag. 173, H4.
SI .U.So-
BELLA STAMPA ITALIANA 177
die deve trovare il suo compimento nel cielo. L' uomo formato
dalla religione, conterito di sapere, tli fare e di ottenere ci6 che ba-
sta al suo terrestre destine non pu6 mai divenire un imbarazzo sul
governo: ei ne sarebbe piuttosto il martire ! 0 religione diletta , e
dovra dunque avvenire che una borghesia che ha tanto bisogno di
te ti disconosca 1 ! )> 0 verita , diro io , o grande e nobile regina
delle intelligenze, e egli possibile cheun uomo ti vegga si raggiante,
si bella, ti ammiri e poi ti tradisca !
Dopo d'aver dimostrato la convenienza della dottrina cattolica
nello spiegare T origine del male , un altro prohlema si propone il
filosofo cattolico nel terzo libro : cioe , perche il male originato da
una prima colpa perduri nel mondo, e dal primo padre si trasmetta
ai piu tardi nepoti. Fassi allora ad esaminare conforme ai delta ti
della rivelazione quel grande arcano che e il domma della solidarieta
e la trasfusione della colpa e della pena: ne mostra la ragionevolezza,
le attinenze necessarie coi fatti piu cospicui e la consonanza colle
leggi universali della natura : parla del dolore , e ricercandone 1' in-
tima natura fa vedere, come Dio quasi trasnaturandolo lo trasformi
di male in bene, e da castigo lo rivolga in rimedio d' incomparabile
virtu. Cosi si spiega e si armonizza pel cristiano la perrnanenza della
colpa e della pena.
La scuola libertina per I'opposto nega la solidarieta umana nelVor-
dine religiose come la nega nel politico. La nega nell'ordine reli-
gioso, negando la dottrina della trasmissione della pena e della colpa;
la nega nell'ordine politico proclamando il non intervento, distrug-
gendo la nobilta , e sostenendo T eguale diritto di ciascuno alle di-
gnita dello stato. Ma i libertini mentre negano la solidarieta sono ob-
bligati a confessarla, riconoscendo 1'identita delle nazioni, 1' eredita
della monarchia e la trasmissione delle ricchezze col sangue, come se
il potere dei ricchi fosse piu sacro e legittimo del potere dei nobili.
Simili contraddizioni si rinfacciano giustamente dalVA. alia scuo-
la socialistica : questa afferma contro i libertini , che chi rigetta
\ Pag. 192.
Scrie II, vol. II. 12
f*78 IUVIS1A
la solJdarieta nella famiglia. nella politica e nella religione non deve
accettarla nella nazione o nella monarchic. Ma che fa ella poi ? Dopo
d'aver riprovato tutte queste solidarieta proclamalaso-lidarietauma-
na. Col bandire to Uberla, la fraternity, e Vuguaglianza onon signi-
fica nulla o vuol dire che tutti gVi uominisono solidarii fra loro. Or
come puo essere che i vineoli della nascita, dello state, delta religio-
ne non collegkino gli uumini fra loro, e ehe 1'umanita tutta quanta
sia unasocieta di fmteUi ugualmente partecipi d'una comune ttbertd?
Di piu il socialisrao e contraddittorio, perche contraddittorie sono
fira loro le dottrine propugnate dalle divCTse scuole che lo compon-
gono, e 1' A. lo dimostra delineando i varii stadii die in breve tempo
pereoi>se il Socialismo. In fine questa teoria e la massima delte con-
traddizioai perche da qualunque verso la si consider} riesee ad un
assoVuto nullismo. Negazione assoluta deH'uomo, della fam«?lia, deW
lasocieta, dell'umaiaita, di Dio, tali sono i momenti pei quali discor-
re Fipotesi soeiaKstica dove a-Hri Vincalzi con logifa irresistihile, co^
mevien fatto dali'illustre scrittore nel eapitolo quiwto di qnesto
libro.
Nei riinaiifiilt' dell' opera aUa solidarieta della colpa e della eadnta
vlene opposta la solidarieta del ristauro e delmerito. Ivi rintracoian-
do le tradizioni dei popoli ed illustrandole coll' insearnamento catlo-
li«o si diinostra la virtii esp«atri€e del sacrifizio , inesplicabile a te-
nore dei prineipii socialisti e libertini. La redenzione centro di tutti
i misteri e fc«te da tutte le solazkmi si presenta qui al religioso
scrittore nella sua augusta inaesta : egli ne melte m luce la conve-
nienza rispettaa Dio, aU'uomo, aH'opdiine untversale: fa redere come
net sacrifizio deffUomo Dio si terg« la colpa, si vince it mondo, ed
ogni eosa ritorna, al suo ppineipio : compi«ndo per ta-1 maniera la df-
mostrazione del suo assunto, cioe: cbe i problerfti fondamen tali del-
Vuonio e della societa non sispregano veramente senza la rirelazio-
HfselaChicsa.
l>opo quest'anaftsi suceinta sarebbe soverchie rinsistere in suite
lodi dell' opera e dello scrittore nella quale non so che cosa sia piu da
ammirarsi o la magniloquenza dello stile, o 1* online delfe eoiMtotta,
A\ ..
DELLA STAMPA 1TALIANA
0 la Koipidezza e suWinaita dei pensieri, o il vigoare deH'argomoiita-
/ione, o la vivacita della polemica , o la prolbndita ddla dottrina, o
ia jHiif/./a drlla leile,.t) la nobilta del sentire sempr? alto, generoso,
squisiiaiiirnlf cat loiico. prr-iu sin^olarr di quella nazione spagnuola
di cui il marchese di Valdegainas e splendido ornamento.
Malgrado questi pregi, r opera dell' iUiwire pubblicista ande sog-
getta a gravi rritiche che tletes'iniuarono T A. ad iraa generosa pro-
iessionedi fede puhblicata ael giornale catkolico T Univers. Nan pu6
esseoe niatoria di una breve rivista T esarae minuto e ponderato di
(jueste censure, ne pretendianio stabilirci giudici di questa causa .
ueUa quaLe se dalTuim parte vi pa^> essere qualche torto in fatto di
accurate parlare, daU'^lli-a non niaiico Tacerbezza dei modi equai-
che esagei'azione di auimo concitato. Per dare un' idea bastante-
mettte cliiara dogli ewori apposti al filosofe spagnuolo e premunire
1 lettori di ([lU'lFoiicrt'tta aftinche l«i possano percoiTere moffenso
//c(/c. ricbiiuiK'ivino le censure a sei punti capitali annm-erati dal
t-ritico, e indidhoremo i uiolivi cbe condussero lo scrittore a pro-
jKisizioni in apparenza iucsalU1 cd cccessivc nclla loro piu cxvvia si-
1.° Le prime censure risnoardano il concetto di Dio del quale
1' A. esakando Ja sapienza e la potenzn ])arvc diminuire la liberta.
2.° View poscia il Misturo della SS. Triuita, a spiegare il quale si
adaperarouo un linguaggio iigua^ato (3 qualche similitudine tolta dai
SS. Padri , ma priya di tutta quella pi'ecisiaae <'he si ricercherebbe
da chi disputa nelle scuole. 3.° La nozione della liberta , per la
quate lo scrittore witende freqwentenierite la liberta perfetta quella
eke e in Dio enei santi, -elie affranea T uomo dalla servitu del poc-
cato. 4.° La dottrina del peccato originale, dove 1'A. volendo spie^
gare gli arcani fioi infcesi dal Oealorc nella penuissiorae della col-
pa , da luogo a CJ'etkere cbe senza di quella il mondo non avrcbbe
manifestato con sufliciente splendore le infinite periezioni ditDio. o.°
Gli e^'et'ti di qaesto medcsiino peccato sulla volonta e suH'intendi-
meato aggravati di soverohia con dire iperbolicamente che ogni
aziene uniana e accompagnata dal riniorso ed ogni cognizione dalla
180 niviSTA
incertezza. 6.° I motivi di credibilita di nostra fede del quali il va-
lente scrittore attenua 1'efficacia, anzi ne fa quasi ostacoli alia pro-
pagazione del Vangelo, per magnificare la potenza di quella grazia
interna che sa trionfare di tutte le difticolta della inferma ragione e
del senso. isdii atew non iov
ia £i.A spiegare come un cattolico cosi illuminato abbia dettato pro-
posizioni in apparenza cosi ardite, e adoperando un linguaggio alie-
no dal comune abbia lasciato credere a taluno di allontanarsi ugual-
mente dalle comimi dottrine, bastano, crediamnoi, le due seguenti
considerazioni. non otenJ ib emoigilyi #J :oi
Primieramente il Conte di Valdegamas fornito di alto intendimen-
ibtopii ^asta comprensiva, di mente terma e tenace , come sogliono
essere le nature spagnuole, e inchinevole ad affermare risolutamente
Duello che gli par vero e nemico della perplessita e delV incertezza,
efletto talora di prudenza , e non di rado indizio di mente debolei e
peritosa. Ora vedendo egli la societa nella quale si aggira travagliata
dal dubbio, dalla fluttuazione, dalFondeggiare perpetuo fra la verita
e 1'errore, dovette per necessariariazione sentire in semedesimo as-
sodarsi e pigliar nuovo vigore quella innata disposizione naturale al-
ia certezza, airaflermazione, al dogmatismo. Quindi ne' suoi scritti
eombattendo gli scettici e i libertini non si applico a discernere nelle
false dottrine quei barlumi di verita che sempre accompagnano 1'er-
rore; preieri affermazioni ardite, malimpide ericise, alle distinzioni
accurate di chi rigorosamente discute , assalendo 1' avversario di
fronte e conquidendolo coll1 assolutismo delle sue afiermazioni. I
nemici dae combatteva negavano Dio, e se pure ne ammettevano
Tesistenza, lo esigliavario per cosi dire dal creato spiegando ogni cosa
coirunico intervento della natura e dell' uomo-, ed egli afferm6 che
la sola spiegazione della natura e dell' uomo si trova in Dio e nella sua
sapienza regolatrice degli esseri e degli eventi. II secolo incredulo
a cui parlava ripugna alia credenza dei misteri impenetrabili della
fede ; ed egli voile con paragoni e figure fare accettabile alle menti
proterve T arcano piu augusto della rivelazione , Iddio uno e trino.
A chi nega la realta della colpa originale e 1' infermita di nostra
DELLA STAMI'V ITALIANA 181
natura che ne fu la pena . si sforzo di provare la convenienza della
prima faeendola quasi n^cessariu alia manifestazione dei divini at-
tributi , e pane esagerar la seconda dichiarando la umana natura in
ogiii SUQ atto schiava della colpa e dell'errore. A chi esalta la liberta
e indipendenza dell' uomo disse : voi non siete liberi ma servi , la
vera liberta risiede nei santi , in quelli che vigoriti dalla grazia si
sottraggono alia possibilita della colpa. I miracoli, le profezie, sono
da inolti annoverati tra le favole , e cio che dev' essere motive di
credenza e fatto loro pietra di scaridalo ; per quest! diss1 egli gene-
raleggiando: La religione di Cristo non vinse il mondo coi miracoli
e le profezie; bensi malgrado le profezie ed i miracoli. Cosi la viva-
city della lotta lo spinse a passi ardimentosi e per esser sicuro di
non rimanere in qua dal segno parve talora travalicarlo.
Dal qual difetto vanno difficilmente esenti gli scrittori di polemica
popolare nei tempi di reazione. Pare loro a dir cosi che le intempe-
ranze della parte awersa non possano vincersi senza qualche esa-
gerazione del vero, poiche le menti ottuse e sonnolente, per le dense
tenebre dell'errore che le circondano, ban no bisogno di essere ri-
scosse con aflermazioni audaci, risolute, dogmatiche. II Conte Giu-
seppe De-Maistre, che per molti capi puo assomigliarsi al Marchese
di Valdegamas, fu eglipure tacciato con fondamento di qualche tras-
modanza in questo genere. Pure i suoi scritti, sebbene rifioriti qua
e la di qualche proposizione ardita e alcim poco paradossale, tocca-
rono lo scopo, conquisero lo spirito volteriano e libertino, efurono
quasi seme fecondo dal quale germogliarono nelVordine laicale tanti
valorosi propugnatori delle cattoliche dottrine. £ sempre dovere
degli scrittori tenere il mezzo ed evitare gli estremi , ma quanti il
possono dove la discussione richiede vivacita di forme, energia di fi-
gure, generalita di concetti, un camminare franco, sicuro e spedito?
A questa prima ragione che spiega le esagerazioni del ch. scrit-
tore, un'altra verissima ci si presenta che ne spiega Timproprieta di
qualche formola. A tutti e noto che gli antichi Padri ragionando
delle veritii divine ed umane, benche concordi nella fede, non ado-
perarono sempre un medesimo linguaggio per esprimere gli stessi
KV2 i, i VIST A
veri, e che le medesirae voci sortirono presso i varii -scrittori divert
signitlcato : sia per la diffieretiKa'dei tempi e delle genti in c*ri visse-
ro, sia per le scuole iilosoficfhe che essi-o i loro awersarii frequenta-
rono , sia perche a mano a mano che andavasi esplicando il dogma
era necessario Tuso di nuove locuziom die ciasctmo si ibggiava se-
condo la necessita e le •eircostanze. I coijcilii colle loro defmizifflni
resero a poco a poco imiforme il lingnaggio soienfeifico della Chiesa &
i dottori della scuola ^lo ratlassero ad tma precisio»e quasi goometri-
ca. Da quell'ora in poi fu tacitamente convenuto fra i cattolici che
niuno adoperi le voci scientifidie con altro valore da qu«llo che
umversalmente fu accettato dalle sciiole^e dcrveiliaecia nonsmsetiza
ragiorie ed informandorte i kggitori. Savk) consiglio per im<pedire o
i'ar piu rare le quistioni di parole dov« e accordo !di idee. Per que&a
medesima ragione tengono i savii che la lettura dei Padri per tomar
vantaggiosa debba essere preceduta da qwella dei dottori che inse-
^iarono oelle scnole. « La Sofl&ma di S. Tormnaso, sorive M do*tis-
siiMO (ierdil, e on capolavoro di metodo, di ordine e di discor&> , &
l'ai)bat'e Dioguet consenteThe bisogna leggerla 7jrima d'mcominciar
la tettura dei Padri. ; lie «waterie piu dilficili vi si trattafno 'con tntta
la Irm])ide7,za di cui ^ono capaoi ^ cdtTespressioni -pm afiatte a cir-
coscrivere la d0ttrwm<ed impedire c(he gi' intelletti trasafrwlmo i giusti
confini, 'Se cerbi dottori che fiorirono qualche-secolo doposi fossero
astretti al linguaggio consacrato <dair eso comune 'deMe scuole, non
avrehbero avuto iuogo molte dispute inopportune 'die fecarono gra-
ve ;0ffesa alia religioKte * . » Ora, se mal no» ;avvisiaw»o, il difetto deglt
stodiiscolastici,ai qoaK troppo difficilmentepuoastringersi iwi laico,
diplomat ieo e pubbticista fu la ragione di quelle locuzioni improprie
che s'incontrano nel .Saggio, e dalle quali sono raramente irnmnni
;ntclie gli scritti di molti -che freqiaentaroHO le scuole. Sen^a qne^ti
partieolari studii alieni dal sito state, il Marchese di VaMegaTnas, per
quanta si puo rioavare dal suo scrifcto, e dalle parole di «na sna
tera , si nutri delln lettura dei Padri , e questo pascoto gli si
i GF.RTUL. Operc; Roma 1806, T<«i. I, ?ag. 252.
BELLA STA.MPA FTALIANA
form& in sueco ed in sangue , e nello scrivere rec6 1' impronta di
quelle locuzioni , di quei tropi, di quelle similitudini usate da loro
iu tempi nei quali il linguaggio teologieo non avea ancora raggiunta
quell' unita e perfezione che ebbe di poi. In fatti non crediamo di
«ssere troppo audaci afifermando , eke di tutte o quasi tutte le
espressioni censurate dal suo critico qualche simile od equivalents
potrebbe riLrovarsi negli scritti dei piu rinomati fra gli anticlii
dottori : se ne togli quelle pochissime die riguardaoo il sesto capo
deile CLMisujce.
Recliiaiaone nn solo eseinpio, e scegliamo quel tratto, cui il suo
cejjsore per non dichiaraflo eretico , pronunzi6 assolutamente fals»
e teudente al iw(«ramsmo, al ealvinismo, al baicmismo, al gietnseiii-
S&LQ, 1. Trattasi quivi deUa liberta, e to scrittore ricercandone 1' in-
luua essenza co^ diseorre. « Veneado alia terribile questione , cbe
« fa il soggetto ^di questo capitolo , io diro che I1 idea die si ha ge-
u neraJoaente del libero arbitrio e falsa su tutti i punti. II libero ar-
<t biLFK) noa consiste gia come comuuemente si erede, nella facol-
« la di scegUere fra il bme ed il male che lo sollecitano in due sen-
« si opposti, Se m eB consistesse il libero arbitrio ne verrebbero
a dwe cooj>ega«)Dze 1' u»a relativa all' uomo, 1' altra relativa a Dio ,
« ed aml)edL*e' di' una evidente assurdita. La prima conseguenza si
« e.che Tuonio sarebbe tauto meno libero quanto piu sarebbe per-
« fetto., poicbe sgli aon puo crescere in perfezione se non assogget-
« tandosi all1 impero di ci6 che lo jwrta al bene . . . Ne seguirebbe
in seconds luogo che: « Perche Dio fosse libero , converrebbe che
<t ei.potesse scegliere fra il bene- ed il male, fra la santita ed il pec-
<t cato 2. »
Ua cio si vede come I' A. impugim qiwl pregiudizio volgare, eke
IA consisler la liberta nella possilsilita di pertcare e di operare refeta-
iiien]»>. e ia ^Uiesto DGB ass*;ri$ce m>lla d;i strano, auzi ripote ci& che
Agostino disse gia coafero Giuliano. Eccone le parole. « Sed ut de
«. hac re vana sapias, fallit te definitio tua, qua in superior! prosecu-
1 L'Ami de la Religion N. 5472, pag. 50. — 2 Pag. 91, 92.
184 RIVISTA
<( tione, cui iam respondimus, sicut saepe et alibi facis, liberum ar-
« bitrium defmisti. Dixisti enim : Liberum arbitrium non est aliud
« quam possibilitas peccandi et non peccandi. Qua definitione pri-
ce mum ipsi Deo liberum arbitrium abstulisti .... Deinde ipsi san-
<c cti in regno eius liberum arbitrium perdituri sunt , ubi peccare
K non poterunt 1 . »
Lo stesso osservava il beato Anselmo nel dialogo del libero ar-
bitrio. Ivi il maestro , rispondendo all1 interrogazione del discepolo
dice : Liberlalcm arbilrii non puto esse , potentiam peccandi et non
peccandi. E quali ragioni, adduce egli a distruggere questo pregiu-
dizio? Le medesime die il sig. Donoso Cortes. « Si hoc eius esset
« diffinitio: nee Deus, nee angelus, qui peccare nequeunt, liberum
« haberent arbitrium, quod nefas est dicere .... Liberior voluntas
« est, quae a rectitudine non peccandi declinare nequit quam quae
« illam potest deserere 2. »
Sollevandosi poscia T A. al concetto universale e primo della li-
berta dice: che questanon risiede nella facolta discegliere, (intendi
fra il male ed il bene come e spiegato qui sopra ed e ripetuto piu
sotto) ma bensi nella facolta di volere , facolta che suppone qitella
d' intendere. Dal che inferisce : « Se la liberta consiste nella facolta
« d' intendere e di volere , la liberta perfetta consistera nell' inten-
« dere e nel volere perfettamente; e siccome Dio intende e vuole in
(( tutta la perfezione , da cio ne segue per necessaria induzione che
« Dio solo e perfettamente libero 3. »
Poi conchiude : « La facolta di scegliere (fra il bene ed il male)
« accordata all'uomo, lungidall'esserela condizione necessaria del-
« la liberta, ne e anzi lo scoglio, poiche in essa si trova la possibi-
« lita di allontanarsi dal bene e d' impegnarsi nell'errore, di rinun-
« ciare all' obbedienza dovuta a Dio e di cadere nelle mani del ti-
<c ranno. Tutti gli sforzi delV uomo aiutato dalla grazia debbono
« concorrere per ridurre al riposo questa facolta , ed estinguerla se
\ S. AUGUSTIM Op. imp. Lib. VI, n. 10. — 2S. ANSELMI Dialog, de lib. Arb.
Cap. 1. - 3 Pag. 93.
BELLA STAMPA ITALIAN*. 185
« fosse possibile con una perpetua inazione .... Ecco perche nes-
« suno dei beati possiede questa facolta; nonDio, non i cori dei suoi
« angeli, non i santi *. »
Ora in tutto questo discorso inteso a dovere, e non ricercato con
occhio livido, non vediamo, che una dottrina molto ortodossa. Che
il libero arbitrio non sia una facolta distinta dalla volonta, lo afier-
rno il Damascene : Liberwn arbitriumnihilaliud estquam vohmlas 2
e lo concede S. Tommaso. Che la possibilita di peccare sia un' im-
perfezione cui 1' uomo deve attenuare in se stesso non replicandone
gli atti, e pure cosa tanto certa, quanto 1" impeccability, di Dio e dei
.•
Ma se queste sentenze s'accordano col pensare comune dei dot-
tori, come va, dice il Critico, che lo scrittore pretende combattere
un errore volgare? La risposta & facile. II Valdegamas in tutto que-
sto libro non combatte le scuole cattoliche , ma i libertini e i socia-
listi, cui nessuno dubitera avere in queste materie le idee singolar-
mente ottenebrate. Che piu ? poche linee prima di entrare in que-
sta discussione 1'A. protesta di seguire i cattolici maestri negletti ed
ignorati dai suoi avversarii. « Tali questioni, scrive egli, occuparo-
« no tutte le intelligenze nei secoli dei grandi dottori. Oggi esse
« sono disdegnate dagli impudenti sofisti, che non hanno la forza
« di sollevare da terra le armi formidabili che si facilmente e si u-
« milmente maneggiarono quei grandi dottori dell' eta cattoliche 3. »
La qual cosa si fa ancor piu manifesta da un secondo errore che 1'A.
combatte dopo il primo, cio& quello di alcuni che confondono la
nozione della liberta con quella di un'assoluta indipendenza: opinio-
ne che certamente non regna nel campo delle scuole ortodosse, e fa
vedere contro quali avversarii 1'A. abbia rivolto la sua argomenta-
zione. Arrogi a ci6 , che non andrebbe lungi dal vero quegli che
. afiermasse, rari essere anclie fra i cattolici non eruditi nella scuola
coloro , i quali non considerino la facolta di scegliere tra il bene ed
il male come essenziale alia liberta ; confondendo un fatto universale
3D ^jOlBllJ
4 Pag. 96. - 2 De fide orth, L, HI, Cap. XIV, - 3 Pag. 90,
IUVISTA
nelV uomo viatore coi requisite essenziali d'una perfezione die con-
viene a tutti gli esseri intelligent .
Se la liberta non e una potenza distinta dalla volonta, se e k vo-
lonta medesima, la liberta si concilia coliagrazianecessitantedi Lu-
tero, di Calvino, di Baio , di Giansenio ; soggitmge il dotto eenso-
re *. A questa difficolta si presentano varie soluzioni; ma la pi to sem-
plice e la piu categorica e quella che lo stesso Danoso Cortes da ver-
bis ampli&simis, e che non avrebbe dovuto sfuggire aM'acuto guardo
del cli. \bate. <^ Certuni non possono comprendere in qual modo
« la grazia che ci ha resa la liberta , e che ci ha redenti, si aceordi
« con questa redenzione e con questa liberta. Sembra a costoro
« che in tale operazione misteriosa Dio solo sia attivo e 1'iiorno pas-
« srvo, nel che essi s'ingannano compiutamente , poich^ in questo
« grande misfcero concorrono Iddio e 1'uomo-, coll' azione il primo,
« colla cooperazione il secondo. Ecco perche Iddio non e solito con-
« cedere altro che la grazia mfficiente , onde sol dolcemente muo~
« vere la volonta, chejiwlmia di apprirnere, sollecita verso lui coHe
« piu dolci chiamate. L'uomo dal -canto s«o arrendendosi alia voce
« del la grazia accorre con una docilita e felicita incomparabili , e
« quando la volonta docile dell1 uomo che si conforma alia chiamata
« si riunisce alia dolce volont.^ di Dio che si compiacedi chiamarla,
K allora pel concorso di queste due volonta quella grazia che era
« sufficients diviene grazia efficace 2. » Colle qtiali parole i'illustre
A, neH'aecordare la grazia e il libero arbitrio espone quello fra tutti
i sistemi oattolici che favorisce maggiormente la liberta, epi^si al-
fentana dalle sen ten ze condannate negli eretid mentovati.
f.'escludere la possibilita di peecare dalla liberta dell'uomo mor-
tale non e egli un enorme errore, e quest' errore non s'inferisce egli
daH'esposta dottrina sul libero arbitrio ? Cosi insisted! b^lnuoTO il
dotto censore 3. Ma eziandio a qiiesta difficolta gia provvideil Val-
degamas scrivendo che: L'uomo won sttrtibbe'lib&o se non pottsse
\ L'Ami de la Religion loc. cit. — 2 Pag. 95. — 3-Z,' Ami de la rehgion
1, c. pag. 52.
DELLA STAMP A, ITALIANA JS7
tf <V mate; che: senza la-possibilita di peecare la liborta umana
mwiribih 1. Proposi/ioni ehe contengono e quasi e-
rano uiw dottriura diametraimente opposta a quella che gli & impu-
lala in virtju delle superiori detinizioni, Quale pu6 dunque essere in
<U*tto c&il tofito del valente scrifetore? Gia lo dicemmo: quell1 uiiioo
tOFto^ se torto egtt ptio dij'si, d'aver» usate locuzioni emaniere tiilvol-
laaliene dalle usate oij^idj iiell' insegnamento delle scuole, e collt-
quali piuche colle anticlie e feiniliare il, dotto professore orleanese.
Uali ci parvero W ragioui per cui ua raLtolico di tanta dotti-ina
o di Itnle cosi iiktemwnata ROB reco nei suoi scritti cjuelia, aggiusta-
teaza e precisions di ¥Oc«i)oU chie togtie agli avvenssrii ragionevolc
pretesto di c»viUi e di consura. Gi affr^ttiamo pero di soggiungere
clu1 lo aifermaaioni del March, di Valdegama*. se pjiono arrist-Jiiate
o per-k'olose a; ^hi le. (?dB»imleri straieiafce dal testo e senza il cocredo
delle coinpagim che le eirscoscriivoiio*, nel corpa dell' opera suooaiio
assai.ioea uaale e lontano cipareHiperieolo deHo'SCMidaloe delfer-
MKt. A.H/J noix pftssiamo non ainmiraiv. cheim laico nudrito att ro-
ve ehe nelle scuole d' uu semmario o nel sacro ricinto di uu chio-
stro, Gonosca si appi«Ro i1 eeonomia della scienza te«logica.e8'ad-
dentri 0011 tanta simr.ezau nei misleri piu uxdosi e rielle pi u delica-
te questioni. L' illustre filosofo ron uiia docibta tanto piik ammi-
r;d)ile quanto piu rara nei grandi ingegrii, sottomise 1! opera sua
all' esame dei giualifiii supremi, pixnito ad emendarla quando e come
il vogliano. Ove questo venga eseguito, il Sagyio sul CattoHcismo
riuscira senza lallo ai Gattolici piu caro e piu sicuro. Ma qualunque
sia per esswe la sentenaa, non orediarao temerark> I'esprimere il
desiderio concepito da noi nelJa lettura del libra ; che per dar« a
un' opera per tante ragioni pregevolissima tutta la perfezione che
si addice all' importanza dell'argomento, ne fosse ritoccato in alcu-
rii punti lo stile, e in qualcbe altro temperata la forma della dottri-
na in modo da renderlo irneprensibile anche eri piu schinltosi. I qua-
H trascumndo le original! bellezze dei grandi scrittori si dilettano
1 Pag. t31.
188 RIVISTA
di ricercarne ogni libra con una severita che tocca non di rado i
confini dell'ingiustizia. Che sarebbe ditanti libri che si scrivono alia
giornata dai laici in difesa delle sane dottrine, in Francia particolar-
mente, chi vi aguzzasse la vista desideroso di trovarli in fallo? Che sa-
rebbe delcritico medesimo, ecclesiastico e maestro in divinita, chine
librasseogni verho e ne ponderasse ogni proposizione? Noi senza
dubbio non vorremmo ricevere per articoli di fede cio che egli after-
ma in piii luoghi ed anche nelle materie piu gelosre dove i professori
sogliono procedere con maggior riflessione e maggior cautela. Tale
sarebbe a mo'di esempio il mistero della SS. Trinita a proposito del
quale T arguto critico c' insegna che : L' on dit Men la diversite des
personnes divines ; metis on ne doit pas dire la diversile divine. Si pu6
dire la diversita delle persone divine? Questo lo consentiremmo ad
un laico che confonde la diversita colla distinzione; ma in im cono-
scitore della teologia che ci assicura aver passata tutta la rita a stu-
diar ed insegnare la religione potrebbe parere indizio di eresia aria-
na. Ad evitar la quale prudentemente ci avverte 1' Angelico che par-
lando delle persone divine sono da evitarsi i vocaboli di diversita e
difterenza. « Ad evitandum igitur errorem Arii, ritare debemus in
divinis nomen diversitatis et differentiae netollatur unitas csscntiac ».
(Sum. theol. p. 1, q. 31, a. 2.)
Non avvertiamo questo per censurare il dotto ecclesiastico che
prese ad esaminare il libro del Valdegamas, ma a dimostrare che
tali pecche di locuzione improprie od arrischiate sono da compatirsi
in un laico quando sfuggono ai teologi di professione. Tuttavia non
dissimuleremo che molto piu commendevole delle censure ci pane
1'opera del traduttore italiano o di chicchessia quel cortese die fre-
gio con amorose cure la versione di savie noticine a pie di pagina,
colle quali ora teniperando le forme ardite del linguaggio original?,
ora volgendo a retto senso le proposizioni ambigue , o rischia-
rando le oscure, rimosse dai leggitori in mold punti ogni fondato
pericolo di falsa interpretazione. Cosi il libro del marchese di Valde-
gamas, quale usci dai tipi del Tomassini se non paveggia Y edizione
originale in magnificenza di stile, la vince in precision ?, e sicu-
rezza di dottrine.
DELL A STAMPA ITALIAN A
obm fb non J5-mJ »ifo s)ij|fv r.n--
trtj5ti!.*>(l(l'n. rigni'lbfi imV
Elica elementare di GIACOMO HALMES volgarizzata — Roma Tip.
de' Fr. Pallotta 1852.
on rib .
Piccola di mole ma plena di sugo e di sostanza e quest' operetta
del Balmes,degna del nome di questo chiarissimo lilosolb, onor del-
la moderna scienza e della moderna Spagna. Sole cen tod ieci pagine
in piccol ottavo ti presentano come un sunto de' principii fonda-
inentali della morale e del diritto.
Sotto nome di Etica intende il Balmes quella scienza che ha peifcup
oggetto la natura e I'origine della moralita. Da siffatta investigazione
egliadunque prende le mosse per fame poi 1'applicazione aidiversi
particolari subbietti. Avvertita 1'esistenza dell' ordine morale, anche
perpraticaconfessione dicoloroche il negano colle parole, dimostra
daprima che le condizioni indispensabiliaformareun'azione buona
o rea sono la conoscenza della sua moralita e la liberta di operare
conformemente a tal conoscenza. Queste peraltro sono le condizioni
necessarie non le costituenti della moralita. A conoscere cio che co-
stituisce 1' essenza stessa dell' atto morale 1'A. precede in tal guisa:
I. Cerca se ci sia una regola fissa che distingua il bene dal male
neir ordine morale, e mostra che si, e come nella conformita delle
libere azioni con codesta regola dee consistere la moralita.
II. Stabilisce siffatta regola non consistere nel privato interesse,
vuoi che si riferisca al piacere, vuoi alia vita, vuoi allo svolgimento
delle facolta inteUettuali. Ne puo consistere nella pubblica utilita,
in quanta per essa oltre che la moralita sarebbe iluttuante, le azio-
ni meramente individuali resterebbero fuori dell' ordine morale. Ge-
neralmente il principio utilitario non ispiega ma annieuta la morale
riduceudola ad un calcolo, sicche 1' azione prava sia uno sbaglio,
non una colpa; un errore, non un misfatto.
III. Noii ispiegandosi abbastanza la moralita col dire esser morale
cio che econibrme alia ragione, ne col dire che essa e un fatto assoluto
della umana natura , deducesi doversene cercar la origine in Dio ,
ib
R1VISTX
fonte primitiva come tl' ogni veritA, cosi d'ogni santita e giustizia.
E qui T\. venendo adeterminarepiii inparticolarelaquistionecon-
chitide, la moralita delle azioni umane ibndarsi nella bonta morale
di Dio. ossia nell'amore con che Dio dilige necessarianaente sestes-
so ab eterno e quindi vuole 1' ordine nelle creature che egli libera-
mente produce nel tempo. La parted pa zione o copia. direm COB! .
di questa regola eterna vien impnessa nello spirito nostro e come
scritta dal dito stesso di Dio, ed essa eche chiamasileggenaturale.
Se non andiam errati, e questo 1'unico punto, sopra cui 1'illustre
A. non arreca tutta quella preoisione e chiarezza che sparge
daotissima sopra tutto il rimaneiite del libro. Nbi \~i avremmo
dea'ato piu luce a far comprendere il suo peasiero.
Iinperocch*'. non ci sembra suftieientemenle chiarito in che moclo
dalla moralita assolula di Bio, ossifi dall'atto ool quale Dio ama la
sua iufinita perfezione derivi: la raoraHta relativa che le creature in-
tellettuali ritrovano in IOTO stesse. L'.V. si coutenta di dirci che Dio
amando se stesso amava ancora 1' online a cui devono aridar sogtret-
te le cose tutte da lui distinte e vole\ra effettuato nd tempo un t;ii
ecdioe, dove si degnasse estrarre dal nulia le razionali creatu-
re J. Bene sta; ma diceadosi cio, si dice, e vero, la radice ultima
deir ordin morale esser in Dio, ma non si: spiega ancora prossirna-
mente in che consista il costitutivo intrinseco della moralita. Perof-
che si suppone gia T online idealmeute nell' intelletto di Dio per ri-
spetto alle creature razionali e per conseguente si stippone idealmen-
te gia costituita la moralita, la quale per ccrto non e diverse dai
detto ordine. Or questo appunto potrebbe dimandarsi: che e ri6 che
si concepisce nel formare quell' ordine, il quale e voluto daDio nel-
T atto stesso che ama se medesimo, bonta infinita? Laonde ci sem-
bra che 1? A. per ispiegare un tal punto avrebbe dovuto ricorrere a
qoalche altra cosa, come alia conformita ravvisata dal divino intel-
letto tra 1' azione e 1'essenza della creatura rationale creabite, o al-
ia convenienza dell' azione col fine ultimo a cui Tente raaionevole e
f Pag. '$i. >
BELLA STAMPA ITALIANA
or<iiuato,o a <|(ialche altro fondamento non dissiinile dai precedent!,
mrglio gli fosse piaciuto. Ma e queslo un piccolo nro, a pona.
rvabile in uno scritto di tanto pregio, e che non e in uiiisa al-
cuna un.errore, ma uoa semplice oaiissiono di cio che sarebbe sta-
to Ix-m- agiiiuniiviv [ler maggiore iucidita del lavoro. Torniamo alia
esposizione del libro.
LTA. vien poscia deducendo iprecipui doveri dell'uomo verso Dio,
verso se stesso, verso i suoi simili. E mirabile la limpidetza e soli-
dita con che egli li tratla esponendoli in pocliepagine enoudimeno
dimostraiidoli con validissinii argomenti presi dal senso comuin1 <k
dalla ration filosoiica.
La terza classe di essi , cio& i doveri verso iili altri gli aprono il
campo a parlare della societa e de suoi elementi. Egli prova che
1'uomoedestinato a vivere in comunicazione con altri uomini e pri-
tnaineiite.in liuaaglia; descrive i doveri e i diritti della societa do-
mestica ; dall' ordine e dalla pace richiesta tra ie diverse famiglig fa
nascere la civil societa. II potere che dee reggere e governare il
civile consorzio c di diritto naturale e divino; benchela forma sotto
cuisi costituisce e si esercita sia varta secondo le circostanze diverse
-che v'iuftuiscono. Peraltro tal varietu nulla prova contro la necessita
dei fatto focdamenlale , solo ne manifesta le diverse appltcazioni 5
nun indica che sia dipendente dalla libera volonta de' popoli il suo
felabilimenLo; ma che la necessita, la convenienza e altre cagioni vi
roncorsero nell' attuarlo. Ci diletta grandcmente il vedere un si
illustre scrittore assegnai- qui al potere civile la stessa concreta ori-
giue che noi abbiamo diverse volte inculcata, checche ne avesse «gli
scritto anteced«ntemente in altra sua opera. Ci conferraiamo semprc
piii neiridoa cliei fatti sociali e il progressive svolgimento delFerro-
i c ecciUi sov«»te i gran pensatori a meditar meglio sopra quelle
teoriche, che pi'ima non avvertitone ilfeisogno trattarouo conquat-
die osourita o qualche incertezza. La dottrina sopra 1'origiTieilel po-
tere civile proposta dall'autore in un altro suo pregevolissimo libro J
1 II Protes(antesi-me paragonato al Cattolicismoeoc. in ordine oll'inririli-
192 RIVISTA
accettata da lui sulla fede di preclarissimi scrittori antichi senza
quello ulteriore svolgimento ed esame che 1'importanza della mate-
ria avea reso necessario, viene in questa operetta con mirabile luci-
dezza ridotta a' suoi veri termini , e determinata con quelle formole
nelle quali la filosofia consuona alia storia. Egli in sostanza deduce
la concreta attuazione del potere civile dai fatti stessi che si svolgono
naturalmente e in ispecial guisa dal fatto fondamentale della podesta
paterna. Sara bene riferire a verbo le sue parole. Dopo aver dimo-
strato che 1'autorita e dalla natura e da Dio cosi prosegue : « Come
(( si organizzo il pubblico potere ? Quali furono le orditure di sua
' J UFTP^ a » '
« formazione? Furono le stesse di tutti i fatti grandiosi, i quali non
« si assoggettano alia strettezza e regolarita dei procedimenti dal-
« 1' uomo fissati. Dovettero combinarsi elementi di classi diverse ,
« secondo le circostanze. La patria podesta, i matrimonii, 1'opulenza,
« la forza , la sagacita , le convenzioni , la conquista , il bisogno di
« protezione, ed altre cagioni somiglianti, naturalmente produrreb-
« bero che un individuo, una famiglia, una casta, si erigessero sopra
« i loro simili, e vi esercitassero con maggiore o minore restrizione
« le funzioni del pubblico potere. Talora 1' autorita di un padre di
« famiglia estendendosi sopra le sue diramazioni e dipendenze for-
« merebbe il tronco di un potere che vincolandosi a una casa o
w^parentela darebbe Principi e Re alle generazioni che sopravvenis-
« sero 7 talora abbisognerebbero piccoli Capi che in una trasmigra-
« zione, in una guerra o in una difesa dei sacri lari regolassero tutti
''-';-> .'-1i\" • '• 'TrJlHJK.
<( gli altri ; e questi piccoli Capi di brigata innalzati dalla necessita
a delle circostanze resterebbero dappoi nel loro innalzamento; talora
« una colonia di popoli piu civilizzati cominciando dal chiedere ospi-
« talita linirebbe per fondare un impero ; qualche volta un uomo
u straordinario per la sua capacita si attirerebbe , come per forza,
« 1' ammirazione de' suoi simili che credendolo inviato dal cielo si
« assoggetterebbero di buon grado alia sua dottrina e ai suoi co-
« mandi , vincolando nella sua famiglia il supremo diritto 5 in una
« parola il supremo potere si e formato in varie maniere, sotto con-
« dizioni diverse, e quasi sempre lentamente a guisa di quei terreni
DELLA STAMPA ITALIANA 193
« che risultano dal sedimento de' fmmi nel decorso di lunghi an-
« nM. » Per lion esser troppi nella rivista di un' operetta, ci affret-
tiamo a dir poche altre cose intorno ai sommi capi in essa contenuti.
Antecedentemente e indipendentemente da ogni organizzazione
civile e riunione permanente in societa, 1' uomo ha doveri e diritti,
che formano come un capitale suo proprio e il quale benche sia
soggetto a certe condizioni non gli pu6 essere legittimamente tolto.
Grandissimi sono i vantaggi che reca all' uomo 1' associaizione. In
forza di essa pu6 solamente avverarsi il progresso. Nella associa-
zione le forze non si sommano , hensi si moltiplicano , e qualche
volta la moltiplicazione non pu6 esprimersi per la legge dei fattori
ordinarii.
II diritto di proprieta vi e limpidamente chiarito e dimostrato e
se ne stabilisce per titolo fondamentale il travaglio, a cui vien dall'A.
ridotta la stessa ocrupazione , nonche gli altri titoli secondarii. Si
dimostra esser diritto naturale intangibile la successione de'figliuoli
alia eredita paterna, e la facolta di donare o far testamento a bene-
fizio di altri individui o societa d'individui. La sola espiazione e ca-
rattere essenziale della pena ; gli altri possono esserci e non esserci
secondo i diversi emergent]. II sostituire nel luogo della espiazione
la correzione del colpevole e una cpnseguenza del principio utilita-
rio, la quale sovverte da capo a fondo Y ordine morale e le idee di
giustizia e sotto apparenze filantropiche e sommamente inumana e
crudele. Da siffatto pervertimento d'idee precede la bramosia d'an-
nullare la pena di morte, ed altri spropositi concernenti i codici
criminali. Queste e simiglianti cose 1'A. sapientemente pertratta, n&
lascia di toccare le relazioni delle societa con la morale e la religio-
ne, confutando 1' epicureismo civile di qtielli che pongono la perfe-
zione de'popoli nella maggior copia possibile de'godimenti materiali,
e T empieta di coloro che vogliono la societa atea in religione , e
pero propugnano con tanto zelo la separazione dello Stato dalla
Chiesa.
1 Capo XVIII, pag. 61.
Sme II, vol. II. 13
JfH RIVISTA DELLA STA-MPA ITALIANA
E tanto basti avere accennato di questo eccellente libretto , i!
quale nella sua brevita racchiude assai piu di quello che ti direbbo-
BO altri grossi volumi scritti alia moderna i quali cbe in un diluvio di
parole ti liquefanno pocbi principii morali rnescolati sovente eon
errori tanto piu pregiudiziali quanto meno avvertiti. Questa operetta
del Balmes potrebbe ottimamente servir dl testo nelle scuole ele-
mentari per quelli <*he-non avendo tempo di seguire un corpo piu
ampio di filosofia morale e di diritto , ban nondimeno bisogno di
cibar 1'animo con alcuni principii fondamentali e assodare la mente
sopra i punti piu important! di quelle discipline. Saremmo oltre-
modo lieti se in ogni citta principale dltalia si facesse una ristampa
del prezioso opuscoletto , il cbe attesa la ristrettezza del volume
dovr^bbe essere agevolissimo
.
i
prwhn- .«s*ff5 ti
* iian ctipratit ciWi «vilv
CRONACA
CONTEMPORANEA
•
fiomer 11 April* 1853.
I:
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICH. — 1. La settimana Santa. — 2. Conversione d' una ebrea. —
3. Seicento trentasei doti distribuite al popolo. — 4. Arti e scienze protette.
— 5. La Consulta delle finalize.
1 . La maesta del culto cattolico in Roma poche altre volte in fra
I' anno assume tanta maesta , quanta ne mostra nei sacri riti della
Settimana Santa, e del giorno di Pasqua. In quella la soave mestizia
delle. gramaglie , delle tenebre , del canto ti compungon 1' animo a
pieta verso il Divin Redentore tormentato e morto per la salute del
genere umano : in questo la pompa , gli splendori , la gioia ti at-
teggiano alia speranza della risurrezione , ed illustrano il trionfo
dalla fede ottenuto per quel prodigio fondamento della nostra santa
Religione. E sebbene per la sustanza tutto 1'orbe cattolico conviene
nella celebrazione di questi sacri misteri, nondimeno quegli aggiunti
che valgon tanto a ingrandire e adornare la cosa stessa, solo in Roma
li trova il Cristiano. La vasta e sontuosa magnificenza del Tempio
Vaticano, la maesta e la grandezza del Capo della Chiesa, lo splen-
dore della dignita nei sacri ministri, la ricchezza dei paramenti , la
valentia tutta originate dei canlori , la foggia stessa del rito usato
100 CRONACA
allora quando uilicia il Romano Pontefice, e tutto questo congiunto
insieme o cospirante al medesimo punto di aggiugner lustro e decoro
ai singoli atti delle saute ceremonie, son tali circostanze die si scol-
piscono sui sensi anco piu restii, e fan quindi concepire idea ben alta
dell' ossequio che 1' uomo deve alia Divinita. Per queste ragioni da
tutte le parti del cristianesimo concorrono in tal congiiintura in.
Roma forestieri in gran numero, e gia dicemmo che quest' anno ne
venner tanti , clie presto non vi fu dove potessero piu albergare ,
con tutto che Roma sia fornita a dovizia di pubblici e di privati
ostelli.ii jjoifl fb'mtim -wml-iO ii1 ulfa Bup^'i ib oJs
I tre giorni piu solenni son sempre la Domenica delle palme , il
Giovedi Santo, e la Domenica di Pasqua. La processione consueta
delle palme e stata quest' anno anche piu numerosa e abbellita dalla
gran quantita degli uffiziali 1'rancesi che vi accorsero. INel Giovedi
Santo v'e il maggior numero e la maggior varieta di sacre funzioni:
la solenne messa alia Cappella Sistina, la processione del Santissimo
dalla Cappella Sistina alia Paolina , la benedizione apostolica al po-
polo, che quest' anno a cagion delle piogge fu data dal Trono Pon-
tificio nella Basilica del Vaticano , la lavanda dei piedi , e la mensa
dei pellegrini. Nel giornodi Pasqua si spiega nella Basilica Vaticana
tutta la solennita della sacra festa, e terminasi il rito colla benedi-
zione apostolica a tutto il popolo addensato intorno all' ampissima
piazza sulla quale ergesi il tempio, ed alle milizie messe a gala e
schierate nel mezzo di essa. A stimolo e segnale della comune al-
legrezza suole illuminarsi la sera 1'immensa cupola, la facciata e la
piazza della Basilica Yaticana con molte migliaia di lumi scompartiti
con accortissima maestria da rilevare tutto il hello ed il grande
deir architettura : e chi riguarda da lungi ha la dolce illusione d' un
portentoso monumento che campasi in aria, ed e disegnato da linee
continue di fuoco : tante sono le facelle e si piccoli al' intervalli che
le separano. Anche questo spettacolo dove aggiornarsi al Martedi
seguente perche le piogge della Domenica nol couscntirono. Tal fu
eziandio dello spettacolo dei fuochi arlificiali , chiamato in Ro-
ma dalla Girandola , sebbene quelle rote infiammate che girando
schizzano raggi di fuoco , e che furono ingegnoso trovato del Fio-
rentino Bernardo Buontalenti , non siano che una piccola parte di
tutto il divertimento. Esso non pote darsi che il di 3 di Aprile :
ne 1'espettazione cresciuta dalla tardanza fu da ineno della riuscita.
Sulle coste del Pincio , volte alia Piazza del Popolo , eran disposti
CONTEMPORANEA. 197
gl'ingegni , e le macchine pirotecniche : e la lor parte principale fu
la rapproscntazione (Tuna gran mole acuminata nol mezzo, con pun-
te, e archi, e finestre da darti la sembianza d'un bel ternpio gotico.
La svelta nettezza delle linee liammanti , e il giuoco dei colori va-
riante a tempo , e di grado in grado succedentisi chiarivano come in
Rorna anclie ai divertimenti piu popolari s'accoppii lamagnificenza,
ed il buon gusto.
2. Le sopraddette son cose d'ogni anno: particoiarissima di questo
fu il Lattesimo, la confermazione e la santa eucaristia data il Sab-
bato di Pasqua alia giovane Ebrea Velli Orhuer natia di Brott in Ga-
lizia. Nella Sacrosarita Chiesa Lateranese riceve quei tre Sacramenti
dall' Emo Cardinal Vicario,e fu sua matrina la Principessa Orsini nata
Torlonia. Ebl)e la Orhuer da fanciulla , cosi udimmo raccontare da
ragguardevole persona, una visione la quale rimasele fitta in mente
sino a condurla al OistianesimO; Vide due tempii: uno torreg-
giante e splendido di sontuosa magnificenza: I1 altro tutto rovine e
desolazione : ed iritese quello essere il Vaticano. questo la Sinagoga,
ed una voce la invito chiaramentc a venerare nel tempio piu splen-
dido il Messia veimto. Ne fu garrita dalla madre quando le manife-
sto cio che avea veduto ed ascoltato ; ma per quanto facesse a can-
cellarsi dalla mente quello spettanolo , nol pote mai. Crebbe negli
anni, prese marito amorevole e cortese, e n' ebbe prole : ma li quel
pensiero a tonneiitarla, a spingerla, a sollecitarla di farsi Cristiana.
(^erco notizie della nostra religione , se ne istrusse , e colto il de-
stro fuggi di Costantinopoli abbandonando gli agi domestici dei
quali era fornita a dovizia : ma fu a Smirne sopraggiunta dai suoi ,
spogliata d'ogni cosa, ed a stento concedutole di tener presso di se
il figliuolo, munita dei piu ampli documenti dell1 esser suo, della
.sua libera volonta , dell' antico desiderio di farsi cristiana parti da
iSmirne : e perche per via il suo figliuolo ammalo con pericolo della
vita il voile battezzato anche prima di giugnere in Roma. Arrivata
c-he vi fu , come a Dio piacque , il suo primo stupore 1' ebbe in ve-
dendo la santa Basilica Vaticana, perche vi raftiguro tosto il tempio
lurninoso comparso a lei fanciulia: e con <|uesto si rallermo alla-
mente nel suo santo proposito , e si console delle pene sostenute.
Trovo da piu parti incoraggimento, sostegno . consolazione d'ogni
maniera, e <[uel che piu monta la pace smarrita per salute dell' ani-
ni;« sua da si gran tempo.
oloqp'l i»b *isei4 fiiifi sj
J 5)8 CRONACA
3. Un' altra pia costumanza che suole lenersi il giorno dell' An-
nunziazione di M. SS. non vogliamo che passi inosservata per 1' e-
gregio documento che essa contiene. II pio Istituto della SS. An-
nunziata di Roma ha distribuito quest' anno, come suole ogni volta,
63(i doti per giovani zitette , e circa ventunmila sc.udi sono stati
cosi dispensati Ira il popolo. Or di siffatte consuetudini ve ne ha in
Roma dovizia, e non v'ha donna del popolo alquanto grama di so-
stan /i' che non ottenga la sua dote, e spesso da piu parti, la merce
della carita cristiana. Ecco adunque la proprieta della Chiesa e del
luoglii pii come s' adoperi e s' impieghi ! Vengano i barbassori a
gridave al popolo che il denaro e i beni della Chiesa impoveriscono
la nazione; che altro faran con questo se non mentire per ingannarlo
e spolparselo?
4. Due altri recenti argomenti della munificenza del Romano Pon-
telice a pro delle belle arti, e dclle scienze abbiamo ora veduti nel-
la Gazzetta di Roma. Li racconteremo semplicemente e senza ne
chiose ne pastille. £ stato gia collocato sulla specola dell1 osserva-
torio astronomico della romana Universita il circolo ineridiano do-
natole dal S. Padre. Esso e accurate , solido ed elegante lavoro
del sig. Ertel di Monaco, e se cede in grandezza all' altro fabbricato
da lui per 1'osservatorio di AVashington, non gli e inieriore e Ibrse
10 avanza in maestria di arlificio , e in lacilita di movimento. II
commendatore de Fabris concepi gia il disegno d'un monumento al
Tasso, principe tra gli epici modern i, e cantore d una delle ]>iu glo-
riose iinprese del Cristianesimo , la crociata. Ora il S. Padre infer-
mate di cio non ha solamente data lode all' artista , ed approvatone
11 pensiero, ina concorrera eziandio largamente del suo perche in
Roniii s'onori per tal modo quel gran poeta italiano .
5. Dicose politiche quanto maggiore e in Roma il vezzo di par-
larne, eongetturarne, sentenziarne nei crocchi , e capannelli dome-
stici, e nei pubblici ritrovi dei cafte e delle piazze, tanto minore e la
maleria che puo accertarneun cronacista riserbato. Prima perche in
Goveruo retto pacificamente dai suoi ordini, e schivo della tanto dan-
nosa (juanto vana aura popolare, non distitrbato da intestini dissidii
le cose si lanno , e non si trombano innanzi ; e quelle che si fanno
non sono sempre novita, e avvemmenti straordinarii ; secondo, per-
che delle materie riguaruanti il reggimento della Chiesa universale,
o certi atti piu solemn del Ponteticato, grande imprudenza sarebbe il
gettar cosi per aria motti e cougetture monche, quali appena possono
COKTEWOR ANEA \ 91 1
rssrrequello cho giungono anotizia volgare.:Questa partc adunque
ddla nostra cronaca non t'u mai ampia rie potea essere, e ci6 ror-
reiniiK) intendesserlo quei gcntili, che ci luin mauifestato il lordesi-
derio cli vederci allargare in questa parte.
Cio posto in questo quademo non cade altro a narrarsi se non la
chiusura fattasi il giorno 18 Mar/o della sessione della consulta di
Stato perle finanze neiraimo 1833. 1 conti preventivi da lei riveduli
furon presentati dopo qualche modificazione atSommoPontefiee per
averne Fapprovazione: e perche il voto di quella eonsulta non e ehe
solo guida e eonsiglio ma non legue indeclmabile, cosi le loro deci-
sioni non divengono di pubblica ragione se non quando sono oonva-
lidate dall'approvazione sovrana : e quindi noi non siamo ancora in
grado d'informarne i nostri lettori. Certo e solamente che queU'illu-
stre e zelante ronsesso ha bene adempiuto alle sue parti , e nella
prossima tornata tutti son certi che le terra un pari zelo : e questo
dcvci ispirare fiducia che se la tranquillita lascia il tempo al Governo
di operare, si giugnera a poco a poco a cancellare questa , che pur
troppo e la piu sentita conseguenza della passata rivoluzionc.
SICILIA (Nostra Corrispondenza) — 1 . Rigori della staipone ; carita pubhlica ;
fenomeni dell' Ktna; indei^iiazioiie pc' casi di Milano e di Vienna. — 2. Due
scop«rte ajrcheologicUe. — 3. Una sacra fumione.
1 . Siamo nel piu rigido inverno; comeche in sul volgere di Marzo,
e sul primo nascere della primavera. I monti inghirlandaronsi di ne-
ve^ e il softio austero del vento ponente-maestro rende da (|ualche
giorno piu inclemente la stagione. Forse a questa rigidita ed incle-
ineiiza d1 aria e da attrihuire rmcremento della poveraglia la quale
da piii giorni forma uno spettacolo desolante a vedere sulle pubbli-
che vie.. Nondimeno eda coidVssare die il Governo nulla ha omesso
in questi rigidi giorni per venire in soccorso della miseria, aiutan-
do gli uni di lavoro gornaliero. sovvenendo gli altrigenerosamente.
Anzi furono allidale ai RR. PP. Cappuccini (Idle grosse somme ,
perche questi huoni Padri, miracolo sempre vivente della carita cri-
stiana. piu largamente spargessero le loro beneficenze in favore dei
poverdli. Fra tanta miseria pero quello die ci conforta e che 1' or-
dine <• la siciuvz/a non e stata punto t.urhata da alcun (lelitto facile
per altro a commettersi in s'unili congiunture, e ciomercela vigilan-
za del potere il quale protegge la vita e le sostanze dei cittadini.
200 CRONACA
Vi parlai nell' ultima mia corrispondenza dell' eruzioni dell' Etna.
Ora da qualche settimana questo tremendovulcano, che cihatenuto
per si lungo tempo in tanta trepidazione. non ha piu eruttato lava,
ne fatto sen tire detonazioni. Solamente il di 28 dello scorso Feb.
verso le ore 4 a. m. fu intesa una scossa di terra, la quale benche
lieve fu pero alquanto prolungata. Sul venire della sera e al momen-
to dell' eruzione si vide un cbiarore simile ad un' aurora boreal e
che duro sino all' alba del 1° Marzo. Questo fenomeno si ripeteva
nella notte seguente ma piu debolmente.
I casi dolorosi di Milano e il perfido attentato commesso sulla per-
sona del giovane e pio Monarca di Vienna ban qui destato un fre-
mito universale d' indignazione. Posso assicurarvi cbelavostra cro-
nacadel quaderno 71° riusci grata oltre ogni dire agli associati per
T esattezza e il garbo con cui vi erano raccoatate le notizie del
giorno.
2. Non vo' tacere di due scoperte arcbeologicbe fatte recentemento
1' una a Catania e T altra in Messina. Praticandosi nella prima alcu-
ni lavori nella strada del Cor so si rinvennero alcuni sarcofaghi e cas-
se mortuarie egrossi mattoni di argilla. Aspetto ulteriori c piu. di-
stinti ragguagli per farvi conoscere 1' epoca, la condizione e la va-
ria struttura degli avanzi disseppelliti, sui quali i piu valorosi ar-
cheologi di quella citta si sono con posato animo messi a studiare.
Nella medesima incertezza ed oscurita siamo circa all' altra scopertu
fatta in Messina di una quantita prodigiosa di monete antiche, che
•per qualcbe tempo alcuni numismatic! a torto giudicarono false, m»
che piu recenti ed accurate indagini hanno fatto riconoscere per ve-
re. Spero al venturo quaderno somministrare piii distinti ragguagli
anche sopra questa materia cbe dovrebbe riuscire cara agli amalon
e studiosi dell'antichita.
3. Non voglio cbiudere la presente corrispondenza senza far parolu
della sacra cerimonia a cui ebbi la fortuna di assistere la domenica
delle Palme nella chiesa della Casa Professa dei PP. Gesuiti. E irj
vero fu uno spettacolo tenerissimo e bello tutto insieme T ascol ta-
re presso a cinquanta giovinetti che, accompagnati dal magnifico or-
gano dei fratelli Serassi da Bergamo cantavano il passio messo in
musica da tale, il cui nome non e a voi sconosciuto. Le volte del sa-
cro tempio , uno dei piu maestosi e piu ricchi di questa citta , riso-
navano della melodia di quella musica, di quelle voci, e di quello
strumento si dolcemente, che la folia immensa che riempiva la chiesa
CONTEMPORANEA 201
ne andava in estasi , ed avrebbe voluto prorompere in espressioni
di eiitusiasmo se la solennita e maesta del luogo non 1'avessero vic-
tato. Un gentiluomo prussiano mi assicurava che il canto di quei
fanciulli gli avea fatto dimenticare cio che avcva altra volta ascoltato
in Roma nelF immense tempio del Vaticano.
.
STATI SARI,., (\ostrn n.rm/mm/,,,:,,; - \. Lavori parlamontari ; il Minislro
defjl' inlmii c la moralita nci l'>ati'i ; ville:j|jialurc {jesuitiche; telegrafo sot-
toiuarino. — 2. (ill asili infantili cli Torino ed il coucistoro valdesc. — 3. Le
letture cattolichc. — i. Prepa.ralivi pel cenlcnario del miraeolo del SS. Sa-
cramento. — .">. Kspulsione di (•iniijrali. — G. Rcpressionc dclla licenza del
ij'itioco. — 7. Pubblicazioni intorno al matrimonio civile. — 8. La Patria
<•<! i parlili in Picnimite
-
i. La scssiono jiarlamentare volge al suo termine, e si vanno
speditamente apj)rovando nella Camera elettiva Ie leggi del preven-
tivo per 1' anno che corre , non senza ragguardevole economia di
ciance ormai riconosciute inutili rispetto allo scopo d' ottenere eco-
nomie del pubhlico denaro. La celerita e la docile obbedienza , con
cui i rappreseritanti del popolo si fanno un dovere d' approvare le
proposte del Ministero, aggiungono verosimiglianza alia voce che si
e divulgata , dell' essere cioe pattovita fra il Ministero e la maggio-
ranza della Camera una discretissima convenzione, per cui e questa
assentirebbe al prinio , riguardo alle novelle imposizioni ed alle esi-
genze del prevent! vo ; e quello sarebbesi obbligato di consolare la
seconda con le sospirate riforme religiose, cioe col matrimonio civile
e colla ripartizione dei beni ecclesiastic}. Intorno alle quali cose ,
riguardale come necessarii esplicamenti dello Statute e della liberta
gia s'ebbero solenni promesse del Ministero, e si stanno elaborando
gli opportuni progetti di legge. Cbecche ne sia pero, gli e certo che
fin d'ora i libertini avrebber torto alagnarsi del Ministero, che fa di
tut to per appagarli, e dimostrarsi amatore tenerissimo della piii il-
limitata liberta. Di c-iic giova recar in prova un fatto assai conclu-
dente. Sulle pubblicbe scene , con antecedente permissione d" un
Consiglio di revisione , cransi gill ate in pascdlo alle passioni piu
immoude certc opere di genere fescennino, e drammi della piu turpe
e scandalosa natura. Venutosi all' approvazione d' una categoria del
bilando, per cui si stanziavano L. (3000 di stipendio ai revisori delle
opere teatrali, il Sac. deputato Angius con forti e coraggiose paro-
le sorse a dimostrare 1' hiutiliUi d" una spesa cho non valeva nulla a
• 6YJqrri9h ado cgnommi slldl r>\ 9(b ?sdn9ffi9ok)l) it ola->
tutelarela pubblica morale oltraggifita con quelle nefandezzp. II Mi-
nistro degli interni confesso che anche a lui era pervenuto il grido
della pubblicn indegnazrone contro certo dramma. e die per accer-
tarsi della rea qualita dello spettacolo avea voluto egli stesso assi-
stervi •, che certo sarebbe stato meglio se quel dramma non si fosse
lasciato andar sulle scene; ma che essendo stati permessi altri ancor
peggiori , egli non avea stimato di dover far contro il voto della-
Commissione di revisione. Poi con lazzo indecoroso awisando il Sac.
Angius quanto andasse errato pensando che dei teatri si dovesse fare
una scuola d'educazione seminaristica, ribadi piu e piu volte questa
sentenza : esser proprio dei Gocerni liberi lasciare che il teatro vada
sino a quelT eslremo limite ollre al quale n' e il pericolo di una commo-
zione pubblica , ossia di tumulti. Onde inferirono dirittamente gli
ascoltanti, chedachi governail Piemorttenon s'avesse altra suprema
regola di moralita, che quells di man tener se stesso al potere, poco
liadandodel resto a quelle enormezze contro il boon costume le quali
a prima giuntanon son cagionedi tumulti e scompigli. Ma cio sarebbe
uno spingere tropp'oltre il rigor della logica, sapendosi di bocca del
Ministro stesso chei trequarti delle opere offer te alia revisione furono
rigettate, appunto perche ingiuriose contro la moralita o lareligione.
Sicche vuolsi conchiudere che anche in ci6 il Ministero moderato
s'attenga al suo sistema di transigere, e permettere esplicitamente
alcuni snmdali per ralfermarsi nel diritto d'impedirne alcuni altri!.
Se tal sistema sia per se lodevole , ne giudichi ogni uom di senno.
Ben e vero che non seguesi tal principio quando si tratta di con-
summarecerte imprese d'onde ricavasi danaro. A cagiond'esetnpio si
possono citare le villeggiature gesuitichs. Esse erano state confiscate-
ai Gesuiti colla legge del 25 Agosto 1848, e destinate, cogli altri
beni della stessa natura, a vantaggio deU'istruzione pubblica. e ad uso
dei Collegi nazionali. Pur temendosi ognora che i formidabili Padri
possano quandochessia rientrar sulla libera terra del Piemonte, a
cessarne il pericolo si voile disfare i lor nidi e venderne le case ed i
poderi, in segno della fermissima volonta che serbasi di mai piu iion>
dar loro ricetto. Doleva agli Amministratori del Collegio del Carmine
in Torino di vedersi privare di quella amena erl agiata'villeggiatura
di Moritalto, si bene assestata da' Gesuiti, e.cotanto acconcia a con-
durvi gli alunni ne'mesi di vacanze autunnali. Quindi essi fecer tan-
te che parecchi deputati irnpresero a sostenerne calorosamente le
ragioni nella Camera elettiva, insistendo perche il Gastello di Mon-
COMBMI'OKAM-A
talto fosse deslinato ad uso del Collegio del Carmine, .od almeno si
sostenesse ancora dal venderlo. Ma ohe? dopo molto disputare per
I' una parte e per T altra, levossi un cotale a dire che stando a'
termini del decreto del 25 Agosto per favorire il Collegio dal Car-
mine, ben pochi sarebbero i beni de'Gesuiti clie si potrebbero ven-
dere. stanteche erano quasi tutti volti ad uso de'collegi dello Stato;
eppero . . . Far balenare questa minaccia d' un ritorno de'padri ne'
beni loro invcnduti, e vincer la causa coritro il Collegio del Carmine
I'u un punto solo! Dunque resta inteso che i beni de' Gesuiti, che
son pur beni ecclesiastici, saranno tutti venduti, con quel rispetfo
che si scorge per 1' alto dorninio del la Chiesa sui possedimenti reli-
giosi. Ma per compenso e da sperare che se ne debba vanlaggiare
immensamente la pubhlica istruzione; ne vuolsi pensar altrimenti,
vede-ndo come vada di continue) crescendo la spesa che si fa a tal li-
ne. Basli dire che prima del 48 lo Stato ritraeva di pretto guada-
gno parecchi centinaia di mille lire sull' istruzione pubblica; ed ora
vi spende del suo nulla meno che 2, 084, 261. 8o,;-e che solo dal-
1'anno scorso avvi un aumento in piu di L. 178, 252. ;10. (^on tan-
ta spesa chi sa dire quanta scienza si comperi? liasta consuUare il
libro del ch. A. Peyron per andarne convinti ! Tuttavia queste so-
no bagatelle cui non si bada, quandosi godono gli amplissimi bene-
lizii della liberta, a cui non sarebbe meravigiia se si volesse esclusi-
Yamente attrihuire il telegrafo sottomarino dalla Spezia alia Sarde-
gna, intorno al quale s' e approvato dalla prima Camera un proget-
to di legge.
2. II Concistoro Yaldese , caldo di zelo evangelico va spargendo
denari copiosamente, e nelle sue largizioni non dimentiro gli (txili
hifanliU. Per un equivoco, innocenteo malizioso poco importa. av-
venne che la somma destinata a tali creazioni dello spirito (ilantro-
pico del 47 e del 48, fosse recata all'asilo infantile della (^ontessadi
Borgo Masino, che del suo lo sostiene sotto ilMagistero delleottinie
Snore di (/arita. Queste buone Sucre, come s'.avvidero dello sbaglio,
ne diedero avviso a chi spettava; e tosto comparve sull' Arnntnia
una dichiarazione per cui dicevasi che siccome la qualificazione del
donante o la ragione del tempo con altre notizie corse per Torino,
polevauo t'avorire una sinistra interpretazione del fatto. cosi accer -
lavas! aver le suddette suore ricevuto quel denaro consanta sempli-
cita, senza badare a chi 1 olVeriva: e che se tal fatto potesse sparge-
re qualche dubbio sulla lor fede, od accordare qualche inlluenza al
20 i CRONACA
Concistoro Valdese sulla loro scuola, sarebbero liete di poter ivsti-
tuire la somma ricevuta. II (Concistoro Valdese fu scottalo sul vivo
di tal disdetta , e sulla Gazzetta del Popolo pubblicossi una lettera
d'un Michele Peyrot, membro del Concistoro Yaldese, il quale con-
fesso 1'abbaglio tolto, e cbiari come quella somma fosse veramente
destinata agli Asili Infantili di Torino, eretti sotto gli auspicii del-
1'Ab. Aporti, e non gia a quello della Contessa di Borgo Masino; e
prosegui: <( Grato il sottoscritto all' opera suddetta fMasino) della
« fattagli proposizione, con cui puo senza essere incivile riparare ii
« fatto errore, dichiara aver ritirato le L. 4o, cheerano destinatv (id
« una istituzione piu con-forme allo spirito cui si attmyono i Valdesi
« e che le ha conseynate alia direzione degli Asili in fan tilt di Torino » .
Basterebbe questa ingenua dichiarazione del Valdose Peyrot per di-
mostrare quanta ragione s'avessero si gran numero di egregi e dot-
ti prelati cattolici, i quali al paro di Mons. Fransoni, non s' abban-
donarono con troppa fiducia alle filantropicbe innovazioni di quello
spirito ammodernatore clie incielavasi nel 47 e nel 48. Per verita
non sappiamo quanto le simpatie e le lodi del Concistoro YaUlese
onorino la direzione degli Asili infantili di Torino; ma non puo ne-
garsi cbe ne vadano ben giustificati i dubbi e i sospetti onde molti
eran mossi sopra 1'indole e lo spirito di certe istituzioni conformi allo
spirito cui si attenyono i Voidest-.
3. Mentre per I' una parte la propaganda eterodossa si travaglia
co' mezzi che le son proprii, cioe colla seduzione, del denaro e con
gli artifizii della menzogna, a comprar proseliti ; dall' altra non la-
scia Iddio di provvedere alia sua Cbiesa, suscitando uomini caldi di
santo zelo , cbe si contrappongano colla forza della persuasione e
dell' apostolato all1 invasione dell' eresia. Fra questi va distinto per
merito di eminenti, sebbeneper niente spettacolose virtu, un egre-
gio Sacerdote per nomo D. Bosco , il quale seppe a piu riprese
strappar a'suoi nemici un omaggio di ammirazione per li prodiiii di
carita e di beneficenza verso i poveri e derelitti figliuoli popolani ,
di cui egli e maestro e padre. Questo degno Sacerdote , insieme
con altri , diviso di pubblicare, sotto il titolo di letture cattolichc una
serie d'opuscoletti istruttivi di religione e morale cattolira. La sua
impresa venne benedetta dall' autorita eoclesiastica . e fin dal suo
primo comparire alia lure un fascicolo di saggio, desto le ire e le
paure della propaganda eterodossa. Due sconosciuti furono a tro-
varlo , e prima coll' adulazione piu esagerata , poi con eccitamenti
CONTEKPORANEA 205
ad imprendere lavori storici, quindi con proflerte di denaro, da ul-
timo con atroci e cnpe niinncce di morle si adoperarono per due
intieru ore per isvolgerlo dalla pubblicazione delle letture cattoliche.
Egli tenne saldo, e gli emissarii se ne partirono scornati. Da cio si
puo inferire (jual sia il pregio di Lai pubblicazione . tutta diretta a
favore de' semplici popolani. Dio lo benedica , e con lui benedica
pure la sua bella iinpresa! ifhl. olhr
4. Pel centenario del miracolo del SS. Sacramento , che cadra
nel giorno (5 di Giugno, si fan no tali preparativi da promettere alia
pieta de' fedeli una testa splendida e proporzionata , colla magnifi-
cenza degli arredi e della pompa religiosa , alia solennita del fatto
di cui rinnuovasi la mernoria. Giii la chiesa del Corpus Domini ven-
ne chiusa per rimetterla a nuovo con sontuosi ristauri ed abbelli-
menti; e quei che furono delegati a cercare per le case di Torino le
spontanee oblazioni con cui vi concorre il popolo torinese , confes-
sano con meravit>lia di ricevere da pertutto le piu belle prove di
quella insigne pieta , che tan to in addietro contraddistinse questi
Jbuoni cittadini , e che , a giudicarne da certi pubblici fatti , crede-
rebbesi illanguidita d'assai, se non anche spenta affatto.
5. II Ministero Sardo venne a'l'atti, e caccio davvero m\ ottanti-
na d'emigrati, la cui imprudenza nel cooperare ai moti mazziniani
di Lombardia non poteva scusarsi, e minacciava serie conseguenze
al Piemonte. Pare che cotesti troppo zelanti amatori di liberta sa-
ranno condotti parte in Inghilterra, e parte in America. Finora
non si sa quale esito abbiano avute le pratiche e le proteste fatte
dalGoverno Sardo per sottrarre i Lombaidi stanziati nel Piemonte
ai rigori del seijuestro poslo dall' Austria sulle loro rendite. Pare
tuttavia , che ad ec'cezione delle elastiche dichiarazioni del Ministro
Inglese. e di qualche osservazione del Governo francese , non siasi
otlenulo punto nulla; e che il Governo austriaco tenga sodo sul pro-
posito di governare in casa sua a modo suo. Ma non e improbabile
che coloi'O , i quali potranno dimostrare di non avere per veruna
maniera cooperate al Mazzini , siano per ottenere tra non molto la
restituzione de loro averi , riducendosi il sequeslro ad una lezione
per V a wen ire.
6. La ognor crescente licenza di giuochi clandestini e rovinosi ,
che si teuevano pe'ridotti epei catFe, gia da lunga pezza dava mol-
to che pensare a'padri di famiglia die ne vedevano intristire la gio-
ventu, e scapitare e perdere la pace dimestica, insieme con la dila-
206 CRONACA
pidazione delle sustanze. II Ministro degl' interni finalmente feee
ragione ai richiami d' ogni maniera di oittadini , e con vigoroso
provvedimento fece arrestare quei die tenevano tali giuochi, dando
al lattoun tale aspetto di pubblicita da incutere timoreanche ai piu
audaci. Ben e vero che due giorni appresso tutti, o quasi tutti i
<?olpevoli furono rimessi in liberta -, ma credesi che do nulla meno
si debba procedere contro di essi a tutto rigore di legge.
7. Mentre si ski aspettando di vedere qual sia per essere il nuo-
vo progetto di legge pel matrimonio civile, riesce opportunissima la
pubblicazione di due scritture di gran merito sopra tale argomento.
L' una e del sig. Sauzet, che ne faceva dedica al sig. di Cavour pre-
sidente del Consiglio dei Ministri del Governo sardo. L' allra e del
profondo e dottissimo E. Avogadro Conte della Motta, il quale in un
giusto volume di 300 pagine incirca tutta svolse e tratto con im-
mensa copia d' erudizione e di argomenti la difficile controversia.
Questa specialmente del Conte Della Motta e opera degna dello stu-
dio degli uomini che amano di ragionare e di sapere, siccome quel-
la die va di paro coll' altra del saggio intorno al socialismo , di cui
ebbe gia a discorrere la Ciciltd Cattolica. Da molti si attribuisce un
significato, e forse anche una influenza politica alia pubblicazione del
Sauzet ; ma gli uomini del Piemonte, che mettono la gloria nell'an-
dar a ritroso di tutto il Continente Europeo, vorranno essi accetta-
re i consigli e dar retta alle ragioni dell' eloquente e dotto scrittor
francese?
8. II giornale la Palria di Torino , che rappresentava il partito
costituzionale capitanato dal Revel, dal Balbo, ed altrettali uomini di
schietta fede religiosa e di i'erma lealta politica, deve cessare le sue
pubblicazioni. Lno de' precipui suoi redattori era impiegato nel Se-
nato del Regno. Gli venne ingiunto di desistere dallo scrivere la
Patria , o contentarsi d' esser dimesso dall uih'cio. E cosi , non po~
tendo egli far senza dello stipendio con cui sostentare onoratamente
la vita, gli fu forza lasciar libero il campo agli antagonistiehe sape-
'vano di non potergli stare a petto sul campo d' una onesta polemi-
ca. Cosi s'ebbe una lezione di quel che sia 1 amore di liberta e di
pubblica discussione , onde menano tanto vanto i governanti ilel
Piemonte ; poiche a disfarsi d' un avversario molesto non isdegnan
d' operare mezzi di tal fatta. Ma un altro insegnamento ricavasi da
tal fatto. 1 giornali che diconsi clerical! si reggono forti, e la durano
intrepidi, sen^a cedere ne alle violenze de' nemici, ne alle molestie
CONTEMPOKAIS K \ 1207
«lei falsi amici , ne ai sacrifr/ii di spese, ne alle diilieolta d'ogni maniera
onde sono assiepati; anzi superando le anglici-ic (iscali, vanno di be-
ne in meglio. Dunque v'ha chi tiene per essi, e ibrmano un partito.
Cosi pure que' di parte mazziniana, e i rivoluzionarii d' ogni gene-
ra/i one e d'ogni mestiere hanno i lor proprii organi d' opinions pub--
blica. Ma quei che professano opinioni di Governo monarehico-co-
stituzionale foggiato sul concetto die ne hanno gli onest' uomini
della tempera di Balbo , di Revel, di Menabrea ecc. indarnosi sfor?-
zano di aver un giornale cheli rappresenti. Che cosa vuol dire do?
Sarebbe mai che il Piemonte sia propriamente diviso in due soli
campi, sicche dall'una parte stiano que' che pensano come YArttw-
nia , e dair altra que che militano sotto le bandiere di Mazzinio di
iMamiani ?
II.
COSE STRANIEKE.
AMERICA. — 1 . Discorso del Presidente deijh Stati L'niti. — 2. (tfostra Corri-
spondenza}. Condizioni present! dell'isola di Cuba.
1 . Scomparsi dalla scena del mondo quegli uomini sperimentati
che videro nascere la Confederazione e secondo la politica di Was-
hington infrenavano le cupidigie popolari corrive per natural istin*-
to ;i novita spesso Tatali, monto in-seggio la democrazia e vi monto
promettendo esca perenne a que' famelici che dopo il pasto hanno
piu fame di prima. Mold tra' huoni si lusingavano nella loro sem-
plicita che il nuovo Presidente non farebbe carezze alia fazione de-
mocratica la quale avealo innalzato al potere. Noi dicemmo tosto e
ripetemmo piu volte il contrario. Ora dobbiamo e non senza dolo-
re soggiugnere di non esserci punto ingannati. N'e prova il discorso
ultimamente recitato nel Campidoglio di Washington a numerosis-
sima folia che plaudendo 1'accolse e tripudiando il trasmise sulT all
telegrafiche del bale-no alia cupida aspettazione de1 compaesani.
Memorando discorso a cui se inanca il bollore degli agitati period! ,
e la virulenza delle dicerie kossutiane, e pur bastevolmente imper-
lato non si sa bene di qual nuovo diritto delle genti. « Egli e da
ottenere, vi si predica, il protettorato d' ogni mare e d'ogni terra
dove le tendenze commerciali potrebbero invocare la nostra ban-
diera; « altrove : « le guerre d' Europa non valgono a commove-4-
re la Confederazione finche non allettano le nostre simpatie per la
208 CRONACA
liberta e pel progresso universale •, » piu sotto : « non si deve dissi--
mulare che la nostra forma nazionale ed il luogo die noi occupiamo
nel mondo remle utilissimo alia tulela degli interessi nostri, anzi
d'or innanzi essenziale e per la protezione del commercio e pel man-
tenimento della pace universale 1'acquistodi certi possedimenti clie
finora non dipendono da noi » ecc. Chi si conosce alcun poco del-
1' arte squisita con cui vengono manipolati ne' Governi parlamenta-
ri simili discorsi fino a renderli capilavori di furberie die parlan di
tutto e non dicon nulla, dara gran peso alle improvvide frasi del pro-
gramma americano . ne si lascera illudere da qualche scaltra pro-
messa di lealta e di giustizia di die pure e infiorato. Anche Kossuth
e Mazzini non schitano somiglianti promesse. Questa diceria del
Presidente fu da lui stesso r.ecitata dal terrazzo del Campidoglio
dopo prestato il giuramento in mezzo delCorpo diplomatico, de'go-
vernatori de' varii Stati federati, de'suoi Ministri e del popolo che,
malgrado il fioccar della neve, v'era accorso piu. del solito aifollato.
2. Venticinque giorni di prospera navigazione mi ehbero tragit-
tato da. Southampton all'Avana. Trovai 1'isola e specialmente la ca-
pitale poco meno che convertita in vastissimo lazzaretto ; tanto v'in-
furiavano il colera ed il vaiuolo. Le vittime mietute da queste due
epidemic ascendono a molte migliaia ; ne deve recar maraviglia ,
perche i soli infetti del secondo malore, che per ordinario si reputa
meno micidiale, giunsero in pochi giorni a meglio di ventimila. A
Santiago di Cuba vi si aggiunse per soprassello di tante calamita
un ripetuto ondeggiare e traballare del suolo che danneggio, abhat-
te, distrusse innumerevoli fabbriche, siccome avete inteso pe'gior-
nali d'Europa. II perche non procedo piu avanti sopra di cio, pago
d'intertenervi de'timori e delle speranze politiche e religiose che in-
digeni e forestieri volgono in mente intorno a quest' isola. Mi sara
uopo adunque di ripigliare alquanto addietro la storia , ed io il fa-
ro di buon animo, perche so esser vostro stile di temporeggiare al-
quanto nel render conto delle questioni piu importanti, afline di rag-
gruppare in uno e dar eorpo di storia a que piccoli avvenimenti
che i fogli quotidiani producono alia spicciolata. Eccomi adunque
all' intento.
(iravi e fondati timori travagliavano i Cubani in sullo scorcio del-
1'anno passato a cagione del conflitto avvenuto per Tincidente del
battello a vapore Crescent City fra il Governo dell Isola e quello
degli Stati Uniti 5 poiche non solo il popolo americano , ma ezian-
CONTEMPORANEA 201)
dio 1'odienio Gabinetto di Washington cerca, come si suol dire, midi
a ijuatorze heures per tar nascere querela con quest" isola e impa-
dronirsene. La vittoria poi della lazione democralica nel collocaiv
a prosidente degli Stati Uniti il Gen. Pierce uomo ligio alia con-
quisla di Cuba, ed il ritiuto formale del suo Gabinetto di concorrere
colla Francia e coll' Inghilterra ad assicurare il perpetuo dominio
della Spagna sopra quell1 isola , metton in evidenza le mire ostili e
le voglie smodate della Confederazione, le quali si ireneranno forse
per qualche tempo, ma non potra fall ire che non irrompano quando
che sia in funesti attentati. IlGoverno spagnuolo sotto 1'egida delle
due Potenze sovraccennate spera poter rintuzzare ogni attacco ed
impedire qucsto nuovo incremento della possanza anglamericana ,
la quale eoll'aequisto dell isola diventerebbe formidabilissima perche
Cuba costituisce, a vero dire, la chiave del golfo messicano ed e sen-
/a dubbio una delle piu importanti piazze marittime politiche e
mercantili dell' atlaritico. A questo fine fu tentata da piccola ilot-
ta I'rancese Toccupazione del porto di Samana quasi per togliersi
il protettorato dell' isola di S. Domingo, mentre il Governo de-
gli Stati i'ederati procacciava d' inviare in quell1 isola una forte
immigrazione, sotto colore di fondarvi colonie, ma in realta per
esser piu presso con sue genti all' isola di Cuba. La stampa ame-
ricana meno gran rumore suirimpertinente accorrere dell' Euro-
pa negli ail'ari del nuovo mondo, conciossiache si reputa essa sola
arbitra delle vicende americane e non patisce neppur 1'ombra di
ijiialsiasi slraniero intervento.
Ma per non discostarci da Cuba , questione importantissima non
meno per I' Europa die per I' America, dir6 che ne vedo 1'integrita
gravemente minacciata se il Governo di Washington s'accigne all'im-
prcsa di larsene padrone. Che ne avverra probabilmente ? Gl' indi-
geni tutti nobili o plebei , per quanto dispettino la Confederazione,
cederanno di leggeri il campo senza ingaggiare la piu piccola lotta.
Finche s'avi-a a trattare con avventurieri nulla v'e a temere, fossero
pure parecchi migliaia ; che ordini precisi e conosciuti diplomatica-
mente e pubblicamente agli Stati Uniti , intimano alle autorita di
farli passar dal primo all' ultimo a fil di spada 5 ma se un qualche
cento mila armati piombassero sull' isola , non sarebbe piu dubbio
il contegno e si darebber vinti al primo atlacco. Parlo non del Go-
verno ma degl' isolani , che sono, tranne qualche onorevole e rara
famiglia, un branco di vigliacchi, incapaci di sparare un tiro non
Serie II, vol. //. 14
210 CRONJLCA
che culpo ferire , divisi fra loro , gangrenati di vizii , e smunti
di ogni virtu cittadina. Di religione poi non si parla; ne' piu e piut-
tosto superstizione che sincera fede la quale ne affranchi lo spirito
a magnanimo operare. Sperperamento delle ricchezze, vivere scio-
perato, amor di gozzoviglie e peggio , sono 1' unico pensiero della-
gioventu dell' isola. La quale inoltre o e crassamente ignorante ,
o , se educata fuori a Nuova York e Filadelfia , empiamente per-
vertita nelle piu rilevanti massime politiche e religiose. Eppure
questi patriotti cubani aspirano a liberar la patria dal giogo spagno-
lo, il che ove accadesse poco o nulla resterebbe da fare ai negri per
ribellarsi compitamente e gittare il paese nella costernazione. Se
dopo trent'anni esistono tuttavia in molte parti dell' isola i vestigi
delle discordie intestine che seguirono 1' emancipazione del conti-
nente ispano americano , chi potra idearsi le scene che succedereb-
bero fra trecento mila bianchi lasciati in balia di se medesimi? Nel
giorno stesso dell'acquistata indipendenza si troverfebbero in armi e
di fronte Tun contro \" altro i seguenti partiti : spagnuoli isola-
ni , nobilta cubana , milizia indigena assoldata tra il popolo cara-
pestre, borghesia, e popolazzo bianco ossia il ceto appellato yuajirosy
fazioni tutte die anc' oggi si guardano bieco e caninamente rin-
ghiano-, solo il freno governativo lor toglie di assannarsi a vicenda.
Ecco 1' esito probabile dell' emancipazione cubana , esito che pur
troppo si ha da deplorare in altre repubbliche ispane dell' America
fatte padrone di se e libere dell'antico giogo. E cio in caso di eman-
cipazione dalla Spagna. Che se avvenisse 1'unione cogli Stati Tede-
schi, qui pure, come in tutte le parti spagnuole o francesi unite alia
Confederazione , passerebbe il livello anglosassone a pnreggiare
ogni sommita e i rivoltosi che si promettono un mondo di onori e
di lucri nel cacciar fuori la Spagna che realmcnte glieli da a biz'-
zeffe, rimarrebbero a denti asciutti spettatori passivi dell' invasione
de' nuovi padroni. Del resto 1'unione non si vuole a nessun patto, e
gli stessi corifei che stampano a Nuova York ovvero a Nuova Or-
leans i loro libelli incendiarii e si arrocano nel gridare indipendenza,
non voglion sapere di fusione , persuasi che questa piluccherebbe
F isola, non ne migliorerebbe le fortune.
Qui cade in acconcio di dir (jualche cosa del malcontento cubano
e degli argomenti che se ne spacciano pei fogli d' Europa. Fa pro-
prio dispiacere il veder certi giornali di senno tener bordone a' ge-
miti appassionati de' ribelli e rimpiangere con loro le cosi dette
CONTEMPORANEA "21 !
Tessazioni ispane. Dicono essi che ogni anno si traggono dall' isola
cinque o sei inilioni di scudi pel tesoro di Madrid. E che? ibrse in
Francia , in Inghilterra ed in ogni Stato non si rifondono gli n
si de" fondi provincial! nel pubblico erario dello SUito? Resta a ve-
ilriv M- >i lax-ianti inane are a Cuba que'sussidii die le son necessarii;
ma i 1'atti coH'ineluttabile loro eloquenza dimostrano che il Governo
metropolitano ridusse 1' isola a tale stato ch' essa e la piu deliziosa
di tutte le Antille, la piu ricca d'ogni contrada d'America in ferro-
\ ie. in opere di pubhlica utilita e di piacere. Le migliorie vi conti-
nuano senza posa; ogni piccolo luogo ha la sua amministrazione mu-
nicipale di cui fanno parte con iinmensa maggioranza gF isolani.
Diasi un' occhiaUi alle statistiche pubblicate ogni anno per ordine
governativo, e si parranno i progressi straordinarii della popolazio-
ne, deiragricoltura, dell'industria, del commercio, della ricchezza e
d'ogni rarno di pubblica ainininistrazione.
Oppongonsi inoltre gl' impieghi e gli onori rari e dati a forestieri.
A svcnlare la calunnia di questa diceria hastera aprir T almaiiacco
del Governo e vi si troveranno oltre sessanta famiglie fregiate dei
titoli di Casliglia , gran numero di Gran Croci di tutti gli ordini
equestri di Spagna, \w non parlare delle meda^lie interiori, e uno
slortno di Ciainberlani. Se poi si volessero ad uno ad uno spigolare
i nomi degfjuipiegaLi con salario ne'pubbiici dicasteri, due terzi ne
risultano cubani. Cubani quasi tutti i principali dignitariicivili e re-
.golari. Cubano v . g. il Sopraintendente delle tinanze ilContePinillos,
il Cornandante supremo del Genio Gen. Carrillo, Flntendente de' be-
ni di S. M. la Regina madre, il rettore della lacolta medic.a (yankee
per altro nell' animo in barba del Governo die lo paga e carica di
onori riguardando al suo merito senza curarsi delle utopie)ecc. ecc.
Obbiettano ancorailbisogno di liberta. Vocabolomalaugurato che
diede e da luogo a tante menzogne ! Eppure ne a Madrid ne a Pa-
rigi se ne la Urn to sciujiio quanto nell' isola di Guba. Ne credasi che
io accenni a quella singolare liberta inventata ndla mia patria al-
1'epoca della defunta Gostituzione del quarant' otto, la liber te d'atte)
et de vcnir. Qui la legge si ha quasi in conto di parola che uccide ; e
siccome si vuol vivere, lasciasi ancbe troppo dormire ne'codici e nei
palimpsesti: (juindi quella vita senza disciplina die vedesi in tutte. le
classi. In quanto poi a liberta morale leggete di grazia in qualdie
pcridilico dell' Avana e mi saprete dire se discutansi o no i temi
politici piu attuali : voltate pagina e dale un" occhiata agli annunzii
CRONAGA
bibliografici, e vi scorgerete di che risma scritturacce e libelli si git-
lino alia curiositii di questo povero paese. Indarno io mi adoprai di
far osservare la licenzaelo scandalo in die rompetanto abuso di li-
berta a Mons. Vescovo e a S. E. il Governatore; amendue doloran-
do mi risposero non essere in loro potere arginare tanto torrente ,
aver fatti molti tentativi ma senza pro : che ognuno e avvezzo da
lungo tempo a far cio che meglio gli talenta.
Adducono iinahnente in mezzo la negletta conciliazione de'parti-
ti. Or sappiasi una volta che la voluta conciliazione non si otterra
sotto nessun Governo di qualsivoglia forma. La sola religione rav-
vicinera gli animi e fara cadere gli odii secolari tramandati per in-
felice retaggio dagli avoli a' nipoti. Roncally e Concha i due ultimi
governatori tentarono con troppo buona fede ogni mezzo concilia-
tivo e ne rimasero alia fine delusi. L'uno avea spinto la cosa all'ec-
cesso , sicche gli europei stavano , direi quasi nel secondo posto ,
ceduto il primo assolutamente agl' indigeni. Segui nondimeno la
prima aggressione de' pirati a Cardenas con gran tripudio de1 Cu-
hesi. Concha tolse di mezzo qualche abuso e per riunire le due par-
ti paesane e fores tiere le riuni spesso e non senza grave spesa a
banchetti , a balli ed a conversazioni. Che ne aweniva? Tra lo
spumar delle tazze e Tintrecciar delle carole si rasserenavano i vol-
ti . ma gT isolani corrivi per natural acrimonia alia maldicenza e
ah" epigramma non si sapeano infrenar dal gittar ivi stesso mottet-
ti e dar materia a'pettegolezzi. Al buon Generate mille promesse di
fedeltii edi buon accordo; e intanto si scoprivano congiure iniziate
talvolta da piii intimi di palazzo i quali sapevano usufruttuare le
notizie raccolte in que' momenti di fiducia a vantaggio de loro piani
sediziosi. Non per essere conciliativo fu rimosso Concha, ma beHsi
•per aver mancato di prudenza nell' inviare alia Spagna i ri belli ed i
pirati prigionieri mettendo per tal guisa allo scoperto il Gabinetto
matritese verso quello di Washington. Dopo la venula di Lopez,
Concha non era piu T uomo df^la conciliazione, egli non poteva es-
sere oggimai che un valent' uoino tradito e percio stesso dis}K>sto a
que' rigori che volevansi ad ogni modo evitare. No, nella causa di
Cuba non si fa giustizia in Europa al Governo di Madrid, ne trattasi
la questione con quella imparzialita che impongono i dirilti e le
leggi della monarchia spagnuola. Non si mormora, ma si calunnia:
non si sconvolgon i fatti, ma s'inventano a bella posta. Si spaecian
come reclamazioni del popolo cubano domande giuste ma da gran
CONTEMPORANEA 213
tempo e con esuberanza esaudite: frattanto si celano i lor fantastic!
desiderii con cui agognano a sempre nuovi diletti.
Keco die cosa vorrebhero. Giudichi il lettore se non e carita es-
sere loro scortese. Nell' ordine materiale aspirano a liberla assoluta
di giucare. 11 Governo nol consente di tutti i giuocbi piu dannosi
perche 1'esperienza ha mostrato tornar quest! a rovina d'innumere-
voli famiglie. Quando giunse a governare Tacon trovo i mmiti in
tutte le pubbliche piaxze e perfino nell'atrio del suo palaz/o, ove si
.riiioava perdutamente , con i soliti corollarii di alterchi , coltellate
e suicidii frequentissimi. Yorrebbero ancora far debiti e non pa-
garli, come si usava priina del Governo di Tacon quando certi si-
unori i'acean basl.onare e assalire da' mastini di casa i miserabili
clie venian per cbiedere i lalti loro, mantenendo in tan to de' bronchi
di negri annati a mo' de"J)aroni feudali del medio evo per far assassi-
nare in piena citta gli esattori del commercio. Vorrebbero inoltre
convivere a lor talento coile negre, moltiplicando cosi il Hagello di
tutti i paesi tropici e mettendo poscia a lucro le conseguenze delle
loro brutali passioni con venderne, quasi giumenti, atanto per ca-
po, i nati pargoletti. Politicamente poi, i piu moderati, que' che ri-
-conoseono la propria inettitudine a costituire tin Governo indipen-
dente vorrebbero governarsi a colonie come nel Canada ovvero nel-
la Giamaica : aver Parlamento per soddisfare al pizzicore di sciorrc
lo scilinguagnolo e cinguettare: diritto di far leggi, giusle o ingiuste
poco monta: discnssione senza temperanza de'fatti governativi: fa-
colta illimitata d'imbrattar la carta delle piii assurde utopie le quali
riscaldate del fnoco tropico che loro accende il cervello, vi so dire
che riuscirebbero imparcggiabili : vituperare ove lor talenti Dio ,
Sovrano e Governo: darsi in nna parola tutti i solazzi elettorali e po-
litici che occupano la meta della vita dell' americano yankec.
Oueste sonole bagattelle che (salve le dovnte eccezioni), pretende
questa buona gente, alle quali ilGoverno non puo far certamente buori
viso : e mentre cerca di purgarsi di tali posteme nelle Spagne non
le favorira per avventura nelle colonie ; tanto piu che 1' esperienza
dimostra, tali forme produrre pessime conseguenze nel Canada e
nella Giamaica ed esser per cio stesso prossima a maturare la loro
emancipazione. Le quali se sono cosi abbandonate dall' Jnghilterra
fino a non curarsene essa gran fattodi conservarle alia sua corona,
la Spagna ha ben altro interesse di non perdereCuba, ultimo avan-
zo del suo potere in America. Finche questa le rimane unita non
CRON.VC.V
e per lei perduta ogni speranza di ricuperarealcuna delle perdu(<-
possession!. Staccata Cuba . addio per sempre alle piagge scoperte
dal Colombo.
All' Europa non puo calere gran fatto die quest'isola si governi
anziiti uua die in altra guisa; importa pero assaissimo che essa ri-
mangain potere d'una nazione europea monarchical edalleata. Altra
ragione per la stampa cattolica di star bene all1 erta e non eoone-
nestare del suo suftragio certe voglie indisciplinate de' Cubani le
quali non fallirebbero di condurre a catastrofi e mine senza riparo.
Per tenninare la, parte politica delle mie osservazioni dim die, tol-
to il caso di guerra cogli Stati uniti, Cuba e per natural posturain-
•vulnerabile si dal lato estero come dall'interno. L'esercito ascende a
oltre trentamila uomini di ogni sorta d' armi ; altri quattromila si
attendono con rinforzo di artigiieria e di marina. Urgente il biso-
gno, si solderebbero ed armerebbero altri ventimila Spagnuoli di
basso ceto i quali, avendo quasi tutti servito gia nella Spagna in al-
tre guerre civili , possono aversi in pregio di buoni soldati. Final-
mente, ove bisogno fosse, il Governo tiene in riserva tin ultimo e-
spediente orribile e tremendoal quale, sebbenenon credanoi cuba-
ni, io so certamente che vi si.pensa: ed e 1'emancipazione ed arma-
mento de'negri che non sono nieno di ottocentomila. II che ove av-
venisse Tisolanon sarebbe piu, ne de1 naturali, nedegli americani.
nia una copia fedele della vicina Haiti.
Egli e tempo di scostarci da quest' ingrato spettacolo e parlar
piuttosto de' miglioramenti religiosi che schiudono ad ogni animo
bennato un miglior avvenire. Cosi per ordinario la finisce pertut-
to: si mettono prima in opera gl' ingegni umani e i trovati specula-
tiviper sorreggerele nazioni che si sfasciano^e poi si finisce col dir
mia colpa a Domeneddio. Meglio tcirdi che non mai. (^osi lece laFran-
cia, cosi la Spagna, ove il concordato gitt6 tosto un soave profumo
di benedizioni, iniziando la via delle vere riforme, il miglioramen-
lo cioe delle cose religiose di quel paese. Anche Cuba partecipa a"
benefizii della niadre patria ed il Governo ha conceduto una visto-
sa dote pel risarcimento del culto sacro in quest'isola, formando un
;nuovo partimento delle parrocchie divise in tre classi, di inyresso
con 800 fr., di fwomozione con 1400 fr., di termine con 2000 fr. Ad
ogni parroco si da un coadiutore conGOOfr. ed un sagrestano sacer-
dote. Molte altre somme furon gia decretate e in [>arte distribute
per I'increniento di nuovi canonici alle chiese collegiate; per la fab-
CONTEMPORANBA
brica di nuovi templi del Signore, creazione di nuove eattedre ne'se-
ininarii e provvedimenti di saori apparati. N£ ultima tra le sovran e
beneficenze vuol essere ricordata 1'ammissione della Compagnia di
Gesu a lavorare nella cultura morale e letteraria dell' isola. In altra
mia scrittura inlitolata Cuba, Reflexions sur les derniers evenemrnts
e data alia luce nel settembre del 1851 parlat a lungo delTapostolato
gesuitioo in America. Le mie parole recate a S.M. dal Gen. Concha e
riprodotte da qualehe giornale spagnuolo non caddero inosservate. Ne
>ia lode ;i Dio. Gli Scolopii, i Domenicani ed i Francescani vi opera-
no indefessamente e confrutto degno del loro gran zelo, ma non ba-
stano alia fatica di tanta messe. Nella diocesi di Cuba 1'egregio Arci-
voscovo \lons. Claret seguita operando miracoli di conversioni. Ho
mtt'so parlarne da ogni condiziorie di persone e posso accertare di
non aver inteso cbe elogi. Piu d'uno m'ebbe a confessare d'essersi
lasciato indurre dal venerando prelate a lasciare il vizio solo per
dargli gusto : or praticare la virtu e dirsi veramente beati d' aver
dato ascolto a' suoi amorosi consigli. Quanti concubinati da lui ri-
dotti a stato rnatrimoniale , rjuante coppie di negri ammesse in
grembo alia Santa Chiesa ! Nello scompiglio del colera e de' tre-
muoti ])arve a tutti un S. Carlo Borromeo redivivo a vantaggio
dell1 umanita sofferente. Insomma, se io volessi mettere in iscrit-
to tutte le maraviglie dell'apostolato di questo santo, non ne verrei
a capo neppure scrivendo un libro. Basti sapere, cbe, lasciata al suo
vicario ogni sollecitudine temporale , non si occupa che nelle cose
di spirito : e de' diciotto inila soudi annui della sua mensa non
toglie pel suo mantenimento cbe uno scudo al giorno ; il re-
sto va tutto in benelicenze. Fa a piedi i lungbi e penosi viaggr del-
la visita pastorale e allora solo e veramente contento quando ha
sofferto assai per la causa di Dio. Sventuratamente insiste per ri-
nunziare la sede aspettando, dic'egli, di 1'arlo dopo terniinata 1' apo-
stolica sua pcrcgrina/ione. Se ci6 si verifica sara una perdita irre-
parabile per questa Chiesa, e voglia Dio che mm periscano in qual-
che iiH'st1 i molti semi da lui gittati nello scorso biennio e inafliali
tanlo sddore!
216 CRONACA
INGHII.TERRA —1. Lclfera del Dolt. Caliill a lord Carlisle. — 2. I CatVi sono
uomiiii o bestie ? — 3. Vendita di una cura d'animc aU'incanto. — -4. l)e-
putazione di mercatanti all'Imperator Napoleone.
J . Aggiugniamo . perche ne resti memoria , un documento che
nessuno sapra smentire intorno alia proteziorie che da T Inghilterra
a rimestatori a Europa. E dessa una lettera inviata all' occasione
dei recenti scompigli dal Dott. Caliill a lord Carlisle la quale dicecosi
«... Sarete orainai convinto non esservi rivoluzionario in Europa
chenon abbia avuto I'onore di corrispondere con gli ambasciadori di
S. M. Britannica nelle varie corti ove risedevano: che loro non fosse
personalmente conosciuto: che non ne ricevesse doni, liete acco-
glienze, feste, pranzi, e, che piu monta, palese e dichiarato patro-
cinio. Cio facevasi allora appunto, o slgnore, quando cotesti fautori
d'incendii e di rovine disponevansi ad appiccare il fuoco della guerra
civile nella loro patria: quando stava sospeso sull'ali il gran mo-
inento del general conflitto, quando esulavano i legittimi sovrani,
depredavansi le pubbliche e le private sostanze, manomettevasi ogni
cosa. Questi sono fatti reali che voi potete leggere negli annali d'o-
gni citta, da Vienna a Torino, da Napoli a Berna. E storica verita
come in ognuna di queste capital! le ambasceric inglesi servissero
d'asilo a' ri belli d'ogni fazione, i quali convenivano ivi ad ordire le
loro trame ecc. » Giudichi da se ogni savio lettore della verita di
cosi uravi reati.
2. What are the Kaffris ? Che cosa sono i Cafri ? Son egli uo-
'rnini o bestie? Con quest' interrogazione sarcastica s'introduce il
Tablet a raccontare una storiella avvenuta di recente allorquando il
(ien. (^athcart si reco co'suoi per ripetere da Moshesh alcune gregge
(T armento. Una bamla d' Inglesi si sbranco a diporlo per la colonia
del Capo di buona spcranza: eran forse una trentina armati di tutto
punto. Giunta la lieta brigata verso il termine della loro scorrc.ria
s'incontrano in jjarect-hi Cafri. Viva Diana protettrice de'cacciatori!
abbassano gli schioppi. inarcano il fucile, mirano la preda, esplodono
e feriscono. I poveri scivaggi, benche armati, non ricambiano il sa-
luto, si danno alia fuga. GUnglesi per genio di sollazzarsi continua-
no il giuoco , fanno una seconda e terza scarica fino ad atterrarli al
suolo. Lo stesso scherzo si fa con nitre bande cafre. Trovano un
lapino che si donnia trkfl^feHHnttWttt tra gli sch.eggioni d'tina rupe
M^prWift^a^ei^rtc i! piombo niicidiale e il
olfeb hddfil i o Gfliofflo 9! onneioe iv BTioHidgnl ni ado
CONTEMPORANEA 217
misero si sveglia trambasriato e riclle agonie di morte. Eppure quo'
selvaggi non opponevano resistenza, non portavano prade o bottino,
non eran riconosciuti per ladri : se pur 1' esser Cafro non equivale
all' esser ladrone, come a tempi della Regina Elisabetta ogni Sacer-
dole era per cio solo in virtu del sacro carattere traditore. Cosi si sol-
lazzarono i bravi paladini tirando ad uomini come si fa alle Leslie.
Non si sa , dice il giornale , di die pranzassero , percio non possiam
dire clie qualcuno di que' miseri fosse apprestato a mensa. Egli e
percio die diihitavamo fin da principio se i Cafri siano uomini o
helve feroci, e tali cui non si debbano usare le solite cortesie della
caccia. Un cacciatore d'animo ben fatto non lira a' cignali clie quan-
do fuggono e agli sparvieri allorche volano. Cbi ha qualche senso
ca\ alleresco si guarderebbe di uccidere una lepre nella sua lana od
una pernice clie sta beccando in sul prato. Ancbe alia cerva si da
agio di fuggire prima di sguinzaglierle addosso i cani: un uccelletto
innocente che dorme nel suo nido si lascia riposare in pace. Ma non
si fa cosi in una colonia inglese: il Cafro si uccidenelsonno-, dunque
e peggio che bestia. Questa, finisce il Tablet, e la nostra civilta;
queslo il ris[>etto clie noi abbiamo per la vita d' un uomo !
3. La direzione spiritiiak del popolo di Spetisburg-Charton-Mar-
sbal fu venduta all' asta pubblica da' sigg. Smith e figlio. II ban-
ditore annunzio che il titolare ottuagenario cagionevole di salute
volea ritirarsi dalla cura delle anime vendendola per6 al miglior of-
ferenle. La rendila del benefizio e di 624 lire slerline. Messa all' in-
(auto la prima grida fu di 5000, crebbe bel hello a misura del vario
xelo dei prctendenli ministri, fmche il zelanlissimo ebbe comperata
la direzione spirituale al prezzo di oooO sterline ossia 138,750 fr. E
poi dicasi che i protestanti non bruciano di sagro fuoco, avidi come
sono di comperare a tanto prezzo il campo de loro apostolici sudori !
4. Una deputazione di banchieri e mercatanti inglesi recossi a
pie dell' Imperator Napoleone per assicurarlo de lor sinceri senti-
menti di afletto e di stima verso 1'augusto capo della Francia; sentir
essi con rammarico che alcuni Francesi ne dubitino: deplorare assai
le antic-he inimicizie die costarono lanlo danaro e tante vite uma-
ne: esser corsi oramai quarant'anni di buon accordo Ira le due Po-
tenze: far voti ardenli perche 1'armonia conlinui per sempre. L'lm-
peralore rispose loro amorevolmente ripetendo la centesima volta
che vuole pace e pace sara. Cosi sia ! Noi temiamo per6 che fino a
tanto che in Inghilterra vi saranno le officine e i fabbri delle rivo-
21 <S CK03ACA
luzioni recentemente scoppiate , la pace non attecchira gran fatto .
jnalgrado le ofliciose promesse de' banchieri inglesi.
COSTANTINOPOLI. — Quegtionc d'Oriente.
Un negro e denso nuvolone precursore di grandinee di tempesta
1'u visto condensarsi repentinamente sull" iiupero turco. L' Europa
attonita.ne senli ribrezzo e paura: le Borse calarouo : i sinistri va-
ticinii furono infiniti e la stampa sudo neiresagerarne i funesti effet-
ti. Or, come a Dio piacque, Tincanto si va sciogliendo e spuntano di
bel nuovo i raggi del sole oscurato. Noi diremo brevemente i fatti
avvenuti con animo di tornarvi sopra dopo terminata la crisi. Nes-
suno ignora 1'esito de' buoni uffizii del conte di Leiningen a pro dei
Montenegrini e de'Cristiani tiranneggiati dal Turco. La pieghevo-
lezza della Porta sembra aver fatto gola alia Russia la quale pretese
ancli' essa un simile diritto relativamente a suoi correligiosi della
Turchia. Invio dunque a trattarne un suo Legato. La missione del
Generale Russo Menzikoff non e per anco interamente conoseiu-
ta da' giornali die noi potemmo scorrere fin qui ; par nondime-
no aver avuto T incarico di cbiedere al Governo Ottomano: 1.° die
Tautocrate russo sia riconosciuto protettore della religione greca
in Turcliia: 2.° Che d'or innanzi 1'elezione del Patriarca di Costan-
tinopoli fatta da' maggiorenti della Cliiesa abbisogni per la validiUi
della conferma delllniperator di Russia: 3.° Che si defmisca Tinter-
minabil questione de' Luoghi Santi secondo le tracce da lunga pezza
inviate alia Porta: 4.° Clie si dicbiari non poter Tlmperatore veder
piu a lungo con indifferenza la situazione de'popoli del Montenegro,
della Bosnia , della Moldavia , della Valachia , e della Bulgaria che
per vincoli di stirpe e di religione appartengono alia Russia.
II Gen. MenzikolV arrivato ad Odessa i'e la rivista della flotta e
delle truppe da sbarco che il suo Governo tien pronte a Sebastopoli:
armata forrnidabilissima di ventisette legni da guerra con quasi
due mila can non i e trenta mila soldali.Quindi, conducendo seco due
Generali e due Ammiragli,giunse sopra un battello a vapore il ful-
minanle alia capitale della Turchia accoltovi dagT impiegati della
legazione e da piu di sei mila sudditi russi e correligiosi greci. Due
giorni dopo recossi a far visita al gran Visir ma, contro 1'uso diplo-
matico , vestito familiarmente in abito borghese. Fu questa la pri-
ma scortesia ch' egli fece 7 alia quale tenne dietro una seconda ?
CONTEMPORANEA 219
ometlendo la solita visita di ceriimmia al Ministro degli affari esteri
Fuad-Efferidi , chene rimase percio vituperate. Arreco il Russo a
<lisrol|m dell" aperta villania: essere il suo Governo corrucciato con
quel Ministro reo di mala 1'ede. Fuad-Eftendi indispettito si Iicenzi6
issofatto dall'incarico ed ebbe a successore Rifaat-pascia magistrato
in farna di favorcvole e ligio alia Russia. Questa fu la prima scara-
muccia eoronata di non piccola vittoria del G. Menzikoff. Allora
il f Golonnello inglese Rose, o i'acesse da se , o per richiesta della
Porta che dovette eertamente trovare esorbitanti le pretensioni
russe, mando invitare rAmmiraglio Dundas : si recasse imrnediatfi-
mente da Malta colla saa flotta nell' Arcipelago. Anche la squadra
francese che trovavasi a Tolone ebbe ordine di veleggi are verso le
acque della Grecia. II movimento coritemporaneo delle due armate
fe credere da principio clie la Francia si fosse unita coll'Inghilter-
ra contro la Russia. Ma elle furono baie : or pare ormai certo che
MOM esiste fra loro accordo di sorta. Ciascuna delle due Potenze ha
suoi interessi da tutelare: ciascuna accorse al bisogno. Che la squa-
dra inglese slbrzasse i Dardanelli e la Russa s'avvicinasse a poca di-
stanza da Costantinopoli fu spacciato falsamente ; come falsamente
si suppone essere dwreiato 1'eccidio del colosso turco per torsene le
grandi Potenze, ogiiima la sua parte. L'impero Turco e cadente gia
lo dicemmo piu volte . ma se non muore di morte naturale , chi
osera dargli il col[>o di grazia ? Le aquile della Newa, a nostro uiu-
dizio, non svolazzeranno cosi tosto sulle moscheedi Costantinopoli.
Intanto il Gen. .Menzikoll' mand6 sue circolari }>er ingagliardire
gli animi scorati de' negozianti. In esse e detto, che le trattazioni
proseguono alacremente e con vicendevole contento. Lo stesso con-
fermano i giornali e le corrispondenze private : onde giova sperare
che tra breve sara interamente scongiurata la tempest a.
.Ma come finira la questione de' Luoghi Santi la (juale pareva in
|iicsti ultimi mesi avvicinarsi ad un felice sciogliniento? Dopo tante
fatiche del religiosissimo Patriarca Mons. Valerga erasi pur ottenuto
qualche tregua alle anticho vessazioni. Prirna di lui innumerevoli
difticolta ottendevano ad ogni passo gli ottimi religiosi che sono alia
custodia di que' preziosissimi monumenti di nostra redenzione.
L' autoritu del Prelalo e la sua fermezza avean dissipato di molti
ostacoli, e di quanto ei voile recisamente parte ottenne, e parte era
snU'ottenere, malgrado 1' opposizione del Patriarca greco. Si tento
da' scismatici di rabbindolare tra le tazze e corrompere col danaro
220 CRONACA
1' inviato Turco sovrapposto a giudice della causa , ma quesli non
pote disconoscere il diritto de' latini riconfermato tante volte dalla
Porta e die mostre di altissima venerazione verso il Patriarca Va-
lerga. Fu dimque rimessa a suo liiogo la Stella della Nativita e
consegnata a' cattolici una nuovachiavedella Grotta. L'Arcivescovo
pote recarsi in tutto il fulgore delle sacre insegne a celebrare solen--
nemente i santi misteri nella chiesa di Betlemme ecc. Le quali con-
cessioni se tornarono accettissime a' latini inasprirono si fattamente
i Greci, che il loro Patriarca mossedifilato alia voltadi Coslaritinopoli
per querelarsene col Sultano. Ora, aiutato dal vice Au (.cerate Men-
zikofF, chi pud immaginare le trame che ordiranno insieme la fede
greca e la prepotenza russa?
•
111.
COSE SCIENTIFICHE.
j r. , • i i ,1 a it • -i i T
i. Liolorazione naturalc della seta. — z. Magnetismo ammale. — d. Luce elet-
trica. — 4. Proprieta dei liquid! nel vaporarsi. — 5- Anamoribsi singolare. —
6. Kelazioni i'ra i moti dei satelliti di Giove e di Satumo. — 7. Del te verde
e del te nero.
1 . Nessuno ignora la proprieta che posseggono certe materie co-
loranti, quando sono frammischiate cogli alimenti, di assimilarsi
e colorire le ossa. Alcune esperienze hanno dimostrato, che certi
aniinali nutriti con robbia ebbero ben presto le ossa di color di
porpora. Si notano anche altri esempi d'animali, sui quali altre so-
stanze produssero il medesimo effetto. Fra i pochi che tentarono
di trar profitto da questa curiosa scoperta possiamo annoverare il
sig. Rtinlin di Chamber! a cui venne in pensiero di dare a bachi da
seta un nutrimento colorato , in quel tempo appimto , che sono
prossimi a fare i bozzoli. A tal fine frammischio una piccola quan-
tita d'indaco alle foglie dei moroni, di cui si nutriscono e ottenne
per primo risultato bozzoli di un bell' azzurro. Cerco di poi una
sostanza rossa, che gl' insetti potessero mangiare senza noctimento,
e riusci dopo qualche infelice esperienza a trovarla nella Bignonia
Chica. Frammischio alcune parti di questa pianta alle foglie dei
moroni e ne ottenne di belle sete rosse. II sig. Runlin continua le
sue esperienze e spera di ottener seta di varii altri colori.
2. La quistione del magnetismo animale e una di quellc che
solleticano piu vivamente in questo seoolo la curiosita, degli uo-
mini istruiti e del volgo. Nella prima serie di questo periodico
CONTEMPORANEA
noi la discutemmo in piu articoli proponcndoci per iscopo non
gia di definire In natura di questo agente misterioso , ma bensi
di provare clie dai feiiomeni magnetic! o veri o supnosti nulla
potevasi inferire contro Teilicacia dei miracoli onde si conferma
la santita della religione cattolica. Malgrado la specialita del no-
stro lavoro, non pochi, hadando piu al loro desiderio che al no-
stro intendimento , si trovarono delusi nella loro aspettativa , e
forse ci biasimarono del non aver decisa una si gran lite, asse-
gnata 1'origine di quei fenomeni, fatte le parti della natura, del-
Tarte, dell' immaginazione e fornito un criterio col quale discer-
nere gli effetti reali dagli apparenti , e i naturali dagli oltrena-
turali.
Questo scopo non solamente non era il nostro, ma era supe-
riore alle nostre forze, e per quanto sappiamo niuno finora tent6
con felice successo di raggiungerlo. Nondimeno a soddisfare co-
me e in noi il desiderio dei lettori registreremo qui succintamente
cio clie su tal proposito pubblicava alcuni rnesi fa Tillustre fisi-
co ed astronomo Francesco Arago nella biografia di Giovanni Sil-
vano Bailly.
Egli distingue quivi due ordini di fenomeni ; quelli propria-
mente detti magnetic! o mesmeriani, che si suppongono dipen-
dere da un iluido universaimente sparso clie si accumula, si con-
centra, si trasporla da uomo a uomo , ed operando immediata-
mente sul sistema dei nervi produce delle crisi capaci di guarire
le malaltie particolarmente nervose ; e quelli clie sono proprii del
sonnambulismp moderno. In quanto ai prim! si attiene alia rela-
zione latta da Bailly, il quale a nome del Governo nell' anno 1783
fu incaricato cogli accadeinici Le Roy, Bory, Lavoisier, Francklin,
e (Kiattro medici della facolta parigina di esaminare le pretese in-
venzioni magnetiche dei mesmeriani. Da questa relazione egli de-
duct1, che gli effetti singolari del mesmerismo, verissimi in piu
d'un caso, potevano, e conforme alle regole della scienza speri-
mentale dovevano spiegarsi tutti col semplice concorso della fan-
tasia, v die so in qualche rara circostanza riuscirono favorevoli,
iu gt'ucralc dovevano essere furo?sti alia salute dei magnetizzati.
I fenomeni poi del sonnambulismo moderno sono dichiarati dal
segretario perpetuo dell' accademia iuiprobabili , non impossibili,
e pensa non essere cosa indegna di un fisico di sperimentarne il
valore. « Un inagnetizzatore, scrive egli, affenna per certo uiw
222 CRONACA
cosa improbabilissima, assicurando ehe un tale nello stato di son-
nambulisino puo vedfiv noil1 oscnrita piu profonda, puo leggere
a traverse di un mnro, e persino senza 1'aiut.o degli occhi. Ma
il fisico , il medico , i! sempliee eurioso che intraprendono tali
esperienze , che cercano se in alcune condizioni di ecoitamento
nervoso alcune persone sono veramente fornite di facolta straor-
dinaria, verbigrazia, della facolta di leggere eollo stomaco o colie
calcagna ; tali sperimentatori , dico io , non devono annoverarsi
tra i cerretani e gl' impostori. » Entrando poscia a dimostrare che
gli studii fisiologici dell' organismo umano sono tuttora imperfet-
tissimi, che molte proprieta dei sensi, della luce, dell' elettrici-
ta ignorate dai nostri padri furono scoverte in questi ultimi tem-
pi^ asserisce che il giudicare questi fenomeni per impossibili sa-
rebhe giudicarli immaturamente.
I lettori potranno argomentare da cio, che se il nostro riserbo in
tale materia fti per avventura soverchio rispetto alia loro aspetta-
zione, in sfe medesimo non fu che giustissimo, essendo comprovato
da un' autorita che nella conoscenza dei fenomeni naturali ha pochi
pari e forse non ha maggiore.
3. Gli sforzi dei fisici per sostituire la luce elettrica a quella del
gaz riuscirono fmora inutili soprattutto per la spesamolto piii grave
nel primo caso che nel secondo. Ora il dottor Watson pretende non
solo di fornire una luce elettrica meno costosa di quella del gaz. ma,
gratuita e forse anche vantaggiosa. Questa scoperta consiste nel ser-
virsi a produrre 1' elettricitA di tali sostanze che dopo P operazione
si trasformino in prodotti d'unprezzo superiore a quello che ave-
vano prima. I prodotti ottenuti dal dottor Watson sono sali, che
servono a preparare colori di gran finezza e di gran valore.
4. Alcune proprieta relative allo svaporamento dei liquidi furono
novellamente scoperte dal sig. Marcet di Ginevra. Egli osservo < 'he:
1. Unliquido, v. g. 1'acqua o Palcool, esposto all' aria in un vaso
scoperto e sempre piu freddo dell' aria chelo cir^onda, e questadif-
ferenza cresce coll' aumen tarsi la temperatura dell' ambiente : fra
0° e 5° la differenza e di alcuni decimi di grado; di un grado e mezzo
fra 20° e25°-, di 5' 06° fra 45° e 50°. 2. L'evaporazione di un liquido
dipende dalla materia del vaso che loconticnc: -osi Pacqua e Pal-
cool svaporano pid prontamente in vasi di porcellana die in vasi si-
milissimi di vetro o di metallo. Per questa medesima ragione la tem-
peratura e diversa nei diversi vasi. 3. I/ acqua salina svapora piu
OVNTEMPORANEA ±>.'>
lentameiito die 1'acqua dolee, e pero nelle medesime circostanze
conserva una temperatura piu alta \. L' evapora/ione e il raftred-
daniento sono aecelerati dalla sahhia o da altre polveri insolubili me-
seolate col li<|uido: dal che si conchiude che il t'reddo e 1'evapora-
ziono nci terreni uniidi e paludosi devono essere piu considerevoli
die alia superfieie delle acque proionde. Cosi il citato lisico spiega
come dopo il diluvio la temperatura del globo dovette essere ini'e-
riorealla presente, e i ghiacciai occuparono vasti terrenioraabitati
c colti, ma che , secondo i geologi, conservano le tracce della loro
aritica azioiie.
5. I iriornali tedesehi ed inglesi parlano d' un maraviglioso cano-
lavoro esposto agli occhi del pubblico in Colonia. Questo e una su-
periicie levigata sopra la quale non si scorge altro cbe un gruppo
irregolare di macchie, quali lasciale il pittore sulla tavolozza. Ma.
>pongasi uel suo mezzo uno .specchio cilindrico verticale e quella dis-
ordiiiata comj)osi/ione si trasforma in un subito , dipingendo nello
s|KM(hio un quadro con sei figure rappresentatiti Televazione della
croce, disegnate con una stupenda precisione di contorni e vivacita
<li tinte. I conoscitori delle regole con cui si governa 'la riflessione
della luce sugli specchi conici e cilindrici non troveranno inquest'o-
pera nulla di nuovo, tranne la perfezione del disegno e la paziente
maestria deH'artista.
(>. Se i pitagorici avessero conosciute le belle armonie scoperte
dai moderni astronomi nel corso degli astfi, avrebbero con molto
maggior ragione discorso della musica celeste e del concento mira-
bile delle stere. Quest'armonia si manifesta particolarmente nelle
relazioni somplicissime che corrono fra i moti dei satelliti di Giove
e di Saturno. £, gia noto da molto tempo cbe il tempo di rivoluzio-
ne del primo satellite di Giove e incircala meta di quello del secon-
do e qiiesto incirca la meta di quello del terzo. Ora il barone Bebr
trovo ultimamentecbe la durata della rivoluzione del quarto satel-
lite di Giove uguaglia la durata di quella del terzo, piu i quattro
terzi della ditTerenza di tempo della rivoluzione del secondo e del
primo.
John Herscbel scoperse cht- la durata della rivoluzione di Tetide
terzo satellite di Saturno e doppia di quella del primo satellite 'Mi-
uiaiite; e che la durala del quarto, Dione. e doppia di quella del se-
condo, Encelado. A questo il barone Behr aggiunse novellamente,
che la durata del settimo satellite Iperione e quintupla di quella del
224 CRONACA CONTEMPORANEA
quinto satellite Rea, e la rivoluzione dell'ottavosatelliteGiapeto du-
ra similmente il quintuple di quella del sesto satellite Titano.
7. Non dispiacera forse ai dilettanti di te udire cio che intorno
a' te neri e verdi ha detto M. Boyle nell' ultima Sessions dell' Asso-
ciazionc Britannica per V avanzamento delle scienze. « £ notabile
che la cagione della differenza tra i te neri e verdi sia stata lino ad
ora oggetto di controversia. I Gesuiti che penetrarono nella Cina
e Pigou pensarono che gli uni e gli altri fossero prodotti della
stessa pianta, laddove Reeve gli attribuiva a due piante distinte.
10 aveva adottato questa opinione e 1' esame di alcuni saggi sem-
brava confermarla $ ma ripetendo le prove , non si e confermata.
M. Fortune, dopo la guerra colla Cina , essendo stato inviato cola
dalla societa d' orticoltura d' Inghilterra ha fatto intorno a cio delle
ricerche. Trov6 il thea bohea impiegato nel mezzodi della Cina a
fare il te nero , e avanzandosi al nord fmo a Shanghae trovo il thea
viridis che serviva a fare il te verde, ne' distretti ove si fa il miglior
te verde. Cio confermava 1' opinione delle due specie di thea impie-
gata a fare le due sorti di te : ma M. Fortune, visitando il distretto
di Fokien, fu sorpreso vedendo ci6 ch' ei riguardava come vera thea
viridis servire a fare il te nero ne' distretti vicini a quello ove si fa
11 miglior te nero. Presi de' saggi delle piante di Fokien li porto a
Shanghae, ne pote trovar differenza fra le duesorte di piante. Resta-
va a procurarsi de' saggi sui luoghi ove si fanno i te neri e verdi del
commercio : ci6 si e fatto ultimamente. In cdnseguenza dell'ottimo
successo ottenuto dalla coltura sperimentale del te negli stabilimen-
ti dell' Imalaia, M. Fortune fu di nuovo inviato alia Cina dalla Com-
pagnia delle Indie Orientali : s' avanzo nelle parti settentrionali per
ottenere semi e piante di te delle prime qualita, che meglio dovea-
no riuscire nel clima dell' Imalaia : n' ebbe in gran copia e le invi6
nell' Imalaia, ove tutto fu poi coltivato. Tomato esso a Calcutta , i
fabbricanti di te , che avea seco condotti , hanno fatto il te verde e
il te nero colle stesse piante del giardino botanico , ond' e evidente
che il processo della fabbricazione e non la natura della pianta pro-
duce il te verde. Al presente quanti conoscono la differenza tra i te
neri ed i verdi sanno che si pu6 prepararli colla medesima pianta
senza T aiuto di alcuna materia straniera, benche molto usino i fab-
bricanti d' impiegar 1' indaco, 1' azzurro di Prussia ecc. per colorire
il te » .
DEL
• .
DIR1TTO BELLA CHIESA
i
INTORNO AL POSSESSO
DI BENI TEMPORALI
_ ,
i
i.
Che tra- i libertini ci sieno di gran zelanti e un fatto cosi cospicuo
che basta aprir gli occhi per ravvisarlo. Dove pure tutt'altro man-
casse, non basterebbe a confermarlo il nobile esempio del sig. F.
Predari ? Costui vedendo in quel paese bollire gli animi contro il
diritto di proprieta ecclesiastica e molte arpie gia' esser pronte a
stendcrvi sopra gli artigli, per rinfocolare vie meglio alia generosa
impresa gli spirit! ha riprodotto per le stampe un libretto anonimo
uscito in luce nel 1762 1 ed ha cercato diffonderne a parecchie mi-
gliaia gli esemplari anche fra il popolo 2.
Tuttavolta non sempre lo zelo, come dice 1' Apostolo, e secundum
scieniiam, e ci ha talvolta dei zelatori senza cervello, i quali invece
di migliorare rovinano la causa che vogliono favorire. Abbiam gran
\ Dei diritti del Clero sui beni dal medesimo posseduti. RagionamentO ecc.
Torino 1853. — 2 Pag. 4.
Serie II, vol. IL 15
226 DEL DIRITTO DELLA CHIESA
sospetto die questo appunto sia incontrato al nostro buon piemon-
tese , stante la pessiina scelta da lui fatta del mezzo per conseguire
il suo scopo.
Noi non diremo che il libercolo e troppo vecchio. avendo la data di
quasi un secolo addietro. L'editore ha ovviato a questa difficolta av-
vertendoci che riardendo ora tal quistione fra il suopaese e la Curia
di Roma il libro acquista un interesse riro e di attualita 1. Ne pure
diremo che il libercolo e stato gia solidamente e largamente eonl'u-
tato fin a que' tempi dal Domenicano Mamachi con apposita opera
in ben cinque volumi 2. Egli potrebbe risponderci che pochi cono-
scono sifiatta opera, e quelli stessi che 1' ban sentita nominare non
se ne cureranno piu che tanto. E chi voleteche s'induca oggigiorno
a digerirsi cinque volumi ? Per contrario quel libretto piccin piccino,
di sole 80 pagine in sedicesimo , sara senza noia divorato da tutti
producendo in tal guisa senza contrasto T effetto suo. Finalmente
non diremo che il libercolo fu scritto per comando di una Eccellenza
austriaca e che questo incidente sembra poco opportune a rendere
quella lettura ingraziata e persuasiva agli animi de'Piemontesi. LT e-
ditore potrebbe risponderci che quando trattasi di certe verita su-
preme, ogni uomo saggio dee prescindere dalla qualita delle persone
e dei luoghi e dei tempi che le accompagna. e tutti, se ban sete. at-
tiagono 1'acqua senza badar molto al canale per cui viene trasmessa.
Sta bene; a tutto questo non abbkuuo che cosa replkare. Ma ch«
dira egli, se gli obbiettiaino che il libercolo manca di.senso coinune
e contiene qualche principio che fu somma imprudenza divolgarr
Ira il popolo? E, che questo sia vero , senza mettere piu tempo iu
mezzo, facciaiuci a dimostrarlo sfiorando i soawni capi della sgi*a-
ziata scritturaccia ; che troppa noia rechereuimo ai nostri lettorise
imprendessiraQ una minuta analisi di tutle le sbardellate scempiag-
gini in essa contenuLe.
\ Pag. 4.
i Del iltntiu liber,, delta Chiesu di acyttistnrt e di posst(Ur« b«ni temporal*
it mobili che stabili.
INTORNO 1L POSSESSO DI BENI TEMPORALI 527
II.
l/autoiv nol sno ragionamento si propone a dimostrare questi
oinque punti : I. Che Cristo fondo la sua Chiesa senza alcun dominio
o pn>se>so <li beiii temporali; II. Che percio un tal possesso in lei
nan provenne se non dalla concession? do' Principi seeolari ; III.
Che i Principi con tal coneessione non intesero derogare ai diritti
di <]iiel supremo dominio chedevono intoudersi riservati al Sovrano
per ampliare, moderare o togliere la faoolta da esso largita-, IV. Che
in forza di qnesta essenziale rise-rva ogni Sovrano per officio di Prin-
cipe ha nnohhligo mtBsp^nsalwie, quaiido la necessita lo richiede,
«li venire agPindicati provvedimenti; V. Che a far ci6non ha bisogno
d' altra -podesta che la propria.
Dove questi pnnti sieno dimostrati 1' A. erede d' aver dimostrato
die i Principi seeolari hanno essenzialmente diritto a stanziar leggi
restrittive della proprieta della Chiesa, scnza curarsi della santa Se-
«de; e 1'editore Predari Vrede che il medesimo diritto hanno ora in
Piemonte le camere legislative nelle cut man* no-no al presente pas-
ta li quei diritti di supremo dominio che riferimmo nel punto III.
Povero cervello umano che senza sua colpa e costretto a far mac re
figure in certe teste balzane che scrivono e parlano all'impazzata
sen/a sapere dove riescono coi discorsi che snutano! E non s'accorge
tanlo T Autore quanto V editbre che se il iilo logico di quei cinque
punti sussistesse, esso proverebbe non solo contro la proprieta della
C.hicsa, ma contro la proprieta d'ogni privato cittadino, e menereb-
be dritto dritto al socialismo e al comunismo, attribuendo al potere
sovrano il diritto di restringere o anche togliere a ciascuno la facol-
ta di possedere per trasferirla nel solo Stato? Basta in tutto quel
discorso dei cinque pnnti, lasciando intatti i principii e la loro cOn-
catenazione, sostitniro in luo"'> (!"!la Chiesa I' individuo umano, in
luogo di Cristo la natura, e la conseguenza verra di galoppo. Infatti
ritenendo tutta la forma dell' argomentazione del nostro scrittore si
potrebbe dire cosi : La natura cre6 e istitui ciascun individuo uma-
no senza alcun dominio o possesso di beni temporal]'. Dunque un
228 DEL D1RITTO DELLA CHIESA
tal possesso provenne nell' individuo per concessione del potere ci-
vile. Ma il potere civile con tal concessione non intese derogare ai
diritti di quel supremo dominio che necessariamente gli son riservati
di moderare o anche togliere la facolta conceduta. Dunque in forza
di questa essenziale riserva il potere civile ha non solamente diritto
ma Fobbligo, quando la necessita il richiede, di venire a siffatti prov-
vedimenti. Laonde, purche si trovi alcun pazzo, il quale giunga a
dimostrare ( e siflatte dimostrazioni non dovrebbero esser difficili al
tempo d' oggi ) che la necessita sociale cosi richiede-, potra anzi do-
vra per obbligo il potere civile venire agT indicati provvedimenti di
restringere o anche togliere a ciascuno la facolta di possedere e tras-
ferirla nel comune. Che ti pare, letter mio bello? Non sarebbe
questo un ottimo diritto del potere civile, scoverto finalmente per
benefizio del nostro profondo ragionatore?LTargomentazione eliscia
e spedita; non e che la ripetizione del discorso del libretto proposto-
ci dal Predari. Non vi si e fatta altra mutazione se non che invece
di dirsi che Cristo fondo la Chiesa senza possesso , si e detto che la
natura creo 1' individuo senza possesso. Se questa sostituzione di
termini e lecita , non ci e mezzo tra 1' una o 1' altra di queste due
inferenze : cioe o che ciascun uomo dee rassegnarsi a vedersi un
bel giorno spogliato per legge di quanto possiede; o che 1'argomen-
to dai cinque punti se e sofistico e inconcludente contro il diritto di
proprieta civile , e sofistico altresi e inconcludente contro il diritto
di proprieta ecclesiastica. Delia quale alternativa se la prima part&
si adotta contro la proprieta civile, essa sara tanto piu riducibile al
pratico, in quanto altro non e che la volgare dottrina dei comunisti
confortata da quel principio si ripetuto : che quando la legge e
fatta debbe aver forza.
Senonche ci6 appunto dira taluno : quella sostituzione di termini
non essere legittima; essendo falso che 1'uomo sia prodotto dalla na-
tura privo d' ogni possedimento. Chi cosi ripigliasse mostrerebbe
d'ignorare i primi elementi del diritto 5 niente essendo sinoto anche
ai novizii di questa disciplina quanto la nativa carenza di qualsiasi
determinate dominio e la naturale eguaglianza di tutti in ordin*
INTORNO AL POSSESSO DI BEM TEMPORALl 229
alia facolta di divenir proprietario ; la quale poi non si attua e sin-
golareggia in ciascun uomo se non mediante un fatto distinto e
diverse dalla sua produzione e die originariamente considerate si
riduce alFoccupazione ed al lavoro. Ma senza aver bisogno di ricor-
rere ai principii d' alcuna scienza, chi e che assistito dal solo senno
naturale non intenda : niuno ricevere dalla natura il dominio di tale
o tal podere, di tale o tal casa, di tale o tal greggia e via discorren-
do , ma queste cose essersi acquistate da ciascuno per altri titoli
provenienti da atti umani che determinarono la capacita che natu-
ralmente si avvera in tutti nel medesimo modo? Se fosse altrimenti
niuno potrebbe cedere o permutare o perdere per qualsivoglia caso
cio che possiede , non essendo mai lecito di distruggere o alterare
per volonta umana cio che la natura ha definite e fisso per se
medesima.
Di piu la stessa Santa Scrittura ci conferma un tal vero dicendoci
T Apostolo : Niente recammo con noi in queslo mondo ; nihil intulimus
in hunc mundum * ; e Giobbe : Nudo sono uscito del grembo di mia
madre e nudo vi ritornero ; nudus egressus sum de ulero malris meae
el nudus revertar illuc 2.
Dira taluno : e vero che la natura nel produrci non da a veruno
il possesso di questa o quella cosa in particolare , nondimeno da a*
tutti la capacita d'acquistarla ; in altri termini non conferisce un di-
ritto determinato sopra verun oggetto particolare •, ma conferisce un
diritto indeterminato di possedere quelle cose che 1' individuo farat
poi sue per alcun atto senza ledere Taltrui possesso.
— Bene sta; ma che vuolsi inferire da cio?
— Vuolsi inferire , odo rispondermi, che questa e la ragione per
cui I' individuo possiede poi giustamente per volere della natura e
non per concession dello Stato : laddove la Chiesa allorche venne
istituita dal suo divinFondatore, nepure un tal diritto indeterminato
1 I. Ad Tim. VI, 7.
2 IOB. I, 2i. Parimente 1'Ecclesiaste: Sicut egressus est nudus de utero ma-
trix «iwe, sic revertetur et nihil auferet secum de labore suo, V, H.
230 DEL DIRITTO BELLA CHIESA
ricevette da lui. E forse e per codesto clie il nostro A. n«l dirno-
strare il suo prinio punto invece di provurci che Cristo non don6
alia Ghiesa cosa alcuria temporale , si mette a provare che le diede
anzi divieto di procurarsela. Imperocche ci t'a sapere che Cristo tia
e coif esenipio e culla dottrina insegnalo e fattu inlendere che la Chiesa
non dovea possedere beni terreni 1. Per do gli asseynamcnti de'beni e
de' fondi temporali de' quali cosi le Chiese come i Pastori e i ministri
delle medesime so'no stati in progresso arricchili sono in essi perve-
nuti per concessione e facoltd che diedero loro i Prindpi secolari di
possederli %. Ma questa risposta, lungi dallo scagionaredaincoerenza
1'A., serabra appurito nata fatta per mostrarne vie peggio la mancan-
za iotale del senso comune. Imperocche se, secondo che egli sforzasi
di dimostrare , Cristo viet6 alia Chiesa di possedere , come poi puo
affermarsi che essa Chiesa possedette per facolta che a lei ne diedero
i Principi secolari? I Principi secolari , secondo la logica del nostro
autore, creavano nella Chiesa una facolta contraria agli ordinamenti
di Cristo? E la Chiesa, la quale dovea certamente obbedire piuttosto
a Cristo che ai Principi secolari accettava tal facolta? E questo, no-
tate , non da pochi secoli fa , quando il pio autore puo credere de-
generata la Chiesa 5 ma fino da spirato appena il terzo secolo, giac-
che FA. riconosce da Costantino fatta la prima concessione in tal
genere.
Ecco come ando la faccenda giusta il senno del nostro scrit-
tore. Cristo avea detto alia sua Chiesa : non voglio che tu possieda.
Costantino per contrario le disse: e vero che Cristo non vuole ,
che tu possieda, ma io per mia benignita ti dispense dall'obbedirgli
e ti concede di possedere. I Principi che vennero appresso ripetero-
no la stessa canzone. La Chiesa chiudendo gli orecchi alia dura in-
timazione di Cristo li aperse alle blande note dei Principi, e in dispet-
to di nostro Signore acquist6 quella facolta che egli non voleva che
essa acquistasse. Se questo non e mancare del senso comune, mi si
dica che cosa sia.
1 Pag. ft. — 2 Pas. 8.
INTORNO AL POSSESSO DI BEM TEMPORAL!
11 buon A. con una filza di testi scritturali tolti da'Waldesi,
miserabilmente copiandoli in quello stesso ordine che si trovano
presso il Ven. Moneta coni'utatore di quegli eretici , si studia di
provare die Cristo veramente proibi alia Chiesa di possedere beni
temporali. Ma allora per essere consentaneo a se medesimo avrebbe
dovuto sostenere del pari che la Chiesa non pote acquistar giammai
un tal diritto per concessione de5 Principi •, non potendo mai per
(jualsivoglia titolo acquistarsi diritto intorno a ci6 che da Dio ci &
espressaraente vietato. Per6 egli avrebbe dovuto rifriggerci Terrore
di Arnaldo da Brescia , dei Fraticelli , di Marsilio da Padova , dp
Guglielmo Ockam, di Giovanni Wicleffo , di Giovanni Huss , ed al-
trettali eretici dommatiz/anti, esserc alktto illecito alia Chiesa e ai
suoi ministri qualunque possesso di temporali beni , ne poter essa
mai acquistarne legittimamente il diritto. Questi eretici sebben con-
dannati da tanti Papi e da tanti Concilii e confutati da tanti dottori
cattolici , tuttavia erano almeno consenzienti a loro stessi , e se
sconvolgeano la fede non guastavano la logica. Ma il nostro A. ama
di {'are T uno e T altro •, e dopo avere stabilito contro il sentire uni-
versale e costante delta Chiesa Cattolica che essa per comando di
Cristo non puo possedere •, afferma poi che essa possedette legittima-
mente per concessione de' Principi : Not non neghiamo potere gli
ecdesiastici avere e possesso e dominio di beni temporali con titolo
giuxto c dipemhiilemente. dalle concessioni e leggi de' Principi t. Oh
capo scarico !
in.
Via, parmi che altri ripigli , non siate cotanto arcigno 5 i razioci-
nii al tempo d'ogginon voglion poi sempre misurarsi a fil di logica;
liisogna prender le cose un po'piu all'ingrosso; le proposizioni con-
viene esaminarte non eiascuna da s&o nella sola connessione colla
seguente, ma tutte insieme, nella collana, direm cosi, di tutti gli a-
nelli componenti un discorso. Ci<5posto, si vede che 1*A. non volen
232 DEL DIRITTO DELLA CHIESA
propriamente dir questo, che Cristo cioe proibisse alia Chiosa 1'ac-
quistare, ma solamente che non gliel conresse; altrimenti e chiaro
che i Principi non avrebbero potuto attribuirle tal facolta. Cristo,
secondo lui, si tenne in im modo negative; disse in certa guisa: fate
voi, io non ci entro piii cbe tanto: se i Principi vel concedono, bene;
in altra forma contentatevi di chiedere lalimosina e usate pazienza.
Insomnia 1'A. intende solo che la Clriesa non possiedeper dirittodi-
yino: Xeghiamo solamente che il yossesso e il domtnio de uiedesimi
beni temporal! sia in lorn 'cioe negli ecclesiastici) dericato per isti-
tuzione di Cristo Siynare, ossia dc inre dirino *. Ecco tutto.
Se cosi e, perche dunque recare tutti quei testi dell a Scrittura:
ne tuleritis in via neque rirgam', neque peram , neque panem (nep-
pure il pane), neque duas tunicas habeatis 2 (una sola tunica! e se
debbon lavarla convien che se ne restino in camicia) -, ne possidcatis
aurwn neque argentum, neque aes (neppur monete di rame) in zonis
vestris 3 : dicendo essere questa esplicitamente la volonta di Cristo
non per quel caso particolare ma per sempre rispetto a tutta la Chie-
sa; ed aggiungere poi tante autorita di SS. Padri 4?
1 Pag. 26. — 2 Pag. 9. — 3 Pag. i9.
4 Chi volesse intendere la legittima intclligenza di tutti c singoli questi testi
e la confutaziqne del senso dato ad essi dall'A. legga 1'opera del citato MAMA-
CHI: Del diritto libero deJla Chiesu di acquistare e di posscdere beni temporal*
»l mobili che stabili lib. \ . Noi per non infastidire i lettori ci asterremo dal
....
confutarli. Basti solo rifletterc che gli esempii di Cristo sono fatti non pei soli
ecclesiastici, ina pei secolari altresi, e in generate per tutti, tanto se abbiano
la chierica, quanto no. Laonde se contenessero un vero divieto di possedere,
tutti i cristiani in qualunque cono"izione si trovino dovrebbero professare la
poverta religiosa.
£ Cristo il gran modello a cui dobbiam conformarci, ma e modello per tutti:
quos praes.civit et praedestinavil conformes fieri imaginis Filii sui. Qtianti
debbon salvarsi e giugnere al cielo non possono in altra guisa se non seguitan-
do i divini esempii del Salvalore. II dire che i soli ecclesiastici son tenuti a cio
vale il medesimo che stabilire i soli ecclesiastici essere ordinati a couseguir la
corona della gloria sempiterna. Se dunque 1' esempio di Cristo povero e senza
possedimento di beni almeno stabili involgc precetto. di fare altrettanto, tutti
chierici e laici rinunzino issofatto a' loro beni, altrimenti saranno dannati.
INTORNO AL POSSESSO DI BEM TEMPORAL! 233
— E dalli-, si e detto gia, si condoni questo scappuccio all' A.
il quale stava distratto in quel purito clie scriveva siilatte cose.
— Ma allora bisognera cancellare una Imoun terza partedel mi-
sero libriceino.
— Si cancelli pure; die importa? Gia ci siatno spiegati; egli intende
solamente negare il diritto divino pei pos sediment! della Cliiesa, per
quindi inferire die dunque essa possiede per diritlo unuuio cio£ per
concessione dei Principi. E vi credete anche cosi di poterlo scusare
da mancanza di senso comune ? lo ne dubito fortemente. Da prima
onde egli inferisce in ordine ai possedimenti della Cliiesa 1' assenza
del diritto divino ? Dal vedere, io credo, clie Cristo nel fondare la
Chiesa non parlo di un tal possesso. Ma Cristo neppur parlo della
istituzionedei diaconi, ne della fabbrica delle chiese. Diremo dun-
que clie i diaconi e i sacri templi sieno d'istituzione umana e quindi
pr.ocedano dalla concessione de'Principi, siccbe a loro appartengail
disporne? Certo secondo il modo d'argomentar dell' au tore dovreb-
be cosi ragionarsi : Cristo fondando la Cliiesa non fe menzione de'
diaconi, almeno cio non e registrato negli Evangelii ; dunque 1'isti-
tuzion de' diaconi e di diritto umano ; dunque per concessione dei
Principi ; dunque i Principi , o chi per loro , possono restringere
o togliere la facolta di crearli. « Essendo certo che il dominio e la
« possessione delle cose temporali nella Chiesa e nei cliierici non
Lo stesso vuol dirsl delle parole di Gristo. Esse erano dirette non ai soli
Apostoli e ai loro successor! , ma a tutti generalmente : quod vobis dico, omni-
bus dico. L' A. afferma che eran diretle ai soli discepoli. Ma anche i laici , se
sono cristiani, son discepoli di Cristo. Discepolo significa qualunque ascolta e
professa la dottrina d* un dato maestro. F] cosi Giuseppe d' Arimatea benche se-
colare e pubblico magistrate, vien detto nell' Evangelic discepolo di Cristo : eo
quod esset disdpulus Ie$u (lOAN. XIX). Del resto il vedere dai seminatori di
menzogne riportati i passi delle S. Scritture in difesa dei loro errori non do-
vrcbbe illuder nessuno. Perche gia si sa tutte le eresie si fondano sopra qual-
che passo della Scrittura male interpretato : Neque natae sunt haereses et qitae-
dam dogmata perversitatis . . . nisi dum Scripturae bonae interpretantur non
bene , et quod in eis non bene intelligitur etiam temcre et audacter asseritttr.
AGOST. Tract. XVIII in loan. Evang.v. i.
234 DEL DIR1TTO 'DELIA CHIESA
« e d' istitu/ione divina; o come parlano i canonist! , tie iure
« no, deve per -necessita dirsi che eila sia per concessione uinana ,
« poiche non puo essere per altro canale da cui possa derivare,
« quando con hestemmia dir non si volesse che vi fosse un'altra au-
<( torita tra 1' umana e la divina da cui possa immediatamente pro-
<c cedere. Se dunque per concessione umana, da qual altra pu6 ella
« mai venire se non dalla potesta di chi tiene la sovranita sopra le
« cose medesime temporali che si sono concedute 1 »?Cosi il nostro
scrittore.
In secondo luogo, 1'A. per diritto divino chiaramente intendedl
sol positivo ; poiche a costituirlo richiede una positiva ed espressa
volonta del medesimo; e per diritto umano intende quello che pro-
cede dalla lihera eoncessione del potere civile. Or chi non vede la
stranezzadiquesto argomento: tal cosa non precede da positiva con-
cessione divina, dunque procede da positiva concessione umana?. E
i diritti che nascono dalla natura dove son iti? Sarehbe bella se do-
vessero ripetersi dalla libera concessione del potere civile tutti quei
diritti dell' uomo di cui non troviamo nelle divine Scritture una e-
spressa concessione fattane da Dio! II diritto di proprieta individua-
ie sarebbe il primo a girsene a spasso ; perciocche non abbiamo al-
cun luogo della Bibbia in cui si diea Dio averlo largito , almeno in
guisache debba intendersi delle singolari persone e non piuttosto di
tutta la societa umana in comune.
IV.
Se Cristo nel fondar la sua Chiesa non mentov6 il diritto di pro-
prieta, ci6 egli fece perche non ce n1 era uopo^ bastando Vesempio
ch'Egli le avea dato col possesso della borsa apostolica di cui 1'Isea-
riotto era si cattivo amministratore. II che, come c'insegna il Ven.
Beda, Cristo fece non per bisogno che avesse di denaro, avendo a
sua disposizione gli Angeli del cielo che il servivano dove occorre-
\ a ; ma per ammaestramento della sua Chiesa, acciocche intendesse
1 Pag. 27.
INTORNO/ AL POSKES90 1)1 BENI TEMPORALI
che non era vietato il possedere: Cnni ft ipse Dominus cui ministra-
bant Angrfi, (amen ad inforniandam Ecclfsiam .swam , loculos ha-
biiissi1 legatur I. Di piu bastava che la Chiesa fosse d' istituzione
ilivina perche il natural diritto che ha ogni collezione e societa <li
uomini a possedere. in l< i si elevasse a giure divino e quindi di-
ventasse al tut to in<lipendente da qualsivoglia disposizione civile.
Srbben chi lia detto al nostro scrittore che Cristo non fe men-
zione del diritto di proprieta nello stabilire la Chiesa? II non tro-
varsi scritto nel sacro testo. Ma S. Giovanni ci la sapere che non
tutto che riguarda Cristo fu scritto: stint autem et alia multa quae
fecit lesus, quae si scribantur pw trinyula, nee ipsum arbitror mun~
dam capere posse eo.s, qui scribendi mnt, Ubros 2. Certamente I1 Apo-
stolo aflerma aver Cristo ordinato che i ministri del Vangelo vivesse-
ro del Vangelo : Dominus ordinavit UK qui Evangelium annuntiant,
dc Eraiuu'li.o rirere '•'>. Dui-ique fu positive ordinazione di Cristaehe
i ministri della Chiesa ritraessero dal loro uflioio i mezzi necessarii
al loro sostenimento. Questo niuno puo duhitare che sia di diritto
divino. Or dal diritto di trarre i mezzi a vivere si deduce appunto il
diritto di proprieta non solo mobile ma eziandio stabile; essendoque-
sto secondo diritto non altro che un corollario del primo. Dunque se
nella Chiesa e di diritto divino il mantenimento de' sacri ministri, e
di diritto divino altresi la facolta di possedere come che sia , ora
mobili ed ora stabili, secondo che gli uni o gli altri dallu pieta de'fe-
deli le vengono oflerti ed Ella giudica opportune di accettarli.
L' A. e veramente ridicolo , allorche nella pag. 33 riportando
quel passo dell' Apostolo : chi serve all' altare dee vivere dcU'aUare ,
concede che il diritlo divino enaturale comandano che chi s'impieya
nel sei^vizio della Chiesa debba conseg-uire il sostenlaiiienlo da quelU a
cui serve; ma nega che possa poi da cio inferirsi la facolta d' appro -
priarsi stahilmente dei fondi. Noi vorremmo sapere dal dabbenuo-
mo onde egli cava pei singoli individui il diritto di stabile proprie-
ta. Non e appunto dal dirilto di assicurar non comunque ma stabil-
1 Homil. 1. i. c. li. — 2 Evang. secundum IOAN. XXI, 23> — 31. ad Cor.
236 DEL DIRITTO DELIA CHIESA
mente la vita e provvedere non solo al presente ma eziandio all'av-
venire? L'un diritto nasce dall' altro e si confonde nella radice al-
meno con esso , posti i continui bisogni e la provvida natura del-
ruomo. Or cio che ha luogo pei singoli individui umani , non dee
aver luogo per la Chiesa di Dio , pei suoi ministri , per 1' esercizio
del divin culto? II concedere alia Chiesa in quanto Chiesa come di
diritto naturale e divino il vivere e quindi il servirsi a tal uopo di
mezzi materiali somministratile da'fedeli, vale il medesimo che at-
tribuirle il diritto parimente naturale e divino d'appropriarsi i fon-
di onde si cavano quei mezzi , qualora i fedeli le ne facciano offer-
ta. In tutto cio non ban che fare ne leggi di Principi o Parlamenti ,
ne qualsiasi potere umano. La Chiesa esercito questo diritto fin da
principio ad onta de1 continui divieti che ne facevano gTImperadori
pagani. Costantino non fece altro se non ordinare che a lei si resti-
tuissero quei beni che a lei erano stati tolti e che tutlavia sussiste-
vano presso il Fisco o presso i privati. In persona christianorum,
statuendum censuimus quod si loca ad quae antea venire consue-
verant .... priore tempore aliqui vel a Fisco nostro vel ab olio
quocumque videntur esse mercati , eadem Christian^ sine pecunia
et sine ulla pretii petitions postposila frustratione atque ambigui-
tale restituantur . . . . Et qnoniam iidem Chrisliam non ea loca
lantum ad quae convenire consueverant , sed alia etiam habuisse
noscuntur ad IDS CORPORIS EORUM IDEST ECCLESIARUM non homi-
num singulorum pcrtinentia, ea omm'a, lege, qua superius com-
prehendimus, citra ullam prorsus ambiguilalem vel controversiam
iisdem Chrislianis idest corpori et convcnticulis eorum reddi iube-
bis 1. Cosi Costantino nella prima sua legge intorno ai possedimen-
ti della Chiesa pubblicata Tanno 313. Nella quale e da avvertire che
chi ordina che si restituisca non crea ma riconosce gia previamen-
te il diritto nelle persone alle quali la restituzione dee farsi.
Che se il medesimo Imperadore in un' altra legge da facolta
ad ognuno di lasciare per testamento quei che vuole alia Chiesa :
•
\ Presso LATTANZIO. Lib. de mortib. Perseeut. c. XLVI1I.
1NTORNO AL POSSESSO DI BENI TEMPORALI 237
Habeal unusquisque licentiam sanctissimo catholicae venerabilique
concilio, dccedem, bnnorum (fiiod optabit relinquere 4; cio non pro-
va die egli istituisce un tal diritto, ma die lo riconosce legalmente
e lo conferma. Altrimenti il nostro Autore leggendo rie' codici vie-
tato il furto e 1'omicidio dira che la loro malizia precede dalla buo-
na volonta de' legislatori.
IV.
Ma S. Agostino, ripiglieraTAvversario, dice injun luogo : Quo
iure villas Ecclesiae def end-is; divino ^an humano ? Divinum ius in
Scrip turis habemus ; humanum leyibiis regum. Unde quisque possi-
dcl quod possidet, nonne humano? . . . litra aulem humana iura
imperatorum sunl 2.
Ottimamente •, ma 1' imbroglio e che S. Agostino dice in cento
luoghi che la Chiesa possiede per diritto divino e che e sacrilegio
porre le man! sui beni che a lei appartengono. Per non gremire
quest! articoli di testi, tralascio di riportarli; chi vuol vederli, con-
sulti 1' opera del Mamachi di sopra ricordata 3. Quanto poi al passo
obbiettato, il Mamachi avverte die S. Agostino non dice: villas Ec-
clesiae defendis , bensi solamente villas defendis , e che^quell' Eccle-
siae fa inserito per errore da Graziano nel riportare quel luogo nel
suo decreto. Benche Graziano medesimo cita poi tosto in altro luo-
go lo stesso passo senza quell' aggiunto }*. Ma che dirassi se S. Ago-
stino in quello stesso luogo che 1'avversario obbietta, spiegatamen-
te insegna i possedimenti della Chiesa cattolica esserefdi diritto di-
vino? Imperocche quivi Egli per dimostrare ai Donatisti che la loro
conventicola non potea possedere per diritto divino dice loro che
essa nori era la cattolica Chiesa , a cui sola si riferisce il Vangelo.
La qual risposta sarebbe inetta, se non si supponesse aver la Chiesa
.,,,_.. ,, , , an- OCI
1 Cod. Theodos. DE LPISCOPIS etc. L. i. — 2 Ragion. pag. 32.
3 Del diritto libero della Chiesa di acquistare e di possedere beni temporal*.1
4 MAMACHI Opera cit. lib. II, part. II, c. 3, §. V.
238 DEL MRITTO DELL A CHIESA
cattoiix"d , e ( quidem in Ibrza del Vangelo , il diritto di propriety.
Si vegga il Mainachi che diffusamente rapporta e analizza quel
passo.
Cite sepoi S. Agostino revoca a diritto umanoogni dominio cit-
tadinesco, e questo a diritto imperiale; cio dee.intendersi in quanta
il diritto di possedere, che ben puo dirsi umano perche originate
dalla natura dell' uomo , e nella societa retto in quanto all1 esercizio
dalle leggi civili. Ma non puo sospettarsi che quel S. Dottore ablria
con cio opinato essere quel diritto talmente soggetto al Principe ,
rhe questi possa ampliarlo e restringerlo o torio eziandio , come
scioccamente dice I'autore. Se cosi fosse, non avrebLe il Santo ri-
provate quelle repubbliche nelle quali il Sovrano si considera non
come rettore ma come dominatore delle soslanze de sudditi 1.
Poste tutte codeste considerazioni, mi sen to da ultimo interro^ai
da qualcuno: Dunque il libro del pretest) prelato italiano non prova
nulla? aiiatto nulla? No^ rispondiamo j ci ha uoa cosa sola clie esso
prova a meraviglia ed e quella ap[)unto che 1'autore esprime nel fine
del libi'o con queste parole : \~ostra Eccellenza riceva un teslitnonio
della sinceraubbidienca mia in questo rayionamenlo 2. Ecco tutto il
dinaostrato: la sincera obbedienza a sua Eccellenza, Oh si, non sa-
pr&nmQ in modoalcuno negarlo, quest' ubbidienza 1'A. la dimostra
nella maniera piu irrefragabile e folgorante! E qual maggiore ub-
Uidienza che prendersi a dimostrare un assunto non dimostrabile
perche contrario alia Santa Scrittura, alia tradizione de' Padri, alia
pratica univ7ersale e costantedeHaCattolicaChiesa, all'evidenza stessa
del razionale discorso? Qual ubbidienza piu sincera ehe per ubbidire
al comando contentarsi non solo di recedere dal retto sentir della
Chiesa, ma uscire in pubblico spropositando e sragionando si fatta-
mente che il lettore a pena saprebbe contenere le risa? Questa ub~
l.idifii/ii. (virtii tanto meritoria come ognun sa) scusa-dei tutto- 1'A.
e da ragione del perche egli accintosi a dimostrare ci6 che non po-
teva dimostrarsi e costretto a falsare la storia , a interpretare i test!
\ De Ciuft. Dei Lib. IIr C. 20, — 2 Pag. 77.
INTORNO AL POSSESSO DI BKM TEMPORAL!
..a rovesrio, a ci^diirrv illazioni in onta della stessu loirica naturale.
L' ubhjdienza vi spiegu ditto.
Non cosi saj)f)iamo trovar spiegazione del poco senno che rnostra
iVdiloro iiel presentare al pubblico -torinese come fior di sapienza
<codesto libercolarcio, i cui principii, non -provando niente contro la
•Cbiosa, potrebbero per contrario provar molto contra certe altre
tstittr/ioni, delle quali il dabben uomo dovrebbe senza fallo essere
•spasimato caldeggiatore. E che? non ha il Predari posto mente a
rjuel principio stanziato dal libro come assioma: Ofjni volta che la
volute pubblica e la necessita di truer transjuillo il popolo ricercano o
flic siano confernmle le concfssioni <jin fade , o che siano diminuile ,
o <-hfi siano reyolatee modifaate , o che siano anche tolte tecondo la
soprarvenienza de' ttmpi , dr hioyhi c delle circostanzc che possono
emerqere, t certo che riservala e sempre la podesta del Sovrano di po-
Icr prnrredere. 6 trito I'assioma delle scuole. Nexsuno poter imporsi
'tale Iwjqe, dalla <iiuile cambiando volonta non si possa srioyliere 1.
Qui noi non vogliamo entrare a discutere la verita o falsita di
questa sentenza e in quali casi possa valere e in quali no. Diciam
solamente che Teditore ha commessa una solenne imprudenza nel-
1'encomiare e diffonder tanto un libro in cui essa s'insegna. Sifiatto
prontinziatc non potrebbe applicarsi contro la Chiesa, la quale pos-
^edendo per diritto naturale e divino, non dipende in cio dal ca-
priccio degli uomini. Ma ben potrebbe applicarsi a danno di qualche
altra cosa che veramente e proceduta dalla concessione del Princi-
pe. II buon editore m'intende ed io non voglio parlar piii chiaro per
non attaccare, come suol dirsi, la campanella in gola al gatto. Egli
stesso si saradovuto forse a quest' ora accorgere del proprio sbaglio
di divolgare fra il popolo quasi crema di verita uno scritto in cui
tin principio cosi pericoloso si spaccia.
Ognuno dira: o questo principio e falso; e allora appoggiandosi ad
-esso tutta Targomentazione del libro contro i possedimenti ecclesia-
stici, questa cade per terra. 0 quel principio e vero, cioe che il Prin-
1 Pag. 36.
240 DEL DIRITTO DELLA CHIESA INTORNO AL POSSESSO ECC.
cipe pu6 sempre, mutate le circostanze, ritirare le fatte concessioni,
e allora potrebbe il nostro principe ... Oh clie m'usciva di,bocca !
Caro sig. Predari, qualche temerario potrebbe dire che anche voi
mancate di senso comune. State un poco piu attento ai libri che sce-
gliete per le stampe. Leggeteli prima bene e soprattutto capitene il
senso; altrimenti potreste correre riscliio di fare piu male che bene.
Verbigrazia, per cogliere uno de'frutti potreste rovinare 1'intera pian-
ta. Cosi nel caso presente per brama di promuovere lo spogliamento
del Clero, che alia fin fine non e che un semplice porno, avete spar-
so e propagate nel popolo un principio in forza del quale potrebbe
attentarsi all'esistenza stessa del fecondo albero. 0 che imprudenza,
torno a ripetervi; che dissennatezza, che cecita! E pare proprio che
i libertini si agitino oggigiorno di mani e di piedi per moltiplicare
spropositi. Ma si consolino, che questo e buon segno, fi segno die
son vicinissimi alia sapienza : perche errando discitur ; a forza di
spropositi si divien savio e quegli e piu prossimo a divenire che piu
ne va accurnulando.
aio*
, .--.-& .!3^ .tow »Jno )n»t»u\ souj -t»iwaw>t
A\ io'j \\ ^n»^
GIULIANO APOSTATA
I.
Code la mente, non saprei ben ridire il perche, a trovar del ri-
scontri de' tempi nostri nei tempi andati. £ forse questa una istinti-
va vaghezza di scoprire le relazioni che passano tra il corso e ri-
eorso delle cose umane, o una naturale testimonianza che diamo a
quella sentenza dell1 Ecclesiastico : niente esser nuovo sotto il Sole ;
niuno poter dire : ecco questo e recenle ; perocche gid fu nei secoli che
ci precessero * .
Gomunque sia, io ravviso una mirabile corrispondenza tra Giu-
liano, soprannomato 1'apostata, e i moderni nemici della Chiesa; sic-
che le costoro arti non sembrano in verita che una parodia ed un
centone di quelle che in tempi cosi lontani adopero quel fierissimo
nemico di Cristo. Noi non abbiamo a far altro se non riandare e
poire in mostra i tratti precipui del carattere e della vita di lui 5 e i
lettori senza piu scorgeranno da loro stessi a quali presentemente
compete il ragguaglio.
i Nihil sub sole novum nee valet quisquam dicere: ecce hoc recens est; iam
enim praecessit in saeculis quae fuerunt ante nos. ECCLES. I, 10.
Serien,vol.Il. 16
G1ULIANO
Dopo tre secoli d'ostinatissima lotta sostenuta dalla Chiesa di Cri-
sto contro le forze fiorenti e poderose del paganesimo , dopo ben
dieci sanguinose persecuzioni softerte appetto alia potenza di fero-
cissimi Imperadori; ella usciva dall'arena col capo incoronato di vit-
torioso lauro , e colle mani cariche di opime spoglie. lo vo meco
stesso contemplando piu volte qual dovett'essere la sorpresa di Ro-
ma pagana allorclie dopo tante stragi e sangue in cui erasi argo-
mentata di soffocare e spegnere fin la semenza del nome cristiano ,
dopo averne per bocca de'suoi Cesari annunziato il gia seguito ester-
minio, si vide entrar tra le mura il trionfante esercito di Costantino
col monogramma di Cristo inscritto nel labaro , con la croce innalr-
zata sui militari vessilli, con la croce dipinta sugli scudi esuH'elmo
de' guerrieri e de'duci, e da ultimo mir6 essa Croce inalberarsi sul
Campidoglio come a prender possesso di tutto quanto 1'impero.
Riuscita la Chiesa vinci trice della ferodta e delF aperta violenza,
le restava superare un' ultima pruova , quella cioe della perlidia e
•della simulazione. Fu qtiesta T opera di Giuliano.
Giuliano era un nemico della Chiesa, che a iei veniva non dal di
faori ma dal di dentro. Nipote del piissimo Costantino egli era stato
allevato cristianamente in corte del proprio cugino Costanzo. Quan-
to al fondo naturale del suo carattere vi scorgevi un misto di buone
>e fee qualita che ti rendea difficile il vaticinio di cio che sarebbe
stato per essere, quando la maturita del giudizio e resplicamento
-della libera volonta avrebbono determinato il predominio degii op-
posti elemeoti. Se Gregorio Nazianzeno studiando con lui in Atene
al mirarne il torvo lume degli occhi, T irrequieto tragittare della
persona, il rotto e avventato parlare ebbe a dire: ahi qual fiera Tim-
pero si nudre nel seno 1 ; d' altra parte nobili semi di magnanime
propensioni erano per certo piantati in quell1 animo. Basti ricordare
11 valore di cui ben presto die prova nelle Gallic difendendo in qaa-
lita diCesare dall'irruzione de'Franchi e degli Alemanni la frontiera
settentrional dell' impero ; 1' affezione che si concilio nell' esercito ;
•
1 Vedi 1'orazione 3 di S. GREGORTO NAZIA^ZENO contra Giuliauo.
APOSTATA
1'ouore con che fin dai primi aniii si diede alle scienze; il disprezzo
che raostro del fasto e del lusso; il desiderio di gloria che vivissima-
ineiite il pungeva.
Le quali disposizioui sarebbero senza fallo potute divenir prim i-
pio e sprone a grandi e lodevoli fatti, se egli prestamente non cor-
rompevale, facendo degeuerare il coraggio in audacia, la popolarita.
in triviale abbassarnento, la vaghezza di gloria in ismodata ambizio-
ne, la bramosia di sapere in viziosa curiosiladi conoscere 1'avveni-
re per mezzi superstiziosi e crudeli, la parsimonia in avarizia, 1'odJo
al i'asto in sudiciume. E chi puo ricordar senza stomaco cio di elm
egli stesso si glorio nel suo misopoyone rassomigliando la sua barba,
a, una selva in cui inveoe di ftere si nasrondessero scliifosissimi ani-
naaletLi: discurrentesineapediculosperfero tanquam feras aliquas in
.sjy/ra? Oh chi non s' indignera nel leggere in S. Giovanni Crisosto-
iao che un uomo Imperadore e filosofo e guerriero, non peritavasi
|d>er le vie ddla popolosa Antiochia, sotto colore del culto di Venere,
lasciati alia coda i magnati e duci dell'esercito, rnostrarsi circondato7
alii sozza compagnia ! di rufliani, di feminine da coriio, di garzeni
p^rnefande disonesta esecrandi? Bel vezzo da eroe! ffir sue solenni
comparse in mezzo a si laido corteggio e tra i cachinni , gli sghi-
gnazzari, i vituperosi sermoni di si abbominevole masnada 1.
II.
Gkoliano venne all1 iinpero ribellando al proprio Sovrano ed ac~
coppiando alia fellonia 1'ingratitudine. Tnocdine diCostanzo chia-
\ « Hie lmj>erator duccs rpsos ac militum praefectos contemnere , assrs
« unius non aestimaro; contra mares meritorios et racretrices e fornicibus suis
« t:\fitai as una secum per totaiu urbem , per angiportus oinues circumUucere ?
•< cum interim rcgiiw quidcin equus omnesque praetorian! pone multo inter-
« vallo sequerentur. Lenones autcin et meretriculae anleambulonum loco et
« univcrstis mentoriorum adolescentium chorus regem medium stipantes, per
« forum inambularent sermones cos proferentes alque cachinnos attollentes quos.
« par erafe huiuBcemodt liomines fariuae attollere. » S. Giov. CRISOST. Oratio
Adversus Gentes.
244 GIULIANO
mavalo con parte dell'esercito in Oriente per opporlo a'Persiani che
aveano rotto guerra all'impero. Le milizie, ritrose a quel comando,
romoreggiarono. Giuliano in cambio di sedare fin dagl' inizii quel
tumulto, lo fomento; lascio anzi correre tra' soldati delle scritte de-
stramente consiglianti di gridarlo Imperadore, e da ultimo accettd
senza contrasto la offertagli dignita , scusandosi poi col dire d' aver
cio fatto per espressa volonta degl' Iddii 1 .
Cosi, rotta fede a Costanzo al quale dovea vita, educazione e gra-
do diCesare, ne pur si tenne dalPinsultarlo. Nel significargli il suo
innalzamento all'impero gli^crisse lettere piene di rimproveri e dr
minacce siffattamente che allo stesso suo ammiratore Ammiano par-
vero indegne di ricordanza. His litteris iunctas secretiores alias Con-
stantio misit obiurgatorias et minaces, quorum seriem nee scrutari li-
cuit; nee, si licuisset, proferre decebat in publicum 2. Al Senate poi
rapporto tali villanie di Costanzo chei Senatori stomacati non potero-
no contenersi dall'esclamare: deh alquanto diriverenza a cui tu devi
ogni tua cosa: auctori tuo reverentiam rogamus 3.
Questa bassezza nel vilipendere il proprio benefattore cresce di
lunga mano, ove si confronti colla vile adulazione di cui era stato
prodigo verso il medesimo quando ne temeva la potenza e ne ambi-
va i favori. Ci resta ancora quella sua celebre orazione, modello di
piacenteria cortigianesra, nella quale dopo d'aver agguagliato Co-
stanzo ad Alessandro magno esce in quella grottesca sentenza: to-
gliete da Omeroi nomi proprii de'suoi eroi, sostituitevi Costanzo, e
il poeta vi sembrera piu veridico *.
Ma poco era infmgersi rispetto al Principe; egli s'infinse verso la
Cbiesa. Imperocche quantunque egli avessc per tempo rinnegata se-
gretamente la fede, pure finche non sali al trono si mostro anzi pio
e devoto cultore del Cristianesimo. S. Gregorio Nazianzeno ci fa sa-
pere che egli usava alle Chiese; partecipava ai divini misteri; con-
correva con largizioni al decoro del culto; favoriva i Vescovi catto-
\ Opera Ji I.IAM etc. Epist. 13. — 2 AMM. MARCEI.MMO 1. 20 c. 8.
3 AMM. MARCELLING 1. 21, c. 10. — 4 Orazione 2.
APOSTATA 245
lici, secondo che di se stesso afferma S. Ilario 5 c perfino nel prin-
cipio del suo innalzamento all impero non dubitodi celebrarco'cri-
stiani la festadeH'Epifania 1. Questo ipocrito contegno gli era ne-
cessario per non inimicarsi i fedeli, che senza dubbio formavano la
maggioranza. « Per conciliarsi (cosi di lui scrive Ammiano) il fa-
« vore di tutti, senza chealcuno gli ostasse ne'suoi disegni simula-
« va d'aderire al culto cristiano, al quale gia da pezza avea ririun-
u ziato: ulque omnes nullo impediente ad sui facorem allicerel, adhae-
rere cultui christiano fingebat, a quo iampridem occulle desciverat 2.
Ma come priina si credette sicuro posseditor dell' impero, gitto via
la maschera e si paleso quel che era, fierissimo nemico del Cristia-
nesirno: vix imperil hacredilatcm adire coeperat, cum impielatem pa-
lam libereqnc profilerelur 3. Pur venerido a pubblica professione del-
Todio suo conlro la Chiesa di Cristo ei non credettedi doverdismet-
tere le arti dell' infingimento, ma tenendo una via tutta opposta a-
gli antichi persecutori penso di combatterla non coll'aperta violen-
za, ma colla simulazione e coll'astuzia.
III.
t
Egli professo di voler propugnare la liberta di coscienza e di cul-
to, cassando da prima tutte le sentenze date da Costanzo contro
qualsivoglia setta religiosa. Guerreggiando la Fede cristiana diceva
di guerreggiar I'ateismo, e restaurava il culto pagano sott'ombra di
restaurar Vellenismo. Pigliando sembianze e norne di moderato egli
spergiurava per gli Dei non essere sua intenzione che i Galilei (cosi
per istrazio nomava i Cristiani) fossero uccisi ne che patissero veru-
na molestia, tranne cio che richiedesse la legalita e la giustizia. Ego
per Deos neque interfici Galilaeos, neque caedi praeter ius et aequum,
neque molestiae quidquam perpeli volo *. Delia qual sua umanita e
moderanza apportava questa cortese ragione: che i pazzi si deono
ammaestrare non punire; docere enim amentes, non punire oportet %.
1 AMM. MARC. 1. 21. — 2 Id. c. 2. Vedi ancora LIBANIO epistola 51 .
3 GREGORII NAZIANZ. Adversus lulianum oral. 3. — 4 Epist. 7. — 5 Epist. 42.
240 GIULIANO
Cotanta clemenza per allro non iinpediva die ei non comandasse
lo shaudeggiamento del grand e Atanasio non sol da Alessandria ma
da tutto VEgitto: die ei nonprivasse del grado molti duel dell'eser-
oito sol perche si professavano cristiani; che molti fedeli non ucci-
desse o esiliasse o tartassasse sotto varii prelesti e sopra tutto che non
lasciasse assalire, spogliare, trucidare dal furor de'pagani ora sacer-
doti ed ora laici per solo odio di religione.
« Dividendosi la potenza { cosi il Nazianzeno ci descrive questa
<i arle diabolica di Giuliano in opprimere i fedeli di Cristo ) dividen-
« dosi la potenza in persuasione e coazione , egli comportavasi di
« guisa die quel die era piu inumano, doe la forza e la tirannide,
«. si esercitasse dal popolo-e dalle turbe cittadineselie siccome tali
K die per li temerarii movimenti e gl' imped precipitosi sembrasse-
« ro incapaci di freno. Ne questo ei faceva con edilto pubblico, ma
« colla connivenza , non impedendo ne reprimendo Y audacia di
H queUi , e promulgando cosi la sua volonta per una legge non
<( iscritta, ma nondimeno intesa abbastanza 4 ». D'onde traeva que-
sto vantaggio die nel fatto adoperava la violenza, senza parere di
adoperarla: ac proinde id molilur ut ipse quidem vim afferat,et inte-
rim after-re non videalur %,
Che se talvolta alcun magistrato volea porre qualche freno a sif-
fatti imped delle moltitudini, egli ne lo sgridava dicendo non do-
versi per si poca cosa recar violenza al popolo. Basti, in grazia d'e-
sempio, riferir questo sol fatto. I gendli di Gaza ed Ascalona fiera-
mente ammutinatisi contro i cristiani , ne uccisero molti con bar-
l)ari modi e crudelissimi. II governatore della provincia comeche
\ « Cum potenlia iw pcrsitasion«n et coactionem divisa sit, ita se compa-
« rareit ut quod inliuiuauius crat , hoc cst vim et tycannidem popular! turbae
« civitatibusque permitteret, ut quarum vesana audacia propter temcrarios ani-
•< morum motus praecipitesque ad omnia impetus, effraenatior esse videretur^
« Idquc baud publico edicto , verum ex eo quod impetum audaciamque mini-
« me reprimebat , velut proposita quadam lege, non seripta, id se velle pro-
« mulgans ». Contra lulianum^Otai. 3.
2 GKEG. NA/.UNZ. loco citato.
APOSTATA 217
pagano, mosso nondimcno da sentiniento di naturale giustizia stim6
dover prendere condannazione di quei ribaldi imprigionandone i
capi. Risaputosi cio da Giuliano ne lo gam aspramentej'ebbe cas-
so d' ufficio, Tesilio e per poco si tenne cite nol dannasse nella te-
sta. Rieordando poi I'avvenuto diceva tra1 suoi piacevolmente : Che
gran delitto alia fine si era commesso ? Una turba di gentili avea
ucciso una decinadi Galilei, ecco tutto; '{unl enim grave si manux
una yenfiUs dccem fjalilatos inter fecit ?
Mi par proprio di udire i libertini moderati del quarantotto die
dopo lo scacciamento , lo spoglio , i maltrattamenti di frati e di.
suore fatti fare dal popolaccio , andavan dicendo a chi deplorava
1'accaduto: che gran male alia fine si e fatto ? II popolo irritato ha
voiuto sbarazzarsi d'alcuni ceti a lui odiosi !
Se poi talora per rimuovere da se Tinfamia deiriniquo fatto era
fostretto a levar la voce contra alcun eccesso popolare, il facea con
parole cosi melate, che e una delizia a udirle. Avendo gli Alessan-
drini con gentilesco furore messo a morte il Vesrovo Giorgio, che
quantunque Ariano veniva nondimeno da' pagani nel generate odio
pontro de' cristfiani confuso co' cattolici, T Imperadore credette do-
yerneli punire. Adunque per tutta punizione scrisse loro una lette-
ra, nella quale con gran sussiego si mette a ragioriare della necessi-
ta della raoderazione , del rispetto dovuto alle leggi , delF inconve-
nienza che e a punire fuor delle vie giuridiche i forfatti di chicches-
sia. « Ma voi mi direte , prosiegue, Giorgio era degno di patir tali
« cose. £ vero; anzi aggiungo ch' ei meritava piu acerbi supplizii.
« Ripiglierete che cio per vostra cagione? Vel consento: ma non
« per le vostre mani. Imperocche doveyate rispettare e servare le
« leggi 1. »
Finalmente conchiude: « lo non voglio adoperare con voi che il
« rimedio piu dolce, la parola cioe e Fammonizione; alia quale io
4 At enim dignus erat Georgius qui talia pateretur. Immo longe graviora in-
•l\uim et acerbiora. At vestro nomine ? Fateor; sad a vobis non concedo. Sunt
-errim leges quas observare omnes et colere debebatis. » IDIJAM IMPERAT. Opera
etc. Epist. X.
218 GIULIAKO
« spero die voi tanto piii volentieri obbedirete, in quanto e per an-
« tica origine siete Greci e di tal nobilta anche oggidi ritenete i pre-
« clari raratteri npH'animo e nella vita ».
Nondimeno aggiudico a se la ricca biblioteca dell'ucciso Ve*scovo
e comando al prefetto di Egitto di adoperare la tortura per ricupe-
rare i libri di gia involati 4 . Cos! dove a punir gli omicidii fatti in
odio del cristianesimo non trovava che parole , a conquistar per se
le spoglie delle vittime credeva buoni i supplizii.
IV.
Ma 1'arte piu sottile per venire a capo deirempio suo divisamen-
to, si fu di svigorire la Chiesa di Dio sottraendole ogni umano pre-
sidio e conforto. Annullo le immunita e i privilegi conceduti dagli
Imperadori cristiani a' cherici 2. Ordino che i fedeli non potessero
ne esercitar inagistrato, ne aver grado nelle milizie , ne conseguire
altra dignita onorifica nello Stato 3. Per contrario favori e si mo-
stro oltremodo cortese e benevolo verso i disertori della verace Fe-
de. Testimonio 1'amicizia professata agli eresiarchi Fotino ed Aezio,
invitando questo secondo eziandio agli onori di corte *; e la licen-
ziosa impunita accordata ai donatisti nell' AfTrica. Spogli6 le Cbiese
dei loro possedimenti dicendo che il Vangelo imponeva a' suoi se-
guaci la poverta e 1'umilta, ed aggiungendo airingiustizia lo scher-
no soggiugneva che cosi facendo egli agevolava a' cristiani 1'acqui-
sto del regno de' cieli. Se alcuno poi di questi a lui ricorreva per
essere stato offeso o tartassato da' gentili, negava di fargli giustizia
dicendo che il Vangelo intimava a1 fedeli di non vendicarsi ma off&-
rir r altra guancia a chi li avesse percossi nella prima, e dare anche
il mantello a chi avesse loro rapita la tunica 5.
La ferita per altro piu grave si fu il vietar loro la pubblica profes-
sione delle scienze e delle lettere, costringendo chi voleva impararle
\ Epist. IX, etXXXVl. — 2 SOZOMLNO 1. X, e. S. L*W 3 Id. 1. V, c. 17.
4 Epist. XXXI. — 5 S. GREG. NAZIANZ. Orat. contra htlianum.
APOST.VTA. 24i)
a I'requentar le scuole do' gentili 1. Con questa perfida disposizione
<>iili otteneva piii scopi. Dapprima impediva die i maestri cristiani in
un col Ictterario ammaestramento infondessero negli allievi la pieta
e laFede. (nsecondo luogo sperava cliei giovanetti cristiani colVusare
alle so nole pagane J)evessero a poco a poco il veleno delle gentili su-
perstizioni e si disponessero adapostatare. In terzo luogo ovviava alia
rinomanza die gia si acquistavano dottori cristiani dotati d'altis-
simo ingegno e di protbnda dottrina, tra i quail primeggiavano
Apollinare Siro e Basilio e Gregorio di Cappadocia. Da ultimo s'im-
prometteva che alcuni almeno tit* questi per non lasciare la loro
onorifica e lucrosa professione s'inducessero a rinnegare la fede. Ma
questa sua Iblle speranza ando a vuoto 5 perocche appena uscito
1' erapio editto , i maestri cristiani senza esitare abbaridonarono le
loro cattedre, e tra questi Mario Vittorino Africano , celebratissimo
oratore, il quale insegnava rettorica in Roma, dove per decreto del
Senato gli fu rizzata una statua nel foro Traiano 2.
Tuttavolta non puo negarsi che questa iniquissima legge fu il
colpo piu sentito ed atroce contro i cristiani ; come apparisce dalle
gravissime e dolorosissime parole, colle quali se ne lagna S. Grego-
rio Nazianzeno e scaglia i fulmini della sua eloquenza sul capo del-
Tempio che promulgolla 3. Imperocche essa avea per iscopo preci-
puodi mostrare clie la profession della fede procedesse dall'ignoranza
de1 suoi cultori , essendo Giuliano usato di dire che era proprieta
de' gentili 1' acutamente discorrere e 1' acconciamente favellare, de'
cristiani per contrario esser patrimonio 1' idiotaggine e la barbarie ,
non riducendosi ad altro la loro sapienza che al credere ciecamente.
V.
Mentre che per 1' una parte Giuliano ingegnavasi di vedovare la
Chiesa degli amminicoli umani e terreni, sperando cosi d'atterrarla
1 AHM. MARCELL. lib. 2o. — 2 S. AGOSTINO Confess, 1. 8, c. 2.
3 Orat, I. contra Giuliano.
250 G1ULIANO
levandole ogni sostegno ; dava opera dall'altra a trasferire nel paga-
nesimo tutte le pratiche, i riti, le istituzioni, che egli credeva essere
cagione della propagazione e della stabilita della Fede.
Laonde assunto per se il supremo pontificate cred e spedi in molte
parti pontefici subaltern! perche richiamassero in vita e ammini-
strassero il culto pagano. Yolle che ad imitazione di cio che faceva
]a Chiesa si ergessero ne'templi del gentilesimo cattedre dalle quar
li si spiegassero i profani dommi e s1 ineulcasse la morale insegnata
da' filosofi. Statui si cantassero con alterne voci le orazioni nella
forma che costumavauo i cristiani e s1 imponessero pubbliche peni-
tenze a norma de'diversi peccati, secondo Tuso de' primitivifedelL
Esorto che si celebrassero con diligenza le esequie dei trapassati.
« Perche non pensiamo anche noi a far uso degli stessi mezzi , pe,«
« quali Tateismo 1 si e accreditato nel mondo, val quanto dire l-o-
<( spitalita , 1' onore ai defonti , una vita di regolata apparenza? »
Cosi scriveva al pontefice da lui stabilito per la Galazia 2.
Per iscimiottare lo zelo e la dignita dei Prelati e la virtu del
cLro cristiano , scriveva al medesimo Arsacio , dianzi mentovato :
« Ei non basta che tu sii irreprensibile : tutti i sacerdoti della Gala-
<c zia dehbono esser del pari. Privah' delle funzioni del sacerdozio ,
« se essi o le loro mogli , o i loro familiari non sono virtuosi ....
« Un sacro ministro non dee andare a teatro, ne bere nelle taverne,
« ne esercitar ufficio vile e vergognoso. . . . Quando i governatori
« entrano nelle citta nessun sacerdote esca loro incontro ; bastera-
<i accoglierli nel vestibolo quando essi si recano al tempio. »
In ispecie egli avrebbe voluto trasportare nel paganesimo 1'eser-
cizio della carita cristiana e si consumava di rabbia nel veder acca-
dergli il contrario. « Gli empii Galilei avendo osservato che i nostri
« sacerdoti trasandano i poveri, si sono applicati a prenderne essi la
u cura. E come quei che, volendo rapire i fanciulli per venderli, h
u attirano col dar loro delle ibcacce, cosi essi hanno cacciato i fedeli,
1 Ricordi U lettore che questo era il nome oud' ei segnava U Criatiaae«imo.
2 Appresso SOZOMENO lib. b, c. ib.
APOSTATA
u Hell'aleismo mediante 1'eserc-izio della oarita, dell'ospitalita, e del
x< minislero alte mense; poiche hanno mold nomi per significant
« tntte codeste cose obe essi praticano abbondevolmente. »
Ondeche impose ad Arsacio di fare altrettanto per rimettere in
onore il paganesimo. « Stabilite in ciascuna citta molti ospedali per
« esercitarvi Fumanita, non solamente verso i nostrali, ma verso gli
« sU-anii altresi , e Verso tutti generaLmente , tanto sol che siano
« poveri. Egli e vituperevole a noi che nessun giudeo mendichi , e
« che gli empii galilei pascano oltre ai loro poveri anche i nostri ,
« ctii noi lasciamo languire nella miseria. Gli Elleni contribuiscano
« per queste spese (ecco la car Ha leijalc fin da quei tempi) ed ogni
« villaggio ofl'ra agli Dei le primizie delle ricolte'l. »
Da ultimo stanzio che si fondassero luoghi di ritiramento e di me-
ditazione tanto per gli uomini quanto per le donne in maniera non
dissimile dai monisteri cristiani.
Povero fanatico! Tutti questi suoi ordinamenti erano splendidi,
>erano magnifici, erano poderosi; ma una sola cosa mancava loro.
1' interna efficacia della grazia divina. Questa non era in potere di
Giuliano^ e lo stolto non intendeva che senza questo principio di vi-
ta egli non faceva che elettrizzare un cadavere. Non le esteriori
pratiche da per loro, ne i meccanici ingegni costituiscono la vitalita
della Chiesa; ma la virtu che in lei scende dal cielo, e che sola d'un
tronco altrimenti arido sa fare un albero vivido, frondoso, fiorente,
e di dolci frutta generatore.
II disegno di Giuliano non attecchi per manco di vita e di princi-
pio animatore del corpo che con tanto artifizio congegnava. Ei rap-
present6 T ultimo sforzo fatto dal paganesimo tra I'agonie di morte
che 1' incalzavano. Ei fe servire i Suoi talenti , la sua scaltrezza, la
sua dottrina, la sua potenza, tutti i mezzi che il piu alto grado so-
ciale ponevagli in mano, per richiamare a sanita un malato gia boc-
cheggiante e vicino a dar 1' ultimo tratto. Ricorrendo a uno spediente
fmo allora inusitato ei cerc6 dall' una parte infievolire ed annientare
i Luogo citato.
252 GIULIANO APOSTATA
T azion della Cliiesa , e fortificare dall' altra la superstizione gentt-
lesca aiutandola di tutti i presidii ond' ei spogliava la vincitrice av-
versaria. L' idolatria figurata da Giovanni sotto 1' immagine di una
bestia che piagata a morte guarivasi per breve tempo della sua fe-
rita, sembrc sotto quei fomenti riaversi un istante 1.
Ma il ricevuto colpo era mortale, e nel cielo era scritto che 1'A-
gnello sul monte di Sion circondato da'suoi santi avrebbe vinta quel-
la nuova battaglia per distendere il suo scettro pacifico sulle nazio-
ni tutte della terra. La sozza bestia non riacquistava potenza sotto
quella primitiva sua forma se non per lo spazio di mesi quarantadue.
Potra promettersi miglior giornata, quando ella riapparira nell1 are-
na benche sotto altre sembianze adoperante tuttavia le medesime
armi? £ questo cio ohe ci resta a vedere.
1 « Et vidi de mare bestiam ascendentem , habentem capita septem et cor-
« nua decem . . . Et dedit illi draco virtutem suam et potestatemmagnam. Et
« vidi unum de capitibus suis quasi occisum in mortem , et plaga mortis eius
« curata est et admirata est universa terra post bestiam . . . Et datum est ei os
« loquens matjna et blasphemias et data est ci potestas facere menses quadra-
« ginta duos. » Apocal. XIIT.
.
•q 6'ioIIj;
el HP
DELL' ARMONIA
FILOSOFICA
— ^®f^P|^—
.
§. III.
Si sciolgono due obbiezioni.
1. Obbiezione. — 2. Risposta. — 3. II progresso non dee distruggere — 4. se
non 1' errore. — 5. La filosofia non e sempre polemica — 6. specialnienle
insegnando ai giovani. — 7. L'universale esige chiarezza e non solidita. —
8. L' unita se e necessaria non e impossibile. — 9. Sentimento comune
del bisogno.
Vedemmo nei due paragrafi precedent! i danni recati alia filo-
sofia da quella liberta che scompagino interamente 1'antica unita: e
dalla gravezza dei danni inferimmo la necessita di mettervi un
qualche riparo. Non e per6 chi non veda due gravi difficolta che a
prima giunta si presentano, e alle quali risponderemo in questo pa-
ragrafo. E che ? diranno molti uomini dabbene; e egli forse in no-
stra mano il fare che non sorgano idee novelle $ o che le novelle i-
dee non ricerchino novelli vocaboli ? Andate a predicare al Kant
che non critichi la ragione, al Fichte che non trasformi Yio nell' as-
soluto , all' Hegel che non contraddica la logica, al Cousin che non
divinizzi il pensiero : ed allora potremo tener ferma la lilosofia
DELL ARMONIA
nell'antico linguaggio, poiche non dovra esprimere se non le antiche
idee. 0 forse, pretendereste voi, che si lasciassero ignorare ai catto-
lici i sistemi di filosofia novella ? Cotalche all' impotenza del com-
battere aggiungessero.la vergogna del non sapere ! »
L' obbiezione e doppia. per non dire moltiplice; e pu6 ridursi ai
termini seguenti : 1°. non puo evitarsi novita nel linguaggio perche
non e possibile che la filosofia non progredisca con nuovi acquisti :
2°. fosse pur possibile che non progredisse, pure si dovrebbero stu-
diare i nuovi formolarii dell1errore per non essere nella impossibili-
ta di confutarli.
2. Lunga discussione sarebbe richiesta a sciogliere pienamente
con ragioni intrinseche le due obbiezioni , e lo verrem facendo a
suo luogo. Per ora ci contenteremo di indicare appena con pochi
cenni la risposta categorica, ricorrendo poscia ad altra risposta me-
no diretta, ma piu confacente al presente nostro assunto.
3. La prima obbiezione sembra supporre che il progresso della
filosofia consista nel distruggere domani quel che ieri si edific6 ,
giacche altrimenti 1' obbiezione non avrebbe consistenza. «Lafiloso-
^
fia progredisce, dicono-, dunque a cose nuove vocaboli nuovi ». Sia
pure, nol contendiamo: ma perche andar a prendere i vocaboli uv-
chi . spogliarli della sostanza in cui s' inpcarnano , e rivestirne una
sostanza novella onde si equivochi perpetuamente tra 1' antica e
la nuova significanza ? Niuno certamente avrebbe vietato al Kantil
suo iraperativo categorico, cbe non andava soggetto a scambio nel-
l' antica filosofia: ma quando mi trasforma in idee le illazioni della
ragione, e in forme sensibili i concetti intellettuali dello spa/io
« del tempo, allora ho dritto a dolermi che egli introduce
tuitamente 1'equivoco nelle nostre discussioni. Lo stesso avrem-
mo potuto dire a que' primi cartesiani che separando 1' anima
<>orpo e riducendola a puro pensiero , ci costrinsero a defmii
Principle pensanie, mentre per lo passato era Prindpio di rito, ed
animati si diceano tutti gli esseri vivenli. La novita di significazio-
ne rese allora incomprensibili molte frasi e proprie e figurate, ove
J'aiunia riguardavasi come principio vitale, e si dovette ricorrere a I
FILOSOHCA
vocahoio di vilalita per togliere ringanno in eerie IIMM. aprendo il
\am> ad altri equivoei.
Si ioggino pur dunque nuovi vocaboli a cose numc ; ma nelle
dot trine comunemente ricevute, ritengusi il vocaboio usalo, se non
vuolsi ontrare in quel labirinto die abbianio poeanzi indicate.
\. Ma e se le dottrine anliche ibssero appunto un cumulo di er-
rori da condannarsi tutle in fascio, come vorreste voi salvare il lin-
guaggio condannando gli error! ?
Oh ! allora in verita non abbiamo die rispondere : ed e questo
appunto il supposto di que' filosofi die tutto trasibrmano nella filo-
soiia e nel suo voeabolario. Ma siccorne noi non supponiamo tanta
oltracotanza nello merit! cattoliche ; e siccome 1' obbiezione a noi
proposla prcsuppoiK* anzi precisamente il contrario, non dobbiamo
noi (}ui rispondere a tale istanza. Coloro die ci dirono die la filo-
son'a progredisce, eppero abbisogna di nuovi vocaboli, veugono per
questo stesso a dire! die dal rero coitosciulo <;lla si inoltra al non.
t'onost'iuto : altrimenti dovrebbero dirci non gia die progredisce ,
ma die esordisce, die baiuboleggia. E quando ma! si udi un ardii -
it-Uo asserire die progredisce il suo edifizio se una bufera atterra
ijiiesla nolle cio die ieri malamenle edilico ? l.a prima obbiezione
adunque non autorizza i neologism! equivoci se non si presuppone
nelle anticbe teorie un assoluta falsita : anzi presupporiendosi die
duri T antico vero, conierma la necessita di serbare intatlo T antico
vocaboio.
o. Almeuo, si dira . dovn'ino aceetlare il linguaggio dei niiscre-
denli per poterli comballere — : era tpiesla la seeonda obbiezione.
Ma dii eoinprende 1 ollicio dell' insegnamento lilosolico vedra a
diriltnra I" insussistenza andu- di questa obbiezione : sjieciahnenlc
se rillella alia slretla allinita ; he connelte il pensiero colla sua c>-
Mone. II eonibattere i neiiiici del v«jro e certamente fun/i
utile e nobile della tilosolia, ma uon e la prima, come a suo h-
\edcmino. Prima Inn/ione della lilosolia e rendere evidente-agt m-
teltksUi per via delle cause intrinseche le verita die ia qualsivegUa
maniera noi conosciamo : ed e facile lo scorgere nulla essnre si
2«"6 DELL' ARMO NIA
conducente a tal uopo come 1' esattezza rigorosa del linguaggio.
Mutuare durique il linguaggio dell' errore nel primo insegnumento
filosofico, e mezzo certissimo di fallire il colpo, e di formare giovani
che combattono il falso senza conoscere il vero. Lasciamo alia gio-
vanile arroganza codesta matta prosufizione , biasimata da tutti i
savii istitutori in ogni altro ramo dell'umano sapere. tl giovinetto u-
,
manista vuol leggere ogrii sorta di autori, ma il maestro gli racqo-
manda i classici •, 1' artista che apprende il disegno vorrebbe copiare
a caso , ma 1' accademico gli mette innanzi gli originali di Fidia e
di Raffaello; Tidiota laico vorrebbe poter leggere tutti i libri , ma la
Cbiesa ne interdice a migliaia: si formino prima sul bello e sul vero i
giovanetti; e poi sapranno studiare e correggere originali imperfetti.
6. E questo appunto e il motivo per cui la totalita delle scolare-
sche dovrebbe in filosofia.tener salda come la vera dottrina, cosi Tu-
nica terminologia, affine di chiarire con esattezza ed ordine quelle
idee fondamentali cbe entrar debbono nella formazione di tutti i teo-
remi, nell' esplicamento di tutti i raziocinii, nel sistema di tutte le
scienze. Questo si che e necessario a tutti, ed a tutti proporzionato;
il giurista e il teologo, il medico e il matematico, il politico e 1'am-
ministratore, tutti abbisognano d' idee giuste, chiare, ordinate; e se
a taluno le forze non bastano a tanto, la filosofia non e per lui, ne
sono per lui le scienze che alia filosofia si appoggiano. Tutti in que-
sto senso debbono esser filosofi, tutti abbisognano della veritae del
suo linguaggio.
7. Ma qual bisogno hanno le scienze subalterne di conoscere tutti
i delirii che infettarono la scienza prima, se questi delirii non sono
penetrati ad infettare le secondarie ? Lasciamo a pochi ingegni phi
penetranti, piu vivaci, piu saldi il rintracciareque'veleni sottilissimi
che infettano il pensiero e il linguaggio. Ma per la totalita degli uo-
mini facciamo che il linguaggio sia quel che natura il fece, guida e
conforto degl' intelletti nella certa apprensione della verita. A tal
uopo sia una, sia cattolica la filosofia, ed avremo gittato un fonda-
mento saldissimo per innalzarvi tutto I'edifizio scientifico, base del-
F edifizio sociale.
FILOSOFICA 257
8. L' unita necessaria in filosofia rion pu6 dunque essere impedi-
ta ne dalla necessita di progredire negl' incrementi scientific!, ne
dallo zelo di combattere errori novelli camuffati sotto stranezza di
linguaggio. Veggiamo peraltro , die rimosse comunque le due dif-
ficoltu precedent! . ancor non s' intendera da molti come nella pre-
sente confusione babelica sperar si possa un complesso di teoremi e
una unita di linguaggio tilosofico, cbe riunisca i suflragi , e cessi la
lunga discordia. A noi peraltro basterebbe 1' averne dimostrato la
necessita, deducendola dai mali die la confusione delle dottrine in-
generar deve e ingenera veramente nella societa e nella Chiesa, per
esser convinti cbe 1' impresa potra essere difficile, ma non e impos-
sibile. Anzi se si riflette alia general persuasione, gia penetrata in
tanti animi, i quali condannano la sbrigliata liberta dell' opinare,
specialmente dopo avere osservato come una tale licenza, invasan-
do la societa anche praticamente, la conduca a sterminio; si capira
come V idea di una certa armonia filosofica debba oggi ottenere fra
i cattolici il suflragio di tutte le persone assennate: e quanto divie-
ne facile con tale suffragio ogni impresa benche scabrosissima! Non
siamo certamente tanto in odio al cielo che il genere umano debba
essere condannato a vivere perpetuamente nelle tenebre dell' erro-
re, o nelle angosrie del dubbio, o nellabirinto degli equivoci: neper
lasciarci in tali strette scese 1'eternaSapienzaa farsi maestradel ge-
nere umano. Finche 1'errore filosofico chiuso nel germe lasciavadi-
battere i filosofi in quistioni, delle quali mal si apprendevano lecon-
seguenze, ci voleva 1'intelletto di un Bossuet, di un Leibnitz per
prevedere lin dove sarebbe giunto 1'orgoglio della ribellione. Ma og-
gi che tutti veggiamo nel fatto, tutti udiamo dai barbassori dell' ec-
elettismo francese essere la filosofia ammodernata un contrapposto
della religione, e restare a noi la scelta di qual debbasi accettare per
reina; esitare in questa scelta, non pu6 cadere nel cuor d'un catto-
lico; e diffidare di ben riuscirvi sarebbe un' onta recataalla Provvi-
denza che ci governa. Dee dunque esservi un mezzo di tornare gli
intelletti a una certa unita delle verita primordiali, che assicuri alia
Serie II, vol. II. 17
2o8 HELL' ARMONIA
societa e alia Chiesa T unita del linguaggio, la santita del sapere?
1'efficacia dell1 opera.
Debb' esservi: die il mancarne supporrebbe una grave lacuna della
Provvidenza nella istituzione della societa cristiana, incredibile in
clii la riconosce ultimo compimento della fattura divina nella pie-
nezza dei tempi. Finche ci si dice che la scienza era vacillante, o-
scura la storia, dispotico ilGoverno, laceratala societa, incompren-
sibile Tuomo nel paganesimo o anche sotto la legge mosaica, facil
cosa e giustificare la Provvidenza rispondendo che la legge non do-
vea condurre a perfezione (nihil ad perfectum adduxit lex) , che la
natura dovea trovare il compimento nella grazia (uf impleret om-
nia). Ma se nella societa sublimata dal cristianesimo si vedesse
un'immensa lacuna, un pericolo imminente, un danno irreparabile.
e la societa cristiana non avesserimedi con cui sopperirvi, 1'Istitutor
della Chiesa, hen potrebbe dirsi Autore, ma non Consummatore del-
la fede. Basterebbe a noi dunque questo semplice argomento per di-
mostrare che se i pericoli da noi rawisati nella moltiplicita delle
dottrine sono veri e gravissimi, una giusta armonia filosofica non e
impossibile anche a'di d'oggi: « La Babele filosofica, chedallescuo-
le nordiche va propagandosi e minaccia ormai anche le scuole cat-
toliche d' Italia e di Spagna per le iniluenze del laicato eterodosso,
& uno sterminio per la societa cattolica, un pericolo gravissimo per
la Chiesa: or la Provvidenza tiene in cura la societa cattolica e la
Chiesa se esse adoperano i mezzi die vi ha istituiti: dunque debbo-
no esservi dei mezzi per ristorare 1' Armonia filosofica e resistere
alle Babele che ci minaccia » .
Ma questo argomento a priori riuscira anche piu convincente e
verra ridotto a pratica utilita con analitica applicazione nel para-
grafo successive.
\60 ^!<»>
'•
F1LOSOFICA 259
§• iv.
Armenia tiello scopo c nelle nozioni elementari.
1. Impossibilita di persuadere i liberlini. — 2. Ai cattolici e chiara la necessi-
ta — 3. anche a posteriori — i. nell' insegnaraento filosofico elementare —
5. che muove dalle idee piii comunali — 6. tracciando verita e non meravi-
Ijlie — 7. senza trascurare una discreta eriulizione. — 8. La filosofia adulta
c polemica tende anch'essa ad armonia. — 0. Modello di tal polemica il Bal-
mes. — 40. Altro esempio in altre scienze. — 11. Necessita di studio serio.
•^BtO"1^
1 . Non ci crediate, lettor cortese, cosi dabbenuomini da sperare
che questa nostra scrittura intorno all' unita del filosofare possa ot-
tenere di primo slancio 1' universale assenso del dotti italiani : noi
siamo all'opposto fermamente persuasi che chiunque non e piu che
mezzanamente affezionato alia perfezione della propria fede e ai suoi
increment! nella societa , non solo non sentira 1' importanza di tale
unita , ma si dara anzi ogni fretta di protestare in contrario e di
far di tutto affine di renderla impossibile nell' opera e screditarla
nelTopinione. E qual meraviglia? Se la mancanza dell' unita in filo-
sofia e un effetto, come udimmo gia dal Proudhon, del libero esame
luterano introdottovi , chiunque parteggia pel libero esame non
parteggera per T armonia filosofica : chi non e affettuosamente ad-
detto all'autorita della Chiesa, molto meno potra esser sollecito della
unita nella scuola.
2. Ma questi nostri articoli non parlano a tali sventurati , parla-
no ai veri, ai fermi cattolici, cattolici almeno per intelletto e per fe-
de se non per una vita pienamente degna di nome si santo. A que-
sti noi presentammo nei precedenti paragrafi ragioni che ci parvero
di qualche forza per dimostr.ire che rtinita filosofica e una necessi-
ta sociale, una necessita cattolica; e che per conseguenza se la so-
cieta e la Chiesa non sono cadute in ira al Cielo ; 1' unita iilosofica
non debb'essere impossibile, non avendo la Provvidenza reso impos-
sibile cid che e necessario.
260 DELL
„'
ARMONIA
o r» i u • -1,1.
3. Questa pruova peraltro a priori poco gioverebbe se non venis-
se per noi additata ana via di fatto , mediante il quale si riduce il
possibile al reale. E questo appunto anderemo facendo negli arti-
coli seguenti. Per ora contentiamoci di accennare due elementi di
unita , il primo dei quali risulta da ci6 che altra volta abbiamo
detto intorno allo scopo della filosofia , distinguendo cio che a lei
propriamente si appartiene da cio cbe accidentalmente puo conve-
• 1 • ti" • T ' ' T L -1 1 1 il
nine nei van oggetti ai quali puo venire apphcata : il secondo dallo
spirito del cattolicismo cbe investe naturalmente la scienza , come
tutte le altre parti dell' umanita fra i cattolici.
Ragionammo altrove intorno allo scopo della filosofia , e ci giova
sperare aver consenzienti di leggeri tutti coloro che lessero il no-
1 CO
stro primo articolo intitolato Di due Filosofie. Yidero essi cola come
funzione propria del filosofonon e Tottenereuna certezza qualun-
que che per molte altre vie potrebbe aversi , ma 1' ottener quella
che va congiunta con 1' evidenza. Quando il marangone per far la
sua centina ellittica ha piantati i due cavicchi ai due fuochi e appic-
catovi lo spago ha descritta la curva per cui questo lo guida, egli e
certissimo di avere descritta una ellissi : ma pu6 egli per questo
van tarsi di conoscere filosoficamente la curva che ha descritta? Mai
no: egli la sa da artista, come da artista lavora quel pittore che ri-
traendo la facciata di S. Pietro o la mole del Colosseo, ne conduce
le linee a rigore di prospettiva, senza conoscere alcuna di quelle di-
mostrazioni geometriche che ne rendono ragione. Anche questo e
certissimo della verita di quelle linee, quando ne vede la rassomi-
glianza perfetta coll' originale, benche non ravvisi alcuna di quelle
ragioni intrinseche per cui le linee debbono cosi comparire all' oc-
chio e descriversi sulla tela. Quando direbbesi egli conoscitore del-
la filosofia dell' arte ? Allora soltanto quando sapesse rendeme ra-
gione partendo dai primi principii della geometria. Questo dunque
vuol dire filosofia : conoscimento delle cause che rendono evidente
filosofico.
F1LOSOFICA 261
4. II die se merita grande attenzione in qualsivoglia grado della
scienza , negli element! di essa ha un' importanza suprema, poiche
dal primo insegnamento di ogni scienza dee dipendere , secondo il
teste ragionato , tutta 1' evidenza degli ulteriori progressi a cui i
primi elementi servir debLono perpetuamente di base. Se questa
hase noii sia per lui evidente, ben potra lo studiante imparare una
sloria o un calechismo dei teoremi successive, ma Tadito alia filoso-
fia gli e chiuso fine lie non risale ai principii e non ne riverbera 1'e-
videnza sulle veritu dimostrate. Per questo sorio si accurati i pro-
fessori di scienze esatte ad assicurare nella mente dei giovani r evi-
denza dei principii. 11 matematico quando insegna elementi si da
egli briga d' iniziare i giovani ai trovati pellegrini dell' analisi mo-
derna , o fastidisce gli antichi teoremi come gia rancidi ? Tutt' al-
tro : egli toglie in mano gli elementi di Euclide coi venti secoli che
portano in fronte e s' ingegna a far si che T alunno penetri con evi-
deuza gli assiomi e le proprieta della linea, della superficie, del solido
e delle varie figure > affinche T evidenza di questi principii assicuri
poi T evidenza delle remotissime deduzioni in chi vorra progredire.
Ora gli elementi della filosofia sono alle scienze razionali cio cheal-
le sc ienze della quantita continua gli elementi di geometria: debbo-
no cioe rendere cosi chiari e precisi i concetti piu universali nell'or-
dine intelligibile, che ovunque poscia si rivolga 1' intelligenza gio-
vani le , seco vi rechi quella chiarezza d' idee , senza la quale non
puo sperarsi sicurezza ed evidenza nelle deduzioni.
_jf^,rE poiche i concetti universali, appunto in forza della loro uni-
versalita, entrano in ogni proposizione e discorso anche piu volgare
e eomunale, un savio istruttore da queste idee piu trite dovra pren-
dero le mosse, come appunto fa nella matematica Euclide, sforzan-
dosi di essere vero ed evidente piuttosto che di sorprendere col nuo-
y.p ed inaspettato. Non e questa certamente la via che battono certi
faniusi cattedratici, le cui diceriesono destinate a procacciare plausi
e rinomo al professore, anziche profitto ai giovani esordienti? E pur
troppo quello che dai barbassori si delta per lusso di erudizione
nelle scuole piu sublimi, viene poscia imitato per gara da chi insegna
262 DELL ARMONIA
iprimi element! ; nei quali dettata in poche pagine a guisa di vo-
eabolario la nomenclature del termini, delle proposizioni, dei razio-
cinii ecc. , si passa poi a discutere con molta pompa le quistioni
piu intricate econtroverse, senzache i giovani abbiano altri elementi
a comprenderne gli argomenti , se non quel misero vocabolario e
quel po'di buon senso che natura infuse loro nel cervello spontanea-
mente. Dal che siegue che molte nozioni elementari rimanendo oscu-
re ed equivoche senza un' accurata discussione , danno occasione a
mille errori anche in dottrine importantissime! Quanti errori per es.
quando non si comprende il valore o la debolezza degli argomenti di
analoyia ! Se la relazione e la base con. cui ragioniamo intorno alia
trinita delle persone, un'idea men giusta della relazione pao alterare
i concetti cattolici in tal materia: una giusta idea di genere e specie
fara comprendere la differenza fra T Ente assoluto e il dipendente :
una giusta idea di sostanza non permettera che si confonda colla
estensione : il comprendere donde si ripete la differenza formale di
un atto o di un abito e condizione necessaria per ragionare soda-
mente intorno a tutte le fat'olta umane, moltiplicate a dismisura da
certi autori per le confuse idee in tal materia. E se tan to si e scre-
ditato il sillogismo, non e egli appunto perche non se ne compren-
deva il valore?
Certamente fmche s'insegna la filosofia in questa forma, sara diffi-
cile che 1'insegnamento acquisti una certa armonia, essendo impos-
simile che non penetri in tal modo negli addiscenti di primo pelo
quella ambiguita e moltiplicita di dottrine, che tanto piu cresce in
ogni scienza, quanto piu questa s'inoltra nelle regioni piu oscure e
meno accessibili. Ma se il professore si contentera di rimanersi in
quel basso ove i giovanetti possono ormarne i passi, il tempo che
s'impiegherebbe nel quistionar sottilmente potra invece impiegarsi
a porre in chiaro le dottrine piu elementari e i piu volgari dettati
del senso comune, analizzandoli e dimostrandoli per modo, cheniu-
na parola venga pronunziata dal giovane, della quale egli non com-
prenda la significazione e la causa.
FILOSOFICA
0. E questo abbiam del to metodo elcrnenlare e basso per adattarci
al concetto che corrc fra coloro che usar vorrebbero rinsc-griamento
lilosoiico a guisa di poesia o di scenario teatrale, ove si fa di lutto
per eccitare la meraviglia e carpiro gli applausi. Ma il vero e che
qui sta propriamente il pregio e Taltezza della filosofia, indagatrice
del vero e non fingitrice dello stupendo : e quinci appunto il dot-
tissimo Pallavicino , nel paragonare que1 due luminari della filosofia
greca, Platone ed Aristotele. ripete il trionfo che a lungo andare fu
riportato dal secondo nelle scuole cattoliche. « Aristotele, dic'egli,
« tanto fu alieno dal tracciare lo stupore del volgo, che si elesse per
« maestro il volgo medesimo; e sui primi e piu rozzi ed universal!
« concetti della marmaglia appoggioJe colon ne della sua filosofia :
« la quale quanto per tal modo fu sincera, tanto riusci finalmente
<c piu fortunata della platonica. E videsi tra loro quella differenza,
« che suol essere trale poesie ele storie: quelle come audaci in men-
« tire cosi piumeravigliose e perci6 piu gustose: queste come ri-
te verenti del vero, c^si piu autorevoli e per6 piu pregiate epiu frut-
« tuose. Tal giudizio ha di questi due maestri il testimonionon er-
<( rante del tempo. Si e conosciuto con lunga esaminazione, che la
« natura non e ciurmadrice di bugie agli intelletti-, e che avendo
« questi per unico fine il vero, non sono prodotti con una fatale ne-
« cessita, oride il piu delle volte sieno delusi dal falso : che per6 la
<c maggior parte delle umane credenze e vera, e che la buona filo-
« iiti nun deve affaticarsi in altro, che in ispiegare agli uomini di-
« stiiitamente quello che in una certa maniera confusa e noto na-
« turalmente a ciascuno; faceiido ella la ripetizione e il comento
« alia lezione ed al testo dettato ad ogni uorao dalla natura 1 » . Co-
me vedete da que-slv sentenze del gran lilosolb porporato, la parte
atlidata ad un savio istruttore che brama introdurre il giovane nei
penetrali del sapere, non e bassa ne contennenda, essendo anzi la
via per cui si sale alle supreme altezze di gloria e di signoria nel re-
gno della ragione, la quale non obbedisce e non riverisce legittima-
1 PALLAMCINO Del bene 1. 2, cap. 4.
2(34 DELL1 ARMONIA.
mente se non la verita: e Taver preso la strada opposta e una delle
precipue cagioni per cui, rimasti gl'intelletti a fortuneggiare tra i
venti delle opinion!, senza bussola di principii e senza ancora di
certezza, gittarono la filosofia in balia or delle passioni, or del sofi-
sma, or della eloquenza.
7. Questo procedere sul terren sodo delle verita piu comunali e
sicure non vieta che certe difficolta o teorie pellegrine si propon--
gano ai giovani sotto forma di obbiezioni, si per aguzzarne 1'appe-
tito, si per cbiarir la materia. Ma quarido esse vengono come puro
sussidio dell'attenzione o della intelligent, non debbono introdurre
nell' insegnamento quella moltiplicita di sistemi e di metodi , che
ad altro non giova se non a slancare e confondere.
8. In quanto poi agli adulti , gia vedemmo nulla vietare che la
filosofia da loro appresa per formare in se stessi 1'evidenza , venga
poi rivolta a smascherare e combattere gli error! altrui : funzione
anche questa degnissima e gravissima , benche non elementare e
•primaria, delle scienze filosoiiche, come di ogni altra: non essendovi
cosa nel mondo che non possa giovare al bene o alia difesa della reli-
gione, e subordinarsi a sussidio dell' ultimo fine. Ma 1'entrare gia ma-
tura in questa giostra, lungi dall'essere cagione per la filosofia catto-
lica di dissidii e di screzie, sara anzi un nuovo conforto a piu ferma
unita , si per la cautela con cui in tali cimenti ogni vero cattolico
tjen fiso il guardo ai punti determinati gia dalla Chiesa,si per 1'accu-
ratezza colla quale e necessitate a ridurre in termini chiari e comu-
nali le ambagi del gergo sempre oscuro ed equivoco adoprato dalla
eterodossia. Al qual proposito degnissimo di osservazione e 1'avver-
timento del ch. Aw. Capogrossi nella Disserlazione inserita negli
Annali di .scAenze religiose ( II. a Serie , torn. X , pag. 47 e seg. )
intorno alia Teodicea dell' Ab. Maret. « Molti scrittori , die' egli ,
si servono quasi senza volerlo di . . . . espressioni pericolose ....
II cbe pu6 derivare da molte cause : la lettura di scritti erronei per
confutarli , un certo desio di confondere questi errori nel proprio
loro linguaggio, 1' abito di tal linguaggio , contralto da giovani, fi-
nalmente, diciamolo arditamcnte, una certa bramosia d' ingrandire
il dominio della ragione e di affrancarsi dal linguaggio parlato co-
stanlemente per tanti secoli dagli apologisti della religione ... Ma
in tilth1 le cose lunga e difficile impresa e abbarulonar la via segnata
dai padri nostri, creando e inventando una nuova lingua scientiiica
per surrogarla all'antica: difficolta che, se e grande in tutte le
scienze, e immensa in teologia, .... parlante di cose appena intel-
ligibili relative all' infinite, alsommo, al soprannaturale 1. »
Fin qui il valente scritlore degli Annali citato da noi tanto piu
volentieri, quanto meglio conferma cio che altrove abbiam detto
serbarsi in Italia piu die in altre genti 1'armonia filosofica per 1' in-
fluenza delta terminologia teologica.
9. L' aver saputo in tal guisa ridurre al linguaggio comune dei
filosofi il gergo del trascendentalismo forma, come allora osservam-
mo, uno dei titoli alia gloria del ch. Giacomo Balmes; il quale e
nella Filosofia fondamentale e nelle Letters sullo scetlicismo si ado-
pero a ridurre in lingua da galantuomo il gergo di certe espressioni
del trascendentalismo tedesco, affine di disingannare i suoi conna-
zionali, alcuni de'quali sorpresi da que'paroloni misteriosi inco-
minciavano a sospettare in quel buio longinquo, speculazioni pro-
fonde e sublimita inarrivabili. No no, dice loro il sommo filosofo
dopo aver posto in chiaro alcune stravaganze dell' Hegel : nulla e
qui di sublime, nulla di profondo. « La difficolta di assalire codesti
« delirii provien da ci6, che i nuovi filosofi hanno avuto 1' accortez-
(( za di foggiare un linguaggio enigmatico, ove mai non puoi sapere
« se hai azzeccato il senso dell' A. 2 >,.
10. Concludiamo. Se i filosofi italiani abbracciano quella unita di
scopo , che ogni persona assennata ravvisa negli studii filosofici ,
specialmente elementari, questi contrarranno fin dalle mosse una
direzione armonica che potra essere un primo elemento di unita: in
quella guisa che le scienze matematiche , le fisiche , le geologiche ,
il'I'X ib JJlllJJsl cl : OeiiJU'J 'ilkufl );ji .r.'UYi .
1 N'i^^ff «WWte ^^^M^^<!fl'6W%dBbttff lradouo <11U'-
sto avvortimento dagli Annales de philosophic chretienne (IV Serie, torn. A ]
, ^. ^ Hi) om- . . . liiim lx;!
ove la Dissertazione fa inscntn in rmgtfo Francese.
i BAI.MES, Cartas a un esceptico pag. 181. li;irrcl<Mi:i Hrnsi H
^(56 DELL' ARMONIA
le chimiche eec., benche riesca.no varie e complicate quando s' in-
nalzano a nuove scoperte, o incalzano nelle loro polemiehe i nemi-
ci della fede che si armano contro lei di quelle scienze-. pure quando
trattasi dell'insegnamento, prescindendo da tali complicazioni e pen-
sando quasi unicamente a porre in evidenza le nozioni elementari
del proprio soggetto coiranalisi accurata dei fatti, e colla for/a del-
le dimostrazioni, armonizzano generalmente nel linguaggio e nelle
idee: e quanto sono piu adulte le scienze, tarito piu rigoroso diventa
il loro formolario e pih uniform! e comuni le loro idee elementari.
Lo stesso, crediamo, dovra accadere nella suprema delle scienze
naturali la filosofia, il soggetto della quale sono quelle nozioni e
quo' principii supremi che entrano in tutto lo scihile: metta ella
dunque questi in luce, in evidenza; ed avra riempito una gran lacu-
na e sparse un seme fecOndo di immensi vantagp-i sociali. E il pro-
cacciarli dovrebbe premere a tutti sieno cattolici o miscredenti ;
giacche chiuriqtie e uomo dovrebbe comprendere quanto import i il
bene e sodamente discorrere.
E qui giovera avvertire una volta per sempre cbe quando racco-
mandiamo 1' unita di linguaggio, pairliamo dell' unita filosofica, non
gia della grammaticale, siccome fin da principio abbiamo avvortito:
parliamo cioe di quella che nasce principalmente dalla somiglianza
delle dottrine e non dalla somiglianza della barbaric. II Dante cbe
citeremo fra poco fu seguace di S. Tommaso nelle dottrine, e m<>-
dello insieme di eleganza nella lingua : ne per esprimere i soggetti
sublimi della scuola cattolica abbisogn6 della petreila, della ecceita,
o del reubau. Vi banno alcuni termini consecrati dalla Cbiesa e que-
sti ogni cattolico deve serbarli inviolati -, negli altri, salva 1'esattezza
e la riverenza all'uso dei cattolici, chi e perito e della lingua e del-
le dottrine, sapra sempre esprimerle con un frasario puro e nobile,
come le verita di cui parla. E se alcuni credono non potersi vestire
di una bella dicitura quelle dottrine che formarono 1'ammirazione
dei piu bei secoli di nostra letteratura , cio awien solo perche, im-
pastati di teorie straniere, e forse di straniero vocabolario, hanno
dimenticato di essere nati in Italia.
F1LOSOFICA
Ma poicbe, qualunque ne sia la causa, le scuole eterodosse hanno
ridotta la filosofia a tal nullita e disprezzo da fare increscere di loro;
i cattolici che veggono quanto noccia alia societa e alia religione la
superficiality degli studii filogofici. hanno in questa persuasione ga-
gliardo stimolo a rassodame le basi , e per conseguenza ad agevo-
larne 1'unita.
11. Vero e. che per procedere con questo metodo e dare ad ogni
concetto plena analisi, principii sodi, svolgiinento compiuto non
vuolsi incarcerarne 1' insegnamento della piu alta , piu ardua ,
piu universale delle scienze entro gli angusti corifini di cinque o sei
mesi, pressurati ed infarciti per soprassdlo da non so quanli altri
inst'irnamenti encidopedici. che'rubino mda del tempo, dellatten-
zione e delle forze a quella testoliaa inzuppata ancora nell' acque
dell'Ippocrene per non dire nel latte della nutrice. Deplorabile co-
stumanza introdotta nelle scuole di filosofia dal secolo clie si vanta
ragioiuitore per eccellenza! e die manifesta put troppo in qual con-
cetto vada presso 1' universale lo studio delle scienze razionali. (Ihi
coinprende come tutte le aberrazioni onde e scombuiato il inon^o,
nascono dalla incapacita di scernere il vero nella confusiorie di tan-
te sofisme; e come questa incapacita nello scernere nasca dalla ine-
satU'zza ed oscurita dei concetti , arrossira certamente cbe tutti gli
dementi dello scibile umano abbiano ad infondersi con uno studio
semestre in una intelligenza trilustre ; e cbe mentre il fattorino di
unlegnaiuolo appena impara in sei mesi a rotondare un cavicdiio .
o a piallare una tavola; quel^brevissimo tempo bastar debba al novi-
zio lilosol'o, non solo per comprendere da capo a fondo tutti gli uni-
versal! element! dello scibile umano , ma eziandio ad acquistare
1'esercizio del raziocinio in modo da usarlo speditamente, ora a conn
iVnnar le proprie, ora a combattere le sentenze contrarie.
Ma questo sia detto per passaggio , come conseguenza di quello
studio severo inlorno ai principii metafisici, senzail quale le scien-
ze razionali e morali mai non potranno acquistare (juella saldezza
ed armonia di cui stiamo trattando.
•on
268 DELL ARMONIA.
§• V.
.• oloqoq
. O
ia risullanle dallo spirito caltoUco.
1. Effelto della fede — 2. e della caritk unificante — 3. Loro contrapposto
J'eresia essonzialmente scindente. — 4. Spirito tradizionalc del caUolicis-
ino — 5. careggiato dalle altre scicnze — • 6. alterato in filosolia per ispirilo
eterodosso: — 7. questo svolgendosi si va smaschcrando — 8. Modo di cor-
recgerlo — 9. favorevole all' unita.
aio-i loov 9ib oJcthsofi^
A T rj-*' j r . j- 11, vi-
1. La solidita degh studu sarebbe, come abbiamo accennato,
interesse comune di tutti gli scienziati , qualunque sia la religione
che professano : laddove il secondo elemento di unita , die oggi
ahbiam preso ad esaminare, vale a dire quello spirito di fede e
di carita che ne forma Y essenza e la vita , appartiene quasi e-
sclusivamente ai cattolici, presso iquali Funita della Chiesa trasfon-
de una certa unita in tutte le altre istituzioni. E in quanto alia fede
non torneremo a favellarne, essendo evidente da cio che ahbiam
detto nel primo articolo quanto a lei giovi una certa unita filosofica ;
.,-,,,
e quanto per conseguenza questa unita debba rmscir cara al catto-
lico , e indurlo a far di tutto per mantenerla e fomentarla nelle
scuole specialmente della gioventii: la quale dal primo indirizzo
ch'ella riceve verra mossa in seguito o a ragionare co1 ragionevoli o
r i i • l-i , •
a lolleggiare cogh stravaganti.
. ^ . , yfj
2. Meno laconici saremo parlando della carita cattolica: la quale
considerata come principio di armonia nel filosofare, non viene qui
da noi riguardata precisamente in quanto e amore scamhievole ,
tendente per sua natura a produrre tra i fedeli una certa somiglian-
za. Anche questo amore scamhievole puo certamente influire nel
rendere piu agevoli i consentimenti : ma quello che a tal uopo dee
principalmente giovare e quell' affetto, con cui il cattolico e vincolato
alia unita della Chiesa e rannodato alia tradizione di tutti i secoli
precedenti. Si comprendera viemeglio quanta. forza debba esercitare
questo spirito, se si rifletta agli effetti dello spirito opposto.
FILOSOFICA. 269
1 iao(
3. LTeresia e essenzialmente divisione, come il nomestesso la dice;
divisione nella generazione vivente, divisione dalle generazioni pas-
sate. Ovunque V eterodossia alligno divise popolo da popolo, gente
da gente, famiglia da famiglia, fratello da fratello : ovunque giunse
a regnare dett6 leggi ed istituzioni, che isolassero da tutti i vicini e
troncassero tutte le tradizioni *. La scissura nelle opinioni filosofi-
che sotto le influenze eterodosse non e dunque soltanto un risulta-
mento necessario della varieta deglintelletti nell'apprendere e giudi-
care, ma e di piu un bisogno, un desiderio, uninteresse di un cuore
esacerbato che vuol romperla con tutti i circostanti e con tutto il
passato. E qual ragione avea la Repubblica francese del 93 di can-
giare quella bandiera onorata, che conoscea si bene il cammino della
vittoria? qual ragione di cambiare la settimana in decade , o T 6ra
volgare nella repubblicana? qual ragione di abolire perfino i nomi
non che i monumenti e le costumanze delle antiche province? Gia
tutti lo sanno : si volea iinirla per sempre col medio evo , ossia in
lingua volgare, rigenerare un popolo che piu non avesse antenati.
Chi cammina con questo spirito e naturalissimo che piu trionfi ,
quanto piu cambia o abolisce T antico.
4. Ma lo spirito cattolico e precisamente il contrario; e la venera-
zione alle tradizioni, come forma un articolo della sua professione di
fede , cosi forma un istinto della sua car i la. II cattolico ricorda con
giubilo le glorie dei padri suoi, ne accetta con riverenza il retaggio
di diritti e di obbligazioni , ne apprende e custodisce il linguaggio ,
ne osserva le costumanze, ne perpetua le istituzioni : sente insomnia
.
ch'egli e Uno colle generazioni passate, le quali giunte al porto del-
la eternita sembrano accennargli da quel lido che prosiegua il cam-
mino, onde esse giunsero a salvamento. Sotto 1' impulse di un tale
spirito, il filosofo cattolico al par di ogni altro fedele,allora soltanto
s' induce a mutare , quando la costanza sarebbe colpa o difetto. Ma
cambiare per cambiare, ma lasciare V antico perche e antico, ma
IO-MIIV • ,(i an r
1 Abbianio thiarito qucsta tendcnza desolatrice dell'eresia nella I. Serie della
Cirilta Cattolicu: Vol. V, pag. 395 c seijt;.
•up
270 DELL' ARMONIA
vergqgnarsi di una verita perche e ripetuta da died o quindici seco-
ti , oh questo davvero che non cadra in mente al cattolico : ed ecco
in qual senso abbiam detto essere gran mezzo di armonia lilosoiica
1' amore ond' egli e ispirato. Sotto tale ispirazione una gran Mente
puo essere promotrice di progressi portentosi. ma non sara mai in-
novatrice nell' antica verita ; la quale ben puo essere antica , ma
vecclria e logora non mai.
5. Sotto tale ispirazione i progressi della filosofia saranno come
quelli delle scienze matematiche , le quali quando mai pensarono
che ad ottenere increment! veraci fosse mestieri disprezzare e cal-
pestare i document! diPappo, di Archimede, di Archita, diPitagora?
Ogni grand' uomo vi si fece continuatore dei precedent} •, e Keplero
era riverito da Eulero, questi da Lalande, da Lagrange, da Laplace,
seguiti essi pure dai Poisson,dai Cauchy,dai Venturoli, dai Caraffa.
persuasi tutti che, se 1' antico e vero, non vi e ragione di mtitarlo
con un nuovo che ben puo essere falso: e che una tal mutazione
limgi dall'agevolare il progresso, lo rende quasi impossibile, obbli-
gando i dotti a spendere nel discutere ed accertare rudimenti no-
velli quel tempo prezioso, che impiegar si poteva a sopraedificare
sugli antiehi gia provetti e rassodati.
6. Se i filosofi cattolici avessero tutti imitato nella loro scienz*
(juesto savio procedimento dei matematici, credete voi che si sa-
rebbero lasciati strascinare dagli schiamazzi di Wicleffo 1 e dei pro-
testanti 2 a quello sterminio universale delle dottrine antiche che
parve in certe epoche piuttosto una persecuzione di passioni t'anati-
che, che uno studio di verita filosofiche? Molto certamente vi era da
1 II sinodo di Costanza Sessione VIII, nc condanno la seguente proposizione
Unwersitates s(udia collegia vana garulitate introducta sunt-
2 Qual fosse Paccanimento del proteslantisino contro gliScolastici e notissimo;
not issi mo quanto in favor di questi sancirono i supremi Pontefici Benedetto XIV
che cita un lungo squarcio di Sisto V, (Inst. IV, lib. XIV), Pio VI, che nella Bolla
Auctorem fidei LXXVI ha eosi: Insectatio qua Sy nodus scholasticam exagitat...
falsa, temeraria, in SS. viros et doctores, qtii mayno catliolicae religionis bono
scholasticam excoluere, iniuriosa, favens infestis in earn haereticorum conviviit*
FILOSOFICA
i'orreggeree da progredire nelle dottrine e neimetodi degliScolastici.
per cont'essione di loro medesimi : ma questi progress! doveano ot-
tenersi col vagliare nelle accademie e scrutinare ad una ad una le
dottrine accusate di falsita; non gia con queH'ostracismo universal,
con quell' auto-da-fe, sentenziato a furor di popolo alia voce di un
mtMUire bretom (cosi dal Cousin si descrive il Cartesio) risoluto, fer-
mo e pin che mediocremente temerario, non meno intrepido nd pensar
da fdosofo che ml battagliare sotto le mnra di Praya , che filosofava
da dilettante, come da dilettante avea yuerreyyialo I . In nessun' arte
i dilettanti sogliono essere professori, ne i professori prender regola
dai dilettanti : ed ecco perche le scuole cattoliche, governate gene-
ralmente dal Clero , andarono riguardose a riiento nel consentire
alia condanna fulminata dai protestanti. Ma il laicato meno istrutto
e meno fermo nella fede, eppero meno sensitivo alle ispirazioni dello
spirito cattolico, t'u strascinato da quegli sehiamazzi , vi fece eco
co' suoi , e non cessa tuttavia di gridare le scuole clerical! incapaci
di ogni progresso.
7. Se non che a poco a poco le conseguenze si svolgono, i prin-
eipii si chiariscono, le dottrine si contornano a caratteri e fisonomie
ricise e distinte : ed al vedere la nullka , il pericolo , lo sterminio
portato nelle generazioni presenti da quella lilosofia improvvisata
sul tamburo dal militare bretone , anche i laici sincerameute catto-
lici incominciano a ricredersi e si persuadono , come dice il citato
Cousin , che la filosofia scolastica , bestemmiata nel primo momenta
di emancipazione , conliene verita profonde e non fu scomunicata se
non perche non oso ollrepassare i confini imposti a lei dalla fede 2.
\ Descartes etait un gentilhomme breton, rrdlitaire, ayant an plus haut degr6
nos defauts et nos qualites; net, ferme, resolu, asses tetneraire, pensant dans
son cabinet avec la meme intrepidite qu.' il se battait sous las miurs de Prague.
II avail fait la guerre en amateur, il philosophait de meme.
COUSIN; Cours de V histoire de la philosophic ; Introd. — nouvelle edition
•pag. 54 — Paris 1811.
-2 II ;/ <i beawoup de verite dans le scholastiqiw . . . ( Elle) doit contenir
aussi de profondes verites . . • La pensee qui t'exerce dans nncercle qu'ellen'a.
2T2 DELL' ARMONIA
In tale disposizione degli animi , qual sarebbe il consiglio della
prudenza per ristorare i danni delle scienze razionali ? Supponete ,
per una ridicola ipotesi , clie un agrimensore , o un muratore fosse
riuscito a persuadere ad una generazione di matematici, clie abban-
donassero le teorie troppo astratte degli antichi maestri e ne bru-
ciassero i libri, attenendosi quindi in poi alle dimostrazioni del com-
passo e della sinobia , tanto piu evidenti delle anticbe , quanto piii
visibili agli occbi e palpabili alle mani; clie dovrebbero fareirnate-
matici che venisser dopo per ristorare la scienza senza ripigliare ten-
toni i primi passi? Dovrebbero fare quel medesimo, che, dopo Tin-
cendio delle biblioteche, opero la Cina in favor di Confucio: risusci-
tare gli anticbi codici, e studiarne, esaminarne, librarne le dottrine.
8. Or questo appunto suggerisce naturalmente ad un savio filo-
sofante quello spirito che abbiamo accennato, animatore del catto-
•
licismo. Invece di svolazzare a caso pei fantastic! regni di que' tan-
ti sistemi cozzanti che brulicano ogni di dal fermento dei cervelli
riscaldati , ove i creatori o non s' intendono o si contraddicono
continuamente •, perche non interrogare piuttosto ad una ad una
quelle dottrine che vantano 1' assenso unanime di quattro o cinque
secoli , e che , sparse bensi e men coerenti , pur durano tuttavia
in molte scuole cattoliche? Se in queste i principii apparissero in-
concussi , le conseguenze concatenate , le obbiezioni gia sciolte , i
teoremi gia applicati al pratico, gia comprovati dall' esperienza, gia
connessi con tutto il sistema delle dottrine volgari e delle scienti-
fiche , e soprattutto gia conciliati perfettamente coile dottrine reli-
giose; non dovremmo esser lieti di iniziare in tal guisa i giovanetti
ad una dottrina , che armonizza con tutti i secoli e con tutte le
scienze, impiegando le meditazioni dei dotti ad alzare 1' edifizio ver-
so il cielo, invece di scavare indefinitamente sotterra in un terreno
incerto per ripiantarne, Dio sa dove, la pietra fondamentale?
point trace elle meme, et qu'elle n'ose pas depasser, est une pensee quipeut con-
tcnt'r toute verite; mat's ce n'est pas encore la pensee dans cette liberte absolue
gui caracterise la philosophic proprement dite. COUSIN 1. cit. pag, 51-52-
AA ,fo'j «
FILOSOFICA 273
9. Riflettano a questo di grazia i sapienti Italian! ; e se un tal con-
siglio non sembrasse improvvido, avrem trovato un secondo ele-
mento di iinila nel filosofare , tanto proprio della lilosofia cattolica,
quanto e proprio del cattolico il rannodare la propria esistenza alle
generazioni passate, ripetendo il noto aforismo : Profana novitas,
sacrata vetustas.
11 che se sarebbe proprissimo del cattolico in quanto e rispettoso
osservatore delle sue tradizioni, sarebbe per soprappiu proprissimo
del cattolico italiano in quanto e amatore sincere della propria ar-
moniosa favella, educata, come ognun sa, sotto gli auspicii della
Chiesa nelle scuole del medio evo. II linguaggio cattolico e filoso-
fico dei padri nostri e si connaturato al nostro idioma , cbe le reli-
gioni e ftfosofle straniere riescono barbare al nostro orecchio non
meno che erroneeal nostro pensiero. LTAllighieii, padre riverito di
nostra favella, trasfuse in lei si fattamente quella doppia forma di
vero naturale e soprannaturale , cbe gli amatori di terso dire non
possono a meno di ripetere quelle formole anche talora quando vor-
rebbono rinnegarne il concetto.
Tutto adunque sembra additare all'Italia la via da battersi, ricon-
ciliandosi con quel linguaggio filosofico immedesimato per lei colle
tradizioni cattolicbe. Aggiungete ora a questi inviti un cattolicismo
cbe si rinfervori alia vista di pericoli minacciati alia societa ed alia
Chiesa dalla Babele di oltremonti; e vedete quanto ne rimarra age-
volata 1'anmonia dell' insegnamento filosofico, se non ci lasciamo il-
ludere dallo stolto desio di folleggiare co' novatori , e rinnegare gli
avi per obbedire agli stranieri.
«
i
il'I !'140fTI
l
>>\o».^ii aiTi('%
Serb II, vol. II. 18
L' ORFANELLA
•
I.
IL MIO RACCONTO.
Amico mio dolcissimo — leri me ne stava seduto sopra un de-
schetto innanzi a una bottega da caffe di qaesta Vico , donde ti
scrivo, sorsandomi una tazza di cioccolata che, a dirtela tra paren-
tesi , non era ne la piu schiumosa ne la meglio aromatizzata del
mondo. Quand' ecco fermarmisi li dinanzi uno di quei calessetti
che fanno il viaggio dalla stazione di Castellamare a Sorrento , e
guizzarne un giovanotto tanto azzimato che parea uscisse da una
sala da hallo. Tolse di presente una delle panchette imbottite che mi
eran dappresso, e vi si gitt6 sopra a cavalcioni appressandosi a quella
medesima tavoluccia a ribalta ove era posato il vassoio delle mie
•
1 Come until m mo nel passato quaderno , 1' Ubaldo ed Irene sara sospeso finche
1'autOre dell' Ebreo di Verona, gia riavutosi per divina bonta da mortale malat-
tia, nou sia in condizione di poterlo alacremente continuare. Frattanto per
alquanti mesi verremo pubblicando questo racconto dell' Orfanella perche non
manchi al nostro periodico questa parte che sappiamo quanto sia cara e giunga
aspettata al maggior numero dei nostri associati.
L' ORFANELI.A
cbicchere , e dimandando al donzello della bottega con una voce
stridula e schiacciata da far colezione speditamenle. M' accorsi to-
sto die il messere fosse il piu nuovo uccel da muda che mai , e
quello il primo volo che egli spiccasse fuori del nido. Poiche con
fidanza tutta napolitana , e per soprappiu sbadata per V inespe-
rienza del mondo e degli uomini comincio ne richiesto ne inteso a
darmi ragione di se , del suoi parent! e familiar! , dei suoi studii
e dei suoi educator! , del suo viaggio e del suo albergo e di cento
altre attinenze cosi alia minuta che un fiscale ne avrebbe soverchio
per tener sempre dietro alle peste d' un galantuomo. La foga del
suo chiacchierare era cosi stemperata che ne vinceva di gran lunga
T appetite ; e quando il poco cortese vetturino cominci6 a serpen-
tare del troppo indugio , egli fu costretto a lasciar mezzo intatta
la colezione preparatagli, e a saltare sull' impaziente legnetto che
1'attendeva, dopo dispensati a dritta edastanca infmiti saluti alle
persone che neppure eransi accorte di sua presenza.
Peggio per T infronzito messer Ldnduccio , dirai tu : ma che co-
mincianiento e egli cotesto d' una lettera che mi scrive un amico
dopo cinque anni di lontananza, e tre di silenzio? Rabbonati e il sa-
prai tosto. Di poche t-ose al mondo non trae T uomo qualche van-
taggio : e il pro ch'io m'ebbi dal colloquio del ciarliere viaggiatore
i'u questo: ch'io seppi da lui che tu eri teste giunto in Napoli , e vi
divisavi passar mezzo T autunno alline di scuoterti di dosso il mu-
lamio di certe febbracce, che t' hanno spolpato sotto un cielo meno
amico alia tua gracilezza, e meno ridente per la tua fantasia. Vera-
mente questa nuova 1' avrei atteso piuttosto da te , che dalla mia
ventura. Ma pure ove diamine potevi tu scrivermi , se io non ti feci
consapevole del mio nuovo traslocamento ? Sappilo adunqua ora ,
e se m' ami ancora vieni ad accertartene coi tuoi proprii occhi. Qui
il cielo azzurrino, T aria spiritosa , i colli verdi , i venticelli odorati
di cedri, di mortelle e d' alloro, la brezza marina soavissima fugano
sfinimenti , ambasce , macilenze e febbri d' ogni sorta. Qui per
giuiita potrai imbalsamare i visceri di certo vin gagliardo e sma-
i-liante che i miei propri vitigni equensi pullulano, e le mie mani
276 L ORFANELL.V
spremono, purificano ed imbottano ; e si che ne uscirai vigoroso
e capace di sfidare ove che si a tutte le inclemenze della stagione ,
e le malignita delle terre. Cagliati adunque di te , e ripara per al-
quanti giorni su queste colline : e se non di te, almeno dell' amico
tuo, che e desideroso di stringerti al seno, di versarti nell' animo
una qualche parte del proprio cordoglio , e compensare 1' assenza
di circa a 60 mesi con almeno alquanti giorni di domestici conver-
sari. La mia casa non e gran fatto lungi dalla Citta di Yico , e sol
che ne chiegga al padrone della prima bottega da caffe che incon-
trerai sulla via, ti sara facile il trovarla. II carattere di questa let-
tera t' ammonisce che gia son cosa troppo vecchia e logora da po-
terla durare piu a lungo su questo mondo : e siati questo un mo-
tivo di piu da gettarti presto fra le braccia del
oni
Tuo Raimondo . . .
.
Questa lettera si cortese mi giunse in Napoli sul principiare
dell1 Ottobre dell anno scorso. L' amicizia mia col sig. Raimondo
comincio dall'esserci a caso abbattuti insieme molti anni innanzi in
Salerno e fu continuata dipoi con sollecita amorevolezza piu col
mezzo di lettere , che di visite. La somiglianza degli studii scam-
bievoli, ed una insigne bonta di carattere ed onesta e gentilezza di
modi nell1 amico, mi avean reso oltre ogni forma gradevole quella
dimestichezza. Egli avea valico allora il suo undecimo lustro : per
me spuntava appena il quinto. Ma questa disparita di anni era forse
il vincolo piu stretto che ci legasse i cuori. lo facea grande stima e
mi giovava non poco della sapienza e della pratica dell' amico : ed
egli compiacevasi e si rallegrava della mia vivacita e spensieratezza
giovanile. Divisi 1'uno dairaltro quasi sempre ingannavamo il dis-
piacere della lontananza colla dimestica assiduita dello scrivere : e
tal costume duro fin tanto che le traversie dei tempi non ci costrin-
sero entrambi ad un vagare frequente e angoscioso. Era questa
adunque la prima lettera che io ricevessi da lui dopo il lungo si-
lenzio. II primo affetto che mi si mosse neir animo fu il piacere di
L' ORFASELLA 277
trovarmi si dappresso a tale clie io supponea dimorare nella patria
giu giu al fondo delle Calabrie. Quindi appresso la curiosita mi sti-
molava coi suoi pungoli-, e per quanti arzigogoli mulinassi nel mio
cervello, non riusciva ad aggiustar nel segno ne anche per una del-
le tante novita che quella inaspettata lettera mi rivelava. II mio
antico e vecchio amico lia nella sua vecchiaia lasciata la patria e
i parent! cosi da lui amati ! E come cio, e perche? E poi parlarmi
di vigneti proprii , di vini da lui fatti , di vita scioperata ed oziosa
e passarsela in tutto delle sue consuete scientifiche investigazio-
ni, e dei suoi si dotti commenti filologici! E la malincoriia diffusa in
quella lettera , e il confessarlo aperto che esso f a , e F invocare il
mio conforto! Quale strano cangiamento di cielo, di occupazione,
e quasi d'indole non e egli mai cotesto! Solo costante in quest' uo-
mo serbossi 1'antico afletto verso di me. Come va? Come sta?
Cosi discorrendola fra me stesso mi trovai stimolato da tre vali-
di alletti ad accettare 1'invito: 1'amicizia, la curiosita, la gratitudi-
ne. E per6 senza por tempo in mezzo mi posi in assetto pel breve
viaggio , e quella sera medesima era gia , poco dopo F imbrunire ,
alia porta delF amico. Questa celerita e il sopravvenire presso
alia notte davano alia mia visita tutto il piacere d' una sorpresa ,
scbbene ella fosse non solo desiderata , ma cercata con tanta insi-
stenza. Al primo busso che io diedi colla campanellotta sul pic-
chio del cancello esterno della vigna rispose un abbaiare acuto
di cani , che per quelle vigrie e uso d' averne di molti a cu-
stodia , i quali accorsero tosto al capo del viale d' ingresso e li
fermi a guardia della casa , intramezzavano ai latrati pih smaniosi
il sommesso e cupo lor gagnolio. Accorse a quello strepito cagne-
sco un domestico piu villano che fante e domandatomi chi fossi ,
con viso brusco e insospettito, ebbe a fare una gran cortesia di la-
sciarmi cosi tuttavia sulla strada alia custodia dei suoi striduli
cucciolini , linche non corse a recare il polizzino al padrone di
casa. Dove questi garrirlo dell' avermi lasciato li sulla soglia ,
perche nell'accorrere che fece ad aprirmi Io stesso sig. Raimondo,
278 L' ORFANELL.V
ei gli tenea dietro recandosi con un' aria un po' mortificata un lunie
a mano, e affaccendandosi intorno a quei suoi guardian! per ricac-
ciarli nella lor cuccia. Mentre tutto cio avveniva io contemplai d'un
guardo quel vecchio, e traune un po' di raaggior magrezza egli era
tuttavia quella si svelta e diritta persona , che aveva io sern-
pre conosciuta : e questo primo avviso giovo molto a rinfrancar-
mi Tanimo di piu gravi timori. II vedermi egli di lungi e ilgridare
fu tutt'uno. Perdonami, sail questo Menico e uno stordito, un pau-
roso — cioe quando glie ne salta ilgrillo pel capo — Ecco vengo io
stesso ad aprirti per far piu presto. Eh ! clie ai vecchi tocca ora
d' essere piu svelti dei giovani. To' Menico : lascia li da un canto la
tua lampada,e corri ad avvertire la signora che abbiamo unospite,
un amico . . . dille che e uno di casa.
Mentre cosi parlava un poco a me , un poco al suo paggio, avea
gia tratto il paletto del cancello fuori delta boccuccia e schiavato ii
serrame della toppa: entrai tosto, e quegli richiuso nuovamente mi si
laacio al collo, e datami una stretta affettuosissima : dopo cinque
anni ! dissemi, avea quasi per.du.ta la speranza di rivederti. Quan-
te cose da dirti ! quante vicende I Ma prima d'ogni altro di' con li-
berta per rifocillarti della via vuoi un po' d'acqua acconcia di cedror
o anzi meglio una bevanda calda di caffe? Ma oibo lascia fare a me:
il migliore sara un buon calicetto di vin vecchio : n' ho del pretto
che spuma taut' alto , ed e vigoroso da risuscitare un morto. Ehi
Menico ...
11 buon vecchio non in' avea lasciato ancor tan to di tempo da po-
ter mettere una sillaba in quel primo sfogo della sua cordiale ospi-
talita : ed appena allora ebbi agio di dir qualche parola , quando
presomi domesticamente sotto al braccio , e toltomi di mano il pic-
colo mio fardelletto, mi accompagno per quella balestratadi via die
correa dalle muricce delJa vigna alia casa. Dissi allora in poche
parole Io intervenutomi dei miei ultimi tre anui, e non fui interrot-
to da lui, se non con qualche semplice esclamazione di pieta o di
sdegno. Osservai che esso mi Uicque affatto delle proprie avventure
in su quel primo sconlro , per uaa fine dilicatezza di non scemare
L' ORFANELLA 279
la compassione dr' miei easi col racconto de' suoi tanto piu I'or-
timosi.
Mentre die io prendea qualche ristoro offerlomi dal cortose ami-
co, la sig. Rosaria sua sorella , minore a lui d'una ventina d' anni
inciroa , venne a congratularsi col gemiano della visita , e a ren-
derne a me cortesissime grazie come d' un favore , cosi ella il
rhiamava, che io impartiva al loro romitaggio. Presa poscia 1'auto-
rita c i dritli di donna della casa, mi domando se io soffrissi a dor-
mire in una stanza volta Sulla marina, amenissima per la vista che
vi si godeva , e rallegrata dal mormorio delle onde fiottanti contro
alle I'alde della collina. Se cio m' inrrescesse avrei potuto trovare
maggior silenzio dalla banda opposta , ove le tinestre guardavano le
coste del monte messo a vigne ed oliveti. Mi tolse dall' esitazione
della scelta la franehezza del veccbio •, che « 1' amico e stance , le
disse , e fresco d' anni : terra legata la giumenta anco che il
mare tempestasse. D' altra parte io ho saputo da quel bigolone ,
in cui come voile Dio ieri m' abbattei , e che mi si disse suo al-
lievo nella facolta fisica, che 1' amico e infetto delle terzane. Ora
un po' d' aria piu schiettamente marina gli fara buon pro. Andre-
mone dunque da quella parte : tanto piu che essa e la piu de-
eente camera del nostro quartiere, e la serbiamo per g\i ospiti ». E
cosi senz' altro attendere mi vi guid6, e volto d'un tratto il nottoli-
no di ferro, spalancola invetriata; e piglia, dissemi , amico con una
boccata di quest1 aere cosi sottile e salubre, possesso di questa casa.
Io mi sentii aUargare il petto, e raHegrarmisi il sangue: ma Io spet-
tacolo che mi offerse agli occhi quella vista mi trasse tutto fuor
di me stesso, si che rimasi un bel tempo come smemorato d'ogni co-
sa e fin dell' ospite che mi stava ai fianchi appoggiato coi gomiti
snl davan/ale. Vedeva a dirimpetto la citta di Napoli cogli editi-
cii digradanti sulla collina e spiegati a semicerchio , intanto che il
riverbero del gas ben ripercosso dall' interno dell' abitato parea che
le formasse sul capo tin1 aureola luminosa. La lanterna messa in
cima della torre sull' imboccatura del porto, coll' alterno suo splen-
dere ed ecclissare or m' irradiava quelle case , quel porto , quella
280 L' ORFANELLA
marina di splendore acceso , or mi sottraeva allo sguardo ogni cosa
lasciandovi una incerta mapiacevole confusione di oggetti. Quello era
Testremo confine clie s'apriva alia vista , e di cola s'arcuava il cer-
chio del golfo seminato di citta e di borghi che per tutto vedeansi
sparsi di lumi ora aggruppati a molti insieme, ora solinghi e piu lan-
guidetti. Dopo la Torre dell'Annunziata, e piu d'appresso il piccolo
seno di Castellamare una striscia ampia di fuoco, quasi minuta bra-
ce versata sul terreno continnamente, mi disegnava il cammino del-
la strada f errata: ed il fanale che la precedea con un movimento as-
sai celere era segno certo che a quell' ora la via era percorsa da un
convoglio. Di dietro a questo lemho di piaggia illuminata stendevasi
un gran tralto nero interrotto solo da qualche ceppo di case dalle
iinestre raggianti , e da qualche fuoco acceso innanzi ad un tugurio
o ad una capanna. Quel tratto nero scorgeasi manifesto che abbrac-
ciava i colti, i seminati, gli arbusti , i vigneti della riviera. Dietro
ad essi torreggiava la vetta del Vesuvio, dalla cui sommita usciva di
volta in volta un globo misto di fiamine e di fumo , il quale parte
ricadeva nella voragine sottoposta, parte sboccava sul rovescio sgo-
lato di tramontana.
Tale era la scena terrestre a quell'ora: e a lei appropiavasi lo spet-
tacolo della marina. Sulla superficie del mare vedeasi qua e cola
sporgere lembi, fisoliere, grottoline e cotali altre navicelle da pe-
sca, con sul castelluccio della prora una fiamma accesa di tizzi piu
o meno vivace, mezzo acconcio ad allettare alcune generazioni di
pesci. Un po' po' cbe esse scorressero o volteggiassero , e piu ad
ogni incresparsi dell' acque sotto la pala del remo che le fendea ,
la spuma gorgogliando montava alia superficie imperlata di scin-
tille giallognole e i flutti intorno accendevansi di luce fosforina. Ma
quello che piu rapivami era la tranquilla c quasi immobile pianezza
di quelle acque: e il raddoppiarsi che per questo facevasi in grem-
bo ad esse, come sopra uno specchio terso e brunito, ogni fiaccola
ed ogni luce della riva e delle barchicciuole ; onde la lor vista du-
plicata aggiungnea alia naturale belta di quella scena 1'incanto d'una
insolita corrispondenza. L' immaginazione era cosi illusa che a!
L' ORFAIS'ELLA. 2<S I
tremolar dolie hnagini capovolte in fondo al mare per gli ondeggia-
menli, il cuoro mi palpitava quasi di rovina minacciata a quella si
vaga prospeltiva. Cosi I'attamente c' inganna la fantasia se noi le ci
aflidiamo anchc un istantc! otmiiirrea
A scuotermi pero dallo stupore di cotal vista non vi voile meno
die un profondo sospiro del buon vecchio. Ecco, ei tosto comincio
a dirmi, la nuova materia delle mie contemplazioni. Lungamente ho
studiato neile opere degli uomini, ed il mio spirito ne ha colto ari-
ditae desolazione, se non peggio. Glianni e la sventura, ainico mio
dok'o, m'hanno i'alto volger F animo allc opere del Creatore. Li da
quel poggetto, die vedi giu al fondo della vigna e che fila a piom-
ho sul mare ^ assisto al sorgere o al tramontare del sole : e qui da
questo hallatoio die sporgeti sulla dritta contemplo attonito per
qualche ora la notte aggirarmisi sulla testa i pianeti, e brillare tre-
molanti le stalle nel lirrnamento. — Oh come mi parlano esse di Dio
piu. eloquentemente che nori la parola mendicata dai piu facoiidi in-
gegni! Oh come m'imbalsamano V animo tanto bisognoso di questa
medicinal
— Ma che vi tocco mai , dolcissimo e rispettabile amico o piut-
tosto padre , che vi tocc6 di sofferire? Ditemelo alia buon' ora —
La vostra lettera , questa nuova dimora stessa , e piu queste vostre
parole mi fan sospettare tali sciagure , che io non posso sostenere
di vanLaggio a dimandarvene.
fin-f, La mano di Dio ha giunto un'intiera famiglia che mi apparte-
neva: la famiglia di Rosaria mia sorella — Ma la Dio merce fu
per loro salute, e per salute anche mia; tel dir6 pure con gioia, seb-
benc ...
— Sebbene, volete dire, la memoria delle pene sofferte v'addolori
ancora 1' animo , e vi spreina queste lacrime dagli occhi. Lasciate
adunque . . . .0]mtnd o
— iNo: caro mio, no. Queste lacrime son d' amarezza tanto forse
quanto di gioia. Dopo tanti anni di vita spesi in vani e pur faticosi
Studii: dopo casimolti ora lieti ora infelici, nel giro di pochi mesi io
282 L' OKFANELLA
lio appreso a conoscere I'uomoja natura, Iddio quali essi sono vera-
mente, e Fappresi da una povera creatura,fanciulla del popolo,sen~
za coltura umana , ne educazione , ne fortuna. Cara Rosella ! II
cielo ti voile orfanella ai primi tuoi anni perche tu fossi la fortuna
di molti. — Questo e quel pensiero che qualunque volta mi torna al-
ia mente mi fa piangere di mera consolazione e mi sparge di doicez-
za il dolore delle tristizie viste, e delle pene soffertene. Ma io volea
dirti teste che non dovevamo questi primi momenti rattristare con
racconti di troppa pieta. Resterai, non e vero con me almeno a for-
nita la vendemmia ?
— II vorrei ben volentieri.
— Oh lasciamo questi benedetti ottativi ... la trista pruova
Fho fatta io stesso troppo a lungo ed a mio danno-, che la mia vita
fu sempre una tempesta finche ebbi in cuore e sul labbro il vorrei..
— Allora diro la cosa rotondamente come la vostra amicizia mel
consente. Piu di tre di non restero lontano di Napoli. Ho di molte
brighe e faccende, e piati cola ....
— Buon, buono : che i piati, le brighe, e le faccende ti sappia-
no meno ostico che il piacere d'un tuo amico. E pur dovresti pen-
sare a ristorarti qui lungamente . . .
— E i tre di che vi restero mi sembrano quanto ad ozio ancor
troppi: quanto al preferire le occupazioni all' amicizia ....
— Le fur celie le mie, non isforzai nissuno, e men che gli altri
gli amici ; ne costringero te. Ma per tornare alle mie avventure ,
in questo tempo udirai tu da me e dalla mia sorella la parte che
scambievolmente abbiam tenuta nella storia che ti racconter6, se
pure ella sara cosa che t'alletti il saperla. Ma uno degli attori 'prin-
cipal!, e forse il Reus ex machina Thai visto entrando, e non t'avra
fatto concepire grande idea di se: perche a dirtela quell1 averti fatto
aspettare.
— Oh no : era cosa che andava da se ; e chi siede in piano non
tta onde caggia, dices! in proverbio. Un uomo ignoto, ad ora tarda,
in campagna solitaria non dovea essere da un servo ammesso di pri-
mo slancio in casa. .
L' ORFANELL.Y
— Bravo : mi piace che Menico ahbbia trovato il suo difensore.
lo tuttavia ne 1'ho rabbuffato per due motivi: e perche la diffidenza
verso un ecclesiastico e cosa disdieevole, e perche eri tu cbe aspet-
tavi. Ma del rimanente io quel Menico 1' bo in quel con to che fi-
gliuolo . . .
In questo entra a rompere il nostro discorso la sig. Rosaria con-
ducendosi Menico appresso : e chiestomi con molta gentilezza che
dessi retta a ima parola che quel buon tigliuolo aveva a dirmi, gli
lascio campo di parlare, con un « coraggio Menico, fa il tuo dove-
re » . Io non indoviriava cbe cosa volesse dirmi quel bravo garzonotto
e pure aveva gran voglia di ascoltarlo e di parlargli , perche egli era
tanto stimato ed amato dal sig. Raimondo. E poi quelle parole mi-
steriose benche cosi mozze dettemi dianzi intorno a lui , e quell' es-
sere stato non parte solamente ma principale attore d' una storia
ignota ancora per me , e nondimeno importante altame.nte per la
famiglia alia quale si riferiva , me ne accrescevano il desiderio. A
torgli 1'imbarazzo, che il teneva ancora sospeso: « scusate, gli dissi,
se la mia venuta e cagione d' accrescere i fastidii del vostro servi-
zio e forse occasions di qualche rimprovero » . A queste parole egli
corse tosto ad afferrarmi con impeto la mano, e baciatala con afietto,
« fissandomi in volto con molta ansieta gli occhi vivacissimi pronun-
zi6 appena poche parole nel suo dialetto calabrese , colle quali ma-
nifestommi tutto il suo accoramento del non avermi accolto con mi-
glior garbo, e il piacere che io non ne fossi rimasto offeso - Un tal
dialogo fu bellamente rotto dalla sig. Rosaria che il mand6 ad assi-
stere alia Marianna, la quale in qualita di fante governava la cuci-
na , ordinandogli che tornasse poi ad avvertirla quando fosse appa-
recchiato. Rimasti cosi soli :
— Vi avra, credo, informato, ripigli6 la sig. Rosaria, il mio fra-
tello del quanto dobbiamo noi a quel caro Menico !
— Qualche cosa diss' io , me ne ha detto: ma questo poco e
servito piu a stuzzicar 1'appetitoche a sfamarlo.
Allora la sorella del mio ospite mi delined in poche parole, e mol-
lo assennate , la storia di quel loro benefattore : cosi 1' udii spesso
281 L' ORFANELLA
chiamare da essi quando Menico era assente, die non potesse
ascoltarli.
?'>«ib mio • unob utgjy ib oirruq ii
Da questa narrazione comindai a scovrire un poco piu die imian-
zi non aveva imaginato delle avventure del sig. Rairaondo. lonon avea
perloaddietroconosciutagiammai la suasorella, ne la famiglia di lei,
e solo in generale avea potuto scorgere da certe formole e sentenze
nelle lettere del mio amico die quella famiglia gli era taiito cara,
quanto spesso gli dava sollecitudini ed amarezze. La signora Rosa-
ria sia nel discorrere, sia nelT operare mi parve donna di alti spiri-
ti e di squisito sentire : e tal donna messa a capo d'una casaavreb-
be dovuto a mio credere condurla a bene e si dirittamente, die non
potessero allignarvi guai e sconcerti molto alia lunga. Vero e die
fin da questo primo schizzo d' una storia, die mi veniva descritta a
spilluzzichi ed a salti, io cominciai a sapere che aveva essa avuto im
figliuolo, il quale da mammoletto in molti vezzi allevato, era poi nd-
la maggiore eta venuto impronto , riottoso e tristo, e causa princi-
pale delle sue disgrazie. Aveva altresi fatta menzione d'una Bet-
tina sua figlia , cbiamandola accorta e savia donzella ed avventu-
rata: e solo verso di lei mostrava un po' di cruccio percheTavesse ab-
bandonata, sebbene per onesto e buon fine, facendola nella veccbiaia
restar non solo donna vedova, ma grama ed orba genitrice. Piu in
la di tan to non mi riusci per quella sera d'intendere, perche le sol-
lecitudini di Menico aggiuntesi a quelle di Marianna ci ammanirou
piu presto da cena ; nelqual tempo era, com'ei-si protesto sul seder-
si a mensa, costume del sig. Raimondo di non parlare die di cose
liete: perclie soggiungeva egli : 1' intingolo e la salsa piu digestiva
d' una vivanda e sovra tutto la ilarita. rfg Knr>iy
II di seguente levatomi ben per tempo affine di godere di quelle
aure mattutine si frescJie e si odorate, mi condussi a passeggiar.p^
la vigna dell' ospite come ebbi di lui saputo die contra il consue-
to era uscito di casa assai di buon'ora. Yalsemi di compagnia c di
guida il giovane Menico: il quale s'ebbe a granpiacerela dimanda die
io glie ne fed, per compensaro, credo io, la rozzezza di lasdarmi la
ogasioq «n§iy jsnu'rfo t6iijJi8oq sfidiggafe uiq'&l
L' ORFANBLLA 285
sulla strada la serainnanzi. Egli sbracciavasi tutto a farmi contem-
plare la deliziosa giacitura del vigneto e della casa; e per mettermi al
miglior punto di vista dondesenza alcun disagio avrei osservato ogni
cosa menommi ad unospianato a capo d'unaviottolapergolatadi viti,
ove era un lastrone tondo da mensa e da giuoco. Di qnivi osservai
la collina scendere a distesa nel mare , si che il dolce sbalter-
vi delle onde ne sprazzava di spuma argentina le baize piu alte.
Qua e la vedevasene rotto il pendio da certi grossi scheggioni di
monte che facean getto sulla costa, e riuscivano colle lor punte a
balzirelle sospese a filo sull' acqua. Una cotal giacitura o conforma-
zione delsuolo rendea la marina sottostante la piu vaga e piu dilet-
tevole prospettiva che potesse godersi. Poiche in poco spazio era
tanto il serpeggiare e 1'incurvarsi e sporgere ed awallarsi della riva
che ogni spranna quasi di piaggia era dissimile e parea piu deliziosa
dell'altra. Qua punte piu o meno sportate in fuori, e fra esse seni e
lune e incavi e grotte; la poggerelli che tagliano a riciso il mare e ne
rompono immobili il iiotto: e da per tutto una cotal mistura e con-
fusione elegantissima, che la piu giuliva fantasia di dipintore del-
le cento bizzarrie qui raccolte non saprebbe accozzarne le venti.
Ogni piu leggera minuzia mi poneva sotto gli occhi il mio rusti-
co cicerone, e col dito continuamente teso, guardate la, gridava, e
poi piu giu: Or qui sulla dritta; e quest' altro e piu vago, e quelloe
un sito sdrucciolente a chi visi aggrappi: e cento altre indicazioni di
questa forma. Quando gli parve che io ne fossi satollo, rimane, mi
disse, a visitar la vigna : appena nelle Calabrie ne potreste vedere
una simigliante a questa. Approvai questo suo pensiero, sebbene
1'osservazione aggiuntavi era una cortesia tutta contadinesca. La
vigna era coltissima e lieta e intozzata , che su per quella falda di
monte la vite si gode e viene felicissimamente e si bonifica in lieta
ricolta-, e i vini, dal saggio fattone per me medesimo, riescono di piu
che ordinaria potenza e gagliardia. I vignazzi son piantati -a iiloni
sovra ciascun dosso del colle, e sostentano i loro tralci quando a
bronconi, e quando ad ordini di pertiche alte e piu lunghe chedop-
pie: come vi e consentito dall'essere quel tratto difeso dai venti, e
la piu eleggibile positura, ch'una vigna potesse dimandare.
L' ORFANELIA
lo scorreva cupidamente coll'occhio quei poggi , quelle ripe,
quelle baize , e Tanimo tutto inteso al racconto fattomi la sera
innanzi, parea ne trovasse una conferma sopra ogni vitigno, oani
muriccia, ogni siepe che mi scorreva sotto la vista. Non volli al-
lora chiederne a Menico, perehenon bene ancora informato del fat-
to suo avrei potuto o dargli sospetto di me, o prenderlo di lui. Ma
pur quella diligenza accurata colla quale ogni cosa era quivi ordi-
nata. intesa, eseguita, dimostravano molto maggiore sollecitudine e
intelligenza che da un volgare fittabile o mezzaiuolo o contadino si
potesse attendere. Ogni cosa accennava al senno e direi quasi an-
cora alia mano amorevole d'uomo sperto e amorosissimo della eol-
tura. E cbi potea quello essere altri che 1'amico mio? E un uom di
lettere messosi d'un tratto a coltivare un campicello con tanto amo-
re divenia per me un argomento visibile che quell' uomo erasi can-
giato dentro interamente: non era piu lui, altro che nella scorza e
nel sembiante. Cercando dunque modo di saper piu per filo la cau-
sa^di tal mutamento, e fatto gia alto il di, mi ritrassi all'ostelloche
«ra la casa insieme e il casino del mio ospite , e mi vi trovai atteso
dalla signora Rosaria angustiata del mio tardar troppo a prendere
alcun conforto di cibo.
— Questo e forse il ritratto della Bettina, o signora? — io le do-
mandai vedendo sospesa al muro , racchiusa entro una elegante
cornicetta nera di ebano con quattro rovesci a fogliame d'oro sui
quattro canti, una lamina dagherriana con Timmagine presa al giusto
di una gentile giovanetta.
— Se ella avesse avuto il piacere d'esservi nota sarebbe stata rav-
visata tosto da voi-, tanto ella e dessa. Ora 1'avete dovuto indovinare,
e ci6 mostra la parte che prendete nei nostri infortunii. fi un po-
chino piu seria e piu compressa del vero: perche, come da mio fra-
tello ho udito spiegarmi , sara questo probabilmente un difetto in-
evitabihe di questa invenzione si bella, lo scortare d'alquanto le linee
verticali , e fare ingrugnatette anzi che no le arie dei volti. Ma tol-
to questo essa e li : tutta li. Cara figliuola ! quanto hai sofferto tu
pure ! Ma quanto pure soffro io ora per la separazione da te !
L ORFANELLA
— Ed essa ne sara certamente del pari addolorata. perche alia ce-
ra per quanto la mi dica infoscata ed io il creda, mi da indizio d'iii-
dole assai dolce ed amorevole.
— Amorevolissimaanzi. E sehbene in bocca mia la lode d'una liglia
debba parervi sospetta, nondimeno se vi piace d'udirne la vita die
meco ha menata nei suoi primi 22 anni, troverete cbe essa e molto
di sotto alia verita. Quanto al doiore poi che essa sente della mia
privazione io vi credo cosi cosi. Le sue lettere sono piene di tanta
festa, ogni volta che mi scrive ; ed ogni volta che la visito ella ino-
strasi cosi gioviale e contenta , che non posso crederla si di leggeri
rammaricata di cio. Madi grazia non vi distolga il discorso dalla rele-
zione, che pur viene un po' tardiccia. Cosi ella dissemi, perche Me-
nico sopraggiunse allora cogli apprestamenti fatti per asciolvere , e
coll'annunzio che il sig. Raimondo era gia ritornato , e sarebbe in-
contanente venuto li per farci compagnia. II buoii vecchio erasi mes-
so in giro di si buon mattino per dar sesto ad alcuni suoi aiVari
domestic!, e per invitare tre persone della vicina citta; brigatella as-
sai ragguardevole e la sola che usavagli a casa. Gli prego di tenergli
per quei di compagnia al desinare , ailine di rendermi, cosi egli
pensava, meno noioso e uniforme il soggiornare per quei di pres-
so di lui. Cio veramente venia dalla sua gentilezza, e per questo
rispetto m' era giocondissimo. Pur tuttavolta dehbo contessare che
m increbbe alquanto, atteso che mi toglieva 1' agio di trattener-
mi con lui alia dimestica e largamente, secondo che io avrei desi-
derato.
E la cosa ando appunto per questo verso. Ella era la piu onesta
ed amorevole brigala che ultra mai : e nondimeno siccome innanzi
a nuovi amici ei mi conveniva gir cauto nel parlare. Se volli saper
piu,avajiti deir accaduto alia signora Uosaria ed ai suoi famigliari ,
mi dovetti ingegnare con ogni sottigliezza a trovar dei momenti
piu solitarii per attjngerne or questa parte, ora (juell' altra delk
bramata istoria. Ma con questo v' ebbe pure un guadagno ; del
quale il pro maggiore coglieranno i miei lettori , se ad essi sara per
288 L' ORFAPIELLA
piacere e per giovare il mio scritto. Poiche mentre pure eziandio
dopo il desinare tenevamo ragionamento di cento cose tra gravi e
tra piacevoli, uno dei tre convitati, uom gottoso e burbero , ma di
gran cuore e di buon discernimento, trattomi a parte
— Avrete, mi disse, saputo a quali triste vicende dobbiamo noi
altri di qui il piacere dell' amicizia del sig. Raimondo.
— Qualche cosa, diss' io, ne ho pure appresa, e ne son dolente
quanto voi.
— Oibo : non vi feci io quell' interrogazione per chiedervi della
vostra compassione : ma per suggerirvi un mio pensiero , un di-
segno che ho qui da gran tempo. E se non fosse stato questo reu-
ma , o come il medico s'ostina a dire —
— Penso che miriate con queste parole a qualche segno di pie-
ta a darsi all' amico afflitto.
— Solo a questo no : pensava di piu all' altrui vantaggio. Se
vi fosse uno che scrivesse questa istoria , e la pubblicasse per le
stampe , quanta istruzione non potrebbe cavarsene per tanti e tan-
ti. A dirvi il vero se io non fossi la meta dell' anno tribolato come
vi diceva da questo reuma, che il medico ha caratterizzato osti-
natamente per gotta —
Neppur questa seconda volta pote finire la sua sentenza pre-
diletta, perche ci si appressarono con suo dispiacere gli altri del
piccolo gruppo a dirci una loro facezia , e ci distolsero da quel
discorso. Esso pure non fu perduto per me , e da quel momento
mi si ficc6 nel capo il pensiero che quel fatto era bene a sa-
persi da molti, e che se nulla vi si opponesse, potrei io descri-
verlo per altrui utilita. Ma per questo era mestieri di conoscer-
ne fil per tilo tutto 1'ordito, ed io senza un gran giucar d'inge-
gno nonl'avreipotuto in si breve spazio. II quale trascorso quan-
do tornerei dopo ad averne il destro ? Mi determinai adunque a
fare ogni sforzo per usare vantaggiosamente del poco tempo: e
schivo com' era di tutt' altra ricreazione per trattenermi con li miei
ospiti, me ne restai sempre con loro in casa, e il suggetto del no-
stro discorso fu quel solo. A dissimulare non per tanto la premura
L' OR FAN ELLA. 289
specialissima die io avea di porre in ordine le piu piccole partico-
larita d'ogni successo, usai TindusLria innocente di interrogar quel-
la coppia venerata di amici alia spicciolata sopra le medesime circo-
stanze, e quando ne avessi avuto il fatto mio, ripeteva in certe ore
piu libere T appreso al giovane Menico divenutomi contidente del
primo parlargli che feci. Non sempre la mia storia gliandava a'ver-
si, edallora con imacerta rustica verecondia, e dopo essersi grat-
tato un po' le tempie e crollatosi entro il giubberello, mi dava
la sua versione un po'piu,giusUi e sempre piu passionata della mia.
La sostanza della uarrazione era la medesima: le ditl'erenze veni-
\;>n (Tordinario dalla diversilu del genio narrative che corr^va fra,
me e lui. , ^m
Arrogivi i' uso ch' ei i'aceva del diaielto natio , nel quale alcurie
parole da me usate parlando , trovavano un riscontro presso a
poco d'ugual siiono, ma che importavano un signiftcato tutto a ro-
vescio. Una cosa nondirneno osservai costantemente, e fu che nella
esposizione dei fatti , come la mi facea la sig. Rosaria , v era una
certa cura di torre dal vivo delfazione un personaggio, che pure a
mal suo grado d'ogni parte v'entrava siccome la luce in una came-
ra che voglia tenersi oscura collo stoino tessuto di steli di hiodolo,
pei cui fessi penetra piu che mezzanamente : e nel raccoato come
lo mi aggiustava il mio nuovo istruttore <[uella figura v' entrava ia
tutta la sua rozza semplicita , ma cosi grande e cosi commovente
che per lei la narrazione divenia a cento doppi piu attrattiva. Delia
parte avutavi dal mio Menico la cura d1 intormarmi avealasi presa
Raimondo , il quale lo amava d' un affetto caldissimo , e non sapea
far senza di lui ne per la casa, ne per la vigna, ne tra'suoi discorsi.
Di questo adunque io era bene istruito , e Menico se ne maravi-
gliava: e se m'uscisse qualche parola di lode ei si rattristava tutto r
e corrucciato s'affannava a mostrarmi che cosi e non altriinenti po-
tea farsi in quel caso. Era 1' idea generosa del dovere che gli i'acea
parere i'acile e naturale qualunque azione fosse necessariaper adem-
pirlo: e le lodi egli le giudicava superfluita da regalarsi a chi andas-
se al ;di la del proprio debito. , ., . .
Serie II, vol. II. 19
290 L' ORFANELLA
.Non parlava adunque di se con tanto amore, ma d1 una sorella.'
uscita come lui di basso stato, ecome lui trovatasi in una faccenda.
troppo piu intrigata che alia stia condizione fosse paruta verisimile.
A non dissimulare parte alcuna della verita, e difficilmente il potrei
perche il lettore se ne sarebbe accorto da se, debbo confessare che
V opinione del vecchio mio amico in questa parte attribuita da Me-
moo alia Rosella (questa era la sorella di lui) andava d'accor-
do col giudizio del giovane villanello. In costui era istinto di natura
clie il portava a scorgere i fatti da quel lato che piu eran vincolati
colla sua propria persona: nel sig. Raimondo era nobile ammirazio-
ne delle virtu, e gratitudine generosa del bene quindi derivato a se
ed ai suoi.
Questa nuova occupazione di cercare tutte le circostanze d' un
latto, che io avea disegnato in pensier mio di pubblicare il piu tosto
che potessi, mi fece scorrere rapidamente i primi tre giorni della mia
gita a Vico. Appressavasi il quarto di che io m'era fin dal principio
stabilito per termine, e prevedendo la resistenza che avrei trovato a
svincolarmi delle affettuose premure de'miei ospiti, tesi loro aceor-
tamente un agguato , al quale ei restaron presi entrambi. Proposi
adunque una breve scorsa alia dimora della Bettina. Io cosi avrei
uccellato a due piccioni con una fava. Mi sarei messo in relazione
oolla figliuola della sig. Rosaria , e potendo avrei saputo di lei piu
certamente da lei stessa quel tanto che ancor mi restava affine di
ordinare tutte le iila della mia trama ; e snidato da Vico e ri-
dotto per necessita di passaggio a Napoli , avrei cola avuto un'ap^
parente ragione presso di loro a reslarmene alle mie iaccendej E la
cosa ando per Io appunto aquesto modo, anzi meglio; pereh^ come
voile la mia ventura m abbattei cola , contro ogni espettazione .
anche nella Rosella , e conosciutala di ]>resenza la interrogai di
molte cose sul conto di lei , che per ultra parte non avrei potuto
sapere giammai.
In breve adunque io conobbi la istoria domestica della fainiglia del-
la sig. Rosaria ravvolta e meschiala cogli avvenimenti politici delle
L' ORFANELLA 29 f
Calabrie. E poi colle nuove amicizie fatte erami messo in grado di
conoscerla piu adentro , e forse ancora meglio che nol potessero
partitamente ciascuno de'superstiti a quel fatto. Astabilirmi del tutto
nel proponimento gia preso. valsenii urui circostanza che io scorsi
nel colloquio avulo eolla Bettina inquellavisita. Seppi da lei d1 una
doppia corrispondenza di lettere contenenti particolari importan-
itissimi. Una -conservavasi gelosamente dalla sig. Rosaria, la quale
mi si mostro cortese di promettermi che me. T avrebbe fatta te-
«nere per poco tempo atline di leggerla e accertarmi con quei do-
cument! della verita delle cose narratenii , delle quali dicea la sig.
Rosaria non parea che io sapessi lasciarmi persuadere. L' altra mi
sarebbe un po1 piii difficile a venirmi nelle mani percbe chi potrebhe
supporre se fosse tenuta in serbo? E pognamo cbe si-, 1' avrebbe dovu-
to avere presso di se un pio e ragguardevole ecclesiastico, col quale
erasi consigliata nei suoi frangenti Bettina. Egli dimorava lungi,
erami ignoto, sarebbe forse stato ritroso a darmi quei testimonii par-
lanti della sua carita e del suo senno. Nondimeno sela pescav'e, la
pesca avra il suo nocciuolo, diss'io tra me col proverbio: etanto mi
aiutero col sig. Raimondo che quelle lettere pur mi vengano in ma-
no. Cosi pensai allora tra me: e cosi fu.
Tornando adunque dalla visita della Bettina assai lieto delle nuo-
ve scoperte fatte e delle maggiori da poter fare, e chiarito quasi in
tutto in tutto deli'avvenimento, ardevadi ritrarmi tosto al mio stu-
diolo, aftine di poter mettere in carta una bozza del racconto udito,
innanzi che alcune delle circostanze mi si dileguassero della memo-
ria. Quindi se prima avea fermo di restarmi in Napoli, ora tluc (uii.-i
di huoi non me He avrebbero saputo smuovere un |>asso. P] il mio
proponimento ebbe il suo effetto. Pregaronmi gli amici , mi scon-
ginrarono: ma eglino poteronla ben sonare che io mi lasciassi vince-
re alle loro istanze. Anzi preso coraggio di questa prima vittoria
trassi a parte il mio riverito sig. Raimondo, ed avutolo tutto a me
e senza testimoni
— Vi sorprendera, gli dissi, Fudire che a sostar qui giusto come
aveatisso nel partirne ahbiami di piu spronato una nuova ragione
tjjopraggiuntami proprio in casa vostra.
L ORFANELLA
— Lo imaginava , amico mio. La noia e il disagio te ne hanno
cacciato anche prima del divisato.
— Anzi all' opposto. II piacere coltone mi vi avrebbe inchiodato,
se ei fosse stato in mano mia 1' indugiarmi d1 avvantaggio.
— Dunque se questo non i'u, che altro pole essere? Deli! To-
glimi dell' impacciato.
— Abbiatevelo in due parole. Se io mi fossi stato pur libero di
tornare con voi a Vico , ora nol sarei piu. Mi brulica per lo cer-
vello una fantasia la quale non mi da tregua a verun modo se io
non me 1' abbia cavata di capo.
— Ed ella e?
— Che debbo notarmi teste tutti i particolari piu important!
degli ultimi avvenimenti della vostra famiglia.
— Tu mi faresti smemorare, amico mio. 0 vuoi pigliarti giuo-
co di me? Elleno son cose che meglio e dimenticarle per sem-
pre, salvo solo se non fosse per aiutarmi a ringraziar la Prov-
videnza che m' abbia campato da peggio, e del poco male incol-
toci abbia saputo derivarci si grandi vantaggi.
— E appunto per questo io vo che la memoria di si grande
bonta non perisca. Deh non abbiate a male che io vi dica il ve-
ro : che se io non vi dicessi 1'animo mio, mi parrebbe forte er-
rare. Sapete voi quanti dell'udire i vostri casi ne avranno gran
pro ? quanti s' uniran con voi a lodare il provvidissimo Signor no-
stro, che se ci affanna con misura da padre, ci consola poi con
larghezza da Dio.
— Ma considera , amico , che son fatti troppo freschi ; che
le ferite non sono ancora rammarginate : che tanti nomi di persone
vive son pure da rispettare. II bene e da fare temperatamente ...
— V intendo , v' intendo io. Cio alia fin delle fini non vuol
dire altro da questo in fuori, che io debba usare tutta la discre-
zione a non dispiacere a nissuno, a star sulle guardie che uom
vivo non prenda scandalo da questa storia ! Ma non potrete voi
per tutto questo fidare sopra di me? ,n r>\ .0noi^->'
Una stretta affettuosa di mano fu la risposta del mio ottimo
amico , dopo la quale successero un tacere scambievole , e un
L' ORFANBLLA 203
guardarsi tiso quasi Funo asppttasse dall'altro lal risposta'che il
togliesse della incertezza. Io ruppi il ghiaccio con un
— Dunquc vi ii.lorete di me?
— Ad un patto solo che i nomi dclle persone sien trasformati
aflatto : almerio findie ci son vivi o non fosser gia noti per al-
tra parte : e quelli dei luoghi coverti di tal maniera che non sia
facile Findoviriarla a diicdiessia.
•*m_ft!sti>'cj0 vi basta, debbo dirvi die era per lo appunto il mio
stesso proponimento. Ma io non sono contento di cio so!o. A dar-
vi un argoniento del riguardo che io voglio adoperare a non re-
car noia ne dolore a veruno, e meno d'ogni altro a voi , che amo
si come padre, io diieggovi che voi dobbiate rivedere tutta la sto-
ria che io scrivero , sicche ne vi sia sillaba che esca fuor della
convenienza , ne parola che ragionevolmente rammarichi chic-
chessia.
— Accetto volentieri, amico mio , questo incarico : e perche
voglio alleggerirti quanto e possibile la fatica del cercar le notizie,
te ne forniro io per iscritto quelle piu che mi torneranno a men-
te. Iddio aiuti Fopera tua, se essa sia per giovar pure a un solo
che leggera.
Con questa conclusione tanto a seconda delle mie intenzioni io
mi divisi da lui, e presi poscia commiato dalla sua sorella pro-
mettendo ad entrambi, come attesi per amor loro, e per fini-
re la mia storia , che sarei ri tomato a quel si delizioso romitag-
gio. Segnai allora alcuni schizzi che mi valessero come d' ossa-
tura a questo racconto : ed essi ora impolpati ed insanguinati , e
coloriti e animati presento, o lettore cortese, piu alia tua istruzioner
die alia tua curiosita. Leggili, e se in alcuna cosa troverai di che
giovarti, perche la storia, anche quando ella sembra una favola,
deve sempre riuscire la maestia della vita, sappine grado alia cor-
tesia di due vecchi : alia nuova conoscenza di Yico che me ne sug-
geri il pensiero, ed all' antica mia conoscenza di Salerno, che mi
forni Foccasione, la materia, gli aiuti e le correzioni di tutto il
racconto. -^b fiteoqan el ui onr m ib r-
l>( Oijol'
AHA I
.
RIVISTA
DELLA
STAMPA ITALIANA
i.
DE LUCA Principii elementari della stienza economica — Parle prima
Teoria — Napoli 1852.
Uno dei piu curiosi fenomeni della teofobia volteriana che fara
uii di trasecolare i nostri posteri, e senza fallo T estremo a cui si
condusse di rinnegare i piu triviali elementi di filosofia, nell'atlo che
in nome appunto della filosofia vantavasi riformatrice del mondo.
Mentre la scienza lilosolica ha per obbietto supremo di comprender
1'essere in ogni parte della natura, quegli sciagurati sofisti trattarono
tutte le scienze in un campo ideale formato innanzi alle loro infer-
me pupille dalla frenesia irreligiosa, vuoto di ogni idea ed influenza
di Dio. 11 perche anche molti trattatisti, che si diceano cattolioi,
abbassaronsi codardamente al vezzo dei protestanti di trattare tutte
le scienze come se cristianesimo mai non si fosse conosciuto sulla
terra.
RIV1STA DELLA STAMPA 1TALIANA 295
L' econoniia politica non merita in tal materia veruna eccezione.
Nata fra i protestanti Smith, Malthus, Ricardo (che al protestanti-
sino aggiungca 1" originc giudaica i, Sismondi ecc., volgarizzata dai
volteriani di Francia e loro successor! socialist! Quesnay, Say, Blan-
qui, Gabet, Louis Blanc ecc., italianeggiata dai discepoli di Con-
dillac e Voltaire, Genovesi, Beccaria ecc. ecc., V econoniia politica
doveanecessariameute contrarre la lue paterna^ efingersi ignara di
Dio quando non oso bestemmiarlo. Quindi tutti que' corsi di eco-
nomia politica ove la scienza della ricchezza sociale viene trattata
come se il cristianesimo, o non avesse gittato unraggio sul mondo,
o quel raggio non vi avesse fatto germinare un fiorellino dalla ma-
teria ch1 egli feoondo del vivih'co suo calore. II che e la prova piu
Leila, del livore invelenito con cui scrivevano costoro a strazio della
religione.
Conciossiache se per miserando error d'intelletto avessero credu-
to ravvisare nel cristianesimo element! funesti alia pubblica econo-
mia, avrebbono dovuto studiarlo viemeglio per isprigionarne colla-
nalisi ogni miasma mortifero. Ma scrivere nel mondo odierno, ove
T atmosfera e pregna di cristianesimo, ove non isplende nn' idea,
non suona una tradizione, non muovesi un passo, non sorge un mo-
numento che non ncordi le influenze cristiane; scrivere, diciamo,
in un mondo tale trattati di una scienza sommamente pratica, sen-
za iar motto della iinmensa efiicacia che vi esercita il sentimento
cristiano, egli e appunto come chi volesse* scrivere un trattato di co-
smologia, prescindendo dalla esistenza del sole che forma il centre
del nostro uni verso.
Sventuratamente ella e questa la sorte che tocca per lo piu alle
scieii::e materiali, le quali dallo spirito del cristianesimo poste allo
scalino [)iii basso, sogliono vezzeggiarsi spasimatamente da (juegli
animi volgari che non mirano piu su della-terra. I quali studian-
dole cosi al falso lunie dell' uom materiale credono tosto aver trova-
to arme inespugnabili contro la verita cristiana: e costringendo in
tal guisa i cattolici ad impossessarsi dei trovati novelli per ribattere
1' assalto, li pongono in dovere di rettificare e sublimare le dottrine
296 UIVISTA
novelle, e tbrniscono materia di nuovi trionii alia Chiesa. dove cre-
deano prepararle disdoro e seonfi tte 1 .
Questa fase di splendori novelli incomim ia ad inaugurarsi anche
per le scienze economiche: e gia senza parlare d'altri di minor con-
to, il Villeneuve Bargemont nella eruditasua Economia crisdanafe-
ce fare alia scienza eeonouiica cattolica dei passigignnteschi, i qua-
li orraati da trattatisti piu analitici e metodici potranno quando die
sia produrre in questi studii un rivolgimento solenne.
Ci gode 1 animo di potere oggi annunziare due novelli atleti en-
trati nel campo medesimo coll' intento, a quanto sembraci, di con-
durre metodicamente la scienza per quelle vie appunto die la vera
filosofia addita ; vale a dire per le vie del mondo reale, il quale al-
tro non e che il mondo cristiano. L Analyse des phenomenes econoiui-
ques 2 in due tomi , mostra coll' epigrafe stessa tratta dal Yangelo
di volere trattar T economia con sentimento cristiano. Ed e questa
ragione valevolissima presso i nostri lettori per legittimarne T an-
nunzio, benche la nostra rivista non debba occuparsi di libri stra-
nieri. In tanta scarsezza di trattati scevri dello spirito eterodosso,
i lettori gradiranno certamente d' aver contezza di questo, il quale
giunge da un paese, ove le quistioni economiche acquistano quella
importanza che ha ciascuna scienza, quando dai banchi dellascuola
passa immediatamente alia casa, alia bottega, alia piazza.
L'altro che sembraci indirizzarsi per via analoga, sebbene con
tinte meno ricisamente religiose, e quello che abbiamo intitolalo
a questa rivista , dettato dal successore del Genovesi nella Uni-
versita di Napoli. II ch. professor de Luca mentre riveste Ibnne
assolutamente filosofiche, professa peraltro fin da principio, che
« una societa non potra progredire nella via del perfezionamento
K morale e materiale col fondarsi sulla sfrenata cupidigia individuale,
1 Dichiara egregiamente questa materia 1'Emo Wiseman nHla tntroduzione
alle Conference into'rno alle relaz.ioni fra la scicriza e la religione.
2 Analyse des phenomenes economiqites — Coll' epigrafe : Chervhez ilonc pre-
mierement le royaume de Dieu et sa justice; et tout le restc vans sera dunne pur
5urcroif (Kv. de S; MATH. VI, 33.) .Nancy 1833.
BELLA STAMPA ITALIANA
« sulla rivalita degli interessi , sulla guerra continua a cm condu-
ce ce necessariamente la illimitata libera concorrenza .... Que-
« st' opera non e solo da sperarsi dalla scienza economica . . . . :
« e un' opera di morale e di religione. II eonvertire i ruori dall' e-
« goismo, il renderlo pago e contento della sua sorte, il mettere a
« disposizione altrui ci6 che sarebbe superfluo per se: questi effetti
« salutari e fondamentali per I' armonia della societa, possono solo
« sperarsi dalla morale che infonde ne' cuori la religione del Van-
« gelo. fi dunque seeo'ndo questi dettami che lo studio della scien-
« za economica puo divenir sostegno agli Stati, all' ordine, all' in-
« teresse beninteso, ed essere una riparazione ai danni che la passa-
« ta scienza ha recati » (pag. 34. 35).
Non potra quindi recar meraviglia che il ch. A. abbracci gene-
ralmente le dottrine temperate che sono proprie del cattolicismo ,
e che si sforzi di allontanare la filosolla italiana da quegli eccessi a
cui si spingonole filosofie d'oltramonti. Gli economists italiani, dice
egli, partendo dai principii del giusto e dell'onesto senevenivano con-
chiudendo, che vera, reale e posiliva utilita non possa darsi se non
in do che scende all'uomo dalla sfera de'suoi diritti (pag. 42). E ve-
nendo a paragonare le tre scuole nel modo di risolvere un problema
medesimo: « Se si trattasse » soggiunge « di dimostrare la schia-
« vitu non potersi comportare nelF ordine economico sociale , la
« scuola inglese vi direbbe che 1' uomo schiavo e la piu cattiva mac-
« china e la piu dispendiosa insieme ... La scuola francese vi ri-
<c chiamerebbe ai sentimenti di umanita col presentarvi lo schiavo
<c lavorante di mala voglia e a forza di battiture. La scuola italiana
« vedrebbe nella schiavitu una lesione ai diritti, una massima in-
« giustizia: e come ci6 che e ingiusto non puo mai divenire di vera
« ntilita ne a chi riceve il torto ne a chi lo commette, ne conchiu-
« de la disconvenienza del lavoro degli schiavi » (pag. 43).
Nell'atto che tributiamo giusti elogi al professore d'ispirare in tal
guisa ai proprii suoi alunni un' alta estimazione della loro patria ,
non ci rendiam pagatori ne sostenitori di queste doti ch' egli riven-
dica alia scienza italiana. Si e a di nostri tanto millantata V Italia
ono
208 RFVISTA
ehe, scrivendo a persone gia adulte, :ion crediam neeessario ;li trop-
po inculcarne i vanti: ma recammo .in mezzo questo paragone affin-
che i let tori possano comprendepe quali sieno i principii dell' A. e
donde egli ripeta le glorie italiane.
Detto cosi dello spirito diamo qualche cenno dell' opera.
Destinata alia istruzione della gioventu venue dall' A. divisa in
tre parti, Teorica, Finanza e Popolazione. ciascuna delle quali for-
inera una trattazione distinta e indipendente. L' A. rende ragione
nella Tntroduzione di questa sua divisione , la quale si discosta al-
quanto dalla consueta degli altri economisti. INei Prolegomena di
questa prima parte, la sola pubblicata finora, espone la genesi della
scienza economica, le sue proporzioni colla civiltci attuale, il rarat-
tere della scuola italiana. Divide poscia tutta la trattazione m tre
.titoli: 1° Dei eambi e della circolazione, 2° Delia proprifita, 3° Drllti
ricchezza. Un oechio esperto comprende tosto la messe amplissima
•delle teorie che vengono arannodarsi sotto questi tre titoli: ma ca-
pira nel tempo stesso con qual laconismo debbano essere trattate in
mi volnmetto di non piu ehe 240 pagine. E ohi sa non pensi talu-
no essere questo uno di que'libercolettidestinati a formare i sarcen-
telli per istrazio e della scienza e delln societcV? Ma il fatto va tut-
-t'allrimenti, ed abbiamo ravvisato con piacere nel dotto A. le for-
ijDie di savio insegnatore, dimenticate oggidi pur troppo in molte di
-quelle Universita, ove i barbassori europei salgono in bugnola non
gia per ammaestrare i giovani, ma per accattare incensi al profes-
sore. Di cbe poi tu vedi quelle loro magniloque e verbose dedama-
y.ioni andar correndo astampaper tutto Europa interpolate e lardel-
late ad ogni tratto d'interiezionifrenetiche, diapplausi,di bravo, die
mostrano la cattedra del santo magistero trasformata in tribuna di
passioni politiche. Di quest'incensi , siatene certi, il professor De
Luca non ne odoro: main compenso avraavuto al fine dell'anno la
^co»solazione di veder formato neirintelletto dei giovani un quadro
compiuto delle parti integrant! della sua scienza; ciascuna delle quali
viene svolta dall'A.nei suoi muscoli principali,e i muscoli nelle loro
fibre fino all' ultima divisione atomica: per modoche , come appunto
BELLA STAMPA ITALIANA
egli promette al principle dei PROLEGOMENA i fatli lutli che prendon-
*i ad esaminare si raggruppano ad un sol falto yenerale, e le teoriche che
ne discendono concalenauxi in niodo <l<i (li]><'iider tulle daun'idea ma-
dre (pag. 1). II deltare a questo modo i libri didattici, reca due
grandi vantaggi per coloro die cercano, anziche gli applausi dei let-
tori, il bene dei giovani. II primo e dipresentare a questi delle for-
mole concise in cui ogni parola ha la sua importanza , epper6 vien
misurata con esattezza geometrica, i principii appariscono limpidi
e potenti, le inferenze inevitabili e concatenate: insomnia dipresen-
tare rieir ordine morale ci6 che il professor di disegno presenta ai
suoi apprenditori negli studii di anatomia: alia quale bene studiata
non riesce poi malagevole il sopravvestire le morbide pelli con tutta
la varieta delicatissima delle carnagioni, e sovr'esse panneggiamenti
d'ogni maniera. L'altro vantaggio, che ad ogni savio professore do-
vrebb'essere piu caro dei bravo e degli evviva e Timpiegar la scuola
utilinente, aggiungendo a voce i tesori di una scienza magistrate ai
rudimenti somministrati nel libro. Cosi il libro ricorda 1'ampia dot-
trina spiegata dalla cattedra per arricchirne i piu capaci , senza so-
praffare i mediocri con un tor-rente d'idee, se pur non sono parole.
i\on recheremo esempio speciale di questa dote dell'egregio A. giac-
che essa risplende quasi ad ogni pagina aperta a caso : si toccheremo
poche parole iritorno alle sue opinioni, il cui carattere, come gia
accennammo , e una giusta temperanza che siegue nelF opina-
re non gia le bizzarrie della moda e gli slanci delle passioni, ma la
pinna via della verita e deU'esperienza. Quindi le sue dottrine mi-
rano generalmente a favorire i poveri, ma con quella sapienza, che
ignorano sempre gli adulatori della piazza , i quali null' altro pre-
tendouo che far le moltitudini sgabello all'ambizione delUJfo. Lungi
dunquedal lasciarsi inebriare di tjue tanti diritti inalienabili,parolo-
ni senza senno che formario tutto il tesoro del comunismo, egli inco-
mincia anzi dal confutarlo fin dalla sua radice, il panteismo (p. 143;:
ma nel tempo medesimo fa di tutto per agevolare, senza troppo smi-
nu/zarla. la distribuzione territoriale (p. loO-lol). Altrove ragio-
nando non senza elogio sopra la utilita degl'istrumenti e delle mac-
300 .RLV1STA
chine (p. 108), soggiunge tosto(p. 170 o segg: moltc ivgole piene
diaccoFgimenio e di carita sulla prudenza nell'introdurlc. Allo stessa
modo mentre assegna all'intraprenditore le leggi economiehe dell'in-
trapresa, glie ne ricorda insieme (p. 181 e seg.) le leggi morali. lt>
quali cosi conclude: « L'intraprenditore deve assumere la veste di
« un padre di famiglia in mezzo ai suoi lavoranti. jmrtecipare alle,
« loro angustie come a'godimenti, introdurvi le abitudini morali di
« risparmio, fondando in seno all'intrapresa le analog he istituzio-
ni ecc. ecc. » Non altrimenti apparisce la sua giustizia a pag. 202,
ove con tutta 1'evidenza di un ragionatoro dimostra quanto sia sto-
lido il ripiego degli economist allorche, parlando del contralto 1'ra
rintraprenditore e il lavorante , non vogliono vedere la preponde*
ranza dispotica del primo sul secondo.
Al qual proposito il ch. Autore avverte saviamente e il vi/.io ve-
ro del si vantato sistema di libera concorrenza e il vero suo rinie-
dio. Non dimandiamo gia, dice egli col Degerando, eke il laroro xia
vincolato e assoggettato , ma che impari ad usare liclla liherla- (pag.
34). In queste poche parole ci si fanno palesi i tre sistemi che pos-
sono ispirare una legislazione , non solo in materia ec-onomica ma
in qualsivoglia altro ramo eziandio di sociale governo. Evvi un si-
stema che tulto permette meno Taperta violenza, quasi I'uomo fos-
se impeccahile ogni qual volta non afferra uno stocco per istrappa-
re la borsa al viandante : e questo sistema si millanta come favo-
reggiatore della liber ti.
L' estremo opposto si presenta come difensore dell' ordine ; e
ponendo in mano all' autorita centrale il compasso , il regolo e la
sinopia a lui attribuisce tutto Toperare della societa ; le cni mem-
bra trovansi cosi ridotte come altrettante marionette a non poter
dare un passo se un lib tirato dall' autorita centrale non muova la
gamba.
Media fra i due e il sistema che contemplando nell' uomo un' o-
pera del Creatore, perfetta quando gli usci dalle mani, ma corrot-
tasi poi per la colpa , lascia bensi all' uomo libero il corso del retto
operare : ma non cosi che lo giudichi in ogni suo atto infallibile e
DELLA STAMPA ITALIANA 301
indefettibile 1. II pen-he rostituisce Tautorita in tale alto di perpe-
tua vigilanza che e prevenga le aberrazioni ove puossi, e le correg-
ga (juando non pole preveuirle.
Al (piale intento medicativo saviamente osserva 1'A. non bastare
pur troppo la scienza econoinica , ma volersi invocare il coneorso
della religione e della coscienza 2.
Degne d osservazione sono le dottrine eolle quali il ch. Professo-
re ( pag. 108 e seg. ) entra a parlare di cjuella materia importari-
lissima ;ii tli nostri che e la propriety. Dopo avere avvertito come
questa voce puo significant ora una immediata attineir/a di natura,
ora una dole Hie ne oonsiegue, ora una cosa di cui MOM si puo con-
trastare I' uso a chi la |»ossiede: FA. osserva che i niezzi cou cui
1' uomo assicura la propria esisteuza iormano la sua proprieta in
tutti e tre i sensi spiegati. esscndocche ipiesti mezzi dipendono dalle
nostre facolta che sono proprieta nel prime senso ; dal modo di
usarle clie sono proprieta uel secondo, dagli oggetti che con que-
st' uso ci siamo appropriati, che sono proprieta nel terzo senso.
La rettitudine di cjueste dottrine comhatte due eccessi opposti
degli economist i eterodossi : combatte il dispotismo del Mirabeau,
del Forti ( seppure sua e la lettera che va sotto il suo nome ) e di
altri tali politic! , i quali dalla societa civile pretesero derivare ogni
proprieta individuate, quasi che fosse libero al potere dei governauti
il riconoscere o non riconoscere la proprieta : d' onde poi nacque la
scellerata sentenza di chi disse libero alia nazione lo spogliare la
Chiesa. Contro cosloro avverte saviamente Y A. che 1' uomo ha pel
fatto di sua esisten/a una proprieta oritfinaria e primilira (le sue
potenze; ; Tuso della (juale dovendo essere guarentito dalla societa,
produce la proprieta secondaria e derivata ( il frutto dellefatiche).
Le stesse dottrine combattono dal lato opposto rapotemma dei so-
cialisti, il famigerato diritto al lavoro. Se questa parola significasse
1 La doltriua italiana sa tcnersi ucl mezzo c non urtare gli estrcmi, con am-
mcttere per rcijoln la lihortii, i vinroli solo come (•(•cc/.ionc paij. 47).
2 K ([iiesto il (loVere a cui l;t chiamianio ; ma soprattutto e un1 opera di mo-
tile e di religione.
302 RIVISTA
in boccn di costoro snbbiettivaniente, che essi hanno diritto a non es~
sere impediti nell' tiso utile delle loro braccia e (Idle loro laroita.
la dottrina sarebbe innegabilej Ma tutti saiino in (jual inodo inten-1-
dano obbietlivamente il loro diritto, e che secoudo costoro lasocieta
e in debito di somministrar loro e la materia in cui faticare e il sa~
lario per la fatica : il che vale altrettanto che obbligare i governanti
a togliere la roba a' possessor! per metterla in mano ai lavoranti.
Nel breve trattato intorno agli abusi relativi al lavoro, ove I1 A.
parla (pag. 120) della triplice schiavitu, pay ana, della gleba e afri-
cana, ci ha recato meraviglia, che questi ahusi si asseriscano com-
presi sotlo il nome di aristocrazia propriamente delta. Sara ibrse
errore del tipografo, che avrebbe dovuto scrivere impropriammle,
giacche aristocrazia propriamente null' altro significa se non Go-
v«rno dei migliori : ne noi veggiamo come il Governo dei migliori
pro])riamen4e detti possa portare per conseguenza 1' abuso di oppri-
mei*e gli operai. Ma se si tolga questa inesattezza', utilissima e que-
sta trattazione, ove si da una giusta idea del dritto che ha il lavoran-
te a godere il frutto delle proprie fatiche.
La saviezza con cui 1' A. ha saputo temperarsi dal seguire con
ebbrezza 1' opinione di moda, apparisce singolarmente cola ( pag.
f46'-'i<7) ove discute 1' agitata questione della grande e della picco-
la coltivazione. Ivi proposte le ragioni dell' una e dell' altra senten;-
za, fa poscia notare che 1.° « dando la terra principalmente materie
« alimentizie per I'liomo, non e da cercarsi il modo in cui si ottenga
<( il massimo prodotto netto, o li prodotti a minori spese. ma la
« massima quantita di prodotti effettiva indipendentemente del piu
« o del rneno di netto. 2.° Che nell' agricoltura la massima parte
<( delle spese di produzione consistendo in lavoro dell' uomo, deesi";
« mirare piu al lordo che al netto del prodotto, ossia piu a mante-
« nere florida una popolazione agricola, col procurarle lavoro, an-
« ziche fare arricchire pochi intraprenditori, e se vuolsi ancora,
« pochi proprietari o possessor! di terreni (pag. \\1 } ». Nel che
F egregio A. e coerente alle altre dottrine savie e veramente filan-
tropiche % abbracciate da lui nelle quistioni analoghe intorno al
DELLA STAMP A- ITALIANA 303
libero scamhio, alia introduzione delle maccliine ecc.: nelle quail
pur troppo niolti autori seguendo il princij)io economico inglese
hanno sramhiato etl invert! to 1 online naturale riguardando la ric-
ichezza dello Stato come fine, e r.uomo come mezzo, mentre vera-
inente I1 uomo e fine e la ricchezza e mezzo.
Riportando ed illustrando a pag. 197 la tavola sinottica del De-
gerando sui due movimenti paralleli della produzione e della distri-
umzione della ricchezza, il proi'essore conclude colla seguente os-
servazione degnissima di un savio economista : e die bene intesa
tojdierebbe molte -illusioni intorno alia supposta felicita economica
•del!a Gran Brettagna. « La condizione economica di un paese deve
•« pin dal nietodo di ripartizione, anziche di produzione detegersi...
« Potendo la ricchezza trovarsi in mano a pochi, rimanendone il
« maggior numero nello stato di privazione. » Chi parte da tal prin-
oipio, rjual conto potra fare dell'economia di un paese, ove a fianco
di pochi milionarii , un sesto della popolazione vive di elemosina
legate ?
Questi sensi di giustizia, che-sono assai comuni fra gli economisti
italiani, anchesemieterodossi, mi ricordano un passo del Romagno-
si il quale . lodato a cielo dai nostri rigeneratori quando meno sel
inerita, riderehhe oggi (se piuttosto non piangerebbe) di certe cime
d'nomini che credono aver fatta la fortuna d'Halia se riescono a tras-
portare fra di noi coi milionari inglesi i palazzi di cristallo e i giar-
dinid'inverno, senza badare al pauperisino e alia irreligione che-aie-
de in groppa dietro quel lusso insolente.
(juesti elogi , siam certi, non parranno soverchi ad ogni uomo
i senno che legga il libro. Ma i nostri lettori gia sanrio esser noi
irmi nel non adular chicchessia, ed essere impossibile ohe opera
di uomo possa riuscire assolutamente perfetta. Capiranno dunquc
non potere una nostra rivista cambiarsi in puri panegirici , se non
vogliamo tradire i lettori. iE nella presente siamo anche piu obbli-
^ati a parlar candido, quando il modesto A. e il primo ad implorare
in conto di favore savi .animunimenti che /o rincarmo a migliarare
Je altre due parti (pay. VLU). Ci permetta dunque.di .chiedergli>per
30i TUVISTA
quanto la materia gliel permettera (e qual materia puo mai vie-
tarla?) una dicitura se non elegante, almeno correttamente.italiana.
Vi sono dei termini tecnici inevitabili ; e un orecchio che a questi
si rifiuti, e scbizzinoso. Ma non maneano in molti casi dei vocaboli e
jnolto piu le diciture pienamente italiane, cbe vanno obliterandosi a
poco a poco per la comoda noncuranza degli autori nostri, allorehe
costretti a ricercare oltramonti la scienza, la trasportano in veste po
co men cbe straniera nelle pagine italiane : di cbe, per non asserire
srratuitamente, ci contenteremo di recare in prova la priina frase ael
Jibro: Una serie di veritd e aUora che possono dirsi ordinale hi nudo
da formare una scienza, quando i falti Inlli si raggrnjipano ecr. La
coltura della lingua e un nonnulla rispello alia rcrita dei pensirri: pu-
le il coltivarla oltre cbe mostra la riverenza al pubblico cui si parla,
giova molto ai aiovani nei libri cbe formano testo alia loro istruzione.
In quanto poi alle teorie , protestercmo in prinio luogo die, sic-
come abbiamo giudicato lodevole generalmente lo spirito e la mini
del trattato, cosi non intendiamo assumere sopra di noi le particolari
opinioni in ciascuna quistione. Anzi , sebbene il ch. A. abbia fatto
ogni studio per allontanarsi dalle storte idee degli utilitarii, confu-
tandoli anclie espressamente ; pure non taceremo che s' incontrano
tratto tratto certe locuzioni, che difflcilmente si distinguono da
quelle degli economist! epicurei : e ne troviamo un esempio a
pag. 222 e seg., ove dopo aver detto cbe lo scopo dell'esistenza so-
ciale sta nello sviluppo migliore di nostre facolta , che e il grande
~bene possibile a conseguirsi in quesla terra (il die non sappiamo
quanto andera a sangue ai moralisti), ne inferisce una terza regola
che si ottenga una soddisfazione dei bisogni , la quale e uguale ad
un piacere conseguilo. Chi conosce le teorie del Gioia, crederebbe
1'A. averne tratto questo documento, se non vedesse altrove quanto
ne sia diversa la dottrina morale. E sarebbe confermato in questo
abbaglio dai precetti che sieguono : Si procuri di avere nei consumi
la combinazione di piu piacen in uno : sia tale la soddisfazione da
non lasciarci la nausea, ma il desiderio di tornare a gustarla . . . Sub-
crdinare la sfera degli appetiti dtt'enlrala e allaryar quella a misura
M .^o» Al
BELLA STAMPA ITALIANA 305
che qucsla .si cstende: ecro la norma da tenersi a rista. In ttitti que-
st! pivcdti I'assohrta dimenticanza del fine supremo , e delle idee
catloliche intorno al deb! to di vita non epic-urea non puo scusarsi ,
a parer nostro, col dire che F economists non e ascetico. Altro e il di-
re qua! <• il modo di regolare ramministrazione affinehe ehi non ha
coraggio di viverc da rristiano o almen da uomo, trovi senza ruba-
re i mezzi per vivere da Sibarita; altro il dire , rbe nna tal vita sia
11 n precetto , una norma di pubbliea economia. Infatti questo tras-
corso della penua metterebbe il dotto professore in contraddizione
<-ou si'1 mcidc'simo, ossendo direttamente opposti il precetto or or ei-
tato di ('twere, i yodimenli a misura che crescono T enlrate . o I' al-
tro (paii. Hi i di mettcre a ditposizione altrui rib che sarebbe super-
fluo per se.
II cb. A. ci perdonera, speriamo, laliberta con cui abbiam posta
questa sola eccezione alle lodi da lui si ben meritate nei principii
che abbraccia. Uscendo dal suolo della economia epicurea , egli ha
operato un mezzo prodigio evitandone generalmente i lacci: e se in
questa e in poche altre circostanze venne strascinato dalle remini-
scenze di un secolo clie fu il vitupero della sua scienza , ci6 potra
servire a metterlo viemaggiormente in guardia nei volumi seguenti
contro la trista eredita ch' egli ha si saviamente ripudiata.
* on i,
H.
Della vita e dcgU sort Hi di I'eUeijrino Rowi. Operetta del professore
A. (t, B. Pinerolo 1852.
La vita dello sventurato Rossi ebbe, come ognun sa, tutte quelle
parti che render possono piacevole una narrazione : un misto di
grandi eventi, di calamita spaventose, d'interessi supremi, nei qua-
li egli pote dire senza esagerazione : pars rnac/im fni: con quella
giunta di varieta che s'incontra da chi va pellegrinando di terra in
terra, di gente in gente, tracangiando cittadinanzaefunzioni. L'A.
che ha descritta questa vita in poche pagine , ha dunque doviito
Serie II, vol. II. 20
'306 RIVISTA
scrivere ed ha scritto in efletto , un libro (seppur libro puo dirsi)
dilettevole: il dettato della scrittura e mediocremente corretto, co-
me si suole oggidi negli articoli de1 giornali.
Lo spirito con cui lo ha scritto e spirito tra moderato e italia-
•nissimo. il clie ha ridotto il suo libro a forme di panegirico piutto-
sto che d' istoria, essendo il Rossi certamente uno di coloro che piu
contribuirono ad infondere ne\[ italianis)iio il yiusto mezzo dei mo-
derati. Scrivendo sotto I1 influenza di questo spirito (cheassunse
la difesa fpag. 43) perlino di Guglielmo Libri), enaturale che FA.
lodi nel Rossi la saggia transazione fra caltolici e protestanti nell'ar-
gomento del Matrimonio; e quella moderazione cmrica del procedere
grado grado , il solo ohe possa prevenirc i commo churn ti rivoluzio-
nari ( pag. 17 ): non avvertendo a cio che disse saviamente nelle
f€amere di Berlino lo Stahl , non essere rivoluzione propriamente i
oommovimenti esterni , ma 1' interna trasmutazione ^de' principii ;
nella quale il Rossi ebbe tantopiu gagliarda influenza. in Isviz-z(M-ae
negli altri paesi che prima o poi 1' ebbero o T adottarono per figlio,
quanto piu rari furono i doni d'ingegno ch'egli abuso neldisonesto
sovvertimento. Molto piu poi comparisce quest' indole medesima co-
la ove raccontasi lo scorcio della vita del Rossi divenuto Ministro
del PonteGce: ma poiche questo racconto e un tessuto del solito f'ra-
sario narrante fatti notissimi, non e uopo intertenervici.
Trattando delle opere mandate a stampa, I' A. ne da un picciolo
sunto, e sta qui la parte piu erudita della sua operetta, o articolo da
giornale, ilche diciamo principalmente rispetto al dritto penale ed
alia economia politica. In quest1 ultimo 1' A. si ferma con una certa
predilezione trovandovi il destro di perorare in favore del teorema
alia nioda , il libero scambio (pag. 34 a 40) : e parlando in favor
dell' usura, cita una di ijuelle sentenze gratuitamente arrogant i con
cui gr<ignoranti sogliono provare che non comprendono i loro pro-
iWemi , mentre cifanno delle esortazioni allassanto umilta. « Come
(« mai» dice co' sen timenti del Rossi «;potea asserirsi che un presta-
.« tore ad interesse fosse uno scellerato che volea trar prolitto dal
<« proprio OPO ed argento, mentre T oro e F argento non producono
.
307
« nulla? fatto questo die ritenuto per vero pareochi secoli , deve
« cessare di renderci fieri ed -orgogliosi della potenza dello spirito
« umano (pag. 37,38) »? In quanto a noi nulla troviamo di piu
umiliante per lo spirito umano die F orgoglio di chi cosi senteijzia
contro tulli que1 secoli e , cio die piu inonta, contro la Cbiesa cat-
tolica , senza aver letto , o eertamente senza aver capito qiielle
dottrine, die qui non toglieremo a spiegare. Ci contenteremo di
osservare die qnando que' dottori accordavano qual titolo d' in-
teresse il hicro cessanlc , supponeano con questo stesso die 1' oro
e I' argento producano talor qualchc com. E se distinguevano un
capitale prodnttivo da un capitale inerte , erano d' accordo in que-
sto co' piu recenti ed illuminati eoonomisti ^ .
L<> altre ojxM'e edite del Rossi non hanno Timportanza scientifica
di queste due : ben avrebbero supreina importanza politica le suf
lezioni sul giure costituzionale se si pnbblicassero, come potentissi-
ma influenza esercitarono in Isvizzera , specialmente la Relazione
intorno alle riforme del patto federale ed altre minori scritture, cbe
prepararono le sventure del Sonderbund.
L' ultima parte dell' operetta ricorda , cio cbe tutti gia sanno , la
lunzione con cui governo gli Stati pontificii poco prima cbe ilsica-
rio-mazziniano dosse aH'Europa Torrendo spettacolo delFassassinio
mirato con gelida indiilerenza da un'Assemblea, cbe sara, meno le
onorevoli eccezioni, etemo vitupero d' Italia e di Roma, o piuttosto
di quel partito esecrabile cbe le tiranneggiava amendue.
i « Nello scrigno del ricco, nclla hum dcll'avaro, non »; certamenle un ca-
pitale quel valore ehe vi'si Irova accunmlato , ma vi diviene al momento clie
passa nelle niani di chi sa metterlo in opera. Queste due operazioni necessarie
alia formazione de' capitali hen puo dirsi essere slate avvertite precedentemen-
te da altri scrittori; ma il priino clie le distiuse ibrmalmcnte fu il professor
Rossi ecc. ». DELuCA. — Pi-inc. Etem. della scienza econ. (pag. 161). — Napo-
308 RIVISTA
d ii tnuu
rOpiniom del 2 Aprile 1853.
.Jit Cttj^r
Sirana condizione della eta moderna die i giornali debbano re-
gnare il morido; esui giornali nonregni spesso che la malevolenza e
la malafede! Gia noi da parecchi mesi avevamo messo da banda que-
sto vituperoso giornalaccio torinese; e ci pareva un riguardo alia
convenienza dovuta ai nostri lettori il non imbrattar loro gli ocelli
e gli orecchi con quelle svergognate esorbitanze di cbe 1' Opinione
giornalmente regala il pubblico. Ma un articolo intitolato Le Finiw-
ze Ponlificie non puo passare senza la debita correzione: in quanto
versando esso sopra di cifre raggruppate a capriccio e giudicate a
strazio, potrebbe sorprendere la buona fede di qualche lettore non
abbastanza scaltrito di somiglianti gberminelle.
II soggetto dell' articolo e una variazione dell' eterno lamento sul
mal governo dei preli chiarito qui , secondo pretende 1' articolo ,
dallo stato deplorabile in che sono le finanze pontificie. Noi sarem-
mo infiniti se dovessimo librare ogni cifra e notare ogni svarione ;
ma il rilevarne qualche mezza dozzina sara pregio dell' opera , e
giovera piu che alia riputazione di questo Governo, a fare intendere
a quale cinica impudenza dechini un partito demagogico , che sa-
rebbe innocuo se non trovasse eco e simpatia nei libertini che pre-
tendonsi moderati.
L' articolo coraincia dal paragonare 1' introito jujixnii I
di scudi 11,110,569: 97, 9.
coll'esito 13,006,419: 46, 3. UBIIOO
e ne cava la diff'erenza 1 ,895,849: 48, 4.
Quindi sclama alia rovina di un deficit cotanto enorme. E nondi-
meno il messere non ci dice cio che pure avea trovato nel bilancio :
in quel deficit niente meno che un milione erogarsi in ammortizza-
zione dei debiti precedentemente coritratti , e cosi quella somma
essendo dei tutto estranea ai pesi e alle spese dell' amministrazione
corrente , il deficit si riduce a soli scudi circa 890 mila. Ora questo
DELLA STAMPA ITALIANA 309
non e cosa da fame le disperazioni, chi consideri in quali acque na-
vighi la Finanza diqualche altro paese e sia pure il beatissimo e li-
bero Piemonte. n-\
Non diremo nulla delle proprieta camerali e dei beni ecclesiastici
ed i-x eommimitativi nelle Legazioni e nelle Marche ; pel quali
tutti Tarticolo sclaina clie le spese d' amministrazione superano la
rendita stessa. Ci6 non e nuovo e non e rovinoso, traltamlosi di ra-
mi molto secondari nella pubblica iinanza. Ma oltreche giasi lavora
alacremente a scemare quella iattura,vuole avvertirsi die per le pro-
prieta camerali nella partita delle spese di amministrazione si eon-
lengono parecchi capi, clie di amministrazione non sono. Per iigura
di esempio vi si comprendono i Livelli , i Ganoni , i Censi , le altre
prestazioni inerenti ai beni, glinteressi dei cambi e dei crediti 1'rut-
tiferi clie banno Tipoteca sui fondi stessi, e cbe percio a norma delle
disposizioni governative non possono essere iseritti e soddisi'atti
dalla Cassa delDebito Pubblico , i frutti delle cauzioni prestate da-
gliAmrninistratori Camerali, dagrintraprendenti,appaltatori e simi-
li. Se si togliera tutto questo, le vere spese di amministrazione sa-
ran condotte ad una cifra da non iscandolezzare la dilicata coscien-
za deirOjpim'one.
(>lie dire dello seal pore menato perche nel titolo Miniere ? Cave
deUo Slalo si trovi il prodotto dell' allume inferiore di qualcbe mi-
gliaio di scudi alle spese cbe vi si fanno intorno? Si vuole cbe il Go-
verno favorisca questi prodotti nazionali, e si grida poi perche nel-
1'iniziarne le prime mosse si spenda qualche cosa di piu sul ritratto-
ne. Per ora si tratta di aprire le viscere della terra onde assicurare e
conservare perenne un prodotto nello Stato Pontificio cbe, purifica-
to e recato con appositi metodi alia possibile perfezione, forma de-
coro pel Governo, eammirazione negli stranieri fmo ad uverne por-
tato un premio nella esposizione di Londra. Poste in regola le cave
ed assicurato il prodotto, non fallira eziandio un'utilita non isprege-
vole ; e per ora e gia molto il dar pane e lavoro a una popolazione
ehe privatadiquestaindustria resterebbe abbandonata di ogni mez-
zo di susistenza.
310 RIVISTA
Ma quello che sopratutto ci ha stomacato e Finvereconda manie-
ra onde parla Tarticolo intorno all' assegnamento fatto al Principe
ed al Sovrano Pontefice. Con formole degne del trivio e della bet-
tola si parla ivi di Lista civile, senza che 1'articolista si avvegga che
questa parola e mnl collocata in un paese non felicitato , la Dio
mcrce, dai frutti costituzionali. Qui il Principe non e un impiega-
to come gli altri che riceve il suo stipendio dal popolo sovrano.
Qui e stata una squisita delicatezza del regnante Pontefice che gli ha
fatto ritenere scrupolosamenteda medesima cifra stahilita nei d'r
ternpestosi della rivolta. E quella cifra non e dedicata solo come
altrove a mantenere lo splendore della corte. In essa entrano i trat-
tamenti annui al Sacro Collegio , le spese di tutte le Nunziatura
presso le Corti estere, le spese per le Congregazioni ecclesiastiche ,
quella per la Segreteria di Stato per gli aflari si ecclesiastici ch&
diplomatici, quella pel trattamento e soldo a tutta la famiglia ponti-
iicia , quella pel soldo e per quanto occorre alia guardia nohile ed
alia svizzera ; le spese tutte infine della manutenzione degli immen-
si fabbricati di residenza sovrana e che contengono ancora ricchi
musei e biblioteche. Ora se si dicesse che a tutto questo bastano
soli 600 mila scudi annui, appena troveremmo fede; eppure questo
che agli sperti non parrebbe forse uguale alia meta del bisogno , e
quello appunto che all' Opinions pare intollerabile sciupinio e poca
meno che pubblica espilazione.
A noi pare averne detto soverchio $• ma si consider! che giuoca
iniquo si sta giucando da questo fiore di rivoluzionarii svergognati.
Furono essi che dal 1830 in poi a furia di rivolte , di minacce, di
cospirazioni, posero a forido le fmanze di quasi tutti i Governi euro-
pei, e le pontificie segnatamente, che fino al 1829'erano state non
che integrema fiorenti. Ora fingono deplorarne lo scadinieiito quasi
non fosse opera delle loro-mani. Non vi pare di vedervi imtnaginato
innanzi il coccodrillo ,. del quale contavano certi naturalisti seinpli-
ciani, che deplora e piange la viltima di cut ha succiato il sangue.
fi egli rimorso di avere espilato 1'altrui, o raminurico di non trovare
piu nulla ad espilare ?
DELLA STAMPA ITALIANA
IV.
Si*
Le Rivelazioiti del Cuore. Lettere sentimentali ad Evelina per NICOLA
LONGO — 3. Vol. Napoli. 1832.
;Le passion! considerate, come suoldirsi. lisicamente, efattaastra-
zione dalle eircostanze morali , non sono cosa nk buona ne rea: ma
fldoperate (juando e come conviene sono strumenti di nostra inter-
im cd ostmia t'elicita. Di fatto esse dispongono T uomo a volere.ef-
ficacemente le cose die sono utili alia conservazione di se, della spe-
cie r della societa intera; donde furono appellate con acutezza Ale
ilt'll' wrinia : sono semi di virtu: imperocche, tolti i gagliardi movi-
inenti dell1 animo, V uomo ahriighiltirebbe alia presenza delf arduo
oonnaturale alle belle e virtuose operazioni: finalmente procurano
all' uomo <[iiella felicita, di cui e capaoe su questa terra; stanteche
non pu6 farsi che 1' uomo sia avventurato, ove non assapori quel
tlol'-e, die nell' amore, nell1 allegrezza, nellasperanzaeinsimili af-
fetti, come in altrettanti soavissimi favi , e raccolto. Se non che , 6
d' uopo confessarlo ingenuamente, le passioni umane possono esse-
re strurnento di felicita, ma sono pur troppo il piu delle volte stru-
mento elficacissimo di sventura. E donde mai rottenebrarsideirin-
telletto, il difetto di riflessione, le inquietezze e gli strazii del cuo-
n>. i terror! della imaginazione, i sonni perduti o interrotti, i fremi-
ti, le smanie, le insidie, le rivoluzioni, le guerre e tutta 1' orrida
•scbiera del delitti, se non da ree passioni sguinzagliate e lasciate
scapostrare a talento? Di qui 1'assoluta necessita, che I'uomo pon-
gasi alia direzione de'suoi alTetti e li imbrigli e li guidi a norma di
ragione. Ora fra i rimedii piu forti e possenti accennati daisavii af-
iine di preservarsi dalla tirannide dei pravi affetti, meritano di es-
.sere anuoverati il considorarc T indole delle buone e delle ree pas-
sioni, il ponderarne diligentemente i buoni o tristi effetti, e in ispe-
cial modo il contemplare la storia di uo.nini o signori o schiavi delle
312 R I VISTA
passion! . E per verita quale ammaestramento. quale stimolo all'am-
'
mirazione e alia pratica , per mo' di esempio , dell' amore del nostri
simili , il vedere una buona Suora di Carita , appartenente a civile
ed agiata famiglia , clie nel liore degli anni , raccolta in povero
saio, modesta. angelica nel guardo, si asside di e notte fra le sale
ammorbate di uno spedale, e porge agl'infermi il cibo, eparla loro
nn linguaggio di carita e di amore, e mesce le sue al!e lor lacrime,
e piangendo ne raccoglie 1' ultimo respiro? Ci6 posto, egli e. mani-
festo quanto benemeriti dell' umana famiglia siano quegli serittori ,
i quali prefiggendosi il lodevole scopo di educare le crescenti ge-
nerazioni alia difficile impresa di signoreggiare gli affetti, consacrano
la loro penna alia trattazione di morali argomenti, e notomizzano.
per cosi, dire, il cuore umano, e accennano quando gli affetti son
regolati e quando trasmodano, e a rendere piu palpabile la loro di-
mostrazione, sottopongono agli occhi dei leggitori chiari esempli, o
di virtuosi affetti cbe furono guiderdonati largamente da Dio, o di
affetti malvagi che procacciarono a cbi gli ebbe retaggio abbonde-
vole di sventure.
Or bene tra la nobile schiera degli serittori infiammati dal santo
zelo di ammaestrare altrui intorno al modo di reggere e guidare gli
affetti, ci e caro Vannoverare Niccola Longo, autore dell' opera ac-
eennata qui sopra : Le rivelazioni del cnore. Qual sia precisamente
1' ultimo scopo cbe L'A. ebbe in vista nello stendere quell' opera ce
lo rivela egli stesso in parecchi luogbi. II Longo nel programma si
esprime cosi: Lo scopo morale e di ridurre le passioni alia lor </i><-
sla misura; e scowire in pari tempo qualche lato ascoso delle medesi-
me, su cui passa inarrcdula la mollitudine: e nel principio degh*
xScliiarimenti appie del terzo volume cosi scrisse: Di modo che non
Ito intcsn di far la pittura del proprio animo, bens'i di qnei senlimenii
che nel proprio animo formati, fjencraH~-zandoli< li ho trovati come
principio della nalura -urn-ana, o come tenderize della vitasociale. Per-
cbe 1' A. potesse espandere meglio il suo cuore, e quinci ladipintu-
ra degli nmani affetti riuscisse piu varia, piu viva epiu parlante, e-
gli ha steso una lunga serie di lettere dirette ad una cotal Evelina-,
DELLA STAMPA IT.VLIANA
donzella adornu delle piii rare qualiui, e nome non oscuro nei i'asti
della Storia Greca moderna. In queste lettere e nell'appendice die
tiene lor dietro, il Longo passa come a rassegna le principali epodie
ed avvenlure dell' agitata sun vita; descrive le impression! e i ver-
gini airetti della prima infan/ia, I' esplicarsi e ingrandirsi delle sue
cognizioni, e gl' impel! inaspettati delle passion! neU'ampioefragOr
roso teatro della capitale, e il casto e acceso afi'etto cli che fu com-
preso per la giovinetta Evelina, e le spernn/e di un sospirato ime-
neo ora vive ora languide ora spente, e il ritirarsi improvviso della
fidanzata in un sacro chiostro e il suo gemerne quindiinconsolabile;
insomnia egli la la storia di un bd cuore eresduto dalla piu tenera
fanciullez/a sotlo le benefidie influenze d'una buona educazione,
qual pellegriiio arboscello cresciuto rigogliosamente in tepida serra
sotto cure di vigile giardiniere.
Le prerogative notate in quest1 opera sono molteplici ; uulladi-
ineno pare! di poterle riepilogar tutte dicendo, die 1' A. delle Rice-
lazioni e letterato di buono ingegno e di bellissimo cuore. II Longo
fa mostra della perspicacia del suo ingegno in piu modi-, e uell'ideare
una tela amplissima di fatti e di osservazioni a meraviglia raimodati
e congiunti , e nel fare un analisi profonda insieme e minutissima
degli umani affetti; ma soprattutto nello avere Irattato da maestro
ijiia e cola , ([uistioni difficili e di sommo rilievo , le quali danno a
tutta 1' opera , sparsa tratto tratto di letterarie bellezze , una cotal
aria di nobilta e di grandezza, siccome nella stagione dei fiori i co-
lossali avanzi dei tempi! danno alle pianure deir antica Pesto un
aspetto di maesta e di magnificenza. Cosi sono quistioni piacevoli e
utili a leggersi quelle die riguardano 1' odierno romanzo, il giorna-
lismo , il sentiment alismo e il posilivismo , 1' indole dei popoli anti-
dii , la natura e gli efletti dell' eloquenza , il suicidio . il oarattere
deiramore ne' divers! tempi della Storia e simib argomenti. Quanto
poi al buon cuore e al sentire soprammodo dilicato e stjuisito dell'A.
noi direm solo, cbe in leggere parecchie di quelle lettere ci sen-
timmo intenerire e ricercar T anima da nobili e soavissime affe-
zioni. Si legga di grazia la lettera die 1' A. indirizza ad Evelina
314 R1VJSTA
costretta a partirsi tutto improwiso per la Grecia , e quella in cui
le dipinge le tempeste del suo spirito per tale inopinata partenza ,-
e quella in cui la invita al tempio per istringere il sacro nodo, e.
quella in cui le partecipa clie per amore della sanita di lei vuol dif-
ferire la pia cerimonia delle nozze , avvegnache egli affretti coi
sospiri il momenta di vederla compiuta, e parecchie altre lettere o
brani di quell' opera -, si leggano, diciaino, que' passi, epoi ci si dica,
se il nostro A. non fu , come dicemmo , arricchito da Dio di un ot-
timo cuore, di un cuore clie risponde all1 unisono alle aflezioni piu
tenere e piu generose.
Ma delle sole opere del Creatore e proprio 1' essere scevre d1 im-
perfezioni ; che le opere dell' arte sono somiglianti agli arazzi , i
quali , avvegnache della famigerata fabbrica dei Gobelini , hanno
sempre una parte men bella a essere mirata. Cio posto, non dee far
maraviglia, se fra le molte filosofiche e letterarie bellezze delfopera
del Longo ci paia di vedere alcuni piccoli difetti , cui la qualita e
T ullicio di questa Rivista c'impone 1'obbligo di palesare. L' A. ,
attesa la natura dell' argomento, avendo a fare il quadro del cuore
umano , ha dovuto necessariamente dipingere piu d una volta un
qualrhe affetto men buono , una qualche passione che trapassa i
limiti daila ragione prescritti , e soverchiamente imperversa. In si-
milicongiunture egli e chiaro che gii correva il debito di condannare
simili afietti e di mostrarne i pericoli , perche il leggitore incauto
apprendesse a discernere i rei affetti dai buoni e a temerne le con>-
segiienze. 11 nostro A. non ha mancato il piu delle volte di far ci6
e di farlo a dovere ; niilladimeno talora o dimentic^ di farlo, ovvero
nol feoe con (juella severita e peso di parole che portava il biso-
gno. Cosi quando egli , ricevuta la lettera di un rivale che lo slida
a duello , si reca alia casa di lui e ne accetta condizionatamente
rinvito, 1 A. non riprova quest1 atto con parole abliastanxa lorti
e sentite. Parimente quando egli entrato nel tempio del romitag-
gio, e sopravvenuta ivi pure Evelina, egli le volgdttrepidando*
la parola. e la invita a lasciare il monistero e, allerratala pi'r un
braccio, si attenta di rapirla, T A. non disapprove il misl'atto coo.
DELIA STAMPA 1TALIANA
forme bastevolmente rigide e vigorose. Un altro difetto che os«>-
rcuimo apporre all' A. delle liirt'ltizimn . si ('• un lingtiaggio re-
ligioso alquanto vago e indeterminate , non abbastanza pratico e
positive, mi linguaggio cbe passando sotto silenzio i misteri , le
verita , i precetti , i riti , le praticbe e cio che attiensi esclusi-
vamcntc alia vera Religione. accenna quasi a solo que' veri , che
sono ammessi da quelli pure che dissentono da noi in fatto di cul-
to. Egli e verissimo che 1'A. non lascia in alcuni luoghi di ren-
dere splendido omaggio alia Religione , per cagione di esempio ,
la dove parla con rara elevatezza di pensieri della comune Reden-
zione, e la dove ripete dalla Religione le gioie piu pure e sante del
cristiano connubio; nulladimeno, giusta il nosu?o modo di scorgere,
da questo lato egli lascia alcuna cosa a desiderare. Forse il Longo si
appigli6 a questo genere di eloquio per insinuarsi piu agevolmen-
te nell' animo de' suoi leggitori , soprattutto di quelli che vacillano
nelle veraci credenze , e a cui suona male il linguaggio veramente
cattolico 5 ma in tal caso , in quella che ammireremmo lo scopo
prefisso , non sapremmo approvare il mezzo abbracciato. Di fatto
un linguaggio religioso che sta sempre sulle generali , che accenna
di rado ai dommi da credere e alle virtu da praticare , e che , pre-
sentandosi il destro, non discende a quei caratteri e a quelle ultime
difierenze, che contraddistinguono il culto cattolico datogni altro
estraneo, un linguaggio, diciamo, di siffatta natura non e egli forse
d'inciampo ai leggitori inesperti, i quali in leggerlo apprenderanno
a discorrere di religione non da fervorosi cattolici, ma come favella-
vano a' di loro un Tullio, un Seneca, un Posidonio? Oltre di che non
e forse disdicevol cosa 1'adoperare un cosiffatto linguaggio, pel qua-
le si occulta in parte almeno la verita , e il non mostrare sufficiente
ardire e franchezza di parlare come parlarono i piu grandi genii
del Cristianesimo , anzi gli stessi ispirati Scrittori? E poi non e
forse cosa irragionevole e dissentanea allo scopo di accorto scrittore,
il far uso di una favella debole , languida , non abbastanza efticace,
qual e per appunto il parlar di cose religiose in modo vago , gene-
rico e superficial , mentre j>ossiamo appigliarci a un linguaggio
31 6 RIVISTA BELLA STAMPA ITALIANS
di origine celestiale , linguaggio che illumina , che persuade , che
inaniina , che rassicura , che conforta , che trasforma , che in-
ciela, che india?
Ora per epilogare il cletto fin qui, le Rivelazioni del Cuore, tol ti-
ne alcuni pochissimi nei, sono opera degna di commendazione. Es-
se disvelano nel loro A. un' inmiagiriazione hella siccome il cielo
sotto cui furono ispirate : esse palesano una mente conoscilrice del
ripostigli piu intimi del cuore umano : esse inline fan prova di
un cuore di tempera fina e squisita , si die il loro A. avendo bi-
sogno di dipingere 1'immagine d'un cuore benfatto, non ebbe a far
altro che tratteggiare se stesso. L' unico difetto che ci notammo e
di semplice omissione.
iDfu
oq oiJ(iaap92 Isq
.nsi*!
! hn »do
- oJiujup
./(>,'> fi 31
;f if jj.\n9
rft'Hibbrr
•inJni
AHA!
'
CRONAGA
TONTFMPOR ANF A
^urMi^jviruiiArNiiA
t
..!> JJte
Roma 2 Maggio
I.
COSE ITALIANS.
STATI SAUDI (Nostra Corrispondenza). — 1. Vertenze coll' Austria. — 2. Irv-
dennita agli Emigrati. — 3. Feste per lo Statuto. — 4. Legge contro la
schiavitii. — 5. Sicurezza pubblica. — G.Statistica giudiziaria. — 7. Furti
sacrileglii. — 8. Ripartiiuenti de'beni ccclesiastici. — 9. La stampa e la re-
visione. — 10. Balzelli e perquisizioni.
1. II conflitto sorto fra il Governo Sardo ed il gabinetto di Vienna
pel sequestro posto sui bent degli emigrati Lombardo-Veneti va di
giorno in giorno acquistando proporzioni piii spiccale e gravi. Se il
Piemonte si trovasse ora in quelle condizioni di forze e d'apparecchi
che nel 1847, forse non terrebbesi dal calare ad una terza riscossa. E
per quanto sta in poter loro vel sospingono animosamente certi o
farnetici o traditori, che braveggiando all'impazzata vorrebbero stra-
scinare il Governo ad atti di tal natura che ne sarebbe inevitable
conseguenza una guerra di devastazione e di sterminio. Pretendevasi
da costoro che per rappresaglia si bandisse il sequestro de' beni pos-
seduti da'sudditi austriaci sul territorio Sardo; e lanto si ribadiva que-
sta idea che parve entrar perfino in capo ad uomini d' alto affare , i
318 CRONACA
quali non 1'avrebbero forse piu deposta, se non era degli imperiosi
consigli di certi amici onde sentesi gran bisogno. Altri strillava che
a maniera di protesta si dovessero senz'altro rivestire della dignitadi
Senator! del Regno i piu cospicui fra gli emigrati ; an/A Intti quelli
che si trovassero aver qualouno dei titoli a cio richiesti dalla lop^e.
Ma questo era un nulla a petto di cio che altri chiedevacon gran for-
za; cioe, stretta alleanza colla Svizzera, si spiegasse nnovamente la
santa bandiera dell' Indipendenza italiana, ne si desse tregua al bar-
baro prima d'averlo ricacciato dietro 1' Isonzo. Tuttavia, dato giii il
primo bollore, fu d'uopo riflettere che lo Stato del Continente Euro-
peo, ben diverse da quello del 48 e del 49, non e troppo favorevole
a cotal genere d'imprese. Oltre a cio le ftnanze esauste, in iscompiglio
oberate d' un debito enorme; 1'esercito scarso e tutto sul rifarsi; I'am-
ministrazione incagliata fra i nuovi e gli antichi ordini-, le fazioni po-
litiche frementi e pronte a scatenarsi 1' una conlro 1' altra: la molti-
tudine scorata per le triste vicende guerresche del 48 e del 49, e pel
moltiplicarsi continuo di gravosi balzelli; le speranze d'aiuto estranio
o scarse o mal sicure-, tutto insomnia consigliava a fare di necessita
virtu, ed usar prudenza. L' Austria dal canto suo, guardandosi attor-
no in casa e girando gli occhi al di fuori, e anch' essa consigliata alia
pace, ne i suoi interessi le permettono d'arrischiarsi a fare che per
lei divampi una generale conflagrazione Europea, il cui pericolo si
fa ognor piu chiaro ed imminente. Eppero, concorrendo 1' interesse
dell' una e dell' altra parte, le ostilita si restrinsero finora ad uno
scambio risentito di note acerbe, di proteste e di recriminazione, di
dimanda e di i iftuti, di dichiarazione e di minacce, che, a giudicarne
dalle apparenze, dovrebbesi tener perfermola question eesserh IVper
venir risoluta a colpi di cannone.
IlMinistero Sardo per mezzo del suo rappresentante a Vienna avea
diretto al Governo Austriaco un energico riclamo a lavoiv dcgli e
grati. 11 Conte Buol oppose un riciso e formale rifiuto d'entrar in pa-
role su questo negozio coll' luvialo Sardo, accennando che intorno a
cio 1'avesse a trattare col suo Ministro residenle a Torino, a cui avea
trasmesso le proprie istruzioni •, e pel resto lo rinviava alMaresciallo
Radetzky ed alia Commissione del Palazzo Borromeo. (ili uificidiplo-
malici di Francia ed Inghilterra, anziche piegare irrigidirono vieppiu
1 la fermezza del Governo imperiale; i-he forse trovossi itiffermato nel
CONTEMPORANEA
sno proposito da qiici gelosi riguavdi, per cui un;i I'olen/.a di priinu
ordine i eoherebbesi adontadi laseiar credere * la- Je >i pns>a per ve-
run modo hnporre la legge da diicdiessia. Vedulo rkiM'ir vano ogni
lentalivo in ([uanto al vinceie die il decreto imperials di sequestro
revocalo: e neppur avendo potato ottenere die si comuniea-M ro
aHioverno Sardo i document! giuridici del la eolpabilila di quelli ch«
nc subtvano il rigore, il Minislero di Torino Irovossi nclla ncco^ila
d ititerrompere ogni mauiera di trattalivc. e •.•ichiamare da Vienna il
psoprio rappresenla«le. Ma cio non poteasi fare per mod(j die vales-
se una dichiaraxione di guei'ra; eppero spedivasi al (ionledi Ucvcl mi
seitipliee congedo, sic.clir Ic rela/.ioni ufliciali e diplomatiche non sono
pnnto inlerrolte intorno ad ogni altro affaro. In (juesto mentre diri-
ut'\Hsi a tutlc le Potcn/.e un Memorandum, per esporre lo stato dt-lle
cose, ed invocainel appoggio.Questodocumento, cumunque sia coni-
pilato in forme insolite e eon lingnaggio nuovissimo rispetto alle u-
sai./r di[)lomatiche, va improiitato d'una colal dignitosa energia die
lalvoliaassuine.il luono di iniuaccia, j-.er cui e variamenle giudiaito
dacoloro die sicredono uomini di Stalo. Gli e lutlavia a sperareehe
con inolto diiasso si riesca a poco o nulla. dhe le grandi Poteilze
continentali iiou troverebhero lor guadagno a romper guerra pert piel
nommlla die debbon essere agli occhi loro le umilia/.ioiu del Pie-
inonU-. c la >everita con eui TAustria lo ripaga delle sue aggressioni
DC! 48 e nel 49. Inlanto, giunto appena a Torino da Vienna il Conte
di Revel, se ne dipartiva alia volta di Milano il Conte Appony Mini-
stro d'Austria, lasciando anch'egli il segretaiio di lega/.ione a disbri-
gar gli aftari di minor conto. e rappresentare il proprio governo. Af-
fennasi die a cio fare >iasi indollo non solo i>er seguire le istru/.ioni
ricevute, e per riguardi diplomatici, ma si ancora per levarc oec^^io-
ne d\ peggiori guai. Che discorrcvasi di fragorose edinsultanti dinio-
slra/.ioni popolari con cui progeltavasi da certi a wen tat i di voler di-
sfogare 1'odioche li divora c la rabbia die sentono contro iHiovei-no
imperiale. i.a (pial cosa ove fosse avveuuta iM>le\a aver le pin .
sle conseguen/.e.
2. H Ministero Subalpino si credette inoltre obbligato a (pialoli^
<'.-a meglio die a gillai paicic c pi-olr.4e. forse iucllicaci, per sal va--
if ie ragioni di que' suoi pioletli, con cui stringeva palto di fralel-
lanza e d'unione jndissolubile. Penso elie menlie si scanij.uerejjbero
320 CRONACA
nole e dichiai a/.ioui , e protocolli , gh emigrali privi di loro rendite
non saprebbero coaie campar la vita. Eppero nella tornata del 20
Aprile il sig. Conte di Cavour presidenle del Consiglio del Ministri of-
feriva alia samione del Parlamento un progetlo di legge , in for/.a di
cui >i aprisse al Governo un credito di L. 400,000 da largirsi a titolo
di preslilo a coloro die si trovassero eolpili dal sequestro. Con que-
sto spera il sig. di Cavour die si potra provvedere almeno per uu
anno ai piu urgenti bisogni di cotesti emigrati. Per mala ventura tal
richiesta coincide colla discussioue di parecchie leggi che suggette-
ranno il Piemonte a nuove e pesanti conlribu/.ioni ; e la moHiludine
volgare, che bada piu a' proprii interessi che a ragioni d'onore e di-
gnita nazionale, non inghiottira forse di molto buon grado 1'obbligo
di sovraccaricare 1'annuo deficit con un mezzo milione incirca di piu.
onde so\ venire a quelli che essa riguarda come invasori degli impie-
ghi e degli ufficii dovuti a' Piemonlesi. Ma e probabile e poco meno
che certo, che le 400,000 lire per gli emigrali saranno concedute dal
Parlamento, che vi si trova astretto da tal quale rigoroso dovere. Di
qui a un anno chi puo indovinare che cosa sara !
3. Gli italianissimi del Piemonte nei recenti decreti del Governo
auslriaco seppero vedere un attentato contro leliberta poliliche e le
franchigie costituzionali. Per manifestare in modo solenne quanto sia
caldo e tenacissimo Tamore che per esse nutrono, la voglionp dare a
mezzo in feste pompose e dispendiosissime con cui per tre giorni eon-
secutivi dalla seconda domenica di Maggio sara tutta a romore la Ca-
pilale, imitata alia meglio dalle province. Funzione religiosa con.
1' intervento de' corpi civili e militari e delle societa industrial! ed
operaie, carrocci simbolici, rassegne di milizie, rimbombo d'artiglie-
rie, esercitazioni e spettacoli equestri, tornei, musiche, luminarie,
inaugurazioni di monumenti, distribiu-ione di premii agli allievi delle
scuole serali, gazzarre e spettacoli pirotecnici, col gaz luce ed acqua;
deputazioni dalle province j le vie tutte a tappeli e bandiere ; e uu
mondo d'altre simili cosej ecco il programma di tali feste. Dicesiche
il solo Municipio di Torino abbia per cio stanziata la somma di L.
30,000 ; cioe tre tanti piu di quello che dopo molto contrasto la illu-
minata parsimonia di cotesti padri della patria degnavasi concedere
pel centenario del miracolo del SS. Sacramento. Quando 1' amore
delle libere istituzioDi e tanto acceso da guardar come bazzecole
CONTEMPORANEA
rotali spese, han troppa raglone i giudiziosi Minislri di metlerlo alia
prova. sovraccaricando la mano ad imposte e tributi con cui rlforniiv
I r.urio.
4. Per non res tare addietro dalle allre nazioni in quel progresso
di vera civilta, cui la Chiesa Cattolica dava i primi e piii eiucaci im-
pulsi, e di cui i noslri umanitari recano ogni merito alia filantropia
inglese , il Parlamento sardo ha pure votato una legge per cui e ri-
gorosamente vietato, sotto gravissime pene , ogni traffico di schiavi ,
ed e posto un freno al vituperoso commercio della tratta dei negri.
Manco male ! Se pero la legge sarda sara piu potente a tal fine clie
non sia utile la crociera delle navi anglo-francesi , la quale sembra
non essere fin qui riuscila ad altro che ad aggravare le atroci tor-
ture, di cui veniano martoriate nel tragitto dai lidi affricani alle cosle
d' America quelle misere vittime dell'umana rapacita.
5. Ma sarebbe pur bene che la filantropia del Parlamento subalpi-
'.lo si desse pensiero di rassicurare un po' meglio le vile e le sustan-
ze dei cittadini esposte ognora alia baldanzosa, perche impunita trop-
po spesso, industria de' ladri ed assassini 11 Deputato Bronzini nella
tornata del 1°. Aprile ne mosse alte querele , ricordando a' suoi col-
legia « i continui ed universal! reclaim de' loro elettori accio i furti
« campestri organizzati sopra una scala spaventevole siano repress! ,
« e meno pericoloso riesca il porsi in viaggio sopra le pubbliche stra-
« de. » Poi accenno le recenli evasion! di famigerati assassini dalle
carceri e dalle segrete in cui erano chiusi, e d'onde sparirono miste-
riosamente •, le aggression! de' corrieri e delle vetture pubbliche de-
predate da bande di masnadieri ; la necessita cui sono ridotli i car-
rettieri di camminare amolti insieme a guisadi carovane chepassino
in paesi inospiti e selvaggi 5 la frequenza di furti audacissimi nel bel
mezzo delle citta e in pien meriggio ecc. ecc. II Ministro dell' interno
^colpo la pubblica autorita d'ogni taccia di mollezza o connivenza in-
diretla 5 manifesto la sua convinzione che a poco a poco la liber la e
I'educazione avrebbero migliorata la moralita del popolo ; consiglio
ad aspettar dal tempo e dalle istituzioni liberali sifFatli benefizii , e
tanto seppe dire che il Bronzini si diede vinto, e ritiro 1'ordine del gior-
no da lui proposto per eccitare il Governo a provvedere. Intanto ogni
giorno i fogli pubblici registrano dolorosi racconti di furti , ed omi-
cidii, e sanguinose lolte di malandrini contro la forza pubblica, in cui
Smell, vol. II. 21.
CRON.U:A
sempre la vittoria sta p« i dif'ensori dell' ordine. Nel volgere di.
e settimane parerrhi valorosi dell'arma dei Reali Curabinieri
perdettero la vita eroicamente aftrontando la disperala resistemu di
baudili armati sino ai denti. Di Sardegna scrivono c>seie uvvenute
collision!, in cui sarebbero slati morti non pochi, tra' quail il Sinda-
co ed il parroco di nou so qual cornune. II famigerato Moltino, scam-
pato al carcere dove aspetlava la sua sentenza, gitta il lerrore per ogni
dov<e, non perehe commetla enormimisfaUi,ma perehe ha tulta 1'au-
dacia ed il prestigio del Passatore romano.
6. Come per rispondere alle pubbliche querele sopra questo punto
il Ministero di Gra/Aa e (iiustizia aumentava il propi'io bilancio della
somma non indiiFerente di 1,739,921. 60 in piu di quello che spen-
devasi nel 47 ; sicdie ora esso tocca le L. 6,279,021. 60. Da cui to-
gliendosi pure le L. 800,000 teste slaoziate per assegai e sussidii al
clero di Sardegna, reslerebbe pur senipre un tale eccesso da muovere
desiderio di sapere se per esso abbiasi a deplorare siffatto aumento
di crimini e delitti, quale e qaello rivelato dalla statistica giudi/iaria
pubblicata, sebbene incompiutaraente, per eura del Guardasigilli. In-
torno a che basti accennare queslo solo : che le sentenze penali pro-
nunziate dai Magistral! d'appello, le quail indicano solo la progressione
di crimini verificali , vennero crescendo a centinaia in ciascuno degli
ultimianni j tantoche essendo state 1019 nel 1849, si numerarono fino
a 1909 nel 1852! Questo moltiplicarsi di sentenze dimoslra ]>er certo
1'operosita e lo/elo de' Magistrati ; ma dimostra pur nicnlc meno I'o-
perosita de'malandrini e la facilita con ciii si corre al delilto.
7. Vuolsi notare che Ira le nefande/ze, di cui rinnovasi con qualdtt
frequen/.a IVsempio nel Piemonte, gia da qualche tempo occupa un
tristo luogo il furto sacrilege. E appunto di ((vif^sti giorni Torino fu
commos?a da tale avvenimento, che hinganienie se ne serbeiii lame-
moria. Nel ricco santuario di NostraSignoia dt lU-C.onsolazioni vene-
ravasi un bel monumento della pieta di Maria Cristina vedova di Re
Carlo Felice. Era desso una statua di gran mole e tutta di puro ai-
gento, del peso di 14 miriagrammi incirra . rappresentante la Madiv
di Dlo col bambino Gesu, che soleva pov tarsi nelle solenni pi'ocessioni
per le vie, e seit>avasi gelosamerite chiusa 11 rimanenle dell'anno i«i
sicuro ripostiglio con tortissimi cancelli. 11 martedi 19 Aprile un buou
parroco forestiere, che visitava quel santuario, mosse calde istanze
di pQter yedere quel prezioso simulacro, Qual fu U terrore e la sor-
CONTEMPORANEA 323
presa quando, aperla la prima porta. attraverso il secondo camvllo
si \itie vuola la niechia, ed involata la slatua! Non la menoma traecia
di violenza fatta alle porle. non indi/io veruno lasciato dal ladro. o\e
si rccellui un pocolir.o di eora nella toppa della serralui'a, da eui puo
inferirsi ehe abbiasi prima modellato con eera lc false chiavi. Le in-
dagini del Fisco non riuseirono a nulla. Solo hassi qualche barlume
dalla deposizjone d' un talc die nella nolle dal 10 all' 11 corrente ,
iij-rilo di uolU- sul verone di sua stanza a respirare un j>o' d'aria ir.--
sca, udi certo romove, come d'un carro die Icnlanumte e con cautela
si liai'sse avanli. Fallosi a guardare, osservo che tre uomini spini^e-
vano a mano uu leggier carro . sul quale era disteso un non so che,
lollo da lui in canibio d'uiui persona che vi giacesse distesa e coperta
d'un velo. JN'oto la porla in cui fit condolto il carro; eper tulta (juel-
la via si iecej o rigorose perquisizioni , ina seaxa frulto. Sicehe oggi-
mai poco resta.a sperare sia per la scoperta del ladro, sia per la ri-
<• uperazione dell'involato tesoro. Al tempo stesso si sjeppe che da una
r'niesa di (^a.vile venne pure rubata una ricca cassa d'argento, in cui
serbavansi le rcliquie di S. Evasio Pare chelapolizia avesse sentoi-e
dei preparalivi che per cio si facevano, giacche area avvisato i Retto-
ri di quelle Chiese a star in guardia, che v'era chi lavorava a fabbri-
care chiavi con sospetto di mal fine. Oh se mai altra volta, certo al-
meno questa I'aulorita pubblica debbe senlire il suo dovere di porre
in opera tutta la sua en ergia a discoprire gli autoriditali enornaezze.
(he si dicono opera d'uiia societa numerosa e ben diretta !
S. Nel Parlamento si prelude al prossimo compiersi della tanto
reilciala piomessa d' una nuova ripartizione dei beni ecclesiastic!.
Abolile le decime, onde provvedevasi al sustenlamento del Glero sar-
do , si stauxio per legge una somina di L. 800,000 c<m cui dare sus-
sidii a membri di lal cleio che restano sprovveduli d' ogni sostenta-
menlo : il che si e iatto. a dirla di volo, senza pur consultare la San-
ta Sede, econ quella pienexza di aulorita che si attribiiisce allo Stato.
Un deputato sacerdote Robecchi mosse istanza perche lal somma si
lacesse al piii presto sparire dal bilancio , mediante tale prowedi-
mento che colle rendile gia devolute alia Chiesa si sopperisse a tale
spesa , e se ne sgravatsse lo Stato. II sig. di Cavour , Presidenle del
llonsiglio de' Minislri, dii'hiaro ibrmahnente che vi si atlendeva, che
iia ]>oco si farebbe, eche certo nel 1854 non troverebbesi piu nel bi-
deilo Stato la menonia somina assegnata a tale scopo. E per
324 CRONACA
sommi capi torno ad indicare le sue idee d' una ripariizione , di cur
il Governo s' arroga il diritto , e che si vuol compiere senza aspettar
Passenso di chicchessia.
9. Se dispogliando la Chiesa dell' assoluto dirilto di proprieta in-
violabile che le e guarentito dallo Statute , le si assicurasse almeno
una forte tutela nell'esercizio della sua spiiiluale autorita, si potreb-
be forse riguardar con meno dolore la ialtura de' beni temporal! Ma
il peggio si e che tutto in aspetto di religiosissima divozione v'ha cht
si fa un dovere di lasciar le dot trine e la morale cattolica esposte ad
ogni maniera di atlacchi, La Critica deyli Evangeli e tal libro , che
basta nominarne 1' Autore Bianchi-Giovini , scrittore della Papessa
Giovanna , per far comprendere quel che vi si debba leggere. E un
centone delle piu artificiose nequizie che siansi mai gittate sulla carta
dai nemici del Cristianesimo per abbattere e schiacciar Vinfame, co-
me diceva Voltaire. Questo libro si spaccia liberamente. II deputato
Angius con ammirabile coraggio ne rampognava il Ministero, ed in-
vocava lo Statute e la legge sulla stampa. II Ministro dell' interne si
sfiato in proteste d' inviolata fedelta alia religione per finire poi eon-
ehiudendo, che in uno Stato retto a Governo liberale vuolsi lasciare
libera la discussione intorno a checchessia. Ed al rimprovero che dun-
que fosse inutile una revisione per la stampa estera, rispose: la revi-
sione essere di fatto abolita col togliere che fece la Camera la somma
fissata sul bilancio ; esserne date le altribuzioni ad ufficiali che non
hanno tempo di occuparsene , e che nemmeno possono avere istru-
zione da tanto-, se talvolta vien respinto qualche libro o giornale, cio
av venire solo perche qualche benevolo da avviso a chi spetta del con-
tenervisi massime contra rie a quelle professate dallo Slato. Avviso
alia Civilta Cattolical Ma a che si riduce dunque in Piemonte la li-
berta della stampa e quel simulacro di revisione preventiva? La pri-
ma debbe cadere in licenza-, e la seconda servir di stromento a gelo-
sie e vendette di parte.
10. Tuttavia quanto s'allarga la liberta di pensare e scrivere, tan-
to si ristringe quella di goder del falto suo. Che le imposte vanno ia
Piemonle crescendo per maniera da compensare i beneflzii della li-
berta. Fu votata teste una legge per 1'imposta personale e mobiliare,
di cui si dara un cenno qviando sara promulgata. Si sta pure discu-
tendone un'allra pel riordinamento deirimposta sull'industria, sulle
arti, mestieri e profession! liberal!. Gli avvocati che seggono in Par-
COMEMPORANEA 325
lamento fanno magnifidx1 perora/.ioni pro domosiw, ma pur debbo-
,10 tot-car anch'essi un po' del peso romune. Tutli ne saranno mole-
slali assai. Sarebbe stato pur n;eglio die le perquisizioni fatte il gior-
no 6 Aprile nei sotterranei e nei sepolcri della chiesa del SS. Martiri
per iscoprirvi i tesori celali cola dai Gesuiti, fossero stale efficaci ! Ma
per mala vcnlura non si polo vuivenirvi altroche ossa di morlie ra-
gnatele, e per giunta uscirne con 1' onta d' aver fatlo una ridicola fi-
gura. Fu cosa che nei 1853 , dopo ormai cinque anni compiuli dac-
ehe furono espulsi i Gesuili , tocco il colmo della dabbenaggine quel
credere che vi giacessero sepolti favolosi lesori , e fame ricerca con
lanlo apparalo di fiscali! Ma i grand' uomini son quelli che dan mano
ad eroiche imprese ! . . . .
STATI POSTIFICH — 1. Preslilo coulrutto colla banca Rotlischild. — 2. Una
importantc memoria lotta all'Accademia Pontificia di Archeologia — 3. Mo-
numento a Bolivar in Lima da allogarsi a uno scultore in Pioma. — 4. Una
rtit-hiarazionc del si;j. Principe Aldobrandini.
1. Tra le dolorose eredita lasciate allo Stato Pontificio dalla rivolu-
zione non fu la meno prcgiudizievole 1'enorme quantita di carta mo-
nelata, per supplire alia moneta malversata o rubata non sappiamo,
ma certo sparila. 1 danni di tale prowedimento sono manifest! ed il
dovt'ino fu sempre sollecito di scemarli coll'occhio ad annullarli af-
latlo ove il destro se ne fosse presentato. 11 S. P. ne parlo calorosa-
mente alia Consul la di Finanze quando questa ebbe 1' onore di pre-
sentarglisi la prima volla. Poscia quest'oggetto richiamo 1'atten/ione
della Consulta stessa e dell'Amministrazione finanziaria. Oggimai 1'af-
fare e conchiuso con le condizioni piii vantaggiose che si poles; e.x>
sperare*, ed in meno di vm anno la carta monetata sparira aflatlo da-
5_'li Slali Ponlificii, senza che i possessor! di essa vi rimeltan nulla.
Non si e falto, come altri potrebbe credere, un nuovo prestilo, ma
si e allualo il preslito gia conlratlalo in Portici nei 1850 eolla lian; a
Rothschild, le cui cartelle per la massima parte erano restate nei por-
tafoglio per quiodi negoziarsi quando il Governo Pontiflcio avesse
creduto opportune. Quella somma ascende a 26 milioni di franchi ,
forse un quinto di piu sopra quello che sarebbe necessario per riti-
rare tutla la carta monetata. Oggi quella contrattazione e compiula
cctlla stessa Banca Holhschild al 92 per cento nelto d'ogni gravame di
qualsivoglia tilolo : vagione ben vantaggiosa, chi abbia riguardo alia
lanlo nmggior gravezza soslenula in somiglianli preslili anche nei
tempo presente da qualche allro Slato di Europa. Quaranla giorni
dopo la slipolazione gia fatla del contralto si cominceranno a spedire
326 CRONACA
parte in moneta battuta, parte in verghe, le rate rispondenti per rom-
piere il pagamenlo in circa sedici mesi. A proporzione che giunpc la
moneta si comincera a rilirare la carta prima dalle pubbliche casse ,
poscia dai privati , talmenle che in poc' oltre a died mesi tutla 1 <>-
pera/.ione potra esser compiuta.
2. Tra le molte epellegrine dovizie di palinsesti, di codici e di pa-
piri , onde per cura de' Romani Pontefici e rieca la Biblioteca Yati-
cana , vi ha il Reyes turn Farfense, magnifico volume pergameno con
lettere iniziali splendidamente alluminate ; nel quale il monaco Pie-
tro vergo gli atti dell'antichissimo archivio di quella Badia che s' in-
titolava di S. Maria di Farfa in Acuxiano. Esso per la maggior parte e
luttora inedito, e aspetta la mano di un accurato interprete e di uno
spositore erudite , quanlunque il Galletti ne' suoi commentarii del
Primicerio , del Vestarario e di Gabio , il Muratori qua e cola nelle
Antiquitates M. Aevi , il Mabillon negli Annales O. 5. Bcnedicti e
principalmente il Fatteschi nelle Memorie storico-diplomatiche de' Du-
chi di Spoleto abbiano pubblicato parecchi istrumenti di esso Rege-
stum. 1 quali tulti sono di non mezzana, alcuni poi di suprema e pel-
legrina importanza per la paleografia, per la cronologia de' Papi, dei
Vescovi sabinesi, de' dtiehi spoletani, de' gastaldi reatini, per la to-
pografia e storia dell Italia Media, attesoche gli abbati di Farfa potenti
oltremodo per numero di vassal!!, per ampie7za di signorie, per do -
viziadi rendite moimcali, per singolarita di privilegi imperiali e pon-
lificii, ebbero non poca parte ed influenza nelle vichsitudini di quel
tempo e di quelle contrade.
II prof. Paolo Mazio, che per illustrare la storia civile ed ecclesia-
stica del Medio Evo molti anni spese nel frugal e e diciferare le carte
de' romani archhii capilolari e baronali, di recente applico 1' animo
all'esame di un isti umento di questo tabulario farfense, e il prescelse
a soggelto di una dissertazione che nella tornata del 10 Febbraio di
questo anno 1853 lesse ad un eletto e frequente uditorio nella Pon-
tificia Accademia di Archeologia. Esso contiene la donazione del ca-
strum Bucciniani iBocchi guano) in Sabina, celebrata nel 940 da'con-
iugi Ingebaldo , conte e rettore della Sabina stessa , e Teodoranda a
favoie del n:onastero di Farfa. Ollre le attinenze che la Diplomalica
e 1' Archeologia a bucn fine indiri/zale hanno con la storia della ci-
vilta e del eattolicii-mo, t> pero con lo scopo e istituto del nostro Pe-
riodico , lanto piu volentieri porgiamo un sunto di quesla esercita-
zione accademica., in quanto il documento riferito si connette alle
origini del dominio c governo politico della Chiesa nelle teri'e umbre
e sabinesi.
Da principio invesligava il disseitnte e descriveva il carattere , le
specialita, gli aggiunti deH'istrumento; la vera eta del medesimo, la
C03TEMPORANEA 327
poslura del castello e tenimento di Bocchignarto, i personaggi cli<' in
(|iialunque modo parteeipanmo al solenne atto della pia donarione ,
le ( -ei 'imonie e le formole con cui la dona/tone slessa fn celebrata.
Ingebaldo ei'a uomo franco e donna romana Teodoranda, figliuola
a un console Graziano , ma viveano entrambi a legge salica. II che
ibrniva al disserente occasione e materia di pesate considera/ioni ,
e>sendo un latto straot dinario, che men t IT da pertulto in Italia rifio-
riva il dirilto romano , e mentre il dint to barbarico , come insufll-
ciente salvaguardia delle propriela, dagli stessi uomini franchi e lon-
gobardi era abbandouato, nel cuore poi della Sabina tuttora vi fosse
qualche famiglia che conservasse tenacemente le tradizioni e leggi
barbariche.
Siccome poi quell' istrumento fu rogato nel nome di Papa Stefano
VH1 edi Gregorio Vescovo sab'mese. e lutti gli altri istrumenti di data
anti-riore, sia del Regestum Farfense , sia dell' archivio capitolare di
Kieli, recano in fronte il nome del duca spolelano e del gastaldo rea-
lino , cos\ da questo fatto notevolissimo assorgeva a ragionare deMe
origini del Governo civile della Chiesa presso gli Umbri e i Sabinesi.
Con una serie ben connessa di prove storiche , giuridiche , diplo-
maliche addimostrava che la insigne donazione di Carlo Magno , la
quale comprendea cunctum Ducatum spoletimtm , per lunga pe/./a e
general men te parlando non ebbe effetto, quanto all' eserci/io della
pubblica podesta e al dominio di fetto, ma solo quanto all' alto ed
eminente dominio; che i duchi spoletani di origine e istitiv/.ione lon-
gobarda conservarono per un buun secolo il loro territorio , piu o
meno lato , piu o nieno disgtunto per la interposixione di altre giu-
risdi/.ioni : che nell' ambito del ducato e pero anche nella Sabina fn-
rono arbitri e legislator! supremi , ligi ora del Papa, ora dell'Impe-
ratore, secondo che prevaleano in Italia le influenze del sacerdozio o
dell'impero: e per ultimo cheil principio del dominio eflfettivo della
Chiesa nelle tene umbreesabinesi puo staluii'si nel secondo venten-
nio del secolo X.
Quanto al modo, eon cui pole nialurarsi simile avvenimenlo, nella
oscurita che involge le cose ilaliche de' seeoli IX e X. contrellnrava il
disserente che la congiun/ione del ducato spoletano , della digni-
ta senaloria e dell amministra/.ione civile di Roma nella persona di
Alberico iuniore , pio e divoto alia Chiesa, facilitasse nelle con trade
nmbre e sabine lo iniziamento delle influen/e papali e poi con 1'an-
dare de' tempi lo stabilimento del Governo ecclesiastico.
3. II Cav. Bartolomeo Hen-era Min. Plenipotcn/.iai-io della Repub-
blica Boliviana presso la S. Sedeprima di partire pel Peru per assistere
alia sessiont1 legislaliva di cui e uno dei pin riguardevoli membri, ha
proposto a nome del sue Govemo un concorso agli artisli di qnesla
328 CRONACA
eapilale. Si Iratta di erigere un monumento a Lima in onore del Gene-
rale Bolivar fondatore di quegli Stati a cui diede il nome. Si propone
un modello in gesso di una statua equestre con due bassi-rilievi alle
due maggiori facce del piedistallo. Piu : dodici statue di marmo da
decorarne una piazza. Puo immaginarsi con quanto calore gli artisti
romani abbiano accettato questo invito : ci si dice che piu di trenta
disegni sono start presentati, il che tanto e piu notevole, quanto che
per ragioni che noi rispeltiamo, il Ministro non ha concesso che tre
soli giorni per termine irremovibile alia loro presentazione.
4. II sig. Principe Aldobrandini ci ha invitato a pubblicare la se-
guente sua dichiarazione. Noi, che recammo i fatti quali li conla il
Farini, ci asteniamo da allri comenti, parendoci che oggimai le cose
son cosi pubbliche da non ammettere ulterior! discussion!.
« II sottoscritto hti creduto fin' ora doversi astenere dal prendere
parte alle discussioni nate tra i molti autori italiani e stranieri i qua-
li hanno, ognuno secondo le sue passioni, narrato i fatti accaduti in
Roma nel 1848.
« Oggi pero esso crede dovere altamente protestare contro cio che
viene asserito nell' articolo Stampa Italiana contenuto nell' ultimo
numero della Civiltd Cattolica. La sua riputazione, quella di quei a
cui in quell' epoca aveva 1' onore di comandare lo spingono a fare
questa protesta.
a Non vuole entrare in una Polemica la quale non servirebbe che
a ravvivare delle passioni appena smorzate: e percio si contenta di
questa sua dichiarazione rimettendo al tempo la cura di fare conosce-
re tuttala verita. — Roma 20 Aprile 1853. — C. ALDOBRAMMM. »
DUE SICILIE. — 1. Una nuova casa di ricovero per le peiitite. — 2. II tromuoto
del 9. Apr. — 3. Sommc raccolte a sollievo di Melfi. — 4. La sacra Spina
di Bari (da nostre corrispondenze ). — 5. Grazie sovrane in Palermo. — f'».
Opere di carita nelle prigioni. — 7. Un incendio spaventevole.
I „£
1. Una bella istituzione non nuova certo, ma della quale il bisogno
era urgente, e surta in Napoli come per incantesimo. II raccogliere le
donne ravvedute e che abbandonano una vita di perdizione era cosa
gia falta da molti zelanti in quel paese per mezzo di apposite pie ca-
se. Ma come av viene le istituzioni deviano spesso dal loro scopo e
questa piu agevolmente di qualunque altra; in quanto la casa delle
pentite col volger degli anni si trasforma agevolmente in monastero
o conservatorio come cola lo chiamano, e le pentite per cui fu fatta
non vi trovano piu ricelto. II ritornare le antiche alia pristina loro
destinazione sarebbe desiderabile, ma inconlra delle diflicolla gravis-
sime le quali ognuno puo immaginare. II meglio e fondarne delle
CONTEMPORANEA 329
miove; e cosi fece la munificenxa di Ferdinando II, secondata in que-
sto, come in cenlo allre buone opere, dall'egregio Coin. Murena Direl-
lore dell' Inlerno. In diciolto raesi e surla una casa con bella chiesa
edificata di pianta 1' una e 1' altra sotto il litolo di Casa di Asilo di
S. Maria Maddalena ai Cristullini. 11 capitano del genio sig. Pepe e
V ingegnere sig. Torcia vi spesero lunghc ed amorose cure con non
altro compenso che la coscienza di concorrere ad opera cos'i bella.
11 giorno 10 di Aprile s' inaugurava la casa, si benediceva la chie-
sa, el7 Emo Caixlinale Arcivescovo compiva rgli medesimo quel rito
in mezzo a una splendida corona di ragguardevoli pei'sonaggi. Le vie
ciiroslanti, le case, il lempio, tutto era adorno per ispontanea pieta
del fedeli} e vi parea proprio assistere alia festa fatta dall' amoroso
padre al figliuol piodigo, reduce dai lunghi suoi errori. Per tutto si
leggevano iscrizioni dellate quali in italiano dal sig. Domenico Mo-
schitli e dal cav. l)e Giorgio, quali in latino dallo stessosig. Ministro
Murena e dal Comm. Quaranta.
2. II giorno 9 di Aprile un tremuoto fu inteso per lungo spazio
nella parle meridionale del regno di Napoli. Nella capilale stessa si
senti non molto veemente, ma di durata non ordinaria, cioedi 35 in
40 second! . La maggior forza dellascossa si avverti nei circondarii di
Calabritto edi Campagna nel principato citeriore, eslendendosi pel
principato ulteriore verso i confini della provincia di Molise fino alia
capilale nella linea di Caserta e Nola, e fino a Melfi nella linea di Po-
tenza. Fuorche in pochi Comuni la scossa non cagiono danni di sor-
la. Caposele i\i il paese piu maltrattato; e 1'Intendente della provin-
cia Com. V'alia recatosi immantinenle sul luogo del disastro fe pruo-
va di singolare alacrita nel prendere e fare eseguire tulli quei prov-
vedimenti, che nell' universale scoramento sono cosi difficili e nondi-
meno di cosi urgente necessita. Ne meno sollecito fu 1'Intendente di
Avellino Com. Mirabelli Centurione pei Comuni della sua provincia
che erano stati danneggiati dal tremuoto.
3. E poiche siamo sul parlare di questo flagello, onde quel Regno
<: s'l spesso afflitlo, aggiungeremo di aver sott'occhi una tabella messa
a slampa indicfinte le somme raccolte pei danneggiati dal terribile
tremuoto dello scorso anno in Basilicata e singolarmente in Melfi. La
tabella va lino al 1°. Aprile 1853, ed indica le persone che largirono
le somme e 1'uso fattone dai deputati a quel pietoso uflkio. La somma
totale si eleva a ducati 142,040:27 la spesa a 137,530:51. Molto a vero
dire se si riguarda alia generosita de' mollissimi che vi concorsero;
ma poco in effctto se si ha 1'occhio ad una citta ricca e popolosa fatta
in pochi minuti un mucchio di rovine.
4. Si conserva in Bari una sacra Spina della corona di N. S. Una
pia tradizione reca che cadendo il Venerdi santo nel giorno 25 diMarzo,
330 CRONACA.
quella Spina si mostra intrisa di vivo sangue per qualche tempo nel
giorno medesimo. Cosi dieesi essere avvenuto nel 1842, e cos'i ci si
strive essere avvenuto in queslo. Noi non polremmo meglio per
informarne i nostri lettori ehe recare per intero la lellera uiedesima
che abbiamo ricevnta da quella citta. Essadice appunto cosu
« Unprodigio si verificava il giorno 25 corrente , anniversario della
morte dolorosa del Divin Riparatore, in questo tempio. La sacra Spi-
na, che Carlo II d'Angio visilando la tomba del glorioso taumaturgo
S. Nicola, depositava in questa Regia Cappella del Tesoro, sibagnava
di sangue. La storia aveva registrato da lungo tempo questo porten-
to 5 e la divina misericordia, a confusio-ne inaggiore de' tempi di ne-
quizia che volgono, degnos&i ancora questa volta col mare di grazia
la divota noslra citta. Noi vedemmo il miracolo , e con noi 1' Inten-
dente della Provincia, il maggiore di Gendarmeria Reale, che as-isl«'>
fin dal primo all'iiltimo momenta, il Comandante learmi. Con noiil
vide 1' intero Capitolo , ed il Corpo di citta , e quanti a migliaia il
poterono. Erudite 1'Arcivescovo dal la storia e dal caso succeduto pure
ai25Marzo 1842 disponeva da Ire giorni innanzi, che u» notaio con
testimoni e chimici valenti osservassero lo stato normal e del hi prezio-
sa reliquia , e che dal mezzogiorno del venerdi la Canonica , ed il
Regio Clero, alternando, porgessero fervide preci all'Altissimo, onde
la divina Ronta accogliesse la preghiera umilissima di ripetere il mi-
racolo. Alle ore ventuna e mezzo gia la sacra Spina avea principiato
ad alterare il suo stato ordinario, ed in seguito il nolaio, i testimoni,
e gl' illustri accorsi a vedere , ed assistere , altestavano essei'e dessa
granderaente rautata dallo stato di prima, per cui il miracolo era gia
accaduto. Fu allora che dalla cappella del real Tesoro , si porto la
suddetta sacraSpina all'altare del Guore di Gesii alia pubblica venera-
zione, anche per contentare la pieta deJ popolo divoto che a migliaia
fUMreva ad osservare il portento. Ad un'ora circa della notte, quando
si cantava il Christus, ed il Miserere da scella orchestra , il (^avaliere
Dupuis, Maggiore della gendaumeria reale, che non aveva lasciato mai
di stare accanlo alia Reliquia, avverli pel primo , e chiamo 1' alten-
zione de' signori Intendente, e comandante di Provincia , che aS lato
sinistro della base della reliquia si vedeva rosseggiare il sangue.
L'lntendente, osseifvato tutto, lo annun/.iava con commozione di gioia.
edalk>ra L'esultajiza addoppio, le lagrime di tenerezza . i gemili dei
supplicant!, le preghiere aH'Allissimo si alzarono cosi , che i cuori
piii duri sarebbonsi spezzati a vederue lacaldezza, a sentirne i voti. )>
5. L'atto di clemenza con cui 1'Augusto Monarca delle Due Sidlie sal-
vava dalla condannadi morte in Palermo quattro incolpati e convinti
di detenzione d'armi e una delle tante riprove della magnanimita di
un Principe si perfldamente calunniato dalla stampa libertina. La
CONTEMPORANEA 33 i
cospirazione ma/7.iniana che doveva un' altra volta mettere a soqqua-
dro I'ltalia. avt-va ancora in Sicilia i suoi complici e i suoi ciechi stru-
incnli. i quali a giorno da to, pare dovessero rinnovare le dolorose e
sempre lagrimabili prove del 48. Voile Iddio pero che si calamitoso
spettacolo non fosse ripeluto , e il complotto con una abilita senza
pari fu tosto sventato dall' instancabile previdenxa del Governo. Co-
loro che doveano figurare da attori in questa scena, sono ora in ma-
no della giustizia, e le loro rivelazioni dimostrano siccome le fila di
questa trama erano mosse da Giuseppe Max/ini. (inesto tremendo ge-
nio del male. II delitto reso adunque impossibile per ora , speriamo
che qui come altrove possiamo godere per 1'avvenire tranquille e ri-
posate le condizioni del vivere civile.
6. Fu spettacolo consolanle e sublime ad un tempo quello che fu
vedulo Domenica 17 Aprile nelle prigioni di Palermo. Molti pii e
zelanti preti, insieme coi PP. della C. di Gesu per interi 8 giorni vi
predicaronogliesercizii spiritual'!, ed ascollarono le numerose confes-
sioni. 11 trionfo della graxia fu sensibilissimo la mattina di Domenica
giunta 1' ora della comunione ; tra mille e dugento meglio che due
terxi de'prigionieri riceveltero il Pane degli Angioli, e tra questi non
pochi che mai nella lor vita non si erano accostati alia mensa eucari-
stica. Dopo la messaMgr.Cilluffo, degno prelate, superiore aqualun-
queelogioperloxeloerallivita in porgersiadogni opera dicarita,dava,
dopo breve e fervoroso colloquio la benedixione del Santissimo. Ces-
sati gli esercixii di pieta si diede a tutti i detenuti una refexione corpo-
rale frulto della carita pubblica e segnalamente della (^ongregaxione
delle Dame.
7. La notte del 16 Aprile destava per molte ore la costernazione e
lo spavenio in tult'i rioni della citta gettando pareccliu- famiglie nella
miseria. Uno spaventevole incendio, appreso non sisacomeadun ma-
gax/ino di mercatanzie della Strada dei Fornieri e dilatatosi con rapidi-
t;i ii-resisiibile invacleva gli ediiici circostauti. Ad arrestare 1' incen-
dio non valsero gli sforxi dei pompieri militari : il fuoco a mano a mano
progrcdendo trovava sempre esca maggiore. Dopo circa sette ore 1'in-
reniiio vennc supcrato dall'cnergica attivita de'militari pompieri. rhe
guidatidai loro cap i diedero prove di coraggio e destrer/a mirabili. Al
domani la luce del nuovo giorno illuminava quelle macerie accumu-
late nella notte alle quali traeva un immenso popolo curioso ed avi-
do per contemplarle. I danni arrecati dall'incendio si fannoascen-Jere
da alcuiii a 60,000 ducati incirca, da altri aqualche cosa di piti.
Ill* 0JWrtUili/.:> .:)!.
332 CRONACA
II.
COSE STRANIERE.
FRANCIA. — 1. Enciclica di S. S. Pio IX. — 2. Deliberazione presa dall'Arciv.
di Parigi. — 3. Senlimenti dei sigg. compilatori dell' Univers. — i. S'in-
i'rcna la vendita girovaga di libri. — 5. Provvidenzc contro i rifiifjgiti poli-
tici. — 6. Mazzini giudicalo da se c da'suoi. — 7. Alcuni schiarimenti.
Mentre non inFrancia solamente ma in tutta Europa gli aninu eni-
no sospesi e impensieriti per la condanna dell' Univers, e per la di-
visione che per cagione di quella cominciavasi a manifestare nell' Kpi-
scopato francese,unJEnciclica del Sommo Pontefice venue come rug-
giada a rinfrescare gli spiriti ed a mostrarci che la sapiema romana
in difficili congiunture non fa al presente pruove meno salulari di
quello che facesse per lo passato. La rilevanza di questo dorumento
ci ha persuaso a recarlo qui per intero. Esso dice appunto cosi :
AI D1LETTI NOSTRI FIGLI CARDINALI BELLA S. R. C.
E AI VENERABILI FRATELLI ARCIVESCOVI E VESCOVI DELLE GALLIK
SALUTE E APOSTOLICA BENEDmONE.
«
Tra le moltiplici angosce , da cui per ogni lato siamo strelli per
la sollecitudine di tutte le chicse a Noi, sebbene immeritevoH, com-
messa per secreto consiglio della divina Provvidema in questi diflici-
lissimi tempi, in cui troppi si danno a vedere del numero di coloro i
quali, come predisse 1'Apostolo: « Sanam doctrinam non Kitstinenl,
sed ad sua desideria coacervantes sibi mayistros a veritate mulitum a-
vertunt, et seductores proficiunt in peius, errantes, et in error em mit-
tentes (ad Tim. II, cap. IV, v. 3 e 4, cap. 3, v. 13), al certo siamo da
grande letizia compresi, quando gli occhie la. menle Noslra volgiamo
a cotesta inclita e per tanti titoli illustre, e di noi benemerita nazio-
ne francese. A somma consolazione del nostro aninio palerno vedia-
mo come in codesta na/ione, laDio merce, la cattolica religione e la
sua salutare dottrina ogni di \iemaggiormente pigli vigore, fiori-
sca e domini, e con quanta cura ed ardore voi , diletti figli noslri c
venerabili fratelli, chiamati a parte della nostra sollecitudine, v'ado-
priate a compiere il vostro ministero, e a prov vedere all' incolumitu
ed alia salute del gregge a voi affidato. E questa nostra consola/ione
viemaggiormente cresce quando dalle rispeltosissime letterecheci
scrivete sempre piii veniamo n conoscere qual filiale pieta , amore e
ossequio voi professiate verso di Noi, e verso questa Catledra di Pielro,
COMEMPORANEA 333
•cenlro della verita ed unilii callolica , e di tulte le chiese assoluta-
mente capo, madre e maestra (5. Cypr. ep. 45; S. Aug., ep. 162
•et alii), alia quale ogni obbedienza ed ogni onore e dovuto (Cone.
Eph.* act. IVi, alia quale per la maggiore preminenza e necessario
•che ogni chiesa si unisca, cioe tutti i fedeli in qualunque lato del-
la terra. (S. Iren. advers. haeres., c. III.) Ne certo minore e il nostro
gaudio non ignorando noi chc voi, ottimamente memori del vostro
dovere e del vostro ministero episcopale, v' adoprate diligentissima-
mente nel dilatare la gloria di Dio, e nel difendere la causa della S.
Chiesa, e nelF esercitare tulla la vostra curae vigilanza pastorale, af-
finche gli ecclesistiri delle vostre diocesi, camminando ogni di in mo-
do piii conforme alia loro vocazione, diano 1' esempio di tutte le vir-
tu al popolo cristiano, hdempiano diligentemente i doveri del loro
ministero, ed aflinche i fedeli a voi amdati, nudriti ogni di piu delle
parole di fede, e confermati dai doni della grazia, crescanonellascien-
za di Dio, e proseguano la via che conduce alia vita, e che i miseri
Iraviati rilornino sul sentiero della salute.
Quindi con egual letizia dell'animo nostro conosciamo con quant' a-
lacrita, assecondando i noslri desiderii e i nostri awisi, voi procuria-
te di celebrare i Concilii provincial!, aflinche nelle vostre diocesi, e
si conservi integro ed inviolato il deposito della fede, e s' insegni la
sana dottrina, e s'accresca 1'onore del divin culto, e la morigeratezza,
la virtu, la religione, la pieta per ogni dove con fausto e felice pro-
gresso ogni di piu sieno stabilite e confermate.
Grandemente ci rallegriamo poi nel vedere in moltissime di coteste
diocesi, ove particolari circostanze non ostavano, restituita per le vo-
stre peculiar! cure, giusta i noslri desiderii, la lilurgia della Chiesa
Romana. 11 che tan to piu ci torno gradito, quanto sapevamo che in
molte diocesi della Francia, pei1 le vicende de' tempi, non era stato
osservato cio che il santo nostro predecessore Pio Y avea provvida-
menle e sapientemente slabilito colle sue letlere apostoliche del 9 di
luglio 1568, che cominciano: Quod a nobis postulat.
Quanlunque pero siamo lieli dipoter ricordare tutto questo agran-
de consolazione dell'animo noslro, a lode dell'insigne ordine voslro,
tuttavia non possiamo dissimulare la grave tristezza e il dolore, da
«ui siamo proibndamentecompresi, ora che ci e nolo quali dissensio-
iii tent! di susciture tra voi J'anlico nemico per distruggere, od indr-
bolire la concordia degli animi vostri. Quindi e che per dovere del
nostro aposlolico ministero, e per quella somma carila che ci arde in
cuore per voi e per colesli fedeli popoli, vi scriviamo qucste lettere,
colle quali vi parliamo coll' intimo aifelto del nostro cuore, edinsie-
me vi avvertiamo, esortiamo, scongiuriamo che ogni giorno piu stret-
ianunle dal vincolo della carila legati, stretti, unanimi e vicendevol-
CRONACA
mente accordandovi nel medesimo sentimento. procimatecoU'esimia
vostra virtu di rigettare, e del lutto shandire qualunque discrepan/.a,
che \' antico nemico sistor/a di suscilare, e sin to >«>lliviti con tutla u-
inilta e mansiteludine a serbare in ogni rosa 1'unita di spirito nel vin-
colo dellapace. Imperocche siele cosi savii, che rununo di voi sa ot-
timamente quanlo sia necessaria e giovi la sacerdotale e ferma con-
cordia degli animi, de'voleri e de' sentimenti alia prosperita della
Chiesa, ed all' eterna salute degli uomini.
La quale concordki degli animi e dei voleri, se in ogiii tempo, og-
gidl e necessario che con ogni ardore fomentiate tra di voi, quando
specialmente per 1' ottimo volere del carissimo nostro figliuolo in
Cristo , Napoleone Imperatore dei Francesi , e per 1'opera del suo go-
verno la Chiesa Cattolica costi gode intern pace, tranquillita e t;jvo-
re. K cotesta felice condi/.ione di cose e di tempi hi cotesto impero
deve essere per voi piu potenle stimolo per adoprarvi ad ogni mo-
do, serbando una stessa condotta, affiiiche la divina religione di (Ir'K
sto, la sua dottrina, la purita dei costumi, la pieta mettano m tutta
la Francia profondisrsime radici, e semprepiii si diaopemallamig:lio-
re e piu internerata educaxione della gioventu, eper tal modo piiYfc-
eilmeate sie«o spuntali e rotti gli assalti de' neiwici, i qwali gia co'kj-
ro sforzi si manifeatano quali furono e quali sono , nemici oati»ati
della Chiesa edi Gesu Cristo.
Epipercio, dilettt nostri figli e 'venerabili fratelli, col masstmo »r-
dore vi chiediamo istantissimamente, che nel difendere la causa deJ-
la Cfoiesa e la sua salutare dettrina e liberta, e nell'adempiere tutte le
altr-e parti della vostra carica episcopale, nulla abbiate pni a euore.
iiulla di piu sacro, che con somma concordia dire tutti la stessa oe-
sa, ed essere perfetti nello stesso sentimento, e nellostessogiudicio,
e «on t%itta fiducia consultare Noi e questa Apostolica Sede, affine di
togiiei e ti a di voi qualunque questione e qualunque conlroverm.
E primieramente, essendovi noto e wanifesto quanto giovi alia
prosperila della Chiesa, non meno ehe dello Stato, la buo«a educ«-
zio»e del Ctero, non cessate di corwane aceordo dull' adoprare in nn
affitre di tanto momento le rostre cui^ee le voetre sollecitmlim. Prose-
guite, come fate, a non lasciar nulla d'inlentato. affinehe i giovwni ehie-
riei ne'rostri seminarii si formino per tempo ad ogni virtu, alia pieta,
allo spirrto ecclesiastico ; cbe vengano crescendo nell' irmiHa, sema
cuinoti possiamo piacere a Dio, ed insieme nelie umane leltere e nolle
discipline piu severe, specialmente sacre: e lontani da ogni perteolo
d' errore, sieno cos\ diligentementc islruiti, chepossano imp?»rarenov:
&o\o la vera elegan/a del parlaree dcllo scrivere, TeK-qncnxa. sia dal-
le sapientissime opere dei SS. Padri, sia da' piii insignt scrittori pa-
gani da ogni sozzura purgati, ma possano ancor principalmente oon-
CONTEMPORAMA '.\.\-\
seguire la perfetta e solida seien/a della lealogia, della aloria eccle-
siaslica e dei sacri eanoni, lolta dagli auloi'i da quesla Apostolica Se-
de approviili. Per lal modo quesl'illustre Clero di Francia, die ri-
srplende per lanti uomini insigni per ingegoo, pieta, dottrina, spirito
ecclesiaslico, e singolare ossequio vei'so quesla Apostolica Sede, andra
ogni giorno pin abbondando di solerti e industriosi operai , i quali,
ornati di tulle le virtu e mum'ti del presidio di sana scien/a , possano
opportwiiamente esservi di aiuto nel coltivare la vigna del Signore,
riprendere quei che contraddicono, e non solo confermare nella nostra
sanlisshna religione i fedeli della Francia, ma anche propagarla nel-
!c lonlaue ed infedeli na/ioni per mezzo delle saute missioni, come il
uK'desimo (Hero lluora fece a somma lode del suonome pel bene del-
la religione e per la salute delle anime.
E poiche insieme con Noi siete profondamente addolorati per i
la ill pesliferi libri, libercoli, giornali, foglietti, che il virulento ne~
mico di Dio edegli uomini non cessadi vomitare da ogni lato, a cor-
rmione de' costumi, ascrollare le fondamenta della fede, e rovesciare
tivKi i dommi della nostra santissima religionc, percio, diletti ISostri
liuli e veneirtbili fratelli, per la vostra sollecitudine e vigilan/a epi-
seopale non cessale mai tutli d'accordo d'allontanare con ogni studio
da questi awelenali pascoli il gregge alia vostra cura afi&dato, e con-
tro la colluvie di tanti errori con salutevoli ed opportuni avvisi
istruirlo, difenderlo, confermarlo.
E qui non possiamo a meno di richiamare alia voslra memoria gli
avvisi ed i consigli, coi quali (jualtro amii fa foptemente eccita-vanio
ttitli i Yescovi dell'orbe cattolico, a non cessare dall'esorttnre gli uo-
mini insigni per ingegno e per sana dottrina a pubblicare scritti op-
portuni , co' quali procurassero di illuminare le menti dei popoli, e
dissipare le tenebre de' serpeggianti errori. Per la qual cosa vi do-
mandiamo istantemente che in quella che procurate di allontanare
da' fedeli alia vostra cura commessi il mortifero danno de' libri e de'
giornali pestilenti , vogliate nello stesso tempo usare ogni benevo-
len/.a e favore verso quegli uomini che, animati da spirito cattolico,
e istruiti nelle lettere e nelle science, lavorano a scrivere e a stam-
pare cosll libri e giornali per propugnare e pro]iagare la dottrina
cattolica, per conservare intatti i venerandi diritli della S. Sede e gli
alti della medesima , per distruggere le opinion! e te asserx.ioni con-
trarie alia stessa Sede ed alUi sua autorita, per dissipare la caligine
degli errori, eperche le menli degli uomini sieno da soavissima luce
illustrati. Tocchera pure alia vostra sollecitudine ed alia vostra carita
t'ineoraggiarequestibeneinlenxionati cattolici scrittori, perehe prose-
con sempre maggiore alacrita a difendere con diligenza e con
'
336 CRONACA
iscienza la causa della verita cattolica, ed ammonirli prudentemenle-
con paterne parole, quando nello scrivere errassero.
."Von e poi ignolo alia rostra saviezza , che tulli i nemici piu acca-
niti della catlolica religione fecero sempre, benehe con vani sforzi, la
guerra a questa cattedra del beatissimo principe deglL Apostoli, ben
sapendo die non potra mai cadere e venir meno la religione slessa ,
iinche durera quella caltedra, la quale e appoggiata a quella pietra ,
cui non possono vincere le orgogliose porte dell'inferno (S. August,
in Ps. cont. part. Donat.), e in cui havvi intera e perfelta la saldezza.
della crisliana religione. (Lift. sijn. Joann. Constant, ad Honnisd.
Pont.} Per la qual cosa , diletti flgli nostri e venerabili fratelli , vi
dimandiamo istantemente, che per 1' esimia voslra fede nella Chiesa,
e per la peculiare piela verso la medesima cattedra di Pietro , non.
cessiate mai tutti nello stesso pensiero e nello stesso spirilo dal raet-
lere ogni cura, ogni diligenza ed ogni opera , acciocche cotesti it-deli
popoli della Francia, diligentemenle evilando le sottilisiime frodi de-
gl' insidiatori e i loro errori , ogni giorno piu si gloriino di tenersi
fermamente e costantemente stretti con flliale afFetlo e divozione a
questa Apostolica Sede, ed a lei ubbidiscano, come e dovere, con som-
ma riverenza. Con tutto lo zelo pertanto della vostra episcopale vi-
gilanza, nulla mai ne in fatti ne in parole tralasciate che possa con-
tribuire a cio che i fedeli sempre piu di cuore amino, venerino e ono-
rino con ogni ossequio questa S. Sede, ed eseguiscano cio che la stessa
S. Sede insegna, slabilisce e decreta.
Qui poi non possiamo non esprimervi il sommo dolore , da cui
siamo stati compresi, quando tra gli altri scritti costi divulgali ci per-
venne teste un libercolo scritto in idioma francese, e stampato a Pa-
rigi col titolo « Sur la situation presente de I' Eglise Gallicane rclati-
vement au droit coutumier, » il cui autore contraddice appieno a cio
che Noi tanto raccomandiamo ed inculchiamo. Abbiamo ordinato alia
nostra Congregazione dell'Indice di riprovare e dieondannare coteslo
libercolo.
Prima pero di terminare, diletti figli noslri e venerabili fratelli,
torniamo a ripetere, desiderare Noi sommamente, che ogni qnistione
e conlroversia sia da voi reietta, la quale, come sapete, turba la pace,
offende la carila, e somministra a' nemici della Chiesa armi cx>n cui
vessarla ed oppugnarla. Adunque siavi sommamente a cuore di con-
servare la pace tra di voi, e di conservare la pace con tutli, conside-
rando seriamente voi far le veci di colui che e Dio non di dissensione,
ma di pace , e che mai non cesso dal raccomandare , comandare e
prescrivere a' suoi discepoli la pace. E veramente Cristo , come voi
tutti sapete dona omnia snae pollicitationis , et praemia in pads rcn-
iiSr A\
CONTEMPORANEA
vrrationc promisit. Si haemles Christi sumus, in Christi price
//ius. sijilii Dei, sumus, pacifici esse debcmus. . . . Pacificos esse opor-
i<l Dei jilio* , corde mites, sermone simplices , affectione concordes ,
full' liter sibi. unanimitatis ncxibus coJtaerentes. (S. Cyp. de frnit. ec-
r/c'.s-. \\ cci to che tale e la stima e la fiducia che abbiamo della vo-
slra virlu , irligione e piela che non dubitiamo, diletti nostri figli c
venerabili fratelli, che volentierissimamente obbedendo a questi no-
stri avvisi, desiderii e dimande non vogliate estirpare fino dalle radici
i germi di lulle le dissensioni, e per tal modo colmare il nostro gau-
dio , e sopporlandovi a vicenda con tutta pazienza nella carita , ed
imanimi lavorando per la fede del Vangelo, conlimtiate con sempre
inau'giore /.elo ad essere sentinelle vigilanti sopra la greggia alia vo-
stia cnra aHidala , e a compiere con diligenza tntti i doveri della
vostra gravissima carica per la perfezione de' Santi in edificazione del
Coi-po di Crislo. Siatepoiiritimamente persuasi nulla esservi per Noi
di piii grato, nulla di piii accetto che il fare tutto cio che conosceremo
a voi ed a cotesti voslri fedeli poler maggiormente giovare. Frattanto
nell' umiliazione del nostro cuore preghiamo e scongiuriamo Dio a
volei e spandere sopra di voi 1'abbondanza di tutte le sue grazie celesti,
e benedire le vostre cure e fatiche pastorali, affinche i fedeli alia vo-
slra vigilan/a commessi, ogni di piu camminino degnamente, piacendo
a Dio in ogni cosa, e porlando frutti di ogni sorta di buone opere. E
a pegno di questo divine aiulo, e in testimonio dell'ardentissima carita
con cui vi abbracciamo nel Signore, imparliamo con tutto 1'afFelto, e
dal fondo del cuore 1'apostolica benedizione a voi, diletti figli noslri,
a tutli i chierici di coteste Chiese, e a lulti i fedeli laici
Duto a Roma presso S. Pietro, addi 21 di marzo 1853. Del noslro
Pontificato anno setlimo.
PIUS PP. IX.
2. Quesle sono, secondo la traduzione dell' Armonia , le soavi pa-
role indiri/zate da S. S. allo specchiatissimo Episcopate francese. Le
quali, quasi seme gittalo in fecondo terrene germinavano tosto e ma-
luravane frulti di celestiale fragranza. Alia dignitosa voce di Pietro vi-
vente lino al consumar de' secoli ne' suoi successori ogni cuor benfat-
to si sent! commosso e fece a gara d'entrar nelle mire del comun Pa-
dre de' fedeli. L' Arcivescovo di Parigi , seeondande 1' impulse della
sua divozione a questa cattedra di verita , mando pubblicare senza
indugio la seguenle deliberazione-, la quale di nuova gemma arricchi-
sce quella liaia che Egli tanto onora e da cui e tan to onorato.
Noi Maria Domemco Augusto Sibour per misericordia divina e gi-a-
zia della S. Sede Arcivescovo di Parigi, avuta cognizione della leltem
Sent II, vol. II. ' 22
338 CRONACA
Enciclica diretta dnl mrstro Santo Padre il Papa Pio IX a' Cardinali
\rcivcscovi e Vescovi di Krancia addi -2\ Mar/.o 1853,
Volendo mettere in praliea i consigli che vi si conlengono ed en-
trare per parte nostra c M-n/.a riserho nelle intenzioni del Capo del-
la Chiesa,
Desiderando d>i coTieorrere con cio alia pacificazioHe delle discus-
sioni ullimamente sollevate, e rallegrare il cuore del S. Pontefice :
Ritiriamo spontstneamente le proibi/ioni da noi fatte nel nostro
monitorio del 17 Febbraio 1853.
Da to in Parigi dal nostro palazzo arcivescovile I' 8 di Aprile 1853.
•f- MARIA DOMENICO AUGUSTO Arciv. di Parigi.
EgH « spettacolo commovente insieme e sublime lo scorgere con
qtiale concordia di nobilissimi sensi ogni buon cattolico ammiri ed
esalli la generosita del vei>erabile Prelate parigtno. Molti periodic!
Ualiani e slranieri t>lie ne tributarono le pin sincere lodi, alle quali
e a quelle maggiori che si potessero per avvenlura slampare noi fac-
rian; eco e lietamente plaudiamo. Parecchi fogli francesi commenta-
rono 1'avvenuto con tanto senno che non sappiam resistere al desi-
denno di arrecame per saggio un (fualche brano. « 0 ammirabile pos-
samza dell' ecclesiastica autorita ! 0 il viltorioso contrasto della divi-
na gerarchta messa a paragone col poter temporale e colle autorita
um»ne ! Vedete cio che accade : si sollevano con trove rsie, si alierna-
no discussioni : Roma leva la voce pacificatrice e sovrana : la sacra
parola e accolta con sollecitudine , con venerazione, con ispontanea
obbedienza ; i suoi consigli s' hanno in conto di precelti quasi ordi-
ni si fa opera di appagarne i desiderii. I piu illustri esempii vengono
da' personaggi piu elevati. E questo un nuovo trionfo dello spirilo
di concordia, e una sfolgorante lestimonianza della inallerabil divo-
zione che lega i Vescovi ed il clero di Francia alia S. Sede ecc. » Cosi
nella Union il sig. Enrico di Riancey. u 11 Sommo Pontefice con una
dolcezza che tutto puo, mette line a certe diflferenze di cui qualcuno,
sccondo noi , erasi troppo impensierito. E menlre la S. Sede iuler-
Teniva con esito cos\ felice, uno de'membri piu eminenli dava un ge-
neroso e bell' esempio. E difficile di fare con maggior semplicita piu
nobite azione: » cosi \\e\\' Assembles Nationale il sig. A. l^etellier. Alle
quali grarrissime parole noi ci sottoscriviamo senxa restrizione ralle-
grandoci in cuor nostro del trionfo riportato in queslo falto contro i
nemici della carita cristicina, i quali tripudiavanodi veder un' ombra
di discordia tra i maestri d'lsraello. Forsennati che essi sono ! (Ian-
tan vittoria per un qualche disparere che tra loi-o ^-oi-gano in qtie-
stioni disputabili, e poi non san-no ammirare riuilueuza divina d' un
CONTEMPORANEA
ronsiglio, d'un cmino ch' esca dalla bocca uVI supremo Pasiorr e I'e-
roi>mo di chi. posposto ogni suo privato sentimento. >i la »m sacro
dovere di chinar rirerente il capo »• assecondarne i desiderii ! Noi
lion pnssiamo che bene augurare ad una na/.ione i cniPrelati danuo
-esempio di tanla virtu; e quanto a chi li da, persuasi die Dio solo c
degno giudice e premiatore di atti cotanto generosi,confessiamo di non
a\c ;• parole da degnamente eneomiarli.
3. Hieonoscenti a cosi nobile indulgeiua del loro Arciveseovo i sigjz.
coinpilatori <\e\V Univers pubblicarc»no le seguenti assenuatissiaie pa-
lolc. « Quest' atto dell'Arcivesoovo c' impone un novtllo e ph'i
stretto dovere di non usare che sa>'iainente del la liberta concessaoi,
e di correggere nel noslro periodico quanto vuol esser corretto, mi-
gtiorandolo exiandto secondo le nostre Ibrze. Collo sguardo rivolto
alle regole che ci venirer triiccinte dobbiamo an/i tutlo procacciare di
-sfiiggire (jualsiasi cosa potesse avei1 sembianxa d'ofFemlere quella eri-
stiana modera/io«e, la quale «on esdude la difesa libeca, fcanoa e vi-
gorosa Uella verita. Per tal guisa noi safem certi di conformarci alle
imcnzioni de' Tenerabili Prelati che ci manife.slarouo i lor pensieri
sopra quanto lor parea biasimevole, ovvero sembrava meiitare i loro
incoraggiamenti nelle nostre fiiticlie. Noi avrerno soprattutto la con-
solaaioTie di ubbidire al nosti-o Arciveseovo il quale adoperando co-
m <•' credette op}*ortuiM>, oi vuleva ivndiM'c [>iu degni della santacau-
*aper cui abbiamo 1'onore e hi fortuna di coaibattere. Sara cruesto il
miglior naewo di testimuruargli la noslra gratitudii^e, di ottenere la
sua induliKMi/.;! c di provare la schi-elte/.«i del noslio rispetto per la
soa autorkta. 11 nostro prii1ci^al reddatore slg. Veuillot e tuttavaa a
llonia ; ma i seut'uiienli cl»e noi iHanifestiamo iin'on sempre i suoied
in leilere reoentemettte pubblu ale egli lw gia tatto per se e per not
te prouiesse die or gotiiamo di rinnovare ». Fin qui quegli illustri
scrittori. Laude iBQ-racrlale alia Chiesa di DLo in cui sola si veggono
Hipettacoli cost lumiuosi di umilla e di carila cristiana !
4. Quasi ogni giorno appremliamo con soddisfazione , addottarsi.
dalla autorita imovi provvedimenti a lutela della pubblica morale.
Saremmo troppo lunghi a volerli tutli per mitiuto riprodurre : c «•
tluRque mestieri di alU-nerci a'prUwJrpali, e aquelli spccialmente che
vwrremmo >ifder pure introdcUi tra que'popoli, i ipiali lolsero per
loro sveiitura ad esemplare <jucl nobile |>aese i>e? nioaienti de' suoi
delii'ii, sen/a puuto cur;;rsi d'imilarne p<»cia ii generoso ravvedimen-
to. Tra le piii savie leggi die voglionsi emanate, hassi da ricordai<'
(|uella cln1 inircna la vendita vaganU- de' libri e delle slampe. Dal
rapporlo del sig. l,a (iuerroriiere al Minislro genei'ale di Polizia si
i icava che il danno arrecato aliaFrancia con simili derrate e spaven-
340 CRONACA
toso. In pochi anni , egli dice , la Francia campagnuola fu invasa
fin ne' suoi tugurii piu solitavii d;i una propaganda d'ateismo ma-
teriale e grossolano, che figlio quindi le calamita a nessuno ignote.
Al finire del regno di L. Filippo il male ingrandi fuor di misura.
Si sa per cerlo che tremila cinquecento venditori ambnlanli di li-
bri , arrolati a decadi e dipendenti da trecento caporioni della pro-
paganda malaugurala seminarono per tutto il paese e versarono negli
Stati confini della Svizzera, della Spagna e del Piemonte ben nove
milioni di volumi, de' quali otto sopra nove parti furon trovati piu
o meno immorali. Gli stessi litoli di molti Ira que' libri sono cosi
so/zi che il pudore non consente di neppur nominarli. Al sudiciu-
me delle operette aggiugnevansi bene spesso incision! lieenziosissi-
me destinate ad allellarc gli appetiti che volevansi usufrulluare.
Kgli e vero che lo zelo di egregie persone cerco piu volte di spar-
gere per la stessa via il contraveleno , ma non puo negarsi che il ri-
medio riusciva insufficiente alia grandezza del male. Or dunque il
Governo visti frustrati i mezzi finora messi all' opera per cessare cosi
enorme scandalo, sta preparando provvidenze acconce al bisogno e
d'infallibile efficacia.
5. A compimento di altre simili istruzioni gia emanate, il sig. Mau-
pas Minislro di Polizia indirizzo a'Prefetti una severa circolare in tor-
no a' rifuggiti politici gia ammessi in Francia o che cercassero d' or
innanzi di penetrarvi. Riguardo a'primt ei vuole che senza speciale
approvazione del Governo non sia lor dato di pigliar stanza nel Par-
timento della Senna e nelle province lionesi, vietisi agli Spagnuoli di
soffermarsi a minor distanza di dieci miriametri da'PLrenei, e i Tede-
schi,Polacchi ed Italiani non si lascino avvicinarealla Svizzera, all'Al-
lemagna ed all'Italia Cio riguardo agli esuli politici che gia sono in
Francia. Riguardo poi a nuovi avventori, finche :1 Governo non avra
ordinato di respingere da'confini questa o quella delerminata classe di
forestieri, permette che sieno bens'i ammessi , ma si disarmino allo
frontiere, e inviati un dieci miriametri dentro lo Stato, altendano ivi
sotto la vigilanza della Polizia iinche sia loro rilascialalapermissione
di soggiornare in Francia.
6. Mazzini yiudicato da se stesso e da suoi. Con questo titolo il sig.
Giuliodi Breval regalo all'Europa e piu particolarmente all'Italia una
sua recente scritiura stampata a Parigi per cura degli editori fratelli
Plon. L'autore, chiamate a disamina le utopie mazziniane, riesceadi-
mostrare, che il famoso visionario non e altro per pubbliche doti che
una pi etta nullita; e che se nulla ostante tanti fanatici tributarongli ova-
zioni e incensi fino ad indiarlo, cio non torna a gloria di lui, ma bensi a
vitupeio de\>uoi stolidi ammiratori. Invoca da priina a sostegno della
CONTEMPORANEA 341
sua tesi 1' autorita d' uomini non sospetti e Irova che Karini il disse:
un uomo mediocre e di folli intraprese; Guerram il chiamo : impo-
tente a creare qualche cosa di durevole ; Gioberti : tanto slupido da
servire 1'Austria pretendendo di combatterla: Massimo d'A/.eglio: in-
sudicialore e dislrutlore della liberta ; Sismonda : rovinatore dellu
patria: Gualterio : giuoco e zAmbelio dell' Austria ; Bianchi-Giovini :
ciarlalano; Garibaldi: guaslatore di cio che locca, e cosi via via. En-
Ira po.-.eia nelFanalisi de'suoi scritti e, mostratolo plagialore sfacciato
del Sarpi, di Prondhon. di Luigi Blanc e consorti, fa vedere che il fa-
migeralo ri forma to re della politica, della Societti, della religione in
tutti isuoipiani, in tutti i suoi sislemi allro mm cerea, o a I men non
riesre ad altro, che a drslruggere ogni politica, ogni societ;''., ogni re-
ligion*1. !»csla solo a deplorare die il ritrallo di Max/ini (juale il mo-
stra lo scrilloi1 franccsfMion sia venuto alia luce allorr[uando il pre-
stigio de'paroloni edil fascino del suo nome pole allucinare qualche
semplice o mal accorto. Or chi non conosce la volpe che egli c? chi
ha tede nelle sue promessc ? chi non si ride delle sue vipliaccherie?
E lungo tempo che la maschera gli e caduta. Oramai chi lo segue e fer-
mo di volerlo seguire, ne riuscira 1'opera del Breval (juantunque pre-
gevole a distorlo da cosl empia sequela. Cio basti aver accennato stori-
camenle d'un' opera straniera che per ora non cntra nella ragion del-
le nostre riviste.
7. ft on 1'erezione del monumento al gran Vescovo di Meaux, ma
solo 1'essersene proprio in (juesti tempi messo fuori il progetto ci par-
ve aver un po'di sembian-/.a gallicana. Quando scrivevamo quelle li-
nee ignoravamo affatto qual sommita d'uomini si sarebbe incaricata
di presedere c dirigere il lavoro. Ora grillustri nomi, che formano la
lista della Commissione, offrono tal guarentigia del conlrario che ogni
ombrasfavorevoledebb'essereancheper cio solo interamentedistrut-
ta. Godiam pure di accennare che nell' operetta, gia da due prelati
t'rancesi epoi dall'enciclica pontiftcia biasimata, non ebbe parte veru-
na 1'eeclesiastico le cui doltrine furono altra volta condannate; ed es-
ser pei-cio folso il rumore che ne correa. Finalmente vuolsi ricordarr
che il supposto uccisore di Mons. Affre fa bensl g'uidicato reo e con-
dannato di ribellione, ma deirimputatogliomicidio assolulo aunani-
mita da'giurati.
INGHILTERHA. — \ . Dc'ginnasii dcllo State — 2. Fatto avveuuto nella olezione
d'un dcputato — 3. Scoperta di molle armi clandestine.
; iJiu;l 'ifm;f-o iillui
1. Tra le different! quistioniche s'agiteranno tra breve nel Parla-
inento inglese una delle piii gravi a nostro giudixio sara quella delle
CRONACA
riforme da introdurre nella educa/.ione. II discorso di Lord John Rus-
sell, recitato nella Camera de'Comuni per disporla allaproposta del suo
bill, espone certi particolari che ci paionodegnid'essereriportati.L'o-
ratoro ;idunque, toccato alcun poco della istituzione de'pivbblici gin-
nasii fatta in sul cominciare di questo secolo e degl' incoraggiamenti
di che furono animati dal re Giorgio 111 e dal Duca di Bedford, entra
a dire del loro numero'presente. Le scuole sono 44,898, gli seolari era-
no nel 1851 quasi un mihone e setlecentocinquant' wn mila, di cui
due terzi irequentavano le pubbliche, il resto le private istituzioni.
Da tulle insiotiH1 iraesi la rendita di oltre venti sei milioni di franchi,
de' quali pagano circa la meta le classi povere del paese sollecite esse
pure deU'ediicazione de'loro figliuoli. A 330, 000 slerlino ascendono
le dota/.ioni del governo per il pubblicoinsegnamento. L'elevatezza di
queste cifre prova abbastanza quanto si amino gli stndii nelT Inghil-
terra: or come proteggerli e diftbnderli efficacemente? Qui il Ministro
dopo aver sentenziato che qualsivoglia sistema di pubblica educazione
da cui vada disgiunto affiitto 1'insegnamento religioso sarebbe imper-
fetto, s'apre la via ad accennare vagamentecio che nepensi il goyer-
no, e cio che si chiegga o si proponga da varie petizioni inviate al
Gabinetto inglese. Le quali proposi/ioni non essendo abbastanza chia-
re e dovendo noi tornare altra volta su quest'argomento, soprasedia-
moper ora di dirnepiu avanti, salva questa circostanza : esistere in
quel paese ben 28,840 fondazionidi carita le qtiali producono la ren-
dita di ollre 29 milioni di fr. Or il governo dice esser difettosa 1'am-
ministrazione di cotali fondi e appartenere a lui di mettervi la mano
a regolarli. Questi govern! costituzionali paion nati a un parto;tanto
$i somigliano perfin ne'desiderii.
Racconla il Morning Post una piccola storietta avvenuta di recente
nel paese rnodello di tutU i paesi costitvizionali. Se qualcuno, leggen-
dola, vorra trarne altre conseguenze, faccialo allabuon'ora, che non
glielo contendiamo: la nostra conclusione e quel la slessa dell'Armo-
nia: esser cioe falsa in questo caso la deflnizione che de'governi co-
stituzionali diede il Melegari allorche disseli: una guerra civile in-
(Tiienta. II fatto avvennc cos'i. Dovevasi procedere in Blackburn ad
una elezione di certo deputato. Due partiti contrarii favorivano cia-
scuno il suo candidate. Messe alia prova e tornate vane tutte le solitr
Industrie di tranelli e raggiri, si venne all'ultimo argomento, che 1'e-
sperienza moslro sempre ma! emcacissimo per ottenere i suffragi.
S'armaron quinci e quindi di pietre e di bastoni e, malgrado 1'inten-
sita del freddo che vi feceva rigidissimo, scorrazzarono per la citta tutta
la notte piecedenle alia vola/.ione, con un baccano daspiritati. Fat-
to giorno si venne alle man!, e il combattimerilo fu terribile. Molti
CONTEMPOBANE\ 343
degli elettori per imirbarsi da'loro coiiladid-vvcvan passaiv il vrochio
ponle cli IliiiLi Sln-fl.Al ponleadunque accorrela eiurniagliaper iin-
paxlronirsi di quel passaggio stralegico e capiUile. In uu' ora fu pre-
:>o e perdu lo ben dieci voile dall'unoe daH'altro parlilo: fiuehelafa-
/.ione vincitrice, tiralavi altra verso uua fane, non lasrio passar per-
sona cut nou frttgasse minutamente. Parleggiava per il tal candidate?
avanti ; ultrimenli uo. >'e solo facevasi violen/a a' pedoiii, ma ezian-
dio a'signori ribaltando loro e rompendo le vetlure se nou promel-
ievano, liberamenle Nintendo, come vuole la legge, di volare per ii
designato antesignano A titolo di specialissimo tkvore accordavasi a
qualche corc'iiere di tornarsene con Dio sen/.'esser pagato. .\egli as-
.>alti del ponte piu d'uno rimase gravemente ferito. Le ease eran
chiuse, il paese in iscoftapiglio. Avvisate del tumulto le autorila, vi
maudaron tosto per la via ierrata di Barnslev un soccorso di quasi
<;ento soldati, i quali percorrendo le vie colla baionetta in canna ed
aiutati da un drappello dicavalleria vi ritornarono a poco a poco la
quiete.
3. 11 Times in un articolo oltre il solito assennato sebten contrad-
dicente ad altri suoi recenlissinii scritti, e lutto nel provare che 1'In-
gliilterra deve e vuol procedure rigorosamenle conti'o gli emigrati
politici clie a danno d'Europa abusano della ospilalita inglese. L'es-
sersi s-econdo lui scoperti in casa di Kossulli apparati guerrieri lo fa
rorapere in gravi sentence di cui crediamo opportune di arrecare il
saggio di un qualche periodo. « L'unico commercio, esso dice, tinor
tentato da'rifuggiti politici in questo paese commerciale, e la fabbri-
ca di proiettili destinati a seminar altrove lo sco npiglio e la morte,
scopo vergognoso , traffico disonesto , pirateria pralicata nel cuore
slesso di questa metropoli . . . Da quanto apprendemmo dell' indole
di Kojsulli , delle sue congiure , delle sue giunlerie fummo costretti
di peusare che ove qualciie macchina/ione venisse scoperta, visi tro-
verebbe complice il Magiaro. Or 1' Autorita n' ha tali document! alia
mano da comprendere la natura del reatoepolernepunire gli autori
principal! ; . . . i quali hanno appreso a riguardar 1' Inghilterra come
loro arsenale e luogo di rifugio: e. tempo adunque che \' Inghilterra
loi'chiegga ragione degl' istrumenti micidtali presso di loro rinveuu-
li. Noi non entreremo ne' particolari della recente scoperta, sia per-
chealtro resta a scoprire, sia ancora perche il fatto sara tra breve in
forma piii auteutica pubblicato». Queste franclie etl assennale paro-
le del Times misero sossopra i Kossutiani, i quali pensaixmo tosto di
purgare il loro eroe da ogni siuistra sospicione, prendendone le di-
fese nel pubblico Parlamento. Perche, fingendo da prima d' ignorare
?! fatlo o di maravigliarsi dell' impudenza del foglio inglese che la
344- CROIUCA
narrava, Sir Walmsley n' inlerpello solennemente il Ministero nella
Camera de'Comuni. Allora Lord Palmerslon narro 1'accaduto in que-
sta guisa: aver subodorato il Governo che in certa casa di Rotherhile
serbavansi armi e muni/ioni da guerra: mandato percio per la rivista,
esservisi veramente trovate settanta casse ermeticamente chiuse e pie-
ne oiascuna di forse nn mille razzi , duemila bombe, gran quantita di
polvere e di armi : or ogni cosa sequestrata : doversene far processo
non solo per soddisfare alia giustizia e a' desiderii dell' Austria , ma
eziandio per insegnare al reo non doversi offendere 1' ospitalila in-
glese. Alle quali parole rispondendo J. Duncombe arreco a discolpa
di Kossuth non essersi cerca la casa da lui abitata, ma ben si un labo-
ratorio inserviente da sei anni alia fabbrica di razzi , sen/.a pero aic-
cennare perche insiem co' razzi si trovassero armi di different! fogge
e tutte micidiali. Anche il sig. Bright corse una lancia in difesa del-
I' I ngherese chiedendo, quasi anima semplicetta che sa nulla, se fos-
se credibile che il sig. Kossuth potesse in qualche modo aver preso
parlenel deposito d'armi ecc. dovendo esso indipendentemente dalle
sue opinioni aver a cuore la sua stima. Lord Palmeislon nuova-
mente rispose : se non voler aggravare ehlcchessia : 1' onorevole in-
lerpellante conoscere bcnissimo Kossuth; poter dunque dase rispon-
dere al suo quesito. Finalmente Lord Stuart disse d' aver facolla. dal
Magiaro di dichiarare alia Camera che il sig. Kossuth era affatto slra-
niero a quell' affare, ne saper nulla delle armi e delle munizioni sco-
perte. I Padri della Patria chinarono il capo e si passo all' ordine del
giorno. Gli amici del gia Diltatore ungherese or sono inviperiti con-
tro il Times e giurano di volerlo riconvenire in giudizio di fellonia e
di calunnia. Noi attendendo 1' esito di tanto bisbiglio, cercheremo la
soluzione d'un problema che ci frulla in capo ed e il seguente: Per-
che dunque il sig. Kossuth tolse ad abitare in luogo cosi pericoloso o
avesse veramente le armi in casa secondo il Times o vicinissime a se
secondo qualche altro giornale? Per ora non ci occorre cheil trwtant
fabrilia fabri ; ma la risposta non risponde perfettamente alk <pie^
stione. Forse le conckisioni del Fisco ne daranno una m%lio«fej;0 •£•
.;
SPAGNA, OLANDA. — I. Cliiusura delle Cortes c formazione delnuovo Gabinetto. •
— 2. Moti per la Gerarchia restiluita.
1. Fin dagli esordii lorbidie burascosipotevasiargomentare che le
Cortes non durerebbero gran fatto congregate. Ma che avessero a
chiudersi cosi toslo, dopo corse appena due o tre settimane, nessun
1'aspettava , e sulle prime piu d'un giornale ne rife ri dubitando la
novella telegrafica. Eppure il fatlo e certo. Furonb licenziaU tutti co-
CONTEMPOIUNEA 345
lore die volarono per .Nai vaez; ed iMinistri stessi, vista 1'opposizione
del Senato, cedeltero di comun consenso iportafogli. Pare indubilalo
che la tempe>ta v'enne messa su da' partigiani della Coslituzioue di
cui non volevano che iota si mutasse , e d' altronde credevau di ve-
derla e forse la travedeano pericolante. Che il Ministero spagnuolo
mini sordamente la Costituzione noi nol sapreramo affennare : diciam
pero che anche ivi la ribellionevestitadelle assisecostituzionali minac-
cia alia nionarchia. Or che fara il Governo? Le popolazioni, e vero,
restarono flnora e resteranno lungo tempo monarchiche; si sono inol-
Ire ordinate nuovc Icve di soldali, fu rifornito di pecunia 1' erario ;
eppur nondimeno e difficile di prevedere 1'esito di questa lotta. Go-
loro che la vorrebbero sciolta con un colpo di stato alia francese
suppongono eguali le condizioni di due paesi diversissimi. La Fran-
cia v. g. non e Parigi, ma pur n' ha cosi comune la sorte , che quella
capitalc e, il vero centro della vita nazionale •, Madrid per contrario
non estende cosi efficacemente sino ai confini lo spirito di che s' in-
forma. Quieta Parigi , e tranquilla la Francia , e viceversa : non cosi
avverrebbe per avventura nella Spagna. Delrestouno spiritoso gior-
nalista appello quella prode INazione il paese delle novita inopinate.
Eceone una prova di piii. Alle dieciore di sera il Ministero si licemia
e la Regina da 1' uffizio al Gen. Roncali di formarne un nuovo. Que-
sti in men d' una giornata riesce nell' intento , aduna gli eletti nella
sala presidenziale per fare il giuramento, quando S. M. gli manda dire
di non piii occuparsi dell'affidatagli commissione. Ne da invece il ca-
rico al Gen. Lersundi, il quale rivaleggiando in prontezza col suo an-
leccssore ebbe tosto formata la seguente lista : Gen. Lersundi Presi-
dente del Consiglio e Ministro di guerra , sig. Ayllon per gli affari
stranieri, sig. Govantes temporariamente per la giustizia , sig. Ber-
mudez di Castro per le finanze, sig. Egana per gli affari interni ,
sig. Antonio Doral per la marina. Avvenne in tal circostanza un qual-
< he molo nella Catalogna 5 ma fortunatamente senza eflFelto , perche
vinto e schiacciato fin da' suoi primordii.
2. Quella stessa notizia che tanto esilarava il cuore a' buoni Cattolici
d'Olanda anzi dell'0rbe tulto, la ripristinazione cioe dell'ecclesiastica
Gerarchia in quel paese, desto le ire protestantiche e provoco calde
discussioni nell'Assemblea degliStati Generali. Essendo la cosa tuttavia
sospesa, noi ci contenliamo a lievi cenni riserbandoci a trattarne altra
volta. 11 Ministero sostenne nulla essersi fatto dalla vS. Sede che non
fosse conforme alia Costituzione^ e questo quasi consentivano anche i
piu fieri oppositori, i quali si richiamavano piuttosto della forma edel
non essere precedute comunicazioni ufficiali, cui la stessa S. Sede non
era in dovere ne avea promesso di fare.Fratlanto il Re alle rimostran/e
340 CRONACA
di deputazioni protestantiche rispondea dolergli del vedersi legato
dalla Costituzione e non esser contento del Ministero ; il quale nou
avendo ottenuto soddisfacenti spiegazioni di quelle parole, dovette ri-
tirarsi benche avesse per se la maggiorauza dell'Assemblea. 11 nuovo
Gabinetto e cos\ composto : van Reenen Borgomastro d' Amsterdam
agli aftari interni ; van Doom alle finalize; Donker-Curlius alia giusti-
/ia; van Lechtenveldt cattolico pel culto cattolico e van Hall agli affari
stranieri. 11 Re stesso formollo. I caltolici hanno per se il dirilto , i
protestanti la forza e le passioni popolari, o calpestando la Costituzio-
ne che concede liberta di culto, faranno ogni opera, a quanto pare,
per riuscire nel loro intento.
SVIZZERA- — i. Nuove vessazioni de' radical!. — 2 D' una pia operetta sul
Papato. — 3. Recente novella.
1 . Ogni possibilita di restaurazione cattolica da gram pensiero a' ra-
dieali; pereio lavorano di mani e di piedi per renderla impossibile.
Quindi s'affrettano di vendere a qualunque prezzo i beni de'conventi
soppressi a Lucerna ed a Friborgo, e perfino glioggetti piu rari del-
1' arte cristiana, come a dire le eleganli yetriere della badia di Ra-
tliausen e gh stalli di quella di S. Urbano. Inquesti giorniil Governo
na soppresso le Sucre della Prowidenza che albergavano nel castello
di Raldegg •, Soletta sta facendo 1' inventario de' beni di tutte le case
religiose del suo territorio. Undici commissarii lavorano nell'inven-
tario della povera Badia di N. D. di Pietro. Questo convento possie-
de qualche brano di terrain Francia. Si tiene per certoche le auto-
rita francesi aveano incaricato i gendarmi di impedire a que'signori di
Soletta allorquando si fossero presenlati, dall' uscire de'loro confini.
I commissarii vistisi respinti, giudicaron per lo meglio di pazientare
indietreggiando alquanto. Cercano inoltre i felloni ogni mezzo d'in-
durre i religiosi a tornar nel secolo, e cio che e peggio gittano nel Ti-
cino e tra'Grigioni que' semi di discordia, che essi sperano dover pro-
durre un vero scisma nella Chiesa. Un cotal Sacerdote sembra essere
lo zimbello di cui si servono per accalappiare nella rete gP incauti.
Sebbene interdetto de' sacri ufficii continua a predicare i suoi sogni
eterodossi e rivoluzionarii, e per agio di chi non puo recarsi in chie.-a
fa poscia stampare i suoi capilavori d'impudenza e di testa stravolta,
Finqu\ la Corrispondenza.
2. Malgrado gli sforzi che fanno le potesta infernaliper disgiunge-
re dal centre dell'unita cattolica Peletta porzione dell' elvetico greg-
ge, e pur uopo confessare che la pieta profondamente radicata nel
cuore di que' buoni Svizzeri non cede punto alia bufera e dura salda
nella sua fede. Opportunissima per le circostanze e venuta alia luce
CONTEJIPOHANEA 347
nn' operetta tedesca del sig. Conle Teodoro Seherer inlorno alia
niirssione. e a merili del Papalo. Lo srrilto e breve ma sugoso: alcuni
\>M:ovi lo colmarono d'encomii, e i'u ben presto volto in lingua 1'ran-
resc |>er eomodo di chi non si e.onosre dell' aleinanna. Egli e da spe-
i;;re che, 1 Italia vorra pur farlo suo trasportandolo nella palria favel-
l.i, e allora ei sara dato di parlarne piu lungo. Per ora dobbiam li-
mitarci di porgere all' illustre e pio serittore le nostre piu sincere
congratnlaz.ioni, e far voti perehe 1'esempio. da lui porto non reslidi-
mentico, e valga a ridestar lo /elo di chi couosce i mali della sociela
travagliala ed ebbe da Dio talento di poler in qualche modo concor-
rere alia sua salute.
3. Qualche momento prima di starapare qu est' ultimo foglio del
nostro fascicolo ci giugne a notizia il seguente dispaccio lelegrafico
che noi riporliamo nella sua oscurita, dolenti di non poter atlendere
a ri[)rodurre ulteriori schiarimenti.
« Berna 22 Apr. UQ dispaccio del Governo di Friburgo di quesU
niatlina annui u*.ia : Verso un' ora di nolle due o trecento paesani sot-
to la condotta del Colounello Perrier enlrarono in cilia ed impadro-
nironsi del Collegio. V ebbero molti feriti eparecchi morti. Perrier e
gravemente ferito. La guardia civica rimase padrona. Quasi lulli ven-
oei'o falli prigionieri. Due colonne d'irisorgenli sono rimaste al di fuo-
ri. 11 Consiglio federale e immediatamenle convocalo in seduta stia-
ordinaria. 11 sig. liourgevis Commissario federale nel Ticino e qui ar-
rivato ».
HAVIERA , PKUSSJA t SVKZIA. — 1. I na iufmta taumaturya — 2. Scoperta d'ua
piano di rivoluziono — 3. Tolleranza luterana.
1. Chi non ricorda le imposture di due fanciulle d'ancor tenera
eta, le quali negli auni tesle trascorsi lenlarono di spacciare lor mi-
racoli e porlenli , 1' una non lungi da Avignone di Francia e 1' allra
a Berlino? Ambedue noi^cercavanoallro fuorche di mungere le bor-
se del credulo popolelto ed ambedue furono ben loslo smascherale .
sebbene la loro ipocrisia fosse abbastan/a fina e scaltrila. Or simile
scandalo si ripele in una cilia di Baviera che appellasi Neumarkl. Ivi
una raga/y.a di Iredici anni vende lali cianciafruscole, che giammai le
piu badiali e grossolane. V'accorrono i credenzoni e lapredicano (or-
tibile a dirsi!) un secoudo Crislo. I malali si fanno porlare presso di
!ei e pendono dal suo labbro come di un angelo che scendesse dal pa-
!:itlis<> a recar loro le norme infallibili per la guarigione. E realmen-
u lipocrila si da aria di leggere lassu la qualila de7 morbi e la pana-
cea che fa al bisogno.Poiche, pregata del rimed io per questa o quel la
318 CRONACA
malaltia, la madre della fanciulla divina comandale di recarsi collo
spirilo in cielo. Questa inchioda gli occhi a lerra , si fa immobile e
quasi ralta i'uor di se stessa : poi rivenendo ordina beveraugi , fortu-
natamente innocenii come di camonulla o di violette. Presso di lei
si profanano ogni domenira i sanli misteri: poiche toltosi I'uffizio di
sacerdotessa, rinnova. essa medesima la sacra cena distribuendo a' di-
voti le sue. ciambclle e bevendo aceto per vino. Da pure notizie delle
anime de' trapassali : cos'i per esempio assevera che un famoso bevi-
toi e passato non e guari all'allra vita fu nominalo gran coppiere alia
tavola de' eelesli; un altro per contrario., forse perche nieno credulo
a' suoi miracoli,[piombato nell' inferno e fatto direttore di quel fuoco
ineslinguibile. Che la pazzia di due femmine giunga ad abusare per
tal guisa dell ignoranza sterminata di alcuni goccioloni e certo deplo-
rabile; ma che le Autorila non arreslino tali scandali enon punisca-
no severamente somiglianti ciurmerie, sarebbe secondo noi ancor piu
da deplorare.
2. Eransi visti alcuni giorni prima degli avvenimenli di Milano va-
golare nella Prussia e segnatamente a Berlirio que' soliti ceffi di si-
nistro augurio, che sbucano repentinamente non si sa d'onde all' ap-
pressar della tempesta. Ne sol mostravansi con ctpiglio indragato, ma
rompeano a quando a quando in minacce mal compresse e in parole
di mistero. Venuto 1' anniversario del quarant' otto, per festes:giarlo
degnamente molti operai si astennero dal lavorare sciupando il gior-
no e la borsa nelle bizzarrie tra gli slravizii e le canzonacce sedi/.io-
se. Tal e 1' uso de' ribelli: inebriar se ed altrui onde eccitare tra le
tazze quelle faville che debbon produrre il concertato incendio. Cosi
dai felloni adoperossi di atritare la classe operaia in Francia nello
scorso Febbraio. Ma se lapolizia francese mostro di non darsene pen-
siero perche sicura di comprimere al primo scoppio ogni tumulto ,
la prussiana per contrario riputo miglior consiglio di soffocareal suo
primo comparire il germe riottoso , catturando i capi delle festive
brigalelle e coloro specialmente che si pavoneggiavano di coccarde
tricolori o di altre insegne da setta. Avuti per tal maniera i liloni
alia mano, trasse la rete e vi colsedibuoni pesci, tra cui parecchi gia
padri coscritti dell' antica assemblea. Vuolsi che 1' Inghilterra facesso
avvertito il Governo della congiura diramantesi per tulto il regno e
mettente capo a corifei politici di Londra. Se cosi e, abbiane la dovuta
lode 5 continui a prestare di simili uffizii alia travagliata Europa che
le sara riconoscente. Furono adunque quasi in un batter d'occhio e a
colpo sicuro fatti prigioni i caporali della congiura e, rovistale le lo-
ro case, rinvenute armi, munizioni ed ogni apparecchio di ribellione.
Oltre alle tracce d'un vero laboratorio d'artiglieria, si trovarono razzi,
CONTEMPORANEA
polvcre, palle, fucili, micce e piccole bombarde gia cariche c preste
all' uopo. Questo proiettile e formidabilc nellc sommosse popolari,
perche appiccatovi il fuoco puo lanciarsi colla mano proditoriamenle
sen/.a che uomo se ne addia tra le Liube ondeggiaiili. (Jadde pure in
mano del Governo il proclama della rivoluzione ritrovalo incasad'uu
caporione, e, cio che pin fa maraviglia si scopriroiio nello stesso tem-
po le reissime tenden/e di parecchie socielu cilladine , le quali sotto
speciosi tiloli di beneficenza, macchinavano il disordiue e teneano in
pronto armi ed armati contro la patria. II perche furono sciolle im-
medintamente, confiscati i loro fondi e impedite di far adunanx.o. Ven-
nero pure adotlali rigorosi provvedimenli contro i foreslieri special-
niente della Brettagna essendosi trovato chepiii d'uno o per bonat ict i
o per frode viaggiava con passaporti inglesi o finti o non abbas tan/.a
regolari.
3. Nella Svezia due onorati cittadirii furon catturati e tradolti in
prigione per aver osato di leggere nella capanna di un villano alia
piVM'nza d'una dozzina di persone icapitoli settimo ed oltavo dell'e-
pislola a' Romani. Ne valse loro 1'essere d'altronde avuU in islima di
cakli /.elaLori della chiesa luterana; la letlura di que' due capi era
stala con decreto reale fin dal I726proibita; tanto basto perche colli
in flagraute delillo fossero tratti a scontarne la pena sulla pubblica
carretla de' nialfatlori. Or vengano le male lingue a raccontarci che i
seguaci di Lutero non sono tolleranti, e che la lor tolleranza non e
d'anlichissima data !
Malgrado pero la solerzia de'piu fanatici apostoli del luteranesimo,
la febbre irrequieta di mutar religione e disertare le antiche bandiere
pare abbia invaso quel misero paese. Oramai i magistrati si sentono
impotenti a sorreggere I'edifizio ruinoso della loro Chiesa, e lo scisma
imbaldanzito si dilata rapidamente. Gl'infelici pero lasciali in balia di
se stessi abl>andonano un errore per abbracciarne un altro precipi-
tando ogni giorno di male in peggio. Le piu assurde o ridicole ntopie
religiose vi trovano apostoli e seguaci. La setla de' lettori v. g. gua-
dagna immenso lerreno, eppure i suoi cullori prima di comunicare
fanno gemili, schiamazzi, smorfie e capriole da digradarne i mtmici
saltimbanchi, s'accollano, s'urtano, si gittano a terra, insomnia fanno
un;i specie di lotta. iNella severiU poi della lor morale insegnano es-
ser lecito non solo di maltrattare ma eziandio di uccidere i non con-
vertiti.
CRONACA
HI.
AKCHEOLOGIA.
1. Continuazione dcgli scavi della Via Appia e della Basilica Giulia: r prin-
eipali moniimenti in questa scoperti — $. Teste di cera trovate in un sepol-
cro di Cuma: e loro illuslrazione — 3. Pubblicaaioni dHl' Istituto Arclu-olo-
gico in Roma — 4. Un nuovo Colombario.
1. Del riaprimento della Via Appia tenemmo gia altra volta di-
scorso , indicando eziandio qualcuno de' principali moniimenti ivi
dtesepelti. Qui solo noteremo che quest' opera si gloriosa al Regnante.
Pontefice e al Ministro de' pubblici lavori viene continuata con molta
alacrita, sicche dal terzo miglio e omai giunta fin presso al decin-o.
Ne parimente e ignoto ai nostri lettori lo scoprimento della Basi-
lica Giulia nel foro Romano: della quale basilica Tarea si trova gia
sgombra in massima parte , essendosi gia terminate lo scavo di tutto
il lato orientale, e di mezzi i lati che volgono a mezzogiorno e setten-
trione. Ad attestare agli avvenire questo diseoprimento fu posta , or
ha pochi giorni , una iscrixione dettata con qnella semplicita mae-
stosa che si conviene al luogo il quale ci ricorda il miglior tem-
po della lingua latina. Fra i moniimenti piu notevoli venutiin luce ne-
gli ultimi mesi sono primieramente un Albo di Decurioni nominati dai
Consoli, scolpilo nella base di una statua e pubblicato dal ch. sig. Com-
inendatoi e Visconti nel Giornale Romano: e in secondo luogo un grvfito
trovato irell'area stessa, ove si legge: GENIVS POPVLI ROMAN},
annunziato dal sig. Comm. Ltrrgi Canina nel soviacitato giornale, qua-
le sceperta di molta importanza per gli archeologi , siccome qnella
che allude evidentemente ail' aurea statua del Genio del popolo 10-
mano collocata ne' rostri, e ce ne determina il si to con precisione?"
E poiche ci abbattemrao a fer menzione di questo dotto ricercatore
del vero sito de' moniimenti dell'antica Roma, noteremo che gli
scavi della Basilica Giulia tovnano a sua gran lode perche confei nia-
rono nel fatto quello (he nelle sue pregiatissime opere sopra la t«>-
pografia di Roma avea gia prenunziato. Questa osservazione ci viene
suggeritada qnella colonna di Foca chesta presso alia Basilica Giulia:
la cui base scoperta ar tempi di Pio VII mando in fumo tante con-
ghietture degli antiquarii.
Mente meno onorevole riesce al sig. Cav. G. B. De Rossi un singo-
larissimo monumento legale , contenuto in un frammento dissotter-
rato in questa stessa Basilica 1' anno 1849 : frammento che parve
COISTEMPORANEA 351
uuntelligibile rdi pressoche dispenita inlerpreta/.i<»ne. Chi voglia co-
host ere i partk-olari di quesla scoperla vegga quel che ne scrive il
ch. Aulore nel Bullcttino dell'Istilulo di Corrisponden/.a Ardwolo-
jiica N.° 111 di Mar/-o 1853. A iuji baslcra copiare fedelmente 1'iscri-
y.ione stessa.
.
c j a u c JoPilTATE TARR ACI UAss/ v. c. praefecti urbi*
•HOMina «»•?]! XAKIOKVM QVI SIUI PECYN/r«/> in<1e!>il«,n
(ct\ con TRA DISCIPLINAM ROMASfartm kfjum]
VI.NDICARE C 0 IN S V E V K runt
VALEKIVS ... i"« 'VM NV^INIVS OVODVVLOEVS .... 'S-VM
LAVRENTlVS
•VRBICVS
ttffUACVS
SERPETSTITS
T
ADOVISI 1VS
w
MEHCVR1VS g^fi^r
2. Ma di tulte le recenti scoperte iui4iiaibrse die soggetto a tante in-
vestiga/ioui come quel la cui dobbiamo alle escavazioni intraprese in
Cuma da S.A.R. il Principe D.Leopoldo Conte di Siracusa; vogliamo
dire il ritrovamento di quattro scheletri acefali dentro una medesima
cella sepolcrale. Due di essi nel primo aprirsi dell'ipogeo serbavano
luttora visibilissime ed intatte ciascuno una testa di cera con occhi di
vetro sostituita nel luogo della vera e naturale maucante. Sopra que-
sto lalto , unico forse nella scienza archeologica , molta e la discre-
pan/.a delle opinioni manifestate dai cultori dell' Archeologia ; come
puo vedere chi confront! quel che ne hanno scritto con molta dot-
Iriua il sig. Fiorelli, il Cavedoni, il Minervini, il Guidobaldi , e il De
Uossi. 11 t>entenziare quale di queste op inioni sia la vera , sarebbe
iu noi grande temerila, e forse ancora eguale imprudema. Ci sara
nondimeiio consentito di notare che uomini versatissimi nello studio
(it'll anlichila s acquetano nella senlenza del Cav. G. B. De Rossi che
i quattro scheletri fossero di quattro eoudaimati , ai qiuli siensi vo-
luti dalla pieta dei congiunti integrare i corpi e supplire in cera gli
ainali capi , aifine di render loro gli onori eslremi secondo il rilo - i
specialmente della collocazione e dell' elazione del cadavere. 11 fune-
rale di Giulio Cesare mentovato da Appiano, e quello di Perlinaoe
descritto da Siiilino , tralti tuori opportunamente dal Cav. De Rossi .
sembrano dare all' opiniowe di lui quella maggiore vei'osimiglian/ii
che in tali rU-A-rcUo si puo conseguirr.
352 CRONACA COMEMPORANEA
3. Ma se tullavolta ci fosse a cui non andasse a verso questa opi-
nione , ed egli seguiti pure quella che piu gli e in grade : che non
solamente non siamo disposti ad entrar in lizza con nissuno per que-
sto argomento, ma questa come e la prima sara pure I'ultima volla
che ne parliamo.
jNon si creda pei'altro che questa dichiarazione nasca in noi da di-
spregio dell' archeologia e mollo mono di chi la coltiva. Le lodi al-
trove iaiportite agli egregi editori del Bullettino archeologico napo-
litano possono chiarire la nostra stima per chi studia d'illustrare le
antiche memorie; e meglio ancora cio si parra in un prossimo quader-
no, nel quale daremo conto ai lettori degl'insigni lavori fin quipub-
blicati dall' Istitulo di Corrispondenza archeologica. II merilo di
queste pubblicazioni e conosciuto a tutti i piu insigni archeologi di
tutta Europa $ ma non sara inutile il darne un qualche cenno per in-
vogliare qualcuno de' giovani italiani allo studio delle antiche me-
morie della sua patria.
4. Nella vignaCodini presso laportaS. Sebastiano fu teste rinvenuto
un nuovo Colombario gia frugato e in gran parte guasto e demolito;
il quale tuttavia eonserva il pavimento in mosaico con una iscrizione
parimente in mosaico, la quale non fu per anco pubblicata da veruno
per quanto e a nostra notizia. Essa ha cosi :
NEPOS . DEC
PAV1MEXTUM . IX
OSSVAR1O . ET
SVBSCALAR1A . D. S. P. D
C. CAESARE . L. PAVLLO . COS
Chi polrebbe indovinare quante belle cose vi troveranno gli antiqua-
rii? A noi bastera di osservare che ci parve degna di venire conosciuta
e perche appartiene al primo anno dell'era volgare, e perche sommi-
nistra una nuova voce alia lingua latina, o almeno un esempio sicu-
rissimo e del miglior tempo. E certamente non parea bastante quello
che noto il Furlanetto in quest' altra che nella Collezione dell' Orelli
e la 4331. In his prediis insula sertoriana bolo (soil, insnlam sertoria-
namvolo) esse Aur. Cyriacetisfiliaemeae^cenantlaN. VI, tabernasN.
XI et repossone subiscalire (repositionem subscalarem). Oltrecche 1' e-
sempio qui sarebbe d' un aggettivo, non sappiamo chi avrebbe osato
d'adoperare una voce che non e finora appoggiata che a questa iscri-
zione, dove oltre le sconciature notate dall' Orelli, v' ha pure quella
desinenza in etis del nome Cyriace -, la qual desinenza , se non c' in-
ganniamo , la dimostra di un tempo assai basso , o scolpita da un
quadratario molto ignorante.
CATTIVA COPIA
1)1
PEGGIORE ESEMPLARE
\
.
II traviamento d'un nobile ingegno dal diritto sentiero, benche
sia sventura deplorabilissima per se stessa, sarebbe nulladimeno as-
sai piu comportabile, se non veriisse quasi per legge a trascinarsi
dietro una turba d'imitatori. Avviene purtroppo degli scrittori
quello cbe dei grandi saggiamente notava 1' Oratore romano, i loro
yizii riuscire piu che per la colpa pregiudiziali pel mal esempio :
vitiosi principes plus exemplo quam peccato nocenl 1 . E fosse pure
stato in piacer di Dio die di tal verita non avessimo fatto a' di no-
stri un funesto sperimento in uno scrittore che potea rkiscire pel
suo ingegno uno de' piu insigni ornamenti del bel paese chiuso dal-
Falpi e dal mare , e in quello scambio ne fu, vivo e morto, un ter-
ribilflagello.
Queste considerazioni ci suggerisce un Elogio di S. Giovanni
Crisostomo detto nella Chiesa arcipretale milrala di Asola il 27 Gen-
naio 1853 da un giovane sacerdote di nome Stefano Bissolati, e
fatto di pubblica ragione in Cremona coi tipi deH'Ottolini. Venu-
\ De Legib. Ill, 14.
Seric //, vol. II. 23
CAfTIVA COPIA
toci alle mani non sapremmo dire il come o il perche insieme coir
qualche altra scrittura del medesimo Autore, T avremmo gittato tra
le carte inutili; chebene il meritaper gli strafalcioni d'ogni maniera
clie vi abbiam letto, ancora riel fatto della lingua. In prova di die
basti ricordare i massacri e il sussuUo e il lorche e 1' in suo vivente
e il parted parte e U nemmanco o neppurc sen/' altra negativa che
Ji preceda, e ilpfowvisionalmenfo, e i verbi sviluppare e appurare
e fondare adoperati come assoluti , e d' altre voci e costruzioni le-
ziose o false una filatessa da non venirne a capo si presto. Uno scrit-
tore che vada inrfiorando il suo dettato di siffatte eleganze ci sem-
brava portare in queste 1' antidote al veleno onde sparse il suo Elo-
gio, e che per conseguente non fosse cosa da fame pur cenno ai no-
stri letto ri. Ma ci obbligarono a cambiare divisamento le sperticate
lodi cui dierono a questa sconciatura due giornali di Lombardia ; a
giudizio dei quali il Bissolati avrebbe diritto alia fama di ristora-
tore della eloquenza italiana. Povera Italia , se i tuoi sacri oratori
trattassero la divina parola come questo lodator del Crisostomo !
Per mostrare a quai termini conduca gf intelletti codesto malaugu-
rato vezzo di naturaleggiare la cristiana religione , ed eziandio per
isgannare qualche giovine incauto in cui quelle lodi abbiano per
avventura eccitato la brama di calcarne i vestigi , stimiamo pregio
dell' opera il cbiamare questo Elogio ad esame dimostrando ch1 esso
e, siccome abbiamo proposto in principio, una cattiva copia di un
peggiore esemplare.
E primieramente un vero scandalo per f Italia e (fuel miscuglk) di
sacro e di profano il quale incomincia dai testi posti in fronte all' e-
sordio e fmisce colla perorazione. I testi che Toratore si propone di
svolgere sono i seguenti, con gli stessi errori e le stranezze rnedesi-
me che vi si leggono.
Tutlo sopportiamo per non frappone impedimento al Vanqd® di
Cristo (S. PAOLO).
1 preti che governano bene , sian riputali meritevoM d» doppi&
onore : massimamente quelli che si affaticano nel parlare ( come
il Bissolati, gia s'intende) e nelV insegnare. (S. PAOLO).
DI PEGGiORE ESEMPIARE 355
Toys ptri filosofias de lotjoys eycholoteron par'echeinoy achoysetai
tois ergois epahlkeyontos. — (GIOVANNI CRIS. )
Oitniij bien te kai diken synannosas. — (PLATONE).
La fennel? du martyr cxplitfue ie yenie de I'oraleur (VILLEMAIN) 1.
A qwesta sfornata di testimonialize i buoni Asolani, che tutti non
saran poliglolti, ijuali si dovettero rimanere? Ci avvisiamo che pro-
vassero quel sentimento che deprive da pari suo I'Allighieri in que-
sti versi :
Non altrimenti stupido si turba
Lo montanaro, e rimirando ammuta
Quando rozzo e salvatico s'inurba.
Ma I' ektto stnolo di sawrdoti che gli faceva corona 2, perche mai,
avra detto in cuor suo, i testi della Scrittura non si recano nell'au-
torevole versfone latina , secondo il costume della Chiesa , ma nella
italiatia? non certo perche sian meglio intesi dal popolo , che dove
di ci6 calesse al Bissolati non recherebbe i testi greci e il francese
dei quali il popolo intende tanto , quanto noi di lingua tamulica. E
poi come osservera quel precetto, proprio non meno agli oratori che
ai poeti ,
Denique sit quodvis simplex dumtaxat et unum ?
\ Recammo qui, come dicenmo , codesto bisticcio poligtotto tal quale lo lia
incsso fuori 1'A., il quale come voile pronunziare il greco a dispetto degli udi-
tori che quasi tutti uon dovettero capirlo, cosilo ha voluto stampare a dispetto
del tipografo clie non aveva i caratteri: e tutto per farci capaci che ei si conosce
di greco ! Disgraziatameute e riuscito all' effetto di mettercene grandemente in
forse. Se il tipografo uon potea comporre (ptXcotxpta;, potea almeno sostituire al
o il p coll'aspirata, e scrivere philosophiax come farebbe anche 1111 ignorantissimo
di grecita. Se nel xat e nel i^!xr,v ha posto il k pel x, perche poi nell'exs'ivouc e
nell'ay-cuosTai vi ha sostituito il ch, quasi quelle due voci fossero scritte col /_:'
Dirc'le che sono inezie codeste, e noi non le diremmo colpe capitali. Ma quando
altri in un panegirico recitato in una piccola terra ( quale supponiarao Asola )
ti viene a seiorinare greco e franzese, non ti pare opera caritativa fargli passar
quel ruzzo, senza lasciargli inosservato neppure quel francesco genie orbato nel
primo e del suo accento aeuto ?
2 Pag. 48.
356 CATT1VA COPJA
Ma soprattutto qual no vita profana e mai questa di recare sul
pulpito insieme con S. Paolo e S. Giovanni Oisostomo due profani
scrittori, cioe Platone e Yillemain?
Ma di siffatti stranissimi accoppiamenti di sacro e di proi'ano do-
vettero sentirne tanti in tutto il corso dell' orazione che converrebbe
trascriverla qui almen per meta. Cosi tra i memorandi campioni del
secolo quarto noi vediamo per la squisitissima grazia dello eloquio
ai due santi Basilio e Gregorio Nazianzeno accoppiato Simmaco 1,
odiatore fierissimo della legge cristiana , e ne anche per merito
letterario comparabile a que' due sommi. Tnoltre ragionando del
Oisostomo ritiratosi nella solitudine a far vita monastica : qui poi
( dice ) non e in Giovanni la cupa e sconvolta mestizia onde fu
tempestato il siracusano Timoleone , che dopo ucciso il fratello non
sostenendo I'ira della madre era deliberato finire la vita si preziosa
in appresso ai greci ed agli amid, si terribile ai barbari. Mancomale
che S. Giovanni Crisostomo non era un fratricida , e ne anco un
settario della tempera di Kossuth o del Mazzini , siccome qualcuno
avrebbe potuto immaginare se il nostro A. non veniva con quella
citazione opportunissima a-trarlo d'inganno. Del restola cosa non e
neppur tanto liscia, perche altrove ci fa sapere che il Crisostomo pur
cacciato via della terra propria , reggeva con vigore e somigliante a
capo di battaglia, guidava ancora tutte le mosse de' liberi pensatori
dell' Impero 2. Non e questo un linguaggio onorevole pel Crisosto-
mo ? Ma torniamo alia solitudine. Qui e il tranquillo medicare M
Socrate e di Platone, la purissima aspirazione di Francesco <f Assist,
e il raccostamenlo delT anima umana col principio che la informa, la
indirizza e la regge 3. Bellissimo questo raccostamento de' due filo-
sofi d' Atene col santo solitario dell' Alvernia ; e piu bello il modo
di significare 1' unione dell' anima con Dio ; sebbene questa formola
sia da intendere cum mica salis per non cadere nel panteismo.
Felicissimo poi soprattutti e quell' altro raccostamento, pel quale
impariamo che nello sviluppo storico delpensiero stanno ad un mede-
\ Pag. 13, - 2 Pag. 44. - 3 Pag. 13.
DI PEGGIORE ESEMPLARE 3o7
simo punlo Demostene ed il Crisostomo, Pericle e il /rate d' Italia
arso mo, Cicerone c liossuclo. C. (iracro ed O' Connell, i sofisli di
Grecia anlica e i sofisli d1 Italia net tempi rnezzani * . Enumerazione
veramente degna del suo caposcuola, eziandio per ci6 che conliene
due contraddizioni o alternative dialettiche che vogliam dirle.
La prim a sta nel porre accanto a Demostene il santo Arcivescovo
di Costantinopoli, benche altrove c'insegni che al dettalo dell" ultimo
mancd, s"i veramente, la politezza di Socrate, I'appropriata grazia di
Platonc , la FORZA NUDA DI DEMOSTENE, la gravita di Tucidide 2. E
qui noteremo come per transito che il Crisostomo correra un gran
pericolo di perdere questo glorioso soprannome, se e vero che gli
manchino que' tanti pregi , che qui son passati a rassegna, e tanto
piu se vi aggiungiamo che soverchio egli e nelle adornezze, (a che
disronfessarlo?) ; la pompa rettorica la vince non raro sul cauto
argomentare , lontano da quel gasligato di immagini e di ornati
the a fallo dislingucre Isocrate col nome di Attica Sirene 3: e co-
me dice altrove viziato ..... per foggia di stile lussureggiante di
immagini e di ardimenti 4.
La seconda contraddizione consiste nelFappaiare al nome di Peri-
cle quello del Savonarola. La prova ne e facilissima. Pericle nelle
forme artistiche e maggiore del Crisostomo •, ma il Crisostomo e in
queste medesime forme molto maggior del Savonarola 5 dunque
a fortiori Pericle e molto maggior del Savonarola. La maggiore
del sillogismo ci viene somministrata dalFOratore cola dove afferma
che PEHICLE e Demostene devonsi confessare a lid ( al Crisostomo )
maggiori nelle forme artistiche onde si mostrarono usalori sovrani 5.
La minore poi di quel sillogismo ci vien data in quel tratto dove
fassi a provare chei trionfi delleloquenza dal Crisostomo conseguiti
son da cercare nelle Ragioni dell'arte ond'egli seppe muovere le Idee,
e come dice piu sotto nello squisito senso dell' arte 6. Or bene, do-
po avere quivi menato colpi da orbo contro i sacri oratori d' Italia ,
1 Pag. SO, - 2 Pag, 34. - 3 Pag. 35, - 4 Pag. 34. — 5 Pag. 46. —
C Pag. 30.
358
soggiunge : Se questo (squisito senso dell' arte si fosse cerco pel sot-
tile dai contemporanei , non sarebbe seguita nessuna di quelle mosse
popolari che fecero memorevoli Bernardino da Siena , quel da Vero-
na, frate Rolando da Cremona, Antonio da Padova, il Bussolari,
Giovanni da Schio, IL FRATE AVVERSO AI PALLESCHI 1 , che e appunto
. Girolamo Savonarola. La contraddizione per tanto rion puo essere
piu palpabile.
Vero e che ai nostri lettori piu che questo contraddirsi del Bis-
solati gravera il vedere insultati dal pergamo uomini che vanno in
fama di apostoli dell' Italia ; e associate il nome loro a quello di un
declamatore fanatico. Cessera nientedimeno la loro meraviglia ,
quando abbiano appreso dal novellino oratore che sogyetto agli ora-
tori cristiani e la Societa wnana con tutte te sue splendidezze e
ignominie, con le progressive civiltd e con le barbarie, con le virtu
domestiche e gli affanni pubblici; I'uomo, in fmc, dalla culla al
sepolcro col pauroso intreccio di sue passioni 2. Ci6posto, e Ber-
nardino da Siena e Antonio da Padova e gli altri mentovati piu so-
pra ( se ne togli il Savonarola ) si gloriavano con Paolo Apostolo di
predicare Gesu Cristo e questo Crocifisso , poeo o nulla brigandosi
delle civiltd progressive e di quelle altre cose che al nostro panegi-
rista siedono in cima di ogni pensiero. Perche vorremo adunque
meravigliare , se questi , impugnata la sferza , ne desse loro quella
buona gastigatoia che abbiam veduto teste?
E questa stessa ragione , se male non awisiamo , fu quella che il
condusse a scrivere del santo Arcivescovo di Bavenna Pietro Criso-
logo con una temerita senza esempio. Air arciveseovo Piero di Ra-
venna (il nome di Santo nessuno 1'aspetti dalla bocca del nostro au-
tore, che per ftiggirlo giunge perfino alridicolo cbiamando il Santo,
di cui tesse 1'encomio, ora Giovanni, ora 1'Antiocheno, ora 1'esule di
Cucuso) all' areivescovo Piero di Ravenna, cheparve si alto oratore tra
T universale degl' impudenti ed ignorantissimi, non altro manco per
guadagnare anche da' posteri il nome^di Crisologo , se non una piu
\ Pag. 30. - 2 Pag. 33.
DI PBGG10RE ESEMPLARE 359
upprol'ondala ricerca dd ccmrcllo trix/iano, dacchengored'ingegno a-
ve&purefpiaccrasi sparnazzarlo, sfavillandodta/rguziesenz'afftlH 1 .
Davvero che queslo e mi darla a traverso ! In un hell' imbroglio
si dee trovure il nostro povero prete a reeitare con divozione il Bre-
viario il giorno 4 Dicembre, costretto a leggere: Pelrus qui ob au-
ream eius elotfuentiam Chrysologi cognomen adepiMS est .... [ussu
sancli Looms Papae primi .... scripsit ad Ckakedonense concilium
adversus haeresim Eulyctietis Dum public? sermones haberel
ad popiihnn, afao vehemens erat in dicendo, ut prac nimio ardore
vox ilM inlerdum defectrit Unde Ravenncttes commoti tvt la-
crymts, damoribus et orationibus locum repkverwnt, ut etc. etc. etc.
c»so che non sappiamo sia incontrato ancora al prete Bussolati pre-
dicante in Asola.
Questi trionfi delF eloquenza cristiana si ottengono da un uomo,
il quale sparnazzi I'ingegno sfavillando d'arguzie senz' affetto ? E a
scrivere ad un Concilio generate contro d'un' eresia sovvertitrice del
domma piu capitale del cristianesimo , creclerem noi cbe un gran
Pontefice, qual fu S. Leone, sceglisse un uomo a cui mancd una
piu appfofondala ricerca del Concetto wistiano'} E si trova un prete
si ardito che osi dal pergamo gridare il santo Arcivescovo di Raven-
na indegno di quel nonie che gli da il suffragio della Chiesa da quat-
tordici secoli ? E dovremo proprio stimare che egli paresse si olio
oralore, perche visse if a I'univeVsaledegl'impudenti edignoranlissimi?
Per la quale ultima affermazione chiunque abbia della ecclesiasti-
e;i istoria, non diremo gia una cognizione profonda, o approfondata
come meglio piace al nostro oratore , ma la pii leggera infarinatu-
ra, non potra fare cbe non appicchi que'due aggiunti a chi con gen-
tilezza tanto squisita li regalfi a tutti in un fuscio i contemporanei
del Crisologo. E per fermose mai fu tempo glorioso alia Chiesa per
grandi scrittori, tale fu appunto qud del Crisologo, vivuto secondo
1'opinion piu comunedal 4-06 al -450-, nel qual tempo viveano ancora
quei due gran lumi della Chiesa Girolamo ed Agostino, e fiorirono i
\
\ Pag. 49.
360 CATT1VA COPIA
santi Prospero e Ilario d' Aries e Massimo torinese ed Eucherio e
Vincenzo di Lirino e Leone magno ed altri scrittori in gran nume-
ro. D1 alcuni tra essi lo stesso nostro oralore non dissimula altrove
T insigne dottrina; avvegnache vi aggiunga un' osservazione, in cui
torna a dimenticarsi perfino del Breviario.
Data la pace alia Chiesa da Costantino, non e clii non sappiache
d'ogni parte si levarono a guerreggiarla molti eresiarchi. Ma le pro-
messe di Quelloche 1'avea fatta sposa a prezzo del Sangue suo, non
poteano cader vuote d'effetto-, e quindi con ispeciale provvidenza
ad Ario , a Nestorio, ad Eutiche, a Gioviniano , a Pelagio ed altri
siffatti mostri contrappose una coorte di altissimi ingegni quali fu-
rono un Atanasio, un Basilio, un Cirillo , un Agostino , un Girola-
mo, perche fossero luce non solo de'coetanei, madi tutte le eta sus-
seguenti. Di tal provvidenza speciale non e forse scrittore di storia
ecclesiastica il quale non faccia menzione, incitato dairesempio del-
la Chiesa nell' orazione che mette in bocca a' suoi sacerdotitneli'uf-
ficio proprio de' Dottori, e piii specialmente del massimo S. Girola-
mo: Deus quiEcclesiae tuae in exponendis sacris Scripturis beatum
Hieronymum Confessorem, Doclorem Maximum PRO\IDERE DIGNA-
TUS ES Altrimenti ne parve al nostro encomiaste; ed ecco le
sue parole. Ma se non fu straordinaria Provvidenza, che suite cene-
ri e sul sangue dei mar lit* i di Roma, deUAsia^ deUAflrica, si Icvasse
una schiera di elelti ingegni, non pure colle generose opere, ma anco-
ra con la dialettica delle scuole anteriori, rappresentatrice di quanta
valga idealmenle la scienza del Crociftsso , a pero del mirabile che s't
numerosi fossero e s\ nudriti di lettere antiche quei maestri dclla civil-
id nascente 1.
Noi confessiamo di non intendere perche un numero quantunque
grande di buoni umanisti sia cosa che a del mirabile, e in vece sia
.cosa tutto ordinaria una schiera eletta d' ingegni quali dall' Orato-
re ci son descritti. E questa proprieta di spacciare paradossi con
grande franchezza ci discopre un nuovo carattere di somiglianza
1 Pag. 8 e 9.
DI PEGGIORE ESEMPLARE T,61
tra il Bissolati e il suo vagheggiato esemplare. Rechiamone uri altro
esempio.
Quel Dione da Prusa che sermonando in pubbUco. fu celelrralo
di Crisostomo dai contemporanei, perche purgato delle maniere com-
passale* de' falui bagliori, delle smanie declamatarie , del gesticolare
sforrnato a che aveasi ridotta la eloquenza dai Sofisti Corace e dor-
gia, poteva riuscire a merito piii vero, a correttezza intera di dizione
studiando piu che non fece , nella schielta verila dellc passioni e delle
cose 1. Questa e una matassa di cui ci confessiamo incapaci a tro-
vare il bandolo ; ed ecco il perche. Dione Crisostomo fioriva , come
ognun sa, all' eta di Traiano , cioe verso il linire del primo secolo
dalla venuta del Salvatore; Gorgia nacque cinquecento e piu anni
innanzi all' era volgare-, Corace poi a detta di Cicerone e il piu an-
tico cle1 retori coriosciuti. Come adunque si pu6 ai precetti di Gor-
gia ( che delF allro non ci curiamo ) ascrivere lo scadimento a cui
venne T eloquenza un cinque secoli dopo sua morte? Aggiungi che
tra T eta di Gorgia e il fiorire del sofista da Prusa corsero i tempi
piu gloriosi per 1' eloquenza •, la quale se nelle orazioni d' Tsocrate ,
di Demostene, d'Eschine, di Lisia giunse a quell' altezza che ammi-
ra il mondo, vuolsene in gran parte recare il merito alia scuola te-
nuta in Atene dai retore Leontino. II che e tanto vero che gli Ate-
niesi gf innalzarorio una statua d' oro, onore non concesso ad altri
ne prima ne poi -, e, quel che piu monta, Platone stesso del nome di
Gorgia voile insicrnito il suo dialogo dove ragiona dell' eloquenza
contro i sofisti. Ma della franchezza meravigliosa del Bissolati nello
scagliar paradossi, hasti fin qui.
Ne imitatore men fedele del suo maestro parra il Bissolati alia
tenerezza mostrata verso i cattivi scrittori. Cosi noi vediamo che
a conferma di sue sentenze gli autori da lui citati piu spesso sono
il Fleury , il Gibbon, il Sismondi e il Giordani 2. Inoltre di quello
scellerato di Giuliano apostata, se non dissimula i torti, ci vien tut-
tavia predicando che egli fu il piu possente ingegno tra i dominatori
di quel tempo , e il piu colto e insieme il piu fortunalo condottiero di
1 Pag. 49. — 2 Pa8. 10, H, 12, 14, 30, 41, 46, 49.
362 CATTIVA COPIA
cserciti 1 ; stimabilissimo per le severitfi del costumi e per il dispetlo
d'ogni dilicatura %. Se di tali encomii fosse degno Giuliano non e
mestieri dicliiararlo qui a'nostrilettori,soprattutto che essi di quel-
1'Apostata gia lessero alcuna cosa nel passato quaderno, ed il resto
leggeranno in questo. Ma donde precede in lui si grande ammira-
zione per quell' empio? Non altronde per nostro avviso che dal no-
me di filosofo comperatosi colla sudicia barba che gli pendeva dal
mento, e col lacero pallio in cui gli piacque di avvolgersi.
Ed in fatti 1' ammirazione del Bissolati per gli antichi filosofi
(fossero anche atei) giunge a tal segno, che guai chi li tocchi. Fat-
tosi a narrare dell' ammirazione del Crisostomo per 1' Apostolo del-
le genti, scrive che Ogni perfetia cesa vede associata mil' unico Pao-
lo, superiore a quanti vissero nel mondo santi uomini e potenti inge-
gni e istrutti, sicche non pur Platone, P Hag or a, Diagora, AnaMago-
ra, Clazomene (i quail non fu rnai che attenessero ne' fatti gl'insegna-
menti dati) ; ma Abele, Abramo . . . gli devono cedere 3. Quello onde
1'A. ci avverta ch' ei cita scrupolosammle il Crisostomo , non e da
porre in dubbio , segriatamente pel prendere che esso fa la citta di
Clazomene per un filosofo : e questo un regalo che vuol fare al
Santo , forse in compenso della censura fatta in una nota alia sen-
tenza rinchiusa in quella parentesi. Ed ecco infatti come egli scriva.
r Al grande affetto perdoniamo questa MEN RETTA senlenza : come la
poca eslimazione ma per Platone che lo trasse a scrivere stranamen-
te di lui o dokon semnoteros (T. D. p. 451) polla leresas sesigeken (Id.
p. 38.) Gran merce che ilCrtsostomo trova perdono! Speriamoche lo
trovera ancora S. Paolo il quale degli antichi filosofi scrisse cose ben
piu dure nella lettera a' Romani 5 ed anche nella lettera a' Colossesi
dara ai fedeli il seguente avvertimento : videte ne quis vos decipiat
perphilosophiam et inanem fallaciamsecundum traditionem hominum,
seoundum elementa mundi , et non secundum Christum '*. Che del
resto (continua il Bissolati) non potendosi immaginare possibile una
assoluta eondanna alia filosofia greca, da un ingegno della tempera di
Giovanni, quelle e simiglianti parole sono da intendere cost. Sembra
1 Pag. 23. — 2 Pag. 22. — 3 Ivi. — 4 Coloss. Vll, 8.
DI PEGGIORE ESEMPLARE 363
un po' duro a credere che un uomo , a rui fu dato nome di Borca-
doro , non sapesse spiegare i suoi concetti ed avesse proprio biso-
gno die il nostro panegirisla v^nga a dargli P imbeccata. Sentiamo
tuttavia il nostro glossatore. Verrd yiorno (prosegue a scrivere)
die le speculazi<mi di Platone e di Aristolile benche marui'iyli<>se, se-
condo i Joro tempi, parranno poco piii di un yiow a petto alia filo-
sofia moderna; che I'inyeyno crisliano pud poqyiare all'infimto per i
doymi della teattdria e della palinyencsia . . . e mvenlare la fttoso-
fia. (Vincenzo Gioberti ). Noi non dubitiamo cbe il Crisostomo ri-
splendesse ancora per quelle doti die i teologi dicono yratisdate;
ma cbe in quella sentenza egli fwesse una proiezia credat iudaeus
ApeUa ; e se non c inganniamo, in quella chiosa i nostri lettori in
cam bio d' una profezia troveranno la piu solenne corbelleria die
uscisle mai dalla bocca o dalla penna di un cervello balzano.
10 tuttavolta stimeremmo di venir meno alia giustizia e alia verita
se non confessassimo cbe in questo Elogio del Crisostomo si veg-
gono qua e cola certi tratti, pe'quali si manifesta assai chiaro T in-
gegno dell' autore e la sua attitudine all' eloquenza. Ma purtroppo
si avvero in lui il detto del Venosino: Decipit exemplar ritiis imita-
btie *. Qual sia questo esemplare a' nostri lettori non puo rimanexe
dubbioso dopo i molti contrassegni cbe ne abbiam dati , quali sono
il mescolare sacra profanis , la stranezza di accoppiare persone tra
loro disparatissime, le alternative dialettiche, la temerita nel parlare
de'Santi, la dimenticanza del Breviario, la tenerezza pei tristi, 1'ain-
mirazione esagerata dei filosofi e della filosofia, iparadossi spacciati
come chiarissime verita, le interpretazioni stravolte. A tali contras-
segui e agevolissimo il riconoscere qual modello si ponesse innanzi
il nostro oratore; e dove questi ancor non bastassero, vi si potrebbe
aggiungere il molto parlare di se stesso^ le lodi del laicato a depres--
sione degli ecclesiastic! 2 • r appiattarsi sotto la dahuatica del Cri-
sostomo pei' avventare sicuramente i suoi dardi contro il polere le-
aitiimo della sua palria y, lo scimmiottare il suo maestro rtcil'abuso
dell'idea coin piccolo o coll'i grande (delizia cui gli ascoltatori non
\ HOR. Epp. I, 19, 42. — 2 Pag. 48. — 3 Pag. 19, 26, 27, 29.
364 CATTIVA COPIA DI PEGGIORE ESEMPLARE
poteron fruire) $ e quella tinta di naturalismo cui vediamo diffuse
per tutto T elogio.
Ma qua! bisogno abbiamo di congetture? L'A. manifesto, piu cbia-
ramente che non doveva, a quale scuola appartenga in certe povere
parole lette innanzi a Vincenzo Gioberti festeggiato in Cremona
nel 1848, e pubblicate in quella stessa citta. Reehiamone un perio-
do quasi per saggio del rimanente.
Come cosa sacra, o Gioberli, noi preti (cbe stampiamo panegirici
senza revision vescovile ) meditammo gli scritti vostri (come quelli
del Fleury , del Gibbon , del Sismondi , del Giordani , del Bianchi
Giovini ) e giovani d" anra e di speranze ( ma piu ancora di senno )
c' infocammo ai vostri affetti ( di primato d' Italia , di nazionalita ,
d'indipendenza, di grandezza pagana), il bene cd il vero (con lette-
ra grande o con lettera piccola?) abbiamo amato senza cortbmpi-
menlo di turpi finzioni (e ne daremo saggio ne1 panegirici di S. Fa-
zio, del Crisostomo, di S. Giovanni di Dio, e in cert'altra scrittura
sopra le scuole infantili) : per voi infine siamo stall degni di com-
prendere il fatto della fortuna prcsente (mostrando fmissimo accorgi-
mento il maestro e i discepoli), sentimmo per voi che cosa domandi
dai sacerdoti di Cristo un popolo affrancato. Eh via! che questa e
veramente intollerabile ! I sacerdoti di Cristo ad imparare il proprio
dovere e il desiderio de'popoli, e affrancali e non afframati, cono-
scono ben altri maestri che il filosofo del cristiano progresso e le
dannate sue pagine.
Cosi gli avesse conosciuti o non gli avesse dhnenticati il nostro
panegirista-, che non avrebbe mai recitato e molto meno divolgato
colle stampe un elogio del Crisostomo che e veramente una cattiva
copia di peggiore esemplare. Vero e che tutto il male, giusta il co-
mune proverbio , non viene per nuocere , e la vigilanza dei sacri
Pastori, perche il gregge loro commesso non sia pasciuto di ciance o
di dottrine pericolose, ci e pegno sicuro che al Bissolati non verra
consentito di recare di nuovo sul pergamo le disorbitanze del suo
ammirato maestro.
'
.ortjt'.
• rh ommdMi;
•••{q/B nfom? olcnp • im/yi
GIULIANO APOSTATA1
j> OI)
(PARTE SECONDA ED ULTIMA)
_^-»-«=SSh<^-ter-—
.
'
.
'
La Chiesa, societa militante sulla terra finche non giunga a forza
di faticosevittorie a coronarsi d'immorlale alloro nei cieli, e inces-
santemente osteggiata e combattuta da esternied intern! avversarii.
Cio dispone Iddio acciocche essa si purifichi e merit! nell' agone e
manifesti la virtu di Colui che la soffolge infondendole dallalto lena
e coraggio. L' idea di questa guerra e sempre la stessa,comeche la
forma esteriore, la mena, imezzi cangino sovente a secondade tem-
pi, de'luoghi, delle persone. Pure riducendosi ogni maniera di com-
battere alia forza o alia frode, alia violenza aperta o alia violenza
camuflata, tu nei diversi periodi di questa lotta scorgi sempre Tazio-
ne e il predominio or dell'uno or dell'altro elemento. Nerone e Giu-
liano son del continuo i due antichissimi e primitivi modelli da cui
ritraggono tutti i posteri persecutori della sposa di Cristo 5 e quali
che sieno i costoro attacchi si risolvono nella sostanza ad essere non
altro che intercalari e ritornelli di cio die fece o quel ferocissimo o
quell' astutissimo Imperadore.
*
1 Vedi queslo volume pag. 241.
366 GIULIANO
Ci6 presupposio, ognun s'accorge da semedesimo che se la guer-
ra mossa contra la Chiesa sullo scorcio del passato secolo fu una i-
mitazione della crudelta inanifesta di Nerone, quella che noi ve-
demmo rinnovellata ai giorni nostri e vediain tuttavia perdurare in
qualche luogo, nori e che una copia fedele della frodolenza di Giu-
liano. I libertini odierni nell1 oppugnare la Chiesa non fanno die
imitare gli accorgimenti e le cupe arti di quest' apostata. Ne strana
cosa appaia il ravvicinamento e il paragone tra un monarca e una
setta d'uomini ai monarchi infensissima-, perocche la simiglianza sta
nell' idea anticristiana e nei mezzi adoperati a tradurla in atto, non
nella qualita delle persone o nei principii spettanti alle politiche opi-
nioni. Astrazion fatta da queste difl'erenze materiali attenentisi alia
diversita del subbietto, 1'identita dello spirito e della forma e si scol-
pita e lampante, che diresti propriamente 1'anima diGiuliano essere
sbucata dall'inferno ad avvivare i corpi di questi valorosi che oggi-
giorno non piu dal trono ma dalle piazze, dai Parlamenti, dai seggi
niiiiisteriali avventano gli arligli e il rabbioso dente per isbranare .
se sia lor dato, la Chiesa. Non sara vano ne gravoso ai lettori sof-
fernwirci alquanto a contemplare si meravigliosa conformita e qiiasi
medesimezza.
IT.
Perfino nei naturale carattere, nei costumi civili, nelle native nt-
titudini si trova una qualche corrispondenza tra i due termini de£
presente confronto. Anche i libertini odierni non nacquero idolatri,
non n;u'(juero turchi, non naequero eret4ci; ma nacquero nei seno-
delfci Chiesa cattolica, furono rigenerati nelle acque battesimali, ri-
e«vettero per lopiu una buona educazione, coltivaronolapieta cri-
stiana nei teneri anai. L'indole che sortirono dalla na()ura ti presenta
bene spesso nella maggior parte di loro una mescolanza , un indi-
stinto di buone e cattive propensioni.
Qui non parliamo di quegli animi arr-ischiatissimi, d'istinto quasi
direm diabolico, che senza misura ne pudore esercitano il loro odia
verso la Chiesa. Parliamo bensi di quelH in apparenza, se nonaltro.
feroci. die si prol'cssano nioderati e che sono la parte direm
cosi non selvaggia ma inciviltta e colta del niodonio libertinismo.
Di qitfsli gli e certo che in mezzo alle opere degne di biasimo mol-
ti tratti piu o HUMIO s •inlillano di boula naturale, die ti rivelano un
inur'.'iio il ({»ale se non fosse sta-to per tempo travolto e guasto, a-
vrebbe potuto riuscir seme i'econdo di stupende azioni. Almanco,
come in (iiuliano, tu trovi in costoro il piu delle volte un rerto a-
more al sapere, un'abilita a cattivarsi Laura popolare, uno slaacio
di cuore ad imprese raairnuniiue. Ma cjuesti semi di virtu essi egual-
inente pervertirono e voltarono al male.
II loro sapere, se ben lo eonsideri, e seiiza fo^doe senzavita; ri-
dwcendosi per lo piu n una scienza dj parole, a frasi tronlie con po-
d&e idee esagerate e confuse die formano comei luoghicomuni del-
Je loro eterne declamazioni. Essi sono in universale piu retori cb«
filosofi. E (fwelli stassi che professano fdosofia ti porgono da questo
lato un nuovo capo di somiglianza col loro originale. Giuliano i'u in
parte cinico in parte neoplatonico; e soprattutto si dilettodellateur-
gia de'sofisti alessandrini, ossia dell'arte di porsi per 1' apparato di
diverse lustrazioni e cirimonie in commercio cogli spiriti e renders!
visibili ui Milii vale a dire i demonii. La filosofia de' lihertiai HIO-
<ierni e il razionalismo alemanno, che nelki morale ha moitaafiinita
colla dottrina cinica di quei tempi, caricatura della stoica, e nella
metatisica consuona assaissimo col ueoplatonismo di A-lessandria.
Alolti poi tra loro si piacciono del mesmerismo, ilquale col suo sonno
magnelico e con la chiaroveggenza che induce pretende ancor esso
di mettere in comunicazione la persona con esseri invisibili e ehia-
.mare a eolloquio gli spiriti de'defonti.
L1 attitudine ad aggraduirsi le plebi essi L adoprano per isciope-
rarle, sfcrigliarle, renderle indocili ad ogni principio di autorita e di
ordine, e farle cieco strumento di tumulti e rivoluzioni politiche.
Inh'ne gl'istinti generosi di gloria, risealdati da scolaresche remini-
scenze di una grandezza pagana. li fan sognare in Italia viete utopie
ili repubblica, di nnita, di nazionalita a modo loro, di rest&nro del-
1' antica dominazione romana.
368 GlliLIANO
Che piu? Quanto alia loro condizione civile anch'essi si trovaro-
no legati ai loro Principi per debito non solo di sudditanza raa di
gratitudine , per essere stati da loro scampati qual dal supplizio ,
qual dall' esilio , quale dai carcere , o in altra guisa gratiiicati sia
nella propria persona sia in (juella di congiunti od affini. Tattavolta
per riuscire nei loro disegni essi ebber per nulla farsi ribellanti ai
proprii benefattori, ed appena mutate le condizioni politiche assun-
sero per se i sorami gradi dello Stato sotto colore di sobbarcarsi a
quel peso pel bene comune e per obbedire alia divina volonta della
patria , novello nume surrogate agli antichi. Cosi Giuliano si sob-
barcava al peso della porpora per obbedire agl' Iddii. Avendo poi
per T addietro cercato d'addormentare i Principi e cattarsene la be-
nevolenza a forza d' adulazione e di plausi , come prima si videro
in potenza li colmarono di villanie e rampogne. Piaggiar quando si
e debole, bravar quando si e forte, tale era la lezione che loro avea
ispirata quell' antico prototipo.
HI.
Simile e piu nero infingimento usarono colla Chiesa di Dio. Fin-
che trattavasi di non dar sospetto di se , di affidar la parte sincera-
mente cattolica , di guadagnarsi le simpatie del clero ; essi sibrza-
vansi di mostrarsi caldeggiatori della cristiana pieta , bramosi del
trionfo della Religione, zelanti dell'onor della Chiesa, spasimati del
Pontefice. Ricordi ognuno le ipocrife comunioni di S. Pietro in
Yincoli , e le infmte parole parlate e scritte e perlin gridate nelle
pubbliche dimostrazioni della piazza. Se Giuliano non dubito di
farsi ascrivere tra chierici in qualita di lettore , costoro ben volen-
tieri si sarebbero fatti arrolare non pur tra i lettori e gli accoliti ,
ma tra i diaconi e i preti , se la legge del celibato ecclesiastico non
vi avesse posto qualche impedimento. Ma appena giunti al potere,
si videro non avere piu uopo di troppo celarsi,alzarono la visiera e
si scoprirono nemici di Cristo e della sua Chiesa , a cui tosto rup-
pero guerra da ogni lato.
APOSTATA
Pure seguendo in questa guerra le orme impresse dal lor capitano
pensarono dover procedere per vie coperte, e menar talmente 1'arte
dei loro muneggi , die non mostrassero mai spiegatamente di com-
batlerc hi Giiesa , ma i soli abusi che buccinavano esservisi intro-
dotti. Giuliano assaliva la Chiesa dicendo di voler abbattere I' atei-
smo, questi dicendo di oppugnare il yesuilismo. Giuliano travagliava
alia restiLuzione del paganesimo sotto nome di ellenismo, questi in-
tendevano al medesimo scopo sotto il vocabolo d' incii-ilimento e di
progresso.
Secondo die fu notato, Giuliano si astenne dalle sanguinose per-
secuziqni dei Decii, dei Diocleziani, dei Galerii, dei Massimini; ma
s' impromise di scalzare le basi del Cristianesimo col sottrargli ogni
vigore, e la parte odiosa dell'aperta violenza lasciolla esercitare dal-
le moltitudini furibonde. Ei non perseguito mai veruno per confes-
sato odio di religione, ma sol sotto pretesto che tramasse contra
1'impero. Medesimamente i nostri libertim quando volevano disfarsi
della operosita e dello zelo d'alcun Ordine religiose gli appiccavano
la taccia di avversare gl'incrementi civil! della patria e di far comu-
nella collo straniero. Dandosi poi aria e voce di moderati non ve-
nivano per loro stessi ad atti crudeli , ma aizzavano a tal uopo le
plebi incapaci d'essere contenute se non colla forza, cui d'altra par-
te dicevano essere sconvenevole adoperare contro la maesta del po-
polo sovrano. Cosi ottenevano il loro intento senza apparire intol-
leranti e crudeli^ e trombando da pertutto che essi unicamente vo-
levano filantropia , dolcezza , rispetto ai diritti e alle opinioni di
tutti, lasciavano spietatamente opprimere non che le opinioni, i di-
ritti piu manifest! ed intangibili dei cittadini ancor piu pacific! .
Che se poi per essere troppo oltre trascorsa la plebe , le stesse
apparenze di teatrale giustizia non potevano piu servarsi senza pren-
dere alcun provvedimento , allora si dava di piglio al vocabolario
filantropico ed estrattene alcune frasi piu sonore si facea col popolo
infellonito cio che Giuliano fatto avea cogli Alessandrini. Si mettea
fuori una scritta in cui «lodandosi il popolo della sua sapienza civile,
della virtu sua uguale alFaltezza dei tempi , e accennatosi in gene-
Serie //, vol. IL 24
370 GILLIANO
rale a qualche- mouientaneo disturbo da considerarsi come semplice
eccezione, si confortava a far senapre piu bella mostra della sua mo-
derazioue anche verso i colpevoli, ricordandosi d' esser popolo ita-
liano e doverne serbare il decoro coll' osservauza alia legalila e col
non uscir mai fuora di quel dignitoso contegno proprio d' una na-
zione che a passi di gigante si avanzava verso i suoi alti destini ».
Bene inteso che la dignita nazionale non impediva che si mettesser
subito le mani sui beni e gii averi dei proscritti, come gia Giuliano
sopra la biblioteca del Vescovo Giorgio. Ricordi il lettore ci6 che
praticasi tuttavia in qualche luogo della penisola cogli espulsi reli -
giosi e cogli espulsi prelati.
Ma il parallelo piu vivo e parlante e nei mezzi usati a svigorire
la Chiesa. .Non ignorando che una istituzione bench e divina non puo
nel corso ordinario dalle cose fiorire tra gli uomini senza umani ain-
DMnicoli, si sforzarono a tutt' uomo di privare la Chiesa d' ogni ter-
rene conforto e di cbiuderle tutte le vie per le quali potesse pene-
trare nel cuore e nella mente de' fedeli. Quindi lo spogliarla delle
immunita e privilegii relativi al suo esterno decoro^ assottigliarne il
piu che sapessero gli averi; interdirle ogni ingerenza nei pubblici af-
lari; irodarne ilculfeod'ogQi esterno splendore; ineepparne la parola
e Tazione. E poiche la stampa, abusata da essi a pervertire la menle
e il cuore , suole adoperarsi dalla Chiesa a ribattere e confutare le
loro corrompitrici dottrine , gridano a gonfie gote che i preti non
debbono entrare a discorrere di materie politiche , siccome quelle
che sono aliene dall1 idea e dall' officio sacerdotale.
Accoppiando poi, come Giuliano , all' ingiuria la beffe dicono di
far tutto cio per riforbire la Chiesa , e renderla piu conforme al
Yangelo. Spogliando il clero gii rieordano che la poverta e voluta da
Cristo ne' suoi ministri, avendo egli s}>editi gli Apostoli sine sacculo
et sine pera. Bestemmiaudo contra il dominio temporale dei Papi e
cercando di spodestarli, appellano airuniiUa evangelica e a quel pas-
so: regnummeutn mm cst dc hoc mutulo. Yietando Jigli ecclesiastic!
di difendersi da chi li tartassa, e di rispondere a chi li ealunnia, dico-
no che il Vangelo prescrive la pazienza e d' amare i nemici : diligUe
APOSTATA 37f
tmwtVo.s rcalroK , benefarile his qui oderunt ros. Rimovendo i sacri
ministri da ogni maneggio dei pul)hlici affari ripetono loro : nemo
military ]>eo implied seneyotiix Mumlaribus. V. cosi per ogni sopruso,
per ogni aggravio che voglion far patire alia Chiesa tengono appa-
recchiato un testo della santa Scrittura.
Pure tra tanti testi , di cui moslransi esperti , semhra die iton si
sieno abbattuti a legger mai quello che dice cosi: Risvegliossi final-
niente il Signore come un potente per 1' innanzi addormentato , e
percotendo i suoi ncniici di dietro con piaga vergognosa, li lascio
inonumento d'obbrobrio sempiterno; Et excitatits est tanquam dor-
miens Dominus , tamquam potent crapulatus a vino , el percussit ini-
micos suos in posteriora, opprobrium sempiternum dedit iUis. Questo
testo, dico, non pare che lo abbiano finora letto. Esso peraltro si
trova registrato nel salmo settantasettesimo, versetto sessagesimo
(juinto. Ogmmo, che il voglia, potra consultarlo.
IV.
A nuila peraltro applicarono Tanimo piu vivamente che a toglie-
re dalle cure della Chiesa 1'educazione e la istru/ione della gioven-
tu. Chi ha in maun V educazione ha in mano la societa venture •, e
di ques^a appunto essi volevano assicurarsi. L'animo del giovinetto
e come molle cera , dispostissimo a ricevere la prima impronta , e
quella poi ritiene tenacemente ne non dispoglia senza faticosissimo
travaglio e con incerto successo. Posta in loro balia la tutela di
questi vergini cuori sarebbe stato lor pensiero d' istillare in essi di
buon' ora il veleno dell' empieta e conformarseli eccellenti pagani
sotto divise e apparenze di cattolici.
A questo perfido disc'gno. noa a sentiment! di umanita o ad amore-
del pubblico bene e da ascrivere lo zelo che essi mostrano per 1'al-
levamenlo e la coltura deH'eta tenera. In altra guisa essi non aslie-
rebbero si fieramente quegl'istituti religiosi cheintendorio a sifiatta
bisogna, ne porrebbero tanto studio nelFesimere le nuove loroisti-
tuzioni dal vigile occhio e dalla provvidenza de'Prelati ecclesiastic!.
372 GIULIANO
Intendendo poi una essere la mente umana ne poter obbedire a
leggi non pur tra loro distinte ma discordant! , vorrebbero ad ogni
t'osto usurparne 1'assoluto governo ; certi che dove pervenissero ad
informarla dei loro antireligiosi dettati , sarebbe poscia inutile ogni
opera dell' insegnamento cattolico che vi opponesse nel teinpio do-
cumenti contrarii. Quindi dopo aver tan to gridato liberta di pen-
siero e di parola, saliti che sono all' amministrazione della repub-
blica , prima loro cura si e il monopolio universitario dipendente
dallo Stato , e T abolizione o almeno il pieno assoggettamento a se
dei corpi insegnanti dip^ndenti dalla Chiesa. Questo ti spiega in
gran parte 1' implacabifct odio che sempre ebbero a qualcuna di sil-
iatte congregazioni.
Mi ricorda tuttora cio che dicevami nel 48 un de' caporioni del
libertinisrno. Discorrendo io con essolui e mostrandomi meraviglia-
to che si perseguitasse con tanto accanimento uno di questi istituti
a motivo di fole la cui falsita avrebbe dovuta esser conta ad ocrni
o
uomo di senno -, voi vi stupite sopra un falso supposto , risposemi •,
le dicerie che si spargono contra quest' ordine servon pel volgo, ma
gli assennati tra noi non ci credono piu che tanto. - Dunque se non
credete alle accuse, perche tanto lo accareggiate? - Ditemi, ripiglio,
rinunzierebbe esso mai alle massime che professa nelF educare e
nell' ammaestrare la gioventu , dandole un' altra tendenza? - Oh
questo , soggiunsi subito, non sara possibile in alcun caso. - Eb.be-
ne, conchiuse quegli,ecco la cagione dell' odio nostro. Codesto isti-
tuto non fa per noi; ci e anzi pregiudiziale; almeno fmche la liberta
non abbia gittato profonde radici. Quando cio sara fatto, torni pure;
piu non lo temeremo.
Grande e il lustro e il decoro che viene alia Chiesa dalla profes-
sione delle lettere e delle scienze. Iddio stesso si piace nelle divine
Scritture di chiamarsi signer delle scienze: Dews scientiarnm Domi-
nus est 1. Promulga trice del primo vero la Chiesa ha il governo del-
le menti ; ed arnica qual e della luce essa gode diffonderla per ogni
1 I Regum II, 3.
APOSTATA 373
guisa promovendoe dilatando ed allargando da tulle parti la sfera
delle umane conoscenze, per farle tutte service a gloria del suo Pa-
dre celeste, e ad armonizzare coi moltiplici loro concenti im sol in-
no di laude al comune Principio. La Chiesa fondo da per tutto lt>
prime e le piii celebri universita ; essa e madre della coltura razio-
nale di cui mena si giustamente vanto 1' Europa. JNon e a dire di
quanto ornamento e splendore le sia un tal fatto, e quanta riveren-
za desti nei popoli il vederla sempre in possesso di quests, sua inci-
vilitrice prerogativa. Ora i nemici di lei vorrebbero diseredarla di
questa dote si gloriosa e pregiata ; vorrebbero tradurla presso le
genti come oscurantista, retrograda. amante delFignoranza e della
barbaric; per porla, se esser puote, in uggia ai popoli, ed accattare
per se i fulgidi nomi di chiaroveggenti , progressisti , zelatori della
civiltae dei lumi,e cosi rivolgere al loro oracolo gliorecchiei cuo-
ri degli uomini. Essi bramano la preminenza intellettuale per quin-
di far del mondo quel governo che essi sanno ; e per acquistarlasi
uopo e spogliarne la Chiesa-, e per ispogliarnela credono opportunis-
simo rimuoverla da ogni branca del pubblico insegnamento. Potreb-
bero in quanto a cio imitar meglio Giuliano ?
'
V.
Da ultimo essi ormarono le vestigia dell'apostata imperadore nel-
I'awalersi per la loro causa dei mezzi che videro adoperati dalla
Chiesa cattolica per la santificazion de' fedeli. Queste buone scimie
moderne si persuasero, come Giuliano', di poter giugnere a stabi-
lire e propagare il loro naturalismo religioso e civile contraffacendo
e trasportando a loro vantaggio I' apparato esterno del cristianesi-
mo, quasi che in quello fosse riposta la potenza dell'idea cristiana e
non neirinteriore virtu dello Spirito Santo che informa e vivifica la
Chiesa.
Quindi con sacrilege abuso volsero la terminologia sacra a signi-
ficare tutto ci6 che attenevasi ai loro disegni , alle loro persone, ai
loro atti, alle loro macchinazioni.
374 GIULIANO
II loro ufficio di sovversione fu appellate sacerdozio; lo seopo re-
denzione e riscallo dei popoli. I loro mandatarii vennero nominu-
ti apostoli; lo spedirli missione; le rivolture da operarsi riyenerazio-
ni. Chi caddenel conflitto fu detto mar tire; chi ando in esilio confes-
sore; chi nelle prigioni si disse che riceveva il baltesimo del carceie.
Crearono ancor essi le loro virtu teologali: la fede nett'idea, lasp&-
ranza dell' avvenire, la carita della patria, ben inteso chequestapa-
tria sorio essi stessi che ne rappresentano la personih'cazione piu al-
ta. In virtu morali trasformarono tutti gT istinti, le ciipidigie e le
voglie piu basse , dando loro un bel nome e colorandole di tinte
graziose e soavi. L' orgoglio il dissero sentimmto deUa projtria di-
gnitd ; \ infingimento prudenza richiesta dalle circostanze ; la ribel-
lione coraggio civile; il far d' ogni erba fascio sanUficazione dei mezzi
pel fine.
Istituirono le loro agapi nei pranzi patriotic! e illantropici 5 le
i'este nelle popolari baldorie 5 gli anniversarii nelle solennita nazio-
nali ; le concioni nei conventicoli e nelle arringhe plateali. Ebbero
le loro funebri comraemoraz.ioni con messe di requie pei niorti nelle
guerre e nei tumulti, non riflettendo che, secondo S. Agostino, fa
ingiuria al martire chi prega pel martire ; istituirono panegirici e
apoteosi per gli eroi piu degni , cui decretarono adorazione civile ?
e aureola da cingersi in cielo per le mani della patria , quantun-
que alcuni incontrassero difficolta a capire come la patria che di-
mora in terra possa levare il braccio a incoronare chi gia si ritrova
nei cieli.
Aprirono scuole notturne per gli artigiani , asili per F infanzia r
opificii pubblici per gli operai privi di lavoro , congreghe di mutua
soccorso. Organizzarono associazioni fraterne or segrete or pubbli-
che con gerarrhia e govefno e leggi e cassa comune. Stamparooo
catechisnii polilioi e istruzioni popolari e le difl'usero e le spiegaro-
no nei crocchi e nelle amichevoli adunanze. Questa parte massima-
mente dell' associare e istruire, che e la pratica piu potente di cui
fa uso la Chiesa di Dio, essi vollero appropriarsi, bene intendendone
la forza.
M'OSTATA 375
Ne obbliarono il gran partito che potevano trarre <lal sesso gen-
tile neila pietosa inapresa di riyenerar V universe : e noi vedemrno
in gran copia le nuove snore di carila patriotica, le cwi virtu e mi-
racoli rum debbono qui registrars!. Ognmio, larilo sol che sporga
1' orecchio a udirne raccontare da quelli die le avviciiaarono. pu6
saperne d' avanzo.
Le esortaziond poi , le parenesi , i discorsi eziandio ascetici , in
che , assunto tuono e sembiante di padri spirituali , uscivano ad
ora ad ora collo scritto e colla voce, a udirle era un deliquio da li-
quefarti dolce dolce 1' anima. Insomnia da qualunque lato tu li ri-
miri , vi scorgi una tanto perl'etta copia di Giuliano , cbe piu non,
potrebbesi intera. E la simiglianza procede si esatta in tutti i punti
del paragone, cbe per giusto giudicio di Dio nella catastrofe mede-
sima i due termini tra loro consuonano mirabilmente.
(iiuliano incontr6 T ultima rovina per una guerra ingiustamente
intrapresa , pazzamente condotta , infelicemente terminata. I Per-
siani gli avevano spediti mossaggi di pace rimettendo a lui il det-
tarne le condizioni. Ma il ibrseanato Principe per cieco orgoglio di
sognati trionfi e per matta ambizione d? ingrandimento d1 imperio
sdegn6 ogni oflerta pacifica e contraddisse ogni pratica di raccon-
ciamento tra le due parti. Mossosi con poderosa oste, pena del cie-
lo o imperizia che lo accecasse , ei commise falli si gravi nel me-
nar quella guerra, che nepure un tirone nell'arte militare avrebbeli
incorsi. Posti in non cale gli ammonimenti de' ineglio esperti suoi
duci , prestata credenza a infmti traditori del campo nemico , pri-
vatosi spontaneamente delta flotta che assisteva le milizie di terra ,
cacciatosi coll'esercito in luoghi aspri, deserti e circonvallati da ne-
mici , si ridusse a stato di non potere piu ne oflerire ne schivar la
battaglia. Pui'e costretto di venire a giornata lascio sul campo la
corona e la vita spirando colla bestemmia sul labbro , e peggior6
colla sciagurata impresa non poco le condizioni e la gloria del ro-
mano impero.
Won e uopo che io prosegua il ragguaglio chiamando a riscontro
Taltro termine del paragone. Esso parla da se, e ognuno ne intende
376 G1ULIANO
.
le esprjssive ed eloquenti note. Piuttosto calando ora le vele e rac-
cogliendo le sarte conchiuderemo questo nostro discorso con la con-
solatrice avvertenza onde prima pigliammo le mosse. Niuno & die
non vede nel naturalismo moderao una palingenesia del paganesi-
mo che si sforza riapparire sott'altre forme e sembianze. Lo spirito,
il concetto e il medesimo1: 1' orgoglio dell' uomo che non riconosce
se non se stesso, che rinnega la rivelazione divina per non seguire
che i traviamenti del proprio pensiero , che sdegna ogni freno di
autorita derivata da Dio per ergere il proprio capriccio e la sbri-
gliata volonta dell'individuo umano in arbitro supremo e norma del
vivere sociale e privato. A questo finalmente si riduce il raziona-
lismo che figliato dalla riforma protestantica si appaleso nelle sue
fiere e sozze forme nel filosofismo del passato secolo, ed ora nel no-
stro ritenta la fallita pruova con opere non piu leonine ma di volpe.
Se il frodolente consiglio segno altra volta in Giiiliano 1' epoca
dell' ultimo tentativo e della finale ruina del paganesimo sotto la
forma idolatrica; vogliamo sperare che ora il ritorno delle medesime
arti in questo periodo del ristauro pagano sotto la forma del puro
razionalismo accenni il tempo della seconda sua morte.
Checche sia per esserne, il certo e che la Chiesa di Dio uscira
sempre vittoriosa da qualsivoglia tenzone, vuoi che Fassaltino i suoi
nemici con armi scoperte , vuoi che velandole colla simulazione e
coll' astuzia. L' incredulo , a cui non bastasse la divina parola, do-
vrebbe oggimai arrendersi alia costante esperienza di tanti secoli.
Cadde la potenza pagana, si estinsero successivamente le moltiplici
eresie , sparirono le dinastie combattitrici del Sacerdozio , il filoso-
fismo fini convolto nel fango , la maomettana alterezza prostrata
mendica a stento dalla politica europea 1' ultimo scorcio di vita , il
protestantesimo si va sciogliendo per la lotta de'suoi stessi elementi,
e frattanto la Chiesa Cattolica? La Chiesa cattolica in mezzo a tante
morti e morenti vive ; ne solamente vive , ma si mostra tuttavia
piena di gioventu e di forza , e signoreggiando immobile 1' avvicen-
darsi delle rovine di tante istituzioni , di tanti sistemi , di tanti go-
verni, di tanti popoli, leva Fimperterrita fronte a sostener lo scontro
APOSTATA 377
di qualunque nuovo ayversario. Uscita dal seno di Dio primogenita
d' ogni creatura , messa in rivelazione alle genti dopo i tempi della
salute, custodita con singolar cura attraverso le onde dell'ignoranza
e della violenza, serbata incolume dalle perfide macchinazioni d'ogni
genere che la tentarono, essa percorrera secura gli spazii della suc-
cessione e della pruova per presentarsi trionfante e ricca di spoglie
alle eterne nozze del celeste suo Sposo. Dolce conforto agli animi
sbattuti dalla tempesta dei continui assalti che sofirono nel segui-
tarne la milizia , sgomento terribile agli ostinati nemici che imper-
versano nel guerreggiarla.
^vir
rn?>if
•-on I-
.
.
,
*
i-»i((fi
.
>• ion id-*^ifl?
' A T* M O TV T A
AlliMUlMA
i
FILOSOFICA1
•;2goq no.
— 3£-®-®c—
'lib KS;
§. VI.
Armonia del linguaggio filosofico col cattolico.
\, La filosofia in Italia e cattolica — 2. nou solo perche crede il dogma — 3.
ma perche lo ragiona — 4. dondc grande esattezza nell' espressione, — b.
le obbiezioni gia prevedule e sciolte , — 6. le verita primitive gia svol-
te e comparate. — 7. Esempio di tali vantaggi. — 8. Si traggono anche dai
misteri. — 9. Obbiezione: la filosofia sara schiava. — 10. Risposta: 1'ob-
biezione vale contro tutte le scienze. — 11. Esempio. — 12. II linguag-
gio filosofico dee conformarsi a tutte le scienze — 13. molto piu alia scien-
/.;t del la divinita.
1. 11 terzo elemento di unita filosofica, fra' cattolici efficacissimo,
k, V unita del dogma, la quale in sostanza ha realmente campato i
cattolici in questi tre secoli dalla confusione babelica a cui 1'etero-*
dossia condanna inesorabilmente i suoi mancipii. Questa lode festa-
ta data all' Italia, come altrove e detto, benche sotto forma di vitu-
pero, dagli empii medesimi, i quali derisero la filosofia italiana per-
1 Vedi questo volume pagg. 128 e 253 ,
DELL' ARMONIA FILOSOFICA 379
che tuttora impastoiata nei lacci della teologia 1. Persuasi costoro,
come altrove e aceennato 2 ? che la filosofia non consiste nel dimo-
strare con evidenza , ma si nell' andare in cerca di una certezza di
propria invenzione dopo aver rifiutata oprrii certezza volgare, e natu-
ralissimo che condannino negl' Italian! la fermezza nel credere da
cattolici quasi impotenza a fllosofare da libertini , non essendo pos-
sibile accoppiar fede inconcussa con dubbio universale. E noi di
buon grado accettiamo dal labbro di codesti fanciulloni 1' elogio no-
bilissimo sotto forma di dileggio.
2. Si certamente: 1' unita del dogma, benche non possa dirsi per
se un dettato di filosofia, giacch6 filosofia non e se non nell' eviden-
za dimostrativa dedotta dall' evidenza intuitiva dei principii, pure
£ pel cattolico un gran principio di unita filosofica, e preghiamo il
lettore a porvi una seria attenzione, giacche potrebbe taluno non
penetrare all' intimo tutta hi forza di tal principio d' unita, restrin-
gendola solo alia fede in que' dogmi che la Rivelazione c' insegna;
nei quali molte verita si contengono accessibili anche alia naturale
intelligenza e chf il filosofo dee sforzarsi di dimostrare. E fosse pur
questo solamente; il van taggiode' cattolici gia sarebbe immenso, pos-
sedendo essi in tali cortezze infallibili un simbolo di verita inyiofei-
bili al dubbio e dimostrabili alia ragione.
3. Questa ricchezza peraltro non pu6 dirsi dominio proprio della
filosofia, se non quando passa dal campo dell' autorita nel campo
della ragione: al quale intento, uopo e che la verita rivelata si risol-
va ne' suoi termini elementari e si riduca ai primi principii evidenti;
e^in questa operazione principalmente, lo zelo cattolico reca un
forte appoggio alia unita filosofica sotto due aspetti.
4. II primo e quella severa esattezza che la fede ricerca in ogDi
•sua formola -, la quale se poco poco trasyiasse dal rigore di per-
fettissima verita , potrebbe poscia condurre a gravissimi sconci.
1 St la philosophic etait restee en Italic, oiien serait-elleaujourcfhuif Coc-
N Cours de I' histoire de la philosophic, torn. I, pag. 462. Paris 4844.
2 V. Civiltd Cattolica vol. I, II Serie pag. 492 e sefjsj- e vol. II, pag. 271.
380 DELL' ARMOMA
Ondeche non solo i teologi inpongono leggi severissime al loro fra-
sario, ma la Chiesa stessa, come vedemmo altrove, si raccolse piu
volte nei Concilii a determinare la forza e 1' tiso de'proprii vocaboli.
5. La seconda ragione per cui questa influenza della religione
contribuira potentemente alia unita della filosofia, e Tessersigia dal
lungo studio dei teologi prevedute le maggiori difticolta e risoluti i
problemi : cotalche ogni novita che introdur si voglia in cerli con-
cetti, gia accenna a pericoliconosciuti, e il pericolo vien notato sul-
le carte dei naviganti, i quali molto prima di noi passarono fra que-
"li scoo-li.
0. Ognun vede clie nell'analizzare verita cosi delicate, nel chia-
rire i vocaboli, nell' investigarne i principii, dee naturalmente ac-
cadere quel medesimo, che ai moderni interpreti dei geroglifici e di
altri esotici monumenti. Come giunsero costoro a quella nobilissima
ermeneutica che forma il vanto del nostro secolo ? Imbattutisi a ca-
so in qualche frase bilingue o in qualche vocabolo scritto con dop-
pio carattere , riuscirono cosi ad aecertare alcuni pochi element! :
questi confrontarono con altri ravvisati altrove ; una cifra che in un
luogo rimaneva incerta, acquistava evidenza in altra collocazione : e
cosi fmalmente tutto si giungeva a conoscere un intero alfabeto, un
intero sistema di segni o di vocaboli. Or questo appunto avviene al
credente nell' analisi di sue dottrine: se e certo di alcune proposizio-
ni, e certo insieme dei termini che le compongono, non potendo af-
fermare quelle proposizioni se non conosce il valore di ciascun ter-
mine. Questo valore certo paragonato con altri egualmente certi ,
potra dargli conseguenze certe ed innumerevoli, nelle quali chiun-
que accett6, secondo cristiano, quelle proposizioni,, dee necessaria-
mente concordare con tutti i figli della Chiesa nel concetto, e per lo
piu ancor nel vocabolo. I quali concetti e vocaboli, essendo que'me-
desimi che noi adoperiamo ragionando di molte verita puramente
naturali, dovranno avere anche in queste quel medesimo valore con
cui vengono adoperati or univocamente, or analogamente nella scien-
za delle cose soprannaturali, se non vogliamo ridurre, la fede del
cattolico ad un puro nominalismo che ne formerebbe la distruzione.
FILOSOFICA 38i
7. Spicghiamo con UH esempio il nostro concetto. La Chiesa ha
definito nel Tridentino Tineffabilc mistero delle transustanziazionc,
obbligando ogni fedele a credere che sotto le apparenze degli azimi
consecrati, ccssata la sustaaza del pane, e sottentrata lasuslanzadel
Corpo di Cristo. Che vuol dire qui la voce xusUinza'! Vuol direquel
medesimo che io intendo allorche ragiono di tutte le altre sostari/A1:
create: e sapendo io in queste piu o men chiaramente che cosa vuol
dire sostanza, comprendo cio che mi dice la Chiesa spiegandorni
quel mistero, e posso, mediante la fede, accettare la proposizione
misteriosa, e pronunziare colla Chiesa: Qui e la sostanza del Corpo
di Cristo. Non capiro in qual modo, e qui sta il mistero j ma capiro
che vi v quella sostanza, e a questo assentiro colla fede. Masuppone-
te che nel mistero la parola sustanza avesse un tutf altro signiCcato
incomprensibile, che chiameremo X (e dite altrettanto degli altri
termini della proposizione qui, e, corpo);la formola del mistero si ri-
durrebbe a quattro X , ed il fedele nel pronunziarla , nulla vi com-
prenderebbe, e nulla per conseguenza vi affermerebbe: pronunzie-
rebbe una serie di voci insignificant!, una serie di X, a cui non po-
trebbe dare ne assenso , ne dissenso. Ogni mistero , ogni simbolo
della Chiesa potrebbe per lui ridursi a questa formola generate : nX.
Sembra a voi che il fedele avrebbe che credere? E se dicesse un si,
questo si sarebbe molto meritorio ? sarebbe un grande ossequio di
ragione alia ini'allibilila divina il pronunziare quattro voci incom-
pivnsibili senza cavarne alcun concetto ? senza assenso o dissenso e
ella possibile la fede ?
X. Vedete dunque che tutti i dogmi eziandio piu arcani e miste-
riosi, quando vengono analizzati assicurano al credente dei termini
e delle proposizioni, i cui elementi appartengono in gran parte al
linguaggio e al senno popolare; e il popolo ha in tal guisa un vero
concetto, benche imperfetto ed oscuro, di cio ch' egli crede. II per-
che quando la Chiesa assicura a quegii elementi Tesatto loro concet-
to ed una certezza indistruttibile, somministra alia filosofia cattolica
un elemento di unita, cui se noi Italiani vorremo usut'ruttuare, ne
trarremo quegl' immensi vantaggi , non solo religiosi ma anche
382 DELL? ARMONIA
social! , die formano il vanto e la fortezza di un popoio; e die certi
italianissimi spasimati d1 Italia tentano strappare spietatamente alia
loro patria.
9. Ma priina die c'inoltriamo a dimostrare 1'immensa portata di
queste utilita nell' applicazioiie del principio, fermiamoci un mo-
mento, lettore cortese, a ribattere di proposito un assalto al quale
non isfuggira certamente (e 1'abbiam toccato pocanzi) questo arti-
colo della Civiltd Cattolica.
I dogmi cattolici, abbiam noi detto, colla certezza e chiarezza
dei loro element!, somministrano alia filosofia un priucipio saldissi-
mo di unita. Or questo all'orecchie del secolo, del progresso, della
libera fUosofia, della sapienza civile, insomma, per dirlo piu chiaro ,
della teofobia, e tal bestemmia da mettere a soqquadro tutte le pas-
sioni di un cuore teofobo. Oh ! ola! ah ! uh ! ih ! ehra ! ehi ! ahi ! . . .
Chi piu ne ha piu ne metla di queste interiezioni, che won basteranno
giammai a lapidarci condegnamente di tanta bestemmia. Chi grida
molto perche capisce poco, chi si crede filosofo perche non pensa
come ogni uom di senno, chi spasima per la filosofia italica battez-
zata nelle acque della Vistola o del Danubio, chi riscalda le ceneri
di Elea per risuscitarle, e piange su quelle del Bruno per diviniz-
zark; tutti costoro grideranno contro qaesta civilta gotica, barJ>a-
rica, teologica, scolastica , sacrestana , impudente , che pretende
cambiarla filosofia in teologia. Riposiamo un momento, lettor mio
gentile, tin che passi questo nembo, questa grandine, questo tuono
o frastuono di
Voci nlte efioche e siton di man con elle.
10. Sono finite le grida , le imprecazioni, le
Parole di dolore gli accenti d'ira?
Or via lettore, ripigliamo fra noi tranquillamente il diseorso •, e ve-
diamo se questo sia un trasformare la filosofia in teologia. Qual e in
sostanza la nostra asserzione ? fi che que'vocaboli, i quali univoca-
mente o analogamente si adoprano e in filosofia^e in teologia, ado-
prar si debbono in modo che la teologia non ne rimanga t'alsata.
FILOSOFICA
Or questo, notatelo bene, non e gia 1111 privilcgio della teologia, ma
( onmta ( crla proporzione e un principio filologico olio deve ado-
prarsi in tutte le trattazioni scientifiche : e sarebbe sorgente d' im-
nicnsa confusions, se la matematica per es. o la fciologia , quando
hanno occasione di toccare qnalche dottrina intorno ai corpi fisici
(all' aria atmosferica peres. , all'acqua, al metallo j , intendess-ro
con questo voci tutt' all.ro da qtiello che s' intenda dai fisici nel loro
Hnguaggio ordiriario (che prescindiamo qui da eerti tecnicismi piu
rigorosi). Ne per qiiesto vi fu mai un rerve!lo bisbetico ehe andasso
schiamazzando eontro i fisici e accusandoli di tirannegffiare la nia-
tematica o la fisiologia.
'H . Auzi supponete che tin qualche scienziato, un mateinatico per
es., applicando a materie che non li sopportano i rigorosi suoi cal-
coli, pretendesse incatenare i fatti politici o i morali alia teoria del-
le probabilita : e che un pubWicista o un gkrrista contrapponesse i
fatti medesimi ai calcoli , e dimostrasse mal concepito il problema,
nial Ibrmolata I etjuazione: direste voi per questo, che il pubblicista e
il giurista niegano 6 incatenano la scienza matematica ? Tutt'altro:
direste anzi cbe la richiamano al proprio suo debito, a calcolare cioe
le forze di natura quaii esse sono, invece d' inventarle a capriccio.
Di tali esempii se ne potrebbono recare a migliaia, essendo antico
vezzo degli scienziati esclusivi Y arrogare alia propria scienza nna
iegislatura universale con danno di quelle altre cui vuole tiranneg-
giare. E basterebbe ricordare qui le infinite doglianze della medicina
eontro coloro che vollero trasformarla ora in meccanica dei solidi, ora
in idrostatica, ora in fisica, ora in chimica ecc. 1, quasi il corpo ani-
male non avesse in se quel supremo principio animatore, che tutte
governa le forze inferiori. Or qual e uom di sennoche accagioni per
questo la medicina di voler trasformare in se la chimica, la fisica, la
meccanica, 1' idrostatica ?
1 Loin de moi cette espece de culte religieux qui , rendant le science de I'hom-
tne tour-d-tour esclave et victime des autres, erigea dans ce siecle les hypotheses
mecaniques et chimiques en doctrines saintes. DUMAS Principes de philosophic
Pref. VIII. Paris an. VIII (1800).
384 DELL' ARMONIA
12. A torto dunque saremmo noi accusati di trasformare la filo-
sofia in teologia o in altra scienza, perche aflermiamo che , doven-
doci spiegare i termini e i principii supremi di ogni vero, ella non
sara fedele a tal debito, se dia a qualche verita secondariaunamen-
tita colle sue teorie, o un'occasione di equivoco colle sue definizio-
ni. E come tal filosofia sarebbe inesatta e ingannevole se ci6 cb' el-
la mi dice dell' uomo , della giustizia , della intelligenza , non rin-
vergasse per es. nell'womo associate , nella yiuslizia criminate, nella
inlelligenza delle verita algebriche ; cosi falsissima ella sara se ap-
plicata alle verita religiose, queste venissero falsate o travisate. EC-
CO per qual ragione abbiam detto, che i termini e i principii filoso-
fici debbono avverarsi nelle verita religiose come in ogni altro ordi-
ne di verita, senza aver per questo trasformato la filosofia in un
Credo o in un Pater nosier, come non 1' abbiamo trasformata ne in
matematica, ne in fisica, ne in politica, ne in giurisprudenza.
13. Evvi bensi una gran differenza fra il legame imposto agl' in-
telletti ed ai linguaggi dalle altre scienze naturali e quello cbe vie-
ne imposto dalla religione: e il divario consiste in cio cbe le altre
scienze potrebbero fra di loro dirsi uguali in diritti quanto all' ab-
bracciare un loro linguaggio -, e per conseguenza debbono fra di
loro scambievolmente condiscendersi accettando que' termini e que'
significati che gia sono comunemente ricevuti. La religione all'op-
posto essendo d'istituzione e rivelazione divina, e in diritto di det-
tare la legge e determinare il linguaggio, ogni qual volta la muta-
zione di questo potrebbe offendere in qualche modo la verita reli-
giosa.
FILOSOFICA. 385
'§. VII.
Eslensione del vantaggi dell'umta nel linguaggio.
I. Osservazione generalc. — 2. Grande e 1'estensione nelle definizioni negative
— 3. poco rninore nelle affermative — 4. rispetto a Dio e all'uom psico-
loijico, — 5. rispetto all'uom morale — 6. sollevato all'apice di perfezione.
— T.Anche nelle moltitudini — 8 rispetto all'uom sociale — 9 ed all'eco-
noinla politica. — 10. Rispetto al mondo fisico — H. ed alia storia. — 12.
Ksattezza e certezze della scienza cattolica. — 13. Stoltezza ed empieta di
chi la rifiuta: — 14. esempio del Saisset. — 15. Fiacchezza di certi inode-
ratamente cattolici.
1 . Speriamo che i lettori discreti saranno appagati di questa di-
chiarazione,e viepiu convinti del quanto import! e giovar possa que-
sto elemento di filosofica armonia : ma chi sa se piu d1 uno non dira
seco stesso essere si ristrette le relazioni dei dogmi rivelati coile ve-
rita filosofiche, da rendere quasi nulla F influenza di tale elemento?
Per rispondere a questa difficolta diamo un rapido sguardo alia im-
mensa portata di questo conforto celeste.
2. Maperche i lettori tutta possano misurarla coll'occhio, pre-
mettiamo una generale osservazione intorno alle due forme , colle
quali la Chiesa compie nel mondo scientifico le parti a lei confidate
dalla sapienza umanata, ora dichiarando la verita, ora condannando
*
Ferrore. Nel primo senso disse giail Sinodo apostolico : Visum est
Spiritui Sanclo et nobis ; nel secondo i Sinodi successivi : Si quis
dixerit .... anathema sit. Delle quali due formole se anche la
prima potesse sembrare a taluno debole nella sua virtu e angusta
nella sua periferia , non e per6 chi non veda nella seconda quella
sterminata estensione per cui le proposizioni negative vengono equi-
parate dai logici alle universal^. Certamente la Chiesa non pu6 crea-
re dogmi novelli 5 eppero la dichiarazione dei dogmi pdsitivi ande-
ra sempre circoscritta nell'ambito della divina Parola o scritta o tra-
dita: gli errori all'opposto potendo spaziare dovunque giunge il de-
lirio dell- orgoglio umano e divergere per mille linee oblique dalla
Serie II, vol. II. 25
38(5 DELL ARMOMA
unica retta, puo somministrare alia Cliiesa mille occasion! di con-
dannare all' anatcma, mentre una sola ne dira per esprimere 1' ora-
colo dello Spirito Santo. E certamente se altro bene ella non fa-
cesse alia scienza cattolica che il camparla da tante migliaia di sogni
e di sognatori, il vautaggio eh" ella recberebbe alia unita con que-
sto solo gia sarebbe immenso.
3. Ma il vero e cbe la dicbiarazione eziandio positiva dei dogmi
ha molto maggiore estensione di quel cbe sembra , tosto che questi
eonfidati sotto la scorta della Chiesa medesima alle forze del razio-
_
cinio incominciano a feeondarlo e ad eccitarne il lavorio espansivo.
Ridotti allora que' dogmi a formole universali ne acquislano T im-
mensa estensione^ e applicasi ciascuno a quell' ordine dello scibile a
cui si attiene per la sua materia, v'infonde solidita colla sua certezza,
operosita colla sua importanza , grandezza colla sua dignita , come
meglio si vedra nelle applicazioni.
4. A comprendere in picciolo quadro 1' immenso campo a cui si
estende questa quasi tutela onde la religione armonizza la filoso-
fia, basta mettere a confronto sotto i due aspetti Tobbietto materia-
le a cui amendue si estendono. Quali sono essenzialmente i limiti
dello scibile umano? J>to, se e I' universe, riguardati rielloro essere
e nel loro modo di essere. Or a questi tre oggetti si estendono ezian-
dio grinsegnamenti della fede e i decreti con cui la Chiesa ne fu vin-
dice e dichiaratrice. E in quanto al prinio termine e inutile il dimo-
strarlo, essendo evidente che la religione dee ragionarci di l)i<>.
Quello che tutti forse non avvertiranno e, che F insegnamento datoci
intorno a Dio , dovette essere in gran parte un corso di antropolo-
gia, o almeno di psicologia, non essendo possibile alF uomo parlare
dello spirito infmito senza ricorrere per analogia all' anima umana,
solo spirito create cbe da noi naturalmente si conosea , e cbe piossa
in qualche modoirappresentai'ci il Creatore del quale e 1' innnaginc.
E poiche i primi schiarimenti dei dogmi cattolici vennero chiesti
dalla ostilita ereticale armata di quella filosofia alessandrina, la.quale
compendiava in certa guisa, o confondeva e rimestava filosolie di
ogni forma, or indiana, or persiana, or egizia. or greca; orromuna;
FILOSOFICA
3*7
le scuole cattoliche si trovarono costrette a ridurrele proprie dottri-
iie in formole corrispondenti a quelle filosofie, per quanto almeno
i-rauo penetrate nel linguaggio commie ed aocessibili al volgo fi-
losofante e non filosofante. L'essere, la sostanza, la natura , la per-
sona, la relazione, il procedere, il generare, 1'intendere, 1'amare, il
produrre, il creare, il coriservare , V annichilare e mille altri termi-
ni <-d opera/ioni applicabili analogamente o sotto diversi rispetti al-
1'uomo e a Dio, furono element] che entrarono copiosamente, prima
nelle discussioni agitate clai Padri contro i sottilissimi eresiarchi del
primi secoli, poscia nei Decreti con cui la Chiesa di mano in mano
ridusse a formole severe ladottrina tradizionale. Raccogliete se vi
attalenta (e fu questo appnnto il gran lavoro della Scolastica) tutte
queste decisioni della Chiesa divenute pei cattolici simholi solenni
< e basterebbe il solo simbolo detto Atanasiano a soministrarne un
saggio nobilissimo), e vedrete risultarne quasi un trattato teologico
intorno alle quistioni principal! di metafisica, il quale si trasformera
in filosofia, tosto che alia certezzadel credere sostituiretel'evidenza
del dimostrare, e ai dettati dell'autorita rivelante iprincipii natural-
mente intuiti. Qual rneraviglia che la scienza metafisica acquistasse
quindi fra i cattolici un linguaggio si conforme al teologico, da farla
comparire quasi un' appendice o, per dirlo colle parole del Cousin.
una serva della teologia 1 ?
5. Data una giusta idea dell' uomo psicologico, possono dirsi
piantate le basi dell' uomo morale che rie dipende. II cattolico per6
trova ben altro nella Religione , che quelle remotissime basi spe-
colative dell' ordine morale. Siccome la gran funzione della Re-
ligione cristiana non ista nell' appagare sterilmente la curiosita ,
ma nell' illuminare a credere per condurre ad operare : cosi la
gran parte degli svolgimenti di sue dottrine appartiene assai piu
alia morale che alia psicologia. Costituito il grande elemento del-
la umana liherta assistita dalla Provvidenza divina con una pre-
che non costringe , con una grazia che non necessita: chia-
1 C.ousiN; Court df [' histoire de la philosophic: toni I, pag. 50 -S3 eseg.
388 DELL' ARMONIA
rita nell' uomo rimmortalita dell' anima , il valor cli sua natura r
il principio di sua creazione , il fine de' suoi destini , la cau-
sa di sua corruzione , i mezzi di sua riparazione , dogmi tut-
ti nei quali la filosofia ravvisa molti principii fondamentali del-
la morale , la Chiesa toglie in mano 1'antico e nuovo Testamento,
ove migliaia di precetti s'incontrano , ciascuno de' quali sgorgando
dall' infinita Giustizia determina infallibilmente un qualche afori-
smo di onesta ; conosciuto il quale, tocca al filosofo di rinvenirne i
principii, ragionarne la dimostrazione, ed inferirne le conseguenze.
Se non clie anche in queste lo prende quasi per mano la Chiesa, e
di passo in passo guidandolo : « Guarda, figlio, par che gli dica ,
qui sta un trabocchetto, la un precipizio, piu oltre uno scoglio ove
inciamperai » . Cotalche al moralista filosofo nulla proprio rimane
in morale, se non rinvenire principii e dimostrare teoremi : le dot-
trine son gia poste in sicuro. Cosi, per cagion d'esempio, colla teo-
ria del tine ultimo, il cattolico e impossibilitato a cadere nella fogna
utilitaria, colla condannadi certe proposizioni epicuree vieneillumi-
nato sopra il vero fine degli appetiti animalescbi , colla riprovazio-
ne dell' usura viene indirizzato nell' uso degli averi. Conosciuta per
mezzo della teologia 1' indubitata certezza e la formola esatta di
questi precetti rivelati, quanto e facile al filosofo investigarne i prin-
cipii e contemplarne 1'evidenza !
/> -v< 11? i- , „ . , . . . .
b. JNe all etica solamente o alia onesta ngorosa si nstnngono
que1 documenti : che il contrapposto dell' antico col nuovo Patto
somministra al filosofo cristiano una distinta idea di due rettitudini
morali, una rudimentale ed incoata, 1'altra adulta e perfetta, di cui
la filosofia pagana appena potea sospettare -, e senza cui peraltro
moltissimi problemi sociali apparirebbero poco men che insolubili.
E dondo mai , se non dal Vangelo , gli odierni miscredenti hanno
attinti quei sublimi concetti morali che vanno spacciando e travi-
sando con tanta boria e tanto strazio , del potere ridotto a social
minislero , dei ricchi ministri al povero , del giure superiore alia
forza , della paternita ed uguaglianza fra gli uomini , (Jella mode-
stia nelle lodi , della inviolabilita nella coscienza , dell' amore verso
FILOSOFICA 389
i simili, della emendazione del malfattori, del coraggio civile, della
dignita umana e mille allri consimili; nei quali allro merito non ha la
loro invenzione, se non d'averli resi, col falso che vi mescolarono ,
sofistici all' intelletto e funesti alia societa , della quale sarebbono
stati luce, perfezione e conforto ?
Non basta : Taver somministrate basi cosi ferme e precise ai va-
rii gradi di perfezione morale, puo dirsi un semplice embrione dei
vantaggi recati a questa scienza ed alia sua unita , se si paragona
con quell' immenso svolgimento che essa acquista col divenir prati-
cabile a tutti e per conseguenza volgare.
7. £ millanterh degli ecclettici francesi 1'andarci ricantando chela
filosofia scende e si dilata nel volgo per innalzarlo di mano in mano
alle sublimita intellettuali : ben cinquanta e piu anni di sperimento
ci hanno fatto ormai comprendere dove giunga fmalmente codesto
filosofar delle moltitudini, che e Fateismo del Proudhon , la guerra
a collello e i grimaldelli dei mazziniani. Sapete voi chi fara vera-
mente filosofare le moltitudini ? Quello spirito di cui sta scritto che
riempira di scienza divina la terra e fara profetare giovani e giova-
nette : Plena est omnis terra scienlia Dei : prophetabunt filii ve-
slri et filiae vestrae. La morale cattolica ricordando ai fedeli lo
sguardo penetrante di un Dio scrutator dei cueri , ed obbligandoli
cosi a combattere colla volonta dell' uom ragionevole gli appetiti
dell'uomo animalesco, le passioni del sensitive, i delirii della imma-
ginazione, le sorprese dei desiderii repentini , li obbliga a filosofare
intorno a se medesimi con una accuratezza e precisione , che fuor
del cristianesimo i filosofi stessi ignorano ; e forma cosi in ogni cre-
dente una psicologia e specolativa e pratica, la quale in certe anime
piu studiose di perfezione giunge a tal grado di sublimita e di evi-
denza da confondere anche i piu dotti filosofi, la cui scienza sia ri-
masta nelle regioni della pura speculazione 1. Per lo che saviamente
1 Vorremmo qui compendiare succintainente alcuui saggi estralti dalle mc-
ditazioni di persone idiote che fonnarono 1' ammirazione di Gersone e di altri
savii : ma contentianioci di ricordarc la meravigliosa psicologia di S. Teresa nel
Castello interiore e in altre opere ascetiche. Delle opere di questa Santa si e
390 DELL ARMONIA
diceva il oh. marchese di Valdegamas : « Cio che vi ha <li piu am-
« mirabile per me nella vita dei Santi , e particolarmente in quel-
« la dei Padri del deserto, si e una circostan/a die io credo non sia
« stata ancora convenientemente apprezzata. L'uomo abituato a
« conversare con Dio e ad esercitarsi nelle contemplazioni divine
« sorpassa , a circostanze uguali , gli altri o per T intelligenza e la
« forza della sua ragione, o per la sicurezza del suo giudizio, o per
« la penetrazione e la finezza del suo spirito-, ma sopra tutto io non
« ne conosco alcuno che a pari circostanze non la vinca sugli altri
« per quel sentire pratico e saggio , che si chiama : il buon senso.
a Se il gsnere umano non fosse abituato a vedere le cose a rove-
« scio, egli sceglierebbe per consiglieri fra tutti gli uomini i Teo-
« logi, fra' Teologi i Mistici, e fra i Mistici quelli che hanno menata
« la vita la piu ritirata dal mondo e dagli affari 1 ». Cosi il ch. Au-
tore. E poiche a questa lotta interna e chiamato in qualche grado
ogni cristiano , pero in ogni cristiano viene suscitato questo germe
di filosofia. Aggiungete a questa i tanti precetti morali con cui la
coscienza ne vien governata in tutti gli andamenti della vita da un
direttore o confessore , che potrebbe dirsi professor di morale $ e
vedrete quanto si debba spargere nella societa cristiana 1' elemento
e specolativo e pratico di psicologia e di morale, non gia sotto quel-
le formole trascendentali che il volgo non comprende , ma sotto
quelle concrete della Religione , alle quali egli e naturato fin dalla
sua creazione , e che esprime per conseguenza con somma facilita
nel linguaggio degli intertenimenti familiari. Questo volgarizza-
mento della scienza ognun vede quanto influisca nell'armonia degli
scienziati se le loro trattazioni sieno costanti a farsi , come udim-
mo insegnarci dal Pallavicino, commento fedele del linguaggio e dei
concetti volgari.
pubblicata in Francia recenteraente un' accura'tissima traduzione ristorata sul
testo originate da quelle tante alterazioni con cui vennero mutilate e guaste
dallo spirito di partito e di eresia.
i Saygio sul cattolirismo, liberalism) e socialismo diDoNOSoCORTEZ Marche-
se di Valdegamas — priraa tersione italiana — Fuligno 1852.
FILOS01KA 394
8. Dal cuore dell' uom ]trivaLo enlrate nella societa ; <• lutte
ie leggi cristiane sopra il matrimonio e la famiglia , ridotte che
.siaiio a forme iilosoiiclie . reinieranno quasi impossibile un gra-
ve dissidio dei dotti lit materia di societa domestiea. Tarito piu
M- M aceelti quello che dice il cliiar. route Delia Molta nella re-
centissima opera sul Matrunonio dimostrando « die Dio fece che
il matrimonio perfetto e assolulo sia solo qudlo cristiano , e
sia tale non solo per diritto giuridico, ma per ragioni essenzia-
li 1 ». Quanto alia societa pubblica poi , senza parlare dei torrenti
di luce che rillustrerarmo pei documenti morali dettati nella Scrit-
tura al lie die governa, al Magistrato che giudica, al milite che
armeggia , al suddito che ojibedisce , al padrone che comanda .
all' operaio che eseguisce, al famiglio che serve, alia massaia che
amministra ecc. ecc. •, basterebbe solo il meditare sopra la mira-
bile istituziorie e sopra il governo gerarchico della societa cri-
stiana per acquistare gli element! piu retti e sicuri della natura
sociale : essendo la Chiesa diflerenziata bensi specificamente , ma
genericamente accomuuata ad ogn' altra societa. II perche non e
possibile comprendere filosoiicamente 1' uniUi della Chiesa senza
ravvisarvi gli elementi deirunita sociale; non la santita della Chie-
sa senza inlerirne la giustizia e il dritto che rannoda in uno le
uioltitudini ; non la sua estensione cattolica senza comprendere
1' uguaglianza di tutti avanti la legge ; non la tradizionale sua
apostolicita senza riverire nella societa quel congiungimento delle
generazioni successive, che forma I' immortalita delle nazioni cui
distrugge il soffio delle rivoluzioni ; non finalmente la mirahile
semplicita del gerarchico suo governo, senza sentire altainente del-
le ragioni, che detenninano le varie forme dei governi politici in
tjuello contemperate con sapienza meravigliosa.
9. Alia scienza politica si attiene come appendice la scienza eco-
nomica : e questa pure ( come dichiarammo nella la Serie trat-
\ DELLA MOTTA; Jeojuca fall' istitvzione del Matrimunio p$g. 106. — T«ri-
110 ISftf.
392 DELL' ARMONIA
tando della pubbUca amministrazione mi Governi ammodemati)
riceve dalla Religione tal luce , che quasi potremmo dire diviene
una scienza nuova. II sostentamento, fine del lavoro , causa del di-
ritto di proprieta, radice della ricchezza, viene assodato dal primo
precetto con cui 1'uomo sbandeggiato dall' Eden venne condannato
a sudare il suo pane. I precetti della carita e della liberalita ven-
gono ben presto ad accoppiarsi colle prosperita della terra promes-
sa in premio agli osservatori della legge mosaica. L' evangelica vi
aggiunge la sublimita del rinunziamento e della poverta onorata e
santiticata, quasi volesse provvedere, che all' aumento progressive
della popolazione sopperisse il volontario impoverirsi dei piu gene-
rosi. II complesso di queste leggi bene osservate scioglierebbe gran
parte di quei problemi intricatissimi, che riducono oggidi alia di-
sperazione , e talora anche ad una barbara spietatezza gli econo-
misti miscredenti, ed assicura molti assiomi indubitati aU'economi-
sta cristiano.
10. Metafisica, psicologia, morale, giurisprudenza civile e poli-
tica , economia pubblica ; ecco , se non erriamo , la scienza di tut-
to 1'uomo considerate nell'ampiezza della societa e nelle sue mate-
riali attinenze. Su tutte queste parti si estende quella scienza, che
per primo suo obbietto ha le relazioni dell' uomo con Dio , la
scienza della Religione. Ma e 1' universe materiale, credete voi che
non vi sia compreso ? Basta leggere le moderne trattazioni geolo-
giche per sapere quanti punti s' incontrino in quelle scienze con-
fermati dalla storia mosaica : di che annunziammo un bel saggio
nella recente opera del P. Pianciani *. Se considerate inoltre quan-
te attinenze aver possano colle disquisizioni fisiologiche i miracoli
operati dal Verbo umanato e i misteri della dolorosa sua passio-
ne, quel pavore e tremore che la precedette, quel sudore di san-
gue che la inizi6, e i miracoli dell' agonia , e le condizioni del
suo corpo risorto , e quella ancor piu incomprensibile dello stato
1 In historian creationis Mosaicam, V. Civilta Cattolica I Serie Vol. VI,'
pa&. 86,
FILOSOFICA 393
I
sacramentale a cui la capita lo ridusse, e nelle quali peraltro Egli
serbd e serba sempre , come vero uomo, le proprieta essi>nzi<ili
della umanita nel corpo e nell' anima ; compreriderete quanta luce
ridondar possa quindi per la filosofia sulla natura eziandio del-
1'uomo corporeo e dell' universo materiale.
1 1 . E poiclie la scienza dell' universo comprendesi in gran parte
nella storia, osserviamo qui di passata, come la scienza cristiana e la
sola die possa darci , non solo una narrazione compiuta , ma una
vera filosofia della storia , la quale filosofia neppur potuta immagi-
nare dai pagani , manchevoli della tradizione cristiana , e anche
oggidi , fuori del cattolicismo, piuttosto un delirio di chi farneti-
ca, che una disperazione di chi studia. Non cosi fra i credenti,
i quali assistendo nel Genesi alia culla del mondo creato e del ge-
nere umano, e progredendo col bandolo di quel filo pel labirinto
delle generazioni successive fino alia nostra, e colle profezie pre-
vedendo gli ultimi giorni del mondo, vi trovano in serie non in-
terrotta i materiali intorno a cui filosofare. Conoscendo poi il fine
del Creatore su tutta la macchina mondiale e sulla natura integra
dell' uomo, e la porteritosa opera della Redenzione, che ne forma il
centro verso cui gravita 1' uomo caduto e da cui ripiglia il moto
ascendente 1'uomo riparato , vi trovano i principii con cui rendef
ragione scientificamente di complicatissimi svolgimenti storici. Cer-
tamente che questa scienza e tuttora bambina : ma se ha speranza
di crescere, Fha solamente da quella Religione che ne ispiro il con-
cetto, la possibilita ; non essendo possibile filosofare sopra 1' opera
di un artefice se non se ne conosca il fine e il lavoro. Or chi ci ri-
vela con piena certezza il fine e il lavoro del Creatore se non la reli-
gion e verace?
12. Eccovi, o lettore, rappiccinita in pochi cenni F enciclopedia
dello scibile umano e posta sotto Findirizzo della Religione: di quella
Religione si franca nel ragionare Fossequio de'suoi credenti, si ine-
sorabile nell'esigerne piena adesione, si esatta nellibrarne le formo-
le, si gelosa nel custodirne il retaggio, e sempre a fronte di mille
assalitori sofistici che ne cribrano ogni decreto , ne analizzano ogni
394 DELL' ARM ONI A
termine. smaniosi di coglierla in fallo per menarne trionfo. Eppure
in tanta mole di dottrine, in tanta difficolta di detinizioni, nemiei si
accaniti e eavillosi, tanto piu audaci a maneggiar le arnii filosofiohe,
quanto piu temerarii a calpestare ogni altra ragione,nnlla rinvenne-
ro mai, nulla rinvengono tuttavia checol vero iilosofico non com-
liaci a capello. E ne dobbiamo il mcrito fchi e die nol sappia ?) a
quella filosoiia si dispregiata nel secolo scorso <c che dal finire del se-
0010 XI sino al cominciare del XVI tendeva e mirava direttamente a
dimostrare come da una parte ragionevole sia tutto quello che con-
liene il cristianesimo, e da un' altra parte tutto quello die e vera-
mente ragionevole, sia cristiano; ed a questo si aggiungeva di piu
11 procurare di determinare con distinzione, chiarezza e precisione
•tutte le nozioni die alia cristiana dottrina si attengono: e cio si fa-
ceva con ragione, perche non si puo acquistare idea chiara di una
cosa che in se sia indeterminata-, men t re si vede spessissimo che al-
lora solo si acquista da qualcuno un'idea giusta di una dottrina qua-
lunque quando egli s'impegna a pensare di essa con chiarezza e di-
stinzione ». Cosi parlavail Cattolico (giornale tedesco) in un artico-
lo di Agosto 1828 sopra la filosofiadi S. Anselmo. Or ditemi, non e
egli questo un tesoro immense per la filosofia cattolica, seella desi-
dera conoscene il vero piultosto che sofisticare per diletto di bizzar-
ria? Non dovrabb'ella prostrarsi colla fronte sul suolo a ringraziare
la Sapienza infmita, chementre nella sua Rivelazione sembra iuter-
tenei*si familiarmente a diporto coi parvoli e cogl' idioti , profonde
in tal guisa torrent! di scienza ad inondare 1' universe create *? Xon
dovrebbe afferrare quest' ancora con ambe le mani, alia vista prin-
cipalmente di tanti naufragi, i cui rottami vengono Iwilzatv qua e la
sull' oceano del mondo dai venti imperversanti dell' opinione?
13. Eppure no : da piu di due secoli mold cristiani ed anche cer-
ti cattolici, non cessano di fare ogni sforzo perche la filosofia seco-
lareggiata abbandoni quest' ancora e segua gli eterodossi nel loro
•I Cum simpliribus sermoeinatio eius. Prov. Ill, 32. — Qnia reyleta est scifit-
tia Domini, sicut aquae marts operientes. Is. XI, 9. •
naufragio. Diciamolo fuor di metafora: d!i piu di due secoli gli eman-
cipatori della ragione , se serbano un po' di volonta cattolica, fanno
priina inia genuflessione allacroce, ma: « Lafilosofia, soggiungono
tosto, non bada all'Autorita, non liacbe fare colla teologia: cberclie
questa si diea, noi dobbiamo trovare il vero fuori delle sue sacrestie:
e se ella e libera a non accordarsi colla nostra ragione, la nostra ra-
gione e ugualmente libera a non tener conto de'suoi decreti.» Cos!
parlano i piu avventati : ne T essere iinora si mal riuscite le pruove
della filosofia irreligiosa scoraggisce punto nulla i suoi promotori. E
del loro coraggio imperterrito ci dava recentemente uri nuovo sag-
gio il noto ecclettico francese signor Emilio Saisset : il quale nella
Revue des deux mondes (15 marzo 1853), dopo aver oonfessato 1'e-
normita degli errori e dei delitti del filosofismo volteriano trasfor-
mato in terrorismo: «Vorrei, soggiunge, allontanare le rimembran-
ze di un' empieta licenziosa e scurrile, che oscureranno colla loro
ombra la gran causa della filosofia e dell'89 fmo al giorno in cui, sce-
verata da ogni lega di violenza e di empieta , apparira agli occhi piu
ciecbi nel suo splendore immacolato e diverra per sempre la stella
brillante e pura della civilta moderna 1 » . Vedete qual fede robusta
hanno costoro nei destini futuri di quella filosofia sicura di se mede-
sima e del suo printipio, che e il principle della societa novella 2; di
quella filosofia die essi veggono incorporata pei* sempre alle nostre
islituzioni e cosiumi sollo nome di libertd di coscienza 3.
14. Vero e cbe la sicurezza di se medesima non e tale die impedi-
sca a quella filosofia di dire spropositi, giacche, per non dime, il sig.
1 Souvenirs penibles que je vortdrais ecarter, mats qui o6s««r ciront de lettr
ombre la grande caute, de la philosophic et de 89, jusqu' CM jour oit pleinement
degagee de tout alliage de violences et d'impiete, elle apparaftra ait& yeux les
plus aveugles dans sa splendeur sans tdche, et deviendra pour jamais I' etoih
brillante et pure de la civilisation moderne (pag. 4120).
i Silre d'elle-meme et de son principe qui est celui de la societe nouvellf, In
philosophic regarde ave.c calme et sans jalousie I' influence bienfaisantt des sen-
timents et des vertus qu'inspire le christianisme (pag. H29).
3 La philosophic, sous le nom de liberte de conscience, s'esl incorporee pour
jamais a nos institutions et a nos moeurs (pag. 1118).
396 DELL' ARMONIA
Saisset non le suggerisce aftro rimedio se non il tacere * . Frattanto
per altro egli esi tranquillo sopra 1'avvenire della filosofia, che esorta
i miscredenti suoi confratelli a riguardare con calma e senza gelosia
T influenza benefica del sentiment! e delle virtu cristiane , persua-
dendosi che la filosofia di Kant, di Fichte, di Schelling , di Hegel ,
di Royer-Collard, di Cousin, di Main e deBiran non pu6 essere con-
traria alia fede , essendo spiritualista (quasi bastasse credere uno
spirito per non dire mai piu spropositi) e won avendo la societa due
anime ma una sola avida ugualmenle e di scienza e di fede 2. Qual
confusione d' idee e di sentimenti ! Mostrar riverenza alia religione
cristiana e sperar 1' avvenire dalla filosofia : credere die la filosofia
erra tratto tratto e dirla essenzialmente concordealla fede infallibile,
anche senza soggettare a lei T intelletto : veder la societa avida di
scienza e di fede , e non comprendere che appunto per questo la
scienza non dee mai contraddire alia fede e per non contraddirle
dee conformarsi a' suoi dettati: ricordare il terrorismo a cui il filo-
sofismo condusse, e dirlo sicuro di un avvenire immacolato !
15. Ma lasciamo queste enormita degT increduli dichiarati , e
consideriamo Y imprudenza di altri sofisti meno indiscreti e rneno
audaci nei rinnegare apertamente ogni senso cristiano. Questi con-
tinuando pur tuttavia a professare la fede nella lor vita domestica e
civile, credono pero necessario di apostatare quando giungono sulle
soglie delliceo filosofico: dove-mettendo in un fascio tutte le dot-
trine rivelate , e gittandosele dietro le spalle con quella certezza
1 Une ecole de philosophic n' est pas une eglise et je ne connais pour un
homme usant librement de sa raison,qu'un seul moyen d'etre infaillible: c'est
de se taire (pat>. 1126). L'Autore non avrebbe torto, posto quel librement : il
torto sta nel porvelo , essendo o tracotante o ridicolo in un cieco il ncusare
1'assistenza del veggcntc.
2 La philosophic francaise est dans son origine , dans sa methode, dans son
caractere general une philosophic spiritualiste, et par consequent il n'y a rien de
plus super ftciel et de plus factice que cet antagonisme imagine entre les besoins
religieux et les besoins philosophiques de notre societe, laquellen'apas apparem-
ment deux owes contraires, mats une seule, egalcment avide de science et de foi
(pag. 1126).
FILOSOFICA
i . i, , «, «
immobile die tanta sicurezza darebbe alia loro filosofia: « II filosofo,
dicono, non bada ad atitorita o umana o divina » : e cosi dicerido si
lanciano nel mare del dubbio pronti a naufragarvi anziche accettare
il soccorso della fede. Ma Dio buono ! « e per qual causa , dice un
egregio scrittore anonimo, a qual fine, con qual pro andare tentoni
nel primo apparire del crepuscolo , o nell' ombra della notte , anzi-
clie camminare liberamente nel pieno giorno ? 1 » .
II perche gia V abbiamo spiegato altra volta , mostrandolo in un
equivoco per cui si confonde il mezzo di certezza col principio di
evidenza: si vuol rigettare ogni certezza rivelata, perche 1'evidenza
dee nascere dalla ragione. Ma di grazia lasciamo a ciascuno le sue
parti: e se 1'evidenza non possiamo ottenerla se non per mezzo del
raziocinio, stromento propriissimo del filosofo, non facciamo gettito
per questo di quella certezza tanto superiore alia filosofia , epper6
tanto opportuna a tornare la filosofia medesima ad essere, come il
genere umano prima del diluvio, terra labii unias. Se questa unita
di lingua e tesoro inestimabile per la Chiesa , non e men prezioso
sussidio per la scienza e per la societa. E perche dunque ricusarlo
in filosofia , mentre con tanto sforzo le altre scienze si adoprano a
formarsi un linguaggio comune , mentre si gran vantaggio stimasi
per ogni nazione il parlare in unita di spirito la medesima lingua ,
mentre Y alterazione del linguaggio filosofico pu6 mettere in peri-
eolb il linguaggio cattolico?
1 Dovere e diritto. Saggio di filosofia morale pag. 14, vol. I. Pisa 1845. Rac-
comandiamo ai nostri lettori quest! due dotti c profondi volumi, il cui Autore
voile troppo modestamente taccrne il proprio nome. Se fosse piii recente la
pubhlicazione, avremmo voluto riferirue una qualche contezza fra le nostre Ri-
viste. Ma poiche 1' antichila della data nol ci consente, siam lieti almeno di in-
dicarne il titolo ad uso di quelli fra i nostri lettori che non rifuggono dalla au-
sterita delle ineditazioni scientifiche.
IiliLL ARMONIA
§. VIII.
Conclusione.
1. Kpilogo — 2. Vera gloria proposla all' Italia.
1 . Concludiamo. Una Keligione che tutto irrora di sua luce !(/
scibile umano, che ogni termine con cui si esprime riduce alia esat-
tezza di defmizioui dogmatiehe , die alia certezza del dogma ag-
giunge in teologia Tevidenza della scienza, die da a questa scienza
uria quasi partecipazione dell' eterna immutabilita di Dio , e che da
questo fulcro immobile , togliendo perfino la possibilita del regres-
so, lancia il pensiero cattolico alia conquista di un mondo indefmi-
to: mm tal Religione ha una forza immensa per armonizzare il lin-
guaggio di tutte le scienze, ma di quella sopra tutte che, occupan-
dosi wel chiarire e dimostrare i primi e piu universali concetti, tro-
vasi per questo appunto quasi immedesimata rispetto alle materie
di cui tratfca con molte parti della teologia caltolica. Ogni cattolico
duiKjue dee far di tutto percM la filosofia naturale mantenga un lin-
gnaggio armonico colla soprannaturale. Ma poiche noi parliamo ades-
so principaliueiite ai catloliei italiani, non ci fia disdetto il ricordar
loro qual gloria polrebb' essere per Y Italia in questo ristoramento
della filosofia, se fosse ricondotta per essi a quelle dottrine e a quel
linguaggio cattolico, a cui s'iniziarono e si educarono i padri nostri.
2. Non e questa certamente la persuasione del Mamiani e di
quella sua Accademiaitalica, ove si fa di tutto per protestanteggiare
la filosofia italiana * . Per costoro Tesser noi rimasti cattolici e il gran
vitupero d' Italia: laonde accettando a mani giunte e ginocchia pie-
gate il ranno versato loro sul capo dalla empieta trascendentale ,
s'iogegnano di sbattezzare la nostra filosofia per averla finaliucnte
rigenerata, e non inferiore in empieta a tutti i delirii dei sognatori
stranieri. Per costoro e chiaro che , modellare la lingua filosofica
sulla lingua cattolica , sarebbe un tornare alia schiavitu la filosofia
in quel momento appunto che sta per ispezzare i suoi vincoli e can-
tare 1'inno di liberta. Ma voi, amator vero d' Italia, pokete voi non.
\ V. Civilta Cattolica I Serie, vol. XI, pag. 73 esegg.
FILOSOFIC.V
ravvisare quanto sarebbe in tale impresa 1'onore della patria vostra,
e quanto facile a conseguirsi? L' Italia, abbiam detto , e tuttora
cattolica. e rattolica per conseguenza in gran parte la sua filosofia,
conservatrice gelosa di que' germi tradizionali che la rannodano agli
avi. Se destandosi dal sonno e mettendo la sua gloria dov' ella e ve-
ramente, invece di farneticare al luccicbio delle utopie politichecbe
la sommergono in un mare di pianto e di sangue, ella traesse dalle
scintille di vero che custodisce vivi splendori ad illuminazione delle
altre genti, non sarebb' ella assai piu cert a di quest! allori pacific!,
in un momento in cui i piu savii degli oltramontani , fatti accorti
dal magistero delle traversie, volgono a Roma gli occhi ele speran-
ze , irnplorandone un riorth'namento morale non isperabile se nou
dalla verita cattolica? Certamente se 1' Inghilterra , la Francia , la
Germania prosieguono, come non pu6 dubitarsi, la via che battono
ritornando in grembo alia Chiesa, all' avvenante del loro approssi-
marsi a questo santuario del vero, vedranno come esso sfolgori quei
mostri di panteismo, di nullismo, di autolatria, di nume sviluppan-
tesi dal pensiero , d' incarnazione della ragione, di Dio-umanita , e
tffnt' altre enormezze , ove la stravagan/a del delirio gareggia eoHa
seellernggino della teofobia. In quell' atto del rinsaviiv. in queH'inor-
ridirsi e de' mostri adorati e di se che li adorarono , quanto avrau
coro d' imbattersi per lo vie del loro pellegrinaggio verso Roma .
nei monumenti di filosofia cristiana che F Italia conserva, ed ascol-
Uifiie vivi tuttora e parlanti gli oracoli di quella sapienza cattolica.
che addottrino agli studii civili le orde germaniclie!
II cattolicismo della filosolia e dunque per gl' Italiani un inter
-di gloria come interesse di scienza: questa vi guadagna unita, cer-
te'/za e verita di concetti e di liuguaggio ; quella prende nuovi in-
crement! secondarnlo le vedute della Provvidenza che ci congiunse
streltamenle coll' oracolodel Vaticano a cui si rivolgono, stanch! dei
lunghi errori , tutti ormai i popoli della terra. Sarebb' egli un buon
calcolo d' interesse rinunziare ad una missione si augusta e duratura
per nccellare agli eflimeri applausidiun ecclettismo semimorto, che
col rantolo alia gola dice iinmortale se stesso e distribuisce a chi
•vuol bestemmiare con lui le patent! di uguale immortalitu?
i
L' ORFANELLA
'
i.
La piana di Monteleone.
V ha nelle Calabrie due piccoli golfi segnatamente notevoli per
la vicinanza e positura tutta singolare e propria loro. L'un d'essi ,
quello di Squillace, accoglie nel suo seno le acque del mare lonio ,
e sporta il dorso del suo arco di rincontro all'altro, che chiamasi da
S. Eufemia volto alia banda opposta sul mar Tirreno. La terra
frappostavi e cosi poco distesa e larga per rispetto al resto dell' Ita-
lia, che dai geografi venne degnamente notata col nome di strozza-
tura della penisola. E pure si breve spazio e partito per lo mezzo
dal ramo degli Apennini meridionali che muove dal nodo di Ace-
renza, e segando le tre Calabrie gittasi in mare al Capo dell' armi ,
estrema purita dell' Italia. Non appena lasciano questo ristrignimen-
to di terra gli Apennini, che tre dei lor gioghi piii crestuti il Teior
il Caulone e 1' Aspromonte si arcuano e la cavita guarda aPonente.
Cosi giu da piedi contornano essi con una curva dolcemente spie-
gata la valle sottostante, die ha nome la Piana per lo sup essere ap-
punto la pianura piu vasta di tale regione. Con cid la Piana non avreb-
be che un fianco solo accastellato di scoscesi e boscosissimi balzi.
L' ORFANELLA 401
-V larla riuscire com'ella appare a chi la guarda dalle somme creste
di que' cinghioni , una conca dismisurata , od un bacino ellittico
incliinato colla sua rimboccatura verso del mare , apronsi a ricin-
gerla dalle due estremita di quelle rocce , come da un torso gigan-
tesco di pietra, due braccia di colline e di poggi. II sasso di Teio
sorgente a tramontana spicca a man dritta dal suo gran corpo 1'uno
di questi due rami, una filiera cioe di monticelli die serranola val-
le da quel canto, adimandosi e smontando Funo piu deiraltro infmo
die spianino soavemente nella marina. Questo e il lato ronchioso di
ponente, il quale, cbi ne segue le rivolteei contorcimenti, s'atter-
ga a Monteleone , la citta piu cospicua di tutta quella contrada ,
gira 1' antica Bivona alle spalle , e quivi ripiegando ad ostro scende
giu a Poro, e dechinasi nella piaggia vicino di Nicotera a pocbi sta-
dii. DaU'altra estremita meridionale della vallata le fa confine e quasi
diga un'altra giogaia di colli, che sono versati e gittati fuora del suo
fianco australe dall' Aspromonte, il macigno piu meritevole tra que-
gli Apennini del nome alpestro. Questo secondo ramo attorneg-
gia e chiude la valle di rimpetto al primo e le forma a mezzogiorno
una barriera di montagnette, la quale sminuiscesi a poco a poco, e
va a discaricarsi alia riviera di Palmi. Solo infra questa citta e Ni-
cotera spalancandosi il vallone sfoga sul mare di Gioia,che ne batte
la proda colle sue rive. Apresi adunque da questo lato quanto e lo
spazio di circa ad otto miglia , e da questo sbocco in fuori la val-
le e abbarrata di monti : se non clie di contra al mare v' ha baize
altissime con burroni e diroccamenti e coste ripide : ai due fianchi
lievansi piu soavi e agevoli le colline. Tutto quel vallone inline di-
stendesi molto piu da Borea ad Ostro clie da Levante a Ponente : e
nella maggiore ampiezza passa di poco le trenta miglia.
Sul dosso dei monti , a cavaliere di alcune colline , e nella valle
stessa veggonsi sparse d' intorno qualche citta ed alcune borgate e
ville ; e poiche gli abitatori di quelle terre sono uomini ingegnosi ,
forti, arditi ed aitanti, il piano e il poggio e governato a bonissima
legge di coltivazione. Le schiene delle colline son messe a vigne od
a bronconi, a pomieri ed-a giardini secondo che il terreno li tolleri;
Serie II, vol. II. 26
402 L' ORFANELLV
e dove no,l'ulivo v'attecchisce, e va innan/i gagliardamente. Si-.^li
altissimi ciglioni pinete ed abetaie sfidano i venti, e ne franeono
•jn\' iinpeti del primi sbuffi. A valle corrono spessi acquai attraverso
ai campi, che prendono la piovana dalle chiassaiuole del rolli e per
vene e fossette le spartiscono variamente fra le solca delta bampagna.
Dove sono acquitrini e ristagnamenti, spazio non grande in si larga
pianura , vengono innanzi pascione per armenti e per gregei
coi lor rezzi d'ontani e di saliconi : ai lor confmi la terra e uini-
diccia e grassa e quivi fanno gli erbaggi : ma nella piu densa e so-
latia pruovano fecondamente i grani ed i legumi: e qua e cola pro-
ducono uve e frutta d'ogni sorta. Ciascun piccolo spartimento di
terreno, ciascun orto, ciascuna villa, quando ei sono piu dappresso
alle lor terre abitate, ha il tugurio, o casipola, o cappannuccia, ove
la famiglia del villano dimora, e ove serba il ricolto del campicello.
Solo al fondo della valle , e pii'i verso la marina a cagione del suo-
lo un po' pantanoso e mal sano la pastura pei greggi e intera-
mente rasa, e non vi vedi per lungo spazio levarsi di terra pu-
re una cuccia , o una bicocca. I pastori, i rnandriani , i pecorai
al primo cader del sole richiamano al branco gli sparpagliati loro
animali; e s'avviano a qualche casale men lontano a passarvi la not-
te eglino e le lor torme. Qualche volta il luogo del pascolo e lon-
tano da ogni abituro ; ed allora son costretti di serenare a cielo
#perto. A guardarsi adunque d' ogni rea influenza di vapori e di
aria chiudono il toro gregge entro un serraglio di reti aftidandclo
alia guardia dei cani ; ed essi accendono un gran fuoco di rami
secchi, di schegge e sterpi e radici d' alberi ; e fattovi irrtorno in-
tornoalcuni strami di paglia e di fieno, vi si accovacciano coccoloni,
o vi si sdraiano sopra a prender sonno coi dorsi rivolti alia fiamma.
II.
Uno scontro sinistro.
Mentre una sera del Settembre del 1839 giacevasi a questo modo
una brigata di pastori giii nella valle, il cielo rabbuiossi tanto improv-
L ORFAISELLA
"viso, cbebeatoa cbi pote ricarsi a salvauicnto solloalcoperto. Oscuri
nugoloni parlirono dalle cime del nionli intorno, e spinti da un sof-
lio impetuoso s' addensarono, si travolsero gli uni sugli altri, s'ag-
gropparono , s' accavallarono a monti , e ogni luccicare di stella ,
ogni raggio di lima fu nascosto da quel procellosp padiglione diste-
so per tutta la Piana. Solo veniva irradiata di volta in volta la buia
valle dal ratto guizzo del fulmine e dal lampeggiare momentaneo e
diffuse del baleno. Di sotto nel terrene la bufera commoveva furio-
saniente Y aria levaudo tra' suoi vortici , colla forza del roteare
celerissimo , polvere , fogliuzze e steli e bruscoli di pianticelle
leggieri, e piunie diiucelli svelte e cadute fra i solcbi. Cosi de-
stavansi quei cento turbinii di trombe accartocciate , i quali di-
vellono le piante piu tenere, sfrondano e disfiorano gli arbusti e i
troncbi, e invadon uomini ed animali opprimendone il fiatoespes-
so rovesciandoli stramazzoni a terra. Que' poveri mandriani adun-
([ue furono spauriti piu clie altri di questo minaccioso turbine , e
i jinusero in uno stante privi della lor iiamma e incerti della fine di
si rea tempesta. Le pecorelle annasavano spesso Taria quasi ne odo-
rassero il vicino rovescio: correvano a frotta a dar di petto alle ma-
glie delle reti per i'uggire di (juel cbiuso, e smoveano or questo palo,
ora queH'altro a cui erauo raccouiandate le mobili sbajrre. Cbe cuore
fu quello dei luisereUi in cotale stretta ! Vedeano se e le lor torme
in si gran riscbio, e contro ai minacci del cielo non Vera riparoda
porgere, fuorcbe il pregare Dio die ne li campasse. Di buon animo
adunque ricorsero, siccome sogliono tutti i Calabresi di quelle vici-
nanze , alia invocazione della Beata Vergine Assunta e di S. Fran-
cesco di Paola , mettendo sotto il loro patrocjnio le lor persone ed
i loro armenti. Nondimeno tal pieta , desta in quel momento dal
timore e dall' animo abbattuto , non vietava cbe al sopravve-
nire di qualcbe nuovo caso non frarnmettessero parole d' ira o
d' imprecazione al divoto suono delle pregbiere. Bruno, il piu vec-
cbio dei quattro cbe essi erano , e capo della brigata biforicbiando
l»ur la parte sua di tratto in tratto , li rampognava della loro iin-
pa/ien/.a.
404 L' ORFAMELIA
— Bravi giovanotti : temete il buio ed il vento , ora che append
avete schiuso il trentesimo anno ! Vorrei vedervi all' eta mia che
fareste ! Che vi mettete voi a governare e guardar gregge, voi, che
avete bisogno d'esser custoditi, e covati voi stessi ! Zitto la, To-
gnino : se queste parolacce le sentisse il parroco .... Ma che dia-
volo fanno queste maladette di pecoracce .... si vogliono sbrancar
tutte: levati su, Donate: to' questo ciottolone, e conficca meglio nel
terrene quel piuolo cola alia tua mancina ....
— Zitto tutti, ripigli6 un'altra voce; mi pare d'udire di lontano
romore di gente e di cavalli, e un abbaio sordo sordo di cane.
— Eh ser Bruno ! seguite di far la monachella voi, un' altra vo-
ce soggiunse: saran gli angeli custodi,o le anime del purgatorio che
vengono a torci di guai.
A questo avviso tutti tacquero-, furon tosto sui lor pie.Gittaronsi
con moto spontaneo ad armacollo i lor zaini, e diedero dipiglio alle
nerborute mazze , quasi mettendosi in concio o di partire o di az-
zuffarsi. Stettero ad origliare un bel tratto ritenendosi pure il fiato;
e lo scalpitio ora invigorivasi, ora alien tavasi a seconda del vento,
sicche dal giudizio degli orecchi non poteron trarre parti to di sorta.
Degli occhi fu niente, perche 1'aria era divenuta si fosca che non si
scorgea cosa del mondo. Uno diceva, cosi sotto voce, quella dover
essere una masnada di banditi , intanata (come correvane la fama)
in qualche foresta vicina , ed ora discesa al piano a predar greggi
od altri viveri : un altro per lo contrario pensava fossero quelli i ca-
valli dei soldati regii, che correvano la campagna ad assicurarla d'o-
gni ladroneccio improvviso di questi scellerati. Eravi anche chi piu
incredulo a simili rumori tenea che fosse alcun castaldo, o corriere,
o viaggiatore sovrappreso dal temporale e in ora si tarda sulla strada
prossimana. Tutti pero s'accordarono chel'unico partito a prendere
fosse lo star guardinghi alle lor poste dinanzi al gregge: raccogliersi
ai fianchi i cani e tenerli fermi pei collari, affine che li potessero
aizzare o slanciare se fosse mestieri. Si aiuterebbero altresi di lor
mazze e di lor coltella se 1'uopo mostrasse di richiederlo. Fu que-
sto il disegno di difesa fatto li su due piedi con molto accorgi-
LORFANELLA
mento del vecchio Bruno 5 assai coritento allora di trovar.si inlorno
que' garzoni cui teste rimbroltava di tiniidi e di codardi.
II romore intanto si facea piu vicino, quando squarciossi repente
una grossa nube per lo guizzo d'una folgore, e sparse un po' di ba-
gliore proprio verso donde esso partiva. Cosi venne scorta ai pastori
la canna brunita d'un arcbibugio gettato con la bocca in giu ad ar-
macollo. L' uomo die il portava, vestiva un panciotto verdazzurro
con bottoncellini dorati cbe vampeggiavano, una carniera larga di
color bigio, e aveva iu testa un Irindantino arricriato.
— Non e dunque un soldato — E neppure un corriere — E solo?
— No, gli altri vengon dopo — Siam perduti se non fuggiam
tosto — Questo fu il parere dei pastori: ma Bruno ripigliando allora
pur con voce bassa, ma risoluta — Non e piu tempo, disse, di fuga,
ma di coraggio, o garzoni : prendiam noi la rincorsa : ammettiamo
i cani : i moschetti saranno scaricbi contra di loro : in quel punto
voi alzate cotesti vostri hastoni, ed imitatemi. In un attimo furono
slanciati i cani gia aizzati innanzi , ed ora viepiu inferociti dallo
stimolo e dalT invito dei pastori. Misero chi fosse capitato il primo
sotto quelle rabiose zanne! Si fieramente essi solevan gittarsi a di-
fendere T armento e i pecorai ; si valorosamente aveano le cento
volte affrontati assalti di lupi fieri, di cingbiali, di cani stranieri , di
ladri , ed anche, bisogna pur dirlo , tanto poca pieta aveano dimo-
strata contro dei poveri passeggeri.
Ma questa volta la creduta masnada non era cbe un uomo solo
a cavallo. II fiscbiare dei venti, lo stormire delle foglie, il continue
tonare dell' aria e 1' oscurita del cielo non aveangli fino a quel pun-
to fatto scorgere alcun pericolo, ne udire strepito veruno. Onde cbe
ei si atlerieva forte agli arcioni per timore che il suo cavallo, aom-
brando a qualche nuova folata di vento, non lo sbalzasse di sella ;
ma in tutto il resto giovanc spensierato e sicuro. Buon per lui che
avesse seco alia staffa un fercce mastino di quei del muso quasi schiac-
ciato e tondeggiante colle labbra ciondoloni e il naso rincagnato:
di gran corpo e pelo corto e setoloso : di quella razza piu giallogno-
la che fulva, la quale si scontra non di rado nei luoghi montani
400 L ORFAKELLA
della Calabria : e sono una paura a vederli. Contro il mastino ruppe
la prima furia del piu di quei cagnacci pecorai, i quali gli si avven-
tarono chi alia gola, e chi alle orecchie; indarno dibattendosi lui ed
aflannandosi e scotendosi , e colle sanne indragate mordendo e
colle ungbie stracciando la sua parte. Se non pote salvare , perche
1'aver maggior corpo e vigore non gli valse contro alle forze acco-
munatedei suoi assalitori: salv6 nondimeno il padrone togliendogli dai
lati i piu di quei musi rabbiosi, die gramo a lui se avesse dovuto sag-
giarli un istante! Ma tutto questo non fu die 1'assalto repentinoed
improvviso di un momento. LTuomo a cavallo avea piegate le gam-
be sui quarti della sella, e col calcio del suo moschetto atterrato il
primo cane lanciatoglisi al garretto. Riavutosi da quei primo sba-
lordimento alzo la martellina dello scoppio, I'imbocco sulla testa del
cavallo; e gridando quanto n'aveva in gola verso il gruppo che omai
discerneva, intimo loro ricbiamassero i cani, o trarrebbe un cattivo
colpo. In questa fermo un istante il cavallo cbe gia cominciava, col-
Tanriitrire e collo scalpitare e collo scuotersi, a dar segno di furore.
I sospettosi pastori o non intesero, o non curarono il eostui avviso.
o credettero cbe si schermirehbono meglio degli altri atterrando il
primo che parea loro venisse innanzi ad assaltarli. Cosi in luogo di
rispondere, brandendo in aria i loro bastoni, presero tutti i passi e
di un balzo gli furono alia vita. Quello non era pel cavaliere tempo
da ragionare ne da perdere se volea uscir vivo da quelle mani.
Percio con disperato parti to mise mano pel suo arcbibugio , e scat-
tandone il grilletto contro del primo mandriano, che era li li per
iscoccargli sul capo la rovina di quei suo bataochio, si Tatterro sul
guolo boccone. Strinse allora ai fianchi del cavallo gli sproni, lo vol-
se rapidissimamente sulla sinistra e allentatagli la brigiia via pel
campo a fuggire con (juanta lena avesse in corpo ilpepato corsiere.
Cio nondimeno non valse a camparlo aflatto d'ogni clanno: sia per-
che un buon pezzo ebbe alle gambe un paio di quei cagnacci infe-
rociti a strambellargliele, finche col calcio dello scoppio e colle sfer-
zate dello scudiscio e piu colla furia del galoppare non se li ebbe sco-
stati di dosso : sia ancora perche nel cangiar di via per lesto che
L ORFANELLA
fosse non pote sottrarsi ad un rovescio di vincastro che il colse fie-
ramerite sulla polpa della coscia. Ei dunque mal concio e pesto, e
straziato della persona raccomandava la sua salvezza alia velocita
del cavallo, confidando di reggervisi ancora si per 1'antico uso e si
per la 1'orza dell'estremo pericolo. L' animo suo era trambasciato al
vivo d'uno scontro si strano ed impreveduto-, del quale non sapeva
renders! ragione alcuna: in che genti s'era egli abbattuto ? chi cola
I'attendeva in quell' ora al varco? quanti fossero? se potessero tut-
tavia sopraggiugnerli alle spalle? qual difesa gli restasse ancora ?
quale scampo ? Cosi farneticando col suo pensiero dava senza ba-
darvi piu che tanto dei pungoli al cavallo , chiamava col fischio ma
inutilmente il suo fido mastino, e tentava una fondicciuola di cuoio
onde era ricinto i fianchi sotto al corpetto per assicurarsi quante
cartucce gli restassero ancora per sua difesa. Con queste smanie
ansiose quasi fosse inseguito ancora da segugi e da masnade, non
s'accorgeva dell' infuriare piu gagliardo della procella : ne senti-
va gli stimoli del dolore per gli sbranamenti fattigli dalle acute
sarnie di quei veltri. Cosi sovente un forte pensiero che ci occupa
la mente quasi ci trae fuori del corpo e ci allontana dagli oggetti
presenti e sensibili che ne circondano.
III.
11 torrente gonfio.
II ronzino rallento pur una volta la sua corsa, e lo smarrito ca-
valiero fu scosso da quel rapimento. S'accorse tosto che il cavallo
alenava ed era gia rifmito per la stanchezza: poiche oltra il darsi a
correre con si gran furia, lezampe affondavano entro al sollo e ghia-
roso terreno: e per soprassello la pioggia e il vento si rovinosamente
sopravveimero che non gli lasciavan dare passo senza una gran fa-
tica. Allora consider6 il nuovo pericolo che gli soprastava forse peg-
giore del gia vinto; e se non che egli era persona di gran cuore, sa-
rebbesi certo sgomentato da si fortunosi accidenti. Rinfranc6 adun-
que, e ne avea bisogno, gli spiriti, arresto il corso del cavallo, e ne
408 L' ORF.VNELLA
volse la groppa al vento per fargli trarre pianamente il fiato, e pren-
dere cosi novella lena e coraggio: e intanto egli attese a che luogo fos-
se, e dove avesse ad avviarsi per riposare se e la bestia , e curarsi
delle ferite , che gia cominciavano a dargli le piu dolenti trafit-
ture die mai. Ma s' ei voile andare oltra , bisogno che andasse alia
ventura; cosi fitto e pesto buiaccio gli velava alia vista ogni oggetto
al di la di qualche passo innanzi. Ma prima di ripigliare il cam-
raino carico novamente il suo scoppietto, ed armatolo sel mise
a traverso sufla sella tra le cosce e gli arcioni. Indi chetamente si
pose in via spiando chi sa gli si parasse innanzi una capannetta, una
casipola , una borgata vicina ove passare almeno al coverto quella
meta di notte si burrascosa che ancor rimaneva. Ecco che il bale-
nare frequente ripiglia con maggior impeto , ed egli appunta gli oc-
chi or su questo lato or sulValtro adognibagliore dilampo che spar-
gesse luce sulla contrada. Dal tentative fattone piu volte s' accorse
in fine ch'erasi disviato di gran lunga dal luogo, ove quella not-
te recavasi , e che valicata nella foga del correre buona parte del
piano, camminando quasi sempre per lo letto d'un torrente il piu
spesso dell'anno arido ed asciutto, appressavasi alia piccola terra di
L . . , posta a cavaliero del vicino colle. Quel luogo per sua buo-
na ventura gli era noto per lo frequente condurvisi che egli faceva
per suo bisogno; ma gli sovvenne allora altresi che doveva uscire da
quel male incontrato sentiero senon volea pericolar se di vantaggio.
Quelnembod'acqua, col quale pareva die allora allora il cielo tutto si
volesse piovere su quelle terre, avrebbe potuto raccorre lo scolo delle
fosse entro al torrente, ed eccoti ch'egli ne sarebbe rovesciato, e tra-
volto, e trasportato senza riparo. Questo era 1'uno de' due pericoli: e
poi 1'altro fu che seguitando a tener quella via dilungherebbesi sem-
pre piu dal cercato ricovero. Givasene adunque rasentando lasponda
destra dell'alveo affine di trovar via da uscirne: ma qua una siepa-
glia, ora un muro a secco, la un buscione spinoso, poi una sbarrata
di pali, e piu su una frana di monte, ebbe a correre un bel tempo
senza che s'abbattessea un po'di proda spianata o manco erta e sca-
gliosa ove il cavallo, inerpicandosi in qualche guisa potesse poggia-
re in alto.
L' ORFANELIA 409
In tan to giu pel fondo dell'alveo cominciavano a scorrere gli scoli
della piovana gonfmtasi ne' borri dei colli circostanti : e 1'arena e il
poltiglio e la ghiaia delbacino sgretolavasi per la dissoluzione delle
acque sotto la zampa dello stanco cavallo. Che pieta era trovarsi al-
lassato, ferito, di notte fond a, sotto un cielo che distemperavasi in
pioggia, entro un torrente che ad ogni ora cresceva, e non esservi
uomo vivo al quale dimandare alcunsoccorso: e neppur tanto di luce
quanto discernesse almeno ed il pericolo e qualche uscita! Che digri-
gnar di denti non faceva il misero tra ilribrezzodel freddo e 1'impeto
della disperazione! che strigner minaccioso di pugna e stendere e
dimenar di braccio all'aria! che botte di sproni non toccava al trop-
po affaticato suo cavallo, quasi il volesse incolpare di averlo condot-
to al cattivo passo! Ma il tolse finalmente da quella disperata irriso-
luzione un cupo e lontano fracassio di acque gorgoglianti e di ciotti
e brecce cozzate insieme e carreggiate dal torrente, che pel soprag-
giungere delle acque aggrumolate di alcuni canali stranamente gon-
fio avanzavasi con grande celerita a dilagar tutto 1'alveo fino a stra-
boccar dalle sponde. II troppo grave e troppo vicino rischio non fe
bilicargli un solo istante 1' eletta. Seguane che potra: egli balza in pie
sulla sella ratto come un baleno: e afferra colla sinistra il ramod'un
ontano che gli pendea poco lungi ai fianchi, colla destra mano bran-
disce per la bocca il suo archibugio, e fattosene cosi martello da
abbattere, da d'unpicchio disperato entro d'un cespuglio quivipres-
so, per aprirsene un po' di varco, e poi nell' atto dello spenzolarsi
sul ramo da d'un calcio col piede al cavallo come chi vuol balzare.
In minor tempo che noi non 1'abbiamo descritto fu tutto ci6 esegui-
to: e quando ei si vide al sicuro si Iasci6 cadere dal ramo, alia spon-
da d'un'orto sovrammesso al torrente, non altro dicendo fra se, fuor-
che solo: povero Crinodoro tu hai salvato me ed io ti perdo! Fu que-
sto 1' ultimo addio che egli diede al suo cavallo, il quale su quel die
il padrone guadagnava 1'alto della ripa annitrendo e sbuffando fu
travolto trai gorghi dell'impetuosa corrente.
410 L' OUFANELLA
IV.
L' asilo.
Uscito di quest' altro pericolo, e ridotto a dover servirsi delle pro-
prie gambe, senti tosto che non avrebbe retto alungo alia fatica del
camminare. Una d'esse gia faceva bozza e gonfiava; e Taltra piu
sforaccbiata dai morsi ma meno ingrossata gli dava viepiu acuto
dolore. Oltra alle gambe eravi 1' appiccatura del femore intormen-
tita dalla botta di quel vincastro crosciatovi sopra. II misero dello
scampato traevasi a stento la persona, e buon per lui che eragli ri -
masto lo scoppio, non tanto arme da difendersi, come bastone da reg-
gersi e trascinarsi. Inoltrava adunque cautaniente lungo il sentie-
ruolo in che prima s'abbatte; e di tempo in tempo soffermavasi se
gli venia fatto di trovare un albero di pedale piu largo che ne so-
stenesse appoggiata sicuramente la persona. Non aveva dati che
pochi passi ; ed ecco dal fesso di mal chiusa finestra biancicare
una striscia sottile si ma pur visibile di luce. Giubil6 a questa
scoverta quant1 uomo che si vegga tolto improvvisamente da mor-
te certa : gli si rinvigori la persona : gli strazii delle gambe e
della coscia sparirono un istante, ed egli presa a sua guida quel-
la poca di luce avanzo cheto cheto verso di lei il suo cammino.
Presto vide quella essere una casuccia contadinesca e dallo strepitio-
che udiva farsi di su donde venia la luce sospetto ci6 che era di fat-
to, essere alcuno di casa gia levato a quell' ora per attendere a qual-
che faccenda domestica. Preso animo percio si fe dolcemente alia
porticiuola, dopo d'aver nascoso il piii guardingo che seppe il suo
scoppietto dentro al tronco vuotod'unaficaia che' gli si par6 dinanzi,
e rolla palma della mano picchio due volte di seguitocon busso fer-
mo si ma soave.
La prima risposta che giunse agli orecchi di lui fu un accordo
molto stridulo di due voci dormesche che tra spaurite etra confuse
non sapea discernere quale piu. La piu chioccia delle due e insie-
me la piu stridula alia fine si raddolci; ed egli s'accorse che il lume
L' ORFANELLA J. \ \
-irlla iinestra dagli anditi superior! era venuto alpian terrerio, per-
<•!)(' dal fesso delle imposte traforavasi senza riserbo la luce. Ritor-
iio allora a battere con maggior fiducia , ed al rumor della mano
aggiunse la dimanda.
— £ rnolto lungi di qua la terra di L..., che Iddio vi salvi, buo-
na donna?...
— Gesu Maria! ! scendete, mamma: vedete voi che cerchi a tale
ora quest' uomo — Cost risposela voce piii fresca: e s'udi poscia che
cominciava asbarrare di dentro piu fortementela porta puntandole
contro una stanga , e facendo pruove colle mani se ella brandisse ,
o potesse cedere a qualche urto.
— Non temete , ripiglio allora 1' uomo di fuori , io rion vengo a
farvi male : son tutto dirotto e ferito, e stance e molle d'acqua : se
non volete che io vi muoia qui stanotte sulla porta indicatemi per
carita modo di trovare un ricovero, un po' di riposo . . .
— Impossibile, impossible, ripigli6 la voce stridula della mam-
ma sovraggiunta nell'atto di seguitare con nuovi ritegni ad abbar-
rare Tingresso: noi stiamo qui sole, e 1'uomo e giu nella Piana; ed
a quest' ora non possiamo dar ricovero a persona che sia. E poi gi-
ra certa gente ....
— Lo so pur troppo, ed io ne sono una vittima: ma appunto per
questo io cerco un rifugio almeno di poche ore quanto mi fasci le
ferite , e rasciughi i panni. Se almeno trovassi persona che me ne
mostrasse uno Io pagherei di buon peso —
Queste parole dette si accortamente per far cavar di corpo la
paura ad una vecchia villana, furorio la scarica piu efficace per es-
pugnar quella rocca. Udi un breve sussurro di voci sommesse, che
imagin6 fosse un consiglio tra le due contadine ; e poco dopo la
donna piu giovane levando su la voce gli fe sentire queste parole.
— Se voi siete ferito veramente, o compare, la e una crudelta a
lasciarvi cosi : e i Calabresi non niegano asilo mai a nessun perse-
guitato o ferito. Ecco, ecco : ma dovete scusare anche un tantinc.
— In questa cominci6 la donna pi6 attempata chiamare con un
po' di stizza « Su su poltrona: ti ci sei abbarbata in questo stramazzo.
412 I/ ORFANELLA
Parlo a te : Lievati , die clevi correre per un servigetto - Ecco la ,
stordita, il tuo gamurrino,cl)e la sera lo vai sempre ariporre si lon-
tano. Yien qua die te lo allaccio io teste ai fianchi: ma sta su ritta :
mi caschi aricora di sonno. Fa presto » . Indi abbassando un po' la
voce, ma non si clie non se ne udisse di fuori il suono da chi stava
li appoggiato agli stipiti della porta per schivare il piu che sapesse
certi filacci di pioggia che scendeano giu dalla grondaia, e cogli orec-
chi tesi e coiranimo impaziente dell'indugio: va su, mormor6 che-
tamente, dico a te, Caterina, va di su alia finestra col lume e guarda
quest' uomo: cm' e, com' e?
In conformita del discorso viclesi il lume montar novamente : si
aprirono gli sportelli del finestrino, e sporse una testa in fuori e la
lucerna riparata dal vento colle mani che le facevan cappello, e ri-
verbero di sopra in giu.
— Se vi contentate , quella donna ripiglio, resterete qui : non e
giorno ancora: il luogo difeso e coverto piu vicino e pure a qualche
miglio: salvo la pagliaia d'un colono qui vicino che a stento cape lui
e il suo porcello.
— Come vi piace, rispose il sere che aspettava, contento del buon
effetto prodotto da quella promessa , e sperarido che la rivista fat-
tagli addosso cosi stranamente gli dovesse essere stata favorevole.
— Allora vengo subito ad aprirvi — intanto la mia figlietta an-
dra a chiamar Micuzzo, se vi occorra qualche servigio, . . .
Cosi dicendo la lucerna fida compagna di quelle donne sospettose
torno a scendere giu, fu vista appressare alia porta: la stanga fu tol-
ta: un rumore cupo e schiacciato annunzio che il grosso saliscendo
di legno era gia levato •, e 1' ospite si trovo in mezzo a tre donne
che rappresentavano le tre generazioni umane le quali si incontra-
no su questa terra: una vecchia, una donna, una fanciulla.
I/ ORFANELLA 413
V'
Le prime accoylienze.
Fino a quel pun to la voce di fuori, e la vista di lontano e mezzo
all' oscuro avean dato a quelle donne un po'di sicurta sopra 1'ospite
che ricevevano in casa. Questa sicurezza diveime pieta tenerissima
appena che il raccolsero entro 1' abituro, e la lucerna benche lan-
guidetta ne illumino la figura.
Dae ciocche bionde di capelli uscivano di sotto ad un berretto di
pel biancbiccio di tasso con quelle chiazze bige orlate di nero ,
die erario una fierezza : ed ei portavalo allacciato col soggolo al
men to : gli occhi erano neri, pungenti, vivaci, e i sopraccigli con-
giunti e folti rivelavano viepiu 1' arcatura delle ciglia risentita e
sporgente, le gote accese per la fatica della lotta lunga e varia so-
stenuta: la persona svelta, asciutta, muscolosa, sebbene piccoletta
ed affievolita e cascante tra il dolore e la stanchezza, e tutta 1'aria
mostrava un uomo piu vicino ai trenta che ai venti suoi anni.
Chi non si sarebbe commosso in vedendolo tutto ammollato d'ac-
qua e giu da basso alle calze stracciato, sforacchiato, strambellato ve-
sti e carne, con un certo che di mistura di sangue. di mota, di acqua?
Laonde commosse a tal vista tan to piu quelle donne s' affrettarono
a porgergli soccorso , quanto piu lente erano state ad introdurlo
nella loro casuccia.
— Gesu Maria ! sclamo la Caterina, che cosi chiamavasi la don-
na d' eta mezzana fra le tre che erano : Voi siete tutto lacero ! Se-
dete, sedete tosto! Mamma, io vado tosto aspiumare e racconciare
di su il letto per farvi riposare questo povero compare $ intanto voi
ravviate qui sotto la cappa un po' di foco a riscaldarlo ed a fargli
lume.
II titolo di compare, che la seconda volta venia dato dalla Cateri-
na alhuovo arrivato e incognito ospite, e in molti siti delle Calabrie
una specie di salvaguardia della onesta; essendo in quei paesi 1'affi-
414 L ORFANELLA
nita spirituale guardata come cosa sacra, e da non potersi impu-
nemente offendere con azioni men che onestissime senza attirar-
si addosso i fulmini del Cielo, e 1'indegnazione dei cristiani. La Ca-
terina adunque coprivasi di quello scudo in uno scontro, nel qua-
le, sebbene non fosse grandemente a sospettare per lo stato dell'uo-
mo sopraggiunto alcun che di sinistro nelle intenzioni, v' era non-
dimeno un certo che d' insolito e d' incerto. L' ospite, al quale era
quella formola ben nota, ad affidar le sue albergatrici viemaggior-
mente :
— Mi duole, coma re, rispose, d'esser venuto a disturhare il vo-
stro riposo, e a darvi tante noie : ma io ho corsi si grandi pericoli
questa notte e cosi improvisi, che 1'estremo bisogno m' ha tolta ogni
ritrosia di ricorrere all' altrui carita. Porgetemi un po' d'acqua :
ho le fauci inaridite : appena ho forza di trarre il respiro.
La bimba che s'era levata teste dal lettuccio messo a canto alia
porta d'ingresso, ed il quale ne occupava colle sue tavole una buo-
na meta la notte ; stava li pronta a correre da Micuzzo appena che
la madre glie ne avesse dato un cenno. Udito il desiderio dell' ospi-
te, corse senz' altro a prendere da una piccola loro scanceria un or-
^ioletto, e risciacquatolo con molta nettezza attinse alia mezzina di
casa Facqua e lo porse al forestiere con una grazia di paradiso. Egli
la si tracanno d'un fiato, e la fanciullina restossene tra intenerita e
vergognosa a un cantuccio a guardarlo con una pieta di volto , che
avrebbe cavato il pianto. Essa fu la prima ad accorgersi d1 un bi-
sogno, forse il phi urgente di tutti , che dovea avere quell' uomo.
Fattasi alle orecchie della vecchia sua avola : bisogna, dissele, ca-
vargli le scarpe: i piedi saran gonfii come le gambe : e sentira mol-
to dolore. — fi vero, e vero : rispose AgneSe , che tal nome avea$
la veccbia dalla voce stridula , e dall' animo ghiotto ed avaro , la
quale avea gia accatastati alcuni pochi sarmenti di viti , e fattone
monte e sottomessavi una manata di foglie aride accese alia lucer-
na , avea levata un po' di vampa :§ fi vero : ma il fara or ora. Tu
corri dal vicino : sveglialo sbattendo forte alia porticella della sua
capanna , e digli che venga subito , ma siibito veh: perche v' &
1. ORFANELU
bisogno di !ui .... Oibo stordita : non vedi che piove? IVeiuJi
[•anno di la:ia per ripararti la testa dall' acqua : Va . liglia, e fa di
tornar presto. — Corse ratta la fanciulia ad eseguire il cenno della
avola, alia quale il nuovo arrivato indarno persuadeva che non do-
vesse aflaccendarsi soverchio: sarebhegli bastato quel fuoco per ri-
scaldarsi e rasciugarsi: un po' di panni lini per fasciarsi le gambe :
e a di chiaro un cavallo e una guida per tornarsene a casa. Cosi di-
( endo fa pruova di levarsi e mettersi dappresso al fuoco, e non puo:
le gambe e la coscia, seduto ch' ei fu quel pochetto, s' irrigidirono:
ed egli s'accorse allora rhe il danno avuto era gravissimo , e forse
sarebbe stato anclie pericoloso.
Mentre cio avveniva alia camera terrena, Caterina nell' altra su-
periore dovea lottare con un bimbo , il quale profondamente dor-
meudo occupava un cantuccio del letto destinato al forestiere. Di
svegliarlo e farlo levare non fu nulla che riuscisse : bisogn6 pren-
derlo di peso e porlo a un canto della camera a seguitare il suo
sonno sopra un sacco di grano mezzo voto che v' era a terra. Fu
poi rassettato, come Iddio voile, il letto : e perche la poverta della
famigliuola non consentiva loro altra provvista che d'un sol lenzuo-
lo per cambio , 1'accorta Caterina ne rimbocco una meta sull' al-
tra, e forni solo a mezzo il letto , che era lungo e di quelli a due :
e cosi prepare tutto di burato il giafiglio al disgraziato loro fore-
stiere. Data una volta intorno pose un po' d'assetto ai disordini piu
apparent! della stanza . e quando crede che tutto fosse in pronto
raggiunse e Tospite e la madre giu da basso.
Eransi cosi unite le donne novamente, ed invitavano 1' infermo a
wolersi lasciar condurre di sopra, quando questi ritlette che Taiuto
vicino di Micuzzo gli avrebbe potutx) giovar meglio e piu libcra-
raente che tutta la buona volontd delle due donne. Pregolle adun-
que che loro piacesse di soprassedere anoora un poco jntaiHo che
arrivasse il vicino mandate a chiamare, e le richiese se avesser del
viuo «• delle bende per lavare e fasciare le ferite , e ehi £oss« , di
qualo ahilita , come slimato il cerusk^o dei vioino borgo ; e so-
praltulto se uomo da poterscne lidare. A i|iiesl" iilLiino drsidcrio
L ORFANELLA
nessuno pote sodisfare, perche la vecchia , diceva ella stessa, sapea
curar tanti mali , die nella sua famiglia non avea messo piede giam-
mai un medico : anzi aggiungeva : (c i miei vicini si contentavano
piuttosto dei rniei consigli pagati discretamente,di quello che giovar-
si degli aiuti e delle ordinazioni gratuite d'un medico della comuni-
ta. Quando sarete messo a letto e riposato alquanto esaminero le
vostre ferite, e qualche cosa si fara ».
In questa sopravvenne Micuzzo tra balordo, sonnacchioso, inquie-
to non parea qual piu, e dietrogli la fanciulla tutta vispa e contenta
del buon esito della sua spedizione. Ed in verita ne avea ragione.
Narrano gli storici che quande il Gardinale Alessandrino ritorno
dalla famosa ambasciata , nella quale riusci a persuadere a varii
Principi di Europa, che si dovessero legare insieme a discacciare il
Turco , la sua cera entrando in Roma palesava troppo piu aperta-
mente che egli medesimo non avrebbe forse voluto, la contentezza
dell' animo suo, mentre che il popolo romano , chiericia , nobilta e
plebe gli faceva di grandi feste e gratulamenti. Ora nel caso nostro la
legazione della bimba non era stata meno difficile ne T esito manco
favorevole, sebbene Toggetto in qualche cosa diverse. E pure salva
la compiacenza e 1'allegria che mostrava essa medesima nel volto e
nei movimenti , chi fu di quel capannello che le volgesse almeno
una sola occhiatina di approvazione ? E intanto due almeno di
quella mano sapevano bene che vittoria avesse riportata la piccola
ambasciatrice. Micuzzo di fatto era un villanaccio tutto suo , zoti-
cone e burbero di cuore, grossolano d'aspetto, con un viso ingro-
gnato , delle membra fatticcio , scompassato , bitorzolato : si lu-
rido e sciattone e impillaccherato delle vesti che ne putiva at
un miglio, e le si vedeano indosso a smozzicone ed a brandelli
commesse e ricucite di grosso filo , e qualche volta di giunco.
Ora che un tal uomo si scomodasse di rompere il suo sonno
pria che ne fosse satollo, e di uscire dalla sua pagliaia un tratto
mentre pur pioveva e non a zinzinni ne a gocce , e ci6 facesse per
fare servigio a' suoi vicini senza aspettarne guiderdone $ era ben
piu difficile impresa che non fu quella d'indurre una vigorosa repub-
L' ORP.VNELLA 417
blica , o un possentissimo Principe ad opporsi ai loro inimici , ed
agl' insidiatori della loro fede, delle loro ricchezze, e della loro glo-
ria. Aggiungasi che Foratore spedito a quei tempi avea nobilta di
mente, forza di persuasione e destrezza di maneggi tale che a fron-
te dei suoi augusti uditori egli parea maestro, e giudice , e padre :
e qui era una fanciulletta alle prese con un rustico contadinaccio :
una colombella che dovea prendere un orsacchione. E pur cosi van-
no i giudizii del mondo ! Si portano le viste quasi sempre agli og-
getti delle cose, e di rado alle origini interne e segrete dei moven-
ti. Ma torniamo a bomha , cioe alia strana coppia che entrava pur
ora nella casipola. Micuzzo,nome fattoaposta perindicare ilrovescio
di quello che era chi lo portava , entrato che fu sotlo 1' arco della
porta , e visto respite che vi sedeva, e lo stato di abhattimento in
che si trovava :
- Perdinci — disse rivolto alia Caterina , la tua figlietta ha la
sua dose di furberia per quella eta. M' ha parlato di guai, di aiuto,
di disgrazie cosi per Taria da farmi credere che qualche cosa fosse
occorsa a voi : e non m' ha detto nulla, perdinci ! che voi ricetta-
vate un band! to in casa vostra, perdinci !
Un saettar di sguardo vivacissimo in volto a quell' ostico di vil-
lano da parte del ferito, benche si rotto di forze , gli tronc6 la pa-
rola sulla bocca e il fece di presente ammutolire.
Serie II, wl II. 27
RIVISTA
BELLA
STAMP A ITALIAN A
I.
Memorie della guerra d' Italia degli anni 1848-1849 di un VETE-
RANO AUSTRIACO. Prima versione italiana — 2 vol. in 8. — Mi-
lano 1852.
Precipuo uffizio della storia essendo il tramandare alia memo-
ria degli avvenire i grandi avvenimenti e le loro cagioni , par-
rebbe a prima vista opportunissimi a dettarla dover riuscire i con-
temporanei agli avvenimenti narrati. E da cui meglio potrebbe-
ro sapersi i fatti che da chi li vide cogli occhi e toccolli con ma-
no ? da cui sapersi o le certe o le piu probabili cagioni se non
da coloro i quali, stendendo la vista al contylesso del tempo e del
luogo in che i fatti avvennero, poteron cogliere quelle circostan-
ze che opportunissime a ri velar le cagioni , se passano inosser-
vate ai presenti, non potranno porger lume ai futuri ? Tuttavol-
ta se la cosa riguardisi per un altro verso , si trovera che i con-
temporanei sono comunemente meno di qualunque altro disposti
a dettare la storia 5 e ci6 per le passioni che spesso travolgono
DELLA STAMPA ITAL1ANA 419
la veduta alterando i giudizii ; per le ire che si levano a intor-
bidare le tranquille ragioni dell' intelletto ; e per le inique rap-
presaglie, e per le codarde assentazioni, e fino eziandio per li di-
screti riguardi di prudenza che se non impediscono il discernere il
vero , non permettono il dirlo interamente a cui pure bast6 il
limpido sguardo a vederlo. 11 quale secondo rispetto prevale sul
primo per siffatta guisa, ehe oggimai e passato in assioma, ve-
race storia non potersi avere se non forse spenta quasi del tutto
la generazione i cui avvenimenti essa prende a narrare. Certo la
prima storia, che meritasse questo nome, della grande rivoluzio-
ne francese a molti e paruta la novissima del Barante, il quale
compivala appunto sessant' anni dopo quella tremenda e sangui-
nosa catastrofe.
Ne vuol dirsi per questo che gli scritti del contemporanei non
possano essere utilissimi : quelli sono anzi necessarii in quanto*
0 recano i puri fatti, o dan se medesimi a materia da studiarvi
1 pregiudizii che in una data epoca prevalsero e le passion! piu
o meno calde che 1'agitarono. Ma altro e sapere i nudi fatti e le
umane o fantasie o nequizie che gli accompagnarono: altro e det-
tare la storia. QuestU deve restarsi lungi da ire e da parti ; de-
ve narrare gli avvenimenti e svolgerne le cagioni ; deve in som-
ma essere maestra di verita : e ad ottener questo non diremo che
basti, ma e certo indispensabile allontanarsi dalle cagioni stesse:
che quanto a noi , abbiamo poca fiducia in quelle protestazioni
cosi frequenti ad udirsi e cosi rare a trovarsi di animo indipen-
dente e vuoto di passioni o pregiudizii. Pensate! Tuomo che fos-
se o agitato da quelle o dominato da questi sarebbe T ultimo ad
accorgersene -, e cosi quelle protestazioni riescono a non avere ve-
runo effetto , salvo quello di esser credute solamente da chi le
fa, quando le fa in buona fede.
Ci siamo pigliato questo passo innanzi nel discorrere le annun-
ziate Memorie ; stante che se in altro libro mai, in questo appunto
vuol tenersi sotto gli occhi quella distinzione di Memorie, Effeme-
ridi o Appunti, come diconli alcuni, dalla Storia propriamente detta.
420 RIVISTA
11 Yeterario Austriaco coif avere intitolato il suo libro Memorie par-
*e implicitamente dichiarare di non volere assumere 1' uilicio di
Tstorico. Ma in realta fa questo piu che quello non solo nella pro^-
lissa Introduzione di oltre a cento pagine $ ma eziandio lungo il
corso della sua narrazione dovunque ne trovi il destro ; e talora
sembra cercarlo a studio facendola da perito piu nelle scienze socia-
li e politiche, che non nelle discipline strategic-he ; e cio per quella
debolezza osservata eziandio in uomini non vulgari di arrogarsi
vanto maggiore appunto in quelle parti che si posseggono meno.
Si narra che il Canova agli stranieri che il visitavano mostrava
sbadatamente le ricchezze maravigliose del suo scalpello, e trat-
tenevali poscia con lungo amore a far loro osservare qualche me-
diocre suo dipinto. E forse cio si origina da questo, che Tuomo
di quel vanto onde si vede in sicuro possesso e poco sollecito ;
•laddove di quello che gii potrebb' essere contrastato e caldo as-
sertore e scrupoloso mantenitore : un altro aspetto di quella per-
petua e multiforme filantia, per la quale questa povera nostra na-
tura si rivela eziandio nei grandi uomini piccolissima.
Sifiatta doppia distinzione delle Effemeridi dalla Storia quanto
allo scritto, e del soldato dal filosofo e dal pubblicista quanto allo
scrittore, ci basta a recare un giudizio pieno ed abbastanza si-
curo di queste Memorie. Giudizio che mentre riconosce sotto un
rispetto 1'utilita del libro, e tributa all1 autore quella lode di cul
egli si e mostrato per avventura meno sollecito, e la quale e pro-
priamente la sua, potra dall' altro mettere in guardia i lettori con-
tro certe meno benevole insinuazioni , o massime poco giuste ch(
ne potrebbero rendere alquanto pregiudizievole la lettura. E tan to
piu ci crediamo obbligati a queste seconde osservazioni, quanto
che essendo il libro dettato con idee di ordine e con rispetto non
pur pieno ma caldo alle legittime autorita ed alia santita dei di-
ritti , potrebbe avvenire di leggeri che 1' amore per queste idee
medesime rendesse gli animi onesti piu accessibili a quelle insi-
nuazioni, e piu disposti ad ammettere quei giudizii che noi cre-
diamo o erronei o certo esagerati. Ma cominciamo dall' uffizio a.
BELLA STAMP A ITALIAN A
noi piu caro delle lodi , e di riconoscerne il merito per quella
parte clie e sustanziale al libro riiente meno die all'Autore.
Queste Memorie adunque, considerate come semplice esposizio-
ne de' fatti avvenuti nella Guerra d'ltalia degli anni 1848-1849,
ci sono parute il meglio che siasene pubblicato finora : e tanto
se n' e pubblicato in tutti i sensi ed in tutti i metri, segnatamente
duirli spasimati Italianissimi , i quali dallo scrivere e scarabos-
cbiare a diluvio cercarono sfogo e conforto alle sconfilte toccate
sul campo. Avrebbero un bel da fare i nostri posteri se da que-
sti scritti dovessero compilare la storia ! Se si eccettuino le pa-
gine dei Generali Bava e Pepe, due apologie delle rispettive lo-
ro persone, che avrebbero fatto meglio a intitolarle Delia mia vita
e delle mie opere come ba fatto il Magiaro Goergei , il resto so-
no per lo piu dedamazioni, aneddoli, storiette, memorie di capo-
rali o fantaccini, che appena narrano o meglio storpiano i fatti del
Joro battaglione o della loro compagnia. In tutti poi essi la nar-
razione e un perpetuo avvicendarsi e seguirsi di vittorie italiche,
che si conchiudono alia fine con due solenni sconfitte ; talmen-
te che la causa italica ti rende imagine di que'i malati che mi-
gliorano a vista d' occhio lungo un paio di settimane, ed alia fine
della seconda se ne sono iti all' altro mondo. Ma lette che avemmo
queste Memorie, giudicammo che la verita per questa parte sia gii
assicurata alia storia, la quale dalle fanatiche scritture sopra lo stes-
so soggetto imparera a qual grado di parosismo erano eccitate le
passioni politiche del nostro tempo.
II Veterano Austriaco alia posatezza del dire ed alia misurata tem-
peranza dei giudizii strategic! si mostra uomo di tempo e pratico
quanto altri mai nelle discipline e nella tattica militare. Da in varii
luoghi a divedere di essere stato quasi sempre al fianco dell'illustre
Maresciallo Radetzky , ed essere entrato bene spesso nei consigli
della guerra. Oltre a questa condizione che poteagli fornire piena
e sicura contezza dei fatti , il suo dire presenta molti caratteri
di veracitu. Egli confessa non rade volte gli errori della propria
422 R I VISTA
parte *; non dissimula ilvalore e la generositacavalleresca deUYser-
cito piemontese 2 ; il quale dice essere stato in quel tempo tutf al-
tro che rivoluzioriario, ed avere con molta virtu combattuto per so-
la obbedienza ed affezione al proprio Principe 3. Anche i Toscani
hanno lode di aver combattuto valorosamente 4 , e non dissimula
FA. alcune defezioni scarse si, ma non certo onorevoli deH'esercito
austriaco. Vero e che gli errori proprii potrebbero confessarsi per
giustificare qualche toccato rovescio , e potrebbe darsi laude di va-
lentia al nemicoperfar risaltare quel valore, che dovett' essere tan-
to maggiore quanto fu piu poderosa la resistenza. Tuttavolta cio
non ci basterebbe per non togliere quelle confessioni come argo-
mento di veracita, soprattutto trattandosi di un libro che per que-
sta parte ne ha tanti altri. Certo ottimo giuoco avrebbe potuto far-
gli la ostilita trovata nel contado , secondo che gl' italianissimi ne
parlarono. Ma il Veterano ci dice schietto che il grosso dei contadi-
ni, anzi del vero popolo in Lombardia non mostro alcuna nimicizia
all'esercito austriaco : cosa per altra parte confessata dal medesimo
General Bava 5 ? e che dai fatti medesimi potea raecogliersi. ,Chi
considera a quale estremo era ridotto il piccolo esercito austriaco
dopo le giornate di Milano e dopo la insurrezione delle precipue
citta lombarde e venete , intende troppo che la salute gli sarebbe
stata impossibile, se il contado eziandio gli si fosse dichiarato av-
verso. Ma cio non fu ; noi abbiam trovato eziandio in altri scritti
ugualmente autorevoli, che quel popolo lungi dall' esserribelle fu
tradito : ed il Veterano ci dice con molta asseveranza : Noi abbiam
pugnato eon tutte le razze d' Italia, giammai con Lombardi. E qiie-
stauna chiara prova che i battaglioni defezionati nonpresero servi-
zio, ma se n'andarono alle case loro.
Ne a scemar fede ai fatti militari che si narrano nelle Menwrie
dee 'punto opporsi quel caldo affetto dell' Au tore verso 1'illustre Feld-
maresciallo Radetzky, e quell' attaccamento passionate che egli pro-
fessa al suo Sovrano ed all'augusta prole di Ridolfo d'Absbourg. No!
1 Vol« I, pag. 181. — 2 Pag. 8i. — 3 Pag. 178. — 4 Pag. 28. — 5 Pag. 210.
BELLA STAMPA ITALIANA -123
i nobili affetti che scaldano 1'animo di uno scrittore non debhono in
nessuna guisa menomarne 1' autorita; e nessun aflelto piu nobile e
piu legittimo puo albergare nell'animo di un soldato e di un suddi-
to, clie I'amore al suo duce e la fedelta generosa al proprio Principe.
DalValtra parte la Casa d' Austria ha tanti titoli all' afletto del suo
esercito, il nome del Conte Radetzky e circondato di cosi bella glo-
ria militare, che le calde parole del Veterano per Tuna e per 1'altro,
lungi dal parerci esagerate o soverchie, ce lo rivelano per uomo di
alti spiriti e capace di sentire ed apprezzare la grandezza dei meri-
ti e le nobili ispirazioni di una fedel sudditanza. Cosi nel nostro Ve-
terano avessimo trovato uguale generosita verso la memoria dello
sventurato Carlo Alberto! II quale noi non sapremmo giustificare,
ed encoraiare non potemmo. Diciamo solo che qualunque fallo vi
ebbe nelle ipermistiche e patriottiche illusion! di quel Principe, es-
so pote parere espiato dalla immensa catastrofe della Corona lascia-
ta sul campo e della vita solitaria perduta in terra forestiera, senza
che vi fosse uopo di rincacciarci tante volte negli orecehi quelle a-
cerbe parole di traditore, sleale, vile ecc. ecc. •, le quali stanno ben
male sul labbro di un soldato , peggio di un soldato vittorioso •,
e nondimeno s' incontrano troppo spesso nelle Memone 1. Questa
e per avventura la sola pecca che noi apponiamo al libro che esami-
niamo considerandolo come scritto strategico, che narra i fatti onde
1' A. fu testimonio e parte. Ma guardato sotto 1' aspetto filosofico ,
sociale , politico e come storia che intende svelare e discorrere le
cagioni , la censura non potria essere cosi parca , soprattutto che
essa cosi si attiene strettamente al nostro uffizio.
Dalle gravi inesattezze onde 1'A. discorre della religione cattolica,
noi siam condotti a supporlo di religiosa professione eterodosso. Non
dirt'ino del po'di ridicolo che sparge sulla canonizzazione dei San-
ti 2- ma il dirci per ben due volte 3 che le armi austriache sostenne-
ro spesso la vacillanle Sedia di S. Pietro mostra troppo chiaro lui
1 Si vegga segnatamente vol. 11, pag. 130. — 2 Vol. II, pag. 130. — 3 De-
dica pag. 4. Intr. pag. 33.
RIVISTA
non distinguere il Principato civile dei Papi dalla loro spirituale au-
torila. Ora se quello pote qualche volla in questi ultimi tempi tro-
Vcire un appoggio neU'esemto imperiale, e erroneo il dire che que-
sta seconda potesse essere sorretta da somiglianti presidii. La Sedia
di Pietro ha fondamento e tutela di altro genere e ben piu poderosa,
che non possono essere gl'imperi del mondo, non che i loro eserciti:
questi e quelli passano e si dileguano: quella stette diciotto secoli ,
eternastara, ed e anzi la sola che puo promettere consistenza e fer-
mezza agl'imperii della terra. Anzi se ci fia lecito didirlo (e perche
non ci sarebbe al presente che il piissimo Imperadore e i degni suoi
Ministri se ne mostran convinti ?) ove mai la Sedia di Pietro fosse
crollabile, avrebbe vacillate appunto dagli attacchi che sostenne dal-
Vlmpero nella fine del passato e negl'inizii di questo secolo. Effetto
dei quali attacchi non fu il vacillar della Sedia , ma fu il vacillare
dell'Impero medesimo per quelle tremende convulsion!, cui il Vete-
rano ha fervida parola per descrivere, ebbe consiglio e valore di at-
tutare una coi suoi commilitoni, ma per fermo non ha (colpa forse
della sua eterodossia) occhio per penetrarne le intime e segreteca-
gioni.
Singolare e il sentirlo descrivere per parecchi pagine 1 lo stato
fiorente e prosperevole del Lombardo-Veneto: agiatezza , decoro ,
strade, commerci, sollazzi, arti belle, nobili studii, amministrazione
bene intesa, giustizia imparziale e via discorrendo: poscia fare gli
sUipori della ribellione in che ruppe quella ubertosa e felice contra-
da, senza saperne trovare il bandolo. Le quali maraviglie del Vete-
rano sono in lui tanto piu giuste, quanto che quella materiale pro-
sperita del Lombardo Veneto non fu recata in dubbio neppure dai
patriotti piu fanatici, i quali, il peggio che sapessero, la riputarono
ad arte sottile di sgagliardire o imbastardire gli animi, si che non
potessero assorgere ai grandi sentimenti di grandezza e indipendenza
'liazionale. Ora se il Veterano com'e pratico di strategia cosi fosse
stato buon filosofo e pubblicista cattolico, avrebbe inteso che la sola
" 4 Introd. pag. 45-49.
DELIA STAMPA ITALIAN.!
prosperita materiale lungi dal contentare e contenere i popoli , li
corrompe; avrebbe inteso che uno del primi effetti di quella corru-
zione e lo sconoscere la santita del diritto e la legittimita del potere
civile, dal quale le passioni piu ardenti e le piu smodate ambizioni
non possono non trovare o freno o rifiuto: avrebbe inteso die unpo-
polo cosi disposto per insorgere non ha uopo cbe di una scintilla dai
ciarlatani politici, la quale nel IS fu laparola neppur capita di nazio-
nalita e indipendenza, come sarebbe potuto essere una qualunque
altra. E in fatti il contado lombardo, perche meno esposto alle cor-
ruzioni cittadine, si mantenne fedele benche tentato dagli stessi pre-
stigi, e viceversala mancanza di questi prestigi non impedi d'insor-
gere alia plebe colla borghesia Viennese ed alia nobilla magiara.
Trovato cosi il bandolo del suo discorso, il Veterano avrebbe os-
servato che nelle moderne societa rispetto sincero alia santita del di-
ritto ed alia legittimita del potere non pu6 ispirarsi alle moltitudini
che dalla religione cattolica. E cosi in un paese dove per oltre a un
secolo si era fatto ogni opera per menomare od anche annullare qua-
lunque influenza di quella religione sulle masse, come oggi dicono
con vocabolo poco filantropico, o piu veramente a rendere quella
influenza cosa poco meno che esclusivamente burocratica e governa-
tiva, in uii tal paese, diciamo, il popolo (e intendiamo la parte semi-
colta e corrotta delle citta) non potea essere che essenzialmente ri-
voluzionario. Che se questo sta fermo per alcun tempo, vi stara o
per calcolo d'interesse se ha senno a conoscersi del suo meglio, o per
compressione della forza armata, finche potra aversi una forza non
invasata dal medesimo spirito. II perche e oggimai passato in assiomar
presso quanti sono savi uomini e conoscitori della societa questo
pronunziato: la liberta della Chiesa essere la piu fidata tutela della
consistenza deiGoverni, e la piu sicura guarentigia della liberta dei
popoli. Ora e egli altro che una insigne semplicita o una grossiera
imperizia quella che si stupisce dei popoli fatti schiavi dei demago-
jhi, o dei Governi stritolati e manomessi come pula al vento, dopo
tanti lustri, nei quali i politici sudarono e giucarono di ogni arte per
incatenare la Chiesa ? Le riforme del secondo Giuseppe non pote-
426 RIY1STA
rono non riuscire ai mali del 48; e questi non poteano trovare osta-
colo poderoso che neiresercito, unica parte dellu Monarchia daquel
Principe laseiata intatta. Queste severe parole noi diciamo tanlo piu
francamentc, quanto la Providenza ha donato e quasi per miracolo
conservato all'Impero, nel giovane Principe die loregge, una men-
te capace a sentirne i bisogni, ed un cuore ed un braccio potenti a
volerlo ed a farlo. Ora le piaghe dei popoli e degTlmperi non si
guariscono dagli eserciti, come pretende il Veterano *; in quanto
gli eserciti non possono guarire altrimenti che piagando. Solo po-
tente a guarirle e la Chiesa ; ma essa a farlo efficacemente dee ave-
re lihera e indipendente azione. Ad altro prezzo e vano sperar sa-
lute. E cosi la intenduno coloro cui la Provvidenza
pose in mano il freno
Delle belle contrade!
Ne diverse osservazioni voglion farsi sopra Tacerbezza onde VA.va
bezzicando qui e cola il clero del Lombardo Veneto. Eterodosso, co-
me abbiam ragione di supporlo, e stato ben piu temperato di molti cat-
tolici; tutlavia le locuzioni universali (e. g. I minislri della Chiesa
bandivano la crooe contro di voi 2 Tedeschi) sono esagerate ed ingiu-
ste e somigliano a quelle altre onde qualifica Tltaliano in genere per
mancante di sociabilila 3 ed incapace di mantenersi tra i limiti del-
la moderazione *. Quanto agli Ecclesiastici, noi non cercberemo se
in quel paese fossero in maggior numero, che in altre contrade ita-
liane, quei sempre pocbi che disonorarono il loro carattere gettaudo-
si nei moti politici e nelle brighe d'indipendenza. Ma se pure cio fos-
se stato, il Veterano non puo ignorare a cui se ne dovrebbe nraro
la colpa precipua. Chi diresse la educazione del olero, chi ordino i
Seminarii, cbi prescrisse i libri e forse nomino i diretlori ed i mae-
stri dovrebbe oggi star pagatore della poco felice riuscita di alcuui.
1 Voi (soltlati) sanerete U ferite che la guerra lasciava alia benedette cam-
pagne d' Italia, aUe fertili pianure dell'Ungheria. Dedic. pa;j. 5.
2 Dedicapag. 4. — 3 Vol. I, pag. SI. — 4 II). pag. 118.
BELLA STAMPA ITALIANA 127
Ora nei tempi andati in quella parte d' Italia non furono i Vescovi ,
non le Congregazioni romanc, non le prescrizioni tridentine che
compirono quell' uffrzio: non fu in somma la Chiesa che operasse per
questa parte liberamente. 11 perehe, supposte quelle pastoie ond'Essa
fu per tanto tempo impedita, noi lungi dal maravigliarci che si tro-
vassero alcuni pochi pruti degeneri, ci stupiamo anzi che se ne tro-
vassero cosi poHii-, e rerhiamo airintimo e vivace vigor della Chie-
sa Vessersi potuto formare e mantenere quel clero cosi universal-
mente specchiato e zelante onde I'ltalia si onora dal Mincio insino
alle Lacune.
Piu severa animavversione noi dobbiamo alle imputazioni che le
Memorie farino al Venerahile Arcivescovo di Milano, ed alia manie-
ra irriverente onde esse parlano del Padre comune dei fedeli. E
quanto al primo il benemerito giornale di Milano L'Amico CattoHco
ha compiuto pienamente questo uffizio; e bene il poteva, perche al
corrente di fatti recentissimi i quali quegli egregii scrittori avean
potuto cogli occhi proprii vedere 1.
Asserisce il Veterano che 1'assunzione dell' attuale Arcivescovo al
seggio di S. Carlo si dovette alia protezione d1 influente personag-
gio di Vienna 2. II giornale milanese lo nega, ed il debito di provare
non appartiene che a chi asserisce. Ma supposta pur vera quell' as-
serzione , che se ne caverebbe egli mai ? E questa forse la prima
volta , o non e anzi questa la consueta maniera onde i degni eccle-
siastic! sono innalzati alle sedi episcopali? Un influente perxnnaggio
ne conosce i meriti , ne forma il pensiero , ne pronunzia il nome e
ne avvia le pratiche per nominarlo. Che poi 1' Arcivescovo stesso
siprestasse sulrilo ad una ostile dimostrazione contro il Governo 3,
noi non sapremmo in qual sensointenderlo. Crediambenissimoche i
mestatori di quel tempo, nella pompa apprestata pel solenne in-
gresso del nuovo Arcivescovo, intendessero fare una diinns(ra~ione
patrioltica ed ilaliana. Ma se il Governo contro ctii faoeasi lascia-
vala fare , che potea 1' Arcivescovo che n' era T oggetto diciam cosi
1 Fasc. de!9Luglioi852, pag. 138. — 2 Tntrod. p»g. 76. — 3 Il>.
428 RIVISTA
materiale e passive? II preslarvisi era una di quelle necessita del
tempo , alle quali obbedirono in quei giorni nefasti eziandio coloro
die aveano in mano non il pastorale ma la spada e le artiglierie.
Alia pag. 1 10 leMemorie non si contentano di narrare come VAr-
civescovo si recasse col Consiglio municipale al Palazzo di Governo
per domandare la sollecita effettuazione delle promesse deH'Impera-
dore: ma riferiscono essersi detto che sulla carrozzadeirArcivescovo
sventolava una bandiera tricolore e soggiungono : Che cosa over a
egli a fare in quel luogo ? die cosa importavano a lui le (J/spost-
zioni delle Autorita politiche ? ecc. Noi rispondiamo chel'Arcivesco-
vo vi andava invitato da una lettera del Yicepresidente di Governo
conteO'Donell, il quale gli significava potere essere colautilela sua
presenza 1. E non trattandosi ancora di ribellione e di guerra civi-
le, perche la parola di un pastore della Chiesa non potea essere uti-
le a pacificare gli animi ed a spegnere le ire cittadine ? Forse cbe
non istava al suo posto il Card. Patriarca di Venezia quando esor-
tava alia pace, come il Veterano medesimo ci fa sapere 2 ? Forse
che non istava al suo posto Mgr Affre che sulle barricate di Parigi
sail a mietere la palma di un nuovo genere di martirio? La bandie-
ra poi tricolore posta sulla carrozza deirArcivescovo da uno scono-
sciutofu una di quelle pantomime che in quei giorni di verligine si
videro cosispesso, e che ad un uomo grave non potea porgere occa-
sione di cosi odiosa accusa.
Ma come qualificare queste parole : L' Arcivescovo vestito del
sacri paramenti ando per la cittd e benedisse lebarricale: cosial-
meno ci e slalo riferito allora. Se do non e vero, a lui spefla fjiu-
slificarsi, enoidibuon grado accoylieremo una sua mentita (sic) 3.
II Veterano e stato qui mal servito dal traduttore che dovea dire
smentila. E una mentita pu6 darla chiunque sappia che imputazione
si grave non pu6farsi, nonche ad unVenerabile Arcivescovo,ma al-
1' ultimo degli uomini sopra un cosi almenofu detto. Gialo abbiamo
1 Amico Cattolico del 6 Agosto 1852, pag. 230.
2 Mem. Vol. I, pag. 160. — 3 Ib. pag. 128.
DELLA STAMPA ITALIANA 429
notato: il debito di provare incomhe a chi accusa nonachi e accusato;
e d'altra parte se questo vezzo si universaleggiasse, non ci ha oggi-
mai calunnia die non si potrebbe scagliare di un galantuomo, salvo
sempre il diritto a questo di giustificarsi, il che sempre alia inno-
cenza e diflicile, non rade volte impossible. Ma qui lacosa e agevo-
le e ci confidiamo che il Veterano accogliera di buon grado la men-
tila. L1 Arcivescovo non si mostro MAI per la Citta vestito dei sacri
paramenti; anzi la sola volta che per quei di comparisse in pubbli-
co fu nel tramutarsi da una casa, ove avea riparato vicino al palazzo
di Governo, alia propria abitazione *. Nel traversar le vie egli be-
nedisse alia gente che gli genufletteva innanzi secondo il costume.
Fosse mai che trovandosi nelle vie medesimelebarricate, sie suppo-
sto a queste essere state le benedizioni indiritte? Questo sarebbe
il medesimo che dire il Redentore aver benedetto i Farisei perche
forse alcuni Farisei si trovaron presenti quando Egli benedisse i
fanciulli che gli si strinsero attorno. Noi crediamo fermamente che
i fatti militari narrati dalle Memorie siano bene altrimenti veraci
che non questi, i quali nell' intendimento dell' A. doveano avere un
luogo ed una importanza molto secondaria.
Non ci resta a toccare che la pagina, a non dir peggio, irreveren-
te ed arrischiata, intorno al regnante Sommo Pontefice. S'intendera
leggermente per quai riguardi di rispettosa prudenza a noi non e
consentito dimorarci a dilungo sopra tale suggetto. Ne noi ce ne
vorremmo gravare : in quanto la Provvidenza divina , coi grandi
beni politici e religiosi fatli emergere dai moti turbulenti del qua-
rantotto, ha giustificato pienamente piu ancora che le opere, le in-
tenzioni sante e benefiche del supremo Sacerdote che fu, per somma
ingiuria, riputato aver dato a quelli la prima spinta. Tuttavolta il
rispondere a due sofismi e ad una falsa asserzione del Veterano ci
pare indispensabile a questa Rivista , stanteche dal troppo ripeterli
potrebbono essersi traforati neU'ammo eziandio dei rneglio intenzio-
nati figliuoli della Chiesa.
1 Amico Cattolico del 6 Agosto 1852, pag. 232.
430 RIVISTA
II Veterano a spiegare quello che egli chiama predpitazione senzcz
esempio ncyli annali del Conclave, onde fu dato il Successore al ses-
todecimo Gregorio, non sa darne altra ragione che Tessersi il libe-
ralismo impadronito del Collegia dei Cardinali 1. Si mandi buono ad.
un eterodosso 1' attribuire ad una cagione non pure umana ma rea,
il riuscimento di una elezione assistita e diretta, se alcuria ce ne ha
mai , dal Divino Spirito ; si usi somighante indulgenza al giudizio
ingiurioso recato del piu augusto Senato che sia in terra, al quale i
suoi piu acerbi nemici non possono nei tempi moderni negare una
segnalata esemplarita di vita, ed una pieta da non trovare cosi uni-
versal paragone in molti altri secoli; ma come fare se quella ragio-
ne ripugna alia logica piu elementare ? Certo una cagione cosi in-
giuriosa a Dio ed agli uomini non potrebbe ammettersi, che in
mancanza di qualunque altra. Ora un' ottima ce ne suggerisce il
Veterano stesso 2 , la dove ci fa una dipintura oltremodo fosca dei
mali termini a che il Governo pontiticio era venuto, colpa, dice egli
per vieto pregiudizio , la qualita del dominio clericale : colpa, piu
veramente diciamo noi, Toperarpertinace e nefando delle sette, che
in queste contrade aveano ogni loro possa incentrata. Standocosi le
cose e quasi sul punto d'irrompere una insurrezione, qual pensiero
piu giusto, quale piu provvido di quello di donare quanto prima alia
Ghiesa ed allo Stato un Capo supremo ? Perche avrebber dovuto
differirlo quando la Provvidenza mettea loro in cuore un uomo che
a tutti essi , quasi universalmente dello Stato, dovea essere piena-
mente conosciuto? Ad una cosi semplice spiegazione chi vorrebbe
sostituire 1' altra cosi maligna del liberalismo impadronitosi del
Colleyio dei Cardinali ?
Ne piu felice e stato il Veterano nello assegnar la cagione all'en-
tusiasmo che produsse in tutta Italia quella elezione. Egli ci dice
che gli' antecedenti del nuovo Papa non erano tali da giustiftcare~
quelle manifestazioni di uno smodato giubilo popolare; e pure poco
piu sopra avea detto quell' entusiasmo avere avutoper cagione Yesserst
\ Memorie vol. I, pag. 66. — 2 Inlrod. pag. 26.
DELLA STAMPA ITALIANA 431
i
vonsiderata quella elezione quale una -yrandc vittoria del parlito ri-
colitzloiiario 1. 0 che noi non veggiamo nulla, o questo discorso
acclude una manifesta petizione di principio o circojo vizioso, come
dicevanlo i nostri antichi. E nol vedete? Per dimostrare il supposto
liberalismo della elezione se ne da per segno 1' entusiasmo levatone,
il quale altrimenti non avrebbe spiegazione •, ed a spiegare Y entu-
siasmo si reca il supposto liberalismo della elezione , il quale do-
vett'essere la sola cagione deU'entusiasmo. Questo significa prende-
re i discorsi dalle piazze e dal volgo, e sia pur dei codini e dei retri-
vi i quali pur troppo lianno il loro volgo e la loro quisquilia.
La verita e clie 1' entusiasmo destatosi nel i6 per la elezione del
nuovo Papa ebbe un lato vero e sincere , o diciamo meglio fu par-
tecipato da moltissimi buoni con sincerita ed effusione di cuore.
Ora un somigliante entusiasmo sincere aveva bene le sue cagioni o
come chiamale il Veterano i suoi antecedently e questi erano le virtu
notissime dell'Eletto , i sensi per lui espressi nella minore fortuna
sopra il bisogno di migliorare T amministrazione dello Stato, la mi-
tezza dei suoi pensieri , Tanimo accline a clemenza, e fino la bonta
pastorale e paterna onde da Vescovo avea usato con giovani in voce
di liberali per condurli a vivere costumato ed alle praticbe religiose.
E trattandosi di un entusiasmo popolare, perche non se ne potrebbe
trovar ragione nella stessa inopinata celerita della elezione e fino
nelle sembianze dignitosamente amabili dell1 Eletto?
Che se parlisi deiraltra parte dell entusiasmo, di quello cioe piu
somigliante a frenesia ed a furore, spiegato dai rivoluzionarii e dai
settarii, I'argomento del Veterano sarebbe ottirno se quell entusia-
smo fosse statosincero. Allora si , essi avrebbero dato segno diri-
guardare quella elezione come una propria vittoria. Ma dopo quel-
lo clie abbiamo visto , e piu ancora dopo quello che abbiamo letto,
quale uomo potra essere cosi sempliciano o scempio da persuadersi
^essere stato sincero quell' entusiasmo dei libertini per la elezione di
4in Papa ? essi che aveari messo per termine fisso dei loro consigli
i
i Sfemorie vol. I, pag. 66.
432 RIVISTA
il distruggere Chiesa , Papato e Principato ! Certo il PonteQce me-
desimo ne diffido, quasi dicemmo ne temette e con atYissi a grandi
caratteri nella capitale , e con circolari per le provincie ammoni ,
esorto, ingiunse si cessasse una volta da quei plausi tumultuosi, si
mettesse line a quegT inverecondi tripudii. Ma pensate se cio po-
teva bastare per coloro die di quelle ovazioni si valevano per
commuovere iipopolo! Erano farse quelle, eran commedie, era-
no solenni ipocrisie ed imposture clie per allora poLerono forse far
gabbo anche a qualche uomo assennato, e sicuramente rinfocolaro-
no quelle manifestazioni, che pureintanti erano sincere. Ma oral sa-
remmo davvero ridicoli a riputare sincere quell1 entusiasmo libera-
lesco ; e pure non vi vuol meno di quella sincerita perche 1' argo-
mento del Veterano concluda $ che cioe 1' entusiasmo dei liberali
mostro aver essi tenuta per loro vittoria quelia elezione.
Se la tennero , sara stata una loro insigne bonomia , e ne staiux)
oggi essi soli pel danno e per le befle. Essi trovarono un Papa che
colle sue concession! smenti coi fatti la calunnia che i Papi non con-
cedon mai; colla sconoscenza trovata giustifico i grandi suoi Pre-
cessori dalla taccia di non aver concesso ; colle difficolta scontrafee
nell'altrui malizia giustifico se medesimo del ritirare in gran parte
il concesso , e condurlo a quei temperati miglioramenti , onde solo
la condizione dei tempi si mostro bisognosa e capace. Ma soprattut-
to essi, i libertini, trovarono un Papa che quanto fu piu largo ver-
so di loro, tanto rese piu mostruoso Tabuso che essi ne fecero -, ed
il quale arrivato al pun to ove la giustizia cominciava ad essere
compromessa, benche cinto d'insidiatori e d'armati, seppe bravare
le ire popolari, e nel suo volontario esilio pote ripetere col grande
Ildebrando : dilexi iustitiam ed eccomi versare in terra forestiera ,
se forestiera pu6 essere al Vicario di Cristo alcuna terra. L' allocu-
zione del 29 Aprile restera a perpetuo monumento della incrollabile
fermezza nella giustizia , onde il romano Pontificate fu sempre
ammirato e glorioso. Lo stesso Veterano Austriaco spende una pa-
gina a magnificare quello splendido atto, e noi ci piacciamo a rico-
noscere la leale imparzialita del soldato che per questo capo noa
BELLA STAMPA ITALIANA 433
fall! al debito di giustizia , benche anche in questo la voce ripara-
zione c'\ pare male scelta e peggio collocata 1 .
Dopo cio a noi pare che non meritino neppure risposta le favo-
lette che conta il Yeterano intorno ai t'ratelli del nuovo Pontefice :
le sapevamo si gettate net volgo e accreditate dalla malignita o dal-
la ignoranzadi alcuni pochi fanatic!; ma non ci saremmo aspettato
trovarle in una grave scrittura quale sono le Memorie. I i'ratelli del
Pontefice ne furono in esilio mai , ne lo erano nel tempo della ele-
zione, ne nulla ebber mai clie fare col Governo per poiitiche brighe.
Furono si fuggiaschi, mezzo prigioni, ed uno campo quasi per mi-
racolo la vita , ma le insidie ed i rischi venner loro dai libertirii ,
dai repubblicani , dai rivoluzionarii insomnia ; il che e certo poco
opportune argomento a provare il liberalismo di quella illustre fa-
miglia. Ma il Veterano nelle cose di Roma ebbe notizie scarse ,
menomate e spesso false. Certo chi vi conta che Pellegrino Rossi fu
trucidato sulle scale del Catnpidoglio 2 y' ispira poca fiducia per le
cose meno notorie di cui si fa narratore e giudice.
Queste poche osservazioni ci siamo permesse non tanto per ri-
spondere alle Memorie, quanto per isgombrare dali'animo di alcuni
cattolici italiani qualche preoccupazione, che ne potrebbe alterare i
giudizii e chi sa che non anche pervertire le volonta? Nel resto dalla
prolissita e dalla gravezza delle censure non si creda che noi ripro-
viamo generalmente questo scritto. Quelle si riferiscono a punti se-
condarii, diremmo quasi accidental!; e Taver noi di queste parlato
piu a lungo si origina dall'esser per noi principal! quei punti, che
pel Veterano furono secondarii, e poteano anche essere trasandati.
Ma considerando le Memorie come lavoro strategico e come a dire
di eflemeride militare, esse sono pregevolissime e noi non le trovia-
mo inferior! a quelle lodi onde la stampa periodica nell' Imperio
Austriaco le ha commendate 3. Rettificandone qui e cola qualche
1 Vol. T, pag. 171, 172; pag. 217, e vol. II, pag. 163.
2 Vol. II, pag. 164.
3 Anche sulla Revue des deux blondes abbiam lelto un lungo articolo sopra
quesle Memorie (15 febr. 1853; torn. I, pag. 667 e segg.) scritto dai sig. Blaze
Serie II, vol. IL 28
43i KI VISTA
locuzione, espungendone un cinque o sei periodi e cassanclone al
Lutto un tre o quattro pagine, non si guasterebbe Tunita del lavoro,
e se ne avrebbe un libro da poter esser letto con utilitanon comu-
ne dagT Italiani non ineno che dagli stranieri.
II.
Teorica dell'isliluzione del matrimonio e della guerra mulli forme cui
soygiace. Per EMILIANO AVOGADRO Conte della Motta giariforma-
lore delle Regie Scuole Provinciali — Torino 1853.
Siam lieti di veder trattato dalla penna di questo chiaro e poten-
te ingegno un argomento di tanta rilevanza pergl'interessi non so-
lo religiosi ma ancora civili e domestici. Qui non e piu un Gesuita,
un teologo, un chierico, clie parla; e uno scrittore laico, un marita-
to , un uomo d1 alti spiriti , in condizione affatto indipendente,
fuori di ogni apparenza anche piu leggera di parte, che nutrita la
mente di forti e profondi studii, scende ora neh" aringo, e posata-
mente discute colla luce della filosofia e della storia questa contro-
versia si dibattuta. La quale sebben chiarissima per se medesima,
venia nondimeno sparsa di tenebre dalFaltrui ignoranza o perlidia.
Sara seuza dubbio gradito ai nostri lettori , sentirne da noi qui ri-
portate alcune idee e sentenze piu principal! , die ne invoglino a
leggere in fonte 1' intera opera.
II presente non e che il primo volume del lavoro immaginato dal-
FA. , il quale promette discriverne un altro a compimenlo e corona
della tratlazione. Nondimeno esso forma un* opera da se, abbraccian-
do ambidue grintendimenti, che 1'A. si e prelisso ; benche egli av-
verta di volersi trattenere piu nel primo, che nel secondo, propo-
nendosi di serbar Tinverso tenore nel volume che seguira. Riferiamo
de Bury. L'articolo si trattiene solo a rilevare i preiji che noi altrcsi ricono-
sciamo ncllo scritto, e ci fa conoscere il nome dello scrittore, il quale dice es-
sere il Generate conte Schoeuhals aiutaute di catnpo del Feld Maresciallo Ra-
iletzky.
DELLA STAMPA ITALIANA 43.*>
il suo pensiero colle sue stesse parole: « Ecco le due parti o meglio
« i due intendimenti di quest' opera. IJ primo sara di cercare della
« essenza del matrimonio ed esporre quanto sia vero e grandiose,
« anche solo razionalmente parlando, ci6 che la scienza cristiana
« insegno e pose in pratica, e quanto sieno difettose e perniciose le
« sofistiche antiche e moderne, in cui F istituzione nuziale mal si
« spiegasol per alcuni dei suoi elementi compositivi,e questi si dis-
« ordinano a capriccio. II secondo sara di dare a conoscere, per
« quali fini,modi e arti la istituzione delle nozze ebbe a soiTrire, fin
« dai primi giorni del Cristianesimo, una guerra radirale che nel
« nostro secolo si rinnova piu fiera e piu manifesta . . . Per non ac-
« cumulare per6 troppa materia, abbiamo nelF opera che ora esce al-
« la luce preso a eseguire di preferenza il primo intendimento; a
« Dio piacendo compiremoil disegno con altra opera appositamen-
« te destinata al secondo intendimento. Intanto pero il libro pre-
« sente fa un tutto da se, ne vi si scompagnano affatto que' due
« punti di vista proposti 1. »
Con savissimo accorgimento, FA. fin dalle prime mosse prende a
combattere 1'insipienza de'moderni dottrinarii,in livrea e foggia di
moderati , facendo vedere Tinettezza delle loro teoriche, con le quali
altro non fanno che tener bordone alle trame dei socialist!, senza a-
ver per altro il merito di seguirne la logica. I socialist! avendo giu-
rato di levar dal mondo ogni diritto divino, son condotti da logica
necessita ad adoprarsi di assaltar da principio la prima istituzione di
Dio che sono le nozze. Bramando d'abolire ogni societa e giuridica
relazione tra gli uomini, a ragione cominciano dal pervertire il tipo
d'ogni socievolezza, il matrimonio. Essi son consapevoli di ci6 che
fanno, ed operano conformemente allo scopo propostosi. Nel loro
metodo ci ha connessione di principii e di termine, di premesse e de-
duzioni, di mezzi e di fine.Dairodio a Dio e ad ogni istituzione so-
ciale si stendorio alia dissacrazione del matrimonio; e volendogiun-
ger da ultimo alia sua riprovazione assoluta, prendon le prime mosse
i Prefazione pag. XXIII.
436 R1VISTA
dalla tolleranza provvisoria di un matrimonio puramente civile ,
puramente utilitario. Non cosi i pretesi moderati -, i quali dan colpi
da orbi , non intendono o fingono di non intendere quel che fan-
no. Professando di abborrire lo scopo ultimo del socialismo con-
corrono nondimeno a piantarne le prime basi. « Dall' altro lato
« che cosa fanno, che cosa sanno i nostri stupidi dottrinari? Lavo-
« rano di mani e di piedi ad abbattere 1' istituzione divina del con-
« iugio, a dissacrarlo,ateizzarlo,a ridurlo auna mera associazione,
« aun mero contralto civile, cioe aporloin quello stato incuil'indis-
« solubilita divina illogica, T unione spogliata di ogni carattere mo-
« rale, non rimane altro che uno sfogo brutale, o un calcolo d'inte-
« resse commerciale •, 1' intervento della legge a regolarne gli effetti,
« diviene una vera prepotenza contro la natural liberta , un atten-
<( tato alia felicita individuale-, poiche se nel matrimonio non ci e
« vincolo se non civile, se la civil legge ha piena podesta di rego-
« larlo,illegislatore che non concede liberissimolo scambio di unioni
« e di divorzii e il peggior dei tiranni 1. »
Vien poscia a descrivere in alcuni capi l'avvilimento e la perver-
sione, a cui ridussero F idea del matrimonio i gentili prima del cri-
stianesimo , e a cui vorrebbero ricondurla i nuovi pagani fondati
sul concetto protestantico di sottrarlo dall' autorita della Cbiesa.
L' autore dimostra come siffatta sottrazione recherebbe seco in un
con la corruzione delle nozze la rovina de' pubblici costumi; i qua-
li non potran servarsi incontaminati e puri, se non sotto la guida e
la tutela della cattolica Chiesa , unico usbergo che possa francheg-
giarli dalla corruzione. «Fu gran consiglio di Dio, mettere 1'autori-
« ta di far leggi definitive sul matrimonio in man del Pontefice Ro-
« mano e d'unagerarchiadi celibi, a cui il matrimonio e interdettoin
« modo cosi assoluto, che, ove 1'umana debolezza di cui ogni uomo
« e circondato sulla terra li trascinasse , non mai potrebbero spe-
« rare di velaria con titolo nemmeno colorato di matrimonio. La
« moralita del mondo cristiano ha la massima fra le immaginabili
\ Partc \, cap. i.
DELLA STAMPA 1TALIANA 437
(( guarentigie nelV essere aflidata la tutela, e il rcgolamento del ma-
« trimonio a un corpo di Chiesa docente , infallibile e santo , a un
« capo supremo celibe , senza possibilita d1 eccezionc. La moralita
« del genere umano non pu6 essere sicura , se non nelle man! del
« Vecchio del Vaticano, come ben osservo il de Maistre *, »
Uno del piii belli tratti di questo egregio lavoro si e laddove nel
capo 3, 5 e 6 si dimostra: il matrimonio essere essenzialmente reli-
gioso , eziandio considerate nei soli termini della pura natura. I
principal! argomenti 1'A. li prende dal perche per le nozze i con-
traenti fan reciproco dono di loro stessi, disponendo in tal guisa di
cio di cui 1'uomo non ha vera proprieta o dominio di sorte alcuna.
II che senza intervento e autorizzazione divina non potrebbe farsi.
Di piii il matrimonio destinato alia propagazione degli uomini , e
una vera prosecuzione e continuazione dell' opera creatrice di Dio,
il quale interviene, non sol come conservatore, e motor primo del-
le forze naturali, ma come creatore dell' anima ragionevole ed im-
mortale del generando, e confonde in certa guisa 1'azion sua con
1'azione delle cause seconde. Le nozze sono destinate a produrre
non un essere vivente qualunque, ma un essere razionale •, son de--
stinate a moltiplicare gli adoratori di Dio sulla terra, i glorificatori
di Lui nei cieli, gli eredi futuri d1 una beatitudine eterna alia quale
debbono disporsi nel tempo con una vita virtuosa e santa.
Ci diletta oltremodo il veder qui un tanto filosofo confermare coi
suoi luminosi discorsi quella medesima idea del matrimonio cbe noi
avevamo gia proposta ed inculcata negli articoli, che tempo fa scri-
vemmo intorno al medesimo subbietto nella prima serie del nostro
periodico.
La essenza del matrimonio, secondo cbe sapientemente ragiona il
nostro autore, non e semplice. Esso di per se e un ufficio di natura,
un contratto naturale, un alto religioso. La natura ne prepara, per
cosi dire, la materia, la religione lo forma, la legge politica o socia-
le lo regola in quanto agli efletti civili che ne conseguitano.
1 Cap. 3.
438 R I VISTA
Stoltamente i politioi alia pagana si fermano suIF idea di contral-
to. II matrimonio e contralto di natura radicalmenle diversa da lul-
ti gli altri. Partecipa alia ragion di contralto , in quanto si forma
per azion libera di persone morali, che consentono in quella scam-
bievole congiunzione e sponlaneamente ne assumono i dirilti e i
doveri. In tutto il resto le nozze si dilVerenziano toto coelo dalle con-
dizioni e dall'indole dei contratli comunemenle intesi. Ondeabnon
diritto S. Tommaso considera in esse il contralto come causa , il
vincolo che dal solo contralto non si produce, lo risguarda come
appartenenle all'essenza del malrimonio.
11 malrimonio comparve al mondo come la formola risoluliva dt
tutli i problemi possibili circa Tunibilila dei due sessi, e circa 1'or-
ganamenlo fondamenlale della sociela umana. Iddio sapienlissi mo-
rion voile lasciarlo alia invesligazione, agf indovinamenli, ai discor-
si della pura ragione; ma con azion posiliva Tislilui, ordinollo nelle
interne sue leggi , il manifesto ad Adamo ispirandogli nel lempo
slesso rintelligenza della divina sua opera. Iddio, nonl'uomo, e alia
testa del matrimonio. Per esser sacro un tal atlo non ha mestieri
di rili e di cerimonie che lo sanlifichino •, esse possono congrua-
menle accompagnarlo, ma non sono necessarie alia sua consacra-
zione. Come il giuramenlo e alto religiose per se slesso ancorche
spoglio di qualunque forma esteriorey cosi il medesimo vuol dirsi
del malrimonio.
Cio delle nozze riguardale naluralmente ; nella Chiesa poi esse
son condotle a un ordine sopranriaturale , e salgono a un grado di
eccellenza assoluta e perfella. Siccome Cristo operando sulla reli-
gion naturale laelevo a religion crisliana, e rarricchidi nuovi dog-
mi rivelati; siccome Iramuto il sacerdozio anfico in sacerdoziod'e-
lezione divina e d'ordinesacramenlale; cosi il simile adopero rispelto
al malrimonio, elevando 1' anlico allo consensuale e religiose a sa-
cramenlo della nuova sua legge, e converlendo 1'amor nalurale che
pria informava quella unione in carita divina. Sicche le nozze sen-
zaperdere 1' essenza primitiva ricevula nell'Eden si rabbellirono di
nuova ed assai piii sublime perfezione. Per Cristo il conlrallo stesso
DELIA STAMPA ITALIANA
uuziale e sollevato alTesscrc di Sacramento fra crialiani,dove prima
era mi atto solamente uiiiano (.> iviigioso per lutti gli uoinini. (Juin-
di il legame eziandio ne e divenuto piii forte; poiche crebbe e si du-
plico e nobilito rapplicazione della potenza diviiia a Ibrmarlo. Lu in-
trinseca perfexione del suo elemento religiose ha toccata la massiinii
altezzaacui poteva pervenire; essendo fatto opera nori solo di crea-
zione, rna anche di salvazione. Non e pero meraviglia se il matri-
inonio cristiano sia reso assolutameiite indissolubile per natura; es-
sendo proprio di ogni cosa die tocca \ apice di sua perfezione il
trovarsi in uno stato fisso e inalterabile.
Discorse tali cose , non e difficile T inferire il diritto che ha la
Chiesa a regolare le uozze come appartenenza esclusiva di sua giu-
risdizione. L'autore diraostra come Tordinarle sia diritto della Chie-
sa in forza di tre suoi distinti poteri ; in vigor cioe del poter sociale
e morale, col quale opera sulle persone contraenti-, in vigor del po-
ter divino giurisdizionale delle chiavi per cui opera sul vincolo stes-
so e sulla congiunzione che ne risulta ; in vigor del potere divino
sacramentale per cui opera sul sacramento. Quand' anche il matri-
nionio tra'cristiani non avesse ragione di sacramento, non per que-
$to la Chiesa perderebbe ogni titolo di potesta sopra di esso. Impe-
rocche le resterebbe sempre il diritto di regolare siffatta bisogna in
forza del potere che ha di reggere visibilmente la societa universal
de'fedeli intorno alle azioni moral! , intorno ai grandi interessi della
religione e del regno di Dio sulla terra e della direzion delle anime
alia beatitudine della vita avvenire. Quanto piu, essendo il matrimo-
nio, per la sua elevazione a sacram^nto della legge evangelica, di-
venuto porzione si principale del divin culto, e stromento di grazia
santilicante ?
L'autore ribatte vittoriosamente \" argomento di coloro che ob-
biettano alia Chiesa la mancanza di forza coattiva ; essendo la forza
distinta dal diritto, e dovendosi ragionare in modo inverse: la
Chiesa ha diritto di regolare il matrimonio ; dunque le compete la
forza di far eseguir le sue leggi. Questa forza sara prestata dai po-
poli a lei soggetti. Scioglie i cavilli tessuti sulla storia dei secoli
440 R1VISTA
anterior! al cristianesimo e sull'esempio dei primi Imperatori, i quali
stanziarono leggi relative al coniugio. Anzi da questo stesso capo,
cava prove a rincalzare Fassunto suo.
Assegna le ragioni per cui nello stato anormale d.el paganesimo ,
i Principi secolari, unica autorita , la men male costituita in forma
pubblica, poterono attribuirsi uria precaria ingerenza sul matrimo-
nio. Massimamente, come pare die intenda Fautore, essendo essi
in quello stato di cose, allresi supremi capi dell' ordine religio-
so. Le quali ragioni al tutto scomparvero , allorcbe costituita la
Chiesa furon le cose condotte al loro stato legittimo e collocate nel-
le loro convenevoli proporzioni. Evidentemente la potesta civile
non e piu la suprema ne Tunica al mondo; apparendovi la ecclesia-
stica si altamente e potentemente costituita da Cristo stesso per
provvedere agT interessi morali e religiosi del genere umano.
II matrimonio e regolato e retto con mano santa e infallibile dal-
la Chiesa, a cui Cristo affid6 la cura, non solo di provvedere all'eter-
na salute degli uomini aiutandoli a fare una buona morte , ma di
ordinarli e reggerli e rnanodurli perche menino costantemente una
vita santa e rendano a Dio sulla terra quella gloria, per procurar la
quale furon creati. II potere civile dee chiamarsi beato di cio, e star
contento a siffatta ordinazione, senza arrogarsi un ufficio non com-
messogli -, essendo esso per cosi dire un potere occasionale che ivi
opera dove trova difetto di altra autorita competente.
Che se da mala cupidigia travolto il potere civile si arrogasse
codesta giurisdizione non sua, ei non potrebbe sperare certa e sta-
bile obbedienza da1 sudditi.
«' I Cristiani tenuti tutti in coscienza all e leggi di Cristo e della
« Chiesa non potrebbero mai contraddire all'oritologia cristiana, tener
(( per vincolo cio cbe non lo e o viceversa ne profittare delle largu-
« re die loro venissero offerendo i civili poteri, e questi se son cri-
« stiani non le potrebbero offrire senza delitto *. »
Immensi sono i pericoli die incontra lo Stato nel voler far da se
in questa materia ; e la Cbiesa col solo togliere F impedimento da
1 Cap. i4, pag. 189.
DELIA STAMP A ITALIANA 441
lei stabilito della clandeslmila , potrebbe in un attimo sconvolgere
e privare d' efficacia, almeno per la maggioranza, tutte !e leggi ri-
guardanti il matrimonio civile.
L'unica parte che puo competere allo Stato si e di disporre de-
gli efletti civili. Nondimeno anche in cio per far leprgi assennate
conviene smetterc i non pochi pregiudizii di plenipotenza politica
cbe ingombrano le menti de1 legulei : essendo superlativamente
sragionevole che in tanto vocio che ora si fa della liberta inalienabile
d'associazione per ogni sorta di motive anchc vizioso , si venga a
disputare sopra la liberta naturale di associazione matrimoniale e si
pretenda elidere gli effetti d'un' unione sostanzialmente legittima
per solo difetto di forma e di legalita politica.
Ma arrogarsi piii di questo e un temerariamente usurpare e ti-
rannicamente esercitare un diritto che non si ha. 11 socialismo
da questo lato triont'a contra i Governi civili, lor dimostrando con
evidenza irrecusabile che un matrimonio di puro dritto umano e
irragionevole, e che ogni legame quinci proveniente e un ingiusto
attentato alia liberta personale. La permissione del divorzio scende
qual conscguenza legittima dai principii del matrimonio civile ateo.
La larghezza negl' impediment} non e mai sufficiente a corrispon-
dere a un principio che non ne autorizza veruno , specialmente
dove vien posta per idea madre di tutti gli ordina menti civili la
liberta individuale.
Per la qual cosa i nostri moderni legislator! che vogliono dissa-
crare il matrimonio e regolarlo con istituti civili mostrano un'igno-
ranza incredibile. fi sapientissimo il consiglio che lor da T autore
ia questi termini : « Ora rivolgendoci ai dottrinari piemontesi lor
« diremo che prima di discorrere di matrimonio, necessita vorreb-
« be che stadiassero cio che e matrimonio, cio che sono gli effetli
« civili, cio che vollero, cio che fecero, ci6 che vollero e non pote-
« ron fare, e ci6 che non vollero e pur fecero le legislazioni che pre-
« tendono essi imitare senza conoscerne altro che la nuda scorza * . »
1 Cap. 17, pag. 241.
4*42 RIVISTA
Queste e simiglianti cose, che per non troppo allungarci tra-
lasciamo, Tautore pertratta con una profondita di scienza e di eru-
dizione veramente meravigliosa, e con purezza di spirito squisita-
mente cattolico. Molte opere sono uscite in quest! ultimi tempi
le quali riguardano il matrimonio ; ma nessuna di esse aggua-
glia la presente per lucidita d' idee , per ampiezza di vedute , per
solidita di dottrina , per forza di raziocinio. La teorica del Conte
della Motta e uno di quei libri destinati alia immortalita, e che
sara letto e lodato finche ci saranno dotti nel mondo. Fu prowi-
denza di Dio, ch' essa uscisse dalla penna d' un secolare e d' un
Piemontese , quando nel Piemonte appunto da secolari si mostra
tanta cecita e tanta passione in questa materia. Questo libro varra
almeno a toglier loro ogni scusa d' involontario errore e li costrin-
gera a confessare, che se errano, errano perche vogliono errare.
Ma in tal caso la loro e una inqualificabile follia , ostinandosi a
volere ad occhi veggenti traboccar se e la societa loro affidata nel
piu fatale ed irreparabile precipizio.
III.
Due discorsi sacri del Sacerdote GAETANO ALIMONDA — Geneva 18o3.
Ascoltando talvolta e piu spesso leggendo orazioni panegiriche in
laude di questo o quell' altro eroe cristiano, siamo venuti in pensie-
ro che da somiglianti sacri discorsi si potrebbe cogliere un frutto di
piu pratica utilita, che comunemente non si suole. 11 piu delle vol-
te Toratore appena si propone altro scopo, che di destare la maravi-
glia degli uditori per le stupende geste del suo lodato; e questo e
bello, non e certo inutile intendimento, in quanto volendo noi am-
mirare Iddio nelle sue opere, in nessuna di queste lo possiamo scor-
gere piu ammirabile, che nelle opere della grazia ed in quel segreto
lavorio di perfezione, che per quellaEsso innalza nelle anime dei ser-
vi suoi. Tuttavolta ove non si miri che al maraviglioso , si scontra-
no due rischi che non e cosa di ognuno lo schivarli: il primo e lo
scambiare che spesso si fa Tammirazione del lodato con quella del
BELLA STAMPA ITALIAN A 443
jodatore; talmente ehe dopo di avcrc udit-a una bone elaborata <>r;t-
xio!) panegirica, vi avverra di seritire spesso: oh! che bel paneyiriro!
ma non so qimnte volte avrete udito: oh! che gran Santo! L' altro
pericolo e che non si ottenga pienamente uno degli scopi precipui,
"pei quali gli eroi cristiani sono proposti dalla Chiesaalla venerazione
dei fedeli. La Chiesa stessa professa in cento luoghi della sua liturgia
cio tarsi per invogliare i cristiani alia imitazione di quelle virtu. Ora
egli e manifesto che Tammirazione non si ottiene che dall' arduo; e
Tosi se voi troppo e solamente insistete sopra di questo, correte ri-
schip di scorare gli animi invece d' invogliarli , sino a non averne
nella pratica che una sterile ammirazione. Ripetiamo che questa an-
che sola ha le sue utilita; ma se oltre ad essa potesse ottenersi qual-
che altra cosa, non sarebbe egli pregio dell' opera il mirare anche a
questo?
Di qui ci nacque il pensiero che se le laudazioni cristiane avessero
sernpre uno scopo pratico, come 1' ebbero presso gli antichi Padri,
soprattutto Greci, e come lo fecero, forse anche un po1 soverchio ,
i grandi oratori francesi , la gloria dei Santi non ne scapiterebbe
nulla , e la edificazi.one dei fedeli se ne vantaggerebbe grandemen-
te. Ne diciamo gia ch^ del Panegirico si debba fare un discorso
morale da capo a fondo : qiuesto sarebbe un quasi snaturare la isti-
tuzione, e fraudare per giuntc? la espettazione degli uditori, i quali
venuti achiesa in quel giorno , va>gliono in °gni m°do che loro si
parli del Santo e se ne discorra la vita e se ne magnifichino le vir-
tuose opere. Diciamo si veramente che a q uesto si pu6 in acconcis-
sima guisa accoppiare un qualche intendimerito ^r»tico sia d' inna-
morare d'una virtu speciale, sia di mostrarne l'agevoivzza dei mezzi
di fame acquisto, sia di sgombrare dagli animi qualche pregv'udizio;
•<ia di ribadire vigorosamente alcuna di quelle verita maschie e vitali
che formano la forza ed il decoro del cristianesimo.
Ora quelto che in noi era un pensiero, se volete ancora un desi-
derio, ci siamo rallegrati di vedere e con molto accorgimento reca-
to in pratica nei due 5am discorsi annunciati di opra; edappunto la
loro singolarita ci haindotto a parlarne. L'uno- ^ in lode di S. Car-
lo Borromeo , recitato in Geneva il \ Novembre' 1848, nella chiesa
444 RIV1STA
di S. Filippo Neri per la festa die se ne celebra dai RR. Missiona-
rii urLani: 1'altro e in onore di S. Teresa di Gesu recitato in Savo-
na il 15 Ottobre 1852 nella Chiesa delle monache Carmelitane scal-
ze. I quali due suggetti erano maravigliosamente adatti allo scopo
dell'oratore, ragionante in un paese progressive, nel 48 e nel 52 di
due tra'piu stupendi eroi cristiani, clie allo scapestrare di un secolo
riformista contrapponesse la Provvidenza. E 1'Alimonda colse con
singolare destrezza il carattere di Carlo non meno che di Teresa,
e propose nella prima e nella seconda orazione due concetti ma-
schi, solenni, grandiosi cosi, che beato il mondo se a suo gran pro
ne fosse persuaso a' di nostri . Noi non possiamo esporre a dilungo
la tela dei due discorsi; ma un cenno intorno a ciascuno giovera a
fare intendere come per essi veggiamo noi satisfatto un nostro voto,
che i panegirici cioe siano quanto e possibile indiritti a qualche uti-
lita speculativa o pratica.
II secolo sestodecimo fu secolo di liiforma ; e con questa malau-
gurata parola si fece ogni opera per deformare, scardinare, distrug-
gere quanto di maraviglioso e di celeste avea la Chiesa pel lunga
lavorio di oltre a dieci secoli faticosamente edificato ; ed in gran
parte vi si riusci. Ora sapete voi per qual ragione quella parola riusci
cosi ruinosamente efficace ? Perche era vera : perche realmente vi.
era bisogno di Riforma nella disciplina scaduta, nella fede illangui-
dita , nella carita raffreddata. E due Riforme si attuarono quasi al
tempo stesso neh" Europa : una legittima , santa, salutare da chi n@
avea il diritto, il dovere ed i mezzi; e si com pi nel Concilio di Trento
con quei frutti di benedizione di cui godiamo fino a' di nostri.
L'altra fu consummata da ribellanti e vituperosi eresiarchi, cbe tutto
sconvolsero nell' Europa settentrionale ; e ihtrisala di sangue la la-
sciarono a rugumare seco medesima i suoi rancori e le sue sventure.
Questa fu rappresentata da Martin Lutero e dai suoi consorti che ne
emularono senza vincerne 1'impudente cinismo ed il satanico orgo-
glio. Di quella fu il piu caldo promotore e diciamo cosi il piu solerte
attuatore S. Carlo Borrorneo} il quale insegn6 come si debbano
promuovere nella Chiesa le vere e salutari riforme. Egli lo fece sot-
to 1' indirizzo della Chiesa , coll' autorita del carattere episcopale ,
BELLA STAMPA ITALIAXA 4io
con una stupenda santita di vita , con uno spogliarnento perfetto di
se e delle sue cose, con un vigore di animo die appariva piii rnira-
biie perche congiunto ad una umiltu di cuore cosi profonda , cosi
intiniamente sentita , che i profani , usi a sconoscer la croce , per
poco non la direbbero abbiettezza. Con questi inezzi si pole dire
non solo di avere lui riformato, ma di avere rigenerato il suo gregge
giusta quella parola dell' Apostolo , tolta a testo del panegirico : In
Christo Icsu per Evangelium ego vos genui (i Cor. 4j. Se di questa
grande verita fossero i noslri popoli persuasi , non ci sarebbe a te-
mere di vederli sedotti al grido ipocrita di Riforma , che scagliasi
cosi spesso in volto alia Chiesa di Dio. Mostrino la loro missione, la
loro autorita, e meglio ancora la santita della loro vita e le maravi-
glie delle loro opere. Di somiglianti Riformatori la Chiesa, non che
temerli, fa voti perche la Provvidenza gliene mandi ; e non e forse
ultima noslra sventura la penuria che il nostro secolo ne patisce.
Ma lin che a predicar Riforma sono uomini che essi pei primi ne
han bisogno per non dir peggio , quel grido e un insulto non tanto
alia Chiesa, quanto ai popoli che tanto spesso ne restaron vittime.
Quasi sullo stesso andamento 6 condotta la orazione panegirica di
S. Teresa, la quale e dimostrata siccome un contrapposto vivo e par-
lante al protestantesimo che in quel secolo si allargava. £ quella dua-
lita maravigliosa della verita e dell' errore , della virtu e del vizio,
del bene in somma e del male; la quale TOratore ha vedutoin quelle
parole deh" Ecclesiaste : Contra malum bonum est . . . duo et duo
el unum contra unum (cap. XXXIII) ; che e 1'epigrafe messa dal-
Tautore in fronte al secondo discorso. Lo spirito di assoluta e sbri-
gliata indipendenza, lo spirito di sensualita animalesca, lo spiri--
to di effrenata cupidigia, che tutti sj assommano nell' orgoglio,
furono gli strumenti piu poderosi messi in giuoco dal protestantesi-
mo nascente. Ed a quello contrappose la Provvidenza nella sempli-
cetta fanciulla di Avila uno spirito di sommissione illimitata a Dio ed
alia Chiesa, di celeste sublimissima contemplazione, di aitissime ed
incessant! soflerenze , il quale spirito ultimamente mette capo e
radice nella umilta del cuore. Cosi si pot& fare di Teresa una di
quelle sublimi anime che lasciano orme indelebili sulla terra onde
446 RIVISTA
passarono-, ed eterne le vi laseio quella eroina decoro del suo sesso
•e delta sua patria. Pereune eredita di ailetli e di virtu ha essa lascia-
to nella memoria della meravigliosa sua vita, nella famiglia religio-
sa dell1 uno e dell1 altro sesso, con esempio unico, per lei istituita ,
e nei moltiplici suoi scritti, die saranno sempre un pascolo doiris-
simo alle anime pie e potrebbero essere una rugiada celeste a riu-
frenare gli animi concitati e bollenti della eta moderna.
Di questi due discorsi noi di tutta la nostra volonta ci gratulianio
coll' egregio sacerdote che pronunziolli. Se vi avessimo trovato un
eloquio che , oltre all' essere forbito come e , fosse alquanto piu
sciolto , ed una distribuzione di materie meglio divisata ( pivui
che senza fallo l'A. si acquistera coll' esercizio ) , noi non dubi-
teremmo di darle a modello di quella maniera di sacre laudazioni ,
-che noi , come dicemmo da principio , desidereremmo vedere in-
trodotta in Italia. Ad ogni modo anche cosi Tesempio e ottimo ; ed
il leggerlo ci ha confortato da una non lieve pena : che veramente e
dolore insopportabile il veder fatta la divina parola strumenlo da
mettere in onore le esorbitanze del proprio cervello e spesso del pro-
prio partito. Se questo dolore ci trasse dalla penna severe animav-
versioni sul panegirico di S. Giovanni Oisostomo; siamo lieti che
nello stesso quaderno ci si sia porto il destro di parlare bene altri-
menti di due altri discorsi dello stesso genere, ma condotti con fine
€ con forme del tutto diverse.
IV.
£ritica degU Evangeli di A. BIANCHI GIOVINI — Zurigo (o Torino?)
due volumi in 8.° 1853.
•
Questo scipito parabolano * dopo aver insultato il Vicario di Cri-
sto colla sua storia de' Papi , vero tessuto di scempiaggini e di
1 I nostri lettori sanuo che somiglianli parole non ci sogliono uscir della
penna ; ma se questa volta la ci siam sentita strappare quasi nostro malgrado
dalla bocca, ci vorran perdonare se la lasciamo tal quale e uscita. Se non te-
messimo d' invitarli ad uno scandalo diremmo loro : leggete e giudicate poi se
si potea usare maggiore riserbo.
BELLA STAMPA ITALIANA 447
calunnio. passa ora con qtu-sta sua ultima scritturaccia ad insnltare
ilirctlamcnlc Tn.s/o A ON fro Siynorc.
Molti libri perversi siam costretti a Irirgviv per obbligo del no-
stro ufficio , e ci sembra in diverse genere di essm> come quegH
antichi Cont'essori , damnati ad bestias. Ma un libro piu infame e
impudente di questo non ci era finora capitato alle mani. Basti di-
re. < lie in esso si raccolgono, arraflate di qua e di la , tutte le stra-
vaganze, le menzogne, i delirii scritti dai principal! empi contro la
divinita di Cristo , le prerogative della SS. Vergine , la veracita dei
>anli Evangeli. La penna ricusa di registrare . anclie solo accen-
nando 1' empie e schifose goflaggini di die tutto il libro e infarcito.
Ogni pagina in die , aprendolo a caso , ti scontri da capo ad ima
ribocca di bestemmie. A larne il vero riassunto , e darne la vera
idea, basterebbe scrivervi sul frontispizio la parola segnata in fron-
te alia bestia dell1 Apocalisse : BLASPHEMIA 1.
Gettandovi gli occbi sopra ti senti comprimere da orrore -, in
(juanto quelle etirte spirano un certo die di satanico, e quasi esala-
no mi puz/o infernale come se vergate fussero dalla penna stessa
d' uno degli spiriti neri.
lo bo sempre riso leggendo il Canto XXXII deir Inferno di Dante,
e mi e sembrata una delle piu ardite fantasie poetiche quella di fin-
ger persone che m anima in Cotito yia si bagnano , ed in corpo
sembrino vivere ancor di sopra per qualcbe demonio che ne invasi
e ne governi le membra.
Ma^a voler dire il vero , da qualcbe tempo in qua ho cominciato
a sospettare della probabilita almen della cosa. Imperocche in altra
forma e malagevole a spiegarsi il diabolico furore e 1' odio a Dio ed
alia Chiesa che si manifesta in alcuni uomini dei giorni nostri. Ci si
vede manifestamente un'empieta piu che umana, e che ha per fermo
qualche cosa deirultramondano e del preternaturale. Essi non sem-
brano bestemmiare per ignoranza o per passione , ma bestemmia-
no ad occbi veggenti , a sangue freddo , con volto infrunito , con
1 El super capita eitis numina blasphemiae. Ap. XIII, \.
448 R I VIST A
coscienza omai cauterizzata e inaccessibile al rimorso , con tutte le
qualita insomma d' uno spirito confermato nella malizia. Se non
sono invasati veramente da qualche demonio, almeno convien dire,
rhe spontaneamente gli si sono dati in balia per guisa che ne se~
condino a rotta ogni impulso.
E veramente che 1' infelice scrittore di cui parliamo sia preso da
questa mania di bestemmiare alia disperata , pare clie lo confessi
egli stesso la dove rimproverando coloro che foggiandosi un Catto-
licismo com' essi dicono razionale , voglieno essere ne tutto eretici
ne tutto cattolici, cosi conchiude: « Poiche dunque per voler essere
« ragionevoli e forza di essere eretico , val meglio esserlo in tutto ,
<c anzi che per meta, e non perdere il tempo a sognare inutili tem-
« peramenti che non conducono a verun risultato 1 . »
Avete inteso ? II miserabile per vaghezza di essere ragionevole
(che tolto il gergo significa essere folleggiante dietro i deliri della
propria stoltezza) sceglie d' essere eretico in tutto e senza tempera-
menti. II sia pure , e gli faccia buon pro. Ma perche insozzare le
carte di tante bestemmie e con esse tormentare gli orecchi di un
popolo cattolico che a lui , fuggiasco ancora dalla Svizzera per is-
croccherie quivi commesse , troppo generosamente da ospitalita e
mezzi da vivere? Per desiderio, ci rispondera , di far proseliti , e
indurre altri ad imitarlo nella eresia totale. Bene sta; e questo ap-
punto il desiderio eziandio del Diavolo, e degno e che quei i quali
ne seguono lo spirito s' ingegnino ad ogni costo di contentarlo: vos
ex patre Diabolo estis, et desideria patris vestri vultis facere 2; tutto
ci6 s' intende ottimamente 3.
1 Tomo II, Conclusione.
2 IOANNIS XIII, 44.
3 fi poi goffamente ridicolo quel . fogliettaccio della Gazzetta del Popolo
(num. 91 del 20 Aprile) allorche ripete leistanze di Bianchi-Giovini ai Vesco-
vi e agli scrittori cattolici perche rispondano all'infame libcllo. « Se siete il sale
della terra, su mettetevi all' opera. » Ma, caro il mio giornalastro, che volete
salare in quella sentina di menzogne e di bestemmie e rispetto a certi cuori
incancremti nella malvagita. Per salare con frutto convien che si trovi una
DELLA STAMPA ITALIANA 449
Ma quello che in niuna guisa s' intende , si e la insigne melen-
saggine (per non dir peggio) di coloro, i quali dovrebbero per uffi-
cio premunire i popoli loro affidati dall'assalto della empieta . almeno
cosi smascherata e sfacciatamente proterva. Vi vuol altro che dire
non essere abbastanza dotti in teologia , per poler definire fin dove
il riguardo verso la religione debba arreslarsi ! Per non accorgersi di
queste bestemmie bisogna ignorare le prime nozioni del Catechismo.
Vi vuol altro che dire che gli agenti di polizia lasciano passare ogni
sorta di libri per non aver il tempo di leggerli occupati come sono in
adempire il loro ufficio diretlo. Questo tempo si trova per altro ,
quando trattasi di libri che non vituperano la religione , ma la di-
fendono ; non propagano T empieta , ma la combattono. Allora gli
agenti di polizia non ostante le cure del loro ufficio diretto , trp-
vano tempo per leggere gli scritti provenienti dall' estero , e la
educazione necessaria non solo per giudicarne , ma eziandio per
sequestrarli. Allora le persone alto locate, quantunque laiche, si
sentono tuttavia si dotte in 'teologia che possano determinar su due
piedi fino a qual punto dee giungere il riguardo alia religione ; e
provano tanta tenerezza pel bene politico, in lor sentenza, che a
farlo fiorire non credono piu conducenle la tolleranza ne che il sue
miglior bene in un paese di libertd debba nascere dalla libera discus-
sione. No •, queste e simiglianti fandonie sono buone solamente
quando trattasi di lasciar lenta la briglia sul collo della immoralita
e della miscredenza. Allora solamente fioccano per esse i bene i
bravo dalla bocca de' nostri sapienti barbassori, a' quali sono aifidati
piu che la materiale prosperita i costumi dalla nazione. Ahi quante
r volte menlita est iniquitas sibi !
materia capace, altrimenti si ci perde la spesa e la fatica. L'opera puo impren-
dersi finche le carni son fresche. Ma se esse sieno gia fetide e iinpuridite , che
volete piu salare? Non altro partito vi resta che gettarle in una cloaca. Ci si
pensi un pochino, e si vedra clic questa immagine benche mi po" vulgure qui
a meraviglia.
Serie //, wl 11. 29
CRONACA
CONTEMPORANEA
Roma 16 Maggio 1853.
I.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICH. 1. Una beatificazione. — 2. Libri proibiti. — 3. Morte del
P. G. Roothaan.
1 . Nella prima domenica di Maggio e primo del mese vide Roma uno
di que' pii e magnifici spettacoli di cui el la sola e il teatro : la beati-
ficazione del V. Paolo dellaCroce, fondatore dei Passionisti, in S. Pie-
tro. Quel grandiose tempio si altamente adorno in tutti i di, e incre-
dibile quanto apparve allpra maestoso e venerando. Dall' altare papale
fino alia cattedra di S. Pietro ogni cosa era nobilmente parata. I muri
ed i pilastri dell'abside sino ai due primi piloni della gran cupola tutti
erano messi a vaghi ornamenti : e i due vasti cerchi lateral! giravano
cx)n gran disciplina ricchi e maesiosi padiglioni di velluto che lascian-
do cadere a piu riprese pomposi seni, faceano di se mirabil mostra.
Sotto essi sopra fondo qua e la sparso di fiori, eran dipinte a gran ri-
salto dall'una parte 1'arma ponlificia, dall'altra quella dell'Ordine del
Beato. Ai due gran piloni poi solto le logge scorgeansi, in due gran
quadri , i miracoli approval! dalla Congregazione de' Riti per la bea-
lificazione. Ma al mezzo erano piu propriamente tratti allo spettacolo
piu bello gli sguardi di tutli. Un' immensa raggiera di piu colori a
veli finissimi e vagamente trasparenti d' una incredibile svellezza dif-
fondeva aH'mtorno una soavissima luce, che parea partire dal centro,
a cosi dire, luminoso. In esso era il Beato cui giravano intorno stelle
lucenli, e cui angeli festanti con in mano gli strunienti della Passions
CRONACA CONTEMPORANEA 45i
seguivano. Tutto poi lo spazio che era ornato a festa sfavillava di vivis-
sima luce, che d' ogni parte veuiva dalle tante ftammelle collocate a
bellissimi compartimenti di cornucopie, di lampadarii, dicandelabri e
somiglianti con una copia portentosa. AH'interno del tempio rispon-
dea coll' ornato 1'eslerno che avea sulla gran facciata un dipinto rap-
presentante un prodigio della vita, il Beato cioe che con unCrocifisso in
mano arresta i furori d' un bifolco che vuol ucciderlo , e fa cadere
ginocchioni i buoi che conduce : e sulla porta maggiore un altro che
figurava il Beato medesimo che dagli angioli era elevato in gloria.
Alle porte laterali poi, in simmetria col mezzo, eranvi due cartelloni
con passi della Scrittura a grandi lettere , che erano accomodati alia
solennita del giorno.
La maestosa ceremonia si compi nella consueta maniera; ma parr«
molto maggiore del consueto la folia dell'imrnenso popolo , chefavo-
rito ancora da limpido cielo, accorse a venerare il Beato ed a goder*
quell' apparato magniflco.
2. Con un decreto del 26 Aprile sono stati messi all'Indice i se-
guenti libri : Critica degli Evangeli di A. Bianchi-Giovini. Opus tarn
reprobatum damnatumque in Regula II. Indicts ut alia id genus nefa-
ria et contemnenda haereticorum scripta , cuiusmodi nuperrimum cui
titulus: Esposto del principal! motivi che mi hanno indotto ad uscire
dalla Chiesa Bomana , di Trivier , traduzione dal francese. Deer. 26
Aprilis 1853.
Sur la situation de I' Eg Use Gallicane relativement au droitCoutu-
mier. Memoire adressee a 1' Episcopal. Deer. eod.
Istituzione di Dogmatica Teologia, trattato isagogico del sacerdote
Antonio Criscuoli. Deer. eod.
Compendio de la defensa de la autoridad de los gobiernos contra las
pretenciones de la Curia Romana por Francisco de Paula G. Vigil. Li-
ma 1852. Deer. S. Oft. Feria IV. 2 Martii 1853.
1 diciones d la defensa de la autoridad de los gobiernos contra las
pretenciones de la Curia Romana por Francisco de Paula G: Vigil.
Lima 1852. Deer. eod.
Auctor Opusculi — Adresse au Pape Pie IX sur la necessite d' une
reforme religieuse, par M. 1'Abbe C. Thions. Prohib. Deer, diei 15
Aprilis 1848. Aucfar laudabiliter se subiecit.
3. Compiamo atto di pieta filiale comunicando ai lettori un domesti-
«o nostro lutto, e imitandoli a cong^iungere le loro alle nostre pre-
^hiere per I'esUnto. La domenica 8 del corrente Maggio rese 1'anima
al Creatore il P. Giovanni Boothaan Preposito generale della Compa-
gnia di Gesu. Nato di cattolica especchiata famiglia in Amsterdam il di
23 Nov. 1785 entro nella Compagnia in Bussia nel 1804, ricco di bella
istruzione e di speranze, non per se, ma per 1'Ordine religioso cui dava
452 CRONACA
il nome. Assunto all'universale governo di questo il 9 Luglio 1829ne
porlo il peso con rassegnazione da forte, e ne compi i doveri con fedel-
ta eprudenza, edificando colla esemplarita della vita cui reggeva col-
1'autorila dell'uffizio. Ebbe anni tranquilli, ed in quelli si occupo spe-
cialmente ad allargare le missioni straniere ed a promuovere lo studio
e 1'uso degli esercizii spirituali di S. Ignazio; traverse anni tempeslosi,
ed uscito d' Italia ne colse il destro di visitare i suoi figli longinqui, e
franco com' era nei moderni idiomi con quasi tutli pote parlare il pro-
prio: tomato alia sua sede ebbe come un presentimento del non Ion-
tano suo fine, ed egli medesimo intimo la Generale Congregazione die
gli avrebbe dato il successore, abbreviando cosi 1' orbita della famiglia,
cui sapeva serbata a lotte non consolate che dalla speranza di ui*
eterno trionfo. All' antico candore neerlandese accoppio accortezza
di consiglio e conoscenza ragionata del tempi in che visse: 1'aspetto
severamente dignitoso, che comandava ossequio, tempero con insi-
gne affabilita di maniere che gli guadagnavano il cuore. II mondo non
ne conobbe il nome, che per le codarde ed illiberali maldicenze di chi
scagliandole al capo si avvisava ferirne 1'intero corpo; ma n'ebbe la
sua memoria largo compenso nello spontaneo afFoltarsi d' ogni ma-
niera gente a lie modeste esequie celebrategli, per antica consuetudine
di carita, dal santo e dotto Ordine dei Predicatori. Ora che la Chiesa
olandese e provata da fiera battaglia , facciamo voti che questo suo
figlio raccolto nel seno di Dio le impetri libertaepace diuturna.
NAPOLI. — (Nostra Corrispondenza) i. LatomLa di Cristina di Savoia. — 2. II
miracolo di S. Gennaro. — 3. Opere pubbliche. — 4. Un dipinto .
1 . Sono alcuni mesi da che in Napoli prima, poscia in molti giornali
italiani e stranieri cominciossi a parlare di segni prodigiosi , onde la
Provvidenza mostrerebbe di avere in ispeciale benedizione la memoria
<Ji Maria Cristina di Savoia gia Regina di Napoli e madre del Princi-
pe eredilario. In occasione del riconoscersene il cadavere, furonvi
gravi ragioni di crederlo conservato prodigiosamenle in un; interezza
die non suolsi ottenere coi consueti processrchimici; quindi le gra-
zie che Iddio largiva a molti preganti alia tomba di lei facevano ve-
nire in isperanza che in un' eta cosi irriverente e sconoscitrice della
regale autorita, volesse Iddio all' occhio dei popoli decorarla di una
imova aureola concedendo gli onori degli altari ad una figlia , sposa
e madre di Re. A noi, cui non era ascosa la fama delle ammirabili
•virtu onde Cristina fu cosi cara e riverita vivente e fu cosi altamen-
te compianta quando manco cosi immatura all' amore del regale
Consorte ed alle speranze del Regno, a noi, diciamo, quel pensiero
era caro e unimmo i nostri ai voli dei lanti che lo sospirano. Ma e
CONTEMPORANEA 453
agevole intendere per quail molivi di dilieato riserbo noi giudicammo
fin qui di astenerci da quahinquc relazione delle grazie che si con-
tavano piu a voce di popolo, che con documenli da appagare una cri-
tica anche severa. Ma oggimai le cose sono a tal termine , che noi
stimeremmo mancare al nostro debito, se non ci affreUassimo di co-
municarle ai nostri Jettori.
Abbiamo sott' occhio tre atteslazioni sottoscritte da altrettanti dei
piu ripulati professori napolitani: il Dott. Emmanuele Raimo, il Dolt.
Pietro Ramaglia, il Doll. Comm. Manfre. Da essi si raccoglie come il
sis;. Nicola Amitrano per grave malaltia nervosa sostenuta da discra-
sia umorale d' indole scoi butica complicala con affezione all' epate ,
condotto a pericolo di vita fino ad avere uopo degli ullimi Sacra-
menti, fu interamente guarito la sera del 2 Marzo con niente altro che
raccomandarsi alia defunta Regina e visitarne la tomba.
Ci e stata altresi trasmessa un' attestazione sottoscritta da quattro
stimabilissimi professor! medicochirurgi, i sigg. Campagnano, Crispi-
no, Festeggiano e Bergamo; i quali tutti contano di una grave malat-
tia sostenuta alia mano sinistra da una religiosa per nome Maria As-
sunta De Curtis. La malattia stata per cinque mesi ricalcitrante a tulte
le cure adoperatevi intorno da' quattro nominati professori, fino a
far temere a qualcuno di essi che si sarebbe dovuto venire all' estre-
mo dell'amputazione, fu trovata scomparsa affatto dai detti professor!
il giorno 21 del passato Aprile: e se ne senta il modo dal nostro me-
desimo corrispondenle.
II modo della guarigione accennata costa sopra fu il seguente, che io
udii da parecchi conoscenti della sanata. II morbo crescea minaccioso e
crudelmente martoriava la inferma. Ella il giorno tredici gemea nelle
trafitture de' suoi dolori , quando un' arnica le consiglio una novena
d' alcune preci con che implorare la intercessione della veneranda
Maria Cristina, e le ne applico sovra la fasciatura della mano una ima-
ginetta. La dolente prego , ma tranquillamente , senza entusiasmo ,
senza quasi desiderio di ottener sanita , alia quale faceala pressoche
indifferente una piissima rassegnazione. Finita la preghiera, si volge
all' arnica e le dice die non sentia piii alcun dolore. Sfasciano la ma-
no, la rinvengono guarita, e solo immobili alcune articolazioni delle
dita. Si volgono alia loro proteggitrice con quella fede che non co-
nosce ceremoniale, e le dicono: avete incominciata la grazia, bisogna
compirla. Toccano le dita con la sacra imagine. Immediatamente il
movimento e libero, vigoroso, sano. I medici soprannomati osserva-
rono, e sentenziarono come leggeste. Sarebbe molto difficile il dubi-
tar di questo prodigio.
2. II giorno trenta di Aprile , sabato precedente alia prima dome-
nica di Maggio, fu recato, con la consueta solennissima processione,
454 CRONACA
il Sangue del nostro Protettor S. Gennaro dalla Cattedrale allachiesa
di santa Chiara. Incomincio la liquefazione lungo la via. Nella chiesa
dopo nove minuti di preghiera si liquefece in gran parte , lasciando
un massello informe non isciolto. Nel ritorno si coagulo di bel nuovo.
Giunto alia Cattedrale, torno a liquefarsi, IT; a con un gloho non pic-
ciolo e visibilissimo. Riposto nel Tesoro si liquefece interamente.
Non aggiungiamo i prognostici degli osservatori per non dare altre
occasion! di bestemmie alia Gazzetta del Popolo ed alia Opinions:
dal detto fin qui'n-e hanno abbastanza.
3. Dalla narrazion de' portenti trapassiamo ad alcune opere pub-
bliche. Con molta sapienza, ed approvazione universale sidecretaro-
no due strade nuove dentro la citta. L' una dalla riviera di CUiaia
salira per sotto S. Martino e S. Elmo, e radendo S.* Lucia del Monte,
e tagliando la via dell' Infrascata camminera insino al tondo sotto a
Capodimonte. Ad intendere 1' amenila di questa via bastera \\ dire
ch'ella sara la incantevole veduta di S. Martino prolungata per circa
due miglia. L' altra e un traforo o, come oggi dicono, un tunnel , il
quale dalla piazza del palagio reale addentrandosi nella collina di
Pizzofalcone sbocchera sulla riviera di Chiaia presso la Vittoria. Que-
sta via sotterranea ornata di marciapiedi, e d'una spina su cui sorge-
ranno candelabri per la luce gassosa, raddoppiera la comunicazione
tra i piu che cento mila abitanti al di la del ponte di Chiaia e i tre-
cento e piu mila vivenli di qua, comunicazione finora incomoda
perche tulta dentro la sola via di Chiaia corrente lungo la gola che
divide le due alte colline di Pizzofalcone e di Sant'Elmo.
Un'altra opera di grande pubblica utilita, e gia compiuta, si e 1'aver
acconciato il grande palazzo di Tarsia per guisa da ricevere comoda-
mente la esposizione industriale di tutto il regno che si aprira il gior-
no primo di Giugno, e della quale vi scrivero a suo tempo.
4. Finiro con aggiugnere a questo cenno intorno alle arti indu-
stria li poche parole intorno alle opere delle arti belle. Ho veduto
gia condotto a perfezione il san Francesco nell' Alvernia , paesaggio
del cavaliere Gabriele Smargiassi. E una meraviglia. Lo spettatore
vede il Santo in orazione sotto il ciglione d' una rupe ignuda, ed at-
torno altre rupi boscose ed una vegetazione severa di muschl e card!
« spine; ma come 1'orizzonte si dHala ecco fughe di colline ombrate
da selvette sotto un cielo che pez/ato di nuvoli pur scintilla e sorride.
Sono pregi di questo grande lavoro; 1.° Un cotal mescolamento di
orrido e di ameno qual si conviene alia Toscana e al soavissimo pe-
nitente d' Assisi 2.° Una varieta s\ unita che ti piace 1'insieme , e ti
rapiscono i particolari. 3.° Una esecuzione s\ felice che il vero non &
piu vero del dipinto.
CONTEMPORANEA.
STATI SARDI. (Da nostra corrispondenza) — \. Leggi cd episodii parlamentari.
— 2. Paure e dicerie; mcnc mazziniane. — 3. Lo Statute ; la milizia nazio-
nalc; il Municipio di Torino. — 4. Furto s;u:ril<!;;o; propaganda immorale;
il couiunismo in pratica. — 5. Fenoineni magnetic!; la tavola profetcssa. —
6. Savii ordinamenti. — 7. Parlcnza del Duca di (icnova.
1 . Se il Ministero si Irovo costretto di far sanzionare al Parlamento
Subalpino un articolo di legge per 1'esercizio provvisorio del preven-
livo siuo a tutto Maggio, vuolsene recare la colpa alia fastidiosa len-
iea.ii con cui precede la Camera eleltiva; lentezza che quanto sarebbe
plausibilese si originasse da giusta maturita di discussione, altrettanto
riesce vi/iosa per essere cagionata daH'interminabile vaniloquio d'al-
cuni, e dalla riprovevole indolenza di moltissimi fra i rappresentantl
del popolo sovrano. Delle quali cose fanno aperta e niente sospetta,
tesUmonianza i due piu famigerati giornali che in Piemonte stanno
campioni degli ordini parlamentari. « Basti citare 1' esempio della
« legge per la riforma della contabilita; la cui discussione nella Ca^
« mera elettiva occupo una settimana, senza che venisse di molto
« migliorata; invece fu votata dal Senato in poche ore e con radi-
« cali modificazioni che la resero piu accettevole. D' onde questa
<( diflerenza , se non da cio; che nel Senato si stimano quel che vai<-
« gono i lavori tranquilli e pacifici degli uflici, e nella Camera elettiva
« sono tenuti in non cale da parecchi Deputati, i quali repulano di
« aver soddisfatto al loro mandate , facendo bella mostra di se nelle
(( pubbliche sedule? » Cos! appunto V Opinione , n.« 97; la quale
biasimando il tribunizio cicaleccio dei Demosteni in 32.° di cui so-
Trabbonda la Camera dei Deputati, ritratto, senza pur addarsene, le
anliche calunnie delle quali armavasi gia la fazioneda lei rappresen-
tata per rendc-re odiosa o mettere in aspetto di inutile la posata in-
fluenza del Senato. Ma con ben altro stile disfogavasi la Gaz-zetta
del Popolo, che sotlo il presenle Ministero e una vera potenza. Pieno
il cuore di generosa bile, ecco come esprimevasi nel n.<> 80. « L' inde-
« ci'ii/a della coudolta di certi deputati e divenuta schifosa ! Alcuni
« di essi non in teivengono quasi mai alle sedule: altri vengono per
« 1'ora dell'appello, e appena tei minato scappano dalla Camera come
<( i ragazzi da ^cuola. A questo modo si <• ben di rado in nuinero le-
(( gale per deliberare. )> Dalle quali ullime parole si fa chiaro esser
colpevole di si obbrobriosa trascuranza del proprio dovere la mag-
gioranza dei Deputati, che per lo piu lascia a pochi 1'incarico di ascol-
tare lunghe e slucchevoli dicerie, seRza venir a conclusione veruna,
per difelto del numero legate. Qualchc maligno polrebbe anche tro-
varci un non so che di nausea per Tumcio onorato di legislatore sen-
za stipendioj ma s'appoi rebbe male; imperocche ai buoni ministeriali
456 CROXACA
lo stipendio non manca, sebbene lo si dia e si riceva sott'allro nome
e per vie indirette. Basta: a forza di rabbuili c sgridate del Presidenle
si giunsc a raggranellare tanti Deputati quanti volevansi a deliberare,
ed alii 22 Apiile fu approvata la legge pel riordinamento dell' im-
posta suir industria e sul commercio e sulle profession! ed arli li-
berali ; ed il Ministero se ne ando glorioso dell' averla vinta con 97
voli favorevoli contro 27 contrarii. Con questo non v' ha chi possa
lusingarsi di scampare alle rapacita liscali ; che a cominciare dagli
avvocati e scendendo fino ai cenciaiuoli , tutti sono multati in buo-
na dose. E sta bene. Nella tornata del 23 Aprile si venne all' ap-
provazione del bilancio passive ehe ascende alia somma di 149 mi-
liorii con una giunterella di piii , sicche fin d' ora resta accertato
un deficit di 40 milioni! D' ordinario quando si vuol for inghiot-
tire una di coteste pillole si suol mandarle dietro un confetto.
E questo non manco Nella tornata del 26 il Brofferio presento
ai Ministri 1' opportunita di largheggiare in proteste d' amore spa-
simato per la liberta , di ferma opposizione al partito clericale , e
d' animo risoluto a varcare anche i limiti della legalita, ove fosse
d' uopo, per comprimere la reazione. Tutto questo perche a Ge-
nova s'era fatta una perquisizione, arrestato un tipografo, seque-
strate uno scrilto mazziniano. II sig. Boncompagni, a scolparsi dell'ac-
cusa mossagli di trqppa dolcezza verso \clericali., ricordoi process! di
cui furono vittima i giornali religiosi ed il Conte Costa. II sig. di S.
Martino dal canto suo magnified la potenza dell'oro con cui si riesce
afar miracoli; e tutto 1'episodio, che dapprima sembrava dover esse-
rc un turbine da subbissarne il Ministero fini con qualche bravo! al
BrofFerio, e con liete risate dell'assemblea. E il popolo che sente i
suoi governanti ragionare a questa maniera , si acconcia mansuetis-
simo sotto la gragnuola di balzelli che gli scende addosso. Ma la li-
berta amata dai Ministri patisce certe restrizioni che talvolta paiono
odiose parzialita. I fautori del Ministero possono scapestrare a loro
posta, che la liberta serve loro di scudo a renderli invulnerabili ai
colpi della legge. Ma se un galantuomo ha la disgrazia di pensare e
scrivere altrimenti da quello che piace al Ministero , puo star certo
di vedersela brutta. Un tale Miotti, ex-ufliciale Veneto , nella Ban-
diera di Savoia esercitava una molesta censura degli atti del Mini-
stro della Guerra. E questi rispose col proibire a qualunque milita-
re la leltura di quel foglio; poi denunziando al Miotti, o cessasse da
quella sua opposizione, o facesse fagotto per andarsene fuori Stato.
Sicche il pover'uomo, non potendone altro, dovette metier le pive in
sacco, e la Bandiera di Savoia cessare dalle sue pubblicazioni. Non
cos\ certamente si tratto col Bianchi-Giovini; che anzi espulso costui
dallo Stato per ordine del Ministro d'Azeglio, perche le contumelie di
CONTEMPORAMEA
cm rimpin/ava 1' Opinions contro i Governi stranieri potevano aver
serie conseguenze, il sig. di Cavour, attuale prosidente del ConsigHo
de'Ministri impose come condi/.ione dell'aceettare il porlafoglio, che
si richiamasse il Bianchi-Giovini. Liberia, liberta; ma solo fin che tor-
na a conto. Eppero nulla parve piii naturale che 1'esclamazione del
Brofferio: «Si fesleggia lo Statuto in nome della liberta, e lo Statute non
piu esiste che nella volonta di sette Ministri. » In queste parole v'e cer-
tamente qualche esagerazione; ma non puo negarsi che talvolta il Mi-
nistero assume, anche verso il Parlamento, un cotal piglio di padro-
nanza onde aiolli sentonsi offesi, pur non sapendo come scuotere il
giogo.E non sempre il Ministero tiene quel contegno riserbato e tran-
quillo clie s'addice a chi governa. Di che stanno inprova le risposte
avventale e poco decorose del sig. di S. Martino alle interpellate
Brofferiane. — Dopo un po'di fracasso poetico, di nuovo tornossi al
prosaico andazzo di discussioni fredde, ma assai piu utili intorno a
linee telegrafiche e strade ferrate. Nella tornata del 28 Aprile, men-
tre il Senate san/.ionava il progetto di legge votato dalla Camera elet-
tiva per una imposta sulle vetture pubbliche e private, i Deputati
davano ampia approvazione ad una legge per lo stabilimento di quat-
tro linee di telegrafo eletlrico; 1. Da Geneva alia Spezia; d'ondesotto
mare alia Corsica, poi alia Sardegna e di \\ in Affrica, se si potra
compiere il divisamento del sig. Brett: 2. Da Chambery al confine di
Ginevra : 3. Da Novara al confine del Cantone Ticino : 4. Da Geneva
a Nizza lungo la riviera di Ponente.
2. Chi giudicasse delle condizioni del Piemonte dalla balda fierezza
de' suoi reggilori, dovrebbe pensare che vi si goda perfetta sicurezza
d'ogni bene. Eppure non e cosL Alia Borsa i fondi pubblici scapita-
rono d'assai, e v'ebbe lal giorno in cui non si effettuo il benche me-
nomo contralto. La diflidenza nel commercio ando crescendo in pro-
porzione del moltiplicarsi per parle del Ministero gli atti di provoca-
zione o rappresaglia indirelta contro I'Austria. II mutuo di 400,000
fr. agli emigrati sara cerlamente approvato dal Parlamento. Ma i con-
sigli dati sovra di cio da giornali francesi inspirati dal Gabinetto di
Torino, poi predicati dai giornali semiufficiali di questo Ministero,
hanno rivelato altresi una piu che mediocre paura. Conciossiache si
pretenda dal Parlamento Sardo una approvazione unanime del pro-
getto di legge per codeslo muluo, senza premettere veruna discussio-
ne ; e cio per non crescere incagli al Governo. II che rende verosi-
mili le dicerie che andarono attorno di non so quali note risentite e
ininaccio^se dell' Austria. Ma oltre a queste v'erano purealtre ragioni
di inquietudine. Si buccinava d' orrendi altentati che si dovevano
compiere nel giorno della festa per 1' anniversario clello Statuto.
Poi si divulgo che il Ministero avea disposto di chiamare in rin-
458 CRONACA
fbrzo del Presidio di Torino tre reggimenti di eavalleria , ed una
brigata di fanteria, e mille somiglianti novelle. Di ohe era universa-
le un certo tiinore di grossi guai, il quale luttavia si venue dileguan-
do col sapersi die il Ministero, acceitato delle pacitiche disposizioni
delle societa operaie , e fidandc nella provata lealta e fermezza della
milizia nazionale, e nella devozione del cittadini alia monarchia Sa-
bauda , avea rivocato o non dato quegli ordini clie era no indizio di
grave pericolo. Checche ne sia pero, gli e certo non aver la fa/.ione
mazziniana deposto i suoi tristi divisamenti , ne restarle altro cam-
po da farvi sue prove , che il Piemonte , dove non puo paventare di
repressione cosi efficace e terribile come allrove. Ma quello che
per la sua assurdita divien ridicolo si e lo studio con cui si cerca di
far credere che il pericolo d'una insurrezione sanguinaria covi nel
partito clerieale. Questo tema fu gia svolto dalle gazzette e dai fogli
libertini d'ogni formato, e gli ultimi moti di Friborgo neampliarono
1'argomenlo. Che anzi I'Opinione, citato un periodo tratto da un arti-
colo della Civilta, Cattolica, I nuovi attentati e le vecchie istituz/oni
cattoliche, sifinge compresad'unraccapriccio di terrore, pensando al-
1'azione segreta dei Gesuiti e Sanfedisti. E per meglio colorire il suo
immaginario spavenlo, recita un brano distoria della rivoluzione dei
Paesi Bassi di Francesco Curths, per dimoslrare che, nulla meno dei
complici del Mazzini, i caltolici hanno per sistema il ricorrere alia
ragion del pugnale. Risum teneatis, amid ?
3. Con questo non e da credere quale ansia destasse in molti lo
straordinario apparecchio dipompe edi festeper 1'anniversario dello
Staluto. Tunto piu che certi italianissimi giravano per le case ad
offerirvi le bandiere, dicendo a chi ricusava comprarle, che se ne ter-
rebbe nota. Ribaldo artifi/.io di vile specula/ione, che assumeva colo-
re di violenza politica. La milizia nazionale spontanea s'obbligo di
portare per quei giorui 1'uniforme, a fine d'imporre rispetto ai faci-
norosi. Laprima legione di Torino dovendo eleggere il proprio colon-
nello, supplico a S. M. perche degnasse gradire le sue calde istanze
di nominare il suo pr.imogenito ; ed il Re benigno e cortese ne la
contento di buon grado. II Municipio di Torino largheggia in ispese
di grande sfarzo , non senza fiducia di rifarsene pel concorso straor-
dinario di forestieri i quali traggono alia Capital e in questa circoslan-
za, in cui si debbe inaugurare il monnmento del conte Verde , e foe-
s'anche quello del Siccardi, oltre ai testini gia accennati altra volta.
Tutto fa sperare che quei tre giorni passeranno sen/a gravi disordini,
appunto perche la imminenza del pericolo rese cauti color o cui spet-
tava il provvedere.
4. 1 furti sacrileghi avvenuli a Casale ed a Torino pare che eccilasse-
ro 1'emulazionede'facinorosi.Parlossid'unbusto d'argentodi S. Carlo,
CONTEMPORANEA 4o9
che fu derubalo pure iu una chiesa sul Tortonese. Ne si venne in
chiaro degli aulori o cornplici di cotali attentali. Sibbene furono car-
Derate parecchie persone sospette contro lequali s'ebbequalche lie-
ve indizio. Ma non fa meraviglia di veder mohiplicati idelitti mentre
cosi sfacciatamente si pratica la propaganda phi immorale. Quell' em-
pia produx.ione, con cui teste il Bianchi-Giovini bestemmiava gli Evan-
geli, si spaccia gratis, come giu iacevasi del Costante. Prova chiarissima
dell' esser quello un tVntlo regalalo al Piemonte dall'oro Anglicano.
Dacche usci d'uflizio di Ministi'o il sig. Pernali , ritornarono a fare
scandalosa mostra di se, nelle vetrine de'librai e mercivendoli, un
nembo d' oscene incisioni, di laidissime, statuette, ed'altre cotali pro-
duzioni schifose; tanto che giornali uiente sospetti di soverchia deli-
catezza ne levarono, ma indarno, alte querele. Come pure si prose-
gue nei teatri e negli spettacoli a prolanare i rili o le divise religiose
con turpi mescolanze di brittle scene. E questa scuola d' immoralita
gia otliene suoi effetti. L'Opinione, giornale pur tenerissimo dell'ono-
re piemontese, in capo ad uno d«gli ultimi suoi fogli esclaraa: « II
<c Comunismo non e sollanto nei Hbri o nei giornali di Lulgi Blanc e
« di Cabet .... masilrova, sebbene in proporzioni piu ristrette, au-
« che nello Stato nostro. » E prosegue per lunghe colonne dimo-
strando il rapido e minaccioso diffondersi dei principii e delle pratiche
comuniste per le Campagne devastate a man salva da masnade di la-
dri; e si sbraccia a sospingere il Ministero perche metta ma no a pron-
to ed eflicace riparo. Meglio sarebbe capire che si raccoglie quei cite
si semina e che 1' irreligione del medio celo volteriano trova il suo
casligo nei la bestiale empieta della corrotta plebe 1 Carabinieri fan-
no prodigi di valore; ma. come potrebbero bastare a tutto?
5. Si fa un gran parlare di cerli fenomeni attribuitiad a/.ione ma»
gnetica, per cui diconsi avvenire rolazioni e movimenti in tavole,
cappelli, arnesi di non gran peso, quando sul loro lembo formisi una
catena contigua di persone ciascuna delle quali tiene il dito migncK
lo della sinistra sua sul mignolo della destra di chi lo precede, senza
interposizione di mclalli ecc. MalY^m/one va ancorapiuoltree spac-
cia la storia scrittale da un suo corrispondente parigino intorno ad
una tavola che profetizza. Si, proprio cosi; poiche quella tavola, in-
terrogata quanto dovrebbe ancor regnare il capo d'un grande impe-
10 d Europa, levandosi su due gambe, avrebbe colle altre due dato
un forte colpo in terra: e, per controprova chiestoie quanlimesi. ;i-
vrebbe risposto col dare dodici colpi. Manco male! Cotesti valorosi
che arrossirebbero di prestar fede ai miiacoli nanati nei Vangelo, e
che si beffano delle profezie , raccomandano sul serio di non ridere
all' annun/.io d'una tavola che magnetizzata intende, profetizza e par-
la ! Ciarlatani 1 A Migliandolo poi, dopo un mugghio prolungato di
460 CRONACA
luono die parea uscire di sotlerra, il suolo s'awallo di buon tralto,
con iscoscendimento repenlino che fucagione dipaura lulto intorno.
6. II Governo s'e commosso alia miseria del Cretini che lanto ab-
bondano in certe provincie del Piemonte; e per decreto reale, a spe-
se dell'ordine de' SS. Mauri/io e Lazzaro fu create un ospizio nella
citta d'Aosta, affidandone la direzione all'egregio Conte Crottidi Co-
stigliole. Questo nuovo stabilimento, inaugurate con rito religiose,
sara posto sotto la protezione del la Regina del cielo, con 1'invocazio-
ne Salus Infirmorum.
A Geneva saviamente si provvide a togliere gl' impicci di che era
molestato chi veniva dalla Sardegna, abolendo certe fastidiose forma-
lita che ritardavano lo sbarco.
7. S. A. R. il Duca di Geneva colla Augusta sua consorte e partite
alia volta di Dresda — Fu scambiato il secretario della legazione Au-
striaca, e dicesi che anche il Conte Appony debba fra poco lasciar To-
rino — Lord Mintho prosegue le sue misteriose corse a Torino. E
questo fa sospettare dei consueti intrighi ond'e tanto feconda la poli-
tica inglese, massime che si vuol certo che 1'Austria abbia rispinta la
mediazione inglese invocata dal Piemonte !
TOSCANA. (Nostra Corrispondenza) — 1. Prosciugamenlo del Sientina. — 2.
Strade ferrate.
1. E piu di un secolo die in Toscana si va studiando e meditando il
grandiose progetto di essiccare il celebre Lago di Sientina o di Sesto
massa imponente di acque chiare recinta da vasto lembo palustre, che
e proprio nel cuore delle fertili e popolale province toscane e luc-
chesi; racchiusa tra le colline di Monte Carlo e di Porcari, e le orien-
tal i falde dei Monti Pisani. Era noto questo lago agli antichi sotto no-
me di Lacus Sesti, cosi chiamato fin dal secolo ottavo, in grazia della
sesta pietra miliare che dalla vicina Lucca ne segnava la distanza. Ed
e questo per avventura, il piu vasto e il piu costante fra i Laghi della
Toscana, in quantoche la superficie di esso cuopre un bacino di cir-
ca 15 miglia quadrate, e accoglie le acque di un territorio di circa 72
miglia $ si calcola che il maggior fondo di questo bacino sia elevato
d.' assai sopra il pelo basso del mare, ogni di piu crescendo il livello
delle acque , talche pel poco scolo e pel difficile sgorgare di esse in
un antico canale emissario che e detto imperiale , e che ne porta al
flume Arno i tributi , gonfia talora in inverno talmente superbo il
lago , che ha di sovente inondate le fertili vicine campagne. Fino ai
di nostri 1' essere il Lago di comune proprieta fra il Granducato e la
Repubblica Lucchese, e il doversi amendue gli Stati trovare d'accordo
per prosciugarlo , sostenerne la spesa , ripartirne 1' utile , fece si che
non ostanti i molti studii e gli svariati progetti, mai non se ne venisse
CONTEMPORANEA 461
si capo. Ed uomini chiarissimi nelle matematiche ed idrauliche disci-
pline vi hanno speculate sopra, fra i quali notiamo il celebre Don Be-
nedetto Castelli , il Doltor Tommaso Perelli , il P. Boscovich , il P.
Leonardo Ximenes, il Canonico Pio Fantoni, e tra i moderni il Colon-
nello Lorgna, il Cav. ISottolini, i Prof. Venturoli e Brighenti, ed altri
ancora. Ma poiche venne unito per la morte della Duchessa di Par-
ma, il Ducato di Lucca alia Toscana, cessato ogni ostacolo, e sollecito
il Granduca di procacciare ai suoi Stati questo notabile incremento di
industria e di estensione di territorio, fu tronco ogni indugio. Riassun-
ti i progetti e gli studii degli antichi e consultata una commissione di
uomini periti di scienza idraulica e di legge che dopo quasi un anno
di studii pronunziava il suo voto sopra i modi d' eseguire la gran-
diosa intrapresa tanto pel lato dell'arte quanto per quello della eco-
nomia e del diritto di f route ai terzi o possessor! od utenti , fu
essa ordinata da un sorrano Decreto dei 18 di Marzo 1853, e dichia^
rata di pubblica utilita ed esercizio. Otto Comuni sono associati al Go-
verno nell' intrapresa , e per quanto ci e dato rilevare dal nominato
regio Decreto dei 18 di Marzo, pagano essi insieme un contributo che
e ripartito tra i possessor! dei terreni sommersi oggidi, e che vanno di.
mano in mano a venir riservati: con questo il Governo fa fronte agli
interessi di parte del capitale che viene erogato nei lavori. E poiche
la pesca formava 1' esercizio dell' industria locale , sia nella terra di
Bienlina, sia nella isoletta del lago, ove un dl era un convento di mo-
naci e una fortezza presidiata da 300 soldati lucchesi nella guerra del
1147 fra le repubbliche di Pisa e di Lucca, e oggi unicamente abitata
da pescatori ; e ordinato dal Decreto , che e il Comune e i pescatori ,
vengano ricompensati con terreni , e la condizione di questa misera
industria venga loro cambiala in quella piu ricca d' agricoltori e co-
loni. Molta esultanza fu nella Terra di Bientina il giorno 29 di Marzo,
allorche giunse ivi notizia del Decreto sovrano, e solenne ringrazia-
menlo alia chiesa e fuochi e luminarie attestarono la riconoscenza di
quei popoli per un benefizio si lungamente aspettato.
2. Ai cenni gia dati sopra la strada ferrata centrale italiana, linea
di somma importanza per il centre della penisola e che e essenzialmen-
te collegata col sistema di strade ferrate gia esistente nel Granducato,
puo esser utile aggiungere nuovi particolari e schiarimenti maggiori
desunti da articoli teste pubblicati in diversi giornali. L'ltaliana-Cen-
trale muove dal la citta di Pistoia ove concorrono le due linee ferrate
Maria Antonia che va a Firenze , e Lucchese che per Pescia e Lucca
volge a Pisa e Livorno. Poco sopra a Pistoia per le profonde vallate
del piccolo Reno mediante qualche foro sotterraneo varca la centrale
1'Appennino, e sempre lungo il corso di questo flume giunge a Bolo-
gna. Di la in linea retta cor re a Modena e Reggio , nel qual pun to si
462 CRONACA
biforca in due rami uno dei quali si congiunge sul Po , alle linee di
Borgoforte, Mantova e Verona, 1'altro per Parma e Piacenza a quelle
della Lombardia e del Piemonle.
Fra i cinque Governi consorti che hanno assicurato al capitale di
costo della strada ferrata Cenlrale Italiana un frutto compensative del
cinque per cento per anni 50, i due Austriaco e Toscano sonosi di
piu obbligati alia pronta ultimazione delle linee proprie, cioe di quel-
le fino a Piacenza e Borgoforte per il Governo austriaco; ftno a Lucca
e Pistoia per il Toscano. In questa ultima linea si spingono alacre-
mente i lavori, e vi sava un foro parziale con galleria murata sotto i
poggi detti di Serravalle, che separano le pianure pistoiesi dalla Valle
della Nievole. l^a concessione della Centrale Italiana, e per anni 90,
il capitale sociale di 75 milioni di franchi.
La Commissione internazionale composta dei Delegati dei cinque
Governi e giudice dei parziali progetti della linea , dei modi e tempi
d'esecuzione , e ad essa sono stati teste sottoposti gli sludii fatti dak
diversi ingegneri su i punti ove saranno in breve attivati i lavori, e
in ispecie sul difficile varco della catena degli Appennini. I signori
Brassey, Fell e compagni di Londra rinomati intraprenditori, hanno
stipulato colla societa un contralto per la esecuzione di tutti i lavori
della via ferrata Centrale Ilaliana. La commissione intei nazionale e
composta dei signori Conte Zucchini per gli Stati di S. S. — Cav. i\e-
grelli per lo Stalo Auslriaco — Com. Manetti per la Toscana — Con.
Roncaglia per Modena — Cav. Belleni per Parma.
L'lngegnere Campttauri e 1'Ispettore generale tecnico della pre-
fata Commissione.
Sembra altresi che il Governo Toscano vada seriamente pensando
anche al collegamento del suo sislema di linee ferrate , colla Italia
meridionale. La decisione di esso in tale rapportoe vivamente stimo-
lata da molti inleressati, ciascuno dei quali esigerebbe una preferen-
za. Tre sono le linee che si propongono , a ciascuna delle quali noil
manca a quanto si assicura ne la operosila di privati intraprenditori
e promotori , ne. ricchi capitali di societa anouime nazionali e fore-
stiere. Una e quella che tenderebbe al prolungamento della strada
ferrata di Siena fmo alia Valle del Tevere , per giungere a Roma.
L' altra e quella che movendo da Firenze per Arezzo e la Valle di
Chiana metterebbe nello Stato Pontificio. La terza movendo da Li-
vorno e da Pisa contemporaneanaente, e seguendo il littorale toscano
farebbe capo In Civitavecchia. Non e dato conoscere ancora a quale
delle tre vorra il Governo Toscano aecordare il suo placito , e se la
scelta che ad esso sembrasse di fare di una di esse, starebbe ad esclu-
sione delle allre.
CONTEMPORANEA
II.
COSE STRANIERE.
OLANDA. — i. Preliminari alia questione della Gerarchia. — 2. Partili che 1*
osteggiano. — 3. Agitazione di questi all'annunzio del decreto pontificio. —
4. Accuse date al Ministero, e sue discolpe. — H. Si atlacca la S. Sede. —
6. Caduta del gabinetto Thorbeke e programma del nuovo Ministero. — 7.
Qualclie raggio di liete speranze.
1. A ben comprendere lo stato della quisllone che or si agita nell'O-
landa voglionsi brevemente accennare alcuni prelinainari. Nel 1815
dopo assestati gli affuri politici deU'Europa entro la S. Sede in trat-
tazioni col Governo de'Paesi Bassi per organizzarvi l'ecclesiastica Ge-
rarchia \ ma'ogni fatica torno vana e i negoziati rimasero per allora
indefmiti. Questi si ripresero dodici anni dopo con esito piu fortuna-
to in quanto allo stabilire il diritto e conchiudere il patto 5 1' esecu-
xione pero non risposeche in parte alle promesse. Poiche, sendo de-
cretato che tutto il regno formerebbe Una sola provincia ecclesiastica
avenle il Metropolita a Malines nel Belgio, e due Vescovi sufFraganei
ad Amsterdam e Bois-le-duc nella Olanda, il decreto non fu tradolto
alia pratica che nella parte meridionale del regno. Indi a tre anni so-
praggiunsero le rivoluzioni che travagliarono per un decennio I'infe-
lice paese, flnche il Belgio nel 1840 venne decisamente riconosciuto
padrone di se e staccato dalla Olanda. Allora il Re Guglietmo II mise
mono alia esecuzione del patto che dal 1827 ancor restava ad attuarc
nella porziofte a lui rimasta del regno. Ma i proteUanti ed i nemici
<li Roma, coloro stessi che avevano seminato tanti mali alia patria, le-
Varono cosl alte le grida e le minacce, che il Sovranointimorito pen-
so di soprassedere ancora di vantaggio e fu convenuto col Nun/io
Monsig. Capaccini di temporeggiare alquanto, flnohe si calmassero gli
animi inaspriti. In tan to rimanendo le alt re provincie in istato di mis-
sione, si eressero pel Brabante Seltentrionale e per il Limburgo, Ire
>icariali Apostolici. che durarono fln a quest'ullimo mese. Soprag-
ginnse il quarant' otto , anno m-tl augurato a tanle tiazioni , meno
funeslo pero a'cattoiici 'olandesi; perche la nuova costitu/.ione che
riconfermava il principio della separazione dello Stato dalla Chiesa
attribiu a lulte le coTiunioni religiose il diritto di ordinarsi secondo
le leggi del paese. Quindi ebrei e protestanti tolsero a riorganizzare i
ioro culti. Anche i caltolici protetti dalla legge che nol divieta invia-
rorio al S. P.idre numerose suppliche pel riordin;irnen'to della tanto
sospirata Gerarchia. Le trattative ebbero luogo e noi ne accenneremo
le principali dopo indicato brevemente quali sieno i nemici conten-
<lenti a' caltolici quella liberta che lor concede la Costituzione.
464 CRONACA.
2. Moltissimi sono in Olanda i partiti acattolici; possono pero ridursi
a tre principal!, abbraccianti ciascuno buon numero di peculiar! fra-
zioni, e sono: i sedicenti ortodossi, le societa secrete ed i conservatori.
II primo degli ortodossi capitanato da Groenvan Prinsterer membro
del la seconda Camera aspira a riprislinare la dotlrina formolata nel
Sinodo di Dordrecht 1'anno 1618, percio vorrebbe tornate le cose co-
jn'erano avanti il 1798, epoca della emancipa/ione de' cattolici neer-
landcsi, quando cioe la religione di Stato era calvinistica e malamenle
tollerato ogui altro culto. All'antico ordine governalivo bramerebbe
accoppialo il sistema costiluzionale ch'esso dice poterglisi benissimo
accordare.
Questo partito nelle sue tendenze e implacabile avversario del se-
condo : le Societa secrete, numerosissime nell'Olanda e non per aneo
tutte conosciute. Le principal! sono 1' Unitas fondata da protestan-
ti appaitenenti alia magistralura o all' alto commercio; ha per isco-
po di non favorire ne proteggere se non il protestantesimo per mezzo
della forza materiale: YAssistenza cristiana che mira a conservare i
privilegi religiosi trasmessile dagli avi, e, data occasione, procaccla
di pervertire con danaro i poveri cattolici IraendoliaH'apostasia in un
co' loro figliuoli: la Tuenda intesa a comperare beni slabili Ira' cat-
tolici per innalzare parrocchie e stabilirvi ministri protestanti: quella
del Ben essere istituita per sovvenire a' protestanti miserabili special-
men te per ispegnere loro qualsiasi desiderio d'abbracciare il caltoli-
cismo ; tiene 1'occhio a'fanciulli nati di matrimonio misto, cerca d'i-
struirli fin da' primi anni, li soccorre bisognosi, li raccoglie orfanelli:
finalmente la piu sfacciata di lutte appellasi Phylacterion, la quale, ol-
tre allo spirito particolare di proselilismo che la informa, promette,
salve rarissime eccezioni, di non far matrimonii co' cattolici, ne torli
a servizio, ne contrattar con loro, ne dar loro alcun lucro ecc. E cio
basti delle Societa secrete e de'loro scopi peculiar! esternamente pro-
fessati. Che poi oltre a'fini sopra enunciati esse non ne abbiano de-
gli altri piu rei e nascosti sarebbe stoltezza il non supporlo : tutta-
via egli e fuor di proposito lo scrutinarli in questo luogo. Diciam
solo che le Societa secrete sono generalmente avverse agli ortodossi,
perche democratiche e natural! alleate della piu pura democrazia d'o-
gni paese , fomentano in patria e fuor di patria la rivoluzione e 1' a-
narchia. Ne amano punto il protestantesimo se non in quanto serve
loro di arma micidiale a danno del cattolicismo. Vogliono liberta pie-
na e inlera e fingendo divozione alia casa d'Orange agognano al ri-
stabilimento dell'antica repubblicaolandese. Leggono nelle tendenze
degli ortodossi uri ritorno al dispotismo oligarchico a cui esse hanno
giurato eterna guerra.
CONTEMPORANEA 465
II terzopartilo e il Conservatore \\ quale rimpiangendo i molti pri-
vilegi perdu ti dopo 1'emancipazione de'cattolici fa suoi sforzi per ria-
cquistarli ; odia pertanlo 1' articolo della costituzione che favorisce la
liberta de' cattolici e qualsiasi Ministero si mostri inclinato a volerlo
osservare. A'conservatori appartengono per ordiuario i Domine o sian
ministri del culto protestanle. Quest! percepiscono digrasse preben-
de ; amano la tranquillita e la pace. Percio guai se arrivano a subo-
dorare una qualche riforma che metta in pericolo 1'invidiabile loro
stato ! Non sono affatto avversi a' cattolici, guardavano pero coll'oc-
chio del prefazio, come si suol dire, il Ministero Thorbecke per certo
suo progetto di legge ultimamente proposto. Temevano che il prov-
vedere a'poveri non diffalcasse loro lepropine; era piu cheprobabile
che volendo riformare I'Universita non inlroducesse un qualche arti-
colo a danno delle cattedre protestanti e infine che il loro culto non
fosse piu tutelato e diretto da un Ministro speciale.
I tre partiti suddetti , quale per un titolo e quale per Paltro , ave-
vano in uggia il Ministero. Or premessi questi brevi cenni indispen-
sabili a sapersi veniamo agli ultimi avvenimenti.
3. Giunta nell'Olanda la notizia della ristorata Gerarchia ecclesiasti-
ca, non e a dire il finimondo che vi fecero i nemici della S. Sede. Tutti i
partiti acattolici, rammarginate a breve tempo le scissure onde eran
divisi, s'affratellarono e strinsero in uno per umiliarla, combatterla
e sperperarla. II meno che s'impromettessero era la caduta del Mi-
nistero: valeva dunque la pena di gittarsi perdutamente nell'impresa.
Cominciarono con un diluvio di calunnie strombazzate ne' convegni,
ne' fondachi, per le piazze, ne'libelli e ne'giornali, invocando tulli gli
spettri e le befane mille volte in siniili circostanze invocate. Fate vo-
stri fardelli, o protestanti, gridavan gli ortodossi, oggimai non vi ri-
mane che 1'esiglio: ottant'anni di sforzi de'vostri padri, per domare 1'i-
dolatria e la superstizione romana , sono caduti a vuoto. Le societa
secrete rinfocolandosi a vicenda col motto: nu of nooit: ora, o non mai,
non solo infestavano il paese d' un numero stragrande di libel li fino
a darne alia luce otto o dieci ciascun giorno, ma spinsero la temerita
a segno di minacciare nelle pagine di qualche giornale che « la casa
d'Orange e rovinata se non vendica 1'insulto fatto dal Papa di Roma;
che essa incontrera la sorte de'Borboni e degli Stuarti se permettera
che Thorbecke metta in esecuzione il decreto che da morte all'Olan-
da ecc ». Anch'essi i moderati e specialmente i Domine trassero fuori
la versiera della inquisizione e fecer credere al popolo trattarsi nien-
temeno che di torre le chiese a'protestanti per darle a' cattolici. In-
somma 1'agitazione arrivo a segno che parecchi giornali eziandio acat-
tolici tolsero a pubblicare arlicoli pacifici e istruenti gl'inesperli del
Serie II, vol. IL 30
•i(H) CRONACA
vero stato dclla questione. Intanto i rimestatori scribacchiavano sup-
pliche a S. M. perche volesse degnarsi di scongiurar la tempesta ec-
citata da Roma. Che scandalo, vi si diceva, se nella palria del Taci-
turno un Re di casa d'Orange ammettesse official men te costituita 1'ec-
clesiastica Gerarchia! che oltracotanza papale il dar nome d'eresie a
tutte le dottrine che non sono della sua Chiesa! e mentre i procaccini
giravano a scroccare sottoscrizioni, allettando aH'uopo e impaurendo
con finissim' arte, alcuni che avean seggio in Parlamento aguzzavano
gli strali da accoccare al Ministero.
4. Infatli il giorno 13 Apr. dopo scambiato qualche colpo di scara-
muccia si venne alia tenzone. Van Doom lanciossi il primo nell'are-
na movendo gravi interpellanze al Ministero inlorno alia Gerarchia
novamente ristabHita. Lungo sarebbe il riportare minutamente le
risposte de'Ministri e le nuove istanze degli avversarii, -he si avvicen-
darono in quella e nella seduta del 18 giorno seguente. Tuttavia il
discorso del Ministro dellaGiustizia incaricato pure del culto cattolico,
siapel carattere officiate ond'e vestilo, siaper la rhiarezza in che pone
le trattazioni che precedetlero il decrelo pontiftcio vuol essere alme-
110 in parte riprodotto. Egli adnnque dopo aver ricordato alia Camera
che nel determinarsi del bilancio per gli anni 1851 , 52, 53 , fu detto
dal Governo e non contrastato dagli Stati generali, aver la Chiesa cat-
tolica piena liberta di regolare da se le cose sue passa ad enumerare le
differenti note che per tale affare vennero scambiate in questo modo:
« Una lettera dell' Internunzio della S. Sede presso la nostra corte
il 9 Dec. 1851 avviso il gabinetto che avendo giudicalo il Papa, do-
po le comunicazioni fatte dal Governo agli Stati generali e favorevol-
mente da quelli accolti, paters! venire alia esecuzione di organiz/are
la Chiesa Cattolica, era d'avviso esser giunto il tempo di potersene oc-
cupare: desiderare percio di conoscere le intenzioni del Governo ri-
guardo al concordato del 1827 rimasto tullora senz'esecuzione. »
« 1124 Marzo 1852 fu risposto dal Ministro degli affari eslerni che
secondo la legge fondamentale poteva ogni comnnione stabilire la.
sna propria gerarchia purche essasi assoggettassealle leggidelloSta-
to^ ma che nel 'momento in cui la corte di T\oma usasse di tale liber-
ta lo Stato si reputav a svincolato dalle obbligazionicontratte nel con-
cordato del 1827. »
« Le altre lettere versarono interamentesopra quest'ultimo punto. »
« Rispose rinlerminzio il 23 Giugno 1852 alia lettera del 24 Marzo
proporiendo di scartare il concordato sen/.a pero dichiararlo abro-
galo. M
« In Una sua del 24 Agosto seguente il Ministro degli affari esterni
espose che avvenendo un' organizzazione della • Ghiesa Catlolica era
necessario di abrogare il Concordato; non bastare lo scarlarlo; doversi
CONTEMPORANEA 467
annullare definitivamente leobligazioniche ne risultavano; domandar
adunque a questo scopo una dichiara/.ione categorica da Roma. »
« La dichiara/.ione venne data il 17 Sett, passato dall' Internunzio
per ordine espresso del Papa e il 1G del mese seguente il Governo
accctlolla. «
« f osi terminarono questi negoziati. »
« II Governo ricevette non e guari la comunicazione della lettera
apostolica del 4 e I'allocu/.ione del Papa del 7. Marzo Da questi do-
cumenti risulta die il Papa decretando 1' organizzazione definitiva
della Chiesa Cattolica ne' Paesi-Bassi v'ha istituilo quattro vescovati
ed un arcivescovalo. I tre vicariati aposlolici attvialmente esistenti di
Bois-le-duc, Breda, e Ruremonda formeranno tre vescovati; le altre
parti del regno che appartennero alia missione olandese saranno ab-
bracciate dagh altri due: cioe: le provincie di Utrecht, dellaGueldra,
d'Orer-Yssel, di Drenta, di Groninga e di Frisia dall'Arcivescovato
d'Ulrecht, quelle dell'Olanda settentrionale e meridionalee della Zc-
landadal vescovuto di Harlem ». Gosi disse il Ministro, esponendo con
dignita e schiettezza che gli fa onore il vero stato della questione.
Diquante osservazioni non sarebbe feconda questastoria! Bastici os-
servare che: dunquelaS. S. per ottenerein modo pacifico e di buon ac-
cordo lo stabilimentodellasua gerarchia non solo si contenne rigorosa-
mente ne' suoi diritti e non urto neppur leggermente le leggi olande-
si, ma s'abbasso perfin a sacriiicare un Goucordalo che essa fu sem-
pre pronta ad osservare e che quel Governo ne'venticinque anni dae-
che fu conchiuso non voile mai ridurre in pratica. Eppure cio nul-
laostante si dice ancora da certi giornali spudorati che Roma gitto
iiell' Olanda la face della diseordia.
5. NOD potendosi appigliare alia legalita troppo evidente si attenne-
ro gli avversarii a denigrare laS. Sede per qualche mancanza di forma
accidentale. Dissero che 1' Inter nunzio avea promesso d' avvertire il
Governo del tempo e del modo con che si procederebbe al ripristi-
namento della Gerarchia e non fe nulla. Ma e poi egli certo che si
fosse data questa promessa? Perche non se ne produssero i documen-
ti? tanto piii che I' Inter nunzio protestava del contrario ? I Ministri,
a' quali cerlamente premeva di poterli mostrare, si contennero sulle
prime nel dire: che il Governo avea molto a cuore la previa comu-
nicaxione del decreto ponlificio ed insistette per ottenerla. Uno di essi
soggiunse: non restare altro che mostrarsi dolenli del rifluto. Uh se-
condo parve accusar Roma di poca delicatezza. Ambedue pero con-
vennero neH'affermare non aver laS. Sede violate alcun diritto con-
servando protondo silenzio alle iterate domande sopra questo punto.
Anzi, e lo rimarchino bene i calunniatori della S. Ghiesa, nellaseduta
del 18 il sig. van Zuylen van Nyevelt disse aperto e sonanle: che la
468 CRONACA
S. Sede non fece mai somigliante promessa. Ecco adunque formal-
mente purgata la S. Sede da questa unica laccia che le seppero rim-
pro verare. Or che direbbero que' signori se si venisse a provare (come
assicura un celebre periodico per ordinario ben informato) che sebben
nulla siastato promesso officialmente, il Governo olandese fu per tem-
po e officiosamente istruito di quanlo a tal proposito si volea fare?
6. II Ministero operando con certa lealta che nessuno potra discono-
scere , e noi confessiamo ammirare , ebbe chiusa la bocca a' suoi ne-
mici, e riusci di quella lotta vincitore. Questi pure e molti de'loro
adepti furon cosi onesii da assolverlo a gran maggioran/a e da miti-
gare pid o meno le diatribe conlro Roma. Parve per un momento
appianata la tempesta. Se non che in quello stesso che cessavano di
soffiare gli aquiloni si desto un nuovo venticello ma cosi gagliardo
che fe naufragare il gabinettogia ricoverato in porto. Ed ecco in qual
maniera.
II Re nella risposta che diede alia deputazione di Amsterdam con-
tro il ristabilimento della Gerarchia pronuncio qualche frase di mal
contento contro la Costituzione ed il suo Ministero. Disse che quella
lo vincolava, questo gli avea dato dispiaceri. Le quali parole indusse-
ro il Gabinetto a licenziarsi sen// indugio, se S. M. non si degnava di
spiegarle in senso benigno. Cio avvenne il 17. Apr. Due giorni dopo
S. M. rispose alia lettera de'Ministri annunziando di accettarne le de-
missioni. Indarno il sig. van der Linden nella seduta del 20 si sforzo
di mostrare che la caduta del Ministero Thorbecke era un fatto stra-
no: che il Gabinetto godeva della pienaconfidenza del paese: chel'ul-
timo voto delle Camere sanciva tal confldenza: che la sua caduta pro-
durrebbe deplorabili sentimenli. II nuovo Ministro della guerra si ri-
strinsea leggere alia Camera la lettera de' licenziatisi e la risposta del
Sovrano. Nel giorno seguente furon chiusi gli Stati generali e sciolta
la Camera de' depulati: cosi il nuovo Ministero potra fino all'apertu-
ra della nuova Assemblea, che e quanto dire fino al prossimo Giugno,
studiare d' impedire o favorire il decreto della gerarchia Ecclesiastica.
£ formato il Gabinetto sulle basi che dicemmo neH'altro fascicolo, ba-
si assai contrarie e in parte ostili a'cattolici: ma dovra probabilmente
modificarsi secondo che prevarranno le different! fazioni o de' rigidi
calvinisti e realisti, ovvero delle societa secrete.
Dal programma del nuovo Gabinetto apparisce abbastanza lo spiri-
to di c.he s' informa. Dicono que' signori in buona sostanza che nulla
vogliono immulare della costituzione ma interpretarla in altra gui-
sa che non fecero i Ministri predecessori. Dicono che la stessa legge
la quale accorda liberta de'culti, per mantenere la pace del suo re-
gno , ne confida al Re la sorveglianza. Dicono ancora che rispetlan-
do i diritti de' cattolici , e mestleri di calmare il paese in gran parle
CONTEMPORANEA
irritate , dandogli quella giusta soddisfazione ch' esso non sa trovare
nella notainviata dal Ministro degli affari esterni alia S. Sede. Tal e la
professione politica de'nuovi Ministri, professione chea' buoni catto-
lici sa di forte agrume.
Ma questi degni figliuoli della pazientissima loro Madre la S. Chie-
sa, senza punto scorarsi aspettano in pace e tranquillila di spirito il
soccorso del Cielo. Essi formano due quinte parti della popola/.ione
olandese e se restano percio inferiori di numero a tutti i partiti col-
lettivamente considerati, rimangono tuttavia superior! a qualsiasi fa-
zione peculiare. Uniamoci dunque alle loro preghiere ed affreltiamo
co'sospiri 1' esaudimento de'loro voli.
7. Piu recenti relazioni ei fanno sperare che la gu erra, rolla eontro i
Cattolici in Olanda per la restituita Gerarchia , avra lo stesso effetto
che ebbe in Inghilterra: un ravvicinamento cioe di molti protestanti
di buona fede alia Chiesa romana. Forse in quel paese non si sono
mai cerche le cose cattoliche con altrettanla avidita di cio che faccia-
si al presente, e quelle ad essere credute ed amate non hanno uopo
che di essere sludiate in buona fede, Vi e stato lal giornale cattolico
che in un giorno ha ricevuto cinquanta nuove soscrizioni la piu par-
Ve di protestanti. Ma soprattutto sta esercitando una vasta e salutare
influenza un opuscolo del sig. J. A. Alberdingk Thijm, caltolico a
tutta pruova e scrittore riputatissimo che dai campi della poesia e
dalle disquisizioni sopra le arti belle e la letteratura del medio evo,
scende oggi nell' arena polemica a sostenere i diritti della Chiesa.
L' Opuscolo ha per titolo : De Katholieke Kerkregeliny in ons vader-
land; ossia La cattolica organizzaz-ionc della Chiesa nella nostrapa-
iria; ed e dato sotto il d\ 22 del passato Aprile. Oltre alia saldezza
<lel ragionamento e pregevole questo libro per la moderanza e paca-
lezza della discussione, che facendo contrasto alle esorbitanze degli
avversarii, riesce piu acconcio a trionfarle. In cinque giorni se ne e-
saui'irono due copiose edizioni ed a quest' ora ne sara forse esaurita
la terza. Si aggiungono a farci sperar bene le dichiarazioni di alcuni
onorevoli Ministri divarie confession!, i quali protestano di non par-
tecipare agli eccessi dei loro correligionarii. Anzi in una delle ulti-
me Domeniche in La Haye i Ministri protestanti raccomandarono una
limosina pei cattolici poveri ; il quale atto dichiaro il Re aver trovato
il suo pieno gradimento.
SVIZZERA. — \ . Attentato di ribcllione eontro Friborgo. — 2. II fenomeno
della tavola girante. — 3. Delia stampa cattolica ( nosfra corrisp. )
1 . Poco discosto dalla porta degli Stagni e quasi a cavaliere del-
I'amena Friborgo si leva un' ampia fabbrica con annessavi una divota
470 CRONACA
chiesicciuola. E desso il collegio de' Gesuili , cosi appellate anch' og-
gi dopo caduto , or fa cinque anni, in mano del Governo clie con-
vertillo in liceo nazionale. I nuovi alunui perche s'ausino per tem-
po alia difesa della patria, vi fanno di frequenti eserci/.li militari con
archibugi alia loro eta proporzionali. La positura del luogo e le
armi di che sapevanlo provvislo allellarono il partito oramai insoffe-
rente della tirannia radicale a rendersene padrone, per far poscia va-
lere da quella specie di fortezza le loro ragioni. PercLo una falan-
ge di forse trecent' uomini , gente campestre e ragunaticcia, inosse
nottetempo sotlo la guida de' colonnelli Perrier e Carrard alia volta.
della citta e vi fu giunta in sul far del giorno. Comindato di poco
ad albeggiare il 22 Apr. picchiai ono alcuni alia porta degli Stagni, &
come venne loro aperto , fu un baleno 1' atterrarne il cuslode e lo
spalancare la via a' consorti che si stavano rincantucciali nel vicino
cimitero. Giunsero in pochi passi al collegio, scardinarono le porte ,
s'impadronirono d'un cencinquanta fucili, fecero qualche prigioniere
e s'accinsero alia difesa. Indarno pero corsero in cerca di due pezzi
d'artiglieria in cui confidavano grandemente ; che poco tempo prima
erano slati ricondotti nell' arsenale.
Avvedutesi della sorpresa le autorita mandaron correre le vie dai
tamburi e convocare a stormo le armi tutte del Municipio. Lo spa-
vento de' pacifici abitatori riscossi dal sonno al rombo coucitato, alle
grida incerte, al carreggiar de' cannoni che disponevausi nelle vie
principali, e molto piu I'alternare di qualche colpodi moschetti che qua
ecola s'udia, accresceva negli uni la costernazione e raddoppiava aglL
altri il coraggio. HConsiglio diStato s'assembro nel palazzo, e dopobre^
ve disamina decreto di pubbiicare senz'. indugio lo stalo d'assedio. La
guardia civica era gia accorsa in parle al luogo del conflitto, il resto
T'accorreva a piccole tande e con essa quanti Friboi gesi avean aninio
di farsi avanti, dopo ottenute dal Municipio armi e muni/.ioni che a
nessuno eran negate. Lo scambio de' colpi in sulle prime fu assai vi-
vo : da ogni finestra del collegio e dal fenestrone dell' orchestra pio-
veano palle senz' effetto, perche i civici riparavano dietro la torre di
S. Michele. Questi pwre risposero qualche tempo con armi pari e in*
utilmente, finche tralto avanti il cannoiie sfondarono i rilegui, peue-
trarono nel cortile niinacciando di bombardaie l'edifizio e di appic-
carvi il fuoco se i ribelli non si arrendevano a disci ezione de' vilto-
riosi. I miseri, vista la mala parata, scesero bel bello a barricarsi nel-
la chiesa, ma senza pro, perche i cittadini, appuntata ancor ivi 1'ar-
tiglieriain pochi istanti n'alterrarono la porta e sfraccllarono ad ogni
colpo qualche nuova vittima. Non rimaneva adunque altro scampa
agl' insorti che aprirsi la fuga tra'nemici, e tentare 1' ultima prova
del loro valore. Sti-ettisi per tanto in fi.Ua colonna e colle baionette ia
' CONTEMPORANEA 471
ICSl a , eruppero furibondi dal sacro tempio. Erano nella prima fila i
due eapilani. Carrard nell'atto d'uccidere un ofliciale della gendarme-
ri;i nina^e egli slesso morlalmente ferito nel viso e cadde spento. A Per-
IK i I'n mrnalo un fendente in sulla tempia nientre un' altra guardia
1 vibravagli la baionetta attraverso la persona; e si 1'avrebbe trapas-
sito se la mano pietosa del Maggiore Gerber non distornava il colpo.
Venuti meno i due condoltieri e vistasi senza scampo in faccia alia
•mitraglia, ripiego la falange a ricoverare nel collegio, ove alzo ban-
diera bianca per darsi vinta e prigioniera. Disarmala, fu condotta a
varii drappelli tra le grida e gl' insulli de' vincitori uella chiesa di
N. D. e poscia in allri sacri templi e rinchiusavi dentvo.
La rabbia pero e il digrignar de' denti verso 1' infelice Perrier ca-
duto in poler della civica eran sen/.a misura e, se non 1'impedivano
i capi meno baldi della viltoria , sarebbe ivi stesso rimaslo vittima
de' vincitori. Catturato, e fatlo precorrere un garzoncello con in ma-
no la sciahola del vinto per lrari({uillare gli animi atterriti de'Fribor-
••('si. vonne tradotto innanx.i al Consiglio di guerra. EranleG del mal-
tino. La guardia civile gridava d'un urlo Concorde: sifucilasse, si
sbranasse il fellone. Egli al primo inlerrogatorio confesso aperto il
suo disegno; aver tentato d' impadronirsi della citta per farla flnita
una volta colle oppression! ond' e schiacdata, aver dislribuilo armie
muni/.ionia'compagni: essersi sparse sanguecontro suavoglia, esolo
r;er dii'ciuicrsi ; del resto doversi la sua sventuraal ritardo e fors'an-
che al tradimento di qualche soccorso ch' egli attendeva. Avvoco per
lui il capitano Landerset, quegli stesso che avea poc' anzi diretto le
artiglierie e debellato gl' insorti, protestando contro 1'incompelenza
del tribunale. Ma il Consiglio rispose: procedersi contro il ribelle
considerate qual semplice cittadino: approvo le conclusioni del pub-
blico Minislero e condannollo a trent' anni di lavori forzati. La civi-
ca indispeltila di quella condanna a suo giudizio troppo mile , avve-
gnache fosse pur la massima, essendo soppressa nella Sviz/era la pena
t-apilale per deliltipolitici, meno tanto strepito che unpugnodiforsen-
nali corse; ad assalire la prigione per vendicare piu rigorosamente i
morli fratelli. L'altentato riusci vano, come pur vanatoYno la prova
che f'ecero verso sera, secondo qualche giornale, alcnni amici del Per-
licr per torlo dalle branche della giusli/.ia. II numero de' morti per
buona venlura e piccolo, avuto riguardo aU'accanimento della mischia;
non giungono forse a dieci ; il doppio o poco piu feriti. Chiuse le
pork1 d»'ila cilia si fecero di inolti arresti. Tranne gli artisti di prima
ncci'ssita, i cilia lini rientrarono nelle lor case a deplorare il fa I to e
parccdue tamiglie a piangere gli unici sostegni onde eran rimasle ve-
dovale : sicche al finimondo delle prime ore di quel giorno memo-
rando , succedelte un silenzio quasi sepolcrale interrotto solo dal
i72 CRONACA
misurato calpeslio delle pattuglie. Accorsero da paesi circostanli i in- i
forzi d'armi e d' armati a tutela della cilia ma furon loslo rinviali in
parte perche non necessarii , come pure venne tolto lo stato d' asse-
dio e rilasciato 1'ordinario corso agli afiari.
Noi ci guarderemo dal dire parola che possa tornare in lode degli
insorti. Deploriamo vivamente la folle intrapresa enoncessereino di
gridare che : la longanimlta del patire per la giustizia, se non trionfa |
quaggiu, e per se tal vitloria da immortalare chi la consegue. Non pos-
siamo pero a meno di non fare osservare la manifesta contraddizione
de' libertini. Essi gridano a plena gola che e sacro dovere 1'insurre-
zione contro i tiranni, e poi non trovauo invettive da esecrare abba--
stanza quest' ultimo avvenhnento. Non e dunque tirannia de'radicali
verso i cattolici lo sforzarli a mandar i figliuoliascuoleempie edim-
morali, il toglier loro la liberta d'ascoltai^e la voce de' legittimi pa-
stori , lo spogliar e cacciar que' religiosi ch' essi amano, il demolire
le loro chiese, il profanarne il culto, il cercare di pervertire gli animi
colle stampe licenziose, colle seducenti pilture , il far continue apo-
teosi al vizio, 1'opprimere la virtu e insomnia 1'adoperarsi con infer-
nale malignita di vilipendere la religion di Cristo e i suol cultori per
trarli nella piu deploranda apostasia ?
2. Hassi egli da credere? e ammesso il fatto puossene dare una suf-
ficienle esplicazione? Noi senz'entrare mallevadori ne della realta ne
della nfiluralezza del fenomeno, il riponiamo qualeslraccontada'pe-
riodici piu assennati. Dicono che il portento si opera in questa guisa.
Parecchie persone si dispongono attorno ad una tavola , vi stendo-
no sopra le braccia in modo da non loccarsi allrimenti in tutta la
persona, fuorche col mignolo della mano gia spoglia delle anellao di
qualsivoglia metallo. Qualche giornale aggiugne doversi tenere gli
occhi immoti, le labbra silenziose e stranamente atleggiate ; tuttavia
di quesla circostanza non e parola in altre relazioni. Dopo circa una
mezz' ora di tal positura incominciano gli efletti. Uno degli astanti
sentesi percosso il gomito da una scossa e immedialamente lo in\ este
una forte agitazione per tutte le membra : questa si comunica grado
grado a' vicini , finche in pochl islanti tutta la brigatella ne rimane
sorpresa , e come agitata. II moto degli uomini s' acquieta e succe-
de una mutazione di scena ancor piu slravagante. La tavola comincia
essa pure a girare in cerchio e poi si strascina verso un dato punto y
ne cessa dairinflusso magnetico (od altro ch'esso sia), finche non ar-
rivi a toccarla una persona estranea a' saggiatori. La scope rla dices!
venula d' America e fa gran rumore in qualche citta alemanna. Qual-
che volta 1'esperimento fallisce e qualche volta riesce cosi impeluoso
da arrecar gravissime contrazioni nervose e peggio. Si racconta anche
di alcuni rimasti viltima della loro temerita, come avvenne il 16 Aprile
CONTEMPORANEA
in Neuf-Chatel. Noi senza giudicarne per ora, crediamo die ad un futto
vero nel fondo molto si sia aggiunto di fantastico e di falso.
'\. In un paese democratico, quale 6 la Svi/./era dove le elezioni di-
pendono dal popolo e le quistioni vital i si decidono dalle moltitudini, la
[stampa e una delle piu importanti leve nella mano del partiti. Or dal
jtempo della disfatta del Sonderbund i cattolioi sono tanlo scoratiche
jabbandonarono quasi del tutlo quell'arme, che in mano de' nemici e
k»s'i micidiale. V'ha bensl alcuni giornali politici, i quali difendo-
po gl'interessi callolici v. g. la gazzetta di Schwytz, la gazzetta di
Lvcrrnn, /' aniico della verita in san Gallo, I'Echo del Jura in Solet-
la. la Gazzetta di Fribur go, comeanche la Cattolica gazzetta ecclesia-
Ktica ecc. ecc. Ma quesli periodic! si riempiono in grandissima parte
delle notizie correnti, e secondo lor natura non sono fatti per dar
iuogo a trattazioni piu profonde, e per promuovere fra il popolo una
soda istruzione, quantunque non si possa disconoscere che pur fanno
gran bene. Se ne togli gli Annatt cattolici di Ginevra , incominciati
^uesl'anno, la Sviz/era cattolica non ha verun periodico mensuale o
trimestrale-, il quale combatta gli errori prevalent! e resista agli assalti
lei partilo rivdluzionario con vaste e profonde discussioni. Ne meno
ibbandonato ril campo della letteraturache appellasi delle brochures;
sppure son questi i libretti che trovano piu lettori e si propagano piu
rapidamente fra il popolo. Di opere piu grandi epiu serie nel com-
nercio letterario della Svizzera cattolica, dall'anno 1847 non e com-
parsa ne anco una sola; quantunque i cantoni Cattolici abbiano mol-
i uomini dotti, sia tra gli ecclesiastic'!, come tra' laici.
Egli e vero che parecchi di loro furono esiliati o ridotli alia mi-
>eria ; cionondimeno giova sperare che restino ancora in patria tali
brze da poter difendere con onore ed esito felice la sacra bandiera.
jonverrebbe percio che 1'attivita letteraria dei probi si mettesse sotto
a direzione dell'episcopato per poter lavorare con frutto. In Germa-
lia, in Francia, in Italia molti Vescovi e Prelati favoreggiarono con
r.elo la stampa: nella Svizzera un tal influire dei Revmi Vescovi po-
rebbe essere della piu alta importanza.
Questa nostra speranza si conferma da un breve scritto che compar-
ve al principle dell'anno 53 in lingua tedesca e francese, e nel quale
irorremmo riconoscere quasi uno svegliarino dell' attivita cattolica.
[Juesto scritto propone che cosa s'abbia da fare e da omettere ne'tempi
presenti. Riguardo alia prima parte raccomandasi al popolo 1°. pre-
pare e vegliare per la conservazione della fede. 2°. Far opere di
arita, e segnatamente d' introdurre 1' associazione cotanto celebrata
di S. Vincenzo de' Paoli. 3°. L' unione di S. Carlo Borromeo per la
iiffusione de'buoni scritti. 4°. L' associazione di Pio IX per 1' istruzione
i viva voce. 5.» L' unione delle piccole Sucre per la cura degl'infermi,
474 CRONACA
dei poveri, e degli abbandonatl ecc. ecc. Riguardo alia seconda, pro-
ponsi alpopolodilasciare 1°. la pusillanimita per le disgrazie sofferte
dall'anno 47: 2.° Finvidia per la fortuna dei vincitori e perversi ed inet-
ti: 3.° la febbre del politicare: 4.° lapeste della bettola e dell'acquavita,
5.° il cercare nuove ibgge in costumi ecc. Lo scritto e disteso in lingua
popolare e adaltato non meno ad incoraggiart che a render canti i cat-
tolici. Sentiamo che ebbe in poco tempo due edizioni e eio stesso e
pruova che il seme e caduto in buon terreno ; e che tanto piu e a
dolere della inerzia e sonnolenza di chi potendo trascura di coltivaiio^
Sebbene anziche la negligenza allrui vuolsene accagionare la tristi-
zia de' tempi. Poiche gli scrittori di buono spirito corrono nella Sviz-
zera gravissimi pericoli. Se rivelano e flagellano ne' loro scrilli ua
qualche abuso possono star certi che il Potere vi odorera una eccita-
zione del popolo, e fors' anche un' aggressione all'ordine costituito;
che saranno percio , non ostante la proclamala liberta di slampa r
perseguiti i loro scritti colla confisca , e essi medesimi tribolatfc
con processi. I Governi radicali hanno trovato a questo fine uni
mezzo assai facile, ed e di giudicare e punire anche i giornali cher
vengono alia luce fuori del loro terrilorio. Cosi il Governo libe-
rale di Friburgo cito 1' Osservatore di Ginevra e 1' Indipendenzo di
Berna non al giudizio imparziale in Ginevra e Berna, ma al suo tbro i
di Friburgo 5 e li puni con tanta severita da non lasciarli piu com-i
parire. Beata la stampa cattolica ., se puo uscirne con nient' altro-i
che un processo ed una multa! perche spesse volte si proclama di al*-
to tradimento 5 gU scritti si confiscano , e son gittati per man d&
carnefice ad aJffogare nell' acqua: gli scriltori, gli stampatori, c gli
editori sono implicati in lunghi processi criminal!, le lorofiname row
vinate ed essi condannati o a fuggire in paesi rimoti , o darsi pri-j
gionieri. Potremmo citare una quanlita di casi in tempi a noi vicinfa.
anzi vicinissimi, nei Cautoni di Berna, Vallese, Lucerna, Argovia^J
Soletta, Friburgo, Ticino ecc. Potremmo addurre i nomi dei Rmi.
sigg. Monsig. Belet, Cameriere d'onorediS. SM edel signer Canonico«
Cuttat prima redattore dell' Osservatore del Jura, dei signori Decano-
Schlumpf e Cappellano Ziircher redattori del Giornale ecclesiastics f
del sig. Presidente Siegwart-Mullei- gia redattore della Gazzetta <l>'l-
la Confederazione, del sig. Consigliere Fischer una volta redattore del?'
la Gazzetta di Stato, del sig. Conte Scherer Schledniger una volta re-
dattore della Sentinella del Jura, del sig. Lachat una volta redatlore
dell' Unione , del sig. De Rivaz redattore della Gazzetta del Valle-
se ecc. ecc. ecc. Tulti quest i signovi i quali difendevano i principil
cattolici nella stampa sono stati travagliali con processi d'ogni ge-
were, e costretti a cessare dalla pubblicazione, e ad emigrare per ua
tempo piu o meno lungo. E cio che lorna piii doloroso e insopporta-
CONTEMPORANEA 475
bile, si e che codeste persecuzioni sono state fatte e si fanno .>ott<»
la Immliera tlella liberta , della democrazia , della perfetla liberta
<li ^ lanipa. Senza dubhio i (iabiwlti monarchic! potrebbero andare
a scuola dai radirali governanti del la Svizzera per imparare , come
opni niovimento dell' opposizione nel campo lelterario si possa op-
primere, come si possa divenire padrone assoluto della stampa, e
cio 11011 oslante mettere in mostra il nome. e lo stemma del libera-
lismo, della liberta, e della democrazia.
Malgrado pero tutte queste difficolta i cattolici della Svizzera , al
quali Iddio ha dati talenti alia difesa degl' interessi ecclesiastic! non
abbundonei anno interamente 1'arme della stampa; ma 1'adopreran-
no fidati alia buona causa e alia grazia di Dio, nel modo richiesto dal
tempo e dalle circostanze. La perseveranza costante ha condotto in
ogni tempo al trionfo, e quanto fu piu lungo e difficile il combatti-
mento, tanto piu splendida e durevole riusd la vittoria.
BELOIO. — 1. Feste in onore del Principe ereditario giunto al diciottesimo anno.
— 2. Nuova fatica de' Bollandisti.
1. Non basterebbe un intero volume a voler tutte registrare le
•svarialissime maniere, con che festeggiarono i Belgi il loro giovane
Principe uscito di minorenne nello scorso mese dopo compiuto il
dicioltesimo anno. Secondo la costituzione dello Stato allorche il pri-
mo rampollo regale tocca 1'eta sovraccennata si annovera di diritto
tra' membri del Senato e riconoscesi legalmente atto a governare.
L' augusta ceremonia fu percio eseguita il 9 Aprile con tale splendore
die indarnocipioveremmo di abbozzare su quesli fogli. IBelgitena-
cissimi della religione de' loro a\i e cupidi di liberta amanoe riveri-
scono di cuore i loro sovrani. In mezzo a'trambusti, che tanto trava-
gliarono buona parte d' Europa e travagliano anch'oggi piu d'una con-
trada , grazie alia saviezza di chi lo governa , godette quel paese
tranqiiillita e pace. Era dunque da aspettare che, colta occasione di
quella festa di famiglianon meno che nazionale, cercherebbero i Bel-
gi di testimoniarne alia real casa la piu sincera gratitudine. Con op-
portune encicliche e allocuzioni concorsero i sacri Pastori a rianima-
re di vantaggio la divozione del popolo ; percio 1' esito fu oltre ogni
<Iire lielissimo. Ogni paese si vesti a festa , in ogni luogo le poni|>«
( ivili e religiose s'alternarono con vaghissimo intieccio. Nelle chiese
solenni rendimenti di grazie a Dio pei benefizii accordati all' augusto
Principe e gran numero di santi Sacrifizii per continuare sull' eletlo
capo i celestiali favori : nelle piazzee nelle aule, evoluzioni militari,
•sinfonie squisite, tornei, danze eogni maniera di speltacoli popolari.
Da mille parti felicitazioni, dediche, attestati di riconoscenza al Prin-
cipe gia auncverato, dopo falto 11 giuramento alia costituzione, tra' Se-
476 CRONACA
natori del regno. A' poverelli distribuite copiose limosine e meglio
di cenlomila fr. destinati al restauro dL dieci templi del Signore. Per
non essere troppo prolissi dobbiam contentarci di questi pochi eennu
1'eutrar ne'parUeolari sarebbe un non volerla finire.
2. Non possiam pert) contenerci dal dir qualche cosa dell' oflerta
che al Duca di Brabanle fecero in quella circoslanza i Bollandisli. De-
dicarongli, col consenso dell'angusto suo Genitore, una recentissima
loro fatica intorno a.' Fatti de Santi e comprende quellichelaChiesa
onora ne' giorni 17, 18, 19, 20 di OUobre del qual mese forma 1'ot-
tavo volume. Un bel ritratto del Principe delineate a bulino lo pre-
cede insieme coll' epistola dedicatoria. In questa dicono gli autori di
grandemente rallegrarsi nel presentare all' ammirazione del giovane
Principe una illustre Santa la quale debbe tornargli singolarmente
cara perche Egli n'e piccolo rampollo sia per parte di padre come dl
madre. Infalli i dotti scrittori, con opportuna tavola cronologica che
v'hanno annessa, dimostrano in qual maniera santa Edvige duchessa
di Silesia annoveri tra'suoi discendenti quasi tutle le famiglie regnanli
d'Europa e segnatamente le case di Sassonia e de' Borboni. 11 volume
e di 1200 pagine e contiene la vitadi 164 Santi di nome conosciuto, e
buon numero d'innominati. Dividono 1'opera, secondo 1'uso adotlalo
dai predecessor i, inquattro categorie-,le tre prime comprendono i San-
ti ecclesiastic'! religiosi e secolari, 1'ultima le sante donne. Ne'quattro
giorni accennati la Francia porta il primato nel numero de' suoi Santi.
Molti altri Stati vi sono gloi iosamente rappresentali. Ven'hadello
Stato della Chiesa , del regno di Napoli , del Lombardo Veneto , del
Piemonte, della Spagna, del Portogallo, deH'Allemagna, del Belgio,
del I'lnghil terra, della Scozia, dell'Irlanda, della Polonia, della Silesia, ,
della Grecia e della Bulgaria. Avvene pure, per 1'Asia e per 1'Affrica, *
d'Antiochia, diNicomedia, della Persia, della Mesopotamia, dell'Eiiit-
to, di Cartagine e della Mauritania. Or traggano avanti tutti congregati
in massa e di qualsiasi professione gli eterodossi: e ci moslrino ne'loro
fasti altrettanta santita euniversalitauguale.Quattro giorni del nostro
Martirologio bastano a confonderli e in molti punti a confutarli.
INGHILTERRA. — Continua la questione dell'armi scoperte ecc.
Non e ancora ben chiaro se al famoso Ungherese appartenessero
le armi scoperte a Londra sulla rivadel Tamigi. Intorno alia sua roi-
ta od innocenza si adducono ragioni pro e contra ; ad ogni piccolo
raggio che dia speranza di trovare il bandolo dell'affare succede un
nuvolone che lo ricopre della oscurita di prima. II sig. Kossuth ali'rr-
ma di possedere altrove delle armi, che egli rivolgcra contro 1'Austria
finche gli basti la vita e non sia emancipata la sua patria. Ma qiicsla
affermazione potrebb'essere una nullanteria da rodomonle. Nega poi
CONTEMPORANEA 177
formalmente d'aver avuto parte o saputo nulla della fabbrica di Ro-
llicrhilhe. Anche Lord Palmerston inlerrogato una seconda volla in
I'arlamento si picchio il pello dicendu di essere stato male istruito
Kntorno alle500 libre di polvere da lui annunciate, mcntrc non sono
(lie la meta e di polvere, non si sa bene se da fucile o no. Lord Pal-
iiKTston ingannato ! Qualche foglio suppose aver voluto il nobile
jLordcompromettere in quest' affare U T/t/trs per vendicarsi di qualche
ruggine die ha con esso e far onta all' Austria provando 1' innocenza
dell'lJngherese. La supposizione e sciocca; e sebbene la matassa appaia
rani di piu intricata, noi crediamo che Kossuth non ne uscira cosi in-
norciite come altri suppone e sembra credere lo stesso Times , il
quale, senza negare le sue prime asser/ioni, le va miligando bel bello
e balte la ritirata. Ora la cosa va pe' tribunal!. INella seduta del 28
JAprile ch'ebbe luogo a Bow-Street il sig. Bodkin Avvocato della Re-
iiina disse die quasi tutti gli impiegati dei sigg. Hale (padroni della
iiibhiica) erano esulipolitici i quali coprivano misteriosamente iloro
lavori. Si domando agli accusati a qual fine la costruzione di tali ar-
mi? risposero : per esportarle in diverse parti del mondo 5 furon
consultati i registri delle dogane e non se ne trovo veruna consegna.
|J sigg. Hale vi lavorano dal 1847 ne si puo sapere onde traessero le
Lsomme necessarie per il laboralorio essendo essi scarsissimi di fortuna.
Ill sig. Saunders officiale di Poli/.ia dice d' avervi trovate 79 casse di
jrazzi carichi , 3626 canne di ferro , 2489 fondi di razzi e 1955 canne
Ivuote. Augusto Usener ingegnere,anlico officiale d'arliglieria e al gia
soldo del Magiaro nella guerra Ungherese attesta di essere stato in-
trodotto in quel laboratorio da Kossuth dopo promessogli un rigoroso
secreto; avervi trovato due inglesi ed un tedesco nominato Carnack.
Questi mandate una volta a Plimlik, dice di avervi rinvenuto Kos-
sulh in una fabbrica d'armi non dissonaigliante da quello di Rotter-
hithe inteso a provare una macchina da lanciar razzi, e che anch' ivi
VUngherese intimogli di guardar profondissimo silenzio. Cos! parla-
rono il fiscale e due testimonii: la discussione fu prorogata.
A coloro dei nostri letlori che ancor no'l sapessero diamo la no-
vella veramente dolorosa della morte inaspettata di Donoso Cortes
Mavchese di Valdegamas avvenuta in Parigi il di 4 di queslo Maggio
essendo egli di appena 45 anni. II perdere nel fiore degli anni un uo-
mo che per elevalezza d'ingegno e per 1'operoso atlaccamento alia
fede catlotica era una gloria della eta moderna ed il giuslo orgoglio
della sua Spagna, e considerato da noi come una vcra e puhblica cala-
mita. Tuttavolta noi ci confortiamo allo stesso pensiero onde il Cortes
si confortava della tanto piu immalura tine del suo connazionale il
Balmes. Pare che Iddio si affretti a premiare i migliori suoi campio-
ni, per farci segno che la vittoria dipende solamenle da lui.
CRONACA
III.
COSE SCIENTIFICHE.
1. Folografia — 2. Nuova macchina planetaria — 3. Legge di Kirkwood e sue
deduzioni.
1. Fino dal 1847 il valente fotografo Niepce de Saint-Victor aveva
trovato che, esponendo un'immagine di cartaal vapore d'iodio, tutte
le parti nere del disegno se ne impregnavano a misura della loro in-
tensita, cosicche applicando poscia I'immagine preparata sopra una
carta incollata coll'amido, imprimevasi sopra di questa un disegno co-
lorito dal ioduro d'amido. Tali disegni faeili ad ottenej'si, belli, ma
poco durevoli non si erano finora potuti rendere stabili e divera u-
tilita. Ora il medesimo fotografo indica unprocesso breve ed infallibi-
le per rendere quest! disegni tanto durevoli quanto le ordinarie im-
magini dagherrotipe. A questo fine il disegno di ioduro d'amido pro-
dotto o sulla carta, o eziandio sopra una lamina di vetro si tufii in
una solu/ione d' azotato d'argento in modo da trasformare il ioduro
d'amido in ioduro d'argento, sostanza mollo piu sensibile deirazota-d
to. In quest' operazione il disegno scompare dapprima: ma espongasi
per qualche minuto secondo alia luce affinche il ioduro di argento ne
riceva 1' impressione; bagnandola poi d' una soluzione d'acido galli-
co si vedra rivivere il primo disegno, e baslera lavarlo coll' iposulft-
to di soda per fargli acquistare una perfetta inalterabilita.
II sig. Bayard ha fatto un'altra bell'applicazione del vapore di iodio.
Dopo di avere esposta 1' immagine al vapore di iodio, la distende so->
pra una lamina di cristallo preparata coll' albumina ed ottiene una
riproduzione negativa del disegno, colla quale forma sulla carladel-
le immagini positive, seguendo gli ordinarii metodi fotografici.
2. Nell' Ottobre del 1851 moriva in Loreto 1' ab. Luigi Bianchini,
degno di ricordanza per le sue modeste virtu non meno che per una*
altitudine meravigliosa alle arti plastiche e meccaniche. Fra gli arti-
ficiosi lavori da lui compiti nei momenti che gli concedevano le gravi
cure del suo minislero , bellissima per elegante semplicita e sottile
accorgimento e una macchina planetaria trasportata novellamente in
Roma edammirata dai cultori delle arti. Essa si vantaggia sopra lulti
i lavori di questo genere, sia per la grandezza della forma, siaper la
moltitudine degli element! , sia per 1' aggiustatezza e verita dei moti
similissimi a quelli della natura I pianeti principali da Mercurio fino
ad Urano percorrono orbite ellittiche , la maggiore delle quali e di
presso a tredici metri. Le altre vanno digradando secondo le distance
CONTEMPORANEA 479
nipprrsenlale. dalla leepe di Bode, conservando u ciascuna quellu ee-
rcnlrioita die gli e propria. 1 salelliti che sonw sei iiitorno ad lia-
no , sette iulorno a Saturno e quattro intoruo a Giove hunno moll
circolari similissimi ai reali e mantengono nel loi'O giro le relative po-
si/.ioniehe hanno nel delo. L'anello di Saturno, 1'asse della terra ser-
Itauo cot-lasilemeiile il parallelismo , presentando le varie apparen/.e
di Saliuno e 1' avviceudarsi delle slagioni in sulla terra. La luna nel
siui tiiro calcolato esattissimamente sepia non solamente le sue fasi
ma e/.iandio i moti dei nodi e del perigeo. In fine le proporzioni delle
distanze e delle celei ila sono calcolate con tanta esattezza che d' un
colpo d'occhio si puo vedere quale debba essere la posizione relativa
di tutli i corpi celesti in un dato giorno dell' anno Quello che piu
ei col pi in questa macchina si e la semplicita del meccanismo col qua-
le 1' inventore fece percorrere orbite ellittiche ai pianeti , rendendo
variabile la lunghe///a delle verghe metalliche che servono a questi
di raggio vellore, e fbrzando i medesimi a camminare sopra una ro-
taia o sentiero ellittico che li sostiene. Questa rotaia e dentata e i suol
denti imboccano quelli di un rocchetto, che messo per tal maniera in
giro dal moto stesso di traslazione del pianeta , comunica a questo il,
moto di rolazione intorno all asse e quello di traslazione ai satelliti.
II motore primo e un piccolo oriuolo a pendolo e a peso il quale puo,
trasmettere due moti diversi, 1'uno lento, come quello che si compie
nella nalura, 1'altro cosl rapido da rendere sensibili in pochi momenti
i successivi aspelti del sistema solare. Cotalche puo affermarsi che 1'A.
non li'ascuro nulla di (juanto era faltibile per rendere agevoli e pre-
cise eon (jiiesto apparalo le dimostrazioni astronomiche.
3. Poiche sianio entrati in astronomia racconliamo in breve le in-
gegnose scoperte di Daniele Kirk wood di Postville professore del Col-
legio Delaware negli Stati Uniti. Camminando egli sopra le tracce di
Keplero cerco nuove relazioni fra gli element! planetarii e giunse a
delerminare^una nuova legge che lega invariabilmente fra loro qua-
lita che furono credute fino a lui indipendenti. Ecco in qual modo
puo concepirsi questa legge. Fra due pianeti successivi posti in con-
giunzione trovasi un pun to nel quale le loro altrazioni sono uguali:
chiamando diametro della sfera d' allra/.ione del pianeta la distow/a
die separa i due punti di «'u;uale allra/.ione inferiore ev&uptttiore , la
legge di Kirkwood slubilisce die il quadrato dellu durata amuia espro-
sa in giorni e proporzionale al cubo del diamelro della sfera di altra-
zione : o altrimenti , il quadrate, del numero delle rotazioni che si
eompiono nel tempo di un' intera rivoluzione intorno al Sole, sta in
velazione eostanle col cubo del suddetto diametro. Questa rela/.ione
si esprime col numero D/'LDiO: l),i (juesla leutrc veriiieata in varii
modi il medesimo astronomo dedusse la massa , e la distanza media
480 CRONACA CONTEMPORANEA
dal Sole di quel primitivo pianeta posto tra Marte e Giove , al quale
si allribuisce da molti- 1'origine de'numerosi asteroidi che ogni di van-
no scoprendosi. Dalla medesima argomento 1' esistenza d' un nuovo
pianeta inferiore collocate fra Mercuric e il Sole •, e calcolo il tempo
della rota/.ione di Urano sul proprio asse , che non era stato ancora
determinalo dalle osservazioni. Secondo lui i giorni di Urano sareb-
bero di trentasette ore. Finalmente avverti che i pianeli possono ac-
coppiarsi due a due nel modo seguente , che stabilisce fra loro una
somigliaiv/a e da luogo ad una nuova analogia.
PlANETI DlAMETRO MEDIO DE>"S1TA
Nettuno 4,739 0,187
Urdllo 4;428 0;153
Saturno 9,205 0,133
.o gruppo Gioye n|255 0|243
5 Pianeta ipotetico 0,584 1,472
3.o gruppo J Marte ^jg £m
, 0 \ Terra 1,000 1,000
4.o gruppo \ Yenere ^ 0;973
n n 5 Mercuric 0,391 1,930
5.o gruppo 1 Pianetaincognito
Da questo specchietto si vede che in ciascun gruppo le densita dei
due pianeti stanno fra loro nella medesima proporzione che i volumi,
donde si deduce che le masse sono fra loro come le seste potenze dei
diametri.
DUE RETTIF1CAZ10NI.
A pag. 155 di questo volume, recate le parole di Francesco Mayr,
si aggiunge : cost I'ex Presidents di Ferrara. Si legga piuttosto da
Ferrara , stanteche Francesco fu Presidente repubblicano in Frosi-
none, e non egli ma Carlo Mayr avvocatoeferrarese anch'esso fu Pre-
side in Ferrara. — A pag. poi 327, il sig. de Herrera e detto Ministro
della republica Boliviana, quando lo e propriamente dei Peru : lo
sbaglio e nato dalla comune origine di quei due.Stati distinti , e dal
monumento di che si parlava al Gen. Bolivar.
LA SCHIAVITU IN AMERICA
E LA
CAPANNA DELLO ZIO TOM
Smontava, e appena un mese passato, da un piroscafo americano
in non sappiamo qual porto di Londra una elegante Lady, Mistress
o Miss che fosse. Dalla folta calca di ogni maniera gente che 1' at-
tendeva si scorgea benissimo che 1' aspettata dovea essere donna di
alto afl'are e , non che nota , ma rinomata nel paese cui visitava la
prima volta, precedutavi da una fama tanto piu maravigliosa quan-
to acquistata con mezzi piu semplici e nel brevissimo volgere di un
mezzo lustro. Messo il pie a terra, irruppe la calca in una di quelle
tempestose ovazioni che rivelano tanto bene le calde ed afiettuose
simpatie d'un popolo: il protendere delle braccia, il levaralto sulle
punte dei bastoni i cappelli ( che e mezzo acconcissimo da metterli
in salvo tra somiglianti battibugli $ e lo imparino i curiosi che non
ban cappelli a sprecare ) , il gridare con quanto ciascuno ne avea
nella gola il popolare for ever fu nulla , rimpetto all' aver tolta di
peso sulle braccia la bene arrivata , e collocatala in isplendido coc-
chio , disputarsi coi cavalli 1' onore di tirarla per le vie della im-
mensa metropoli, restando com' era naturale la prevalenza nella dis-
puta alia specie piu nobile, cioe all' uomo. Ma se gl' Inglesi dimen-
Serie II, vol. IL 31
482 LA SCHIAMTU' IN AMERICA
ticarono un istante il loro severe e compassato contegno , non di-
menticarono quelFaltra qualita del loro paese, di manifestare cioe la
loro stima coi quattrini, cosa die per mala ventura tra noi non si usa
cotanto spesso. Ecco pertanto tra la calca aprirsi la via un compitis-
simo gentleman , che giunto al centre e fatta riverenza alia Dama ,
oflerille una borsa con entrovi chi dice 120, chi 130, chi anche 150
sterline (3750 franchi). Questa, come vede ognuno, fu la parte se
non la piu significativa, certo la piu sostanziosa della ovazione. Pec-
cato che non vi pensassero gli eroi del 48 ! che non vedremmo tanti
padri della patria levati per quei di alle stelle, trovarsi oggi ristret-
tucci anzi che no nella cosa domestica. Ma ci6 sia detto per parentesL
Piuttosto vorreste sapere chi era la fortunata, pel cui arrive Lon-
dra smetteva un tratto il solenne suo silenzio e la sua calma passata
in proverbio. Era la signora Errichetta Beecker Stowe, 1'Autrice
del famoso romanzo Uncle Tom's Cabin , titolo voltato nelle nostre
\ersioni in Capanna dello Zio Tom. Saputo cio, cessera ogni mara-
viglia del plauso universale incontrato sul Tamigi daU'Awtrice. Era
un bel pezzo che non si vedeva un libro accolto con ugual favore
e cerco e letto con altrettanta universalita ed avidita. Esso in men
di tre anni ha fatto, si puo dire in tutto il rigore del termine, il giro
del mondo 5 e riprodotto in quasi tutti i giornali, tradotto nelle lin-
gue piu conosciute, avendo fatto la fortuna degli editori inglesi die
nehanno smaltiti non meno di ISO mila esemplari, e stato posciaia
Italia un piu che mediocre aflare per chi ne ha intrapresa la tradu-
zione e la stampa: sappiamo che in qualche iiostra ca,pitale, la naeno
corriva e la meno copiosa nel fatto della stampa, si sono contempo-
raneamente compiute tre edizioni di questo romanzo , perche i let-
tori, che naturalmente non hanno uguali leborse come hanno uguale
la curiosita, potessero averlo secondo la loro portata in tipi modcsti,
mediocri e lussureggianti. Questo si che pu6 dirsi successo di un
libro! e per compiere la formola mezzo francese, lo diremo eziandio
un awenimento. II festeggiarsi dunque che in Londra si e fatto
1' Autrice non e che una semplice manifestazione delle accoglioiize
fatte al suo libro ; e noi noa troveremmo riulla a ridire sopra di
E LA CAPANNA DELLO ZJO TOM 483
quelle, se non ci occorresse recare in mezzo alcune osservazioni in-
torno a qtiesto. Vero e rhe giungiamo al nostro solito un po' tardi ;
ma noi non ci stamo affrettati per due buone ragioni. La prirna 6
die nd complesso il libro non e cattivo, e quindi non ci correva ob-
bligo (li ammonir dd pericolo-, d'altra parte lo avremmo forse i'atlo
con iscarso frutto , atteso la voga che avea preso e 1' avidita onde
cercavasi. La soronda ragione che ci ha I'atLo soprassedere dal par-
Jarne e stato il voler leggerei giudizii die altri giornali ne avrebbon
portato : e ci6 non solo per meglio ponderare il nostro, ma eziandio
per notare cio die ci sarebbe paruto meno accurato o men vero ne-
gli allri. Ma ora che oggimai tutti quasi lo ban letto, moltissimi ne
ban parlato o scritto , ci pare giunto il tempo di dime alia nostra
volta alcuna cosa, e rispondere cosi alia espettazione dei nostri letto-
ri, die forse si saranno stupiti del nostro silenzio. Ne intendiamo
fare una Rivista; die forse non ne varrebbe il pregio : intendiamo
si veramente premunire Tanimo di chi lo ha letto o lo leggera da un
errore che probabilmente ne potrebbe attingere, e fargli cogliere da
quel libro una utilita a cui certo TAutrice non ha mirato, e chees-
sendo per la Italia di una suprema rilevanza nei tempi che corrono,
potrebbe tuttavolta sfuggire alia osservazione de' meno accorti let-
tori. Ma a cio fare ci e uopo non solo dare una idea del libro, ma
eziandio dicliiarare la ragione perche fu dettato. Cominceremo da
questo secondo che ci fia norma al primo.
L'immenso trattodi paese occupato o ambito dalla Confederazio-
ne Anglo-americana non e abitato, come TEuropa, da uomini della
medesima o di poco dissomiglianti stirpi, e nelle doti naturali quasi
tutte un sottosopra allo stesso grado di svolgimento e di coltura.
Cola si sono come a dire scontrate a caso tre razze diirerentissime ,
le quali non pure non si sono commiste dal lungo usare, ma questo
medesimo uso non e servito che a renderle 1'una piu differente e di-
remmo ancora piu opposta all' altra. I primi possessor! ed abitatori
•di quelle contrade, gVIndiani indigeni, dal sopraggiungere dei colon!
inglesi non ebbero che 1'essere deturbati dalle aritiche e naturali loro
sodi. 1'essere rincacciati sempre piu neU'interno del paese selvaggio,
484 LA SCHIAVlTlf IN AMERICA
amisura che la civilta europea incalzavali alle spalle fuggenti o verso
le rive occidental! del Pacifico , o verso le steppe ed i ghiacci della
Nuova Inghilterra. In questa condizione i Selvaggi si vanno isolan-
do e sgranellando sempre piu, perdono quel poco che pure avevano
d' incoata sociale convivenza , di tradizioni e di umane abitudini
legate per lo piu alia capanna, alia selva , al fiume cui sorrisero la
prima volta nascendo. Essi guardano TEuropeo come invasore, co-
me persecutore, come nimico; e ne potranno essere schiacciati e
distrutti, ma condotti ad umano e civile consorzio non mai, se pure
non si prenda la via gia felicemente sperimentata della predicazione
evangelica. Ma questa, raccomandata al zelo private dei missionarii,
sebben fa prodigiose pruove di carita e coglie frutti ubertosi di vita
eterna; tuttavolta e ristretta e non bastera a cangiare la condizione
dei selvaggi ; pei quali 1'arrivo della civilta europea in quelle con-
trade non e servito e non serve che a viepeggio inselvatichirli , e
forse finira col distruggerli.
Accanto a questa generazione barbara, nomada e diciamo cosi in-
felice per una liberta senza limiti,ignara ed insofierente di ogni fre-
no, truovasi in condizione ben differente un'altra branca e la piu mi-
sera della umana famiglia. Cio sono i Negri importativi come merce
vendereccia sugHnizii del secolo decimosettimo dalle coste occiden-
tali dell1 Africa , e venduti cola ai primi coloni che cominciarono a
raccogliere ricchissimi frutti da quelle terre fecondissime e vergini
per tanti secoli da ogni umana coltura. Quelle come greggi di esseri
umani tramutati alle nuove sedi, non vi furono che in condizioni di
schiavi nella piu stretta significazione della parola ; e prolificando
con singolare fecondita, aggrandirono e perpetuarono quella male-
dizione e quella sventura sul paese innaffiato dai loro sudori e dalle
loro lagrime. Si aggiungano le nuove importazioni che si fecero
appresso e si fan tuttavia a dispetto dei filantropici meetings e delle
Crociere sull' Atlantico, e non parra strano che nel 1833 un quinto
della popolazione degli Stati-Uniti fosse di schiavi -, che fossero in
qualche Stato del Sud nella proporzione di 55 sopra 100 abitanti,
come nella Carolina Australe ; e che al presente in quel paese di
E LA CAPAKNA DELLO ZIO TOM 483
liberta antonoinastica si contino di questi esseri oltre ad ogni cre-
dere miserissimi non meno di quattro milioni.
Tra queste due cosi diverse razze, Tuna che per soverchio di li-
berta sfrenata e selvatica, insocievole e barbara, 1' altra spoglia e
diserta d'ogni umana liberta, d'ogni naturale diritto fino a trovar-
si decbinata alia pura e semplice condizionedel bruto, tra queste due
razze, diciamo, siede e regna sovrano 1' uomo bianco, 1' Europeo,
T Incivilito per eccellenza, ed in questa condizione fornito di tut-
ti i mezzi intellettuali e material! per procurare il suo ben essere.
Esso dei selvaggi non si cura gran fatto, convinto com'e che nes-
suna resistenza pu6 trovarne nello allargare che va facendo a mano
a mano il cerchio dei suoi possessi , o che e il medesimo, delta sua
coltura. Sono i Selvaggi ai suoi occhi come uno sciame di corbi o
di scimmie che dietreggeranno sempre fin che vi e paese da rinsel-
varsi, come farebbero quegli animali allo appressarsi di un vasto in-
cendio: quando non troveranno piii terra, non vi e forse il mar Pa-
cifico che vivi o morti non sara scomodato d'ingoiarlisi tutti quanti?
Per cio che si attiene ai Negri, non si tratta gia di sterminarli; an-
zi le cure precipue sono volte a conservarli, a farli multiplicare per
valersene, come si farebbe di macchine o di giumenti, ai servigi tut-
ti, massime dell' agricultura, deiquali possono avere la capacita e por-
tare il .peso. Parrebbe impossibile a concepirsi, ma la cosa e qui; ed
i lettori ne potranno a loro grande agio fare gli stupori, senza che
la sia men vera di quel che e. Signori si ! nel paese di una liberta
passata oggimai in proverbio; .nella contrada in cui, ci si dice, piu
che altrove mai i diritti dell' uomo sono riconosciuti e rispettati, in
quel paese appunto sta in piedi e vigoreggia la schiavitu ne piii ne
meno di quello che fosse presso i pagani dell' antichita; anzi sotto
qualche rispetto peggiore ancora che non fu quella. Noi di qua nel
vecchio mondo appena ci sapremmo formare un giusto concetto di
quell' abbominio riconosciuto e mantenuto dalla legge, in quanto tra
noi, merce la diuturna influenza del concetto cristiano, il diritto,
la dignita , la liberta naturale della umana persona sono cosi inti-
mamente penetrate negli universali convincimenti, che un popolano,
486 LA SCIIIAVITU' IN AMERICA
im contadino, un fanriullo crederebbe di ascoltar fole e si farebbe
le croei a sentirsi fare uno schizzo di (juella snaturata ed atrore le-
gislazione. Ma gia si sa: 1'incivilimento moderno fa agevole non clie
possibile, cio che a noi altri cristiani all'antica non avrebbe neppu-
re la sembianza del probabile ! li per6 uopo che s'intenda.
Lo schiavo negro o di altra tinta che non sia il bianco e, come il
mancipio presso i pagani, strettamente rion persona ma com, ben-
che (si capisce) cosa viva e semovente; e cosi, tra lui ed il padrone
non vi ha relazioni di doveri e di dritti scambievoli; si veramente nel
padrone e il dirillo di valersi del servo come meglio gli pare per sua
utilita, diletto o capriccio anche col distruggerlo se di cio gli venga
vaghezza. Del resto nel servo non diritto di proprieta , non che di
cosa qual ch' ella sia, ma ne delle sue fatiche, del suo corpo, della
sua vita. Neppure gli appartiene famiglia o egli ne fa parte: se il pa-
drone vuole lo schiavo prolifico, lo ai'coppia colla compagna che a
lui padrone piace meglio •, i frutti dell' unione sono sua proprieta ,
ed egli la rompe quando e come vuole, senza che all' essere umano
cosi adoperato competa alcun diritto sia di convivere colla compa-
gna, sia di prender cura dei neonati. Gli schiavi si vendono nei pub-
blici mercati come ogni altra merce; evi ha incettatori che ne man-
tengono magazzini, e vi ha sensali che ne promuovono le contrat-
tazioni, e vi ha stimatori che ne lissano il prezzo mettendone a ri-
goroso calcolo tutti gli element! che ne possono crescere o scemare
il valore. L'eta esempligrazia, la sanita,il vigor dei muscoli, la snel-
lezza delle giunture, la fmezza delFodorato e dell' udito; e nel ses-
so piu debole entrano per non poco 1'avvenenza delvoltoJIcolorito
degli occhi, la morbidezza dei capegli, la freschezza e la tinta della
carnagione. Noi ci sentiamo correre in volto i rossori scrivendo di
cotali cose; ma se 1' America ci si propone come modello di liberta
e di rispetto pei diritti dell'uomo, e a questo titolo si vorrebbe, per
ringiovanire un poco lavecchiaEuropa,innestarle alquanto della de-
mocrazia e del libero esame degli Stati Uniti; non vi pare bella e ca-
ritativa opera fare che quelle vergogne di un popolo, che pur si van-
ta coltissimo, si sappiano, almeno in parte, al di qua dell'Atlantico?
E LA CAPANNA DELLO 710 TOM 487
Tutto queslo nondimeno non 6 piu di quello clie era in uso nella
civilla romana. nella quale, come sanno andie gli seolari di I'ma-
nita , un solazzo dei piu cere hi dalla plehe e del piu goduti dai pa-
trizii era 1' assisiere allo accoltellarsi dei gladiatori , che spcsso ve-
jiiano a spirare sulle mense insanguinatc. Questo non si fa: la Dio
merce,in America, e se si faresse, la Errichetta Stowe non avrebbe
nmncato d' informarcene. Tuttavolta noi manteniamo che la condi-
zione degli schiavi dei di nostri e peggiore assai di quel che fosse
la condizion dei mancipii nel gentilesimo.
In qucsto la schiavitu era una sventura clie potea essere passeg-
gera , in quanto il mancipio donato di liberta potea entrare nella
societa degl ingenui, esereitarne gli uffizii ed o in lui o certo nella
sua discendenza la pristina macula si obliterava quasi del tutto. Cosi
noi sappiamo che molti uffizii anche onorevoli, come per esempio di
scrittori, grammatici, pedagoghi , maestri ecc. si esercitavano dai
liberti e dai servi i quali aveano spesso non poco vantaggio d' istru-
zione e d'ingegno sui loro padroni. Questa, che certo era fortuna di
pochi , costituiva una speranza , non fosse altro una possihilita per
tutti; ed ognun vede come una soniigliante possihilita doveva e disa-
cerbarein parte le sofl'erenze e gli avvilimenti di quello stato , ed
indurre talora non pochi a procurarsi quella cultura , di cui potea
esser frutto una liberta piena ed onorata. Non cosi negli Stati Uni-
ti di America : ivi la schiavitu pesa su di una razza che mai non fu
civile, che non fu forse coltivata rnai 5 che se conobbe liberta , non
mai la frui che in istato selvaggio nelle aride lande africane, fin che
i cacciatori di uomini ghermitili coi loro bracchi, ne li strascinarono
sui mercati della Virginia o della Nuova Orleans ad esser venduti al
maggiore ofierente. Una razza , diciamo , che ^ollocata nell1 infimo
grado della umana specie , nella carnagione nera da .disgradarne
Tebano, nel crine lanoso e velluto, nella faccia schiacciata e strana-
mente ottusa, nell' occhio che quando non e stupido o e feroce o ti
rivela un'astuzia volpina, nelle facolta intellettuali lente, circoscrit-
te, inertissime, in tutti insomma questi particolari si annunzia per
discendente di quel Cam , a cui il Patriarca No6 prenunzio che i
488 LA SCHIAVITU' IN AMERICA
figli di lui avrebbon servito ai loro fratelli. Cosi in essi la condizione
di schiavi pare venuta a coni'ermare cio che avea predisposto la na-
tura •, e la ripugnanza che le altre razze trovano ad avvicinarlesi
sembra condannarli ad un eterno servaggio. Or vede ognuno che
somigliariti difl'erenze rion si tolgon via cogli articoli dei codici. Sia
in uno Stato della Confederazione ammessa o no legalmente la
schiavitu, sara sempre vero che un Bianco non si assidera in eterno
alia stessa mensa con un uom di colore , non vorra con essolui en-
trare nel medesimo cocchio od avere comune il banco, non che nel
teatro, ma fino nel tempio; ed il Negro facoltoso puo bene in qualche
Stato americano aver dalla legge il diritto di elettore, ma sa benis-
simo che se si accosta all1 urna, ne sara respinto colle sassate. Anzi
osserva il signer de Tocqueville, 1 che questa dissociabilita delle due
razze e piu risentita in quegli Stati, nei quali la schiavitu fu aboli-
ta; stanteche in questi la possibilita anche lontana di vedere il Ne-
gro od il mulatto parificato al Bianco fa che questi respinga piu lie-
ramente qualunque piu lieve ombra di comunanza ; laddove negli
Stati ove la servitu e legale , tolta via quella formidata possibilita ,
puo avvenire che il padrone si dechini a qualche significazione se
non di somiglianza, almeno di umanita verso il suo mancipio.
In siffatta disposizione di animi edin molta disparita di legisla-
•zioni nei varii Stati della Confederazione americana, 1' abolirsi la
'schiavitu in uno di essi non e un rendere a liberta i miserissimi che
me-sono vittima ; ma e solo far cangiar loro di paese e di possesso-
ri, peggiorandone per giunta la condizione per lo scadere che fa il
• prezzo della loro vita; essendo manifesto che la merce cessando di
esser venale in un paese, si condensa per conseguente in quegli altri
•ove puo essere; e sanno tutti che col crescere della merce ne scema
in proporzione il valore estimative. Gli Stati settentrionali han dato
1 esempio dell1 abolizione della schiavitu; e bene il poterono senza
grave incomodo sia pel clima meno caldo od anche freddo, sia per
la qualita della loro coltivazione , sia perche poteano fare scendere
-1 La Democratic en Amerigve - Tom !I, cap. X, pag. 289 e segg.
E LA CAPANNA DELLO 7AO TOM
verso il tropico c utilmente collocare in quei mercati la loro derra-
ta |)ensante. Frattanto tomato in onore il lavoro stipendiato equa-
mente di uomini liheri , questi vi concorsero copiosamente e colla
loro capacita ed industria fecero toccar con mano il tornaconlo del
prowedimerito umanitario. €hi discende 1' Ohio verso il Mississipi
ha alia sua sinistra lo Stato die si nomina clal flume stesso, ed alia
sua diritla guarda il Kentucky rhe, a diflerenza del primo, mantiene
la schiavitu. Ora il solo mirare la ricca coltivazione, la vita, il movi-
mento clje rallegra il primo mettendolo a paragone col quasi squal-
lore, colla trista condizione e col malinconico silenzio che regna sul
secondo, puo con cio solo recar giudizio della maggiore o minore u-
tilita dei due sistemi. E siam persuasi che se a questa sola norma si
dovesse decider la cosa, raflrancamento di tutti i Negri non trove-
rehbe difticolta. Ma per somma sventura molti altri elementi deb-
bono considerarsi in quel giudizio ; e questi sono cosi gravi e
minacciano cosi tremende conseguenze, da fame stare sommamen-
te in forse gli uomini meglio veggenti di quelle contrade.
E innanzi tratto non devesi neppur parlare di un affrancamento
intero. subito, universale deirimmenso stuolo di Negri che coprono
gli Stati meriggiani della Confederazione americana. Questo sareb-
be uno spingerli alia ruina , un condannarli alia distruzione , in
quanto incapaci per diuturna abitudine a governarsi da se , la li-
berta precoce li ucciderebbe peggio di quello che interverrebbe a
bambini abbandonati sulle pubbliche vie 5 stante che essendo essi
niente altro che bambini adulti e ferocemente vigorosi , potrebbe-
ro rawolgere molti altri nella propria perdizione. La Chiesa me-
desima, che sola, come accenneremo piu sotto, possedeva il segreto
di guarire la societa di questa piuga cangrenosa, nol fece che a po-
co a poco , quasi dissimulando di pure volerlo fare , e recandovi
quella soavita chee il carattere di tutte le grandi istituzioni e delle
cattoliche segnatamente. II solo mezzo dunque che cola si conosca
& 1' abolire successive che fanno gli Stati parziali , T uno appresso
dell'altro, la schiavitu. Maquesto, a parer nostro, crea un ostacolo
insormontabile nelle contrade che ne restano infette ; e T ostacolo
nasce appunto da die le altre se ne smorbarono. Giti fu detto che
gli StaLi nordici se ne disfecero, e sono lieti delprovvedimento; ma
gli schiavi essendo rifluiti in gran numero in quell i del Sud, questi
non che disfarsene di Lotto come fecero gli altri, si trovano in con-
dizione di non poter prendere quei mem, clie soli possono disporre
quella infelice generazione all aftrancamento.
Non dircmo della speciale coltivaziorie dei paesi tropicali, i quail
raccoglieudo quasi esclusivamente iLcotone, il tabacco e la canna da
zuccaro, appena troverebbero agricoltori liberi da sostituire agli
schiavi sia per 1'ardore del clima di cui questi sono piu che altri pa-
zienti, sia pei bassi prezzi di quelle inerci che non compenserebbe-
ro illavoro libero. Ma condensatisi i Negri in un paese fino a pareg-
giare e soverchiar talora i Bianchi, questi non sanno, e forse nei li-
miti della natura non possono, trovare altro mezzo da provvedere.
alia propria sicurezza, che stringere sempre piu i ceppi onde gli ten-
gono avvinti, inseverire coi rigori di un' atroce legislazione e im-
bestiarli sempre piu facendo lot' perdere ogni sentimento di umani-
ta, di ragione, di diritto. Sono certi i Bianchi che se questi concetti
Imlenassero un istante in quelle menti grossiere ed ottuse. una ri-
volta tremenda non fallirebbe di scoppiare, senza che vi dovesse
mancare uno Spartaco che, capitanando quelle orde selvagge, ver-i
rebbe a chiedere alia razza degli oppressor! conto severo e sangui-
noso della secolare e snaturata schiavitudine. Ove una somigliantd
lotta s' ingaggiasse, la prevalenza non potrebbe essere assicurata at
Bianchi dalla loro superiorita intellettuale; che dove essi avrebhero
la coltura, la pecunia, le arti della guerra e tutti in somma i van-
taggi di una civilta raffinata, per gli altri starebbe il numero, la
ibrza e quell' ardimento della disperazione che trionfa gli ostaroli
perche non gli teme, forse non li conosce, ed in ogni caso deve o»
vincere o morire. Ipiuaccorti osservatori degli Stati Uniti ban giu-
dicato che le due razze non si fonderanno in una mai-, e che o 1'una
o laltra in una suprema lot.ta che irrompa quando che sia, dovra os-
sere sacrificata : o la Bianca alia selvaggia dominazione dei Ne:ri ,
come e in molti luoghi delle Anlille, o i Negri alia raffinala [
E LA CAPANIN'A DELLO ZIO TOM
tenza dei Bianchi i quali se non li rendono o mantengono mezzo
bruti perdominarli, dovranno schiacciarli, annientarli per non esser-
ne dominali. Questa tremenda preoccupazione, di cui negli Stati del
Sud si parla poco, come fassi degl'immcnsi pericoli irreparabili, fe
nascere un pensiero clie avrebbe dell' incredibile se non si sapesse
die gli uomini soprappresi da grandi timori, danno non rade volte
nello strano e fin nel ridicolo. Ed il pensiere fu di rimenare sulle
coste occidental! dell' Africa e specialmente nella Guinea i Negri e i
loro figli, cbe cori tanti dolori n'erano stati strappati. Questo carico
si tolse nel 1820 la Colonisation Society, e fondo in Africa non sa-
premmo se la riduzione, il villaggio o la citla cui impose il nome
di Liberia, die ba istituzioni aflatto americane colla sua tutta pro-
pria di non ammettere nel loro mezzo Bianco cbe sia. Ma ben ma-
gro fu il frutto della intrapresa umanitaria ; cbe mentre in dodici
anni si trasportavano cola appena 2500 Negri affrancati , forse ne
rivenivano, a dispetto delle Crociere, piu che altrettanti; e certo ne
nascevano in America nel medesimo spazio di tempo non meno di
settecento mila *.
I lettori dal detto fin qui debbono averne abbastanza per inten-
dere la quistione della schiavitu, cbe divide oggi 1' America, non pu-
re tra Stato e Stato, ma tra Comune e Comune, tra famiglia e fa-
miglia, tra uomo e uomo. I mantenitori dello snaturato abuso re-
cano in mezzo le utilita economiche, lenecessita della coltivazione,
la impossibilita di venire a capo di un totale afirancamento, e so-
prattutto le difficolta cbe crescono in uno Stato appunto dall' aboli-
zionc fattane in un altro. Gli oppositori, che chiamansi cola Aboli~
zionisti, hanno per se la giustizia, il diritto, 1' umanita; c percioc-
rbo queste sono ragioni cbe ccmunemente poco prevalgono sugli
interessi , a questi stessi interessi fan ricorso 5 e si sbracciano a di-
mostrare cbe le condizioni medesime economiche di quel paese se
ne vantaggerebbero , purgato che fosse di quella peste. Quinci il
\ Letters on the colonisation Society, and en its probable results; by Mr. SA-
HEY. Philadelphie 1833.
492 LA SCHIAVITU' IN AMERICA
hattagliar del libri epiu del giornali, ilcaldo disputare nelle assem-
blee parziali del varii Stati e nella generale della Unione , 1' avvi-
cendarsi di lesrali provvedimenti dove a rallentare i ceppi, dove a re-
stringerli con sempre nuove gravezze e strazii e soflerenze che si
raggruppano sugli oppress!. A tutti questi motori e moti viene da
ultimo a mescolarsi il concetto cristiano il quale , benche nel nudo
stato di speculazione e di sentimento faccia poco o nulla pel deside-
rato scopo dell' ailraneamento, fornisce tuttavia armi poderose a un
declamare caldo, passionato, spesso ancora veemente che riesce di
una efficacia maravigliosa a passionare gli animi , a commuoverli. a
spremere dagli occhi ilpianto e trarre dal cuore i sospiri, poniamo
pure che nel fatto le cose restino nel pristino stato , senza il meno-
mo miglioramento. Gia noi 1' osservammo in questo stesso volu-
me 1 : dopo la promulgazione del Vangelo, dopo la diffusione del ve-
ro rivelato certe violazioni manifeste e solenni del naturale diritto
sono impossibili a passare inosservate-, e le chiare e distinte idee che
i cristiani hanno del giusto e dell'onesto, della unita di origine e di
fine della umana famiglia, della uguaglianza naturale di tutti e sin-
golii membri di quella, il farci vedere greggi umane disertedi ogni'
liberta o diritto, abbandonate al capriccio di snaturati padroni, che
le usufruttano appunto come si farebbe di pecore o di giumenti;
il mostrare, ripetiamo, un somigliante spettacolo ad uomini che cre-
dono in Cristo o che anche solo ne conoscono le massime, non puoj
farsi senza eccitarne lo sdegno ed anche una concitata esecrazione.
E notate bene : noi non diciamo che tutti, a quelle miserabili dipin-
-ture, daran di'mano ad ogni possibile mezzo per cessarne le con-
seguenze o aileviarle almeno: codesto e un altro paio di maniche e
dal dello al fatto ci ha un gran Iralto. Diciamo si veramente che dai'
conoscitori dei primi rudinienti evangelici lo spettacolo della schia-
vitudine non pu6 portare che riprovazione^ e riprovazione che sen-
tendola riesce cara a chi ne ha coscienza , in quanto e sentimento
pieno di giustizia, di umanita e di compassione generosa.
\ Armonia filosofica, § VII, num. 4-9, pag. 386 segg.
E LA CAPANNA DELLO ZIO TOM 493
Oggimai potete intendere che sia, con qual sentimento dettato, a
qual fine indiritto, e qual frutto possa promettersi T Uncle Tom s
Cabin. La Errichetta fieecker Stowe, a quello che dal suo scritto se
ne puo giudicare, e donna di buono ingegno, di calda e passionata
fantasia, di facile eloquio, di stu<Jiipiu che donneschi e, ci6 che piu
monta, eminentemente sensibile e sentimentale. Conqueste qualita
di mente e di cuore ed aggiungiamo anchedi nervi, tocca profonda-
mente dallo spettacolo lagrimevole di tante sventure o non sapute
o non curate, ne ha voluto tratteggiare un quadro, traendo profit-
to da cio di cui essa stessa e stata testimonio oculare; e con ci6 so-
lo ha messo fuori un Romanzo abolizionista , che e venuto a pren-
dere un posto ragguardevole tra le infinite scritture, che intorno a
questo suggetto medesimo si puhblicano in America.
Noi non saremo verso F Au trice cosi severi nel fatto della invenzio-
ne, della condotta e della unita del lavoro, quanto e stato il signor
Montegut nella Revue des deux Mondes 1 ; e non diremo che le livre
de Mistress Stowe manque d' unite autantqu'un livre peut en manquer;
che se qualche difetto ci ha in questa parte , e compensate ampia-
mente dalle doti di naturalezza nel dialogo, di vivacitanelle descri-
zioni , di bene inteso intreccio negli eventi e di molti altri , che sa-
rebbe inutile il rammemorare , quando chi lo ha letto ha dovuto
osservarli , e chi non lo ha letto puo ragionarlo dalF avidita onde e
stato cerco e divorato al di la ed al di qua deR'Atlantico.
Ma se daU'una parte ci compiacciamo ad esser giusti e vorremmo
anchc essere indulgent! nel riguardo artistico e letterario, non pos-
siamo dissimulare dall' altra un difetto radicale che trovasi in que-
sto libro, e che gli era quasi inevitable, atteso la professione reli-
giosa dell1 Autrice. Essa e non solo eterodossa ( non sappiam bene
se Metodista o Quachera) , ma sta talmente all' oscuro delle cose
cattoliche , che appena questo nome si scon tra una o al piu due
volte, e ben per accidens, in tutto il suo libro. Essa nondimeno vo-
leva persuadere Tabolizione della schiavitu e, che piu monta, volea
1 Tom. XVI, pag. 163 — Nouvcllc periodc; 1 Avril 1853.
494 LA SCHIAVITU' IN AMERICA
persuaderla per sentimento non tanto umanilario, quanto religioso
c cristiano. Ora cio volendo , qual cosa piu naturale clie ricor-
darci T opera da lei vagheggiata per un angolo del mondo essersi
compiuta felicemente dalla cattolica Cbiesa; e non in quesla o quel-
la contrada ma per tutto il mondo : non per modo di temporanea
sospensione o parziale traslocamento, ma per una rivoluzione ideaie
cosi profonda da renderne oggimai impossible tra noi il ritorno ?
Qual cosa piu. ragionevole e piu semplice clie invocare e persuadere
ai suoi connazionali i mezzi medesimi stati altrove si potenti e si
soavi contro un male ben piu largamente disteso e piu profonda-
mente radicato nelle abitudini del veccbio mondo , di quel die non
sia al presente nel nuovo? Non certo avremmo preteso cbe la Qua-
cbera o la Metodista avesse invocato Taiuto del Papa o dei Concilii:
intendiamo che cio non si saria potuto comporre colla comunione
cristiana a cui appartiene la Stowe 5 ma altro e parlare dei mezzi ,
altro delle persone cbe avrebbon dovuto applicarli. Se la eterodos-
sia dell' Autrice la impediva di rivolgersi a queste seconde nella no-
stra Cbiesa, tal sia di lei ; ma il suo buon senno e la verita dove-
vano necessariamente farle ricordare de1 primi. In quella vece la
donna sentimentale e protestante si e creduta bonamente potere
spezzare i ceppi a quattro milioni di mancipii con un diluvio di te-
neri sentimenti ed a furia di bibbie vulgari. Noi lodiamo il primo
mezzo, non sapremmo assolutamente riprender 1' altro; ma abbiama
la dolorosa certezza che, quanto all'effetto principale di fare abolire
la schiavitu, non si sara cavato un ragno dal buco , se non fosse la
legge sancita novellamente in Piemonte, la quale proibisce severa-
mente la scbiavitu negli Stati sardi , dove , la Dio merce , non e , &
non vedesi nessun pericolo cbe vi sia.
Nel resto molte fanciulle si saranno innamorate dell' angelica Evan-
gelina e 1'avran veduta biancovestita, inghirlandata di fiori e quasi
eterea visione in un lor sogno dorato 5 molte dame avran detestata
Tapatia egoistica di Maria Saint-Claire ed avran proposto d1 imitare
la misurata e taciturna aggiustatezza di Miss Ofelia; molti cuori
avran palpitato dietro alia povera Elisa die ora.sola col suo bimbo
E LA CAPANNA DELLO Z10 TOM 495
in trrembo ed inseguita da veltri e dai cacciatori di schiavi, salta su
pei ghiaccigalleggianti all'altra riva, ora su di una roccia con accantq
il suo Giorgio e pochi altri fidi sostiene lo scontro di nuovi pericoli
e n' esce incolume. Chi non ha ammirato nel povero Tom un uomo
di una rettitudine segnalata, balestrato dalla fbrtuna tra mille stra-
ne e dolorose avventure, fino a morire vittima della snaturatezza
del padrone e morire pregando col perdono in cuore e sul labbro ?
Chi in questo padrone Legree non ha esecrato quanto di stupida-
mente bestiale e feroce puo nascondere questa scaduta e radicalmen-
te depravata nosira natura ? Starem per dire cbe fino la povera
nvatura di Topsy, la in un cantuccio del romanzo e della casa di
Saint-Claire, ha il suo interesse; ed a molte leggitrici sara forse pas-
sata pel capo la fantasia di far pruova del loro talento educativo
con quella permalosa e scaltra bimba , che non trovava ai suoi falli
migliore scusa cbe Tessere essa cosi cattiva. Verissimo tutto que-
sto •, e le emozioni provate leggendo quel libro saranno state varie,
profonde, soavi, tristi secondo la svariatezza dei suggetti, ma sem-
pre care a cbi sperimentavale per quel facile inganno degli uomini
che si credono buoni per6 solamente che sperimentano dei buoni
•sentimenti. Ma temiamo forte che da tutto codesto tumulto di af-
fetti la condizione degli schiavi non sia per vantaggiarsi di un ca-
pello ; e sapendo pure degli evviva e delle sterline tributate alia pa-
trocinatrice, non sono venute ancora a nostra notizia le carezze e gli
scellini o almeno i pence concessi ai patrocinati. Alcune simpatie, co-
me oggi le chiamano, saranno a quei miseri assicurate negli animi
meglio disposti alia pieta, soprattutto per le buone qualita cbe nei
Negri dipinge passionatamentelaStowe, esagerandole non rade volte,
lino a volere talora darci a credere che in certe qualita morali essi
sovrastano agli stessi Biancbi. Ma non manchera il lettored'accorger-
si trattarsi quivi di virtu finte, alle quoli ancbe una linta ammira-
zione potrebbe bastare, appunto come alle sventure narrate nei ro-
manzi non pare cbe si debba altra compassione cbe quella del me-
desimo genere-, o non vi e avvenuto mai di sorridere della ingenua
fanciulla che non vuole in nessun conto assidersi la sera a cena,
i96 LA SCHIAVITU' IN AMERICA
perche lacrimo lungo il giorno sulle avventure compassionevoli di
Margherita Pusterla o della Bice?
La quale osservazione puo occorrere alia sinistra impressione che
in animi cattolici potrebbe fare 1'aspetto di cosi nobili sentiment! e
di cosi maravigliose virtu acquistate dai Negri dalla sola lettura del-
la sola Bibbia, che sembra una fissazione predominante dell' Autri-
ce. Noi che abbiamo poca fiducia in quel mezzo e nessuna ove fos-
se esclusivo , non ne dobbiamo essere per nulla commossi , come
non siamo dalla pieta serena e dalla tranquilla beneficenza della fa-
miglia quachera di Simeone Halliday. Finche gf immensi tesori
dell' agiografia cattolica non hanno altro contrapposto che le virtu
imaginate da una fervida fantasia e raccontate in un romanzo sen-
timentale da una pia eterodossa , il paragone del protestantesimo
colla nostra Chiesa , non che potere essere ingiurioso per questa ,
non e neppure possibile , in quanto il paragone dovendo costituirsi
tra termini omogenei , alia reale verita dei fatti non si puo aggua-
gliare la passionata finzione di un racconto fantastico. Piuttosto ci
siamo stupiti di trovare uno sperticato panegirico dei Quacheri nel-
]' articolo citato della Revue * . 11 signor Montegut in una calda apo-
strofe a quei pacifici, tra le altre cose di che si compiange, e che es-
si siano spregiati dai cattolici come filosofi inconsegttenti, e trova un
argomento di verita per quella professione dalla strana ristrettezza
del numero di coloro che la seguitano. Non e questo il luogo di esa-
minare quanto ci sia di strano in quella asserzione sopra dei Quache-
ri; diciamo solo cosi di passata, che se quella setta e cosi ristretta non
puo per fermo essere la Chiesa di Cristo, dalla quale essi per conse-
guente si trovan fuori. Come dunque qualitlcarli con maggior mi-
tezza che dicendoli inconseguenti, quando credendo pure in Cristo ,
non entrano neh" unica Chiesa per lui istituita?
Ma per tornare alia Stowe ed al suo romanzo, noi non vogliamo
chiudere questo articolo senza aver dichiarata la ragione per cui
essa non ha fatto un cenno alia maniera onde la Chiesa avea radi-
\ Pag.
E LA CAPANNA DELLO Z10 TOM 497
calmente abolilu la scliiavitudine nel vecchio inondo, e la quale ma-
niera crcdiamo noi sia la sola verarnente edicace. L'Autrice pote
ignorare le nostre cose: saputele, pote o non equamente apprezzar-
le o tacerle per pregiudizio della sua professione eterodossa. Ma
perche non dire ai suoi connazionali : faccia il Protestantesimo ci6
che fece la Chiesa nelle contrade a noi oriental! dal sesto air unde-
dmo se<'olo ? Siano cristiani i padroni e guardino negli schiavi al -
trettanti fratelli di creazione, di redenzione, di beatitudine ; siano
cristiani gli schiavi, e mirino nei loro padroni, le imagini di Dio e li
servano con fedelta e con amore ; sia cristiana la legislazione,
ed il Vangelo corregga a poco a poco gli arbitrii legali , le sna-
turate prescrizioni , gli atroci gastighi *. Con cio solo entriam
pagatori che in men di un secolo la schiavitu scomparirebbe
da ([uelle contrade o vi resterebbe in condizione tollerabile ad
un paese civile. Perche , ripetiamo , non parlarci cosi la Sto-
we ed ammorbarci in quella vece con un diluvio di bibbie , qua-
si non bastassero i milioni di esemplari che cola ne spediscono
le societa bibliche d' Inghilterra ? La risposta a questo dubbio Tab-
biam trovato in un bell' articolo del Rambler , pregiatissima rivista
cattolica di Londra. Quell' opera dovrebbe compiersi in America
dalla Chiesa riformata, stanteche essa. nel complesso delle innumere
sette in che e divisa, prevale in numero ed in ricchezze. Or quella
Chiesa non solo e impotente a far nulla per quell' opera di ristora-
zione , ma (che appena sarebbe credibile) , adopera efficacemente
per la conservazione della schiavitu, come nel citato articolo si di-
mostra con argomenti autentici ed irrepugnabili 2. Stando cosi le
1 Noi qui non abl)iam potuto che acccnnar di volo i mezzi onde si valse
la Chiesa a compiere questa tra le sue forse massima opera incivilitrice : 1'a-
boUzione intera ed universale della schiavitu. Chi fosse vago di saperue piii a
lungo legga le belle pagine di GIACOMO BALMES sopra questo suggetto nella Sto-
ria del Cattolicismo paragonato al Protestantesimo ecc. Vol. I, cap. XVI.
2 The RAMBLER, A Catholic Journal and Revew of home and Foreign Litera-
ture, Science, Music and the fine arts Part LXIV, April 1853 - Pag. 278 e segg.
American Slavery and American Protestantism.
Serie //, vol. IL 32
498 LA SCHIAVITU' 15 AMERICA
cose,noi non sapremmo recare a colpa della dolce Errichetta rillimi-
tata fiducia ehe essa ha collocate nella bibbia. Resta a vedere sa
questa solapossa bastare airaffrancamsnto del Negri •, ma i posteri
avranno in questo un nuovo argomento della insigne sterilita a cui
e condannato il Protestantesimo ad onta del suoi tesori e delle pro-
tezioni governative ond' e sostenuto. In bene altra guisa adopera la
Chiesa cattolica. La romanziera americana ha giucaLo di fantastiche
invenzioni per dipingerci la virtu oppressa e paziente , qualche a-
nima bennata che compassiona teneramente Foppresso-, e nondime-
no cio che essa fmse sta bene al di sotto di ci6 che il Cattolicismo
fece : e vede ognuno quanto siano distanti tra loro il ftngere ed il
fare. Tuttavolta e verissimo : minus esl quod ilia finxit, quam quod
iste gessit; maiorque ambitiosae eloquentiae mendado simplex verita-
tis fides *. Non ricorderemo di Ordini religiosi che si stringevan
con voto fino a vendere la propria liberta per redimere gli schiavi;
ma volgete 1'occhio ad una istituzione nata si pu6 dire 1'aitro ieri
in quella contrada che di somiglianti opere e si feconda.
In una delle piu oscure terricciuole della Francia due povere
i'anriulle popolane, tocche di tenera carita piu dei mali spiritua-
li che della poverta di molte vecchie vedovate dai furori del ma-
re, concepirono il pensiero di aiutarle, o meglio di dedicare ad es-
se parte delle loro fatiche servendole, e di divider con esse il frut-
to dell'altra parte delle fatiche stesse. Detto fatto: eccolecon cinque
povere veechie in una soffitta a servirle, a consolarle, a farle rniglio"
ri. Passan poco oltre a dodici anni e quell' oscura e tenue opera di
beneficenza assorge alle dimension i di una vcra grandiosa istituzio-
ne di carita, che conta oggi 18 case con oltre a loOO vecchi e vec-
chie cadenti, infermi,abbandonati che sarebbero il rifiuto dalla so-
cieta ; e che nondimeno da anime caritative sono raccolte coma
preziose reliquie non tanto per disacerbar loro i resti di una vita
afflitta , quanto per assicurarne loro una migliore. E sapete quali
SQUO i fondi onde si alimgnta cosi vasta baneficenza ? Le Piccole
1 S. AUBROSIUS, De Abraham Patriarcha. Lib. 1, cap. 2,
E LA CAPANNA DELLO ZIO TOM 499
Sucre dci poveri, che cosi si chiamario quelle buone fanciulle, rac-
colgono i resti delle mense per le famiglie, per le caserme, per gli
spcdali e fino per le bettole deH'infima specie: gli rafiazzonano alia
meglio e ne aliinenlano i loro cari , e di do che questi lasciano su-
stentano se medesime. Si legga la relaziorie di quest'opera maravi-
gliosa i'atta in quattro articoli dall1 Univers , tradotti ultimamente
qui in Roma da una pietosa dama e per sua cura messi a stampa 1.
e si vegga se i cattolici debbano invidiare agli eroi della Uncle Tom's
Cabin. Sopra lo stesso suggetto abbiam visto un opuscoletto del
conte Teodoro Scherer, uno degli scrittori piu zelanti della Svizze-
ra 2. Ove quello si facesse italiano dal suo originate tedesco, si ag-
giugnerebbe per noi un nuovo mezzo a persuaderci di quella gran-
de verita cbe npnsapremmo inculrare abbastanza^ che cio6 alia Ita-
lia fa piu pro anche temporalmente la sua uguaglianza evangelica
colla carila, che non le democrazie americane colla schiavitudine.
i Le piccole snore dei poveri, Narrazione storica tradotta dal giornale france-
se VUnivers - Roma 1853.
2 Geschichte der Armen - Schwestern von Saint - Servan in Frankreich - Den
freunden der christlichen Wohlthatigkeit besonders dem edlen Frauengeschlecht
frzdltlt durch TliEODOU SCIIF.UKH. Liizern bei Gebriidern Uaber 1853.
BELLA GERTEZZA
FILOSOFIGA
ART. PRIMO
IL LAMENNISMO
i.
Motivo della trattazionc.
L' avversare il falso non e segno indubitato che si abbraccia il
vero $ potendosi bene spesso fuggire un errore traboccando in un
altro.
.
Molti applaudiscono al grido contra Cartesio; ma quanticiha tra
costoro che in tendon quei plausi per un' ovazione a qualche loro
peculiar pensamento , forse piii pernicioso di quello che da essi vie-
ne imprecato? Novellamente avemmo di cio esperienza da una let-
tera di alcuni giovani italiani, i quali mostrando d'essere innamo-
rati del moderno ontologismo, altamente lodavansi degli articoli da
noi pubblicati intorno a Due Filosofie, come di quelli che loro in-
corassero speranza di doversi sentir confortati a proseguire nelle
idee che caldeggiavano. Quest! buoni giovani al certo si persuade-
vano bastare il dissentir da una terza acciocche due dottrine s' ac-
cordasseroinsieme. IVIa se 1'ardore della vivida fantasia non li avesse
DELLA CERTEZZA FILOSOFICA 501
impediti di ponderare posalamente quel che noi dicevamo nei prelati
articoli, leggermente avrebbono inteso non potervisi far sopra ve-
nmo assegnamento in favore di certi sogni filosofici, quanto i'acili
ad aspettarsi da chi intende o a divertire le menti o ad accattare
per se il rinomo di novita . tanto impossibili ad udirsi da chi scrive
per pascere i suoi lettori non di ombre o vento, bensi di dottrine
sostanziose e salde.
Tuttavolta a rimuovere per questo caso e per altri ogni occasione
di equivoco, ci consigliammo di scrivere alquanti articoli intorno ai
fondamenti della certezza, per chiarire il processo che tienela mente
nell'acquisto di sue conoscenze. In essi discuteremo quelle teoriche.
le quali professandosi anticartesiane dagli errori di Cartesio tolgon
pretesto a tirare gli animi in un estremo contrario, ma egualmente
vizioso; e talvolta con esso ottimamente convengonsi o nello spirito
da cui in modo latente sono animate, o nelle illazioni in cui alia per-
fine vanno a terminare. Per non andare troppo in lungo noi le ri-
durremo a due sole: alLamennismo e al Giobertismo, cioe ai siste-
mi cosi detti, F uno delFawforifri, Faltro dell' inluilo ossia delFonlo-
logismo. Ci restringiamo a questi segnatamente, non per essere essi
i soli errori in tal materia, ma per tre speciali ragioni. La prima e
perche questi due sono quelli che cercano di far proseliti mediante
Favversione a Cartesio, spacciandosi per unico mezzo affin di cam-
pare dagli assurdi a cui quello indeclinabilmente menerebbe. La
seconda perche questi due sono piu conosciuti e pericolosi in Italia;
dove il primo ebbe propugnatori e seguaci, e il secondo immaginato
da un Italiano sotto forme italiane corse liberamente e si cattivo
nonpochi incauti, massime tra la gioventii che semplice ed inesperta
e per natura arrischievole e vogliolosa di novita. La terza, perche
tutte le altre erronee dottrine circa questo argomento alle due ac-
cennate di sopra facilmente melton capo, esprimendo quelle gene-
ralmente i due termini, a' quali puo riuscire la mente, allorche per
cansare un eccesso trascorre in un altro. Imperocche sconosciuto il
vero ed immediato principio della certezza nelle umane conoscenze,
esso potra cercarsi o nell'individuo in quanlo tale, o nella collezione
degF individui , o di salto in Dio, fonle primitive come dell' ordiu
502 DELLA CERTEZZA
reale, cosi dell'ordine intellettuale. AH'un partito si appiglio Carte-
sio, al secondo De Lamennais, al terzo il Gioberti , rinnovellando
cosi sott'altre forme la visione in Dio gia inscgnata dalMalebranche.
II primo dei tre mentovati novatori in mezzo al vuolo, che aveasi
scavato intorno col suo dubbio universale, gitto a prima pietra del-
T edifizio che imprometteasi di rizzare T esistenza del proprio pen-
siero, eper unieo strumento da fabbricarlo tolse 1'idea cbiara e di-
stinta cbe la riflessione sopra se stesso sapesse procacciargli. L'altro
trattenendosi tuttavia nell' uomo, e stimando insufficiente a fermar
le basi della certezza il solo individuo, si studio aggrandirlo per via
di collezione , e stanzio che 1' umana conoscenza dovesse appog-
giarsi sopra il consentimento universale , ossia sulla ragione non
privata, ma comune di tutti gli uomini attestanti tale o tal verita. I!
terzo finalmente, trovati inabili a generar la certezza i due proposti
sistemi, e pur volendo essere apportatore di nuove cose e peregrine^
pens6 che in siffalta investigazione fossero da abbandonare i me-
todi innanzi usati e che la mente dovesse trasferirsi ad attingere ii
vero obhiettivamente nella sua originaria e prima sorgente. Cosi
sulle ali della immaginazione trasvolando ogni ordine sperimentale,
e spregiando i richiami della coscienza , credette aver rinvenuto
nella immediata intuizione di Dio e del suo atto creative il fonda-
mento e la ragione d' ogni umana conoscenza.
Questi sono come tre cardini e come tre centri intorno a cui vol-
gono e a cui si riferiscono tutte le fallaci opinioni in tale argomen-
to. Le quali comeche sotto diversi nomi appresentinsi e di diverse
fattezze s' informino , disaminate nella sostanza si scopron riuscire
da ultimo o nel cartesianismo o nel lamennismo o nel giobertismo,
in quanto nell' assegnar i fondamenti della certezza esse ricorrono
o alia subbiettiva evidenza , o all' esterno magistero umano , o alia
diretta contemplazione del sommo Vero.
Avendo dunque confutata la maniera di filosofar del Cartesio * ,
Tordine e Tintegrita della trattazione richiede che tocchiamo altresi
\ Ci6 vennc falto dtstcsamcnte ncgli articoli Di due fltosvfie. Qui ribadiamo*
il cbiodo nella nola che vicn dopo in qucsto mcdesimo fascicoio.
alcun pooo di'gli altri metodi tesle ricordati. II die mentre dall'ima
parte ri sgombera il eammino dagl1 intoppi deirerrore, dalP altra ci
porge il destro di porre in mostra ed avverare i legittimi fondamenti
della umaria certezza , per quinci muovorc con siourta ad ulteriori
investigazioni nelle materie filosofiche. Tuttavolta ricordandori che
<jui sc-riviamo non un trattato scientifico diretto ai soli coltivatori
de-ir altissima fra le naturali sricnze, ma spiooiolati artiroli di perio-
dieo rhe deve corrore per le man! di inolti in ogni classe di pei'sone ;
c' ingegneremo per (juanto sara possibile di sehivare ogni sorta (B
astruserie o sottigliozze trattando 1' assunto in inodo accessibile ad
«gni intelligenza eziandio volgare.
II.
Breve cenno del Sistema del De Lamennais.
Non istaremo noi qui ad infastidireilettori con Innga esposizione
additando tutti i punti di questa dottrina e riferendo per minuto i
paralogismi sopra i quali 1'Autore s'argomenta di appoggiarla. Chi
vuol saperne piu ampiamenbe , consulli T opera cbe egli scrisse
circa 1 indifferenza in materia di Roligione specialmente il tomo se-
condo 1 e I' Apologia che appresso ne fece 2. A noi bastera indicar-
ne F idea principale e il principal fondamento, per mostrare I'assur-
dita dell'una e la debolezza dell'altro. Ci sofTermeremo piu presto,
dove avvenga, adiscutere la mauiera onde al'-iuii inlerpetrandoquel
sistenia piu hlandamente, danno opera a rendcrlo , se fia possibile ,
men disgustoso.
II Do Lamennais , imitato in oi6 fedelmente da suoi aderenti
eeculti o palcsi , confonde da prima e chiama Cartesiani tutti co-
loro die non pensando come lui estiaiano lo svolgimento proprio
delle facolta conoscitrici largite da Dio a ciascun uomo esser mezzo
1 Essai sur V indifference en matter* de Religion.
2 Defense de i Essai sur i indifference en mulierc de Religion.
004 DELLA CERTEZZA
legittimo per acquistar conoscenze indubitate e eerie, dove si ado-
prino debitamente. II che parrebbe in vista un nonnulla, ma nel fon-
do e cosa grave. Conciossiache oggigiorno Y arte d1 inventare odiosi
vocaboli appiccandoli al terzo ed al quarto , e in generale a quanti
dissenton da noi. e un mezzo usitatissimo ed efficacissimo per trion-
fare nelle dispute. Cio massimamente incontra nella Francia, dove
non si sa percbe le persone ancbe gravissime si spaventano piu di
una parola scagliata loro sul viso, die non i putti della versiera on-
de la vecchia balia gl' impaurisce per tenerli buoni.
Poscia smisuratamente esagerando la fallibilita naturale della pri-
vata ragione, stabilisce, come criterio supremo e ibndamento unico
d'ogni certezza T autorita del genere umano , cui egli esprime coi
nomi di senso comune , di ragion generale , di ragion pubblica , di
ragione della socicta, di consentimento universale, ed altrettali vo-
caboli, nei quali dimostra una vena inventiva meravigliosa.
Quanto poi a darne una dilucida e distinta conoscenza con pre-
cisa e limpida defmizione, 1'autore non se ne cura gran fatto, come
riputasse soverchio e non necessario il determinare e chiarir bene
Tobbietto intorno a cui versa la quistione. Tutto all'opposto delFan-
tica sapienza, la quale per bocca di Cicerone ci fa sentire, che ogni
ragionevole esame dee sempre muovere dalla chiara defmizione di
cio di cui vuol disputarsi : omnis quae ratione susdpitur de aliqua
re inslitulio debet a dcfinitione proficisci, ut intelligalur quid sit id de
quo disputatur 1.
Nondimeno tra le molte nozioni vagbe ed oscure cbe egli qui e
cola va sciorinando intorno a quella sua ragione universale , la piu
precisa e la piu coerente a tutto insieme il sistema ci sembra la se-
guente , espressa in questi termini : ?' uniformed delle percezioni e
Taccordo del giudizii costiluiscono do che noi appelliamo ragion ge-
nerale o T 'autorita 2. Onde si vede clie propriamente il consenso de-
gli uomini, o vogliam dire Tarmonia ne' concepimenti e ne1 giudizii
1 De officiis lib. I, cap. 2.
2 L'uniformile des perceptions et V accord des jugcments constituent ce que
nous appelons raison generale ou I'autorite. Defense de 1'Essai etc. pag. 235.
FILCSOFICA 505
umani presi rollettivamente e il principio di certezza dall' A. propo-
stoci e designate con quelle moltiplici nomenclature. Per conseguen-
za T adesione da ciascuno prestata a codesta autorita generate o.-sia
allaccordo comune degli umani giudizii forma in noi la conoscenza
certa: done la certitude repose sur I' aulorite yenerak , ou le consen-
leincnl commun *.
Tal verita, giusta 1'autore, si manifesta principalmente dacche il
motivo e il fondamento della certezza debb'essere incapace di er-
rore val quanto dire infallibile ; e la sola autorita o ragion generale
e cosi fatta: essendo essa solamente la partecipazione piu estesa che
si possa concepire della ragione divina, inilnita aacor essa come la
verita, anzi come Dio stesso. Per contrario la ragione individuate
«d isolatae fallibile; e quindi puo errare da per tutto e sempre. Essa
in tanto puo accertarsi di qualsiasi oggetto, in quanto aderisce e si
conforma alia ragion generale. Pero il suo primo atto veramente
conoscitivo debb'essere un atto di fede, cotalche niuno se non co-
mincia dal dire: io credo, potrebbe pur dire senza esitanza to sono:
le premier acte de la raison esl necessairement-un acte de foi el aucun
elrecree sil ne comment; ail par dire JE CROIS, ne pourrait jamais dire
JE suis 2.
III.
Parentela di questo sistema col Cartesianismo.
L'affermazione contenuta in questo titolo puo sembrare a prima
giunta un paradosso. Conciossiache I'esposta dottrinasi presenli an-
zi come il piu deciso ed aspro avversario del Cartesianismo; talche
se dee farlesi alcun rimprovero , questo e d' esser anzi caduta nel-
1'estremo opposto: Incidit in Scyllam ciipiens vitare Charybdim. In-
fatti Cartesio disgiungeva ed isolavaTindividuo lasciandolo col solo:
cogito, ergo sum; questa dottrina al contrario vuol Tindividuo unito
1 Defense de I'essai ecc. pag. 71. — 2 Essai etc. torn. 2, pag. 122.
506 DELLA CERTEZZA
e strettamente rannodato con Tintero genere umano. Cartesio an-
nullava Vautorita e stabiliva come supremo criterio del vero la sola
privata evidenza; questa dottrina per opposto rigetta la privata e-
videnza e stabilisce come unico criterio del vero T autorita dimo-
rante fuori delF individuo. Potrebbe pensarsi una opposizione piu
recisa ed aperta?
Cosi dee giudicarsi guardando alle sole apparenze , ma il fatto va
diversamente se si penetra lo spirito del sistema. E da prima lo spi-
ritodel sistema Cartesiano non e, a voler dire il vero, il coyito, ergo
sum , clie come vedremo in altro luogo puo benissimo togliersi per
punto materiale di partenza in un procedimento scientifico ; purcbe
si spogii delle stranezze onde il filosofo francese venne avviluppan-
dolo. Ne pur consiste nell'evidenza individual per se stessa, la quale
fuori del senso subbiettivo datole da CarLesio puo, come parimente
vedremo appresso, ridursi a legittima interpretazione. Ma propria-
mente consiste nel dubbio stabilito qual previa condizione del sa-
pere e nell'indipendenza della ragione elevata a giudice e norma del
v«ro obbiettivo. Or queste due cose tanto e lungi clie sieno schivate
nel sislema di cui trattiamo, cbe anzi sono condotte ad un grado
piu esplicito e piu formale.
Anche il Lamennismo comincia dal dubbio. Esso rigetta come va-
cillanti tutte le conoscenze individuali avute innanzi dalFuomo, non
escluso il sentimento della propria esistenza 1. Anch'esso prende le
mosse dalla ricerca d'un criterio di verita, prima del qnale non am-
mette che dubbio. « Nostra prima cura , esso dice , vuol essere di
' A Xa certitude rationnelh de notre existence isolee supposerait comme ega-
lement certaine la rectitude de notre raison et meme son infaillibilite ; car af-
firmer qu' on BST c' est ciioncer un jugement, et s'il etait possible qu' OH se
trompdt en disant: j'existc, on ne serait pas rationnellement certain de son exi-
stence. Soutenir que chaque homme a en soi-meme la certitude rationnellede son
existence, c' est done declarer qu' on adopte la philosophic Cartesienne avec tou-
tes ses consequences. C' est se rejeter dans les inconveni ents , les contradictions,
les absurdites inherentes a cette philosophic aussi dangereuse quells est mai*«.
Defense de 1'Essai.
FILOSOFH'A 507
« assicurarci se ci 1m per noi un mezzo di conoscere con certezza,
« e qual sia questo mezzo ; in altra guisa la nostra ragionc manca
« di base, e ci comerrebbe dubitare di tutto seriza eccezione 1. »
Caiiesio dulila. ma si sforza di apparecchiarsi almeno nella con-
sapevokzza dello stesso dubbio un sostegno per non cadere nel
nulla intellettuale. S'insospettisce della veracita di tutte le sue po-
tenzeconoscitive; nondimeno per un privilegio, di cui non pu6 asse-
gnarsi ragion sufficiente , tranne il bisogno ch1 cgli ne avea, eccet-
tua dalla comune proscrizione la coscienza. Egli erra, non puo ne-
garsi , perche si colloca sopra un principio falso e contraddittorio ,
malamente applicando al procedimento filosofico in generale la ma-
nieradi combattere buona ad usarsi contro gli scettici. Egli trasfor-
ma in regola comune d' igiene per tutti i corpi anche sani il metodo
die suol praticarsi per curare una specie d'infermi. Tuttavolta il suo
dubbio e piu temperato , ne ancora e condotto a quella forma uni-
versale ed assoluta a cui venue poscia elevato da Kant. Ma il La-
mennais fin da principio Hnnalza a tal grado stabilendo doversi du-
bitar di tutto senza eccezione, fincbe non ci siamo assicurati d'aver
un mezzo di cerlezza. e non abbiam definito qual sia questo mezzo.
Ognun vede cbe siflatla maniera di dubitare trascende il dubbio Car-
tesiano ed e conforme piuttosto al dubbio della scuola critica , che
vuole come investigazione preliminare in filosofia: se la conoscenza
& possibile.
In secondo luogo dicemmo cbe il Lamennismo racchiude un ra-
yionalismo assai peggiore del Cartesiano. Se la ragione individuate
<li Cartesio dovea per processo logico riuscire all' lo puro di Fichte
avea almeno bisogno d'esserci portato per gradi, e richiedea qual-
clie tempo per pervenirvi.
L' fo segregate per Cartesio da tutta la circostante natura e lascia-
to solo nel recinto della coscienza a trastullarsi colle sue idee chiare
\ Notre premier soin doit etre de nous assurer s'il existepour nous un moyen
de connatfre cert ainement , et qutl est ce moyen; autrement notre raison man-
quant de base, il nous faudrait douter de tout sans exception. Essai sur 1'indif-
ference. Tom. 2, pag. 5.
508 BELLA CERTEZZA
e distinte, non potea trasformarsi di botto in un essere assoluto cl*e
fosse principle e fonte d'ogni realita e d'ogni vero. Egli sentiva tutta-
via de'Iimiti che d'ogni parte il circoscrivevano 5 sperimentava il bi-
sogno d'unsussidio esteriore-, veniva stimolato dall'istinto a svolgersi
ed operare in mezzo alia Societa, rattaccando colla natura quel vin-
colo che un istante solo di pazziaavea tronco. Adunque per non per-
mettergli di dare addietro, e per costringerlo a proseguire neirinco-
minciato cammino , era necessario da prima fermarlo stabilmente
nello stato d'isolamento, levargli ogni speranza di piu comunicare
col mondo esterno, persuadergli invincibilmente, che dal suo fondo
egli dovea trarre ogrii cosa e star contento alia certezza che quinci
ne risultava. Dunque il criticismo col suo esame dei soli elementi a
priori dell' umana conoscenza , dei limiti e del valore della nostra
certezza 5 colle sue inferenze delle Antinomic della ragione 5 colla
sua lotta tra i numeni e i fenomeni ; con la sua subbiettivita insor-
montabile; colle sue forme spoglie d'ogni realita obbiettiva; era un
intermezzo necessario per lastricarsi la via a passare piu oltre. Al-
lora solamente pote sorgere un piu audace ingegno e piu baldo , il
quale sprezzando ogni freno e ricusando leambagi e le mezze misure
elevasse l'/o omai affrancato da ogni ordine esterno ad indipendenza
assoluta costituendolo autore e principio dell' essere e della cono-
scenza. II panteismo di Fichte avea sue radici nell' individualismo di
Cartesio ; nondimeno ci voller due secoli e i fomenti del Kantismo
per farnelo germinare.
Nel Lamennismo non ci e bisogno di tutto questo. Esso aceen-
naben per tempo al panteismo umanitarioche poi 1'autoremedesimo
avrebbe manifestamente insegnato in un' opera susseguente. Esso
nel magnificare la ragione, ti presenta fin da principio un obbietto
appariscente e grandioso. Non ti mostra il solo individuo nella sua
imbecillita e pochezza, ma il genere umano in massa, con tutti i
presidii e gT increment! delle sue forze collettive, con tutti gli aiuti
della sociale coltura-, dicendoti che la ragione della societa e imme-
desimata con la ragion generale e che non e altro alia fine se non
1' umano inriyilimsnto. Esso gia fa trasparire di'buon' ora dove tenda
FILOSOFICA
codesta ragion generale a cui fin dalle prime mosse atlribuisce la in-
fallibilita divina. Anzi a toglierti la noia del divinarlo, o dell'aspettar
tempo a vederlo, 1'autore tel dice egli stesso hello e spiattellato: la
ragion generale non esser altro che la ragion di Dio ; la raison ge-
nerate n'esl que la raison de Dieu meme I. Dio diventato anima del
genere umano, ecco la somma del sisterna; o se piu vi talenta: 1'tio-
mo collettivo divenuto Dio, e Taccordo dei giudizii umani formante
la ragione divina. In un senso piu mite essa ti starebbe in sembianza
dell'intelletto universale di Averroe e di Avicenna, val quanto dire di
una ragione astratta e comune la quale sussistendo in se stessa si ri-
vela e manifesta agl'individui nei quali si singolareggia ed incarna 2.
Quanto al modo onde ci6 debba concepirsi, nol cercate da noi ; che
per verita non ci sentiamo gran fatto disposli a spiegar le chimere.
Insomnia questa dottrina coincide perfettamente con quella del-
1' eclettismo o razionalismo francese, che spiega la certezza e lo
svolgimento delle umane conoscenze per la rivelazione o manife-
stazione fatta agl' individui tutti della nostra specie da una non so
qual ragione impersonale distinta da essi individui , ma che in loro
fa sue apparizioni , e che ora si dice essere il Verbo di Dio ed ora
Dio stesso 3.
\ Estai etc. torn. 2. pag. 225.
2 Limpidaiuente cio trovasi espresso da uno dei primi seguaci del Lamen-
nais con qucstc parole: Maintenant qu'est-ce que la raison dans cliaquc homme?
Ce terme general comprend deux choses tres-differentes. Premierement , elle est
une participation a la raison commune a tons les hommes ; sous ce rapport , la
raison dans chaque homme n' est que cette raison universelle individualisee en
Int. DCS doctrines philosophiques sur la certitude etc. pag. 67.
3 Cosl inscgnava il Cousin neU'universita di Francia e cosi ripetevano da Imo-
ni pappagalli gli allievi suoi. Quest'uomo dopo aver col razionalismo e panlei-
smo infetta gran parte della gioventii francese ?i tempi della cuccagna orleane-
se di pia memoria, ora per giusto giudicio di Dio sopravvive alia sua fa ma. ed
i- simile a tin architctto che vede sotto i suoi occhi andare in fascio I'edifizio con
lanta boria rizzato. Egli in un co' suoi pestilenti filosofemi, di fondo alemanni
ma vestili di leggiadri drappi alia francese, e al presents raduto non solo in di-
spregio, ma prcssoche in dimenlicauza. Tulto s'accelora a' tempi noslri, anche
la durata dellc riputazioni efimere, anco i trionfi dell'errore.
510 DELLA CERTEZZA
Cosi trasformato Dio nella ragione umana , in quanto si esplica
nella gran socicta e collezione dcgli uomini, s'innalzano le mollitu-
dini a supremo principio del vero in filosofia, come in religione si
stabiliscono qual principio supremo di fede, e in politica di sovra-
nita; giugnendosi cosi in tutli e tre codesti ordini alia democrazia
assoluta, che e lo scopo pratico a cui mira il sistema.
IV.
Se ne comincia la confutazione, osservando come esso distrugge
ogni certezza nalurale.
V^niamo ora a considerare 1'intrinseca assurdita che codesto si-
stema racchiude relativamente alia conoscenza, essendo questo 1'a-
spetto diretto sotto cui dobbiam riguardarlo in questo luogo. Nel
che fare ci atterremo a quelle ragioni che son piu cospicue e piu pal-
pabih', e per6 piu. confacenti alia comune portata.
Da prima avvertiamo che questo sistema ancorche fosse atto a
produrre la certezza nel filosofo (il che vedremo eziandio esser fal-
so) , tuttavolta T annullerebbe nell' uomo volgare •, val quanto dire
nella gran maggioranza del genere umano. Imperocche i soli filoso-
fi, i soli dotti, e dotti di scienza non ordinaria, sono quelli che pos-
son conoscere intorno alle verita piu vitali neirordine si speculati-
ve come pratico che cosa ne pensi la ragion generale e qual accor-
do di giudizii campeggi tra le tante svariate opinioni degli uomini.
Ora fmo a tanto che questa conoscenza non siasi acquistata, d'aver
certezza e niente ; I' individuo dee dubitare; se si fida alle relazioni
dei sensi , o ai dettami della ragione , ci si fida temerariamente e
senza stabile sostegno. Potra egli avere una probabilita piu o me-
no estesa , una opinione del vero , potra sentire un impulse ad
aggiustar fede a quanto gli dettano le sue naturali facolta; ma otte-
nere una vera certezza, un assenso che escluda ogni dubbio, ei non
potra giammai 5 perche non possiede ne fa uso del mezzo da cui un
tale assenso dipende , che e la ragione universale ossia 1' autorita
FILOSOFICA
del genere umano. Codcsta ragione , codesta autorita dovendo €s-
*ere perpetua, comune, costante, non puo conoscersi senzu il cor-
ralo d'una erudizionevastissima,ne sen/a il presidio dell arto cri li-
ra. In allra forma come potrebhesi neirimmenso oceano della sto-
ria, dal confronto dei popoli, attraverso T onde successive dellege-
nerazioni, venir discernendo quali sienoque1 concetli e quei giudi-
zii in che tante teste insieme accordaronsi ? Un lal frutto a gran
fatica si cogliera da pochissimi, e questi purche scelti sieno e privi-
legiati dalla natura e dalle circostanze a potersi travapiiare in diu-
turne investigazioni e profonde. Ma come volete che la piu parte
degli uomini, la totalita, sarem per dire, possa applicarsi a studio si
grave, si lungo, si malagevole ? Ella certamente non e impresa da
pigliare a gabbo descriver fondo alia storia dell' umano pensiero
Ne da lingua che chiami mamma e babbo.
In che modo si trovera idoneo a si gran compile F impiegato , il
commercianle , il soldalo , T artista, per nulladire del campagnuoio
e del facchino ? Convien dire che questi miserelli dovran restarsene
sen /a criterio di verila e per couseguenza senza quella indubitata
certezza che finora si era creduta esser patrimonio comune di tutti
cfoe ci vivon quaggiu e che non sono ne bambini ne mentecatti.
Forza e dire che essi si contentino d' andare irmanzi alia carlona ,
reggendo la vita sopra giudizii che per non essere confortati dalla
•ooatezza del consentieiento universale , potrebbero in fin de' conti
trovarsi falsi.
Veggiam bene cio che dicono alcuni novelli sostenitori dei siste-
ma , fingendb di volerlo rammorbidire alcun poco per renderlo ,
se puo essere , piu accettevole. Essi dicono doversi distinguere due
specie di certezza: la naturale , e la razionale. La certezza natura-
le , secondo essi , sorge dall' uso dei mezzi prdinarii di conoscere 5
quali sono il senso intimo per le verita internamente sentite , 1' in-
luizione intellettuale per le verita interiormente vedute, la relazio-
•ne de'sensi esterni per la verita fisiche , e via discon-endo. La cer-
tezza razionale per contrario nasce dall' uso d'un criterio piu alto,
DELLA CERTEZZA
cioe di quello ch' e la ragion prima neh" analisi progressiva (me-
glio direbbesi sintesi progressiva) e 1' ultima nell' analisi regressiva
di tutte le ragioni, in vigor delle quali 1' animo nostro aderisce le-
gittimamente e irremovibilmente alia verita. 11 criterio genera-
tore di questa seconda specie di certezza allermano essere la ra-
gione universale ossia 1' autorita del genere umano che al solo filo-
sofo appartiene di adoperare. Ma non per questo gl'idioti e i non filo-
sofi resteranno condannati a dubitare perpetuamerite. Imperocche
essi possono conseguire la prima specie di certezza, clie germoglia
dall'uso dei mezzi privati di conoscenza; i quali si riferiscono alia ra-
gione individuate e sono ancor essi infallibili nel loro ordine, sebben
godano di dignita inferiore al criterio filosofico ch' e propriamente
il principio fondamentale della certezza. Cosi le cose potranno di
leggeri rappattumarsi col benefizio di tanto opportuna distinzione.
Ma , con pace di questi signori , cotal distinzione ci sembra
una pretta stravaganza. Da prima non e niente soda, ne stabile, ne
ragionevole quella specie di muro divisorio che si pretende alzare
tra 1' idiota e il filosofo. Siffatto muro tenderebbe a ricisamente
disgiungere e spartire 1'uno dall'altro in affare di conoscenza: tal-
mente che al primo appartenga adoperare un mezzo, al secondo un
altro $ il primo segua la natura , il secondo la ragione , distinta
dalla natura ; il primo acquisti certezza benche non ne possegga il
principio fondamentale , il secondo possegga questo principio , ma
prima di possederlo gia goda della certezza, la quale non si sa come
era sorta innanzi che se ne gittassero le ibndamenta.
Di piu in che modo dovra intendersi quella certezza naturale del-
1'idiota distinta e divcrsa dalla certezza razionale del filosofo?
— Essa e una certezza che ha per sostegno la sola natura.
— Ma che? La natura dell' idiota non e appunto la ragione? Vor-
remmo noi negargli 1' essenza umana ?
— Questa natura per altro non e in lui coltivata e perfezionata
dall'arte.
— Che monta? Essa non cessa per questo di esser ragione ; e
pero la certezza che ne germoglia dee di drritto dirsi razionale,
FILOSOF1CA 513
quantunque non si appelli filosofica-, intendendo per filosofica quella
certezza la quale benche si appoggi allo stesso fondamento della na-
turale, vi aggiunge del suo una riflessa conoscenza, e una chiara e
distinta idea del medesimo.
E di vero tra i mezzi dati da Dio all' idiota per acquistar la cer-
tezza naturale gli stessi avversarii anrioverano, come piii sopra rap-
portammo, lintuizione intellettuale delle verita interiormente vedu-
te , val quanto dire delle verita astratte; le quali giusta la dottrina
di S. Tommaso e di S. Agostino abitano nell' interne di ciascun
uomo, cioe nell' apprension della mente : in interiors homine habi-
tat verilas I. Ma, ci si dica di grazia, codesta intuizione intellettua-
le non e essa un atto della ragione ? fi forse la ragione altra cosa
che 1'intelletto ? Non si esprime con un tal nome la mente umana
in generale, e, allorche pigliasi ift senso stretto, una funzione della
I'acolta intellettiva , in quanto dalla percezione de" primi principii
si volge a cavarne le conseguenze ?
Si dira per avventura che 1' intuizione dell' idiota e meramente
istiritiva ; e un bisogno non ragionato di credere a qualche cosa •, e
un atto estorto da cieco impeto di natura , senza vision del motivo
sopra cui Tassenso della mente venga fondato. Ma allora si distrug-
gerebbe ogni evidenza neir umana cognizione, rinnovellandosi i giu-
dizii sintetici a priori di Kant prodotti per semplice ed istintivo ac-
cozzamento di forme subbietlive , e si restaurerebbe la cosi delta
spontaneitadei razionalisti francesi, intorno alia quale tante capestre-
rie aflastellaronsi da quei sofisti. Ma senza cio, non incorrerebbesi
con tal risposta una manifesta contraddizione appellandosi inluizio-
ne intellelluale delle verita interiormente vedute un atto della mente
che nulla intuisce e nulla vede ?
Per fermo in che consiste la verita che la mente abbraccia colla
sua intuizione ? Consiste nella convenienza o disconvenien/.a di due
nozioni, cioe di un predicato con un subbielto posti a fronte 1'uno
•
1 S. AGOSTISO, de ver. rcliy. cap. 39.
Serie //. vol. If. 33
514 BELLA CERTEZZA
dell' altro. lo dico : t7 sole c lucente ; la parle non e uguale al tutto.
In che e riposta la verita obbiettiva di questi giudizii ? Nel conve-
nire il predicate di lucente al subbietto sole , e nel disconvenire il
predicate di eguale al tutto al subbietto parle. Se dunque si conce-
de che la mente umana intuisce e vede 1'accordo o disaccordo di quo'
due termini ( e cio si concede certamente allorche si annovera tra
i mezzi di certezza Yintuizione inlellettuale delle verita interiormen-
te vedute ) ; come potra poi affermarsi die quell' atto della mente
e un giudizio cieco, un assenso privo di luce ? Non sarebbe questo
un congiungere insieme ed affermare concetti contraddittorii accop-
piando tra loro sotto il medesimo aspetto luce e tenebre , visione «
eecita ?
Replicherassi che quivi si vede 1'oggetto, ma non si vede il mo-
tivo pel quale 1'animo vi aderisce. Ma come ci6, se quivi il motivo
coll' oggetto stesso s' identifica e si confonde ? Imperocche il mo-
tivo qui non e altro che il fatto stesso della ideale o real conve-
nienza o disconvenienza de' due termini presenti allo spirito , la
quale costituisce appunto la verita che dagli avversarii si concede
essere interiormente veduta per intuizione intellettuale.
V.
Differ enza tra la cerlezza volgare e la filosofica.
A mostrar pienamente la vanita della fatta distinzione, giova il
chiarire con limpidezza la differenza che corre tra la certezza ii-
losofica e la certezza volgare.
L'uomo fatto da Dio per conoscere il vero ed operare il bene
puo, in qualunque condizione si trovi, far I'uno e 1' altro in maniera
piu o meno compita e perfetta. Massimamente rispetto ad alcuiiB
verita, essenziali direm cosi alia nostra natura il provvidentissimo
Autore del tutto ha dotato ciascuno di facolta opportune a co-
noscerle imprimendo nell' animo nostro un segnacolo della divina
FILOSOFICA 51 5
sua luce. Molti dicono : chi d manifestera do che e 6«ne? E seynato
sopra di noi il Iwne del luo rollo , o Siynore 1.
Che se nell' orcline di grazia, a cui Egli degno elevarci, in im
co' dommi soprannaturali ci rivelo molte verita d' ordine naturale ,
specialmente piu difficili a derivarsi dai primi principii ; fu questo
mi grazioso dono ch'Ei fece al genere umano qual aiuto e con-
forto per avere fin dagl1 inizii con maggiore stabilita e universahta,
e senza mescolanza di errori il possesso d' un bene si necessario.
Ma non fu in niuna givisa assolutamente richiesto dall ordine di
natural provvidenza che quelle verita procedessero da divina rivela-
zione, ne questa in alcun modo ci appalesa nativa ed esscnxialo
impotenza per parte della umana ragione a procacciarlesi per via
•di razionale discorso.
Non pu6 fare che i sensi di ciascun uomo non percepiscano gli
oggetti esterni, e che per via deirimmaginazione non ne trasmetta-
no all'intelletto le accolte percezioni. L'intelletto poi non e solo po-
tenza, ma e luce ideale. Come i raggi della luce corporea valgono a
render cospicue all'occhio le superticie e le figure degli esseri mate-
riali : cosi il fulgore ond' e dotata la mente , partecipazione del sole
eterno che e Dio , vale a renderle visibili le idee che contengonsi
esemplate negli obbietti concreti della natura, immagini ancor essi
€ copie degli archetipi divini.
Noi non intendiamo qui spiegar 1'origine delle intellettuali cono-
scenze, non essendone questo il luogo. Ma quale che sia la spiega-
zione che voglia darsene, certo essa non dee mai uscir fuora di que-
sti due termini: deirattivita o luce intellettual della mente, e delia
presenza dell1 obbietto contenuto in qualche modo nella percezione
de' sensi. Noi svolgeremo altrove questa dottrina, quando ci verra in
<"oncio di parlarne e\ professo negli articoli posteriori. Al presente
basti 1' autorita dell'altissimo tra i metafisici-, dai dettami del quale
^hiunque vuole scostarsi, e costretto a dare nella esagerazione e nello
I Multi dicunt: quis ostendet nobis bona? Signatum est super nos lumen
vultus tui, Domine. Salmo IV, 6, 7.
516 DELLA CERTEZZA
errore. S. Tommaso adunque ci fa sen tire che Y intelletto nostro
considerate in se stesso vien determinate a'suoi concepimenti dalla
presenza dell' obbietto intelligibile , e che 1' obbietto diventa intel-
ligibile pel lume dell'attivita intellettiva di cuisiamo insigniti: Potest
intellectus noster considerari uno modo secundum se , et sic determi-
nalur ex praesentia intelligibilis .... et hoc modo conlingit in his
quae statim lumine intellectus agenlis * intelligibilia fiunt, sicut sunl
prima principia 2. Acciocche la mente conosca non si richiede altro
se non che 1' obbietto sia intelligibile , e 1' obbietto si rende intel-
ligibile in forza del lume intellettivo infusoci dal Creatore.
Or la mente nostra puo uscire nella conoscenza del vero con un
doppio movimento : 1' uno istintivo e spontaneo, 1' altro riflesso e
volontario. II primo e opera di natura e dell' innata propensione
che hanno le nostre facolta conoscitrici ad operare iutorno al pro-
prio obbietto : il secondo e opera della volonta, per la quale libera-
mente ci determiniamo a tornare con T attenzione dell' animo sulla
precedente cognizione istintiva , e riconoscerla e ripensarla e scio-
glierlaper via d'analisi negli elementi ch'essa racchiude per quindi
ricostruirla in vigor della sintesi in una conoscenza piu. distinta e
piu chiara.
Cosi 1' uomo per questo stesso che e fornito di sensi e di ragione
percepisce 1'esteriore natura, ne ammira la varieta e Fordine, sente
il proprio pensiere e la propria esistenza, intuisce la verita de'prin-
cipii nelle idee presenti al suo spirito, si eleva in forza di raziocinio
a dedurre la causa suprema degli esseri finiti e contingent! che si
rivelano insufficient! ad esistere per virtu propria. Poscia combi-
\ San Tommaso chiama intelletto agente la virtu che ha la mente uniana di
trasformare in concetti inlellettuali le rappresentazioni sensibili. I riformalori
moderni misero in ridicolo quel vocabolo; ma se vollero essere temperanti e
lontani dal materialismo c daH'idealismo, non seppero soslituirvi altra voce che
quella di attivitd intellettiva. Come leggiadramente notava un dotto teologo,
essi in luogo del concrete surrogarono 1'astratto che in sostanza dice lo stesso.
Ottima maniera di riformare con lieve spesa.
2 3. Dist. 23. Q. 2. Art 2. 9. I.
FILOSOFICA
nando tra loro le raccolte conoscenze, ne ravvisa le scambievoli re-
lazioni e ne deriva svariate inferenze e molteplici nell'ordine ora fi-
sico, ora morale. Tutto questo per semplice impulso di natura. Ma
1'uomo , come e detto , e inoltre dotato di riflessione e di libera vo-
lonta. Egli adunque pu6, dove gli aggradi, ripiegarsi con T animo
sopra la precedente cognizione, rileggerla in certa guisa, conside-
rarne gli elementi integrali a parte a parte, rifarne intellettivamen-
te il lavoro e convertirlo in materia di ulterior lavorio.
La prima sorta di tali conoscenze costituisce il senso comune, la
seconda costituisce la Filosofia. Quella dicesi senso comune , cioe
senno, intendimento, pensare comune, sapienza volgare, come chia-
molla il Vico 1 , perche e patrimonio di tutti •, laddove la seconda e
possesso di pochi che prediligendo il sapere non sanno star con-
teriti a quella piu tenue ed imperfetta conoscenza la quale ti mani-
festa il vero, ma senza che tu sappia renderti conto del come e del
perche lo possiedi; ti rivela gli effetti ma spesso non ti fa assorgere
alle cagioni, specialmente se sieno alquanto astruse o rimote. In
somma dicesi senso comune per opposizione al privilegio; in quan-
to la seconda maniera di conoscere e propria solamente di coloro
che, favoriti dall' ingegno e dalle circostanze , sono in grado di de-
dicarsi a piu laboriose investigazioni ed elevate.
A raccogliere in breve la difierenza che passa tra 1' una e 1' altra
specie di cognizione, possiamo dire che la prima e alquanto cont'usa,
priva di consapevolezza e poco estesa nelle sue deduzioni. E alquanto
confusa perche la piena distinzione nella conoscenza procede dalla
riflessione che discerne e scevera gli elementi quivi tra loro rimesco-
lati e stretti in una sola rappresentanza. E priva di consapevolezza,
non in quanto non se ne abbia veruna coscienza, essendo la coscien-
za inseparable dall'atto della intelligertza; ma in quanto non se ne
ha coscienza riflessa per la quale il conoscente dia conto a se me-
desimo della propria operazione. fi infine poco estesa nelle sue de-
duzioni , perche i principii non manifestano i loro rapporli e le loro
\ Scienza nuova.
518 DELIA CERTEZZA.
applicazioni se non a misura che vengono illustrati dagli atti niedita-
tivi della mente e metodicamente ordinati nella loro reciproca con-
nessione. Le quali cose procedono dal ritorno della mente sulle co-
gitazioni gia avute $ e pero le doti che ne risultano appartengono
alia conoscenza riflessa e son proporzionate alia forza , lunghezza e
intensita con che quello si esercita. Di che si vede, che il sens; o-
mune si distingue dallaFilosofia come Timperfetto dacio che e per-
fetto; ma entrambi si trovano sulla medesima via, appartengono so-
stanzialmente allo stesso ordine, partono da un identico principio,
benche 1' uno sosti a mezza via , Valtra rifaccia con piu diligenza il
cammino e trascorra piu oltre. In quelh guisa appunto che diciamo
la Logica naturale distinguersi dalla Logica artifiziale, non in quanto
sieno due Logiche diverse, ma in quanto la seconda- involge la prima
colla giunta della perfezione recatavi dall1 arte ; dove la prima con-
tiene il solo naturale discorso lasciato a se stesso. Per simile il senso
comune importa la ragione umana secondo che si svolge spontanea-
mente senza il presidio dell' arte ; la Filosofia vi aggiunge questo
presidio.
Ma F arte non crea ; trasforma bensi e lavora la natura valendosi
de' suoi stessi principii. In Ms quae fiunt a natura et arte eodem mo-
do operatur ars et per eadem media , quibus et natura 1 . Adunque
la Filosofia non crea la conoscenza, ne la certezza che ne rampolla ;
ma la prende dal sejiso comune , e solo la riconosce , la svolge , la
coordina, la riduce a termini scientifici, e se ne fa scala da sollevarsi
piu alto a nuove conoscenze, applicando i principii e le illazioni gia
ottenute a nuovi dati offertile dall'esperienza. Peraltro il fondo pri-
mo, il sostrato, la materia grezza , se cosl piace chiamarla , e sem-
pre il senso comune, vuol dire lo svolgimento spontaneo ed istin-
tivo della ragione naturalmente operante. Quivi debbon trovarsi
gli element! primitivi della conoscenza e della certezza in gene-
rale ;• qualunque altro principio la filosofia si foggiasse per propria
creazione , sarebbe un trovato chimerico atto solo a baloccare gli
1 S. TOMMASO Q. Do Magistro art. I.
FILOSOFICA 519
sfaccendati , non buono ad occupare utilmente chi desidera accar-
nare il vero. Per6 noi dicemmo e il ripetiamo novellamerite : ogni
vera filosofia dover fondarsi sul senso comune, ed esserne come i)
comerito e una ragionata e piu ricca esplicazione.
Da tutto ci6, senza che noi il diciamo, apparisce stranissima cosa
essere lo stabilire un criterio di certezza volgare ed un altro di cer-
tezza filosofica. Chi cosi pensa e simile a cbi stabilisse una Logica
pel genere umano che non filosofeggia, ed un'altra diversa per quei
che filosofeggiano. Sarebbe chiaro che questa seconda non potreb-
b' essere se non la logica de' pazzi , non essendocene altra fuori di
quella dataci dalla natura. Se la conoscenza filosofica non e se non la
conoscenza volgare, chiarita, perfezionata e svolta in ulteriori infe-
renze ; il criterio altresi che serve di mezzo e di sostegno a quella,
non puo essere infin de'conti se non il medesimo che serve di mez-
zo e di sostegno a questa. II solo divano che puo ragionevolmente
stabilirsi si e che quel criterio e dall uom volgare adoperato senza
averne distinta consapevolezza , laddove dal filosofo il medesimo
criterio viene per opera della riflessione esplicitamente riconosciuto,
semplificato, tratto fuori dagli elementi ed aggiunti in cui nella co-
noscenza diretta trovavasi inviluppato, ed esposto con formole ra-
zionali e scientifiche.
La continuazione ed il fine di questo articolo al prossimo
venture quaderno.
NOTA
Atta pagina 502 inlorno ad un giudizio recato dal Correspondant
(vol. XXXII, 25 Avril 1853).
II ch. Lenormant, autore noto all' Europa non meno per 1' am-
piezza di sua erudizionc die per la sincerita del suo cattolicismo, ci
perdonera se pel buon Renato noi non sentiamo un' ammirazione
pari alia sua. La quale, mentre riconosce che gli strepitosi assalti
dali al nome di Cartesio dai cattolici non meno die dagli empii sono
un tratto caralteristico del nostro tempo 1, lungi dall1 inferirne es-
servi in quel Novatore un qualche gran torto riconosciuto ugual-
mente e dai miscredenti che lo esaltano e dai cattolici che lo ram-
pognano , accusa anzi gli assalitori di strana leggerezza e d' inespe-
rienza filosofica perche riguardano in quel filosofo o un ipocrila
dissimulante il suo pensiero , o uno stupido che non inferisce dai
suoi principii le conseguenze. A parere del valoroso encomiatore ,
il Discorso sul metodo per mezzo di due o tre tratti essenziali , che
abbisognano di lunga meditazione , seppe congiungere I1 ardire di
uno spirito investigatore colla sommissione del credente 2.
1 Pag. 19 e segg.
2 C'est ce que fait le DISCOURS DE LA METHODE,par deux ou trois traits es-
senticls qu' il faut mediter long-temps avant d' en medire , et qui expriment ,
selon nous , d' une maniere merveilleuse, V alliance de la hardiesse et de I'inde-
pendance propre d I'esprit d' investigation avec la soumission necessaire en ma-
tiere de foi — Correspondant 1. cit. pag. 3d.
NOTA ALIA PAG. 502 ,V2I
Ci duole di non vedere accennali questi tratti, la rui meditazione
produrrcbbe in noi forseun tal disinganno. Ma poiche il ch. A. non
li accenna e non possiamo applicarvi la nostra riflessione, sianio co-
stretti a rimanerci nella scntenza prodotta in noi da altre lunghc e
serie meditazioni che gia abbiamo svoltc in qualche parte, e die vcr
remo svolgerido di mano in mano. Qui altro non faremo t he accen-
narne tre punti che ci sembrano di qualche rilievo ; e sia il primo
1'autorita degli assalitori, i quali sono ben altro che atei e materiali-
sti, ovvero filosofi leyyieri e senza spcrienza. Quando il genio di Leib-
nitz e di Bossuet semicartesiano , e la .dottrina di Huet (cartesiano
convertito , al dire del Cousin ) , e le censure delle Universita e della
Chiesa sorgono a protestare contro una novita dottrinale che vitu--
perava ed aboliva una dottrina universalmente ricevuta nella Chiesa;
e il loro protesto continua di generazione in generazione fino a noi,
e suona oggidi ancora sul labbro di molti cattolici: il credere che in
tal novita debba pur rinvenirsi un qualche elemento di falsita, non ci
sembra colpa di leggerezza o difetto di esperienza. E se la falsita vi
si rinviene , le conseguenze condotte all1 estremo dovranno essere,
come or ora diremo, perniciosissime, eppero degnissime che dai
filosofi cattolici vengano prevenute collo teoria, prima che giungano
a recarci sterminio colla pratica.
Tanto piu poi (e questo e il 2.°) se lo sterminio non fosse ormai
piu un pronoslico ma una realla: se a giustificare le previsioni di
un Bossuet e di un Leibnitz fossero gia venuti i fatti di una numero-
sa prosapia di miscredenti , i quali si professino discepoli ossequiosi
del Novatore. Noi daremo a suo tempo la genealogia di questi di-
scendenti: ma 1'erudizione delch. professore non ne abbisogna per
riconoscere frattanto la giustezza di questi nostri pensieri , e a nu-
merare quanti sieno gli empii da Spinoza fino ad Hegel e Proudhon
che, o si vantano espressarnente, o certo si dimoslrano figli del No-
vatore filosofo. Cio non vuol dire certamente che questi li ricono-
scesse per suoi , ed intendesse giungere a questo termine: ma ben
pu6 indicare che coloro i quali nelle novita cartesiane ravvisarono
col Bossuet pericoli ed errori, ne aveano ben donde. Ne questo vuol
522 NOTA
dire che Renato fosse o un ipocrita o uno stupido: bastava che fos-
se, quale lo descrive il Cousin, un militare, un filosofo dilettante, un
ingegno ardito piu avvezzo al mondo ed alle avventure , che allo
scrittoio e alle serie meditazioni. Un ingegno vivace fornito di fer-
vida immaginazione e di audacia un po' avventata , e sprovveduto
di quella scienza teologica che rende si guardingo il filosofo di Chie-
sa o di chiostro , non e meraviglia che trasportato da un entusiasmo
di evidenza , non avesse sangue freddo bastevole per isbirciare da
lungi al termine estremo delle novita a cui s'arrischiava, a quegl' in-
cendii e quella guerra che vi scorsero con guardo fatidico il filosofo
di Annover e il Vescovo di Meaux, e che noi deploriamo oggidi men-
tre cadiam vittime di quell' audacia e di quelle dottrine.
Che se ci6 nonostante i biasimi contro il Cartesio sembrassero a
taluno soverchi, riflettasi di grazia (e siamo alia terza delle tre con-
siderazioni promesse) che altro e \" accusa filosofica , altro la teolo-
gica e canonica. Ogni filosofo che confuta una dottrina , tende na-
turalmente a dimostrarla assurda ed empia nelle sue conseguenze ,
essendo filosoficamente connesse tutte le verita necessarie con vin-
colo si stretto che non e possibile negarne una, senza essere a poco
a poco ridotto logicamente all' estremo dell' assurdo e dell' empieta.
II filosofo dunque non ha diritto di adontarsi, se un suo avversario
impugni con tali argomenti le sue dottrine e ne dimostri il pericolo.
Ma se altri pretenda accusarlo per questo canonicamente di errore
teologico o di essere ribelle alia Chiesa , mentre pure ne riverisoe
le defmizioni combattendo le illazioni de' suoi avversarii , allora egli
ha cagione di querelarsi , almeno finche trova scappatoie con cui
difendersi.
Queste osservazioni faranno comprendere che si pu6 benissimo
ammirare il Cartesio come buon cristiano nell'atto che si condanna
come maestro di principii , i quali colla filosofia hanno sovvertito
1'ordine religioso e sociale. Noi non assumiamo qui ne 1' impugna-
zione ne la difesa dell'intenzione e della coscienza di Reriato , ben-
ehe studieremmo volentieri per curiosita nella sua biogralia, se I'o-
zio ce lo permettesse , qual fosse la vera e principal cagione che lo
ALLA PAG. 502 frtf
spinse a scrivere in un paese di Calvinisti accaniti, e a morire fra i
remotissimi Luterani di Svezia. Ma se F A. fu cattolico per buon
volere , do non prova die la dottrina fosse innocua per retto ra-
gionare. Le parole con cui questa viene espressa suonano liberta
nel senten/iare ogni altra certezza colla propria persuasione, che
e il dogma fondamentale dei libertini: suonano dubbio universale ,
die e lo scettismo dei modern! increduli: suonano die 1'uomo e 1'a-
nima, chee il dogma di Kant e d'altri idealisti: suonano cbeTuomo
e pensiero, che e il dogma di Hume e di Fichte. Quando questo suo-
nano le parole, sia pure stata rettissima 1'intenzione, un critico ben
puo senza taccia di leggerezza credere il Cartesio cagione di quei
disastri die a lui vennero attribuiti profeticamente dai suoi coetanei,
sperimentalmente dai coetanei nostri e cattolici e miscredenti. Le
generazioni studiose die ad un filosofante si danno veneratrici e
discepole non ne ricercano la biografia, ma le opere didatticbe: non
ne ascoltano la voce e gli esempii , ma gli scritti e le conseguenze.
Che giova dunque che il Novatore, mentre tutto esortava a mettere
in dubbio, principii, sensazioni, autorita vive e morte, raccoman-
dasse poi che si serbasse intatta la fede? Questa inconseguenza logi-
ca mentre mostra T inavvertenza e T impotenza della mente, onora
pero in lui sommamente il cristiano: ma tutti coloro che studieran-
no quelle pagine e rifletteranno fra se sopra i proprii concetti , do-
vranno ragionare tutt'altrimenti. « £ incerto, dovranno dire, tutto
do die per via di sensi, di principii universali, di autorita o storiche
o contemporanee abbiamo appreso. Ora le nostre persuasioni reli-
giose al par delle altre e naturali e sociali , cosi vennero a poco a
poco formandosi : Dunque se incerte sono le seconde , incerte sa-
ranno ugualmente le prime ».
Coloro die assunsero contro tale argomento la difesa del Cartesio
si sbracciano a dimostrare ch' egli non comandava un vero dubbio ,
ma un dubbio immaginario , per metodo di scienza non per esita-
zione di giudizio. Ma la stessa fatica colla quale vanno ricercando
il senso delle espressioni, prova abbastanza ch'esso non e patente: se
non e patente , V errore di chi frantende non e sempre leggerezza o
521 NOTA
mala fede : e il chiarire gli equivoci e combatterne il senso perico-
loso e debito d' ogni sano e zelante filosofo.
II razJocinio che abbiamo fatto sopra il dubbio, potremmo farlo so-
pra le altre dottrine cartesiane, ove 1' erroneo sentimento dell' A. e
molto meno controverso , come le teste accennate della idea reina ,
delTttbmo-ontma, dell' uomo-pcnsiero ecc. E se ciascuna di esse ap-
parisse gravida di conseguenze funeste, come in parte abbiam dimo-
strato altrove , ben potremmo incbinarci a riconoscere nel Cartesio
un uom dabbene percbe prefer! lo sragionare al discredere: ma il reo
senso delle sue dottrine, specialmente dopo che queste divennero la
tessera e 1' appoggio di tutti i sovvertitori del mondo religioso e so-
ciale, non potremmo approvarlo giammai : e Tesporlo poi alia vista
di tutti nella scbifosa sua nudita, nel truculento suo aspetto, e senza
dubbio opera di vero cattolico , e diviene la piu bclla conferma non
solo delle condanne fulminate dalla Chiesa , ma di quella bella dot-
trina che il ch. Lenormant presenta e svolge nella medesima Prefa-
zione , mostrando come la Chiesa e guidata da un certo sentimento
segreto del vero e del buono , anche talora senza scorgere in tutta
la sua chiarezza quel vero e quel bene a cui viene indirizzata in
ogni atto dal divino suo Spirito. Ce bon sens qui devine et signale
tons le germes d'erreurs . . . n'est que V accomplissement de la pro-
messe de Dieu. Ce qui prouve qu'en ceci , comme en tout le reste ,
I'homme va el que Dieu le mene, c'est la sagesse prophetique de cer-
taines decisions rendues evidemmenl sous I 'influence d'une information
incomplete et qui ne depassent pas moins tons les calculs de la sagesse
humaine. . . L' inspiration divine les menait au but de I' avenir (les
Peres du concile de Trenle) par des chemins appropries aux idees de
leur epoque * . Applicate queste belle parole di un vero credente alia
condanna delle scritture cartesiane , e vedrete come la Chiesa vi
scorgea per entro agli equivoci un senso velenoso, e prevedea che la
generazione futura a questo si sarebbe appigliata , anziche alle be-
nigne e cattoliche interpretazioni. Le sue previsioni si avverarono,
\ Correspondent 1. cit. pag. 28. -
ALLA PAG. 502 525
le generazioni successive si corruppero , la parte piu malvagia del
senso equivoco trionf6 ed ebbe non poca parte a produrre nella so-
cieta presente 1' immense stravolgimento d' idee che deploriamo.
Biasimare chi impugna questo stravolgimento risalendo di sofisma
in sofisma fino all' evidenza privata e al dubbio universale onde
sgorgo , non sappiamo se sia prudente consiglio-, ma certamente
saria pocbezza d' animo in noi 1'abbandonare 1' impresa per timore
di biasimioper delicatezza di umani riguardi. Ci permetta dunque
il ch. Lenormant di concludere, applicando ad un filosofo morto da
due secoli cio che di un filosofo vivente dice il ch. conte Delia Mot-
ta : « II cattolico non puo manciparsi ne dalla fede , ne dalla ra-
ft gione, ne dalla logica perche le verita certe della filosofia, quando
« specialmente si fondano anche sulla rivelazione , danno concetti
« netti, precisi , severi che si risentono subito della menoma alte-
« razione . . . E nemmeno basta il contrapporre una verita lucida
« e certa ad una idea oscura e fallaciosa che poco a poco conduce
« la mente all' errore contrario , specialmente se questa e 1' idea
« usufruttuata nel raziocinio , e f altra e menzionata piuttosto a
ft spiegare quale sia la volonta dell' autore che non a fondare il
u suo processo logico , processo indipendente poi dal volere *. »
Ecco quali sono i sentiment! che ci posero in mano la penna ,
quando imprendemmo i nostri articoli filosofici, e che ci ottcrranno,
speriamo, dal ch. A. il perdono se non possiamo entrare a parte dei
suoi giudizii , ne mi rare in quell' ingegno che strascino il secolo
XVII (e prepar6 il XVIII), I' onor della Frandaela gloria del
cristianesimo.
i Saggio intorno al Socialismo pag. 802 — Torino 1851.
L ORFANELLA
VI.
L' abboccamento .
Le povere donne impallidirono in viso , e la fanciulla corse tosto
a stringersi al fianco della sua madre , quando ebbero udite le pa-
role di Micuzzo. Lo spavento d'avere ricoverato in casa un masna-
diere in tempo che la severita delle leggi era in quelle terre minac-
ciata agli albergatori di simile ribaldaglia , lottava in cuor loro con
una vera pieta delle sofferenze di quel misero. Avrebbero in verita
voluto che Micuzzo si fosse ingannato : ma il teneano per si esperto
e pratico conoscitore di questa gente , che le sue parole eran per
le miserelle loro malgrado una testimonianza di gravissima fede.
Nondimeno giovo se non a toglier loro di capo tutti i sospetti, cer-
tamente a menomarli d' assai la maniera franca , disinvolta , sprez-
zante che dinanzi al gaglioffo e zotico mo'rditore tenne il ferito. Dopo^
di averlo, con solo vibrargli addosso uno di que' suoi sguardi risen-
titi , ridotto al silenzio , ei volse dolcemente la parola alle donne.
1 Vedi questo vol» pag. 400.
L' ORFANELLA. 527
— Bandito davvero eli! belle armi che reco : bel codazzo : holla
preda ! Oh di che tempi ci scorrono sul capo ! Un dabbene ed one-
sto galantuomo, a notte buia, sotto un diluvio di pioggia, capita ai
denti di cani, e vien colto da uno stroscio di picchiate: e pesto, sboo
concellato, ferito : ch'e, ch'e? Spaurisce il misero, fugge! II torren-
te sta per rovesciario e inghiottirlo : ne campa per miracolo : viene
accolto anzi e invitato da una buona famiglia: e questi vien creduto
un brigante! E si da piu fede ai sogni calunniosi d' un ruvido e duro
paltoniere, che alia vista dei proprii occhi I
— Gesu Maria ! ripiglio la Caterina commossa a quel rapido e
pietoso racconto; nessuna di noi v'ha creduto tale: e se questo no-
stro vicino s'e fatta uscir di bocca . . .
— Possiamo tutti ingannarci, ed io v'aveva di primo colpo preso
in iscambio d' altr uomo, che ai panni ed all' aria del viso par quasi
un altro voi. — Cosi interrompendo quel discorso , Micuzzo cerco
di provvedere ai proprii casi, ecio era 1' unico suo pensiero in quel
momento.
Intanto la vecchia rimasta mutola fmo allora per affissare di sot-
tecchi quei due uomini che si trovavano a fronte F un dell' altro, e
coglierne ogni gesto ed ogni piu piccolo motto, crede giunto il mo-
mento d' una sua opportuna inframessa.
— Eh! compare, disse, questo tempo che v'indugiate costi coi
panni fradici e zuppi , e co' piedi stretti in cotesti borzacchini , e
tutto danno alia vostra ferita. Invece di parlare avete bisogno di ri-
posarvi-, e tu, Micuzzo, aiutalo tu a montar le scale, e adagialo in
sul letto, che e gia sprimacciato. Io vedro di trovar cert'erbe da far-
gli rammorbidir quell' entiagioni e chiudergli quelle morsure. Tu
Caterina , cerca delle fasce e dei panni lini , e che la tua bimba mi
raschi o mi spicci della filaccica da fame faldelle e piumacciuoli.
Tutta la brigata si mosse a norma degli uffizii distribuiti dalla
vecchia donna di casa. Allora die questa leggermente una svolta e
tivuto agio di dire aH'orecchio di Caterina una sua paroluzza — Tan-
to meglio, le disse con molta paura, tanto bisogna trattarlo me-
glio, quanto e maggiore il spspetto ch1 ei sia davvero un bandito. E
528 L' ORFANELLA
gente generosa con chi fa loro del bene, e vemlicativa di ogni mal
viso che ricevono. — Cosi dicendo stropicciava le pianelle per terra
quasi volesse coprire il borboglio della voce, e dar mostra che gisse
intorno per sue occorrenze.
Sebbene cominciasse pure allora a schiarirsi il di, nondimeno per
la (Itta dell' acqua che piovea, e per lo scurore delle nuvole fu me-
stieri che la fanciulla presa in mano la povera lucernetta alluminasse
le scale. Questa presenza impedi a Micuzzo ed al compagno di par-
lare fra loro; ma la fantina s'accorse che 1'uomo ferito non distacco
mai la mano da un manico riero con porno dorato che s'avea nella
cinlura dal fianco e che le parve potesse essere d'un trafiere, come
essa riferi poco dopo a sua madre. Giunti al pianerottolo si misero
per uno stanzinuccio stretto e lungo , che alia industria di quelle
donne serviva da bigattiera ove governare una grembiata di filugel-
li , e cosi procurare viepiu la casa. Da un canto eravi un uscio che
riusciva ad uno stambugetto ove la madia colla pasta coverta da
un drappo lano diceva chiaro il perche di si buon mattino fossero in
piedi quelle donne faccenli e massaie: che li appunto era la finestra
la quale dava sulla porta della casa. Traversaronlo per riuscire alia
stanza del letto ; ove giunti che furono , la garzoncella non sapea
che farsi tra incerta, sospettosa e impaurita di quei silenzio , di
quei cefli burberi, di quell' atteggiamento minaccevole. Ebbe visto
allora il suo piccolo fratellino steso stramazzone sul sacco , e im-
merso quietamente nel sonno : e quasi temesse di lasciarlo senza al-
cuna guardia con quei brutti visi, lo scosse e tiro per un braccio di
gran forza, e svegliatolo sel trascino dietro quasi di peso un po' sgri-
dandolo, un po' spingendolo, un po5 punzecchiandolo per sollecitarlo
a far tosto. II bamboletto era stordito : col dosso delle pugna serrate
strofinavasi gli occhi , facea greppo , fignolava, piangeva e pien di
cruccio e di fastidio lasciavasi menare a stento nella camera terrena
dalla mamma.
Quando quei due furon soli il piu giovane d' essi quantunque
mal potesse reggersi in sulla vita, pure divincolo il proprio braccio
da quello di Micuzzo, e preso un atteggiamento liero, drizzandogli
nuovamente sul volto lo sguardo serpentoso e folgorante
L' ORFANELLA 529
— T ho colto, tristo giuntatore, anima Iraditora e vilissima, gli
disse fieramente. Oh il secreto nascoridiglio, oh la grazia del nome
che t' hai scelto, ribaldaccio ! Ci sei finalmente nelle mie unghie, e
staro a vedere se la tua tristizia mi ti strappera ! Ancor pochi mo-
men ti, e ti saranno addosso gli uomini del la banda, i tuoi traditi
compagni, e sconterai la tua fellonia, assaporerai la vendetta, ti
taranno annoverare i duri strazii della condegna carneficina !
Micuzzo non rispondeva, ne osava pur di guardarlo in viso non che
di tentar cosa veruna. Fin dalla fresca eta s' era egli lasciato al suo
mal talento condurre a trufle ed a ladronecci; e per conseguente, di
batoste e di coltellate avea egli per tempo colto il suo buon dato; e ri-
cambiato con maligne e turpi vendette le offese aperte e coraggiose.
Di quivi ebbe egli nel suo villaggio il nome di Lamacieca, e nimista
graridissime coi terrazzani , e persecuzioni dai birri e da'bargelli.
Piu volte provo come serrassero le inanette e le bove-, piu volte fu
negli ergastoli. Ma eccolo di nuovo in liberta ; ed egli giltarsi ai gri-
maldelli ed alle arsioni di bell' animo : e crudo e risentito. pigliarsi
nuove vendette. Qui 1'ira del Comune fu al colmo : ond'egli per sot-
trarsi al giudizio della corte ed allo sdegno dei paesani, vende.gia
tempo se, la sua persona, e la sua nequizia a quell' uomo medesimo
dinanzi alquale ora si ritrovava, L'obbedienza dei masnadieri e scor-
ridori di strade pubbliche inverso del caporale di loro spedizioni e
prede e fra levarie radunate di persone la piu profonda, la piuosse-
quiosa e servile del mondo. E se ne pud mettere bonissima ra-
gione. Poiche se il vincolo d' unione in una societa tanto piu strin-
gesi fra suoi membri quanto il pericolo del corpo e maggiore ; ne
viene che Y autorita del capo e tanto piu estesa ed obbedita e
temuta, quanto piu fa mestieri di vivacita ed efficacia a salvarla.
Or questo e appunto il caso di un branco di pubblici rapinatori e
assassini. Minacciali la giustizia pubblica: persegueli la vendetta
privata : non han ricovero certo : non hanno amici sicuri : son
eircondati di risen i continui ed incerti. II capo per loro e una ne-
cessita: 1' ubbidirgli senza far motto un salvarsi. Tale era stato
adunque gran tempo di Micuzzo; il quale per soprassoma d' animo
Serie II, vol. II. 34
530 L OKFANELIA
abbiettissimo e vile non avea ne ingegno, ne coraggio, ne baldan-
za si che potesse tener mai fronte spianata innanzi ad uomo baldo
e burbanzoso. Qui vi si aggiugneva la memoria d' un tradimento
fatto ai suoi compagni. Per non so che quistione avuta un di tra
lui e i suoi consorti ebbe egli a sentirsi gittare in sul viso una delle
piu laide contumelie che ad uomo si possan dire. Secondo suo co-
stume egli abbasso gli occhi, ammutoli, non fece pur mostra di
risentimento : di che quei due sdegnaronsi e invelenirono viepiu, e
dalle contumelie passarono alle minacce , e sarebbero corsi ai fatti
se non fosse sopraggiunto a chetarli il loro capo. Lamacieca parve
invilire a quella intemerata : e per tre di fu mesto , solitario e sal-
vatico piu del consueto. Giunse alfine una di quelle notti che do-
vettero passare vegliando per loro sicurta •, e quei compagni s' ab-
batterono nuovamente ad una posta medesima tutti e tre. Quando
il pericolo fu cessato ed essi erano al coverto di ogni sorpresa e ras-
sicurati per tutti i versi , il sonno li vinse. Lamacieca non dormi:
vide i suoi due compagni profondamente assopiti : appunt6 alle lor
tempie due pistole, ed in un medesimo punto, ne mand6 le anime
all' inferno. Egli frettolosamente partendo di la corse ad un tratto
al piu vicino borgo : die avviso al gi udice del nascondiglio e delle
forze scemate della banda ; porse avvisi , e lo persuase a mettersi
in sulle tracce di quei ladroni. Se tutto ci6 fu indarno per sorpren-
dere e intorniare la masnada , non ebbene certo alcun merito il
buon talento del Lamacieca. II quale visto uscir dalle mani della
pubblica forza que'corrucciati suoi compagni, per sottrarsi alia loro
vendetta non pose tempo in mezzo. Vesti cencioso e sudicio : can-
gio nome prendendo quello di Miouzzo , ed uscito del suo paese e
tie' luoghi circostanti , s' acconcio per fittaiuolo in quell' angolo di
collina poco lungi della Piana , ed avea gia due anni che egli vivea
quivi sicura e tranquilla vita , ignoto a tutti , salvo se a qualche fi-
datissima sua conoscenza.
II trovarsi adunque cosi sprovvistamente al cospetto dell'antkoe
temuto suo capo, e pifr Tavere commessa la prima balordaggine in-
nanzi alle donne di quella casa , gli avea rappicciniti gli spiriti , e
L' ORFANELLA 531
strozzato giu in gola ogni voce. Immaginate voi come di sovrabbon-
dasse lo sgomento, e <li qual paura si sentisse sopraftare il cuore alia
minaccia . gittata li malignamente dal ferito per iarsi temere di piu
in un momento nel quale si poco valea di per se solo; alia minaccia
cioe che la banda da lui tradita e posta gia alle strette piu disperate,
sarebjje cola sopravvenuta di quinci a poco. Ben s'avvide di cio il
Biondo, die tale erailnomed'armi del ferito: e prolktando destra-
mente di quello stupore , gli voile torre ogni tempo ed ogni via di
mulinar nulla in suo danno.
— Alza la fronte e guardami in viso, gli disse: Mi trovi cangiato
un sol pelo da quel di prima ? Rammenta tutta la mia vita. Ho man-
cato giammai ad una sola delle mie promesse verso di te , forca , o
verso di chicchessia? E sar6 per mancare ad una minaccia?
II volto gli si accese : il tuono della voce divenne severo , aspro ,
risoluto : Lamacieca non resse di piu , e spinto dalla paura e dalla
villa borbotto alcune parole di pentimento, ne biascico alcune altre
di scusa, chiese in merce la vita, gli si offerse pronto ad ogni servi-
gio. Ed il Biondo assumendo una generosita baldanzosa
— Ebbene : gli disse — Un sol patto resta fra noi. Accettalo in-
nanzi, e giura : o esso o la morte.
— Giuro quel che volcte — Non ho fatto nuila mai contro della
rostra persona : non far6 . . .
— Farai come facesti sinora, vermo che ti roda, vile. Infingerti,
mentire, e poi tradimenti e tradimenti. Anche il diavolo si picchia
il petto quando ha il nodo al collo e il boia sulle spalle : e poi . . .
— A malora il suo pentire e il suo proporre se si spezza il cape-
stro : so quel che volete dire. Ma via mettetemi al cimento.
— Basta basta: eccoti il cimento: la punta del pugnale: e giura
sovr'essa d'ubbidirmi alia cieca, senza chiedermi giammai conto de-
gli ordini, e senza svelarli a persona viva.
— Lo giuro.
— Alia buon' ora adunque ! Ora per salvarli dallo sdegno degli
irritati miei compagni non ti resta altra via, che d'involarti da que-
sto luogo il piu presto che potrai. Bisogna che non vi ti trovino.
532 L' ORFANELLA
Essi verranvi irritati da un cattivo scontro avuto non ha guari , e
del quale scorgi in me qualche traccia. Tu cerca tosto per un ca-
vallo , e recalo all1 uscita di questa vigna. Quindi appresso partirai ,
per aspettar domani da sera alia sponda destra del Rosarno dove e
il passo della scafa. Cola un mio amico ti verra prendere: e per se-
gno ti dira — Ricordati il giuramento del Biondo —
— Ma volete che io vi aiuti ora . . .
— Non ho bisogno. Togli questo danaro pel cavallo , e ritirati.
E Latnacieca non se lo fe dire due volte.
VII.
Le carezze di un Nonno.
Una delle piu osservate leggi della buona creanza suol essere
questa. Se in un amichevole ritrovo di piu persone altri vuole intro-
durre un suo amico ei bisogna che Y accompagni di un annunzio ,
che potrebbesi dire una piccola biografia. Hassi a far sapere alia
brigata chi e, di che sangue, di che coltura, di che grado: e quante
buone qualita lo adornino , e quanti titoli ne fregino il nome , e
quanti ciondoli gli spenzolino sul petto debbono essere snocciolati
in un breve periodo li di presente. Questo chiamasi in linguaggio
di sala , prcsentarc una persona in una societa. Non definiro se un
tal costume fosse tenuto dai nostri vecchi : che quantunque me li
abbian sempre descritti pei piu diffidenti seri, e per certi omicciatti
grossi e mal forbiti , i quali d1 ogni cosa volevan toccare il fondo , e
averne prove e riprove, sperimenti e pericoli, che era una stucche-
volezza il trattar con essi •, nondimeno i pochi conosciuti da me
di persona, e le loro storie dei tempi antichi me ne ban destato con-
cetto di cortesi , affabili e facilissime persone. Ma sia che si voglia
dei loro circoli e capannelli ; certo e che negli scritti loro lino dai
beati tempi del buono Omero ebbero usato religiosamente di pre-
senlare ai lettori i nuovi amici, che mettevano in mezzo. Essi scri-
yendo non ti gettavano mai iunanzi un personaggio incognito , ma
L' ORFANELLA 533
il ti facean precedere di cento ragguagli, sicche tu ii potessi ravvi-
sare, e discernerlo, e saperne per filo e per segno la vita, 1'indole, i
pregi : amarlo o abbominarlo ; riderlo o piangerne secondo il suo
merito. Presentavano insomnia per gli scritti il soggetto, un presso a
poco come ora presentasi V amico nella conversazione: e solo che il
facevano con un po' piu di coscienza e alia semplice secondo che
portava la moda e il gusto della loro eta. Ora presentansi nelle con-
versazioni e non negli scritti : e per sapere in qualche storia , o in
qualche novella chi sia. o cbi non sia il tale ed il tale , bisogna che
prima te lo vegga passare innanzi un buon tratto ed ora ne scuopra
un lineamento del volto , ora una foggia delle vesti : qui un viziuc-
cio , e la un' inclinazioncella dell* animo. Dimori con lui un bel
tempo ; e solo allora apprendi a conoscerlo tutto intero , e il trovi
dipinto e delineate dalla cima del ciuffetto alia punta del calzare,
quando gia ne sei pieno e satollo e forse anco fradicio -, e v'ha volta
che di quell' indole sei persuaso al rovescio del ritratto disegnato
con poca fedeltti dall' autore. Se questo sia bene o male lascio ad
altri il giudicarne : per n\e trovo che il migliore sia il non dilun-
garmi pure un tantino dal vecchio costume e i miei quindici lettori
forseche me ne sapran grado.
Non m' induger6 adunque di vantaggio, ne faro piu oltrachie-
dermi chi fosse quel viaggiatore , quel ferito, quel disperse, quel-
T ospite, quel Biondo. Eccoci per tempo alia sua storia , la quale e
poco piu o poco meno la storia di moltissimi altri di questo conio,
e per6 a nessuno sembrera inverosimile ; ma che sia vera ne do pe-
gno la mia parola e cio che dissi da principio : che tolti i nomi e le
particolarita di certi luoghi. i fatti son dessi.Ripigliamo adunque il
fdo del nostro racconto.
In luogo montano e silvestro alle spalle orientali delle Sile pass6
la sua giovanezza il nostro Biondo ; ma non aveva ancora tutto il
merito da portare questo soprannome per propria divisa , ed era
cbiamato col nome di battesimo Nino. I genitori di lui molto agia-
ti dei beni della fortuna s' eran tenuti fedeli al legittimo Principe
per lui adoperanclosi con ogni loro potere. Abbominarono e com-
batterono i palrioti come uomini nemici a Dio ed alia religione,
53i L' ORFANELLA
conculcatori dell' onore delle lor donne e dei costumi della patria ,.
della quale si mostravano a parole spasimati e cascanti. Appresso
opposero i loro petti ai repubblicani francesi , contro i quali nutri-
vano nimista e astio di cuore, si per la mala voce rhe era corsa di
loro empieta e scostumatezza , e si perche erano forestieri usurpa-
tori. Per qaesta loro coridotta erano stati ora col titolo di Sanfedi-
sti, ed ora con 1'altro di Briganli notati dai rivoltosi del regno e dai
partegiani delle novita di Francia. Ne il riome odioso solamente r
ma aveano altresi toccato di gravi danni e sostenuli disastri, perdi-
te, confiscazioni , tasse , contribuzioni di guerra , somministrazioni
di viveri, rubamenti di soldatesca sbrancata e bottini di oste vinci-
trice. Tutte cose che nella diversita dei lor nomi accennano ad una
difierenza della ragione piu vicina a ciascuna ," ma che tutte ridu-
consi ad una sola origine lontana — Tusurpazione del piu forte-, e ad
unsoloeffetto immediato ed infallibile — rassottigliamentoeladimi-
nuzione della propria fortuna. Cosi i genitori di Nino aveano a gran-
de stento conservato d'un largo patrimonio una mediocre sostanzar
per la quale eran tuttavia considerati nella lor terra come la piu ri-
guardevole delle famiglie. Nino non ebbe altra coltura da bimboletto-
che la consueta a darsi ai fanciulli di cotal condizione in quegli al-
pestri monti della Calabria , ed in que1 tempi si rovinosi ed agitati.
Cresceva da se in mezzo ai garzoni ed ai villani del podere e della
vigna; e la sua compagnia e i suoi trastulli erano poledrucci di caval-
li, poltracchini di ciuchi, cani da fermo, uccelli e reti di tutte le ra-
gioni. Gosi davasi buon tempo, e rinvigoriva nelle corse, nei salti y
cogli esercizii faticosi delle membra il piccoletto corpo; ma Vanimo.
non piegato per tempo dalla buona disciplina attraeva da quella vita
franca e selvaggia i fomenti delle sue inclinazioni e gli stimoli al vizio.
Finche non giunse aH'ottavo anno nulla impard di bene dai catechi-
smo infuori insegnatogli dalla buona , ma non troppo accorta geni-
trice. Fatto garzoncello un vecchio avolo voile ingentilirlo a buona
educazione : ma fu tardi. Apprese di gran vantaggio tan to di leg-
gere , scrivere e far di conti quanto pote insegnargliene quel suo
amorevole nonno. Ma ch' ei si piegasse a disciplina e magistero
L' ORFANELLA 535
cV altrui non furono nc preghiere , n& minacce , no gastighi die ri
potessero. S'arrese il buon vecchio, dicendo alia mamma del bam-
bolino: se ei ne sa quanto me, gli e sovercbio. Era egli uomo dolce
d' indole , amoroso , di pel tondo anzi che no , e come il dicevano
i suoi consanguine! e famigliari, tutto more. Laonde stanco di
quella insistenza verso il fanciullo, che egli accuso di soverchia ,
gli pose tanto amore die il voile presso di se , e rest6 si preso di
quel suo spiritello ardito, vivace e selvatico, cbe guai a cbi gli tor-
cesse un capellu/zo del capo, o ancbe gli facesse un visetto brusco
e scuricciuolo! Non era voglia del Nino, non capriccio, non burla ,
non impertinenza cbe non gli passasse buona. Se il vedeva poco
ossequioso de' suoi maggiori , ed egli una carezza e un bacio , e H
a lodarnelo : Bello spirito! A questa eta egli si sente maggiore dei
veccbi ! Lasciatelo crescere, e vi dico cbe ai venti anni sapra tener-
si solto il tacco i primi del paese. La madre dolevasi col dabbenuo-
mo di qualcbe risposta ardita e testereccia , che le toccava si per
tempo, e recavalo alle moine ed ai vezzi del suo venerabile parente.
E qnesti in iscambio la incolpava che fosse cagione di scone iare col-
la Iroppa dnrezza la vivace indole del figliuolo. Quel tutto di gar-
rirgli, riprenderlo, contraddirlo non esser via da condurlo a bene.
Essa avrebbe a dolersi di s6 quando il figliuolo le crescesse disamo-
revole e restio. Laonde per lo migiiore la mal ferma donna soffriva
bt-iisi che dal fanciullo adiratello fosse ella medesima rimproverata;
ma non era mai che ne gastigasse i suoi trascorsi , o ne domasse la
baldanza. II verrhio aveva una discreta fortuna a se, ed oltre a Nino
\ eran ben molti che aspiravano ad essergli eredi ; e la madre per
non disguslarsi il Nonno il secondava a grave danno del proprio
Cigliuolo.
Finrbe Nino fu garzonetto le sue non erano cbe bambolinaggini
•e scapestrerie puerili : le quali nondimeno accennavano al troppo
piu che quello spirito farebbe di quinci a poco. Nel giocare al car-
rnn-io , alia razzola di cacio , alia corsa d' ordinario era esso il vin-
cilore : si muscoloso , ardito e destro era egli fin dai piu verdi
anni. Ma miseri i cornpagni se il vantaggio non era per lui! Ingro-
536 L' ORFANELLA
gnarsi, rabbuflarli, percuoterli: diveniva un tigretto stuzzicato ; il
quale in tanto solo non lacerava cogli artigli e non disbranava col-
le sanne, in quanto non era giunto alia forza di poterlo fare. Se non
giocava era sempre in giro alia caccia degli uccelli , e fin delle le-
pri e dei capri: anzi pur delle volpi e dei cinghiali. Quanti v'ha in-
gegni da agguatare e pigliare uccelli ed animali, tanti ei ne sapeva:
visco pei rami, lacci nei passi, cocche per le macchie, callaiuole ai
valichi , lungagnole sui tragitti , e cento altri argomenti di questa
fatta. Ma il moschetto fu il primo e piu intense amor suo , e il sa-
peva a nove anni caricare , armarlo, e messane la bocca sulla spal-
liera d'una seggiola perche le tenerelle forze non gli bastavano, as-
sai spesso tirava con tale dirittura da far meravigliare i suoi paren-
ti. Di che il genitor suo molto di buon' ora, e con assai contento del
cuore il presento d'un piccolo e leggiero ed elegante archibusetto ,
che potesse essere sostenuto da un bambino, e maneggiato con fa-
cilita. Fu questa 1' unica volta che ei penso a qualche cosa pel fi-
gliuolo, distratto com' era a fuggire e nascondersi, appresso adifen-
dersi su per le corti e alia giustizia, e quindi ad assestare i suoi af-
fari e negozii che givano in fascio. Venuto Nino a maggiore eta,
quell'arme la non si staccava giammai dal fianco, e sempre era in ga-
ra co' suoi compagni achi imbroccasse il miglior colpo nel segno , a
chi gittasse^l'arancio in aria e il colpisse avanti di cadere, a chi non
fallasse colpo nei piu strani voli d' uccelli , o salti di capri e di le-
protti. Piu d'una volta in uno di quei consueti impeti di sdegno osd
minacciare alcun compagno o donzello che gli trarrebbe una archi-
bugiata in fronte, e lo sluterebbe, come dicon cola lo spegnere od uc-
cidere alcuno sul fatto. Allora occorreva la interposizionedeH'avolo:
il quale lo pregava che per amor suo si astenesse dal fare questa o
quell'altra vendetta; non lasciando pero mai di aggiugnere che ben
avea egli avuta ragione di minacciarla e V avrebbe ora di effettuare.
Nino si facea pregare a lungo e scongiurare, e non cedeva se non a
patti : dovesse il suo compagno venir da lui a chiedergli merce del-
la parola, o dello sguardo, o del punzecchione : cd egli, V avo , do-
vesse presentarlo or d'una cosa, ed or d'un'altra cosi per compenso
L' ORFANELLA 537
della sua condiscendenza. Oh la pieta die faceva un giovane selvag-
gio ed imbestiato per le carezzc d' un vecchio grullo e si losco ,
che non vedeva una spanna innanzi di se! Senza cultura nessuna
di studii , non capiva il misero nel suo cervello altra ambizione ne
altra gloria che quella di dominare e soprastare agli altri nel vigore
dei muscoli, nel rnaneggio delle armi, nelTabbondanza degli averi.
Di pieta e di religione non gli si fe mai parola dal di die egli comin-
cio ad averne maggiore il bisogno. Di chiesa, di prediche, di Sacra-
menti non si occupo egli adunque se non in quelle solennita ville-
recce , nelle quali pei piu la religione e il pretesto o 1' occasione di
sollazzarsi , e sfoggiare , e.gareggiare , e provocare. Cosi gli anni
passavario, e Nino intristiva cogli anni , e riusciva di peso a tutti,
e prima d ogni altro ai parenti ed ai villani e domestici , e tutti
ne erano impensieriti ed afllitti. Vedeanlo frequentare certe ami-
cizie di uomini invisi al Comune ed infami per gravi misfatti : e
spesso dimorare due e tre di fuori della casa e della terra patria
non si sapea dove propriamente : ma ognuno tenea per fermo che
egli era allettato a qualche trebbio di malandrini da alcun celebre
caporionedi masnadieri, e cominciasse cosi a mettersi in commercio
e comunicazione con essi per quella vaghezza che ha la costoro vita
sovra uno spirito fatto come quel di Nino.
Avea egli compito il suo diciannovesimo anno quando gli occor-
se caso funeslissimo che fu il primo anello d' una lunga catena di
colpe e di pericoli. Tra le opere d'una sua terra s'abbatte un giorno
a vedervi una foresotta vispa ed appariscente, ma piu ancora costu-
mata e guardinga. Chiusa in un gamurrino accollato, e col mantel-
letto sempre sul capo un po' sarchiava i grani colle cornpagne , un
po' trasponeva le erbucce , e un po' , accorta guidaiuola com' era ,
menava T asino del podere colla soma dei ricolti di luogo in luogo.
Ellaavea tre fratelli, giovani alti, massicci, torosamente incastel-
lati, e si bravi coltivatori che per opere eran sempre dessi i cerchi
e facilmente trovavano ad allogarsi in proprio capo: ma sopra que-
sti pregi avean grandissima religione, e sentimento generoso e ga-
gliardo d1 onore. Guardavaao adunque essi la loro zitella con piu
538 L' ORFANELLA
gelosia e custodia che non la pupilla delle luci loro. S'accorsero che
Nino le avea posto Focchio sopra: e pcrche cio non poteva riuscire
a bene,il maggiore d essi tolse sopra di se il carico di ammonirne il
proprio padre, al quale erano sottomessi come quarido eran bambini,
e cerco distoglierne ad un tempo 1' inconsiderate giovane. II pruden-
te genitore tolse la fanciulla dal campo e dal lavoro, e dalla vita an-
dereccia la trasse alia dimestica stanza con grande piacere di lei. Ma
1' ammonimento fatto a Nino, e lo scomparir dal pubblico della gio-
vaneita in vece di porre in capo alFimpetuoso e sfrenato giovane mi-
glior giudizio , gii accrebbero il desiderio ; e quanto piu videsi con-
trastato il suo capriccio ed ei piu s' incaponi a condurlo a termine.
Di qui le poste, le insidie, gli agguati onde il falco grifagno ormeg-
giava quelta onesta colomba. Serbava ella conreligiosasoggezione ii
nido paterno, checche le rincrescesse il privarsi della largbezza dei
campi e della liberta dell' aria. Non fu mai clie movesse un piede
oltra il limite della fontana ove scendeva coll'anfora in ispalla a tor
Tacqua o a lavare e purgare i panni della casa: ne mai che andan-
do il di della festa alia chiesapigliasse il cammino men corto, o meno
aperto e frequentato: e sempre 1' occhio del padre o d'alcun fratel-
lo la seguiva sollecito da per tutto. E nondimeno cio non le valse :
che lo sfrenato desio del giovine gli sturo tutti i valichi, gli scorci6
ed appiano tutte le strade. Un bel mattino tard6 ella piu del con-
sueto dalla fontana : il padre ne fu tristamente impaurito, ed usci
sollecito a cercarne, ma tutto indarno. Di che rammaricato fuor di
misura . e dubbioso , e tremante tornossi a casa ad attenderla per
saperne la cagione. Ella venne infine, Che dolore fu al vederla quasi
fuor di se stessa, non attendere al proprio padre, che smanioso la
richiedeva, ma accantucciarsi ad un angolo, e coverto il volto colle
mani mettersi il capo fra le ginocchia , sospirare e singhiozzare ,
e grondare tutta di lagrime amarissime ! II genitore intese troppo
piii che ella non voile. Arse di sdegno : non os6 fare un rimprovero,
non dirizzare una parola, non volgere un'occhiata alia figliuola; ma
appoggio la canuta fronte alia mano , e senza prendere ne cibo ne
bevanda aspett6 mutolo che i tre suoi figli la sera tornassero dalla
L' ORFANELLA 539
campagna. Quand' ci furono in rasa, disse loro poche parole e 1m-
starono. Al secondo di Nino fu condotto a casa la madre lutto
trapassato di ferite e di punte, senza movirnento, senza alcun segno
di vita. Tale era stalo trovato allo svolto d'unaviuzza, che mettera
ad inia terra ove egli recavasi a queir ora. Si corse per il cerusico,
•e per le medicine: nessun rimedio, nessun'arte fu trascurata in tanto
che a poco a poco egli rivenne in se medesimo. Fu fasciato , e mes-
so in buona cura , laonde in piccolo spazio gli si cominciarono a
rammarginar le ferite; che per huona ventura niuna era mortale,
e di li ad un paio di mesi era gia fuori del letto e guarito. In tutto
questo tempo ne i suoi famigliari , ne gli amici , ne gli uomini della
giustizia poterono strappargli di bocca pure una sillaba che gli met-
tesse in traccia degli autori di si grave ferimento. Arizi egli volgendo
ogni cosa a riso ed a burla, tutte le volte che gli si ponea discorso di
quel caso , soleva chiamarlo il suo crivellamento fattogli non sapea
dire se darostri d' uccelli, o da cornetti di caprioli, o da punte di
coltelluecio : ma il cuoio riuscirgli di miglior concia che ei non fos-
sesi imaginato.
VIII.
Vendetta e Crudeltd.
Gon queste apparerize di esterna noncuranza il fiero giovane co-
vava la vendetta nell' animo. Quarido fu padrone nuovamente di
se, non usci giammai di casa se non tutto in sull'armi e con un cane
ai fianchh S' avvide presto che dura mole gli restava da abbattere
se volea meriare a termine il suo fermo divisamento. La famiglia ,
alia quale esso mirava erasi traslocata in piii sicuro luogo, e udito
del guarire che facevasi il loro disonoratore e la loro vittima vi-
veansene sulle guardie e sulle armi , ed avean di loro parentado
che era largo, e de' molti loro amici fatto siepe intorno al vecchio
padre ed alia insidiata e dolente giovanetta. Nessuno rifiutava di so-
stenerne le parti anche a costo del proprio sangue : ch& 1'onore tra i
540 L' ORFANELLA
Calabresi , e la riverenza all' onesta e cosa si sacra che ciascuno
credesi in debito di punirne tremendamente i violatori. Ne, spe-
cialmente sovra i luoghi piu selvaggi e montanini , la riverenza
alle leggi e la fiducia neH'autorita potevan tanto a quei di nei loro
petti da fidarne a quelle o a questa il castigo. Volevan prenderlosi
di loro mano , e in questo riponevano un sentimento di generosita
a modo loro.
Nino adunque maturo con maggiore accorgimento che aU'impe-
to della sua indole non s' affacesse la vendetta che volea prendersi.
Le pratiche gia prima cominciate con qualche celebre taglieggiatore
di contrade e scorridore di campagna glie ne suggerirono ed agevo-
larono la riuscita. Dopo cinque mesi dall' occorsogli caso egli scom-
parve dal suo paese e dalla sua casa, e Iasci6 grami e desolati i suoi
parenti. Diceasi che seco fosser partiti tre uomini di trista opinio-
naccia nel paese 5 e che non avesse si dolci le sue intenzioni apparve
da cio che il misero e sciagurato del nonno si trovo rapito un forte
peculio raggruraolato con lunghi risparmii , e del quale avea fatto
la confidenza al solo Ninuccio, delizia e gioia dell'anima sua. Di che
ravvistosi lo sconsolato , non fece tutto il resto dei pochi mesi che
sopravvisse a questi dispiaceri che piangere si la sua dappocaggi-
ne, e si la cagione che ei fu di mandare a rovina non il giovane solo,
ma il parentado, ed il paese. Mori il dabben vecchio tre di dopo
che seppe le nuove sfrontatezze e le vergogne del suo male accarez-
zato Nino , la causa di quelle sue ferite , e la orribile e sanguinosa
vendetta che egli ne prese. La cosa ando a questo modo.
Nino , fatto comunella con tre dei piu scellerati della sua terra
e divisato con loro ogni cosa , ne usci con buono apprestamento di
armi e fornimento di denari •, e gittandosi alia monlagna ingross6
una mano di banditi la quale era la piu temuta a quei di , e la piu
crudele della Calabria citeriore. Non era egli uomo da soffrire il
freno di chicchessia; e quantunque egli fosse il piu giovane di tutti,
sel lasciarono imporre per loro capo: ed allora fu che prese il nome,
divenulo poi si spaventoso in que' contorni , di Biondo. Provata la
fedelta de'suoi in minori scorrerie, li condusse all' opera principale ,
L' ORFANELLA 541
per cui compire erasi egli lanciato a si trista e dura e pericolosa
condizione di vita. Dalle spie inviate intorno seppe della nuova di-
mora della famiglia che esso volea disfare . e dalle considerazioni
fatte pote accertare la terribile vendetta. Circond6 tacitamente e di
notte tempo la casa ove alia sprovvista dormivano coloro , i quali
eran segno alia sua ferita. Vi arrec6 alle porte fascine e sarmenti e
pece. Appunto contro alle due sole fmestre che v'erano suoi fidi
cogli archibugi in resta , e appiccatovi fuoco , comincio a picchiare
con forza. II primo che s'affacci6, e fu il piu giovane dei tre fratelli,
fu colpito da una palla in fronte. Corsero a quel romore i due fratel-
li maggiori e cominciarono quanto n'aveano in gola a gridare accor-
r'uomo , e sollevare ogni cosa. Lo scoppio dell'archibuso , e i gridi
dei due germani svegliarono il vicinato, il quale era gia in sospetto.
Ma la banda era numerosa, le poste si bene scelte, che non vi fu
uomo si baldo del fatto suo che s'arrischiasse ad accorrervi di pri-
mo slancio. Intanto la violenza delle fiamme guadagnava sempre
piu la povera e mal custodita casa. Difendersi era impossibile: chiu-
sa Tuscita: pericoloso il rimanervi anco un poco d'ora. II vecchio
genitore suggeri ai due suoi (igli superstiti che coi picconi e colle
accette demolissero un fianco e s'aprissero uno sbocco alia vigna:
chi sa potessero di cola sottrarsi inosservati. Ma nulla ci6 valse. Dal
romore delle violente picchiate che s' udivan di dentro fu tosto
inteso il lor pensiero , e abbattuta un po' di siepe agli angoli
della casa furonvi appostate due coppie di malandrini. Fatto un po'
di breccia , salto fuori uno dei superstiti giovani, e porse la rnano
al vecchio padre che ne uscisse-, e quando la costui testa fu alia
scoverta quattro colpi di moschetto simultanei spensero fieramente
ambedue le vite. Allora dalla breccia fatta entrarono in casa i fieri
assalitori , gittando a terra morto di coltello 1' ultimo dei maschi
che v'era, il quale per accorrere alia sorella che basiva lascio indi-
fesa 1'entrata. La giovane donna fu presa, e messa sopra un caval-
lo, e condotta colla torma, la quale perche gia la campana del pae-
se squillava a distesa, e gli uomini s' udivano non molto da lungi
raggrupparsi ed accorrere con parole d'ira e di furore, ebbe a gran
542 L' ORFANELLA
ventura di svignarsela il piu tosto che seppe. II Biondo fu F ultimo
a ritirarsi, e quando vide in salvo la sua gente Y annovero. e ralle-
grossi che in una spedizione si rischiosa avessero ottenuto il loro
proposito senza alcuna perdita. e ne anco una f-erita — Arra , ter-
min6 egli, di nuiggiori e piu felici successi. —
Non vi voile gran i'atto a intendere da chi venisse quella car-
nificina : tanti v'avea nel paese informati del (iero caso avvenu-
to alia giovane e della vendetta che la minaeciava. II nome adun-
que di Biondo divenne piu formidable e piu esecrato. Commes-
so il maleficio , ei dove colla sua banda trasformarsi in cento gui-
se, ed errare per cento luoghi , ed ora prendere i nascondigli del-
le Sile, ora intanarsi nei folti boschi delPollino,.ora trafugarsi alle
piagge del mare , se voile campare alle tante persecuzioni pubbli-
cbe e private. Eran corsi due anni da questa crudele spedizione
quando fu per modo circondato e stretto dalle truppe regie accor-
se a premerlo da ogni lato , e dalle guardie urbane , che ei crede
per lo migliore (Ji sbrancare quella sua gente , datasi la voce di ri-
congiungersi a tempo piu sicuro. Ei restossene nascoso con un so-
lo suo fido, e colla infelice giovane rapita, la quale trascinavasi ap-
presso tra le violenze e le carezze •, e dalla quale avea gia avuto uri
bimboletto , la piu cara e la piu amabile creaturina del mondo. lrn
di T innocente fanciullino comincio a guaire ed a strider forte. II
Biondo sospetto non quelie grida svelassero il suo covo ad alcuna
delle tante spie che lo attorniavano. Di presente afferro il bambo-
lino con impeto forsennato per la gola; lo strozzo, e gittatone il
piccolo corpicciuolo ai piedi della madre attonita e spaventata , al-
zossi e le ordino di seguirlo. Mancarono alia misera le forze per
dolore e per ira: svenne sul fatto, e dove dal crudele Biondo essere
sostenuta un pezzo. Quando essa si fu risentita, le occhiaie eransele
avvallate, il bulbo degli ocehi sportavale in fuori,il guardo era tiso
e spaventato, 1'andare risoluto meglio che mai.
Quindi senza far motto ne resistenza se gli pose dietro. Per pic-
coli e oscuri e inospiti sentieruoli giunsero a una caverna incavata
nelriYo del monte, la cui bocca era nascosta ed oscurata da gineprai,
L' ORFANELLA ,'i \',]
e spineti, e fusti rampicanti densi e fitti, die non si sarebbe inai so-
spettato un' imboccatura di nascondiglio celarvisi di sotto. Ventra-
rono, e la luce onde era illuminatu venivale da un largo fesso che
riusciva sopra un dirupo di monte stagliato a filo. La donna appres-
satavisi come per vedere in cbe banda fosse, si lascio tulta spenzo-
lare in giu, egridato con quanto nc avesse in pola: Gesii Maria, si
precipito in basso forse per impeto di frenesia, forse per disperato
pentimento, e forse anco per volouta di uscire da si crude mani.
Dopo tre di fu trovata ancora cola dal Biondo tutta pesta e infranta
e sbrandellata. Quella vista il commosse la prinia volta nelFaninio,
pianse, s' inginocchi6 a pregar pace e requie a quella infelice ; le
tolse T abitino della Vergine che ancora restavale al collo, lo bacio
e sel cinse, e non lo depose mai piu. Egli stesso penso di uscir di
quella vita scellerata; cerc6 di guadagnar incognito le rive del mare e
tragittare in altro paese ove dimentico di se farsi dimenticare ezian-
dio agli altri •, ma or questo incidente, ora quest' altro ; ed una volta
i consigli dei compagni, un'altra i pericoli del suo scoprimento, il
tennero sempre incbiodato la a suo dispetto. Nondimeno da quel di
non si macchi6 piu mai di sangue, se non per difesa-, rattenne le
sfrenatezze dei suoi seguaci; ricorse alcuna volta alia invocazione di
Dio e dei Santi ; e visse una vita cbe per brigante poteasi dire one-
is ta e temperata. Ecco tristo frutto di molle e carezzevole educazione
in un" indole distemperata , bollente e fiera! Eccoti bel godimento
d' una passione non frenata a tempo I Tale adunque era il Biondo
nel suo venzettesimo anno di eta, settimo di brigantaggio, e quinto
di rimorso e di sterile pentimento. Ben la si sapeva fil per filo a men-
te la costui vita quel Lamacieca che vedemmo teste sotto il nome di
Micuzzo a tu per tu col Biondo. Egli dunque al suo cospetto si am-
morbidi e tacque, e promise e giur6 cio che 1' altro seppe chieder-
gli : ma non appena fu solo giu nella camera e padrone e libero dei
suoi i)cnsieri , die tosto ritorno in sua mente. qual sempre era stato
lino a quel di , fellone e traditore.
RIVISTA
DELLA
STAMPA 1TALIANA
1.
NICOLAI CIAMPITTI opera in unum collecta et recognita a CAIETA-
NO BARBATI, cuius de vita et scriplis aucloris accedit commenta-
rium ; et cett. Neapoli ex typographeo ad signum A. Manulii
MDCCCXLIX.
Inscriptiones XXXV. et CCC. adiectis nonnullis carminibus et Com-
menlario de vita Benedicti XIV. Pont. Max. auctore IOSEPHO
SILVESTRIO Canonico honorario pistoriensi. Equil. losephiano
merentium et rectore emerito collegii Cicogninii Prati — Florentiae
typis custodiarii moribus reformandis MDCCCLII.
CAROLI BOUCHERONI inscriptiones perpeluis animadversionibus auxit
THOMAS YALLAURIUS — accedit vila Caroli Boucher 'oni — Augu-
stae Taurinorum ex ojflcina regia an. MDCCCL.
Verissima e 1' osservazione d un buon letterato che i libri utili
viaggiano a passo di tartaruga 1, e ne abbiamo in pruova una cou-
tinua esperienza singolarmentc nelle opere dettate in quella lingua,
\ Catalogo di spropositi num. 2, pag. 15.
RIVISTA BELLA STAMPA 1TALIANA 545
cui per tante ragioni dovremmo tener per nostra , ma die ogni di
si va facendo piu forestiera all' Italia. Non sarebbe dunque a me-
ravigliare gran fatto se questi fiori cresciuti in riva al Sebeto, al-
1' Arno e alia Dora non avessero fm qui, che dentro un cerchio as-
sai stretto, difluso la loro soave fragranza. In grazia pertanto degli
amatori del bel parlare latino ( e tra i lettori della Civil ta Cattolica
ne giova sperare die il numero non ne sia scarso ) prendiamo a dare
delle opere qui sopra annunziate una brieve contezza. Dell' averle
poi collocate insieme era per noi ragione bastante la somiglianza
nonmeno delle materie trattate, che de'loro celebratissimi autori.
II nome di Nicolo Ciampitti, benche rapito da morte avra ora
presso a vent'anni, suona tuttavia glorioso e caro a Napoli che gli fu
patria, ed ammiro in lui con una scienza profonda ed una singolar
maestria nell1 erudire la gioventu andare congiunta una virtu rara
ed una soavita di maniere che il rendevano a tutti carissimo. Se
adunque il ch. Editore raccogliendo le opere del Ciampitti ben me-
rito della latina letteratura •, maggior servigio egli rendette scriven-
do il bel commentario, nel quale in forbito stile non solamente de-
lineo T eccellente maestro, ma si ancora 1' ottimo sacerdote.
Quanta fosse la perizia del Ciampitti nella lingua latina si palesa
assai chiaro alia varia attitudine che seppe dare al suo stile secondo
la varieta delle scritture che di lui ci rimangono 5 e sono sette ora-
zioni latine, tre commentarii, trenta fra lettere e prefazioni, un
trattatello dei pesi, delle misure e delle monete presso dei Greci;
un trenta carmi di vario metro, e circa dugento iscrizioni.
Tra le opere qui mentovate quel trattatello richiede da noi una
osservazione, che potra forse tornare a1 buoni studii di qualche uti-
lita. Quelle poco piu di sei pagine furono dal Ciampitti scritte ad
intendimento che valessero di Appendice alle Anliquitates Graecae
di Lamberto Bos, letterato di chiara fama in Germania singolarmen-
te per la bell' opera delle Ellissi greche ristampata assai volte e ac-
cresciuta da' piu valenti ellenisti. Se le Anlichitd greche del Bos ve-
nissero poi ristampate, secondoche divisava il Ciampitti, non sa-
premmo indicarlo ; ma ben sappiamo che quella operetta per la
Strie II, vol. IL 35
RIVISTA
chiarezza e la precisione nel testo e la scclta erudizione nelle note
pu6 riuscire utilissima a chiunque voglia darsi allo studio dclla lin^'
gua greca; onde sarebbe desiderabile die qualcuno de'Sosii italiuni
volgesse 1' animo a ristamparla. Ma sara facile il rinvenirlo? I Sosii
nostrali, e forse ancora gli stranieri , per venire all' ergo di ristam-
pare checchessia vogliono clie 1' antecedents delF entimema sia qu?-
sto e nessun altro : Hie meret aera liber * ; e pur troppo la condi-
zione di certi studii in Italia non promette all1 operetta del Bos quel-
10 spaccio pronto che metta in sodo la verita di quell' entimema.
11 che vogliamo avere avvertito, perche dove in qualche tipografo
per la lode da noi data a quel libro sorgesse vaghezza di riprodurlo
fra noi, egli sappia altresi il rischio a cui si espone, e del danno, che
forse gliene avvenga , non abbia a chiamare in colpa fuorche se
Stesso.
Venendo allo stile, che in opere tali suol tenere un luogo prin-
cipalissimo , se non il primo ; il Ciampitti da chiaro a conoscere
nelle sue prose quanto avesse studiato nelle opere di quel M. Tul-
lio , in cui mostro quanto poteva la lingua latina. E questa certo
& gran lode del suo giudizio, per sentenza di chi stimava avere
assai protlttato ne' buoni studii a cui piacesse di molto quel mae-
stro non men del bello scrivere che del retto pensare. Nulladi-
meno e lode maggiore pel Ciampitti il tenersi ch' ei fece Ionia-
no da quella imitazione servile e diremmo quasi superstizione, che
in molti scrittori del cinquecento fu con ragione derisa dalla mor-
dace penna di Erasmo, sebbene anch' egli avesse le sue tacche-
relle a giudizio d' un uomo autorevolissimo qual e M. Antonio Fla-
minio 2. Dal numero delle prose sono da togliere i commentarii,
che arieggiano pid tosto della squisita eleganza di Cornelio Nipote
e talora della gravita e breviloquenza di Tacito.
De' versi del Ciampitti, piuttosto che il nostro , siamo persuasi
che i lettori gradiranno il giudizio d'un critico sagacissimo , quale
\ HORATIUS, A. P. 345.
2 Vedi la lettera a M. Cesare Calini nella raccolta di Prose del eel. GIROLA~
MO TAGLUZUCCHI.
BELLA STAMPA ITALIANA
fu tenuto a' suoi di un altro cclebre scrittore napoletano , Vito
Giovcnazzi, discopritore d'un prezioso frammento di Tito Livio,
encomiato altamente da Stcfano Antonio Morcelli nella raccolta di
versi latini pubblicata col titolo di Ekctorum. Ecco pertanto in
quai sensi scrivesse il Giovenazzi in una lettera , die il sig. Can.
Barbati reco d'italiano in latino e inseri nel suo commentario.
Quod clcgos ad me a Ciampittio in obilum fratris scriptos alque
evulgatos minis, non possum, mi losephe, quin ingenles libi gra-
tias again. Illos enim ilerum ac saepius perlegi , semperque re-
cenli perfundor voluptate. Laline quidem, poetice, tcnuique dcdu-
clos ftlo plane perspexi. Ad summum omnibus sunl numcris abso-
luli, neque illis omnino impares , qui nimium quantum auctorem
probanl. Mea quidem senlentia sunt nescio quid medium Catullum
inter et Proper Hum. Cosi il Giovenazzi , e per quanto possiamo
giudicare con lode niente maggiore del vero.
Ma in nissun genere di comporre meglio si palesa il valorc del
Ciampitti, che nelle iscrizioni latine le quali formano gran parte
del volume annunziato. E per fermo chiunque abbia dovuto pro-
varsi alquanto in si fatto genere di scrivere , avra di per s& co-
nosciuto la verita di ci6 che sopra le difficolta di dettare buone
iscrizioni latine lascio scritto in piu luoghi il Morcelli 5 ma phi
ampiamente nella prefazione al Parergon inscriplionum novissima-
rum. E tuttavolta quelle difticolta dal Ciampitti furono vinte per
modo che , per nostro avviso , egli merita di essere annoverato tra
que' pochi che seppero dettare iscrizioni di gusto squisitamente
latino. Non increscera, speriamo, a' nostri lettori d'averne un sag-
gio in questi giambi.
548 RIVISTA
QVAM • CERNIS • OPTIMI • ADSIDERE PRINCIPIS
TVMVLO • MADENTEM • LACRYMIS • VIRAGINEM
IPSA • HOSPES • EST • SI • NESCIS • IMOCENTIA
ALTRIX • COMES • QVE • CAROLI • GRATISSIMA
PRIMA • PVELLVM FOVIT • HAEC • AETATVLA
CVM • CARA • GREMIO • LVSITARET • SARCINA
NEQVE • EST LATERE PORRO • AVVLSA • ADOLESCENTVLI
QVIN • IPSA • SACRATO • DIADEMA • VERTICI
PRAECINXIT • ALACRIS • PRAEFVIT • QVE REGIAE
MALO QVE • CVNCTAM OBSTRVXIT • VSQVE • RIMVLAM
CVPIDINI • INTER • OPES • SVETO • GLISCERE
AT • HEIC SEDENS • NVNC • MONSTRAT • INSOLABILIS
EXEMPLA • MAXIMI • VNDE • SVMANT • PRINCIPES
Se da quest! versi si tolga quel picciol neo ch' e Taver posto una
volta il pirrichio invece del giambo, dello spondeo o delle loro solu-
zioni , come le dicono i metric! , e forse ancora quell' imagine
alquanto ardita nel settimo verso, non sapremmo qual cosa , in-
quanto a poesia e a latinita, vi possa appuntare il piu severo Ari-
starco. Non intendiamo con questo di farci mallevadori che, se al-
tri con occhio attento si facesse a vagliare le opere del Ciampitti,
non sia per trovarvi alcuna voce meno latina o men propriamente
rivolta a significare cose ignote agli antichi. Del rimanente da si-
mili pecche, quas humana parum cavil natura * , qual e mai lo
scrittore che vada del tutto immune ? II certo e che negli scritti
del Latinista napoletano , plura nitent 2 • e se in tali casi queiruo-
mo di mirabil giudizio, che fu Orazio, soggiungea tosto quel won
ego paucis offendar maculis 3, molto piu lo dobbiamo dir noi che
ben sappiamo d'abbisognare di molta indulgenza.
Chi venia esige de' peccali sui
E ben dover che la conceda altrui 4.
1 HOR. A. P. 353. — 2 Ib. 351. — 3 Ibidem.
4 Id. Sat. 1, 3, 74, 75. Versione di TOMMASO GARGALLO.
DELLA STAMPA ITALIAXA ,'> W
La quale dichiarazione vogliamo estesa altresi alle opere latine
del Canonico (iiuseppe Silveslri, tionio quanto altri mai beneme-
rito de' buoni st'udii nella Tosc-ana. Del commentario sopra la vita
e gli scritti di Benedetto XIV non e mestieri di favellare , perche
e scrittura gia nota in Italia e fuori , siccome quella chc fu posta
innanzi alia recente edizione di tutte le opere di quell' immortale
Pontefice.
I versi latini sono due lunghe elegie di sacro argomento, nelle
<|uali lodiamo singolarmente che 1'A. abbia fatto servire le spo-
glie dell' Egitto al culto del vero Iddio, come dissero del rivol-
gere le bellezze de' profani scrittori a significare i misteri e gli
usi cristiani i due santi Padri Basilio ed Agostino 1. Che se I'a-
spettazione di qualcuno si credesse per avventura delusa da quel
nonnullis carminibus, egli trovera poi un abbondante compenso;
attesoche 1' A. compute per una sola iscrizione il Kalendarium
Pisloriense, il quale occupa oltre a quattordici pagine in 4.°
Di questo calendario sarebbe cosa utilissima il fare un confroit-
to con altri non dissomiglianti lavori, e singolarmente con quei
del Morcelli, notando le nuove formole adoperate dal Silvestri a
significare i dommi e i riti cristiani. Qui sta , com' e agevole a
immaginare , il piu forte punto a cui si trovi ridotto chi delta
iscrizioni latine. E avvegnache non possa mettersi in dubbio che
il Lessico Morcelliano dello Schiassi e 1'altro di Michele Ferrucci,
abbiano sgombrato il cammino di molte spine che s' attraversa-
vano ad ogni passo ; riientedimeno tante ancora ce ne rimangona
che a non uscirne coi panni laceri fa d'uopo di grandissimo ac-
corgimento. Ed infatti a comprovare il grande aiuto che recarono
quelle due opere ad esprimere latinamente molte cose ignorate
dai classici, basta il considerare le iscrizioni che dalla compilazione
di quelle infmo a noi furono stampate in Italia ; le quali tutte sono
colorate , qual piu qual meno , delle formole consacrate dair uso
1 Vcdi del primo il sermone che ha per titolo : IIPO2 TOT2 SEOY2 Onn2 AN
ES EAAHNIKON 1M>EAOINTO AOFflN ; e del secondo De Doctrina Christiana
II , 60.
550 U1V1STA.
di quell1 autore, che per comune giudizio non pure super6 quanti
scrittori vissero prima di lui, ma forse levo la speranza ai poster!
di uguagliarlo.
Ne con questo miriamo a riprovare chi si giovi delle fatiche
o del Morcelli o de' due benemeriti raccoglitori sopra ricordati.
Posti nella necessita di scrivere qualche epigrafe faremmo altret-
tanto ; e il comportarsi altrimenti sarebbe proprio quell1 inventis
frugibus glande vesci meritamente dannato da Cicerone i . E poi-
che in questo letto di Procuste , ch1 e 1' esprimere convenevol-
mente quanto suggerisca il capriccio di chi vi commetta a dettare
qualche iscrizione, di rado si , ma pure fummo costretti a gia-
cervi ancor noi qualche volta, conosciamo ab esperto che quan-
tunque il Morcelli ci abbia lasciato una dovizia d'iscrizioni me-
ravigliosa, pur tuttavolta di assaissime cose niente facili a signi-
ficare in latino mancan tuttora le formole o perche mai non gli
si porse il destro di nominarle o per altra ragione qual ch' ella
sia. Ad agevolare senipre piii questa diflicolta gioverebbe non poco
1'ampliare il lessico del Ferrucci ; al qual uopo molto ci sarebbe
da spigolare nelle opere del Cortese, del Bembo, del Sadoleto ,
del Maffei , del Manuzio , del- Casa e di tanti altri che nel 500
parvero ricondurre I1 eta d'Augusto. Ne di poco giovamento tor-
nerebbero i latinisti piii celebrati del secolo scorso , quali sono
e. g. i due Bonamici , il Cordara , Francesco Zanotti , il Van-
netti , il Lagomarsini , il Mazzolari , il Lanzi ; ed ancora molti
scrittori dell' eta nostra che seppero felicemente adattare a cose
nuove vocaboli antichi. Se mai questa proposta paresse opportu-
na a qualche professore di lettere umane, noi pensiamo che dal
numero delle opere, di cui fare lo spoglio accennato, non sareb-
bono da escludere queste iscrizioni del Silvestri, e ne sia pruoya
questa che riportiamo quasi per saggio dell1 altre.
1 Orator, 9.
DELLA STAMPA ITALIANA
DEO • OPTIMO • MAXIMO
QVI • REGNA DAT TRANSFERT • DELETQVE
QVIQVE POPVLOS • AR • SE • DEFICIENTES
TYRANNIDE • IMPROBORVM • PREMIT
RVRSVMQVE ADMISSIS • PVBLICE • EXPIATIS
PROPITIATVS AB INTERITV PROHIBET
IMMORTALES • AGITE ; GRATIAS
QVOD • CALAMITATEM • HETRVRIAE • MISERATVS
LAETISSIMAM
PRINCIPE • AB • EXSILIO REVOCATO
SPEM • OMNIVM • BONORVM
ADFVLGERE VOBIS • EXORANTIBVS • IVSSIT
Se questo volume del sig. Can. Silvestri fosse uscito in luce
qualche anno addietro, noi vedremmo senza fallo 1'Autore in quel-
la schiera di latinisti o tuttora viventi o defonti teste , cui tro-
viamo ricordati con lode dal ch. Professore Vallauri nella bella
prefazione premessa alle iscrizioni del Boucheron *. II pregio della
eleganza, ond1 e scritta tal prei'azione, e comune ad altre opere
del Vallauri di cui tenenuno discorso altre volte 2. Ma niente me-
no commendabile e pur lo scopo che V A. si propose $ il quale
& di ribattere le obbiezioni piu comuni contro 1' uso di valersi
tuttavia della lingua latina nelle iscrizioni. Alle ragioni di lui non
sapremmo chi possa ripugnare ; e tanto piu ch' egli non riprova
universalmente le iscrizioni italiane , come fanno alcuni in ci6 non
abbastanza discreti , ma vuole mantenuta la lingua latina negli
argomenti piu gravi quando mirasi specialmente a fare che qualche
fatto piu splendido giunga a notizia degli stranieri o dei posteri.
A questa prefazione seguita la vita del Boucheron, della quale
avendo accennato altra volta gl' intrinseci pregi, non altro voglia-
mo qui osservare, se non che ottenne Tonore d'una ristampa in
\ Pag. 9.
2 V. Civilta Cattolica, II SERIE vol. I, peg. 40 e segg.; e vol. H, pag. 63 e
RIVISTA
Gottinga, quantunque gli oltramontani sieno delle opere lettera-
rie uscite in Italia giudici molto severi. La quale ragione ne scusa
altresi dall' intrattenerci a lungo sopra le iscrizioni del Bouche-
ron ; e fa che volentieri ci ristringiamo a recare ancora di lui,
come del Ciampitti e del Silvestri, un' iscrizione che attesti il va-
lore di quel grande maestro. Se nol ci divietasse la soverchia
lunghezza , daremmo la descrizione d' un' orribile catastrofe av-
venuta in Alessandria ; descrizione degna della penna di Tacito ,
e della quale puo affermarsi con verita il noto adagio : ex ungue
leonem. Ma trasceglieremo in quello scambio la seconda delle tre
iscrizioni che detto il Boucheron per la morte di nobilissima gio-
vinetta rapita nel fiore degli anni.
TACITO • GRESSV • IN SOMNIS
ADSVM • MARIA • TVA
DOLOREM • LENITVRA • 0 •. MATER
PARCE • LACRIMIS • NE • DEFLEAS • BEATAM
QVANTVS VOLATVS • EST • ANIMARVM
AD • RIVOS • PERVENI • VNDE YITAM HAYSERAM
IBI • YERA • INTYEOR • YERIS • TANGOR
VOS • FALSA • GAVDIA • CARPITIS . NOS • AETERNA
QYAE . NEMO • REDDAT YERBIS
TV INTEREA • NYPTIALIA • DONA
ALIIS • SERVA • ET • ALIAS • TIBI FILIAS QVAERE
IN • LARE • PAVPERCVLO
COELI • HOSPES ET • ALVMNA
HOC PRIMYM • DIDICI
BENEFACTIS • MORTALES • AD DEYM • EMTI
Se v' ha chi non senta quanta sia la soavita degli afletti e 1' altezza
de' pensieri in questa iscrizione, applichi a se que' due versi ch' eran
si famiiiari ad Antonio Cesari :
A cui natura non lo voile dire
Nol dirian mille Ateni e mille Rome ;
BELLA STAMPA ITALIAN 553
e confessando di non essere nato per certi studii, ne lasci il giudizio
al Vallauri * , ed anche al Cav. Felice Romani, che la tenne per cosa
degna d' essere fatta conoscere eziandio a chi nori fosse versato ab-
bastanza nelle piu riposte bellezze della lingua di Cicerone.
<( Leggiero spirto io tua MARIA discendo
A consolarti in sogno, o Madre amala.
Pon fine al lulto, e non voler piangendo
Me lamentar, che sono alma beata.
Alto sono io volata
Quanto volan gli spirti, e della vita
Giunsi ai perenni rivi ;
Quivi io mi poso, e quivi
Del Ver mi pasco, e beo gioia infinita.
Qual non potria ridir labbro terreno,
Mentre il vostro piacer dura un baleno.
Altrui tu serba intanto
11 nuzial monile
Ed in ostello umile
Cerchi altre figlie il tuo materno zelo :
Ospite e alunna in cielo
Primo rifulse all'intelletto mio
Che il benefizio alza i mortali a Dio. »
Innanzi di por fine a questa rivista non possiamo tacere un pregio
di questi tre epigrafisti, senza del quale non avremmo forse trattenu-
to si a lungo i nostri lettori intorno ad opere che, come strettamente
letterarie, non avrebbero che una lontana attinenza col nostro pe-
riodico. Questo pregio, tan to piu eccellente quanto piu raro, e quel-
lo spirito sinceramente cattolico che ben chiaro si manifesta in que-
sti scrittori 5 e nientemeno nelBoucheron secolare, che nel Ciampitti
e nel Silvestri ecclesiastici. E tuttavolta la gioventu del Boucheron
cadde in tempi infelicissimi, quando V empieta era quasi portata in
trionfo. Apprendano adunque i giovani che a riuscire grande scrit-
1 Loc. cit. pag. 11.
554 RIVISTA
tore non solo non pone ostacolo, ma e di grandissimo aiuto la rell-
gione cattolica non pur venerata ne' dommi che insegna, ma ne'pre-
cetti che impone a'suoi professori. Di questa verita hanno i gio-
vani uno splendido esempio nel Boucheron , del quale scrive il Val-
lauri : Suprema illius verba christiani hominis fuerunt, qui innocen-
tissimam vilam sanctissimo exitu clausit. Spirilum excepit Carolus
Grossius e Socielate lesu, quern noster ob singulare mgenium atque
excellenlem doctrinam plurimi facerel 1 . E poiche noi ci avvenimmo
a ragionare col P. Grossi il giorno stesso che fu spento quel lume
de' buoni studii in Piemonte, possiamo aggiungere che confortato
ad abbandonarsi al volere di Dio ; si, rispose, me slesso e lulte le mic
speranze; e queste furono V estreme parole, dette le quali spird.
Se da tali sentimenti fossero stati sempre animali gli epigrafisti,
non avremmo in molti cemsterii d' Italia veduto cogli occhi nostri
lo scandalo di molte iscrizioni, specialmsnte in lingua italiana, che
paiono scritte da uomini, i quali sien da porre tra que' ceteri qui
spem non habent, di cui ragiona S. Paolo 2. Di questo scandalo,
eziandio con pericolo di eccitare un gran vespaio, non vogliamo
tacere la cagione, se non unica, certo principal issima. Primo a le-
var grido di epigrafista italiano fu quel Pietro Giordani, il quale nel
panegirico di Napoleone, capolavoro di adulazione vigliacca, non si
vergogn6 di professare il piu abbietto materialismo, scrivendo che
Al mislerioso composto di operazioni chimiche e meccaniche onde ri-
-sulla il pensiero si regge in lui (Napoleone) con cguaglianza inva-
riala di movimento 3. Ora e indubitato che ad esprimere convene-^
volmente un affetto , e necessario sentirlo. Quale adunque ch' ella
si fosse la maestria del Giordani nel maneggiare la nostra lingua
(di che per ora non cerchiamo), chiaro e che egli non poteva tras-r
fondere nelle sue epigraQ quegli affelti cristiani cui non sentiva nel
cuore. Le quali parole non scriviamo gia solaniente per congettura;
ma rilette a questi giorni in gran parte le epigrafi del Giordani e
1 Op. cit. pag. 29. — 2 I, Thess. 4, d2.
3 Opera di PIETRO GIORDANI, appendice, a spese di Felice Le Monnier 1846.
Bastia ; cioe in quella che sta in riva dell'Arno.
DELLA STAMP A ITALIAN A •>•>•>
quclle del celebre Abate Manuzzi 1 , a quuste ci senliinmo non di
rado commosso il cuore a quegli affetti che spirano le iscrizioni
de1 primi secoli del cristianesimo, laddove le prime non altro scnti-
mento eccitarono in noi che quello stesso, cui pruova chi legge iscri-
zioni pagane nelle raccolte del Muratori o dell' Orelli. Conchiudere-
mo pcrtanto che Fimitazione di quel perverso scrittore poteasibbene
produrre qualche felice accozzatore di vocaboli, ma non epigra-
fisti cristiani.
Parra forse un po' strano a qualcuno questo nostro accennare in
coppe e dare in bastoni, cioe il passare dalla rivista delle opere del
Ciampitti, del Silvestri, del Boucheron alia censura di Pietro Gior-
dani. Ma stranezza a gran lunga maggiore e feconda di ree conse-
guenze si dee per nostro avviso stimare, c hepersone d'ottimiintendj-
menti vadano tuttodi citando come assiomi innegabili le sentenze del-
lo scrittor piacentino, e rovistino gli epistolarii e proprii e degli amici
defunti, beati se loro avvenga di trovar qualche lettera di quell' em-
pio. Di questa soverchia ammirazione pel Giordani abbiamo esempii
recentissimi e dati da persone che nol dovrebbero. Noi ci asterremo
dal citarne i nomi ; ma stimiamo nostro debito il ricordare che uno
scrittore non men dotto che pio , a proposito del levare in cielo i
meriti del Giordani, avverti saggiamente che assai e credulo ai famo-
•si, massimamenle dalla giocentii 2, sicche il largheggiare d1 encomii
con lui e un farsi occasione d'inciampo a chi tanto dee faticare
per non rovinare nel precipizio. Ricorderemo adunque a' que' gio-
Tani che ci leggono due verita pubblrate con un coraggio imper-
territo da due valcnti scrittori. La prima e che la fama del Giordani
si appoggia in gran parte al calersi, come aveva in costume, di eerie
bale epiyrammaliche, gid mmrabile e viluperata delizia di quel sofi-
$la di Feruey 3. La seconda e che negli scritti del Giordani v' ha
de' farfalloni maiuscoli, i quali , perche incaslonati nel discorso con
1 GIORDANI Opere cilate vol. 2. — Delle Iscrizioni di GIDSEPPE MANUZZI —
Firenze presso David Passigli. MDCCCXL1X.
2 Mcmorie di religione, morale e letteratura, t. XI, pag. 51. Modena ecc.
3 Op. cit. t. IX, pag. 312, 313.
556 RIVISTA
un giuoco di romorose e vane parole, paiono a chi beve grosso altis-
sime senlenze di succo piene e di vigore 1 %
IT.
11 diritto di punire e la tutela penale. Dell' Avvocato FRANCESCO Po-
LETTI — Torino 1853.
Vi ha due progress! scientific! nel mondo : 1' uno antico quanlo
la sapienza umana, e consiste nell' accogliere con riverenza que'
veri che il giudizio de'secoli ha auteriticati, e dopo avere laboriosa-
mente seguite le pedate dei piu grandi uomini dell1 antichita fn
dove questi proraossero le serie loro investigazioni, tentare di dar
passi ulterior! appoggiando 1'uno de'piedi perche non isdruccioli sul-
le verita gia conosciute e poste in sodo. Ma questo progresso, ap-
punto perche laborioso e rispettivo , non suole andare a sangue
a que' dotti e semidotti, i quali bramano far molto viaggioconj
poca spesa , tracciando piuttosto la fama nell' opinione del vol- j
go che la realta nel conoscimento del vero. Questi da molti anni
hanno introdotto in Europa un nuovo modo di progredire nella
scienza, il quale consiste nel discreditare tutto cio che mai si disse
da che sono uomini sulla terra facendo credere, come gia vedem- 1
mo asserirsi da quel sig. Hoene Wronski, che nulla mai si seppe
prima di loro, e che oggi finalmente, merce del loro ingegno, sap-
piamo tutto 2. Stritolato cosi tutto ilcolosso della sapienza antica,
si arrampicano su quei rottami e dal piu alto a cui giungono av-
ventano contro alia memoria di que' grandi cui calpestano, tre o>|
quattro di que'sofismi puerili, che sui banchi della scuola impararo-
no per esercizio di logica: e come credono avere incantatele orec-
chie del volgo , entro vi scagliano con frasi sonore un madornal
paradosso; e il popolo aprendo tanto d' occhi li grida teste origi-
nal! e pensatori'proibndi.
1 Continuazione delle memorie modenesi ecc. t. VIII, pag. 303.
2 V. Civilta Cattolica, II Serie, vol. I, pag. 639. .
DELLA STAMPA ITALIANA 557
Appartiene egli a questa classe il sig. Aw. Poletti? Aprite di
grazia lasua Jntroduzione e giudicatene da voi medesimo: «I1 drit- *
« to penale, incomincia, non seppe fin qui proclamare che queste
<( due fonnole: T utilitd di punire; layiuslizia dipunire. . . Si puo
(in queste) ravvisare un' idea di vera giustizia? Diciamolo altamen-
« te ad onore della umanita e de' suoi destini: no. »
Non sappiamo quanto onore risulti da questo No alia umanita e
a' suoi deslini, giacche ella sembrerebbe destinata dal Creatore a
spropositare per sei o sette mila anni, contro ogni diritto con |)ieno
consenso di volgo e di sapienti, in materia di sommo rilievo per
gl individui e per la societa. E se il Destine placate finalmente non
avesse ispirato a due coniugi Poletti Ji mettere al mondo un avvo-
cato Francesco, Dio sa quanti altri secoli avremmo durato a macel-
lare colle due formole i galantuornini. senza ombra di scrupolo! Ma
tant' e : la detinizione della pena (il male reso pel male in una data
misura) epel sig. Aw. Poletti una proposizione ingiusta nel prin-
cipio, assurda nella pratica.
Se ingiusto ed assurdo e un male reso pel male , tutte le giu-
stizie punitrici del delitto saranno state per sette mila anni una
ingiustizia e in cielo e in terra, e tutti i legislatori antichi e mo-
derni e la stessa teocrazia mosaica anderanno compresi nel fulmi-
nante epifonema con cui 1'A. conclude la sua invettiva: « Ovunque
« si guardi Tassunto si mostra: . . . I'immoralita dei sistemi penali
« edimostrata (pag. 4) ».
Dimostrata ! permetteteci , sig. avvocato , che entriamo qui con
esso voi in breve conversazione : ma diteci prima , intendete voi
disapprovare con questo anchele pene piu lievi?
Avvocalo. Si signore: « la piu grande come la piu piccola delle
« pene e realmente una pena immorale. Ad ogni uomo che viene
« sepolto nel carcere, ad ogni testa che cade, la coscienza e get-
« tata in forse fra T istinto del diritto che si solleva e la vene-
« razione abitualeche approva (pag. 4-5). »
Civ. Call. Non possiamo non rimanere attoniti che per sette mila
anni T istinto del diritto che si solleva non abbia saputo fare udire
858 RIMSTA
le sue voci ne al volgo piu idiota che corre si schietto dietro 1' istin-
to, ne al magistrate e al aiureconsulto clie ne studiano con tanta
profondita le ragioni. Ma via, poiche F immoralita della pena e di-
mostrata, piacciavi, sig. avvocato, presentarcene la dimostrazione.
Aw. Eccola in due parole: « Qual e, ditemi , la giusta misura
del male? »
Civ. Call. Di che male parlate, del male di pena o del male di
colpa? Avreste dovuto spiegarcelo nella defmizione, cui ne recaste
travisata e monca. Avreste dovuto dirci che il castigo e il male sen-
sibile infliKo pel male morale in una giusta misura. Ma via: giacche
ci e mestieri d' indovinare, supponiamo che c interroghiate qual sia
la giusta misura fra i due modi di colpa e di pena.
Aw. Bravissima! interrogava appunto di questa giusta tnisura,
la quale , come ben vedete , e impossible. Conciossiache se « la giu-
« sta misura del male si deduca dai dati esteriori , si trascurera la
« natura interiore. Vuolsi tener conto delle disposizioni interior!?
« Allora si violeranno le leggi di una giusta equazione. »
Civ. Call. Confesseremo candidamente che non vediamo la forza
del vostro argomento. Se voi pretendete rinvenire fra i mali di pena
e quelli di colpa una uguaglianza, come potrebbe rinvenirsi fra due
bottiglie atte a contenere il vino, o fra due braccia di panno, inten-
diamo benissimo che vi troverete imbrogliato, giacche le quantita
eterogenee non possono fra di loro compararsi. Ma se cercate qual e-
quella pena che puo resistere alia spinta criminosa , come la chiama
il Romagnosi, il problema non e complicate e mogni tempo 1'espe-
rienza ne ha suggerita la soluzione ai legislator! : i quali vedendo
che una pena minore non bastava o che una maggiore era superflua,
vennero a poco a poco contemperando i codici penali ai popoli , ai
secoli, alle idee e a tutto insomnia che suole influire nella condotta
morale degli uomini. Non vediamo dunque che la difficolta sia insu-
perabile 5 e molto meno che un qualche sbaglio commesso nell' ap-
plicazione renda immorale la legge della pena, e specialmente delle
pene leggere, come quella del carcere da voi citata.
BELLA STAMPA ITALIANA
Aw. Ebbene ve la dimoslrero come due r due fan quattro. « La
« sor-iela si assume ella la responsabilila deH'individuo a cni toglie
* la liberta, o continuera a riguardarlo come tin esst-re moralmentc
« libero, mentre e sotto la pressione di restrizioni invincibili? »
Civ. Call. E che? credete voi , sig. avvorato, che chi sta in car-
Cere sotto la pressione di restrizioni invinoibili, o rome noi diremmo
in italiano, sotto il catenaccio e il bargello, non sia piu moralmente
libero? Oh questa egrossa davvero in un avvoc? to! e piu d' unodei
vostri lettori all' udirla sara tentato di lasciarsi scappar di bocca il
vostro epifonema : « Ovunque si guardi 1'assurdo si mostra ».
Aw. Or via , riuniamo in poche parole molte ragioni , e non mi
fate piu la schizzinosa : la pena e sempre immorale perche colpisce
la persona e la trasforma in cosa , perche non difende la societa ,
perche non intimorisce i malvagi , perche non li corregge , perchfe
non espia il delitto, perche mira solo al bene della societa , perche
I' antagonismo fra la pena e la nalura umana e complete ( pag.
6,7,8,9).-
Non istaremo a proseguire questo dialogo col sig. aw. Poletti.
Dopo averci dato per assurdo ed ingiusto ci6 che il genere umano
ha veduto sempre giusto ed evidente , egli trova poi otto assiomi
(pag. 13),ciascuno dei quali e talmente equivoco per non dire falso,
che appena sapresti sottoscriverne assolutamente un solo: tanto il
cervello di questo avvocato & fatto al rovescio di tutti i cervelli
umaiti !
Vero e che rincomprensibilita dei suoi assiomi pu6 nascere ugual-
mente dalla stranezza dello stile poco minore di quella del suo cer-
vello. Centellatene per saggio di stile le frasi seguenti : « Noi posse-
« diamo una scienza, che subisce ancora Tinflusso delle dotte diva-
« gazioni, che snatura i concepimenti della ragione col trasportarla
« nei campi dell'ignotoe della negativita, che I'abbassaperfarlaper-
« dere entro il prolisso, ispido e vanitoso frasario d'una ideologia che
« il suo scopo ripone nel dimostrare, non le idee proprie dell' ente
« umano, maquelle che abbiamo comuni colle tribu dei selvaggi, e
« di cui le bestie stesse mostrano avere sicura ed istintiva notizia
560 RIVISTA
<( (pay. 14) » . Che ve ne pare, letter cortese, di questo stile che vola
pel carnpi dell' ignoto e della negativita? In quanto a noi null1 altro
possiamo intenderne se non che vi sono certi selvaggi , i quali non
sono ne uomini ne hestie. La notizia a dir vero, potra sembrarvi un
po' strana: ma se leggete alia pag. seguente, chi sa che non ne tro-
viate la ragione? « Gli stimoli attivi, dice FA. , die deter minarono
« la varieta sempre ascendente delle forme, che nel progressive loro
« perfezionamento si riassumono, agiscono obbedendo ad una iden-
« tica legge sia nella creazione universa , come nella varieta della
a razza umana e nella localizzazione funzionale degli organi del
« pensiero (pag. 15) ». Vi par chiaro? Non vedete qui in questo
moto ascendente delle forme come il bruto possa diventar selvaggio,
e il selvaggio diventar uomo? Se non lo capite, passate a pag. 89 e
vedrete, che « Fuomo e una composizione in cui concorsero le forze
« universal! della natura, a cui cedono le materie primitive tendendo
« a riunirsi in una forma primitiva granulare per giungere gradata-
« mente a costituire 1'organismo vivente di un corpo animale. Una
« volta pero che la vita universale giunga ad individuarsi non siegue
« piu la legge primitiva, ma una piu abbreviata. .» Per lo che « og-
<c gidi 1'uomo come appartenente ad una specie animale si puo con-
« siderare come il prodotto della fecondazione » . Con una cosi bella
spiegazione psicologica si puo render ragione di cio che si vuole :
le idee dell' uomo, del selvaggio, della bestia, gli organi del pensiero
e checche altro mai ti piaccia, tutto si capisce egregiamente, quando
1' uomo e un composto di azioni chimiche e di vita universale indi-
viduata, non si sa perche, in una esistenza piu abbreviata.
Or dopo tanti strafalcioni, ove 1'A. ha dimostrato il suo valore
fisiologico e psicologico, domanderanno forse i lettori qual sia 1' ul-
timo risultato, e che pretenda egli finalmente di sostituire al diritto
penale per sicurare la societa contro il delitto. La risposta al quesito
vien data dall'A. nella seconda parte dell' opera, e tutta si riduce in
sostanza a dirci, che il delitto dee frenarsi colla tutela penale e non
colla pena: che la tutela regola la liberta e riguarda il colpevole co-
me ente sociale , laddove la pena non lo cura e ne comprime la
BELLA STAMPA ITALIANA 561
liberta: la pena e un male, la tutela un bene: la tutela ha un' azione
morale, la pena un1 azione fisica. Capira il lettore da tutto questo ap-
parato di frasi , che 1' aw. Poletti non fa in sostanza che ripeterci
ci6 che tutti sappiamo doversi colla pena riguaftlare anche alia e-
mendazione del reo. Se non che tutti finora giudicarono che questa
emendazione, dipendendo dalla liberta umana , non sempre potra
conseguirsi; eppero prima che alia emendazione del colpevole , la
pena mira all' ordine pubblico e alia sicurezza degl' innocenti. In
quanto al chiamare tutela ci6 che fin qui fu detto pena ; egli stesso
riflette che la differenza riducesi piu presto a parole che ad una real-
ta intrinseca: o se vi ha alcun che di reale, tutto si riduce ai senti-
menti con cui il colpevole subisce il castigo, giacche « e corto » con-
tinua T autore « che in un modo indiretto la pena si riscontra nella
« tutela medesima; ma il sentimento della pena gia si fa strada
« indipendentemente dalla sua applicazione e vi riacquista quindi la
« sua qualita subbiettiva e per essa la sua prima moralita (pag.
« 309) ». Indovinando alia meglio che significhi questa cicalata (se
pur qualche cosa significa) altro non si comprende , se non che la
pena accettata dal colpevole acquista in lui una forza morale venen-
do accettata come correzione, anziche come tormento.
Or su, sig. avvocato, permetteteci di esortarvi a far prima un corso
di grammatica e di belle lettere che vi ponga in istato di farvi ca-
pire; poi un corso di antropologia, ove 1'uomo non sia il discendente
delle scimmie o dei polipi trasnaturati pel valore della vita univer-
sdle. E quando avrete imparato a scrivere e a pensare, vi aecorge-
rete forse essere di mal augurio ad un libro il farsi innanzi col dar
dello stolto a tutto il genere umano: molto piu poi quando quei per-
fezionamenti che ormai tutta Europa conosce , pretende venderceli
come trovati novelli , solo perche vengono lardellati di materiali-
smo e d' incredulita. II miglioramento delle carceri iniziato dalla
Chiesa or fanno 18 secoli, e un tema intorno al quale mille autori
si sono esercitati •, e recentissimo e 1' opuscolo del barone de Hody
Du systeme celMaire dans ses rapports avec h culle catholique
(Anvers 1853). Se invece di darvi come inventore, vi foste con-
Serie //, vol. II. 36
RIVISTA
tentato di comparire compilatore, non avreste altro torto die quellrj
di non farvi intendere. Ma congiungere in un libro solo tutto T in-
sipido di una minestra riscaldata coll'antropogonia del Lamart, colla
vita universale del Cousin, col materialismo del Bichat e del Rid
rand, colle bestemmie del Quinet e collo stile di un fattore di cam-
pagna-, ed arrogarvi di correggerein tal guisa gTistinti di natura, la
pratica di tutto il genere umano, le doUrine dei piu alti intelletti ,
Fesperienza di tutte le societa e i dettati perfino delta Sapienza infi-
nita ; questo, sig. avvocato gentilissimo , sarebbe inescusabile pro-
sunzione, se non ci aveste detto voi stesso, senz'avvedervi del vero
senso di vostre parole : « Noi manchiamo di originalita ; il nostro
K spirito ne'suoi tentativi riesce a risultati che lo direbbero colpito
« d'impotenza; noi oscilliamo fra la tendenza di riprodurre Tantico
« e la sterile audacia di tutto negare. Noi siamo una generazione di
« conservatori sleali o distruttori frenetici (pag. 10). »
Egregiamente !
III.
II Parlamento del \£ e TOpinione del 16 Maggio.
Alia pag. 328 di questo volume noi recammo una dicbiarazioi
del Principe Aldobrandini 5 e lo facemmo per cortesia verso la
sona che vi c'invitava , e piu ancora per discretezza verso lo scritt
die ci si proponeva , il quale certo nulla diceva contro cio che ve
ramente rileva per la Civilta Cattolica. II Parlamento con una nier
te dissimulata soddisfazione ne mena un trionfo tanto piu puerile,
quanto ne e meno fondata la ragione, e non sappiamo che arzigf
goli vi va fantasticando sopra , intitolando 1' articolo niente m<
che: una smentita alia Civilta Cattolica; e vi vede sapete che? ui
vendetta in favore del dottor Farini. Al Parlamento fa eco, confer
naturale a pensarsi , quella buona lana della Opinione la qualc alia
smentita pretesa dal maggior fratello aggiunge del suo il titolo di
563
vfficiale; e se ne sollucchera tanto per quella tacita promessa del
Parlamenlo che sembra dirle in sua favella equivoca :
Omai vedrai di siflfatti ufllciali.
Noi frattanto crediamo opportune chiarire con due parole questa
faccenda •, e se il foglio moderato spera che la nostra imprudenza
eostringa altri a far conoscere lutta la verita, non vogliamo negar-
gli il gusto di vedere propalata una verita , la quale noi vorremmo
fosse saputa da tutti , e ID particolar modo dal Parlamenlo che piii
di tutti ne ha hisogno.
iNolla lunga censura che noi facemmo della sgraziata opera che e
lo Stato romano del Dottor Farini ci avvenimmo a parlare del conte-
gno serbato dal sommoPontefice nella guerra del 48. Noi certo non
avevamo uopo d' imparare quel contegno n& dal Farini ne dai suoi
consorti, dovendoci bastare la semplice cognizione dei fatti e docu-
menti pubblici, e soprattutto Y Allocuzione del 29 Aprile, che pote
bene essere oggetto d' infinite invettive, ma non fu che le si potesse
apporre verun atto antecedente che la contraddicesse. Tuttavolta
avendo trovato che il Farini medesimo lo confessava, ci parve auto-
rita da non doversi trasandare in questo fatto; e ne confortammo i
nostri giudizii, benche non mancassimo di notare la malignita dello
scrittore che, pure obbligato a riconoscere i fatti , va con molta
scaltrezza qui e cola insinuando il rovescio di cio che narra. Su
questo capo ogni protesta sarebbe vana; e noi convinti come siamo
della verita del fatto, meno di qualunque altro saremmo stati dispo-
sti ad accettarne. Ma essendo tali gli atti del Pontefice, ne fu conse-
guenza che coloro i quali vollero e promossero la guerra operarono
«econdo il proprio sentire, DOII secondo gl'impulsi che ricevevan dal
Sovrano^ e questo da noi venne notato per incidenza alia pag. 165.
Quando dunque un Ministro di quel tempo protest6 contro il detto
dalla Civilta Cattolica nell'articolo stampa italiana (sic), questa ge-
neralissima formola, che che sia del sentimento di chi la dettava, po-
teva riguardare qualunque cosa delle affermate nell' articolo non
escluse quelle voglie guerresche. II perche potendo la dichiarazioni
564 RIVISTA BELLA STAMPA ITALIANA
riguardare questo ultimo capo, noi non trovammo difficolta di am-
metterla ; e ci parve atto di leale amore alia verita il lasciar parlare
pubblicamente chi da quelle asserzioni si crcdeva aggravate. In
questo senso la smentita e data non a noi ma al Farini , e per un
fatto che , a dirla proprio come la e , per noi non e di grande rile-
vanza. Pero iiel pubblicarla le mandammo innanzi alquante parole,
colle quali dichiarammo di non accettarla se non per quello cl
noi dal Farini avevamo raccolto. Or noi, torniamo a dirlo, da costi
non ilcontegno delPontefice raccogliemmo, il qual contegno ci era
noto per documenti ben piu autorevoli che non e quel suo piu ro-
manzo , che storia ; ma si veramente da lui avevam raccolto il con-
tegno di coloro chevollero la guerra-, intorno al qual punto eravamo
disposti ad accogliere qualunque dichiarazione. E perche avrem do-
vuto rifiutarci ad una rettificazione per questa parte? II Parlamento
tralascio quel nostro preamboletto perche non lo capi , o diciamo
piu veramente perche lo capi benissimo , in quanto vide che la
smentita (se smentita vi fu) non e data a noi ma al gia medico di
Russi , della cui riputazione di storico noi in verita non ci crediamo
in debito di essere molto solleciti.
Le quali cose essendo cosi, noi non bastiamo ad intendere come
il Parlamento possa dire che da quella protesta il Farini fu vendi-
cato: vendicato di che se il ciel ci salvi ? vendicato forse dalle no-
stre animadversioni , le quali il Parlamento dice conlumelie e non
fatti, non ragioni? Cosi certo non pensera chiunque abbia letto quei
nostri due lunghi articoli intessuti per la maggior parte delle parole
medesime dell'Autore e confutate, smentite, messe ad ogni tratto
in contraddizione tra loro. Se non il solo , certo uno dei pochissimi
punti i quali noi credemmo potergli mandar buoni, e questo fatto
del Ministero del 48 ; e se la protesta da noi recata n' e una smenti-
ta, crediamo che il Farini
Non ne avrebbe vendetta molto allegra.
CRONACA
CONTEMPORANEA
Roma 30 tlaggio 1853.
I.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICII — 1. II S. Padre a Porto d'Anzo. — 2. Una sua visita ad un
ospizio di Orfani. — 3. Guarigionc del Card. Pecci — 4. L' Accademia di
religione Cattolica.
1 . II Santo Padre si e recato quest'anno a Porto d'Anzo a passarvi
i pochi giorni che corron framezzo alia Pentecoste ed al Corpus Domi-
ni. Partito di Roma il lunedi 16, vi e rivenuto il mercold\ 25 per
assistere il di appresso alia piu solenne e maestosa processione che
si faccia nel mondo. Hascelto poi laSantita Sua quella dimora apre-
ferenza dell'altra piu agiata e consueta di Castel Gandolfo per osser-
varvi personalmente quei molli miglioramenti che a pro di quei iit-
torani vi ordino 1'anno scorso, e che in questo ha trovato in gran
parle compiuti. Nel breve suo soggiorno in quei lido ha ricevuto
gli oir.aggi delle Magistrature venutevi dalle circostanli citta, di moi-
ti ragguardevoli personaggi, tra i quali del Generale comandante le
armi francesi. Unacorvetta pur francese. che trovavasi lungo quella
cosla per istudii idrografici, si ancoro in quei porto, ed il comaudan-
te e gli ufiiciali e gl' ingegneri vennero a prestare i devotiloro omag-
gi al Padre comune dei fedeli. Sulla corvetta stessa che e la Mcteora
fece il S. Padre il giorno 23 una corsa alia terra di S. Felice posta sul
pendio del Monte Circeo. Non sappiamo ancora quali prowedimenti
si saranno divisati per imprimere maggior movimenlo a quei porto ;
ma sappiamo che la presenza del Sovrano e del Pontefice in quella
566 CRONACA
spiaggia e stala segnala e sara memoiabile a quegli abitanli per atti
molliplici di carita e di munificenza.
2. II S. P. Pio IX ncgli anni giovanili vcsti 1'abito clericale nell'O-
spizio di orfani inlitolato da.ll' Assunta , e detto volgarmente di Tata
Giovanni, e del quale fu per non breve tempo superiore. Ivi celebro
la S. Messa, ed avendo ivi esercitato il suo zelo e la sua carita, ne con-
servo sempre affelluosa memoria.
Sollevalo alia Cattedra di S. Pietro verso su di esso le sue benefi-
cenze. Baslera il dire che il S. Padre con notevole dispendio acqui-
sto per 1'ospizio la parte principale di fabbrica annessa al medesimo,
e che una volta formava il Monastero delle Salesiane presso S. Anna
dei falegnami. Egliprovvedcva, che si rendessedecenteildetlo Ospizio
e con utili fabbriche lo ampliava, aumentando ancora notabilmente i
redditi, onde potessero mantenervisi in maggior numero fanciullipo-
veri ed orfani.
Finalmente coronava le sue beneficenze degnandosi nelle ore 6 po-
meridiane de' 2 Maggio , di onorare di Sua augusta presenza il mento-
vato Ospizio. Con somma benignita ammetteva al bacio dei piedi quei
numerosi orfanelli, e lutli quelli che appartengono all' Ospizio, e
diceva a tutli parole di approvazione e di conforto.
3. La Diocesi e piii ancora la cilia di Gubbio sembrarono non ha
guari minacciate quasi da pubblica calamila, quando seppero condotto
a termine di morle per grave ed ostinala malaltia il loro Vescovo il
Cardinale Giuseppe Pecci. Fu un allro argomento dell' amore guada-
gnatosi, per quell' illuslre e sanlo porporato, come da affeltuosa fa-
miglia, da ogni ordine di clero, di ciltadini e d'ogni maniera gente. INoi
abbiamo lelto con commozione d'animo nel num. 102 della Gazzetta di
Bologna le belle e ferventi parole pronunziale dal morenle Vescovo
nell' alto di ricevere il Santo Vialico; e mentre leggendole ci sentiva-
mo dall' unax parte trasporlati nei primi beali secoli della Ghiesa, in-
tendevamo dall'altra quanto giustamente quel gregge alia sua cura
commesso , stancasse il cielo con fervide e prolungale suppliche per
ottenerne la guarigione gia disperata per umano presidio. E Dio esau-
di quei voti dando argomenlo della efficacia di una comune e fiden-
te preghiera. Quesla e la calda raccomandazione che fa al suo po-
polo in un' apposita pastorale quello specchiatissimo Paste re, richia-
malo quasi da morle a vita e ridonato in cerla guisa nuovamenle alia
Diocesi, che comincera di cerlo ad averlo doppiamenle caro.
4. II di 12 dello scorso Maggio si riaprirono per quesl' anno le
tornate dell' Accademia di Religione Catlolica con un discorso inau-
gurale lenuto dall' Emo e Rmo Sig. Cardinale Anton Maria Cagiano
de Azevedo Censore onorario di essa Accademia. E noi ricordevoli di
quanto riuscissero graditi pel nostri leltori i cenni che pubblicammo
CONTEMPORANEA 567
delle orazioni fatte in quelle adunan/e lo scorso anno, ci recherenv
mo a colpa non fare il medesimo nel presente.
L'argomento preso questa volta a Iraltare e il Socialismo e Comu-
nismo : trma lullo in acconcio de' tempi, e che dara ampia malcria
all' ingegno e all' eloquenza dei chiari dicitori che son chiamati a
trattarlo.
In queslo come inaugurale discorso 1'Emo Porporato apri 1'aringo
tirando in certa guisa le prime linee, e tracciando con vedule generali
1' assunlo , che poscia di mano in mano dovra venire svolto sotto
aspelto piu particolare dagli Accademici. Noi ne accenneremo in
iscorcio i capi piu principal'!.
La degradazione dell'uomo, anche prescindendo dalle sue cagioni, e
un fatto cosi palpabile , che non ha mestieri di dimostrazione. Dal
primo gemito infino all'ulUmo suo respiro, dalla culla infmo al sepol-
cro, egli si appresenta come un essere in cui sia awenuto un gran
disordine, in cui sia rolta 1'unita primitiva, in cui la lotta di-opposti
elemenli e come di due principii vada sempre spiegandosi in piu este-
se proporzioni. Alia vista di si miseranda condizione dell' uman ge-
nere si e sempre destato nei cuori bennati un sentimento di compas-
sione, un desiderio e uno studio vivissimo di migliorarne la sortc.
Ma, come sempre, cos! anche oggidi, in due schiere dividonsi codesti
pietosi restauratori, movenli da opposto principio e riuscenti ad op-
postissime illazioni. E per restringerci al tempo d' oggi, i cristiani fi-
losofi, rischiarati dal lume divino della fede, possono sollevarsi al fatto
originario di quesla corruzione assai men misteriosa di quel che sa-
rebhe 1'uomo senza un tale mistero, e comprendono esser 1'uomo in
istato di punizione per un peccato di origine. In forza della medesima
fede essi sanno , che la misericordia soverchiando la giustizia , alia
proscrizione fe tener dielro la promessa del restauro, seguito poi nei
tempi della pienezza colla venuta di Cristo Redentore , che coi pre-
celti e con 1'esempio indico la via per riordinar 1'uomo in una sfera
assai piu sublime ed elevata che non sarebbe stata la gia perduta. II
filosofo cristiano adunque conosce non solo i sintomi, ma lacagione
del male, e la sorgente dalla quale debbe attingere la medicina
Tulto all' opposlo il filosofante nemico del Vangelo : folle per or-
goglio egli melte tutto in opera per ispe"gnere il sentimento della
naturale corruzione. Sconosce ed ama sconoscere il primo fallo del-
l'uomo e la pena che lo segui. II disordine che scorgesi nell' umana
natura per lui procededaun difetto d'equilibrioediarmoniasociale,
avvisandosi ricomporlo, non gia coi mezzi che offre la religione, ma
coi sistemi dettatigli da una bestiale sapien/a. In quest' opera insana si
travagliano precipuamente i Comunisti ed i Socialisti de' giorni no-
stri, imilaloii e promotoripiu in grande e piu espliciti delle dotlrine
568 CRONACA
degli Gnostici , del Beguardi, degli Anabattisti e d' altre genera/.ioni
di eretici e sovvertilori piu antichi.
L'Emo disserente riferisce colle proprie loro parole i pestilentissimL
dogmi di alcuni de' capiscuola moderni, e non sara ingrato ai noslri
lettori il sentirli qui rapportare. « Questa terra , dice Leroux , non
« deve essere una valle di lacrime, come il Ci istianesimo va ripelen-
« do, si un paradiso di piaceri. La felicita terrena e 1' ultimo destino
« dell'uomo, il quale sara felice quando rilasciata la briglia alle sue
« passioni, potra ripetere: trahit sua quemque volvptas; e lo potra al-
« lora soltanto che abolita la proprieta e il sacerdozio , due fonda-
« menti dell' organamento della societa attuale , venga questa rico-
« struila sopra basi novelle. »
« La depressione delle passioni, dogmatizza Fourier, che viene in-
« segnata dai preti, mette 1'uomo in guerra con se stesso, coi suoi si-
ce mili, coll'universo. Ma quando 1'uomo avra soddisfatto le sue pas-
« sioni , allora sara del tulto felice , poiche la natura umana e per
« istinto sospinta al bene. »
« La fede in un Dio personale, vivente, prosiegue Guglielmo Man, e
« la causa fondamentale del nostro misero stato sociale. Fintantoche
« 1'umanita sara attaccata anche per un capello all'idea del cielo, non
« puo attendere felicita sulla terra.
Ma sopra tutte sono orribili le sataniche bestemmie di Proudhon
degne veramente della bocca di un demonio. « Fuvvi chi disse : se
« Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo-, ed io dico: il primo do-
« vere dell' uomo intelligente e libero e di scacciare incessanlemente
« 1'idea di Dio dalla propria mente e dalla propria coscienza, perche
-« Dio se esiste e essenzialmente ostile alia nostra nalura , e noi non
-« dipendiamo in verun modo dalla sua autorila Non si dica
-« piu: le vie di Dio sono impenetrabili; noile abbiamo penetrate, e
« vi abbiamo letto a carattere di sangue le prove dell' impotenza, se
«, non anzi del malvolere di Dio. La mia ragione diuturnamente umi-
« liata, si leva a poco a poco a livello dell' infinite. Col tempo . . . e;
« per mezzo de' lumi acquistati e del perfezionamento della mia li-
« berta io mi purifichero , idealizzero il mio essere e diverro il capo
« della creazione, 1'eguale a Dio ecc. »
Se venisse sotto forma visibile Lucifero a parlar sulla terra, non
sappiamo se potrebbe usare parole piu orgogliose , piu furibonde e
piu stolte.
Come si vede questi empii voglion partire dalla negazione di Dio,
per giugnere all'intero sbrigliamento d'ogni passione. L'Emo dicitore
dimostra come sia stolto ed impossibile il loro principle, non poten-
dosi schivare 1'idea di Dio tanto se volgiamo gli occhi al mondo fisico,
quanto se al mondo morale e civile. Dimostra poi quanto sia rovinoso
CONTEMPORANEA oG9
il loro scopo essendo il governo ed il freno delle passioni condizioni
indispensabili , non pure al vivere umano e alia t'utura])catitudine,
ma e/iandio alia terrena felicita.
La diflicolta che pruova 1' uomo ad intender questo vero prova
sempre piii quanto fu opportune che il Divino Riparatore venissead
inscgnare 1'annegazione di noi stessi, non solo colla dottrina, ma coi
suoi medesimi esempii. Conformandoci a questo esemplare, noi conse-
guiremo quella pace e quella perfezione che tanto agogniamo Al
conlrario quei bestiali maestri coi loro scomposti e tempestosi e irre-
quieli costumi ti fan toccar con mano di quanto accresceremmo la
nostra miseria e la nostra infelicita seguitando le loro massime per-
vertitrici.
Quesli in sostanza ci sembrano i punti precipui dell'applauditissima
orazione del Card. Cagiano, della quale noi gli facciamo i piu cordial i
e sentili congratulamenti.
REGNO DELLE DUE SICILIE. — 1. Opere pubbliche nella Calabria Citeriore — •
2. Nuovi monti frutnentarii — 3. Telegralb eleltrico — 4. Morte dell' Ema
Pignatelli (Nostra Corrispondenza).
1. L' egregio sig. cavaliere Salvatore Mandarini Intendente della
Provincia di Calabria Citeriore il giorno 12 Gennaro del corrente an-
no lesse neH'Accademia Cosentina, della quale e Presidenle, un ele-
gante e vivace discorso, il quale per 1'argomento che svolge s'attiene
streltamente alia nostra storia contemporanea. Le lodi, che quegl'il-
lustri Accademici tributavano coi loro versi al loro Sovrano erano
giustificate a pieno dalle poche parole del ch. Mandarini: perche esse
manifestavano i molti benefizii impartiti a quelle provincie dalla ge-
nerosita e sollecitudine del loro Re. Primo fra gli altri fuilperdono
concesso ad un gran numero di condannali politici , e il prosciogli-
mento dell' azione penale a bene altri 2034 imputati , le cui accuse
dovcano essere esaminate dalla Giustizia. Appresso segue la costru-
zione d'una strada carreggiabile che segando per lo suo lungo la pro-
\incia, facilitasse il commercio dei Comuni specialmente montani.
Tiene il terzo luogo delle opere pubbliche una dovizia d'ogni genere
che sarebbe stato noioso venire specificando in un paese dove sono
bene conosciute : d' esse pero tre sono mentovate espressamente : le
condizioni di coltura per leSile miglioraleapro dei coloni: laGiunta
provinciale per gli studii stalislici della Provincia, aperta ai prodotti
naturali, industriali ed agricoli delle Calabrie-, 1'esposmone nel corso
idel presente anno in Napoli. L' ultimo luogo, perche la corona e il
principio fecondatore degli altri, prendono 1'istruzione e la cultura
religiosa promosse efficacemente in quella Provincia con ristoramenti
570 CRONACA
di cliiese, di asili, di ritiri, di ccuobii; con sussidii largamcnte loro
compavliti} con nuove case religiose aperte in parecchi Comuui piu
bisognosi di morale edueazione, ed in fine col la riorganizzazione del
Collegio provinciate di educa/.ione e colla sua elevazione aivantaggi,
ai dritti ed ai privilegi di Liceo. Or lutte quesle provvidenze sono
opera del giro di poehi mesi, quanti trascorsero dalla visita dell' au-
guslo Monarca al giorno 12 Gennaro; ese noi nol riferimmo che tar-
di ne fu cagione 1'esserci tardi venuto nelle mani il pregevole discorso
del sig.Inlendente, dal quale abbiamo ricavati i fatti csposti. A legare
1'animo dei soggetli col loro Principe, ch' e pur debito dicoloro che
a suo nome ne tengono il reggimento , acconcissimo mezzo si e di
manifestare con semplici e schiette parole i benefizii che il Principe
largisce a quella parte da lui regnala. Quei iatli varranno a smen-
tire efficacemente le vili calunnie di chi sminuisce la devo/ione dei
popoli alia monarchia coll'accusarla d'infingarda, non curante, spre-
giativa dei pubblici vantaggi , intesa tutla al suo pro ed ai suoi pia-
ceri. Un'altra volta parlando delle opere ordinale in un sol Distrello,
quel di Pozzuoli, prendemmo argoraento di quel tan to piu chedovea
essersi fatto in tutto il Kegno. Ora come in conferma abbiam re-cato
quanto ci e stato dato di sapere d' una Provincia. Che messe larga a]
chi si facesse a raccoglierla in tutla la sua ampiezza?
2. Nou e mollo lungi da cio che abbiam detto tesle un piccolo
documento che abbiamo nel Giornale Uffi/iale del Regno del 20 M:ig-
gio. Chi ue segue la lettura sa con quanto ardore siensi molti]>licati
in tutto il regno i Monti frumentarii , sostegno della collivazione ed
aiuto polentissimo dei collivalori. Or nel la Provincia di Terra d' 0-
tranto, merce gli stimoli di quel sig. Intendente, se ne sono ultima-
mente istituiti allri sei colla cooperazione generosa degli abilanli piii
agiati dei rispettivi Comuui. Cio moslra due cose : 1' una che la do-
\izia dei possidenti si versa a benefizio dei poverelli e 1' altra che
1' industria nell' agricoltura, nerbo del regno , sara ogui giorno piu
cresciuta e migliorata.
3. Un altro ramo di telegrafo elettrico e stato compito e il giorno
19 Maggio fu inaugurate in Nola: in quella direzione i lavoriavanza-
no alacremente e in breve alia Capitale saran portale dalle piii po-
polose Provincie le nuove colla celerila del fluido elettrico.
4. Da Palermo riceviamo il seguente doloroso annunxio. II giorno
11 di questo mese la Chiesa Palermitana perdeva il suo degno e ve-
nerabile Pastore il Cardinale Arcivescovo Pignatelli patrizio napoli»
tano. Dopo breve malaltia rimetteva egli 1'anima bencdclla in e: c n-
bo al Signore sul cominciare del mattino. Fu ollremodo xclautc in
mantenere inviolata l'ecclesiasticadisciplina: largo quanl'allri iv.ai ia
soccorrere i poveri sino a lasciare 18 mila ducati di debili. Era a mo-
CONTEMPORANEA 571
revole verso ogni maniera di persone , rigido verso i rioUosi , pa-
y.iente coi traviali. facile al perdono. I buoni lo hanno amaramente
compianto: i poveri hanno fatto una perdita immedicabik1, perdu'1 in
qursli giorni di miseria e venuta meno per loro la ma no benefattri-
ce. Oggi nella cappella ardente del palazzo Ardvescovile la salma
dell' ill ust re e pio Prelate e esposla ai fedeli che vorranno Iributare
alia sua anima la prece dei trapassati e spargere di calde lagrime il
suo ferelro. Lunedi avranuo luogo i soienni funerali nella chiesa
rattcdrale,
STATI SARDI — \. Mutuo di quattrocento mila lire agli cmigrati. — 2. Feste per
Jo Statute; gli studenti c le societa degli operai. — 3. Nuove impnsizioni. —
4. I beni ecclesiastic!. — 5. G. Muzzini cd il Fisco (Rostra Corrispondenza).
1. Riusciti a mi Ha gli uffizii diplomatic! verso 1' Austria, il conte
Camillo di Cavour, Presidente del Consiglio de' Minislri, offeriva alia
sanzione del Parlamento un progelto di legge , per cui si aprisse al
Governo un credito di L. 400,000 da impiegarsi in mutui a favore
degli emigrali Lombardo-Veneti colpiti dal sequestro ed ascritti alia
ciltadinanza piemontese. Chi per poco voglia por mente alia disa-
strosa condizione, in cui si trovano le finanze dello Stato sardo co-
stretto ad ognt poco a vendite di beni demaniali ed a contrarre gra-
vosi impvcsliti all'estero, non potra non ammirare 1'eroica generosi-
ta di quo' suoi reggitori, pari alia inarrivabile bonarieta di quel po-
polo che s\ di buon grado s'acconcia ad essere carico di sempre nuo-
vi balzelli, purche facciasi il beneplacito di chi maneggia la venerata
aulorita de' suoi Principi. Ne questa e cosa nuova. Altrettanto sifece
nel 48 quando ad un cenno di desiderio del Ministero demoeratico si
stanziarono le famose 600,000 lire in sussidio di Venezia strelta d'as-
sedio dalle armi imperiali. INel proporre cotesto progetto di legge il
sig. di Cavour insislette forlemente sui doveri che corrono al Pie-
monle verso i fratelli generatigli dalle sante Crociate e dalla/M.sz'one,
e sulle ragioni d' onore e di dignita nazionale che negli anitni italia-
namente ben fatli non possono lasciar luogo alia grellezza indecoro-
sa di vedute economiche. Ma non era bisogno di tanto. 1 rappresen-
tanti del popolo sovrano erano impazienti di far una solenne prote-
sta conlro 1' Austria , s\ che parve lungo 1' aspetlare fino al giorno 3
Maggio , quando il Deputalo Berli presenlo alia Camera elettiva la
sua n la/.ione intorno alia sentenza della Commissione sopra tal pro-
gello di legge. Coll' usala sua tatlica il sig. di Cavour aveva sagace-
mcnle fatto di ritrarre una questione essenzialmente fmanziera ed
economica sotto 1' aspetto dell' onore nazionale e della ragione poli-
lica ; ed i professori di dirilto cosliluzionale troveranno di leggieri il
572 CRONACA
modo di provare che la Camera non travalico punto i limiti della
propria competenza, quando alia richiesla d' un credilo di 400,000
lire rispondeva con una elaborata apologia della condolla polilica
del Ministero. Che tale puo dirsi la relazione del Deputato Berti
accoita dai suoi colleghi con religiosa approvazione e sanzionata
dal voto quasi unanime in favore della legge. La Camera che avea
fermo di votare senza discussione ascoltava con qualche lieve se-
gno d' impazienza queste parole , ed il Ministero stava sulle spi-
ne, paventando che qualche imprudenza gli venisse a guastar le
uova nel paniere. Pur, come Dio voile, tutti usarono discrczione, non
eccettuati gli zelanti della democrazia presso cui il Ministero avea in
tempo adoperato pratiche amichevoli. II sig. di Cavour se ne mostro
intenerilo di soddisfazione , li ringrazio , e con bel garbo si trasse
dall'impaccio in cui lo potevano mettere le insistenze d'un brav' uo-
mo a cui pareva troppo poco il mutuo richiesto pei soli fratelli donati
della cittadinanza Piemontese. Venutosi a' voti, furono 126 a favore,
e 7 contro la legge. Ma levossi presto un buon deputato a protesta-
re che sol per isbaglio eragli uscita di mano e cadata nell'urna una
palla nera invece della bianca. La Camera rise, le gallerie fischiaro-
no, e con applausi fragorosi suggellossi quest' opera legislativa, in
cui Ministri e Deputati vennero a gara di spiriti italiani e di proteste
ponderose contro il Governo Imperiale di Vienna. Solo resla ai con-
tribuenti, poiche il voto del Senato non e dubbio, di allestire buona
moneta sonante per pagare la vittoria ministeriale. Qualche malizio-
so fece osservare che un paio o tre di cotali vittorie manderebbero
anche piu presto in rovina il Piemonte, e che somiglianti trionfi del-
la causa italiana servirebbero mirabilmente a vantaggiare gl'interessi
dell' Austria ; poiche insomnia il caricarsi di debiti e dissanguare
furia di balzelli il popolo non e il miglior mezzo di sicurare la buon
riuscita della terza riscossa. Ma queste le sono perfide insinuazio
da non meritare che vi si dia retta , perche i Piemontesi, all' uopo,
non che gli averi e le forze, daranno anche il sangue e la vita pe' 1
ro fratelli.
2. Con questi spiriti appunto, ed a maniera di solenne prptes
contro 1'Austria, Municipio e Governo s'impegnarono di condurre
grande sfarzo di spese e di pubblici divertimenti un triduo di fest
per lo anniversario dello Statuto. La mattina di Domenica 8 Maggi
celebrossi sotto il pronao del tempio della Madre di Dio, in capo al
ponte di Po, una funzione religiosa cui assistevano col Re e la Corte
il Ministero, deputazioni del Parlamento, tutto il Corpo diplomalico
in gran gala, tutte le milizie cittadine ed assoldate con 56 pezzi d'ar-
tiglieria, 1'universila, il collegio nazionale, i corpi d'arti e mesticri,
le societa degli operai, e 1'immensa folia de' curiosi i quali assiepa-
CONTEMPORANEA 573
vansi poche setlimane prima con niente minor enlusiasmo ad ammi-
rare ed applaudire alle ascension! aerostatiche del Godard. Dopo il
divino uiTi/io, il Re tomato a palazzo passo a rassegna dal balcone le
mili/.ie. La guardia nazionale toccava il numero di 7500 uomini, e cos\
si videche questa volta s'erano pigliali sul serio gli avvisi dali a ciascun
milite coll'usalo bollettino del servizio obbligatorio.GVi studenti, pre-
ceduti da ricca bandiera nazionale, ordinati a drappelli e guidali da'
loro professori allietavano la festa con un vociare continue di mille
disperatissime grida, die armoimzavano in un solo vioa, quando certe
vcci stentoree profferivano le acclamazioni edificanli di Viva la liberta
del culti! Viva la liberta di coscienza! Le soeieta di operai, in numero
di 32 colle rispetlive bandiere, non la cedevano, in gagliardia di pol-
moni ed ardore ilaliano agli studenti; ed or con plausi, or con canzoni
davano sfogo a quei sensi di beatitudine onde son col mi per le liberta
costituzionali, di cui la massima parte fra loro va studiando i princi-
pii nella Gazzetta del popolo. Nel pomeriggio v' ebbe corse di ca-
valli. Alia sera luminarie splendidissime cangiarono le piazze e le
vie in torrenti di luce. I Valdesiebberoilluminatoanch'essicon gran
lusso e sfoggio il loro novello tempio, e gli studenti, compiuta una
fragorosa ovazione al monumento Siccardi , trassero al tempio Val-
dese per consacrarvi coi loro canti ed i loro Viva! la sanla liberta
dei culti. A Genova e nelle provincie v'ebbe nieno sfarzo di spese, ep-
percio meno entusiasmo, ma niente minor calma. L' Intendente di
Genova invito le societa degli operai a prender parte alia fesla. Esse
rifiutarono reciso. Dicesi che indegnato di lal rifiuto , come d' un
segno di poco amore per la monarchia costituzionale, il Buffa minac-
ciasse di tutta 1'ira sua le mal capitate sociela, giurando ched'allora
in poi avrebbero in esso lui il piu implacabile nemico. Resta solo a
vedere quanto ne temano i bollenti figliuoli del Balilla!
3. Le feste riuscirono per eccellenza a trarre di gran gente nella
Capitale, e divertire il popolo, e rawivare le dolci memorie del 47 e
del 48. Ma non per questo si rifornivano di pecunia le casse dell' e-
rario. II Ministero penso non potersi dare occasione o tempo migliore
di questo per mandar fuorila legge deH'imposizione personale emo-
biliare , cui terra dietro quella sulle vetture. L' imposla mobiliare e
stabilila in ragione del valore localivo, ossia del fitto reale o presunto
delle abilazioni. La tassa e progressiva, eriparlita in varie categorie
e classi, secondo la popolazione de' varii comuni, e la citVa del fitto.
Cosi a Torino incominciano a pagare il 4 Q/0 tulti quelli il cui filto di
casa eccede le L. 150 fino alle 300 ; poi di mano in mano la tassa cre-
sce dell'uno per Q/0 col sulire il filto a L. 500, 1000, 1500, ecc. fino
al 12 per Q/0, che e il limite massimo dell' imposta , per qualun-
que abiti un alloggio il cui filto reale o presunto ecceda le L. 5000.
574- CRONACA
A Geneva s'incomincia dalle L. 120, e si termina colle 4,000: e cos\ via
Tia pel comuni di minor popolazione , scendendo sino a quell i che
non giungono a 1,600 abitanti, dove la tassa del 4 p. 0/0 iricomincia
a colpire chi paga 60 fr. di pigione, eil 12 p. o./O quelli che ne paga-
no piu di 800. Come si vede c' e quanto basta a calmare la troppa
effei vescenza degli spiriti per le feste dello Statute ! Ne vanno esenti
i seminarii , i Conventi , i roonasterii religiosi, gl' istituti pubblici di
earita, o d7 educazione o d' insegnamento, gli opifizii d' industria ecc.
eec. L'imposta personale e dovuta da ogni maggiorenne osciolto dal-
la patria potesta-, e divisa in tre gradi applicabili secondo il varionu-
mero d' abitanti nei Comuni , e secondo il maggiore o minor valore
delle proprieta dei contribuenti , calcolate sulla base dell' imposta
mobiliare. Ma per quelli che tengono famigli v'ha una sovraggiunta
di Lire tre per ogni serva, e di L. 6 per ogni servo. La legge eomin-
ciera ad eseguirsi col primo Cennnio del 1854. Di qui a quel tempo
verranno maturando altri simili frutli della rigenerazione civile e
polilica; e i Piemontesi s' accorgeranno che non sempre un aumento
d'entrate per le dogane, e un maggiore sviluppo d'industria esercitata
da capitalisti e speculatori o stranieri o pochissimi di numero e suf-
ficiente acompensare i vantaggi d'una vita piu quieta. II libero scam-
bio di denaro piemontese con merci inglesi favorisce moltissimo certi
pochi speculatori, e 1'amministrazione delle strade ferrate, e 1'azienda
delle finanze ; ma le imposte le paga il popolo! Ottima lezione!
4. La democrazia inghiotte, o fa le viste d'inghiottire di buona vo-
glia questi bocconi, sperando raddolcirsene il palato con una buona
imbandigione di ecclesiastic!. II Ministero dal canto suo nonconsente
certamente a rapinar in palese e da ladro le sacre proprieta, il cui
inviolabile dirittoeper ispecial maniera guarentito dalloStatuto. M;i
con mezzi di piu mite apparenza vede modo d' aggiustarsi cosi che i
debili dello Stato verso la Chiesa si paghino colle rendite stesse di
cui la proprieta assoluta spetta alia Chiesa. Forse per mantenere le
promesse reiterate di far disparire dal bilancio le 900 e tante mila lire
con cui lo Stato soddisfaceva al rigoroso suo dovere impostogli da
solenni convenzioni giurate colla Santa Sede, quando questa gli con-
donava la confisca e la vendila di molli milioni tolti alia Chiesa , il
Ministero debbe aver diramata ai Sindaci una circolare per eccitarli
a trasmettere al Governo , entro quindici giorni, un quadro esatto e-
compiuto di tutte le rendite d' ogni natura onde sono provveduti i
rispettivi Parrochi, ed i beneficiati ecclesiastici d'ogni Comune. Que-
sta volta il sig. di Cavour tiene davvero la sua parola^ ed il depulato
ex-prevosto Robecchi, con tutta la sua societa di preti perseyuitati dci
Vescovi possono sperare un' era migliore per l'evangelica loro virlu.
L' incameramento de' beni ecclesiastici in Piemonte si vuol fare adagio,
CONTEMPORANEA 375
sommessamente , senza trambusti, e per vie di falto tranquille e ri-
solute. Ma non per questo e da dire che vi si profess! la legale viola-
zione dei dirilU di proprieta. Oibo! Tull'altro. Si viene sollanto alia
pralica delle teorie gia messe in campo dai lumiriari della magistra-
lura e della giurisprudenza piemontese intornoal dirittodisuccessio-
ne ehe compete alloSlato sopra i beni vacanti de' corpi morali non
pin lironosriuli dalloStalo medesimo. Ammesso pertanlo il supremo
dirillo che ha lo Slatodi conservare od abolire quei corpi morali che
pni tili conviene , le conseguenze vengono chiare , sponlanee, e con
logico nesso aifatto necessario, purche i principii si svolgano pacata-
nienle, con ragionate applica/ioni ag!i enti morali ed alle societa
religiose.
5. Mentreper I'una parte il Ministero studia il modo di ridurrel' in-
fluenza clericale a lali proporzioni che non gli possa recar molestia,
scemandogli i mezzi di cui il clero puo valersi, ed imponendogli la
dipendenza del salariato verso chi gli paga il salario, non lascia pure
<li tener d'occhio le mene di Ma/zini. Questo malaugurato campione
della causa italiana si comporla in modo da far pensare che a Geno-
va egli abbia numerose e possenti eonsorterie. L' Italia e Popolo, fo-
glio uflieiale dell' ex-triumviro della repubblica Romano , parla alto
e chiaro. Ma il Fisco uon dormc. in un solo mese egli le cadde ad-
dosso con cinque processi, sei perquisi/ioni , due sequestri , due ar-
resti del tipografo e del gerente, con tutta la seguenza delle molestie
inquisitoriali. Eppure ['Italia e Popolo non che darsi vinta, pubblica
itriicoli firmati dal Mazzini e si fabefi'econ iuimensa ironia delle seve-
rita del sig. di S. Martino. Questo Mlnistro attuandD il principio da
iui professato, cioe che quando si possono spendere quattro soldi si
trova senapre chi non puo resistere alia seduzione e che coll'oro si
fanno miracoli, avea ottenuto per via recoiidita un foglio d'nn libro
in corso di stampa, e tutto di Mazzini. Qumdi perquisizioni, arresti,
sequestri, e processi. L' Italia e Popolo se ne rise, e quando il lavoro
fu compiuto, lo mando fuori con un vero lusso di esallezza nell'ad-
eni]Vimento delle formalita legali. Le tre copie di dovere furono ri-
aiiesse alle 9 e mezzo di matlino al Fisco. Quesli spediva di li ad un'ora
ordini fulminanti pel sequestro del libro. I suoi agenti ne cercarono
per ogni dove. Ma indarno. 11 libro, malgrado la vigilanza della i)oli-
/ia, od i miracoli dell'oro, si era fornito di stain pare, si era spamato
agli avventori, senza che il Fisco potesse averne altro esemplare, da
quelli in fuori che Mazzini gli voile buonamente mandar in dono,
quasi a maniera di disfida ! Quando una fazione puo agire sieuramente
-di tal maniera, convien pur pensare che la si senta bene in forze!
Ma il Minislero dal canto suo dispone di mezzi potenti , e non e da
pensare che voglia aversela in barba cosi alia buona. 11 male sla che
576 CRONACA
d' ordinario quando la necessila coslringe a fare un po' mal viso o
qualche sgarbo ai portabandiera della rivoluzione , si cerca per con-
trapposto di mostrare imparzialita schiaffeggiando crudamente i rea-
zionarii della parte clericale. Eppero non sarebbe meraviglia che per
temperare I'efleUo dei rigori adoperati contro 1' Italia e Popolo, qual-
che giornale -religiose ne toccasse delle brutte. E poi da notare che
Y Italia e Popolo pubblico un consulto, firmato da 22 fra i pin accre-
ditati membri del foro genovese, intorno al sequestro dei fogli stac-
cati, il processo e 1' arreslo del tipografo, e gli atti giudiziarii inten-
tatigli pel miracolo dell' oro con cui s' ebbe dal Fisco qualche foglio
del libro di Mazzini. Que' 22 giureconsulti, tra cui siconlano Irepro-
fessori dell' Universita e sette dottori di Collegio , sentenziano che il
Fisco ha varcati i limiti prefissi dalla legge sopra la stampa. Questo
e pur significante !
II.
COSE STRANIERE.
INGHILTERRA. — 1 . Ricchezze de' Vescovi Anglican!. — 2. Piccola vittoria della
Camera contro il Ministero. — 3. Affare della scoperta delle polveri. — 4.
Scroccheria di due protestanti. — 5. Discorso del Card. Wiseman a Manche-
ster. — 6. Cenni dell' incremento de' Cattolici.
1. Non 8 giornale libertino in Italia il quale, allacciatosi la giornea,
non abbia tolto ad armeggiare contro 1'Episcopato. E con quanta ma-
la fede! Le stesse calunnie mille volte spacciateemille volte convinte
ritornano a gal la senza posa con audacia cosi sfrontata da farsi scor-
gere perfino a' meno esperii. Tal e 1'accusa ch'essi muovono contro i
heneficii del Clero e special mente contro le ricchezze vescovili. Fia-
gendo d'ignorare gli oneri che vi gravitano sopra e le spontanee be-
neficenze in che queste si rifondono dalla carita de' venerandi Pastori,
non finiscono di gridare alia disorbitanza , allo sciupio. Non e qui
luogo da rintuzzarne i vieti sofismi. Tuttavia, poiche codesti saccenti
si professano estatici ammiratori , anzi idolatri de' protestanti inglesi
e de' loro costumi, noi li preghiamo di gittare lo sguardo sopra le se-
guenti cifre, che or produrremo, copiandole dal Constitutionnel perio-
dico, com'essi sanno, non clericale. L' episcopate della Chiesa angli-
cana e riccamente dotato 5 ne la legge della annegazione e della po-
verta religiosa riguarda punto gli alti baroni del clero protestante.
Consiste rassegnamenlo precipuo di que' dignitarii in vasti poderi di
cui hanno 1' amministrazione e godono parte de' frulti. Le propine
de' vescovati inglesi determinate fin da' tempi feudali sono cosi grasse
CONTEMPORANEA 577
che ove a' nostri d'l ne godessero tulle le enlrale, parecchi di que'
Vescovi avrebber aria piulloslo di Sovrani che di semplici privati. 11
perche voile il Parlamenlo conoscerne le rendile, e Irovaiele al di la
del necessario ad un agiatissimo vivere , ne Irasmise per legge del
1836 al pubblico erario il superfluo, delerminando a'singoli un'annua
pensione. Ne credasi cheil Parlamenlo siasi moslralo poco generoso.
A' Vescovi di Worcester e di Salisbury furon deslinali 125 mila fran-
chi all'anno, a que' di Yorck e di Londra 250 mila, e 375 mila a quello
di Cantorbery. Anche le Sedi di minor rilievo furono abbondanle-
menle provvedule : come p. e. di 105 m. venne regalata quella di
Sanl'Asaphecolla slessa Hberalila tulle leallre. Ridollo per lal guisa
il salario deH'allo Clero, non voile il Governo metier le mani sopra i
beni dell' Episcopalo, che come cosa sacra non palivan di esser loc-
chi da verun profano. Cercossi adunque di non islaccare dalle Sedi,
ma conservar loro scrupolosamenle e per inlero le anliche dolazioni,
lasciando a' Vescovi il carico di amminislrarle , coll' obbligo pero di
trasmeltere essi medesimi ad un Comitalo ecclesiaslico percio elelto
1'eccesso della tassa legale. Colla qual prowidenza voile mostrare il
Parlamento che , mentre poneva un qualche argine al lusso di que'
Signori, rispellava pur la Chiesa nazionale e allamente si confidava
nella scrupolosa integrila de' suoi Paslori. Infalli in quella cond'mo-
ne quanl'era facile frodare il Governo ? Vuolsi che piu d'un Vescovo
sia cadulo nella tenlazione, senza che le aulorila mostrassero non che
di avvedersene, ma neppur di sospellarlo. Ora 1'affare s'imbroglia per
il Paslore di Durham dotato per altro largamente di 200 m. franchi
all' anno. Erasi egli gia querelato della insufficiente sua propina al-
legando che « a poter continuare nel suo modeslo tratlamento facea-
gli meslieri d'aver libera d'ogni carico la dolazione ». Ma di qual ca-
rico voleasi sgravato? di 25 m. franchi ch'egl; allegava di spendere
per gli orti e per le cucine assoldando de' guardacacce per la cuslo-
dia de' suoi galli di monlagna : chiedea per tanto I'incremento di tal
somma all'annua pensione. II Comitato credelte di non menargli per
buoni i richiami : potersi con quella somma pagare piu d'un Ministro
che lornerebbe troppo piu utile alia umanila de' guardacacce del
Vescovo di Durham ; ad ogni modo esser quello un lusso volonlario,
facessene egli le spese che volea. 11 Vescovo brontolo e tacque ; ma
per fmire la sloria che sarebbe lunga e diletlevole a raccontare, sap-
piasi che il valent' uomo , dopo ritenulasi la sua legittima porzione
de' 200 m., trasmise ogn'anno a tilolo di eccedenli 325 m. fr. al Co-
milato. Parve nondimeno a qualche curioso che i poderi dell'Episco-
palo di Durham dovessero rendere troppo piu che il Prelato non con-
segnava ; percio falligli i conti addosso, fu trovalo che in quallordici
Serie II, vol. IL 37
578 CRONACA
anni, oltre alia debita pensione piu volte mentovata, la cassa episcopate
aveasi ingollato, quasi senz' avvedersene e per sopra pasto, il piccolo
bocconcino di un milione ottocento cinquanta mila franchi. La no-
vella edificante fu falta correre pe' giornali inglesi ed il Pastore, sia
non curanza, sia impotenza di purgarsi, tacque iinora non senza qual-
che scandalo de' pusilli. Sulla proposta del Marchese di Blandford
quesla storiella dara luogo a un dibaUimento parlameutare e finira
forse col far modificare la legge intornoa' beni dell' alto Clero angli-
cano. Intanto che se ne attende la discussione, non sara inopportune
che il letlore faccia da se il paragoue delle ricchezze e della operosita
de' Vescovi caltolici cogli anglicani.
2. Nella Camera de'Comuni il partito oltraprotestaute riporto una
altra piccola vitloria sul Ministero. Fu chiesta dal sig Chambers la
facolta di proporre una sua legge apertamente ostile alle case religiose
de' catlolici. Vorrebbe egli che fosse data liberla al Governo di pene-
trare e far perquisizioni ne' monasteri femminili ogni volta gli giun-
ga a nolizia esservi cola dentro qualche religiosa novizza o provelta
poco contenta della vocazione o malamente trattata. II Ministro John
Russell combatte vivamente, con dignita e impandalita, lo stravagante
progelto. Ricordo alia Camera i serngi che le religiose hanno pre-
slalo nella camera della educazione femminile e quanto adoperino
per alleviare i patimenti agl' infermi. Soggiunse che tal provvedimen-
to non polrebbe a meno di non inasprire i cattolici romani : esser
dunque da rifiutare. Venuli allo squiltinio de' voti la maggioranza fu
coutro il Minister© e venrie permessa la discussione della legge Cham-
bers; sperasi tutlavia, che almeno nella Camera superiore non sara
aecettata.
3. Ne anche in questo fascicolo possiamo dare il risultato della sco-
perta delle polveri. Piii volte furon falte istanze nella seconda came-
ra perche si dichiarasse innocente il Magiaro, ma finora i suoi parli-
giani non ottennero 1' intento. Noi non racconteremo le frivole ra-
gioni con che da certuni fu difeso il sig. Kossuth , troppo ci paiono
scipite e direm quasi beffarde : come quando il sig. Buncombe pro-
duce in mezzo deH'illuslre assemblea: che i razzi rinvenuti potevano
pur esser destinati alle feste notturne del Vauxhalle : che la polvere
era forse una imilazione del labacco: che 1'amore kossutiano verso il
laboratorio e 1'avervi introdotto degli operai ungheresi provano solo
il suo gusto per la pirotecnia e il suo affetto verso i compaesani bi-
sognosi : che infine la poli/.ia vi fece la perquisizione non per altro
fine se non per proteggere la casa e la persona del lord Mayor con-
tro srli cffetti d' una possibile esplosione. Quesli laz/.i si viluperano
da sc senza bisoguo di comment!. Dobbiam pero accennare, che scb-
bene John Russell e Palmerston abbiano asseverate di non voler
CONTEMPORANEA 579
aggravare per nulla la riputazione di Kossuth , fecero inlendere die
il Governo sorveglia i rifuggili. Anzi in una sedula parlamentaro il
nobile John Russell si laseio sf'uggire di bocca una confessione che
vale taul'oro, ed e bene che se ne serbi memoria. Se il sig. Kos.sulh,
disse , venue libero in Inghilterra lo deve agli sfor/A del mio nubile
amico Lord Palmerston allora segretario degli afl'ari esteri (applausi),
il quale parlando a nome del Governo fece istanze alia Turchia per-
che continuasse ad ospitare gli emigrati ungheresi: promise alia stes-
sa di soccorrerla colle armi inglesi ove venisse per questo molivo as-
salita da altre Potenze e chiesele finalmente di far tradurre il sig.
Kossuth libero in Inghilterra. Quanti titoli di dirozione pel Magiaro
al magnanimo Governo e al corlesissimo liberators!
4. Due Reverendi, il sig. M'Ghee, e il dott. Gumming pubblicaro-
no la seguente: « Sfida al Card. Wiseman. Qualtro solemn meetings
si lerranno nel gran salone di Exeter Hall, a ciascun dei quali il
Card. Wiseman e invitato di presedere. Un seggiolone vi sara pre-
paralo per Sua Eminenza , e la meta del palco sara cinto di balau-
strata per contenervi olti e il Gardlnale , quanti Vescovi e preti della
sua Chiesa gli piacera di condur seco. Nel primo meeting, il R. M'Ghee
promettera al Card. WTiseman di sotloscrivere egli e un gran numero
del Clero e di Laici al suo Credo e d'unirsi alia sua Chiesa ove dimo-
stri il Cardinale che il simbolo proposto come tessera di comunione,
giurato dai preti beneficiati , e presentato a tutti quei che si conver-
tono alia Chiesa Roman a , sia stalo menzionato o conosciuto , come
simbolo di fede, primadell'anno del Signore 1564. II dott. Gumming,
nel tempo stesso, mostrera la perfetta falsita ed illusione del secon-
do articolo del simbolo di fede del Cardinale , dal solo fatto che la
Chiesa di Roma non ha mai dalo la vera interpretazione di verun
eapitolo della Bibbia , e provera che essa (od egli?) e incapace di
esporre il senso preciso che la Chiesa (anglicana, s'intende) tiene ed
ha tenuto sopra qualunque siasi eapitolo della Bibbia. La seduta co-
mincera alle 7 de'giorni ecc. Seguono i prezzi dei biglietti d'ammis-
sione, da 1 a 7 scellini. »
Quest' annunzio di guerra, portato per tutti i cantoni della Citta,,
trasse la sera del 30 Marzo ad Exeter Hall una gran folia di genie
euriosa d' assistere a si nuovo spettacolo. Ma ne il Cardinale, nc ve-
run prete cattolico comparve in liz/.a: »nzi Sua Eminenza neppur de-
gnossi di rispondere una parola alia sftda , trallandola col disprez/o
che si meritava. I due avversarii menarono trionfo, come se neppure
il dottissimo Wiseman avesse osato venir con esso loro alle mani. Ma
la gentc parti scontentissima d' avere gittato ad ufo i suoi scellini,
che i due-sfidatori non pensarono certo, come avrebber dovuto, a re-
sjtiluire. Essi sapevan benissimo, che il Cardinale non accetterebbe mai
580 CRONACA
ne risponderebbe alia sfida ; conciossiache 1' Inghilterra e un paese
dove ciascuno si mantiene nella sua dignila ; ne il gentiluomo si ab-
bassera giammai a duellare collo spazzacamino. Una sfida al Card.
Wiseman, dice il Weekly Dispatch, non puo meritar risposta, se non
viene da un Vescovo; ed ove il Clero della nostra Chiesa d'lnghilterra
cosi ben nudrita bramasse assistere ad una solenne discussion dollri-
nale, producendo innanzi per suo campione il Vescovo di Londra,
il Cardinale senza fallo accetlerebbe il guanto. Intanto, finche i Re-
verendi sigg. M' Ghee e dolt. Gumming non restituiranno alia gente
da loro gabbata il prezzo raccolto con irnpostura, noi avremo diritto
di dire, che essi altro non ottennero in questo fatto, fuorche il merito
d' aver dato un pubblico saggio dell' arte loro nel mestiere che vol-
garmente appellasi dei tagliaborse. Cos\ il sovraccilato giornale.
5. Ne' giornali cattolici d'lnghilterra si fa un gran parlare di un
recente discorso pronunciato da S. E. il Cardinale Wiseman che
porse il destro a' suoi amici di fargli una solenne ovazione e trasse
di bocca a' protestanti medesimi parole di maraviglia, di rispetto e di
grandissima lode. Eppure questi avean deliberalo di non curarsene
punto. L'adunanza fu fatta in Manchester cilia industriosa e commer-
ciante al pari di qualunque altra dell'Tnghilterra. Al suo primo ar-
rivo furono ad accoglierlo alia stazione della via ferrata Monsignor
Scarle con un onorevole drappello del comitato cattolico di Manche-
ster e di Salford e gran moltitudine di popolo che salutollo il benve-
nuto; quindi si reeo al castello di Trafford, ove ricevette nel doma-
ni ragguardevolissimi personaggi accorsi ad ossequiarlo. II giorno
seguente ritorno in cilia al Corn Exchange luogo deslinalo alia riu-
nione. Erano le slrade e i balconi quinci e quindi ricoperli di genie
e la folia cost compalla che a mala pena bastavano ad aprirgli le
guardie un sufficiente passaggio. Nel suo tragillo le acclamazioni fu-
rono senza posa •, ma al primo meller pie nella sala si duplicarono
con lal vivacita di espressione , che il venerando Cardinale ne reslo
commosso fino alle lagrime. L'agitarsi de' fazzolelli duro cinque mi-
nuli , linche levalosi in pvie 1'Oralore comincio il suo discorso ii quale
non perduro meno di Ire ore e un quarto, interrotto solo da' since-
ri applausi che spontaneamente erompevano dagli uditori. Discorse la
Iraltazione inlorno all' arte del disegno e della industria , argomen-
to molto acconcio agl' interessi di quella cilia che 1'ascoltava. Noi
non entriamo a fame osservare le bellezze ; che non e di questo luo-
go ; accenniamo solo che lo spirito del proleslantesimo ne fu abbac-
chialo e confuso. In visla dei lampi d'ingegno e dell' amoievolezza
con che islruiva la filla adunanza eslatica al suo cospelto, qual de'
prolestanli osera d'or innanzi ripelere che la Chiesa cattolica osteggi
o ritardi il vero progresso? Noi non diremo col Tablet che il prole-
CONTEMPORANEA 581
slante inglese anche preso dalla classe meglio educata non sia in real-
la che un semibarbaro; diciam nondimeno che un Cardinale della
Chiesa romana in un semplice discorso die tali lezioni di civilla ezian-
dio a' protestanti che nessun Vescovo della Chiesa riformala sarebbe
capace di suggerire.
6. La religione cattolica fa nell'lnghilterra progressi tali da bene-
dirne sinceramente il Signore. Noi non produciamo le colonne del
nuovi convertiti i quali, a voler anche solo enumerare i pubblica-
mente conosciuli e di ragguardevole condizione, occuperebbero ad
ogni volgere di pochi mesi parecchie pagine del nostro periodico.
Arrechiamo invece a saggio degli accresciuti cattolici 1' incremenlo
che vi fecero daH'anno della emancipazione fino al principio del 53
i sacerdoti, le chiese, e le case religiose d'ambeduei sessi, citandone
solo il prime il medio e 1'ultim'anno.
Anno Sacerdoti Chiese Conventi diuom. Monasteri di don.
1829 477 449 » »
1846 776 602 6 34
1853 1039 781 17 75
Notisi: 1.° che le cifre sono probabilmente al disotlo del vero'per-
che tolte dagli atti del Governo il quale ha non poco interesse di di-
minuirle; 2.° che anche prima del 1839 esistevano alcune pochissime
case religiose, ma poco meno che sconosciute.
CONFEDERAZIONE GERMAN1CA. — 1. Proteste de'Vcscovi della provincia dell'alto
Reno. — 2. Cose religiose dell'Olanda.
• 1. Non solo alle foci del Reno il partito protestante da gran noia
alia Chiesa cattolica, ma lo stesso accade piu su , verso le sorgenti
dello stesso fiume. Egli e da sapereche la provincia ecclesiaslica del-
l'alto Reno istituita nel 1821 e composta di Vescovadi dispersi in pa-
recchi piccoli Stati della Confederazione. Tali Vescovadi erano piu o
meno tenuli mancipii della potesta laicale e impediti nell'esercizio del-
le liberta indispensabili a'lor ministeri. I degnissimi Prelati gemeltero
e pazientarono lungo tempo sotto il giogo che gli opprimeva finche,
vistolo aggravarsi al di la di quanto la coscienza lor permettesse di
tollerare, porsero di comune accordo nel 1851 una supplica a'lor Go-
verni scongiurandoli a renders a Dio quello che e di Dio. Le potesta
civili prima di rispondere fecero lor consigli, di accordo, a quanto
pare, colla Raviera la quale parimente e per lo slesso fine era stata
da'suoi Vescovi supplica la. Questa per la prima e dopo di essa i Go-
verni di Raden, Nassau e di Assia Darmstadt promulgarono i risulla-
582 CRONACA
menti de'loro decreti. Le concession! fatte sono di poco momento ,
rimanendo confermati gli antichi giavami. Specialmenteallaprovin-
cia dell'alto Reno fecero mal viso i governanti i quali , invocalo il
supremo diritto di protezione e di sorveglianza che lor da la legge
del paese verso la caUolica religione, rinnovarono le vessazioni ond'e-
ran gravati i sacri Pastori. Eccone le principali: Senza placito sovra-
no non potranno i Vescovi mandar circolari, ne ammettere bolle o
rescritli pontificii, ne pubblicare statuti, se ogni cosa non e rigoro-
samente contenuta dentro i limiti spirituali, ben inteso che il Cover-
no giudiehera del quanto si possa estendere 1'azione della Chiesa.
Ove si debbano adunar concilii provinciali e traltarri di affari che
partecipino alcun che di civile, v'assistera un commissario laico , il
quale interverra parimente all'esame de'candidati da ammettere ne"
seminarii vescovili. Permettonsi bensi le relazionicon Roma , ma i
giovani leviti debbono sludiare teologia nel paese. Intanto a'Vescovi
non e concessa la libera collazione delle parrocchie, non la libera or-
dinazione de'Sacerdoli, non la sorveglianza sulla istruzione. SperasL
che il Governp di Assia Cassel, il quale finora non diede risposta, sia
per mostrarsi meno ingiusto e piu liberale.
L' Arcivescovo di Friborgo pubblico sue proteste contro siffatte di-
sorbilanze laicali e rinnovo le sue domande. 11 Governo invitollo a
disdire la supplica ed eglinol fece; anzi, convocatiisuoisuffraganei,
dopo cinque giorni di consiglio sopra parecchi punti rilevantissimi, fu
deliberate di porgere a' rispettivi Govern! una nuova scrittura sotto-
scritta dall'Arc. di Friborgo e da'Vesc. di Limborgo, di Rottemborgo ,
di Fulda e Qi Magonza in cui, ricordando il doversi obbedire a Dio>
anzi che agli uomini, espongono con dignila e fermezza che essi ri-
spetteranno scrupolosamente le leggi civili quantunque volte non si
oppongano al sacro esercizio de'loro episcopalidoveri. II Governo di
Wurtemberg rispose al Vescovo di Roltemborgo che S. M. e ferma di
reprimere ogni tentativo contro le leggi dello Stato-, gli altri Governi
non diedero finora veruna risposta.
2. Quel raggio di speranza di cui facemmo menzione nell' ultimo
fascicolo intorno alle cose religiose di Olanda si e f'atto cosi debole da
incutere gravi timori. Non si conoscono ancora tutti i nuovi depuiati :
si sa pero che ottenne la maggioranza il partilo anticattolico, e che
a' buoni neerlandesi non rimane oggimai fuorche riporre ogni fiducia
in Dio. L'Internunzio apostolico con sua circolare fece avvisati i Calto-
licidel ripristinamentodeU'Ecclesiastica Gerarchia. Questo documen-
to, scrive YHandelsblad d'Amsterdam e peculiarmentepregevole per
i sensi di moderazione con cui fu scritto. « E nostro vivo desiderio r
dice il Prelato, e nostra volonta che la voslra lelizia,- o fedeli, sia k'li-
zia nel Signore 5 per la qual cosa vi disdiciamo formalmente qualsiasi
CONTEMPORANEA 583
dimostra/ionc di gioia eslerna e fragorosa che potes.se led ore ehic-
(hcssia. )> Quindi annunziando I'abolizione della missione olandese
di ciii egli era superiore, confoi tolli con infocate parole a quello si.i-
rito di carita fiaterna che forma la vera divisa de' seguaci di Cri-lo.
II Governo vide e lascio fare sen/a inlervenire in niodo alcuno. Ve-
drcmo se sara cosi tollerante il nuovo Parlamenlo.
Svi77rr,A. Oppressioue del Canlonc di Friborgo, ed ultimi fatti di Bulla (No-
stra. Corrispondenza).
Sonoipoveri catloliciper tuttolaSvizzera asliati, tiranneegiali.op-
pressi, cl)i mm lo sa ? ma forse non tutli sanno che il Cantone di
Krilmriro «'• iiilto bersaglio alle ire piu inferocite de' radieali. Noi rac-
contammo il moto del 22 Apr. qual ce lo davano i giornali , taeendo
di molte circostanze non ancora in que' di rivelate, le quali confer-
mano appunto la nostra asserzione. Potremmo addurre molte allre
prove, come p. e. che, essendo stato proposto dal Nunzio apostolico il
richiamo del Vesc. Marilley e la sospensione d' ogni legge acaltolica
qual necessaria condizione a cominciar i trattati d' un accordo eolla
S. Sede (che il Governo finge di desiderare), a mnggioranza di voli fu-
rono reiette le sue proposte. Polremmo pure addurre I'imprestito for-
/alodi 200 m. fr. che debbesi sborsare entro venti giorni piincipal-
menle da'supposli fautori della insurrezione Perrier. Potremmo insom-
ma arrecare di tali e tantecalamita, checerto ne inEuropa, nefuoii di
essa si fanno palire a'Callolici da verun Governoincivilito. Ma un avve-
jiimento recentissimo che ci ha riempita la mente di stupore e 1' a-
nima di cordoglioedha riaperto le piaghe ancor sanguinenti di quel
desolalo cantone, ci fa quasi dimenlicare le pa.ssale iatture per com-
piangere le presenti. Noi racconteremo il fallo quale ci vien descrit-
to per lellera trasmessaci da un egregio amico in cui 1' integrila del-
la IV de va congiunla a rara dollrina: egli ne ha raccollo le circostan-
ze sul luogo e ce le da per esaltissime. Dice adunque cos\ :
Domenica 1 Maggio il collegio elollorale della Gruyere erasi adu-
nata a Bulla luogo rapitale del Parti menlo. Trattavasi di no:r.'mare
un deputato al gran Consiglio invece del Dotlor Bussard nno de' co-
rifei del radicalismo, che tocco in sugli eslremi dalla divina tira/ia (i-
ni con morte cristiana la deplorabile sua carriera. Dalla rivoluzione
del 18^7 fino alia memoranda assemblea di Posieux imponeasi a tutli
i cilladini attivi sollo pena di privazione de' drilli politic! di prestar
^iuranuMito alia scismalica Costilu/.ione ond' e retto il nostro paese.
Quindi 1'alternaliva pe' Friboi'gesi, o di oilender la loro coscienza, o di
rimmziare alia qualila di ciltadini. I .a scelta non poteva cadere in dub-
l)io per un popolo cosi radicato nella pitsta crhliana; eppercio la cosa
584 CRONACA
pubblica veniva amministrata da un pugno di liberlini i quali elesrgeva-
no senza contraslo i depulati voluti o proposti dal Governo. Ma dopo che
il Gran Consiglio eslerrefatto dalle rampogne dell'asscmblea di Posirux
ebbeabolilo il giuramento elettorale, lecose mutaron faccia. II popo-
10 senza lasciarsi muovere ne da minacce, ne da promesse. ne da lusin-
ghe di corruzione recavasi in folia allc adunanze. ed ogni nuova ele-
zione era uno schiaffo in sulle guance de'governanti. Or cadeva il lorno
per la Gruyere e dopo cinque anni di schiavitii c di silenzio i conser-
vator! ossia 1' immensa maggioranza del Parlimento s' allietavano al
pensiero di poter fare in pubblico la loro professione polilica. Volate
pel nostro candidate, dicevano i libertini, allrimenti ve ne incogliera
male. Queste parole non atterrivano punto il magnanimo drappello;
che i montanari Gruieriani non si intimidiscono di leggeri : d' altra
parte chi poleva sospettare le brutalila a cui s'abbandonerebbe il Go-
verno fatto baldo per la recente vittoria de' suoi giannizzeri conlro
un dugento paesani mal forniti d' armi e peggio capitanati ?
Era il luogo della riunione una piazza confine alia prefellura: pre-
sedevale, attorniato da'giudici di sua scelta. il prefetto sig. Frosicher
alto seduto sovra un palco , a' piedi del quale s' addensava la guar-
dia civica di Bulla e di Chatel-St-Denis ed una compagnia di artiglie-
ri inviata co' lor cannoni a bella posta da Friborgo. Furon gittali nel-
1'urna i nomi de'due candidali, affinche la sorte determinasse con
qual ordine si dovessero porre a'voti. Erano dessi, pe' conservatori il
sig. Aw. Wuilleretche in quel momento medesimo il Governo teneva
arbitrariamente chiuso in prigione : pe' radjcali il cittadino Frache-
boud presidente del tribunale di Bulla. II primo ad uscire del bos-
solo fu il sig. Wuilleret; ma rigeltatovi dentro, ottenne la priorita
11 radicale. Si fece invito aH'assemblea di manifestare il suffragio pro
o contra coll'elevazione della destra; tentata la prova fu reietto il
Fracheboud a grandissima maggioranza : maggioranza tanto piu fa-
cile ad avverare, perche de' quattro mila elettori eransi i due partiti
quasi per istinto divisi e quinci e quindi in due campi collocati. Gli
uffizii fingono di esaminare il fatto, mandano lor agenti a far dfrada-
re le file libertine, in mode da comprendere maggiore spazio di ter-
reno, quindi il prefelto dichiara dalla tribuna che, essendo incerta la
prima, doveasi procedere ad una seconda prova. Vi si acconciano i
conservatori ridendo tra di se dell' imbarazzo di que' signori, i quali
non sapeano indursi a pubblicare una disfatta gia cotanto manifesta.
11 secondo esperimento fu simile al primo. I radicali stessi confessa-
vansi vinti asseverando solo, per attenuare lo smacco, ch'essi non era-
no guari inferiori, fuorche d'una mela, a'loro avversarii. Coniinciava>i
nelle turbe a mostrar qualche impazienza del tergiversare che face-
vano i giudici, quando il prefeUo, rivolto alia moltitudine, proclamo
CONTEMPORANEA. 585
il cilladino Fracheboud clcllo depulatoa pluraliladi voli. Se la volta
del (irmamcrito si fosse scossa sul capo dell' assemblea non avrebbe
prodotto maggior commozione di quelle parole. Vi fu un istante di
silen/io, poi mormorio, poi tuoni d'imprecazioni, quindi un invoca-
re del Cielo a teslimonio di lanta ingiustizia: si slringevano i pugni,
lagrimedi rabbia sgorgavano dagli occhi a' conservator!. Numerated,
gridavan da lulle parli , noi vogliam essere numerati. Allora ad un
ccnno dell'uflizio le guardic civiche che circondavano latribuna tras-
sero le sciabole menando colpi a destra e a sinistra sulla folia com-
palta de' reclamanti. Un certo numerodi liberlini, inteso proclamar-
si il nome di Fracheboud, staccaronsi dalla folia con mal piglio e in
un baleno vi tornarono armati di fucili e di randelli ad atlaccar la tur-
ba inerme da un allro lato. Dalle flneslre del caslello ove 1'autorita
avca d'avanzo disposte le balterie partono colpi di fuococontro i con-
servator! venuli non solo disarmati, ma sprovvisti perfmo quasi tutti
de'bastoni per non aver aria di provocare. Spaventati da cos\ brusca
aggressione si danno alia fuga tra le disperate grida delle femmine
che accorrevano a far de' loro corpi riparo agl' innocenti. Son inse-
guiti i fuggiaschi a traverse de' campi e gli assassini scaricano colpi
su quanti o 1' eta o le infermita fa lor capitare alle mani. II famoso
Bii baum che mai non manca ove trattasi di sparger sangue fe trarre in
sulla piazza due cannoni carichi a mitraglia. Fortunatamenle la schiera
femminca ed infantile e 1'arrivo di qualche uomo non affatto disumano
impedirono il macello.il Prefelto, la cui vigliaccheria e da gran tempo
passata in proverbio scomparve a' primi colpi : sbarazzato poscia il
campo da' suoi sicarii , fu visto coll' arma al braceio durar la guardia
dietro alia batteria pronto, diceva, a far fuoco su chiunque de' con-
servator! conlinuasse a turbare 1'ordine e la quiele. V'ebbe un qualche
morto, piii di sessanta gravemente feriti, la maggior parte venerandi
vegliardi, e mollissimi mal conci. Al lor ritorno penetrarono le guar-
die di Chatel nell'albergo d'un dabben uomo in fama di conservalore
e lo saccheggiarono per guisa da non lasciare un mobile, una finestra,
una pez/uola che non mettessero in briccioli e in frantumi, dopo tolto
tuttoildanaro a lui ed a' suoi, e lasciatili carichi di colpi egrondanti di
sangue. Eppuredi questi fatti nonvennemosso il piii legger lamento
da quelle autorita chepoc'anzi emanaronounaleggeassai severa con-
tro i maltrattamenti delle bestie. Anzi il consiglio di Stato approvo la
nomina del depulato radicalee questi si tolsedibuon animo 1'ignomi-
nia della elezione. Gravi lagnanze furon presentate al Gran consiglio
da buon numero di quegli oppress!, testimoni passivi della barbaric
radicale; ma che otterranno gl'infelici? se si trattasse di protestanti
o di giudei sarebbe fatla ragione alia giustizia-, non cos\ verso i buoni
cattolici di cui vorrebbero veder distrutla in ogni luogo la semenza.
586 CRONACA
Or e questione di porre Friborgo sotto la reptcnza fcderale: tanlo
meglio; la sorte di quella citta non puo divenire peireiore e s' avr;i
almeno il piacere di non sentirsi piu rinlronarc le orecchie da'sarra-
stici titoli di democrazia e di liberta attribuili all' esercizio della piii
insopportabile tirannia. Fin qui la corrispondenza : alia quale potrem-
mo aggiungere ben allre crudelta degli asaassini. Su tutte le strade e
in quasi tutti gli alberghi commisero de' vandal ism i inudili. Oltre
al fatlo sovraccennato , penetrarono in una casa di Vuippens piom-
bando sovra gli abitatori assisi a cena e percolendoli spietatamente.
Uno degli assaliti n' ebbe quattro gravi ferite al capo e due alia fron-
te: laceratogli il naso, e squarciatogli un labbro, fii lasciato semivivo a
terra, dopoaver tentato di strozzarlo colla sua propria cravalta. E
perche cio? perche il misero appartiene al numero de' cos\ detti con-
servatori ossia cattolici oltramontani.
L'lnvialo anstriaco, notificata la rottura delle relazioni diplomati-
che e partito dalla Svizzera , il che indusse il Consiglio federate a ri-
chiamare immediatamente da Vienna il suo legato.
HI.
COSE SCIENTIFICHE.
Delle tavolc rotanti.
Le piccole forze e le piccole cagioni producono nou di rado eflfetti
non piccoli. Lo scoscendimento non preveduto d'una montagna, la
ruina d'un edificio, che reputavasi solidissimo e somiglianti fenome-
ni, sono spesso effetti di forze quasi inosservabili, ma lentamente e
costantemente operanti. La goccia incava la pietra, il ruscello sega le
rocce, e in generale gli effetti geologici che ci si presentano sulla su-
perficie della terra sono si in parte da ripelersi da grandi catastrofi ,
ma ancora in parle non piccola da deboli e continuate for/e. Questo
principio non solo e vero nelle cose fisiche, ma sovente eziandio
nelle morali e nelle politiche.
Un eflfetto non piccolo di piccola cagione e appunto il movimento
eccitato dalle tavole o piu veramente dai corpi giranti. Alcuni fan-
ciulli in America, tenendo le mani sopra una tavola, s' avvidero che
quella girava : piacque ai fanciulli il giuoco, che videro ammirato
dagli uomini, e i loro simili si diedero a ripeterlo. Questo fu, se noi
ci apponiamo, il principio del movimento presente. Noi avemmo di cio
la prima notizia da una lettera dagli Stati Uniti in data del l5Febbra-
10 p. p. nella quale brevemente ci si indicava colle seguenti parole
11 yiuoco, che cola diveniva comune, ed era stato osservato da person e
CONTEMPORANEA 58T
degne di fede. « Si tratta di tre fanciulli qualunque , che ponendo
le loro mani su d'unu tavola, la fanno girare e muoverc in qualun-
que verso, quantunquc un uomo adulto vi segga sopra;e do si dice
opera di magnetismo. » Non pare che i piedi, alineno calzati, parte-
cipino del la virtu delle mani: se ne sarebbero anche prima accorti glL
Americani, tra i qu;ili e cosi frequenle il posare do' piedi sopra le ta-
vole. Si e scrilto in qualche giornale che un emigrate Tedesco ( ano-
nimo) fu il ritrovatore del fenomeno. Probabilmente non fu che uno
de'primi a vederlo pralicar da' fanciulli e il primo a scriverne a' suoi
iiazionali.
Cliecche ne sia, il giocolino americano, valicato 1'Atlantico, ha de-
stalo maggior entusiasmo che non i ritrovati di Franklin edi Fulton.
L'Europa e lutta in moto pel muoversi delle tavole: e tutta occupata
in far girare le tavole. Domini e donne d'ogni stato econdizione, gio-
Tani e vecchi, gente di mondo e persone occupate in gravi affari e stu-
dii, tutti parlano, interrogano o decidorio intorno al girar delle ta-
vole. Chi crede ancor 1'incredibile : chi pena a credere cio che vede:
chi ricusa di vedere per timore di credere. Parlano a dritto o a tra-
verso di elettricismo, di magnetismo e di magnetismo animale quelli
ancora che meno ne intendono. Vogliale o no, vi convien discorrere
o almeno cianciare e sentir cianciare delle tavole. Non v'ha rimedio:
e il soggetto di moda. Infin la polilica convien che ceda per ora alle
tavole giranli. In mezzo atanto trambusto, le tavole insuperbite d'es-
ser divenute oggetto di pubblica atlenzione e dell' ammirazione del
pubblico girano allcgramenle, comeche non di rado facciano le ritro-
se e vogliano essere a lungo pregate: ne sempre basta il lungo prega-
re. Ad emulazione delle tavole girano dischi di metallo e di vetro e
pesanli caldaie di rame, e inolto piu oggelti leggieri, come carte, cap-
pel li e cio che a questi sta sotto.
Intanto i giornalisti godono, che trovan materia di empire le loro
colonne, e di stuzzicare 1'appetito de' leggitori. Le lavole rotanti son
giunte ad essi piu opportune ed ulili che una guerra o una nuova
rivoluzione. Mentre gli articolisti, maestri e luce dell'eta nostra, meno
ritrosi delle tavole, tengono in moto le loro rapide penne, faceva me-
stieri che da noi ancora si scrivesse ? Ci pareva non punto necessa-
rio: e a pena due brevi cenni intorno a cio che riportavano altri gior-
nali, si sono inseriti nella scorsa Cronaca t . Ma si vuole che noi an-
cora parliamo ed ecco che, non volendo esser piu difficili delle tavole,
noi ancora parliamo.
Ma di che parleremo ? Non certamente di tutte le strane cose, che
si sono stampate, ed alcune forse soltanto per far ridere i leggitori
i V. questo vol. allapag. 459 e 471.
588 CRONACA
de'giornali ovvero per ridersi della dabbenaggine de'semplici o ancora
di certi che si credon saputi. Lasceremo da parte coloro che discorrono
colle tavole e da esse, o da una specie di spirito folletlo rinchiuso in es-
se, otlengono le risposte con tanli colpi che battono. Nou so se costoro
abbiano mai chieslo allo spirito: Dimmi dove sei solito di abitare. G.
Leopardi introduce in un suo dialogo il Tasso a fare questa inlerroga-
zione al suo genio familiare; e ne ha in risposta: Ancora non I'hai
conosciuto? In qualche liquore yeneroso. Mamenlre scriviamo, trovia-
mo le storie degli spiriti atteslale da tanti e da tali in Europa e in
America che piu non e lecito prender la cosa in giuoco. Ma di cio a
suo tempo.
Restringiamoci per ora senza piu al girar delle tavole. Non occor-
re spender molte parole in esporre i fatli certi ora che da tutli so-
no stati veduli. Un certo numero di persone si pongono attorno ad
un tavolino, posando su d'esso le dita e spesso le palme. II dito mi-
gnolo sinistro di un individuo sotlosta al mignolo destro del vicino
a sinistra, e il destro e sovrapposlo al mignolo sinistro del vicino a
destra-,e cosi di seguito. Le due mani di uno possono star lontane 1'una
dall'altra: ma spesso si toccano, sovrapponendosi un pollice all'altro
sempre nel verso accennato. Chiuso il circuilo o la catena, non e
duopo che di pazienza. Talvolta non si aspetta se non alquanti mi-
nuti : ma non di rado la pazienza e esposta aduraprova, nullaavve-
nendo per mezz'ora o tre quart! o piu , specialmente se sieno no-
vizie ed inesperte le intelligenze motrici. Talora la pazienza non e
premiata: e allora il mancar di quella o il bisogno d'attendere ad al-
tre faccende discioglie la catenae 1'adunanzapoco soddisfatta. Spesso
peraltro la tavola, prima o dopo, eomincia a girare e da principle assai
lenta: quindi il moto si va piu o meno accelerando. Crescendo il nu-
mero delle persone operanti, cresce la velocita del moto. Anche due
sole persone non comunicanti fra loro hanno ottenuto 1' effetto ; si
dice che in qualche caso eziandio un solo. Le donne non riescono
meno degli uomini: si pretende ami che desse sierio piu valenti.Suol
farsi uso di un tavolino rotondo con una gamba sostenuta da tre
piedi. Ma nulla fa la figura della tavola} e puo essere ne rotonda ne
d'altra figura equiasse, ma es. gr. un rettangolo notabilmente pui
lungo che largo: cosi puo avere tre piedi fra loro distanti o quatlro,
benche in quest! casi il movimento possa esser men facile. Si e delto
che il tavolino conveniva che fosse isolate, almeno a render sicuro e
pr.onto 1'esperimento con qualunque sperimenlatore L' isolamento
elettrico non e punto necessario: ma e assai opportuno , come age-
volmentes'inlende, chel'aUrito sia quanto e possibile diminuilo; per-
cio se il pavimento non sia assai liscio, e i piedi della tavola non ter-
minino in rotelle, e conveniente che queste posino sopra laslre di
CONTEMPORANEA 589
vetro o saliere o piatti o simili corpi di porrdlana, di maiclica o di
vetro. Abbiamo trovato opporluno sperimentare con una scmplice
tavola, collocata sopra un lavolierc edivisa da questo peruno o Ire
piatti. Non e necessario aggiungere che mai non girava il tavoliere
sottoposlo. Giravano bensi i dischi di metallo o di vetro sostituitl
alia lavola. Abbiamo posto sul tavolinouna caldaia di rarne non pun-
to isolata : questa benche assai pesante, a motive della sua base con-
vessa, e abbastanza mobile, e si mosse di fatto sen/a troppo farci a-
spettare e con discreta velocita. Fu poi riempita di acqua questa cal-
daia ; le persone medesime che prima toccavano 1' orlo di quella,
immersero le dita nell'acqua ; ma questa non voile girare; edun gal-
leggiante soprapposto non indico movimenti se non minimi ed irre-
golari.
Sovente si e osservato che si solleva la tavola da uno de' corpi che
le servon di base, o dal suolo un de' piedi della tavola, e quesla a po-
co a poco s' inclina da una parte infino lalvolta a cadere a terra.
Al movimento circolare non e raro che si aggiunga il progressivo.
Tutti sanno quanto facilmente questo a quello congiungasi, ed ogni
fisico ne vede facilmente il perche. Si e detto che questi corpi girantl
hanno una decisa tendenza verso il nord: troviamo infino essersi scrit-
to al sig. Arago, che qualche tavola si era lanciata verso il nord a
traverse d'una fineslra chiusa ! Ne' fatti che noi conosciamo la tenden-
za non era piu al nord che al sud, ma varia e non sottoposta ad al-
cuna legge generale.
Qual e la cagione di questi effetli ? In mezzo a lanla effervescenza
degli spiriti e a tanto girar de'cervelli, e vano sperare che ad una
risposta, e sia quanlo esser puo soddisfacente, possano tutti assen-
ti,re. E neppur noi osiamo dare decisiva senlenza, finche vengono da
tulte parti nuovi racconti, ne si sa che si debba credere. Diremo sol-
tanlo, poiche si vuole che qualche cosa diciamo, qual ci sembra es-
sere la piu probabile o, a dir piu vero, la sola probabile spiegazione
de' fatti che abbiamo bene avverati, senza darci carico se si aggiusli
o no alia tante slorielle che a tutli i momenli ci giungono sott'occhio
o ci stordiscon le orecchie.
Cominciamo dal rammentare un canone, il quale non sara, alme-
no in teorica, contrastalo da alcuno: tanto e conformealbtion senso.
Come si dice che per la spiegazione de' fenomeni non si dee ricorrere
a soprannalurali cagioni quando bastano le naturali, cosi^non e da
ricorrere a nuovi agenti e a nuove leggi di nalura, finche non sipro-
vi che gli agenti e le leggi gia note sono insufficient i a produrli. E in
vero per ispiegar qualche fatto di cui non vcdiamo subito il perche,
correre ad immaginar nuove leggi o forze, e tali per avvenlura che
non possiamo formarcene un concetto assai chiaro, e egli questo un
590 CRONACA
interprelare i fenomeni in modo conveniente allo stato presente del-
la scienza ? No certamenle. Es. sir. nel caso nostro, allorcho ci si di-
ce che la corrente biotica determina un moto nelle tavole semoventi,
qual idea netta da noi si percepisce ? Si ode il suono di alcuni voca-
boli e nulla pin. Men male sarebbe dire che le lavole girano, perchr
diamo loro una virtu girativa, come i finti medici presso Moliere di-
cevano che opium facit dormire, quia in eo est virtus dormitiva. Sup-
posta 1' esislenza di questo fluido biotico distinto da ogni altro ,
com'e che si -omunica ai corpi giranti eziandio da chi ignora 1'esi-
stenza di esso fluido ? e perehe questo determina il moto rotatorio
ne' corpi, i quali non si mettono punto in moto se ricevano torrenti di
elettrico dalle macchine o dalle pile voltiane? Sembra che unacer-
ta copia di sangue cadente sopra una tavola dalle vene d' un uomo o
d'altro animate, dovrebbe recarle maggior copia del supposto fluido
biotico, e pure non pensiamo che la farebbe girare. Anche la voce
semovente, la quale vediamo da piu d' uno applicata alle tavole mosse
dall'influenza delle mani, la troviamb alquanto impropria. Finora con
queslo vocabolo si sono dai mobili e dagli stabili o immobili distinti
gli animali, perche dotati di moto spontaneo: per qual motivo si chia-
mano ora cosi i corpi che girano intorno al proprio asse?
L'elettricita non e certo una forza. incerta o sconosciuta: ad essa e
corso il primo pensiero di molte persone. Ma un momento di rifles-
sione sopra i fattibastaadisingannareognifisico. Di fatto troviamo che
la escludono al tutto da questi fenomeni i celebri Dubois-Reymond,
Magnus, Poggendorf, Mitscherlich ed altri. Queste autorita non sono
necessarie per chi alcun poco si conosce di elettricita. Questa assai
diversamente si comporta in un disco di metallo e in uno di vetro-,
ne certamente produce correnti nel vetro. I piu sensitivi elettrome-
tri non danno alcun indizio di tensione elettrostatica-, ne alcun segno
di corrente elettrica ci hanno somministrato ottimi galvanometri , o
sia posti verso il mezzo della tavola, o con un fllo su d'essa tenendosi
1' altro da uno degli operator! , o formanti essi parte del circuito es-
sendo i due fili conduttori sotto le dita di due fra le persone formanti
la catena o circuito.
Ci fu assicurato che si era invano tentato di produrre il moto, toc-
cando la tavola non immediatamente , ma mediante condultori me-
tallic'). Non avendo ragione ne fisica ne morale per dubitare di que-
sto risultato, forse non avremmo ripetuto 1'esperimento. Ma, mentre
gia avevamo posto la mano a questo articolo, ci fu avvertito, che
il prot. di Livorno E. del Pozzo afferma di aver tentato la medesima
esperienza per deciders se il moto dipendesse o no da forza meccanica,
da attrito , da pulsazione arteriale , come vedeva contendere a lungo i
fogli germanici, e sempre avere ottenuto il moto, comeche piu tardo
COMKMPOHANFA 591
e debole, allorclic il conlalto si faceva solo medianle do' fili di ferrn
o dclle calendle di ottone pendent! ad arro 1. Abhiamo creduto di
ripelere questa esperien/.a. I r;i lavola assni mobile toccata ul nioclo
solilo da alcuni giovani tjia ulquanto ese:<ilati, comincio a iriiaredo-
po pochissirni minuti. Kimessa in quiele , coinunicarono di ruiovo
con essa le stesse persone , medianle ddle calenelle di filo di ferro
pendenli ad arco; c nulla poterono oUenere in lempo almeno dieci
voile piu lungo. Crcdiam dunque lecilo rilener neci'ssario , almeno
per cli ordinarii spei imentatoii , il conlallo immediate. Del resto il
menlovato professore ba trovato pin cose , le ([iiali al comune degli
uomini non sembrano naturalrnente possibili ne credibili. Secondo
lui , si seule alia faccia e alia fronte ventila/ione simile all elellrica.
Non sappiamo ebe altrove siasi provata, benche ne abbiamo inlerro-
gato de' giovani che aveano presente e viva 1' idea di tal sensazione.
Ne. a noi ne ad allri, per quanlo ci e noto, e riuscito di meltere in
moto la tavola senza accompagnarla colle mani. Abbiamo soprappo-
slo alia tavola un cartone ritenuto immobile di qua e di la da due
persone. Le mani soprapposte a questo, e die non avrebbero accom-
pagnato i movimenll della tavola, non produssero in essa effetto al-
cuno.
Come dunque spiegheremo il fenomeno? La piu parte de'fisici che
abbiamo udilo inclina a spiegarlo in modo assai semplice e meccani-
co, benche non tutti convengano ne' particolari della spiegazione.
Cos\ il sig. Drion, professore di Orleans; cosi 1'Ab. Moigno redattore
del Cosmos; cosi il ch. sig. Chevreul; cosi il celebre sig. Faucault, di
cui ci duole di non aver finora veduto 1'articolo ; cosi fra noi il sig.
professor Orioli , il quale si propone di piu stesamente svolgere in
altro scrilto i suoi pensieri. Premendo parecchie mani sopra una
tavola , le pressioni saranno quasi sempre ineguali : quindi qualche
inclinazione e qualche tendenza a girare. Di piu le pressioni saranno
assai spesso oblique e la soprapposizione delle dila, assai comune e
raccomandata, la rendera necessariamente tale : 1' impulse al moto
giratorio ripetuto per molli istanti produrra, dopo un certo tempo,
un moto dapprima lentissimo, che a poco a poco si andera acceleran-
do e potra divenire assai veloce. Sara uno dei tanti casi di eflelti non
piccoli prodotti da piccole forze. Cosi tanti piccoli colpi producono
in un corpo una velocila assai maggiore di quella del corpo per-
cotente. Talora la lavola roterebbe piu veloce se taluno premendo un
po' troppo non ritardasse la velocita. Tutto sta nel cominciare :
cominciato il moto, le mani aderenti un poco alia tavola per su-
doi e o per altro, strisciando su d'essa cooperano alia continuazione,
1 tfuoue scoperte sui tavoli o corpi semoventi . . . pag. 15? 18.
592 CRONACA CONTEMPORANEA
Abbiamo veduto stancarsi inutilmente alquanti giovani per tre quarti
d' ora : impresso da uno volontariamente un piccolo moto, il giuoco
comincio e continue poi assai bene. Cio sia detto prescindendo dal-
F influenza della volonla e del pensiero. Ma chi non sa quanta sia la
potenza di quesle operazioni dell'anima sui moli del corpo? Preter-
metto die non sono rari i movimenti al tutto volontarii e liberi, piu
volte in seguito confessati, di chi o era annoiato del lungo aspeltare,
ovvero volea prendersi gusto o assicurare il risultato dell' espe-
rienza. Ma il solo desiderio quanli movimenti istintivi in noi non
produce? Anzi ii solo pensiero : solo il pensare alia tosse o sentirla
nominare la eccita in qualcuno. II rammentare medicine nauseanti
provoca nauseate il vedere o il rammentare certe vivande squisite fa
venire Facquolinaallaboceade'ghioltoni. Ora, eccettuato qualche raro
caso, in cui gli operanti non sapeano di chesi trattasse, tuttipensano
al moto della tavola e molti lo desiderano. Cosl senz'avvedersene lo
provocano. Se gl'impulsi sieno a un dipresso uguali ne'versiopposti,
Feffetto manchera: ma prevalendo in un verso, qualche moto comin-
cia; e allora chi non ha avuto parte al principle, senz'avvedersene,
lo seconda. La disposizio'ne consueta delle dita a contalto spesso de-
termina la direzione del mcto. Invertendo la disposizione delle dita
supl mutarsi la direzione, anche perche natural mente si brama o si
aspetta tale inversione o almeno ad essa si peosa.
Non ci e concesso di pi a estenderci. Diremo solo che abbiamo ve-
duto in una leggera lavola prodursi il rooto rotatorio , e anche il
progressive, con nulla piu che soprapporsi ad essa una vena de'polsi, e
cio da due o anche da una sola persona: il moto secondava la direzione
di quello del sangue. In questo caso lacagione era al certo meccanica.
Non diremo per altro che tutti gli effetti indicati sieno similmente pro-
dotti. Rammentiamo soltanto che il dott. Sylva,fa osservare che in
ogni minuto sono dati 3800 impulsi dalle arteriuzze digitali : il cuore
batte 76 volte in un minuto , termine ordinario ; le 10 dita di una
persona danno 760, e di cinque persone 38CO impulsi in un minuto :
osserva ancora che F arteria radiale di un robusto giovane solleva il
dito del medico assai forte applicatordunque, conchiude, lepulsazio-
ni e gF impulsi de' muscoli possono far girare una tavola, come un
filetto d'acqua fa girare una macina da molino. Checche sia delle pul-
sazioni, la spiegazione meccanica pare la sola probabile. Chi Fha per
insufficiente cacci le tavole giranti tra i tanti fatti che ora ci vengon
anch'essi d'America, pe' quali la natura
Non scaldoferro mai ne batte incude,
e de' quali per questa volta non vogliamo parlare.
IL MONDO DEGLI SPIRITI
Che oltre al mondo sensibile jj-qual veggiarno cogli occhi, ve ne
avesse un altrb spiriluale ed invisibile che entra alcune volte in
relazione col primo, fu opinione inrontrastata e antichissima quanto
e antico il tempo; ed appenasi troverebbe non diremo popolo colto
ma tribu selvaggia, che non ne abbia un concetto piu o meno dis-
tinto , ma nella suslanza sempre il medesimo. II Oistianesimo nel
rigenerare il mondo, lo purgo eziandio per questo capo da tutto ci6
che a quel concetto T impostura aveva aggiunto di falso e che la
malizia ne avea tratto di reo; ridusse il concetto medesimo a formole
nette e precise includendolo in molli suoi dogrni ; defini cio che si
potea e dovea sperare di salutare dalla protezione dei buoni angeli,
e cio che si potea e dovea temere di pernizioso dai commerci mi-
steriosi cogli Spiriti maligni ; premuni i fedeli da questi secondi sia
con preghiere e con esorcismi, sia con oggetti sacri e sacramentali;
riconcbbe e professo che alcune rare volte anime privilegiate erano
state favorite di celestiali relazioni con santi Spiriti. E cosi tra i cat-
tolici le cose sono cosi chiare per questa parte , che nulla vi e
starem per dire di misterioso in quel mondo che pure pu6 chiamarsi
il mondo dei misteri; ma intendiamo cattolici semplici non istruiti di
Serie If, vol. II. 38 "
594 IL MONDO
filosofia e fanatici di progressi moderni-, per iigura d'esempio la vec-
chierella divota, la buona fanciulla, il semplice contadino. Per questi
il catechismo, 1' acqua santa , la benedizion della casa , non loss' al-
tro le leggende del vecchio Antonio tribolato dai brutti demonii riella
sua spelonca, e del suo omonomo da Padova, al quale reca 1' Angelo
nel bel mezzo della predica 1' annunzio della morte paterna : tutto
questo, diciamo, e una vera teologia per cui possedere non ci vuole
altro che la semplicita del credere.
Ma la tendenza malaugurata di tutto distruggere nelle anticlie
tradizioni reco i suoi colpi sopra tutta questa teoria del mondo in-
visibile (rei o buoni Spiriti che fossero) ; e merce il grossolano ma-
terialismo prevaluto nel passato secolo , puo dirsi che nelle classi
colte ed illuminate 1' opera fu compiuta con maggior facilita che for-
se non si sarebbe aspettato. Pensate ! Si negava con portentosa si-
cumera di avere in corpo uno spirito, dei cui atti immateriali non si
potea o falsare la natura o rinnegare la coscienza; e volevate che si
credesse al buon angelo che ci custodisce o al reo demone che ci
tenta? Ma chi lo ha visto? chi lo ha udito? chi lo ha toccato? I piu
discreti ed assegnati credono di essere abbastanza condiscendenti
verso le nostre credenze, sesi stanno contend a dubitarne, gettando
questa faccenda in quel pelago infmito del dubbio universale , ove
mandiamo ad affogare tutte le verita che o ci scomodano o non ci
convincono colla evidenza dell'occhio e della mano. La quale infe-
delta o dubbio aveva il suo suggello dalla rarita dei casi, in cui Tin-
tervento preteniaturale di un essere invisibile potesse mantenersi al
martello di una critica non pur severa ma schitiltosa. II piu delle
volte erano stracche scimmiature della magia bianca o nera; spesso
vi entravano gli effetti isterici di una donna fantastica e nervosa ;
talora erano in giuoco le visioni e le estasi di qualche scaltra bea-
tella-, perche non contarvi altresi le arti segrete di qualche ciarlatano
o giocoliere , che usufruttuando la credulita dei semplici faceva ve-
dere lucciole per lanterne? Tra codesto garbuglio di scempiataggini.
di false devozioni e di malizie era molto agevole mandare a perde-
re quei rari casi , in cui o la Chiesa propriamente detta , o Prelali
degnissimi avcano riconosciuto la vera e reale azione di uno Spin to
quale die esso si fosse. K per ultima conclusione pass6come cosa da
non recarsi in dubbio da qualunque per pooo si pregi di sapere e di
lunii, bastare lo spirito die abbiamo incorpo, senza die siavi uopo
di ammetterne altri che vadano o vagolando nello aperto acre, o ad
appiattarsi nei palazzi semidiruti e nelle caverae.
Questa scoperta die ci libera da tante paure, dovea naturalmente
aggiungere una nuova ragione alle tante che gia ne ba il nostro se-
colo per credersi progredito, incivilito, spregiudicato ; e cosi fu di
fatto. II secolo ne inorgogli stranamente e rise befiardo dei nostri
vecdii, die si lasciavano bonamente esterrefare da esseri invisibili.
che non si trovavano fuori della fantasia di chi n1 era spaventato.
L'agiografia per tutto cio die -racconta sia di demoni che bistrattano
i Santi , sia di angeli che vengono a rallegrarli , fu cassata di un
tratio se non dai libri , dalla memoria o certo dalla credenza degli
spiriti forti che ne avevano avuta contezza ; e i nuovi agiografi do-
Yettero andare bene a rilento in questo particolare , se non vollero
sentirsi rimproverati di scrivere pel medio evo. Per ci6 che si attiene
ai riti della Chiesa intorno alle benedizioni, agli scapolari, all'acqua
santa , agli esorcismi e somiglianti, il mondo non pote certo cancd-
larli.dal Rituale, e molto meno abolire uno dei quattro Ordini mi-
riori ; ma della impotenza si vendic6 cogli scherni , annoverando
quelle pratiche tra le reliquie di tempi superstiziosi , dei quali il
mondo, come sara piu universalmente illuminato e forbito, non la-
scera di disfarsi in un modo o in un altro. Che piu? i medesimi predi-
catori dovettero pagare un tributo al secolo spregiudicato ; e pogna-
mo che parlando a gente vulgare usassero ricordare il demonio che
tenta e seduce, Tangelo buono che conforta e difende, non ardirono
spesso fare altrettanto predicando a gente istruita, per non esporsi
al rischio di vedere 1'udienza torcere il muso ed aggrinzare il naso.
Appena fu che i Teologi osassero parlarne a viso aperto nelle scuo-
le 5 e ci6 non tanto per mostrare in qual modo gli Spiriti possano
entrare in commercio cogli uomini , cosa cerca e dichiarata da S.
Tommaso nella Somma ; quanto per dimostrare colla Scrittura «
596 IL MONDO
colla tradizione che Spiriti buoni e rei vi sono , e che essi operano
o in bene o in male degli uomini seconclo la loro varia condizione.
In somma se molti non lo ban detto , parecchi lo avran pensato :
questa faccenda dei demoni , delle ossessioni e degli esorcisrni pare
oggimai da mettersi da banda coi ruderi e co'.le riarpe vecchie come
un'anticaglia del medio evo, senza che vi manchi i bi vede in questo
fatto una sconfitta della Chiesa, la quale se non isbaglio a pigliarla
coi diavoli quando tutti credavano che vi fossero , non sembra fare
con molto senno perdurando in quella ostilitacontro Spiriti, nci qua-
li i dotti e spregiudrati avrebbono vergogna di credere. Tuttavolta
la Chiesa per cotesto variare delle opinion! non ha variatoun capello
dalle sue credenze e dalle sue pratirhe , aspettando (he la Provvi-
denza conquida Forgoglio di alcuni traviali suoi figli.
Ora a no! questo tempo par venuto, e non vogliamo fare! sfug-
gire il destro di un' altra solenne riparazione alle ingiurie scagliate
contro la Chiesa di Dio. Ne si rrcda fhe per questo se ne debba
riscaldare la testa di qual^he nostro lettore o turharsene i sonni di
qualche timida fanciulla : le rose per questo capo restano quanto e
da noi perfettamente nello stalu quo; e non perche noi mettiamoin
qualche lume le gia conosriute romunicazioni del nostro col mondo
degli Spiriti, ne seguita che quah he folletlo vi abbia a venire sta-
nolte o a spegnere la lurerna mentre leggete o a crollarvi di dosso
le coltri quando dormite. Niente di tutto questo ! qui si tratta di una
verita meramente spcculativa. la quale non toglie od aggiunge nulla
a ci6 che gli Spiriti possono al preserite o fai.no tra noi ; ma quella
verita e di somma rilevanza rhe si conosca si pei periroli a cui e-
sporrebbe il discrederla, si per apprezzare equa :;ente le credenze
cattoliche e T orgoglio di un serolo che si vanta spregiudirato perch&
e ignorante. Anche la faccenda delle lavole rotanli in certi casi ed
in certe condizioni non e affatto estraneaa questo argomento, e piii
dappresso per avventura gli si attiene il Magnetismo Animale in al-
cune sue piu stupende applicazioni. E perchonon dovremmo ai no-
stri lettori far sentire la forza di alcuni disinganni che la Provvi-
videnza proprio in quest! giorni ci sta fornendo?
DEGLI SPIRITI 597
E sapete voi donde ci viene una certezza irrepugnabile sopra que-
sta faccenda degli Spiriti e dei loro misteriosi rommerci col nostro
mondo? Ci viene dal paese piu progressive, piu indipendente, piu
caldo della liberta dei culti e di eoscienza, che sia al mondo ; cioe
dagli Stati Unili di America. Signori'si ! cio die dal mondo cristia-
no si credette fmo dai primi secoli,cio rhe fu oggetlo di tante prov-
vidcnze e diciamo anrora di tanti rigoii dalla parle della Cliiesa, cio
che la ela moderna e filosofante ripudio Leflania quasi sogni di vec-
chie barboge , o imposture di cerretani , proprio codesto ci riviene
d' America come merce novellina e forestiera , raffazzoriala tutta al
nostro gusto squisito da farlaci raccogliere con curiosa avidita come
novissima moda. Si potea egli pensare o una smenlita piu perenloria
al materialismo incredulo, od un piu compiulo trionfo decretato
non diremo altro alia liturgia ed alle presrrizioni della Cbiesa? State
adunque ad udire e siate innanzi tratto persuaso, che il richiamare
in dubbio le cose che siam per narrare sarebbe il medesimo die du-
bitare delle cose meglio assodate , e direm quasi dubitare che siavi
un'America al di la dell' Atlantico.
Gia da parecchi anni in quel paese, la cui civilta non fu opera
quasi esdusiva del Crislianesimo come nel vecchio mondo, gia da
parecchi anni, dicevamo, le comunirazioni cogli Spiriti erano cosa
se non frequente almeno non rara; e T arte di procurarlesi, e la
professione di parteciparle altrui si chiamava gia Spirilualismo *.
Ma sono appena cinque anni da che questo Spirilualismo ha co-
minciato ad allargarsi, ad invadere ogni cosa per forma, che oggi-
mai ha seguitatori a miriadi , ha giornali proprii , ha assooiazioni ,
1 Sarebbe cosa a sentir nostro non curiosa solamente, ma istruttiva cd utilc
il cercarc come le infestazioni e le osscssioni diabolicbc andassero sceniando nel
mondo in ragione inversa dello allargarvisi e radicarvisi il Cristianesimo. Nei
primi quattro sccoli della Chiesa, quaudo la Gcntilita si dibatteva nirli ultimi
suoi ancliti, la era cosa frequente e d'ogni di. Nc'clue o tre sccoli appresso ando
scemando, riprese qualche nuovo vigore ticlla invasionc dei barbari , c ncgli
ultimi tempi si e falla cosa rarissima tra noi. Non ci stupiremmo cbc in un pae
se di cosi poca fcde com'e 1'America del Nord nel suo eomplesso, i deoioui ac-
quislassero grande potciiza.
S98 IL MONDO
Jm insomnia tutto quello che puo costituire diremmo quasi una co-
munione religiosa 1. E la ocoasione di questo maggiore svolgimento
si ebbe quasi per caso , e certo senza che alcuno 1" avesse o cerca
o anche solo pensata -. In un villaggio dello stato di New-York
chiamato Hydesville abitava nel 1848 una famiglia Fox metodista:
padre, madre, con due figliuole nubili. ^ella casa die essi occupa-
yano s'era udito un iterarsi di picchiate sia alle porte, sia per le
mura, sia come al di dentro dei mobili e talora come un leggero
scoppiettare per T aria. Una sera che le giovani stavano per porsi
a letto, 1' una d* esse per caso fe scricchiolare le dita; ed ecco sen-
tirsi al fianco ripetuto quel suono senza sapere da cui ne come.
Ambedue non ismarrirono; anzi con molta fermezza: bene dunque.
dissero, chi che voi vi siate battete colpi contando 1, 2, 3, 4, o, 6.
. . . Detto fatto ed i colpi si udirono. La madre per assicurarsi del
mistero chiese della eta delle sue figliuole, e n' ebbe in due riprese
altrettanti colpi, quanti erano precisamente gli annirispettivi delle due
fanciulle. Se le erano un po'attempate, buono chelacosapassasse in
segreto; ma non crediamo che il sesso gentile sarebbe per esser con-
tento di vedere universaleggiato sitlatto giuoco. Ad ogni modo da
quel punto la madre e le figliuole divennero Mediums owero me/-
zane: nome che dassi in America alle persone che hanno facolta di
comunicare cogliSpiriti e di mettere altri in comunicazione con esso
1 A dir solo dei Giornali e delle Riviste che trattano esprofcsso questa matcria,
ce ne ha in America non meno di sette. The Shekinah ogni tre uiesi in New- York
— The Spiritual Telegraph ogni settimana ivi pure — The Stear of the Truth
ogni mese a Boston — The Crisis ogni mese a Cincinnati — The Journal of man
ogni mese ivi pure — The Spirit Messenger ogni 15 giorni in New- York — Th«
Spirit World ogni settimana in Boston. Ed e originale ehe spesso vi si leg-
gono articoli sottoscritli da Washington , Franklin e da altri celebri uomini
dell' America, trapassati, dalle cui anime i redattori professano avere ricevuti
a verbo a verho quegli articoli.
2 I particolari di questi fatti raccogliamo da un arlicolo dell' Univers recato
per Appendice ai due suoiNumeri dell8e19Maggio p. p. Esso articolo e un rias-
sunto dell'opcra pubblicata di fresco sotto il titolo: Le mystere de la danse del
Tables devoile par ses rapportt avec Its manifestations tpiritwlles d'Amerique*
DEGLI SP1R1TI
loro. Mistress Fox e lefigliuole applicaron I'animo a recare un po' di
inetodo e di ordine in codesto misterioso commercio ; e dopo non
molto si giunse a poterne cavare delle risposte abbastanza piene.
II modo piu frequente e quello di picchiate o colpi (Rappings, Kno-
ckings) cbe si sentono sui mobili , per Ic mura o per 1' aria e so-
migliano al suono che si otterrebbe percotendo abbastanza forte
col rovescio della giuntura delle dita, ossia colle nocca su di una
tavola od una porta. Fu agevole quindi di questo suono far segni
convenzionali , e fu stabilito che tre colpi valessero 1' aflermativa ,
uno la negativa, due il dubbio. Trattandosi di un nome o data o
altra determinata inchiesta qualunque , a cui fosse o impossibile o
malagevole satisfare con una secca affermazione o negazione , fu
convenuto che 1' interrogante pronunziasse o scrivesse una serie di
norai, date o cose omogeiiee e diciamo cosi in viciniis alia richiesta:
nominate o scritto 1'oggetto vero, e tosto si sente il colpo che avvisa
quello esser desso. Applicando allalfabeto questo metodo se ne poti
aver parole e frasi intere. L' interrogante nomina, scrive o meglio
segria in un alfabeto gia scritto le lettere successive A, B, C, D . . . :
e per ognuna delle lettere che debbono formar la parola o le parole
di risposta si sente il consueto colpo , e quell a si nota , e cosi di
mano in mano fino ad aversene delle intere locuzioni o frasi. Mes-
sasi Mistress Fox in comunicazione collo Spirito pote sentirne lui
essere 1'anima di un piccolo trafficante morto assassinato di 31 anno
e per nome Carlo Rayn. I mezzi si perfezionarono appresso, e si
ebbe il potere scrivere colla mano condotta dallo spirito ( Wri-
ting Mediums), ed il parlare, lui conducendo la lingua, (Speaking
Mediums) : cose per nulla dissomiglianti dagli antichi Pitoni e Pi-
tonesse. Cosi cominciarono in America quelle che oggi chiamano
Manifcstazioni Spirituali .
Divulgatasi questa nuova negli Stati L'niti, e agevole 1'imaginare
quanto ne fosse accesa la pubblica curiosita ; soprattutto chi consi-
deri che presso gli acattolici la cosa 6 piu portentosa che non presso
noi, i quali non vi sapremmo vedere altro che una consueta opera
diabolica. Noi poi mentre dalF una parte abbiamo la sicura cogni-
600 IL MONDO
zione della cosa, abbiam dall' altra severe proibizioni di cercarla
volontariamente, ed effiraci mezzi per non esserne giuoco invo-
lontario. Ma privi gli elerodossi dell' uno e dell' altro, vi si getta-
vaiio ;ul occhi scrrati , in quanto oil re allo stimolo della curiosita ,
oltre allo sperame ••cmolumcnti commerriali, vi sentono altresi impe-
gnato il cuore , stariterhe quegli Spirit! d'reano di essere 1 nnime
dei trapassati, e si fareva agevole ad ognuno il potersi trattenere,
o meglio il credere di trattenersi collo spirito della madre , della
sorella , dello sposo , dell' amico defunto. Non sapremo quindi stu-
pirci 'che la easa Fox si faresse come una fiera alia tantagente che
vi conveniva da tutte parti-, che la dama fosse obbligata di mettersi
in volta per varii Stati e di fermarsi a quando a quando nelle me-
tropoli piu popolose; e clie per conseguente ne raccogliesse una
considerevole fortuna. Tuttavolta essa sola non potendo bastare
all'uopo, molli furono al mcdesirno ufiizio iniziati dalla Fox istessa
e pria di tutti le due figliuole; allri sol prorurarono da loro medesi-
mi; altri vi fur eondotti rome per caso; talmente ehe il numero dei
Mediums e oggimai maggiore di quello cbe si possa imaginare. Leg-
giamoche nellasola cilia di Cincinnati se ne eontano 800-, in New-
jV"orkl400, e in tutta la Confederazione presso a SO mila. A supporre
anclle un poco esagerate queste eifre, attestate nondimeno da te-
stimoni aulorevoli^ a supporre che alruni siano impostori e falsi
ftlcdiums , cosa che non puo esscr di rnohi atteso la faulila di esser
tale veramente-, anche supposto tutlo questo, gi.i negli Stati Uni-
ti ci ha di stregoni e fattucchieri quanli forse flnquisi zione non
ne trovo in un paio di secoli per tutto il mondo. Ne vi sembri
troppo acerba ed ingiuriosa appellazione quella di fattucchieri e
iVtregoni che abbiamo appircala ai Mediums americani, che spesso
sono compitissimi ed istruiti Gentlemen, e piu spesso eleganti e
forbite Ladies. Noi,tranne i rari casi nei quali la Provvidenza favo-
risce alcuni Santi di comunicazioni celesti , non conoseiamo altri
commerci col mondo invisibile che quelli usati coi diavoli. Che se
pure voglia credersi alle loro asserzioni di essere anime dei tra-
passati , al che certo non siam tenuti, si ricaderebbe allo stesso 5 in
DEGLI SPIRITI COi
quanto quelle anime se elette, apparterigono alia prima : se reprobe,
alia seconda categoria. E rosi escluso il ( aso di special! c graziosi
favori divini , quali non possiani supporre le Monifettaxioni Sjiiri-
luali di oltre 1 Allantiro, non ri restano che gl illeciti commerci coi
reidemonii; e i professor! di quest! tra noi, ingentiliteli quanto volete
nelle apparenze, non si rhiameranno mai con altro nome die con
quell! di negromanti, maghi, faltucchieri o stregoni. To'! la Ci cilia
Caltolica che da per lo mezzo a codeste viete quisquilie, che appena
restavano nei vocabolarii per erudizione , e nei polverosi voKimi
dei casisti per esercitarne meno 1 ingegno che la pazienza! e vi pare
egli bel garbo di un Periodiro, clie in fatto di progresso non vuol
certo restare alia roda, veriirri a parlare di somiglianti cose proprio
nei mezzo , anzi valicato quasi un triennio dopo il mezzo del seco-
lo XIX? Ma adagio un poco per vita vostra! non dovete dimentica-
re, lettor cortese, come e perche ci siamo imbarcati in queste acque
torbide , limacciose e che putono di casa del diavolo per oltre un
miglio. £ proprio a titolo di attualita palpitante e venutaci dal pae-
se piu progressive e indipendente che sia sotto le stelle-, e appunto
a questo titolo se noi osiamo intrattenervi di cosi fosca ma pure
non ispregevol materia; e con sotto gli occhi un fascio di gior-
nali e quaderni e libri che parlano di Mediums a migliaia che si
multiplicano a vista d' occhi negli Stati Uniti , volemmo dire in un
orecchio a chi mai ne avesse uopo: andate ora e schernite la cat-
tolica Chiesa che vi credette per diciannove secoli,e seguito a cre-
dervi come prima , anche quando la filosofia illuminata qualificava
di superstiziosa e rancida quella credenza ! Assicuratevi che questo
ammonimento pu6 essere come un raggio di luce a stenebrare mol-
ti altri punti, nei quali la Chiesa e la filosolia non van d'accordo.
Direte che la Chiesa pote bene apporsi nelF ammeltere la possi-
bilita ed il fatto di relazioni arcane col reo demonio ; ma che
forse pote ingannarsi nei tanto severamente proibirle, e nei rigo-
ri onde fulmin6 i professori di quelle arti , le quali essa non chiama
mai altrimenti che malefiche. E qual male vi pu6 egli essere in
questo , che altri conversi un poco coll' anima di un suo caro ^
602 IL MONDO
o clie interroghi uno Spirito invisibile intorno a cio che pu6 tor-
nare utile o anche solo piacevole all1 interrogate? e non e egli
piacevole il cavarsi una curiosita cosi pungente, quale e quella di
mettersi in relazione con esseri misteriosi ed invisibili? Scommet-
teremmo che molti dei nostri lettori vorrebbero, anche a costo di
spiritarne dalla paura, pigliarsi il gusto di sentire e vedere anche
essi qualche cosa, non foss' altro che uno starnuto o la coda di Far-
farello.
Ci si perdoni se quasi sembriam celiare in materia altrimenti
grave; ma forse nol potremmo in diversa maniera volendo schivar
1'aria di fare un catechismo. E si che il solo catechismo puo bastare
per rispondere a quella interrogazione; in quanto il primo precetto
del Decalogo vietando ii prestar culto ad altri che a Dio , vieta im-
plicitamente qualunque ossequio o dipendenza verso di esseri da
Dio non ordinati a riceverne , e soprattutto verso il demonic nimi-
co di Dio e degli uomini e spirito di menzogna per antonomasia.
Ora e ingiuria a Dio il cercare la verita per altre vie che le dispo-
ste da lui; e stoltizia insigne il cercarla da chi e detto padre della
menzogna e dal Redentore fu qualilirato per omicida fin da princi-
ple: homicida ab initio 1. Ma queste come dicemmo sono apparte-
nenze dei catechismo , dalle quali non vogliamo che altri prenda
occasione di dire che abbiamo scambiato in predica un articolo di
giornale. II meglio fia adunque tornare all1 America , e cercare di
cola i motivi ad una nuova giustificazione della cattolica Chiesa,
delle sue pratiche e delle sue prescrizioni per questo capo. Mano
dunque ai recentissimi giornali, e traduHamo o riassumiamo.
Tra tante migliaia di Mediums semplici, parlanti e scriventi ,
che vuol dire tra tanti Spirit! che fornivano le cerche manifestazioni,
parvero sopra ogni altro singolari gli errori spessi in che cadeano
sia di date, sia di fatti, sia di nomi; o il contraddirsi tra loro aifcr-
mando altri ci6 che da altri negavasi, da gittarne addirittura i curiosi
interroganti ed i loro mezzani in un mare di eonfusione. Ma tra il
1 IOAN. VIII, 44.
DKGLI SIMHITI
retto rispondere che fanno alcuni e lo spropositare degli altri , trn
il distruggere gli uni le asserzioni dei consort! , in un capo solo vi
fu e vi e tuttavia (salvo qualche rara eccezione) maravigliosa con-
venienza di concetti e quasi identita di parole: talmente che per
qucsto capo, coordinando i responsi con nesso logico o cronolo-
gico che vogliate, se ne potrebbe avere tutto un sistema racimolato
dalle risposte di molti. Questo e ii fatto della religione e della vita
futura con una piccola appendice dei destini sociali e politici della
presente. Fu naturale che sui primi due oggetti versassero la mag-
gior parte delle richieste; stanteche essendo quelli cosa aflatto in-
visibile, dai miscredenti se ne vuol proprio qualche contezza dall'al-
tro mondo. Per ci6 che riguarda poi il terzo , essendo anch' esso
cotanto incerto per gli uomini politici e riformisti , dovettero essi,
avutone il destro, non trascurarlo, per accertarsi sopra i destini fu-
turi della umana societa, dei quali essi si professano cotanto solleciti.
Ecco dunque in pochi tratti quale e il sistema sociale e religioso
che si raccoglie dalle Manifestazioni Spirituali venute in tanta ce-
lebrita negli Stati Uniti. Gli Spirit! ammettono Iddio dal quale si
professano dipendenti: ne magnificano la grandezza e labonta, vo-
gliono che si abbia in lui illimitata confidenza ; ma appena ricono-
scono altro mezzo di onorarlo , che il beneficare i proprii simili , il
mieliorare la condizione dei poveri: sul qual punto sono molto fe-
condi di consigli e ammonimenti. Salvo questo, essi in tutte le re-
lic ioni, compresavi la Cristiana principalmente, non riconoscono cfie
superstizione, fanatismo, bigotterie, e per usare propriamente della
loro parola Settarianismo . Sulla compiuta ruina di tutti i dommi si
deve far tavola rasa di tutte le istituzioni religiose, politiche e socia-
li, per ediflcarvi il culto della verita e della ragione, solo culto degno
della Divinita, il quale alia fine non e altro che un Deismo o Pantei-
smo, al quale culto conservano tuttora il nome di Cristianesimo. Cri-
sto per essi non fu che il migliore e il piu sapiente degli uomini. ma
ne la divinita di lui ammettono, ne il peccato originale, ne la esisten-
za dei demonii, ne la eternita delle pene inflitte ai reprobi. Per ci6
che si attiene alia vita futura, essi non fanno alcuna distinzione tra i
604 IL MONDO
buonieirei ; e quindi sembrano negare addirittura ogni differenza
tra il bene ed il male. Tutti gli uomini dicono destinati al cielo ; ma
prima che vi arrivino debbono passareper sei Sfere Spirituali, in cui
si vanno perfezionando nella rognizione soprattulto della natura
sensata. In questa c ondizione, diciam cosi transitoria, essi si dicono
beati, ma di una beatitudine affatto sensibile, inquanto ed hanno un
corpo se il vogliono, e concepito appena il desiderio di qualunque
oggetto sensibile, e tosto lo si veggono innanzi per goderlosi , fa-
cendo le piu seduc enti dipinture di questa loro condizione , nella
quale hanno tutti i diletti del corpo senza sentirne gl' incomodi o la
gravezza. Si rallegrano a conversare coi lorogia cari sopra la terra;
ed ottenuto di poterlo cominciare per via dei Mediums nell' Ameri-
ca, presto si allarghera per tutto il mondo una siflatta comunicazio-
ne, e commisto a questa maniera il mondo visibile colFirivisibile, non
si formera di ambedue che un sol pppolo, una sola famiglia.
Questo e pei sommi capi il sistema cbe si raccoglie dalle Manife-
slazioni Spirituali; garbuglio inestricabile di bestemmie, di contrad-
dizioni, di sfoggiate assurdita, le quali non hanno neppure il merito
di esser nuove, in quanto cio che ora il reo Spirito manifesto, in Ame-
rica per menzogna , avevamolo sottosopra udito da molti uomini
stolidamente orgogliosi, che lo dicevano indettati dallo stesso dia-
volo , che ora ne fa una nuova ed immediata manifestazione. Ma
quello che fa al nostro proposito e il considerare a quali termini
possa essere condotta una Societa, fatta giuoco e zimbello di somi-
glianti ciurmerie accolte da un popolo senza fede e credulone, ed
accolte per giunta con quella foga imprevidente e corriva, onde gli
uomini sogliono abbracciare tutto cio che sente dell'arcano, e che
per giunta favorisce le piu basse propensioni del senso. II meno che
possa venirne sarebbe il vedere quella societa stessa cadere sotto
quel giogo diabolico dal quale Cristo libero Fantica Gentilita, e ve-
dervi messo in onore un giorno od un altro il Politeismo con tutti
gli orrori e le vergogne che lo accompagnano. Per ora quello ch' e
indubitatosieil moltiplicarsi dei suicidi ede'maniaci tra coloro che
usano asomiglianti comunicazioni. Per essere la cosa tanto recente,
DEGLI SPIR1TI 605
le pubbliche statisticbe non hanno una categoria distinta per questo
capo ; ma un nostro amico per ispeciale studio messovi ha raccolto,
cbe dei suicidi e del pazzi dell ultimo anno un sesto appartiene a
questa classe. E pure, dobbiamo dirlo ad onore del vero ed aggiun-
giamo ad onor degli Spirit!, essi fin qui in America si sonomostrati
abbastanza discreti, e non sappiamo die abbiano recato notevol ma-
le esterno ad alcuno, almeno direttamente, forse per non perdere il
titolo di esortare alia beneticenza. Ma cbi pu6dire a quante nequitose
ed infande opere potrebbero essi farsi aiutatori e complin colle ope-
re come ne sono assidui istigatori colle suggestion!? Nei medesimi
Stati Uniti, dove la cosa per ora sembra un giuoco ed una occupa-
zione da passare il tempo, le conseguenze ruinose per la morale
pubblica e privata sono cosi manifesto, che molti giornali implorano
a grandi istanze dal Governo che vi metta un freno. E dopo ci6 di-
rete eziandio soverchio quel rigore onde la Chiesa inseveri in ogni
tempo contro chiunque osasse involgere se ed altrui in somiglianti
commerci col mondo invisibile? Qui si trattava niente meno che di
salvare lasocieta dal ricadere nella idolatria, che e il fine principale
per cui quello Spirito di menzogna e di orgoglio fa le viste di volere
istruire Tuomo e fargli servigio.
Noi potremmo dire di avere quasi esaurito il nostro argomento,
che era appunto una doppia riparazione alle ingiurie dette della
Cbiesa che crede alia realta di quei commerci, e dagli uomini spre-
giudicati ne fu messa in voce di superstiziosa; che proibilli e gasti-
golli e ne fu stranamente calunniata. Tuttavia che volete? ci sta
fitto in capo che molti lettori ci terranno per visionarii , ed an-
deranno fantasticando come scemar fede ai testimoni che cosi
numerosi ed autorevoli ce ne sono venuti dall' America. Ed un
tal timore ci avrebbe forse fatto soprassedere questo discorso al-
meno per ora, se non fosse venuta una circostanza attissima 9
farci deporre ogni dubbiezza. Noi per quei fatti sopra narrati di
America possiamo appoggiarci non solo alia testimonianza di gior-
nali e libri, ma alia parola viva di uomo autorevole che ha visto,
ha toccato, ha udilo, e qui in Roma appena da otto giorni 5 ed aven-
606 IL MONDO
doci narrate le cose per lui medesimo osservate, ci ha da to facolta di
riferirle colle medesime sue parole e di citarne il nome. II signer
Errico de la Roche-Heron , ottimo ed istruito caltolico , francese
di patria ma dimorante ahitualmente a New-York , ha seguito con
molta attenzione ed ha studiato il successivo svolgersi di codesta
matassa delle Manifeslazioni Spirituali; ne detto varie memorie ,
e segnatamente ne ahbiam letto un rilevante articolo nel Cor-
respondant del 10 Agosto 1852. Ora un Vescovo in New- York vo-
lendo, per debito di ufficio, chiarire al possibile questi fatti, ad esso
gig. de la Roche-Heron commise che , accoppiato ad allro savio e
cordato giovane, andasse a certificarsene cogli occhi proprii, impe-
gnandoli ad avere viva la fede in G. C. ed a portar seco una Reliquia
della S. Croce , un rosario ed un1 ampollina di acqua benedetta.
Si trattava di andare a ricevere delle Manifestazioni Spiriluali dal-
la riputatissima Medium che e la gia Miss Fox, che il lettore gia
conosce , e che maritata a certo Fischer se ne separo con divorzio
per la ragione che era forse troppo vecchio per lei, come le ragion6
il consiglio lo Spirito , e che si uni poi al signer Brown. Una visita
a Mistress Brown per questo fine , con tutte le particolarita di cio
che vi si fece , dev' essere cosa abbastanza curiosa e d' interesse
pienissima pei nostri lettori-, e noi non ne li vogliam fraudare: anzi
tanto piu volentieri la rechiamo, quanto pu6 valere a ribadire sem-
pre meglio laverita del fatto, e ad aggiungere alle gia recate qual-
che altra pratica osservazione utih'ssima. Perche poi la cosa appa-
risca sempre piu nella sua schietta naturalezza, ci si permetta d'in-
trodurre a parlare il medesimo signer de la Roche-Heron, del qual»
rechiamo i sensi e quasi traduciamo le parole.
« In una delle prime sere del p. p. Aprile messomi sotto al brae-
cio T egregio compagno datomi da quel Vescovo , ce ne an dam mo-
di filato alia casa della signora Brown , posta in una delle piu splen-
dide contrade di New- York. Al servo che ci dischiuse 1' uscio non
avemmo a fare altra spiegazione, salvo chefargli tacitamente scivolar
nelle mani due pezzi da cinque franchi , tariffa di una seduta ordi-
naria per due. II servo senza nulla chiederci , neppure del nostro
nome, ne introdusse in una sala decentemente fornita, e e' invit6 ad
attendere alcun poco fin che la signora si spacciasse dal pigliare il te.
Restati soli, potemmo a nostro grand' agio esaminare un per uno i
mobili che la guernivano: e segnatamente la tavola posta in mezzo,
intorno alia quale, per quello che da altri avevamo udito, ci avvisa-
vamo che avremmo dovuto assiderci per avere le Manifeslaziom. La
sollevammo dal pavimento per assicurarci che non vi fosse qualrlie
ingegno riascoslo, la guardammo di sotto, la scopriramo del suo tap-
peto, e nulla vi vedemmo che non fosse della piu semplice maniera
disposto. Forse avremmo fatte piu indagini, senza che tuttavia ne
vedessimo uopo, se non fosse stato il sopraggiungere di altri e poi di
altri, che venivano allo stesso oggetto, ed avendo pagata sulla porta
la stessa gabella , entravano a parteeipare con esso noi dello stesse
diritto; e stavano peritosi, taciturni, quasi pensosi sopra Taffare mi-
steriosopel quale cola s'eran condotti. Solo si mostrava franco, disin-
•volto neirincesso e nei modi un vecchio che parea pratico del luogo
ed abituato a quella visita; ne c'ingannammo, in quanto da lui mede-
simo sapemmo venire egli in quella casa ogni sera per conversare al-
cun poco collo spirito di una sua figlia inortagli di fresco e da lui te-
«eramente amata. Non si tardo molto, ed entro nella sala la signora
Brown, donna di un presso a trent' anni, di bello aspetto, di manie-
re molto cortesi e che nulla mostrava di straordinario, se non fosse
negli occhi incerti, divagati e direi quasi un po'stralunati. L'accom-
pagnavano due sorelle minori che, fattaci riverenza, se ne passarono
alia stanza attigua, mettendosi Tunaal gravicenabalo, Taltra ad ope-
ra di ago o di maglia, cosi pero che potessero essere vedute da noi.
Allora la signora detteci abune parole di cortesia, ci invito a sede-
re tutti in cerohio intorno alia tavola che era in mezzo; e poscia
soggiunse — Prima di tutto conviene assicurarci che gliSpiriti sieno
presenti ; e ad ottenerne un segno si contentino di restare in silen-
zio per qualche po?o. Gosi restammo tutti in silenzio e quasi in
un misterioso raccoglimento per un tre o quattro minuti; passati i
ijuali , sentimmo tutto improvviso ripetersi sui mobili ed anche per
Taria quei suon\(Rappings o A'/ioc/fmg.sj similissimi al picchiare delle
nocca delle diLa sulle casse vuote o sulle porte. Quella cotale ricer-
608 IL MONDO
catina ammoni la Medium e noi che gli Spiriti eran present! e presti
a soddisfare alle nostre domande. Ne facessimo dunque, disse la si-
gnora, a nostro piacere; ma badassimo a fame con bel garbo, percbe
gli Spiriti, soggiunse, vogliono essere interrogati con rispetto. A que-
sta dinunzia tacevamo tutti per quella specie di sgomento, onde gli
uomini ancor coraggiosi sogliono essere soprappresi al pensiero di
entrare in commercio cogl' invisibili. II vecchio, cbe per lunga abi-
tudine potea solo essere piu franco, si tacea per dar luogo agli altri;
ma visto che niuno si risolveva, ruppe egli il ghiaccio e puntati i
gomiti sulla tavola, raccolse le guance in ambe le palme come in aria
di raccoglimento profondo. Quindi con voce ferma e spiccando bene
le parole pronunzi6: Prego lo Spiritoa dirmise esso e 1'anima di mia
figlia. Le tre picchiate di afiermazione non tardarono un istante a
farsi sen tire.
« Allora io preso animo, chiesi: e qui presente Tanima di mio pa-
dre? Risp. Si — E quella di mia madre? Risp. Si — i secondi col--
pi erano un po' piu leggeri e venivano dall' altro lato. Ricbiesi: Ho
io conosciuto la madre mia? Risp. No. Ed infatti io ho avuto la
sventura di perderla nato appena di un mese. E cosi di altre inter-
rogazioni che mossi : a tutte ebbi ri?posta vera per mezzo delle note
picchiate; e tale avveniva altresi degli altri sconosciuli ivi present!
e del mio compagno; i quali tutti e richiesero e furono soddisfatti
delle risposte.
« Sperimentato questo, diciam cosi , primo stadio , la sig. Brown
c' invito a passare al secondo , nel quale si hanrio norni , date ,
fatti a tutti ignoti salvo che all' interrogante. Chiesi il nome di mio
padre, e colla matita cominciai scrivere varii nomi: Carlo, Pietro,
Enrico, Giovanni . . . . e sempre silenzio: aveva appena cominciato
a scrivere la prima lettera di Alessandro, che fu il vero suo nome ,
e gia un picchiar concitato si era fatlo udire. Cosi dopo scritti pa-
recchi nomi di donna , n' ebbi il segno appena avea scritta ia prima
sillaba di Felicita, nome che fu di mia madre; e cosi pure ne ottenni,
tra parecchi millesimi notati , il segno convenuto per quello in che
cess6 di vivere mio padre, che fu nel 1846. Cosi alia lor volta gli
altri ammessi alia sedutafacevano le loro inchiestej e tutti si dichia-
DEGLI SPIRITI 609
ravano soddisfattissimi delle risposte; le quali versavano quasi tutte
in nomi , date ed altre circostanze della vita di ciascheduno , ad ec-
cezione del noto vecchio die, avuta la palla al balzo , non si curava
di curiosita ad esperimento, ma diceva una parola di afletto alia
creduta sua figlia, dalla quale aveva in ricambio una risposta ugual-
mente affettuosa.
« Non vi restava che il terzo sperimento , di averne cioe parole
formate colle lettere dell'alfabeto; e questo presi con ogni mio agio.
Pregai lo Spirito mi dicesse di qual malattia fosse afl'etta la tale per-
sona a me cara; e recitato quattro volte Talfabeto, ne ebbi altrettan-
ti segni alle quattro lettere che compongono la parola asma: cbie-
sto lo stesso di altra persona inferma e dimorante in Francia : ne
ebbi i segni a ciascuno elemento della parola follia : e Tuno e 1'altro
e verissimo.
« Fatte queste pruove in certa guisa regolari e metodiche , si
pass6 ad un interrogare quasi in frotta, senza che gli Spiriti fallisse-
ro alle risposte ; ed allora io chiesi se vi fosse una religione vera ;
ma a questo non n' ebbi che silenzio -, e cosi sempre per quanto io
chiedcssi della Giudaica, dell'Islamismo, del Cattolicismo, del Pro-
testantesimo , del Calvinismo e cosi di altre , fu sempre nulla dello
spillarne una risposta. La Medium si mostr6 piu scontenta della mia
indiscretezza , che non meravigliata del silenzio mantenuto dagli
interrogati ; e — Gli Spiriti , mi disse un po' acerbetta , gli Spiriti
non amano di essere interrogati sopra la Religione — Anzi, ripiglio
il vecchio quasi adirato, cui forse gravava che si desse noia al diletto
spirito della figliuola, anzi rispondono bene anche per questo capo-,
ma convien sapere interrogarli. E qui recatosi in quell1 atteggia-
mento solenne ed ossequioso onde egli avea mosse le prime inchie-
ste , ne sciorin6 una infilzata , ed a ciascuna di esse seguitava con
incredibilc celerita la risposta da averne propriamente un dialogo
botta e risposta ; ed ecco ad un dipresso come fu formolato. D.
Vi e alcuna religione vera? R. No — Sono desse tutte false? R. Si
— Sono impostori tutti i ministri della Religione? R. Si — D. An-
che della Cattolica? R. Si — D. Cristo e Dio? R. No — D. Sono
Serve II, will. 39
IJL MONDO
content! e beati nell' altra vita tutti gli uomini? R. Si — Buoni e
cattivi alia stessa maniera? R. Si — E apsi per un pezzo fmche ,
quando il vecchio credette di averne abbastanza , si rivolse a me
quasi in aria di trionfo, e mi disse: cosi, cosi e non altrimenti biso-
gna interrogare gli Spiriti intorno alia Religione : e sempre se ne
hanno le stesse risposte. Mentre durava quel dialogo blasfemo e ve-
ramente diabolico, io intinsi il dito nell' acqua benedetta che aveva
meco , e senza che alcuno se ne accorgesse, con essa feci un segno
di croce al di sotto della tavola : nulla segui di nuovo ed il dialogo
ando innanzi fin che il vecchio non ne fu sazio. Io non me ne stu-
pii sapendo che la Chiesa a quest! mezzi attribuisce si una granda
efficacia, ma non infallibile. »
Queste ed altre cose assai del tenore medesimo abbiamo no! rac-
colto dalla bocca aiedesima del signore Enrico de la Roche-He-
ron , persona della cui avvedutezza e sincerita non solo non ab-
biamo alcuna ragione di dubitare, ma abbiamo molti positivi argo-
menti da confidare pienamente. Egli ha pubblicate queste cose stes-
se con altre molte in una Rivista di Parigi sotto il di 30 Maggio ;
ma noi non crediamo doverne riferire altri particolari, parendoci il
detto esser piu del bisogno a confermare per testimonio di veduta
c!6 che i giornali ed altri quaderni e libri a centinaia ci riferiscono
con un accordo tanto piu notevole nella sustanza , quanto sono le
circostanze secondarie piu svariate tra loro e pugnanti. Anzi nel-
1' alto stesso che scriviamo ci vengono nuove dalla Prussia di fatti
somigliantissimi : e benche non con quella estensione che vedesi ia
America, ban gia data ocrasione a parecchi scritti pubblicati , che e-
saminano la cosa e ne discorrono le cagioni ,1 . Noi frattanto per lion
\ Dalla ceierita e freijuenza di somi^lianti pubblicazioni si puo intendere di
quanto grave momento sia riputata quesla faccenda in Alemagna. Quasi tutti
prendono occasione dalle tavole rotanti con condizioni ben piu significative che
uon furono le recate da noi. Le Opere venute a nostra contezza sono :
i.° Schlegel Dr Frs. Geisterklopfen und Tischriickcn - Vortrag gehahen in der
Sitzung der ffaturforsfhenden Geselhchaft des Osterlandes am 12 April 1853
— 2.° Tixchriicken. Sine Rtihe auffallender Erscheinungen welche aus der -Em-
wirkung einer fruJber noch unbekannten Naturkraft hcrvorgohn fallen, nebil
DEGLI SPIRITI 6H
valirare i consueti confini di un articolo, dobbiam far punto; ma pria
di iinire non voglianio tralasciare alcune pratiche inferenze che
raccomandiamo alia corisiderazione dai nostri lettori ; ed a quelli se-
gnatamcnte che si credessero piu spregiudicati degli altri ed avessero
alcuna volta sorriso del diavoli e degli esorcismi. Diciamo dunque:
i.° Che tutta questa faccenda che fa inarcar le cigiia e lambic-
care il cervello ai barbassori sapienti di la e di qua dell' Atlantico ,
per noi catlolici uon lia nulla di nuovo o d'inesplicabile, e anzi cosa
vecchia e sapula fino dai i'anciulli e dalle fantesche. E leggiamo
appunto che in America le povere fantesche irlandesi, nella sempli-
cila della loro fede, se la ridono di tutto codesto trambusto e dico-
*»o: che c' e di strano? e il diavolo , cui bisogna fugare coll' acqua
santa, col segno della croce; e se non basta, cogli scongiuri del Sa-
cerdote: eel resto non ne sono impensierite piu che tanto. E si ap-
pongono a maraviglia: codesti Spiriti sia per le persone con cui ban
commerzio, sia pel modo onde vi entrano, sia per le cose che ma-
nifestano od asseriscono , si dichiarano apertamente per demonii ,
che per allettare gT iucauti si camuflano del nome dei gia loro cari.
E noi stessi notanuno che una parte dei magnetizzatori , i quali
professano di conversar cogli Spiriti, ne buoni ne rei angeli ammet-
tono ; ed altri spirit! separati non conoscono che le anime dei tra-
passati !. Or queste comunicazioni nella Gentilita furono frequenti;
1'ur solenni nelJa scuola dei Neoplatonici di Alessandria, la quale pro-
fessava di comunicare colle anime degli estinti, e chiamava quella
professione Teurgia^ la Chiesa, prendendone il nome dagli antichi,
dissela Necromanzia ed e perdurata benche scarsissimamente ezian-
dio nel Cristianesimo. Non ci stupiamo che in un paese, non colto
radicalmente dai vero Cristianesimo, i rei Spiriti, permettendolo
Iddio, acquistin potenza e facciano ogni opera d' ottener la fiducia
per poscia avere il culto dei malearrivati che vi si affidano.
besondern Wahrnehmungen bei mehrern darilber angestellten Versuchen —
3. Tischriicken und Klopfrjeisterei ( aus d. Dusseldorfer Monatheften Bd. 6.)
— 4. Spuk , der ameri kanische , Ein Wort zur Beurlheilung desselben v. e.
Arzte.
i Civiltd Cattolica, Priuia scrie, vol. VIII, pag. 398; vol. IX, pag. 57.
612 IL MONDO
2.* Diciamo in secondo luogo che da somiglianti commerzi nul-
la eziandio temporalmente si pu6 cavare di bene; e fmo nelle scien-
ze naturali coloro che professavano averne rivelazione dagli Spirit!
non ne seppero piu dcgli altri . e spesso ne parlarono piu meschi-
namente degli altri, come altrove ci venne notato 1. E converse da
tali pratiche molto si puo temere di male. Tranne quelle risposte
ad appagare una vana curiosita . nessuna utile verita neppure nel-
Tordine naturale si e potuta cavar mai-, e per contrario da uno Spi-
rito di menzogna, creduto ciecamente, che non si puo aspettare di
ruinoso a danno degTindividui, delle famiglie e fmo degl'interi po-
poli ! Abbiam sott' occhio la storia lamentevole di un padre di fa-
miglia a cui morta la diletta e fedel compagna , voile egli saperne
non so che dagli Spiriti ; e n' ebbe la sposa essergli stata infedele
tutta sua vita e non essere di lui la prole che teneasi in casa. Non
ci voile altro per ispingere alia disperazione quello sciagurato , per
fargli imprecare alia memoria della sua gia bene amata, fargli dis-
eredare e scacciar di casa i grami figliuoli ed amareggiargli fino gli
aneliti dell'agonia. Si consideri che diverrebbe la societa se codesto
giuoco si facesse frequente , ed il padre della menzogna dovess' es-
sere per lei il maestro della verita ! E pure non dicemmo della mo-
rale manomessa, della fede insidiata e perduta, insomnia del mondo
messo in soqquadro. E cosi se Iddio ha tanto severamente proibito
somiglianti comunicazioni, Ron ci ha solo disdetto una pratica per
se nefanda , ma , come spesso avviene nel fatto della morale , ci ha
premunito contro gravissimi pericoli , talmente che nell' ottempe--
rargli, oltre al merito dell' obbedire, ci e la utilita di schivar danni
non lievi.
3.° Che dunque la Chiesa sapientemente fece e fa tuttavia ag-
giungendo le sue alle divine prescrizioni, oa dir meglio dichiaran-
do, determinando , applicando le divine; e cosi ritenuta la possibi-
lita e la realta delle diaboliche comunicazioni a dispetto del secolo
incredulo e materialista che le discredeva , seguit6 ad inseverire
1 Civilta Cattolica, Prima Serie, vol. VIII, pag. 400, dove si cita 1'csempio
del Dott. Billot sul fatto delle teorie sulla luce; e vol. IXj pag. 49 e segg.
DEGLI SPIRITI 613
gravemente contro qualunque se ne facesse slrumento e manuten-
golo: ed in ci6 si mostrava quella madre provvidente c sollecita die
fu sempre. Ma perciocche oltre al cercare volontariamerte quei com-
merzi, potrebbe altri esserne involontariamente infestato; sonosan-
te e salutari le precauzioni dalla Chiesa stessa suggerite e racco-
mandate.- Cosi Essa , avuta da Cristo podesta sui demonii , puo de-
terminare i mezzi da esercitarla-, e con essi gli scaccia dalle case, ne
assicura le campagne , ne premunisce i fedeli -, ed e stupida e sa-
crilega albagia quello irriderli che talora fecero quei pretesi spiriti
forti , che oggi restano balordi ed a bocca aperta a sentire ci6 che
dei rei Spiriti ci viene narrato di rimote contrade.
4.° Che non sempre e innocente o certo non sempre e immune da
pericoli quello spingere soverchiamente, per mera curiosita, lericer-
che o le pruove per iscrutare i segreti della natura. Le forze di
questa , quando si travalicano certi confini, sono cosi incerte , ed i
confini stessi ne sono per noi cosi indeterminati e diciamo cosi di-
gradati e sfumati , che T uomo agevolmente li trapassa senza quasi
avvedersene, e puo trovarsi irretito in commerci arcani coi rei Spi-
riti senza pure averne una volonta chiara e decisa. Se cio puo vacare
di colpa, non vaca sempre di pericoli 5 e se ne puo avere argomento
nelle tavole giranti ed in alcuni processi del Magnetismo animale.
Siam lungi le mille miglia dal dire cosa diabolica le une e TaRro-, noi
medesimi abbiamo sperimentato diverse volte ed in isvariate guise
le prime, e ne abbiamo data una spiegazione naturale e meccanica i.
Ma quando ci si dice che le tavole rispondono col levare ed abbassar
dei piedi •, quando ci si conta che esse secondano le intenzioni di
persone eziandio che non le toccano 5 quando ci si narrano degli
efletti stranamente portentosi del Magnetismo animale, noi non pos-
siamo non vedervi Tintervento di una forza preternaturale, che nel
caso presente non potrebbe essere che diabolica. Ora che professori
di scienze naturali multiplichino le esperienze afline di meglio co-
noscere questo o quell' agente fisico ed arricchire la scienza di nuovi
trovati, questo I'intendiarno; intendiamo anche meglio che le auto-
1 Vedi questo vol. pag. 586 e sejg.
IL HONDO
rita ecclesiastiche , a cui corre il dovere di regolare le coscienze ,
facciano tentare delle pruove con quelle cautele, di cui esse conosco-
no il debito e la portata; ma che ogni fanciullone di venti anni, che
ogni donna curiosa, che ogni uomo mezzo scetticosi lascialla balia
del primo ciarlatano che venga a promettergli di fargli vedere ,
senza saper come e perche, la luna nel pozzo o la vecchia in cielo,
codesto e alienissimo da quello spirito di semplicita riguardosa cosi
propria del cattolico , non puo farsi senza pericolo e forse non si
potrehhe in molti casi senza colpa. Direte che vi cacciamo la pulce
nelF orecchio ; ma meglio fia certo avere nell' orecchio una pulce.
che trovarsi un reo Spirito in casa o, peggio, in corpo.
5.° L' ultima pratica inferenza che dalle cose esposte vorrem rac-
cogliere e la convenienza maravigliosa del sistema religioso e sociale
insegnatoci dalleJJtfam'/estaziom Spiriluali di America , con quanto
pretendono non diremo soio i Comunisti e Socialisti del nostro tem-
po , ma eziandio un poco i libertini che si pretendono moderati ri-
spetto ai primi. Riandatelo un tratto,se non vi e grave, quel sistema.
Tutte le antiche istituzioni sociali , politiche e religiose dannate
alia distruzione : in quella vece una societa costituita sulle sole basi
(.sic) della natura e della ragione. Fantasia la colpa di origins
e quindi fantasie la redenzione , la divinita di Cristo , la dis-
tinzione di giusti e malvagi : 1' umanita cammina ad una per-
jfezione e beatitudine in questo mondo dacangiarsi colla beatitudine
deH'altro : nel presente non altro debito correrci che di far bene
al simile. Questa e eredita di tutti senza distinzione di meriti o de-
meriti, e consiste nella soddisfazione di tutti gli appetiti anche sen-
sibili ; nel che il sistema tiene un cotal poco dell' Alcorano e di
Maometto. Questo e il sistema che i Mediums fan sentire ai consu-
lenti per mezzo delle Manifestazioni Spiriluali al di la dell' Atlan-
tico ; e questo e proprio in terminis il sistema che noi al di qua
stiam sentendo da mezzo secolo dai riformisti e progressive fino ad
averne stracchi e fradici gli orecchi , senza che vi mancassero a
quando a quando varii conati per recarlo in pralica. Al primo leg-
gere quelsistemarecato dai giornali americani restammo stupiti dal-
la convenienza; ma presto ci accorgemmo che era mal collocate lo
DEGLI SPIRITI 615
stupore. E qual maraviglia che i maestri ci ripetano ci6 che ci ban
detto gli scolari ? Ora noi abbiain sempre tenuto che iprimi isti-
tutori deirilluminismo, della Massoneria, del Socialismo o di altre
somigliauti sette ne avessero non solole prime ispirazioni, maezian-
dio le fila mastre dal diavolo 5 e se nol dicemmo forse mai cosi
spiattellato, fu che il progresso moderno non ancora avea scoperto
questa , che per noi e i'accenda vecchia e poco men che anti-
quata. Ora che il progresso eel permette, lo diciamo senza molte
cerimonie; e chi sa quante altre ve ne vorra dire la Civiltd Cat-
tolica quando il sig. Felice le Monnier avra regalata alia Italia
una edizione accurata ed accresciuta del P. Del Rio ! Fin qui
abhiatn dovuto per questa parte tenerci un passo indietro, perch&
i diavoli stessi si tenevano piu celati per certi riguardi , che a
noi pare di potere indovinare. Cio mentre dall'una parte giovava
mirabilmente a rafforzare le tendenze material! stiche, non isce-
mava dall' altra alia causa dell' errore verun presidio ; in quanto
se non ci e il diavolo che illumina colle sue Manifestazioni
Spiriluali, ci sono i suoi satelliti ed adepti che ne compiono i
Yoleri e pervertono le intelligenze cogli scritti , ed eccitano le
passioni colla seduzione, e turbano i riposi dei popoli e la pace
della Chiesa colle cospirazioni , colle eresie e colle scisme. In
somma ad essi disse Cristo nei Farisei: vos ex patre diabolo cstis,
ft desideria palris vestri vultis facere 1; ed avendo il demonio cosi
zelanti figliuoli nel mondo vecchio , ha tutto 1' agio di procao
ciarsene degli altri nel nuovo.
I lettori forse non si aspettavano a questa conclusione; ma ad
essa abbiatno noi mirato (in da principio ; e se essi dal leggerci
si sentiranno piu affezionati alia Chiesa cattolica ed alle sue pre-
scrizioni;se si troveranno piu diflidenti verso le sette moderne,
a noi non increseera di averli un po'troppo trattenuti di si pau-
roso soggetto, anche a risohio di averne sgomentato un poco qual-
che giovanetto trilustre o qualche gentile leggitrice.
1 I CAN. V11I,44.
BELLA CERTEZZA
FILOSOFICA
ART. PRIMO
IL LAMENNISMO
(Continuazione e fine)
VI.
La distinzione sopra recata 1 si esdude dagli stessi avversarii ,
e pero essi ricadonO negli errori del Lamennais.
Ma a che ci stiam noi travagliando con sottili indagini intorno al-
1'umanaconoscenza, per mostrare la falsita della distinzione addotta
dagli avversarii? Essi forse ne son convinti meglio che noi, e se la
recano in mezzo, ci6 fanno per gittare polvere agli occhi dando ad
intendere che il sistema propugnato da loro non dispoglia di ogni
verita V animo dell' idiota, perche gli lascia la certezza islintiva pro-
veriiente dalFuso non deH'autorita generale, ma bensi de'mezzi pri-
vati di conoscenza. Ma in sostanza poiche questa stessa privata
evidenza e latentemente appoggiata sopra la ragion generale , ben-
che 1' idiota lo ignori ; un solo viene ad essere il criterio supremo
della certezza , cioe I' autorita del genere umano , secorido che rav-
visa poscia il filosofo.
i Vedi Tarticolo precedente: Civilta Cattolica; questo volume, pag. 500.
DELLA CERTEZZA FILOSOFICA. 617
Che a cio riesca (inalmente la pretcsa distinzione, ci sembra chia-
ramente raccogliersi dalle stesse parole con che i suoi inventori la
propongono. Essi ci dicono la certezza razionale appoggiarsi sopra
quella ragione la quale essendo la prima neH'ordine progressive, si
scopre esser 1' ultima nell'analisi regressiva di tutte le ragioni in vi-
gor delle quali 1'animo nostro aderisce alia verita $ e che siflatta
ragione prima nell' un processo e ultima neir altro, non e se non la
ragion generalc ossia il consentimento e I'autorita del genere umano.
Svolgiamo alquanto questo concetto in frasi piu esplicite e chiare.
Esso si riducealle seguenti proposizioni. L'animo nostro aderisce
alia verita •, ma nell1 aderirvi si fonda sopra diverse ragioni ordina-
te tra loro; la prima delle quali sostiene tutte le altre, e nell'analisi
regressiva del loro concatenamento e 1'ultima a scoprirsi; come ap-
purito chi tornasse indietro a ricalcare una via gia da lui percorsa
sbadatamente, s'imbatterebbe da ultimo in quel punto da cui prese
le prime mosse. Or questa ragione, primo termine nell'ordine pro-
gressive, e ultimo nel regressive, e la ragion generale ossia Tauto-
rita. Sopra di essa si erge, in essa s1 incentra ogni altro criterio o
mezzo di certezza particolare, quali sarebbero il senso intimo, i sensi
esterni , 1'intuizioneintellettuale, il discorso della ragione. Questi
non danno certezza se non in quanto son sostenuti da quella pri-
ma pietra fondamentale e avvalorati dalla sua influenza. II rozzo non
sapendo, per mancanza di riflessione, far T analisi regressiva fino a
scorgere quel primo fondamento, rista a mezza strada e crede pos-
seder la certezza in virtu di quei criterii particolari e secondarii.
AH'incontro il filosofo sapendo far benissimo quell'analisi, scopre di
fatto quel primo fondamento , sopra del quale ponta tutto 1'edificio
delle sue conoscenze.
Ecco in breve e senza ambagi la teorica degli avversarii. Essa per
verita cosi esposta schiva le incoerenze obbiettate di sopra, e torna
alia schietta dottrina del Lamennais. Ma tornando a questa schietta
dottrina torna necessariamente a^li assurdi in lei contenuti. Impe-
rocche qual ripugnanza maggiore che voler fondati sulla ragion ge-
nerale e sopra la testimonianza del genere umano i giudizii e le
618 DELLA CERTEZZA
percezioni deH'uom volg'are che nulla sa di ci6 clie si pensi codesla
ration generate; non bastando certamente a costituirla i pochi in-
dividui coi quali egli conversa nel suo villaggio o nella sua capan-
na , ma richiedendosi a tanto eft'etto la maggiorauza almeno degli
uomini quanti ci vissero da Adamo infino a noi ? Se dunque que-
sta conoscenza e all' idiota impossible , come fara egli a formarne
il fondamento delle sue individual! percezioni e de' suoi individuali
giudizii ?
Piu aneorche egli potesse pervenire a quella conoscenza , non-
dimeno quante verita non gli converrebbe prima supporre! II vero
si distingue dal falso ; la certezza dalT incertezza ; il genere uma-
no e infallibile , la privata ragione e fallibile ; per non errare io deb-
ba appoggiare i giudizii di quesla sull' autorild di quello; ecco qua un
oggetto intorno a cui T autoritd del genere umano si avvera ; eccone
un altro a cui la medesima autoritd conlraddice , e somiglianti.
Queste e molte altre verita, cui, per non troppo allungarci , trala-
sciamo , son come altrettanti presupposti o condizioni necessarie
acciocche Tautorita del genere umano possa usarsi con frutto e ap-
plicarsi a un oggetto determinato. Ora in forza di qual criterio se
ne avra certezza dall'individuo private? In forza della stessa auto-
rita del genere umano ? Cadremmo allora in un circolo vizioso , e
la condizione s'immedesimerebbe col condizionato , il presupposto
con la seguela.
Finalmente cotesta ragion generate , fondamento primo , implici-
to o esplicito che sia, d'ogni certezza , dovrebbe per fermo perce-
pirsi dall'individuo, perche potesse giovarsene all'uopo di discernere
il vero dal falso. Or con qual mezzo la percepirebbe egli? colla sua
privata ragione ? Ma la ragione privata per gli awersarii non pu6
nulla da se, percbe essendo fallibile pu6 errare in ogni suo atto e
interne a qualsivoglia cosa. Oltre a che, in qual modo 1'autorita della
ragion generate pu6 concepirsi come fondamento della certezza dei
fatti interni dell' animo, palesi alia sola c^scienza dell' individuo ?
Dovra questa almeno stabilirsi qual secondo criterio di verita indi-
pendente dal primo e in esso non resolubile per guisa alcuna? Ma
F1LOSOFICA 619
come allora la ragion generale sara criterio supremo ed unico della
certezza? Ci troviamo davvero ravvolti in una matassa, di cui non
saprcmmo trovare il bandolo.
Ln sol valico si presenta per uscire di tal viluppo ede se si dica:
la ragione universale non essere al tutto fuora dell'individuo , nori
distinguersi interamente dalla ragione privata di ciascheduno, ma
in essa individuarsi senza cessare per altro di essere cio che e , ne
perdere la propria universalila-, i suoi oracoli non doversi raccoglier
per udita, ne applicare mediante Tesercizio di altre potenze, essendo
internamente rivelati airindividuoa cui essa apparisce e manifestasi.
ein cui in certa guisa s'incarna rivestendovi una forma particolare;
talmenteche la sua voce , i suoi dettami, parzialmente si avverino
in ciascuno , ma integralmente si trovino in tutti , cioe nella gran
collezione, che e come un sistema bene organato di trombe a cui
essa da fiato. Ma clii non vede che in tale ipotesi si tornerebbe ma-
nifestamente alia ragione impersonate degh' Eclettici francesi , o
meglio al Panteismo umanitario, pel quale Dio non e altro che il ge-
nere umano, in quanto si perfeziona e si svolge mediante 1' incivili-
mento, e la ragione divina non si diversifica dalla ragion comune di
tutti gli uomini presi in complesso, e di cui ogni individuo e come
una particella ? Yeramente chi mira diritto in questa materia, non
pu6 a meno di non riconoscere che il Lamennismo non e con-
gruente a se stesso , anzi neppure intelligibile , se non si risolve in
cosi fatto panteismo, concependosi la ragion generale come la ra-
gione di Dio che informa le singole menti e si manifesta pienamente
nella congerie di tutte. E sara comportabile che, non ostante lo zelo
e la vigilanza de'sacri Pastori, un sistema gravido di tanta empieta
e di tanto disordine si continui ad insegnare in alcune scuole ec-
clesiastiche delia Francia?
620 DELLA CERTEZZA
VII.
Aslrazion fatta dai menlovali assurdi quel sislema
manometle la scienza.
Se non che, fingiamo per poco che contro la dottrina impugnata
non militi veruna delle ragioni finora proposte; con tutto cio potra
essa se non accettarsi per vera, almanco noverarsi tra le ipotesi fi-
losofiche degne di questo nome?
In niuna guisa. E per fermo come volete che la filosofia accolga
nel proprio campo una dottrina la quale vi recherebbe il soqquadro
e ne annienterebbe perfino il concetto ? La filosofia e scienza; e la
scienza consta di cognizioni certe ed evident! . Ora il Lamennismo
distrugge ogni interna evidenza , perche vuole che la certezza filo-
sofica si appoggi unicamente all' autorita del genere umano; e ognu-
no intende che F autorita e principio non di evidenza, ma di fede.
Ove si strana opinione prevalesse, noi dovremmo ammettere le sin-
gole verita, non perche appariscono evidentemente airintelligenza,
ne perche si deducono a filo di evidente discorso, ma solo perchfe il
consenso del genere umano ce ne fa testimonio. In quella guisa ap-
punto che in religione assentiamo ai dommi soprannaturali , non
per visione diretta della mente, ma per I1 autorita infallibile di Dio
rivelante. In religione 1' autorita di Dio, in filosofia 1' autorita del
genere umano : ecco la base, il motive, la causa d' ogni nostra cer-
tezza nel duplice ordine. Come fede nell' uno , cosi fede nell' altro.
Ne per verita da tale inferenza rifuggono gli avversarii; i quali anzi
spiegatamente ti ripetono in cento luoghi: la certezza non esser al-
tro che una fede piena in un1 autorita infallibile , ogni certezza ri-
posar sulla fede.
Ora la Fede non e la scienza. La scienza, come insegna san Tom-
maso e con lui tutti i filosofi, non nasce da motivo estrinseco all'ob-
bietto, qual e 1'altrui testificazione ; ma nasce da motivo intrinseco,
cioe dalla visione intellettiva del vero che si manifesta alia mente :
FILOSOFICA 621
De ratione scienliae est , quod habeal firmam inhaesionem cum tt-
sione intcllecliva *. Allora si ha certezza scientifica delle conclusioni,
quando esse si risolvono nei loro principii -, e quindi la scienza certa
d'alcuna cosa precede dal lume della ragione a noi per divina virtu
internamente comunicato, mediante il quale ci parla Dio •, non pro-
cede dall' uomo che esteriormente ci ammaestra : Conclusiones per
cerliludinern sciunlur , quando resolvunlur in principia; el ideo quod
aliquid per cerliludinem sciatur esl per lumen ralionis divinitus inte-
rius inditum, quo in nobis loquitur Deus, non aulem ab homine exle-
rius docenle 2. S. Tommaso nega che la scienza si fondi sulVinsegna-
mento dell' uomo ; il sistema che combattiamo afferma che 1' inse-
gnamento dell' uomo sia 1' unica base della scienza. L' opposizione
non potrebbe essere piu manifesta.
Ma poco male sarebbe se si perdesse la sola evidenza ; il peggio e
che vassene a monte ancor la certezza. E in prima cio e indubitato
per quel che spetta alia scienza psicologica. Imperocche la psicolo-
gia, tutta quanta ella e,si erge suirinterna osservazione, cioe soprai
fatti dell'animo riferitici dalla coscienza. Ora codesti fatti non si per-
cepiscono se non dall' individuo che li prova in se stesso, ne posson
essere fontalmente accertati dall' altrui rapportamento : quae sunt
hominis , nemo scit nisi spirilus hominis 3. Potra benissimo cercar-
sene come una ripruova nella coscienza degli altri uomini espressa
nelle lingue, nei costumi, nelleistituzioni,einquant'altrosiriferisce
alia vita estcrna dei popoli, manifestazion dell' interna. Ma il fondo
primo, il sostrato direm cosi, il punto luminoso che spande interna
luce sull' oggetto, e lo fa matcria di scienza, uopo e rhe sia la inte-
riore esperienzache si ha degli atti, irraggiati dalla virtu fecondatrice
dei razionali principii. Onde quell antico precetto per la scienza
dcllo spirito, che per la sua importanza venne dagli antichi attribuito
ad un Nume, non era altro, se non f'wOt ceauTcv. conosci le stesso.
Ai qual prisco precetto pienamente consuona rammonimento di S.
Agostino intimandoci di non dover vagare al di fuori nella intuizione
11.2. quacst. 67, art. 3. — 2 De veritate q. H. art. 1. — 3 I. Cor. II, H.
BELLA CERTEZZA.
del vero ma di ripiegarci sopra del nostro spirito , noli foras ire , in
teipsum redi. II Lamennismo al contrario, che pur vorrebbe darsi a
credere per amico del la dottrina di questo gran padre della Chiesa .
ci prescrive tutto 1'opposto: noli in teijmim redire. /bras exh lascia
stare il vero presente alia tua facolta conoscitiva, cercailsolo esterno
consenso degli uomini.
E fosse pure questo consenso di tal natura che potesse nel sistema
di cui trattiamo sornministrare alia mente nostra un valido soslegno
sopra cui fmalmente assodarci. II vero e che stando ai principii degli
avversarii , esso altresi , chi con ragionevole occhio lo guardi , ap-
parisce instabile e vacillante. Imperocche gli avversarii affermano.
che la ragione individuate e fallibile, e per6 vogliono che ricorriamo
alia ragion generate per avere un criterio infallibile di certezza. Ma
ci dicano, se il Ciel li salvi, codesta loro ragion generale onde emer-
ge? Non e essa il risultamento e la somma delle ragioni individual?
11 medesimo Lamennais definilla per la unita delle percezioni, e per
T accordo dei giudizii privati 1. Ora come una collezione di perce-
zioni fallibili e di giudizii fallibili pu6 diventare infallibile? La falli-
bilita e infallibility sono attributi essenziali delle nature. In che mo-
do adunque si potra passare dall'una all'altra per solo collegamento
di parti che non muta 1' essenza delle medesime ? Finche la ragion
generale si compone di ragioni individual! create, essa continuera ad
essere essenzialmente fallibile , ne diverra infallibile se non si con-
verte nella ragione increata.
Che se la fallibilita delle ragioni individual! esclude da lor la cer-
tezza , lo stesso dee dirsi della ragion generale , che come composta
d'elementi fallibili assolutamente parlando resta fallibile. Ne si dica
cio non vietare che in essa germogli la verita. Imperocche se la ra-
gion generale quantunque fallibile puo partorire il vero, il medesi-
mo dovra affermarsi altresi della ragione individuale ; non potendo
nella somma avverarsi una perfezione di cui sieno aflatto destituite
le parti. 0 crederemo che una collezione di ciechi possa dare la
i V. UN. II. di questo art.
FILOSOFICA
Tieta, e una masnada di bhri o di Josdii possa formare un occliio
diritto ed aquilino? Se niuna ragione individuale usala dfbitamente
porta sero la verita, come volete che qucsta verita rauipolli met-
lendo insieme quelle erronee conoscenze?
Qui non ha luogo la fallacia del passaggio dal senso diviso al sen-
so composto, di cui parlano i logic! . Imperoccbe qui non si tratta di
mi eifetlo complesso che si formi per aggiomerazione e concorso di
parti: si tratta bensi d'un efletto semplice, indivisibile, uno, che o e,
o non e, quale appunto e il vero. Ciascun uomo separatamente non
puo sollevare un gran peso-, il possono nondimeno molti uniti insie-
me. Perche ci6? Perche ciascuno ha una forza parziale corrispon-
dente a una parte del peso da elevare. Assommando insieme le sin-
gole forze , si ha una causa nroporzionata all' effetto. Ma,nel caso
nostro non e cosi. II vero non si forma per collezione di opinioni
ossia di giudizii incerti ; esso e un giudizio certx), irremovibile, con-
forme all' obbietto. Se ciascuna ragione individuale reca del suo un
giudizio dubbioso , barcollante , infermo -, eome vokte che dal loro
accozzamento sorga un giudizio dotato di proprieta contrarie? Se
iiiente e nel tutto che non debba trovarsi in qualche modo negli ele-
menti ond' esso risulta ; il vero non puo trovarsi nella ragion gene-
rale , perche non si trova ne tutto ne in parte nelle ragioni indivi-
dual! : non potendo Terrore esser frazione della verita 5 ne la verita
fattura dell' errore. Puo aversi bensi una congerie di giudizii er-
ronei ; ma la congerie di giudizii erronei , non e il giudizio vero.
L' infallibilita non e la collezione delle fallibilita-, siccome 1'esistenza
necessaria non ela collezione delle esistenze contingenti; altrimenti
gli atei avrebbono vinta la lite.
Ne varrebbe ricorrere alia regola che suole servarsi allorche si
tratta di discernere la verita dei fatti storici, nei quali difficilmente
si crede senza esitanza alia relazione d'un sol testimonio, per con-
trario si presta piena credenza alia concorde narrazione di molti.
Conciossiache eziandio in tal caso , non c il semplice numero dei
narratori che costituisce la veracita del criterio. Ci6 e si conto, che
dove potessimo per altra via accertarci che un narratore non potea
624 DELLA CERTEZZA
fallare nel percepire V obbietto , ne vuol mentire nel rapportarlo ;
noi gli prestcremmo intera fede ancorche fosse solo. Per T opposto ,
noi non crederemmo anche a piu migliaia di testimonii, dove sapes-
sirno che tutti hanno lo stesso interesse a mentire, o che tutti pote-
rono andar soggetti alia medesima illusione.
Dunque non il numero per se slesso , ma altri aggiunti che vi si
accompagnano e che nella moltitudine si manifestano piu chiara-
mente , fanno la forza del testimonio. Codesti aggiunti sono quelle
circostanze le quali dimostrano che i narratori del fatto non pote-
rono illudersi nel percepirlo , ne possono convenire in una stessa
bugia , siccome discrepant! fra loro per diversita di circostanze e
opposizione di brame.
Laonde tanto e lungi che questo esempio possa favorire i Lamen-
nisti , che anzi ne rovina la causa. Mercecche nell'uso dell1 au tori ta
nei fatti storici, noi presupponiamo che i singoli testimonii abbiano
dovuto individualmente percepire la verita dell' accaduto evogliano
lealmente narrarlo. II loro consenso poi, stante la disparita di aflet-
ti e di qualita relative alle persone che percepirono e narrano il
fatto , ci e solo un segno estrinseco per sicurarci che in essi non
manca ne la verita della percezione, ne la sincerita della narrazione.
Imperocche quantunque sia vero che un incidente peculiare possa
impedire in questo o quell'individuo la retta percezion dell'oggetto
e qualche utilita particolare possa allettarlo a mentire ; ognun vede
che ne V uno ne T altro puo ragionevolmente sospettarsi , quando
molti, evidentemente non soggetti al medesimo pericolo d illudersi
ne potuti essere stimolati dalla medesima utilita, convengonoin una
Concorde testimonianza.
VIII.
Si rifiuta T argomento preso dalla fallibilila
della ragione individuate.
Ebbene , dira qualcuno degli avversarii , questo stesso e quello
che noi pretendiamo collo stabilire T autorita generale qual criterio
FILOSOFICA 625
della certezza filosofica. Intendiamo avere un segno estrinseco che
indubitatamente ci assicuri di tale o tal vero. Spieghiamo piu chia-
ramente questa loro ritirata.
La ragione individuale e fallibile •, ci6 non potrebbe negarsi sen-
/J4 attribuirle le prerogative divine. Or quantunque cotesta fallibi--
lita della privata ragione non involga che essa erri sempre ed in
tutto , nondimeno e da concedere che in molti casi V errore possa
avvenire, e basterebbe Tesperienza a farcene persuasi. Per contrario
1'errore e assai difficile a cadere in una gran moltitudine, e non pu6
aftatto avverarsi nella totalita degli uomini presi insieme ; non es-
sendo possibile che un medesimo impedimento ( da cui risultar do-
vrebbe lo stesso errore ) abbia luogo in persone e popoli diversis-
simi di luogo, di tempo , di coltura e di altre qualita che ad essi si
riferiscano. Adunque benche la verita per trovarsi nella collezione
convien che si trovi negl' individui ; tuttavia il consenso, che noi
contempliamo, ci e indizio manifesto che essa vi si trova di fatto :
laddove la ragione individuale potendo ad ora ad ora fallire ; ci
lascia sempre in dubbio , se quella volta appunto sia il caso pecu-
liare in cui falla. Ecco in che senso si dice che 1' autorita del genere
umano sia criterio supremo di certezza : si afierma cioe , esser lei
come una tessera e un contrassegno indubitato dell' esistenza del
vero.
Questo discorso mescola insieme elementi veri ed elementi falsi,
e formatone un indistinto bizzarre , ne deduce una piu bizzarra il-
lazione. A risolverne il groppo , mettiamone in luce le parti vere ,
confutiamo le false , fermiamo nel legittimo aspetto le ambigue , e
svanira da se stessa V erronea inferenza.
La sola ragione divina e assolutamente infallibile, perche essa so-
la e infinita , semplicissima , sempre in atto. Identificandosi con la
intuizione di tutto il vero, essa non puo per conseguenza deviarne
senza deviare dalla sua medesima essenza. Ogni altra ragione creata
e essenzialmente fallibile, cioe tale che assolutamente parlando puo
scostarsi dal vero , la cui intuizione non costituisce la sua natura.
Ci6 ha luogo non solamente per la ragione individuale , ma ancora
Serie II, vol. II. 40
()!26 BELLA CERTEZZA
per la ragion generate, e universalmente per ogni intelligenza crea-
ta, cioe distinta dalla divina. Ma la fallibilita dice potenza, non atto.
Fallibile adunque e quella ragione clie puo fallirc aicuna volt;: :
non e necessario die essa sempre e attualmente fallisca. Anzi que-
sta medesima possibilita di cadere in errore puo benissimo esimerst
dal venire all'atto per gratuito beneficio soprannaturale , come nei
beat i 5 o per assistenza peculiare di Dio, come nella Cbiesa a rispet-
to de' dommi e della morale. In ambedue questi casi la infallibilita
non dicesi originaria e assoluta, ma partecipata e relativa.
Se la ragione individuale , considerata nei puri termini della na-
tura , errasse sempre e in tutto , non sarebbe piu dono di Dio , ne
immagine della verita inereata:, non essendo beneticio ci6 che sempre
ci danneggia , ne immagine quella die non si assomiglia mai , nep-
pure in parte, al prototipo. Che piu? Cesserebbe in lei perfino Tidea
di ragione , non potendosi dir ragione quella che nulla mai perce-
pisce, e non- percependo mai nulla quella che non ha mai percczio-
ni conformi all1 obbietto. E senza cio che cosa e finalmente T erro-
re? Una deviazione dall'atto naturale. Non puo dunque attribuirse-
ne la possibilita a una virtu conoscitiva, se non presupponcndo che
il contrario , cioe il vero , ad essa naturalmente compete. Dunque
lo stesso concetto di fallibilita involge che il vero sia T atto proprio
e naturale della ragione che si dice fallibile,ne senza un tal presup-
posto, la possibilita stessa dell' errore troverebbe luogo. Di che se-
gue, essere al tutto impossibile che la ragione individuale non pos-
segga mai il vero ; essendo contraddittorio che una natura manchi
dell' atto naturale , o che sia atto naturale quello che non nasce
giammai.
Si dira : la ragione individuale possiede il vero aicuna volta , ma
non ha mai certezza di possederlo.
Chi ripigliasse in tal modo, mostrerebbe di non intendere cio che
dice. E vaglia il vero, che cosa significa la certezza, se non il ripo-
so e la quiete della mente nella propria cognizione? Ora e egli con-
cepibile che la mente non riposi ne quieti neh" atto a lei naturale r
quando 1' atto naturale non e altro se non quello che termina e quindi
FILOSOFICA 627
appaga la tendenza del subbietto operante ? Ogni natura riposu
nel possesso del proprio bene ; ed il bene dell' intelletto , come si t'>
detlo , e il vero. Durique o bisogna negare die il vero sia naturalc
alia mente , distruggendo cosi perfin la possibilita dell' errore ; o
ajnmesso clie le sia naturale, e forza concedere die la mente possa e
debba possedendolo riposarvisi , cioe averne certezza.
Sapientemeute adunque quel sommo. <jui nil molilur inepte, sta-
bilisce cbe la mente di ciascun uomo pel lume della propria ragione
ha certezza dei primi principii : per lumen naturale inlellcctus reddi-
lur cerlus de his quae lumine illo coynosdl, ul in primis principiis *.
Ed altrove aggiunge esser proprio di siflatti principii die non solo
$ieno veri , ma altresi cbe dalla mente sieno riconosciuti per tali :
proitrium esl horum prindpiorum ut non solumvera sint, sed etiam
ut vera esse videantur. Per la qual cosa la mente nel percepirli, non
pu6 in guisa alcuna negare ad essi T assenso , ne trovar ombra di
dubbio : invenilur aliquod verum in quo nulla fahitatis apparentia
admisceri potest, ut patet in dignitalibus; unde intellectus non po-
tesl subierfugere quin illis assenliatur 2. Cio de' primi principii.
Quanto poi alia certezza delle illazioni il S. Dottore la deriva dal-
la certezza dei primi principii alia quale la mente umana pu6 sem-
pre che vuole per analisi risalire : certitudo sdentiae tola oritur ex
certitudine prindpiorum. Tune enim condusiones per certiludinem
sduniur, quando resolnintur in prindpla 3. L' intelletto e impossi-
bilitato a dubitare della verita de' primi principii in cui vede imme-
diatamente il predicate essere di ragion del subbietto. Per conse-
guenza e impossibilitato a dubitare della verita delle illazioni, quan-
do evidentemente le risolve nei principii da cui sono dedotte.
E veramente 1' intelletto umano , non e solo una virtu intuitiva ,
ma altresi una virtu deduttiva. Questa sua seconda funzione sorge
necessariamente dalla prima , in quanto 1' animo umano intuendo
1' obbietto, ne ravvisa le relazioni e i rispetti che lo rivestono. Cosi
1 Contra Gentes lib. Ill, cap. 154. — 2 2. Dist. 25, art. 2.
3 Quaest. De verit. q. II, art. 1.
628 BELLA CERTEZZA
egli si forma i principii , e dai principii muove a svolgere passo
passo le illazioni die in quelli sono racchiuse. Germinate in lui le
idee in forza della spontanea sua attivita e della presenza dell1 ob-
bietto riferitogli dai sensi, 1'intuito deirimmediato rapporto che cor-
re tra esse idee gli porge i primi principii della conoscenza. Ma i
principii stessi son paragonabili tra di loro manifestando riuove re-
lazioni, di che nuovi veri ci si appalesano neU'ordine astratto. Que-
sti astratti pronunziati posson poscia applicarsi agli oggetti dell'espe-
rienza ecosi rivelarci una lunga serie di verita nell'ordine concreto
che prima nella loro universalita essi racchiudevano virtualmente.
In tal modo T animo umano fa passaggio da un giudizio ad un altro
concatenato col primo e dipendente da quello. Ci6 facendo egli di-
cesi ragionare. Nel quale atto ci ha come un riverberamento e una
diffusione di luce che raggiata dai primi principii , folgoranti per
loro stessi, si stende di grado in grado ad illustrare le inferenze fin
dove esse si prolungano e s' intreccian tra loro , come anelli d' una
stessa catena innodati T uno nelF altro. La mente umana non puo a
meno dinon averne evidenza e certezza, purche segua col suo sguar-
do intuitivo il filo della loro connessione ; ne ad assicurarsi di averlo
seguito ha uopo di altro se non di riandarlo novellamente , scio-
gliendo le illazioni nelle premesse onde furono derivate, il che si fa
colla logica.
In tal guisa precede la scienza neiruomo. Acconciamente il Dot-
tor S. Tommaso: « II cammino (he tiene la ragione per giugnere
« allo scoprimento d1 un vero prima ignorato si e di muovere da
« principii generali noti per loro stessi facendone 1' applicazione a
« punti determined e proceder cosi a conclusioni piu particolari e
« da queste ad altre con loro connesse:. Processes ralionis provenien-
« Us ad cognilionern iynoti in inveniendo est ul principia communia
« per se nota applied ad determinatas malerias , et inde procedat in
« aliquas particulares condusiones et ex his in alias i . » •
1 DC maaistro art. 1.
FILOSOFIC1 629
IX.
Vera utilitd del consenso comune di nalura.
Dunque il consenso comune dovra reputarsi afiatto inutile per la
conoscenza dell' uomo ? No, rispondiamo. Altro e essere inutile,
altro e non essere criterio unico e supremo del vero. Questa secon-
da parte si esclude; ma dalla esclusione di essa non puo di diritto in-
ferirsi 1'inclusione della prima.
II consenso comune e un effetto del senso comune di natura. Dico
esser esso un risultamento della ragione che spontaneamente si svol-
ge negli uomini senza il presidio dell'arte, dando loro 1'evidenzadGi
primi principii e di quelle illazioni le quali per derivarsi non abbi-
sognano delle sottili indagini e della meditazione del iilosofo. Or
1'effetto di per se vale ad inferire la causa. E quantunque sia inutile
ricorrere ad esso allorche la causa apparisce e si palesa da se mede*-
sima; nondirneno un tal ricorso e utilissimo anzi necessario allorche
manca siffatta manifestazione. Non vi parrebbe stranezza se i Beafci
i quali veggono Dio nel Cielo svelatamente andassero mendicando
la dimostrazione deU'esistenza di Lui dall' ordine che regna nell'uni-
verso ? Potranno essi comprender bensi che quell' ordine e nato
fatto per far gustare di Dio a chi lo rimira $ ma tal considerazione
nulla aggiunge intrinsecamente allacertezza chehanno di quel son>
mo obbietto. Nondimeno chi neghera esser 1' ordine mondiale per
noi un mezzo validissimo a salire col raziocinio ed accertarci del-
1'esistenza del sapientissimo artefice che Tide6 e produsse?
Applicando questa considerazione al caso nostro, certamente e
opera vana ricorrere all1 autorita generale per confermare quei veri
che immediatamente appalesandosi alia mente d'ognuno con insupe>-
rabile forza netirano a se Tassenso.Tali sono le percezioni de'sensi e
della coscienza, i primi principii e le inferenze immediate della ra-
gione. In siflatte conoscenze non pu6 incorrere errore di sorta nel-
Tuomo, tanto sol che egli vi applichi debitamente le sue potenze.
630 DELLA CERTEZZA
Sicul sensus sensibtiium propriorum semper est verus, ita el intelle-
ctus in cognoscendo quod quid est . . . . Similiter nee in primis prin-
cipiisullo modo decipi potest. Cosi il Dottor S. Tommaso; il quale
passando poscia a dire del raziocinio afferma die esso pu6 talora es-
ser falso, ma tosto soggiunse : numquam tamen si recte fiat resolutio
in prima principia * .
Per queste cose adunque di cui ogni individuo e certo per natu-
rale evidenza , e intorno alle quali rion puo sorger dubbio se non
nell1 animo di un mentecatto, non ha luogo il rieorso al consenso
universale. E che direste voi in efletto se io venissi con gran sussie-
go a persuadervi che il sole e lucido o che una borsa vuota non pud
riempirsi di danari senza che aicun ve li ponga, recandovene per
ragione che questo e il sen tire di tutti gli uomini ? Non vi ridere-
ste di me dicendo tra voi non esserci uopo di si gran testimonio,
quando a conoscere la prima cosa basta aprir gli occhi, e a convin-
cersi della seconda basta riflettere che non pu6 darsi un effetto sen-
za cagione ?
Potrebbesi, nol neghiamo, ancor nel giro di tali verita far rieor-
so al consenso comune per ridurre al silenzio un qualche scettico, il
quale protervamente ripugnasse alia voce della propria natura. Ri-
fiutando egli in tal caso d'aderire al vero che si presenta da se stes-
so alia mente d' ogni uomo, non avremmo allro mezzo per confon-
derlo e scompigliarlo che o mostrare com' egli con quel riliuto ca-
de in contraddizione con se medesimo, o rinfacciargli lo spogharsi
che egli fa della sua razionale natura separandosi e dissentendo da
tutta 1' umana spezie. Cosi chi negasse Tesistenza de'corpi o il loro
movimento o altra verita primitiva, verrebbe giustamente confutato
col rieorso al comun sen tire degli uomini.
Ma questo, come ognun vede, e un parti to che prendesi in un.
caso particolare per guarire una specie d'infermi (giacehe lo scetti-
cismo e un' infermita della mente); non pero puo tramutarsi in re-
gola generate eziaridio per quelli che hanno gl' intelletti sani.
1 Quaest.de writ. Art. XII.
F1LOSOFICA (J.T1
E qui ci piace di avvortire un nuovo punto di somiglianza tra il
Lamennismo e il Cartesianismo. Qual fu lo sbaglio capitale incorso
da Cartesio col suo dubbio metodico ? Fu, come notammo, 1' aver
voluto trasfonnare I'argomentazionesolita farsi per ribattere gli scet-
tici in mctodo generale del processo fiiosotieo. Si e detto e ripetuto
da' suoi dijensori cbe egli in tal fatto aveva imitate sant' Agostino:
il quale prima di lui insegno a cavar la certezza dal dubbio. Molti
sono i luoghi clie potrebbero rieordarsi 5 ma bastera sceglierne due
solamente. II primo sia la dove egli dice: omnis qui se dubi tan tent in-
U'lliyil rmim inlelliyit, ct de hac re quam intelligit certus est . . . .
Omnis iyilur qui nlrum sit rerilasdubital, inse ipso habet rerum un-
dc non dubitel 1. II secondo sia 1'altro piu esplicito della Cilia di Die
nel quale cosi ragiona: Si fallor sum-, nam qui non est utique nee
fdlli potesl; ac per hoc sum si fallor. Quia ergo sum si fallor, qiio-
inndn me esse fallor, quando cerium est me esse si fallor 2 ?
Ecco manifestamente S. Agostino precursor di Cartesio. Egli al-
tresi inferisce la certezza dal dubbio e la esistenza del subbietto clie
teme d1 ingannarsi dallo stesso timor d' ingannarsi.
Ottimamente^ si, e vero; Cartesio imita S. Agostino. Ma lo scap-
puccio suo non e questo d'imitare S. Agostino, lo scappuccio suo
e che imitandolo lo imita a sproposito. Contro chi argomentava S.
Agostino in quel suo ragionamento ? Contra gli scettici e gli acca-
demici. Per cbi propone Cartesio lo stesso modo di argomentazio-
ne? Per tutti coloro cbe, non essendo ne accademici ne scettici, a-
mano di filosofare sinceramente. Ecco 1' errore. Non e nella qua-
lita delle armi, ma nell' uso di esse e nel non distinguere 1'avversa-
rio. II simigliante incontro al celebre eroe della Mancia. II pove-
retto a dir vero non erro neR'armeggiare, ma nello scambiare i mo-
lini a vento coi guerrieri a cavallo. 0 se vi piace un' altra similitu-
dine, Cartesio vi sta in sembianza di un uomo, il quale avendo ve-
duta una pillola preparata da un sapiente medico per curare 1'idro-
pisia esempigrazia , crede bonamente di poterla dare per panacea
\ De vera Relig. n. 73. — 2 Lib. 2. C. 26.
632 DELLA CERTEZZA
di tutti i mail , anzi per cibo da alimentarne ogni sorta di persone
anclie sane; o che avendo udito il governo che si tiene coi pazzi in
un manicomio , si risolve di adoperarlo come regola d' educazione
universale. Ma come questo sarebbe un ottimo mezzo per far di-
ventar matti quei cbe non sono 5 cosi quel metodo atto solo a far
rinsavire o alraen tacere gli scettici e riuscito a produrre lo scetti-
cismo in quei che n' erano esenti.
Non altrimenti iLamennisti. Osservando essi che a convincere un
idealista o uno scettico, si reca talvolta in mezzo 1' autorita del ge-
nere umano, pensano che siflatta autorita sia il mezzo termine da
prendersi per dimostrare la verita a chicchessia. Lo sbaglio e lo stes-
so: convertire il metodo relativo in assoluto; la maniera di curare
gli scettici in criterio universale di scienza. Ma lasciamo questa di-
gressione e torniamo all' assunto.
Per le verita immediate, dicemmo, e per le prossime illazioni non
ha alcun uso diretto il consenso e la ragion generate a favore di chi
ha sana la mente, bastandogli a ci6 1' evidenza del proprio intendi-
mento. Se vi si aggiunge il consenso, esso accrescera la certezza
solo estensivamente , in quanto sara una conferma di quello che gia
teneasi per certo; ma non 1' accrescera intensivamente in quanto
cioe renda la certezza piu stabile in se medesima; essendoci egual-
raente impossibile il dubitare che ii fuoco brucia, e che due via tre
fanno sei , tanto se sappiamo che cosi ancora la pensa il rimanente
degli uomini , quanto se , astraendo da tal consenso , ci fidiamo del
natural lume impressoci nell' animo da Dio.
Senonche non tutti i veri sono primi principii o immediate illa-
zioni. Ce ne ha di molti che esigono un discorso piu lungo ed astruso
e che potremmo dire illazioni mediate , in quanto scendono da un
primo principio, ma per via di varii scalini intermezzi. Rispetto a
questi veri 1' autorita del genere umano pu6 essere di un uso grandis-
simo, in quanto essa e uno dei piu poderosi argomenti indiretti per
dimostrarli agevolmente. Conciossiache e troppo evidente che quel
pensiere, nel quale tutti si accordano , senza che pronti in contrario
alcun sospetto o motive da spiegare la comune illusione, deve aversi
FILOSOFICA 033
in conto di voce di natura ; non potendo esso procedere da errore o
pregiudizio , o viziosa affezione , o insegnamento privato , o da altra
cagione qualunque variabile col variare de'tempi, de'luoghi, delle
persone. Cioche invecchia co'secoli,si sparge ediffondecolle genera -
zioni, si corrobora e conferma col crescere deirumana coltura, ha
sorgente ben diversa da quella che e propria delle trasmutabili opi-
nioni ed efimere. Laonde accertata che sia intorno a cosiffatte verita
Tesistenza dello accordo universale, si ha in pronto una prova irre-
fragabile per persuaderle a chi ne chiede dimdstrazione,enon vuole
o non sa procedere per altre ragioni dirette, o usando queste ne bra-
ma ulteriore confermazione. Cosi nel ragionar molti veri, massima-
mente morali e metafisici, quali sarebbero a cagion d'esempio 1' im-
mortalitadeH'anima, la Provvidenza Divina, la retribuzione futura
e somiglianti, sogliamo fra le altre prove grandemente giovarci del
consenso universal delle genti , come d' un testimonio irrecusabile
di natura.
Conchiudiamo : il consenso o 1' autorita generate non puo essere
il solo e universal criterio di certezza: I perche in tal caso annulle-
rebbe la stabilita d' ogni cognizione non sol nell1 uomo volgare ma
eziandio nel filosofo $ II perche menerebbe al panteismoj III perche
codesta pretensione e destituita d'ogni ragionevole fondamento.Tut-
tavolta esso e da annoverarsi nel numero de'criterii ed e proficuo
in filosofia per convalidare molte verita le quali han mestieri di di-
mostrazione per essere accettate dalla mente umana. Cos! ancora
serve assaissimo a smentire Foltracotanza e la protervia di colora i
quali vantassero un'evidenza difforme e contraria al giudizio comu-
ne di tutti. Chiaro e che in tal caso la pertinacia dei cosi fatti non
sarebbe che illusione, non potendo esser frutto della ragionevol na-
tura nell'individuo ci6 che vien contraddetto dalla voce assai piu au-
torevole di tutta la specie. E qui vuolsi osservare una certa recipro-
cazione di nesso scambievole tra il consenso comune e 1'evidenza in-
dividuale, massimamente ne'primi principii; in quanto a vicenda si
includono e corrispondono. Imperocche siccome non e giudizio co-
mune di natura quello che ripugnasse ad alcun principio immediato
634 BELLA CEKTEZZA FILOSOFICA.
della ragione , cosi non e principio iramediato della ragione quello
clie contrastasse a qualche giudizio veramente comune della natura.
Ma dunque come farebbesi a risolvere la quistione, se cosi fatta
pugna talora si manifestasse? Ed io per contrario dimando : come
farebbesi se alcuna volta si manifestasse una lotta tra gli stessi prin-
cipii della ragione, o in altri termini se fosser vere le antinomie di
Kant? Ognun vede clie I1 ipotesi nell' un caso e nell' altro e impos-
sibile, anzi e in se stessa contraddittoria ; e dall ipolesi contraddit-
toria non e meraviglia se segua Tuna el'altra parte della contraddi-
zione. Ma non essendo possibile ad avverarsi 1'ipotesi, non e a cu-
rarsi per guisa alcuna del timore della conseguehza. Potra avvenire
soltanto cbe quella pugna sia apparente; ma allora bastera la piu te-'
nue attenzione dell' animo per dileguarla, chiarendosi subitamente
la falsita d1 uno del termini clie si opponevano. Imperocche la na-
tura non pu6 mai contraddire a se stessa, e da lei procedono tanto
i principii della ragione, quanto i giudizii che sieno veramente co-
muni.
In somma come sarebbe pazzia rinunciare ad ogni evidenza in-
dividuale non ammettendo che il solo consenso comune, cosi e da
reputare stolida presunzione chiudersi talmente nel private recinto
della propria evidenza; che si ricusi e disprezzi ogni autorita del
consenso comune. La natura ci fece intelligent! e ci fece al tempo
stesso sociali. Ci mise nell' impossibility di dissentire o sospicare del
vero che si appalesa da se stesso alia mente ; ma c' infuse del pari
nell' animo la tendenza a credere e affidarci all' altrui testimonio. Si
accetti dunque 1' ordine naturale ; non si crei a capriccio un si-
stema fattizio. Si apprezzi T autorita universale ; ma non per que-
sto si spogli 1'individuo della sua naturale evidenza.
L' ORFANELLA1
IX.
La trama.
Difatto non fu prima Micuzzo fuori la camera del Biondo che il
suo mal talento cominci6gli a ghiribizzare nel cervello diffidenze,
busbaccherie , e vendette a ciocche. Tacito adunque e imbacuccato
s'avvio verso la capanna per quivi sostareun tratto dasease,epren-
dere un partito , e risolversi a qualcosa , conscio a se medesimo che
in tutta sua vita non erasi a gran pezza trovato mai ad un guado
si pericoloso. Passo, o per dir meglio, scivo!6 fra le donne cheto
cheto come suole il gatto mentre sta per gittarsi furtivamente sopra
lo scioprato topolino •, e quando la Caterina vedendolo gli dimando
percbe avesse lasciato I1 ospite cosi presto, egli die un salto quasi fos-
sero stati scoverti o almeno indovinati i suoi pensieri. Ma ei si fu
tosto risentito di quello sbigottimento , e con infinta compostezza
rispose cbe per allora non faceva piu alcun bisogno di lui : torne-
rebbe ad affacciarsi piu tardi. Per tal modo si ricolse alia capanna
i Vedi questo vol. pag. K26.
636 L ORFANELLA.
piu agitato e impensierito che nou era quando ne usci colla piccola
sua vicina.
II Biondo rimasto solo ebbe agio di por mente alia nuova condizio-
ne in cui si trovava. Se non avesse quelle gambe peste e assannate
e dirotta la persona , si riderebbe di quel pericoloso viluppo di cir-
costanze sopraggiuntegli. Ma il nodo era appunto li: senz'armi, sen-
za cavallo , alia discrezione d' un uomo di fede incerla , in casa di
timide donnicciuole. Nondimeno fidava molto sopra la paura messa
in corpo a Micuzzo, e tanto sol ch' essa bastasse a provvedergli un
ronzino ei sarebbe fuora di quel luogo che gia cominciava a sapergli
piu di carcere, che di rifugio; e poi il giunga ed il chiappi chi sapra.
Le buone donne non mancarono dalla parte loro di porgergli quei
conforti che sepper migliori. La vecchia dell' Agnese ammanni un
suo prediletto impiastro di meo e pilosella pesti e mescolati con mol-
sa di pane , e chiara d' uova battuta •, e lavato ch' ebbe le f erite con
acqua tepidetta si ve lo applied sopra con qualche alleviamento alle
loro trafitture. Ma il Biondo, al quale tardava di girsene all' aperto,
tanto insiste presso la Caterina che questa gli promise manderebbe
a di piu alto pel medico. Allora pote il Biondo finalmente adagiarsi
un pocolino , e prender sonno , del quale avea sopra ogni altra
necessita vivo e sentito il bisogno. La Caterina presosi per mano il
suo figlietto usci per la vigna,a scorgere che guasti vi avesse fatto il
temporale ; e la nonna colla nipotina se ne restarono ad avviare le
faccende di casa.
Non pass6 gran tempo e sopravvenne Micuzzo si scontraffatto in
viso die la fancellina avvezza pure a quel brutto ceffo n'ebbe a spi-
ritare. II suo guardo era diventato fosco, rossigno. pauroso; ogni suo
movimento era un balzo ed una scossa, e andava qua e cola a sgheni-
bo ed a zonzo. Entrato che fu nella stanza terrena dimando som-
naessamente alia bimba che si facesse il Biondo. Ella non intese cio
che volea dire ; e chiesegli ingenuamente di chi parlasse — Che
t'importa, ripigli6 corrucciato: dimmi che fa? — Ma chi ? aggiun-
se la fanciulla. Allora quello stordito s' accorse del fallo , ed acconr-
cio 1' interrogazione un po'piu alia portata della bambina. Avutone
L' ORFANELLA. 637
in risposta, che il compare se la dormiva tranquillamente-, rise d'una
gioia si feroce e (Tun gbignaccio talmente brusco, che la innocente
giovincella torsegli dal viso gli occhietti, e invoc6 fra i denti i nomi
santissimi di Gesu e di Maria ch' erano di continue in bocca a lei ,
perche sempre udivali dalla madre.
Micuzzo senz'altro mezzo voltosi allAgnese, Tafferro perun brac-
cio, e trassela con forza fuori dellaportaairundei cantiper sottrar-
re il discorso, cbe volea fade, agli oreccbi della nipotina. Non seppe
questa restarsi dal seguitargli, siccome quella che gia da un pezzo
avea conceputo neU'animo certi suoi sospetti sul fatto di Micuzzo :
ma fulle ricisamente imposto dal maligno vicino che rimanesse in
casa a sue bazzecole. Va e imbriglia , se e possibile , la curiosita
d' una fanciulla accorta quanto altra donna di tempo, e tutta pepe,
ed allora sul punto di scovare che imbroglio vi fosse in quel fare
del villano. Fermossi ella dunque li sull'entrata, e per meglio na-
scondersi e prendere il bello di guardare ed udire ogni cosa soc-
chiuse un micolin di spazio I' uscio, tanto che se ne coprisse la
persona, e bilicatasi sulla punta dei piedi mise T occhio per la fes-
sura tra lo stipite della soglia ed il regolo della porta. Per rispetto
della buona fanciulla avrei voluto tacere questa sua malizietta , la
quale a guardarla per lo sottile non e tutto oro fino , e senza mon-
diglia. Ma che volete? Jo debbo narrare la storia; non formarla a
mio modo. M' increscan pure quanto si vogliano •, di molte belle e
brutte cose dovro dire, che torran qualche po' di grazia a piu d' un
ritratto. Mentre adunque cosi la fanciulla orecchiava a quello spira-
glio, Micuzzo prese a parlare in questa guisa alia vecchia sua vicina
ed arnica.
— Ti sovviene egli ancora di quanto io t' ho confidato del fatto
mio?
— Canchero ! Non sono mica rimbambolita io , che tu mi venga
innanzi con questi dubbii. Ma alia fe, alia fe, qui cova la mucina!
— Altro che covata di gatto: tu hai la tigre in casa, povera di
te ! Non ti rammenta piu di quel Biondo, asciutto e smingherlino,
capelli d'oro, occhio di saetta, del quale t'ho le tante volte contato
638 L' ORFANELLA
le ferita, le vendette, i pericoli ? Rispondimi: te ne ricordi piu al-
ia malora?
— Ahime trista ! Oh perduta me ! Ora intendo. Oh che notte !
Oh che notte! E tu poi, Micuzzo, stuzzicarlo, irritarlo! Buon buo-
no che addatami di qualche cosa non gli ho fatto io sgarho veruno.
— Fatt' in la colle tue disperazioni ! Non vedi a che termine e
condotto ? Oh ! per me ti dico io che la hella paura 1' ha egli in
corpo per se . . .
— Abbiasi o non abbiasi egli paura , che me ne cale ? Quello
che io so bene si e che il male va sempre a piombare sopra i po-
verellie idisfortunati. Oh! che io tremo tutta come a verga, Micuz-
zo ! Deh come toglierci d' impaccio ? Oh maledetta la voglia di
guadagno ! fi rovinato tutto ! tutto !
— Anzi e tutto aggiustato se tu non mi riesci vecchia dappo-
co e permalosa. Orsii, odi il discorso ch1 ei m'ha tenuto! Masur
ti dico , coraggio : che mi vuoi cascar nelle braccia ?
— Non e nulla, no. Ma tu scoccola ogni cosa alia mal' ora. Par-
mi che ti sollazzi a vedermi affogata in gran tempesta.
— Odi mi adunque , e vedrai che non e tempesta , ma acqua di
Maggio. Li di sopra egli m' ha voluto con certe sue pantraccole e
novelle appannar la mente , che io cosi scioperon scioperone me le
son bevute ad occhi in cielo : e me gli son giurato colle mani e coi
piedi , e gli ho promesso mari e monti. Ma che! Rugumando tra
me e me ogni cosa, io mi sono avvisato che le erano tutte favole, e-
zacchere , e pappolate da non ispendersi per un fico. La somma &
questa: perche il cervello non 1'ha solo esso nella sua zucca. Se egli
e capitato qui solo, senz' armi, senza seguito vuol dire chiaro che k
stato snidiato , battuto , fugato. Non e mica, sai, un volpone si ba-
lordo che voglia venire di sue gambe a dar nella trappola ; se c' e ,
giuravi che ce 1'hanno spinto i cani. Or che v'e dentro non bisogna
cavarnelo !
— Bei conti : ma senza Toste. E come faremo noi . . .
— Oh lasciane a me il pensiero. La cosa e ora fra volpe e volpe :
e poi non e la prima neve questa dove abbia io. . .
L ORFANELLA.
— Sta : che quanto a questo ti ho per un volpaccione , e di quei
maschi e vecchi. Ma la mia paura e che le galline non avessimo ad
>esser noi, le sconfitte.
— r Lascia fare a me , e non dubitare. Vedi la cosa e sbrigata ,
breve, agevole piu che non pensi. Un colpo di grazia mentre egli se
la cova nel letto, e buon di, e buon anno.
— Misericordia! Che di' tu mai ! In casa mia, nel letto di mia fi-
glia, cosi mala to! Oh non e possihile : no mai mai in casa mia: non
e possibile !
Qui la paura, 1'ansieta, 1'orrore della proposta la sopraffecero di
maniera che fa per isvenire, e Micuzzo dove rompere il discorso
per sostenerla col braccio , e farla appoggiare al muro della casa.
Tuttavolta non voile darle tregua dalle sue cariche , e
— Non sai, riprese , non sai che taglia ti farebbe perdere la tua
ritrosia. La testa del Biondo e messa a prezzo altissimo. . . .
— Perdo la taglia, e guadagno me, i figli, la casa. Credi tu, Mi-
cuzzo, che i compagni del Biondo se ne resterebbero colle mani alia
cintola dopo si nero tradimento !
— I compagni ! E dagli tu pure con questi compagni ! Chi sa in
quale segreta si staran divorando il fistolo che gli spolpi. Se al Bion-
do restasse un sol compagno , a quest' ora glielo vedresti allato,
Agnese mia. Credilo, che ben so quel che holla a colui nella pentola.
— Sia che i compagni di comitiva no; certo i colleghi di mestiere
mi sarebbero addosso. Micuzzo, arrecami un consiglio piu destro :
io son vecchia e il mondo io 1'ho conosciuto, io.
— Via via non ti corrucciare : e sia per non detto. La mia scap-
patoia I' ho da me. Sai che a rivelare un capobandito se ne gua-
dagna 1' impunita delle malandrinerie commesse e una buona man-
ciatella di denaro. Io ho bisogno dell' una e dell' altra : ti volea far
parte, ma tu non ami scomodarti di nulla. Bene : me ne andro
tosto al Capo- Urbano e dirogli dov' e alloggiato il Biondo, e presso
<chi. Per me e tutt' uno : i guai sono di chi li vuole.
— E cosi mi pagheresti della fedelta che t' ho mantenuta finora,
Micuzzo, a mio gran rischio ? Staro a vederla !
640 L' ORFANELLA
— Gracida ora, come li piace, vecchia stregona: non ho piu biso-
gno del tuo silenzio. Oibo ! davvero non ne ho piu hisogno per nulla.
Or miro a sollecitarmi il fatto mio. Ola : rispondimi, vecchia mala-
detta, — e qui trasportato dall'impeto della sua rahbia levo la voce
per modo che le sue parole giunsero spiccatamente a certe orecchie
appuntate sino allora invano a fine di spillar quei segreti; — rispon-
dimi, vecchia maladetta: io non ho tempo da perdere. 0 ucciderlo
qui in tua casa insieme, o andro a manifestarlo alia corte. Una delle
due, e presto.
La paura che ebbe la fanciulla all'udire quelle parole fu tale e tan-
ta che senza attendere oltra , gitto subito con molto impeto 1' uscio
semiaperto sulla porta, il chiuse, il rinforzo, 1' asserraglio con gran
romore ; e quasi cio fosse poco vi si appunto dietro colle deboli
braccia per sostenerlo di forza contra ogni urto improvviso. Intanto
comincio coll' avemaria invocare la protezione della Vergine SS. da
lei amata con tenerezza iiliale. Quel rumore ruppe il colloquio in
bocca ai due , e Micuzzo arrecandolo a cautela del Biondo si crede
scoverto e voile correre sul fatto a denunziarlo alia Giustizia: Agnese
o
resto balorda, indecisa, arrabbiata; e nondimeno tenne dietro a Mi-
cuzzo sol perche avea bisogno de costui consigli ad uscire di tanta
confusione. Per buona sorte riusci colle sue pertinaci istanze ad
indurlo di soprassedere alquanto, e volgersi piuttosto in compagnia
alia capanna affine di non precipitare con una risoluzione repentina
il buon successo di si grave faccenda. II vantaggio voltossi allora
tutto alia vecchia : perche Micuzzo beccaridosi il cervello sopra
quella subitanea chiusura della porta si fece novamente intronar la
testa da suspicion! e paure. Gia parevagli d' avere alle spalle la ma-
snada del Biondo: gia il ghermivano pel collo: gia uno stile il passava
fuor fuori. La men trista provvisione per lui fu di nascondersi tutto
quel di naturale : attenderebbe 1'uscita delle cose sino a notte buia,
ed allora di conserto coll' Agnese s' attenderebbe a qualche partito
decisive. Innanzi di vederne fallire ogni divisamento , e di saperne il
perche ; dobbiamo intrattenerci delle altre persone da noi trovate
in quella vigna.
L' ORFANELIA 641
La Cateriria tornava dalla visita i'attavi ne molto rammaricata ne
molto allegra: perche i grappoli die gia granavano erano stati dalle
acque e da' venti sguanciti ed acciaccati ma seriza im grave e nota-
bile danno. Seguivala il piccolo suo contadinello recandosi in capo
con qualche fatica un cestolino di fichi settembrini colla camicia
squarciata qua e cola, col collo torto, ed avrebbero avuto la lacri-
muccia o la perla se la gran pioggia non avesse loro scossa tutta
notte ben bene la bucciolina, e fattili sfiorire alquanto. Con- altra
madre quel bambolino sarebbe venuto piu lieto , perclie una parte
di quei iicbi avrebbelisi ingollato innanzi di buona voglia. Ma colla
Caterina la cosa era un po1 diversa. In camminando per la vignetta
erale venuto in mente che nella confusione dell'ospitali accoglienze
non aveva a'due figli fatte recitare le preci consuete del mattino; e
pero non permise che il fanciullo toccasse alcun frutto dicendogli ,
che il cibo preso innanzi della preghiera gli si sarebbe convertito in
veleno. Con tale imagine sensibile voile fare intendere giusta sua eta
al caro figlioletto Timportanza a un tempo e I'efficacia del volgersi
a Dio per la prima cosa chi levasi del sonno. Cos! giunsero innanzi
all'uscio di casa, e trovandolo forte abbarrato ne stupi la buona Ca-
terina, e chiamo tosto due volte a nome la figlia. Questa risposecon
un lietissimo — Oh ! finalmente ci venite-, e dimando se altri fosse
con lei , ne prima apri che non ebbe avuto esser la madre cola so-
la col fratellino , e le recavano da colezione. Ma la figlietta che
tutta era scolorita in viso, affaticata , ansante, scompigliata trasse
in disparte la madre attonita e stupita 5 e poi che le diede in mano
la chiave della bigattiera da lei serrata per piu sicurezza dell'ospite
le narr6 come seppe meglio cio che avea visto sin da principio tra
Micuzzo e I'ospite, ci6 che avea udito teste, ed infme cio che avea
fatto ella stessa-, aggiugnendovi con una candidezza tutta fanciul-
lesca: Ho detto, Mamma, di molte avemarie alia Madonna SS. per-
che rion facesse svegliare quel Signore di sopra, che io ne avrei avuto
una bella paura: e la Madonna m'ha fatla la grazia. Ei russa tutta-
via come un orso , e s' ode fin dal pianerottolo delle scale. La ma-
dre a rassicurarla le diede un bacio in sulla fronte , e rivolta al suo
Serie //, vol. II. 41
04:2 L' ORFANELIA
maschietto: Vedi, disse, la sorella ohe e piu grandeha dettole sue
divozioni: via su inginocchiati tu pure, segnati colla croce-, e compo-
ste le mani cortese saluta e prega la Vergine SS., chela sorella t'ac-
compagnera — Intanto che i ligliuoli pregavano, ed essa ricogliersi
nella mente, e ordinare le piu minute circostanze del discorso della
fanciulla. Le riscontrava tra loro, le raffrontava colle altre a se note;
pensavaalFAgnese assente senza un perche ne sapevasi dove, e poi a
quell'ora: stillavasi in somma il cervello, e andava seco facendo mil-
le castelli in aria. Ben lungi dal sapersi disporre ordinatatnente in
«apo un disegno netto, contornato, spartito, intero, rilevato; riusci
nulla ostante a formarsi a grosse e leggerissime botte uno schizzo
che pel caso era al di la del bisogno. Finito ch' ebbero i due fan-
ciulli di far le loro preghiere la Caterina tolse una giumella di frutte
e fatto far seno del grembialuccio alia figlia ve le pose dentro: ed —
Orsu, le disse, figliuola, te le mangerai per via. Bisogna che tu
corra dalla comare Annarella ; ti ricordi bene dove ha la botte--
ga lei ? Li allo svolto della piazza innanzi alia parrocchia. Ci sei
stata tante volte tu. Bene: falle questa imbasciata; e ritienla bene a
mente. Comare, la mamma vi saluta, e cerca che le mandiate pre-
sto presto il medico a casa perche I1 e occorsa una gran disgrazia.
Ve': non una parola di piu, ne una di meno — Sentiamo come
le dirai
— Mamma! perche non mi mandate al parroco: sapete che esso
mi vuol bene, e verrebbe presto presto •, che questi corre subito a
casa i poverelli.
— Per ora, figlia mia,non c e bisogno di lui, ma del medico. Sen-
tiamo seti sei dimenticata la commessione da fare ad Annarella.
La fanciulla ripete ogni cosa a puntino: e rassettata che s'ebbe un
poco le vesti , e messosi in capo un tovagliuolo s' avvi6 sola soletta
e tuttavia ilare e di buon passo a fare Y iinbasciata alia comare. La
raadre in suiraccomiatarla la benedisse col bello augurio, ch'e sem-
pre in bocca alle donne piu pie della Calabria: Va, figlia, che 1' An-
gelo Raffaello t'accompagni !
L' ORFANELLA 643
X.
Una trista nuova.
Intanto che la pietosa puttina s'incamminava per al vicino pae-
setto, nella capanna di Micuzzo giugneva una visita inaspettata.
Bruno, quel vecchio paslore, riscontrato da noi giu nella Piana
quando comincio a romire la procella ; tutto mota ed acqua net
panrii, e in fronte scurita e mestizia entr6 difilato cola entro quan-
do die ancora vi dimoravano a' lor trattati 1'Agnese e Micuzzo.
I'na visita a quell'ora, con tanta smania nel cervello e si pungente
spina nel cuore, pensate voi se la riusci davvero fastidiosa ad amen-
due i soprappresi, ma sovra tutto a Micuzzo. Molto meno di que-
sto sarebbe stato soverchio a fargli rnontare la bile al naso ; onde-
che adesso con voce aspra e con ghigno sgarbatissimo rivoltosi alia
vecchia vicina
— Ecco, le disse, il corbaccio del cattivo augurio. Che diavolo
gli avra fatto dar delle corna alia mia capanna proprio a quest' ora.
Avete il frugnolo che v' insatanassa, voi altri pastori, e non trovate
pace voi, ne la lasciate godere agli altri. Su, brutta vespa , poche
parole, che il petto mi fuma.
Le gote scolorate del vecchio si ravvivarono ed accesero d' im-
provviso a quella ruvidaevillanaaccoglienza, e gli occhi dardeggia-
rono sguardi acutissimi e vivaci. Quindi con voce ferma e maschia
rimbrottandolo
— Vent'anni di meno, e non mi avresti accolto con questa sicu-
mera^ gli disse. Ma ora tocca a me d'aver pazienza, e a te d'aspet-
tare chi te ne ripaghi. lo per me non ti fo assai buon progno-
stico: e verissimo .... Ma stolto di me! Perdermi in queste baie !
Piuttosto ditemi dov'e Caterina?
— Su per la vigna, rispose 1'Agnese: se cercatedilei, un piccolo
giretto e la troverete.
L ORFANELLA
— Anzi no, ripiglio il vecchio sospirando o piuttosto singhioz-
zando: e stata singolar provvidenza di Dio che io vi abbia trovati
qui insieme senza di lei. Oh Dio ! E quale annunzio debbo darvi !
Qui Micuzzo ed Agnese si levarono in piedi stupefatti , solleciti ,
timorosi ; ed entrambi a un tempo afferrarono le braccia di Bruno:
scongiurandolo 1'una per Dio, Taltro pel diavolo che parlasse.
— Non lo dite a lei, per carita, non glielo dite voi, rispose Bru-
no interrompendo il discorso coi frequenti aneliti e singhiozzi. Fa-
teglielo dire dal parroco piuttosto. E voi, Agnese, voi siete vecchia,
e n'avete ben provati dei dispiaceri, e dovete aver prudenza, e tor-
vi ogni cosa dalla mano di Dio. Ma sopra tutto pensate che la mi-
sera ha figliuoli
— Ma parla, per tutto 1' inferno : vomita : ci strozzi con questi
avvisi ; 1' interruppe Micuzzo, e la vecchia dal suo canto.
— Ma che fu? Bruno parla per carita, che n'e di Donate? Non
mi fare stranire di varitaggio.
Qui il vecchio fu messo a sedere sovra una panchetta di legno,
perche vedeasi troppo stanco e troppo affannoso. II piu breve che
seppe narro egli lo scontro avuto la notte al pascolo , la ferita toc-
catane al piu bravo, al piu accorto, al piu onesto dei suoi garzoni ,
al buon Donato, al marito di Caterina, al genero di Agnese. E non
disse piu oltra perche 1'animo non gli basto a svelare 1'estremo caso
di quell' infelice. Quali fossero gli affetti destisi in cuore ai due udi-
tori, quali i loro movimenti, quali le interrogazioni non eagevole il
djpignerlo a parole. La infelice Agnese trabocc6 senza ritegno nelle
furie piu frenetiche. Guaire , ululare , stridere , e batter le palme ,
svellersi i capelli , graffiarsi il viso , squarciar coi denti i panni
e mille cotali smanie forsennate che facea tristezza a vederla. E
se non che Bruno e Micuzzo ia costrinsero di forza a restarsene
cola , ella gia correa di presente ad immergere in seno alia figlia il
coltello di quell' annunzio. II dolore disfogo adunque in rimproveri,
in maledizioni, in minacce : e fu ben naturale che in quel caso rom-
pesse in grandi dismisure di parole e di atti ella che di religione avea
poco, d'alfetto moltissimo, e specialmente bolliva sempre e gorifiava
L' ORFANELLA 645
e fremeva come una tigre ad ogni piu lieve cagione. Per lo contrario
Tanimo di Micuzzo a quella storia parve che in vece di commuoversi
fossene rallegrato. Sulle prime del racconto stavasene egli cosi fiso
co' pie fermi, colle mani raggroppate dietro la schiena, e gli occhi e
la bocca dirizzate alle labbra di Bruno. Quando udi della ferita in-
dovino la fine del fatto, e sospett6 non fosse per avventura il Biondo
quel si leste cavaliere ed uccisore ardito, e il volto gli si rasserend,
facendo il piu barbaro contrapposto alle disperazioni della vecchia.
Per avverare la sua conghiettura comincio, mentre pure dove uscir
dell' incanlato per rattenere colle nerborute braccia i delirii dell' A-
gnese, comincio fare al Bruno cento minutissime dimande del luogo,
dell' ora , del modo di quello scontro : e che indizii sapesse dargli
dell' assalitore , e che via battesse nel fuggirsi , e di che grossezza
e di che pelo fosse il bracco rimasto ucciso, e cento altre cotali inter-
rogazioni, che Bruno ebbe a trasecolare in cuor suo e rattristarsene
grandemente. Laonde non potendo star piu sulle stafle — E vi par
egli questo un caso, o Micuzzo, da rallegrarvene, come date chiara-
mente a vedere con questo
— Al diavolo voi e le vostre riflessioni, ripigli6 il villano: e voltosi
alia donna la quale cominciava a dar giu di quel rigoglio di furie :
Ebbene , le disse , vecchia impazzata , hai tu compreso il resto
del racconto di questo Bruno?
— Che altro mi tocca sentire ! non basta , non basta , capestri ,
scellerati che siete
— Una piccola circostanza ci rimane: ed e che il tuo genero ti e
stato ucciso da quel Biondo che tu volevi salvare , sciocca e pazza
che sei tu! Che! mi guardi ora e ammutisci. Su difendilo ancora:
avvocami 1'uccisore del tuo genero, la rovina della tua famiglia: al-
legami 1'ospitalita, la riputazione, lo scandalo. Ben ti stanno questi
colpi. Piagni ora , urla , impreca , bestemmia : son pugni al cielo e
nulla piu. x
Siccome avviene nelle commozioni piu forti deiranimo, che tut-
to 1' impeto delle prime impressioni risolvesi presto in una certa
stanchezza ed ottusita, quando pur la ragione rimanga ferma e non
(lift L' ORFANELLA
dia volta il cervello ; cosi la misera Agnese avea con troppa piu
violenza che non potesse sostenere a lungo in quella eta, straboc-
chevolmente svaporato fin dal principio. Quelle rampogne acerbe e
quel crudo sentirsi dire sul viso deila morte del genero senza che
Bruno vi contraddicesse, non che altro n'esaurirono colla loro enor-
mita tutto il vivo dell' animo: e la misera allibi e rimase come cosa
sciocca e balorda. Brulicavanle in capo e scorrevanle cento fanta-
sie e pensieri oscuri di disperazione , di rammarico , di paura , di
vendetta, di sospicione, di compatimerito senza che essa si arrestas-
se propriamente in alcuno. In fine il dolore la vinse, e la stanchez-
za del corpo v'ebbe la sua parte nelle lacrime abbondanti in che usci
gettandosi con ambedue le braccia al collo del vecchio Bruno per
sostenere cosi la persona che sentivasi mancare sotto al peso di si
cruda passione. Ed il vecchio pastore porgevasi al pio ufficio con
amore sincerissimo , e ne confortava la pieta mescolando il pianto
suo alle lagrime della dolorosa e grama suocera. Micuzzo ne senti
dispetto , e quando vide non piu richiesti ne occorrenti i suoi aiuti
si pose a correre 1' aiuola della sua capanna con passi concitati
ed incerti , e colle braccia ripiegate strettamente innanzi al pet-
to. AHora gli ricorse al pensiero il discorso tenuto teste col Bion-
do, le circostanze sapute del Bruno , i suoi raziocinii e i sospettL
Tutte queste ricordanze gl' intrigarono ancora la mente, gli turba-
rono la fantasia: torno ad invilupparsi, a temere, a pensare a' suoi
fatti, al modo d'uscirne.
In tan to ch' egli cosi dentro il cuor suo divorava se stesso colle
angustie di quei pensieri, eccoti che si vede arrivare in fronte im-
provvisamente la Caterina. Aveva essa indugiato un bel tempo in
casa ad aspettare che la madre vi ritornasse per saper da lei , quel
molto piu che era certa dovervi essere di celato alia bimba in quel-
la trama : ma aspetta il primo quarto 5 e poi Taltra mezz'ora, e poi
T altra: non comparisce anima viva. Allora risolve di uscire a cer-
carne , e data al figlioletto la chiave delF anditino dei bachi 1' am-
moni: che se il compare chiamasse alcuno , o facesse strepito cor-
resse subito ad aprirgli la porta , e gli facesse 1' irnbasciata di non
L' ORFAJSELLA (j/i7
muoversi di la finche ella, la mamma , non tornasse. Quindi v' ag-
giunse :
— Io vengo subito , (igliuol mio. Tu chiudi la porta calando il
saliscendo nel monaco , e puntellandola colla stanga cosi , come io
io. E veli ! Guai alle Uie spalle se apri a veruno, salvo die a me,.od
alia tua sorella. Yedi quello scudiscio li : te ne toccheranno delle
bezzirate davvero, se non fai appuntino.
Alia miiiaccia del futuro gasligo vi aggiunse Tallettativa presente
del regalo die gli fece d' alquanti fichi e d' un buon tozzo di pan
bruno e campereccio. Com'ebbe atteso di fuori die il fanciullo chiu-
desse , ed ella tento sc la porta fosse stata cbiusa davvero , e rassi-
^uratasi con questo si avvio la meschina alia capanna di Micuz/o.
Scontraronsi impensatamente entrambi in sull' aia : e al primo
sguardo sbalordirono e fermaronsi T un contro T altro. Micuzzo a-
vrebbe voluto vielarle di entrare ov' era TAgnese per non fargliela
vedere dirompersi in quel suo pianto senza rattento ne consolazio-
ne , non per pieta che il movesse , ma per fuggire nuove brigbe e
nuovi fastidii. Ma appunto perche la Caterina udiva gente dentro e
udivane i singhiozzi affo^ati , e le dava a pensare quell' opporlesi
d'indugi ed ostacoli, vi si scaglio con piu impeto.
Abi sventurata e compassionevole donna ! Quel dolore che cu-
pida e volenterosa corri a scontrare, oh non avrebbe quel dolore
penato lunga pezza di venire in traccia del tuo povero cuore: e tu
avresti ancora alcuni moment! se non di gioia , certo almen di
quiete! Or va , sconsigliata , e affretta il colpo che ti ferira di
una puntura, della quale indarno cercherai di sanare ! Mira. L' A-
gnese sronfiLta, livida, arrulTata, traerite guai e singulti ango-
sciosi, colle trecce piovute per la faccia e pel collo , con le vesti
scomposte, col capoabbandonato in seno al canuto Bruno, piangente
pur esso, e ansante e sbalordito :• questo e Io spetlacolo che den-
tro al misero covacciolo illurnina una luce poca e mortiecia. Ma ec-
coti : ella e gia dentro. Vederla, dare un grido acutissimo, accorrere
ad abbracciare la vecchia sua madre, interrogare pietosamente 1'af-
flitto pastoreche fosse mai quel caso, fu per la Caterina un atto solo e
648 L' ORFANELLA
1' opera d'un istantc. Chi giammai vide persona colpita improvvisa-
mente dal fulmine, pensi che a quella inaspettata apparizione non
altrimenti rimanesse la dolente e inconsolabile coppia. 11 pianto si
stagno loro sugli occhi, il guaire s'arrest6, uno stupore, una confu-
sione, una pieta tutta nuova presero il luogo della afflizione e dello
sconforto. Nessuno, e chi avrebbe osato? rispose alia prima richie-
sta della Caterina; la quale crebbe per cio negl'incerti suoi timori ,
e per accertarsi di quanto dopo Dio piu le stava a cuore : Dimmi ,
Bruno, dimand6, perche questa mattina tarda Donate fuor del co-
stume a recarmi il latte? — Quel nome ravviv6 in seno alia suo-
cera dell'ucciso gli affetti che vi si erano un istante assopiti alia no-
vita di quell' accidente: e gridando con quanto n'aveanella gola: —
Eh Caterina, soggiunse, il tuo Donato ... Oh sia maladetto chi ti
ha fatta vedova cosi presto! E tu ci hai tu la tua colpa. Quel lievito
che volesti porgere ieri da sera senza il tizzo ascoso ahi che ha pro-
vato troppo presto la verita del malo augurio! Ma Dio mio : ch'ella
sviene. Su, Micuzzo. aiutala : con che cuore farla entrare qui ! Sia
maladetto . . .
Non fini la sua esecrazione perche la figlia 1'era gia caduta nel
seno, pallida , strabuzzata gli occhi , ghiacciata , si fuori del senti-
merito che 1'ebbero per morta.
XI.
La fuga.
Lasciamo per poco che quelle tre si diverse persone s'affaccendino
intorno alia Caterina per farla tornare al sentimento della vita , e
noi rechiamoci alia casuccia contadinesca non guari di la lontario,
II Biondo riposavi senza alcun esterno disturbo, ma come il cuore
e agitato dagli strani affetti cosi la quiete gli travagliano sogni tor-
bidi e neri. II piccolo bambino, cui possiamo omai appellare col
suo proprio nome di Menico, nome che i lettori conoscono gia da
due mesi , un po' divertesi a mettere sossopra, o come ei pensa-
va a rassettare le poche masserizie della casa , un po' maciullasi
sotto il taglio di quei suoi denti aguzzi il pane lasciatogli dalla
L' ORFANELLA 649.
mamma. Non corse gran tempo da die fu lasciato solo, quando egli
udi presso alia casuccia, e propriamente nel viale d'ingresso lo scal-
pitare delle zampe di due animali, e fra'l mormorio d' alcune voci
distinse benissimo la vocerellina argentea jlella Rosa , la sorella di
lui,e che insieme con lui da quel di fu di fatto e di nome orfanella.
Non poteva Menico indovinare che fosse: ma svelto com' era e furbo
per un fanciullo di sei anni piu che un tantolino , comincio a rian-
dare gli ordini lasciatigli ; e la vista del famoso scudiscio, col quale
Caterina avea minacciatodi'mazzicarlo, gli ebbe facilmente tomato a
mente quel dilemma: non aprire se non a me od alia sorella. Ci sia-
mo, diss'egli tra se: e perche il tedio di star chiuso, e la curiosita di
veder chi veniva si trovavano qui d'accordo coll'ubbidieriza, pensate
se aspetto la battuta. Con tutta la celerita che pote sbarro 1' uscio,
spalancollo , e nell' aprirlo videsi dinanzi un bell' uomo a cavallo, e
dietro sopra un grosso somiero la sorella insieme con un garzone.
La fanciulla compresadavivo timore che qualche male non avesse
ad incoglierne al Biondo dal tristo animo di Micuzzo, aveva affret-
tato il passo per giugnere presto alia sua comare. Come questa
la vide impaurita, frettolosa e n'udi I'imbasciata, teme grandemen-
te di qualche improvviso disastro seguitato alia sua arnica , e senza
indugi fe montare sull'asino della casa lei e il figliuol proprio, gio-
vane accorto ed amorevole, e li mand6 al Signorino. Con tal nome
divisavasi in quella terra il capo d' un' agiata e riguardevole fami-
glia, la quale ab antico avea tenuto cola il primo grado col titolo ed
ufficio d' Agente del Principe S . . . -. barone feudatario di quel
luogo a nome del quale riscoteva le colte , le dogane , e i tributi.
Quando colla legge del 2 Agosto 1806 furono aboliti i feudi, quella
famiglia seguit6 a primeggiare non piu sotto la coverta del nome al-
trui, ma per proprio conto, ne col traffico de' balzelli, ma co' frutti
dei poderi del principe passati a lei sotto varie cagioni ; e i terrieri
ne riconosceano spontaneamente il primato con quella onorevole
denominazione. Nell' anno che scriviamo, il Signorino, uomo gia di
trentanove anni , esercitava per diletto e per filantropia , cosi egli
diceva, 1' ufficio di medico, appreso da lui fin da giovanetto. E buon
pel paese che avesse egli questa scienza ! Altrimenti potean bene
650 L" ORFA:\ELL\
essero infermi i terrazzani, die a voler consultare un fisico sarebbe
stato necessario far delle buone miglia per cercarlo alia piu vicina
cilta. Oltre all" essere il prime paesano per agi . e il medico di pro-
fessione, era egli altresi il Sindaco in queU'aimo, o per dire piu ve-
ro, di quegli anni : perche questo incarico civile eragli conferito dal
yoto dei paesani e confermato ogni volta parte per amore di avere
a Podesta del Comune la persona piu facoltosa e rispettata, e parte
per forza della necessaria dipendenza clie hanno i piccoli possedi-
tori d' un paesello dal ricchissimo proprietario che colle sue tenute
e possession! trovasi a non molto desiderabile confine con ogni cam-
picello e con ogni vigna. A costui dunque venne la foresella; or
quando essa si vide la prima volta in sale tapezzate e cortinate e
riccbe di splendide masserizie , e con argenterie ed orure in bella
mostradi se su pei deschi, tavolini ed armadii, smarri la poveretta, e
non pote che a stento porgere a quel Signore la sua richiesta. Quest!
capi cio che importava a un dipresso il suono delle parole, quali avea
alia figlioletta imboccate la madre •, onde comincio a dimandare alia
buona chi fosse 1'infermo, se il babbo, o 1'avola, o qualche altro pa-
rente , e che segni avesse dati , e da che tempo , e come avessero
provvisto ai primi assalti del male , e cent' altre siffatte interroga-
zioni. Candida ed innocente Rosella ! che tortura non fu questa per
lei ! Ricordavasi 1'ordine di sua madre di non aprir piu che tanto 1'a-
nimo suo; capiva che le risposte da schermo non potrebbero persua-
dere quell' uomo che le infondeva rispetto e confusione : mentire non
volea per niun conto. Che ne segui adunque? Ella dal parlare spic-
cato e riciso passo a barbugliare paroluzze incerte e quasi direm-
mo raggomitolate o raggruzzate in se di guisa che eran piu suono
che voce ; e il Signorino se Tebbe a dispetto e recosselo ad ingiuria
e , subito com' egli era nei movimenti di sdegno , comincio a gar-
rirla e ributtarla. La fanciulla proruppe in pianto, e presa la mana
del suo gridatore e baciandogliene si il trasse a parte, e per non
guastar 1' opera di soccorso all'.ospite minacciato, tutta gli racconto
la storia da capo, con tal ordine ed evidenza che il commosse, e
pieg6 ad accorrere li sul fatto con esso lei a medicare e salvare
quel misero ferito. Quindi monto egli a destriere, e disse al figlio
L' ORFA1NELLA 051
deirAnnarella die il seguitasse per accompagnure la bamhina, e non
perder tempo. Lunuo la via con inoltc minute dimande seppe il me-
dico dalla sua guida le piu speciali particolarita clie voile : e ben
crede prol)abile nel Micuzzo alcun tristo e iniquitoso pensiero, per-
che dal tempo die quel littaiuolo era venuto afermarsi nel Comune
avea iritorno a lui conceputo di gran dubbii e di ragionevoli sospetti.
Cosi giunsero innanzi alia casuccia, e la prima cosa la Rosella chiese
con sollecitudine a Menico chi fosse di sopra e che facesse il fore-
stiere. Questi facea lo gnorri , perche in verita non si era accorto
di nulla insino allora , e per tutta risposta mostr6 alia sorella la
chiave della prima porta lasciatagli teste dalla madre.
— Ben bene , disse il medico : ma dov' e vostra madre , dov' e
questo Micuzzo? Che fanno?
Ed il bambino spallucce.
- Ma non potresti chiamarmi la mamma tu ? Come ti chiami T
bel visino?
— Me-ni-co, linguetto fra i denti il fanciullo.
— Ebbene, Menico, va : chiama tua madre.
E Menico rannicehio un altro paio di volte il collo fra le spalle
e non si mosse di li. Ofl'rissi allora a questo servigio la fanciulla ; ma
il medico non voile, e mutato consiglio, — Sagliamo, le disse, piut-
tosto di sopra dov e Tinfermo, e li vedremo partito che debba pren-
dersi di cio : e preceduti da Rosella furono tantosto presso al letto
del Biondo.
Al romore della porta che si spalancava e allo scalpitio dei cavalli
erasi egli desto dal sonno, e imagino che la commessione data, non
avea molto al Lamacieca, fosse gia adempiuta: e quel fosse il ronzino
chiesto , e gia Y aspettasse. Laonde vedendosi cosi nel suo pensiero
fuori di pericolo erasi rallegrato, e quasi tolto della vita un peso che
glie 1' opprimeva. Ma qual fu il suo stupore al vedersi quelle nuove
persone in camera, e all' intendere che a loro potessero forse essere i
cavalli la cui battuta lo avea desto ? Se non che prese animo per la
presenza della fanciulletta , la quale con certa allegrezza tutta
propria di chi abbia compita una buona azione precedeva la nuova
visita. Lungo sarebbe il dire tutto il colloquio tenuto in quel caso,
652 L' ORFANELLA
ne la nostra storia ne perde nulla dal passarcene che facciamo : per-
che tutta la quintessenza e come la sustanza ne fu questa. II Biondo
dalle prime parole del medico s' accorse nulla saper costui della sua
persona , e dei suoi fatti : quindi raccontando la maniera onde era
stato ferito si tenne al vero deir avvenuto , solo dandosi per uno
sgraziato incappato nei lacci dei banditi , e salvatosi per prodigio.
Gli mostro le ferite , e dopo uno scrupoloso esame n' ebbe ch' eran
cose da non temerne. Allora svelo al medico gran volonta che
avea di tornarsene tosto a casa : lui attendere la famiglia : il ri-
tardo dopo una notte si burrascosa poter destare angosce e timori
mortali nella diletta sua donna che 1' amava di tenerissimo amore :
forse chi sa potrebbe anco spargersi la notizia dei banditi discesi
alia valle , ed abbattutisi in viaggiatori , ed allora chi potra antive-
dere le mortali sollecitudini di tanti suoi amorevoli? Gli si prov-
vegga adunque e tosto un cavallo , ed egli prima della sera ve-
gnente il farebbe, sua parola di gentiluomo, restituire con grossa
mercede a chi ora glie lo porgesse in grazia. Non vi voile altro per
far incarnare sul fatto un' idea nata in capo al medico al primo tro-
varsi solo in quella casa. Gli offre di presente il proprio cavallo , e
brevemente raccontagli la storia saputa dalla fanciullina, gli svela,
che egli cola e in pericolo, o sia 1' ingordigia, o qualche desiderio di
vendetta , o checche altro vogliasi pensare che debba potere spin-
gere un tal Micuzzo a tramargli alia vita. Capi troppo bene ogni
cosa il Biondo , ma lo scaltrito dissimulatore ch' egli era , se ne
infinse nuovo e trasecolato della ferocia e barbara natura di certa
gente che pur lasciasi correre immune pel mondo. Da quel punto
affretto le mosse. Trovo che quel poco di riposo aveagli rinfrancate
le forze : discese le scale appoggiato al medico piu per non rifiuta-
re una cortesia, che per bisogno. Per montare in sella gli fu neces-
sario Taiuto del garzone, perche sul piede inlilato alia stafla come
avrebbe potuto sostener tutta la persona per dare il salto? Ma tosto
ch' ebbe inforcati gli arcioni , ei parve brillare di nuova vita : die
una stretta di mano al medico, lascio alcune monete al garzone li
presente, e chiamata al suo fianco la fanciulletta voile regalarle una
scarsellina con denaro : ma essa schifa e ritrosetta nego di riceverla;
L' ORFANELLA 653
e se il Biondo voile lasciargliela hisogn6 ch' ei nel dare di sproni al
cavallo glie la gettasse ai piedi.
- Di qua, di qua, compare, voi smarrite la via : grid6 improv-
visamente la fanciulla vedendo che il cavallo s'avviava verso del tor-
rente in vece di prendere la montata per ridursi alia strada battuta.
— Oh, che fa egli a quell' alhero ! Ve'! Ve'! uno schioppo. Que-
sto e un garbuglio ! — Furon le grida del medico , quando si
accorse che il Biondo riprendevasi in sul partire di dentro la
scorza d' un' albero I' archibuso , quella cosi fida compagnia , la
quale nessuno di essi avea visto celare in quel cavo la notte in-
nanzi con si gran senno. Quando il Biondo ebbe J'arma al collo
prese un giro larghissimo entro al seminato, e chino colla testa
sulla criniera del nuovo cavallo per non farla sbattere contra *i
tralci incrocicchiati dei vignazzi pianto le rotelle ai fianchi del fre-
sco corsiero : e senza passare innanzi a quei suoi spettatori svolt6
.canto, e via di galoppo guadagno la strada, e disparve.
XII.
II perdono.
II romore di questa fuga, e le grida d' esclamazioni pronunziate
in quell' atto giunsero, sebbene molto affievolite , a tal luogo ove si
trovava un crocchio di nostri conoscenti. II lettore intende senz' al-
tro ch' esso fu la capanna di Micuzzo. Quivi nel tempo che il Bion-
do erasi sottratto agli agguati dell' antico cagnotto, avea la Cate-
rina ripresi a poco a poco gli smarriti spiriti , e riveniva in se
come persona che destasi da'un sonno turbato dalle piu fiere ima-
gini , e dalle fantasime piu sconvolte e piu vive che ad uomo deli-
ran te per febbre scorressero giammai pel capo. Le prime parole che
essa pronuncio con grande sforzo furono : I figli , salvatemi almeno
i miei figli dalle unghie di quella fiera. Si guardavano attoniti i
circostanti. Micuzzo faceva certi occhiacci spaventati inverso dell'A-
gnese. Questa anelava , asmava , soffiava e non dicea verbo. Solo il
tuon vecchio di Bruno come meglio poteva e sapeva s'ingegnava di
confortare e di far coraggio alia rammaricata vedova :
4354 L1 ORFANELLA
— Eli no, dicendole ; pei figli non temete: essi stan;bene.
- Ma dove sono , perche non vengono a piangere con me il lo-
ro padre ....
In questa, come se un improvviso pensiero Tassalisse balza sul
fatto in pie; riscuotesi tutta della vita, s' inanimisce, s' accende, le
s'imporporano le guance, le brillan di vivo fnoco gli occhi, scaglia-
si colla persona, e rivolta con forza ai suoi amici — Corriamo, dis-
se, corriarao a salvarli. In quel momento stesso s' udi il rumore del
cavallo che correva ; e mentre ognuno meravigliava si della nuova
frenesia di Caterina , e si dello strano calpestio ; ella die in uno
strido acuto da spiritata : — Ed io pensai di salvarlo : barbaro, di-
spietato! Ma ora gli vo di mia mano a strappare il cuore: no ora non
mi uscira dalle mani. — E cosi dicendo sbalestrata dalla furia della
sconvolta fantasia e un po' forse ben anche tocca e tentata dallo spi-
rito infernale che volea di quel caso far suo pro, e schiudersi una via
in quell' anima veramente cristiana •, si die come forsennata a cor-
rere verso la casa brandendo nelle mani stranamente un bastone di
Bruno, strappatogli di pugno all' uscita della capanna. I compagni
da Micuzzo in fuori la seguitarono smemorati, incerti , ansiosi , n&
sapevano indovinare ricisamente contro chi ella volesse dirizzare
quelle sue vendette. Buon per lei che gia all' incontro venivale
pien di paura il suo caro Menico. Quella vista le commosse il cuor
di madre tenerissima ch' ella avea ; e se non la rabbono in tutto, la
ridusse tuttavia a miglior discernimento. Molto piu fu compunta
allora che il fanciullo, cresciutale in corpo la paura per vederla si
fiera e minaccevole, die in uno strillo doloroso , e proruppe in de-
solatissimo pianto. Quindi appresso eccoti la figliuola ignara , po-
verina ! di quei nuovi casi, che venivasene alia madre a darle conto
del bel successo della sua commessione. Anch' ella sbigotti , cangi6
di colore , corse in braccio alia madre , e con mestissimo volto e
fronte turbata lei dimando pietosamente della cagione del suo pian-
to : Mamma, chiedendole colle lagrime, mamma che hai ? A questa
stretta il cuore dell' amantissima Caterina si commosse : al furore
sottentro la pieta; e la memoria d'esser madre e cristiana le cancelld
o disperse dalla meote i fatui delirii della vendetta, Gett6 Je braccia
L' ORFAXELLA
al collo or di Rosella , or di Menico : pianerova . e li baciava; sei-za
flic quei ne potessero iritendere i! perche. Si fere allora dappres-
so Bruno, e tolta £ opportunity di queila (ommo/.ioae — Caterina.
le disse , (Caterina : io t' ho avuta seinpre per huona cristiana : ma
pur finora non t'ho udita ancora in questa sventura benedire la vo-
lonta di Dio. Dillo adunque con me : sia i'atta la volonta di Dio !
E Caterina guardavalo con tenerezza, ma le lacrime e i singhioz-
zi, non davano ancora uscita alia voce. Nell' alzare degli ocohi ve-
desi innanzi il Sindaco da lei ben conosciuto in tale qualita , che
dell'esser suo di medico nulla sapeva. Cio ne compresse gli sfo-
ghi del dolore, pel naturale rispetto che portiamo agli estranei,
specialmente se maggiori di noi , e di piu alto stato ; e quindi
con meravigliosa forza fermo il suo viso , e si compose a mesto ma
temperato aspetto. Die un bacio ai due suoi figliuoli che con una
ansieta da spezzare ogni cuore stavan li attaccati ai fianchi di lei
cogli occhi fisi al volto della madre : e riprendendo cosi Tintera co-
noscenza e il dominio di se medesima circondo il collo dei bambini,
alzo il guardo al cielo e con voce ferma e sicura : Sia fatta , disse ,
la volonta di Dio ! ed il cuore lo si senti alleggerito, e lo spirito di-
vennele piu franco ad affrontare i tristi efletti della sua disgrazia.
Allora volta a' due figliuoli piu storditi di quella novita, che atto-
niti ; e chiesto permesso alia brigata: figliuoli miei, disse, ora che
vostro padre non e piu in questo mondo, ora vi conviene dire piu
spesso Padre noslro che sei nei deli. Ditelo adunque con me.
Rosella comprese il significato di quelle parole; e Menico un
presso a poco capi che qualche cosa di sinistro era avvenuto a suo
padre e Tuna per apprensione vivace della perdita che faceva, 1'al-
tro per quel che avea visto e per quel che osservava tuttavia si
sciolsero in lacrime di si pietosissimo dolore, che era uno strazio
il contemplarli. Al cenno della madre s' inginocchiarono , e quel
movimento fu imitato da tutti salvo che dal medico 5 e li alfaper-
to della campagna, sotto la volta azzurrina dei cieli, al cospetto de-
gli Angeli consolati da quella vista, dietro 1'intonazione di Caterina
cori accompagnamento di lagrime e di lamenti fu recitata la divina
preghiera del paternostro. Quando la vedova giunse alle parole;
6S6 L' ORFANELLA
Rimetti a noi i nostri debit! , siccome noi li rimettiamo ai nostri
debitori, sospese la recitazione, s'infiammo il volto, guardo i figli
ed il Cielo, die un sospiro, e ripete novamente con voce piu alta :
Rimetti a noi i nostri debiti siccome noi li rimettiamo ai nostri de-
bitori. E senza terminare la divina pregbiera si leva risoluta pen-
sando in cuor suo di salvare tosto quell' ospite, cui avean detto uc-
cisore del suo marito , e contro del quale aveva ella , ancorche nel
delirio di subito accendimento, concepito si gravi furori. — Andia-
mo, disse con voce ferma e robusta, andiamo a salvar quell' ospite —
E Rosella rispose: — E gia salvo, mamma; e fuggito. Allora essa no-
vamente s'inginocchio; e prorompendo in nuove lacrime ripete quel-
la pregbiera: Rimetti a noi siccome noi rimettiamo: e termino I'o-
razione domenicale due volte ripetendo a voce alta: E cosi sia, e cosi
sia, colla fiducia di chi e certo dell' esaudimento di sua preghiera.
La civilta alia moderna ridesi di questa generosita cristiana : e
la in quel circolo stesso, ne intenderanno tosto il perche i lettori ,
fuvvi chi in nome del progresso ghigno e sghignazzo di quelle che
ei chiamava smorfie e lezii e superstizioni accusandone in cuor suo
il parroco come corrompitore dell' indole natia del paese. A che
quell' incocciare di ridurre a bigotti e baccelloni i vispi ed ardenti
terrazzani, perche ei non sappiano che aver pazienza, portare in pa-
ce, infrenare i movimenti della natura, e picchiarsi il petto? Ma chi
nel buOn costume ripone la felicita della patria , e nella religione
santissima di Gesu Cristo riconosce la saldezza, il temperamento.
la guida, e 1'unico verace principio del buon costume, chiamera fe-
lice quel parroco consolato da si bei frutti delle sue fatiche, e piu
fortunate il popolo che avea un tale zelante confortatore alle virtu
cristiane. Oh ! cosi piu frequeritemente a' paesi che diconsi colti e
gentili toccasse in sorte ossia nelle citta o nelle campagne aver di
somiglianti esortazioni e di simili esortatori ! Non saremmo noi qui
costretti di ripetere non che a qualche contrada della Toscana , ma
a mold altri luoghi d' Italia quell' acerba ironia dell' Allighieri
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
Di questa digression che non ti tocca.
RIVISTA
DELLA
STAMP A ITALIANA
T.
Bodice Diplomalico Longobardo ddl DLXVIH al DCCLXXIV con
note storiche osservazioni e dissertazioni di CARLO TROYA/ordmafe
principdlmente a chiarir la condizione de Romani vinti da' Longo-
bardi e la qualita della conquista — Tomo Primo — Napoli dalla
stamperia Reale 1852.
Piu tardi che non credevamo e per molte cagioni che nulla rile-
verebbe il conoscere a' nostri lettori, veniamo a sciogliere la nostra
promessa di dar conto dell' opera qui annunziata. D'una cagione per
altro non vogliamo tacere , che puo supplire in qualche parte al di-
fetto di questa nostra Rivista-, ed e che quanto piu ci addentravamo
nella lezione, tanto piu venivamo dubitando della nostra sufficienza
a dare un giudizio quale si converrebbe al merito dell' opera e del-
1'Autore. La quale persuasione avrebbe forse operato che ne lascias-
simo interamente il pensiero.
Serie II, wl II. 42
658 RIVISTA
Se non che dopo phi matura ponderazione ci sovvenne die dove
pure al nostro corto vedere sfuggissero molti pregi anche insigni
dell' opera, picciolo detrimento ne seguirebbe alia fama dello scrit-
tore, chiarissimo per tante opere da tutta Italia applaudite; e segna-
tamente pel Discorso della condizione de Romani vinti da' Longobar-
di, frammento d'un gran tavoro, ma frammento ch'c da se un lavoro
importante, e basterebbe ad onorare altamente irisorti studi storici
italiani 1. La qual lode conceduta al Troy a dal celebratissimo A.
Manzoni e appunto quol laudari a laudato viro 2, che vale a rimuo-
vere da noi qualunque sospetto di adulazione verso 1'A.: e ci dispensa
dal recare altre pruove della fama ch'ei gode meritamente fragl' Ita-
liani. Preghiamo pertanto i nostri lettori di rammentare quello che
gia dicemmo altra volta, che nostro intendimento non e di dire cose
nuove e pellegrine , ma si veramente d' inculcare cose utili e adatte
al maggior numero di quelli che non isdegnano di volger 1' occhio
su queste pagine. A procedere con piu chiarezza dimostreremo che
la compilazione d'un Codice Diplomatico Longobardo non puo non
giugnere sommamente opportuna-, indi esporremo fedelmente la via
tenuta dall' A. , e alcuni tra i pregi dell' opera che ci parvero piu
stimabili, e splendorio agli occhi eziandio d'un lettore mezzanamen-
te istruito.
Di tutti gli scrittori che in varii tempi volsero Vanimo adillustrare
la storia italiana del medio evo , un solo per avventura non se ne
truova che non confess! 1' estrema difiicolta di tessere un sincero
racconto delle sventure, da cui fu bersagliata la patria nostra ne'due
secoli che la signoreggiarono i Longobardi. La cagione potissima di
tale difficolta non e tanto a porre in quello scarseggiare che facciamo
di monumenti, il quale nientedimeno e grandissimo, sicche restano
involti fra tenebre impenetrabili gran parte degli avvenimenti di
quella eta; ma vuolsi principalmente ripetere da quella nebbia che a
1 Discorso storico sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia Ira
le Opere varie di ALESSANDRO MANZONI. Milano 1845 a pag. 238.
2 NAEVIUS ap. Cic. Fam. 15, 6.
DELIA STAftfPA ITALIANA 659
bello studio vi sparsero molti scriltori. Primo di questi come <H
tempo, cosi ancora per astuzia e maligriita merita di venir nominate
il troppo famoso Ni-.volo Maehiavelli. A lui facodazzo una turba di
-.ussrguenti scrittori avversi, qual piu qual meno, al dominio tempo-
rale de' Papi odioso al Maehiavelli piu che la morte, operduti die-
Iro al sogno dell' Italia ana ed indipendente lasciato in retaggio a'
posteri da quell' uomo, che altro non seppe ammirare di grandefuo-
vi della potenza di Roma pagana . Non e pertanto a meravigliare se
coiulotto dal filo dell' istoria all' epoca longobarda, abbandonato il
sincere racconto de' fatti ch1 e nondimeno il primiero uffizio dello
storico , si metta a giocar d' ingegno ed avventar conghietture : alia
cpal rosa , oltre 1' odicr alia signoria de' Papi e 1' amore per V unita
d' Italia , lo spronava 1' indole sua inchinata a filosofare intorno agli
avvenimenti e alle fortune dei popoli , come fan fede i discorsi che
scrisse sopra le deche di Tito Livio.
Venuto dunque al consiglio che i Longobardi presero alia morte
di Clefi di creare trenta Duchi invece di un Re , afferma che quel
consiglio fu cagioneche i Longobardi non occupassero mai tutta I' Ita-
lia; e all' ultimo ne perdessero la signoria 5 cosa tanto piii lagrime-
vole perche di gia non ritenevano di forastiero altro che il nome.
Quanto questa opinione sia falsa ed ingiuriosa ai rornani Pontefici
le conseguenze che ne deduce V A. , ognuno lo pu6 vedere dimostra-
to con tutta evidenza nel sopraccitato Discorso d' Alessandro Man-
zoni; e vi puo ad un tempo conoscere se noi andassimo lontani dai
vero nell' affermare che la storia dell' epoca Longobarda si venisse
ognora piii ingombrando di foltissime tenebre.
Ed infatti , posto che sian sacre le parole del Maehiavelli , come
osa chiamarle un moderno storico , e che ogni detto del Segretario
fiorentino debba riputarsi un oracolo infallibile, era forza distrug-
gere 1' opinione universale intorno alle crudelta di que1 barbari e
mettere in dubbio 1'estremo avvilimento in che giaceva 1' Italia sotto
que' superbi padroni. Si accinsero pertanto all1 impresa molti uomi-
ni , tra i quali e altamente a dolere che debbasi annoverare il dot-
tissimo Muratori, il quale, co' panegirici tessuti alia beatitudine
600 RIVISTA
goduta dagl' Italian! sotto que' barbari, serviva forse non sapendolo
ai nemici piu accaniti del romano pontificate. Vero e che a distrug-
gere 1'opinione ricevuta si opponeva I1 autorita de' monumenti per-
venuti infmo a' di nostri, i quali s'accordano in rappresentare quella
nazione com' empia e barbara e disleale. A trarsi da quest' impac-
cio le lancespezzate de'Longobardi trovarono uno spediente facilis-
simo e fu il gittar in viso ai Pontefici , alcuni de' quali pur vene-
riamo sugli altari, il bel nome di ambiziosi e bugiardi, e il men che
sia d' esageratori ; asserendo senza tante cerimonie che non e da
prestar cieca fede a testimonii, che aveano forti ragioni per dipin-
gere a colori foschi e a nere tinte i costumi di un popolo che oppo-
neva un ostacolo insuperabile al disegno di stabilire la loro domi-
nazione in Italia. Ma qual e il saldissimo fondamento, sopra il quale
tentano di alzare quella torre da cui scagliare gli avvelenati loro
dardi contro gli uomini piu reverendi ? A forza di razzolare nelle
antiche carte riuscirono finalmente a rinvenire due passi oscurissi-
mi 1 d' uno storico meritamente sospetto-, e vi si attaccarono come
il polpo allo scoglio ; e vi stesero tanti commentarii e ne cavarono
tanti conseguenti che a metterli insieme se ne comporrebbero pa-
recchi volumi.
i II mutare il testo negli antichi scrittori dal eel. F. A Zaccaria nella Storia
Letteraria d' Italia (t. IX, 1. I, c. II, n. VII) fu detto il partita d' ogni poltrone
e disperato. 0 vera o falsa che sia 1'opinione di quel dottissimo, cerlo e che non
hassi ad estendere a que' casi , ne' quali il mutamento sia voluto dal lesto gua-
sto e corrolto. E tale appunto a noi sembra quel luogo di Paolo Diacono , dove
ragiona della felicita de' Longobardi sotto il regno d'Autari (1. II, c. i6). Se
male non avvisiamo, quel POPULI TAMEN AGGRAVATI PER LANGORARDOS HOSPITES
PARTIUNTUR ovvero patiuntur, sopra il quale tanto fu scritto, non e altro che
una chiosa. marginale di qualche copista , o forse anche dello stesso Paolo , la
quale passo nel testo come avvenne in tante altre opere antiche. Venuto a no-
stra notizia che un valoroso tedesco , il Prof. Bethmann, va preparando un' ac-
curata edizione dello Storico longobardo gli facemmo proporre questa nostra
conghiettura ; e ci fe sapere che la trovava assai ragionevole. Ma cio sia detto
\ come per transito, e lasciandone il giudizio ad uomini di noi piii versati in
quesla ragione di stiulii.
DELLA STAMPA ITALIANA 661
Chi fosse vago di piu eslese notizie in questa parte , ricor-
ra al dottissimo DISCORSO STORICO sopra citato -, dal quale , come
da fonte ricchissimo, che 1' immortale A. aperse a pubblico benefi-
zio noi derivammo questo rivoletto ad annaffiare le nostre aiuole :
il che vogliamo qui notato si per dare al nostro giudizio quella sal-
dezza, che di per se non avrebbe , e si ancora per la ferma persua-
sione, in cui siamo, che il furto letterario ripugni alia giustizia in-
sieme e alia civilta.
Ora se noi poniamo dall'una parte gli sforzi fatti da circa tre se-
coli per trarre dall'epoca longobarda le armi da lanciare contro i ro-
mani Pontefici; e dall1 altra parte poniamo 1' incredibile facilita con
cui vien creduto quanto in loro vilipendio scrissero uomini ingan-
nati od ingannatori : non riuscira malagevole 1' intendere , come i
Papi e i Longobardi, nell'opinione di molti anche buoni, scambias-
ser le parti loro dovute ; e i primi vengano riputati gli oppressori ,
i secondi gli oppressi. Ora siccome in un campo insalvatichito, se
voglia rimettersi a coltura , e mestieri sterparne prima i bronchi e
le spine; cosi a scrivere de' Longobardi in Italia una storia, che ri-
ducesse al silenzio i maligni e traesse d' inganno gl' illusi , era al
tutto necessario il dissipare quella caligine foltissima , in cui fu av-
volta studiosamente un' eta gia per se medesima tanto oscura.
A questo nobilissimo scopo miravaildtscorso pubblicato nel 1842
intorno alle Condizioni de' Romani vinti da' Longobardi, dove il ch.
A. provo che que' vinti divennero servi ed Aldii de'vincitori; eccet-
to i sacerdoti ed i patteggiati 1 . Si fatta opinione dest6 molti scon-
senlimenti e molte tre, che 1' A. non sol prevedeva, ma bramava nella
speranza di meglio discernere il vero. Soggiunse pertanto nel 1843
un'Appendice nella quale promise di volere per Ire vie cercare piu am-
piamente 2 ed indagare le qualita civili. e politiche dei vinti 3 ? cioe
\.° con la compilazione d" un Codice Diplomatico Longobardo che
avesse i suoi cominciamenti nelT anno 568 , e lerminasse nel 774 ,
alia venuta di Carlomagno : 2.° con un comento agli Editli de' cin-
1 Prefaz. Pag. I. — 2 Ivi. — 3 Ivi.
RIVISTA
que Re Legislators Longobardi prima dello stesso Carlomagno ....
3.° co' racconti e col lume della stwria 1.
Dell' ultima di queste promesse si e in qualche parte sdebitato
1'A. oolla storia condotta infino all' anno 568 cioefino all' arrive d'Al-
boino in Italia. E in fatti ad aiutare le investigazioni e gli studii deV-
le tenui sorti del -rinto Romano 2 tutti riconosceranno di buon grado
avere gran forza le molte diversita cbe 1' A. venne a mano a mono
osservando fra la razza vaslissima del Goti e larazza de-He genii usci-
te dalla Germania di Tacito 3 ed in ispezial modo della Longobarda.
Di queste dift'erenze la piu notabile e il guidrigildo, ossia \\prezzo
che fro? Germani si pagava del sanqiie sparso nelTomiddio volontario
ff un cittadino, come il diffinisce 1' Autore 4; che gli da nome di gui-
drigildo fermo, se quel prezzo era statuito per legge; e di gmdrigildo
variabile se veniva di volta in volta tassato da Giudici o da Periti ,
avuto riguardo alle varie qualitd c condizioni delYitcciso %. Ora questo
inumano guidrigildo nel quale si comprendeano prerogative militari,
preminenze, onori, dignita, e quanta potea rendere ad im guerriero ca-
ra la viltoria, leggiadra e cospicua la vita, in breve il CAPUT e T HONOR
civis, come cevrebbe parlat o un Romano 65 questo inumano guidrigil-
do, a delta del Troy a, non pure separava d' immense tratto i Ger-
mani da' popoli getici o gotici , i quali ne ignorarono 1' uso o 1'ave-
van dismesso 5 ma da' Sassoni, da' Turingi , dagli Svevi , da' Fran-
chi,dagli Alemanni,divideva di lungo intervallai Longobardi osti-
natissimi nel mantenere il gmdrigildo variabile 7, che al capriccio
e all'arbitrio e alle pericolose passioni di pochi abbandonava ogrA
cosa piu cara , ed ogni diritto piu santo. Delia quale ostinazione
de' Longobardi nel mantenere il guidrigildo varrabile che metteva
in fondo i diritti politfci e civili delle nazioni vinte o confederate,
Paolo Diacono ci somministra un esempio chiarissrmo nella diparti-
ta de' Sassoni che non vollero piegare il collo a quel giogo 8.
1 Prefaz. Pag. I e seg. — 2 Ivi pag. III. — 3 Ivi.
4 Indice del vol. Ill della storia del Medio Evo del nostro Autore.
5 Prefaz. cit. pag. XXXI. — 6 Ivi. — 7 Ivi.
8 De Gestis Lajigobardorum, III, 6.
BELLA STAMPA ITALIAN A
Pregevolissima, non ha dubbio, e siflatta eonsideruzione proposta
dal Troya, e dall'averla o disconosciula o dimenticata o tariula ad
arte provennero i torti giudizii di molti storici italiani sopra que'bar-
bari. Nientedimeno chi vi si abbandonasse alia cieca, correrebbe pe-
ricolo di gravare la memoria di quel popolodi colpenon sue, e verreb-
be meno al debito dello storico che e lo schietto racconto del vero. Le
sole conseguenzecbeimpone la conosciula ferita di quel popolo sono
primieramerite il mettersi in guardia contro i paneginci della civilta
longobarda, e delle rugiade che in quel tempo con solavanoT Italia; di
poiilporsi aduno studio accurate de'monumentichesoprannotarono
al naufragio della letteratura; naufragioche nel novero dellertfjfacbi
di quell1 eta tiene senza fallo, se non il primo, certo un luogo cospi-
cuo. E tali appunto sono le conseguenze che ne ha dedotte 1'A. ; e
quindi ildarsi a rovistare gli archivii elebiblioteche d1 Italia piuricche
di scritture che possano spargere qualche luce sopra Tepora longo-
barda ^ e lo svolgere un numero d'opere svariatissime, e il piu del-
le volte barbare per la forma e aridissime per le materie die trat-
Vano.
Frutto preziosissimo di queste lung he e faticose investigazioni
e il Codice Diplomatico Longobardo, del quale, dopo avere dimo-
strato quanto fosse necessaria noncheopportunala compilazione, se-
guita che conforme alia partizione proposta accenniamo sotto brevita
la contenenza ed i pregi. II primo volume che abbiamo sott' occhio,
e il solo che abbia fin quivedutolapubblicaluce comprende trecento
document! acconci ad illustrare la storia d' Italia dal Maggio del 568
fmo al Febbraio del 628. E poiche I' unico disegno dello scrittore fu
di chiarire le civili e politichc qualila de' vinli Romani, e nori gia
di por mano ad una raccolta o ad un corpo degli scriltnri <!' Italia,
la materia del Codice sono gli atti che cdehraronsi fra'privali: le bol-
le e letlere de'Papi con alcuni Irani d' un qualclw Concilio , i diplomi
de'Re, non che gli cditli longobardi, parecchie iscrizioni e, seb-
bene assai di rado, poche parole di qualche storico le quali dian luogo
i Pref. cit. pag. VIII e segg.
C64 RIVISTA
ad osservazioni conducenti al fine che 1'A. si propose 1. Fra le car-
te del Codice ve n' ha di quelle che s' appellano INEDITE; e moltissime
della piu grande importanza che si posson dir tali, perche sepolte in
molti e molti volumi dimenticati non avrebbero forse mai piu vedu-
to la pubblica luce, senza gli studii del Troya 2.
L' ordine , in cui son disposti que' monumenti , e quale il ri-
chiede lo scopo dell' opera cioe quello de' tempi 5 ordine del quale
tutti comprenderanno si bene facilmente 1' utilita , ma non cosi le
difficolta estreme che s'affacciarono ad ogni pie sospinto all' A. nel
seguitarlo. Per cio che spetta agli storici Paolo Diacono e Frede-
gario, chiunque abbia letto 1'opere loro o gli annali del eel. Mura-
tori avra conosciuto di per se stesso o veduto notare spessissimo dal
padre dell' Istoria italiana , come quegli scrittori per rispetto alia
cronologia ci lascino in tutto al buio. Molto meno osservata , ma
non gran fatto minore e 1' incertezza de' monumenti scritti in per-
gamena o in papiro o scolpiti in pietra, che ci tramandarono la me-
moria degli avvenimenti d' Italia. Di tale incertezza in questo codi-
ce diplomatico ricorre la menzione pressoche ad ogni pagina ; e
dove pure non avesse 1' A. mirato ad altro che a stabilire le vere
date di que' monumenti, avrebbe renduto un servigio importantis-
simo alia storia d' Italia, sgombrandola di una colluvie di errori ori-
ginata appunto dalla confusione de' tempi. De' molti esempii, che
potremmo addurre a comprovare la luce ch' egli apporto in questo
particolare, basti accennare le Osservazioni sulla cronologia delle
Franciche guerre contro i Longobardi 3.
Niente men savie ci sembran le leggi, a cui 1' A. si propose di at-
tenersi quanto alia lezione de' monumenti da lui pubblicati. La pri-
ma e la fedelta nel trascriverli come essi stanno, si negli originali da
lui veduli e si nelle stampe ; perocche il ritenere gli errori di tali
scritture giova non poco a farci accorti cosi de' progressi come del
trionfo della barbaric; tristama necessaria cognizione 4. Alia qual fe-
delta nulla nuoce 1'avere omesso di rappresentare i nessi e i ghirigori
\ Pref. cit. pag. IV. — 2Ivi YIII. — 3 Ivi pag. 115, 116. — 4 Ivi pag. VI.
DELLA STAMPA ITALIANA 665
delle carle anliche , se non rarissime volte ; ne I' interpunzione ag-
giuntavi , senz' alterare il concetto ; ne il ricorrere spesso a far
capoverso , benche gli antichi non conoscessero alcuno de presenti
noslri artificii di partir in varii brani e capitoliun lor libro *. Ma
questi ammodernamenti avranno gran forza di rendere questo Co-
dice piu accostevole non solo all' intendimento , ma eziandio alle
borse de' leggitori-, ragione non tocca dall'A. , ma, secondo noi ,
di gran peso e da non essere dimenticata dove si tratti di opere de-
gne, siccome e questo Codice diplomatico , di correre per le mani
de' giovani, i quali ne potranno cogliere preziosissimi frutti.
Due soli ne accenneremo per amore di brevita. Chiunque gitti
uno sguardo a questo volume non pu6 non rimanere pieno di me-
raviglia per 1'erudizione vasta e sceltissima dell' Autore, che spicca
nelle note e nelle osservazioni onde o chiarisce gli errori del testo
o stabilisce le condizioni civili e politiche dei vinti Romani : osser-
vazioni e note che formano grandissima parte di questo Codice. Ora
questa sceltezza e vastita di cognizioni dovrebbe ribadire in capo
a' giovani una verita, per somma sventura troppo sovente obliata ,
ede
che seggendo in piuma
In fama non si vien ne sotto coltre 2 5
e che non ostante il vantato progresso e certa infino al di d'oggi la
sentenza che Nil sine magno Vita labor e dedil mortality s 3. E nien-
tedimeno questo ritorno a studii profondi e severi, oltreche riesce al
tutto indispensabile a procacciarsi quella gloria onde suole ne' gio-
vani petti essere si caldo il desiderio , sarebbe un mezzo efficacis-
simo a camparli dalle trame de' cospiratori e degli empii ; e perci6
qualunque volta se neporga il destro, non cessiamo dall'inculcarlo.
\ Pref. cit. pag. VII.
2 DANTE, Inf. 24.
3 HOUATIUS, Sat. I, 6, 59, 60.
666 R I VISTA
Chi poi si faccia non a scorrere loggermente questo Codice di-
plomatico , ma si a studiarlo sotto la scoria fedele di si valoroso
maestro qual' e il signor Carlo Troya a giudizio d' Italia tutta, oltre
al far tesoro di notizie pellegrine e sicure in cio che s'attiene ad un
argomento che dee stare a cuore d' ogni Italiano , com' e la storia
della sua patria, ne corra un frutto ancor piu prezioso. E quale?
yirtus est vitium fugere el sapientia pruna est StuUitia caruisse 1 ; e
chiunque si faccia a leggere quest' opera bramoso di conoscere il ye-
ro,potradeporre dairanimo errori e pregiudizii che scemano la rive-
renza verso i Romani Pontetici •, errori che sparsi da uomini famosi
o per vero men to o per la cabala de'settarii si vennero a mano a ma-
110 sempre piu dilatando, fino a prender forza d' assiomi. Cosi, per
cagion d'esempio, invece delle rugiade e delle beatitudini predicate
dagli storici mentovati in principio di questa rivista , noi trove-
remo pressoche ad ogni passo distruzione di citta , spopolamento
di campagne, stragi di nobili e di sacerdoti , profanazione di tom-
pli, fughe precipitose ed esilii ; insomma 1' Italia ridotta da' Longo-
bardi a tanto stremo di miserie e desolazioiie che richiamava alia
memoria gli ultimi giorni di Gerosolima. Qual meraviglia pertanto
se ad uno spettacolo si atroce si commovesse Y animo paterno dei
Romani Pontefici e Ira gli altri di un S. Gregorio ; e quindi se a
descrivere questi infortunii 1' immortals Pontefice- togliesse qualche
volta i colori e le tinte dal patetico Geremia? Ma di quest' uomo
veramente Grande , giovandoci degli studii del Troya , abbiamo hi
animo di trattare alia distesa, per mettere in chiaro la sfrontatezza
di un lurido scrittoraccio nel calunniarlo.
Un altro frutto non punto meno prezioso si potra cogliere da
questo libro-, ede il raddrizzare in capo a molti il concetto universalo
della storia, la quale e indegna di questo nome se non sia lesfis tem-
poritm, lux veritatis; e non osservi la prima legge la quale e ne
falsi dicere audeat , secondo il noto precetto deH'Oratore romano
1 HORATIDS, Ep. I, i, 41.
2 CICERO, Or. II, 9, IS.
DELIA STAMPA h',7
Di questa verita nissuno dubito inai Ira gli nntirlii; e quindi leggia-
mo presso Luciano: Chiunque imprenda a scrivere una storia a niu-
no dee sacrilicare 1'uor solamente alia verita 1 . Non e adunque chi
non vegga i document! autentici e fededegni essere alia storia quel
dhe sono i material! ad UH edih'zio; e quel che Seneca alFermava
de' grainniatici che delle parole non sono cssi gT inventori , ma sola-
menle i custudi 2, con moUo miglior diritto doversi intendere ancora
degl'istorici per rispetto agli avvenimenti da loro narrati. E diciamo
con inolto miglior diritto perche non son i'alli tra loro comparahili
1'apporre ad un uomo venerando una calunnia, e 1'ascrivere a Dante
un vocabolo il quale fosse coniato la prim a volta da un Salvini o da
un Cocchi. Or bene di queste verita quanto necessarie, tan to sco-
noseiute in Italia , il ch. Carlo Troya die una conferma evidentissi-
uia ; quando priina di trattare im epoca delle piu oscure e intral-
ciate die abbia la storia del Media Evo si lastrico la via colla pub-
blicazione del Codice di cui parliamo.
Oh via! ripigliera qualcuno, ron calunniate si atrocemente il no-
stro secolo che agli altri suoi torti, tanti e si gravi, non ha finora
aggiunto ancor questo <li rinnegare assiomi cosi evident! che solo
un pazzo a bandiera potrebbe recare in dubbio. Chi cosi parlasse
mostrerebbed'aver diinenticato la bel'la scoperta pubblicata in pien
parlan^ento da uu onorevolc piemontese , che a scrivere una storia
noa serve a nulla lo spoluerare vecchi arckirii e il dissepptlUre vecclii
d(K-uttwnti da logori tcaffali 3. Ne gioverebbe il replicare che degli
Ang(;li Brofferii, i quali si lascino uscir di bocca si sperticate corbel-
lerie , la Dio nierce per fin lo Stato modello (o il modello degli Sta-
U che debba dirsi com« iiisegna un valente professor moderiese ^)
non ne pu6 vanlare piu d'uno. Perocche se ben fosse vero che nes-
suno , dal Broflerio in fuori , avesse cuore d' insultare al senso
1 M«vr, 6'jTsov TY; iXvjQsia, it nc toroptav ^pa^cov tot. Lucianns , Hfll. AEI i
mTPAd»Em, I, 39.
2 Epist. 95 med.
3 Vedi Civilta Cattolica I Serie, vol. V, pag. 683.
4 Esercitazioni filologiche n. 9 alia voce MODELLO.
668 RIVISTA
comune con pubblicare quello stupendo aforismo ; nientedimeno
degli storici che dettando i loro raccoriti molto piu che gli archivii
e i vecchi document! consultarono la propria fantasia e leloro cieche
passion! , oh quant! per sua sventura ne conta 1'Italia ! ed anche tra
quell! che fanno professione di scrivere lontanissimi dallo studio di
parti, per solo amore del vero e per dirla con eleganza moderna
coscienziosamente. A non allungarci oltre i termini prescritti ad
una rivista ne citeremo tre soli, il Sarpi, il Giannone ed il Botta-, e
piu volentieri scegliamo questi tre, perche il convincerli di menzo-
gneri e falsarii e cosa si facile che nulla piu.
Le falsita pubblicate dal Sarpi furono confutate dal Pallavicini
in modo cosi evidente, che per quanto s1 arrabbattino i difensori di
quello sciagurato non gli torranno mai 1' infamia che meritamente
gli pesa sul capo. Per quel che spetta al Giannone non sapremmo
qual altra piu valevole autorita si possa citare che qu ella del Gian-
none medesimo : il quale vicino a morte riconobbe i suoi errori e
ne fe giuridica ritrattazione in Torino nelle mani del P. Prever
dell' Oratorio, sacerdote di quella dottrina e santita che ognun puo
vedere nel compendio della vita che ne scrisse con molta eleganza
il P. Giambattista Baroni , e pubblico coi tipi di Giacinto Marietti.
Ne punto men bene il titolo di menzognero e falsario calza al Tu-
cidide piemontese , come da taluno viene detto il Botta. Della qua-
le proposizione chi voglia averne le pruove , vegga quello che
degli errori di lui scrisse il dotto D. Pietro Cavedoni nelle Memorie
Modenesi l,erintrepidoConteMonaldoLeopardineH' esamechedie
in luce della storia d' Italia. La quale opera del valente recanatese
poiche i settarii non seppero confutare , tentarono almeno di porla
in discredito e vi riuscirono. Ed eccone il come.
Oltre alle massime perverse e alle aperte menzogne, di che il Leo-
pardi dimostro infetta quella storia, censuro ancora la lingua e lo sti-
le. Non 1'avesse mai fatto! Si levarono d'ogni parte voci d'indegna-
\ Cotinuazione delle memorie modenesi di religione e di letter atura , t. VI,
pag. 187 e segg.
BELLA STAMPA ITALIANA 669
zione contro la temerita d' un uomo che volea fare il pedante addos-
so al piu grande scrittore d' Italia, del quale il Leopardi non valeva
1' un mille. Poter vedere anche i ciechi , quell' esame essere un li-
bello d1 infamia delta to da maligno desiderio di gittare nel fango uho
de' piu grandi Italiani. Bastarono queste voci inventate dai tristi e
ripetute, come suole, dai buoni •, e quella operetta, che potea pre-
server e dalla rovina tanti giovani incauti, rimase dimenticata per
sempre. E tuttavolta nel censurare lo stile del Botta una col Leo-
pardi concorsero molti altri, e sopra tutto un uomo al quale certa-
mente non si pu6 dare eccezione di bigotto o di gesuitaio. E chi e
questi mai ? Si levino il cappello i libertini : egli e Pietro Colletta,
il quale scrivendo a Giacomo Leopardi del premio proposto dall' Ac -
eademia della Crusca, Sento, dice, in predicamento il Botta; e cer-
tamente per mole sta sopra tutti : ma che storia ! ma che stile ! Quanta
perderebbero le lettere italiane s1 egli avesse imitatori I . Or via, tolta
di mezzo la cagione per cui alia critica di Monaldo Leopardi si cre-
dette rispondere col disprezzo, tragga fuori alcuno appassionato pel
Botta, e lo difenda dalla taccia di bugiardo : e finche nol faccia ci
permetta di porlo in ischiera col Sarpi e il Giannone.
Vero e che di tal compagnia non dee vergognare il Botta ; che
non perdera per questo la fama di buon istorico ; e verranno stam-
pate e ristampate le opere sue •, e sara proposto a' giovani per mo-
dello e per esemplare ; e in qualche universita di questo mondo il
nome del Botta citato honoris causa sara 1'o/jTa soporata 2 che qual-
che professore gittera in bocca de' libertini per non sentirne i latra-
ti. Per la stessa cagione un altro Professore, nel qualificare gli sto-
rici del secolo diciassettesimo appaiava insieme I' arguto Pallavicino
eil grave Fra Paolo; e ci sovvieue che a quell' aggiunto accoppiato
al Sarpi, tra le file de'professori che facevan corona al facondo ora-
tore, s' udirono voci d' applauso. A noi veramente nulla pare piu,
1 Epistolario di GIACOMO LEOPARDI, Firense, Felice Le Monnier 1842 nel
vol. 2, a pag. 415.
2 TIRG. Aeneid. VI, 420.
67-0 RIVISTA
sconveniente di quell' aggiunto : e cosi ne penseranno altri con noi,
cioe quanti credono che nulla e piu leggiero della menzogna, la
quale in lin de? conti non e altro che una semplice negazione ; e
quanti riflettono che alia greca uazione fu date da' latin i il sopran-
nome di leggera, perche area gia meritato il titolo di hugiarda:
Graedamendax. Ma questa maniera di giudicare e una superstizione
del Medio Evo; e tra gli acquisti del noslro secolo progressivo ed il-
luminato si dee porre ancor questo che la verita non e punto neces-
saria all' Istoria. Qual meraviglia pertanto che ottenesser fama di
storici non solamente un Sarpi, un Giannone ed un Botta; ma mol-
ti altri che arditamente continuano la congiura della quale parla il
filosofo savoiardo Giuseppe De Maistre? Tali sono i Ranieri, i La Fa-
rina, i Bianchi-Giovini, e ultimo di tempo ma non per 1' ardimento
nello spacciar menzogne L. C. Farini; e una turha di scrittorelli an-
co piu inetti o piu tristi-, i quali col eapo vuoto d'ogni buona discipli-
na, con una lingua tutta intarsiata di frasi dantesche e di fiori nati
in riva alia Senna , in uno stile gonfio come un pallone, e grandi-
nato di concettuzzi falsi da disgradarne il seicento vanno schicche-
rando declamazioni umanistiche cui dan nome di storie. Povera Ita-
lia crudelmente vituperata da que' che si mostrano si spasimati di
tua grandezza! E non sono forse grande vergogna alia patria nostm
gli oltraggi e gT insulti tuttodi scagliati contro la memoria di Pon-
tefici, de' quali vedemmo sorgere alia difesa i medesimi protestarrti;
e alcuni tra essi vinti allo splendore di tante virtu che riconobbero
dietro profondi studii in que' calunniati benefattori del genere uma-
no, aprire gli occhi alia verita ed essere ora membri nobilissimi del-
la Cattolica Chiesa? Se gli stranieri gittassero in volto all' Italia quei
Sero sapiunt Phryges * ; e dicessero ch'ella si adorna e si pavoneggia
de' cenci che altri va dismettendo , e fa tesoro delle quisquilie che
altre nazioni gittarono fra le immondezze; qua! risposta a si fatte*
accuse troverebbero i libertini ?
i Apud FESTUM et CiCEROJiEM Fam. VII, 16.
DELL A STAWPA ITA LIANA.
La risposta che noi daremmo si e che gl' italianimmi non sono
Vllalia; la ijuale, Dio concedentc, puo varitare inolti scrittori che
ad una critica sagace , e ad un' erudizione vastissima congimigono
un;i rettitudine iniless-ibile-, e non curando le ire e i rancori dei de-
magoghi prendono a visiera alzata la difesa del giusto e del vero.
Tale fra gli altri ci si mostr6 il dottissimo Cav. Troya in questo Co-
dice Diplomatico Longobardo; che abbiamo lotto piii d'uria volta e
eon molta attenzione: e percio caldamente esortiamo i giovani ita-
Jiani a prender questo libro a modello de' loro studii.
II.
Scritli politici di TERENZIO MA.MIAM — Ediz. ordinata ddlTA. — Fi-
renze le Monnier 1853.
Poca importanza avrebbe per se agli occbi deinostri lettori la ri-
produzione di ottantasei scritture volanti, sdrucciolate la maggior
parte dalla feconda penna delMamiani nel vorticoso quinquennio dei
nostri sconvolgimenti, dal Parere inform alle cose italiane pubblicate
nel i839 fmo a quella Letter a ortodossa di nome ed eterodossa di fat-
to, dellaquale si ragiono nella nostra ISerie vol. VII, pag. 339. Essi
clicgiaconoscono e il partito moderato che ha tradita si miseramente
I Italia colle sue ipocrisie e co'suoi tentennamenti, e Taltissimo seg-
gio degnamente occupatodall'esulepesarese in quella migliore Italia
proscritta (come la chiama il Carutti), giapossono immaginarsi qual
iiore di moderazione, ftitalianita, di libcrta, di amorpatrio, di fedel-
td ai convintimenti, di coraggio civile e di checche altro fa gongolar
di gioia un petto italiano , spiri ad ogni pagina di questo volume.
Essi comprendono per altra parte che queste poche parole espri-
mendo lo spirito di tuttigli opuscoli, rendono dell'opere il solo con-
to possibile a rendersi; non potendosi discorrere per minuto tanti
opuscoli staccati ed effimeri che formano le tre parti intitolate Tem-
pi di n/orme, Tempi coslituzionali. Ullimi tempi. E pur se potesse-
ro discorrersi ad uno ad uno, qual pro di rhino vare tante memorie
672 RIVISTA
funeste di error! e d'inganni, di delitti e di sventure, di sforzi
audaci e di fughe codarde, di voci cristiane e di opere da miscre-
denti, di unita italiana e di sette cospiratrici ? Cosi potessimo spe-
rare estinti persempre questi germi di sventure, come vorremmo dal
canto nostro cancellarne perfm la memoria !
Ma ci e pur forza darne contezza ai nostri lettori, poichesitrova
in Firenze uno stampatore che pensa a perennare i monumenti di
tante angosce , e in Torino uno scrittore che con ingenuita degna
di causa migliore spiega all'Italia 1' intento di rinnovarle.
II sig. Domenico Carutti e gia noto ai nostri lettori come uno di
quegli scrittori che adoprano 1'ingegno e la penna a galvanizzare
il cadavere deh"italianismo costjtuzionale deriso e compianto da co-
loro che ne videro le commedie, ne scuoprirono gli artifizii e ne
pagano lo scotto. Or egli appunto si e tolto 1' incarico di rivelarci
in una Prefazione di dieci pagine il divisamento deU'Epimeteo fio-
rentino, che porge all' Italia questa urna di Pandora nel cui fondo
si agita pur tuttavia e vegetalasperanza italiana. Dopo averci detto
che il Mamiani si connumera fra i piu valorosi conliniialori del-
V anlica scuola politica italiana, la quale . . . sembro chiudersi con
Paolo Sarpi e venne ripigliata, dapprima grazie agli scritti di Gian
Domenico Romagnosi e di Ugo Foscolo, poscia per opera di quegli
illustri coetanei che ognuno nomina a dito (pag. IX e X)$ istitui-
sce il paragone fra il Mamiani e il Foscolo: e dannato in questo il
sensismo dello scorso secolo e I' irosa melanconia di teorie funeste,
ci rallegra colla spirilualita della filosofia presente, coi dogmi della
vita universa e colle umane ispirazioni del crislianesimo che inga-
gliardano, dice , I' ingegno del Mamiani e lo allevano allo sco-
primento della verita riposla (pag. XII eXIII). II ritratto colorito
in tal guisa dal Carutti del Filosofo esministro rion puo dirsi disso-
migliante: egli ce lo da come un continuatore del Machiavello, del
Sarpi, del Foscolo, del Romagnosi: e niuno, crediamo, vorra dis-
dirgli la somiglianza di quelle fisonomie, 1'analogia dei divisamenti,
1'efficacia degli sforzi, 1'abilita nel mascherarli, la nullita nel con-
durli a termine. II solo divario che puo ravvisarsi sta in ci6 , che
BELLA STAMPA ITALIANA 673
la scellerata empieta del Machiavello, 1' ipocrisia del Sarpi , la rni-
santropia suicida del Foscolo, Y utilitario sensismo delRomagnosi,
gia hanno affrontato sulle soglie deU'eternita il giudizio della Giu-
stizia divina, e nella vita postuma il giudizio della sperienza e della
storia: cotalche la loro posterita sa ormai a die attenersi intorno al
vero principio, e ai vantaggi ultimi di quei sospiratori di gloria e
d'indipendenza. All'opposto i sospiri del Mamiani ede'suoi coetanei
ben sappiamo quanto ci sieno costati in quest' ultimo quinquennio,
ma non possiamo prevedere quanto altro sangue e quante altre la-
crime verranno a costarci nelnuovo sperimento cbe essi si preparano
a tentare in questa anima vile della nostra povera patria italiana.
Certamente se in codeste facce albergasse possibility di arrossare e
in codesti cuori sentimento di umanita, invece di ripigliare que'ten-
tativi che resero loro ridicoli e noi sventurati, penserebbero anzi a
cancellare col pianto gli scritti di que' giorni di delirio , anziche ad
eternarli colle stampe. Ma pensate se la migliore Italia proscritta sa
vergognarsi e pentirsi ! Essa raccoglie anzi forze e pensieri per la
terza riscossa; e sedi alcuna cosa si pente, egli e solo d'essersi cosi
male apparecchiata alle due precedenti.
Del quale pessimo apparecchio il Carutti reca a pag. XIII una
bella descrizione, cbe daremmo qui alia distesa se non temessimo di
gravare i riostri lettori , giacche mostrerebbe con qual razza di
scempii i nostri rigeneratori pretesero formareTindipendenza, lali-
berta , la grandezza d' Italia. Una ridondanza infinita di scritterelli
in cui la gioventii snerval'ingegno, si persuade, dice 1'A. della Prefa-
zione, che Y arte dell' amministrare gli Stali s' impara merce di una
specie tfintullo mislerioso, si viene educando una generazione leggic-
chianle , poi un' allra generazione sfringuellante ! tale era la condi-
zione della letleralura di quest'ultimi anni , tali le generazioni che
posero la mano al timone nei giorni del nostro delirio, e che dovea-
noformare 1' Italia una, grande, indipendente. Ma questo, soggiunge
saviamente il Carutti, non e buono apparecchio per chi vuol sedere un
giorno nei consigli della nazione, e i reggimenti liberi male si puntel-
lano colle sonore iperboli e colle vacue aslratlezze ( manco male che
Serie IT, vol. II. 43
R1VISTA
fmalmente s'incomincia acapirlo!). Se dunque bramiamo una terza
riscossa die non dia da ridere a tutta 1'Europa, uopo e correggere
queste generazioni leggicchianti e sfringuellanti •, e gli scritti del
Mamiani, prosiegue il suo encomiatore, eserciteranno a questo fine
un salutevole influsso sngli stntiii dei giovani: ed ecco il primo frutto
che possiamo sperare dalla reviviscenza dei discorsi pubblicati in
questo volume che prepararono i rivolgimenti d' Italia. Certamente
il disegno di nuove ribellioni non potea manifestarsi con linguaggio
piu schietto.
Se non che la gioventu crescente e troppo meschino puntello alle
future glorie d' Italia ; e ben sel sanno quanti seguiron eol guardo
nelle marce guerriere le nostre Legioni ddla speranza. Le vere
speranze dei sommovitori , sapete voi dove sono? Sono cola oltre
alpe e oltre mare , ove I'uomo percosso dafla domestica tirannia lo-
gora nett'esilio molta porzione della vita, senza scernere co\T occhio
bramoso ne lume di Stella che splenda , ne vento ehe spm propizio
{pag. XV e XVII). Quelli , si , sono i veri eroi dell' avvenire , la cui
mente e gia esercitata alle cabale, la lingua alle chiacchiere, il brae-
cio alia strage. Laonde al primo splendere di un astro benigno, quell*
migliore Italia puo piombare sulla nostra in un attinao e liberarla
dalle nefandezze e dalle enormitd de ristorati Governi (pag. XVII).
Ma a frangere anche questi puntelli cospirano, soggiungeilCarutti,
« preoceupazioni esiziali, per cui la generosa religione della liberty
« riesce a pernicie, il credersi i veri e soli interpret! della nazione, il
« portar fiducia che un medesimo calore riscaldi tutta la cittadinanza,
« la credulita negli eventi prossimi e alle promesse degli estranei,
« Taggirarsiinuna temperieartificiata distranieri conventicoli (pag.
<c XVI). » E noi preghiam novamente i lettori ad avvertire quanta
verita vi sia inquesta confessione, oveil CaruLti diceinsostanza, che
i foruseiti si danno per- veri interpret} della nazione , quando in
verita non la conoscono e da lei sono disconosciuti : e si vantano
aosiliatori di questa, mentre in verita per la credula loro dabbenag-
gine sono abbindolati ora dalle promesse di stranieri governanti, ora
dalle ombre della possanza dei settarii, i quali fomentano nei rifwp-
DELLA STAMPA ITALIANA f>7.'»
giti dottrine estreme e leoriche arrisicate. Gran disdetta preparereb-
bono costoro alia sanla causa, di cui pur sono 1' ultima ed unica spe-
rariza : ed ecco il secondo motive di fornire a quelle esiziali preoc-
cupazioni 1' antidoto preparato nella farmacia del Mamiani. « Chi
« mediti le dottrine del Mamiani, apprendera come abbia egli saputo
« tenersi immune da quest! erramenti, per cosi dire, fatali, ecome
t in ci6 niuna lode di moderanza e di senno gli basti. Ed oggidi
« die la miglioro Italia e proscritta e confessa la bonla dei propositi
« col sigillo della sventura degnamente sopportata, riecessario e ri-
« cordare piu spesso cotali pericoli dell' esilio (ivi). . . »
Spiegato in tal guisa Tintento del volume, che pu6 compendiarsi
in queste due parole : educare la gioventu italiana alia rivoluzione ,
e premunire gli esuli ila quei pericoli che pdtrebbero farla arrenare,
il Carutti volge la parola alia yioventit della emiyrazione , dicendole
con gran cuore: Adunarsi con lei il fiore delle province e I' onore, es-
stndo piii ylorioso il titolo di orrevole ribello, die il vivere schiavo cit-
tadino : infelidssime essere le condizioni d1 Italia e le enonnild dei
rislorali G or end consecrarne yli Aulori al vindice abbomimo dei se-
coli : ogni yiorno che spunla illuminare scelleranze novelle superanti
le precedenti in barbarie. E procede cosi con tal linguaggio demago-
gico v ituperando , fuor del Piemonte , tutti i Governi italiani noa
esckiso il toscano : e tutto cio viene stampato in Firenze quasi per
rirominciare quella congiura tipografica che prepare per tanti anni
i delirii e le sventure del 48.
Deseritto cosi a tetri colon Jo stato della penisola, conforta gli
esuli a respinyere i conxi</li iroppo assoluti , a ripudiare le impron-
litudini delle sette da taverna , a non iscambiare la realta coi fanla-
smi. Lindipendenza, base di ogni Italia, Vacquisto di un liberale Go-
verno, le armi confederate dell' inlera penisola (pag. XVIII), ecco lo
seopo a cui deljbono mirare gli esuli italiani, conforta ti dagli esem-
pii e dagli scritti del conte filosofo, regalati loro dallo stampator
fiorentino.
Speriamo che gl' Italiani sapranno grado a chi prende tanta cu-
ra della loro felicita avvenire. Molti di essi ancora serbano im figlio
676 RIVISTA
non mutilato o morto nelle folli imprese della crociata , serbano
una casa non crivellata dalle artiglierie, una villa non saccheggiata
dagli scorridori, una rendita non decimata abbastanza dalle gra-
vezze novelle. Or bene, si preparino a nuovi trionfi, ed oflrano
volonterosi sull' altar della patria quanto salvarono dalle prime scon-
fitte. Ecco 1'annunzio che loro arreca 1'editore di questo volume, non
solo coi fatti preparando la rivoluzione negli animi, ma colle parole
ancora dicbiarandone candidamente 1' intenzione. E bene sta : co-
desti commettimale fanno nell' opera il loro mestiere, e manifestan-
dolo cosi in parole lo fanno onoratamente. Quello che non sappia-
mo intendere e cbe un Governo spinga tant' oltre la tolleranza e
1' indulgenza che accetti in tal guisa lo schiaffo proprio nella sua
capitale, dopo aver veduto a qual termine lo conducessero le tolle-
ranze della stampa nel 1848. Conviene pur dirlo: coloro che veglia-
no sopra la stampa, o sono risoluti di vedere un' altra volta il loro
Principe ire ramingo a Gaeta, o hanno perduto 1' intelligenza della
toscana favella. Altrimenti chi e che non vegga fin dalla prima pa-
gina degli scritti ripubblicati, altro non essere questa edizione se
non un nuovo preparative di rivolgimenti ? Leggete da capo a fon-
do quel Nostro parere intorno alle cose italiane, e vi vedrete lunga-
mente ragionato il modo, con cui dee tentarsi e pu6 riuscire uno
sconvolgimento universale. Ivi s' incomincia dal dimostrare non
potersi sperare congiuntura piu propizia , essere impossible una
guerra europea , improbabile una nuova rivoluzione in Francia ,
pronta , sol cbe 1' Italia ribelli , la distruzione dell' Austria : le spe-
ranze d'ltalia non doversi asp«ttare d'altronde. Si passa quindi ari-
cercarne i mezzi (pag. 15 § IX), e sono Ministri guadagnati, eser-
cito rifatto, popolo infiammato. E poiche il popolo non s' infiamma
se non viene preparato colla educazione ed istruzione , eccoti da
pag. 18 a 46 un trattatino di documenti pratici senza nome di au-
tore, appropriati al grande scopo di rendere il popolo stromento alle
rivoluzioni : e le Industrie sono si accorte e soavi , che noi sfidiamo
il Machiavello a scrivere di meglio , e con ipocrisia piu raffinata.
Leggi a pag. 21 , come ei ragiona della religione civile , della
DELLA STAMPA ITALIANA 677
conversione del Clero, e poco stante (pag. 22 e seg.) come insegni
a screditare il Clero e a torgli di mano Finsegnamento: vedrai quanto
sia acconcia ed armonizzata al rimanente la conclusione di questi
suggerimenti che qui compendiamo. « Poiche legame di fratel-
lanza per noi italiani sta riposto nella unita delle religiose credenze
e nel dimorare in Italia il capo e moderatore augusto di quelle, un
carattere peculiare faccia la Chiesa italiana esemplare a tutte le al-
tre. Spieghisi pertanto T antica bandiera cattolica di Arnaldo da
Brescia, di Dante, di Savonarola, del Marsilio, del Sarpi . . . . Le
discipline debbono essere revocate alle origini, e tutto il corpo del
Clero par teci pare come in antico alia scelta de' suoi gerarchi
(pag. 46). »
Fin qui il testo ; e non abbisogna di chiosa. Seguite seguite pure
a spandere fra le plebi le dottrine del Sarpi e la bandiera CATTOLI-
CA di Arnaldo da Brescia; e non dubitate: la terza riscossa non po-
tra fallire.
III.
TOMMASO MORO. Tragedia di GIUSEPPE MAGGIO. Firenze 1852.
L' arte di screditare e svilire le istituzioni mettendone in rilievo
ed esagerandone stranamente i parziali e temporanei deviamenti
per la naturale o debolezza o malizia degli uomini in che quelle si
attuano, quell' arte, diciamo, e stata uno degli strumenti piii pode-
rosi a sospingere la moderna societa nei mali termini in che la veg-
giamo dibattersi. In qualche contrada ed in qualche tempo gli eccle-
siastici dimenticarono la santita del loro carattere e i doveri del loro
augusto ministero; non ci voile altro: la Chiesa cattolica non fu vo-
luta piu mirare che in quelle poche depravate sue membra-, si men6
infmito scalpore delle loro colpe; e se ne accrebbe lo scandalo non
pur propalandole ma accrescendole a cento tanti. II Potere sovrano
qui e cola esorbito anche in tempi non remoti da noi; edeccovi quelle
esorbitanze tolte ad unica norma da portar giudizio del Potere in se
()78 RSV1STA
medesimo , e non trovarsi quasi distinzione tra Monarchia e dispo-
tismo o tirannide. Ci maraviglieremo clie dopo I'iniquo giuoco pro-
tratto per cinque o sei generazioni, la societa sia divenuta a tale da
guardare con diflidenza, anzi da inimicare apertamente que'due car-
dini precipui su cui si aggira ogni umano consorzio : vogliam dire
la spirituale e la temporale autorita ?
Del quale enorme tradimento, ordito ai popoli che ne sono all'ora
stessa zimbello e vittima , dovrebbero in gran parte star pagatori co-
loro che trattano le arti belle e soprattutto la poesia-, siccome quella
che avendo una potente influenza sulla fantasia e sul cuore, e piu
che qualunque altra efficace a trascinare i giudizii ed a pervertirli.
Da qualche secolo a questa parte i poeti di alcun rinomo appena
seppero altro che esporre alle moltitudini gli abusi della Chiesa e lo
scapestrar dei tiranni , o certo appena si ottenne rinomo ad altro
titolo che a questo ; e noi non sapremmo trovarne scusa che satis-
faccia. Intendiamo che 1' elemento religiose e: quasi indispensabile
ad una poesia grave e sostenuta $ intendiamo altresi che lo scape-
strar di un tiranno e campo bellissimo ad esser corso da una vena
poetica robusta, la quale nel contrapposto delle vittime si puo anche
schiudere il varco al passionato ed al tenero. Ma non sappiamo
spiegare altrimenti che per uno spirito di setta codesto malaugura-
to vezzo di recare in mezzo la retigione quasi solamente per bestem-
miarla, e di non sapere trovare altra maniera di conciliare ai Prin-
cipi il tanto necessario rispetto della moltitudine, che presentandoli
a lei sotto il lato piu reo e che e , la Dio merce, nel tempo moder-
no il piu raro. Se i poeti hanno vaghezza di trattare il fanatismo re-
ligioso e le nefande opere dei tiranni frughino un poco nei fasti del-
la eterodossia, dove quello e queste sono natural frutto della pianta
malefica; e non vadano a cercarle nella Chiesa cattolica e nella cat-
tolica Monarchia, dove 1' esorbitanza e raro nasce, e non mai puo
essere conforme al principio professato, e presto o tardi trova re-
sistenza e condanna.
Queste consklera/joni ci fecero accogliere con vero soddisfaci-
roento la tragedia il Tommaso jtforo scritta e pubblicata lo seorsa
DELIA STAMPA ITALIANA 679
anno in Firenze dall'egregio Giuseppe Maggio. Se 1'Autore di que-
sto bel lavoro »• giovane, come ci pare aver sentito, ma come certo
non lo mostra il robusto verseggiare congiunto ad una squisita giu-
stezza di concetti e temperanza di forme , noi ci putpemmo augu-
rare che \" Italia sia per avere in lui un tragico, che lungi dal per-
verlirla la faccia migliore. Ed a farlo ci sarebbe per questo capo
juateria vasta, svariata, piena di verrta e d'istruzione se si andasse
i'rugando non diciamo altro che il primo secolo delta lliforma. Que-
>t<> di Tommaso Moro non e die un episodic cK quell1 rmmensodram-
wia; e non vi e forse angolo dell' Europa che non possa otterirvi dei
magnifici suggetti a trattare con merito d«Ho scrittore e con van-
taggio notabilissimo della ItaKa. Vero b che nd presente tempo
egli ci vuol coraggio per trarre in mezzo con somiglianti subbietti,
veduto gli sforzi che si fan dai tristi per ingraziarci colla Riforma ,
« atteso la insigne morbidezza onde i Moderati concilialivi passan per
sopra a quelle nefande origini per pigliarla poi colla Inquisizione e
eol S. Uflizio, cogliendone il destro di riversarne sulla Chiesa catto-
iica fiele e sarcasmi. Ma cio vnot dire che il signor Maggk) oltre
aH1 avere scritla una bella tragedia , ha fatta eziandro una buona
azione; e dall'altra parte quel maggiore animo che stan pigliando i
swieeri cattolici ha trovato modo da impedire che somigtianti no-
bili conati restino sconosciuti all'Italia e quasi senza lapossibilitadi
trovare imitatori. Noi siamo lieti di poter concorrere dalla nostra
parte a mettere in onore somiglianti pruove , e vorremmo anzi che
la o;-"¥asione se ne porgesse alia Civilta Cattolica angora piu spesso.
Questo intorno alia scelta del suggetto. Quarito al modo di trat-
tai'lo, gli abituati alia sfrenatezza moderna d' inLrecciare i drammi,
\i appunteranno per avventura troppa semplicita di condotta. Ma chi
•coMsideri quale sia la semplicitadegli esemplari greci, la quale a mol-
ti potra parere troppo digiuna, non potra riprendere il nostro poeta
che trovandosi allamano un suggetto nobilmente tragico, si e curato
porod'invilupparlo in finzioni,edharivolto ogni suo studio a far sen-
tire profondamente i varii aifetti che si eccitano naturalissimi anche
alia semplice esposizione del fatto. Questo attenersi strettamente alia
680 RITISTA
verita storica mentre dall'una parte cresce la difficolta del lavoro, so-
prattutto ove la storia sia conosciuta e poco meno che vulgare, riesce
dall' altro a rivelare meglio 11 valore del poeta quando esso giunga
a quel grado di perfezione, che ha improntato il Maggio nella sua Tra-
gedia. Noi leggendola ci sentivamo trasportati ai tempi nefasti di
Enrico VIII ; e ci parea che davvero non che quel tiranno e 1' Eroe
che gli sta a fronte, ma eziandio i personaggi minori di Fischer, di
Anna, di Margherita , del Duca di Suffolch e cosi degli altri appe-
na poterono parlare altrimenti di quello che loro fa fare il poeta.
Illusione che e bella , sommamente dilettevole , e che a mala pena
si potrebhe ottenere quando il suggetto non fosse pienamente sto-
rico, o fosse di storia troppo obliata o riposta, da non poterne aspet-
tare quell' unisono e come a dire quei riscontri del poema che si leg-
ge coi concetti e colle rimembranze del leggitore.
E poiche ci troviamo a parlar di tragedie, non vogliam preterire
di menzionare un lavoro pregevolissimo di Giov. Battista Mari Prin-
cipe di Acquaviva ; vogliamo dire il Candiano IV pubblicato son
pochi mesi in Napoli. II suggetto che egli tratta non ha quelle specia-
li condizioni da entrare nella nostra Rivista 4 : tuttavolta il suo ver-
seggiare avrebbe meritato da noi i medesimi encomii, se avessimo po-
tuto parlarne ; ma in questo caso non avremmo tralasciato di notare
come il troppo scarso fondamento istorico dato al dramma , se dal-
1' una parte ha potuto permettere molta liberta al poeta di renderlo
vario e rilevante, scema daH'altra in gran maniera non diremo solo il
diletto , ma eziandio la utilita della lettura. Siamo sicuri che ove il
i Accennammo altrove le ragioni per le quali alcuni scritti, altrimenti prege-
voli, ogni qual volta non si attengano in qualche modo col nostro Programma ,
non potrebbero esser soggetto delle nostre Riviste. E per questa ragione non ci
tratteniamo sulle belle poesie diGiannina Milli, (Napoli 1852) venuteci novel-
lamente alle mani. Sono esse un vero fiore di bellezze poetiche sia per la spon-
taneita del verso, sia per la gastigatezza del deltato, sia da ultimo per la origi-
nalita non istudiata dei concetti. Soprattutto i Canti improvvist , rivelano un'a-
nima singolarmenle fatta per le nobili ispirazioni della poesia ed educata in quel
paese delle armonie che fu culla al Tasso ed al Cimarosa.
DELLA STAMPA ITAL1ANA C81
Principe di Acquaviva applicasse a soggetti somiglianti al Tomrnaso
Moro quella vena poetica ond' e ricco , se ne avrebbe tra il INapo-
litano ed il Fiorentino una di quelle nobili gare delle quali noi non
potremmo sicuramente esser giudici, ma ci piaceremmo grandemen-
te ad essere spettatori.
Ma per tornare all' egregio poeta di Firenze, non finiremo senza
far osservare come egli si e mostrato niente men valente filosofo ed
erudito nella sugosa prefazione mandata innani alia tragedia e nelle
note onde ne dichiara parecchi punti alia fine. L' una e le altre sono
pregevolissime; ma la prima soprattutto si raccomanda specialmente
per ampiezza di concetti, per ravvicinamenti storici e filosofici inge-
gnosi, e piu ancora per la giustezza onde studia e trova nel passato
le vere cagioni delle presenti sventure sociali e religiose. Forse a
qualcuno potrebbe quella prefazione aver vista di quasi estranea alia
tragedia ; ma oltreche 1' universale non e mai estraneo ai particolari
cui anzi acclude in germe •, a noi, che che sia della sua opportunita,
e paruta verissima e vorremmo fosse letta e meditata da molti.
IV.
Discorso prommziato il 29 Luglio 1852 per la inaugurazione delle
scuole del Galluzzo nel Convento del Portico dove le Maestre Pie
figlie delle slimate di S. Francesco preser possesso delle scuole delle
fanciulle confidate loro dal Municipio.
Fra il tanto spropositare che tutto di suol farsi da tanti i quali
si tengono il non plus ultra degl' istruttori giovanili , eppure rie-
scono quali per elezione quali per manco di considerazione e pru-
denza a formare alia men trista de'razionalisti incapaci di nobili af-
fetti e di generosi pensieri che s' innalzino pure un palmo di sopra
terra, e cagione di non lieve consolazione, che alcuni valenti uo-
mini si trovino, i quali levandosi di sopra alia costoro bassezza ,
ne dimostrino', che sappia ella fare nella educazione della gioventu
la Cristiana Religione , allorche dagli uomini si voglia pure a lei
082 RIVISTA BELLA STAjii'A 1TALIANA
allidare si geloso carico. E tale e tra gli altri il sacerdote religioso
delle Scuole Pie nel bel suo discorso, che di sopra annunciammo ,
recitato da lui dinanzi a colta udienza, e dato di poi, tacendosi il Do-
me, a beneficio coinune alia luce. Ma se ei vi occullo modestauiente
il nome non pote pero del pari nascondervi il fine giudizio e la va-
lentia singolare clie ha rieirallevare la gioventu , apparendo da quel
suo breve si, ma succoso discorso quanto sia innanzi in quest' arte
difiicilissima dell'educazione.
Non e pero nostro intendimento dare qui un suato di quesLo bel
lavoro, ma solo anon mancare del tutto alle nostre parti diciamo da
prima clie ottimamente la intende TA. allorche pone si grande im-
portanza, nella savia e cristiana educazione del sesso femminile il
quale tuttoche si appelli per antonomasia il sesso debole , riesce
troppo poderoso sul cuor deiruomo. Dipoi che meglio non si potea
ponderare la gravita del carico che e 1'educare la gioventu, e indi-
carne i sacrifici che si hanno percio a fare : ne piu acconciamente
porgersene conforto, che togliendolo come egli fa saviamente, don-
de puo solo venire, cioe dalla grande idea dell'educatore cristiano,
di fare in cio servigio alia maesta divina considerando come a se
affidate da Dio quelle care speranze di tante famiglie. Era certo da
attendersi da un educatore di gioventu per ispirito di sua religione
un si pesato giudicio sopra F educazione, ed egli ha ben corrisposto
a quanto se ne poteva aspettare, facendolo non a modo di chi tra gli
agi di una vita comoda e nulla curante di averne pratico esperimento
da precetti, che raro e non siano parto di proprie utopie meglio
che frutto di matura esperienza, ma come chi uso ad avvolgersi del
continue in mezzo alia gioventu praticamente conosce i modi piu
acconci a formarla al vivere onesto e religioso ; ed ha voglia solle-
cita ed efficace di praticarli a vantaggio di lei, delle fainiglie e della
societa intera.
CRONACA
GONTEMPORANEA
Roma 13 Giugno 1853.
I.
COSE ITALIAHE.
STATI SARDI. — (Da nostra Corrispondenza) I. Le finalize ed il preventive;
largizioni agli emigrati; nuovi balzelli. — 2. I fondi pubblici; viaggio e mis-
sione del Duca di Geneva; timori di guerra; la zecca a Geneva. — 3. Legge
per la leva militarc; a che debba prepararsi il clero cattolico. — 5 Propa-
ganda eterodossa ; apostasia e ravvedimenti. — 5. Festa pel centenario del
miracolo del SS. Sacramento. — 6. Libri e lettere di Mazzini.
1. La legge sopra la contabilita generale esige, che il preventiro
d'ogni anno sia presentato dal Mihistero e sanzionato dal Parlamen-
to dieci mesi prima che si debba cominciare a porlo in atto, aflm-
che rimanga tempo da coordinare 1'amministrazione secondo le ri-
forme ed i temperament! adottati dal potere legislative. Sono cinque
anni che il Piemonte reggesi a forme di Governo parlamentare, ed
appena mai venne fatto che il bilancio fosse discusso e votato innan-
zi che da parecchi mesi di provvisorto esercizio fosse reso impossi-
bile 1' introdurre qualche modificazione d' importanza. Laonde la di-
samina che ne fa il Parlamento riesce poco meno che una illusoria
pompa d' inefficace diritto, una cerimonia, un vero fuor d' opera.
Imperocche la rappresentanza nazionale rimane inceppatanellepro-
prie determinazioni pel trovarsi che fa nel bivio di approvare le pro-
poste ministerial! o gittare lo scompiglio in tutta' 1'amministrazione
684 CRONACA
pubblica gia sistemata sulle basi volute dal potere esecutivo. Quindi e
giocoforza contenlarsi del minor male, ed i Ministri, con tutto il con-
tralto parlamentare, la fanno da veri ed assoluti padroni delle finanze.
E queste in che condizione stanno ? Una desolante perche verissima
piltura ne fece in Senato, nella tornata del 17 Maggio, quell'egregio
uomo di Stato che e il Maresciallo Sallier della Torre, cui niun poli-
tico in Piemonte puo andare innanzi ne per chiarezza di idee, ne per
sodezza di discorso, ne per ampiezza di vedute, ne per dignita di mo-
di. Con quella severa ed eloquente semplicita di linguaggio che gli e
propria 1'onorevole Senatora biasimo 1'abuso or ora toccato del pre-
sentare i bilanci quando non e piu tempo da discuterli; pose in chiaro
la necessita di pronte e reali economies riprovo lo sparnazzarne da
prodigo in pensioni che oltrepassano la somma di 9 milioni invece
del non piu che 2, quanti se ne spendeano prima delle riforme; di
che vuolsi accagionare la sconsiderata mania di metier la cosa pub-
plica in mano agli uomini nuovi, d' onde la necessita di licenziare
con buona paga gli antichi ufnciali; confronto il bilancio attuale di
150 milioni con quello del Governo assoluto, sotto il quale le spese
non eccedeano i 75 milioni! da ultimo dimostro come i moltiplicaU
imprestiti di cui si viene gravando lo Stato, non che guarirne le pia-
ghe, lo debbano trarre a presta e sicura rovina, se non vi si ponga
termine e riparo. 11 sig. Ministro Conle Camillo di Cavour questa volta
rispose al Maresciallo senza tracotanza e senza frizzi •, e contrappo-
nendo alle buone ragioni belle parole e larghe promesse, fece spe-
rare che 1' enorme debito di 700 milioni non sarebbe cresciuto di
vantaggio, se pure non si trattasse di lavori di pubblica utilita, cui
venisse meno il concorso de'capitali privati. Intanto per quest' anno
1853, il bilancio attivo e passive, approvato senza discussione dal
Senato del Regno nella lornata del 23 Maggio, offre la prospettiva
nienle consolante d' un deficit di 40 milioni, sommando 1' attivo a
L. 109,223,934.84 5 ed il passive a L. 150,927,376.33. £ vero che a
questo si e provveduto con P ultimo imprestito di 40 milioni. Ma per
apprezzare 1' utilita di cotesti peregrini spedienti di finanze basta cita-
re alcuni fatti che sembrano positivi ed esatti. Con varie leggi del-
Tanno 1849 si approvarono contratti d' imprestito per 62 milioni;
jnanelle casse dello Stato entrarono soltanto 48,736,429.24; il rima-
nente se ne ando a profitto de' banchieri, enelle spese accessorie che
toccarono leL. 1,107,670. Nel 1850 un nuovo imprestito di80 milio-
ni, di cui lo Stato incasso non piu che L. 67,717,739.63. 11 di piu re-
stava presso i banchieri , con la ginnta delle spese accessorie per
L. 1,748,175.37. Nello stesso anno si raddoppiava P empiaslro sulla
piaga delle finanze, e contraevasi un secondo imprestito di 80 milioni;
CONTEMPORANEA 685
ma 1'erario ne ritrasse puramente 64,281,058.01, cioe sedici di me-
no, in cui si comprendono L. 2,726,241.99 di spese accessorie. Nel
1851 al prezzo di 12milioni incirca sicomperava un nuovo imprestito
di 90 milioni, per cui assorbivansi L. 2,587,259.06 in ispese accessorie.
Dalle quali cose si scorge che il Piemonte s' e addossato il carico di
pagare gl' interessi, e resUtuire poi il capitale di oltre a 54 milioni, di
cui si riconosce debitore senza averne mai toccato un centesimo ! Son
miserie comuni a tutti gli Stati su cui passava il sofflo distruggito-
re del la rivoluzione e della guerra. Ma non per questo e da credere
che per tali mezzi possano ristaurarsi le finanze : percio il Marescial-
lo della Torre insisteva che la si finisse una volta di adoperarli, e si
procedesse a giudiziose economic. Eppure tant' e : in Piemonte le
quistioni di finanza sono guardate dal volgo dei politici come affatto
secondarie, e tutto si vuol sacrificare ai principii del 48. Difalto, a di-
mostrare come non venga meno nei Subalpini la generosita verso i
fratelli della fusione, il senato del Regno nella tornata del 27 Maggio
dava la plena sua approvazione al progetto di legge pel mutuo di
400,000 fr. agli emigrati Lombardo-Veneti. Ne vuolsi tacere che il
Ministro dovette andar ben lieto di veder cotesta sua protesta contro
V Austria suggellata dal voto favorevole di 48 contro non piu che 8
padri della patria. Ma se nel Senato non si ottenne la quasi unani-
mita gia cos\ applaudita nella camera elettiva , s' ebbe in compenso
la consolazione del piu dignitoso silenzio. Giacche non uno solo de'
Senatori apri bocca a dir parola ne pro, ne contro il progetto, salvo
solo il magno Siccardi che nella tornata del 23, dopo la votazione con-
solante del bilancio, dava lettura della sua relazione, che era una com-
passata parafrasi dei motivi recati dal sig. di Cavour in appoggio del
suo progetto. Ma da questa relazione s'ebbe il vantaggio di sapere
che il Governo stesso sotto il mutuo scorge un dono, almeno in buona
parte , poiche fece sperare che il danno proveniente alle finanze da
tal larghezza non sarebbe almeno in gran parte irreparabile. Non
dee pertanto far meraviglia che i mestatori e rivoluzionarii d'ogni
paese provino le piu vive simpatie verso il Piemonte ! ! Oltre le L.
4,844,200 spese nel 48 e nel 49 per le truppe lombarde 5 oltre i
4,200,000 fr. ai Governi provvisorii di Milano e di Vene/ia; oltre le
200,000 lire a Venezia, furono nel 1848 L. 200,000 ; nel 1849 L.
180,000 nel 1850 L. 199,200-, nel 1851 L. 281,000; nel 1852
L. 160,000 che il Piemonte largiva con fraterno afFetto a' suoi fra-
telli italiani ed emigrali. E cio per dir solo di quel che e pubblico.
Imperocche dal 1847 al 1852 il Piemonte spese nulla meno che L.
1,630,159,298.77. Dallaqual sommadetraendopureL.205,745,803.74
in cui, oltre alle spese di guerra, sono comprese le sovrindicate pe'
686 CRONACA
fratclli, rimangono tuttavia 825 milioni spesi in soli sei anni ! Xe e
da credere per questo che i bnoni Piemontesi rimangano • sconfortati.
II Ministro delle finan/e conosee a prova la loro generosita : epper-
cio alii 17 Maggio pochi giorni dopo la pubblica/.ione dell'imposta
personale e mobiliare , si promulgava la legge per cui son oolpiti
d' una tassa considerevole i proprietarii o concessionarii di vetture
sospese pubbliche o private. Solamenle e da temere quello che os-
servava il Maresciallo della Torre : cioe che col tanto moltiplicare le
imposte dirette vengano in realta a scemare le rendite dello State
perloscapito cheverrebbe a risentire nelle imposte indirette. Tutta-
via finora le cose vanno discrelamente. Cosi a cagion d'esempio il
prodotto delle Poste nel primo trimestre di quest' anno presenta un
considerevole aumento, cioe di L. 61,111 rispetto al corrispondente
trimestre del 52, e di L. 125,821 in confronto del primo trimestre
del 51.
2. I fondi pubblici per lo contrario gia da qualche tempo o sono
negletti o in ribasso. V'ebbe qualche momento in cui gli speculator!
della borsa davan segno di ripigliar lena e ftducia ; ma quello fu ef-
fetto ben passeggero, ed anche le azioni della ferrovia di Savigliano
che erano salite dapprima a prezzi esoibitanti, ricaddero ; e v'ebbero
tali giorni in cui appena sui fondi privali v' ebbe qualche transazio-
ne, senzache un sensibile ribasso sui fondi pubblici bastasse adallet-
tare la temerita degli speculatori. Le notizie dell'Oriente contribuirono
a rendere costante 1'esitazione dei piu ardimentosi- sicche, togliendo
la Borsa come indizio di quel che si spera e si teme, dovrebbesi pensare
che qualche grave pericolo minacci la quiete e la pace dell' Europa.
Ne a rinfrancare gli animi e ravviare le imprese degli speculatori fu-
rono sin qui bastevoli le novelle che gia corsero per ogni parte in-
torno al viaggio di S. A. R. il Duca di Geneva a Parigl ed a Londra.
Egli e oggimai accertato che il Ministero sardo colse di buon grado
1'opportuniti che gli veniva offerta del viaggio di questo augusto per-
sonaggio fuori Stato per valersene a rincalzare le sue pratiche presso
il Governo francese ed il Gabinetto inglese intorno ad una alleanza
che riuscisse di scambievole appoggio. II Duca di Genova dal canto
suo reputossi felice di poter giovare con uffici diplomatic! a quella
sua patria per cui sulle pianure Lombarde e sui campi di Novara
metteva a sbaraglio la propria vita. Percio, dopo aver accompagnata
la sposa sua a Dresda, e fatta quivi una breve fermata di pochi gior-
ni , tutto in apparenza d' un viaggetto di diporto voltavasi a Parigi ,
dove le accoglienze cortesi e splendide dell' Imperatore furono pari
al merito del valoroso figliuolo di Carlo Alberto. Ne rimane quasi
piii il menomo dubbio intorno alia conclusione d'una lega tra il Pie-
CONTEMPORANEV 087
moiite e la Francia, la quale non potrebbe a meno di recare gran pe-
so Bulla bilancia della pace d'Kuiopa. Ora e^li e giunlo a Londra, e
quivi pure lo scopo del suo viaggio non <• punlo quello solo di sod-
disfare 1' onoralo suo dcsiderio di crcsce; r il giu ricr.o tesoro di sue
cogni/ioni, ma sibbene di viemeglio slringere le sorli del Piemonle
a quellc dell' Inghilterra, sotto il cui alto patrocinio gi;\ rii>o>a tran-
quillo il Gabinetto di Torino. Da tutlo queslo studio di accaparrare
amicizia e stringer alleanze molti vogiionn inferii-e die sia imminen-
te lo scoppio d'una guerra, in cui starebbero da una parle con 1' In-
ghilterra e la Francia il Piemonte e la Svizzera •, e dall" altra scende-
rebbero in campo a' fianchi della Russia la Prussia, 1' Austria, i varii
Stati della Germania ed il Belgio. Ije quali cose trovano , a parer di
costoro, una chiara conferma uello ardore con cui 1' Opinione ed il
giornale semiufficiale di Torino promuovono 1' amici/Aa colla Fran-
cia e con la Svizzera, lodando a cielo quello stesso Luigi Napoleone
contro cui non ha molto i libertini del Piemonte si mostravano paz-
/.amente contumeliosi e malevoli. Tuttavia iinora non si vide in Pie-
monte verun movimento guerresco^ ne originate datimore di talpe-
ricolo puo dirsi il proposito del Governo di abolire la Zecca di Tori-
no , per concentrare ogni parte di tale stabilimento in Genova. Seb-
bene vuolsi confessare clie la cosa sarebbe egregiamente pensata ,
( '-x'ndo impossibile mellere Torino in islato di poter far fronte ad
una invasion*, quando per lo contrario i forti baluardi di cui Genova
e cinta e la flotta inglese la rendono inespugnabile.
3. Ne anche si vuol credere un provvedimento suggerito dalla ne-
eessita di prepararsi ad eventi bellicosi il nuovo progetto di legge per
la leva militare, die venne teste esaminato ed approvato dalla Came-
TSL elettiva. II bisogno d' una riforma intorno a questa istituzione era
gia riconosciuto da lunga pezza. Differivasi coll' intento di riuscirvi
meglio nell' atto di una completa riorganizzazione dello esercito. Ma
veduto che cio non era da potersi compier si presto, si voile almeno
fare la parte piu urgente. Come era da prevedersi i libertini colsero
al volo si bella occasione per un assalto vigoroso contro il Clero , e
i voti della democrazia furono appagati almeno in parte dall' articolo
98 del progetto di legge organica per la leva , che dice cos\: « Sono
« dispensati dal concorrere alia formazione del contingente, nel nu-
u mero proporzionato ai bisogni del culto, da limitarsi e stabilirsi ogni
« anno ed in ciascuna Diocesi per decreto reale da emanare sulla pro-
ic posta delMinistro di grazia e giustizia gli inscrittiche siano: l.°Alun-
<( ni cattolici in carriera ecclesiastica del clero seeolare richiamati an-
<( teriormente all'estrazione dai Ycscovi di loro Diocesi; 2." Gli aspi-
« ranti al nunislero di altro cullo in comunioni religiose tollerate
688 CRONACA
« nello Stato , richiamati come nel precedente numero dai superiori
« della loro confessione ». Onde si scorge con tulta evidenza: 1.° Che
1'esenzione della leva pel chierici secolari cessa d'essere un privile-
gio , per diventare una grazia sovrana conceduta secondo il bene-
placito d' un Ministro. 2° Che al Ministro di Cra/ia e Giustizia si
attribuisce il dirilto e 1'ufficio di giudicare in ultimo appello intor-
no al maggiore o minor numero d' ecclesiastici che abbisognano
per 1'esercizio de'sacri ministeri in ciascuna diocesi. 3.° Che tal favo-
re precario e limitato ai soli alunni del clero secolare ; e ne vanno
esclusi quelli del clero regolare onde le corporazioni religiose
rimarranno inceppate nell' ammessione de' Novizii che non hanno
ancor soddisfatto all' obbligazione della leva , ne potranno am-
metterli alia professione religiosa se non dopo tal epoca 5 e questo
e piu di quanto basta per abbattere parecchie religiose famiglie
gia scarse d' alunni. 4.° Che questo poco residue di rispetto ai
ministri della^Chiesa none per niente deltato da qualche preferenza
verso il Cattolicismo, poiche negli stessi termini e limiti viene acco-
munato agli Ebrei , ai Valdesi , a qaalunque setta abbia denari da
comperare qualche dozzina di discepoli. - Per render giustizia al vero
debbesi dire, che il Ministero avea mantenuto nel suo progetto la
esenzione dalla leva per tutti gli aspiranti al ministero sacerdotale 5
malevatisi a combatterla , dietro il dotto Borella scrittore della Gaz-
zetta del Popolo , cevti altri focosi democratici , la commissione con
facile transazione limitava quel favore al solo clero secolare. La dis-
cussione sopra questo punto venne protraendosi tre intiere tornate. Si
affastellarono spropositi, sarcasmi, derisioni e bassezze d'ogni manie-
ra contro il clero , comunque non mancassero di sostenerlo forte-
mente il Ministro sig. di Cavour e parecchi altri. Ma era deciso che si
dovessero cominciare a trarre innanzi le batterie che gia sono allesti-
te contro il clero cattolico , e gli sforzi de' buoni e del Ministero a
nulla valsero! Nella seduta del 23 Maggio fu votato 1' articolo 98
quale e riferito piu sopra. Buon tratto di tempo si spese in contrast!
sul doversi o no estendere 1'esenzione ai Fratelli della Dottrina Cri-
stiana , la cui infaticabile operosita , lo zelo , la religione , il merito
segnalato nell' educazione del popolo minuto non ebbero alcun pre-
gio agli occhi dicotesti instancabili livellatori di cittadini innanzi alia
legge. Tuttavia questo e poco a petto di quello che s'appresta. £ gia
trapelato il divisamento del Governo d'abolire indirettamente le cor-
porazioni religiose , riflutando di riconoscerne 1' esistenza come di
corpi morali ; il che unito allo spartimento de' beni ecclesiastici fl-
nira di ridurre i cattolici al livello de' protestanti. Que'pochi malac-
corti del Clero Piemontese che accettavan con tanto entusiasmo e
CONTEMPORANEA 689
salutavano come un' epoca di rigenerazione il primo apparire delle
riforme civiliepoliliche, s'accorgeranno a suo tempo quel che frutti
il transigere con certe fazioni!
4. La Propaganda eterodossa precede instancabile verso il suo sco-
po; e trovando gangrenata e fradicia di vi/ii la plebe ineducata, vi
mena di molta strage comperandone a prezzo d' oro sonante le co-
scienze e le anime. Di che basti in prova un recentissimo fatto. Un
povero padre di famiglia per improvvisi rovesci era caduto in bassis-
simo stalo, a segno di non aver piii un tozzo di pane con che sfamare
se, la moglie, e un qualtro o cinque ngliuoli. S' awenne per caso in
un cotale , che udite quelle miserie, 1' indirizzo ad un suo amico ,
dandogli vina polizza di raccomandazione. V ando e fu bene accolto ,
e senz'altro sovvenuto d'un sussidio di 50 lire. Poco tempo appresso,
valendosi delle offerte fattegli con molta apparenza di carita, fu di nuo-
vo al suo benefattore, che si mostro pronlissimo a rinnovare, il dono ,
chiedendo solo in cambio al padre di famiglia, che firmasse una carta.
Cercato che cosavolesse significarequellascrittura, udi rispondersi
quella essere una dichiarazione di volersi ascrivere alia Chiesa Valdese.
Inorrid\ 1'onesto e cattolico uomo ; e giurando se esser pronto a veder
morire a' suoi piedi moglie e figli prima che bruttarsi di cosi scellerata
enormezza, protesto che giunto a casa venderebbe senz' altro sue po-
che masserizie e stoviglie per averne con che restituire le 50 lire dategli
cosi insidiosamente. Ma pur troppo di cotali brav'uomini se ne conta-
no pochi, o per lo meno sono molti i vigliacchi i quali per poca mo«eta
fingono di renders'! Valdesi. Un di questi infelici , certo Domenico
Strolengo negoziante da pelli, rinnegava teste il Cattolicismo, e la
domenica l5Maggio partecipava alia Cewade'nuovi suoi correligionari.
Un tre o quattro giorni appresso fu col to di malattia repentina e
•violenta, per cui fra poco miseramente moriva tra le braccia de' mi-
nistri eretici! Questi spacciano Bibbie a profusione, e solo nella cilt<\
di Nizza sono un cinque o sei mila di questi catechismi d' errore che
furono sdoganati, con le debite licenze del Governo e messi in circo-
lazione ad onta dello Statuto. Pare che il Ministero cominci a capire
la gravita del male cui sembrava favorire con tacite connivenze. Ep-
percio dicesi che siasi spedilo all'lntendentedi Chambery un dispac-
cio telegrafico per vietare 1'introduzione in Savoia di Bibbie del Sacy
spedite dagli agenli delle Societa di Londra e di Ginevra. Sarebbe
tempo! Fu pure assai consolante pei caltolici il sincero ravvedimen-
to di parecchi ecclesiastic!, i quali fuorviatisi nell' ardore di passioni
politiche, s'aveano cacciato dietro le spalle ogni rispelto pel sacro
lor cai'attere , con deplorando scandalo di tutti. Pentiti e conoscenli
del loro fallo, ne pubblicarono per le stampe certe edificantissime
Serie II, vol. II. 44
690 CRONACA
ritrattazioni, che fanno sorgere il dubbio se non sia ?tato maggior be-
ne il vederli tornare sulla retta via di quel che fosse grande il danno
dell'averla gia abbandonata.
5. Fannosi grandi preparalivi per la festa del Centenario d'uno fra
i piu mirabili e segnalati benefizii fatti da Dio alia citta di Torino col
famoso miracolo del SS. Sacramento. Mons. Fransoni con eloquente
sua pastorale venue ravvivando lo zelo e la piela dei Torinesi che
ancor serbano 1' antica fede e pieta de' loro padri, annunziando loro
come il S ommo Pontefice avesse per tale solennita aperto i tesori
della Chiesa, e largheggiato d'indulgenze. Assisteranno alle sacre
funzioni parecchi prelati. Si spera che buon numero di cittadini ,
quasi a maniera di protesta della loro fede faranno una spontanea
luminaria. Ma la Gazzetta del Popolo s'arrabatta e strillachela guar-
dia nazionale non deve e non puo prestare alcun servizio d'onore, ma
soltanto intervenire , se sia d'uopo, per mantener 1'ordine; eppercio
non farebbe meraviglia che si ricusasse a un Dio sacramentato quel-
T omaggio che fu renduto ad uomini d' ogni maniera nella stessa
Torino.
6. E un passatempo non privo d'amenita il tener dietro alle pro-
dezze fiscali di cui si ha talvolta lo spettacolo in Piemonte. Vien ru-
bata nel tempio della Consolata una ricchissima statua d' argento. La
polizia sulle prime pare che voglia far meraviglie di zelo per isco-
prire i ladri: poi si mette a dormire fingendo di credere un assurdo
che-cioe la statua fu sottratta dai Rettori stessi del Santuario. Final-
mente si risveglia, e va a cercare il prezioso simulacro . . . dove? In
un Convento di buone Sucre, poco distante da Alba, guidatavi dal.
convincente indizio deU'esservi stato poco prima uno zelante sacer-
dote di quella Congregazione^degli Oblati di Maria SS. a dettarvi i SS.
Spiritual! Esercizi ! . . . — A Genova la polizia fafurori per prevenire
lo spaccio d'un libro di Mazzini j ed il libro si stampa , si vende , si
legge da chi lo vuole e da chi non lo vuole. Per rappresaglia si sea-
tena il Fisco contro un giornale perche stampa una lettera di Mazzini/
e quella stessa lettera si riproduce stampata in Torino sopra un gior-
nale compilato da un membro della Camera elettiva, sotto gli occhi
del Ministero che fa le viste di non saperne punto nulla e lascia cor-
rere. 1 mazziniani fanno chiasso 5 il Ministero mostra di sprezzarli a
Torino, mentre a Genova li flagella senza remissione. Ma cio non im-
pedisce Mazzini dal restare negli Stati Sardi, finche gli piace di far
annunziare sul Morning-Advertiser che egli , in barba di tulli i Go-
verni assoluti e costituzionali , s'e riparato al sicuro A forza
di giocar colla serpe si corre rischio d'esserne addentato nel vivo !
CONTEMPORANEA
Dopo pervenutaci la corrispondenza apprendemrao dall' Armonia
una dolorosa notizia la morte cioe del celebre scriltore il Conte Cesa-
re Balbo avvenuta in sul cadere del terzo giorno di Giugno. Egli mort,
siccome avverte lo stesso giornale, con sentimento di profondo cat-
tolico ; e le ultime sue ore furon consolale da quella Religione ch'esso
avea sempre amata e difesa.
REGNO PF.I.I.E DUE SICILIE. — \. Opere di puhblica ulilita, — £. Pena stabiliU
centro i militari blasferai. — 3. Conversione di donne di male affare. — >
4. I PP. Scolopii al Collegio di Avellino. — 5. I ragazzi poveri del R. Al-
bergo.
1 . Novella prova che la prosperita di uno Stato non e prodotta dal
cicaleggio di un Parlamento, ma dalla buona volonta di capaci e vir-
tuosi governanti, ci vien porta dal vicino regno delle Due Sicilie.
Abbiam sott' occhio un rendiconto messo a stampa delle opere di
pubblica utilita proseguite o cominciate o condotte a terminein tutte
le quindici Provincie al di qua dal Faro nel passato anno 1852. Coll'e-
videnza irrecusabile de'fatti ognuno che il legga dee convincersi che
il fare e spesso in ragione inversa dal chiaccherare, e che un solo an-
no di pacifico reggimento monarchic© ha dati a quel regno piu incre-
ment! anche material! , che non si avrebbono potuti sperare da un
decennio di tempesta costituzionale. La somma delle spese in pubbli-
che opere e di Due. 3,340,858,42 de' quali la sola provincia di Terra
di lavoro ha assorbiti non meno di 797,739,68. E pure non si sono
cola aggiunte nuove imposte.
La gloria verace non dipende dalle opere dimarmo o dibronzo, le
quali talvolta , come sta accadendo in qiialche luogo d' Italia , son
piuttosto sepolture che fetono. Ma veramente dipende dalla memoria
ne' petti umani di egregi fatti e beneficii che meritino riconoscenza e
amore. Di questa verita mostrasi grandemente compreso il pio Re
Ferdinando II. Eccone una pruova. Avendo gli abitanti della Cala-
bria citeriore divisato di rizzargli nella lor capitale una statua mar-
morea, ed avendoatal uopo raccolto numerose soscrizioni-, come pri-
ma cio fu a notizia del Monarca, Egli ringraziando quei fedeli sudditi
per 1'omaggio proffertogli, ha generosamente ordinato che le raccolte
somme si convertissero in qualche opera pubblica di cui piu abbiso-
gnasse quella Provincia.
2. Ma il viverbene d'un popolo precede non tanto daivantaggi ma-
terial!, quanto dai morali, se e vero che la parte principale dell'uomo
e lo spirito. E in cio appunto sembrano rivolti in modo precipuo i
provvedimenti del Governo in quel regno. E cominciando dalla rive-
692 CRONACA
renza dovuta a Dio , considerandosi che la pena stabilita nel codice
comune contro la bestemmia non potea applicarsi a militari, soggetti
a foro speciale, si e aggiunto allo Statute penale di questi un nuovo
articolo, per cui 1'empia esecrazione del nome di Dio e de'Santi venga
severamente punita anche tra gl' individui addetti al mestier delle
armi.
3. Grande sventura della societa e rovina de' pubblici costumi si e la
moltitudine di donne di male affare. Per queste in Napoli ci ha un
ospedale sorvegliato dal Governo, dove i ministri del Vangelo vanno
a gettar le reti della divina parola per carpir tra quelle anime traviate
alcune che, corrispondendo alia divina chiamata, amassero d'uscir da
quel lezzo e tornare a Dio. Quest'anno vi furon dati gli Esercizii Spi-
rituali per otto giorni , coronati dallo zelo dell' Eminentissimo Arci-
vescovo che voile da ultimo predicarvi egli stesso ed amministrare il
Sacramento dell'Eucaristia a quelle che col pentimento aveano espiata
la turpe vita trascorsa ed invocala merce d'essere per 1'avvenire poste
in luogo di sicure/.za. Frutto di tante cure furono in quest' anno 75
infelici creature che desiderose di tornare a vita cristiana e virtuosa,
parte sono slate allogate nell' asilo della Maddalena , e parte in altra
guisa provvedute. Ne qui vuol tacersi la lode che in opera di tanta
pieta si dee al sig. Cav. Florindo De Giorgio Governatore dell' anzi-
detto ospedale , sotto la cui amministrazione , atteso il suo zelo nel
procurarvi i conforti della Religione, piu di 300 di quelle miserabili
vittime son ritornate al buon sentiero.
4. Ma piu di tutto vuol menzionarsi la cura che in quel regno si pren-
de per assicurare la educazione e la istruzione della Gioventu. Quivi
sembra essersi compresa una delle piu ulcerose piaghe del mondo
presente. Essa e la perversa islituzione dell' eta tenera, rimossane
1'idea e 1'influenza della religione o lasciatavi per semplice cerimonia.
La societa non guarira dalle sue sanguinenti ferite, sela gioventu non
venga educata profondamente nel santo timore di Dio, e se 1' idea re-
ligiosa non informi tutte le fibre del suo ammaestramento. Ad otte-
nere si fatto scopo si e quivi stabilito che la pubblica educazione sia
interamente affidata a corpi religiosi insegnanti, che per ispirito di
vocazione, e pratica e unita di associazione possono piu agevolmente
riuscire a tal uopo. In conformita di cio il di 21 dello scorso mese i
RR. PP. Scolopii prendevano possesso del real Collegio di Avellino
con regio decreto aflidato alle cure di que' valorosi e benemeriti edu-
catori. E indicibile la festa con che essi vennero accolti dal numeroso
popolo accorso ad incontrarli, e che col grido : Viva il jRe, col quale
suole esprimere i sensi di letizia, ben manifestava la gioia e la grati-
tudine verso il Sovrano che sentiva per si benefica disposizione.
CONTEMPORANEA 693
5. Allepremure perlaeducazione delle classipiu elevate vacongiunto
lo studio per quella del minuto popolo. Un testimonio dell' impegno
che in cio si pone ebbesi ultimamente, quando 800 ragazzi del Reale
Albergo dei poveri vestili in abito mililare furon condolti dai loro
superior! nel campo di Marte ad esercitarvi diverse manovre, e quivi
stesso inlrattenuti a un lieto pran/o , coll' intervento dei nobilissimi
e religiosissimi signori preposli alia cura di quei poveri garzoncelli ,
meritevoli di ogni affetto. Fu quella una vera festa popolare, attesa
la gran moltitudine conoorsa a godere di quel tenero e dolce spet-
tacolo.
STATI PONTIFICII. — Un Chirografo del S. Padre
Per questi giorni non e venuta a nostra contezza alcuna cosa df
mon\ento che meritasse di essere qui ricordata, se non fosse una banda
di malandrini in piccol numero, dicono non piu di sette, comparsa
in Narni a derubare ne' confini dello Stato dalla parte del Regno. Ci
place nondimeno di recare qui per disteso un Chirografo del Sommo
Pontefice riguardo all' ordinamento della nobilta romana. Non tanto
per quel'che e, quanto per quel che signiflca, ci e paruto degnissimo-
di essere conosciuto dai nostri lettori Esso dice cos\:
« II Nostro Predecessore Benedetto XIV di gloriosa ricordanza nel-
la sua Costituzione Urbem Romam del 4 Gennaio 1746, tra le cure
gravissime del suo Ponlificato emano un provvedimento diretto prin-
cipalmente a togliere la confusione, ch' erasi introdotta nei diversi
gradi della Ciltadinanza Romana, ed a stabilire con accuratezza i li-
mili, onde il Ceto di Nobili e Patrizi fosse in seguito distinto con pre-
cisione dagli allri Citladini od abitanti di Roma. Sapientissimo e un
tale regolamento, e fino agli ultimi tempi puo dirsi, che siastato ba-
stevole all' uopo di quest' alma Metropoli INostra. Siccome pero Ci si
e ora rappresentato, che i cambiamenti , i quali sonosi venuti suc-
cedendo dopo quel glorioso Pontificato, hanno portatoseco tale un'al-
terazione di cose, che quelle norme sono divenute in alcune parti
poco comode, e difficilmente applicabili-, cos\ illesa lasciando la so-
stanza di quella Costituzione, che qui intendiamo come riporlataalla
lettera, e di parola in parola, abbiamo stabilito di farvi alcune mo-
dificazioni, le quali la rendano piu facile ad essere applicaia ai pre-
sent! bisogni. Egli e pertanto che con questo Nostro Chirografo , e
colla pienezza della Noslra suprema potesta, abbiamo decretato e de-
cretiamo quanlo segue; cioe:
« 1 .° Le famiglie principesche, o ducali, che per lo passato hanno
ollenuto, o in avvenirc polranno ottenere dalla S. Sede un tale tilolo?
694 CRONAGA
e clie hanno in Roma il principale loro domicilio, senza che per al-
Iro siano comprese nell'albo della Nobilta Romaua da ora in poi ne
formeranno parte; e delle medesime principalmente si potra aver
ragione per completare nei casi di mancanza il numero delle sessan-
ta famiglie di Patrizi Coscritti volute dalla delta Costituzione di Be-
nedetto XIV.
« 2.° La Congregazione Araldica d'ora in avanti sara composta del
Senatore di Roma, dei quattro Conservator! del ceto ncbile pro-
tempore, di quattro squittinatori da trarsi dal numero dei Patrizi
Coscritti, e possibilmente tra quelli, che siedono nel Consiglio mu-
nicipale, e dello Scriba Senatus.
« 3.° Per la scelta dei suddetti quattro squiUinatori si osservera il
metodo stabilito in proposito nel§. utautemin posterum della citata
Costituzione Urbem Rom am; ma la sortizione relativa avra luogo al
principio di ciascun biennio; in guisa pero che la sorte del bussolo
dovra. pria sperimentarsi sopra i Coscritti Consiglieri, ed in mancan-
za di questi si speri menterain secondo luogo sopra glialtri,chenon
siedono in Consiglio.
«. 4.° Lo Scriba dovra trarsi dal ceto dei Coscritti, e verra nomina-
to da Noi e dai Nostri Successor!, presso proposta della Congregazio-
ne Araldica.
« 5.° Non potra votarsi dallo Scriba nella Congregazione medesi-
ma, se non quando il numero degli altri membri intervenuti sia
pari.
a 6.° II Consiglio Comunale potra concedere anche la Nobilta per-
sonale, e non tras missibile per eredita a quegli uomini, che se ne
fossero resi degni per segnalati servigi prestati alia patria, o per ce-
lebrita acquistata con la dottrina, col valore nelle sienze, enellearti
belle. II Consiglio stesso pero prima di ammettere chicchessia a tal
INobilta, osservera il sistema, che su di cio si e osservato finora.
« 7.° Seguendo il sistema stesso, ed osservando le leggi e norme
adottate in proposito fino al presente, si potra proseguire a concede-
re la Citladinanza Romana, ma questa non potra accordarsi, che a
coloro, i quali sono gia sudditi pontificii, o che abbiano dadieci an-
ni almeno flssato in Roma il loro domicilio, e vi abbiano acquistato
beni fondi, o vi possiedano un qualche stabilimento industriale, o vi
esercitino lodevolmente professioni liberali.
« 8.° E siccome si verifica attualmente una mancanza non piccola
nel numero delle famiglie dei Patrizi Coscritti, cosl per questa vol-
ta dovra riunirsi straordinariamente la Congregazione Araldica, affin-
che si possa completare il numero medesimo-, osservate per altro le
norme, che si sono all'uopo stabilite di sopra.
CONTEMPORANEA 69o
« Decrctiamo poi, e dichiariamo, che il presente Nostro Chirogra-
fo abbia hi sua plena esecuzione ed eflfetto in virtu della Nostra sem-
plice sottoscrizione, ne gli si possa mai opporre di surrezione od or-
rezione, ne alcun altro vizio o difetto della Nostra volonta ed inten-
zione, ancorche non fossero state osservate tutte quelle solennita e
formal ita, che avessero ad osservarsi, e non ostante la Bella di Pio
IV Nostro Predecessore de registrandis, la regola della Nostra Cancel-
leria de jure quaesito non tollendo, e qualsisiano costituzioni, ordi-
nazioni Apostoliche, statuti, leggi, consuetudini, privilegi, ed ogni al-
tra cosa che facesse, o potesse fare in conlrario, alle quali tutte e
singole, avendo il loro tenore per espresso, e di parolain parola in-
serto, con la pienezza della Nostra potesta specialmente ed espressa-
mente deroghiamo.
« Dato dal Nostro Palazzo Apostolico Vaticano questo di 2 Maggio
1853, del Nostro Pontificato anno settimo.
Pius PP. IT. »
II.
COSE STRANIERE.
IHPERO D' AUSTRIA, SVIZZERA, SPACNA. — 1. Visita di parecchi Sovrani all'Im-
peratore d' Austria. — 2. Partenza dell'inviato austriaco dallaSyizzera, peri-
coli e (da nostra corrispondenza) stato miserabile della stessa. — 3. Qualche
cenno delle cose di Spagna
1 . Se non avessimo di somiglianti descrizioni oramai stanchi i nostri
lettori, festivissimi racconti ci porgerebbero gli ultimi avvenimenti di
Vienna divenuta ospite, non e guari, di due capi coronati e di parec-
chi Principi reali. II Re del Belgio ed il Duca di Brabante suo figlio ,
il Re di Prussia col Principe Carlo e suo figlio, il Principe Alberto di
Sassonia, il Duca di Sassonia Coburgo ed altri ragguardevolissimi per-
sona ggi recaronsi nello scorso Maggio ad ossequiare il giovane Im-
peratore austriaco , e a congratularsi seco dello scampato pericolo.
Gli onori ospitali furono degni della maesta di chi li dava e di chi
li riceveva. Riviste militari di trentamila soldati d' ogni arme che
dieder mostra di marzial contegno e di singolare perizia ne' militari
maneggi , corse di carrozze nel Prater , ove parvero nel fascino del
loro incanlo la varieta de' cocchi, la snellezza de' destrieri , il lusso
del mondo femmineo e le acclamazioni del popolo cittadino e fore-
stiero; un torneo giostrato nella cavallerizza in cui lottarono se-
condo le piii scrupolose regole dell'arte blasonica, ventiquattro cava-
696 CRONACA
lieri crociati con altreltanti saraceni , tutli fior di nobilta e genlilis-
simo sangue dell'impero; banchetti, visile, teatri, danze, luminarie,
quanto insomma d'eleganza puo moslrare 1'elegantissima capitale del-
1' Austria, tutto fu spiegato all'ammirazione de' nuovi Sovrani e alia
curiosita dell' immenso popolo accorso d'ogni parte a bearsi di cos\
rare maraviglie. Al Re del Belgio fu dall'Imperatore dalo il 27 reggi-
menlo di fanteria die portera d'or innanzi il titolo diLeopoldol-, per-
cio lo stesso Sovrano ne vesliva tosto le assise di colonnello, mentre
il Re di Prussia prendea le divise del suo 10 reggimeulo austriaco di
usseri, e 1' Imperatore per contrario piacevasi di andar fregiato di
quelle del suo corpo prussiano.il quale scambio di militari indumenti
non e a dire qual impressione producesse nell'animo degli spellatori :
conciossiache negli illustri coronali pareva lor di vedere altretlanti
difensori della propria patria, mentre leggevano di riscontro nel gio-
rane Sovrano non dubbii argomenti del volere egli, ove fosse me-
stieri, tutelare le sorti di coloro cui festeggiava di cosl sincere onorifi-
cenze. Che si tratlasse ne'lor privati colloquii non e manifesto ; puossi
nondimeno supporre da chisi conosce alquanto dell 'agitazione euro-
pea , e del bisogno che ne risulta a' Sovrani di stringers! viemeglio
per ben francheggiare i popoli loro commessi. Ripartirono dopo pa-
recchi giorni i due Regnanti alia volta di Dresda per restituirsi quindi
alle proprie capitali riportandone cortesie, onori e lietissimi augurii
per 1'avvenire. Andonne lieto sopra tutli il Re del Belgio a cuj fu dalo
poter impalmare al suo giovane figlio Principe di Brabante 1'Arcidu-
chessa Maria Enrica figliuola del defunto Arciduca Giuseppe Palatine.
La novella del ben augurato coniugio torno lietissima, non che a' Ger-
jnanici, ma molto piu ai Belgi a' cui venia promesso nella nobilissima
e cattolica sposa del cattolico erede del trono un doppio pegno di
protezione pel loro paese.
2 Intorno alia partenza dalla Svizzera dell' inviato Austriaco il
sig. Conte Karnicki, corrono pe' giornali diverse voci. La Nitova Gaz-
jsetta di Zurigo V attribuisce a malcontento dell' Austria per essere
slato escluso da certo banchetto diplomatico il suo legato ; ma que-
ste son fanfaluche. La Suisse per contrario ci avverte che la vera ca-
•gione fu annunziata dallo stesso Conte al Presidente del Consiglio Fe-
derale : aver cioe 1' Austria riconosciuta inutile la presenza d' un suo
rappresentante nella Svizzera, dopo tornata a vuoto ogni sua premu-
ra d'entrare in trattazioni. I giornali libertini, com'eradaaspellare, si
rallegraronocoU'Elveziaperche laruppe finalmente coll' inviato del-
1'invisa Potenza e rimandollo ond'era venuto^ ma non e propriamente
Ja Svizzera, come avverte il Bund , che lo rinviasse \ e sibbene Vien-
na che richiamollo , rispondendo co' fatti alle Note altezzose della
CONTEMPORANEA 697
Confederazione. Vedremo come finira la lile, della quale, come di tutle
le altrc, ridera bene chi ridera I'lillimo. II Wurtemberg mando dire
a'Signori radicah: si rappaltumassero allabuon'ora colla potente
avversaria, la Prussia minacciolli di far valere i suoi diritti sopra it
cantone di Neuf-chatel occupandolo colle sue milizie, altri Stati cir-
costanti non si mostrano alieni dal prolungare ancor di qualche mi-
glio il cordone del Ticino. ^Povero paese ! capisse almeno una volta
che chi semina venti miete tempeste. Fuori lotte, dentro timori !
L'irritazione di certi Cantoni piu vessati e giunta- al colmo ; cotalche
piu d' un radicale comincia a vituperare in pubblico le disorbitanze
de' fratelli. Anzi lo stesso Governo di Berna non dubito di affermare:
aver le autorita di Friborgo oltrepassati i limili del loro potere in-
troducendo istituzioni ed obblighi che contrastano cogli slatuti fede-
rali e non salvano neppure 1'ombra della giustizia. II gran Consiglio
della repubblica di Neuf-chatel soppresse il Consiglio di Stato, arre-
cando nel decreto: esservi cola profonda scissura: 1' anarchia ivi do-
minante rovinare gl' interessi del popolo, la tranquillita del Canto-
ne ecc. ed altre simili gravissime parole. A 134 ascendono i condan-
nati dal tribunale di guerra per 1' insurrezione friburgese. I radicali
piu sfrontati vedendosi navigare in pessime acque, fanno, secondo 1'u-
so di quell' infame genia ch'essi sono, tutti gli sforzi per mostrarsi
imperterrili evalorosi. Spargono la voce che in ventiquatr'ore cento
mila guerrieri ben armati sarebber pronti a rintuzzare qualunque
assalto si altentasse contro la patria. Si assembrano in comitati e stam-
pano lor cartelli per eccitare il popolo alia difesa. Odasene un qual-
che periodo di saggio, ricavato dalla Tribuna del popolo. « Svizzeri! il
momento e arrivato! le Potenze assolute, gli esecrandi tirannihanno
giurato , non puo dubitarsene , di esterminare la nostra repubblica
democratica. II Consiglio federale non ha fatto ancora bastanti con-
cessioni e in premio d' una pace obbrobriosa gli si domanda Neuf-
chatel per la Prussia , il Ticino per 1' Austria, Friborgo per Marilley
e pe' gesuiti , Ginevra e Vaud per il nuovo impero. II ghiaccio e rot-
to ! 1' Austria richiama il suo diplomatico per surrogarlo coll' odioso
Radetzky alia testa de' croali. Dal canto nostro stanno il diritto, la li-
berta, 1' onore. Per noi stanno i popoli schiavi che soffrono, gli uo-
mini liberi che pensano. Attorno a noi si raccoglieranno i proscrilti
da' tiranni ecc. ecc. » Cosi braveggiano co' paroloni cerli eroi che mo-
strerebbero a' fatti un'anima di coniglio. Davvero che 1' erano e ben
provvisto per sopperire alle spese di una guerra ! Leggasi la seguente
descrizione che ci manda un nostro corrispondente intorno alia po-
verta pecuniaria di quel misero paese, e poi ci si dica se 1' incamerare \
beni del clero arricchisca le nazioni, e se sia la Svizzera per ragione di:
iinanze in tale stato da poter lottare a lungo, quando venisse assalita.
698 CRONACA
Dice un antico proverbio : roba di Chiesa rubata e sempre di po-
ca durata. Questo assioma si e pur troppo avverato auche nella
Svizzera a spaventevole avvertimento degli altri Stati che si studiano
d'imitarla. Fino all' anno 1830 era forse 1'Elvezia uno de' pochissimi
Stali Europe! che non aves^ero debiti naziouali: fiorivano le tinanze
de' suoi ventidue Cantoni: ne conoscevasi punlo il valore di quell'o-
diosa parola deficit , onde si deturpano per ordinario i bilanci fatti
alia moda. Anche i privati avean di che lodarsi delle loro economie;
pochi ricchissimi, e pochi miserabili \ il ceto mediano viveasi con certa
comodita e lautezza, mentre i miseri veniano in gran pai te alimentati
da' conventi, dagl' istituti , dagli spedali, dalle case de' poveri, dagli
orfanotrofii ecc. di che abbondavano tutti i Cantoni , specialmente
il Vallese. La tassa de' poveri era in que' tempi seonosciuta : che la
carita cristiana provvedea spontaneamente a' pochi bisognosi. Venne
la rivoluzione del 1830 ed eccoti al Governo uomini nuovi e amanti
di novita i quali gittaron tosto le branche sopra i beni della Chiesa ,
raettendo le une dopo le altre sotto tutela del Governo le posses-
sion! de' religiosi col farle , di sacre ch' esse sono , divenire secolari.
Oramai non resta piu nulla a derubare. Fin dal 1841 il solo Can tone
di Argovia avevasi beccati da' beni religiosi un dieci milioni di lire.
Quindi quasi tutti gli altri Cantoni seguirono il funesto esempio ;
sicche puo dirsi che lo Stato non s' ingoio meno di trenla e forse
quaranta milioni. Ma le casse del pubblico erario non ne furono
percio rigurgitanti, ne i poveri migliorarono punto la lor condizione.
Anzi avvenne tutto all' opposto $ conciossiache , per cominciare a dir
qualche cosa di questi ultimi, sappiasi che i miserabili moltiplicarono
a dismisura e cola specialmente dove lo spoglio de' sacri beni fu piu
pronto e universale. Nel Cantone d' Argovia v. g. erano i poveri 12
m. nel 1844; dopo quattro soli anni salirono a 18 m.; eppure vi fu-
rono imposte tasse pe' miserabili e queste ogni anno accresciute da
339 m. fino a 550 m. lire. Ad onta di cio crebbero le esecuzioni per de-
biti de'poverelli in questa proporzione 17 m. nel 1843, 31 m. nel 1848 ;
sicche , a stringere in breve , aumentarono i poveri di un terzo , le
tasse quasi di una meta, e le condanne de' debitori sequestrali pari-
mente quasi d' una meta. Lo stesso avvenne negli altri Cantoni. In
quel di Friborgo fu dichiarato : essere interamente le casse esauste, ne
avervi piu ipoteche o titoli onde ricavarne danaro ; doversi perlanta
procedere, perche non s'arresti la macchina dello Stato, ad un impre-
stito forzatc di 200 m. lire. Accadde lo stesso al ricchissimo Cantone
diBerna, il quale contava prima della rivoluzione ben 10 milioni m
cassa : ivi i poveri crebbero di due terzi. Notisi che non produciamo le
cifre dell'ultimo triennio le quali, forse perche troppo spaventevoli,
CONTEMPORAXE.i
lion furon per anco pubblicate. Possano i Reggenti ed i popoli aprire
una volta gli occhi e bene scolpirsi nell'animo che il depredamento de'
beni della Chiesa diviene sorgente di poverta tanto pe' sudditi come
pel pubblici erarii. Nella Svizzera si conta un povero tra diclotto
abitanti, mentre in Italia, in Francia, nell'Austria e nel Portogallo se
ne calcola uno per venticinque e nella Spagna uno per ogni trenta
cittadini. Cos\ ne' paesi cattolici vituperati col titolo d' incivili. Viva
dunque la Civilla protestantica ! Sappiasi nondimeno per erudizione
che i poveri stanno in proporzione degli abitanti come uno a sette
ne' paesi del Norte e come uno a sei nella civilissima Inghilterra.
3. Se si proponesse da indovinare la calamita ond'e afflitta in que-
sti giorni certa provincia della Spagna , sarebbe difficile di apporvisi
alle mille. Ogn' altra sventura cadrebbe in mente, prima di pensare
alia carestia, creduta impossibile in un paese cotanto privilegiato dalla
natura, ove possono maturare non che le europee, ma eziandio le
derrate coloniali e trasmarine. Eppure cos! e ; la Gallizia sofFre di fa-
me e , malgrado T immenso commercio del paese limitrofo , al di la
de' Pirenei e in riva al grand' oceano non si ha da molti con che sod-
disfare alia pivi stretta delle necessita temporali. Al caro delle vetto-
Taglie lien dietro per natural compagna la moria prodotta dalla sear-
sezza e dalla insalubrita de'cibi; sicche ogni giorno in quella con-
trada miete le sue vittime il nuovo flagello. Le cose politiche cammi-
minano sul passo di prima. Sembrano abbonacciarsi i tumulti sol-
levati ne' mesi scorsi da different'! partiti i quali , di ricisi e spiccati
che erano per 1'addietro, si vanno bel bello sfumando e riunendo in,
uno che appellasi della moderazione. Le cortes non si sa quando sa-
ranno convocate : ma meno male ; la cosa pubblica puo sorreggersi
e prosperare senza di quelle 5 non cos\ senza un buon Ministero, e
questo non e ancor compiuto. II sig. Egana lavora nella riforma della
amministrazione per semplificare 1'azione del Governo. Ha soppresso
i correttori, i quali restavano in plena balia de' Maggiori e de'Prefetti
con aggravio non piccolo deU'erario. Tutta la nazione resto vivamen-
te commossa per la morte del Marchese Donoso Cortes, e la Regina
stessa, che tant'anni erasi giovata de' consigli di queH'assennatissimo
Signore, ne fu oltremodo addolorata. Or trattasi d' innalzare un mo-
numento alia memoria dell' il lustre scrittore; in pochi giorni di sot-
toscrizioni, a capo delle quali rifulge il nome di S. M. , eransi gia rac-
colli 150 m. reali.
700 CRONACA
IMPERO OTTOMA>TO. — 1. Questione russo-turca — 2. Richieste del Principe
MenzikoiY — 3. Finnano del Sullano — 4. Minacce dell" inviato russo e sua
partenza — 5. Morte della Sultana Madre.
\ . Malgrado il tanto cercarne che se ne fece , nessun occhio pro-
fano ha poluto finora addentrarsi ne' misteri diplomatic! della Rus-
sia e leggervi chiaramente che cosa essa pretenda dal I' Impero otto-
mano. Quindi un subbisso di congliielture, di timori e di speranze piu
o meno probabili, gillate 1'un giorno su pei giornali e disdette 1'altro.
Ora qualche parte di vero comincia a venire a galla: il resto, speria-
mo, verra tra breve. Nello spedire a Costanlinopoli il suo legato, la
Russia fe correr voce non voler altro dalla Porta fuorche 1'osservanza
esatta delle concessioni gia fatte a' Greci riguardo a' Luoghi Santi. II
Plenipotenziario vi giunse con quell'albagia che altrove dicemmo; ed
il Sultano ne rimase cosi sorpreso e intimidito da sacrificare il piu
accorto de'suoi Ministri perche mal veduto dalla Russia, e chieder soc-
corso alia Francia ed all' Inghil terra per non patir violenza dal vice-
autocrate. Furon preste a certa distanza colle lor flotte le due Potenze
invocate e si cominciarono fratlanto le trattazioni del Principe Men-
zikoff col Gabinetto costantinopolitano. Se non errano i foglidelNorte
e segnatamente quelli che son in grido d' avere spesso 1'imbeccata da
Pietroborgo, erano tre le principal! richieste della Russia, corrobo-
rate da ragicni non ispregevoli, se fossero vere.
2. Sostiene la Russia da molti anni la guerra contro i Circassi, po-
poli feroci che, protelti dall' asprezza delle loro giogaie, non voglio-
no come i Montenegrin! , saper nulla di sudditanza. L' autocrate con
tutte le sue bocche di cannoni, con tutto 1'enorme apparato de' suoi
arsenali non e giunto finora a torsi questo bruscolo che gli prurisce
neir occhio; il che sarebbe segno di debolezza, ov'egli per fini politic!
non tollerasse a bella posta, siccome si dice, quell' eterna lotta. Ora
il Principe di Menzikoff addusse in mezzo, che i Circassi ricevono ar-
mi e munizioni dal porto ottomano di Rutunes : concedasi adunque
alia Russia per un quindici anni la facolta di sorvegliare i bastimenti
che vi approdano e riscontrarne le merci. Confidente la Porta nella
moderazione dell'avversario, era pronta a concedergli il richiesto pri-
vilegio, ne le altre Potenze vi si opponeano, tranne il sig. Radcliffa
nome dell'Inghilterra , il che fe nascere in mente a qualche sospet-
toso: che dunque la Brellagna porga delle armi a' Circassi, ne voglia
essere impedita di questo commercio. Questa fu , secondo alcuni , la
prima petizione , di cui pero non fanno parola la maggior parte del
giornali. In secondo luogo esagero la Russia 1* avvilimento de' raja
CONTEMPORANEA. 701
greci ed armeni, sia riguardo al culto religiose che non posson libe-
ramente esereitare, sia riguardo a'diritti ciltadini, onde sono in gran
parte frodati. Essi stracarichi a preferenza d' imposte e di balzelli ;
essi costretti a servire nellc milizie senza speranza di avanzamento :
essi tenuti lontani da qualsiasl pubblico impiego. Or se la Francia e
1'lnghilterra sono nalurali protetlrici de' cultori della loro religione,
perche non sara de' suoi la Russia? E poi , perche non osservare il
Concordalo del Tunzimat, nel quale cio stesso fu altre volte conve-
nuto di eomun consenso? Cosi scaltramente propose la petizione il
Principe di Menzikoff dando saggio d'immensa destrezza. La Porta con-
voco il Patriarca , i Vescovi ed i notabili greci per aver consiglio so-
pra il da farsi ; e questi (spontaneamente secondo i Turchi, forzata-
mente secondo i Russi) negarono di non aver liberta di cullo al pari
degli Oltomani. Percio il Sultano , senza dare una risposta negativa
all' Ambasciadore russo , espose che i voti dell' autocrate erano gia
esauditi. Chiese pure la Russia nuovi privilegi pe' Luoghi santi a favor
dei Greci. Sopra il qual punto awertiva il Moniteur, che la Francia non
palirebbe mai si disdicessero le concession! fatte al sig. di La Valetle:
non esser pero da teniere nulla di somigliante : aver il Gabinelto di
Pietroborgo assicurato il parigino, non trattarsi di ledere in nulla gli
accordi della Francia colla lurch ia.
3. Ad onta di cio die fuori la Porta due recentissimi firmani i quali
paiono contrarii anzi che no a' privilegi concessi all'incaricato france-
se, se pure non vuolsi ammettere, cio che avvenne altre volte, poter
il Sultano promettere a due Potenze cose contraddittorie per tener-
sele ambedue amiche , senza pero darsi pensiero di soddisfare ne al-
1'una, ne all'altra Comandasi e vero nel primo decreto la ristorazio-
ne della Cupola, ma il Patriarca greco soprassederaallafabbrica, per-
che nulla vi si muti del disegno prestabilito. Nel secondo si dice, che
la chiave della chiesa di Betlemme fu bensi data a' latini, ma soltanto
per servirsene come ab anlico , senza diritto di ofiiciarvi o di posse-
dere quella chiesa in comune co' greci •, percio non vi possono alte-
rar nulla ecc. La Stella , ristabilita come solenne ricordo che offre il
Sultano in segno di benevolenza alia nazione cristiana, non conferi-
sce peculiar diritto a nessun culto. Intorno a cio non si fara mai il
menomo cambiamento. Le nazioni crisliane cui (• data facolla di vi-
sitare la tomba della S. V. vi officieranno ogni giorno, prima i Greci,
poi gli Armeni, infine i Latini ecc.
4. Chi non vede nelle sopraddette concession! una vittoria del Prin-
cipe di Menzikoff a danno della Francia? Eppure il vieeautocrate
lungi dal mostrarsene pago propose al Gabinelto di Costantinopoli
altre sue inchieste perentorie, termine pochi giorni ad averne la
702 CRON1CA
risposta affirmativa, altrimenli .... Questa gli fu data il dieci Maggio,.
ma conteneva un no bell' e rotondo. Sdegnato il Principe, monto so-
pra una nave quasi pronto alia partenza; e di la, per 1' intermedio di
un basso officiale fe sapere allaPorta: pesasse le conseguenze di quel
rifiuto, raffazzonasse alia buon' ora 1' acerbita del dispaccio e cio pel
suo meglio. II giorno tredici , rifatto il Ministero, e dopo sei consigli
ad alcuni de' quali assistettero tutte le sommita politiche di Costan-
tinopoli gia state altre volte al Governo, gli fu mandata la risposta di
prima. Costa 1' attual Gabinetto di Costantinopoli de' seguenti Mini-
stri: Mustafa pascia Granvisire: Mehemed-Ali p. per la guerra: Re-
scid p. ( quellb stesso che era stato sacrificato al vestito di Menzikoff)
per gli affari esterni : Riffa' at p. Presidente del Consiglio di Stato : e
Mehemet-Ruchi p. generalissimo dell'esercito turco. Menzikoff parti
il giorno dopo, lasciando parte della legazione: annunzio ancora una
•volla che flno al 20 attenderebbe a Rujukdere le ultime decisioni del-
la Porta. II Sultano fu piu volte inclinato a cedere , ma il suo Ga-
binetto vi si oppose risolutamente. Indarno i Consoli di varie Po-
tenze (P Austria, dicono, non prese parte in quest' affare) si recarono
presso Menzikoff pregandolo a modificare alquanto le sue domande ;
ei tenne fermo: o tutto, o niente; e finora non ebbe nulla. Parti il 22
alia volta di Odessa conducendo seco, dopo fatte calare le insegne e
affidata la tutela de' sudditi russi all' ambasceria danese, tutta la le-
gazione. A quest' ora deve esser giunto a Pietroborgo. Ora 1'Europa
attende 1' esito della questione. Per una parte le ripetute istanze del
Principe russo le quali avean sembiante piu di preghiera, che non di
vera minaccia, danno luogo a qualche speranza del non doversi perc»6
conturbar la pace europea. Dal suo canto la Francia sembra per ora
disposta a non volersi accorgere dello smacco arrecatole da' due re-
centi flrmani. L'Inghilterra non trova pascolo alia sua politica ore si
tratta semplicemente di contese religiose e non ci va di mezzo il com-
mercio o lo squilibrio degli Stati. Nondimeno per altra parte come
sopportera il rifiuto quell' Imperatore che non sa conoscere ripulse,
avvezzo com' e, a far correre diritte le parole come le palle de' suoi
cannoni? Dicono che il Principe di Menzikoff abbia minacciato immi-
nente 1'invasione de' principati danubiani. Egli e certo che gli appa-
recchi di guerra nella Ressarabia si affrettano con grande alacrita.
Iddio provvegga al secolo superbo !
5. Era la Sultana Valide , sebbene nata schiava nella Circassia , di
singolare avvenenza, gentilmente educata e condotta dal celebre Halet
Effendi al Sultano Mahmud , non ancor padre dell' Imperatore pre-
sente. Chiamavasi pure Alime , che e quanto dire Sofia ; avea cuor
magnifico e mente elevata. Pretendono alcuni ch'essa fosse d'origine
CONTEMPORANEA 703
cristiana ; ne par cio improbabile , avuto riguardo alia sua terra na-
lale e alia parte che avevano senza distinzione a' suoi benefizii i mi-
serabili di qualsivoglia creden/.a religiosa. Fondo spedali , scuole ,
ospi/ii , ma fondo pure qualche Moschea. Fu lungo tempo un' altra
ninfa Egeria a' cui oracoli s' ispiravano Mahmud e Abdul-Megid ; del
giovane imperatore suo figlio avea , puo dirsi , il cuore alia mano e
facevane ogni suo lalento : cosa ordinaria nelle Sultane madri , ma
piu efllcace in quesla per le rarissime doti di mente e di cuore,
ond'era adorna. Ostile allo spirito di riforma, che, come altrove di-
cemmo , divide oramai in due fazioni 1' Impero Oltomano, non vi la-
scio , se vivente , introdurre novita di sorta. Centre i suoi consigli
erano piu che giammai necessarii nelle present! circostanzer la Princi-
pessa Sofia venne meno in eta di quarantanove anni, vittima d'idro-
pisia di cuore. Secondo 1'uso e per accertarsi di non seppellirla con.
qualche fiato di vita ne fu lavato il cadavere con acqua bollente,
indi cucito in grossa tela e poi ricoperto del velo della Kauba che
ogni anno si porta dalla Mecca. II giorno dopo, posto il feretro sopra
un dorato battello e circondato da' suoi paggi con turiboli alia mano
venne tradotto dal serraglio al mausoleo del suo augusto sposo Mah-
mud II, intanto che gittavansi a piene mani dalle finestre del palazzo,
monete d'oro e d' argento. II lutto e sconosciuto in oriente , perche
1'islamismo vieta ogni segno di cordoglio verso i trapassati; eppercio,
sebbene il popolo, e specialmente I' Imperatore ne fossero addolora-
tissimi , v' ebbero lo stesso giorno bande , spettacoli e pubblici di-
ver timenti.
IHPERO CIXESE. — 1. Insurrezione di Tien-te. — 2. Saoi progress!. — 3.
razzo dell'Imperatorc. — 4. Che fanno le Potenze enropee ? — 5. Qualche
osservazione.
1. Sono oramai tre secoli che, rotta e dispersa da un' orda di Tar-
lari Mongoli 1' antica dinastia del celeste Impero appellata de' Tai-
Ming, sah al potere la famiglia di Mandischuri diorigine tartara essa
pure. Dei Tai-Ming non fu quasi parola in tanto volgere di tempo: i
piu credevanli estinti, gli altri riputavanli talmente avviliti da non
darsene pensiero. Pare nondimenoche quell' antica stirpe, raccoltasi
ne' paesi meridionali della Cina, tramandasse di padre in figlio la
memoria dell' usurpata dignita, ne consegnasse i diritti e si mante-
nesse altorno certo piccolo drappello di divoti, aspettando il destro
di far valere le proprie ragioni. La pazienza dell' aspettazione fu lun-
ghissima, finche, vista 1' Europa in buona parte commossa e molto
piii, calcolata 1' impotenza del presente Imperatore, e 1' anarchia del
704- CRONACA
paese abbandonalo al capriccio de' mandarini reggenti sbadatamente
ie lor provincie senza darsi pensiero degli ordini emanati dalla capi-
tale, sembro a'clienli dell'anlica stirpe opportuna 1'occasione di Irarre
innanzi un colal Thu-hin-tao da lor predicate ullimo rampollo de'Tai-
Ming e costituirlo capo della insurrezione. V e chi pretende die v'ab-
bian lavorato non poco le societa secrete avide anch' i\i come in
Europa di tumulti e di ribellione. Cio avvenne, or fa tre anni, appunto
nella primavera del 1850. Non parleremo delle imprese di Tien-te
ora prospere, ora disastrose degli anni scorsi; avvenimenli piu recent!
di non ispregevoleimportanzacomincianoa destare la curiosita d'Eu-
ropa: e forse a quest' ora quell' impero cosi abborrente da novita fu
coslretto<li entrare in un'era novella.
2. Le ultime notizie non giungono oltre il 9 di Aprile ; esse dieono
che il supposto discendente de' Ming , fattosi appellare Tien-te (ce-
leste virtu), fa prodigi di strategica bravura. I suoi lo riconobbero
Imperatore e per tre giorni fesleggiaronlo in Ku-kuang capilale del
nuovo impero , presentandogli omaggi e onori col ginocclao a terra.
£ fama che Tien-te sia catecumeno eprometta di abbracciare la reli-
gione di Cristo : altri opinano che da quel furbo che egli e, cono-
scendo la tendenza di moltissime provincie a farsi cristiane , se ne
prevalga per saiire al potere. Machecche sia di cio, i suoi bandi spi-
rano cristiani sentimenti. Eccone uno tra gli altri. « Quel Dio che e
uno e che ha create il cielo e la terra in sei giorni , e puni poscia gli
uomini pe' loro misfatti colle acque del diluvio universale, quel me-
desimo Dio ha inviato me per punire gli uomini (i bonzi e loro segua-
ci), e ristorare il suo vero culto gia osservalo dagli antichissimi padri
Cinesi da cui prevaricarono le seguenli dinastie, introducendo la plu-
ralita degli Dei. Percio Tien-te dichiara reintegralo il culto di un
Dio solo creatore del Cielo e della terra ed ordina che in ogni luogo
sieno distrutti gli idoli, e i loro templi, e cessino d' esistere i bonzi e
le bonzesse. -j- « E con questa veneranda sigla termina ogni sua scrit-
tura. Ha per vicario un cotale Hong-siu-tsinen appellalo Tui-ping
(gran principe della pace), uomo destro, e ne' quarant'anni; ha inoltre
quattro generali d' esercito che s' inlitolano dalle plaghe cardinali
d'oriente, d'occidente, d' austro e d' aquilone. 11 suoGoverno e per-
fettamente ordinato sia per la guerra , sia per 1' interno reggimento.
Nomina innanzi i magistrati che debbono governare le nuove provin-
cie; poi da 1'assalto, le fa sue, e le dirige secondo 1' ordine precon-
cetto. Alcuni incaricali di tal ufficio percorronle toslo dall' uno al-
V altro capo, per ricevere dal popolo il giuramento di fedelta al nuo-
vo sire, proclamando dappertulto : pace, se con noi; se contro di noi,
morte di ferro , di fuoco ecc. Al qual dilemma le citta , le provincie
CONTEMPORANEA 705
intere rispondono d'una voreappigliandosi senz'esitanza anzi all'in-
vito che alia minaccia. Quindi non fa meraviglia il rapido progresso
delle sue vincitrici bandiere le quail occupano a quest' ora meglio di
quatlrocenlo miglia e, quel che piu imporla, fanno tremare lastessa
capitale dell'lmpero. L'inlero esercilo diTien-te noncalcolasi dame-
no di cento mila guerrieri; 1'alasinistrasi accampa presso Waochung
capitale di Koopak, la destra con trentamila soldati stringe di duro as-
sedio la cilia di Nankino. Questa il 9 d'Apr. non era ancor caduta, seb-
bene si trovasse in sugli estremi, sprovvista di viveri e atterrita da'ma-
nifesti de'ribelli, i quali prometlono e minacciano come sopra. « To-
sto che Nankino, vi si dice dal nuovo Imperatore, sara in mio potere
confischero i beni de' templi di Budda e di Tao, lefacoltadelle bische
e de' bordelli, e daronne il prezzo a'poveri, dopo fatto morire i sa-
cerdoli degl' idoli e chi contribui ad innalzarli. Sterminali i Mansciu,
rifiorira nella sua purezza 1'antica religione della Cina . . . Destatevi,
o nati nel tempo, riconoscete Dio il Signore, cessate dall' adorare gli
spiriti maligni e mettete in fuga i Mansciu ruina del popolo. A voi par-
lo specialmente, o uomini della trinita: non avete voigiurato dister-
minare questi Tartari ? avele voi dimenlicata la sentenza: unisci il
bruno il bianco ed il rosso e uccidi il nemico? ecc. » Eche 1' insorto
Tien-te sia fermo di mettere in pralica quanto minaccia non resta
dubbio veruno a chi sa 1' adoperato finora nelle cilia conquistate.
Tranne il mettere a morte i sacerdoti de'templi, ogni altra promessa
venne finora eseguita a punlino. Atterrati da'piedistalli i simulacri,
trascinati nelle lordure gl' idoli e mozzi infine tra la baldoria del
popolo e de' soldati, distribuito danaro a'miseri, e indotte molte
usanze europee , cosa che ha del maraviglioso •, anzi , a prova del
dominio che egli tiene sopra gli animi de' suoi sudditi, raccontano i
giornali, che giunse perfino a persuaderli di smozzicarsi il piu caro
ornamento delle lor teste, 1'elegante coda onde vanno i Cinesi oltre-
modo superbi.
3. In lan to , colpa dell' interrotto commercio , la carestia e i morbi
che ne sono 1'ordinaria consegucnza invadono buona parte delle popo-
latissime provincie settentrionali 5 molti tra' possidenti vendono i loro
agi per raggranellare un po' di pecunia e uscir della Cina : e mentre
in parecchi provincie non si vuol piu sapere di pagar decime, il Thi-
bet gia cotanto indocile sta per emanciparsi dal Governo pechinese;
in una parola 1'impero celeste e dall'uno all' altro capo sconvolto e
pericolante. Sara miracolo se non soccombe, lant' e grave il pericolo
e non piu corso da alcuni secoli a questa parte. Or che fa egli il Go-
verno? L' Imperatore dimentico di tutti i gradi di parentela che lo
legano al sole, alia luna, alle slelle , e della padronanza in che tiene
Serie //, vol. II. 45
706 CRONACA
gli element! e i cardini del mondo, scrive dalla capitale i suoi cartelli
ripieni di flebili elegie, che lo mostrano scorato, pauroso e ridotto a
mail passi. Invoca la fede de' suoi popoli, si raccomanda a' suoi gover-
iianti afFmche lo ammaestrino senz' adulazione (notisi) del vero stato
degli affari e de' rimedii da provvedere a tan to male. In uno de' suoi
ultimi bandi annunzia le strettezze in che trovasi Nankino, senza che
il suo grand' esercito ( dov' e questo grand' esercito ? ) possa accorrere
per tempo a liberarla. Inline raceoinandasi allacarita de'consoli stra-
nieri perche cospirino seco a meltere in fuga i rilSelli , promettendo
che popolo , mandarin! e Imperatore ne sapranno loro infinite grazie.
La qual supplica, ove si pensi al totale isolamento in che visse finora
il celeste Impero e all' albagia di quella nazione sprezzatrice d' ogni
cosa europea , e tal sacrifizio , e tanta umiliazione , da equivalere ad.
una sconfitta.
4. Accorsero con qualche nave all' appello, e gittaron 1' ancora nel
porto di Shanghai il sig. Bonhan Governatore inglese di Hong-Kong,
il colonnello Marshall Ministro degli Stati uniti ed una corvetta fran-
cese, ma con che pro se gl' insorti si guardaii bene di avvicinarsi al
niare? Le ultime speranze della regnante dinastia anziche negli aiuti
estranei riposano sopra la fedelta delle milizie imperiali composte
specialmente di tartari, valorosi soldati e vero, ma non men valorosi
malandrini. Questi amavano per 1' addietro il loro Imperatore e po-
trebbero dar grave molestia aTien-te ove durassero nell'antico affettoj
senonche quegli stessi che misero su i ribelli, or lavorano a corrom-
pere le milizie dell'impero. Che faranno le Potenze europee? la piu
interessata fra tutte e cerlamente 1' Inghilterra: or questa, sebben
abbia non e guari protestato nella Camera de' Comuni , di non voler
partecipare alle dissensioni intestine di quella nazione , aiutera pro-
babilmente a rimorchiare la barca or a destra or a sinistra, finche
qualche cosa pur entri nel suo porto. II Times comincia fin d' ora a
disporre la pubblica opinione spacciando certe sue massime di nuovo
conio, eppercio dilettevoli a sapersi. Debbesi, secondo lui, interve-
nire a difesa dell' Imperator della Cina se il commercio dell' oppio
inglese vi trova il suo con to ; che se la mercanzia trova migliore
spaccio nel campo degli insorti o presso il nuovo Governo, si pua
benissimo parteggiare per la rivolta. La diminuzione , esso dice , del
dazio sopra il te ebbe per iscopo di aumentarne il consumo 5 ora le
eampagne piu ricche di quella pianta sono fatte teatro di guerra con.
danno non lieve della derrata ; vuolsi adunque ben ponderare se le
armi inglesi, continuando la ribellione, non sieno obbligate di pigliar
parte alle vicende del celeste impero. Tanto piu che 1' intervento e
facile, e richiesto, e, grazie al prestigio del valore britannico in quel
CONTEMPORANEA 707
paese, non puo a meno di non sortire il desiderate effetto. E di questo
passo seguita fantasticando a schiccherare una qualche eterna colonna
del suo giornale con null' altra misura della giustizia fuorche il re-
golo per lui infallibile del guadagno.
5. Qual esito sia per incontrare 1' insurrezione cinese, comedicosa
avvenire , non e da mente umana il prevederlo. Questa pero , senza
uscire della sua cerchia ristrettissima , basta da se a ravvisare nelle
present! calamita di quell' impero la conseguenza de' molti disordini
che il trassero all' abbiezione , per non dire al precipizio in che e ca-
duto. L'indolenza de' mandarini, la venalita degli officiali, la mollezza
delle milizie vi crebbero a segno, che la pirateria e 1' immoralita piu
brutale ebber converse il paese in una vera Babilonia 5 cotalche da
qualche secolo, solo per antifrasi reslavagli il titolo di celeste soggior-
no. L' antica dinastia de' Tai-Ming dopo aver aperto le luci al Tero ,
festeggiati i portatori della buona Novella e protetto il cristianesimo,
ritorno col volgere di pochi anni alle idolatrie di prima e un pugno
di barbari mongoli 1'ebbero spiantata dal trono surrogandovi un' al-
tra famiglia. Questa pure ebbe i suoi fasti piu o meno deplorandi ;
perseguito, tollero, parve proteggere, e torno a perseguitare la reli-
gione di Cristo. V e chi opina , non sappiamo pero con qual fonda-
mento, che la vivente Imperatrice sia cristiana, e che lo stesso Impe-
ratore non si mostri in questi ultimi tempi affatto alieno dall'abbrac-
ciare i precetti del Vangelo e prometta di abolire ogni legge odiosa a'
missionarii d'Europa e alle dottrine da lor predicate. Chi de'mortali
puo leggere ne'disegni della divina Provvidenza? Chi sa che la vessa-
zione non torni il senno al Monarca e a' suoi governanti? Sara forse
codesto un pio desiderio, un sogno senza fondamento: ci si permet-
ta nondimeno questa dolce illusione, la quale fornendoci una qualche
sperama che la vera Fede sia tra breve per trionfare in quell'immenso
paese, ci rila in parte del cordoglio di vederla cos\ avvilita in piu d' una
contrada della nostra Europa.
m.
COSE SCIENTIFICHE.
1. Scritti sopra le lavole rotanti. — 2. Legge della formazione dei cristalli. —
3. Cart a astronomica di Capocci.
1. Oltre gli innumerabili articoli de' giornali, non e da dubitare che
non pochi opuscoli siensi pubblicati intorno al famigerato argomento
708 CRONACA
delle tavole rotanti. Sentiamo (e potevamo supporlo senza che altri
eel dicesse) che parecchi ne sono venuti a luce nella Germania, fra gli
altri uno col titolo di chiro-elettro-magnetismo. Noi ci occuperemo
sollanto intorno agli opuscoli italiani. Ci son venuti alle mani. /
famosi circuit), di persone attorno tavole mobili e moventisi esaminati
dalprof. G. Grimelli. Sec. ediz. Eeggio e Modena. — Id. terza ediz.
riveduta con agyiuntovi I'esame del pendoh indovino e delta bacchetta
divinatoria. — Delle tavole e degli altri corpi giranti per V applica-
zione delle mani a certi speciali modi del Prof. Franc. Orioli. Opu-
scolo I. Roma.
Altre opericciuole abbiamo veduto , cioe quella da noi mentovata
(pag. 590) del prof. Enrico del-Pozzo (Nuove scoperte sui tavoli o corpi
semoventi. . .) e una Lettera di un prof, ad un suo discepolo stampata
in Roma : ma ci manca il tempo e lo spazio per parlarne per questa
volta. Anche meno diremo di un opuscolo francese , che abbiamo
sott'occhio: Table qui danse et table qui re'pond . . . par M. Guillard.
Questo ci condurrebbe al di la delle scienze fisiche, e noi ora par-
liamo soltanto delle tavole giranti o rotanti, non delle tavole ris-
pondenti.
II ch. sig. prof. G. Grimelli, che ha stesamente e di proposito esa-
minato il Galvanismo fisiologico, scrisse un articolo sopra questo ar-
gomento nel giornal modenese La Ghirlandina, che poi riprodusse in
separate libretto con qualche aggtunta , e final mente ne ha dato una
terza edizione con un discorso preliminare e coll' esame del pendolo
indovino e della bacchetta divinatoria.
II prof. Grimelli , che almeno al pari d'ogni altro conosce 1' elet-
tricismo animale, nulla trova nelle tavole giranti, che abbia con
quello relazione, ma soltanto un eflfetto meccanico, e dalle sue osser-
vazioni e dal suo discorso conclude che le lavole, o cappelli, scatole,
sedie, edogni altro oggetto, conduttore o non conduttore elettrico, si
muovono per moto loro comunicato dalla muscolar pressione delle
persone costituenti il circuito a seconda delle ordinarie leggi della
meccanica muscolar e.
II ch. sig. prof. Orioli aveva scritto un articoletto , pubblicato dal-
1' 'Album di Roma (n.° 15), assai savio, a parer nostro, edatto a disin-
gannare specialmente coloro , che questi fatli vogliono attribuire a
magnetismo animale. Ci si permetta aggiunger qui di volo un'osser-
vazione a quelle del lodato professore. Pare che, almeno oggid\ che
de' fenomeni primitivi di Mesmer appena piu si fa motto, il fenomeno
fondamentale del magnetismo animale sia la produzione del sonno;
e tutte le maraviglie, le quali si raccontano intorno ad esso magneti-
smo, si narrano de' dormienti di sonno magnetico o simulanti, e sono
CONTEMP ORANEA 709
i pia, cotal sonno. II nostro fenomeno per opposito consiste nel de-
stare le tavole o i cappelli , i disclii o caldaie di melallo , le lastre di
vetro ccc. Se questo fenomeno sembra a molti maraviglioso, non lo e
meno certamente il vedere die ad ispiegare tal porlentoso destarsi si
ricorra alia for/a narcolica del magnetismo animale. EgH e a un di-
presso come se, soffrendo altri di veglia , se ne alleghi per cagione
I' aver esso ingoiato dell' oppio. Converrebbe almeno dire die uno
stesso principle e addormentatore dell'uomo e destatore della maleria
inorganica. Tornando al prof. Orioli, il suo scritlo dispiacque a coloro
che, volendo vedere in questi fatti qualche cosa di arcane e di miste-
rioso, bramavano e forse speravano d'essere da lui confermati in que-
sta opinione. Ora egli torna in campo e dichiara piu stesamente il
suo pensare in alcuni opuscoli. Nel primo , ch' e- venuto a luce , si
occupa in confermare e dichiarare la spiegazione soltanto meccanica
del fenomeno , che ad esso e la vera. Anche a noi questa spiegazione
era sembrata la sola probabile ed intelligibile. E invero, benche possa
restare qualche ombra di difficolta , e quantunque i fautori della
spiegazione meccanica non camminino tutti assolutamente per la me-
desima strada, s'intende al meno come la cosa possa ridursi alle note
e certe leggi della natura. All' incontro ricorrete quanto vi place al
mesmerismo, al galvanismo, aU'elettro-magnetismo, al fluido biotico,
o ancora, se volete, alia simpatia galvano-magnetica-minerale-animale
e adamica ( che venne fuori ad occasione delle lumache simpatiche )
qual cosa avrete ottenuto? Nulla per fermo, finche non ispiegate co-
me questi agenti producano il moto rotatorio nel legno , nel velro ,
ne' metalli ecc. Desideriamo che sia letto spassionatamente lo scritto
del prof. Orioli, e cosi pure 1'altro del prof. Grimelli, affmche si cessi
dal ricorrere, contro le leggi della sana fisica, a spiegazioni vaghe ed
indeterminate e che, a parlar propriamente, nulla spiegano.
Noi avevamo accennato, e lo afferma eziandio il prof. Orioli, che
nella spiegazione meccanica convengono la piu parte degli scienziali.
Ci e stata mostrata una lettera molto sensata del P. Serpieri delle
Scuole Pie, prof, in Urbino, il quale ancora conviene in questopare-
re. L' ab. Moigno e tomato nel Cosmos la seconda e la terza volta a
questi effetti, ne' quali non vede che effetti meccanici. Parliamo del-
1' effetto ordinario e da tutti osservato: poiche intorno a certi strani
fatti, la cui relazione si e mandata ancora all' Accademia delle scien-
ze di Parigi, dice assolutamente che se sono veri , sono assolu-
tamente operazioni magiche. 11 celebre Arago nella sessione del
25 Maggio ad occasione di questi fatti, cito delle vecchie sperien-
ze dell' oriolaio Ellicot , inserite nelle Transazioni filosofiche , le
quali hanno , disse , la piu grande analogia con cio che ci si narra
di ammissibile 1 delle tavole rotanli, « Cio che il fenomeno delle
tavole oflfre in apparenza di piu straordinario e di piu difficile, e la
circostanza che con impulsi, a cosli dire, infinitamente piccoli, i
quali imprimonsi colle dita alia massa della tavola, si finisca col co-
municare a questa de' moti considerabili. Or bene: nelle sperienze di
Ellicot, due orologi a pendolo chiusi in casse separate eran sospesi
ad una tavola fissata sopra un muro , e distant! due piedi inglesi un
dall'altro. Daprima solo un d' essi camminava: dopo un certo tempo
1' altro fu messo in moto dalle vibrazioni impercettibili trasmesse dal
primo al secondo, mediante i corpi solidi compresi fra le due mac-
chine. Una circostanza singolarissima fu che, dopo un certo tempo,
mentre il pendolo , che prima era in riposo , camminava con tutta
1' ampiezza che portava la sua costruzione, 1' altro, che prima era
solo in moto, era giunto ad un perfetto riposo. Non ci stenderemo
piu intorno alle conseguenze che posson trarsi e che si son tratte dai
fatti riferiti, perche nostro solo scopo era mostrare che esistevano
gia nella scienza degli esempi di comunicazioni di moto analoghi a
quelli offeritici oggidi delle tavole rotanti , e la cui intelligenza non
richiede alcuna delle spiegazioni misteriose, cui s' e avuto ricorso per
ispiegarle 2. » Fin qui M. Arago. L' ab. Moigno ha veduto 1' espe-
rienza di Ellicot ripetuta assai in grande da Savart, e reca degli schia-
rimenti comunicatigli a viva voce da M. Arago 3.
II sig. prof. Grimelli aggiungeun'esame del pendolo indovino e della
bacchetta divinatoria. Anche il sig. prof. Orioli parla nel fine del suo
opuscolo de'pendolini o orologi, che diconsi oscillare nel verso indi-
cate dalla volonta di chi li sostiene o anche talora di altri ch' e col
primo in comunicazione , il quale ultimo fatto non sembra al prof.
Orioli abbastanza avverato. Esortiamo i curiosi di tali cose a vedere
cio che dicono i lodati autori, non potendo noi piu diffonderci.
2. Dicevano gli antichi che la materia e perse medesima initelligi-
Wle, e che gli esseri tanto piu partecipano deirintelligibilita, quanto
piu si avvicinano al grado di intelligenti o lo sono con maggior per-
fezione. Checche possa dirsi intorno a questa opinione. egli pare che
il fatto la comprovineH'ordine delle umane conoscenze. Conciossiache
la natura intelligibiie ben puo dirsi meglio conosciuta daH'uomo che
la natura animale, e questa meglio della vegetativa, alle quali tutte
1 Fra i fatti che narransi di queste tavole, alcuni sembrano ed altri sono cer-
tamente inammissibili nelle scienze natural!, perche non combinano colle leggi
bene stabilite. Percio non convien crederli agevolmente: ma ove reggano a una
severa critica, e d' uopo riceverli come effetti, la cui cagione, se non si trova
nell'ordine della natura, conviene cercarla fuori di essa.
2 Comptes rendus, pag. 893.
3 Cosmos, pag. 661, 66S.
CeNTEMPORANEA. 711
isoltosta in conoscenza la natura inorganica quantunque come pid
semplice e ristretta dovrebbe, secondo apparenza, essere la piu conta.
Le Icggi proprie del regno inorganico o minerale sono 1'oggellodella
mineralogia, e pid particolarmente di quellaparte di essa che cristal-
lografia siappella: scienza die viltima a nascere malgrado i pazienti
€d ingegnosi lavori dei lisici non pareggia ancora in perfezione le sue
maggiori sorelle, la botanica e la zoologia. Non sara dunque discaro
agli amatori delle iudagini piu sottili della natura il Irovar qui regi-
strate alcune nuove leggi intorno alia forma/Acne dei cristalli scoper-
te diil sig. Lavalle direttore dell'Qrto bottanico di Digione.
1 .° Se la crislallizzazione e rapida, la poslura del cristallo non inilui-
sce sopra la sua forma ; ma se e lenta la faccia del cristallo che posa sul
fondo del vaso pigliera maggiore accrescimento delle compagne, tol-
to il caso in cui a conservare la simmetria fosse neeessario che una fao-
cia simile e parallela dovesse pigliare lo stesso aumenlo ; che allora
crescerebbero entrambe uella medesima proporzione.
2.° Quando un cristallo formasi nel fondo di un vaso senza aderir-
vi , i suoi orli inferior! s' accrescono lasciando in mezzo un ango-
la interno.
3.° Tronchisi un angolo d'un ottaedro regolare dialumeeriponga-»
si nella soluzioue sopra la faccetta artificiale prodotta dalla troncatu-
ra; e crescendo il cristallo si vedra all'angolo opposto rispondente foiv
marsi una faccetta somigliante mentre tutti gli altri angoli restano
acuti.
4.° Sciolgasi un cristallo in modo da far scomparire tutli gli ango-
li e tutti gli spigoli, e ripongasi poi nel liquido che lo produsse: col
crescere ripigliera identicamente la forma di prima, in modo che i
piani, gli spigoli, gli angoli si ritrovino esattissimamente nei me-
desimi punti.
5.° In questo caso se la cristalli/zazione sicompieceleremente, una
moltitudine di piccoli cristalli si dispongono sul cristallo maggiore
con tale assituazione, che lutte le faccette e gli spigoli loro siano pa-
ralleli e quelli del crislallo maggiore.
6.° Se si tronca una parte qualunque d'un cristallo che sta forman-
dosi, questa parte e prontamente ristabilita e il crislallo ripigliaper-
fettamente la propria forma.
7.° Nello stesso modo se un prisma e ridotto in minuti frammenti,
intorno ad ognuno di questi si riformano le piramidi che gli manca-
no ed ognuno riveste la forma del prisma intero. In questa forma-
zione i frammenti conservano nel nuovo cristallo la posizione che
avevano nell' antico.
8.° Nei vasi anche piu grandi, purche la cristallizzazione sia len-
tissima, tutte le particelle saline possono concorrere alia formazione
712 CRONACA CONTEMPORANEA
di un solo cristallo, il quale slende cosi la sfera di sua azione su tutto
il liquido formatore.
9.° Se duranle il crescere di un cristallo si muti la natura del liqui-
do ambiente, o se ne modifichi la composr/ione , il cristallo tende a
rivestire la forma cristallina propria del nuovo liquido, trapassando
successivamente per tutte le forme che tramezzano la prima e la se-
conda.
10.° In tale metamorfosi la forma primitiva rimane intatta al centro
del cristallo, e se alcuna parte del la sua superficie, o faccetta, o spi-
golo, o angolo puo appartenere alia nuova forma, essa non ricevera
alcun aumento prima che la medesima forma sia compita.
Quest'ultimi fatti possono veriflcarsi con un cristallo di azotato di
piombo riponendolo successivamente in una soluzione acida ed una
soluzione neutra : nel prime liquido si forma un ottaedro tronco e
trasparente, nel secondo si formano sulle troncature dell'ottaedro
delle piramidi opache di azotato neutro, che compiono la forma cri-
stallina.
Fra le varie osservazioni che si possono fare inlorno a queste leg-
gi, ne accenneremo una sola che ci pare di una grande importanza ,
ed opportuna a far penetrare piu addentro 1'intima natura delle so-
stanze inorganiche. Considerando parlicolarmente i numeri 3°. 6°. 8°.
ci pare che se ne potrebbe inferire con qualche probabilita, la forma
crislallina, cioe la formazione naturale di un corpo per successive ap-
ponimento di parti, non essere effetto delle sole forze individual! di
ciascuna particella, o della loro comune risultante; ma presiedere al
formarsi e crescere regolare d'un cristallo una forza plastica e per
cos\ dire architettonica, che operando ad un tempo sopra la soluzio-
ne e sopra il precipitate, regge 1'azione delle singole forze minori ed
imprime al tutto unita di forma e di sostanza.
3. Ragionammo altrove di una ingegnosa macchina planetaria 1
Quella macchina ci richiama al pensiero la recente carla disegna-
ta dal celebre astronomo napolitano Ernesto Capocci , nel la quale
si rappresentano nelle loro relazioni di grandezze e distanze diversi
corpi del sislema solare. La propriela piu singolare di questa carta
consisle nell'arte con cui si presentano all'occhio le inclinazioni delle
varie orbite , le loro parti infcriori e superiori e I' accavalcarsi delle
une sopra le altre. 11 dotto astronomo voile con questo lavoro non
solamente agevolare 1'insegnamento della' scienza, ma servir di guida
a' suoi colleghi , i quali , sopratutto nelle ricerche degli asteroidi ,
hanno bisogno di tener presente al pensiero il difficile e complicate*
intrecciarsi delle orbite planetaria.
\ Questo vol. pag. 478.
INDICE
DELLE MATERIE CONTENUTE NEL SECONDO VOLUME
DELJ.A S.EQONDA SERIE
BELLA CIVILTA CATTOLICA
(Aprile, Maggio e Giugno 1853)
RAGIONE DELLE NOSTRE RIV1STE Pag. 5
BELLA GENERAZIONE SPONTANEA 19
URALDO ED IRENE 5 RACCONTO DAL 1790 AL 1814 ... 36
II conte dlAlmav.illa ivi
(Cootinuaz. e fine) 145
II primogenito 148
i: ASILO DELLA RIVOLUZIONE 97
GLI OSPITI DI CASORATE, 0 LA NAZIONALITA' ... 113
Tnterlenimento sesto ivi
DELL' ARMONIA FILOSOFICA 128
§. I. Diflicolla del problema ivi
§. II. Ragioni di vincere tali difficolta 133
Nola 143
§. III. . Si sciolgono due obbiezioni 253
§. IV. . Armonia nello scopo e mile nozioni elementari . . 259
§. V. Armonia risultante dallo spirito cattolico. . . . 268
§. VI. Armonia del linguaggio filosofico col cattolico . . 378
§. VII. Estensione dei vanlaggi dell' unita nel linguaggio . 385
§. VIII. Conclusione .... .398
714 INDICE DELLE MATERIE
DEL DIRITTO BELLA CHIESA INTORNO AL POSSESSO
DI BENI TEMPORALI Pag. 22o
GIULIANO APOSTATA 241
Parte seconda ed ultima 365
L' ORFANELLA 274
II mio racconto ivi
I. La piana di Monteleone 400
II. Uno .scon fro sinislro 402
III. II torrente yonfio 407
IV. L'asilo 410
V. Le prime accoglienze 413
VI. L' abboccamento 526
VII. Le carezze di un Nonno 532
VIII. Vendetta e Crudeltd , . . 539
IX. La trama 635
X. Una trista nuova 643
XL La fuga . . 648
XII. II perdono 653
CATTIVA COPIA DI PEGGIORE ESEMPLARE .... 353
LA SCH1AV1TU' IN AMERICA E LA CAPANNA DELLO
ZIO TOM 481
BELLA CERTEZZA FILOSOFICA-, Art. primo IL LAMENNISMO 500
I. Motivo della trattazione .... ^ .... ivi
II. Breve cenno del Sistema del De Lamennais .... 503
III. Parentela di questo sistema col Cartesianismo . . . 505
IV. Se ne comincia la confutazione , osservando ecc. . .510
V. Differenza tra la certezza vdgare e la filosofica . .514
VI. La distinzione sopra recata si esclude dagli stessi awer-
sarii, e perb essi ricadono negli errori del Lamennais. 61 6
VII. Astrazion fatta dai mentovati assurdi quel sistema ma-
nomette la scienza 620
VIII. Si rifiuta I' argomento preso dalla fallibilita della ra-
gione individuale » 624
IX. Vera utilita del consenso comune di natura .... 629
NOTA AD UN NUM.0 DEL CORRESPONDANT .... 520
IL MONDO DEGLI SPIRIT! . 593
CONTENUTE NEL SECONDO VOL. DELLA SECOND A SERIE 715
RIVISTE DELLA STAJV1PA ITALLYNA
DEL PRIMO SABBATO DI APRILE
I. Un giudice e parle, ossia Rivista del libra Lo State Ro- \
mano ecc. ; per C. L. FARINI Pag. \IT
II. Bollettino Archeologico Napolitano. Nuova Serie, num.
4e6
III. AUSONH POPMAE Frisii De differentiis Verborum cum ad-
ditamentis IOANNIS FRIDERICI HEKELII etc. 63
I- Un giudice e parte, ossia Rivisla del libro Lo Stato Ro-
mano ecc. j per C. L. FARINI 153
II. Saggio sul Callolicismo , Liberalismo e Socialismo di
DONOSO CORTES ecc. — Fuligno 1852 171
III. Etica elementare di GIACOMO BALMES volgarizzata —
Roma 1852. 189
DEL PRIMO SABBATO DI MAGGIO
I. DE LUCA ; Principii elementari della scienza economica
ecc. — Napoli 1852 294
II. Della vita e degli scritti di Pellegrino Rossi; operetta
del prof. A. G. B. — Pinerolo 1852 305
III. L' Opinione del 2 Aprile 1853 308
IV. Le Rivelazioni del more : lettere sentimentali ecc. ; per
NICOLA LONGO — Napoli 1852 311
DEL TERZO SABBATO DI MAGGIO
I. Memorie della guerra d' Italia degli anni 1848-1849;
di un VETERANO AUSTRIACO ecc. — Milano 1852 . .418
II. Teorica del? islituzione del matrimonio ecc. 5 per EMI-
LIANO AVOGADRO ecc. — Torino 1853 434
III. Due discorsi sacri del Sacerdote GAETANO ALIMONDA —
Genoya 1853 . 442
716 INDICE DELLE MATERIE
IV. Critica deyli Evangeli; per A. BIANCHI-GIOVINI — Zu-
rigo (o Torino?) 1853 Pag.
DEL PRIMO SABBATO DI G1UGNO
T. NICOLAI CIAMPITTI opera in unum collecla et recognila a
CAIETANO BARBATI etc. etc. — Neapoli MDCCCXLIX. 544
II. II dirillo di punire e la lutela penale; dell' aw. FRANCE-
SCO POLETTI — Torino 1853 556
III., n Parlamento del 14 e r Opinion e del 16 Maggio . . 562
DEL TERZO SABBATO DI GIUGNO
I. Codice Diplomatico Longobardo dal DLXYIII al DCCLXXIT
con note sloriche, osservazioni e disserlazioni di CARLO
TROYA ecc. — Tomo Primo — Napoli dalla stampe-
ria Reale 1852 657
H. Scritti polilid di TERENZIO MAMIANI — Ediz. ordinata
dalT A. — Firenze le Monnier 1853 671
III. TOMMASO MORO. Tragedia di GIUSEPPE MAGGIO — Firen-
ze 1852 677
IV. Discorso pronunzialo il 29 Luglio 1852 per la inaugu-
razione delle scuole del Galluzzo ecc. . 681
CRONACHE CONTEMPORANEE
DAL 14 AL 28 MARZO
COSE ITALIANE. — STATI PONTIFICH. 1. Di nuovo il dott. Ives —
2. Opere pubbliche — 3. / forestieri 70
STATI SARDI. (Nostra Corrispondenza) \. La stampa e I'emigra-
zione — 2. Imprestito e finanze — 3. Epurazione della Cor-
te — 4. Senato ; Camera del Deputati; voti per I'abolizione
della pena capitale — 5. Ferrovia di Savigliano e di Novara;
monumenti, scuole e templi voidest 72
TOSCANA. (Nostra Corrispondenza) 1. Liberazione de' Madiai —
2. Ampliamento del porto di Livorno — 3. Trattati di commer-
^io tolla Francfa -^- ^.-Leyye S\tUerech((e militari .... 77
CONTENLTE NEL SECONDO VOL. BELLA SECONDA SERIE 717
LOMBARDO-VENETO. 1. Quiele ristabilita e attestati di divozionc
verso I'lmperatore Pag. 81
II. COSE STRAMERE. — FRANCIA. \. Nuova complicazione nell'af-
fare dell' Univers — 2. Di una Memoria anonima condannata
dal Vescovo di Montauban — 3. Arresto del creduto assas$ino
di Monsig. Afire — 4. Miglioramenti nell' Amministrazione del-
la Polizia — ?>. Segni di vita del partita demagogico ... 82
INGHILTERRA. \. Timorc di guerra — 2. Questions intorno a' ri-
fuggiti politici — 3. Rendiconto della societa bihlica — 4. Av-
vilimento della Chiesa anglicana — S. Del P. Gavazzi ... 87
AUSTRIA. 1 . Guarigione dell' Imperatore — 2. Cenni di alcuni futti 90
RUSSIA e PRINCIPATI DANUBIANI. 1. Progressi materiali nella Rus-
sia — 2. Turbolenze nella Moldavia 91
III. COSE SC1ENTIFICHE. — 1. Fabbricazione e conservazione dei
vini — 2. Nuovo uso della glicerina — 3. Nuove proprietd della
trementina — 4. Malachite artificiale — 5. Diboscamento dei
monti 93
Una rettificazione 96
DAL 28 MARZO ALL' 1 1 APRILE
I. COSE ITALIANE. — STATI PONTIFICII. 1. La Settimana Santa —
2. Conversione di un'Ebrea — 3. Seicento trentasei doti distri-
buite al popolo — 4. Arti e scienze protette — 5. La consulta
delle finanze • 195
SICILIA. (Noslra Corrispondcnza) 1. Rigori della stagione; carita
pubblica; fcnomeni dell' Etna; indegnazione pe' cast di Milano
e di Vienna — 2. Scoperte archeologiche — 3. Sacra funzione. 199
STATI SARDI. (Nostra Corrispondcnza) 1. Lavori parlamentari ; il
Ministro degl' interni e la moralita net tcatri; villeggiatnre ge-
suiticke; telegrafo sotlomarino — 2. Gli asili infantili di To-
rino ed il concistoro valdese — 3. Le letture cattoliche — 4.
Preparativi pel centenario del miracolo del SS. Sacramento —
5. Espulsione di emigrati — 6. Repressione della licenza del
giuoco — 7. Pubblicazioni intorno al matrimonio civile — 8.
La Patria ed t partiti in Piemonte 201
II. COSE STRANIEHE. — AMERICA. (Nostra Corrispondenza) 1. Con-
dizioni presenti dell' isola di Cuba — 2. Discorso del Presidents
degli Stati Vniti 207
INGIIILTERRA 1. Lettera del dott. Cahill a lord Carlisle — 2. I Ca-
fri sono uomini o bestie? — 3. Vendita di una euro d'anime al-
V incanto — 4. Deputazione di mercatanti all' Imp. Napoleone 216
COSTANTINOPOI.I. Questione d' Oriente ; . 218
III. COSE SCIENTIFICHE. — 1. Colorazione naturale della seta —
2. Magnetismo animale — 3. Luce elettrica — 4. Proprietd det
liquidi nel vaporarsi — a. Anamorfosi singolare — G. Relazio-
718 INDICE DELLE MATERIE
w fra i moti dei satclliti di Giove e di Saturno — 7. Del te
verde e del te nero Pag- 220
BALL' 1 1 APRILE AL 2 MAGGIO
I. COSE ITAL1ANE. — STATI SARDI. (Nostra Corrispondenza) \ . Ver-
tenz-e coll' Austria — 2. Indennita agli emigrali — 3. Feste per
lo Statuto — 4. Legge contro la schiavitit — 5. Sicurezza pub-
blica — fi-Statistica yiudiziaria — 7. Furti sacfileghi — 8. Ri-
partimenti de' beni ecclesiastici — 9. La stampa e la revisio-
ne — 10. Balzelli e perquisizioni 318
STATI POMIFICU. 1. Prestito contralto colla banca di Rotschild —
2. Una importante memoria letta all'Accademia pontifwia di
Archeologia — 3. Momimento a Bolivar in Lima da allogarsi
a uno scullore in Roma — 4. Una dichiarazione del sig. Princi-
pe Aldobrandini 325
DUE SICJLIE. 1. Una nuova casa di ricovero per le pentite — 2. fl
tremuoto del 9 Apr. — 3. Somme raccolte a sollievo di Melr-
fi — 4. La sacra spina di Bari (Nostre Corrispondenze) —
5. Grazie sovrane in Palermo — 6. Opere di canto nelle pri-
gioni — 7. Un incendio spaventevole 328
II. COSE STRANIERE. — FRAKCIA. i.'Enciclica di S. S. Pio IS —
2. Deliberazione presa dall'Arciv. di Parigi — 3. Sentimenti
de' sigg. compilatori deit'Univers — 4. S'infrena la vendita gi-
rovaga di libri — S- Provvidenze contro i rifuggiti politici —
6. Mazzini giudicato da se e da suoi — 7. Alcuni schiarimenti. 332
INGHILTERRA- 1 . / ginnasii dello Stato — 2. Fatto avventtto nel-
la elezione d' itn deputato — 3. Scoperta di molte armi clande-
stine " 341
SPACNA e OLANDA. 1. Chiusura delle Cortes e formazione del nuo-
vo Gabinetto • — 2. Moti per la Gerarchia restituita. . . . 344
SVIZZERA. 1. Nuove vessazioni de' radical (Nostra Corrisp.) — 2.
D' una pia operetta sul Papato — 3. Recente novella . . . 346
BAVIERA, PRUSSIA e SVEZIA. 1 . Una infinta taumaturga — 2. Sco-
perta d' un piano di rivoluzione — 3. Tolleranza luterana. . 347
III. ARCHEOLOGIA. — 1. Continuazione degli scavi della Via
Appia e della Basilica Giulia: e principali monumenti in que-
sta scoperti — 2. Teste di cera trovate in un sepolcro di Cuma:
e loro illustrazione — 3. Pubblicazione dell' Instituto Archeo-
logico in Roma — 4. Un nuovo Colombario ...... 350
DAL 2 AL 16 MAGGIO
L COSE ITALIANE. — STATI PONTIFICH. 1. Una beatificazione —
2. Libri proibiti — 3. Jtforte del P. <?, Roothaann .... 450
CONTENUTE NEL SECONDO TOL. BELLA SECOND A SERIE 710
NAPOLI. 1 . la tomba di Cristina di Savoia — 2. 11 miracolo di
5. Gennaro — 3. Opere pubbliche — 4 Un dfpinto . . Pag. 452
STATI SARDI. (Nostra Corrispondcnza) 1 . Leggi ed episodii parla-
mentari — 2. Pa*re e dicerfo ; niene mazziniane — 3. J.o Sta-
tnto ; la milizianazionale; il Municipio di Torino — 4. Furto
sacrilego ; propaganda immorale ; il comunismo in pratica —
5 Fenomeni magnetici; la tai-ola profetessa — 6. Sacii ordi-
namenti — 7. Partenza del Duca di Genova 455
TOSCANA. 1. Prosciugamento del Bientino — 2. Strode ferrate . 469
II. COSE STKANIERE. — OLAMU. \. Preliminari alia questione
delki Gerarchia — 2. Partiti die la osteggiano — 3. Agitazio-
Hf di questi all' annunzio del decreto pontificio — 4. Accuse
date al Ministero, e sue discolpe — 5. Si attacca la S. Sede —
6. Caduta del Gabinetto Thorbeke, e programma del nuoco Mi-
nistero — 7. Qualche raggio di liete speranze 465
SVI/ZERA. 4. Attentato di ribellione contro Friborgo — 2. II fe-
womeno della tavola girante — 3. Delia stampa cattolica (No-
stra Corrispondcnza). . * 469
BELGCO. 1. Feste in onore del Principe creditor io giunto al di-
ciottesimo anno — 2. Nuova fatica de' Bollandisti .... 475
I.NMJHILTERRA. Continua la questione dell'armi scoperte ecc. . . 476
111 COSE SCIEMIF1CHE. — \. Fotografia — 2. Nuova macchina
planetaria — 3. Legge di Kirkwood e sue dedusioni, . . , 478
DAL 16 AL 30 MAGGIO
I. COSE ITALIANE. — STATI PONTIFICII. 1. J7 S. Padre a Porto
d'Anzo — 2. Una sua visita ad un Ospizio di Orfani — 3. Gua-
rigione del Card. Peed — 4. L' Accad. di Religionc Cattolica. 565
REGNO BELLE DUE SICILIE. 1 . Opere pubbliche nella Calabria Ci-
teriore — 2. Nuovi monti frumentarii — 3. Telegrafo elettri-
co — 4. Morte dell'Emo Pignatelli * 569
STATI SARDI. (Nostra Corrispondenza) 1 . Mutuo di quattrocento
vntia lire agli emigrati — 2. Feste per lo Statuto; gli studenti
e le societa degli operai — 3. Nuove imposizioni — 4. / beni
ecclesiastici — 5. G. Mazzini ed il Fisco 57i
II. COSE STRANIERE. — INGHILTERRA. 1. Ricchezse de'Vescovi An-
glicani — 2. Piccola vittoria della Camera contro il Ministe-
ro — 3. Affare della scoperta delle polveri — 4. Scroccheria di
due protestanti — 5. Discorso del Card. Wiseman a Manche-
ster — 6. Cenno dell' incremento de' Cattolici 576
CONFEDERAZIONE GERMAMCA. 1. Proteste de' Vescovi della provin-
cia dell' alto Reno — 2. Cose religiose dell' Olanda .... 581
SVIZZERA. Oppressione del Cantone di Friborgo, ed ultimi fatti
di Sulla (Nostra Corrispondenza) * . » * . 583
HI. COSE SC1ENTIFICHE. - Delle tavole rotanti . 38*
720 INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE ECC.
DAL 30 MAGGIO AL 13 GIUGNO
I. COSE ITALIANE. — STATI SARDI. (Nostra Corrispondenza) \. Le
finanze ed il preventivo; largizioni agli emigrati; nuovi balzel-
li — 2. / fondi pubblici; viaggio e missione del Duca di Geno-
va; timori di guerra; la zecca a Genova — 3. Legge per la leva
militare; a chc debba prepararsi il clero cattolico — 4. Propa-
ganda eterodossa; apostasia e ravvedimenti — 5. Festa pel cen-
tenario del SS. Sacramento — 6. Libri e lettere di Mazzini . 683
REG.NO DELLE DUE SICILIE. 1. Opere di pubblica ulilita — 2. Pena
stabilita contro i militari blasfemi — 3. Conversione di donne
di male a/fare — 4.7 PP. Scolopii al Collegia dl Avellino —
5. / ragazzi poveri del JR. Albergo ......... 691
STATI PONTIFICH. Vn chirografo del S. Padre ...... 693
II. COSE STRANIERE. — IMPKRO D' AUSTRIA, SVIZZERA e SPAG?<A. \.
Visita di parecchi Sovrani all'Imperatore d' Austria — 2. Par-
tenza dell' inviato austriaco daUa Svizzera, pericoli e (da no-
stra Corrisp.) stato miserabile della stessa — 3. Qualche cenno
delle cose di Spagna 695
IMPERO OTTOMANO. \. Questione russo-turca — 2. Richieste del
Principe Menzikoff — 3. Firmano del Sultano — 4 Minacce
dell' inviato russo e sua partenza — 5. Morte della Sultana
madre , . . 700
IMPERO CINESE. 1. Insurrezione di Tien-te — 2. Suoi progressi —
3. Imbarazzi dell' Imperatore — 4. Che /anno le Potenze euro-
pee ? — Qualche osservazione 703
III. COSE SCIENTIFICHE. — 1. Scritti sopra le tavole rotanti — 2.
Legge della formazione dei cristalli — 3. Carta astronomica di
Capocci • . 707
ERRATA CORRIGE
Pag. 362 lin.
17 avverta
avverte
« 370 (i
28 la beffe
le beffe
« 372 <t
20 Accareggiate
Accaneggiate
« 405 «
30 giovane
givane
« 416 «
11 quande
quando
« 417 <t
9 moventi
raovimenti
. — Fr. flow. Buttaoni 0. P. 5. JP. A.
Does Not Circulate
BX 804 .C58 SMC
La Civiltaa cattolica
AIP-2273 (awab)